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GIORNALE DI
MEDICINA MII~ITA. HE PUBBLICATO DAL COMITATO DI SANITÀ MILITARE (PER ORDINE DEL INN18TERO DELLA OUitRRAt
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Anao XXXI.
ROMA VOGHKRA CARLO, TIPOGRAI'O DI ~. M.
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' SOMMARIO pELLE MATER IE CONTENUTE NEL PRESENT.K FASCICOLO.
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lllenaorie ori'iinali. Operaz iom chi rurgiche state .praticate negh ospedali militari duran te l'anno 1881, del dcm. Pecco colonnello medi·co . . . . p aq. s Di s articolazione medio· tarsea col metodo dello Chopart modificato, del dott. Cantelll maggiore meaico . . . . . . . . . " 90 lliviJ;&Ift di ~'lornnll ltnlio.nl ed IHIJterl. RIVISTA MEDICA .
Sul paasagf:(io delle sostanze medicamentose a Lra•erso il legato, ver M. Peiper . . . . . . . . . . . . . . • . . . paq. so Azioni.! del calomelano sui processi di ferm en tazione e sulla vit-a dei micrococchi . . . , . . . . . . . . . . . . . • 40 lodueoza della temperatura e della pressione sanguigna sulla fre· quenza de l polso. - H. Newell Martin . . . . . . . . . • . " C2
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RIVISTA CHIR.URGlCA.
A!Jezione dolorosa d!!ll'apollsi maatoide guarita mediante l'apertura con la sgorbia - Krapp . . . . . · . . . . . . pag. Tecnica della medicatura col iodoformio - Mosetlg .. . . . • I n:lluenza dei microrganismi sulla carie del dente umano - Wll· lougby Mlller . . . . . . . . . • . . . . . .. . . . • Sulla commozione cerebrale - Duplay . . . . . . • . . . , . • Necrosi ed estrazione di un canal., semi circolare - S. Moos • . • » Sarcoma di una tonsilla guarita con le injezioni di jodoCorme Wtlnlechner . . . . • . . . . . . · · . . . . . . . . •
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T ecnica dt~ll'alimeol aziooo artificiale - M. Ouinquaud . . . . . " Sull'uso terapeutico del sapone molle - Sonator . . . . . . . " La Cairina. Nuova sostanza per abbassare la lempera.tura febbrile - W. Filehne. . . . . . . . . . , . . , . . . . . . • • Il solfuro di carbonio nella difterite , come topico. . . . »
62 69
RIVISTA DI OCULISTICA.
Sint.omatolog;a de lla pupilla - luciano Hove . , . . . . RIVISTA Di TERA!'EUTICA .
10 73
RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA.
Digessameoto ldèplfi.tragel dei vini eotto il punto di vieta del· l'igiene - Blarea. . . . . . . . . . . . . . , . . . . »
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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE. Sulla diagnosi della sordità nei coscritti - Welndebaum
. . . . »
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RIVISTA DI TECNICA E SERVJZI O MEDICO MJLI'l'ARE
De i metodi antisettici usati nella pr&. lica chirurgica degli ospedali di riserva e di campo nella campagna egiziana - Edgar M. Crookshank . . . . , . . . · . . . . . . . . . . . •
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l P w la oonttnuaston~ ckll'indfC(, veda• ! l a ter:(l JJaqma della oopertltta ).
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GIORNALE ,
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MEDICINA MIJJJT.J\RE •
PUB~LtCATO DAL COMITATODI SANITÀ MILITARE .
(PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA GUERRA)
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VOG HERA CA R LO, TIPOG R AFO DI S. M.
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MEMORIE
ORIGINA-LI
OPERAZWNI CHIRURGICHE :STATE PRATICATE NEGLI OSPEDALI MILITARI DURANTE L'ANNO 1881
Come si è già fatto per gli anni 1879 e 1880, presentiamo .ai nostri coll eghi una breve rivista delle operazioni chil·urgiche state eseguite, durante l'anno 188'1, negli spedali militari e nell e infermerie di presidio e speciali. Gli alli operativi che si trovarono registrati nei relativi elenchi o soltanto menzionati nel testo delle relazionj dei direllori di sanita e nelle osservazioni apposte ai rendiconti nosologici mensili, ascesero tutti riuniti alla rilevante cifra di 237, superiore a quella dei due anni precedenti. Gli esiti ne furono abbastanza lusinghieri , poichè le morti (e queste neanche tutte riferibili alle malattie da cui erano stati motivati gli atti operativi} non oltrepassarono il numero di nove. La quale cosa è tanto più notevole in quanto che, come si potrà rilevare dalla seguente esposizione dei fatti , molte furono le operazioni gravi od eseguite in condizioni poeo vantaggiose. All'infuori delle morti, non mancarono certamente gli esiti
·di gual'igion i imperfette, ma anche questi furono assai poco numerosi.
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OPERAZIONI CHIRURGICHE
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Questi felici t'ilsultamenti che $enza dubbio attes tano l'abilità degl i operatori, vennero anche in parte ed universa lmente allribuiti alla pi ù estesa applicazione del metodo antisetti co Lisle1·iano, cosi durante gli atti operativi, come nelle successive medicazioni. Nelle relazioni annuali dei direlloi'Ì di san ità fu come un concerto di !orli all'indii·izzo di quel metodo che oramai O entralo ampiamente nelle abitudini dei nostri spedal i e domina nell e cliniche chirurgic.he di essi, quantunque forse con mezzi ma Leria l i meno perfetti. Non .tutti gli os[pedal i ebbero uguale opportunità di eseguire operazioni chiriu·giche. Fm quelli che ebbero maggiore dovizia d i a tti opern Li vi, vogli ono es" ere ootnli i seguenti:
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il Premesse queste brevi considerazioni, esporrem o ora i div.ersi alli operativi, :;eguendo poco presso l'ordine tenutcJ neUe precedenti due riviste. AMPUTA ZIO~I.
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Le amputazionm furono 18, distinte come in apprf'sso : -~di coscia (•1 morto e 3 guariti )
STATE PRATICATE NEGLI OSPEDALI MILITARI, ECC.
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(2 morti e 6 guariti) 8 di gamba 2 di braccio ·l di antilJraccio 4 di un osso del metacarpo con esito di gual'igi(•ne ·l d'un osso del 1netatarso l d'una falange Delle amputazioni di coscia, 3 furono cagionate da gonarLrocace ed una da ferita penetrante nella giuntura del gi ... nocchio con frattura trasvet·sale della rotella (non fu fatto ··cenno della causa traumatica). Ft·a le tre prime, due erano state inntilmenté prècedute dalla cauterizzazione punteggiata sul ginocchio ammalato. Il metodo operativo fu il circolare in tre delle amputazioni; :per la quarta non fu indicato. Nel caso riuscito a morte, questa fu la conseguenza d'una ; lenta piem ia. Le ampittazioni di gamba furono eseguile in selle casi ·per podartroéace e nell'ottavo per cahcrena da congelazione. In quest'ultimo, oltre all'amputazione dellà gamba sinistra, si dovettero pure aspor tare parzialmente due diti del piede · de!'tro. Il metodo operativo fu a lembi in due casi, circolare in · èinque, non indicato irt uno. Nei due operati stati poi colpiti da tnorte, quel'la fu occasionata in uno da piemia acuta e nell'altro da tubercolosi pol·mon:u·e. In lltio degli operati guarili, l'amputazione era stata inu. tilmente preceduta dalla resezione di uno dei malleoli corrispondenti. Delle due ampntazioni d'i braccio, una fu motivata da arll'ocace al gomito e l'allra da proéesso cat·ioso al radio. Questa .ultima era stata preceduta senza frutto dalla resezione del 3<>
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OPERAZIONI ClllRURGlCIIE
inferiore del radio cariato. In ambedue i casi il metodo usat(}· fu il circolare. L'amputazione d'avambmccio fu occasionata da sinovite fun gosa della giuntura radio-carpea corrispondente. Del metodo operativo adoperato non fu fatto cenno. L'amp1ttazione d'un osso metacarpeo fu pure nolivata da sinovite fungosa della prossimiore giuntura metacarpo-falangea; quella d'un osso metatarseo da carie di qu~ to, consecutiva a flemmone. Finalmente l'amputazione della prima falange del 4- 0 dito d'una mano fu eseguita per· ferila frallura da arma a fuoco, con metodo a lembi laterali. DISARTICOLAZIONI.
Le di sarticolazioni, in numer·o di 15, furono le seguenti: Una disarticolazione totale d'un piede per carie del tarso, eseguita col metodo di PirogofT. Guar·ita la ferita fatta dall'arte, l'operato rimpatriò riformato, ma dopo qualche tempo · mori per nuova carie al piede opposto ed alla fronte. Una disa1·ticolazione parziale medio tarsea, d'un piede, per carie estesa agli ossi anteriori del tarso, al 4° e 5° osso metatarseo ed anche al calcagno. Fu fatta nello spedale di Livorno col metodo Chopart e colla resezione di parte del calcagno, attenendosene una buona guarigione. Due disarticolazioni del primo osso metalarseo, probabilmente motivate da carie e riuscite ambedue a guarigione. In uno dei due operati la disarticoln7.ion e era stata preceduta dall'espor·t.azi one della 1• !'a lange e da ra:;chiamento del capo metatarseo corrispondente. Due disarticolazioni di intieri dit i - Una di un allu..:e per. carie e l'altra d'un anulare per ferila da arma a. fuoco. Amh.-.due guarite. 1
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STATE PRATICATE NEGLI OSPEDALI MILITARI, ECC.
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Le altre nove disarticolazioni furono tutte di seconde falangi o dì falangette quando in seguito a paterecci e quando per riparare a guasti prodotti da traumatismi. RESEZIONI.
Cinque furono le resezioni state praticate. Come fu già notato precedentemente, in due casi di resezione, cioè in una del 3° inferiore d'un radio cariato ed in un'altra d'un·malleolo pure cariato, l'operazione non valse ad impedire i progressi della malattia e dovette più tardi essere susseguita dalla amputazione del braccio nel primo caso e della gamba nel secondo. D'un'altra resezione parziale d'un terzo osso metacarpeo con esportazione del dito corrispondente, stata coronata da felice risultamento, si può leggere la storia nella memo-ria del sottotenente medico, dott. Lanza a pag. 1016 di questo giornale, anno ·1882. Una quarta resezil)ne si riferisce all'esportazione dei capi articolari della giuntura metatarso-falangea d'un alluce, presi da carie. L'esito dell'operazione non si potè veder compiuto, poichè all'atto del congedo per riforma l'operato presentava ancora un seno fistoloso. Finalmente in una resezione della 1• falange del 2° dito d'un piede, motivata da carie, l'esito fu letale, non per le conseguenze dell'operazione, ma per sopravvenuta meningite tubercolare. ALTRE OPERAZIONI SOPRA OSSI.
Furono eseguite due trapanazioni di apofisi mastoide: in un caso per carie della rupe petrosa (diagnosi d inicn) r nell'altro per otite media suppurata.
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..• .... ... Nel pl'imo caso la trapanazione fu fatta due volte e l'esito fu letale. Non avendo avuto luogo l'autopsia, non potè Terìficarsi la diagnosi. Nel secondo caso si ottenne la guarigione. In un caso di ascesso da periostite alla estremità. inferiore d'un cubito, ed in un altro di carie ad un cuboide, vennero raschiate le superficie ossee ammalate. All'epoca dell'invio delle relazioni annuali, la guarigione era già compiuta nel primo caso, mentre era soltanto bene avviata nel secondo. Furono esportati sequestri ossei antichi o recenti nelle seguenti circostanze: 4. In nn caso di carie con necrosi del mascellare inferiore, del temporale destro e del parietale sinistro in un soldato di cavalleria (in questo caso, oltre all'esportazione dei sequestri, furono raschiate le superficie cariate, e l'operato fu riformato a guarigione non ancora compiuta); ~- In uò caso di cat·ie di femore, fatto questo molto interessante e di cui fu stampata la storia circonstanziata ! pag. ·1018 di questo giornale (memoria del dott. Lanza); 3. In caso di ferita lacero-contusa per fortuito scoppio dell'innesco d'una cartuccia di dinamite, con esportazione delle ultime falangi dei tre primi di ti di una mano e con lesione d'altri diti. Quanto a questo caso che diede poi luogo ad un giudicato di riforma, non risulta veramente in modo ch iaro dalle informazioni date se più si trattasse d'esportazione di frammenti ossei ehe non di regolarizzazione delle parti molli, o di ambedue le cose ad un tempo stesso.
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OPERAZIONI CHIR URGICBB
EstRAZIONE oi PROIETTILI.
In una istruzione al bersaglio un soldato di cavalleria è colpito da un proiellile il quale « entrato cinque dita sotto la
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g . . mammèlla dest~a. andò ad ann idarsi nel cellular·e sottocutaneo ·della regione dorso-~ombare corrispondenLe di dove fu estratto ·con facilità. Jl vomLto, un dolore cupo alla spalla destra e l'ematuria che immediatamente sue ces5ero alla ferita fecero temere che il fegato ed il rene destro fossero rimasti compromessi; però lati fenomeni si dileguarono ben presto e col tempo il ferito guarì completamente » (Relazione della dire:.. zione di sanitll di ~tilano). ln seguito a ferita da rivoltella sotto la tuberosità interna d'una tibia, il proiettile connttosi profondamente nel polpaccio, ne fu estratto dopo 15 giorni, unilamente ad un bran·dello di stoffa, mediante contro-apertura fatta nella parle in- ~ ~ : S T-\tE PRATICA.TB NSGLI OSPEDALI MILITARI, ECC.
feriore dei gemelli, e con esito di guarigione. In un caso di tentato suicidio mediante colpo di rivoltella in un orecch io, il proiettile che si era fermalo di contro all'apofisi mastoide, fu eslratlo previo taglio delle cute. Quella ferita lasciò come postumi la slenosi del condotto uditivo ·est~rno, la sordità ed un ost.eo-periostite cr·onica al processo mastoideo. Altro proiettile di revolver venne estratto da una coscia d'un carabiniere che volontariamente aveva esploso contro se stesso la propria arma. l' ili fortunato che saggio, quel carabiniere guarì. E SPORTAZIONE DI TUMORI.
I tumori esportati furono 2<i, di cui due di maligna natura e gli altri semplici. Ai primi si riferiscono un epitelioma. al labbro inferiore, esporlato colla solita operazione del labbro leporino e con esito di gual'igione pel' prima inLenzione, ed un voluminoso ·sarcoma, grosso quanto un arancio, svolto-.i nella regione
40 OPERAZIONI CH IRURGiCHE antero-esterna d'una coscia. Già stato prima inutilmente curato con ripetute cauterizzazioni mediante il cauterio attuale· comune, fu esportato col taglio, aggiungendovi l'immediata· causticazione della superficie 0t'uentnta, mediante il !ermocauterio di Paquelin. All'epoca dell'invio delle relative informazioni l'operato si. trovava in via di guarigione. Fra i secondi si annoverano i seguenti: Un voluminoso adenoma alla t·egione crurale, con estesa ulcerazione dei tes:mti circostanti e scopertum dei vasi femorali (guarigione). Due lipomi, uno ad una spalla e l'altro alla faccia posteriot·e del padiglione d'un orecchio, pure esportati con buon• esito. Sei tumori cistici fra i quali meritano particolare menzione uno sottoperiosteo ad una tibia la cui superficie, dopo l'ablazione del tumore, dovette essere raschiata per un' estensione eli 7 centimetri; un secondo sopra la giuntura falangofalan gea d'un dito d'una mano ed un terzo sulla regione dorsometatarsea d'un piede (esito di guarigione in tutti i casiì. Tre polipi di cui uno al retto (legatura), un secondo ad un. condotto uditivo esterno erl un terzo, voluminoso e mucoso, ad una narice (torsione). Guarigione. Un tumot·e emorroidario esterno (legatura elastica). Sei tonsille ipet·trofiche, un fibroma ad una regione gluzia, un papilloma anale (escissione) ed una ranula (escissione ec:auterizzazione). Tutte queste piccole operazioni ebbero esito felice. 0PKRAZIONI SUGLT ORGANI UROPOIETICI.
Una cistotomia con taglio mediano per calcolo vescica! e in
··:o STATE PRATICATE NEG Ll OSPEDALI MI LITARI. ECC.
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una guardia di finanza; operazione stata eseguita con esito· felice nello spedale di Cagliari dal maggior·e medico, D. Caropelli. Una puntur·a sopmpubica della vescica in caso di stenosturetrale estr·ema, compiicata da flemmone cancrenoso al pene .. L'operato morì per peritonite. Tre orchiectomie, due per· !'ilrcoma del testicolo esportaLo, una per degenerazione tubercolare. Guarigione in tutti glr operati. Undici operazioni d'idrocele, tutte riuscite a guarrg10ne. In alcune fu usato il vino alcoolizzato ed in altre l'acqua iodata . In un operato l'idrocele em doppio. Quattordici operazioni di fimosi, state eseguite nella gr·ande· maggioranza colla circoncisione, qualche volta colla sempli ce incisione, e riuscite tutte a guarigione . Tre fistole perineo-uretrali, state ridotte a guarigione mediante la spaccatura e la cruentazione, in aggiunta alla dilatazione del canale uretrale. Quattro altr·e slenosi uretrali di vario grado, senza complicazione di fistola. Uno dei restl'ingimenti suddetti era però:wmpli.calo a falsa strada per pr·ecedente cateterismo malamente praticato dallo stesso ammalato. La dilatazione fu graduale in tre casi, violenta e forzata in uno. Il grado di guarigione attenutone fu soddi sfacente in ogni caso . Di una di siffalle sempre delicate e difficili cure si può leggere l'interessante storia a pag. l 020 di questo giornale (1882) nella Relazione del sotlotenente medico, D. Lanza, sulle operazioni state eseguite nello spedale di Cava dei TirTeni , daL. magf;(iore medico, cav. Bonalumi. OPERAZIONI SUI VASI ARTERIOSI.
i'1 ella Relazione Leslè menzionata trovasi pure esposto il:
OPERAZIONI CliiRURGICHE
'fatto d'una legatura d'arteria ome1·ale in alto, stala praticata con esit.o felir.e in un caso di aneurisma traumatico diffuso al braccio. Ad essa quindi rimandiamo il lettore a cui piacesse conoscere maggiori particolal'i intorno a quella importante -O!(lerazione. In un :1lll·o caso d'aneuri sma traumatico dell 'arteria Libiale anteriore, consecutivo a feri la di arma da punta e taglio al 3° superiore della gamba e nel quale, essendo pure stato tagliato il legamento interosseo , il sacco aneurismatico occupava eziandio la parte profonda del polpaccio, fu spaccato il tumore e si potè legare l'arteria sopra e sotto, sul sito. Questa .operazione ebbe un risultamenlo felice e fu eseguita nello spe.d:ale di Cagliari . Una grave emorragia arteriosa, consecutiva ad una ferita da arma tagliente ad una coscia, venne frenata nello spedale di Livorno mediante la t.orsione dei vasi feriti e la contemporanea pressione in termittente sopra l'arteria iliaca esterna. Il fatto sembrò meritevole d'essere qui riferito alquanto in disteso. Un soldato, scherzando con un suo wmpagno, ne viene ferito con coltello alla regione superiore ante1·iore della coscia destra e presenta suhilO copiosa emorragia. L'uflìciale medico di servizio al corpo fu per fortuna pronto a soccorrerlo. Allo spedale si ripl·oduce l'emorragia due volte. La ferita era tra• sversale, quattro dita al dissolto. del legamento del Poupart, lung;l.'l2 millimetri. Pe1· riconoscere il vaso ferì lo e pro vvedere in conseguenza si fa, previa pressione sulla femorale, un 'incisione che dall'estremità. interna della ferita si prolunga in basso per otto centimetri, profonda fin o alla aponeurosi d'inviluppo. Si trovano tagliate quasi tu tte le fibre del muscolo retto anteriore, cosi che ritraendosi avevano formata una cavità occupata da san~ue aggrumato. Vuotata e ripulita questa cavità, e detersa
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STATE PRATICA-TE N.EG J.l OSPE.DAI.l Hll.lTARI, ECC.
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pure tulla la ferita che aveva la profondi tà di otto centimetr·i, si trovarono recisi molli rami ar·teriosi provenienti dalla fetllorale profonda e se ne fece la torsione. Q11indi si riempirono la cavità fl la ferita con zallì inzuppati di percloruro di· feJTo aUunga~o, e vi si so\Tappose una fasciat ura compressiva ed adatta. Cosi fu vinta l'emon·agia ed il ferito raggiunse dopo due mesi una buona guarigione. 0PBRAZIONJ SUGLI OCCIII E l'ARTI ANNESSE.
Si trovarono registrate le seguenti: Un'iridectomia con esito buono in caso di c h i u ~ura della< pupilla natumle per· ir·ite sifilitica. Un'esportazione 4'uno stafiloma•corneale col metodo classico. Guarigione. Tre spaccature delle palpebre in due punti secondo il metodo di Crampton in casi di ottalmia blenonagica. Queste opera-
zioni sono state riferi te coi rispettivi e::iiLi dallo stesso operntor·e, tenente colonnello medico, ca.v. MaffioreLLi in una sua }lemoria stampata uel N. 8 di questo giornale, anno i 882. Due snucleamenti di tumori cistici palpebra! i. Un'esportazione di una cisti dermoidea svoltnsi sopra un globo oculare, stata fatta colle forb ici e susseguita dalla cautorizzazione della superfici e crucn tata. Guarigione. Un'esportazione d'un papilloma r1alla congiunti l'a huJbat·e, mediante l'escisione. Alll'a espor·Lazioue cl'uu pltwigio, falla coo processo ordinario e seguita da gua rigione. Due optWalioni di tumot·e la~rim ale, amhedue liOn esito di g,uarigione.
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OPEHAZlONl CHIR URGICHE PARACE!'\TESI.
Ne furon o eseguile .U., di cui 39 toraciche, 3 articolari e ·2 addominali. Toracen tesi. -Sopra 39 operati, 25 erano alleni da semplice idrotorace e 14- da empiema. Dei prim i, uno solo mol"i per sopravvenuta peritonite; dei secondi, ne morirono otto. Il numero dci morti sarebbe dunque stato proporzionalmente inferi ore a quello dei due anni precedenti. Fra i 30 gmuiti alcuni poterono ancora continuare nel servizi o, mentre gli altri (e furono i più) dovettero essere proposti a rassegna. Per 24 delle delle toracenlesi non si trovò indicazione del processo operativo usato. Per gli altri 15, in 3 si praticò l'incisione con l'applicazione di tubi a drenaggio od a fognatura; in 5 si ricor3e agli aspiratori ed in 7 si adoperò il trequarti munito di budello. Jn alcuni operati la toracentesi fu più o meno ri petuta e di questi 1mo solo in cui l'opemzione era stata fatta sei volte nel lasso di più mosi, non potè sfuggire alla morte. Oi due interessanti operazioni di tomcentesi state f~tlle nello spedale di CaYa dei Tirreni fu ri fe rita IJ storia circostanziata nella più volte menzionata Memoria del dollore Lanza. Oltre alle toracentesi state falle dalla mano chirurgica si trovarono accennate nell a Helazione annuale dello spedale di Genova due evacuazioni spontanee d'empi ema. Ai due ammai:Hi i quali assolutamente si erano rilìutati all 'atto operativo stato loro consigliato, provvide la natura dando esito alla raccolta marciosa per la via dei bronchi. Fortunat.amenLe in ambedue Hli ammalali le marcia fluirono gmdatamenle , senza pericolo d'asfissia, e la guarigione ne fll abbastanza soddi-
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STATE PllATlCATE NEGLI OSPEDALl MILITARI, ECC.
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sfacenle, non però compalibile con ulteriore servizio, per, lo meno temporaneamente ( 1). Paracentesi articola;re. - Fu praticata mediante l'aspi·ratore del Dienlafoy e con esito felice, in un caso di asce~so della cavità sinoviale d'un ginocchio ed in due di versamenti siero-fibrinosi, pure nelle cavità sinoviali di ginocchi per contusione. In uno di questi ultimi l'operazione fu ripetuta. Pa;racentesi addominale. - Fu falla in due ammalati con -esito di guarigione. In uno di essi fu ripetuta due volte. 'fRACHEOTOMIE.
Ne vennero praticate due; ambedue con esito fel icissimo ·ed in causa di edema della glottide. Una di esse occorse nello spedale militare di l\filano, e se ne può leggere l'interessante storia nella t•elativa Memoria stata pubblicata nel N. 7 di questo giornale (anno 1882) dall'operatore, tenente colonnello medico, cav. Montanari. L'altra fu praticata dal capitano medico, dollor Imbl'iaco nello spedale militare di Bologna, dove nella conferenza del marzo p. p. l'operato potè essere presentato guarito . Il processo operativo fu quello del Boyer. ÙPERAZIONI DI FISTOLE ANALI.
Di queste operazioni, state tutte coronate da buon esito, se ne trovarono registrate 27, delle quali 24 furono curate col
solito metodo della spaccatura e 3 colla legatura elastica. llJ Per informa~iooi cortesemente procurateci in proposito dal collega Oav. Cugusi risulta che di questi due a m malati uno guarì poi compiu. tamente, sì da po~ere dopo cinque mesi sostenere le fatiche di contadi no e l'altro si tr·ovava ancora dopo un anno in coodì~iooi da poter appena. accudire steotameote al suo mestiere di calzolaio.
OPERAZIONI CBlRURGICHE RIDUZIONE n'ERNIE STROZZATE.
Due sole ernie strozzate sì ebbero a curare ed ambedue poterono essere ridotte col taxis incruento. In una i tentativi del tax.ìs durarono quindici ore. CAUSTICAZIONI.
Furono usate le causticazioni punteggiate in quattro ammalati di sinovite fungosa ai piedi, ed in due altri di gonartrocace, come fu già detto parlando degli amputati di coscia. Quanto ai primi, in uno potè ottenersi l'esito sperato; in un secondo non s'ebbe nè danno, ne profillo; in un terzo si dovette più tardi addivenire all'ablazione del piede ammalato; nel quarto finalmente, essendosi s,·olta altra sinovite fun gosa nel corrispondente ginocchio, fu giocofot7.a ricorrere all'ampula7.ione della coscia. A quest'ultimo fatto si riferiscono appunto, per quanto pare, le considerazioni del colonnello medico cav . Cipolla nella sua Memoria stampata nel N. 4 di questo giornale, anno 1882. Un altro ca:;o dì causticazione felicemente riuscita mediante il termo-cautecio del Paquelin, occorse nello spedale militare di Torino. Trattavasi d'un vasto angioma cavernoso alla regione po:;tt'riore superiore d'una coscia. Il tumor·e sporgeva di circa un centimetro sul livello della cute circostante ed era largo quanto il palmo d'una mano . Vi si fecero sopra delle strisciatur·e a Lutla profondità e se ne ottenne la guarigione. ,\ LTRE OPERAZIONI.
Oncotomie per ascessi lenti idiopatici o sintomatici. In quattro casi d'asce::so lento nelle fosse iliache si provvide con l'incisione sopr-a il legamento del Puparzio e con
STATE PRATICATE NEHI OSPEDALI MILITARI , ECC.
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t'applicazione di tubi a drenaggio. rn uno degli operati sopravvenne poi la morte per pleurite ess udati l'a e per tubercolosi. In un secondo l' a~cesso già aperto ter·minò per f:~rsi strada nella caviLà del bacino e nella veseica orinaria, ciò che favori la guarigione. Gli altri due operati erano in via eli guarigione all'invio delle informazioni. Furono pure segnalati: l o Un ascesso profondo della regione retro-trocan terica, sollo i glutei, stato oper·ato con due incisioni :;ollo la pi egatura del grande gluteo e guarito; 2• Un ascesso lento al dorso, esteso dal collo ai lombi, pure operato e guar·ito; 3° Un vasto ascesso alla regione scapolo-clavicolare, sintomatico di perioslile della fossa spinosa. Guarito mediante spaccattH'a ltLnga l O centimetri e raschi atura dell"osso col cucchiaio di Volkman; 4° Un ascesso della cistifellea, prodotto da calcolosi biliare, aderente alle pareti ventrali e stato aperto in corrispondenza della linea alba, due dita al di sopra dell'omLellico. L'operato mr•ri e l'autopsia confermò l 'e~altezza della diagnosi; 5° Un ascesso sintomatico di periostite allo sterno, stato . paccato e riuscito a guarigione; 6• Profondo ascesso alla regione sacro- lombare vuotato prima con l'aspiratore e quindi spaccato e gnarito; 7° Altro ascesso lombare vuotato con l'aspiratore, ma guarilo in segui to mediante una contro-apertura fatta col bislol'i· ' 8° Due ascessi profondi alla regione interna di una gamba e ad un anLihraccio, guariti mediante incisione ed applicazione di tubi a drenaggio; go Vuotamento mediante l'aspiratore e successiva gua2
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Of'EIIA7.10'\I CHIRt:IIGIGHE
ri ginne di due ascc~si lenti , uno ad una rC')!ione mammaria e l'altro alla regione lombare; l 0° Spaccatura d'un ematoma ad una coscia con guarigione. ~ e lle cure di tutti questi mnlnnni fu aùoperata la wodicazion<' antisetti ca. L'1tghie Ùtèamate. - SPdici furono le operazioni d'unghia inca rnata, tutte suss€';:uitc rla guarigione e per la mnggior pnrtù praticate col metodo ordi nario. l n ordine ad una di silf.11te operazioni, slata esPguita nello spe•la le di Pnrma medianti' la spatola del pr of. Bezzi , l'oporatnrt-, mn~giore metliro signor D. Caleffi, cosi si r~pn~sse nel renderne ronto: « E::tirpa1.ione totale deli ' unglt in rl' 11 n nl lu re, previa anestcsin !orale mora.vigli osnment.e riusri1<1, rol prot'rsso Long e col la :;patola elci Bezzi. Il tempo opcratlll"io fu qu;1.; i istantaneo ed è quindi metodo che sembra mcrite\ ulc ùi pt·efrrcnza )). Fn AnunE E u ;ssAZI0:'\1.
Alla precedente Ri ri~ta ~ i fanno seguire, como nel pa,;:;a to, :1knne nozioni grnerkh c sulle ft'allure e sullo lu s~az ioni che ;;'ehlwro a curn re nel I R8 1 o di cui poche soltanl•> furono lll f'nzionate incoruplctnmentc negli :;pecchietli B drllc Helaliuui amlllali. ~ ei r'l'ndiconti nosolngici mr nsili si tro,·arono registrate m• Ila colonna mttati 180 fratt ure e 48 l ussazioni. Fra le prime però alcune non c•·ano che po~Lumi di frallure gia !{Hilrile e non avrebbero dovuto comparire sotto quel tilolo. Dell e I SO frauur·e, solo 8~ si trovarono specificato per sito od anche fra queste pochissime pet· mezzi contentiv i usati e per grado d i guarigione otten ula.
STATE PHATICATE i\ EGLI OSPEDALI MII.ITAI\1 ,
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~ O li nnehhero qu inrli utile scopo ulteriori parole su que:;tu
riguardo, e sarebbe !;O lo a desiderarsi cile nel le Avvertenze a i l\ end iron t i nosologici ve nis:;e ro d'or in nanzi menziona Le lt· suddette ~·ircostanze ogni qualvolta siansi avuti a cnnre dei fratturati. Lo :; t t's~o di casi delle llls:'azinni delle quali ~ollanto 11 sopra 48 fur.JDOspecilìcalaOI('IIIe menzi onate nei ridetti J{en··diconti. Roma, 3 dicemhre 188:3. PECCO c o lonul'IIO medico
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DIS~\RTI(ULAllU~~ J!E~IO-TARSEA COL MlnO DO Dl~ LLO CHOPART 110DIFJCATO
Da che fu dimostrata la nccessi tit di ammeucn' in chirurgia. rJun le pr·incipio direuivo, la ma:;:;ima di sacrifica re, operando, il minor numero di Lessnti po~sihile, la c;hinrrgia conservativa handi\'a in r.~o rabilm e nte d::tlla pratica le sistematiche demolizioni eseguil e nei co:-:1 deui luoghi ù'elezrone. Co5i menlre i nostri mag;.:iori per lesioni limitare del piede solevano il più clPIIf? volte ricotTere al l'arnpulazione della garnha nel sno terzo superiore, i moderni chirurgh i esrogiLar·ono metodi e proc;e::si s ra ri ati .~~ir ni ed ingègno:-:i. coi quali, oltre all'unifnnnar~i alla massima sue~pos l n, ' nl;;l'ro a rendere non ;;o lo fncili e spediti i proce:'si opemlivi, qnanlo ad ottenere monconi llHl).!giormenle ,·arll~•g).!iosi agl i oprr:11i, rendendo inlì rre più se mpli(:P e fa l'i le la p rowsi. Fra i chirurghi che mn).!giormente si nr:cnpnrono della rhi. rurgia consen·alira del piede notrrò Lisfra11c, ChnparL, .\'lalgaigne, Hou x, Syme, Sed illol, Lignerolle, PirogoiY, Le Fori, ed allri molti, i qua li tul!i propu;mnntlo il principio della ma s~illla rorHt'l'l'<lZione dri les:-uti, slall ilirono le haiii eli melodici processi ai cp.ali IPga ronu il loro nome. In formalo io pure al . aggio principio di una ra~ìoneru l e
DISARTICOLAZIONE MEDIO-TARSEA, ECC.
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·chirurgia con:;ervati va, e tenendo calcolo che essendo il piede ergano di sostegno e di movimento, reclama per l'adempimento delle sue funzioni la maggior integrità po!>sibile, credo non privo d'interesse il riferire su di un caso di sinovite funl:{osa al pi ede destro, per la quale praticai la disat·ticolazione medio-t.arsea, modificando il metodo classico dello t:hopat'L, per modo da evitare i gravi inconveni enti al medesimo) attribuiti , raggiungendo in tal modo completamente lo :;copo prefì:-somi. f1roppuro Nicola, di Yita 1 nel distretto militam·e di Trapani, d'anni 24 , dotato di temperamento linfatico, e di regolare ~viluppo schelett·ico, presenta cute pallida con peli castagni , vari e sottili, masse muscolari scarseggianti, e leggero ingorgo cronico dei gangli linfatici accessibili all'esplorazione. Di professione contadino, nato da genitori sani e tuttora viventi, prima di venire sotto le armi, dice di non aver sofferto malattie degne di speciale menzione. Nell'agosto 1879 ammalò di febbri periodiche, le quali ebbero la durata di circa due mesi, e nel giugno 1880 fu per 40 giomi affetto da congiÙ ntivite catam:de, infermità le quali guarirono senza lal<ciar·e alcun reliquato. Designato dalla sorte a servire nell'arma di cavalleria e destinato al .reggimento Piemonte Reale (.2°) il26 gennaio 188~ mentre attendeva al govemo del proprio cavallo, riportò dal medei:imo una zam pala sul dorso del piede destr·o. Vivissimo fu il dolore provato all'atto della riportata lesione, e ben presto il piede si fece tumido, ond'è c:lte egli praticava immediatamente, sulla parte offesa, fomentazioni ·fredde, le quali valsero, unitamente al riposo, :a limitare lo sviluppo del turgore ed a calmare il dolore, il quale ultimo nel di vegnenle era quasi del tutto scomparso rimanendo solo nlquanLo incomodi i movimenti e la deambulazione.
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DISARTICOLAZIONE MEDIO-TARSEA
Giudicando egli trallarsi di cosa di poco momento, ed essendo soldato volonte1·oso e diligente, non volle cessare dal prestare set·vizio, chiedendo solo di esse1·e dispensato temporaneamente dal montare a cavallo e dagli esercizi fati cosi. Passarono in tal modo una ventina di giorni, dopo i quali, ritenendo che il leggero intorpidimento tuttora esistente al piede potes!>e scomparire con un moderato ese•·cizio, volle riprendere il suo servizio r·egolare e rimontare a cavallo, ma dopo un giorno di prova, il piede divenuto gonfio e dolente, il 20 febbraio il Groppuro dovette entmre all ' inrermeria del corpo. Trallato col riposo assoluto, e con tulli i mezzi richiesti dal caso, non ne ritrasse alcun vantaggio. anzi le condizioni locali peggiorarono sensibilmente in gui::;a da non potere più fare alcun uso del piede infermo, ond'è che dopo 30 giorni di permanenza all'infermeria faceva passaggio all'ospedale civile di Lucca. Quivi pure, olt1·e l'immobilizzazione, furono usati mezzi risolventi con nessun profitto, che anzi accesasi la febbre si formò un asces~o alla regione dol':;ale del piede, il quale, aperto con taglio, dava esito a circa un cucchiajo di marc1a. Le condizioni generali e locali del paziente andando lentamente peggiorando ne venne ·ordinato il traslocamento all'ospedale milit<tre di Livorno, ciò r.he aYVenne il 20 giugno. Dall'esame praticato, all'allo del suo ingresso, si riscontrarono i iatti se~uenti : Individuo di regolare svilu ppo scheletrico, muscoli naccidi e poco pronunciati, scarso il pannicolo adiposo, pelle souile e di colore giallo pallido, sollevabilc in larga piega, segno di deperita nutrizione. Il piede destro presentavnsi di volume sensibilmente aumentato, deformato verso la parte do r~ale e:-terna, e l'arco piantare spianato. Sulla parte dot·salc in cor-·
COL METODO DELLO CHOPART MODIFICATO
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rispondenza della linea articolare tar:;o-metalarsea, e più verso il margine esterno, si rilefò una sol11zione di continuità di forma irregolarmente circolare, con circa 'l i) millimetri di diame~ro, fungosa e suppurante, dalla quale fu ori usciva pus scarso per quantità, di odore ingrato, saoioso ed assai fluente: l'appetito era scarso, ed un legger movimento febbrile si notava nelll:l ore vespertine. · Esplorata la parte piagata con lo ::.peci llo, furono riscontrati vari seni fistolosi, uno dei quali melleva direttamente nella giuntura che intercede fra il cuboide, il terzo cuneiforme, e l'estremitil posteriore del quarto metatarso, fra le quali o~sa approfondavasì con facilità facendon e rilevare il processo curioso, nouchl} la di::;truzione dei loro mezzi d'unione. L'esplorazione, quan tunque eseguita con molta cautela e modera:t.ione, riusciva nullameno assai dolorosa e diede luogo a notevole stillicidio sanguigno. Per i sintomi suesposti venne fo1·mulala la diagnosi di sinovi te fungosa invadente gran parte delle articolazioni del tarso e metatarso, nonchè dj carie delle corrispondenti ossa, consecutive alla contusione riportata nel gennaio, e che trovarono la ragione della loro evoluzione sia nella poca importanza che sulle prime fu data al patito trauma, quanto e più specialmente nel temperamento linfatico del quale disgraziatamente era dotato il nostro infermo. Le passate sofferenze e l'immobilità alla quale il (;roppuro em stato condannato da circa quallro mesi avendo, come dissi, alterate notevolmente le condir.ioni generali, giudicai essere prima indi cazione il migliorarle per quanto fosse possibile, Lìmitandomi pel momento ad immobilizzare la parte con apparecchio finestrato al sili1:ato di potassa, ed all'uso d'iniezioni detersive. Sottopo;;to a regime tonic.o ricostituenlEl, :e cose pr:~,:• ··
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DISAR1 JCOI.AZl 0l'iE ll EDJO-T;\!ISEA
dirono senza noterol i ,-a rian Li si110 vcr:>o i primi di settembre, nell a quale epoca ri :lCCI?nderasi improvv isnmenle al pi ede in discorso unainnammazione fleti\monosa, la quale obbligò ad allontaoarel'apparecch in immobi lizzatore. Den presto una fluttuazi one profonda fu nota ta alla parte media della regione piantare ove il giorno 40 renne pmticata una incisione dalla quale uscivano ci rca cinfJuanla gra mmi di pu:; eremuso e di colorito biancastro. Eseguila tale operazione l'infermo pròvò notevole sollievo. la febbre scomaJarve quasi completamente, e le condizioni del f-Ji ede migliorarono d'alquanto. Questa sopraVI'enicnza morbosa conturbò grandemente il paziente, e valse a fargli perdere ogn i speranza di guarigione senza l'i ntervento della chiru rgia operativa, ond'egli chiese con in:>ist.enza che lo si liberasse il più pre:;to possibil e da un malore il quale anù:J.Va giurnalm eutc distruggendo il suo organismo _ Profittai quin di del lieve migliommento veri(ìcato:;i t<tnlo nelle coudizioni generali che nell e locali por in traprendere una cura efficace ed a tal uopo rinnii gli nffìcia li sanitari tulti del presidio, i quali me;;si a cono:'cenza dell'anamnesi r·emola c prossim<t del morbo, ed es:-~m in aloaccuratamen te l'infermo , furono invitati ad emetter·e il loro parere sui tre quesi ti seguen ti: 1° Tmllandosi man ifestamente di artrocf),ce al piede destro, delenniuare quali ~ i eou le parti invase dal morho, dovendo ciò servire di base al processo operat ivo da attivarsi; 2° Se ùcuhasi continuare la cura locale, o sostituirla con altro metodo, od invece ri correresenza altro alla chirurgia operati va; 3c Dato che un atto opcrati,-o sia creduto nece~sari o detenninaré 4uale debba essere da prescegliere nel caso in di-
COL METODO DELLO CHOPART MODIFICATO
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La diagnosi d' artrocace era evidente: il temperamento dell'infermo, il trauma riportato, il modo di sviluppo lento e progressivo del morbo, la deformazione del piede, i sintomi t t·atti dalla specillazione, ecc. , non potevano lasciare alcun dubbio circa la natura del processo morboso. Perwrrendo collo specillo i vat·i seni che mettevano capo alla piaga esistente alla regione dor·sale, si potè rilevare essere colti da carie il cuboide, il secondo e terzo cunei forme, porzione dello scafoide, nonché le estr·emità posteriori dei quallro ul timi metatarsi. Lo appianamento dell'arco piantare indicava la distruzione di gran parte dei legamenti, ed in particolar modo del ligamento calcaneo scafo-cuboideo, o ligamento chiave: l'astragalo, il calcagno ed il primo cuneiforme parvero perfellamente sani. Circa al secondo quesito tutli fur·ono d'avviso che stante la natura del morbo e l'assoluta ineffi cacia delle cure già praticale non era prudente il cullarsi in vane speranze, e da tutti fu riconosci uta la necessilà di ricorrere a qualche atto operativo, profittando delle condizioni favorevoli pt·esentate in quel momento dall'infermo. Deciso l'intervento della chirurgia effi cace restava a risolvere il punto più diffi cile, vale a dit·e ,dove ed in qual modo oper·are. - Opinarono alcuni doversi l'atto operativo limitare alla sola rimozione delle parti malate, come fu altra volta praticato con successo dal 13eclard, 1o1m, Mac-Fari an, loberl, R.ichet ed altri molti.. A sostegno di tale parere fu nolalo come poco tempo fa il Keppler registra:;:;e 59 casi di escissioni del piede, sette delle quali da lui eseguit~, O\'e furono tolte in gran numer·o le varie ossa, ottenendo da tal e procedimento ri sultati oltremodo splendidi, ~:5senùo tutti gli operati guar·iti dagli effetti diretti <della operazione; e quantunque nei singol i casi il piede re-
DISARTICOLAZIO NE ME OIO-TAHSEA
stasse od accorcialo, o sfigurato , le deformitit lliO n risu ltarono però cosi notevo li come sarch!Jesi potuto credf're, ri111 ancndo invece un piede somnwmenle utile tanto come mezzo ùi so stegno che di pro~ression e . Al tri spiegarono invece opposto avviso mostrandosi meno .conservatori. Ritennero essi doversi avere di mira nel caso in
questione l'otlenere con una più pronta guar·igione, ancheun moncone più servibi le al pazien te in rapporto alla sua condizione di agricoltot e. - Appoggiar·ono tlltesli le loro vedute all'autorità di Malgaigne i! quale da un esame critico · fallo sulle varie disarticolazioni del piede ed amputazioni della gamba fu portato a concluder·e che i risultati finali non presentano fra loro una sensihile diiTerenza. Pe rciò ammessa pure la massima che l'amputazione ri esca tanto più pericolosa quanto più cade vicino al tronco, credere nullameno preferihil e il dare all'operato un monco ne che meglio si adaLLi alle peculiari esigenze della vita. Quindi concltiusero che nel caso alluale il proce,;so più spedito e w n veniente si flJsse l 'amputazione della gamba al suo terzo superiore. Al tri infine opinarono eire, essendo slata ben ddìn ita l'estensione del proces:;o morboso, l'operaz ione più logica fosse a d isa rti colazione rnerl io-tarsea, ritenendo c<JI ~l a yer non clo ve r~ i mai amputare la. gamba ogni qual volla il piede possa essere attac~a to senza entrare nell'articolazione tibio- tarsea. Queslo parere essendo stato espresso dalla ma:tgioranza venne clefinitivamente a.ccettato da tutti. Difatti, il non potere precis:t re con assoluta esa tt ezza l'estensione del processo cario:)O, le diffi coltà del tecnicismo, il numero considerevole delle ossa d' :L~ portare e resecarc, la mancanza eli adaui strumenti, la cura con ~ecut i vn n ecess:-~ri n m ente lunga, e l'esito dubbio dell'operazione, furono le principali ragioni per le quali non si credette dovere eseguire In semplice asportazione·· delle ossa cari are.
COL liETODO DELLO CHOPAIIT MODIFICATO
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Cosi Ilei par·i e:;;;endo stati giudicali incolumi il calcagno e l'astmgalo, e le parti molli trovandosi in tali condizioni da pres tarsi alla for·mazione di un utile moncone non poteva~i trascurare la massima di ~acr· ifica re il minor nlllnet·o di tessuti possibili per seguir·e i suggerimenti del Malga igne. Stabilita l'operazione da pmticarsi restava a precisare il processo da seguire~ quindi de~i d e l'e se meglio conven isse oper·are secondo il metodo clossico del lo Choparlt o pra ticare un lembo intemo , come insegna il Sedillot; od invece un lungo lembo piantare. comP. praticarono Malgaigne ed Hey; od infine e~cogitare altra modifi ca?.ione al metodo classico tale da evitare gl' inconveni enti a quello allribuiti, migliorando in pari tempo le condizion i del moncone. La disar·ticola?.ione medio-tarsea era cvnoscinta dai chirurghi del medio evo, ma per· le imperfeLLe nozioni anatomiche di quei tempi essa veniva praticata in modo così har·bar·O' da dovl3re essere ben presto proscritta dalla pratica. Nel •1791 Chopart l'eseguiva per la prima volta con metodo ben definilo, che in oggi porta il suo nome. Quantunque un tal metodo segnasse un vero progresso chirurgico e fosso accolto nella pratica con en tusiasmo, non andò per questo esente da gravi inconvenienti che minacciarono di farlo cadere nell'ob lio allorchè distinti operatori, fra i quali Sedillot e ~f al gaigne cercarono di perfezionarlo, essendo da tutti riconosciuto il gran vantaggio che se ne ritraeva col lasciare all'artola sua lunghezza normale. Gl'inconven ienti atl1·ibniti a tale metodo sono: •1.0 L' in suffi cienza del lembo piantare, il quale, picco lo pe1· Sfl stessor lo diventa maggionnente per la notevole sua retrattilità; quindi di mcoltà di coprire convenientemente il moncone, e consecutivo stil·amento della cicatrice. 2°. Il so llevamento del calcagno in modo ~a risultarne un vero piede equino, per la
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DI SA I\Tit.:OLAZIO~E
llEOl O-TARSEA
quale di sposizione la cicatri ce da anteriore diviene inferiore. e quindi suggella ad ew lcerar:-i, dando luogo eziandiu alla ca rie, ed alla formazi one ùi ~c ni fistolosi, alterazioni queste che rendendo impossibile l'uso del membro neces:;itaronn il Lagli o del tendine d'A chill•: e perfino l'amputazione della gamba. Il Sedillot, il )falgaigne, e I'He~' cercarono , sia con la formazione di un lembo interno che di llfi lungo lembo piantare, sfuggire a tali inconvenienti, ma non ragg iunsero completament e lo scopo. Il processo del lungo lemho piantare sembra per· altro il migliore, inquantoclt t'J ripiega ndosi que:,lO in se stesso, viene a costituire uua spec ie di avampiede il qual e meglio serve al sostegno del corpo e non espone la cicatrice che ne risulta nè alle e~co riazioni nè agli stiramenti.- Cosi il Folli n che operò con tale processo di chiara di avere veduto il suo operato dopo anni camminare assai speditamentenon esi'ìtendo che un leg~ iero solleramento del calca gno. Da quanto fu detto superi ormente se ne conclude che se il metodo dello Chopart pre~enta gravi inconvenienti, le modifi cazioni a questo apportate sino ad oggi non valsero a toglierli completamente, che anzi il ~l algaigne dopo avere valul:Hi i diversi metodi opemLivi, che soglio nsi praticare sul piede, conclude, essere l'amputazione della gamba il partito da preferirsi, come quello il quale lascia l'operato nelle migliori condizioni possibili. fl :5ollevamento del calcagno coll e sue conseguenze fu adunque lo scoglio Cl)nLro il quale naufragarono fin qui gli sforzi dei chirurghi. Il sollevamento del calcagno secondo i pratici, diiJt>nderebbe da due cause principali , cioè dalla distruzione della voli a piantare e t! al mancante antagonismo fra i museo li e;;tensori e ll es~ori del piede . •
COL METODO D.ELLO CROPART MODlFJ CATO
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Difalli quando :;i esamina la conformazione del piede ed il meccanismo del ca mmin are, si rileva che questo forma una volta: a tre pilastri, costi tui ta all'indietro dalla parte pn:-leriore del ca lcagno, all'avanti dall'e!)trem ità anteriore del primo ed ultimC> metatarso, in mezzo alla qua le pnssa la risultant e di Lutto il peso del corpo. Ora se veng(lno soppa·cssi i pilastri anteriori, l'agt ragalo ecr il calcagno non essendo più sostenuti si rovesciano in basso, essendochè la tibia gravita su di una leva di primo genere rappresentata dalle ossa predette e l'articolazione ti~i o -nstra galica essendo silUata nell'estrem ità anteriore di della leva il peso del corpo tende a determinare sul la mede:>ima un movim ento di altalena per cui l'estremità posteriore del ca lcagno si solleva notev.olmenle, mentre la parte anterio1·e tende a deprimersi e capovolgersi verso il suolo. ~l a oltre a questa causa (l ll"l tomica di cle1•iazione avvene un'altra ancora più potente la quale co ntribuisce a formare il piede equ ino, vale a d i r~ il cessato antagonismo fra i muscoli estensori e fles~orù rlel piede. Difatti col Laglio drm;ale del le parli molli e;;eguite poco soLto la linea arti cobre meclio-tarsea avviene che i tendini del tibiale an teri ore, dell'estensore dell'alluce del lungo estensore comun e dell e dita, e del piccolr, peroneo, l11tli Oe:;sori del pied e, vengono relnll ti in nltn , e nnn po,:.:;ono rontran e aderenze nò 1~0 1 lembo piantare, nè Cclll 'ast ra)!ahl, e qui ndi :;ono impos:;ib il iLaLi nel agire >.11l nwnronc perneutral izznre l'azione d egl' e:-> te n ~o ri, i quali note1·ol i pt•r numero e potenza si retrag~ono prod nt:endo il lamenta to inconven iente. Scopo mio principale doveYa quindi es,:.ere quelltl eli ma ntenere l'antagonismo fra i musr.oli estensori e fl esso1·i del piede, conservando in pari tempo tali quantità di parti molir da costi tu ire un ;;ostegno spesso P. resi~tente Rllo a togliere la
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D l SA li TI CO l. .\ZIO:\ E )l i::IJ l 0-TAHSEA
di fTere11za di li \'ello e,;islente fra la parte anteri ore e la posteriore del calcagno. Ilianclando l'anatomia della regione dorsale del pieLle si lw che il tendin e del tiiJ iale anteriore, oltre all'inserirsi sul prim o cuneiforme e su Ila parte posteriore del primo meta!a rso, manda uua forte e:'pan:'ionc fibro sa al tendine dell'adduttore dell 'a llu ce; tonte pure l'estensore proprio del le dita ecl il piccolo peroneo, oltre alle lorc> inserzioni Lerminali contrni!go no adcrenzr col mu ~cn l o pedidio, mantlano espansioni a).!li interossei e ron tn1ggono !>pc'c iali rapporti c~o n l';tpnnE>vrosi snperficiahJ la qual e ra ~c hiud en doli in un sc1n sdùppiamento li nc~compag na fino alla raùi(\6 delle dita. Ba:>andomi su que-
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an:tlomici mi parve po~s ihil e ùi conservare il des i-
dcrnto an tagonis mo allungando per cpwnto mi fo o;:;e stato pM:;ihi le il lellllto dor..;a le. In Lal mollo qnantunqne i tenrlini di'i mu ~coli fl r>;;sOI'i re..;t ino òi .;Lar.c.nli dalle loro inserzioni os::.rc, consen ·nno nullameno este:-;e nùeren~e con lulla l'eslen.-ionr •led IE>rHho . qnind i ~o no coslrPll i ad amalgamar;;i in ~olida cica trire r.nl lr mho JJ innlare nonrltè con la pa rte on leriorr drll'al'Lrngalo C' del caleagno. ri ~r llt :1 ncl o da r.iò tale condizione d:r pcnnellergl i lilla runzionalit;'r pressot:hè norm ale. Così pure con::.en·n nrlo al lemho plilntare la ma<!'irna lungl rrzza ed il magsimo o;pc'ssot·e, ollrt' nl pn~;:;r nl a re m al-!git~re e;;teusione alle aderenze ed al lemho dorso le, ne ri sulta pure una ~peric di ammpicde, il quale forma un :-:oli clo so;;tegno all o a neutralizzarr !fii ell\•t ti clrr il pt>so del co rpo e~e rr.ita sull' eslremitir anteriore llella linea clacanro-a,;tnrgalen . fl i fat ti il Biondi n. rnldo soste n itore della d i:;a rl icnlazione m rdio- l n r~ea . dice aver poLnlo imped ire durevolmente il ;;olle,·arnenLo del ca l cn.~no . e ciò da rHlo una certa lunghezza al lemho cl o r~a l c ed al pl:mt;rre in modo che i Lenrlini dei fl essori dr l piede conservanclo una dala lun !{hozza poss;.no amalf!:llllnrsi in unn ~olida cicatrice.
COL )lf'TOOO DELLO CHOP.\RT )IOOlFlCATO
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A propo~ito di l' il e e;li rarcnntn renne c>.;,;r 11d n~ li mnrlo nn fan ciullo di 1'! anni, al qual e nveva antecedentemente'praticato tale operazione, ed avendone :;~z ionat o il moncone trovò che i tendini dei mu~co li fl essori del piede areYano t.:ontrallo val ide aderenze sia co ll'n ~tra g:n lo elle co i nwscoli del lem ho pia ntare formando il l n!Lo un fnrle t f'~Sil to Ohroso . Però tal r. procPdimento sem IJJ'ava non potersi c~egu i re stante le noLe\'Oii alterazioni d e l! ~~ parti molli esi~tenLi tanto nella regione dOI'sale chr nr.lla piantare, pf'r le cruali meglio sarebbe convenuto la formazion e di un lembo interno :;econdn il proce:>so del Sed illot. Ma anche qni la moderna chirurgia ha saputo svin cola rsi da pregindiziì che fino ad ora ebbero dominio ndla Jll·nticu . Il Lisfranc in nn !HIO dotto l:wnrn su ll e disarti coL1zi oni ha dimostrato che i t e:-~su ti sei.!Jeue i11fìltrali où in altra gui sa alterali pole\'<UlO serv ire IJf' ll issimo alla w nfezione dei lembi, purchè le loro alterazioni uon fos:;rm di !Hltllrn mal igna; ciò mi faceYn naturalmente ardito ad intraprendere il processo da me idealo benr.lti! il lemho dot·::;ale fosse noterolmeule alh'rato, e la cute in diversi punii furtcnwnle a,;~ollig l iata cd ulrerata. Stabilito il metodo da ~eg uire tracciai col cannello di niLt'aln d'a•·gento due linee orizzontali; l'una ~n l margine esterno del piede, la Cjllale partendo a •15 111ìllilltetri di etro la luberos ità del 5° melatarso let·minava aila parte oslema dell'articolazione m elat a r=-o-fa l an~ea: la seconda ~ ul mar7ine interno, la quale partendo dalln. prominenza dello scafoide terminava alla parte intema dell'artico lazione falan go -melnlarsea del primo dito: ciò fallo . :llll·e due lince curve a colH·e:;sità allteriore e tracciate su ll'andam ento dPIIc linee digito-plautaJ·e e digito-dorsal e riunirono fra loro le estremità anteriori delle linee orizzontali ro· tando per tal modo dise~'llati con esattezza i due lembi progettati.
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DISARTICOLAZIONE MEDJ O·TAI\SEA
Dopo essermi accertaLo non eSÌ$lere alcuna contro-indicazione ·sia all 'operazione che alla clorofonuizzazione il .25 settembre coadiuvato dagli ufficinli medici del presidio sigg. Maestrelli, Pasquale, Miano , Maccagno, )Jartiell o, e Grisanti, praticai l'operazione nel mocln seguente. Situato l'infermo supino sul proprio leuo col tronco alquanto sollevato e col piede da operarsi leggerm ente spOI'gente dal letto stesso, fn dapprima prati cata la fasciatura elastica portando il laccio costrillore alla parte inferiore della coscia: disposto l'apparecchio per la neb ulizzazione carllolica venn e praticata la cloroformizzaz ione la quale riuscì prontamente e fu egregiamente direlln dal capitano med ico signor Maestrell i. \1 entre l'a,;:>isten te signor dottor Pasq ua.le ten eva ben lìs,;a la ga mba. imjJUgrwi J'estrem itit del piede con la mano sini stra e percorsi colla punta del coltel lo di Syme le linee antecedentemente segna te col nitr•ato d'al'gento interessando tutte le parti molli della r egione fino alle ossa: ciò fatto formai il lembo dorsa le rasentando i meIntarsi in modo da comprendere nellemho tutte le parti molli della regione dorsale. 11iunto all'a ltezza dello scafoide e del cuboide trorai quest'ultimo ridotto in un ammasso fnn goso, ben poco restando della sua compage; il legamen to ad ipsilon quasi per intiero distrutto e la parte esterna dello scafoide co rrosa dal processo carioso . Fermo restando il calcagno contro il letto, stirai<' in allo il lembo du un assistente, esercitai sul piede un movimento di esagerata estensione, e recidendo con lacilità il legamento astragalo-scafoideo superi ore, l' articolàzi one omonima restò largamente aperta, onde potei con facili tà tagliare i legamenti piantar-i ed interni , c lussando il piede in avanti ed in alto strisciare colla lama del coltello a piatto di etro le ossa compiendo il di stacco del Jem bn piantare.
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COL YETODO DELLO CHO PAHT liODIFl CATO
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Ripulita la larga ferita si osservò che la parte del calcagno la quale si art icola col cuboide era pure colpita da carie: la. porzione alterata fn immediatamente asportata mediante alcun i tratti di sega, rimoYendone in pari tempo quella sinoYiale direntata e~sa pure fungosa. Tolta In. legatura el~st i ca non ~ i ebbe a lega re che la sola arteria pedidia, la quale era sta ta tagliata nel punto ove si approfonda fra i metatar·si; i lembi poi si fecero lividi dando luogo ad uno stilicidio sanguigno il quale perdurò per· circa '?O minuti. Con una spatola furono tolte le molte fungos ità clae si trovavano agglomerate nei lembi, e specialmente nel dor11ale il quale risultò notevolmente assottigliato, e perforato in vari punti. Cessalo lo stillicidio e detersa la ferita fut·ono posti due tubi a drenaggio, l'uno trasversalm ente nell'angolo d'unione di due lembi , il secondo verticalmente passando per le aperture esistenti nella parte centrale dei lembi stessi; messi poi questi a recipr11Co contatto, combaciarono esattamente fra loro e furono tenuti a posto da olio punti di sutura attortigl iata. Venne infine applicata la medicatura antisettica, ed il moncone unitamente alla metà infer ioredellagamba furono compre5si con Cascia di gaJ'Za moderatamente st1·etta: il tutto poi venne avvolto in cotone fenicato mantenuto in posto da fasciatura conlenLiva. ·•· L'operato riavutosi dal sonno anestetico non ebbe a pt·ovare alcu n disturbo, allegò solamente lieve intormentimento alla parte operata, e dopo essere stato ristorato con vino generoso e cordiali pr·ese sonno per circa tre ore. li rP-perto anatomo-patologico della parte asportata fu il seguen te: carie estesa a tutto il cuboide, al terzo posteriore dei tre ultimi metatarsi, alla faccia articolare della grande apofisi del calcagno, al terzo cuneiforme ed a parte del secondo, al 3
01 S ,\RTlCO I.AZION~: ~ EO!O-TARSilA
quarlo e~;tel'no dello scn foide. co u di:'lruzione dei legamrnli corrisponden1i. 11 giudizio formulato antecPClentemente all'operazione risultò quindi esatto, tranne in ciò che riguarda il calraf!llO la cui lesione non era stata indica1a da alcun :'egno. Le condizi oni dell' operato si roantcnnf'ro lodevoli nella giornata, cosi pure la notte successiva passò tranquilla benchè insonne: solo la temperatura r:he. prima dell'operazione era di 37° 6 rentigradi. salì nell a ~era a :wo :l per di :'tP.ndf' r~> a 3R0 il mattino segnente. 11 26 fu c.amb iata la medica tum la quale si r·isrontrò intrisa di ~ i ero sanguigno nella ([lJnntiLit di circa duecento grammi; In febhre si mr~nt C'n n e moderata ron re mi s~ i n n P. mattutina, come nel giorno antecedenle. Il '1.7 la medicatura fu trovata q nasi asciulla, i lembi l e~ger menl e tumefaui !>per.ial mente l'inferiore: l'i nfermo era tranquillo e di buon umore, non allegava alcun dolore alla parte opera ta, gradì il cibo: gli furono concesse quattro minestre. Il 29 si trovò la lega tura leg-,germente imbrattata di liquido sanioso, ed aumentata la tnmefazione dei lcmhi talchè, si giudicò conre:n iente allentare due punti: la parte si manteneva però indolente, la temperatura salì a 3!1° 3 C ri mettendo nei giorni successivi: alle quauro mine~trP. furono aggiunte due uova al guscio e cento grammi di vino generoso . Il 2 ottohre rinnovata la medicatura si ri!'contr·ò diminuita la tumefazione, la un ione per prima intenzione si trovò formata in var·i punti specialmente ver·so la parte ove migliori erano le condizioni del lembo dorsale: furono tolti tre punti ; il movimento febbrile appena accennato; nessuna ~offerenza: si concede quarto vitto. t) ottobre. - Viene eseguita la sesta medicaturn, il moncone è di bell'aspetto, la suppumzione è scarsa e di hu ona na-
COL METO DO llELI.O CIIOP.\HT MODIFI CATO
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tu1·a, la febl>re si può dire cl'5~atrt: si conGede mezzo rillo. arI<Osto e l i)O gramm i di rino ~e u eroso. 9 olloltl'e, - Continua il benessere locale e genf'rale. la ~upp urazioHe si manti ene i'Garsa e di buona natura, sono tolti gli ultimi tre punti: oltre una dieta ricostit.uentesi pres1•rirouo giomalmenle trenta grammi di sciroppo di ioduro di frrro nnitamente a trenta centigrammi di ioduro di potassio. 2 .~ ottobre. - Seguita il benes~ere generale e loC<) Ie i lemhi sono saldati c.ompletamente tranne nei punti peri'Msi ùal drt'Hag-gio ed in un piccolo tralto ove il lembo dorsale r1·n moli tJ a ~sollig li ato. Si osserva con soddi:;fazi oue, i\he l'infermo può imprimere al moncone movimenti d' estensione e di np:;sione, e r.lte tali movimenti sono liheri. come nrllo stato !'ano. ed indolenti: il piede conserva la i'Jta po::izione normale, non esistendo alr:un sollevamento del tallone. La tumefazione del moncone è piccolissima: nessuna Lra~: c ia di turgore od all1·a :d Lernzione qualsiasi si o:; serva nè al collo ·del pi ede, nè alla corrisponde11te gam ba: Yien tolto il llr('naggio che traversa i le mbi nel senso verti ca le. Nei giorni 3, '13 e 22 novembre è cambiata la meil i··azione, e si osserva che la cicatrice tende a portarsi in alto rcl un poco all'indietro; essa è perfetl<~mente consolidata in molti punti; il pus si mantiene sca1·sissi mo: le condizioni generali sono eccellenti: sui primi del mese il vitto viene portato ai •Lre quarti. Nella medicazione che ebbe luogo il •l o dicem bre fu tollo il secondo drenaggio: si nota la comparsa di quallro piccoli asce~si sulla pa1'le anteriore estema della cicatri ce i quali danno luogo in seguito a seni fistolosi, esi o:;serva che le iniezi oni prnticate in uno di essi provarono esser·e fra loro com unica nti . . L'infermo comincia a lasciare il letto e muovP.rsi qnalcl1e poco con l'uso delle stampelle, senonchè l'arto operato si tu-
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DlSARTICOtAZIO:'OE
~IEOI0-1'.\II SEA
mefà alquanto fa cendosi livido, fenomeni che ce:;sauo lluaoclo l'infermo riprende la posizione orizzontale . I mesi di gennnio e feb braio passano senza i neidenti speciali: si osserva :::olo una certa stazionarietà nelle ·condizioni· generali e locali, di più sui primi di gennaio si manifesta una intumescenza circolare nella parte anteriore inferiore del mali eolo esterno del volume di ci1·ca una mezza noce, la quale per i suoi caratteri fisici menti,·a un asce;;so . I ncisa tal e inLumescenza risultò formala di fungo sità le quaH furono poi· distrutte colla cauterizzazione, med iante il ca 11nello di nitrato di argento, congiunta a meLodiche co mpres~ion i. Sui primi di marzo il nostro infermo poteva giit moversi per la sala, scendere e salire le scale coll'a iuto di un semplice ba;;tone senza risentire alcun dolore od impaccio alla parte· operata, sP-nzachè si fosse verifi cato il minimo sollevamento del calcagno; solo rimanevano quattro piccoli seni fra loro CQmunican ti dai quali usciva poca quantità di pus sieroso . Onde facilitare i movime nti della deambu lazione e particolarmente quelli di leva di secondo genere rappresen tata dal piede nello stato normale., bisognara ricornpoJTe il braccio cliC s.La fra la resistenza ed il punto di appoggio, già rappresen Lato dallo ossa asportale. A tale oggetto feci cost1·uire un apposito coturno nel suolo . del quale fu posta una molla d'acciaio di una forza determinata, tale cioè da permellere una. moderata lles~ i o nedel suolo. nella formazione del passo 1 ricondur.endolo pose ia nella sua direz.ione normale. Il coturno accoglie esallamente il moncone, il collo del piede, ed il terzo inferiore della gamba, allacciandosi anteriormente mediant e correggia per la qualeresta ben fissato ed obbligato a seguire i vari movimenti impress.i all'estremità inferior-e dell'arto.
COL METODO DELLO CHOPART MODIFICATO
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Questo semplice mezzo di protesi riuscì completamente, tpotendo l'operato camminare con più franchezza, formando ·un passo regolare senza risenlirne alcun disturbo. Il 17 marzo egli lasciava l'ospedale per rilornat·e in seno alla pr<>pt:ia famiglia, non restando che dtie piccoli seni ,·er·so la parte esterna del moncone, i quali presumibilmente scompariranno in un tempo non lungo. Il cnso superiormento esposto presenta , a mio gi udizio, una reale impohanza pratica e ciò tanto pel modo col quale venne modificato il pr0r.esso operati vo, quanlo pet· il risu l· tat.o finale che fu cet·tamente dei più lodevoli. La consenazione di tessuti in gran parte allemti, i quali per massima vengono asportati, p~·ova luminosamente come ·questi non solo non siano di danno e di ostacolo alla guarigione, ma che invece possono essere utilizzati vantaggiosamente nella formazione dei lembi. Il lungo lembo dorsale presenta il segnalato vant~ggio di conservare ai tendini Oes!>ori del piede molteplici e valide inserzioni che ne impediscono la r·eLrazione, obhligandoli invece a contrarre aderenze sia colla parte anterior·e dell'astr·agalo e del calcagno, quanto ad amalgamarsi col tessuto di cicatrice destinato a riunit·e i due lembi , r·aggiungendosi per tal modo lo scopo di mantenere l'antagonismo fra gli estensori ed i flessori del piede. Di più praticando un lungo lembo dorsale vengono ri spar,miate le sino,·iali dei tendini dell'estensore lungo delle dita e picwlo peroneo le quali restano aperte seguendo il metodo dello Chopart, discendendo esse fino alla linea articolare tarso-metatat·sea, e spe!:SO fino anche alla metà dei melatarsi. 11 conservare intatte tali sinoviali ha il Yantaggio di non 1provocarne l'infiammazione, e di non dar luogo agl' infìltra·lramenti marciosi lungo la gamba , essendoché i tendini quando.
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OlSAJ\TlCOLAZI ONE ~J EO!O-TA I\SEA, ECC.
restano troncat i nella caritit articolari si rel ragg•mo sotto le •·1mlrazi oni muscolari funzionando .;ome pompe aspiranti sui lif{Uidi eire si formano alla superficie ;:uppurante . Come pure l'avere conservato al lembo piantare il mas~ imo spes,;ore e la massinra lunghezza possibile ha val,;o a far ,;i cho la cicatrice cutanea ;; i forma..:se nella località più fa,. rorerole, cioè nella parte anl ero-lateral e·superiore del monrone ovn non è soggella nè a ,;J.iramenti nè a p!'t'!'sione. Cosi il com paLLu et! ahbonùante cu:-;cin elto planlare che 11e ri,;ullò val,;e a fornire di \'alido ,;o;; l. eguo la parte anteriore della volta del piede, eliminando una delle cau,;e del sollentmento del calcagno, e costituendo in pari tempo un :1.rn pio moncone sul quale poti· auu a r~ i nna protesi per qnanto ~e ru pl ke altrettanto utile, mediante la qnale la deambulazi or1e fu normalmente ristabilita. Concludo pert.1nto col ritenere che la modili eazione da m ~ apportata al metodo clas:;ico dello ChoparL abbia compl elamenLeelimioali gl' inconvenienLi a. quoti o allribuiti , conciliandoper tal modo l'aspoi'lnzione della massima parte delle ossa del piede con la conservnzion e della complela funzi onalitil deL medesim o.
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noLI Ol' CA NTELLI m agg• or e medico .
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI ----- - - -- - ---- - - -
RIVISTA MEDICA
Sul pa.ssa.ggio delle •o•tanze medtoa.mentose a traverso n fegato, per M. PEIPER. - (T/te l.ancet, 30 settembre J R~1 J . M. Peiper ha lalt.o degli esper·i menti con dei cani prov-
visti di fist.oln bili<H'e, per accertarsi se certe sostanze introdotte nell'apparecchio digestivo raggiungano il fegato. Allo scopi) d'impedire !"azione del succo gastrico sulle soslanzo impiegale egli le ha iniellntc a dirittura negli intestini . - Se veniYa iniettato lo ioduro Ji potassio, passava uu lungo iulervallo (8 o 9 ore) prima che si potcr;;se riscontrar e la presenza di questa sostanza nella bile. L'acido salicilico sciolto nell"acqua n~lla proporzione di 1 a 300 non poté ri;;;eoulrarsi nella bile; ma se ve uiva impiegata una soluzione pi ù .;oncentrala, la soslan:~.a veniva rintracciata nella bile appoua tt·ascorsa una mez:~.' ot·a. L'acido carbolico sembra passar e traver so il fegat.o solamente in proporzioni estremamente piccole. Il ferro cianuro di potassio, ed il cianuro eli !JOLassio dettero sempre risultati negativi ; quantunque quest'ult.imo sale sia stato riscontrato da Claudio Bernard uella bile di quegl a nimali ai quali egli lo aveva precedentemente iniettato nelle vene.
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RlnSTA
Sulle malattie eU cuore nella difterite. - E. LEYOF.K.(Zcils. ftH' klcn. Med. IV e Centrai&/ . .fiir die med. Wi.~ sens., 16 sPltPnJbr e 18R2 N. :37). l
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Il L eytlon ril'erisce lt't' o"scr·vazioni di difterite in r.ui ~-'l'li risconll·ò una tnic)Cat·dito ac.:uta tipic·a qnalilicnln dolla Jlt'oliferazion e intcrmuscolm•e eli nul'lei e tlalla prod uziol1C' di focolai atrofici la cui naltn•a inlìamrnalrwia era rli mosli'Ola ctn Il n proliferazione nucleare f' dalla deposizione di zol le di pi~· mento. Questa miocardite è occompngnala dnllo dc~ene t·o zionegl'ossadPI muscolo cardiaco. Però questa clegenerazinu e nè è l a misura della intensità della miocat•dile, ne sempt'<! esiste con essa. Al contrario il Leyden potè l'ifnrire alla mioco t•dile alt1·e alterazioni che dai precedenti autori erano state ripetutam ente osservate, come le ecchimosi, la fa cile l ocet·abilittl della carne del cuore e anche le dilatazioni. Quc::;ta miocat•dite ei considera come la causa della paralisi cat·Jiaca. Essa sta ali& inl't' zionc a un bel cir·ca nel rt~ppo rto della neft•ite alle malattie infettive. L e frwme l egg:ict•e di fJuesta cArdilc> infettiva possono guarire. In pt•olica è particolarmente importante il saper e chP. queste affezioni di cuore po!=!sono anche diventare mortali nellll convale~cenza, e r1uintl i è necessario che i convalescenti di diflet·ite siano atlentamente invigiloti. N ell'esame di questi mulf!ti in general e non si trova al cuore nulla di porticolar•~, in alcuni casi si ri scontra il rumore rii galoppo che il L eyden ri tiene per uno dei migliori segni della dilatazione ciel ventricolo sinistro con contra1.ioni irregolari .
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.Astoae del o&lomelano m prooeui dl fermentasione e 111111& vtt& del mtorooooohi. - (Zeii . .fur physiol. chem. VI, e Centralb . .fiir die med. Wissensch., 4 novembt•e 1882, N. 44).
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L a soluzione dr.lla fibrina e il di lei passaggio in pep ton~ m ediante la di .~·~=- li one AI'Lifìl'iale non hanno <1lclln danno dal-
MEDICA
raggiunta del calomelano in quan tila anche t elutivament.e grande; e nepput•e ne sotft·e l'azione della ttipsina. - Invece nella mescolanza del sugo pancreatico con la fibl'ina non si manifestano i pr•odolti specifici della pulrefa:done. l'indolo, il fenolo, ecc., quando vi sia nel tempo s tesso del calomelano. Anche il ga s che s i sviluppa nella diges tione .della fibrina col s ugo pancrealico è diverso se vi è aggiunto il calomelano. 1l g-as é s~nza odore scevro di acido solfìdrico contiene da 2, t, - ·JO, 4 per cento di acido ca rboniro, e fra ·6, 6 e 16, a di ossigeno; il gas che s i sviluppa senza calomelano é al cont1·ario fetente, contiene gas acido soltldrico e acido carbonico fra 14, 2 e 5-i, 6 per cento; al massimo il, 6 per cento d'ossigeno, al minimo delle tracce. Il fermento diaslasico dt~l panr.reas e quello che emuls iona i gras:::i è ·dal calomelano dannegg-into tanto poco quanto la tr ipsina. Al par i della putrefazione, il calomelano impedisce la fermentazione butirrica. Con gli spel'imenti di coltivazione nel 'liquido del P asleur, il W.asilieff potè accet•tarsi che il calomelano arresta nei liquidi di coltivazione tanto lo sviluppo degli infimi ot·~anismi , quanto la vitalità dei batteri già. s vi-. luppati. Se il calomelano opera come tale o tras formandosi in bicloruro di mer curio è cosa anMra da decidersi. Il color verde delle fecce dopo l'uso dal calomelano dipende ·secondo Bucbheim e Hoppe-Seylei", dal contene1·e la materia colorante della bile. l precedenti sperimenti spiegano ora p~rchè dopo l'uso del calomelano, è evacuata la materia colorante della bile inalterata. Nelle condizioni ordinarie la bi:lirubina é trasformat~ nel canale intestinale dall'idrogeno nascente in idrobilirubina. L'idrogeno deve le sua origine alla putrefazione della albumina. Ora quando questa, per l'azione -del calomelano manca, cessa anclte la riduzione della materia colorantA biliare, e quindi questa esce inaltei"ata. Anche fuori -del corpo l'aggi unta del calomelano alla bile fa che questa rimanga lungo tempo inalterata, menli"e senza questa aggiunta la bile diventa prontamente giallo bruna. Finalm~ nte l'autore ha pure cercato fino a qual punto nei -cani la sornminis trazione del calomelano può influire alla -disinrezione degli intestini. Alcune ore dopo aver dato ;ut
fil VISTA
gTammo di calom eluno in due do::;i di 0,50 l'una, i cani fur ono uccisi ed e::;aminale l e mlìlet·ie int·~s linuli. QuesLt.! non contenevl'tno nè indolo né ft:nolo, m a invece in d1screts abbondanzu leucina e liro!:<iua che ndle condizioni ot•dinm·Je non sono dirnostr't1bili pPl'chò sono disll'nlle dalla pulrefazionl!. D unque il culomelano spieg-a la sua azione disinfet tante !:lnclte entro il l!antde inteslinule.
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Infiuenza della temperatura e della pressione sanguigna aulla frequenza del polso. - H. NEWI::LL MARTIN. (TI!e L ancel, 16 sette111bre 1882).
Alcuni spe1·imenti eseguiti l 'arm o passa tu dal pt•orcsso re H. Nowell Martin A ùa lui desct·itti in una mem o:·ia pubblica ta rH: Ile Transat:tions o)" i!te ,'1-Jetlical and Cltiraroical Facult!J dello SI<.~ Lo Ji i\lal'ylaral suno tnt11Lo in1pot·tanli per detet·minm·e r ell"ctto d elil~ variuzioni della peessione sanf.!uigna. Qufllluo fu dituoslNllo che uumentando la pressione d•,lle arterie il poi!=<O si t·.allcnta, fu suppo;;to che la maggior r·c!:'istellzfl elle il venlt·icolo doYeva supet·are obbligasse ad unu più luuga !=<i~ùol e e questo fosse uu elfetlo tlireLlu della prcssiouc sul te ~s ulv lllti~colare del cuore. La scorwrta di un ccntt·o Hlùderatol'e cardiaco nella midolla allungnta ;:timolnln dalln Aumen tala pressione sanguigm-t c di un centro accchwaLot'A ~Limol alo dalla pressione clirninuita c il concetto che alla azione di questi centri fossero rla riferirsi gli ettbtti d esc.l'ilLi dal Mat·ey r e!-ieru neces;.Rrie ullet•iori investigazioni pet· :stabilire se le variazio11i IIC'IIa prt,ssione sanguigua hanno qualche influenza. diretta !<ulln fre1fuenzn del polso . 1 risultati oltenuti da osservator i degni oli ferie, I'H eidl'nhain, il Luuwig, il V . Bezold cd altri fut·ono cosi di,•et•si che nessuna lìducia si può r iporre in lot'O. Il prof. Martin eliminando apparentemente ogni sorgente d'ert•or e è arrivato a risultati costanti e preci si che spi egano pure le indicn:.::ioni conlraJdilorie dei precet.lenli nsscrnllm·i. Il suo ru odo d i p1·ocedere é il seguente: l' animAle, un cane, P- opet·ato Ji LracheolomiR, indi !=<Oltopo!=<to ,)
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111lu azione del curar e, della mol'fìna o del clot·oforme, ed a llacciale la arterie carotidi comuni, nel capo cen Lrale di esse e intcotlotta una cannulu. Stabiltta la r e:;pir·azione at·Lilicia.le, tolla la parte anler-iot'e e i lati del tora•:e sono allacciate le due artet•ie succlavie sot.to la origine della loro prima branca. U 11 ramo di una cannula metallica curva è introdotto nell'aorta, e cos i iulet·celtat.a la ci!·colazione ttllt•avcrso tutto il s istema at·terioso, t::ccelto le cot·onarie. Le due ,·ene cave e la veua azigos ~ono legate e nello cava s upeJ·iol'e ùal lato ~;A t'ùiaco introdotto un ~t·osso tubo in comuni cazi on~:~ con una bot.:cia piena Lli sung ue dcfibt·inal<.). Allora sono aperte le cat•oti1li e tutto il s ang ue del cuore e dei polmo ni è caccia to ùfll f'O n ~ue d t~ fìbt·inato . ì'.Jentre s i sta t'a ce11do questo, i-· i11teodotto uu termomett·o nella at·tcr·ia s ucclaviu si nistt'8. L·auimale b allol'a lras pol'tato in una camera calda umida; la cava s upcl'iol'e posta in cornuuicazione cun una boccia di MariotLI:}, da cui il s angue Jefibrinah Sùllu unu prcssi0ne conosciuta e t~Jcilm c nte t·egolata pas~a nella vena e nellu OI'eccbielta des tt·a. Il sang ue ~go rgundo dall'aorta è raccoltoin un allm boccia si mile. La pressione venosa si può là l'la cambiare alzando o abuussaJ1do la boocia di Mariotle, e la pressione arteeiusa pu6 uuruentare o Jiminuire ttlzanòo u abbass ando il punto d'uscita del tubo unito cou l'aut·ta. Tutto essendo pronto, la pre!<sione al'let•iosa mis ul'ala nella car o-· tide variava f1·a i limiti di 40 1nm. e :HO mm. di n1Pr curio ed erano pre~i tracciati Ji essa e della ft·equenza del polso. B enché ques to fosse ripetuto mo lle volle oea rapidamente ora gradatamente non fu mai trovu~o che avesse infiuenza sulla frequenza del polso che g t·adataroente e uniformen~ente abuassava. Se la pressione venosa e aeteriosa eeano insieme aumentate, il caeatter e e la fcequenza del polso erano profondamente altet•ati. Se, tenendo costante la pr essione arte1·iosa, s i faceva variare la p1·essione venosa col solleval'e o abba~sat·e la boccio ùel Mariotle, la frequenza del polso non pativa alcun cambiamento. Gli s pei·imeoti che fu1 1111 0 spesso t·ipctuti, essendo s tati usati alternativamente il <.!urare, la morfina e il cloroformio per es cludere la loro jnfluenza, mos trano che le variazioni nella pressione S(Jn--
RIVISTA
guigna sia artct•iosa che venosa non hanno azione ùir Plla s ul la frecrnenza del polso . In un'altra serie di spet•ime nli, il prof. Martin mantenne la pl'es!"iono l'angui~na nelle arlet•ie e nelle vene a un livt:l lo cn~ta nte, ma fece variare la temperatura del sang·up clefìbt·inato fornilo al cuol'e; t< trovò che la fl'ecruenza dt!l polso ris aliva aù ogni aumento ùi tempera tura del sang ue. e col ralfl'eddamenlo scendeva. Il fatto dell'acceleramento del pols o con l'aumento della temperntura é nolo da mollo tempo, ma era spiegabile con due teorie. Il sangue calJo poteva agire direttamente sul tessuto del cuore, o paralizzando il centro cat·diaco-inibilorio nella midolla allungala. indirettamente r eagire sul cuol'e. Il Ma t·tin ha Ol'a dimos trato che il cuor e di un cane completamente liberato dn og ni possibile influenza dei centri nervosi fu01·i di esl'o. r allenta la frequenza dei s uoi balliti di minuto in minuto, nllorchè abbassa la tempet•atura del sangue che passa ~, ,. l'arteria coronaria e accelera i s uoi bolliti allor ché la temperatura aumenta; e r imane ancora da provar e che l'aumentata frequenza del polso nello stato febbrile l! in qualche maniera dipendente da paralisi o eccitazione dei centri Cflrdiaco-inibilorio o cardiRco-eccitatore nella midolla allungata. CercandG gli estr emi di temper atura compatibile con la ' ' iiR car diaca fu trovato che il cuore di un cane batte regolarmente e lentamente a 26" C, e r egolarmente ma rapiùamenle e debolmente a 41" C. Il prof~ssor Ma rtin fa veder e come con questi suoi sperimenti si possono s piegare i ris ultati d«:>gli a ltri ossei'YAtori che si affaticarono iutorno lo stesso problema. P er e~. il V. Bezold in a lcuni sperimenti sui conigli CUI'Ili'Ìzzati con Lutti i nervi estrinseci del cuore recisi aumentò la pressione sanguigna in una di queste tre maniere: Egli innalzò la par te pos teriore dell'animale spingendo così il sangue ùa l ventre al cuore; o dopo aperto il torace strinse l'aorta gius to sopra l'origine della at•Leria succlavia sinistr a; o iniettò in una carotide sang ue di vitello accuratamente scaldato a 38• C. Con ciascuno di questi metodi non solo era aume n•tata la pressione del sangue ma era pu1•e innalzata la tem-
liE DICA
p e>r alut'a ùel sangue nel cuot•c, c cosi ero pl'l)• lollo l'num e nto della f't'C'JUeHza del polso. Nel primo sperimento il snng ue adJomina lc qua~i due cen time tri piu caldo che nella v e na giugular e cstet•na era fallo r etroceder e vCt'sO il cuore i n eccesso. Nel secondo spet·i mento quando l' aot'lfl et·a ~ trella il sangue forzalo ·nell'norta rilm'na va dolla tnsta e dai mem bri anteriori mollo piu rapitlamc ulc di prima ed una maggior f(Uantità di sa ngue altraver snva i polmoni in un dato tempo, e s iccome sempt'l:\ la s le~sa qunnlitù òi at'ia fr·edùa era asp irala nei polmoni con la t•espit•azione pr·tifìc inle, il sangue s i r affreddava molto meno, o in altre pnt·ole il sangue allora arrivava ai vasi coronari più ca lùo e cosi aumentava la frequenza del polso. (': stato dimostralo che un effetto del curare s ui cani è di abbassar e la temperatura del sang ue venoso di 3• C. Ammette ndo che produca la stessa azione nei conigli, il sangue di vitello a 38• C. intr odotto nella carotide nel ter zo s perime nto era 3• C. più caldo di quello ùello vene, cosicché anche qui i mezzi usati per aumenta re la pressione del sangue, aumentavano pure la temperatura. Il prof. Ma t'lin è riuscito aù eliminare r1ucs te sor genti di erroee ed ha ridollo un problema compJe,-.;so alle sue piu s e mplici condizioni ed ha cosi ottenuto dei ris ultati di grandissima importanza.
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HlVJSTA CHIRURGICA
--Affezione doloro•a dell' ap ,flai ma•toide guarita me diante l'apertura oon la •gorbia. - l<nAr>r - (7.eifs . .f. 0/tren/tl'ifk XI e ('pn/ra/1, f. m erl. \\'i.~s. - l i nltnl.r l' 1882, N• 401•
Una ragazza di 16 anni soffriva da tr·e mesi un dolore continuo nella regione dell'apofisi mastoidea sinistra che di Ili s'irradiava su tutta la me tà sinistr·u della lesta e a lraLLi anche sul vollo e sul collo. Conseg uenza di questo e1·a l'insonn ia e la inettitudine alla più piccola occupazione mentale. La pelle sulla apofis i mastoidea s inis tra er•a leggermente an·ossala e tumida e mollo dolente al tatto. Il canale uditivo esterno era normale, la membrana del timpano appena appena intorbidata. Partendo dal concetto che es is tesse un c1·onico processo infiammatorio nella apofisi mas toi ùea sinistra e fossevi ristagno di un liquido mar·cioso o sanguinolento, il dott. Krapp pensò di apri•·e con la sgorbia l'apofisi mastoidea. L'ofìso apparve nei suoi strati esterni fìno alla pro fon~ dita di 4 mill. bianco e lucido, ma nei suo i s trati più pr·ofondi imbevuto di sangue. La sostanza ossea era tlapperlu~lo compatta. Quando la pr·ofondilà della breccia raggiunse 6 mill. la sonda in<'ontrò un tessuto fib1·oso molle, dal quale c on una dolce pr·essione spicciò in m ediocre quantità del sa n!Z'Ue scuro, che subito s i arrestò col cess are della pressione. Di pus non ne usci una goccia . Considerando la quantità v '
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del sA n~u e J'aut0r·e pen:-:ù d •·· t !"::ì" Jll'oV•' nh,:;t• du l s<:>no ti·as vet•so, ili cui o la s§!CwiJ•a· •> lu ::W itda H ,·e:-~•-· t·u fa tl1• unu piccola apertut·a. Dopo l'ur·l'eslo del s ung ne la f't m ltt ru chiusa con cinr1ue punti di s utu1·a noclosu atLi'aveJ·so la pe llfl e il perostio e coperta con cotone ussot·bl'nle . LA ~ual'i f! i o n ~ S!::gui pe1· pr ima intenz1one e la mala ta ru lasciata gua r·ita dopo t i giorni. Il dolore nella l'egione d Pila apolis i ma~ toid ea er·u scomparso e poscia non 8 più to!'nalo . Il cloU. Krapp ~ di pal'ere c he in q ut)s to Cèi SO si tt·ullf>sse di una mas toid1le ct·onica con es ilo di sdero~ i ; il cui !'intum•• pr incipale ero il dolot•e continuo li!"sn nella apofis i ma!"tnidea ed irradiantesi nella m eta sinistra della testa. La maf?).!iOI' par te rli questi cas i guariscono s eC\mdo l'auto re col ri posv nel letto e un cot•rispondenle trattamento ig ie ni co senza oper·azione, la quale è solo indicata I{Uanrlo non os tante il r-egime ri goroso, il dolore di lesta non cessa e i s intomi ;;ono in({u iHtan ti.
Teonloa della medioatura ool lodoformio, pee il D. MoSETIG. (Archioes méclieales belges, ottobre '1882). Lo iodoformio può adoperarsi in rliverse m aniere. E cco le principali formule di Mosetig: 1• Poloere. Mosetig si se1·ve della polvere put•a, e fina invece della pr eparazione in g rani grossi, o cristallini . T utte le parti della ferila anche le piti piccole sono messe in contatto con il m edicamento, la t•iunione per p1·ima intenzione non viene intralciata da ciò ed infine questa polvere viene nliminata piti facilm ente . Si vuole ottenere una riunione per prima intenzione? Lo stato polverulento deve essere mollo sottile; le cavità, s econdo la loro grandezza, saranno cosper se di uno str ato della spessezza di una costa di coltello, dopo di che si può essere tranquilli sull'andamento della ferila. È inutile, ed in certi casi potr ebbe anche essere pericoloso di r iempirle completamente. La mas s ima dose impieg-ata da Mosetig è stata di 70 gl'aromi; la dose ordinaria, è di 20 a 40 grammi, e meno ancora nei fanciulli .
Rl VISTA
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Pet· spar get·e la poh·ere si serve di una spatola, di un cuc.chiaio o di strumenti a naloghi. Billl'oth, si se!·ve di una :.mccheriet·a or·dinat•ia di vetro con coper chio pertugialo, o di una penl poiverizza tf'ice. l recipienti in vetro Jevouo ...,:;sere di pt·efet·enza colorali in giallo bt•uno, porcLé la luce allet·a mollo r apidamen te i l iouorormio. 2• Lapis. Moselig si sel'\·i in sulle prime di un portamedicamenti pet· l'applica.:iono del iorlofot·mio nell'interno \Ielle cavitò, e delle s inuositò, ma egli vi 1·inunci6 presto e s i servt tn se~uito di lapis compo;;ti d i gomma dragante, di g-elati na, e di burro Ji cacao, come nelle rormole seguenti: P er i lapis m olli: iodoformio pol"el'izzato, e gelati na, a pa1·ti eguali, P er i lapis du r i: ioùol'ot•mio polverizzato, burro di cacao a par·li eguuli. La proporzione del iodofot·mio può essere duplicata . 3• Cotone iodoformi:ozato. Questo si prepara con bambagia in manier a che la poi vere vi penett•i con facilita e vi re ~ti ade rente. Questa preparazione pu6 con tenere da 10 a 20 p . 100 di iodoforroio. Se vuole ottenersi una prepa l'azione con dose più forte di iodol'ormio s'impregna la stoffa di colofonia e di glicel'ina, la polve!'e vi aderisce fortemente e la pl'opc.rzione si eleva a ~o e 50 p. 100. S'impiega il cotone al iodoformio pe1• t•icopt·it·e immed ia ta mente la fel'ita antecedentemente cospa!'sa di polvere , in maniera da proteggerla contro le possibili decomposizioni delle secrezioni, che imbevono lo str·ato ovattato protettore. 4• Laoande. Le lavande con la soluzione nell'etere sono molto attive. Mosetig racco manda ancora le emulsioni ne ll'olio di ricino, di mandol'le dolci (Gublet' con:;iglio in Gei'mania l'olio iodofot•mizzato) e la glicer·ina . 5• iniezioni parenchimatose. Queste sono destinate, secondo Moselig, ad aver parte im portantissima nella chirurgia. Egli si se!'ve di una siringa graduata, con stantu n·o a vile. Il liquido ini~t lato é un'emulsione composta come
CHIRURGICA
segue: jodofoPmio f>O grammi; glicerina 40 grammi; acqua Jislillola 10 grammi; gomma dr·agante 30 centigrall1mi. 6• Collodione iodo.formi:uato. KusleP lPaLLa te piecole ferite recenti con collodione ioùot'ormizzalo nèlla propoez10ne di ·10 p. 100. Egli ne spande con un pennello uno sLralo molto spesso sulla linea di sutura ed oUiene con eguale rApidil.à la riunione per prima int.anzione delle feriLe con suture ill parli in cui non fu possibile adoperare la med~ calm·a compressiva anLisetLica come p. e. la resezione del mascellare inferiore, le fe.r ite in corrispond~nza dell'ano, o delle pat·ti sessuali della donna. Le ferite di due lt'acheotomie fatle per difterite e di tre altre op~t·azioni, furono medicate con quesla soluzione, senza che s i osservasse alcuna complicazione, menke che sopra cinque ferite per kacheotomia trattate con la med.icalura fenicata , ve ne fu una che divenne difterica. Ogni allra medica tura antisettica di viene inutile, una semplice lavanda con acqua pura, è surficiente. Sarebbe egualmen~ illogico ùi ricopr"it•e una ferila iodoforroizza la con la medicatura feni cn ta, che é vol~:~tile, mentròche il iodoformio é molto più st.ubile. È necessario pritl)a di ser virsi del iodo!ormio, .di arresta.re completamente le emorragie; fallo questo si spolverizzano lutl.e le parti lese. Lo iodoforroio cosperso in straLi sottili, non impedisce la rj.unione per prima intenzion.e neppure nelle ret'ile articolari. Ma non bisogna dimenticare di favorire lo scolo seci'etivo pet· mezzo di dr.enaggi ordin.ari. Mentre che col melodo di Listar, la medical..ul'a proLetLrice deve impedire la decomposizione ~ile secrezioni; la stoffa protaltrice nella m~ ilicazione col iodoformio dev.e assorbire, e fermare i liquidi, perchè l'eccesso di jodo!oi"mio ·rende impossibile qualunque decomposizione ~:~ulla ferila quando anche si effettuasse nella medicatu.r a Rrotettrice. M oselj~ rtcopre le piaghe sempficern.ente con b&JW.agia al iodofovmio, e con èotone idrofilo, Un pezzo di lelfl i!llpermet~bile ·:pos4o sopra la· tnedicatttm impedi ~e~ fl.no ~d . l,tn• c.erto pu.nto, la dilfusione dell'odora di jodo(ormio tanto -ubbo1'ri.to .d~ certe paraone. A meno d'in.. <.J..i.çazione speeiale, la ~ica~ura allo . io,eiooormio non deoe 4
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essere rinnotJata. Il passaggio del pu!! attraverso la medicatura non iba valore maggiore di quello che ha nella medicalura alla Lister1 perché l'asepticità non risiede nella medicatura protettrice, ma nel medicamento messo a contatto con le superfici suppuranti. L'andamento delle ferite iodoformizzate è pt::r lo più afebbrile, però in qualche caso si verifica una febbre di riassorbimento al primo giorno . . Non s'impiega l'acqua per nettare le ferite, ma si nettano i soli margini con ovatta bagnata, e non si aggiunge un nuovo s trato di iodoformio, se non quando la quantità adoprata la prima volta dopo l'operazione fu consumata. Per la più parte dei casi non è necessaria una seconda applicazione di iodorormio s ulla ferita . Lo i9doformio non produce alcuna irritazione sulla ferita e la sua azione sedativa rende subito la piaga indolente. La formazione dei nottoni carnosi è vivamente favorita; la cicatrizzazione pertanto è un poco più lenta di maniera che più tardi bisogna procurare di attivarla cogli irritanti. Mo!'le'l.ig si serve a tal uopo della polvere di sotto-acetato di piombo. Le secrezioni diminuiscono sensibilmente in seguito a questa medicatura; esse non sono mai purulente ma piuttosto siero-muccose. Lo iodoformio un po' per volta si elimina completamente. (Gussenbauer ha visto una sola volta ia sua inclusione lemporanea nella ferila} . Lo iodo(ormio si assorbe molto rapidamente, ma si elimin·a con uguale facilità. Esso si trova nelle urine quàlche ora dopo la medicatura, sotto forma di ioduro di sodio. Del resto gli effetti dello iodoformio sull'organismo non somigliano per niente a quelli dei sali iodici; non si osserva nè la corizza, nè il dimagramento, che anzi lo stato generale ne resta avvantaggiato. Le iniezioni parenchimatose ratte nelle nrticolazioni malate e rungose hanno dato buoni risultati. S'iniettò una soluzione eterea, nella proporzione di 1 di iodorormio per f> di etere (due volte per settimana una mezza siringa di Pravaz) nelle masse fungose , ed anche nelle a~ tieolazioni. L'iniezione produsse un vivo dolore ed una leggera reazione locale; ma il gonfiore spari in tre casi dopo la quarta iniezione, e la tumerazione scomparve completa-
CHIRURGICA
..mente alla fine di 4 o 5 settimane. I movimenti tornarono mormali, ed il dolore divenne pressoché nullo. Questo metodo non si deve adoprare che nei casi di tumori bianchi recenti; quando la suppurazione si è stabilita ~è da prefo:~rirsi l'incisione locale. Si ottennero in appresso buoni risultati nel trattamento .degli Accessi f1·eddi (aspirazione del pus, iniezione iodofor· .®ica, poi forte compressione per mezzo di assicelle gessate). WOtfler cita gli eccellenti risultati ottenuti da Billrotb con .l'impiego dello iodoformio nella cavità buccale. Diciotto carcinomi della lingua furono operati dall'aprile ...all'ottobre del1881; e nella maggior parte di casi l'arnpu· •U:lZione della lingua fu totale. Nella più parte dei casi pure l'operazione fu accompagnata dall'esportazione pari:iale del . pavimento della bocca, della ~rlandola sotlomascellare, dei , gangli, ecc. La legatura della arteria linguale e spesso anche .quella della faciale furono praticate precedentemente. . Tutti gli operati guarirono. L'andamento della fe rila fu .• sempre privo di reazione, e la guarigione si compi senza .alcuna di quelle complicazioni che si verificano in se~uilo .. alla esportazione della lingua. La ferita di sutura communicava con la cavità buccale, .che provveduta dì tubo a drenag~io non restò alcuna com.municazione diretta e non si osservò piu dopo la guarigione .Ja perforazione della base della bocca. S'introdusse nelle cavità buccale, dopo ciascuna operazione r un pezzo di colone iodoformizzato lungo da 1!) a 20 centimetri lArgo circa tre dita, e· ripiegato 4 volte sopra se stesso~ . questo tampone fu fortemente compresso nella cavità della ',ferila. Questa piccola quantità di iodoformio bastò per ren-dere la ferita asettica in modo completo e continuo. Il pezzo .·di cotone restò generalmente aderente per cinque od otto __giorni; non cadde mai da se stesso nd primi giorni, e non si dov.elle rinnovare mai quand(• il malato si nutri di ali. menti liquidi. Quest'azione antisettica dello iodoformio nelle operazioni ...della cavità della bocca è stata egualmente e sufficientemente ...constatata anche da altri ossenatori.
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lnduenza det mionrgantani aulla caria dol cl.tnte uma.no- WJLLOCGO Y l\I JLLEA. - (Mie . .fur e.ct•· Patltol. X VI e· Deut. med. \Vocltens., 18 novembre 1882, N. 47).
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Ft·n pi(t cJi 1000 la:;li di den ti cariati ùal tlott. Millet• ese-· 1-(uiti ed nccu ratamenle esaminali, uon v e ne fu alcuno in rui non si tt·ovasse dei fu nghi penetrati prolò ndamenle nel to.::sulo dentnl'iD sia che la corio fosse in un denlo Yivente o in un den te morlD. I r esultaLi controdd ilor i dei pl'ecerlenli. oJs;;erqlLori hanno In loeo re gione specialmente nel fallo che i l01·o m et0di lli colorazione erano insuff-icienti a mettere in evidenza fJuesti piccoli. or_gani:«mi. Una soluzioon alcoolica. di M ngdala (anche con lo fucsina, l'azzurro di m etilenifila e il bt'\1110 Bismarck 8i hanno buone colora zioni) sembra essere il m~zzo più acconcio per potere scoprir •} tanto n ei tag li l ongiludinali quanlo nei trasver sali i ~~·uppi di batteri. ~ e i primi si vedono circa 2 mm. dalla peri feria del dentenumerosi globelli r olondeg-gianU di 10-100 mict·omillirn elri di lun;;hezzn e d i 5-50 di largh e:aa racchiusi in a!cune dilat.a:~.i o ni p1ù o m eno g r andi dei canAlicoli della ùon laria co .... sliluiti <la fun ghi st J•ellnmcnte pigiati f1·a loro. Un t~glio LJ'asversale m ost1·a il margine veJ'SO la super tìci1! ùc! lla cavità ,Jcnla r ia cofli tuilo da tossulo dentale disgr egato con f!l'llnd i masse di micr ococchi, bncilli e ~lame nti di leptolhri x.-Gii ultimi che mancano in alcuni prepArflli, pen et.rano, sec0ndorespericnza de ll 'au tore~ n ei cannh•lti della dentina quando1\·sso dent.ru·io è m ol to aHer alo. U n batterio spociale come fu dc~riUo pr imit"rffmenle dal Cltu·k a eu i' si d~bbn attribui re .la ·part.e. pri ncipale nell'A o 1•i~in e dello cat'<le, Il MiiiEitnon ha potu to confermare; egli noppur·e Ammolle In• generazione di vibri<mi nello i ntern o dei cAnalelt:i . Gli esper i m enti ·sulla g-ener azio ne arliiì cis~o dt>lla carieche egli inLrapt•ese in gran numer0 co ndu~soro lll lo seguent i: conclu sioni: che la perlliltl dei sali calcarei dalta (ru ale comincia la carie ò specialmen te prodotta dagli acidi gerierati dalla fe1•m enLaz.:ione neHa cavità buaa:J<&; che- per tat mode> lo smalto .se ne vo; che dell'osso ùcmta'l'io rimMe Ur'(a ma s~a poroso, che è subilo alior ata rtel mod--o soprntlesct•itte> dalla.
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CHIRURGI CA
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irmmigrazione dei fun ghi. Ma s empPe la penelra zione dr i funghi è pt ecedu La dalla azione degli aci.di, p erehè i fun g hi p er s e stessi non bRs ta no a tt)gl ier e i sa li calcarei dal tes~ uto del dente o a perfot•arlo, cos icché una· vera infezione p rimitiva d'm~ dente completamente sano sembrn· non poler s i .a mmeller e. Le s uccessioni patologiche sono le s eguenti : Es ll•azione de i sali calcarei per l'azione degli acidi ; m orte del tes!-;uto per la ùistt•uzione delle fibrille di dentina; disfa-cimento llel le:;suto m orto. I l secondo s tadio è quello dcte rminn t.o principalmente dalla azione de i m ict•o rganismi. Oltre r(lW$:t i resultat.i mollo pratici, .il la.vot•o del du llot• J'vUIIe t• ha un Rllo interesse per la questione della costanza m orf>Oiogica delle specie di bacilli. Gli an!A'~cedent,i osser\'a•tq ri tlVevano f~;~rmato la·loro attenzione sul faLt.o del trovarsi ·n ei canali di dentina delle produzioni in parte a fot'mèl di 'bas to ncini o di fì lamentì e ques to avevano . spie gat,o amm ette ndo una s pecie di concm·renza, corne se ave!'ser o conquistato il campo quelle specie dr funghi che et•ano venute innanzi alle altre. L'autore dimostra chE\ non ha 'l uogo un favorevole co ncol'so di circostanze, ma il passagg io g ratl ua1'6 dei lung hi bastoncini in corti e dei cot·ti in 'lnicrococchi. Mentt·e, come già fu ricordato, i filamenti di ·IP.pto lhrix sembrano partecipare alla. im•asione solo A Il n -supet•fìcie, le forme chiaramonte bacillari peTYelrano pro fon· .clamc nle nei più sottili canalicoli e più profondame nte an• ·rora i .ffiicrococchi.
'Sulla oommo~IOJUt cerebrale, pet• il D .. DUP"-A•Y. (Archices m (:dir:a les Belges-, marzo 1882).
'· P er mezzo di una serie di es pet'imenti s cienllfìei, M. Duret ·ci ha m esso in grado di esporre il mec-cani ~lno -della com•mozione cet•ebra·le. ' Ricer cf\'ndo l'e cause ed il meccanismo della commozione cer ebrale prodotta per mezzo di violenti iniezioni nell'inrterno del cranio, M. Durel è arruvato a r iprodurre le forme .cliniche della commozione; considerando <Che il rallenlamentò
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del polso e della respirazione, l'aboliz;one dei fenomeni in- · tellettuali sono i sintomi più salienti nella sindrome della commozione, e riflellendo che a seconda delle più t•ecenli nozioni fisiologiche, la midolla allungala é il centro della.. vita cardiaca e polmonare, che contiene delle fibre cile met · tono in relazione i centri inlellelluali con il mondo esteriore,. M. Dure t fu indotto a fare delle ricerche sulle lesioni d i· questa parte. Per esagerare la scossa prodotta sugli emisferi cerebral j, egli iniettò un giorno bruscamente 100 grammi di liquido nel cranio di un cane vig<lroso, a traverso un piccolo foro pralicalovi. Il cane restò m01·to all'istante, ed all'autops ia si trovò un'enol'me ,dilatazione dell'acquedotto del Silvio e · del canale centrale del midollo ed uno sfibra mento del p avimenlo del quarto venlricolo. Esaminando attentamente · 'luesta lesione, M. Duret rimarcò che le pareti erano rovesciate in fuori, come se l'al~razione fosse stata prodotta da una violenza che avesse agi to dal di dentro al di fuori, . dall'interno del ventricolo all'esterno e concluse che: sono l'infl11enza di con>Jiderevole pt•essione cerebrale rapidamente esercitala alla supt:~rflcie degli emisft>Ti cerebrali, il liquido · cefalo-rachidiano contenuto nei ventricoli laterali et•a. stato · caccialo rapidamente a traverso l'acquedotto del Silvio dilatato e sfibrato nel quarto ventt·icolo e che questo dilatato~ oiLre misura, e non potendo pt·esentare a questa invasione , che un ol'ificio di scolo troppo pir.colo, era scoppiato. Pet' provare che questa lesione del 4• ventri colo era stata · veramente cagionata dal lirtuido cet'abro- spinale spintovi dal traumatismo sperimentale, e per prevenire l'obbiezione cho· qut:lste lesioni sono l'effetto del liquido iniettato, M. Duret ripetè la medesima esperienza con un liquido colot•ato, e coagulabile, e si produssero le medesime lesioni. Bisognerebbe ora dimostrare che questo brusco affluiredel liquido cerebro-spinale prodotto da una iniezione di liquido coagulabile alla superficie degli emisferi, esiste rea lmente nei traumatismi che si manifestano sul cranio. Gli esperimenti di Brun, di Felizet, hanno provato all'e~idenza che il cranio è depressibile ed ela~ tico in &lto.
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grado, che si produce un cono di dep,.essione sul punto pel·-
cosso, mentre che all'estremità opposta dell'asse di percus· sione si produce un cono di solleoamento. Quindi noi non sapremmo più non ammettere lo spostamento, e l'eccesso di tensione del liquido cerebro-spinale, perchè i colpi e le cadute sul cranio abbassano in un punto l'inviluppo osseo dell'encefalo e questo é incompressibile. Siccome noi sappiamo d'altronde che il liquido cerebrospinale trae le sue sorgenti dalle tenuissime guaine che contornano le fine arteriuzze della sostanza nervosa, che di lé. si spande alla periferia dell'encefalo negli spazi sotto-aracnoidei di più in più grandi, che penetra nei ventricoli per la grande incisura cerebrale per discender e poi verso il quarto venLricolo ed il canale centrale della midolla per mezzo dell'acquedotto del Silvio, ci sembreré. naturale d'ammettere che il primo effetto dell'aumento di tensione in questo liquido deve es:iere il riflusso verso le sorgenti da una parte, e dall'altra verso le sue vie naturali di deflusso. M. Duret ha caratterizzato questo fenomeno con un motto felicissimo -choc cefalo-rachidiano. Se questo choc é di mediocre intensità come quello che s i riscontra in un certo numero di osservazioni cliniche, le lesioni si limiteranno ad un semplice aumento di tensione del liquido cerebro-spinale, e ad una momentanea compressione dei vasi della sostanza nervosa. Ma supponiamo uno choc più violento, il rapido affluire del liquido verso le guaine limfatiche produrrà la rottura dei capillari sanguigni e questa rottura si manifesterà con puoteggiatlll"e sanguigne, e con focolai miliarici. Il luogo di queste prime lesioni della commozione è determinato dal punto ove il colpo ha prodotto il cono di depressione, in appresso all'estremità opposta dell'asse di percussione cioè al cono di sollevamento, ed in altri distretti della superficie degli emisferi. Di più siccome lo choc si fa risentire sopra tutto il liquido cerebro-rachidiano, cosi questo liquido distende bruscamente le lagune sotto-aracnoidee che lo contengono, ed i vasi che traversano queste lagune vengono lacerati; infatti qualche volta l'asP.etto dei focolai emorragici riproduce fedelmente il Lragitto de!le lacllne sotto-aracnoidee.
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RIVISTA
Qualunrrue l"ia la localilà rlello choc, se rrnesto è violentosi produce un'onda di percussione nel!e caviLA vent<ricolari per una strada che in seguito di questi stu•ti, ormai si puti ritenere nota: dai ventricoli laterali illirruido passa nel ventricolo medio, s'ingolfa nell'acqaedotLo di Silvia ed i'rromp~ nel quarto ventr'ieol<> che viene dis teso, e lacerato; cosi si trovano in questi casi, focolari emorragici alla s uperJkie e nella spessezza del bulbo.
lhdrt»•l ed Mtr&ldoD.e {eU fun oa.nale 1emlolrool&Te. S. Moos.~ (Zeitseh. fii.r· Oltrenheillt e Xl Centralb. fii.r die med. WissenBch., 11 novembre 1882, n• 45).
In uno studente di venti anni che dalla eta di sette anni in conseguenza di una scarlattina soffriva di una otorrea purulenta li sinistra, il dott. Moos trovò tu~to il condotto uditivo esterno riempito di polipi, ch'ei si accinse ad estrarre mercò la galvanocaustica. Un giorno a un tratto fu preso da un forte capogiro e d'a vomiti che dur&rono otto giot•ni. Il polso e !A. Lemp11ratll1'a furono sempre normali. Stitichezza, manMnza di appetito, apatia. I n quanto alla direzione della vertigine, il malato riferiva éhe fissando gli oggetlì ei li vedeva muoversi in direzione dal basso all'alto. Il nono giorno questi fenomeni erano scomparsi, ed esaminando l'ereechio si trovò in mez~o alle vegetazioni un corpicciolo nero lungo nc>ve millimetri ed uno largo ricurvo in forma serpentina. Nella parte concava dell'arco a ppariva manifestamente in alcani punti un solco. L'udito a sinistra era completamente abolilo per tutti i toni, come è rimasto fino ad oggi. La vertigine e il vomito non sono da a·IJora più ricomparsi. La guarigiohe della malattia s egui in breve tempo continuando il trattamento con la galva nocaustica . L'autore l'ichiama particolarmente l'attenzione sulla importanza fisiologica della sua osservazione. Dopochè la vertigine che accompagnò il primo periodo della malattia era cessata, tornò di nuovo per la infiammazione del laberinto
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violenza e col vomito. Questi fe nomeni si dileguaruno dopo la espulsione di un canale s emicirCC\lat•e neerotico, e in pat•i tempo la poca funzione uditiva che ancOt'a rimaneva fu completamente perduta. Questo caso dimostt•a pure, secondo il dott. Moos che la infiammazione dell'appar-ato nervoso terminale nelle creste delle ampolle può provocal"'e gli stessi sintomi che una infiammazione del centro del senso dell'equilibrio s egnatamenle del c~rvelletto e che col sopravvenire della paralisi o della disti'Uzione dei nervi ampollari la vet•t!gine cessa.
Saftom& eU UD.& touilla gua.rlta oon le lDjezlom eU Jo· doforme. ·- Pt•or. WEI~LECBNER. - (Allg. Wien. Mediz. Zeiittng, 24 ottobre 1882, n.• 43). Il prof. Weinlechner presentò il 20 ottobre alla societa medica di Vientla un uomo di sessanta anni Giorgio K. guarito di un sarcoma alla tonsilla sinistra con contemporanea tumefazione delle glandole del collo, mediante le r ipetute injezioni di jodoforme faLta~li dal dottor Schum dietro suggerimento del pt•of. Weinlechner. La storia del malato è brevemente la seguente: Si ac·Corse nel marzo 1881 del principio della sua malattia; ei si presentò prima al prof. Billrolh il quale subito dichiarò H caso disperato e inoperabile, quindi al prof. Albert che s ulle prime aecellò di eseguire la operazione, ma dopo un più esatto esame del malato anch'esso vi si rifiutò. Quando alla metà di giugno 1881 il malato ricorse al prof. Weinlechner, lrovavasi nella regione tonsillare sinistra un tumore grosso quasi quanto un limone in più punti scavato ed esulcerato ed inoltre un tumore glandolare grosso comeun aTancio situato profondamente nel collo solto l'angolo della mascella sinistra. Il pror. Weinlechner accettò di fare la operazione dichiarando però essere in pari tempo necessaria ls resezione della mascella, ma che anche con questa non avrebbe potuto garantire una estit·pazione radicale, e non sarebbe stata improbabile una rapida recidiva. Dopo queste considerazioni il malato rifiutò di farsi operare. Allora
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il prof. Weinlechner lo consigliò di farsi fare delle injezioni di jodoforme dal dott. Schum (1: 10 p. di etere solforico). Furono eseguiLe 16 injezioni all'interno e 14 esternamente al collo ed ogni volt.a furono injeLLale 2-3 gocce. Sul principio di agosto dopo sei injezioni tanto al di dentro eh& al di fuori, il tumore glandolare era quasi affetto sparito ed anche la tumefazione della tonsilla era notevolmente ridotta. In prevision~ di un esito favorevole, e vista l'importanza del caso, il tumore fu esaminaLo dal prof. Chiari e da esso dichiaraLo un sarcoma fusicellulare. Ma accadde una dispiacevole interruzione. Sui primi di dicembre 1881 il resto del tumore cominciò a spandere nelle fauci un cattivo odore e nella notte del 14 dicembre avvenne per quattro volte una emorragia. La quantità del sangue perduto avendo finalmente raggiunto circa mezzo litro, il pro(. Weinlechner si accinse col dott. Schum alla allaciatura della caz·otide comune sinistra. Per la legatura fu adoperala la set.a , i fili tagliati corti; nel luogo della legatura rimase una fislola che guari dopo sei mesi. Ma gié prima, il13 febbraio, si ebbe da questo seno fistoloso una abbondante emorragia che fu arrestata col tamponamento mediante il cott>ne al percloruro di ferro. In questo tempo il mr.lato soffri un viol~nto catarro di stomaco, sicuramente in conseguenza dell'assorbimento dell'jodofocme, quindi un catarro polmonare ed aveva un aspetto desolantissimo, talcllè si pensò alla esistenza di ascessi metastatici nei polmoni. Fu allora sospeso l'uso dell' jodoforme, onde l'appetito si rialzò e l'aspetto migliorò. Con i frequenti gargarismi di permanganato e di clorato di potasse il tumore delle fauci diventò sempre più piccvlo, e in suo luogo si poteva sentire una rilevatezza irregolare sulla parete sinistra della gola. ed in basso fino allo spazio fra la laringe e la lingua. Anche questa rilevatezza nell'agosto 1882 era sparita e nulla poteva sentirsi né del tumore tonsiJlare né del tumore glandolare, e solo rimaneva una tenera cicatrice nella regione tonsillare e nell'arco palato glosso ove era la sede primitiva del neoplasma.
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8bdomatologla della paplll&, pel Dott. LuclANO HovE. - · ( Annales d'oculistique. O~tobre 188::!). È utile ricordat·e che una pupilla ristretta può esser·e l'eC-
ftlllo o di una contrazione energica dello sfintere, o di urL rilasciamento delle fibre raggiate. Una pupilla dilatala può avet·e la soa ragione o in una. forte contrazione delle fibre I'aggiate o . in un rilasciamento dello sfinlere. Le fibre circolari dello stlnlere sono innevrate dall' oculo-motore comune, le fibre reggiate dal simpatico. l. MiOBi spasmodica. - La pupilla é contratta per effettodi un' it•rilazione dell'oculo motore comune. In tali casi, la. pupilla può restringersi ancora di più soLto l'influenza della luce, dell'accomodazione, o dell'islillazione di qualche goccia
di calabarrina; essa s i dilalera per mezzo dell'atropina. Lelesioni che determinano questa miosi risiedono ordinariamente dentro il cranio, e sono di natura infiammatoria. L~ miosi spasmodica si può riscontrare nel periodo di eccitamento prodotto dall'alcool, dall'oppio, dalla nicotina, e dali& calabarrina. Si può anche riscontrare come sintoma dell'a· nemia cerebrale, delle emorragie subi tanee specialmente del ponte di Varolio nel primo periodo della meningite; nell'infiammazione della cornea, della scleroLica, dell'iride; nella pa· ralisi generale degli alienali. - In certi casi particolari, )81 sifilide ancora può determinare la miosi.
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II. Miosi paralitica. - Questa é causala da una pai'tlllisi parziale o ·compie la dei rami del simpatico che inner vano le fìbr·e d eli 'i l'id e. La mio si può, in questo caso, Aumentai'e per l'effetto della luce, per gli s forti di accomodazione, o sollo l'influenza della cal ~1ba i'l'ina , ma l'ati·opina res ta qui senza cllelto; a meno che non s i l!·atti di una par·alisi parziale del si'mpolico, nel f)Ual caso l'atropina produce u·1a moderata dilatazione. Questa miosi può esser-e cono;lderala eli nalut•a s peciale ; la si riscontra ancora nel!' atassia locomotrice. I corJoni posteriori essendo la sede di questa mala ttia, ò fuori di dubbio, che il r estrin gime nto pupillare è il ris ullato di una paralisi delle fibre del simpatico. Nel gonno per clorofOI'mio, la miosi é di natul'lt pars litica. Quelli che sono abitua li a pl'8licai'e anes tes ie sa nno che lo stato della pupilla è una sentinella, l::UIJa quote è prudenlissimo di fare assegnamento. III. Midriasi 8pasmodica. - Essa· riconosce per ~ausa le ii'rilazioni del simpatico capaci di produrre la ~ont1·aziono delle fibre raggidtA dell'.ir ide. 1n questo caso la pupilla può reslringei'Si leggor.menle solto l'influenza della luce, pe1• uno sforzo di accomodazione, o per mezzo del la calabarrina; i11 a ltri tel'mini ques li eccitanll dell'oculo-nìoloJ'e comune possono neulralizzare l'effetto dell'irritazione simpatica. L'alropina aumenta questa midrias i. 1 casi di midriasi spasmodica sono r elaliYamenle rar·i. S i osserva in ceTLi casi in cui anche alLII'i muscoli òell'ocono·mia si conkaggono r epentinamente. s .i osserva eg ualmente (J Ualche volla nella corea. Accade ancortt che alcuni disordini in organi lontani producano per ir.riitazione del simpatico q uesta specie di dilataz ione. L'autore ba osserva Lo un caso d i midr iasi monolat.erale in connessione con una dismenorrea. IV. Midriasi paralitica. - Quesla é dovuta al rilasciamenLo dello stìnle r e dell'iride. Nei casi ben confermati la luce e l'accomodaz.ion e r estano s enza effetto e la stessa a~rO' pina non la fa aumentare che pochissimo. Questa forma di midriasi è il s intomo comune delle infiammazioni p1·oluogale che altaccano il molot·e dell'occhio sia a lla sua or igine sia ,lungo il S U O deCOI' SO.
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La s i riscon tra nelle infìammszioni tlel cet·vcllcllo, nel S<! eonùo periodo delln mening ite, negli idrocefali cronici, negli epilettici, nei casi infine in cui esiste un effusione di · sangue o di siero che comprima la massa cerebrale . Anche fJUi l'atropina resto senza efl'elto. Nella malallia di Basetlo w sebbene sia leso il si mpulico, non si constata che roramente un'unomolin dell'apertura pupillare. Le ver·e midria>;i che sono state risconh·ote in questa malattia, sono state considerate da Stellwag come r isultato della paralisi dei t·arni pupillari dell'oculo- motore. Negli ip1wmetropi un lavor o prolungato, una fatica esa~ernta dell'occhio possono cagionare una midriasi paralitica. Cet·te malattie ù t•lle membr·ane pt·orondo ùell'occhio, e so-pr•nttullo le cor·oiditi sono accompagnate da midr·iasi.
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'Taonloa 4ell'allmentas1one arWlolale, per M. QurNQUAUD . - (Reoue Scientijfqu.e, - 21 ottobre 18821.
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Gli istrumenti che servono ad introdurre gli alimenti sono dei tubi in caoutchouc di differente modello. Debove, si serve -specialmente per la prima volta, di una sonda provvista di conduttore che ha una curvatura identica a quella formata .dalla bocca e dal faringe. Quando il tubo é sufficientemente impegnato, si ritira il conduttore, imprimendo alla sonda un movimento di avanzamento; questo tubo è diviso in due parti che si articolano 1'una sull'altra, la prima porzione penetra nell'esofago, la seconda si adalta all'imbuto di vetro ·nel quale si ver!lano gli alimenti. Un'altra modificazione è la seguente: il tubo invece di es-s ere di caoutchouc ordinario è di caoutchouc liscio, cosicché scorre più facilmente; di più ha una certa rigidità che favo· Tisce il primo tempo dell' introduzione, :quando il paziente .deglutisce male, e rifiuta di far uso del conduttore. Dujardin-Beaumet ha fatto costruire una piccola pompa premente, munita di un tubo penetrante nel terzo superiore .dell'esofago, i due terzi inferiori servono da tubo conduttore; in questa maniera lo stomaco non viene irritato affatto, ciò che costituisce un vantaggio reale nei casi in cui .esistono contrazioni spasmodiche di detto viscere. Un mezzo molto semplice consi11le nell' impiegare il tub~
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di Faucher di caoutchouc molle; si adopra nel modo seguente: il malato essendo assiso; s'immerge con precauzione nell'acqua tiepida pura, o zuccherata il tubo che, afferrato coll'indice ed il pollice a 15 o 20 centimetri dalla sua estremita, viene introdotto al fondo del farin ge. Si prega l'ammalato di deglutire, .di respirare soffiando mentre che si fa penetrare il tubo. Spesso le prime volte si producono contrazioni del faringe, dei muscoli dell'istmo con sforzi di vomito; ciò che impedisce alla sonda di sdruc· ciolare nello stomaco; bisogn.a essere pazienti, sollevare il morale di certi malati, che s'immaginano di non poter sopportare l'operazione, e dopo due o tre sedute l'introduzione si compie regolarmente. Si può anche, qualche giorno prima spalmare il faringe sia con una soluzione di bromuro di potassio, d' idroclorsto di morfina (1 grammo per 20 di acqua distillata) sia con miscele diverse (gomma in soluzione, 20 grammi; estratto tebaico 1 grammo). In generale le prime due o tre sedute sono un !poco penose, e per qualcuno anche scoraggianti; non bisogna darsi per vinti, riesce utilissimo incoraggiare f(li ammalati dimostrando loro i vantaggi di questa operazione. Ordinariamente dopo qualche .seduta essi arrivano a deglutire il tubo da loro stessi e ad alimentarsi senza allro soccorso. Alcuni, soprattutto le donne, sono restie; essi si ostinano a non volersi sottoporre all'operazione. A questi bisogna mostrare dei pazienti già tolleranti, e presto la partita sara gua-dagnata; come pure quando si deve rare questa operazione in ~ualche ammalato di ospedale, é utile, per le prime volte .di portarlo in una eamera appartala. Con lutto ciò s'incontrano spesso dei tubercolosi che riflutano assolutamente ~uesto mezzo di alimentazione, la quale, in certi casi non .ancora ben determinali, non produce alcun risultato. Natura degli alimenti. Alla prima s~rie dei suoi ammalali, Debove ha dato gli alimenti liqllidi seguenti : lalte, brodo, ai quali aggiungeva della carne cruda flnamente grat· tuggiala, e delle uova battute. Si deve cominciare con piccole
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dosi, e poi aumentare progressivamenLe; pass.ali alcuni> giomi ueiLi ammalati sono riusci~i ad ìngel.'ira due litri di latte, :WO grammi di carne, e 10 uova. Nella sua seconda serie, Debove ha impiegalo carne finamente polverizzata, tenuta in sospensione n el latte o nel brodo_ Ecco come eg li r·accomanda di p1•eparare questa polvere: si pr enda de lla carne di bove sgeassato, separata dai tendini, ,;i di viJa in maniera da formare una pasla grossolana, che l>i distende s u piastro che si pot·lano alta lemperatm•a di 90• _ Si polveriua poscia, e s i passa per un fino set.accio di sela.
Questa polvere é impalpabile e preservandola dall'umidità s i conserYa lungamente ; essa rappr~senLa quatt,,rò volte il s uo peso eli carne. È importanlisf'imo di veriflcat·e con la più gran cura la r1ua lilà degli alime nti impiegati. Bisogna assaggiarli, gu· sbat•li, e sa s embrano oll.erati, riflu!arli assolutamente. R ecentemente lo stesso osserva tore ha impiegato co n vantaggio, nei casi di ulcera semplice dello stomaco, la polvere di la Lte. Per l'alimentazione {orzata dei Lisici, Duja rdin Beaumetz si .sarve del ·$eguente rruscug lio nutr·itivo, carne Cl'uda 15(} grammi, 4 uovi, ed un litro di la tte. Quando non vi è diarrea, egli inlrod1,1ee prima 3 o 4 cucehiari di olio di regaLo di merluzzo, 5 c.ucchjai d i pP.plone, oquindi il mis cuglio suddetto. Se sopraggiunge la diarrea egli sopprime i peptoni, 1'olio cti fegalQ di merluzzo, ed aggiunge 'il sottonttt~L() di biSRJuto. Se esiste dispepsia, egli lava lo stomaiCa con l'acqua dr Viehy, .p1'ima d'inlroducre gJi alimenti, e ciò Ut!ra sola volta al giorno, la mattina a .digiuno. È n.eeessarissimo astenersi da tutte le sosLanze che non seno alimenii propriamente detti d'usare il men0 che sin possibile medioomenti, c h'e troppo spessoallet•ano a gradi divers i le: 'funzioni ·gastro-intestmali. Ltl digert:bilità a~l.ijlciale relatira di queste sostanze dive'l'Se' non ò sempré la s~seo. ·
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Ecco ciò che chE> venne appreso da un cerio numero di e~perim enti di dige!"tiono alla s tufo: Carne graltu flgiala molle . 8 gr. 44. P olvere' di !alle . . . . • . 7 98. ~ P oh·ere di carne . . . . 13. Albumina cougolata molle 40. 5 Carne gr·atluggiala e s~ccn . 3 20. Ques te cifl'e rapprel:'entano il peso delle materie di~eri te in sessanta ore con la pepsina purificata di Bouda ult (le sostanze impiegale furono di 50 grammi). Quindi giudicando clal solo la Lo della digeribilità è meglio servir:;i delia polvere di came, della carne gr·attuggiala, della polver•e di !aLlE>; e di falli r1uesLe sostanze sembrano agevolare mollo la nutrizione. Prima <ii esl'ludel'e gli aiLri alimenti, bisogna studiarli meglio dal punto della loro digeribilità, e della loro influenza suiJa nutrizione; ma IJUesto studio non è ancora molto avanzato. Dosi. È utile di amministrare dapprima 25 grammi di poi. vere di carne per ciascun pasto, ()d anche meno. Se lo stomaco digerisce bene s i aumenta; si diminuisce la dose se sopravviene qualche complicazione ma in genere ben pres to si stabilisce una specie di toller·anza, che permette in tre pasti, di consumare 400 grammi di polvere di carne, ciò che rap presenta 1600 grammi di carne fresca. Si stempera la polvere uel latte, nell'acqua, o nel brodo. Contuttociò siccome vi sono degli ammalati che non possono digerire certe sostanze, cosi è prudenza d'inlerrogarli su tale proposito, ed essere mollo cauti quando si prova un'alimento per la prima volta; per esempio si vedrà facilm ente insorgere la diarrea ed il vomitò se tutto ad un katto si darà un litro di latte a chi per speciale idiosiacrasia non è in grado di digerirlo. Epoca tn cui si deoe sospendere il trattamento ... Penne! dice che devesi sospendere l'alimentazione per mezzo del tubo, quando sarà tornato l'appetito, e quando lo stomaco avré. ricuperàte le sue atLh,ità fisiologiche. Questa maniera di procedere può essere buona per certi malati, ma spesso può 5
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condurre a pessimi ris ultati. Noi siumo di parere che bisog na continuare pet· lunghissimo tempo la cura. Quando le funzi oni digestive s aranno in buone condizioni, in luogo di due o tre pas ti se ne farà uno s olo per mezzo di alimentazione forzata ma questo bisognerà continuarlo per parecchi mesi; non bisogna dimenticare le r icadute le recidive che occorrono frequentemente al più piccolo disordine che incolgu l'organismo. Accidenti. Molte volte, dice Debove, in certi malati, la cui faringe era poco sensibile la sonda s'arrestò nella retrobocca; allora se si versasse il liquido una pa rte prenderebbe la s trada dell'esofago, e l'altra ritornerebbe nel faringe, nel qual caso si vedrebbe sopraggiungere un accesso di s offocazione, ma basta di essere un poco cauti per evitare qualunque accidente. L'introduzione volon taria della sonda nel laringe é più diffi cile di quanto si possa immaginare, a più forte ragione qua ndo s i fa s trisciare il becco della sonda s ulla parete poster iore del faringe. Desnos ha osservato qualche accidente nell'alimentazione forzala dei tisici, in un malato, che soffriva spasmi di stomaco ed intolleranza gastrica, il latte fu rigettato per la bocca, e nel tragitto, qualche particella penetrò nella trachea e nei bt·onc hi; in seguito di che sopravvenne una pneumonile nei due terzi infer•iori del polmone destro, malatlia che fece morire il malato. P erta nto egli concl ude: i" Che l'alimentazione forzala può essere accompagnala da intolleranza gas trica, da spas modie doloros is sime, che cos tituiscono sempre gra n danno. 2• Questa intolleranza può essere assoluta, e deve rar rinunciare all'alimentazione forzala . 3" Altre volte si può trionfare dell'intolleranza con certe precauzioni, e s pecialmente introducendo il liquido alimentare lentamente ad intervalli, e diminuendo le dosi degli alimenti. -l" Vi s ono individui nei quali é necessario di aspettare il momento di una apiressia assoluta o relativa perchè gli alimenti siano ritenuti dallo s tomaco.
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Desnos cit.a il caso di una tisica che aveva la febb1·e la • mattina in luogo di averla nel pomeriggio come accade in genere in deLti maiaLi: or bene quando si faceva l'alimentazione forzata la mattina, ella vomitava tuUo, mentre che · c onservava p;li alimenti introdotti la sera. 5• L'alimentazione forzata con il latte, produce ordinariamente diarree incoercibili, che esigono un' allra specie di alimentazione. Indicazioni e controin.dica:zioni. - L'alimentazione artificiale è indicata, quando il tisico soffre di anoressia e di oomiti qualunque sia il periodo del processo polmonare; le ..speranze di favorevole risultato sono molto più grandi al .principio della malattia, ma non bisogna abbandonare gli . ..ammalali anche quando sono arrivati al periodo di rammollimento delle caverne, poiché anche allora si possono realizzare dei miglioramenti o delle guarigioni apparenti che sor.prendono. I malati di Debove ne fanno evidenti testimonianze. Si é cercato di spiegare per quali ragioni questa cura produce in alcuni Lisici un miglioramento tanlo evidente, mentr~ che in altri non produce alcun effetto. Nella tuber. colosi esistono due grandi cause che agiscono sulla nutrizione, in primo luogo l'inanizione, ed in 2' luogo le lesioni polmonari. Noi abbiamo di fatti dimostrato con Gréhant, che le allerazioni dei bronchi, e dei polmoni si r iflettono sulla nutrizione generale, ed abbiamo avuto la prova che con un'alimentazione normale ed una lesione bronco-polmonare . i fenomeni analitici, e sintetici dell'organismo si rallentano. Alimentando artificialmente gli ammalati, si agisce dunque soprattutlo contro i fenomeni d'inanizione, e qui teorica e p r-atica si dànno la mano; ma l'azione è molto più debole co ntro la lesione polmonare stessa, che a sua volla altera tanto più la nutrizione quanto più quest'alter-azione è avanzata. Che anzi arriva un momento in cui la sua azione é , preponderante su quella dell'alimentazione accresciuta ed il malato peggiora, e muore; ma per conoscere in un tisico emacialo quale è l'influenza di ciascuna di queste cause, .bisogna Care uso della pietr-a di paragone che nel caso nostro • é l'alimentazione forzata. Dopo qualche giorno di esperienza
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se la nulr•izione non è migl iorata, il che si npprez7.0 ct)n la ' misura dell'esalazione dell'nciJo car·bonico, dell'azoto totale emesso, e con il r iscontr·o de l peso del corpo si è in dir·itLo di ricor·r·ere ad un'altra specie di trallamenlo. Contro-indica:.ioni. Desnos trova una contt·o-indicazione in certi casi d'intolleranza ga;:trica; noi pensiamo che non bisogua genet•alizzare, e se in certe pe1·sone sar à utile di rinunziare all'alimentazione forzala, in altt·a questa sa rà possibile, pt·a tica ndo delle lavande dello s tomaco, abituando 1\ poco a poco il malato R riuscire in drtte specie di aliment.nzioni con gran vantag-gio dei tubPrcolosi. Penne! pensa che l'uso dl'llt\ sonrlasia conlro-inclicataquando è conservalo l'appetito, o la nutrizione è normale; questa opinione è rntJito esalto; conlutlociò due dei nostri malati che si tr·ova vano in delle condizioni vennero assoggettati all'alim entnzione per mezzo clelia sonda, ed og-::ri si trovano in buonissimo stato. Ma se vi sono sudori, una lep-gel'a dispepsia, una espettorazione ahbonclanle ed anche diarrea, in una pat'ola indebolimento d~lle funzioni nutritiv~, bisognerà subito ricort·ere alla forzala alimentazione. Nei casi di lisi laringea si possono incontrare delle grandi di fficoltà; accessi di soffocaziouP., sfnrzi di vomito si proda cono al momento dell'introd uzione del tubo, ed obbl igano il medico a rinuncia1·e assolutamente all'alimentazione arti· ficiale. La contro-indicazione non è assoluta, poichò Seilet· e Fr·anck Woodbury consigliano l'alimentazione forzala col tubo di Debove anche nei casi di ulceri tubet•colose della laringe con difficile deglutizione. L 'alimentazione fol'zala sara inutile nelle fasi ter•minali della ti si, o ve la nutrizione è troppo alterata, e non si ottiene p i t'l alcun risultato soddisfacente. Non bisogna praticare questa specie di alimentazione nei casi di lisi acuta, in cui lo svolgersi dei fenomeni d'infezion e non viene ce!'lo trattenuto da tal specie di cura. P er riassumere la nostra opinione sopra l'alimentazione, m·titiciale, dopo i fatti pubblicati e le nos tre osservazioni che sono in numero di sei (tre malati hanno ottenuto un miglio-
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\ ramento persistente dopo due mesi, un solo non ha r iportato alcun vantaggio, avendo gli allri due otlen uto un migliora. mento temporaneo) noi diremo che questa è indicata nei casi di tubercolosi, nei quali il ralle.n tamento nutritivo, la decadenza . organica è dovuto alla dispepsia, all'anoressia, con o senza vomiti, anche quando il male di Laennec è arrivato al suo terzo periodo. In tali condizioni si possono ottenere risultati inattesi e durevoli. P erò non bisogna illudersi; dopo un tempo più o meno lungo, gli ammalali ricadono facilmente e malgrado tutto soccombono. Da ciò l'ineluttabile necessità d!i continuare lungo tempo l'alimentazione artificiale sia sola, sia combinata all'alimentazione fisiologica. Questo metodo applicato con grande assiduità ecl attenzione · ci sembra debba rendere dei grandi servi~i ai tubercolosi ed a molti altri malati (anemici, albuminurici, isteriìche con . anoressia).
Sull'uo ter&peuttoo del l&pcme molle . - SENATOR.. (Ber. Kl. Woch, N. 38 e /. Petersb. med. Woch , N. 41, 1882). Le fregagioni di sapone molle raccomandate nel 1878 dal dol. tora Kapesser contro le tumefazioni scr ofolose ~landolari furono da allora · in poi da molti altri racco~uaodate e si usar ono pure con vantaggio negli essudati cronici dei tisiei. Muo· vendo dalla supposizione che il sapone molle agisca in generale come mezzo riassorbente, il pr•of. Senator lo ha provato in . casi che già si solevano trattar e con la pomata grigia o coi preparati di iodio ed è giunto al resultato che esso infa tti possiede la supposta attività almeno nello stesso grado degli altri mezzi sovra rammentati. Nelle tumefazioni glandulari croniche sifilitiche, nei buboni. indolenti ottenne una notevole riduzione (6-8 casi); al con.trario nei linfomi muHipli (linfosarcomi) con o senza leuococi temia (4 casi) non ebbe alcun effetto. Buoni resultati dette ...iii trattamel'lto col sapone molle negli essudati delle cavità
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sierose e delle articolazioni; nel lento riassorbimento degli: essudali della pleurite della pericardite e della peritoniLe: spesso si ottiene il perfetto ria~fiorbimento; come pure presi& buoni servigi nei cronici spandi menti e nelle rigidila articolari, quali suoi lasciare il reumatismo articolare, nella peritifliLe, nella perimetri te o parametri Le. Il Senator spiega la sua azione per queste tre cause: 1• La azione meccanica della manipolazione; 2" L'azione irritante s ulla pelle e s ul connettivo sottocutanco; 3• L'azione r isol vente della polassa. Il modo di adoperarlo consiste nel fare una , due, rara.. mente tre volte il giorno delle frizion_i sul luogo affetto e nelle sue vicinanze con un pezzo di sapone molle grosso quanto· una mandorla o una noce. Invece dell'ordinario sapone m <'llle si può usare il sapone di potassa bianco con un poco d'olio di lavanda.
La OairiDa. Buova 110at&nS& per &bbuaare 1& temperatura tebbrUe. - W. FILEHNE- (Berl. /eli n. Woch. N . 45.: e Deut. med. Woch., N. 47-18 novembre 1882).
Il dott. Filehne ha sperimentato nei febbricitanti alcuni derivali dalla chinolina simili chimicamente alla chinina stati preparati da O. Fischer e W. Konigsin Monaco. Questi sonola cairina (idruro melilico di ossichinolina) la cariolina: (idruro meti lico di chinolina) e finalmente l'idruro etilico di: chinolina. Di questi prodotti solo la cairina può usarsi presentemente a scopo terapeutico. Il cloridrato di cairina è una polvere cristallina lucida grigio giallastra, facilmente solubile nell'acqua, di sapore fra· il salato-tJ.maro e l'aromatico che per molti è disgustoso, e. quindi conviene darlo nell'ostia soprabevendoci una qut:tntiLA d'acqua. Negli adulti r:<ani e robus ti dosi di 1 e·1,50 sono senza azione fi siologi::a, la temperatura non é alterata, nèsegoe alcun disturbo. Negli adulti malati, massimamente, nelle persone deboli non deve oltrepassarsi la dose di 1,00 <>gni due ore che altrimenti possono pr-endere aspetto eia -
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notico. La dose che l'autore prefer isce nei febbricitanti adulti (sui fanciulli non ha esperienza) è di gr. 0,30 - gr. 0,50 ogni ora o ogni ora e mezza. È necessario di non lasciar passare fra le dosi di 1 grammo più di 2 ore e mezzo e fra quelle di 0,50 non più di due ore o meglio non più di un'ora e mezza. Se si vuole avere una azione più debole, sia per riguardo alla costituzione del malato o per altre cause, si dànno dosi più piccole ma non più rare. L'azione delle dosi di 1 gr. non dura più di 3 ore quella di 0,50 non più di due ore e un quarto, e quando l'azione è per terminare, la temperatura aumenta piuttosto rapidamente con dei brividi di freddo ed anche con tremiti. Se si rimane nei limiti delle indicate dosi non si vede succedere nepput•e nei febbricitanti alcun fenomeno spiacevole, né alcun altro, fuorché l'azione spiegata sulla febbre la quale si svolge nelle seguenti maniet•e: Dosi sollo 0,30 date in una volta mostrano non avere alcuna influenza sulla temperatura. Una dose di gr. 0,30 fino a gr. 0,50 e gr. 1,00 data in una sola volla fa già chiaramente abbassare la t~mperatura di ·l/i - 2• C e più. Se, prima che l'azione di questa dose sia sul finire, se ne dà un altra eguale, la temperatura abbassa ancor più, e dandone 0,50 ogni ora, si può ottenere che dopO' la quarta, spesso già dopo la terza e anche dopo la seconda dose, la temperatura, senza alcun eCfetto spiacevole, abbassi fino alla norma ed anche sotto la norma. Ma sotto 0,3r o 0,36,5, non astante che si continui a somministrare largamente il medicamento, la temperatura non può abbassare. L'azione di una dose di 0,50 -1,00 comincia circa 25 minuti dopo la somministrazione per bocca. (L'autore non l'ha ?rovata per iniezioni sottoculanee e per clisteri). L'abbassamento della temperatura è tanto più rapido quanto maggiore è la dose. In ogni caso la cessazione della febbre segue con abbondante sudore. Il sudore dura tanto quanto la diminuzione della temperatura e non più. Subito che la temperatura è arrivata allo stato normale o sotto il normale, o, in generale, subito che ha raggiunto il maggiore abbas· samento (si può con piccole insurticienti ma spesso ripetute dosi portare la temperatura p. e. da W c• alla costante al-
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tezza di 39' e 38•5;, ciò che succede dopo la seconda o f'JUal'ta dose, cessa il sudore, e la temperatura rimane costante senza sudore al suo piu basso grado finché si vuole, cion finchè si seguita a somminis trare la cairina. Questo e la mancanza del suJore nei sani prova all'autore che il s udoro non è l'effetto primat•io e la diminuzione della temperatura il secondario, ma che il sudore erompe perchè l'ot·ganismo, in conseguenza della medicazione, essendo costituito in condizioni d·aver bisogno di una più bassa lemper·atura cerca liberarsi mediante un sudore critico dello accesso del calore provocato dalla febbre, quindi cessa il s udoee appena raggiunta la temperatura necessaria. Già durante il sudore, ma in special modo quando, ques to cessalo, i malati godono la più bassa temperatura, essi si senlouo) piacevolmente sollevati, in particolare poi i malati ili pneumonite cruposa. La bassa temperatura, la frequenza nor·male del polso, il polso più forte, la diminuiLa frequenza della respirazione, Ja diminuzione del dolore puntol'io e cosi via, sono tulle circostanze che destano nei malati di polmonite una sensazione di benessere come se fosse1·o tornati sani. Ma se si sospende il medicamento dopo 2 - 3 lf z ore, con brividi di freddo, la Lempe1•atura risale alla altezza primitiva. Però appunto nei malati di polmonite (che del resto si possono, se si vuole, mantenere senza febbre per tutto il eorso delia malattia) quando trattati per 15 - 24 ore e più con la cairina, dopo la sospensione di essa, ne rimanevano gli effetti per più lungo tempo. UHeriori e numerose osservazioni dovranno decidere se questo medicamento abbia una azione specifica contro la polmonite. L'orina sotto l'azione della cairina diventa oscura. Non vi
si dimostra né albumina nè zucchero. Una cosa pesante per i maiali e per gli infermieri è che con questo modo di cura almeno ogni 2 •;. ore bisogna dare e rispettivamente prendet·e una dose se si vuoi evitare il noioso brivido. 11 dott. Felehne, per ovviare a questo inconveniente, ha usato due metodi non senza buon successo: il primo è di fare che il brivido coincida con quel pe1·iodo della g iornata in cui dovrebbe accadere la remissione della febl
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bee; l'altro consiste nel diminuire a poco a poco le dosi della sera, facendo cosi aumentare la febbre gradatamente; poichè quanto più lentamente la febbre aumenta tanto più lieve è il brivido. La cairina in diverse malattie croniche e acute ha s-empre senza eccezione in egual maniera e per egual tempo fatto cessare il sintomo febbre. Se abbia questo effetto in tutte quante le malallie febbrili, dovrà deciderlo l'esperienza,. come pure l'esperienza deciderà se la cairina ha qualche influenza contro la malaria. Il dolL. Filehne propone di cominciare a darla 3 ore prima l'aspettato accesso di febbre int.ermittente e continuare 1 grammo l' ora per sei ore. La cairolina agisce in più grandi dosi, ma ha una .azione ché dura sei ore e cessa l1lntamenle. P erò non si è ancora riusciLi a fabbricare un sicuro preparato in gran quantita, talchè finora non ha in pratica alcun valore.
n 8Qlfaro 41 oarboDio Della clifterlte, oome toploo. Nulla è ancora rigorosamente dimostrato; non si hanno che pochi fatti , che potrebbero pur essere il portato d'una semplice coirrcidenza. Ma in si ribelle malattia ogni indizio può essere prezioso, non dev'essere trascurato. D'altronde il proposto rimedio è dotato di tale azione antisettica e detersiva da non pot.ersi riputare ipotetico ii riporvi una qualche fiducia. Rigail, Angè, Petit (i) l'esperimentarono in pochi casi, ma con tutti i caratteri d'un vero successo. Lo indichiamo quindi come uno dei tanti mezzi preconizzali; ai colleghi il giudicare della opportunità di sperimentarlo, ed il carico di raccogliere spassionate, fondate deduzioni. La soluzione proposta è at quinto, ed il medicamento essendo pochissi.mo solubile bisognerà agitare vi~orosamente l'ampollina prima d'intingervi il pennello.
B. (lJ Vedi Recuetz de Mémotru ae .JIId4ctne .roe., mUitatru N. tU .
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Df«es..mento (dèplitrage) del v:I.D.1 sotto u p'IUito n vista dell'Igiene. - Relazione presentata dat sig. BLARES alla Socieli.l d'Igiene pubblica di Bordeaux. - (Journal de chimie, ottobre 1882)
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Il relatore comincia ad accennare come nell'ultima seduta della societ.A il sig. Carles avesse dichiaralo che da qualche tempo, a Bordeaux particolarmente, si sottoponevano i vini gessati in generale, e di preferenza quelli contenenti più di 2 gr. per litro di solfato potassico, ad una opera.z.ione il cui. fine era di togliere l'eccesso di solfato: operazione che designavasi col nome di digessamento (dèplàtrage). Il sig. Carles, dice il relatore, rammentò i motivi per cui si gessano i vini e manifestò una fra le varie opinioni che sono in corso circa all'azione che esercita il solfato calcico o gesso sul vino. Egli disse pure che l'ingrediente impiegato per operare il digessamento era cloruro baritico il quale aveva per effetto di sostituire del cloruro potassico al solfato potassico esistente nel vino gessaLo. Il relatore ricorda pure di aver indicato, nella stessa seduta, come si adope-rasse un altro metodo onde digessare i vini impiegando l'ossido idrato barilico e l'acido tartarico, procedimento il cui scopo era di produrre il cremortartaro, composto naturaledel vino; nell'uno e nell'altro caso, l'acido solforico, cioè la sostanza proibita, precipitasi allo stato di solfato baritico.
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Osserva quindi come, risolta la questione sommariamentesotto il punto di vista chimico, la societa abbia voluto conoscerne il lato igienico ed, a questo scopo, incaricato la Commissione di rispondere s u questo proposito. n relalore, proseguendo, accenna che egli crede inutile <li ritornare sulle cause per cui: 1• si gessa il vino del mezzogiorno; 2• una grande quantita <li vini gessati, contenentr più di ~ grammi di solfato potassico per litro, esiste ancora nel commercio; tuttavia, opina essere cosa desiderabile che con tutti i mezzi possibili si indichi ai viticoltori. delle regioni, in cui si ha l'abitudine di gessare i vini, la dose massima di gesso da aggiungersi ai loro raccolti affinché il vino ottenuto trovisi in condizioni normali. Se questa misura fosse stata adottata da lungo tempo, è probabile che non si avrebbe bisogno oggidi di diyessare i vini e che tale questione non si sarebbe sollevata in seno della societa d'i~~e.
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Il cligessamento dei vini, dice il sig. Blarez, con i procedimenti impiegati é biasimevole e dev'essere proibito ~ La Commissione é unanime nel rispondere affermativamente, e per diversi motivi. Anzitutto qualunque aggiunta fatta al vino collo scopo di aumentarne la quantità o certe proprietà a detrimento d'altre, costituisce una frode; l'aggiunta dr acqua o d"un prodotto qualunque inoffensivo costituendo una falsificazione, deve essere proibita; con più forte ragione devono adunque esserlo le sostanze tossiche quali i sali di bario. Infatti, i composti baritici quando sono solubili riescono assai velenosi; agiscono a dosi relativamente deboli. e diversi avvelenamenti furono riferiti prodotti dal cloruro baritico; rammentansi quelli segnalati recentemente dai dot.tori Courtin e Loudes. Si può obbiettare che il cloruro baritico introdotto nel vino gessat{) non vi resta poichè reagisce sopra il solfato potassico producendo, per doppia de· composizione, del solfato baritico insolubile che precipita edel cloruro potassico che rimane sciolto, secondo le se. guenti formole: SO' K'+ Bac = SO' Ba+ 2Kcl. Ove si ammetta con diversi chimici l'esistenza del bisolfato>
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p ot.assico nei vu11 gessati, la r eHzionc av"iene nella sle~>'a guisa ma con pt·nduzione di acido cloridrico libero . SO' KH +Bacl'= SO' Ba+ Kcl + H cl. Il solfato bar itico cosi prodotto è un corpo polverulento, d'un'estrema tcnuita, che si de pon e leut.amenle e può restare lungo tempo in sospensione n el liquido; non è velenoso ma potrebbe diveniJ•lo ove subisse certe ri,tuzioni che lo trasformeJ•ebbero in composto sulubile. P er altro, dopo un 1·iposo s uffìcienlo ed una buona chia,rificazione, il vino cosi trattato può essere pl'ivo di sali baritici. Ma può accadere, ed il fatto si é veJ•ificato, che la dose del cloruro baritico a~~Ziunto al vino s ia troppo alta e che, dopo la precipitazione dei solfati, un eccesso di sale ba1·itico resti in soluzione. In queste condizioni, il vino è diventato una sostanza tossica; noi non vogliamo giu..ticare le persone che ritengono quP.sti peodotti talora inconl'ciamen te, dice il relatore; se l'Amministrazione s uperiore nou arresta l'uso del digessamento, da qui a poco tempo un gran numero ili vin i si trovera n ella condizione che abuiamo seg nalata. Lasciando ora tla parte la questione dei sali di bario, seguita il s ig. Blai·ez, vediamo ciò che ~ avvenuto del vino digessato: La reazione rappresen t.a.t.a superiormente di m ostra che due m olecole di clor uro potassico, il di cui peso è u gusle a ·149, sono Yenute a sosLiLuire una m olecola di solfato polassico il cui p eso~ ug uale a t7.t Perciò 1,2,3,4 g rammi di s olfato potnssico scompar so av1·anno dato luogo a gr. 0,856, gl'. 1,7·12, g 1•. 2,568, gr. 3,42-\ di cloruro polassico. Gli igienisti biasimano la pratica del gessare i vini basandosi sul ratto che il solfato potassico alla dose di 4 g rammi, eri anche meno per giorno, p roduce un'azione manifesta sull'economia, principalmente sugli organi digestivi; il cremortartaro, al contrario, che trovasi sostituito dal suddetto sale nei vini gessati, può essere preso impunemente a ùosi u guali ed anche superiori. Quale ùovt·à adunque essere l'opinione degli ig ienisti circa la sostituzio ne Jel cloruro po t assico al cremortartaro? Il cloruro potassico è un sale molto piu velenoso che il iodut·o corrispondente, come l'hanno
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dichiarato i sig. Stuart Cooper e Bauchardat (A.nnuaire de thèrapeutique); inoltre, ques to sal e possiede delle proprieta ben differenti da quelle del cremortarlai'O ed anche da fJUelle del solfato potassico. Gli igie nis t.i dovranno pensare, ad avviso della Commissio:ne, che questo sale noA potrebbe trovarsi impunemente in un vino e per con!:'eguenza essere da proscriversi dall'uso quello che ne contiene 1 voglias i che il cloruro potassico s ia stato aggiunto direttamentn ovvero indirettamente. In conclusione, se il gessamento dei vir.i é una coso tleg:na di riprovazione sotto il punto di vis ta dell'igiene pubblica , il cl igessamento l'è ancor più poichè il vino cl i!Jessato può contenere: 1• Dei sali di bario tossici. 2• un sale estraneo, il clorurO> potassico, che non si potrebbe introdurre impunemente, di seguito, nell'organismo.
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;Sulla cll&gnod della sordità nei oosortttl, del Dott. W erDENBAUM (S. Petersb. medie. Wochens. 1882 N. 39).
Il dott. Weidenbaum riferisce il metodo da lui seguito nello spedale di Dorpat per scoprire la sordità simulata nei coscritti. Comecchè nulla, a dir vero, ci dica che già non si sapesse, vogliamo non per·tanto darne qui un cenno, stimando cosa utile il conoscere quello che si fa e come si risolvono certe quistioni dai colleghi stranieri. Ricordati i segni che si desumono dall'aspetto e dalla voce del vero sordo, l'autore passa a discorrere di due modi coi quali è sempre riuscito in caso di dubbio di sordità completa, a scoprire la simulazione. Il primo consiste nello svegliarA impr ovvisamente dal sonno l' individuo sospetto chiamandolo ad alta voce. L'altro che noi non approviamo per ragioni f~:~cili a comprendere e che i nostri regolamenti non consentirebbero, consiste nell' usare la narcosi cloroformica fino al principio dello stadio di tolleranza, quando i movimenti sono cessali, la coscienza offuscata, ma il senso dell'udito non e ancora estinto. Se in questo stadio si parla all'iscritto, se si chiama a nome, se si trattiene su cose che gli sono famigliari, facilmente allora gli si scioglie la fa-vella, e cosi è subito scoperta la simulazione. Se l'esaminato allega solo durezza o difficoltà d' udito ad ambedue o ad un orecchio, se cioè ba la possibilità d' intendere parlandogli da vicino ed è anche in stato di sostenere una lunga conversazione se gli si parla forte all'o ree.l
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.-chio, allora la verila di questa asserzione o la simulazione si scopre mediante il corista. Se si pone un corista vibrante ·sul vertice di una persona che ha l'udito sano, essa avverte il suono nella parte superiore della testa e non ne~li orec·chi. Se si chiude con un dito o con un turacciolo un condotto uditivo, allora si ode da questo Ialo il suono più forte che dall'orecchio aperto (Lucae, Politzer); chiudendo alternativamente in questa guisa ora l'uno ora l'altro orecchio, il suono del corista passa da un lato all'altro. Se si chiudono ambedue gli orecchi, allora il suono si sente in tulli e due e più distintamente in quello chiuso più forte, e non sulla testa. Come per mezzo del dito o d'un turacciolo, nello ste!"SO modo può la chiusura del condotto uditivo essere cagionata da uno stato patologico e segnatamente per corpi estranei entro lo stesso cerume, per furuncoli, suppurazioni; come pure per ispessimenti della mem.brana del timpano, della mucosa dell'orecchio interno, per raccolte di marcia, di muco, di sangue nel medesimo. In tutti questi casi il suono del corista sarà meglio udito nell'orecchio malato che nel sano, eccettuati i pochi casi, in cui è affetto il nervo acusLico stesso nella sua origine, nel suo corso e nelle sue diramazioni, o è malato l'apparecchio che ·cinge queste diramazioni necessarie alla lt'asmissione del suoni?. Ugualmente uno il quale sia duro d'udito ad ambedue gli orecchi, che possa udire e intendere le par ole dettagli a voce alta nell'orecchio deve anche udire il suono del corista. Ora se ho da giudicare, dice il dott. Weidenbaum, d'una .allegata durezza di udito, pongo un corista vibrante in mezzo al vertice dell'esaminalo e gli domando se e in qual luogo egli prevalentemente ode il suono del corista. i• Ove egli dica di non sentire alcun suono, è un simulatore poiche se è in grado di intendere la parola deve anche udire il s uono del corista; deve udirlo nell'orecchio malato, se il nervo acustico non è affetto; deve udirlo nel sano o meno malato chiudendolo con un dito. 2" Se il coscritto afferma di udire il suono del corista senza potere indicare in quale orecchio, se nel malato .o nel sano l o distingue più chiaramente è parimente, un si-
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mulalore, poiche il senso dell'udito non può essere eguale in lutti e due gli orecchi se un orecchio é malato. La djfferenza è troppo spiccata perché non debba essere rilevata anche da persone poco colle. 3• Se dice d'udire il suono del cot·ista solo o principalmente nell'orecchio malato, dice la verità. 4• s~ risponde di udire il suono solo nell'orecchio sano, è incerto se s'abbia che fare con un s imulatore poiché si danno, benché raramente, casi di sordità dipendenti da condizioni patologiche del nervo acustico le quali si oppongono alla sua facollà di trasmelLere le vibt•azioni sonore. I n questi casi non si ha da fare altro, senza rimuovere dal vertice il coris ta, che chiudere l'orecchio sano e domandar e se anche oru ode solo nell'orecchio sano il s uono del corista. Se risponde di non sentire più neppure nell'orecchio sano il suono del corista, egli è un simulalore; ma se dico di sentire meglio e più distintamente il suono nell'orecchio cruuso egli afferma la verità, c la sordità l1a sua sede in una affezione del nervo acustico del lato malato. A noi pare che f(Uesta sia una presunzione non la certezza della sincerità dell'esaminato, poiché potrebbe ess'3re pure che questi solo in parte dicesse la verità, che dicesse cioè la verità quando afferma di sentire aumentata la intensita del suono nell'orecchio sano slato chiuso, ma che intanto fosse falsa l'allegala sordità dell'altro orecchio.
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Dei metodi a.atiaettiot UAti nella pratica Clbirurgioa. deglt ospedali dl riserva e dl oampo nella oampagna egizla.aa. --· D. EoGAR M CROOKSBANIC (The Lancet~
14 ottobre 188:2). Dai chirurghi dell'esercito inglese essendo stati posti in opera vari metodi antisettici nel trattamento dei feriti durante la campagna egiziana, non è senza importanza il conoscer e il modo di applicazione e i resultati ottenuti. Trattamento dei primi ferili allo spedale di riseNXl (Base Hospital) a Ismailia. - l feriti mandati dalla fronte dell'esercito dopo i prim~. scontri furono curati nello spedale di riser va a Ismailia generalmente con medicature di olio carbolico, alcuni con le soluzioni acquose di fenato e ipoclorito dt soda. In questi casi se le ferite restavano senza essere medicate per quarantotto o anche ventiquattro ore, si trovavano già settiche e le medicature tramandavano cattivo odore e salvochè esse fossero state coperte con un tessuto di guttaperca, in questo clima non solo la soluzione, ma anche l'olio evaporava e il sangue coagulato e il pus disseccato si agglutinavano alla ferita, ed anche inumiùendoli con la spugna o con bagnuoli difficile era in molti casi distaccarli ed erano ca:usa di noia e dolore al malato. Trattamento dei feriti durante e dopo la battaglia di Tel-el·Kebir. - I feriti portati dal campo di battaglia allo spedale 6
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di campo dopo la battaglia di Tel-ei-Kebir furono medicati con medicature di iodoforme e di acido borico nelia seguente maniera: La ferila e la pelle intorno erano disinfettate lavandole con una forte soluzione acquosa di acido carbolico (1:20) e la superficie della ferita leggel•mente aspersa con polv'3re di iodoforme; un pezzo di proteetioe bagnato con una soluzione di a cido carbolico ovvero d'acido borico era subilo applicato alla ferila cosi da coprirla per l'appunll> sopra questo due strati di lint imbevuti d'acido borico e fissati mediante fa~cie di garza erano preferibili in questo clima per la loro leggerezza alle ordinarie fascia di tela di lino. Alcuni di questi feriti in cui la suppurazione era profusa furono medicati di nuovo il giorno dopo a Kassassin, gli altr.i non eran.o di nuovo esaminati se non all'arrivo allo spedale di riserva di l smailia. Di questi, quelli in cui il giorno seguente la mancia non compariva alla superficie della medicatura e dicevano sentirsi bene non erano toccati, e cosi vi furono casi in cui non si r innovarono le metlica~ure fino a due o tre giorni dopo il ricevimento ùei feriti. I n questi casi p1·ecisameute come in quelli medica~i il giorno dopo il cembatti.menLo, le medicature erano affa,~to senza odore e le ferite di buono aspetto; e inoHre le. ~;nedi cature e~ano· 1·emosse oon facilita senza cagionare pena o dolore ai feriti e questo era do\luto al protectioe, elle mentre pel'Oletteva alla marcia di scorreue solto esso e dj inbavere il liut, nel tempo slosso impediTa elle questo aqerjsse alla ferita. Alcuni di questi feriti, particolarmente i più. gravi, per esempio quelli per scheggia di bomba r iqtasero allo spedale alcuni giorni prima di essere por~~li sulle navi per l'J.nghilterra, e d-urante questo tempo il Io.ro progresso fu attentamente invigilato, e in tutti casi le ferite, rimasero senza odore e di bella appaPenza, e per consegu,et;~za le medicature con l'iodGforme e con l'acido borico ÌI}contraro.no talmente l'appuovazione dei chirurghi (òhe tutti i feriti eh~ pessat~ono per lo spedale di riserva furono, salvo poche ec.cezioni, medicati nella descritta IDJlniera. Di quel!ti CliSi du~ possono essere citati ad esempio. Uno fu quello di un I;nariMio con la !t'altura composta del femore, l'altro di ~n !:!01:-
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dato con una vasta ferita da scheggia di bomba che aveva perforato e lacerato la polpa della gamba. In ambedue i casi · i feriti erano stati medicati con l' ipoclorito di soda; non ostante,la suppurazione aveva cattivo odore, e la ferita spe. cialmentt~ nel secondo caso aveva un apparenza lurida e cancrenosa. L'applicazione della medicatura co.n l'iodoforme e con racido borico agirono con meravigliosa l'apidita. Il cattivo odore si emendò, si staccarono l'escare, e le ferite si coprirono di buone granulazioni. Nel caso della frattura qomposta, la ferita, dopo una seconda medicatura, non fu più medicata per cinque giorni, quand0 il malato fu trasferito a bordo della Lusitania avendo prima di !asciarlo riaggiustate le sle.cche e la medicatura. La ferita in questo caso era rimasta affatto inodora e senza dubbio avrebbe continualo cosi se lasciata intatta per una settimana, il tempo raccomandato dal prof. Lister quando una simile medicatura è stata applicala dopo un innesto cutaneo sopra una larga . piaga. Antisettici dopo le op1ra~ioni. - Dopo la estr·azione di una palla si ebbero eccellenti risultati lavando la cavità della ferita con una soluzione di cloruro di zinco (gr. 2.50 in 30 gr . . di acqua) rendendo coslla ferita asettica~ con la introduzione di un tubo di drenaggio dando libero sgorgo alla marcia. Un si mile trattamento fu pure vantaggioso nelle ferite d'arma da fuoco con brani cangrenosi e tendenza alle raccolte mar· ciose. Anche dopo le amputazioni la soluzione di cloruro di ziJlco riuscl sommamente giovevole per lavare i lembi non solo come polente antisettico, ma come stittico ancora, frenando ogni stillicidio ed emorragia di piccoli vasi. Le arterie che richiedevano una allacciatura furono assicurate col catgut solforoso o verde introdotto dal prof. Lister e usato in que-sta campagna per la prima volta nella chirurgia militane. Questa forma possiede tutti i vantagp;i del caLgut carbolico sopra la seta, e sopra quello ha il vantaggio di una maggior resistenza di assorbirsi più lentamente e di potere essere trattportato in piccoli pacchi occupanti poco spazio in confronto delle voluminose bottiglie di catgut carbolico. Nelle medicature successive una lozione composta di una:-
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parte della rammentata soluzione di cloruro di zinco con tre· parti c.li una soluzione di acido carbolico (l: 20) riusci vantaggiosissima per facì!itare la separazione delle escare e rendere la ferita asellica. Ciò fu specialmente notato nel caso · di una Guardia del Corpo che ebbe il braccio amputata alla arlicola:.tione della spalla per una grave ferita d'arma' cla fuoco. Si formarono estese escare gangrenose nei lembi e raccolte di pus. Dopo aver tolto un paio di punti, introdotto un grosso tubo di drenaggio e lavata largament~ la ferita con la lozione rammentata, le escare si andarono eli• minando, il pus raccolto ebbe libera uscita e accadero cosi favorevoli cambiamenti nell'aspetto della piaga e nelle condizioni generali dell'infermo che da quel momento la guarigione potè aversi per assicurata. Per togliere il cattivO' Ollore ùelle ferite riusci molto utile l'iodofot·me sospeso nella soluzione (1 a 20) di acido carbolico e iniettato nell'interno dellfl ferita. Finalmente un caso di amputazione di un braccio col metodo circolare eseguito allo speciale eli riserva ad lsmailia con tutte le cautele lìsleriane tende a dimostrare che il metodo del Lister potrebbe essere t'seguito con pari buoni resultati cosi nella chirurgia militare come nella pratica degli ospedali civili. Può aggiungersi come un fatta importante che non oslante che il iodoforrne fo8se stato usato in alcuni casi sopra delle vaste ferite più lat·gamenle eli quello che é raccomandato, se si eccettua un caso o due di ùolor tli testa e di malessert- generale che poteva anche deriYare da altre cause, non ci furono del resto s intomi manife~li di av,•elenamento iodoformìco, sul quale si è ta nto discus~o recentemente e che fu riguardato come una controindicazione al suo uso. Questi lievi sintomi, se pure in tutta dovuti all'iodoforme, servono solo a dimostrare la necessita delle istruzioni d€!1 prof. Lister, cioè dì asper~cre lefr~er mentc le ferite e non coprirle con un denso s trato ùi poh·et·e.
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RIVISTA D'IGIENE
r81111& dt•lllteztone del qu&rtterl mWta.rl, pel dott. GRANJux. - (Archioes Médicales Belges, aprile 1882, fase. 4').
Le questioni di salubrità e di disinfezione preoccupano da lungo tempo i pt·atici, che esercitano come i medici miti. tari, in luoghi ove le esigenze più elementari dell'igiene sono costantemente trascurate. In alLri tempi se ne faceva po. chissimo conto; si lavava il pavimento, s'imbiancavano i muri, si maschel'ava il cattivo odore e la caserma era salubre. Ai giorni nostri, in cui prevalgono le teorie dei contagi animati, si comprende facilmente la tendenza che si ha di muover guet·ra ai microbi, e quest'immenso aumento dei . dati del problema ne ha resa più difficile la soluzione. I primi tentativi, fatti in un'epoca in cui si avevano idee inesatte sui contagi, sul loro modo di operare e sulla sfera . d'azione degli agenti disiofellanti, hanno dalo e non potevano dat·e che resullati quasi inconcludenti. Da parecchi anni però lo studio degli agenti patogenici ha fatto grandi progres~i; i disinfettanti sono stati studiati da numerosi sperimentatori e buoni risultati sono stati ottenuti con diHinfettanti scelti ra:oionalmente. Questa scelta deve farsi ,fondandosi: i • sul modo di azione degli agenti detti disinfettanti. 2' sull'azione dei virus fuori dell'organismo. Tale è l' ordine seguito in questa rivista che terminet·à 3' colla. ..sceUa del disinf~ttantc in ciascun caso par•ticolare.
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A.zione delle sostanze di8infettanti. Questi agenti po!"sono essere divisi in tre gru ppi second() . che la loro ·azione è di natura fisica, chimica e antisettica. Agentijlsici. - Questo gt·uppo é il meno numeroso; è quello il cui meccanismo è il più semplice, il più facile a comprendere. t• In primo luogo fa d'uopo collocare la temperatut·a raggiungente, in un s~nso o nell'altro, i limiti incompatibili coi fen omeni biologici. Come nella pratica l'abbas!';amento · della temperatura é più difficile ad ottenet·e che il suo innalzamento, si ricorre appunto il più delle volte a questo ultimo mezzo, poiché si fa uso d'aria calda, di vapore, d'acqua bollente. 2. Si è cer·cato di rendere impossibili le ferme ntazioni facendo cessare le condizioni indispensabili a qualunque fermen tazione. Gli isolanti privano le sostanze d'aria e per conseguenza di ossigeno; in tal modo agisce pure l'olio grezzo di catrame, preconizzato da Emery-Desbrousses perla disinfezione delle latrine; esso si distende sulla superficie · delle materie separandole dall'aria, come l'olio della lampada da notte isola l'acqua soltoslante. Gli assorbenti sol· traggono parimenti l'acqua necessaria a q ualunq ue fer·mentazione: donde l'impiego della terra seccA, della paglia polverizzata, ecc. Le pt·oprietà che hanno alcuni corpi, specialmente il carbone, di assorbire piu volLe il lor o volume di gas di qualunque natura, è stata utilizzata per distruggere l'azione deleteria de lle putt·e fazioni (acido soJrot·ico, ammoniaca, e i corpi odorosi non ancora determinati). Agenti chimici. - Ques ti sono agenti distruttivi: soltanto . il modo d'a gire è different.e . 1. Ossidanti diretli.- I mangana ti e permanganati alcalini agiscono direllamenle per l'ossigeno che contengono e che cedono facilmente. La loro azione ha luogo alla te mperatut·a ordinaria; essa si estende a tutte le malerie miner ali od organiche suscettibili di un'ossidazione superior e; .
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essa non si congiunge ad alcuna reazione violenta, svolgi· mento di gas, innalzamento di temperatura. Le loro solu zioni, scolorandosi al contatto di materie organiche, indicano in tal modo se l'operazione ebbe luogo o no. Queste sos~nze hanno la proprietà di essere inodore, ma il lòro stato fisso ne limita l'uso. 2. Ossidanti indìretti. -Cloro, bromo, iodio decompongono quasi tutti i corpi idrogenati e svolgono l'ossigeno allo stato nascente. Che il cloro si sviluppi lentamente dal cloruro di calce o dagli ipocloriti, o che si produca mediante altre rea·zroni chimiche, il •suo 't>OI.ere diffusivo e di penetrazione, la sua azione rapida ed energica lo l'end()no agente prezioso. Meno energici, il bromo ed il iodio hanno essi pure, l'uno la sua solubilita nell'acqua, l'altro la sua stabilità. 3. Deossidanti - Il solfo, bruciando, si trasforma in acido solforoso mercè l'ossigeno dell'aria. Se la combustione ha luogo in un locale chiuso, se la quantità del solCo è suffici ente, si produrrà un'atmosfera d'acido solforoso, completamente irrespirabile· e letale per tutti gli esseri aerobi. L'acido solforoso del resto è un deossidante energico; i solfili e gli iposolfiti si tra&for·mano in solfati in presenza dei prodotti di decomposizione delle materie organiche. L'azione dell'acido pirogallico riposa pure s ulla sua affinità per l'ossigeno. 4. Sali metallici - Tutti i sali a base 'd'ossido metallico che ~roducono solfati insolubili, e il cui acido può neutralizzare l'ammoniaca o 11 carbonato a ·base d i essa, sono atti perciò a depurare le materie infette di acido solforico e di ammoniaca. Questo gruppo comprende i ·Sali dì ferro, di piombo, di rame, ecc. Questi sali hanno sensibilmente la stessa azione, e la loro preferenza dovré. basarsi 'Sul prezzo di acquisto. I meno costosi S'ono il 'Solfato tli ferro del commercio, la pirolignite di ferro, e i sali di zinco. Quando questi t:lltimi prodotti sonosi ottenuti mercé la saturazione di s'eque aci.dulate provenienti dalla fabbricazione della nitro-benzma, sono abbondantissimi di mater ie empireumatiche, specie di agenti antisept.ici. In questo gruppo sono contenute la ma ~ gior parte di sali detti disinfettanti, il cui numero è ton t.. considet·evole.
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5 Caustici. - Si può secondo l'uso e la potenza del caustico adoperato, distrugg~re completamente le sostanze organiche o formare semplicemente alla loro periferia una specie di strato più o meno spesso isolante le delle sostanze. In tal modo si aggiungono agli acidi ed alle basi energiche il percloruro di ferro, l'allume, ecc. Agenti antisettici. - Essi arrestano il principio della decomposizione ed impediscono le fermentazioni rimuovendone le cause; si oppongono allo sviluppo degli organismi inferiori, di cui uccidono le spore. Ma qui si arresta il loro ufticio, perché essi sono impotenti contro i gaz mefilici, che si svolgono dalle materie putride. Essi prevengono il male, ma sono di debole soccorso quando si è svolto. Gli antisettici sono numerosi; si rammentano i più conosciuti, l'alcool, ~·etere, gli idrocarburi volatili, i prodotti empireumatici del aatrame1 il creosoto, g li acidi fenico, salicilico, borico, ecc. Il. AZIONE DELLE SOSTANZE DETTE DISINFETTANTI SUl VIRUS ALL'INFUORI DELL'ORGANISMO.
Le esperienze destinate a mettere in luce questa questione !!!ono numerose; non si terra parola qui che di quelle che furono seguite da inoculazioni, avendosi sollanto in questo mezzo di riscontro il modo di ottenere un soddisfacente grado di certezza B potendo in tal modo determinare la dose massima di ciascun disinfettante. Si esporranno successivamente i risultati ottenuti con ciascun disinfettante. t• Calore. - Lo stesso oaccino disseccalo viene reso completamente neutro da una temperatura + oo· a+ 1000, continuata tutto al più per una mezz'ora. Si pokebbe ottenere lo stesso risultato con una temperatura meno elevata pro.. hmgando la durala dell'operazione. Del r esto non è quesLo un fatto isolato e sembra che la persistenza dell'azione possa sino a un certo punto supplire all'insufficienza delle calorie. 11 liquido settico è stato portato da Davaine sino all' ebol·
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lizione senza che abbia perduto le sue proprieta nocive. Inoltre si é giunti a neutralizzarlo col calore facendo uso di un semplice artificio, ricorrendo cioè alle ebollizioni successive. Dopo la prima ebollizione, i vibrioni ed i batteri adulti vengono distrutti, ma i corpuscoli-germi trovano in questo calore un elemento per la loro proliferazione. Nella seconda operazione vengono dis trutti gli adulti che si erano sviluppati nella prima ebollizione, e cosi eli seguito si giunge in tal modo a distruggere tutti i corpuscoli-germi ed a rendere sterile il liquido. Del resto, Dreyer da un lato, il professore Vallio dall'altro hanno potuto recentemente rende re sterile dopo una semplice ebollizione un liquido settico. I fatti più notevoli appartengono a W erner. Egli ha imbevuto pallottole di ovalLa con liquidi putridi in cui abbondavano batteri e vibrioni; tali pallottole furono involle e racchiuse •in cinque altri strati di nuova ovatta; il pacchetto cosi prepa· rato fu lasciato per circa un'ora in una stufa riscaldata a+125". Poscia vennero svolti gli strati di ovatta; essi erano secchis· simi all'interno; furono introdotti in boccette, ripieM di liquido di coltura del Pasteur, e dopo quattro settimane il liquido .era divenuto sterile. Il virus carbonchioso viene secondo Davaine distrutto nello spazio di cinque minuti da una temperatura di + 55• a 51•; esso non perde la sua virulenza che dopo un quarto d'ora. Inoltre, Koch ha dimostrato che i batteri del carbonchio non si distruggono facilmente che quando il loro sviluppo ·è incompleto. Quando essi sono pieni di spore, hanno una resistenza considerevole. Nullameno Pasteur ritiene la mo1•te ·di questi elementi come quasi inevitabile a 110•. 2. Cloro. - Allo stato gassoso, od in soluzione annienta Itapidamente le proprietà del caccino liquido; questo risultato non si ottiene se non quando la linfa diviene acida ed il cloro disciolto nel liquido vaccinico raggiunge la proporzione di 2 per 1000. La sua azione sul vaccino disseccato è meno rapida; oc-eorrono in generale trenta minuti. Tali esperienze sono state ripetute un gran numero di volte da Bousquet, da Mek:lenburg, da John, Dougall, Bexter, Loffmann, Sternberg, ecc.
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Puech ha dimostralo che il virus della moroa fu pure di· strutto dal cloro; questo neutralizza ancora il virus settico, e · Batxer ha determinalo la quantità minima necessaria·, cioè 7 per •JOOO; Dreyer ha confermato questo ris ullato. 3. A cido solj'oroso. - Produce la coa~ulazione del vaeJ cino liquido, e non richiede che dieci minuti per rendere sterile il vaccino disseccato. Alla dose di 4 per 1000 distrugge il virus della morva· (BaLxer). Secondo lo stesso osservatore bastano 3 per 100 ' d'acido solforoso per distruggere la virulenza di un liquido settico. 4. Iodio.- Il liquido settico viene facilmente neutralizzato dal iodio, come l'hanno dimostrato Onimus, e Davaine; secondo quest'ultimo osservatore la dose necessaria non sarebbe che di 1 per 1000. Davaine ha dimostralo nel1878 che · una soluzione di iodio-iodurata al 12 pet· 1000 distrugge il· virus carbonchioso con una mezz'ora di contatto. Da nuove esperienze, che furono da lui partecipate all'accademia nel 1880 risulla che il limite estremo dell'azione antisellica del · iodio sarebbe· eli 1/100000! ! 5. Per·manganato di potassa.- Neutralizza il vaccino liquido alla dose di 5/1000 (Batxer); distrugge pure il liquido della morva, e il virus settico. 6. L'acido fenico, di cui la moda ha preso possesso, e che> presso il pubblico ba grande rinomanza quale antisettico, fu oggetto di numerose esperienze. Iohn Dou gall non riusci a neutralizzare coll'acido fenico · il vaccino liquido. In appresso tali esperienze furono Ì'ipetute da Batxer, che giunse a r endere sterile il vaccino colla dose minima d'acido fenico al 2 per 100. La st-essa difficolté. s'incontrò per rendere steri'l~:~ il vaccino secco ed i risuliati ottenuti lasciano tuttora molti dubbi. Secondo Balxer il virus della mot·va non resisterebbe all'azione dell'acido fenico alla dose di 2 per 100. L'azione dell'Acido fenico sul liquido settico ha dalo luogo . a multe discrepanze ft·a gli osservatori. Mentre da una parte· Davaine, Batxer, Dreyet·, videro l'acido fenico neutralizzarli il -virus seltico alla dose di 1/ 100 (1/ 160 da Krajewki); dal-
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l'altra parte Téùenat non ottenne refl'e Uo con 1/ 100 o con un 2/ 100 e cons idt<rò come dose minima 1/ 20. Secondo Davaine, l'acido fenico al 2/100 distrugge il virus carbonchioso; ma Paul Bet•t ba constatalo che l'alcool fenicato non toglie la loro virulenza ai corpuscoli produttori del vibrione settico carbonchioso, - fatto confermato da Té-
denat. Riassumendo: nulla è più incerto che la neutralizzazione dei viru:S coll'acido fenico a nch(~ ad alln dose. 7. L'acido salicilico agisce come l'ncido fenico. 8. Il sublimato corrosioo distrugge il virus settico alla dose di 1/400 (Krajewski) e il virus carbonch ios o alla dose di 1,1150000 (Davaine). 9. L'acido soiforico distrugge il virus settico, quando raggiunge 1/ 150 (Onimus e Davaine), 1/LUO (Krajewsky). Così pure il solfato di rame, il nitrato d'argento, la polassa e la soda ne utralizzano il virus iSettico alla dose di '1/160 (Kra- · jewsky). Da tutte le suddette espel'ienze risulta che il cloro, il iodio,_ il permanganato di potassa, l'acido solforoso, anche in deboli. proporzioni e il caloJ'e distruggono i virus fuori dell'economia. [.'azione degli altri agenti è dubbia (acido fenico, salicilico, ecc.) non si manifesta che a dosi talmente gt•andl,. che il loro uso diviene poco pratico, e non si possono applicare che a casi particolari ed assai limitati. Come corollario allo studio dell'azione delle ~oslanze dette disinfettanti dei virus fuori dell'organismo, sara importan- · tissimo gettare uno sguardo sull'ufficio che hanno questi agenti nella te1·apia delle malAttie infeziose; di fare noto quanto sono importanti i risultati che essi forniscono allot·a malgrado gli o~tacoli che si oppongono alloro uso per la delicatezza dell'org-anismo, infine di basarsi su questi t·isultati per fare assegnamento sull'efficacia di essi e per ulilizzarli. a larga mano; ma insistendo su questi punti temiamo di allontanarci dal tema che ci siamo proposti di svolgere molto più che og~i tutti sono convinti dell'importanza e dell'utilità del nuovo metodo.
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IJI. APPLI CAZIO:-I E RAZI O ~ALE nEl DISINfETTANTI.
1. Camerate per la truppa.
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Lo condizioni io cui si trovano le Mmere occupate dalle truppe sono tali, che siffatli locali, malgrado le cure giornaliere di nettezza e i mezzi d'imbiancamento regolamentare, divengono frequéntemento focolari d'infezione. Le camere non potrebbeco essere rese salubri in modo efficace e completo, che mediante agenti ene rgici d'azione non dubbia sui microbi e di un grande potere diffusivo, che permellùno loro di penetrare in tutLi gli angoli e in tutte le anfrattuosi tà, di penetrare nei tavolati, pavimenti di le ~no, ecc. A siffalle condizioni, soddis fano solamente secondo gli s tudi precedenti: i gaz, il vapore acqueo, il cloro, il iodio, gli acidi nitroso e solforoso. La scelta ùi ques ti corpi si ba!>erà s ulla facilità di prepat·azione e del loro uso, ma soprattutto sulla p ossibilità di dis infettare gli oggetti letterecci contemporaneamente alle camer·e. Il calore fol'nito dal vapore acqueo non può venire adoperato che negli stabilimenti forniti di vaporiferi e non ·può essere utilizzato nelle caserme. 11 cloro è s tato impiegato su vasta scala da Doremus di New-Jork, per disinfettare le sale d'ospedale e la nave Atlante. Il modo di prepararlo è semplice, ma l'azione sulle materie organiçhe é tanto intensa che le frangia del letto vengono bruciate nelle sale di disinfezione. li cloro adunque non potrebbe servire al nostro doppio scopo. Il iodio agisce come il cloro, e non ne differisce che pel suo prezzo pii.t elevaLo. Le disinfezioni con acido iponitrico furono usale a Parigi dall'amministrazione dell'ufficio di pubblica sanità n elle epidemie colei·ose del 1865 e 1866; ma non ebbero buoni risultati: i letti , i ferramenti delle porte e delle fin estre furono assai danneggiati , ed il compianto prof. Guber fu testimonio di un vero avvelenamento in una religiosa, pro-dotto dal gas contenuto negli oggetti l e tterecci~che si erano
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ripresi dalle sale di disinfezione: anche casi di bronchite sono stati addebitali all'azione dell'acido iponilrico. Pertanto non si crede di richiamare in vita un metodo a ragione abbandonato. · Per ciò che riguarda l'acido solforoso è noto come questo· gas, che disinfetta tutt' insieme letti, ell oggetti letlerecci sia divenuto regolamentare nell'esercito francese, in grazia della· sua potenza di azione e delle semplicità di sua preparazione. È questo infatti l'agente il più efficace ed il più pratico, quello che merita giustamente la preferenza . E il suCY uso viene pure raccomandato dall'ufficio d'Igiene di Bruxelles. La questione della dose non è ancora risoluta; fino ad ora i" diversi operatori, signori Czernicki, Geschwind, André hanno fatto uso per un metro cubo d'aria di differenti quantilà di solfo. Siccome da una parte faceva d'uopo avvicinarsi perquanto é possibile alla saturazione, e dall'allra pensando che non si ha mai un locale ben chiuso, specialmente nelle vecchie caserme, sembra che i 68 grammi, quantità che consuma secondo gli esperimenti del dott. Marty un metro cubo d'aria, dovr ebbero esser•e presi sempre come minimun. Con quantità anche superiori a questa dose, si giunge difficilmente in pratica ad un punto vicino alla saturazione. Nella disinfenzione dei locali e della caserma di Pollet fur ono impiegati 70 grammi per meti'o cubo. Benchè Cossero state prese tutte le precauzioni raccomandate, quando dopo la disinfenzione si entrò in detti locali; non si trovò quel forte odore di solfo e quell'atmosfera irrespirabile segnalata dagli autori Se non si giunse ad una gran produzione d'acido solforoso lo si deve all'aver operato in più volte per piano ed' alla vetuslà dei sottltti e dei tavolati, ed alle facili comunicazioni che s'erano stabiliti tr·a i locali soprapposti. Se si dovesse ricominciare l'operazione si opererebbe all'unisono, 0 si disinfetterebbe tratti verticali, in qualche modo isolato. Sembra pertanto che sia necessario uno studio preparatorio dei locali prima d'incominciare la disinfezione. Sr trasse profitto della disinfezione di detta caserma per rendersi conto del potere diffusivo dell'acido solforoso: A tale·
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effetto furono nllnccale nelle parli infe!'iot·i dei turaccioli di bottiglia chiuse ermeticamente carte di tornasole bagnate l'una nell'ammoniaca purfl, l'allra in una soluzione contenente tre parli d'acqua per una d'ammoniaca, le altre in so luzioni sempre più deboli. Queste bolliglie furono collocale in una camera da disinfettare. Dopo l'operazione tutte le carte erano rosse eccetto quella che era stata irnmet·sa nell'ammoniaca pura. Nella stessa camera fu posto un rcgisll'O ù'inJcnnct·ia, nei fogli del quale venne chiusa una cat•la ili lùl'llù.Sule, bagnala in una soluzione ammoniacale all'uno per 100. Quando si apri il regisll'o, la corta di lot·nasole et•a rossa e nullameno et·a stata sottoposta e tale pressione, elle essa r iuniva, a guisa d'ostia da incollare, i ùue fogli del registro. Di tutti i nostci colleghi soltanli il dott. Czernicki ha fallo lasciare nelle camere gli oggetti di vestiario e di equipaggiamento. • Nessun oggello o tessuto la!Sciato nelle camerale, egli .dice, aveva subito la menoma allecazione di colore né di slt'ultura. Soltanto una placca di centut•ino aveva perduto il suo splendore pe1· la formazione d'una pellicola di solfut•o •. ·Questo risultato un po.co divet·so da quello che si conosce. sul potere decoloran te dell'acido solforoso, mi ha impegnaLo a ripetere le esperienze prendendo ad esame pezzi di stoffe sottoposti all'azione dell'acido solforoso. A tale effetto, fu"' rono presi pezzi di panno rosso e bleu alcuni nuovi, altri vecchi: furono tagliati in due parli esponendo una sola metà .all'aziona dell'acido solforoso. Dopo la disinfezione in cui non s i raggiunse il gr·ado di saturazione, le pezze a prima vista non sembrat'ono modificate: ma conft•ontando i )'.lezzi di .ciascuna specie, si vide che il drappo nuovo rosso era assai modificato nel suo colore: il rosso era meno acceso ed aveva riflessi gialli: il drappo rosso vecchio aveva fatto minori -cangiamenti, e l'azione fu meno energica sul drappo grigio. Gl'istrumentid'acciaio, spatole, leva pereslrazionedi denti ecc, erano divenute nere e sembravano di bronzo: lo strato eli solfuro di fer1•o era aderentiss:mo; fu necessaria la terra :inglese per allontanarlo. Pertanl(:) s i è d'avviso che non
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. debbano lasciarsi nelle camere da disinfettat•e coll'acido sol. foroso, gli oggetti nuovi, e .i fu cili, sopratlullo se sperasi · di poter raggiungere il grado di saturazione. 2. Letti ed oggetti letierecci.
L'acido solforoso comeabbiamo visto potrebbe essere utilizzato per la disinfezione dei letti e degli oggetti letterecci, ad esclusione del vapore acqueo, del iodio, del cloro e dell'acido iponitrico. Ma si é addebitato all'acido solforoso di lasciare un odore sgradevole, persistente e di scoìorare i tessuti. Nei paesi circonvicini si è trovato nell'aumento di temperatura un mszzo di disinfezione più facile e più sicuro. P er giudicare di siffatto metodo, bisogna conoscere: 1' qual è la temperatura necessaria per distruggere l'attività dei principii mor·bosi; 2' a qual temperatura cominciano i tessuti ad alterarsi. Paragonando questi dati sa.rà possibile di sottoporre gli oggetti ad una temperatura bastevole per disinfettarli e nello stesso tempo a renderli incapaci di alterarsi. La prima domanda è già stata risoluta dalla scienza. Una temperatura di 110 a + 120 gt•adi previene le fer•mentazioni e le pul!·efazioni e rende inette la materia organica e l'organizzata. Il secondo punto è stato illustrato dal dott. Vallin, propagatore in Francia di tale sistema. Avuto riguardo ai risultati contradittori dei dott. RauSQns e Chaumont, egli ha ripetuto le esperieQ,Ze ed è gionto ai r isultati seguenti: la lana bianca non lavata ingiallisce se viene e-sposta per due ore alla tfmlperatura di HO•; la tinta è queUa che viene pt-odotl.a da un~ pri,rna lavatuRa; la lana bianca già lavata non ·diviene gialla se non dopo esse[le stata esposta almeno per due ore ad una tempe.ra4ull8 di +11-S () + 12()9. Alla swssa tamperatura. i.tessuti di tela. e di cotone non cangiano-colore in modo èonsiderevole; la modificazione, .n<> n diviene .sensibile cbe ~e§li ogg~tti wttGposti ~er 2 ore. ad .una temperatura di + 12.'i•. La so.l;i.dité di tutti i tessuti pei non si alter.a e.he ..alla temperatura di 150". Il crine e la lana sottoposLi ad
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una temperatura di +120' non divennero né più fragili, nèpiu friabili. Conclusione: la temperatura alla quale le stoffenon si alterano è più elevata di quella che è necessaria per · disinfettarle. Questo metodo viene posto in uso mediante stufe ad aria calda; le une sono stabili come quelle esistenti nell'ospedale di Saint-Louis, le altre sono mobili; modelli di tal genere si videro nell'esposizione medica internazionale di Londra del 1881. 3. Materie fecali.
11 problema. può essere presentato sotto due aspetti: a) disinfettare le materie fecali recenti prima che si mescolino alle altre; b) impedire la putrefazione delle masse fecali ocr almeno evitare r-he i prodotti di essa si diffondano nell'aria. a) In generale, le materie fecali recenti non sono no- . cive; tuttavia in alcune malattie, le deiezioni anche recenti sono reputate come una sor gente di contagio, ed è necessario prima di gettare queste materie nelle latrine, di distrugger·e i contagi che esse contengono. Per ra~rgiungere lo scopo sono necessari di~infettanti • energici e stabili. I caustici ed alcuni ossidanti sembrano-. avere le condizioni necessarie. Nonostante la loro energia, le basi caustiche non possono essere impiegate per le deiezioni che devono essere dopo sitfatta operazione, mescolate ad altre materie fecal i, perché la reazione alcaHna favorisce la decomposizione di tali masse. Invece gli acidi sembrano indicati: i dottori Faurcet e Vallin hanno preconizzato l'uso dell'acido solforico e dell'acido fenico; il dott. Marguerite addebita agli acidi lo svolgimento dell'idrogeno solforato e raccomanda i sali metallici , e specialmente il solfato di ferro che toglie tosto l'odore alle materie fecali, me senza però che sia ancora dimostrata la sua azione sui contagi. In tali circostanze fa d'uopo ricorrere al !>ermanganato di potassa, ed in mancanza di esso, alla tintura di iodio al su- blimato, al nitrato d'argento. b) si può, se non impedire, rendere almeno insigniti•
97 cante la decomposizione di materie fecali, aggiungendo a ciascun sale una quantità s ufficiente di una sostanza capace di as sorbir·e i pr.:>dotti della decomposizione a , mano a mano che essi si producono. Perchè si gener'81izzi l'uso ùelle sostanze disinfettanti s uddette esse dovrebbero ess er e poco costose, attive, solto piccolo volume e non alterare le qualità delle materie che devono servire per ingrasso. A tali condizioni soddisfano i sali metallici e soprattutto il solfatlo di ferro, che è a tanto buon m ercato e che t! tanto facil e ad ottenere. L'idrogeno solforato e l'ammoniaca, questi principii prodotti da lla decomposizione fecale, sono distrutti, si può dire, immeùiatamcnte: 25 gr'8mmi di s olfato, di ferro, o l'equivalente di un allrosalemetlallico,sono bas tevoli per un giorno e per un individuo. Esperienze dir ette hanno dimostrato da lungo !empo che le materie fecali, disinfettate coi sali di ferro, non producono, sparse nel suolo~ alcun impedimento all'atto della vegetazione, benchè una notevole porzione dell'ossido metallico, sia assorbito dalle piante. Lo s tesso aYviene per il manganese e per lo zinco, mentre che i sali di piombo e di rame sono nocivi alla vegetazione. La disinfezione col solfato di ferro é in uso nell'esercito; se non produce quei buoni risultati che si aveva ragione di aspettarsi, è percllè viene adoperata da gente che non ne comprendono l'utilità e che non la eseguono a dovere. Fa d'uopo gettare ogni giorno nelle latrine tante volle 25 grammi di solfato di ferro per quanti abitanti sono nella caserma. Dopo aver lavato le panche dei locali di disciplina, bisogna spargere in essi tante volte 25 grammi di solfato di ferro, per quanti detenuti sono in essi locali. Il solfato di ferro costa da 7 ad 8 lire ogni 100 chilogrammi', perciò la spesa non é molto considerevole; inoltre, non ess endo necessaria, per la disinfezione giornaliera, la disinfezione che dovrebbe eseguirsi nelle masse fecali al vuotarsi delle latrine, bisogna togliere dalla spesa il prezzo che costerebbe quest'ultima disinfezioue. Da ultimo a che gioverebbe una spesa minore a confronto dei beneficii risultanti <la uno stato sanitario soddisfacente ? 7
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I caustici come si è sopra veduto, ~on sono alti a siffalte disinfezioni; lo stesso ha luogo per gli ossidaHti, che dar ebbero origine allo svolgimento dell'azoto e ad un rigonfiamento tumultuoso delle materie; ai Joossidanti ed agli antisettici non devesi neppure pensare. Un buon processo di disinfezione delle mater•ie fecali sono le polveri secche; in questo sistema di disinfezione, dopo ciascuna deiezione, si ra cadere sulle materie la terra a r gillosa secca e polverizzata. Quando si tolgono le materie, esse non esalano alcun cattivo odere, ed il miscuglio può essere subito adoperato come ingt·asso. Il meccanismo è molto oscuro: c Senza dubbio ha luogo una specie di fermentazione umica; la mancanza d'una sufficiente quantit.A d'acqua, impedisco forse lo sviluppo di detta fermentazione; la terra secca e porosa deve ritenere il gas e moltiplicare i punti di contatto con l'ossigeno, come lo fa il carbone animale o vegetale. Quando si sezionano le masse escrementizie circondate di terra, si trova al centro una materia che ha l'apparenza ed un debole grado di odore fecale , ma tale odore non è mai putrido; vi si vedono una g rande quantità di muffe verdi e bianche, e non sarebbe impossibile che siffatLa vegetazione crittogamica avesse influenza nella r iduzion e delle materie ai loro clementi chimici. :. Per tale sistema si richieggono dei tLni mobili, da poter togliere frequentemente, e degli urmatoi separati, perché l'urina è ùi difficilissima neutralizzazione. In queste esperienze il datl. Vallin è giunto ai risultati seguenti: quando la decomposizione era incominciata nel momento in cui fu gettata la terra, l'azione neutralizzante è m olto meno energica; i gas cessano di essere ritenuti dalla terra, quando é troppo umida; la sabbia o la r ena hanno quasi nessun effetto; lo stesso non avviene per la terra cretacea; l'argilla, la terra vegetabile sono eccellenti. Le quanti lA minime necessarie per neutralizzare un'efaucazione solida (150 a 200 g rammi) sono: Argilla . . . . • 1J2 litro o 700 grammi Terra di giardino. 3[4 • 800 • Terra di bosco 1 c 1000 c
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La cenere è inferiore alla terra; i r esidui carbonizzati · sembt•ano superiori alla terra; in generale i miscugli detti disinfettanti si sono mostra ti inferiori alla terra argi Il osa. Questo metodo è stato impiegato in tre ospedali militari dai dottori Fée, Biskra, Alix ed infine dal dottor Vallin a Val-De-Gréce. Il sistema Goux, impiegato nei campi dei dintorni di Parigi, -è basato sullo stesso principio. Si compone di botti mobili · cosi preparate: «Al centt·o di ciascuna di esse aperta per una estremita, si colloca una forma di legno, un poco conica, di diametro eguaEe alla metà circa del diametro interno: tra . questa forma e la parete si comprime fortemente uno strato . di polvere che resta aderente alla parete quando si toglie la fot•ma, e che circoscrive una cavita destinata a ricevere le deiezioni. Quando tale spazio è pieno, lo si chiude con un adatto coperchio, la mescolanza della polvere e delle materie sì effet. tua facendo rotare la botte •. La quanti!.ii media di assorbente impiegato è il 20 per 100 di materie introdotte. • In questo s istema invece della tet•ra secca si fa uso, per averne un più ricco ingrasso in materie azotate • dli spazzature di granai, di pula, ecc. sostanze tutte che sembrano meno disinfettanti della terra, e clhe in ogni cuso sono in quantità insufflcientiì; cosi pure la rutrefazione s'impossessa spesso del miscuglio prima che la materia di deiezione ~aa stata completamente ridotta ai suoi costituenti minerali. • D'altra parte nell'earthsyslem é soltanto dopo due mesi dii soggiorno al coperto, che si può lasciare il miscuglio esposto alla pioggia e alle intemperie .. , mentre col sis1ema Goux il miscuglio viene esposto alla pioggia e si putrefa al contatto dell'aria umida. In queste condizioni, i depositi delle materie secondo il sistem"l Goux sono divAnuti focolai d'infezione con spaventevole odore nel1882, al campo di Villeneuve-l'Eiang, pel 20" battaglione cacciatori: fu necessitA mangiare nelle baracche, e porte e finestre chiuse, durante i calori dell'estate per tener lungi tali infetti odori che sgomentavano i più robusti stomachi. Il medico-maggiore Emery·Desbrousses impiegò con van.1aggio l'olio grezzo di catrame per disinfezione delle latrin~
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IU VISTA
e con tal mezzo potette scongiural'e un'epidemia di feb-br e · tifoidea e ùi diseen teria. Al ùi fu ori dello str ato isolante,.. che, a somiglianza di un parafuoco, intercetta le emana-zioni deleterie e s o!:ltiluisce ad eese un forte odore di catr ame, le altre parli costitutive di quest'olio, fenolio, car-·bone, oli essenziali, hanno proprietà per lo mAno antisettiche; . esse servono anche per· l'imbibizione delle traverse ferro viarie. Si presume che un litro d'olio di catrame renda inodoro.· ·t metro cubo di materie feculi ; il dott. Emery-Desbrousses · faceva operar e nel m odo seguente: in d ue tinozze di 35 a 40 · litri ripiene d'acqua si versava un m ezzo litro d'olio di ca-trame grezzo e lo si agitava; poscia il miscuglio che aveva . servito alla dis infezio ne di tutti i tinozzi veniva gallato negli , ul'inatoi, donde scendeva nelle latrine. In tem po di epidemia, questo processo ave va luogo due volle al g iorno. Il pr·ezzo dell'olio g rezzo di catra me è di 15 centesimi al r litro; esso si ottiene colla distillazione del catrame a 200• a 300•. Sventuratamen~e tutti i laboratori pel goz non distillan o . il catrame. A Dieppe non si potè avere dell'olio di catrame ,gr ezzo il che è da lamentar·e. Questo s istema è di facile ap-· p licazione nei quartieri militari. Secondo i dottori Gir·ard e Bapsl, non sono soltanto l'acido ~ solfoidrico e l'ammoniaca che s i svol~ono dalle materie fecali quelli che infettano l'aria; vi sono, secondo l'analisi, quantità . minime appena apprezzabili cioè Ll'indol e scalo!, di m ercaptans où alcoli solforati, di cianuri e d'isocianuri della serie grassa ed aromatica. Questi corpi preesis tono nelle fecce o si formano durante la pul!'efazione di materie organiche e s'ignol'ano tuttora le (oro proprietà fisiologiche e tossiche , _ il loro odore persis tente ed infetto non può lasciare alcun , dubbio ad alcuno. Questi gas vengono distrutti da una soluzione di vapori- . nilrosi nell'acido solforico, mentre i sali me tallici non li attaccano eù il cloro li trasforma in deri vati clo1•ati così nau- seabondi come i loro pi'Odutlori. Il processo per la disinfezione delle latrine è sempliciss imo; basta di collocare tra il deposito ed il can.ale d'emi ssione ~
D'IGIENE
• un apparecchio in creta contenente una piccola lJUantità d'aciJo · solforico nitroso; rinnovando l'acido di trallo in tratto, si accerterà che nessun gas infello sfuggieà dall'apertura. / Recentemente il dott. Schloesing, il sapiente direttore della scuola d'applicazione delle manifatture dello Stato, ha tro:vato un processo col quale si ottiene il fosfato di magnesia tribasico a prezzo mitissimo. Ora se il sale mescolato alle . deiezioni precipita tosto l'ammoniaca sotto forma di fosfato . ammoniaco-magnesiaco v'ha dunque in esso un nuovo disinfettante, a buon m ercato, che agisce a freddo, rapidamente, energicamente, semplicemente: questo è forse il di. sinl'ettante dell'avvenire!
4. Urinatoi. Ordinariamente occorre all'urina un certo tempo pet· decomporsi, ma quando dopo la sua emissione trovasi in con. t.allo coll'urina antica putrefatLa, in un suolo impregnato di p.rodotli putridi a di fermenti sviluppati durante una decomposizione anteriore, in queste condizioni essa s'allera quasi >immediatamente e diffonde torren ti di carbonato d'ammoniaca; i sali di magnesia e di calce che essa contiene si de. positano allo~;a allo stato çli fosfati formando sul suolo concrezioni dure, che fissano i fermenti urinari. (Roussin). Gli ul'inatoi ben costrutti hanno superficie liscie e nette; . quelli in ardesia per esempio, nettati con una corrente d'acqua · perenne continua; essi sono indipendenti dalle. latrine; lo scolo dei liquidi viene perfettamente assicurato; ogni giorno ·tutte le superficie in contatto coll'urina vengono netLale ac· · curatamente. Tali condizioni non si trovano negli urinatoi delle caser me, e la mancanza di esse viene annunziato dallo spaven' tevole odore ammoniacale che si riscontra in tutti questi locali. La comunicazione delle latrine e degli urinatoi produce non solo una spaventevole mescolanza di odori, ma espone . alle emanazioni fecali ogni individuo che si reca ad ur inar e. Tale grave inconveniente è contemplato dalla circolar&
RIVISTA
2-l apt•ile 1855, che invita « a procurar e alle truppe orinatoi : distinti dalle latrine •. Disgraziatamente tali raccomandazioni non furono mandate ad effetto nelle caserme da noi conosciute. P er rimediarvi e per impedire che gli uomini vi si rechino ad urinare, si fa uso a Dieppe d' urinaloi mobili, che non sono altro che tinozze di legno mollo bene incatramate all'interno e all'esterno. Vengono vuotate due volle
al giorno ed incatramale quando è necessario. In tali con· dizioni l'urina non fermenta e gli uomini non si recano alle latrine c! te per la defecazione. Le pareti degli urinatoi sono formale da muri intonacati di smalto. Tale intonaco è di breve durata.; perciò si rinnova quando si scorgono in esso delle escavazioni, altrimenti la d ecomposizione dell'ut•ina ha luogo incessantem ente. Que"St'operazione poco costosa viene eseguita sollecitamente.
Gli uomini di corvè non sono sufficientemente fornili di jstrumenti per nettare le latrine; occorrerebbero delle scope metalliche, colle qua:Ii si potrebbero distaccare dalle pareti depositi e sedimùnti. SiffaUe cure di nettezza e di buono stato dei locali sono veri disinfettanti, all'infuori di essi non si può ri•:or·rere che.a palliativi, il migliore dei quali é il clot·uro di c.alce; queslo· posto sul pavimento degli. urinatoi, svolge costantemente il cloro che distru gge le emanazi<!>ni amm0niacali. 5. Letamai. I letamai sono stati spesso ritenuti quali focolai d'infe -
zione. Al congresso internazionale d'igie ne, il dott. Fischer, di Loissons, ha emesso il voto che i letamai esistenti nelle abitazioni siano sempre s0ttoposLi a disinfezione, e che ciò venga ordinato per legge. Quest'uso esisle nel Nord, i cui intelligenti coltivatori oltt'd il beneficio sanitario, vi tro\'ano il v&nlaggio economico potendo utilizzare lulle le parti. attive dei loro letamai·. Essi adoperano il gesso, il fosfato acido di calce e il solfato di ferro. • Il gesso arr esta lo sviluppo del carbonato d'ammoniaca che trasforma in solfato. Dei. tre· è quello che costa .
D'JGIENE
meno, cioè 3 a 4 lire ogni 100 chilogt·ammi ed é a raccomandare nei paesi in cui i terreni abbisognano di calce. Il fosfato acido di calce raggiunge presso a poco lo stesso scopo; a. questo si aggiunge l'acido fosforico, che é utile nei letamai senza paglia. Cos ta .12 a 14 lire ogni 100 chilogrammi e deve essere impiegato in eccesso •· L'azione del solfato di fet·r o fu già esposta. Siffalla disinfezione·dei letamai ci sembra indicata nelle caserme di fanteria, che non sono in rapporto col numero dei cavalli che contengono, ed ove per mancanza di spazio, i letamai sono troppo vicini alle camerate degli uomini. 6. Scolaloi.
Come l'urina, cosi pure l'acqua dei scolatoi, quando stagna depone sul suolo fermenti infezios i, che s'incrostano e favoriscono in modo straordinario la decomposizione di m•terie organiche. Si può ancora djre che ogni scolatoio, il cui flusso non è libero diviene fatalmente un focolaio d'infezione. In tali circostanze fa d'uopo di correggere il livello e colmare le escavazioni. Sono necessari ogni giorno dei lavamenti con acque abbondanti. Questi sono veri disinfettanti poichè distruggono la causa stessa della fermentazione. Esistendo già l'infezione si potrebbe impiegare per lavamenti l'acqua che servi alla condensazione del gas (Roussin) od aggiungere all'acqua l'olio greggio di carbon fossile.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Pi&Da-Ballotta. - Progetto premiato &l oonoono del nuovo o1ped&le 41 Lugo iD Romagna, pubblicato a cura della Commissione Cassa-Fabbrica. - Bologna. Nicol1 Zanichelli, 1882.
Per iniziativa della Cassa di risparmio della citta di Lugo clte elargi 200,000 lire, questa, il Muuicipio e la Congr egazione di cari là si unirono in caritatevole consorzio per la costituzione di una cassa che chiamarono Cassa-Fabbrica per la erezione d'uno spedale di 150 letti . E nel marzo i881l a nome della città di Lugo, fu bandito un concorso per la spesa di mezzo milione; .al quale oltre 15 concorrenti risposero i signori ingegnere Gio. P ellegrino P1ana e Dr. Giuseppe Ballotta con un progetto che approvato con lievi modificazioni da un giuri composto dal prof. Murri, ingeg. Cesare Parodi e prof. Cammillo Boito, dovrà servire di base alla costruzione del nuovo spedale. Questo progetto è ora stato reso di pubblica ragione per cura della egregia Commissione della Cassa-Fabbrica; e a noi sembra non inopportuno farlo conoscere ai nostri lettori, dandone un sunto più che è p ossi bile breve e preciso. Lo spedale sarà costrutto, come i dettami della moderna scienza ed esperienza consigliano e come era stabilito dalle condi.zioni stesse del concorso, sul tipo dei padiglioni sepa rati. L'area destinatavi è di m. q. 27,416 irregolarmenlP, rettangolare. Sul lato minore rivolto a sud-esl dovrà tro•
RlVISTA BIBLIOGRAFICA
varsi la facciata principaln. Quivi sol:'get·à il pl'imo corpn di fabbrica che saril seguito da sei padiglioni-infermerie tre di qua e tre di là dalla linea mediana con intervalli di cortili o giardini; da un corpo di fabbrica posteriore destinato pet· le malattie speciali, cucina, oratorio, domicilio por gli infermieri e finalm enLe da una costruzione per la laoanderia e le stanze anatomiche. I sei padiglioni infe rmerie sono a un sol piano, gli altri tre fabbricati ne hanno due, e sono fra loro congiunti median te una galleria centrale e corridoi laterali. 'TutLo il fabbricato s i eleva dal s uolo m. '!1,50 poggiando sopra ·un vano aer eato o 10tterraneo. Il primo fabbricalo è preceduto da un piazzale largo 15 metri. Alla porta maggiore d'ingresso situata nel centro della facciata s i accede per mezzo di una cordonata. Due porte laterali conducono mediante gradinata una alla farmacia e suoi annesst: e l'altra al reparto per le cure idroterapiche e al gabinetto di elettro-aereo-terapia. Il corpo di fabbrica anteriore si estende dall'avanti all'indietro metri 15,80 e trasversalmente 101. Il primo cortile è largo m. 24. Dgni fila ùi pad iglion i, il corpo di fabbl'ica posteriore occupano tras versalmente m. 114,60; ogni padiglione è largo dall'avanLi s ll'indieLro m. 9, il corpo di fabbrica posteriore 18. I g iardini fra i padiglioni sono larg hi m. 18 cioè poco meno del doppio della loro altezza. L'lllltimo cortile che separa il corpo di fabbrica posteriore dalla lavanderia e stanze morluarie a vra la estensione di m. 20, sufficiente perché le emanazioni mefìtiche non giungano a contaminare gli ambienti ove dimorano gli infermi. Indica to il piano generale dello spedole, gli autori passano -alla descrizione ùei particolari, cominciando dal: Sotterraneo. - Questo avrà l'alt.ezza di metri 21331 dei quali 1,50 sopra a 0,80 sotto il suolo. È in comunicazione con l'aria esterna per mezzo di aperture munite di inferriate, e non deve avere altra destinazione che di accogliere i caloriferi. Piau ale, cortili, giardini, viali. - La parte fabbricala oc·Cupa un quarto circa dell'area ùi terreno concessa; il restante spazio consiste in giarJini c cortili intet·posti alle fabbriche, .nel piazzale davanti la facciata principale e nei viali che fian.cheggian·> t.ullo il fabbricato.
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(Jaller ia e corridoi. La gall eria centt•ale si estende per :120 m etri fino alla chiesa che occupa il centro del corpo di fabbrica posteriore ed è larga m. 3; i corridoi Ia tet·ali sono lunghi m. 6,30 e larghi m. 2. T anto la gallel'ia che i corridoi banno l'altezza di H:. 4. Sono ampiamente ventilati pet• mozzo di larghe fin estre l'lite m. ~,40, lat·ghc 1 ,:,o con un telaio superiore alto O,fl5 che ~i apr e a piano inclinato dallo estel'l1o allo interno ed una bug na o sfiatatoio infeeiore che si apre in senso inverso cioé dal basso all'allo con apcl'lura inferiore. La galleria e i corridoi essendo mollo meno alli delle infermerie laterali non recano ostacolo alla loro ventilazione, e cosi con questo ingegnoso artifizio, mentre è assicurata la comunicazione fra tutti i corpi di fabbt•ica al riparo delle intemperie atmosferiche, questi possono rig uardarsi rispetto al giuoco dell'aria come affatto sepa1·ate fr•a loro. Camere contigue ed annessidf:.ll'infermeria. - I corridoi laterali si pro lungano per m. 5,20 con una larghezza di 1,50 nell'interno della fabbrica ed hanno una camera a de.~tra per l'infermiere di guardia o per deposito di biancheria, un"a1lra a sinistra per un malrdo da segre(Jare temporaneamente provveduta di camminetto a fuoco aperLo. Dallo parte opposta della sala comune v'ha un altro corridoio largo ugualrnenle 1,50 e lungo 5,70. Lacameraasinislr'a èùestinataad uso di refettorio e di ricrea;; ione ecl é pure fornila di caminetto; a des tra vi sono due stanzini, uno dei quali dovrà conten ere una bagnarola mobile o un lavabo, per uso comune, l'tll tro un fornello per riscaldare il brodo, le bevande e per riporvi qualche oggetto necessario alla sala. Latrine. - In fondo ai padiglioni delle comuni infermerie e ai due estremi dei corpi di fabbrica anteriore e posteriore in ambedue i piani, da loro separati mediante corridoio lungo m. 3 sono s ituati il camerino delle latrine e quello dello sca~ rico della roba sporca. Un ulLimo tratto di cor·riùoio lungo esso pure m. 3 sta fra ques ti camerini. T re lar g he finestre provvedono alla ventilazione. So~to la fìn Pstra di fondo v'ho una botola da cui si getta la spazzatura in una cassa situata n el sotterraneo. Per arrivare alle latrinè bisogna nprire quattro porte. In faccia alle latrine v'è un camerino ove per·
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107 m ezzo di due botole si !retta nel sotterraneo entro due casse che vi corrispondono la biancheria sudicia da una parte e gli avanzi dalle medicature chirurgiche dall'altra. Lo stanzino delle latrine ba il piano alquanto inclinato; la illuminaziona notturna deve contribuire alla ventilazione. Il sedile deve essere di marmo, con tavoletta di legno cerata; per impedire che i malati vi montino sopra coi piedi, il sedile dovrà essere tenuto stretto con attorno al foro una piccola zona convessa. Il bacino di porcellana munito di valvola riceve acqua in modo automatico ed una data quantità di acqua e non piu. La valvola si apre per un par·ticolare con gegno ogni volta che si apre l'uscio dello stanzino. Gli orinatoi sono falli in modo che chi vuole orinare debba poggiare i piedi sopra un piano mobile di metallo che si abbassa solto il peso della persona aprendo una valvola, che permette all'acqua di fluire nel bacino di porcellana, ove si versa l'urina. Poiché la mescolanza dell'orina con le materie fecali è causa di grandi fermentazioni, per raccogliere gli esct•ementi t'l stato adottato il sistema delle fogne mobili· e il sistema di viso re. Sistema di costruzione Tollet. - Le infermerie sono cos truite sul sistema dell'ingenere Tollet. Ogni padiglione, secondo questo sistema è costruito sopt•a uno scheletro composto di tanti ferri a doppio T rettilinei da una parte e dall'altra curvi a forma ogivale. Questi fet•ri sono distanti l'uno dall'altr o m. 1,50 disposti sovra piani verticalmente congiunti con aste di ferro e lon gitudinalmente da una spranga a doppio T posta alla sommità dell'ogiva. Fra questi ferri e nel senso della loro altezza si costruiscono i muri semplici o ~eglio doppi per riparare le s tanze dal <'aldo o dal freddo· troppo intensi. Ogni fabbrica termina in una oolta orJicale che ha il vantaggio d'esercitare il minimo di spinta laterale e di permettere la diretta applicazione di una copertura senza travi, senza tiranti, ecc. Gli angoli sporgenti e gli angoli rientranti nelle sale sono arrotondati e si evita possibilmente ogni seno ogni cavità, dove per solito ristagna l'aria e si• deposita la polvere coi germi infettivi. Inf ermerie prineipali. - Ognuna ùi queste sale lunga• BIBLIOGRAFICA
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111\"ISH.
··m etri 31,80, lat•ga mett•i 8 e nella parte m edinna in cor rispondenza deE sommo dell'ogiva alta m. 8, deYe contene re 24 letli. La sua superficie e m. q. 204,-W, og ni letto goJe d'una superficie di m. q. 10,UO; a ogni infet·mo sono assicurali m. q c. 67.15. I letti sar·a nno !ungiti presso a poco m . 2 lat·ghi m. 1; !;:e.ranno discosti dal muro longitudinale m. 0,40, -distanti l'uno dall"allro m . 1,40 e in corrispondenza delle fin estre 1 ,90; lo spazio fr·a le due file ùi letti 3,20. Le finestt•e sono eguali a quelle della gnlleria e dei cOt·ridoi ed occu· pano una supedìcie totale di m. q. 61,20. L ungo la linea d'unione dei due m uri longitudinali, al sommo dell'ogiva v'ha un'apertura, Ulna specie di .lanterna che comincia e fini sce . ad un metro di dis tanza dai muri tras ver·sali difesa da una · cuffia di rame, che può chiudet'si all'occorrenza. Pel pavi· mento di tutta le sale ed anne~si sono pt•eferili i pietrini di cemento di oLiima quulita. Dopo questo gli autori passano a dimostrare i vantaggi delle infermerie a piano unico e quindi quelli del sistema ·T ollet che sor1o i seguenti: La forma ogivale delle infet·merie assicura il massimo ùi aeia chiusa e il minimo di superficie invilu ppante; la volta ogivale favorisce la dispersione sollecita continua e completa dell'aria viziata; la soppr essione del soffitto o d el pavimento fra un piano e J',aJlro e dei g r·a nai che divengono più o meno ricellacoli di aria malsana costituisce un alLro pregio dell'infer·moeia a piano unico C>d a YOILa ogivale; lo spazio Yuolo tru le pare ti ed in comunicazione col solte ran co è utile pet· preservare le salo dal so·vorchio caldo e dal soverchio freddo esteeno; il sistema T ollet olTre ancora i! vantaggio di una facilis.o:; ima esecuzione, di una gt•anùe s tabilità da res istere ai venli più gagliardi e di una sensibilissima economia nel m ateriale delle fondamenta. Corpo di fabbrica anteriore. - Nel piano inferiore sono a destra il dispensario o Ambulatorio Chil'llrgico (tre stanze) l' Ambulator•io medico (2 stanze), la porteria, la farmo cia col laboratorio, il magazzinoeduecamel'e p el farmacista. Un asce nsore ser vir/\ p er aspol'lare i malati che de,·ono essere operati al piano super ior·e dove si trovano le sale destinale a questo scopo. Nell'al& sinistra v·é la camera pel meuico chirurg()
B!BLIOGR.\FJ CA
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a~ ln nLe, e le s l.anze pet• la balneotera pia con ba ~ni semplici,
bagni a vapore, bagni med iante docce d'ogni sperie. Nel· pia no s upet•iot•e v'è la s ala per le operazioni chirurgiche che riceve luce da tre fin estre laterali e da un'ampia la nte t•na vetrata . Li accanto é _la s tanza pet• l'at·mamentario, il gobinellopel medico primal'io e quattro camel'e due a dMLt·a e due a sinis tra, per gli operati . Sono pure in q u~s to piano tt·e camere pei paganti uomini e tre per donne, due ca mere pc t~ uso della direzione esterna e per l'economa to, ed un appa t·lamento per la direzione interna. Corpo di f abbrica posteriore. - Al piano terreno è l'oratorio, la cucina con una dis pensa doppia, una sotlet·ranea ed un'altra poco sopra il piano della cucina, un ripostiglio~ il refettori,) per gli infermieri. Quivi sono pure due stanze per sale di lettura e lavoro a sollievo dei convalescenti e dei cronici. La cantina, la tinaiA, il deposito del carbone e due altre vas te s tanze per uso da destinarsi completano questo pian lerren_o. Nel piano superiore sono s ituate le camere per malattie speciali, due per mala ttie vene1·ee, due per alienali in osservazione, due per mala ttie conta giose s traordinarie, due per malati ordina ri d'occhi e due per oltalmie granulo;:e. Due camere senza destinazione potrebbero servire come infermerie di ricambio. In questo piano sta pure la camera pel cappellano. Laoanderia e camere mortuarie. - Sono situa te come fu detto, nel fabbricalo dietro il co1·po di fabbrica posteriore a1 piano terreno. Il vas to s lanzone al piano di sopra deve servire di asciuga toio coperto. Gli autori hanno pur·e pensato in ques to loro progetto e dato le norme per la provvis ta dell'acqua potabile e pei servizi ospitalieri, per la conserva del ghiaccio, per la conduttura degli scoli, per i parafulmini ecc. Ventil~ ione e riscaldamento. - Per il rinnovamento dell'aria é preferita la ventilazione naturale che il dimostrala essere non solo la piu economica, ma la piu confacente ano scopo. Le ampie finestre con vetrate a tabacchiera in alto e sfiata toi in basso, la lanterna in alto estesa quasi quanto.
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RIYISTA BIBLIOG RAFIC.-\
la infermeria assicurano abbondantem ente questa venlilazione. Anche la illuminazione notturna é stata chiamala in soccorso per· la depurazione dell'aria nelle sale. In ogni sala sono due lumi a pell·olio, la cui (jamma é circondata da una palla eli ct·islallo colorala in verde chiat·o, a cui e sovr apposla una campana metallica con un foro nel mezzo che comunica con un tubo che si eleva al di snpra J el tetto. Al riscaldamento per l'inverno è provveduto con caloriferi e !"Ono stati prescelti quelli F . Slaib e S. W eibel costruiti dalla d itta Edoardo Lehman a Milano i quali figuravano alla Mostra Industriale di Milano. Questi hanno il vantaggio d'utilizzare il 91 per 100 del calo t·ico svolto dalla combustione e ·sono insieme pntenti strumenti di ventilazione. R.
Il Dit'etto re
Dott. FELICE B AROFFIO col. med.
Il R edat.t.ore CLAUDIO SFOR Z A
Capitano mtdl~o.
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FEOERtco, Ger ente.
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NOTIZIE SANITARIE
S tato •&Dltarlo 4l tutto U R. E•erolto nel me•e 4l aprUe 1882 (Giorn. Mil. Uffic., del6 dicembre ·1882. N. 44, p. 2'). 724!J Erano negli ospedali militari al t• aprile 1882 (t) Entrati nel mese 8144 8479 Usciti . . . . . . . . 146 Morti . . . . . . . . 6768 Rimasti al t• aprile 1882 . . 202765 Giornate d'ospedale .' . . . , 2171 Erano nelle infermerie di corpo al 10 aprile 1882 . 8946 Entrati nel mese 7277 Usciti guarì ti. . . . . . 1565 • per passare all'ospedale 1 Morti . . . . . . . . 20ì4 Rimasti al t• aprile 1882 . . 68574 ·Giornale d'infermeria . . . 34 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 178 Totale dei morti . . . . . . . . . . • . Forza media giornaliera della tr uppa nel mese di aprile 1882 . . . . . . . . . . . . . 215168 Entrata media giornaliere. negli ospedali per 1000 di 1,26 forza Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 2,65
Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per tOOO di forza . Numero dei mor ti nel mese ragguagliato a 1000 di
forza
. . .
. . .. . . . . . . . . . . .
42 0,83
{l) ospedali militari (prineipali, aueeuraali, Jinfermer ie di presidio e ·l peeiali) e ospedali eivili. (l) Sono dedotti gli ammalati punti agli oepedali dalla inferm erie 4 i corpo.
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NOTIZLE SAXITARIE
Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 1'15. Le cause delle morti . furono: meningite ed encefalite 9, bronchite acuta 5, bronrite1 1, cbite lenta 8, polmonite acuta 21, polmonite cronica 3, pleutubercolosi miliare acuta3, tubercolosi cronica 5, peritonite 7, ileo-tifo 13, morbillo 4, miliare 3, meningile cerebro-spinale 3, ascesso acuto 3, vizi organici del cuore 2, pericardile essudaliva t, malattie del fegato 2, febbre di malaria 2, catarro gastrico acuto 1, ca~arro enterico lento 1, eresipola facciale ed al capo 3, cachessia per aglobulia e leucocitemia 1,. cistite 1, carie e necrosi 1, ferite d'arma da fuoco 1, commozione viscerale 1. - Si ebbe 1 morto sopra ogni '115 tenuti in cura, ossia 0,87 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 32. - si ebbe 1 morto sopra ogn.i 66 tenuti in cura, ossia i,5~ per 100. Morit•ono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 3'1, cioè: per malattia 18, per ferite d'arma da fuoco 2, per apop lessia 1, per suicidio 10.
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. . .-.EDICINA MILITA
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SOMMARIO D&J,LR MATERIE CONTENUT.E NEL PRE SII:N'fR B'A.iCICOLO.
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lllemorle orl:cloall. I soccorsi immediati nelle lesioni traum:Hicbe, del dott. A. To· rella, medico di t• classe nella R. Mar ina . . . . . . . : f'aQ. lll Sag~rio di meteorologia medica, del dott. Aateglano, capitano m•· dico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ,. 1211
l&ivi81A di ;~;loro:ali lt~tllaol ed IEaleri. RIVISTA MEDICA.
Del ritardo del pclao a rterioso nella sistole cardiaca . • ISO I nnes to del tubercolo come metzo diagnos tico DOlile màlattie degli org3ni uro·genitali - W. Ebsteln e Damsch . . '" •~ 151 Sull'embolismo de ll'arteria polmonale - M. Lltten. . . ,. 153 Il microscopio nella diarrea - Kennet. W. Mllllcan . . • . . . • • 1M Telefoni e microfoni . . . . . . . . . . . . . . . . » l~ Rallentamento del polso nella meningite tubercolat·e - Sée . . » 157 Paralisi spinale intermìttente d'originu malarica - V. P. GlbneJ. • li8 Sulla. paraliei bulbare - Senator . . . . . . . • . . . . . • 168 lntluenta di alc\ID.Ì medic:tme nti sulla secrezione del sugo gastrico -
Anrep • .
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RIVISTA 0Hift.URG1CA.
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Leaioni dei vasi nelle lussazioni dell'omero- W. Korte Emorragia dopo la escissione di una w osilla . . Una camera a1ettica - Adriano SchUcklng . . . . Alterazione dei vasi dopo l'amputazione - Segond. . Eatirpazione di un rene - S. Roaenbach. . . . . . DI alcuni rari aneurismi traumatici - Tenger e Lee
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Servizio sanitario d'un corpo d'armata francese , aul piede di guerra, in m a rcia . . . . . . . . . . . , . . . . . . »
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RI VISTA DI OCULISTI CA . Anatomia e Noaologia della neuri.te retrobulbare - Samelaohn RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITA.RK
RIVISTA DI STATISTICA MEOIC.A.
R ia.ssunto dei dati etatistici sullo stato sanitario dell'eHrci&o ita• liano . . . . . . . . . . . . . . . Carta della malaria in Italia - Luigi Torelll . • Rapporto aooua.le del comune di Bruxelles • . . . . • • . . •
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VAR1 1i:.TÀ
Lettere chirurgiche dalla Germania e Scandi navi a - E. Bottini Nuovi iatrumenti. . . . . . . . . . . . . . . . . · · L'Slettricita oelle m ediche applicazioni. . . . Febbre tifoidea nell'esercito francese. . . . . ... nnunz lo necrologico . . . . . . . . · · ·
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NOTIZIE SANITARIE.
ltato sanitario di tutto il R. Esercito nel m eag di maggio l~ Id. id . id. id. iÌUII:IlO id .
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3. A PR.S:~ )
SOCCOR~Ì~TI
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NELLE LESI ONI TRAUMATICHE
Una delle caratteristiche più salienti del nost-ro secolo è la filantropia. poicbè essa non solo si è nobili lata ed ingentilita come sentimento, ma si è imposta, come alto dovere sociale, anche a coloro, il cui animo non è spontaneamente atto a sentirla ed a praticarla; talchè vienfl ora esercitata in larga misura dai governi, dai corpi morali, e, sotto forma individnale da ogni classe di cittadini . .Non intendo qui far la storia delle grandi istituzioni di beneficenza, degli asili che la civiltà e la scienza hanno aperto ad ogni sorta d'infelici , e delle molteplici società di soccorso; voglio bensì segnalare una istituzione testè sorta in Inghilterra ed in Prussia ed ancora troppo poco nota, se non ignota affaLto, in Italia. Pi·rogoff, il grande chirurgo militare, di cu i tanto riful ~ero, sui campi cruenti della Crimea, lo spirito· di filantropia e la sapienza chirurgica, da meritargli il titolo di .eroe della scienza e della carità, definì la guerra una epidemia traumatica, e sostenne il dovere di adottare a suo riguardo, non altrimenti che per ogni altra epidemia, tutte quelle misure che più fossero giudicate opportune a prevenirla ed a limitarne le con8
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l SOCCORSI lllliEDIATI
segueuze ( l). Or sebbene a prevenire le epidemie traumati che qualunque sforzo riesca tuttora infruttuoso, pure quel che si è fatto, rlal 1 856 ad oggi, per !imitarne le conseguMze n e~li individui colpiti, ha sorpassato forse le speranze del PirogoiT e fa onore alla sua memoria cd ai tempi che corrono. Non è nncnra co mpiuta pertanto l'opera umanitaria a pro' delle \·i ttime del le guerre. C'è tullavia da colmare il gran vuoto dei soccorsi immerliati, i quali cosi come sono disposti attualmente i sen ·izi $anitari in guerra, possono essere prestati solo a poch i s~ imi fra i caduti, e forse non riescono in alcun cas0 immediati davvero. Ed ecco quindi che uomini somm i, secondati dall o spiri to Olantropico della S•)Cietà presente, inc0minciano ad occuparsi di essi, ad organizzarli e ad elevarli a s1stema. Per Yalutare l' importanza dei soccorsi immediati, sia slli r:un pi di battaglia, sia nelle contingenze della vita abituale., ::: i pensi a quei casi nei quali, o le condizioni del ferito più o mPuo deteriorano o la sua vita si estingue, in attesa del chi1'111';-'0, mentre dei so ccor~i semplicissimi, prestati a tempo opp~Jrl un o . anehbero evitato ogni danno. Sommano infaLti a mi;.rliaia, nei luoghi di combattimento, quegl'infelici che perisr.ono pet· emo!'l'agtia o esam·iti da 01·ribili soO'èt·èfize, mentre co1 1 una compressione ben fatta. con una. acconcia medicatu ra pronisoria, in attesa dei definitivi provvedimenti ch iru r;!ici. sarebbero per la maggior parte sfuggiti alla morte. E sono pure incalcolahili i cas i di ferite, che, per essere state e~po~te all'aria e ad ogni specie di agenti estel'iori, non sono più ;:;u~ce ttiiJi li elci normali processi di riparazione, e originano lunghe so frerenze e mutilazioni e perdita della vita . In Inghilterra, il cap . .fohn F1aley, che erasi segnalato li ri
PI ROO OFI'. Grum;t~~!)e cùr al/çemti>llm KrieçSChi,..Urglc. p 2: .
NILL& LES IONI TRAUMA.TlCBI
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in molle guerre e specialmente nella franco-prussiana, per zelo ed abnegazione nel soccorrere i feriti, e che neva .mille volte avuto occasione di deplorare il difetto degl'immediati soccorsi, concepì l'idea di istituire un'associazione intesa appunto ad organizzarli. Laonde nel ~ 877, nella annuale assemblea dei cavalieri inglesi di S. Giovanni di Gerusalemme, ·espresse i suoi di segui agl'intervenuti (t). Incoraggiato dal plauso di tutti i cavalieri dell'ordine e del pubblico, assunse 'l'iniziativa della benefica impresa, con la cooperazione del maggiore Dooca1~, quanto lui benemerito per azioni umanitarie. E già dopo pochi mesi veniva costituita la St. Jokn Ambu.lance Association. Uomini e donne di animo gentile, appartenenti ad ogni ordine sociale, dai principi e dalle principesse reali ai modesti operai, ne formarono il primo nucleo sotto l'alto patronato del duca di Manchester e sotto la direzione di un comitato centrale esecutivo, composto esclusinmente di membri dell'ordine di San Giovanni; e bentosto -vennero istituite le amb"lance classes, vere scuole pratiche destinate all'insegnamento ed alla diffusione delle cognizioni necessarie per poter prestare le prime e più urgenti cure cosi .nelle lesioni chirurgkhe come negli alti·i improvvisi malori. Tale istituzione ebbe dapprima il suo centro a Malta, isola benemerita nella storia della filantropia; ma essendosi poi estesa a tutta l'Inghilterra, divenne Londra la sede dei suoi capi ed il centro effettivo della sua vita. Il nobile orgoglio -con cui tutti i soci, senza distinzioni di casta, si fregiano delle insegne dell'associazione, la diligenza e l'attività che spiegano per meritare il titolo di helpé-r, concesso al termine degli in·segnamenti a tutti i meritevoli, lo slancio e l'amore con cui .poi, all'occorrenza, prestano la propria opera, mostrano quali (, J W l'ste•--mann 'l deutsche Monae.-Hetre, Dez. 1882.
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l SOCCORSI HflfEDlATI
salde radici abbia nella :;ocietà britanni ca il $entimento della. fratel lanza umana. Con una conferenza tenuta verso il principio dello scorso anno a Poru.smo•tLh , dinanzi a migl iaia di uditori, Joh. Fudey mostrò già maturi i frutti della sua granò e opera. Dalle liste pervenute al comitato centrale, nelle quali sono notlltì tutti ~ casi dì efficaci soccorsi prestati dagli allievi dell'A ssoc iazione,.. egli fece rilevare tullo il valore di essa. Accennò ai servìgi prestati dai policemen istruiti nelle ambtdance classes, e sì fermò alquanto sui risultati ottenuti nei disastri e negli isolati casi di ferimenti ver-ifìcatisi nelle miniere di carbon fossile .. Ed a proposito di ciò, prima di andare innanzi, bisogna sapere che i Medici delle miniere hdnno il loro ufficio su all'aperto, per ragioni che ben si comprendono; e si noti, inoltre, che sono lunghe e poco praticabili le vie da percon·ere per giungere all'ufficio sanitario. Orbene, il medico dì una· miniera di carbon fossile provò al Furley con dati dì fatto che, da quando vi sono minatori istruiti dalle ambulanceclasses, do,-e essi vanno una volta al mese a ri cevere ampie istruzion i su i primi soccorsi, è as;;ai più spesso di prima i~ caso dì salvare la vita degli operai lesi e di rispellame l'integritiL degli organi. Per incarico del r.omitato centrale esecutivo. il Dott. P. Sheph erd, chirurgo maggiore nell'esercito, ha compilato un eccellente manuale pei casi di lesioni traumatiche o altri mal i improvvisi. - Handbookdescribing aids fo1' ca.ses of injtt-riell or sudden illness. -Su questo pregevolissimo libretto ,. che è la guida pei frequentatori delle ambulance classes, tornerò fra poco . Il movimento iniziatosi in Inghiltena non rimase intanto . del tnIlo isolato. In Austria, nel 4878, prima che venis~e· qnivi co::ti tuita la Società della Croce Rossa, non saprei se-
NELLE LESIONI TRAUMATICHE
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per emulazione o spontaneamente, vediamo costituita dagli ordini cavallereschi maltese e getmanico (1 ), la Societrì pei, volo M ati soccorsi ùt gnetra. Essa si occupa, durante la pace, di tenerprontoperlaguerra un numerosoe ben istruito personale, danari e mezzi di trasporto ed a medicatura; in modo che, al primo cenno dato dal mini,;tero della guerra, la sor.ietà si aggrega al corpo di sanità militare, ovvero assume una disposizione autonoma in tutte e tre le linee di battaglia. Tale soci eta però differisce mollo dalla St. Jolm Assoc., poichè, mentre questa mira a colmare la lacuna dei primi ed immediati soccorsi) ed estende la sua azione non solo alle vittim<: della guerra, ma, in generale, a tutti gli individui colpiti da disgraziati accidenti , quella invece tende, al pari della Croce Rossa, a corroborare l'azione dello Stato. Ma le grandi idee si fanno strada: e il BiUroth nel marzo dello scorso anno tenne a Vienna due conferenze popolari (2} per promuovere l'nrganizzazione dei primi soccorsi ai feriti. Non mancano di una certa importanza queste sue riflessioni. « Lo Stato non solo riconosce la necessità dei volontari « soccorsi, ma conta su di essi e li aspetta. Posciachèfu com~o~: preso ed inu·odotto nnche da noi il sistema della difesa gene« rale del paese: dacchè ogni valido uomo austriaco deve <c esser pronto a difendere la patria da so ldato, deve anche la « parte non combattente del popolo esser pronta a soccorrere .(( i genitori, i fr·atelli, i figli, se essi caèlono fer·iti in ha ttaglia « o ammalano altri men ti. Il governo aspetta i nostri a iuti nel « pericolo, e noi ,·ogliamo prestar·ti volenterosi, non per cieca «e pu sillanime oiJhedienza, ma con li eto animo, di spontanea ( l ) Dle {retwill loe Uuterslrtl~t<np der .UIIita>··sanltittspflege durch ate
Rttter - Orden -von Mundv - Der Jlilitararzt 1~80. uum. IS. cz; Z•cel PU.Plt l (i>·e VOt'(I'SWI!IC>I uebe•· K l'lt:vsch&rurvlt' iUl•·ar::t - 188? , N. 5 Iii Sejl.
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l SOCCORSI IMMBDIATI
« volontà; quando anche ci dovessero costare dei sacrifizi i_ « Sarà questo il modo migliore col quale noi potremo ringra « ziare coloro che avranno esposto la vita per la nostra sicu« rezza, e noi ricono.c;ceremo nell'opera nostra l'adempimento « del più sacro. dovere)). Il Bilh·oth entrò quindi in argomento col trattare, in forma popolare, delle armi usate in guerra, e specialmente dei proi etti~i , e poi del loro vario modo di agire e delle princ.ipali lesioni che ne risultano. Parlò, nella seconda lezione, dei primi bisogni dei fel'iti, del trattamento chimrgico di prima necessità, degli ospedali di campo, dell'obbligo di tener lontani , coi mezzi che oggi consiglia la scienza, gli accidenti· che sogliano complicare le ferite in guerra, indi esclamò: « lo concedo che dal punto di vista uman~tario, dal lato « del sentimento individuale, la guerra è un d!anno; e certa« mente io mi commuovo dinanzi agli umani dolori, al cui· « sollievo ho consacrata tutta la mia vita. Ma il mio cuore« batte più forte allorchè odo parlare di guerre e di vittorie « e del trionfo della superiorità corporea e morale, la quale « cosi acqUlista maggior valore. lo non appartengo ai com<< battenti, ma a q neli i che soccorrono : ebbene, se io ri« pen~o, comP- soccorritore, ai giorni di Wei ssenburg e di « Worth e rimembro quan ta forza spiegarono coloro che là· c combatterono e qual perfetta concordia ci animò nel no<< bile lavoro di soccorrere i caduti, pos!'o ben dire a me t( stess0: furon quelli i più bei giomi della mia laboriosa esi« stenza. Ai miei allievi qui presenti altro non saprei desi« derare di meglio che dei giorni come qn elli. Potessi io ancc cora, ins ieme a voi, soccor-rere gli eroi ci Ogli dell'Austria. \\ dopo le strenue pugne l >> Benchè il grande Ch irurgo di \'ienna abbia usato, nei suoi. lra:;purli di guerre ~co entusiasmo, un linguaggio non per-
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NELLE LESlONl TRA UMATICHE
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fettamente in armonia con le aspirazioni umanitarie del secolo, pure è notevole e confortante, e non sarà stel'ile di pratici risultati, la sua iniziativa. Di quanti ascoltarono le :;ue lezioni, nessuno certamente avrà imparato da esse come si socco!Ta un ferito; ma quelle due lezioni avranno fallo nondimeno qualche cosa di meglio, ispirando simpatia ed in te resse per una istituzione che merita diventat·e patrimonio di ogni paese civile, quella cioè della organizzazione dei soccorsi immediati per opera dei non medici. . Potrà forse, a prima vista, parere alquanto fuor di proposito questo cenno dell'indirizzo assunto in Austria dall'iniziativa pt·ivata a pro dei soccorsi in guerra: ma si rifletta che intendo pot-re nel maggior rilievo possibile lo spirito. che infot·ma il movimento <li cui tratto, che è quello di rendere i profani delle chirur·giche discipline atti a prestare efficaci soccorsi in difeuo del chirurgo. Esmarch, i cui meriti come chirurgo militare di pt·im'·ordine sarebbe superfluo accennare, colpito dagli splendidi risultati dell'impresa del cap. Furley, e non indifferente a quan~o andavasi praticando in Austria, fondò nel marzo dello scorso anno la Samariter-Verei'n, che ha perfetto riscontro, sia per lo scopo, sia per la speciale organizzazione, con la St. John Ambulance Association; e come questa ha le ambu- • lance classes, cosi quella ha il !IUO mezzo di pratica attuazione nella Samarùer-Schule. Esmai'Ch inaugurò la Samariter- Verein a Kiel il 5 marzo ottimo, innanzi ad una numerosissima assemblea composta di persone di ogni ceto e di ambo i sessi; ed esordì con le se-guenti parole, che cito pel valore che esse dànno all'argomento: « Se io do uno sguardo retrospettivo a:lla mia carriera chi« rurgica, posso ben assicurare che innumerevoli volte ho
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l SOCCORSI IMMEDIATI
'< dovuto deplorat·e che così pochi uomini sappiano prestare ., i primi soccorsi negli improvvisi disgraziati accidenti. Ciò " vale principalmente pei campi di battaglia, ove migliaia, ~· spinti dall'amore del prossimo, vorrebbero prestarsi a pro " degli sventurati, e molto pochi intanto sono quelli che lo '' possono. Lo stesso va detto, in certo modo, anche per le -< contingenze della vita abituale. Quanti non periscono anli nualmente di una morte angosciosa, i quali sarebbero stati ,, salvi mediante pronti aiuti, e devono invece perdersi perché " nessuno si è trovato in tempo a prestadi l È veramente do" lot·oso trovar~ i presente ad un ferimento, vedere come un ,, torrente di sangue scaturisce dalla ferita, come, ad ogni .. istante, la morte si approssima, ed ignorue il modo di scon,, giurare una si grave sciagura. Il desiderio di soccorrere il " prossimo nelle sventure riempie il cuot·e di ogni uomo che " senta nobilmente, ma i più si sgoment.ano all'idea di ado" perare la loro mano, temendo di fare proprio il rovesr.io col " cagionare più danno che utile. Io gioisco quindi al vedlervi ,, nccorsi così numerosi per apprendere quel che sia benepra,. l icare nei cennali casi >>. Espose indi i soddisfacenti risullati ottenuti in Inghilterra dai ca ralieri di San Giovanni, espresse il desiderio di y,eder coronat i i suoi sforzi da eguale successo, e tracciò il programma per l'insegllamento teorico e pratico delle Samariur Scln~len. E bentoslo attuò il suo programma con un corso di conferenze e di esercitazioni pratiche sulle più urgenti misure richieste nelle lesioni traumatiche ed in altri improvvisi malori. SiiTalle conferenze, compendiale in cinque lezioni, vennero poi pubblica te dalla stesso Esmarch , e costituiscono la gnida per tutte le scuole della Samariter Vere in istituite e da istituirsi in Germania (1). (Il D ie •:t·ste Hul(e bei p nll :ll•irltl!>l Unglt~cltstoUen - E l n TA /fade>t , ,.,. St»11!21'ite>· Srh u l..,l. Vùu IJI• F r E sma r ch. L. e q >z tg llSt .
NELLE LESIONI TR.AUIJIATlCHE
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Io ho sotl'occhi queste lezioni: e trovo veramente ammirevole rarte con cui l'illustre chirurgo ha saputo far diventare accessibile a tutti la couoscenza delle lesioni violente e del trattamento che richiedono nel primo momento. Mi limito a darne un brevissimo cenno , proponendomi di tradurle se non verrà compilato pel pubblico italiano un lavoro della medesima :ndole. La pll'ima lezione contiene una sommaria esposizione dei principali sistemi ed apparecchi del nostro organismo e del loro modo di funziona1·e. Che una lezione, per quanto sia lunga, possa essere tanto comprensiva, parrà un paradosso; ma l'Esmarch parla a coloro che non sono nè devono diTentare chirurgi; laonde limita le nozioni a quel poco che ~ stret· tamente necessario per inten dere gl'insegnamenti pratici che dovrà impartire in seguito. Nella seconda lezione viene svolto il concetto delle contusioni e delle ferile, e nulla è omesso di quanto vi ha di più notevole nella aintomatologia e nelle modalità che possono presentare. I versamenti interstiziali nelle contusioni , le com~ozioni dei diversi organi e i ~egni d'imminente pericolo di vita, vengono messi in rilievo con sorprendente brevità e chia1·ezza; ed è determinato con precisione il dovere del non medico in tali ci rcostanze. I processi di riparazione nelle soluzioni di continuo sono trattati benissimo, benchè di volo, e sono po'i seguiti da un cenno degli stati morbos~ che sogliono compl icare leferile non ben medicate e non mantenute rigorosamente asettiche. Ne deduce il dovere di pralieare una cura conveniente, sia locale, sia generale, ed è molto preciso nel dare le norme per la medicazione e pel trattamento in genere degl'individui lesi, attribuendo la debita importi.a.nza alle pre~auzìon i antjsettiche. Gli sfili , gli impiastri, le compresse e le bende non rigCirosamente disinfettate, e, in generale, tutto
l SOCCORSi IMMEDIATI
tiò che secondo le idee attuali , può contaminare la ferita , non' devono mai con questa venire a contatto, essendo primissimodovere di ognuno, medico o non medico, soprattutto evitare· di nuocere. Le emorragie e le pratiche emostatiche sono tratteggiate con una diffusione ed una esattezza pari alla loro capitale importanza. Esmarch vorreb be che tutti coloro che possono trovarsi nel caso di dare i primi soccorsi a gravi feriti , specialmente i soldati in guerra, fossero provveduti della fascetta o legaccia elastica (elasticher Hose-ntriiger), che egli ha recentemente inventata appunto per le temporanee compressioni nei casi di emorragie traumatiche accidentali (1). Come nonr necessarii e come dannosi, per l'inquinamento e per l'alterazione che arrecano ai tessuti, vuole assolutamente banditi gli· emostatici, finora usati direttamente sulle superficie sanguinanti , e dice che da ora in avanti solo da medici inesperti o da profani potrann o di quelle sostanze esser provveduti gli apporecchi da medicazione. Molto importante anche in questa lezione è il fazzoletto triangolare di Esmarch, che è quello di Mayor, ma con una particolariti1 che lo rende prezioso. L' Esmarch vuoleche per un grandissimo numero di fasr iature di prima nece$sità, principalmente sul campo di battaglia, si adoperi il fazzolello triangolare, col quale si possono ottimamente raggi ungere i seguenti scopi: ·t • Protezione contro gli agenti esteriori , come polvere, raggi solari, insetti, ecc., massime quando il ferito viene trasportato;
(l i Q :lesta Jugaccia, da non conrondere col laccio destinato a ll"anemiuazione durante le operazi oni, trO\'as• nella fnbbrica di oggetti di gom m a. d i Pranr; e Clouth a Nippes, 8:;bborgo di Colon ia.
i'iELLK LESIONI TRAUllATJCUE
.2° Compressione, come per tener ravvicinati i lembi di una ferita, per impedire delle emorragie; 3° Dare appoggio e riposo ad una parte lesa, fissare delle ferule ad un ano fraLLurato, mantenere del materiale ami settico sopra una :;oluzione di continuo. Egli nelle lezioni pubblicate non descrive le maniere di servirsi del fazzoletto triangolare , ma, essendo cose che si. apprendono meglio con la pratica, esercitò mollo i suoi scolari sull'uso di esso. Or poiché un profano, messo in imbarazzo dalla impressione, per lui insolita, di una lezione chirurgica, potr·ebbe, in quel suo smarrimento, confondersi sul modo di applicarlo, Esmarch ha voluto che porti disegnate circa trenta fi gurine, le quali rappresentano altrettanti soldati fasciati chi in una guisa e chi in un'altra, col fazzoleao triangolare; sicché basti spiegarlo e cercare~il disegno della fasciatura che meglio corrisponda al caso concreto, per orizzontarsi perfettamenteovvero anche per richiamare alla memoria una nozione già del tutto dimenticata. Nulla poteva idearsi in proposito di più pratico, di piu semplice e di piu ingegnoso. La terza lezione riguarda le fratture, le lussazioni, le distorsioni, e le scottature. Come si riconosca una frattura, come possa essa diventare complicata e quali pericoli ne nascano; come una frattura passi a guarigione e quale debba essere la coodolla di chi presta i primi soccorsi ad un fratturato p~r evitare complivazioni e sofferenze e per disporre tutto · favorevolmente alla formazion e del callo; queste ed altre cose sono esposte con semplicità e chiarezza. Del piu opportuno materiale pei casi di frattura e del modo di procurarselo anche nelle piu sfavorevoli condizioni è detto abbastanza anche pei aoldati in càmpo. - Segue indi, con lo stesso metodo, la . trattazione delle lussazion i. delle distorsioni e delle :;cottature, nelle quali sono compresi gli effetti degli acidi e degli alcali caustici.
l SOCCORSI I!IIMEDIA TI
Nella quarta lezione sono svolte le nozioni dei congelamenti , della soffocazione e dell'asfissia per annegamento, col relativo procedimento per la respirazione artificiale. L'autore tratta poi della perdita della coscienza, accennandone le svariate cause ed i più. urgenti rimedii; e conclude dando le .norme più necessarie pei casi di avvelenamento. La lezione quinta ed ullima si occupa dei traspor ti dei feriti . ·e dei migli ori sistemi di barelle. Esmarch lodò molto quella a ruote inventata dal Furley fin dal i 864; e per farne comprendere i pregi, ne presentò un modello ai suoi allievi, di·mostrò prati camente come essa possa essere comodamente e
sollecitamente mossa da un solo uomo, ed espresse il suo voto di vederla adottala sia pei bisogni della guerra, sia per le ordinarie occorrenze della vita, proponendola agli uffici di poi izia, alle caserme. dei pompieri ed alle stazioni ferroviarie. Commendò pure la leuiga da campo del medico militare norvegio Dr. Chri:> Len Smith, la quale fu ammirata per la prima volta nel ~ 874 all'esposizione d'igiene e salvataggio di Bru xelles . Espose indi Lutti i modi con cui si possono impronisare delle lettighe, le precauzioni necessarie per ben collocarTi i ferili e per ben trasportar! i, e il modo di utilizzare ogni mezzo di trasporto, dai vagoni delle ferrovie al carri più rudimentali ed alle sii tte. Questo è il contenuto del recente lavoro di Esmarch, libro di pi c~ol a mole, ma prezioso pel tesoro di utili co~nizì oni che vuoi rendere popolari, a grande sollievo degl'infelici che richiedono soccorso e a sommo onore della nostra professione. Un piccolo vade-mecum dello stesso illustre autore (Katechism-ns z1~1· ersler~ fl iilfeleistung ÙL Ungliicks fiillen - Kiel ,~ 882) contiene in forma di aforismi i più indispensabili fra i postulati ampiamente svolti nelle ci nque lezioni. Questo cate c hi~mo. illu :.-trn ~n tla tli r ianrHFP inr i:;ioni, pr·esrnla oltre
NELLE LESIO!Iil TRAU MATI CHE
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al suo valore intrinseco, anche il vantaggio di un prezzo assar· modico e di una dimen sione che lo rende tascabile meglio dr un ordinario portafogli . Il manuale, che ho già citato, destinato in Inghilterra alle · ambt~lance classes, e utile presso a poco quanto quello diEsmarch, ma è compilato secondo un piano differente. Il manuale dì Esmarch è un tentativo ragionato e sintetico, tullo apunti di vista elevati e scientifici; l' Handbook di Shepherd è analitico, aforistico ed a quadri sinottici. Questo vuole essere · imparato a memoria o portato sempre in tasca: l'altro invece vuole piuttosto essere compreso; ed è compreso facilmente. dettato come è dalla splendida intelligenza di Esmarcb, ed illustrato da esercizi pratici. Entrambi intanto, a parte il metodo, convengono nella savia scelta del contenuto, nella eccellenza della compilazione e nella loro indiscutibile utilità . La St. Jolm Ambulance Association ha ora un altro manuale: Hints and llelps far home nw·ting and Hygiene d ~ Mac Dowel Cosgrave; ma di esso non mi occuperò, poichèriguarda l'igiene domestica , l'assistenza agli ammalati. ecc. , ed è est raneo alla questione dei primi ed immediati soccorsi. Tutto l'esposto movimento, che può parere di poco valore a chi lo apprezzi alla stregua della poch issima scienza che trattasi di diffondere, ha tutta l'importanza dell'altissimo scopo-che si propone. Jn Italia, come nel resto d'Europa, un'istituzione sul tipO> di quelle di cui ho parlato, certamente sprgerà, poiché sappiamo già per esperienza quanto sia profondo oggidi in ognipaese civile il culto delle idee fil antropiche e con quanta rapidità queste si propaghino ed attecchiscano dovunque. Io vorrej.. pertanto che l'i:;Liluzione dei soccorsi immediati per opera.. dei non medi ci sorgesse presso di noi nell'esercito e nella marina da guerra, per iniziativa dello Stato; al contrario di quel-
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l SOCCORSI
IM~IEDIATl
.che abbiamo visto accadere nei paesi anglo-sassoni, dove trattasi di società sorte per iniziativa privata, alle quali può ascriversi chi vuole, e che contano un numero relativamente .assai piccolo di militari. Se iJ mio voto potesse essere appagato, si realizzerebbero anche in Italia gl'ideali di Purley, di Esmarch e di Billroth; anzi noi allora avremmo il vantaggio di rendere istruiti pei primi ed immediati soccorsi coloro che maggiormente pQssono arerne bisogno, senza per questo rinunziare allo scopo di diffondere la stessa istruzion e nella società borghese. alla quale, dopo alcuni anni, l'eserci to e la marina restituirebbero i suoi uomini forniti di quest'altro ramo di coltura, recandole cosi ancora un novello contributo d'incivilimento. Quando il soldato avesse ricevuto l'istruzione tecnica quale ora viene impartila in Inghilterra ed in Germania ad ogni classe di cilladini, egli potrebbe in guerra rendere dei ~ enigi inappre7.zabili ai suoi fratelli d'armi ed anche a se ste:;so , purchè però ogni sohlato avesse il suo paccheuo di medicazione modificato, presso a poco, secondo il modello di E.,march (1 ), i l quale vuole che contenga un {a.zzoletto triaugolare nlustrato (v. sopra). del cotone o altro materiale antisettico, una benda di garza antisettica ed nna fascetta elasticn per l"emosta~ia . E con questo non intendo mettere in dubbio che l'atwale pacchetto di medicazione del soldato itali ano sia fra i mi ~ l iori di Europa. A tutti coloro i quali assistono alle discussioni , non ancora esaurile, circa le attribuzioni da a~cordare ai por1 aferiti, forse par-rà che io vo~ lia andare troppo oltre. Ma facciamo un po' dei casi pratici, e sieno dei casi frequenti di chirurgia di guerra . Immaginiamo dunque che un soldato sia ferito in un t l l Dte er.rtc Hillfe. ecc . rsg. 26 e 3!.
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NELLE L ESiONI TRAUMATICHE
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<"erto e che il sangue venga fuori dalle arterie in tanta copia .da non concedergli che qualche minuto di vita. Immaginiamo un altro con ferita penetrante in un'articolazione, e sia quella ·del ginocchio. E per non andare troppo oltre, fermiamoci a ·questi casi. Orbene, il primo, con l'aiuto ricevuto a tempo da un compagno, che può essere un ferito lieve, o anche mediante 1•opera propria, sarà salvo, e potrà arrivare vivo nelle mani ·del chirurgo per ricevere le cure definitive. Se poi il soccorso .immediato sarà stato irregolarmente prestato, allora il feri to ,potrà perire per emorragia; ed accadrà ciò che, in mancanza d i ogni soccorso, sarebbe pure certamente accaduto. Quanto .al sècondo caso, di cui non occorre dimostrare la grave import.·mza, se vi è mezzo di salvezza, esso sta tutto nei provvedimenti antisettici. Votkmann stabilisce a~ 2 ore il termine massimo, oltre il quale sia impossibile rendere asettica una :ferita, e Konig e Kohler (Charité-Annalen-Berl. ~ 879) sono presso a poco dello stesso avviso. Lo Scheven poi sostiene che ·nel cuor dell'estate non si possa indu~iare più di otto ore (1 ). Or· poiché in guerra nelle prime 12 ore è ben raro poter ricevere le cure del chirurgo, e spesso anzi passa più di un giorno :prima che ciò avvenga, si può ritenere che quella ferita arti colare, non medicata in primo tempo, sarà il primo passo .sopra una via che, attraverso lunghe e crudeli sofferenze, con<.hrrà al sepolcro, o, nell'ipotesi più favorevole, alla mutilaziunedell'arto. Se invece un soldato utilizzerà il suo pacchetto e, . coc ~;o rrendo , altri pacchetti di medicazione, e cospargerà quella ferita, ad es. dijodoformio, ovvero la occluderà subito e bene con cotone antisettico, e poi la fascerà accuratamente, allora vi
(l ) Die Anttseptil& tm Kriege t)QII Jos. T lroah- Wiener nua. Wocll. 1880,
N. ~3, e Die ant!septirche Wunabehandluno aut den Verband,uttzen t m .Krtcge vo~t St. A. Scheru:n. - Deut1alle MlliUtr~tl-Zcttlch, 1877 Heft Il, p. 271
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l SOCCORSI IJfMEDIATI , ECC.
sarà molto da sperare che tutto procederà senza serie complicazioni. Qualora poi la medica tura sia stata mal fatta, allor·a il ferito correrà la sua sorte come se nessun soccorso gli fosse stato prestato. Io credo, in verità, che non occorra molliplieare quesli esempi per provare che l'opera del non medico, quando le vengano assegnati i dovuti limiti, può essere di somma utilità, e, nella peggiore ipotesi, può essere considerata coltle nulla, senza mai essere dannosa. Concludo dunque col dire che sarà giusto ed umano mettere il soldato in grado di fare quel che in qualche esercito straniero non ancora si concede ai portaferiti, ma che sommi chirurgi vogliono c•>DCI:'dere a tutti gli uomini; ed esprimo il -voto di vedere impartita a tutti indistintamente i militari del nostro esercito e della nostra marina l'istruzione teenica sui
primi ed immediati soccorsi nelle lesioni traumatiche. Dott. A. T ORELLA. Medico di 1• eluse nella R. Marina
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Se si apre un Lrattnto ùi patologia, il primo che capiti fra le mani, è facile il vedere che poche sono le malattie ne lla eziologia delle quali non si a ccenni alla influenza delle cause atmos feriche. Parrebbe che l'atmosfera, come il vaso di Fandora, r acchiudesse in se tutti i mali. Anzi spesso si aggiunge un epiteto m olto significante e si dice ignote cause atmosferiche. O!traccio, chi non sa che le malattie cambiano col cambia re delle s tagioni, e che ogui s tagione suole a rrecare mali diversi come at·reca i suoi frulli~ Anche le donnicciuole lo vanno ripetendo. La t•elazione che passa ll'a le condizioni meteoriche di una stagione e di un luo{{o e le malattie dominanti, fu notat11 dai più antichi medici; e questo fatto riconferrnato in ogni tempo entrò nel novero di quelle conoscenze volgari che sono in possesso di lutti. Volendo adunque discorrere dei legami cbe vi sono fra la meteor ologia, e la patologia non he certamente la pre tesa di trattare un argomento prima di me inteu la to. Meno che altrove la cosa potrebbe parer nuova a Modena dove, or sono quasi due secol i, Ber nardino Ramazzini, scriveva le • Con stitutiones epidemtcce Mutinenses annCirum quinque • e per tutto in ti ero l'anno J694 faceva quotidiana· mente belle osservazioni su l tubo torricelliano che poscia consegno nelle • Ephemerides Barometricce. " Ma se questo é vero, se lutti passati e presenti mPdici e9
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non metlici !anno che vi sono stretle rel~:~zioni fra l'uou10 e l'ambien te, fra le vicissitudini atmosferiche e le malallie, nessuno vorra d'altra parte negar·e che di questo irnpot•tantissimo (alto non abbiamo che una cognizione imperfella ed empirica. È un argomento di patologia p:eneralo il cui studio non fu peraoco abbas tanza approfondito, un arRomento tlittora pieno di oscurità e di contraddizioni. L'azione potente e noa mai inten·otta dell'atmoslera anche fatta as trazione dai miasmi che può tener sospesi, è capace di alte rare la salute; di questo ci avverte la più superficiale osservazione. Ma in qual modo ciò succede? Qual'é il coe fficiente d'importanza che i diversi a genti meteorici hanno nella genesi delle varie malattie~ Quali sono le malattie direttamente provocate dalle vicende del calor e atmosferico dalla varia umidita e densità dell'aria e da lle allre sue mutabili ~sime condizioni? Qui sta il nodo della questione; e non ~ facile dat·e adegua la risposta a f!uesle domande. Spesse volle nelle pubblicazioni degli osservator ii meteorologici s i fa cenno degli effetti prodotti dallo stato atmo&ferico sopra la vegetazione; ma per lo più si tace di quelli spiegati s ulla salute umana. L'attenzione è rivolla piutlosto a.lragricollura che all'igiene. Pure la meLeorologia oggidi coltivata con tanto ardore e tanto progretlita for nisce una serie di dati che il medico non può trascurare quando voglia interpretare i fatti morbosi. P er ques te riflessioni mi è sembrato non inopportuno rifare il tentativo di mettere a paragone gli intricati fenomini atmosferici con quelli non meno comples~i della patologia; e mi !Sono quindi indotto ad intraprendere il lavoro del quale oggi pr esento i risulta ti. Durante tre anni, vale a dire dal 1• dicembre 1879 s ino al 1' dicembre 1882, ho notato giorno per giorno lo variazioni meteoriche desumendole dalle giornaliere pubblica2ioni ufficiali dell'osservatorio Modenese, e le malattie cLe mi s i presentavano fl'a gli allievi della scuola militare. Mi par ve che in simile ricerca la condotta più r azionale fosse quella. di esaminar e le condizioni atmosferiche contemporanee alle varie malattie; e, mettendo il diario chinico in confronto l
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colle effemeridi meLeorologiche, vedere quali nozioni si ricavino dall'esame comparativo di questo duplice ordine di faLli. Ho messo in questa lunga e minuta indagine lutla la pazienza e la diligenza cbe sono necessarie r er ar rivare a conchiusioni !!icur.e e degne di fede, cercando innanzi Lullo di appurare genuinamente i fatti, i quali ora llli ::;fo1·zer6 di narrare colla più scrupolosa esattezza storica. Le osservazioni di un triennio sono poche, lo comprendo; ma pure potranno servire a tracciare qualche linea dol quadro; e non sa1·à forse senza interesse per i modici della scuola militare che verranno dopo di me, il conoscere, per l'esperimento faLlo dagli antecessori , quale influenza eser· citi il clima locale sopt•a la salute di centihaia di el.,lli giovani che qui si adunano e si succedono senza interruzioni. Poi la brevita del tempo per il quale durat·ono le mie osservazioni viene in parte compensa ta dallo straordinario numero di allievi che nel triennio suddetto furono ammessi alla scuola militare nell'intento di provvedere con corsi accelerati al complet~mento dei quadri degli ufficiali ddle armi di linea. Più di 2400 giovani entrarono in ammissioni successive alla scuola, e la forza J ei presenti variò fra 525 E' 10151. l quali sebbene fiorenti di givventù, pagarono .nondi-meno alle malallie quel tributo che impone la fragilita umana. Altre ragioni mi confortarono ad inlraprenùe1•e ed a proseguire queste ingarbugliate ricerche e sono queste: Il clima di Modena è uno fra i meglio conosciuti d' Italia .e fuori, grazie ad una lunga serie di lavori, riguardanti i sin:goli elementi meteorologici, pubblicati dal commendatore professore Domenico Ragona, direttore del regio osservatorio; lavori insignì per l'accuratezza nel raccogliere i fatti e per la perspicacia nel discuterli. La cortesia dell'autore mi ha permesso di esaminare a mio agio questi ed altri documenti; altri dati ed informazioni mi favori l'ingegnere P. Videmari assistente all'osservatorio medesimo e cosi ho potuto compiere l'indispensabile studio preliminare sul clima di questa citta. Aggiungasì che il R. osservatorio è situato in uno degli alti torrioni che fiancheggiano il monumentale palazzo della
SAGGlO DI METEOROLOGIA MEDICA
scuola; non si polt ebbe quindi desiùerare una più precisa misura ed un più esa lto calcolo dello stato atmosferico ne} quale vivono i g iovani che fom1ano oggello dei miei studi. Ma c'è di più, questi giova ni qua raccolti da ogni parte di ~ Ila lia e da pnesi stranieri, persino dal Mat·occo e dalla r emota Birmania, vivono tulti nelle stesse condizioni creole da quella uniformilé. e da quella eguaglianza che esige la disciplina militare. Tulti s ono alloggiati, sono vestiti , sono alimentati nello stesso modo; tulti attendono a gli stessi studi e sopportano le islesse fatich e corporali. Uniformi, o pt·esso a poco, sono le condizioni di robustezza fisica, e le condizionidell'età che nel più gran numero osci lla fra 18 e 20 anni. Ora è innegabile che lutlociò serve a sempHfica•·e l'intricalissimo problema eliminando molte cause di errore e d i dubbio. La scuola militare può, r ispetto agli agenti atmosferici, rarfigurMe una neg-a tiva fotografìca; la quale, rimanenrlo !:!emr•·r• la stessa. riceve le S\·ariale immag ini degl i ogg-etti di fuor-i. La onde per lo scopo mio non potevasi deside1·are un · più favorevole campo di osservazioni. Anche la fortuna volle aiutarmi, per ché i L1·e anni, che ho detto, furono per carallet•i m eteorologici a ssai tliver·si e presentarono straor.iinari fenom eni; per· il che riuscì più facile lo scorgere e mis urare gli effelli delle meteore. Allinger·ò dai lavori s ullod ali del professore RAgona frequenti n otizie circa il clima modenese; e credo pure necessa rio il pt'eme LLere che io par·lo esclusivamente di Modena e della scuola militar e, poichè non intendo dare alle mie de duzioni un sil!nifìcato più ampio di quello che possono avere. Nondimeno per la somiglianzA del clima, molte delle cose qui dette possono applicarsi a gran parte della ' 'alle del Po e dell'If.fllia centrale . Accennala cosi la n1a teria di questo studio, le rag:oni che mi indussero ad intraprenderlo ed i mezzi coi r1uali fu condotto, passo ad esporne i risultati.
Andamento annuo delle malattie. La cif1•a delle malattie offre rlelle differenze in più od in meno nel le varie epoche dell'anno. Se, come corre l'uso , si
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dividono le malattie in quattro classi: meuiche, chirurgiche, veneree ed oftalmiche, si tt·ova che queste ll'e ultime classi presentano da un mese all'altt·o ben poche variazioni; l1anno un andamenlo presso a poco uniforme come uniformi e costanti sono le cause elle le producono. Infatti sono sempre le stesse le esercitazioni di g innastica, di equitazione, di scherma; sempre gli stessi sono i gi llochi chiassosi della gaia giovinezza, cause comuni di lesioni traumatiche, specie <ii frequentissime storte ai piedi. Eguali in tutte le stagioni dell'anno sono quei bollori del sangue giovanile e quegli ardenti desideri che spesse volle hanno per epilogo le malat1ie veneree; le quali pur e appariscono alquanto più frequenti in estate ed in primavera. 11 numet·o delle malattie degli occhi poi è tenlo scarso che appena si pu6 decidere se e quale influenza vi abbiano le stagioni. Le malattie mediche invece, assai più. numerose, tantoché stanno a tutte le nltre prese insieme nel rapporto di 4: 3, presentano notevolissime oscillazioni alle quali principalmente sono dovuti gli alli e bassi ne lla curva della morbosità generale. A queste melattie mediche adunque io limiterò le indagini pt rchè sono le sole che abbiano una manifesta t•elazione di causa ed efl'ello con le condizioni meteoriche. Le cift·e seguenli, dedotte dalla media dei tre anni, espri.mono appt•os~imativamente le fasi delle malattie mediclle nei "vari mesi: Dicembre 39 per mille della forza .. Gennaio 47 )) • Febbraio 55 Il • ")) • Marzo 5"1 • • " Aprile -~3 • • • Maggio 1-5 • • • • .. Giugno 37 • • • ,, Luglio 28 • • Agoslo 31 • • " , Settembre 3G " • • Ottobre 38 • • • " Novembre 25 • • • • ~
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Le mala!li(} mediche ùunfJ uO presentano, durante il periodo onnuo, notevoli variazioni nella loro fre({uenza. Le sla<•ioni in cui toccano il massimo sono l'invel•no e la "' quelle in cui scendono al minimo sono l' est.ale pr imtwera, e l'autunno. Stimo supel'fluo avvertire che nel corso di questo lavoro ho adottato la divisione meteorologica dell'anno per la 'fUl'lle si rnggruppano i me~i aventi fra loro maggiore af' finita. Primaq~ra ed inverno si contendono di anno in anno il primato della morbosilà a seconda dei loro mulabili caratteri meleorici. u Per Modena sono inverni smgolarmenle rigorosi quelli " in cui la temperatura minima fu di 9 o piu gradi sotto " zero . . . . P erò i caraltm·i neJrinverno rigoroso n on sono " solamente determinali dalle più ba!"se temperature a cui " è giunto il termometro, talvolta manifestate in u modo • tran!"itorio e fugace, ma ancora dall'azione di temperature • anche meno basse ma più per sistenti • ~1 ). R igidissi mo per lunga pcrsistenza di bassissime temperature fu l' inverno 1879-80 ed in e!'<so la morbosi là toccò uno dei punti più elevali. Ma se il fredno invernale è menn acuto e di poca durata, succedcndog-li poscia una primavera l'l'edcta ed incostante, si sposta il maximum della morbosità, il quale cade in questa stag ione Anzir.llé nell'inverno. Ciò si é visto nella primavera del 188·1 nella quale vi fu un frequente ed improvviso alternarsi di venti, con pioggie e nevi sul vicino Appennino ed ampie fluttuazioni nel CAlore atmosferico. La temperatura mnd ia diurna in 57 ~iorni si mantenne al disollo della quanlita normale; e specialmen te freddo fu in quell'anno il mese di maggio nel quale in 21 giorni la temperatura media stelle al disotto del normale presentando il giorno 12 una differenza in meno di G•,77. Nondimeno. b11dondn non solo al numero ma anC'he alla srravilè delle malattie, ~i può in termini generali afi'ermare che l'invemo è per la salute la più funesta stagione. ( Il V. An.nuar~ d61la Socltlà M eteorologica lialia>la 1:er-n1 di Modena
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IS79. Gli tn-
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L'e!"tate e l'autunno press'a poco s i pareggiano, con una leggiera ctiJferenza a f11vore dell'estate che è fra lutLe la più salubt•e stagione. L·autunno corre alquanto meno pPopizio per le malattie che nascono dalla rapida ctiscesa della temperatura annuale e per il periodico ritorno delle malattie tificlte. Nei sei mesi che abbracciano l'inverno e la primavera il numero delle malattie mediche supera prossimamente di un terzo quello degli altri sei mesi di estate e cti autunno. 11 professore D. Ragona a pagina 106 della sua Memoria sull' c andamento annuale della temperatura • scrive • ri• g uardo agli effetti del calore, fa d'uopo forse distinguere • tre s peciali massimi e minimi. Il minimo, per esempio, • che può dirsi geometrico, ed è quello che teoricamente • corrisponde alle condizioni del massimo freddo che è ap• punto il solstizio ùi inverno. Il minimo fisico che è quello • appalesato dal tet·mometro, che s egue il minimo geome • trico, e che corri;,ponde alla somma di una lunga s erie di • piccole e continuate azioni ft•igorifer e . Finalmente il mi• nimo fisiol ogico, che segue cosi il geometrico come il fi" sico, e che è prodotto dalla stanchezza del corpo umano • alla s uccessione del freddo ».Perciò il freddo di febbraio ci riesce più molesto c Febbraio corto peggior e di tutli "· Nel triennio delle mio osservazioni non sempre si è verificato un aumento di malattie in febbraio per lo stancheua del corpo umano alla successione del freddo. Nel febbraio del 1880 e del 1881 non solo non vi fu aumento di malattie, ma esse subirono invece una certa diminuzione in questo m ese più temperato rispetto agli altri due più rigidi mesi invernali. Ma il fenom eno fu sensibilissimo nel febbraio 1882, n ella prima quindicina del quale vi fu uno straordinario aumento nel numero e nella gravezza delle malattie in modo da diffondere un certo sgomentq nelle tante persone che con occhi amorosi vegliano alla salute dei giovani qui raccolti. L'altissima cifra di malati avuta nel febbraio 188~, la massima mensuale avvenuta nel triennio = 101 per miJ;e, ben inteso di sole malattie mediche, è la causa per cui nella media del triennio il mese di febbt·aio va innanzi a tulti per frequenza di malattie.
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Viene dopo il mese di marzo che non per nulla é designato (la ! provet•bio come matLo. Poi i peggiori mes i s ono gennaio e maggio, mentre i mesi in cui le malattie Rcendono al minimo s ono luglio e novembre. Il che trovasi in pieno accordo colle proprietà del clima modenese; poiché a l mese di ~ennaio corrisponde il più g rande rigore del freddo, e al mese di maggio la più grande incostanza della stagione, la massima mutabilità della temperalut•a. Per contro nel mese di lu glio si hanno le più elevate temperature, e nel mese (li novembre avvengono le minime variaztoni atmos ferichE!; é questo il me~e dell'aria stagnante e della permanenza della lemper·atura. P er il che i mesi elle sono fra di loro in antagonis mo rispetto allo stato meteut·ico, sono anche fra di loro in antagonismo rispetto a fre,,uenza di malattie. Ne lla pl'ima vei'a il mese di np1·ile é rela tivamente agli altri due Alquanto più fa vor·evole alla salute. La s tagione é ancora instabile; pure quel ringiovanii'Si dell'anno e quel J'i sve~lio della vita al sorriso del sole, esercita una benefica influenza. Nell'estate il mese peggior e é giugno: perchè al principio di esso, nei primi dodici giorni, a vviene a Modena una molto sensibil e recrude scenza di freddo, con pioggie lemporalesche, talvolta C()n neve s ull'nlto Apennino, come avvenne nel giugno 1882, e con rapidi trapassi di temperatura. Più volte in questi primi giorni burrascosi di giugno la temperatura meùia diurna fu vis la abbassaesi di 10 gradi in 2i. 01·e; che è uno dei mas simi r epentini sbalzi della tem peralum. Gli a Itri due mesi dell'es la te sono dei migliori di tutto l'anno; e nel complesso questa stagione è, come sopra ho detto, la più salubre. Perciò potrebbe essere vantaggioso il cambiare la rotazione annua dei cor si di istruzione presso la s cuola militare, in moJo che le vacanze coincidano coll'inverno o colla prillli\Vera. Un'abbiezione tosto s i Affaccia a questa proposta; ed è che nell'estate ci invade 'luell'infìacchimento della. energ ia psichica e muscolal'e che ci r ende inetti agli studt ed alle fatiche intense; questa almeno è la regola generale, s~bben c non senza eccezioni. Malgrado di questo, tenuto
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con lo del tempo perduto colle assai piu frequenti mala ttie nelle altre stagioni, e ponderato l'ostacolo che la inclemenza del eielo frappone agli eset•cizi ginnastici e militari all'a perto, -vi sat'ebbe forse guadagno a fare tal mutamento. Febbri eftlmere ed a.ngi.De.
Dopo di aver dato uno sguardo generale alle oscillazioni {Iella morbosità nelle varie stagioni e nei vari mesi dell'anno, passiamo .a d esaminare come, nel periodo annuo, si comportino le singole malattie. Una semplice occhiata gettata sulle statistiche nosologiche, tanto dei tre anni che io considero quanto degli anni antecedenti , ci a vverte che due sono le malattie c·.he con mas sima f1·equenza colpiscono i giovani alliovi della scuola militare, vale a dire le febbri effimere o sinoche e le angine. Cominciamo adunque dallo studio di queste form e morbose comuni e volgari, è vero, ma pure importanti per la loro gra nde prevalenza numerica. Le febbri delle quali qui s i ragiona sono contrassegnale dai noti dissesti nelle f• nzioni organiche senza localizzazioni morbose viscerali. Si accompagnano con leggieri catarri dei bronchi, della laringe, dello stomaco, dalla scbneideriana, con nev1·algie varie; tra gli altl'i sintomi trovo spess o notata 1a epis tassi. Du1·a no 1-4 giorni, di rado una s ettimana, con aumenti della temperalut•a del•:orpo talvolta leggieri, spesso tali da ra:zgiunger e ed oltrepassare i 40<. In alcuni casi di febbre erpetica, ossia di effimera precedente la comparsa di alcune bollicine erpetiche alle pinne del naso od al labbro, la temperatura si innalzò ad altezze iper-
pi!•eliche. Ciò si scorge, ad esempio, nel caso seguente: 27 gennaio i882 mattina 28 " " •
T 39,6 )) 38,6
sera ,.
T 39,8 )) 41,8
29
,. 37,4
))
)) 37,8
•
ll
»
L'idroa febbrile comparve il giorno 29 che passò apiretico. Fu una vera sfur iata di febbre che assali un robusto giovine stato sempre sano prima e dopo, la quale può servir• per tipo delle intensissime effimere.
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Ora il le~ame fra queste febbri e lo stato meteorico riesce evidente per poco che s i cous1deri il loro andamento annuo . In rap.porto a frequenza mensile J.i fo>bbri le qualtro stagioni dell'anno si dispongono nell"or t.line seguente: P rim1wera . . . 21,6 per mi[le dello flwza Inver no . . . . . 20,8 • " • " Autunno . . ... 10,3 • n n • Estate . . . . • . 7,o • • • • Se adunque nulla essendovi di mutato nelle condizioni della vita, vale a dire nella alimentazione , nell' allogf!iO, nelle fatiche, ecc, cambia, nelle diverse s tagioni, in moJo s1 notevole il numero eli f(Ueste llltclutLie, è fo t·za conchiudere che esse han no una dipeodomza dalle stagioni. Dallo stud io della ùistt•ihuzione generale dei venti sull'o· rizzonte di Modena risulta che nella primavera vi ha predominio eli venti orientali sebbene gli occidentali oppongano loro un fot·te contrasto. E per le condizioni topografìche di Modena i venti orientali sono più veloci degli occiJentali, perchè incontrano minori r esistenze transitando soprn pianure uniformi; menke gli occidentali strisciano sopra 1.err eno frastagliato e montuoso. Mtl, oltrechè più veloci i venti or ientali sono più umid i pet·chò LJ•aversano il mare e le paludi di Comacchio e di Fen·ara. Epperciò in pmnavera l'aria è fortemente agitnta da correnti aeree di opposti car atteri in contrasto fra oli lo)ro; c\onde provengono le pioggie e i temporali e i forti c rapidi sbolzi nella temperolura. Qua n lo più la prima vero corre fl·e.\dn e but•rnscusa t~nto più àumeuta il numero delle feubt•i; come ho poluto verificare paragonando la primavera del 1 ~81 con quella dell'anno pt•ima. e dell'ani10 dopo. Alla primavera Lien dietro per ft'•!C'Juenut di l'ebbri l'inverno; ma la difTerem:o è piccola . I freddi eccessivi si tr aducono in un grande numc t•o di febbri effimere. Toccano il massimo nel m ese più ri g!Ìtlo vale a dire in gennaio, e sono tanto più numerose quanto maggiore è il rigore della s tagione, come risulta dal parogone ùel crurlo gen na io 1880 con gli allt'i due seguenti . :\'all'autunno le fe bbri effimer o sono più rare che nelle due stagioni sutldette; c s i osserva c.he vànno crescendo di
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numer o a misu1·a che cre;:ce il fred·IO coll'avvicinarsi dell'inverno; per m odo che si ha il minimum della stagione in settembre ed il m aximum in novembre. L'estate è ls stagione in cui il contin~ento:l delle febbri scende alla cifra più basso; P"iugno cd a~osto sono per tal r iguardo peggiori di luglio. Nell'anno, i mesi di massima fcequenza delle febbri effimere sono marzo e gennaio; quelli di minima ft•equenza luglio e settembre. Dai fafli precedenti è facile trarre la conseguenza che le cause meteoric!te generatrici delle .febbri effimere sono la oat'iabilità rlelfa stagione prima.,erlle, nonclrè l'acuto freddo inoernale. Le angine numerosissime cadute sotto la mia o;:servazione rives tirono per Io più la forma catarrale e precisamente quella del catarr o lacnnare e follicolare. Le lacune delle amigdale riempivansi di un essudato bianco-giallastro, per cui questi organi apparivano punteggiati di bianco. N ello stesso tempo nolavasi arrossamento della flluci , disfRgia 1 ghiandole linfé.· tiche appeno o punto ingorgate; febbre talvolta leggiera, talvolta a 40• o poco più con coduto rapida in forma critica simile o quella dell~ pneumonile. La durata della malattia breve, 4-5 giorni. Rare volle si presentò l'amigdalite parenchimatosa o tlemmonosa. Fu già notato dai patologi che • i catarri del palato sono • frequentio;;simi nella g iovinezzn e che s'incontrano in mag• gior numero ed anche epidemicameule nella primavera e • nell'autunno • 11 ). Queste osservazioni concordano con quello che io ho osservato, solo avvertendo che le angine furono piu frequenti in autunno che in primavera. Le quallro stagioni dell'anno in 01·dine a frequenza dect·escenle di angine si dispongono come !:legue: Autunno . . . . . 15. 3 per mille dello forza Primavera 12. 1 " " :o • Inverno. 11. 6 • • • • Estate . . . . 5. 1 • , • • (l) V.
z. WAON&a. Malattie del 11alato molle nell~ patologta e terapia
rn<ldlr.a special~ dello Zterrusen. Vol. v11, Napoli !8S(J.
HO
SAGGIO DI METEOROLOGIA MEDICA
Le angine fuggono i grandi caldi e i gl'andi freddi delle stagioni estreme, e ricompaiono nelle s tagioni intermedie alle prime rinfrescate dell'autunno e ai pt·imi calori della primavera. l mesi nei quali si fanno più. rare sono luglio e gennaio. Si può ritenere come appross imativamente vero che esse cessano quando la media temperatura diul'na scende perm anentemente solto i 5• ceo.tigl'aui o si eleva al ùisopt·a di 22•; il che a Modena avviene appunto s ul principio di ùi.cembre e s ul firme di giugno. Come nel salire un monte vediamo cambiars i di zona in zona la vegetazione, così certe malattie spariscono quando ci inna lziamo o ci abbassiamo nella scala del calor e a lmosfe•·ico oll•·e dali confini. Tal une malattie, come le piAn te, ltanno bisogno per p•·ospet•are di una certa temperatura nè lt•oppo alta nè tt•oppo bassa . Le ang ine germoglia no t•igogliose rtuanùo la tempet'atut·a media mensuale ò compt·esa ft•a 7° e 200 cenlig•·aùi, siccom e · succede in primavera ed in autunno; al disopt•a o al disotto di questi limiti vanno facendosi rare o scom paiono. Prendasi ad esempio l'inverno 1879-flO; fu a memoria d'uomo uno dei più lung hi e dei più. t·igorosi. Al freddo novembre 1879, che ebbe temperatura media diurna sempre solto la normale tr anne nei due peimi g iorni, s uccedelte il freddissimo dicembt•e nel qua!e la massi ma lemperatuea no n olll'epassò 4'9, e la minima mantenendosi sempre solto lo zeeo, scese a - 14"6. Il gennaio succcessivo fu anch'esso as!'ai freddo avendo la tempera tura oscilla to fra questi es lt•emi + 5"1 e - iS",O. Il massimo elfe lLo del freddo ma nifestas i col segno negativo de lla le mperatut·a massima; a Modena è cosa mollo rara che il termometro a massima s i ! rovi sotto lo zero; put•e nel 1880 vi s telle continuatamente dal 14 a l 27 gennaio. Ebbene! non una sola angina fu vis ta n~> ll a scuola milila1·e dal 15 dicembre 1879 sino a l '1 5 febbraio 1880, vale a dire ÙUI'anle due mesi del più crudo g elo e del freddo più pungente. Ve ne fu invece qualcuna nel gennaio 1881 chi) fu me no .fredtlo; e mostrar onsi a bboslanzu frertuenli nel gennaio 1882
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SAGGIO DJ METEOROLOG IA MEDICA
relativamente mitissimo. Ciò si vede nelle cifre proporzionali seguenti: Gennaio 1880 angine per mille della fo rza O. O • 1881 • » • » • 5.3 Jl 1882 lt • » )) " 12. 6 Nel febbraio 1882 che trascorse con dolce calore raggiunsero l'allissima cifra di 38,8 per mille. Quindi si può dire che soltanto negli inverni miti incontransi le angine; nei rigidi scompaiono. Lo stP.sso fatto si verifica in condizioni termometriche dia-· melralmenle opposte. Cosi nei mesi di luglio e ngosto del 1881, che furono caldissimi non percl1è siansi raggiunti-. estremi termini molto elevali ma per la lunga continuazione di alte temper ature, non si riscontrarono che 7 angine sopra '1050 allievi presenti; valfl a dire 2· in luglio con calore atmosferico compr·eso fr·a 3i0 ,5 e 13",5, e 5 in. agosto con calore atmosferico compreso fra 33•,5 e 110,2. La rarità delle angine in questi caldi mesi d'estate mi. indusse a ricercare minutamente quali ne fossero state le cause nei casi che pure si verificano; ed ho tr ovato primieramenle, che esse avvengono dopo gli sbalzi di temperatura. A Modena, in termine medio, le piogge in estate abbassano la temperatura di s•; le grandinate producono abbas· sa menti mat"giori. Sceglierò un esempio per precisare meglio le cose. Il 'H ogoslo 1881 il giovine B. A. di anni 19 entrò nell'infermeria affetto da una angina catar rale tipica, che egli, tanto la causa morbosa era stata manifesta! mi disse, senza che io ne lo richiedessi, doYersi attribuire a ciò che nelle notte dal H nl 15 si era trovato esposto a forli corr enti di aria mentre fuori imperversava un temporale. Che cosa era accaduto in quella nolte dal 14 al15 agosto?• · Ecco flUa solto esposti i movimenti atmosferici che avvennero di ot·a in ora:
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SAGGiO DI METEOROLOGIA HEDlCA
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Agosto 15 i h an t.
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746,7 25,2 46,8 25,9 46,6 25,8 - 46,4 9_;,,l 46,0 23 9 ' 45,5 22,8 22,4 ·i5,6 46,0 l 21, i 41' ·) 20,7 46,5 20,4 47,1 17,0 48, 1 '15 6
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48,7 49,2 48,8
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47,9 48,7 49,5 49,9 49,9 50,1 50,3
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64 51 50 50 52
56 58 68 76 77 81 86
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87 81
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76 75 77 i9 79
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Ho voluto riferire lutti questi particolari per ché mi sembrano alti a fornire una giusta idea di quegli improvvisi mutamenti atmosferici che sono causa frequente di malattie specie nelle truppe accampate. In dodici ore, come si vede, la temperatura si abbassò di 10 e non cominciò a risalire se non alle 10 an!im. del giorno seguente, 15 agosto, man~11cndosi pur sempre assai bassa come si scorge da questi ùati
SAGGIO DJ METEOROI.OGIA MEDICA
15 agostu l ts81
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Temperatura Tentp<!rnlura os&ervata normale dtftet·euza Ma x. Min. Mux. l\lin. Max. Min. 21,3 12,0 29,4 18,5 -8,1 -6,5 Il barometro discese nelle ore che precedettero la buf, ra; tl vento fu variabile e gagliardo sin quasi a farsi impetuoso verso le ore ·11 pomEmdiane quando per l'oclo dell"umido N W con l'asciutto S E venue l' acqu~:~zzone; per rullilllO un grande aumento neJI'umiJ ità relativa accompagnò la dirotta pioggia che caùùe per tre ore. Ed ora di fronte al fallo Rlmosferico mettiamo il fatto eli · nico; il quale sebhene comunissimo ha intel'esse Leor ico no n piccolo perchè serve a farci intendere le vere cause dì queste malattie. Tl'ascorrono 24 ore dall'azione della causa atmosferica mOt'bigera si no all'iuvaùèt'e della malatLia. Questa comincia cou brividi di ft'eddo, indi febbre che sale d'un tratto a 39.,5 e p!!rco rre poi le fasi s ogurnti: ~n· ,9-39,4-:38-3ì ,6-36,9-137; ossia su bitaneo aumento e rapida discesa della febbre, come nella pneumonite. Il 17 a gosto, trascrivo dal r egistro nosologico, si riscontrano estesi essudali bianco-giallicci, cinti da areola r ossa sopra le tonsille e specialmente dal lato destro; nes suna adenopalia. Il giorno 21 agosto il g iovano pienamente r istabilito lascia la infer meria. Mi bastel'é. per ora il far notare lo stl'etto le~Ame che qu1 palesemente si mos•ra fra le influenze atmosferiche e l'angina catarrale che, semplice malattia da r affrelldamonto, altt'i vorrebbe far credel'e di natura infe ttiva. l\la gli sbalzi di temperatura non so11o soli a dare le angine nell'estate; talvolta intervengono allre cause. Cosi l'allievo P . V, O., di enni 18, messi i piedi sudanti sotto il robinetto del lavatoio provò tosto dolor i alle estremità inferiori, malessere, senso di secchezza alle narici come per corizza , indi leggera febbre 38, 9, l'esame delle fauci mi fece scorger e sulla tonsilla destra tr e punti essuda tivi circondati dalla mucosa a rrossata . Adunq ue le rar•e angine che Hvve ugono nella stagione esti,·a, sono anomalie accidentali; come quando per tornar e
SAGGIO DI HETEOROLOGIA MEDICA
alla similitudine di poco fa, ci accade di vedere un castagno smarrito nella regione dei faggi, ed un pino nella zona degli arbusti. Ma queste anomalie non infirmano la regola generale, la quale mi sembra sufficentemente chiarita ed è questa: che le stagioni estreme sono sfaooreooli allo sviluppo delle angine, mentre lefaooriscono le stagioni di meno; inoltre il loro comparire e scomparire clalla scena patologica è manifestamente collegato colle oicende atmosferiche e soprattutto coll'andamento della temperatura. Qualche maggior luce su questo argomento possiamo aver la collo stabilire un confronto fra il modo di comportars i, nel periodo a nnuo, delle febbri effimere e delle angine catarrali. Il numero complessivo delle febbri avvenute in un certo numero di anni s upera notevolmente quello delle anf!ine Nel triennio delle mie osservazioni si ebbero n. 377 febbri e n. 278 angine. La relativa frequenza, nei vari mesi dell'anno di queste due forme morbose si scorge n ella tabella seguente dedotta dalla media del triennio.
MESI
Dicembre . Gennaio . F ebbraio. .
..
Marzo ~ril~. agg1o
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. . .
. . . . . . . . . . . . . . . .
.
. . . . . . . . . . . A gosto . . . Giugno Luglio.
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Settembre Ottobre . No,•embre
. . .
.
. .
. . . . . . . .
Febbri per mille della fona
Angine per m ille della forza
15 2 ' 24,0 23,6
12,8
26,4 18,5
13,4 i2,t 10,8
6,6 5,7
H ,3
8,9
3,3
5,6
8,8 10,3 25,7
19,9
9,0
16,5
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' 16,1
0,9
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SAGGIO DI IIETIOROLOGIA MBDIC&
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Si vene che nell'inverno e nella primavera le febbri sono sempre più numerose delle angine. La differenza ~ specialmente notevole nel mese di gennaio nel quale le febbri arrivano •l 24 per mille, mentre le angine scendono al 6. Dal ohe è lecito conchiudere che le bassissime temperature in"emali sono causa di febbri ma non di angine . Nell'estate le febbri si fanno ass&i più rare che nelle alwe stagioni; però s uperano le angine, salvo nel m~e di giugno in cui accade un fatto inverso essendo le angine più pumerose. La qual cosa deve ascriver si a ciò che, COlli O sopra ho già avvertito, dal ilO maggio al 12 giqgno avviene in Modena un periodo frigorifero e burrascoso che fa rassomigliare ques to tratto di tempo per caratteri meteorolo~ici più alla alla primavera che all'estate. Ma nel colmo dell'estate trascorse talvolta un'intiera settimana senza che il termometro clinico mi discoprisse una sola febbre, avendo pure d'intorno a me oltre un migliaio di giovani. E dò mi persuase che nella scuola militare il calore estivo è un vero antidoto delle febbri. Nell'autunno durante tutti e tre i mesi le angine sono pii). frequenli delle febbri; e le cur ve esprìmen~i l' andam~nto çli queste due malattie corrono parallele e sì innalzano eol progressivo diminuire della temperatura procedendo in ragione tnvellSa del calore atmosferico, per modo che si ba il minimo in Settembre ed il massimo in novem):>re. J freddi precoci dell!autunno, quali ad esempio si fecero sentire nel novembre 1879, nel settembre e o~tobr-{11881 , alzano la cif~ dei malati specialmente per il gran nuQlero <U a n,gin~ çh~ essi provocano. L" predilezione delle angine p~r l'auttJpno è fors~ spiftJg4bile per il rapi~o declil\llfle del calore ~tpo~!erico j.I;t questa s tagione. Perché la temperatura, per causa dell'ir,.. t!llg~ameote terl\69,1'6, pa~ più pr-4$to ~l massiJJlQ estivo 4ll ~imo iov~ale ®e viceversa Ila .g:uesw a quello. U raffreddamento atmosferico autunnale avvitme più rapidallll(mte del llisaldam~t.o pPim~~erile. Ora tn ~tlcuni anni Qlle.l>l.a rDpid1! discesa è ancor più accelerata di quello che comporterebbe l'anùamonto normale, ed ,allQl'll le angin&
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SAGGIO Dl METEOR OLOGIA MEDICA
spesseggiano anche piu. C'è qualche relazione fra queste malattie e quelle epoche singolari che i meteorologi designano col nome di perioòi di ft•eddo e di caldo. • La temperatura ha in un anno un massimo e un minimo . c Passa dal primo al secondo gradatamente decrescendo, <t e dal secondo al primo gradatamente crescendo. In teoria "' la progressione fra questi due estremi dovrebbe avvenire • regolarmente. Ques to però non é il caso. Ovviamente " verifi casi che mentre la temperatura é in fa se ascendente, • perché si è nell'epoca che corre dal minimo al massimo, • »d un tratto o diviene stazionaria, o anche, ritorcendo • cammino, considerevolmente decresce. Ugualmente non • di rado si osserva, che trovandosi la temperatura in fase • discendente, nell'intervallo dal massimo al minimo, o • resta per vari giorni pro:s:simamente stazionaria, ovvero " facendo un subito sbalzo si innalza, ritornando per qua.lu che tempo alle manifestazioni appartenenti ad un' epoca • anteriore • (1). Dall'esame attento di questi fenomeni i meteorologi hanno dedotto che nel corso dell'anno avvengono, almeno per gran parte della penisola Italiana, i1 periodi di freddo e 6 periodi di caldo. Ora lo spoglio dei r egistri nosologici dimos tra che cosi per le febbri , come per le angine vi sono nei singoli mesi certi periodi di maggior frequenza nei quali queste malattie si presentano in gruppi più o meno numerosi. Di rado questi periodi coincidono; vale a dire si incontra di rado un contemporaneo e s traordinario raggruppamento tanto di febbri, quanto di angine. P er solito i periodi di massima frequenza per le due malattie cadono in epoche diverse; il
che lascia congetturare che altre siano le condizioni. patogeniche determinanti le febbri ed altre quelle determinanti le angine. In primavera ai periodi di caldo corrispondono di preferenza le angine; ai periodi di freddo corrispondono di pre·rerenza le febbri. Questo fatto si notò in modo molto manifesto ad esempio (l) Andamento annuale della temperatwra, memorie del prof. D. RI.40NA, Roma, 1 ~7 G.
SAGGIO Dl METEOROLOGIA MEDICA
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nel maggio 1881, delle cui anormali condizioni atmosferiche ho già fatto cenno allrove, e che fu nel triennio uno dei più nO"Civi alla salute. Nel mese di maggio distinguono i meteorologi un periodo di freddo che va dal 3 al 20, ed un periodo di caldo che va dal 24 al 30; avvertendo, ben inteso, che questi periodi non presentano la regolarità invariabile dei periodi astronomici, e che la data in cui manifestansi ora anticipa ed ora ritarda. Nel maggio 1881 vi furono venti casi di angina catarrale coi caratteri sudescriLti, 15 dei quali accaddero nella seconda metà del mese nella quale vi fu il calore più grande con un massimo di 26•, 7 il giorno 22. Le febbri effimere invece furono prevalenti di numero (18 su 31) nella prima meta . del mese nella quale la stagione fu assai più fredda tanto che il 10 cadde a Modena qualche fl.occolo di neve e coni.i. nuarono basse temperature nei giorni 11, 12, 13 con un minimum di 4,4 in quest'ultimo giorno. Pertanto chj ebbe a soffrire di angina, malattia cosi facile alle recidive, deve temere più le giornate calde della primavera che le giornate fredde. Nel mese di settembre ugualmente le angine si adunano . di preferenza intorno al massimo termico mensuale. Cosi nel settembre 18~1 la massima ternperalura 26•,o avvenne il giorno 9. Ora dal 9 al 13 vi furono ben 11 malati di angina ammessi all'infermeria. Ma negli altri due mesi dell'autunno si verifica il fatto opposto vale a dire queste malattie sono più numerose neii periodi di freddo. L'esame dei fatti finora esposti ci permette di spingere . più addentro lo sguardo nella genesi delle due forme morbose scritte in fronte a questo capitolo, traendone, come corollario, la proposizione seguente: Per regola ,generale ed astrazion fatta dalle predisposizioni · individuali, ammala di angina chi si raffreddò essendo in sudore ed ammala di febbre chi, senza sudori, senti l'azione continuata del freddo. Ho detto doversi fare astrazione dalle predisposizioni in-
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dividuali, essendo cosa ben nota che la stessa in6uenza morbosa si ripercote nei vari individui in organi divet·si; cosicché vediamo bene spesso una medesima causa atino~re rica eccitar·e in varie persone malattie differenti. Nondimeno la proposizione tcstè espressa è in pieno aceordo coi risultati dell'esperienza finora discussi. , Cessano le angine In inverno quando non si suda.; e soprattutto sono rarissime in gennaio, perché il sudare di gennaio é cosa tanlo difficile che passò in proverbio per signficare grende affanno e travaglio. Cessano anche in estate quando non é a temersi la soppressione dei sudori. Le febbri invece Imperversano nelle epoche delle piu Lesse temperature jemali, ovvero nelle giornate più ft•edde di primavera. t~ temperatura abbastanza elevata delle stagioni òi mezzo rende tacìli i suùori o tanto più 'in giovani che spesso s i deificano ad esercizi tàticosi. E quando per la fatica muscolare il derma si è fatto iperemico rendesi più attivo lo
scambio gassoso fra il sangue dei capillari della pelle e l'aria este'riore, cresce l'energia della respit·azione cutanea. La pelle emette nelle 24 ore 4-10 grammi di acido car· bonico ed assorbe ossigeno. Onde si compie per la pelle n'Ila respirezione, se meno energica, pure analoga a quella del polmone. Anzi la respirazione cutanea può sino ad un certo punto essere vicaria della polmonare; il che spiega la gl"ande impol'tanza che i medici dei luoghi ove sogliano rifugiarsi i tisici attribuiscono alle spugnature fredde fatte ogni giorno e su ·tutto Il corpo. Olt~ ciò si compie per mezzo della pelle una funzione depuratoria in virtù della quale si eliminano molte sostanze regressive, vere fuliggini dell'organismo. Ora queste funzioni, eccitate dalla •fatica, vengono con làéllilà turbaté, nelle stagioni di mezzo, per causa degfi sbalzi di temperatura. • Nel clima di Modena il medio valore dei massimi au• 'menti dì temperatura che avvengono in 2i ore è 3;6t ; • mentre il medio valore dei massimi decrementi di lem" peratura è maggiore e precisamente 4,99. La temperatura
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• dunque è più suscettibile di grandi sbalzi in meno che in Il più • (1). Se questi sbalzi in meno per la rapida sottrazione di calorico, esercitano azione perturbatrice sopra le funzioni cutanee quando esse sono in pieno vigot•e, ne conseguono ùi preferenza le angine catareali. La ricel'ca delle condizioni nelle quali, nei singoli casi, avvengono queste angine, dimostt•a sempl'e meg lio la pal'te che vi prende la turbata funzione della 'pelle sudante. Poiché se molte volte queste condizioni passano inavvertite ed ignorate, altre volte invece i malati mi affermarono con tuLta sicurezza che la malattia el'a sopravvenuta perchè, scamiciati, nelle prime ore del mattino, appena lasciato il tépore del leLto, erano andati al lava{oio mentre soflJavano correnti di aria fredda; altri perché li aveva colpili il vento {Ilentre erano sudanti dopo la cavallerizza, alll·i perehé accaldati erano passati dal Leati·o al difuot•i, ecc. Sostengono alcuni moderni palologi dov.e rsi ammettere t.re forme di difterite; la catarrale, la cruposa e la neerotica, Lulte dovute all'infezione per il cc microsporon dip!Uericum 11 ed alla prima fot•ma, la piille~giera. ascrivono quelle angine delle quali sinora ho parlato. Ma con ciò mi sembra si confondano insieme fatti roorbosij, per natura e per andamento clinico, diversissimi. Le angine catarrali che banno cosi stretti rapporti colle influenze atmosfer·iche, piut;.. tosto che forme legg iere di difterite, sono da riguardarsi come malattie per ralfrerldamendo a corpo sudante. Una riprova di questo si ha nel fallo. seguente che più volte ho verificato. Quando nella nostra scuola in vi:ciW:tnza degli esami si sospendono le esercitazion i di piazza d'armi, quelle della palestra ginnastica, della sala d'armi, della ca-vallerizza, esercitazioni faticose e provocanti sudori specie in giovani che vi si abbandonano con foga, allora le angine si fanno rare se anche le condizioni atmosferiche le ravorise<mo. (Continua)
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ASTEGIANO.
( Il V. Andame>&to amtuale della tempel'tùura, del pro(euore R.agona, . pag.l18.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA i Del ritardo del poJJio arterioso nella ll11tole o&rc11aoa.
Le resistenze delle valvole del cuore, l'allrazione delle pare~i sullo strato più superficiale della colonna sanguigna, l'attritodellemolecole sanguigne, le diverse condizioni del lume vasai e o sezione del tubo, ùella sua lunghezza, della sua elAsticità, la relazione (lume e direzione) del ramo rapporto al• vaso da cui deriva, erano cause notiss ime modificanti la velocità del corso del sangue nei vasi. Era pur nola la ' 'elocità delle onde del polso, calcolala (Weber) a circa 30 piedi al secondo: ed era pure nolo e determinatamente, come le onde del polso procedano con una velocità press'a poco eguale, non per ò identica, cosicchè un'arteria vicina al cuore incomincia a pulsare una piccola si ma sensibile frazione di secondo prima. di un'altra lontana, per esempio del piede. Ora il Felix nellA sua tesi pel dottorato (Parigi 1882), riass unti i vari metodi usati pella misura del polso arterioso ed espostfl in mod()crilico le diverse esperienze fatte in proposito, ci dà i ri · sultali, interessanti davvero, di quelle da lui falle nel labor atorio fisiologico sotto la direzione dell'illustre Marey. Per dare un' idea del lavoro riportiamo alcuni dei risullati ottenuti. Il polso ritarda alquanto rapporto all'inizio della sislole venlricolare: tale ritardo è per l'arteria cnrolillP. di 0",10; pella rndialc 0'',155; pella femot'Aic W, t r): pellA prrlrdia 0",25. Il
RIVJS'B
MEDICA
polso di due arterie simmetriche, esplorata alla stessa distanza dal cuore, presenta lo stesso ritardo relativamente all'inizio della l>istole cardiaca. Esso ritardo risulta dal concorso di due condizioni riunite: la resistenza che le valvole sigmoidi per qualche momento oppongono alla pressione del sangue contenuto nel ventricolo; secondariamente pel tempo che esige l'onda sanguigna per essere trasmessa dall'origine dell'aorta al punto esplorato. Più la pressione è forte e le arterie elasticamente tese, più l' onda progredisce rapida e minore è il ritardo del polso. La velocità dell'onda sanguigna non è la velocità del Slll}gue: il battito invero non è già il risultato dell'urlo delle molecole del sangue contro le pareti delle art(-rie, ma della propagazione di un'onda liquida ... Non s'ha che a ricordare l'antico assioma di fisica • Unda non est materia progrediens sedforma materia! progrediens •. E come dice il Vierordt: il movimento di corrente consiste nel muoversi della massa; il movimento ondulatorio è invece costituito dai cambiamenti di forma, di tensione e di velocità che propagansi attraverso d'una massa. Nello stato patologico il ritardo aumenta per l'insufficienza mitrale e diminuisce per contro nell' insufficienza aortica. Negli aneurismi il ritardo del polso è considerevole al di sotto (al di là) dell'aneurisma, e questo carattere basta sovente per istabilire il diagnostico degli aneurismi profondi, sconosciuti. B.
Innesto del tubercolo oome meno dlagno1tloo nelle malattie degU organi uro-genitall- W . E BSTEIN e DAMSCH - (Deuch. Arch.for lin. Med. XXXI e Cenlralb.fur dia Med. W iJSens. 16 dic. 1882 N. 50).
Un uomo di 48 anni soffri per parecchi anni di una suppurazione delle vie orinarie superiori, l'orina era torbida, acida, mostrava un sedimento purulento, conteneva un poco di albumina, non esistevano disturbi subbiettivi importtlnli per parte degli organi orinari. Una volta ebbe una emahll'ia che
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RIYISTA
durò più giorni; l'orina acida, tuori di alquanti globuli rossi del sangue e molti corpuscoli linfatici, non conteneva alcurt altro principio organizzato. A poco a poco si manifestò la tis i polmonare, a cui il malato Roccombette. La necroscopiil mostrò (oltre le alterazioni polmonari e il raggrinzamento dei reni) uno stato cronico infiammatorio di ambedue i ba• cinetti renali e degli ureteri e della muccosa vescieale con numerose piccole produzioni cistiche, su queste muccose; il contenuto di queste cisti a pareti sottilissime era giallastro, in parte per esservi mis la della marcia, non esisteva la tubercolosi di queste muccose. La incer tezza che aveva regnato in vita sulla causa di questa suppurar.ione indusse alla ricerca di un nuovo mezzo diagnostico; il s edimento pur ulento dell'orina di un malato che soffriva di tubercolosi del"{li organi orinari fu inoculat.o nella camera auLel'iore di un coniglio, ed invero con l'esultato positivo, inquautochà dopo venticinque giot·ni d'incubazione si svilupparono i caratteristici tubercoli irideì. L'Ebstein non spiega, come il Virchow e il Litten , le cisti degli ureteri come cisti di ritenzione; ma in ques to e~~so attribuiscè la loro causa a processi regressivi (degenerazione grassosa nello interno del tessuto della muccosa attraversato da cellule rotonde). · P er suggerim~:~ nto dell'Ebs tein, il Damsch esegui degli innesti con la marcia tubercolos a emessa con l'orina nell~ cametA anteriore e nel cor·p·1 vitr·eo dei conigli. L'orina versata in un bicchiere pulitissimo fu allungata con un 1-2 par ti di una soluzione al 0,6 OtO di cloruro di sodio fatta antecedentemente bollire; quindi il Damscb lasciò deposilare un t'~Uf• flciente sedimento, dal quale, con le cautele antisettiche, furono portate alcune ~oece nella ca mera anteriore. Col sedimento purulento di 7 malati in cui la diagnosi clinica conferm ata poi dall'autos~ia polè stabilirsi in una affezione tubércolare delle vie orinarie fu rono eseguiti 13 innesti. In 11 di questi casi, in cui si r iuscì ad evitare la infezione settica s i manifestarono alla fine della ter•za settimana nell'rridb tumefatta dei noduli grigi miliariformi che quindi si estesero alle altr·e membrane dell'occhio e al tessuto péribulbare e in
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alcuni casi condussero alla tubercolosi gùnera.le. In questi noduli potea dimostrarsi la composizione caratteristica del ·tubercolo (alla periferia, piccole cellule linfoidi, nel centrò, cellule grosse epiteliali e quasi in tutti casi cellule giganti tipiche). In due casi in cui arasi sviluppata insieme con la tubercolosa una infezione settica si sviluppò, non ostante la aYvenuta panoflalmia, entro quattro settimane la eruzione tubercolare. Gl'innesti con la orina degli stessi individui tubercolosi nei giorni in cui era emessa chiara dettero risultati negativi come gl'innesti della orina purulenta non tubercolusa. L'autore quindi conclude che l'innesto della tubercoloei nei casi dubbiosi di affezioni uro-genitali è un tllezzo diagnostico per la diagnosi delle malattie tubercolari •
.SuU'•mbollinDo dell'arteria polmonare. - M. LITTEN. (Berl. Klin. Woch. 1882 N. 28 e 29 e Centr-alb. fur die Medie. W iessen1. N. 47, 25 novembre 1882). Il doLt. Lillen descrive quattro casi di embolia della arteria polmonare, di cui la sede era il tronco o i rami principali. Nel primo caso il trombo derivava dana orecchietta destra e piu precisamente dalla valvola tricuspidale, nel ·s econdo dalle vene del fegato o dal cuore destro, nel terzo dalle vene periferiche e nel quarto dal cuore destro. La diagnosi tu basala t• sulle cagioni etiologiche l'aie a dire sulla prova della esistenza di trombi venosi periferici o di una dilatazione delle cavità destre del cuore con coaguli '!sanguigni e sulla rapidità con cui si manifesiAlrono i fenomeni clinici; 2• sui fenomeni generali, fra i quali principalmente l'alto grado di dispnea e quindi la cianosi, le palpitazioni di cuore e i segni di avvelenamento per acido carbonico. Un brivido di freddo suole aprire l a scena, ma talora manca. A poco a poco il cor·po si accomoda fino a un certo punto al diminuito afflusso di ossigeno, ma quei fenomeni aumentano subito ai più piccoli movimenti; 3• L'e·same fisico spesso fa sentire un rumore sistolico sul luogo .della slenosi, che quindi puo trovarsi nei singoli casi in diverSI
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RIVISTA
punti. Rispetto agli effetti della stenosi della arteria polmonare sul tessuto del polmone é da notare, dopo una anemia iniziale di breve durata, una iperemia e finalmente (ma non sempre) l'edema. In uno dei suoi casi il Litten trovò ancora una contrazione non contemporanea delle due metà del cuore, e que.'>Lo riferisce ad una notevole differenza di pressione nei due ventricoli, aumento nel destro e diminuzione nel sinistro.
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D mtoro110oplo nella dlarrea. (The Lancet 21 ottobre 1882).
KENNETB
W. MiLLICAN
Il dott. Kenneth osservò parecchi casi di diarrea accaduti contemporaneamente nello stesso luogo nei quali notò alcuni car atteri di particolare importanza. La malattia com~ parve dopo alcune giornate caldissime seguite da una pioggia abbondante. Era preceduta da una specie di periodo di incubazione durante il quale i malati erano deboli e tristi; ed a questo teneva dietro un attacco spossante di diarrea . Le materie erano fluide non dissimili da quelle della febbre tifoidea e in tutt.i i casi contenevano degli st1•acceW gelatinosi o albuminosi simili a bianco d'uovo semicotlo. L'odore era fetidissimo. Però, fuori della pr ostrazione e dei comuni disturbi gastrici con grande distensione flatulenta e dolore, non vi erano sintomi generali. l n nessun caso ci fu aumento apprezzabile di temperatura, nè grande alterazione del polso. A vendo molti casi nello stesso tempo curali senza frutto con gli astringentiJ la polvere di calce aromatica, con oppio ecc. il d0tt. Kenneth pensò di sottoporre le evacuazioni all'esame microscopico. Questo vi mostrò un brulicame di batteri e da qui fu tratta la indicazione curativa, a cui fu soddisfatto con la somministrazione ogni quattro ore di 10 centigrammi di acido carbolico in una mi~ tura composta dl tintura di cardamomo o acqua di menta piperila. Gli ullimi casi furono curati con la sommlnistrazione di dnque goccie di tercbene ,ogni tre ore. Questa cura riuscì oltremodo soddisfacen te, poiché i sintomi morbosi furono prontamente cd effi cacemente arrestati.
15511 meLodo seguito per l'esame dei batteri era semplicissimo. Come malaria colorante fu usala una soluzione nell' acqua-. stillata dell'azzuJ•o di anilina. È disteso nel coprioggelto un pezzetto di quella maleria gelatinosa sopra ricordata e fatto• asciugare. Quindi il coprioggelto è tenuto immerso nel liquido colorante per cinque o dieci minuti, dopo i quali la colorazione è effettuala, è poi lavato nell'acido nitrico diluito (i : 3) e finalmente nell' acqua distillala. Dopo questo si fa asciugare, con l'aiuto, se si vuole, di un leggiero calore con la lampada a spirito e quindi si monta su balsamo del Canadà. P er estrarre l'acqua val meglio l' evaporazione dellaimmersione nell'alcoole perché l'alcool offusca lo splendore dei colori di anilina. ! batteri così osseJ·vati consistono in piccoli granuli refrangenti (micrococchi?), di corti e sottili bastoncini (bacilli), di bastoncini lunghi appuntati, ed altri curvi· attortigliali, e bastoncini di micelio. Naturalmente le materie· esaminate devono essere più che è possibile f1·esche. L' Ailken parla della presenza di balleri nello stomaco e intestini solto il nome di micosi intestinale. Ma l'affezione· pare che fo sse di piti. grave natura, perché è detto manifestarsi all'improvviso durante la più florida salute ed esser& prontamente seguita da lividore alle mani e alla faccia, collasso e morte in due a sei giorni. MEDICA
Telefoni e Mtorofont. Negli Annali Universali di medicina e chirurgia, (Parte origin~le settembre, ottobre, novembre 1882) il dottore Aurelio Bianchi ci dà una interessante e compiuta monografia sul Telefono ed il Microfono applicali alle scienze mediche, della quale, non potendola riprodurre, crediamù dare un cen no sommario per additarla piti. che altro ai colle~hi che volessero · dedicarsi a simili studi. Premesso un cenno storico ed una acèurata bibliografia che dal 1878 si estende al corr. anuo , l'A. entra in materia de,-crivendo con mollo studio i lP.lefoni ed i microfoni. A p1·oposito · dei telefoni musicali noli da mollo tempo, ricorda il Reill, j}-.
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RIVISTA
W ray, il G1·ay, il VaJ'IHy; e pei telefoni a filo il Millar, il Brea:ue t, il B~del, il Nicon. Rammenta il Beli come il primo che presentò (1876- Esposizione di Filadelfia) un telefono elettrico capace di riprodurre la parola; le pretese di priorità del Gray; i perfezionamenti dell'Edison, Nory, Pollard, Garnier, Hellesen, Thompson, Honston Ader, Trouvé, Leppmann, Brequet, Bonde t; e finalmente il Pri ~e, Willmot, Gray Phelps, Trouvé pe1· la costruzione dei telefoni a diaframmi muiLipli. Limilasi però a descrivet·e quelli del Beli, dell'Edison (che fece dis tinto il telefono tt•asmissore dal ricevitore), del Bondet (ad orologio), del Luvini (a lamina vibrante verticale), del Bre~uet (a mercurio ed acqua altet·nanli si da avere elementi diversi eletlro-capillat·i a·ssociaLi in tensione), l'idrolelefono ricevitore del Sabatucci. Spiega quindi il meccanismo di. azione dei telefoni e viene finalmente a parlare con sufficiente diffusione dei tra,.missori microfonici (di rinforzo) citando e descrivendo quelli dell'Hughes, del Ducret.et, il parlatore del primo, il mic!'ofono tet·moscopio del Du Monal, .quelli del Blyth, quello a due elementi del Varey, del Trouvé, Lippens, Ade!' Crosley, Beli, D' Arsonval, Blake, Bondet, Dowling! Ermengen accennando alle esperienze fattene, ed alle teorie relalive. Viene quiudi a descriver e i ricevitori microfonici (Berline1·, Blyth, Hughes) e tel'mina ricordando i perfezionamenti oltenutisi di quello dell' Hughes che è il migliore l!'a i microfoni ricevitori oggidi in uso. P aPia poi delle applicazioni cliniche passando successivam ente in l'ivisla i fl'licmfoni adattati allo studiodei fenomeni sonori che si apprezzano nell'ascoltazione del torace e dell'addome (mict'oslelofoni), quelli pello s tudio delle variazioni del ciecolo periferico (sfìgmofoui), peU'esplorazione ùei rumori must!olari (miofoni) dei rumo!'i cutanei (derm~:~.lofoni) quelli che vanno uniti ad un apparecchio scrivente (microfonografi), l' andiometl'o (usato in oloiatria), i cateteri mi erofonici, la bilancia d'induzione telefonica deii'Hughes e del Beli. Nella terza parte finalmente il Bianchi espone le sue osservazioni OI·i ginali, nelle applicazioni dell'ascoltazione al capo, alla voce, ai rumot'i caPdiaci e vasali, all'addome, ai muscoli (paralisi, contrattura, ecc.), alla cute, facendo pu1• cenn() della percu!>sione ascoli a tol'ia .
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Come vedesi è una Memoria che vuoi essere conosciuta; è un argomento che vuoi essere studiato dai medici milit.ari: i progressi applicativi che di certo si verificheranno collempo, for:se varranno loro la possibilità della soluzione di certi difficili problemi di medicina legale, innanzi ai rruali è ancora oggidl giuoeoforza rimaner e perplessi e tementi.
--.nent&.ellto 481 pol!Jo nella ~eDln~te tubercolare~ pel dott. SE:E. - (ArchitJes M édicales Belges), marzo 18k:2. A pr oposito delle cause del rallentamento del polso, il dott. Sèe ha dimostrato come questo sintomo ~ia di moltàimportanza per la diagnosi delta menlngite tubercolare. Questa importanza, e questa costanza di fenomeno é tale che si può dire in generare, che i casi di meningite diagnosticati come tali, senza che nel successivo svolgersi della malattia si sia presentato detto fenomeno, costituiscono altrettanti err ori di diagnosi, il che prol:iabilmenle si è verificato nei casi dii guarigione della meningite tubercolare, che soni) stati segnalati da diversi medici. Difatli, se si studiano le osservazioni che sono state puboli.cate allo scopo di provare ta curabilit8. di questa malattia, si riconosce éhe Il fenomeno del rallentamento del polso non si è chiaramente indicato. Il doU. Sée riconosce di aver fatto, in accordo col Trousseau, un errore di questo genere sopra un bambino affetto da bronchite capillare, e che presentava tutti i segni della mt>ningite tubercolare, s alvo il••al1entamento del polso; qnesto stato durò circa un mese e l'esito tlella malattia che fu favorevol'e si sarebbe. considerato eorne un esso di guarigione della meningite tubercolare, se non avesse fatto difeLto questo sintomo capitale. Si de'9e dunqae ess-ette :riservatissimi ·nel diagnostico della. meningite, ·q uando ci si trova in pte$~n3'a di un faneiulloobe offrle an certo numero di aintòmi di questa malatLia, senta peraltro presentare (ruesto rallentamento di·polso tanto ear.tterisliao.
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RlY1STA
Par&ll•l •plD&le batermlttente 4' origine m&lal'loa. Dott. V. P. G1BNEY - (Centralbl4tt/ur Medicinische, ecc. ottobre, 1882).
Un ragazzo di sette anni per cinque volLe cadde ammalato per estesa paralisi delle estremita inferiori solto l'influenza d'infezione malarica. Questa paralisi si dissipava sempre mediante un energico trattamento chinico e coll'allontanamento -dell'infermo dai luoghi infestati dal miasma palustre. La eccitabilità elettrica dei muscoli atrofizzati e paralizzati era molto abbassata; non si riscontrarono però degenerazioni di sorta negli elementi muscolari. In un secondo caso un fanciullo di sei anni fu attaccalo per tre volte da questa arzione. Un processo congestizio del midollo spinale, prima attivo indi passivo, iperer:nie associate ad edemi son le alt.erazioni anatomo-patologiche che, a parere dell'autore, darebbero origine alla suddetta affezione. 811ll& par&lbl bulbare. - Prof. SENATOR. - (Med. fur Psych Xl e Philadelphia medical Times, 23 settembre 1882).
li Prof. Senator ha recentemente riferito un caso il quale
.dimostra che può esistere l'emianestesia alternante benché la lesione sia limitata al midollo allungato. Un uomo di 56 anni, senza perdere la coscienza fu preso da vertigine. Aveva la più grande difficolta ad inghiottire, aveva tendenza a cadere sul lato sinistro, aveva una sensazione di freddo nella meta sinistra della faccia, e una alterazi?ne nella fa velia che dava la impressione come se soffrisse di qualche impedimento nella faringe o nella laringe. Non v'erano sintomi di paralisi di moto, se non che la lingua era spinta fuori un poco inclinata a sinistra e l'occhio sinistro appariva un pocopiùpiccolo del destro. La temperatura era normale, ma il polso aveva 120 pulsazioni per minuto. Cinque giorni dopo fu veduto dal prof. Senator. Egli allora si lamentava di difficoltà ad inghiottire, di fame, affanno di respiro. La sensibilita era quasi completamente perduta nella meta sinistra della faccia e in
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tutta la met.à destra del corpo come pure nel braccio e nella gamba destra. I tentativi per inghiottire tanto i liquidi quanto i solidi cagionavano un senso di soffocazione, e la sostanza era rigettata qualche volta attraverso le narici. La voce prima forte e chiara era diventata come un bisbiglio, e vi era anéora la inclinazione a cadere a sinistra. Il riflesso tendineo della rotula mancava in ambedue i lati. Per una settimana il suo stato non cambiò gran fatto. L'esame col laringoscopio mostrò una paralisi parziale delle corde vocali. La sensibi· lit.à elettro-cutanea non era nè perduta nè molto diminuita nella metà destra del corpo. Il malato morì di bronchite putrida e bronco-polmonite dopo una malattia di quindici giorni in tutto. La necroscopia rivelò un piccolo focolaio di rammollimento nella porzione esterna della metà sinistra della midolla allungata e trombosi delle arterie vertebrale e cerebellare posteriore inferiore sinistre. La estensione maggiore del focolaio era un poco sotto la metà del corpo olivare; quivi erano pure compromessi il corpo restiforme e le parti contigue della colonna del Burdak e della colonna laterale, la radice ascendente del quinto paio, il nucleo motore del vago e una parte delle fibre di questo nervo. Il corpo oliva re, la radice dell'ipoglosso e i nuclei dell'ipoglosso e del glossofaringeo erano affatto intatti. Il prof. Senator osserva che la difficoltà ad inghiottire, la voce nasale, dovuta alla paralisi dei muscoli faringei, la voce alterata, ìl polso frequente, la fame e il senso della mancanza di respiro erano tutti sintomi indicativi in questo caso di una lesione del vago. Merita essere notata la mancanza di disturbi vaso-motori (ad eccezione di un leggi ero e tran- · sitorio lividore del braccio destro) della poliuria e della glicosuria; come pure il fatto che v'era sensibile difetto nella cognizione della posizione delle estremità destre, malgrado la perdita in loro della sensibilità ordinaria.
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RJV1STA IUDICA
llalluusa 41 &101Ullme41oamea.U.a1111& MOresloa.e 4elaqo p•trtoo. - D. ANREP- (Wratsch . N . 34 e I. Petersb. medie. Wochens, 1R82 N• 41).
Tal quesLione fino act ora poco studiata cercò il dott. Anrep ~risolvei'e sperimentalmente segui~,ando le ricercb.e cominciate già fin dal18J7 nel laboratorio del prof. Ludwig. Gli speri menti furono eseguili s ui cani, a cui dopo aver legato l'esofago fu fatta una fistola stomacale e quindi osservata la quantità del sugo gastrico che ne sgorgava. L'autore è venuto ai seguenti risultati: 1• L'atropin,a e la mOJ•tìna introdotte per via ipodermica ~nche in piccola dose cagionano una manifesta diminJlZiO~ della secrezione del sugo gastrico, la prima in grandi dosi produce anche il totale arresto della. secre~ione per una o due ore. 2• La pilocarpina al contrarioinieUala so~to la cute alla dose dì soli 0,004 aumenta manifestamente la secreziope; con pi\! grandi dosi p.uò aumentare fino a 50-300 0(0. Que!:jto sLMo dura circa un'ora, e solo dopo 2-3 ore ritorna a poco a poco alle condizioni normali. 3• La nicouna i'Q dose di 1120 a 1!5 di goccia aUJDeuta sempre la secrezione, però fino ~l più ai 70 0{0. 4• La chinina in dose di 0.01-05 injeLtata sotLocutaneamente non mostra a vere alcuna inilue~a sulla secrezione della mucosa gast.rica, al contrario <'OD dose dj piì.t di 1 gr. la secrezione fu diminuita. Quindi è per lo meno questionabil~ se le.piccole dosi di chinin& che si so~liono usare contro l~ debole digestione nel periQdo della .convalescenza sieno veramente efficaci. . ~· L'~copjtina, la digitalina, il clor4ro qi sodio., di polassi.o {flll~sti <tue ~!Limi per cHste.re) r.ivlango.no senz~ azione. ~() st.esso $ da dirsj del bromuro ili pot.&$sio d!l.to nello !?lesso modo alla dose di 0,50;. ID$ alla do~e Jii O,70-1.20 diminuisce un poco la screzione. T
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RIVISTA CHIRURGICA
X..ld0Dl4el vut n.UeluqasloDl4ell'omero.- W. KoRTE. -· (A,.ch. fur. Klin. Chir. XXVII e Centralo. fur die M ed. Wi.,aenach., 2 dicembre 1882, N. 48.) Il dott. Kort.e riferisce tre casi di lesione vascolare nella
lussazione dell'omero tratti dalla clinica chirurgica del prof. Wilms. Sono i seguenti: 1• Marinaio di 25 anni; lussazione dell'omero in avanti e all'intemo, pronta reposi~ione (da un profano); generazione di un aneurisma traumatico nell'ascella; molteplici puntut·e d'esso; febbre settica; brividi; morte per emorragia cinque settimane dopo l'accad11to accidente, foro laterale nell'arteria :ascellare forse per strappamento di un ramo. 2• Campagnuolo di n2 anni; lussazione antica dell'omero in avanti e ano interno; molteplici tentativi eli reposizione; lesione dell'arteria ascellare ; formazione a poco a poco di un aneurisma; rottura di esso; morte per emorragia. Foro laterale all'arteria ascellare; rottura del margine interno della cavità glenoide. 3• Bracciante di !N anni; p~r C'ossa contro la spalla a braecio sollevato. Probabile luss·azione eon spontanea lussazione della testa. Formazione di nn aneurisma, anaccialura dell'arteria ascellare; emorl'a· gie secondarie; nu<lva doppia allacciatura, morte per anemia. OILre Efl!lesti casi il Kol'l.e ha raccolto dalla letteratura altre « osservazioni, in clli le lesioni dei va:si non sempre furono cagionale da rozzi trattamenti del chirurgo; anzi appartengono essi ad eminenti operatori senza poterne Jar11
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RIVISTA 162 -carico a niuna trasgression~ alle regole dell'arte. Quattro volte fu lesa l!:t vena ascellare, due volle non potè essere esattamente determinato il vaso offeso e 38 casi riguardano soluzioni di continuità della arteria ascellare. Benché melle Jussazioni antiche sia da tener conto dei ripetuti tenlativi di riduzione, in non meno di quindici casi però si trattava di lussazioni recenti. ed in queste o la testa dell'omero usciLa ~lnlla cassula aveva tanto disteso i vasi da Iacerarli o la manovra di riduzione era slata direttamente la causa della lec;ione. Solo una volta si potè incolpat•ne un modo veramente r ozzo di riduzione: in un altro caso l' ar·teria era stata traforala tlai fragmenti della testa dell'omero in pari lampo fratturala , e in un terzo caso la lesione della arteria procedeva da causa sconosciuta, mentre nelle altre dieci osscrvaziorli di lussazione r•ecente con lesione arteriosa, la causa di quesla er a con più o meno sicurezza una di quelle dette più sopra. Dei 20 casi di lacel'azione arter·iosa nelle lussazioni antiche, solo in uno la lussazione esi:sleva da più di due mesi: é un elemento etiologico molto importante l'età del malato, benché relativamente molto di rado sia slata riscontrata una malattia deJI.e pareti dei vasi. Qui in proporzione molto frequentemente le manovre brulali di riduzione avevano avuto chP. fare con la lesione secondaria, ma almeno in 6 casi si potè accertare il contrario. Molto importante è l'esistenza di nnormali aderenze fra la testa dislocata e i s uoi dintorni specialmente coi vasi ascellari, benchè queste non esistessero nei tre casi osservati dall'aultore, come pure la coesistenza di fratture della testa o del collo dell'omero. P er quanto riguarda la forma della lesione vascolare, il vaso era o completamente o almeno quasi completamente lacerato tr•asversalmente o si trovava un piccolo foro laterale nell'arteria, alla cui genesi non é forse senza imporlanza la lacerazione dell'arteria ci!l'èonfiessa dell'omero. Le conseguenze dirette sono la rapida comparsa di un tumore sanguigno nella cavità ascellare, ma spesso questo si manife!<la snlo rr.ollo lentamentf' (fra ,30 casi, i2 volle). Rispetto
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·alla diag nosi ;. da oss•' rYat·e eh •~ in a lc uni ca:;i manearono i segni caratter istici dPI I"Iweu•·is ma . Iu qua nto alla te rapi&, la legatura della arter ia s ucclavia dà le maggiori speranze.
Emorragia dopo l& uotaone eU UD& touUl&. - ( T he Lancet, 2R ottobre 18fl2). La escisione di una tons illa ipertrofica è una semplice e frequente operazione chirurg ica, nella quale 'JUalche complicazione è lanlo rara da non esserne neppure tenuto conto da molli operatori. L'esper ienza però prova che qualche volta ò accompag nata dal perieolo della emorrag ia, uno dei cui ca t'Atteri più gravi s i P che può non essere pr imaria ma inter mediaria o come si di<'e comunemente secondaria . P uò esservi immediatamente solo la leggiera ordinaria emorragia e alcune or e più tardi seg uire un pr·ofuso fl usso di s ang ue . È ques ta cir costa nza che da maggior e importanza alla complicazione. Il ciolt. Lefferts d i New- York ha di corto richiama to l'attenzione s u rJnesto a r gomento ed ha ricordato ca s i in cui la emorragia era ~ Lata profusa e discusso l'opportuno
tra ttamento. Il dott. \Veir hA r ecentemente riferito un caso •li emorrag ia intet' mediaria c he rischiara una delle s ue eause e s piega il suo modo di produrs i. A un gio vane fu estirpata una tons illa col lons illotomo a g higliottina; vi fu sul mom ento una leggiera emot'raggia, ma a lcune ore dopo successe una cons ider evole perdita di san ~ue valutata ad una pin!-9 che fu frenata con l'applica zione del persolfato di rerro e con la pressione; la emorragia ritornò altre due:volte. Quando il dott. Weir vide il malato trovò che il vaso sanguinante er a una at·teria nel pilaE>tro anteriore ùelle fAuci . T vasi delle tons ille sono piccoli, giacciono in un tesRuto molle che permettono prontame nte la loro naturale chiusur a quando sono divisi, e i vaJ•i mo vimenti della gola non dis turbano per se s tessi· i vas i fe rili. Non é lo s tesso per le artel'ie pala tine; e!'~e s ono in pr imo lu o~o piu ~ros se e giacendo nel tessuto muscolare del palato, qua ndo sono ferite, son o !'P.mpt'e el>pO!>le ad P!'!'t're rlis tut·bate dalle contrazion i
Rl V!S'l'A
J.:i muscoli palatini •~ella deglutizione. Se quindi è ferito
uno di questi vasi nella operazione della escisione delle tonsille, non solo l' uscita del sangue è più libera, ma v· è una gran tendenza al r·ipeler·si della emorragia pei continui movimenti a cui é esposto il vaso ferito.
Uua oamera uettloa. -Comunicazione pr·evenliva del dottore A oRlANO Sca\icKING -(Centralo. fur die medie. Wessench, 9 dicembre 1882, N. •i9.)
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La camera che sto per descrivere è cosi disposta da mantenere per un certo tempo l'aria assolutamente libera l.Ìal più piccolo pulviscolo organico oJ inorganico ed in pari tempo permettere a una o più persone di dimorarvi a lun~o. Questo problema non et·a difficile a risolversi finché si operava in piccole proporzioni, le difficollé cominciavano quando si
Lrattava di applicare quest.o p1•incipio in un modo non troppo complicalo e costoso in grande proporzione. Le parti principali costituenti questa camera sono: 1• gli apparecchi di ventilazione; 2· le pareti della camera divisibile in due scompartimenti; a· i lllll'm ù' at·ia. La ventilazione è fatta da una macchina della fol'Za di mezzo cavallo (motore ad aria calda) che muove un volante il quale, facendo 2500 gn•i il minuto, aspira 30 metri cubi. d'aria, quanta a uu di presso ne contiene la camera. L'aspirazione è fatta per mezzo di ùue tubi di zinco chiusi a tenuta d'aria in comunicazione con la camera asettica. Questa camera lla in ambedue i suoi scompartimenti (la camel'8. principale e l'anticameea) le pareti, le por te, il sotlitlo, il pavimento fodet•ali a t.enula d'a1·ia da grosse lastre di zinco accuratamente saldo.le fra lot•o. Due laske di vetro che servono per la illuminazione e per la osservazione sono in luogo adatto incastt·ate a tenuta ù'aela nelle pat·etl. Un& pot·ta che può essere serrata ermeticamente con aggiunte ùi gomma fa cotnunicat·e la camera pr·incipale coll'anticamera. La p01·ta che coud uce dall'es le•·no nell'anticamera é pu!'e chiusa ermeticamente con lo stesso espediente. La filtrazione dell' aria
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CHIRUHClCA
presa dal difuori si fa per mezzo di dieci fìllri, di cui 6 sono nella camera principale, 4 nell'anticamera, tre dei primi 6 comunicano con l'anlicnmera. I filtri d'aria son formati da scatole di latta del diAmetro di 40 centimetri incastrate nelle pareti della camera. Queste :;.catole sono aperte dalla parte dAlle superfici pii1 largl1e e sono ripiene di uno strato di ovatta alto dieci centinHltri fatto J' ovatta digrassata come quella che serve per la medicatura delle ferite e ben compressa . L'ovatta è fissata ad ambedue i lati da una specie
di crivello. Sull'ultimo strato d'ovatta ver~o la camera è posto un sottile strato di feltro. I flllri d'ovatta sono disposti in modo che nel sistema delle correnti d'aria cbe s'incrociano fra loro non si formi mai un ristagno d'aria, non rimanga un angolo in cui l'aria non si rinnovi. L'aria originariamente esistente nella camera è portata f1.1-ori in circa un minuto. Dai tempi di Schroder e Dusch fino a Koch e W ernich è dim?strato che uno strato d'ovatta sufficientemente spesso non lascia passare le piu piccole particelle solide dell'aria. Le pareti della camera sono purificate lavandole con una soluzione al 3 ·1. di acido carbolico e all'occorrenza possono essere disinfettate coi vapori di bromo. Le vesti del malato consistono in pannilini e di una tela di gomma; gli uni e l'altra dopo l'uso sono disinfettati. Nella anticamera si trova un bagno per la pulizia generale del malato avente l'entratA nella camera principale; ed inoltre l'anticamera serve per permettere una comunicazionf:l con la camera principale senza che possa entrarvi l'aria impura dall'esterno. Cosi se si apre la porta della anticamera, l'aria E'Steroa impura accorre in essa; se poi si chiude l'aria può essere io circa un minuto di nuovo filtrata nell'anticamera, ed aprendo allora la camera principale possono gli oggetti che trovansi nell'anticamera essere all'occorrenza anche disinfettati, come pure gli alìmenti, ecc. essere trasportati nella camera principale; e viceversa un oggetto può dalla camera principale essere portato nella anticamera e da questa all'esterno senza che niuna traccia del pulviscolo dell'oria penetri nella camera principale. È ancbe possibile, dopo ciascuna aper·tura, di spr•uzzare le pAreti della antic::tmer·o POn una specie òi polverizzatore.
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Il i VISTA
.È notabile come le persone elle so;rgiornano in quesla: ·
<:amera, non ostante la attivissima venlilazione, non si lamen tano mai, non che di correnti d'aria, m a neppure dv freddo, anche quando abbassala temperatura esterna, cosicchè io sono condotto a credere che questa camera sia diaLermica. Sugli usi d; questa camera per la pneumoterapia, per la· · ch1rurgia e .pel sicuro isolamento nelle epidemie sarA parlato un'altra volta. Ora mi limito a osservare che l'esperienzepratiche fin qui falle con questo apparecchio furono completamente soddh~facenti e che l'e~ame balleroscopio mostrò · sempre con sicurezza l'assenza dei microrganismi in questa·· camera.
Alterazione del va.! dopo l'amputazione, osservazioni del · Jolt. SEGONO- (The Lancet,7 ottobre 1882, N. 14, vol. 11. )_
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Queste osservazioni del dott. Segond pubbli.:.ate nella R (; vue · de Chirurgie sono state fatte sui membri a vari periodi dr tempo dopo l'amputazione e consistettero principalmente in· un accurato confronto dei vasi dei due membri r eso più facile con una pr ecedente iniezione di sego per l'a1·co del- · l'aorta o per l'aorta addominale. I l principale effetto notato in- . un membro dopo l'amputazione fu una manifesta diminuzione · del calibro di tutti i vasi come costante e sollecito effetto della mutilazione. Uno dei casi più singolari citato dal dottor Segond è quello di una amputazione dell' avàmbraccioin cui questo modo d'esame comparativo mostr ò che tu lti , i vasi sanguigni del membro mutilato, fino in alto compresa l'arteria succlavia, erano notevolmente r idolli di volume. In . un altro caso di antica amputazione della gamba le a1•t.et·ie furono trovate considerevolmente diminuite di volume dalla -. fine del moncone tino alla biforcazione dell'aorta. Accurate misurazioni mostrarono che la diminuzione di calibro nelle arterie variava fra quattro quinti e un quarto del calibi'O . primitivo, essendo maggiore alla estremità del moncon e .. CambiMmenli uguali sono stati dimostrali nelle vene di que- -
CHIRURGICA
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sti membri , e in un caso d' amputazione al terzo inferi or~ della coscia, la vena femorale fu trovato avere perduto tre quarti e la iliaca esterna tre quinti del loro calibro primitivo. Conseguenza eli questi cambiamenti nei vasi iòan· guigni è un minore afflusso di sangue in queste parti, ed è un fatto conosciuto che i monconi sono più freddi delle altre parti del corpo, ma non egualmente a tutti noto si è che lo !'!lesso si vct•ifìca in tutto il membro mutilato e che il polso è meno forte che dal lato sano, e se in appresso è richiesta un· altra amputazione, la emorragia é minore che in occasione ùella prima amputazione. Le stesse disS•~zioni che fecero manifesto questo diminuito calibro dei Yasi, mostt·arono pure nn' atrofia dei nervi, dei muscol i e delle ossa dalle stesse parli. Le ossa erano più leggiere che le loro congeneri, e fu trovato a vere patito l'atrofia concentrica e in qualche caso un notevole assottigliamento del tessuto compatto. Cosi in un uomo che aveva subìto l'amputazione del terzo inferiore dell'avambraccio sinistro, la cla' 'icola e la scapola erano respettivamente quattro e dodici grammi più leggere a s inistra che a destra, e fra le due ossa del braccio vi era una differenza di quindici grammi di peso e sette millimetri in lunghezza. Questo stesso caso dimostrò bene i cambiamenti dei muscoli, perchè mentre il deltoide rlestro pesava 300 grammi, il sinistro non ne pesava che 220, r simili differenze furono trovate in tutti i muscoli scapolari come pure in quelli del braccio e dell'avambracciO. Da questi fatti scaturiscono diverse questioni importanti. Vi ha qualche relazione causale fra la atrofia del membro e il ristringimento ùei vasi sanguigni e il <;onseguentedimilluito afflusso sanguigno? I due faLli sono una semplice coincid~nza o sono due effetti di una causa comune ? Quando comincia i ristriogimen~o dei vasi sanguigni 1 Quale é la foeza attiva che !o produce 1 Quali alterazioni si osservano nelle tuniche dei vasi 1 Ad alcune di ques te questioni non può darsi per ora una risposta sicura. Ma sembra che in nessun caso siasi osservata l'atrofia delle parti molli senza contemporanee. di minuzione dello. grossezza dei vasi s anguigni dove questa è stata cercata , mentre in un caso d'amputazione
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della gamba esaminato dopo 10 giorni dal Poncet, l'arteria femorale si notava già più piccola di quella dell'altro Jato; e benché i muscoli non fossero accuratamente confrontati, é poco probabile che in cosi breve spazio di tempo Cossero materialmente alter ati. Sperimentando direttamente sui cani il dott. Segond trovò in un caso che due mesi dopo l'amputazione della cosoia destra i muscoli glutei dei due lati erano di egual peso, !addove le arterie iliaca e femorale dP.stre erano visibilmente più piccole delle sinistre. Possiamo quindi inferil'ne che il ristringimento dei vasi sanguigni non segue, ma deve precedere l' alterazione degli altri tessuti, e che quello è un cambiamento mollo sollecito nei membri amputati. Ciò essendo, possiamo con probabilità attribuire le alterazioni delle parti molli alla diminuila quantità di sangue che ricevono. La causa di questa diminuzione dell'afflusso sanguigno non è manifesta. Il dott Segond dice che per gli sperimenti ch'egli ha fatto può affermare che quando è posta una legatura in una arteria nella sua continuita, la pressione sanguigna nel lato verso il cuore abbassa a un tratto considerevolmente, ed è inclinato ad attribuire il ris tringimento dei vasi sanguigni a questo abbassamento della pressione sanguigna locale. Rimane quindi la que!>tione per quale meccanismo avviene questo abbassamento nella pressione s anguigna; e perché abbassa la pressione sanguigna nelle art erie iliache dopo l'amputazione della gamba. E poi per qual cambiamento istologico la contrazione temporanea delle tuniche di un vaso è convertita in una diminuzione permanente del suo calibro 1 Presentemente nqn vi sono fatti alla mano da cui sia dimosh·ata la vera condizione dei tessuti di questi vasi ristretti . · Il .iott. Segond ricorda un caso d'arteria succlavia con pareti mollo iperlrofiche ch't-i trovò in un uomo che aveva perduto il braccio fino alla spalla. Maurizio Raynaud, Chau~ v el e P ithet descrivono l'assottigliamento delle pareti dei vasi dopo l'amputazione, ma il dott. Segond non osservò ciò in alcuno dei suoi casi; cosicché possiamo ancora rig uarcl nre la quistione come insoluto. Mnlta luce potranno
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sparget·e s u di essA eguali os!"ervezioni dei vasi sanguigni in alcune altre analoghe circostanze, come per esempio nei membri paralizzati, nei membri con una o più articolazioni .rigide o inutili e nei membri dopo una resezione articolare. ~• -
S. RosENBACH - (Ber!. Kl. Wochens N. 5 e Centrai fur die med. Wissen. N. 407 ottobre 1S82).
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11 dott. Rosenbach l'ifP.risce che di 65 estirpazioni di rene ilnora eseguil~, 28 Lermiuarono lelalmente; cioè di 13 ope-razioni per tumori 9, di 9 el:!tirpaziomi di rene ambulante 2, .di nove casi di indronefrosi 6, di BEli operazioni fatte per tistola dell'u,ret.ere 2. lnoltt•c 5 casi di calcoli renali ebbero 2 morti, i i casi di dilatazione renale con o senza pietra 1 esili infausti; una estirpazione di rene per turbecolosi renale terminò con la morte ; di altri 3 casi di questa operazione per altre malattie in 2 sucesse la moL·te; mentre due estir.pazioni eseguite per lesioni recenti del rene ebbero un esito fortunato. Il caso del dott. Rosenbnch riguarda un predicatore di 42 anni che in gioventì1 soffri più volle di suppurazioni esterne, e da sette anui almenn aveva molte volte emesso per l'urelra sangue e marcia. Una massa calcarea esistente nella •··~gione prostatica, dopo una puntura esplorativa pel retto, fu per questa via estraLla tut anno avanti la estirpazione del rene. All'ullima ope1·aziooe il Rosenbach si decise in vis ta delle mollo sofferenze dell'infermo, e dopo aver sentito l'01·gano notevolmente ingrossato nella regione ipogaslrica a destra fino a 3 dila trasver se sotto l'ombelico, ed es~c••si accer tato per gli accessi di coli~ che si manifestava no solo s ul lato destro ehe il rene situato in questa regione era la sede della malattia. La opel'azione eseguita per mezzo del taglio lombare alla Simon incontrò particolari difficoltà a cagione delle numerose aderenze o del grande .aumento di volume del rene. Sol con l'aiuto d'un taglio ac-..eessorio pall'allelo allA cresta iliaca e per essere il rene di-
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RIVISTA
ventato più piccolo dopo la estrazione del calcolo e della marcia, riuscì all'operatore ·di trarne verso l'esterno, e non ostante le solide aderenze del rene, a fare del resto del par enchima renale una specie di peduocolo. Durata della operazione 3 ore; trattamento con l'iodoforme. Malgrado il grande esaurimento del mah1lo, segui un corso favorevole. Quattro mesi dopo la operazione Jton rimaneva che una piccolissima fistola al di sopra della cresta iliaca; le condizioni generali buone; la disuria che prima tanto tormentava il malato cessata; l'orina però conteneva ancora qualche corpuscolo purulento. L'esatto esame del rene est.irpato mise da parte il sospetto di una ma1~1Ltia tubercolare; fatta astrazione dai calcoli e dagli ascessi, del r esto non si trattava che di un proces~o regr·essivodel tessuto connettivo. Le numerose pietre raggiungevano in alcuni esemplari H volume dei noccioli di ciliege ed erano costituite da fosfato triplo.
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Di alounl rari &DeurbJ.ml naumatlol - dott. LEE ( Tlte Lancet, 23 settembre 1882).
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Nel numero di luglio del Gaillard's Medicai journal, i dottori Tenger· ·~ Lee di CbiC8f!O hanno pubblicato una importante relazione di sei casi di aneurisma, ciascuno dei quali e ben detrno di menzione e di studio. Due di essi sono di tale rarità cbe non possiamo a meno di indicarne i caratteri principali. Un uomo di ventotto anni ricevette una ferita di palla precisamente solto l'orbita destra estesa al lato ester·no dell'apofisi ascendente del mt~scel l.aJ·e superiot•e. Ques tA fu seguita da una larga ecchimt>si e da infiammazione e da un vivo dolore in ogni tentativo di apt·ire la bocca. Dopo una settimana il gonfiore era calALo, ma rimase una leggiePa tumefazione del lato destro Jel collo. Quell'uomo riprese il suo lavot·o; ma il quindicesinw giorno dopo. ravvevuta feJ·itu chiamò il dott. Lee lamentandosi di non poler· padar·e n6 inghiottire, e d'un forte dolore e di t·igldità al lato destro de l collo. Le tonsille e il palato molle P.rano cosi tumeft1tti che il fondo de31la faring-e non putè essen~ e~amina lo. Nd va-
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Jato duro si sentiva un tumore resistente grosso circa quunto una noce. Stimando che fosse la palla, il dotl. LeE< fecevi sopra una piccola incisione; questa fu allargata e furono estratti alctmi grumi sanguigni; ed allora avvenne un getto di vivo · sangue arterioso che rapidamente riusci mortale. Alla autossia fu trovata una larga cavila piena di coaguli antichi e recenti limitata dalla faringe, dalle vertebre cervicali superiori e dai muscoli stilo-joideeo e stilo-glosso con un prolungamellto esteso fino al t1,1more del palato duro. Circa un pollice sopra la biforcazione della carotide comune era una· apertura circolare nella carotide interna e un'altra simile nella parete opposta del vaso. La palla fu trovata giacente · nell'avventizia immediatamente al difuori di questa apertut•a. posteriore. Il secondo caso fu quello di un uomo di diciannove anni che riportò una ferita d'arma da fuoco un pollice a sinistra· della linea mediana della regione cervicale posteriore alla altezza della apofisi mastoidea. Vi fu immediatamente una considerevole emorragia arteriosa che fu arrestata dagli · astanti, e subito dopo si mauifeslò una tumefazione intoruo · l'angolo sinistro della mascella inferiore estesa in allo e in avanti sulla faccia ed anche sul pavimento della bocca. La. ferita fu medicata antisetticamente. li nono giorno la tumefazione sotto l'orecchio pulsava e vi si sentiva distintamente un rumore aneurismatico. In conseguenza di ciò fu allacciata l'arteria carotide comune sinistra. In quindici giorni· il malato fu abbastanza bene da stare alzato tutto il giorno, la ferita della operazione essendo quasi chiusa e la fet•ita della palla quasi cicatrizzala. Però essc. si lament.ava di un senso di pulsazione solto l'apofisi mastoidea sinistra, ma né la pulsazione nè alcun rumore potè essere scoperto con l'esame. Quattro giorni dopo senti un forte dolore e la sansanzione di pulsazione divenne più manifest&. Il tumore e la pulsazione aumentarono, ed era evidente che l'aneurisma>. era formato. Il dott. Tenger stabili di operarlo. Fu fatta una incisione lungo la meta superiore del margine anteriore del• muscolo sterno-mastoideo e un'altra trasversale dalla sommita di quella in dietro sull'inserzione dello sterno-masto-
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ideo. Fa allora aperto il sacco dell'aneurisma ed estratti i grumi, quando fu trovato che il sangue sgorgava dal fondo della cavità, e mettendo meglio allo scoperto la parte fu trovato che usciva dalla arl~ria verlebrale nel punto in cui ripoHa sull'arco dell'atlante. Il vaso che era ivi gros~o quasi quanto una carotide interna fu legato. .Mentre facevasi la operazione, il polso e la respirazione si arrestarono; ma con la respirazione artificiale e le iniezioni sottocutanee d'acquavite, il paziente si riebbe abbastanza da permettere che la ferita fosse medicata. Poscia fu fatta la ~ra sfusione di sangue defibrinato con manifesto benefizio, e ne segui fimalmente la completa guarigione.
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RIVISTA DI OCULISTICA
Anatomia e Kosologla della neurtte retrobulbare - S.AMELSOHN A re h. fur Op.hthalmol. XX VII I e Centralb. fur die med. Wissens. io dic. 188'2, N. 50. A. v. Graefe designò col nome di neurite retrobulbare d!iverse forme mor bose, il cui sintomo caratteristico è lo scot orna centrale. La sede primaria di questa malattia sta net
tronco del nervo otlico, ma rimane ancora da decidere se si abbia che fare con una infiammazione pr imilìva ovve1•o con un processo di atrofia parziale discendente. Il Samelshon osser vò fra 6632 malati d'occhi 154 malattie del nervo ottico. Tra queste si tr•ovavano, oltre 37 ambliopie per intossicazione, 20 casi di neurite retrobulbare. Uno di questi casi a cui il Samelshon tenne attentemente die tro per tutta la vita potè anche sottoporre all'esame anatomico. Si trattava di un uomo di 63 anni che aveva un grosso scotoma centrale assoluto pel bianco e pei colori attorniante la macchia cieca. I limiti periferici ciel campo visivo erano nor mali. Con l'ottalmoscopio soltanto scorgevasi un coloramento temporale del nervo ottico. Il malato mori per una m a!attia di cuore. Con l'esame microscopico del ner vo ottico, S'i trovò che aa parte intracranica dl esso era da ambedue i lati completamente normale invece quella racchiusa nel canale ottico mostrava u na diminuzione di volume in forma di un for te appianamento. Mentre qul i fasci nervosi situati alla periferia avevano-
RIVISTA lJ 11 a~p elLo
IHH'IHOle J:i pr,Levano dimostr·a re in quelli centrali le successioni di una nevrite inlersliziale. Nei luoghi situati molto più iu avanti, unilamenle ai falli della infiammazione interstiziale, appariva la forma della ordinaria a trofia grigia dei fa sci nervosi che era certo una conseguenza della inler r otla ~onducibilikl nel canale ottico. All'ingresso dei vasi centrali la parte atrofica non aveva più una for ma cir colare ma a cuneo con la punla rivolta verso l& vena centrale sit uata lateralmente, mentre la s ua base gua1·dava verso il 1uarg-i ne della g uaina dclh1. pia. Il Samelshon è di opinione che il piano connettivale che all'entrala dei vasi centrali penetra nel nervo ottico non si insinua ft·a i setti per l'aggiunger e il centro, ma opera una tors ione delle parti Jet ne1•vo ollico, per cui i fasci delle fibre che stavano originariamente alla periferia vengono ad essere centrali. Quanto più !ungi è seguilalo il nervo ottico dietro la papilia, tanto piu lateralmente sta il p1·ocesso atrofico, e all'ingresso dei vasi centrali, questi rappresentano i confini fra la metà normale ed atrofica. Le membrane del bulbo non mostrano alcuna alleraziou~:~ . Solo la r egione later ale delta retina mosl!·ava alcuue anormalità. l fasci nervosi atrot-ìci s i potevano ancora appena riconoscere dopo che avevano oltrepassato la lamintl ctiurosa, e come lot•o indire tta continuazione appariva lo slrulo assottiglialo delle fibre della r etina. Dello strato del le cellule ganglionari non si trovava alcuna l!·accia. Gli altri str ati della r etina erano anche in questa t•egione in a llerali. Fondandosi su questa osservazione il Samelshon crede che le fibre ne1·vose che fomiscono lo macula lulea occupano nel canale ottico l'asse del tronco ner,·oso ollico dal vaso circondale tla un anello periferico di fasci nervosi che provvedono alla visione eccentrica . Poco dopo l'uscita del canale si cambia questa posizione centrale in guisa che que,;le fibre H pnco l:l poco vengono a collocu •·s i vec·,;o il IaLo temporale. È notevole che un gran numero di fibre nervose si dirige verso la macula lutea. A Ile condizioni quali lati ve che sono r ichieste da lla macchia gialla per la sua im pul'lanzu fìs iologica e dalla ~ u a funz ione per la vi~ta centrale.
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cot•t•isponùe anche quantitativamonto la condizione anatomica nel t1·onco del nervo oUico, ciò che si accorda completamente coi ris ultati del Munk. Rimane però senza spiegazione, in qual maniet·a quel grosso numero di fibre nervose entrano in relazione rogli elementi della macula lulea, poichè ques ta regione dell'occhio é in gran parte senza fibre. La malattia quindi consiste in una neurite interstiziale parziale con molla tendenza alraggrinzamanlo cicalrizio e secondariamente nella all·ofta discendente delle fibre nervose, che derivano dalla parte del nervo ottico che si trovo. nel canale ottico. I vasi centrali non mostrano alcuna allerazione, poichè essi rimangono lontani dai focolai a trofici. Fro. le numct·ose cause che favori scono lo sviluppo della neuri te retrobulbare s i trovano due gruppi principali, il gruppo delle cosi delle influenze reumatiche o perfrigeranti e quelle delle intossicazioni parlicolat•mente per l'alcool e il tabacco. Tutto queste influenze possono esercitare una irritazione sul tessuto inttn•stiziale dell'organo, mentre lasciano direttamente incolume il parenchima. Il sangue carico dei materiali clisaffini altera nel tessuto interstiziale del nervo ottico la permeabilitA ùelle pareti vasali dilatate e cosi cagiona una infiamma1.ione di quel tessuto. L'uvet•e avuto la neuri~e retrobulbare nel caso descrillo la sua sedo appunto nd canale ottico, non è un fatto accidentale, che anzi la condizione anatomica della regione del canale mostra una grande disposizione alla stasi della cot·renle linfatica. L'es• sere affette le fibre centrali può derivare ùa ciò che ap· punto nel centro ha luogo la piu attiva separazione del liquido nutritizio. Il primo sintomo che inquieta i malati di neurite re~ro bulbat•e è una nebbia chiar a che si muove qua e lA, la quale può ritenersi come una conseguenza della irritazione ùelle fibro nervose cagionata dai disturbi iniziali di circolazione. Lo scotoma che sta svolgendosi è più piccolo e cort•isponde alla estensione del processo di essudazione. Esso ha per lo più la forma di un ovale giacente ed è rivolto verso la macchia cieca. Negli scotomi molto grandi occorre per l o più anche una limitazione concentrica del campo visuale.
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RIVI SU DI OCU l.. !STICA
Ordinariamente lo scoloma è relativo, l'uramenle as~oluto, ma anche lo scotoma assoluto più intenso é sempre circondato da un aneilo di oscurità relativa che però talvolta è strettissimo. I colori entro lo scot.oma centrale variano di intensità e di tono, vale a tllre la allerazione può esse1'e quanlitativa e quAlitativa. Nei casi più lag-~eri si incontra la prima, nei più grAvi anche la seconda. Il miglioramento comincia senza eccezione alla periferia e s i estende a poco a poco verso il centro. L'esame del senso lumi· noso, al quale scopo il Samelsbon si servi non del fotometro del Forster, ma del disco del Masson, mostrò che quello nello scotoma centrale s i trovA infall ibilmente diminuito. Benchè fra il senso luminoso e l'acut.,z7.a visivA non possa dimQstrarsi un rapporto proporzionale, questo però esiste fra il p:rado della diminuzione del senso luminoso o la estensione dello scotoma centrale. La diminuzione del senso rlello spazio e
della acutezza visiva non corrispondono mai alla gravità rlel caso, ma q11esta può gtUdicersi secondo la grandezza dello scotoma assoluto. Con buon successo il Samelshon usò nello scotoma centrale l'ioduro di potassio ad alta dose, anche le unzioni mercuriali prestarono un buon se1•vizio, mentre le sottrazioni sanguigne non furono accompagnate da cosi favorevoli resultati.
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE
•ntsto ll&llltal'lo 4'1lD OOI'l»> 4'umata frallOMe, 11111 piede 41 guerra, m marot&.
Il carreggio d'ambulanza appartiene al treno leggero (distinguendosi il complesso del traino in leggero, ordinario, pesante). La composizione normale d'un corpo d'armata s ul pie1le di guerra è la seguente : Stato m a ~::tiore di corpo d'armata ; <-l 2. Divisioni di fanteria (a due brigate, a due regggimenli); 1. Battaglione cacciatori ; ~ 1 Brigata cavalleria (2 regg.) ; <-> 1 Brigata d'artiglieria ; 1 Squadrone esploratori volontari; 1 Compagnia pontieri (coll'equipaggio da ponte); 1 Battaglione del genio; Posta del genio; 1 Squadr:one treno ; R iparlo rerrovieri; Sezione scritturali ; (•) .a.aaegoat6 fin dal tempo dì pace al corpo d'armata; mentre gli al tri elementi vi sono alldetti aolo all'atto aella mobilitazione.
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Sezione telegrafica; Truppe cl'amminislt·azinne (uua sazione sct·itlurali, e una porta-malati (- ) ); Servizio d'intendenza, tesot'eria, posta, ambuhmze, religioso (cappellani mililat•i J; :l. Distaccamenti di gendai'tner·ia; I soldati pot·tano nel zaino e sacco a pane una scatola di conserva, due l'a:Gioni di biscotto, 2 razioni viveri di campag na (per due giorni). L'ambulanza si suddivide in volante, di riseroa, .ed 08pedale temporaneo, pel corpo d'armala, cosi come a ciascuna divisione, ed una me zza volante alla brigata di cavalleria. Dur ante il comballimen lo le ambulanze volanti si dispon~ono pr esso le t1·uppP-, tras portano i ferili a i deposi ti di medicazione, stabiliti i o pt·os siroità del campo di btulaglia, mediante s eggioli e bat·elle (cacolet~ e liLiéres) portale da muli. Dai depositi i feriti devono c•sset•e trasportati colla 111assima possibile sollec itudine a~li ospedali temporanei. Oltt·e al personale, come: medici, farmacisti, impiegati d'alllminislr azione, infermieri, ch e appartie ne alle ambulanze ed agli ospedali, vi sono aggregali i cappellani (1 per divisione, 1 alla bl'igala di cavalleria, 1 al comando del corpo d"armala). Il materiale d'ambulanza assegnato ad ogni divisione di fanlnria consta di 37 vellut·e, 50 paia di seggiuoli, 5 paia di bare lle a !ello, 202 barelli:! a mano, 5 coppie di casse medicinali , 10 coperte, 2 barili da 30 litri, oltre 7 muli di riset·va con altt•ezzi di lrinceo ed oggelli di t'icambio. Ad ogni cor po d'armala sono assegnale 1-8 vetture, 30 paia di seg;puoli e lO paia bat·e1le a letlo, 240 barelle a mano, 10 muli di ri ~erva. La brigat-a di cavalleria ha 6 vetture leggere, lj fot·goni per bagagliio, 20 paia seggiuoli e 36 paia barelle a !ello, con 3 muli di riserva. ;...; ,~ Ila fo rmazione di marcia su d'una s ola colonna l'avan-
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C'l l pot·tamalati sono •mriegati presso le 11mbulanze ed ospedali d a. -ca111po.
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E SERYIZIO MEDICO MILITARI':
guardia di cavalleria l1a la lunghezza di metri 5{96 della quale l'ambulanza occupa gli ultimi 19a rnetr·i. V' ha quindi una distanza di 2500 metri, cui segue l'avanguardia di fanteria che occupa 59'15 metri, dei quali la 6• pnrle dell'ambulanza della prima divisione (30 muli e 10 vetture) occupa i 172 ultimi metri (prima però degli ultimissimi lfiO occupati dalle vetture della brigaLa di caval!eria). Segue una rlistanza di 4000 metri, e viene quindi il grosso nel corpo (21279 metri) nel quale il rimanente dell'ambulam:a della pr ima divisione (475 metri) viene dopo i primi 4fU5 metri, l'ambulanza della seconda divisione (610 metri) vien e in coda, prima pet•ò degli ultimi 4012 metr i occupati (colle distanze) dagli scaglioni del parco d'a11tiglieria, dal parco del genio e dal mezzo equipaggio da ponte. Al grosso segue una distanza di 800 metri e vien ryuindi la retroguardia (truppe e carr•egjlio 7500 metri). Tralasciato il computo del grosso carreggio (13735 metri) la colonna (dalla· punta dAgli esploratori d'avanscoperta, alla coda del carreggio della r etroguardia) raggiunge quindi complessivamante una lunghez1.a di 47 chilometri (compresi · 8710 metri di distanza tra le diverse unita). (Estratto dal Militar- Wochenblatt e Gio,.nale d'artiglierirr. e Genio). B.
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RIVISTA DI STATIS'PICA MEDICA •• !
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JU&u1mto del dati aullo stato II&Dltar~o dell'eseroito (Giorn. Milit. p. II.) Medie del quadriennio 1878-1881.
A111.Wa.\at.i. dati gior na,!.rp.ente da 1000 uomini.
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all'anpo . • 91::!' ·. id. agli speda}i . 458 id. alle infern;terie di coL·po . 454Rientrano guar iti giornalm.e nte ai corpi 2,3 id. all'anno 830 Degenti negli spedali per 1000 della forza 27 g id. nelle infermerie di corpo Totale ammalati in cut•a giornalmente per 1000 iù.
della forza
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Giornate di malaltia per 100 di presenza id. per uomo a ll'anno Durata delle malallie negli spedali id. nelle infermerie di corpo
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7,5
Ascendere devono a 15 almeno se lie odi conto delle convalescenze in patria qui ndl l per 24 di presco~a. De lle giorn ate di curlt 1/ 1 spe t~auo alle inlermerie di corpo, ' / 1 agli epedali; di queste il 75 pe r 100 consu mansi negli spedall militarl propriamente detti , Il 15 per 100 nelle infermerie preaidiali e speciali, i116 per 100 Mgl i sped ali civi l i (pe r I"JUes~' ul~imi la ciCt·a media secondo le anna~e osci lla notevol mente -dal 5 al la per 100). (l)
RIVI STA Dl STATISTICA MEDICA
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· M orti p er 100 curali n egli ospedali . . . 1,51 id. nei luoghi tutti di cura all'anno p. 1000 della forza . . • . . . . . . . id. fu ori dei luoghi di cura . . . . . id. per causa indicRta SU f00 m orti fn genere id. per men ingi le cerebro·spinale di 100 morti per causa indicata . . . 1.33 id. per tuber colosi polmonale 8,90 id. p er angine infellive 0,!>2 id. per affeziòni tiroidi . 22,10 id. per influenza malarica 3,00 id. per vaiuolo • ~ ,04 id . · per falli violenti . • . 3,!!3 id. per annegamento 1,85 id . per alcoolis mo O,Oi . id . 'j)er scorbulo. . 0,48 ' 0,03 id. 'per' in so1azidrle id. 'J:lér 1'S\ricidio 5,02 id. id. su 100 morti in génerè 3,45 L a cifra dei morti fu ori dei luoghi di cur<a é gravìssima.... Merita di studiarne le causg, specialmente dal punto di vis ta ·degli invii in convalescenza dagli spedali e dietro le rassegne di r imando. L e maggiori eh'tr dle 'si veMAcaronb dost~ ntemerlte nel marzo; le nuove leve ne dànno la fa cile spiegazione. Ma 's ie: come le 1minime (come il numero minimo -proporzionale delle 'm orti) spettano al gennaio od al dicembre, facile é desum ere che le condizioni dell'accasermamento (specialmente 'per il lrelalivo ingombro) ne sono indiscuti bilmente emca. cissimo fattore. B.
• O&rta ~eU..lD&&Iarla' IJa 'ltal!à,' IIIustrata dal senatot•è Lurdl T o R flLt.l . -
(Ì"irenze 1882).
La carta suddetta frutto dei singoli lavori di 259 consigli sanitari del Regno, giustamente dice il Torelli, è un primo J>a sso per combattere la malaria.
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RIVISTA
L'originale della <:urta composto di 590 fogli si conserva coi documenti relativi al Senato. Da essi fu L1·atta la carta complessiva unita alla relazione, su piccola scala, che appunto perciò non è che una carla dimostrativa, utilissima però per chiunque voglia fare studi sopra questo tema di lauto interesse. Uno dei primi e più preziosi elementi <.I ella sua formazione furono le inchieste sulla malaria lungo le ferrovie; eccone i risultati: atretti da malaria Strade dell'Alla Jtalìa km . 3742 gravemen te ss meno gravemente 990 totale 10!5 • romane • 1757 " 40ò • m .. 903 ,. meri4ional i • 2586 " 700 • ~14 • Hl14 • aarde • 216 • 90 • 130 ,. 220 Tolale W gt~n. 1879) • 8331 • 1"231 " 2531 " 37( 2
Un ~ltro dato sulla malaria l'ha il Senatore Torelli desunto dalla morbosila e mortalità relativa nelle truppe (circa12000 ricoverati ali" anno negli ospedali militari oltre altrettanti leg- gieri curatì nelle infermerie reggimentali, e negli spedali civili, dei quali 50 morirono e 8() furono riformati). Finalmente i 2t.9 consigli sanitari fornirono gli altri numerossisimi, importantissimi dati. La malaria è in aumento in Italia, principali cause ne sarebbero i diboscamenti, che tengono dietro alla costruzione di ferrovie .ed i ristagni acquei che formansi lungo il l01·o percor so. 01•a si son costrutti circa 3200 chilometri, e ne restano a costruire altrettanti e per ogni ch ilometro richiendonsi lOUO traversine, oltre al materiale per gli edifici ecc. ! Ora pel fatto della malaria molti tronchi ferroviari dànno un prodotto lordo che non copre le spese ordinarie di ese1·cizio (su 100 chilometri, in media 21 sono passivi). Prende quindi il TOI'elli a considerare il gravissimo male dell'emigrazione e ne ra notare il nesso coUa malaria. Accennando quindi ai rimedi, ricorda la legge s ulla bonificazione delle paludi, e ne fa ri ~a ltare l'azione, le circostanze favorevoli, quelle che ue renùono lenta e di!ficile l'attuazione. Riproduce quindi il lesto della legge che ora p1·opone l'ufficio centrale ùel Se·nato come aus iliaria all'altra, .
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DI STATISTICA MEDICA
e brevemente la commenta. Viene quindi a ùiscorret'e d•·i mezzi diretti per combattere i! flagello e traLta delle llJ'ginature, della sistemazione delle foci, dei canali e colmAl•· del drenaggio, delle cateratte a ponte a bilico, delle tr·averse serre o briglie, ùelle macchine idrovore, Jei pozzi, delle piantagioni, accennando particolarmente a quelle ddI'Eucalyptus. In un articolo sulla Magna Grecia, l'autore con incisivi· spiccati, bt'evissimi raffronti ha volut.o dimostrare a quali estremi di prosperità e di miseria si può giungct·e sulla nwdesima terra, sott.o il medesimo cielo. A queste argomentazioni di premessa il Torelli fa un'ùpportunissima conclusione: Il male è granùissimo; a sommamente minorarlo, se non rimuoverlo è necessaria l'opera concorde e simultanea dello Stato, delle provincie, dei comuni, dei privati; ~isogna subordinarvi assolutamente la questione finanziaria.... In 10, o 12 anni di buona guerra alla malaria l'Italia potrebbe aver vinto il suo gran nemico ed aver risanata se stessa. La carta che va unita alla relazione é alla scala di 1 ad 1500000; vi sono notate le <t•egioni infestate dalla malaria distinte quelle di malaria leggiero (giallo), grave (giallorosso), gravissima (rosso). Non potendo darne una idea concreta ci limitiamo ad accennare le macchie più spiccauti (malaria gravissima) che sono nella regione maremmana ùa Follonica a Gaeta; il Golfo di Manft·edonia; intorno a Taranto; le sponde del Crati; i dintorni del Capo Sp:-wtivento; le circostanze di Givia nell'Italia continentale; div~ rsi punLi ma limitati, specialmente ùelle coste siculo; e delle lun;.:he zone litorali della Sardegna, specialmente verso Lanusei, Cagliari, Oristano. Dovenrio forzatamente !imitarci a questo breve cenno che tuttavia credemmo necessario come annunzio ai colleghi e come attestalo di apprezzamento e riconoscenza all'illustre senatore, ci sia lecilo concludere proclamando la: fatica del Torelli un'opera buona, e facendo voti perché non vada obbliata e che non resti soltanto quale sterile documento delle tristi nostre condizioni. B.
RIVISTA
Bapporto &DD.aale '4el OOIII'IUle 41 BnlzeUes. La legge 30 marzo 1836 (-art. 70) prescrive che il collegio
del Borgomastro deUa città di Bruxelles presenti annualmente al consiglio comunàle un rapporf..o sulle condizioni fi. nanziarie, sanitarie, sull'istruzione, sui lavori pubblici, ecc. Dall'egregio rapporto relativo all'anno 1881 togliamo aleuni dati statistici (dolenti di doverci limitat•e ad essi) nello seopo •più ch'altro di far conoscere questa compiuta, utilissima pubblicazione, che davvero onora quell'amminist.razione.
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Numero' d•abUanU
Decessi: ~
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Anni
Abitanti l1t'o7013
Morti 6283 41t98 4906 4613 .4931
Per un decesso 26,62
:1871 .4(),15 1872 168599 1873 1:69871 34,62 37,12 1874 171?49 34,96 t875 112394 173000 ' 5026 34,42 t876 \38;30 1877 173670 453~ 175188 ·4070 '1878 ··4304 ' 177086 . r.S76 1879 38,70 4:r7l2 162498 ~7 ,16 1880 11881 1.63350 ·4351 ~,02 Nel detto ·p eriodo si ebbe una med4a di ;2+,54 morti su 1000 viventi - su 1000 morti poi -se ne ebbero <87 dellletà•di ,W a 30anni - s'ebbero 63 suicidi (5.3 uomini, ·10 donne),' 10,4 per 1000 decessi, e 0,31 per 1000 viventì; 13 da 2() a 30 •m:ti; li tentativi di suicidio asceseFo f\ 25 (13 uomini, 12 dorme). Mili:~ia. Le inscrizioni dei ·nati nel 1862 ascesero a t211 .ai quali aggiunti 748 posticipanti di leJVa anteriore "S'ba un totale di 2019 inscritti, sul qual numero il contingente <Sta.àilito era di 329. Dei ritardatari furono riconosciuti é'bilì 45, ·>Sicché per la nuova leva il contingente riducevasi ·a '284. Furono visitati 510 inscritti dei quali 1!55 furono dichiarati inabili, '93 rive<libili; dichiarati abili 279. Inabili per ce.usa .fìs ica 48,62 per 100. Vaccinazioni. Ltufficio 'Vaccinico ha praticate 15889 'Vaccinazioni e rivaccinazioni, impiegando il vaccino animale pro-
DI STATISTICA MEDJC.\
'Veniente dall'istituto di Milano fino al giugno 1882, alla qual epoca il governo ha instituito l'istituto di vaccinazione centrale in s<:>stituzione dell'istituto va.ccinale dello Stato. Il vac·cino italiano ha dati, come pel passato, i migliori desidere·voli risultati. Il gover no foroi~ce il vaceioo linìmale gratuitamente a chi lo richiede. · 1850 fanciulli .mag~io ri di 10 anni, delle scuo:e comunali furono rivaccinati sulla richiesta dei parenti, dando 263 esiti .l egittimi; 1036 spurii, 551 nulli o non constatali. Odontoiatria. Alle scuole comunali é annesso un servizio consultativo ed operativo per l'igiene dentaria (D. B6n): ne .trassero..beaeficio· ben · iU3-alunni. Opedale •militare. •L'ospedale ·nillitare 1 a~va il .f ' getUiaio .111 •malati degen\i, ne entrarono ·nei'Vattno: !f638; u8cirono: ifì15; s'ebbero 25 decessi. B.
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Lettere oblrurglohe 4ella ClenDaD1a e floancJinavta , del· prof. E. BoTTINI, Direttore della clinica operativa n ella R. Università di Torino. - Tip. e Lit. Camilla e Bertolero 1882.
Da qualche tempo il prof. Bottini ha costumanza, al chiudersi dell'anno scolastico, di fare una escursione scientifica nel nord di Europa. Le impressioni ricevute, in queste peregrinazioni ha quest'anno voluto rendere di pubblica ragione in dodici lettere chirurgiche, dedicate a S. E. il Ministro della: Istruzione pubblica, nelle quali si studia specialmente di fare risaltare quello che si fa altrove e quanto si fa più e meglio che da noi in fatto di studi chirurgici, quanto materiale scientifico è raccolto anche nei piccoli centri, e come pur noi potremmo fare altrettant::>, quando fermamente si volesse e non si trovasse a ogni pié sospinto ostacolo dove si dovrebbe invece trovare aiut{) e incoraggiamento. Zurigo. La prima università visitata fu quella di Zurigo, dove il prof. Kronlein sostitul da un anno il prof. Rose nella direzione della clinica chirurgica. Il prof. Kronlein usa la garza con l'ioàoforme che prepara in un modo particolare. Tubinget. Alla direzione della clinjca chirurgica é successo al padre il figlio Bruns noto favorevolmente per alcuni lavori di chirurgia pl'atica e specialmente per la recente· m onografia sulle ferite. Il materiale clinico é grandioso se~
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si lien conto che Tubinga è una città di poco più di diecimila abitanti; nello sco1·so anno vi furono eseguite più di 800 operazioni. Nella città vi è un valente fabbricante rli s trumenti chirurgici, il sig. Albrecht, di cui sono soprallullo rinomati gli strumenti per galvanocaustica ed elellrolisi. Gottingen. La clinica chirurgica è diretta dal p1·of. Kònig. La media delle operazioni che vi si eseguiscono ogni sème!"tre è di circa 600. In due g iorni il p1·of. Bollini vide farvi oltr e 15 operazioni. Il Kònig fa poco uso dello spray che in Germania perde sempre terreno; usa invece largamente l'iodoforme che spinge fino a 10 grammi pe•· medicazione . Le medicazioni sono rinnovate a lun ghi intervalli, 10, 12 giorni; nella suture è adoperato l'.apparato di Hagedorn · costrutto dall'Amschler di Magdebur,go. L'Istituto di anatomia è dir etto dal prof. Henle, cui la facolt.a decretò un busto, già posto, lui vivente. nel peristilio del teatro anatomico. Hanburg. La clinica chi1·urgica è diretta dallo ScheJe che ha idealo un nuovo metodo per la chirurgia antisettica. Una particola.rita di questa clinica chirur g ica è l'aggiunta di alcune baracche che per semplicita, ordine tecnico e bene intesa igiene superano di gran lung a tutte le altre vetlule dal prof. Bottini. Ogni baracca ha 30 letti, è tutta allornintn da ampie finestre, è provvista di un terrazzo coperto pel' i convalescenti, camera da bagni e per isolamento. Il riscaldAmento è fatto a vapore con tubi che passano in tanti canali scolpiti nel pavimento. Nell'inverno la temperatura ordinaria della baracca è tS• senza umidità e senza pericolo d'incendio. Ciascuna di queste baracche costa 40 mila lire e tutte sono fornite d'un apparato per aereazione invernale a rinnovamento continnuo . Il materiale di medicazione di cui si serve lo Schede 1:onsiste in cenP.re di carbone di pietra, sabbia, oetro filato in trecce ed a batufoli prepa1•ati con una soluzione di s ubiimalo corresi "V o nella proporzione dall' 1 a ll' '1 112 per mille. Le s pug ne, il filo di catgut, la seta, le fascie, l'ovatta sono immersi nella sol uzione di sublimato. Quando s'intende ott.ene1·e una guarigione .per prima intenzione si ado::-era la cenere alll'imenti la sabbia. La cenere è raccolta in.::-acchetti di varie. fogge e dimensioni. Lo Schede segue ]l metodo aolisettico con.
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VARJlTÀ.
mollo ri~ore, u;:a strumenti , come coltelli, sgorbie, cucchiaie, ecc. di un sol pezzo di acciaio. Le spugne, dopo essere !'<IAle ·adoperale, rimangono per ollo giorni immerse in una Mlnzione all' 1 per mille di s Yblimato. Dello spray a vapore P all'acido fenico se ne vale solo per purificare l'ambiente; rlurnnte l'operazione si serve 'dell'irrigazione continua con la !'<l"lluzione di sublimalo corrosivo. Dopo riunite le 'ferite con !'<utur a nodosa e messa per drenaggio una treccia di fil o di VPlro, copre la linea di aft'rontamento con un balufolo . di vPi ro fu so e filato impr egnato nella soluzione di sublimato; ~opra questo un ampio sacco di cener e, indi ovatta ·e per ul. t.i mo molti giri di fascia. Le medicazioni per solito si rinnovano ogni ot.to giorni, tal volta anche dopo tre settimane. " 11 tempo dirli il ·valore di questo metodo; a tne, dice l'au.tMe di q11este lett'ere, il vedere ricoprire le piaghe con sabhin, fece una singolare impressione; · il vedere ogni cr atere marcioso colmare e ricolmare di polvere, tni ·parve cosa l'()l>Ì strana da richiedere un m aturo esa me ed un valore in ' roncusso prima di essere imitata. E però certo che fra i moltissimi malati da me veduti, ne vidi diversi molto b ene r iu1>citi. " l(iel. La clinica ehirurgica risiede nel punto culminan'fè dr>lla città, si compone di '170 letti ed é diretta dal prof. Esmnrch . Occup'a due aie di fabbricato con sale isolate di 10 a 12 letti, e le sono aggregati due padiglioni a baracc'he di 36 lelli ciascuno, e diversi chiosèhi a due letti per casi di · i~nlamento. P el solo armamentar io la clinica chirurgica ha unn annua doUizione di ~ei mila marl::hi con supplementi facoltativi! Le cautele antisettiche sono osservate nel modo piu r igor oso; tutte le stoviglie e perfino il coperchio dei tavolini, sono in vetro ben ter so, come di vetro sono le ferule, i semicanali, le doccie, ecc., e gli strumenti son fatti di un solo pP.zzo metallico. li metodo antisettico è praticato dali'Es~ma r·ch 'con la t.orba frantumata, lavata e purificata nell'acqna fenica e raccolta in sacchelti a varie fogge e dimensioni; al i"acchelto di torba é sovrapposlo an grosso str·ato d i bflmbagia idrofila; le medicazioni non si tolgono, se non sop r·aggiunge qualche accidente, che dopo 4 a 6 settimane a
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guarigione compiuta. Per Jrenaggio sono usati i tubi c.lecalcificali del Neuber e per sutura il tilo eli catgut. Il pro f. Bo ttini assis tè alla remozione ili tre medietiture; ma le ferile anziché su ldate erano cosparse ù'uoa lussureggiante ipersarcosi elle si dovette recider·e colle for·bici. Il prof. Es rnarch assicurò che questa é l'eccezione. Lo spray di solito lat:e durante l'oper•azione ed é sostituito da forli getti di acqua. fenica, da cui operatore e aiuti si dife ndonq vestendosi e cat_.z.a.oùosi ùi gomma. L'Esmarch nao::;Ll'ò al m•slro !Jr uf.:.:-;, sore una nuova modiflcazione al suo metodo d'ischèn)ia u1·, tificiale che lo rend~ più semplice e per·ciò più pr'8Lico senzu punto . p~dere di efticacia. Copenayhen. In tullt} la Danimarca non v' ha che que~ta univer~ità. Le c liuiche c!Jjrut·giche sono JJOSls nel Fr·ederiks Hospital e ùir·etle dai professori SanlOrx e Plum. L'i ndil"izzo Lerapeulico è il listel'iano. Nella clinica del pr ofèssor PluJl!. il pl'of. Botlinj osser·vò un caso s i11golar·e ili anu1·ia· ricorrente senza alcuna palese altel'a:done nell'apparato Ul'O• poietico e senza cb~ recasse alcun disLw•bo. Nessuna scuo.ln di chirurgia in Europa ha un armamentauio cosi ricco cowe quello di Copenughen e notisi che serve solo a scopo dimos trativo. Oltre i corsi clinici ufficiali se ne danno alLri l'ucoltativi all'ospedale municipale (Komune Hospi tal). Quest.o speùale è s tato aperto nel 18G5, ha proporzioni gr•andios..:. può contenere circa 800, malati. Gli ammalati di chirur•gia sono divisi in due scompartimenti, di ciJ'ca 150 letti ciascuno. Og ni letto è fornilo di un campanello e lettrico ad uso esclus ivo dell'infer·mo che Io occupa. Nella clinica del prof. Holmer è seguito rigor osamente il metodo listeriano. Il ma g;;ioJ~ contingente è dato dal le affezioni cougenite ed acquis1to d elle ossa. Nella lracheolornia contro la laringite difterica, l'Holmer ebbe fino a 50 ·;. di casi favor evoU, ma non dur anLe le gravi epidemie. Lund (Svezia) . La Univel'sitù di Lund ha più di due secoli di esistenza. La clinica chil:urgica situata nello spedal~ gener'a le è stata r'icoslt·uila da un decennio, si compone di camere isolate ili IO lelli e.iascuoa apet·te in un coniJoio c.omune. In un grande cortile v'ha una specie d'ac :carnpu~
1!)0 In ·~ nl!J cu1 1 L111Hic
che scr\'ono pe1· i cun\'alèsceoti e s ono uliliuale nei mesi di giugno, luglio, agoslo e se llembre. Ogni tenda ha una sa la d'a:;pe llo, una per gutu·daroba. e Ullti inft::r·meria con 12 le tti; v'h anno allt·e tende piccole con soli 4 letti; in un'o1'a possono esse1·e alleslile e in mezzu tolle via. La clinica chirurg ica è direlLa da oltre 25 anni dal peof. Ask; in pochi anni egli ha praticato 35 ovariolomie senza nessuna perdita. Il metodo a.dollato è illisteriano. L e 111alaltie delle ossa e i tumori porgono alla clinica il pt·incipale alimento. A Lund gli slud~nli i l.anno 7 ann[, allri ll·e auni stanno a Slockholm, dove compiscono gli studi. Stockholm. A Slockholm non vi è universilà, ma una ;,;cuoia supet·io1·e di medicina con la facollà medica completa. !::ìt.a a lla univet•sità di Lun rl. e Upsala, come Firenze alla uuiwrs ilà c.li Pisa e Siena; se non che a Slockholm si può fare il corso completo. Vi sono due cliniche chirurgiche ùi· l'elle dai pt·otessori Rossander e Sanlerson e pos~e nel Serulìner Lasat·ellel, spedale fabbricato da un secolo ed ort~ rkslinalo a1l essere demolilo per dae luogo ad una nuova costruzione. Nel la clinir a del pr of. Rossander dove si adope ra il metodo antisettico rigor os o, la mortalità negli operati dappr·ima assai considerevole ora non s upera 1. per cenlo. A bt·eve distanza dall'os pedale e nel mezzo di un tslllpio gi<H'dino si eleva un grand ioso edifizio destinalo alla s cuola d1 amtlomia patologica e chimica medica. Nello s~sso l'l!Cinto ed in padi glioni separ' ali vi sono le scuole di anato lllia normale, di fisiologia ed is tolog ia, questa dilt'ella dal p1·of. R e tzius. Uuo dei migliori spedali d'Europa è lo spe . del comune, silualo so vra un altipiano che domina la cillà, ullor·nittlo da un g ean paeco, può contene!'e circa :350 maiali; l a media non s upe1·a i 300 distribuili s u una s uperficie da polerne comodamente contenere mille. Sono sei padiglion i a tluo pwni isolati da tre par·Li; ogni infermeeia C<)llliene 2G lt:lli, le sue parati sono occupate da ampie finestre che la l'anno rassorr.igliat·e ad una galler·ia. Il t•iscaldamenlo è proc ut•alo con quallt·o s tu fe, l'acr eazione con un appat•ato a vapo1·e appartenenlu al s istema ame1·icano che asrira l'aria a tlis lanza, la sg(,mbra da l pul vis colo e ma•.eriali orga ni ci ~
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'la I•Urifica facendola circolare in ambienti pregni di sostanze
disinfettanti e la spinge con tal velocità che in 60 minuti l'aria della infermeria é rinnovata tre volte. I malati appena entrano allo spedale fanno un bagno di pulizia, i loro vestiti sono disinfettati; tutto in questo spedale è terso, lindo, pulito. La clinica chirurgica è diretta dal prof. Svenson. Il metodo antisettico vi r egna in tutto il suo rigore. Upsala. Upsala ha una popolazione che non giunge ai 16 mila abitanti e una università con 1600 studenti. Gli studenti secondo le varie province sono raccolti in tredici società o famiglie con un palazzo proprio per ciascuna famiglia edificato e mantenuto a spese della provincia, a cui gli studenti appartengono. Ogni famiglia ha un curatore ed un ispettore eletti sempre fra i prof~ssori, gli studenti si dividono in tre classi: Seniores, Juniores e Recentiores. Nessuno studente può presentarsi agli esami se non ha il placet del capo della fa miglia. Nella famiglia si soccorrono i più bisognosi, si prestano gratuite cure agli infet'mi, si sorveglia la condotta rnorale di ogni membro e si concedono tutti i mezzi per una soda educazione. L'osp~dale clinico fu cosll'utto or sono quindici anni dietro disegno del prof. Mesterton che dirige la clinica chirurgica ed ostetrica. La sua costruzione è fondata s ul sistema a: reparto con camere di 10 letti ed altre di isolamento. L'aria è rinnovata per tre volle in un'ora mediantd apposito ventilatot'e che la prende a 100 metri di distanza. Le infermerie sono riscaldate con stufe che nel colmo dell'inverno quando la temperatura esterna discende a - 30• e - 40• danno all'ambiente una temperatura di + 18' e+ 20• C'. Nella clinica ùel prof. Mesterton vige rigoroso il metodo antisettico e se ne ottengono i migliori resultati. Anche qui i malati appena giunti fanno un bagno e i loro vestiti sono purificati. Per distruggere ogni germe infettivo, i pannolini sono prima lasciati per un quarto d'ora in una camera metallica ad una te mperatura di 120 gradi, indi per mezz'ora in un bagno con clorut'O di zinco, per poi pass~.~re in bucato e alla lavatura. Modellato sullo spedale clinico di Upsala ma più piccolo è quello di Jonkoping. La sezione chirurgica é diretta dal do~t. Bokskom valente e ardito operatore.
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Cristiania. - Lu Norvegia l1a una. sola universit.a che risiede ne~la sua ,capitale con 1200 studenli. Il corso medicochirurgico comprt:lude otto anni, quaLtro .per gli studi ll~o rici e altrettanti per i pi;atici. Direttori delle cliniche chirurgic(le sono i profes sol,'i Nicolajsse u e Hyot. Due circostanze s ono degne d'aUenzioue. ~. prima è l'uso delle tende per gli ammalati di chirL1rgia, l'altra è il modo d.i applicare l'eleUricità. Gli appru•ecchi elettrici sono tutti raccoll,i in, una camera ed i fili vanno in c(as.c una infermerja 1 dimodocttè in ogni ora e modo si può usare della elettricità senza bisogno di allestire uno speciale apparato. F ra breve sarà apert() un nuovo s pedale, ov~ risiederanno le cliniche, il qua le si compone di 15 gt·andi padiglioni a due piani; ogni letto avrà 1500 me tri cubi d'aria. La Elefant iasi de' Greci nella Noroegia. - Unico paes e in Europa in cui domina la lebbra è la costa o~cidenlal edella Norvegia; da una s tatis tica del Governo risulta cbe alla fine del 1878 i lebbrosi erano in numero lli 1681. In tutto il R egno s hanno quattro specia)i ospizi per i lebbrosi, uno a Throndhyem, uno a Mole e due a Bergen. I distretti in cui sviluppasi la lebbra in forma epidemica sono quelli d.i Utre Sogneflnden e l'altro di Nordt·e Fos co. La elefantiasi epidemica si presenta sotto due forme : tulJercolosa, anaesthetica e mista. Le condizioni igieniche in cui vivono quelle popolazioni spiegano J 'ori ~ine della malattia. Le popolazioui prossime cbe s i trattano un poco meglio, ed alcune famiglie cbe vivono fra i lebbrosi ma in migliori condi.:ioni .ig-ieniche e bromatologiche vanno esenti dalla lebbra. La lebbr a s i trasmeLt.e per er e<l ilà; non è provato che sia contagiosa. u Le deturpazioni della faccia, dice il prof. Bottini, sono ributtanti e spaventose; vidi molle e molte persone colla fiso nomia deturpata in modo da non offrire più umane vestigia; perduta la vista, l'udito, Lr·oncbe le mani e mut.ilali ifpiedi, perduta perfino la s ensibilila p(3riferica, non rimaneva a questi ultimi a vanzi di pet' sone vive. che la intelligenza e la perfetta ,.,,scienza del loro misl'rawlo slulo ''· Si comprende come fra •rues li mi set·a bili sieno frequPn li i s uicidi. La cura è put·amenle sintomatica; i cas i di m igliot•amento sono frequ euti; t•ari, al piu 2-3 pe r mille, quelli di guarigione.
VARIETÀ
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La nuova clinica chirurgica di Berlino. - È nelle vicinanze
dell'antica, di stile massiccio; ha l'inconveniente di essare nel centro più popolato e avere di fronte un canale d'acqua quasi stagnante. La clinica chirurgica si compone di 200 letti ed altra è in via di costruzione per egual numero; ogni sala comprende 20·25 Ietti. Direllol'e dell'istituto clinico é l'illustre prof. Langenbeck, a cui s uccederà fra bre'" e il professore Bergmann eli Vizburg. avendo il Bilroth è il Volkmonn, rinunziato a questo onore. Il prof. Bollini gli vide operare una faringotomia sottojodea per esportare la epiglottide e parte della glottide invase da carcinoma epiteliale preceduta da tracheotomia inferiore. Vide pure un caso di res~ zione dell'esofago per carcinoma in giovane donna quasi guarita; tre casi di disarticolazione della coscia in piena convalescenza, molle resezioni del ginocchio e dell'anca, arnputazioni di lingua,. col otomi~, entorotomie e via dicendo. Otto bambini operati di l!·acheotomia pet· crup erano in pit-na convalescenza. Nell'anno si praticarono nf'lla clinica di Langenbeck circa trecento lracheotomie, talora con resultati meravigliosi flno ad avere 30 guarigioni di seguito su :;o operati; quando l'epidemia è molto g1•ave gli esiti felici sono meno numerosi, ma dànno sempre una media che s uper·a il 25 "(•. Il Langenbeck non usa più lo spray e nemmeno cor·renli costanti di acqua durttnte le operazioni cruente, ma di tanto iu lauto lava la ferita facendovi colare So!Jt·a acqua fenil'a con una spugna. Per ò gli strumenti sono sempre immer·!:li in una soluzione di acido fenico al 5 ·r. e con la stessa soluzione é lavata la superficie su cui deve operare. Usa il metodo antisettico con l'iodoforme col quale asperge striscia • di garza che applica sulla ferita. Il Langenbeck raccontava di a vere avuto soltanto due casi di morte per l' iodoforme quando però lo àdoperava con meno circospezione. Ha/le - In una parte pochi a nni or sono deserta della città sorgono ora in distinti fabbricati gli istiluti c.he servon() al culto delle mediche discipline. Il prof. Bottini chiama la cHnica chirurgica di Halle l'Eldorado rl<>l prof. Volkmanll,. per cui quesl i ed a rAgione rifiutò l'onore di dirigE>r·e la r.li nica di Berlino. E tun lo Las lli. 13
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I l cltiaro prof•'sc;ut'P. pa ves,. te,rrnina queste s ue laltere meltl'n.Jo francAmenl~ in rilievo con amarA parole che dlmo!'tr·nno,il s uo animo es ulcl'l'••l•l le mi"'~re condizioni delle clillidw e degli o<>pedali i n Italia a comparazione di qmmto ·~i fa ru~gli altr·i paesi, e condude in que!;la forma:« Ecco uno !<h..zzo delle imprPssioni lasl'ialemi dogli istituti clinici all'P..:tern e all'intorno tracciato allo scopo di rendere nolo quello <'he s i sa fare altrovP., e delineare quello che si dO \Tebbe fm•f'l da noi, se n'll m ondo Fiionlifico vogliamo raggiungere quel posto che altra volla abbiamo occupato con \lantaggio, e che or·a, per la nostra alLuale posizione pomica abbiamo jJ rJnoere di rag8illllg(lrP ». .P. .
Wuovt l~entl. L'abile fabbri cAnte p11 1'ig ino di slt'um enti cltir ug ici, j} Collio ha, sulle indicazioni dAi dott0ri Bay e Le F aul, fabbrican ti de~l i a~hi acl elettro punturA finissimi (passono pe l canale d'un a~o deliA sonda Pt'IH"Az). pel'ft'ltamente isolanti (come('hè ricoperti di vetro o smalto:. l fin is simi l1anno delle pur fin i' cannule u trequarli p('r polerle sostener e ncllo spingcrli nei tessuti. Quelle del Le Fort e!'l'endo in acciaio ricop('rto di vetr o (collA F-ola punt.s liberA, o questa in or o) permettono peuetrnrP. direttamente nei li'S!'uli. Si può con essi agh i O ~?ire profon da mente, produrre un nzione eleltrl)htica localizza ta serza al tera re per nulla sia il trA ~i tto, s ia i tessuti circoslanti . B.
L'Elettrloltà nelle medlobe ap.PtoastoDl . !=;otto lA dii'Pzione dell'illustre Moncel pubhli rs~i s. Pari~ nn !!iorna.le La lumière électrique che è la più vasta e compnlln t'i \'i!"UI t! i tuLto che ha trAtto alla ~leLtricità. No togliamo, pr r· c::unto, qutlnto può inf.Ar P!"!;are il medico pr atico; e ond e :rr 11 dr-r"""'"0 riM!mnlo ffi''f;lio rhr r>ia po!=:!<ibilr compiutonb-
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VARI ETÀ
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. biamo 1:reduto opporlun') risalire al 1881 . N cl s e·gu il.o Yedremo . di mantenerci cost.aulemente iu giu1·nata . B. U11ita elettriche.
È noto come neUI'inlent.o rli •rsffi'Ont.are le mism•e matematichP- dell'eleklt'icilà al sis tema metrico si sia convenut.o rii appellare: un uolt l'unita di forze elettro-motrice, o di prl)· cluzione eiAllrica; un ohm In unità di resistenze, che incontra J'Plettricità m essa in libertà . secondo la conducibilità e le · dimensioni del conduttn~·e ; una corrente di un voll passando in un ohm (vale e dire l'unita di forza ele.ttro-motrice agendo sull'unità di r esistenza) produco una corren te di una unità el i inteMità, ossia di l ampère. unita cbe già denominavasi weber. Se l'ampére (od urti! com~nte eguale all'unita d'intensita) s i trova pr olintla in un secondo (unità metrica rli IRmpn; s i ha l'unità eli quantita elettrica, che chiamasi coulomb. Sichiama poi Far ad l'unità di capacilè, ossia la capacitrr eleUrica di un appar ecohio che può trovars; riem pita da un coulomb . . . . nozione c1'1 e meglio si esprimeré. ·dicendo, che un condensator<' che si trova rar icaLo in un sec•mdo da una corrente di intensità eguale ad un arnpère, possiede la capacità di un Jarad. Giover a notare che l'unità -d'inlensilà (un ampère) essendo gradiss ima (esigendo più centinaia di coppie Bunsen) è adatta alle necessità industriali, ma nen di cerl.o alle mediche: per queste l'intensità e lettrica compatibile g raduasi per millesimi dell'unità industriale, vale a dire graduavasi già m milliwebell', ed ogg idi in milli ampèr e. Una coppia Daniell e la coppia al sol'fato di rame Gnitfe hanno sP.nsibilmente una rot·zn oletlro-motrice eguale 11d un volt; la pila Bunsen é di doppia forza. P er misurarne ~li erfetti in medicina è necessario è indi· :spensabile usare del gatoanometro d'intenBilà graduata a milliarnpéres e d'un apparecchio di r esistenza: eccellenti ~ono il galvanomelt'O di Gaiffe, e il reostat.o medico dello ~lP~So che é di 40000 ohms, divisi in 20 bobine da 1 a 20000 unità; ~ul gal"anometro legg~si l'inte ns ita della pila, che
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VARI ETÀ
s'aumenta aumentando le coppie, e la si diminuisce opponendo delle graduate r esistenze alia corrente, la s'aumenta di mi nuendo esse resistenze... Il reost~to permetteaumentare la tensione (col nume1·o delle pile) senza aumentare l'intensità: ottenendo così più energici effetti fisiologici senza temere la. produzione di escare. L' unità di forza, che l'associazione Britannica per l'incremento delle scienze ha determinato (calcolandola sulle forza capace di imprimere ad una rnu ssa di l grammo l a velocità di un centimetro al secondo) la si appella un dyne. Se si tien conto del prodotto della forza pel cammino percorso ~i ha l'erg, che è la dy ne centimetra: il milione di ergs appellasi megaerg, il suo milionesimo microerg.
Nuove pile. Le co~tanti sono pressoch-3 eguali a quelle d'un elemento L eclanchè, ma la pila costa assai mt~no e si mantiene con minor dispendio. Consta di un doppio elemento rinchiuso i n una cassetta di zinco (lunga 15 centimetri, larga 7, ed alta 18), divisa in 2 compartimenti da un sepimento foracchiato; in ogni compartimento v'ha un vaso por oso che contiene un prisma di carbone e una goluzione (a parti eguali in peso) di bicromato di potassa ed acido solforico dil uita di 9 par ti d'acqua. Airesterno dei vasi por osi è la soluzione eccitatrice (di cloruro d'nmmoniaca e sal comuno): i prismi possonsi immer gere più o meno. Pila Laurie. - Riunisce ai vantaggi ed alla sempl icità d'una pila ad un solo liquido, la costanza delle migliori pi1e a due liquidi. I l liquido cccilnlore è una soluzioni' lli j odio nel j oduJ'O Ji zinrc1; lo ltt111ine sono l'unii Ji <:lll'honc, l'ultra di zinco non amalgamato. La forza elettro-motrice è scusibilmenle un volt, e Jopo un'ora di circuito chiuso resta appena appena diminuita. Quando la pila non funziona devesi levarno l o zinco. Pile Plrutlri. - Sono pile seconda ri ~ che mosse in com m unicazione con delll\ pilu twimai·ie si caricano di elettricità:
Pila Grandini (lli Lodi). -
VARIETÀ
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. elle ritengono e somministrano poi gradatamente. Plantè le costrusse con lamine di piombo arrotolale in s pirale con un t essuto bibulo intermedio; il R9ynier modificò con vantaggio il tessuto bibulo; ot·a il P ezzer ha trovato vantaggioso render e la superficie della lamina (JOSitivu della me tà meno grande di quella della negativa, praticando vi dellefinestralure: l'apparecchio sa rebbe cosi capace di immagazzinare la stessa quantità di elettricità che l'apparecchio ordinario ben più pesante. Reyuiet' avviluppa le lamine di piombo colla s ua stoffa in sostituzione del feltro Planté, dopo ove1·le spalmate collo strato ..:i minio destinato a fornire il deposito rugo;;;o di piombo necessario alla for mazione della copria. Il recipiente è di velt•o per poter sorvegliare l'andamenlu del caricamento: se svolgonsii gas é segno che vi sono dei contatti; però a carica compiuta il gas (ossigeno) si svolge anche nelle migliori condizioni di isolamento, perché l'ossidazione del piombo é allora compiuta. La pila Reynier è buona e di prezzo non ele\'ato (1). MQdijic~ ione alla pila a bicroma t o. - Consisterebbe nel collocar e lo zinco al fond o del vaso, per soltrarlo cosi a l contatto dire tto dell'acido cromico. Se si usa carbone a lal'ga superficie si ha una pila potente ben più e più economica della Leclan.;hé. La soluzione di bicr omato acidulata no n dev'essere t roppo concentrata, acciò l'allume di cromo e potassa non depongasi sul zinco sotto forma di cristalli. Nuo oadispo~>ùione della coppia al so~fato di rame(Gailfe: . Lo scopo è sopprimere, a circuito aperto, la reazione dello zinco s ul solfato di ram~, per rendere la marcia piil regolare e diminuire il dispendio. 111 un boccale di veti'O è sospeso lo zinco: il vaM centrale è in parte poroso in pa1·te no (ess endo di vetro); il cilindro di rame é in basso ricurvato in fuo ri e pesca fino al fondo del vaso, terminando fog~iato ad anello. La coppia caricasi con cristalli di solfato di rame collocaLi sul fondo del vaso centrale, e con una soluzione con-
( l ) 11 nostro Tomma.sì immaginò un'altra mod.ìllcariooe, dì cui facciamo - spe cial" ceooo ìu allra parte del gacrnale.
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Y.\ RIET~
cclltr'Rla di !'olfato ci i zincn, o ;:nlfRto di mag:Msia. Si ~vita r anrhc l'incr-nstazione del vasp poroso, almeno p~'r lunghis~i mo tempo. Pila a carica continuçz. - Le pile ro,•esciabili Trouvé $ Gaitre avevano già ottenuto esso ris ultato. Chardin ba ratto · meglio. Le due coppie della pila sono involle in un vaso di porcellana smallato ctivil'!o in due compartimenti da un se,.. · pimento for•acchiato a piccoli buchi; è scorrendo il liquido Ol'fl nell'una ora nell'altro compartimento, secondo la posizione data alla cassetta, che la pila caricasi o si scarica. Il liquido eccitatore è una soluzione ùi bicromato di potn~sa ma preparata ir~ m aniera ;:peciale. Coll'aggiunta d'un r occhelto d·induzione fece Chm•din il suo apparecchio elettromedico: basttl prwor la ca:;s~> t4l Ru d'un fianco perché runzioni. Rottone pila SJ,·r,oanow e pila Desinelles. - La pil<t del primo pu0 s t11re in un semplice bottone da soneria elet .. trica; il fondo del bottone é una piastrella. di carbone (polo po;:iti\·o), una pasta salina adattatavi in tenue strato fa da agente eccitatot"e; una lamina di zinco mon,tata sulla mater iu isolante (legno od ebanite) completa la pila costituendone il polo negativo: una piccola molla ti ene lo zinco lontano. dallo s trato pastoso ed è solo premendo il bottoncino centrale che s'ha il contatto e la corrente. La pasta è di cloruro di mercurio ammoniacale. Colla s tessa pas\4-l'~utore ha costr·uito della pilette cilindriche portalili altissime per gli us mwlir.i. Negli apparecchi Desinelles il liquiclo è immohilizzato coll'amianto del quale s i i11tasa il vaso: il px·incipio è spe... cialmente applicato alla pila Leclanché. La pila Aymonnet é ad un sol liquido: il polo negativo èl rormato da ferro, il positivo da carbone di storta o di plalinD; . il liqv,ido é llJ,l,8 ~i~c.ela d'acido cloroidrico ed azolico o. si vero dello stesso acido e bicrocywlo ùi potassa: avrebbe una ro!'za elelLromoli'ice un pò sup.eriorc alla Dunscn. La pila Chardin è la Daniell modificata alla manie1•a già indiCJ\ta dal Blan Filippo e Malteucci. Lo zinco non bagna nl'll'ncl"(ua solfnla, ma è avYollo in una cartuccia porosa ripiena di Oori rl i zrdfn nHJ!OCnlnti con poh·cre di p omice
VARiETÀ o · c~tvbone;
la cartuccia é immersa nella soluzi.:>ne di sulfato di · r8Dle come un vaso poroso. L'eletlroue rame é eilindl'i'co con· una gr igUa· per sopportare i cristalli· d-i ~ul fato di· l'8me, come appunto era nella pr ima pila Daniell. Appa.recchi a corrente continua. - L'elettricilà in· medloinl.f' s1usal s~tto la· forma di scariche od effluvio a mezzo delle m acchine statiche; in -correnti alter nanti di alta tens ione a-mezzo derrocehetti d'induzione o degli appa.recchimagnetoelettr ici (p. e. clarke ed analoghi); in cort•enti vollaiche continue· od interrotte, se s'usano le pile. l primi mezzi dauno luogo ad incertezze ed i graduatori sono, almeno ad un certo punto, empir ici; l'intensitàt a vece delle correnti voilaiche s i· può a vece esattamente misurare e graduare. Uno dei più antichi apparecchi di tal geneJ•e é la pila a solfato(li mercurio di Merié-Davy disposta agli usi medici dal Duchenne e dal Ruhmkorff; constava di 42 elementi e l'asta di zinco e carbone si facevano passare nel Jiqùiùo eccitatore solo al momento di usarne; potevasi variax•e a vo-' lontà il numero degli elementi in azione; all'uopo pbi di r eo.. tomo potevasi applieare la corr ente ad interruzioni. L' apJ parecchio di Gaiffe era• a pile col cloruro d'argento; quùlto di Trouvé era a dischi di feltro impregnati gli uni di solfato di rame, gli altri di acqua leggiermente salata; Onimus impiega elementi al solfato di rame .. ecc. ecc. Tutti er8no porta LJir non•&vendo che una ventina di decimeh·i cubici di volume. Oggi dl s'usàno déi veri mobili da. · gàbinelt'i, a libre1·ia, 5 scr ittoio, quali sono quelli di Gaiffe (a cloruro di zinco e perossido di manganese) di Chardin (pila Ji Daniell a fio1· di zolfo). In genere gli elementi dalle pile sono di piccole dimeusioui nell'et'roneo concetto di adoperare elementi di grtinde re.. sist.enza; nell'idea e rronea che questa resistenza aumenti la' tensione della pila<In vece si diminuisce l'intensità tot.nle della· corrent.e aumentando la resistenza totale del ci1'cuilo, e si otter rebbe lo stesso effetto interponendo nel d i•cuito un scm-' plice r occhetto di resistenza. Lu r esis tenza del corpo umano e di più migliaia d'ohms, sicchè quella• della pila può relativamente trascurar!;!. P er · aume ntare l'intensità della cor-
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VARIRTÀ
r Pnle biso~na :'lumentare la tensione (aumentando il numero
degli elementi) senza che l'aumento di resisLenza che ne eon;::~gue sia sensibilmente nocevole, certamente però sar ebbe dannoso aumentare la resistenza senza aumentare la ten;::ione. E neppure devesi cerc~He l'aumento dell'intensità colla diminuzione della resistenza, senza accrescere la tensione .. . È pur questo un errore che facilmente commettono diversi medici nei tentativi applicativi. Cogli elementi poco numeJ•r,si ma a grànde superficie sono facili le escare; mentre ciò non accade colle pile di grande tensione la resigtenza delle quali (conseguenza del numero) è in rapporto con quella del corpo. Per ottenere effetli energici è quindi vantaggioso moltiplicare il numero degli elementi di pila e non v'ha alcun inconveniente ad usare di elementi resistenti. Una applicazione della notissima sua catena ba permesso al Pulvermacher di costruire un aJJparecchio di mo{ti elementi (un centinaio) a cosi piccole dimensioni che pùò facilmente portarsi in tasca, e che è basato sugli esatli principii sovra ricordati. (Kern).
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Macchina d'indu~ ione elettro-medica Chaudin. -
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Ha il
vantaggio del piccolo volume; la parte curva della calamita induttrice serve di impugnatura dell'apparecchio, cosi che nelta scatola non si adagiano che le estremità della calami la ecl i rocchetti. L'apparecchio agisce per mezzo d'una mano,·ella e d'un sistema a ruote dentate che Ca girare il r occhetto indotto tra i poli magnetici della calamita induLtrice. La corrente prima di apparire ell'esterno serve da s0vraeccitatore come negli apparecchi dinamo-elettrici; cosi c.he più l'apparecchio funzi ona e più diven~ potente. La cor1'1:mte può anche farsi passare in un rocchetto di Ruhmk orlf senza oscillatore collocato nell'apparecchio stesso che 1,. rlarebbe una tensione superiore a quella che ottiensi C()gli altri congPneri apparecchi. Si può anche, con un tubo attraversato da un'asta di rame opportunamente agt;innto, ottenere un graduatore della corrente ad acqua stillola che permetterebbe di facilmente misura1·e e moderare l'i n lcn ~i tà delle correnti. All'apparecchio è aggiunto un astuccio
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medico coi diversi eccitatori ed elettrodi usati in medicina (scopetta, pennelli, portaspugna, eccitatori olivali, ecc) . .. L'apparecchio è denominato Scintilla, di certo perchè è il solo che produce scintilla a distanza, in grazia del piccolo r occhetto Ruhmkorff. &ploratori elettro-chiruru ici. - Dopo l'esploratore di Hughes,di cui si fece rumore s pecialmente all'occasione della ferita del presidente Garfield, furono escogit.ati diversi esplora•tori elettrici, tra questi ru già nel giornale notato quello di Graham Bell a due rocchetti (l'uno a filo grosso pel circolo primario, l'altro a filo sottilissimo pel circolo secondario) eche nel suo circuito ha un telefono; accostando un corpo meta1Ji110 alla parte comune dei due rocchetti, si ha un suono l'intensità del quale collegasi alla natura e forma del corpo:metalJico, ed insiememente alla sua distanza. Lo s tesso Beli ha più recentemente modificato il metodo Trouvé: Si pianta nel punto sospetto· uno spillone fino assai, che comunica con uno degli orli del telefono tenuto dal chirurgo applicato all'orecchio, l'altro orlo è messo in relazione con s uperficie cutanea del malato. Quando l'ago incontra la palla, viene a costi·tuirsi una pila dal piombo e dalla superficie metallica applicata .alla pelle; ed il telefono fa intendere un rumore ed il chirurgo può operare con tutta sicurezza ser vendosi ben anco dell'ago come di guida. Coll'eterizzazione locale si può abolire pur anr.o il Lenue dolore dell'impiantare l'ago. Se alla pelle s'applicano piastre dello ste~so metallo dell'ago si eviterà ogni azione galvanica pt•ima del contatto col projettile. Se si innesta nel circuito un oscillatore (tt·embleur) s'aumenta la percettibilità del suono. Se nel circuito si introduca u na pila s'accresce il suono cosi da esser-e sensibile contemporaneamente a più persone: un leggero suono il telefono lo dà allora appena si infigge l'ago, ma quando ques to tocca il proiettile, ben diversamente intenso è il suono. S e l'ago é, tranne alla punta, coperto d'uno strato di vernice isolante gli effetti sono ancor-a più chiari ed intensi. La pila vuoi essere assai debole. Come vedesi é un'applicazione perfezionata del sistema Trouvé e delle sue so nde a due conduttori separati, completando la palla il circuito. A vece del tele-
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fono può inlrodorsi nel circuito un galvanomell·o: la ùeviazione dell'ago di questo indicherà la presenza del proiettile (J).
Febbre t1fol4e&. Nell'esercito francese dal 1875 al 1880 (statistica del consiglio di sanità militare) s'ehber·o 26047 casi di febbx·e tifoideai con 9597 dece ssi (36,7 p. •J.). Nell' ef;ereito germania() nello stesso periodo s' ebber o 14835 casi con 1491 decessi.
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10 p . • ,.).
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Sulla notevole sproporzione dei casi, anche tenuto conto Jella forz11., non è po!'lsibile il pronun ciars i. . . . FovsP. le condizioni llell'accasermamento v'hanno la piit potente influenza. Circa al rapporto della mortalità o m o poro non s i po:'< E'O" p1ù contestax·e l'importanza della diversa modalità del lt'attamento. In Francia nel periodo indicato non s'ebbe mai o proprio eccezionalmente ri<'orso al bagno freddo, mP.ntt'e· ru q uesta la maniera generale di cura nell'esercito gt-rmanico .. . Anche in questo esercito pr imBJ che fossa adottato esso metodo di cura la mortalità ascendeva al 25, n! 261 ed anche al :!6 '1. per ·r.; adottalo il bag no fPeddo rusc~~~e> immediatamente al 15, ed ora non s uper a in·media il W p . •,. ; A proposito ~li queste cifre (che togliamo dalla Reoue scien• t{llque) e delle deduzioni che ne emergerebbero, giova però• notare che con molla ragione il Colin (re!alore d'una com-· missione appos ilamont.e creata, nel seno dell'accRdemia dil medicina di P arig i, per istudiare la mortalita dei !<Oidati: fra ncesi colpili da febbre tifoicka) fa delle osservazioni, ch81 per sommi espi t'iassumiarno: i• Che anche nell'eset·ci lo pr nss iano a lmeno in 4 COt'pi• (III" Berlino - Vlll• Coblenza - v• Posen - XI• Cassel)· la mortru ilil si elevò a 12, 12 '1., ·13,'> e fino 11>,6; (l) La ragione per cui alla denominazione di Weber fu sostituita que lla
di Ampeo·e st è cbe in Germania è uso fra i dotti deoominllre Weber l'unità assoluta roillìmetrica d• cui lo ste~so Weber si seni i.n ~~~ ~~~ i ~uoi la••ort ; quindi uu we.Je~lmo nome darebbe sta10 a iJplicato a dueunità diverse cou e• idente pe r icolo di confusiOne.
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2• Che anche pella Francia se si tolgono le cifre spettanti aU:Alger.ia ed al sud della · Francia, per•collocarsi nelle condizioni meglio analoghe a q ..elle dell' Alemagna, la mortar lità: scenae, e notevolmente al disolto del 20 p. 100. 3" Che pelle guarnigioni delle più grandi città (Parigi, Lione} la propol'Zione dei decessi è ancore.minore (cirea il 1e.p. 4' Che nella popolazione ciwle la cifra dei decessi fu in mol~ssime Iocalita superiore alla militare; s• Che le cifre date dal Glénard (40 p. "J.) possono spiega1·si osservando, che accanto ai casi di febbre tifoidea sono inscritti quelli della cosi detta febbre continua (con una de· genza nei più dei casi di circa 40 giorni) e senza quasi mortalité. . . . Non sarebbefo la maggior parte di esse febbri continue delle vere e proprie febbri tifoidee~ I casi di morte degli individui affetti da febbre continua non poterono, non dovettero anzi, essere (specialmente negli spedali non militari) attribuiti alla febbre tifoidea? ... Se si somm,a,nq i casi diagnosticati per febbri tifoidee, con quelli per febbre continua si ha allora una media di solo il 14 p. •1. circa; 6" Il metodo di Brand vuoi essere applicaLo fin dall' inizio della malattia, al 1•, al 2" al 3" giorno, . . . È in tal periodo della malattia possibil~ una esatta diagnosi di febbre tifoidea? Quanti casi ben allrimenti leggieri non possono esserle addebitati!! . . . Allora naturalmente la mortalità discenderA notevolmente da sé usisi l'uno o l'altro metodo di cura. Con tutto ciò il Colin non ha da tale reltificazione delle cifre, concluso ad wn apprezzamento sfavorevole del metodo di cura coi bagni freddi . . . Il metodo merita d'essere sperimentato con.. cura e coscienza. E che vogliasi esp;el!imentare con coscienza e prudenza (lo avvevte •Opportunamente il Seé) emerge ancora dalla Jifferenza stessa del rnetodismo usato dai propugnatori del bagno. Il Brand (dal quale il metodo trasse il nome) usa il bagno a 20 gradi; altri a 32 in principio per scendere e solo gradat amente a 22; Riess lascia i malati in un bagno caldo fino per ·
·r.>;
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lr·e settimane; chi usa il solo bagno, chi vi unisce il chinino, chi vi unisce il salicilato di soda, chi entrambi questi medicamenti . . . La diversità stessa del metodismo non accenna de!>sa che ancora v'ha qualche cosa a fare per istabilire la r f'a le, assoluta, esclusiva eccellenza del bagno? ... Il bagno dice il Seè può certamente essere utile, ma tutti questi modi di fa1·lo noo possono ancora essere eretti a sistema: ed è tut·t'altr·a cosa del solfato di chinina e dell'alcool, la cui utilitA e incontrastabilmente stabilita. B.
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Amumsto neorologloo. L'illustre proressore Carlo Sedillot, l'autore del rinomato ra ttato di medicina operatoria, già direttore della scuola della medicina militare di Strasburgo, è morto il 28 gennaio 1883. Operatore abile ed ardito ha dettata un'importante Memoria sullo soottJmento delle ossa e col suo uretrotomo ha concorso efficacemente a divulgare l'uso della uretrotomia interna.
11 Diret.t.ore
Dott. FELICK B AROFFlO col. med.
Il R eda. t.t.ore CLAUDIO SFORZA Capfla fto lfttdfOo.
NuTlNl FEDERico, Gerente.
NOTIZIE SAN ITARIE
ltato ADi tarlo 41 tutto n B . Ellero1to nel m••• dimaggio 1882. (Giorn. M il. Ufflc. del29 dicembre 1882, N. 49 p. 2' ).
Erano negli ospedali militari al t• maggio 1882 (1) . 6768 Entrati nel mese. 7771 Usciti . . 7058 Morti . . 122 Rimasti al l' giugno 188~. 6459 Giornate d'ospedale . . . • 196775 Erano nelle infermerie di corpo al t• maggio 1882 2074 Entrati nel mese . . . . . . 8567 Usciti guariti . . . . . . . ·71'12 • per passar e all'ospedale . 14~6 Morti . · . . . . . • Rimasti al't• giugno 1882 . . :2033 Giornale d'infermeria . . . . 67775 Morti fuori deglì ospedali e delle infermerie di corpo 21 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . • . 143 Forza media giornaliera della truppa nel mese di maggio 1882 . . . . . . . . . . . . . . . 2143150 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . ·J 17 ' Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle fnf~rmerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 2 -)6 ' Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . . . 40 Numero dei morti nel mese r·agguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . o 67 )
li) Ospedali militari (principali, succursali, infermerie d1 pre1ldio e spec•ali) e ospedali civili. (2) Sono dedotti gli -ammalati pusaLi ..., A<7Ji oepedali dalle infermerie d i. corpo.
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NOTIZIE S.lNJTARlE
Mori!'ono negli stabilimenti milit.at·i (ospeùali, infet·merie dt presidio, speciali e di corpo) N. 95. - L~ cause delle morti furono: meningite ed encefalite 4, merùngit.e cerebrospinale 1, bronchite acuta 4, bronchite lenta 3, polmonite acuta 9, polmonite cronica 3, pleurite 8, tubercolos i miliare acuta 7., tubercolosi cronica 3, altre malattie degli or.gani respit•alori 3, perit.onite 8, }leo-tifo 17, catarro enterico aeuto l , catarro enterico lento 3, malattia del Bright 1, nefrite paJ·enchimatosa 1, malattie del fegato 3, iterizia 1, epistassi 1, paralisi ed atassie locomotrici 1, vizio organico del cuore i, poliarlrite 1, morbillo 2, scarlattina t, febbre da malaria 1, cachessia scorbulica 1, antrace maligno 1, tetano 1, commozione viscerale 1, sincope 1, ascesso lento 1, fet·ite da punla e taglio 1. - Si ebbe un morto sopra ogni 132 tenuti in cura, ossia O, 76 per 100. Morit•ono negli ospedali civili N. 27. - Si ebbe 1 morto sopr~ ogni 73 tenuti in cura, ossia 1,37 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti miEtari e civili N. 21 cioè: per malattia 12, pe1· annegamento 1, per caduta da cavallo 1, per colpo di proiettile al bersaglio 1, per apoplessia 1, per assassinio 1, per s uicidio 4.
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NOTIZIE SANL'I:ARlE
stato..aaaltarlo,41.tuito U R. Etlerolto Ael •••• 41 gllJ.&'DO Iaa:,t (Giorn. M il. Ufflc., del7rebbraio 1883, disp . 5" p. 2').
E t·ano m~gli ospedali militarri al 1" giugno '1882 (1) 6459 7656 Entt·uti nel mese 7627 Usd i . . . . . . . 114 Mot·ti . . . . . . . Rimasti al 1• luglio 1882 . ~3~ Giornate d'ospedule . . . 192109 2033 E!'ano nelle infermerie di oorpo al ·10 giugno '1882 7978 Entrali nel mese . . . . 6842 Usciti guariti. . . . . . 11822 • per pas:;at'e all'ospedale ... Mot·~i . . . . . . 18,6 Rimasti a l 1• luglio 1882 . . 60938 Giot•nate d'infermeria . . . l\Iorli fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 20 Totale ùei morLi . . . . . . . . . . . . 135 Forza media giornaliera della truppa nel mese di giugno 1882. . . . . . . . . . . . . 215052 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,49 Entrata media giol'Daliera negli ospedali e nelle infet·mel'ie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 2,42 Media giornaliera dì ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . 39 Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza 0,63 •
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O) Ospedali milìtari (principali, succursali, lillfermerie di presidio e speciali) e ospedali civili • •C'l) Sono dedotli gli ammalati passati aglì ospedali dalle infermerie d1 corpo.
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NOTIZIR SANITARIE
Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 83. Le cause delle morti furono: meningi te ed encefalite 9, meningi te cerebro-spinale t, bronchite acuta 4, bronchite lenta 4, polmonite acuta 6, polmonite cronica 3, pleurite 11, tubercolosi miliare acuta 2, tubercolosi cronica 8, catarro enterico acuto 2 mielite 2, frenopatia 1, apoplessia cerebrale 1, apoplessia polmonale 1, vizio organico del cuore 2, malattia del fegato 2, ao,gina semplice J, endo-pericardile 1, peri toni te 3, ileo-tifo 9, morbillo 2, resipola facciale 2, tlemlllone J, podartrocace 1, ferite lacer~ontuse 1, ferite d'arma da fuoco, per causa acoidenlale1, per tentato s uicidio 2. -Si ebbe 1 morto sopra ogni 147 tenuti in cura, ossia 0,68 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 32. - si ebbe j morto sopra ogni 60 tenuti in cura, ossia 1,67 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 20. cioè: per malattia 10, per annegamento 2, per causa accidentale 2, per suicidio 6.
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GIORNALE
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DI
MEDICINA. MJLITARE •
PUBBLICATO DAL COMITATO DI SANITÀ MILITARE •
(PER ORDINE DEL !lllN18nRO OUL~ GUERRA!
RO ~1 A VOGHERA CARLO, TIPOGRAFO DI s. M.
1883
l SCMMARIO DELLE ~ATER1E COXTE:'\UTE NEL PR.E SF. NTR FASCICOLO.
~l em orle orl;r;inall.
Un caso di malattia bleu 4!1 osservata in !In coscritto della classf 1~. del dott. Cantelll m~~giore medico . . . . . . . . . · flag 211.' Sagll(O di meteorologia. medica, del •loLt. Asteglano. capitano me· • !li dlCO
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IUwlsCa di ~l ornaU h nli no l e d F.sterl. RIVISTA MEDJCA •
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Polso nrterioso della retinn - Elfrelch . . • . . • . . . . · • 2:lt Sul ~~~"L!:~,'~ o~e.ra~i ''.O ~el.ltt . tu.m~fa.zi~ni. ~la~d~Ja.ri. c~se~t~ • : Il teto~no nella fubbrtt tifoid" . . . . . . . . • . · · · • Si ntomi pre,·i i della perllorazìonl! inteatinale nella febbre tlfoide • 2$5 · · • · · · - Byers . • . . • • . • . . • . . . .
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RIVISTA CHIRURGICA.
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Sull'accorciamento delle mani e del piedi doro le inOamm:~zionl a r ticolari e le r esezioni delle llrticolnzioni- Giulio Wolff · · • ~~ Uo caso di asrorraziooe totale dello sterno - Ktinlg. • · · ·. · • La resezione dell'articolazione dl'l niedl'. dell 'anca e del gcm110 con, cons~rva:lioue degli epicoiHhli ~ delle ein!neoze museo· • ~~9 lar1 - Kijnfg . . . . . . . . . . . • • . . · · · • ·.. ~o Estlr11azione ddla CIStifellea per colelitill$i cronica - Langonbeç,. • · RIVISTA DT OCULlSTICA. l
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Patogemn ciel glaucom a primitivo- Parent. . . . . . · ·. · Oet~rmioazione quaot11a~1va della miOPIIl colla kérDLoscopP ff~.oiMcopia retioica) co ll'uso d'un semfolice specchio J.uanoCh1bret. . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . -: · " Disturbi doi movimenti nssociati dl'gli occhi p~r a zi.-ne toss1ca - L Kovaes e l. Kertesz . • . . . . . . . . . • . · · • RIVISTA DI A!\ATOMIA E FISIOLOGI A.
Uoa parola. dell'anatomia a proposito di una q ueatione di Osiologta e d• chnaca - Golgi. . . . . . . . . . . . . . . .. · •
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HIVIST A DI TERAI'EUTIC .\ • 26G Digestione dei medir.amcnti - G. Brownen . • • • 261 Matit!' di jodoformio. . . . . . . , . : • . . Rtrett1 del toluol-d1amina negli animali. . . . . . . · · · · • ~ ~o Un uuo,·o pr<•c•sso per la ''alutaziooe dell'acido urico . · · · • Metorlo per dosare rap:damente l'acido sallctlico nelle bevande
A Remont. . . . . .
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Coloramento a rtiftci a te d'una china mediante l'ammoniaca -
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Thomas e Guignard . . • . VARIETÀ
Applicazione delle cognizi oni di idrostatica e di idraulica alla medicina prati ca - Lister. . . . . . . . . . • • · · · •
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(P er la ccrnttnua~tott~ dell'in!t!ce, t:edal lla u r :tt p aguta dello cop ertln• l·
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UN CASO DI MALATTIA BLEUE OSSERVATA IN UN COSCRITTO DELLA CLASSE 1862
Il W novembre entrava all'ospedale militat·e di Livorno il coscritto Armani Oreste della classe 1862 inviatovi dal consigUo di leva di Massa-Carrara, in osservazione per vizio organico di cuore. Nato, a quanto egli assicut·a da genitori 'Sani, perdeva il padre due anni or sono per ernia strozzata; ha viva la madre e cinque fratelli , i quali tutti godono ottimo stato di salu te. Dice sapere che alla sua nascita gli fu legato malamente il funi colo ombellicale, ragione per la quale varie parti del suo corpo restarono livide e fredde, costituendo la deformità che attualmente lo deturpa. Del resto non rìc01·da. precedenti morbosi tranne una continua svogliatezza e senso di spossamento che lo rendono inetto ad esercizi muscolari di qualche entità, eseguendo i quali pt·ova palpitazioni di cuore e sente accen·· dersi il volto come da vampe di fuo co: dice pure che per vincere tali disturbi fu per due volte assoggettato ad una cura ferr uginosa dalla quale non ritrasse alcun vantaggio. Ha frequentato le scuole pubbliche fino all'età di quindici anni, ma non ricavandone profitto alcuno, si diede all'arte dello wtlpellino, che dovette pure abbandonare, dopo sei mesi di prova, perchè super-iore alle sue forze fisiche: attuai-
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UN CASO DI MALATTIA BLEUE
mente professa l'arte del sartore come qnella che meglio gli . . SI COfi''Jene. L'Arrnan i è individuo di temperamento marcatamente !infatico con abito rachitico; ha scarso il sistema muscola1·e, ma notevole invece il panni colo adiposo, in forza del quale le membra assumono forme rotondeggianti e quasi muliebri. La sua statura è di metri 1,68, ed il peri metro LQracico di centimetri 84. Tranne alcune località, le quali sono cianotiche, il colorito della pelle è paglierino con larghe macchie di P1:tyria4is -versicolo?· al lato sinistro del collo e del torace, nonchè alla parte anteriore dell'addome. Ha capelli lisci, fini, poco folti, di colorito castagno-chiaro ed il labbro superiore ornato di scarsa lanugine: è brachicefalo, la circonferenza cranica misura centimetri 54, il suo angolo facciale è di 41°. Presenta un certo gmdo d'asimetria della faccia, per essere il lato destro alquanto depresso: il naso è piulloslo grande e contorto a destra: i globi oculari si presentano allungati e sporgenti, le pupille alquanto dilatate, lo sguardo tardo ed incerto. Il collo è poco voluminoso, rotondo, di regolare lunghezza , nè vi si scorl{e la presenza di vasi . Il torace ha forma spiccatamente cilindrica, il perimetro del lato sinistro supera di t1·e centimetri quello del destro , ed una sensibile rilevatezza si nota sulla regione precordiale. Ciò che colpisce a prima ,·ista è il colorito paonazzo che si o~serva in alcune parti del corpo. le orecchie, le narici e la meki. inferiore del naso presentano colorito paonazzo , il quale va gradatamente perilendosi alle gole ed alla front e. Le palpebre supe•·iori di colorito turchiniccio porl;mo vene dilatate: le congiuntive palpebra li sono fo•·temenle colorite in paona:&zo e serpeggiate da r ene nricose; quelle dei bulbi
OSSERVATA IN UN COSCRITTO DELLA CLASSE 186~
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hanno colorito giallognolo con vasi dilatati che terminano in un cerchio pericorneale ben marcato e di colori lo IJluaslm. Le labbra tumide e sporgenti presentano solcature verticali ed uni lamento alla lingua ed alla mucosa boccale e faringea, sono di colorito livido oscuro, come in chi mangiato avesse frulla di gelso nero. Le vene cutanee della regione ante1·iore dell'anlmbracdo sono sensibilmente turgide dalla pie~atura del gomito alla regione carpea, ove comincia iJ solito colorito che invade Ea mano e le dita. le dita sonunolevolmentelungheepresentaoo uo sensiLile rigonfiamento della falange u nguifera, la quale, con mol la esattezza può assomigliarsi all'estremità di una bacchett.a da tamburo: le unghie robuste, larghe. e ricurçe pro~e ntano pure un colorito cianotico. P1·emendo l'estremita di un ùito in corrispondenza della matrice si prova un senso di cedevolezza, come se all'unghia sotlostesse un liquido: solto la pressione il lividore scompare momentaneamente ed i tessuti non ritengono l'impronta della subita pressione. Alle estremittL inferiori si ri petono i medesimi fatti O!'servnti nelle superiori, tranne che non risconlransi vene dilatale nè lungo le gambe nè in altra parte del corpo. Lo stato di cianosi dello parti predelle si accentua sensibilmente sotto esercizii mu~colari anche moderati, mentre è meno pronunciato al mattino dopo il riposo della nolle. Alt1·o fallo di singolare importanza è lo stato della termogene;-;i, la quale trontsi sensi hilmen ledim inuit.a !'pecinlm entenlle m:mi ed ai pièdi. Tenendo per tren,ta minuti un termometro centigrado sotto un'ascella si ha 3G0 •1/ l O; nella cavità ora le 3;)0 3/ l O; nella palm.a della mano 3:lo4/4 O, tale hè slringenùogli la mano si prova un senso spiacevole.
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UN CASO DI MALATTIA BLEUE
Dice di non potere andare a passo celere perchè presto si stancherebbe, nè potrebbe percorrere di seguito, anche a passo moderato, più di quattro chilometri circa. Non avvi tendenza al sonno, e dorme in media otto ore sulle ventiquattro. Ha tipo respiratorio addominale, escur·sioni costali poco estese, respiro breve compiendo 24 alli respiratori per ogni minutoprimo. Il mormorìo respiratori'o è alquanto aspro ed affievolito nei lobi superiori, un poco esagerato negli inferiot·i: non s~ riscontr·ano rantoli nè altri rumor·i abnormi . L'esplorazione dei visceri addominali non rileva che aumento di volume del fegato, il quale sporge circa tre centimetri dalla arcata costale. Asserisce l'inscrillodi non avere maiprovato accessi di soffocazione, sincopi o lipotimie, nè sofferto emorrngia. Ha normale il senso del tatto, dell'udito e del gusto, alquanto ottuso l'odor·ato, ed è fortemente miope, risultando tale difetto di rifrazione di ~ 2 diottrie in ambo gli occhi. L'esame oftalmoscopico rileva forte rifr·azione miopica, ed estesa retino-coroidite atrofica con largo stafiloma posteriore, il quale circonda metà della papilla dal lato della macchia l utea: questa appar·e marcatissima nel suo colore scuro in mezzo al quale splende un punto bianco grande quanto una punta di. spillo. L'intiero fondo dell'occhio appare paonazzo e disseminatodi masse pigmentarie; le pupille si per·dono nel fondo dell'occhio, e solo se ne può desumere la sede dal punto d'emergenza dei vasi , dalla presenza dello slafiloma, nonchè da un cerchietto di pigmento situato di fronte allo stafiloma predetto; i vasi arteriosi della retina sono sottilissimi, molteplici e disposti come suoi dirsi a pioggia, spiccando sul bianco dello stafiloma: le vene risaltano invece per la l"or·o turgesceoza chele rende oscure, e tengono tragitto tortuoso. Il potere visivo. è ridotlo ad un quarto del normale in amendue gli occhi.
OSSE!\VATA. lN V~ COSClll'l'TO DELLA CLASSE ·1862
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L'esplorazi,one del cuore dà i segnenti risultati. All'ispezione, come ftl deLLo antecedentemente, si osserva una mani festa rilevntezza della regione precordinle, nè si vede alcun impulso cardiaco. Colla palpazione percepisconsi i baLli Li piuttosto debol i, ed un leggiero fremilo verso la base. La percussione rile\'a un notevole aumento dell'a rea d'ottusità, estendendosi questa orizzontalmente ed all'altezza del piano del capezzolo, dalla linea parasternale destra a due centimetr i all'infuori de~la linea marnmillare per un tr·atto di 10 centimetr·i. e verticalmente dnl se,~ ndo spazio intercostale di sini stra sino alla sesta costa. Coll'ascoltazione rileYasi un forte soffio sistolico alla base del cuore col su.o ma!:\simo d'intensi lit sul focolnio dell' or!fìcio poi monale, difTondentesi d<Ldri Lta a sinistra lungo il percorso dell'arteria omonima: tale rumore si propaga alquanto al focolajo aortico, meno a quello dellamitrale, e meno ancora a quello della tricuspid:de, dove i suoni son.o quasi nelli. Detto rumore t·he sostituisce completamente il primo tempo, ed invade tullo il picc.olo silem:io, termina con timbro metall.ico che dà nel musicale. I l polso è irregolare , di croto, e presenta sensibili vnriazioni d'intensità nelle va rne ore del giomo, essendo più sostenuto nl mattino e dopo il pasto che alla sera. 11 colorito livido-bluastro delleorecchie, de'la faccia, delle mani e dei .Piedi , quello delle mucose e delle membrane iuLerne degli occhi, la notevole diminuzione della temperatur·a e le particolari deformità delle dita sono i sintomi pr·incipali che carullerizzano obbiellivamente qnellaspecialeforma mor· bosa assai rara in Italia la quale dal Paracelso fu detta itte'rizia celestblla o cianotica, dallo Schuler malattia blt'lte, e semplicemente cian.opatia dal ~l ore. li caraLtere ben definito dei segni suesposti fa sì che la diagnosi sintomatica di questa infermità riesca assai facile non
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UN CASO DI MALATTIA BLEUE
potendo essa andare confusa con la cianosi comune dipendente da imp1·ovviso ostacolo sopravvenuto nel circolo: nè con la malattia bronzina detta deli'Addison; e meno ancor·a con l'argirodermia causata dall'uso interno e prolungato del nitrato. d'argento, con le quali può avere qualche punto di som iglianza. Ciò che invece riesce spesso difficile, e qualche volla anche impossibile, si è lo stabilire, dumnte la vita, la natura, ed il numero delle lesioni anatomiche le quali dànno luogo a fenomeni propri di questa singolare malattia. Nullameno tenterò, analizzando i fatti raccolti, di concretare· un giudizio diagnostico sulla più probubile natura delle lesiont esistenti nel caso che forma oggetto della p1·esente ossena~ zione. Ritengono i patologi che la cianosi in questa forma morbosa sia il risultato di un vizio di confor·mazione il quale permelle la mescolanza del sangue arterioso col veno3o. La causa prima di tale di sordine è del tutto sconosciuta; invece vuolsi ritenere quale causa secondaria un arresto di sviluppo che fissa il cuore ad una delle fasi transitorie della sua evoluzione. Pretendono alcuni di poterla attribuire ancbe all'influenza di una endocardite o miocarditedel setto intraventr·icolare verificatasi durante la vita intrauterina; pretesa alquanto aJTischiala, non basandosi che su rlì una sempl ice ipotesi. Le anomalie che determinano la cianosi hanno sede nel cuore o nei grossi vasi; tal altra V·olla sono complesse. Le anomalie cardiache considerate quali aiTesti di sviluppo. sono, cuore ad una, a due, ed a lre cavità: le cavità possono put·e esistere tutte e quattro ma essere tra loro comunicant i ~ sia per la persistenza del foro di Botallo, che per una fenditura. riscontrata qualche volta alla base del sello inlraventricolare, sia infine per la perforazione di detto setto.
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OSSERVATA l'N VN COSC RITTO DELLA CLASSE 1862
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Le anomalie va:;colari risultano dalla di :)posizione viziosa delle arterie e delle vene, e comprendono la persistenza del canale arterioso e l'origine anormale dei vasi. Procedendoper viad'esclusionepossono in primo luogo esser·e el iminate le anomalie Yascolari come quelle che, oltre alle loro rat·ità, sono pure incompatibili con una lunga esi~ te nza. Il Gintrac a proposito fa notare come sopra 16 casi da In i raccolti nessuno toccò i tre anni di vita. Le anomalie cardiache sono invece le più frequenti; ma anche qui deve notarsi che la mancanza di una o più cavità non è compatibile con una lunga vita; mentre invece l'esi,;tenza di una comunicazione fra le cavità cardiache è compatibili ssima co n una vita regolare e perciò resta il fatto più probabile. Secondo il Deguise, la comunicazione fra le due orecchiette perla persistenza del fot·o di Botallo è!' anomalia più comune ad os~e rvarsi avendone egli già potuto raccogliere 52 casi, mentre non si conoscerebbero fino acl ora che 33 casi di comunicazione fra i due ventricol i. Dal punto di vista dell'assieme dei sintomi e della loro interpelrazione, due falli importanti devono essere presi in considerazione, cioè la proporzione della mescolanza del sangue venoso coll'arterioso , e se avvi con la. lesione principale, o pel fatto di detta lesione, un ostacolo meccanico alla circolazione intracnrdiaca e cardiaco-vascolare. Cosi pnò verificarsi il caso che, i vasi essendo normali, una semplice apertura del tramezzo intemuricolare, o La persistanza del foro di Botallu possano esistere senza notevole me:;colanza dei due liquidi. Ma se invece coesiste un t·estringìmento dell'arteria poimonale, questa seconda lesione porlera forzatam ente una notevole mescolanza dei due sangui.
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CASO Ol MALATTIA BLEuE , OSSERVATA ECC .
I fall.i piu s;llienti che risront ransi in questo caso sono: l'int ensa cianosi che si ri:>contra su di alcune parti del corpo, il notevole abltassnment o della tempera tura , la mnrcata ipertl'ofia del cuore destro , ed in nne l'i n Leuso rumore sistol ico al lo oriOzio dell'arteria polmonal e. Circa ali ' intensitil dcii a ci anosi hisogna ammc ti ere notevolissima la quantità del sangue Yenoso che s i mescola con l'arterioso; ciò che sta pure in rapporto con l'abbassa mento sensibi le della t.empemtura, effetto di una in complela os:'idaZIOne. Questo fallo provereh he pure che ollr<' all a comnni cazione delle due orec.chielle fra di loro allra r.ausa e.~ i s te, la quale cortr'OtTe a rendere piu not.er ole la cianosi. Il fo rte rumore sistolico clt~ :;i ri scontra al focolaio dell'm·teria polmonale oltre a costituire, secondo Hoger, un se~ n o quasi pa tognomonico di Cl>muni cazione fra le due orecchi el.le , è in ogni ca)io segno certo di stenosi di quell'ori ficio, slE'nosi la qua le troni a ltra ragione di c~sCI·e nella notevole ipertrofì a del rentri l'olo clc:;Lro. I nfin e si ha quale fallo costante che le diverse a!Jerrazi oni nella forma int erna del cuore co int:ide con altre lesioni cardiache, quali sono res tringimenti di orificì, dilatazioni di cavi lit, in spe~:; im e nLo di paret i, ccc . Dopo tutto 11 uanto fu supN iormenle esposto credo di pnte re forn~u lare il :-egnen te di agnost ico p.1Lologico, cioù tra ttarsi eli cia11osi r.ongcnita dipendente da persistenza del foro di Botallo cnn !'lcnosi dello orifi cio dell 'arteria polmonale e conseguente ipert ro!in del ventri colo destro.
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ITTERIZIA CELESTI TRACCIATO
~A O MALATTIA BLEUE ~fl GMOCR Afl CO
·sAGGIO O! METEOROLOGlA MEDICA
llalattie degli orga.ni reapiratori L e malallie degli ot·gani r espit•alori sono fra l e pil1 E-alienti nei quadri nos0logic.i sin per numllro sia per import a11za. Clae vi sinno slroLLi rapp01'Li frA le meletwe e l'i n;:o:'!.!CI'e delle m alal lie del petto non può pa1·e•· sli'IHlO a nessuno, il quale consitlet•i in qual modo dirello o con tinuo l a rn utal>il e almosfer a n;;isca sopra gli OI'gnni del l'espiro. L 'uomo adulto, ati o;:ni inspi 1·azionc, vale a di re 113 volle per minul•l, introd uce 500 ccnli mt'lri cubi di ario nel suo petto; e di fJUE>!"'ù u·ia oltre il mutamusnslan zialmente In composizione chimica, oumenta
la temper atura sino a 3f>' -3i~ C. Ma g-ià in questo semplicissimo fallo inleniene la infl uenza delle s tagioni poir.hè nell'inveJ·no l'ai'Ìa espiralA è m eno calda che in cslf!l e. Pni lo scambio gassoso r espiratorio frél il ;:nn~ue e l'ari.n esler ior·c si m ort ifica col variar '3 della lempet·atut·o , della p a·e;:~ ione e !!el lo stato i ~rome 1.ri co dell'almo;:fe•·a. T tlnlo il con!"umo di ossigeno quanto In produzione di acido c:at·bon ico dimi nu iscono quand0 l'm·iu i: CfllLin, d i•·ad~:~ Ln ed umidn , aumenlnno invece n elle condi zioni opposte. L a r espirnzicne camhit1 en ll'O limiti fisiolo~i ci col cnmbim·e del tempo; e nel campo della patologia non è difrlcile assicurar·ci che l' ar·ia percort·endo senza tregua le ·Yie d.cl r espiro bene s1wsso, per 'J.e sole sue qualità fisiche, vi suscita malatlie.
Pneumonite crupou.. Cominciet•ò l e mie investigazioni dalla pneumonite Cl'uposa la cui palo genesi tuttora con tr·over·sa ed oscu t·a fo •·ma spesso medici, sia di sperisO"'"'ello sia di discussioni nei ,sriot·nali ... w enli nei laboratori di patologia. ~o
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SAGGIO DI MBTEO I\ OLOG IA MEDI CA
Nei lt'e anni testè trac:;::orsi ebbi a cut•at'e fra g li allievi J ellu scuola m ilila t'e H pn,umollili Ct'upost~ disll'ilJuite nel mndo clte ~ i vcù'~ qu i solto: Anno M PSf\ Givrno 1880 ~cn naio. 27 ISR ! apri le . 7 lug li o. ~5 • l l<S~ gen naio . 5 » Hl •
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L'esistenza ùi f( Ueste pneumoniti em t' i levata dall' ondam ento dPIIa febbPa, da lla qualità d.:~gli spurgh i, dai segni fisici, in moùo da non lasèiat·a il m enomo dubbio cit•ca la esattezza della dit~gnos i. 01•a qua c'ù un l'allo clte subito salla a gli occh i ed è che questa malallia t•arissima negli · anni 1880-81 fu r elativamente a!'sai ft·equente nei mesi di gennaio e febbraio 18 2. Ed avve;t·la~i clm la fm•za degli allir vi pt•esenli non era au · me nlalu nel Hl8~ , Anzi era di minuila di ciPca 200. Quale adu nque fu la cau::a ùi ques to slt'Oot·dinat·io e t'avvicinalo succedet'si di pneumoniti? L'esnme accut·ato dei falli mi ha convin to rho essa r isiede Lulla nelle condizion i a tmosferiche ùi quell'epoca; ed ho lìducia che la istcssa convinzione cnlrct•ù nell'animo del leLlore se ,·otTu seguit•mi nelle con:<itloruzioni che sto per fat'f! . L'invel'llo 188 1-81 fu CP:;i eccezionale e di cat'allel'e cosi insolito che la sua storia rncleot·ologica, Ancora r ecente, non s i ò certo c'lllCf'llnta Jal ln mente di ne.;;~uno . La stnginne in dt•ccmb1·e 11"81 e1·n stata calma e con assai miLe calore s e mpNl supet·iore a l IIOPmale tranne che in 7 gio1•ni; n1a nol gennaio seguen te llllfl pt•essiun>J altticiclonicn straordittnt•iamente fot·Lo, cs lendenlc~i su qua:;i tu tta Eur opn, alzù il bn t·omt.~ lro nù allezzo innudilo>. A :\1ode na il
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SAGGIO DI nETEOROLOGLA MEDICA
barometro, posto a 63 metri l"ul li ve llo del ma r·e, comincro a salir·e il giorno 6 e soempt•e aumentando raggiunse il 16 gennaio alle or e 9 del mattino l' altezza di 780,2 mm. che é la ma frg:iore che sia mai s tata registrnla n ello specola modenese. In quel giot·no medesimo il Bollellino dell' ufficio cenlt•ale di meteorologia segnalava che in tutta Italia il barometro ridotto a zer·o e al mar·e era fra 7S.7 e 777 mm. da N a S; superior·e dovunque alle ma:>sime pressioni final lora osservate. La tempe!'alura mite oscillava fra questi cstr·emi: nel mese dj gennaio + H, 2 - 5, 9; nel mese di febbra io 15, 9 4, fl. Lu media tempcratuea di gennaio fu 3, 2:) ossia t•, 69 in più dello. medio. normale; quella di febl.H·o io fu;), 31 ossia 1", 26 in piu del la media normale . Non una goccia di pioggia nè un fiocco di n eve a cominciat·e dal gioeno 8 gennsio sino al 16 febbruio vnle a Jire pèt' 38 giorni. ~reùom inio ass oluto di venti nsciulli del sem iodzzonle ocddenlale W NW SW ; anzi fra questi soffiò di pl'~feren za il SW che pet· Modenu ed in questa stagione è d i lulli i venti il più asciullo. Umidità relativa scar so sino a scenJet·e in talun giorno a 5-~ , GO cenlet:imi di saluraàone in gennaio, e 45, 38 in febbraio, come ler·mine medio delle Lt·e osservazion i fal le n ella g iornata; e menll·e la media umidità men!iile normale e in gennaio = 81-, 46 ed in febbt·aio = 78, 28, la media umidità mensile di gennaio 1882 fu 80, 30 prc:;en lando cosi colla umidità normale una diiT~t·enza di - 4, IG; eJ in febbraio anche più secco, la ml"dia umidilit relativa fu = 63, 70 con una ditl'erenza in meno Jella nor·male Ji H, 53. 11 cielo per· lo più ser eno, l'at·ia Ll'asparcnto non intorLidala da vapol'i, i! sole splendido. Potevasi presagi t'e Ja chi a vesse badaLo alla m ile e bella s .tagione cLe l'inverno sa t'ebbe corso propizio alla salute. Ma i falli diedet'O la più r ecisa smentita a que~te p!'evisioni; tutti invece nottwnno con mer·a viglia il gl'and e nume r·o di malati malgrado di una cosi lunga set·ie di be lle giornnte. La prima metà di febbraio ru in special mo do feconda di malattie. In quel breve periodo di tempo vi fla nella Scuola
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l\IililBI'e un nnmet·o!:;O g t•u ppo ,li pncumon ili, come si ' 'ede dnllo speccliieLto nwsso rrun sopra; due dello quali con febbt·c ollre ·i l" e con pt•oce::::"'o infiammatmio esteso o cosi grande parte d<.>l polmone da tenere pet· qualche tempo in pericolo la Yila dpgli inrcrm i. Conviene dunque dit•e che in gennaio e più ancora n ella primn met;j di fehlwaio e>:islessem e co::::pit·asser o le condizioni pi't favot·evnli alla ~enes i deliA infìammnzione pol mova t·e. Le qunl i conùizion i, mancando qual ~ ia>- i altra causa, n on ~i pos::::ono t·icet·cm·e allt·ove che nellf\ in::::ol ila cos tituzione atmosferi ca vale a dit·e nPll'orirtdr:nsaasciutta ejreddrt. di quei giot·ni. Questi l'ur()no i lt•c fallnri mcleorici dt>lle pn0umonili: t• La ecee$.r;ica. tll'l!.~ilit dr,(l'aria f(Uale et•a t'e!'ia m ani fe;:::ta dallA rinr.)rzalfl pt•cssione btll'Om etl•i cn che; dopo un piccolo drct·escilllenlo avvenuto ne~Ji ull inti giorn i tli grnnaio, sali r epcntinamenLe di 12 mi llirnelt•i nt~ll l'l nollc sop!'a i l t• fcubrai0 c conl in uò ulla in moclo chP- nelln ùue p!L·ime settimane di fdJb r·aio nsrillò, ridollfl A o•, rt·a TiG , !) e 762, 7; 2" La e.~frqma "!lr>cr:lle:~zrr come in Modena acrade f'Ollo il dom ini o de i wnli ocritlenl~1l i. E ~ i noti che vi rurono in gennaio due periodi di YPra ~ i eri lA nno dal 17 fil 21 , l 'altro dal 21; al 31. Or·a due delle pneumoniU di quel mese cadono appun to una nel pr imo Pd una ne l sernnthJ di 'lllt'i Jll• ri odi. I n febbrtl io \'i fu u n allr'O prl'iodo di vem ~ i cc ilà, continuazione tlf>l precrdenlr che nhb!'flCcia i twimi 15 gior·n i ed in que,lo Cl:ldnno 5 pn Pumoniti; a• I ntìnc il frerlrlo che però nnn fu grande come :::i \'Cùe dalie ùi fTcrcnze colle medie lcmpet·alur e normali che sopra ho t•ife r·i Le . La ']U::Jic mi le lempet•al n ra, come l a si cci ttl, fu cau,ala tini j'l'Ptionr i llit) d0l wnlo di S \V; ciro pro\·cnien l e rlal mllt'"• dt·pone la sua umidit.tì sulle velle 11prenniniche. sot.t.o fot·nHt di ping[Iia o di ne ve, ed on i va a ~lode na es f't:-nzial men le caldo et l asci 11 t.to. To!"toch•'\ crssil l'nzin ne di 'Jtlfli'le cause, vale n dire muLnrnno lo cond i;doni almosl'er·iche, l o scPnn pa t oln~ iCt\ ca mbili. Nella secondA mPtù di r,,hfwaio cndrl•· t·o pinp-fi!ie, !'eblwne ~cn r·~P., (•i, 00 mm. il I !.i; 'f, 35 il l i' ;:~ . '~o il 271 spirnl'onn
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SAGGIO DI
~I ETEOROL.OGU.
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Yenti orien lali piu umidi, alllnc ntò la t emperatur~1, e la pressione baro mell'ica, il giorno 27 che ru piovoso, si riJusse a 745, 6. Allo ra cessm•ono ù'un Lt•allo le pneumoniti, nè piu ricomparvero se non fugacemen te il 10 marzo quando di nuo,·o il te mpo era bello ed a~ciu llo o simile a quello che et·a stato n.eiJ'inverno. Onde si viùe chiaramente che lolla la causa era tolLo l'effetto, e questo rico mpa t·iva al ritornare di quella. Questo pensiero era in me talmente radicato che quando il giorno 1G e ·17 febbràio '·idi cadet' e le pt·itM }•ioggie dopo un cosi lungo periodo di siccità, non esi tai a profetizzare al comandante della Scuola, - il quale impe nsierilo per il raddoppiato numero di infermi e per l'insolito spesscggiare dei mali di petto, mi domandava se era il caso cJi adottare qualche provvedimento slraor·dinar·io, - non ef:>ilai, dico, a prometle rgli che mutate le condizion i atmosferiche sar ebbe migliorato lo stato sanitario e le malattie lraboccauli sar ebbero tornate nell'alveo normale. I fatti confermal'ono appuntino la mia profezia: Le pioggia dei giorni teslè ricordati furono cosi! benefiche alla salute umana come certe pioggie di estate lo sono alla vegetazione; esse ebbe1•o per conseguenza immeJiata una diminuzione nel numero e nella g1·avezza delle malatlie. Si ritiene comunemente, ed è un pregiudizio diffuso anche fra i medici, che i fredd i umidi sinno più dannosi dei fr eddi asciutti. La storia del testè decorso inYerno ci persuade invece del contrario. E d'allra parte un pr·incipio fisico ben conosciuto ci avverte elle l'aria secca è dialermica mentre invece il vapore acqueo è perfettamente opnco ai raggi calo rifici; quindi durante un invet·no asciutto il corpo umano , cmleris paribus, soggince ad una assai più graotle e piu celere per•dila di calore che non quando la stagione è umida. La quale più cospicua e piu rapida sottrazione di calore ~tv venuta sia per irraggiamenlo dalla superficie del cor po sia p er evapor azione dell'acqua dalla pelle e dai polmoni, può per sè solo essere causa di malattia pertur·ba ndo il bilancio della produzione e del disperdim(\o lo del calorico animale. Mi si consenta, prima di procedei' oHre, un breve ratfronto storico.
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L'inve1·no del 1600-91 fu, !'ebbene piu fredtlo, mollo rassomigliante a quPIIO del ·1881-82. Anche allora a ì\lodena non cadde neve cd in P'ennnio le slrAde e1•ono polver ose como in ag-osto. Il RamHzzini ch iude la rlt>scrizione di qu ell'invern o con q n este pa!'•Jk: « C11m anlem nnlh:e pror sus n i ves dee ic cli.;;senl, lt~· ~ IIH>.m non !<olurn al gidis"'imnm, !'Cd sicci ssimam " exegimus, ila ul in tolfl Ci;;:parlana el Transpadana He• gione pul ,.e,·ulentre essen t vi<'P, non secusac Augu sto m ense " r um insana rMiculn campos torret, quod apud nos pror• Rus insolens r.sl. ..... • « Mm·hi qui lii«ce temp1wibus YA p;abantur ernnl Apople• xi{J', Pl eu!'ilides, PeJ·ipneumonitn, Caltwrhi sufTocativi, Anc gin•'P. Erisipclft la: JW<'f) croleri s lam en nfl'ectibus, mor·bi pecI< LOJ'is gt·assnbanlur mngis, ac busta implebant. • Adunque ncll'im·crn o del 1691 come in quello del ·l SSZ, essendo l'ariA secchissima prerlominnr ono i mAli di pelto. 1 due secoli L!'ascor si non hanno mutato la corri spondenza. che vi l1a fra cct·li s tati almosl'cJ•ici c l e malattie polmonari. Una dill'erenza si nota ed è questa, clte se ai tempi del Ramazzini i m ali di pctlo im perversanti empirono i sepolcri, n el noslJ'O invet•no corsP.r'o più benigni; n essuno della scuola militare scese nel sepolcro. C'é poi da osservare, come fR il Ramazzini, che in qu e-:ti tempi di lun ga e gl'linde siccil~\ l'aria si fa mol lo polvet'o!'a; il che non è senza impOJ'Ianza nolla produzione dei mttl i tli pello. L'aria, anche la più put·a, tiene srmpre sospesa una quanti là di polver e che diventa facilmente visibile se un ra ~$!io di sole penetl'a in una carnera oscut•n. L e sabbie dei dese1·ti, le ceneri dei vulcani. gli spt·uzzi di acqua mnrina evapor att1, lutti i cor pi della supcl'ficie ter·resi J'e che il vento lambe, forniscono polvel'i nll'alnn:::f·~ J'lt . E l altre ne solleva l'uomo col suo lavoro eù allJ•e ''cn~o no dagli spazi cosmici solLo forma di porti relle mict•oscopielte di ossido tli ferro, Lolvolla sotto fo!'ma di pio;::-gie fr. t•t·ngi no:::e o di nebbie secche. lnollt•e l'l'a le polveri almosfPrich e 1!allep-gian ~1 e vivono quei germi che sono co usa ùcllr. fPrm entazioni, delle pult·efazioni e di molle maln ltie. Ora lasciando pur·e in dispal'le l'azione che hanno nella pologenesi CJUésli ge1·mi vi,·enli, non si può negare che
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le polveri, aumenLott> n ei pet·iodì di siccit.à , esercitino un'azione irritante e nociva s ulla mucosa respìt•aloria. Ma qui ci si presenta spontanea un'abbiezione. Se è vet•o, come qui si afferma, che la pneumonìte nasce ùa cel"le condizioni atmos feriche le qual i sì ' 'et·ìfìcano in modo più o meno permanente e spiccate durante l'inverno, come va che la stessa malattia si presenta anche in altre sl-agìoni e per s ino nel cuore dell'estate~ - Vi è pure nella breve sct•ic rìfet·it.a qua sopt•a una pneumonìle colla dala del 25 luglio 1881! La abbiezione è g rave e met·ìta di essere attentamente pondel'ala: seLbene l'esame diligente clei falli poss a for ;;e darci la chiave dell'enìmma. Ed invero quale fu lo sta to meleot•ico del m ese di luglio 1881 nei giorni immediatamente precedenti la pn eumonìlc~ Ecco qui riepilogate le osservazioni fatte al R. Osservalot•ìo: Temperatura
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Nel clima dì Modena i g iol'ni 25 e 26 luglio, o i vtcmtssimi ad essi sono non di rado accompa gnati da forlì tempor ali e da grandinale. Nel caso nostt·o si vede come nei giorni 23 e 24 l'!ia av venuto un no tevolissimo abbal'samenlo dì Lemperalut•a re~;o più sensibi le da ciò che l'aria et•a mossa dai venti, e dal fallo che in quella stag ione sì dorme n finestre aperte. L a pneumonìle cominciò il mattino del giorno 25 dopo il ritorno dalle esercìlazìonì;topogt•afiche, perciò quell'abbnssamento notturno di temperatura pr ecedette immediatamente 10 scoppio della malattia.
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In tulle le stagioni , nella maggior parte dei casi, ai fc·rli a bbassamenti di temperatura corris pondono considerevoli innalzamenti ne lla pressione barometrica. lnfutti il 23 e 24 la p t·es~ io ne fu alta; il 24 olt1'epassò la normale di quel giorno di 1,9 rom. Non basta; l'aria era asciutta per modo che mentre normalmente il giorno 24 la um iditil r elativa avrebbe dovuto raggiunger e 56,78 centesimi di saturazione, non raggiunse invece che 4i,30 mantenendosi cos i di 12,48 al disotto del normale. Vi furono adunque in luglio alla vigilia dell'invasione della malallia le condizioni atmosferiche preparatorie della pneumonite cbo abbiamo riscontrato in gennaio, vale a dire alta pressione baro metrica, deficiente umidità, temperatura relativamente bassa. Ed a questo l'ig ua rrlo non è fuor di luogo il notare che una temperatura di + 150 in piena estate può, per causa dei vestiti leggieri e pe1' mancante ass uefazione, produrre in casi indi vidunli gli stessi effetti morbosi che il gelo produM nell'inverno . .Ma vi sono alt1'e considerazioni a fare; e sopra la parte che ha il freddo nella genes i della pneumonite giova, per lo scopo mio, tratlenerci un is tante. L'autore della relazione medica sulle condizioni sanitarie dell'esercito durante l'anno 1874 scrive: • La frequenza delle malatt.ie dell'apparato respiratorio fu • piu rimat•che vole in talune delle divisioni a dolce clima, c che non in altre in cui la lemperalul'a é per l'ordinario. c nei mesi di dicembre e gennaio così rigida, che il termo• m elt'O s egna piu gradi sotto lo zero. E valga il vero, nella c divisione di Alessanùria si ebbe il 74 per iOOO deUa fo1·za: • mentre in quella di Firenze e di Geuova 1'8& e 89, nella • di visione di Milano il 54 ed in quella di Napoli il 70 •. Nel s eguente anno 1875la p!·opol':r.ione maggiore dei mali di petto spetta a Pnùova, Bologna, Fit•enze che non sono dei luoghi più freddi d' Italia. Nel '1876 Firenze ha 11, 4 malati di polmoniti acute per mjfle della forza; Alessandria non ha che il 10, 7: Nel 1877 Roma, sebbene di poc<•, supera Piacenza; nel
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1878 Napoli per numero di pneumc.nici va innanzi a Torino. Ai quali fatti fa r iscontro quest'altro. Nel freddissimo, siberiano inverno del 1879-80 io ebbi, nel mio dominio medico, una sola pneumonite; mentre il mite inverno dt<l188182 fu, come si é visto, riboccanle di pneumonili. Ma nei primo caso la stagione fu, per le nevi cadute, normalmente umido.; e la sola pneumonite osservata il 27 gennaio 1880 coincide con un'epoca di alte pressioni e di transitoria secchezza poichè il 26 gennaio 1880, soffiando il maestro, la umidità discese a 77 mentre la normale é 83. Da tutto ciò adu·nque è lecito conchiudere con sicurezza che la parte che spetta al freddo nella genesi della pneumonite non é :nè esclusiva né predominante. Non senza ragione, nell'annoverare i fattori meteorici della pneumonite, ho dato l'ultimo posto al freddo; qui la sua azione è accessoria, secondaria, assai meno importante di quella dello stato igrometrico e della densità dell'aria. Le quali considerazioni valgono a farci comprendere come anche nella primavera e nella calda stagione possano in certe annate prolungarsi le pneumoniti e come queste nella lor o distribuzione geografica non segnano le linee isotermiche. P ertanto se è vero che la pneumonite può presentarsi in tutte le epoche dell'anno, non si può, come molti fanno, affermare che essa insorga in condizioni atmosferiche disparatissime. Queste :anzi nel più gran numero dei casi si mostrano fra di loro assai rassomiglianti. Ho detto nel più gran numero dei casi, poichè ad onor del vero bisogna pur confessare che vi sono delle eccezioni e talvolta la pneumonile ci si presenta in condizioni atmosferiche mollo differenti da quelle che per solito si vedono accompagnarla. Eccone un esempio : F. G. d'anni 19 il giorno 7 aprile i88l, dopo un malessere che durava da due giorni, è preso da febbre la quale sale rapidamente a 40, 6. Il giorno seguente compaiono spati rugginosi pneumonici con tosse e dolori al lato sinistro del petto; però i segni stetoscopici sono mal definiti, incerti, non in relazione n è colla febbre che si mantiene sempre 15
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sopra i 400, né colla qualità deg:li sputi. Il terzo giorno la pet·cussione si fa Li mpanica nell'ascella sinislt•a ed alquanto ottusa alla base del torace dallo stesso lato; quivi si percepiscono minuti rantoli crepitanti. Il quarto giorno la pneumonite era manifestamente localizzata all'apice polmonare sinistro, poiché solto la clavicola si aveva ipofonesi alla percussione con rantoli crepitanti ben distinti; posteriormente ed in allo leggiero soffio bronchiale. Il fremiLo vocale tatlile non fu mai rinforzato. N ella notte dal o• al s• giorno cadde la febbre ed incominciò la convalescenza. Lo s tato almosfet·ico che precedette Io sviluppo della malattia fu questo: Stagione umida e piovosa; nebbia lilla il 1• aprile, pioggia e temporale il 3; leggiere pioggia nei tre giorni successivi, molta umidità fra 84 e 72. Temperatura il giorno 5 e 6 inferiore al valor normale ma di poco. Debole pressione baromelt•ica f1•a 747, 7 e 750. Venti di NE e S W di SE e NW a contrasto fra di loro. Il giorno 5, nel quale principiò la malallia, fu il più freddo di quella prima settimana di aprile; il NE soffiava forte con velocità chilomett•ica oraria di 20-30. È manifesta la differenza ft•a questo stato òi cose e quello che si è visto per le altre pneumoniti; nè riesce facile il trovare soddisfacente spiegazione di questa anomalia. Si rifletta però che le opposte corre-nti equatoriali e polari che in quei giorni fra di loro conlt•aslavano, hanno non solo opposta provenienza ma opposti cat•alteri termomelrici ed igt·ometrici. Ora, in questi casi di grande mutabili là atmosferica, certi organismi dotali di speciale se nsibilità possono sentire l'azione di cause affallo momentanee e fuggeYoli. Nel caso noslt'O la pneumonite ebbe sede insolita (all'apice polmonare sinis tro) ed attaccò un giovine il cui fratello era morl0 di lenta malallia polmonare. Si può quindi congetturar<:~ che in lui esistesse una mag~ior vuln erabilità degli OJ'gnni ùel respiro; anzi per parecchio tempo dubitai che il processo morboso si facesse lento e distruttivo; il quale dubbio fo t·Lunalamente non fu confermalo poicbè l'infermo da me t•ivisitato un anno dopo aveva organi toracici intie ramente sani. Nel produrre una malallia qualche volta pre-
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ponderano le cause es terne e qualche volta le predisposi-zioni individuali; un somo pas>'eggieJ'O di ve nto aquilonare fr eddo ed asciutto può ge ne1·are una pneumonile in un sog_g etto predisposto. Ad ogni modo le eccez ioni non in firmano la regola la quale esprime fedelmente l'indole e il car attere generale dei fatti; e la r egola é ques ta: che le pneumoniti
crupose sopraooengono quando l'aria ~ den11a, asci!dta e f redda. Se le cose stanno in ques ti termini. se fl'a la pne umonite cr uposa e le meteor e vi è uno slrello le::;ame, una relazione di causa cd effetto, apparisco poco pro babile la opinioneoggidl caldeggiata eta alc uni pntologi, !'=Pcondo la qnale fJues la malallia nascerehbe non dagli age nti atmosferici, ma da una infezione. La infet1.ivilà del la pneumonite fu, nel X Congresso medico te nulosi a Modena nel s ettemb1·o 1882, sostenuta dal prof. Maragliano, il quale la a ppoggiò a questi due a rgomenti: 1· che nella pne umonite cruposa o fìb1·inosa che vogliasi dire, egli osservò anc he nelle forme più legg-ere, anche n elle form eapirelliche. un acuto tumore di milza; 2• che toll.'olla si videro parecchi individui della stessa fomi g lia colpili da questa malattia. Mal grado di questo la infe llivilà della pneumonile mi sembra .assai dubbiosa per le ra~ioni s eguenti: Dimostt•ò il Pasleur che i microbi delle malattie sono ta.nlo meno virulenti quanto più stanno esposti all'ossigeno; anzi l'ossigeno è capace di dis lt•uggerli intieramP-nle. Secondo l'opi· nione ora delta le cose and re bbm·o all'opposto, ed il mic robio della pne umonite, che del resto non fu pc ranco rintracciato, germo~li crebbe piu rigog liMo quando l'oria è più den s o ed a volumi eguali, più ricca di ossig-eno e quando l'os,igeno at· m osferico possiede la map-giot· te nsione ed il massimo della -sua energia chim ica. Vi sarebbe quindi una pale nle contradizione con quello che conosciamo intorno alla genesi dei g e rmi in fez iosi. È no to ad ogni meclico esercitalo nell'esame fisico del petto ~he n ello stato d i salule il ft•emilo vocale si percepisce più mtenso m e ttendo la mano sotto la clavicola destra che non
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sotto la clavicola sinistra; e a sinistra l'orecchio sente it murmure vescicolare con minor forza che dall'altro lato. n bronco destro più corto e più largo offre all'a1·ia una più facile via; nel polmone destro, che ha maggiore capacità e maggior superficie respiratoria, l'aria si precipita con maggiorimpeto ed in volume più grande. Nel che noi troviamo una semplicissima spiegazione del fallo semprericonfermatodalla esperienza della pneumonite cruposa a destra. Le pneumoniti del la to destro stanno a quelle del sinistro come 2,5:1. La malattia insorge più spesso da quel lato dove l'azione fisica degli agenti esteriori si fa sentire più energica. Altri fatti. Su 17 pneumonici che ebbi a curare nel primoquadrimestre del 1879 nell'ospedale militare di Verona, a erano coscritti dei quali 8 provenienti dall'Italia meridionale o dalle isole. I coscritti meridionali erano adunql1e colpiti d i preferenza; del quale fallo, che altri miei colleghi ebbero pure a verificar e, è ovvia la spiegazione ammettendo come causa le intemperie sopportate nel più lungo viaggio e la mancanza di assuefazione al clima più rigido. Mentre nella opposta dottrina bisognerebbe ammettere nei meridionali unanon provata maggiore ricellivita per il germe infeltivo della pneumonite. Le molte volLe la causa occasionale della pneumonite cr sfUgge, altre volte invece è chiarissima; e la malattia si svolge senza che si frammetta veruna incubazione come per soliloavviene nelle malattie infeziose. Cosi il i3 febbraio 1879 il soldato Russotto Paolo, siciliano, coscritto nel 78• fanteria èsottoposto, poco dopo il suo arrivo al reggimento, a lavature fatte in ~mbiente poco riscalda:to; la sera stessa cominciò il brivido il')iziale della pneumonite. Altri falli simili a questo sono registrati nella letteratur& medica. Qui la relazione fra la causa perfrigerante nociva e la malattia mostrasi cosi palese che r iesce difficile comprendere l'intervento di aUre cause. Poi le malattie infellive per lo più dànno la immunit.A a chi le ha una volta sofferte, invece lapneumonit~ assalepiù facilmente quelli che già ne furono colpili. La pneumonite non è malattia locale: del che facilmenLa
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d persua·de la gravezza della febbre con lesioni polmonari
talvolta limitatissime, e la mancanza, non rara, dei segni acu~tici durante i 3-4 pl"imi giorni di malattia mentre alta per· dura la lebbre. Ma la febbre non costituisce tutta la ma.lallia. ed insieme con essa si svolge una lesio:1e locale nel polmone; formasi cioè quell'essudato fibrinoso che produce la epatizzazione. Ora la febbre pneumonica ha comune l'origine ed insorge o elle slesse condizioni delle semplici febbri reumatiche; queste infatti nell'inverno 1882 formavano numeroso corteggio alle pneumoniti. E le istesse cause atmosferiche eccitanti la febbre esercitano ancora una irritazione locale; la quale anzi bene 1ipesso rimane isolata come si vede nei frequentissimi catarri apireltici della schneideriana, della laringe, dei bronchi, del condotto uditivo esterno. Per il che mi sembra potersi concludere che la pneumonile cruposa risulta non da una infezione, ma dalla simultanea azione dei comuni agenti atmosferici sopra la mucosa polmonare e sopra l'inliero organismo. t: una febbre reumatica con locaiizzazione polmonare.
PneumonlU lente. Se la pneumonile cruposa insorge sotto la influenza delle menzionate cause meteoriche, lo stesso non è a dirsi della pneumcmilelen la degli apici conducente alla lisi. Questa muove -da ben altre cause che non sia lo stato atmosferico, e si pre-senti\ in ogni stagione dell'anno, come si scorge dalla tabella seguente dimostrante la data di quelle occorse nella. :scuola militare: Giorno Anno Mese 21 1880 - febbraio 13 • - luglio . 20 " -agosto. 17 1881 - febbraio 20 • - maggio. 1 c - ottobre.
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Qui però è notevole che nessuno di questi lenti · e inesorabili processi mot•bosi cominciò nel sommo inverno; il quale fallo si accorda con quanto in altra più vasta scala osserYasi nell'esercito. Cosi nel triennio 1876-77-78 entrarono in cura nello spedale milila!"e di Bologna, siccome risulta dalle statistiche ufficiali, '103 malati di tubercolosi polmonare cosi distribuili nelle quattro stagioni: Inverno . . 13 Primavera . 47 Estate. . . 25 Autunno . . 18 L'inverno e l'autunno sono per Bologna come per tutta Italia le stagioni nelle quali i soldati meno si ammalano di quelle malattie che portano la lisi polmonare. Onde é d'uopo convenit·e che l'aria fredda invernale non solo non favorisce ma allontana lu lisi. Agisce nello stesso senso l'aria rarefatta la cui utilità nell& lisi incipiente è dimostrala dall'uso che ne se fa nei gabinelli aeroterapici. E sappiamo poi di positivo che la frequenza della fiera malattia è in ragione inversa delle altitudini, tanto che scompare sugli alli monti. La quale benefica influenz& del soggiorno nei luoghi elevali si fa sentire in modo spiccatissimo sopra le nostre compagnie alpine; esse sono le sole truppe che vadano immuni dalla lisi. Nel triennio oradello on solo morto di tubercolosi figur·a nelle statistiche ufficiali; mentre per le altre armi la funerea cifra art·iva a grandi allezze. Se adunque l'at·ia fredda e rarefatl.a come si ha nei monti è la più propizia per impedire o ritardare lo sviluppo della tisi, apparisce non infondata la opinione di quei medtci i quali, alla Provenza ed alla Lig uria, come stabile dimora degli infermi che ne sono minacciati, antepongono San Maurizio e Davos, fra gli aspri monti dei Grigioni, dove sono i luoghi abitali più alli di tutta Europa. La fede, che i medici in tempi da noi non lontani avevano di poLer guarir·e od at•reslare la lisi col passaggio da un clima freddo ad uno meridionale, è oggidì profondamente scossa.
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Spesso invece con questo cambiamento di clima fu visto accelerarsi l'andamento di una lisi che prima era lento. E se, come sembra dimostrato, la tubercolosi è malattia contagiosa, inoculabile, infettiva; anzi malaltia parassitaria prodolta dai bacilli tubercolari che penetrano e s i moltiplicano nell'organismo, convien dire che sulla ''ila di quP.sti microfiti eserciti influenza lo stato atmosferico per modo che essi non possono germogliare a grandi altezze e nell'aria fredda. (Continua )
ASTEGIANO .
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA ME DICA
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Pol•o &rierlo•o 4ella retina. - HELFREICH. - (Cen.tralb. fii ,. di medie. Wiessens. 23 dicembre 1882, N. 51).
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Il materiale di osservazione raccolto dali'Helfreich consta di 30 malati, 10 dei quali solfl'ivano di insufficienza dell'aorta, 3 di insufficienza e stenosi dell'aorla, 2 di insufficienza dell'aorta con contemporanea insufficienza della mitra le, 2diipertrofia del ventricolo sinistro, 3 di slenosi dell' aor·ta, 1 di aneurisma dell'arco dell'aorta e finalmente 5 di quelle speciali alterazioni dei vasi arteriosi che sono caratteristiche dell'intossicazione saturnina. Nella insufficienza aortica esiste il cosi dello polso c~piUare alla entrata del nervo ottico, su cui apparisce nella sistole un a rrossamento e nella diastole un impallidamenlo. Mollo più importante è il polso arterioso che si manifesta come un cambiamento di calibro e come una distensione e un movimento dei rami arteriosi: l'ultimo fenomeno é più facilmente visibile del primo. Fra 10 casi di insufficienza aortica, 3 volte mancarono i fenomeni del polso arterioso, 3 volte furono osservati solo fu gacemente, e negli alll'i 4 casi si poterono osservare completamente. Qualche volta si trovò il polso venoso progressivo fino alla periferia. Nella insufficenza e stenosi <dell'aorta, di cui furono osservati 3 casi si riscontrò il polso arterioso della retina.
RIVISTA YEDICA
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Un caso d'insufficienza dell'aorta e della mitrale mostrò il polso capillare e il polso arterioso, mentre in altri simili casi n on si riscontrarono. Il polso capillare nella insufficienza arteriosa, su cui il Quincke per il primo richiamò l' attenzione fu o:<set•valo da O. Becker solo una volta, dal Helfreich due volte. Esso però ha per lo scopo diagnostico una importanza secondaria. Per la diagnosi della insufficienza arteriosa è talora il forte polso venoso di maggior importanza della debole locomozione della arterie nella retina. Riguardo al polso arterioso che fu osservato in due casi, esso mostrò sempre solo una molto breve durata; il momento della dilatazione venosa fu stabilito essere postsistolico. - Nella semplice ipertrofia mancò il polso arterioso della retina. Questo dipende dal rigur gilo del sangue aortico per insufficenza delle valvole; però l'ipertrofia influisce a rinforzare il fenomeno. - In tre casi di pura stenosi del sistema aortico il resultato della o::;servazione degli occhi fu negativo. Negli aneurismi dell'aorta, le pulsazioni spontanee della t•elina non hanno mai quella frequenza e quella forza con cui si osservano nella insufficienza dell'aorta. Nella intossicazione saturnina non si rivelò, benché esistesse il polso teso caratteristico, nè una dilatazione, né una pulsazione delle vene della r etina.
Sul trattamento operativo 4elle tumefaaloDi glau.4olari oueoM -V. LESSER. - (Centralb jii.r Chir, 1882, N. 20
e Deut. medie. Woch . N. 50). 11 vuotamento spontaneo della materia caseosa d'una glandola linfatica attraver so una aper tura ulcer osaavvenuta dopo una disadatta iniezione parenchimatosa d'una soluzione al 5•r. d'ttcido carbolico e la seguitane guarigione senza altra eonseguenza che una piccola cicatrice liscia, destarono nel V . L esser il pensiero di tentare a imitazione di questo esempio il vuotamento sottocut.aneo delle glandole a mm alale con il eucchiajo tagliente. Fissando con la ma no sinistra la gian-
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RIVISTA
dola da opet•arsi, fa sopra questa una incisione lunga fino a 6 mm. fino al tessuto della glandola, e attra,·er·so la piccola apertura e il breve canale introduce un cucchiajo tagliente e fa il t•aschiamen lo. Da una sola incisione cutanea si possono vuotare più glandole in si P-me raccolte. La materia raschiata col cucchiajo si può fa l'la uscire ruori in parte con lo strumento, in parte con la pressione sulle parti vicine alle glandole. Con qualche attenzione si possono evitare con sicurezza i grossi vasi. Il timore avuto dapprincipio che qualche rimasuglio di materia caseosa potesse dare Ol'igine a una infiammazione è stato dimostrato infondato. Non mai il canale diventò fi stoloso né mai si apri di nuovo la cicatr·ico. Anche questa operazione va eseguita con le cautele antisetliche. La narcosi di regola non è necessaria, essa pt•olunghel'ebbe senza. gran vanta g~io la seduta. Questi operati muniti di una semplice fasciatura compt•essiva, possono subito andare o camminare, gli operai non é bisogno che interrompano il lol'o lavoro. Le piccole cicolt•ici appena affondate sotto il livello della cute appariscono poco meno delle cicatt•ici per una puntura.
n tetano nella febbre tlfol4e -
(Medical Times, gen-
naio, ·t8f!3).
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Il dott. Simoneau in una sua memoria ha voluto ritener e come unico un caso di tetano arrivato a complicare la con. valescenza di una febbt·e tifoidea . Ma il Morris Fussell ne cita altri due casi, dei quali te~se la stot·ia accompagnandola con alcune sue considerazioni. Dubitando (egli dice) dell'origine idiopatica di questi casi di tetano, bo creduto di riconoscerne il pt·incipale fallore in alcune piccole abrasioni prollotte dalla p un la della mia siringa. E ciò potrebbe tanto più fa ci lme n le essere amme!c'so riflettendo all'eccessi va impressionabilità del s istema nervoso nella COIJvalescenza della febbl'e tifoidea; cosl che, egli conclude, escludendo la sponLaneitil di questi tetani, es!c'i rientrerebbero nel novero di quelli prodotti da lraumatismo.
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llhtomt previl della perforaslone lnt..tln&le nella febbre tltolde. - Dotlor BYERS. - (Ga:uetta degli Ospitali,. febbraio 1883). Si calcola che su trenla tré malati di febbre tifoide uno muore di perforazion.e intestinale. Siccome tale accidente è quasi s emp1•e fatale, lo scopo della cura è di prevenirlo, se possibile. 1!: pe1·ciò importante conoscere i sinlomi indicanti minaccia di perforazione, o in alti'i termini i sintomi delltt grave e profonda ulcerazione intestinale che produce la perforazione. La conoscenza di tali sintomi giova assai al medico e per la prognosi, e per l'indicazione di certe precauzioni nella cura. Non havvi rapporto necessario tra la gravezza dei sintomi della malattia e l'estensione dei g uasti intestinali. In certi casi però alcuni sintomi·furono designati come patognomonici di grave e profonda ulcerazione intestinale. 1. Si é autorizzali a dire che la perforazione avviene più spesso nei casi più gravi, e in cui la diarrea é assai copiosa con enterorragia e dolori intestinali. 2. Nei casi di ulcera profonda con timpani te e costipazione per para lisi intestinale. 3. Nei casi di temperatura continuamente alta dopo la terza settima na, senza che vi sia altra complicanza morbosa. 4. Quando il sussulto tendineo é assai marcalo e v'ha· tremito. 5. La cefalea prolungata nei primi giorni di malattia dinota una grave affezione delle placche del Peyer. 6. La forma cerebrale la cui persislenza anche nel principio della convalescenza indica che le ulcm·i intestinali non sono peraoco guari te, quindi il molato é esposto a recidivo e alle complicazioni delle ulceri non guarite. Il tremito, fuori di proporzione cogli a ltri sintomi di prostrazione nervosa, é segno di profonda ulcerazione intestinale, mentre nell'ulcera superficiale, anche estesa, manca Si>esso od è lieve. Quando dun!]ue, nel corso della febbre tifoide, dalla pre-
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senza di alcuni dei sintomi sopraddetti s i sospetta esistere gl'ave e pl'ofonda ulcera intestinale, il tratLamento deve aver di mira di ottenere la quiete d~ll'intes tino. A tal scopo: 1. li malato deve esser tenuto tranquillo, non sedersi, né scender dal letto, giaceee sul dorso, non fare sforzi per mutar di fianco. 2. Il cibo deve essere nuteiente ma liquido; non debbono darsi purganti, se vi ha costipazione, ma applicare clisteri. 3. Amministrare opio allo s copo di ottenere la quiete dell'intes tino. Con tali mezzi si pone il malato nelle migliori condizioni per guarire, e si menoma il pericolo delle rotture del fondo dell'ulcera intes linale per sforzi o moti intestinali; giacché si notò che una delle cause occasionali della perforazione a malattia protratta è la presenza di feci dure e lo sforzo della lor o defecazione. È da notarsi però che talora la perforazione intestinale ·della febbre tifoidea avviene s enza che i sintomi previi indichino la misura della lesione inteslinale. La s i vide in casi m itissimi di typhus leoissimus 1 in CliSi di tifo cosideLlo am~ bulante, cioè in cui i sintomi eran tanto miti che il malato non fu obbligato a letto che alla compar~a della fatale com.plicazione, la quale talora arriva nella convalescenza.
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aan•aooorolamento delle mani e del ple4l dopo le ld&m-· , 2naalonl arttoolarl e le re•eldonl delle arlloolasionl. GtuLtO W oLFF - Deut medie. Wochens, 9 dicembre 1882 - n. 50). È noto che nelle infiammazioni e dopo le r esezioni arti-
colari accade un accorciamento negli ossi vicini sani non direttamente impegnali nella malattia della articolazione. Cosi dopo una cossite o dopo la resezione di un femore il piede si raccorcia di 1 112 - 4 cm., la rotula, cosa fino ad ora. non s t11ta notata, si ris~ringe di 1 - 2 1)2 cm. Ugualmente costante é l'accorciamento del piede nelle infiammazioni o dopo le resezioni nelle articolazioni del piede e del ginocchio,. anzi nelle ultime anche se il femore stesso malato, come non raramente accade nella gonite, è allungato. Cosi si ac~orcia. la mano dopo la resezione del gomito anche quando gli stessi ossi resecall per le successive proliferazioni non sono punto. accorciati. · Questi accorciamenti si erano fino ad ora risguardali come atrofie per inazione. Ma questo è un errore. L'atrofia succede sempre in egual maniera, mentre l'accorciamento nelle malattie e dopo le resezioni articolari si forma in molte maniere diverse, tipiche per ciascun osso, ed oltre a ciò l'accorciamento continua anche quando è cessata l'inazione. In questi accorciamenti si tratta di atrofie riflesse da parago-
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narsi ai disturbi trofìci riflessi della pelle dimostrali dall'autore nelle aft'ezioni arlicolari e alle atrofie muscolari r ifl esse del Valta t e dello Charcol che accompagnano le infiammazioni ar·ticolari. Il Wolfl' dimostra con alcuna proprie osservazioni ed altre tralle datl'oper·a sulle resezioni articolari del Gurll che questi accorciamenti dello scheletr·o della mano o del piede accadono anche nelle persone adulte, e quindi appar·e il fallo mer·aviglioso che ossa sane, che hanno compito il loro accrescimento, pr ovvedute alle loro estremita di cartilagini articola ri nor•mali possono per un'influe nza nervosa rifl es~a esser·e ridotte nel senso della loro lunghezza.
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Un ouo 41 &8portazione tot&le dello sterno. - P rofessar K6NIG. - (Allgem. Wiener M ediz. Z eitung, 25 settem bre 1882, N. 3!>).
Una s ignora fu curala per due anni e mezzo da diversi medici per un tumore, moderatamente dolente ma crescente continuamente, allo s terno. Ques to tumore, quando venne in cura dal pr·of. Konig era gr·osso quanto il pugno chiuso di un bambino, era mediocremente duro, veniva manifestamente dallo stet·no e s i estendeva lateralmente sulle coste; aveva caratter e sarcomatoso. Volendo inlrapr•endere l'operazione, il Konig la pt'ovò prima sui conigli. Fu dimostr alo che l' aper tura del sacco pleurale ~olo difficilmente potea evitarsi e cosi pure l'apertura del pericardio. La legatura della mammaria si può, opel'ando con precauzione, differire fino a dopo la remozione dell'osso. Così egli r eHecò con cautela tutte le coste {ch.e alla loro inserzione er ano ancora cartilaginee) meltendole a nudo con un elevatore e sostenendole con un uncino smusso. Le parli ossee da asportar s i distaccò con un dito portato sotto di loro. Fin qui non e r a s tata offesa nessuna parle importante, ma ora si form ò un foro nella ple ur•a destra e in corrispondenza a questo senti vasi un rumore di sfreg-amento nella respirazione. Ei lo chiuse con pallottole di velo crespo. Ma pur troppo apparve che il pericardio era aderente al tumore. Subito un altro rn-
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more di sfregamenlo indicò la lesione del pericardio e anche questa apertura fu chiusa per me..:zo di pallottole di velo crespo. Un terzo rumore di s fregamenlo sentito subito dopo dimostrò la lesione della pleura s inistra, e anche questa fu in egual maniera otturata. Ciò non oslante il malato ebbe solo per breve tempo la dispnea. La ferita fu cucita alla le!"l.a, vi fu sopra applicala la garza e medicata antiselticamenl•3, avendo per di più sparso sul tubo da drenaggio un grammo di jodoforme. Dapprincipio la malata rimase senza febbre, al sesto giorno il polso che nei pa.ssali giorni di benes..:;ere aveva circa 100 battute arrivò a quasi 200 pulsazioni il minuto. Con l'uso continualo della digitale cadde presto a 110, frequenza che mantenne per lungo tempo. La fasciatura fu cambiala per la prima volta dopo 12 giorni, ed allora si trovò un pezzo del lembo cutaneo necrotico e il cuor e nuotante nella marcia; la seconda volla la fascialuea fu cambiata cinque giorni dopo. La completa guat·igione si ottenne finalmente, ma lentamente. Questo caso di Lotale ablazione dello slerno con apertura della cavità loracica è unico in chirurgia.
La reaezione dell'articolazione del piede, dell'anca e del gomito con conservazione d egli eplooncllll e delle eminenze muacolarl - KiiNJG - (Centra/b. fur Chir, 1882, N. 28 e Deut. Medie. Wochens, 25 nov. 1882, N. 48). Lo studio dei chirurghi di lintilare la r esezione in certe affezioni articolax'i alla più che possibile asportazione dell'osso compromesso va prend€'ndo ognora più forma determinata. Dopoché il Vogt ebbe dimostralo potersi operare con la conservazione non solo del periostio sano, ma ancl1e della contigua sostanza corticale, il Konig esegui ripetutamente questo processo, ed ora, sul fondamento di una più estesa esperienza, caldamente lo raccomanda. Nelle malattie Lubercolose del gomito egli si comporta nella seguente mQJliera. Approfittando di qualche ascesso per avventura esistente, fa un taglio Iongitudinale rasente il mar-
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gine inter no dell'olecrano e dell'ulna, distacca con un largo scalpello una lamina della superficie dell'olecrano con la inserzione del tendine del tricipite e la solleva con l'elevatore tanto da rimanere per mezzo del periostio e della sostanza corticale in connessione con la diafisi. In questo modo rimane aperta a sufficienza la parte profonda della articolazione per il proseguimento della operazione. Nell'articolazione del piede, stando al fatto che l'affezione tubercolosa ha frequentemente il suo punto di partfmza dalla inserzione della cassula alla superficie inferiore della tibia, fa un taglio longiludinale sopra un lato dei tendini estensori delle dita fino al collo del piede. Questa ferita è sufficiente per scoprire l'interno dell'articolazione. Ma se la esportazione dell'astragalo e della parte inferiore della tibia riuscisse difficile, si fa dall'altro Ialo del fascio dei tendini estensori un altro tAglio parallelo, la parte superficiale dei malleoli é separata con un lar go taglio in modo da formare una specie di lembo composto di parli ossee e di parti molli; quindi è eseguita la resezione della tibia con lo scarpello ed esportato l'astragalo. Nell'articolazione dell'anca in simil guisa attraverso il taglio longitudinale del Langenbeck si opera sul trocantere. Si forma così un lembo di parli molli di osso che da un lato comprende il tendine del gluteo e dall'altro si continua con la diallsi. Il resto del trocantere é portato via e, se necessario, distaccato con lo scarpello il mar gine interno dell'acetabulo, e cosi la articolazione è resa accessibile quanto basta. I resultati delle resezioni cosi eseguite furono soddisfacentissimi. Non è punto da temersi la necrosi della cor teccia o!:lsea conservata.
Brilrpastone della ot.tlfellea per ool.Utlael oroDloa, peril prot. LANGENBECK. - (Medical Times decembre 1882). Il Langenbeck ritenendo la cistifellea come sede principale dei calcoli biliari, conchiudo che, nei casi gravi di coleliliasi, in cui i ripetuti attacchi di colica, ed altri sintomi importanl i
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hanno convalidata la diagnosi, il paziente può essere liberato da ul~riori sofferenze, e dalle fatali conseguenze dell'ulcerazione della cistifellea per mezzo dell'estirpazione della cistifellea stessa. Ques ta sua conclusione è appoggiata dalla fisiologia e dall'anatomia patologica, che dimostra non essere la cistifellea un organo di assoluta impot·tanza per la vita, essendosi verificata più volle la sua.deficienza o congenita, o conseguente a processi morbosi dis truttivi. La fisiologia ci ricorda come alcuni animali superiori p. e. il cavallo e l'elefante ne sieno sforniti. E l'autore dopo serie considerazioni sull'andamento ùell'aao operativo, e de' suoi particolari risultati concbiude che di tutte le operazioni ad dominali per le quali è precedentemente richiesta la laparotomia, l'estirpazione della cistifellea, previalegatura del condotto cistico, deve riguardarsi come la meno complicata. L'operazione è descritta come segue. Un'incisione trasversa sulle pareti addominali in corrispondenza del bordo anteriore del fegato incontrata da un'altra incisione faUa in dir ezione paralella al muscolo retto, in maniera da formarne un taglio a T ed aventi ciascuna di esse la lunghezza in circa di 10 a 15 cent. permetterà di aprire la cavità addominale nel modo più conveniente. Il fondo della cistifellea vien'3 rintracciato sotto la superficie inferiore del fegato. Se il colon e gli altri intestini tenui vengono spinti indietro per mezzo di una larga spugna, ed il lobo destro del fegato stirato in alto; si scoprirA al disotto il ligamenlo epato-duodenale, e l'estremità anteriore del forarne del Winslow potrà venire stretto dalle dita della mano sinistra. Per separare il condotto cistico che trovasi più vet·so destt·a bisogna qualche volta median le piccole incisioni sbrigliare la cistifella dalle leggiere aderenze che può avere col periloneo e praticare poi la legatura del condotto con filo di seta a 2 centimetri circa fuori del fegato, quindi, sbrigliala la cistifellea dal tessuto connettivo che la mantiene in posto, dividesi il condotto con un colpo di forbici. Se per caso la cistifellea fosse molto distesa bisognerebbe cer care di diminuirne il volume per mezzo di un aspiratore, e ciò per prevenire la sua rottura, e conse· 16
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guente effusione del suo contenuto nella cavità dell'addome. Non bisogna dimenticare l'eslt·ema vascolarizzazione del fegato, ed evitare attentamente di lederne il te!suto. Raramente. in quest'operazione si deve ricorrere alla legatura di vasi sanguigni. Accennata in questa maniera l'operazione, l'autore fa la storia di alcuni casi occorsi nella sua pratica e per i quali avendo dovuto ricorrere all'atto operativo, questo fu sempre coronato da felicissimo successo.
Iuou•ala.meato del oorpl· e1tra.net nelle 011a. e uell., a.riloolaldoDl. - DeMENTJEu. - (Deut. Zeit. j: Chir. t882, XV! e Deut. Med. Woehens., 2 dicembre 1882, N. 49).
L'autore·aecenna alla contraddizione che esiste relativamente al nocumento clei corpi estranei fra la osservazione e la pratica dei medici. Mentre infatti non v'é alcun dubbio sull'incassulamenlo dei corpi estranei negli organi interni senza r eazione, generalmente ci si da un gran da fare per rimuovere questi cor19i estranei quando sono penetrati nelle ossa o nelle articolazioni. L'autore ba avuto l'occasione nella ult-ima guerra turco-russa d'osservare in 18 casi l'incassulamento dei projettili nell'articolazione del gjnocchio, anche quando non era s tata applicala nessuna fasciatura occlusi va asettka , ed erasi formala la suppurazione. Dopo che egli si è persuaso ancbe sperimentalmente della nessuna reazione cagionaLa dai corpi estrani come tali , egli dichiara come generalmente· superflui tutti gli sforzi dei chintrghi aventi di mira la loro estrazione:
UDillD~vo muso di dl&gnoll·per le lull&:doDl della..telta.
dAl femOI'JI. -
(Medical Times, gennaio, 1883).
Il dott. Treub riferendo un caso di lus.c;azione della testa del femore, richiama l'attenzione dei chirurgi sull'importanza dell'esplorazione retlale, come mezzo certo per riconoscere la posizione presa dalla lesta dell'osso in questione.
CHIRURGI C.,
Nei fanciulli il fot·ame ovale, ed il forame sciatico vengo nn facilmente raggiunti dall'indice introdotto nel retto per cui con la massima prontezza e facilita si possono appr·ezzare le po!>izioni anormali prese dalla testa del femore. Negli adulti questa ispezione riesce relativamente faci le per il forarne ovale; ma giovandosi di qualche anestetico ed introducendo la m11no nell'intestino si può raggiungere pur anco il forarne sciatico. L'autore raccomanda quindi questa specie d'indagine, as sicur·anùo che anche nei casi più dubbi conduce a dia~no5- i di certezza.
"TraplantamentoJ4l mueotvcbl;l oae,.Wuomo.-- (Bef'l. I(/ in. Woch, ~. 24, Maryland Medical Jour naJ., ottobre 1882).
Dopo l'estirpazione d'un vasto fibt·o-sarcoma ad un bicipite d'una donna di 35 anni d'eta, Helferir.h riempi la cavità con un pezzo di muscolo tagliato di fresco da un cane, fissand o il detto pezzo di muscolo in basso con sei e in alto co11 trenta punti di suLw·a colla minugia. Cura consecutiva con medicazione anliselL.ica. La paziente potè prestamenle flettere ed estendere il braccio, L'esplorazione elettrica, secondo Ziemsenn non manifestò alcuna anomalia e il muscolo trapiantato mostrò d'avere .consct·vato le proprie funzioni vitali.
RIVISTA DI OCULISTICA
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Jlatogellla 4el glauooma prlmltlvo. eueil d'Ophtalmologie)
PARENT. -
(Re--
L'essenza del glaucoma è ancora sconosciuta; non perciò· meno utile é conoscere la storia della controversa questione. Fin dal 1830 Weller diede una descrizione esatta dell' affezione e segnalò la oi8ione dei cerchi iridi:zzati; sin torna si frequentemente dai glaucomatosi accusato. Venne poi il Mackenzie accennò la durezza dovuta ad aumento dei liquidi nell'interno dell'occhio, che può giungere a provocare una vera distensione delle membrane oculari: l'essudazione siarosa che si sostituisce CO!>I al corpo vitreo induce l'atrofia: per pressione del pigmento coroideo ed alla fine rende laretina insensibile. Sicbel ('1837) ritenea il glaucoma il portato d'una coroidit.e da ottalmia venosa od artritica. Jaeger (1854) diede pP-1 primo il disegno ottalmoscopico del glaucoma; ma cadde nel facile errore di r itenere la papilla• prominente. Graefe nello stesso anno fece avvertire la pulsazione spon~ tanea dell'arteria centrale; ma egli pure cadde nell'inganno di ritenere la papilla saliente. P erò è egli che tre anni più tardi corregge quell'asserzione dimostra essere la papi!!& scavat.a; come accenna alla curabililà della malattia coll'iridectomia. Egli crede causa del male l'esagerata tensione.
RIVISTA DI OCULISTICA
.endoculare da essudazione siero!a per infiammazione del tratto uueale. Nel 11!61 Hoffmans dietro i dettati del Donders ammette la .sLessa causa, la stessa essudazione, che dipenderebbe però da una nevrosi dei nervi ciliari secretori (5• paio)..... L'infiammazione che manifestamente vi ba in alcuni casi é l'ef.fetto, non la causa dell'esagt!rata tensione; non trattasi in-
vero di essudazione sierosa, ma ùi ipersecrezione anormale dei liquidi intra·ocular i. Weber invece vuole si tratti di deficiente filtrazione per -ostruzione meccanica del canale del Fontana. La causa prima di essa ostruzione sarebbe un'iperemia passi va dei processi ciliari, causata dalle malattie o condizioni professionali che valgono a diminuire l'impulsione cardiaca e dispongono alle iperemie passive. Prieslley SmiU avendo osservato che nei glaucomatosi il diametro equatoriale del cristallino è aumentato, indica esso fatto come causa del glaucoma pel restringimento dello spazio "Zonulare del Zinn, d'onde un ostacolo alla corrente del liquido intraoculare dal cot•po vitreo verso l'acqueo, e quindi aumento di pressione, gonfiamento dei processi ciliari, spinta in avanti eJ accollamenlo del gran cerchio irideo alla cornea, con ostruzione della via di filtrazione ( it canale dello Schlemm). · Braiby invece riLiene il glaucoma primitivo una infiammazione del corpo ciliare e dell'iride, che p1•ecede l'aumento di pressionE', per ipersecrezione. Il processo risiede specialmente nel cerchio ciliare: all'in"ftammazione succede l'atrofia e l'obliterazione del canale finisce per essere da ultimo il solo efticiente dell;aumento della pressione. Knies e Wecker attribuiscono ìl glaucoma all'obliterazione -delle vie di filtrazione ; Ulrick ne ripone invece fa causa nelle alterazioni dell'iride (essendone diminuita la permea-bilità filtrante). Stilling e Laqueur a vece che alla scemate filtrazione anteriOI•e, ne accagionano la diminuita filtrazione posteriore (vene coroidali, spazio sopra coroideo ed intervaginale del nerv() ollico; vie li nfatiche, giusta lo Schwalbe) .
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Stellwag e Cusco ne accagionano la stasi venosa da rigidità della sclerolica. MauUmer ritiene essere il glaucoma una infiammazione del tratto uoeale, di natura speciale: l'aum~nlo di tensione ne sarebbe fenomeno ft•equente, ma non costante, ed i ~i sordini dipendono dalla propagazione dell'infiammazione d,alla coroide allo stralo dei coni e bastoncini retinioi . . . .. S'·ha quindi un glaucoma infiammatorio acuto (con inlor bidamente> dei mezzi); .fulminante (per generalizzazione dell'irido-cyclocoroidit.e ed essudazione della coroidea atlt·averso la retina)~ cronico ( per processo lento, con pt·opagazione dall'a vanti all'indietro ed escavazione papi Ilare tal'diNa, o dall'indietro all'innanzi ed escavazione precoce) . Sichel e P a rent 6nalment.e ammettono , ecletticam~nte diYerse cause di formazione del glaucoma, pur ritenende> che la sta8i oenosa (Graefe) ne sia il fenomeno eminente e predominante, donde gonfiamento ed edema dei pro~ssi ciliari, spinta del cristallino in avanti, compressione del gran cerchio arterioso e della base dell'iride, gonfiamento di questa ed otturamento del canale del Fontana con ostacolo alla filtrazione dei liquidi ìntra-oculari, ritenzione degli stessi e quindi aumentata tensione...... Se la sclerotica è morbida ed estensibile s'avrà allora ectasia che può giunger~ perfino al grado di bunalmo; se è rigida ed inestensibil~ s'avrà ·il glaucoma. B.
Det.rm.lp.astone quauU~th:a 4eUa _.ON& ooUa ke.-ato•oopl& (~to•oopl& retl.-loa) ooll'uo d'ç .ae~pllo.
•Peoohto ,P._uo. -
CutBR~T .
• Il ,processo sembra. rsovralutlo ,adatto '8 eolmare una la,cun~ circa l'esame dei miopi ai consigli di revisione. Non si può, in vero, esigere da ogni medico militare la pratica dell'esame all'immagine diritta, che implica una grande abililà,il posseso d'un ottAlmoscopio a rifrazione ed una eccellenteilluminazione. 11 pro~sso che segue si raccomanda per ·la sua facilità ,.
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rapiùilà e precisione; in pochi minuti puossi insegnarlo ben anco a persone estranee alla medicina, che senza fatica arriveranno a determinare la miopia nel limite d'una diotII·ia circa. Esaminando un occhio normalet•iscbiarato da uno specchietto piano torato al centro, l'osservatore vedrà la pupilla uniformemente rossa se rischiara l'occhio nel senso del gr·and'asse passante pella pupilla; se si inclina lo specchio •>bliquamente, la superficie rischiarata della retina si tras!JorterH. nel senso del nuovo as!je dello specchio, e l'ombra retini ca sì sposterà nel senso dello specchio. P er un occhio iperme tropo succederà lo stesso. Nell'occhio miope non accadra più cosi; se lo specchietto è a sufficienza distante dall'occhio l'osseroatore non vedrà più la retina, ma la sua immagine ROVESCIATA. Ora è facile assicurarsi che quest'immagine si sposta in senso inverso dei movimenti dello specchio. l.Jn secondo caso può presentarsi nell'esame dell'occhio miope; Lo specchio avece d'essere a sufficiente distanza può essere ben più vicino. In questo cal!!o, é évidente che l'occhio miope si c~mporterà come l'occhio normale e che l'ombra si sposterà nel senso dello specchio, giacché non è più l' imm{UJine rooesciatctbenstl'immagine retinicache si esamina (1) . Ciò fu esposto dal Cwquet nel1874 sotto la denominazione di Keratoscopia ed il Parent ne fece oggetto di accurato studio nel 1880, il Loiseau nel i882. P erò il titolo dovrebb'essere mutato . . . . a vece di Keratoscopia dovrehhesi dire Fantoscopia reiinica; denominazione che togliendo di mezzo un malinteso, farebbe entrare il melodo nel novero dei mezzi d'esame obbiettivo della refrazione dell'occhio. Ora aggiungiamo: Se il punto remoto dell'occhio miope è in x e l'osservatore si colloca collo specchio piano a maggiore distanza, vedra l'ombra che si sposla in senso oppos to d~llo specchio; ma se si collocherà in x gli sarà impossibile di determinare il senso nel quale l' ombra si muove .... Con (l) Nel primo oaao .iofatU l'osse rntore tro't'ui -al di là del punto focale di formazione dell'l mmagiae (reale); oel ••condo ata aul decorao del t1.scio coo~ergeote prima della sua riunione focale. B.
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RIVISTA
diversi tentativi giungenclo quindi a collocarsi in x, allora misurando la distanza di x dall'occhio avrà la lunghezza fo· cale della lente correttiva della miopia. L'esperienza mostra ~h e è facile trovare esso punto x, od un'approssimazione di 1 a 2 centimetri, il che vale una det.erminaz10ne del grado della miopia con una a pprossimazione inferiore ad un pollice. Pei consigli di r evisione, ove si tratta non già di determinare rigorosamente il g r ado r eale della miopia, ma solo di sapere 8e è eguale o superiore a 6 D (od 1J6) il medico, munito d'un r egolo misurante 18 centimetri si collocherà immediatamente a questa distanza dall'occhio, e, se constata che v'Àa incertezza nel senso dello spostamento, potrà affermare che la miopia é eguale a 6 D od 1[6; conchi uderà per una miopia superior·e se gli spostamenti dell'ombra s i fanno in senso inverso agli spostamenti dello specchio .. Una per·sona non solo all'oltalmologia profana, ma pur ingnorante di medici nn, potrà cosi ·arrivar·e in alcuni minuti a valutar e con approssimazirme surfìciente il grado d'una miopia per poco sia elevato • La ·sola precnuzione a prendere é di vegliar>e che l'osservato durante l'esame guardi a distanza: si riconosr.erà l'intervento della sua accomodazione osservando la pupilla. Se questa si contrae o si dilata, il muscolo accomodatore si as· socia a questi movimenti ed imporla richiamare l'osservato alla fissazione a dislanza . In alcuni individui può riscontrarsi uno spasmo clonico o tonico (f) dell'accomodBzione, che i movimenti deli'iride manifesteranno. Per tale ragione la de· terminazione può diventare impossibile e le misu1•e successive dare dei risultati diflì•renti per lo stesso occhio. Sarà lo stesso se l'osservato simula e tenta fissare da vicino per ingannar·e. In questi due r.asi basterà ricorret•e all'atropina, o meglio ancora all'omotropina per toglier di mezzo ogni difficoltà . Negli esami fnntoscopici Ì'l di nece~sila preferire lo spec chio piano al concavo: l'ombre sono sommamente piu nelle e più facili ad osservarsi; lo specchio concavo ha pure l'inconveniente di obbligare l'osservatore a collocarsi sempr«:" ari una più g-rande distanza dall'osservato, il che costituisce
DI OCULlSTICA
.una certa difficoltà per far lentamente muovere le ombre, eome richiederebbesi per riconoscere il sen?o dei loro movimenti. (Vedi Società di Chirurgia di Parigi, ~ ed ula 31 maggio 1882 - Annales d'Oculislique, novembre e dicembre 1882) .
.DUturbl 481 moTfmentl auoolatl 48A'll ~ooJd per aslou touloa. - L. K ovAES e I. KERTESZ, - (Arch f. e:~:per. Pathol. XVI e Centralb. f. die med. Wissens, 30 dicembre 1882, N. 52).
Gli sperimenti eseguiti dagliautori a istigazione del pro r. Hog)'es hanno condotto ai seguenti resultati: Nella coordinazione bilaterale di ambedue gli occhi si generano dei disturbi quando il clor oformio, l'etere, la morfina, la codeina, la picrolossina sono introdotte nel torrente circolatorio in notevole quanti la. Questi disturbi si producono pure nel corso dell'asfissia. Essi ·consistono in azioni involontarie associale degli occhi e i n oscillazioni nistagmiche che negli avvelenamenti col clorofomio, etere e probabilmente anche con la codeina, come pure nella asfissia sono caratteristiche, mentre nell'avvelenamento per morfina e picrotossina non erano altro che piccole contrazioni del globo oculare, la cui direzione non potè essere de· ter minata. I movimenti bilaterali involontari caralLeristici consistono nel nislngmo verticnlc che si mostra nl principio della narcosi cloroformica, ovvero in una deviazione o strabismo convergente bilatera1e che lentamente passa nella posizione opposta, cioè in una deviazione o strabismo divergente bilaterale, da cui di nuovo lentamente tor na alla posizione pr imitiva. Questi movimenti si ripetono durante la narcosi una o due volte, co~icchè veramente potrebbero essere riguardati come un lento nistagmo rotatorio. Nella narcosi dell'etere si manifesta in ambedue gli occhi con o senza nistagmo verticale una deviazione inferiore laterale con rotazione laterale, dalla quale posizione il globo oculare lentamente, nella maggior parte dei casi anche durante le. narcosi; talora solo sul prin·
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RIVISTA DI OCULISTICA
cipio del risvegliarsi, torna nella sua posizione primitiva. n nislagmo orizzontale che in un caso durò più minuti, apparve nell'avvelenamento per codeina. Per l'azione del sangue asfittico si manifestò nello stadio della difficile inspirazione ed espirazione il nistagmo verticale bilaterale, che ora passò in riistagmo convergente bilaterale ed ora in esoftalmo. Nel terzo e quarto st~dio dell'asfissia ambedue gli occhi erano rotati lateralmente fino ·au'.ultJmo .respiro. Con l'arLificialetrichiadloalla vita, sul ;principio dello svegliarsi comparve ugualmente il nistagmo bilaterale. l movimenti passi'Yi biletenaJ.i ltegli occhi che di regola accompagnavano i movimenti del-cdrpoe della testa, per l'azione del cloroformio, dell'etere, dell'idrato di .cloralio, della nicotina, della coniina, della stricnina della picrolossina, del curaro, della morfina, della.narcotina, della codeina, della alt·opina o si stancu v.ano o celS511.l'Ono atraLto. Con tutte queste sostanze, eccello il curaro, e per l'azione Jel sangue asfittico il processo di eccitazione e di depressione si effettuava, secondo gli autori, nei centri nervosi dei movimenti associati degli occhi.
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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA
Una parola dell' anatomia a propollto 411Ul& questione . 41 8slologla e 41 ollaloa. - GoLGI- (Gau. degli Ospedali, 1882, N. 61, 62, 63, 64, 67, 69, 70, 71 e 72)0 In ordine alla localiuazione delle funzioni nella corteccia cerebrale, tra fisiologi e clinici è andato sempre più assodandosi il concetto generale nel senso seguente: 1. Che nella corteccia esistono delle ben circoscritte zone psicomotorie, situate nella parte media e anteriore del cervetlo (circonvoluzioni pre- e post-rolandiche e alcune di quelleprospicenti la fossa silviana), che hanno il còmpito di trasmettere l'eccitazione volitiva a corrispondenti gruppi di · muscoli destinati ad effettuare certi movimenti, eccitazione che dovrebbero trasmettere per la via delle fibre nervose, col mezzo delle quali gli elementi muscolari 8arebbero 'i n comunicazione diretta colle cellule delle zone corticali corrispondenti; 20 Che vi esistono pure allre ben circoscritte zone, zone psicosensorie, che sarebbero situate nella parte posteriore del cervello, e specialmente nelle circorwoluzioni occipitali, in cui le impressioni emananti dagli organi dei sensi si r ap- · presentano alla coscienza e acquistano il carattere di percezioni sensorie. Senonchè molli punti rimangono ancora oscuri s ia da1 l-ato fisiologico sia dal patologico; nè insignificante è il disaccordo circa la prer.isa situazione dei singoli centri motori. o
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e peg~io ancora dei sensori, nonchè circa \' inlerp1•etazio ne ·dei falli fondamentali, per cui alcuni tenderebbero a ritornare alle ben note dottrine di Flourens, che in sè racchiudono la più recisa negazione delle localizzazioni stesse. Infatti tra la dottrina di Flourens, che considera l'intera massa encefalica come funzionalmente omogenea, per cui tanto nel suo complessn quanto in ciascuna sua pa1•Le adempierebbe le stesse funzioni, e quelltt opposta di Hitzig, pe l quale i cosidelti centri sono le uniche vie per cui le diverse attività psichiche si esll'insecano, si schiet·ano altre dottrine intet·m ediarie, le quali attingono in certo modo da ambedue, rifiutandone gli estremi. Soltmann ad esempio non ammeUe che un segmento di un .emisfero cerebrale possa essere sostituito da un allro segmento qualunque delk> stesso emisfet•o, ma ammette che la perdita di sostanza di un lato possa Yenir compensata dalla
funzione ace1·esciula dalla sezione simmetrica del lato op_posto. Carville e Duret, con esperienze ben note, avrebbero diJnostrato inaccettal.Jile la ipotesi di Soltmann della della compensazione e stabilito invece che le funzioni delle parti .distrutte possono essere assunte da altre parli circonvicine. F ~rrier, per spieg-8J'e il diverso etfetlo elle produce nei vari animali la dislt·uzione dei centri corticali, ammette che
le di verse spacie di animali posseggono fin da Ha loro nasci La un grado variabile di o1·ganizzazione primitiva della facollè di locomozione nei cenL1·i mesencefalici, aul.omalismo dei movimenti che, svilu p paLo nei gradi inferiori della scala, esiste appena nella scimmia e nell'uomo. 11 corpo strialo rappresenter·ebbe il centro in cui tendono a organizzar si i movimenti inizialmente dipendenti dalla volontà, e là si tr o verebbet·o in certo modo ripeLuli i singoli centri della corteccia. Sicchè il riprislinamenlo delle facolLa motrici nelranimale (cane) mutilatu dei cenll•i motori corticali non sarebbe che .apparente; in realtà esso non conserverebbe elle ciò che -v'era in lui di automaLico, di organizza to nei gangli inferiori. Di mollo interasse e in s ufl'ìcenLe accorclo coi dati anato-
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miei sono le conclusioni di Luciani e Tamburini. In pl'imo luogo, per spiegare la compensazione dei fenomeni paralitici, per essi non è accettabile il coneello della sostituzione funzionale delle aree cir convicine, nè il sorgere della fun ziond psico-motoria nei cenLri basilari, ma bisogna ammettere che anche ques ti ultimi !"iano fisiologicamente centri della motilita volontaria, e che lo sviluppo o il perfezionamento di tale loro funzione produca la guat•igione dei fenomeni poralitici e la produca tanto più presto quanto più sviluppato et•a già in essi not•malmente tale funzione .. In secondo luogo la compensazione dei disot·dini visivi e uditi vi, conseguente a distruzione ùei rispettivi centri di un solo Ialo, accade almeno in parte pereffello dei centr•i del lato opposlo. Da ult\mo la corr.pensazione che avviene dietro mutilazioni bilaterali incomple'!le si compie dalle porzioni rimaste i ntatte dei centri; e siccome una compensazione accade anche i n seguito della estirpazione di tutte le regioni che si ritengono come centri corticali delle percezioni visive, cosi essi a mmettono che, o'tre quelli della corteccia, esistano anehe centri basilari delle percezioni visive, probabilmente rappresentati dai corpi bigemini e dai talami, in cui si effettuer ebbe un aumento funzionai~. Tre i contrari alla localizzazione troviamo principalmenleGoltz, che anzi accetta quasi la dottrina di Flourens. !Per esso, qualunque sia la sede della lesione corticale, gli effelli consecutivi non sarebbero essenzialmente diversi, e solodipendenti dalla va ria estensione della lesione; i fa tti paralitici immediati poi sarebberodaconsiderarsi come fenomeni di inibizione, cioè non dipendenti dalle distruzioni corticali, bensi da temporanea sospensione della fuuzione dei centri n e r vosi persistenti, alcuni dei quali, ad es. quelli deputati a m ovimenti macchinali, come il camminare, il correre, ee~., esisterebbero nel cervelletto e suoi annessi. Compiuta codesta rivista l'autore si domanda qual parte sostenga l'anatomia di fronte all'agitarsi di una questione tantoimportante. A prima vista pare che la dottrina delle localizzazioni abbi& avut-a ampia conferma nei risultati dell'anatomia microsco~
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piea, poicl1è si sarebbe trovato corrispondere (Betz) alla funzione motori a di alcune circonvoluzioni una r al'ticolare e ti piea organizzazione islologica differente da quella della zona ~en soria. Ma per Golgi i dali di Betz appartengono alla seri e delle facili conferme, che sempre fanno seguito alle nuove dottrine si fisiologiche che patologighe Be tz nei suoi lavoPi sostiene che nelle localila che corrispondono ai centt·i motori si trovano delle cellule gan~liari speciali, che si ùiestiAguerebbero dalle comuni per la decisa forma piramidale, per il cospicuo diametro, per essere provvedute di un dislinlo prolungamento basale, per la rassomiglianza alle cellule gi~anti spinali e per la disposizione a gruppi o a nidi. l n seguito egli credette di ammettere ancora una speciale disposizione o distinzione in strati differenti nelle varie zone. Golgi, allo scopo di verificare colali asserzioni, volle stabilire un esatto confronto isto-morfologico ·tra due circonvoluzioni che potessero in certo modo considerarsi come tipi funzionalmente contrapposti, e prescelse la circonvoluzione cenl rale. anteriore, appartenente alla zona rnotr.ice, e la circonvoluzione o~ipHale supel'ior e, che farebbe parte della !:ensoria (centro visivo), e giunse alle seguenti conclusioni finali: 1" Non esistono tra le indicate due circonvol uzioni differenze essenziali relative alla forma delle cellule gangliari ·disseminale nella corteccia rispettiva, e sl nell'una che nell'altra vi si possono distinguere 4 tipi di cellule, cioè piramidali, fusiformi, globose e affatto irregolari. Prevalgono l~ piramidali e occupano di preferenza i due o tre quioLi dello strato grigio, indi le fu~iformi, che stanno di preferenza n elle parli profonde, ove esistono fasci di fibre nervose; le globose poi, che sono piuttosto scarse, trovansi irregolarmente disseminate nei diversi strati, con qualche prevalenza verso la superficie, oppure pro!ondameule, ove abbondano le fusiformi. Coteste differenze dipendono senza dubbio da -condizioni locali di sviluppo, prevalendo le cellule fusiformi là dove abbondano fasci di fib1·e nervose parallelamente avanzantisi verso la superficie, i quali devono perciò co-
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str ingerle a svilupparsi piuttosto nel senso del loro anda· mento; mentre le forme affatto ir regolari trovansi di regola nelle parti profonde della corteccia, massi me in corrispondenza del fondo dei sonchi, perché la è più irregolare l'intreccio dei fasci di fibre. 2" Non esistono differenze di diametro delle celluJe, o ~Imeno non può dirsi che le zone moll'ici siano caratterizzate dalla presenza di cellule di diametro eccezionale, h'ovandosi cellule giganti anche nella delta circonvoluzione sensoria. Del resto anche il diametro delle cellule è pure in rapporto colle condizioni locali di sviluppo, ed è naturale che esistano in maggior numero di cellule di diametro minore o ve la corteccia è meno spessa, come nelle circonvoluzioni occicitali. 3• Non esistono differenze nella disposizione o st.ratifica.zione, né tampoco potrebbe esser falla una vera distinzione in strati; ma se pur la si vuoi fare per comodo di descl'izione, si pos..,ooo distinguere solo 3 strati, comuni alle due porzioni esaminate, e cioè uno superiore, occupato a prevalenza da cellule piramidali piccoleo medie; uno strato medio, più grosso occupato da cellule piramidali medie e grandi; infine uno strato profondo, occupato da cellule piramidali medie e grandi, e in prevalenza da cell ule fu siformi. Non si capisce poi a cl1e si riferisca l a doscrizione di uno o due strati di granuli faLle da Meynert e da Bctz. 4• r\ o n si J..lOssono dimostrare differenze circa il modo con cui le cellule ga:1gJiari delle due circonvoluzioni in discorso si mettono in rapporto colle fibre nervose. Ma v'ha di più: si hanno per contrario dei dati positivi per sostenere che nelle diverse zone corticali non vi può essere assoluta separ·azione della funzione sensoria dalla motoria, e in certo modo,. riguardo alla sede anatomica, le stesse due funzioni devono essere compenetrate l'una nell'altra, ed è il fatto ste!:tso che i due diversi tipi di ceUuJe che sembravano appartenere rispettivamente alle due sfere motoria e sensoria esistono costantemente mescolate insieme nelle diverse zone studiate dall'Autore. Tale induzione anatomica trova del resto valido appoggio
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in alcuni falli fisiologici e clinici. Già da tempo Tamburini, nel suo lavoro sulla fisiologia e patologia del linguaggio,. aveva espresso l'ipotesi che i centri psico-motori potessero· considerarsi come misti, cioé in pari tempo percipienti ed eccito-motori; opinione a cui si associarono più tardi Luciani e Albertoni. Molti poi tra gli esperimenti di Ferrier intorno. ai centri psico-sensori parlano in favore di una comunanza di sede o sovrapposizione delle due specie di centri. E riguardo a falli clinici e anatomo·patologici, troviamo specialmente osservazioni, come quelle di Tripier. di Petrina e di' Exner, le quali mostrano l'intimo rapporto esistente tra le paralisi unilaterali di senso e di moto e le lesioni dei cosiddetti centri corticali psico-motori, per cui Exner conclude che non esiste un campo corticale motore e uno di senso, per· es. dell'estremità superiore, ma piutlostQ un solo centro corticale, in cui hanno luogo i processi centrali relativi a questa estremità, e si manifestano da un lato con impulsi volontari al movimento, dall'altro come impressioni lattili dell'arto. prodotte da stimoli esterni e divenute coscienti. E qui torna acconcio il ricordare un'opinione già da temposostenuta da Golgi, e cioè che le differenze funzionali inerenti alle varie circonvoluzioni cerebrali trovano la loro ragione, non già in particolarità di struttura delld medesime,. sibbene nell't~ndamento e nei rapporti periferici dei fasci nervosi: la specificazione di funzione delle varie zone cP.rebralì sarebbe determinata dalla specificità d"ll'organo cui perife · ricamante le fibre nervose vanno a metter capo, non da una specificità di anotomica organizzazione di quelle zone. Alla suenunciata legge della indivisibilità della sede anatomica delle due forme di attività del sistema nervoso centrale farebbe eccezione la circostanza della rigorosa separazione nel midollo spinale di una parte motoria (corna anteriori) e di una parte sensoria (corna posteriori). Senonchè l'eccezione non sembra assoluta, emergendo per es. da esperienze di Mosso e Pellacani (che si accordano con alcuni resultati istoll)gici dello stesso Golgi e colle esperienze di Tiirch e di Woroschilotf) che alcune forme di movimento si possono attribui re esclusivamente all'azione dei cordoni
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posteriori e dell'l'slremn parte poslel'iore dei cordoni laterali e fors'anca delle corna posteriori. L'anJamento delle fibre net·vose e il loro modo di comportarsi, dai rispetti \'i organi centrali d'origine fino alla perifer·ia e vicever sa, ò tullora uno Jegli argomenti di piu difficile !<ludio, e forse le diftìcoltil sotto in parte insuperabili. Tuttavia og-gi si pot"seggono tal uni fatti pot·ziali che conll·aJdicono lo.lune dottrine lìsiologiche in generale accettate. Golgi da alcuni suoi s tudi, rife rentisi spec·ialmente al con· leg no delle fibre net•vosc centrali, ha concluso che: 1• Per uno delle due categorie di fibre nervose da lui distinte é escluso che mettansi in t'apporli tliretli, individuali, con corrispondenti individualità cellulari, efl'elluandosi invece il rapporto coll'intermezzo di una rete di formazione assai complicata, rispello alla quale non è possibile stabilire limiti di sorta; 2• l n ordine alla seconda categoria di flbl'e nervose, egli ammette che siano in comunicazione dire lla colle cellule gangliari, ma assolutamente la comunicazione non é isolata perché il filo comunicante, che è in pari tempo prolungamento nervoso di cellula gangliare e cilinder-axis di una fibr·a miùollaee, mellesi mediante uno quantità più o mC'no grande di fibrille laleroli in rapporto colla r ete diffusa suddelta; a• P el' contrario le singole fibre nervose in generale si mettono in rapporto con estesi gl'uppi di cellule gangliari, e inYersàmente ciascuna cellula può essere in connessione con parecc hie fibre nervose, ed anche con fibre aventi funz ioni verosimilmente diver~e; 4• Le fibre nervose già appartenenti a fasci che hanno destinazione ben determinata, non hanno decorso isolato, ma col mezzo di fibrille collaterali, insinuantisi nella sostanza grigia, formano rapporti anatomici complicati, quindi anche funzionali. Per l'insieme di questi ratti istologici pare possa con sicur ezza asserirsi, che negli organi centl'ali ne!'vosi le fibre, anzich~ mantenere un decot·so indipendente e isolato, presen\ano invece molteplicità di r apporti colle cellule gangliat·i.
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Probabilmente poi tuli rapporti tra fibre e cellule esistono anche riguatdo a gruppi cellulari spettanti a diverse e lontane province, e per tutto il decorso delle fibre stesse dal midollo fino alla corteccia cerebt·ale. Dietro tullo questo devesi argomentare, essere assolutamente inammissbile la esistenza di areo ben circoscritte ùi distribuzione centrale delle fibre nervose centripete o centrifughe, e potersi solo ammettere dei territori di prevalente e più diretta distribuzione. Dal punto di vista anatomico deve quindi negarsi l'esistenza di aree esattamente cit·coscrille nei rapporti funzionali, e massime nel senso della dottrina localizzatrice; e tutt'al più si è autorizzati ad am- • mettet·e delle vie preoalenli od eletlite di trasmissione. Volendo utilizzare cotali notizie per le questioni relative olia scompaPsa o compenso, che avviene piu o meno presto dopo l'alto operatorio s ulla corteccia, dei fenomeni paralitici o dei disordini consecutivi, l'interpretazione che meglio armonizza coi dati anatomici è quella di Luciani e Tamburini, i quali parlano di sviluppo o perfezionamento o aumento funzionale di altri centri psico-motori e psico-sensori esistenti nei gangli basilari ùel cervello, senza escludere però anche l'azione dei centri del IaLo opposto, nè quella di porzioni di centri per caso rima::;te intatte. Nell'accettare ciò Golgi non ammette in pal'i tempo che le cellule ner vose tlella corteccia siano di natura più elevata delle cellule •dei nuclei basilari, e nemmeno di quelle del midollo spinale. Ci rendiamo ragione ancora Jelle incertezze circa la indicazione topograiica, il numero e la delimitazione dei singoli centri e via dicendo; e riferendoci alle deduzioni che si vollero trarre dagli studi intorno alle cosiddette alterazioni asce ndenti e disce ndenti, può ùirsi che sono in gt·an par~e non giustificate. Se fosse vera l'opinione generalmente accettala, che le tìbro nervose decorrono isolatamente dni ri· spellivi punti d'origine centt'ale a! corrispondenti punti di terminazione periferica e viceversa, allora daLa l'intet•ruzione di una fibra e conducibilita centrifuga o la distruzione dell'ot·gano destinalo a sviluppare L'eccitamento cenlripelo, sa-
rebbe da aspellarsi una regolare e non intet'l'Otle. atrofia
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ascendente o discendente. M a non esistendo in fallo !" isol amento completo non SIWanno quindi da aspettarsi sempr e le ali'ofie relativo, ed infalti Biswan~er non ottenne mai risulla lo positivo nei cani, ri gutu-do alla degenerazione !'<econciar ia discendente dei diversi sistemi di fibre del m idollo spinale, dopo l'ospor·lazione della zona motrice cor-ticale. BiS\Yanger opina quin.li contrar iamente a FerriCI', che nel rttccennota zona non debbasi r icercnee il punto terminale delle fib1·e cenl!•ifughe: conclusione che pur·e, secondo Golf!i non o esalta poi•:hè include l'isolamento delle fibre, che in r caltù non esiste. Dalo il caso, dire Golgi, della distruzione • .di uno ùi questi ccntr·i, n on c'e ragione perchè si debba ritenere soppressa l'allivilà delle fibr·c relativ e, c che debba av,·en irvi aLr·ofia o clegcnemzione, clal mom ento che esse stanno i n r elazione con ollri centri, nei I'JUali può anzi aver.· luogo un aumento di allivilù. Come uller·iore corollario degli ultimi studi anatomici , r·i· g-uat·do al m odo d'ap-ii'e dl3i divci·si slruli g r·igi dei cenll·i, emerge che in essi ha luogo, non g;à. un'azione individuale i solata delle singole cellule ncr,·ose, bcnsi un'azione d'insi eme di estesi gruppi cellular·i , e fOI'S'anco ùppartenenti a Z•me di verse. A ggiungasi che nella corteccia clnlle cir convol uzioni (e forse in lulle le pr·ovincie di sostanza gt•igio), !ungi dal ,· c· ri fica t·si r esistenza di ar ce anatomicAmente clelimitntEI, per ùifft:r enza di formo, di gt•attclezz:l, di disposizione degli e le· menti, pet· speciale clecor·:=:o delle fibre nervose, ecc. , esiste i nvece indistinto passa~gio lra l'una e l'allt·a, anzi tra un punto e l'alli'O della COI'teccia, non escluse l o ar·ce che sur eb!Jei'O deputale a funzioni ofTt'l llo rliven: e, e in pori tcmro u n intimo collegomenlo Ir a l e diverse parli m ed iante una r ete compli~alissi ma, alla cui fo1·mazione concorrono tutti ~l i elementi net•vosi dei vari sLeali eli sostanza g rigia. Ad onta di lutto questo Golgi, !ungi dal dicltioraro cltr l'anatomia non è favor evole alla dottr·ina dell e loralizzazion i, C'gli raccella, p('rò con r c><ll'izioni e!>somdn li l'ic:pello n ila -d o ltr·i ua ùi H i l zig e seguaci . 11e~pi n~e infatti il rflppor·to ll'l.\ la specificità della funzion o e una pt•etN;a specificita della
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materia dei centri, che non esiste, e ammette inve~ che lediffe renze di runzione stanno in r elazione coi rapporti pet·ifer ici J elle fibre che vanno a metter capo nelle diverse zone cortica li avvicina ndosi in certa g uis a a Flourens e a G.oltz. Coll'over stabilito poi che non esis tono zone ben delimitate di dis tt•ibuzione delle fibre nervose, ma solo aree di pre valente dis lribu?.ione, ecc. , esclude. il secondo punl{) rondame ntale della dottrina di H itzig, e cosi é r P.sa plausibile, in casodi dist1·uzione deL s ingoli centri, la sostituzione runziouale di altre provincie aventi rappot·ti meno diretti cogli s tessi. sis temi di fibre. E. G.
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Rl VISTA DI TERAPEUTICA -----o=~~~-----
111oclo ~~emplloe ed etJlca.oe 41 oura.re lo apumo degUl aoriva.nl. - J . N. vo:-~ NvssBAUM.- (De1ds. med. Woehens., 21 ottobre 1882, N. 43).
Il melodo di cura adoperato dal prof. von Nussbaum con buon successo in molli malati affetti dallo spasmo degli serivani consiste in questo: Sui diti t'iunilidella mano ben distesa fa aprlicare un braccialetto (Bandsehltn.ge) di gomma induritA ovale trasversalmente, lat'go tre centimetri, in modo che cuopra il pollice solo nella ultima falange, il secondo, il terzo o il -quarlo dito solo in corrispondenza deHe prime falangi, mentJ·e il quinto dito rimane libero. Sulla s uperficie dorsale di questo bt'accialetlo è fh:sata a vile l'asta d'una penna in modo che la penna tocc:hi comodamente la carta su cui deve scriversi. Questo apparecchio si deve tenere solo con la mano fortem ente estesa. In questo sta secondo il Nussbaum la ragione · .essenziale e 1a causa della guarigione. Per tal modo sono chiamali in contrazione gli estensori delle dita e gli abdutt ori del pollice; i flessori e l'opponente e l'adduttore del pollice ·sono posti fuori d'attività. Ora, secondo il concetto del Nussbaum nello spasmo degli seri vani esiste sempre una contrazio ne spastica dei flessori e degli adduttori unitamente ad uno -stalo di debolezza degli eslensot'i e degli abdullori . Benchè for se con questa ipotesi non si possa spiegare completamente l a causa della malattia, è cet·to però che il Nussbaum ba ol-
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tenuto con questo metodo dei resullati maravigliosi tanto da permettere ai malati di tornare a. scrivere subito dopo cominciala la c·ura. Anzi mfmtre con ogni altra cura è sempre necessario cessare dallo scrivere, col metodo del Nussbaum invece lo scr.ivet•e è una condizione necessaria alla guarigione. Concludendo il Nussbaum afferma che tutti coloro elle 11vevano il vero spasmo degli scrivanie non erano in grado neppure di accozzare il loro nome, non che scr ivere due righe, col braccialetto C'on la piu grande loro meraviglia poterono subito senza fatica e chiaramente scrivere un paio di pagine; che non mai, durante la cura, si manifestò alcuna traccia di crampo; che i dolori cessarono rapidamente; cùe i malati, dopo la guarigione, tornnr•ono molto presto arJ imparare l'ordinario us o della penna. Lo scrivere col braccialetto pont~ in modo molto razionale i muscoli presi dallo spasmo fuori di azione, e fortifica con una accurata ginnastica gli antagonisti indeboliti.
Cura del ma.J.l ooueoutlvl al rUfreddamento delle e•tremltà. -LA:PATIN. -(S. Petersùurgermed. Wochenachrift, N. 38, i882) .
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Vediamo non di rado che individui i quali ebbero a jpatire non gravi raffreddamenti soffrono poi per anni ed anni dei disturbi a quelli consecutivi . Questo fatto si osserva encbe allualmente che son gia trascorsi parecchi anni dalla campagna russo-·turca. Per citare un esempio ·il reggimento di fanteria Eriwan dur~nte l'inv'3rno '1877-18, d(llle sue posi~ioni presso DeweBojun era molto esposto al freddo, ed anche adesso, eoloro che là ebbero a soffrire leggeri raffreddamenti si lamentano talvolta di dolori, di prurito cosi incomodo da non essere in grado di calzare gli stivali. Questi sintomi sono più acce·ntuati alle dita dei piedi e all'articolazione del car po. ln altri individui compariscono delle vescicole sulle parti che il'iseolirono maggiormente l'azione del freddo.
DI TERAPEUTIC.\
I mezzi atlualmenle in uso restarono inefficaci, per lo che l'autore ricorse ad un medicamento che era già caduto nell'oblio e consiste in acido nitrico diluilo ed acryua di menta, ecc. Si applica dapprima una volla poi due volte al giorno pennellando ·la parte affetto.; dopo tre o quattro pennellazioni si manifestò già un miglioramento noteYole e dopo una sellimena o due, si dissiparono gli incomodi fenomeni. La pelle pennellata si colora in bruno, si secca e forma una leggera crosta, caduta la quale si forma nuova pelle al lutto sana .
n blamuto oome antlsettloo. -
KocHER. - (Co rr•espondenz-Blait jur Scluoeizer J1erzte, l 5 dicembre ·1882, N. 24).
Già nella l"ua pubblicazione sull'iodororme (Centralùlatl.fur Chirurg.) il prof. Kocher annunziò il bismutp come un nuovo mezzo per la meclicalura delle ferite. Ora da uno scritto del Dr. Schuler compilalo solto la direzione del prof. Kocher resulta che il magistero di bis muto è di fatto fornito di proprieta antisettiche, cioè arresta lo sviluppo dei batteri do. putrefazione. Inoltre esso ha sulla ma~gior parte degli altri anti5'ettici conosciuti il vantaggio di essere, se non in dosi troppo alte, innocuo per l'organismo. Solo con l'uso di molto grandi qunntita sulle ferite fu osservata la stomatile acuta, . il catarro intestinale con diarrea e la nefrile desquammaliva. Dopo mùlte prove il modo migliore di applicar-e alle ferite recenti la meclicaturn col bismuto fu trovato il seguente: Si usano due miscugli nell'acqua di nitrato di bismuto Roltilmente polverizzato, il primo all'uno per cento e l'altro al dieci per cento; quello è spruzzato con un semplice schizzelto di tempo in tempo sul campo della operazione, onde così tutte le parti della ferila sono coperte di. un sottile slrato di bismuto. Dopo la operazione la ferita (} ancora cosparsa del miscuglio al 10 •1. e quindi posti tutti i punti di cucitura senza però stringerli, ed applicata la medicatura sotto forma di pezzi di fascia inzuppati nella mescolanza al ·10 "io che si coprono con un pezzo di tela di caulchouc, con ovatta ed uno. fascia asciutta. Cambiando la prima volta la fasciatura
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RIVISU
dopo 12 o 48 ot·e, sono sert·ali li punti di sutura dopo avere bagnalo la ferila con la polliglia di bismuto, senza applicare in nessun luogo il drenaggio. Poscia tuU13 le volle che lo e!!-ige la secrezione, è cambiala la medicalura. Le suture sono tolle al $Oiilo tempo, e nel caso che in alcuni luoghi, la cicalt•izzazione della ferila non sia completa, questi sono coperti con la solila poltiglia di bismuto. Nei casi io cui il sangue può essere esallament.e art•eslalo durante la operazione, le fet•ite sono chiuse in tuua la loro estem;ione e quindi applicala una fasciatura fortemente compressiYa con slt•iscie d'empiaslro adesivo. Sono sta li raccolti 36casi tt·atlati col bismuto quasi tuLti guarili regolarmente per riunione immediMla, per quanto questo era possibile. Sono un caso di resezione della mandibola; 1 di escisione della lat•inge; 1 di estirpazione mollo estesa delle glandule del collo, 7 escisioni di tumot·i scr ofolosi; l c~scisione di mammella; 7 operazioni r adicali d'ernia; 2 cast•·azioni; 1 spaccatura di iùt·ocele; J frallura complicata di avambraccio; 2 resezioni del gomito; 1 della mano; 1 amputazione del femor e; 5 artrotomie e r esezioni dell'artirolazione dell'anca; 4 simili d.~ ll'orlico lazione del ginocchio; 3 resezioni alla Choparl e 2 della prima arlicollizione met.Htat•so-falangièà.
Tra.ttamento della. meDIDgite cerebro-spbla.le. - (Margland Medical Journal - Baltimora, ollobre 1882). Il professore H. C. Wooù riassume una lettura clinica nel modo seguente: Durante i primi tre o quatlre gio rni negli indh, idui forli e r obusti, debbono esser e applicale mignaUe, o coppelle alle tempia o alla nuca ed ai lati della spina, bo t'se di ghiaccio sulla testa ed alla. nuca per i primi giorni, ed in alcuni anche per una $>Ollimana. P er mitigal'e la cefalea, l'ag itazione, il delir io, il migliore agente è il bromuro potassico, da gr amm i venti a ll'enta ogni tre ore. Si uumenla la sua efficacia aggiungendo il cloralio (a dose usuale di dieci grani). oppure per quelJi che no n
DI TERA PEUTICA
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t ollerano il cloralio, la tintura di giusquiamo (una (II·amma). Nei casi con tenden:r.a all'isterismo è vantnggioso aggiung ere anche la tintura di castor eo (alla do!:'e d i una dr·amma). Non fa1·e uso poss ibilmente dell'oppio, sebbene talvolta ùivenli neci>ssario. La temper atura n on olleepass a i 10i• Fahr enheit ( ~l'A do m ollo innocuo) negli adulti, eccetto che alla fìn e; il chinino non è indicato, tanto più che esso non ha e ffetto sull'abbassamento della temperatura in questa parlicolnr e ma lattia. Il m ezzo migliore per ahbassnre la tempera tura, se ciò è del caso, gli è collo affusio.ni ft•edde, coi bagni freddi o tepidi, -oppure coll'im pacco freùdo.
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HIVIST ADI CHIMICA E FAR~1ACOLOGIA
Digestione del medloamenU. Lancet, 23 settembre 1~82).
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G. BROWNEN. -
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Fino ad ora !:<i é prestata poca aUeryzione ai cambiamenti n cui i medicamenti dati per bocca vanno incontro negli organi digestivi prima di essere assorbiti, eccelLo il caso di quelle sostanze organiche che sono date per la loro azione diretta sulla mucosa gastrica. Però questo argomento non é senza importanza, poiché la influenza dei fermenti digestivi sulle medicine deve o piuttosto dovrebbe determinare il temp() della loro somministMzione in rapporto al processo della digestione. Presentemente si guarda alla scelta del tempo in cui si dànno le medir.ine che hanno una azione diretta sullo stomaco, ma per le altre non r:i si bada se non in quanto può influire sulla rapidit.a del loro assorbimento. È solo dacché sono conol'ciuti i processi di digestione artificiale che è diventalo possibile accertare questi fatti. li sig. Giorgio Brown1m ha ese~uito una serie eli sperimenti di questa natura benchè con scopo diverso. Egli ha voluto indagare fino a qual punto possano essere utili i fermenti dige~livi per la preparazione dei vari medicamenti. Questa quislione include necessariamente l'altra di quanto in questo processo soffrono i loro principii attivi. Fu trovato che i costituenti del rabarbaro sono .estrali~ assai completamente trattando un& infusione prima con una
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soluzione acida di pepsina e quindi, dopo neutrlllizznzione, con una soluzione alcalina di pancreatina. La prima estrasse 47 per cento del rabarbaro e l'allra 13 pe1• cento più, lasciando solo un r•!Siduo di cellulosa e sali terrosi. La infusione di colmabo preparata con l'acqua bollente e passata att1·averso un simile processo di digestione dette risultati quasi eguali, non era lasciata che della cellulosa spongiosa unita a tracced i berberina. La china e l'oppio si comportarono diversamente; le materie gommose ed estrattive furono disciolte e mantenute in soluzione, ma una gran quantità d'alcaloidi rimase indietro. Fu sciolta circa la metà della china e due terzidell'oppio. L'acido chinotannico fu distrutto nel processo di digestione e c-essò di precipitare la gelatina. L'arabina della gomma acacia rimase apparentemente inalterata dfll proce;,so, ma una 11zione peptonizzanle fu esercitata sopra qualche altro costituente della gomma, p1·obabilmente una impurità azotata. Fu pure sperimentato sulle mucillagini ricavate d11llichene islanùico e dal lichene marino, lenendo es~e un po~to intermedio fra gli alimenti e le medicine. L'estratto alcalino del pancreas sembrò esercitare pochissima azione su r lichene marino, benché il fermento proteolili<!O del pancreas estratto con gli acidi distrusse subito la viscidità della mucillagine e separò la gelatina in una parte solubile e una in-solubile. Il lichene islandico si comportò un poco differente~ mente. Una gelatina fatta di questo lichene divenne fioccosa quando esposta alla azione del fermento gastrico, e sotto la influenza dell'estrattopancrealico depositò dei fiocchi bianco~Ziallaslri consislenli di masse non cristalline, probabilmente di acido peptico. Di maggiore importanza diretta però è l'azione dei fer·menli digestivi sui composti organici definili. L'eslraUo acidulato dt sugo gastrico decompone una soluzione acquosa di salicina molto lentamente e imperfellamente, ma il fermento pancreatico scompose la salicina in saligenina e glucosio. La gialappina rimase inalterata dopo digestione con la soluzione di pepsina, ma Ili digestione pancreatica estrasse da essa una sostanza riduttrice dei sali di rame. Nè l'uno nè l'allrcf pro- · cesso ha alcuna influenza sulla san~onina. Una soluzione di
RIVI STA
.tannino tt·attata con la soluzione acida di pepsina divenne l4)t•biJa, ma l'inoorbiJamenlo scomparve dopo l'aggiunta di un poco più d>acido cl01·idrico. e la digestione prolungata se mbrò non avere maggiore influenza. P erò l'eslrallo panCt'P.alico fece divenlur e prontamente l'acido taonico incapace a precipit.are la gelatina, come era stato trovato negli ·sperimenlì con la corteccia di china, cer tamente convertendf)lo in acido gallino. Gli sperimenti del sig. Browuen non vanno più ollrt>, ma egli ha evidentemente aper to un campo di granòe importanza, nel quale oltre osserva~ ioni fornir anno r esullaLi di molto pratico valore al medico ed al farmacis ta.
llllatite di Jodoformlo. Vi sta l'ulilitil eli quest.o medicamento adoperato solto questa fo t•ma in CCI'Ie am~zioni, Cl'ediamo non inutile di indicare due modi di confezionare la matita con joùoformio, col primo si ottiene un composto stabile che può essere conservato ed usato utilmente in ogni tempo,. il secondo ci fornLsce una pr epara zione istantanea da usarsi volla per volla, con questo vonlag~io che s i confezionerebbe mediante un processo assai semplice: 1' Si olten~ono delle ma tite elle contengono il 50 · 1. di jodoformio sciogliendo p;r. 15 di bella gelaLina in 50 gr·ammi ~l'Acqua e grammi 7, 5 ùi glicerino. La soluzione si opera a bagnomaria quando l'evaporazione ha rido.Llo la mescolunza a gr. 5~. si aggiun gono 2i gt·. di jodoformio polvet•izzato, si a~ila per rendere la mescolanza omogenea e la si cola in una forma di nitrato d'at·genlo mo<.ler ala meate cnlda . .Subito ùopo la colala si rafft•edda la forma nell'acqua p hincciala per r endere la solidiJicazione piu rapida e prevenire la precipitazione dell'jodoformio. Si essieano questi cilindl'i in un s~ccatoio fino a che s iansi ridotti ai due terti ·{Vulpi us):
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Jodoformio . . . g-l'ammi 3 Gomma dragante. • O, lO Glicerina gocce 2 » 3 Acqua distillala . Se ne fa una massa pillolare che si t• id uce in una pasta · dello spessore del tubo di una piccola penna. La matita deve essere di prepat·aziono recente. Introdotta nei seni fistolosi la si trova generalmente fusa da una medicazione all'allrt~ e set•ve egregiamente. {Journal des pharma,·ie) .
.Ea'ettl del toluol-ctiamlna negU allimaU. - (Medical Times, 15 luglio 1882).
Stadelmann con una serie di espet•imenli istituiti sopra i cani, ha confet•mato i fatti già annunziali da Sclnniedcberg, . provando come il Toluol-Diomina sia capace di produrre una decisa e duratura itlet·izia. Le sue osservazioni pt•alicate sopra cani, alcuni con fistola biliare ed allr·i senza, furono condotte con la masl'='ima attenzione e provano come dopo un ventiqualtr'ore dalla somministrazione della sost.a.nza, o per ingestione o per iniezione ipoùermica , o per iniezione intravenosa, compariscono nelle urine bilirubina, ed acidi bilial'i mentre una sola volla sopra quaranta esperienze si manifestò anche emoglo- . boli n uria. Gli eiTelti della sostanza durano poclli giorni. L'a utore crede che questi effetti possano essere spiega ti · ammettendo un riassorbimen lo della bile, dovuto, o ad Url catarro duodenale, o ad alcuni acutissimi dil'='ordini della circolazione capillare del fegato, quantunque la pressione del sangue non 'fosse in a lcuni casi aumentala tre or e dopo la somrninis trazione della sostanza. Nelle esperienze pr aticate sopra animali con fistola biliare (e . questa fistola era stala falla molli mesi prima), si richr~deva maggiqr copia di sostanza per produrre gli effe t tlt. .sopraindicati, ed è notevole che in questi animali l'il- · erJzta spariva molto più rapidamente.
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RlriSTA
Un nuovo prooe..o per la valutazione dell'acido urio o. E. Cook. - (Centralu far die M ed. Wissenselt. 16 dice more 1882, N. 50).
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Il pt•occl:'so pr·oposlo dal Cook consiste nel precipitare l 'acido urico medinnte il solfato di zinco e scomporre il preci pitato con l'ipobt•omito di sodD . Su 300-400 ccml. di orina si versano alcune ~oece di una fot•le soluzione di soda e si IDsciano deporre i fosfati. À '100 ccLJO. del liquido chiaro si aggiungono ci;·ca 4 cclm . ùi una soluzione di solfato di zinco (1. p. di soll'ulo di ziueo e 3 di ncqua); il liquido diYenlu debolmente acido; se la r eazione rosse mol to acida si attenua. con una o due g-occe di l issi via di soda. Il precipitato t!i zinco é lìltt•ato c la\'alo con una soluzione Ratura t.li uralo di zinco (per prepat'flr e questa soluzione si ve r·sa una piccol a quonlità di solfato eli zinco nell'aciJua distillata e si aggiunge la n lo urato Ji soda, fìnchè si fot·ma un precipitato, si aùopt•a il liquido filtrato). Il pr ecipitato lavato si pot·La con il filtr o in un apparo lo 1)er la determinazione dell'azoto e si aggiungono 50 cclm. Ji una forte soluzione ))l'ornica. Se lo sviluppo gassoso non comincia subi to è segno che il pt·ecipitalo non er·a ben l avnlo, ma in una. mezz'ot·a 6 terminato. La valutnzione ripO!"a S0pt'a ullosperimenlo, secondo il qual e O, Of:HS gr. di acido urico sciolto come sale di soùa e precipitato ra ella della maniet·a col sulfato ùi zinco ecc. s ,·ol~ono 8 cctm. ùi azoto solto la pt•essione baromcls·ica di 760 mm. e alla tt'tnpCt'OlUl'U di 15 112 e C•. La presenza dei sali ammoniacali non dislut•ba il processo. La quantità dell'acido urico separato in 24 Ol'e il Cook l 'ha Jissala in qut'sla guisa n J0-12 gt·ani.
Metodo per doaa.re rapidamente l'acido sallotlioo nelle bevande - A . RE~JONT . - (Journal de pharmaeie, ecc. dictlmbre 1882. L'aulot·e pubblicò nel J ournal de pharmncie et de e!timie (mese di lu gl io 18tll) il pt•imo mclollO pct' do:::are l'acirlo sa· l icilico nelle bevande.
DI CHUIICA K FARMACOLOGIA
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Con ques~o pPocesso l'aciJo salici lico vieue estt·atL:~ mediante l'eter·e; la soluzione eterea, distillata, lascia un residuo che, sciolto nell'acqua, dà una soluzione da trattarsi col cloruro ferrico; si manifesta una bella tinta violetta di cui si paragona l'intensità in rapporto a quella che ottiensi trattando, nelle stesse condizioni, un liquido titolato d'aciào salicilico. Questo metodo esige delle operazioni lunghe e delicate, e, siccome oggidi travasi frequentemente l'acido salicilico nelle materie alimentat•i ed è all'ordine del giorno la questione intesa a regola l'De l'impiego, l'autore pensò che riuscirebbe cosa di grande utilità il far conoscet·e un metodo rapido per ricercat·e questo agente antisettico. Esistevi già un processo analogo che permelle di stabiliee se un vino è stato gessalo con esagerazione, determinando rapidamente se esso racchiude più o meno di 2 gr. per lìteo dì solìato potassico. L'autore suppone che sia regolato l'impiego dell'acido salicilico e la proporzione massima di esso stabilita a i~ gr. per ettolitro nelle diverse bevande alcooliche. Ciò posto, egli stabilisce un tipo sciogliendo in un liquido (privo d'acido salicilico ed analogo a quello da saggiare, del vino per es.) la più grande quantii.A dell'acido stesso ammessa dalla legge, cioè gr. 0,15 per litro. Egli tratta 50 centimetri cubi di questa soluzione tipo con 50 c. c. d'etere, agitando in una provetta a più riprese, e quindi abbandona al riposo; egli osservò come in .queste condizioni tutto l'acido salicilico venga tolto dall'elet·e, cosichè prelevando 25 c. c. di soluzione eterea, abbiasi l'acido salicilico contenuto in un volume eg1,1ale eli vino. Questi 25 cent. cubi si fanno evaporare, entro una capsula a fondo piatto, in presenza di 10 c. c. d'acqua ad una tempe.ratura che non. raggiunga quella dell'ebollizione. L'acqua scioglie cosl l'acido salicilico n misura che l'etere l'abbandona, e, quando quest'ultimo sarà evaporato, sr versa la soluzione a~quosa in una provetta in cui si completano 25 c. c. mediante acqua impiegallt a lavare la capsula. È questa soluzione acquosa che set•v,e quale tipo.
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Pet• saggial'e un vino qt:alunque, se ne pt'èndono 10 c. ce si lrallano con 10 d'elure, come si è descritto superiormente; si prelevano li c c. di soluzione eterea, si fannoe vapot·are su di l c. c. d'acqua; si completano poscia 5 c. c. dopo l'evaporazione del solvente, Yersando il liquido e l'acqua di lavatura entro un tubo graduato della capacità di :30 c. c. e del diametro interno Ji m. 0,015. In un tubo pet•fellamenle simile s' introducono 5 c. c. del liquido tipo, quindi si versa goccia a goccia, nei due liquidi, una soluzione diluila di cloruro fert'ico fatta nella propor zione di 10 gr·amm• per litro. Si deve aggiungere la soluzion·~ fert·ica sino a che l'intensità della Li11La aumenti, m11 bisogna evitare un eccesso sempre nocevole (tre o quattro goccie bastano generalmente). Il paragone delle tinte può bastare all'esperienza, infatti, se il colot·amento, otte nuto nel caso di vino adulterato, è uguale o più debole di quello della soluzione tipo, si tratta J'un liquido che trovasi nei limiti tollerati dal r egolamento e si può passar oltre. Se vuolsi avere una prova più completa, si diluisce d'acqua il liquido più cupo finché si arrivi ad un'intensi l& egusle in entrambi, e si conchiude, dal rapporto dei volumi, quello. Jei pesi d'acido salicilico. È pt•eferibile w prendere come punto di paragone un liquido analogo a quello che si saggia (vino, sidro, birra) piuttosto che una soluzione ~ali cilica diretta, poichè il colora!r.ento violelt.o del salicilaLo di ferro è :;empre un poco alterato dalle materie estranee tollè mediante l'etere. Questo processo si applica, senza modiftcazioni, ai sughi. ùei fl'utti ed ai sciroppi.
Ooloramento artlAolale 4 '1Ul& o.ld.D& meciJ•nte l'ammoDiaoa - TuOMAS e GurGNARD - (Journal de pharmacie, ccc., dicembre, 1882).
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Da lungo tempo si trasformano fraudolenlement~ le chine
gialle ordinarie in chine rosse !asciandole immerse per qual-
CHIMICA E FARMACOLOGIA
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che istante entro un'acqua ~mmonia cale che sviluppa istantaneamente una tinta rossa d'un intensità variabile colla corteccia. l suddetti autori, avendo avuto l'occasione d'esa· minare una china da loro supposta colorata artificialmente indicano il metodo seguito per scoprire questa fal sificazione: 1. Trattorono, nelle stesse condizioni, una china tipo, il campione sospetto e ad un tempo una china gialla calisaya, coll'acqua distillata sia fredda sia bollente. La china tipo diede dei liquidi quasi incolori i qunli, mediante aggiunta d'ammoniaca, non presero che una tinta rossos tra. Al contrario, la china sospetta diede, colla mace:razione come coll'infusione, dei liquidi che si coloravano fortem ente in rosso meriiante eccesso d'ammoniaca. Con una macerazione, della durata di due ore, di 10 gr. di china in 150 c. c. d'acqua, la tinta divenne molto intensa ed offriva una note volissima differenza da quella appena sensibile o~tenuta colla china tipo nelle stesse c0ndizioni. La china gialla, meno qualche variazione, diede gli stessi ris ultati di quella tipo. Questo coloramento si produce del resto con tutti gli alcali; no n si sviluppa is tantaneamente, ed impiega uno o due minuti per raggiungere il suo maximum d'intensità. li coloramento ro~so osservato è dovuto, in queste condizioni, alla trasformazione dell'acido chinotannico in rosso cinconico ed in glucosio, solto l'influenza degli alcali. È precisamente ques to il fallo che avviene nel coloramento artificiale della corteccia con ammoniaca: una china gialla prende pure l'apparenza d'una china rossa per la produzione di rosso cinconico. Ma l'azione dell'ammoniaca essendo necessa riamente limitata, rimane ancora molto acido chinotannico, ed è alla sua presenza che devesi la tinta dei liquidi forniti dalla china rossa sospetta. 2. Gli autori di questa memoria trattarono le due chine ti.p~ e. quella sospetta coll'acqua bollente. nelle stesse condJzton•, ed i liquidi otLenuti furono, dopo filtrazione a freddo provati col reattivo Nessler recentemente preparato. 18
JUVJSTA
La· china tipo diede un precipitato bianco, simile a quello che si ottiene cogli alcaloidi della china. Al contrario, colla china sospetta, si ebbe un precipitato che offriva una tinta bruno rossa intensa, affatto simile a quella prodotta dall'ammoniaca. I liquidi ottenuti mediante una s emplice macerazione a freddo di qualche istante presentavano già una leggera tinta r ossa ben apprezzabile. 3. Infine, per stabilire in modo assoluto la presenza dell'ammoniaca, i signori Tbomas e Guignard fecero il se-
guente ragionamento: avendosi un precipitato di cloroplatinato d'alcaloide d'una china, il valore in platino sarà nec3ssariamente aumentato dalla presenza d'un sale ammoniacale. Cosi: 1 gramma di cloroplatinato di chinina (o isomeri) racchiude 0,168 milligr. di platino; 1 gramma di cloroplatinato di cinconina (o isomeri) racchiude O,ii8 di platino. Ammettendo nella china la presenza dei due alcaloidi, o loro isomeri, il precipitato di cloroplatinato da essa fornito racchiuderà una quantità di platino compreso fra 0,168 e 0,178 milligr. D'altra parte, il cloroplatinato d'ammoniaca dà per ogni gramma 0,441 di platino. A motivo d'una differenza cosj notevole, erano i s uddetti autori autorizzati a domandarsi se una quantità anche debolissima d'ammoniaca, rimasta o fissala nella china, potrebbe dar luogo ad un aumento apprezzabile nel peso di
platino fornito dalla calcinazione del çloroplatinato. Operando sempre comparativamente, i già accennati autori presero 100 grammi di ciascuna delle due corteccia che essi esaurirono con acqua ac.idulata d'acido cloridrico. L e decozioni, evaporate sino a 60 c. c. circa, furono scolorate con carbone animale; il liquido venne traltllto con eccesso di bicloruro di platino e gli si aggiunse dell'alcool nella proporzione del suo volume; il pt·ecipilato di cloroplatinato fu infine raccolto, lavato e seccato a 100•. Il cloro-pia li nato fornito dalla china tipo diede gr. 0,17 4 di platino; ques ta cifra è compresa, come la si doveva ~l tendere, fl'a gr. 0,168 e gr. 0,178.
DI CHI MICA E FARM..\COLOGIA
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Al contrario, il cloro platinato proveniente dalla china sospetta diede gr. 0,220 di platino, quantità che permette di stabilire la presenza dell'ammoniaca in quest'ultima corteccia. Aggiungiamo, terminando, che gli autori sonosi assicurati -che la spugna di platino non conteneva tracce di cloruro potas:-:;ico.
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VARIETÀ
Applioazlone delle oogDlzloDl eU ldro•tatloa e dlldraulloa alla medlolna pratloa - Pro f. LJSTER. (The Lancet 14 ottobre 1882) . Il prof. LisLP.r lesse alla società medica del collegio della Università di Londra una memoria sulle applicazioni pratiche· al la medicina dei comuni falli d'idraulica e idrostatica. Prima· di lutto rammentò il fallo che i liquidi mantengono semprelo s tesso livello nei tubi comunicanti di diverso calibro, e da questo passò a descriyere il « pat·adosso idrostatico • e· il lot•cilio idraulico ùi B1·amah. Come applicazione pratica di fJueslo principio aùdul'lae il trattamento di una ferita di una delle aJ•cate palmori. l n questo caso fu necessario di allat•gare sufficientemente la ferila pet' vedere il punto preciso che sanguinava e collocare l'apice di una compressa g rtiduata esattamente su questo punto; poichè se la compressa fosse s ta ta applicnta senza cura, il ~a n gu e trovando una via di uscita dalla arteria fe1·ita avt•ebbe convertito la fe rita in una specie di torchio idraulico, e, o fo1·zata la periferia o distesi gli interstizi dei tessuti molli. Quindi WProf. Lisler passò ad esaminare alcun! dei più semplici falli intorno i liquidi in movimento. A ques to oggetto pose sulla tavola un vaso pieno di acqua colorala) da cui pendeva un tubo di gomma elastica , alla cui estremità era congiunto un sottile
VARIETÀ
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-cannoncino di vetro. Facendo scorrere il liquido attraver·so questo apparecchio, notò l'altezza del getto dell'acqua, e quindi rimpiazzò la media pal'te del tubo con un tubo di eguale lunghezza a vente doppio diametr·o e quadrupla capac.it8, e fece vedere, che la forza rimanendo la stessa, la altezza dello zampillo non variava. Egli si servi di questo sperimento per dimostrare che le grandi vene varicos~ non aumentano il lavoro del cuore, né impediscono il ritorno del sangue al cuore, e che rtuegli scrillori che ciò affermarono -erano certo ignoranti di queste semplici leg~i fis iche. P oscia tenne il tubo a diverse altezze e mostrò che la posizione del tubo non influiva sulla altezza dello zampillo o dell'onda ·del sangue attraverso ìl tubo, e che perciò l'effetto sulla circolazione sanguigna del sollevare o abbassare un membro non pot1·ebbe splegat-si c0i semplici principii idraulici, eccello in quanto la aumentata o diminuita pressione sanguigna potrebbe cagionare distenzione o ktringimento dei vasi sanguigni. E come può spiegarsi il fallo che il s ollevare la testa in un infermo debilitato può cagionare la sincope e l'anemia del cervello, e l'abbassare la testa ùi una persona che sta per svenit•o impedisce infallibilmente lo svenimento e ristabilisce la circolazione del ce1•vello? Ciò che mancava era il rilasciamento delle arterie; la semplice fo1•za della gravitA len· -derebbe piuttosto alla dilatazione delle vene, e poiché il cervello è contenuto in una cavità chiusa e rigida, et•a impo!;sibilc spiegare i fatti coi puri principii idraulici. Il p1·of. Listet· raccontò che alcuni anni sono pose a nudo in un cavallo una delle al'lerie melalal'see; ora, se era tenuto col pieùe pen· dente la ferita sanguinava liberamente e l'artet·ia e!'a dilatala e pulsava con forza, mentre quando il cavallo era rovesciato e lo zoccolo sollevato in aria, la ferita cessava di sanguinars e l'arteria si contraeva e cessava visibilmente di pulsare; nella posizione orizzontale era la condizione intermedia. Ste·· fano Hales ha dimostrato che la pressione ùel sangue nellfl ~ro t: de di un cavallo solleva una colonna di sangue alla sette piedi; ed è quindi evid ente che l'effe tto nello spet·imenlo del Lisler non era dovuto semplicemente alla azione della
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"YAR1ETÀ.
gt·avita. Inoltre quando una grossa arteria, come la femorale, è messa allo scoperto: per applicat·vi intot•no una legatura, si vede che il vaso non cambia di diametro, il polso rimane sempre dello stesso calibro, il vaso si allunga leggermente, ma le fibre muscolari circolari non permettono al vaso <li cedere lateralmente neppure in minimo grado, eppure n sangue é grandemenl.e allerato durante la sislole cardiaca. In rapporto a questo il pro f. Lis tet· mise in a vverl.enza gli uditori di non lasciarsi ingannare da certi tracciati di polso nelle opere di fisiologia, in cui gli effetti della respit·azioue s ul polso sono accennali ùa grandi curve e quelli della sistole cardiaca solo da pic-cole intaccature nella linea, come se l'effetto della respirazione sulla pressione arteriosa fosse molto più grande di quello del cuore. La spiega.zione si è chel'effetto della contrazione del cuore mette un poco di tempo a manifestarsi, e primli che sia totalmente registrato dallo apparecchio è interrotto dalla diastole. Egli qualche anno fa,. fece il seguente sperimento: Unendo alla arteria carotide eslerna di un cane un tubo di vetro con una apertura più piccoJ.a di un centesimo d.i pollice di diametro, LalcM la perdi ta del sangue fosse piccolissima, diresse il sottile zampillo di sangue sopra un foglio di carta bianca, che si ruoveva r•egolarmente, in questa guisa fu fatto un tracciato dal sangas stesso, il quale mostrò che la pressione arteriosa durante la sislole era doppia che durante la diastole. Da questi falli apparisce chiaro che dobbiamo rivolgerei al si~lema vaso motore per spiegare la causa e la c:u.ra di un deliquio per la posizione della testa, e gli effetti della posizione sull'afflusso del sangue. Quando un membro è sQllevato, il sangue scorre in giù per la gravità e le vene sono rilasciate. Se però i tessuti sono tenuti per lu.ngo temp() mal provvisti di sangue, vi è una tal richiesta per questo liquido che i vasi si dilatano, non ostanle la elevata posizione · del membro che originariamente cagionò l'anemia. Questo fu illustrato dal ben nolo sperimento di tenere un braccio sollevato sopra la testa e l'altro pendente, il prim() diventando pallido e l'altro lurgido. Una fa~ciatura elastica era allora rapidamente avvolta intorno la parl.e superiore.
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\' AIU.KTA
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ùel braccio sollevato, e quando dopo pochi minuti er a tolta, tulLo il membro diventava sull'uso e più ros so del suo compagno pendente. Questo principio é rischiarato da ciò che succede dopo la legatura d'una gt·ossa arteria, che il membro dapprima diventa freddo e pallido per il rapido arresto meccanico dell'afflusso s anguigno e pescia rosso e turgido per la dilatazione dei vasi qual resultato della fame dei tessuti_ Per la stessa ragione nelle emorroidi e nelle malattie dei visceri pelvici, il tenere sollevati i membri inferiori dà gran sollievo, perché la contrazione delle a rterie non è limitata ai membri, ma si estende alle pelvi. Come allro esempio ricordò il caso d'un uomo che soffriva un fot•tissimo dolore ai testicoli, quando stava in piedi, ma era immediatamente alleviato mettendosi a s edere o alzando i piedi. Il sollevare le braccia sopra la testa è invet·o un ben noto mezzo per frenare l'epistassi e riesce per ché la contrazione delle at·terie delle braccia si estende per la via. del simpatico a quella della mucosa schneideriana.
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Relazione statistica aanit&rta dell'esercito pruulano e xm (viirtembergha.e) corpo dell'esercito germanico dali' aprile 1878 a131 marzo 1881. - (SlatisticherSaniliits-Ber ichi uber die K onigliclì Preu.'{sische Armee und das XIII (K oniglich Wurlember gisch• ) Arm~ekorps .fur die R appor•tjahre oom 1 aprii 1879 bis 31 marz 1881). Come è nolo, le r elazioni statistic he dell'esercito pr:.:ssi-ano (ch6 c omprendono anche il X III corpo germanico o wurlemberghese) vanno dal 1' aprile di un anno al 31 marzo dell'anno successivo; e questo fu fallo fin dal 1873 per mettere in armon ia i r esulta li della s tatis tica con le s tagioni dell'anno . Recentemente è sta ta pubblicata la r elazi one dal 1' apr·ile 1879 a l 31 ma t·zo 1881, la quale benchè unica nella for ma ha per ò divis i e dislinli tutti i da li del primo anno da quelli del s econdo. Nel primo anno sopra una forza media di 330,4~0 uomini furono 387,190 i malati ammessi allo spedale, alla inferme r ia e lasciati in riposo (Lazareth-Reoier-und Schonungskranken ), cioè in ragione di 1171,8 ' /,.;nel secondo anno la forza med ia fu 331 ,747, i malati 376 ,9~9 113f),2 •t••. Negli ultimi cinque anni questa proporzione era s ta ta di 1184 ' /,,. E parlicolarmen te furono:
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Allo s pedale Alla infermeria In ri pos o
nel l 'anno IS79·SO
ne ll 'nono ISS0-81
323 OtOO 253,3 595,4
332, 1
250,6 553,5
RIVIST.o\ BIBI.lOGRA.FfCA
281
Medie degli ultimi cinque anni 320,1 - 281,7 e 582,1 ·; ••. Media giornaliera dei malati in rapporto alla forza nel primo anno 35,5 •t••. nel secondo 3f> •t... cosi ripartiti: nel primo anno 20,7 allo spedale, 6 alla infermeria, 8,8 in riposo; nel secondo: 20,8 allo spedale, :..,8 aUa infermeria, 8,4 in riposo. •ìiornate di cura nel primo anno 10,8 per ogni malato ·cioè 21,7 allo spedale, 8,6 alla infermeria, 5,4 in riposo; nel secondo 11 per malato; così 21,5 allo spedale, 8,4 alla inferm eria, 5,6 in riposo. Ogni uomo dell'eset•cilo rimase fuori di servizio per causa -di malattia, nel primo anno 13 giorni, nel secondo 12,8; nel primo anno 7,6 allo spedale, 2,2 allll infermel'ia, 3,2 in riposo, nel secondo 7,6 allo spedale, ::!,1 alla inferme ria, 3, l in .riposo. St>contlo le armi: entrati nel 1879·€0 entrati nel 1880·81 allo sped. infer. somma allo sped. inter. somma
Fanteria. . 294.'1 248:L M0.2 300.2 2.n.9 548.1 Cavalleria . 359. i 255.0 614.1 3Gi.4 239.3 603.7 A rtigliet·ia . . 360.3 310.4 6'70.7 a-:.> '-·o 303.2 675.2 Pioniet•i . • 35f>.2 Hl8.6 553.8 3:l3.0 195.9 548.9 'Treno . 509.0 416.'1 925. 1 372 '7 4v8 9 081 .6 Infermieri 313.1 17.7 330.8 ~ 1 5.7 15.2 3:l0.8 Detenuti militari 519.1 '>9·> ') 8 11.2 M·l.9 312.9 854.8 ·scuole pei sotl'uff. t ~G.8 H'l.3 302.1 2òò.3 126.1 38!.4 Scuole militari . 205.1 306.1 511.2 211 ~ 27!1.9 491.:3 Invalidi . . ;-!!), 3 t t:,,!) 1:il.7 42.7 122.7 165.:1 'Cadetti . . 7:30.1 GU.7 7R9.9 762.8 36.2 799.0 -Scuola preparaLoria pei soWuffìciali . 475.7 52.4 528.1 333.3 11.4 344.8 La media delle giornale di trattamento
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per ogni malato per 'toi malato per ogni malato in allo spedale infermeria geo. allo speJ . alla iof.
anno 1879-80, 1880-81 :1879-80, 1880-8 1 1879-80; 1880·81 Fanteria 21.9 21.8 8.4 8.2 15.!) 15.8 -cavalleria 21.4 20.'7 8.5 8.3 16.2 15.9 Artig-lieria 2 1.3 21 .1 7.fi 8.0 15.3 1;:).4 Pionieri 21.0 21.3 9.2 8.8 16.9 16.9 Treno 21.0 19.3 9.0 8.0 15.8 14.7 Infermieri 2-U 23.7 13.1 iV.7 23.9 23.H Deten. milit. 26.2 25.8 7.5 8.7 19.0 i 9.7
RIVISTA
La media Jelle giornate di se!'Vi:Gio pet•dute pet' soggiorno allo speciale fu nel pt•imo anno nella fanteria di i .0; nella cavalleria 8.3, nella artiglieria 8.3 nei pionieri 8.1 nel tre no 11.5 ne~li infermieri 8.4, e nei detenuti militari 15.5;nel secondo anno nella fanteria 7.O llella artigliera, 8.3, nei pionier i 8, nel treno 11.7, negli infermieri 8.2, nei detenuti 16.5. Comprese anche le gior nale di trattamento alla infermeria, g li istituti militari di pena ebbero, come sempre, il maggior n umero di giornate perdute per causa di malattia 18.4 nel pr imo anno, 19.7 nel secondo, quindi segue il treno con 15.3. e 15, po1 l'artiglieria con 10.8, la cavalleria con 10.5 e 10, i pionieri con 10 e 9.7, la fanteria con 9.1 e gli infermiel'i con 8.6 e 8.5. P er la frequ enza delle ammissioni allo sp~dale e alla infermeria i singoli gruppi di malattia stanno nel seguente ordine: In ambedue gli anni il maggior numero spetta alle malattie del comune integumeuto (gruppo X ), con 129.2 nel primo anno e 128.5 nel secondo per mille della forza, quindi seguono le lesioni meccaniche tXII) 116.7 e 116.1:1; le maJalti& degli o1•gani della nutrizione (V) 88.7 e 9·t3; le malatti e degli or gani della r espirazione (III) 68.4 e 59.8; le malattie generali (l) 51.8 e 52,6 e le malallie veneree (V II) 34.9 e 39.2 OtOO. "Nel primo anno vengono dopo le malattie degli occhi (V III) con 25.8 e le malattie degli organi del movimento (Xl) co n 2-i.4, mentre nel secondo anno le ultime con 27.1 andarono avanti a lle prime con 25.6. Poi nei due anni seguono l~ malattie degli orecchi (IX) con 7.9 e 8.8; l'osservazione (XIV} con 7.9 e 8.6; le malall~e degli organi genito•orinari (VI) con 6.9 e 7.1; le malattie del sistema nervoso ( I l) con 3.5 ~ 3.8 e finalmente il g ruppo X III delle malattie divers·~ con 0.4 •; ~ .e 0.5 •; •.. In quanto alla durata della cura, nel primo anno ebbero la maggior e le malalLie del XIII gruppo con 37,7 giorni p erciascun malato; segue il Il gruppo con 29.3 il V l I con 28.5, il IX con 28.0, il lV con 24.2, i! III con 20.2, il VI con 19.9. l' VIII con 19.5, il I con 18, il XlV con 17.0. l'XI con 16, il X li con 14.6 il X con 13.7, il V con 8.2. Nel secondo anno
BIBLJOGR.o\FJCA
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al XIII gruppo spettarono 34. i, al II 29.6, ali X 28.8, al VII 28, al IV 23.2, al III 2U, al VI20.8, al I i9.7, all' VIII 18.7, al XIV 17.6, all'X l15.8, al XII 13. ~.al X 13 e al V 8 giornale· trattamento. Come negli anni antecedenti, anche in questi due mesi di autunno e invet·no vi fu maggior numero d'ammissioni allo spedale e alla infermeria che nei mesi di primavera e estate cioè 309.3 e 3ù3.8 contro 267 e 278.9°/••. Nell'eslate dominar ono le malattie generali e Le malattie degli occhi, nell'inverno le mala ttie degli organi della digestione e della nutrizione, le mala ttie della pelle e le lesioni meccaniche. Su ciascun gru ppo sono per date molti particolari ragguagli da cui togliamo le notizie più importanti . t Gruppo. Malattie generali. Nell'1879-80 entrarono allo spedale e infermeria per malattie di qu esto gruppo 17117 uomini= 51.8°/ •• della forza, nel 1880-Si 1743~ - 52.6 •J••• È da notarsi una diminuzione progt•essiva di queste malattie negli ultimi anni, e ques to é attribuito ai miglioramenti ig ienici delle caserme. Infa tti nell'armo 1873-7·i entrarono per queste malattie 92.4 ·t•• della forza, e negli anni successivi 77.9, 71.5 60.6,62.4 e 60.2. Nei mesi di estate fu maggior l'entrata per queste malattie che nei mesi d'inverno: 3Ul e 30.3 contro 20.0 e 22.2. La durala della cura fu per ogni malato nel primo anno di 18 giornale, nel secondo di 19.7. Morirono nel primo anno 276- 15.4 ·; •• dei curati, nel secondo 339 -18.6•;••. In rap· porto alla torza dell'eser·cito , la mortalità dei c.urati negli stabilimenti militari fu pel primo anno 0.90 •t•• nel secondo'l.OO •; ••; la media dell'ultimo quinquennio era stata 1.18·; ••. Vaiolo. Fra le malattie di questo gruppo merita specialeconsiderazione il vaiolo. Nei due anni solo due casi di vaiolo. vero si verificarono nell'esercito prussiano. Si attribuisce alla bene regolala vaccinazione obbligatoria l'essere riusciti a rid urre in questo esercito a •COSì esigue proporzioni una malattia che in altri eserciti fa ancora numerose vittime. Nel. 1820 il generale medico dell'esercito prussiano ordinò ai medici milifari suoi sottoposti di vaccinare tutti i soldati nuovi o anziani dell'esercito permanente che non fossero stati antecedentemente n è vaccinati, ne vaiolati. Nel 1825 questA
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1
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RlVfSTA
disposizione fu €:\stesa alla landwehr. Quest'ordine fu ripetuto nel 1831 e cons igliato di rivaccinare, o ve fosse possibile, tutte le r eclute senza differenza. Solo nel 1834- con decr eto del 16 giug no del .Ministero della gue1'1'a fu introdotta la rivaccinazione obbliga toria nell'esercilto, la cui favor evole influenza sulla m or lalila è dimostrala dal seguente quadt·o: Morti per vaiolo nell'esercito prussiano: Nell'anno 1825 - 1~ uo mini - nell'anno 1837 - 3 uommi ))
1826 -
16
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1838 -
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35 :1 829 - 3:3 1830 - 27 1831-108
1832 - 96 1833 - '108 183 \ - 38
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18:3;> 5 • • '1 847 " Il » 1836 - 9 Dal 18i7 in poi il numer o annuale dei morti di vaiolo nello spazio di 20 anni non è s tato più di quallt•o, eccettualo l'anno di guerra 1866. Dal 1867 si conosce non solo il numero dei morti, ma anche quello dei malati di vaiolo. Cosi nel 1867 ammalarono di vaiolo 188 uomini , morirono 2; nel 1868 ammalarono 3 ed 1 mori; nel 1869 furono 5 i malati e i mol'lo. Il numero dei mala ti e dei morti d i vaiolo nell'anno di g uerra 1870-71 non é ancor·a conosciuto, ma è cer to che per l'accumu lo dei prigionieri francesi non innestati, il vaiolo si inli'odusse anche nell'eset•cilo ~I'W manico , e questo ebbe perconseguen za un aumento dei malati, s>enza che per6 i casi di vaiolo r aggiungess ero neppur·e alla lonlana quelli degli ultimi anni prima della in troduzione della rivaccinazione, be nché la forza dell'esercito sia da quel te mpo tri plicata. Nell'anno '1872 ammamr ono 205 uomini, mor·irono 16 N el primo lr'i mesl!·e 1873 5 • • 2 Nell'anno militare 1873-74- 4 " • 'l ))
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BIBLIOGRAFICA
Nell'anno milil. 18";:>-i 6 ammalarono 4 uomini, morirono " J87H-77 " • • 1877-78 • 1 • • n » 1878-79 • n 1879-80 • " 2 1880-81 • " " Quindi dall'aprile 1873 (introduzione della nuova statistica} fino all'api'ile 1881 solo 11 uomini in lutto !"esercito aroma· larono di voiolo Ve!'O, dei qua li uno mori nel 1873. Da quel tem po, nel corso di sette ar.ni, l'esercito non ha più sofferto alcuna perdita per Yaiolo. Dall'anno i 8G8 fino al 1872 furono fatli nell'eser ci to prussiano sperimenti con lA linfa vaccinica conse1·vala nella glicerina, e pei risultati ollenuli fu quindi ai medici militari raccomandato di usat•e questa per l'innesto. Ma tal pratica e )ungi dall'essel'e generale. Per evitare il pericolo di inoculare mediante la vaccinazione malattie costituzionali, fu r ono dale nel1 Si6 esatte norme sulla manier·a di esel-{uire l'innesto, e fu particolarmente stabilito che ogni innesto dovesse essere preced u~o dal più allento esame di ciascun uomo. Ogni uomo che fosse stato una volla malato dii sifllide deve essere inoculato col vaccino ùi un tubetto a par·te e con uno strumento separato , e non mai servire da innesto. Dall'anno 1873 le rivaccinazioni ebbero i seguenti esiti: Nel 1873 fur·ono vaccinati: :120,326 uomini, dei quali con esito 93,685 senza 26641 Id. 1874 '122,576 id . id. 98,2::>2 id. 24321 id. Id. 1875 120,264 id. id. id. V6,756 id. 23508 Id. 1776 121,244 id. id. id . H9,M2 id. 2160'2 Id. 1877 120,673 id. id. id. 101,243 id. 19~i30 Id. 1878 120,707 id. id. id. 10{,6t8 id. ·16059 l d. 18i9 :119,840 i.d. iJ. id. 104,129 id. 15711 Id . 1880 122,100 id. id. id. 106,:W4 id. 15836
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:1873-~ 967,727
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id. id. id . 804-,619 id. 16310S Il numero sempre decrescente dei rivnccinati senza esi to positivo è dovuto in gran parte alla sempr·e più accurata esecuzione della pratica dell'innesto.
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RIVI STA
In quanto agli inconvenienti e ai pericoli della vaccina2ione è fatLo notare che ?econdo i risultati degli ullimi dieci -anni su 100,000 vaccinati solo 6 casi vi furono di malattia lo· cale e generale imputabile a questa operazione, e pQr 1,200,000 rivaccinati é lamentato un sol caso di morte per selticoemia che era in una certa relazione con l'innesto. Il sommo benefizio delle r ivacci nazioni è luminosam ente dimostraLo da -quanto avvenne ad Aachen nel 1881, dove per vaiolo 352 malati furono accolli dur ante l'anno nello spedale dei vaiolosi, mentre della g uarnigione neppure un uomo ammalò. Oltre i 2 casi di vaiolo vero, altri 28 casi di vaiolo m o-dificato (vaioloide e varicella) sono notati nei due anni. Scarlattina. Nel primo anno: casi 154 con 8 mor ti 3,9 •;. dei curali; nel secondo anno 441 e H· i morti 3 % di. -<IUesli malati. Morbillo. Nei due anni 556 malati e 5 morti = 0.9 ·;. dei malati. Tanto ques ta quanto la precedente malattia erano in .relazione con epidemie dominanti nella popolazione civile. Eresi.pcla. Malati nel p1·imo anno 630, nel secondo 6M; morti nei due anni 5 uomini = 0.4 ·1. di tutli i curati. D{(lerite. Nel1879-80malati 461 con 13 morti, e nel1880-81 malati 438 e 8 morti. Mortalila 2.3 su 100 malati. Nei due anni si ebbero 255 casi di carbonchio, di cui 1 caso solo è notato con esito letale. Il microscopio mos trò la presenza del bacillus anthracis nel sangue, nella milza e nel tessuto dello stomaco, come pure una gran quantita di bat-teri mobili e cumuli di micrococchi. Non oslante l'applicazione della medicatura alla Lister negli spedali militari, e non astante i nuovi fabbricali e i miglioramenti igie nici introdotti , non è stato possibile estirpare .affatto dagli speciali militari le complicazioni accido::ntali delle ferite, come la cangrena di ospedale, la piemia e la setticoemia, di cui sono registrati nei due anni 23 casi con 22 morti, con avvertenza che di molle di queste complicazioni non è stato tenuto nota, essendo state confuse con la malattio principale dalla quale derivano. Ileo-tifo. Nel primo anno 161! malati , nel secondo 233i = 4.90 e 7.0 "fo della forza. La co usa fu generalmente ricono-
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BlDLlOGRAFICA
sciula nelle epidemie dominanti nella popolazione civile e nell'acque impure inquinate da infiltrazioni di natura animale specialmente fecale. La mortalità per ileo-tifo confrontata coi casi di malattia è andata negli ultimi anni diminuendo nell'esercito prussiano. Cosi ne11820-i8H la medi!:\ di questa mortalitA fu di 25.8 su 100 malati; dal 1868 al 1874 escluso l'anno di guerr a, fu 15 per 100. Negli anni. 18i4 i malati d'ileo-tifo furono2735 i morti 329 = i2"t.dei maiali 18i5 l d. id. .1620 id. 408 = 10.9 id. i 876 Id. id. 2747 id. 298 = '10.8 id. id. 206 = 9.8 id. 187i Id. id. 190 = 8.9 id. l d. i878 id. Id. id. 18i9 163 = 9.4 id. id. 226 = 8.9 Id· 1880 Ammalarono di dermotijo nell'anno 1870-80 11 e due morirono, nel 1880-81 rnalnti 31 e due morti. Le infezioni malariche montar ono nel primo anno a 6970 malat.i = 21.1 •;•• della forza, nel secondo a 1.>922 = 17.9 ·; •• Media dei cinque anni antecedenti 24.7 ·;.. della forza. Nel primo anno accaddero 317 casi di dissenteria e 591 nel secondo = 1.0 •; •• e 1.8 •J.. della forza, contro 2.5 •t•• degli ultimi cinque anni. Il maggior numero fu nei mesi d'estate, il minore in quelli dell'inverno. Di alcoolismo si ebbero 107 casi nel primo anno e HO nel secondo; morti per alcoolismo acuto 1 nel prim·) anno, 2 nel secondo, per alcoolismo cronico 5 e 8, oltre 7 casi di m orte improvvisa, 6 per avvelenamento alcoolico acuto e uno per cronico non stati in cura. Di reumatismo articolare acuto nel primo anno ammalarono 2272 6.9 "/•• ,nel secondo 2383 7'/, •t•• , mentre la media degli ultimi cinque anni fu i994 = 6 1 •t•• della forza. La mortaJità fu di 0.2 "/. dei malati nel biennio. Non vi fu gran divario nella frequenza fra i mesi d'inverno e quelli d'estate. l malati di reumatismo articolare cronico furono 563 nel primo anno, 473 nei secondo con 3 morti. Di seorbuto e porpora emorragiea ammalarono nel primo anno 38 uomini , morirono 2, nel secondo ammalarono 5i, morirono 3.
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JUYlSTA
Nella calda estate del 1879 accaddero 97 casi d'insola.zion& con 15 morti; é ques to il più alto numero nel corso di !(} anni: nella esta te del 1880 i casi furono o4- con 6· mor ti. La mortali tà fu ntli due anni del 18 •1. dei colpiti. Nella statistica sanitaria dell'eser•cilo pt•ussiano si trovano. registrati a ncora alcuni casi di tr1chinosi. Nell'anno 1879-80 ve ne ebber o 49 casi, nell'anno segue n Le 43 casi. La medi& de;li ultimi sei anni era stata 76. Non é registrato alcun morto. I l Gruppo - (l\·falaltie nervose). Nel primo anno 9-i casi di malattie mentali, 107 nel s econdo. Di questi pas sarono nei manicomi 81, altri 92 furono riformati come inabili, invalidi ecc." :!3 guarirono, 1 mori, alla fine dell'anno 1880-81 rimanevano in cur·a 12. In rapporto alla for za dell'esercito poca differenza app>l risce f1·a questi ùue a nni e gli anni antecedenti. Infatti '(uesta propot·zione fu nel187:l-74 di 39'/o. ,nel74-75 di 0.21 "/ •.:. nel 75-76 di 0.24 ·:••; nel 'ifi-7i di 0.22 •J••; nel 77-78 di 0.26 •1•• ~ nr-1 78-79 di 25 •/ ..; nel 79-80 di 0.28 •1•• e nel 80-81 di 0.32 ·1... Hi~pelto alla etiologia fu potuto s Labilire che solo quattro casi avevano avuto dit•etta origine da cause di ser·vizio. La forma morbosa fu in 43 c11si (20.3 ·1. di questi malati) quella de lla lipemania; in 15 (7.1 "/.)della mania epilettica; 8 casi furono di follia morale e impuls iva, 3 di dips omania, 1 di mor.fìnismo. Di epilessia209 essi nel primo anno e 217 nel secondo; di malattie del sistema nerooso perif erico 430 nel primo anno, 49;> nel secondo, di malattie dell'encl!falo e m eningi ·147 casi nel primo anno con 65morti, 133 nel secondo con 75 mo1·ti; di malattie della m idolla spinale 43 cas i nel primo anno con 4 morti, 19 nel secondo con 3 morti. III Gr uppo. - Malattie degli organi del respiro. Per maJnt tie catarrali degli orgoni respiratori furono ammessi nel primo anno 15804 = 48 %., nel s econdo 13213 = 39 ·1•., la media dei cinque anni precedenti essendo stata 45.3 •1•• della forza. La mortalità fu nel primo anno 1 caso, nel sP.condo anno 3. I mesi d'autunno e inverno ebber·o molto maggior numero di ques ti malati dei mesi caldi. Per polmonite tìbrinosa entrarono il primo anno 420~ = i2.7 ·; •• , il ~econdo 4079 = 12.3 ·1.. della forza , con un au-
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BIBL!OGHAFIC.o\.
mento di ft·onte all'ullimo quinquennio, in cui questA med ia fu 11.6. Dal c.onfronlo di questa con altre malallie secondo i te mpi, i luoghi, ecc. sono dP-dolle le seguen ti conclusion i: L) Pare c he esistA una cer·La relazione fra la comparsa della polmonite e delle malnllie infellive, specialmente dell'ileo-tifo e delle febbri per·iodiche, ed un reciproco sosliluir><i di queste forme morboRe. 2.) Il dominio delle polmoniti m ostra un certo acco1·do con quello delle cositlelte atft!zioni r e umatic he, e forse le infl,tenze m eler eolog iche potr ebbero ent1·are come cause predisponen ti nella genesi e n ello sviluppo della polmonite. La morlnlità per polmonite fu tanto n el primo anno quanto ne>l secondo di 149 uomini corrispondente a 3:1 "f. e 3,2 •; . dei malati, me ntre nell'ultirno quinctuennio era s lalo di 4.1 •t•. La durato media della cura fu di 28 g itH'ni. Malati di p/euritefurononel primo anno i422 uomini, =4.3 •/•• , nel secondo H27 = 4.3•1•• della forza; nei cinctue anni precedenti la m edia fu =4.1 ·; •. Mo1·ieono per pleurite e suoi esili 47 uomini nt>l primo anno, 46 nel ser.ondo ossia 28 •;. dei curati: questa mot·talità nell'ullimo quin.quennio e t·a stata 3.>! •t•. Computando coi morti i congPdflli per inabilità, invalidità e seminvalidità ris ulta una p e t•dila n ei due anni di 6:.13 =20.3% dei malati, il che. é quanto dire di 100 soldati malati di pleurite circa 20 andar·ono per•duli pcl servizio. P e r tubercolosi e ti.~i polrnon.o.re entrarono nel primo anno 919 uomini= 2.8 "l•• nel secondo g,if) = 2.9 ·; •• della forza . Morirono negli stabilimenti mililat·i nel primo anno306 = 26.7 ·; . ; nel secondo 265 = 24.7 •; . dei curati. La perdita fra morti, congedali, ecc. fu nei due anni di 2550 uomini corrispondenti a 3.8 •; •• della forza. QueF.to nume r'o è superiore li quello dei malati, perché fra le perdite !'!ono contali anche quei sol· dati che non furono in cut·a negli s tabilimenti militari. La m ortalità totale, compresi quelli curali entro e fuori gli stabilim enti militari fu nei d ue anni di 604 = 0.9 •;•• della forza media. Fra quesli si trovano 67 uomini morti per tubercolos i miliare acuta; erano nel primo an no ùi servizio 28 41.8 dei morti; nel secondo 1·6 = ::!3.8 •; ., nel terzo 14 = 20.9 '/.,oltre i quattro anni 9 = i3.4 o;. dei m orti. J9
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Gli altri 53i casi di morte furono per tubercolosi cronica e Lisi polmonar e. In 33 casi la morte segui fuori degli stabilimenti mil itari. Erano nel primo un no di servizio 145 = 27.0 · :. dei morti per tisi polmonar e; nel secondo 122 = 22.7; nel terzo 74 = 13.7 %, ollr·e il quarto 196 = 36.5 ·; •• Dal conf1·onto con gli anni antecedenti si nola una diminuzione nel numer o dei tisici. In fatti mentre negli ultimi sei anni (dal 1873 al 1879) la media annua le delle ammissioni per questa malattia era stata di 3.2 ."/ •• della forza, jnel 1879-80 fu di 2.8 %. e nel 188 1 di 2.9 '/ ••. La morta lit.a invece non é cambiata; la media prop o n.iou~:~l e òei m o l'ti per· ti si polmonare negli ultimi 6 an n i fu 0.9 •; .. della forza; nel 1879-80 la proporzione fu eguale n el 1880-81 fu 8.0 •; ••• OlLre i 604 morti per tis i durante i 2 anni, 300 andarono perduti per invalidità totale, 4 per semiO\·aJidit.à e 1o52 per inabilità al servizio. In conclusione nei due anni a cui si riferisc.e questo rappot·to per malattie degli O l'~rani respiratori furono perduti 4233 uomini, cioé 1022 per morte, 717 per invalidità totale, 102 per seminvalidit.a, 2302 per inabilili.t. Se da ques ta somma si defalcano i94 uomini congedali nel primo mese dell'arruolamento, dei qutlli 174 non furono curali negli stabilimenti militari, la somma si riduce a 4039 = 6. i ·; •. della forza media. IV. Gr·uppo. - Malattie degli organi della circolazione. Entt•arono nel pt·imo anno 32,i9 uomini = 9.8 •; .,, nel secondo 3313 = 10.0 ·; •• della for za. La media nei cinque anni precedenti fu 9 .9 ·; •• della forza. Morirono nel primo anno 32, nel E~econdo 3i. Il numero è quasi egualmente ripartito fra i mesi di primavera-esLale e quelli di autunno-inver no. La durata della cura per ogni malato fu di 24.2 g iorni ne l primo anno, di 23.2 nel sP.condo. V Gruppo. - Malattie degli or gani della nutrizione. V i furono nel primo anno 29298 ammissioni = 88.7 •; •• della f<)rza, nel secondo 31282 = 94.3 •;.,; nel quinquennio passnto questa media fu 107.5. Le infiammazioni tonsillari conlDno in questo novero per 9497 casi = 28.7 ·;., deiJa forza nel primo anno, per 10057 = 30.3 ·; •• nel secondo, i catarri acuti dello stomaco e intestini per 14512 = 43.9 nel primç> anno, per· 15816 = 47.7 nel secondo; i catarri cronici
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BIBLlOGitAFICA gru3fro-énlc~:Sllfwli
pet• 778 = 2.4 •; •• nel pr·imo a nno, per 720 = 2.2 •; _ della forza del secondo; le malallie del periloneo (escluse le traumatiche) pet• 87 casi = 0.26 nel pr-imo anno e pet· 75 = 0.22 •; •• nel se~.:ondo . Morirono ne i due anni 8 per e t·nia strozzata, 18 pet• infiammazione intestinale (tifli te, ecc.) '1 9 per malattie del fegato, ti:J cioè 35 nel primo anno e 28 nel secondo per infiammazione pet•itoneale . T' l Gruppo. - Malattie degli organi genito-orinari . Furono a ccolli 2273 malati = 6.9 ·t- nel p t·imo anno , 2:365 = ì .O •t•• nel secondo, e ne morirono 2:3 nel primo a nno 25 nel secondo. La media delle g iol'nate di permanenza per <>~nuno di questi maiali allo speciale ed a lla infer·meria fu '19.9 nel p1·imo anno, 20.8 nel secondo. Negli anni 1874-79 il r apporto dci maiali con la forza dell'ese1·cilo fu 6.6 ' /,. - 6.4 '/., - 6.5 •; .. - 6.9 •; .. - 6.9 ·;••. Prevalsero sopr a le alti-e le malattie doi r eni, meno per il numer o che pel' la gravezza della malallia. l n falli s u 48 morti di questo gruppo, 45 lo furono p er malallie renali. Nel 1879-80 su 144 ammalatisi per malattia renale e 3;:> rimasti dall'anno . anteceden te mori1·ono 22 = 12.3 'l •• dei curali, e 55 andarono t•iformati ; nel 1880-81 su 173 malati nuovi e 30 rimasti i morti furono 23 = 11.3 ·; . dei tra lloli e 49 i riformati. È da notare che in questi due anni la mortalità rispetle a l numero dei maiaLi fu minore che negli anni antecedenti. In fall i nell'anno 187·1-75 era stola di 17.1 % nel 1875-76 di i 8.7 "/. nel :1876-77 di i6.4 ·t.; nel1877-78 di i5 •r•• nel 1878-1879 di 16.6 % <lei mala ti. VII Gruppo. Malattie veneree. Entrarono nel p r imo anno 11519 = 34.9 •f.., nel secondo 13020 39.2 ' i •• , fra cui si trovarono 293-i e. !"!376 cosi di sifilide costituzionale, quindi su 100 maiali di questo g ruppo 25 nel primo anno e 27 n el secondo erano s ifilitici . Vi furono due casi di morte. Le giornaLe di ll'alt.amenlo delle malattie veneree e sifilitiche furono nel primo anno 28.3 per ogni malato, nel secondo 28.0. VIII Gruppo. - Mnlollie degli occhi. La entt·ata per le rnalaLLie contagiose dt'gli occhi fu nel primo anno di i 984= 6.0 '1•• nel secondo di '17t>0 5.3 '/ •• della forza. Le g io rnale di permanenza furono 30.6 e 32.9 per ogni malato.
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RIVISTA
Il numero dei guariti in confronto dei curali fu di 8~. :3 e 85.2 C.f0 • La media di questi maiali negli anni 1874-79 erastata di 6.a Ofoo della forza. Le per dite furono piccole dr fronte aila importanza della malattia; nel primo anno u scir ono dall'esercito per invalidité totale 17, nel secondo 2~ uomini, quindi so 2130 curali nel primo anno (compresi i rimas ti dell'anno a ntecedente) 0.8 OJ00 , e su 1907 cur ali nel se· condo anno 1.4 Ofo, in complesso 1.1 ofo· Di questi 4:. invalidi , 8 erano nel primo anno di servizio, lO nel seconùo e6 nel terzo, 2"1 servivano da più di 3 anni. È notato che un certo numero di uomini per queste malattie ebbero indebolita la facollé visiva senza esser e resi inabili al servizio. F r a le malattie non contagiose occupano il primo posto le malattie delle palpebre, della con.giu1ttiva e dell' apparecchio lagrima/e con 6540 casi nel primo anno, e 6759 nel secondo. La maggior parte guarirono, solo 98 nel primo anno. e 9t ·nel secondo forono congedali. Per ogni malato la durata della cura fu di 13.3 g ior·ni nel primo anno, di 11.9 nel secondo. Vengono appresso le malattie della cornea, per l& quali entrarono nel primo anno 578 maiali, nel secondo 64-8. Compresi 64 rimasti al principio dell'anno guarirono neL primo anno 527, nel secondo 592, and<trono congedati 61 e 60. · La durata media della cura per ogni malato fu di 29.7 . . e d.l :..'>82 . ~lornJ. Per malattia dell'i7'ide della coroide e della lente furono. ammessi i35 nel primo anno, i34 nel secondo, più una rimanenza di i l dall'anno antecedente. Guarirono 10'~ - 101, furono con gedati 33 pet• ciascun anno. Le giot•nale di per manenza di ciascun malato furono nel pr imo anno 35, n el secondo 39. • Per malnllie del neroo oltieo e della Petina entrati nel primo anno 6+, nel secondo 78, rimasti dall'anno antecedente 13. ·Giornate di cura per ogni malato 41 e 38. Congedali 33 e :H. Per malattia della re.frazion.e e della accomodazione en lrati nel primo anno 61, nel secondo 6i'>. Congedali 28 e 35. La somma di lutti gli entrati allo spedale e alla infermeria per malattie degli occhi fu nel primo anno 8524 = 25.8 Ofoo.
BIBLIOGRAFICA
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della fot•za; n el sP.condo 8509 = 25.6 o; 00 . Compresi 464 r imasti dall'anno antecedente p:uarir·ono R571 e 8572, uscirono congedali 448 e 465. Il numel'o dei malsli nell'eser·cito è andato diminuendo. N t> gli a nn i l'In l P.ceden li I]Uesto propor·zione fu 32.5, 35.2, 32.4, 29.3 :no, in media :H.3 Ofo0 . l X Gruppo. - M alatt ie degli or•ecchi. - Il numero di queste malattie fu maggiore in questi due ann i che nel quinquennio antecedente. Infa tti mentre in questo la media fu di 6.9 Oioo della forza, nel1879-80 i casi fur•ono 2626= 7.9 o;00 , nel 1880 ·8i furono 2907 8.R Ot00 della forza. La m ag-gior· par·te di queste mata llie cio~ 2128 n el .primo anno e 233·1 nel St>Crìndo furono m Alallie dell'or·ecchio e.~terno e della membrana del timpano per le IJ ilali ebber o il congedo di inabilità -o eli invalidità 3~8 e 36;) uom ini. P::!r mt.lt.ttie de ll'orecchio medio 0 interno fur·ono cu;:::.ti nel lH"imo anno 382 compresa una r imanenza di 35 casi d ell'an no anteceden te, nel secondo 428. Vi furono nei due anni cinque casi di m ort.e e HO eli riform e per inabilità e invaliditit ri oè 61 nel pt·imo anno e 79 n el secondo. . La media delle g iornale di cura per· ogni malato d'orecclti fu 28 nel primo anno e 28.8 nel secondo. X Gruppo. - M alattie cutanee. Enlr'a!'ono per queste m Riuttie nel primo anno 42681 = 120.2 Ofo0 , e nel secondo di ·~2M3 = 128.5 •t•• della for·za quasi come n ell' ultimo quinquen nio, mor·irono 3 nel pt•imo anno e 8 nel secondo per· infìR mmazione del connet tivo. La durala media d~lla perman enza di questi mnlali allo speciAle e alla inferm er ia fu di ·13 ~i or·ni. 11 mag-g-ior contingente fu dato dai fur·uncoli e dall e infiammazioni ciel tessuto cellulare che rappresentano la melà dei molati di questo gruppo. X l Gruppo. - 1\'l alattia deg-li organi del movimento. A mmM;si nel primo Anno 8068 = 24.4 0100, n el secondo 8902 = 27.1 con un piccolo aumen to sugli anni antecedenti. M orirono n el pPimo anno 19, e nel secondo 21. La dul'ata del tra ttamen to per· ognuno di questi malati fu di 16 gtorni nel primo anno, eli 15.8 nel secondo. Sono di particolare impor·· tam~n in questo gruppo: 1• l e infiammazioni delle o.~.'la e del pcriosto, di cui si ebbero 7.i:! casi nel primo un no con 1a
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RIVISTA
morti, e 80i nel s econdo con 14 morli; 2' le infiammazion i a cute e cr oniche delle artieola:.ioni, di cui ammalarono nel primo anno '14i3 uomini, nel secondo i 563 e morirono 3 nel pdmo anno, 6 nel secondo; 3• le ma lallie dei nwseoli compreso il reumatismo muscolare, di cui nel primo hanno fur ono ammessi 3622 uomini, nel ~econdo 4601 con due casi di m01'le per ascesso dello psoas; 4• le infiammazioni delle borse mucose e dei tendini, di cui furono nel primo anno 2261 e nel secondo 2624 casi con nessun morto. XII Gruppo. - Lesioni meccaniche. - Nel primo anno 38oi3 = i l G. 7 ' / •• , nel 'secondo 38154 = 1t6.8 •t•• della forza. Morti per queste malattie (compr esi 1987 malati delJ'anno antecedente) nel primo anno .10, nel s econdo 27, cosic.chè su 10,000 maiali furono nel primo anno circa 10, nel secondo c irca 7 casi Ji morte. Ln so:nma di questi malati R.:.col~i negl i ospedali e nelle infet·merie è un poco più elevala che negli u!Limi due anni precedenti, ma rimane ancora solto la media dell'ullimo quinquennio cbe fu di 122.1 •f,, . Il ma~gior numero di queste lesioni accadde nei mesi freddi 63-i •; •• , e 6 1.2, mentre nei mes! caldi lR proporzione fu di 53.3 nel primo a nno, 55.6 ·1•• nel secondo. La durala media del Lr·attamenlo fu nel primo anno di a.6, nel secondo di 3.8 giot·ni. Fra le lesioni eli maggiot'd impot·Lanza s i notano le contusioni e le ferite lacer e e contuse, di cui vi ebbero nelrwimo a nno 13135 casi con due morli e 174 rit'ot·ma li, nel secondo 131-46 e due morti e 144 congedali. Ollre questi vi furono nei due anni 20 morti per rottura dei oisceri addominali cagio· nata da per cosse sul ventt'e (calcio di cavallo, cadute, ecc.). Per fratture ossee enlt•a t·ono nel pt•imn anno 828, nel s econdo 781, dei quali 65 e 51 per· frallure del cranio, 3 e 2 p e t' ft•allure della colonna verlebrale, 4 e 5 per fr·allure del bacino. Mor ir ono nel primo an no 16, e JO nel secondo, di cui 20 per ft•allUt·a del cranio, 3 del baci no, 2 della colonna vertebt•ale e 1 della coscia. La mo l'la li là fu in ragione di L4 •t. fra llut·ati in generale; per fratture del c.renio i G.4 ·;. , dcJla colonna verlebrale 40 ·1., del bacino 33.3. - Per queste lesioni fut·ono congedali ne l primo anno 172 nel secondo 161.
BIBLIOG RAF!C.-\
P er distorsioni nell'anno 1879 80 furono accol li !H20 uomi ni, nel '1880-81 un maggior numero cioè 9!J89. Le luf:i.<W:.ioni furono nel primo anno 379 nel secodo 3G9 con 1 caso di morte . Per ferite d'annedafuoco furono curali negli stabilimen ti militari nel primo anno i 5::! nuovi entrali e 9 rimasti dell'anno antecedente, n r. l secondo anno 137. Morirono n e l primo anno 4, nel scconùo 6 uo mini ; riformati furono nel primo anno 26, nel seconùo i 7. In questo no ver o non s ono compresi i ferili per suicidio ten tato che pure ebbero rico vero n egli stabi limenti suddetti. I feriti pet· arma da taglio, di punta, furon o nel primo anno 5661, nel secondo 568i con 1.:\. morti e '127 riformo ti noi primo anno, 8 mo rti e 145 riformati nel secondo. P er ustione entrarono nel pt·imo anno 762, nel secondo 770 ec~ un caso terminò mortalmente. Benchè in generale il maggiOt' numet'O delle scoltalut·e fossero di lieve g rado, tuttavia la medio dut·nta de lla cura fu per ciascun caso di i6 g iorni. Di casi di conyelazione ve ne ebbero 2397 nel primo anno, 1835 nel secondo, e due morti nel primo an no, J nel secondo. P er e~coriazioni e fet·i le ai piedi e alle gambe pel marciare e cavalcat·a ebber o ricove t•o neg li ospeJa li e nell e inferme rie nel primo anno i'J839 uom ini, nel seconJo 57·}3. Ma é da nolare che molli fut·ono tenuti s oltanto a ri poso e non tìgut•ano in questo nover o. X III Gruppo. - Altr e malattie. Solto quesln rnbt•icn s i trovano r egistrati nel primo anno 1:JO ca s i, n el secondo 158. Si ebbero n el p r•imo anno 9 mutilazioni volonlarie, IO nel secondo tutte legger·e, di solo qualche d ilo . Ttmtalivi di suicid io accaddero nel primo anno 49, nel secondo 5\. Su questi, a ggiunliYi i 5 rimas ti dall'anno antecedente, vi ebbet'O nel pt·imo anno H mrn·li, nel secondo 18. Il numero delle malallie simulate nel p rimo anno fu di 8, nel secondo di 23, la maggior parte facili ad essere smascherate. Ecco alcuni di questi casi : un soldato meùianle a t'lifìciale pressione in vicinanza della radice del pen e !'-i procurò una e mot·ragia uretra le; una fasc ia tura gessala into rno ai genito li e la a pplicazione permanente di una vescicn
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RlY ISTA
ùi ghiaccio intor no al membro posero fine a questo stato. Un altr o soldato mentì una afonia venuta improvvisamente senza cagione, di eui poi si confessò. Vi fu un caso di midriasi simulata con l' alr·opina, due casi ùi infiammazio ne della congiuntiva provocata con la pietra infernale. Uno sciocco tentativo di s imulazione fu fflllo d.a un volontario di un anno stato mandalo in osseL''azione perchè affermava di non avere Hvulo da nove sellima:1e Lenefìzio di ventre. E sso fu isolato c veramente per più gior·ni non ebbe evacuazioni, finché furoho scoperte le malet·ic fecali nascoste nr'll pagliericcio del suo le tto. Un detenuto militare volevà simulare il vomito sanguigno. L'esame chimico delle s upposte macchie di ~:1ngue mostrò che le macchie r osse nei s uoi abiti erano stnle fatte con una materia colorante miner·ale contenente (J«sido di ferro. I malati di questo gruppo bbber o la più lunga ' nel pet'manenza che fu di 37.7 gior·ni nel pn·imo anno, di 34.1 secondo. X l V Gruppo. - Osservazione . Furono ricevuti io osservazione nel primo anno 2617 7. 9 per •/ . della fot•za, nel secondo 28:38 = 8. l.i. Le gior·nate di pet•manenza furono per ogni malato di 17 nel pt'imo an no, di '17.6 n el secondo. Non sono indicate le malattie, pet' le quali fu richiesta la. osservazione. Segue il rappot·to sulle pePdile ddl'esercito per inabililà invalidilti e morte. Nell'anno 187!)-80 Sll 200 Grii ·cut·ati nPgh ospedali e inl'er·merie goarir·ono 18i.:1i0 = 558 ·; •• della forza. e 918,8 •;,. sulla somma dei curali; 703-i = 3i>.1 ·; •• furono congedaLi j 101.i7 5. 3 '/..1 e 8196 ~O, 8 %. riruasero in
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CUI'8 .
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:\el1880-81 su 20150~ curali, guarirono 1833 1:> 5:)2, 6.0[00 ù ~lla forza e 90U.7 ·t•• dei curali, 7·H 5 fur·ono congedati 36.8 '/•., mora·ono 1093 = 5.4 •; ••, rimasero in cura 9679
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= 4S.o ·r••.
La mo•·lalilà ùegli uomini curalì negli slabilimenli mililaL'i fu un poco minore che negli anni antecedenti, la media del Sl\s:-ennio a ntecedente essenùo stata 5.9. Perdite per inabildèt. Nel primo anno fu1·ono congedaLi per inabrlilà 6856 uomini ;;;;;; 20.8 dalla. forza , n el secondo
·t..
BIBLIOGRAFICA ~830 =
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20.6. In •1-:346 inabili del primo anno e in4480 del !:t'·
c ondo la malallia aveva avuto origine prima della entrata in servizio, dur ante 'lues lo in 2519 e 2350. Nell'anno i879-80 questi -cong edati erano 5098 n el primo anno di s e t•vizio, 1101 nel secondo, f>21 nel terzo, 63 nel qust·to, oltre questi 82; nel1880-8i erano 5266 nel pt·imo anno di servizio, 966 nel secondo, 405 nel te t·zo, 75 nel quarto, e 118 servivano da più di quattro anni. DP.i solluffi ciali ne furono congedati per inabilità nel primo anno 63, nel s econdo 53. In rapporto all'arma , nel primo anno jl tt·eno ebbe di pe rdita 39 '/•• della s ua fo rza, nel secondo anno :35.3 "/.. , le scuole pei solluffìciAii 23.9 e 22. 7; la fanteria 22.9 -e 22.7; gli stabilimenti di pena 19.6 e 21.5; l'at·ti;lieria 18.0 e 18.0, la cava llet•ia i 5.6 e 1:3.4, i pionieri 13.5 e 17.8 ·; ••. Le malattie principali c he delte ro occa s io ne alle t•iforme pe r inabilità nei due anni fut•o no la debolezza d i costituzione e gr acilità 201 'e 20!l, le infiammazio ni croniehe della congiuntiva 150 e 65, la ceci ti\ di un occhio 107 e 87; l'abbAssamento dell'acutezza vis iva solto 1r2 21-1 e 2i8, la sot·di tà '101 e 120, la p c r·fo t·azione dellA m embr•ana del timpa no 523 e 576, le malattie nervose CI'Onic he 255 e 269, malattie me ntali 124 e H2, mala ttie ct·oniche J clla lat•in ~e e tr achea 19 e 3~, malattie Cl'Onic he degli Ol'gani del rn~pit•o e della pleura 11 59 e 1014, malattie di c uo re e d!'i gTossi vasi 412 e 452, ernie 61 1 e 61-G, malattie croniche rlelle grandi articlllazioni 232 e 236. P er dite per semin oalidiftt. Le perdite per seminvalidità fur o no nel !PI'imo anno Ji 892 uomini = 2..7 "/ •• della forza , nel secondo anno di 862 = 2.96. Questi nume ri corris pondono a fJU Cili ùe~l i ullimi pPecerlenti a nni. L e .maggio ri pet·dite le soffrì la cavalle t·ia con 3.() •·•• e 3.2 •;., e il lrèno co 11 3.5 e 3.2 %. quindi SP.gue J'arlig-lim·ia 3.2 e 2.8 ' /,. po c::cia la fanteria COn 2.5'/ 00 n ei d ue anni. Di I'(Ues ti , 319 nel pt•imo anno e 355 nel secondo serviYano da oltre dodici a nni.. Le cause più fr-equenti di questa seminvalidità fut·o no le e r·nie addominali con :288 e 2Gi casi, q n indi la debolezza del -corpo in gene rale e la diminuita r esistenza or ga nica per il l u 11 go serYizio con 1 2~ e 11 Ocusi a cui Sf'guono le c ronic he maIAllie delle al'ticc•lazio ni con 100 e 97, le croniche sffe zioni addo minal i con 90 e 101 , le c roniche malattie d c~ l i o rgani del
298
RIVISTA
respiro senza notevole allerazione della costituzione con 104 e 116 casi . Perdite per inoalidità totale. Nel primo anno 1369 uomini = 4.1 ' /,. della forza , nel secondo 1288 = 3.9 '/.. , nei cinque anni antecedenti erano state 4 6'/••. Il treno ebbe di perdita 5.9 e 6.7'/.. della sua forza, la cavalleria 6.0 e 4.8, i pionieri 5.4 e 4.2, la artiglieria 5.0 e 4.3, la fanteria 3.4 in ambedue gli anni. 11 maggior contingente fu dato dalle malattie degli organi respiratori con 385 casi nel primo anno e 355 nel secondo equivalente a 29.·~ e 27.2 su 100 invalidi in generale; e dai difetti e malattie delle estremità e delle articolazioni con 295 casi nel primo anno a 240 nel secondo = 29.0 e 25.8 •;., cosicchè da questi due g ruppi p1·esi insieme resultò oltre al mela di tutti gli invalidi. Dopo vengono le malatlie degli organ i della nutrizione con 120 e 115 casi= a 9.4 e 8.8 ' /. òi lutti gl'invalidi, le malaltie degli occhi con 72 e 83 casi= 5.2 e 5.5 • j., le malallie degli orecchi ton 60 e 73 casi = 4 .4 e 5.6, le malallie degli organi della circolazione con 56 e 53casi = 4.0 e 4.1 e il reumatismo cr•onico con 42 e .u casi = 3.5 e 3.8. Su 100 invalidi ~6.0 nel primo anno e 51.0 nel secondo erano sottoufficial i. Mo.,.talità.- Il numero totale dei morti fu nell'onno 1879-BO di ·t 594= 4.8 ' /•• nel 1880-81 di1598= 4.8 ' / •• della forza. Questi numeri s'accordano con quelli degli anni antecedenti. Su rapporto all'arma, la mor·talità fu durante il primo ann o: ne l treno di 6.2, nella cavalleria di 5.3, nell'ar·liglieria di 4. 7, nei pionieri di 4-.4, c nella. fanteria di 4.1; durante il secondo anno nel treno 6.5, nella cavalleria e artiglieria 52, nella fanteriA 4.2 e nei pionieri 3.8 '/,, della rispettiva forza. Di 1000 casi di morte, nel primo anno 743 furono cagionali da malattia, 157 da suicidio, 100 da disgrazie; nel secondo anno 74-0 da malattia, 16i da suicidio e 96 da disgrazie. Mortalità per malattie. - Nel primo anno su 200 6(i7 curali per malattia negli stabilimenti militari morirono 1005 = 5 ·;•• del n.umero totale; nel secondo anno 1037 = 5.1. Oltre questi. vi furono 180 nel primo anno e 146 nel secondo morti fuori degli stabilimenti mililari.
BIBLIOGR.\FICA
29 ~
La frequenza della m orlalita fu secondo i gruppi di mala ttie nel seguente ordine discendente: nel 1879-80 nel 1880-81. I II I nflammazione del polm one, rlelle. ple ura e lisi . . . . 526 496 I Malattie infelLive . . . . . 298 353 92 X I II Debolezza pe t• avanzala e tà . • 123 Il Malattie delle meni ngi e del cervello 8i V Infiammazion i degl'intestini e peritonco. . . · . . . . • . . 66 5& IV Infiammazioni del pcricardio. 36 40 2{. VI Ma lalLie t! e i t•eni. . . 24 Xl O!'lcile e pel'io!"tite . . . . 19 22 X Inlìammaziouo del tessuto connelr livo. 3 8 VII Gruppo 3 o X li 2 i XI i 4 • Gli infermieri ebbero nel primo anno la mag~iot· morlft· lilà con 10.1 ·; •• della forza, a cui seguono i dtllenuli militari con 7.0 •; •., il tt·e no con 3.8 ·; •• , la covollerin con 3.6 •J.. , l'artiglie ria con 3.2 •1•• , la fanteria con 2.8, i pionier·i con 2. 7. Nel secondo anno gli infermiet•i milila~i ebbe ro uno mOI'talità del 10.1 °/••, i detenuti del 7.7, il tl'enO del 3.8, la cavalle t•ia e l'arliglic t•ia del !l.G, la fant e t·ia del 2.9 e i pionict•i del 2. 3. La mot'talilé degli invalidi fu di 302.5 •; •• nel primo anno e di 280.0 •; •• nel secondo. Morte per suicùlio. P er suicidio r eser·cilo pe t•dè nel primo anno 250 uomini= 0.76"/••, noi secònJo 262 == 0.79 ·; •• della forza . Fro questi 127 e t•ano solluffìcioli, 385 caporali e soldati. La mot·te avvenne 2:37 volle per colpo d'arme da fuoco, 150 p e r appiccnmento, 89 per annegamento, 22 por schiacciam ento sotto un tre no di strada rert·ala, 5 per taglio della gola 4 per precipilazione,4 pe r avvelenamento e i per colpo d'arma bianca. Di questi suicidi 26 erano nel primo m ese di servizio, 81 fra il secondo e il sesto, 78 nel secondo semestt•e del primo ann o, 112 al secondo anno G7 nellerzo 38nel quarto e 11 0 ' ' ollre il f}ua 1·to.
••
300
R1VISTA
Morti per disgrazie. Pet• questa causa si perdetlero nel primo anno '159 uomini = 0.48, 'f,, della forza, nel secondo 1:>3 = 0.46 •; ••, meno che nell' ullimo quinquennio, in cui questa proporzione fu del 0.50 •; , ,. Su 1000 uomini della for·za n el primo anno il treno ebbe 0.81 di quosti casi, i pionieri O. 73, la cavalleria O.G6, l'artiglieria 0.6i la fantet·ia 0.40; nel secondo an n o i pionieri UO, l'artiglieria 0.82, il treno O.M; la cavalleria 0.52 e la fantet•ia 0.35. Più frequenti furono ques ti. casi nei m esi di estate (giugno" e agosto), più rari in ottobre febbraio e marzo. Per ultimo daremo un cenno delle grandi oper azioni eseg uile in questi due anni nell'esercito prussia no. Nelle estremi la s uperiori fu eseguila una sola dism·ticolazione quella della mano con esito faus to, due amputazioni dell'l!vambt·accio, una ron esito di guat·igione l'altra di m orte; 3 amp utazioni del lwaccio terminate felicemente; 12 tt•a disat•ticolazioni amputazioni del piede con 8 gual'iti, 1 mot·to e 3 in cui n ecessitò l'a mputazione della gamba; 26 amputazioni di gamba con 22 guarigioni 3 m or·li e 1 caso in cui si dovette amputare la coscia; 24 amputazioni di femore con 13 guarigioni, 1 rimasto in cura, 1 a cui fu poi disarticolata la coscia e 9 m or ti (mortalità 37.5'/.); a disarticolazioni del f::lrnore con 1 gua t•igione c 2 motli; 1 .r esezion e dell'articolazione della mano, 2 tlell'a rlicolazionc del cubito g uarite, 2 r C'sezioni articolari dell'ornero con una guarigione ed un caso di m orte, -l tesezioni articolari del piede, lutle guari te; 2 r esezioni nrli~olllri del g inocchio con 1 caso di mor•te ed 1 cho ri r.hiese l'amputazione della coscia , 2 r esezioni at•licolar·i rlell"anca, 1 con esito ùi g uat•igione l'altra di mor·le, 1 resezione dell'osso iliaco seg-ui lo rla m orte . In queste operazioni le g uarigioni fur·ono in r agione del 68.2 ' /., la m ortalita di 23.5 ';".. Queste propor zioni furono nelle amputazioni del iO 0'1. e del 20.8 '.'. , nelle r e8ezioni ar'licolnri del 60.2 '/. e 23.0 °/ Oltt·e ques te grandi operazion i, furono eseg uite 27 disarticolazion i di un dito della mano e 6 del piede e d alcune spaccature dell'articolazione -del ginocchio con le pt·ecauzioni a ntise ttiche. Furono eseg uil e IO lracheotomie, ~ delle qual i con esi to fut•tuna.to, una 0
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BlBLlOG RAFICA
30 1
allacciatura della femorale esterna, 1 della femorale profonda seguite da morte, e una allacciatura della bt·achiale, della radiale della ulnare con esito felice. Furono inolke fatte molle sequesLt·otomie, esti rpazioni di tumot•i glandolati, asportazioni di tumori cutanei, operazioni di fistola intestinale, operazioni radicali d'idrocele, escisioni di cicatrici ed altre di cui non è iudicato il numero.
Cetaloematoma dlfraso traumatloo. - Emorragia s uccess iva, trasfusione di sangue nel perito neo. -Guarigione Storia del dotl. CASELLt Azzto, Torino 188 1. I medici ILaliani sono sLati i primi a me tter e a prova H m etodo di trasfusion e del s angue OP.!la cavitàperitoneale idea ta dal Ponflck di Breslavia nel 1879. Agli studi ed. esperimenti fatti dal Rizzozze ro, dal Golgi, dal Raggi, dal Concato, dal Lava, dal Foà, dal Mangiagalli e da altri vuolsi aggiungere quello del dott. Caselli che ha pubblicato nel18tll nella Gazzetta Medica di Torino e di cui diciamo ora brevemente. Tratlas i di un giovane che battendo per caduta il capo sul su0lo riportava una ltJsione tale da costituire un cefaloematoma diffuso a tutto il cranio. Le cure prestate non furono sufficienti ad arrestare le emorragie che frequentementn si rinnovavano per cui P.ssendo imminente un esito fatal e il do tt. Caselli decise di ricorrere alla trasfusione del sangue defìbrinato nella cavità peritoneale. L'operazione eseguita con uno s-tr umento ideato dallo stesso autore r iusci perfettamente, ed ii paziente ottenne completa guarigione. Noi ci felicitiamo coll'esimio dott. Caselli per il fausto esito della sua operazione che eseguita con un ben ideatos trumento e con un nuovo metodo ha dato una valida spinta a lla diffusione della trasfusione peritoneale, che pare trovi ancora degli increduli e degli oppositori specialmente in Francia, Inghilterra ed America. E. F.
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AN~liNZlO
NECllOLOGtCO
.Aml11llzlo neorolog too. Il celebre sifilo grafo Ca l'lo Si~mund gia professore della univer·silà di Vienna è morto a Padova ili• febbraio corrente. .A lui, all'infuori dei sommi meriti scientifici, spetta pure il vanto d'aver lottato, e con benefico risultato, per oltenet·e fossero miglior ate le condizioni miserande che il pregiudizio e l'andazzo riserbarono negli ospedali ai sifìlilici ricoverativi.
B.
Il Direttore
Dott. FELICE BAROFFIO col. med.
Il R edattore CLAUDIO SFORZA CGpliCiftO MfdiOO. •
t
NuTtNl FEDERICO,
.,, ~
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Gerente .
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NOTIZIE SANITARIE
8t&to II&Ditarlo di tutto 11 B . E•erolto nel mese di agono 1882 . (Giorn. M il. Ufflc. del·i5 marzo 1882, disp. 8', p. 2'). 6~56 Erano negli ospedali militari al 1' agosto 1882 (1) Entrali nel mese. 7453 U.sciti . . . .. . . 8792 •. 98 Morti . . . . . Rimasti al 1' settembre 188:1 5019 Giornate d'ospedale . . . . 178016 Erano nelle infermerie ùi corpo al 1o agosto 1882 1483 Entrali nel mese . . . . . . 6000 Usci ti guariti . . . . . . . 5554 • per passare all'ospedale 1027 Morti . . . . . . Rimasti al 1' settembre 1882 . 902 Giornate d'infermeria . . . 41978 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 32 T otale dei morti . . . . . . . . . . • . 130 Forza media giornaliera della truppa nel mese di agosto 1882 . . . . . . . . . . . . . . . 20M41 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,17 Entrata media giornaliera ne~li ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 dj forza (2} . . . • . 2,12 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali 3~ e n elle infermerie di corpo per 1000 di forza . . Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . 0,63
.
• Il) .ospedali militari (principali, succursali, iof~rmerie di presidio e avec•all) e ospedali chili.
c~;~:.ono dedoui gli ammalati paasaLi agli ospedali dalle inf01rmerit> d i
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NOTIZIE S.~NITARIE
Morirono negli stnbilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. i7. -
Le cause delle
morti furono: meningile ed encefalite 4, bronchite acuta 1, bronchite lenta 2, polmonite acuta 2, polmonite cronica ·I, pleùrile 5, tubercolosi cronica i, catarro gastrico acuto 2, catarro enterico a cuto 1, peri toni te 1, vizio organico del cuore 1, nefrite 1, ileo-tifo 38, meningite cerebro-spinale 1, febbre da malaria 3, cachessia scorbutica 1, commozione cerebrale 1, risipola 1, artrocact} 1, uremia 1, paralisi 1, ascesso acuto i. -Si ebbe un morto sopra ogni 154 tenuti in cura, ossia 0,65 per 100. Mor~r·ono negli ospedali çivili N. 21. Si ebbe 1 morto sopra ogni 96 tenuti in cur·a, ossia 1,0~ per 100. Morirono fuori degli stabilimenti mil:tari e civili N. 32 cioè: per malattia 16, per cause accidentali 2, per annegamento 5, per apoplessia 2, in conftillo coi malfattori 2, per suicidio 5.
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SOM.MARIO DELLE ~JATERII:: CO!';Ti;:'\UT E !'(El. PRESENTE FASCICOLO.
~lemorle orl~iqall .
Ceno i atori ci su l serv •zio 11anitario io campagna e aulla .chi·
rurgia militare. del dott. Giuseppe Rom11no. capitano med1co. ;>afl. W6 Saggio di meteor o logia medica. de l clou.. Astegiono. copitano me~1 6 dJCQ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · " ' IUvi~;ta di ~iornnll
llnllani etl Esteri.
RIVISTA MEDICA.
Sulla dllata1iooe acuta del cuore - M. Heltler . . . . . . . " Sulla tromb_osi dell'su·teria hn~il~•·e - E. Leyden . . . . . .. · • Sul modo dt comportarsi dell"epite lio polmouare nella polmonite fibrioosa - W. Fnuerstnch . . . . . . • • . • · · · · · " Sulla Il uova teoria miasmatica dello scor btllo- Luigi M. Petrona • P r esenza dei bacilli ùel tubt~rcolo nella ol"ioa - Rosensteln . . · •
.
340 34l
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RIVIST.-\ CIII RURGICA.
Del "J.Iorc com par:tlo dello sti ram.•nto. dello strnppnmeoto e del 1a. n t~v rectomia nel l •·attarncnto ùella oevralg•a sott'orbltale r 1• hell& - Poni . . . . . . . . . . . . . . . . • • : ·. " Su1J·ea1~o finale delle resez1oni articolar i delle estremità super1or1 - Vatsch. . . . • . . . . . . . . . . . • Sulle fratlure del bReino - W. Kusmin . . . . . . . • Estirpazione Ili un llbroma del rene - A. Brunlnl . . . · · · •
319
RIVI STA DJ OCULISTI CA. > Sulla origino dello staliloma posticum - o. Paulsen . . . · Pl una specinl o appllcazil•ne !lei men lschi leoticolarl . . · · Su ll a degenerazione amìloHle dell e palpebre - Rlihlmann. . · • Emorragie della retina nelh• malattie d el fegato - M. Lltlen · " Indice c"falico e rerrat~one ocnlara - Bono . . . . . · · · ·· "
;l\\9 370
:171
:rll 3i3
RIVISTA DELLE MAL.'\TT JE VEt<EREE E DELL.t. PELL E .
Xanthoma tuberosum -
Malcolm Morrfs . .
. .
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. . . · · · ·
Si5
RIVISTA DI TOSSJCOLOGJ..\. E MEDICINA LEGALE.
•
Jotossic~zi.one crenica con •l clornl•o - Warfringe : . ·. · · · • Un caso dJ avvelenamento •rausitono per instlllaz•one d1 poche gocce di una soluzione di a1ropina nel condot~o y(fith·o esteroo sano - K.napp. • . . . . . . . . . . . . . . . . ·. • Della ••siooe !lei colOJ"i dnl punto d i vista medico legale (colori so blettivl - Glll et de Grandmont . . . . . . . . · · · · " Sull'ep1l essi a - Slemens . . • . . . . . . • . . . . · · "
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RI VISTA DI TECNICA E SERV I:t.IO MEDICO Mli, ITARB
Reclutamento dell'eser cito i:oglesP.
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RIVISTA I)'JGJEN E .
Vitalità della trichina nel lardo. ed in ahri cibi salati . .· · · • P•·ogetto d·istt·uzi_ooe relauvo ali H p•·ecauziooi da p1·endo rs1 c irca • l a febbr e t1foute. . . • . . . . . . . . • . . . · · · Jo.O ueoz:\ degli es~rci zi soprn le forze muscolar i, aoprn !l '<olume ed il peso del corpo e la capacità ~lmooare - V. Burq • · •
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{P erla contlnuazton'- dell'indice, vedad later :a p agixa d8!1D copertina}.
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CE:\)rl STOHICI SI: L
9ERVIZIO SA NITARfO IN CAMPAGN A E SULLA
CHIRURGIA M IL ITARE (Confe renza d' mt rod uzio ne alle sludio del servizio di sanità io campa~t:Ja e della cl11ruq; ia d i guer ra faLla nell'ospedule mil ira re di )(,•ssìo a da l dOtt. 0 l USEPPP. R o)IANO. C.Jpitano me\! l CO) ,
l.
La chirn1·gia mil itare ha in qne:;Li ultimi anui fallo rapidi progre!'si. l o spirito umanitario cl10 aleggia ù' in torno e si dilfonùe per ngni lìl11·a del corpo sociale, i nuovi ritroqlli dt'lln st icnza e dell e ind ustrie,·o, dirò ancora, l'atllonomia e la ragionerole indi pendenza che nel dirigere il set r izio sanilario i n1ed ic. i seppero acqui sta rsi, hanno contribui lo a l suo lwoar('(i ire. l"a :;toria r i apprende cl1e il servizio sanitari o in campagna Ila su bi lo ''ari mtllamenti come si sono mntal i gli ordì nnmenti clegli e~e rc i t i, la straleJ:!ia c le anni che si adoperano a comllallcre. - «L'arte medica mil itare, osser\a a questo proposi lo l'illustro professore Corte;;e, come In l! e quello che ehbet·o un'origine occas ionate, presenta la. storia de'suoi pro~ re::.s i inLirnamenlo co ll eg t~t a colle occasioni medes ime che l'hanno messa in atti vo servizio ( l) >>. Il) FRANc P.sco Conn s & - Guida teo l·ico-prallca deL m crllco militare i •~ campag>!a - Introduz ione.
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30G
CE~:\1
STO Hl t.:l
Se ci f<~ <·ciamo acl in dagare l'origine della medicina , troviamo cl1e il suo primo manifestarsi in formn demotica o popolare e:>terna fu qnal a l'le di chirurgia militnre. Essa sur=-e, uotil il l)uccinolli, negli accampam enti delle LriLu gtÌerri cre (1). Esculap io, o meglio Asclepio, venne, :-;e~;o nd o la milologia greca, ammaestralo uell'arte medica da Chirone, t'eroi' di Tes:;aglia, il centauro sapi ente\ c guerriero che fu maestro aù Al'hillc; ed i due fi gli d'E,;culapio Macaone e Poclaliri o furono medi ci e condollicri d'e:-ercili nella guerra lroiana (~) . Da ll' Il iade si rileYa la stima e la venerazione in che erano tenuti qnesli medici guerrieri. Quando Macaonc fu ferilo ne eh he sgomPnlo l' intiero esen·ito degli achivi, e l ùomeneo s'all'rcttò a farl o salire sul ca rro di Xe.;tore dicendo a questi: . . . . . . . ratto Sff·r;;;rt. i cnO(tl/i al mflr. :mlo((. 'J itel pr01le Ch'egli oal molle oile e n on ha pari X el caear darci i dalle Jliag he e ~Jlal'ffCrle Di llf!lsamiclte IS!illc (:3).
E ~ e~lon· concln:-se Maeaone lungi dalla pugna nell a sua tenda: e l'annunzio del mcd ic·o ferito adtlolc,rò anche il Pelicle il l{JJ:tle, ritirato nll oru nelle sue navi, gioira della disfalla degli Achei che matura vagli l' agognala vendetta. [ pl'imi rudimenti di leggi sanitarie mililari si Lro\'ano in Licurgn, e in qncste leggi v'et·ano molli precetti d'igiene, della qu ale ~ i mostrarono sempre premurosi gli anli chi condollieri d'e;;erf' iti. ~acque da preceu i igienici il rispetlo che gli antichi Greci are,·ano pe' caclaveri e la cura con che, dopo le battn;{li e, li bruci:wano e seppe llivano. (l) FRAf' C 8SCO P UCC!:<OTTJ- S I OI'IO. (/~ Ila 1'11edir.lna (2) llia<(e - Jr :tdUZIOne di V, M o~TJ. L. Il , V. nsc. (3) l luule - L. Xl v. 65!:1 e seg.
proemio§\ Il.
St:L SEll\"IZIO SA:\ITAI\1 0 1:\ CA :.tl'.\G ~A , ECC.
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Senofont e nella Ci ropedia narra che,Ciro a suo padre Cnm],ise, che l'i nlerrog::l\·a se da' suo i mae;;Lri, <1\·era appreso il mezzo di presc1·rare le nrmate dalle malatti e, ri spose che salito al trono il suo primo pensiero fu d'avere medir.:i c chirurghi, e potera rantar:::i cLwcrne nkuni a ~sai valen ti ( l ). Filip po il ~bcrdo n e ed Al es~a n tlro M:1,!1llO cond ucerann sem pre nell e loro spedizi oni i pi it celebri med ici de' loro tempi, cù i loro eserciti ern no segu iti se mpre da molti chirurghi. Sin dall \' iit più 1·emo ta gli Egizi ehhero de' medici stipentlia ti che se~uirano gli eserciti. I Romani dn prima r!pularano co;;a ril e c rla lasciarsi agl i schiarì la cura de' mnlati e de' feriti; ma dopo la ::?"guerra punica ordi narono il !>ervizio de' porta-feriti al campo . Al cune iscrizioni lilpidaric ci r il'ordano il nome di alcnni medici m; Jitari rhe seguirono 1~' legi oni romane in Ita li a, nelle Gallie, in Spagna, in Brettngna (':?) . ~ otto Au )!nsto i medic i militari ehhero la dignit it eqnestre erl il diritto di cillad inanzn; e ~o tto gl'imperatori che sucrctlrll ero immed iatamente ad Aug n~ l o, fu poi ordinato un po' meglio ii t m!>pOI'LO de' feri ti per mezzo di iellighe e carri t~ rn ti da buoi e :;eguiti da medici ch'erano fomiti di 0 7~e tli di mf'clicatura. Questi rapidi cenni ~mil a stori:1 nnt ica della Chirn1·gia militare ''algnno n mostrare In sua origin e che si perde n<>i tempi fil\·oJosi ed rroici, ed il suo lento srolgersi e pr<•J.p·rdire. Ma tranne che porhi nncrtimenli igienici, nessuno ammaestramento di pratica utilità possiamo noi ri cavare f]n questa (l) Mi piace rorre qui in nota la replica cho a Ciro fece Camhi se: • I m~!liri. el!'li di ssP. sono ro me t , ·attoppa to> ·l eli abili, potch è il {O)'O lauo•·o Si >'l{t:t·isce S<>I!J,llr.:rueu te a· co •·r>t f,ul isp osll o mtt/i/at t; ;n·ov,:c-
rte >·al meglio Per t'a>·mata se cet·cltc>·ni lli p>·erenirc ocl im1 1edf•·4 la rli(rustone d elle '1?1(1111/tia (J•a le truppe •.
. U) Ved i l' E~tciclopctfia m elitr a Jtaliaaa alla voce - Amt~ulan.;a - è uo -erud ito la,·oro redatto dag li ~gregi dotto ri SANTI N! e BAROFHo.
CE~:'{ ! STORICI 308 isloria, p<~rc hè l'a1'Le no~ tra è molto mutata dn quello che ru
allora, cosi come sono mutati i modi del guerreggiare . .Nè ci giova ora il ricercare in che misero stato essa si ridusse nel medio evo: venne rovesciata dal turbine c.he avvolse e allen·ò cruasi tutte le istituzioni civili. E fral!anto le guerre e le epidemie infieri Yano.
II. Col nuovo so rgere degli ordinamenti civili e con la rinascenza scientifica in Europa la chiru1·gia militare risorse; èd allora annovera alcune epoche gloriose che si collegano a lunghe serie di guerre. Da prima assunse abito scientifico e s'aiJermò solennemente co n Amb l'ogio Pareo nelle lunghe lolle sostenute in li'mncia da. Fran cesco I, fino acl Enrico IV. l•: si devo al consiglio di AmLrogi(1 Pareo l' introduzione del servizio militare con proprii regolamenti ; ecl a Sully nell'as~ etlio d'Ami ens l'ordinamento della prima ambulanza. Poi verso la fine del secolo xv1 fu fatta l'erezione del primo lazzaretto militare. Nell e guerre combatlu Ce in Olanda da Luigi Xl V l'a rte nosLra fece nuovi progressi per opera d'Heislero, che gettò le ba si della chirurgia scientifica in Germania . e servi qual medico militare. Sotto Luigi XV e XV I si fondarono intanto i primi stabilimenti pel' l'insegnamento della medicina militare in Besançon, Lilla, Nmncy, Metz, Strasburgo. ~la l'epoca glot"iosa della medicina milit.a1·e anteri ore alla nostra si collega allo guen e della rcpubbl ica e dell'i mpero fmn cese. (.lui vi g1·anJeggiano i nomi del Percy, del Larrey e del Guthri e. Furono questi sommi che, inventando carri e mezzi vari di tmspodo , improvvisando ospedali. ed ordinando i soccorsi e l'assistenza a' malati ed a' feriti in guerro,
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ot·gnnizzarono le zuniJttbnze nel modo che ancora og-gi funzionnno, rifatte, s' intende, da molti ritrorati c da progressi delle scienze e dE'Ile arti. ln:;ieme a cruesti solllmi quasi tulli i piu grandi chit·urgh i d'Europa r:o ncorseto allora a far progredire la chirurgia militare; mi basti rammentarvi il Dupu) tren, il \'elpea u, illlegin, il Bauden, il Roti'\, il Malgaigne, l'Hennen, il Dell , l'Jiuntet·; e di molti altri potrei ancom accrescere fJUC~ta schiera d'uomini rgregi. Fra questi nomi illu ~ tri io non v'ho citato alcun I taliano. L'l talia fino che non eu he armi proprie non potera prender pat·te a' progre;';si della chirnrgia militare. J>ur nondimeno s iccome cruesla se da una. parte si collega all':u"le della guerra , dall 'altra si giova di luLLi i progressi della scienza medica, co~i le opere di alcuni ill11slri Italiani del secolo xv e XVI contribuirono a porre le basi scientifid1e sulle quali s'elerava poi il Pareo. Il qunle, nello stauilire il suo metodo sulla cura delle ferit e delle nuove armi da fuo co, si giorò certamente degli slLtdi i e delle esperienze incominciati fra noi sin dal '! 518 da Berengario da Carpi nel suo trallalo sulle frallure e pl'O seguiti da Dat·tolomco l\1 nggi, da Alessandro Denedetli, da Alfonso Ferri e da altti. Sollo la repubblica e l'impero francese l'Italia sut·se per poco in at·mi e prese parte atLi1a alle guerre napoleoniche. ed allora alle glorie delle armi aggiunse quelle della nostra scien:r.a: l'Assalini inventò nuovi carri d'ambulanza e scrisse il suo egregio manuole. Dal ·181 2 a11859 l'Italia soggetta allo straniero non se,guì il progresso delle altre nazioni, ma dopo il 4860 ha cooperato anch'essa a far progt·edire la chirurgia militat·e ecl a comprova di ciò mi piace il nominare la g uida teorico-pratica dell'illustre prof. C01·te:;e. Non è guari i l !>a lasciano assicurava che quest'opera era in Germania molto stimata , anzi fino pochi anni addietro l'istessa Germa-
CEN~I STORlCI 3-10 ni a non a veva altra opera cosi pregevole da contrapporvi. Se
non che da poco tempo a questa parte vi si sono pubblicate molle opere di ehirurgia mi liLari e talune eccellenti . I o non starò a farne qui un elenco biuliografìco; mi giova solo nominate le opere dello Stromeyer, del Fischer, dell'Esmarch e del Lii cke perchè queste donanno essei'Ci di guida, in sieme ai manuali del J.andesherger e dell'Heyfelder.
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Come giil. di ssi, il mut arsi degli ordinamenti degli esercit i. delle armi e de' modi di guer-r·eggiare trae con sè il mutars i di molto C<'Se nella nostm arte. Ed un rapido mutamento è :wvenuto in essa in quest i ultimi anni. Le guerTe ora, pet· le armi che si adoprano e por le condizioni di civiltà in cui viviamo, sono di più breve durata, ma più sanguinose che non era no in altri tempi. Esercì ti numerosissimi si muovono rnpiclamente e poche battaglie decidono della sor·te della guerra . Ma quanti morti e feriti . in queste battaglie l Che lugubre stati stica, irta di cifre, è quella che ne rileva il numero l L' anna ta germanica nella guerra 1870-7 1 ebbe ·1?05 ufficiali ucci;;i e 379:.> feriti, totale !)000 (fm questi ufficiali si contano n .medici morti per· ferite) ; di bassa forza ebbe ·18 131 morti, 877.}2 feriti, 6165 dispersi, totale ·l ·l :?038. Dell'armata francese nel campo di batta glia e negli ospedali morirono 89000 uomini, fra questi 10000 perirono a Sedan, .22000 durante l'assed io di Parigi. Il numero dei russi morti durante la guerra ultima colla Turchia s'eleva a 89304. tra nfG cinli e soldati. Il 6• de'combalten ti in questa guena fu posto fuori di comuattimento: di .2000 me·
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dici ne morirono l 150. Queste cifre bastano a fnrvi comprcnd e•·e che num ero slrngramle di feriLi s'accumul a in poco <l" ora sul campo di battaglia, e come e quanto i\ Ìa diffìc.ile il poter dare a. tanti feriti pronti soccorsi. Intanto lo spirito um aniUlrio che dop11 la ri,·oluzione fran ce,-e s'è rapidamente çlilfuso in Europa, ha cercato il mollo di diminuire gli on·ori delle g uerre; e renderle, se non meno micidin li, meno dannose n ell e consegucn7.e, tanto più che gli e$erciti non più stanzia li , ma nazionali hanno •·ichiamato a si: il pensiero e l'all'e tto di tutte le nazioni ci,·ili. S'è cerca to qui ndi nella cura de· feriti di aggiungere al soccorso uffi ciale quello de'privati. Miss Florenc.e Nightinga le caldrggiò per la prima que3to si,;tell1a de' soccorsi pri vati; ne po:;e le fundam enta e fu Il huon genio de' feriti in gnerra. Duriant nel suo liLro Ricordi di Solj'e'rino dopo di ave•· dc$critto le stragi, le scene orri bi li del campo di bnttaglia , d'arer commosso il mondo colla narrazione de' pnli me n ti e dello strazi o de' ferì Li abbandonati senza a i ulu e senza soccor~o. e rileraLo le angustie, e la povertÌI de' laz:wreui improvrisa ti, ri ~; hiamò l'a!Lenzion e d~i popoli cirili
sulla insufficienza de' me7.Zi 11 ffì cial i pct· la cura degl' infenn i in guerra e propa!jò il concello de' soccorsi privati cercando di ordinal'li e di di sciplinarli. Propugnata da molli si diiTu se quindi l'idea di dichiarare neutrali ed inviolabili coloro che s i portano sul campo di ballaglin ad assistere i feriti . Nacque CO:'Ì la conyenzione di Ginevra. Ora mercè di questa dichiarati neutrali i feriti e chi li cu1·a e li assiste, il servizio sanitario in campagna ha preso nuovo svi luppo, si è accresciuto, si è migliorato immensamente. La Croce Rossa protegge e collegaad un trntto amici e nemici in una nobi le gara di assistenza a' malati e feriti in guerra. Vari comitati della croce rossa si sono già i:; Li tuiLi ed OJ'dma Li, ed hanno reso utilissimi servigi nelle ultime guene. In quella di indipendenza in America il sistema de'soc-
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cor5i prin1ti si :;v iluppò in una maniera grandiosa e pratic.a. Vari e associazioni lavorarono d'nccottio. Da p1·ima provv edevano infermieri, materiali di mcdica tura ed altre cose necessari e ai feriLi . Poi allargarono la sfera della loro azione e provvede,·ano a' trasporti ed istituirono baracche ed ospedali da campo. ~ e l !n gueJTa del1870-11 i comitali della Croce Rossa ascesero al ~" di 1/03 e li componevano 3?5700 membri; raccolsero la somma comples ·i\'a di L. 70,073,i)28 . La loro azione in Germani a non si limitò soltanto al soccorso materiale di danaro, di robe, di allrezzi, d' istrumenLi, di utensili e dj alimen ti , ma contribui anche a cost1·urre e riadallare ospedali temporanei, bal'acche ed alt ri ricoveri provvisorii per feriti. Qu este baracc he ed o:;pcdali temporanei furono per lo più cosll'lllli in modo ammirevole. S'elenvano poco dal suolo semplici e svelti, soslenuli da pilastri ed erano dissem inati in varie form e su vnsl.o terreno. Le norme igien iche le più esal!e, sempre che fu possibile, vennero seguite nel coslmrli, e con queste norme furono essi c1uasi sempre regolai i, sicchè giovarono grandemente anche per questo che diedero largo ca.mpo ali ' igiene nella cura dei ferì ti. J quali i nvece d'essere per lungo tempo accumulali in poco spazio, come pu1· troppo è successo nelle altre guerre, veniYano prontamente diYisi in più località senza essere sparpagliati. Queste infermeri e temporanee erano direi!e dai più insigni medi ci tedeschi. Cosi non solo i chirurgh i militari, ma lutti quanti i più illustri professo1·i delle uni ver~ità germaniche contribuirono aJlonl. a dare nuovo incremento alla chirurgia militare. Aggiungansi le ambulanze internnzional i ch'erano dirette da'm igliori chirurghi inglesi, americani , olandesi ed italiani e potrete calcolare quale immenso \'llnlnggio anche in questa pn•·te ban no prodollo i comitati della Croce Rossa . I quali anche nell'ul tima guerra russo-tnrca resero segnalati servigi, e special-
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mento pel trasporto de' feriLi in regioni ove que.·:IO è dirlì cilis;;im o.
I\". Multe conquiste falle ullimamonte dalla scienza cl1 irurgi ca sono tli giit altuate sul campo di ballaglia. L'emostasia dello Esmarch v'ha reso importanti aiuti. La medicalura antisettica del Lister. benchè vi siano molte difficoltà a prati carla rigorosamente sul campo, pure renne adoperata su larga scala e con molto giovam ento nella guerra russo-turca. Anche la cl ti ru rgi a conservatrice coadi uvattt dali e resezion i, o da pi(t accurate mediratme, e da' migliori e più facili mezzi di trasportare i feriti, ha molte volle ottenuto vittorie inaspettate. Se non che quanto sia utile l'allenersi in campagna strettamente a questa non è ancora bene stabili to. E la questione tra la chirurgia conservatrice e le pronte demolizioni s'è riagitu.ta da poi che si sono adoperaLi i nuovi fucili a caricamento celere e dal tiro a grancli~:; i ma distanza. Queste nuove armi da fu oco producono spesso ferit e gravissime e complicate. l loro proi ettili per la gran forza impulsin di cui sono dotati, arrestanclo:;i bruscam ente si sformano, si scl1iacciano nel corpo del ferito. A volle producono più ferite, e spesso gravi lesioni nelle ossa compatte che spezzano con molteplici scheggie. In mezzo a queste si ann idano frantumi e minuzzaglie dì piombo. Il modo micidiale con cui si comportano questi proiettili frantumandosi nel corpo del ferito diede luogo nella guerra del 70-7'1 ad una graYe accusa. J Francesi ed i Prussian i si accusavano a vicenda di adoperare armi con proieuili esplodenti. Quest'accu:;a, non provata mai, venne poscia smentita quando fu conosciuta la rllaione scientifica avvalorata dal ....
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fallo di :we1e trovato in vicinanza clelia ferita un gran nu-
mero di fnunmen ti di p1·oieUil e, e questo qunlche volta smi-. nuzzato . La teorica della trasformazione delle forze ci forni sce f1nesta spiegazione. Il molo del p1·oieLtile arrestuto bruscamente in un corpo duro si trasforma in calore, e questo calore c haste\·ole a fondere il piombo. Quando il prof. Coze etl allri chirurghi diedero dapprima questa =-piegazione, molt i non vollero ammellerla. Il Malhausen e il Le~ouesl negavano che il calore equivalt:mle sviluppalosi nell'tuTestarsi del movimento del proiettile fosse capace di fondet·e il piombo. )fa recenti esperimenti hanno dimoslmto vera questa fusion e. t) uesli esperimenti furono fulli pochi anni addietro in Basilea e ripetut i poi dal prof. Socin. Come vedete l'uso cle'nnovì fucili non ha cambiato solo i modi di g ue rre~~iare, ma anche alcnne opinioni dei ch irurghi sulle ferite d'armi da fnoco, e a questo pt·op•)silo voglio notare nncor-.t che menli'c fino n pochi anni or sono :-; i riteneva che in sifl'atLe fe1·ite non vi fosse ustione, ora è pmvalo che v'è; c mentre prima s'era constatato che le em otTagie primarie sul <'a mpo erano rare, orn in vet:e co' nuov i fucili avvengono di frequente. •
Y. I ntanto se le nuove armi hanno accresciuto ra pidamente le stragi, la sci'enza invece e le industrie applicate all'arte no~tm vanno cercando, come ho detto, di lenit'l1e i danni. e si rostiLuiscono ognora nuovi comitati della Croce Rossa per moltiplicare gli aiuti ed i soccorsi agl'infermi ed a' feriti. Questi comitati, a rendere più proficua la loro opera nel momento del Lisogno, vanno disciplinnndosi ed ord inandosi eli
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ac;cordo co' \'ari governi , si preparano cosi all'erentualilit di una guerra in tempo di pace E si stndia sempre per miglior.we le ambulanze, per avere suuitamente ospedali da campo elevati con tende, con baracche, on ero usu fru enclo de' fab brica li esistenti in luoglli propizii . E si studia sempre per aumen tare i mezzi di traspor·t o dc' fe riLi , c si pcrrezi1mano l•arelle, carri, barche e vagoni ùi ferrov ia. Cosi il materiale sanitario ùi campagna è accre,-ciuto immensamente c r1uando occorre riene subito posto a nostra dispo~izi o n e . Xoi =-ianto pertanto in obbligo di conoscerlo e di studiarlo, cll eallrim enti n on possiamo poi nell' ora del bisogno adoperarlo con solle-
citudine e con sicurezza. V' invito quindi a secondarmi in que:ilo slllùio della medi cina militare e del materiale snnitnrio.
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SAGGIO DI METEOROLOGIA MEDICA
Emoftlai.
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UnA. IHtlural e concalenoz.ione delle irl cc mi porta a ricercare quole vincol o esista f'1·a le meteore e la emoftisi. Pt·emello che qui intendo parl are di qnelle emoftisi che avvengono senzo lesioni materiali dei polmoni clinicamen te ùimoslrabili; poiché l e cmoflisi cagionate dalla I'olLura di un vaso sanguigno nell'interno tli una ca vm·na non possono t'IVCI'O nessuna dipenùenza dAlle condizioni atmosferiche; rome non ne banno nessuna l e emoflisi avvenute pct• uno sfopzo mu::colat·e violento, aù esempio di•' ll'o un cset'cizio ginnastico. Tt•d volle I"(Uesla paut·osa cmot·ragia si pt•esentò nella scuola militare e J'u il 21, dicembt·e 1879, il 30 aprile 1881, il 13 llJWil e 'l8 2. Ecco in quali condizioni atmosferiche avvennero le due p t'ime: ---==~======~======7=========~
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SAGGIO DI )I ETEOI\O I.OGI.\ MEDICA
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Rispetto alin temperatura, la n[!) lo due giornate ùi dicembr e 1879, qHonlo le duo giornnle di apri!0 18R l, t'llt'ono nllor·malmenle f•·odde; i massimi e(l i minimi LCl'lnomP. tr·ici ~i mantennero di 2 a .i gr•adi ol disol lo del valor·e nor·millo di quei g-iol'lli. In ùir· ~ mlm; spirnva con fot·za il libeccio che per· ~I od•~ IH1 è sem p1·e ven lo asci u t lo. l n n pt·i lo r almosl'c ra era a~itali!> sima; il 2i a Fiumrolbo ùistnnle di r1ua f.>:) chilometr·i vi fn urnguno con neve; il 28 St~ t·a tempontlc a ;".lodc no; il :29 e 30 venti vaeiubili::osimi cnmbionli dir·czione di ot·a in ora. L a pl'essione bat·omclt•ica nltis!" imu in dicembre. etl lllla anche in aprile. Cmidi tù r elativa mollo scm·sa; ten1po bello. ~ i\ln 1111COI' più si~nificonti sono le condizio11i rn eleoriche f!'a le cp•nl i avvenne la cm ofli!"i lPt'za in ot·ùine ct·onologico. l giot•ni dnl 7 ul 1:1 1.1pl'i le ll'\K:! cot•sct·o infmt!"l i ogli <~gt·i collori uloden('::oi pct• ripclnlc IH·inatn. Et·a avvenuta una r ecrudescenza di l'r·eddo con l cmpr t·nltn·c busse nn 5• sollo la quantità noPmale. I l vento soflinvn di pt·ef'c:rcnza da gl'eco tl sp!3sso fot·te. i\ln come fenomen o vet·amenle slt'UOt'di nm·io fu notato una sicci lù esll'ema. li giorno 11 HJWile alle 3 pomet•iduono la umiditil r elativa disceso a 10 centesimi di salur·azione; in venti anni solo utùlltra volla et·osi osset·vala una simile !'iccilà, e fn il 9 apt·ilc 1867. " Questi due ca;:i • osserva i l pl'Of. Ragona - dislanli l'uno dall'alti'O 15 anni " sono per l'appunto qHelli delle mns::oimc siccità assoluto " nvvemtlc a M odena in un venlennio. n I g iorni se~ueuti ·J 2 e '1 3 furono anch'essi moltissi mo usciulli. Ed ol lt•cch0 eslt·ernamenle secca, l'aria era densa come l'ivcla,•a l'all ezzo del baeomelt·o. Quando vee::o le 8 anlim. dr•l giol'no sopn-anotalo il giovine F ..... si pt·csenlo a m e con sbocchi di sur•g-ue, l'aneroide neala s tanza alligua segnava 76G. L'o!'izzonlc et•a limpido; il sole spl cndidissimo. E c'è t:m'alll'a cit•coslanut dello qunle si deve tenet• calcolo, ed 1'3 che abbonda va i l poi viseolo o Lmosferi co non essendo cadute pioggi e da ollre due settimane. Quintlml't~ria asciuttissima, ft·edda, densa, po!Yceosa pt·cporò eù accompogno la ernoflisi; ne ùi queste pl'oprietu fìsiclt o
SAGGIO D[ METEOllOl.OG IA MEDICA
dell'a r·ia s i può lacere quando si vogliano detet•minare i mom cnli eziologici di tale emorragia. l\on è certamente s fuggita al letlot•e la g r•ande s omiglianza che vi ha fra le condizioni meteor iche qui descriUe, e quelle risconLI'ate in gennaio e febbraio 1882 quan,lo domina vano le pneumoniti crupose.
L e giornale .fredde, serene, con scarsa ttmirlila e con ba 1'0mclt•o allo, favoriscono cosl le injlammazion.i come le emfJrt•ayie polmonari. Il comparire delle e moftisi n barometro allo può, almeno in pal'te, spiegarsi per· la doppia azione m eccanica e chimica eserci tala dall'a ria più pesante; inquanlochè essa r espinge il sangue dagli oq;~nni periferici vet·so i centrali ed acceler·a lo scambio gassoso r espir atorio. Questi efTeLti s i l'anno ossai appariscenti n ei gabinetti aer·olet·apici , dove solto
l a pr·essione di più almosfct•e "edesi impallidire la cu te e
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le muccose con conlemporaneo aumento ne l con ~umo di ossigeno e nella pl'oduzione tl i acido cat'l>Onico. E g li sLessi oll'elli, sebbene in propopzioni minori, avvengono per le oscillazioni del bat•omelro tal volla subitanee e considet·cvolì. Cosi alle ore 9 anl. del :H gennaio 1882 il barometro e r a a Modena a lt.o 761-,G; venlil')uaUro ore dopo, ossia il ·t• febbraio a or·e 9 <l nl. , er a 776, 1. Or a non è difticile il computare a. quale dilfer enza di pressione !:'Oggiacesse il cot•po uman o n ei do.te c~;~si. La supedlc ie del corpo umano secondo lo misure isLiLuile dal IH'-'f. Ragona sopra un indi\'iduo allo 1m,70, ~ e~uale a 1,G I:H, m etr o quadt•alo (1). Su di questa $:Upcl'ficie il :.11 genna io l'aria pr·emeva colla fovza di '16766 ch il o~rnm mi , eù il giorno dopo colla fo rza di 17U18 K.ilog. Quindt nel termi ne di poche ore il nostro corpo può sollos lare a òitr.~renze di pressione, il più od in m eno, eguali a 2-300 ch ilogt·ammi. Nello l:!La lo di buona salnle ciò succede inavver·titame nle o quas i ; ma lo stesso n on é a dl r si in allre cir costanzf\. Cosi il capila no D. V. sofferse nel gennaio 1882 una pet•ictu•ùile essu dativa t•eumolica senza accompagnaCl , v. Eteme11tt eli me/ti'I!Ofoola di B. Moas, tradotti ed annotali dal prJfessort'. D. R A G~na. - Torioo 1878.
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m elitO di al'll'Ol'CliiTifllismo ne di flilJ•a malatLia. Gunl'ilunc a copo di due me.-i, si t·ccò p•!l' conval csccnzfl sui monli dello naliva Savoi a a 800 mell·i rli altitudine, dnnrl ~ , ri cupera tA la saluLe, torno a Modena s11l finil•e di aprile. i\Ia tosto, atrindonttlni del ~uo nrrivo, J•isenli g-li efl"clli del mutato ambiente, vale n dire !;anso pert c.:oo di di:opnea con t·e;;;pil'Fizione bre,·e e fi·cfJuente; dPi quali fenomeni no11 sepp1 trovar e allt•tt cau!'U all'i11fuori della stnnrhe1.zu ùel cuo1·c p P P vi11cet'e la ma:::j!iot• r esistenza oppost;lgli clolraJ·in pt•em<'n to ;;;u i cApillat·i . P ei'Ciò, sebbene di mniA voglia, si vide cosli'elto di I'itor· lllll'e là dond e era venn to. EITelLi analn;:dri, •(tWnlu rl'llle tt·atterHlli nei l i miti fìsio l o~i ci e mosclH'J'ali dalla r obustezza, d evono ;;;per·imenlaJ·e i co;;;crilli che dt1;:li alLi m on li scendono s mil dnt•e al pinuo; ov,·et•o le ('OmpA guiP. alpinP. ('hP pm<;onrto dnii•J !<Cdi ' '"tive alle invei'Oal i. Chi poi consideri che le eu10 ft.i si si mosl1·ano quondo l a p1•essione baromelt·ica è for te, trover ù in eiò un nllr·o a1·- · g-omeuto pe1· p1·efPI'ire, nella Cl ll'B dei li;;;ici, l'ru·ia l'arefatta delle montagne all"at·ia den~a de' i luof!"IJi bussi. N o11dinteno é d'nopo ramm entnt·e che non CJUC~Io solo fnt· lMe m eleoei(·o i n lt'J'viene nella ;!e ne!'<i d i qHC!"la emot·r·ngia, ma chP. allri ancora vi coucOI'ronn; poicl 1è oltre I"Rt'iR pe · sa nte a~isce , come si ò visto, la rlefìcirmte umidi lù ed il fr eddo. (lue;;;le cogni zioni n on sono inutili pr r la profilassi, n è devono lt•nscuJ·arsi n ella scella del cl ima per gli cmo ftoici. U ua l etle1·a di P linio ci fu snper e che i medi ci r omani dei suoi l Pmpi usavano mandnl'e rru esli nmmalnli in E~itlo E con t•agione; poicl1n l e osservazion i faLLe dalla società meteo r ologica nuslt•iaca ùNI 1875 sino all'estate 1882 m ost1·ano che Alessand1·ia ha cielo sereno e-tl m•ia pura, con temper atura mite e costante; coslan te vi è del pari la p1·essione barom ell'ica con un m assimo di 76fi ed un minimo di 758 p er m odo ehe la differ enza non supera gli 8 millimetri; poi . e c iò per il caso n osleo i? assai importante, vi abbonda rumiol ilà atmosfer-ica che ha un minimo Ji GG nell'iuverno ed un massimo di i (ì nell'estate . Vi sou.:> in allri tet•milli, l e condizioni mel eori che opposte a l'(uelle che noi ved iamo c:::se t'e fa vo t·evol i a Ile em oflisi.
SAGGIO DI METEOROLOGIA MEDICA
Allt•a non m eno importante applicazione può farsi di queste conoscenze alla let•apeutica; inquantochè sapendosi quanto sia pregiudizievole l'aria secca, sar·à utile, com~ io non tra lusciai di fare, l'aggiung<n·e ai soliti mezzi di cura pel' gli emofLoici, un ambiente umido, pro~m·ando ad esempio che un polvet·iuatore a vapor·'e, quale si usa nella medicazione Lis teriana, di/fonda nella stanza delrinfet·mo una nebbia di acqua pul'a, lìncltè l'ig r·omelt·o ci avverto di s uflìciente umidità. Mi è grato soggiunge1·e che nessuna delle tre emoflisi delle quali Lestè ho discorso fu segui ta da lenti processi consuntivi del polmone. La prima era attinente ad uno slato di emofilia come poscia mi rivelò la comparsa di numerose etl estese macchie di pol'pora alle estremità. La seconda colpi un g i0vane in cui le epistassi erano abituali e che precedentemente aveva avuti allri sputi san guigni. Pure visitato un anno dopo a\'eva polmoni intieramenle sani. Parimenti nel terzo caso, 110 potuto assicurarmi che il giOvine emofLoico godeva, anche parecchi mes i dopo, di una buona salute.
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Pleurite. Assai oscut•a è la l'elezione che passa ft•n gli agenti atmosferici ed il nascere della pleurite. Questa mala.ttin· che per il suo lungo decorso richiama a s ò cosl vivamente l'attenzione, si presentò otto volle nella scuola militare. Fu più frequente dal Ialo sinistt•o (7 volle s u 8) e sempr e accompagnatA da essudato sieroso o siero-fibrinoso, non mai da essuda t o purulento. Il tlolore, la quRiila della tosse, l'ottusila del torace man mano crescente, i soffi bronchiali, la facile trasmissione della voce afona, lo spostamento degli organi vicin i, ne N'ano i costanti e noti sintomi. Mostt•ò una manifesta predilezione per• l'autunno poiché la met.à delle pleul'iti osservnle cadde in questa ~tag i one; due nell'estate, una in primavera, una sul fi nire dell'inverno il
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28 febbl'aio 1880. Nel massimo rigor·e del rr·edt!o non vi fu adunque nessuna pl eur·ite; e merrt.a anche di essere no tato il fallo che nell'invel'llo 1881-82 quando le pneumoniti ernn o tanto frequen ti, la pl etn·ite non comparve mai. Dal <:l te s i può fAcilmente dedurre che esce dai confini del vero la opinione, molto divul~ala; secondo la quale si afferma che le is tcssc influenze a lm o~fe l'i che che cagionano la pne amonile sono pure favor·evoli allo s viluppo della pleurite. Questa inveco, nella sfera delle ruie osser-vazioni, si presento disgiunta da quella, mostl'ando cosi di avere faLLOl'i mol'bigeni dil'li~re nti.
Circa la distr-ibuzione dHl la plcur·i te nei val' i mesi dell'anno nessuna luce possiamo trar'l'C dulie s ta tisticlre mediche Jdl'eserci to. Qualche rnaggio1'e schiat·imenln po~siam o ave1•ne circa la sua distribuzione geogr·aficu. ?\ ~;Ir llo li a continentale e penins ulare la infl uenza del clima s u questa malattia no n si fa punto sentire, inquantoché il nurner·o delle ple uriti che nel triennio '1870-77-78 si sono avute a Torino, Al essandria e Milano pareggia , ragguag liato alla forza delle rispeltiYe divis ioni , il numet·o avuto a Firenze, Roma e Napoli. Ma lo stesso non è a dit•si della Sicilia. Nel triennio suddetto i malati di ple ul'ite avuki a Palermo non raggiun gono la metà di quelli avuti nello stesso tempo a Torino. li dolce clima di quella cilLà intervi1-me certamente nella produzione di qu11sto fenome no, e s i può congetturare che le pleul'iti si fimno rare nei poesi .dove non gela. Nel pel'iodo di 5 anni si ebbero nel n ostro esercito 86:15 pleuriti e 9825 pneumonili. Quelle adunque sono alquanto meno/frequenti di queste; ll'ovans i nel rapport~ Appl'ossi- · mativo di 8:9. La re lativa ft·equenza delle pleul'ili e delle pne umoniti varia di anno in anno; talvolta eccedono le une e talvolta le all1·e. Ma le cifre complessiYe annuali delle pleurili non differiscono molto tra di loro; mentre le is tesse cifre delle altre malattie, non.esclusa la pneumonjte, offrono assai più estese oscillazioni. Ciò lascio. supporl'e per la pleurHe una corrispondente costnozo delle cause morbose ri posta nella uni21
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fo rmit.é. della vita milita t•e . Gli agenli meteorici da soli non bastano a suscilarla, ma é necessario il concOI'SO di particolari condizioni dell'organis mo create arlificialmente . l L rafi'eetldamento a cor po sudante, al quale il Bouillaud dava tanta importanza, si può qualche volla accertare; due d e i miei ammalati cominciarono a sentirs i male quando essendo bag nali di s udor e, uno dopo la equitazione l'allro dopo un as!';alto di schet·ma, fut·ono colpi li dal vent.o. Onde fu man ifesto il legame fra le turba te funzioni della pel le sudante e ltt infiammazione della pleura. F or se non ò infondata ques La congettura, che so la pneumon ile en tra pe t· la trachea , la pleuri le i n vece entra per la pelle.
Erialpola. Nel passo c he più addietr·o ho ri ferito s i vede come il vecchio storico delle costituzioni m edicllC modenesi annov eri le erisipole fra le malattie dominanti nell'inverno 1G90-91. E prima e dopo del Ramazzini é stata falla molle volle questa osservazione, che n ei tempi in cui spesseggiano le pneumoniti sono pure ft•equenti le eris ipole. Anzi mi è accaduto di vedere il convalescente di una delle due malallie esser e, a breve distanza, attaccaLo dall'altra. Qui intendo parlare ùi quella forma ùi ris ipola JeLt.a prim at·ia où esantematica che prende le mosse pet· lo più dai dinlorni delle narici ; indi man mano si diffonde al v olto, a l capillizio, alla nuca, as::;ociandosi a febbre inle nsa; la quale per il rapido sviluppo, per l'altezza in cui si mantiene durante l'acm e e per la defervescenza critica, rassomiglia assai alla febbre della pneumonile cruposa. Nella scuola mililat·e le risipole facciali occot·sero nelle dale seguenti: Anno Mese Giorno 1880 - m aggio 11 23 • - sellembre 1881 - maggio 19 • - ottobl'e. 30
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M ese gennaio febl)l'aio m ar zo . apt'ila . marr""iO o::orriU o~'"IlO
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U na fu cot npllcnta òa ial'a r·to cmotTagico poltnouat·c ; ed -es:-;endo o~~i ratlenziono dei pal ologi volla alle dclet·minazioni viscerali ùelln et·i;;i polfl mi sembr a non inoppot·tuno il riferì r·ne bt·ew•m en te la sl ot·ia. Cominciò dalla nal'ice destr·a do,·e già esi;:;teYano alcune -f'.r m=te di impn tigi ne o si f\sl ese ben pt'eslo fl tutta la m età destra della faccia rcnderHlO le palpcbPe edematose. Contempor·ancamenle, il gi orno 9 gennaio svil uppa vasi la febbre, la quale la ~er·a del ·12 fiiTi,·ò a ·H·,3 . Coesisteva catarro gaslro-in lcstina lt' . Fin qui nulla cti slraor·Llinar·io; m a il gi orno H· VI• tli mnlalli a la risipolu quasi scompal'o : sopravvi ene di~ p neo, tosse f'ecca pleuritica, dolot'e al lol'ace si nistro ; <Iui,·i nella por·le posler•i ot·e-infcr iot·e si t·iscontra oltusita ple!"si m ett·ica, as::enza del ft·emi Lo vocnle e del mut·mure vesci ·colar•e. l l giorno seguente compaiono gl i spuli di san gut' r o"'so cupo scldcllo cnrnltnr·i slici dr! ll'infarto polmonat·e, i quali ~puti continua r ono abbondanti per una setti mana fin che a poco a poco si fecero colo!' mHLtonc assumendo l'aspetto di quelli dcllapneumonile. Ai se~ni fisici notati nel petto erasi aggiunto sotlio bt'onchiale; la febbt·o già moùeratasi fin o a scen dere a 39' risalì n ei f.!iorni 20-21 ollre i 40•, m onlru nello 1'LCS!"O tempo r•.wmoqJsi un piccolo ascesso alla guancia desLt'a , ~ià prima sede ùcll'eri sipola; imogi ne e ripelizionn di quella trombosi venosa avvenuta nel polmone sinistro. l\fa in tanto gli sputi si fa ee,·ano più r ar·i, m eno sanguigni, non punrlenli; ed in due m esi il giovi ne ricuper·ò la p t·imiti va r obustezza . Se or a, to!'llando al sogge tto tli queslo scrillo, ri cerchiamo <JUal e rapporto esista fl'a le condizioni almosfet'iche e la venuta delle risipolc ci si put·a dmnanz( un' oscur a nube di
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dubbi che a malapena lascia intravedere qualche barlume del vero. Le mie osservazioni mostr·ando le risipole alquanto piu fL'equenli nell'inverno e primavera 1882, quando regnavano le pneumooili, confermano quello che gia sapevasi vale a dire che le due malattie spesso si associano e che lo stesso stato otmosfcr·ico che favorisce l'una favorisce anche l'altra. Ma tulli i falli non si possono circoscrivere in questa cerchia troppo ristretta. La relazione medico-slalif'tica sulle condizioni sanitarie dell'esercito italiano nell'anno 1877, dietro esame degli specchietti dove le malattie sono esposte secondo i mesi dell'anno, dice che« lo. ris ipola dimostrò avere fra le sue cause palogeneliche anche lo. diretta azione dei venti freddi sulla cute. ,. La cosa non é improbabile; e riceve maggior conferma da questa considerazione che raggruppando secondo i mesi tutte le risipole occorse in un triennio nel nostro esercito, ascendenti alla cospicua cifra di 2515, si trova che il massimo numero cade in aprile mese dei venti gagliardi, ed il numero minimo cade in novembre, mese della calma. Dopo aprile i mesi di maggior frequenza sono febbraio e marzo nei rtuali coincide la chiamata dei coscritti solto l e armi, che per difetto di abitudine risentono tanto più la influenza nociva delle intemperie. Dopo novembre i mesi Lli minot' ft•equenza sono settembre e gennaio. Se poi indaghiamo come si ripartiscano le ri sipole nei vari mesi dell'anno, non già in tutta Italia, che offre differenze rii clima troppo gJ•andi, ma nella sola valle del P o , ' che ha col clima di Modena molla analogia, si arriva a questo risultato. Qui le risipole avute nel periodo di tre anni sono H 53 e stanno cosi divise nelle quattro stagioni: Primavera 533 Estate . 259 Inverno 228 Autunno 1i13 Le due stagioni più ventose sono dunque le piu feconde
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di ris ipole. Infolli pet' l'ot•izzonte di Modena le quatlro s tag ioni in ordine a velocit<l ch ilometrica orru·ia del vento s i d is pongano come segue: Pt·ima\'ero . 10,k fHO "v,1'-6 Es ta lo . :n 7 ,r,8S Autunno . Inverno 7,030 I venti impetuosi volo a di r e con v elocitù s uperiore. ai 30 chilometri all'Ot'O sono piu frequenti in pt•imavera e spirano a preferenza da N E Yale a dit•e da r egioni fredd e. Quindi i piu forli e freddi venti della primavera avrebbero potere di susci tar·c la linfangite ri~ipelatosa . Ma nella genesi di questa malattia olt!'e il vento interviene un allro fattot•e rnctcot•ico cd è il calot·c solar·e estivo. Ed inver•o in cel'Li luoghi ad e sempio nella dil'ezione di sanità di Bologna, le ris ipole s ono nell'estate piu frequenti che in primavera e che in ogni allra s tag ione. Nella valle del P o complessivamente, s i scorge dalle cifre surriferite, che l'estate e l'invel'llo presso a poc:o si pareggiano con una leggiera differenza in più per· l'P-s tate. Ma è da considerat'e ciJ~ nei pt·imi ùue mesi ùell'iu ve m o ùicen1b1'e e g eunuiu la curva delle ris ipole si avvicina al minimum, e sale repent.inamente in febbraio all'arrivo delle reclute. P er il che piu òel ft·eddo che ha minore influenza agisce il sole il quale n ell'es tate saella i suoi raggi cocenti sulla pelle. I tre mesi dell'autunno , caratterizzali dalla mite temperatura e dalla pace atmos fct'ica, sono quelli che sempt·e ed in tuUa Italia banno il minor n umero di risipole, mancando i due agenti morbigeni propizi allo svolgimento di questi mali. Dalla falla disamina si può adunqu e conchiudere che i .fattori meleorici più cjfìcaci nel destare le r isipolc sono il oento che fl agella la eu le ed il sole ardente che la scotta.
Pollartrlti reumatiche e nefrltl. E straggo le notizie seguenti dalle monografie del pl'ofesso r e Ragona intitolate:
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SAGGIO DI METEOROLOGIA )IEDJCA
« A ndamenlo annuale della
wnicldà ,·elcdioa e assoluta,
Modena 1879 ». .. An.d(lmento annuale e diur~to delle precipita~ ioni, R oma •J881 ».
c La minima umidità avviene in Modena ai 29 lug lio cioè '(Uasi coincide colla dala della massima temperalUI'a, e la massima umiJilà accade a i 27 dicembl'e cioè è Ji pochi giorni anteriore alla dala della minima temperatura. « Per selle mesi dell'anno vale a dire dal 1• marzo al 30 settembre l'aria è mode ralamen Le secca con una media mens ile della umitlita r elativa comp r•csa fru questi due es tremi~ ~~7,46 minimum corrispondente al mese di lug lio, 70,10 rnaximum corrispondente al mese di rnar·zo. « Negli altri cinque mesi dell'anno da ottobre a febbraio, raria è moùel'atamente umida con una med ia mensile minima in ollobre 7.i-,HJ ed una massima in dicembre=8:>,39. • l casi ùi completa salu1·azione (100) sono ra ri in Modena. " Essi avvengono solamente nei 5 mesi da ollobre a febbraio inclus ivo. Unu sola volla nel periodo di 12 anni e come caso straordinario si osservò in marzo; e un'altra sola volla come caso ancor più s trao1·dinario in maggio, accompagnalo da cielo oscuro e pioggia copiosissima con p er si· s tente NE. « l casi di comple ta saturazione sono indipendenti daiJa direzione del vento, e le condizioni elle indispensabilmente richiedono sono: vento debolissimo o aria calma, con bassa atmosfe1·a ingombra di densa nebbia, anzi di nebbia che lentamente !:'i scioglie, ovvero con pioggie abbondanti e di lunga durata. • L e minime umidità sono sempre accompag nate dt\ vento forti ssimo e Pl'ovenìente dal fJuadt·ante NW-W-SW . « È proprielll essenziale del W in Modena di essere accompagnato, allorché s pira con fona, da molla siccità, e ciò tiene evidentemente alla circostanza che i vapori spinti dal vento s i dispe1•dono in uno s pazio del n ostro orizzonte interamente libero e aperto, mentre contemporaneamente sono respinti e allontanali i vapori che ci sogliono pervenire dalla plaga piu umida del. nos tro orizzonte, cioè da quella in cui
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giacciono in lontananza le pulutli di Comacchio e rAtleialico. Quando poi l e cr·este dei monti circos tanti sono !"m m un ta le eli n evP, è più consider owJie la sicci ta, giaccl1è vanno a conden~ar·visi i vnpori che si Jispel'ÙfJno la ler·a lmenle 9. Ora se noi ricer chiamo rruali siano le malattie l'i ù rilevan ti coincidenti coi m e:3i e con le giornule più umrde, tosto ci si affacciano quc->;le due~ : l e polit~ rlriti r euma tiche e 14:! nefrili. La co~a fu manil'estissima nella pr·ima decade di ùicembr·e 1R80. L o;<cio di nuovo la pa r o!a fil prnr. Ragona: • L e nebbie S\)110 in l\Ioderw un fenom1?no p iull fi!"ln fr·equ cul(~ a cagione del suolo acquitrinoso d<:! LerriLorio e del la sus piccola elevazione su l livello del m ttre. Per·ò le nebbie gialìlrnai ~i appnle~nno in Modena co~ì fulle e pe e!"i SL•~ nli, 11 0 11 solo ·<'ome in Gt• J·man ia ed in lnè!hillel'l'a, ma ancor a come i n altee paeti d<~ lln vallata del Po, per c~é rnpio come in M ilnno. n u Fra i ca!"i più straordinari di nehbia, bisog-na enumerare quella occot·sa ne~ i primi giot·ni ùi dicembre 18)'10. l n qua~ i tutta la pt•irna ckcade di que:;lo mese la bossa ntmos fer•a fu. in M o,lena >;Lr'aordiruwiam enle nebbiosa, e rumi.J: tt'l r elal iYa g iun ~e più volle n !'18. Questa condizione atmosl'erica si cstrse a g r·1m ol'lrto rlrll'Aila llal ia, f: in Mi lano, in Tnr·ino, !"UI lago di Como e in a!Lri lung hi (oYe la nebbia si mostr·ò in piu granùi propol'zioni che a Mod ena) la. nebbia produsse tra gli aHt•i danni gravissimi, la morte di molle peesone, talune miseramente schiaccia le dall e YeltUJ•e in città o dai treni sui binari delle ferr·ovio. I gine11ali tfcll'A ila I talia abbondnvflno di desol nnli r ngguogli su questo argomento. La pressione atmosferica era in M odena elevali~si ma. F ra 5 e 6 ore di sera del giomo 7 av,·enne l' urlo diretto del SW in NE. I l barom etr o cominciò ad aùbassare a mezzodi del g iorno ~ e scese di millim. 8,2 in 2-t. ore sino a m ezzodì del 9, e di altri millirnelri i ,G nelle successive 24 or e si no al mezzodi del iO. N ella noIle dal nove al dieci spirò impetuosamente prima il N W e poi l'W. L a massima intensità del W fu fra l e 8 e le 9 ant.imE'ridiane del10. L a nebbia spari allora completamente. A lle 2 pomericlione del 10 il cielo era lucido e splendido il
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!-;Ole. La sera fu magnifica con bella illuminazione lunare, menlr·e la. temperatura elevavasi, e il baromeko sin dalle 4 pomerid. ric:ominciava a !;;alil'e. Tra due e ll'e ore antim. del giorno 11 avvenne l'urlo diretto del NE in SW. La nebbia fa tras portata. al troVI~ ed a grandi distanze (come e1·a provato dalla lucidità dell'estremo or izzonte circolarmenltl), ovvero fu sciolta dall'elevata teu1pcratu1'8? l risultati delle osservazioni meteorologiche ci fanno opinar·e che trallossi semplicemente di tras porto c di!5perJimento della nebhia a gr·andi distanze, operato dalla fu1·ia dell'W. - Ecco taluni dali: Differenza Temperatura Mass ima con la not·male. V dicernbr·e 1880 !) l . 2.4 iO
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+ + 8.2 + 10.0 + 3.6
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11 • " i G4 . 12 • • 9.9 . • Fu dunque considcrevolu la elevazione di temperatura dei giorni 10·11, e in questa ultima. dala la Lemper·atut·a massima sorpassò di 10 gt•adi la quantità normale ~'Ot'l'i:o:pondenle. Questa elevazione di tempet·ntura influì sull'umidità r elalh·a. Il medio diurno dell'umidità r elativa fu: \J dicembre 1.880 = 86 iO " • - 5R 11 .. 52 • 12 )l 8l • L'umidità normale dei medesimi quallro g-iorni è 85 cioè prossimamente quella del !) e del 12. Solamente nei giorni 10 e 1 i la umidilil fu mollo minore della normale, iu conseguenza dell'elevala temper atura •. " Il venlo impetuoso pt•odusse due effelli, s pazzò via la nebbia ed elevò la temperatura. La elevazione della Lemper atut>a allontsoò l'at·ia dal punto di satUI·azione, cioè diminuì la umidità t•elativa. • Consultando il r egis tro nosologico di que i primi umidi e n ebbi o~issimi g iorni di dicembr e 1880, vi s i rilt•ova un insolito I'ag g euppamen lo di maJaUie imputabili alla stagione ; anzi la me tà Ji tutte quelle occot·se nel mese avvenne nella prima llecnùe. l\Ia cllme rualatlie piu stdienli vi si n o tano:
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due poliartrili r eumatiche, un reumatismo muscolare febbrile, una nefr·ite; il che lasciò sot"peUare che le medesime avessero un nesso causale colla slragr·ande umidità di quei giorni. I.a r elazione fr·a queste malallie e. lo stato igrometrico fu poi meglio svelato dalle or>set•vuzioni faLle in seguito. Ed invet·o lo spoglio del diario clinico mi dimoslt·ò che le reumarlrilidi che io ebbi a curat•e nel corgo del triennio più volle citato accaddet·o nelle dale seguenli: Anno Mese Giorno i880 dicembl'e a dicembt'e 9 • dicembce 26 • 18131 maggio . 19 •' magg-io . 31 ", 1!,) g-iugno 12 dicembt•e 28 1882 febbraio » 4 mat·zo 10 aprile • mag-:rio . c 29 In lutti questi casi la malattia era ben delineala in tutti i suoi caratteri; articolazioni gonfie e òolenti, specialment-e interessate quelle delle estremità inferiori; febbre; dolori vaganti dall'una all'altra giuntura. L'esame fisico del cuore n on mi permise mai di rilevare che vi fosse ripetizione di pr·ocesso sull'endocardio. Il decorso, tranne in un caso letale, piuttosto mite ed abbreviato dAl sal icilato di soda adoperato insieme agli apparecchi immobilizzanti le articolazioni; nondimeno facili le r·ecidive. Ora una cosa si scor ge a prima vista nello specchietto messo qua sopra eù é la maggiore ft·equenza delle artriti nel m ese di dicembre, il quale mese, come s i è detto, è fra tu t Li gli altri il piu umido. Due delle artriti di dicembre 1880 coincidono con una nebbia d e lle più folle ed una umidità delle più grandi che siano mai sLa. te viste; la terza, quella del 26, accadde precisamente in quei giomi in cui la cu1'va annuale della umidità relativa ))
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tocca il suo punto più culminante. Una quarta artrite avvenn e iu dicemiH·e IRS I mentre la ~<ta gio ne era piovosa, debole la pressione bar·ometrica e l'umidità abbondantissima come si vede dai dali seguenti : Umidità Diff~renza con la Relativa umidita r elativa normale 3.86 8 dicembre Hl8 1 RR.78 . ,. ' 8.08 !J • Oi.OO 10 6.22 • !H. 3.'1: il 12.13 • • 9ì.3i12 13.04 " 98.31> Furono le gior·nate piò umide di quell' umidissimo mese. L a parte che ha " freddo nella genesi delle renmartriliùj ù assai meno importan~e di fJU ella della umidila ntmosft!rica. E non c'è rla penAr mflllo per· dimostrarlo. Nel mese di dicembr·e, nel !Juale più che in ogni altro pullulano C(Uef"te malAttie, i~ fr·eùdo a ModenR è per· solito assai m ode1·ato, inf)Udntochè la Lempe1·atura oscilla fraiJuesti estremi 6,37 massimo medi e e minimo medio. P as:sò con temperatura eccezionalmente alu.t e fu mite ollre l'usato il dicemlwo 1880 uel quale fl caloi'i~ atmosferico variò fra tG•, i e - 2",8; e rlolce, sebbene m1mo ùcl precedente, trascorse anche il rlice:nbre 1881 che ebbe questi estremi termici 11•,1 e - 3• ,4. Per contro il dicembre 1.879 fu cosi fl'edJo che a memoria d'uomo non si era mai sentito nulla di eguale; la mossima temperatura non toccò che 4•,v m entre l a minima sce;;e a H?,6 sotto zero. Ora n el glaciule dicembre del1879 non vi furono ar troreumatismi; menlr•e invece essi presentar onsi con I'elotiva fr·equenza nel dicembr e dei due anni successivi che trascorsero con freddo moderatissimo. Si può adunque inferirne cbe nella pr·oduzione di queste malattie più della bassa temperatura spiega influenza la eccessivt~ umidità onde è soprar.carico l'aria. Qui interviene come fttllore morbigeno la troppa umidità mentre per altr·i mali l'iscontrammo intervenire la troppa secchezzn dell'atmosfera. Se ora proseguendo le n ostre inv l~Stigazioni ci facciamo ad inda;:;are quali erano le condizioni atmosferiche concomitanti le rimanenti artriti menlovate nello specch:etto, al~
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SAGGIO DI )IETEOROLOGIA liEOICA
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l'infuo ri di qurlle accadute in ùicernbt'P, a rri,·iamo ati un risultato il rruale ribadisce e riconf,!t'mn luminosame nte le s tess e conchiusioni. Il t•e umalis mo articolare del Hl m(l~~i0 1881 fu pt·eccdnto do due giorni di pioggia con umidi li1 r eluLiva che il g iot·no 17 r.tTivò a 70,33 cenl. di salut·ozionc, mentre la nor·malc di quel g iorno è G3, 10. La lPt·zo tleC'I.lde dello slesso me~ e , nella quale vi ru un a ltro maluto di a t•tt·ite , cMse anch'essa piovosa ed \tmida in m odo che In med ia umidità rclati\'O osser vata fu Gl\•,75 essdn,lo In not·mnle = 62•,6i-. N el mese di giul!no SCf!uenle vi fu un fol'tc ncrrunzzone il 12; il cielo nuvoloso e nt-ùhioso nei giorni 16-17-18; nei quali il valo l'e m edio diut•no della umiditù l'elativa fu com preso ft•a 62 e Gi- vale a dire superiore al normale cl1e é 611. l\la se cio non bMlass<', é, n tal riguat•do, eloque ntissimo il modo come si avvicendarono le malattie nell'inve rno e nella primavera de l 1882 . Nell'in v•wno 18, 1-R2, !'lrg-nalal.o per mitezza e pc e scl'e nitù, vi fu una ~lt·aordinnt·in c pet'rnnnenle altezza del bflt·ome lt·o, con una sl1'sordinaria pt·evnlenza del vento di SW. l noltt·e per una lung:n se1·ie eli g im·ni nei m esi d i gt:m rwi o "' di l't!bbraio l'at·ia s i mantenne mollo asciutta. 1\la allo ::;pi t·are di febbraio ls conùi1.ioni atmosferiche mutarono inlieramenle; cadde poco pio!!gia, si abbassò mollis!<imo il baromeLt·o, la umidità fu il 2ì = 8:)•,4i- ossia 10, ,H più tlella normale, il28 fu = ì6,ii OS!'i!l 2,:37 più rlella nnrmalc. Ora, m entt·o durante il periodo di set·enità e di secchezza nessun rcun1 a lismo arlicolnt•e e t·asi mui alfucciato neppure alla lontana, toslochè ve nne la pio~gia ed il tempo si fece umido, ecco compaPirne uno il 28 t'ebbt•aio'. . A questo ne tenne dietro un altro il 4 marzo; e le etr~ meridi meLereologiche mostr·ano che nei primi quattro giorni di marzo perdurarono lo stesse condizioni ora delle, vale n dire: bal·ometro basso, cielo piovoso, umidità che sali fìno a 98. Perlanlo si vide palcsnmenle che uno stato atmosferico teneva lontani i r eumatismi articolari e lo sta lo atmos fe rico oppos to li richiamavo. Il r eumatismo colla data del 10 aprile sopravve nne dopo un
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viaggio ili nolle fallo da Milano a Modena. ,Le condizioni atmosfet•iche che lo pt·epararono sono per conseguenza dii:. fìcili a valutarsi. Pure in quei giorni il cielo cosi a Milano come a Modena era coperto; vi furono tempot•ali vicini e l'umidità r elativa nei giot·ni 9 e '10 raggiunse a Modena 73-75 centesimi di saturazione essendo la normale 6f>. Finalmente l'u!timo caso di artrore umalismo, quello del 2!) maggio, fu cagionalo da un bagno che il giovane, già malaticcio, aveva falLo di sua testa due giorni prima. Perciò anche qui inter venne l'azione dell'umidità. 11 giorno sellimo di malattia, preceduto un forte aumento di temperatura, manifes:.Sronsi all'improvviso gravi fenomeni cerebrali: sonnolenza, vaneggiamento, coma, rapido collasso, fra i quali avvenne, a capo di 12 ore, la morte. Se adunque queste malattie h.mno il loro massimo di fre· quenza nel mese piil umido dell'anno quale é illjicembre; e se negli altri mesi corrispondono, con singolare costanza, non già ai pel'iodi di serenità e di secchezza ma bensl alle giornate umide e piovose, conviene riconoscere che fra le l'eumal'trilidi e la igromell'ia esiste un'intima relazione. Assai meno potente moslt•asi l'azione della lemperalut·a, poiché tanto nel pieno inverno quanto nel pieno estate si fanno rare o mancano queste malattie. E ciò concorda con quello che conosciamo intorno alla distl'ibuzione geografica delle medesime, sapendosi che esse pl'evalgono nelle zone temperate e difettano nelle regioni polat•i e nelle tropicali; cosi come fl'a noi pl'ediligono le stagioni di mezzo rugge ndo dalle estreme. Se queste conoscenze dovessero l'itnanei'e· confinate nel campo della scienza put·a senza pratiche applicazioni, sarebbel'O di scarso intet·esse. Ma le cose stanno ben allr imenti; e si comprende subito quale ulile deduzione se ne possa trarre l'ispeLlo alla pl'ofilassi. La quale deduzione può fol'mularsi in questo aforisma: chi, per averne pr·ecedentemente sofferto o pe!' disposizione et·edital';a sia specialmente vulnerabile <la! r eumatismo at·ticolal'e deve a tutta possa evitare la umidita. Tema le giol'nate piovose, fu gga le abitazioni ed i luog hl umidi, abbia il psicrometro rer guida inseparabile.
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Al principio di CJUesto capitolo ho menzi,)nalo una grave m alattia la f(uale soprnvvie ne nel!e s tesse co11dizioni almosfer iche ùelle poliarlriti; è la malnllia J i Bt'i[;h l. Due Cils i se ne pl'esentarono e lutti e due in clicentbt'c; uno il 6 dicem br e 1~80, l'al tr o il 23 dicembre 188 1. Sebbene qui non >'ia m io scopo di nat•t•ot·e istOt·i e cliniche pure descrivm•ò sommal'iumenle il primo di quel"li casi, u titolo di episodio e per la consider azione che lnli forme morbose non sono frequenti ncn dominio della medicina militare . La m alattia dut'Ò piit di cÌnCJ ne mesi. Trattava s i di un · giovana di 18 anni che aveva alcuni anni primo sofferto per due volte di reumatismo articolare acuto. Il 6 dicembre iRRO, al la prima visi ta, presentava spiccata la forma clinica della porpora emorragica; macehie ecchimotic he presso ·le giuntut·e Jei piedi, delle ginocchia e ùelle ma n i; epistassi r ipetu te, enter orra git1 . Tempera tura 38,8. All'ascol tazione del cuor e soffio sistolico all'apice; [pure il vizio val volare et·a cosi ben compensato che il ~i ovane senza nulla risen lirne aveva fQ.Llo lun ghe marcia a piedi e talvolta faticosi ese1·cizi muscolari. L '11 dicembre compar vel'o dolori lombari; due g iorni dopo venne il vomito, il quale sintomo fu dei piLL persistenti ritol·na ndo a bre vi inte1'valli nel lungo corso della malattia spesso accompagna Lo da diarrea. Con temporaneamente le orine s i fecero albuminose, e l'esame microscopico del sedimento mos trava mi numeros i cilimlri jalini, epiteli renali, globu li sang uig ni r ossi e bianchi. • Il 21 dicembre la faccia cominciò a farsi tumida, ed a capo di otlo giorni l'edema era gMet·a le. Sebbene nel c:uor dell'in verno l'infer·mo amava rimanere poco coperto e quasi senza f uoco nella stanza, la c]uale insensibilità al freddo mi par ve dovuta al liquido anusarcotico che gli formava intorno un involucro coibente. La malattia irreft·enabile proseguiva il s uo corso, eù il 26 gennaio comparvero g ravissimi fenomeni ut•emici. Furono preceduti da notti insonni con dispnea, vom ito, evacuazioni diarroiche; poi cardiopalmo e forte cefalalgia. V e rso le 9 del m attino l'infermo si logno che gli s i of-
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fusca la vista; poco dopo la cecih'l é completa, pure riconosce alla voce le persone che gli stanno dintorno. A mezzogiorno cominciano i moli convulsivi; il capo e, a ~cosse, inclinato verso dest1•a. Dopo pod1i minuti assopimento. Alle 2 porne••idiane nuovi spasmi clonici circoscritli a l capo il quale fa rapidi movimenti di elevazione del mento per con•razione deg-li s lernom ·:stoidei e dei muscoli posLeriot•i del collo; a mmiccamento dello palpebr e; s tt·abismo, poi nis tagmo. Alle 4 altro acc·esso convulsivo a forma epilettica: convellimenti muscola ri di lutto il corpo, poi respiro s Lert.oroso e spuma sanguing na alla bocca. Per ultimo ,Jelirio maniaco; il malato voci fet·a e deve a for·za essere lraU,em,to a letto. Altri dicci parossismi epilellifor mi si ripelet·ono nella sera e nella notte seguente, alcuni seguiti da forte -dispnea dur ante la fJuale l'infèrmo leva vasi a sedere sul !ello, smanioso. Il giorno dopo, tornal.o in sé, amnesia completa; nulla r icol'da tlell"accadulo. P erdura la eccita. L'esame oflalmoscopico ese~uil.o dal pt·ofessot·e Manft•edi non permette d i rilevat·e lesioni ben sicure. !\la bel bello la vista cominciò a snebbiat•si e cinque giorni dopo, il 31 gennaio, era tor nata eccellente come pl'ima. I mesi di fcbbraio emat·zo passarono in una slalo r elativo di benesser e. Ampie incis ioni praticate nella pelle delle coscie e delle gambe, della lun ghezza di 8-10 centimetri, dieclet•o uscita a copiosissima sierosità con molto sollievo delrinfe r·mo che era diventato edematoso in grado s upremo. Mia rruale praLica mi indussi vedendo che le semplici pun · lure si facevano e t·isipelalose e dolenti, e chiudendosi tosto tor na vano insufilcienti mentre i lun~hi tagli, medicati alla Lis ler, pr·ocedevano senza complicazioni e senza dolori vel'so la cicatrizzazione e ritardavano il progr esso dell'edema lasciando lros uclars lat'go.menle il liquido sieroso. L'esame chimico di questo liquido rivelava abbondanti~ simo fosfato di calce, albumina nella proporzione del a·;.o, urea in piccola quanLil<i. Le funzioni digestive erans i riol'dinaLe, appetito vorace, polidipsia. Apiressia, ovvero febbr e mode••alissima poco sopra
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S.\GGIO DI METEOI\OLOGIA m:OICA
i :18; solo una sel'n l11CCÒ i 40 ntlllo svolgMsi ùi una lcg~i e 1'a e i·is ipula dietro le puntu1·e fa Lle nC!lle parli edc•matnse. Ricompa eivauo di IJ'atlo in lJ•allo ftlcili e frequ enti le C>pisl.a:;si con sang ue di>:ciollo e di colore s biadito. Il IO fd; braio il profes:-;OJ'e Cuzzi e il doltot·c 1\icola mollo escl'Cilati nel l" uso d e l cJ·omocitom ~ll'O, pe1· lungo uso f<lllone (1), e!;e~ui,·ono \"e same del s ang ue con qucsrislnunen to. Si o lt..e nne g l'ado cito m clrico = f .H quan tilil pi·ocenluale di e1no;.d o bina = iti,1. Vi et·a atlunque una n o tc~v ole dilninuzinne di <>rno ~lobina, pur·e no n eccessiva avuto ri guo1·do a l perdurat··e dello mflla Uia da Ol'amni duo m esi, ed nlle ri petute emo J•rag ie. La quantità uelle ut•ine misurata con diligenza s i Lt•ovò in 81 g iorni supeeiot'(l alla quantilil normflle uiuma valutata a 1500 gr ammi; in !J2 g iol'ni fu al disotto ùella normale. Nel le prime tlue !'eHimane !"orina fu scarsa; poi conLinuamcnlc per tre settimane abbondante ollL'e il normale; indi O!'a scat·su ora abbondante ; poi continuamente scarsa pet· quindici ;;iomi; posciu ùi nuoYo abbondante. Nel complesso pre \·al se la pol iul'ia s opt·a la olig ul'io. · La mass ima quantita emessa in 2-\. ore fu 2300 grammi, la minima -;oo grammi. Ma e assai importante il notare che Ja quantità minima delle O!'ine s i ri>:contrò per uno o due gioi'ni quando avvenuero i fenomeni convuls ivi vale a dire il 2(; gennaio come ho gàa nal'ralo ecl il 2 aprilo come dirò ora. P er il che questi fenome ni, più che ad ullra causa, appari vano dovuti aù inlos:<:icazione uremica od infezione orin osa del sangue. Jl pes::~ specifico dete rminalo coll'uromelro òi H eller, oscillò fea 1008-1010 minimum, e 1015-1020 maximum. Pm· lo più alquanto infet•ior e al normale. A l bumina mollo copiosa; pt·ecip itala ogni g iorno, affine di esame comparath·o, in 25 cenlimelri cubi di orina formava uno slr·ato clte vat· iò f'ra4 c. c. al principio e 22 c. c. nell'a eme. N on mai scomr mrve . L ·urea sul principio piullostoabbondanlesinoa 2 grammi ·r•. ( l ) Ricerche di cromocltomeo·la e tenncmct1·ta ostctrl<'a, comuoicuiooe di A. C OZZI e G. NtCOI,.A.
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SAGGIO DI MI!TEOROLOClA MEDICA
Nel sedimento riscontt·avansi numerosi cristalli di acido urico facilmen te riconoscibili solto il microscopio per le noLe forme e per il colore giallo rossastro; come riconosceva nsi nella prova chimica per la caratteristica re~zione della muresside. Anzi il 7 apt•ile l'infermo emise poca renella che trattata nello stesso modo mi si dimostrò fatta di un aggrega lo di cristalli urici. AbbondttVano spesso anche gli urati i quali intorbidavano le orine raffreddate. L'esame microscopico continuò a mostrare per lungo tempo nel sedimenlo i cilind rijalini, epiteliali o giallicci, alc uni assai lunghi e contorti, altri in fram enli di vario diametro; di più leucociti, emazie, elementi renali, ecc. La reazione che era stata acida fino al principio di febbraio, cominciò a farsi neutra poi alcalina; ed allora si videro gli eleganti ·cristalli di fosfato ammonico-magnesiaco a coperchio di sarcofago; menLJ'•~ facevansi sempre più rari i cilindri renali. Si avvicinava il fine. Il 2 aprile nel mattino, preceduto il vomil0 e la forte cefalea, essendo le orine mollo scarse, ritornò un accesso epi lettiforme della durata di quasi mezz'ora seguito da prolungato sopore. Altro accesso s i ripeteva la sera del giorno stesso. Questa volta mancò l'amauros i. Ma intanto formavansi versamenti sierosi nella cavità del peritoneo e delle pleure; cresceva l'ambascia ed il disgraziato giovine soccombeva ot"topnoico il J9 apt·ila. Dell'altro malato di neft•ite non posso forniré che questi pochi cenni. V. C. di Napoli arrivò a Modena il 17 dicembre 1881 ed il giorno medesimo, previa visita medica, fu a mmesso nella scuola militare per il nuovo corso che allora incominciava. Sei giorni dopo, il 23 dicembre, mi si presentò a vendo fortemente edematose le gambe, ed alquanto edematosi anche gli avambracci. La gonfiezza era cominciata il gior no 21. Coesisteva catat·ro br·onchiale e gastrico. L'esame delle orine mostrò una grande quanlilA di albumina con cilindri r enali e globuli sanguigni nel sedimento. Le unzioni oleose calde con s uccessivo involgimenlo in coperte di lana procurarono
SAr.r.JO DI
)l ETEO !: OtOI~ I.\
~IEO!C.\
copiosi sud01·i ed 1.111 rosi pr on to rni!!;liornmPnto, clte svaniti ;..di 'cd t'mi , l'in fe l'n10 fu pre!'\lO in ca.-<o di re~ lituirs i pl'ei'!'<O !n ~ U<1 fnmi;IIin . T ornando ot·n allo studio d Pile condi7.ioni rnctcori dw l'l'ttlll n wzzo nlle rpwli si !'.VO i s~>r·o quc'!"te due ncl'l'ili, io lncel'i> ù i •JUPiit' l'i~ual'dnnli il dicembi'P 1Rx0 eli<' sono rif'ct·it..~ dnl pt·Mcssor e 11ap-ona nel bt'<:tno citi' ho ci tnLv , P mi limiter il acl c~porTc in rias~u nto C'JU~"II e d el dicemlwe l ~R l fl'a le r~ua li a vvennr i l S~"<:o nd o Cll"O tli nefr•ilc. Dul 17 n\ 20 diecm l.n•e 1 ~8 1 la LPrnperatura nlmosfPPiea oc:cillò fl'a -j- G,7 e -O,G. Spirè1 co;::tantemcntc pc'J' C'JUI:'sti qun llt·o ::;:iOI'tli un umido e dclH dis;::im o vento di levanlti'. Umidi tu copi.->!"O, sup ~' t'ior·e complessivamen te alla nClt'!TI(lle di que.i giorni, var·wnlc:J J'I·a R:3,:!2 e !>0,22 centesimi di saturazione. Pt·es,ione olmo~rericn hn"!'l'l sino n !>Cenrlere il giorno 20 a 7-1-8,5 millimclri , minimo ~h·l 1 11 e ~e . Ci t:-lo per lo più neb bioso o <'f1perlo. li l'red.lo non ct·o punto ri gi clo, anzi In l empct·alut·a sLJpe r iore al vnlor e not'mnle; quiiHii tanto in qo c~ lo qunnlo n ell'al Leo caso l'umidita più del fr·cu.Jo può e>=ser e incolpAta dell'in!"orget·e ddln neft•ite. Che gl i agenti almos f'el'ici tJtbbinno una par·Le importan lis!"ima n d la gc n e~ i cJelln m alaLlia di I3l'i gh t ò ricono sciuto da l11 l li . Ma pc1· solito g-li scrittori di patologia si cou leutano ùi nnnovera.r•e ft·a le cause dt:lla ncf1·ite • l e infreddature" lerntine g-enerico cd insignificante·, srnza ponderare abbastanza h preYnlenzn che deve nllribuirsi alla igr•omelricitò. L a n ebiJio!'ia In gh iltert·a è la terra classica del le neft•iti. le (Jttali anc!Je fra noi pl'eùiligono i pa esi palustri e le risai e. È c'è il t'allo r ecipPoro vule o dire la tnoncnm:a ùi questo malattie Jl<'i paesi usciuLti. I n alcuni luoghi della L iguria, aJ esempio, il cl ima 0 tanto secco che la nebbia non vi si v ede m ai, ora d i reum atismi e l e t;OnseculiYe malo.Llie del cuore come pure l e malattie r enali, vi sono rarissime , (l) tl> Alassio e il suo t:lfma, del dott. Gl l:S!!l'PK l$CII)<R8R. Torino, l.oe·
se h.-. r- 1Si 8 . Jt cltma dt San Remo del dnlt. ENRICO DAUHRNY versioo e clall'inglese d~l
d ott . PANIZZI, San Remo !8G5.
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SAGGIO DI METEOROLOGIA MEDICA
E se le cifre annue proporzionali di reumatismi articolari che danno le varie divisioni militari d'Italia, poco diffel'iS(:ono fra loro per modo che Palermo ne ha un numero appena inferiore a Milano, ciò dipende appunto da cbe nelle varie regioni italiche la umidita relativa non presenta che leggiei'P. differenze come si scorge dai seguenti dati: Umidità Italia Italia Italia superiore media inferiore relativa Media annua 68,70 66,39 67,45. L'importanza che questo fatto pul> aver e nella igiene individuale é tl'oppo manifes ta pe!'chè faccia bi:;ogno di insislePvi. Molti l'eumatismi C!'onici e doloros i, nati fra le nebbie settentrionali, disparvero come per incanto sulla 1·iviera Ligure. E la ter apeutica pure ne !'ir.a va profitto. Già i clinici, specie i l Cantani, Ira nn o nota lo come a scopo diaforetico riescano, nei nefritici, poco vantaggiosi i bagni caldi ed i bagni a vapore, e come sia preferibile eccitare i sudo!'i colle unzioni oleose, colle iniezioni ipodermiche di pilocarpina, o con altri mezzi che tcngaM lontano ogni nociva umidità. Riassumendo: sono condizioni.faooreooli allo sviluppo delle poliartrift; c delle nefriti la molta umidità con moderato
freddo e con bassa pressione barometrica. Dalla fisiologia. possiamo attingere qualche conoscenza per intendere come queste condizioni atmosferiche abbiano potere di ingenl'rai'e le dette malattie. La r espirazione polmonare ela r espirazionecutanea, quando l'aria è rarefatta, leggiera ed umida si compiono in modo diverso da quello che avviene nell'aria pesante, densa ed asciutta. Il corpo dell'uomo inzuppato di acqua nella pr<,porzione del 57 per cento del suo peso, disperde ogni giorno ed in termine medio 1 chilogramma di acqua nell'atmosfera, m e la per i polmoni e me tà per la pelle. Ora lo stato igrometr ico dell'ambiente, per legge fisica, influisce su questa quotidiana eliminazione di acqua. La fa VOI'isce la scarsezza nell'aria di altri vapori, la ritarda invece l'abbondanza dei vapori soprattutto se la temper atura è bassa.
SAGGIO DI l! ETEOI\OLOGI:\. MEDICA
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Il fullo, nolo anche al volgo, dell'aumento dello ot·ine nella stagione invernale 6 conso·guenza di questa im pedila eYflporozione; cs::::endov i fra la pelle ed i r eni s lrelta attinenzu in m odo chu l'un orgono può far·e le ve('i dell'ollro. Nell'inveruo 1 82 tale poliuria co m pensa lric~ s i manifes tò in m ani•~ ra così <'minente nell'allievo G. P . da susci tare le sue arpr cnsioni. Emeltc" a 2200 grammi di orina nella gior·nata n on essendo la sal ute punto turbata nè con tenendo le orine pr incipi mo r bo~i di IIPl"SUna sorte. Ma nel vapore acqueo m andato fuori dnlla pelle e ùoi pnlmoni, stanno disciol ti Rcidi ~rnssi volatili ed a lll'i pr·incipii <.li riduzione or ganica la cui eliminazione è quindi an ch'es~a subor·dinala allo stato igrometrico <.lell'atmosfera; onde, se r itenuti , si ultcra la crnsi sanguigna e speciolmento l'album ina dolio siero. Nel caso letale che qua sopr·a IJO riferito si è ' 'is to come la ne ft·ite cominciasse con emon·agie e con mncchie d i por· pot·a alla cute, per m odo clw l'alterazione nelln cras i J,~ l sa ng-ue et·a pnlese. Poi l'ar·ia rarefatta ed umida, a· parità di volume, contiene minor quan tità tli o~sigen o che non l'aria dens a ed asciutta; e p perciò l'ie!'<ce più dificilo, tanto per· parte del polmone quanto p er pRrle della pelle , l'introd ur·r·e quella vita le quantità di M · sigeno che deve combinars i colla emoglobina; e questa, il ct·n· m ocilomeleo lo fa vedere, ~carseggia nei neft·itici; nello s les:-:n m odo che s i riconobbe dal Concato esister e nei malati d i r eumatismo articolare un vero stato di leucocitosi. Questi profondi tut·bamenti nel r icambio m oterialo non avvengono sollnnto quando gl i agenti ntmosferici fanno scntit•e lA loro influenza sopr a il•:orpo affaticato e sudante. Une, dei m iei malati fu colpito da r·e uma tismoart.icolaredopo quattr·o giorni di forzato ri poso e di completa ine rzia trovandosi chiu ~o i n cella per punizione disciplinare . Anzi 6 lecito il creder e che l'eserc izio dei muscoli , rendendo più attive le funzi oni dd polmone e della pelle, giovi ad a llonta nare quelle temute malattie che le stR;ioni umide portano .:on so. (Continua )
A STEG!ANO.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANl ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
Sulla. dilatazione acuta. del cuore. -
D. M. HEITLER (Wien. med. Wocll ,) 1882 c Deutch. med. H:ochens., 25 nov. 1882, N. 48).
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Mentre la dilatazione cronica del cuore è sufficientemente conosciuta ed apprezzala, l'HeiLler ha faUo oggetto delle sue t•icepche la forma acuta che c meno studiata, ccosl egli ba spiegato molli fenomeni fìnot·a rimasti oscuri. La sorprendente rapidìtù con cui le dìlalazi0nì del cuore sì producono e si dil eguano fa che difficilmente la temporanea insuflìcienza e l e Yariazioni nella percussione possano far credet•e a una endocardite acuta o ad antichi vizi valvulari o ad allPe croniche malattie dì cuore. La foPma acuta può nello stesso tempo o l'una dopo l'altra prendere tutte o alcune cnvilù del cuore. Tale è la dilatazione del cuore nei febbricitanti nei primi tempi della malatlia che si manifesta con la dispnèa e talora con la cianosi senza alcun sintomo polmonare ma con lo dilatazione dello ollusila cardiaca in tutte le direzioni. La ùilalazione che si produce nei periodi tardivi delle molatLie febl'ili, parlicolormenle nel Ufo. ù cagionala da olterazìone di lessituro. del cuore, o I"HaiLier l'ba osserYata anche nella pneumonile. - Lo dilatazione acuta che accade nella endocat·diLe o.culs ha rispello alla diagnosi speciali dilficollà che si possono risolvere con la prolungata osse1•vazione e può essel'e di slinta dalressudaLo perica!'dico. Anche nella
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clorosi, in diw:r·se ::nemie c nella malatlia di Brighl si ossennno le <.l ila tationi acu Le che o pet·sistono p et' maggior tempo o si compongono di una serie di dilulationi sepat'al('. Le dilatationi 1\cu le hanno una parte impol'tante anche nt•i vizi vaiYOlàri con t.lilalazione cronica. L'aumeulo della dilatazione non accade in modo lento progr·essivo, ma si producono ùilutazioni ncute che dapprincipio sono di b!'eve durata, poi si pt·olunfrano sempr e più e finalmente terminano con la pa1•al isi. Quanto più lunga e intensa c la dilatazione, tanto minore è la pi·obabilita che il cuore si r istabili!;ca e I'icuperi In sua prim ili,·a energia: per ò n el periodo s tesso dell'agonia, il cuo1·e può di nuovo conlt•arsi o. per qualche tempo la morte esser·e ritardata. In •·apporlo con la dila tazione acuta s i manii'cslono lè nomeni che sono conseguenza della insufficienza del cuore, <'OSi la piccolezza del polso, l'iod.-l.wlirsi del secondo tono ar·terioso ecc. Sono anche impol'la nli i fenomeni che si manifestano nei polmoni, i quali per un poco di tempo tengono incet'ta la d iagnosi fra l'essudato, il lr·ns udato c la infillr·azionc, ma che invece trovano sumciente spiegazione con la dilatazione acuta del cuor·e. Con questa possono esser·e put·e in relazione le emorr agie polmonari; si mauifestano anche nel lègalo gravi fen omeni di slasi in conseguenza della dilatazione acuta, c ovc questa duri parecchi giorni, anche il gonfiore edema toso delle eslr·emi tà inferiori e la presenza della albumina n el la orina. In quanto alla compensazione della d ilatazione, 1'3ulore ha \'islo il r·iposo avere favorev ole influenza su di essa. Maravigliosa è l'azione della digitale come tonico del cuore. Anche la irritazione meccanica mediante la per·cus sione, secondo la :::ua osservazione, può stimolar e un cuore dilata lo a contrarsi.
Sulla. trombosi dell'arteria. basilare - E. LEYDEN (Zei tx . .fiir Klin. .Med. Bd. V e Deut. medie. Woeltens, 2t febbraio 1S83,N . 8. Il L eyJen ri ferisce due casi di lt'ombosi dell'arteria basil are esuttamente osservati e confermati dalla autoss ia eri
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accenno come questo Yaso sia uno dei luoghi Ji predilezione del processo sifililico. In quanto alla sintomaLologia, si nola principalmente la paralisi delle esLremilù superiori e deliaciule d'un Ialo e quella dei nervi dei muscoli dell'occhio, particolar·menle dell'oculo moto1·e comune, dell'altro Ialo; forma di paralisi che egli designa col nome di emiplegia al ternan Le superiore per coulrapposto alla emiplegia alterna nte infer•iore del Guble1·, dalla quale si ueduce la esistenza di un focolaio morboso al limite superiore del ponte estendentesi ai peduncoli cerebrali, ai corpi quadrigemini e al tr·aLLo ottico. Un'altra caratLerislica di questa affezione è il rapido comparire della par•alisi, segno di un disturbo di circolazione. Me1·ila di essere ricordato l'aumento che talora si osserYa della temperatura, la slasi della papilla e il coma incompldo.
Sul modo di comportarsi dell'epitelio polmonare nella polmonite fibrlnosa.- W. FA UERSTACR . - (Centra/b. fiir die medie. Wissens. 13 gennaio 1883, n• 2).
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UlriSTA
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Il Fauerstak comincia col discutere la lJUistione circa la nulurn dell'epitelio degli alveoli, che dice resultare di cellule epiteliali pavimentose riunite fra loro, in cui p re val go no due elementi cioè delle piccole cell ule nucleate gr anulose eJ allt·e grosse piane jaline senza nucleo. Si lrovono poi fra queste due delle forme di transizione. Il t1·attamenlo che è usalo generalmente nell'esame dello ep.itelio normale col nilralo d'argento, delle anche nelresame dell'epitelio patologicamente olleruto buoni resultnli, avendolo nei conigli applicalo diretlamenle per p1·ovocare la pneumonile. Le allerazioni r iscontrate nelle cellule piane jaline erano di natura puramente passiva, poiche esse apparivano meccanicamente fra loro disgiunte dal forte tur~ore dei capillari e dal siero trapelato; però solo una parte di questi elementi mostravasi affetta, in alcuni alveoli rimanevano afTatLo inalterati. Al contral'io le cellule epiteliali nucleale granulose reagivano attivamente. Dopo una proliferazione di nessuna
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MEDICA
impor'lanza esse si dif'fncevano rapidamente per mclamor·Josi gr·assosa, mentre le cellule pione jaline falle libere mostr·avano appena queslo degenerazione. La ril!enerazione comincia va dalle cellule g t·anulose. L'aulor·e non riesci a ùimoslr'ar e i rappo!'ti cau~oli fr·a le alterazioni dell'epitelio alveolare e la coagulazione dell'essuJalo fibr·inoso. Per evitaee nt>lle sue ricercha og11i causa di er·r·ope che fosse potuta deri vare dai nuclei dei capillari, il Faueestack u;.ò con vantaggio le iniezioni d i azzurr•o d i Be r·Jino.
Bulla nuova teoria mia1mat1oa del!lo 1oorbuto ; nuovi !"Bg"gi sperimentali pel doll. LUIGI M. Sperimentate, gennaio 1881, tomo LI).
PETRO:-<E
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(LO
Neg li Annali Unioersali di J1edicina, vol. 2)7, anno 1881, pul>blicai a lcune pr•ove sperimentali in favoee della mia Teoria sul miasma scort>ulico (Rio. Clin. eli Bologna, fas e. 4• e 6•, 1881). Contem;>Oranean,enle altre prove sperimentali de lla stessa n atut•a ve nnero pubblicate da A . Cantù (Rac:cogl ilore m.eclico, 30 agosto 1881), in una comunicazione p1·eventiva intorno all'infezione scorbulica. Costui da una inferma di !'corbuto estrasse un po' di s angue che iniettò per m ezzo della siringa del Pravaz sotlo la cule di due. conigli i c'junli uccisi (,!opo 11 o 12 giorni mostrarono ambidue emorragie sollopleur-iclte, emorragie nella dura matire, nella cule delle or·eccl lie ed in alcuni ullri luoghi. P oco dopo il dott. Felice Mari in un11 bella Memoria sull'Idroterapia nello !'Corbuto (Rioisla. Clinica, pag. 718, anno 1881), pubblicò del pari due es perienze falle sopr•a due conigli. Eg li scrive: • lo iniellai con uno schizzello di Pravaz « un grammo di sangue tollo da un individuo scorbutico che • offriva vas le ecchimos i negli a rti inferiori e stomalite fun• gosa. Presentò esso nel giorno successivo un minimun di u temperatura di 39,6, poi di 40, e nel quarto giorno di 40,1. c Alla sezione riscontrai due piccole ecchimosi nell'orecchio • s i nistro, e macchie sanguigne nel connetti vo soltoculaneo
fllr!STA
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• della testo; un'emorz·agia circosc1·itLa soLto la pia m eninge " in COITispondcnza della p1·otuhez·anza anu la1'e; infiltJ•azioni c sanguigne nella ~Tossezza dei mm;coli degli arti inferiori " e dell'aè.tlome; pa1·ecchie macchi e emor1·agichc nel dia " fcamma, e due nella pleura viscerale sinist1·a. - Neirolli'O • coniglio, più pic.colo, nello stesso modo iniettai un grammo • di saugut1 tolto da una donnu che ùa poco tempo presen " t1wa e>; tese macchie: eù ecchimosi ucgl i a1·Li infe1·iori- l n c esso la Lt!mpel'alul'a raggiull::;C nd quaz·to giorno 40,4. Alla .. sezione trovai una Yas ta e morragia meningea nella stessa « posizione dell'altro; due vo!'ile infiltrazioni sanguigne nel .. cellula!'e soltoculaueo ùell'&dtlome; parecchie altre emor" rngie più o meno vistose nella grossezza. dei muscoli delle u coscie ed intercostali "· In quest'anno (188:!) essendosi sviluppata una piccola epidemia di scoebuto nelle p1•igioni militari poste nel vecchio casLdlo di S Era~mo in ~apoli, O\'e il mio amico Jott. Benig no Di Tull io funzionuva ùa medico capo, jlel' cortesia fui ivi con(lollo ad o::;ser·v<~I'C un tal f'e1'rara EJoat·do, soldatv, il fJuule da vad giot•ni pl'eS•jlltava se;.;ni di un'alfuzione scol'bulica. Sul luogo visiluto l'infermo lo dichiarai li lì pe r scol'lmtico. L'amico Di Tullio accettò la mia diagnosi, e lutti due ci proponemmo l'indomani di ripetere gli esperimenti da me alt1'a YOita istituiti pel' dimostrat·e il potere miasmatico del sangue degli scor·butici. L'indomani p1·c::parato lutto l'occorrente fummu di nuovo nel Castello. Il dott. Di T uIlio recatosi nella prigione salassò l'infermo. Col s~mgue estt·at.to dalla gJ•ande vena dor sale della mano dell'infermo feci tosto due iniezioni con una s irin ga di Pravaz nuova sotto lac.ule di un grosso coniglio mn:<cl:io. Col rimanente sangue, il quale coagulossi subito, e fu poi di nuovo liquefatto con un po'di bicarbonato di soda, feci due altee iniezioni solto la cute di un altro grcsso coniglio femminll. I due conigli leuuli sollo la mia immediata "igilanza, moslrai'Ono quanto segue: Il coniglio mascl1i0 che nel corso dei primi giorni pi·esentò una lcmpet·atura che oscillò da 3!) e 5 a 41 del centigt·odo in seguito guaJ'i completamente. Ammezzato nell'ol-
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tavo ;;iGt'llO presentò ,·aste <'Il10t'l'<1 !'iC nel lt:ss ulo sullocutuneo d t::llc o t·eccl!i~ e nel lt·ssulo sotloculaneo dd do r·so. Impon en ti emotTagie fur·ono osser·vate su llo la pia me tJill !-(C in c ot·t·isponde nza della pr·otuber·a nzo anular·e. !\e:;sun'allt·a emo t'!'a~iu fu ri scontr·ata nei viscet·i o nei muscoli. La milza non si trovo ing randi ta. Il coniglio femmina del pari pr·e sen lò an eh'essa eleva menti di le m pùraluea m·i primi giorn i, i qual i osci llarono ll'a i 40 ed i 41,~. ln se~ui lo s i risl.auili del tullo. Ndle Ol'ccchie verso il -~· cd il :)' g ior•no s i vede' 'ano mucchie emort•agiche rosse-vive ussai ab bonda nti e stiv<~le . Al dodicesimo gior·r•o il coniglio venne ucciso, come il primo, col ta!,!lio del bulbo. Alla sezione si risconlt•arouo imponenti emonagie nelle due orecchie, estese infiltr·azioni san~uigne neg-li str a ti sottocutanei del dor so, e multiple emol'rag ie il'nlicolari nelle m eningi che rives tono la protuberanza anulat·e. Tutti gli O!'· gani e le sierose fut·ono l'in venute s<me. La milza Jel pu t'i era sana. I pezzi di ente e le orecchie aOelle da emorrag ie dei due conigli, messe in un r ecipiente apposito conte nente a lcool, in cui si conset·,•avano alcuni r t:siJui delle mie precedenti simiglianli esperienze, fut·ono 111csse in vista n e l gabine tto di Anatom ia Pa lolo ~i ca ùell'ospeùale degl' Incu -
rabili, acciò ognuno potesse osser·vade. l piepan1li s i conservano ancor·o in quel gabinetto, e sono vis ibili a lutti. Le t•icerche microscopiche da me fa lle sopra alcune gocci c di sangue per t•iteovare i corpuscoli ovali, brillanti, doluti di qualche mooimanlo, da m e visti pet• il pt•imo e dcsignuli nella pubblicazione avan ti cita la, antlarono cot·onate di infelice esito, essendo ehe il sangue pet• essersi coa~ul a L0, v e nne trattato col bicm·bonalo di soda e sbattuto, affìne di Jique farlo nuo,•amente, si ridusse ad una so1uzione ross a ema tica senza contenere n essun g lobulo conservalo. La storia dell'infermo, il quale ci delle occasione a t•ipetere i nos tri espel'imenli menzionati, è la seguente. Essa ù stata redatta dal dott. Di Tullio. I l soldato Fcrt•at·a Edoardo di buona costituzione, con svilu ppo sche letrico regolare, e nutrizione scaduta, nan·a che da circa Juc mesi c~inciò HÙ aYvet•tit·e un malessere ge -
RIYISTA
nl!rale, una grande fa cilità a stancar si, e per conseguenza una forte tendenza al riposo, cosicché pass ava inter e giOI'nale sdr aiato sul wvolaccio. Contemporaneamente avvertiva un senso di peso agli arti inferiori (come di piombo), specialmente a quello sinistro. Questi falli continuarono cosi per qualche tempo, accenluo.ndos i sempre più nella loro intensità, ma poscia furono seguiti do. altri ancora piu importanti. - In falli cominciò ad R vere leggi ere emorragie gengivali, ~pecialmenle quando dovi'! va masticare soslonze dure, e le gengh·e stesse erano mollo dolenti.- Inoltre all'improvviso su tutta la superficie d'li due arti inferiori comparvero delle piccole macchie bluasl!'e, grosse, della grandezza di una lenticchia. Nel tempo stesso sopravvennero intensi dolori -..•acanti negli arti infe· ria1·i e superiori che lo tormentarono conliuuomenle. Alla visita (in un giorno del mese di marzo) oltre i suddetti falli, si notò quanto segue: Appal'iece nte denutrizione, pallore generale, in specie a ccculualo al volto, aloni cerulei intorno agli occui. Le mucose visibili sono anemiche; le gengive tumide, flaccide, d i colot'ilo spot·co e facilmente sanguinanti. Sulla s uperncie degli at·ti e del tronco, si vedono mollissime macc hie ecchimotiche len licolari. Nell'orlo inferiore s inistro vi è un di!lCt'elo edema che dal do1·so del piede si estende alla metà della gamba. Nella faccia interna ed esterna di detta regione sono visibili due macchie ecchimotiche della gr·anclezza ciascuna d i una palma di mano e più. Un'allra simile si nola sulla faccia pos teriol'e della co~cia sinistra. Nei due fianchi e nei due ipocondrii si notano altre macchie grandi. La palpazione in queste regioni desta forti dolori. L'infermo ba tosse s tizzosa specialmente durante ls notte, ed emelle un espettoralo muccoso-sanguinolent.o. All'ascoltazione, si notano numerosi rantoli sotto-crepitanti. Il mormorio vescicolare è aspro. L'infermo é anda lo soggetto a profuse epistassi. Il cuore balLe al s uo posto debolmente. I toni sono deboli. Il polso è piccoro e frequente. L'infermo ha poco appetito, però digerisce bene. Questa storia non ha bisogno di commenti, ancora che
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e ssA sia incompleta. L e nole del lo sco1·huto vi si l t?~!!'ono chiaram ente. L 'i n fe1·mo, il f]Ual.:, dopo nna mia visita , e dopo es~e re stato salassato a m o ti vo di servi1·ci del sa ngue pet' gli esper i menti in nnnzi menzionati, non fu dn m e p i ù ,·is to. Il si g. Di Tul lio mi fe<:e noto che gua1'i nel m ese di a~ t·ile compleli ~!'Si ma men te. Questo coso di scor bulo fu seguito dalla com pa t·sn di :> al t t'i casi in per sono di 5 ollri soldati co r cera li, col Fet·rar n, in uno stesso l uogo. Il dott. Di Tullio ho ce t·calo di r accogl ier e di ligentemente lulle le storie dei sei infet•mi di scnrb uto, e con una coscen ziosa anali si e critica dei fttlli, ~ ven llto a conf~ 1·m a re qua nto io nelle mie m emori e sull'i n fézione scorbulira ho cer calo di sosl ener·e, rioè che non l'ali menta zione scar sa o viziola, ma l'umidità ed il ft•etldo sono la causa del lo scor·bulo, o m eg"l io la causa predi~pone n le pf>r la get•minazione e m oltiplica zione del get·me mia;:m atico s corbu tico.
Presenza. del bacilli del tuberoolo nella. orina.. - Professore RosEN!:iTEJN.- (Cent r a/b. jtir die M edie. Wi!isens; 3 fcùbr 11j o Jflb3; N. ;.).
Sebbeno ~u i cndn \·eri l'ia 8tota g:ia una volla di moslt'll la dal Lichlhei m l a presenza dei bacilli luber cola t>i nel contenu to del bacin etto •·ennle , n e!>suna os~e rvnz ion e si conosce fin or a di simile scnpeJ·la n ell'orina di un v ivente.· I o sono i n g rado di colmar e (jucs ta lacuna, avendo avu lo di corto l'occa sione d'osser\'!ll'e u na non scar~a uscita di bacilli con la o rina, e proprin mente in un cal'o, com e lclllli se 11 0 danno, d i turber colosi urogenitr.l c, il quale senza CfUesla pr o"a avrebbe lnscinlo la più gr ande incertezza sulla dia/:,' llOsi , e tanto più d11ppoichè il mezzo propugnato dall' Ehslein dell 'innesco nella camera anlet·ior e dell'occiJio non sempre dà ri s ultato positi vo, siccom e la esper ienza mi laa m olle volte insegna l o. Questo caso r iguarda un uom0 di 37 anni proveniente da fami glia sanll, cd er a stato per lo avanti sempr e snno,
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RlVISTA AfEDICA
solo da CJUatlt•o anni provava doloro nell'orinar e. Da due anni egli si et·a accorto di una tlul'e:.:za pt•ima nell'epididimo destr·o e più tar·di ancho nel sinistr·o, che anche ot·a s; sente in ambo i lati ùella gTossezza d' una piccola noce. l Lesti coli sono liberi; mancano gli ingor·glti glandulari, come ogni segno di malallia polrnonare. Anche lo stato generale è sodùisfa cenle; punto febbt•e. Il malato ot·ina spesso c poco, circa 50 grammi per volta. La quantita totale tlelle 2i oro varia fra 800 c ·tGGO cc., il peso specifico fra 1012 e 1018. L'orina è di colore giallo pallido, acida, contiene albumina ed è torbida anche subito dopo versata. In essa nuotano dei fiocchelli bianchi grossi quanto un capo di spillo. Col riposo si deposita tut abbondante sedimento di color biancastro grigio, costituito quasi affatto di corpuscoli put•ulenli con pochissimo sangue. Per l'esame, si r accoglie l'orina nell'atto della sua emissione nella soluzione lli timo! e dopo 2~ ore di t•iposo si l oglie il liquido con la pipelta e si porta una goccia del sedimento sul copri-oggetti, si asciuga alla fiamma di gas e si lt·alta esattamente secondo il melodo tli Ehrlich. L' osservazione con Hat·tnak 3, Obje t. V ùimosLt·a, specialmente in quelle particelle designale come fiocchetti, la peesenza di numet·osi bacilli. Poichè ho visto già molte volle i bacilli degli sputi solo dopo mezz'ora di immersione nella sol uzione di fuscino, ho espressamente dichi at·ato che i prep at·ati della orina devono rima nervi 2-1 ore.
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HlVISTA CII IHURGI CA
Del valore comparato dello 11tiramento, dello strappamento e della nevreotomia n el trattamento della nevralgia sott'orbltale ribelle. - Hnppo1'lo fallo alla Socielù di cltiJ'UI'P:ia n pl'oposito crunA comunicazione del dollor l3Lu~J, pel D. Pozzr. - Gazelte JJCtlicale tic Pm·is n• 8-\l-10, 18:::3. In nome dcila commissione che nominaste o tale effetto, jo vi presento il rappor to sovJ'll una comunicazione del Blum, cuudi\lnlo al posto ùi membro titol are; la quale si t·iferi~ce a tl uno de' casi Ili cui egli s i è porlicolat•mente occupato e cl1e ha m ollo contribuito a t·endet' nolo f1·a i chirurgi fl'anccsi il lrallnmenlo chirut•gico delle nev ralgie. Non ~ pe1·ò i n torno allo ~<liramenfo, come n elle ontecetlen ti comunicazioni, che c· intrattiene il Blu m, s ibbene sopl'A od un pt•occ~so nuovo: • Finot•a, egli dice, i mezzi impiegaii consisle\·ano nella ncnolomia, nella nevr·cclomin, nello sliramento; io Yi eggiun;:;o lo oslrappnmento . » Innanzi di g iudicar del valor e e della novità di questo met odo opcr•ativo, fa JTtE'slier·i v i ril'dr·isca il fatto che l:'crve di bfi SC al lavot·o del signor Blum. Una oecchirt rli (]8 anni, tli buona rm.ltde, quindici ann,:
fa , senza cause nole, .fu prc.~a rla nevralgie Sl! lulfo il /rtfo sinistro rlcl!a .faccia. In sul priltcil'io, i dolori non sop·ra[J(fianucoano elle in primarera erl in autunno; ma in questi ultimi anni, non drtcano a/enna requie alla inferma, e si presentaoa1W alla regione merlesima. Sordi, pro.fonrli e con-
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tunsTA
tinui, aumentavano d'intensità allorquando la malata facea muover le gote. Ollrl!- al dolore non ù~ter·rotlo, J.luranie il giorno arcerLivano, sia spontaneamente, .sia sotto la injluen~ a ll'un movimento (mastica:~ione, starnuto) crisi od accessi violentissimi e talvolta cosl incalzanti da succedersi sen:~a iregtta e senza lasciare un istante di riposo allaso.fferente. Hssa r((erioa il centro ciel dolore alla reuione molare ontle s'irradiava oerso il na~o, l'occhio, il mento, la tempia o la fronte, senza ojTrire alcutUt regola in '}ueste clioerse irradiat:ioni. Il più liere contatto l'esacerbava e scolgevans; le piit :tirctne e svariate forme di eonnul13ioni nei muscoli rlella faccia . Durante queste crisi, osseroaoasi dal lato affetto una ipersecrczione di lacrime, di saliva, di muco nasale; nel modo ste::Jso e!te l'occhio sinistro perdea della sua acuità cisioa. La durata loro oscillava .fra uno e quindici minuti. Ne la sensibilità della parte sini::Jira clelia faccia sembrava disturbala.: ma bisoana pur notare elle le' esplora:. ione n'era resa thj]icile, in quanto che un leygero tocco proclueeca 'luasi sempre ztna esacerba.:ione. l.~ na pressione più forte permettea di riconoscer-e l'esisien:~a del punto doloroso principale in corrisponden:.rt clelia .fuor•useita del sottoruitale e eli altri punti acces::Jorii in '}rtella del sopra-orbita/e, del nasale, del palatino. V'era lieve ipercslesia a destra, ma non vi si r•iscontraca un punto doloroso nettamente circoscrilto. Tatti i traltamenti interni comunemente impiegalifnrono messi in ope1•a per lei, di guisa ch'e/in ricusava eli sottomettersi od allri e::Jpcrimenti dopo essersi man mano, ma inutilmente, .f<tfti S•)el/ere tutti i clenU della mascella superiore. Il 1J ottobre ultimo, dopo aver cloro.formiuato la injèrma un d ilo irasoerso solto il bol'(lo orbilale e parallelamente al I.Jortlo stesso, io feci una incisione di circa due centimetri. Sollevato il nervo sur una sonda scannellata e tiralolv a/iernalioamenle in sensi oppoMi per liberar/o dalle sue aderenze, lo trassi ji,ori con violenza per ispe:uarlo. La rottura si prodHsse in punti diccrsi, percM nel se•ionare il
Clllllt:RGIC.\.
,,erco a lirr•/lo rlt•lln !Wa imm er·.~ionc n elle prv·li m()l/i,
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it•ocni trnn !lfJr;itJIIC cht> misuraclt 20 ,,,;/liuwtri, m entre altri fn.8er:lfi acerrtno 26 m il/inwtri tli lttn1/h r ; ,;n. Il n eroo non p re.~C'tl. tara alc:una alft't'niiOIIC :.in nl /'ocl'hio n l(rfu, sia al mir·rof<r:DJIÌO. L'arteria ~otlo-orln'tol'ia, oolnminosfl, diede una emorra~!itL ai.JlJastan;a copio.~" che f.Jisoynò arrestare m~'rcil la leynt11rn. AJI!'ena !lr•stn, la malatn amuuH•iò la sror,lparMt rlei rfo[o,•i che in appre.~.<to non l'ili si rillrrJclu.'lsero. Le conSCf! tl en:.e del/n operrt::ione .fiu·ono asNaì /,rnigne t' trt mal11trr. oi,IJanrlono ro.~!l('dale, non /lf 't'Sf'n lando ch e una ::oli([ an f'8 lesiNt a.~.qo i li mila fa, in corrh~f'Oil tlen:za d ella parte m t.:d,,, del labf.Jro ·~''JWT' ìore.
Il :?2 fdhb raio 1882 "i é stalo pòrLo il la v or o del signm· Dlum. Supponentlo che la malata sia stata riveduta dall'opera to t·e imme-rl ialamenlc pr·ima, ~i ha un perirxJo di quattro me<>i dur·anle i quali la guarigione é ~tala confermata. Questo processo è nuovo 1 Si, se basta per car allcrizzarlo CO!'l il fallo d'averlo mes!>o in pratica oppo~itameule, invece d'ossot• l'elf~ tto a ccitlentale di uno stiramenlo P.5agemlo. Non lo sarebbe nel caso contrario. Ma, affrelliamoci a dirlo, la t·edaziono del si~ll O I' Blum n e!'~ Uil dubbio la~cia su rrucslo punto: • lo tir·ai fuori il n et•vo con violen:ta per ispe:tzarlo " egli seri ve. Non si tratta dunque qui (la medicina operatoria coniA più d'un esempio di tal natu ra) d' un caso fortuito innalzato 'luindi a principio ùal chirut'W>, il quale nvrà avuto a gio ùi convincer s i s ia della ulilità, o sia put·e della semplice innocuità. Non guari ho trovato due casi in cui lo slrappnmento della e str emità ter minale d'una delle branche del tri gemino è stato praticato ed in cui il pr occs!'O nuovo del Blum "enne messo in uso avanti ch'egli l'avesse innalzato a principio. Coll'unirvi un caso del signor l\1onod, nostro collega, noi mettiamo assieme la cifra di tre os><ervat.ioni; ma abbench~ il fallo nl qual e s i r iferisce quest'ultimo strappamento s ia stato pub-
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Ll icato , pure l'insignifìcon lo accidente operativo che accompn~nò lo !=:l.it•ameutQ, venne giudicalo di si lieve impol'ttlnza cile nPI testo non fu neanco ~lnmpnlo . Io son ùu nque pet· il raggua ~lio del sig. Mono,l l'llesso. :Ne!Osuno dubita che un P.gual silenzio non sia stato te nuto !'< pPsso in casi cons imili , e che se , le osservazioni s i fossero r eùalle con maggior i parlicolori, no i avr emmo a r egis trare un numero ben più grande d i strappamenti n ello s liramenlo dcll'estl'emilà let·minali dei net•vi della faccia . Comunque s ia ecco il r esoconto de' tre cas i. l ' Strappamento del frontale esterno in eonseuuenza del :mo stiramenlo, pel' il pt•ofessot• Panas. Si trattava d'u na nevralgia delle due pt•ime bt·anche del Lt•igemino, con blefar ospasmo. I nervi sopt·a e solto-orbitali furono slil'ati. • 11 n ervo ft·o ntale esterno, egli dice, venne solleYalo Ja m e r cé d'un piccolo uncino, ~ per co~ i fa llo modo ri petutame nte lir àto che ecde alla potenza clelia frazione... Il ft·ontn le esterno fu egualmente scoperto e tirato, ma n on r ollo • . La guarigione ebbe luogo appena due mesi dopo. 2• Slrctppamcnto del ncroo sollo-orbitale in conseg11enza rlel s~o .'>ih·amcnto pet• il doUo t· Badai. " La Lt•azione portata lino a !• chilo~t·ammi (l'operatore usò la precauzione di misurare la fot·zn impiegata pe r mezzo di un piccolo din a mometro), produsse la t•ottur·a del nervo di cu i f'uron lagliali 4 cenlimelt·i. Non si ottenne alcun sollievo, abbenchò rJuesla r ollura abbia importa la l'anestesia dell'ala olel naso, della metà destra del labbro superior e e della porzione corrisponùenle della mucosa orale "· Facciamo in ultimo segu ir e Ai due casi pubblicati, la osser vazione d i .M onorl , inco mplet.amente t•ilèt'ila nella lesi di f'. Scheving, e che do,v rebbe p01·Lare il lilolo segue n le: a· Slra/'fJam.erdo del frontale CR{erno in conseguenzrr. df'l .~ao sliramenlo , per un lic doloroso della faccia. Il miglior amento, notevolissimo in sulle prime , non d urò che una dozzina di g ior ni. L'operazione era stata eseguita il 28 decembro 1880 e vet•so la fine del mese di gennaio 188 1 (un mese dipoi), i dolori tornarono vivissimi e l'anestesiA che avea tenuto dietro a lla operazione era scomparsa; per i.l che u n insuccesso quasi completo.
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11iassumcnùo, que~ Li lJ'e ca s i ùi 8(1'(1/'/'ame nto uniti !\quello d i Blum, ci forni ~co no i se ~Ju e nli argomenti per decide re de l m e lotlo: a) Slt·a ppamentu del solto-ot·Litale , dlll' fa lli (Bado!, Blu m) uno co 1a ans uccesso cmuplelo, l'altr·o con sucC'esso dopo ·l rne::;i; b) Strappaane nto del l'!'ontalo estel'no, due casi ( Pana~ , Monod): l'uuo con ins uccesso quasi conapleto, l'altro seguito da g ua t·igione due mesi ap pt·esso. Queste cift·e non hnn bisogno di commenti: ma ~ar•~ b!Jc pretenzioso ùi vedervi g li elr, naAnti s uffici enti eli una s lutis tictt fl di all'tH'mat·e, iu ~egua to ad essi, che uello :;(, ·rtpJ•flrncnio la pL'oporzio ue tle gl"ins uccessi e del 50 p C!' JIJO. Insommo, comH abuiumo g ià detto, non vi ha una differenza b en marcata tra il so mplic•~ s til'nmenlo e Jo stiramenlo seg uilu da ro ttura, ossia lo straJ'J''li'tcnto, e !"u no vale senzn dubbio l'altro. · Noi possediamo alt!'csi esattissimi dati sulla lo rzu di trazione necesstwia a produl'I'ò lo stroppamento del nervo s otlo-ot·bitario s ul vivo. Essi son confcl'mnli nella memot•ia J el dollor 13adal, digià citala: flUest"operalore Ila misurato la forza che ha cagionato la t•oLLura e l'Ila lrovatn di 4 chilogrammi: in un'antecedente ossel'''azione egli aveva port.nto o 2 chilogr·ammi e mezzo la lt•azione sul nervo stesso in un altro malato e n e a veva indotto un allun gamen to di 3 ceul. ma senza spezzarlo. Senza dubbio tal cil'1'a va incontro a variazioni giusta gl' individui: cosi, n elle esperienze istillJi le s ul cadavere, Trombetta por·ge una ci1'1·a alquanto pil1 elevnlu pet· il solto-orbitale = 5 chilogt·ammi e .f77 f!'l'a mmi, mentre che, secondo lui , bas let·ebbero solo 2 chilogr. 720 g eammi per rompere il sopra-orbit<1le; e :2 chilogr. 402 gr. per ispezzare il menlonier·o. Siffalle indicazioni si applicano alla rottura provocata ùa u na trazione lentamente peogt•essiva: facilmente si comprende che le brusche s trollc, a s omiglianza di quelle che si m ettono in pratica sul vivo per pro vocare lo s lil'amenlo, portano lo s trappamento solto un minot·e sforzo. Quanto a gevolmente lo si può du nque pr odurre proprio malgrado ! ~3
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l.ina tpuzio no di 4- cltil•)gt•ammi in t•caltù r ichiede un abbas tanza tenue impiego di fo r•za muscolare da pat·le d t!l chirut·go. Ricorùiomo, come Le t·mine ùi comparazione, che il GilloLLe consi~lia ùi raggiunget·e i 18 ed i 20 chilogr·ammi pe r i l net·vo scialico. Quali son Junque le rag io ni per le quaii il !:iguot· B lum annette tanta importa nza allo s Lt·appume nto pro,·ocalo con fe t·ma inte nzione r Ecco cor11e egli s i usprime. • Lo s lir·amenlo del ne rvo sollo-oJ·biLale no n ù s tato eseg uilo, eire io mi sappia, più ui ll'e o quattro volle. :\Iassime in questo ne rYo, la cui ùe molizionu no n induce alcun serio inconve niente alla econom ia, io no n so quale ulililò. c i sin di lenlar·e una oper azionu come lo sliramento, del quAle u anco r·a igno to il modo ùi ozionc. " SopprC$Sio ne e Jis kuzio ne del ncl'\·o, il piu Yici no che s ia possi!;il e alla s ua penclt'O.:tiono nel canolo sollù-orbilario - senzu obe il malato Vfltln incouLt•o a rischi ùi sorlu per complicazio ni o perative - è il !'isullulo c he io av viso p ossa oLlener·scne ùaUo s Lr·sppamc uto . • Le espl!r·ienze falle sul cucla vel'e mi ilan dimosll'a lo cile allo t·qua nJo s i pone va a nudo il nervo soll'or·bila!C' in COJ'l'isponùenza della sua usci ta ùal canale, con Ili pr••cauzio n e d' b;olarl n complelomenl.e Jalt.~ pat•li ,·icine e di d is taccarlo col dito ùalle aJct·e11zc clae lo fis:5ano all'orifìcio e~L~•·no, :::i potova, la m c t·cè di m a novr·e le nte e pt·ogt•essive, g iu nger!! u l'o mpel'lo in mudo da procurarne ltA !loluzio11e Ji continuo n una ùis lanza di 10 a 30 millime tri Jal bordo osseo. ~li afl'rello a J it·c, aggiu11gc g iut.lizio:;ame nte il c;;igno r· Olu m, che quesl'.:sperienze son !ung i dall'eRset• co nclude11li, pcrchl' esse vennero eseguile so,·t·a a soggetti inicllali u Clamarz e nalut·almc nle ùopo un lc rnpo più o meno lun ~o dalla IOI)I'lt> n,
Vi lta un'ollt·a cans a d'e t•t•oJ·e, che no n de ve esset· passato per la m e nte al Rignol' I3lum o clrc gclLa un cet·to dubbio s ulla lun ghezza t·eale ùel net•vo s ll·appaw. Intendo parlat\! d t' ll' aHungum rm to a bbas ta nza cous iJ.c revole pt•oùollo rialln disle n:;ìone prcceùen le m eu le alla I'Ollura. Le cspef'i unze di Tillau x do g r·an lt'mpo ha nno dimoslt·aLo l' impol'lanza di
ClllRUlCIC.\ qne~ lo f,·n0m•'no clte da i ~> u 20 CPnti m•'lri pnt'l e;<lcntle.rsi
per il mc-,li<.r10 r .J il cnbilnlc. Per quunlo concet·ne il sol lo-rwhilnlc, noi lrn,·i<H110 nella 1· O"'~c t·,·aziotH', fJUella del dnHot· Badai, che nna Lt·nzimw ò i tlue cltilo~~TII!ll!lti c tnezzo prudu!=<SC una disl•m!'ione di ti·~ c·~n tim c.'lrt; c nPlln 2• che tut'd fl'azione di r. cltilof:l'ammi impo t·tò put•e lo ste;:;so ullun~mnentr,, con l a r ottura del IICl'\' 0 ,
S ù dunque, ci•' rlte pnrr ,·a pt•nhnbilù in nwtt ratlzn di conlt·arin indicazione e con l'élCCOl'do dPile ci ft·H pl'eredrn ti , il Blum ltu nrp•···zza[() lo cli$lC II~inn ·~ del ncn·o [lSf'Ol'lnln dnlla d itnc nsi()ne del ht'fllll'l r imu;<togli ft·n le pinzelle, P§.:li non ha t nii"ul'nto che l'nllun gn m••nto pl'odollo dnlln snH tl'azionP. i~ dunqur i llusorio quel YSn ln z~io pt'•3ci puo ch'eg-li alquflnl11 Lt-oricamrn Le a llt·ibu i t·ebhe olio sLt•at •pnmf'nlo. In •Jnnnto alla pt'OV!l clinica<, si sa t·ebhe poJLulo dit'<', d i ~ Lro ~nn !"f.!tn !'licr o"o;er \'aziono, ch'cssn 11011 et·a ~ufricie11Le; cd Ìll COIIS•' 8'11ellZO delle tt•e llUO \'C OSS()l'\'tl/.ÌOOi dll· ll <) Ì ofl'~t'll~ si può n;:giun~ct•c cil'es.sn 11011 è punto irtco t'af!giante. Si dc ,·e andat• più in il\ ed nccusae la mnnO\'ra dello steappnmC'nlo siccume dannosa? Lo stesso Blu m non prH'l'ebbt:! clte l>ia antlalo immune dn timori: • X o n e t'Il ce t• lo senza Clll ozio ne c hP io JWOlira va pec la prima Yo!La lo slranpAmenlo "· F orse in quel momento gli ~nrft tornata al pcn!"iet·o In <)~~crvAziOite t•i fe t•ila qui Jll'Opt•io clal ~i rmo r Tillaux tl'una purul•mla fusi one dcll'occltio ropi · dmncnte sopr av ,·cnutn, in seguito della di!"lensionc involon· tarin e fot•lc dr>! net'\'O soll0- ot·bilale in una r csczione del mn!'>cellnr e !:>llper iot·e, oppure nnc hc l'ossct•vnzionc di Czet·ny i n cu i nll'allungnlllt:nto, seguito nIla t·cse zionc del n et· v o ~ollo· ot·bit::de, tenne diotl'o un() g1·ave cher atite ulcet·o~o. u p o tr.>h!Je cbw:;i ch 'c~l i ~iAs i t·icot·dato della dislinsiuno, si p.iu<liziosam fHJle rnua innanzi nlla sociclù d i cbit·ur·gin tl ul ~ir~Ji:.;e, Lt•a lo stiranwnlo tl••i tlet·vi t•nch i.l ieni c Jri ncni Cl'Oil iCll!' i , nello fJUal e ha espo,.,l o il limot•e d~lla ll'asmi ssionc , lei In Yiolcnzn nl g-ang-lio del Gnsset• ed a l cc!'vcllo, ~ i luali. i11 linra l'etto nd una distanza cosi hre,·e. Il Blum pet•ò ha tirato oltre, ed ha fallo bene - poicltG
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la malata dovè all'audacia di lui la guarigione - temporanea almeno. se non definitiva come potrebbe avvenire. Noi del resto abbiamo dimostrato che tra la i'o l'za spiegata ordinariamente nel semplice s tinuncnto e quella che si r ichiede per lo strappamento, non esiste una ùifferenzalaleda indurre un chirurgo, il quale non ;>i ~gomen tnva per la prima d i queste manovt·e, ad attert•irs i poi mollo per la secondo . Secondo noi non con vi t'ne stabi:it·e un parallelo ft•a lo s trappament.o e lo s lit•amen to, sibbene fra (.)ue processi di un metodo identico, la irazionr: terminale più o men forte da giungere fìno alla roltura do una pat·te e la sezione del net·vo nella sua continuilu ùall'nllra - la ne n olomia meglio detta neorectomia, poichò Lutti gli opet·atori s'accordano nel resecat·e una cel'ta vorzionc del tronco, pet· opporsi ai fenomeni rapidi della riparazione nervosa. La nevt·ec tomia, c[uale la si pratica oggi, é una operazione piu gt•ave dello stira mento? È essa più efficace ? Se il primo de' due quesiti sat•à ris oluto negati vame nte ed il s econdo con un'affermazione, si dissiperà ogni dubbio. Noi abbiamo indicati i possibili danni cl eilo slit·amento llella branca oftalmi ca del W ill is: mettiamoci in rnffronlo quelli che si son ri mproverat i alla nevrotomia. Per ciò fat•e noi non abbiamo che tt·ascri ve t'e quelli, i qual i vengono dal Blurn enumerali con compiacenza nella sua Memoria. Ecco il brano tes tualmente riportato: • La s ezione llel nervo alla sua u::;cila dal fot·o soll'orbiLale, può esegnit·si col metodo solto-cutaneo o ponendo allo scoperto i tessuti. Questa operazione é in sé stessa innocente; ma di rado fol'nisce t•isullati soddisfacenti per quella legge, la quale vuole che allot·quando un chiirurgo fa la sezione di un net·vo in cousa di n ~::vralg i a, egli la deiJba eseguire più vicino che sia possibile al cenlt'O . P el che si è s tudiato di t'aggiungere il nervo nel canale, praticando una incis ione n livello del bordo anteriore del piano dell'ot•bit.a. La mercè d'una sonda scanoellata si scotta il periostio che ri\•csle il piano s tesso e si solleva in allo l'occhio e le parti
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molli che lo cir·condano. Si t·ompe cui bislut·i o col becco di una sonda la parete super·iot·e del canale orbilar·io, per quindi affcr·rm· con un uncinrl lo il nervo e sezionarlo. Gli a ccidenti che possono occorl'er·e nella operAzione sono: 1• La rottura dell'arlet·ia sull'o!'bilalc che è abbastanza voluminosa e può mollo dislut•bat·e il ch irurgo; 2• la perforazione dello pal'ele inf~riot·e del canale e l'ape rtm·a del seno mao;cel!are. In secondo luogo 8i è esposti aù avere il flemm one dcll'or•hila co11 tulle le sue conseguenze. Anche Malgaigne aveva pel pt·imo cercalo di fat• questa sezione col mezzo d'un processo soltoculaneo. Con un solido te notomo e.gli pcnetr·a luns-o il piano dell'ot•bita, nella diN:•zione del nervo sotl'ol'bìlnle. A due cenlime lt•i di pt•ofondita taglia in tra ve t• so il piano dell'orbiln ed il net'YO con esso. Ne' due casi in cui fu messo in pratica lol processo, una volla sopraggiunse una blenorrAa dell'antro d'Higmoro che durò vario setlimane e terminò con l a fuoriuscita di un seq uestro fo rmalo dalla paréle inferiore d e lrorbila. In un altro caso av ,·enne rilenzio ne di pus nell'o rbita ed eres ipela geave ('Vagner). r Langenbeck con!'iiglia di sezionare il nervo alla s ua entrata nel canale orbilario. Egli immerge il suo leno~omo sotto illigamenlo palpebrale esterno, lungo la pare le esterna dell'orbita fin nella fessura Ot'bilale inferiot•e, il collello arriva tagliando fino al processo orbilario del mascellare s uperiot·e. Il nervo quindi è messo allo scoYerto nella fo s~a cn nina, ti t'alo in fuot•i e tagliato. « Quesln pratica porta necessariamente la ferita dell'arteria so llo-orbitale, con ispandimento di sangue nell'orbita. E ssa espone anche, il che è ben piu gl'ave, fino a poter divenir mot·tale, alla lesione della mascellare interna se il bis turi è diretto profondamente verso la fossa plerigoidea "· I 1 Blu m ci pare obbia offuscato un poco il quadro. La ferila dell'arteria sotl'orbitale non ha alcuna importanza; s e la torsione non basta, è ben facile legarla dopo o prima pu r e della sezione del nervo. In qualche osservazione non s'é fatta menzione di rruesta lesione arteriosa come comp lic anza posili\'a; il Tevillon che_non l'ha potuta evitare, ap-
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pena pe r· un istante n'ò slnlo imbart~zzalò . Fa m estieri in· fatli por m ento che la lunga incisione tt·a s Yet·sale a s~ai ape rto dopo cile l'occhio ~ s tato solleva to la mercè di una piccola levo, pcr·melte di vederYi benissimo etl osservor,·i quinJi n lullo bell'agio, senza tlov&r r·icorrere neppuee alla incisione verticale del ~ignor Tilloux. La perforazione della pat ete infceiore dell'orbita e l'apertura del seno mascellare é un avvenimento atrallo leorclico: ~ vero che s i lt·o ,·u notata n ell'osse rvazione del Tillaux: ma in quel caso In petofor·azione fu eseguita apposto e con lo scopo di nettare il seno, giù dn gran tempo in pl'ecla o.\ i ulì tl 111 mazione. Dosla ri pe let' l'o(Je razione s ul cadavere, per ve,\<:r e con qual facililiJ e rruale pt·ccisione si apt·o il canale soll'ur bilale, c he s i delinea nettamente s ul piano dell'oPbita p el suo dift'<:!l'e nle color·ito e age vol mente s'i ntacca con lu punta J el bislut•i. Accidenti fl e mmonosi non si sono osservati che nei casi in cui s i è posto in pratica il tlifclloso processo d1 Malgnigne: quando si è seguito C) nel: o che noi pr·efepiamo agli allr·i, non ~o lo la guarigione è stato M llecita, ma è anche av\'e nula CJUOsi sempre per pr·ima inte nzione; l'operazione molto b enigno e si può dire inovve l'lila. Sat·ebbe affatto inoppot·tuno di fermar·ci a discuter qui ~ul valor·e dci numerosi processi istituiti per opet·aee la r esezione d<:!l uet·vo solL'orbitale, ai qual i si collegano i nomi d i Berard seni ore, di Ma lgaig ne, di Giulio R ou x, di H ergoll, di A. Gue rin in F r·a ncia, di Carnochan in America, ùi Lange nbeck, lli Schuh, di Wagne r•, di Li.icke, di L ossen e Braun in Germania. Dire mo senz'altro che ci sembr·a doversi preferire definitivamente il metodo pt•oposLo in principio e pralicalo da \Vagner· di K<•enisber·g (con un islmment.o speciale del Lu lt•) s upedluo), indi ben descritto in FI'Sncia dal Leli·~van~ mess..~ poi in uso ed ingegnosam e nte modilìcalo dal Tillaux. Se s i ritie ne che sia necessaria l'avulsione della estr·emilil periferica, come l'ha consigliala il noslr o dotto collecra nut o ' siamo dell'avviso ùel Nicaise, e crediamo che bisognerè.bbe
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i nveJ\lire i tempi di qne~tn mnnovrn complemenlnJ'P. in modo, ùu non irJ·ilnl'e il nel'\·o con la l c>gnluen della sun esl rf'mi la leJ·minol !:', che allorquant!o verrebbe od cs!:'er sL'po•·nto dal Cl'nlt·o e so t't-•hbe quindi di,·entalo in<•J·Le. Noi ùel resto cont'I'!'Siamo tli non nvere slnbililn nn lla eli assoluto cir·ca o! valore rli qu e~ln pc t•fozionamPnlo: 11011 è !>loto ùimoE'tt•at0 con ndf:;:ruate cspr.rinn7.c clic vado C!'rmlc tla r ecidive. Allol'chc\ r(l tesl c si avverano in seguito dc·lla HCYI'ectomin n on vanno a cadere sul nervo anteri ormente sezionato, si hb ene qnos i scm(lre sn uu'allm bnmca del tt•igemino. L 'n:-portazione di due cc n ti metri di ne1•vo Jwlla sua conlinuilù é (ar·ile col proretlitncnl.ct descritto dnl Lotiévant: l a d"!!C· n er·azinne di \ :Vnll<'l' !>'imporlron isce l]U incli ben pl'<'Slo rlella esi J•emilù per·i ferico, !>eptu•nta dn l ::HJO CPntrn tr·ofic:n, e prima clte una cicatrice l'abbia r·inllacciata colla cf'tJ•emillt ccntt·nlr, essa ha gundagnato tanto tencno da cqnivnler e ati unn completn disLt·uzione. Qneslo pr·ocesso dunqu·~ ptwe c he sin cnn v r nicn te. D'alll'n parte la manovra del Ti llnux r Pndc l'.npet·azione pi(t lunp;n tnna gt'l'ln rittanlitù ùi snngue, ùice 1'81'ri ll0n che l'aveva m essa in uso, t1 isturbù la ri<'ercn elci ner· vo); infine s i l m una cicnlrice apparenlissima, che qu incl i a pnco pf:'l'ò è resa invisibile e nascosta nel solco not·male clt e segna la in ser zione della pnlpcbt·n, allor'lJttnndo alla curvil inea i ncisione lrAsvet·sale non sia stata aggiunta la ver·Licale, nec !:'ssat•ia n scopri r e e legnre il nervo alla sua usri la dal foro sott'OI'i>i lnr•io rù eslJ•arrB la estremità per·i fe rica, come j l Tillaux rnccomandn. Noi crediamo aver· dimostralo che la neVI'cctomin ùel sotto·orbi l~:~le col processo eli \Vngncr- Leliévant sia una oper azione semplice e benigna. È essa effìcace e, sotto r1uesto rapporto, sostiene un confl'onto con lo stiramenl o? Ci sern· b ra che i soli falli pos:;nno csset'e invocati per Lroncar e la questione, inùipenc!lmlemente <.In ogni consicler&zione teorica, perché sarebbe Lene a::;-evole di trovare a w ·iori ar;;omenti io favore si ùell'uno che dell'altro meloùo. T ra gli ultimi lavori pubblicati in pr opo!>ito, ai.Jbiamo r·iu-
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nito nove casi di distensione eseguila in causa di nev ralgia sul nervo sotto-or·bitale. È poca cosa, cpput·e é più di quanto non lo pensi il !;; t gnor Blum, il quale ci dice in dala del 22 febbraio . " La distensione d i questo nervo che io mi sappia non è stata praticatA più r!i tre o quattr o volte 11. E non abbiamo tenulo conto neppure di un caso di Grainger Ste wal't, cbe vien c itato !òiccome fortu nato dopo due allungamenti. Risulta infalli dalla lettura della osser,·azione che il primo stieamenl·o era rimasto inft·ultuoso: e che ponendo a nudo il nervo, per pralicar ne un secondo, venne tagliato alla sua uscita dal forarne soLL'orbilal'io. Non fu che dopo questa sezione che dileg-uaronsi i dolori: ma l'operato non guarì. Qttesto caso complesso, il quale potrebbe servire al bi sogno sia oi fautori, sia agli opposi tori dello sliramenLo, non deve fìgurar·e in un'assennata statistica. In questa avremmo meglio dalo posto alla osser vazione del Blu m, la quale può esser riguat•data siccome caso di una di><tensione susse.g uila da rottura; ma abbiamo saputo r esis tere alla tentazione . Ecco il quadt•o delle nove osservazioni d i slira m ento del nervo sotto-orbitale:
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l QUADRO. - Nove oaat eU atlr&mento del nervo aottorbitale per nevralgia. Tempo d urauiP il quale l'infermo venne oaservaro
Principio
lodiCiltiooe biblic·JrraDca
E là
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accidenti
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Die /l'err·endehnuno /.('· fpJI{l, 18'77. .
l 50 anni . IO anni l -
Brlti.'h. fìt1irlir. }flttl"ffal. --;anni
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lS&l. v 101'1. The Lanret, 1&0, vol. l,
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JJ;U.~ted joU•'II 18711 vol. l, pag. sva
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Badai deUe &crenJI' mc· 39an;;- a anni , diche di Bo1·t:teau.•·. ~-- l-18.'11, n 47,ol9.:.. ,a_l..., . .- - - . . .:;. . - .. _ , Ga~ç.
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Ouarlg•onot d upo un ••con•lo atiramrnto. Il dolore ernal rl atr.. cc•alo ala~,tu gic>rno dopo la pr1me. OJIPrnrinne Guarigione Jusuceeaso r:nuo·elula non dura eh•· un' ora dopo I'OPI'I'l\Zione Guarlglonòl Vt·u• ... n11uogato nuche -ìfeo7
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pra-orbita.le. , Inauceesso completo. Neppure momuntnnuo
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lnsucee..o completo. Nessuna remias•one. ~
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RIVISTA
Su questi nove ~!" i noi troviamo subito tre ins uccessi completi (una os;:ervazionc di ì\Ionod e due di llatlas). In un'!i lt:'o osset•vazione il p1·imo s tiramenlo n on ha portato che un soll ievo di sei g iorni e s i é dovuto t·ipetere l'atto operativo: nè sappiamo se la g uarigione in seguito s ias i confermata (osservazione di Spence). Bisogntl poi me tter e in bilancia la eccessiva fretta con la quale i chirurgi, in if'p('cie s tr·anieri, pubbl icano !'litfa tte osservazio ni coltilolo di guarig ione, appena qualche seUimana appresso al loro inlerventn. Ren Altro perioclo è nf!cessa t'Ìt) per gius litlcare un tale. Apprezzamento. Insomma i malati la cui g uarigione s i è differita di più son quelli di Higgens e di Coppez: erl il tempo impit>gato non supet·ò i due m esi. Passiamo ai ri!!ultati deliA nevt·ectomia. Qui, a mo tivo clei divers i processi impiegAti, convien far e una clivisione, distinguer cioè i falli il cui pr ocesso, attualmente ado ttato in Francia (W agner-Letié vant-Tilla ux), è s tato posto in u E.o, tla quello nel quale s'impi e~n il me ludo oggi più in voga nella Get·mania e carallerizzalo dalla resezione os teoplaslica dell'osso malat·e (opertlzionc Ji Lucke, modificata da Lossen e H. Braun). Noi respingia mo quest'ultimo siccome quello che r ichiede un atto operativo incomparabilmente più grave in confro nto (\ell'allt•o: chè pur quando f{Ues to ci mellesse meno al coperto da uno recidh·a, ci s «?mbra che la prospeLliYa di una seconda incisione, secondo Letiévanl, dovrebbe sempre antepor si ad una sola r P-sczione osteoplaslica giusta il metodo di Lucke, il f]Uale però , è duopo riconoscet·lo, 1111 pur dalo luogo a tre bei risultati . Broun cita più casi opet·ati dopo 'fttaltro anni, nei quali la guarigione si è confermata. Pure a motivo della relativa g ravezza e delle infiammazioni dell'orbita alle quali e!>:pone, noi non sciegliamo l'ingegn oso processo del Malgsig ne onche con la modificazione ap portatavi dallo Schuc h e malgratlo i successi numet'OSi e durevoli ad esso dov uti. Col processo del Leliévan t invece s i hanno pochi !'.vsntog;.:i e nello stesso tempo si ottengono r isullali superiori eli assai u quelli dello stirnmenlo.
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Cinque nevrectomle del tronco del nervo eottorbltarlo col processo W~gner-Letlévant (mod.i1lcato dal Tllla.ux nel tre primi ca•l).
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36 \. ~vi
111\'ISTA
abbiamo riuniti (si v eg~n la ta vola sopra esposta) cinque cas i pubblicati in Ft·ancia in questi ullirni anni. Quivi non un insuccesso sc,lo e sempre con j:{uarigione $Labile, .cons lalala dal giorno della operazione fino ad ora. Il Tillaux che t·ecentemenle ha t•i veduLo il suo operato ùo po cinque anni, si è assicura lo della per sislenza Jella g ua rig ione. Il Terillon dopo due anni vede pers istere la guarigione (comunicazione orale); il Nicaise dopo oltre un auno: io stes so dopo quindici m esi la !Jo vis ta realizzata completamente, in una ne v1·algia delle più crudeli, che datava da noYe Anni, per la quale io pr aticai la ne vr olomia s u ùi una vecchia clien te del mio amico, il dotto•· Dieulafoy, alla quale il dolore impediva di do rrni1·e e di mangiare: in ']Uesti ultimi tempi i dolori s i sono mostra ti di nuovo, ma lievissimi ed a lun ghi intervalli . Lo Sch warlz ha pubblicato una osser vazio ne dopo cinque mesi dalla guarig ione; ed io d ivido il suo avviso amme ttendo ch'essa si mantenga sempre, onde u n periodo di qua ttordici mesi. Nelte due ollime operazioni il chiru•·go ha e sciss o un centimetro e mezzo di nervo nella sua continuità, senza p1•ocedere in seguito allo strapparnenlo del tr onco pe rife rico, come raccomanda il Tillaux. Basta r·avvicinare questi risultati a quelli dello s liramento per accertars i della s uperiorità che la escissione nen•osa ha nel lraltamenlo della ne vralgia sotlo-orbitale. Pet• termina•· questo t'apporlo, crediamo nostro com[pito di r iassumere i punti principali c he sca turiscono dallo esa me cr itico, fallo, nella seguente maniera: 1· Lo stra ppa mento della est•·emilà ter minale ù' runa bt·anca del trigemino nel trattamento delle nevralg ie faciali, il quale su due casi di lre osservazioni pubblicate è stata conseguenza di mera a ccidentalità operativa dello stil'ame nlo non cieve aver posto s iccome metodo di&tinto: 2; Nel modo sles so dello s lira mento, cui è sLr elta me nle collegato, costituisce un trattame nto della nevr·algia sotl'orbilale i nf,~ rio re a q uello della nevl•ectomia, g iusta il metodo alluatm:!nle adoltolo in Fra ncia ed offt·e svan taggi ben pi ù consider evoli.
CIIIH l: 1\t;lCA
Sull'esito finale dell-e resezionJ artloolarl delle estremità supetiorl. - Y wrsc11. - ( Deut. Zeilli fii.r Cltir. XVII c CentraliJ. jiir die mecl. Wucl!ens 13 gennaio 1><~:3, num. 2). Il lovo t•o cJ,, l Vètsch s i fù n.Ja su 27 ca ~ i raccolti n ello spedale cantonale di Mlmslcr dire tto da l Ka ppele l' negli anni 1871-80. Gli esili fin ali n on fut·on o s lalJililt secondo le d eposizioni degli oper a ti, ma lJUnsi sempre dopo allento e same m ed iro . M(Jite volle é ripor·Lota la mis ut·a zione delle e s tremità r esecate. Da questo rupporlo s i rileYa tw Hlcuni fat ti di impor·la nza ge ner ale. l. Resez.ioni dc!Crtrlico{a;ione della mano. - Furono B lulte pe t· l'ungo . S<•Lo una \'Oila fu falla la r esezione lotale, unu volla fu r ispat•mia la l'ulnn ed una il radio . Solo de l caso con com;crva zione dell' ulna si conosce l'esito fì nnle: questo non ru l'a vo re vole, poic hè la mano rimane r igida e alrofìca e cla sei a nn i é sede di una s uppurazione feliùa. P e l'ò il rnulalo 0 conL•' nto e con In man o si niu la nei la vori campcstr·i. ELà c.lf>gli oper·a li 20, 40, 17 anni. II. Arlico la~iMe del gomito. - Casi ii, di cui ptll' fun go 'l i. pt3!' Lt·auma 3 (fr·a cui una esc i ~ i o ne u cuneo pee una anchilosi in estensio ne con esito i~nolo) . Solo 3 operati el'ano s otto l:l anni, 7 invece sopt·a 2f>. In tre fu n ec~ss aria l a am putazione conseculi va dt·ll'omr ro per cat·ie t·ecid i vula, in allr·i 4 seg ui la mo rte pel' mala ttie luhet·color·i de~ li organi inle r·ni. In uno l'esito é ancor·a provvisorio , o in un ai Lr·o ò s conosciuto : riman gono solo 8 cas i, in cui può esser·e dis corso di un esito t!efinilh·o della oper·azione, dei q uali 2 pet• traumi e sei opt':' rali per fungo. Fra i primi una volla e fra gli ultimi 2 volle , lo r esezione fu parziale , e in tulti crucsli 3 ca si ris ultò una s tre tta unione ar·ticola!'e attivamente m obile . N egli allri s i e bbe 2 volte un'al'ticolazione penzola a ttivamente m obile, 2 volle l'anchilosi, e 1 volln l'unione nrticolat·e l'i g ida mobile alti varne n le. Non fur·ono mai os_s er vate le parali;:;i, come le descrive il Hannover . L'esito in q uanto a ll' uso del membro fu in gener ale s oddis facente . Sarà quindi s eguito il principio di com in-
Rl\'1 TA
ciara con mo \·ilne nli passivi subito c he tollo l'apparecchio, rommalatopuò r·imane r·e senza sostegno de l gom ito. L'autore atlr·ibuisco l'o r·ticola7.io ne penzola alla ins uffic iente rormazio no o;o:~en e a diretti ne' l trallame nlo successivo. Ei qu ind i sostie ne di limita re più che è possibile la estoms ione dello r esezio ne od allarga r·e lo indica zio ni pe r la a mputa zione dell'omer·0 ne lln t.wanzAta lubeecolos i de ll'ttr·ticolazione. III . T esta rlcll'omero. - Cas i 7 tutti pe r· fun~o, fra cui 2 solto IO Anni, g li altr·i non me no di 25 anni. Di ques ti solo 4 SO]WAVViSSer·o, 3 morirono pet• CI:I US6 inte rn e, dei quali 2per rnal nllia tubc r·colare, uno c inq ue anni e l' a llt·o 5 m esi ' dopo l'operazi one. Ft·a gli el'iti finali una volta segui l'articolazione pe nzola mobile alLivt~m ente, 3 volle un11 s tre tta unio ne o t·Licolare, fr·a cu i una volla in c ui l'at·Licola z.ione ac t·om io·cla vicolare suppll l'ar·ticolazione de lla spalla, e q uesto è dall'onlor·e rigua t·cla lo come pro \·a c he con l'anchilosi Ll e ll'o me t·o s i può ottenere una funz.io;1e quasi tto rmale sen zo oper azio ne. N on os ta 11 te la più a ccur~ta t·esez.io ne s olto-perioslea t'el'ullò sempre nn ap piana m e nto della spalla e una for te spot·genza de ll'a c ro mio n.
Sulle fratture del baolno. - Ricerche sperime ntali di W. Kul'~IIN. -· (rentr·alb. (iir die medie. llisscns. 3 f&> br aio 1~83 , n. 5). Il Kusmin ha eseguilo molti sperime nti sui bacini di cadave ri di adulti stati o no sezionati. Qualche volla sperimentò anche su bacini preparati uniLi a lla colonna verLebrale . Le ft•alture furo no eseguile in dive r s e pos izio ni del cot•po o t-a orizzontale o t•a verticale, facendo cadere sul bacino dall'altezza di 5 m etri con o senza una gran forza un pe zzo d i le)!no d i 40 c hilogr. lungo tre m e tt·i, di 10 cenlim. di diam e tro, ovvet·o pre mendo il bacino in una morsa in direzio n i diver s e. Applicando la fo r za s ull'ileo s i trovano i segue nti luog h i tipic i di frattura: 1. Ne lla paeele anteriore della cintura del bacino senza !'<pezza menlo de ll'osso sacro sopr·a uno o ombcdue i !ali
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Cl:lllll' RGICA
simrn\::lt·icamenle o in <.li \'t.l J':<Ì puuli, e p Ili fre•1uenlcn1en Le; a) n el la regione elle sla f1·a la eminenza pubica o le s ue vicina nze c il fut·o O\'ùlo; u) pt•osso In Luhut•o:;il<'t i scilialil'a e il punlo ùi U11ione <.101 r nmo asccnùl!n t ~ dell'isc:llio e d i sr~n tlenlo del pube, piu rm·mnenle nella N gi uuo duìla e min ~ nza ileo peLI inca; c) contro il f1n·ame ovale e piu t'ara nw11 le ç·onLJ'u la ~;rande inci sut·a isclti~Lica. Que,.Li lw,~h i sono f!U elli clte
!•Ct' violenza dirulla, sia a cn~iunc ddlu lut·o :::u l li~l i e zza sia J.ella lot·o pur tarda os,:ilkaziuuc o di ullre Cullll i.:ioni, si diliiOSLrano meno r~si sl c nli. 2. Con mag ~ioec i nlt::n«ilà ed es tens ione ùclla causa violeula si lt'uYano, ullee le fr-alture ùclla ['arete uuteriut·e del Lucino anche quella delle masse ut·ticolat·i ùel sact·o di uno o di ambed ue i luli, o, quando Ju rorzn ft·aLlul'anlc ope1·a tlull'aYtmli ull'indiolt·o, lo slt·appnmoulo di tle.ll<:: mas:se come 1.mche del tnnegin tl liiJcro del sncro, c quu11do opeen in dir ezione ve t·Licnle la frollul'll\ ùell'npoli;;i o.rlicolat·e senza le ~ionc ùcll'orh.> tlcl sacro. Anche l'npparalo liga111cnloso resta o !Teso. :.1. Finalmenlc, ollr e le a ccenuale l esioni accadono ancl1e frntlu t·c Jincut·i ùclla pae 1.e pos le1·iure dell'ileo. Si intende clte queste fol'lnC <.li frallura sono un poco moJificale secondo le posizio1ti tlci punti Ji attaccq Jella cintul'a del IJocino; quorulo ~li osr;i t't·aLLur·aLi si incontrano all'iutcr·uo in forma di anello costituilo dal pube e ùnll'ischio, q ueslo uon accade ~euza che vi sia insit::me lesio ne deglt importanti viscct·i del baci no. Quando la forza opet•a s ul g t·an lt·ocanlere a vveugonoformc di lfmltura simili a quelle Jescl'itlc al n. 1 e 2; ma t·.ammentc~ la forza è tras messa iu dicezione esallamenle leosversale da LL·ocantcr e a kocantel·e a cagione della mobilità della coscia nella tu·Licolazionc dell'onca, anzi Lrasmessa in l.liJ'eziolw un poco diagonale, cosicchè la cunll'opressione si fil sull'osso iliaco ùel Ialo opposto . li Kus min non ha mai osservato la penelrazione della Lesta del femore nell'acetab olo , nè quindi la ft•allul'a di qucslo pet' Lnl cagione; si romp':l prima il collo del fcmoee, co~ i celiò genet·aJmente per l'azione della Yiolenza sul g1·an Lrocunlcre uon suole pt·otlut•s i o l c una forma pat·ticolo t'C d i feallura.
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RIVISTA Cl:llllVHGlCA
Con gli espet·imenti falli in modo da imitare quei casi non rari in cui la violenza è lea::;messa al bacino dalle estremità inferiori, come pet• es. per caduta sui piedi, s i riesce solo irr determinale circostanze, nella fol"le abduzione dell'arto, a proùuree fcallure della ptwe Le anteriore del bacino nei luoghi tipici: al conteario applicauJo la fo rzn I:'Ulla tuberosità ischiatica s1 possono provocaeo diverse ft•ntLure del tavolato del bacino.
Eatirpa.zlone dl un fibroma del rene. -- A. BRUNTZEJ.. (Berl. 1.-lin. Woe!L 181)2 n. 49 e S. Pet. medie. Woc!L. 1883 num. 1).
Il BrunLzel in Br•cslavin esti1·p6 insieme col t•eno sinistr·o un fibroma colossale della cassula renale pesaute 3ì '/ . libbre (1& 1/ 1 chilogr.) con esito di completa guarigione. La esatta diag nosi del tumore e dei suoi rapporti con gli o rgani viciui fu solo possibile dur ante e dopo la ope1·azione. Posciachè il giga ntesco tumore solido fu tratto fu ori dalla cavità del veutl'e ei giunse a un peduncolo rkco di vas i che fu allaccialo. Poi fu dimostrato che il peduncolo consisteva delrurelere s inistro e dei vasi r cnali e che il rene immedesimato nel la pare to po!;teriore del tumore era · stato espot·lalo co n questo. l vasi furono allacciali a•.l uuo ad uno e ricacciati in cavitt\; ful'ono intt·odolti due tubi da drenaggio, fatta la sutura ed applicata la tipica medicatura alla Lis ter. Il corso ùella ferila fu asettico, il w• giorno accadde la r ottura di un tratto intestinale fot·temente danueggiato nello !òciogliere le aderenze; s i stabilì una fistola stcrcoracea che rimase s enza altre cattive conseguenze. Durante la ope ra:.:ione si pt·odusse una paralis i radiale bilate rale, di orig ine oscu1·a che guari in poche settimane con la faradizzazione. Ora il malato è completamente sano.
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RIVISTA DI OCULISTICA -~- -
Sulla origine dello atafiloma. posticum. O. PA I:LSP.N. (Graefe'.~ llrcl~..f. Ut•lttlt. XX\' 111 e S. 1->etet• ...,f.J. lld'd. Wochens ~ · 1 tx8:l). ll Puu l::Hm •' er·ca di tliruosl r·m·c in •[ue:slo lovot'll che lo sli t·amenlt> che i l tlCI'Vt\ ollit;O nei u roviu1cnLi dvi !Julho eser c ~i la su t{U Cslo ò ùa t•itùtl\'r»i come l'unica cuusu dello !';Lat i lomu pu::;ti~um. Sul fondomt!u lo d i l'agionamen Li l eo t'e Li ci c ùi osser·vazioui slabilill.! su prepai·ali anatomici inlfwno i I'OL•Pllrti di po:-;iziune ùC'I ne t·vo oLI ico e della sua gua i un rispello nl [)lllho da uno parte, c dall'altr·a intot·no Ili sua tissm~ione n,.l C'nnale ollico, l'autot•e si è convinto che la puf.>i zionc drllo btaliloma po~ licu m conispundo al luogo dd hulbo clm tl più lh;qucnlemenLe c più fortemente esposl(J i! !IO sliramenl.u pot' parle dd nervo oLLico. L'occh io miopi co al i ungnlo, il cui punlo di rotazione 0 pol'lalo in avunli è sottopos to a uno !'<liramento pitt fot·te clell'oC'chio emmelrorJico e ipe!'rnch•opico, il cui centl'o di rotazion e è situato pilt indiell'O. L a ord inal'ia si luazione (!ello stsfìloma pos~icum t! verso i l Ialo tempol'ale della papilla del nervo ottico (5t O[Q) e questo !':i occo t'da con la maggior f"t·equenza del movimento ùi ambedue gli occhi v et·so l'inlet•no e il conseguente slit·amenlo , foll a sezione del bulbo situato all'estern o della pupilla del n erv o ottico. Gli slafìloroi vm•so l'esterno e in basso sono rn o lto più rari 16 Oro, e più rari ancora quelli in busso 4 Oro.
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111\"ISTA
L'autore ha avuto occasione di e saminare 76 ~co!a t•i della scuola di naYigazione di Altona, le cui occupazioni li obbligano a tl triger e In linea vil>iva per lo più in allo, c ti'OYÒ su 151 o ceh i in GO la s lafìlomu. In 16 010 :;li s lalìlomi a \'c vono sede in l)l.<~so, in 3t 010 in ba!>SO ,, all'cslemo c solo in IO 010 s i Lt·o,·avano s tafi lo m i dit·elli cli ,·m·sa menle . Net:o ~~ua t·do in Hllo, la t·c~ion~ di'l bull>o conti g ua olia parte iufet·iore ddla papiiiR è que lla es pos ta al ripetuto s lit'a mento da pat·tu del nerYo o ttico u della f'iua guaina.
Di una speciale applicazione dei menisohllentloolari. Le lenti pel'iscopiche (meniscc·idi) possono e!!rcgiome n le ,·alcrc tt cot' t'<.'W~crc la defitienle acuità \'isiva: per l'ingr aoJimenlcl ddle immagini l'CLiniche, riescono a compensa!'C il Jifello del visus. Pc t· ciò olLeii Cl'C th~vesi dat·e nd cs~e len ti un notevole spessore; ma ollot·a l'iescono pesanti, bizzat·,·o ùi fo1·ma: c!ò non toglie pero che in diversi casi riescano •·ealmenle utili. L'effclto d~~idc1·a to è pe1·ò limitato, vale a dit·e che non puossi ottenere che un ing l'andimc ulo di r egola ris trello a 2 diamelt•i, oppone ndosi ad ollone•·c un ri~ultalo ma~gio •·c Appunto lo !;pessore, che non può ~ pingersi l'Il di là di certi limiti, ed i! b1·cv i s~imo r aggio della f&ccia C•1ncuvu (oculat•c) del m enisco che neCC'flsila riesca alm en o in l'Apporlo colla superllcie corneale . Tu llnvia per la vista rnonocolar e si può raggiunget·e un in ~t·andimento nncnl'tt ma:.q:ior e (di :l, 4, 5 diamelt'i) come ha oltennlo c·Ji Slll•i C'oni lo Sleinheil : sono in l'ealtù de' me . ni ~chi di con!<idcl'cvolissimo spcssol'e. Non è di certo racile c spiccil) il pr Psc•·in:•·e si mili lenti. cd il BadAI stesso, che forse pel primo, ha a;:ilala si impot·tante questione. lilnilasi ad accennare la compensaziono olteniiJilo negli emmelr o pi tcoi cuni neulri l, con fessando essere rei coni d'azion o collelli,·a c dispersi,·a ben piu complicato il calcolo .. . Intanto sono di possibile applicazione, cd è oppot•Luno averne nozione, non foss'allro per inlCI'prelarc cc•·li miracolosi risultati ollcnuti da dis tinti s pecialis ti. B.
DI Ut:U I.IS J'I CA
3i t
Sulla d egenerazion e a.miloide delle p alpebre. Riin L~1 ANN . (A l'C h. f . A uuen heil Xt e Cl'nll'alfJ. f . 1liè m ed. \\fi ssens. 13 ge nnaio H:!B:l. ::--; • 2) . Il Hiildm nnn ri tiene come pun to di pa t'Lc nza delit1 Jege ncrazioue a miloiùe IWt' lo più le cellule linfo idi ùello s tt·at n so;tloo..:piteli<)le, m e n tt·e, a l111e uo nel pr·imo s tadio, il tessuto fonda m 0n tule rimane li be r·o. A nelle l'epitelio eongiunlivale a j•j•Ot'isce nel la rnaggior pa r·le <.lei cnsi innltc ro to; tuttavia si ,·edc talot·a in ulcuni g t·up pi di cellule epitelial i la ca r at· l.:>t·i::oticn t'l'azione o mi loiden; come put·e q ues ta s i dimostra, qunndo la dr>~enct·nz io n e è inull r· n to, nelle ptu·C'li e uell'epiLcl i•J dei l'ullro..:ol i g lo ndo lm·i e ol c~l i acini dell o~ ;;lo ndule del ~l e i bO Ìllio . l vnsi congiLIIi li \'a li, ùt\drc Délla mal allia e:;lesa sono per lo piu innllet·ati; tu tta via si tr ova qua e lù il primo e:::ordire do.!lln dl•gc ne t•azionc j Hi ina c delli.l fot·ma zio ne um i~ uid..::a p er· il f'Olilo ndla media del le tunidte ,vascolari. Le fibre muscohni dell'OJ·hic-olut·l:! sono in ogni caso pr esto degenerale . I n quan to alla pt'OJH'ietu eire ha lo sostanza a rniloide di rigo nfia t•si, l'auto re c r•cde clte sia <.l a att!'ibui t•s i a un allt·o c~wpo foPnito di questa p!'opr ietit, c he lrovas i i n unio ne con 1\: m iloide nel tessuto d c~"' n e t·a tn .
:Emorragie della. retina. nelle ma.lattie del fegato . M. LtTTEN. (Z('ifschr. f. I~lin . M ed. \'. e Centrrrlu. f. t/i{! nw d. \Vi.~ .·W7l S. U gcnn nio 1883. N" 1). Il Lille n in molle e clive t·se malattie del fegato co tnplica Le a it tcl'izio, tt'O\'Ò no n t'at·a me nte del le e mo tTag ie r e tiniche elle e r·ano come un fen o m e no parziale di un processo e morrn _;:ico m oll o piu esteso e t'ipclttlo in molli ot·ga ni in terni. -Queste ernor•t·agie c be s i r isconLt·:l.t·o no nella illet·izia ca lat't·al·~, nella colelitiasi, n el ca rcino ma, nella cit•ros i, negli a ,..~.;ef'si , nella a lrofìa acuta, nello avvele na m e nto pe t· fos for o n e ll'id rope della Yescich e lla bil iat•e e nella pol mon itt~ biliosa, n o n e r·ano s e mpt•e da r i...,.uat·ola l'Si come un ll'iste secrno o o p ro g noatico, ma si verilkarono anclre in calarTi affallo inn o cui tos tochè s i compli cavano con lo ille r izia. I n ogn i case>
Hl VISTA
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e:::sc er•nno c0n 'l ue,-ta i n mollo str·etlo rapp orto, fJUando pure non si do vevano fat· di penrlt'r e da una di ssoluzione ùel sa ugue pel l'ia;:;sor birnento dei co::-liLucnLi ùella bile. I n un Cfi!:'O di nli'Dfia acuta dr~ ! fegato per· avvelf"namenlo di fosfot·o, il Lill en o;:~c r· vò su mnhedue le reline ins1eme con tlegli stt·a,·asi rec~>nti mol tr• macchie bianche che resatne mi c r·o~t·o pi co dimostrc\ e;:s~=: r·e prodotti di una degener·azione g rassosa chn avevano prc t'eribilm enle la lor·o sede nello stt·uto gl'anulat·c e conlenevuuo nurnPt•o;:i ~l obnli g t·auulosi e fasci ùi lirosinu. l ca pillal'i ;:LI'!il';i er•ano put·e mollo dC'gener·nti in gr nsso. In oltt·e in due casi di cit·r·osi ttll'ufì cn del fegato il Litl .-n OS<'<'n ·ò uel!o sl r.!"so Lem po In defrenet·azione pi gmenta r ia cl<•lla t'eLina che in un cn;:o si svilu ppò rruando la malallia del fega to 'lut·twa l!iù da u11 pezzo, rnl'ntre nell'allt·o caso) l a ave Ya pt't'cctluta da lun ;IO tempo. In uno ,ii questi Cfl::<i lo neot'01'm azione pigmentalt> della reti nn si estese con slt•a•wtlinn•·ia r·npidi lò. In ambedue csistl'va una g t·ande limilnzin ne con ccnlr·icn del campo visivo con la vi 3la cenl!'ale assn i l.:..m monlenuln. T a.lut'B dur·anle lo esistenza di una cirt·osi epat i(·a iper·trofi r a o oll'ofi ea si svilup po fu C'rneralopia senza uiu na ll'acdn dimo;:tr·nhile ùi oltel'nzioni Ot'gtl niche della t•etinu. Con In legallll'a del nen·o ott ico più che è possibile vicino ol bulbo si è t·i u;:cili n g~' n e ror·c simili pt·ocessi nellu l'elina comr. li Yidc il Rel'l in dopo la r ecisionc del 11 ('1'\'0 l)llico, e r om!' egualmente si ossct•,·nno nella t•etinile pig"m Pn ttl l'ia, cioi· nLt·ofin dC'gli ~ ·l c m enti C<'llulat·i l'Clinici , olisgJ'Pguziorw del pi grnl'nlo d •!ll 0 stt•nlo epiteliale ed immigTa ziom! di Psso negli sll'ali più i nl~'r· ni della r etina. Al conlror·i o mnnl'nvano 'fllul'-i completamente gli sll'ati iper·plaslici ~le i co rll u~ lli,·n , cOtili) s'é O!:'sct·valo nella degeuerazi one pi~nw n Larin dell'occhio umano. Jmmed ialornPnle clop•J la punlurn di uno va sia asci te si >"' iluppò unu neul'or elinito con leggic1·o lurgor t: della papi !la ed essmlnzione nel tessuto ùi CS!:ia o intom o ai vasi. P lH\ es"tor e cl 1c la neul'o t•eti nil•) ;:io catiionata ùnl rapido eo m hiamcn Lo delle conùizio11i idr·osta ticbe ùi pre>:si one nel corpo .
nr ocnr:-:IIL:.\
lndioe cefalico e 1·efr azione ooula1·e. pel doll. B•):->0. (r;iiJrnalrl rlr.:/1, R. :\ r•r•(Jr/r•mirt di .\[('1/ir:ina di Torinn) Dalle 0:""-CI'\'<IZinni rhù l w t·:v·,·nlte e t•ik•t·ite cr ..:dv tli polrt• l'iHf"SIIInl'l'O '[LIC~ I i COI'IJ]Jm•i: ·t• L'ip•:rmclJ·opill (l)l'achirnnl'fìll del bulbo ucula t·••) i• di t'•'goln rr.JI,•g-nln alln bt·ncltic-t'l'u lin. 2• l.a udopin l'fli'Utnl'lllC ~i Jll'P.:::('ula in indi\'iolui fnt·trnwnte ht'<H·hkrofn li, rnenll 't' sono 111iopi w•l JllH(!(!it>l' lllllllet'•l
i dolicncJ·fuli ~pit-rnli . :~·Gli mnmr.IJ'npi
pPrf'PIIlauo 1111 i 11di r.c~ rcf;dico nppc:nn di poco suptt•inr·e a CfliCllo d~ i miopi e molto inl'r.r·ir,J·e n quell0 degl i ipPr·nw tr"pi. Qllt'Slo di,.: lacco l? quf-ll'appr·ol'<<:i mar:>i <:i po\r·rbbero Cllll'flllll>i !';picgtòl'C j)ùll <:fl ndo alla pt•ohnhililit ciH! un ct·t•lo 1111Hwr·o d i occhi r niopi~.:i f'il\110 stnli ot·igiiiMiamenlc emmPlt·npici (ì\1 acquic:itn), mcntr·c d'allr·a IJnr te l'iper·meli'Opia è di r·egoln congenita c non ù mollo peollilbi lc , rlle tliYenlino miopici occhi ot•ip-inat·ia llllJille iprrm clrnpici. 4• Il f.!l'ado di M o d i H 11011 p r·o~t·eJisce per· i singoli casi in modo affatto pm·all el ù alln pr·ogt•essione dell'lmlice cefa lico. Cièo mi poPe spief!ar·si foci l m<'nlc considet·ando: a) che pPr' H non nti:::urai che l l m l ln porte mantfe:·do), Io 'Jllaf, nrm r opprcsenln ~empi'C uno f'rnzin11e costante dt!lla v f't·a H totale; &) clte pet• :\l in m ,•lli casi p11o tt·nttar·si di scler o-coroidile !JOSLet·iot•o j)I'Ogt·rs:si\'a , di'ilA quale i pr·ogr•cssi c:ono n altll'alm enle indipnndenli dello f'nrma ct•anica; c) (i nalmc nlC h i sCJ~IliU Il VOI' Jll't'SCI1LC C!JC 1 <:i la beac!Jicefnlia e-lle In dolicnccf'nlia, sono suscC'llibili di divisioni impor·lntll i. c:ccondo che lo li forme dipendono dalla pt·c,·alcnza d'11n Jiamclro o dAlla lh•ficiPm:a dell'allt'O secondo cl10 lm O d'e:::si, n l'alti'O o entrtunbi, sono S0JW8 o c:ollo l A nOI'ma. :1• I miopi non dol icocefali e ~pccia l mente i piu b t•acb icdt11i c:ogliono pr<.'senlnt·o nbhassamonto eli V c nllceazi on i an a lomiche del fondo ocnlnre più gt•nvi r·elalivnmen le al ~Xt'aclo di'I la lor·o m iopin. Per conLt·o i miopi più rloli encfof~:~li ~ogliono a ver e not•mali o pi•'t vicini al ln norma il fondo ocular·e e l'acu i là vi sivn, anche con g t'ocl i el evnli di miopio.
374.
HIVISTA DI OCUI.ISTICA
6" Questi falli spiccano ancor ùi più dal confronto della for·mn ct·anicfl di fratell i, i CfUSii presentino ametropie di se gno contPnPio. -;• Quanto a ll"inte~·petrare come e perchè la r efrazione si colleghi alla forma cran ica e come la miopia si pr oduca ct·eclo, mal grad o le detto misnt•e sull 'ot•bitu e i muncrO!"l stuùi sullo s.tafiloma po~te t•i ore, non m ai h·oppo pru den~i e riser vate le conclusioni. s• Il rapporto che climostt•ai all'eviùenza tra la forma cra nica e la r efrazione ocul are, oltre l'in te1·esse scienticopresenta l 'utilità pratica ùi p01·Lare molta luce su question i gr.avi di patologia oculare, tra le qunli accennammo alla miopia c al glaucoma. Le menzionate conclusioni ci devono sopra tutto r endel'e persuasi degli utili risullati che sar anno per avere nuoYt> ed es~ese ricel'che nel campo dC'I Ia fisiologia, come in qnello della patologia ocul at·e. Queste ceetlo debbano princìpalmen tP fnt•si, comr io feci, comparancto l 'indice cefalico e la eefeazionc octrlat·e direttamente mi~urali sullo ~lesso individu o. L e misure sul t esch io e sull'orbi~a di individui , eli cui n on si co;nobbe la t•efrRzi on e oculnre. pP.r fJuanto interessanli 1 hanno dirello di set·vit•e più a inlet·petrm·c che a pr ovare, e potrei ag-giung-eee che questn via inrlireft(t è meno che maà preferibile Ol'a ello anci1P- i più !:tlrenui e competP.nti •! ra niologi (Man tegRzza, L ombroso) sono di\·enlali. a proposito di mi!';ure sul teschio, e p3rticolarm cnte sull'or bi ta, eli un o s<::elticismo scientifico dei più autorizzali p et• loro e dei più istt·utlivi per gl i ::11lri.
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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE
Jtanthoma tube1·osum. - D . ~IALCO UI ~J u J ;nts . ~ Th e f.W1Cef, J 1 nl•vembre I R~~! -
Il O. M olculm M or-ris pr e,..enl6 alla societù patologicn eli L ondra un ese1npio viv.~n le di una malalliu mollo rm· a della pelle stilLa tlcnom i n l'l ta Xatl ll tomn tu be,·osu m. li ma l oto et•u un uomo mnrnoglialo in rlù di quonmtullu unni mulalo di dio bele zuccltet·ino. :'\o n vi l'l"tHIO nnlecl'denli di sifilide! nù di r tlumatismo: non Yi e1•a ill~· rizia nè nlcun St'!lno di mal allia df'l regolo. Ei si lamenlOVf\ di 'IO!'m ire male o d i avet•e la v isln olTuscala con delle nl'bbie di tnnto i n tanto davanti ~li occh i. \"i era mnnirestn a ne::: Lesi a ci el i n pianln dei piNI i. Il cuo1'e deholc, la ecci tabiltl1't r i flcs!"a normale. L a P.ruzione n ppan·e i111pro v vi:::nmont•'. p t· i m n :::n l lo lo esterno dello coscie, qui ndi si :::paJ•se pe l tronco, rl'll l e di ta ddlo tnRni e sulln rnembt·ann mnC• )!>a dello h OC\'11. Consisle,·a di piccoli lu berroli rotondi compatti di col m · r osn , eu n uno dP · pressione al crnt t•o color pelle eli ca mo;;cin. M .,ltc tleiJ,, pn· p u le et·ono .«compar .-;n IJ110itdo i l mal ato fu l'!"<llll i na lo In pri ma volto. Col con$en so di'l malato il D. M al colm l'v! OJ'ri ::: p ortò viu una di questa YC ~P. tazioni e la C-":tm i n(l ol rnicro!"copio. Que-"LO dimoslt'Ò dei piccol i noùuli nel corion con una del irala l!'ama fi brosa in lPrcf'llulnre; verso il c·enlt·o il l e!';Sulo fìbr·o;;o diYen la \"a p iii comrntto e l'E'!'i.-;lenle. L e C•' lfu le Ppitelit~ li supel'ficiali crrono nol"lltali. 0'(111 vi er o ."ornigli anza con ulcuna !-: ll'ultura glnndu laJ'<\ e l e papule più nn Li c l re non conteneqmo WH;i sa nguign i. I n un lungo L1·ovò
,j IIIY ISTA DI 'lùSS ICOLO GJA
uno l'accolla di cellule J'olonde intot•no un vaso ed P i pen~ò r;P rpwsla non poles"e esse1'e la ve1·a origine della veg etazione, i l tessuto infine contraendosi c c0sì cagionand o la degenerazion e delle c:cllule. Qu e~Lo caso dilfel'isce da rJUell i
di xantelasma pet· molLi rispetLi, principa lmente pet· la sua as:-<ociazione col d i~:~bc le e t1 on con la itterizia ; per la subitonea invasione della et·uzione e la s ua piuttosto r apida scompar sa e pel fallo r he l e palpe.Jwe non eran•l allaccate . 1\Ia da niLI·a pi:l!'te rH ssomiglia esnllamentc a due casi uno rlei quali fu ri c01·dalo dai doll. Gull e Addisson e l'allr·o dAl doll. Rislow e. I tre casi accaddeJ•o Lulli in uomini. essi erEmo luLLi diabetici ; in tuLLi erano atrelli gli stessi luoghi e ri spettate le slesse parli; in lulli la er·uzi one apparve a 1111 tratto, e gTada lAmenle ma piullosl o •·apidumenle si dileg-uò.
RiVISTADl TOSSILOLOGlA E MRDILJNA lEGALE
Intoaaloazlone cronica con 11 cloralio, pe1· i l doll. \\'AR FRt~Gc. ( Lyon. métlù:al, n. -iO, JR82) .
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L "A. ne nar1·a nn caso osset•valn in un uomo di :~3 anni. torm entato da dolot'i ne.vr·algici e da insomtia, arl'ivati al punto da in vi tarlo a por·.o a po<:o a prPndCJ'e ogni giorn0 1;;. gramrni di do1·alio in J'l'incipio, c poi spingere la dose fino a ~5 e 30 g ea.mmi al giorno. N essun'a i L!'o m edicamento cul manle g-li giovava; nepput·e le inoculazioni iporlermiche rii id!'ociOt·ato di m ot•fina le ()Uali da mollo tempo pralicaYa . Il m alato fu inviato allo Spedale come affelto da si ntomi cJi meningilc speciale, ma tale dia:;nn!"i non ru potuta r icono·
E MEOIC ll'iA u: C.H E
scet·e pct• rl)nolaln. Si lug-ruwa tl'u11a gTaude d elH)Iezza rlluscolnr·e gc11 et'. ti<·, waggiOL·e pe~ ·{, alle c:;tt·em i lci iu fel'i ot·i: co11 d nlo ri scicrlici ati atniJ.•duc le pat·ti contt·o i rruali adopcrél\'<'1 il c!oJ·alio. D'altt·n perle 11011 <Jilhvn ùi;;lurbi nell a seusibililli, rr e i n form. culnm<>nlo od csr~~ter·azionc dei fen.om en i l'l·fl (',.:"i. N on a ,.e ,·a fr~ hbre, uè alcun t:>i11Lnmo midollur e. - N r::<,.un di:;lur·lw m~ ol tvtlu. 11 ò. alla v e~l:icu. E t· a pe!'() in cssò ~i r Jg-olarc 11!1 dirua;.(Tumenlo nolcvoli:>sinw r wnuslar rl·~ un vi\'(l appetito al cibo. G11ari, e la p:ual'igion e dei fenurne11 i ,\ella ini<J<;~icaz ir •lt e rlur·ahca, d i minuirono per lo cuea ar~e11iculc. dei bap:11i nrldi, cldln eletlri c:ilù, d'unA diPl <l approp1·iata, c d'una r iduziuue pt·ogr·c:>::<iva dl'll r~ ùosi di clnmlio. Ed eccoci ul dornlistn<J, cc>me si vn al rn OI'• i••lli:-rno, eù eccoci al fntn oso J>l'illcipio della ·l ùllontnza ùel uoslro ot·~a ni ~mo per· l'abi ludin u a l"o;;l;liJZC eu dosi l ossiclie, ed cccod <'Id un quo.!clic co"a ch'c pazzia, ed eccoci al conosciulo pt·i JJcipio Lc rllpculi co della ctn·n uLil'l pee l e11ln e g raduala rdt·•• · cessione pi ullosLocho pet· so.:.;pe11siono IJt·usca, siccome nei casi di alct)ol i smo Ct'OiliC•) ilwcdico ~opicnlc Jlon lo cut·a p<'l' i rllpt•uvvisn sospensione di qnclla !'oslanza, ma o la "Ping-c fìll•' allt~ nauseo, o adn.!..riO adug-io ne diminuisce In dn~P. (Oallr, Sf'l?r imellfnlr·, fa,.;cic:ol0 di {!C11nai0, H~83).
Un caso di avvelenamento transitorio per instlllazione di poche gocce di una soluzione dl atropina nel condotto uditivo esterno sano. - K NAPP . - (Zeil. J'ii1· OhrM!t. e /hl!. nwl. \l'och. 21 fcb!waio 1883. N. 8! . Cunsullalo da una signol'a di 2'> anni sana pet• un doiOt'G n ellv interno e solto l'o!'eccbio d<~ sl ro, il Knopp ordinò, poichi: n o n .;sisleYa che f[ualc!ll:l pic;•olo ~ inlonto di un ICgf:'i er o cnta t'l'O dr! Il'ot·eccli io m ed io, u110 sol uzion·~ all"l p et· ce n lo d i solrato di alropiua da insLillat·si ca l dt~. due o ke volle il giorno nel condvl to uditivo e:-lel'tao. DrJpO la prima in ~li l l azione i dolori cessarono. Lo l"ig noen 110 n provo alcun dfello spiacevole; ma avendo ella l a mattina del giorno apptesso i nslillalo al tt·e t'Juallr·o gocce della soluzione e chiuso
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ltlVlSl'.\ Ol TOSSlCOLli GlA
il condotto udi ti ,.o con o vatta, v er·so m ezzo giorno com i nc iar ono a gonliarlesi rapidamente e n ir•ri ~ id i rsi le mani P. le dita, il volto si color·i in rosso sca t'latt.o, l e pa lpebt·c divcntar·ono l um itle, la ~ola asciuttissima, la. ling-ua inspessila . Il labbro illft: t·ior e enfìato pendeva in giù, il cuort• batteva con forza, la malata si quer elava cl'inlP.nso ca lot·<> . Fino alle cinqU(\ qu ~s ti sinLomi aumentat·ono , dopo cominc iaeono o indeholit•si , e alle 6 la si g nora er·a lomala o sentirsi bene. Jl Knapp rece f!Uinùi diluire maggior mente la !"Oiuzione c il dolor e spari a poco a poco senza che p iu s i manireslusset•o si n tomi di ovvelenamenlo. L'flulot·e osscwva cltP. nelle pareti del conclo tlo udiliYO n on esi stevano nlcernzioni e neppur·e \tun c<scori:o.zi one, e ch e anche il meùico di casa ùella sig nora, in a llt·a occas i on e a veva notnto la tl i l Pi estrema scnsihi l i t1i per l'atro pi nn .
Della visione dei colori dal punto di vista medic o l e ga.h (colori sublettlv1), por il dolt. G IL.t.ET DE GRA:'iO:\IONT. (..1 nnt.lli m ed. leg ., lug lio 1882.)
L o stuJio della fi siologia o della tut•bala fi!IQ:Z:i onalità d E:- i ~e n s i, e fonte di applicazion e alle questioni med ico l r-:g-ali . E re l ~ tiv a me nte :a lla vi sione <.Ici colori , pi ù o m e11 o nettam ente t'icono!"cibili o detel'minabi li da un Ja l o in<.li\'iJuo, l o s tudio fallo da l d tiar-i::;simo A. è importan te. Rico t·tl ata l a teot·icu della luce biau r a cornvosla dei colori pt·imili vi o fo n d am ento li docomponibi l i d ~ l prisma, r·icor cla la do ltr·ina dci c o lor i com pl t> tn f>ntari, c ioi>, ad e~P mpi o , che il r·ol0ro complem entEll'io Jel t·ns!'io ù il vf' r·de, e che il com plement.nt•io df'l tm·ci1ino ò il g iallo. Quando o un a paele o Lulla la r etina c'! impression ata ùa un color e f!UaiLmfJU P., fi ssamente g uordandolo, n poco n poco la impressio ne pl'odotla dalla superfi cie colo rata spari!':<'e completamente. E ci6 peeche le imp'r·cssioni pt•olungate esa ut·iscono la Sl'll!'tibilt lò d~l ln r·etino, eJ ,·, allor a che s i desta l'a ppo rizi onc del col or e com plernen tar e.
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~IEOICI~A
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I.E<.; .H~:
Questo fatln può e!'lsc•·e e~ re•·irnenlalme ute dimostralo lliH'O con uno i~tru mento speciale ideato da Il' A., e nominato « l'romotnscopo •. F.d ceco le applica zioni medico legali deducibili ull'occasiono nei falli seguenti o con>'imili. Supponiamo cho ad un impie~alo o ad un urlìcinlc ~ia dato p<'r' consegna di S01'veglinl'e dei !':Cgnnli coiOI'Oli, e dopo 1111 certo tempo di OS!':C'I'vttzione nttenla onnunzias>'C di vedt·' t'e un segnale ve1·de rlnpo aver veduto qurllo t'O>'SO, e ciò non rosse v ero, ecl ~n·esse ronsngut~nze più o m eno S('l'i•~, ~n rt'bbe mai dn i!lcnlparsi c> punirsi fJUf"l l'impiegnlo o f'Jli CII"uflirinl e pP.I' C>~ lp c,·ole neg;ligenzn, o pet• trodimeulo o che so io? ~~~ cc•·tf•mrllte, n pMLe nltt·e 1·ngiolli. Suppnnialllo elle o un unmo o una don11a, <'CCllpali pCI' r agion i di r •·ofe;;sione o di mcslit>re, nhbiano tenuti occupati pe1· del tempo i loro occh i su di uu pRnno, o di un og-~etlo, o tinti in tu•·cllin•>, e chinn1ati a deport•f1 in Gi u ~ liz io, se Yiddet·o pns!-:in1·e da lot·o viri110 un UOIIlO o lilla donna ,·e:-<Lili di nbili comuni, dicono c he vi.Jdcl'O un indi ,·iduo W!:-lilo eli giallo, so1·cbbero n illC•)lpat·:::i di mcndncio? A questo si n).!:gi un~a eh•>, olll'ù nl l'm10m cno dello com plcmenlrwictà dci cnlori, vi pM:::uno e;;;:;ere i cnsi di Dnltonismo (Ganal'd), si ap-giungn che In influenza della rlistanzn può f1w combinre la pei'CE'ltività giu:::ta dei colo t'i (Lncn:::sognej. Per tali studi, dunque, cinte le cii'<'M tnnze pratic he, un perito olLI·e a dover pro11c!ere cogni:r.inne esa ltA dello >-<>n ,;ibili ll) cromAtico, dov1·ebbe Rnco pr·e~tcl rr nota fii rrunl i oggclti e di I[Ufll COl OI'P 1[\I C'Sli Og'f;Clli Si fOSSCI'O pel' diSti'ÌCili'C la '!l'l'l'l dnlln l'nlsa di'posizionE'. F ILIPPI.
Sull'eplleaala. - SIE~IE~S. (L'Indipendente N. 2R, otto b. ·J8R2). L'autore ha potuto ossenat•e esattamente il modo di compor·Lursi dello p11pi Ile i n una epilettica ti no dal gTido inizin t .~ ò ell'accHsso; egli ha quindi constatato cl te insieme al ,., crri do l e pupille, che oerlinariamenll} sonn dilntalc più del norma!H s i t·eslringono nl massimo g t·ado, pu :::snndo pero ynpida·
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Hl riS L\ DI TECXI(,;.-1.
m en t• · ullo stato di dilalt1zione m assi ma quando sopt•a vi enH h• slodio tonico, che, come si sa, dura alcuni secondi ; c otesta di!ult1zione va g••a,lalt1menle diminuendo nel passaggio dall'' sla.J io cian ico al comatoso eJ a quell<> del sonno. L!! pu pille o fl'l'il·ono !:iempt·e poca r euzionc alla l m~e. Ora il fallo di CJue::;lo li.Jt·le e coslanle inizilll e •·esl ringimenLo delle pupillt' che> subilo dopo si Jilotono al massim o g•·aJo, ùi g t'Hntle i•n pol'lanza per l'iconoscel'e la epilc:ssia simula ta. Al rtunl ~ fine Mo:.rnun insisle anche su quosL'ollra djfl'erenza, che i !'iimululo•·i im i tono m ale l'azione dello ster no-clei do-masloideo inclinando il volto dul Ialo del la conL•·azionc, m ent•·e i nvece l'anzidetto muscolo Lira l'ot·ecchio in basso ve r~o lo slet·no,ma fa l'i volger e il volto in alto (Sevro log Central b lait, 18 :!, fa se. ;)• J.
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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MIL ITA RE
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Reclutamento dell'esercito inglese. DA i Cenni Sidl'ordin.amento dell'esercito inglese, del capitano Ci lati (Rivh;;ta :'.filitnre Iln.liana, l'ebbr. 1883) togl iamo i seguenti dRti sul reclulamenlo: « H a per esclusiva bnso l'arruolamento volontario. L P r eclutr• sono ::unmesse f1·a i 19 c 25 anni di elit, trann e i t amhuf'ini e l r omheltie•·i ehe l o possono esse•·e da 14 n 16. e ~li ex-111ilila1·i che sono riamrn essi fino al 28' anuo.
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!:: -ii·.II\'IZIO m :lltt.:O IIILIT..\1\1·:
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indi\·itluu I H~ I't) che niJIJin Ili Cnn eli :!0 anni t" di 1111 flllllo di !'<t!I'I'izio, purì C!<"'f'I'C ll11.\11Jttlo n e ll'India od in \111 pt·esidio tr·opirnlc, e non può poi cs:=~c J·o mundnl•) i11 camp ng na se no n do po un t~nno di s~> t·'· i ~io n e lle !"udd e ltc t·e!!ioni. • l.n .fi:rma (• di l:! anni: la '''n~ta I I·nscnl'l'r. .... i inlet·a solto le ai'Illi (<:u l'allet·ia del la gmH·di;~, ra ~uzz i at-r uulali ne i COl'pi ,·vloniuli); la ùrr•oe cn n 7 ann i alle ar1ni e "> ucllu riset'l'ù (•:tl tllH:he t·i speltll·amente 3 e n, per· aulo~P i zz11z io 11 (' minislc i·in\o; in ca,.:o di nuu\et•o,..i arruolametlli c per la n ec·.'!"sstà di Innn l,·nc t· e a T111111C J·o lo l'Ì!"•'I'\'a). 111 India la l'·~ t·ma bt'e\'e plll\ a11clto essen• pus,.:11lU lltlern alle l.ll'tui; t ~·n('uro li e sotLul'ficiali pussuno dul!u hreve fat· dopo 1.111 nn11o puss ag-g io ullu luug-11; i soldati possc.no oltenel'e, nell'ullirno u1wo del pt>rioJo d u ll·asc·ur i··~re l"Ulto le armi, di t'I' ~Lu ni p e r 10 mmi :\ L''-:' 1111
a IH'01'8 . " l l::ollufl iciali lwtlltO ùirilto ùi eeslare su llo le anni :H tlnno ncquislando cof<i dit•illo a po?nsio n•J; i capo t'nli dopo B anui solto le at'llti fJIJl"SOno co n tt·ane una nuova l'e t·ma di O ann i, do po i quali ltan d iri tto a pensi•lmL Rinltlnen.lo a lle a rmi ullo·t·iut·m•!llle acquh;Luno d~t·iLlo ml unu pc n;;;ionu nwg!!i(n·e. « l sollufficiuli t:lte hunno 15 ann i oli sct·\·izio pt>SSOIHJ l't~ t· ).J~t,:!:>nggio fi i IJaltaglioni ùi m i lizitt del l•H·o I'Cg".!-!iHH:nlu , oJ u qu r llu dci coepi ,.,, lnn lari ùc l dis lrello al quale appui·Lc u;.ro no. « La l'i::;et·va c d i:>tiola i11 1wima (lrans ilulil'i dnl SCI'I·izi o allii'O pel' compie r e In fel'llw), c seconda cl ns~c (i ndivi~lui che ultimato l'obblig o l'ispellivo acconsentono di t•cslar ll:-;ct·illi alla ri!òCI'Va pm· allri '~ anni con pago. giot·naliera ùi 1-0 cenL.); la s~:condn risr.l'va é chiamala solo alle at·mi in caso di gr·an pericolo nazionnle c do po l'incot·pot·azione int c r·a della pl'ima c lasse. " La t·iser·va JP.i pellsionali è abol ita; pe1'i! luli soldati possono, in caso di bisogno, esser e e!Jiarrwli alle armi B.
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RIVISTA D 1IGIENE c=-rcts -
Vitalità. della triohlna nel lardo, ed in altri oibl salati. (Mètlical Time~, luglio 1882). Si Cl'eJe gener almente che la kichinu p01·da la s ua v iLa·
li lò. nei cibi solali dopo due o tre mesi. Ma ciò viene dimostt·ato falso dogli effelli spet·imcntati da coloro cbe mangiarono cal'ni salate previa collm'a. l\L Foul'ment ha fallo alcune esperienze con lardo, in cui l' ossel'vazione microscopica a ,·e va dimostrala lo pl'esenza delle lrichine. Egli ne prese una piccola pot·zione, la contornò completamente di sale, e dopo nverla conservala in Lale stato per d•>dici mtsi (i quali addizionali al tempo Jecorso dall'ep oca della p t•ima salalut·a, ammonlarono u 1ò mesi) tolse il sale e solloposto a nuovo esame il lardo trovò che le lrichine erano res tate pochi~simo danneggiale dal sale, tanto che libe>r a le da questo pr esto s i s vilupparono in grandezza, ed in tale quanlila <111 esser e slnte cnpuci di produrre la più fAta le infezione. La salatura quindi non dis trugge la vilalila dalle trich ~n e, o almeno nel bt'CYe tempo in cui si mantengono i generi l;{l]ati nei magazzini. Oltr e a ciò le esperienze banno diruoslt·ato che è mollo d ifficile nelle orùinat·ie coLture di alzare la tempe ratura dell'interno di un g rosso pezzo di carne a 100 gradi {C), e che ciò non può ollenersi se non dopo molle ore c.li hollilura o .d i arroslimenlo.
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Progetto d'istruzione relativo alle precauzioni da prendersi circa la febbre tifoide. - Cons1gl io d'igi.·ne e tli 5anit.ll puhhlir.a ù•·:lla Seuu u. - (.Trm rnal de Chimie, ecc., 110 \' Cilll li"G l fl8~).
Quondo un ammalalo é un'etto ùu f'ehhr·c tifoide, Ù t' Y O II ~ i prcnclcJ·e le scguenli mh; ure: i• l so fclllwn to. - L 'ammalato de ,·e csse1·e i:oolalo il più ch e s ia po!<sibile. Se il lonllc non p Pt'IIH:lle un i::;nlumcnliJ ~ n f'licient P, è pt·cfer ibile di tro!;d'crit·c l'ammaluto all'osJwdale. Se quello •·esta n el suo domkilio, le pe1·sone neces~u t·ie a c ut·arlo dC\'Ono solo pcnet.r·at·e nella s ua camera, il c ui i n ~1·csso deve eRse r·e se,·e t·amcnte p1·oibito ai bambini ed alle pe1·sone gi1wani. Gl i in fl.) t'm ie r i opel'ono be ne la vonclos i con a<·rJua fènicnla (lO g l'. ]JCr litro) . :!• . \ N'ea~ionc d elta camera. - La came1·a ùe Ye e:::SCI'C ncr·atu; p-li ot·nzzi, le coJ·tine ed i tappeti de,·ono esser e tolti; i l letto, per· qu un to è po!'siLile, s itua to nel m ezzo della rnmera. :3• Disinfe.;irJIIc lif'lfe ,/(·ie:;ioni. - Tut.tc le deiezioni dt'lr <1 1\111lalalo. pt·i ma d' cssore pOl'late dalla can1cra alla lnt ;·ina, dC\'Oilt) es;:P t'e dis inf•1Llnle volln Jll~ l' \'Oila tn t"dia nte 11nu !"t1l uzionc contenente :,o g r . di clortll'O .li ziuco p!' t' ogni l i lro .rncqul!. Quc~sla sol uzion e clc\'e eguélhnen te ser"i t·c a uware h: lalt·ine ognirtualvolla eh~ ~i ~c ttano di' Ile deiezioni. -i-• Disinfe.;ione rlel resliw·io. -Tutto il Vt:Sliut·io cornl.l put·e la bi<m cheJ·ia da !ello, e cc., che seJ·,·irorlO all'alt t m alato, p t·i nH\ di e sser e pot·lali fu ori dullu sua camcJ·a, de\'OI\0 irnlJ\er s-er s i in una soluzione contene nte 20 gr·. d'acido fenico p•~l' li lm d ';J cqu;;~ , e manda[i tosto a l bt:CtllO. 5' Disi,tfr:~iune tleff!~ camera. - Alla m ot·Le 011 alla g ua•·igionc tlcll' ammalalo s i colloca n ella cameJ'èl, sop1'a della ~ubb i a, un J'•~cipic ntc elle contenga tlei cat·boni accesi s ui ryuali m e ltons i :w g ram mi Ji solfo in pezzi per ogni metro cubo. La ca mer a s i loscia chiusa per 2<l or·e ed, immcdiat arnente dopo, g li oggetti ùa letto, gli ar·azzi, il ves tiario contenuti in ques ta camera si puliranno colla pii.t g rande cut·a .
Ili \"1ST A
La camera do,·e e,-,.:1-!rc l;:wotn mc.'Jia nte acqua fl' nica tn l 20 ::r. per litro J'acqua). :\fon downssi più nbilnr•! la camera se qu e~tn non l'in s lnta bene a eralo dut•nratc il periodo alm<mo di un(l !:cltimnno.
Influenza degli eaerolzl sopra le forze muscolari, •opTa 11 volume ed 11 peso del corpo e la oapaoltàpolmona.re pet· il Dt·. V. B ~.:u•J, - (l.'fl,,par;;iale) 1l l. ' ~el corso Jet ~(·condo H•me.;tt·e dell"onuo 1~7 i, noi
per i primi, alla 5:ruola ùi ginnostica normale mililal'O di Juinvillete- Pont, sollo gli t)uspici di'l ;\lini!": ll'O dell'isl!·uzionc pubblica, c ron il con:;en,.;o dci due dirclluri ,Ie lla l'cuoia, i s ignori r.omnndanli Gre li c L c Co nonìcr che vollero focali ta1·e In nol'tra intt·apt·eso , nbiJìnnto fullo delle esperi ciJZ<' c delle contestazioni p•~r pl'ccisat·<.~ lwnc su di un certo nuHH'I'O d'alli e vi tnt li i cambiamenti cito pot·lono gl i Cl'er· cizi che si pt·aticnnu in Jella scuola: a) pr t· la sommo c l'equilibt•azionc dcllr fot·zc rnu!';Colari; b) per il peso; cl per· il \'Oiumo; rl) ptH' lu capacitu •lcgli or gani t'e!:'pirùlot·i. Fut·ono impiegali n r1ue:slo l'copo: il nosli'O Jintunonv•tt·o a lo::,·a pet·l'ezronalo, verificato u cra:;cuna delle ~edul e d'e=>!Jerimenlo, lo sprromelro til Bouditt ùappt·imu, poi, Jopo a''erne rico no~c iu la l'impet'fczionc, quello !>a salo, COlli t: tu tti i buoni gasl'omctt·i. sop t·u lo spostamento dell'ac<iUa, drP u i nosll'O pulntOtnl'li'O aLLualc, la bilancia eu il nas tro mell'ico. N 11m ero dcgl i nomi n i p,.:pet•imen tut i, 80. Elù media di 'l uesli ~:a anni e mozzo . Prol'c,;sione: il maggiot• nunrct·o ''I'Sno braccianti (contadini, mugnai, meccanrci, mm•atol'i o falegnami) . Un certo numet·o ave ,·ano fallo precetlenl,.mc.'ule la ginnastica al reggimento, eJ et•ano al sel'vizio, in meJia, ùn due anni, sia nell'infuntcr·ia, sia nc•lla marina, eJ crono stati sollomcs~i a df"gli c.-ercizi o a clPIIc mancw(' lllnrlenli o dm·e una foJ•za egua le alle due mclà del corpo. (l) Dalla Ga :ettc N ldirale di Parigi tlel e3 sellemhro 188~, N. 38.
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P <::r tre volle, al pr incipio, alla nwlù e nlla fine di un corsi)
di s~i mP.si, le fot•ze di lutti rpl(:sli uomini f'Ut'OIIO misurate al dinamc) m t~LI'O per lo IH''lSf<inne di cioscuna mano, per lu l t·aziunndelle braccia, in po::<izione or·izzonlnle da va n ti al petto, e pet' quella delle reni e delle brnccia li t·nnd•J insiem e sopra l ' istruru enlo, fcl'rnolo per un piede all'ull•!zzn del gi nocchio; i polmoni eli un Cl'll'l.o numel'O d'i ndividui 1\ll'ono m.i sur ol.i con l 'aiulo ùi un pcllol'i tnclt·o, i m p t'O v vi salo col naslt'O melt·ico, n oi con trollammo la dilalazi•)ne e il t'islringi mcnlo del petto. Tulli furono pcòiali e mi su t'»li nl bicipite, al polpn ~"ci o destl'o c al petto. ol livello delle 111tHn rn el le. nel m om•Jtslo dell'inspirazione e dcll'e:::pi t'azione la p i LI cslt•emo. H esulta ti: d in am omelr·ia. L 'avanzamento ol dinamomcll'o fu dd più rimat•chevoli. La media delle fut·zc muscoiMi ded otta dalla somma delle ptu·li ollenulù daii'OlJCI'azione quadt·uplicola ~o prasct•illa era: Aì Ali arrivo. M a::simo, 371 kil.; minimo, 499 kil.; m edio, 282 idi. e 53. l n qw :!"l.u m cJia, la i'<H'za Ji pr ess.ione delle rnuni conl~:\\· a: lu dcstt·a pc!' 4·8 J;:il. e 5=-i e lo ~ini sLt·a per !tG kil. e 78. [Jill'ct·enza f'ra le due m ani di un ktl. ~ l'i\ o del 3,8 per cen to di pi ù in l'avot'e dulia mano tl!;!Slt'a, in lnogn del 'U al :W per cento, cile ò la r egola Jel destro H t! l d ne sessi nello s tnto di sanilù. Qn<~s la disuguagltHnza si lrv,·n ,·a poco in qualtl'o fot'noi e tn ll'e marinai, eù era del 12 P'"'l' ccn lo in di cci uomini che non avevuno fallo niente per uguagliare l e forze di de;; lra c di sini>Ma, due or ologial'i, due droghict'i, un tipogl'af,), un becca io, un impiC'gnto di comm er cio, due stuclc:.nli , e un bene!'<lanle, e lt•c che et·ano sinistl'i avev&no il 12 pet' cento in più dalla mano sinistl'a. B ) Alla m etu tlcl cor so. Massimo, 4 ~3 kil.; minimo, 21-G kil.; m edio, 3 17 kil. e GO. D illel'en7.a in più 3:, kil.; o 1'8 per cento, 1- kil. c 52 per l o m ano destra e ·i- kil. c !H pc•· ln mano simstr a, mediu della difi'l 't'en7.a delle due parti dd cot·po senza cambinmcnto nolnhile. Ma, da una parte, lutti ,.,.rrl i uomini non avevano numcnLuto ni ~n le : sei e!'ano restafi sta:-:ionari c cinque avevano p C't'dulo dagli 8 kil. fino a 48 }<il., e, dall'altra pa..te, se lo diiTcr enza enlt'O la pressione d el le due mani er a •·esla ta sen~ibi l menle la medesitnu per :!:>
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RJ \' 1ST.\
il nume1·o m aggio re , da quelli ove e t•a ancot•a del 12 pe1· cento all'arri vo, nei sinistri specialm ente, aveva abbassalo verso la media suddetta, cioè del 3,8 per cento. C) Alla fine del corso. Minimo, 27i kil ; massimo, 4:2~ kil.; media, 383 kil. e t.O; differenza in più del secondo p eriodo; 34 Idi. e 60, cioè 2 Idi. e 69 pet• la pressione della mano des tra e un kil. e 1D pe1· cruella della mano sinistra. Ma , in questo periodo, ·ii uomini. l'l'a i quali lutti i lardi,·i. salvo uno, della primo mela del CO I'SO, avevano a umentaLo, tanto che 23 et•ano reslali s tazionat·i e gli allt•i dieci ave vano perduto da H kil. fino a G:"!. Quelli che erano saliti a 400 kil. sono Lutti discesi al disotto di questa cifra, la quale non twa stata più r assata che una volla (-122 Idi.) da un u om v che per l'avanti pesava :382 kil. Media dell'aumento da principio: 49 kil. e 2i; pee la m ano deslt•a :t kil. e 81, e per la mano sinistra 5 Idi. e 99; insomma, il 18 pee cento. P esaLuea: 11 peso m ed io al pt•incipio, 63 kil. e 51. N eppure un uomo ha peeduLo del s uo peso nei tre periodi del cOI·so; 72 hanno guadagnaLo da un Idi. fino a 10 kil., e 8 solamente sono r estati quasi stazionari. Vi è pure il m edesimo prog resso nelle foJ•ze muscolari. Di 2 Idi. e 62 che essa era dopo la prima parle del c01·so, l'aumento non si è alzato a lla fine che a O g1·ammi 56 di pitt in media del peso degli uomini , che e 1·a di 66 kil. e 79. P er conseguenza l'aumen to final e medio è ùi 3 kil. e 28. o del 5 per cento circa. Misura : La circonferenza del bicipite c de i polpacci desl!·i, presa verso la parle più saliente, ha dato una media: Al principio del corso, 2Gc 16 e .3-ic 81 (per i polpacci). Alla meta . . . . 26 78 Oc, 62} 3~ 56 (- Oc, 2~). Alla fine . . . . . . 26 67 Oc, 11) 34 1() {- Oc, 3i) . Differenza fina le . H- Oc, 51) (- Oc , 62 ·. Dall'altra pat•Le, la misurazione del petto, in inspit•azione ed espirazione f01·zala, ha dato delle grand i differenze. come noi vediamo, ma allo stato di riposo è res tata naturale. Cosi il volume degli uomini non ha variato, tanto che l'aumento delle loro fol'ze si è mantenuto in una propo rzione . m edia del 18 per cento e il loro peso in quella del i> pet• cen Lo
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cir ca. Ci è dunque perm es,;o Ji concluder•3 clte i nau!icnli , se non lo !'>chclelt•o, hanno aumentato di tu l lo ciù che il gt•nsso e il tessuto cellul are ave,·ono pet·ùulo. Petlorim elro e spi t'•Onlelt•o. L a ci t·confèt'enza dd ]"Alo pr·esa nel m ezzo, ha dalo la media sc~ uc nte : Jo spi razione
Espirazi one
Diffe r enza ~.c
A l principio . !):le " R8c " Alla m età dd cor so !):J • H- 0:2c) 87 ~.o (- Oc, 30) 7,:->rJ A Ila fine Jd CO l'SO . Dli • H- I)J c) 8 7 .. (- Oc, 50i ne D iiTcrenza sopt·a il pt·incipio (-[- o:~c) (- 1c, • ) 4c N el la seconda m e~'l del corso, -'tli uomini ltanno nulllcnl alo fJilal che cosa, m a l'aumento non lta passato i 2 o :le, salvo cinque vol te OYe esso !"nli a 3C/>e 4c, :!Guomini sono eeslali stazionat·i e 8 Jwnno cJimmuito da 1c fino a :l. Finalmente la diffet'èl1Z8 f t'fl r i nspit•azionc e l'espirazione estt·ema si ò Lt·o,·ata pot·lnta. a O cenl. Difl'et·enza in piLt che n el principio di 4 cenL. A qual valor e, in centimetri cubi, polcYa cort't!>ponder e questa di!Teren za di 4 cenlimett•i nella ca['acila poluaon~.:~re? P et• ~apel'lo, noi abbif.\mo t·icor so allo spirom elro ùi Bouclin e, dopo aver riconosciuto l' insuffìcenza ùi questo islrumenlCJ n oi abbiamo dovuto impron-isarno un altl'o, òu l rruale ù nnto il pulmomelt'ù ch e noi abbiomo p ec!:'enlato l'anno passato all'A CCfHlemin. Dalle nostr e pt·ime cnnstalazioni spit•o m etriche, ecco rruclliJ che ci hanno dalo 22 uomini alla fin e d el COI'SO . DifTer enza media: I n pt·incipio • . 5c.8 co paci la corri c;pondentc 3 litri i~kc All o fine del corso IOc, i-5 " n 4 n :H9cr Dift~ l'enza in più. . . . O >' 45;,cc La m erlia fisiologica d'aria inspit·ata pet• un adulto essen do valutata a un m ezzo lilro pet' r espit·azione, dunque fJUes ta media sarà portata n 100 cenlimett'i cubi d'aria , allo fine d•· l c orso: ossia un sesto di più. Conclusione: Gli cse.rci:d, che hanno m esso in pratico al!a scuola m odcllu di Join ville, hanno per cfl'dlo certo: A) D'aumentare le forze muscolari, portando il valot·e reale degli uomini in una pr01•0rzione che a poco per· YOIIa
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RIVISTA o'IGIE:~E
può elevarsi fino al 25 e :m per cento, ma che in m edia non è miool'e del 17 per cento, ~ nel medesimo tempo tende ad eC']uilibrare le due metà del corpo, allorché la profession e o g li esercizi anteriori non hanno agito nel medesimo senso. Questo aumento si fa tanto presto che tardi. Generalmente è a lla melà del corso che esso arriva al suo apogeo. Arrivato a questo punto, in genet·ate esso tende a scemare, e spesso notabilmente. Cosi al momento della loro partenza un numero di allievi avevano perduto da 8 fino a 62 kil. nella ·prima metà ùel cor·so, ed allt'i che occupavano per l'avanti il primo posto, ,,et• la fot•zn, erano discesi al secondo, tes timoniando con certezza, e gli uni e gli allri, che per m antenere la buona ar•monia fr·a tulle le forze, e per mantenere la stessa salute, sia necessario por termine più presto .al ·corso, o ripat•are con una alimentazione più tonica e piu ricca di quello che non sia. • Non é punto inutile di fare osservare che gli allie vi dello scuola di ginnastica, mal g1•ado un lavoro effellivo che non è minore di otto ore in estate e di sei ore in inverno, conlin uano ad essere ~&oltomessi all'ordinario dei loro r eggimenti, il quale consiste solam~nte in 300 gt•ammi di carne, 1000 gr ammi di pane, ed in legumi, ~alvo la domenica, che r icevono una piccola razione di vino. B) Ingrandire la capacita pulmonare al punto d'aumentare almeno di un sesto la quantità d'at·ia in una iE'pirazion e media, cioè t.li porlarla da 500 a 600 centimetri circa. C) Di fal'e accresr..ere gli uomini in peso, senza aumentare sen~ibilmentc il volume. Questo aumento deve fars i lulto a pr•ofilto del sistema muscolare. Si può elovore di 3 kil. o 28 gt·. , che è in media a 6, 8 c 10 kil., cioè fino a 10, 12 e lo per· cento cir•ça del peso totale, quello di SO allievi e~ sendo ~Lato di G3 kil. e 51 gr. in m edia. Pareva che si pr o ducesse sopt•allutlo nella prima parte degl i esercizi. D) E consecutivamente imprime un'altivitù in propo rzione allo cnlorifìcazione, all'ematosi, alla cit·colazione e alla sensibilit.A cutanea, nella diminuzione della quale risiede spesso il punto di partenza di tante nevrosi e d~ll'indeboli mcnto delle forze muscolat·i, In melallotcra pia l'ha dimo-
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rARI ET\
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stt·alo in m11do Ja non pO·I~'t'si rn eU.~ 1·e in dubbio da ne;:;su no . Il resultnto dellL\ nostre csper.ie nze dell'anno 18/'t è: Che tutti i ginnasi do"r.e bbet·o essel'e cotTcdali: 1• Di un dinarno melt·o a le\'a pr opt·io, che in lulle lt· mani hn dalo i medesimi risu ltati; ~· Di uno !=:piJ·o m elro o pulmo me lt·o e d'un pcllorimelt'v, p e t• controlllwe i ris ulta ti ; 3• Di uno buona bilancia ; ;.• Di una mis ura lincn re in fo t·ma di naslt•o lle,.:;ibile. Il pt•imo di fJUcsli is lt·ume nti non é solamente utile 111 g innastica, m a può ancora fornire dei salulat•i avv ~rlim e nli allorch~ ò Ye nulo il m o111Pnlo s in di s ospendere, sia di m o(.lCJ'a t·e f!l i cset·cizi. M.
VARIETÀ
Occhi artUloiall. L e d ifricoltù e gli inconvenie nti irH:r e nli al lil'ocinio delr oflalmoscopio su ll'unmo , l'\Ìa pct• la din~nosi dc~ lle lesio ni del fondo oculm·c, s ia per la de te rminazione e mis ura dei ..... izi c.Lc Ila \'Ì S La, SU"' ....el·h·ano nn ià al Liebl·eich l t al P et•t•i nM asca r l, ol Landoll In costruzione di occhi ar·tifi ciaii c he permette vano s tudiaee le. legg-i tlell'ollica fi ~ io loaica, la re. ft·azione, i re nomeni dell'accornodazionc e le malattie slesse delle m e mbrane pt'ofnndt: ali'uopo di opportune le nti, di dis ch e tti rappeese nlanli e·s!':e p1·oronrle lesioni ecc. Ullimaln c nlo il Pare nt. escozitò un motlello d'occhio artificiale c he ~ n
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VAlll EÙ
davvero pare va egregio. P er mezzo di una le nte proporzionata a 1·appresentare l' appnreccl~io lenlicolaro dell'occhio, d'un Jiaframma limitante a volontà rampiezza papillare, di qualLro lenti justaponibili per modificat·e esso apparecchio lenticolare, cfun apparecchio graduato girante, d'un disco con microscopici caratteri, di dischetti aLLi a rappresentare la papil la normale, scaYala, pt•ocidente, d·u n dischetto micrometrlco a quadr·ante, e della possibilitù di illuminare per tra::;porenza il fondn oculare, l'occhio artificiale del Pat·ent soddisfare poleva og~ti esigenza. Ma pare sia slato ancora superato dall'invenzione t•ecenle del Liton ·Forbes che raggiunger•ebbe lale pet•fezione da nulla ormai lasciare a àesider•at·e per simili studi e pratici esercizi.
Sull'uso del ta.ba.ooo. -
(T/w Lancet, 30 seltembee 1882).
È probabile che nessun fisiologo soster·rebbe essere il tabacco in nessuna forma necessario al benessere del cOt·po . .Migliaia di uomiui cl1e godono ottima salute e la gr•an maggioranza delle donne non lo toccano mai. Nondimeno é certo che il suo uso diviene'sempl'e piil estcsp, e che una volto introdollo in una contrada, è quasi impossibile di sradicarlo. Veramente il tabacco non é necessario per l'esercizio d e i più alli poteri dell'intelligenza. Dante e Chaucer, Michelangelo o Raffaello ragp:iunsero i lori tr·ionfi senza il suo aiuto; nè l'encomio ùelle sue virtù si trova cP.rto nei saggi racconti di Snncho Panc;a, e nelle pagine di Shakspeare . Noi non sappiamo che Milton compones!'>e solto la sua influenza a meno che, in veri tà l'abitudine di fuman.·e in letto non lo abbia disposto a l suo oscuro ll'allato ~mi divorzio. Sin come si voglia, l'ardot'e col quale il tabacco è ricercato dai s u oi di,·oti, i quali non sono tr attenuli dal !':UO uso nè dalla pres euza di s ignore, nè dall'incommoclo cho spesso recano agli nllri; il dispiacere che loro procura la momentanea pri vozione di questa foglia velenoso, la difncollà con la quale rabitudine di fumo t•e, una volln acquistata, vie ne tolta; indicn chiara mente eh~ il Laùncco cliventa uno specie ùi .bisogno pet• l'e-
HRI ETÀ
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conomia ed escecita tale influenza nell"orgonismo da non poter' essere supplito tla aiLri mezzi . P er alcuni uo mini è un veleno, per altri il lo bacco è una vera nece~sili! della vita; e la sua pr·ivuzione costituisce il mass imo delle m iser·ie. La nncessaria astinenz!l da questo pel' nlcuni detenuli forma il lulo più duro ùella lor-o peno. E sono ben nole le f111·ber·ie, gl i in :;:-anni e le corruzioni che si adop rnrno pel' pl'ocurarne l'intr·oduzione nelle prigioni. Un piacevole indirizzo è stnlo ullimamente inviato da M. Roul Py alla !:'OC'ielà contro l'abuso del tabacco, sollo il ri~uar·do economico ed igienico. li valor·o lotHie d"l taharco fumalo in Fr·ancia ammonta, dice l\1. Bouley, n :1~l2.:i18 . 00fl lire c irca 18 mi!'ioni di lir•e s terline . Somma immen::<a che r•appr·csenlo l'aumento per· il g usto tabacco clall'anno 1830, quando questo sin~olare abitudine ebbe Migin·~ dagli ozi del corpo dello gum·die, dopo lo restaurazione della g uarùia nazionale soppressa ùa Carlo X. M. Bouley n vver·te che il fumare ha protlollo una sp0cie di separazione intellelluale f!'a uomini e donne, non prolungandosi più lo conversazione dopo il pranzo come in allr·i tempi. Gli uomini ~ono ansiosi di fumare, e le s ignore s i ritil·ano subito, con gr·ave dett·imento (questa è la sua opinione), delle facolté. inte llettuali di entrambi i sessi. l n Francia lo Stato eccita l'abilutline del fumare, dal momento che ogni soldoto riceve ogni c.lieci giorni 100 grammi di tabacco contro pagamento della tcnuissima somma eli quindici centesimi. Si creùe che il fumare costituisca in una cerla maniera eù in certi limiti nna so::<tiLuzione al cibo, produca un sollievo e rilarùi i molesti fo~tid ii della dieta. Nel 185\ Marshal S. Ar·naud, a Yo rna, scr·isse oll'lntendenle della g uerra: Avete mandato il tabacco per le tr·uppe ? Ciò è importantissimo perché il tabacco costituisce indubitatamente il miglior m ez7.0 che abbiamo per· prevenire gli attacchi dello nostalgia e per alleviare le noie del biYacco. Ed iJ generai Brack nel suo trattato degli avamposti ins is te fortemen te affinché il gusto pe1· il fumo venga coltivalo nella cavalleria, considera ndo che questo tiene desto il soldato, lo distrae nei pochi momenti di libertà, non gli per-
mPlle di fare delle •·•flec,:-ioni, lo trattiene vicino al ~uo cavallo, invi!!ilandnne il trattamento. c Come è piace"ole. ('~li U!!~iunp-e, il fumare in p•••mn mullìna'l questo ci s ,·eglia completamente, rende In p•o;.:-~in meno fredda, la r,ete meno sc"era • La pipa di più t•ichieclc, del filo d1 ferro, l'esca, ed ecco che le occorr enza per i fuochi del bivacco son o sempre alla mano. Ma d'altra parte il dott Bia nche L chit•w·go d'ar mata scrive che: In costante abitudine di ' 'ivere con i s oldati, le ricE-rche sugli effelli del fuma•·c lo hanno indollo a ritenere che molti!"~ime malallie sono cngionatc unicamente dall'abu$0 tle l tabacco. Leulce1·i tlr.ll" la))bra, della bocca, della lingua,del naso. la necr osi cll~lll' osso ma~cellari, ne sarebbero men che rm·i efli>lti. Ati alll·i procurPrebbe gastralgie. gastr1li, cci e nteriti, ad allt•i infine ve•·t•gini, debolezza men tale, ed acce-.-• pusse~gf'ri di mania. 0 1• bene chi è in er••ot•a in quesLa questione il gene t•oll', o il chit' lll'tW ? Che cosa hanno Ila t·ispondere a questo i nosta·i mc•ùici inglesi~ l\fc.>ùcra lamente, come Sii'. B. Brodiedisse tempo fa, il fumare a~isce fll'obabilmenle c·ome sedali\'O del ~islema llè t'"oso. specialmeute in condizioni di eccitamento. o di opprc-.sioni, e solamente il suo ubuc,o do,•rebbe essere vieta lo.
Nuovo a.ocumulator e. Il Sutlon (c.li Ballar at, ViltoJ·iaJ ha immaginala una nuov 11 pila secondaria, costitui la da una lamiua di piombo am nl~n malo come elellt·ode positivo e una lamina di rame come cleltt·ode ne~alivo, el"SI•ndo il liquido una soluzione di ~ol fato di ra me con af:'giunli alcuni cr istalli. Le due lamme fot·ate con un certo num<'l'O di buchi, sono arrotolale m '-JIÌ t•ale tenendole a distonza fr·u loro con delle lamine di cnou trhouc tagliate di 12 in l 2 centimehi: i fori cir condo li d i tagli nella lamiM isolante sono destinati ad as~icut•tu·e la rit·colazione del liquido. La potenza di quest'elemento t• con Riderevole e s i vuole pure sia. mnllo coslante; vuolsi l"i po,~u tener in azione 4 or e .
Il Bet·nctl ha ·~ ~cotrilu tn una piln nella quule s i utilizzn l'at lnrcabili tà del zinco pc t• un n soluzione di potn~sa, o soda cau ~ li ca, e l'inalter·abilit<i ùd fet•t·o in ques to li•ruiùo. La pila c onsta d'un va"o poroso ov'è imm er~a una l»minu ùi zinco an·o to lnla a cilindr o (polo neg-a tivo); il vaso collocasi in un tl ltro di fr. rro e lo S!Jazio tra i due vas i è 1·iunito con tot·nitura di fe 1·ro a mmassatavi trolo positivo); la soluzione nl calina è introdotta ne l vnso poroso: pella tendenza che questa hn où assorbit·e l'ncido carbonico dell' a 1·ia, è utile che il vaso po!'OSo sia tnppu to, m cnlt·e la torni!Au•a dev'esser e liberame nte e s posta all'ar·ia onde facilitar·ne lo s volgimento dell'idt·ogeue. T nlc piln sar ebbe più alti\'11 1 fornircLbe una cotTente più dure\·ole della pilu Leclanché•. ? ila a debole rc.<rislen..rt interna.
Tale sar ebbe la pi la H ip-g ins nella quale la dissoluzionP. attiva passa da un elemento all'altro per l'azione della g r•nvilà c mantiene la corrente pel' tulto il lempo che dura lo scola1·e di essa dissoluzrone. Sul fondo del vaso (ùi 18 cenlimetl'i di altezza, 15 di ùiamelro) collocasi un po' di met·cut·io e dci frammenti di :r.inco t-Hnolgamato; il liquido é co!':lilulito dalla soluzio ne quasi esau1·ila delle pile a l bicJ·omt~ lo. Due piastre di carbone pescturo in esso liquido, sen:l8 toccat•e il fond o, che tocca invece uno stelo di rame ricop erto di g ullapet·ca che sla tra le tlue lamine (tenute a di~tanza da un isolotore): il solo t1·atto dello stelo ùi rame c he pesca n el mercut'io non è ricoperto di gultaper cà. Ln fo!'za ele tll·omolrice d'un tale elemento è di circa due volle e la s ua r esistenzA interiore non arl'iva che al massi mo a 0,170 ohm. Con una batteria cii 3 elementi si può arroYen· ta1·e un mo di platino di 13 mm. ùi lung hezza, di 3 mm. di cl iameli'o e e a freddo p!'e:<en terebbe una rtJsislcnza di 0,42 o hm. Se a vece di liquidi di rifiuto s i usa una dissoluzione apposita di bic1·omato di potassa , la spesa di m antenimento
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VARIEÙ
ne sarebbe di 20 centesimi per elemento e per giorno, con una corr·enic continua, eù una resistenza di 1, 5 ohrn. per elemento. Il maneggio di questa pila economicissima è molto semplice; la costanza della corrente è davvero rimarchevole (Journal of t/w Societu of lelegraph Eugineers -1882).
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Formazione delle coppie secondarie Planté. Ad otlenet•e massimi effetti vale il lrasrormare il metallo stesso degli elellrodi in quas i tutto il suo spessot·e per una lamina in pérossid•1 di piombo galvanico, e pet· l'altra lamina in piombo ridotto; ris ultato ol quale giungesi con una serie di cambiamenti di senso della corrente primaria con ùcgli intervalli di ripnso lra di essi cambiamenti. ... lo spessore della lamina segna può dirsi il solo limile della carica. La coppia secondaria così cat·icata conserva per lungo tempo la carica (fino a 4 mesi). Le lamine s i sollopongono primn al decapage con dell'acido azolico allungato della me tà Jel suo volume ù'ac'lua, !asciandovele immerse 48 ore, almeno 2-L Quindi si la\·ano accuratamente e le coppie riempionsi d'acqua acidulala al decimo con acido solforico, e si sottomeltono poi così all"azione della cot·rPnle primaria... . In olto giorni, dopo4 cambiamenti di senso ùella corrente primaria si olliene cosi quella carica che senza il clecapage esigeva più mesL .. Il processo facilita quindi 111 formazione delle coppie secondarie e contribuirù quindi a facilitarne le applicazioni .
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RIVISTA BIBLIOGRAFI CA
Cenno bibliografico.
Da uno studio ùcll'illuslre Cui gnel • Il C()lpo d'occhio pro,!'e:ssionale ,. (Recueil t.l'OJihfalnwlogie: nov. 1882, febb. 18$:3) togliamo i seguenti cenni s ulle qualità della vis ione normale, che valgono a dimoslnwe quanto composta e ùetltlgliota sia la vi:; i va funzione e quanto minuzioso, svariato, e complicalo ne possa esse1·e l'esame ùii'elLo a determinare
l'inlegrila, la normale pet·fezione cd i col'rispondenli difetti. Al senso visi vo, a li a sensibili te:!. reti uica cot-rispond ono: 1. L'acuilù - Per me lle veJet•e e dislinguel'e nellamenle gli oggetti a dista nze pl'opon:iona:i alle loro dimensioni; 2. L'estensione ciel cw,tpo. - Donde la simultaneità della vis ta centrale e pct·ifm·ica; 3. La tolleranza luminosa. - Dis tin guere senza disturbo dur evolmente oggetti per iJUOnlunque viYamcn le illumitl'ati; 4. La nisione notturna. - Vista relati\'amente sul'!ìciente degli oggelli scarsamente illuminali; Al senso cromatico risponde: 5. Il cromatismo. - Capacitò ùi riconos cel'O e distinguere i diversi colori anche nellt'l gradazioni di tin ta più attenuale; Allo stato r ifraltivo risponde: 6. La portata. - Limite lontnno della vista distinta, netta (non é l'acuilà, in quanto questa pu6 misurarsi a distanze diverse anca meJie e p1·ossime; quella delea·minasi sul lim ite estremo, mass.imo).
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Ili \'JSTA Bllli.IOGRAFJCA
Allo stato sensot•iale·e rifratlivo possono complessivamente e singolarmente rispondere: 7. Il senso esalto delle dimensioni. - La vista cioè con esatta misura, non macropsica nè miopsica; 8. Il senso de/ln. (o1'ma. - La vista con es:alta delet·minazione della Yera forma degli oggelli; 9. La rettitudine. - La capacità di riconoscere esaLta-
mente la dirittura, l'inclinazione, l'incurvamento degli oggetti. All'iclenlila e concorsu normale della visione binoculare, t•isponderebbero: iO. La vista semplice. - Vista d'u n oggetto unico, e di ' faccia e dai lati, coi due occhi; 11. La vista coniugata. - Ossivero la vista simultanea, identica, unita dlei due occhi; 12. La posizione. - L'esalto riconoscimento de1la posizione reale nello spazio; 13. La distanza. -Facoltà di riconoscere ed apprezzar e r apidamente colla sola vista la distanza esatta od approssimativa degli oggetti fissali con attenzione;
14. La oista prospettica.- Vista del rilievo e prospettiva: lacoltò. steiscopica che permette di apprezzare la successione dei piani e la su ccessione tra loro relativa degli oggetti. Il Cuiquet indaga e studia la necessità, il valol"e, l'importanza essenziale di esse modalità lulte della visione negli esercizi professionali: esso cenno non è che un abozzo capace di ben altro sviluppo, ma ha un vnlore ed un mer ilo sommamente apprezzevole B.
11 D iPCtt.oro
Doli. FELICE BAROFFIO col. med. Il Redat.Lore CLAUDIO SFORZA
Capitano mtdlco .
N UTI:-;1 F EDERICO, Ger•en te.
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NOTIZIE SANITARIE
Stato sanitario d t tutto n B.. Esercito nel mese dl settembre 1882 . (Giorn. Mil . L:ff/c. del12 aprile 1:-182, disp. JO•, p. 2' ). Erauo negl i os peJu li mi litari a l t• settem bre 18R2 ( l). 5ll10 Entrali nel m ese . 5:WO Usciti. li272 Ì\Ior·ti . . Sii 39~) 1 Rimasti al 1• ottobre 188::! Giornale d'ospedale . 1:3'1220 Erano ne lle infe rmeri~ di cot'po al l" sctl0m brc 1882. 902 4;JG0 Enl1'ali nel m ese . Usciti gual'i ti . 35fl0 » per passare all'ospedulc ù8 t Morti . . 1 Rimas ti al 1' oltobt'e 1H82 . 1006 Gi01·nate d'inlermeria . 31718 Morti fuo l'i degl i os peda li e delle in fer mel' ie ùi cor po 2:3 11t) T otale dei morti . F orza m edia l!iornnliera della lt•uppa nel mese di settembr e ·1882 . Hi!JG~O Entrala m edia giorn nl ie ra negli ospedali pet' ·1000 di forza . . 1 04 ' Entr ala media giol'naliei'U negli ospedali c nelle in fermel'ic di co1·po per ·1000 d i forza t2) . 1 l 90 M edia gior naliet'a di ommnla li in curo 11egl i ospedali e nelle infet'merie di corpo per 1000 d i forza . Numero J ei mot'li nel mese ragguo glialo o '1000 di fo rza .
0 ) Ospeda li milita ri (pr incipali, s uccursali, infermerie di presid io e specia li) e ospe dali civili. t~) Sono dedoLti gli ammalati passati agli ospedali dalle ioferroeri ~ d i corpo. . ...
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~OTIZIE
SANITAlllE
Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermeria di pt·esidio, speciali e di corpo) N. i 3. Le cause delle morti fut•ono: bronchite acuta '1; bronchite lenta 2, polmonite a cuta3, polmonite cronica 3, pleurite 3, idro-pio-torace 1, tubercolosi ct·onica 6, pet·icardile 1, peritonite ~. ileo-tifo 39, catat•ro enterico acuto 1, catarro enterico lento 3, dissenteria 1, scat·· lattina 1, nefrile 1, compressiOne cerebrale 1, artrocace 1, ascesso acuto 1. - Si ebbe 1 morto sopra ogni 116 tenuti in cura, ossia 0,86 per 100. Moril'ono negli ospedali _civili N. 14. - si ebbe 1 morto sopt•a og-ni 129 tenuti in cura, ossia O, 78 per 100. Morit•ono fuori degli stabilimenti mililat•i e civili N. 23. cioé: per malatLia 14, per annegamento accidentale i, per congestione ceret-rale 2, in seguito a caduta da un carro 2, in conflitto 2, per suicidio 2.
3fHl
i'iOTill E SA:'\ ITARI E
Stato sanitario di tutto 11 R. Esercito nel mese di ottobre 1882 (Ciorn. Jlil. lJ)}ic.,d c ll!J t~p t•ile l883,di>-:p. 11• p. 2'). Et•ano negli ospedali mililat•i a l 1• ottobre ·tSB2 (1) 3\)5 1 Enlt•ati nel mes e 4G:l:.! 475(.) U sciti . . . . . . . . . !Vlot·li . 88 . . . . . . -Ri tnasli a l ·t• novcmiH'C '1 882 3 1 •).·J i'll 8::i(i G iom ale d'ospedu le . . . . 100(i Et•ano nt':lllc infct·merie di cot·po al JU o ttobre 1882 4(J:3l Entrali nel mese . . . . 3U02 Usciti gunriti. . . . . 811 • p OI' passat·e all'ospeuole 2 Morli . . . . . . . . . 1222 Rimasti al 1" novembl'e '18S2 36751 Giot·nale d'i nfermeria . . . 1!) Mot·ti fu ot·i degli ospedali e delle infermerie di corpo 10() Totale dei morti . . . . . . . • . . . . Fot·za m edia giornaliera della Lt·uppa nel mese d i ottobre 1882. . . . . . . . . . . . . 159830 Entrala media giornaliera negli ospedali pel' 1000 di 0,!)4 forza . . . . . . . . . . . . . . . . . Enteala media g iornaliera negli ospedali e nelle infel'me!'ie di corpo per 1000 di forza (2) . . • . . 1,87 Media giornaliera di ammala li in cura negli ospe30 dali e n elle infermerie di COI'po per 1000 di forza . Numero dei morti nel mese r agguagiialo a 1000 di . 0,68 forza
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- - - · ----- - - -(t; Ospedali mili tari (principali, succursali, infermerie di pres1dio e epecial il e ospedali civili. (2) Sono dedott i gli ammalati passati agli o~pedali dall e infermerie d i corpo.
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NOTIZIE SM'liTARIE
Morirono negli stabilimen ti militari (ospedali, inferme1·ie di pr esidio, speciali e di corpo) N. G5. - Le cause delle morti furono: meningile ed encefali te 2, bronchite acuta 1, bronchite lenta 3, polmonite acuta 5, polmonite cr onica l, ple urite 1, pet•ilonite 1, tubercolosi miliare acuta 2, tubercolosi cronica 8, ileo-tifo 31, meningile cerebi'O-spinale 'l, idr opisia l, pericardite 1, catarro gastrico acuto 'l , vizio organico del cuoi·e 1, malattie del fegato 2, bronco-alveolite caseosa l , pio ernia 1, apoplessia cerebrale ·t. - S i ebbe un mol'to sopra ogni l54lenuli in cura, ossia 0,65 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 2li. - Si ebbe l morlo sopra ogni 42 len uli in cu1·a, O!:isia 2,38 per 100. Mori l'ono fuori degli s tabilimenti miEtari e civili N. 19 cioè: per malattia 12, per annegamento l, in conflitto 1, per suicidio 5 •
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GIORNALE .I)J
MEDICINA MILITARE •
PUBBLICATO DAL COMITATO DI SANITÀ ··MILlT ARE (PER ORDINE DEL .INISTERO DELLA GUERRA)
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.. 'Anuo XXXI.
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N. !j, - Raggio t883.
ROMA VOGHERA CARLO, TIPOGRAFO DI 8 . M.
1883
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DELLE MATERIE CONTE NUTE NEL PRESENTE JrASC!COLO.
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Relazione sommaria delle cure balneo-termali-minerali-idropiniche-marine nen·anno liJS2 colle notizie• dì alcune stazioni balnearie-idropiuiche assai raccomandabili. del dottore Ma· chlavelll, colonnello medico ispeùore . . . . . . . . . . pag. 401 Relazione medica sulla campagna di drcumnavigazioue della R.. corvetta Gat·t!Jaldi (anni !87!1·80·8 1-82). del dottor e F. San· • 436 tini, medico di la classi! nella R. marina. . • • . · • 526 Suicidi nell'est!rcito, del dott. Barofflo. colonnell o medico · •
lliwi111a. di ~lornali llnliani ed E steri. RIVISTA MEDlCA •
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Sulla diagnosi dell'ulce ra perforante del duodeno - Chvostek · • I rumori musical i dd cuore - Schrotter . . . . • . • · · • !ltudi istologici sperimentali sul le malattie arllcolari- n . Gles • l bacilli io re lazione colla tubercolosi . . . . . . . · · · ·
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RIVISTA CHIRURGICA .
•
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••
Sulle operazioni incruente - Wolff. . . . . . Un caso di afasia traumatica - Angerer . . • Lesbni del cranio - B. Beck . . . . . . . . Grave fe rita del cervello s~guita da guarigione
•
•
RIVISTA DT CHIMICA E FARMACOLOGIA •
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Notizie intorno ai neutralizz~t• del su cco tubercoloso . · Ricerche s ul ferm ~ n to diastas1co dei bat~ert - J . Wortmann VARII!:TÀ
Considerazioni so pra taluoi m PlOd i prescritti dai capitolati d'appaHo per l·accettuzi<>ne delle derrate alimentari per la truppa e per gli ospedali. dt'l rarmarista A. Pecco, dire ttore dd la farmacia centrale militare . . . . . . . . . . . . • ~'>9 l'araplegia da 1lmosi, guarìta dopo la circoncisione - Blaks · · • 6Gò
p,.,. la conttnua.:1on~ dell'indi ce, ~edaeila ter:o pagilza clelia cope1·ttna).
Pro•pono numerico delle cure bo.lnoo- to.nnnl.l oc1 ldropinJChe noU'rumo 1882.
MEMORIE
ORIGINALI
HELAZI ONE S01niARIA
]Ell~ CUR~ ·BAlNEO-TERMALl-MINERALl IDROPINICHE-MARINE I'<EL I.'AN NO l flij!
NOTIZiffi DI ALCUN ~ STAZIONI BALNEARIE-lDROPINIOBR .\ 'iS ... I R.\ CC(HIANDABJI.I
PQ~i a capo di questa sommaria
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relazione lo :>pecchio numerico riassuntivo dei militari o~p i lati nei diversi stabilimenti minerali-lermici-i dropi nici, nell'anno 4882; colle specificazioni delle malallie per le quali vi furono accolti , ed i risultati numerici degli esi ti delle delle cure; col calco lo pet·centual e medio verificato; acciò fosse esibito a colpo d'occhio, da tali dati statistici, un prospetto dimost.ratiYo, di per sè, eloquente a prora dei vantaggi con!\eguiti. Parvemi , con questo, poter risparmiare la compilazione di e:'tralti delle relazioni parziali dei singoli di rt:~tlori prepost i nIle dette cure. Estt·atti non sempre faci li; talvolta , ancl1e senza volerlo, inesa tti, od assumenti le apparenze di form e ,·ri tiche. Lascio a 'ch i speLLa il decidere se le relazioni stesse del•hano essere pubbl icate come stauno. 2G
HEl. AZIO N) SO)I:IIA Ili A OEI.I.E CUllE
Oei hagni marini, nelle parLicola ri cspo:> izioni dei ~ in goli direttori, furono det te, pre."s'a poco, le cose ripetute n E-gli anni precedenti. Mi limito qnindi a presentare unu specch io numerico rias:m ntivo, di coloro, i quali ne ebbero la prescrizione, e vi furono a goderne; colle ragioni morbose, le quali ne fu.-onn òeterminanLi. Posi fedelmente le dir er~e località llalneornarine, e gli e~iti cnratiri ottt'nuli, trat'ndoli dalle relazioni dei direllori .
Il.\ t 'i E0-"1 Ell)l.\ 1.1-tll 'i r: IL\ 1.1-1 D Rll l'l 'i Il :u E- M A Ili 'iE
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D E l Ml UTAH I l>l TR U PPA inviati negli stabilimenti balneo-marini nell'anno 1882 ED ESITI OTTENUTI OA TAli CUR;.
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HEL.\ZII)\;1-: SOlDI AHIA DEI. LIE t.:t: Hk:
ljnanto di tempo ho r red uto co nven iente ri:-;parmiare, w l t :w=~ re i dettagli riassunti l~ delle relazioni; panni ~ i a di inLeres:;e maggiore lo spenderlo nelle notizir su di t::~ lune stazioni termo-minernli , o' e i linfatisrni, o le e,.:prP.ssioni sc rofolc>sc: i gna:::ti ptw le s ucc·e~s i o ni della maledetta infezi one :;ifìliti ca: gli olre!;i da pertinaci dermopatie c gli .inrernti di ma lariche 1:adte.~s i e: tl pet· 1:alarTi lenti delle vi l' digestive potrehhc't'o Lrova t·r. più pronti i lenimenti dell e solre renzc loro; t>, non di t·ado , anche le guarigioni assolute. 1:hr ~e pPr i molti le notizie, pt>nwventura, potranno pa rere snperllue, non resterit meuo probabi le, che ad altri posso no giun7e1·e nu ove o quasi: e, se non altro, pc>r tutti , a nanno 1 alore c:o nfet·mativo della meri tata rama sa lutare da la li slazi on i go dut<t . lnt encto spec ialm ent e dire delle stni oni halneo-termali òi: Sal.<;oiiWfJ!Jiore l! Ta.hirwo;
eli quella m in e rale~ dello RR. Tet·tne di:
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.ITonrem.ri n i;
nell'alla ntl tli Ni e,· o l ~ : Salsomagyio re e Tauianu;
le pongo di ,;eguito l'u11a all 'aiLra, perdtè l'una è p o~o tli"~osla ùall ':lltra (meno di tll l ~- chilomelri): percltù ad entrambe :;i giunge percorre11do per bu on tratto la sle.;sa ria. Di fallo, per dt i vi si voglia portare, non l1a che da sa lire sul com·oglio della ferrovia scon enle nel harino del l 1o, qua,-i in t'Orso parallelo all'antica via Emilin ; e sotrerm arsi alla slazione di Borgo S. Donnino: quivi la i'tratla prorinciale, parlenle dalla rerrovia, verso i monti opennini, atlmrer,-a la dettn ciltil ; e, srrh:ìla ~ i un ira per le d ne ~ !azi o ni , fino al comento drllo dei Cappnc·cini; ~ i biforca, a cotesto punto, rd ;"t dc~tra per S<LlsOIIIfl!f!tior•'; <l sin a:;l ril per TaiJiOIIO . Pet·cor,;i circa c h ilom~ tri
BAI. NEO-TEIUIALI-MIX EHAI.I-1 OHI Il' l :'il t:IJI:- )fA 1\l \ 1':
40 7
!Se ·t ' ~. tanto per l'un<l, come pet l'altra; è per una metà, allo incirca, in gradazione crescente t)lontuosa, lungo la valle dello Slil'one, si alTi va alle due stazioni. L'una dall'altra distanti pet· nn tmllo, di non intet·i qnallro chilometri , di via carreggiabile. L'una e l'altm stnn no sui contrafforti apennmt ct, vete creazioni vulcaniche e pitt propriamente di quelld. stessa catena di Yulcani esistenti in non interTolla catena ~otterran ea . qua e là. erutlante, e piti in particolare in quella zona, che si· trova fra Piaceuza e Fae117.a. Il celebre geologo Stoppani ebbe a contare, in una tale zona, almeno 30 sorgenti minerali; 32 località petrolifere; '?6 tra vulcani di fango, piti o meno attivi, ~nlse, fontnne m·denti di gas idrocarburi ci, o di gas analoghi infiammabili . ln detti contrafforti la formazione terziaria strati fìcala è manifesta, ed il pliocene co~tituito dal Cra!J , o conglomeramento di sabbie, at·gille, frantumi di quat·zo, calcare, ferro idrato, con gran eopia di conchiglie fossili, e non rari i bandu di sal gemma, sono i co~ tanti LJ·ovati dei saggi escavatori. Doven pertanto e~sere naturale la conseguenza, che in teneni simili si presentassero sorgive salse, e ciò ebbe a vet·ificarsi (lecito è il supporto) fino dai tempi perdenLesi nella epoca preistorica. ~lanifes tatesi le acque saline diventa piti che probabile ne fossero destati gli isl.inti degli animali, ed accon·essero a lamhil'le, e quindi ~li Aborigeni imparassero a valersenenegli nsi alimentari. :;è tali supposizioni avranno taccia di visionarie quando l'ia dato il dovuto valore a quanto ne scrissero uomini competentissimi nelle cose storiche e geologiche. A tacer d'altri, citerò quanto ne sct·issc il P. Bardelli nella sua storia celebrata dry li Abo1·igeni d'Jtalirt (Modenn l 772). Affermò che
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IIEI.AZIH"iJ:: S(llUI AIII A UELI.I!: !:L'Il i!:
cc l'uso di wli ~alitll' ?'ÙIIOillt'l'cbbe a 71ÌIÌ rlt e "1000 anui in 1<
rlirtro, e ·i t;,u; CPlel11ti 111' c011{etlawliO snl,, en1ro 710-
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t o Sloppani scri sse cllt• << le saline di Sa i $O illag~i o re, :;('~~ condu è \'Oiutu, rimontino a circa a 200 anni prinw dell 'era \(volgare" (A. Sloppani « Il lwl par.~l' » )1ilano 18i8) . La stessa denomin:tzioue di SlllsO IIIIIff!JÌOI'e, dala alla. loealità , è antica per modo che nou se ne trovi la data. Certo che la. si deve ritenere lmllesimo impartiti) dall e acque saline sgorganti dai leJTcni, e dalla c·onfezione del sale fatta da i primi ahitalori.
Le notir.ie storiche C' ubero preisloriri dortnuenli dui ruderi, di una tale epoca; dalle armi silicce, e di brouzo, da.i grossolan i tubi di terra rerrallaria. ai quali dai dotli , fu aLLrilmito il carallerr ed u;;o di crogiuoli per fondere il bronzo. Tuili questi furono sr.overti, od eslrat.Li uelle :'ill ~cessive e~ea ''azioni fall e o per aprire strade, o per li \l'Ilare il suolo, o per erigere fabbri che, o per le succe~sire escavazioni dei pozzi ~alati. Nel n. m11seo in l? al'In a, si con ser·vano aghi cri narii, ed a lcune fì bu le in hronzo , oggetti rinvenuti nei la vor i enumf:'ra t i . Nella raccolta mineralogi ca falla dal marchese Guido IJella Rosa, e coH,;en ·ata nello stabilimento ba lneario di Salsomaggiore, oltre i belli5s:mi prodotti chimici delle saline, vi sono pure preziosi cimeli i prt'islorici in Sals oma~giore o v ieinanze, escavati. Le ;u~que salse furouo attinte da pozzi artificiali (ptanùn lfl si voll~·ro sfrnllare. un po' in grande, per In fahiJI·icaziorw del sa le, forse nnche per Yalersi del pl'trolio su l;di acq ue galle)!gianti. Non è nolo tjuando fu escaYato il primo pozzo. Certo ò 1'11e da un documento. cit alo dal Dalla H tHI. Yor-
IJ.\ I.~EO- TEH U A U- ~!IN E!IAti-l O1\(I PIN ILH E-M:\KI !'i E
~09
rebLesi che nel 798, da Cnr·l o Mn gno, fosse stato eoncessn, ad alcnni abilanli di Sal:-o il privilef!iO di riaprire pozzi per la estrazione delle acque, in ~ùs tiluzi one di quelli stati coperti da antiche fran e ed avvallamenti dei terreni soprastanli. Tullo quant o è noLo fn e1·edere c:he lo :-copo di :n·ere sa le fosse l'unico dei pt·imi sfruttatori delle acque ~a l se. Per quanto riguarda al petrolio In è più una ragione,·ole supposizione di quello che un fallo !-ò toricamente ar.cerl<~lo. che ne fossP fallo u:-;o per illuminazione o per altro. Ciò che è accet·tato per documenti , e per gride ~ i è che i governi, mnn mano succedulisi nel posse:::so del paese, avocarono a loro) la priratiYa della fabbri cazio ne del sn le. Lo adoperare delle acque IHllurali. o delle residue alla fabbricaz ione del sale, per usi medicaLivi di infermitù non trova data accertata da documenti: pare fosse uso empirico dellat.o dal caso e dall'utile avutone da coloro. che allo atlingere le acque; od a preparare il ::.aie attendevano. Egli è prouabilf' assai che anche quei primi rozzi uomini fossero colpiti dai Yantag-gi ottenuti dai gracili e serofolosi; dalla costanza del ripetersi i benefizi in simili di sgraziati: che CJuincli la tradizione proclnma$se la grande nt il itit curati \'a. La evidenza dei fatti non poteva che essere con ferma allo empirismo , ed atlirare sempre maggiori gli accorrenti alle acque salutari. Nel 1854, da Cal'lo Hl di Borbone, fu accordnto il monopolio delle saline al fran cese conte Adhémar. Se questi non era un dotto di cose naturali , era però uomo intraprendente, e di mente alta fo rn ito. c per ciò non ehhe a limitarsi nella fabhri caz: one del sa le: ma, os:-;errnLe le f!Ua''igioni succedGn'tisi, e tali da impressionare ed e~sere promrssa anche di un avvenire fnttlifero c.ome ' peculazi one, pose mano f' compì un fahurica to per hn;rni ad infer·mi. nei quali
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oltre le a..:q1ae naturali ::;i adoperavano le aeque residue alla faiJhri•:azione clel sale, alle rprali era st<tlo apposto l'appellativ" di ..lrqne ,lfadri, forse perchè erano credute contenere in ,;,>luzione i sali JJiù deliquescenti. ed a •1uesti erano aLtriIJlliLe le virtù maggiori medicatriei. :\Ilo Adhémar emno di incoraggiameuto le osservazioni dei medici Berzieri e l'alm1ini, dai quali erano slale falle non lm~ v i , nè ristreLLe esperienze su malati di scrofola, e raciiiti de; e ne aveYano ottenute insperate guarigioni. Per verità non erano e u I'e balneari e a ,·en Li norme da scienza, nè per nota chimi~a nalum delle acque, nè per illuminala applicazione med icatriee . nel pari la fabbricazi one del sale procedeva in modo pt·imilivo non solo, ma pare sconveniente. Ottenevasi un s<~.le impuro, nerastro, inquinato da sali metallici anche dannosi, imperocdtè avessero a ha se lo zineo, ed il piombo: dati i primi dai secchi di zinw aùoperati neilo allingere le acque, tlali i secon<li dai IJacini di piomho, nei quali eva poravansi le a ~que per fuhbri care il sale. La Onanza scapitava non solo per mancato introito, rna per le ~p e:;e ~overchianti gli scarsi utili. Hl i ilifwni ben di poco si aéèt·eséèrol\o di 11Iullét'o, o di colorn dali dal paese, o terre finitime. Il Governo si pose in pensiero del disavam;o, e c.leei:;e dare la di sdetla allo Adhémar, e sospendere ogni l.avoro. Il mar..:hese l}uido Oalla l\ osa ( l), pro f. di meccanica pura etl appli cat<~ nella unive1·sità di Pal'lna; pnssionalo eultore, e dollo nelle scienze tHtlurali, aveva cò mpiti studi geologici, e (I J Mancato ai v•vl ne l d icl' mbre 18S2. fu uomo di allo intelle tt.o, di f,•rrea ,·ctootj, do una ~tl i nta su·aot·dinana. Et·a usl'ito uf6 cia lc di nr· r•~:ll~r•a dalla R n c cad~mi a mil ira re di Tori n<>, o1·e era s tatO conside rato ··ome 11110 dei piil disii uli allie vi
R .-\LNEO-TEillULJ-MI N EllALJ-IOIIOPI~ICHE-liAI\JM:
411
chimici dei Lerr·eni di Sal so. Comparando tali studii con altri falli nelle saline di /Jienze Vie, JJ(oyenvic, nell'Alsuzi-Ct e Lorena, aveva avuto a persttadersi che nel souosuolo di Sals() dovesse tr·ovm·si una minier·a di salgemma. ~ e fece rappresentanza al Governo ducale di Parma. Cot·reva l'anno 18t>7, e ministro per le finanze parmensi era quella onesta, assennata individualità sapi enle,_che fu lo Antonio Lornbardini: questi accolse henevolo la rappr·esentanza: volle anzi che a :'pese dell'erario ne fosse stampata la dotta ~lemoria unitavi dal Dalla fiosa. « Della esistenza del salgemma nel sottosuolo di Snlso >>nominò una commissione, col mandato di provvedere a studri e trivellazioni , sia per ritrovare la miniera , e dare nuovo assetto alle ~a lin e, corne per rifo r·mt~re ht fabbricazione del ,;aie. La commi :;sione fu costituita dal Dalla 1\csa: 'l'rulli cav. t~ al eazzo prof. di ehimi ca ; Monici prof. cav. Giuseppe . Fu subito aiLi,·ata la lrivellazione di un pozzo, giit rmziaLo, col sistema ehinese. Il sale fu ollenuto puro, bianchissimo; ma un pò più deliquescente del sale marino pei cloruri, ioduri , hromuri •:he vi sono framm isli. l f•llli politici guerreschi preceduti e seguiti al 18:)9; le idee ostili dei paesani, forse istigati da malvagia ignoranza, for~e ;mche da in vidia di at'r·uffoni, furono ostacoli, e minaccia al proseguire dei lavori. La i)llperturbata fede nelhl riuscita, la volonltL forti ssima , sostennero il Daii;L Rosa . Lottò contro tullo e vinse. li l O marzo ·1860 ottenne il Decreto dal Governatore dellon. Proviucie dell'Emilia, il qua le ora quella illustr·azione :<cientifìca di storia patria, di sa pil"nza medica, oltre lo essere
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HEI..\ZIO~E SO.MliABJ A !JI!J.I.E f:l'llE
un uomo di ~tnlo, roglio dire il Farini: e gli fu ro nces:-:o lo <~fntto delle sa line e dello stabilimento balneario. Anne:'se le delle Provincie al nuovo ne~n o d'l tnlia n'ehhe la riconfermn dal R. Mini ~tro delle finanze, ~~be em il Vegezzi. Non tardò, il Dalla R o~a , a porsi all'opera con tulln ala-c.rili• ; e sempre fisso nella idea di porre allo sc.operto il hanro di salgemma , intrapt·ese In trirellazione arte;;iana dell'antico pozzo Sco tti. Ben pt·esto ottenne vi,,o zampillo di ncqua sa!ata mi:;ta a petrolio, e gas idrogeno carhurato, con detri'ti di mame cal-cari , e grès; il tnt.lo insieme. era rnparm dì appross ìnwzì o n (~ alla formazione ~alifera. Uno schianto del canape, etti era appe~o l'appnrerchìo lrivellatore, aHenuto per negligenza dì chi dìrif!e\'il il lavoro, fece prec ipitare al fondo ciel pozzo e la tr·ivella e le ~pra n ghe la roralrici. Ftt una rera fatalìti1 d ìstr·uggente ogni più n s~ennata speranza; imperocrhe fu impossibile ricuperare gli nrnesi perforatori. cadnt i alla profondi Li1 raggiunta dì 308 metri. li Dall a Hosa 11on si J•erdeue d'animo e ~i rolse a trireiJure altri pozzi. Uìusci ad averne 400 ellolitri giornalieri di acque salse; e hen 6i metri culli dì gas idrogeno pratocarburalo, ollìmo per la illuminazione. Del petrolio n'ebbe poco. Alla intelligenza del Dalla Rosa presto venne eh iari lo rome la art ifìzìale preparazione del sale non anehhe potuto sostenere la concorrenza dì quelll1 marina; e quindi essere dì necessìtil trovar·e un compenso, ed anche un utile pecunìar·ìo, il cercare di accrescere la produzione dell'ar.qun madre a scopo medicamentoso; e portar<> {)gnì allìvitil d'incremento nello stabilimento balneare per inft>rmi .
B.H:'\ EO·TER li ..\LI-Ml.SEHAll-llJBIIPI ~JCIIE-llAH l~!';
41 :3
Convinto t;he tali produzioni e cure dovevano sot.trar:;i alletradizionali t·egole empiriche; ma l.lasnr:;i pet· contrario, su deuami scientifici, chi ese alla val entia dell'Antonio flihertini, prof. di cltirnicanello JstiLulo Lecntco di Parma, la analisi delle acqne salse. EL he i seguenti dati: In un litl'o di at;qua :'alata dei pozzi di Salsomaggiore, alla densità di 1, 107'1; ed alla tem peratura di + 14° si contencrono !') di Clonu·o di Sodi o ~rUntllll 13 1' 1500 t• Id. di Litio o' 167i..i o' (j".),...9 ""l n Id. di Ammonio Id. di Calcio ·13,3084)) Id. di ~fagne,-io .i- ' fl""8 . ')0 Id. di :llluminio . 0,0702 " o, 1170 Id. di Ferro . •• » 0,0686 .loduro di .\lagne"io )) Bromuro di ~fa gne:;io 0,2093 ft Materiil Bituminosa 3,7000 l'onenùo in evidenza i varii r.omponenti =-i lta: Jodo . grammt 0,0627 )) o, f 820 Brouw .' )t !)2' 2905 Cloro . " f ,t)"{'3~ )) ·) ) Sod io . .. 0,027G Li ti o l) 0,2196 .~mm onin .i- ,9760 Calcio )) Magnesio l '28!i0 ))
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Ferro
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o,o:,;2o
Mn1eria hitumino~a .
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:3,7000
Totale grammi l :).i-,3430 Vulle pu re i dati analitici dell e acque madri , e queste fece
IIEI.AZIONE SO MMARI .-\ DELLE CCII E
analizzare dai di stinti chimici milan e~ i Cardane e Set•e.w: da fJuesLi eb he i seguenti risultati : In 1000 grammi di ncqun madre a :J3 gradi dell'areomelr·o del Beaumé, a 14' di lemperalurn, si c.onten~ono: • ~ l r. ruro di potassio "I'Utnmt ~- . 57 )) Sodi•J . .H. 25 )) Calcio . ns,M » Magnesio. 80 ,'30 )l {). O!l Bromuro di Mngnesio )l :1, s:1 .loduro di Magnesio l• Pro!O!;sido di ferro 0.4-6 )\ Materie orgn niehe . 11.30 ~
---
Totale gramm i 3'16,37 Ampliò lo stabilimento dei bagni, e, nel lo scavare le nuore ~~ondamenta, ebbe ad incontrarsi in una Yena d'acqua ~pirca tamente ferrugginnsa. Anche di qnesla volle la nnali:'i dal prof. Gibertini, e i r·esultali ne furono i seguenti : Cloruro di Sod in gramm1 2, 480!1 Calcio . >• ~ , 7280 Magn e~ io
Li t io Carbonato di Soda Mn g n e~ ia
1·,
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o, l - . ) ~ ':>()~·
0,0966 0,0:107 0,0:?10 0,24'30
,. Cal ce ,. O , O i>~2 Ferro . )l 0.096(ì Solfato di Soda )\ .Todu1·o di Magne:;io 0,01'?7 \) O,Oi.?:) Sili r.e . Sostanza orgu nic;l ron lraccie di Ar ido cromtco )) O,HOO ln~oraggiato da t~li resullame allacciò le diverse rene dell'acqua ferruginosa; costrui am11ia proltn, con materiali di
li ALNI!: O-TEI\~1 ALI-MJNIW .\Ll·JOIIOI'INI CII E-M:AHI ~ E
11. ·> r· ,.
tonglomeralo conchigliare, tratto dai prel'si rli SalsomaggioJ·e; ed ivi r·accolse il getto per otfrirlo senza di:'agi alle bibite di colot·o cui fossero prescrit te. Medici intelligenti e di molta dollrina, ebbero a ~uc cedersi nella direzione dello stabilimento, e vi npportarono benefiche introduzioni di migli ori!' ed appnl"ecrhi fa\·orenti le cure hnlnearie. Fra i miglioramenti più segnalabili vi fu quello di un cameJ•ino apposi to. fornito di inalatot·e delle :\eque nehulizzate dal cosi detto , auto-polverizzatore termale del D. Pire.r. na tali applie.azion i molti ammalati delle vie respirntorie eb!lern incoraggianti effetti migtioratiYi. PÙò, o de,·e dirsi cho il Dalla Rosa f11 il creatore dello slahilimento: im perocclrè senza il di lui coraggio perse,·erante; dopo gli insucce$Si fìnanzi ..: rii dell o Arlltì:mat·; dopo le conLrarietil moltepl ici, i òispendii gravis>'imi del pozzo artesiano r·imaslo incompiuto per lo schianto del cannpe; fot·sr. tutt'al tri che non ave:'se avuta la tli lni fed e e robustezza di carattere avrebbe lasciata andare dese1·ta ogni impre5a. O g~ i vi i! aLbondnnza di acque ~ al sr, e delle dolci; per modo «:he sia possibile. in una ~tag i one, fornire anche 50,000 bagni. llalla cortesia del l'attuale mediro di rettore signor Adolfo " nlvisi ebhi comunica to che nel ~8 80 i lwgni furon o '! 0941 11 188'1 furono 22260 » •1882 salirono a 'U365 Oggi le acque madri sono diventate una ~o rgente di nl ntaggioso commèrcio per r nre baln eari a ùomicilio, anche in paesi e citt.il lontane, ove gi:1 ne yengono fatte molte spediZIOni .
Oggi si preparano sali-it>do-b1·omuri, dei quali si può ft~ r uso; e già ne ftt fatto esperimento lodevole da molti: per di-
scioglierli in bagni , anche se lontani da SalsonHI)o!giorc.
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REI,:\ZIONE SOMUKIA
OJ~ LJ.E (liRE
~ o n .~o no infalli che i precipitati delle acque madri sciolti
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in aCIJHa di fonte. Si poterono togliere le parli bituminose dalle :lctpte salse naturali, mercè un processo trovato dal professor Gihe rtiui; e queste si so mministrano per bibita efficace a citi, ollre i hagni, abbia consigliala la cura interna salso-jodo-hromica: del pari, ove ne sia la indi cazione, si posso no far'e le hibite dell'acqua ferruginosa . La aflluenza dei halnea rHi , paragol!lata l'alluale a quella veriticatasi al tempo del primo assumere lo affitto per parte del Ualla Hosa (anno 1860), è talmen Le accresciuta da poteri a dire maggiore del rapporto di tmo a dodù;i. Frt premio uen dovuto a tante fati che, e Jispendii; ma fu pure la naturale conseguenza della constatata sovmna effi cacia metlicatri ce di acque comprovate chimicamente salsojodo-hromiclle più ricche di quante altre ne siàno conosciute in Italia e fuori. Nè sola era la potenza benefica dell e acque, qu ella che rl:n·a gli splendidi eiTetti; i mperoccltè la saluberrima r;ondizione climatica vi co ntrihu~ v a, sia per la non esislenza di rnefìLe alcuna prossima o lontana; sia per la prontezza nel dileguarsi di quelle mefiti svolgentisi nei centri abilali ; perchè spazzate virt subitamente dalle beneliche ael'ee correnti, che, dagli alli Appennini scend endo, corrono le colline, e la Yalle dello Stironr. Quanto e:'posi non fu t.rauo solo rla narrazion i scriue, o parlate, di altri; da libri o documenti studiati; ma egl i è pure il frullo di O:'Servazioni 111ie jll·oprie, avendo avuto agio di ripeterle in ben cinque stagioni balnea rie ; delle quali tre nell'ultimo lri ennio 1 880-81-8~ . Mi c lecito pertanto l'aver fede di essermi tenuto lontano da ogni e"agerazione: di m·er polulo riu sc ire, coi deltagli storici, geologuci, chimici, a prcpamre la giustificazione di •tuan to, a me pare, sia 'le:; iderabile nello sr.opo ,;anitario dell'e:>erci lo e dell 'ann ata.
8 .-\ l.N IW-TERlL\LI-Ml~EilAU -lD ROPINICHE-liARINE
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A tale ::;copo fo voto che so rga uno staLilimento miìitare suscettibile di accogliere buon numero di ufficiali , e di individui di truppa. Un tale voto, ho persuasione, potrebbe essere facilmente, e senza g1·ave spesa, portato a compimento. Nel seguito ne dirò il modo. Sarà una vera provvidenza se verrà realizzato; imperocchè i linfatismi, la scrofola colle sue luride espressioni; la sifil ide coi guasti profondi suoi, vi troveranno miglio1·amenti in sperati e così profondi da acquistare il carallere progres!'.ivo anche dopo ce:>sate le cure balnearie; e non raramente si verificheranno guarigioni complete. Lo aiTermo perche di simi li fatti ebbi a vederne, e non pochi. Tutto che uno stabilimento militare non esistesse, ~ gli ufficiali dovessero sottostare a spese non lievi (almeno lire otto giorna~iere), per alloggiarsi procurarsi , il vitlo. e la cura balnearia; nullameno, da più anni. il numero ne va ere.. scendo; ciò che sta a prova dei benefici eiTetti ottenuti da coloro, i qtmli ebbero a fruirne, e che ne doventano bnndiLori entusiasti. Pet· la truppa era stato pattuito col concessionario delle acque salse, che ogni anno, dovesse fornire, ad nn dato nu· mero, alloggio. vitto, cure, contro il compenso individuale da stabili rsi, ogni anno, colla Direzione di Sanità di Pia, cenza. Jl concess ionario, con tutta la buona volontà, aveva a lottare colle difficoltà , annualmente crescenti, create dalla mancanza di locali abitabili. La conseguenza ne era che, ogn i anno, il numero degli ammis;;ibili doventava sempre più meschino; e per un nu· ' mero di giornate più breve. A venti individui, e per venti soli giorni, era limitata la 27
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H EI.AZIO~E S()mtAUI.\ DJ:: I.I.F. t:t" HE
ammtsswne. Lo all oggio dore' asi <H'tCllarlo in un c<tpanHone in mttratura non finito dì fabbri t"a ; destinato agli scrofolo:;ì inviati dall 'Opera Pia Pat·mense. ~ ei18R1\e dìfficoltit accresciute dal cresciuto munero dPglì scrofolosì, furono appena. pot.ut e superare; ma fu e\·ìdente, che per un'allra SL<l gione halneflri n. aneuhesi doruto rÌflUIIziare nllo invio dì mi l ìtr~ ri , se nel fratt empo non sì fosse trovato un alloggio esl~lusi vo pel militare. La Direzione del Genio militare dì Pi acenza se ne occupò allivamente, e rìusci ad aver·e ceduta dal Dr manio poco più di una quarta pat·te del fahbri rat o, gìit eretto dal govemo pal'mense, per collocarrì ufilzìì , all oggi, ma :.;nzzìnì per gli impiegati delle gal•elle doventi averr la c u ~ to dìa e son ·eglìanza della fabbricazione del sale. Era fabbri cato passato in dì ~ n so, dopo l'affitto delle salin e, ma che pure o era occupato in parte d<t un impi egalo non più in set·vìzìo; o sfrutt ato per tenue retribuzione da altri. Nella parte conc.essa al !fenio militare fu , da questi. alle~t.ita una piccola ca:>et·ma. decente, e l'~tpace di circa 20 individui di truppa; e 2 uffi ciali subalternì , in una. camera cnmune. Per la truppa ,.ì fu appt'e5tata pure la cucina, e il t·efellorio. Non fu molto; ma pul'e permi se che nel 1882, vi :;i allo gasse la squadra dì individui di lruppa inviatìvì; e eire un uffi ciale medico vi trovasse allogf!io per la direzione dell'embrionari o stabilimenlo. Anche col poco ott enuto ;:;ì è t·isolto non solo il pl'oblema per dare alloggio ad una muta di halneantì, ma si puòport ru·e le mute· nlmeno a cinque, calcolale questo per 20 individui di truppa ci:Hc un o. si può ollenere il benefizio della cura ~;;t eso a br.n 100 indìriduì di truppa. Per nfficìalì si può n m-
RAL~EO-TEII){A LI-M l N~IIAI. l-1 ORO l'l~ l CJI E- M:\ Ili \E
4 l \t
me11ere ogni anno uno per muta, facendogli dividere. se snhaltemo, la camera coll'ufficiale medi co direttore della rura balnearia , ad averne 5 ogni anno, nmmr:;si ai hagni. Ollenuto che si nbbia dal demanio (cd è ciò, checu·i spella, sarebbe desiderauìle :;ollecitasse) lo intero fnhbri cato , ;nreLbesi, con relativa limitata spe!\a, bello è creato uno ~!abili mento militare nel quale !'i poLt·ehl•e acrogli ere nlmeno il -doppio di truppa (q.O); e un discreto numero di urric:iali ( IO) in cnmere separate, lasc iando an che lo ~pnz i o opportuno per la direzione tecnica-nmministrativa, i mag-r~zzini , e i Iorali per altri servizi accessori. Nei locali terreni sarebbe fa cil e collocat·c tinozze, ed ogn i alu·o apparecdtio per le cure ha lneosalse, ed il condun·i le arqne dal finitimo !'tahilimento :'~t t·ebue cosa agevole a consegnirsi . Economia di spc:;a, certezza di cure balnearie, tutela disciplinare avrebbero a;;sicurazione. Ripeto il voto perchè ciò ahbin. n verilic:mi in tempo non lontane:,.
Ta/Jiano. - Lo arer giit dello che è stazione balnearia distante da Salsoma ggiure non interi quallro chilometri. elle !>i lrom nella ste;;:>a catena di eontraiTorti apenninici, chf' ba la stessa geologica formazione di terreno, mi dispensa da f1g ni superflua ripetizione. Ciò che t·itengo opportuno si è il dire ~ ulla natura delle acque miner·al i, che ivi sorgono, del co me~e ne riconobbe la erlìcacia medicatrice. Queste acque sono solfol'Ose, assni ricche, fon;~ piu di quante se ne abbiano in Italia, per ac·ido solfidrico libero. li chimi co Del flue, nel 184-3 fece pubblica In seguente analisi di tale acqua:
4-20
HELAZI ONE SOMMARIA DELLE Ct.: llE
Azoto o ~itrogen o . n·~ ram mi )) Aci do carboni co li bero )) >> solfidri co libero )) Sollìdralo di protosolfut·o di ùitio )) Cloruro di sodio )) » di magnesio Solfato di sodio ( l) )) » di calcio )) » di magnesio )) Di.;arbouato di ca lcio )) )) di magnesio )) » di manganese • )) » di ferro . J odut·o (prolbabilmente di sodio) Cloruro di manganese ~J ateria organ ica azotata >) non azotata Si lice- tracc ie- acqua
0,40H (). 4,84360 3 ,83512 , ,50700 2,74000 2, 01 860 3, H 30a 67,02500 o,85000 •14, 30000() . 4,U200 0,07560
O,HOOO quantità indeterminata 39898,05892
Grammi 4-0000,00000 ~ella mem•>ria ill ustraliva delle acque di Tabiano, pubblicata dal Dr. Lorenzo Berzi eri, che nè è il direllore dello :-;tabil imento balnea re, fino dall 'anno 1838; e si è acquisLata meritata fam a, sia per intelligenza e coltura medica: quanto per onesta veridici tit di nan atore, ho trovato non solo la sovraes posta analitica LJ.bella chimica, ma pure un pro,;petto ~;o mparativo dell'acq ua solforosa di TaiJian o,
co lle piu note
ilaliaue, asemhrandomi utile lo esporlo, lo trascrivo tal quale: Pet· ogni li tro di <lC!JUa solfurosa italiana con tenente acido solfidrico libero, si ha che quella di : 11) F u an alisi falla su 40 ch ilogram mi dell a c.lett::J. acqua.
BALNEO-TERKAU-mNERAI.I-IDROPI~ICHE-!!IAHJNE
Acqui ne contiene Porretta . S. Lucict (Nnpoli) •. Ua.ineriana Eur;an"a Tatn:ano.
4~~
c. c. :20,667 )) }) })
16,10 1 30,/3.} 10,600 >• 62,7i8 Sono cifre le quali di co ~o, da loro stes:>e, quanto debba ~sser·e la Affì cacia il ei bngni tahianesi. Da quanti documenti stori ci potei compulsare non è pre, ~isata la d'ala , nella quale ebbe a riconoscersi la VII'Lù di tali acque; nullameno apparirebbe che non fo sse avanti i primi nnni del gecolo passa to, almeno in riguardo a farne l'applieazione per cura delle dermatosi allliggenti gli esseri della ·specie nostra. Per contrario sarebbe da pr·estar fede alla tmdizione aiTer·mante, che antica, assai più, ne fo sse stata la celebrità. sanatrice delle dermatosi negli animali. equini, bovini, e negli nrmenli di pecor·e e capre: anzi vorTebbe~i che, dalla osse.r'''azioue delle guarigioni in tal falla di animali, sorgesse nella mente dei veterinari degli eserciti francesi guerreggianti nei 'Campi dell'Emilia, sui primi del corrente secolo, il pensiero di farvi condtme i cavalli militari soiTrenti malauie ostinate cutanee; vien detto ne avessero guarigioni pronte e durevoli. ·
La tradizione ass icurerebbe pure che primo a farne utile esperimento fosse un accauone, infermo di antica der·mopatia; questi (forse imitando quanto aveva veduto fare per· gli animali) avrebbe scavato un fosso nel letto del rigagnolo solf~roso; avrebbe lasciata colarvi l'ac.(pra, e che si fosse intepidtta al sole; qnìndi fntlosi riparo con verdi fra sche, so reb he:>i irnmen;o ripetu tnmente, e rimastovi per non br·eve tra.llo di t~mpo; per modo che ne anehbe ouenuta intera la guarr grone.
4-2'2
J\lLAZ IO:'\E SOlllUHIA DELLE CCilE
Il fallo singolare fl\ reul•e eccitato la a mmi razione nei ,,ili ici labian esi, e da yuesti s;11·chhc JW'LÌ!::t la fama 11011 tarda a correre per le cillit e castella deii'EIIli lia. (~li imitatori dell 'acca ttone non tardarono, e lulli n'ebbero gionnncuto ,-i curo;. anzi il numero maggiore fu dei risanati. La fama cre!Jbe, e giun:;e fino alla Hegnante s ul Ducato di Parma Maria Luigia d'Au:;tria. Questa nel : 18!38, comprò il terreno ose la sorgente :>oll'orosa =-gor~aHt per fame dono all'ospedal e di Borgo S. Donnino, concorrend o generosamente nrllrt spe,;a per la ere7.ioue eli nno :;tahilimento lJalneare. Lo :;tabiJim enlo, nel 18G;J, tlalla <unminislra7.ione dello spedale ftL veuùulo agli atllla li proprietarii, fratelli r andos; furouo. 1;ute~ti non tardi ad amplial'lo, e fornirlo di quanto occorrer a perchè le cure fossero fatte ~econdu quanto i progre:;si scientifki dell a balneo-terapia richiede,·ano. Compirono, eli tal modo, ai vol i del direllore medico Berr.icri, il IJ.IIale uell<t r.itata sua memoria, enumera le dive1·se modalità curative per mezzo di bagni caldi; ranghi; doccie; inala7.ioni; e hihile. Ogni anno gli ac.coiTenLi alle cure :;i aumen1ano, a provare qnanla sia la {jdncia, che le verificate guarigioni vanno :;emprep iù rafTermando . Setl7.<1 pt·etermellere ~.:Ile la creazione di uno ~lahiliment.o militare, pei dennopatici, sarehhe assai desiderubile presso noa l'ontedi tantacl'fica.;ia; nonpo;;so peròesprim em e un voto di nrgenle l'at~comandazione, come quello giit enunciato pet· la ampl iata sistern~n:ione di quello embrionario esistente in S.tlsomaggiore; imperocchè, se non mi illude il pensiero. in questo amplialo polrehbersi destinare alcuni locali, ove i maIali di pelle fo ssero tenu li separati; e qu indi sa rebbe fa cile il farli condurre, giornalmente in TahiHno a farvi la c11 ra spe,·iale, p•11-r l11\ l'o:;se po5ta a di,;posizionc del Direllore de l!~
11.\I.'XEO TJ::IlliA LI-lll :-\EIULl 101101'1\ICIIE-liAill~E
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staltilimento una apposita carrozza di sanità per trasporto malati. La di:;tanza di non quaLLro ch ilometri interi, da Sal:-:o maggiore a 'fabiano, e la strada carreggiabile esi!'tente, fare bbero certamente agevolato il trasporto. Sembmmi clte, se una tale mia idea, a resse la fortuna ùi favorevole accoglienza sarehhe risolto il problema di fornire cure sanatrici speciali ai malati per dermatosi, senza incontrare il dispendio della crear.ioue di uno sta bi li mento in T a bi ano ; senza iucorren:l nella moltiplicazione di centri sanitarii , i quali por·tano di ne1·essi til a dispendiose creazioni di nt wvi centri direlti vi tecnici amministrativi. nn. Terme rli :llontecatini. Credo ignor·alil da pochi l'oper·a: Storia na.lt"·alee medica delle cu;que minerali dell'alla, val tli Aù.'vOlt', e specialmente di quelle delle RH. Terme di .Jtqntr.calini. :2• edizione, 1 8~0. Firenze, Tipografia della G(t::: :ulut d'Italia. Laroro di due ùotlissimi profe;;=-ori nostmni e senatori . Paolo Savi Fedele Fede!i. Il ~olo accennarne i nomi egli è come il ùire, che, da tali illustrazioni delle scienze naturali e mediche, non poteva es~ere fatt.o che uno splendido lavoro. l.o scrivente, clt e reputa a proprio altissimo onore lo averli avuti maestri, si li"mita a citarne i nomi : si crederebbe in fallo di inescusahile arditezza se :;pendesse ~u loro pat·ole ap•llogeticlre. Si lirnitet'à alla espt·e:;sionc affettuosa commemomt iva della fatale perùita del primo: Sarà lieto inviare un riverente omaggio al secondo, ammirandone la sempre vivace robustezza della mente, l'alto nlore S•!ientific:o e clinico, pel quale sem pre ru dei primi s~imi .
.o\.2' RELAZlO:\'E SOlllfARIA DELLE CUR E Tulto quanto sarà esposto, man mano, verrà tratto dalla Opera indica ta; raccomandando, a chi voglia arerrte deuagli maggiori, il ricoJTerne al testo. Nell'alla Val di Nievole, posta presso alla falda meridionale della gran catena appenninica, sorge una catena di contrafort i solcata dai torrenti 1\"ieoole, e delle due Pescie, tacendo di altri minori. Su co te~ la ca tena mir-abilmente variata , e splendida per estensione di boschi pittoreschi, per le piit ridenti vegetazioni di olivi e vigneti, stanno casolari e ca stelli antichi as:-ai popolosi. La bellezza dei luoghi, la fertilità furono e sono prepotenti ragioni a mantenervi, o chiamarvi abitatori. La saluuenima cond izione locale si aggiunge a farne il richiamo e consigliarne la permanenza. A tali argomenti, non ultimo, fino da tempi antichissimi, concorse ad incremento della popolazione stabile e pa ~seg giera la fama della salutare effi cacia delle polle minerali e termiche pullulanti nella solloposta vall e secondaria detta del Salsero (da un torrente che vi passa); O\'e il terTeno , geologicamente studi ato, presenta la formazione dell'Epoca dilt~
'l)iale. Se i fatti geologici palesano che la esistenza delle acque minerali è anteriore a quella dello stabilimento dell'uomo in Italia, non e dalla storia, nè dalle tradizioni faLLo conoscere e in qual epoca si cominciasse ad ntilizzade. Il ritrovamento di alcuni idoletti, avYenuto nell'escarnre il cratere, o gran Yasca , d' uno degli attuali bagni (quell o delle Terme) nuloriz;m a ritenere che, fino dal paganesimo. queste aeque fossero note ed adoperate. Non esiste per allro nessun dato storico, il quale provi avessero credit o, e si usas::ero nell'epoca romana. Da quanlo scrisse il.lloluccelli rile\'asi essere sta le le acque
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nAL~EO-T ERll A1.1-MI :'1 ER,\ 1.!-J DR OP l.NICH E-M ARl XE
di Montecatini cono:;ciute ed apprezzate molto prima del1830: ma all'epoca nella q un le viveva llgolino da lfontecatini, circa il •1370, non si adopravano che quelle del Tellnccio. Il primo ascriverne, dei medici antichi, fu preci~amente lo U!JOlino 1:itato, scrivendune nel libro, stampato dai (;iumti in l'enez-·ia nel 1553, intitolato:
De Bal1~eonun ltaliae propr ietat i bus. 11 clima della valle del Salsero, ove stanno gli stabilimenti termali di Montecatini è mite per modo, che, oiLr·e l'aria sanis:,imn e le;rgiera, ha temperie non eccessiva per· calore estivo; non troppo fr·edda in invemo. Anche nelle ore meridiane del giugno, e del lugl io, il termometro all'ombra, ~egna dai 24. ai 27 ceni igradi. I venti predominanti sono quelli di mezzogiorno e di libeccio. Sono assai numerose le acque minerali che pullulano nella valle. Molte sonQ di propr·ieti:t pr·ivata. Le più anticamente scoperte ed usate sono quelle di proprietà del governo, comprese nella denominazione di RR. Terme. Di queste si fa doppio uso, cioè interno ed esterno. Per uso interno le acque adoprate sono: « quella del Telcuccio; del Rinfresco; della llegina; dell'Olivo; del Sltvi ». Per uso esterno sono: quelle delle Tenne; del Bagno Regio; le delle del 7mo•Jo Tertu.ccio, ovvero del Cipolla, e del Rinfresco • · Tali acque hanno la temperatur·a segnata da grandi diffe<renze; ve ne sono di quelle il cui calore si limita a 20 cent., in altre sale a più che 3 1 cent. Osservazioni fatte sui primi dello agosto ·1868 dettero il seguente spccchiello:
REI..\ZIO~E
...
StHUIARJA DELI.E t:li RE
Temperatura presa al fondu alla superlicie :J l , Oi 30,03 Art1ua tlelle Tenne » del Tetllu;civ ill,OO .27,00 ,, tlel /li,tjr·esco ~!j,70 26,02 )/ rlrl Bayno llegio 32.03 non mi5urala » della neyiuiL 20,03 20,0li Per in vilo <n utone dai professo 1·i Sari e Fedeli il pro f. Lu · dovico " artrlli. nel 1868, fece e:;perienze molteplici per deluminare lo stor.o 1'/e/trifo rlf.tl,, arqne, ,. dellcL circostante
atnrnsfem.
••
Dolio ed awtu os~erv;\tore , viene a concludere, nella sua Helazioue ~~Il e t< si puù ragionevolmente c1·edere che da esse << a t:tpiO si sviluppi in,·ece una gmnde quantità c1i elettri t:ilà << m(llto più di quella clte si potrebbe sviluppare se esse non •< ft>ssero cosi ricehe tli sostanze saline, e ad una temperatura, « in alcune, uwgg iore dell 'ambiente. «Oltre a ~·iò le azioni chimiche numerose, che hanno luogo << nell e :'Orgt>n ti medesime, rie,·ono sviluppare copia grande « Ji eleLLricitit. e, forse, ques ta è una delle tante cause, che << hanno parte non piccola sulli ell"etti delle cure eseguite « colle acque in questione. L· eletlr·ici Là r.he è nell' ntmosfer·a , « almeno nel caso no:>tro. e nelle r.ondizioni da noi esperi« mentale. i· in un continuo movimento per mettersi in equi<t lillrio, per n e ntraliz1.ar~ i ; in una parola è allo stato di cor·cc renle fra slralo e ~Lrato, fra l'nria e il suolo; e diJTondenc< dosi quindi , e propagandosi fra questi due mezzi, opera '< am:he il suo mo,·imento in seno alle perso ne, che fanne• '< t:lli r·nr t> : le quali rosi :-:i trovano, mi si perm etta l'cspres<< :;ione. co111 e Ìlllrnl'rsr in un bagno di clettrici ti1 corrente». Snlla azi one t e rapenti·~a dell e deli H aet!ue; dopo una tloua ed acuta disquisizione dinico -fisiolog ica; \i ene co ncluso dal prof. Fedel i c:he:
BA l.:'l EO-TERMA 1.1-)J l~ EliA 1.1-l DHO l'l :'i u; HE- M.\ Ili ~E
4t/
« l o l'a:r.ione terapeutica, alla pari di quella di ogrH 1< alti<\ acqua miue,·ale, non si può ristringere ai soli elementi
( minerali ri co no~ c iuti col mezzo dell'analisi chimica; ma «doversi i1wece riguar·dare come derivante dal complesso di « tutte le cirrMlanze e fisiche, e chimiche e 01'!Jflniche, che « concorrono a costit uire l'aggregalo idro-minerale, il quale « pemltro rivela più particolarmente i suoi effetti specia li, in (< ragione o dell' element o predominante per la tfllllntilà, o di c: quello prevalente> per il valore terapeut ico. c 2• restare ev identemeute pr·omta la duplice azione. «dalla quale noi der·iviamo gli eiTetti, che si ollcngono dal« l'uso delle anpre di ~l o nt eca tini: un 'a ~:ion e loc'nle la~sn tiva , « un 'az ione generale dr imil'.o organica; che se si può rigua r« dar·e come alterante nel senso della scuola fran cese, per il « modo col quale si effettua, deuba altre:;i ritenersi come ri« solvente e rico:;tituente, per gli elfell i, che ne resul« tnno )1), ~u di una tale c·onclu:;ionc del ch iarissimo clinico egli nort pare siari a di ~cutere, ma da accettarla tal qual e. Il notar·e, come egli fa che =-i lralla di acque minerali e termi che, nelle quali prevalgono sali na~<·enti, :-;ollo la azione comple5sa del calore e dello elettrico, uell'auraver.::are che fanno le polle i diver·si strati del sollosuolo: che que:->Li :;ali nnscenli sono nello stato ùi so lm~ion e, ed hanno nzione chimica l'uno sull'altro ; :;uiTraga di molto Yalore il ritener·e che le comples~e condizioni delle acque minerali di Montecatini auhiano ecce:r.ionalevirtù non solo di eccitamento alle secrezioni; ma pur·e alle modilìcazioni delle funzionalità, e stati dell'organismo infermo, sia per aLt ivi ltL t·is>egl iata degli scambii organici, come per r·ivivilìcazione della vita Lrofica morbo~a nr ente attutita ,,. so~ pesa. Le anali::i chimiche delle aeque di Montecatini furono eseguire in direr:;i tempi, e da V<11enti:<simi ch imici.
4:?8
R RL o\Z.IO~E SO>Df ARIA DELLE CU RE
Senza notarle lullc quante ne furono fatte. in tempi un p11' troppù remoti, !'<'~no n o le ultime pubblicate. Analisi chimica dell'acqua del Tettucrio fatta nel 1833 dai prof. Taroqioni-Tozzetti, Taddei e Piria o In 1000 parli, in peso: so~tanze
rolatili.
Ossigeno . Azoto . Acido rnrbonico (lihero)
0 ,0 6 !.>~
o,1nn 0 ,~86 1
Sostan:r fissr. f.arhonato di calce . O'''J9 :)s >> di mn~ne:\ io O.H 2G » di ferro 0,0086 Solfato di cale<' 0,325:? » d i pota~:;a O,Oi87 2,82!):3 >> di soda . Cloruro di sodio. 6,210!1 » di magne$ia . 0 ,1258 Fosfnto di feiTO O,OHW >> di allumina . 0.0063 Acido silicico 0.0082 Sostanza organi ca . O, 0072(cnrbonio) Analisi chimica dell'acqua della llll. Terme., fatta nel ·1853 dai prof. Ta?·yioni-To::zelti. Taddei e Piria. In 1000 parti, in peso:
--
o
o
o
Soslan:e rolatili. Ossigeno Azoto Acido r:\l'l1oni ('o (li bero) .
0,0 133 0,03~
•
O, ;Jt• r.)f\5 - v
BALXEO·TRRllALI·KJ~EilALJ-IOROPINIC DE·KARINE
4.1 ~
SosUtn.:e {lSse Carbonato di cal ce 0,5639 » di magnesia 0,0074 Solfato di calce 2, '1996 » di potassa . 0,3719 » di soda. 0,0831 18 5}55 Cloruro di sodio ' ~ di magnesio 0,7328 Bromuri . tracce I oduri . tracce Fosfato di ferro >> di allumina. O, l 096 >> di calce. Manganese (sali di) :'1 i trati. tracce Analisi chimica dell'Acqua del Bagno lie9io, falla nel ,l853 dai prof. Targioni· 1'o.=.:ecti, Tatldei e Piria. ln l 000 parti in peso :
Soswn.:e rolatili. Ossigeno .
0,021 G
Azoto .
0 ,1734-
.~ c i do carbonico (li bero)
0 , 9""9 - <><>
Sosta,t.:e. {iòse. Carbonato di calce . » di magnesia. Solfato di calce . ~t di potassa )) di c;oda . Cloruro di sodio. )) di magnesio
0,22v·~
0,3822 0 ,3.\.53 0 , ~ 3 97
1 ,3?86 9,3072 o. 9564.
i-30
llEI.AZIO~E SOXlfARI.~ DEI.I.! l .l" RV.
Bromuri ' ~ tracce Ioduri Floru ri Fosfato di ferro. >> di allumina n di ca lee Mnn!-!a ne=-e {~o lid i ) . / Nitrati . tracce Anali:>i chimica deii'Arqltfl del fipollo falla nel 1 8 :):~ dai prof. Ta rgioni-To::::etti, Tar/dei e f> iri11.
l \
In 1000 parli , 111 pe~o :
8os1anze volatili. Ossigeno . Azol(l . Acido carhooico (libero} .
0,0:3? 1 O,ìO l O O, l ~ :n
Sostan::e {tssP.
Car bonalo di ralte . )\ tli magnl'sia Solfalo eli rn lrt~ . >> di polas,;n >> di :-:oda . Cl oruro tli sodio. >> di magnesio Fosfato di ferro. >> di allum ina \) di calce . ~ilrnli.
0,200() O.OiH} n,Hl~l
0,0062 () ,888(3 4,89:}} l).(ì31 ~
~ 0,0066 \
tracre Analisi chimi ca tlrll'.ltqu.11 rfp/ 1li11ji·rs,.n, falla nel ~ 8:.>3. <lni pror. 1'ai'!JÌOni-Toz::etli , Tadrlt!i c Piria. In 1000 parli . in pe:'o:
IlA l. NEO- TEfiMA LI-Ml NE IIALI-IDROI' J';JCHK-)(.idll 'X F.
4-:\ 1
Sost an ::e Tiolat i li. o~s igen o .
0 , 10 : 1 ~
O, H8:? Azoto. Acido carbonico (l ihero) () ' 23il3 Sosran~e fissi'. r.)" v •) Ca•·bonalo di calce·. O'_,)O•) » di magne::io O , O~il -O.iH S:j Solfato di calce . ,... di polm:ga . o , osn~ .i-,oo:w Cloruro di sodio. » di magnesin 0,1/.\.1-! Fosfalo di feJTo. l O , OO~i di allumina \ » di ralre. Ni tra ti tracce Analis i chimica dell' Acqua della /iryina, falla nel l 86:j, dal pror. Rmilio necchi. In l 000 parli, i n peso: Sosftm::t' w la t i li. o,oo:l!l Ossigeno. 0 , 0~6~ ' Azoto . Sostuw::r fisse. Carbonalo di calce . o ,~iji8)allo slatu >~ di magnesio O, l 488~ di !Jicar· di ferro . » O, 00 ~.2 J honalo. 0 ,8/~Hj Solfato eli ca lce . >> di polassa o . ~Ms » di soda . 0,066H Cloruro di soclio 10,4788 • di magnesia o . ~~ 30 Rromul'i . l od uri tracce Florut·i .
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RKLAZ IOXI!: SOlUfAIIlA DELLE CUllE
0,00 ~ 6 Fosfato di ferro . 0,0004. » di allumina . }langanese (sali di ) ) Litio. } tracce Cesio. 0,0065 Acido silicico ~ iLrali . ~ . tracce Sostanza organ1ca .4.nali si chimica dell' Acqua Saoi, fatta dal prof. Orosi nel ·1876. In 1000 grammi. Centicuhi 9, 1 0 H ~ . Ossi•reno ~ 8,74.1 0) ana l) Azoto 0,2;)0 10 Acido carbonico libero grammi 0,50863 !.cido carbonico comLinato » » 6,9004-4.Cloro Il 1 ,134.1 6 :\ ciclo sc>lfol'ico . )l 0,00639 » fosforico . ); 0,000'?7 )} azoti co )) 0,00 190 » silicico )) 6,8!>600 Soda. )) o' 00 153 :\.mmon iaea. 0,0 156-i~ Litio O,il>:.>~~ » Calce l) 0,18655 )lagnesia l) 0,00~~)7 Ossido ferroso . l> 0 , 00~50 Allumina )) 0,00!>93 Materia organ ica l> ·l.&., 00 :HO ne~iduo :;alino. ); gg:j,93~60 Acqua . 7)
.. '
BALNEO TER»ALI·MJ:\'ERAI.l-JDROPJNICBE-MAI\JNE
433
Densità •l ,00807 Temperatura, alla sorgente, ~2 cent. Analisi chimica dell'acq!ta dell'olit1o, falla, ·nel ·1863, dal pro f. Orazio Sii vestri. In 1000 parLi, in peso.
+
Sostanze ~;o la t il1:. Ossigeno Azoto
0,0037 O, 0.';)"8 -::>
Sostanze fisse. 0,3228 Carbonato di calce )) di magne ~ia 0, 1126 )) 0,0086 di feno 0,3252 Solfato di calce 0,0787 » di potassa 2,8293 >> di soda 6,2 109 Cloruro di sodio . ,. di magnesia 0,•1258 0,0 195 F o~fato di feno » di allumina 0,0063 0~0082 Acido silicico . Sostanza organica 0,007:2 {carbonio) Le analisi chimiche Lrascrille portano a classificareleacque minerali di Montecatini fra le clomrate sadiche; ed infatti si è il clorurio di sodio quello che in loro prevale. La composizione fonJamentale di tutte può dirsi identica , e le difTerenze non si verificano che rispetto alla temperatura più o meno saliente, od alla maggiore, o minot·e quantità dei sali contenuti, in particolare per quello del clono·o sodico. Ciò premesso doventa d'interesse lo enumerare gli stat i morbosi nei quali di:;piegano attiva costante la azione loro salutare. 28
•
!~34.
RELAZI 0 7\E S6Ul!AiliA DELLE CCH E
Per consenso di quanti medi ci eld.>ero a fam e esperimento curativo, od a scriverne i ri sultati ollenuti: per qu:-~nto IW ebbe ad affermare il chiarissimo prof. senatore Fedeli, i gruppi morbosi modificati a bene, od anche del tutto debellati, potrebbero essere concretali nei seguenti: 4o Delle malattie dall'apparecchio gastro-enterico; 2° Delle malattie dell'apparecchio epato·splenico; 3° Delle malattie occasionate dnlle successioni morbose degli apparecch i aranti indicati; ,S.n Delle di strofie, discrasie, sia primith·e, sia secondarie, nelle quali più prevalente si dispiega l'azione generale, ed in alcune ma.latLie dell 'apparecchio orinario; 5° Delle malattie cutanee, e dell'npparecchio genitnlo
femmineo. Non avendo in proposito, nè credendo possa e~serne l'occasione, di fare una monografia dellagliatn, ma solo di ri chiamare l'attenzione sulle acque miner·ali delle l\. n. Terme di Montecatini: mi astengo dal fare una esposizione clinicaterapeutica delle azioni :<perimentate, che le dette acque esercitano su tali gruppi morbosi: nè, d'altronde, giungerei a far· megl io di quanto (lal Fedl'li fu esposto nell'opera citafrt. Col oro ai quali piacesse ayerne cognizioni precise potrebbero alta detta opera, fare ricorso. Ciò su cui YOITei conseguire di fermare l'attenzione particolare dei medici militari, si è Hl azione incontestabilmente benefica, sempre svollasi, per l'uso di tal i acque, negli individui soffe,·enti di malattie, comprese nel 1o e 2° gruppo, quando specialmente erano legate, o susseguenli alle infez ioni malariche. ' Nè una tale affermazione la è opinione risu·'ett.a a miei convinci menti, tuttochè possa dire di aver notati splenditi effell i :;anatot·ii in molti infermi ai quali, in non breve seguito di
DALNEO·TERMALJ · MINEflALI·IDROPINICIIE-~lAnJXE
4.35
anni. avevo dato il consiglio di ricorre1:e alle acque di Montecatini per liberarsi « di ca tarri gastro-intestinali: di forme « dispeptiche le più ribelli e di condizioni epato-spleniche « iperplasiche, ipertrofiche: successioni tutte dello aVYele« namento malarico ». Ogni stagione IJalneai'e vede accorrm·e a Montecatini un Luon numero anche di ufficiali dell'esercito, e dell'armata. Della truppa nessuno, o quasi, a meno che vi si rechi per con to proprio. Al tempo del Gonm1o granducale, ogni anno, non erano pochi i malati di truppa inviati ai benefizi delle Terme. Anenuta la fausta costituzione del nuovo Regno italico (mi fu assicurato da chi è in grado sapeme con certezza) si conservarono « dieci leui nello spedale pei pone1·i » acciò servire potesse1·o a malati di truppa. Che io mi sappia non vi fu mai chi li occupasse, di appartenente al militare. La impresn attuale avente in affitto le Te1·me, lo ebbi partecipato, sporse oiTerte generiche al Ministero della guerra per larghe facilitazioni ai militari inviati alle acque. Parmi il caso ~i esprime1·e voto perchè le facilitazioni siano specificate, ed il ~l inistero solleciti ad aGcoglierle. Il voto è tanto più facilmente formulato, in quanto, se si avvera~se, si avrebbe un modo prossimo a recar uLile ai disgraziati presi dalla malaria., nello adempimento dei loro militari doveri; e dai vantaggi sanatorii ne ,·errebhe probabile la conseguenza che si risuscitasse l'altro roto, espresso fino dal1869, dai convenuti al congresso medico internazionale, e rccatisi in visita delle RR. Terme, perchè in Montecatini si Yedes::e a sorgere uno spedale pei militari. Roma, il3 1 marzo 1883. DoTT. MACHIAVELLI Co!onne\lo Medico Ispettore.
4.36
RELAZIONE 1\IEDICA
SULLA CAMPAGNA DI CIRCUMNAVIGAZIONE DELLA R. CORVETTA GARIBALDI (Anni 1879·80·81 ·82)
Dottore F. SANTlNI Mtd1co di prit=a claut atlb R. )hmna.
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Parca saepe scintilla magn u'n excltavit lncendivm •. PLllllO.
Il lilolo stesso, col quale si presen ta questo mio lavoro, lo scevra da ogni idea di· speciale importanza o di ingiustificata pretensione. Tanto é vero, che io r imasi lunga pezza indeciso in discutére f!'a me e me, se fosse pFoprio prezzo dell'opera consegnar e alla pubblicità cosa cotanto meschina, ciò che non dico a mo' di affettata espres!"ione di modestia ma con efficace s entimento dell'animo. Cbè questo lavoro nulla é piu di un riepilogo delle varie relazioni, che saggia disposizione vuole abbiano aò accompagnare ogni mensile statistica nosologica degli ospedali di bordo, informato ad un piu rag~uagliato esame dei casi di
maggior rilievo, corredato ùi particolari osservazioni, delle quali fu mia cura far tesoro nelle variate vicende, che tanta diversità di climi e di conseguenti influenze morbose non può a meno di offrire alla medica disquisizione in una campagna mondiale di circa quattro anni. Siffalla dichiarazione, giova il ripeterlo, valga ad allontanare il sospelLo che io in~nda pubblicare qualcosa di nuovo, d'interessante, di peregrino, che possa meritare speciale attenzione dai.
RELAZION"E MEDICA SULLA CAHPAG:'\A ECC.
437
miei colleghi al di là della fraterna benevolenza, onde vo' Jusingarmi abbia ad esse re accollo il mio povero lavoro. D'altra parte la pubblicazione di questa relazione io ho -creduto s' imponesse a me quasi come un dovere in declinabile, non meno che per ricambiare, benché con disvantaggio loro, i preziosi consigli, che da quei tra' miei colleghi, i quali n elle campagne mondiali mi precedettero, venrnero a me gentilmente apprestati, che per porgere invito a~li altri, che mi succederanno, perçhè dalla pocJ1ezza mia tm gg~no appunto lena a portare alla scienza in genere ed al Corpo .Sanitario Marittimo in ispecie il contingente più apprezzabile delle loro dotte osser-vazioni (l). Che so alla realizzazione di questo desideratum il mio lavoro avrà un poco . contribuito, io non potrò averne soddisfazione più lusin.ghi,er·a, nè desiderarne sorte migliore. Eu insisto su ciò, per-ocché io mi r>enso che la presentazioM di molte rela.zioni approderA forse ad ottenere che il Corpo Sanitario <iella reale marina italiana abbia, al pari che nelle altre, pur <iella nostra meno importanti, un suo giornale, nel quale gli studii dei medici sian resi di pubblica ragion e. Queste note di preambolo non posso chiudere senza accennare · alle benevole disposizioni del comandante Mo l'in si da facilitarmi grandemente il còmpito della mia missione a bordo. E speciale gratitudine debbo al mio egregio collega, il dott. Cognetli, 2• medico, che mi fu compagno preziosissimo e cui in grandissima part<• ad attribuirsi il poco di buono, che possa per avventura riscontrarsi in questa mia pubblicazione.
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La giustezza della nota sentenza « la osseroanza della ~uona igiene ~ la migliore garan~ia della salute " in niun luogo meglio che su di una nave si esplica nella sua piu ampia applicazione. Onde è che tutti, i quali si dettero all'esercizio della medicina naoale, insistettero suUa scrupolosa obbedienza a quelle regole igieniche, che la pratica (l) Tra le pubblicazioni dei medici della reale ml\rina vogliono a titolo di onore, eeser rammeatati gli interessanti lavorl dei dottori Bocca, Fioraot, Ragaui, ecc.
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4-38
RELAZIONE liEDICA SULLA CAliPAGNA
ha avvalot·a to e segue setupre AÙ avvalorot•e della sanzbne, allamenle apprezzabile, del successo. E l'igiene na• vale, nata invet·o da modesta origine, rimasta per lungo correr di tempo rozza e primitiva, chiusa nel campo dell'empit•ismo più genuino, Lacciata quasi di cosa da cerretani,. dai dotti sfuggita e quindi nella scientifica palestra nou ammessa, siccome le antiche s crillUt·e chiaramente ne fan fede, oggi grazie ad un lavoro incessanLe e prezioso, é ascesa all'onore di scienza, la quale, non I"Qeno clie nel terreno speculativo e teoretico, in quello più decisivo eu apprezzabile della pratica tiene con successo e con plauso il contrastato campo. Le tante influe nz~ morbose intrinsech e alle navi od a queste straniere, ..ab initio niente o mt~l conosciute, che erano ne' tempi andali lo spettro nero dei· navigator·i più assai che le tempeste , si da danneggiare ed impedi1·e talvolta promettenti imprese, strinsero i medici di mare ad una lotta continua, faticosa, terribile, donde essi peraltro, in opporle le armi dello studio accurato e dell'osservazione costante, uscirono Yittoriosi. Cosi oggi molte di quelle nocive intluenze -sono distrutte e modificate ed a minore potenza r idotte allt•e, che è impossibile completamente allontanare, tanto sono intrinseche alla. vita di mare. Lode a Lind, a Flelcher, ad Armstrong, a Wilson, a Turner, a Fossangt·ives, a Leroy de Met·icourt, a Macdonald ed a tanli altri, che coi loro dotti s tudii di igiene e di medicina navale della scienza e della umanità tanto altamente meritarono. L'igiene navale, che può dividersi in tre branche principali t • la consernativa, 2' la prolllatiica o preoentioa, 3' la correttiva, siccome a ragione piace al Macdonald, reca necessariamente e di logica conseguenza la medicina n a vale, la quale è molto complessa. Basola. principalmente sulla generale medicina essa ha a pplicazioni speciali della mas sima attendibilit~. Impcrocche, senza aYer meno delle attribuzioni di quella, allre e di natura sì particolare ne esercita da formare, sotto un certo punto di vista ed in determinate condizioni, una vera ~ propria specialità, una specialitù a lar-go. base, che reclama necessaria1uente precetti
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DI CII\CUllNAVIGAZIO~E DELLA H. CORVETTA GA IUDALDI
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alquanto diversi, i quali , più assai che appararsi su i libri, vogliono essere appresi s ul campo della pr atica, che vasto si prP.senta n ello esercizio di bordo, ma che é troppo varia to ed a modificazioni tr·oppo so~getto perchP. possa esser gover nalo da quelle regole genel'ali, che sogliano ll'ovar posto nei trattati. Ed in vero l' elemento anamnestico e l'etiologico, che la moderna medicina ha messo meglio in luce quale ausilio importantissimo nella diagnosi, a bordo s i presenta tanto più complesso, chè, o!Lre che nelle comuni cause morbigene, debbasi ricercarlo in quelle proprie alla vita di mare e non meno nelle int.1·inseche della nave, come nei materiuli dive!'si ùi costruzione, nelle prov viste di guerra e di bocca, nella topog•·afia del bastimento, nei speciali esercizi, ecc., che nelle esll'inseche oriRinate dalla loca li la della fonda, dalle vArie latitudini e lon gitudini della navigazione, dai mutabili accidenti di questa, dalla continuità o dalle invet·sioni dell e stagioni e da tante altre modalità, che qui sarebbe di sover cllio iungo tutte enumer•are. Onùe i-) che fJUes li svaria~i contingenti r eclamano uno studio speciale, perc·.lu~ se ne possa tenet•e con profitto ragione e nella diagnosi e nella cu•·a. Così l'uo mo di mat•e, senza sollrarsi che in minima parte alle comuni influe nze morbose, ne subisce a ltre al suo specialissimo mes tiere inereuti, le quali impegnano lo studio òel medico, cui mai debbono sfuggire, siu pure nelle piccole accidentalità, poiché si fan causa di morbo da illuminat·e, come dissi, la diAgnosi e detet•mina•·e ·conseguentemente la cura. Ma se il medico di mare dopo lunga e faticosa .lotta ha potuto scemar e, immeglia1·e, vincere molte delle nocive interne influenze di bordo, non vale però a modificare ne lla loro ot•igine, per quanto sappia correggerne di frequente gli effetti, le e steriol'i, si che mollo rimanga ancom a fat•e. È qui ove c()nvergono specialmente gli studii dei moderni; t>d oggi si governa in modo la vita di bordo che, pur non r iuscenùv a a·endere l'uomo di mare del tutto immune contro le intluenzt! clima tiche ed atmosfet·iche, lo si mette in con· dizioni di afl'rontarle con minor discapito, ciò che é portato della igiene. e, poi che ne sia pl'etia, dalle conoscenze della
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REI.AZIO:'\E YED!CA SUL LA CAMPAG1'iA
causa s i lt'ae il cri terio pet· correggerne i malefici effelli, attribuzione questa delhi medicina navale. È nelle lunghe cam pagne ove la missione del medico d i marina può meglio spiegarsi in tutta la sua difficile attività . Chè in siffalli viaggi le influenze interne di bot·do , al pari che le esterne atmosferiche e cl ima tiche, s i espl icano più genuine, più pe1·manenti, non modificaLe , sic.come arriva nelle navigazioni di breve durata, dall'approdo in porto e conseguentemente dall'aiuto dell'o~ p ed ale. di terra, al quale rag ioni di con venienza professionale e di umanita vog liono s'invii ogni infermo di qualche g ravità, sì che la malattia non possa seguirsi danicino nello intiero s uo c01·so. Inolt re, nelle lunghe campagne il medico tutto deve organizzare da sè: ei ha ad avvis are a tutli i mezzi di pr epat·are, provvedere, decide re, lasciato a sè con molle influenze morbose n on tutte antecedentemente conosciute e, relativamente , con scarse risorse a s ua disposizione. Infa tti la campagna ocean ica, e specialmente quella di cit·cumnavigazione, è il miglior campo pratico, che offrir si possa ad un medico d! mare. E per vero l'acclimatazione, la climatolog ia e le conseguenti modificazioni fisio-patologiche, lo scambio delle s tagioni nelle varie latitudini ora più, ora meno avvertito, la loro inver sione e spesso la continuazione quasi di una sola, senza che l'ot·ganismo si possa giovare del beneficio del mutamento, le diverse influenze cosmo-lellurich e, lo s tudio, in rapporto alla salute, delle vicende atmos feriche e degli effetti di queste, il determinare esattamente !;e una malattia sia a r iferirsi a cause speciali topiche o alle comuni od all e uno 'ed alle altre insieme e lo s tabilire in questo ca so la parte, che una vi abbia esercitata più dell'altra, le modifieazioni nella cura, ehè un rimedio utile in massima ·in un dalo mot·bo può essere talvolta contro-indicato da speciali contingenze climatiche temporanee o pertnanenti, una sconosciuta forma endemica, le modal ità dalle condizioni locali arrecate alle malattie comuni a i nostri climi, e così via dicendo, p orgono indubbia mente appt·ezzabilissimo a r :zomento ad os ser vazio n~ utiiH e profonda . Ed uno studio s.peciale, certam ente fecondo di pt•alici risulta ti e quello della patologia
DI CIRCUXNAVIGAZIO~E DELI.A Il. CORVETTA GARIBAI.DI .~ .H
esotica, che da noi reclamerebbe esser coltivato al di sopra di ogni altro ramo dello scibile medico, da farne anche tema di concorso a pref~renza di allre materie di minore utilità, si rilevante ne é importanza per tutti i medici, che intraprendono lunghe campagne. Un individuo nativo da' climi t~mp erali deve naturalmente risentire l'influenza degli estremi, donde modificazioni fisico-patologiche. A ciò giova senza dubbio l'acclimat.azione, ma questa non la si contrae in un giorno, ab bisogna di un certo la::~so di tempo, non può a meno di produrre un qualche sconcerto nell'organismo sì che al medieo incomba sovvenire in proposito perchè sì c0mpia senza gra'Vi inconvenienti. Al pari della patologia medica, ha a bordo importanza di primissimo ordine la patologia chirurgica in generale ed in ispecie la medicina operatoria. E la patolog ia chirUJ•gica, più che nelle navi a vapore, tt•ova applicazione in quelle che, come la Garibaldi, navigano a vela, poiché il continuo ma- . novrare a braccia, specialmente sntto i cattivi tempi, r eca un forte contingente di traumi, mentre la s i deve praticare nelle condizioni più sfavorevoli per mancanza di luce, di spazio, di aria e sotto i movimenti di rollio e di becchesrgio, che ad ogni atto operativo aggiungono una grandissima difflcolta. Tornerò su questo argomento nel trattare i casi speciali occorsi nella campagna, ad a luogo debito rifet•irò su casi di malattie oculari e vener'ee, che di frequente si pr esentano nell'esercizio di bordo. Ad illustrazione del mio lavoro credo premettere alcune notizie generali su l viaggio della Garibaldi. Fregala in legno {{uesta R. nave prese il mare nell'anno 1860, e dopo molti armamenti, venne di nuovo allestita il 1" aprile 1879 per un viaggio di circumnavigazione al comando del capitano di vascello commendatore Enrico Morin, essendovi io destinato come 1" medico. La Garibaldi lasciata l'Italia all'ultimo scorcio del maggio 18i9, circondò il globo eù a notle del 9 a gosto 1882 ancorò in Napoli; col 20 dello stesso mese passò al disarmo. Riportiamo la statistica dei sinf."Oli quatlro anni e la generale della campagna. Abbiamo adottato una speciale clas-
443
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HELAZIO:'\E MEDICA SULLA C.UlP:\G~A
sifìcazione, la quale, ci pare, m !o!glio si adatti alla distribuzione degli infermi nei nos tri ospedali. Cosi le infezioni e le infiammazioni intet·ne rientrano nella sezione di medicina, le infiammazioni eslet'ne e le lesioni violente in quella di chirurgia, le varie malattie veneree nella sezione dei venerei, le afrezioni oculari nella sezione ollalmica. P ur riconoscendo che questa classificazione presenta delle inesallezze, cr·eùiamo abbia il vantaggio della utilità pratica.
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DI CIRCU liX:\V IGAZIO:'>E DELLA 11. COII\" ETTA G.\HIIl.-\LDI
OSPEDALE SECO~D!RIO DELLA R. CORVETTA GA RIBA LDJ
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Gastro enterite . . . . . Nefrite . .
. . Elimintouo~:~i ( t). . . Cisti . . . . . A•cessi . . 3. Infiammazioni Flemmoni. . . . . esterne e le· < Piaghe. . . . l sioni violente. Ferite . . . . . Scl)ttat ure . Storte . . . . . . . . ·' \Acne . . Eczema . . . . Psor!asi . . 4. Dermatosi . . · ~ Prurigine. Tilom a . . . Scabbia . . . . CiAtit.e.
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IIELAZIO~E ME!ll CA Sl:I.LA CA !fi'AG~A
1.879. Aprile-Maggio.- Riferisco insieme su gli accennali due mesi, poichè nel correre di questi l'ospedale di bordo non ricovrò malato alcuno, si che non figurino nella statistica. Ciò in causa del non completo assetto del bastimento, che richiese durante que,lo trascOI'SO la n ti lavori che l'equipaggio in ti ero fu c'oslrello «d allog~ial'e sulla Città di Genooa. Non pronto quindi l'ospedale dì bordo, gli infermi venivano inviati a quello dipartimentale. Questi olfl·ivano per la maggior parl~, casi di febhl'e inter·miltente con prevalente tipo terzanario. A proposito dei quali pot1•ebbe sorgere la questione se siffatte febbri fossero in causa della comune infezione malarica. alla quale Napoli non si solli•ae, o dovessero invece ripOI'tarsi alla cosi della .febbre di bacino, poichè qui vi era la Garibaldi e l'equipaggio lavorava J'intiera g iornata a bordo. Ma a me pare non sia qui il luogo eli affrontare la questione, la .quale, più che ùi uldilà pratica, presentandosi di mero interesse specula li vo, mentre i chinacei han ragione delle febbt•i in ambo le evenienze, fa meno al nost1·o scopo. Tanto più che nìuno é, che impugni la .febbre rli bacino, la quale trova facilissima spiegazione particolarmente nel fotto dell'essere messe a nudo le male1·ie aderenti alla chiglia e dello imperfetto scolo delle acque, che, impregnale di elementi multipli eterogenei, subiscono sollecita corruzione. Giova pcrallro osservare come !:!iffalla infezione, detta da alcuni miasma nautico, ollreché esercitare la sua influenza al di la dell'epoca di stazione della nave in bacino, possa qui vi svilupparsi primitivamente dopo vari giorni di navigazione al largo, siccome ne fan fede i rapporti ufficiali delle marine inglese e francese. Durante l'allestimento della nave avemmo vm•i casi cllil'urgici dei quali alcuni abbasl.tlnza gravi, come fr·alture, lussazioni ecc., che, allora eh<:) accadono in sP-rvizio, sono registrati sulle R. Navi sotto la denominazione di disgra6iati accidenti. l quali costi tuiscono a bordo delle contingenze di molto rilievo che io debba pur spendervi qualche paJ•ola in coda alla statistica. Giugno. - La patologia di bordo in questo mese, che, a m eno dei rinque giorni trascorsi alla f,)nda di Gibilterra ,
DI ClRCUINAVlGAZIO:'iE !!)ELLA R. CORHnl:\ GARIB.\LDl
463
spendemmo inLieramente il'li navigazione alla vela in ALi an~ tico, scendendo verso l'Equatore, non fu invero molto abbondante, sì che avessimo assai a lodarci delle nostre condizioni igieniche, allora specialmente che si tenga ragione e degli strapazzi, cJ1e un equipaggio nuovo non può a meno d'incontrare in una prima traversata oceanica e della temperatura elevata man mano che si veniva al Sud. A temperare il soverchio calore, che potea pur farsi causa di infet·mitù , proposi ed ottenni che l'equipaggio prendesse la doccia. Lasciando da banda i casi meno importanti, debbo far menzione di un catarro poi monale diffuso, con accenno di piu gravi lesioni agli apici, giovato d'assai degli acidi salicilico, beuzoico, fenico , per quanto le generali condizioni dell'infermo si opponesser·o ad una totale reslitutio ad integrum, come dell'acido benzoico in unio·n e al tannino ottenemmo grande vantaggio in un caso di uro-cistite, accompagnata talora da ematuria e cisto-spasmo. Le influenze reumatiche, momento etiologico molto apprezzabile sotto le latitudini tropicali, che noi;attraversammo, non si spiegarono che in for•me leggiere, condotte facilmente a guarigione. Il caso piu interessante di malattia medica fu una febbre tifoide esplicatasi con sintomi abbastanza chiari da essere ozioso di riportare il processo diagnostico in proposito seguito. Fu uno di quei casi genuini di origine piuttosto spontanea che estrinseca e non contagiosa o da trasmissi()ne (1), non accompagnalo da complicazioni, per quanto la forma, specialmente nel primo periodo, s i presentasse abbastanza grave. La cura, oltre al soddisfat•e accuratamente :alle esigenze igieniche, fu indirizzata a combattere la calorificazione ed a mantenere e ria.lzal'e le forze del cuore, che in sitratta infezione sono appun lo dallo eccessivo calore seriamente minacciate. E poi che la temperatura oscillava tra i 40• ed i 41°, montando talora anche al di là, apprestavamo ogni mezz'ora all'inC~rmo mezzo bicchiere di acqua fredda, mentre lo si confortava coi brc•di consumati, col vino, coll'estratto di China ed al biso-
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41)6
HELAZIO~E MEDICA SULLA CA MPAGr\.\
Luglio. - Il contingente patolog-ico di questo mese fu piuttosto scat•so, chè lo passammo pet' la maggior parte in navigazione, tagliando l' Equatot·e il giorno 4 in i90 e 14' di long. Ovest òi Gt·eenwich e solo nell'ullimo scorcio giungemmo in Rio de Janeiro dopo 4t giorni di navigazione. Così non ebbimo a risentire pat•licolari influenze morbo!'!e fu ori le comuni ad ogni trnve1·sala. La temperatura andò g radatamente scemando coll'allontanarci dall' Equatore fìno a 23• senza perturbazioni sulla sa lute. L'acido salicilico corrispose ptwfetlamenle in un reumatismo at•licolare a cuto, lo ioduro potassico trionfò in uno a corso cronico. Il caso più interessante fu quello marcato alla diagnosi di enteralgia, chè tale ne fu la prima esplicazione sintomatica . Un accuJ•alissimo processo d i diagnosi esclusiva c i
condusse all'idea che que' fenomeni fossero pt•oprii ad una nev!'osi del gl'an simpatico e specialmente del pl esso solare. I consecutivi sintomi di denutrizione generale estesi gt•adatamenle a mezzo dei rapporti della vita vegetali va coll'animale al sistema cerebro-spina le vennero in appoggio della nostra idea, si che, al giungere in Montevideo, s limnssimo saggio far rimpatriat·e l'infermo. Il quale giunto in Italia S{'gui sempre a pe~giorare sì che dopo men che uh anno cessò di vivere. Dis~t·aziatamenle l'infermo venne curalo e mori nella sua propria casa si non ci s ia stato possibile averne storia clinica e rapporto necroscopico, che pure sarebbero sklli di sommo inlet•esse. Di fronte alla mancanza di ulteriori notizie noi s iamo autot•izzati a non rinunciare alla noslt•a diagnosi di nevt·osi del simpatico, delle quali si conoscono pur troppo fnrrne g t·avissime. E, per sventut•a dell'infermo, fa gl'8vilà del nostro pt·onoslico non venne smentita. Agosto. - Dello mese passammo inliero in Rio de Janc iro, ed agli sbilanci di tempet·atura in questo clima sensibilissimi hanno a riferirsi le molteplici infermità di origine reumatica manifestalesi nell'equipaggio; poichà le alle temperature del giorno sono seguite da notti t•e lativamentc fresche e di una umidità str·aordinaria per la grande eva-
DI CIRCUMNAVIGAZIONE DELLA R. CORVETTA GARIBALDI
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pol'azione provocata dai cocenti raggi del sole. Onde è cbe sotto il più bel cielo stellato il ponte della nave (l inzuppato come dopo una pioggia. È forse Rio de Janeiro il più bel paese del mondo, ma ne ha pur poclii che lo superino per umidi là, tanto che l' i;.{romelL'O di Suussut'e marca dai 90• ai 96• e monta talora ai iOO•. Se noi non risentimmo molto perniciosamenle delle mo1·bose influenze di Rio è in mel'ito della stagione, chè, vi sostammo dall'ultimo scorcio di luglio ai primi gio1•ni di sellembt·e, vale a dit·e nella stagione invernale, che è la migliore. All'epoca della nos tra partenza la febbre gialla endemica del paeM, che peraltro ha ot·amai perduto d'intensità e si cura s pesso con successo, cominciaYa a s vilupparsi nella solita epidemia contagiosa, alla quale paga1·ono delle vittime bas timenti inglesi ed americani, nostri compagni di fonda, rimanendone noi per fortuna immuni. Debbo parlicolut·mente rife1·ire un caso di bronco-polmonite catarrale i11 un individuo, che presentava i precedenti di ate1·omasia arteriosa e steatosi cardiaca. Ques to in l'ermo, un valoroso sott'uflìciale, prode in tutte le battaglie dell'indipendenza ed in Crimea, fregiato della m edoglia al valore militare nostra e francese, s egnò il secondo ed ultimo caso di mot·te a bo1·Jo della Gw·ilialdi, chè n el mese antecedente un povero marinaio caduto da un pennone colpi col cHpo s ul pat·asarlie di ll'inchello e cadde in mare catlave•·e. Questa bronco-pneumonile surlu dalle comuni cause, non accusala dall'infet·mo ai primi giorni, inùovala in un or·gaoismo, pcl' quanto originariamente forle, sfìancalo dal lavot·o e minato da estesa ateromasia at•let·iosa e da steatosi cardiaca, s i spiegò in forma g1·avissima, eire pure fu avviala sulla via della guarigione, ad onta che l'individuo, mal tollerante della malattia, opponesse ai riroedii tale riluttanza che questi fosse duopo apprestargli a forza. La tempel'alura m·a scesa da val'i giorni al normale, l'aer eazione dello escreato confermava i segni fisici della ristabilita pel'meabilila polmonare, le forze risorgevano, quando il rinnovellars i delle cagioni reumatiche da pat·te dell'infermo, che nella nolle tt·ovai piu volle del lutto scoperto, t·icleslaro.no più g rave il quasi
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RELAZIOXE MEDICA SU LLA C.\Ml'AG:'<IA
spento processo morboso, in seguito pet•allro immegliato al punto che l'infermo versasse in condizioni r elativamente buone. Ma gli sforzi del cuore per vincere l'accr esciuta pt·essione nella piccola cit·colazioue aveano quasi e!:aut•ito la già ridotta potenza contrattile in causa della steatosi, e r ipetuti acce!"si di lipotimia misero in luce pericoli più serii. Ai quali non si mancò di soccorrere con Lutti i mezzi dell'arte e non furono risparmiati n è tonici né eccitanti , che riuscit•ono più volte a rialzare le forze del cuore e ~congiurare la minacciante catastrofe. Si ricot'SG perfino a quel J?Olenlissirno tra gli ecccilanli, che è la tintura di castor eo, la (]uale, se sovvenne con successo agli accessi lipotimici dei primi tre giot•ni, rimase senza efl'etlo contro fJUeiJ i del qu11rto, che tornai'Ono più profondi, piu frequenti, più prolungati, sicché alle 11. ant. del 20 agosto la vita del po\'ero infermo si spegnesse per paralisi cardiaca, contro la quale i soccorsi della scienza lottano inutilmente. Questo coso è pure di utile insegnamento per la necessità di sorvegliare attentamente la convalescenza, ciò che noi peraltro non mancammo di fare, la quale è di frequente più pericoJo::;a della stessa malattia. Nulla di rilevante in riguardo alle malattie chirurgiche e venet·ee. Una gravissima • flogosi congiuntivale estesa poi pt·ofondamente ol parenchima della cornea, che si mostt·ava del tutto opacata, sì da togliere nell'occhio col'rispondente la vista all'infermo, si giovò mollissimo del collirio di borato sodico indit•izzato alla congiuntivite e della atropina pL·ima ed in seguito della pomata al precipitato rosso per l'affezione corneale. Pr aticammo allt·esi con vantaggio delle pennellazioni di tintura di iodio sul sopracciglio. Mi riset•vo parlare più dettagliatamente della climatologia di Rio de Janeiro e dei vari climi in generale alla fine della r elazione. Settembre. - Di r1uesto mese passammo i primi giorni in Rio de Janeiro, la seconda parte in mwigazione per Montcviùeo eu in questa rada l'ultimo scorcio. Ebbimo quind i a subit·e dei rilevanti cambiamenti di lempet•atum dall'allo a l
DI C!RCUliNAVlGAZIO~E DELLA R. CORVETTA GAHIBALDl 469
basso, chè il centigrado du 28•, quanti ne marcava in Rio, scese a 14• a 13• sol dopo due giorni di navigazione al Sud, senza che perallro la solute dell'equipaggio ne venisse molto danneggiala. lmperocchè 11011 vi fu che un più sensibile risveglio di affezioni reumatiche in fot·ma piuttosto mite, e l'unico caso di r ilievo fu quello di nefriLe albuminurica, della quale credo utile riportare in succinto la storia. l n un individuo addetto al servizio dell'ospedale sot·prtmdcmmo un turgor·e peri-palpebrale, che constatammo essere di natura edematosa e soggetto a grandi var·iazioni. L'infermo fino a quel giorno non a vea, al di fuori di un malessere generale, accusato sofferenze. Sospettammo subito qual cosa a ·cal'ico • dei reni e questa supposizione fu convalidata dall'edema delle estremità inferiori, mentre l'esame chimico delle urine ci rivelò abbondante presenza di albumina. Poi che diligenti considerazioni rli diag nos i per esclusione, che qui non è mestieri ricordar•e, ci portarono a rifer·ire l'albuminuria a nefrite, non indugiammo a sottoporre !"infermo ad energica cura. Chè se v'ha infermità, la quale si giovi della cura in ragione diretta della s ollecitudine e della energia, onde questa viene apprestata, la è senza dubbio la nefrite albuminurica, la quale non può altrimenti sottrarsi a conseguenze della massima gravezza. Ed in proposito ci attenemmo ai portati della moderna terapeutica che, fondata su i r espons i della fisiologia sperimentale, vanta la convalidazione di splendidi successi. Riconoscendo dunque la causa dell'albuminuria in un vizio di nutrizione consistente in una modificazione dell'albumina nel sangue per perturbamento nei fenomeni di assimilazione e disassimilazione delle mater·ie albuminoidi, recata dalla mancanza di respirazione cutanea (1), viene di logica conseguenza che la cura debba essere indirizzata a restaurare l'assimilazione delle materie albuminoidi. E, poiché la fisiologia ne insegna dipendere l'integrità dello sta lo molecolat·e e della diffusione della albumina dalla integrità delle funzioni della pelle, e si sa che la mancanza di cloruro di sodio negli alimenti determina il passaggio Il) Semmola.
470 RELAZIO~E MEDICA SUJ.LA CAliPAGNA dell'albumina nell'urina, sorge l'indicazione di proscrivere fino o ristabilita ass imilazione il nutrimento albuminoso, di provocare la suJazione ar·tifìciale e di amministrare il cloruro di sodio. Siffallo metodo di cura noi praticammo sul nostro infermo, che fu all'istesso tempo sottoposto alla dieta esclusiva lattea, mentre più lal'di gli si propinò l'acido gallico in questa malattia utilissimo riconosciuto. Il miglioramento non tardò a manifestarsi colla diminuzione dell'albumina, che andò nel correre di pochi giorni completamente a sparire, mentre le funzioni della pelle, quasi del tutto abolit'3, ripresero il loro normale sviluppo, ed in breve l'infermo fu con• dotto a completa guarigione. Nulla di notevole r·iguardo ad all!·e malattie. Ottobre - Fino al 12 in navigazione da Montevideo per gli stretti di Magellano, che imboccammo in dello giorno e donde uscimmo il 20: in seguito nel Pacifico rimontando al Nord, u fine di mese in Coronel di Chili. Benché collo scendere al Sud la temperatura rapidamente abbassasse da marcare talo1·a negli slrelli di Magellano qualche gt•ado solto O, come, ad onta della estate, dovea essere sotto una latitudine di 54", pure, al di fuori di poche affezioni reumatiche di non rilevante entila, la salute a bordo si mantenne in lodevoli condizioni. Chè anzi il passaggio negli stretti, pur coperti di neve, segnò l'epoca di migliore benessere nella campagna, ciò che, oltre al deporre per la più. facile tolleranza sì al f1·eddo che al caldo nei nostri equipaggi, prova la polente forza acclimatativa degli Italiani, argomenti, che mi riservo meglio mettere in rilievo in apposita parte di questo lavoro. Non ho a segnalare casi di speciale importanza oltre una polmonite circoscritta da causa tr aumatica orditasi insieme ad un esteso flemmone nella regione del braccio e della spalla in s~guito a forte contusione per caduta. L'infermo raggiunse perfetta guarigione. Novembre. - Lasciato l'ancoraggio di Corone! il giorno 8, eravamo il 10 a Valparaiso, ove sostammo fino al 23. Da fJUesto giorno in navigazione per lquique (Perù): il 28 avevamo il sole allo zenit. La patologia di bordo si può riepilogat•e per la massima parte nelle comuni forme morbose,
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non modifìc.a te da accidenti di cause o di cor•so, che sia prezzo dell'opera esaminare particolarmente. Ma pur specia le tttlenzione parmi meriti un caso di reumatismo a rticolare acuto, più che per se stesso, per la concomitanza ùi particolari momenti etiologici e per la diffusione indubbia all'involucro cardiaco, sospettata all'endocardio. Il nostro fu un caso spiccatissirno di quelle pericartiiti secondarie abbastanza frequenti, per quanto rare sono le primitive. A pparsa la pericard ite a breve distanza dalle prime manifestazioni articolari e subito diagnosticata, grazie alla nor·ma di por·tare ogni giorno l'esame fi sico sul cuor·e in chi sin all'etto da artrite reumatica, questa si svolse in forma cotanto g1·avc da far temere per la vita clell'infermo posto in più sfavor evoli condizioni da cattivo stato generale e dagli str·apazzi di una agitata navigazione oceanica. Si sovvenne alla pericolo!òa flogosi con quella blanda terapia, che è consiglio di saggia pratic&, senza rinunziare al salicilalo di soda indirizzato alla infezione reumatica e ne ottenemmo che l'infermo, al giungere in Valparaiso, pur tuttora presentando il normale corso morboso, fosse uscito dal periodo minacciu~o pl'csentato dalla ttffezioue cardiaca. E non debbo climenticare come la plew·a, là specialmente ove si addossa al pericar·<lio, non fosse estranea al processo flogistico, fatto non raro e di facile spiegbzione, ma di secondaria importanza di fronte alla forma pt·edominante della pericardile e forse di un incipiente attacco endocardico. Chè invero di endocardite noi non potemmo escludere il sospetto, scppure non dobbiamo ammetterla dalle più tardive conseguenze, comeché l'infermo dopo un certo tempo dal suo rimpatrio accusasse accessi dispnoici, che gli valsero la riforma. E qui giova avvertire come l'infermo riferisse il suo primo malessere, e specialmente l'affanno, al soverchio tempo passato sotto l'appar ecehio di palombat·o in meglio che 20 metri di acqua, mentre nella baiA di Corone! lavorava al ricu pero di un'àncora ; ciò che potrebbe far sorgere l' idea che le cangiate condizioni di pressione sotto l'apparecchio abbian potuto in parte contribuire allo sviluppo della forma morbosa per i falli riguardanti l'apparecchio circolaturio. La ~
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IIEJ.AZIOXE )I EOJ CA ~t:ti.A CAliPAG~A
questa peJ•allro \lllu ipolc~ i , che io mi nzza1·do emellet·e e nulla eli più. A ll•1r·a elle l 'inferm o ra ggiunse migliori condi· zioni, per nece~~ itù di opprcstu1·gli più !'ano a1ubiente l'e spira torio e per la consitlerazione ù i non t'i pur·lat·l o nelle sl'a vor evol i cir costanze della navigazione, fu i n v iaLo all'ospe. dale ing lese di Y a l pa rai so donde tornò i n pa l ria. G1·azie alla ,·accinflzio ne alla quale vengono sotlopnsti lulli i nosLei m aJ'inai ed allt:: r ari e ni istH·e igieniche, f1·a le qunli quella d'impedire il m egl io possibile le com unicazio·ni colla terra nelle lucu l ilà più infette, ci solLI·acmmo alla infezione ' 'ajolosa, che inlieriva in quel tempo in molla estensione della cos ta ùel P acifico. Dicem&re. - Dal p1·imo al G in navig-1lZi01W: indi in Calloo (Perù). Lo statistica nosulogica <'i questo mr~sc è impron . tnla natu1·a!men l c alle pnrticolari corH.Iizioni della r Ada dd Call~:~o, loculi tù eire, senza esse re m ollo perniciosa, è però lull'allro clw sa1 11:1 . R isentimmo rruindi e della innuenza mnl at·ica, lllanifeslalasi n on m eno negli accessi f'eubi·il: chtJ in •Juellc tipiche nevra lgie di natura ugualmen te miasmatica e parimenti dai chi11acei cm·ali. Ed i l clima del Ca!J ao, oltre nd un nl l o graùo pel'i<islenle di umiùi lil, pr esenta dei se nsibili sbila11ci di temperatur a, in i specie f'ra il giorno e la notte, chè, mentre in questo m ese estivo sC!!I1a\'a di gi orno in m edia 27 o ~s·, scendeva a sera fino a 20' e a 19•. Onde è che a questi fat ti debbano a rap;ione riporlar;:;i i vari casi di afTczioni t·eumaliche estrinsecatesi in catarri bronchiali e poi · mrmali, in aff ezioni articolari, ecc. che non p r·~se ntarono per ò n ovitil di fo rma, uè richi el"ero specialità di CUI'a. Per r1uanto le condizion i sanitarie ùcl 11oslro e')u ipaggio fosser o stol e meno lollevoli di quelle dei mesi ll'ascorsi in eli mi miglioJ•i, pul'e si mantenne1·o abbaslanza buone in i specie se si r affrontino con le analoghe degl i altr·i bastimenti all'ancora in Calino, i quali dalla dissenteria, endemica dd paese, presE:'ntavano casi di non comune gravi là da avel'ne, con1e pure pPr alll'x mnlallia, più di un decesso. Anno 1880. Gennaio. - Al di fuori dei pochi gioeni ll'aSCùl'Si in A neon (circa 20 miglia più al nord), alla f onda dd Callao. Coll'avanzare della stagione esliva la temperatura
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si manleneYa nel giorno su i 30• ed anche al di là, abbassando nella notte fino ai 22• e 2L• con alle> g rado di umidità. Cosi e che le pt·evisioni sulla pep-gioria nelle condizion i sanilal'ie dell'equipaggio, alle quali accennai in t' iferire sullo slalo no· sologico uell'anleceùente mese, si tradussero put· tt·oppo in allo in l'agione dirella del rincarare delle influenze an ti-igieniche nella rArla. P er fortuna al maggior nume1·o di infermità non corrispose l'accen tuazione nella gr·avezza della fonna, faLto dovuto specialmente aliti solleci tudine ed energia
onde vennero sovvenute. Il genere di malattie non si distinse gran fallo da quello dello scorso mese, ma non vi mancò un grave caso di febbre lifoiùe del quale non dit'ò mollo, comecbè di altro di ugual natum io abbia g ià dellag liatamente discussv nel corso di questo lavoro, tanto più che lo trattammo con s imile metodo di cura e ne avemmo ragione. Facemmo la più g r·ande par.::imonia di medicinali, dai C!uali le lesioni, elce nell'i leo-tifo s'iudovano specialmente nel tubo gastr·o-enlet·ico, polr·ebbero grandem•mte venil' dannegg-iate, mentre il cardine della cura è semp1·e là nell'ab· bassare i poteri termici e nel rialzat'e i vitali. Nullo di notevole in riguardo ad altre malattie. Febbraio. - Fino al 2l in Callao, donùc poi si salpò dirigendo al s ud e toccando Arica, Pisagua ed Iquique: la temperatura andava gradatamente abbassando man mano cho s i scendeva al sud . Permanendo le accennate cause, avemmo s imile contingente morboso. Un caso di ipet·emin epalica attiva fu con lieve sottrazione stmguigna locale e coll'uso del rabarbaro e degli alcalini art"estatu nel suo facile procedet·e, in questi climi, a lesioni più gravi. Riservandomi a dire in seguito qualcosa delle malattie epatiche ne' climi caldi, debbo qui pure far· rilevare come in questi paragg i quelli stessi disturbi del fegato di natura lievissima, che sono presso noi appena consiclerAti, po!;sano approdare alle più ser·ie consegnenze sol che si tt-as~urino per poco: onde In necessità di agire ener·gicamente e con sollecitudine appena le funzioni dell'epate si rivelino menomamente turbate. Tra le malallie oculari, ollre le solite congiuntiviti in formo leggiere, meri ta essere ricordato, appunto perchè affezion e
HELAZI ONE liEDICA SULLA CAliPAG:'U.
nbba!>lanza rara, una episclerile, che, estrinsecatasi con sintonai mollo gl'avi, ebbe a giovarsi delle compresse fredde prima e poi dei cataplasmi di farina di riso, mentre coll'aLt·opina s i sovveniva alla minacciante invasione dell' iride. Ottenemmo comple ta guarigione tanto c he l'infermo non presentasse traccia alcuna della sofferta affezione e fosse in bt·eve coi dischi di calabat·ina affatto ridotta la midrias i, che la indicazione delle inslillazioni di a tropina avea necessariam ente recale.
Dut·anle la nostra crociera e gli approdi al sud a scopo di proteggere e sovvenire i nostri connazionali minaccia ti dagli orrori della g uerra, ne accogliemmo a bordo quasi duecento, de' ((uali a lcuni in si cattive condizioni di salute che fosse me::;li eri ricoverarli nell'ospedale . V'aveva g randequantit.à di cachettici per malaria, e laluni, a ccompa gnati a gravi fenomeni gastt·o-e nlerici, otl'rirono minacciose forme perniciose, che a stento vennero ' 'in te da ripetute iniezioni ipodermiche di chinina. Marzo. -Dal t • al 7 in Iquique (Lat: sud 21•, 05') donde s i parli per Arica (Lat: sud t 7•, 28•), lasciando questa rada il '13: il 14 a Pachoca, il 15 a Mollendo, il 17 a Pisco, il 19 a l Callao. Il conting~nte patologico di questo mese fu più seor so in ragione appunto delle migliori condizioni igieniche falle a noi dall' i.ocrociare in coste più sane della rada ùe l Callao, fallo che viene a confermare le considerazioni antecedentemente emesse in riguardo alla insalubrità di quella rada. Non ci mancarono casi di appt·ezzabile rilievo, ma non tali che meritino particolare discussione, comcchè non presentass ero interessante modalità di forma nè richiedessero speciale terapia. Ma infermit.à deg na di proficua osservazione s i svolse in un marinaio, che, accollo nell'ospedale per piaga, ammalò poi di polmonite ct·uposa, c he a metà del suo ciclo si complicò con febbre pe1·niciosa malarica. La complic~:~zi o n e mias matica non venne, naturalmen te, in luce nella sua forma genuina e colla desiderata nettezza dci sintomi intermillenti; ma, per quanto mascherata dal pt•oce!'lso pneumonico in allo, pme, g t·azie aù un'attentissima osservazione clinica, la sorprendemmo da quella monlanza termomell'ica
DI CIRCUlf~AVIGAZIOXE DELLA R. COR\' ETTA GA RIUALDI
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fino a 40 e più gradi seguita ùa abbastanza regolari r <lmiltenze, che sono affatto estranee all'evoluzione della polmonite genuina. Chè, cessato l' accesso malarico, la temperatura scendea di uno e talora di due gt'Od i, senza peraltro r aggiun gere il limite apit•etlico, fallo molto facil e o. spiegàr s i allora che si pensi come la conlinuita della fehbre fosse mantenuta dAl processo pneumonitico. Ed il crile1'io degli adiucanlibus venne in buon punto in campo pet' confot•tare la nostra diagnosi di Polmonite malarica, tanto splendidt1mente s tudiata dal Baccelli e da lui detlafeòbrc propor.oionata pncumonica. Imperocchè le iniezioni ipodet•miche del prcpal'olo ch inaceo indicate a l pari che dalla gra vità dell'accesso pernicioso dalle negative condizioni all' a ssorbimento nel tubo gastro-enterico, tr·oncal'Ono il rinnovellaJ•si della piressia mias matica, la quale più assai della polmonite minacciava la viln dell'infermo. Questi raggiunse la gnarif!ione, ma dopo alcuni giorni dal ritorno in Callao, QUell'organismo che era tultot·a un totu.m minor·is resistentiae, risenti della comune infezione proprio di detta r•ado , in fezione non ben conosciuta nella sua natura intima, che non è genuinamente n~ la tifìca, nè la miasmatica, ma pur delle due divide molti caratteri, ribelle ai chinacei e solo giovala dal mutamento di ar·ia, vero caso del « j'uge caelum, in 'JLLO aegrotasti "· Cosi ci decidemmo inviare il convalescente in una casa di salute, che, situata in igienica posi~ion c, offri all'infermo il beneficio di quelle aure migliori', che lo tornarono alla primitiva salute. Aprite. - Trascorso lutto il mese al Calltto: il giorno 20, a causa delle oper azioni di guerra, si cambiò ancora~Zgi o, lirandoci per conseguenza nei pressi delle foci del fiume Rimac. L' ancoraggio vicino allo s bocco del fiume fece alquanto rincarare il numero delle febbri: però nessun caso si oH'ri di patologia medica, che meriti essere particolarmente rimarcalo. Durante i nove mesi ùi blocco del Callao dovemmo SO\Tvenire agli ammalati ' della nos tra colonia galleggiante, che ci diè rilevante contingente morboso. Debbo rammenta1·e un s uccesso della chir urgia conservatrice. Un rnaJ'inaio ebbe nel manovrare malconcia si la falangetta del medio della mano destra, che quella fosse quasi
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RELA ZION E AI EO!C A SU LLA CAl!PAw'U
spezzata, t•imanendo aJer enle pet· una piccolissima parte. Benché la disarlicnh,zione del ln faiAngellA s i presentAsse comn una indeclinabile necessità, volemmo tental'e, mediante apposita meùicatura, la !'iunione dell'osso e delle pat•ti molli . L'ade!'enza s i compi perfellamenle e scongiul'ammo cosi la mutilazione. Maggio. - L'intiero mese al Callao. A meno ùi un magg ior numero di affezioni r eumatiche, specialmente a carico dei bronchi, a causa del la più intensa umidit.a, che marca il passa ggio ùell'estate nell'autunno, nulla ho a far rilevat·e di speciale in te ressc. Giugno. - Segue la stazione al Calino. In questo mese le nostre condizioni sanitarie S I mantennero in uno stato r elativamente non cotlivo, che le malst~ne influenze climatiche di questi para:rgi rendono degno di maggiore attenzione, specialrnente se si tenga r agione delle molle molattie onde e rano afTelli gli equipal!gi di altJ•e navi, che con noi dividevano gli inconvenienti di quel clima an li -igienico. Luglio. - Il 7 s i lasciò il Callao per Chot•illas, donde n sera si salpò rimontando al N01·J: il 9 si ancorò in Chimbole, ove sbarcarono cir ca 100 bot•ghesi di passflggio. L'l! si Insciò Chimbole e s i fe' vela bortleggiando per 9 giol'lli a scopo ùi esercizio. Il 21J a Huacho, il 26 si riprese la fonda nrlla rada del Callao. I giot·ni di crociera al lat·go solto vela immeglia r ono sensibilmente le nostre condizioni sanit;wie, perocché, oltre al sollt·arci a lle mals ane influenze della costa, ci confot·Lavamo di più ft·esca temperatura, non sog~;elta a sbalzi e non risentivamo di quella umidilit sì pt•ofonda e permanente nella rada del Calino. Niuna malallia s i offt·ì che meriti essere particolarmente ricordata. A gosto. - L'inter o meHe a l Callao. Temp. tra i 22 e i 24' nel giorno, a 18' e 17' nella notte. Umidità intensa e persistente. Ricovrammo in questo mese maggior conligente di infermi; ma ciò dee r•eca.r meraviglia allora che si pensi come le condizion i igienic he del Callao volgano a peggioria in r·a,s.rione diretta dello approssimarsi dell'es tate alt••averso la primaver a, pet· quanto poco avver·tibile sia lo scambio delle stagion i. Le infermità d'altronde furono quelle degli scorsi
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mesi si che non sia d'uopo dirne n<wel!amente. Fallo degno di qualche osservazione è bensì quello p1·esentato da individui, che, ricovraLi in ospedale p~'r malattia vener ea o pct• affezioni t1·aumatiche e quinùi ablJaslanza gornntiti dalle esterne influenze, offri1·ono poi forme malar iche in febbJ•i rib elli. Il che parmi debba ripOi'lar si a cio che il ge1·me mot·- . boso laten te delln malarica infezione, indovalo giil ror se in quelli individui, sia sta to destalo dal suo pe1·iodo incubalivo c chiamalo in atto da una causa qualunque, che nbbia apC'rl<> l'or ganismo ad un più sensibile stolo di e~p l icazione mor·bo~a Su scala abbastnnza ,·a~ t.a si rnanil'eslò nell'equipaggio il lichene tropical e, dermntosi assai comune in detti paraggi, '"estendo talora la rorma pustol osa, la quale meglio che degl' interni Pimed ii, come gli arsenicali ecc., si giovò de' bagni medicati al solfuro potassico. Questo fallo ci obbligò talora ad inviare gli infermi alla casa di salute in te!'ra in mancanza di appositi mezzi a bordo. Settembr e. - Al Cnllao. Dalla R. Col'velta Archimede, che monca di ospedale, ci fu importalo un infei•mo di bronco-alveolite avviala gia a pr·ofonde lesioni del parenchima polmonalc, nccompngnAl.n da estt·ema dcnuli·izione e da febbre ve~pertina. Si in~litui 11ùa dilifrente cura, che. senza app1·odnre od una re~lilutio ad in teo,•um, conduese l'infermo 1.\ quelle migliori condizioni, l e quali colla sosta nel progresso delle lesioni distruttive del polmone e colla cessazione della febbre c-hiaramente si rivelavano. Così a questi si procm·ò un r elativo benessere da permeltel'gli di affrontare dopo qualche tempo senza inconvenienti il viaggio di rimpatri o, condizione sine qu:t non per In cura della lisi in questi paesi, ove siffntta affezione risente sl fatalmente rlelle speciali inliuenze climatiche massime negli Europei da eludere o~n i cura ecJ Hvviarsi precipitosamente alla chiua della cosi detta foi'mft gal oppante. In ri guardo ad allr·e malattie mediche null'altro r ichiede particolare osservazinne, comechè sia stata sempre questione delle medesime condizioni onti-igieniche e conseguentemente de'medesimi momenti eliologici e dei medesimi atti morbosi , che, poco ditfer euti di t'orma, inavvertibile richi esero il cambiamento di cur·a.
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HELAZIONE MKOICA SCLLA CAKI'AG:"!A
Da una fol'le conlnsiouc al ginocchio si ordì gonite essuduLh·a feliccmPnle cut·aLa dall'apparecchiodi immobilizzazione al 1'il icato di pt;l l'!S!"a. Ottobre. - Al CalhlO. Un caso ùi somma impol'lanza P di ullai'manlissima gl'ovilù ci fu pt·cscntato da w t infermo di ' febbre p e rnici o~a cer ehrul c, sì che valga la pena dit•nc qualcosa pet• sommi cupi. L'ammalalo oiTt·i piu volle e per molLe or e consecutive le pericolosissime temper atut·e di 41• 4', 41• G senza intcrmillenza di sot•La e con remissioni, sì poco marcate che solamente colla pii.& diligente e sct·upolosa applicazion e del term omctt·o di due in due ot·c potemmo sorpt·enderle, ciò che ci t·cse meno dirfìcile s-::evrare i sintomi di feùbt·e perniciosa dagli altri ch e gran demente oscur·avauo la d:agnosi e ci detet·minò alle iniezioni ipoclermi che elci chinacei, i qua li fur-o no puPo int!'otlo tli p C!' la via ùcl r ello. E di n on comune clifncollà si pr·esenta vn in Yero la diagno>"i: imper ocché all'imponente apparato febbrile sl aggiungcv&no gr a vi fenomeni di congestione cer elJrale, della quale gl i effe l li minacciosi furono in pnrlc scongiurati dall'oper a meJicatrice della nalut·a in ripelule epistassi, che coincidevano pm· Io più con l eggiero m ovimento dittfnr etico e lievissima discesa del calor e. La sindt•ome di questi fenomeni, benché molLo confusi ed avveJ·tibili solo con una osservazione accuratissima, ci illuminat·ono la m ento in Ull tl situazione oltt·ernodo diffi cile, menlre ci fecero subito determinm·e p er la pcmiciosa m i nsmatica più che per la non impt·obnbile infezione ti fosa, della quale si poleono invocm•e a !'\inlomi i gravi l'alli cer ebrali. L ' osset' vazionc l crmom ell'ica ci die' senza dubbio l'ausilio più impot·Lante, e l'infermo fu in bt·eve solli·atto ad un pericolo, cbe cosi davvicino ne minacciava r esistenza. Novembre. - L 'ultimo scoecio ad Ancon, il t•eslo al Callao. La stagione più c.."l.ldo du maggiore sviluppo in questi paraggi a iiR infezione miasmalica e r ende assai più sensibili le cause r eumalizzanli p er un eccoss~vo ~rado di umidità. Quindi é che se in questo mese non abbiamo a segnalare alcun caso di speciale impol'lanza, dobbiamo pur rimarcare un contingente assai oppt•ezzabile d.i infenni di malaria c di affezioni catar rali, specinlmcnle a carico degli ot·gani r espit·atori. L a sol -
Dl CIRCUMNAVIGAZIONE DEL LA R. COIIYETTA CAIUBALOI
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leciludine della terapia sovvenne con successo alle noci ,·c influenze climati<-he. Un infermo di emet•alopio. si giovò delle fumicazioni di fegato, dei ricostituenti e del ioùuro potassico. Dicembre. - Il primo terzo del mese in Callao, do.l10 &l 15 in A neon il 16 si scese al Sud, toccando Cerro Azul, T a mb.-, de Mora, Pisco, il 23 si tornò al Callao, che si la~ciò il 27 per Ancon. In forza della immutabilità delle nocive influenzn climatiche il tipo medico della nave non offri apprezzabili variazioni. Risultati lerapeulici soddisfacenti. An/lO 1881 . Gennaio. -A meno di tre o quattro giorni in Calla o si tr ascorse il mese in A neon e H uacho. Le condizioni sanitarie di bOJ'do risentirono un sensibile imme~liamenlo nel cambio del malsano ancoraggio del Callao per quello più salubre di A neon: onde una rilevante diminuzione nel numero degli infermi. Avemmo assenza di casi di pat•ticolat'e intet·esse. I l dott. Cognelli, 2• medico della Garibaldi, il dott. Calcagno t • medico del Colombo ed io ci r ecammo alle ambulanze ove soccorremmo a mollissimi feriLi delle sanguinose ballaglie combaLlute nei press i di Lima. Cos ì avemmo campo di pralicaee molteplici operazioni. Ma di questa nostra missione mi riservo di parlare in appt·esso. Sovvenimmo pure a! ferili tlel bombardamento di Ancon ed ai molli rifugiati a bordo dei nos tri bastimenti e dei ponloni. FeiJ{,raio. - Al Callao. Poichè la patologia medica corse le comuni e note vicende, i casi interessanti di questo mese possono compendiarsi nel disgr•azia lo accidente, del quale furono vittime due marinai cannonieri, che set·vivano il pezzo poppiero di sinistra in coper ta ttl momento di una salve. A quanto pare, qualche ft•ammento di polvere, r imasto per mancato o negligente scovolamenlo tullora incandescente nell'anima del cannone, determinò l'accensione del nuovo cartoccio di polvere presentato alla eulaLia. Il puntalore ed il primo servente ebbero la faccia, il collo e le mani presi nella vampa, che determinò scollature dei tre gradi con impegno speciale della regione oculo-palpebr ale, al tempo istesso che uno riportava fraUura nell' avam bt·accio sinistro. La regione oculo-palpebrale era stata l
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HELAZIO:'<E :IIF.DICA SU LLA CA MPAG:'{A
siiTuttamente malll'allata dall'accensione che sembr·a sse Lulta un'escar·a e la funzion e visiva fosse sul momento abolita. Si sovvenne sollecitAmente con ' ùppo8itu cura e, pel' quanto un piu accurato esame fosse r eso impossibile dalla presenza di estese e pr·ofonde escar·e si che fosse d uopo aspettar·ne la cad uta, pure ci avventunm1mo sperare che la funzione visiva potel'<se esser e ri stnbili la per ambo ~l i occhi in uno, per il si nistr o nell'altro. Riguar·do al destro di questi dovemmo fin dal pr·incipio dolorosamente smeller·e ogni sper•tmza di ri stabil imento funzionale, che l' intiera sostanza del globo appar·iva totalmente distrutta. I ntanto prescrivemmo il ::ihiaccio a per·manenza, la doccia fredua nell'inle!'no dell'occhio e l'a pplicazione di tutti i mezzi, che l'arte in siffntle contingenze consiglia. 11 ri sultato terapeutico n on potE'a essePe piu
soJJisfacenLe, pa!'licolarmenle
se si tenga ra gione t! ella estrema gr·a vezza delle le~ioni. Chè in uno dei fer·iti, cadu te l e escar·e e ri assorbiti gli essudati, ambedue gli occhi ripresero il loro perfetto fun zionamento senza il menomo r esiduo di opacitt\ cor·neale o di sinechie, mentr e l'Altro, atlhllo ri stubililo nell'occlljo sinistro. mostrò il de!':tr·o, pur· pl'ofonùamenle compr·omesso nella sua funzi one, ma in condizioni da pronoslrcar·e ragionevolmente che l' opeta dello specialista valga ad apportar·e quei benefici effetti, che noi a mezzo della escissione di br·iglie cicatriziali, onde la cir•colazione della cor nea era str·ozzata, vedevamo già iniziarsi nell'individuo colla peecezione del la luce al momento del suo rimpatr·io. Marzo. - Al Callao. Non abbiamo a rilevare che le !;Olite affezioni malariche, le f01·me catarrali. specialmente a carico degli organi r espir·ator·ii, le reumati che, faLLi morbosi, che son lutti in armonia col cl ima, che ci circondava. Aprile. - Al Calloo. Nulla che reclami par·ticolare os!;ervAzi one in r·i guordo alle malattie mcdic)•e ed alle ch ir·urgiche. H egistr·ammo un numer·o ril evante di malattie " ener·ee in genere e sifìlitiche in i specie. Queste non meno che per i l numer·o , meritano essere ricordate per la ~ravila delle manifestozioni der·maLiche ùovule all'azione del clima tropicale. D'altr·a pal'le la sollecitudine e l'ener-
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~!'la della cura sovvenne con vantaggio alle aggravanti delle
sfavorevoli condizioni climatiche. l.\·fa della s itìl ido e della sua terapit~ da noi seguita dura nte il Yiaggio, fm·6 capitolo speciale. Maagio. - Al Callao, eccelluato l'ultimo scorcio passato ol largo in navigazione solto vela. Sempre in causa delle immutabili influenze mol'bO!"e, le b1·onchiti cata.nali e le febbri miasma liche s i pronunciarono con intensitil d i forma e tenacit-à di corso. Un ~ndividuo p1•es.:ntò g •·ovissima febbre per nicioso con t~;:rn!'eralura a ·H· fl tomaia in campo nncl!e dopo la iniezione ipoder mica del bi-solfato chinaceo. Dali(' capsule alla tintura P.lerefl di fèl ce masch ia ottenemmo la espulsione della tenia. - T ra le malattie veneree ci si presentò un'ulcera fagedenica l'mila parte dorsale del glanJe dell'indole la più maligna , rincarata dalla trascur onza dell'infe •·mo, il f'JUale, quando g ià il p1·ocesso necrotico era al suo massimo, fe' ricorso alle nostre cttre. Il pericolo maggiore et·a nella minaccio llella pe•·fo•·azione dell'uretra, tanto la distPuzione era p1·ofonda. Falliti alll'i mezzi, solo con ripe tute Applicazioni di nilt·ato acido tnéi'CùPico rinscinHno ad arrestAre nel suo mim1ccioso estend ersi il processo necr·otico, mentr·e il succo di limone, del quale pul'e l' infermo s i era an tecedentemente giovato, più non sortiva etl'ctto di sorto, e miglior ri,.:ullato dopo la caduta dell'escara, avelli· mo dtt una soluzione d.i glicerina e clor alio. Cùtyno. - Dall'l al 3 al mure: a notte si riprese la fonda del Callao, che al 30 si lasciò definiliYamente, veleggiando pe1· San FPancisco di Califol'nia. Le solite vicende morbose pt>r le permanenti condizioni eliolo~i ch e . L' infel'mo di pet•niciosa, del fJuale si tenne parola nel resoconto dello scorso m ese, apiretlico per qualche ;::-iorno presentò in seguito allaFmanti attacchi, che :vennet·o debellati, ma che lssciorono la triste se•1uela della cache~sin paluslt'e. La quale avea ridotto a si mal pe r·tito l' iufermo, pur gio\'ine di est1·ema robus tezzA, che, a tentare lu p!'ova di un cambiamento qualunfJue di m ezzo almosfel'Ìco, fu in\'iato alla casa di so.. Iu te in Lima, !'.'enzachè peraltro gliene venisse miglioramento, sì che alla vigilia della partenza stimassimo più ~l
\ H EI..\ZIO~J:: liEOIL\
SL"I.I.A CAUPAI~:XA
!531-!ftiO COIISil:(lio I'ÌC0\"1':11 '1 0 liOVI'illliUf'lllC ncll'ospcdnle di bot·do nella S[Wt·anza cl te più snlulare efl'ctlo avesset'O n r eca t·gli l e aut'tl !"al ubt•i dell'alto mare. - L a statistica del giu :.:inO se,wala un CFtSO di dissrnlr t•ia, il pt·in to a bMdo Ll'a i molli , che serpe~giav ano su allt•c navi du ~uert•n. Sov\·cnulo pt·ùnlamenlc di apposita cut·a e p-iovalo Jalla na\'Ì ~llzio ne al lat'f!O t·a~giun~e complr·la ~ua t•igi one. La dii'scnlcria dl'i puesi cnl.!i llll'e t'lllÌIÙ di sotnmo !'ilieYO ed io, in d i~t:OI'l' ... J'C delle 111n lullie eli m n l ielle, non ma nchcr t'l di porla:·mi su rpwlcltc o;.~et·vazione. Lrrr1lio. - Tt·nseol';;;o l' i nlic•t·o mcc:e i n naYignzione solto vcln pCL' San Fl'Bllcisco di Cal il'o!'ttia. All'al ba del 18 si tagliò l a l inea in 11 9• e ~>G' di longi l. Ovest del mer•idiano di Gt·e·~ nw i clt: tlll'ullilllO d el me;;c si Pt·a. i n :2 1• 11' 28" di l nlit . Nord, in 1:35• 17' :W'' di Lou~. O. G. Alle tempet·alul'e, specittlrnen le nei p<'ll'<'ggi deii'Equnlore, od il Lermomett·o si mantenne allo in 1'11ppol'lo del lo spirar· d egli alisei di S. E . scendendo collo ~Lobi l i rsi tli quelli di N. E. Co"'i dP. l massinto di Lcmpel'al. 32', f!Uanli ne marcava il cenligt•ado al 2i l ugl io, er avamo al !1 1 a 22". L'uscita in lm·~o mioli'C Pr! il c0nsrg-uenle allontanamento dallo st'Hw•t·e vol i influ enze climnt iehc: de l C111lao sel.(nò un nole voi e mi ~l iot·nn •le n Lo non ntr11o n P.Ile t tIO lu Lli e in cor·so che nelle i gieniche condizioni gJnCl'ali. Né n noi toccò s u· bi r·e le dclctet·ie i 111luenze d t> Ila costa tH l' E'[uatore, poicl tò l e esi~enze della ntni ~H~ione a vela ci Lcnean sempt·e a gr andissima distanza da lert·a, ove r ef;rnn conlinunmenlo quella calt111l di venlo, che è iudul.Jhiam!:!nte uno dei ftllto t·i piit potenti dlllla i nsnlubr·ilil di quei p<ll'a!!gi. Del cambiam ento di climn Lulli ri~"}nlimtno favor Pvolmenle, i n ispecie i n t•elnziouc alle f",>eze, si c!tB si p oLP~se OpfHll't·e una vittori(ISU l'ef:islf'nUt n. calori veramente :-;possnnli e dal bt·usco sbilancio lc t·momett·ico t·eca loci dnllo slnbili t•si degl i alisei di ~. E. niuno a lli n ges~e dislul'l)o 11i sor·la. - Pt•ivn di spe(·ialc inlel'cs~n la pa lo lo~iu m edica, 1111 caso inlr r•cs~an le ci fu ofi'et·lo dallo cltir·ur'p-ica in un mar·i naio eire, in manovear·e in copcl'la, ebbe pet· L'Ollu r·a di ur1 b(Jzzello Lravo\La la rnnno de~Lt·a ~olLo unn pulc!,!·o::ia c le <'"'lt'l'lllilà drllc di tu
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DI CIRCU~T!'\A\'IGAZIONF; DELLA fl. COitnrrtA GAHIHALDI
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medio ed indice spezzate, con pct·clila <.Ielle unghie, dci polpastt·elli e di ril evante pat·Le dello fulo.ng-elle, delle quali il moncone si pt·esentava allo scoperto. Oeùinammo immediatamente, siccome è nos tra peatica in simili contingenze, l'immersione continuala delle eslt·emilà lese nell'acqua fredda e con tal buon risultato che, con semplici m edicatura e senza ricorrere ad alti opet·ativi, cominciasse in breve volger di tempo il germoglio dei bolloni cicatr·iziali e la peefelta guarigione fosse cornp letamenle o ttenuta. Nei traumi accompagnati da molla dolorabililà usiamo amministrare sul momento una ceela do~e di cloralio a scopo di prevenit•e pericolosi fenomeni nervosi. Ago.~lo. In via1!gio sollo vela sino al 29 nel qual giorno, dopo due me!<i di non intel'rollu n&vigt1zinne, oppeodammo a San Ft·anr.:isco di California citlti collocata in cieca ljl)• di Lalit. Not·d, quiudi quasi sul tw•desimo pat•ellelo del cenh·o d' Holiu cd in '12~· di Lf,ngitud. O. di Gt·eeuwich. La l cmpcrattu·a che se~nava nl 1• ll;!O!:ito 2:!', scese, 111an mano che rimontavamo al Not'd, fino n 1(;•: olmosl'et•a sec·ca. Il conlingenle patologico di questo m ese, m entr·e non ci oO'r i l'atti di spedule i mpoel.nnzn, ci presenta nella ><un t•iduzione at·gomento a considet•nzioni sulla potenza dello influenze climatiche nella sa lute degli erJui pn!!'gi ed oll'ermù mng~i o r m en le l' i nte r e>; se n llissin•o dt> li\) !-<lnd icì cl~! lla p n lulogh~ esotica. Il n umero abbaslanza rileYonle di ei.sli/t: cm•ute in d~llo mese, se po,.sono per la maggior parte invocflt'e ad elemento causistico le neglelle bleuot•ra~ie, dietro il fallo della coincidenza della lot·o peggioria col ~ens i b i le abbassa mento eli temperatura, non escluJono la pt·obabilitò. cbe della loro nccentuezione abbia eziandio a clliamat·si in cansa sitraLta modificazione ntmosfer ica in foeza del conoscwto anta~oni smo funzionale tt·s le glandul e suùorifel'e ed i corpuscoli M alpighioni. D'altt•onde queste all'ezioni rag~iun se t•o tulle completa guat·i gione. Setlem&re.- Nt>lla baia di S. F t•anci sco di California. T empePalura Lt·a i '10• ed i 12• non umida nò sog-gcLla a sb:dzi: aria ap-ilola da vento, specialmente nelle OI'e pomrt'illiane. L o stato sanilorio ùi bot·<.lo si mautenne lodeYolr. ùa 1:n-er
RELAZIONE l!IWICA SULLA CAMPAGNA
avuto quasi completa assenza di malattie pir·etliche; c;hè gli s tessi catarri bt·onchiali presentarono forma si blanda che mai chiamassero in campo la febbre. Del resto il fallo di r1ualche catarro brùnch1ale dovemmo atlribui •·e più che ali<> !ipirare di forti venti, cl1e dùnno in S. Francisco l'impronta oll'autunno, allo stato di più sensibile susceltibilita e recel · ti vi là mor·bosa ad ogni continf!enle teumalico procr·eato nei nostri OI'ganism i dalla lunga stazione nel clima tr-opicale del Callao. Ma debbo pure aggiunge1·e che allo sviluppo di queste :eggiel'e atn~zioni reumatiche non è for·se del tullo es traneo il polviscolo di carbone e d i sa bilia sollevato dall'am mir abile attività commer·ciale della città e spinto nella bnia dal softìare del vento da terr·a. Ottobre. - Dall' 1 al 7 in S. Fl'ancisco, donde si !'.'alpò in detto gior·no per il Giappone . Al 31 si era in 22' 05' M• di Lalit: Noni, in 116' 42', 25' di Longil: O Greenwich. Obligoli dtll la navi ga:~: ione a vela a pP.rcorr·ere pe r lung hissimo trnllo la r·egione dei tmpici avemmo lemper·arture oltr·e i 30': ma ad onta di queste influenze debilitanti, le no!'.'ire condizioni s~:~ nitari e si manterHwr·o in is tato lodevole, pe rocchè i nostr·i or·ganismi, rinfo r·zati dal clima salubr·e di San Fran(;i:;co, si tl'ovarono in condizione da oppol're. agli spos>:anti cnlori una !'esis tt> nza, che s ar·ebi.Je loro ol cer·to mancata dopo una dirdta pr·ove nienza da locali là ma lsane. Col g ià accennato metodo di cura conducemmo a guarigione un info.:r·rno d i nefrile albuminur·ira . .\'ooemilre. - L'intiet'O mese in naYiga zione solto vela peril Giappone. La tempe r·at. s i ma ntenne su i 2R' nno al 14, dal t]Ulll gior•no comjnciò a scendere a s balzi in ragione ,],,Ile gr·aviss ime per·Lurbazioni meleorologiclle, ed il 30 segnaYa lO" - S car·se per numei'O le mala ttie mediche nep· pure offl·i ro no novita d i for·m;;r o carat teri di gra vezza, faUa ecc·ezione per un ileo-tifo, che non Jì g urf\ n ella ilatis lica, poiché l'infer·mo r•icovrò prima nell'ospedale per ad e nit~ cel'vicale e per tale ·afr~ zion e i! ri por·wto nella tabella. Ins ti1uimmo con !'.'ucccsso la cura segurta in altr·i ca~ i , boc;ata principalmente s ulle sollr·azioni di calore e s ul. mantenimento dei poter i vitali, ad onta cl1e l'infer•mo le n e:s~e lun ga con-
Dl CIRCUMNAVIGAZ!OXE DELLA R. CORVETTA GARIBALDI
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valescenza pe1' le resiJ ue lesioni del tubo gastro-enterico, che quivi indovalesi in forma llravissima , reclamarono uno estrema attenzione . - l n causa eli tem porali di una fo1·za e ccezionale, che s i proli'Assc1·o pe1· molli g iorni, avemmo un numero rile vante di falli tra uma tici . Dicembre. - Da l 2 a sera n J okohama di Giappone ove si passò il res to del mese. Temperat. mollo bas:::e, talora sotto o•: più volle tempo nevoso. Il maggior numero d'infermi ricovl'ali nell'ospedale trova fac ile la s ua ragione nel brus co passaggio dall e alte temper a ture dei tropici a 'luelle mollo basse dei paraggi g iapponesi nella stagione invernale. Infatti la s tatistica di questo mese mise in chiaro, quale causa principale della maggiO!' pa rte dei fatti morbosi l'ele mento reumatico, af rigore, esplicatosi in formR e localita varia, ora a ca l'i co delle articolazioni e parli annesse, ora sull'apparato respiratorio, ora s ul g as tro-enterico ecc. ecc. , s emp1·e per ò tale da non aver portato serie conseguenze, anche pet'· chè a sitfalte as serzioni sovvenne sollecitamente la te rapi ~. Di fronte a ques t.i falli ebbi a gio di osset·vare come del freddo si risentiss e in A'enere con soverchia impressionabiljt.A, al disotto di quella tolleranza, cl•e era !Pc ito spe 1·ar e s i potes!'\e opporre ad un clima poco dissimile dal nos tro: a ccidente questo di tale natura che io non posso a meno di atlt•ibuire alla perduta abitudine pe r le più basse temper ature, siccome dovea art'ivOI'Ci in forza di una stazione di quasi due anni in r egioni ll'opicRii, ove i nostri organismi , non gi ov a~i dal benefico scambio delle Rlagioni, avean pel'duto, temporaneamente s ì, ma pul' di naturale conseguenza, pat·te delle lol'o r es is tenze alle più mat·cale vicende atmosferiche. - In un mnrinaio proveniente da altro bas timento con infezione siOlitica ~i à pienamente Rviluppota a vemmo una grave manifestazione all'occhio s inistro con impegno specia le dell'iride e minacciante coroidite. QueRti fu inviato per qualc he tempo al bellissimo ospedale della I mperiale Marina Ge rmanica in J okoba ma, ma poi ve nne di nuo\'O ri· coverato ~ borrlo. Un infe1·mo da più che un anno di cher a tite ulc erosa CI'Onica r ecidiva più volte r iacutizzalasi e ribelle alle CUI'e pi ù assidue in causa s pecialmente di un
JIEl. AZlO:'iE MED1CA SU LI.A CA:U PAGNA
temperamento qu nn Lo mai scr·o fol oso fu pure invia to m om entaneamente a ll'ospedale germanico per attender e l'occasione di r·impatr·io . Anno 1882. Gennaio. - In r·ada di J okoh am afino a l g:orno 25, nel qual g:iom o si , lascio alla vela ques to ancoraggio, mel· te ndo pt·ot•a a l S ud per· la Cina. Bassa temper·al. oscillante al pr·imo mallino s ullo o•. Bel tempo in gcnet·a le, eccezionalm ente pioggie e neve. - Quelle stesse r of!ion i, alle qurtli mi riferii pet• i:<piegare il più r·i levante numero d'infermi dul'ante il ùecemhre 81, possono pet•t'e lta rnen le invocars i a schiar·imento delle parallele contingen:le mot·bose occoi·se nd gennaio H2. l'et'lanlo l'elemento r eumslico si le', più che altt·o, causa di in l'et•mili.l si clw si possa dire siansi nd esso, p er lu magfriOl' pat·Le, impt•on late le m orbose all'ezioni, che rienll·ono ne l dominio della medica pa tologia . Quindi è che nu lla di nuovo si abbia a fur r ilevare. F ebbl'aio. -Dall'l al 5 sollo vela per H ong - Kong di Cina O\'e s i app r·odò a n otte e s i rimase fino a l 12. Da queRto g iorno al 2."> in navigazione alla vela per Sin gapot·e: quivi passa to l'ultimo scor cio del m ese. La te mpet·alul'a , che a J okolrama ~egn av a poch i gradi sopr·a o•, anù6 rapidomente monta ndo fino a ·16• collo scendet·e a l Su d, soggella a sbilanci in r agione degli sbalzi ba!'ometrici. Atmosfera molto umida, svlura di eletti·ic!Là, forti temp~ste. Nei pressi di Singapore lemper·oLura media 2ì• cenlig-:, 3 t•e 32• alla fondA in ques ta rada. N i un fa llo mol'boso di speciale rilie vo. - Le i nl1uenze nocive del caldo- umiJo n on com inciat·ono ad accen tuars i che alla fine del mese, cosicchè ne avessimo a risenti r e solamen te più lardi. - Una scottatur·a dei vari gl'Adi estesa all'inliera s upe!'ficie anlet·iore di tutta la est1·emilà ìnferior·e destra, per esser s i rovesciata s u della parto una gam ella di brodo bollente, ollenne rapida g uarigione dalla im mersione, per più giorni continuata nell'acqua fredda. ,\1ar:;o. - Fino al 18 in Singapore, che si lasciò in dello g iorno: il ·19 si tagliò la linea da Nord a Sud: a Batavia (I sola di Giava) dal 23 al 30 donde si v eleggiò per l'Oceano Indiano c le Isole S eyclielles. Al 3 1 et·avarTIO in 6•, 41•, 3t • di Lat: Sud, in 104° 02' 53" di Long i!: lol. Green\\'ich. -
DJ CII\CUI~A\'IG.UI O \ E UELU l\. CIII\\ EITA G.\1\IB.\I.DI
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N ei pri nti g;iot·u i di stazione n S in ~ilf'Ol'l.! $Jll't'iltWnlammo in grodo estremo il co ldo-um ido n cau:::n di pi o~;.rie lo!'l'enzinli. La tempet·ntura osrilh'l sempre lt·a i :w ··d i 3:2• ad onta dello spn·ot•e del m o n ~o ne di N. E. In rodn di Batavia il l et'momelt·o era in m<'dia ll'a i 3:3• ed i 3't• all'omlJt·n, m entre al sole montava Ono ai 48•. Gli e/l('!Ll i delel ct•i i del cl ima lrol'i cale, dei quali comin<'iH\'11!110 l!iil n t·i!'<enli r e fin dal nostro arl'ivo in Singopot·e, t·i ncm·ar ntHI senstbilnwn le nei pochi 17Ìor ni l'assali in r·odn di Ba tavia , spiego ndo l!l loro infhw nza anche poi che abbandonammo cruei pa1·ap-gi ct.:lebt•i a r af!'ionc e per splendido 1Jellr.z1.n di panot·oma e per 1\>tnite di inr~tlive affezioni. Fra quf!;:l e fu la malm·ica, che più potente !;piegr) i suoi tt·i~l i errrtti ;:ulla sa lute dell'equipoçr~ io, senza l'ispar·miare g-li urfhnli, cui pure l ot·na più 81-!evùle gnronlit·.si contro si ffa tle influenze. Dontle i l t'ilevanle conti ng-ente non m Pno di fcbhri R tipo divet·;:o c he di emicl'nnie e nevrall!ie di ogni genet·e ru ,·orevolmenl e m odificnl•~ dai c hinacei, si c he il t'es po n ~o let•n pculico vnlesse pure a t•nfTerlltnt•e l'opin ione nM lrn sullo l)t'i~Jine miasmatica di qu esti fntli m orbosi. Ai quali si o.ggiunp-evano in l!l'flfl numero i catnrri gaslt·o-enlet•ici. l »luni in forma piullo!<lO ser ia do minacciare di volger e a piu pt·ofond e le!"ioni, chH l e stesse noci ve c0ndizion i cl imuliche c'imp••g-nuvano mugg'iorm en l e a combn t tere con enet•~;i n fin <.fai loro primo accenno. I ntan to lo stato a•linamico davn l'impt·ontn nd Ol!n i malnltifl. A ques te nega ti ve condizioni igieniche si n:rgiungc va quella assai più gt·ave del choléra e del ti fo, dei quali la esistenza, benché negata dni pi ù n scopo tli ba s~a !"p<~cu lnzione, mi venne orficiolmenle accertala dal m edico capo dello Sf] uaùrn olandese, rres~o il qunle credei ::>bbligo del mio offì cio recnt•mi al pt·imo giungere in f(U ella rada. Di ft·onte A tale situazione mi am•ettni ]11'0pOrt•e al sig . Comamlonte alcune mi~u r e i ~i en ich e, che v ennet·o immediulamente ottuate, prima qut>lla di proibire all'equipag-g-io og-ni comunicazione colla t err a e la più sollec·ita pal'lenza da Batavia. Né si mancò di portat•e somma attenzione sul ville e sulle bevande, chè ~ i vietò ogni ç:enet•e di frullu e !';i dispose di non usare che dell'acqua ù istillala a bordo, <>limando fosse impi'utlent.e
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lll::tAZI 0 :\1:: )IF. OJCA St: Lf.A CA)II'AG:\A
sen i1·si tli •prella d i lt·l'l·a. Co!:'i riu,: ci mmo a scampat•e dal m i na(;cinnto:: couln;..:io, <'l ttl m it• lo>q;~ nt> rr por lte \'tltimc nt::l la s•Juad ra ola ndese ed i rr 'l uuleht: 1111 ,.t: t·us::-:o c ger mani ca . La pnlol o:-:iu chirur·gi ca r eg i$Ln'• in un sullo ul'licia!e IIHlCchinislu, caduto da una certa altezza n elle (.!'Uiler·ie delle cal daie, una ferila, la qua l ~, tenuta ~r~·d a. : m e nle r·a gione della sua ~Ta.vezza . Yn l~e i n br•e,e tempo a f!USt'i;!iOne. L a les ione intet'CS!'<a ,.o b11ona pnt•le della t'el!io ne libia le dcf.llra . con scoJw r·Lur·n d'u:;so m ulto tnal lt·atltllO per lunf!H estcn. sione e lacc t•azione fra~t<~glrata di una t-stesa supt::r ficie di per·ios tio. Grande era la tli\'al·icazione ùelle l abbr·a gem enlr son:zue in molta qutllllitù, sicche n on ~1 llrimenli che con t•obugla sutura ap-li spi ll i potesse es!"er·e corwenienl emenle r idt)lla. L 'indicnzione Ji cnntbnltc1·e energica mente e con pt·onte7.za lo s ,·ilttppo dclln iuliu m rna?.io nc, m ino ccinltl dalle le,:it1lli dL>ll'osc;o e Ù•' l per·i o~tio in fOI'IlH\ si ;:rravc di poter l'et·m·,~ l e più fune ste conse;:rw!nzc alle fu nzioni ùPII'm·lo, s'i m poneva da si~ , rd il f!'hioccin fu posto a permanenza, m enl!'e con fr·errnenli lav.wde all'ncido feuico si mRnlcuc,·n In vRsla fer ita in qu l'llo ::Lato dr nelleua , che è semp re l'ullOI'e potentissimo d i pt·nntn cir·ntl'izzMione. L R r1ual e dopo IJU81clie tempo ottenemmo co~ i per·l'elta eire del !fr'a,·e accidente l'in· fe1·tno pi ù non t• iseuli ~"'e in !'>t>guito con!'-P;wenzn di sorta. Apr•ile. - Tr'll"'Cot·~~) l' i llt,•r o m ese nell'Oceano Indiano !"Ol lo vc ìa per· le l ~ul -3 Sryclrcllt'>:<, na\'if,:'nudo :;;empt·e Lr·a i p a1·ulleli 5' C'd 11• oli lnli t11d ine Sud. I nd i alte LCIIl ]'el·ature, cnn urr minimum all'ornLt·n di 32' e 3..• ùd centig r·a do. r\ell'ullimo scor·cio dd nrt·s~ pi og-f!ia con tinua e dir•qtlo 8<'COIIl pr~l"na ln ari un foJ·tunnle di e;::Lt•erna violenza. 1\'on fiYentmn ca!=<i d i speciale irnpol'lanw , ma pur· s i deve av\'i!"arc ni m ()lli l'alli di inl'czi1,tre, tl·istc •! l'ed ità dt'llt:! mal~nne irtflurnze di l3àluvin. L t: qunli d(•))bnno p ur·c l'SSPl' clr iomnle i11 ca u:::a del nume1·o e<.:cPzinnnl•' tli nffez.io11i p-a,.LI'o-enleeic lrc, 1'11e prr· v enLur·a ~ullec i lu ter apiA Yal st> ad 11rTC~ lnre nel lol'O pr·oC'ed<'r'>! a l t>~ i o ni più prut'ondc. - In nlcuni do·i ~ilililrci nppflt' · v ero rnnnif•!'ltazinni d<?r·maliciiP. eire ri rwar·m·ono in qnelli, i qnnli g-ià le iwemro i n ntlol, cnn1e d··l t'e"lo at'l'iH) f'Ollo l'azi()nC d('i j::l':llldi cnl ori. - L'nnpt'r'Yersnr'o? •1\•i l'nlliYi IC'111pi
Dl CIRCt;U~.\VIGAZlO.'iE OEtLA R. CUJtrETTA GARIUA!.DI
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t•ecò un ragguani~v ole aumento di ti·uumi, che nulla P•~J·aili'O olft•irono di rilevante. Magvio. - Al lllai'C fino all' 11, nel fJuale giorno si Ancorò A Ma h ~ (I sole Scychellesl, che è in circa 5• di l atitudine Sutl e 55° di longitudine O. G1·eenvvich. Al 30 si lasciò questo porto diJ•igendo al N01·d pe1' Aden: tempeeaturn metlia del centi gr-ado, aggradevolmcnle modificato alla fonùa di Mahé dullo spirare fresco del .Monsone tli S. E. Rilevammo sensibilissima mi:.dioria nelle nosll'd condizioni sanitarie, fallo, che é in perfetta a1·monia col henefìco modificarsi delle influenze cl imatiche in P orto M ahè, vantaggi osamente Jocato da essere davvet·o uno dei pochi paraggi salubri sotto i tropici. Gi11.gn.o. - Fino fil 7 in navig-112.ione per Aden, ove !"i l'im~:~ s e pet• 10 giol'lli : dal 17 al 18 in navigazione pet• As>"ab, donde si pnrti i l 2:1 pet· Suez. Al 30 si et·a ancot•a in IJ 3VJ gazione nel Mar Ro:::!"o. La tempet•atura, che nell' Ocean0 I ndiano, per il sofiÌf11·e del m0nsone, si et·n mantenuta abbaslanza m odet·Ato , nella calma di vento .!el Golfo di Adeu m ontò sensibilmente c t'llg-giunse in rtuesla rada il 31l" d·~ l c~>ntigt•ado all'ombra, mat·cando 49• al sole: il ma;;simo si eblJe in Mnr Rosso, come ad Assab, in 37• all'ombra e 57• al sole. Benchè non a vesset•o a !Oe::malare casi di speciale importanza, puro dobbiamo a vvi .,are, ollr·e ad un nume1·o rap-gua t·devolc delle consuete for·mo morbose, ad un malesset•e genet-al e, con se gueuzR noturn le, delle spossan li tcmperatut·e, acce.1 lualo !=<pecialmente nella eslr·ema ~possatezza d elle fot•ze ed in una incorr·egl"ibile dispepsin, che non r isparmiò alcuno di noi. Donde una speciA le prcdispo!=<izione ad ammala1·e, che un più pt'olun;::-t1Lo soggior·n o in rtuei para~gi avrebbe ce t·Lamenle Lr·atlollo in g-ravi dislut'bi della saJute. E le i11fìuenze caldo -umide si spi egarono abba;;tonzn polenlcmenle in duo casi di r eumatismo articolare acuto "'" i n unA nefr·ite nlbuminut·ico, che pcr·allt·o rap-g-iunsero completa gnal'i~ i on e . Lu.{Jlio . - Dall' l ol r> in naYigazione nel M ar RO!'!"O, dal 5 all'li alla fonùa in Suez, dnll' LI a tullo il l:! nPI ca nn l •~ di Suez, dnl 13 oll'unco t·n i n Por to Soid, d<ll 22 al :!:3 in navi-
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llEI.A ZIO~E ~IEDJ C A SULI.A CAlll'AGXA
gAzionc per Ale;;E:a ndeia, <lnl 2:l ol28 :n que::>lo porto, <!onde p1u·Li mmo in dello :..dorno dieelli pc1· l'ltnlia. La ternperoLUI'a, che ne· pr·imi ~i orn i tli navif!azione in Mo r· f\ osso, avea raggiunto i a!J• cenli;Ira di , C'Cirllinciò od Abbassare, man mnno che si 1·i montn\'U vcr·.c;o il Nor·d, fino ni 2!)•. I n Suez e Porto Soiol non m ontò o!Lr·(\ i 31", a;;~;ese oi :3:lQ in Ales;;ondria di Egitto. - A m eno di u11 cnso di dis,.cnlel·ia, che mi l'iservo Lr~:~ tto re nelln r elAzione dr'! prossi mo mese, non si JH'esentm•ono malnllie m ediche, eli c rmwi tino essere p:wticolarmente tl iscul>!':C. La pntnlogia cliir·ur·gica r egislt·ò c.lue casi mollo g-rA\'i di fe1·i ta nlla l!•sla pN· cHclnta da una gr·nnde altezza di un bozzello al momento di lwaccitwe di punta per imboccn r·e i l cnnt1 lo el i Sucz. Il prricranio E'i p1·csenlava di;;tnccuto i11 l!l'flnde esll•n;;ionc Il i tempo istesso che il pc1·ioslio oll'c;;;,·, in più. parti ln~ciavA a nudo l e os~a. La località al'r,~ tta e le altissime Lcmper·ntul·e almosfel'i ci Je imprime\'ano al L1·aumu unn più nccentunta g1•avezza, che r eclamò atlenli ~s illle Clll'e. Scon ~iu1·ati i !alli llo~i~lici interni e gli CI'Csipe l ato~i, che in qtwi climi ns>;umono ful·ma minncciosa, gli i nft'l'llli furono con conveniente m edir nlur n condotti n guari;:itm fl. - Dal R. A l'i ele A,{Tontlcdor e , i n nllot•a staziona r io a Por to Snid. r·ico \·m·ummo nel nostro ospedale un indi viduo ofletlo tifi lun ~o tempo da ~m ascesso ol ginocchio desko, del quale cr·cdo sia inleres;;e rifel'ire tlellagliatnmen te. Alla prinlfl v isita porlalo sull'inl'er·JllO si potè conslutare, oltre ad un n temperatura pit•cLLica, che ra senta va i 40•, gr·ande tum eJ'oziune del ginocchio, un l'0~~01·e pel'iferico esteso lullo i n giro nll'al'lo fino a lutto il ter zo inl'el'ior·e dellu co;;cia ed al snper iot·e della gamba, l"ensibi li ta dolor·ifìca nd alto grado, a!Jbondnnle accumulo pul'ulenlo di calli vo a!>pello, abolizione <lei funzionamento n cl l"al'licolazione. Sifl'alle sfnvnr evol i condizion i venute in campo, sia per l o strapozzo del Lrosbor·do, sia per evoluzioni morbose intrin~ec li c flll' nscesso stesso, nt'\n put·e si manlennet·o nei giomi su..;!"('~n enli, mn l'il1<'8· 1'arono nnzi per· P"l i l:'ffc tli dci moviJJIOnLi di Lunchcggio, che la nave >'pel'im cntù da J>ol'to Said od Al <·s~and riA; e la temJWraLul'o, n onch t~ rleclinal'C al n ormnl e, si manteneva slaziunol'iu allo slnlo f't"bbr·il e e mai o l disotto dùi :3!)• . I nlonto
Dl ClRCU.Il~AVlGAZlO~E DELLA n . COH\"ETL\ GA!tln:\1.01
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In pet·si stenz.a ùellt1 febbre e dei gravi falli local i, m enlt•e all'inJomani m el!lio si potè cons tolat·e un' abbondante r accolta di pus nel ~avo popliteo, ne poncn in set'iA apprensione che il pt·ocesso morboso a"esse allncca to i tessuti stessi dell"articolnz.ione. All'esame locale da pralicarsi a m ezzo deliA sonda, che avr ebbe ceeto m esso in chiar o l e condi zioui dcll'articolnzione, r ug:ioni di pt·udcnza ci imposeJ•o rinunziaJ•e. Clté, in vero, per quanto delicalu n e pC!l esse Cf-'f-'ere la manualittì, non ci f<Oltt•aevomo al t·i f<cltio di perforare i tessuli per·i-a r·ticolm·i , scaduti 1.1! certo dalla l 01·o nm·mnle t'esi" lenza c fi•iabili p er l'azione di'l lungo processo inflommativo, ciò che aVI'ebbe t•ecu l o complicnzionc 1-!l'tiVissi lOil. A<l onta della cut·n pi u allento sì locnl e clt e p-eneral e, le condizioni ùcll'infèt'mo volgevano o pcggioria, si che io di)YC"si pt•evenit·e il Comnndantc della in1J){lSSibilit.U di fa1·e alfr onlat•e nll·infel'mo la Lt·avet·:;ota da Ales~and t•ia o. :'-lnpoli, qualora , al m om ento delln pnetenzn da rruel pnt·to, non si ro~se av'"ernto un miglioramento tale tln sc0ngiuearc l e minaccianti g ravi5simc con~egu cnzo e In pt·obabiiità non l ontunn dell'a mpulozione n l terzo in fct·iot·c do! la coscia. For tunnlom en te, dopo al cuni giot·ni, le condizioni dell' inr~ rm o colla dimi nuzione della fèbbrc, col eidursi della tumefazione, eol cir coseri ver si della fl ogosi pe1·i l'et•i ca , e spccial mente colla buona natura del pus, acccunavano ad una migliol'iA, che and0 gt'aùatamcnle nf'conluo'ndosi, tanto che al parlit·e do Al e~san tlrin l"infet'mo più non pt·e~entasse febbre. La cura si bosò · p rin cipalmente sulla irnmobili7.znzione dell'twlo a m ezzo delr apposilo apparecchio, nelle lavande all'acqua fenicata, nella compre~sione latet•ale pt·ogr essiva dl.il ba~so all'allo, cioè dal poplilc ve t·so la r olula. Così, a distanza di non mnlli giorni il vasto distacco al cnvo poplileo er a del Lutlo sparito, il pus non gemeva che in minimo qultnlità ed era della miglior e natu t•a, la infiammazione pcl"irerica piu non esisteva, lo. seosibi/i tù dolo t•ifìcn si rid cs tava oppena, ma legget·issimamenle, j ler le manualitù della mcò ictl zione, là null'izione gencr ole risot'la col ces!òu re della febbre e colla diminuzione del la suppur az.ione, prendea fl ot•iclo sviluppo, infine il rin Glscentc funzionm·e dell' articolnzionc fucile oi movimen ti ùi
HEI.AZIO.NF. MED ICA SCLLA CAllllAGNA
ilessionP., da Junf!O lerupo impos;;ibil ituta. flUtor~zZt~ \"f\ un pronostico di ptwrettu t•istnh i li men to, c1 1e di venne poi un ratto compiuto. Ayosto. - Dall' 1 ol i in navi~azione ùa Al cs~amlt·ia Ji E gillo per l' Jtolia: in dPllo f!i orn o a 1\lessina, che si lasciò al tramonto, u ser a dell' 8 in N apoli . Jl 20 il bas timento passò al disat·mo. La l t>mperaturu undò g t·adntamente abbHssundo Ii no ai ::18•. L'unico caso o ril e va1·~i con maggiot• dettaglio ftt fJUello di dissentel"ia, In l")ual e, inizialo><i co n ca tarr•o i nteslinale non accusato da ll'infet•rno che dopo un m ese, quando g ia le l esioni enlet•iche et•ano molto avanzale, assunse forma minacciosissimn, aggravala dnl fat to del l' esser si intlovulo in un indi\"illuo, che, giA per sé s tc::-so Ji tlebole costi tuzione, a ve a da poco ~offel·to d i rt'ofonlla infezione sililitica . Poichu mi ri se1·vo dil'eput•Licolurm enle dello dissenlct•ia a p t•oposito delle m alollie dei climi caldi , om etto ' lui d i discul~t·e la natura di questa micidiale in!"el'lll ilcit. L e ~u1•e più assidue non valse1·o ad orre><lat·e il m ot·bo nella sua eYol uzione fatale ~ l"i pecacuana, ed il co lomclono a dosi t•eft·attc , siccom e il L aw consiglia, e lutti g-li allt•i socco t·~i, clte non mancammo di aclol · tare non t·ectlr ono il mintmo mifdioramento, cih~ anche il color amento ve1·dostro del le fecci dopo l'ing-estion() del cal om elan o, nel quale Alcuni au tori 8Pgnalano un fenomeno di lieLo pr onostico, non fu nel nosli'O inl"ermo pre;:af!iO fèlice . Si avevano n 13l g i1•o delle 2't or e circa a 100 deiezioni Oll'all cl'isliclte d i !aratura di carne, che ~ i frce t•o poi inYolon l nt·ie, estt·emo ct·a l'abhn llimento delle f•wze nver minaccioto più v olte il CtJIIasso, i vonliti er nnn ft·eqw•11Li, la febbre stazionava ~u i 400. Di fron t~> n tan ta ~ravilit di condizioni, pet· rn gioni di urnanitù ed a !'!copo di allonta•Jnt•c il minacciante pe1·icolo di unn epid(•mia a bm·do, non e~iln i p r npurre àl sig not• comandante l'nppi'Odo a ~l c>s;:ina: L ' infet•mo q:•nne l'ico\'er ato n c!l"ospetlnl e divi;:ionole ( l ), m entre r iigioni pot.en-
•h'
(Il nopo alcuni gic rni da l nostro a rr ivo in flò apolì a ppr endemtnc ron il pove-t·o iofHmo era cessa to di vi'"'He I] Uasi all ' iodoman i t1el suo appt·o.Jo in patria dopo unn assenza t:mto lunga. ~ommo dolor~ che
IH ClltCUli~AY I CAZIO:XE DELLA R. CO R\"ETTA GAIIIOALDI
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li!'-<::;ime d'i~ie n e mi com;. i ~l i a t·o no a gillare in mar e tutti gli o:-:-gelli di ospedn lC', che aveon ;::(~n· ilo all"in fl' t'mo, com e nel tempo dd la sua pt>rman enzn a b0nlo, oltre Alle poi verizzaz i oni con tinue di ncido caruol icù nell'ospedale ed a.liacenze, l e feceie ven ivano immediatamente decomposte col solft~lo di f er ro e le latrine si 18\'a,·nno con unu soluzione di permangan t~ ~o potassiro. Mer·: ta esser e ri corJat0 un nscesso delle pareti ad•l•lmi nali. L 'inft!t'rQO già solfet'cnle d: illftlzione miasmntica accusò pel' l ungo tempo un senso di lrafillUi a allu t'el! inn~ del regalo, che in sullù pr•im e, poichP, nn esnllo pt·orcssn diagnos tico di esclusione aven scartnto l'id r a di nltre affezione, fece sor get·e il sospetto di qua lcl1e lesione a cnt•i co di quell·ot·gAno. M ancavano pel'altro i sin tomi, che potessero avvalorare una diagnosi di tal i!'enet·e, e, benché l e g1met·ali condizioni dell'infermo non accennasset·o a t·i so rg~ t·e, pure la febbr e mai più si era manifestata. Ciò port ò ad ammellt- t•e la lontano probabilità di asce:::so freddo dell e pal'e ti addominali , tna manca ti ~in tomi più chiari, si tenne l'infermo in osservazion e, senza ro,·mulat' diagnosi di ascesso ma senza escluderne la possibilitil. A c\is tonza di due mesi dalla prima manifestazione dolorifica alla r egione epalicn tor nò in campo la febb!'e e colla febbr·e lo spo>'tamento dL'I dulut·e ull'ingume destt·o, che si most•·ava l e~gic t·n, e ntc on ossito ed un poco pi ù del normale consistente, sì CII(' di un ascesso erni g t·ante non fosse piit a dulJila•·e.L'apF"r turo die' •.tscito ad una gl'onde quantiLà di JJUS, ello >' l'g u i lu ce:;:;u7.iu11c rlell a r... bbt·~~ e dd dulm·e ed il ri slnuilimento M ila u H li'i z it~ n e f!ener ole. Se, nel pot·tar e un o s;.;unr ,lo l'd t·..;;:pl!lli \'o sulla slu l istica t;CIIt;!t'nle, noi l a esami11iamo oltenlflnlon te nelle sue speciuli fnsi, se le di,·et·sc illfct·mitil stu tl inmo in r tlppurlu alle S\'ar iale vicende della nost r·a ca mpfl g11 a m ondiale e la m ollcplicilit e la poterazn delle cu use uHn·bi.!.!'C II I~ poniamo in rnm·o11to c oi t·isuitali terapeutic:, abuinmo do n ero lii che confortttt•ci. E d i t•esponsi medici ùel nu:;lr o viu;.r;.:io si t•il~ ,·et•an n o anco Il! ù vantaggiosi, sol che l'i \'Oglia ossenarc com e ne!In stat istica nrm figurrno che l e mnlulli e di un qualche ca t·allot·e m entre quelle ùi natura più lie,·c o tali, che in breYe giro
REI..\Z I O~E ~I EDJC.\ SL"I.L.\ CA~l PAG~A
di tempo vol;.:e\"l"UlO n ~u:ll·igionc. non sono in essa t•ipot·lale comccchi\ siccomG ò uso i n ogni marin a. non r eclamando quesle lt1 n eccs;:: itù di accog-lier11 e gli inf·~rmi nell'ospedale. rientt·uno nel la cln:::;.i ncu di'Ile lrp-giet·c inùisrosizion i , p et· le (]uali si conceùe, tullo al più, una breve esenzione dal servizio. A mP~Iio fnt• ril evo r e il rclulivo l odevole slnlo ùP-IIe noslt•e cnnJizioni snnitm·ie, gi o,·u eire io l o raffmnli con quello tli allt·e 11nvi da guet•r a che di,·i:oet·o con noi nt: l 1• Ll'imeslrc Jsso lii!Ual i inlluenze mot·lJosc in r oda di Cnlloo. L e sep-uenli eift·e d eb bo olia cortesia d·~· miei cgt·rgi collt'ghi della corazzala Sltrwnon. (I nglese), della cor azzala l'ictorieuse (Frft nC<!S{') dello corazzala !/an.~rt (Gcrmanicn)della Corvetta A lasktt (;..'ot·d-Amet·icana): e cito queste nAvi, per clH) l e uniche, che dut•an le na cnmpflgntl, !=<iano s tole un in liot·o tt·imnstra ull'nnco t·a co11 In Ga r ibctlrli. r::uheno, durante il 1• Lt•imeslr e 1 ~:<u l a Shan rtOJ~ ebbe 1;H iufet·mi su .~:JO uomini d'equi pagg"io, la T'iclorieuse 1'12 su .}~0, la H cwsrt !JO su 358, l'Alaska 12 ~u 2:j0, la Gariboldi 52 :,;opt·a una fot·za med ia di 400. Senza <!n· Lt·m·c dellagliolamenle nd la di;:;cussione delle vat·ie malollie presnntale rlafrli cqui pngp-i a noi compngni di fonda, n el nutw•t·o elci lot·o dl'ces;.i e de~l i i nfet•mi obbligati u r impnlrif1 t'e, diseu;:sionc che pu t• t•ispondcr cbbe a nostt·o Yanla !.!~ io , ~ solamente alle cifre ollcn<"ndoci, l a supm·iorilu del nnslt·o slnlo san ilar·io rimane luminoc:nmente dimoslt·al11 , m cnlt·c piit faYot·evnl i furnnc· eziandio i noslt·i r isultati lct·npculici. Il qaal fAllo, se l111'na di so,ldislazion o all'opet·a~o me.lieo. dPve per m oll o ri cono~ce t•si in mP-t·ito e della o!'<S•?rvanzo nlle r ·~~o l e igieniche di bm•do, c della so!Jt·ielò, in g•'net'C, degl i llnl iani e clelia noslt'a piu polcnl·~ fiJt'W acrlimatnth·a. Sia in cnuHl dPIJa nostt•n ~peci nle costituzione ]WOcr·entn dn utt cl imn mo'dio, mn rbc put·e si accr>nlua abhnslam.a nel r.tildo e n el frPcldo, !'-ifl per il genet·e di nutt·im!'nlo. snno prt• si•. e morl ificnln n sc'COIIdO ddlc inOucnze endentirlu~, sia p~ t· un cotnpl·~s~o di ollt·c t·u~ioni mPno co nosciute, t·imnnc• i l fntto da ii'!'Spr>rienzo ;::n nci lo e conf•lt'lnlo dal In >"l :l t i::.tica. d P l pi i t fn cil(} nceli mnllll'~ i dc• ;:tli e• ]Ili p::t !:~i iloliani, i qu;:~li r-on t•ilcYanle vnnln;rf!'iO di l eH1po sugl1 nlll'i
DI CIRC L: ~I~A VJGAZIO~E DELLA Il. t:ORI'ETTA GAIIIUAtO! ,S.[I;_;
r ea li zz11no quell a r e!i'ist, nw di n::: ~ue fini o ne ai cli mi e~lt·t· ll t i che a M. Celle piacr1ue lt·Aùut'l'e nclln pnrola s' indirtl'nlser. Poiché nel lt·aLLm·e dei cnsi m e•lici tli ;:pedale importanza ll Dil m ancai C!c'nminarnc il m etodo l et'ilpeul ico, posso passat•n,i dal riferit•edi nuoYo su quell i Lt·a i rinwtlii, clte m eglio nei si ngoli casi corrisposer o. E pct•ciò che si ott iene 11lle m al nllt•' cltit·urgiclte, pur riporlandomi a quan to in IH'op o;;ito ne' cn"i speciali ne dissi , mi piace t•funmenlar c pc t· sonuni c11 pi e se n w u scire dal cnm po d e ll~:~ t:Gner nl e m ed tcozion e .Ielle m ulnlt ie
esterne, com e le piaghe e tu tte in gener e quelle ~ol u z i o ni di co uli11uilli accennanti a rilm·do nella ci cfllt·izzn ~. ione si !=ÌO· vni'isero ~e mpre della cit i no, dd la cunfo t·a e speciulrncull! dello iodofot·mio o in sostanza o nella glicer i na; com e la sutut•a af:li spilli de!";:e ognol'ft cccellt-nti ri sul tati nC'Ile più ~n·avi f••t·iiP, come gli a sr.cs"i nll11 solleeilucline f.lp JI'apertura dovesser o la sollecitudine tlclla ~na t·i gi o n e, non t•ilì:lt'dnta da seni e ùn scoll am cmti mol Lo fa ei li Oli ot·cli t·si allom elle il fcrt•o non ~ iu n~a pt'e!"lo ad apt'i l'O nlh'l t'accolta la Yia all'esterno. ì\ ell a p t·uri gin e diffusa e confluente mollo ebhimo a l otlarci del cntrnmo in unione all'alcool e nell'eczema delle bagnalurn nl· l'ace tato di piombo coll a ma!"si ma di r~u· pt•eceder c n l le applicazioni del rimcJio sempl ici lavande al ~npone officinalc. Ch· · l'ne. fenico abbia fallo pA l'lC rli ogni chit·u t·gica mcdicotm·a è N .ioso ri co t·rlnr e. Vasto cnmpo di prnli cf\ ci olft·i t•on o le lesioni violente, siccom e natut•almcntc at·rivf\ in ca u~a dello man ovr·e di m estict'e a bot\ lo di ogni no,·e e di quelle speci a l me n le, che com e la Ga,.i&rtldi , na vi ~n no CJuasi esci usi va m ente a vela. F aci li ad avvet·at·si in ogni conl in:-rcnza silf<ll li Lrallmi, che si r egistrano a bordo solto lH r•nl>rica di t/isuraz iati nccùlenli, !"i osset'va no pi (t ~ pecia Ime n te soLto l'in furiat•o d el l « l empeslo, condizione oltremodo ~ rn vot·evole per lo ù upl ice ra:zione e eli t•e n ù~l'c cli;:ugevole ogni manovt•a ch i t·ut·~ic a e di r cclamot·e nl tem po istc:-:;:o soccorso ancor pi ù sollecito d el consuelo. A n(ln oltr<>pnssnre di sovf'J'Citio i limi ti imposlimi da uno ~e n el'a l e r~I Azi o rw. sm ellodi di scu ter e pat·ticolarmente su i vari cac:i , dtJ i quali alrnni fur ono inver·o del m n!':si mo i n le t·e,.:~P., e r nm rn enlt-rò sc•lo f' lt C il fr•erldn . com unque nppl icol11, Ci nlrbiu dalo degl i srll'nd idi l'iSiiltUti. >:'C011!!i ll-
11EI.AZIO~E :Uf.DJCA Sl" I.LA CAMPAG~A
r 11nrlo rons<'guenze gr avissime, che Altrim enti sarebbe stato ill'lJ•Os«ibile evitore, cd accd•~ t·ando surpt·endenlcmenle l a 1-!UAt'i!!iOnC. Cosi put•e g iova OSSt'l'\'fH'e COITifl il clorRlio fltntni· nistruto immed iatamente in ogn i r..aso di lesione dolorosa valga ~empre a calmat•e quella ipereccilabililà nervosa, che può f~cw~i causn di piu l!n1Vi fenomeni e dello stes~o tetano. Il ~<•,ccOt'::'O i mmedioto <' la mif::liore garanzia del ~ u cccsso e que:;to deve e~se re a bordo cur·a prin('ipalissima del meJic.o. Lo ncccs,ità del soccot'so immediato nelle lc:;,ioni viol ente è stat<l, anche r t>centemente, trattata con compelem.a di cau~ a ed eleganza di cl i t•edal mio egregio collega il dotl. T or ella nel Giornale eli medicina militare. Ma, a r'roposilo di lesioni Yiolen te, mi piace ri cordAr e un coso, che, pur· non ~lpparlenendo alla mia gestione m edica df)lln Garibaldi, si bbene a CJUella della R. cot·azzala S. !v!ariino nel 1878, offr e tuttavia sil'rt~Llo interesse e per la t•arilà onde di simi li nella pra tica si presentano e per il valor e clinico non meno che pet' il lato della l'accolla analomo-palol ogica, che io stimi opp0t'luno spenùervi su fJUal che pt~ rol a. Si lrallava di un marinaio fuocltisla del bastimento Cisterna MilA squaclt·a, il CJUale, nell'applicareimpt·udentemente la sinislt'U mano su gli eccenlt•ici della macchina in mnvimento a scopo di accertar si se mai vi fosse ~overchio ri:>caldamento, t>bl>•· le dita impr·igiona l e nel mecca nismo, ove, per l' flllo in~tinli ,·0 di ritirtu·e la estr·emiu), lnsC'iò il dito medio della dPII11 mano sprzzato a metà della falange. Clliflmolo per segna l e ed accot•so immedialamt>nle a bor do della CiMerna, che non h a medico, lt'OYai il ferilo in uno stnto dì eccitabiJilù nel'vosa tnlmente minAccinso che, coll' inizia t·si di uno spnst)10 a forma di Lt·isnHI, ne fncea teme r·e set•iamenle p•?r un pi•' no sviluppo dr l tetano. E la c·nusa er11 lù polente nel · l' e!"Lt·crno dolo t'e provocai•\ ollt·eC'.he dallo spezznmenlo Ilei In fa l nng-•'. dallo strappomen lo di lt·e tendin i eslensot'i diYt> l l i lino ad una pTattde allezza rl ell'avambrnccio e•l udPt'euLi olia prll'le di!"taccnta ùeli' osso. L ' inclicnzione di S('on;.dut'llt·e lo sviluppo del l•' l nno s'impone\'8 lt'0ppo urgeuteme11 te, pet·C'hè io potessi esimermi dal provvedet'Yi, pt·ima ancot'll di JH'or·edere, all'allo operali ,·o; appr estai pe t·lunlo nl nwtnen l o una
DI CII\Ct.:li~AVIGAZIONE OE!.I.A 1\. COil \'ETT:\ GARlll.-\1.01 .~97 for t·~ dose di clornlio idr·ato, sAh·o a ~o n-enirecon ollri mezzi
il ferito nd oper azione compiuta. Adn;.>inlo il ferilt1 r: ul ponte di coperta, in m Ancanza di Hto. pr·~:~ tira i In disar·Licolnzione faln ngo-metacar pen, la qu>~le !'Or·tl esi to ft>lici~sirn o si che l'iufer·mo potesse rlopo qua lche tempo partir e per· Napoli, ove io ebbi In ~o()di:?-l'azione ùi ri,·edel'lo nr> l pieno eBet·cizio del Pl'OI>I"iO me8tiere. I r.~ nom eni ll C I'\'O!; i , minncci M i più assni che l o slesBO ~t·avi !"~im o trauma, comhattnli co~li nppositi m P ai e !!'iovati spc>cialmente dnl cloral io, non ebh~:: ro con~l'!! uenze. Un f<~ tlo mollo simile n fJII esto è r ipnl'lalo n ello r,o l nzioni di B dlr·oth con nnne:::sa tnvt)ln dE'l JWzzo anato micn, ma p-li annali Bcientilìc.:i non n ~ r ep-islrnnr) in g-r·unùe quanti tà. I l dito r:pPzzato con gl i otler·culi tendini del mio fer ito osscquiai al m io illustre macs lt•o, il pro f. Tom masi Ct·uùeli, e fa parte della !:plendidn collezione nel Museo Anatomo·Patologico deliA R. Università di Roma. Tra l e m ollis!"im e aflezioni venet'ee cura l'! a hor do avemmo il bel numet·o di qnrwantarruattro cn" i eli sifilide cos!i luzionul P, dei qul'lli solo alcuni sono ripot·tnli nel la sta tistica , comecchò alll·i ~i ~vol gesset o in forma pi ìt lef!giera da non r eclamare l'ammissione degli infl!rrni nell' ospedale. E q,Jesti num e ro~ i cosi eli sifili de m et·itano bl'C\'i note, poiché, pur t-> i n condizioni Bfa vot·evoli, quali !"ono per queste affezioni quelle d P i cl itni c aldi, ove noi per corremmo ~rande parte della cam· Pflgna, r uggiunsero completa gual'i,!!ione, falla eccezione pPt' un in ienno che, presentato profond•1 cclima, fu l'alto rimpatt·iare. L ' opplicM.ione della sn;.:gia sentenza " Prc:ncipiis oiJ.<:ta • fu P P J' noi la più sicura gaJ•anzia oli successo, ::;ent enzA che a bo t•rln è peraltr o di facile traduzione pratica e pei·c h è g li infermi si pre~enlano, in generale, spontaneam en te alla visiln all'a ppa rit·e di qunlsiRsi manifestAzi one morb osn e pet·la ~aiutare consuetudine di sottoporr e di fr·equenle all'ispe z' one medica l'inliero er1uipas-.;:io. Cosi si ha il pre· ziosn ,·an ta!.:!gio ùi avere gli infermi sotto mano, ciò che è ~iù un eiPmento arprczzl'lbilissimo di ri sultato ternpeutico. l no!;tri sifl litici furono tulli inrlistinlnmente sottoposti alla cura m er curio l e al primo apparire della mani festazione sitì\iticn, in qual unque m odo questo si eslr·insecasse. Il metodo fu
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esclusi \'8 mc n l r. l'i podet·mico, con te nen•lo o p-n i iniezione mezzo cenliA"t·arnmo di sublimato cot• t·osivo: lo iodut·o polassi cocom plelaYa la cur a. Dei nostri 44 sifìlitici, uno guarì con 25 iniezioni, uno con 20, uno con '19, uno con i8, ci nque con l:i, quattro con 13, due con 12, due con H , ventikè con 10, quallro con 9: cosicchè il massimo del p1·epar ato mercul'ial e ini ettato si& slalo
di centigrammi 12 e 1(2, il minimo ui 4 e 1(2, la media di 5. N on è I']Ui il l uo~o di affrontat·e una discussione sulla sifìl ide in gen ct·e e sulla sua terapia i n ispecne; ma put• gioYa fut• rile,·8t'e l'in co ntc~Lab ile successo della cut'S ipodet•mica al suhl imalo corrosivo, successo più apprezzabile quando si YO~I ia tener presente il nolo fallo tlell'aggl'avat•si di ogni affezione si fìli ticn i n ro gi one rlireLla della al ta temperatur a, quale noi, come dissi, sperimentammo nel più lun go periodo del nostr o vio~g io, e che non Ynbe a rid estare manifesta· zioni in colOJ•o, che JlLIJ'e OYeAno sofl\wLo la in f~z i one i n fot·ma ~rave . Un fallo degno ùi special e osser vazi one è la manca nza di ascessi pet· l e punture, chè noi non..avemm o in alcuno dei nos tri sifililici. In un via~g-io .di cì rcunmavi ~a zi o ne , quale <(uello compi ulo dalla H c;.;in Cot·vetta (Jrcribnltli, !11 di lfel'citza dei \'Ut'i clim i e le conseguenti inOucnze fisio-palologìche su gli umani OJ·ganismi o!Tr ono si vasLo campo di praLica osservazione, che questa s· impong-a al medico come una suprema necessita nello eset•cizio drlla s un missione. Il che si all'erma come un assiomn. come è un assioma il ratto che a b en cono,-;cere gli c ff~ lli sia d'uopo slutl iare le cau se, dalle qual i quesli der ivano, di qualunque ot·d ìne gli unì e le allt•e siano : al di fuot·i di questo pr incipio è l'errore, ed anche la medicina luminosamente lo dimosLt·n . A llora cht• un med ico di m:;1rc si lt'OYa di ft·on le ad una nuova forma mol'bosa o ad nlll'a, che s<'nza esser gli del LuLlo sconosciuta, gli si presenta pr ofondam ente m odificata, r esterà disnl'lnato ed i mpotente se di quelli eiTelli esplicantisi in noYi lù o m odificazione di malulLia ei non sì abbia dalo cura di istudiar e, nei limiti dello scibile, la causa primiti va . E I']Uesta causa nel le ncccnnale contingenze ha, in grandissima pnrle, od esse re
Dl CUlCU~~AVI GAZ!O~E DELLA H. CO!l\'ETT:\ GAIIIB.\f.Dl 4\)\)
ricercata da' suoi et1elti fisio-patologici nelle influenze produttrici ad o~ni clima speciali. Onde è che l' inlet·esse altissimo di s tudio siff~:~tto non ab bisogni di molte parole per esset• messo in chiaro, poi clte univer·sulmente s i t·iconosce esser fuori discus5ione. Cosi io non pott·ei terminar·e ques lo la voro, che sulla gestione medica della nos tra campagna mondiale lto l'onore tli pt•esentat•e nel pregiato Gio,·nate lli Medicina Militare , senza inl!•atlenermi alquanto sulla cliJnalologia e la patologia dei paesi da noi visitati. Al quale scopo io p::-ocederò coll'ordine seguito nel nostro viaggio. Se é vet·o multipli essere i fattori cl1e concorrono alla costituzione del clima, rimane ù'altl'a parlo innegabile che la temperatura vi eset•cila il poter e principale: la temperatura occupa indubbiamente il pt'imo l'ango uetrordi ue dei modificatori della vita, come bene spiega il Lombat·d. E -della temperatura sulla s uperficie del globo sono alla loro volla mot.lificatori la Latiitulinc o l'A ltilwline, ma dee purt riconoscersi che i mat•i ed i contine nti impt·irnono alla distribuzione del calore apprezzubili cambiamenti, siccome è stato dimos tralo dagli splenJidi studii deli' Humboldt, seg uiti da Berghaus ( l ì e da Dove (:!). E nel la costituzione climatica s'ha pur·e a tener e rag ione dei ven ti, dei quali, n on meno che la veloci tà, dee essct·e studia ta la tlirezione, la temper•atura, lo s tato igr·ometr·ico. Cosi me r·ila osservazione lo s ta lo calmo o ven tilato dell'atmosfera; ché quello $lesso grado di ft•eildo, che si sopporta in ar·ia calma, ò intollerabile ed arreca serii dislur·bi quan,lo è accompagnato da vento, all' islesso modo che una lef(gier a brezza r ende meno fastidi oso quella parallela elevazione di calot·e, la quale in completa calma si l'a causa di malesser·e. Questi fenomeni di facile occor' rénza e che noi spesso sperimentammo, pure di appat·enza invers i negli ellelli, sono identici n e lla causa, menlt•e amendue dipendono dall'evaporazione provocata dall'aria in movimento, che · t•eca un rafl'r·eddamento pel'icoloso là ove il fr·eddo è intenso ecl una sensaIl ) BERCUAt:S. -Phys(cali&Che•· A/1(1-''· Golha. 185~. (2, Jlò!moil·~s tk 1'.-l.cadc'mle l/1-'s Sciences de flt:>"lin
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HEL.o\ZIOXE MEDICA SULLA CAllPAG ~A
zio ne salutar e quando il Ctìltwe è eslen uan te. Lo studio dei fenomeui in pat•olu è dilfu:;:ntnenle Lt•allalo dal LomburJ (l). Né si' dee lrascUI·are l'o8servuzione della eletlricittl olmosferica, della pr~s8ione ecc., ecc., accanto a ll'allento calcolo dl·lle varie cond i:doni Lellur iche. Ogni clima può spiegare le sue influenze tì siologiclte, patologiche, profìlalliche e tet·apeutiche, che llllll·•, alla ciecof>tanza, possono r eclamare sluùio spectale. lm pet·occhè la inlluenza del clima s i mant iene nel campo fi s iologico allot·a che le mod ifìci:lzioni d<l esso IH'r ecate olle varie funzio ni dell'ot·ganis mo s ubiscono o un cambiamento compatibile colla conserva:.cione dt> lla salute o, se pur r ima ngono momen taneam ente lut·bale, s i r islnbihscono pron lam~ nl e nel IOI'O cquili b t·io; rien tra nel do minio ùella patologia se le modilicazioni npporlate alle varie funzioni si lli'Oiungano e s i a ggravano, pr ovocando cl~i fenomeni esl t•nnei allo stato di salute ; si ra prolìlaltica o tet·apentica c1uando Yale a pre venit·e o cut·are uno stato morboso qualsiasi. E queste tre condiziona del clima sono state ft·equenlcmenle osset'\'<ile e con diligenza sluùiale . I cl imi, come é nolo, s i divido no principal meute in clim i estremi, etl in climi moderati Il vantaggio Jei moderati sugli e;;tremi è provolo anche dallo s tatis tica dei noslr·i paesi, la quale t·eca, in g·~neral e, mino!' numero d'infet•mi nei mesi di 8elleml.we, ollob1'e e novembl'e, quanùo 8!}punlo la slngione corr.:! in una so lulat·e LI·ansizione lra il cul·do ed il freddo. Il noslt·o pt•imo oppr·odo fu in Gibillert·a, del cui clima petaltro nulla posso di re, in r iguardo alla' Garibaldi, con competenza di eu usa, comeci11~ la sosta di pochi p;iomi non avesse potuto apporlot·e all'organis mo quelle speciali modificazioni fisio·palologiche, che solo possono forni re elementi di retto giwhzio. Del r esto la fonda di Gt biller'l'a non è conosciuta
per focolo io endemico di parlicolari in f'e t·milà: e di ciò io ebbi conferma in una P•~1·mauenza di quoHt·o mesi in quel porto a bor·ùo di a ltra R. nave. Nella lung a lrovet·sala da Gibiltert·o a Rto de Joneiro, o meno della c le,·azione di temper·ntut·o in ragione inversa dell'allezza di latitudine, e levatl) LOMBAP.D. -
J'>•aitè t ic climatologie medica/e, Pnrts 187 7.
DI CIRCU~INAVIGAZIO:-iE DELLA R. CORVETTA GARIBALDI
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:zione, che non spiegò rimat·chevoli modifìcazioni fìsico-putologiche, nulla ci si oifi'i degno di particolare osset·vazione. N è dei venti a!isei di Nord-Est nell'emisfero boreale, di SudEs t nell' emisfer·o australe risentimmo nella salute, benché sia oramai riconosciuto come i v<>nti anche da gran distanza possano apportare germi morbosi. E che i venti improntino -qualita speciali dai luoghi che traversano, è provato dalla "Sabbia del deserto da essi recata a larghissimo mare o da germi malarici e di altra natura scoperti e collo sviluppo ·dell'infezione e coll'esame dell'aria. Del reo:to in Mal" Rosso, ed in Suez particolarmente, noi stessi sotto il soffiare violento del vento di tramontana ci sentivamo brt:ciare il volto, poiché quel vento aveR altra versato gli ardori del d eserto. Nei giorni di calma avvertimmo una sensa7.ione assai più forte di calore, menke il termometro non segnava aumento. La permanenza di quasi due mes i in Rio de Janei t'O ci offrì il destro di studiarne alquanto il clima e di raccogliel'e d elle opportune notizie. le quali per altro son frullo di osservazioni falle a to:Jrro, imperocché a bordo non risentimmo che assai lievemente delle influenze deleter!e di quel paese. R io de J aneiro rapp!'esen ta un vet·o tipo di paese caldo: quindi la conosciuta azione fisiol ogica ùi climi siffaUi sul l'organismo, che non è mio compito t1·attare. La stessa bel lezza incantevole della baia concorre con i suoi ordini di colline sempre più alle a rendere più difficile la salu'lat•e cir·colazione dei ven ti ed a farne più impu!'a l'aria. Come già ebbi occasione di dire, Rio de Janeit•o è clima umido all'esll'emo grado e la infezione palusll'e vi domina permanente e con estrema polenzialitò. Dalle statistiche cliniche del gt•ande -ospedale della Mi!;ericordia (1) rilevo che, sul numero totale degli infermi ricoverati, meglio che la metà :sono aff e tti da infezione palustre o da complicazioni e conseguenze <ii qm:sLa con frequenza di feblwi perniciose ed anemie in g rave fot•ma: vengono in seconda linea le affezioni del tubo .~astro-enlet·ico, neHe quali son comprese le febbri gas triche (l J Relaco,·;o a]J>'euncaao ci m e'tn ila sa,ua Ca•a da t.ffsel'ico,·dirr ao Rio de J<mei•·o.
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nELAZI O.'iE )fEDIC.\ SULLA C.UIPAG~A
e bil iose, l e entero-coliti che abbr acciano la dissenteria. <]uindi le lepaliti, in segu ito le bronchiti, l e tisi polmonAii, delle quali ultimam ente si è avuto un numer o piu del con sueLo r il evante, le polmonili, le quali assumono carallcr e gravi s'limo e si complicano facilm ente coll"elemcnto malarico intem1ittenle o pemicioso, e (juindi le al Lt·~ malattie. Lo spettro n er·o degli abitanti di Rio e degli strani eri in ispecie è la febbre giall a, la quale per·allro al gior no d'oggi ila ~messo alquanto della sua Lerr•ihile intensita, siccome pare arrivi dopo <]uniche l empo pe1· quolun<Jue epidemia , e, megl io !"tudiala dai dolli e benemeriti medici del B[·asile, concede alla ter apia splendi di trionfi e da sa ~gi e r egole i gieniche si lascia piu f11 cilmenle infr•enar·e. Infalli ho qui soll'occhio del le slalisticho, le quali r ecano poco più di un quarto d i decessi su gli individui col pili, menli'e apprendo che, a meno di cir·costanze eccezionali, la m ortalità va ogni Anno ri ducendosi (li. l o non posso qui entrare in una discussione !:'ulla febbre gialla, bencltè nel mio soggior·no in Rio n·~ abbia appr eso pPeziose notizie dalle prime autorila med iche. Basli il rommenla t·e che l a que~tio ne se la febbre gialla sia in R io oramai endemica o sempr'e importAta n on è ancor•a definiti vamente r·isolula . Ma i più opinnno, che, b enché la febbre gialla non .sia apparsa al Brasi le prima del ·J834, erl in certi anni lo abbia ri sparmiato, vi sia or•.amai endemica, come in Guaj aquil , Panamà e negli allr·i por·Li vicini all'Equatore , nei quali venn& pure importala. Il dottor R ey si pronuncia pe1· le due allernalive (2). Altri ammettono due forrne • 1•1a epidemica più pr·opr·in agli Europei, 2' la febbre gialla delle Antille biliosa infia mmatoria, che vogliono enàemica per manente. Ma è. piLt prevalente opi nione n on sin essen zialmente euùemica , mentre il Boussier pure assever a cho a Vera Cr·uz , con osci uto come m'lo dei focolari, Ira offerto dei periodi d'immunità . Il fatto fuori di scuss ione è che vi en e importala a mezzo dei bastimenti e per contagio personale
(P Le ul t im e notizie r·ice\·ute da R io m'info rm:~no che la morta li tà e fino a r:? p . co•nto . .~) R~tJ . .~rrhlcr.~ rl~ Méclirm e J\'(lcale. 1Si7.
s c~sa
DJ CIRCt;ll ~AVlG.\ZJONE DELLA H. COJlVETl"A G.\HJBAC.OJ fjQ J
e pet• contagio impersonale, mentre il vet·o pt·incipio infettivo, gaz, batlei'Ì, fungo , vibt·ione elle sia, ~ tuttora scono~ciulo. Favorito inc.luhlJiamen le Jal caldo pat·e modificarsi ::-alutarmenle c0n il fredd o, il c.;ile ~ put•c pt·ovt1lo Jul fatto di bastimenti oppt'c>d1.1 ti infelli a S. Pi <.'li'O di Tet·ranuovo senza trasmetlei'e la febb1·e n let•t•a. Donde la sn~;:ria misuro igienica n l<>t·upcutiw m•lle Jue circostanze di assenza o di presenza della infezione o bordo, <JUWldO esi!<lc In felJbt·e giallo a terra, di navigHI'e pPI' più alte latitudini. La febbre gialla tr·ova favot•evoli condizioni nello umiclilà, ed il fallo di accentua t·,. i sotlo i tempot·ali con l'et·mci·ehbe l'opin ione del suo H>a;.;~iore sviluppr• p<~r l o slnto dt.:Ltt·ico dell'almo~rera. Pat·e che l'Eui·opeo, p111' più fucil·~ nlla fPbb t·e ::iolla, oli l'ficilmente n~ sia infetto uo~ a seconda voltil. Alla frequenza ed inten::i là della infP7.iOill! yialla fii quasi con tra!"tO il Cholera, ch1~ a n io nè ha alleccllilo oli fr'C•[<tente n ~ vi ha mennw ~rande slt·ag-e. Più favore,·oli nncor·a sono l e ri cet•che sul t<fo ~snntematico del qunle rm·e non sin stata accertala la csi!"tenza, nlmeno in l ot'Illll epid<•mica. Eppure si sa come questo let't•ihile infermità non t·i~pm·mii nè mzzn n!i paese, mP-ntre, nvente i suoi primi focolat·i .nel Messrco, nel vet·~ante sud dell'Himalaya, in Scozia ed in lrltmda , entlemicnmenle poi si e stllbilita in altri luo~h i ne' quali venne in seguito importata. Quanto nlla febbre t~(oide un' O!ò!':C'rzior•e dello rnnssirna attendibilrtò, quellil dell"IIustt·e dott. Torres-H omen, JWOfcssor'e di clinica medica nella Imperiale Università di Rio de Janeiro, stabi lisce come questa infezione vi f0sse pochissimo f r equente Ono al 1870. A titolo di nolizin di gcografìa c di stot·ia meclica giovn l'iconlare che que!<la infezione non è sta la sf'gnnlala nelle latitudini polat·i, sì che i G t·oenland esi e gli E squimesi ne siano immuni, e che nei cli111i rredclr compresi tra le linee isolermich e +5•, - ::;•, del centi grado Ì! i n r el!ola gene1·al e più rara ch1~ nei tempet·nti e nei caldi, il cl1e c confet·rnato dalla sua m agf!ior fr·equ en1.a nello Hu s~ ia Scttenll'iOnale, n r lla Svezia, nella Norve;::ia man mano eire s1 disccn,te in loliludini. Le osservuzioni del Torn::::s:H omen ne stabiliscono in Rio In moggior fr·equenzn dul marzo al
IIEI.AZI<DE )IEOICA SCL I..\ CAliP..I.G:\A
giugno e la dL·s-:t•ivono più o 111eno colla sl~s;;a sindrome sintomatica comune in Europa, pi ù spc~so pet·allro in forma hiliosn. La sua nolura riman e spesso lnt•va ta dul primo appat·ire i n febl.1t'e ùi li po i 11 Lermi LLen le quotidiano o lerzanat·ic doppio, c ii t! pAssa poi a l r•emitl cn t e, spieg-anùo allora pienamente la sua fùt'l11A rnvrl>usa. Il Torres-Homen me ne mostr ò c:en Lilmente tluc:: cAsi nella sua Clinica e mi assicurò
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com~ ~gli
in rrue:::ta, come in altr·e feb!.ll'i, abbia
~e mpre a
lodm·si drlla pr·aticA di nmrninistr·are nell'inizio un put·ganle a scopo di sollt·arl'e I'Ot'fWni, mo ui danni, dei quali la permanenza di materiH fecali nggt'aYa, non meno che l e condizioni lopiche dello ir.tr-slino, la generale infezione. Le oss c r·vaziolli ùel dotto dinko di Rio non si pronunciano per un·epit.l entia di questa infezione n el Bt•asile. Le nostl'e ossct·Ya zir)ni non confr) t'lano l'opinione d<'lla tninore ft•equenza della feblwe l tfuiJc ;;otto la zona tot•t•iJa, siceome a~sev .: ra qualche aulot·e (l). In Rio. come in altri paesi Cilldi, mi è occorso osset·Yare quella spC>.;iale dermatosi vesc iculo-papuh~t·e , che passa n ella l ellet·atura m edica ft•an cese sollo il nome di bourboilles (:2). Questa er·uzione è in pet·fetta armonia colla esaget·ata attività lr·Anspiralot·ia della pelle pet• le olle temper·alut·e, e dipende direllamente da quella it·rilazione secr etor·ia, della quale diviene sede ogni glandola sudoripat·a. Abbastanza comune tt·a ~li Europei di fresco arrivati, all'ella pt•eferibilm ente colot·o, che sono piu facili ai pt·ofusi sudot·i . 1\iun caso so ne pt·esenlò nel noslt'O equipng~io . Quale cut·iosiLà tli ptltologia esollica vo' ramm entar e il cosr <lello Bouùns del Brasile, specie di ulcera, nella quale i med ici del luogo ammcllono un vit•us speciale lrasmissibile dall'ammalalo al l'Ano. anche a m ezzo degli inselli alati, allot•a che lt•ovi una superficie spogl ia di epiclermide o .ii epitelio. Dicono si giovi della cu t•a met•curiale, e questo criter io degli adjuNwliùH:; avea t.rallo ull'et·rore di t•iconoscel'la
- - -- - - - - - - - -- -------(l) J.v )liiA no
- 1'1''111<' •i.t ratJ•oiO!Ji i .•t Mica/l'i. (l) DrTfiOl'l. ' r. T ;·a :t<' d t'S mutar/l t.,. de.< Eui'Ol~''di• S clllflS /t I•O!i-t rhattd.s.
DI CII\CUMH rt ~AZ IO:'\ E DE l. LA IL CtlH n:T f.\ f, ,UUB.\LDI :jQ;)
eguale alla infimzione silìlitica: ma ~li iaJn f'~li del oirus mai Jwnno riprod otto la sitilide. In Rio de Janei1·o, oltre alla comu n•' eJ'L'.~ ipt:IA dei pae!'i caldi' si può sluJia l'e cruella in l'el Li vu, eh P. vi ré~IH! MÒ é lfi ÌC8. l\legl io non potreidescJ·iverln claerolle pa1·ole del prof. Claudio de Si lva che Yi ha portato su degli ~ tudii doLtis>'imi • Questa malallia è prodotta dll una intos::;icazione miasnwtica , nella, quale, oltt'e ai fenomeni loca li carntteJ·izzflti da una linfo-angirite superficiale o profonda, cir cosci'illa o no, si osservano degli accidenti generali gravi, che si most ran o sotto forma di parossismi simili a quelli di una rehbJ·e pei'nicioss: e::<sa può terminare o per la guari ~ione con r·il'>Oluziono, suppu· razione o gang!'ena locale, o per la mot·Le, lA quale ha luogo sia durante i medesimi paro~si!'mi, l"ia in seguito a fenomeni aLasso-aòinamici, che l'hanno ac.compagnata • . In H io qu~ta eresipela va pure solto il nnmr,ocl i linfo·art(lioite perniciosa. La importanza di que~ta foa·tna morbosa non abbi»ogna di esset·e uReriormente addimostr·ata, mentre la sua conoscenza s'impone quale una urg"!nte necessita. Ché invero di rronte ad una eresipela pul'e ai seg-ni e::-Lei'ioti poco dissimile dalla comune forma sviluppP l<l in una localitù, ove la così della !info-angioile perniciosa i! endemica où epidemica, il medico deve tener conto di true;;to speciale elemento etiologico, studiat'e se l'et·esipt?la sia JWOpl'iO la speci fi ca del paese oppure la non i n fetli Vl'l, se nel ca ~o d ella esi!'lenzn d L questa la inf'et1iva en.l emica non vi abbia appo1·tato qualche m odificazi one, e regolare in con se J!uem;a la cu1·a. OsseJ'vazioni sono queste sill'uUe del massimo vaiOI'e ding11ustico e lerapeutico, alle quali io accennai nella pl'eft1zione a questo lavoro, applicabili a cruesto come a molti Altri casi di divei'"8 specie. E pc J•chè sono ùi minore importanza e pet• non dilung-armi di sover chio mi passo dal dire sulle alLI·e niTezioni indigene del Brasile: Jel r esto ai molti LJ'altali, clte i n proposito si pubblicar·ono, rimando colot'O cui prenda vaghezza di appt·enderne piu detla!!liatamenle. E fuol'i Jel còmpito di queo.lo lavOI'O l'esame pal'licolarep:~: ato el ci mezzi i7,ieni ci e Lerapeuti ci rec lam ~ ti da ll e spt:ciali
:;ou
..
HE I.AZ lO~E 11ED ICA S ULLA CA)li'AGNA
condizioni mOI'bigene d~.?i var·i climi, tn11 to pi ù che, nel li'a lla•·e l e sin ;.1·ole fo1·nw ci inic!J e di rnn p-g ior· r ilievo, accennai •pwlche co!>n in p!'npo:::ilo. Cosi mi l erT6 nei l imilr di alcu ne bre\'i t:Oll!' ideruzioni di ordin e genNa i ~> , alle qunli possA r ifo'ril'rni n nel te in seg uito p ~>r !llLJ·e l orn li lil d11 noi vil' itALe, delle 'lllAli il lip1) climll tico po~o si difl'l.'r cn zi da quello di Rio de .Jant>it'll. Pren•nire le lllalatlic torna qunsi ;.;empr·e più agevol e c he ('oml•ollel·le. !lliOI'a che l'iano v enute in c1un po: ' lllindi au·u:::!>t' l'\'BIIUJ d elle r e;.rnle igieniclre dr ve !-:pecial m t·nte esser e indir·izznlA l'topo' l'O di'l m r,li co. Al quale corr·c obbl igo di sm·v o•glin t·e allcnlllmCllt<> te inl('l'ne cond izinn i della n1n ·r in I'iP'Uat·do alla sal ute, allon tllnare qunnlo può dcter·minar·e o facdi lur·e Ili !'\'i lupf •O dei P'<' l'Il lÌ mo !'IJo~i comUIIC]lle pr•oduribil i, c~E' t'CM'l' i m r zzi di pii1 fu ci le t'P"-iSto•nzn al Cto lOI'C e qu·~ i oli l't•latiYn Ìll trnun ità per le iuf',Mion i , I'Cgolfll'e suhot·dinatamenln a! le Pf-'igcnze di'l Sf'rvizio. gli el'er cizii , m odificare i cibi e l o l •emndP,et·c. ere. Il bA3110 fr·cddo, ati f'!". 6 otti mn pt•atica ll t'i clim1 cnldi nl dt)ppin ~coro:> e tli tl pprM ltlr u un ll ect?-;:sa t•io r efrigerio al cflrpo e di mf'> llerlo cosi t·elnti wtnw 11le al sicuro del le prJlt>nti i11fluenzc r·e nrnnli ~:ll e cau!ònte dall'allo ~;rnd•i di umiditù . cito l e l c;.rgi fi sic he ci 11ppr cndo no essct·e in I'BfWHl C d ire tto dell u ele\'ola tempr r·atnt•a. Solto l'azi ono dei g l'ftndr ca lm·i In l'etc dc> ve esser e estinta con pal'~im o nia e buono quali la di he,·a11da. I:acqun , ollr·cchè non deYe u.::m·si i11 gl'tmde quontilù, i:! ]),.ne sia tc mpcr ntn da u11a cetla d o~e ùi rhum, d i cogrH·l C o di niLr·o liqucwe: quind i si son·egl i ci H~ il cerniei'O nl qnn le si dil'srta i't' fJtlipa ~;.rio , conte11g115empre unA giul'tn 'l tl811ti tà dei delli in gt·edienli. Eccellenti beq1nde sono il ll ~t'• e la birrn del le quali pe1· estinguer la sete !-'i t·ichiede u11a qnonli lit assai m i11ot•e d1 qualunque olli'a: In hi r ro spo•rrn1!11enle i n m r rito della suo. azione diui'Clica, \'fil e u ùiminuii'e !'ensibihncnte i pr·of'usi srrd ot·i, ciro>, ollt·e nll'indcbolil'e l't•r:.roni"'mo, si f11nno "PC'l'>"O rnusa di m oll~> pli c i i nfet•mitu. Ottima pr·nticn ig io:nir ll coni l' O le nnezioni inle::<tiullli pet• r<tfft·cddfllllt!ll to, co mu11if'sirne ne' cli 1ui caiJi e f.:Jl <'f' ~O ori ~i ne tli di!"s~-' nt ~ria e di c0n::eguertli inl't: t'lllilù del f•'f'Ul 0. ù In f'a!' Cin di Inno iutor no ol q~n tt·e .
Dl Cl RCUlL'iAV lGAZIO~E: DELLA Il. COl\ \" ET"I"A G.\ IIIUALDI
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li <:li ma di Monlevideo non presenta inler·es~e mollo ril e· va n le pet• la patol ogia esotica: senza soltr•aJ·si al )t~ m orbose influenze che le. comunicazioni commer ciali esc!"cilano su i porti di mare, M on levideo è clima piuttosto salubre, e noi non ne ri sentimmo pa.rlicolarmenle nelle noslt·e condizioni sanitarie. L 'aver già parlato n ella relnzione clinico dello sh·e ~lo di M agellano, I'elalivamente alla salute del noslr·o eq uipop-gio mi dispensa do ulleriori osser vazioni. Giova per alll"O ricordnr·o come anche nel brusco passag-gio da un clima p:ù che temper oto al freddo di quelle r egioni l a rorza di occlimalozione dei nostri cquipo~g i si sia anco t·a una volta nl'l"er·mala. Cl1é, non pure non ne avemmo nuove infet·mitu, ma le giò. esi.;;tenti sensibi lmente immeglia1·ono si cl.e in uiun altro luogo le _ condizioni sanilorie di bo l'rio si siano pr esento Le in si lodevol e stato. In occasione dci caLli vi Lempi in Pacifìco volli constatare se il rollio ed il Lnucheggio, quale noi spet·imenlammo, e ad allo grado, per molli giol'ni consecutivi, poles!>e r,onfcrmal'e l'opinione rli nlcun i igienisti, il Fossangi'ives (l ) in Les ta, secondo la quale l'osti n alo corwostnsi, osser·vala Laion{ nei ma T'in i, si abbia orrunlo ad otlr ibuir·e alla contrazione continuala e bruscn , alla quale il t•ollio cd il Lancheg~io ohhligauo lo slinlere anale. E d il F ossangrives cita al proposito le pat•ole del R amazzini. • M agna alvi atl slriclione Jabo1·ant quicumCJUe rna1'ia peragt·ant • . L e noslt•e osserv azioni , conf"er·mate da altr e precedenti e susseguenti, non ci lega no alle idee del F ossan grive!'<, comechè senza di sculer>e l a causa della copr ostasi, che può 8"S8l'e reumati ca , infelliva, ~;eco ndaria, ecc. ecc., questa non ci si è p1·esenlala che raramente. E poi ci semht·a non debba acl ogni modo allribuirsi deltullo alla contrazion e dello sflnlere, elle, agendo solamente sull' ultima parle del r ello, potrebbe, lullo al più, provocare il ristagno delle f~cci nella ompolln r cllale e non la vera coproslasi, ehe non può ammeltersi csclusivam8n le m ecca-
KEI.AZIONE MEDI CA SL'!.U. CAMPAG~A nic~:~, ma che JJa una r ag-ione di esser e più composta nt>lle
speciali condizioni dell'inl!!slino.
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La nostt·a stnzione in Valpat·uiso allri porti del (llili non fu ubbastanza lunga per metterei in condizione di ri senlit•e g li elfelli delle innuenze eli maticlle e trat•ne con se~uente mente t1pprezzabile elemento· di giudizio. D'allt•a parte il Chilì ha fama di paese salubt·e, e, ati onta delle sue attive comunicazil)ni commerciali, non è stato ancora visitato n ò dalla feblwe gialla n~ Jul cholet'o. Il clima di Valparai~'<o n o n si Jifl"t.!t'enzia gl'an fatto dal nostro, del qu~:~le un rigor o!'o serv izio i~ie nico, che è andato di pari passo con i l pt·osperare della città, ha mollo m igliorato le condizioni. Talot·a il vajuolo Yi si sviluppa in a·agguardc,·ole t>pitlemia,
senza peraltro menarvi le stt•agi ui un~ volla e co11 minore p olcuza di contag-io . N oi non ne avemmo alcun caso. Condizion i di g-t·an lunrra piìt fnv o reli pet· lo studio del suo cii n w ci oll't·i il Pel'u, ed il Calino in i specie, pet· la 5tazione di W mesi u scopo di proteggere i no~tri connazionali Jul'Anlc lu guert'<L Sosta cotanto proltllll'('Sla in parHg~i dai n o~lt ·a peofonrlnmente dissimili pee influenze climatic he e conseguentemente per tipo pologenico non poteu a meno di pt•nvocat·e nel noslt·o stato sanitario t•ilevanli modi!ìr azioni. Queste modilìcazio ni Ol'iginate dall'azione compl e~s o del clima, come el>bi occasione di r ilevare precedcntemen te, si possono comprendere nei limiti della fi siologia fin clai•, put• impri-
mendo un le~~ie m cambiAmento n el t•egol!lre gi unco delle funzioni, non lo tul'inmo: ma,allor(·hilcomincinno adallerado ·col pt•odutTe fen o meni esln)llei allo ~tato Ji sn lute, ri entrano nel dominio della patologia. Ed srriva SOYenleche le influenze climatiche volgnnsi da sempl ici modiliratori fisi ol ogici a fattori rn ot·bosi , quando abbi:li!O ca mpo di est>t•cita t•e a lungo la l oro azione, siccome appunto si~ avvet•atn pet· la nostra pro· lt·atta stnzione nel Perù. Il Callao r enl izzo lulle le qualità tipiche del clima caldo, l e qunli si possono t•iassumet·e nella elev azioue di l emperatut·a, nellt1 lie\'e diffet·~n La tet·momett·ica tra l e varie sta· g ioni, cile son •tuintli poco ocn definitive, n ei sensibili sbilanci di cnlot·iiìcazione ft·n il ,giomo c lo notte, nella umi-
DI CittCIJMNHIGAZJO~i': DELLA Il. COR\'ETTA GAHlllALDI
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dità (1). L'azionè fìsiologicn dèl clima :lei Calluo s'impt•onta quindi alle accennate condizioni, onde ùilulaziune generale dei fluidi e ù~i solidi , imperfetta ematMi a cau:;n della rar efazione dell'ol'ia, lnnguot•e nelle funzi oni ù!~eHiv c, EmOr'mi per dite per l ~ tr·aspir·azione e per· lU1U'lgonismo funzionale, minor·i sect·ezion i mucose e diminuila alli vita renali, ane· nia pro gr·essi va, che è sempt·e il punto nrinoris resisteniiaé poichè è l'estt·emo limite di transizione ulle m n la llie ancl1e le piu gr•avi, squilibr•io nervoso, che si manif~s to con una invincibile iper·eccitabilità. tluqueste lr·asformazioni li s i olr>gi che~ che Levy chiamò <'On felice espr·essione imminence morbide, allo sta to patologico, come bene appar·e, è breve H passo. Sifflllle influenze fi siologiche modilìcauo le par·allel·~ patologiche e vengono alla l ot• volta da queste modifìcaLe. E le influenze patolog-iche del Callao, che si eser citano pul" potentem ente su i para g-gi limitrofi, sono multi ple e di g1·ande peso. L a infezione miasmalica di quella rada ha la sua ragione di esser e nella grande pianura delle paludi di Lurin , delle quali i f!e t•mi infellivi quivi si riversano continuo.mente ~p inli dal ven to da sud, che spi ra costante nei par·agg-i della costa peruana. Ecco un vento, che, pur sano n~ll a sua O· ri gine dalle lontane r·<•gioni del Polo , s'impregna di ger mi morbosi e si volge in polente fom ite di in!'ermitù per il solo fatto òi allraver sat·e r·egfoui miasmatiche: onJe, giova ripeterlo, la necessi tà per il meùico di mare di i sluJiar e i venti anche sotto questo rapporto eminentemente apprezzabile. Ma la rada del Callao, oltr·e a queste intluenze miasmatiche, che chiamerò stranier e, ha l e sue pr·oprie ed endemiche nella miscela delle acque dolci del sudicio fiume Rima c colle saline della rada. E s'ha ad avvertir•e come il Rimac possa dnvv~ro dirsi la cloaca massima di Lima, poiché rihocca sempr·e di immondizie di r gni genere in causo della niuna nettezza della città e della assoluto mancanza di misure igieniche: inollrd la poca pr·ofondità delle acq ue nel l etto Jel lìume nccelera la putr·iJa decomposizione delle mo(l) l.a ditre ren za tra il term om e~ ro a sciut to ed il l:ngnato. che nei clima oroJnarii marca!'> gradi, in Callao oon è ch" Jl 2•. .
1\EI.AZlO~E )ll::O!CA Srf. LA CA.\Il'AG ~A
c:l!e pl)i ;:j t'o,·e:::ciano nel la t·aòa di Callao. L o Jelelel'ie pr opr·ietà appor·tate all' al'ia eia sillalla mis~;eht sono O!'amai lroppo ben conosciute ne' loro malefici etretti per·chè io possa pas:oal'mi dal fur·nc qni a r·~ome n to di speciale discussione. Quei'le sft~ vorevul i con.l iziuni della rada sono aggl'a vale dalla malsana qualitil del fondo, Jal quale si sollevano continuamente delle rnater·ie di decomposizione, sature, a. quanto n e sembra, ùi elementi soll"o-idr·ici riconoscibili tlall'odor·e parlicolar·e, dallù CIJ!or azione dell e acque, che prende appar·enza delle rn in({rali solr.n·o="e e della alterazione Jei metuili a bor·Jo tlelle navi. Ma la ver·a 11aturu di questa malerio, che è ac;solulamente morbigena, da concorrel'e indubLiamenle in una alle disaggt·adevoli emanazioni delle sponde del Rimac, alle infl uf'nze infettive delle paludi, alle alle l~:mperatur·e, ngl i sbalzi di quesLe ft'a il giorno e la notte, Hlla saturazione i l!t'om elri ca delralm<•Sl'era e ad altre cause accidentali, pu r appr ezzabili, m a di minor rili evo alla co"'liluziono patologica della r ada, non e tultot·a esattamente conos..:iuta. L a quale CO!;lituzione patologica si può pt·incipalmente l'ia ssum et'e nella infezione polustre dalle semplici nevralgie specifiche alle febbri pernicioso ed a quelle consecutive anemie caclaettichc, che ùi altri g t•avissi mi fatti morbosi sono causa prima, nella Lifica, che si rivela frequente o gr·ave, nelle profon1le al Ler·azioni ùel tubo gastroenterico, principe lo. dissenteria, nelle anezioni del fegato o [Wimi lìve o della colite ulcero::<a secondar-ie e nelle infl!rmità, in genere, degli organi emato-pojeLici, nelle malattie hronco-polmonali con tendenza alla Lisi , nei t•eumatismi muscolat'i ed arlicolat·i e nelle loeo consoguenze, nei morbi <.lei r eni. nelle det•mt~losi ed altre i nfet•milà di minot· con to. L e accennale i nfluenze anti-igieniche costituiscono pet• l e epidemie un terr·eno favorevole. Ed è in,vero buona sm·le cl te il c laolera mai sia stato segnalato in quelle loca lilà, benchè le stalisliclte degli ospedali di Lima registri no dei fal li morbosi aYenti qualche pn11to di contallo con il choh~t·a, n1a che debhono e!"ser' considentti quali chol erine, tanto più clte tnoi si sono r ivel ati in fut·ma epi..lemica. Il che non è h::t'i t~,
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DI CJHCU~I~AVIGAZIO~E DEI.LA 1\.COH\"ETTA CAI\113.-\l.Dl
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)•er la fcbb l'e gialla, la quale, segnalata la pt·i ma YOila in Lima e Callao nel l ~rJ~, ha quivi m enato granJi str•agi dal 5~ al 51, e, riappar-sa in ter ribile epidemia (lei G8 e 6!J, si puo dir·e vi esi~ ta scmpt•e allo slalo spor·adico. Poichè ebbi occasione di osset•vare uegli ospeduli ùi L ima qualche caso impot·tato dallo interno di quella affezione endemica delta oerru.ea del Perit. e m eglio ne apprt>si da l nostro illustre connazional~, il prof. Haimondi, il quale il Peru allrave!'sò inli Hr'o in Yenli anni di viaggio e conoRce ass~i m eglio di qualunque indigeno, ne dir·ò qualche cosa , più che pet· allr·o, per curiosilil di patologia t)sotica. Bench i~ ques ta atl't::zione att.accbi quasi esclusivamente gli indigeui, prefer endo tra crue~li i linfulici, pur·e gli str·aniel'i possono esserne presi allora che un lungo sogg-iorno ed una com unanza nel gener·e di vi ta li mella nelle condi1.ioni di quelli. Quanto all'ot•i gine la opinione più a.ppr·ezzabile è l'(uella del R aimondi , che, avendola studiata sul luogo, rifer·isce la malattia a special i sorgenti contenenti una maler·ia settica originata da decomposizione organica vegetale ed animal e. SifTalla materia portata n elle acque potabili e con queste i ng:erila, protlnl'l'ebbe p C!' la eliminazione l'eruzione caroller•s lica della pelle e delle mucose, com;i::;Lenlt: in piccoli lubercoli analogh i ai sar comi fib1·oidi con struttura ang:iomatosa, causa quindi di em orl'agia. L' e1·uzionc è quasi ~>emprc p1·ecedul,a dalla febbre, la quale, in una ad altt·i disturbi gener·ali, dimost1·erebbe non essere la ver1·uca unn affezione local e, si h bene una mani restazi one di una inf~zi one g-enet·ale, come può meglio provare la concomitante denutl'izione. Il successo della terapia é basat.:> sullo. sentenza « Fuge coelum in 'JUO aegrotasti •. Accanto al cambiamento di clima si vantano i tonici, i fenicati anche internamente, lo suclazione tll'lificiale. Le iniezioni di morfina sono talora r eclamate dagli acuti dolori. L e affezioni epatiche sono frequenti al Perù, specinlmen te l e epatiti con tendenza. a suppurazione e gli ascessi !';econdari. A spiegare la facilita di queste infermità nei climi caldi si invoca la esagerala funzionalità del fcg:a to per la necessità della eliminazione dei proùolti carbonici, in rap-
HELAZIO~E 'l! EOIC.\
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SULLA CAliPAG~A
por•lo della diminui la energia funzion ale d~::i polmo ni. i\la, ollr·cc!Je in queste par·ticol ari condi zioni funzionali, le ca use dell'epotil e, r-pecialmente della second~;~ r·i a , vo ~lìono esser e ri cercal·~ e nelle all'Pzioni del tubo gastro-enterico, più che in tutte. nella cli!"senlet·ia, e nella s0ppr·esr-ione del sudore , e n ell'ub u ~o de~!'l i alcoolid, e nell'eccesso delle bevande fr·edtle e n e~ l i ugenli r Pumalici in gener•e, e n elle con~ e slion i ri!'elnle del f~gato, come deg-li allr i or gani ematopoj elici, p('f' le f, hl)l'ì . non dimenlicnnrlo per·all•·o che l'accen nala i per·-atli v itit f unzì, ntf\le dee, rer l o meno, esset·e appt·ezzala 'Jiiale t• lr.rrwnlo di pr E·dispnsizione. L e alfezioni bt·nr Jco-polrnonFd ì sono ossaì ft'e(juenlì in t·agio ne del r.l intl'l , e, corue ;riti d issi, " ol gono fll c.ilrnente alla L1 si, In qual e :-:embr·A comp••nsar si col le uumP.t'o""e villime che mi ele nell a sp ia ~gin e nella pianut·a, della sua r·a r a pr·esenza nelle Ande . Le t•ecenli~ sime cognizioni, apportale olia scienza da K orh, poLt•ehb<!r O ia molta pn r·le spiegu re In fa cile dislt·uzio11 e polmntuwe, per ocché i cot·pnscol ì, che rlal dello autor-e pl'P.ntlono n ome, gt> rm ogliano colle alte tempera ture e la lcl!'O vitulitil è !'ubcmli naltl. appunto a quella tm i 30• e .}0' del c· t'. n ligt•t~ do, sicclll'l n u' c limi caldi debbano tr·ovat•e al lor·o sviluppo <!Ondizioni fa\' or· evolissi rn e. La inter·essAnle scopHr lo del K oclt non era uncora di pubbl ica r·ngione rtP I tempo Jd mio soggiorno in P erù: onde é che i o non abbia pnlulo lr'IH' profìLlo dai numerosi casi, che negl i Mpedali eri OV II IH i liC !'\i o tfrivano numer·osi alla mia ossen ·ozione. E •1ui mi l'iace r·ìcurd ar·e come i cor puscoli ù i K och siano sluli J'Pc:enlissi mnmente ampiamente studiati ed illustrali dui mio e~ r~!gi o amico, il doli. Ellor e M ar c!Jiafa''" professor<l dì ana tomia pa tologica n ella H. Linivet·:òitil d i R oma, del quale il nome per· !an li pr eg-ievolissi mi la vo:·i tiene con onore il catn po nell'a l tuale pu leslr a scie ulilicu . l\ el suo gAbinetto si possono osset·vor·e d~gli splendidi pt·eporali <li sputi, cscrem ~ nli e par·encbirni dei vari or·gani nei lisic [. che moslt•nno dislint.arnente al m icr osctlpio i bacilli di K o,_;h color·ati in bleu dall'ani lina. Il prof. Mar·clliufavfl, dietro r i petute csp.,rieuw, è pot'lalo a cr eder e che un alcaloide, l 'el eninn, ablJia pole111:a di Jisti·uggere i cor·puscoli in questione.
DI CIRCUHNAVIGAZIONR DELLA R. CORVETTA GARIBALDI 513
Tornando da questa breve digressione alla tisi nelle pianure del Perù,, mi riferisco al noto adagio • la tisi cammina sotto i nostl'i climi, galoppa sotto i tropici • poichè sono in caso di confermarlo colla mia osservazione. Onde il dovere del medico di sottrarre fin dalle prime manifestazioni gli infermi a quelle influenze climatiche, siccome noi non esitammo a fare. Oramai l'erronea credenza sul giovamento della tisi per l'azione dei clim• tropieali é universalmente riconosciuta talchè più non si ammetta all'onore della discussione. Rochard (1) citato a proposito dal Fossangrives, ha pubblicato sul tema, degli studii di grande valore. Che poi l'aria marina giovi ai Lisici é opinione, che non può in termine assoluto essere sostenuta: l'aria marina r echera tutto al più, in speciali circostanze, qualche giovamento a chi a bordo non abbia altra incombenza, che quella di curare la propria salute, senza calcolare che gli strapazzi dei cattivi tempi ed altri accidenti valgono il più spesso a paralizza re i discutibili beneflcii recati alla tisi dalla vita di mare. Riassumendo, il clima del Callao racchiude condizioni nocive alla salute, ·~pecialmente degli equipaggi europei e più ancora quando . questi vi soggiornino lungo tempo. E tali sono queste condizioni che la loro azione spieghino eziandio su gli effetti dei rimedii, siccome arriva nel caso delle febbri malariche, lè quali all'intensità della forma aggiungono la refrattivilà alla cura, sl che resistano spesso ai chinacei, anche allora che si amministrino immediatamente e per la via ipodermica, mentre si ;;dovano talora degli arsenicali. Io, dopo lunghe osservazioni confortate dal giudizio una· nime delle più chiare intelligenze mediche del paese, ho potuto convincermi che le a~cennate influenze climatiche apportano nell'organismo delle modalità· rilevabilissime, le quali, se si manifestano in spiegata forma morbosa nelle costituzioni più deboli, non risparmiano le forti, creando in queste quel più sensibile stato di riceltivilà morbosa, che ( l) l. ROCBARD. - bt/lue>rce de la "a ç!gat•on et de par;s r.hauctl •ur la 9narche de la phthhie (Mem. de l'AcaMm Jmp~r., Paris, 1856).
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REU.ZIO:iE m : o11: .\ St;I.I.A C.\l!PA CN'A
può poi volgersi in malallia dichiaratA allora che un mutamento f{ualsiasi di condizioni atmosferiche od altre venga necessariamente a chiamarla in aLLo. I nos tri organismi richiedono, inoltre, il proficuo alternarsi delle stagioni, in P eri.t pochissimo avvertibile, ove è un continuo, spossante estate, senza che quelli possano esset•e confQi'tati dall'azione tonica della temperatura invernale. E le vicende delle stagioni sono inconlras tabilmen te per noi una suprema neces· sila della salute.
Del resto non v'ha medico si.raniei'O in P erù, che non ne abbia rilevato le poco salutat·i condizioni. Al qual proposito scelgo tra i rapporti medici delle varie navi da guerra, che erano con noi, un bt•ano di quella della R. Corazzata Triumph, che mi piace riportare nel suo lesto. • ( l) There appears r eason Lo believe that these cases of remi ttent fever, as well the unus ually large number or cases of dia1·rboea wihich occut·red du1·ing the sam·~ quarler, was due to Ute prolonged stay or the Triumplt al Callao. vihere these diseases are endemie especially during the summer season, which commences in November »(Vi appare ragione per credere cbe questi casi di fehbre rerniltente, come pure il numero inusitatamente grande di casi di diarrea, che occorsero durante lo stesso lrimeslt·e. era dovuto alla pt•olungala stazione del Triwnplt al Callao, ove queste malattie sono endemiche -specialmente durante la slagione di estate, che comincia in novembre). Ed a proposito della febbt·e remiltenie, alla quale si riferisce il rapporto inglese, giova notare come se ne segnalasse un risveglio maggiore, non meno nel numero che nella gravita dei casi, dopo le battaglie del gennaio 81 in ragione diretta e composta del gt·ande calore e delle malsane emanazioni di tanti cadavet•i ins epolti o male inler1•ati nei dintorni di Lima e del Calla o, che ne rimanevano le tteralmente attraversali a cau~a del continuo vento da Sud. Quanto alla nalura di questa fel.Jbre remillenle sarebbe difficile s tabilire
(l) Slalistical lt•'}JOI't O( the hcalth. O( Jl.'a çtl {or t lte Jca1· Jb'i/0, Londou.
D! CIRCUMNAVIGAZIONE DELI,A .R. CORVETTA GARIBALDI i:)<l 5
f;e sia la malarica e la tifica , tanto piu che, come arriva so vente in consimili condizioni, si osset·va va comunemente il fatto del volgere la infezione palustre nella tifica, altrave rsando la febbre i periodi da intel'mitlente a subcontinua e remillente fino a stabilirsi definitivamente continua. Cosi parrebbe che una infezione non debba assolutamente escludere l'altra. Ad ogni modo l'accennata febbre remittente <:ostituisce indubbiamente una speciale forma morbosa di quei paraggi. Per le regole igieniche, da seguire in questo clima, le quali sarebbe tt'oppo lungo enumet·are, mi rifel'isco ai molti tral· .tali in proposito a quanto ne dissi nelle relazioni mensili e specialmente nel parlare di Rio de Janeiro. La lunga traversa (GO gior-ni) sollo vela da Callao a Snn Francisco di California non ci offri argomento a molle osservazioni e di quelle, che · ci s i presenlat•ono, feci cenno nelle relazioni mensili. Benefica influenza ese1•citarono su i nostri organismi, spossati dai climi tropicali, le più basse temperature arrecateci dai venti del Nord. Questo cambiamento delle condizioni atmosferiche ridestò una piu attiva funzionalita fisiologica, che si esplicò specialmente a favore delle funzioni digestive, l'e quali, depresse per lungo tempo dallti dispepsia, ripresero il loro sviluppo in tale grado che il comandante ordinasse dietro mia proposta un aumento nella razione giornaliet'a dell'equipaggio. l mperocchè la reazione, come si avvera in ogni ordine di cose, cosl non manca nei fatti fisiologici . E siffalta reazione si estrinsecò oltrechè n elle altre funzioni, eziandio in produrre il risveglio dell'appetito. Al pari che il clima caldo, in esagerare razione transpiratoria della pelle, in provocat•e l'anemia a vario grado ed in debilita1·e conseguentemente la generale energia della fibra organica, induce una minore necessità. o almeno di questa una minore sens ibilita, di nutrimento, di contro il clima freddo, riattivando il funzionamento organico-vitale, risveglia a maggiore energia l'e!;ercizio dei poteri fisiologici. Le ottime condizioni igieniche di S. Francisco in California non ci han fornito argomento ad esame di climatologia e patologia esotica . 11 clima di S. F1·ancisco è piu che lem-
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RELAZIONE HEDIC.\ SliLLA C,\lfP.4.G NA
pereto da poter quasi dire sia improntato aJ una continua primavera, e non offre speciali form e morbose al di fuori di quello, che si osservano pres~o noi. Nei 58 giorni di faticosissima navigazione alla vela da. S. Francisco al Giappone non risentimmo in modo speciale nella salute ddle variate influenze otmosferiche; nè azio nedifferente dalla comune esercitarono su' nostt•i ot•ganismi i. giorni di furi ose tempeste, le quali pure; ed a ragione, sono talOl'tl invocate a spiegare il risveglio di malattie e qualcha modalità in quelle, che già sono in alto. La nostra sosta in Giappone non ci porse novità rireribili alla climatologia medica o alla patologia esotica. Del reslo il Giappone presenta un clima dal nostro poco dissimile, che ha giusta fama di salubre, tanto che vi accorrono in cerca di mezzo climatico igienico e t~rapeutico i valeludinarii europei dalla Cina e dalle Indie. Si è segnalata in qualche punto la presenza della malaria, della quale peraltro. la potenza è molto limitata. La febbre tifoide, che serpeg-· gin alquanto in Jeddo si mostra molto più rara in Jokohama •. I casi da me osservati nella clinica di Jeddo correvano nella forma comune presso di noi. Cosi puro le altre malattie sono quelle dei nostri climi e non offrono modalità di rilievo, fatta eccezione per la sifilide costituzionale, la quale alla sua frequenza accoppia una gravità da tener'ii in conto per la. energia della cura. La sifilide corre in Giappone sotto il nome di morbo portoghese, benché in causa della sua prima importazione dalla Cina, a più giusto lilolo potrebbe dirsi malattia cinese. Di epidemie in Giappone non é stata segnalata che la cholerica, che fece la s ua prima apparizion~ 'nell'anno 1822. In Giappone potei appagare la curiosità scientifica di. quella forma morbosa, sconosciuta presso noi, e quivi e nelle indio frequente, alla quale si é dato il nome di beriberi. Le mie parlicohtri osservazioni, che ebbi agio di portare su vari infermi, grazie alla gentilezza del direttore d·e lla clinica medica di Tokio, avvalorate dai pt·atici sLudi di questi, mi portano fra le molt~ opinioni emesse in proposito ad accettare quella di Baelz, accennat.n pure nel Morgagni del-
DJ CIRCUMN.\ VIGAZIONE DELLA R. CORVETTA GARIBALDI
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l'agosLo ultimo, il quale definisce il beriberi una malallia infettiva miasmatica., analoga in parte alla malaria, con lo-calizzazione nei n.e rvi periferici, mentre come fatto anatomico si r~leva in una nevrite pura con degenet•azione nei filetti nervosi, analoga a quella, che s'incontra nelle comuni paralisi perif~riche, Ed è altrellanto vero come nella forma clinica il beriberi, dello in Giappone anche kukke, spiega la sua azione ugualmente sui nervi motori, sui sensitivi e -sui vaso-motori, rimanendo integra la funzionalità del cervello ed inalterati i centri: onde è che alla assoluta paralisi con atrofia delle estremità fa contrasto il perfetto stato del t'etto e della vescica. Al di fuori della parali.si di senso e di molo ed alla atrofia ne' muscoli delle estremità, gli infermi <la me osservati non presentavano altro disturbo funzionale. Questa infermità, che risparmia gli europei e che pare non .abbia sconfinato al di là delle Indie e del Giappone, che ne son focolard, mantiene la sua attività di sviluppo sugli abitanti di quelle regioni ovunque essi si rechino. Pertanto è à
Mncbiudere che questa. infezione, pur prodotta da uno
speciale miasma, voglia per condizione sine qua non del suo sviluppo una particolare predisposizione, che non si riscontra che nell'organismo di detti popoli. Pari vantaggiose condizioni climatiche non presenta la Cina, specialment~ nelle sue regioni più meridionali, le quali, -soggette a grandi calori ed impregnate di profonda umidità, racchiudono appunto le qualità favorevoli allo sviluppo dei miasmi. La Cina perciò offre quel rilevante e variato contingente patologico, che è triste impronta dei climi caldi, .già argomenti.> di discussione in questo lavoro e sul quale non tornerò, ad . esso pur riferendomi per· quanto r~guarda la nostra sosta in Singapore, località precisamente equatoriale. Tutto il corredo morboso delle più malsane regioni tropicali nella sua piil ampia esplicazione presenta Batavia ed 1 paraggi costieri in genere dell'isola di Giava. E di legg ieri s i comprende quanto profondamente deleterie debbano ' condizioni climatiche di un paese che situato, come. .essere le Batavia, sotto un sole tropicale, nella zona delle pioggia
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RELAZIONE MEDICA SU LLA CA:IIPAGNA
continue, sotto l'influenza dei monsoni umidi é, per di più~ fabbricata sopra un terreno di alluvione. Batavia è paese di una bellezza naturale unica, ma in ragione diretta della sua bellezza é fatalmente la sua potenza malsana. Quiv.i tutte le malattie, non pure quelle per sè stesse ùi natura grave e tipiche del clima, ma eziandio le comunemente d'indole mite, si accentuano in una forma della massima imponenza. Inmezzo a tanto infierire di moa·bi, col choler·a che vi ha sedefissa, non vi è stata ancora segnalata la febbre gialla, e l'ileo ed il dermo-tifo non si mostrano con molla frequenza. Batavia, ben a ragione, è stata della tomba degli europei. I quali solamente da una igiene la più rigorosa, info1·mata a quelle norme antecedentemente enunciate, che qui non è d'uopo ripelere, possono attingere una relativa e parzislè resistenza a tante e si potenti cause di malore. In silfatte località di aria ammorbala è saggia pratica issare le cosi dette manie/te a vento, W i nd'-sails degli inglesi, ad un'altezza maggiore d~ll'usato ~tllo scopo, accennato anche da l Macdonald (1), di avere, a mezzo di essi, nell'interno della. nave dell'aria presa da uno strato atmosferico presumibilmente più puro di quello della. bassa superficie. Durante la lunga e fortunosa traversata nell'Oceano indiano da Batavia alle isole Seychelles, il triste corredo morboso ereditato nella nostra sosta, pur brevissima, nell'isola.• di Giava, si esplicò in affezioni febbrili e gastro-enteriche·
alle quali accennai nella relazione dell'aprile 1882. Dal nostro soggiorno in Porto Mahè (isole Seychelles)• avemmo effello profilattico di apprezzabile valore sulla nos tra scaduta salute. A ragione, Mahè gode fama di clima salubre, segnando una vera eccezione t1·a i pa1·aggi intertopicali. · Dalle Seychelles rimontando al nord fino in Italia, corremmo le vicende delle peggio1·i condizioni climatiche, in forza principalmente delle altissime temperature dominanti in Mar Rosso ed in ispecie i.n Aden ed Assab, ove, come·
(l ) l. D. M.A.CDOKALD. -
Outline.s or .Naral Hvgtene, London.
DI CIRCUMNAVIGAZIONE .DELL.\ R. CORVETTA G.lRlBALDI 5 f 9
dissi, il cenligrado giunse fino a segnare 38• e 39• all'ombra e ben 590 al sole. Calore veramente insopportabile, del quale la quasi continua mancanza di brezza, specialmente nella notte rendea più terribile la fastidiosa sensibilità. Degli el:.. fetti profondamente deleteri sulle varie funzioni dell'orgànismo, e più accentuati ancora sulla generale nutrizione e sulla emato-pojesi, noi risentimmo al più alto grado e ne avremmo al certo sperimentato più fatale la potenzialità se ·n pronto ritorno in Italia non fosse giunto in tempo a scongiurarne le malefiche evoluzioni. I nostri organismi versavano in quel particolare modo di essere, che non è ancora una speciale forma morboso, ma che di molte malattie è esca pericolosissim_a , segnalato specialmente dalla di!:'-pepsia, dall'anemia, da un'estrema eccitabilità nervosa che è poi un fatto ipostenico, particolare modo di essere, tradotto felicemente dai Francesi nella espressione imminence mo,•bide. E non potea essere altrimenti di organismi, come i nostri posti in qùeste condizioni negative, che1 oltre a non poter riparare per astenie dei poteri digestivi le enormi perdite dagli estremi calori arrecate, neppur poteano confortarsi dell'effetto benefico del s<Jnno. lmperocchè, pur avendo disertato i camerini, ove il calore era assolutamente insopportabile, neppure in coperta si trovava quel refrigerio da permettere il sonno. E qui cade in acconcio far rilevare come, in simili condizioni, sia meno deleterio dormire all'aria sul ponte, che subire una mezza asfissia nei locali inferiori della nave, sì che noi non ci opponemmo a che i marinai riposassero in coperta in omaggio al saggio prin· cipio Aer pabulum oitae. È questo consiglio di tutti gli igienisti navali, i quali nell'ingombro soverchio e conseguentemente nel difetto di aria respirabile della balleria e del corridoio ravvisano a ragione maggior danno per la salute che nella umidità del ponte, dalla quale con una leggiera copertura torna agevole garantirsi. Che s'ha pure a tenere presente come l'accumulo soverchio di uomini specialmente sotto alt.e temperature, oltrechè per il difetto di aria respirabile, è dannoso a causa delle esalazioni stesse dei -vari individui: quindi condizioni di aria respirabUe negative quantitative e qualitative.
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RELAZIONE MEDICA SUU.A CAMPAGNA
Le precedenti considerazioni relative alle influenze fisiopatologiche de' climi caldi mi dispensano dall'entl'are dettagliatamente nelle uguali, che dànno l'impronta al tipo medico dell' Egitlo. Il contingente p iù rilevante di infermi è. presentato dalla infezione malaP.ica, alquanto meno dalla tifica, dalla dissentE:~ria in forma e conseguenze gravissime, dalle oltalmie, celebri nella slot·ia della scienza. Queste reclamano davvero speciale attenzione, poiché la loro gravita è imponente e m era vìgliosa la tendenza a diffondersL Della oLlalmia io credo, che, oltt•e ai comuni, siano apprezzabili veicoli le mosche, tanto più che la fenomenale indolenza. dell'orientale permette a questi insetti di posarsi tranquillamente su i suoi occhi, sulla bocca, sul naso, sulle orecchie senza che esso si dia pena di scacciarli, si che arrivi ad ogni passo di veder questa gente dormire colla faccia interamente copel'lane. La cautela contro le ottalmie, necessaria in ogni localilà, è una misura s anitaria indeclìnabìle a bordo. In omaggio alla quale noi medici di bordo esigemmo che tutti fl"a le centinaia di fuggiaschi, che noi
accogliemmo sulla GaribtJ.ldi in Sue?. o nel Canale, i quali erano affetti da oltalmia, fosset•o sottoposti ogni mattina ad apposita medicatura, avvalendoci pei restii dell'obbligo di ottemperare alle disposizioni mìlitat·i e d'igiene in chiunque sia ammesso su di una nave dello Stato. Questi ottalmiciJ et·ano in grande numero e laluni presentavano gravi forme contagiose, che ci preoccuparono mollo per la probabile diffusione all'equipaggio, la quale peraltro fu scongiurata dalle energiche misure sanitarie adottate in proposito, poiché nelle tristi circostanze della guerra non si polea negar rifu gio ad alcuno dei nos tri connazionali in qualunque condìzion'e di salute sì fosse presentato. L'Egitto, e più la valle del N ilo, esercita una spiegata influenza climatica protìlattica e terapeutica sulle malattie toraciche, le quali qui vi, tanto nel corso acuto che nel cronico, sono piuttosto rat'e in ragione inversa delle affezioni addominali, che si osservano colla massima frequenza e colla più accentuata gravita. L'elefantiasi nelle sue varie forme si presenta di fre-
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q uenle all'osservaxione in Egitto: é affezione questa peraltro che pet• gli equipaggi europei ha un interesse meno che s econdario, si che non sia prezzo dell'oper·a <.li!>cuterne particolarrqente. Cosi mi passo dal trattare lo scorbuLo, che i progressi della ingegoer·ia e della igiene navale hanno oramai reso tanto raro, che davvero credo non abbia ad interessare che mediocremenw i medici delle navi da guerra. Per quanto a me consta, lo scorbuto mai fu segnalato a bordo delle R. Navi: ad ogni modo me ne rife1·isco ai tratt-ati, che ne discutono dellagliat.amenle. Dalla nostra storia medica del viaggio appare come tra i diversi climi che sono i polari, i freddi , i temperati, i caldi ed i torridi, ai quali il .Lombard vuole aggiungere i marini o insolari ed i montagnosi, i caldi ed i torridi insieme ai marini abbiano spiegato maggiot•e influenza fisio-patologica sulle condizioni sanitarie dell'equipaggio. l vari climi, seeoodo alcuni igienisti, realizzano perfe ttamente le varie stagioni nei loro eiTelli psicologici, ammett endo, a parere del nominato Lombard, l'iper emia in inverno, la pletora in primavera, l' ipoemia in estate, l'anemia in autunno. De,l resto si può quasi dire elle le influenze di vari climi reciprocamente s i compensino, nel senso che l'uno possa modificare quelle arrer:ate dall'altro. Cosi è, ad es., riconosciuto che le alle latitudini esercit.ano un'azione profìlallica ~, fino ad un certo punto, Lerapeutica sullo sviluppo della malaria e delle conseguenze cacheUicbe di quesla . .Al quale riguardo giova perallt•o rammentare che il limite di GO gradi di latitudine settentrionale fissati una volla all'in vasion~ della infezione malarica é stato ricono sciulo erroneo dall.'apparizione di febbri miasmaliche nel golfo di Bolnia, che è quasi in 66° ((). Un'ultima e breve nola igienica dedico all'acql\8 potabile a boroo, nou per rammentare i migliol.'i mezzi di conservazione ecc., che sono perfettamente conosciuti, ma per esprimere un YOLù in favore dell'acqua distillala. Jl qual
(l ) LOMBABD . -
Tratte cte .cllnc.atotogte me<tlcal.e - Pari •, 1879.
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RELAZIO~E MEDICA SULLA CAMPAG~A
volo non dee essere apprezzalo in senso inlieramente assoluto, ma sotto il riguardo della maggior garanzia di purezza in quei casi, nei quali l'accrua presa a tert·a possa sol menomamenle dar luogo a dubbii sulle sue buone qualità, chè niuno è il quale ignpri di quanto danno alla salute possano farsi causa le acque. Di più l'acf!ua distillata con i perfetti apparecchi dell'oggi otf1·e il vantaggio di potere alla circostanza esser·e immegliala, dosandone esattamente l'sereazione e la salificazione. Accennai nel corso di r1uesta relazione al vasto campo dr pt•atica in chirurgia operatoria, che ai dottori Calcagno, Cognelli ed a me otfdrono i moltissimi ferili Peruani e Chileni delle snnguinose battap;lie combattute sotto Lima nel Gennaio 1881. Il numero immenso dei ferili ed il difetto di personale e materiale rendeva sì malagevole l'opera dei chirurghi volontarii, ai quali quelli delle navi da guerra inglesi, italiane, francesi e germaniche porsero il contingent~ maggiore, che a noi mancasse assolutamente il tempo di registrare tante preziose osservazioni e redigere una statistica. La. quale m' auguro, chè conchiusa la pace tra le repubbliche combattenti, abbia in tempo non lontano a veder la luce per cura del mio egregio amico ed illustre collega, il dottor Pietro Bertinelli, direttore delle ambulanze nel palazzo dell'E· sposìzione in Lima. Cosi l'opera dei medici della Reale marina Italiana, già vantaggiosamente compensala con caro guiderdone di splendida gratitudine dalle autorità e cHLadinanza Limena al pari che dagli P.sercìti chileno e peruano, resa di pubblica ragione nel mondo scientifico e filantropo, sarà, se non con esagerazione encomiala, come quella dei medici francesi nelle loro pubblicazioni ('1), almeno apprezzata alla giusta stregua del suo modesto valore. Ed io' con buona pace del mio buon amico e collega egregio dottore Monin, in allora medico capo della divisione navale Francese in Pacifico, e del dott. Siciliano 1• medico del D~cres, senza avve nturarmi alla asserzione che tutti i feriti diman-
(l) Arclilvts: de mèatcit!e na.,ale.
DJ CIRCUMNAVIGAZIO~E DELL~ R. COJ\VETTA GARIBALDI
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dnssero esser curali dai medici italiani, siccome si legge pei francesi nella relazione di Monin, posso asseverare che, g'razie allo speciale deferenze per noi del dott. Bertinelli, i me.dici italiani, non solamente ebbero sotto le loro cure una quantità di ferili assai s uperiot·e a quello affidata all'opera dei Ft•ancesi e degli Inglesi e dei Get·manici, ma compirono operazioni in gran numero e di primissima importanza con· esito feliciss imo, operanJo il giorno 15 gennaio ad immeùiala rett·oguardio degli esel'cili comballenti, quando molli aveano abbandonato la pericolosa posizione delle ambulanze. Furono da noi praticate, oltre ad una quantità infinita di· medicalure ed operazioni chirurgiche di minore importanza, molle amputuzioni, disarticolazioni, resezioni ed estt·azioni · di projettili. Poiché qui non è il luogo di discutere dettagliatamente questo argomento, mi permetterò solamente di · far rilevare per osservazioni portale su cil'ca due mila ferili come i proiettili delle armi moderne producano, a condizioni uguali, danno minore di quanto ne vien riferito per le vecchie palle. Queste più lievi conseguenze in favore dei proiettili moderni potemmo meglio apprezzare nelle fer.i:Le transfosse del pello, delle 'luali molte vedemmo giungere a · ~uarigionb in un volger di tempo meravigliosamente breve.
i<: inutile rammenlat·e come le operazioni attuale immediatamente dessero dei risultati infinitamente superiori a quelle · praticate in secondo tempo. Questo breve cenno sulla nostra missione in favore dei feriti non posso nè voglio chiudere senza compiere al gradito · dovere di segnalare all'attenzione ed alla ammirazione dei sanilat•ii Italiani il dott. Pietro Bertinelli, nostro connazio- · nale, il quale afft•onlanùo più volte la morte su i campi di Tacua,. Arica e Lima a favore dei poveri feriti, met·itò allissimamante della scienza, della patria, della filantropia. Se i re riti del disgraziato esercito peruano, vergognosamente trascurati dal governo Dittalot•iale, han potuto ricevere i soc- corsi della carità e dell'arte, ne debono più assai che aù ogni altro, eterna riconoscenza a questo illustre collega, già· notissimo per la sua alta competenza professionale, il quale
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RELAZIONE MEDICA SULLA CAMPAGNA.
spiegò a loro profitto non meno che le ammirabili doti del suo bel cuore, la poLente forza dell'ingegno, l'abnegazione più ammirabile, il pt·ezioso corredo de' suoi sLudf. Sotto l'aspetto scientifico il nost1·o viaggio fu pure inlet•essante per averci offet•to occasione di visitare gli stabilimenti clinici e gli ospedali in genere di molle località. Accennerò di volo a~li ospedali civile e militare di Gibilterra, che si distinguono per quella tenuta e quell'orJine, che so~o degli Inglesi proverbiale abitudine. H.icorde rò quelli ùi Rio de .-Janeiro e specialmente il vastissimo ospedale della Misericordia, veramente ammirabile per disposizione, per nettezza, per lusso, per competenza del personale sanilat•io. È quivi che ha sede l'istituto policlinico, nel quale insegnano proressori di gran vaglia, e tra questi mi piace rammentare i professori Torres - Homen, di clinica medica, Saboia, di clinica chirurgia, nomi cari alla scienza. E davvero che la facoltà medica di Rio de Janeiro può correl'e il parallelo con quelle delle principali città e uropee. Tra i molti istituti di beneficenza, che onoran0 la filantropia della capitale Bras iliana, vuole essere particolarmente segnalato il manicomio, vasto e splendido edifizio ordinato a tutte le esigenze della scienza moderna. Del resto le scienze mediche, al pari ·che le altre, hanno in Brasile un prezioso Mecenate in S. M. l' Imperatore Don Pedro, che l'eletta intelligenza volge con passione e con competenza allo studio delle scienze naturali. · Ai distintissimi colleghi ed o. miei di Rio do J aneiro i dottori Ataliba de Gomensoro e Macedo, debbo speciale grati·tudine per l'affetluoso impegno, onde mi facililal'ono in quella citta le visite ai vari stabilimenti scientifici. Monlevideo ha anche vari ospedali bene ordinati e lo stesso si deve dire di Valparaiso. Lima conta più di un o·spedale ed un manicomio, che non sono però all' altezza della is tituzione ospitaliera moderna. Alla quale s'improntano i vari e grandiosi nosocomi di S. Francisco di California. Qui vi ebbi occasione di apprezzare il valore di molli -operatori americani e s tranieri; e fra questi il mio e gre gio -amico dott. De Vecchi, ajut.o della R. clinica in Torino.
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Qaesti tenea ben alLo il nome della sl!ienza medica italiana con straordinari successi in operazioni di pl'imissimo ordine, fra le quali mi piace rammentare una netrotomia e due osteotomie subtrocanl(.>riche ùi Volkmann, queste mai precedentemente eseguite in America .In Oiappone, oltre gli ospedali di Jeddo ed il policlinico egregiamE.-nle diretto da professori . tedeschi, visitai qqelli delle mt~rine Inglese, Francese e Germanica. L'ospedale della imperiale marina germanica è quello . che meglio realizza l'odierna organizzazione nosocomiale ed è costruito senza economia non meno nelle varie sale per gli infermi e nelle camere riservate per gli uffictali che nell'alloggio del direttore, nei gabinetti chimici, nei recinti di dissezione, isolati in fondo alla villa, nella provvista degli istrumenti, nelle gallerie dei bagni. Nel 1881 ne era direttore il mio ottimo amico, il dott. Gutchow,medico maggiore di marina, professionista di non comune valore. In Hong - Kong di Cina s i ossHva l'ospedale galleggiante inglese, splendidamente organizzato a bordo del vascello a tre ponti Victor Emanuel, che off!'e vantaggiose condizioni igieniche. Gli altri ospedali visitati durante il viaggio non meritanoessere particolarmente ricordati.
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(l) Per avet·e dei tlati compiu t i e sutlldenti dettagli l>i sognò veni r e al 1Si5. quando appunto ordinato p resso ìl r.omitato di sani tà militare un a pposito ufficio statisti co, fu iniziata la r~go lare compila~iooe e la an· nuale pubblicazione della Statistica Sa nitari a rlcl R. Eserc ito. Certamente <I n Ile pregi e voli relazioni d ella direzione g enerale delle leve su l r eclutamento si potr~bhero r~ccogli e re prezi <'si dati ; ma s:;raziatamente il pe-
riodo annuale, per speciali ragioni in ess~ relazioni adouato, non si presta ad esatti r i~contri cogli a ltri dat i ddlle medi che s tatistiche e della stati~\ica civile. Pel pt! ri odo poi IF6~ -i l no·n avressimo che i seguenti dati: ISdl -63 :::: 0,3Q8 per' mille d ell a forza; 186'3·73 ::: 0 ,310; 187 1 = 0.97~.
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Gli specialisti che trattarono della materia (tra i quali cer-tamente primo vùolsi ricordare il noslt•o egregio professore Morselli, èlirellot·e del Manicomio di Mace rata, la cui opera c Il suicidio • è il piu compiuto lavoro che oggidi si abbia sul gravissimo tema) ammettono indiscutibili le influenze della r azza (con marcatiss ima eccedenza pelle nordiche), del sesso {spellando il triste primato ai maschi), dei costumi ed usanze e della civiltà (che più è elevata, raffinata, più al s uicidio inclina), della J'eligione , culLi e credenze (prceminendo ovunque e per tutto l'inditferenlis mo come causa disponente), delle condizioni economiche, della vita urbana (che pii.! spinge al suicidio) o r urale, dell'eta (pel regolare aumento dalla giovinezza alla matura virilità, con successivo decremento),.dello stato civile (con preeminenza pei celibi), della mo rali la pubblica. delle influenze del clima, della s ta gione, delle vice nde rne teot•iche -e vici.ssitudini atmosferiche. Certo é pet·ò che non possono mettersi tutte esse influenze a speciale calcolo piuttost..o pel miliLar·e che pel civile. .. .. Sono causali ~enel'iche che .spiegano come il s uicidio, al pat•i in ciò della pazzia, s ia entro certi limiti un fenomeno fatale, impossibile però ad attt·i·buirs i a l caso, e neppure interamente alla volontà. Fu quindi segno di scientifico e civile pt•og resso l'avel'lo cancellato dal novero dei delitti . L'influenza del clima, dei medii nati vi, hanno la s tessa influenza relativa s ul militar·e come s t:l civile: le poche cifre in proposito accennale indicano come anche nel militare la proclivit.à al sùicidio s ia maggiore p ei n ordici (1) in confr·onlo dei m'3t'idionali o per gli abitanti del piano ben più che per quelli delle r egioni montuose. Il s uicidio e l'alienazione mentale ascendono al massimo -quando la terra è all'afelio, dhscendono al minimo quando è più lontana dal sole, al perielio; ciò dimostrano all'evidenza le s tatistich~ civili: le nostre cifre dimostrano pura che il se-condo quadrimestre è sempt•e il più fun estato dai s uiciùi. (\) Fra le pro,·incie nord iche. p~l militare almeno, dell'Italia vuolsi ·però far " norevole ecce:r-ione per quelli\ rli Geno,·a: ha aempre data la minore, quasi nulla anzi , proporzione dei suicidi.
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La mot·alit.a pubblica avreblbe in Apparenza una efficacia conlraJditLorin: La pazzia ed il suicidio sono si frequenti tra i detenuti, mentt·e il suicidio almeno è in manifesta antitesi colla delinquenza. P erò non é difficile spiegare il fallo: I'!UAle spinta invero devo Ad un animo intollerante, iracondo, sfrenato dare a sotlra rvisi anche col suicidio, la costante contenzione e permanente r epressione fisica e mot•ale del carcere l Non é d'altra parte il dilin'luere, ma la coscienza del delin11uere che può valere quale spinta al suicidio ...... Ed a quanti delinquenti comuni manca pm· troppo il sentimento del delinquere, la coscienza d'aver commesso un r eato, d'essersi oll!·ol!giati! . L'istinto di _imitazione, il conta~io morale ha pure di sicuro una notevole intluenza sui suicidi: non l'ha pure sulla pazzia? Quanto al militare basta per persuadersene scandagliare le tavole r elative ai diversi presidii... Spesso é precisamente ad P.poche, a giorni quasi comuni che ricor rono più numerosi. A tale incitamento, fot·se solo a questo, era in qualche modo mezzo di freno l'infamia od almeno il dispregio che, in altri tempi, la legge e la religione concordi . ir: ftiggevano al suicida .. ... Però poi meschini risultati cosi oUe11ibili troppo era la gravezza e l'ingiustizia della cominata pena, che piil che sul suicida spesso ricadeva s ugli innocenti figli e parenti. La cifra dei suicidi nei m ili lari dai 17 ai 20 anni è gt·ave eJ in senso assoluto e relativo, di fr·onte all'esiguo numero di tali individui solto le arini; e più grave ne diventa la signifìcazione accumulandovi quelle spellanti alle scuole e battaglioni di istruzione: nel quinquennio (1876 - 80) mentre la media dei suicidi in tutto l'Esercito fu di 0.445 p. 1000 della rorza, pei battaglioni anzidetti ascese a i ,174: vale a dire come 2G3. a 100! Ma certo, più che nelle condizioni della vita mili tare, è nelle anteriori abitudini e spesso in quelle della condotta civile e ne!la famiglia, che devesi ricercare la causale del doloroso fatto. La lotta continua coi delinquenti, la perfetta propria conoscenza del delinquere e l'e levatezza dello spirito di corpo più
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che la disciplina e la rigida gravezza del servizio, spiegano la pure alta proporzione dei suicidi nei carabinieri, (~he supera la proporzione del1 a mille della forza. La cifra proporzionale più elevata fu sempre data dalla compagnia veterani ed invalidi: pel nostro esercito è certo che in parte essP ~ifra è dovuta all'alcoolismo e che è il solo corpo in cui si possa riconoscere l'attendibile influenza di essa causa, in altri eserciti tanto comune e difusa. Le causali accennate pei battaglioni di istruzione e pei ca rabinieri, assieme sommate spieghe rebbero l'eccesso pro· porzionale dei suicidi nei sollurtìciali: mentre per i caporali la proporzione è quasi numericamente esatta raffronto a quella dei soldati (prova della esclusiva influenza di cause comuni e generl\li), pei soltuffìciali la sproporzione è dolorosa, guavissima .. ... E tanto più deve essere valutata se si considera che le riforme per alie11azione mentale sono nei sottufficiali limitate, proporzionali alla entità loro numerica nell'esercito in riscontro a quella dei caporali e soldati. La modalità del suicidio, facile era il presenlirlo, pel mil itare prescielta è la più comoda per lui, la più facile e sicura, è l'arme di cui gli è famigliare il maneggio e che ba sempre solto mano: di 100 suicidi, ben 84: furono consumali con arma da Cuoco. Un'ultima e grave deduzione può trarsi dalle cifre sovra indicate: Che il suicidio nel militare ba anco da noi assunto proporzioni gravi; che è ben superiore proporzionatamente alla quota spellante alla popolazione civile maschile e nello stesso periodo di età: che è finalmente · in continuo graduale aumento. Il primo fallo attrista davvero pensando esserne vittima esislenze scelte, nel fior degli anni, sul vigor della vita,. che dovrebbe loro sorrid.:Jre piena anzi di illusioni, di speranze, d'affe~li. Ma la vita militare deve avere in sè degli specialissimi motivi di impulsione al suicidio, giacchè esso folto ò generale, comune a t.ulti gli eserciti di lutti i paesi. 3+
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SUlC!D l NELL' ESERCITO
Il rapporlò dei suicidi militari ai civili (lenulo, conto del sesso ed eta) e davvero sproporzionato da noi ~ svantaggio dei primi: è in vero quadruplo in Italia! l4a è press'a poco identico in Francia, e se in Inghilterra ed in Prussia alcuni anni addietro non era che triplo, ora s' è accr.esciuto e rasenta là pure la proporzione quadrupla. Ma intanto di 1000 suicidi ne spellano da noi ben 88 al militare! Mentre in Prussia la proporzione et•a gia di solo 66 e per quanto si sia oggidi elevata non giun~e al 88! Sta bene! ma per esattamente valutat·e questo rapporto bisognerà ricordarsi che il nord d'Europa è appunto la terra classica del s uicidio: alle popolazioni civiH spetta colà una tanto elevata cifra, per cui apparentemente mitigasi quella al militare det·olula, che è a vece di faLlo ben più che da noi elevata . Si il suicidio è da noi in aumento nel militare, ma lo é pure nel civile, e l'inct·emenLo milital'e nou è neanche proporzionale all'aumento nel civile. D'altra parte l'aumento e nel militare e nel civile lo si nota pur troppo bvunque in Eul'opa (1). Ed è cosi regolare che dimostra dipendere da cause generali ed inerenti alla modalità della vita, dell'esi· s tenza attuale, più che a cause individuali; ed è pure ovunque, e sgraziatamente anche in Italia, in aumento la pazzia e precisamente colla stessa ragolarita che il suicidio! E ciò dicasi ar.co pel militare: se alla cifl'a delle riforme per alienazione mentale, che già permette fare una simile deduzione, s'aggiunge l'altra elevata egualmente della riforme per epilessia ed altre neurosi cui di certo devono andar ascritte diverse forme psicopatiche, s'avra la dimostrazione della verità del doloroso fatto. Si spieghi come vuolsi il faLLo, è però certo che il suicidio.è da noi nei militari frequente ed in aumento? Purtroppo! E quel che è peggio la profilassi del brutto fatto è non {l) In Inghilterra ai eleva a 0,07 per 1000 della popolazione nel
civile; quasi ideoUca è la proponiooe pel Belgio; uceode a 0,1 in Baviera; t\ 0.1 1 iu Prussia; a 0.15 io Francia; a 0,3 in Sassonia; non arri•a a 0,04 rer 1 ' Italia.
SUICIDI NKJ.L'ESERCJTO ~olo difficile, ma
impossibile. Tutti i pii.! chiari specialisti della mal.eria implicitamente confessano l'impotenza a farvi a1·gine.... .Parlano di. ... « elevare, rafforza re, rendere. energico il carattere morale • ·· .. . Ora è possibile nella breve sosta alle bandiere mutare le condizioni morali d'un individuo ? esso è e rimarra quale la fam iglia e le educative isti.tuzioni l'hanno dalo all'esercito.
B.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
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SullacUa.gnoal dell'uloe:ra perforante del duodeno. - Professar CHVOSTEK.- (Zeils.fiir Diagnosti!<, und Ther è SI.Petersù. med. Wocltens, 1883, N. 8).
Lo stabilire durante la vita una diagnosi diffei·enziale precisa fra l'ulcera perforante dello stomaco e l'ulcere duodenale è cosa come s i sa, molto diffidle, poiché nessuno dei sintomi che si dànno per distintivi neppure il tempo in cui comincia il dolore (quasi subito dopo il pasto nell'ulcera dello stomaco, 2-3 ore dopo nell'ulcera duodenale) è sempre sicuro. Nel caso del prof. Chvostek fu notato un modo finora non mai ricordato di comportarsi del dolore dopo l'uso del vino, il che fu guida alla diagnosi. Egli cioè trovò che il dolor~ epigastrico che compariva 2 112 ore dopo la colazione, prendendo un poco di vino céssava affatto, e anche il dolore, che veniva circa tre ore dopo il desinare, con questa bevanda. alm.eno per qualche tempo si cl il&guava. L'autore spiega questo modo di comportarsi del dolore nella seguente maniera: Se l'ulcera avesse avuto la sua sede nello stomaco il dolot·e come insegna l'esperienza, non si sarebbe calmato dopo l'uso del vino, ma al contrario sarebbe aumentato. Ora la favorevole influenza di questa bevanda è peraltamente spiegabile quando l'ulcera è nelduoùeno; poiché in quest'nllimo caso la eccitazione indotta sullo stomaco da ques tomezzo irritante provoca per via riflessa la chius ura del pi-
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1oro, e quindi res ta sospeso il passaggio del contenuto dello s tomaco nel duodeno, e in conseguenza di ciò, dopo un pasto .:abbondante (desinare) il dolore cessa transitoriamente, dopo . u n piccolo pasto (colazione) durevolmente. Quando anche la ·Chiusura del piloro non accada che per breve tempo, ha t uttavia il vantaggio trattenendo più a lungo il cibo nello stomaco di· fargli prendere una forma liquida e renderlo nel passaggio meno irritante.
:% rumori muloali del cuore. - Pro f. ScHROT TER. (A llgem.
Wiener mecliz. Zeitung, 2 gennaio 1883, N. 1) .. È noto che nel cuore, segnatamente sul ventricolo sinistro
s i ode talvolta un suono musicale, cioè un sibilo acuto sot:tile che già il Hamernich dimostrò cagionato da filamenti tendi nei straordinariamente tesi. Io stesso ho avuto occasione 'lllolte volte di osservare questo fenomeno e alla autopsia ne · 110 trovata la causa in un tendinello teso piu dell'ordinario. Ma una volla mi accadde di notare un suono acuto musi~le durante la diastole del cuore che udivasi piu for te sull'oriftcio aortico. Io feci la dia~nosi di insufficenza aortica, ma non fui in grado di spiegare la causa di C(Uesto suono singolare. La sezione cadaverica confermò la diagnosi, le valvole aortiche apparvero inspessite nei loro margini liberi -dal processo ateromatoso, tratte in basso, e insufficienti a -chiudere l'orifizio. Inoltre la valvola posteriore era perforata, e presso il margine libero stava un sottile tìlamento che rotto nel mezzo era ripiegato su se stesso. Lo Skoda era della mia opinione che si trattasse di insufficienza delle valvole aor tiche e che questo sottile filamento nel regurgilo dellacorrente sanguigna venisse aoscillarenell'orificio, come i filamenti tendinei tesi nel ventricolo. Allora potei dare solo una spiegazione probabile. Ma dipoi ·ho osservato altri due casi in cui udii questo rumore musicale sulle valvole aortiche. Ma non avendo potuto farne la ·sezione, non fornirono alcun schiarimento. Un altro caso mi sembra già più adatto a dimostrare la giustezza della mia
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pl'ima suppos1z10ne. Alla autopsia di un uomo, in cui aveYa udito sulla aorla, un caratteristico rumore di raspa trovai la valvola posteriore cosi traforata che solo restava presso al Jpargine libero un sottile filamento. Perché questa volta non avevo udito alcun rumore musicale ? Il preparato dimostrò «ha lo altre due valvole stavano unite fra loro per un ponte,. che. questo filamento libero non era posto in tensione dalla corrente ~anguigna e non poteva vibrare nella diastole, ma nel momento della diastole veniva a posarsi nel seno del Valsalva. Finalmente ho ora di corto osservato il seguente caso. Un uomo mostrò tutti i fenomeni di una insufficienza delle valvole aortiche se~natamente un rumore diastolico di raspa Egli lasciò, migliorato, lo spedale ma vi tor nò dopo H giorni e. q,uesta volta udii sulle valvole aortiche in mezzo 'al r.uIPOre di raspa un acuto suono musicale che si mantenne fino alla morte del malato. La necroscopia dimostrò le seguenti alterazioni: Insufficienza delle valvole aortiche per essudaLi endocarditiçi su tutte le val vola, le cui commissure sembrav.ano abbassa~. Nella valvola posteriore, in conse~uenza dr un recente processo di endocardite, esisteva una cosi profonda distruzione di tessuto che non riman~va presso il margine libero che un sottile filamento. Questa .alterazione arasi formata durante la dimora del malato allo spedal13, perciò il rumore mu.sicale fu udito più tardi. Questa osservazione mi dà. ragione ad affermare che· la mia prima spiegazione dr questi rumori musica.li BtVeva dato nel segno, e sarebbe solo desider.abile che a questo soggetto altri ancora volgessero la loro attenzione, poiché senza dubbio molto più spesso allors. capiterebbe di o~ser~are simili casi1
Studi J.atologlol apertmenta.U aulla malattie' artfoolad.. TH. GIES -. (Deut. Zeits. fi.i.r Chir. e Si. Petersb. m ed. Woehens, 1883, N. 8). È ancora da risolversi In quesliooe se e fino a qual punlo
i•,tessuto cartilagine9 può rigenerarsi dopo una lesione poi-
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ché tutti i lavori sperimentali finora fatti rimontano a tempi anteriori al trattamento antisettico, l'autore credette di poter ora di nuovo prendere ad esame questa quistione. Egli sperimentò su cani della età di 6-8 settimane. Prima di tutto si trattava di saper& come, dopo una le~ione, il tessuto cartilagineo si comporta con l& cautale antisettiche, quando é solo intaccata la cartilagine ed è intatto lo strato osseo sotto-cartilagìneo. I diversi animali soggetti agli· esperimenti furono uccisi e esaminati da alcuni minuti fino a 119 giorni dopo; si trovò che dopo alcuni giorni dalla lesione le alterazieni erano quasi l& stesse che alla flne del tempo. Nei primi giorni la ferita della. cartilagine è coperta da un leggero strato fibrinoso che proviene dalla sinovia, poi questo strato sparisce. Poco dopo la lesione, le celJule cartilaginee avvjzziscono, non empiono più completamente le loro cassule, il nucleo diventa più piccolo e men<• granuloso, finalmente i nuclei spariscono come ·le oellule completamente. L'autore chiama questo strato la zona atrofica. Più profondamente si incontrano le cellule cartilaginee che sono in rapido stato di partizione, in una cassula stanno fino a 100 cellule, e questa l'autore chiama zona di proliferazione; la partizione -cellular e ci riguarda come un fenomeno atrofico cioè come l'ultimo sforzo della energia- vitale avanti la morte definitiva. Finalmente. la sostanza fondamentale alla superficie libera si divide in fibre, si sfalda e forma fiocchi e frangia come nell'artrite deformante, non si trova mai la più piccola traccia di un processo rigeneratore. Sa la lesione non oomprende solo la cartilagine·ma anche lo strato osseo sottocartilagineo, l'incavo si riempie di sangue, ed un ~iovane tessuto connett.ivo sorge dagli spazi n:1idollari dello strato sotto-cartilagineo, si torma un denso panno che copre la superflcie de!la cartilagine e colma la lacuna, le cellule fusiformi passano in cellule cartilaginee e cosi è rigenerata la carlilagine. Circa 100 giorni dopo la lesione la reintegrazione di una ferita cartilaginea era perfetta ; differiva la cicatrice dalla· cartilagine normale per una più compa1taJ più striata e meno jalina sostanza fondamen-
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·RJV!STA
tale, per un molto maggior accumulo di cellule cartilaginee e per una più spiccata fi gura fu sifo1·me di queste cellule.
I baoiW ID relazione oolla tuberoolo•l. ( The Praclictio-
ner mar7.o 188:~ - Ph iladelph. M ed. Times, 1882}.
Il D.r H. F. Formand, docente in patologia sperimentale nella università di Pens ilvania, ha praticata una serie di
ricerche accurate su questo soggetto dalle quali egli trae le deduzioni seguenti. Noi le diamo come una critica grave americana sulle dottrine di Koch. i. La predisposizione alla tubercolosi in alcuni uomini ed animali consiste nella condizione anatomica del tessuto connettivo dell'individuo, la cui particolari là è la ristrettezza degli spazii linfatici e la loro obliterazione pa1·ziale da elementi cellulari. 2. Soltanto gli esseri dotali di tale st1·uttura anormale del tessuto connettivo possono avere la tub~1·colosi pt·imaria, e tali animali diventano invariabilmente tubercolosi per ogni condizionA m,orbos a risultante da una infiammazione, o da ripetuti attacchi di essa. 3. Gli individui scrofolosi non possono avere alh·o, che una infiammazione tubercolare, quantunque essa possa rimanere localizzata ed innocua. 4. Gli uomini non scrofolosi, o gli animali possono acquistare la predisposizione alla tubercolosi, per mezzo della mala nutrizione e della detenzione, quAsta cagionando le particolarità anatomiche summenzionate nel tessuto connettivo. 5. Non sono necessarie influenze eziologiche esterne per cagionat·e malattie t ubercolari, altrochè quelle le quali d'ordinario producono infiammazioni, ed anche individui scrofolosi non diventeranno tubercolosi a meno che sopravvenga infiammazione locale. Nessuna infiammazione, nessuna tubercolosi. 6. Nessun animale scrofoloso, per quanto posM essare al pt•esente stabilito, può acquistare malattie tubercolari per causa di malattie delle membrane sierose, cioé, peritoneo,
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pleura, ecc. ed anche di poi in seguito, all'infuori di quals iasi virus speciale. Le osservazioni cliniche e la tavola ne-ct·oscopica dimostrano simili condizioni e provano la medesima cosa nell'uomo. (Il Dr. Formand pretende eziandio che gli esperimenti proprii del Koch siano realmente in favore di questa proposizione; ma che egli abbia sorvolato sulla de-duzione). 7. l bacilli, che è merito del Koch d'avere per il primo dimostraL0, che infestano i tessuti aiTetti da malattie tubercolose, non sono necessarii alla produz\one di queste, anche se un organismo speciale esista e siasi realmente impossE."ssato di simile proprietà. La presenza dei bacilli (per quanto valgono le cognizioni nostre attuali) è secondaria e sembra -disputarsi la distruzione completa del tessuto di già ammalalo ed infetto, e questa distruzione è in diretta proporzione -colla quautit.à. degli organismi, che in questo modo regolano la prognosi. Il tessuto tubercoloso si vede servire maramente quule nido per lo sviluppo del bacillo. 8. Dai risultati dell'esame microscopico delle numerose -osservazioni sul tavolo necroscopico, e nelle sale cliniche -egli è venuto alla conclusione elle la lisi non è una malattia propriamente contagiosa, ma che gli individui affetti -sono per loro stessi ot•iginariamente predisposti e formano una classe particolar e del genere umano, • la scrofolosa •. 9. La scrofolosi è una condizione che può sorgere d.a -cattiva. nutrizione e dalla reclusione in ogni esistenza, e può essere cosi prodotta arlitìcialmente. Essa dipende sempre dai cambiamenti anatomici sopra accennati nel tessuto connettivo. 10. Una analisi degli esperimenti di Koch manifesta, che ncn è dimostrala la natura parassitaria della tisi, o che vi -esista un bacino lubercoloso speciale ; cosicchè la qualità -contagiosa delle malatLie tubercolari è t11ltora sub judice.
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Sulle operazloDi lnoruente. - WoLFF -
(A r chio. fii.,.
klin. Chir. 18~2).
La costrizione elastica era appena adottata in chirurgia che già i pratici erano venuti nella persuasione che i pericoli attribuiti a questo processo o non erano reali oppure si potevano facilmente evitare. Si trovò infatti che il chirurgo può generalmente non impensierirsi del pericolo della pletoralocale dei singoli organi, di quello della apoplessia nei vecchi affetti da ateroma delle arterie, di quelli della locale infiammazione, della trombosi o della gangrena e perfino del pericolo delle emorragie consecutive. Si seppe ancora che il pericolo della paralisi in causa della pressione esercitaLa dal tubo sui grossi tronchi nervosi diventava reale soltanto o per ditfetto materiale del tubo o pererrore tecnico d'applicazione, fl che finalmente il perk:olo di spingere in organi sani o nel torrente della circolazione prodotti patologici di natura infettiva si evita colla semplicis-
sima cautela di limitarsi all'applicazione del solo tubo elastico senza la fasciia previa elevazione del membro. È rimasto un solo inconveniente della costruzione elastica,. al quale fino ad ora non fu posto rimedio in modo soddisfaciente, e questa è l'emorragia parenchimalosa che sopravviene di solito quale conseguenza della Lemporaria paralisi della muscolalura dei vasi.
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Fu mollo sentito. un tale inconvenienle e molto fu scritto e parlato sul medesimo, sulle proposte dei mezzi per evitarlo ma fino ad Ol'a con non molto vantaggio; per lo che agli occhi di molli chirurghi la costrizione elastica avrebbe già perdulo mollo del suo pregio pel solo fatto della quosi inevitabile emorragia parenohimatosa. Al subitaneo entusiasmo che questa brillante invenzione· aveva risvegliato nel mondo scientifico prendeva parte anche lo Stromeyer il quale in proposito ebbe a ·scrivere: che collacostrizione elastica, Esmarch aveva conquistala alla chirurgia· una nuova. provincia i di cui frutti preziosi dovevano tornare benefici all'intera umanità. Ma se d'altra parte diamo un occhiata alla moderna letteratura chirurgica dobbiamo riconoscere pur troppo che· Ì' giudizi che vennero pronunziati sulla costrizione elast.ica, in ispecie riguardo alla difficolta di combattere la emorragia parenchimatosa, suonano ben diversi da quello di Slrohmeyer. Per esempio Schede dice che un buon numero di chirurghi ritiene la costrizione elastica non solo superflua, ma perfino dannosa. Lo stesso Esmarch osserva che riputah chirurghi hanno abbandonata in tutto od in parte la costrizione perchè o per emorragia parenchimatosa, dopo la rimozione del tubo o p~r emorragia tardiva dopo fasciata la parte si perde più sangue che coi metodi antichi. HUter nella sua reo.:ente opera elementi di chirurgia speciale si limita a dire che la costrizione può essere assai vantaggiosa: percerte operazioni ma che non può essere adettata come pro· cesso generale per ogni alto operativo; ed è da prendersi in seri& considerazione il rauo che la emorragia ca~ionata da, paralisi vaso-motori.a rende iUusario il miglio11 vantaggio che da questo processo dovremmo aspettarci, cioè il rispa.l~· mio di sangue. Anche col processo consigliato ultimamente· dallo stesso Esmarch di cucire esaLLamente la ferita prima di toglie1•e il tubo e di applicare con metodica compressione la, medicatura aolisettica non si raggiunge lo scopo di com· battere q,uesta emorragia. Adu.nqu.e, come stanno attualmente le cose, noi dobbiamo creare altri mezzi coi quali si possa efficacemente combattere-
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..l'cmoeragia parenchimatosa senza andare inconlt•o a nuovi .pericoli. Chiene (1875) f:.1 il primo a dich iarare la costrizione dannosa, e sosteneva che il danno non proveniva tanto dalla paralisi vasomoloria, quanto dalla circostanza che colla completa · i~chemia si rendeva impossibile la formazione del trombo nei più piccoli vasi, ed appunto per ciò molli di questi vasi davano sangue dopo l'allontanamento· del tubo, mentt·echè senza l'applicazione di quest'ultimo, non avrebbero avuto bisogno d'allacciatura. Inoltre l' emostasia dopo la costrizione é causa di una perdita notevole di tempo e anche ·di sangue in quanto che le bocche dei piccoli vasi non si possono riconoscere quando sono vuole di sangue e perchè il tubo elastico non permette quella compressione che gr a datamente si sospende o si rallenta e che tanto facilita l'allacciatura dei vasi. Waitz il quale sostenne che con un certo esercizio si giunge a riconoscere le bocche dei 'minimi vasi anche sotto l'ischemia arltficiale fece anche vedere che col proces!>o di Esmarch, dopo il rallentamento del tubo bisogna andare ad afferrare con pinzelle tutte l'estremita de i vasi, quindi procedere all'allacciatura dei medesimi se si vuole prevenire una grande emorragia . Lo stesso E!:<ma!'çh raccomanda di non applicare il laccio troppo stretto, di non adoperat·e tubi di gomma tt·oppo spessa e troppo dure, perché non osservando queste cautele ollrechè ci esponiamo alla pal'alisi del membi'O per compressione dei tronchi nervosi si provoca facilmente una paralisi dei nervi vaso motori ed una emorragia difficile a frenarsi; coll'opportuna applicazione di un tubo più fino o di una fascia -centrale di Langonbeck si evitano per lo più questi inconvenienti. Egli consigliò Mcora di chiudel'e prestamente colle pinze le aperture dei· vasi e non solo delle arterie, ma anche delle vene, e per viemeglio riuscire a trovare i vasi raccomanda servirsi dei modelli in gesso preparati a tale scopo da P ansch sulle sezioni di membra congelate. Da ultimo ra notare che il tubo deve essere levato tullo in una volla;
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quindi da condannarsi il metodo di scioglierlo p;radatamente perché nel mentre si ap1·ono le arterie si tengono tullavia compresse le vene e quindi per un po' di tempo resta interdetto il t•iflusso venoso. Riedingee consigliò di applicare subito dopo la rimozione del tubo o i due poli di una energica corrente d'induzione direttamente sulla ferita, oppure un polo sulla ferita, . l'altro nelle ,·ici17anze, possibilmente sopra un tronco nervoso. Ambedue gli ele llrodi son provvisli di due g randi spu-
gne imbevute di una soluzione fenicata al 2 010. La corrente si applica a piu riprese prima 1 minuto . poi da 10 a 20 secondi. Anche dopo levato il tubo si può ripetere l'applica- · zione, per•ò soltanto pel' pochissimo tempo. - Secondo Riedinger si osserva in seguito a questo processo, contearsi energicamente la muscolatura, ristabili1·si il tono normale dei piccoli vasi e restringersi le loro bocche a bnormemen te dilatate, come pure deporsi sulla supèrficie della ferila un sollile strato ùi sangue coagulato, il quale egualmente contribuisce a favoriee l'emostasia. Analoghe osservazioni fece il Kupper in una amputazione di gamba dove egli applicò un polo alla piega inguinale ed uno sulla ferita. Si sono proposte poi altre modificazioni dell'uso dell'eletricilà per frenarP- l'emo1·ragia perenchimatosa, ma appunto per la poca efficacia e per l'in co~ lenza d'azione di questo mezzo fu1•ono in genere poco bene accette. La maggioranza dei chirur·ghi si limita ad usare, unitamente al.la metodica compressione del tronco arterioso, irrigazioni con acqua ctiacciata, acqua fenicata con ghiaccio e soluzioni di tannino, d.i allume e timole. Secondo opina Schede-· la soluzione di limo l all'J (10 dovrebbe esercitare una efficace azione sullo contrattilitù tiPi piccoli vasi. Pue tuttavia anche questi mezzi, come ossc1·vu ICJ stesso Langenbeck sono affatto insufficienti. Per civ che ha rigua1·do specialmente all'impiego dell'acqua diacciata che fin dall' antichita ha goduto fama Ji buon emostatico, l'autore si dichia1·a decisamente contrario a questo mezzo e lo r igetta assolutamente perché, egli è vero che fin tanto che dura l'azione dell'acqua si olliene una forte ..
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·contrazione dei vasi, ma tostochè si cessa dall'irrigazione-, succede alla contrattura un abnorme rilasciamento, il quale cagiona forli emorragie e specialmente emorragie tardive. Mollo più sicuramente si otterrebbe l'emostasia coll'acqua a 15 o 18 centigradi, perchè a questa temperatura si ottiene una contrazione di vasi più durevole. Furono anche raccomandate le irrigazioni con acqua calda per analogia al nolissimo ttso dell'acqua calda in ostetricia contro le emorragie parenchimatosc consecutive. - WtalLz a questo scopo su<.lc adoperare acqua carbolica a 38 cent. e se ne chiama soddisfatto. La sostama del muscolo resta per cosi dire cotta alla superficie pel contatto dell'acqua calda perde il rosso e sulla superficie diventata grigia spiccano bene i vasellini sanguigni -che si possono cosi facilmente riconoscere ed allacciare, mentre d'altra parte la emorragia parenchiamentosa è di poca entità. All'incontro si sono lentate alla clinica di Born nell'estate 1878 le iniezioni d' acf!ua calda, senza effetto, come assicura Madelung. Harlslein cercò poi di dimostrare sperimen · talmente che colle iniezioni d'acqua calda si frenano le emorragie dell'utero esclusivamente; ma quelle degli altri organi invece peggiorano. Groebenschulz raccomanda una iniezione soltocutanea d' ergotina da praticarsi prima di levare il tubo costrittore. Ques~ iniezione non deve essere praticata proprio sulla parte ma un po' discosto. Secondo Vogt, il quale ha fatte analoghe ricerche, l'ergotina agirebbe specialmente sul centro vasomotore dopo avvenuto l'assorbimento piuttosto che sulle fibre periferiche del simpatico. Queste iniezioni per ò possono facilmente produrre U!! ascesso, la quale complicanza ~arebbe doppiamente spiacevole se venisse in vicinanza di una ferita d'amputazione. Anche Hermainder il quale considera come causa principalP. dell'emorragia l'aumentata pressione sanguigna, la quale alla sua volta ha la sua origine nell'abbreviato circolo sanguigno, consiglia contro l'emorragia le iniezioni di ergotina. l noltre fu proposto la compressione temporaria della superficie della ferita (e ciò veramente in una forma del tutto
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inopportuna ed inattuabile) quale mezzo allo a combattere le emorragie parenchimatose. Così il Nicarse il quale consiglia di comprimere la ferita per 6-10 minuti con una spugna imbevuta di soluzione carbolica al 2 p. OtO dopo una diligentissima allacciatura di tutte le arterie e vene visibili e dopo allontanamento del tubo. Nicaise con questa proposta era sulla vera strada per raggiungere la meta. Siccome però la compressione di una spugna era insufficiente, siccome -G-10 minuti di tempo non avrebbero bastato coll'arto in elevazione e tanto meno coll'arto in posizione orizzontale, come pare consigli il Nìcaise, e siccome ancora si dovrebbero legare tutte le arterie e tutte le vene cosi era impossibile che la proposta Nicaise venisse accettata. Recentemente il Neuber ha fatto una proposta simìle a quella di Nicaise'e come quella non troppo buona per i medesimi inco!lvenienti. Egli consigliò cioè ài esercitare per alcuni minuti una compressione colla mano sui lembi della ferita. Per completare l'enumerazione dei mezzi profilattici in discorso dobbiamo infine accennare al massaggio alternato colle irt>igazioni, come fu preconizzato dallo stesso Neuber. Mentre adunque da ogni parte si studiava indefessamente a trovare un mezzo efficace contro le emorragie perenchimatose dopo levato il tubo costrittore, l'autore pervenne a trovare i due nuovi processi seguenti, i quali si possono combin are insieme e in questa combinazione si mostrarono alti a far concorrenza alla stessa costrizione elastica. Il primo processo consiste nell'operare coll'estremita rialzata. Dalle ricerche che l'autore ha instiluito sulle oscillazioni della irrigazione sanguigna delle estremita, trovò che la ben nota influenza dell'elevazione sulla temperatura di un membro è enorme e superiore di mollo a qualunque supposizione. Si trovò che sotto certe circostanze per la sola elevazione si può osservare nel cavo della mano una differenza di temperatura persino di 7 gradi . Da questo fatto l'autore concepl l'idea di ricercare se l'elevazione del mem.bro, che fino ad ora era preconizzata da Volkman quale mezzo emostatico, da Esmarch e Lister quale mezzo ischemico prima dell'operazione, si potesse renderla
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più utile ed efficace continuandola durante tutto l'att.o operativo. Difulli nelie operazioni eseguile con questo processo s i osservò una sorprendente favorevole influenza della posizione elevata. Certe ferite dalle quati c·on posizione elevata di 20 secondi non lasciavano ~emere che qualche gocciolina di sangue, si riP-mpivano immediatamente e da vano uoa emorragia relalivarnente for·le se passavano alla posizione orizzontale. L'autore trovò inoltre che l'elevazione del membro durante l'opet•azione non è punto incomoda; anzi egli vi scorgerebbe un gran vanlag"gio per l'operalol'e perché ogniqualvolta si oper·ò in questo modo si osservò ehe anche quandousciva un po' di sangue ùai vasi, put·e la superficie della fenta non restò mai ingombra dal sangue portando::;i questosempre nell'angolo inferiore della ferita. Il secondo processo d'ischemia trovato dall'autore consisteva nell'operare sopra ~embra .raffreddate a temperatura non troppo bassa. ' Egli ha messo in evidenza colle sue misurazioni termiche della mano chiusa che per un locale riscaldamento o raffreddamento della mano precedentemente praticata, lo stato di contraltibilita dei vasi della man·o può essere regolato in una certa maniera. Si trovò specialmente che col raffreddamento ottenuto mediante aria alla temperatura di 12• oppure acqua a 15' si può ottenere sotto date circostanze una contrazione dei vasi sanguigni della mano che può· proluo garsi a volonlà e per parecchie ore. La quale costrizione può essere cosi notevole che anche col braccio a penzolone il termometro nel cavo della mano non : monta al di là di 26' mentre la mano stessa si mantiene pallida e fredda. O;>erando su membra nelle or accennate condizioni si ottieneun risparmio di emorragia veramente n1ltevole e combinando insieme i due proce~si cioè elevazione del membro abbassamento non troppo grande di temperatur~ ed aggiungendo a questi p. e. nelle amputazioni la compressione digitale del tronco arterioso la perdita di sangue è minore di
54.5 quel!a che avveniva quando si praticava la regolare costrizione. Poco tempo dopo il Kònig ebbe la felicissima idea di combinat·e il processo di' Esmarch colla posizione elevata del membro. Egli raccomanda che in speciali operazioni (amputazioni, resezioni, ecc.) prima si allaccino tutti i vasi visibili tenendo il membro in posizione ot•izzontale e sotto la costrizione quindi s i levi il membro, si tolga il tubo e si compiano lutti gli altri atti dell'operazione come allacciatura dei vasi ancora sanguinanti, applicazione di suture, drenaggi, ecc. mettendo il membro in posizione elevata. Il Kònig concordando pienamente nella teoria dell'autore dice inoHre che l'influenza dt~lla posizione elevata è sorprendente giacché basta la sola elevazione per far cessare lo scolo sanguigno di tutti i piccoli vasi, mentre le piccole arterie che gettano ancora sangue possono essere facil · mente legate. Si lasci il membro anche un solo momento in posizione pendente in basso e si vedrà la superficie dalla ferita inondata di ;>angue. -Le affermazioni di Kònig furono pienamente confermate dall'esperienza fatta in proposito dallo stesso autore. Frattanto venne fuori Esmarch con un nuovo processo che mirava allo stesso scopo , ma siccome più efficace sembrava destinato a supplantare il processo ora ora descritto del Kònig. Era già da molto tempo entrata nella pratica chirurgica l'idea di compiere le grandi e piccole operazioni in modo che la ferita prima della rimozione del tubo venisse coperta da un apparecchio compressivo da rinnovarsi al giorno susseguente, e ciò allo scopo di ottenere una operazione del tutto incruenta. Anche in riguardo alle maggiori amputazioni il Busch, seguendo l'esempio del Langenbeck il quale usava praticare · una leggera compressione sul moncone nelle amputazioni di coscia, aveva falla la proposta di non darsi troppo penCHIRURGIC.o\
~iero per l'arresto delle
emorragie capillari e piuLtoslo, dopo
l'allacciatura di pochi e più gr·ossi vasi che gettassero ancora sangue dopo levato il tubo, si avesse da comprimere il moncone per circa ·12 ore con spugne gPo~se e bende inumidite. 35
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E::;march, in ,·ero fu il p1·imo a conccpi1·e l'irlea di eseguire auche le g1•andi operazioni in modo tullo incruente cioè in modo che appena compiuta l'allacciatuJ•a di Lutti i vas i visibili e prima eli levare il tubo si cucisse esattamente la ferita e quindi s'apponesse l'appareccltio antiseLlico sotto forma compressiva. L'esperienza ci apprese che così si può t•ealmenLe prali care anche nelle grandi opet•azioni e condurre a termine le medesime s enza perdere che quel tanto di sangne che si trova poi al g iorno seguente s ugli ullimi strsti dell'apparecchio. A tutta prima sembrerebbe che con questi pratici suggerimenti d'Esmarch, venissero !-IOddisfalLe tutLe le esigenze proprie della costrizione ela!"tica e che ogn i ulteriore discussione su questo soggetto restasse esaurita. Ma esaminata la cosa più davvicino non si può negare che un~he il nuovo pt•oces<>o d'Esmarch presenta delle sensibi li lacune a pcilo dei più antichi processi di amputazione senza costrizione. , Il primo difetto consisteva in cio che mentre coi "ecchi metodi il chirurgo si limitava ad allacciare i vasi principali; con questo era obbligato ad allacciarne un numero estremamente grande, prima di togliere il tubo e di applicare l' appat-ecchio. Ad es: Esmarch nell' amputazione del femore toga da 30·36 vasi; io queLla della gamba 20. Ella è cosa certa che,· fatta as trazione della gran perdita di tempo che richiede un cosi gr·an numero di legature, non sempre facili ad attuarsi, le ma nipolazioni prolungate del moncone per eseguire le dette legature costituiscono già per sè una condizione poco favorevole per assicurare un decorso completamente asettico della ferila. Un altro e maf,!giore incon·venienle consis te va in ciò che il nuovo processo di Esmarch riusciva bene nella maggior parte dei casi ad Esmarch stesso e ad allt·i, ma ciò non- s empre avveniva. La buona riuscila del processo dipendeva dal gius to grado di compressione come veniva praticata da Esmarch e da Neuber mediante una fascia ela$Lica apposta all'apparecchio permanente. Anello pe1· i chir-urghi più eserci tali in questo processo vi hanno delle difficoltà da s uperare, perché s i corre sempre pe-
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Ticolo di comprimere o troppo o poco. Se si comprime troppo viene l'edema delle parli periferiche o la gangrena dei lembi. ·se si comprime poco si va incontro ad un non minore inconveniente, Si vedono cioè comparire delle emorragie consecutive che ci obbligano poi a togliere le suture. Passati in rassegna tutti questi processi incruenti e ricordati i principali inconvenienti di cui vengono incolpati, t'autore- viene a far l'apologia di un processo da lui ideato di recet:lle cbe, egli crede debba possedere tutli i vantaggi .del processo d'Esmarch ed essere imnmne dei due inconvenienti summenzionati. Il processo consiste in ciò che egli per mezzo di una sospensione verticale del membro abbrevia· lo stadio della paralisi vasomoloria e che inoltre per tutta la doral& di quello -stadio abbreviato comp1•ime la ferita e da ultimo stabilisce quesla temporaria compressione mediante l' applic11zione di un apparecchio completamente e regolarmente antisettico. Egli nel 187R con esatta misurazione aveva fatto vedere che dopo la rimozione del tubo costritlore il termometro situato nel cavo deHa mano tenuta in posizione orizzontare ·saliva di 3 o 4 gradi. L'alla temperatura della mano rimane per un tempo notevolmente lungo. Secondo le misurazioni che Kupper ha inslituite sopra se stesso, l'aumento di temperatura può essere anèora sensibile fino a due ore e mezzo dopo ievato il tubo. Su di un uomo sano l'autore praticò la costrizione elas-tica ad ambedue le mani e agli a~ambracci contemporaneamente e la continuò per 15 minuti. Dopo allontanato il tubo la temperatura al cavo della mano, che era discesa di parecchi gradi per la costrizione, ascese a destra a 28,5, a sinistra a 28,4. Prima che si rimovesse il tubo fece sospendere il braccio sinistro verticalmente mentre fece restare il destro in posizione orizzontale. Il termometro• nei primi cinque minuti che succedettero ascese a destra di a,;:;•
in altri cinque minuti di 0,5• e quindi cominciò a discenqere. All'incontro a sinistra nei primi cinque minuti, il termometro non ascese quasi affatto, e soltanto nei 5 minuti successivi ascese a 0,8• e dopo altri cinque minuti si ebbe l'elevazione <li 0,1.
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Risultò da queslo esperimenLo come put•e da quelli che
vet•ranno desct•itli qui appresso, che la ben nota iperemi~ cutanea che si osserva dopo l'allontanamento del tubo, nella mano sinistra tenuta in elevazione già dopo 15 minuti circa era completamenLe sparita, mentre che alla mano destra tenuta in posizione orizzontale l'ipet·emiaera visibile anche dopo3!) minuti. In un esperimento del tutto analogo il termometro nei· primi cinque minuti dopo levato il tubo, montò a destt·a da 34,5• a 36,5• e negli altri 5 minuti a 3fl,ll per poi discendere .. A sinistra invececadde nei primi cinque minuti a 0,2e montò
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negli altri cinque minuti a 0,7. Quando poi fu portato in posizione elevata anche al braccio sinislt·o si osservò a sinistra una ulleriore ascensione della colonna termojlletrica fino a 36,10.. Finalmente in un terzo esperimento simile ai precedenti,. nel quale a cagione della piit elevata temperatura dell' ambiente, il calore delll\ mano non era disceso nella costrizione che a 36,:3; dopo levato il laccio si vide un aumento che andava fino a37, 4 nella mano destra tenuta orizzontalmente e ciò nei pr·imi dieci minuti; mentre nella mano sinis tra tenuta in posizione elevata avvenne ~nzi un abbassamento non indifferente di temperatura, che si mantenne per 20 minuti successivi. Da questi esperimenti che l'autore qui cita a guisa di. esempio ài molti altri già da lui inslituiti, risulterebbe che. l'azione paralizzante della costrizione sui vasi, può essere molto diminuita ed abbreviata nella sua durata coll'aiuto della elevazione del membro. Vi sarebbe ragione a supporre che se ad esempio la costrizione fu mantenuta circa 15 minuti, la durata della più forte paralisi vasomotoria w circa 30 minuti verrà ad essel'e ridotta a 15, mediante l'elevazione del membro. . Si noti poi che, come altre esperienze hanno dimostrato. non ci sarebbe una grande differenza dal mettere il membro i.n elevazione pl'ima di levare il tubo opput·e metterlo in quella.. posizione immediatamente dopo. Gli ora accennati ris ullati indussero il Wolff a ricercare. se, dopo applicato un apparecchio antisettico, non farebbe.
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meglio il chirurgo a limitarsi ad una tranquilla aspettazione durante lo· stadio dellH paralisi vascolare che viene tanto -abbreviata dalla posizione elevata piuttosto che durante lo stesso periodo affaccendarsi a frenare le più o meno forti ·emorragie coll'allacciatura çlelle numerose arterie coll'elet-tricità, colle iniezioni d'ergotina, colle irrigazioni fredde o calde, massaggiO, ecc., ed a ricercare ancora se in questo modo -evitando le allacciature, e il successivo apparecchio a permanenza d'Esmarch si possa o no operare coll'effetto incruento quale è ottenuto dall'E.-;march medesimo. Secondo le sue osservazioni ed esperienze si può ope·rar~ e con gran vantaggio nella sumenzionata maniera. Mentre per il passato nelle operazioni in cui non venivano recise arterie di grosso calibro egli inpiegava il raf·freddamento colJ'elevazione o il metodo incruento d'Esmarch recentemente in queste stesse operazioni agiva nel modo -seguente; immediatamente dopo l'operazione e prima di elevare il tubo, met~va un apparecchio antisettico che eser·citasse una forte compressione e faceva sospendere verti-calmente per 10 minuti il membro cosi rinchiuso in questo .apparecchio. Ciò si otteneva apponendo intorno alJ'apparec~hio un laccio e questo fissato mediante una cinghia ad un -uncino piantato nel soffitto o nelle pareti della camera. Dopo scorsi 20 minuti levava egli l'apparecchio e cuciva la ferita. Con ciò l'autore ebbe a convincersi che dopo 20 minuti la paralisi vasomotoria si era completamente dissipata, l'emorragia si era arrestala completamente oppure gemevano della ferila di quando in quando alcone goccioline di -sangue. Non vi era necessità affatto di alJaccialure ed egli potè subito apporre un apparecchio permanente a pressione assai moderata. Il più delle volte il primo apparecchio era rimasto asciutto completamente e gli stessi pezzi da medica.zione potevano servire per l'applicazione del secondo apparecchio. I professori Bar1eleben e Hahn ebbero occasione di eseguire grandi amputazioni col processo raccomandato da Wolff cioè colla temporaria compressione e colla sospen~ione verticale, e i casi ai quali queste operazioni si riferiscono vengono riportate per esteso dall'autore.
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In utti e tre questi casi (amputazione di coscia) il nuoyometododi Wolff ha corrisposto pienamente ad ogni esigenza . L'autore ebbe dapprima il sospetto che la fasciatura provvisoria esercitando una certa compressione sulla ferila potesse alla sua volta dar ori gin~ a nuova paralisi dei vasi che furono di fresco recisi o per lo meno contribuisse a· far continuare la paralisi vascolare prodotta dalla compressione. Ma l'esperienza dei tre casi sopra ricordati non ha giusti.flcato questa supposizione. Nella fasciatura provvisoria non viene usata la fascia elastica e tra la ferita e i giri comprimenti della fascia trovasi un abbondante s tra t0 di.garza il quale è sufficiente a prevenire l'emorragia e d'altra parte non rende i vasi cosi esangui come la fascia elastica e cosi permette che la paralisi vascolare prodotta dali& s ua pressione a poco a poco svanisca. Anche il timore che appunto nelle amputazioni la fasciatura compressiva provvisoria fo sse insufficiente a resistere contro la pressione .sanguigna aumentata in seguito 'all'abbreviato circolo e che· quindi necessitasse dapprima l'allacciatura dei piccoli vasi non fu giustificato dall'esperienza. Da ultimo si potrà so'!peltare che col processo consigliato dall'autore, nel quale si legano esclusivamente i principali vasi e in cui la f~rit.a vien chiusa durante lo stadio della paralisi vascolare, si a vessero a verificar•e più facilmente che cogli altri processi le cOmplicazioni delle emorragie consecutive primarie, ma anche questo sospetto dovette cadere dinanzi all'esperienza fatta dei tre casi nominati più sopra. Pur tuttavia il nuovo processo può essere incolpato di un leggero inconveniente ed è che si debba aspettare inoperosi per circa 15 minuti. L'ammalato per tutto questo tempo deve stare $Otto non interrotla narcosi oppure deve di nuovo inspirare del clorofornio dopo un certo tempo. Ma questo inconveniente è tanto lieve in confronto dei vantaggi, che non deve far ostacolo all'accettazione del processo; tanto più che la durata dell'operazione non viene punto prolungata per quelli quindici minuti. Per contro sembra all' autore che il suo processo appunto percbè non c'è da r ice rcare i piccoli vasi da legare indirettamenlo porga al chi-
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rurgo un vero guadagno di tempo e questo vantaggio deve essere molto apprezzato nella pratica chirurgica sul campo di battaglia. S eguono ora alcune poche considerazioni sulla tecnica ap• plicazione del processo. La stessa raccomandazione che fa · Volkmann riguardo all'ordinario apparecchio antisettico vale anche per l'apparecchio compressivo provvisorio; cioè i cuscinetti fatti di garza liscia devono esse:-e apposti in modo che i lembi cutanei non comprimano troppo forte il moncone dell'osso, quindi i cuscinetti apposti tra un giro e l'altro di garza devono abbassarsi sopra e sotto piuttosto che al di· nanzi del moncone. Riguardo al modo di levare l'apparecchio si deve usare molta cautela nel rimuovere gli ultimi straU e non procedere o!Lre se non quando si sia certi che levando l'ultimo strato non sgorga più stilla di sangue; che se si vedesse uscirne ancora bisogna fermarsi, applicare un. nuovo strato comp1·essore ed attendere l'arresto completo del gemizio sanguigno. Riepilogando ora i vantaggi che l'accennato metodo offrirebbe di fronte a quello assolutamente iucruento di Esmarch e quello di Kèinig l'autore conchiude nel seguente modo. Il nuovo processo in confronto di quello di Konig presenta il vantaggio che, fatta astrazione delle poche stille di sangue che lentamente appariscono nell'atto di cucire i lembi, il qual fatto non é d'alcuna importanza, risulta perfettamente incruento quanto quello di Esmarch. Ma di fronte al processo di Esmarch pr:esenta un maggior pregio in quanto che il chirurgo non é obbligato di mettere un apparecchio a permanenza colla fascia elastica di Nueber dopo che si sono applicale le suture. La benda elastica suddetta é assai comprimente e quindi :10n adoperandola resta scongiurato il pericolo di gangrena. A ciò si aggiunge un secondo pregio sempre in confronto del processo di Esmarch ed è che il mio processo in rapp orto alla più essenziale condizione reclamata dalla ischemia artificiale soddisfa in ogni caso per ché esso offre l'opportunita di vedere ed osservare la ferita li~era da ogni compres· sione prima di venire alla sutura dei lembi a con ciò si può
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assicurarsi che non s i faccia più alcuna emorragia dalla ferila stessa. Di fronte poi ad ambedue i processi cioè quello di Konig e quello di Esmat·ch questo gode di due altri vantaggi. P r i · mierameute non si è obbligati aù allacciare che qualche vaso di più che negli antichi metodi d'operazione senza costrizione. In secondo luogo benché in apparenza sia un'operazione lun ga, in t•eallà costituisce un vero risparmio di tempo in conft·onto a tutti gli altri processi d"amputazione. Ecco ora come si esprime l'autore nel formulare le sue conclusioni. Vediamo ora da quanto in precedenza abbiamo discusso che coll'adotlat•e il mio metodo resta annientato l'ultimo e più. gr ave appunto che fino adesso si fosse fatto seriamente dui pratici al processo d' Esmarch. Abbiamo veduto che l'unico reale inconveniente della costrizione elastica, cioè la forte emort•agia parenchimatosa dopo l'allontanamento del tubo può essere tollo in una maniera sempli· cissima_. efficace in . tutti i t:asi e per di più che non ha gli svantaggi che portano seco gli antichi metodi operativi senza costrizione. Se, come io ho ragione a sperare, il nuovo processo trionferà a nuovi cimenti, cadranno per sempre gli sfavor evoli giudizi emessi altre volle ed oggigiorno ravvivati da alcuni autori sulla costrizione elastica.
Un ouo dl aftuda trauma.tioa. - ANGERER med. Wochens., 10 gennaio 1883 - 12).
(Deulch.
Il 4 settembre 1882 un giovine di 18 anni fu colpilo nella Lesta da un martello di ferro scagliatogli contro con violenza; egli stramazzò al suolo. Il medico allora chiamalo notò una ferita a perta sul parietale sinistro presso il vertice con una frattura per dipt·essione e completa afasia, lo medicò anlisellicamenle. Il sig. Angerer chiamato poscia a <'.Onsulto trovò il ferito appat·entemente non grave; esso prestava attenzione a tullo ciò che seguiva intorno a lui, ma non poteva dire una parola, nè trarre fuori la lingua e solo mollo
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difficilmente inghiottire, per cui una parte del cibo o bevanda refluiva per le narici; vi era inoltt•e contrattura ad angolo retto della estremità superiore destra con scosse convulsive all'avambraccio e alla mano. La ferita el'8 a lembi contusi lunga 5 centimetri non !ungi dalla sutura coronaria e dalla sagittale 0on forte emorragia dal suo fondo; eravi inoltre frattura del parietale con un fragmento osseo profondamente depresso (lungo 6 centimetri e largo 3) senza scheggie, nessuna pulsazione. Non essendovi alcun fenomeno di compressione cerebrale, la ferita fu accuratamente disinfettata con soluzione al 3 ' !. d'acido carbolico, i margini furono pareggiati e, dopo l'apposizione del dr·enaggio, riuniti con sutura, e quindi falla la medicatura con iuta salicilata e fasce di gat·za. La f~bbre non superò i 38,5, ma il 5 settembre si presentò ripetutamenle il vomito, strabismo divergente e paralisi faciale a destra, però i disturbi di innervazione si dileguarono rapidamente; all'S. giorno cessarono le contrazioni <!onvulsive all'avambraccio e alle dita; il 9' giorno non vi -era più strabismo e il malato dimostr·ava con gli atti d'avere appetito, il 10• giorno cominciò a cedere la paralisi dell'ipoglosso e il 12• il malato cominciò a pronunziare bl:llbellando qualche parola; solo la paralisi del faciale rimaneva .i n piccolo gt•ado ancora 4 mesi dopo la lesione ; la ferila guarì con quattro medicature. Il malato racconta esattamente l'accaduto, cosicché non può esservi stata neppure una passeggiera perdita di coscienza. È chiaro che qui si trattava d'una grave frattura complicala del parietale sinistro con depre~sione del fragmento e contusione cerebrale esattamente limitata sulla 3' circonvoluzione cerebrale del Broca nella regione motrice dell'Hitzig; ..quindi la consecutiva paralisi dell'adducente e del faciale era cagionata dall'edema infiammatot·io collaterale, e la mancanza di ogni fenomeno di compressione cerebrale attesta ehe la lesione era circoscritta. La depressione dell'osso solo raramente cagiona una pericolosa compressione e non offre alcuna indicazione alla .trapanazione (V. Bergmann). l corpi esl!·anei e le scheggia la richiedono; queste succedono particolarmente nelle frat.-
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ture limitate del Bergmann cagionale da una violenza che opera con una piccola superficie ed in un punto circoscritto.
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LesloDI 4el oraDio.- B. BEcK- (Centralblatt fiir die med. W issensch., N. 3, 1883).
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L'autore, coll'appoggio delle singole storie nosologiche e di numerosi riscontri, afferma il suo mo'do particolare di vedere sulla commozione cerebrale sopra 20-i casi di lesioni del cranio da lui osservate in quest'ulimo triennio nel XIV corpo d'armata, ai quali casi egli poi aggiunge altri tre nuovi di eguale natura. Di quei 201 casi, in 36 era interessato nella lesione il cervello coi suoi involucri. In nessuno avvenne la morte durante la cura, all'incontro morirono due soldati sul colp(} dopo essersi gettati dalla finestra, per esteso minuzzamento del cranio e del cervello cioè in seguito a commozione cerebrale spuris. 1• Lesioni del cranio senza compartecipazione del cervello e suoi involucri: 168 casi, dei quali 135 senza le,sioni della voi~ osst~a del cranio, cioè 89 ferite da contusione 30. da fendente, 5 da taglio, 4 da punta, 5 da lacerazione, ed una per morsicatura e per colpo d'arma da fuoco, 52 volte fu colpita la fronte , il vertice 51, le tempie 11 e l'occipite 30. Però in alcuni casi si verificarono ferite simultaneamente in diverse regioni della testa. Di 33 casi di compartecipazione del cranio, 17 erano ferite da contusione e 16 da fendente. L'osso frontale fu trovato leso il volLe, il parietale 17, il temporale 2, l'occipitale 3, però alcune volte si trattava di lesioni ossP.e superficiali. La forza vulnerante nei 168 casi, uno strumento tagliente lò fu 41 volta, uno s trumento ottuso 59, un calcio di cavallo 29, una caduta 26, urto e colpo 13 voHe. Come fu notato si ebbe sempre guarigione, però sopravvenne in 7 casi la resipola,. il trattamento fu l'antisettico modificato. Jl• Lesioni del cranio con partecipazioni del cervello e. suoi inviluppi.
555a) Commozione cerebrale genuina fu osservata nelle varie lesioni del cranio e precisamente tre volle come complicazione della frattura del frontale, una volta della frattura diretta del parietale e contusione del medesimo osso, una. volta con flssura della rocca petrosa; le forze vulneranti furono alquanto svariate. Più frequente fu il calcio di cavallo(9 volte) ed urto (6 volte) . b) Commozione cerebrale non genuina - tre casi tra i quali uno complicato con stra vaso superficiale nella cavità deD cranio e ft•atlura del tP.mpor ile, uno con irritazione meningea e uno probabilmente con apoplessie capillari. CHIRURGICA
Grave ferita 4el cervello aegulta 4a guarlgt011e. (Deutch. Med. Wochens, N. 4. , 1883).
Alla seduta del lo aprile 1882 della società dei medici ~ naturalisti in Dresda, Stelzner presentò un caso interessante di (erita d'arma da fuoco del cer vello. Una palla da rivoltella del peso di otto grammi e larga alla base 11 millimetri passando per l'osso fr onlale imme-
' volta dell'orbita penetrò ' dialamente sopra la nel cervello per circa ollo centimetri in profondita. Il lobo cerebrale fu ridollo in poltiglia e molta soslanza cerebrale fluiva fuori della ferita. Due Yolte sole insorsero crampi clonici e vi fu da. principio un leggero indebolimento della memoria. Colla cura antisettica rigorosamente attuata e dopo allontanamento di alcune schegge ossM la ferila guarì rapidamente ed ora il paziente sta benissimo. Quei disturbi di mo· tilità della muscolalura del tronco che Munk menziona come caratteristici delle lesioni del cervello non si sono veduti. Il Dott. Scblesinger riporta un caso simile al precedente da iui osservato, nel quale la palla penetrando nella fronte andò ad incunearsi nell'osso temporale. In questo malatoperò insorsero convulsioni epilettiformi e cecità di un occhio.
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~otisie llltorno ai neutrallzsnt14el •uooo tuberoolo•o.
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(Journal de pharm. ecc. marzo, 1883).
Con questo titolo il dott. Vallin lesse all'Accademia di medicina di Parigi un s uo scritto, dove espone i risultati delle esperienze da lui fatte allo scopo di cercare, in quale mis ura per semplice esposizione alla influenza delle sostanze reputate disinfettanti, si modifichi la possibililà d'inoculazione del succo Lubercoloso. L'autore tolse sul cadavere di un uomo, morto per eli~ia, dei pezzi di tessuto :polmonare, infiltrati di tubercoli, e li schiacciò dentro a dell'acqua pura ~ 50 centigr. del liquido filtrato furono introdotti nella cavità perilonealedi un porcellino d'India. Non si manirestò la benchè menoma infiammazione lo· ~l e. Dopo parecchie settimane, l'animale cominciò a depe'l'ire e, verso la fine del terzo mese, fu trovato morto. Il fegato, la milza, il polmone erano pieni di granulazioni e di masse grigiastre, costantemente trasmissibili per inoculazione. Fu di q11esta materia tubercolosa, otten uta per riproduzione artificiale, e di seconda mano, che il predetto dottore Vallin si valse per le sue espe1•ienze. Pezzi caseosi degli org&ni predetti furono s tiacciati nel•l'acqua pura: il liquido ottenuto servi ad imbeverne un foglio di carta emporetica, che poi si sospese, per una intera giornata, in sito ape1·to e bene ventilato. Nel giorno dopo. questa carla, imbevuta del succo tubercoloso ed asciutta, v enne tagliata a st•·iscie di uguali dimensioni.
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Di queste striscie, le une, destinate alle esperienze di controllo, furono umettate con poca quantità di acqua, e il liquido, che se ne estrasse per spremitura, fu iniettato nel 1• giorno del mese di agosto e alla dose di un mezzo grammo dentro la cavità periloneale di due vigorosi porcellini d'India •. L'uno di essi fu tr·ovato morto il 16 ottobre, in un stato di grande smagrimento; l'altro fu ucciso il 10 novembre (101 giorni); in tutti e due il fe gato, la milza erano diventati di un volume decuplo del primilivo, e facilmente spappolahili, ed i polmoni s i presentavano pieni dì masse tubercolose confluenti , fra le quali il parenchima dell'organo era quasi totalmente scomparso. Le altre striscia della carta virulenta furono sottoposte al-· l'azione di diversi disinfettanti, quali l'acido solforoso anidro, . i vapori mitrosi, il cloruro mercurico ecc. prima di valer-· sene per le inoculazioni. Dentro a stanza, che misurava 50 metri cubi di spazio, le striscie furono liberamente sospese, a due metri dal pa- vimento; la quantità dello solfo a bruciarsi era ripartita in quattro fornelli, le aperture tutte della stanza chiuse ermeticamente, e l'esposizione ai vapori disinfettanti protratta per · ventiqtJallro ore. Gli animali inoculati colle striscia di carta virulenta, disinfettate col gas solforoso, prodotto, per combustione, da 40· e da 30 gr. di solfo, rimasero incolumi; di due porcellini, ino-culati con carta virulenta, disinfettata col gas solforoso, fornito da 20 gr di solfo, uno presentò lutti gli organi addominali tubercolosi, l'altro reslò perfeUamente sano. Quando la quan\ità dello solfo fu al disotto di 20 gr. tuttL gli animali inoculati colla carta virulenta, diventarono tu-bercolosi. L'autore esperì in seguito le sll•iscie disinfettate coll'acqua, . la quale sembra godere della facollà di distruggere i germi poi colla immersione in soluzioni al millesimo di cloruro mercurico, e colla esposizione ai vapl)ri nilrosi, e i risullatL furono egualmente favorevoli. Come conclusione generale di ques te espP-rienze è a ritenere utilissima pratica, quella di purificare ogni anno con
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111\'ISTA DI CHIMICA E FARMACOWGIA.
fumi gazioni solrorose in conveniente quantita, le prigioni , le caserme, gli 'ospedali e le ~cuole.
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.Bioerohe aul fermento cU&aiuioo dei batteri . - J . WORTMANN. - {Zeit. .fur pl!Jsiol. Chem. VI e Cntralb. fi.i. r die med. Wissens, 3 marzo 18&3, N. 9}.
Se si aggiunge della polvere di amido a una soluzione di sale da cucina contenente ammoniaca e si innestano in questa miscela dei balleri, l'amido a poco a poco si scioglie. La rapidità con cui accade la soluzione dipende dalla sua den·sil.à; più presto di tutti si scioglie l'amido di frumento, quincli l'amido di palma, quello eli canna, di curcuma o di iride; solo l'amido di patate non è attaccato. Però l'amido è consumato dai balleri come sorgente di materia carboniosa solo quando allre non ve ne SO!lOj nei liquidi che contengono in pari tempo acido acetico, la soluzione. non succede prima che sia consumato tutto l'acido acetico; la soluzione segue solo in presenza dell'ossigeno atmosferico. Come prodotto di trasformazione dell'amido, in casi favorevoli quando si usa la colla d'amido si può dimostrare lo zucchero; in questi r.asi ·la produzione dello zucchero si fa cosi rapidamente che il consumo di esso per parte dei batteri non va di pari passo con la formazione. La soluzione dell'amido è dunque provocata da un fermento solubile formato ùai batteri, il quale per le sue proprietà somiglia esattamente al fermento dia~tasico. Dal miscuglio in cui è contenuto precipita per mezzo dell'alcool, la soluzione acquosa del precipitato trasforma la colla d'amido in zucchero, mentre rimane senza azi.one sull'amido· solido. Anche questo fermento si forma solo quando non sta a disposizione dei batteri altra sorgente di carbonio fuorchè l'amido. Il fermento ha azione -diastasica, ma non peptica. Tutto · il processo di trasrormazione dell'amido accade più rapidamente nelle soluzioni -debolmente acide che nelle neutre.
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<:oaaiderasloat aopra taltml metodi presortttt dal oapltolaU d'appalto per l'aooettasloae delle derrate allmeatart per la U1lppa e per gll ospec1&U, del farmacista A. PEcco 1 direttore della Farmad a centrale militare. 1. Determinazione del grado alcometrico del oino per la
truppa. -Nell'istruzione sulla slipulazione dei contratti per i servizi amministrativi del R. Esercito 8 decembre 1880 n. 5 § 10 ùelle condizioni speciali per la somministrazione di derrate pel vitto delle truppe, è detto, che sarà consider:ato <lebole il oino che non abbia 5 gradi dell'enometro Beaumé alla temperatura di 15 gradi sopra :~ero del termometro -centigrado. Questo modo di determinare il grado alcoolico dei vini, -è egli valevole a fornire un giusto. criterio a chi deve assumere la responsabilità dell'accettazione; o in altri termini -serve egli a far conoscere, se realmente il vino che si somministra al soldato, contenga quel tanto per % di alcool natorale che l' amministrazione militare intende debba avere~
Per diversi motivi si può rispondere negativamerlte. L'enometro o pesavino è un areometro il quale non ~et•ve che ad indicare la densità di un vino, immergendosi più o meno in esso, a seconda. della minore o maggior a densità del medesimo.
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P erchè un alcometr(l qualunque possa indicare in modo esatto, o quas i, la ricchezza alcoolica di un liquiao sarebbe necessario che tale liquido fosse unicamente composto dì alcoole ed acqua, ed anche in questo caso, i gradi osservati andrebbero pur sempre soggetti a certe correzioni relative alla temperatura del liquido. Nei vini, ~ massime in quelli ner·i, s'incontra invece una composizione molto complessa, giacché oltre all'alcole ed acqua essi .contengono: Glicerina. Albuminoidi Gommose \ Materie . Coloranti J Grasse Zuccherine Acetico 'd Propionico A Cl o . . S UCCIOICO . .
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Citrico Tartrato (bi) potassico Cloruri - Fosfati - Solfati di Sodio-Calcio - Magnesio - Potassio - oltre a varie altre sostanze. Se Ja proporzione di que~te sostanze fosse sempre identica, sarebbe forse possibile arrivare in modo a pprossimativo a stabilire una media di calcolo che potesse permettere l'uso d'un'a1·eometro per la determinazione del grado alcoolico del vino; ma come ben si sa tale quantilativo é variabilissimo, e sempre in relazione colla qualità d'uva impiP.gata, ed a nche colla natura del terreno nel quale vive la vite. Conseguentemente noi avremo che in un vino ricco d'alcole e di materiali estrattivi, l'enometro indicherà pochi gradi; all'opposto in un vino povero d'alcool e poco carico di materia estrattiva segnerà una gradazione più forte, indicando così una ricchezza alcoolica puramente apparente. Osser vazioni pratiche hanno difatti dimostrato, che un vino il quale all'enometro segna 7, fornisce alla distillazione 9, 3 •;. di alcoole
VARIRTÀ
Che altro vino contenente 10, 3·;. d'alcool non segna che 4 gradi all'enometl•o; mentre invece lo stesso strumento ha segnato 5 in un terzo vino non avente che 1'8 •J. di alcool. Se ben si osserv!l la disparità delle suddette indicazioni, è giuocoforza conchiudere che determinando il grado alcoolico di un vino mediante l'enometro, o ttengonsi risultati che saranno sempre in relazione colla maggiore o minore quantità di materiale estrattivo, epperciò erronei. Per cui se l'amministrazione militare vorrà essere certa che al soldato venga somministrato un vino contenente un tanto per ·;. d'alcool, é necessario sopprimer e l'uso dell'enometro, e adott.are in vece quello d·el lambicco Salleron, il quale permette di fare determinazioni alcometriche esatte sottoponendo prima di tutto il vino alla distillazione. L'apparato Salleron, completo, chiuso in apposita cassetta, e corredato delle tavole di correzione per le temperature inferiori e superiori a+ 15 centigradi, non costa che L. 25 ed è di facile maneggio. L'impiego dell'apparato Salleron per le determinazioni alcometriche dei vini, si vede giustame.n te prescritto al n. 6 dei capitoli speciali per la provvista delle derrate alimentari per uso degli spedali militari. Difatti è detto che il 10 a 12 ·1. di alcool che il oino deoe contenere, sarà accertato, concorrendo, colla distilla~tone. Ora non sembra ragionevole che l'accettazione del vino presso i reggimenti abbia ad essere regolata con un metodo diverso e meno sicuro. 2. G't•ado acetrimetico dell'aceto per gli spedali militari. -Un modo di determinazione bene esatto, si riscontra prescritto pel' l'accettazione dell'aceto pel' uso degli spedali milital'i. Difatti al gié. citato n. 6 sta scl'itto, che l'aceto deo'essere di buona qualità, eli puro oino bianco o rosso, non artefatto, limpido, puro, e Begnare gradi 3 al pesa-acidi. Questo metodo di delel'minare il grado acetimelrico dell'aceto, é suscettibile di errori pel' gli stessi motivi già segnalati pel vino, giacché esso contiene tutti i matel'iali del vino da cui proviene, eccettuato l'alcool il quale è rimpiaz36
562
VARJETÀ
zato dall'acido acetico, formatosi appuulo per· ossidazio ne del pr·imo come appare dalla seg-ueule er1uazione. C, H, O, H.O C• H• V i~ 0' 4()-
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Stabilito pertanto c he come pel vino, anche P•\r race lo l'areornetr·o non indicher·à civ~ la den!'ita, è necessario modificare il prescl'illo del capi tolalo e stabilir·e quanto per •/ . debba conte nel'e di acido ace tico mono idr·ato, il quale dovrà essere determinato metlia!'lle un saggio ace timelrico, coll'acelimelro Reveil e Salleron che lulle le farmacie militari sono tenute di avere. Nella farmacopea milit.A.ro è slabililo che l'aceto di vino pel' uso degli s peciali mililaf'i, debba neutr·alizzars i col 7 •; . di ca rbonato ~od i co puro e secco. N a• C O' = 106: '(C, H, O, l = 120 :: 7 : X per cui: X --
120 x 7 1()(i - -
7 9'> ·; . - •
Le suddelle equazioni indicano pertanto che un aceto per uso t:li spedale militare dovr·à conte nere un fiuantilativo cii a cido acetico rnonoicll·ato oscilhmle fra il i e rs .,•· 3. Birra. - Stando al prescritto dei capitolati l'accettazione d'una birra é subordinata all'avere la g radazione d i gradi 3 Beaumé ossia una densita 1,022. Siccome In ricchezza d'una birra in alcool, es tratto, ed a cido carbonico è considerala come la misura della sua b ontò, cosi è a supporsi che l'amminislrazion'e militare n el fissare gradi :l Beaumè, non abbia avulo in mira di conoscerne puramente la de nsil.ù, m a anche il quantitativo d fli materiali sovracilati . Può es!':a r aggiu ngere lo scopo mediante l'impiego del p e!'a·birt•a ~ La ris posta é facile e negativa. La birri\ al pari del vino ha una composizione molto complcs!->a, conte ne ndo oltre all'acfJua, alcoole, acido carbnn icn lihero, unfl CJUantità variabile di altre sostanze (l) le
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Il) Glucoeio- mallosio - clestrma, materie P~ trattive e ~rMMI- prindpio amaro d e l lupolo - Matttri .. proLt,.cbe- Glto.~ rioa- ACi tlo lattiCO .. acetico. fost'll\1, clt•ruri di magnesio , poli•dSIO, calcio, dOdio, stllce e cc.
VAR!RÙ
563
.quali per ragioni già esposte non permettono all'areometro .(Ji dare giusti apprezzamenti. È poi provatb che lo strumento s'immergerà più o meno in una stessa birr a, secondo che da questa si svolge duTante l'operazione, con minore o maggiore rapidita il suo -gas acido carbonico, ond'é che da tale strumento immèrso n ella birra naturale, nulla di approssimativo si può dedurre -rig-uardo alla quantità d'alcool e d'estratto che dessa contiana. Ciò posto si vede che prima di misurare una . birra col1'areomelro, si dovrebbe privarla prima mediante sbatti1llento, dell'acido carbonico libero. Non é flUÌ il caso di parlare rlei processi Balling e Fuchs impiegati nel gran commercio delle birre per riconoscerne '!a ricchezza in alcool e materia estrattiva, perché sebbene di semplice esecuzione, richieggono molte manipolazioni ed anche l'impiego di tavole di calcolo; per cui da parte del·l'amministrazione militare sarebbe sempre prereribile dosare l'alcool della birra col mezzo della distillazione precisa·mente come si pratica pel vino, e la materia estrattiva col-'l'evaporare a secco ed a B. M. il residuo della distilla·zione precedente. L'unica avvertenza da fare in questa · circostanza è , che ·sottoponendo la birra alla distillazione, essa rigonfia ndosi potrebbe passare nel recipiente collettore dell' al-cool. È però possibile evitaré tale inconveniente quando invece del palloncino ordinario del lambicco Saller on, se ne ;mpieghi uno di maggior capacità. 4. Misura del latte. - All'art. 13 dei cilati capitoli speciali, per l'accettazione del !aLte leggonsi le seguenti prescrizioni: · Doorà essere di oaeca, munto di .freseo, senza odore, di buona qualità, e doorà segnare 3 gradi circa al pesalatte. Il latte è un prodotto complesso, ed ! principii imme.diatì -che lo compongono (caseina, lattica, sostanza grassa, al· bumina ecc.) possono variare di proporzione ·a l5ec.onda -dello stato di salute della vacca, e del regime al quale essa -è sottoposta.
56-i
VARIETÀ
L'uso pertanto del pesa-latte non potrà condurre a buoni. risultati. Il !attometro o pesa-latte è un areometro la di cui asl& porta 5 divisioni. Lo spazio fra lo zero (che è in basso della scala) e la divisione n. 1, secondo il costruttore rappresenta la densità di un latte di qualità ordinaria ma puro. Quest'apprezzamento non è giusto perchè come si è delLo la densità del latte può variare entro certi limiti dipendenti dallo stato di salute, ed alimentazione della vacca. La divisione 2 (sempre secondo l'autore dell'areometro) indicherebbe un latte al quale f,t aggiunto 1/ l d'acqua in. volume - quella n. 3 segnaierebbe 1/ , e la ,. una metà di. 'acqua. Queste indicazioni puramente approssimative, potranno pertanto per i motivi sovra segnalati, diventare intieramenle. erronee. DifatLi un latLe di prima qu.alilà, epperciò molto ricco di panna (parte più leggera del latte) potrà segnare all'areometro UI),a densità molLo minore a quella del latte tipo dello strumento. Potrebbe segnare cioè 2 ed in questo caso iL latte verrebbe qualificato come alterato con 1/ , del suo volume d'acqua. Succederebbe il contrario invece quando il venditore avesse l'avvertenza di togliere dal suo latte una certa quantità di crema, portandolo cosi ad una densità tale da segnar allo strumento fra O e 1 - ed in questo caso. il ~tte scremato verrebbe dichiaralo buono l D'altronde il n. a del pesa-latte adottato dall'amministrazione militare, anziché un !att..e puro, rappresenterebbe come-. si è visto un latte addizzionato di '/, d'acqua. Il Salleron abile costruttore di strumenti di precisione, si ésprime come segue sul merito dei risultati che dà il pesa-latte. Il serait superjltt d:insisfe-r dar;antage sur les inconr;énient8 d'un instrument qu'il est regr·ettable de r;oir eneore· ent1'e les mains deg agents de l'autorité, ca1' on le dirait inr;enté tout e!4prés pour induire en erreur l'Administration et la jU$tiee, pour decou.rager la probilè en laissant la
565 .fraud~ impunie, et pour porter un égal préjudiee auz intérèts des eonsommateurs, des produeteurs, et des intermédiaires. Non è qui il caso di fal"e una rassegna sui diversi metodi usati per il saggio del latte, ma é però non solo conveniente ma necessario modificare quello prescritto dai -capitolati; e posto che il latte deve servire pei soldati rico·verati ad un ospedale militare dove vi sono farmacisti militari, sembrerebbe logico ricorrere o al saggio. analitico -descritto nella farmacopea militare, oppure all'uso del !attobutirrometro Marchand anche ,indicato nel citato' libro. È bensl vero che I!lOile critiche furono fatte al processo .Marchand, massimamente da Tollens, Schmidt, Soxhlet, e <l.al dott. Adam, e ciò pel motivo che _i risultati che esso somministra variano molto a seconda dello stato di concentrazione del latte, dell'alcool, dell'etere, della temperatura, .e del quantitativo di soda impiegata; ma però il signor .Adrian il quale fece nna serie di esperienze sul latte col ~atto-butirrometro, suddetto, istituendo nello stesso tempo :analisi di confronto, assicura che fornisce dati vicinissimi al peso reale della materia butirracea, osservando rigorosamente alcune precauzioni che sarebbero le seguenti: 1. Adoperare una quantità di soda bastevole, acciò la mescolanza dell'alcoole e dell'etere apparisca soltanto di li~ve opalescenza, sia uniforme, e non tenda a dividersi in due strati - qualora si formassero fiocchi bianchi caseosi .e non scomparissero per intero durante lo sbatlimento, l'operazione non sarebbe ben riescita, e lo strato etereobutirrico si !:<eparerebbe incompiutamente dopo l'aggiunta .dell'alcool. 2. Un'altra precau~ione di grande importanza, secondo ·l'Adrian, si riferisce alla misura dei tre liquidi (latte, etere, .alcool) nel tubo graduato; consiglia usare pipetla di 10 C. C. Ila cui misura sia stata determinata con esattezza, e fa no•tare non esservi inconveniente qualora si abbondasse per ..avventura un momentino nell'alcool. Ultimamente il dott. Adam fttrmacista capo dell'ospedale :Beauyon ha pubblica~o un nuovo ed elegante metodo d'aVARIETÀ
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VA RIETÀ
nalisi sul latte, mediante uno speciale apparato di vetro checl1iam6 Galactotimetro ossia misura del calore del latte. È uno strumento col quale mediante diverse operazioni si puo determinare il peso del burro, della caseina, e del lattosio, riservando ad un'operazione speciale quella della Ceneri. I risultati che il Galaclotimetro fornisce sono esatli, e.sarebbe a desiderarsi che l'uso di tale strumento venisse autorizzalo presso le farmacie militari. ·
:Paraplegia. cl& Amoal, guarita dopo la olroonolatone. Bt.u:s. - (St. Louis Cour oj med. Deutsche Mediz-Zeilung, 1882, n. 40).
Un bambino di 2 anni, proveniente da genitor·i sani e statosano fino allora, divenne inquie to perdelle il sonno, l'andatura si fece incerta, e da ultimo formassi una wmplet.a paraplegia con indizio di torcicollo. Si rinvenne una tlmosi, la quale però non impediva l'uscita dell'urina, nè accompagnavasi a i~rritazione: ad uno dei lati si trovo colla svnda un'aderenza. Nel giorno appresso strabismo inlermillenle.. Venne eseguila la circoncisione: dopo 2~ ore erano scomparsi tutti i fenomeni nervosi, e dopo 10 giorni il bambin~ potè girare.
CONCORSI
Beglo IaUtuto 41 stu4ll auperlorl praUot e di pertezlo•amento i.ll Fire.D.Be.
La se.;ione di medicina e chiruroia del R. Istituto ,li studii superiori p r atici e di perfe.;ionamento di F iren:;e:
Visto il testamento in data 12 settembre 1874 dell'illustre scienziato MAURIZIO B UFALINI, il quale lasciava alla sezione sopra indicata un legato per un premio da conferirsi per concor!;o alla memoriu vincilrice la trattazione del tema c.lallo stesso fondatore indicato. Delibera. 1• ii: aper to fino da questo giorno primo maggio 1883 il concorso a l premio BuFALINI. 2• Il termine legale per la presentazione delle memorie
a questo concorso scade nel dì trentuno dell' ottobre del 188~ a ore tre pomeridiane. 3" La somma del premio è determinata in Lire Claquemlla. 4~ Il cancelliere della sezione di medicina e chirurgia dell'Istituto di studii superiori e pratici di perfezionamento (via degli Alfani n• 35) è incaricato ufficialmente di ricevere le memorie dei concorrenti rilasciandone al consegnatario ricevuta .
568
CONCORSI
5' Che vengano pubblicati l'avviso, il tema, la nola di alcune opere e le norme regolatl'ici il concot·so medesimo, quali furonp formulate e indicate dallo $lesso prof. Maurizio Bufalini col ,suo testamento .
..
.Aooiso.
• La costante esperienza delle mia lunga vita mi ha fortemente persuaso di tre grandi verità, cioè: • I. essere onninamente falsi tutti i principii detti a priori, • o almeno non tttli mai a somministrare altre cognizioni c e perciò doversi reputare impossibile la filosofia delta • speculativa o dommalica; • Il. essere unicamente vera, e cosa da doversi abbrac" ciare, la filo sofia detta sperimentale. e dicasi lo stessu del • metodo che porta un tal nome; • III. di questo. metodo però, prima di miei sforzi, essere " mancata quella generale dottrina che doveva farlo comc pt·endere piu giustamente, e che in oltre doveva chiarire • le ragioni delle cause composte, ed il modo di ragionare • di esse. • Da queste persuasioni seguiva pure la necessità di con• eludere che non ancora le scienze si affidarono al vero u metodo, non a ncora seguirono invariabilmente il vero rau gionare, e lasciarono sempre aperto l'adito ai ben noti in• comportabili errori secolari. Dal che a ppare avere sempre « incontrata una ben grave difficoltà l'uso del metodo spe• riment.ale; e questa io ravvisavo costituita nell'abitudine " di ragionare con parole di senso non abbas~anza deteru minato mano a mano che, nell'apprendere il linguaggio, " debbonsi pure usare molle parole non rappresentative di • oggetti sensibili e concreti; favorito cosi il nascere e lo " stabilirsi di un ragionare a modo quasi dei domroatici. ~ Veggano dunque i sapienti s e per tali ragioni possano • .perdonarroi l'ardire di richiama1·li dieci anni dopo la mia • morte e poscia di venti in venti anni a dsolvere il s e• guente
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CONCORSI
Tema. c. Posta l'evidenza
della necessità di assicurare al solo "' metodo sperimentale la verità e l'ordine di tutte le scienze, • dimostrare in una prima parte, quanto veramente sia da « usarsi in ogni scien tifico argomentare il metodo suddetto, ... ed in una seconda parte, quanto le singolari scienze se " ne siano prevalso nel tempo trascorso dall'ultimo concorso « fino ad ora (0, e come possano esse rincondursi nella « più fedele ed intiera osservanza del metodo medesimo ». MAURIZIO BUFALINI.
Nola· delle Opere di Maurizio Bufalini, nelle quali è più. "' particolarmente trattato l'argomento dell' aooiso e del tema « sopraindicati. u l nslituzioni di patologia analitica. 6• edizione di Firenze " 1846. u Prolegomeni Parte 1: edizione del f863 in Firenze, Ti.. pogl'afla Le Monnier. 41 Prolegomeni. Quesiti sul metodo scientifico in appendice ~• alle instituzioni della patologia analitica, Tipog. successori « Le Monnier, Firenze 1870. • Sciarimenti sul metodo scientifico e specialme~te sul« l'induzione. Nel giornale Lo Sperimentale - Anno u
«
XX VI. -- 187i.
• Sommario delle più essenziali ragioni del metodo scien.. ti fico. - Nella nuova antologia, Firenze. Marzo 1874. q Agli illustri professori della sezione di medicina e chi« rurgia dell'istituto degli studii superiori pratici e di perfe" zionamento di Firenze ed altri.- A quelli della chimica e « farmacologia insegnanti nell'arcispedale di S. Maria Nuova c agli esercenti medicina e chirurgia nell'arcispedale (l) Il tema acritto nel suo testamento dal professor Bufalini deve euer rlproposto di ventenoio lo Yeoteonio • perçiò l'Illustre profeaaore parla 4.,1 tempo traacorao dal concorso ultimo.
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CONCORSI
medesimo ed alll'i - Agli scolari della medicina e chirur" gia. - Maurizio Bufalini - Firenze, 1874 e nello Sp~ri " mentale, Luglio 1874 ». c
1\"orme.
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t • Ogni memori~ sarà contrassegi1ata in testa con un· particolare motto, e chiusa ùa piego sigillato sopra del quale· s arà trascritto il motto s tesso che contrassegna la m emoria. 2• Le memorie s tesse saranno scritte in Haliano o in latino. 3• Con il piego contenente la memoria · andrA unito unaltro piego s igillato collo s tesso motto e contenente una polizza Jichiarativa del nome e cognome; dei titoli del luogo di dimora dell'autore della memoria chiusa nell'altro piego. 4' Al tema che é diviso in due parti si potrà rispondere· trattando di tutte e due le parti stesse o di una soltanto a scel ~ dello sct·ittore. f>• Le memorie relative a tutte e due le parti del tema avranno diritLo di aspirare all'intiet•o premio; quelle che avranno trattoto di una sola parte, non potranno aspirare che alla metà del premio. 6• Non si accetteranno le memot·ie che non saranno nitidame nte scritte da una sola mano od avranno correzioni ed aggiunte di senso non abbastanza palese: le correzion i però od aggiunte, o variazioni fatte da un'altra mano non. saranno valutate. 7• Le memorie non premiate si restituiranno dal cancelliere a gli autori, s igillate come lo furono dagli esaminatori. 8• In caso di parità di voti nello squittinio per aggiudicazione del pt•emio, non si rinnovera lo squitlinio stesso .. ma il premio verra diviso tra lts memorie in parti eguali. 9' Il pt·esidente del consesso degli esaminatori, seduta sLAnte, proclameru pubblicamente i risultamenti delle praticate votazioni, e quindi o la memoria o le memorie premiate;. poi, durante la stessa sessione disuggellerit pubblicamente i
CONCORSI
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pieghi delle polizze esprimenti i nomi, i cognomi, la q ualità, ed i luoghi di dimora degli autori di ciascheduna di esse e si pr·oclamerà quindi al pubblico. 10" Nessuna memoria avendo conseguito il premio. iJ. presidente del consesso degli esaminaLori, comunicherA s ubito ai pr esenti lo i ~fel ice esito del concorso, e dichiarerù immediatamente aperto un altro concorso, e nello stesso· tempo avver tirà che verrà esso pubblicamente bandit.o. Nello stesso tempo verrà bandito tr·ovarsi i pieghi non dissu~gellali pronti ·ad essere reslitiluili cui spetl.anu. Firenze, a di pr imo maggio 1883.
Il cancelliere della se.; ione~ VINCENZO PUCCIONI.
v• Il presidente della sezione· di medicina c cltirurgia: Pro(. GIORGIO P ELLIZZARI.
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Si aonerle che la copia autentica del testamento del pro.fessor MAURIZIO BUFALINI e depositata presso ilcancelliert: della se.zione di medicina e chirurgia e potrd essere consultata da chiunque oi pos~a aoere interesse. l
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Conoor1o al 1• premio della 1ooletà ltaU•na 41 ohlrurgl&, istituito dal senatore P ALASCIANO.
TEMA. - Studio 1m quatlto r iauarda la n'eutralità cleife1'iti e t'aumento dei soccor si alle oitlime della guerra in questi ultimi 25 anni. Norme e consigli per caoarne maggiore profitto in aooenire. P ROGR AMMA. - Scrivere la s toria autentica e documentata della vera origine della con venzione di Ginevr a del186t, della sua t·evisione del 1868, mostrando i litoli rispettivi della scienza medica, dei fila ntropi e dei governi su questo pol'taLo della odier na civiltà. Ricercare le difficoltti già prevedute e poscia incon trate nell'applicazione del nul)vo patto internuzionale si n ella guerr a franco-germanica elle nella.
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CONCORSI
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russo-turca. Esaminare la misura, la qualità e g li effetti del·l'aument.o dei soccorsi in tutte le guerre avvenute in Eu· ropa, Africa ed America dal 1859 al 1883, ed il valore dei soccorsi internazionali. Proporre gli emendamenti e le pra· tiche indispensabili perché la convenzione possa utilmente e seriamente funzionare. Indicare i modi onde si possa assi· · curare l'aumento necessario dei soccorsi, cavando il massimo utile dalla carità cittadina con le minori spese ed il minore sciupo possibile. CONDIZIONI. - 1. Ogni lavoro può essere scritto in una delle lingue latina, italiana o francese, e do~rà essere corredato di un molto che serve a coprire il nome dell'autore ed il suo indirizzo scritti in scheda separata. 2. I lavori dovranno consegnarsi al segretario generale · della società italiana di chirurgia non più tardi del 31 gen· naio i884. 3. La detta società giudich<:!rà del concorso nella sua adunanza generale del 1884 votando sopra relazione di una --commissione composta da tutti i suoi membri, che sono direttori di clinica chirurgica universitaria in esercizio. 4. La relazione ed il lavoro premiato ~aranno stampati negli atti della società. 5. Il premio consta di cinquanta copie del lavoro stampato, e di una medaglia d'oro del valore effettivo di L . 500, la cui coniazione nella spesa prevista di lire 213 e cent. 78 rimane affidata al donatore. -Roma, li 15 aprile.
Il presidente della società italiana di chirurgia Dott. c. MAzzoNI. Il Direttore
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Dotl. FELICB BAROFFIO col. med . Il R e dattore
CLAUDIO SFORZA Capfla11o mtdtco.
NUTINI FEDERICO, Gerente.
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NOTIZIE SANITARIE Stato II&Ditarlo di tutto n :a. E.erolto nel. men di novembre 1889. (Giòrn . M il. Ufjlc. del9 maggio ·1882, disp. 14',. p. 2•). Erano negli ospedali militari al t• novembre1882 (1). 3759- · Entr-ati nel mese , 4182 Usciti . . . . . . . . . 41 30< 8?) M or li . . · . . . . . . Rimasti al t• dkembre 188::! . 3726 Giornate d'ospedale . . . . • i08906 Erano nelle infermerie di corpo al t• novembre 1882. · 1222 E n tr-a ti nel mese . . . . . . 433 1 Usci ti guariti . . . . . . . 3615• per passare all'ospedale . 707 Morti . . . . . . · . . 2 Rim asti al t• dicembre 1882. . 1229 · Giornale d'infermeria . . . . 37605 Morti fuori degli osped.ali e delle infermerie di cor po 17 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . • . 10i, Forza media giornalier-a della tru ppa nel mese di novembre 1882 . . . . . . . . . . . . . . 158127 Entrala media giornaliera negli ospedali p er 1000 di forza . . : . . . . . . . . ·. . • . . . 0,88 Entr-ata media giornalie ra neg li ospedali e nelle infermerie di corpo per- 1000 di forza 12) . . . • . 1,80 Media giornaliera di ammalali in cura negli ospedali e ·nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . . . 31: Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di fo rza . . . . . . . . . . . . . • , . . 0,66
Ul Ospedali mllil.ari (principali, auccuraall, infermerie dl preaidio e · apeeiall) e ospedali civili. (Y) Sono dedotti gli ammala~i passati •gli oapedalìl dalle infermerit di. c:orpo.
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NOTIZIE SAN ITARfE
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Morit•ono negli stabilimenti militari (ospeòali, infermerie <li presidio, speciali e di corpo) N. 71. Le cause delle morti furono: menintzite ed encefalite 2. bronchite acuta 1, broncliite lenta 2, polmnnite Acuta 1, polmonite cronica 4, ratar·ro enterico acuto 2, pleurite 2, peri toni te 3, tubercolosi cronica 12, ileo-tifo 28, vizio organico del cuore i!, febbre da malaria i, malattia del fegRto 1, pericardite essudati va t, nefrile parenchimatosa 2, cachessia palustre 2, altre malattie degli o1•gani respiratori 1, tetano traumatico 1, artrocace 1, ascesso lento ·1. cistite 1.- Si ebbe 1 morto sopra ogni 99 tenuti in cura, ossia 1,01 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 16. - si ebbe 1 morto sopra O~o<ni 56 tenuti in cura, ossia 1,79 per 100. Mori1·ono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 17, cioè: per malattia U, per cause accidentali (!>paro di fucile) 2, in conflitto 1 per suicidio 2.
...v 1·.) ~··
riOTI Zlto; SANITARIE
.Stato sanitario 41 tutto U R . BMrolto nel mese 41 dicembre 1882 (Giorn. Mi/. Ufjlc.,del 5 giugno 1883, dis p. 18• p. 2'). tEr·ano negli ospedali militari al 1• d icembre 1882 (1). 372o Entrati ne l mese 4037 ·Usciti . 4231 Morti . . . 95 R imasti al 1• g enntJio 1RR3 3-i37 .t.:ìiornate d'ospednle • . . . 111893 Erano nelle infermerie di corpo al 10 dicembre 1882. 1229 Entrati nel mese . . . . 4l!35 Usciti guar iti .. 3660 i5 l • per passare all'ospedale Morti . . . . . . . . " i0~7 Rimasti al 1° gennaio 18!l3 . •Gior·nale d'infermeria . . . 39348 13 Morti fuor·i degli ospedali e delle infe rmerie di corpo . . . . . . . • . . . . 108 'Totale dei m orti F or·za media giornalier·a della tr·uppa ne l mese di dicembre 1882 . . . . . . . . . • . . 152600 Enlrttta media giornaliera negli ospedali per 1000 di fo rza . . . . . . . . . . . . . . . . . 0,85 .Entrata m edia gio rnaliera n egli ospedali e nelle infe rmerie di corpo per 1000 di forza (2) .' . • . . 1,7:l Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . 32 Numer o dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di 0,71 forza
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(l! ospedali militari (princi pali. succursali, infermerie di presidio e ·speciali) e ospedali ch•ili. 19) sono dedotti g li amm!llati passati agli ospedali dalle Infermerie ·d l corpo.
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NOTIZIE SANITARIE
·Morirono negli stabilimenu militari (ospedali, infermeria di presidio, speciali e di corpo) N. 81. - Le cause dellemorti forono: bronchite lenta 1, polmonite acuta 1, polmo· nite cronica 3, catarro enterico lento 2, tubercolosi cronica· 8, pleurite 3, peritonite 2, ileo-tifo 50, angina fiemmonosa 1, iperemia cerebrale 2, porpora emorrogica 1, anemia 1, nefrite acuta 2, infezione piemica i, carie delle vertebre cervicali 1, ferite lacero-contuse 2. - Si ebbe un morto sopra ogni 84 tenuti in cura, ossia 1,19 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 14. - Si ebbe 1 morto. sopra ogni 68 tenuti in cura, ossia 1,47 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 13 cioè: per malallia 4, per apoplessia cerebrale 1, per sincope 1.. in seguito a ferite d'arma da fuoco 1, per suicidio 6.
l ,.''· SOMMARIO DELLE M.! TBRlE CONTENUTE NEL PRESENTE FA SCiCOLO.
:
!tlenaorle orl~inoll . La pa:nla nei militari. - Note statistiche - considerazioni ed avvertenze - Intorno ai casi occorsi dal 1o gennaio 1870 al 31 decembre \882, nel manicomio florectino, del dottore Pietro Grilli . . • • • • • . • • • • • . • · • · · pau. ~7T Saggio di meteorologia· medica, del dottore Asteglano, capitano medico . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . " 62S
IUvil!la dl ~iornRil ltnllanl ed E .. leri. RJVJST A DI TE'RAPEUTICA
L'lodoforruio quale primo mezzo di cura sul campo di balts;glìa - Mundy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . > I pr' g<essi della wrapia dello malatti e degli orecchi nell'ultimo decennio - K. Burkner . . • • . . . . . . . . . . . . "
Otl &tO
RIVISTA D\ STATISTICA MEDICA
Dati statistici aullo stato sanitario del R. esercito nell'anno 18S!l "·
C5J:l
RIVISTA BlBLlOGRAFICA.
Della leva sui glovàni nati nell'anno 1$ 1 e vicende del R Esercito dal ! 0 ottobre \881 a l 30 s~ttembre 1882 - federico Torre. ,. Sopra alcuni casi dì ginocchio val go, curati dal dot~ Alessaf!dro Ceccarelll e sopra la natura e trattam ento di questa defol'ms~-\ - dott. ~Franeesco Topai . . . ..... · · · " Sulla preservazione dell'uomo noi paesi di malaria - Corrado . . . . . . . . . ,. Tommaai -Crudell . . . . .
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'-.i} intorno ai casi occorsi dal 1• gennaio 1870 al 31 decembre 1882, NEL
MANICOMIO
FIORENTINO .
La freniatria è scienza relati{ameute moderna giacchè po;;siamo ritcnel'la naht sollanlo negli ultimi ann i del ~ecolo scorso. Avanti quest'epoca per studiare la pazzia mancam il risultato dell'osservazione perché, se pure esistevano alcun i <Lo;ili o prigioni ove si tenevano sequestrari e per lo più incatenati i poYeri pazzi, mancavano però i veri manicomì, i quali sono !"unico campo, che si presti alla ricerca del vero p er ciò che riguarda il nostro argomento. l~ioo allora, meno poche nozioni stab ilite da ingegni eleLti;;simi, Lu!la la psichiatria si riduceva ad uno sforzo di falsato ragionamento onde obbligare i fenomeni a convalidare r,erte massime a priori; fin o allom si presumeva di potere $ludiare le alternzioni delle menti iu se stesse senza bisogno di studiar-le eli• nicamente ed in relazione con le alterazioni e modificazioni somaticbe. I n meno di nn secolo la sc ienza nostra ha fatto pnssi gigantescil i; e quantunque ben lontani dall'a,·er raggiunta la 37
•
f.A PAZZlA ~ F:I ~I I LI TAlll
mt:la, possiamo e.:;ser· contenti del camn11no già fatto e se
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non altro possiamo in ma:-sima ritenere di essere sulla buona via. Benchè giovane questo ramo della medicina, è già riuscito a che le antiche superstizioni relative alla pauia non allignino più se non nel cervello degli ignoranti e dei semplici di spirito; ed è anche r·iuscito a che i poveri pazzi non pi ù disprezzati e maltrallati siano oggi ele,·ati al grado di malati, assistiti e curati convenientemente come mai in addietro lo furon o. E non sono queste le sole conquiste della freniatriaJ che trova anche la sua applirazione a molte scienze e che ha davanti a sè un orizzonte dei più vasti- Le scienze sociali, le giuridiche, la pedagogia, la medicina legale, la medicina carceral'ia hanno sfrullato e sfruttano tanto i nostri studi da tro,-ar· quasi in questi il bisngno di trasformarsi. Oltre queste citate, anche altre scienze o rami di sc.ienza possono ri cavnre qualche dato dalla fr·eniatria; ma generalmente ai rispettivi cultori di dette altre scienze manca il modo di indagine e quindi io credo che sia dovere degli alieni ~ ti di fornir loro il materiale. I medici militari non banno manicomi, nè a pat·er mio. come altra volLa ehbi a s~.: rivere (1 ), potrebbero aYerne senzn molti inconvenienti; essi mandano i loro pazzi a noi medici dei manicomi civili , e quindi mi sembra che abbiano quasi il diritto di aver da uoi i risultati delle os~e r·vazioni, che pratichiamo sui loro malati, per valersene in non poche circostanze del servizio che loro incombe. Fu questa la ragione che mi spinse più che dod ici anni or sono a pubblicare alcune note statistiche raccolte in un ventennio nel manicomo fiorentino intorno alla pazzia nei mi111 UiQI"IIale ((i 6/r:c/irl n a M ilita r e. 1S71l.
l • ~OTE STATIS f iCI;IR,
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'ECC .
l itar·i. E quantuque io non ·abbia veduto seguire i l mio esempio da altr·i, ebbi però da persone c.ompetentissime sufficiente incoraggi amento per continuare nelle mie ri cerche, che oggi mi pr·opongo di raccogliere in queste pagine, accompagnandole con qualche relativa considerazione. Questo seguito delle mie r·icerche comprende i tredici anni , che passa r·onodal ~ · genn a io 1870al31 dicembre 188'~ . ln detto per·iodo di tempo i militari alienati ospi tati in Bonifazio furono uovantuno. Cioè tredici ufficiali e settantollo uumini di bassa-forza; la lor·o ammissione fu ripari ila nei di versi anni nel modo che appresso: ~ 870
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Bassa-forza
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Ho di stinto gli ufficiali dagli uomini di bassa-forza perché, come è facile di intendet·e, la posizione d e~li uni è sotto tutti i rapporti e per moltissime ragioni differente da quella degli altri ; e quindi non riescirebbe possibile studiarli confusamente insi eme senza incorret'e in molti erTvri rispetto alle eause, alla for·ma ed alla nalura della malattia che present a r ono.
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(; li uflkiali qui v~pilali duraule lu ~pott.io di tcmpt', d11• io pn·ntlu iu esa111~. fttrn llu. t'ome tli ~opra ho dello, lredir i. <jtii'Sla rifra tt oll ha Jll'l' ~~ :;te~;;a mollo valore, perdt~ ,·adt•n!llltllv farilul,'nle in errore se \olt· ~-: iJtto lltE'llcrla in roufrnlllu col numero dt•;.di urti .. iali . rhc :;i lrur:.no di guarnì gioue o hanno srcllo durni,·ilio nella zr1na, cu i serre l[ UC~lo m:mirotnio. E riò Jll'l' la ragione che rdatiramcule agli uni· •:i,tli le 1Jire1.ioui di :;auitit militnm 11011 indi,:auo il lllalli':o mio , i11 t:11i tlclthuno t'~~n r rel'ln,;i t'molto meno oblJiig:tno a ';tlcr ~i ùi tjn t•llo rlte :;e n e al presidio dl'lla Di' isiunt' . I'Qr ;.:li ufficiali la scelta del uw1icomio c gl'tlf'r.tlrnenle ril:l,;t·iala .tll" ri-pelli'e famiglie. le quali per s\ari aLi..:simc ragioni, ,·onH'~ l'l'l' c..:empio. la partirubre liduria in qnakh~:: ::pedali-la, la riuoman:t.a di qua ldte slal1ilimeulo, la erouornia, la , jr illallza, er~ .. ccc ., si dc(' idono a eol ln,·arli in uttO piu tlo' lo••h é in tlll altro nwttiw nti o. Q11 indi i: che, ,;e ::i 'tdr,;..:e t'Oitthl't're in qual pt'<•porzione ~Lia la proltaltilitil di itupazzan• H•·;:li ufficiali, 11o11 si polrehLe lllai ltller conto licllt' parltrolari ri:'ulta11ze :-lalistiche di qual:;ia~i uwuicotnio, ma hi:.ognt> rPitlte in\'Cl'l' llllllt ~· t·are tutti qttelli che ~i troran0 re· dusi m·i tli\l•rsi ma nieotni dl'llh•gno si pu ltloli ei cli c pri,ati e poi ttto'llcre in ronl'ronlo proport.ionalc il numero risulta nte <l.t que,;t.t ;;pecic tli Cl'u-imen lo col numero comple,.:,;i ro del ruolo ).{l'llèrale dl'J.di uffkiali; t> ciò non é dato a tue tli fare. Il Jlltm•·ro inq•cc dl•gli alienat i pr(t\'CHieuli dalla ha~=-a· forza ha un valo re pcrdu'• po,.:;;iamo tnPilerlo in ronfronto co l num ero th•i sold:tti :;pcll attli :t! la llirezionr di ~a nit it del la Oi\' isintlt' locale. E tjuintli i sellanlollo ~o ltl ati qni nmme:>si rh<> dehho ridurre a . PliQnladue pcrrhè sci tli Pssi, come dirò più :.olio, 110n pussu wnsiderarli come r cratnt•nte alienali . di' i,;i per tr~dil'i, cioi• pel numct o drgli :.nn i in <·ui 'i furono ac~olli, on't·e una mcùia ;llt JHta di o ' , I(IIC:-ta media in con-
'>OTI: ST \TIS1 11.11E, F.r C.
frontu con In fort.n media annua llPIIn Oirisiont>, lu qual(' per uotizic slatem i gc•n tilm cnle farorile prrù Cf:: er \'nilltala durante dello perìocln dì tempo n cirr·n diec i mila uornìuì, pf'rmenle dì :: Lnhilìre la proporzione dì pnt'o più che nn mezzo pt>r mi!IP. Tal propor·zìonc, qnasi eguale a quella che mi ri~nllò nella ::tatislica tlcl \-l·ntrnnin precedenti' . resia in limiti :~;;s:ti rliscr('ti e credo eir e po:;=-inmo ron;;ol:m·.ene. Su questo propo~ilo sareiJhe stato mio d~:-idt•rio di fare qualche confronto con riò che è an-enuto lan! o nelle altre no:;trc Oiri:;ìoni qHnnlu anche nPllr Armate delle nltre nazioni : ma per quante ricerche hihl iografìclr e io mi sin studiato di fare non sono riu;;c ito n lrorar· niente r he pote~se all'uopo scr;irmi. Ed ora pa~sn ndo n c.onsidernzi on i piu pn rticola ri. per ra~ion d' onot·e incom incio dagl i ufficiali.
b ei tr·edici uflkinli, soggrllo del mio studio , uno era nffello d;, monomania di pcr~ecuzione, uno tla monomania ipt•· (·ondriaca} due da melancolia e nO\ e da pazzia paralit.ira. Il monomaniaco di per,-ccnzione solrri1•n dì gm>e >izio ca rdi aco e fta caso singoiariss imo io quanto che couYersnndo ron lui. appena e diffi cilmente ri esciva di mettere in chiaro il suo del irio, mentre poi !asciandol o a se stCS!;O, chitmnnente::i rnostrnva alienato pc! ~ no rontegno tant o in cttsa che fuori. pel :-uo instancabile bisogno di scrin!r ricorsi c di far puhhliri :;candali, tanto che per qual che tempo resln mmo in dnbbìo se non doressirno piulloslo cla~sn rlo fra i deliri di prel en · sione senm idee fasto se, nè orgogl io~e . Il monoman c ipo<:ollidriaco trorava la cagione del suo male in gr·ari ~s ima disposizione ered itnrìa. Dei due melnncoliC'i uno non presentò niente che mel'itas:;e particolare allenzione, l'altro era nnche sifilitìco: egli in llren1 tC'mpo migliorò as~ai ~o lio la cura spec ifì cn, ma si trattenne troppo poco per poler fissare con
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L.>. P.UZ I.\
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surficienle precisione il rapporto fra b sifilide ed il suo lurhalnento mentale. l nove paraliti ci reclamano grantlissima auenzione percht} nove casi sopra tredici costituiscono una propo1·zicne veramente e:-;orhit;lntc, òi cui non è possibile lrorare il più lontano ese mpio in nes:; una altra statistica manicomiale. Questo desolante fatto di sg ra~iatam ente risulta in queste mie seconde ricer1'11 e piu grave di quello :;iil gravissimo, che risultò dall e ri•:eJ'ehe del precedente venlenuio, in cui di diciolto ufli cinli alienali dieci erano paralitici. E non è daritenersi che quc.)La allarman lo proporziono sia eccezionale del no5tro manicomio. ~ el mani cCJmio di Siena nel sel.lennio dal 18/iJ a l 1882 furono o:; pila 1i quauorcki nflic.;ial i cl i lerra e di mare e fra loro si notarono dieci paralitici; nel manicomio di Pe:>aro nell'ultim o pas3:Jto decennio fra selle ufliciali el·hero cinque paraliti ci; ed a ~ l ilan o nella. casa di salute di S. Celso hanno notati d odi ~;i paralitici sopra lredi ci urfi ciali ivi ospitati. Dalla 1·iunione eli queste cifre risulta che sopra un totale di se:;santacinqne uHkiali alienali non meuo di q.G erano all'elli da pazzia paralitica, il che equival e nllfl spavent o~a proporz ione di pitt che il 'iO per cento . Di fronte ~Hl un male in proporzioni co:>L gravi io ritenni opportuno spingere al massimo che mi fo 3se p o~si bile le inda nnini pet· lentare ùi J';l<miun nrreme la ca<>ione e vedere n se riescisso possibi le di dare qn<1 lche opp•)t·Lnno consiglio . È però da. notarsi che per gli uflkiali ospitaLi nei mani comi il raccogliere una completa ed c:;alla storia anamnestica riesce assai più diffici le che 1•er· gli altri ali enati appartenenti a din•r·sa classe socia le. l n genere il medico che invia un urti ciale al manicomio non è quello slesw che ebbe a curarlo nei primordi ckl lllttle o che ehl •e occa;;ionc eli conoscerlo, di avvi cinarlo e ùi preslargli qn:-~l che cura in epoc he ,...~
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MI LITAill
~O rE STATISTICI! t>:,
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anteriori allo sviluppo della malattia mentale. E le rispelli ve famiglie il più spesso poco o nulla sanno delle abitudini e delle pregresse malallie dei loro congiunti uffit::iali_. coi quali ordinariamente non convivono; e se anche sanno qualciHI cosa non è raro il caso che ritengano come co~a J11'UÙente il non palesarlo. Dalle mie ricerche riwllò che dei nove ufficiali paralitici, dei quali mi occupo, il minore di età aveva 4-0 anni ed il più vecchio ne aveva 57. Tre di essi erano coniugati e sei c~libi; è però da avvertirsi che nella massa degli ufficiali anc!·e nel periodo di eta sopra accennato i celibi sono molto più dei coniugati. Fra le cause che Lt'O\·ai notate nelle storie anamnestiche, con cui questi nove 11flìciali furono qui accompagnati, principalmente figurano una grave erP-sipela della faccia e del capillizio, una caduta con forte percossa della testa, sopprcs · sione di emo rroidi, gioia pe1· inaspettata promozione, dispiacere di impiego per disperato avanzamento; cd inoltre trovai notato due volte l'abuso degli akoolici e quallro volle una pregressa sifilide. I.e eresipele della testa, le percosse del capo, le soppresse emorroidi e le forti impressioni momli tanLo liete che tristi sono come cagione di pazzia paralitica :unmesse dalla generai ila degli alienisti; ed io pure le ammello, ma mi dispenso dal fermarmici lungamente perchè le riguardo piuLl'>sto come cagioni indi viduali e non generali e credo che se possono avere un qttalche valore nei singoli casi, non lo hanno egualmente nella generalità; e molto meno credo che lo avreLuero Lulle le volte che non trovassero il terreno già preparato da altre più efficaci cagioni, che al tempo stesso possono essere predisponenti ed occasionali. Gli abusi dei piaceri venerei sono generalmente citali
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IJIIillC' I>Hlt'nte e.1gir111P dl'l la pazzia paralitica, ed io non pos:>o ne roglìo al rr·rtcJ contraddire a questa op in iouc dei piu: JHHI pos;;o p er~ celare come io dub iti che su quoslo proposito :;i sia ~pe;;:so NJlli \(JCato ritenendo per t<lusa riò che era solt:ln to un clfl• tto. U Baillnrger molto opportu u::nnenle ril'hiamò l'at tenzione de i rnl"dic.: i sul delirio erotico nei primnnli tlclla p:m :a p:1r:1lilil'a, ratto r]e! J'C~ t o gia ant-rtiln rl.l altri, e derirnnteda un ec~;ilam('n t o cpcne rtim entodel ~e n so ge neti CO racile a ri sco nt rarsi in t[U el primo periodo. t b C ~e ll f'l':llmente suole essere at:Gontpagnato da unu piil o meno marcai:~ ma :.tenerale ccc:itnzione delle fncoltà men tali e tlc~li istinti. A me é occor:'O molte ,·oltc di \'etlere dci parali tici, p~r quali . i era dalo lo!l'illl peso eti olo).;iro :di'alluso dei piaceri Yenerei e clte poi da piit accu rate intl.agini ri su ltar·ono uollliui a s~ai morigerat i per tutta la loro vila fìno al momento dell'ini~:io del malt.J . Allora sollnnw e:isi qua:;i <td un trallo areYauo ca mlJiate ahitudin i, si erano fal li libertini; e siec:ome per la nalum stessa della malattia nll'at:crescersi del dl•,;i cler·io genl:'tic.:o stn di front e una ~rande diminuzion e drl la potenza' iril e, e:-si supplirano all a loro pnra rapaci t:'\ pr l coito con sollet icn mcnti e rnollizi e di o~ ni genere. I paralitici fino dn l prinr ipio del male sogl ion tJ diretlarc di rell L·:>~i one e pcnkre og-ni rigna rdo di conveni enza; e quiruli ctne;;ti abusi su no da essi corumessi quasi paie!;etnenle ne'i publdici luoghi di prosLiluzioue, ne parla no e li commentano co n gli amici e coi conoscenti, i quali quando poi Yen;.:nno a sapere d1e tali :dJusalori souo impazzali, più fa cilrnente altr·ilm i ~co n o il male all'abuso che non l'a hu5o al r~:a le . Concludendo ro non nrgo che l'abuso di Yenere pc,;sa ronrorl'ere come cau.-a al lo svi luppo della pazzia parnlit ica ,
\OTE :o;T.\ ' 11 ~ '1 fl"llt: . Et t:.
mn da!! n m in o;;;;crTnzionc r·i-'n lla che fJIII'~l'al•n:<o :;in f1·cqn f' n ·
tenu:-nte un fenomeno d e ll'iniziar~i del mnle ed al tNrrpo ~ t ess o cngionP ùi prrcipitO:'O prggioramrnro; è pr r·tiù rh!' como causa lo ammetto, ma non lo tengo in grnudi:';;imo ('0111 ().
L'ahnso degli nlroo lici ha <'ertarHente 1111a intpr.rt :rnza molt o ma,U.'-dore: su ciò gli aliPnist i ::nuo tntti cot11.:ordi cci io non pos:'o di~co rclar(• giar.chc anzi ritPn;,ro clte l'al n10l "ia uno dci mas~imi fatlori della pnzzia paralit ir<t: r iò orama i <'h iaramen te ri sulta dalla os;;ervazione di tulli , e5Selltlo che ra•·amenre occorra vedere uno a!Tello da pazzia prll'itlirira :;enza che da acr urare indngin i non ri ~u lti es:;ere egli !ila to p iit o meno larl2'o ahu:;n lore di lte\'anrla :ll eoo li C'a. ~ la n!'l raso ~reriale ~Pnto il bisogno di fare alcune ri serre, le !pmli potrllnl\o ancht' farm i strada <Hl espon e in "eg11 ito un dubhict che ho intomo all n palo)!eni;l del morbo in tl iscorso. [o non Yogli o negare che possa esserv i qunlche uflir:i:tl c, il qualr ahit~a lmente be,•a a.;:'ai più di q~t c ll o r.he ~ are ltl•e salula1·r di bere. Le farkli e dei c<Jmpi, la vita attiva e spe:;s'o strat•azza :a ancl1e nelle guarnigioni, l'abitudine della trattoria più !;pe~so che quella delìa mensa dom esti ca po:4sono facili tare l'u so nn poc.o troppo .1l11Jondante del ,·i no e dei liquo ri. ~ l a in fallo io non vedo nè int·ontro mai uffi cial i ubl)l'iarhi. mentre ne vedo e ne incontro L<utti fra 5Ii appartenrnti ad alrr~ clas:: i sociali, le qnali non ,·anno so;.:(.(elle con si ~··a nde frequenza alla pazzia parnJi rica; 111\ so che dulie slnt isrìche di satJitiL miliLa•·e ,-i rilevi che gli ufliciali sia no sll'llordiuariamente colpili da qunlruna delle altre non poche malattie cu i l'abuso dcll'alc:ool p11ò dar luogo . Qu indi è che difUci lmenLesi ricscirebhea sp icgnre nna cosi marra la freq uenza della pazzia p:walitic:a negli uffi ciali se doves:.imo ammeLLe1·e come ca u ~n cpwsi esclusiva di questo male l'abu:-o dell'nkooi; hi50)!na
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1..\ PAZZI.\ ~El lfiLlTARJ
perciò n ece~sa riam ent e ritenere che debba concorrervi qualche altra potente cagione, alla quale l'alcoolismo anche io grad o t·elati vnmente non straordinario venga in concorso. E per avralorare ciò dehuo inoltr·e avvertire che nessuno dei nore nftìciali pnnlliti ci qui ospitali durante questi ultimi 13 anni presentò quei caratteri, che alcuni e specialmente il lt oreaux, notano verifi carsi nelle pazzie pnralitiche precellule da grnveattossicnmenlo alcoolico. In generale nei grandemente alcnolizznti lo svi luppo della malattia avviene pii.t vicino al 3:jo che non al 40" anno, e gli uflìciali di cui mi accnpo <WeYano tutti più di 4.0 anni. Negli alcoolizzati manca no generalmente i prodromi e si ha una br·usca in vasione dei fenomeni del secondo periodo e nei nove uflì ciali si ebhe regolari~simo il principio ed il corso tutto del male. Tutto ciò mi f« credere che il gravissi mo inquinamento alcoo lico assai più raramente che non l'alcooli :;rno lentù ed in grado relativamente mite si faccia cagione della paz:t.ia paralitica, a produrre la quale peraltro dubito fortemente che debba concorrere anche qualche altra potente cagione, che probabilmente sta nella sifilide. ' Dei IIO\'e uflì ciali, sog-getlo del mio studio, quaLtt·o risultarono slnti passivi di sifilide, ma ciò non vuoi dire che sia permesso di escluderla in modo sicuro ed assol uto negli allri: einque. È frequente il caso in cui anche gli sLrell i parenti non hanno notizia di una pregressa sifilide, malaLLia che molti procurano di tener segreta; e molte volte mi e occorso di vedere dei paralitici, pei quali chi informan t o non accenmwa o anche credova di poter escludere la silìlide, clt e poi in vece da piu accurate indagini risultò Pssere certamente esisLi la . La silìlidc come cagione di pnzzia paralitica è ammessa da molli ma non da lulli e non coll'importanza che si auri bui sce
XOTE ST.HJSTJ CHE, ECC .
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all'alcoolismo; vi sono pur anco dei Lrattatisti che non ne parlano neppure. Ciò nonostante io dubito che se potessimo spingere le indagini anamnestiche molto più di quello cile generalmente riesce di fare finiremmo per darle una importanza mollo maggiore. Snell Hendo trovato che sop1·a 21 individui colpiti ùa pazzia paralitica 'Il avevano soO'erto fli sifilide, crede di non (>ùlere escludere un nesso causale fra la infezione sililiti ca e la paralisi; e crede cile forse si potrà in avvenire dimostrare che cer'le forme di sifilide sono capaci di dat· luogo nel cervello a morlifìcazioni patologiche permanenti, le quali predispongono alla pazzia paraliti ca. Ed io in questo scn,;o vado un poco ancile più in Iii, 'giaccht} da molto tempo lln nella mente elle il substrato silìlilico abbia nella pazzia paraliti ca una frequenza ed una importanza assai maggiore di quella che gli viene accordata; e questo dubbio non mi u nato da preconcetti nè da idt!c speculative, ma soltauto dal la osservazione di molti falli che più souo esporrò. Forse qualcuno potrà obbiellarmi che la così della pazzia sifilitica suoi t•isenlire vantaggio dalla cura spècifìca, la quale riesce generalmente inefficace nelle pazzie paralitiche hen dicltiamle ancorché esista ben accertato l'inquinamento sifìlitico. Ma ciò, a parer mio, unicamente proviene dalla speciale condizione anatomo-patologica, r,he costituisce la pazzia ptualitica . Infatti si intende bene che la cura specifica possa riescire a modificare ed anche a dileguare un semplice stato congcstivo cerebrale quando è collegato con la sifilide nel modo stesso che ri esce a far risolvere una gomma sifi li· tica, ecc. , ecc., ma non per questo ò dato l'perareche que!'ta stessa cura possa riescire a rifot·mare una cellula che è restata atrofizzala o distr·utta. E quindi mentre non ho diffìcolt::t acl ammellere come pazzia di natura sifìlitica quei casi ohe
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llOs:;orJo ri '!'n tire r antng~io ed :1nclre gnnrire con la cura :>peeili ea. non n·tlo poi ragi•>nr per esrlrrdrre nn n r~:-:o rnu"a le sililitiro in nltri r:1 ~ i 11ei qu;di 1;1 rura ::per.ifica rwn guat·i;;:ce ll t' I'Pt-:1 \' (lll[òi '''iO perchl! 1li1 U ra,!!iOl11' analornita Vi si ,, 1
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l f:llli piit n ~:-:a i numemsi <'irA mi .fecero na,:cerr qur.sto (lnhhio e rh e poi SP;.!IIÌ l:rndo me lo hanno srmpre più fallo auuJrr1 1:ue sonn fra loro di~p;~rnl i ::;; imi e perc.iò onde e::pc1l'li
più ch iaramente li c l:l ~~c rò ·per grnppi . 1° (/l'llf'/10. - In \'en;iclu e anni da rhe io pre:- lo ~>e rrizio merlico i:1 qurslo mani(·omi ,,, (WC in m erli:~ nnnualnv·nte si amm ettono cit·ea t1·en1a pn 1·nl it ir.i, e ro n non pochi altri casi <: l1c ho nruto orca,ionr eli r eòe rne nella clientela privnla fu ori dcllllnnir.omin, non mi r mai otrorsn di YPdere in nessun o di fulli qrrP,:ti malati un fenomf'no primit i,·o di ;;ifilitle ni• qunlr nno di qnei frn omcn i sifilili('i che sono dei più precoci: lllCJlll't' ili C:'~i f'rrqnrn lemen te mi è Oc'r.or:;o eli ri"COll ll':ll'f' l•lt>n nrragie, nrclriti blt•norrngir lr e, ul ceri molli , buhhon i !'nppnran ti. Si ri cordi, comP. rli ~n pra ho arl'enH:Jt n, rlre i p:11·:-.li tici nei primorel i della malallia frNf rJ e nli~ s im;lm e nte f:i 1làn un nl lihr rtin:1J!7in e si e~pon ,!.(o no mo!t is;:i mo al periroln di c.f, ntrniTt' ln <;j flli 1le: ;;i ricord i. come sopra ho :w:rnnato. che i pnralitici nei primorrli dell a mnlallia ~ogl i o no per eompie r l'atto wn ereo abh:wdouars.i a cert i so ll f' ticnm enti P mollizie rlal le quali è inflnitnm r nte più f;H·ile ri caYarc un'ulcera d11ra eh{' non un' ul cera molle o una hlenorragia; e poi mi si ÒÌ1'a !'e non Ì' ln,!!i•·o spiegare qu esta rr fratlnri età dei paraJitit:i a C'nnlrarre la !'iOiidc nmmettr.nrlo chP nr rr<;lino imInuni perch(• giil nr snno sn liuri. Capis.ro hene c.he ilri ~trltafC• dl'll'osserrnzionc di llll so lo è troppo pnco per stabi lire un fallo e prr nnn I;L.;r iare il ÒJml•l•io eir e sia una rasuale erce:r. inne; io perciò rorrei cl1e anche ;1ltri si des;;em cnru eli Ye-
St)l'E ~T.HI!'Tit: H E, El\:.
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rifìr arc que,-La rerratlari etit dwi paralitir,i per la :>i lìlitle, che a me sarehue appar:::a ; e forse sn rehlle anche oppo rtuno e:-;pe· l'imentare In inoculazioue. Tn ogni modo però credo che sia da av,·ertirsi che;;r. and1 o da ll a os~crvaziono di alt ri e dal lo ~perime nto risulta:;::P. in modo piu ttosto raro e r1 nasi eccezionaLe la pos"i hilitil del con!agio, mi semb ra che C'i v non ba stereb he n toglitre il dubbio, l'err hè è possibile, r.hc in qnakhe r·aso p er l'a ntichitiL dell a m:1lattin sia ce,-~ala la sa turazione o quindi la refrallariè l;l al contagio se nza ell e per qnr~to siano :;co mparse ce r'Lo alteraz ioni o modilièazi oni anatomiche della sos tanza r:erchra le. :2° !Jr!l-ppo.- Dalla CLLra nnti sifìliti ca nei paralitici rnramente ho veduto qua lche gra11do ' nntargio, ma in non pocl ri cns i mi è sembrato di vedere almeno 11 ei primi tem pi ltualt he modificazione in meglio; e ciò mi ha ratto dubitare cho quella. cnra in quei casi valesse a guarire rtmtlt he alterazi one che nnaLomicamente era dil egnal>ile, ma non le altre oramai ;!iit ct>nso lidate. :3° grnppo . - ~ o n raramente oti è occ-orso di vedere dei malati eli pazzia paralitica, pei qual i mi era stata, co11 tlicltial"azioni le piu a.rsolute, esclusa la pregre:-sa sifil id e, che poi polei accertarmi avere esistito. 4.• .'fl'lt fi!JO . - Cono~co no11 pochi casi tli esagemt iss irni e ben noti strav iziatori di alcool, ma non sililitici, i qual i ripelUtnmente pt·esent:u·ono sva riati ed anche gravi fenomeni di al coo lismo e mai niente cho oeppu rsomigliasse alla pazzia paralitica, quantunque esistessero in loro molte altreea u,;e di que lle ei re si 1·itengono capaci di concorrcro allo sv il uppo ùi questa malallia. i:>o !J~"~'PJlO. - CottOiiCO onche un numero immensa mente mnggior·e el i individui sifìlitici bevitor·i piullosto generos i, ma non poi grandissimi stravizialori di alcool che divenn ero pn-
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LA P.\ZZIA :\: Y.I MILIT.\1\1
raliti ci quantunque mancassero in loro le altre cause che si trovano notate da tuili gli alieni sti . Troppo lungo e sproporzionato n questo mio lavoro sarehhe il riportare anche in modo succintissimo la storia dei casi che si riferi:;cono al ter·zo, al quarto ed al quinto gruppo delle mie ossennzioni. rna col princ:pale scopo di meglio spiegarrni, credo opportuno di accennare per ciascuno d i questi tre gr·uppi la storia di 11111 solo caso scegliendolo fra i più spiccati e salienti. Pel terzo gruppo mi limiterò n ricordare una signor·a l'ispelta tissim a ed appartenent.e a rispettabilissima famiglin, la quale circa il 45° anno fu colpita da pazzia paralitica; per· lei il medico curante, gli amici, ed i parenti tuili, tanto dal lato della fam iglia di origine quanto da quello mat·itale, ritenevano di potere escludere nel modo il più certo una pregressa sifilide; essa aveva partoriti figli sani e che non fecero mai sospeltare di sifilide c.onJ.teni ta; lullo insomma ci induce,'a a dovere esclunere in lei l'inquinamento sifilitico. Bisognava quindi ritenere come cagioni del suo male unicamente quelle aVYertite d;ll suo medico e che consistevano nell'ahi tudine di bere un poco più di quello che gener·almente sogliono bere le signore ed in gravissime disgrazie e patemi eli animo, che aveva sofferti. Queste erano le notizie che avevamo in torno a lei, quando un medico, che da molLissimi anni non aveva piti veduta questa signora, informato della disgmzia che aveva colpito l'antica sua cliente, venne ad informare, nel mod'o il più riservato e per lo scopo della cura, che questa malata in epoca molto remota aveva sof· ferlo una gnn·e sifi lide, la quale er·a sempre restata un segreto fra la malata e lui che la aveva cu rata. La cura speci fica fu tentata, parve in principio di ottenere qualche modificazione in meglio, ma poi h~ malallia seguitò il suo inesorabile cor5o.
SOTE STA TISTI CII E, t Ct,;,
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Pel quarto e quinto gruppo po;;so scegliere i cnsi tipici che li rapprei'enlnno da una stes5a famiglia. Sono due fratelli; ;n essi esiste labe ereditaria alla pazzia. Uno di essi e-ra stato sifilitico, usava a~sai laq;nmente di alcoolici, ma era hen lontano dall'esserne un grande ahusato1·e e straviziatore, pel resto menava vita re~ola1·e, era quasi nn tipo di saviezza, non aYeva mai avuti gravi paterni di animo. nè mai era andato in contro a qualcuna delle altt·e ca u ~e che si notano per 1a pazzia pat·alitica; eppure Ye1·so il suo 50° anno divenne alienato e paralitico e dentro i due anni ces;;ò di vivere per marnsmo paralitico. L'altro non aveva sofTe1·to sifilide; ma invece nhusavn strahocchevolmente di akoolici, era notissimo come uhbrincone, era anche nhusatore di \ "enere, era caduto dall'alto d'una carrozza ed aveva fortemente per{;Ossn la testa, gt·avi e svariati patemi specialmente per dissesti fìnanzi.tri lo amissero, ripetutamente andò sogxetto a (;umrulsioni enantiche, ~offri anche altri gravi disturbi ner·rosi causati da inquinamento alcoolico, ma non presentò mni nlcun fen omeno di prm:ia parnlitica; e morì a 60 anni di pncnmonitide. Di questi casi bene accertati ne ho un bel numero ed è per essi e per le osser·vazioni di sopra riportate specialmente nel pr·imo gr·oppo che mi sento pr·oclive a ritenere almeno per om che il più frequente fattore della pazzia paralitica sia il connubio dell'inquinamento sifìlitico con l'alcoolico e che il pt·imo di questi inrJltinamenti abbia spes:;o un valore che non la cede al secondo. Una tale ipotesi troverebbe anche qualche conferma nella pt·opol'zione, in cni sta la fr·equenza <Iella sifilide nei due sessi: datlla stalistica dell'illustre professore Verga risulterebbe che la pazzia paralitica negli uomini è circa tre volte più fr·equente che nelle donne; relativamente .alla s ifilide m anca una stati stica dalla quale si po~sa sta-
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L.\ l' \ZZI.\
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bilire la precis:l proporzione ùi frr quenza per i due se~"'• ma i11 grnere sappialllo, come Lu tti i tral lat isti nulano eh,, ~i riscontra una grandissima dill'erema in l'iù per gli uomini; e r1uindi an d re pnr qne:'LU lato mi pare di trorarc un ben Jllan·ato rafl'ronlamenlo fra ìc due mn lauie . Finalmente poi credo oppurlnno tli a!fgÌullgl'l'C cllu non lroro rar:ionc J.h'r r irrrderm i se f« l:Cio un co nfronto fr·a le alterazioni allalomirlw delle due all'ezioni, giacche nelle al'crazi oni ra~ali SJ'<'t~ i almr• flle ùei pi cco li ru;;i cerebral i proprit• clPIIa sitilidd lat·1lira r edo una cau~a ca pace a prep arare c far urirc le aller;Jziun i istologirlw dt'lla pazzia para litÌ!.:;I. Qur:; la imporl:nrza che nella ·pazzia parali til'a io do alla :'ililidtJ, in proporzion i multo maggio l'i di qrte lle, che ge ncralmf' nte non le accordino gli altri, può arere non pot a inllucnza nei snggerimenLi prl\lilattici e rurali\ i; e consegnenlcmell lt' io creLlo di dover ra ccomandare ai ntell!t i militari du e t'lllhigl i a!J!ta:'lanza rral ÌGi1 Ull() JIC'l' prO\'C ilil'O C l'idi' O per curare il mal ~ . Per pre,·enire nn·orTe impedi re il connnl,io della sinl ic1e roll'akooli~rno; r '[u indi rorrei eal;la mrnle rn1:comandare ai silili tiri au('orr:ltl: di :wli t:ltissima dala (li farsi n:;ll'mi o almeno qu;1:-:i a:;Lcm i; ed ai he1itori nncorelte non slrnordinnrinm ert le a 1t n ~a Lori di gua rdn rsi se mp're nel modo il pii t a::;~olulo da l caso di contrarre la siJilid e. E qnesln racculllandazion e rt·ederei oppnrluno che i mt>dici milita ri aecompa;!nassero col far heno CO llt J$~C re ai si;.mo ri urG cial i il gra\'t'. pericu ltJ che loro sona,;la , come chiaram ente risulla da qncsla mia pi ccola sl::ti:;Lica, la quale, a parer miù, merii P-rehhc di e~se re su cpre~l o Jlllll lrJ ron trollala da ri Cl'rchc molto più ge nerali e che non pos:;o no ri t•scire ··oi soli mt•zz i che sono a di!'JJOSizioHC' tli un m erlit~o di maniro mio, quale io suno . Pc r c urn re ' or n~ i ra ccom a ndnlis:;ima la met1 icalura :.Hl Li;; i
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liti ca accompag nata da cautele igieniche e ùieleliche molto rigorose, tutte le volte che non riesca di esclttdere cvn assoluta siCllrezza una pregressa sifilide e che ci si présentino i fenomeni iniziali della pazzia paralitica. Le ragioui, che sopra ho portate per dimostrare il perché debbano necessa riamente riescire ineffi caci tutte le cure (1uando la pazzia paralitica è un poco avanzat a ,quando cioè già sono avvenute le ind eleb ili al.terazioni anatomiche proprie di que~t<t malattia, valgono a persuadere della importanza e della necessilà d'una cu ra fatta subito al primo inizio del male. In questo primo periodo gli alieuisli nella maggior parte dei casi non sono chiamati; per lo più le pri!lle (:tu·e, che sono le :;ole possibilmente eflìcaci, sono fatte dai medici pratici in gener·ale e nel caso nos tro generalmente dai medici militari. E siccome la diagnosi della pazzia paralitica nei suoi primot·di è non raramente assai difficile, sentirei il uisogno di fermarmici, ma ciò non consente la natura di questo scrillo , e quindi per brevità rimando il lellore al mollissimo che ne scrissero tutti i trattatisti, e soltanto mi permetto di accennare quei crited difTerenziali, che la pratica mi mostrò più sicuri. La diagno~i della pazzia paraliti ca nei suoi primordi può presentare difficoltà in due casi ·fra loro opposti: 1o Quando i primi fenomeni sono quasi esclusivamente referibili a di sturbi somatici; 2" Quando invece grandemente predominano i disturbi mentali. Nel primo caso, meno rarissime eccezioni, il medico alienista non è cercato , nè consultato; la salute di questi malati è ~.:o m p l etamenLe affidata ai 'medici pratici, quali debbono darsi la massima premura per far presto il loro giudizio onde non p erdel'e il momento più opportuno alla cura. In questi casi 38
1..\ P.\:I.ZI.\ :\El ~l l i. IT.\ lll
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la diagnosi dere principalmente basa rsi sttl criterio di eliminazione di tutti gli altri generi di alfezioni nervose e quindi è da. raccomandarsi caldamente la massima cura e precisione nell'esame del circolo sanguigno, della motilità, della forza, del linguaggio e della pronunzia, della sensi!Jilità si generale c he speciale e ciò con tulli qu ei m ez~ i di maggior possibile precisione, che oggi l'arte nostra po~s i ede . La specialità di questo la voro non mi permetl e di estendermi nei dettagli delle diverse modalità degli esami relativi allo stato fisio-patologico del sistema nervoso, e quindi mi limito ad insistere nel rncwmandare questi esami , che da qunlthe tempo :>ono in tunto progresso. E neppure credo di dovere entrare ora a dire della diagnosi din'erenziale fra la pa1.zia p;walitica e le altre affezion i nervose con le quali è possibile co nfonderla. Soltanto avrerLirò che per quello che a me è occorso di notare, la più frequente affezione che possa venire confusa con la pazzia paralitica è t' a t<~ ssi a locomotrice. Qualcu no crede che in questi ensi si possa dare molta impot·Lallza differenziale al fenomeno del renesso tendi neo; l'U ciò debbo noLare che dopo le aHertenze di .J olfroy e "di Schaw io credei opportuno di fare qualche ri cerca sul fen omeno del ginocchio in vari malati di pazzia paraliti ca, ma non riescii a nessuna concludente risultanza, gincchè trovai il reflesso ora esagerato, ora normale e tah•olla anche mancante senza che mi fos:;e dato mettere una tale di vct·silia in rapporto con nessuna partieo l:11·ità del caso; . è per tale ragione che io lì no ad oggi non posso consigliue a dar un'assoluta importanza al rencsso in questi casi. ~:tnder dit\e di aver ri scontrato talvulta nei prodromi della pazzia paralitica il daltonismo; dietro queste asserzioni può for::e riescire opportuno praticare il relatiro esame nei casi dutd,i . fo però non p os~o astenermi dall'anrertire co me fino
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!\(lf'E STAT ISTH.: II t:: . Et:C .
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<1a quando conobbi gli studi fatti dal Pierd'Houy sugli nlienali r eclusi del maniwmio di Mom hell o mi diedi a ripetere le s tesse esperienze sui recl u):i di llonifazio, scegliendo tutti quell i c he in qu Diche nwdo ernno in grado ùi appre.zzat·e le mie domande e di rispondervi coerentemen te e pror.u r.111do, pe r qua nto era possi bil e, d' includerv i tulle le form e e ra·t · iel~t di p sicopatie. Il risu llalo di quesle mie ricerche fn perfetlam e n te egual e a quel lo dP\ Pierd' Houy, non es:;endomi ri esci lo p ns<;ibile di trovare un solo daltoniéo in più di otta nta u omini ali enati; escl udo le donne perchè si sa che ft·a esse il daltonismo è mrissimo. Del r esto anche in questi casi nei quali pre\·algon•; qua:-;i esclu sivamente i fenomeni paralitici, la diagnosi è po:,;siuile put·chè non si creda di basarla sopra on solo segno, ma la si 1·ilcvi du li a risultanzct dell'insieme di tulli gli es:~mi somatiri e non si trascurino anche le t·i cèrche dal lato p;;ichico fatt e con molla attenzione ed accot·Lezza, giacc hè e::.iste sempre o quasi sempre nei primot·di de lla pazzia paraliliea qualcl,te apprezzabile cambiamento nelle abitudini, 11(~1 contegno e n el ca rattere da citi ne è afTello . Nel secondo caso in recc quando cioè quasi esclusi va mente !'i presentano disturhi mentali, senza lra5Cttr&re le indagini somutiche nello stesso modo ch'e ho sopra accennato, è necessario hasarsi molLo su i fen omeni psichici c studiarli nelle loro più minute pa rticolaritit, tenendo conto anche di piccol issimi turbamenti. Il del irio dei pri mordi della pazzia paral iLi ca è generalmente con sovrecci Lazi one, q uniche \'Oli a, ma assai più raramente, con depressione; quando esiste sovreccitazione, bisogna principalmente badar bene di non cquivocnre la diagnosi col periodo eccitato t1i una foll ia ci rcolare, con una mania mite o con una monomania fa sto;;a; quando itHN'e esiste clept'C$~Ìone, oer.orre differenziare fra un periodo
• L:\ PAZZI:\ ~K I liiLI T.-\ Rl
di abhaLLimento di pazzia ci rcolare, unil melancolia sei11plice o una melancolia o mooomania ipot:ondri aca . Studiando bene il delirio di que~ti malati tanto negli alLi che nei discor·si ed anche più specialmente negli sc1·itti, le differenze si lJ•ovan'O. Tulli i trattatisti le notano trattenendocisi piu o meno a lungo; io perciò credo superllno di ripeterle qui e mi limito ad accennare che la somma di queste differenze pr·incipalmente consiste in un certo grado di decadenza mentale, che nei paralitici trapela sempre anche nelle primis:;ime manifestazioni psicopati che. Il difficile sia nel riesci re a far tral'pari re questo grado d'i ndebolimenLo mentale. che è caralleristico dei paralitici anche nei primordi, mentre negli altri alienati non si presenta che successivamente e come indizio di passaggio alla demenza:. Per riesci1·e pitl facilmente allo scopo, giova molto la pratica e riesce difficile dettar regole genemli applicabili a Lulli i casi, g;acchè quasi caso per caso bisogna regolarsi difl'erenlemenle, onde valutare giustamente la memoria, gl i affetti, la riflessione e l'intelligenza. Come regola generalissima per chiarire la diagnosi di pazzia par·alitica nei pr·imordi è da •·accomandarsi di non trascurare mai (quando è possibile) di fare scrivere questi maiali: i paralitici in genere ed anche nei primordi lasciano sempr·e quando scrivono qualche lettera, qualche sillaba ed anche qualche parola; e ciò non avviene nelle altre forme di alienazione, che possono somigliare e perciò esser confuse coll'inizio di una pazzia paraliti ca. Altra regola generalissima e che credo di dovere molto r·accomandare in lfUesti casi pe1·chè riesce assai piu facile, si è quella di non divagare nel r·i volgere le domande ai malati, ma di tenersi fis:;i nello stesso ordine e principalmente fermarsi ad interrogarli intorno a ciò che essi hanno fallo o detto, invitandoli a spiegarne le ragioni. Il monomaniaco , il melancolico,
N"OTE STATISTICHE, ECC.
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quello aiTeuo ùa mania mite o da pazzia circolare riescono in qualche modo ed anche talvolta con una certa astuzia a trorar -qualche ragione che alla peggio o alla meglio giustifichi i loro atti o i loro discorsi, mentre il p:u·alitico non riesce ad ad-dtu-re che ragioni all'atto sciocche o puerili . Concludendo ripeto che la diagnosi della pazzia paralitica anche nei suoi primordi è generalmente possibile e raccomando moltissimo la sollecitudine di quest<r diagnosi per non lascia1· passare l'unico momento opportuno alla cura. Ed orfl passo ad occuparmi della bassa·forza. I settantotto militari di bassa-forza qui ospitati furono da me studiati senza tener conto del loro t:omune o P1·ovincia di origine: una tal ricerca potrebbe riescire opportunissima. -quando fosse dato estenderla egualmente a tutti i manico mì ·del Regno, ma in una statistica l'istrella e locale come questa, teneodone conto yerrebbero a fìgumre soltanto quelle PFovincie, che diedero il loro contingente ai reggimenti, che -durante i 13 anni furono compresi nella divisione di Firenze. E neppur tenni conto delle diverse armi, da cui provennero i soldati che fnrono qui reclusi, perchè non so in qual proporzione sia stata in detto spazio di tempo la fona nume1·ica delle singole armi . Soltanto credei di dover distinguere -dagli altri i Real i Carabinieri per la specialità del loro servizio, i veterani a cngione dell'età assai avanzata nella quale si trovano sempre solto le armi, ed i detenuti o carcerati per la tanto grande diversila della loro posizione di fronte agli altri; ed in tal modo mi risultarono: Soldati delle diverse armi t\. 4-3 Real i Cnrabinie1·i. • 13 Veterani » 9 Soldati delenuti . » 13 •
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.IIII.IT.\HI
Rintrnc:t.:iando le ca nse che p o~so no arere avuta inOuenza. sullo sviluppo della pazzia in questi saldai i e fa cendo astrazione da quell e !;peciali proprie dei Carabinieri , dei veterani e dci carcerati , ho lro,·ata ragione per ritenere che in pi cco li ssima proporzione possa avervi innuil o il servizi o milil<tre di fronte ad altr·e ragioni estritù;eche che risultano da informazioni per la massima parte oflicia li. Risultò infatti che in cinqu e di loro ' la mala ttia era congenita; per altri dieci si ebbe poi notizia di pregre:>si nllncc hi di pazzia, ed inoltrenon fu r·aro il caso in cui dovemmo persunderci di un ness(} causale fra la pazzia ed allr·e malattie, qual i tre volte la sifilide, tre volte il tifo, due volte le febbri periodiche, du e volte la tubercolosi, una volta il vaiuolo ed una volta una gravi ssima elmintiasi; a queste poi dovranno aggi un gersi leepilessie, delle quali mi occuperò quando sarò a dire dei casi . osservati di follia epileuicn . Credo poi auche che a diminuire la importanza etiologica del servizio militare relativnmente alla pnzzin, vn rrebber~ assai le ricerche intorno all'ered itari età; su questa peraltro. con dispiacere deiJho astenermi dal concludere per mancanza di sufficienti e precise notizie,. es:;endochè in assai più che la metà dei casi restammo incerti. In complesso di cause accerta ~ee direll.amenle proveni enl~ dal servi1.io militare, fa cendo sempre eccezione pei Cat·abini eri e pei soldati carcerati , non ho trova le notate che duevolte la insolazione, sei volle la nostalgia, due volte untt affezion e straordinaria per la famigli a unita all'annunzi o di IJUalchc sYcnlura domestica e tt·e volle i rigor·i della disc iplina; si noti peraltro che nella rnnp-gior parte di qu esti casi e specialmente negli ultimi tre non mancavano altre causee~tran ee a qu~ l le notate di sopra; credo qÌtindi che possiamo consolarci e ritenere che l'ohhligo della leva è ben, lontnuo dnll'e::;:;ere ca usa potente eli pazzia.
\OTE Sl'.\TISTI I:llt:, ECC.
Relativamente ai Reali Caral1inieri pèr le notizie che ho potuto raccogliere i tred ici individui qui ospitaLi provennero da una forza ~:nedia di poco più che seicento uomini . Il che, relativamente alla probabilità di impazzare, porta una proporzione più che tr·ipla di quella che vedemmo risultare per tutti gli altri militari. E si aggiunga che la ferma dei Carabin ier i è assa i più lunga di quella degli altri militari e quindi il numero dei singoli individui da cui provennero i pazzi è per essi molto minor·e che per gl i allri , fatto che viene ad aggravare anche maggiormente la proporzione. Per ten tare di spiegare questa maggiore frequenza di pazzia nei Carabinieri a me manca di conoscere il loro regolamento e quindi mi limito a constatare il fatto lasciando che qualche medico militare, seguendo l'esempio dato dal chiarissimo dottore Ricciardi {l), si dia a. ricercarne le ragioni , che con tutla
probabilità debbono essere piuttosto morali che fisiche. I veter·ani, come di sopra accennai_. furono da me distinti dagl i altri allesa la loro età più avanzata, e quindi in que,;to numero compresi anche i musicanti ed altri solùati r,he avevano più di 35 anni quantunque non fossero veri veLer·ani; e cosi raggiunsi la cifra di nove individui, alla quale cifra io lascio che sia altribuilo un valore da chi sa quanti in media sono gli nomini di bassa-forza che si trovano sempre sotto le armi dopo la citata. età; notizia che a me non è riuscito di avere. Come è facile intendere appartengono a questo gruppo tutti gli affetti da follia paralitica, di cui parler·ò più sotto. I tredici detenuti mi sembrarono molti e perciò avrei desiderio di conoscere qual sia in media il numero dei detenuti nelle carceri militari, che si valgono di questo manicomio. Ciò, è vero, interesserebbe più la psichiatria carce•
(I J KICCIARDI. -
u rl(o~·me per lnabtlllc.i ttslra. - Roma. 1881.
600 t
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LA P.\Z ZIA ~ El :UI LJTAI\1
rana che non la psichiatria mi litare; ma anche per quel>L' ull ima potreJ,bcro queste ri ('erche :n·ere un qua lr he in tel•' re:;se, specialmente. e, come dubit o, r·isul ta=-se che nelle ~.;a rce ri mili ta ri fosse pi ù freq uent e la pazzia in confronto con ~ l i altri stab ili mcn ti carcerari . Se una La le maggior freq nenza fosse accerta i ~, bisognerebbe rinlracciarne le ragioni , le quali probab il ment e, a parer mio, si lrovereuber·o: ·1° nell'età che generalmente hanno i detenuti militari , c h e~ quella in cui più facile è la speranza, più fervida la immaginazione, più vivi gli affetti , più caldi i desiderì e quindi più duramente sentita la privazione de lla li bertà; 2° nella inaspellata gravezza della pena, giacchè specialmente i nuovi arrivati sotlo le armi sono sottoposti ad un Codice, che non conoscono o appena conoscono e del qual e. i più non sono in ~-{ rad o di apprezzare le ragioni e la necess ità del r·igore e delle grandi ssime differenze dal Codice penale comun e. Distinti secondo la forma di alienazione che presentarono i setlanlotto soldati t·isultarono come appresso : Imbecilli . ~. ~ » 2 Degenernti )) 1 Dementi )) Monoman iaci. -~ ll Stupidi )) 2~ Melancolici )) '?O Maniaci ',) )) Folli a doppia furma ~ l Folli epilell ici )) <) Folti paralitici ~
-
Simul ~tor i
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Casi incerti Casi nei L{Ual i la pnzia non fu rer ilirata
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Imbecillità.. - Uno solo dei tre era un vero e proprio imbecille; gli altt·i due erano piuttosto semi-imbecilli, ossia erano al primissimo grado della ièio~i~ secondo Esquirol. Per spiegare in qualche modo come un vero imbecille possa essere passato iuossen ato alla visita di leva, credo opportuno di avvertire, che egli presentava appena marcate qualcmui di quelle im perfezioni del corpo che pel solito ~ i riscontrano nell'imbecillità; egli poi parlava un dialetto tanto inintelligihile da 1·ender difficile di apprezzare la imperfezione del linguaggio, la quale in lui non mancava e che era tale da cost ituire un netto segno della sua imperfezione; oltre a ciò è prohahile che l'impressione provata nel trovarsi dinanzi al Consiglio di leva a!Jbia influito momentaneamente su lui in modo da non fargli palesare una certa instabilità dello sguardo ed una grande incapacità di attenzione. Del resto quest'individuo sfu ggito al Consiglio di leva fu presto ri conosciuto e giustamente apprezzato dai sanitat·i del corpo cui era stato assegna lo, i quali lo inviarono al manicomio. Su questo -caso non ct·edo upportuno di tr:tltener·mi perchè lo accellare nelle file dell 'esercito es:'eri cosi imperfetti è fatto che può -eccezionalissimamente accaclere per· un insieme di straordinarie combinazi oni , ma è tanto raro da non valer la pena di occupat·sene a lungo. Dei semi-imbecilli uno simulava altre fol'me di pazzia che n on aveva; la storia di questo caso può tiescire importante d allat(l pratico e scientifico, e perciò la accennerò quando sarò a parlare della simulazione. L'altro era un volontario; e siccome della volontà di que!'ti esseri io non ri esco a far ~·onto, credo di non in~annarmi nel ritenere che il suo at·ruolamento pinl!ostochè dalla volontil di lui provenisse dai ~on s igli dei snoi genitori con lo scopo di levarselo da car·ico e forse anco per ollenere così l'e~enzion e di un altro fì)!lio
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perfetto . Questo caso mi :;cmbra meri Li l'altenzione dei medi ci 1nili1ari. Altra volla narrai di un padre che voleva fosse li cenziato dal manicomio suo fi glio dichiarandolo guarito mentre non lo era e ciò con lo scopo esplicitamente confessato di manclarlo solùato a sostituire un allro suo figlio sano; a questo fatto posso aggiungerne un altro, quello cioè di un padre, il quale avendo saputo che suo figlio soldato era stato inviato al manic;o mio fer,c molte premure raccomandandosi perchè non fusse dichiarato pazzo, pel timore che fosse riform ato e gli tornas:-e a carico . Tali fatti provano come anche pei medici militari lo studio della dis:;imulazione imporli alla pari di quello della simnlazione. JJ''.I/''Ju•mzione o ·imber:illitd. mo1·ale. - Due soltanto furono i drgenerati che nel solito spazio di tempo ci provennero dall' esercito. Questi esseri imperfelli apparentemente ragionano, ma rlifettano di criterio e ponderazione; in loro manca il così rletto senso morale perchè il loro cervello non e capace a formarselo; e quindi es~end o · incapac.i ad apprezzar giustamente il bene ed il male, non resistono minimamente agli impulsi delle passioni e degli istinti, che hanno pervertiti, e si abbandonano continuamente ad atti dei qual i sono consapevoli , ma non veramente coscienti. La diagnosi della degenerazione riesce difficilissima e quasi direi impossibile in una sola e sempli ce visita medica, quantunque spesso non manc.hino di accompagnal'la alcune caratteri:;tiche imperfezioni somatiche; per fare questa diagnosi ocçorre una prolungata ed intelligente ossennzi one od una storia ben precisa e sicur-a degli antecedenti. l degenemti da bambini sono cattivi, dispel!(lsi, ci"Udeli, egoisti ; da ragazzi bugia re! i, gofTarnente a;:;tuti, oziosi, in correggi bi li, precoci e per lo più pervertiti nel senso genetico; voluuuosis:::imi, ma forLunatamenlc spesso sterili, e quindi incapaci a lr:,smetlere
l'iO TE STA TISTICll ~~ ECC.
ereditariamente la loro imperfeziGne; nelle scuole e nei collegi non sono tollerati perchò riescono di continuo s~;anda lo e malesempio, dalle ùolleghe e dalle officine sono cacciali perchè fannulloni, accallahrighe e disonesti; e su su crescendo vanno sempre peggio1·ando; giunti poi all'età della leva, sono pu~ troppo non mramente regalati all'e,;ercito, ove quando non siano solleci lll mente riconosciut i, trovandosi in suffi cienti di f1·onte al rigore della disciplina o si abbandonano a qualche delilto o si suicidano. E fi nchè non ::.arit grandemente moeli fica ta l'opinione deliri generalil;\, che vuoi ritenere que!\ti disgraziati ~:ome cattiv i invece che come imperfeLti, quali realmente sono, io credo che non riescirà di Lene!'! i lontani dalle file dell'esercito; e ciò tanto più perchè una erronea ed assai generale presunzione fa ~penu·e che possano correggersi sollo ·il rigore della disciplina; e quindi spesso i parenti invece che pr·esentarli accompagnati da una ,·eridica e precis;ùwr·ia dei precedenti, r.ercano tulli i modi perchè questa storia resti sconosri uta , onde siano accettati. Dei due degenerati l~he la direzione di sanitit militare inviò a qnesto manicomio, uno era volontal'io. Al congre,;so fren iall·ico di Reggio io accennai come vari falli mi farebbero ritenere che i degenerati diano non piccolo contingente ai non poehi suicidi che si verificano nelle armale e specinrmente nei corpi d'istruzione. E nel t 880, quando pubblica i poche considemzioni intorno alle cause di sttic idio nei militari, dissi di aver conosciuti come alienista due degenerali, i quali poi emno stati acceltati in un battaglione d'istruzionè, ove le r ispellive famiglie li arevano istigati ad entrare forse con la speranza che pote~sero correggersi e forse anche con lo scopo di levar~ i di torno cotes ti flaaeJii delle fami o(rl ie e o della societlt .
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LA PAZZIA ~E l MI LJTAill
A quei due cas i posso oggi aggiungerne altri due presso a poco eguali, e quindi credo non inutil e di insistere nel raccomandare ai medi ci militari di star bene allenti nell'accet.hre i volontari, dai quali a me risullerebhe che provenisse la rnaggio1· parte dei degener·ati, che riescono a farsi arruolare. Demenza. - . Aremmo anche un caso di demenza secondaria, terminal e, ossia consecutiva ad altro genere di alienazione. A prima giunta può sorprendere che un militare sia stato inviato al manicomio dopo aver giit fatto il passaggio alla demenza, cioè dopo arer sofferto un periodo pit't o meno lltngo di altra for·ma di delirio. Per· spiegare questo fatto debbo avvertire che que:;to malato era un recidivo, giacchà risultò che egli era andalo soggetto ad altro attacco di pazzia prima di es:;ere arr·uolato ; ed in ollre egli già da vario tempo non era più al corpo sollo le armi, ma, per· espiare una c.qndanna, era detenuto nelle carcer·i militari , ove probabilmente 1'estò inosservato il primo periodo della sua pazzia, ed oYe , come fncilmente arviene negli alienati carcerati, precipitusamente avvenne il passaggio alla demenza. iJfonom.ctnia . - Dei quattro casi di monomania due erano da cla~sa rs i fra le tipiche monomanie intellettuali. Essi pre~entavano manifeslissimo un delirio sistematizzato di perse-cuzione ed anche di pretensione; erano detenuti condannati e si erano morbosamen te convint i di aver già espiala la pena. Questa !>pecie di monodeliril• è puramente e semplicemenlt' intellelluale e nasce da una continua concentrazione delle idef' sopm un solo e desideratissimo scopo. Questi malati incomin ciano col pensare co ntinuamente a tullo ciò che in qualsiasi modo potrebbe favorirli nell'avvicinare il momento di -essere r·e;;tillliti alla libertà; e nella solitudine del carcere abbandonati a que~M so lo pensiero, specialmente :-e lasc iati nel-
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l' ozio, oppu re occupati in qualche lavoro non adatto a distrarli , volano con la ·loro immnginazione e sognano revisioni e cassazioni di sentenze, commutazioni di pena, amnistie, ecc., finchè non giungono a persuadersi m orbo~amente ed in modotenacissimo che sia una realtà quello che invece è unicamenteil parto della loro concentrala e malata immaginazione. Nè a persuader'S i del loro errore vale il fallo del prolungarsi della loro detenzione; ciò essi facilmente si spiegano so ~ gnando persecuzioni, alterazioni di !:entenze, smarrimenti e sottrazioni di ordi ni e di amnistie, ecc . È penosissimo il vedere questi disgraziati fermissimi nel la loro fissazione, che si sforzano nel volere persuadere gli altri della verità delle lor·o morbose convinzioni e che si disperano quando qualcuno cerca di di ssuaderli e di ricondurli alla realtà. Del restoquesta specie di monomania si r·iscontra non rarissimamente anche nei carcerati civili; e quindi per la medicina militare può soltanto interessaré di conoscere se nei car·cemti militari !<1. si riscon tri più o meno far.ilmente che negl i altri. Avemmo anche un ca.so di monomania panofobica, che ft~ assai interessante. Era un soldato di cavalleria, il quale dopouna degenza assai prolungata in uno spedale militare, ottenne· una lunga licenza onde tentare se il rimpatrio avesse potutogiovargli. Appena messo in viaggio fu preso da delirio rappresentato da una insensata paura, che fu sempre l'unico fenomenodel suo turbamento mentale; e dopo poco da che era giunto in Firenze f11 necessario recludel'lo nel manicomio, per la opportuna cura e per impedirgli di abbandonat'Si ad atti pericolosissimi, cui lo spingerano i suoi accessi paurosi, in unodei quali si era gettato da una finestra onde fuggire da una stanza ove temeva di essere aggredito. Questa paura in lui non proveniva da un errore di giudizio, ma da uno speciale.
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sentimento di terTor·e, che egli stesso non sapeYa spiegarsi. Come causa determinante del male era stata ritenuta la gioia grandissima pronta per la ottenuta licenza e ciò tanto più perclrè egli da qualche tempo era assai impensierito per la sua salute e mostrava vi,· i ,-s iJ~:o desiderio di tornare un poco nl suo paese ed in mezzo ai suoi , O\'C sperava di guarire ; ma a questa cam•~l mora le dovemmo ben presto aggiungerne un'altra, avendolo riconosciuto afTello da tuhe•·colosi, che fattasi acuta o galoppante nel hreve tempo di poco più di due mesi, lo trasse al sepolcro. Ho cred uto di dover notare particolarmente questo caso perclre assai raro, perchè mol'Lra,·a ('hiarissimamente il monodeliri o istinti,·o e non intell ettuale cd anche percltè generalmente i tubercolosi si trovano fra i melancolici e fr·a i maniaci, ma non fra i monomaniaci. E finalmente un ali ro caso di monomania impulsi,·a rimarrà indelebi lmente impresso nella mia mente per ricordar·mi la grande difficoltà di certi giudizi di simulazi one, e come in questi casi spesso occorra tenersi coscenziosameote risen·ati. La monomania im pul ~ira è assai facile e poco fati cosa a simularsi e quindi sempre mnlto sospetta quando può e$servi rn7ione per simulare e quando, come io queslo caso , oltre i fenomeni della forma fondamentale se ne hanno altri malamente riferihili n qualche altra forma che possa perm etterei di ammettet·e una fo1·ma mista. Tale era il nostr·o malato, pel quale durante quasi ollo mesi dovemmo sempre fortemente sospettar·e di simu lazione, mentre era realmente alienato come potem mo poi accerLarci sapendo che ha continuato ad esRere alienato e che c :~nelle andato pe~giorando col progresso del tempo e quando non esistera più alcu n movente per simulare. Stnpiditcì. - Un solo stupido fm tuili; e perchè questo ;-;olc caso non sembri poco in confronto con un numero tanto
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maggiore di melancolie, sti111o opportuno far qualche avrertenza. Gli alienisti intorno alla stupidità non so no concordi: alcuni e per primo il Georgetla vogliono alfallo distinta dalle altre forme di alienazione, altri in,·ece e per primo il Baillarger· negano la stupidità come fonna distinta e soltanto la considerano come una varietà della melancolia. Troppo lungo e non precisamente opportuno al mio scopo riescirebbe l'esporre e commentare adesso le ragioni degli uni e degli altri; e perciò mi limito aù avvertire che in mezzo a queste contrarie opinioni, secondo la classazione adollnta dal clriaris5imo prof. Bini, direttore di questo manicomio, qui si ammette per certi casi la stupidil it come forma distinta, e per altri casi la si ammette come varietit della melanco lia, ossia come melancolia stupida o attonita. Qui si ritiene la stupiditit come forma distinta quando essa è unicamente caratterizzata dalla sospensione delle .manifestazioni psichi che, con irrigidimento particolare della motilità, con torpore della sensibilità e delle funzi oni or·ganiche e senza che si appalesino idee deliranti; la si ritiene invece co me vari el il della melancolia quando si ha modo di ri ~o ooscere un delirio triste accompag nato dalle apparenze più o meno mar·cate dello stupore. Questa maniera di considerare la slupiditit fa diminuire notevolmente la cifra degli stupidi, giacchè alcuni casi, che al tri alienisti considererebbero come tali, sono q!.li classati fra i melancoli ci. JJlelancolict . - I veutiquattro ca~ i di melancoliaposti in confronto propor·zionale col numero totale déi militari pazzi qui o:;pitati e più specialmente in confronto coi sol i 20 casi di mania richiamarono grandemente la mia atlenzione, giacchè è generalmente ammesso che nel sesso ma.sch ile, all'età propria dei soldati, cioè dal ventesimo al ''enliquattresimo anno, è molto più frequente la mania che non la melancolia, mentre
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all'opposto dopo il trentesimo anno i melancoli ci superano dà gran lunga i maniaci. Per valutare la importanza di questa sproporzione credei opportuno di fare un confronto con ciò che si era veri fica to in questo manicomio nei non militari. E mi risultò che dal ,1850 fiuo ad oggi, erano stati qui ammessi 563 uomini alienati dal 20° al 24° anno di età; di essi 18i erano maniaci e I OG melancolici, gli altri presentavano altre svariate forme di alienazione. Questo specchio, il quale corrisponde con quanto si legge nei trattati sti e dal quale risolta che i maniaci in delta età superano ussai i melancoli ci~ accrebbe l'im pot·Lanza dell'opposta proporzione, cbe consegue dalla grossa cift'a di 24. melaucolie in confronto con le 20 man ie. Debbo però avvertire come mi nasca il dubbio che una tale sproporzione possa essere soltanto eccezionale e che possa derivare da una. di quelle casualità, che facilmente conducono all'errore nelle statistiche basate sopra un numero di fatti assai rist1·etto; un tal dubbio mi nasce dal vedere elle dalla mill statistica del precedente veutennio non risulta questa sproporzione e che in vece le melancolie figurano in confronto con le manie nello stesso rapporto numerico che si \'erifica anche nei non militari in quell'età. Bisogna però nota1·e che quella mia statistica del precedente venlennio è malamente parugonabile su questo punto all 'attuale percllè quella comprende un primo decennio riferì bi le alle truppe del Granducato di Toscana ed un secondo decennio durante il quale i nostri soldati furono quasi sempre in guerm o sul piede di guena. E quindi pel primo decennio la nostalgia ed il dispiacet·e di allontanarsi dalla famiglia, potentissime cause morali di melancolia, molto meno potevano influire sui soldati del Granducato, i quali poco erano allontanati dalle loro case e dai loro parenti; e pel secondo decennio è da dubitarsi che le vive ed eccitant i emozioni del guerreg-
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giare poco :;i prestassero a fav orire lo sl:1lO depressivo delle facoltil mentali. Su tal pl'Opo:;ito il Luni et· an·erte clte nel :1870 e 'i l , ne-i Dipartimenti elle fu rono teatro di guerm e di comune, aitmentò il munero dei pazz i c diminuì il numero dello giornaLe di :::.pedalitù, percll0 i casi furono acutissimi e quindi sollecita la guarigione e freC{llClllC la morte; ciò fa supporre che predominasse la ntattin, clte è la forma più facile a presentare acutezza eli male e rn pido corso . In ogni modo io ho credulo opportuno di ri c:hiamare l'all enzione dci col, legl1i sul fa tto di (juesla sp roporzi one, sem hrandomi che lli Crila:;se più e~lese in dagini oude pulerlo accertare o s111entire . .llanin. - Fra i ,:enti maniaci tre sole volte avemmo ad os,;erva re semplici esalta menti maniaci o ma nie 111iti; gli altri dieciassette cas.i presentarono mollo mareala intensità. di fenomeni e furono mattie propri:1 mentc delle con agitazione e fllt'Ore: ciò credo dehl1a principalmente allt·ibuirsi all:etù, gi<tcchè la mnnia dal ::?0° al ;?:;··an no suole essere il p;ù spesso a:':;ai acula . Gli esi li furono so<ltli:;faceutis:;imi, giaccltè non aYemmo mai da notare il passaf.!gio alla mania cronica o alla demenza, nè mai, nonosta nle l' n.cu Lezza del ma lè , avemmo n deplorarc un es ito leta le . .l'el periodo di temp(J relativamente l11·eve, che !'\i comprende da uno a sei mesi, tulli poterono essere licenziati; undici di essi al uwmento del li cenziament o erano completamente guari ti e gli altri nove erano grandemente mi gliomti, tanto che poteronò essere falli rimpatriare senza speciali cautele oltre quella. di una semplice accompagna~ura fatta da un soldato a cura della Direzione di sanilil m ili la re. Tali felici esili dei casi di man ia io gran parte debbono essere rirerili all'età, ma ol tre che all'età io credo che de bi.Jano anche attribuirsi alb so llecitudine, con cui furono in,·iati nl mani comio. l maniaci souo fa cilmente riconoscibili e faci lmente t·iconosciuili sono pure i fen omeni prodromi 3!)
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~pe:-:so melancolici del:a mania; giacchè
la melancolia pro dromica della mania suole essere caraL!.erislica se non allr1) per la irreqnietezza, la. quale rende questi maiali intollerabili lanlo nelle file dell'Esercito quanto nelle infermerie clegli ospedali divisionali. E quindi i medici militari, non tr·attenuli dalla malintesa pieta dei parenti, i quali per lo più dif·
ftcilmente si inducono a consentire la reclusione dci loro cari, !'ono solleciti ai primi indizi di 111:1 nia nell 'ordinare il passnggio al manicomio perchè vi siano subito convenientemente curali . l'a:;.zin a doppia fonua o ri1·colal'('. - Questa forma clinica speciale, cu i oramai bi sogna dar posto nel quadro delle malattie mentali, è camtler·iZ7;ata da due per·iodi regolari, l'uno di eec- itamenlo maniaco e l'allro di depressione melancolica che si succedono e che fra loro riuniti costituiscono un accec;so: nei militari e nel solito spazio di tempo noi la verificammo due volte. La diagnosi ci riesci facile e sicur·issima, perchè in un caso i due periodi si svolsero completamente solto i nostri occh i e per l'altro ri ccremmo sufficientissime e dettagliale inf01·mazioni di nn precedente accesso soiTerto prima dell'arruolamento, che non ci lasciavano il più piccolo dubbio. Del resto per altro per la dia gn~si della pazzia circolare non è as ·olulamente nec:essa rio a!-pctlare l'intero svolgimento dei due periodi e l'aver precise e sicure notizie di un progresso attacco . Questa diagnosi, per lo meno come giudizio di prohabilila, riesce spesso possibile anche nella allualità di un solo periodo per cet· Le parlicolnri·modalilà del <leli r·io e del conlegno dei malati. TI delirio del periodo di eccitamento di una pazzia ci rcolare dilrerisce dal deliri!() vemmenle maniaco. giacchè nel primo mentre tutte le fa coltà sono assai esaltale, manca o è piccolissima la incoerenza delle idee, e se pur questa un poco
t'iOTE ST.\TI STICll E, ECC.
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e~ i~le, ciò pro,·iene piuttosto dalla mancanza di riflessione e
dal rapidi:>simo moltiplicarsi e succedersi de!le idee che non dit un disordine dell'intelligenza; nel seeondo invece la incoerenza delle idee eguaglia se non supera l'eccitamento generale. Gli an·eu i da pazzia ci•·colare nel periodo di ec.citamento hanno una all.ivilà spaventosa, vedono Lutto colot· di rosa, tutto facile, fanno progetti grandiosi ed inconsiderati, intrapt·endono grandiose ed azzardatissime speculazioni, contraggono dP-biti senza neppur pensar·e al modo col quale potranno poi soddisfarl i, per regola generalissima. si rovinano, ma eccezionalmente e quasi direi pet· caso possono riescire a fa1· qualche cosa di buono e di utile, ciò che non può riescire acl un vero maniaco. È classico il fallo riportato dal Baillarfter e relativo ad uno a!Jcllo da pazzia circolare il quale, in mezzo ad una quantità di progetti tutti insen sati, fm i quali basta citare quello di conciare con acido tanni co le piante dei piedi ai soldati pet· rispa1·minre agli Eserciti la spesa dello scarpe, seppe poi anche fare e condurre a fine un progello azzardatissi mo ed apparentemente in~ c n salo che riesci ad anicchirlo. E dalle storie dei malati ospitati in questo manicomio risulta che una delle più i mportanli nostrane officine tro,·ò la sua origine nell 'esaltamento di una pazzia circolare. Ed anche il periodo melancol ico difTeri:;ce dalla vera melancolìa, giacchè nel primo mentre è grandissima la tristezza, lo scoraggiamento ed anche la stanchezza della vita, manca o è poco il disordine delle idee ed il malato si riconosce pel' malato; mentre il melancolico è qu:tsi sempre in qualche modo delirante, e meno il caso di melancolia ipocondriaca, non si riconosce malato ed attribuisce il suo slaLo a cause che la sua Lurhala immaginazione e sensibilitil gli suggerisce. Per distinguere fra una pazzia circolare ed una mania od
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L.\ PAZZI.\ :'\El MIUTAIII
una melanco lia ollrcchè i criteri psichici accennati di sopra, ndgono anche assai le ricerche somaLiche. Per breviti1 non mi trntLerJ·ò a descrivere minutamente queste difl'ercnze e le I'Ompenclierò tutte dicendo che nella follia circolare si hanno ùuran le il periodo di ecci tamcn to le apparenze della Ilor idezza, della esuberanza e quasi del ringiovanimento; nel periodo di depressione si ha invece depaupemmento e quasi Yecch iaia anticipala, e ciò non si vcrifìca o si verifica in proporzioni mollo minori La n to nell e manie che nel le melnncol ic :;empii ci. Ho creduto di in sist.ere assai intorno nlla diagnosi della. pazzia circolare pe1·chè è importantissimo di riciJnoscer\a cd anche di riconoscerla p1·esto pel pronostico, per la cura ed anche pei proHedimenti da adottarsi; essendo oramai troppo noti alcuni casi in cui questa forma di nlienazione in gmdo mite è passata inosservata, e ciò non senza gravi danni e pe1·icoli tanto per l'inerzia e la inattitudine del periodo eli de]Wessione, quanto per la irrell essione del periodo di eccitamen ti1. Pa=zia PJ>ÌlPUic<L. - Sette pazzi epilellici provenienti da uno. rnccolta di uomini, frn i quali non si nccella chi soiTre di epilessia, potrebbero far dubitare che il servizio militare fosse causa alla a facilitare lo sviluppo del male. Dalle mie ricerche perallro resullò una conferma a quanto :n·eva giit nfl'ermato il maggion~ medico Dt·. Ricciardi; rcsultò cioè che i più erano certamente epilett ici prima d'indossare la div isa militare. Tnfatli pe1· quat.LJ'O di essi avemmo niJiizia di pregressi ~!tacchi di epile:;siu, uno non resul tò essere stato per lo addietro epilettico, ma sapemmo che aveva due fratelli epileuici o finalmente per gli alll'i du e nepput· qui nel manicomio pot.emmo verificare l'accesso convulsivo, e perciò nei registri figurarono soltanto come p~zzi probabilmente epilcllici . Io però non mi sono perilaLo a classare questi due
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ca'si fra gli epilellici perchè ritengo con Weis della clinica di Leidesdorf che certi speciali fenomeni autorizzino ad ammettere la pazzia epileuica anche quando non si riesca a con statar·e l'accesso convulsivo, che può essere fugacissimoo larvato; in questi due casi erano manifest iss irni questi fenomeni caratteristici. La diagnosi della natura epil elLica della pazzia ha grn ndissima importanza tanto per la prognosi e la cura qlt'lnto per certi apprezzamenti medico-legali ; e perciò è necessario ricercare e studinre con la massima attenzione tutti quei fenomeni che, anche astrnzion falla dall'accesso convulsivo, possono collor·o in sieme esser sufficienti a farla diagnostictu·e. Detti fenomeni sono e somatici e psichici; quelli somatici ~on o gli stessi che occorre ricercare nella epilessia semplice -e quindi non credo opportuno di trallenermici adesso, perchè queste mie poc.he note sono principalmente indirizzate ai medici militari, i quali tulti possono sn questa materia es!':ermi maestri; quelli psichici invece sono afTallo speciali, hanno grande importanza e meritano moltissima attenzione. Il delirio degli epilettici, fin chè non sia avvenuto il passaggio alla demenza terminale, suole essere intermittente ad accessi acuti e di forma maniaca, madifTel'isce da quell o dell a vera mania per la sproporzione nel turbamento dell e diverse faco lt~ . Nelle vere manie si ha di solito presso a poco in egual gr·ado d'intensitiLil turbamento di tutte le facoltà mentali, mentre nella pazzia epiletlic:a si ha in confronto piccolo il turbamento dell'intelligenza e straordinariamente forte l'agitazione ed il furore, nell'accesso della pazzia epilellica lavolontà è completamente annien tata, tantochè gli atti assumono il earatlere impulsivo, ed annientala completamente negli epilellici è pure la memoria di alcuni più o meno brevi periodi -di tempo.
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J,.\ 1':\ZZlA XEJ mLlT.\!11
Reial i\'amente alla amnesia transi toriaJ quale generalrneule ù 'luella degli epilettici, è necessario star IJene allenti onde non cadere in un etTOt'e facile ad incontrarsi e nel quale possono talvolta cadere anche gli stessi aJumalati; quest'errore nasce dall 'equivocare la memoria di un fallo medesimo; per ricscire ùen cltiaro su questo punto mi spiegherò con un esempio. X, arrestato al segu ito di un atroco ed improvviso
flelilto di sangue da lui commesso, dopo esser restalo silenzioso ed impassiuile pet· circa un'ora, si meraviglia di tt·ova rsi in carcere e ne domanda il motivo, di cendo di non ricordarsi di niente; quelli clte lo custodiscono gli nanano il fallo pel quale fu arrestalo ed egli se ne mostra in orridito. .Più tardi al pt·imo inlen ogatorio egli confessa la sua colpa, ripetendo quasi testualmente il racconto che gli em stato fallo, senza avvertire minimamente di non ricordarsi del fallo che gli veniva imputato; al seguito di ciò nacque il !Sospetto che la sua prima dichiarazione .agli agenti della publdica forza fosse una finzi one, mentre non lo era. In que::;to caso la prova del la realtà dell'amnesia si trovava, percbè l'imputalo narTando il fatto di cui egli stesso quasi credem di r.icordarsi, incorreva nelle stesse no.n indifl'erenti inesatlezze, in cui era caduto chi glielo aveva narrato, e di più vi aggiungeva una circostanza di cui era impossibile che potesse ri cordarsi perchè avvenuta dopo che egl i si era già all ontanato dal luogo del deliLLo. Ho insistito su tale equivocope r~h è non lo credo dìfflcile nè rarissimo e perchè mi occorse di dorerlo discutere avanti al Tribunale. Oltre questi di sopra notati ahl>iamo pure molli altri feno, nomeni :psichici caratteristici, che valgono alla diagnosi della natura epil ellica della pazzia anche quando non si sia potutorerificare l'accesso epilettico; e siccome una tal e diagnosi è importan<issima specialmente per la medicina legale, credo
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opportuno di ac0enna!' qui i più salienti fra i dctli fenomeni caratteristici: il pazzo epileLLico suole avere un sentimento religioso esageratissimo, che per lo più estrinseca con modi eprati c helepiù~travuganti; ed in opposizione alla sua grandissima religiosità ha generalmente una imscil>ilitil improvvisa, :-;paventosa, che lo trascina ad atti tremendi e brutali, dei quali per lo p iti non conse•·va memoria e che, se talYolta vagamente ri corda, non suole poi rimproverarsi; vi sono anche certi a tli o fmsi insensate che il pazzo epil ettico suole ripetere sempre eguali di tempo in tempo ad interYalli più o meno lunghi, talvolta di settimane ed anche di mesi, e che generalmente precedono a distanza più o meno breve talvolta un accesso convul siro e p ili spesso un acresso di mania, furiosa; questi atti e queste fmsi pel modo costantemente identico col quale si ripetono, per la loro irmgionevolezza ed inopportunità e pel modo impulsivo con cui sono compiuti e proferite, sono tanto speciali della pazzia epilettica da avere grandi:;simo Yalore diagnost ico. Con tutti questi e con altri che per brevità. qui trascuro, io ritengo possibile far la diagnosi di pazzia epilettica anche coi ~o li fenomeni psichici; e ripeto che una tale diagnosi è per molti rapporti in ce1·ti casi di mas!'-ima importnnza sia per ragion i di publllica sicurezza sia nell'interesse della giustizia punitiva, giacchè pur troppo non è raro il c.1so che gli epilettici s'abbandonino improv.visamente ed inconsideratamente ad atti feroci~simi. Pazzin paralilica. - Dei cinque individui affetti da pazzia paralitica, quattro provenivano da quella categoria che ho ch iamata dei veterani perchè superavano il 35° anno di età; il quinto proveniva dai detenuti, appat·tenendo egli ad una compagnia di carcerati stanziata in Pistoja. Relativamente ai q.uattro veterani non ho da avvertit·e niente di diverso da quello che già avverti i per gli ufficiali paralitici; fra le cau:;e
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noltHe nr lle ~ lori e anamn e;; li ~.: lle di que;;ti quntlro ali enati trovai in due ca,; i una prt'g res~.t sililide ed in tr·e l'ahu;:.o di alcooli ci. 11 qu into ca;;o, .quello ci o~ proveniente dai delcnllti, merittn-a molto studi o, ma di sgrnzinlam ente non mi riusci ùi averne e~alte notizie. Dal le carte che lo accompagnarono appa rirebbe che l'gli fos~c nato nel ·1 8.~3: armolato nel •1863 in un reg~imc nt o di fanteria, ove in cinque anni pel suo co ntegno non si mE>ritò la dicltiarazione di buona condotta, pnssò poi alla compagnia carcerali, in cui parrebbe che fo sse reslnto cirt:a R anni e <la do' c fu inviato nel ,~e nnnio •1 8/6 all'o~p ednl e militare di Firenze, e di lit quasi ;;uIJilo fu lra ~fe rilo a que:-to mnnicomio con mauifesti e non duhhi fenomeni di pnzia paralitica, la quale dopo un anno lo trasse al ~C'pol cro per marasma parali tico . A 33 anni la pazzia paralitica è molto ram e si ritiene che generalm ente si veri li ch i sol la n lo nei for·temen Le alcoolizzat i, fa Lto che non posso atnmellere in questo caso, giacehè anche ritenendo che a!)llsa::se di alco0l mentre era solto le anni , non è poi dato supporre sempre esistente in grandi proporzioni l' inquillamento alcoolico dopo ollo nnni di carcerazione. Paz.::i ct siowlauc - Zuher, notando che le ~ imul azi oni sono sempre esistite nelle armate di tutti i tempi, dice clte esse >anno soggette all'influenza della moda. Se r.iò è vero, io con piacere posso asserire che fra i soldati della diYisione di Fir·enze la moda di fin gersi pazzi durantè questi ·13 anni non ha regnato . I nfatti di veri , proprì ed accer·tali simulatori nel quadro nosografico riportato di sopra non ne figurà alcuno. Ycramente però un simulatore lo avemmo, ma siccome era un semi-imbecille ho dovuto classarlo fra questi e quindi in quel quadro non ho potuto farlo figurare fra i sirnuhtt.or·i. Di pnzzi che simulano un genere di pazzia di,·erso da quello eire realmente hanno, lulli gli autori ne pal'lano, ed io stesso
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nella mia pralica ho avuto occasion e di vederne (litri quallro casi; ma questi pazzi simulatori di pnzzia generallllenle sono monomanìaci e quasi eccezi oualmente possoncl esse re melancolìcì; ma d'imltecilli sìmulatori di pazzia è per me qu esto del soldato G. ammesso ip Doni faz io nel ·l 877 , l'unico caso che mi sia occorso di vedere. Si intende diffìcilmente com e la !'istrelln iolelligenza di nn imbecille giunga a concepire l'idea della sì· mulazione; in questo caso però credo di aver qua lche dalu per dubitare che l'idea di fin gersi pazzo uon JHcscesse in lui ; io duuìlo invece che qualche commilitone, accorlosi della sna imperfezione mentale e veclendolo tanto malcontenlo dì trovarsi solto le armi, gli suggerisse. forse fJet· hul'lat·si di lui, rh e se voleva essere licenziato doveva lìgurnre d'esser pazzo, o di 01·inare a lelto, o di soffrire di convulsioni . E questo povero soldato non simulò soltanto la pazzia , ma simulò anche la enuresi notturna e quale! ~ e accesso strani ssimo convulsi\'o. Egli, appunto perchè semi-imbecille, era goffìssimo nel simulare, cadeva subito iu tuiLi quelli slraltagemmi ed artìlìzì che si usano per riconoscere il simulatore e quiucli fu subito scoperto; ma ciò non lo turbò minimamente e seguitò a simulare per circa selle mesi variando però più yolte la forma. della simulazione, giacdtè appena gli si fa ceva capire di non cr·erlere alla realtà dei fenomeni che presentava, cambiaYa forma di delirio e prendeva ad imitare malamente un qualche altro malato suo compagno di reclusione nel manicomio. E notato da Lutti che la prolungata simulnzione della pazzia può farsi cagione di pazzia vera; vari individui simulatorì cbe poi confessarono la loro simulazione dichìamrono che in certi momenti avevano proYata tanta confusione d'idee da farli temere per la loro ragione. È clas:;ico il fano di quel tal Derosier, che dichiar.tlo simulatore dall'alienista i\forel fu condannato a ~O anni di lavori forzali; Pgli, udita la sentenza,
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ringraziò il More! che avendolo scoperto lo aveva liberato da quella insoppor·tabil e posizione di simulatore, ed aggiunse che se avesse dovuto anche per poco seguitare negli sforzi eir e faceva per lingersi pazzo, senti m che sarebbe andato a perdere realmente il bene deìl'in telletto. Una tale fun esta conseguenza della simulazione veune posta bene in chiaro dalla ingenua confessione di questo nostro semi-imbecille, il quale non tormentato da molesti e~per-imenti nè da prolun gati esami o interrogatori e mentre nessuno si occupava di lui , altrochè per curiosità scien ti fica, dopo circa se tte mesi confessò la sua simulazione per liberarsi dalla fatica che gli costava il simulare e di sse: Smetto pet chè sento chr sr seg·nitassi ùnpaz: erri da VM"O . Casi iltct•rli. -. In questi tre casi non riescii di stabilire ' ma precisa diagnosi, nè di escludere in modo assoluto la simulazione; e perciò ho creduto opportuno di distinguel"li dagli altri. Nei casi dubbi e nei quali si ahbia un qualche sospetto di simulazione qui in questo manicomio si adotLa un trattamento non di ssimile da quello che si adotterebbe se la malattia fosse accertata; e non trascurando tutte quelle ricerche ed iuda~ini , che la scienza sugge.ri sc~ come atte a di scuoprire i simulatori, non si ricorre mai ad esperimenti penosi o che nhbiano anche la so la npparenza dclln barbarie. Tenendo poi conto che non rammente i simulatori stanchi per la fatica che loro costa il simulare, desisterebbero molto volentieri dalla finzi one se non si vergognassero a confessarla e se non temessem di esserne severamente puniti, è precello di profi ttare di tutte le occasioni che si presentano per offrire ai sospelli di simulazione un qualche modo per poler capitolare l'enza smascherarsi completamente. E siccome in genet·ale i simulalori sono molto astuti ed intelligenti, bi ~ogna per rag-
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giungere lo scopo oO'rire ad essi un modo di capitolazione mollo plausibile, per cui qualche volta avviene che nuche il medico il quale ha idealo lo slrallngemma, resti nel duLbio; in ogni modo però il dubbio in cui si resta in questi casi è un male hen piccolo in coufronto al vantnggio di far cessare una simulazione, la quale può riescire pericolosissima fino al punto di potere, come accennai di sopra, farsi causa di una vera pazzia. Seguendo quest<• sistema di strallagemma in uno di questi tre casi si profittò di un l'>mbricoide espulso dal malato per figurare di tenere un consulto, nel qual,e si discusse della malattia alla pr·esenza del malato e si concluse con lo stabilire la propinazione di un forte vcrmifngo, discorrendo del caso in modo da far ben capire al malato che la espulsione dei vermi avrebbe potuto guarirlo dalla pazzia, la quale poteva esser si ntomatica di verminazione. II vermifugo riesci efficace; ed alla espulsione di molti Ion1bricoidi tenne dietr·o la cessazione dei fenomeni deliranti, ma restò in chi curava questo malato il dubhio che la ipotesi deUa pazzia simpatica, sugger·ita per artifizio al malato, potesse invece essere una realtà. Gli altri due casi incerti si riferiscono ad indiyidui poco deliranti, che non presentavano tendenze pericolose, ai quali per consiglio medico onde chiarire più facilmente la diagnosi fu aècordato un congedo assai lungo per farli rimpatm·iare restituendoli alle famiglie e facendoli osservare dai Reali Carabinieri senza che essi potessero accorgersi di tal vigilanza; è questo un mezzo utile per riso l vere col contegno tenuto in libertà il dubbio sulla realtà o finzione della pazzia. Su questi due casi restammo incerti perchè non ne avemmo più notizia e non fummo poi informati del risultato della .osset·vazione praticata. Casi di non veri(icrttata pa::zict. - I 6 indiv idui pei
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620 L.\ PAZZf.\ ~E l ~lll.lT.\Rl quali qui nel manico mio non furono r erif1cati fenomeni di pazzia nè vera nè simulata, meritano di es:;ere ben preci;;ati un•le spiega re le ragioni della apparente contrat1ùitlorietà di giuùizio fra i medici militari che li inviarono :li manicomio . f!iudicandoli pazzi, e questa Direzione medica che dopo matura osservazione non potè. qualif1carli per tali. Uno di questi, nel quale esistcra grave disposizione ereditaria alla pazzia, era sta to impt·on-i:;:nnente preso da de· lirio furioso dopo un alterco aruto in caserma con alcuni suoi commi litoni; trn sportato all'osperla le militare di Lirorno continuò per più che due sell imane a mostrarsi delirante a forma di melancolia agitala; dal detto ospedale fu poi tra. portato a questo mani comio, OYe giun to, sia per eiTello del via ggio ferro\' iario, sia per l'impressione ri cevuta nel lrorarsi in mezzo ai pazzi , sia per altra cagione che difficilmente può raggiungersi, si mostrò calmissimo, assennato, riconobbe d'essere stato fuori di sè e non presentò mai alcun fenomeno di p::m ia; e quindi qui, menLJ·e si do,·è ammettere che questo soldato avesse so fferto un assai bre\'Oncces:>o di melancolia, non si elJbe modo di veri(icarlo ed in tal senso, dopo una osservazione pro l unguta, ci rea tre settimane, fu informata la Direzione di sani tà militare chiedendo autorizzazione per li cenziarlo e proponendo per lui un congedo di convalescenza piullosto lungo, che gli fu accordato, di novanta giorni. Altr·i due di detti casi quando furono ammossi nel mani· comio erano deliranti ed avevano l' apparenza di ver·i alienati, ma poi il corso e l'esito del male mostrò che in loro il delirio em prochomico di aiTezione acuta, eioè in nno di Yajuolo e nell'altro di febbre tifoide. La difncollà diagnosti ca nei casi di questo genere consiglia nella clientela priYata a sospendere il gillllizio per allendere che l'andamento
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Ùl'lla mahtllia cltiari,;ra il duuhio; ma in uno ~peda l e comune ed anche specialmente in un o:;pcdalo militare io credo che per ragion i el i ::;i,·urezz:L e di cura sia molto oppm·tuna la ~u ll ec itudin e nell 'in viare gli alienali al manico mi o; e perciò io non so vetlere g1·an male nel farvi accomp:1gnare un deliran te· nel periodo prudromico d'una feiJIJre eruttira o tifoidea, giacchè nnd te nel manieomio pos~o n o C'Sere conveni entemente c ural~J delle niTez ioni acute; mentre invece vedrei dPI male a;;.sa i se si iudugias:;e troppo nell'i IHio d· un vero al icnato; indngio che fa cilmen te può riescire di grave preg iudizio della cura, la quale, a parer mio, non può nè deve far:; i in un ospeda le militare. l'n quarto ca~o si ril'eri=-cc ad un ~ol dato che mentre si trova va degente nell'ospedale mili tare per grar is=-imo vizio cardiaco feec nn tenlnt iro di sn iciclro, dopo il qttal e, forse pel ti more di qual che castigo , se.~ui tò a mostrarsi agilatissinto ed a dire d'cs:>ere atl ogni cos to dec iso a togliers i la rita. C o~ tui appena giunto al manicomio, incornggia lo probal,ilmente dal ,·eder;;i co11 tornnto da un persona le ci\'ile, dichiarò formalmente d'a\C1' 1:1tto c(uel tentat ivo di suicidio per liberarsi dalle insopporla bi li sotrerenze, che gli cagionava il suo male, del quale conosce va la natura e la il'l·eparal,ilità; ma del rc;;to non pre:;en tò mai nessun fenomeno di pazzia; e confortato con pi etose parole si mostrò se non tranqui llo pur di,;cretamente rassegnato al suo doloroso des tin o~ dopo tre setlimane fu rinviato all'ospedale militare perchè di li fosse riformato e fallo rimpatriare. Relativameute agli altr·i due casi fran camente confesso che non so ,;c è veramente giu:> lo l'averli clas:;al i in questo gruppo, ovc furon me,;si soltanto pcrchè non saprei ove meglio collocal'li . Dalla storia medica, con cui essi furo no CJtta accompagnati, chiaramente appariva che ambedue ave-
vano presentato fenomeni di monoman ia suicida e che avevano fatti serissimi tentati1i di suicidio. Ma qui nel mani com io, colpiti forse da l veder:>i frammi st i a par.zi tutLi gravi e peric.olosi e sot toposti a rigot·osissima sorveglianza, protestarono subito ùi non esser pazzi, tennero nn co ntegno t·egolarissimò e conressarono quasi all'un isono di aver deciso di morire piuttosto che seguit are la vita del so ldato, che a loro ri esciva insopportab ile. Esseri di questo genere che nel Oot· degli ann i preferiscono la morte al sacrilìzio di condurre, per un tempo relatintmente breve, una vila t ontraria ai loro desiderì, non pos.;ono certamente considerarsi come normalissimi, ma al tempo s tes~o non potevano considem1·si più come monomaniaci perchè cessalo il movente, sia pnre sproporr.ionalo, ce..;:;ava la monom ania; non potevano co nsiderar;;i come aiTeLti da nostalgia perdtll si mostrarono poco Cllmnti della loro famiglia ed anc!ìc meno del loro paese. tanto che uno eli loro, appena restato li bero dall'obbligo del servizio mi li tare, si fece viag~iatore di commercio mennndo cosi una vita nomade ed è stato sempre benissimo. Esseri di questo genere difficilmente possono es,:;er defin iti, ma pur non considerandoli come >eri alienali hisogna ritenerli come non perfet ti e tnli da merilat·e di essere esclusi dalle fil e dell'e:>ercito, ovP possono rendersi pericolosissimi. Uno di questi due padandoci del suo tentato suicidio ci dicera: per ,•ssrr .~icw·o di1·iescirP- a morirr, 'Ì?~v,•ce cht• {t'Il/a re rli snicidnnni, biso!Jna~:a che avessi th·ato un colpo a qw1lche Slb1Jet·ìorr, allommi (tlll't•ùiJ,•ro {t~cilato certamcnlr•; io ri avrvo pensa/o, ma non lo f('ri Jlt'l'cilì> mi dispiaceva di commetw·,· mt delillo. Doli. PtErno Gnu.u .
SAGGIO DI METEOROLOGIA MEDICA
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Ma.l&ttle 4& infezione &oute. Vi sono in patologia certi fenomeni che si ripe tono og-ni anno con fasi regolari; tale, od esempio, il predominio dell' ileotifo nel passaggio dalla stagione estiva all'autunnale. La scuola militare, sebbene sia mantenuta in condizioni di salubrità eccellenti, tanto per la nettezza quanto per la capacità e la ventilazione degli alloggiameuti, e sebbene il vitto e le acque delle quali usano gli allievi rispondano a tl ogni esigenza igienica , nondimeno non isfugge a questa influe nza epidemica. Ogni anno ora più presto ora piu tardi ricompare, nella stagione favorevole, il tifo adtlominale. La tabella seguente dimostra nei singoli casi la dala dell'invasione del la malattia. Me:;se. Giomo Anno agosto 3 1880
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SAGGIO DI METEOROLOGIA l!EOICA
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S ette mbre Olt11br·o . 325 '10:>1 No ve mbr·e • 24 t Il tifo aùJo m rna le mostra adunque una manifes ta dipende nza dalle slagit>ni; ]!;l m nssr ma s ua fcequenza e segnalamen te il s uo s volgccs i e pide mico avvie ne coslunteme nte n d l'u u tu n rr o. Ncllu scuolot m ililitce il tifo scompa re affatto n~>ll'inve rno e nt>lla pt•in,ave ra; cilo r·na n e ll' e~tate e n e ll'autunno. E se noi ricercliin mo le dn te esl·1·e me nelle quali, ne l pe riodo annuale, s i presenlu e d r!'pa1·e. tr·oviamo co me d~la più precoce de lla s ua vc nutn il 2 giu g no, co me d t~ la più tardiva de lla su11 s co mparsa l'Il novembre. Ora, non può essel'e l'e vocalo in dubbio il fa lLo che n ell'rl. o tiro l' o r·ganis mo sia in\'as o da un mi cro· pa ras~ ila (uacillus liplti); porclré nume r osr osservatori lo lra nno rintracciato e vedu to ne lla mucosa inteslrnale, uell~r milza, nelle ghinndo le lmfutic he, n'elle ùt-je zio ni a lvine, negli a scessi dei mt~lati I?CC.
I pr·imi sinto mi de lla m a lattia manifclstansi poco dopo la pene lrnziorre dd pat·a ssita ne ll'o 1·ga11is ruo; la inc uba zione per t·cg-ola gene ra le è b1·eve. Ma la r•' g ula s olfr·e de lle eccezioni ed in c e rti r as i il pe riodo di incubAzio ne può prolungul's i sino a tre ~ellim a ne, sicco mP. ho allroYe dimost1·ato (1). Si pu6 quindi nmme lle re che nvlla seconda melt\ ùi maggio~ a Motle mr, le condizio ni me le oric he s i facciano propizie al germoglia re del mic rob io lirico; e che per conli'O nella seconda m eli! di no ve mbre le co ndizio ni m e teoriche ~iano capaci ùi speg ne1·e il microbio medr~simo, il quale nell'almo-
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(l) v <!d i Giorll <J/e di M elllci na Mtlft,::re . f~bbra io 1880.
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sfel'a di quc~to. città non lroverebLe elementi di vita che in sei mesi circa J,>ll'ànno. Nella pt·oduzione tli questo fènom eno sembl'a avere influenza pr... ponderanle il ralore alm osr~~ rico. In m ed ia nella seconda metà di mag-gio la tempet•alut·a oscilla fra questi estremi: 26,64 mass imo, 1.2,90 minimo; nella seconda metà di novembre varia fra 10,:l2 massimo e 2,56 minimo (1). Adunque quando in pt·imavel'8 la temperatura atmosferica si ele va permonentemente al disopra di 12• compat·isce il tifo; quando nell'autunno scende a l t!tsotto di 11 • il tifo cessa. Dal cile si deduce che una temperatura di 11•-12• almeno è necessaria alla vita d~l microbio tifi co galleggiante nell'almo· sfera. I n termini più la rghi si può dire che questo microbio cessa di vegetare nell'atmosfera quando il valor e medio mensuale della temperatura scende al disotto di 13•, il che a Modena avvie ne nei mesi di novembre, dicembt·e, gennaio, febbraio e marzo. In tutto l'esercito i.l numero dei tifìci entr·ati negli ospedali in novembr·e, é inferiore alla cifra conisponden te di settembr e e di ottobre. Talvolta, come nel 1876, la cifl'a scende in novembre al d isotto della metà di quella che si aveva in ottobre. Sempre nel me!>e di novembre le condizioni sanitarie, per questo vet·so, migliorano; né il fallo mi pat·e possa avere plausibile spiegazione in allt·o che nella progt·essiva diminuzione del calore atmosfet•ico. Le cose non succedono in modo diverso nella popolazione civile. Così nel dicembr e 1881 scomparver o dalla ciltà dj Modena e dalle ville suburbane le r~ bbri lifoioi, nè più ritornar ono sul Bollettino Sanitario sino al m ese di aprile s uccessivo. . Il lettore vorrà a vvertire che qui io parlo sempre del microbio tifìco sospeso nell'atmosfera; perché non intendo escludere che anche nel cuore dell'inverno, in abitazioni r iscaldate e mal govem ate, possa svolgersi e mantener si una epidemia Il) Alldamento annuale della tempe>·atura. GONA, ROma, 1876.
Mo~moria del Prof. D
R.t.-
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ti fica. Anzi concedo fa cilmente che questo avvenga di spesso n ei paesi più seltenlt'ionali, dove l'invemo, come ce ne informano le statis tiche di laggi u, disputa all'autunno il pl'imalo deliA f•·equ enza di malattie lifìc he. Ma ciò s i riferisce ad un altt'O orJine di fa LLi differenti da quelli che io eonsidero. In questo caso vi è un focolaio di infezione dal qua le la mnlaltJa col veicolo dell'aria rinchiusa, degli oggt-Lli dei mal a li, dell'acc1ua, ecc., s i propaga estendendosi in un cer chio sempre ma g~ i ore . Modo di propagazione che si ver ifi ca l:lnche p er altre malattie infettive; cosi nel giugno 1881 il mor·billo che prima ser·peggiava nei dintorni penetrò nella cillà di Mod ena e vi s i diffuse pet• modo che ne l gennaio 1882 ve ne fu un centinaio di casi. Soltanto sul finil'e del mese di marzo 1 882 i Bollè Ltini sanitari municipali ne segnalarono la scomparsa. Ebbene ! in ques to lungo lasso di tempo non vi fu n e mmeno un caso di mm·billo fra gli allievi della Scuola Mililare, che pure per età vi sono pr edisposti, ma che vivono appartati dalla rimanente popolazione. Per la qual cosa è forza conchiudere che il get·me morbilloso non era diffuso nell'atmo~fer·a, ben s i in prossimità dei malati; se no, la malaltta imminenle sar ebbe scoppiata anche nella Scuola. Così in pr·ossimitt\ dei maiali si mantiene e s i diffonde il tifo nella stagione invernale. Nell'allr·o ca!'io invece, che è quello che io contemplo, esiste una influenza epidemica estesissima, la quale ritorna periodica mente col ritornare dell'autunno e colpisce, qua e la, alla spicciolata, persone colloca te nelle mig liori condizioni igieniche, come sono ad esempio gli allievi della nos tra Scuola, abilunli in luoghi .in tullo salubri, senza nessun contallo con ammalali, senza p1·ecedenle uso di acqua o di cibi guasti. Anzi, dirò di più, alcuni de' miei malati contrassero la maIalLia durante un breve sog~iorno fatto, per causa di esercitazioni mililal'i, a Castelvetro, paese posto sulle ullime falde d ell' A pennino e salubre quant'altro mai. Pertanto qui la infezione è manifestamente dovuta al mict•organismo tilico sospeso dentro l'oceano atmos ferico , nel quale esso vive fin che la temperatura supera gli u• cit·ca e muore quando la temperatura scende al disotto di questo limite.
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Ma ollt•e la ternpP.1'8.Lura partecipa alla genesi del tifo un altro fallot'e meleo •·ico, ed è la pi oggia. In fHLli l'infuriare della mafAllca cni nciùe colla l'Lng ione più piovoi'a dell'anno. N ell'au tunn o cadono a M odena 2:1.1- millimet1·i di pioggia; l e altro 1re <;Logioni ne hanno quanlitil m olto mino1·i, Oi'sia H 7 mi Ili rnelri l'i n verno, 188 la pri mave1•a, ·J50 l'e!>l<1Le. SetLemb•·e, m ese della ma~sima fl'equcnza dei lifì, è anche uno dei mesi più piovosi; tr·e altri sollanto lo supenwo e :wno otlobt•e, novP.m b1·e e magl!iO. In T oscana c'é il proverbio • la prim'acqua d'agosto, pover'uomo li cono:;:co ~ che il vocabolario dice significar e che dopo le p1·irne pioggia di agosto il c11ldo va a fin il'e. Ma il dellulo popola1·e ri cev e mi g liore spieg:azione clagli ùlft:Lti nocivi alla sa!ule che le pl'ime t•in ft•escote di fl~Oslo producono, pol'lanJo con sè f1·a le allt•e co~e un n ole \'oli ~~ im o aumen ~o , un aumento di più. di un terzo, nelle malallic Lilìche. Queste tocca no poi il loro apogeo nel succe;-;;:i,·o s-.?lleml>•·e nel quale cooperano l e duo condizioni patogeniehe, vnto a di 1·e : lemperatuJ·a abbaslan~a alla con piogg-ie abbondanti e fr·equenli. Onde le coadi~iorti più favorevoli allo svolgimento di queste
nwlaliie sonu date dalla azione combinar(~ di pio;mie copiose e di una temperatura elevata., eompr·esa.fra 21• media mensualr:: di ayosto e 20• media mcnsuale di sel{cmùre. All ora il micl'Obio ti lìco pullula r igo)::{li oso dol Lei'I'eno, favo•·encJolo le concJizioni di umidità e di calore e fra l e polvet•i ~;~ trn os fe l·iche si diffonde a g l'and edisLauze. Viceversa nel mese di g~nquio uel quale cosi le p1•ecipilazioni atmosfe•·iche come la lt'mperatu1·a toccano il ntinirnum annuo, pende anche al minimum il numero dei malati di tifo, siccome si può vedere uelle ci f1·e c !te sopra ho riportate; il che fol'n isce un a ri prova della parte che hanno questi due foLLori, colore almo:>ferico e piogg-iu, nella genesi della mulallia· Met•ila però di essere segnalulo il fallo che la ecccRsiva pluviosilà delruutunno, come avvenne nel 1882, seml>1·a sfuvnrevole allo svolg i mento dei litì. Nell'autunno 188:! i maiali di Lcfo furono a M odt>na r elativamente scarsi; nella Scuola Mililtu·e non ve ne fu punto. Ma altre relazi oni hanno inollre le pioggie collo svolgimento del tifo addomi nale.
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SAGGIO DI METEOROLOGIA MEDICA
N ella cerchia delle mie o~se r· vazioni m ediche notai un fallo ed é questo: che nell'anno 1879, il quale,. come ognuno ricorda, ebbe una pr imavera ùiroltame nle piovosa, la nlo c he la piog~ i a cadu ta a l'vlodena nei mesi di marzo, oprile e maggio fu rispettivam ente di 66,60 - 11 9,0 1 - 128,70 m enlr e la quantità no rmale è di 52,40 - 63,22- 72 ,62, il lifo ci ber sagliò con raddoppia ti colpi; e ben lo sa la S c uola !'vlilitar·e per la quale quell'anno é di nefasla memoria a causa di feLbri tifniùi numerose e gravi. V o lli p e r·tanlo indagA r·e qu ale relazione passasse fra le pioggie eatlulc in primavera e lA fr·equenza del tifo nelle sla ~ i o ni che immPdia lf.lmenle succedono. Perciò ho messo a conrr·onlo la quantità di pioggia caduta a Mode na 11el la primavera di sei ann i const•cu li vi, col numero dei maiali di tifo e ntr·ati llell'ospedale militare della vicina Bologna negli anni medes imi. M odena e B ulngna hanno lo stesso regime dr pioggie; quindi può far·si inùifl'e r·e nlc m ente il par·ago11e della pioggia caduta nell'una o nell'allra cillà, col numet·o dei lin. H o des unte le i nfo rmazioni m oleorolcogiclte dalla mernor·ia citata èel Prof. R agona sulle: Precipitazioni, e le informazio ni mediche dalle statistiche z{/lfcio.li. f..e fonti, com e s i vede, non potrebbe ro esser e più aulP.nliche. Il con fronto di questi elementi ll'ovasi esposlo nello spcccftiello seguente. Anni
1874 1875 187G 1877 1878 18ì9
P i oggi a carl uta n.,lla prima vera
173,8i m. m. )) 123,6:> 265,6~
161,70 10:!,55
314,31
,
)) ))
)l
Malati dì tifo per mille della forza
Ma lati
Forza
di t ifo
della Divis ione
83 50 85 34
17Hi4 171)83 15585 11f>ti9 110973
4,8i ::!,83 o,45 2,9i 2,37
12148
2,96
26 36
Si v e de fra queste cifr e un singolare parallel is mo; alle più alte d ella pioggia cort•ispondono le più alte del tifo e viceversa. Gli anni 1874-1876-1879 nei quali le pioggie di primavera abbondarono magg iorme nte, diedero un per mille di malati
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SAGGIO DI METEO ROLOGIA MEDICA
di tifo superior e a quello ùegli anni l87f>-1817-1 878 nei quali le ping~i e primRvPrili furono più sr.Ar·se; anzi ii1 B7R c hH lta il min imum di pioggia ha par·imenli il minimum di m alati_ Un fallo simile che si verifica per sei nnui (e 'non bo potuto spinger·e p iù in lù l e ricf'rche per difello di documenti), mi pare non pos!'a essere puramente fortuito. Al lo stesso risullAio si an·ivn compu tando !->Oiamenle la pio!!'gia caduta nel mese di maggio che fu qu<>sta: n ell'anno 1874 116,87 • 1875 53,:.!7 » 1876 90,24»
1.877
GO,!l5
" 1878 27,20 " 1879 1~8 ,10 C'è anche qui Io stesso par·nllelismo f'r·a le cifr·e; ~l i anni 1875-1 877-1 818 che ebbero minor pioggia in m» fq:rio ebher·o pme minor numero di ti lì; il minimum sp ella seP'Jpre pee l'una cosa e per I'niLra ol 1878. P erciò non è pri va di fondn men to la afferm azione che esista un rnppor·L0 dir etto fra,la frc<Juenza dci tifi nell'annata e la qllllntilà di pin~gia CAduta nella pr·imaver·a, o più preci samente nel m ese di ma(!gio n el qual e, come si è visto, la temperatura si fa propizia al p-erm oglio del micr obio lilìco. Ad un mag-gio secco corrispon.l e un'annata scarRa di tifi, ad un mngp-io piovoso corri!->ponrle un'annata abbondante di lifL I n qu~·sto, si !:'a, bisogna tenel' Cfllcolo anche delle inondazioni, perchè le t~cque straripate rilirandolOi lasciano sedimenti facil i alle esalazioni morbo!-'e. Scrive L eon Colin nel suo studio« Lajlèore typ!toide dans
l'ar mee ' (i l: • L e epidem ie di ft'bbr e ti foide nat3 dal mia!>mo umano, • vale a dire dall' attJJlamcnto, coincidono colla l'Legione c fredda, ~ se ne capisce il per ché; questa é la slagione in « cui la v enti lazio n~ Jellc caserme si ridu ce al min imo perchè ~ l e porte e le fines tre son chiuse ed i soldati passano più c lungo tempo nella camel'ote ~ . {l ) V. Revut Scienttfique. Avril 1882.
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c Jnyece l e epicl emi•~ note di'li mial'rnfl pult·ido proveniente
• clalle fo:me, dalle lntt·ine, dal oli;;::odn111euto tli tel'l'r ni im" bevuti di mater ie nr g<H1ic he, avverr g•>no di p ..ercr tlnza nel• l'e;;tAle, vale A dire nr lla S l~tt-:ionc in cui que:>ti focoln; miac !'lmatici sono m eno inigflli e meno sommet·si dalle acque • e sottoposti ad una l t.>mperalu•·a e;;ter iore c he rende l e • emflnnzioni più copiose • . Ma in Ital ia l e cose vanno ben altrimenti; anzi vanno precisR menle all'opposto di quo•llo che olf t> t·ma lo scrittot•e fran cese. La febbre lifoide 11el nr•stro el'et·ci to infiPrisce non g-ia n el cuor dell't:lstnte o nf"'IJ'inv c' t'no, be11si J opo le pl'ime piog~oXie di agol'lO e nel piovo!'O aulu11no. L e ci fr·~ alle quali ho giù più volte r imandato il lt> llor·c lo dieono troppo chial'o. Quindi non il rili t·ar si d elle arquo sollerTant> e che disecca il tert•eno, secondo la crleb t·e dflllr·ina di Pt'llenkofer, ma la caduta delle piop-p-ie che lo immolla, fflv (lri sce la emn nazione del miesnHt putrido il qu11 le si col le~a col pet·iodico ris v ~gl io annuo della epid~l ifl tifiCA . E qw•!'la é lflnlo piu l~ mibile e seve1·a qunnlo piu le piog)!ie cndule fueono abbonùan ti. Così l'anno 1876 che è stato il più piovoso dei sei Anni sudd etti, in m odo che snmnrala lo pio)!p;ia delle sue quallt'O sl.ugioni, si at·riva Rd 804,55 mi llimell·i, cifra che super·a di llSl'ni quella corrispondente detJli altri cinque anni. il 1876, dico, ebbe la più gt'OS!';a cifen di rnaluti titìci 5,45 per· m i lle. P er CJUP~to ri ~u ardo anunfJue le dollri nt} ollramonlane non devono accetlAI'Si ola noi ad .occhi chiusi e senza maturo esame. Se il periodi co ritor no annuo della r piùemia tifìca é congiunto coi fenom eni col' mi ~i e coll'inevilabde imhel'imento putrido del terreno, I'iesciré, mi ~embra, as;.:ai difficile impPdi •·e la sua futal e venuta. L 'igiene nonnimeno potr·à limi· t arne gli effetti cercando che il suolo d ~lle citlà e dei dintorni sia il meno pol"sibil e infetto dai delt' ili della vita. Clte se poi ci cir·cosct•iviamo n el campo più l'islr etlo della igi en~ militare, si possono dai falli precedenti l r al're utili ammon imenti. L'esLRle e l'autunno che sono le stRgioni nel le quali l'ileotifo fa più strage nei soldati, sono pure le stagioni dei campi
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e dell ~ ~t·o;;se manovre. Convio::ne pertanto rivolget·e speciale arlenzrone ~lgli accu mpame11ti. I l LCI't'Hno sul qualo si l'izzilno l e tende deve essere r eso imper·meabile il prù che sia pof'sibile. ln wcu di zRppat•lo col pretes to di uòHlln l'lo me:rlio , biso~na ballel'lo in modo da fonmwvi una Cl'OSla dul'a, ad esempio, col buttarvi sop t'a ghiaia e ciolloli e peslA rli rome si u~a nelle slr·adt~ alla Macadam. ù: ollirua cosa qunl lo cl re Alcuni ullìciali costumano vale a dire far~ un vr ro selciato solto la tendA e nei dmlomi. Ma Lisoç!na gHfH'dat·si dal versAre acqua pPr terr·a entro la tenda coll'inlelllO fall tH'e di r·i11fref'carla. Questo scopo si raggi un g·~ l'lSSt1i me;.tlio ri copr endola di ft·a sche e di cop ~ r·te di la11a , ovvet·o ba,!!nnndoln lar·gnrnente con acqua pt>r di fuoJ·i, snpr·allullo dal Jato psposto al sole. c.. n queste inaf· fialut'e si può otlenc:re i11 breve tempo una diminuzione di 10• di tem perai ut'll. Il terreno do ve si AcMmpa non òev•,~sser•e smogso senza .neces~ità, per·cl!è di recente smosso e ba ~nalo dal le pio~gie nella stngione ·~alda div ~ nta un fornile di tifo. Tutt'al più si può scavare intOI'nO alla tPnda un piccol o solco elle serva di rigagn o lo nll'tlcqua piovana. Ma é bia~im c "ol e la ::ar·a cile f'p esso si arr.ende nei campi di B rignla di avere il (liù bel campo; faceudo con8ister·e la b ellezza nell'eguaglinr·e il l t'l'l'eno, qua colmare un fosso, Ili scavut·ne un 111lr·o, ti:·nre l e stratlo di r·ille a fìl o , qua l eva t• zolle, 1$ por l<~J'Il.f', ecc. Quello che si ~uadn gna in estetica si perde in salubl'ità; e talvolta la vallga dei zappatori del t'l'ggimenlo, i :rnar·a diseppellisce le fehbri, facendosi complice di quell'opera dannosa alla pubblica igiene che il Darwin attribuisce ai vermi tet•re!"tri. Questi precetti sono egr egiamE-nte formulati nella • I str·uzione sull'igiene per il Regio Eser.;ilo .. là dove è dello che non è prud,..nte lo stabi l11·e macelli, nè fnt'e grandi movimenti di terreno in prossimita o 111:'1 rt-cinto dell'accampamento; che le truppe non devono r ecursi a soddisfare ai loro biso~ni cor·pOI'ali qua e 18 nei dintorni del cAmpo; che le latrrne devono essere slAbi lrle e mantenute a duvet·e, ecc. Nolldimeno non mi sembra ozioso il rip elet'e queste ~avie massrme ed il ri-
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badi r le ad og-ni occasionA fìn cllè siano divenute popolari ed abbiano pt'cvnlso sulle male consuclu.lini. A l lt'e malaLlie acute da info•zione si pt·esP.nlnrono nella Scuola ì\'1 i filare , ma in t·arissimi casi sporadici. Cosi un morbillo i l 26 marzo 1R81 pùt'lalo da un !!iovane che srlte giorni pt·i 11 t1 et·a par·titn dn l suo pAese nativo. in M ol ise, dove la ntalall in dominHva. Vi fu put·e un vaiuolo il 21 agosto 1R80, una sc;,rlallina il H ft•bbt•ato 188L Di C'jueslo per· lo scopo mio non t~ccade parlnt·e; e taccio parill)enli delle febbr·i intet·mittell li in numet·o di 14 c he qui fut•or•o sempre po rtale da altri paesi essrndo la cillil di M odena immune da m fll a•·ia. D"'IIO quale immunità dobbiamo t·allcgr·arci com e di Ull mi· gliurame11to dov uto alla pr'0gt·edila i gi en e pubblica; poichè ai tempi del n omazzini le cnse nnn stavano in quE-sto modo. E !!li o~serv ò nell'e!:'lale e nl?ll'alllunno , frbb•·i mat igne epidemiche, del genere delle inter mittenti ter::ane, elle colpivano m ol ti clte avevano l e cast! su lle mm'a (og-gidi reput~;~te le più sal ub1·i); m en ll'e quell i che a biln va no nell'111temo della città quasi non sol'l'ri"ano di qu~::s te febbri (1 ).
Malattie eative. L a temperatura media dPII'cstnle in M odena è = 23",56; la massima lempct·alura l H.h·olla salì ~ino in vi.:inanza rli 37'. L'ar·ia in questa stAgione "i é piir le~~ier·a del m edio valore annuale con un m as~irno difetto il 20 lu;:dio. H anno decisa prepondt>t·onza i vl:'nli orienlllli che spirano dal mare e dalle paludi <!i Comèlcchio e di Fet·rar·a car khi ùi vapot·e; nondimeno p er !'~:~ILa l empet'l'llura l'umidità r elativa è minot'e c:he in ogn i altra stagione. Nel 1881 fr·a i fenomeni slr aordinat•i dell'estate fu nolala la caligine o nebbia secca; ma non P.Set'Cilò influenza apprezzabile sulla salute, se ne togli quakhe bruciore d'occhio e, in alcune per·sone, un senso di dilikol là di respiro. P t imeggiano nei quadri patologi ci della stagione estiva i ll1 D~ l'rlnctpum tla/etudtnc tuenaa, Caput Ili.
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SAGGIO DI M&TEOROI.OG IA MEDICA
cotar•ri intestinali, assAi numero si e riv elati dai sintomi seg uenti: innppc lenzn, en ter ol gie, diarr·ea, vom to, ling-ua pattinosa, ventre teso m elenr·izzato; i I'JUali sintomi , ben inle~ o, non in lutti i Ctl Si sono Lu lli riuniti. Oi rodo si n:rf.!iung-e l 'itteri7 ia ed anf'loc più di rod o i catorri presero fo1·m a disse nLPt·i co con evacnnzioni muco;:an ;..: uinolente, tenesmo, ecc. TaJuui dFJcnt·rono apirettici ; ma per· lo piu si accorr.pa g nano di f<>bbr·o>. della dur·atn di 1-fl giorni, "aria di altezza fra 38" e 40 ,2, d'0l'Ji nat•io non supHr ocwe a 39". Oltr·e l o m eli! del num er·o to tale (1 12) di queste l eggiere m l'dntlic dei vi scer·i di g-er•enli occor·st-ro nell'eslatP.. N o udimeno mi ;:embr·A er-rala la opinione che le attribuisce où influPnzc m eteor•i c he della slag i0nP. l..: indagini falle volta per· v ol la nei s ing-oli m al!lti, mi persus ~e1·o che esse dct·ivano pct· lo più da bevande gl.i u~ciate prese tr·oppo ltirgt, ment~, o da abu si di fr·utli. Cnn t•a;:done i noslt•i v ecchi le chiamava no m ah1llie nf, inf]eflti.s non a circum.fusis. Solo i n pochi casi g li agenli atmo~ re rici possono essere Cflll !' n d irdla eù imm edinla dei catfH'ri inl•!!'tiunli senza che intervenga ne!\;: un error·e nel t't> :;ti me diet etico , l'd ecco in qun l modo. N el periodo diur·no vnr·inno i venti sull't •rizzonte di M odenn. I n gener·ale al nascere del sole predominano i venti occidentali ; dopo il lramnnlo i nvece lumno la ma.s!'ima frequPnza i Yenli or·i enlali. l primi ~o n o conti nenl>, l i, lardi ed ar-:ciu tli; i s..eondi più v eloci , mAr·ini r d umidi. Pet· il che lo stare lunganwnle all 'apr rlo le ser·e cl'cslale dopo il lt·am nolo, e;;pone a tur·barnPuli funzionali della pelle che sono causa dir..ella del catarro dell' int<>s.tino. Nondimeno n el maggiot• numero dei ca!'i I'P.slnle non può dirsi cn u!'\a di mablllic intPslinali , più di quello che l'invet"no posso <iir·si causa di frallm·e. Ambrogio Pareo, per spi egs~·e le più fre!Juenli frAllut·e in ques ta s la !!ione, aveva soppos.lo che le OS!<8 d'orwer·no s.i facciano piu ft'A g il i; ma il l\·l algnig ne non pensò mollo per d imo~Lt'at·e che soltanto i vecchi e speci a lm ~> nl e le donne " ecchie si f•·alturano le o~sa d"invemo più che d'eslale nelle cadule r ese fn cili del gelo. N elle ellt•e età invece la proporzione é la stessa ovvero ma ggiore per l' estate.
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L'invc1·no p!'I' l e f1·attur·e e l"e:<tale per lo malatlie intestinali CO!'liluiscr,no una lon tana prt>drspo!:'izionc; ma non esrrcilano quella clir·clla influenza palogenica clte per allre malallie !"icouoscia m o. Sono in • ece dir·ell8menle colle~=:ate coi mulam en li atmosferici p1•opri dell'estate, alcune malnllic dc· l sistema nervoso, delle q11ali, Dio rn••rc:è. rarissimi esempi, due soltanto, si ebbero uella Scuola M ililME'. Il Prof. Ceso r·e L nmbr·oso sci·ive che " i primi e i g-ranoli • cHiori, ~opl'a 29•.ao·-:t.!•, honno un'influenza nell'aumentare " gli tH:cessi m an iaci " (1) . La verità di quesl'ossPrlo é con ft>rmala dal fatto se~uente: il 24 giug-no 1881 il lPrmomPlro SfL ì a 3:3•,8, una ddle mas sime alt.·zze clw, in quel m ese, nel cor so di mol li anni Abbia mai I'A)!"g-i uuto; il ;:!ior·no sPguente, verso le .1, ponwridione vi fu un giovine olli••vo ccAlCI do subitaneo acceo.so di mania. Caui simili non sono roL"issimi feo i soldati ai compi di eslale o nelle cnsc:>rme. I n un altro case• si prP-senlò una coincidenza fra l 'arclcnt~ calore e~livo e le mahtllie del cerv ello, e fu que;;lo : il 20 luglio la LP.mpei'fllUJ'a toccò :F1•,5 che fu il ma ~si mo del mese e di tullo l'nnno, lempeJ·alur·A eccezionalmente alla e superiore di 4• alla quAnlità normAle di quei ~i01·ni; quallr·o ~=:iorn i dopo ammalò di meningiLe acut~ essudnliva un robusto ·gio' 'ane, e ne morì. Egual e esito r·apidam en le letale ebbe un'allra m eningile svollasi il 20 gi u~no 188:!. P ei'CIÒ la mnlcfìca influenza dell'estate nel determinare le malnLlie cerehrnli, viene da questi tristi eventi confermata. I dati fìsiolol!ici ci lasciano t1·avedP.re per quale concatenazione di cAusa ed effelli ciò avven~a. Pereh è il cer·vcllo com pia eegolnrmenle le sue alte fun zioni bisogna che una corrente di sangue ricco eli os;;igeno od ogni i::;tanle vi a!lluisca; e la cor·renle si fa lanlo più larga quanto più intenso é illtJvoro cerebrale. Ma n ell'es l~tle , come le osservnzioni meter eologiclse ci moRtr·ano, é debolissima la pres(Il V. Pen8iero e M~eore Studi di un alienista. ~lllaoo, 1878.
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sione bar·ometrica, onde per· la rarefAzione dell'l:! ri& si inspit'a mi no t• quflnlilù di O!;Sip-eno. l n tal m odo si r•ende ditT'ìcil e la fomli:~Zione delremogobiina; il sangue si impovet'isce; scema l'assor-bimento ui o e la e~t~ l azion e di c o•, rall enlanclosi quello scAmbio gassoso Jal quale nasce ogn i w1e1·giA aella vita. Qui r isiede la pt'ima causa di q'.lella dirAinuzione nel numet'O Jei globuli sanguigni che il M alassez r·isconll'6 nel suo sn n ~ue dell'estate confl·onlalu col suo sangue Jell' mverno; dalla anemia anossiemica Psliva di pende quel tor-pol'e del pensiero e quella fiacchezza dei muscoli che ci soggioga quando siamo nella canicola. Si avYeran o in g rado minore e len tamente quei fenom eni onossiemici che in modo acuto sopra;rgiungono nell e ascensioni at·eosl Hliche o sugli alli monti. Ciii poi f<lsse in precedenza di mal fel'ma salute ed anemico, vet·o baromett•o ambulante, t•isenle per la difficoltata emalosi tutte le variazioni uel peso dell'u •·ia. N è questo è tu l lo; ed ollt'e In neecssa r·ia ossigenazione arlet·iosa occon c per la regolal'ità delle funzi oni ce t•ebr!lli, che la temperatura del sangue non oltrepassi cet·Li limiti. Quando il fl'edJo é eccessivamente ri~ido, la temperalUI'a degli organi inlemi si abbas!'a di qualche decimo di p-r ado; e vicevet·sa nell'estate il calore animale è di 1-2 decimi di grado più allo che in invemo; al tropico la tempet·atul'a del corpo umano supera dt i" Farenlu~it quella che si ha nei climi moderati. Che il calore almosfcl'ico po!=;sa far al zare il calore animale l o c;i scorge a tulla evidenza nei soldati colpiti da insolazione durante l e mat'cie, ovvero in quelli che sono presi da subitanei disturbi ce t·ebrali, stando nei quartieri, pet· la sola azione termica dell'atmosfera, senza es~et·e direttamente esposti ai r aggi del sole. I n questi casi, che ogn i met.lico mil itare ha osser·vati, si l'iscontt'a come sintomo essenziule e costante un aumento, talvolta enot·me della temperatura del cor po. W underlich in un caso mortale di insolazione r iscontr ò 43",25. Allora i due fattori meteorici, at'i a caldissima e rarefatta, cospirano. La rarefazione dell'aria da sola non basta; poiché in allt•e epoche dell'anno n el le quali il bm·omelr'O è pure bassi:;;simo, ad esemr-io al fine di marzo ed alla metà di novembre, noi non vediamo av\'enire quelle malattie ce-
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r ebt·ali che in estate' si osservano, !]uanùo incombe la ~reve afa. Il ~mpo afoso che ci toglie il t'espiro nasce apjlurrto da queste condizioni alm osf~ t·i che simulta neamente esistenti: aria mollo rat·e f8lta e mollo calJa . ~ eggio poi se per di più essa é anche umida. L'uo mo é dotato ùi una certa potenza di adattamento all' amùiente che gli permelle di allraver sat·e impunemente climi e stagioni oppusle. Coll' accelerat·e il r itmo delle respirazioni corregge il d ife Ho di o:;;$i~eno nell'aria; e dai S\tdori evl;lpOt'Ali viene impedilo l'eccessi vo ril"cal.Iamen Lo del corpo. Mtdgrado di questo le condizioni almo:-f~•·iche proprie dell'estate formano uu·occasione m orbosa; la deuol'e pressione barometrica associata ayli ar•dori canicolari è propizia all'insorgere delle malattie
cerebrali.
Aoollm.&zlone.
Di questo argomento mi accingo a parlare con moltn titubanza stante la sua difficoltà e lu insufficienza dei dali cheho raccolti. Mi sono studiato di rispondet·e a 11uesti due quesiti: '!" Se i giovani di ft·esco venuti alla Scuola Militar·e diano, rispetto agli allievi anziani, un maggior contingente di maIali; 2• Se fra i giovani delle diverse stirpi italicbe alcuoi sopportino meno bene il clima modenese. ·Converrebbe possedere una lun ga serie di osset•vazioni protratte per molti anni, per poter dare una sicura risposta a ques te domande che pur·e si presentano SJJOnlanee e che piu volle mi sono sentito fare. Nondimeno credo non dovere tacere i risultati ai quali sono pervenuto , come cominciam ento di altre piu est,..se e piu complete indagini. Ebbero luogo ammis<>ioni di nuovi allie vi nell'autunno 18i9 e 18S2, nell'estate 1880, nella pdmavera 1881 e nell'inver no 1881·82. Ora nelle ammissioni dell' inver:no e dell'aulunno i nuovi"
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venuli, r·a7guagliali alla for·zn, rbbrro un numero di· maiali più che doppio rli qtwllo che ebiJer·o gli anziani. N on occorre di r·e che in queslo computo bo compreso sollfHllO le malallie che si possono R<>cr·iver·e ali!! influenze del clima, t•·alasciando le allr·e che in questa ricel'ca non el'a no cln cnlcol 11 r si. Invece nelle tllnmi::;~ioni della pr·imavera e dell'.~ stale il numcr·o dei malo li da una pa1·Le e dall' allra non pr-e8eulò che lievi differenze. Adunque l'occlimt~z •one, che è quanto di1'e la lolla dell'organismo col nuovo ambiente, si compie volta a volla con esiti dh·er'$i. Nelle Rta~ioni piit calde avviene senza che le funzi oni escano dai limili (ì!':iologici e senza aumento di m orbosi tu; uelle slol!ion i più fredJe iu vece l'ada Ltnmeulo al nuovo clima si fu non senza danni, quantunque l'elà gio vanile abbia per tal r·i ~ua rdo m ol la pieghevolezza . D el quale fallo possio1110 fc,rsc trovat·e suiTiciente spiegazione nel moc.lo come è distr ibuilo il calor e almo~fe rico nella nostr a penisola. Pcr·cllè in inver no da un PSll'emo all'ullro della peni!"ola l a difTet'Pnza della temperalur·a è di Il• ,·t; mentre nell'estate è di soli 3•,8. Clu da Reggio di Calobr•a viene a M odena in inverno, sof{gia ce in media ad una differenza in m eno di g•, passando da H • a a•; ment,·e nell'estate l e differenze sono più leggie1·e, la m eclia esliva di Mode11a essendo di 1• cir·ca supet•iore a quella di Udine c ui 3• circa inferiore a quella di Calauia. Che poi le ma lattie csuber·anli nei {.tiovani novellamenle venuti siano da attri buirsi al clima soltanto e non alle mutate abitudin i, al cibo insolito, alla vita più dura ecc., ecc., si deduce da ciò che l'e quesle cause fossero veramente ca.J paci di genet·are tali malallie farebbi'I'O sentire la loro influenza in lulle le stagioni dell'anno e non in due soltanto di esse, siccome il fallo di mostra. Parrebbe quindi poler si conchiuder e che le condizioni almosferiche ùPJI'aulunno e ddl'invel'nO r endono più diffit'i le e più pericolosa l'acclimazione; mentre sono pet· tal ri gua1·do inoffensi ve le condizioni almosfet•iche della prima vera e dell'estate.
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Passo al secontlo quesito, se, cio•~, i ~iovHni nnli nelle diverse pr·ovincie J' Il<lha abbiano per il clima Modenese la stessa toller·anza. Bo SC(:!llo 11elle tre g r·anùi zone d'Italia, s uper·i or·e, media ed inferiot·e, i giovani che, divisi per luO!!O di nascita, for·· mnvano i gruppi più nume ros i; ed ho cer·cato quale conting en te dì malatr ubbiu110 formto in Jue i"Lagioni estreme vale a dire n el l' c~tate i RSO e n•,ll'inverno 1881-!<2. Nell'es tate tr·o vai che i Piemontesi dieder·o il 28 pPr cento di mal<Jllre dipende nti dalla stagione, i Tos cani il 21, i NaP"lelani il :30, i Siciliani il 2:1. Come si vede, le cifr·e poco differiscono fr·a loro; pure i Napoleta ni soffrirono nell'acclimazione alrtuanlo più Jci giovani delle altr·e r•egioni messe a confronto. Nell'inver·no pr·escielli di nuovo altri g io.vani da poco venuti alla Scuola e nati ne lle stesse provincie, trovai le proporzioni di amm ala li qua sotto intticale per ciascun g ruppo: Piemo11tesi 2t per cento Toscani 29 • » Napoletani 31 » " Siciliani 6 " ,. I Toscani ed i Napoletani toller arono l'inve rno men bene dei Piemontesi: ma è notevole l'esigua cift•a data dai Siciliani. I Siciliani nelle cui vene scorre abbondante il sangue dei semi li, razza pieghevole più di ogn i altra ai vari climi, si mostrarono tanto di estate quanto d'inverno, i più res i~lenli alle inclemenza del nuovo cielo; per contro i giovani Napoletani furon o que lli che, nelle due sla!!ioni estreme, soffrirono maggiormente nella lolla per l'acclimazione. • Ma è forza ripetere che a queste deduzioni non devesi attribuire valore assoluto atteso lo scarsissimo numero di osservazioni sopra le quali esse si basano.
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RIEPILOGO
Il fallo conosciu tissimo tìn dai Lf'mpi più r :lmoli che le m'deu t'C hanno potenza di lut·l ·are le funzioni clel no!:lt·o or;.nmisrno ge11et'tllllovi mgJallie, rit·cve conferine dulie più csn tlc os!":ervazion i che il )'I'O;.!reuit·e della m t ler .:ologia oggidi conse11te. Se noi 110n rrediamo all'influsso delle s telle come i medici aslt•ologi del m eù1o evo, riconnsci;.•mn pet'ò rnonifc~la la influ ema morb1genn ùell'ulmos fet·a che ci avvolge e ci preme col suo eno1·mc p eso, ci ùit e ci lOJ,:"lie calol'e, ci i m molla colle nr bbio e ci prosciul!a col libeccio, ora larga ocl ot'a avat·a di ogsig.. no ai IIOSLt•i polmo11i. Le malattie m r ùiche, ell e in modo più palese risentono le azioni .Atmosfl!t'iche, sul>isrono nel periodo an11u0 notevoli vat·iazion i di frequ enw. Tuccano il masr-imu nell'inverno o nella primavcr·a, secondochil ùi anno in anno o 'luHllo e mollo ri~i.Jo o que,.la but'I'ascosa e frt!dda ; scenùono al minimo n ell't>slalo. I mesi pe7giori per la salute furono: gennaio, febbroio, mtn•zo e mA7gio; i mesi mi7liori, lugl io, a~o;; to, novembre. Donde si ve.Je che i mesi che hanno opposti caratte r·i mete r·cologici, sono pure fra l01·o oppo,.li per f,· .. qut,lnza di maJav.ie. Coi me!>i freddi e variabili ct>i ncide il magi!ior· numero di malati; con quelli caldi e di lempcr olura cos tante il numei·o minor·e. L'ollento studio rompANllivo dello s lalo a tmosferico contemporaneo all'insorgere dt.-lle vArie malattie, ci mnsLrfl quali elementi 111eleorici intervengano di pr·efer enzo nella genesi dei sinf!oli ma li. Cosi l'acuto freddo invernale ed i periodici freddi della pri-
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mavera cag ionano le febbri effimere, una delle forme mor· b ose che più di spesso si osservano nella Scuola Militar e. I nvece le angine catarrali, altra comuni1=sima mt~ lattia, prediligono l e stagioni di m ezzo e scompaiono n elle epoche dei g randi caldi e dei g rand i fr·eddi, al lorquan do la temperatura media diur•na scende permanentemente al disotto di 5• o si eleva al d i ~op ra di 22•. Le r a:re angine c he si incontrano nell'estate susseguono per lo più ai temporAli. Qnesli, sebbene giovevol issimi alla pubblica i g iene , per ché coi venti sfrenati s pazz~:mo via i mia!'mi e le polver·i dell'atmostera, e c<..l folgorPggiar e dell'eletlrrcità arricchiscono l'ossigeno di ozono, ros!'iono nondimeno tornar nocivi per l'aumenta la umidità, e pPr g li sbalzi di temperatura s uc...edenli alla cad uta d i dirotte pioggie. Perché le pioggia lra ~p orlano a noi il freddo delle alte r egioni atmosferiche donde precipitano. Dallo studio delle relazioni che passano fra le malattie degli ortzani r espiratori e le m eteor e, emerge che la pneumonile cruposa, nella maggioranza dei eM i, si presenta quando l ' ai·ia é dens11, asciutta e fredda; avvertendo che il fr·eddo ha in questo ct~so un'azione secondaria e meno importante di quell a def{li allri clue fllllori. Sr vedono infalli inverni crudelis~i mi , ma normalmPnle umiJ i, tr ascorre1•e quaRi 1=enza pneumoniti, mentre esse pullulano in altri inverni più temper ati m a asciutti. Ciò ri sulta in modo e"idente dalla storia patologica d i quell'rnverno scila che fu nel 1879-80, m essa a confron Lo colla stor ia dell'invern o 1881-82, !'in l'alare pPr la sua dolcezza. Che il freddo abbia una parte secondaria r.ella ezi ol ogta della pneumoni l e cruposa s i deduce pure dalla distribuzione geogr afica di questa mal alti a nella nostra penisola; ris ultando chi a ramenl~ che non sono i luoghi più f1•eddi quelli c he hanno un maggior numero di pneumoniti. L'aria degli alti monti mostra aver e potenza di allontan are l o sviluppo delle pneumoniti l ente consuntive; poiché le nostre tr uppe alpine, sole f1·a tulle, va nno immuni dalla tisi. Nello stesso ~e nso agosce il freddo invernale. ~ap endosi che, dur ante l' invemo, si ha, n!>gli ospedali militari, il numero. mino i'e di malattie lente di petto con ducenti alla lisi.
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La emoftisi paurosa emorragia è preparata ed accompagnala da condizioni meteoricbe analoghe a quelle fra le quali insorge la pneumonite cruposa, vale a dire dall'aria asciuttissima, densa, polverosa e fredda. Le giornate s~rene dell'inverno e della primavera, con barometro allo e con scarsa umiùilà, favoriscono cosi la infiammazione come la emorragia polmonm·e. La relazione che vi ha fra gli agenti atmosferici e la pleurite riesce assai oscura; nè può ritenersi conforme al vero la opinione di vulgata che le stesse condizioni mete0riche propizie allo svolgimento dell11 pneumonite lo s iano pure per la pleurite. Parlo dei casi in cui le due malattie presentansi isolate, sapendosi che non di rado pet• vicinanza anatomica esse si complicano. La pleurite sembra di preferenza provocata dal freddo; perchè, di tutta Italia, la Sicilia ne ha il minor numero. . È antica l'osset·vazione che in quelle costituzioni atmosferiche nelle quali dominano le pneumonili crupose, spesseggiano del pari le risipole facciali. Ma qui intervengono altri fattori me teorici; e primieramente il vento, poichè le risipole hanno il massimo <ii frequenza in aprile, mese dei venti 1-{a· gliat•di, ed il minimo in novembre, mese della calma. Poi la frequenza della ri~ipola nell'estate ci svela come anche i raggi cocenti del sole .siano capaci di eccitarla. Quindi è lecil.ò dedurne che i freddi e forli venti della primavera che flagellano la cute, eù il sole ordente che la scolla, sono gli agenti atmos ferici più efficaci nel provocare le risipole facciali. I reumatismi articolari insorgono in conèlizioni atmosferiche oppos te a quelle nelle quali avvengono le pneumonilij queste infatti sono promosse dalla li'oppa secchezza dell'almosfera. quelli invece dalla ecces siva umidità onde è sopraccarica l'aria. Le poli~u,Lrili prediligono il mese di dicembre, il ·più umido di lutti i e negli altri mesi ci si affacciano dopo i giorni eli pioggia quando abbonda la umidit.a ed il ba1·ometro è basso. Si riscontt·a pure un'intima r elazione f1•a lo slat{) igrometrico dell'atmosfera e le nefriti. Anche queste come gli artt·oreumatismi, si mostrano nei tempi di maggiot·e umidità.
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1l fceddo non interviene che accessoriamente perché queste malattie compaiono quando esso non è punto eccessivo. Al mutare delle stagioni è subordinata la vita del microbìo tìfico sospeso nell'aria, donde il ritorno per·ìodico e lo svolgersi epidemico dell'ileotifo durante l'autunno. Il mìcrobìo tifico vive nell'aria fin che la temperatura supera permanen1.emente gli 11•; e muore quando la temperatura discende al disotto di qu":sto limite. Le condizioni più favorevoli al suo -svolgimento sono date dall'azione combinata di pioggie copiose e di una tempet·atura elevala. Infatti l'infuriare del tifo ~ddominale coincide col mese di sellembre che è piovoso ed ancora abbastanza caldo. Calore atmosferico e pioggie sono i due fattori meteoricì del tifo. È probabile che esista un t'apporto dirello fra la quantità di pioggia caduta in primavera e la frequenza dei tifi nell'annata; gli anni nei quali la primavera é piovosa sono più fecondi di liti, quelli nei quali la primavera è scarsa di pioggìe lo sono pure di tifi. l catarri intestinali, frequentissimi fra le malattie estive, muovono per lo più da ert·ori nel r egime dietetico; nondimeno qualche volla c;ono anch'essi causati dalle influenze t1lmosferiche, vale a dire dagli umidi venti orientali che verso sera spirano di preferenza sull'orizzonte dì Modena. Gli accessi maniaci e le malattie cerebrali sono promosse dai calo ri estivi o per meglio dire dall'afa dei giorni canicolari, ne i quali all'alta temperat.ura si aggiunge una debole pres~ione baromet•·ica. L'acclimazione dei giovani nuovi venuti a Modena, sembra si compia sen·za danno per la salute nell'estate e nella primavera; non cosi nelle altre due s tagioni. E fra i giovani delle diverse stit·pi italìche i Siciliani mostraronsi nelle osservazioni fatte finora, i più r esistenti alle inclemenza del nuovo cielo. Ma se il medico pratico invigila lo stato atmosferico per prevenire e curare le malattie, l'igienista deve porre ogni s~uùio nell' a~guerrìre l'organismo contro le intemperie med•ante l'assuefazione. Ques to è ufficio in special modo dell'igiene militare ; la
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quole maschia e s evera, <-eeca di indurire l'uomo rendendoloatto a sopportare il ma ssimo di fatiche e di disagi, e rifuggedall' infiacchi•·e il corpo circondandolo di r iguardi soverchi, r.ome rifuggo dallo snervare il carallere con timori puerili. L'alloro dei solda~i cresce al vento ed alla bruma; e quanùo T ito Livio colla sue pennellste da maesh·o fa il ritratto di Annibale, dice che egli aveva pari tolleranza del calde. e del f1•eùdo. Quel « CMIOris ac fr igOI'iS patientia par n quella in· differenza alle indomenze delle stagioni, sal'à sempre qualllll essenziale di ogni buona tempra ùi soldato.
APPENDICE
Nel X congresso medico e nella sezione d'igiene, alla quale fu comunicato un breve r-iassun to di questo lavoro, si sollevò una discussione intorno al modo di estendere quanto più fosse possibile, queste ricer~h e di metereologia in relazione colla salute pubblica, facendovi concOI't'eL'e i medici ed i meteorolo~ist i dei piccoli centri di popolazione. La cosa mi semb1·a praticabile, ed ecco in qual modo. Certamente non si può pensal'e di affidare :ai medici condotti un osservaloi·io meteorologico; ma essi potrebbero benissimo con poca fatica e con pochi o nessun isteumento tener conto degli straordinari fenomeni atmosferici; ad esem· pio dei temporali, delle d irotte e lunghe pio:;gie, delle lunghe siccilò, dei grandi caldi e dei grandi freddi . ecc., e vedere quali sono in ciascu n luogo le malattie che li accompagnano. Cosi, ad esempio &l R. OsservaLot·io di Mode na fanno cApO 28 stazioni pfuviomeLriche, disseminale nel territorio della provincia, le quali forniscono pe1·ioùiche informazioui me-
SAGGIO DI ~IETE OI\O I.OGIA nDICA ieorico-ag raric~.
Orn, di queste 28 s tazioni. una solo, ed ò quella di . Fiumalbo, che ha pet• osservatore il larmacista signor G io. Ballis ta Coppi , Lr·asmctle anclu3 informnzioni relative allo stato sanilol'io delle popolazioni. Se l' esempio tlel sign o r Coppi fosso imitato, ne vet·rcbbe molto vantoggio -a questo g enere di ric~ rche ed alln climatologia italiana. Perchè non volger·e alla s~.!u te umana una par·te di quell'att enzione che si rivolge alle piante? E se l'Ufficio Cenlt'flle cJi metP.orologia potesse nel s uo Bollettino decad ico Meteol'ico-agrario aprire una rubrica la quale esponesse le condizioni son itar·ie delle vnrie r egioni italiane, fa!'ebbo cosa assai utile, in specie a noi med ici militari che dalle varie provincie d'Italia continuamente t•iceYiamo o vi mandiamo pet·sone. I n molle cir·coslanze sarebbe vantoggioso sapere, sia per- la profilassi, sia per la cura, quali germi morbos i queste p er sone abbiano potuto portare con sè dal luogo di ,pr-ovenienza, o a quali pericoli vadano incontl•o, r ecandosi tin altr-i paesi. G.
ASTEGIANO
Capilaoo med1cc.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA DI TERAPEUTICA
L'1o4oformlo quale primo me:r;so di cura sul campo· 41 battaglia. - Prof. MUND'l - (f:entralblatt fiir Med. N. 8). Il Prof. 1\•l undy il quale con validi argomenti dimostrò i vantag-gi che una medicazione asciutta offre sul campo ùi battaglia in confronto dell' &pplica'lione di medicamenti liquidi, pr·eferisce il jodoformio all'acido salicilico in polver·e,. come pure lo prefer·isce all'acido borico che fu tosto in trodotlo ufficialmente nell'esercito austriaco per. la medicazione sul campo. Ques ti due ultimi medicamenti sono troppo deboli antisettici ·e contr o il setlicismo già iniziato sono affatto impote nti. AIl' incontro la polveL'O d'acido salicilico irrita• troppo e si concr·ela troppo &lcilmente entro la ferila c(li g r umi sanguigni formando dei tappi che inceppano di poi lo scolo delle materie. L'autore non dar ebbe gran peso agli appunti mossi contro la medicazione col jodoformio, specialmente a quello che· si r iferisce alla possibilità che 11odoformio agisca sull'organismo come un tossico e contrappon ~ a quest'appunto una critica accurata di tutto ciò che si è detto e scritto sull'avvelenamento cagionato da questo antisettico. In molti casi in cui la mm·te fu addebitata &!l'azione tossica del jodoformio preesislevano altre malattie generali, in molti allri nonfurono raccolti con diligenza i rep~rti anatomo-patologici, di modo che per la maggior parte di essi la reallà di questo.
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avvelenamento resla sempre discutibile. I t'l quei casi poi nei quali non si può escludere alcun dubbio sull'avvenuto avvelenamento, secondo l'autore, s'incorse certamente per parte del chirurgo in qualche errore tecnico d'applicazione. O questo m edicamento fu applicato in troppo grande quantità (180 gr. fino a 300 gr. in una volta) o le fe~·ite furono troppo spesso lavate o tl'oppo spesso jodoformizzate e il jodoformio fu spinto nella ferita con una forza esageratA. Sul campo di battaglia non ci troveremo mai nella necegsità di usare soverchia quantità di jodoformio poiché trattasi quasi sempre di ferite a canale stretto, e per di più non abbiamo a fare che con ferili giovani e del resto sani, e non con individui deperiti dagli anni o da altri morbi i quali appunto più facilmente degli altri risentono l'azione venefica del jodoformio. In quanto al modo d'applicazione, quando si deve adoperare in sostanza, l'autore consiglia l'uso di uno spolverino oppure di un insuffialore a polvere. Per portare il medicamento n elle ferile sinuose non crede sia opportuno il po•·tarim edi che egli or-mai ha del tutto abbandonato. Egli racco· manda invece i bastoncinijodof'ormizzati costituili tli 1 parte di burl'o di cacao e 9 parli di jodoformio oppure di 2 parti di gelatina e 8 di jodoformio. P er l'applicazione del medicamento allo stato liquido, l'autore si serve di un'emulsione (Iodoformio 50,0 glicerina 40,0 acqua. 10,0V e gomma adragante 0,30; senza l'aggiunta dell" acqua questa emulsione è troppo spessa) e come strumento raccomanda di usare una siringa particolare il cui stantuffo viene spinto innanzi per mezzo di un movimento a vite con meceanismo simile del litotrittore a eerou bri8é di C iviale. Il jodoformio in polvere deve essere triturato fimsslma· mente; l'autore preferisce questa forma a quella che presenta il medicamento in cristal)i e ciò perché adoperando la polvere fina se ne spreca meno, la si introduce· più facilme-nte nei profondi seni ed irrita anche meno. Una applicazione accurata di finissima polvere di jodoformio non impedisce per nulla la riunione per prima intenzione;
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perciò l'aulot·e adopera questo m etl icamenlo anche nelle f~ rite r ecenti chirUJ·giclle e che devono e:;ser·e riunite con sutura. Che se li't~ltasi di fe1' 1le molto estese e non suscettibili di guari g1011e per primam applicasi pur·e con \'anta ggio il j odol'urllliO, culi' a\'vel'lenza per ò ùi COJ:lr irn e soltanto l a superlìcie, ma non riempir•e il eu vo c.Jclla fer ila. Disinfezione simull8.1Jt'a cun altr-i. m ezzi non sembra op· porluna e l'autore coudanna la pr·atica di a;;sociare la meJicazione carbolica a quella j ouorormizzt~ta. Una volla ch e è m eJicala con j uc.Joformio, una fer·1la quulsiasi deve essere lascia ta a sé e non mrtltr allarla con nuove e inutili m edicazioni. N on ui ~og na adunque senza n eces«ilà luval'la con acqua per·ché qu ~~ tu ci obbligherà a r·icor-reee poi a nuoYa applicazione di jtHiofor·mio. Or·di11ariamente il decor "o di una ferita m e.ltcula conj ndoformio è afebbrtle. Solo qualche r<~t'a volla l'auto•·e tr·o,·ò nei pr•imi giu1'ni una febbt•e d' assorbimento asettico. N on una volla ebbe ad osservare vero pwcesso settico con que!:' ta Ler upin. RigUimlo al modo di compo rlar~ i del j nclofoi·m io ri spett o alla J.>ioemio è da osservarsi che l e ferile trattate con questo m edicam e11to, non oslantc l'insor :,!et·e della pioem ia possono comportarsi affatto normalmente. Oltre a due osservazion i re ~isti·ate altrove, e~li ne ripot·ta una terza che si rife1·isce ad un caso· per questo r iguArdo asMi concludente; in questo la pioemia insorta non oslanle il jodofor mio fu ca ~tionala da cio che il pttziente volle ritardare l'operazione che ers indicata dalla lesione. L 'autore non vide la r esipola ch e tre vol le sopra 100 infermi tt·uttali col j odol'orm io. I n quanto al la po<>sibililà d'avvel enamento egli insiste nell'affer·mai·e cl1e quell'avvel enamento non tanto dipende dalla quanti tà del j odoformio impiegaLo quanto dalla estensione della sup('rfi cie su cui si appl ica. E gli non ha perduto alcun malato per quest'avvelenamento. Per ò la quantità che egli impiegava volla per· volta n ')n sor passava mai i 20 o i 40 ~~·a m mi eccezionalmente 60 o '70 grammi negli adultr. Egli comunica un caso in cui sembra va fosser o ven uti in scena dei fenomeni d'avvelenamenlo, ma l'autopsia mise in evidenza delle patenti alterazioni del cerv ello con assoluta
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mancanza delle carallet·isliche degenerazioni aòipose, degli organi inte rni. La fidu cia che l'autore dimostra pel jorloformio non s'arres ta allu sola azione antiseLt•ca, ma lo ritiene ancora antilubercoloso, buon anestetico e capace di favoril'e il riassor · bimento di essudati patologici.
~ progreasl della
terapia. delle mala.ttle degll oreoohl nell'ultimo ,Sleoennlo. - K. B uRI<NER. (A rch.j'ur Ohrenheil e Deutche Militèirà~t. ZeiischrtJi, marzo 1883).
Relalivamenle ai cot•pi eslr•anei va ognm· più prevalendo la opinione che la loro estrazione quando non possa ese~uii'Si senza difficoltà, é meglio tra• lasciar·la; s0lo quando da l corpo estraneo è minAcciato un g rave pericolo, ciò che raramente accade, è indica ta la s ua remozione forzata. Se le semplici schizzettature non bastano, si raccomanda il metodo del la agglutinazione: consiste nell'appoggiare al corpo estr aneo un pennellino impregnalo di colla che si lascia disseccare, e dopo si ritira; però solo raramente accade di dover adopt·are altro slr·umenlo che lo schizzetto. 2. Mem&rana del t;mpano. - L' incisione dP.IIa piega posteriore della memb•·ana del timpano (plicolomia), quando ques ta membrana é rigidamente lesa, p•·ocut·6 molLe volle un notevolissimo miglioramento dell'udito, l'operazione deve eseguirsi con l'ago da paracenlesi e, per la vicinanza della corda del timpano, con molta precauzione. I l novero delle membrane del timpano artificiali si è arricchito di alcuni nuovi apparecchi, i quali tutti hanno piu o meno l'inconveniente di essere solo poche volle ben tollerati. Uno strumento molto semplice e in alcuni casi efficace è quello dell' Hat·lmann che consiste in un cerchietto di osso di balena avviluppalo con ovatta e a ppoggiato alla membrana del timpano. Sul valore pratico della miringo-plastica del Bèrthold, cioé della lrapianl:azione di un pezzo di cute tolta dall'avambra.::cio, finora si ha poca esperienza. i . Orecchio esterno. -
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3. Orecchio medio. - La otojatria ba fatto i maggioriprogressi nel trattamento dell'orecchio medio. a) Per eseguire la doccia d'aria, il metodo originario del Polìtzer ha trovato la più e~tesa applicazione. Per potere fare la compressione d'aria nell'orecchio medio quando· sono impermeabili le narici presta buon servizio il metododi Kessel, il quale introduce un tubo convenientemente curvo dietro il velo palati no e attraverso questo spinge l'aria nelle chiuse narici. Per insuffiare l'aria il medico s i serve bene. della doppia palla del Lucae; ma per esser e adoprata dai ma~ lati questa doppia palla non ha alcun vantaggio sull'unica palla piriforme. La pompa comprimente é indispP.nsabile solo in rari casi. b) Le iniezioni attraverso le tube con il ioduro di potassio e il solfa to di zinco sono spesso utili nelle tumefazioni della mucosa delle tube e della cavit.à del timpano; nella· scl!'lrGsi -del timpano è di qualche vantaggio il sale ammonisco e l'idrato di cloralio, ma é preceduto da violenti dolori. P er fluidificare gli essuJati tenaci affinché possanouscire per la tuba servono le iniezioni di bicat·bonatodi soda. c) Nelle copiose raccolte acute della cavità del timpano con forte infiammazione è assolutamente inJicata la paracentesi. Si è meno d'accordo su)le condizioni che richiedono la paracentesi nei casi cronici. Nella miringite acuta intensa~ la incjsinne della membrana del timpano, secondo la proposta dello Schwartze, è stata da molti riconosciuta per buona. La miringotomia potrebbe acquistAre importanza anche a scopo diagnostico. Il luogo che di t·egola è scelto p er infiggere il miringolomo è il quadrante posteriore inferiOI·e o anteriore infel'iore; per fare uscil'e le ma~se secrete tenaci giovano le iniezioni di acqua st~lala ('/ • •; .) tiepida attraverso il catetere. I tentativi di mantenere aperto il foro faLlo nella m11mbrana del timpano sono tìnot·a rimasti infruttuo8i. Le cauterizzazioni con l'acido solforJCo concentralo(mediante un piccolo piummacciolo) sono affatto da rigettarsi. d) Le grandj speranze che aveva fatto concepire la te-
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notomia del muscolo tensore del timpano non si sono puntoconfermate. Il processo operativo gia proposto dal WeberLiel è s tato variamente modificato; il miglior tenotomo è quello dello Schwartze; se la incisione deve esset·e fatta al· segmento posteriore o anteriore della membrana del timpano, ciò dipenderà dalla configurazione del condotto uditivo. e dalla posizione della membrana del timpano. Presentemente alla tenotomia non è da rifiutare ogni valore, ma non bisogna lltll·ibuirle molla importanza; la difficoltà diagnostica
di un accorciamento non complicalo del tendine Lensore deve meLtere in forse l'avvenire di questa operazione. e) Sugli effetti di rendere mobile la staffa e sulle operazioni proposte, dopo g-li incoraggianti tent.ativi del Kessel, poche altre osservazioni sono state fatte. j) In quanto al tratt11mento della suppurazione o dei polipi, al neltamento con ovatta asciutta sono preferibili le schizzetlàture d'acqua e certamente nelle mani dei profant e dei medici poco esercitati, mollo meno pregiudicevoli; ma poi deve prevalet·e la massima di schizzetlare meno che è posE'ibile. Contro lt\ secrezione marciosa viene sempre in prima linea la questione degli astringenti; le opinioni degli a utori sulla efficacia curativa dei singoli astringenti sono mollovarie, (acetal9 di piombo, solfato di zinco, acido tannico, solfato di rame); solo sopra la favorevol e e in dsti casi s icura azione del nitrato d'argento in soluzioni caustiche, se-· condo ·i) metodo dello Schwortze (1:'10 con successiva neutralizzazione) quasi tutti gli otojalt•i sono d'accordo; piu tardi, quando la suppurazione si é ridolla a poco, giova l'allume in polvere, ma, per evitare le concrezioni ; solo in minima q11antità. Lo Zwiche trovò in casi inveterati mollo· efficaci le schizzetlature di sublimato cot·rosivo ( 1:1000 d'acqua) e le consecutive instillazioni di solfato di ram&· (0.10: 30). La tintura di jodio allungala fa sparire talora rapida mente le piccole gt·anulazioni; l' jodoforme, a cagione della sua proprieta irritante non ha avuta alcuna estesa applicazione in otojatria. L'acido salicilico (0.8-2.50:50 ana,~ spi r ito di vino e acqua) favorisce, come il cloruro di piombo,.. anziché moderare la secrezione; .è per questo di ineslima- .
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IUVISTA Dl TEilAPEUTICA
bile vnlot·e l'acido bor ico , segnalamente in pol vere; anche neg li s tati acuti non irrita; contro le suppurazioni del condotto uditivo esterno, an(:he quando la pdle è mollo sensibile, l'autore non conosce mezzo miglior·e dell'acido borico in polvere; le s uppurazioni dell'orecchio med io, se con piccola perfor•azione, sono più sicuramente guarite col m etodr> caustico dello Schwartze, se la perforazione è piullosto grande con l'acino borico. Le granulazioni ~i tolgono, ollrechè mediante il galva noca ule ri o, an c he m ollo bene con un11 cucchlaia tagliente fle~sibil e ; come caus liC'i sono opportunamente impiegati il nitrato cl'tu•gento, la tintura d'oppio e l'alcole r ettificato; per asportare i g1•ossi polipi s i usa per lo più il laccio del Wilde; mollo importan ti sono le cauLe· rizzazioni regolarmente ri petute della r adice del polipo (con pietr·a infernale fusa in una sonda). g) La spaccatura chiru1•gica della apofi si mastoide ha trovato molta considerazione. Mentre per una parte degli autori non ha che la indica zione vitale, per altri è indicata anche quando vi è solo un supposto pericolo di vita; anzi alcuni vanno tanto ol t1·e da proporla come profìlallica, ma contro questi sta il pericolo grave della oper azione fatta sull'osso sano. Nei casi di raccolta mar·ciosa nell'apofis i mas toide con infiummazione ocula la oper azione non de '.le essere indug iata fino alla comparsa della piemiu o di sintomi di irritazione cerebrale; nei fan ciulli s i può esser e meno pronli che neg-li adulti, poichè non r·a 1'a mente in quel!i, secondo la esperienza dell'aulo!'e, forli infiammazioni acute dell'apofisi mas loide con o senza espulsione di un sequestro guariscono con l'ordinario trallamenlo, anche se erano già comparsi dei fenomeni cer ebr·ali. 4. Orecchio interno. - Nella cura delle malattie del· l'apparecchio ne1·voso, il passato decennio ha fallo pochi pt·ogrcssi. Alla elellt·icità, g li otojatl'i si accordano in generale a negare ogni valor·e terapeutico; l'azione della slricnina e quella dell'joduro di potassio sono sem pre molto mal sicure; il nitrito d'amile in alcuni casi di r umori subie ttivi mostr·ò buoni effc:tli, ms a dir ver o passeggieri, e non ha tt·ovato altt•a applicazione.
653
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA
Da.tt •ta.tlstiol •ullo •tato JJ&!lltarlo del B. E•erolto nell'a.nno 1882. - (Deùolli dal Giorn. Milit. U..(Jlc., p. II•). Forza media = 195,000; essa media fu superata nei mesi da gennaio ad agoslo, colla massima in febbraio (217,!100)• la minima in dicembre (lfl2,000J. Le giornate d'assegno (71,301,000) ascesero in me.Jia a circa 6 mil ioni al mese. li p r imo gennaio erano de::renli negli spedali 3:l67 intlividui di truppa, t323 nelle infermerie di cot•po; vale a dire in totale lf35 (:2:9 O,'oool della forza; il 31 dicembre i rle~enti erano negli s pedali 3.t n, n elle infermerie 10.n, cioè in lo la le 1/3~ (30 Ofooo) della fot·za. La media dei de).!enti giornalmente in cura nell'anno fu di 36 Ofooo della for za r27 negli spedali , 9 nelle i n fermet•ie). Complessi vamenle i maiali giornalmente in cura a sce s et·o a 7000 (5250 nef!li ospedali, 17':10 nelle infermerie) dei quali cir·ca 1000 negli ospedali civili. La media dei deg enti fu superA~a dal febbraio a l lug lio, colla massima (-1 5 o,'ooo) in marzo, la minima (28 o,oool in g ennaio. Le giornale di malallia (2,597,000) furon o in media mensilmente 216,000: essa m ...dia fu supet•ala dal febbraio all'agosto , colla massima (303 ,000) in marzo; la minima (t46,000) si ebbe in novembre. Og-ni uomo ebbe nell'anno in media 13 g iornale di malallia ('IO da ospedale, 3 da infermeria). Gli ammala li dati ginrnalmente da 1000 uomini furono ! ,33, e quindi 850 all'anno .... 17 su venti. Si sarebber o avuti 455
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• ·6i)i.
RIVISTA
ammalali al giorno in lutto l'esercito. Giornalmente rientrarono dai luoghi di cura ai corpi 2,16 individui per 1000 della forza, e quind1 in tolàle 422; i86 su mille nell'!lnno ..... vale a dire t8,5f'l0 degli entrali .... Gli usciti dai luoghi di cura stanno agli entrati nella proporzione di 98 per 100. La media delle entrale fu superata noi s~mestre da febbraio a luglio, colla massimu (3,29) in febbt•aio; la minima ricorse in dicembre (1,75). La durala media delle malattie fu di giorni i7 (23 per gli ospedali, 9 per le infermerie). Su 85,000 entrali nelle infermerie 15,000 furono traslocati agli ~pedali. ... circa il 1i o;oo. Defunti. - La media ann ua in rappor LO a 1000 della forza ascese n 9,35, con una media mensi le di 0,78, che fu superata nel quad rimeslr e ùa febbraio a maggio, colla massima (1,40) in febbraio; la minima si ve1·ificò in gennaio (0,55). Pet• 100 curati negli speciali si ebbero 1,74 morti; complessivamente per gli ospedali <' le infermerie la mortalità ·fu di 1,30 o;oo al mese, media superata dal febbraio al dicembre (colla massima (2.42) in febbraio, la minima (0,80) in luglio). I morti nell'anno nei luoghi di cura p er 1000 della forza sommarono a 7,80 ...... 83.66 o;oo m orti; fuori dei luoghi d i cut•a f ,55 .. .• 16,34 O.'oo morti. I morti per causa nola (ed indicata nel bollettino) furono circa: 7j w; di essi morirono negli stabilimenti militari per tubeJ•colosi 9 su 100 = 0,55 o;ooo della forza; per affezioni tifoidi 24 o;oo 1,47 pet• 1000 della forza; per influenza malal'ica 1,60 = 0,09; per s uicidio 3,83 = 0,39 per mille della forza. P er le forme lifoiùi la media mensile (24) fu superata dall'agosto al dicembre, colla massima in dicembre; la minima s'ebbe in gennaio.
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Dedu:~ioni.
Il mese dt febbraio (forza massima- prima incorporazione -delle reclute) è il più funes to, sia pel maggior numero dei
ll l
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DI STATISTICA MEDJCA
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malati, che pel maggior numero di morti e maggiore mortalila l'a p porto ai malati. l mesi di gennaio e diMmbre (forza minima - ossivero recentissimo arrivo alle armi) sono i più fortunAli, sia pel minor numero di malati, che pel minor numero di morti. Il mese di luglio a ccenna ad una patente minor gravezza delle malattie, essendo minimo il rapporto dei morti ai maiali. Gli effetti del primo incorporamento, l'aumento numerico e le condizioni d'agglomeramento conseguenti, banno (mese di febbraio) la più polente e potente influenza sulla morbosiLà e mortalità..... Ne sono controprova i mesi di gennaio e B. .dicembre.
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Della leva sul glovant .nati nell'anno 1881 e vicende del R . Esercito dal l ' ottobre 1881 al 30 settembre 1882. - Relazione d"l tenente generale FEDERICO TotmE. (Ministero della guer1·a -direzione generale delle leve e truppe). Sono lunghi anni che l'illusl•·e genera le Tor re direttore generale pelle leve e t1·uppe al Ministero della guerl'a, è solito far di pubblica ragione i dati t•elutivi Alla leva annuale ed all'esercito, dal punto speciale di vista del reclutamento .. Quelle apprezzale, diligentissime pubblicazioni hanno il merito d'una c>sa ttezza di 1·ei ma tematica; dànno agli studiosi della mate1·ia delle n ozioni pr eziose e compiute e costi tuiscono al poslutlo la quasi esclusiva fonte da cui possono tra1·si quei dati di J'iscontro che valgono a delucidare alcune delle condizioni sanitarie e delle noslt•e popolazioni e dell'eserci lo. Per ragion i più che altro amministrative il periodo annuale dall'egregio autore adottalo, r ende ~iffìcili, è vero, i rafft•onti internazionali.. . .. Esso r·isponcle, giova però riconoscerlo, alla necessità di intt!ro dimosl••ar e l'andamento delle operazioni eli leva, e ciò spiega la scelta di esso periodo, benchè dal punto di vista statistico e pJ•eci st~ m enLe medko-slalistico facciu sorgere una diffìcollà pei r afTronli specialmen te coi dati delle !:ilalistiche estere. Mettendovi
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA
però in riscontro le cif('e mensili che il Ministero della g-uerra pubblica sullo stato sanitario dell'esercito (Giornale Militare, parte 2•), é possibile completare i raffronti e trarne cosi quasi intero quell'utile, che una sì egregia pubblicazione può raggiungere pure dal punto di vis ta medico.
Dall'ultima relazione statistica sul reclutamento e vicende dell' esercito (dali• ottobre 1881 al 30 seltembt·e 1882) togliamo i seguenti dati, aventi uno speciale significato dal punto sanitario. Alla leva del!a classe 1861 concorsero, attuale le cancellazioni e reltificazìoni tutte, inseri tti N. 297712. Ne furono riformati 82771 (27,8 p. •/.), 27ti60 (9,39 p. •j .) per difetto di statura, 55111 (18,51 p. "/.) pe1• infermità ed imperfezioni. Le malattie ed imperfezioni più salienti che diedero luogo ad esse rifor·me, furono; Debolezza di costituzione . . . . N. 27294 ' )l Oligoemia e cachessia. . . . . 1613 )) Vizi dì conformazione del torace . . 1416 ' Gibbosità e deviazioni della colonna vertebrale 954 D Rachitismo . . . • . • . . . . . 279 Divergenza e convergenza dei ginocchi 202 , 511 Deformità dei piedi . . . , 278 Cretinismo, idiolismò . . , 2919 Gozzo e collo voluminoso. Alienazione mentale. . • 63 Epilessia) corea, convulsioni. 155 , 60 Paralisi diverse , 110 Mut{))ezza • • Balbuzie . . . 147 Sordità . . . . Jl 90 Otite secretiva • Il Ha Carie e man :anza di denti • 1!)4, Mancanza d'un occhio . . 252 Il Blefariti, congiuntiviti, cheratiti. 115B 42
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))
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RIVISTA
Miopia . I permetropia. Asti gmalismo Varici e cirsocele. Ernie . Ragt~di e fistole anali
lpospad ia (!).
N. Il
• Il
,
•
, • ",
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192 29 8 1525 3905 1L
39
Atrofia e spropot·:.done arti 956 104 Artrocaci. Il 1216 Calli deformi, lussazioni, ecc. Manconza membt·a, dita . . " 373 Cumulo di più malallie e malattie non determinale dal r egolamento . . . . • . . . " 171 Dei 82771 riformati, 2477 lo furono in rassegna speciale ai Distretti e Corpi (2401 per infermità, i6 per mancanza di statura). l rimandati rivedibili alla prossima leva furono 49259 (dei quali 1960 dai DistreUi e Corpi in r assegna speciale); 9336 per difetto di statura, 37789 per infermità presunte sanabili.... Nella proporzione complessiva di 16,55 p. ·t. inscritti. I proposti a rassegna speciale dai Distretti (2219) e Corpi (2218) ascesero a ben 4437. Le proporzioni esll'eme p. "!. di riformati, risultano dal seguente specchietto (per provincie).
.
Minima delle r1forme
Vicenza Ravenna Pisa Treviso Modena Forli Lucca Verona Parma Ferrara Media
~
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Riformati
Rivedibili
Totale
14,1.0 16,56 11:1,68
13,90 12,85 14,13 15,65 13,72 H- ,88 11,38 8,92
28,00 29,41 32,81 34,45 33,43 33,88 30,67 28,66 38,66 35,85 44,35
18,80 18,71 19,00 19 ,2() 19,74 20,52 20,64 27,80
18,14 15,21 16,55
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BIBLIOGRAFICA .Maaaima. delle riforme
RHorma~i
Rivedi bili
Totalu
53,42 Girgenti 33,17 20,25 20,90 M,15 Sassari 33,25 19,41 52,75 Messina 33,31 34,77 17,25 52,02 Cagliarii Udine 34,96 15,99 50,95 5() 21 36,24 19,97 Cosenza. ' 36,26 19,62 55,88 Catanzaro Bergamo 36,fì2 11,29 47,91 Reggio C.• 40, 14 18,63 58,7ì Sondrio 41,31 10,22 51,53 Concorsero alla leva 2~56 giovani già al servizio: Ufficiali 203 -Allievi d'istituti militari 187- Volontal'i ordinal'i 2066. Concorsero inollre a complelal'e il contingente 9{.9 volontari d'un anno; ollen nel'o ritardar·e il servizio a l 26• anno N. 292 (e tra questi 47 s tudenti di farmacia, 16} di medicina), dei quali però 49 furono riformati e 102 rimandati alla ventura leva. Gli studenti rilat·dalari di leve anteriori sommarono a580. I renitenti furo no !J25 (3,'11 p. "/,\:Genova diede il N. massimo (13,2i), ()Uindi Napoli (12,70) e Palermo (11,71); il minimo fu dato da Ravenna (0,25), Fot•li (0,23), Firenze 10,22) . ... 'Il circondario di Lugo non diede, come già nelle leve an-tecedenti, alcun renitente. Ben 196 mandRmenti non poler·ono saldat•e il contingente di i • catego!'ia, essendosi così in complesso verificata una deficienza di 888 inscrilli. Il contingente di 1• categoria, residuossi quindi a . . . . . . 6H12 Gl 1. as!>egna L'1 a 11 a -9• furono . . . . . . 331.·-'>9 152631 Furono ascri lli alla 3' . . . . . , . • 55:390 Di essi inscrilti sapevano leggere e scrivere il 49.89 p. 'fo. Id. id. sollanto leggere 2,37 , Id. et·ano inalfabeli affallo 47,ì4 , Il minor numero degli inalfabeti spella alle provincie settentrionali- Pi·emonte, Ligut·ia, quindi Lombat•dia e Veneto; il m~:~s!=<imo al Napoletano, nlla Sal'degna ed alla Sicilia. Della classe licenziala nell'anno (classe i S;,fl) sapevano leggere e scrivet•e 92,04 p. •J.; sapevano appena leggere od .erano illetterali i ,96 p. ·; •.
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RIVISTA
Statura (degli inscrilli): Min ore di metri 1,54 - 8,00 p. ·t. ltl. )) 1,56 - 5,84 )) Statura media dei misurati. . metri 1,62 , 1,64. Id. degli idonei . . . . . . Principali assegnazioni ai Corpi: Granatieri 620 - Alpini -· 2836 - Be rsag lieri 5122 Cavalleria 4i05 - Artiglieria 658:i - Genio 1808 -- Carabinieri RR. 1514 -Compagnie di sanità 384- Fanteria 32f>58. Dal i' ottobre 1881 al 30 settembre 1882. Furono ascriLLi inoltre all'esercito: Volontariamente (volontari ordinari - passagg i di categoria) . . . . . . . . . . . . . . N. 2256 Cominciarono il servizio quali volontari di un anno . . . . . . . . . . . . . . . . . 1006 " Nel luglio t882 furono ammessi volonlal'i d'un , 678 anno . . . . . . . . . . . . . . . (dei quali per ritardnre al 26' anno) . . . 281 781 Si pr·emunil'ono (dichiar ati inabili) . . . . , , 2117 Il 30 setlembre 1882 rimanevano ritardatari . •1178 Furono ammessi nei repar•Li d'istruzione . . Portarono a termine nell'anno il c<•I'SO d'istru699 zione . . . • . . . . . . . . . Furono concesse raffer·me d'un anno . . 1324. con premio. . 16.0 Id. id. I ruffer mati, alle armi, con premio ascesero a 13670 I godenti del caposoldo furono . . . . . " 13830 Occorsero nell'estiva ed autunnale stagione diverse parziali e Lemporarie chiamate e richiami alle armi per istruzione: ))
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DeccdoU
Riformati.
C0Dilll&11
Di 1• caleg. di fanLeria4007i (86,89';,obbligati) Classi di ('a valleria . 5525 (87,45 .,, ) Prima parte della 2' categoria . . 16079 (88,30 ) Seconda parte della 2• categoriu . . 9951 (92, 18 ) a· categoria . . 11035 (80,13 ) Graduati di truppa 993 (85,53 ) ))
.
))
))
.
))
))
314 27
317 54
68
231
31 58
122
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8~
B!DLIOGI~AF1CA
66·1
Nel corso dell'anno statistico fecero passaggio: Ai Distretti (da altri c01·pi). . . . . . N. 602 Alle Compagnie di sanità . . . . . . " 205 Dalle Compa gnie di sanilà ad altr·i cor pi '' 68 Ai Veter·ani ed In validi . . . . . . . " 10 Nell'anno statistico furono congedati per rimando N. 4316 individui (67 sottufficiali - 186 caporali), compresi pe1·ò 1476 di leva, che ritardarollJ) la venuta alle ar·mi e i già indicati di coloro che vi vennero per l'apnuale istruzione (tra i quali 879 dj 2', 20.\ di 3' categoria). Risultarono inabili per malattia in e per servizio N . 62; per ct~use indipendenti N. 4285. (Furono30 i riformati appartenenti alle-compagnie di sanita). Le essenziali malstlie che motivarono esse riforme furono: N. 619 Deperimento della costituzione Oligoemia e cachessia » 229 Cretinismo·. . . . " 32 )) 65 Alienazione mentale )} 69 Epilessia . . )) 21 Gibbosità e deviazioni vertebrali. )) 42 Mala conformazione toracica • )) 55 Gozzo e collo vol uminoso Tubercolosi polmonnle )) 390 )) 593 Lesioni polmonali )) 185 Vizi cardiaci . )l 120 Carie e n ecrosi . . • 37 Fistole ed ulceri fistolose Il 292 ·C alli def'ormi, lussazioni, ecc. • )) 1o Carie dentale . . . . )) 73 Congiunti viti, che l'Ali li Il 23 P erdita d'un or-chio )) 82 Malattie oculari diverse . )) 45 Miopia . . ll 3 l permetropia . • i Astigmatismo. Il 39 {)lite cronica . • 7 Sordità . . )) 602 Ernie. . . Più imperfezioni aggravantisi. • 19 45 Malattie non indicate negli elenchi ))
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RIVISTA
F urono pu!'c acconiale, a se~uilo d i ras~ egna, 2~23liccnze· di convalescenza 115 delle Compagnie di sanilà). Furono collocali a riposo e giubilati N. 222, ed ammessi a pensione per rifor ma N. 26. Deceduti: Totale N. 1897 - sollufficiali 124, caporali 120, soldati 1653; per causa di servizio 29, per infor lunii 52, uccisi i6; p er suicidio 86, con at·ma da fuoco 73. L a media dei suicidi asceso a 0,42 p. 1000 della forza, colla proporzione di 0,1 i. nella Cavalleria ed Alpini, di 0,20 nei Bersagliet•i e nel Genio, di 0,2 1 nell'Artiglieria, di 0,34 nelle scuole mililar·i, di 0,47 nella F anteria, di 0,49 nei Distretti, di 0,92 nelle Compagnie eli disciplina e slabiliment.i penali, e di ben 1,11 nei Carabinieri RR. Negli individui a menu d'un anno di servizio furono 13, da i a 2 anni 21, da 2 a 3 if>. Le malattie preeminenti come cause dei decessi furono: Morbillo . . . . . F ormo tiroidi . . . . . . l nfezione malarica . . . . Meningite cerebro-spinale . Affezioni polmonali. . Media generale • ·. F anteria . B et·saglieri Artig lieria Compagnie di sanita .
N. 11H » 37i »
38
,
9 » 631 N. 8,82 p. 1000· • 9,76 " ) i1,20 » n 10,02 • 9,06 •
,
Massima - febbraio e marzo. Minima - novembre e dicembre. Disertori (nell'anno): Soltufficiali 28 - caporali 24 -- soldati 832 =Totale 88+. (Delle Compagnie di sanita 2). Nel mese di agosto furono mandati in congedo illimitato:. N. 51607 (delle Compagnie di sanità 500). 1l :m seltembre i.882 si avevano a ruolo: E sercito permanente:
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BIBLIOGRAFICA Ufficiali Sottufficlali Caporali Soldati
Totale Tru ppa
Totale generale
S olto le armi 12228 '14034 21324 126988 162346 174574 I n nspetlaliva 174 174 2731 Di comp!emen. 2731 In con~edo illimitato . . 5i28 54135 477916 537l79 537479 Totale . 15133 19~62 75459 60i904 699825 714958 Milizia mobile 12"25 4579 249H 300612 330038 3318()-2 Id. (di compi.) 439 1208 Servizio a usi l. 1208 36i9 Riserva. . . 36i9 Milizia territoriale . . . . a936 13753 41850 874463 930066 934002 T otale generale 25590 37794 142256 1779979 1959929 1985619 Erano alle classi di punizione 122 individui. Id. alle Compogme di disciplina 1114 (per infermità simulate fl)). Erano a gli stabilimenti penali 1441 (delle Compagnie di sanità 4). Alle compagnie di sanità erano ascritti : Sottufficiali 81 ~ Soli o le armi Caporali . 201 Totale N. H!O ) ) Soldati . . 828 (N '> 53 0 l · -· I0 0 d 1. 1 Sotlufficiali ~ ~.~etoo - Caporali . 930 Totale N. 4210 J lffih.o . . • Soldat1 . . 3204 Gli individui di truppa sotto le armi, erano r ipartiti: . N. 67544 F anteria . . . . Dis tretti . • . . • 10024 BaL.t aglioni alpini . • 5631 Bersaglieri , 11758 Cavalleria • . • 17760 Artiglieria ,. 17719 Genio • . " 4260 Carabinieri RR . • 19830 Scuole militari . • 2705 Compagnie di sanità. • 1110
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RIVI STA
Corpo invalidi e veterani . ,. Depositi cav•JIIi s l~lloni. Compagnie di disciplina . " StaiJilimenli penali, uommi di governo" Id. id. Carcerali. » Id. id. Reclusi . » Id . id. Reclusori. •
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240 i 257 3-H
328 361
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· I dali sovraccennati r elativi alla morlalitil presi cosi bruti, non possono a meno di fare una Lal quale imp1·essione, raffrontan Joli a quelli degli eserciti di alcuni pnesi d'Eu••opa. Ma se s i sommano morti e riformati, la spi'Oporzione si mitiga, ed oso dire che per alcuni confronti diventa quasi a noi favorevole. Ma v'ha di piu .... P erché le cifre s lati!'i tiche siano attendibili e rapaci eli pratiche dedllzioni è necessario contemplino e riassumano -tutti i coefficienti alli a slabilirH il vero valo1·e delle r elative numeriche espressioni. L'eser cito traesi dalla massa della popolazione civile, e d'una dala età; bisogna quindi per far dei confronti esalti stabilit•e pu•·e i riscontri tra le popolazioni c ivili dci diversi paesi, dedurne la probabilità media eli vita, l'e ta media, la mot•talilà m edia pel cur· rispondente periodo di etil... La popolazione militar·e non può a meno di ril"leLLer e in qualche misut·a le condizioni della civile. Anche la proporzione degli idonei sugli inscrilti, può esprimere con attendibile approssimazione il livello della idoneità richiesta, e più questo è basso di certo più ne saranno influenzali i ris ultati statislici sani lari m ilitari. Bisogna tener conto ancora di certe pat·licolat·ilà amminis trative..... Nei 12 mesi p. e. a cui si riferiscono i dati nella relazione Torre raccolli, noi abbiamo numerosi decessi occor si fuori dei luoghi di cura (precisamente il seslo dei decessi lulti). Se n tl addebiti pure una buona parte alle morti acciòentali, suicidi, ecc., ne resle•·a pur sempre una notevole pa1·te (e sarebbero i due terzi) deceduti per malattia. Ora questi decessi si può ben dire che quasi interi spellano ad individui mandati in licenze straordinarie di convalescenza, licenze che co me abbiamo notato ascesei'O a 2423 nei 12 mesi e fu,·ono quindi
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BlBLIOGRAFICA
in numero quasi eguale ai rimandi per riforma, e superior e -a quello dei decessi; e la proporzione dei decessi fra essi inviati in licenza straordinaria di convalescenza s'accosterebbe al 50 p. 1000..... Il temperamento è e~ualmente in uso nelle armate este1'e che prendonsi a rafft·onto? Non se ne abusa app(l noi svstituendole spesso inopportunamente alle r ifot•mc ~ Mentre da noi le morti per essa, più che medica fiscale misura, vanno imput'ale alla mortalità dell'attiviltW N o n le sono a vece in altri eserciti sollralle, calcolando essi individui o riformati o mandati in congedo temporaneo, ma in ogni modo non computandone i decessi a carico dell'esercì lo alti vo 1 Si mettano a calcolo simili circostanze, si assegni loro, -ed a molle allt•e (che qui non accenniamo, ma che pur sono influenlissime) l'importante coefficiente che loro spella nella valutazione della mortalilà, e forse allora se ne trananno ben più ponderate, di certo alquanto diverse pratiche deduzioni, da quelle che molli vollero trarre dalle nude cifre della BAnOFFIO. mortalità.
Sopra alcuni cui dl ginoochlo valgo, ouratl dal dott or ALESSANDRO CECCARELLI e SOpra la natura e trattamento dl questa deformità. - Memoria letta dal dottor FRANcEsco ToPAI alla socìela Lançisiana degli Ospedali di Roma. (Torino,Roma- Firenze, Ermanno Loescher, 1883). Sono quallro casi di ginocchio valgo operati con la nola -sua perizia e con esito fortunato dal pl'Ofessor Ceccarelli, dei quali rende conto il dottor Topai, aggiungendovi alcune considerazioni sulla palogenesi, suìla anatomia patologica, sulle ·Cauee, sui sintomi, sul trattamento di questa deformità. Esposte le diverse opinioni sulla formazione del piede -valgo che distingue in tre g1·uppi secondochè la causa è attribuila alla azione muscolare (mag~iore svilu(Jpo o forza -di contrazione del bicipite CI'urale) o ad allerazione dei )i_gamenU (relrazione del li o·amenlo lalet·ale esterno o rilao
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sciamento dell'esterno) o a lesione ossea (ipertrofìa del condilo interno, atrofia dell'esterno); dimostrato come anche intorno l'anatomia palalogica sia vi non poca divergenza fra gli auloJ•i, da ques to è indollo a credere o che le lesioni da· alcuni furono argomentale per induzione, ovvero che possano variare per specialità di circostanze accidentali. E a tale proposito riferisce che avendo avuto occas1one di Ta1·e l'aulossia di un bambino di 5 anni Hffetto da ginocchio valgo,. appa1·ve dall'esterno delle ossa la epifisi non aver preso. alcuna parte alla de viazione; ma divise le os;:a in lungotrovò che la diffe1·enza di sviluppo tra i due condili del femore dipendeva in parte eguale dalla diafisi e dalla epifis i e che la differenza fl'a i due lati non era tulLa dovuta alla scarsezza del condilo esterno, ma anche un poco all'accrescimento dell'es terno. Coll' Hueler fissa a qualtr·o i sintomi cardinali del piede valgo che sono: l'abduzione della gamba, la r otazione di essa in fuori, la ipereslensione, la scomparsa della deformità nella fl essione della gamba; ma avverte che il terzo non sempt•e esiste ed h& minore impo1·Lanza degli allri. Hispelto alle cause, dimos tra che la causa più freque nte e meglio accertala è la rachitide, ma 'èhe la deviazione può anche der ivare da cause mecc&niche, come l'ese1·cizio di alcuni mestieri che obbligano a stare lungo Ll:lmpo in piedi da pa1·alisi mu~colare, come per esempio la paralisi infantile. onde l'articolazione è abbandonala in uno stato di equilibr io inerte e si stabilisce una mag~ior p1·essione sopra un punto dell'articolazione che nel nostro caso sarebbe l'ester no. Da qui tre ipotesi sulla patogenesi del ginocchio valgo, ammissibili tutte e lt•e in di versa misura, che si distinguono con la denominazione di ginocchio valgo rachitico, ginocchio va lgo statico, ginocchio valgo paralitico, e conclude dicendo che il ginocchio valgo ordinariamente è rachitico, non di r ado statico, qualche volla paralitico. Venendo poi alla cura del piede valgo, dopo avere passato in r ivista i var i metodi proposti incruenli e cruenti, osserva che il metodo dell'Hueler che consiste nel fleller·e il ginocchio finchè la deformita sparisca e fissarlo in questa posi-
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zione, quando anche mantenesse le speranze concepile da~ suo autore, avreube sempt•e l'inconvenien te di r·icltiedere un tempo lunghissimo obbligando per lutto questo te mpo l'm·licolazione in flessione forzala; e che lo stesso é du dirsi di quello del Langenbech ( recisione del lignrnenlo latet·ale esterne) il quale ha inoltre Il pericolo di lasciare l'at' licolnzione mal ferma e di esporre alla aperlut·a ùellu articolazione. I metodi di raddrizzamento lento non potrebbero eseguit·si che n e i rachitici di tenera età, in casi di deviazione poco estesa e anche questi richiedono mollo tempo; cosi pure il . radòrizzamenlo is tantaneo con le mani o con strumenti (osleoclasia) non potrebbero mettersi in opera che nelln stesse condizioni, non senza pet•icolo per lo. violenza dP.lla manovt·a di danneggiare l'articolazione, ollt•e la difficoltà di fratturare l'osso precisamente nel punto volulo. Quindi, conclude, non r esta eh~ da decidere tra l'osleolomia lineare e la osleotomia cuneiforme; ma questa è pii.! semplice, più facile, scevra. da pericolose consf'guenze, mentre l'altra non sempre è andala esente da g•·avi complicazioni, ed egualmente conducente allo scopo, pet·ciò, la scelta non può esset·e dubbiosa. L'altra questione se s ia meglio praticare l'osteolomia del femore O della tibia é I'iSoluto nel modo il più semplice erAzionale in queslo modo: se la causa della deviazione s i tt·o vi esclusivamente o con pt•evalenza nell'uno o nell' allt·odi questi ossi, su di esso dovrà eseguirsi la operazione, su ambedue se ambedue prendono eguale o quasi eguale pal'to alla deformità. Quindi il dott. Topai espone un metodo suo pt•oprio per · misurare il grado della de.viazione che crede piu semplice e più sicuro di quelli fin qui proposti: • M es~a la gamba in fotzata flessione sulla coscia furono ricercate l'estremità• inferiori dei due condili femorali e dall'una all'altra fu tirata una linea sulla faccia anteriot•e del ginocchio, così da a vere la base dell'at•ticolazione. Quindi distesa la gamba fu disegnata al tra linea dall'uscita dell'arteria crurale al mezzo del ginocchio fino a toccare la prima linea; altra ne fu tt·acciata dol punto d'incontro delle. due fino alla articolazione-
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tibia lat•sica a distanza med ia fra i due malleoli. Dopo ciò fu applicato. un semplice goniometro di amianto a mi· UI'are l'apet•lut•a d ell'an~olo formalo dalle due hnee seguenti l'asse tli gr avi là del femot·e e della libia. Quindi fu applicato il go· niomelro sulla apertura dei due ang-oli formati all' esterno da c')Ues te due linee con la pr·ima inJicant.e il piano dell'articolazione del g inocch io e s i ebbe la mislu'a dell'ang-olo dell'asse di g ravita del femore con la base del g inocchio e dell'angolo ùi questo con la t ibia ''·
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Sulla pre1ervaztone dell'uomo nel pae1l dl malaria. Rchnione del Pt>of. Deput. CoRRADO To ~t~t A St CRUDELI. (Ministero d'A[j7'icolt. lncluslr. e Comm. - Annali d'A gricoll. 1883). Ricot•dalo come il boniflcamen lo dei terreni malat·ici bi possa concepir e nei due modi, di sospensione cioè dello sviluppo e moltiplicazione del fermento; e n ell'altro di renderai impossibile esso svi luppo modificando la, composizione del suolo; accennale le condizioni ind ispensabili allo sviluppo dei principi malarici (temperalul'a media- 20• -, moderata u rniù ilà, azione di r etta dell'ossigeno sugli st•·ati ma larici) e come solo possansi alcune (le ultime due) artalamente eliminare ; passa ad ~ccennare ai mezzi pei quali è p ossibile ciò otlenere. Enumera quindi la ùonijlca idraulica appropriala alla qualità e g iacitura del terreno ( canalizzazioni - disboscamenti b enin lesi e melod ici - fognatura profonda), ma nota e ssere mal sicura; la bonifica idraulico-atmo~ferica (aggiungendoci m ezzi idraulici, l'azione ricoprente delle colmate, con terra n on infetta, mezzo chA anche per sè solo può valere in alcuni casi, citando in proposito i risultati ottenuti sul terreno mala rico da lla fabbricazione nella nuova Homa) , che però essa pure r. o n sar eLbe s icura, n è sicuramente stabile; le bonificl•e s tabili (per chimica modificazione del suolo) colla coltura inlensioa, che se spesso non riesce d'un s ubito (specie peli o sconvolg imento che necessita del ter1·eno ) , fi nisce ,
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quanùfl ben intesa e con sapiente cura bene appropriala alle condizioni del suolo, a dare sempr·e eccellenti risultati. Si fehcila di poter· notare cl1e il progetto di lel-'ge presentato dal Mini!i>lero pel bonilicamento dell' agr•o l'ornano avrebbe appunto il merito sommo di lasciare la pt'oposta dei m ezzi di rin~anim ento a chi ha la conoscenza esalta delle condizioni dei singoli terreni da bonificare, facenùo procedere di pari passo la bonifica idraulica e l'agraria, appr~ priate a cin!':cun caso speciale. Però bisogna tempo e mollo per oltenet'e comunque effetti _utili e durante il perioio di transazione è pur necessaria la presenza degli agr icoltori sul posto; è quindi necessa t'iO ricercare i mezzi di preservazione dall'aggressione della malaria .... li relatore si apre così l'aùilo alle relalive pr'oposte. Rammenta primamente il costume di sollrar·si alla malefica saturazione dell'aria nel primo mattino ed alla sera; ir veslire piuttosto greve; la buona e roborante alimentazione: questi mezzi devono continuarsi per qualche gior no anche allontanandosi dalla località infestata , ond'abbiano efficacia preservativa, essen.lo lenta e tardiva l'eliminazione del fermento malarico. Ma non bast·ano nei luoghi gravemente infestati; qui sono utili le abitazioni elevate sul suolo (su piattaforme, su fabbri cali o massi di qualche altezza, sugli alli alber i, come gli l ndiani, e come adottarono i costruttori delleferrovie del Panama, ecc.); o tutte chiuse (si che, di nolte Specialmente, l'aria non pOS!:'8 scambiarsi che attraversoaperture nel o vicine al tetto, ecc.). Ma son mezzi non susceltivi di generale applicazione L'acclimazione però, per quantunque con pe1·dile dolorose, è certo· che si acquista.... Bisogna quindi cer car modo di accelerar·la, di ottenerla coi più scarsi sagrifici possibili, aumentando. -arta lamente la resistenza organica. Per ciò ottenere bisogna che i mezzi siano di facile applicazione, economici ed a neo non disgustosi. Tale non é il chinino a, r efralte dosi preservative;tali non sono i silicati e benzoati al· calini; La li non sono gli alcoolati dive t'Si e tra questi il rinomato· che si otterrebbe dalle Eucalipti. Sarebbe a vece tale l'arsenico ed i suoi sali alcalini: essi valgono a combattere l'infezione quanto i sali chinici e tal fiala valgono là o ve questi non valgono.
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Fra lulli i modi di somminislrazione trova egre):!io quello delle gelatine, alla De-Cian di Venezia, che costituiscono foglinlti di 50 quadl'elli facili a slacct.wsi separalamento e di cui ognuno contiene 2 milligrammi d'acido arsenioso od ar"Senilo di soda. Cita alcuni risullali P.Sperim enlali J·accol ti fl n dal 1880 e ~pecialmenle quelli riferiti dal dollore Ricchi, e praticati sul p~rsonale delle fe1·rovie calabi·o-sicule nel J881, ed i faUi dal Visocclti raccolli nella vasta tenuta Giaròino nei pressi del Jago Salpi. Ramm enta essere stata sua intenzione fure delle esperienze comparatil!e sugli animali, infeltandone alcuni mediante la inoculozione del sangue di ammalali di febbre perniciosa; ma pe1· ora n on avea potuto su ffi cientem ente estender e essi esperim enti per l r~illimAI'e fondate deduzioni. Lo scrillOI'e finalmente cunclt iude inlercs$ando il ~t inislero d'ogricoltu1'8 n vole1' ollene1·e l'appoggio dei colleghi dell'interDo, della guer r a, delle fìrwnze e della pubblica i struzione, perchè l 'esperimento dc"tl'efflcacia p1·eservativa degli ai·senicali si faccia in grande, estendendolo alle guardie di pubblica sicurezza, ai canr.binieri, ai soldati, alle guat'tlie finanziarie ed archeologiche dimoranti in pnesi infestati dalla malaria. A consla lare l'innocenzn dell'esperimento cita l'ol>ituJtne dei contadini Sli1·iani ùi masticar l'arsenico. Se si hanno, rarissi mi però, dci casi d'o. vvelenamento è perrhè eccedono nella d ose.
Sul propo!<ilo degli economici e fa cili mezzi ad impiegarsi ricorda qui il faci lissimo ed economici ssi rno arrlifebbt·ile testè accennnto dal Magliel'i (i), cioè la decozione di limone. Tra le sostnnze non volatili che il l imone contiene forse è aJI'e~peridina ed nlla limonina (che ~pecialmente esiste nei semi), eire è dovuta l'ozione medicamentosa. Checchè ne sia, varr ebbe di certo la spesa di esperimentare un cosi innocente, facile ed economico medicHmento. (l j 11 mezzo il anlico assat dt ceno, g•ncchè quando !! caro prPUO del ch !nino e, ben più che oggi li non siano. gli scarsi snla r i impedtvano ai contadini delle ptaoure lombarde co!ti,·ate a risaia di far uso di qu~l!o, -H decotto di l tmone era largamente adope ralo.
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Con tutt.a ragione nola essere sommamente importante t entare di debellare sl in tenso nemico. E pel mole dirello cl!e prod uce, contro il quale fortunata mente per ò si hanno <>ggidl mezzi effi caci; e pella g ravissima influenza indiretta clelia degradazione fi s ica dei colpili e della degenere ripro-duzione conseguente della specie. Si incontreranno os tacoli d' ogni genere e non ultimi lo scetticismo di molti medici, i pregiudi1.i contro lo spacentoso medicamento. Imporla lanlo ·più quindi r accoglier e falli probalivi accennanti alla pos s ibile soluzione del doppio de!3ider alo « impedire od attenuar e l'infezione, curat·la facilmente, economicamente •· Falli certi dell'efficacia e dell'innocenza del proposto mezzo, solloporlo alla più vas ta possibile popolare esperienza. Ricordia moci , cosi termina la interessante Relazione, che non fu la scienza che scoperse la china, fu la contessa Cinchon che divulgò con m·dore nel mondo civile un'e!'perienza popolare dei Peruviani. Dalo cosi un fedele per quanto r op ido sunto della Relazione dell'egregio med ico, ci sia permessò fat• voti perché la sua voce sia a scolla ta ed il proposto mezzo largamente esperim enta to. La necessità di tentare di preservare i soldati ed impiegali mililari astretti nella s tagione estiva a soggiornare in luoghi infestati da lla malaria , fu sr>mpre s entita dalla superior e autorità mili tare, e <'On non lievi sagrifìci ha sempre tentato di ottAnere di iniJl•!rli r·e od olmeno minorare e ssa malefica influenza . . 1 preparati chinici in pillole , in cartine, s temperati negli alcooli arom a ~ici furono i mezzi più comuraemenle usati , com ccchè in spira~sero maggior confidenza. Ma ollrecchè di no n lieve cos to, e di inloller·abile onere alle ma,.se dei corpi, non produsser o cons tatati buoni etfelti. Non s i c1·edei'ebbe quale ripulsione il disgu;, to ed il pregiudizio suscitano; quali cure minuziose (che freque ntemente non s i riesce ad ottenere) richiedansi per indurre la genel'alità dei soldati a sottomettersi a s i tenue prova. Il vino chinato s usci ter ebbe ~inore avversione, ma non parve a bbas tanza efficace. Quel vmo medica to che il Selmi otteneva fosse s u larga scala sperime ntato l'anno scorso, era esso pure di prezzo abba-
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stanza elevalo, sicc!Jè fu gi uocoforza limitare il tempo dell'esperimento, ed in parte forse anco per ciò risullò di ben dubbia virtù preservaliva ... E poi se fosse riusci to si sarebbe dovuto con non lieve onere acquistarne il segreto. L'arsenico ed i s uoi sali alca lini (forse più pregievoli pella modal ità dell'esperimento) hanno u vece minimo valore, ed anche sollo la proposta forma delle gelatine litolate sarebbero comparati va mente sommamente economici. La virtù curali va di essi prepara li é indiscutibile : logico scientificamente è quindi sperat•e buoni effelli preser vativi, tanto piu che sta di fatto che dal liquot·e di Fowler gli inglesi alle Indie pare abbiano in analoghe condizioni potuto constatar e benefi ci effetti. Al poslullo il mezzo usato colle semplici modalità suggerite, e nella limitt~la dose a prescrivere, sar à assolutamen te innocuo e di certo almeno potrà valere a sostenere l'attività digerente che nei luoghi e nella stagione malarica è così frequentemente alterata. Uniamo quindi noi pure la nostra povera voce a quella dell'illustrt:l med ico, perchè si tenti, si pl'ovi, opportunamente, con metodo, diligenza, ins is tenza. l falli meglio d"ogni scientifica induzione varranno col tempo a risol vere l' importantissi ma questione. BAROFFIO.
Il Di rettore
Dott. FELICE BAROFFIO col. med. Il R edattore CLAuDIO SFORZ A. Cap flano medfeo.
Gerente.
NuTJ NI F EDERICO,
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