GIORNALE DI MEDICINA MILITARE 1883 PARTE II

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SOMMARIO DELLE MATERIB CO~TEN UTE NEL PRE:>ENT E FASCICOLO.

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lllemorie ori~irutCi. Contributo allo studio del m orbillo nel r~gio ese1•cito italiano Memoria del dot tore Cervaslo Salvatore, capitano medico, letta nell'ospedale militare di P<Jrugia nell'anno ISS2 . . . . . . pag. 613

o:ivh•ta di ;.;iornnli llulluni ed EMtcrl. RIVISTA MEDICA.

De l plesso solar e nella febbre ti foidea. leven. Se~oi di cou ''aloscenza franca nella febbre tifoidea .. Varietà. benigna. e Jatenle dell 'empiem a. . . . .

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RIVISTA CHIRURGICA. Note chirurgiche sulle s uerre dello Zululand e Transvaal ISili e 1881 . •

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osservuioni sulla torma e moccanismo del cuore. - Macallater. " sullo spasmo delle vene. - M. Welss . . . . . . . . · · • Sperimen ti sulla trasfor•ua.zinne del pl'plone ndl'organismo. -

Seegen. . .

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RI ViSTA DI TERAPEUTICA La chinina ad alte dosi ne lla tifoide. Sugli aspir·a tori inicttatori, Riva • .

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Cura del1' 1leo tifo nell'estrcilo prussiano . . . . Esperienze MU lta medica tura di jodoforme e di LVr b:. uella d 111i..:!\. del prof. Esmarch . . . . . . . . . . . . . cura della febbre ti roide. . . . . . . . . . " Trattam ento <lell'eczem a dc ll tl maui c de.la faccia. . . ulct!re Il triclorofeoolo come i l miglior di~i nreur.ote delle ferit<• u • caugrenose . . . . . . . . . . . . . . . . . . i p~roCura de i tumod colle ini~1.iou i p;u·enchim:.to~e d 'o.cido • smico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . )l Jm p1ego dei liquidi per vincer<• i restringimenti uretrali 4 Tentativo di cu ra abortiva dell'Ileo-tifo. - Canlanl . . » La cura delle grauula~ioni congìuntivali col l cquéri ty . • Il jodoformio nella cura dell e mal attie polmonari . . .

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JUVlSTA. Dl CHIMICA. E FAR~IACOLOGIA.

FalsiJlcaziou e d el la radice di poligala virginìaua. - Charbonnler. • Il valore germi cida di certi agenti teraveu tici. - M. Sternberg. • Presenza dell 'a llantoina e dell 'asparagina nei tessuti dell e foglie giovaul. - Schulze e Barbieri. . • . . • . . . . . • • • "

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MEMORIE

ORIGINALI

CONTRIBUTO

Sirrnori o ,

In questi ultimi tempi piii che mai parecchi nostri collegh i han no J•ivolto la loro attenzione su una malattia che di frequente si ditTonde nel nostro esercito , Yogl io dire del morbillo: ed a voi certamente son note le pregevoli Relazioni su epidemie di questo mòrbo: perciò non vi avrei intrattenuti su questo argomento oggi che per turno debbo fare la mia lettur·a in questa riunione, sapendo di non poter dire nè più nè meglio di quello che in elette Relazioni venne espo3to. Ala io mi sento obuli gato o: parlarvene per la cura n me alfidata degli indi~ vidui morbillosi ricoverati in quest'ospedale nell'anno in corso, durante l'epidemia sviluppatasi qui a Perugia, tra i quali ammalati non pochi presentam·ono complicanze gravi e su 84. curati si ebbero a lamentare 13 decessi. Prima di pal'larvi di questa epidemia, vi prego di accordarmi licenza di dire poche cose in genere della malattia di cui ci occupiamo, perchè meglio possiamo intenderei sul con4:i-


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CO~TR IB UTO ALLO STUDIO DEL MORBILLO

celio patologico di essa, sul ,·al ore delle compi icanze per la loro specificità e quale polt'à essere il razionale metodo curativo: e ciò perchè qualche volta non solo ho int eso ma anche letto che il morbo in parola ripeteYa la sua causa nelle vicissitudini atmosferiche. Certamente queste vicissitudini atmosferi che quasi sempr·e inlluiscono a rendere più diffusa e più grave la malattia, ma non sono cause essenziali. Su ciò dirò ancora in seguito. Intanto dichiat·o fin da ora che intendo per morbillo, con la maggioranza assoluta dei buon i clinici e pa· tologi, quella malattia specifi ~a idiopatica, di natura contagiosa, qualificata da una eruzione a chiazze rosse, la quale è accompagnata da un catarro delle prime vie aeree e da una febbre, e causata probabilmente da parassiti (micrococch i). Della storia di quc>-La malattia non dico altro che essa fu conosciuta fin dagli antichi e che solo verso la fine del1700 si poterono avere notizie sicure di ,·ere epidemie morbillose e suflìcienli criteri per· difTer·enziarle da epidemie scarlattinose o di allre malallie. Come il morbillo ebbe origine e si diffuse se ne sa poco o niente. Ho accennaLo alla contagiosità e specificità del morbillo; perciò ad avyalorare questo asserto ricorderò il fatto che un ammalato di questa malattia, od oggetti a lui appartenenti comunque messi a. contatto con individui sani, parecchi di questi ammaleranno della ste!>sa malattia. ~fa gli allributi di contagio:;ilà e specificitil del morbillo sono pure dimostrati da risultati positivi di inoculazioni , iniziate dopo la metà di questo secolo da Home di Edimburgo e segui ti da eletta schiera di patologi sperimentatori di tutti i paesi. Il nostro Bufalini nel ~ 854- riferì i resultati delle inoculazioni praticate da lui e da altri distinti medici italiani e si pronunziò favorevole alla pt·esenza di un principio inoculabile della malattia che si trova nel sangue, lagrime, muco, saliva,

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NEL REGIO ESERC ITO ITALIANO

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sputo, contenuto delle vesclchette miliari, squame d'epidermide. Sebbene con questa lunga serie di esperienze si sia fatta ancora un poco più di luce sul processo morbilloso, pure non si è potuto assicurare anco1·a l'utilità della diffusione della malattia per inoculazione colla speranza di provocare forme lievi e prevenir·e quindi epidemie a triste indole; inquan tochè non sono tutti d'accordo quelli che studiarono con tale indirizzo l'argomento. Jorg e Yendt contrariamente a tanti altri asseriscono che il morbillo diffuso per inoculazione non ha affatto un decorso più lieve. Intorno a'quesla discrepanza di risultati non possiamo altro dire che essa nasce forse dalla inesatta ~~onoscenza per la determinazione costante delle condizioni per la inoculazione del virns, ed anche dal non essere cognite le cause accidentali, che possono spiegare la loro influenza sul decorso anomalo o grave del morbillo inoculato . In poche parole pet·chè sono inesplicate le condizioni della inoculazione del morbillo. Più sopra si sono dette le materie che hanno sen' ito di veicolo al principio contagioso, e con le quali praticando inoculazioni si riproduce quasi sempre la malatLia. Esse sono pure le stesse, che venute a contauo comunque con individui sani li fanno ammalare dello stesso morho dal quale sono state prodotte: e qui ricordiamo pure che il contagio si avYera anche tra madre e figlio durante la vita intrauterina di costui ; giacchè si sono verificati ca~ i di bambini partoriti con morbillo sviluppato e con esantema caratteristico, dopo che la madre poco tempo prima ne era stata inferma. l'tta qual'è la natura di _questo contagio, il modo di sua ditTusioue, le condizioni di smt esistenza, la sua durata, non è dato nello stato attuale della scienza, per quanto io mi sappia, rispondere con certezza. Tuttavia ricordo essere stato detto che il ~ontagio morbilloso


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CO~TRIBUTO ALLO STUDIO DEL MOJtBILLO

l! di natura parassitaria, micrococchi (mucor mucedo}, Hal-

lier. Ma Vogel contrasta risolutamente l'esattezza delle 0sserrazioni del primo. Le condizioni propizie della esistenza e moltiplicazione del morhillo sono le condizion i igieniche poco convenienti, l'avere cioè gente con germe morbilloso, ma-l nutrita e accalcata in spazi male aereati. In queste condizioni il contagio si accumula, e perciò individui, quantunque poco disposti, put·e si ammalano e quind~ nuovo terreno di riproduzione del germe. Fuori dubbio non solo la disposizione del contagiato ma a preferenza la quantità del contagio nel luogo d'infezione concorrono alla diffusione del morbo. La genesi spontanea di questo contagio oggi è nega ta da tulli ad onta delle nozioni che si hanno intomo all'eteJ·omoJ·fia dei mi crococchi e micJ·ofiti e contmriamente all'opinione tli Salisbury, che fa dipendere il morbillo da spore di fungo prodollo dalla paglia in pntrefazione. Le inoculazioni di tale fungo è vero che producono un esantema molto simile al mor· hilio ma il decorso della malaLLia è diverso da quello del morbillo. Il morbillo di Salisbury (permettetemi questa espres-~ ione) ha un periodo d'incubazione più breve del comune mot·hillo (34 a 70 ore), ha sempre un decorso benigno, e non accorda immunità per la infezione morbillosa . Signori, se su ciascuno di questi punti ed altri, che pure io tocche1·ò a volo, volessi fermarmi finirei per stancare la vostra pazienza , e verrei meno alla mia promessa di essere breve. Perciò sulla r1uistione della genesi sponlanea del morbillo dico solo che non è dimostrata per le osservazioni ed esperimenti di Salisbury, la identità delle due malattie e che il vero morbillo si manifesta solo per contagio•ed in individui d'ogni età e sesso. Se non sappiamo trovare le ragioni per l'avvenuta mancanza della genesi spontanea del germe morboso, dobbiamo


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perciò negare il fa tto che la malattia non si manifesta se non per contagio? Perchè si vorrebbe non concedere al morbillo quello che da tutti è ammesso pe1· la sifilide ? Non sappiamo noi che questa malallia viene propagata sol tanto per contagio? La disposizione ad ammalarsi di questo morbo non è eguale per tutti: è bene accertato che individui ebbero immunità per {lue ed anche più epidemie e poi ne fu rono afTelli. La recidivi là della vera malattia è assai rara: una volta soiTerta difficil men te si ricade. Sulla frequente recidività del morbo, ammessa da alcuni medici vi sarebbe da dire, ma pure escludendo ~r·•·ori diagnostici, alcune recidività quando vengono a breve intervallo dalla prima malattia non possiamo rilenerle per semplice ricomparsa del primo contagio, il quale aveva preso -albergo in un organo qualunque? Ricordiamoci del tumore di milza persistente oltre la cessazione della feblll'e in alcune recidive di tifo. Ricordo il fatto del dolio Rosenstein che attribui ad una gianduia rimasta tumida dopo la prima infezione, la causa se dopo un certo tempo si svolse una nuova eruzione mor~>illosa.

Nelle città gr·andi e quindi nei grandi presidii la malatLia diviene più o meno endemica. Ma anche in questa ciuà il morbi llo assume un aspello epidemico con periodicità costante, e ad una epidemia deb(lle succede una epidemia più forte, la quale compensa il difetto della prima. L'aspello distintamente epidemico la malattia l'acquista nei paesi lontani dai grandi centri, poco commercianti e con difficili mezzi di comunicazione; e queste condizioni possono fare pure intercedere decenn ii e più tra le singole epidemie. Le qui accennale considerazioni trovano certamente facile la loro applicazione per dar ragione alla diversità di diffusioné .del morbo tra i milit.ar·i; in altri termini essi ci fanno inlen-

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CONTRIBUTO ALLO STUDIO DEL MORBILLO

dere l'alternarsi di un coefficiente minimo annuale di morhillosi con un numero grande di tali ammalati in un reggimento o in un presidio. Se in un dato reggimento si trovano molli individui che non hanno mai sofferto morbillo è facilissimo pensare, quando la malattia. venisse a manifestarvisi, che molti di ques.ti, se non tutti, ammaleranno. I reggimenti che possono avere un gran numero di questi individui con grande disposizione al morbillo sono quelli che già da alquanto tempo non lamentarono endemica la malauia e che reclutano individui appartenenti a paesi, che per la loro posizione e condizioni commerciali restano isolati. Possiamo invocare per esempio la epidemia sviluppatasi nel 74- reggimento fanteria. La maggior part.e degli ammalati erano dei distretti di Siracusa e Campagna, .e l'anno avanti il reggimento non aveva avuto a lamentare che qualche caso della malattia in par·ola. Vale anche per esempio l'epidemia sviluppatasi a Firenze n~ ~1 880: si ebbe fluo il17,02 per cento degli il)dividui appartenenti al distretto militare di Cagliari, il ·15,52 per cento per quelli di Cosenza, 1'8, 77 per quelli di Campobasso. Potrei moltiplicare gli esempi per avvalorare il mio asserto, ma ho paura di sconfinare. Dopo ciò io verrei subito a riferirvi della epidemia morbillosa di Perugia, ma pensando alla sua eccezionale gravità e mortalità è bene levare ogni dubbio sulla natura vera della malattia che si ebbe a cumre. Ricoròo la polemica che parecchi anni or· sono vi fu tra due eruditi medici ed eletti ingegni dei quali oggi uno è alla presidenza del Comitato di Sanità militare, il maggiot· generale medico comm. Manayra e l'altro il prof. sHnalore Tommasi Salvatore, direltot·e della 1• clinica medica in Napoli, per la rnalaltia che ricorreva epidemica nel presidio di Pavia: onde mi fo lecito e voi mi permetterete rinnovare alla memoria criteri di dia-


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gnosi differenziale tra il morbillo e le altre malatLie con ,·ni potrebbe essere confuso; tanto più che l'indole di questo lavo1·o non mi permette di redigere minuziose storie cli ni che e solo più appresso e3pOtTò breri quadri delle forme gravi diverse che si ebbero ad osservare per decorso anomalo della malattia. Il criterio per la diagnosi del morbillo è basato in pi'Ìmo luogo sull'esantema, ed in secondo sul decorso dei sintomi delle mucose e della febbre. Ma alcune malnuie in determinato periodo del loro sviluppo possono far· cadere il medico in un errore diagnostico . Esse malattie sono le roseo le, la scarlattina, il vaiuolo, In varicella, le varie eruzioni roseolnri, il tifo esantematico. Le varie eruzioni roseolari basta nominade per Mcluderle e senza duhbio si deve acco:·clare :~Ila scarlattina ed al tifo esantematico il merito di essere prese in considerazione. La scarlattina, dice il THOliAS, può talvolta confondersi col morbillo a macchie piccole quando essa prende tale manifestazione cutanea. Per contt-ario un morbillo confluentissimo si potrebbe scambiare con una scarlattina. Ciò può succed(lre quando si voglia giudicare col criterio dell'eruzione e qualche altro, ma se si pone atlenzione alla mancanza della tosse e della flu ssione oculo-nasale, alla precoce manifestazione dell'esantema nella scarlallina mentre nel morbillo si ha tra le prime manifestazioni l'angina, al modo di compor· tarsi dali:~ febbre (nella scarlaltina è più intensa e fin dai primi giomi oltl'epassa il massimo della feblbre morbillosa), alla forma e diffusione delle macchie, alla diversa località della confluenza loro ed ai sintomi qualificativi delle mucose, sarà difficilissimo confondere la scarlattina col morbillo. L'allra malauia ammessa all'onore della discussione è il Lifo esantematico, come più sopra abbiamo detto. Quando contemporaneamente dominano epidemie dei due


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CO:'\TRIBUTO .1.LI.U STUDIO DEL MORBILLO

mor·bi, può rendersi di ffìcile determinare con c~rtezza quanti dei casi che si esamiuano speLlano a ciascuno di questi morbi. Se non è frequente non è neppure raro osservare nel tifo un -esantema papuloso ed anche emorragico come quello del morbillo accompagnato da uo'a n·ezione catarrale delle vie aeree. Ma in questi rasi ci sa rà d'aiuto nella diagnosi differenziale non solo il di\"erso decorso della febbre e della malattia, ma anche la mancanza o sca!"sezza dell'el"uzione sul viso; ed in mr·i casi, dove non sono suHicienti questi criteri per raggiungere lo scopo, si mellerà pure a profitto l'alterazione della mucosa palatina prima della eruzione che è a favore del morbillo. Ed ora veniamo all'epidemia morbillosa che più da vicino ci riguarda. Il primo caso di morbillo proveniente dal 74-0 reggimento fanteria di stanza qui a Perugia, ricoverò in quest'Ospedale il 29 gennaio. li numero di tali ammalati crebbe lentamente nei primi giorni di febbraio, ma poi rapidamente aumentò tanto da avere nel solo giorno ·16 di dello mese a ricoverame ~O , ed il 23 non meno di 4-G morbillosi si trovavano in cura a quest'ospedale. Fino a quest'epoca tali ammalati si ebbero esclusivamente dal 74- 0 reggimento fanteria (48 fu il totale degli ammalati di morbillo in questo reggimento): ed a complemento dei 50, totale cifra degli entmti nel mese, concorse il 1o reggimento artiglieria). Nei mesi succe5sivi il 5° squadrone del ~o cavaller·ia allora di stanza a Perugia, come pure il 73° fanteria di guarnigione a Spoleto ed anche la 12• compagnia di sanità dellero il lor·o contingente in proporzioni minime, come si vede dall'ammesso pr·ospetlo n. '' · Scopo di questo mio lavoro non è di far considemzioni statistiche, quindi non mi dilungo nel citar cifre e stabilire proporzton r.


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Io intendo solo riferin•i sull'anù«mento degli ammalati di mor·billo curati in quest'ospedale nei primi mesi di quest'a nn., quali furono le complican:r.e che reser·o grave il morbo, e quali le pr·olm!Jili cause che r.oncorser·o alla detenninazione di tali compli canze con poche allre considerazioni rhe saranno corollari di precedenti rngionamenti. Tra i primi malati di morbillo predominò la forma sinocale caratterizzata (come voi S() pete) da sopraeccitazione marcata dell'apparecchio cardiaco vasco !are con ascensione della feùbre fino a .s.on e più , per maggiore durata di questa e per i fenomeni sulle mucose di più lunga durata, di mnggiore intensità e di una estesa difi'nsione di quello che si osserva nel morbillo a decorso normale. Ed aggiungo che i l pr·oce:;so infiammatorio delle vie aeree non si limitò a semplice processo catarrale ma di freq uente si ebbe pure a cura1·e la for·ma crupale della flogosi: cosi non solo bronchite e bronco-polmonite catarrale , ma anche alla bronchite si uni polmonite crupale, unilaterale o bilatemle. Le mu ~.:ose dell'apparecchio digerente, quelle delle intestina a preferenza , manifestarono di essere in non pochi casi discretamente all'elle, sicchè si eùbero parecchi ammalali con considere,'ole diarrea, ma mancarono quasi assolutamente sintom i dissenterici, forti gastralgie. Questi disturbi dell'apparecchio digerente cominciavano nello stadio prodromico, aumentavano con lo stadio eruttivo, e col cessare di questo e con I'aùhassarsi. del!~ feùbre, le condi :'.ioni intestinali miglioravano. Perciò gr·avi complicanze per parte dell'apparecchio digerente non si ebbero a lamentare. l casi più gravi furono quelli che presentavano complicanze poi· monari o bronco-pulmonari. La forma cosi della pulmonare eùbe il primato tra i morbillosi a decorso anomalo grave. La forma emorragica vera maligna fu rarissima; un caso solo. Come pure fu rara la forma nervosa. In un caso si e~be a eu nu·e in compi icanza meningi te.


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CONTJUBUTO ALLO STUDIO DEL HORBJLLO

La maggiore mortalità si deve pure alla forma pulmonare. La br·onch ite con o senza partecipazione del parenchima pol-

monare accompagnata a febbre alla ne deter·minava la morte per asfissia rapida. Lo .Jaccoud con felice e!;pr·essione chiama forma soiTocante questa varietà della forma polmonare, per diiTerenziarla dal"l'altr·a in cui la morte avviene per asfissia lenta, for·ma ti fo ide. Ecco in breve alcune storie di queste diverse forme anomale del morbillo più sopra accennate: FOnlJA SI~OC AJ.K ASFITTICA.

1. Cannatella Giorgio soldato nel 74-• fanteria di mediocre costituzione tìsica entrò all'ospedale il H> fèbbraio con febbre moderata ed eruzione morbillosa in perioùo d'elllorescenza e coogiunta a fenomeni leggieri delle mucose. Nei due giorni successivi continuò il corso benigno della malallia. Il giorno 19, quarto dal suo ingrel'so all'ospedale, l'infermo present.a febbre alta (temperatura .i-0°) fisonomia accesa, lingua asciutta , sete, intensa cefalea, delirio. Nella notte continua il delirio e la temper·atura altissima. Il giomo seguente al maLLino si nota cinnosi, atl'anno notevole, polso piccolo, frequente, lingua nt·ida prostrazione delle forze.

All'ascoltazione si odono numerosi ran tol i bronchiali diffusi, l'espettorazione è nulla. La sem dello slesso giomo l'infermo muore. All'autopsia si riscontra congestione delle meningi e della polpa cerebrale, e negli spazi solloamcnoidei specialmente alla Yolta notasi piccola quantità di essudato lattiginoso, pellucido. I polmoni sono fortemente congesti ad eccezione dei bordi che sono entìsematosi. La milza è di volume triplo del normale. 2. Pavaslra Orazio soldato del 74-u fanteria. Di mediocre costituzione fisica; per il passato non ha sof-


683 ferte malattie degne di speciale .ricordo; si ammalò il 15 febl>raio con febbre preceduta da ripetuti brividi vespertini e tosse secca e frequente; dopo un giomo di degenza all'infermeria del corpo, essendo comparso l'esantema morbilloso, fu inviato all'ospedale. All'esame si riscontra febbre alta, esantema confluente io periodo d'eruzione, tosse secca, mo; lesta, legget·o affanno, stato di abbatti mento. Alla notte ebbe leggera epistassi che si ripetè nella giornata; nei giorni successivi questi sintomi diminuirono d'intensità. La sera del 2 1, dopo leggeri br·ividi, la Lempemlura sale a 40•, l'infermo ha volto acceso, respiro frequente, con stato catarrale diffuso dei bronchi; la temperatur·a si mantiene alt.a nei giomi seguenti; vi si aggiunge diarrea e stupore. La mattina del :ti.> si esamina il torace e si riscontm estes(} soffio bronchiale a sinistra in corrispondenza dell'angolo della scapola; a destra rantoli a medie e grosse bolle in gmnde copia con respirazione aspra e soffiante in qualche punto. Havvi stupore, dianea, lieye cianosi, depr·essione d.elle forze,. respiro affannoso (tipo toracico superiore) con tosse fre· quente ed espettoralo rugginoso. Temperatura 39•5; pulsazioni 154. L'infermo aggrav asi maggiormente e nella stessa nolle muore. All'autopsia si riscontra pleurp-polmonile sinistra interessante tutto il polmone; edema e congestione a destra; milza ingr·andita del doppio per antica ipertrofia. 3° Modica-Sascaro Antonio, soldato nel 74° fanteria, di mediocre costituzione fisica, la sera del12 febbraio 1882, fu preso da. forti brividi di freddo che durarono tutla la notte e · furono poi susseguiti da calore e sudore. Aggiungevasi poscia cefalea, malessere generale, inappetenza, tosse con escreato catanale e dolori addominali uniti a frequenti scariche diarroiche. Ricoverato all'infe•·meria del corpo, si manifeslò una NEL REGIO ESEilClTO ITALIANO


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COl'ìTRIBUTO ALLO STUDIO DEL MORBILLO

eruzione morbillosa, e venne im·iato all'ospedale. Al suo ingresso avea febbre moderata con eruzione discreta; condizioni catarral i delle mucose piuttosto accentuate; tosse stizzosa, frequente, con escreato scarso. 11 17 e il •18 si mantengono queste condizioni; il ·19 rilevai uno stato catarrale molto diffuso delle mucose bronchiali; la febbre è piuttosto alta; sono aumentali i dolori addominali e più frequenti le scariche diarroiche. Il 20 la temperatura continua a manteners.i piuttosto alta (39.i>); l'eruzione abbondante e confluente; lingua impatinata. rossa ai bordi; sete ardente, inappetenza completa, cefalea. All'ascoltazione si rilenno i segni di bronchi Le catarrale diffusa; la secrezihne muco-puriforme abbondante. 1121 la temperatura sale a 40•; i falli catarrali, si delle vie respiratorie che digestive sono imponenti; nella notle precedente ha avuto numerose scariche liquide; il polso ritmico ma ' 'Uoto; affanno. I l 22 nvtasi: feubre alta, pelle arida ut·ente, all'anno, polso piccolo e frequente, falli catarrali sempre imponenti; nella notle ebbe delirio; il quale perdura. La sem dello stesso giomo si noLa polso frequentissimo, a 'volle intermitlente, deli1·io, affanno, escreato nullo; agonia. Il 23 moli. All'autopsia si riscontrano assai congeste le meningi come pure la polpa cerebrale; alla volta si riscontra preseuza di essudato giallo-pallido negli spazi suuaracnoidei, il lobo superiore del polmone destro è consistente, privo d'aria, di color grigio-giallognolo e dalle superficie di taglio lascia gemere un liquido puriforme abbondante; i loui infe1·iori trovansi congesLi e tumidi. Il polmone sinistro moslrasi enfisemati co ed anemico nel lobo superiore, congesto e tumido nelinferiore. Milza doppia del normale, e fa cilmente lacera bile . .i0 • Cardiello Pietro, soldato nel 74° fanLe:·ia di mediocre costituzione lì sica, stato già affetto da febbre di malaria, entrò all'ospedale il •J.\. 1ebbraio con febbre alta, eruzione con-


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fluente, intenso stato catanale delle- mucose, dolori persistenti al ventre, scariche diarroiche frequenti. Nei giorni seguenti persistono gli stessi f8nomeni, meno le macchie morbillose che mano a mano impallidiscono e sr,ompaiono. Il sesto giorno dal sno ing1·esso la temperatura ollrepassa già il 40° grado; si esacerbano i dolori addominali, si aggiunge forte cefalea, l'ete intensa. Per due giorni la temperatura si mantiene alla stessa altezza (4.0° al malli no, i0°i> alla sera). Il giorno 25 (ondicesimo di malattia) il termometro al mattino sale a 40°,5. Vi è delirio, affanno notevole, respirazione costale, stato cianotico, polso piccolo, fl'equente. All 'esame del torace si riscontra: n destra ottusità completa, abolizione del mormorio vescicolar·e, esteso soffio bronchiale; a sinistra fenomeni di bronchite diffusa. Lo stato dell'infermo aggmva maggiormente nel giorno seguente ed il 27 muore. All'autopsia si riscontra enfisema notevole a sinistra, e pleuro-polmoniLe n destra. Nella cavità del piccolo bacino trovasi una di screta quantità di liquido limpido giallognolo commisto a srarsi fio cchi di fibri na coagulata. La milza è ingrandita più del doppio.

f'ORlfA NERVOSA. -

lfENINGITE IN COMPLICAZIONE.

5°. Scaramuzzi Isaia, caporale nel 74° fanteria, di buona costituzione fisica, senza preccdenli morbosi, entt·ò nell'ospedale il 'l :l febbraio con eruzione morbillosa, abbondante, con stato catanale delle mucose intenso, e febbre alta; fenomeni

che persistono nella giornata seguente. La mallina del ~ 5 (i l ~o giorno di degenza all'ospedale) l'infermo è in uno stato di

notevole abbattimento: ha vomito ripetuto di sostanze acquose


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CONTRIB UTO ALLO STUDIO DEL MORBILLO

e biliose. Alla sera si nota: febbre altissima, convulsioni toniche degli arti, perdita della coscienza, polso piccolo, fre.quente, affanno. Il giorno successivo per~ura lo stato comatoso con pet·dita delle urine e feci , stato paralitico degli arti, pupilla di latata e poco sensibile, respiro stertoroso, e nella notle cessò di vivere. , All'autopsia riscontrasi: intensa congestione delle meningi ·e della polpa cerebrale, e negli spazi sottoaracnoidei in corrispondenza della scissurn di Sii vi o, del chiasma e dei peduncoli cerebrali nn essudato in alcuni punti pellu~ido e gelatinoso , in altri giallognolo. Ne i ve ntricoli laterali poca quantità di siero liquido.

l<'OR UA EMORRAG ICA MISTA AI.LA FORMA SJNOCA LE ASFITTI CA.

6°. Corallo Sante, soldato nel 74-0 fanteria, sta to già all'etto -da febbri palustri, ricoverò all'ospedale il16 febbraio 1882 . .Al suo ingresso notasi febbre alla, eruzione conflu ente intensa, condizione catarrale delle mucose, scariche diarroiche frequenti, leggiere epi<;tassi. Le .~tesse condizioni perdurarono per i due giorni successivi. Al quarto giorno una infrenabile epistassi richiede il tamponamento della fossa nasale sinistr·a. Si aggiungono di più abbondanti prottorragie e con;eguente prostrazione delle forze. L'eruzione morbillosa presenta un colorito violaceo che non scompare alla pressione. In seguito la temperatura s'innalza maggiormente, la sera non è mai inferiore a 4-0°,5. L'infermo è in uno stato di sopore, ha respiro frequente, lingua asciutta, polso piccolo, diarrea. All'ascoltazione odonsi rantoli er~pitanti abbondantissimi specialmente a deslra. L'espettorazione è nulla. Il giorno 27 di febbraio (undice-


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simo di malattia) l'affanno e la cianosi crescono ad allo grado ed il 28 l'infermo muore . All'autopsia la polpa cerebrale e le meningi si mostrano piuttosto congeste, negli spazi sottoaracnoidei si nota piccola quantità di essudato latliginoso. Ai polmoni riscontransi i fatti d'intensa bronchite diffusa, la milza è congesta e di volume triplo del normale. Queste storie, raccolte dal distinto nostro collega tenente medico, signor Candrini, allora mio assistente nel Reparto, si riferiscono tutte a morbillosi ri coverati in questo spedale nel mese di febbraio, e con più esattezza dovrei dir·e (per qualcuno eccettuato) entrati in cura nella prima quindicina del detto mese; giacche la malattia negli individui successinmente aiTetti, non ebbe più indole eccezionalmente triste. In ~ 3 giorni si ·lamentarono 11 morti, di 50 che furono curali in tutto il mese. Lascio immaginare il numero degli ammalati gravi. I prospetti qui allegati segnati coi numeri 2 e 3 dànno il movimento di tutti gli ammalati di morbillo curati in ·quest'ospedale nell' anno, e la dimostrazione numerica degli esiti , con l'epoca d'entrata degli individui a cui tali esiti si riferiscono per avvalorare il mio asserto; che cioè i i primi ammalati di morbillo furono gravissimi. Facendo un poco di statistica senza volere si deve dire che su 50 entrati in febbraio si ebbe una mortalità del 26 per cento, di riformati 2, 2 pure in lunga licenza e 9 'in breve, mentre per tutti gli entrati nei mesi successivi non un morto, non un l'iformato od inviato in licenza. Senza tema di errare posso perciò dire che sui primi 50 morbillosi curati si ebbe una perdita per l'esercito non minore del 30 per cento. Signori, vi confesso che l'animo mio era rattristato in presenza di un quadro così desolante. Non aveva mai nè assistito, e molto meno curato una forma morbosa cosi miei-


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CO~TrtiDUTO ALLO STU DIO DEL MORBILLO

diale. Le cure praticate erano per molti insufficienti a preve· nire i tristi efl"etti di una paralisi polmonare o del cuore, o a sostenere ie forze fino alla risoluzione del processo morboso negli organi respiralori. Mi confortava pet·ò la coscienza di operare bene. assistito dai consigli del distinto nostro signordireltore di sanità cavalier l'asca. Ma quali furono o poterono esser le cagioni della malignità del mot·billo qui curato? Le cause della malignità di una malattia infelliva o si debbono ri conoscere nel virus stesso, il quale basta a determinare formagt·aye di malattia, o nel concorso di tanti momenti eziologici per cui un individuo aiTello da un'agente infellivo anche di mediocre attivitit, la malattia prodotta da e~;so acquista un decorso grave per gai ordinari sintomi concomitanti, che raggiungono uno sviluppo così inten so, da ac.quistare il dominio sulla intera forma mot·bosa. Non rare volte que:;ta doppia sorgen te di malignitit del morbo vanno insieme come nel morbillo curato in questo anno a questo spedale. La mali gnità propria del virus dobbiamo ritener! a per qualche forma nervosa o emorragi ca gràv~ e per la meningite in qualcuno sviluppatisi. Quest'ultima malattia, a mio modo di vedore, non riconosceva. una causa di sviluppo di maggiore probabilità della febbre infettiva. Le altre cause che resero grave il morbo, a mio parere, sono: 1o Le condizioni atmosferiche (la stagione invemale). Si è fin dal principio dj questa lettura accennato alle in ~ fluenze atmosferiche per lo sviluppo della malallia, ed ora come vi aveva promesso vi ritorno sopra e ripeto che esse non formano la essenzialità del morbillo , e la loro influenza su lla benignità o malignità del contagio rigrwrda solo il faci le Hiluppo di cerle complicanze e quindi possono opemra


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sul carattere e sulla mortalità in ogni epidemia. La stagione fredda ed anche più la temperatura variabile della primavera e dell'autunno non solo favori~cono la genesi, ma ostacolano pur la risoluzione di malauie delle vie aet·ee, le quali non rare volte, procedono la infezione morbillosa e perciò il decorso normale del morbillo piu spesso si vede disturbato; 2° la ]pOca t·esistenza organica della maggior parte degli individui afTetti e di quasi lutti i morti. La maggio t· parte di questi morhillosi avevano apparecchio ~chelett·ico poco sv iluppato e regolare, et·ano deboli per febbri miasmatiche precedenti. È facile pensare quanto poteva lottare con la malatt ia e le complicanze il debole loro potere (ì.;iologico; 3° l'accumulo degli ammalati. Xei morbi infettivi a preferenza, gli individui assisti ti isolatamente hanno certo un vantaggio s ugli ammalati curati io sala agli ospedali. Per quanto si cet·chi di mantenere in buone condizioni igieniche questi amb ienti, dirficili ssimamente vi si riesce. Con sistemi di ventilatori che abbiamo a disposizione in moltissimi ospeùari voler lo scambio completo dell'aria e nello stesso tempo conservare un<l temperatura eguale evitando per tutti gli ammalati ricoverati correnti aeree, credo di non esagerare, ripeto, ammettendone la quasi impossibilità. E perciò forse si può ritenere che la maggio t· frequenza delle complicanze pulmonari negli ammalaLi morbillosi curali agli ospedali, fatto bene accertato, dipende dalla malignità del morbo col concorso di queste condizioni igieniche poco favorevoli; 4° I nnuenze morali. Non possiamo non tener conto dello stato morale dei nostri ammalati. Il ma;;gior numero di essi appartenente all'ultima classe di leva venuta sotto le armi ('186.)), da poco tempo si erano allontanaLi dalle per~one a loro care e non avevano avuto tempo di l i berar~i da quel maledetto o..;pite che si chiama malinconia. El ello cosi delle cause che poterono contribui t·e a rendere 4~


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CONTRIBUTO ALLO STUDIO DEL MORBlJ,LO

maggiormente micidiale l'azione del virus morbilloso v'informar@ dei provvedimenti adottati per impedire la diffusione del morbo e vi dirò pure del trattamento medico. Per impedire la diffusione della malattia si provvede con l'isolamento e le disinfezioni, ordinate con convinzione e precisione ed eseguite con scrupolosità e prontezza; perciò si ebbe la soddisfazione di registrare due soli ammalali di morbillo dei degenti a questo spedale per altra malattia ed uno dei militari di questa compagnia di sani là. appartenenti alla classe 4864. Gli ammalati morbillosi vennero curati in sale separate dalle altre destinate ad ammalati comuni, assistiti da un numero streltamente necessario d'infermieri di questa compagnia di sanità addetti esclusivame111e a tale servizio. Dette sale al numero di tre banno per ciascuna una cubatura di metri 4-10, capienza per t2 letti, soleggiate, munite di ampie finestre con ventilatori e stufe. Pu1· tenendo in attività i ventilatori si cercò di conservare sempre una conveniente tem-peratura, mantenendo le stufe accese quasi a permanenza. Altre tre camere, pure isolate, delia capienza di tre a cinque letti ciascuna, furono assegnate per ricevere a prefeTenza quei convalescenti m01·billosi che avevano ancora bisogno di cura per leggere conseguenze della malattia. Presso i corpi del presidio fu gmnde l'attività e zelo nel mettere in ~ecuzion e quei provvedimenti utili e necessari se non per · arrestare certo per render·e meno diffusibile la malattia. Si curò pure a prevenire le affezioni catarrali le quali influiscono senza dubbio per un tanto a determinare un corso anomalo del morbillo. Si fecero diradare gl'individui nei dormitori: per La qual cosa due compagnie del 74° fanteria per ordine del signor generale comandante il presidio, andarono ad occupare parte del fabbricato tenuto in consegna dal distreuo tocale, dove pure in un camerone isolato venivano ricoverati


NEL REGIO ESERCITO ITALIANO

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i convalescenti di morbillo uscenti da quest'ospedale e appar·

tenenti o alle dette compagnie del 7 4° o a truppe acquartienlte nei pressi di Porta llomana. Un altro dormitorio pure per ricevere convalescenti morbillosi fu aperto nella caserma di S. Agostino dove erano altre compagnie collo stato maggiore del 74° reggimento. Altri locali nelle caserme più popolate furono assegnati per tenervi ricoverati indi vidui giudicati sospetti dagli ufficiali sanitari di se1·vizio. Particolare attenzione, per quanto io mi sappia fu pure portata sulla disinfezione degli ambienti de~li oggelli di casermaggio e di arredamento degli ammalati morbi Ilo si. Il risultato soddisfaceoti ssimo avvalora sempre più il buono ·operato. Gli ammalati diminuirono subito sensibili ssimamente e la malattia pet·detle l'indole sua micidiale, come sj può ve. -dere dai prospetti qui annessi. Ed ora veniamo al trattamento terapeutico messo in pratica. Colleghi carissimi, nella cura di questa malattia ho avuto per guida il fermo convincimento che non abbiamo a disposizione uno specifico, farmach i che valgano a fare atTestare la malattia, e che se la febbre ed i fenomeni locali rimangono nei loro limiti normali e non sopraggiungono complicanze pericolose non si avrà mai a lamentare esito sfavorevole. Quindi princ\Pale pensiero era di rimuovere le influenze nocive e diminuire pos'>ibilmente i disturbi nei casi in cui la malattia aveva un decorso normale. Conseguentemente si cercava pure di calmare la tosse se frequente, stizzosa con bibite mncillaginose, calde, addolcite, con o senza polveri del Dower. Tale rimedio veniva pure amministralo nella forma così detta asciutta, initativa del catarro bronco-tracbeale; che se il catarro di questi organi si accomp.agna~a con più o meno ahbondante secrezione, si ri-


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CONTRIBUTO ALLO STUDIO DEL MORBILLO

rorreva agli espettoranti dando il più delle volLe la preftrentaall'ipecaquana. Se la diarrea era inquietante si aumentavano i riguardi per la scelta e concessione del vitto, si praticava applicazione di cataplasmi di lin seme sull'addome ed interllamente più di freqnente emulsione coll'aggiunta dell'acido tannico e laudano. Con i mezzi ordinari si cercò cu1·are la sovet·chia irritazione delle altre .mucose, delle fosse nasali, oc.ch i, ecc. Nei casi in cu i l'arrossimento delia pelle era con::iderevole con febbre alta protratla, si ricorreva al ft·eddo. amministrazione di ghiaccio internamente a pezzettini, lozioni con aceto aromatico faLLe colle volute cautele. amministrazioni di chinino. Si ebbe riservatezza nell'amministrazione dei purganti e nei casi rari si preferirono purganti leg~eri dopo d'aver sperimentato· senz:t effetto l'applicazione dei clisteri. Durante il periodo di eruzioue (nel quale si trovarono quasi tutti gli am111alati alla loro entrata in· questo spedale) se la febbre era IIOtovole e si os~ervavan o marcati sintomi di disturbi gastro•1nteril!i non Yeni vano amministrati eh e semplici brodi; a se· ~o nda dello stato delle forze e della costituzione dell'infermo, veniva pnr dato del vi no Marsala od altri eccitanti . Ma quando ltt febbre era lieve e dagli ammalati si accusava appetito e non v'er·ano contro indicazioni per lo stato dell'apparecchio digerente, si concedeva qualche tuorlo d'uovo e zuppa di pane. l•er le form e gmv i pulmonari o hronco-pulmonari in parecchi rasi riconoscemmo insufficienti gli eccitanti ed i tonici per so~tenere la forza del cuore; come pure a prevenire la paralisi polmonare gli espettoranti ed i rivul sivi cutanei ed anche· quaiche emetico, nei casi di tr·oppo accumulo di muco nei bronchi, non sempre detter·o il risultato desiderato. Nei ca!-i di epistassi si misero a profitto, l'applicazione loGale del freddo, la giacitura a testa alla dell 'infermo, le inie· zioni aslringenli, l'uso interno della segale comula. In un caso.


NEl. REGIO ESERCITO ITALIANO

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·per srrennta emorragia dP.lla narice sinistra si dovè subito ri -correre al tamponamento; questo stesso ammalato aveva pure -ematuria, ed enteron·agia che furono combattute e vinte con -chinino ed ergotina e acido tannico; ma sopraffaLlo da bron-chite diffusa dovè soccombere trovandosi l'ot·ganismo estremamente indebol ito. Signori, se non vi ho parlato delle alterazioni anatomo·patologiche riscontrate nelle autopsie, è perchè non ne rinvenni alcuna prodotta dal processo morboso in parola che meri tasse di essere menzionata. Le soli te alterazioni laringotr·acheali , dei bronchi e dei polmoni per processo infiamma.torio o anche per semplice stasi negli ultimi organi, iper.trofia delle glandole linfatiche, a preferenza delle peribron chiati ed altre alterazioni facili n trovarsi in diversi organi .nelle malattie infettive. Ma richiamò la mia attenzione un aspetto grigio o giallo ge Jatinoso acquistato dalle meningi accompagnato da un grado più o meno notevole di edema negli spazi subaracnoideali in .individui i quali in vita non avevano presentato sintomi di meningite, ma solo quelle altet·azioni nella funzionalità del cervello dipenden ti da un disturbo di circolazione per lesione del' apparecchio respiratorio o del cuor·e che complicano il morbillo . Confortato dall'autorità di Bii·ch-Hirschfeld autore del pregiato trattato di anatomia patologica per· i preeelli che egli. dà per una diagnosi anatomica e per diJTerenziare i due processi ho ritenuto le accennate alterazioni dette meningi l'ef,fetto di una prolungata stasi. Ho voluto ricordare ciò perchè classici libri di patologia speciale di anatomia patologica, e voi lo sapete quanto me . .non ne fanno parola trattando delle stasi delle meningi. Un ~ltro trovato anatomico osservato in quauro casi merita pure di ·essere menzionato. In questi casi uei quali la malattia aveva ::avuto put·e un decorso rapido si trovarono depositi nelle gian-


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CONTRIBUTO :\1..1..0 STUDIO DEI, MORBILLO

dole peri bronchiali di materia caseosa la quale certamente si deve ritenet·e come reliquato di un altro processo. Voi sapete, o colleghi cat·issimi, quanta importanza si dà ora a questa materia caseosa pet· la genesi della tubercolosi; anzr per alcuni patologi forma essa stessa il pt·odotto d'una forma del processo tubercolotico: perciò molto probabilmente, per non dire certamente, quei disgraziati che ne erano atTeni; più tardi, con la vita faticosa delle armi se non a tempo riformati avrebbero aumentato il numero dei morti per tubercolosi. Non debbo ricordare a voi colleghi carissim i, che più di me ne siete convinti, ma desidererei che tutti avessero eguale la cognizione della grande resistenza organica necessaria a sostenere le fati che della vita mìlitare, ed allora vedremmo con più scrupolosità fatta la scelta del soldato, maggiori i provvedimenti per la conservazione della sua salute. Ma io mi spero che, non restando senza frutti la diffusa conoscenza dell'importanza dell'igiene, il più pt·esto che sarà possibile vedr·emo miglioramenti per l'alimentazione ed alloggiament<t delle truppe, grandi fatlori che concorrono assieme ad altri per avere un esercito forte e capace di grandi fatti. Perdonatemi di queste disgressioni ma avrò finito dop(} un'altra considerazione. Come possiamo rilevare da pubhlicazioni ufficiali nel primo trimestre di quest'anno negli stabilimenti sanitat·i militari si ebbe una mortalità di 4-33, dei quali •148 per morbillo, più del terzo. Se tanti furono i morti doverono essere pure molti i riformati e gli inviati in licenza. Perciò bisogna conch iudere ripetendo che il morbillo è una di quelle malattie che più gr·avemente ledono la salute dell 'esercito: e quindi indefesso deve essere il nostro Etudio, onde venire all11 conoscenza dei mezzi profilattici sicuri per impedire la sua manifestazione, o preveni'rne quelle forme epidermiche maligne in questi ultimi due anni resesi, a me pare, più frequenti.


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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Del ple••o .ola.re nella febbre tifol4ea, per LEvEN. (Comptes rendu.~ Hebclomaclaires cles séances de la société de biologie, febbraio, 1883).

La febbre tifoidea, il cui principio morboso può invadere tut.to l'organismo nello stesso tempo, determina il più di frequente sintomi cerebrali, caratterizzati in sulle prime da dolori , ~balordimenti di testa, vertigini, rumori nelle orecchie~ e delirio: ma essa può egualmente attaccare il plesso solare. Il quale, se n'é stato irritato, lo che é constatabile col dolore che si desta premendo sulla linea mediana dello stomaco, fa sì che i malati e~pellino per vomiti il latte, le tisane loro somministrate; ed erroneamente a questo modo <i'insot•gere della febbre tifoidea si è dato un nome speciale, chiamandola febbre tifoidea a forma gastrica. In quest'ultima epidemia di febbre tifoidea, che mi ha procurato un centinaio di malati all'ospedale Rothschild, nella massima parte il plesso solare e le sue dipendenze non eran punto sensibili alla pressione. Gl'infermi, durante l'intiero corso della malattia. non e bbero nè diarrea, nè timpanite, né dolore alla fossa iliaca, né emorragia. l sin tomi addominali descritti nei classici trattati sembravano dovuti piuttosto alla cura della malattia che non alla malattia stessa.


RIVISTA MEDICA

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La stitichezza è il fenomeno abituale che si offre in questi infermi; ed io mi guarderei bene di amministrar loro un purgante, il quale non avrebbe altro effetto che quello di eccitare il plesso solare e le sue dipendenze. Un purgant.e basta nello stato febbrile a determinare In irritazione e produrre la diarrea; ed allora i gangli nervei del gran :;impatico, posti s ulla linea ombellicale ed a quattr(} centimetri di distanza, diventan dolenti alla pressione. Siccome essi pt•esiedono alla funzione dell'intestino crasso,. questo immediatamente si dislt!nde. Allorché il ganglio destro é irritato, la pelle ed i muscoli di tutta la regione destra dellN parte inferiore dell'addome si fanno iperestesici: erl è facile confondere questa iperestesia con un dolore in corrispondenza della fossa iliaca stessa. Quest.o metodo, tanto decantato, del trattamento purgalito, non sembra abbia altro effetto che quello di aggravare le condizioni dell'infermo, sotto prètest.o di fare espellere le so~tanze putride le quali infettano la economia. Io procuravo, non appena la diarr·ea si dimostrava occasionata da una causa qualunque (il che era un fenomeno rarissimo), o per l'effetto di un purgativo somministrato antecedentemente, di porre un pronto riparo con i preparati di bismuto; ed in reallà le condizioni del molato miglioravano. La diat·rea aumentava lo stato di adinamia, spossava l'infermo e si univa a rendere più grave la situazione. Io non ho adoperato che la chinina alla dose di 40 centigrammi per giorno. Noi facevamo quotidianamente due lavande con acqua ed acelo e uutrivamo i malati con un litro d~i latte, 200 grammi di caffè, 2 minestre e non abbiamo avuto che una mortalità· di quattro Il cinque per cento. Lo scopo di quest.a comunicazione è quello di dimostrare che la febbre tifoide assume una forma più mite ove non si e<"citi con purganti il sistema n~rvoso addominale; che i sintomi addominali dipendono dal trattamento curativo più che dalla malattia; e che il dolore della fo ssa iliaca, ch'è statosegnalato come caratteristico, mi sembra sia stat.o confusocon la iperestesia delle pareti addominali suscit.ata dalla eccitazione del ganglio nervoso destro.


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RIVISTA

Si discutono attualmente i sistemi di cura co' bagni, col salicilato, coi mec.licamenli di ogni specie e non si conoscono ancora i falli fondamentali della rnaJalLia.

Segni eU oonvaleaoenza franoa nella~ febbre tifoidea. (Journal de médicine et de chirurrJie pratique, aprile 1883).

Spesso avviene che non si possa stabilire con certezza ~e un malato di febbre tifoidea sia entralo definitivamente nel periodo della convalescenza: ora i due caralleri seguenti, segnalati dallo Chauff~rd nella France médieale, quando esistono, ne sarebbero un indizio sicuro. Da ch' egli ba posto mente a ciò, non ha mai veduto che coloro, i quali li pres~tarono, ricadessero; mentre invece ha notato le ricadute ogni volta che tali segni non si appalesarono: questi segni sono la formazione di asc~ssi multipli e la diuresi critica. Si sa già da gran tempo che le suppurazioni del derma o del tessuto connettivo sotto-cutaneo, non son fenomeni rari al declinar della febbre tifoidea. Vi si possono osservar tutte le gradazioni; dalla semplice pustola purulenta d'ectima, agli ascessi profondi della parete addominale, delle masse muscolari, delle fosse iliache, ece. Per non prendere che il tipo più comune, si veggono formare, nelle regioni sacro-iliache e glutee, piccoli ascessi tuberos i della grandezza di un nocciuolo o di una noce, isolati o riuniti e del tutto caratter·istici nella loro evoluzione. Essi insorgono quasi senza dolore e si accompagnano appena con movimenti febbrili remillenLi e con un po' d'edema perimalleolare, quantunque potrebbero passare inosservati, ove l'infermo non fosse allenlamenle sorvegliato. In ogn i modo non fa mestieri di cercarvi la fluttuazione; quando si avvertono sotto for·ma di nocciuoli arrotondati, duri, senza edema periferico, senza vascolarizzazione, né colore anormale della pelle, bisogna incidere e si rest-a meravigliati al veder·e ch'essi contengono quasi sempre un pus denso e spesso sanguinolenlo in tal quantità da superarne il loro volume.


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A questi caratteri di rapida ed insidiosa evoluzione, ne aggiungono un altro non meno speciale: non appena aperti cess a ogni secrezione e le loro pareti si riuniscono, si saldano per· così dire in un giorno o due circa. Forse in seguito si fot•merà lì presso un altro ascesso per terminare allo stesso modo q uando venga inciso. De! resto, nul la di tutto ciò non è speciale agli ascessi critici della febbre tifoidea: succede lo stesso nel decorso di altre malattie infettive, della eresipela e del vaiuolo, per non citar che due esempi. Nella maggior parte dei casi, in cui accuratamente ~<e n' é falla l' osservazione, nel pus di tali ascessi è sembrato brulicassero dei microbi. La diuresi della convalescenza é meno comune di quello non si potrebbe supporre al calar della febbre tifoidea, ma quando ha luogo, non v'ha altr·o fenomeno che colpisca maggiormente l'attento osservatore. Un malato che durante tutto il corso del suo ciclo morboso, avrà emesso da un litro e mezzo a due litri di urina in ventiquattr·o ore, emetterà in un tratto da un giot·no all'altro, da tre a cinque litri d' una urina chiara e traspar·ente: il fallo é tanto subitaneo e manifesto, quanto l'apparizione di certe diuresi per digitale nei cardiaci. Ma qui non è prodotta eia alcuna modificazione terapeutica od alimentare; è l'annuncio di una convalescenza ver a e durabile. Se questi fatti sien riconosciuti esatti, avranno una tal quale importanza pratica, per poter differenziare u~a falsa defervescenza da una genuina convalescenza; per sapere stabilire se si abbia o no da ripristinare l'alimentazione; e per non esser soggetLi a quelle sorprese dispiacevoli tanto al medico, quanto all'infer·mo. Questo forse é il risultato al quale può portare una osservazione accurata di questi due episodi critici, gli ascessi multipli e la poliuria, nella convalescenza della febbre tifoidea. Varietà benigna e latente dell'emplema. - Journal de medecine et de chirurgie pratique, Avril, 1883).

l n questa forma la effusione purulenta può essere sopportata quasi indefinitamente senza sconcerto dello stato gene-


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RIVISTA

rale, e la malallia rimane latente per lungo tempo non dandosi in seguito a conoscere che per un senso meccanico di oppressione negli atti respiratorii. l i suo modo d'insorgere pu6 essere quello di una pleurite comune, ma spesso avviene che passi assolutamente inosservato: eppure, se il malato é stato sorvegliato durante ·questo primo periodo, é in un'epoca ulteriore, qualche volta lontanissima, ch'egli viene s~riamente disturbato dal versamento, il quale è andato man mano aumentando. La febbre ordinariamente manca: la formazione del pus ha luogo nella pleura, dov'esso soggiorna indefinitamente e vi si accresce senza un'apprezzabile reazione. Le forze, malgrado il considerevole perturbamenlo della respirazione, malgrado la ritenzione d'una quanlità tal volla enorme di pus in una ca vitA dell'organismo, si conservano in maniera sorprendente: é per siffatto modo che nelle osservazioni citale dal Sainton, per anni ed anni un malato si rivolge da un medico ~ll'altro, va da clima in clima, per cercare alla sua dispnea quel sollievo che i mezzi terapeuLici non gli procurano: un aJtro_continua nel suo duro mestier e di ferraio per circa due anni, fintanto che l'affanno del respiro lo trascina all'ospedale, dove si riscontrano cinque lill'i di pus racchiusi nel suo torace. Un meccanico osservato dal Raymond , malato già da ollre tre anni, non aveva mai smesso il suo servizio, tenendosi pago di sospentiere solo di tratto in tratto il suo lavoro per riprender flato; eppure la pleura di colui conteneva qualtno litri e mezzo di pus. In lutti questi falli le cose procedevano .al solito: persisteva l'appetito; il sonno era regolare; nessuno edema, all'infuori di quel che ,pu6 essere attribuito al-

l'affanno del respiro. I n queste form~ v'è dunque una diffeuenza notevole con la pleurite purulenta ordinat•ia, differenza che si accentua ancora dopo che sia~>i praticata la toracentesi. Qui infatti è istantaneo il sollievo: in certi casi, tollo che sia con una semplice puntura, il liquido non ha più tendenza a riprodursi: in altri bastano poche punture per espellerlo comple-tamente. I n quanto al versamento, esso è costituito ora da -un liquido puriforme, di un .giallo-opaco, ora da un liquido


MEDICA

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giallo-verdo~nolo, senza miscela di t1occhi fibrinosi: uno dei caratteri cl1e più comunemente gli son propt·i, é quello della rnucosilà e dell'aspetto oleoso o meglio cremoso del pus. In qualche caso è inodore. L'es{!me microscopico mostra che nei casi rPcenli il liquido ha i caratteri ordinarii del pus: nei casi antichi all'opposto, i leucociti sembrano aver subito una completa trasformaziorte grassosa: questo pus ba perduta tutta la sua attività, è divenuto inalterabile ed inoffensivo e lo si può considerar proprio come un pus inerte. È in questo modo che si può render ragione della mancanza assoluta di r eazione che ne viene determinala da esso nell'organismo. D'altra parte questo pus non h& tendenza alcuna al riassorbimento; di maniera che la guarigione, la quale è il regolare esito quando il malato venga curato adeguatamente, non può effelLuarsi spontaneamente ed esige la toracentesi. Questa, per massima generale, dev'esser falla., a motivo dt>ll'abbondanza del versamento e dello spostamento dei visceri, con punzioni successive. Rimarrebbe a determinarsi l'etiologia di tal variet.a di empie ma, ma ancora non si ha diritto di trarre dai falti alcuna formula etiologica: sembra però che essa sopravvenga più facilmente solto la influenza del freddo che ha agito in individui sani sl, ma accidentalmente debilitati da eccessive fatiche.


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RIVISTA CHIRURGICA

ll'ote chlrurgiohe alle guerre dello Zululand e Tran•vaal 1879 e 1881 . - BLAIR Med. Journ., Marzo 1883).

BROWI'f.

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tEdimburf!

Armi e proiettili adoperati dagli Zulu e dai Boer. Il valore militare quale è apprezzato al giorno d'oggi è

ben Jiverso da quello dei tempi andali cioè quando si usavano le !ance, gli archi e le freccie. La vera arma del Zulu e l'assegeri, una specie di ordigno guerresco che tiene il posto di mezzo tra le armi ora menzionate. Ve ne sono di due sorta, cioé uno a manico corto, a lama larga, usato per combattere corpo a corpo; questo strumento non è mai abbandonalo; l'altro ha il manico lungo la lama piccola ed è equilibralo in modo da poter essere lanciato alla guisa di un dardo. I fucili degli Zulu erano per la maggior pRrte quelli inglesi di vecchio modello colla data del 184-7. Dopo i disastri patiti dagli inglesi gli zulu divennero possessori anche di buon numero di armi e di munizioni moder ne. Ma nessuno di l01·o, li'I:.IOne poche eccezioni, sapeva adoperarle. Infatti in molli casi si sono trovate delle palle ~ a rtini-Henry nelle tasche che gli zulu portano a cintura attorno al corpo, ognuna di queste palle divisa in due e separ·at,a dalla cnrtuccia, e la polve1·e della medesima mescolata con altra polvere e serbata nel corno portato ad armacollo. Per la


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maggior pal.'le i loro proiettili consistevano in masse sferoidali di piiombo ridotto col martello e non gettato pel' fu sione. Molte palle erano modellate assai grossolanamente e presentavano scabrezze; ben poche erano confezionate bene. Queste ultime erano generalmente sormontate da un pezzo 'di fina tela che le rivestiva perfettamente: tra questo involucro e la palla vi era uno strato di polvere di un'erba a cui si attribuiva dagli indigeni un'azione venefica. Quelle erano palle stregate, perchè venivano loro distribuite dai medici stregoni che colle loro arti pretendevano renderle micidiali. In grazia della loro forma più regolare e della loro superficie levigata esse cagionavano meno danni che le altre rozzamente foggiate e piene di scabrezzP. P er queste ragioni si osservarono nei ferili inglesi le più grandi varietA di aspetto e di decorso nelle riportate lesioni. Eccettuato quando la fe1·ita era cagionata da una palla Martini Henry, come sgrazialamente qualche volta avvenne, si avevano gli stessi effetti di quelli conosciuti e descritti dai nos tri antichi autori di chirurgia militare. Il più insignificante ostacolo facea sì che il più delle volte una lesione che doveva e~sere molto seria diventava leggera e semplicissima. Un grandissimo numero di proiettili si son trovati molto superficialmente. situati e in non pochi casi, appena oltrepassati i tegumenti erano arrestati al primo ostacolo osseo e cadevano fuori spontaneamente. Da questi fatti si conchiuse che nella grande maggioranza dei casi le palle erano sparate a. considerabile distanza da fucili a canna liscia e caricata con poca polvere. Contro i Boers gl'inglesi hanno avuto a fare con altri nemici e con allre armi. Avvezzati fin dall'età loro più tenera a cacciare i cervi e a colpirli quando posti in fuga, naturalmente erano possessori di ottime armi. P er la prima volta nella storia troviamo che l'csei·cito inglese si trovò di fronte ad una razza bianca forn.ita di armi ~:ostruite con scientifica esattezza che· sparavano !Pl'Oiettili cilindro-cònoidali e perciò per la prima volla i soldati inglesi venivano 'ferili nella stessa maniera colla quale essi erano abitll'Bti a ferire. I Boers a:vevano. 46


RIVISTA 706 ricevuta una buona quantitA di fucili Marlini-Henry che pervenivano loro attraverso lo Zululand che essi avevano ottenuto l'anno prima e in progresso di tempo erano già tutti esperti, perfino i fanciulli, nel maneggio di quell'arma. Quando le truppe inglesi provarono i primi rovesci nella guerra contro gli Zulu, le cose erano ridotte al punto che tutti quelli incapaci di fuggire a cavallo dovevano cadere uccisi. Nella rivolta dei Boers invece gl'Inglesi non eibbero a lamentare alti crudeli verso i loro feriti. Per parte dei Boers non si opponeva ostacolo all'assistenza dei chirurghi e alla dispersione dei feriti. Si disse che i Boers hanno usato palle esplodenti. L'autore confessa di non aver potuto verificare questo fatto. Ecco il caso che egli riferisce come uno di quelli in cui vi si avrebbe voluto vedere l'azione di un proielLile esplodente. Il soldato W. F. del 58 regg. fu trovato giacente a terra ferito presso Majuba Hill. Una palla l'aveva colpito al margine ascellare del latissimo del dorso, aveva trapassato questo muscolo e scorTendo sotto la scaputa era uscita sotto l'angolo inferiore di quest:osso. Un secondo proiettile colpi il gomito destro vicino al condilo interno, solcò la pelJe in direzione obliqua e passò oltre, un terzo colpo ricevette poi stando nella posizione giacente sopranotata. Siccome il fuoco del nemico era assai forte il dott. Landon ordinò che tut.ti gli uomini si stendessero a terra. Mentre cosi faceva .il chirurgo fu colpito al petto ed il paziente fu ferito nuovamente al sacro. La ferita quando fu esaminala dall'autore si estendeva dal mezzo del sacro verso sinistra lungo la cresta iliaca; mis urava otlo pollici di lunghezza era larga un pollice ed un quarto e profonda uno. A primo aspetto quella ferita non sembrava prodotta da un' ordinaria palla di moschetto. P erò esaminandola bene si vedeva che potev;a • essere stata cagionata da un proiettile cilind.rico che avesse colpito col suo asse maggiore. In questo ferito fu praticato l'innesto cutaneo che lo portò a perfeUa guarigione a capo d'un mese.


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Ferite multiple sopra un solo individui). Una fl:!rila. prodotta da proietlile moderrro non è sempre di necessità una lesione grave. I seguenti casi a ssieme a quello or ora menzionato stanno a dimostrar e che anche un certo humero di palle possono penetrare nel corpo umano senza produrre gravissimi accidenti. A Brunker Spruit la truppa marciava quietamente lungo la strada ordinaria, quando d'improvviso fu arrestata da una banda di Boers. Non esistevano in quel luogo ripari di sorta, per lo che gl'insorti non sbagliavano i loro colpi. In un solo uomo si videro sei ferite di proiettili penetranti nei muscoli, le quali poi guarirono rapidamente. Un soldalo a Brunker Spruit fu ferito in sei punti. La prima palla penetrò pel labbro s uperiore a sinistra, fr antumò i denti, passò sotto la lingua e s'inniechiò vicino alla faccia interna della branca destra della mandibola. La seconda colpi l'articolazione sternoclavicolare intaccando un poco la estremità della clavicola ed uscì due pollici sotto la piega posteriore dell'ascella. La terza entrò al lato interno della inserzione delloidea dell'omero e scorrendo in basso lungo la diafisi di quest'osso usci vicino- all'inserzione del bicipite all'avambraccio. Tutte le ferite guarirono, rimanendo soltanto un po' d'imbarazzo nella favella . Un altro soldato nel fatto d'armi di Ingogo fu ferito in tre punti. Prima al braccio destro; la palla entrò due pollici sopra la piegatura del gomito anteriormente all'esterno margine del tendine del bicipite e scorrendo in su e all'interno, uscì alla parte media del braccio vicino al fascio nerveo vascolare. Conseguenza di questa lesione fu paresi del pollice e leggera atresia della mano. Il secondo proiettile penetrò nella gamba al lato interno del tendine dei gastrocnemi ed uscì un pollice sopra l'esterno malleolo, senza apparente offesa delle ossa. Il terzo proiettile penetrò nella coscia destra un pollice e mezzo all'infuori dei vasi femorali nel triangolo di scarpa ed usci posteriormente alla piega inferiore del muscolo gluteo; anche questa ferita non era accompagnaLa da lesione d'osso.


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RIVISTA

Ferite d! Assegai. Pressochè in fulti i casi nei quali i soldati inglesi incontravano gli Zulu inaspettatamente, la morte era prodotta da ferita d'Assegai. Ecco i casi piu notevoli di queste ferite . Un ufficiale delle truppe indigene, fuggiva a cavallo dal campo di Scandhlwana, quando un'assegai lo colpi dietro la coscia inchiodandola, per cosi dire, alla sella. La ferita presentò i caratteri deHe ferite semplici e in fatti non richiese che i semplici mezzi protettivi pt~r guarire. Il caso poi interessante è quello toccato ad un soldato del a• regg. indigeni al primo scontro che gl'Inglesi ebbero cogli zulu. Uno dei prigionieri fatti ,in quello scontro non volendo sottomettersi, armato del sue assegai tentava fuggire menando colpi qua e là. colla sua arma favorila. Un soldato inglese restò cosi ferito. Fu applicata immediatamente una fasciatura. Si ebbero ripetute emorragie che altri chirurghi tentarono invano di frenare completamente. Quando l'autore lo ricevette in cura egli trovò una regolare ferila da punta all'estremità inferiore del cavo poplileo sinistro; il giorno susseguente si manifestò emorragia forte da produrre deliquio: l'emorrogia s'arrestò per due giorni ma poi ricomparve. La ferila fu allargata e si trovò una cavita piena di grumi gemente sangue dalle sue pareti ma non si scoprivano vasi nè da legare né da torcere. Continuando l'emorragia si decise l'allacciatura della femorale. Scoperta la guaina del vaso si trovò che la femorale profo:nda aveva una lunghezza magg.iore dell'ordinaria e che nel punto scoperto slava a lato della superficiale. Siccome poi comprimendo col dito la femorale profonda la ferila al poplile non dava più sangue cost si decise di legare quest'ultima arteria ciò che fu eseguito con pieno successo. Questo ammalato guari tanto rapidamente da poter prender parte poi a molti altri fatti d'arme.


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Osserotuioni sulle .ferite d'arma da fuoco in generale.

Nelle ferite prodotte da palle sferiche o palle coniche lanciate da fucili a cann~ liscia come accadeva nella guerra degli Zulu, vi era sempre mortificazione e le pat•ti mortificate si separavano alla fine della prima settimana. Ma il caso é ben differente trattandosi di palle di carabine rigate. L'autore ha osservato tanti e tanti esempi di guarigione spontanea, immediata anche in ferite perforanti la coscia o il braccio da ritenere la mortificazione un fatto eccezionale. Le ferite d'entrata e d'uscita differiscono pure nelle due ~ecie di lesioni ora ricordate, giacché, le ferite d'entrata nelle lesioni per palle cilindro-coniche sono frequentemente eguali in forma e figura a quelle d'uscita nè si trovano in esse la caratteristica dell'inversione e rovesciamento dei margini. Di più nelle ferite per palla sferica, qualunque sia la direzione del tragitto, la ferita d'uscita è la prima a guarire; questo fatto non si verifica cosi spesso nelle ferite di palle coniche anzi succede l'opposto. Per quest'ullima circostanza l'autore propende a ritenere le ferile di palle moderne come meno gravi e per conseguenza I!leno atte a subire processi infettivi che quelle di palle sferiche. Crede .ancora che lo shock prodotto da una grande palla sferica ed il dolore cagionato dalla sua presenza possa arrestare un individuo meglio che non faccia la palla cilindro-conica, la quale passando da parte a parte un membro con grande velocità risveglia a tutta prima cosi poco dolore da non essere perfino avvertita dallo stesso individuo. Ma quando resta ~eso un osso si osservano le più mar· ·cale differenze tra gli eft'etti dei due proiettili. È noto come una palla sferica quando colpisce nn osso riesce localmente ·più offensiva della conica; infatti la primli ferendo un osso lungo, molto spesso produce fratture Jongitudinali e crepacci ·che si estendono molto lontani dal punto primieramente offeso. Riguardo alle .articolazioni la differer:tza tra gli effetti delle due palle non é tanto grande. Supposto che un femore ·sia sta~o franLumat<> da una palla conica, un quesito di vi-


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RI VISTA

tale importanza da risolversi è il seguente: se s ia necessario amputare la coscia o pure di r iunire i frammenti che siano coperti di periostio. Dal punto di vista puramente teorico si potrebbe cre<.lere alla possibilità di una simile riunione. Ma se si riflette a ciò che realmente succede in un osso frantuma to da un proiettile, a quali indelerminabili suppurazioni

un membro così ridotto va soggetto anche nelle migliori possibili condi;;joni igieniche d'un ospedale, viene ad ognuno ragionevolmente il dubbio se realmente quel periostio possa ancor essere di qualche ut.ililà. La linea di condolt.a del chirurgo in questo caso, crede l'autore, sia la seguente: Conosciuto il genere di f•·attura di femot•e per palla conica, la indicazione è di riunir! a liberamente al più sollecitarnen le possibile, portar via tutti i frammenti liberi, lasciare più che sia possibile di osso e di periostio porre posteriormente un drenaggio raccogliere insieme liutto il membro metterlo in solido apparecchio per ottenere poi un a rto raccorciato si ma ancot• utile. È superfluo di enumerare ai risultati della chirurgia aspettante osservati e quelli della chirurgia con$eroatioa. l casi parlano da se stessi. Solo quest-o merita d'essere rilevato: che nella grande maggioranza dei casi di feriti d arma da fuoco, il sollecito intervento chirurgico nei primi cinque gior ni dell'avvenu!a lesione, basta spesso a salvare un arto oppure un'articolazione, che sarebbero st.ati condannati ad una cert.a perdita se il chirurgo fosse rimasto inattivo. Libere incisioni sul luogo offeso dove ha sede la frattura comminutiva; al· lont.anamento di ogni pezzo d'osso libero saranno i migliori mezzi per p1·evenire ogni febbre irrit.ativa, le prolungate su p· purazioni, le osLeili e periosliti e tutta la lunga lista di calamità, che ne saranno la conseguenza se non si opererA per tempo. Riguardo poi alla rimozione del proiettile, generalmente si ritiene che se esso é saldamente incuneato in un osso sia meglio !asciarlo a sè aspettando che la suppurazione lo smuova e favorisca la sua eliminazione. L'autore ha veduto spessissimo le conseguenze di questa terapia ed è venutonella convinzione di praticare tutto l'opposto, come ha rea!1


CIDRURGICA

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mente praticato e con esito soddisfacente. Nell'estrarre i proiettili i chirurghi che operano per la prima volta cqmmettono l'errore di fare un' incisione troppo piccola per potere 8l'l'ivar P. comodamente al corpo estraneo. Una incisione troppo piccola viene di necessità maltrallala dalla pinza lirapalle. Stabilita la necessità di ricorrere quasi sempre all'estrazione, l'autore rigetta la pinza dei cofani da campo inglesi e invece dà la preferenza alla pinza americana: non ammelle il pericolo paventalo da molti che nel ricavare i proiettili si possano offendere vasi e nervi impor·tanti, quando questa ricerca non sia fatta alla cieca. In nessun caso egli dovette ri"correre all'elettricità avendo risolto tutti i casi dubbi colla sonda a testa di porcellana di Nelaton. Quando abbia avuto luogo una baltaglia dove siano rima8li in gran numero dei ferili gravi, sorge una questione molto seria in quanto al trattamento da adottarsi cioè in quali casi si debba di preferenza usare il metodo conservativo, in quali l'operativo. E qui veramente sta "tutta la sprlcialita della chirurgia di guerra. Ad amputare una gamba sarà anche abile uno studente di secondo anno di medicina ma ciò che deve distinguere il chirurgo militare da un chirurgo ordinario consiste nel sapere quali lesioni devono essere trattate seeondo un metodo, quali secondo un altro. Tanto pel paziente come pel chirurgo non famigliarizzalo colle lesioni d'arma da fuoco l e feritè banno talvolta l' apparenza di mali cosi semplici e leggeri che non di rado vengono emessi giudizii e prono-· stici ai quali il decorso e il risultato finale dànno una solenne smentita. Ella è cosa ben dura il dover persuadere un paziente di lasciarsi amputare un membro dopo d'aver sofferto per settimane ogni sorta di torture, colla lusinga che gli si era fatta di salvarlo. Que!"ti casi che succedono e che non rlovrebbero succedere che in via eccezionale possono e~sere evitati con un po' di attenzione per parte del chirurgo. L'autore ebbe occasione di visitare gli ospP.dali della Germania subito dopo finita la guerra franco-germanica e visitò pure gli ospedali russi dopo conchiusa la pace tra la Russia e la Turchia. In ambidue le circostanze egli vide buon numero di operazioni sopra casi dapprima trattati col metodo espe-

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RIVISTA CHIRURGICA

tante, senza risuHato utile. Certe ferile p. es. attraversanti articolazioni e con fenomeni puramente locali e non gravi, s'erano fatte estese e pericolose in causa dei lenti processi ben noti al chirurgo e hanno imposto operazioni tardive di molta gravità quando invece con un trattamento meno radicale ma più sollecito si sarebbe ottenuto migliore risultato. Certamente è dovere di ogni chirurgo di salvare più che si può di un membro offeso ma non a costo della vita. L' autore rammentando i casi in cui si tenta di conservare un membro egli si convince sempre più che nelle due guerre ora menzionate i chirurghi dovevano agire più sollecitamente nel traitare certe ferite. L'autore bonchè propenda a credere che in genere nella altual~ chirurgia militare non si operi a sufficienza, non vorrebbe però mai sacrificare un membro superiore per lesioni d'arma da fuoco, se non dopo essersi accertato che in segui lo di prolungate suppurazioni, osteiti o periostiti sia rimasta una troppo grando porzione della diatlsi inservibile ciò cbe soltanto potrebbo verificarsi quale risultato di un metodo aspettante adottato in precedenza. Nella sua pratica egli non ha mai veduto un caso di lesione per palla da fucile dell'estremità superiore, nel quale non sia stata adottala in primo tempo la chirurgia conservativa (resezione della spalla o del gomito) e cosi si sia Ralvato il membro. I casi di ferita per scoppio di granata si presentano ben diversamente nei loro (Contimta). fenomeni e nelle loro indicazioni.


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O..er,&sloDl aull& torma e m.eooavtam.o del ouore, per i dott. MACALIATER col metodo di Ludwig ed Hesse di Lipsia (Pr. Méd. Journal, 28 ottobre 1882)_. Ludwig ed Hesse riuscirono ad ottenere forme di gesso del cuore vivo nelle diastole e nelle sist61(1; dallo studio di tali forme e loro ragioni risul La che nella diastole la forma del cuore è emisferoidale, l'apice poco pronunciato; il maggior diametro è il trasversale nel piano degli orifizl venosi, un po' meno l'entero-posteriore, e minore il verticale dal detto piano all'apice; nella sistole la forma é conica, l'apice marcato e i· diametri trl\sversale e entero-posteriore si accorciano di molto, mentre il verticale non si altera, anzi è allora il maggior diametro, e scompare la differenza di curva fra la faccia anteriore e posteriore che nella diastole è arrotondata sul davanti, più piana posteriormente; quindi la lunghezza del ventricolo non cangia col contrarsi del cuore. Diminuendo i diametri diminuisce l'area, sul piano degli ostii è poco più della metà di quello che è nella diastole. La sezione trasversa del ventricolo sinistro nella diastole è concava, nella sistole si r:postra come una stella a 4 raggi; quella del ventricolo destro ha una forma ovoidale in direzione obliqua a quella del ventricolo sinistro, perchè il ventricolo destro contorna alquanto il sinistro, nella sistole il lume si ristringe a piccola .fessura in forma di arco di cerchio colla concavità volta verso il ventricolo sinistro. Sic•


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RlVlSTA

come l'area ùel muscolo é identica nella sistole come nella diastole, il diminuire della circonferenza è tutto a diminuzione della cavità, giacchè il muscolo contraendosi cangia di forma, non di volume. Le pareti del cuore son composte da vari strati di fibre muscolari che possono dividers i in 3 zone: nell'interno una zona di fibre verticali dei muscoli papillari e delle colonne carnee; all'esterno una zona superficiale di fibre spirali oblique all'indietro e a sinistra; e tra queste due zone una più grossa di fibre circolari che racchiude la zona interna di fibre verticali come sfintere. Per questa disposizione d.i fibre accade, che la loro contrazione tende ad espellere il sangue, mantenendo inalterata la lun ghezza del cuore, e questo antagonismo d'azione da l'elaslicila del cuo!l'e, per c ui, appena cessa la contrazione, l'azione . elastica produce una specie di reazione a guisa òi' molla, e i vent1·icoli si dilatano in modo attivo come fu dimostrato da Ma1·ey e Goltz, che nel principio della diastole vi ha un elemento attivo di dilatazione o di aspi1·azione indipendentE-mente dalla respirazione. Questa forza aspit'llnle del ventricolo s inistro spiega come la forza del deo:tro pol'lsa esser minore di quella del sinistro, per cui la forza del piccolo circolo non è solo una vis a tergo, il ventricolo sinistro lavora in parte anche pel des tro. Esiste infatti nel museo un cuore il cui venlricolo destro è aderente al perica rdio e forma con esso come un guscio duro, cartilagineo incapace di contrarsi, eppure il mafato mori senza segni di grave congestione polmonare o venosa. Quanto all'azione delle valvole cardiache nella sistole, i muscoli che circondan gli oslii contraendosi li riducon alla melà di quel che sono nella diastole, per cui la chiusura d.egli ostii non é il fatto delle sole valvole, ma anche dei muscoli della base, tanto che gli autori c1•edono che le valvole sole non potrebbero chiuders i anche in cuori perfetti senza la r iduzione degli oslii. In fatti nei casi di debolezza muscolare cardia\:a gli ostii si restl•ingon meno che nel cuor s ano dando insufficienza (è il caso della cloronnemia, nell'anemia da emorragia, della degenerazione del miocardio

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DI ANATOMlA E FISIOLOGIA

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in cui vi ha il soffio anemico). Il cingolo fibroso a cui sono attaccate le valvole é rigido e non soffre dilatazione se non dietro alterazione di tessuto, infatti nei c11si sopra accennati, ristabilita la forza muscolare, scompare la insufficienza e quindi il s!')ffio. Fra l'orificio dell'aorta e l'oslio venoso sinistro sta la gran lama anteriore della mitrale al cui mar•gine si attaccano i tendini dei due grossi muscoli papillari che stanno alla parete sinistra del ventricolo, e si osserva che nella diastole tali tendini e le valvole sono tesi obliquamente attraverso la cavità, per cotal disposizione nella si!>tole il sangue ne urta la supertlcie inferiore contro l'ostia venoso, e rende più imbutiforme l'ostio aortico. Sa.Uo çumo delle vene. - M. WErss. Jur med. Wiss., n. H, 1882).

(Central Blatt

In seguito ad un accurato studio su queste soggetto lo aut.ore stabilisce il principio che le vene degli animali a sangue freddo, di quelli a sangue caldo e anche dell'uomo possedono un tono che può essere o aumentato o depresso da forze influenti sul medesimo o in via dirella oppure in in via riflessa. Perciò c.levono esistere anche disturbi d'innervazione delle vene e questi disturbi possono consistere tanto in spasmi che in paralisi. L'autore si occupa mollo dello spasmo delle vene cutanee il cui studio é facilmente accessibile. Nello spasmo di queste vene la pelle dappt•ima diventa rossa, quindi violetta, poi cerulea scura, finalmente nera:, , da una piccola puntura praticata spruzza il sangue. La temperalura della pelle arrossata è un poco· più elevata della normale. Coll'accrescersi della cianosi la temperatura si deprime. La pelle si tumefa e si copre qua e !il di macchie eccbjmotiche. Non comparisce alcuna alterazione di sensibilità. Tutt'al più accusano gl'infermi un senso di tension e. I fenomeni vengono in scena poco per volta e l'equi- librio si ristabilisce lentamente.


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RIVISTA

Dopo aver passato in rassegna la casuistica delle nevrosi vascolari egli viene alla conclusione che lo spasmo venosa "Tlon é un fatto tanto raro come si crederebbe e che quello stato morboso che il Raynaud ha indicato col nome di asfissia lecale debba aver la sua origine ed essenza in uno spasmo venoso. In appoggio della Hua tesi il Weiss riporta un caso di tal natura da lui curato. Si trattava di una signora sui 37 anni di condizione civile la quale avendo ereditala una costituzione eminentemente nevropalica, andava soggetta fino dalla sua prima gioventù a nevrosi di varie specie. L'autore durante IUll esame accurato, esame che l'ammalata osservava colla più grande apprensione, osservò al piede destro fino allora in condizioni affatto normali gli apici di tutte le dita arrossarsi vivamente sotto i suoi occhi; dopo un po' di tempo le parli arrossate e tumescenti diventarono violette quindi ceruleo scure finalmente nere. Il coloramento si limitava con contorni spiccati ed era cosi intenso come se le parti fo~sero state tinte d'inchiostro. Le parti diventate cianotiche erano un po' tumefatte e più fredde di quelle corrispondenti d~l piede sinistro; i vasellini sanguigni superficiali erano iniettati. L'ammalata accusava un senso di leggera tensione. Sembrava però che il senso tattile dolorifico e termico fossero depressi. Il polso delle arterie tibiale e dorsale del piede in ambedue i lati era pieno e vigoroso. Dopo pochi minuti i fenomeni re·trocessero. Tali fenomeni da cui l'ammalata da oltre quattro mesi veniva interpolatamente molestata venivano provocati da eccitazione d'animo e da irritazione dei nervi sensitivi.

SperlmenU 111lla trutol'maslone del peptone nell'orarant~mo . _. Prof. SEEGEN. - (Allgem. Wienel" Medis. Zei trmg, 20 febbraio, 1883, n. 8). 11 Seegen innanzi tutLo dimostra la identità del peptone coi corpi albuminoidi e riferisce i r esultati tanto favorevoli otlonuti dalla alimentazione degli animali col peptone. Ma la


DI ANATOMIA E FISIOLOG I.~

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grande importanza di questo resuHa principalmente dal fatto,. come fu dimostrato sperimentalmente, che cit·ca 315 dell'albumina che noi consumiamo è cambiata in peptone. Dei cani sani e robusti a cui fu data della carne finamente spez· zettata impiegarono dodici ore alla sua completa digestione. In qualunque tempo si esaminassero, si trovò sempre nei loro stomaco eguali quantità di albumina sciolta o di peptone, vale a dire che questo era cacciato Jallo stomaco nella stessa misura con cui era digerilo. Lo Schinidl-Mi.illheim e il Hofmeisler iniettarono il ,peptone direttamente nel tessubo connettivo e nel sangue e osservarono quanto segue: Se erano iniettate piccole quantità di peplone, esso ricompariva totalmente nella orina dell'animale, se grandi quantità, specialmente se iniettate nel sangue, agiva come tossico. Il sangue perdeva quinùi quasi 'affatto la sua cbagulabiht.à, la pressione del sangue abbassava enormemente, e alcuni animali soccombevano; sempre dopo la iniezione di peptone l'animale cadeva in una profonda narcosi che durava delle ore. Come va che questa sostanza che opera in modo cosìtossico è poi il nostro principale alimento? Quali alterazioni subisce il peptone prima di giungere nella grande circolazione, per cui da tossico diventa innocuo e adatLato alla nutrizione ~ L'autore passa in rassegna le ipotesi finora proposte, alcune delle quali ammettono che questo cambiamento del peptone si faccia nel sanguE', altl•e che sia iniziato dai leucocili della mucosa intestinale, ed altre finalmente che si compia nel fegato. Il Seegen rimanda ai suoi primi lavori sulla formazione dello zucchero nel fe-gato, e riferisce altri suo,i sperimenti intesi a chiarire se nel fegato possa generarsi lo zucchero dal peptone. Questi speriP.Jenli consistettero t• nella alimentazione degli animali col peplone; 2• nelle~ iniezioni del pepton~ nella vena porta; e 3° nello csnme del fegato mantenuto vivo fuori del corpo. Le prove con l'alimentazione lfurono esegui te :sommini· strando ai cani grandi quantità di peptone, dopoché l'animaleera ucciso quindi era estirpato rapidamente un pezzo di fe ·


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RIVIST.l DI ANATOMU E FISIOLOGIA

gato, pesato, gettato nell'acqua calda e determinato lo zucchero con uno dei metodi conosciuti. Su 10 animali in 8 si trovò la quanlita dello zucchero decisamente aumentata di 50 - 200 Oro della quantita naturalmente contenuta nel fegato. In una seconda serie di sperimenti il peptone fu iniettato nella vena porta, l'animale mantenuto vivente per 30-4.() minuti e all'animale ancora vivente strappat{) un pezzo di fegato e determinala la quantità dello zucchero contenuto. Su cinque sperimenti, in quattro si trovò un notevole aumento dello zucchero, circa il ~ doppio o il triplo della quantita normale. Fu ugualmente trovato che il saogae venoso del fegato dopo questi spe1·imenti col peplone era incomparabilmente piu ricco di zucchero del sangue venoso n ormale. Finalmente la: sostanza del fegato fu mantenuta vivente tenendoln a continuo contatto col sangue arterioso, e, messa in r apporto col peptone, anche qui si trovò che i pezzi di fegato -contenevano più zucchero, ci1·ca 50 Oro più di quelli n on stati in rapporto col p eptone, ma del resto trattati ugualmente. Onde emerge che lo zucchero è formato nel fegato dal peptone e che di qui passa nel s angue. Da questi fatti procedono queste importanti conclusioni: :l' È dimostrato a d evidenza cbe l'organismo animale può fùrmare da una sostanza albuminoide un idrato di carbonio . .2' È direttamente dimostl'ato che la formazione dello zucchero si effettua nel fegato. 3• Siamo sulla via di spiegare cosa accade del peptone nel corpo animale, poiché sappiamo che il fegato è il primo luogo in cui esso soggiace a cambiamento. Come prodotto di trasformazione del peptone, abbiamo imparato a conoscere lo zucchero; ora rimane a trovare il corpo in cui è contenuto l'azoto del peptone. Probabilmente questo è l'urea, poiché allri sp erimenti a CIO r elativi sembrano dimos trare che l'urea è preparata nel fegato.

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RIVISTA DI TERAPEUTICA

La obtntn& ad alte do•l nella ttfolde. - Prof. DE SANCTIS (RifJista di clinica e terapeutica, gennaio 1883, N. i).

Il dott. M. Hardy, nell'accademia francese, discorrendo della gravezza della febbre nel tifo, afferma che il termometro oggidl ha detronizzato l'oriuolo. Basti quindi quasi universalmente misurare la temperatura, e contro di essa per !a maggiore o minore elevazione, inJicare i bagni freddi, l'acido salicilico, l'acido fenico, il solfato di chinina ad alle dosi. Mentre dunque l'ipertermia è un fenomeno cosf.linte della febbre tifoide (40 fino a 41, 42 e ·i3), essa non Jovrebbe impaurire, quando il polso nella sua frequenza non sia proporzionale alla elevazione della temperatura. Intanto nel tifo stesso si trova quasi sempre una sproporzione tra il polso ed il calorico; e se l'orologio fos se consultato bene pel polso, si vedrebbe n~ttamente che la sua frequenza, quando si rimane da 84 a 110 pulsazioni per minuto, la malallia può decorrere 8enza gravita ad onta del calorico da 39 a 41. Che se il polso arrivi o a 116, o a 120, il pronostico si farà grave. Vi s ono esempii nei quali il calorico raggiunge 40.5, il polso a 100, e l'ammalailo guarisce; ed al contrario la temp~ratura a 39,5 ed il polso a 128 e l'infermo muore. Intanto si va perdendo l'abitudine di tastare il polso, non si ricercano le qualità della frequ~nza, della forza o della debolezza, di regolarità od irregolarità. S'imbaLte in giovani


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.RIVISTA

medici o scolari che sono incapaci di numerare le pulsazioni! È certo la ipertermia un fallo importante, e bisogna bl'ne misurarlo e studial'lo, ma da sola può ingannare se si vuole combatterla come la piu pericolosa, indicando r·imedii anche nocivi. Si ritorni perciò a studiare insieme polso e temperatura. Somministrare adunque alte dosi di rimedi nel tifo è cattiva usanza, e bisognerebbe adottare il principio di Dujardin-Beaumetz, ciol1 che si abbia aspettazione armata. Hér01·d, ricorda che nella presente ricorrenza deUn tifoide a Parigi, assente lui, ha ritrovato che nel suo ospedale si curava ed utilmente con alle dosi di chinina, di cui osservando la utilità, ha continuato egli put·e a propinar1a. Ciò non è nuovo, perché fu preconizzato il chinino pel tifo da 40 anni passati da Broqua di Miranda, combattuto da Louis. Anche Bloque e Brique t somminis tr·arono da 3 tt 5 grammi di solfato di chinina nei tifosi, e cosi molti aHri, senza averne potu to rilevare gravi danni. Hard y intanto cita morti s ubitanee che allribuisce alla ~omminislrazione di due grammi di chinina per due giorni di seguito; ma è dimostrato veramente che la morte repentina ne derivasse? È inoltre acceUabile il dilemma eli Dujardin-Beaumetz che il solfato di chinina o non é assorbilo e perciò inutile; o é assorbito ed allora è tossico 1 È difficile dimostrare l'una e l'altra casa. L'ipertermia, conchiude Hérard, è cosa molto grave. cosi nel reumatismo acuto, come nel tifo, ed i mezzi citA valgano ad abbassarla, come l'acido salicilico, il fenico, riescono salutari, perché la gt•avezza non islà certo di una in una accidentalità di 41 grado, ma nella sua continuità o pt·olungamento. Hardy non nega punto gli effelli di quesli rimedi come antisettici, anlizimotici eù antipiretici; ed afferma anch'eglì che non bisogna lasciare per più giorni l'ammalato sotto l'impero di una temperatura sommamente elevala. Legouest , a pplaude ad Hardy, gli nega soltanto che le morti subitanee si debbano al solfato eli chinina, e si oppone ad Hérard per le sue opinioni intorno all'assorbimento del solfato. Dujardin-Beaumetz non crede che le alte dosi di chinina sieno cagione delle morli repentine nel tifo, anche perchè


DI TERAPEUTJCA

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un suo malato e morto improvvisamente, senza sommmJstrazione alcuna di solfato. Ricorda che nella presente epidemia tifosa a Parigi, molli muoiono subitaneamente. Si elice ùa Hérard di aver somminis trato due grammi di chinina, senza che si sieno sperimentali susurri di orecchio, ma ciò potr·eb'essere un fatto raro ed eccezionale, che contr•adice all'assot·bimento totale del rimedio. Pur tultavolta il Beaumelz censura gli alemanni che abusano del solfato in tutte le malattie febbr·ili, tanto da somministrarne da 4 a 5 grammi nella pulmonile. f: vero per·ò che la ipertermia è il carattere più grave del morbo, ma dirigendo la cura a quest(} fenomeno, si trascura la malattia. Si abbassa spontaneamente la temperatura e l'ammalato migliora, il che è diverso dall'abbassamento che noi procuriamo con rimedi~ perchèquesto è prodotto dall'azione tossica del rimedio stesso,. dalla seplicoemia che noi col rimedio accresciamo. Laonde la temperatura si .a bbassa e l'ammalato muore, e l'acido fonico può produrre questo ell'etto. Se si consulli la s tatis tica in raffronto ai risultati t~ra­ peutici, si vedrà che il metodo è fallac e, perchè fecondo. tl' incertezze. Rochard non ammelle il g·enio epidemico ed afferma che il tifo si crea per· lo ingombro. Sarà vero, ma non è da credere che si formi un genio morboso per ciascuna malattia, esso bensì varia, sebbene le cagioni d'insalubrità sieno sempre le stesse. Laonde questi genii morbosi non sono sempre .identici e basta osservare che di presente a P arigi tulli i tifosi hanno gangrene dì decubito che scoprono l'osso sacrO>. Altra volta questo male fu osservato da· , Trousseau, ma dopo di lui, ricorrendo m olte volte le tifoidi, questa gangt•ena non si è vista ed oggi ricompare. Dunque un'epidemia è carallel'izzata da ques to avvenimento che è il suo genio morboso. Vi ha dunque, d~ce Dujardin, una incognita particolare pel'· ciascuna epidemia, nè giovano le s tatis tiche a contrariarlo, p~rchtl queste si fondano su casi che non si assomigliano. Gli scrittori non si trovan sempre ad o:sservare casi della stessa gravilil. Di 87 casi di Dujardin, quattro soli malati morir0110; ciò che fa brillante il risultato delle cure, ma non. 47


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RlYCSTA

permette di tirarne conclusioni e principi. Anche perché essendosi da un giorno all'allro perduti tre malati, la statistica è diventata la comune, senz'alcun carattere di diverso apprezzamento. Se ·1a statistica dei tifi si vuole estendere alle pulmoniti, avremo maggiore puntualità ed esattezza, ma vi troveremmo questi risultati: essendo identica la cura, ora si ha zeromorti per cento, ed ora 40 per cento. Chi non sa che per la difleria molti han trovato un rimedio indisculibile, che guarisce sempre, applicandolo~ Eppure, sperimentandolo anche s u larga scala, le guarigioni diventano più rare che nel passato. Dunque, conchiude Dujardin, è assai difficile applicar la statistica all'apjJrezzamento della terapia diversa che ciascuno si propone ed esperimenta ogni di nella cura delle malattie epidemiche. Altro ancora diranno su tale argomento gli accademici francesi, ma vogliamo osservare che appo loro gli estremi, come si suoi dire, si toccano. O alte dosi di chinina, o niuna dose; e nell'una maniera e nell'altra si hanno morti repentine nel tifo. In Italia si ammeLle la morte repentina per paralisi di cuore, prodotta dall'infezione, e molti medici, senza voler attossicare, somministrano giornalmente da 30 a 40 centigr. di chinino. Lungi dal credere che questa doserella combatta la infezione ed abbassi la temperatura, vi vogliono sostenere le forze del cuore. E se con la giornaliera osservazione di esso -e del polso•si noti un cerlo abbassamento di circolazione, non si sparagnano certamente i cordiali e gli eccitanti. Cosi guardata la cosa, ed applicando un sistema di aspetl-azione, e dando aria ed acqua molta, e solo brodi o latte in tutto il decorso del tifo, non abbi.1m perduto i nostri malati. In Na poli il tifo vi fu sempre e forse vi sara per l'agglomeramento ed altre cagioni che il tacere è bello, ma le frequentissime morLi per esso furono scongiurate già da anni dal Tommasf, cui tuUi abbiam seguito con la più grande si<:urezza.


DI fERAPEUTlCA.

'&ugU uplratorl balettatorl, pel prof R&vA. - (Rioista clinica di Bologna, 1883).

Dopo una esatta enumerazione degli aspiratori iniettatori fin qui inventati (Dieulafoy, Chavert, Potain, Castianx, Paoletti, Turati, Cantalamessa) l'insigne clinico viene a dare utili ammaestramenti per adoperare questi istrumenti Egli si serve dell'aspiratore Paoletti ., come inietlatore o pure di quello del Potain, come semplice aspiratore. Lava con acqua fenicata la parte su cui cade la puntura, le mani proprie, lo sti'umento (che egli non unge), ed i tubi. Dopo eseguita la puntum ed aspirato il liquido, fa la lavanda dei tubi per cui esso è passato. P er la iniezione adopera o una soluzione fenicata (2 '/.) con biborato di soda (G-10 ••; ..), con alcool (5 '/.), e talvolta con allume, a 32• C., in quanlita eguale a quella del liquido estratto, avvertendo che mai aria penetri riel torace. Si smette quando il malato accusa senso di tensione e quando è entrata la quantità prestabilita. In ogni seduta il Jliva fa da 3 a 6 iniezioni a rtorrna della qùaiità dell'essudato e sempre più il liquido esce chiaro. Per la -estrazione del liquido iniettato si dee adoperare debole aspi·razione. Migliore è certo questo mezzo di quello che insegna a lar· gamente squarciare il torace per medicare J'irJ.fermo. Difatti nel torace resta, adoperando l'inieLtator.e, un pò di liquido ehe riempie, in parte, il ctlvo dell'ascesso pleuritico, impedisce la dilatazione forzala del polmone, ed una nuova secrezione. Di più l'aria esterna carica di germi non può penetrare, ed impedisce cosi le fermentazioni nel cavo pleurale. Le obiezioni fatte a questo metodo hanno poco valore. 1" La cannula si ottura. È innegabile che alla 2• o 3- aspirazione escano dei fiocchi tlbrinosi, che possono otturare la cannula e far restare nel cavo pleurale il liquido medicato iniettatovi, ma o Io· sliletto smusso, o una potente aspirazione, che il Riva preferisce, possono, per lo più, rime· .diare all'inconveniente, che spesso dipende dalla poca intro-


RIVISTA

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duzione della cannula nella cavilà. Di più il liquido iniettato disgrega la fibrina in minuti frammenti che passano bene per la cannula dello inieltalore. Per sciogliere poi i grumi ùensi delle pleuriti soppurative ricche di ess udati tìbrinosì, adopera il biborato di soda, che ha azione dissolvente e potente sulla fibrina. 2• Proooca facili emorragie intra-caoitarie. Ciò il professar Rivli non ha mai verificato e cr ede che dipendano dal catLivo modo di adoperare lo strument.o, dalla troppo forte aspirazione, dai bruschi moli della cannula. 3• /]penoso e noioso pel malato. Non crede il prof. Riva che ciò sia vero, perchè è operazione lieve, che non reca disturbo nemmeno all'infermo, ed alla quale anche i bambini si prestano quietamente. ~· Si p uò a cere l'ascesso parietale, per iniìltramenlo del pus nel canale del trequarti, che richiede infine la definitiva apertura del torace. Però ciò é difficile ed ancor più adoperando le cautele indicate dall'egregio professore, quali lo spremere il tramite ed il disinfettare il cerotto che vi si sovrappone. Invece nei casi in cui l'ascesso pleurale si vuota per fistola bronchiale, il prof. Riva crede che occorra praticare la pleurotomia, se la malattia è stazionaria ed il malato peggiora, ma può giovare anche la iniezione. Quando il pus pleurale si è corrotto, le iniezioni antisettiche sono quasi inutili, ed occorre adoperare la pleurolomia presto e senza indugio. Riguardo all'epoca in cui dee fal'si la puntura, il Riva dice che deve eseguirsi il più presto possibile, senza riguardo a t'ebbre od a fenomeni gravi: le punture successive le compie quando la temperatura segna i 38", e l'essudato aumenta, ocl è stazionario. La cosa migliore è lavare un giorno si e l'altro nò, e cosi il malato riprende forze e benessere; il medicC> può seguire la malaLLia nelle sue fasi, constatando il s uccessivo diminuire della cavita pleurale. Quando la sacca pleurale é molto risLrelta, non importa più cercare di introdurvi il trequarti, se si teme di ledere il


DI TER.APEUTICA

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polmone, ma puossi adoperare con frutto la pleurotomia, .ehe allora è facile e seguita da pronta guarigione. Che la lavanda della pleura, sia p!'esto resa comune, quanto lo è la lavanda gastrica, mercé le cure del prof. Riva, é ciò che noi auguriamo pel bene della umanità.

<Car& dell'ileo Ufo nell'...rolto pra..lano.

Dal dipar-timento medico militare del Minis tero della guerra prussiano é stata diramata ai medici militari la seguente circolare che stimiamo fare conoscere ai nostri lettori. Fatto cenno d'una disposizione del 18 novembre 1881 con 1a quale si domandava ai medici di corpo d'esercito notizie particolareggiate sul trattamento delle malattie tifose; ricordato come dalla statistica sanitaria risulti che la mortalità media del tifo (febbre tifoide) è andata dal 1865 in poi sempre progressivamente diminuendo dal 25 ·; . al1'8 •; . cosi questa circolare prosegue. « Uno sguardo alla statistica del tifo degl'ultimi anni mostra quanto sia giustificata la opinione, manifestata anche dal ·maggior numero dei relatori, che pel continuo perfeziona-mento ed .anche per la più estesa applicazione dei modi di cura di confermata efficacia sarà possibile conservare in vita :anche un maggior numero di maiali di tifo.

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Questo dipartimento crede di affrettare la riuscita dei co·muni sforzi portando a cognizione del corpo sanitario il ri· sultato generale, brevemente compendiato, dei rapporti più sopra mentovati. I. La msggior parte dei relatori s~mo concordi nel ritenere che la differenza nella mortalità del tifo fra i singoli corpi d'esercito, cioè dei singoli ospedali, dipende essenzial·mente dana diversità dei metodi di cura. L'opinione accennata da alcuni che quella differenza do-vesse in tutto o in parte imputarsi alla mancanza di uniformità "tlella diagnosi, secondoché cioè le forme abortive del tif() ,


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RE VISTA

(febbri gastriche) sono o no registrate come tifo, è da altri oppugnata con la statistica alla mano, poiché la differenza ri mane approssimativamente la stessa computando insieme le due forme morbose febbre gastrica e tifo e la mortalita risultante da ambedue. Anche la spiegazione messa avanti da alcuni relatori secondo cui quella differenza dipenderebbe soltanto dalla intensilA della infezione e dal carattere del)a epidemia, é da r iguardarsi come tutt' altr.o che dimostrala per la considerazione che allora dovrebbe ammettersi che il tifo, prima della introduzione del trattamento con l' acqua fredda, fosse stato più maligno che dopo, o che nella circoscrizione di un corpo d'esercito fossero accadute epidemie benigne, ed in allre solo maligne. II. La generale e continua diminuzione della mortalità del tifo in tutto l'esercitoéconseguenzadel trattamento con)'acqua fredda seguito in sempre maggiore estensione. Questa proposizione è ammessa incondizionatamen\e da quasi ~utti i medici dei corpi d'esercito, e, sut:rondamento di studi statistici, considerata come un fatto dimostrato. Che i progressi nella cura igienica delle malatlie, a cui da alcuni é attribuita una particolare importttnza in questa qui_stione, come pure che l'aumentata attitudine dei medici a regolare la cura secondo i singoli casi possono aver. avutoinfluen.za in questo favorevole cambiamento è in questi rapporti più volte accennato. III. Che, secondo l'esperienze fatte flnora, il trattamento .p1etodico con l'acq11a fredda alla Brand sia il più efficace e il più &da.lto per gli ospedali militari è dichiarato dal massimo numero dei medici di corpo d'esercito. E qui occorre pa!."ticolarmente ricordare come alcu,ni relatolli vedono in q11esto metodo il pericolo che per amore della regola possa essene trascurata la cura applicata all'individuo; per la qual cosa propongono un trattamento modificato con l'acqua fredda più mite ovvero la combinazione dei bagni con ~&rgbe dosi di cbininp. In favo.re del puro metodo medicamentoso antipiretico n~:m s.i è alzata a,lcuna vc;>.ce. Da alcuni relatori è dichiarato come decisamente nocivo.

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DI TERAPRUTICA

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I V. Alla domanda come si possa arrivare ad una maggiore diminuzione della mor talità per tifo, cosa da tutli creduta possibile, é risposto con le seguenti proposte: 5 relatori domandano la introduzione regolamentare obbligatoria del metodo del Brand negli ospedali militari; 3 tengono come ..sufficiente la dimostl•azione degli e minenti risultati ottenuti col metodo del Brand e la raccomandazione di esso per parte delle a utorità competenti; 3 parlano di questa raccoma ndazione, ma che fosse fatto un dovere di applicare l cura secondo i casi speciali, onde potrebbero anche trovar luogo i più miti processi della cura d' acqua; 4 desiderano che la scella del metodo sia lasciata all'illuminato giudizio dei medici militari. Da alcuni è anche dichiarato che le cure dei medici milit.ari dovrebbero essere rivolte al miglio.rameiJlO delle condizioni igieniche delle guarnigioni, alla buona nutrizione delle truppe, alla accurata profilassi dopo l'insorgere di una epidemia, e alla i~truzione, alla sorveglianza degli infermieri, .come pure che un diligente esame medic.o degli umpini di truppa nei tempi in ~ui, >3econdo l'esperienza, s uole manifestars i il tifo nelle guarnigioni, con l'accurato impiego del ter mometro medico nelle infermerie, dovrebbe prestare importante servigio.

Bsperleuse •alla medloahar& 41 Jo4oforme e41 torba nell& olbaloa del pro f. EsMARCB - G. NEUBER (A re h. jur K lin. chirurg. XXVII e Centrctlb. fii.r die med. Wiss. 2i marzo~ i 88::J, n. i 2) Il dott. Neuber riporta una serie di s perimenti fatti con la medicatura jodoformica, e un confronto fra questa e la ordinaria medicatura carl,olica. I preparati usati per quella erano la j uta, la garza o l'ovatta impregnate di una soluzione alcolico-et&Jlea di jodotorme al '5 fino al 10010, medidnte un torchio. Furono in tutto 56 'c asi per lo più di gravi operazioni, in cui fu adoperata •la medi~turajodofor.mica e i risultatituronomolto(\)uoni,benchè


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RIVISTA

· non migliori di quelli ottenuti con le primitive medicature antisettiche. Questi risultati il Neuber formula nelle seguenti proposizioni: 1) Il jodoforme è molto bene adattato per la cura delle infiammazioni acute circoscritte, panarecci, furuncoli, linfoadentti, e~c. Dopo una lunga incisione e il raschiamento della membrana piogenica, la ca vitA è soffregata con l'jodoforme, quindi posta una fasciatura protettiva, sotto la quale spesso accade la guarigione. 2) L'jodoforme é un antiseLtico di prima forza, ma non uno specifico contro il processo tubercolare granuloso. Contro questo noi avevamo già prima ottenuto buoni esiti con le fasciature permanenti. Finora i nostri risultati, dopo la introduzione del trattamento con il jodoforme non sono stati punto migliori; però per molti rispetti, l'jodoforme deve essere preferito all'acido fenico, perché è meno volatile, è riassorbito più lentamente ed irrita meno. 3) Per queste ragioni il jodoforme conviene mollo bene non solo contro il processo tubercolare granuloso, ma in generale nel trattamento di tutte le ferite; però esso dovrebbe sempre essere usato in piccola quantitA perché in dosi sopra 4 grammi {!) talora riesce velenoso. 4) La juta, la garza e la ovatta preparate con l'jodororme dovrebbero essere preferite come materiali di medicatura ai corrispondenti preparati carbolici perché si applicano più comodamente e l'jorloforme volatizza meno dell'acido carbollco. Da quest~ medicature jodoformiche al 510 0)0, non ostante il grande uso che se ne è fatto, non abbiamo osservato mai sintomi di avvelenamento. Medicature con la torba. L'esito ottenuto da nn lavorante di tl)rba cùratosi da se stesso d'una frattura complicata dell'avambraccio fu l'occasione che indusse a provare q1resto materiale, particolarmente la buoua torba di lichene che in gran quantità si trova presso UetersenprovinciadiSchleswigHolstein, la quale immersa in una soluzione al 5 0(0 d'acido carbolico e spremut.a tl.nb a contenere il 100 per cento di umidità possiede uno straordinario potere di assorbimento e serve ottimamente alla disinfezione delle latrine, ecc.


Dl TBRAPEUTICA

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Il Neuber indica due specie di sacchetti pieni di polvere di torba: alcuni piccoli con 2 f/t ·1. d'jodoforme che s'applicano direttamente sulle ferile disinfettate, e altri grossi inumiditi con una soluzione al 5 010 di acido carbolico che sono fissati con fascia di garza. Di 55 casi per la maggior parte gravi trattati in questa guisa, nessuno terminò morLtllmente, come neppure si manifestò alcuna delle complicazioni accidentali delle ferite. Una sollecita remozione della prima medicatura occorse solo dnque volte. È oltre ciò da tener conto del poco prezzo di questa medicatura che il Neuber calcola 81I2 volte più a buon mercato della ordinaria medicatur.a alla Lisler. Il Neuber descrive anche l'uso delle ferule di vétro che h~mnp il vantaggio sugli apparecchi di metallo di non arrugginirsi: di aver bisogno di una piccolissima imbottitura di ovatta o di polvere di torba e di non fare pressione.

Cara 4ella febbre tltol4e - (Monìteur 8Cien.ti.ftque ecc.

Presse médicale Belge). Il Vulpian so:stiene la medicatura salicilica nella febbre tifoidea. (Accademia medica di Parigi-6 marzo !883). Egli per propria esperienza la giudica utilissima per ottenere l'abbassamento della temperatura senza gli inconvenienti ed i danni di certi altri mezzi. Si può ottenere un abbassamento di 2 a 3 gradi nelle 24 ore; però si .richiedono alte dosi (~ gr. almeno al giorno d'acido salicilico), eccetto nei casi meno intensi nei quali la dose può limitarsi a 2, 3 gr. È più efficace del solfato di chinina dato anche alla non tenue dose di 2 a 2,50 gr. il quale però ha sul cuore e sul polso una qualche favorevole azione, che non ha l'acido salicilico...... Devesi quindi tener conto delle speciali indicazioni nella scelta del mezzo. Non si scorderà che l'elevata temperatura se non è la febbre (disordine generale dell'economia) ne è però il meno fallace segno e misuratore. Ora ciò posto, l'acido salicilico é un potente antipiretico, anzi è il più potente oggidì conosciuto; molto meno potenLe é il salicilato di soda, ma ha tuttavia una


730 RIVJSTA azione innegabile ..... La seala della potenza anliperi:tica è graduata dal solfato di chinina, al salicilato di soda, all'acido salicilico. È poi un fatto che normalmente coll'abbas· samento della temperatura coincide un miglioramento dello stato generale. Ce!l'to è che bieogna nell'uso ricordare che tutti i rimedi potenti son veleni e che è quindi di necessita contenersi in giusti limiti. Sono controindicazioni formali le complicauoni intense bronchiali, l'affievolimento note"ole del cuore, il delirio accentuato. Però qualsiasi rimedio non esclude di certo l'attenta applicazione della medicina aspettante, o delle indicazioni; il ehe non significa che debbasi limitare sistematicamente alle medicazioni pallialive....... . Fino a che l'esperienza ci avrà indicato lo specifico della ft~bbre tifoidea che come malattia specifica deve pur averlo l'acido salicilico pfllre sia il più diretto ed efficace dei medicamenti fin'ora esperiLi, non escJuso il bagno freddo. P eter, invece parlando della medicazione sistematica con molta ragione e verita è d'altra parte venuto ad un pò diverse ma molto pratiche conclusieni. Egli disse che la medicazione sistematica ha pE:r sè sempre gU incompetenti, i semplicioni e gli imprudenti, quali sono quasi sempre i giovani naturalmente temerari, e pei quali fortunatamente come disse il Bouley una volta " i malati sono BpeJJso più .{orti di quel che si crede 11 sicchè, come appunto diceva il P eter u è spessissimo difficile di uccidere un uomo per quantunque ammalato •. Siccome per6 i medici non son fatti per uccidere, così non s petta a loro jl ricercare l'estremo limite della resistenza del :malato. Contro la febbre tifoide si possono numerare selte almeno medicazioni sistematiche: il solfato nero eli mercurio; le emissioni sanguigne ripetute (coup sur coup); i purganti ripe·tuti; H solfato di chinina ad alte dosi (massi ves); l'alcool; j bagni fredcli; l'acido selicilico. Tutte son .buone in certi casi; m.ti\ la generalizzazione sistematica ne è cattiva. Bisogna opporre a.l male la medicina dei .sintomi, basata sulla osservazione esatta assidua e d'ogni istante, .che tien conto dei fenomeni. che proporziona i mezzitagli effetti desidereti ..... Ecco la medicina del senso comuDe. B.


DI TERAPEUTIC.,

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~Hameato dell'eose~ delle mani

e della · faool& (Journal de Médicine et de chirurgie ·pratiques, Janvier, 1883).

Gli annali di dermatologia indicano di.-ersi proèess1 Impiegati dal Dr Bulkley in simili affezioni. Quasi sempre egli fa uso della pomata all' ossido di zinco nell'eczema acuto (2 grammi in 30 grammi di pomata di rosa): in altri casi le sostituisce le lozioni con: Calamina. . . Jana da 4 a 8 grammi Ossido çli zinco 8 grammi. Glicerina . . . Acqua di rosa. 120 id. Le polveri, nell'eczema acuto danno in generale risultati men soddisfacenti di questa lozione che riesce a meraviglia ne' casi nei quali i corpi grassi non vengono ben sopportati. L'eczema cronico della parte dorsale delle mani e delle articolazioni è talvolta più ribelle e bisogna ricorrere il più frewentemente ai topici· s timolanti. L'applicazione de' vescicatori modifica talora assai vantaggiosamente gli eczemì1 delle mani e delle dita. In quello della palma delle mani l'autore commenda grandemente l'impiego dell' acqua calda combinata ad altre applicazioni topiche. Ecco il processo al quale egli ricorre: Apparecchiata una catinella ripiena d'acqua caldissima vi fa appressar la palma delle mani in modo, che soramente le parti malate lambiscano il liquido per un tempo brevissimo: per più volte di seguito fa ripetere la stessa cosa e durante qualche minuto solamente e immediatamente dopo vi fa applicare delle bandellette di mussolina intonacate da un denso strato di pomata diachilon (pomata d'Hebra). Se le occupazioni del malato fossero tali che non gli permettessero di tenersi cosi fasciato lungo la giornata, egli ordina allo:-'l la lozione seguente, da doversi ripetere parec-· chie volte nel giorno, segnatamente ogni volta che egli siasi lavate le mani: Glicerolato di sotto-acetato di piombo Glicerina ana. . gr. 8 Acqua distillata . . . . . . . . . • 45


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-n trlolorotenolo oome n mtgUor clt.tntettante delle ferite e ulcere o&Jlttreno•e- D ANrN - (S. Petersb. m ed . Wochensc. e Centralb. fu,. die med. Wissenseh., 10 feb. 1883, N. 6).

Le parti cangrenose furono bagnate con una soluzione al 5 0[0 di triclorofenolo (CG H2 CIS O H) e sopr a a pplicatavi una medicatura con una soluzione dell'i 010 di triclorofenato di calce; bastarono &lla completa deter sione delle superfici cangrenose e alla generazione di buone granulazioni per lo più da 4 a 6 giorni , raramente e solo in casi complicati fur ono necessari fino a 10 e una volta 13 giorni. Talora fu anche asperso il lriclofenolo in polver e, dopoché la m edica.tura poteva rimanere 5-8 giorni. L'Autore dà come r esultato dei suoi sperimenti : che il triclorofenolo ha proprietà ·disinfettante 25 volte più forte di quella dell'acido fenico. 1Gia minime dosi di esso e dei suoi sali di potasse e di calce 11rrestano le più diverse fermentazioni (la fermentazione alcolica, la putrida del sangue, l'ammoniacale della orina). Usato come antisettico supera in efficacia, esso e i suoi -$ali, tutti gli altri antisettici usati in medicina pratica (com e i permanganati, le soluzioni di cloro, l'acido fenico, il timol, l'acido salicilico, l'acido borico,) e distrugge anche i cattivi .odori. L'odore suo proprio sparisce con l'olio volatile di lavanda (5 gocce su 30 gr.). Usato in sostanza ha azione •leggermente irritante, ma in soluzione non irrita punto. Il Dianin non dice esplicitamente se dà luogo a fenomeni ge-nerali di a ssorbimento; forse occorrerà per questo una piu · lunga esperienza.

1Ja.ra del tumori oolle lnlezlolll p&1'8Dohl••to•i 4'ao14o lpero111Dloo (Cent rablatt fur chir r'r flie e Presse Mèdieale

Belge). Quest'acido finora usato nelle preparazioni d'istolo~ia tu · dal Winiwarter tentato contro i tumori. Per i4 giorni si fece -{per un sarcoma. molle, del volume di una. lesta di fanciullo >


Dl TERAPEUTIC.\

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nella r egione laterale destra del collo) un'iniezione al giorno di 3 goccia d'una soluzione acquosa al centesimo, con sciringa di Prav!lz. Il tumore si rammolll ed alle parli morti.. ticate miste a pus si aprì un varco con opportune incisioni alla pelle. Un mese dopo le incisioni erano cicatrizzale, il tumore scomparso) senza fenomeni generali, ed intatta la pelle ricoprente. Dopo ne usò in un altro sarcoma inoperabile (alla spalla) in diversi linfomi multipli del collo, contro delle adeniti .scrofolose del collo, ecc. P ar e il mezzo abbia il merito di lirnilar la sua azione ai punti d'iniezione. L'aiuto del professore, i! sig. Delbaslaille pubbli~hera più tardi un compiuto resoconto dei risultati clinici, delle esperienze comparative, ecc. Per ora pare anche stabilito che n ei carcinomi delle gliandole non ha azione.

Impiego del Uquldl per vlnoerel re•trlglmentl uretrall. (Journal de médecine e de chirurgi~ pratique, mars, 1882.}

Il Gauvon: nella sua lesi, espose i dettagli di un processo ch' egli ha veduto impiegar ripetutamente nella clinica deL professor Guyon, per vince1•e certi restringimenti. Può avvenire che, la vescica continuando a votarsi o bene o male, esis ta pure un restringimento impossibile a vincersi e che occorre perciò giunger rapidamente a introdurre una candeletta nell' uretra. Il processo descritto dal Gauvon abbastanza spesso riesce e d'altronde è abbastanza semplice perché si mette in pratica in simili occasioni. Gl' istru~enti necessari per eseguirlo sono: un imbuto, un Lubo di caou· tchouc, ed Ullia sonda a punta smussata, sovrapposti ed uni li l'uuo all'altro nell'ordine suddetto. Si riempie il tubo con acqua tiepida alla temperatura di 40 a 45 gL'adi o meno. Lo imbuto è fissato al disopra del letto all'altezza di 1m ,20 circa sopra il materasso: il suo becco penetra nella estremità superiore del tubo di coatchouc, il quale pende verticalmente e la cui estremità inferiore passa sul piatto della sonda a becco tagliato. Cosi disposto l'apparecchio, si fa penetrar la sonda,


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RlfiSTA

antecedentemente bagnala d'olio, nell'uretra dell'infermo, il quale sta coricato. Bisogna aver cura di spingere entro la sonda, ftno a toccare il reslringimento. Ciò fatto , la mano del malato tiene la sua verga moderatamente stretta per tulto il tempo che dura l'applicazione affine di evitare il riflusso .del liquido tra le pareti del canale e l' istrumento. È sufficiente una media pressione: ma in quel ch' essa è tenuta stretta, anche la sonda bisogna che e:;ia egualmente mantenuta ferma alla stessa profondil8, perché è necessario che essa tocchi sempre il restringimenlo. Nell'imbuto si versa allora l'acqua tiepida in maniera da riempir tutto l'apparecchio e si ha cosi una colonna di liquido che si lascia per tre quarti d'ora o per un' ora gravitar sullo strìngimento. Durante questa operazione penetrs tal volla in vescica una certa quantità d'acqua, la quale il piu spesso è minima. Allorché, dopo questo tempo, si toglie l'apparecchio, bisogna aver cura, nel ritrarre la sonda, di premere moderatamente il glande tra le dita per modo da lasciare nel canale una certa quantità d'acqua. S'introduce quindi con precauzione una candeletta attortigliata o spalmata di collodion e ordinariamente essa passa di botto: talora si può anche introdurre facilmente una sonda rettilinea. Comunque sia, una volta vinto l'ostacolo, deve fissarsi a permanenza il catetere seguendo il metodo classico: esso cosi" permetterà al malato di urinar meglio e di vuotar la sua vescica, nello stesso tempo che andré ùodiflcando il punto ristretto preparandolo ad esser trattato sia con la dilatazione progressiva, sia con l'uretrotomia interna. Il Gauvon ·ra seguir questa descrizione da alcune considerazioni importanti: la sonda impiegata dev'esser del calibro il più grande possibile, affine di evi~are con maggior -sicurezza che l'acqua tiepida rifluisca ai suoi lati: si ha inoltre una risultante di pressione più consideFevole che non con un istrumento di piccolo diametro: infine procurando che la sonda sia a contatto col restringimento, si aggiunge alla ulilita della pressione idraulica il vantaggio di ciò che il Guyon chiama cateterismo appoggiato. Di più, siccome la temperatura del liquido sembra abbia importanza, cosi bi-

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DI TERAPEUTICA

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sogna adoperar lo tiepido con il grado di calore superiormente indicato. Il processo con la semplice pressione idraulica non riesce sempre dopo una prima prova, ma si é rt~ramunte obbligati a rinnovarlo. In tutti i casi, esso è facile e non reca alcun danno; ed evita al malato i rischi ai quali può andare incontro allorquando con i continui tentativi talvoiLa protratti per più ore, si cerca con tutti i mezzi usuali di vincere il restriogimento.

"''ut:a.Uvo 41 oua abortiva dell'Ileo-Ufo. - Comunicazione preventiva del prof. CANTANI (Ga.z.zetia degli ospitali, novembre, i882). Fin dal principio del 1879 concepì l'A. l'idea di disinfet· tare l'intestino in varie malattie, in cui l'enfezione ha sede in quest'organo, mercé l'introduzione coll'interoclisma di disinfettanti energici nello stesso. Indicò :allora (Morgagni, aprile) specialmente la dissenteria infettiva ed il colera. Da un anno ha pi•\ volte ordinato anche nell' ileo-tifo la disinfezione diretta dell'intestino coll'introduzione d'una so· Juzione cos\ composta: Acido fenico cristalliz. . . . . . .centigr . 2 a 5 Alcool pet• sciogliere . . . . . . . gram. 6 2 Acqua di fonte . . . . .. . . . .litri Gomma arabica . . . . . • . . . . gram. 20 a 50 Dice l'A. che ha saputo in seguito dai medici curanti che quei casi, che sembravano dapprima disperati, erano andati bene. Ricorda fra questi uno con forti sintomi di irritazione meningea, da far credere trattarsi di meningite, la cui cura riuscì felicemente al prof. C. Romano. Nel mese d'agosto p. p. l'A. ebbe poi occasione di applicare questo metodo disinfettante in un caso d'ileo-tifo, da lui assistito giornalmente. Era una bambina di 5 anni e mezzo. Nei primi giorni la cura aspettativa: molta aria, dieta assolutamente liquida, limonea cloridrica, e mattina e sera iO ce n t. d' idrocloralo di chinina. Aumentando la diarrea si sostitui


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RI VISTA

alla limonea una soluzione di allume crudo con gomma arabica. Inoltre 5 volte al giorno abluzioni fresche generali. La bambina peggiorava. Allora ordinò l'applicazione delrenteroclisma caricato con un lili'O d'acqua e 2 cent d'acido fenico cristallizzato sciolto nell'alcool. L'applicazione si fece alle 10 an t. e subito dopo la temperatura da 39•. 7 declinò a 38•.6, per tornare alle 4 poro a 39'.5. Al mattino susseguente nuova applica.zione d'enteroclisma. col seguente liquido: acqua gram. 750, acido fenico crislal-· lizzato cent. 2, idroclorato di chinina cent. 50. La febbre e il processo ileo-tifoso restarono troncate dopo queste 2 applicazioni in un periodo in cui l'ileo-tifo regolarmente non finisce ed in cui anzi nel caso in discorso minacciò di peggiorartl. La disinfezione locale dell'intestino fu prontamente seguita da un abbassamento di temperatura che si potrebbe dire eccessivo (3ll.i). Questo caso sembra all'A. abbastanza importante da inoitare i colleghi a sperimentare prudentemente un metodo. che è certamente ra.zional.e ed .in ogni caso innocuo. SC HIVAR DI .

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La oura delle granal&slonl oongbmtlvall ool Iequérlty.

Avendo nel Giornale accennato alla medicazione delle granulazioni palpebrali a mezzo del Iequérity, crediamo conveniente ricordare i risultati che man mano se ne cons tatarono. \Vecker ottenne risultati tali da convincerlo che s'è trovato finalmente lo specifico per la cura dell'ottalmia granulosa, atto ad eccitare una congiuntivite curativa, purulenla se usato in lozioni, croupale se in pennellazioni sulle palpebre rovesciate. Il nostro Conti (Parma) si loda esso pure dell'uso del !equérily: la reazione se troppo forte può càlmarsi sospenclendo le applicazioni per qualche tempo cd adoprando invece le lozioni all'acido borico. II Mazza (Genova), non esclude l'azione benefica del rimedio, ma la crede incerta, però sempre inoffensiva.

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DI TER."-PEUTICA

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Il Paggi (Firenze), ne ammette l'efficacia relativa e ne cons tata l'inazione, sulla cornea. Il Deneffe (Gand), nega ogni azione terapeutica della des tata speciale infiammazione. che anche non sempre è inoffensiva. · L'Osio (Madrid) non solo la reputa non sempre inoffe nsiva, ma anzi talflata gravemente offensiva. Lainati e Nicolìni (Milano) si sarebbero convinti che la meteora allarmante (della suscitata infiammazione) scompare presto, lasciando ... il tempo che a"eoa trouato. B.

CORRISPONDENZA SCIENTIFICA

11 Jodoformlo nella oura delle malattie polmonar!. (L'Indipendente, 5 maggio 1883, fase. 13). Sig. Direttore del giornale L'Indipendente, ~Ila pel

suo giornale, come altri nei principali giornal i scientifici, hanno già dalo con to d'importanti servigi resi dal jodoformio nella cu ra di malettie polmonari ad andamento cronico, nella tubercolosi, nella bronco-alveolite caseosa, ecc. I n questi giorni mi prese v:aghezza d'indagare da quanto tempo il jodoformio è impiegato a questo scopo terapeutico,. ed oggi che ho la certezza dii essere risalito alla prima originale sorgente di questi s tudi ed esperimenti, ho pensato. di comunicarle per lettera il frutto delle mie indagini. Cos1 facendo io credo giovare a chi raccoglierà un giorno l'istoria di questo medicamento. Per non andar troppo per le lunghe, dirò subito che l'a· storia delle prime prove terapeutiche del jodoformio nelle affezioni polmonari croniche è tutta dentro un aureo librettino scritto dal dott. Giovanni Righini, chimic.o-farmacista a No-

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RIVISTA

vara ed addetto alla scuola di farmacia dell' universita pavese. Questo librettino s'intitola Jodojormognosìa, o monografia chimica, fisiologica, farmaceutica e terapeutica del jodoformio: ebbesi l'onore del premio d'una medaglia d'argento al concorso del 1860, bandito dalla Società di scienze mediche e naturali di Bruxelles, e fu stimato meritevole di essere tradotto in francese, ciò che fece il dott. Janssen a Bruxelles (Tircher et Manceaux, imprimeurs-libraires, 20, rue de l' Etuve, 1883). Leggansi di questa bella memoria i capitoli ultimi che s'intitolano: Studi terapeutici sul iodoformio nella tubercolosi ed in altre malattie. Di qui si può facilmente rilevare come primo ad esperimentarlo nelle malattie polmonari fosse il dottore Eugenio· Franchini, ora •:apitano medico militare all'Ospedale di Roma. Questi l'usò fino dal 1858 e quale e quanto vantaggio ne ritraesse sui malati cui lo somministrò nell'Ospedale di Vercelli e quali corollari deducesse da quelle cure insieme all'amico suo dott. C. Pisani, ce lo dicono le istorie e le dotte illustrazioni di cui sono corredate. Il dott. Righini, l'autore della succitata memoria, fe' tesoro delle osservazioni di questi studiosissimi giovani e completò con esse la sua eruditissima monografia. Le osservazioni del dott. Franchini sono le seguenti: 1• Riguarda certa Maria Guaschi, operaia, di anni 16, di Monsengo, domiciliata a Vercelli, ammessa nell'ospedale il 22 lugHo 1858. Trattavasi d'una tubercolosi al 1• "stadio. Il 26 luglio incominciò l'uso delle pillole di jodoformio alla dose di centigrammi 5 per ciascuna, due o tre per giorno. I risultati furono: scomparsa quasi assoluta della tosse e cessazione della espettorazione, respirazione più facile, nutrizione migliorata; a poco a poco allentamento d'~gni sintomo morboso e possibilita di riprende~e le occupazioni campestri. ~ Si riferisce a certo Biginelli Alessandro, di Camino, agricoltore, celibe, di anni 18, ammesso nel settembre 1858 per etisia polmonare al 1• grado. Tre pillole di jodoformio al giorno di iO centigr. ciascuna. Modificazione in meglio dei fenomeni locali, mitigazione della t(lsse, forze più soste-


739 nule. Via via si oUiene in appresso una respirazione normale, progressiva diminuzione della tosse, assenza di rantoli all'ascoltazione, infine ristabilimento delle condizion'i fisiologiche esistenti prima di questa malattia. Seguono due allri casi di tubercolosi curati col jodoformio. L'uno era di certo Giuseppe Loviscolo, affetto da infiltrazione tubercolare parenchimatosa, br onchieclasie, caverne all'apice polmonare. Dopo l'amministrazione del jodoformio fu constatato un significantissimo miglioramento e lo stato generale si osservò favorevolmente mutato. Il 2· riguarda certo Eusebio Filippi , d'anni 24 ammesso all'ospedale i1 30 novembre 1858 per tubercolosi di 2• grado. Il jodoformio portò minor intensità e gravezza nei sintomi locali e abbassamento marcatissimo del polso. Pregevoli e giudiziose riflessioni vi fa poi il dott. Pisani, amico e collega dell'egregio dott. Franchini; infine lrovansi varie conclusioni, alcune delle quali testualmente riporto perchè si veda nel suo principiare, nei suoi primi passi lo studio fisiologico e terapeutico di questo medicamento. Il dott. Pisani, dirigend·osi sempre al dott. Franchini con il quale studiava l'azione del jodoformio, scrive: u Se le nostre esperienze ricevono una conferma ulteriore, si potrà .trarne le seguenti conclusioni: • 1• Il jodoformio esercita un'azione riduttiva, pronta ed efficace sul liquido sanguigno formando combinazioni speciali con l'ossigeno contenuto nei globuli ed opponendosi alla coagulazione della fibrina; " 2• Quest'azione è utile soprattutto nella tubercolosi; " 3• La sua efficacia deve essere più manifesta durante i l primo stadio della malattia in cui il tessuto polmonare n on è ancora profondamente modificato ed allorché la funz ione dovuta a quest'organo non è che parzialmente alterata: • 4• Se è impotente a far sparire lesioni locali profonde, p otrà nondimeno rendere ancora dei servigi negli altri periodi della malattia, atlesochè egli limita, isola le alterazioni organiche che sono già stabilite, sbarazzando i tessuti che circondano le caverne dei depositi flbrinosi ed amorfi (stadi() di crudità) che vi si accumulano per gradi ». DI TERAPEUT!CA


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IUVISTA Dl TERAPEUTICA

11 dott. Franchini poi, ricordando che Bouchardt, Mouzard. Moretin ed Humbert avevano già posto in sodo l'azione a.nestetica locale del jodoformio, e r.he nè essi, nè altri avevano mai fatta parola dell'insensibilità completa e generale, volle istituire delle esperienze, e queste lo portarono alla conclusione che le inalazioni con il jodoformio sono capaci di produrre anestesia. Ora questo egregio collega, il dott. Eugenio Franchlni. è ben noto al pubblico medico per i molti e dotti lavori che ha pubblicati, per lo studio e l'amore instancabili che ha per le scienze mediche; pure egli merita d'essere oggi anche una volta encomiato di avere dato le mosse a studi ed esperimenti terapeutici di tanta entit.8; ment1•e che può trovarsi soddisfatto di vedere come le sue osservazioni siano state continuate e confermate da esimii clinici e pratici insignì. Intanto me le ripeto Pisa, t8 aprile t883.

suo affe.oionatissimo collega 0. MARCHIONNESCHI.


RIVISTA DI CHIMICA EFARMACOLOGIA

"Falalloulone della radloe 41 poUgal& 'VI.qlntan• CHARBONN!ER (Journal de pharm. etc., gennaio 1883). Il signor Charbonnier narra di aver ricevuto da una drogheria di Parigi, un sacco di radici di poligala virginiana, che trovò miste con una quantità assai notevole di altre ra<lici dall'aspetto biancastro e di forma molto singolare. Esamioondo queste radici attentamente, riconobbe in esse tutti i caratteri di una falsa ipecaquana del Brasile (ionidmn ipecacuanha), della famiglia delle violariee. Questa frode è di tanto più accorta, in quanto che i pezzi di questa radice banno forma tortuosa, e a primo aspetto presentano una certa analogia colla radice della poligala virginiana. Inoltre è sostanza, che non ha usi, di poco valore, raramente rinvenibile nel commercio, e però poco conosciuta. Trova vasi mescolata coUa radice di poligala nella propor2ione di 15 p. "f. all'incirca. Ha un colore grigio biancastro, e presenta delle piccole fenditure a tinta più pallida. È sotto 'forma di corti pezzi frantumati, di 5 a 6 centimetri al più, grossi quanto una piccola penna d'oca, irregolarmente ondulati, vale a dire, incurvantesi qua e là in modo di formare delle piegature più o meno convesse, dirette in vario senso. Queste radici sono frequentemente divise in basso, -e alla parte superiore munit·~ di piccoli frammenti di fibre


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RIVISTA

legnose; tulle poi spiccatamente increspate nel senso della Iox-o lunghezza, presentano trasversalmente delle crepature più o meno profonde, disposte in modo irregolare; la scorza hanno sottile, dura, e tenacemente aderita al corpo legnoso, d'onde é difficile poterla s taccare; il meditullio inve(fe é bene svHuppato, dut'O e di t~lore giallastro. Questi caratteri .differiscono a tratto da quelli proprii della r adice di poligala virginiana, di cui l'aspetto è tutto parlicolare, e specialmente notevole per la costola sporgente, che la percorre in tutta la s ua lunghezza; di modo che non tornerà difficile scoprire questa falsificazione, che- l' autore trovò farsi oggidi su vasta scala

Il valore germlolcl& eli oertl agenti ter&peutiol. - Doll. Geo. M. STERNBERG. - (The A merican Journal, o.f the M ed. Scienc., P hilad., aprile 1883).

Il D. Geo. M. Slernberg ha fallo una lunga serie di studii esperimcnl{lli intorno al valore geraùcida di certi apenti teterapeutici sulle diverse forme di organismi bacterici. [n questi sperimenti s ul micrococcus del pus gonorroico egiba trovato che, in gener ale, quei reagenti che, distruggono la vilalita dei micrococchi del pus sono distruLLivi di altri or ganismi della medesima classe; ed il loro valore relativo, quali germicidi non è cambiato quando un microrganismo differente è usato come termine di confronto di questo valore. Oltre a ciò, i reagenti che furono trovati esser praticamente di nessun valore come germicidi nella prima ser i e di es per imenti, p. es. il solfato ferrico, il solfito e l' iposolfi to di soda, l'acido borico, ecc. mostrano essere egualmente senza valore quando la prova è estesa agli altri microrganismi della medesima classe. Ma i reagenti, che furono riconosciuti avere un decisopotere germicida, hanno in qualche caso un valore differente per differenti organismi. In altri termini, la resistenza


DI CHllUCA E FARMACOLOGIA

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vitale dei differenti organismi bacterici ai reagenti in questione non è in tutti i casi la medesima. Ciononostante, il valore germicida comparativo dei reagéàti provati e il medesimo pei diversi organismi di prova e , concedendo certi limiti per le particolarità specifiche, è rimedio sicuro di generalizzare pei dati sperimentali ottenuti nell'uso pratico di quei reagenti quali disinfettanti. Ma dev'essere rammentato che il potere di resistenza delle spore riprodutLive è di g ran lun ga più grande di quello degli organismi bactet·ici in attivo s viluppo (moltiplicazione per divisione) e i dali ottenuti per questi ultimi non possono essere es tesi a comprendere il potere di resistenza tli quelle; Il valore antisettico dei reagenti provati dipende dallèro potere di impedire la moltiplicazione dei batterii putrefattivi, e ciò non è necessariamente collegato colla potenza germicida.

Pre•ensa dell' allantolna e 4ell'uparag1Da nel te••u.U delle toglie giOvani. - SCDU LZE e BARBIERI - (Journal de pharm. ecc., gennaio 1883).

Il signor Barodin dimostrò che le gemme di un gran numero di piante legnose, normalmente sviluppate all'aria aperta, contengono dell'asparagina. Ques to corpo prodotto dalla decomposizione di materie albuminoidi, comparisce durante la germinazione, accompagnato da altre ammidi, quali l'acido glutammico, la tirosina, la leucina, ecc. l signori Schulze e Barbieri si proposero di verificare, se nelle gemme l'asparagina non si accompagna con altri corpi analoghi. Esaminarono a tale scopo i giovani germogli della betulla, del cas tagno d'l ndia e del platano orientale. Recisero nel mese di aprile dei rami carichi di gemme, e li posero a germogliare nell'acqua entro una stanza fino a cessato sviluppo. StaccaLi i germogli, li essiccarono entro stufa a moderata temperatura, quindi ne prepararono gli estratti.


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RIVISTA DI CUUUCA E FARMACOLOGIA

Questi all'analisi tutti mostrarono contenere asparagina, e sovra ogni altro quello delle gemme del platano, mentre le gemme del castagno d'India non ne diedero che una tenue quantità, mista a forte proporzione di leucina, e fors'anche di un omologo di questo acido ammidato. Nel platano l'asparagina accompagna un corpo azotato che si dimostrò identico dell'allantoina, sostanza questa che fino aJ ora noo si era trovata che negli organismi animali. La quantità di essa variava fra 0,5 a 1 ·; . di materia secca. Ma questa proporzione è assai più debole nelle giovani fogli e, sviluppate salJ'albero; non riman quindi dubbio che il modo di cultura dei ramoscelli fu la causa dello accumularsi di questo prodotto, il che sembra indicare che l'allantoina è come l'asparagina, uno dei prodotti di deéomposizione dell'albumina.


RIVI~TA DI TO~~ILOLOGIA E MEDILINA LEGALE

AvveleDaJDento orollloo per antlmolllo. - CAILLOL DE PoNcveCH. LJVON.- (Journal de Pharm. ecc, génnaio,188~). Gli autori nel corso delle loro ricerche sull'avvelenamento cronico prodotto dall'arsenico, delle quali gia pubblicarono i pJ•incipali risultati, convennero di dover comparare coll'arsenico un elemento, col quale ha molta analogia, vale a dire l'antimonio. Essi si posero il problema " se l'antimonio amministrato a piccole dosi, durante lungo tempo, possa causare perturbazioni analoghe a quelle, che produce l'arsenico, • problema, che ora sono in grado di risolvere affermativamenl,e. Scelto un composto di facile somminislrazione e di effetti locali insignificanti, sottoposero un giovane gatto all'uso quotidiano di una piccola quantita d'ossido antimonico nellatLe. Dal 26 aprile 1882 al 13 agosto successivo questo gatto, che al cominciare dell'esper.iehza pesava 867 gr., assorbì in modo regolare e progressivo (0 gr. 628) di ossido antimonico. Lo stato generale non parve, al principio di tal regime, cbe molto se ne risentisse. L'animale non provò quel pe. riodo d'impinguamento che si osserva in quelli sottoposti al r egime arsenicale, ma a poco a poco cadde in uno stato cachettico pronunciato, sopravvenne la diarrea e fini col soccombere nel maras ma. All'autopsia tulti i tessuti erano pallidi e scoloriti ;'pressochè


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RIVISTA DI TOSSlCOLOGIA

· tutti gli organi, compresivi i gan§li mesenterici, presentavano i caratteri della cosi detta degenerazione grassa. L'esame islologico del polmone, del fegato, dei gangli mesenterici diedle un risultato presso a poco ·simile, a quanto si constata negli stessi organi per l'avvelenamento cronico coll'arsenico. Fegato. - Sovra un taglio di quest'organo, trattato con acido osmico, si osserva, che le cellule epatiche componenti illobolo hanno sublto un'alterazione nella loro forma, e sono divenute globulose; alcune tendono tJ fondersi insieme per sparizione delle loro pareti, e pressoché tutte racchiudono granulazioni adipose abbondanti. Ma queste alterazioni non paiono giunte ancora ad un grado molto avanzato. Polmone. - È in quest'organo, dove predominano le alterazioni. Anche ad occhio nudo la più gr:an parte del polmone si pr~senta come una massa compatta di grasso, e gettandone un pezzo nell'acqua, cade in fondo rapidamente, come fosse un pezzo di fegato. Gli alveoli e i lobi stessi non sono più permeabili; grosse cellule degenerate li invadono; e cosi pure é dei vasi, come dimostra l'esame istologico. Mediante l'acido osmico è facile pe1·suadersi che ciascun lobo si è trasformato in una palla di grasso. Gangli mMJenterici - Le alterazioni di questi organi sonoaffatto paragonabili a quelle prodotte dalla intossicaz.ione cronica arsenicale. In seguito alla intossicazione cronica per antimonio, questi ganglii si presentano coll'aspetto di grosse masse caseose, bianche-giallastre, e l'esame istologico dimostra infatti, che essi pure subirono la degenerazione grassa, soprattutto vers(). la periferia. La degener·azione però non si limita a tal punto, ma invade l'intero ganglio. Le cellule lasciano scorgere nel loro contenuto copiosegranulazioni grasse. Se questi risultati l:!i pongono a confronto con quelli già segnalati per l'avvelenamento cronico coll'arsenico, non si può constatare una grande analogia fra il processo morboso determinato dall'arsenico, e quello causato dall'antimonio.

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B MEDICINA LEGALE

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quando queste due sostanze sono somminislt•ate in modo da

produrre una lenta intossicazione. Gli autori si propongono di dare prossimamente i risultati dell'analisi chimica, applicala a queste ricerche.

A.Jiébotoulna, veleno4ell'an4rome4ajapomoa.- KvKMAN. - !Journal de phar., ecc. febbraio 1883). L'andromeda joponica (Thunberg) della famiglia delle Ericacee è un arboscello, la cui azione toesica è nota da lungo tempo ai Giapponesi. Si eleva pet• lo piu a due metri dal suolo, e non eccede mai in ollezza i sette metri. In China ed al Giappone questo vegetale riceve nomi, che variano òa provincia a provincia. Nella China la si conosce specialmente sotto i npmi di asebu e di basuiboku; la si denomina pure shin-boku e tin-shu-kwa per la forma globulare de' suoi fiori, ed ancora bei-han-kwa per la rassomi glianza di questi coi granelli di riso bollito. Kempfer nelle sue cc A menilates exoticae , la descrisse e nomò asjebo e asjemi. Il principio tossico si estrae dalle foglie col processo seguente: si prepara colle foglie un infuso, che si concentt·a poi a vapore fino alla consistenza di sciroppo denso. L' estratto bruno si agita a più riprese con cloroformio, e la soluzione cloroformica di tinta giaJio-verdognola, si riduce, distillando, a piccolo volume, e il residuo si esaurisce con es~enza di petrolio. Resta una materia amorfa, che si essica, quindi si scioglie in etere alcoolizzalo. Questa soluzione si di balle con acqua distillala, e la soluzio,ne acquosa, pressoché incolora, si separa dallo strato etereo, e a temperatura moderata s i fa evaporare. Rimane un resi:duo molle, giallognolo, amorfo, che a dolce calore secca in laminelte incolore e piuttosto sottili. Non si riusci ad avere questa sostanza in forma, cristallina. All'analisi diede la composizione centesimale seguente: . 60.48 Carbonio.. Idrogeno. 7..405 Ossigeno. . • 32.115 e ru denominata asebolossina.


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RIVISTA. DI TOSSICOLO GIA

L"asebolossina è incolora, molle se umida, asciutta e trasparente quando fu essiccala a mite calore. Solto l'acqua a 1()(f si rammollisee, e a 120• non fonde. Appena solubile in acqua fredda, lo è maggiormente in quella calda, e si scioglie benissimo negli alcoli etilico e amiEco, nell'acido acel.ico puro, e nel cloroformio. L'essenza di petr. lio, il benzole, il solfuro di carbonio non la sciolgono, o tutto al più ne ritengono traccie. Si discioglie ancora facilmente in ammoniaca liquida, ma men bene nella liscivia di soda. L'acetato -basico di piombo precipita le sue soluzioni in bianco. Sot· toposta all'azione di acido solforico diluitissimo, fornisce un liquido, allo a ridurre le soluzioni cupro-alcaline. Si comporta quindi come un glucoside. Uccide i conigli alla dose di 3 milligr. per ogni chilogrammo ·di peso dell'animale. ' Se si versa una soluzione alcoolica di asebotossina in un vetro d'orologio. e vi si instilla dell'acido cloridri~o, si ma· nifesta a poco a poco una magnifica colorazione azzurra, e nel frattempo si svolge un profumo, analogo a quello della spiraea ulmaria. Evaporando questa soluzione, la tinta s ui bordi si fa violetta, e alla lunga il liquido azzurro divien grigio r ossastro, e depone una sostanza grigio-azzurra. L'acido solforico concentrato discioglie l' asebotossina, colorandosi in rosso.

lllm'lllaslone c11 lmbeolllltà. -D. l. FRITsca. - (Deutsche Med. Wochenscltrijt, n. 10). Il malato cui si r iferisce questo caso m ostrava ·nel suo generai contegno tutte le apparenze di un imbecille. Soltanto si osservavano in lui certi sintomi che sono incompatibili con questa infermità. Jn,·cce del difetto d'attenzione manifestava egli uno sguardo intelligente e scrutatore solto la maschera della più grande indifferenza. Lo sforzo che continuamente faceva per parere imbecille si vedeva da ciò che egli non rispondeva alle domande che gli si rivolgevano sopra cose semplicissime, e sopra ciò che ere tenuto


E ~ EOlClNA LEGALE

davanti ai suoi occhi diceva cose •:ontraddicentisi l'una cun l'altra. Nello scrivere eg~i metteva gran cu1·a nel por re fuori di posto i segni. Anche il decorso della malattia manifestata non parlava favorevolmente all'allegata imbecillita in quttnto che egli in certi tempi si mostrava completamente sano senza manifestare fenomeni cerebrali d'altra natura che pure avrebbero dovuto associarsi ad una imbecillità insorta così rapidamente. Simulazione 41 aorcUtà. unttater&le. Per scoprire la simul.azione di questa infermita Vollolini adopera un g1•ande tubo acustico foggialo a tromba e lo introduce nell'orecchio affetto senza otturare l'or ecchio sano. P oscia egli parla nel tubo sottovoce, però in modo d'essere udito per tutta l'est~:~nsione della camera e chiede poi a~ paziente se ha inteso. Se l'individuo sta sulJ.e negat ive é tosto s mascherato in quanto che si é certi che deve aver inteso coll'altro orecchio. Potrebbe però, da simulatore astuto e circospetto, aver capito il perchè gli si è lasciato l'altro orecchio libero; intal caso si applica all'orecchio sano un tappo forato in modoche non oslnnte l'otturamento egli abbia ad intendere egualmente le parole. Una prova aempUoe per la oeoltà monooalare almulata. - Alli della socielA ottalmologica americana, New-York, ·1883. - (The american. journal o.f the M ed. Scienc.~ aprile i883). Il dott. G. C. Harlen di Filadelfia descrisse • una prova S·emplice pe1· la cecità monoculare simulata " e dà diversi casi di illustrazione. L'attenzione del pazi:ente è concentrata sull'occhio coL quale egli ammette di poter vedere e davanti .ad esso é collocata una lente convessa molto forle; se egli legge caralteri chiari a qualche distanza oltre il foco della lente, la visione nell'altro occhio è dimostrata.


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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

Studio antoprometrloo medico del pa.nto di vlata della attltucUne al mWt&re •ervtslo. - JANSSEN. Il dott. Janssen ha intrapreso delle ricerche prima sugli inscritti appena venuti sotLo le armi, quindi alla fine del 2;• anno di servizio e da ultimo alla fine del 4• anno. Quesli studi l'hanno condotto alle seguenti conclusioni: 1. Il peso del corpo e l'ampiezza loracica somministrano determinati criterii sulla r obustezza degli individui e sulla loro idoneità al militare servizio; 2. La misurazione del perimetro toracico tra i due movimenti r espiratorii non fornisce un criterio veramente im· portante; 3. La misurazione del petto deve essere presa a livello della linea mammillare; 4. Dopo che si è osservato il perimetro del torace nella pausa del r espi ro si continua a tenere il nastro applicato al petto e si fa inspirare profondamente l'individuo. La differenza nell'ampiezza, verificata prima e dopo l'inspirazione ci indica il grado di dilatazione del torace; 5. I soldati che furono oggetto delle sue ricerche offrir ono questi risultati medii. Gli individui abili pr esentavano il peso del corpo di 57 chilogrammi, ad ogni centimetro di altezza corrispondevano 342 grammi di peso, il perimetro

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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MlL!TARE

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toracico misurava 85 cent. la dilatazione del petto 47 milli.; Gli inabili presentavano H peso di 49 chilogrammi, ad ogni centimetro d'altezza corrispondevano 299 grammi di peso, il perimetro toracico misurava 80 cent. e la dilatazione era di 22 millimetri. 6. In molti casi si son trovati uomini co.n perimetro toracico minore della mezza altezza e ciò non ostante perfettamente abili al servizio e per co.ntro si osser varono indi· vidui con ampio petto assolutamente incapaci di resistere alle fatiche della vita militare; 7. Esiste un costante rapporto tra il peso del corpo la dilatazione del petto e l'altezza, ma non ne esis te alcuno tra ·questi valori ed il perimetro toracico; 8. Per ciò che ha rig uardo all'influenza delle profes!:-ioni risultò che i marinari, i barcaiuoli, i fabbri, i falegnami e i contadini erano i più robusti, all'incontro i lavoranti di opifici e quelli delle miniere di carbone . erano i più deboli . 9. Si può ritenere 1,55 come la minima altezza ancora compatibile col servizio. 10. Tutti gl'inscritti di buona costituzione presentavano sopra un centimetro d'altezza almeno 322 grammi di peso. La dilatazione del petto fu al minimo di 3 centimetri. Il perimetro non raggiunse sempre la mezza altezza, ma non fu mai al disotto eli 77 centimetri. iL Quelli accettati •come abili che durante il servizio non soffrirono alcun disturbo di salute diventarono più robusti. 12. Coloro che presentavano una costituzione povera non pot~rono resistere egli strapazzi della vita militare. 13. In media l'altezza durante due anni crebbe di iO millimetri e dopo quattro anni di servizio era cresciuta di 17 millimetri. Il perimetro toracico aumentò di 24 millimetri alla fine dei due primi anni e di 9 millimetri nel decorso dei due anni successivi. Il peso crebbe di due chilogrammi e 76 grammi durante i due primi anni quindi rimase stazionario.


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RIVISTA DI TECl'UCA.

Dall'JIItruslone •al faDsloD&IIlento generale del •errislo eU •aDiti. nell'armata franoeae (26 febbraio 1883).

Togliamo i seguenti cenni sommari sul servizio in campagna; Il servizio di sanità in campagna comprende: dei servizi di 1•, 2' e a• linea completati dal servizio spedaliere dell'interno. a) Servizio di prima Ìinea: 1" Servizio reggimentale (coi porta- barelJe reggimentali); ~ Servizio delle ambulanze attive, per raccogliere i feriti daii posti di soccorso reggimentali, dar loro le necessarie cure ed assicurare lo sgombro, sugli· spedali, dei trasportabili; b) Servizio di seconda linea Cper la ospedalizzazione sul teatro della guerra dei malati e feriti non trasportabili); 3• Spedali mobili di campagna; 4" Spedali sedentari di campagna (per sostituzione dei mobili) - Possono essere affidati alla società di soccorso ai feriti in guerra; 5• Depositi di convalescenza (pei capaci di riprendere il loro servizio dopo pochi giorni di riposo o cura); c) Servizio di !-erza linea (pella direzione dei feriti e malati trasportabili sugli spedali dietro la base d'operazione); 6" Ambulanze di sgombro (nelle stazioni testa tli tappa e nelle s tazioni di transizione); 7" Treni di sgombro (tre treni per ogni ambulanza di sgombro) - Possono essere affidati dalla società di soccorso ai ferili in guerra; . s· ·Ambulanze delle stazioni ferroviarie (nelle stazioni più importanti e di biforcazione - per l'alimentazione dei malati transitanti e pel ricovero di quelli che non sono in istato di continuare il viaggio. La direzione dlel servizio di sanità è affidata, sotto l'autorità dei rispettivi comandanti: in un'armata ad un medico.


E SERViZIO H&DICO MiLITARE

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ispettore; in un corpo d'armata ad un medico principale; in una divisione ad un medico divisionale, che può essere insiememente capo d'ambulanza; in una piazza di guerra, in un'ambulanza o spedale di campagna ad un medico prin-

cipale o maggiore (Major). Quando più armale sono riunite solto lo stesso comandante, la dire.zione del servizio di sanità prende la denominazione d'inspezione gener11le del ser vizio di sanità, ed è esercitata dal medico ispettore generale. · A ciascun quartiere generale d'armala e di corpo d'armata è addello un farmacista del grado di principale o maggiore (Major): sorveglia gli approvvigionamenti farmaceutici; visita dietro speciale ordine le farmacie degli ospedali ed i magazzini d1 :riserva per constatarne gli approv. vigionamenti; pratica le a ;'la lisi dell'acqua, e le perizie richiestegli. · B.

8ervlsto me41oo nell'•nrolto tranoese (26 aprile 1883). Come è noto, il passaggio dal personale medica dei corpi a quello di ospedale aveva nell'esercito francese luogo per concorso ed esami. Ora essi esami furono aboliti e particolarmente quello per l'ammissione dei medici maggiori nel servizio spedaliero. Però fu stabilito che i medici maggiori di 1• classe per essere promossi medici principali dovranno oltreché essere in scritti nelle liste di propostt1 per la promozione, subire un esame di concorso, clinico, di medicina legale (redazione d'un relativo documento medico), e di l eg~ slazione ed amministrazione militare.

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l VARIETÀ

Ouo eU erDla l.Doaroerata ridotta oon 1lll meszo anttoo templlolsslmo e pooo usato. - Dott. BALL.ERJNJ, maggiore medico.

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Dopo avere per c.irca sei giorni esperimentato inutilmente molti espedienti per ottenere la riduzione di un'ernia incarcerata esistente nel guardarme Parenti Pietro, e quando già cominciavasi a disperare di un felice risultato senza ricor rere ad un atto operstivo cruento, un semplicissimo mezzo -non avente altra menda che quella di essere molto antico, e forse per ciò soltanto tenuto spesso in non cale, ci mise in grado di ottenere in hreve lasso di tempo la riduzione dell'ernia in parola, e della quale mi accingo a tessere qui brave.nente la storia. Il prenominato Parenti, dell'età d'anni 38, di temperamento l infatico-sanguigno, di robusta costituzione organica, narrava di non aver precedenti morbosi d'importanza, all'infuori di qualche affezione venerea sofferta molti anni addietro. R icorda vasi di avere avuta nella sua fanciullezza un'ernia inguinale a destra, della quale guarì col semplice uso di un adattato cinto. Quindici anni addietro, mentre eseguiva degli esercizi di ginnastica, avverti la produzione di un'altra ernia sinistra, che egli ridusse facilmente da se stesso e che mantenevasi costantemente ridotta a meno che non si a ssoggettasse a fatiche prolungate od a sforzi violenti. F u sol-


VAltlETÀ

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tanto tre anni or sono che l'ernia fattasi più voluminosa e meno contenibile durante la stazione eretta si determinò a Jar uso del cinto durante il giorno. Una mattina, precisamente il 20 aprile 1882, mentre giaceva ancora in letto, si accorse che l'ernia contro l'usato e senza causa apprezzabile era fuori uscita, per cui ne restò sinistramente impressionato, tanto più poi quando con reiterati tentativi non riuscl a ricacciarla in cavità. Vane pure riusci!"ono le manovre che un medico militare chiamato a visi tarlo esercitò sul tumore ernioso, onde questi consigliò il paziente di ricovrare al più presto nell' ospedale militare, dò che esegui nella mattina istessa. Quivi immediatamente visitato., si constatò l'esistenza di 11n'ernia inguinale a sinistra, del volume di una testa 'di feto, lln vero oscheocele, in cui il testicolo era situato in basso ed -alquanto al di dietro·come pure al di dietro ed alquanto indentr(l -era situato il cordone spermatico corrispondente. Il tumore presentava diversi gradi di consistenza in modo che anteriormente e su in alto fino all'anello inguinale esterno percepì vasi alquanto duro, mentre molle e pastoso offri vasi posteriormente ed in basso . La pelle dello scroto distesa ed edematosa non offriva più traccia delle s ue rughe normali. La percussione ·esercitata sul tumore dava suono timpanico soltanto in alto -:iUl tragitto del canale inguinale. La palpazione eseguita un pò validamente suscitava del dolore che si ii;radiava verso l'addome, e faceva sentire a quando a quando un leggero gorgog.lio. Del resto eravi mancanza assoluta di fenomeni ·<!onsensuali e reattivi. Il circolo fecale, ad onta che nel mat.tino si fosse amministrata una emulsi_one gommosa con una goccia di croton, era affatto intercettato. In tale stato di cose chiaro appat·iva trattarsi di ernia inguinale sinistra incarcerata, ad ottenere la riduzione della -quale presentavasi come indicazione principale l'operazione del taxis, c~i fu posto mano immediatamente, ma a nulla approdarono le moltiplici e ripetute prove non scampagnate -da rimedi ausiliari, quali il bagno caldo generale, i clisteri purgativi, le frizioni colla · pomata di belladonna, il saogui.sugio e i cataplasmi emollienti.


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VARIETÀ

Il giorno 21 persistevano press'a poco gli stessi fenomeni; il dolore però sulla; localita era un po' più vivace e risvegliavasi specialmente sotto i ripetuti maneggi; l'alvo mantenevasi tuttora chiuso e la lingua era vistosamente impaniata. Il 22 fu amministrala una pozione oleosa addolcita coll'aggiunzione di due goccia di croton, ed un clistere d'infuso di, tabacco. Si ripetè il bagno cnldo durante il quale si eseguirono alcune manovre di taxis. Il 23 notavasi un certo grado di meleorismo; durante la no~Le evacuò in piccola quantità della materia stercot·acea, proveniente indubbiamente dal tratto d'intestino inferiore all'intasamento, poiché il tumore ernioso mantenevasi immutato. Coi tentativi di riduzione si risvegliava anche più vivo il dolore in corrispondenza dell'anello inguinale esterno, dolore che irradiavasi in alto e promuoveva alcuni colpi di sin~hiozzo; la nausea, esistente anche nei giorni precedenLi· nei quali amministravansi dei semplici brodi e delle uova a bere, si acca!) tua va sempre più per moùo che ne avvenivanoanche delle vomiturizioni. Il polso che fino alla sera precedente erasi mantenuto aperto, espanso e quasi allo stato normale, aveva assunto il carattere di addominale, pic.colo cioè ed alquanto contratto. Nel corso della giornata furono praticati tre enteroclismi costituiti ognuno da un litro di olio di oliva ed un litro di decozione di malva, ma con nessun favorevole risultato, poiché dessi refluivano inallerati. A tal termine fu dal sig. colonnello cav. Frosini convocato un consulto al quale presero part.e il teoente-colonnelloBorrone, il maggiore Violini e i capitani Carasso e Dellachà, e da questo emerse unanime parere che l'ernia non presentandosi con i caratteri manifesti di uno strangolamento seulo a non ravvisandosi alcun pericolo imminente per parte del malato, fosse prudente non addivenire ancora ad una operazione cruenta, e fosse d'uopo perciò oltre a ripetere i già praticati mezzi di cura, esperimentarne pur tuttavia dei nuovi. Il giorno 24 si rinnovarono adunqu.e gli enter~ clismi oleosi, il bagno, le frizioni di belladonna a tulto l'eddome con soprapposizione di larghi cataplasmi, e per uso


VARISTA

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interno fu pure amminish·ato l'estratto di belladonna alla dose <li 15 centigrammi in soluzione edulcorata, ma ad onta di tutto ci6 nessun miglioramento si ottenne, che anzi al mattino sussegt•ente (25), convocato di nuovo il consulto con gli ufficiali medici sopraindicati si constatò un aggravamento di tutti i fenomeni, non a tal punto ancora però da far modificare il giudizio di un prudente temporeggiare. lntantoché dai sin· ~oli componenti il consult.oesco gitavansi i mezzi più adatti per vincere l'ostacolo alla libera introduzione del viscere, risovvenendomi di quanto aveva udito dalla viva voce del· l'illustre pro f. Ranzi alla scuola di perfezionamento di Firenz~ circa ad alcune speciali posizioni da darsi all'infermo nell'atto <ielle manovre per la riduzione delle ernie, .feci la proposta di esperjmentare il metodo di Fabrizio di Acquapendente, consistente nel sollevare le membra inferiori del malato sulle spalle di un uomo robusto, facendo si che la testa ed il dorso trovassero punto di appoggio sul leito. Accolla tale mia proposta, giova ben confessarlo, senza mollo entusiasmo, si volle prima di devenire elle sua attuazione espérimentare qualche tentativo di taxis che pur tuttavia riuscì infruttuoso. Allora chiamato un alto e robusto infermiere, gli fu indi· eato di collocarsi fra gli arti inferiori dell'ammalato precedentemente collocato a sponda di letto e di ricevere sulle spalle le piegature dei ginocchi, tenendolo ben fermo per le gambe. Così oltre ad una inclinazione pronunziatissima del bacino si aveva l'inclinazione pure inversa del torace, tale da Cavorire il rilasdamento di tutte le potenze muscolari nd ~oneurotiche dell'addome e da convalidare polentamente l'effetto della gravità della massa intestinale. Jnfalli dopo alcune manovre esercitate metodicamente con ambedue le mani sul tumore e sul luogo corrispondente al· l 'incarceramento, si avverU un senso di gorgoglio e di contemporanea diminuzione del lumore stesso, fino a che facendosi sempre piu manifesto il detto gorgolio, nello spazio di circa cinque minuti si ollenne la completa riduzione del viscere prolruso con istantaneo sollievo dell'infermo.


'758 Jmmedietamente Cu praticata una conveniente fasciatura eonlentiva sulla regione inguino-erurale, e l'ammalato fu lasciato in calma in attesa che per il ristabilimento del circolo fecale si effettuassero le evacuazioni; ciò che avvenve in capo a due ore, essendo queste costituite da materie prosciolte abbondan ti~sime. Quindi fu preso da un sonno ripar atore, dal quale svegliatosi, parvegli, usando la sua frase, di esser r inato. li giorno apprQsso, lo stato dell'nndi'fiduo era piu che soddisfacente; il polso erasi fatto ampio ed aperto, ed il ve ntre er a trattabilissimo. Intanto cominciando egli a sentire gli s timoli dell'àppetito, gli venne accordato un poco di alime nto che venne grado a grado aumentato nei giorni successivi tiro a che il giorno 29, dopo una degenza di circa 10 giorni, sentendosi completamente r istabilito ed in forze, chiese ed otte nne di abbandonare l'pspedale. •

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Jfuovo aooumulatore a elettrodo 41 oarbone, ~el s ignor dottore ToMMASI. (Il Progresso, dicembre 1882, n. 23). Dopo la brillante scoperta del Planté sulle co1-renti secon darie, prodotte da un vollametro a elettr odo di piombo, nessun perfezion8mento serio venne a pportalo agli apparecchi conosciuti sotto il nome di pile secondarie od act:umulatori. Tutti questi apparecchi sono basati sul medesimo principio scoperto dal signor Planté, cioè la riduzione del perossido di piombo per mezzo dell'idrogeno: PbO' + 2H'.

= Pb + 2H' O.

La forza elettromotrice di tulti gli accumulatori a lamine di piombo é la stessa, ed é uguale a 2 volte 2. Malgrado ciò. il numero dei sistemi d'accumulator i conosciuti oggigiorno è immenso; ogni persona che s'occupa • tampoco d'elettricità ha il suo accumulatore, al quale ha da to. pomposamente il s uo nome.

Si sarebbe indotti a credere per questo fatto che l'accumulatore dtll sig. A . differisce da quelJo, del signor B. come l'ele-


T.ARJRTÀ.

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mento di Bunsen differisce dall'elemento Dinniel; ma certa mente Je:cose non si passano cosi, anzi ne sono ben lungi. Tutti questi accumulatori ben differeuli per i loro nomi e per le loro forme, sono tutti, senza eccezione alcuna, basati su di un principio ·unico, quello cioè scoperto e descritto dal Planlé circa vent'anni or sono. Sarebbe stato rendere giustizia !il merito che tutti questi apparecchi, che in fondo sono la medesima cosa, portassero tutti il nome del loro illustre invP.ntore; cioè chiamarli tutti indistintamente accumulatori Planté, invece di distinguerli con nomi per la più parte sconosciuti nella 8cienza. Il sig. Plantè non é già uno speculatore, ma uno scienziato veramente degno di tal nome; infatti e$SO ha lasciato agli altri tutti i profitti pecuniari ch'avrebbe potuto fruire dalla sua scoperta non meno bella che feconda. Che questi signori si siano impossessate delle idee del sig. Planté per farne un'in· trapresa industriale, non é da biasimarsi, ma cqo abbiano avuto l'audacia di battezzare col propl'io nome una scoperta che loro non apparteneva punto, ciò é veramente deplorevole 1 L'autore ha creduto opportuno ~i fare ques ta breve digressione, perché volendo a sua volta descrivere un accumulatore di propria invenzione, basato d'altronde come quello ùel Planté sulla riduzione del perossido di piombo coll'idrogeno, proveniente dall'elettrolisi dell'acqua, temeva, e con ragione, d'essere tacciato egli pure di plagiario. Ecco ora in ciò che consiste questo nuovo accumulatore, ùi cui l'autore dà una descrizione la più chiara possibile, lasciando agli altri la cura di costrurlo o di sludiarne le proprieté, se lo crederanno de~no della loro attenzione. Questo nuo"o accumulatore si compone d'una cassetta rettangolare di legno, intonacata int~riormente d'un mastice isolante ed inattaccabile dall'acido solforico diluito. Nell'interno della cassetta sono fissate delle placche in carbone, contenenti una certa quantila di uno degli ossidi di piombo: massicot, litargirio, minio, o perossido di piombo; · quello insomma che l'esperienza avrà dimostrato come il più eonveniente.

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VARIETÀ 760 Queste placche in carbone piombifero devono avere una grandezza eguale alla sezione interiore della cassetta, ed essere piazzate le une in faccia alle altre, in modo cbe resti un piccolo intervallo fra ciascuna d'esse. In una parola, quest'accumulatore ha la medesima dispo,;izione che l'antica . pila secondaria, e non differisce da questa che per la sostituzione delle placche in carbone piombifero alte placcLe di zinco.- rame. Si riempie quest'accumulatore con ~tcqua acidulata al lfto d'acido solforico puro, poscia lo si carica nello sLesso modo degli accumulatori Planté. Ecco ora quali sarebbero i vantaggi che gli accumulatori a carbone avrebbero sugli accumulatori a lamine di piombo: 1, D'aver collo stesso volume un peso 5 o 6 volte minore; 2. Di presentare una superficie di piombo eccessivam~nt.e grande in rapporto al peso della placca in carbone; 3. Di potersi fermare rapidissimamente, cio che cos tituirebbe un'economia di tempo e di spesa. Se tulli questi vantaggi saranno per realizzarsi in pra~ica, l'autore proporrebbe di denominare l'accumulatore a carbone col nome dell'illuslre fisico francese e di chiamarlo: Accu-

mulalore Plani~ a elettrodo di carbone.

Plla a oorrente oontlllu.

Il Chardin ha present.ata all'accademia di Parigi una pila medica portatile a correnti continue di sua costruzione. Di facile trasporto pel suo piccolo peso e volume, per una t~peciale disposizione del gallegg~nte di sughero non può j1 liquido rovesciarsene. È sempre pronta a funzionare bastando rimontarne i vasi con un movimento di trazion~, perchè gli elementi zinco e carbone si luCfino nella soluzione di bisolfato di mercurio. È facile 8 conservare e mant~nere, perché 8 riposo non funziona, men~e messa in azione funziona fino a compiulo esaurimento sia dello zinco che del bisolfato.


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VARIETÀ

Si smonta facilmente e può essere all'uopo aggiustala dal

medico stesso. Nella pl'atica basterebbero 24 elementi, come appunto comprendeva il modello presentato all'accademia.

B. 'l'oDSlll.otomo elettro-oauftloo. -

CAPART.

Il coltello ovulare é sostituito da un filo di platino; a vece che me'talliche le piastrelle lunolari sono d'avorio, e sono mobili si da potersi articolare sullo stesso sostegno. La sezione s i effettua rapidissimamenle senza la m enoma perdita di sangue. B.

Le ambulanse la perra ID Au•trl&.

(Journal d'Hy-

gìene, 11 janvier, 1883).

Il potente Ordine di Malta possiede ora in Austria selle · treni, d-etti sanitari, ammirabilmente disposti e pronti a fare immedi:ato servizio di trasporto in un caso di guerra. Da sua parte l'Ordine Teutonico è stato autorizzalo dal governo imperiale di s tabilir depositi di materiale per l'apparecchio di ambulanze sui campi di battaglia e pel trasporto di simili provvisorii ricoveri agli ospedali di citta: una colonna infermieri perfettamente organizzata, è atta, al primo segnale, di raggiungere ciascuna divisione dell'arma_ta. Al Prater di Vienna si può avere idea del materiale posseduto dall'Ordine Teutonico e dalla croce ro<>sa che comprende 200 vetture da trasporto mantenute sempre in buono stato e pronte ad entrare in campagna. Questi veicoli e loro accessori sono conformi ai modelli tipi adottati dal ministero d ella guerra austro-ungarico: il loro personale istrullo per supplire al ser vizio saniLario dell'esercito regolare, é sottop osto alle stesse regole disciplinari. Siffatti utili stabilimenti volontari sono so:rti e quotidianamente mantenuli dalla beneficenza privata e da particolari sussidi per uno scopo di umanità e pratriottismo.


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NOTIZIE

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- Da una recente pubblicazione dello stato maggiore generale germanico, relativo alla campagna del 1870, rilevasi che durante l'intera campagna l'esercito ha perduti 129,700 uomini 40862 morti e 88838 feriti: i morti sul campo ammon tarono a 17572, quelli per le ferite riportate, 10710. La battaglia di Guavelotte costò 20159 uomini, quella di Mars-la• Tour 15790, di Woerth 10642, Sedan 9924, l'assedio di Parigi 12500, quello di Metz. 5571. Il numero dei combattimenti nei quali fu impegnata almeno una compagnia, uno squadrone, ascesero a 766. Il servizio sanitario annoverava 46955 persone. fra cui 7()-22 medici, 30 dei quali furono uccisi sul campo e 52 feriti. Negli ospedali da campo furono curati 295,644 ammalati. Il primo effettivo dell'esercito d'invasione t'u di 780,723; furono nel seguito inviati all'esercito ben 222762. uomini di rinforzo; in media rimanevano ancora nell'interno 400,000 uomini: allo spirare dell'armis tizio l'esercito era ridotto a 936916 uomini.

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RIVISTA BIBLIOGRAFICA '

Dle EAtwiokelung 4er OetfenWohen Geaunclheltsptlege 1m aerblsohen ltonlgrelohe.- (Regno Serbo- Ministero dell'Interno 7 Ordinamento Sanitario) Governo della Salute Pubblica nel Regno Serbo dal secolo X l finoal1883 pel dtltlor v LA DAN GjoRGj Ewirj, Bel'lino 18~3 .

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Indica le condizioni relative al Gov·e rno della pubblica sanità risalendo a ben 700 anni addietro. L'esposizione è suddivisa in v1 parti~ Condizioni sanitarie antiche (dal 1165 al 1389); quel le di battaglia fino al x tx secolo: quelle del periodo della rivoluzione serba (1.80-i-1820); quella dei nuovi stati; le militari moderne (dal 1835 al 1875 e dell'ultimo periodo di guerra (1876-78); fina lmente la storia delle istituzioni sanitarie civili ~no alla radicale rifor ma del marzo 1881,. colle modii.ficazioni apportatevi fino al 1883. È un succoso lavoro che vale a dare una abbastanza compiuta idea della importanza civile deHe sanitarie istituzioni in quell'in\ ei'essante paese, e che indica con quale premura ed affetto vi forono sempre ordinate e curate. Questo breve ma appropriato apprezzamento del lavoro, valga di ben meritato elogio al suo egregio autore, l'illustre Gjorgjewilj, le cui laboriose ricerche furono di certo inspir ate al concetto di far opera utile e patriottica, concetto che h a saputo realizzare. B.


RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Blbliogratla.

Il Goulier ha teslè pubblicato un libro di molto interesse ed originalissimo: • Il rame ed il piombo nell'alimentazione e nell'industria » - (Baillière - Parigi, 1883). L'autore vi esamina l'ufficio igienico e tossicologico che nella pratica giornaliera della vit..a hanno i tre metalli più diffusi intorno a noi: il ferro, il rame ed il piombo. A proposito del rame ricordate le convinzioni che si hanno sui suoi sali e più che mai sul verderame, accenna ai fatti che indussero recentissimamente dei dubbi sulla loro azione tos· sica e riportate le osservazioni del Burq, Galippe ed altl·i, esamina i casi diversi nei quali questo metallo . si introduce · nell'alimentazione, e la influenza delle dosi giornaliere sulla salute pubblica. Egli sostiene la seguente lesi: Molti alimenti contengono normalmente del rame (grano, orzo, riso, fagiuoli, lenticchie, caffè ecc. - che ne contengono da 4 a 10 milligrammi per chilo) , ed alcuni in veramente notevole proporzione (p. e. il cioccolatLe). In media l'uomo inget•isce quindi almeno 5 milligrammi di rame al giorno, senza alcun inconveniente. A 4 grammi per chilogramma d'alimento è ancora quasi impossibile un vero avvelenamento. Dunque la gran cura che s'ha di stagnare gli utensili culinari in rame è per lo meno inutile . . . . È anzi dannosa; perché la vera causa dei disordini attribuiti al rame male st..agnato sono a vece dovuti allo stagno piombifero della stagnatura, giacché quando il piombo vi arriva al 10 •r è veramente pericoloso inquantechè esso metodo è capace di arrecar gravi danni anche a tenuissime dosi ed è cu.mulabile. B.

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765

CONCORSI

Premio Blbert.

A norma del programma pubblicato nella Circolare N. 52, del Giornale Militare Uf.flcia!e, parte 2', i882, sono pervenute al Comitato di sanità militare, entro il termine prescritto dieci memorie originali segnate con le seguenti epigrafi:

• DelUI irwtil~ oprar la gloria é stolta. •

2. Condilutio mor·bi epidemica endt-mica annua.

3. • Pat·w, tlec illt>ideo, Bine me, lib~r· ibis ln Urbem • ·

4. Non e'l mondan rtmrore altro ch'un (Ialo

DI venro ch'or vien quinci e or vien quindi E nml4 nome percllè mula Ialo.

Dante, Purgatorio.

5. Qrwd bonum, (elLz;, ampicalrmlquc sii.


766

CONCO&SI

6.

..........

N' admtllez rilm Nr parok pa•. tn#me 1ur 14 v61re ni rur la .Uertne, t>Oyt; ·ti loucMz por votu mtme&.

7. Ile c/egiUJ a tanto ni i o 11i altri crede.

8. 1\'i cht poco vi dkJ da i mputar Jono Che quanto w por~o dor, l!Ukl vi dono. Arlosll, Orlando Furìoso, c. lO.

9. Plori(erb ul ape. in 30IIibU$ omnio liban(. amnio nos illdem clepcucimur aurea dieta, cuJt·eo, perpetua aemper digtlùsima vita.

Lilei'IZIO.

10. Qufd poltci, (tci: (acìtml mtliora potm tu.

••rzlalt.

Il Dirottare

Dott. FRLICK BAROFFIO col. med. Il R edattore CLAUDIO SFORZA CopfiOIIO .. tdfeo.

NuTJNI FEDERICO, Gerente.


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· NOTIZIE SANITARIE

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8t&to aaDlt&rlo 41 tutto Il B . Eserolto Del meH 41 genD&lo 1883. (Giorn. M il. Ufjlc. del :12 luglio 1883, disp. 26•, p. 2"). Erano negli o~pedali militari al t• gennaio1883 (1} 3437 Entrati nel mese. 7581 Usciti . . . . . . . . . Mtt 8i Morti . . · . . . . . . Rimasti al t• febbraio 1883 . 5o20 . 132752 Giornate d'ospedale . . . . Erano nelle infermerie di corpo al t• gennaio 1883 1047 Entrati nel mese . . . . . . 6071 .• Usci ti guariti . . . . . . . 4235

per passare all'ospedale •

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936

4 Morti . . . . . . · . . R imasti al t• febbraio 1883 . . 1943 Giornate d'infermeria . . . . 43082 M orLi fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 20 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . • . 111 Forza media giornaliera della truppa nel mese di gennaio 1883. . . . . . . . • . . . . . . 202929 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di. forza . , . . . . . . . . . . . • . . . 1,21 Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2) . • . • • 2,17 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di cor po per 1000 di forza . . . 28 Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . o,r,5 Il) Ospe4ali militari (principali, auccursali, infermerie di prealdio e epeciaU) e oepedalt civili. (2) Sono dedotti gli ammalati r ueau agli oapedali dalle loCermerie di corpo.


NOTIZIE SANITARIE 768 Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 72. - Le cause delle morti Corono: congestione cerebrale 1, meningite ed ence~ falite 3, bronchite acuta 1! bronchite lenta 2, polmonite acuta 4, polmonite cronica 2, pleurite 3, tubercolosi miliare acuta 1, tubercolosi cronica 7, catarro gastrico acuto, 1 catarro enterico acuto 3, catarro enterico lento 1, peritonite 6, cancro epatico 1, vizio cardiaco 2, ileo-tifo 21, morbillo 6, febbre malarica 1, febbre reumatica infeUiva 1, fistola stercoracea 1, mielite acuta 1, artrocace 2. -Si ebbe un morto sopra ogni 135 tenuti in cura, ossia 0,74 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 19. - Si ebbe un mort() sopra ogni 68 tenuti in cura, ossia 1,47 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti. mil:tari e civili N. 20 cioè: per malaltià 12, per apoplessia 2, per suicidio 6 .

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20 Acr,, . .,.

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SOM.MARJ:O DELLE ~BTE RIB CONTENUTE NB L PRI!:S BNT E PUC ICOLO.

~lemorl e

ori;:;ih•dl.

01 :.lcuni casi di loracentesi prat1CIIt1 oell'ospe.tale ml11tare d i Vet·oaa del lloLto r Pietro De Toma, tenenti! medico. . . . . ;Jn(l. ~60 V<~cchie t eori e. coorr• rmate da falli nuovi. •le\ dottore R. GitliareiJi capit ano medico. . . . . . . _ _ _ _ . _ . . . . . . • -;~

l&iwis iA di ;;lornnll llnllnnl ed • :111e rl. RIVI STA MIW I CA.

L;t di agnosi delle malauie d «l sangue I Ematono~iJ m <·d iante l'ot· 1atm oscopio - Jiiger . . . . . _ _ . _ . . . _ _ . . - • Ue,·iaziooe laturale conlugnta degl i occhi il. eeguito ali!' conv uls iooi l! pil~ttiche - Beevor. . _ . _ .

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JU VISTA DJ MR OIC JNA LEGt\I.E.

l, egger <' t raumatis mo al capo - Emorragie muHiple in tlin•rsi punti della massa encefalica -- Morte r:~pida - l ouis Smtu di (Saint·Sever) . _ . . . . . . . . . . . . . _ . . . . •

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RIVIS TA I)' JGIEI'iE

DisinfeH(Iue e innf-SIO '~Ccinico. . . _ . . . llluroioaz•one elettrica u~gli spedt\li. . . . . RIVISTA Dt STATISTIC.\ MEDICA

l l recltaam r o1o in Fr;,ncia.

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StMu ~aoi tario di tuu o il R. Eserdto or i meie di febbl'liÌO IS83. •

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ltiVI STA B IBI, IOGRAFICA.

Intorno al rorpo saoitnrio del Brasile Riblio~rafia . . . . . . . . . . .

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CASl DI TORACENTESI .~f·~!IICITI N!LL'08P8D!L8 MILITU8 ~ VIRùN! ',i/-~l~( \ì~;<Q ~~irJ llC INia nella Conferenza Scicnlitlca s~.ttcmbrc ~SSi

il 6 nel ~p-~1?/ militare di Verona dal dottor Pietro De Toma, lenente medi co .

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Signori,

Il prqfessor Bardel.eben disse hen giusta sentenza la qllj.\le viene ogn i giorno più comprovata dai fatti, quando ebbe a dichiarare che tanto pitl progredisce la ternpeutica medica, quanto più essa si fa chirurgica, cioè quanto più si avvale di mezzi chirurgici. L'eff.ìcacia di qu esta infatti non che restare intaccata dal succedersi delle varie teorie per cui ora viene levato al cielo tale medi camenl() , che poco dopo sarà tenuto a vile e forse messo nel dimenticatoio, se non anche tacciato dei più gravi inconvenienti , non può non essere francamen te riconosciuta òa quanti si danno all'esame rigoroso dei fatti, e la sua riput.azione non patisce perciò gra\'e danno dal succedersi delle varie dottrine mediche. l mezzi meccanici nella cura delle mnt:attie, anzichè essere lo stillato di una mente entusiasta, o il risultato sia pure di numerosi stud i, a cu i poi l'ulteriore inrestigazione toglie le fondamenta, oppure il rappresentante di una serie di idr.e !)Q


770

Ol ALCU~[ CASl DI TORACENTESI

umoristiche, a cui poscia fa brullo contrasto la pietra angolare di paragone che è costitui ta dai fatti osservati bene, come troppe volle accade a medicamenti farmaceutici introdoui con grande sicurezza nel loro eiTetto favoriti tosto dalla moda medica che li levava al cielo, ma che poi il vaglio dell'esperienza fece spesso respingere dalla sana pratica, i mezzi meccanici dico, che vennero e vengono usufruiti a soccorso degli ammalati sono in generale l'espressione del comune buon senso, il quale per una vi ~ direLla· giusta e semplice di frequente più ottiene che non una mente, anche eletta, con troppo grande intreccio di artifici. Ed anche ai mezzi farmaceutici forni ti di. azione medi camentosa ben constatata e propinati là dove è giusta l'indicazione e somministrati c0n tutte quelle norme di tempo, di modo e di quan tità che valgono a renderli veramente proficui, i meccanici sogliono andare tuttavia di gran lunga innanzi nella sicurezza dell'azione e quindi nella reale efficacia, potendo essi venire topicamente applicati e non avendo per ciò bisogno di passare per la lunga, complicata e malsicura trafila dell' assorbimento che percorrere debbono le sostanze farm aceutiche per spiegare la loro azione sull 'organismo il quale in tutti i suoi meandri e con tulle le sue secrezioni può a sua volta esercitare sulle stesse molteplici azioni ed indurvi svariate modificazioni . I mezzi meccanici sono di grande vantaggio nella cura delle mal attie dove sono facilmente applicabili e cosi lo fossero in tutte l La cura delle malattie esterne affidata per gran parte ad essi ha raggiunto una sempli cità ed una sicurezza che è troppo lungi dal verificarsi nelle malattie inteme nelle quali tali mezzi solo per eccezione sono usufruibili. Deve riguardarsi pertanto gran fortuna quella di potere usare mezzi chirurgici nella cura delle malattie inteme le quali ne riescono grandemente semplificate ed avvantaggiate.


PRATICATI ~ELL'OS PEDALK HILlTARE DI VERONA

77f

Uno di tali mezzi è la pratica della toracentesi nei versamenti pleurici e la sua efficacia e semplici tà sono tali che noi la riscontriamo accennala ed indicata già nei più antichi 1ibt·i che vantano la scienza e !"arte medica. Così nel SusrtLtas Ayttrvedas ovvero sistema di medicina dal venerabile D'harantare dimostralo e dal suo discepolo Susrut.a composto, antichissimo monumento della medicina indiana scritto~ i secoli prima dell'era volgsu·e, 7 secoli prima di lppocrale, di Pericle, di Socrate, di Platone, quasi 6 secoli prima di Talele e Pitagora, i secoli prima della fondazione di Roma , 3 secol i prima di Licurgo e dell'istituzione dei giuochi olimpici, 1 secolo prima di Omero, mezzo secolo dopo la guer·ra di Troia e con temporaneamente al primo ordiname:lto della scuola Asclepiadea di Coo, nel primo libro Si'Vtrast'hana. - Delle cognizioni preliminari.- L'autore dopo avere inculcato il precetto che medicina e chirurgia vadano di conserva dice che chi non trattasse dell'una e dell'altra sarebbe da paragonare ad un uccello che pretendesse volare con una sola ala. Fra i cento strumenti chirurgici ne vengono11otati ben venti tubolati e nel capitolo decimo viene pure ragionato dell'ago puntura, della qnale appare chiaramente quanto fosse tenuta in stima non solo ma ancora riguardata quale pratica delicata e richiedente seri studi per riuscire proficua, quando si considera che non era permesso se non ad uomini istruitissimi nelle sacre e salutari discipline, di specchiate virtù, di intemerata riputazione e rich iedersi per essere eseguita il permesso del re ed un'acconciatura particolare da parte dell'operatore. La cagione di tutto questo rigore dovette, come osserva il Puccinotti nella sua Storia della medicina (Volume 1°), deri· vare assai probabilmente dai casi funesti che non infrequenti avranno tenuto dietro a tale operazione qtiando pralicavasi


7i2

DI ALCUNI CASI Dl TORACENTESI

nella cavilà loraci ca per l'avvenuta lesione dei visceri contenuti vi. Ho voluto far cenno di queste notizie che si trovano nel nominato L·ibro Tndi.ano perchè non le ho trovate notate dagliscrittori medici che espongono la storia e le vicende che ha subita la pratica della loracentesi ed anche perchè le idee, genei·ali in esso esposte convengono a quanto io di cevo in principio circa il sussidio che la medicina può ricavare dai processi operatorii . .tnche pr·esso gli Egiziani la toracentesi nei casi di piotorace era conosciuta e praticata come ne fa fede il Borsieri nei libro IV" delle Jnstit.U,z-ioni di rneclicina pratica. Non può essere- mia intenzione di esporre la storia della toracentesi allraverso i secoli, la fortuna che essa ha goduta e te contrarietà che ha incontmto nè tanto meno poi dire della sorte che le è serbata. n mio compito è più modesto io· non voglio che portare il mio piccolo sassolino alla costruzione· del grande edifizio della statistica da cui deve scaturire ben sicura la luce della sr.iem~a. Non posso però tralasciare ancora alcune notizie storiche elo fo senz'altro. Si disse e si sci"Ìsse che la toracentesi venne primieramentC' descrilla da Ippocrate nei suoi libi·i ed a lui se ne attribuisce la paternità. La gloria sua è così grande che io non credo di fargli sfregio nè di togliergli alcun che se dico che fo rse non nei libri di Ippocrate ma bensì nei libri Ippocratici cioèdella scuola di Coo si trova per prima mentovata e descritta tale operazione. Ma innanzi tullo deYo anche dire che alcune delle citazion i che si fanno nei li br i di questa scuola r ispetto alla toracentesi mi sembrano realmente sbagliate. Così per dire di una sola, nel magnifico Compenclium, de · Jfédecine Pratique di Monnàral e Fleury (Parigi 1842 Vo1


PRATICATI NEU.'OSPEDALE MILlTAIIE DI VE RONA

773

'iume 5° pag. 27) trovasi sct·illo: c Les ecrits Hyppocratiques sont très favorables a la thoracentese, ils etablissent quell'est ·souvent le seui moyen de Situver les malades (De locis in homine) et qu'il faut la pmtiquet· le plus pr·omptement possible -dans le cas d'empyeme (Epide1·mio1'tttn, libro VI). Ebbene nel libro De locis in homine io ho trovato infatti indicata la tomcen tesi ed il modo di farla, ma non fui· cosi fortunato nel li bro sesto Epidermiorum , nell'ottava sezione del quale io nulla trovai che alla tora.centesi si r·iferisce non eonstaltdo quella che di cinquantasei proposizioni, le quali o sono a modo d'aforisma od espongono in breve dei fatti os.servali. Piuttosto io trovo a lungo e ripetutamenle discorso della "toracentesi nel libro De affectiO'fl,ibns 1:nt'ernis e nell'altro De m orbis. Nel primo l'autore dopo avere gt·andemenle raccomandata 1a dieta lattea nella pleurite con versamento purulento parla piu precisamente dei caratteri di questa e della sua evacua:zwne. Nel libro terzo poi De mo-rbis sezione sesta sono iodicaleal·Cune particolarità curiose come quella con r.ui si viene a cono·scere da qual parte sia la raccolta marci osa e per chi ha va_ghezza di riscontrare tale curiosità storica legga il passo citato -e vedrà con quanta assennatezza e verità vi è descritta. Ora il lil>l'o De A.ffeclionibns i-ntérnis viené dal Puccinotti :ascritto alla seconda clas:;e dei libl"i Ippocratici, cioè all'epoca .degli Asclepiadi di Coo anteriore a l ppocrate da 150 a 500 :anni ed il libro terzo del trattato De morbis come pure quello .De l.::cis in ltornine vengono contati neHa terza classe dei libri .di lppocrale ed a lui anteriori di circa un secolo . Stando al Puccinolli la torac_entesi è tale pratica che veniva fUSata gia gFan tempo prima di Ippocrate nella scuola di Coo


77 .i.

DI ALCUNI CASI DI TORA.CENTESI

pet· e;;sere ripetutamente descrilla nei libri che egli fondatamente <!rede scritli da uno a cinque secoli prima del gran maestro. Invece secondo Mercuriale la toracenlesi sarebbe. desct·itta nei libri posteriori e non composti da Jppocrate ma che più o meno contengono le sue dottrine: anzi il libro Dt loc·is in homine sarebbe stato scrillo dai figli valendosi delle annotazioni da lui prese. Presso a poco è dello stesso parere il Littrè il quale considera le opere sunn,)minate come scritte dai discepoli più prossimi. i quali ci conservarono il vero ca,. rallere della scuola di Coo. Riguardo alla parte storica della toracentesi noto ancora solo una cosa. di passaggio. Il timore dell'entt·ata dell'aria nella cavità pleuricn fu già sentito da Ambrogio Pareo il quale nato nel 1517 morto nel 1595 fu perciò antet·iore di un secolo. a Bontius di cui scrive Trousseau nella stupenda lezione 32• essere stato il primo a proporre di una maniera positiva la quistione di già intraveduta piuttosto che discussa dell'introduzione dell'aria nel petto. Jnfatti Pareo dopo avere descrilto. il modo di praticare la toracentesi s~rive « ainsi sera evacuée la sanie peu a peu faisant clorrè (conservo la edizione di quel tempo 1652) le nez et la bouche du malade a fin que le diafragme et les muscles qui sònt entre les costes puissent e.xpeller la matiére contenue au thorax n. Evideutemente la ragione che egli dà del far tenere chiusi bocca e naso al malato è sbagliata e deve piutlO'sto ricercarsi la spiegazione di tale posizione nel fatto che nell'inspirazione può non uscire. il liquido contenuto nel sacco pleurico e può invece penetrare in questo dell'aria. Come ben si vede però Pareo è da collocarsi tull'al . piil> fra quelli che più previdero come dice Trousseau la possibilità e gli inconvenienti dell'i?troduzione dell'aria duraute l'atto operativo della toracentesi e non si può pertanto con-


PRATICATI NELL'OSPEDALE 'liiLITARE DI VERO~.-\

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tendere a Bontius il merito de' suo i speciali riflessi sull'ar·-

gomento. È lungi dalle mie intenzioni e le mie forze non basterebbero da sole per fare una monografia completa della toracentesi e pet·ciò oltre ai brevi falli che andrò esponendo ed alle considerazioni storiche che mi !'.OD permesso di mettere innanzi io non voglio ora che discutere una circostanza, la quale nella mente di medici che io altamente rispetto, ma che a mio avviso almeno troppo subiscono l'influenza dei libri e degli autori che più sono in voga ai nostri giorni specialmente appo la giovine generazione medica, potrebbe essere ritenuta come se non addirittura contro indicante la toracentesi almeno assai sfavorevole alla medesima, mentre o m'inganno o debba di essa circostanza tenersi gmn conto per più prontamente passare all' esecuzione di tale operazion_e quando le altre circostanze lo richiedono. E quantunque abbia anch'io largamente attinto nelle opere del professore Cantani, quantunque ben sappia quanto la sua autorità è gmnde ed il suo merito insigne, tuttavia, anzi appunto per tale motivo, non posso lasciar passare l'occasione che ora mi si presenta di dimostrare che le sue idee riguardo alla toracentesi oiJrono un lato difettoso (( imiws Plato, sed magis amica 'Oeritas ». 11 professore Canlani in una nota messa a pag. 285 del primo volume della patologi<t e terapia speciale medica di Niemeyer, 3• edizione italiana, a proposito della cura della pleurite e della toracentesi ba queste parole: « La paracentesi del torace si potrà fare in generale nei casi di essudati molto abbondanti anco sieno fibrinosi quando l'individuo è di valida costituzione dopo che la pleurite ha finito di progredire, specialmente se il riassorbimento si mostra piuttosto lento ».


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DI ALCUNI CÀSI DI TORACENTESI

La toracentesi dunque è indicata secondo il Canta n i quando si verifichino varie condizioni uoa delle quali è che l'individuo sia di valida costituzione. Or bene non solo mi dichiaro apertamente contro a questa esigenza, ma credo anzi, che par·i essendo le restanti condizioni più sia indicata l'operazione negli individui di grama costituzione che non in quelli di valida fibra e sia in quei primi anche più prontamente da eseguirsi. Se infalli, altra condizione richiesta dal Canlani, perché si trovi indicata la toracenlesi, è necessario che il riassorbimento si mostri piullosto lento, se anzi tale condizione al dire stesso di Canlani è da ritenersi quale motivo principale, si doYJ'à bene dar ragioneaquaolo ho asserito, se si pensi anche solo che ilriassorbimento dell'essudato raccolto nella cavità pleurica molto più lentamente e difficilmente ha luogo negli individui appunto malnutriti e deboli che non nei vigorosi e robusti. Dei primi è specialmente proprio il decorso lungo ed irregolare delle malattie e ad essi inol tre toccano di preferenza le metamorfosi degli essudati da siero fibrinosi che erano in principio in purulenti. Ora Cantani ha cura di avvertire « che se la puntura del torace sarà utile negli essudali siero fibrinosi l'roppo abbondanti, essa sarà ad di riLLura richiesta come mezzo più o meno necessario di salvezza là dove si può diagnosticare l'empiema ..... :.. Già ho dello come la possibilità dell'avverarsi dell'ernpiema è certamente maggiore negli individui deboli e mal nutriti; ebbene, qual miglior mezzo abbiamo noi della toracentesi, condotta come la si deve ora meller·e in pratica, per ovviare alla trasformazione dell'essudato siero fibrinoso in purulento alla formazione dell'empiema? l pericoli che porta seco l'empiema e le sue conseguenze sono ben conosciuti, ed io non Ii tocco, pago di ripetere che se v' ha circostanza, che rende più facile, più pronta, più completa la trasformazione anzidetta, se ve ne ha una che mal


PRATICATI NELL'OSPEDALE MILlTAilE DI VERONA

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·dispone al riassorbimento dell'essudato è precisamente quella ·della debolezza ot·ganica dall'ammalato, della quale dunque ·converrà tenet· gran conto per sollecitamente determinarsi alla toracentesi, non perdendo inutilmente un tempo prezioso in nri tentativi, in capo ai quali la condizione dell'ammalato -non è che spesse volte troppo peggiorata. Nè si deve mai dimenticare che un essudato pleurico anche limitato, quando un po' a lungo persiste in onta alla cura medica, se chi lo porta ·è di infelice costituzione, mette già in pericolo addirittura la vita del paziente sopra il cui capo pende, vera spada di Damocle, la minaccia della tubercolosi e della tisi polmonare. Mai più giustamente che in questi casi è da avvertire « respice fi nem l >>. Perciò oltre alla indicazione necessaria per la toracentesi data dall'essudato pleurico, cioè alla minaccia di soffocazione per l'eccesso del versamento devesi ritenere, a mio avviso, .quale ragionevole indicazione di toracentesi anche la persistanza dell'essudato sia pure in modica quantità·ed anche in piccola, quando la costituzione del paziente è cattiva e debole .od esso sia mal nutrito ed mn via di deperimento. A tutto ciò non ho piu cl1e aggiungere un'ultima osservazione alla quale i reperti necroscopici danno argomenti tt·oppo validi per essere combattuta . .Mi sia intanto permesso un'altra <ISSet·vazione; dai recentissimi studii del professore Giulio Biz·zozero e Salvioli (Archi·vio di Scienze Med1 che, vol. 2°, fasci• -colo ! 0 ) numerosissimi sarebbero i vasi linfatici della plenra .che stanno disposti in due strati, l'uno superficiale subito al ·di sotto della membrana limitante che è di sostegno all'endo,telio, più profondo l'altl'O situato nel connettivo sottosieroso e superficiale del polmone: queste due reti comunicano ampiamente fra di loro per mezzo di altri linfatici che così. si ~anno intermedi: ma vi.ha di piu, i superficiali si aprono ·di-


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DI ALCUNI CASI DI TORACENTESI

rettamente colle loro boccu~cie alla superficie pleurale fra gli interstizi cellulari dell'endotelio. Or-a nelle pleuriti con versamento ed a lungo decorso si ri scontra sempre, oltre alla prima. iperemia un rivestimento fibrinoso di vario aspetto o spessore che massime nei casi in cui non vi ha essudato di sorta

va necessariamente trasformandosi in tessuto fibroso; cartilagineo e bene anco osseo; per tal modo si producono appunto· quelle aderenze che nel loro· ultimo limite pos!\ono obliterare completamente tutto il cavo pleurico. Lasciate le antiche e fal se idee che tali neoformazioni dipendessero dalla organizzazione della fibrina essudata, resta messo fuori dubbio che derivano e da vegetazioni dei vas! e dal connettivo stesso della pleura colla probahile partecipazione delle cellule rotondebianche migratevi. Ma veniamo alle alterazioni dei linfatici che a noi interessano in modo particolare essendo a loro specialmente devoluto il potere di riassorbimento. Questi trovansi per lo più dilatati, il loro epitelio prolifera e formansi. nel loro interno dei tronchi fibrinosi che ne otturano in modo completo il lume. Quest'ultima condizione abolendo il potere assorbente dei linfatici fa sì che l'essudato pleurico resti, dirò. quasi a permanenza, minaccia continua al paziente, che aspetta una soluzione. Se noi aggiungeremo questo fatto a. quello che in UIHl costituzione debole o anche solo deperita l'allivita del circolo sanguigno, moùeratort\ e regolatore del linfatico essendo minore è fortemente compromesso, ne ver-rà. che il secondo non potrà manifeslare tutta la sua energia; e se per poco anche essa venga o sospesa o rallentata il riassorbimento si può ben dire non avverrà giammai l , Mi vorrete ben perdonare se forse troppo a lungo ho difesa così questa mia tesi riOeltendo che essa non è indicata nei trattati medici e che anzi da alcuni scrittori, ed io ho citalo il Cantani, si trova inculcato il contrario afi'atto di ciò che a mesembra conveniente ed il solo utile.


PRATIC.\TI NELL' OSPEDALE MILITARE DI T.ERONA

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Per il resto delle indicazioni della toracentesi io mi rimelt() specialmente a quanto ne dice il Trousseau che a mio giudizio, meglio che non i più recenti, ha trattato questo importante · argomento. Esporrò ora brevissimamente con pochi cenni le storie cliniche che potei raccogliere :-;otto la direzione del capitanoFrancesco Dellachà, e quantunque sieno esse poco numerose iocredo che saranno meritevoli d'attenzione, sicchè io spero cheanche per esse abbia a valere il dello di Ippocrate « Quae ex parva tabella desurupta consideranda sunt )ì. (Dc Afm·bis v tdg ari bus) . Il soldato Fioranelli Gerolamo del djstrelto miti lare di Vero n~ entrò all'ospedale nel 2° riparto medicina il6 dicembre 188t per pleurite sinistra; verso la fine di detto mese il versament() s'er·a già prodotto ed occupava Lutti i due terzi del torace a sinistra. Il giorno 6 gennaio 1882 veniva operato di toracentesi. estraendosi 730 grammi di liquido; si ebbe un leggero movimento febbrile che dura sin verso il~ 6 di detto mese; la temperatura non sorpassò i 39° centigradi. Usc.ì 11 28 febbraio; il versamento non si riprodusse, l'ottusitit che ancora si riscontra si riferisce all'inspessimeoto pleurale piuttosto forte; il polmone funziona però liberamente. Le generali condizioni da deperite ed assai tristi che erano all'atto opemLivo, migli()· rarono. Il caporale Geminiani Ferdinando del 0 ° fanteria, classe 4860, entrava all'ospedale il 4. maggio lagnandosi di un dolore al costato destro che aveva avuto principio sin dal28 del mese antecedente; è leggermente febbricitante. Al torace destro si rinviene un versamento che ne occupa più che la metà: è in povere condizioni di nutrizione. Gli si propone la loracentesi' che viene sulle prime rifiutata: alla fine il12 si lascia operare · e si evacuano 070 grammi di siero limpido e ci Lrignò: la p un- . ·


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DI ALCU~J CASI DI TORACENTESC

tura veniva pratica~a nell'oLiavo spazio intercostale lungo . la linea ascel lare posle!'iore. Non si ebbe dopo alcuna reazione febbrile, l'ouusità scompare restando solo limitata alla base. Le escursioni tomciche agli atti inspiratori vanno man mano facendosi più ampie ed il mormorio respiratorio più distinto accompagnato pet·ò da leggero senso di sh·egamenlo. Il ·l~ giugno esce nelle più floride condizioni ed è inviato in licenza di convalescenza per tre mesi. Il soldato Ru hino Angelo del ·1O bersaglieri, classe 1860 entra va il 42 maggio; si fa diagnosi di un versamento al torace a sinistra occupante lulla la sua m~tà infel'iore. Jl 25 si fa la toracentesi e si estraggono 1500 grammi di liquido; al 2:2 giugno esce completamente guarito. Il soldato Concanella Daniele del 1O bersaglieri, classe ·1859 entra il iJ o gi ugno; si J'i scontl'a un essudato pleurico a .destra che oltrepassa la meta della !;Capola. Egli, lo scorso anno soiTI'i pure di pleurite al lato opposto. Il giorno 6 si pratica. la puntura del torace e si banno 1420 grammi di liquido, L'ammalato dopo l'operazione si sente sollevato e continua dopo in uno !;lato del più completo benessere. Lascia al 25 dell o stesso me:;e l'ospedale con tre mesi di licenza. li polmone funzi ona benissimo ed ampiamente, il liquido non si riprodusse più residuando solo un lieve inspessimento delle pagine pleurali . Il soldato Barbieri Massimo del dislrello militare di Yerona , classe ·1860, entra il 1O giugno. Un versamento sino oltre la metà scapolare occupa il torace a destra. Colla toracentesi il giomo 20 si estraggono 3540 grammi di un liquido leggermente verdognolo, un pò torbidiccio, ricco ne' suoi . depositi di sottili coaguli fibrinosi a modo di nubecole e di teucociti migralivi. Non vi fu che per tre giorni un lieve mo.. vi mento febbrile: susseguentemente fu sempre apirellico.


PRATIC.Hl NELL'OSPEDALE MILITARE DI VEROXA

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Il liquido non si riprodussepiù; restava però un ispessimento pleurale un po' notevole. Andò riacquistando le forze e trovandosi prima profondamente denutrito e deperito, usciva dall'ospedale nelle migliori condizioni di nutrizione e fu inviato in licenza per 6 mesi il 3 luglio. Il soldato Repolo del no fanteria, classe ·186 1, entrò il U. giugno con versamento ai due terzi inferiori del torace a sinistra. Al 24- colla toracentesi venivano evacuati 1900 gramm• di liquido. Il 31uglio usciva con una licenza di me si 6. Il liquido non si era riprodotto, quel pò che rimanena alla base · e1·a scomparso; i processi nutrii ivi tornarono ottimi. I lsoldato Bismara del i 0° bersaglieri, classe 186•1, entrava il 7 luglio con versamento al torace a sinistra ed idropericardio, era febbricitante con dispnea. Il giorno 15 essendosi fatta una tregua di buon augurio, fu operato di toracentesi e si ebbero 23·1O grammi di liquido; non segui alcun inconve1

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niente e successivamente il polmone andò riacquisLando la sua funzionalità e l'idropericardio scomparve pure completamente. Questo miglioramento fu passeggiero poi chè subentrarono verso la fine del mese altri fenom eni importanti da parte· del polmone e di tulto l'organismo. Sudori profusissimi, febbre serotina, tosse secca con poco escreato nummolare a tipo marcioso, uno spossamento continuo di forze ed all'ascoltazione degli apici polmonari i segni manifeslissimi di una infiltrazione tubercolare segnarono questa nuova fase. Si ripetè il versamento ed ora esistono i caratteri della sua trasformazione in purulento: sicchè il povero paziente precipita. verso una fine pur troppo infausta. Questo caso sfavorevole non ci scoraggia poichè il l'ipetersi del versamento, il suo mutarsi in empiema io non dubito attribuirli al fatto della tubercolosi polmonare forse già dal suo entrare iniziatosi e poi· più tardi progrediente velocemente invadendo ambedue i polmoni.


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DI At cUNI

cASI DI r oIlAcENTEsJ, ECC.

Nell'alto operati ro si usò sempre di un semplice trequar"Li a calibro piuttosto piccolo munito al suo estremo esterno di un budellino animale saldamente legatovi che pescando nel vaso do\'e si raccoglieva il liquido, serviva ottimamente di valvola ad impedim·e l'introduzione dell'aria nel cavo toracico.

La punzione si pra.ticò nel punto voluto dietro le norme sug· gerite dai più strenui sostenitori e felici operatori, senza però ta previa incisione della pelle e dei primi integumenti soltostanti. Non si ebbe mai ad osservare il ben che minimo in~onveniente. La ferila dopo due o tre giorni era sempre rimar. ginala completamente: i nostri operati, e questi furono gli unici, avvertirono appena l'atto operativo praticato. Da questi fatti appare quanto più sopra ho dello e quanto sieno nel vero le asserzioni da me sostenute sicchè credo inu.tile l.'insistervi piu oltre.


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VECCHIE TEORIE CO NFERMATE DA FATTI

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ConforP.IlZ<~ leltu nell'ospeda le militare di Perugia nel feb braio 1881.

I.

Certo giorno leggevo, non mi ricot'do in qual giornale, -che un r icco signore-eccentrico, come si dice s ia la generatilà degl'Inglesi, lasciava morendo ad un tale, povero più del biblico Lazzaro, un abito di non so che volgarissima stoffa, siccom'eredità. - Quel disgraziato si sentì u'n fremito -e ru sul punto di lacerare il dono : ma alla subita rabbia tenne dietro la calma; e l'abito fu riposto. Alfine giunse il momenLo in cui bisognò indossarlo; e siccome il tessutO' ne era poco resistente, cosi ben pres to esso reclamò una ripar·azione. Ma qual fu la sorpresa del nuovo proprietario, quando si accorse che Lra la fodera e la stoffa si nascon·d eva un tesoro ? · Bene allra eredita però si raccoglie dalle vesti degli sventurati di cui oggi bramo occuparmi: e innanzi di esporre le mie povere opinioni, son costretto a narrare una storia che m i riguarda trof,)po intimamente, per non sentirmi stringere il cuore nel de~criverla: ma se essa, richiamando memor ie crudeli, suscita nell'animo mio un senso angosciosu, se vi Tinnovella dolori che non s'intendono se non si provano, ~oncorrerà a portare anco una foglia alla mestissima ghirJanda.


784.

VI<:CCiilE TEORIE

Ecco la slot•ia. Guglielmo Gigliarelli mio cugino, perché figlio d'un fratello di mio padre era un giovane, il quale proveniva da ~enitor1 sani e r·obusli: e sano e robusto anch'egli, alla eta di ventidue anni andò a Bologna, siccome volontario nel 3° reggimento di artiglieria. Dopo sei mesi circa di servizio, ottenuta una breve licenza, ritornò in famiglia sempre florido, sempre in salute: terminato ranno di volontariato, studiò alacremenlt' per l'esame di promozione; subito il quale,. fu nominato sottolenenle òi complemento ed assegnalo al • 1• àrt i gli~ria, di stanza in Foligno. Senza riandar le cause fun este, che certo furono molte e simultanee, egli cominciò ad ammalare con una bronchite: la tras curò del tutto, non rispettando consigli di parenti e <li amici e seguitò nelle fatiche militari e nelle spensieratezza giovanili. Mentre i suoi bronchi reclamavano un riposo, egli s i esponeva non solo a tutte le influenze nocive, ma ancora li· maltrattava piu dell'ordinario: ed un giorno scommise con un compagno, che il suo cavallo serebbc stato capace di percorrere in un dato tempo, t•elalivamente breve, un determinalo tratto di via. La scommessa fu vinta, ma l'incauto cadde, battendo il petto sul lastricato. Quella caduta segnava una sentenza ed egli non se n e peeoccupò. Intanto il colorito del suo volto andava scomparendo, la tosse diventava più insistente, ed una febbriccialtola che cominciava a venirlo a sorprendere verso l'avemmaria, entrava ogni sera con lui ad ora tarda n'el Ielle>. Il colonnello medico si:;:. cav. Pasca, allora capitano medico in quel reggimento, si avvide :del deperimento del giovan e uflìciale e volle esaminarne il torace: allorchè conobbe a qual funes to processo s i dovevano i l'~nomeni che andavano svolgendosi, impose allo infermo di curarsi e lo consigliò di recarsi in famiglia. Pur troppo però il saggio provvedimento giungeva tarùi! Guglielmo, nell'ottobre '1873, fu sottoposto a razionale terapia, da cui non ritraendo quei soddisfacenti vantaggi ch'egli avrebbe creduto ottener subito, desiderò cangiar aria;_

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CONFERMATE DA FATTI

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e, consultato il medico, andò a respi rare quella di Pisa. A P isa lo assal:;;e la noia e volle cacciat·la con una gita a Livorno: a Livorno la vista del ma re lo riconfortò e gli sot·r ise la idea di una corsa in barca : ma eravamo nel cuor dell'inverno e le s ue con-dizioni peggiorarono ancora; onde si risolvè di fcn• ritorno al P onte di san Giovanni, piccola bot·gala presso P erugia, dove la famiglia soggiom a va. Egli era il primogenito di altri tre fratelli, e di due sorelle, tutti pieni di vita e di salute. Dei tre maschi, il secondo ed il Lerzogenito erano occupati per aff1:1ri domestici fuori del paèse e raramente tornavano a pet·nottare in casa: il più piccolo era a studiare nel collegio di Spello. E siccome il m alato nella sua stanzu, non so per quale morbosa stranezza, non voleva veder f'emmine, per modo che la stessa madre non vi veniva accolta con troppa a morevolezza, cosi il padre n'era il solo infermiet•e e passava in compagnia di lui lunghissime ore. Ho bisogno di accenna re quasle particolarità per quello che segue. Ogni sera un giovanotto di ventiquattro anni circa, cugino di lui e mio perché figlio della sorella de' nostri padri, andava a trovarlo e gli si tratte neva accanto a <·on versat·e ed a leggere qualche libro piacevole, fino alle undici ed anche a mezz~tnolte. Non mi fe1·mer6 a descrive re i fenomeni patologici che si susseguivano galoppando: la sinlomatologia della tisi è troppo nota per dovere qui delineare un quadro comune. Guglielmo, dopo penosa agonia, moriva nel marzo s uccess ivo: e se con lo scoperchiarsi una tomba lasciava nel lutto e nella desolazione la famiglia che lo adorava, apriva pure una epopea dt altri lutti e di più tremende desolazioni, poiché la sua bara ne doveva trascinar dietro altre ed altre ! Il padre, fino allora sanissimo e proveniente pure da genitori sani, cominciò ad ammalare indi a poco: ma si suppose che il grave dolore per la r ecente e troppo amara perdita fosse l'unica cagion~ del suo malessere e si sperò che il t empo e la distrazione avessero da operare a dovere. Passarono i giorni e le memorie meste parvero assopite; 51


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VECCHIE T.EORLE

che non può regnare eterno il pianto sulle ciglia di un uomo.

Intanto il più piccolo d~gli a!Lri figli scrisse abbisognare di un berr·etto: e, forse per toglier davanti ogni richiamo di lugubri idee, ne fu aggiustalo uno dei migliori rl.el defunto e s'inviò al giovanetto. Gli altri oggetti militari furono regalati o venduti a vii prezzo; ed il terzo ed il secondogenito, senza perdersi in riflessioni igieniche, si divisero gli abiti da borghese del povero fratello, ancora in istato d'averne a far pompa nel villaggio e fuori. È con un senso eli slringimento al cuore che io fo palese tullo ciò, ma lo debbo perchè me lo impone il mio mandato di medico. Dopo breve tempo il collegiale mori di tisi : il padre gli tenne dietro quasi subito e fini per lisi: non trascorsero che mesi, allorché il terzo venia distrutto da una tubercolosi, ed il secondogenitu che vive ancora (1), va con un sorriso triste esclamando, come Gennaro nella Lucrezia, che c havvi mestier del sesto" feretro, poiché nel quinto fu già deposto quel cugino di venLiquallro anni che ho ricordato sopra e che serviva di compagnia al povero Guglielmo, nelle tanto lunghe quanto ,.angosciose sel'e del funesto inverno. Il secondogenito vive ancot·a; ma l'ho riveduto il4 febbraio e mi ha allet·rito: egli è l'ombra di quel che fu: la Lisi lo divora lentamente lentamente: egli sa il suo destino: egli si raccomanda a me con la più sll·aziante delle preghiere ed io non posso nulla per lui e lo vedrò morire come ho visto morire il maggior numero degli altri. Quel cugino aveva un fl'alello ed una sorella: proveniva anche da genitori sani: suo padre è un toro: la madre, sebbene con uno scheletro non molLo sviluppa to, ha pur fibre di acciaio: il f••alollo, senza esagerazione, é più robusto del padl'e stesso, e a veder·Jo, volendo fare una trista profezia, si potrebbe presagire una morte apoplettica, ma non per tisi: epppure il maggiore, a ventitre anni, non era men forle e muscoluto: la sorella è un fior di salute. I paesani, ogni volta che ricordano i falli tremendi, si battono la fronte e Il) Egli morì va nello scorcio del febbraio 1881.

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CONFERMATE DA FATTf NUOVl

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non sanno persuadersi come giovani così gagliardi e prestanti, di famiglie si floriae e felici, sian caduti pe1· un male tanlo perverso ! Sono andato rintracciando, non senza un palpito, l'atavismo: ho saputo che i nostri bisnonni chiusero gli ocèhi in -et.A cadente: il nonno paterno sembra sia morto per pleuropolmonite a cinquantotto o cinquantanove anni, certo soc.combé per malattia acuta: la nonna era prossima agli oltanta quando spirò. Anche gli avi della madre di Guglielmo mo. :rirono in tardissima età.

Il.

Come dt!nque si sviluppò la lisi nel primogenito di quella· ·sventuratissima famiglia? È a ritenersi ch'egli fosse s~alo i ngenerato con un gruppo speciale di ceUule nel senso voluto dal Cohnheim ? O fu la conseguenza di una malattia :accidentale e disprezzala quella che portò il processo irre;pai'abile ? , Procurerò di rispondere a questo primo quesito. ·Quantunque non sia mio intendimento il tessere un capitolo .di patologia con una stoffa rifilata di qua e di la, ché certo di nuovo io nulla potrei, né saprei aggiungere a quanto si -è scrillo su questo morbo, pure debbo richiamar mi al111 mente le cagioni più positive o più. probabili, capaci a -dargli origine: e pl'imieramente accennerò alla eredita. Ma nel caso mìo essa ci entra per nulla ? Poteya esser benissimo ('.he il mio zio, pad1·e di Guglielmo, .avesse comunicato alla prole il germe stesso chein lui era rimasto lateule (se si permette un tal modo di esprimermi) per ollre ai cinquant'anni o diciamo pure quella predisposizione ch'è una ·parola come un'altra, buia e misteriosa. Ma allora bisognerebbe ammettere che qualche antenato l'avesse trasmessa a Jui: e forse se il nostro sangue ci fosse ,pervenuto da magnanimi lombi io avrei posseduto un albero genealogico, da cui non mi sarebbe stato difficile ricavare un lrisavolo etico: .e n o i sappiamo che talora un morbo salta una generazione


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VECCHIE TEORIE

per ricomparire nella s uccessiva: ma saltare una generazionenon s ignifica saltarne tre e quallro. Mio zio, per ripetere la frase volgare, era stato sempre sano come un pesce finoalla morte del suo pt•imogenito; e innanzi alla terribile sciagura ·poteva pur gioire guardando la florid ezza de' suoj fì- ~ gliuoli. Ed i figliuoli caddero l'uno appresso dell'altro, in eta diverse, con educazioni, abitudini diverse, proprio come quando una malaltia epidemica o contng.iosa entra in una casa. Se alla ereditarietà si fosse dovuta atlribuir la cagione, come m ai le due femmine sole, che ora son mogli e madri di bambini robustissimi, dovevano restarne immuni ? Ma, probabilmente, le femmine ritraggono della madre, è una opi- ~ nione popolare che ha tentato di diventare scientifica, come i maschi del padre: noi però non prestiamo fede che ai fatti: ed una tale opinione è ben !ungi dallo esser convalidala dalla esperienza. E quel cugino? Era il fi glio di una sorella di mio zio, è vet·o: ma per lui vale il ragionamento di prima; cioè che se tt·a gli avi nostri uno fosse morto tisico, di.. quell'uno non si ha memoria. E poi, pet•ché la sventura doveva colpire due fami glie e non anche le altre tre, fra le quali é la mia ? Due famiglie di cui una distrutta:quasich é intieramerìte, l'allra orbala d'un .figliuolo solamente 1 E se le femmine ritraggono della madre, perchè invece del cugino non morì la fanciulla, quella che tuttora é un fior di salute 1 Mi sembrerebbe annoiar troppo se mi ostinassi ad insi• stere con altri argomenti, alli ad escludere la idea deUa eredita. Mio zio dunque non trasmise il germe o la predisposizione alla prole. Guglielmo ammalò: trascut·ò, come abbiam visto, la sua infermità; e mentre si ordiva una bronco-alveolite, che doveva riuscirgli fatale, Lulla la sua famiglia godeva la più perfetta salute. " Questa malattia, di fatto, dice Niemeyer,. non s i sviluppa soltanto in individui deboli e cachetlici; ma ne vP-ngono anche assaliti, benché rare volle, persone robuste, nelle quali in origine appare siccome un'affezione lo-

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CONFEHMATE DA FATTI NUOVI

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-cale, ma poi rapidamente dis trugge l'o1·ganis mo intiero. ,. Niente v'ha di s teaordinario d unque nello ammetter e che s enza l'a bito tisico, s enz'aver da pe ns are ati incolparne un'allattazione scarsa o calli va, un'alimentazione mals ana o deficiente, una costituzione g racile, una pr edisposizione ins omma, venne fuori la lisi, come s at·ebbe potuta venir fuori un'allra affezione. Assodalo questo p1·imo punto, cei·chel'ò dì s tudiare il se·c ondo; vale a dire quello che costituil'ce la importanza della q uestione, per lra i·ne poscia le nece:=;sa1·ie deduzioni ìg ie.11iche.

III.

Come s'ingenerò la Lisi negli altri cinque 1 Io, senza punto esilai'e affermo fin da ora, che si mio zio, .co me il cugino la contrassero col r espirare l'aria viziata -della camera del malato, nella quale s i trattenevano a lungo, massime di nolle. Le flneslt•e e la porta ermeticamente .chiuse, il lume, il fuoco di un caminetto in un ambiente ris tretto, costituiscono, già da per loro, condizioni tull'allro che igieniche: aggiungendovi poi la LJ•as pit·azione cutanea. di un febi'i citante e le esalazioni polmonari di un lisico, si .a vt·anno condizioni addirittura perniciose . .Mi s i obbiolteN\ che in questo co.><o dovrebbet•o ammalar p er Lis i press o elle lutti gl'infermieri ed una buona parte di ~ edici. La osservazione, fino ad un certo punto, sarebbe giusta: ma bisog na por mente anche al gener e di vita, alle abitudini individuali, allo s tato d'animo. Mio zio ed il cugino, dediti alle cos e campestri, ave vano se mpro respirato l 'aria purissima de' campi : non mai avevano a ssistilo infermi; e quello che giaceva sul letto era lot·o tanto caro, .11uanto si può immaginare: onde ogni gemito di lui era una fitta al cuore di essi; ed altro è prestar l'opera propria con la morte nell'anima, altro é res tar li indifferente come é il •.costume di ogni infermiet'e, il qual'e si appres serA di quando


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VECCHIE TEORIE

in quando al tisico pe1· porgergli un aiuto, senza preoccuporsene troppo, e noi lo sappiamo bene. I lisici infatti sonoi più trascurati, siccome coloro su cui pende un inesorabile fato e siccome coloro che a motivo del male sono i più fastidiosi di tutta una sala. E bisogna far distinzione rra infermiere privato, se può dirsi così, ed infermiere di ospedale: del primo chi ti'Olne conto ? Ed il secondo col lungo usar ne' nosocomii va acquistando quella recettiv:ta, quellfl> resistenza organica che é in certo modo la nostra salvaguardia in mezzo alla moltitudine di malattie epidemiche e contagiose. E con tutta la receltività sappiamo che noi pure paghittmo un largo contributo alla morte, contro !a qualesiamo a lottare in ogni ora del giorno : e non é scarso il contingente di etici (1) fornilo dagl'infermieri, i quali, in ullim'analisi, non sono mai esclusivamente addetti a rimanere presso il capezzale di un tubercoloso. " Moltissimi infermi eri e nooe decimi delle suore di carità nel grande o~pedale di Prags, muoiono da tubet•colosi spesso sul fior deglu anni " (Cantani). Le sale degli ospedali son poi molto vaste; hanno una cubatura sufficientissima, adA.lli ventilatori; e checché se ne dico, le esalazioni di un polmone guasto, per quanto nocive~ lo saranno sempre un po' meno, che nel ristretto loca!e di: una cameretta. Sembra che oggi si tot•ni alle · vecchie credenze, ad onta che tuttora celebrità mediche si oppongano ad ammellereche l'alito dell'etico possa indurre la infezione in un sano: io lo s<•slengo: e se poveri sono i miei argomenti, i dolorosi falli pur troppo ragionano per me. Si dice che bevendo(1/ c Il respirar lungamente in un'at mo•f~ra limitata, nella quale 1L contagiO specitlco emanato dalle secrezioni morbose de' tisici si è accumulato, può riuscir grandemente pericoloso. Le pr-ove di ciò disgraziatamente ooo mancano; e basterebbero quelle che son Comite dalla frequenza della tubercolosi neg!i inservienti di Brompt' s Hospital a Londra e nelle suore di carità c be aMisLono i tlsici a Meran (sebbene per ques to uftlclo si scelgano sempre le ragazze più robuste del Tirolo e della S'l' i zzera) per persuaderei della gravit \ del pericolo.• (TolUUSI CRU D&Lt l&t1t«·:ionl di anat. patolog.)

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CONFERMATE DA FATTr NUOVI

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in un bicchiere dove il malato abbia potuto lasciare un atomo di sostanza caseosa, che poggiando le labbra su quelle del Lubercoloso il quale ha testé tossito, forse solo cosi si contr·agga il male : ignoro davvero se mio zio abbia mai bevuto nel bicchiere del figlio, mentre assisteva al desinare di lui: non lo credo: il cugino certamente che no. Molto meno poi si son baciati, poiché era tale dimostrazione affettu osa contraria al loro modo di sentire. È certo però che s me sembra, direi, ridicola la idea di una sostanza caseosa o tubercolare appiccicala all'orlo di una tazza: se quella sostanza fosse in tlil quantità da cader sotto i sensi si vedrebbe; e per quanto si voglia essere incuranti, per quanto amore si pol'Li alla persona solfel'ente, pure un disgusto bisognerà provarlo, sia pure nostro malgrado; e non si pol'rà la bocca (almeno) là dove si scol'geré. che il vetro é macchiato. Se quella sostanza poi fosse in cosi esigue proporzioni da richiedere un mezzo d'ingt•andimento, perché sfido gli occhi del più distinto clinico a vedere un atomo, un bacillo, allora non so comprendere come le surriferite celebrilA non vogliano ammettere che l'atomo possa volar per l'aria ed entrar con essa in un polmone sano. Intanto si sa elle • a Monaco é riuscito pure di renderEl tubercolosi gli animali facendo loro inspirare sputi tubercolari [pOI vera ti » (Cohnheim). E non tutti i malati esaleranno un respiro in cui il germe abbia la stessa potenza d'azione , od in cui sia sospeso il germe stesso - se si permetta usar questa parola che, second.o alcuni, avrebbe altro significato.- Onde ne segue che mentt•e si potrà impunemente restare a contatto di un tisico, intraotLenersi anco a lungo con lui senza timore, presso di un altro invece assai facilmente s'incorrerà nel pericolo di essere avvelenati: o da un medesimo malato può lrasmettersi o no la infezione a seconda di circostanze più o meno favorevoli; a ser:onda che uno o più bronchi abbiano o no relazione col punl<> ammorbante; a seconda che quel punto stesso o punti diversi siano piu s uperficiali o più profondi e via discorrendo. Ho già premesso di volet·e esporre in succinto le mie impressioni, quindi non mi fermerei più oltre per isvolgere il


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79.2

VECCHIE TEO RIE

mio concetto: ma dallo esposto si sarà agevolmente compreso che cosa io pensi per rapporto alla fine degli aiLri miei giovani cu~ini.

Il più piccolo non era mai s tato non solo nella stanza del frakllo maggiore, ma neppure in casa, da cui ~rasi allontanalo lasciando lutti nelle piil fiorid e condizioni. N el collegio di Spello, non è superfluo dirlo, non vi erano tis ici; e le sofferenze di lui , che era in s ui quindici anni, cominciarono dopo avet· fallo uso del berretto. È veramente olbremodo singolure un avvenimento simile , ma anche oltremodo s ignificante. Quel berretto aveva servito al povero Guglielmo, proprio nei momenti in cui la malattia aveva già spiegato il suo carattere maligno ; e si era per conseguenza impregnalo di sudori, capaci di far riprodurre il morbo medesimo in un giovane sano. Questo fatto mi sembra sì chiaro, che sebbene non s ia stato dimostr9to finora da alcun esperimento diretto, non lasci dubbio s ulla pos!>ibilita della eliminazione del contagio anche per ITI6ZZO del s udore. Se io giungo ad asserir ques to, e con quale animo!. ... non dovrà parere s trano che degli altri due uno sia morto per causa delle vesti e l'altro aspetti il suo funebre turno, per la ragione medesima. La fami glia - cioè colei che sola resta in mezzo allo squallot·e della casa deserta -ha finalmente creduto al contagio del male ed ha fatto bruciar tullo quanto- ma troppo tardi! Essa é tanto infelice che io non avrei neppur coraggio di accusarla della lentezza nel provvedere. Qualcuno tra' miei colleghi s i sovverra che nella nostra compagnia di sanità avevamo un soldato per nome Musaroli, addetto alla farma cia: egli et·a stato sempre bene nel periodo del s uo servizio militare pt·esso ques ta Direzione; oè anteriormente avea sofferto malattie di entità. Desideroso di accumulare un piccolo peculio. vendeva il meglio del suo vitto (carne e vino) non riserbando per sè che il pane e la zuppa; alimento certo insufficiente pet• un uomo che faticava assai. Pm• troppo una La! notizia ci perviene lardi. -Terminato il suo tempo, si diè a lavori da manovale e a furia di sacrificii giunse a met~et·e assieme 500 lire. Il poveretto però non

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CONFERMATE DA FATTI NUOVl

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-ebbe a godere di quel guadagno fatto a scapito totale del· organismo; e la macchina insufficientemente alimentata, finì per guastarsi. Siccome et'a stato soldato e avea buona me· moria di me, così volle consultarmi. l miei consigli giunge· vano pue tardi: l'apice del polmone destro era già in preda al processo e la de nutrizione generale, senz' altro esame, avrebbe svelato quello che dentro al torace si nascondeva. Lo feci allocat·e all'ospedale civico, dove dopo qualche mese moriva. Il fratello di lui, che tutta la compagnia di sanità (dalla elasse 56 a quella del 59) vide piu volte venire in questo spedale, feesco, fot'te, robusto, oggi si reca pure da me per ascoltare una s entenza di morte. Anche il capitano medico signor Cat'vasio lo ha esaminato e lo ha riconosciuto tubercolotico. Con le 500 li1·e egli ereditava gli abili del fratello .maggiore: e con gli alti! i la terribile malattia. Il poveretto, pt'ima d'indossat'li, aveva pure interrogato qualche medico distinto, e mi affermò di essere stato da essi assicurato della innocuilà di quelle vesti!

I V.

Intanto da chi nega ancora la contagiosità del mot•bo, si pone innanzi, quale potentissima ragione, il fatto della convi venza dei coniugi, di cui uno lubercoloso, l'altro sano s e nza consecutiva infezione di quest'ultimo. Ma è vero poi che le cose camminino cosi all'amichevole 1 Fra poco citerò -una storia riferita da un esimio professore, il quale s'è ca· duto in oblio, non cessa perciò di essere un osservatore coscienzioso ed un medico degno di tutta la fiducia. Mi piace ricordar prima poche parole proferite Ot' non è molto dalla cattedra della 2• clinica medica di Napoli: • L'idea ùella infetl.ività del tubercolo e della sostanza caseosa, se da poco -soltanto é stvta dimostrata dalla esperienza sugli animali, pur non era nuova nella coscienza dei popoli. In molti paesi, -c:la te~pi antichissimi si. sono fuggiti i tisici come infettanti; .e, senz'andar lontano, voi tutti sapete quanto sia poLente in


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queste contrade ed in ispecie a Napoli, la convinzione eh& i lisici siano capaci d'infettare, dacché nelle polizze di fitto. delle case, v' è sempre una clausola, la quale impone al locatario di non inlrodurr13 nella casa presa in flUo, infermi di· tisi; riserbandosi il proprietario persino il dirillo di scacciar~ neli. Vi sono osserv11zioni di convivenza di un individuo sano con un altro lisico, in cui il sano coll'andar del tempo si èpure ammalalo eli Lisi. È vero che si potrebbe sospettare che anch'esso fosse stato già infetto antecedentemente, o' almenofosse grandemente disposto alla Lisi; ed è vero che spesso in tali casi si tratta di semplici coincidenze: ma vi sono osservazioni in cui un individuo r obusto , e non predisposto, convivendo con un tisico, é ammalalo di Lisi anch'esso , (Cantani). E adesso riporterò i f11tti tolti dalla clinica medica di Biagio Lauro. u Si conosce da lutti che fin dai più remoti tempi dell'antichità si é creduto presso alcuni popoli a questa trasmissione morbO$!!. Cotugno fra noi sostenne questa medesima pr·oprieta di trasmettersi del morbo e lasciò scritta questa grave sentenza : Phtisicorum cadaoera fugi adolescens fttgio nunc sene:r. Oggi si pensa diversamente e si crede da quasi tutti i medici che questa funes la prop1•ietà sia immaginaria... . Cosi abbiamo pensato egualmente noi per un quart.o di secolo, cosl abbiamo insegnato per tanti anni ai nostri alHevi; ~ queste medesime idee abbiamo pubblicate per le stampe nelle nostre precedenti opere. Quantunque avessimo raccolte in questo periodo di tempo molte osservazioni, le quali deponevano in contrario, non pertanto non abbiamo giammai osato pronunciare! come sentivamo. Tanto é gral'lld~ l'influenza della p·ubblica opinione! Oggi però che le O!:iservazioni sono moltiplicate allo infinilo, non poss iamo più conservare la s tessa opinione e dobbiamo qui dichiaral'e che in questa malattia, in alcune circostanze, esiste la proprietà della trasmissione. Vogliamo raccontare, fra tanti che ne abbiamo osservati, il seguente avvenimento di propagazione della malattia in molti individui sussecutivamente. • Un giovane nostro allievo, unico di famiglia, nato da


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795· genitori entcambi estinti con la lisi tubercolosa, abitualmente . .catarroso, di!;post.o alla malattia paterna, non completò i suoi studi, e per nostro consiglio si ritirò in un'amena campagna di sua proprietà, o ve vb::; se, dedito alle occupazioni campestri. Sembrava che la sua salute andasse acquistando forza a misura che perdurava in quella vita. Ma siccome era l'u· nico erede della sua fflmiglia, ed in lui e~tinguevasi il cognome, se non avesse a vulo prole, cosi pensò di ammogliarsi. Egli scelse per sposa la fi glia del suo colono, che alla semplici la de' costumi accoppiava la più bella e robustasalute. Qu~sto nuovo stato gli cagionò un indebolimer.to nelle forze e la tosse abituale, da cui era tormentato, si rese pitt• intensa; e la espettorazione giornalmente più abbondante. In poro tempo la etisia si manifestò in Lulla la sua estensione; e dopo due anni di vita coniugale l'infermo mori nel grado del più inoltrato marasmo. La moglie, afl'ettuosa e madre eli un bimbo ben costituito, non trascurò verun'assislenza per salvarlo da qu~>lla morte, che gli era stata profèlizzala da quanti lo conoscevano; dormi fino agli ultimi giorni nel suo Jelto e non si staccò dal suo capezzale cbe dopo esalalo l'ultimo spirito. Seguitò la sua lattazione nel più florido stato di salute; il neonato crebbe forte; lo svezzamento· non venne seguit.o da verun inconveniente; ma poco dopo incominciò a soffrire di tosse, con leggero affanno quando eseguiva lungo cammino. Le sue compagne la persuasero a rimarilarsi, poiché quella sua era losse ulerina, e le fecero sposare un giovane della sua condizione, dotato di quella medesima salute, di cui era. fornita essa medesima pria di passare alle prime nozze. Il suo bimbo venne ricevuto dai parenti e tuttora vive. Il nuovo stato s embrò da prima ridonare un poco di forze · alla inferma; ma dopo non mollo tempo la sua tosse divenne più molesta, si accese la febbre seroLina, diverse fiale ebbe emottisi, e mori due anni e mezzo dopo la morle del suo primo marito, ed affetta dalla medesima escavazione nella sommità del polmone destro, con cui quegli mori. Il secondo sposo non tralasciò, per gratitudine e per amore, .. di assistere l'inferma nella medesima maniera con cui ess"'prodigò le sue atleLtuose cure al primo marito.


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Non ebbe figli da questo secondo matrimonio , ma le sue funzioni ut.erine si mantennero sempre scne fino all'ultimo di sua vila. Noi consigliammo al superstite JUBI'ilo di eseguire una cura preventiva, poiché poteva bene accadel·e che la sventura successa alla sua sposa, con cui era cresciuto assieme, per avere assistito suo ma1·ito, poteva ben toccare a lui. Ma, come avviene spesso in questa gente del volgo, egli non curò i nosll'i consigli e menava una vila campestre, godendo dell'usufrutto di una piccola proprietà, che la moglie gli aveva !asciaLo. Dopo non mollo tempo egli ripassa a matrimonio, e sposa un'altra giovanetta del suo paese, la cui salute era eccellente, come quella della prima moglie avanti di maritarsi. Egli però erasi reso più macilento ed un' abituale tosse giornalmente lo affliggeva. P rima d'impalmarsi con questa seconda fidanzala, venne a consultarci sullo stato di sua salute e sul progetto che aveva idealo di seguire. Egli era affetto da una flussione catarrale, la quale, non accompagnavasi con verun ingorgo locale, pure, atteso le precedenti circostanze causali e la denutrizione in cui era caduto, facevano sorgere nel nostro animo il dubbio che non si fosse avverata anche in lui quella medesima catastrofe morbosa, ch'e1•asi verificata ne'due precedenti ca~i. Sventuratamente la nostra pro gnosi si avverò e l'infermo dopo due anni di questo nuovo matrimonio mori consunto e con la medesima escavazione tubercolosa polmonare, che erasi manifestata negli allri. Aveva procreato un figlio, il quale et'8. morto nelle fasce in un marasmo prodotto da tabe meseraica. Tutte le famiglie, attigue alla casa dell' infe1·mo, spaventate da questa successione di malattie della medesima indole ed avveratesi in individui dotati di florida salute, ritennero certa la elisia contagiosa ed obbligarono la moglie ad uscire per tempo dallelLo di suo marito e vivere lontano da esso. Queste premure però non va.lsero ad isolare interamente l'infermo, e ad allontanare la consorte. Questa giovane, che tuttora vive, viene spesso a consultarci ed è affetta da sva· . r iaLi disordini della digesLione 1 ma conser va gli organi della


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respirazione nello stato normale, quantunque sia mollo ùenuLL·ita. Essa è preoccupata degli antecedenti casi di malattie avveratisi negli altri e teme di dover soggiacere al medesimo destino. Ciò che v'è òi più meraviglioso in questo caso s i è ch'essa ha ispirato tali timori nell'animo dei giovani del suo villaggio, che comunemente si d ice, ch'essa è affetta dal mal sott ile comunicatole da s uo marito, e, chiunque la sposa , diverrà dopo la sua morte, che non sarà mol to lontana, tisico anch'egli • (!). A queste osservazioni, che hanno una importanza sì grave ed alle quali potrei aggiunge1•ne altre ed altre, se non temessi di riuscir noioso e se non fossi certo che siano sufficienti a confermar l' asserto, chi po trà opporre fa tti contraùdittorii? E adesso è tempo di scendere a qualche considerazione, dalla quale emerga una utilitO. pratica non solo per la salute del soldato, che più particola1·mente c'interessa, ma anche per quella di tulli.

v. Una volta sviluppatasi la t!'ernenda affezione, s ia essa lisi. caseosa, tubercolare o i anche scrofolosa, l'opera del medico· (è inutile illudersi) riuscirà sempre vana; e se talvolta si son veduti miracolosi arresti di processo, nessuno può inorgoglirsi pensando che l'avvenimento si debba ad un vantato rimedio; ne!:'sun rimedio pur troppo noi conoscìamo; e la natura, unica e parziale bendallrice nei rarissimi casi , tiene il suo libro gelosamente nascosto. A noi solo é concesso di prescrivere un metodo di vila ai. figli dei tubercolosi, o ai predispos ti alla lisi e di consigliarli ( l) Molto più spesso di quel che el crede, la tubercolosi è

comunicata da un coniuge all'altro e specialmente dal marito tubercoloso alla moglie •.. Ho aYato occasione di veder tre gionni eignore, appartenenti tutte a famiglie nelle quali la tubercolosi era sconosciuta, rimaner vi t· lime di queeto stato di coae, ed essere attaccate dalla tubercolosi polmonare subito dopo la loro IWiga e devota a.seiatenza. ;' TNoiMAII-CaunBLIQpera ctt .).


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a non perpetuare il lutto con un matrimonio; a noi é solo consentilo di alleviare in qualche maniera le sofferenze degli sciagurati e forse a nche di prolungar loro di qualche giorno la dolorosa esistenza. Gran rnercè! .... E saremo pur certi dell'opera nostra nelle semplici pre-scrizioni alime:1tari 1 Il nostro consiglio non avrà portato talora la malaltia, che forse diversamente non si sarebbe svolta, o forse lo avrebbe potuto molto più tardi 1 Noi r accomandiamo ai p1·edisposli alla lisi di ber e largamente il latte e di mangiar came, massime CI'uda o poco colla. Orbene, siamo sicuri che non sia mai occorgo il caso che i disgraziati abbiano ingerite sostanze provenienti da un animale -tubercololico 1 11 bove della cui carne plù particolarmente noi ci alimentiamo (forse talvolta nostro malgt•ado), non è l'animale che più di ogni altro vada soggetto alla tubercolosi? Non citerò qui 1: osservazioni del Creig hton sulla ve1·a t1·asmissione della tisi pe l'lacea, poichè il Vallin od altri la oppugnano, ma ricorderò come il Koch abbia riLI·ovato un bacillus identico a quello dell'uomo negli animali lisici. E se v'é bisogno di un microscopio per osservarne i noduli tubercolari imm er::;i nel tessuto intersliziale de' muscoli, qual medico potrà affermare, senza ricorrere alla lente, che sia sana quella dala qualità di carne portalagli avanti or ora dalla beccher ia? Ma si dil'à: non si mangi cruda, o poco cotta: la ebollizione distruggerà l't1zione del contagi0. Ebbene, neppur questo è veroi poiché .si è provato che nna temperatura anche superiore a'iOO• C. è ins ufficiente a l'enderne innocuo il germe. E so il bove facilissimam.,nle ammala, la vacca non gode di speciale immunità: e lulli sanno quanto uso si faccia del s uo !alle in Italia; ma pochi conoscono quali conseguenze funeste ne possano conseguilare; anzi fino a qualche tempo adclielro la scienza pure le igno1·ava. A nche recentemente (l) Peuch ha int1·aprese singolari espe(l) Il prirno fu il Klebs a is1hulre l'esperienze sui conigli nutrendolf con latt.. di vaccbe tubercolose, e a segnalare il fatto del la infezione

t1'ommasi-Crudeli t il quale poi venne confermato dal Gerbach. Il Lckrnann di Cristiania ha tro,·ato che in una vasta r t-giooe del sud-


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rienze su polli e conigli per dimostrare la lrasmissibilità della malattia, col m ezzo del latte di vacche tisiche: dopo trentacinque giorni, durante i quali l'uno dei polli aveva ingerito 'Cinquantacinque litri di latte, fu ucciso e si trovat•ono tracce di gt·anulazioni tuber colose; dopo novanta lré giorni se ne 'Uccise un secondo, il quale ne avea consumato duecento set~ntanove lih·i e si rinvenne il fegato, gl'intestini, i gangli ~ infatici ed i polmoni ripieni di tubercoli. Un terzo pollo che,

o vest di Norvegia, dove la popolazione era andata. aempre esente dalla infezione tubercoll\re, questa. ai propagò rapidamente in seguito alla introduaione di una razza di vacche d a latte dell' Ayrsbire, nella quale la tuber colosi, o malattia parlata del bove, dominava. Nella Revued'hJI(IIène - 20 }anuter 1883 - v'è uo articolo Intitolato La "ente des vtancte& tuber ouleuses, in cu i è detto che in sul principio del 1881!, il Laligand veterinario incaricato dt!lla ossertazione degli auimalì destinati ad essere uccisi per uao alimernare, fu sorpreso dalla magrez.za di uo bove che Infatti ritrovò carico di tubercoli Ilo nelle masse muscolari: e siccome ·egli impedì dì smerciare tale carne e il proprietario c e ,·olse lamento, il municipiÒ di Digione, dov'era occorso ìl caao, ne dimandò il parere ai professori Bouley e Galtier, i q utili risposero che anche gli animali gras1i, .quando la tubercolosi ha invaso i diversi organi e i diversi te8suti , debbono eao"r pro6critti dal commercio. Que.. ro a parer mio è un pro•vedimonto in•utllciente - e intanto da quel glornalo stesso apparisce come a Parigi ed a Bordeaux non si rillutin o gli animali se non quando aieno magrissi mi e la tubercolosi sia antica e generale. - Buoi premia ti ai concorsi .furon trovati tubercolosi. - L'autore di quell'articolo non s'illude sulla gravità della questione e aulla ditllcoltà di risolverla. E noi pur troppo seguiteremo a mangi a r carne di animali guast i dal morbo e motto spesso non sapendo trarre una ragione ereditaria sullo sviluppo della tisi in un individuo poco addietro saniaslmo, andremo mendicando una causa ehi sa dove, senza pensare che colui ai sarà infettato con una bifsteck.. E con la linfa vacciolca inoculata per la preservatione del vuuolo non potrebbe J nor.ularsi il bMfllra della tisi l c Per quanto non aia ancora deciso che la traamissi ooe possa aver luogo per l' uso di carne o di latte di aoimali ammalati, tuttavia il precetto nel a ubbi o asttrntt - c'insegnerà a schivare anche questa sorgente della malattia • scrive il Blzzozero. Ma come schlvarla, domando io, se ooo siamo debitamente guarenti ti l Quello che si veriJI.ca in Francia non uv iene forse in Italia l Distruggiamo noi ìl be1tiame sulla c ui salubrllà cadono gravi <lubbii t Farebbe di mestieri molto maggior disinteresse generale •li froote ad un male generale: e talvolta ai aacrillca più faci!men te .h propria salute che un bigliello da mi lle.


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senz'essere <stato assoggettato a quel nutrimento, avea pur· vissuto cogli altri, si trovò lubercolotico. Di tre conigli, sot.toposti allo stesso esperimento, quello che non fu nutrito col latte, non sofferse di tubercolosi: gli altri due però ne morirono. L'obbligo che incombe a noi é quello di avvisare la gente eli un pericolo, da che non abbiamo forza di arrestare an male. È pur mollo in certi casi anche un avvertimento - ma l'avvertimento servirebbe a poco se le autorità non cercas-sero di porre un riparo serio a certi falli. (Continua)

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GtGLIARELLI.


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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

La dlagno•l delle malattie del nngue (Ematono•l) mecltante l 'ott&lmo•ooplo. - Prof. JiiGER ( Wiener Med. Woeh. N. 9, 10, 11). '1882. Selle anni or sono, nel mio lavoro intitolato: Risultati dell'esame ottalmoscopico, avevo cercalo di dimostrare che coll'aiuto ùell'otlalmoscopio si possono riconoscere con s icurezza e precisione determinale differenze ed alter·azioni del sangue umano colla sola ispezione dei vasi relinici. Ho specialmente dimostrato: che quando sia esclusa la presenza di proce~si morbosi nell'occhio e sopratullo di anomalie congenite nel sistema vasale, si può acquistar e conoscenza dello s tato quantitativo generale c) c• sangue nei singoli individui sollanto dall'osservare lo stato di Lurgidezza dei vasi r etinici. Certamente che con queste osservazioni non si può riuscire ad una esatta numerica valutazione della massa san~uigna di un uomo . .Ma se ci mettiamo ad esaminare in grandi proporzioni individui sani e ma lati, se faremo attenzione alle differenze che si rilevano nei singoli individui in dif'rcrenti epoche, e se acquisteremo in tale s tudio un cotal grado di esercizio , non ci sarà in ultimo dirtìrile l'apprezzar e con molta sicurezza e precisione la quantità totale del sangue di un individuo e quindi determinare maggiori e minori differ enze dei singoli casi (Eterometropie). 52


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RlV1STA

Un primo fatto che ci ha rivelato l'ottalmoscopio in queste_ ricerche si è che la quanlita totale del sangue di individui sani subisce variazioni non indifferenti a seconda della costituzione, del sesso, rlell'elà, del modo di vivere e di altre condizioni; conseguentemente che la massa totale del sangue può quantitalivamente oscinlare ampiamente sempre tra confini fisiologici (ortometromia); come pure é certo che in condizioni patologiche questi confini vengono oltrepassati in notevole misura. L'aumento della massa ti.olale del sangue (ge111erale iperemia, poliemia, plelora) ha l uogo r elativamente a ssai di rado. Dessa in molli casi decorre con una normale costilu:lione del sangue, ma più spesso si associa ad un'alterazione qualitali va. Mollo più di frequente si osserva una differenziale diminuzione della massa (generale anemia, oligoemia). Dessa in generale insorge con una alterazione qualitativa del sangue, e sono rari quei casi nei quali la costituzione del sangue ci si rivela allo stato fisiologico (anemia semplice}. La generale anemia può spesso aumentare a tal punto che a stento possiamo accertarci che il lume dei vasi del Lutto appialliti contiene tultora ùel sangue se il decorso e la disposizione serpeggiante dei vasi si mostra eguale d'ambo i lati, :allora i vvsi centrali presentano lo stesso aspello che vediamo assumere nell'avanzata atrofia della r etina. Ma la ricerca ottalmoscopica mostra anche solto allri rapporti essenziali differenze presso i singoli individui e precisamente quelle del modo di distribuzione del sangue nei due sistemi arterioso e venoso . Comunemente si ritiene che le vene abbiano di 1/ 4 di 1/ , il diametro mal{giore delle cot·r ispondenti arterie. In molti casi però si osserva ad arterie relativamente piccole conispondere vene più grosse, in altri arterie relativamente grosse associarsi a vene piccolissime, ed in altri casi finalmente, tenuto conto del calibro normale delle vene, si ebbe ad osservare una enorme differenza di volume tra i due sistemi vasai i. Da queste differenziali condizioni di 'pienezza del sistema


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vasale resta da una parte influenzato il quanlitativo di sangue di un individuo, mentre nella menzionata te1·za St!rie di casi la quanti la totale è notevolmente ma ggiore che nelle due prime vene nelle quali i rapporti quanti tali vi si tengo r. o in equilibl'io, d'alt1·a parte vengono con ciò provocate essenzialj differenze nella quantità del sangue arttwioso in confronto del vflnoso. Cosicché alcuni individui possedono presso a poco ~guaii quanlila di sangue al'terioso e venoso, altri invece sono forniti a prefe1·enza di san gue venoso che ar·terioso . Per effetto di questa differenza, gli uomini in generale si fanno distinguere in venosi e arteriosi, a seconda che possi~dono una maggiore o minor copia di sangue arterioso oppure venoso. Questo differenziale rapporto di quantità del sangue arterioso col venoso non ha un piccolo s ignificato, giacché stando alla mia esperienza desso influisce grandemente sulla costi· .tuzione e sul carattere del re lali vo individuo, dà occasione a sviluppa1·e molleplici disposizioni mot·bose o patologici processi ed al lot·o modo di svolgersi e di decorrere dà una impt·on ta caratteristica. • Questa influenza dovrebbe fondarsi su questo fatto che negli individui arteriosi, il sangue venoso gode di una superficie limitata, si move più rapidamente e la~tessa quantita del medesimo si ossida più di frt:!quente; all'incontro nei soggetli venosi, il sangue venoso si Lrova coi tessuti in rappol'to di contatto molto più esteso e duraturo ed una stessa quantita di es:so sangue si ossida meno in una determinala unilà di tempo. La diffe renza tra la quantità del sangue arterioso e quell~ del sangue venoso non resta sempre immutata nei singoli individui pe r tutto il tempo della loro v ila. Questa differenza si manifesta spesso mutabile, secondo l'età, il modo di vivere ed a ltre influt>nze, specialmente in seguito ad aumento del sangue venoso. P arimente nei processi morbosi si manifesta spesso una essenziale variazione dell'originario rapporto quanlilativo tra il sangue a rterioso ed il venoso. Cosi p. es. si osser va in certi accessi febbrili un sorprendente a!lal·gamento del si-


RIVISTA

slema vascolare venosa e quindi un aumento del sangue venaso a spese dell'ar terioso. Nei miei precedenti lavori già citati dissi che per mezzo dell'ottalmoscopio si possono riconoscere e con una grande ·sicurezza e precisione certe differenze qualitalive del sangue (anormali condizioni di costituzione, discrasie). In proposito a ciò io ho specialmente indicato: a) Che, Lenendo Cvnlo delle diverse influenze che si eser-citano :sul coloraJ!lento del sangue arterioso e venosa e delle diff~renze che da questo risultano, si può determinare la ricchezza del sangue in emoglobulina. L'osservazione ollalmoscopica non potrebbe a rigore mettersi in grado di determinere se l'am_nento o la diminuzione della colorazione r ossa e quindi della quantità di '3moglobina stia in rappor to diretto coll'aume nto o colla dimin uzione dei corpuscoli sanguigni oppure se si manifestò mòipendentemenle dal numero dei medesimi; se quindi nei relativi casi si abbia a fare da una parte colla policilemia oppure oligocitemia e dall'altra colla policromemia o oligocromemia. Pe rò dovendosi considet•are l' e moglobina come lo speciale s ub_slralum della funzione dei corpuscoli sanguigni ed ·avvenendo di solito che coll'accrescet•si o col diminuire della quant.ilà di emoglobina s i accresca e diminuisca il numero dei corpuscoli, cosi, solto il rapporto dell'utilità pratica, non si andr ebbe di mollo errati se nella ispezione oltalmoscopica alla diminuita o cresciuta quantità di emoglobina faremo corr ispondere .)a oligocitemia e la policitem ia. Di fronte a queste relativamente lievi lacune nella esa ttezza della diagnosi ollalmoscopica, sta d'altra parte un prezioso guadagno solto il rapporto scieulifico e pratico, pe1·chè soltanto .coll'ottalmoscopio si può stabilire lo stato quantitalivo della massa totale del sangue di un individuo e per ciò solG con quello s trumento può venire dimostrato se l'accrescimento e la diminuzione dell'emoglobina sia assoluta o r elativa, se in determinati casi esista una assoluta e relativa policilemia oppure un'assoluta o r ell;lli va oli gocitemia. La quantità assoluta dell'emoglobina contenuta nel sanguesi manifesta diversa negli individui sani (assoluta orlocite-


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mia) secondo la CO!Oli luzione, l'età , il sesso , il r•egime di v ila, ccc., ecc. L'ampiezza fisiologica delle oscillazioni nella r elaliva massa (proc~nluaria) d' emoglobina del sangue (relativa orLocitemia) non pare sia mollo grande, fanno eccezione a questa norma soltanto coloro che possedono un sistema vascolare e~ile con sangue di un colore un po' più oscuro, come pure individui che hanno il sistema vasco la re d'un calibr·o notevolmente ampio, il cui sangue d'ordinario offt·e un coloramento più chiaro . Queste oscillazioni compensano in par·te le notevoli differenze ùell'assoluta quanlil.it di emoglobina nei singoli individui, le quali differenze potrebbero insorgere r estando identica la quantita r elativa (proccntuaria). L'oltalmoscopio non ci rivela una differenza nella quantita di emoglobina nel sangue arterioso in confronto del venoso negli individui sani. All'incontro, nello slato patologico si possono rilevar•e differenze assai spiccate si nella quantita assoluta che relativa dell'emoglobina. Sonovi però affezioni gravissime in cui non ci vien fall() di scorgere alcuna o quasi alcUI~a differenza nella quantità assoluta e r elativa dell'emoglobina. Cosi a d es. io molli casi di avanzala tubercolosi polmonale, nonostante i gravi accessi febbrili, non riuscii a scoprire alcuna diminuzione di emoglobulina sia nella sua quantità assoluta che relativa. I n condizioni patologiche parirnenle non potei fino ad ora l'iconoscere differenza alcuna nella quantità assolula d'emoglobina nel sangue arlel'ioso in confronto a quello venoso. Le accennate differenze della quantità di emoglobina s i riferiscono tanto ad un aumento che a una diminuzione della medesima. L'aumento avviene relativamente di raro e lo si trova pre-cisamente: i", quale assoluta policilemia con normale quantità procentuaria di emoglobina e normale coloramento del -sangue nell'iperemia semplice ; 2• quale relativa policilemia con aumentalo coloramento del sangue nella anidremia (inspessimento del sangue). Molto di frequente si osserva una diminuzioue nella quant~tà di emoglobina ( oligociLemia) e questo può verificarsi:


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III VISTA

1·, quale assoluta oligociLemia con normale quanlita procen-

Luaria di emoglobina e normale coloramento del sangue nell'anemia semplice parimenti che con diminuita quantita procentuaria di emoglobipa e diminuito coloramento nella maggior parle dei casi di anemia generale; 2•, quale relativa oligocilemia con diminuzione del coloramento del ~angue nella iperemia generale per idroemia assoluta (pletora siel'tlsa ).

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La policitemia e la oligocitemia hanno luogo ancora io unione alla iperalbuminosi, ortoalhuminasi, ipoalbuminosi, iperoxemia, orLoxiemia ed ipoxiemia. Più di frequente si osserva la complicazione della oligocitemia colla ipoalbuminosi e colla ipe1·oxemia del sangue venoso. Feci allt·ove rilevare che una par·te della colorazione sanguigna riconoscibile all'ottalmoscopio e delle differenze che ne risultano sia da Ntlr ibuirsi alla differ enziale quantità dell'ossigeno contenuto nel sangue. Il colore del sangue nel corpo umano vivente é costituito da due fattori i quali agiscono in opposizione l' un l,'altt•o; cioé l'emoglobina e l'ossigeno. Quanto maggiore è la ric~ cbezza di emoglobina, il sangue apparisce più cupo; all'incontro il coloramento diventa più chiaro quanto maggiore è la quantità di ossigeno contenuta nel sangue. Quanto sia spiccata l'azione dell'ossigeno nel colorire in chiaro l'emoglobina ognuno può accertarsene confrontando due vasi retinici un'arleriu ed una vena decort•enti l'uno avanti all'altro ed aventi calibro eguale, il coloramento più cupo che si osserva nella vena non dipende allro che da una diniinuzione di ossigeno. Ancora più sensibile ci si presenla questa differenza del colore se si osserva durante un forte acc.esso febbrile pet•ché in questo caso il sangue venoso è complet.amente disossidaLo e quindi il sangue venoso in confronto dell'arterioso ci apparisce di un rosso ciliegia scuro e quasi rosso-neraslro. Si può adunque rilevare direUamenLe coll'oltalmoscopio l'ossid&zione, ma più di tullo la disossidazione del sangue e quindi con maggiore o minore precisione valutare la 'luanlità dell'ossigeno conteauto nel sangue arterioso e venoso ed il valore delle differenze risultanti.


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La quantità assoluta di ossigeno nel sangue arterioso in individui sani (ortoxiemia assoluta) s i palesa variabile a seconda della costituzione, dell'età, del sesso, del modo di vita e di altri moventi ancora . All'incontro la quantitè relativa (procenluaria) dell'ossigeno (ortoxiemia r elativa) cioè il rapporto della quantità di ossigeno con quello dell'emoglobina il graJo di ossidazione dell"emoglobina, sembra andar e soggetto ad oscillazioni relativamente piccole quindi pt•esenti un'escursione fisiologica piuttosto limitata. In condizioni patologtche si osservano marcatissime differenze nella quantità assoluta d'ossigeno nel sangue arterioso in confronto dello s tato fisiologico. Nella maggior pt>rte dei casi da me osser vati non mi venne fallo di dimostrare differenze essenziali della quantitè di ossigeno relativa (procenluaria) in condizioni patologiche, fatta eccezione di certi casi di gener ale iperemia, nei quali havvi leggera preponder anza di quantità procentuaria d'ossigena come pure di quei casi nei quali resta limitata l'introduzione dello quantità d'aria indispensabile al processo di respirazione oppur(t abbia luogo l'introduzione "d'aria non appropr iata al processo s tesso. Perfino negli ultimi s tadi della tubercolosi polmonale io trovai nella m ag~ ior parte àei casi con una quantità presso che normale di emoglobina, una buona ossidazione del sangue. Le più spiccate differenze tanto nell'assoluta che nella relativa quantità d'ossigene s i rivelano nel sangue venoso. In condizioni fìsiologièbe il sangue venoso in confronto dell'arterioso è fino ad un certo punto disossidato e quindi ci si presenta di un color cinabro scuro oppure rosso ciliegia, ma non é disossida to comple tamente e contiene ancora una notevole quantità di oss igeno é ancora ossiemico. Ma questo grado fisiologico di ossidazione (ortociemia venosa) non apparisce sempre eguale, ma secondo la costituzione, il sesso, l'età e più di tutto per il genere di v1ta oscilla fra confini relativamente piccoli. AIL'incontt·o in condizioni patologiche qu e~ to limite delle differ enze fisiologiche nella quantità di ossigenf\ vien sor-

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passato tanto nell'un senso come nell'allro è talora in notevole grsdo. In certi casi si osserva una disossidazione più o meno forte (ipqxiemia) e perfino una quasi completa disossidazione anoxiemia) del sangue venoso come si verilìca in cer ti accessi febbrili intensi. In un altro numero di casi si osserva un più leggero grado di disossidazione (iperoxiemia) il sangue venoso apparisce sempre più riccò d'ossigeno fino a rassomigliare al sangue arterioso (arteriosit.à del sangue venoso). Nei primi casi la differenza di colore fra le due qualità di sangue è sempre più accentuata, nella seconda serie di casi questa differ enza si rimpicciolisce sempre più finchè il colore del sangue venoso acquista la tinta chiara, come quella dell'arterioso. È superfluo il dire che da questa differenza nella quantità relati~a di ossigena vengono influenzate non solo le quantita assolute dell'ossi gene del sangue venoso, ma anche di quella di tullo ii ·sangue nei singoli individui. A veva accennalo allrove che presumibilmente la iperoxiemia del sangue venoso poteva dipendere da una più stabile unione dèll'ossigene con sangue stesso oppure da una diminuita ricellivita dei tessuti per l'ossigene.·Uileriori osservazioni hanno reso già più probabile questa seconda ipotesi e quindi è da credersi che l'iperoxiemia consista in un minore bisogno,in una diminuil.a fame d'ossigeneperparte dei tessuti e .l' ipoxiemia consista. nelle condjzioni opposte. Cosicchè in questi casi vi sarebbe dapprima come condizione fondamen tale l'Abnorme stato dei tessuti, e sarebbe da considerarsi poi quale secondaria localizzazione di un generale rusturbo nutrilizio il cambiamento costituzionale del sangue, la discrasia. Da quanto fu detto sopra, risulta ancora che le discraHie del sangue non sono prodotte !'loltanto da una rnanchevole formazione degli elementi sanguigni o da un consumo aumentalo dei medesimi, ma possono essere prodotte anche da un consumo incompleto. La iperoxlemia del sangue venoso si presenta come tale (cioè come iperoxiemia genuina, senza apprezzabili caihbia menli qualitativi del sangue) in un gt•andissimo numero di


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Essa molLo probabilmente avn'l costituilo la sola ano· malia costi tuzio nale dimostr·abile nella ma ~~ior parte di quei casi in cui fin o ad ora s i era soliti di stabilire la diagnosi di anemia, oli gociternia, ipoalbuminosi, clor osi, ecc. ecc. Quando s i sviluppa in 'gt·ado leggero, essa costitui sce per sé sola, oppur·e in unione ad altre qualitative alterazioni del sangue, la più frequente delle discr·asie sanguigne. La iperoxicmia del sangue venoso si sviluppa con normale q uantità del sangue, colla generale iper ernia e colla generale anemia. Essa si associa m ollo spesso alla ipoalbuminosi e non meno spesso colla oli goci.lemia, ma anche con aUre a lterazioni dei singoli elemen ti del sangue ed anche contemporaneamente con molli dei m edesimi ed é in generale una manifestazione o pt•ecoce o Lardiva dei cronici e gr·avissimi pro· cessi morbosi dissolutivi. Devo qui far notare essere una credenza già molto diffus a che il pallore della pelle e delle mucose visibi li costituiscano i segni car·aller·is tici della a nemia in genere e speciulmente della oligocilemia. Questa opinione è La n lo più err onea in quanto che un aumentalo grado di iperoxemia provoca gli stessi fenomeni, mentre il colore chiuro del sangue venoso r ende più sbiadito-il colot•e rosseggitmle dei tessuti. Si può convincers i coll'aiuto dell'otLalmoscopio che con una elevata iper·oxemia anche con n ormale quanlità di sangue, per fino co n una generale iper emia e simultanea normale quantila di emoglobina ,' la pelle e l ~ mucose appariscono pallide. Ho altrove dimostrato che la intensità dei fenomeni di riflessione per parte dei vas i sanguigni della r e tina sta in rapporLo colle differ enze dell'esponente ùi rifr•azione del s angue e precisamente che il riflesso apparisce più forte quanLo é più debole l'esponente di rifrazione del sangue e viceversa. Siccome poi l'esponente di rifrazione dipende dalla quantità di albuminati contenuti n el sang ue, cosi ci è po<ssibile valutare con sicurezza la quantità di albuminati plastici presenti nel sangue osservamdo le differenze nell'intensi t~ dei fenomeni riflessi. La quantità assoluta di albuminati p lastici allo sLato . fisiologico è differente secondo la costituzione, l'età, il sesso, il


RIVISTA 8W genere di vita. Può anche la quantità relativa di questi principii subire delle sensibili variazioni nello stato fisiologico. Le più spiccate differenze, tanto nella quantilli assoluta che relativa di albuminati plastici, banno luogo in condizioni J.latologiche, benché in molle gravi malattie, per un tempo più o meno lungo non si possano verificare sensibili cambiamenti nei principii albuminosi. Tali differenze ci si palesano ora con aumento, ora con diminuzione dei suddetti principii. L'aumento (iperalbuminosi) fu ripetularoente osservato, e in cosi alto grado, che non si vedeva più alcun riflesso dei vasi. Quest'aumento può mostrarsi: ·J• Assoluto, p. es., con normale intensita del riflesso e normale quantità procentuaria d'albumina nella iperemia generale semplice, come pure con diminuzi.one del riflesso ed aumentala quantità procentuaria d'albumina, restando la quantità del sangue normale e in singoli casi essendovi generale iperemia. 2• Come relativo, p. es., con diminuzione del riflesso nell'anidremitt (inspessimento del sangue). La diminuzione (ipoalbuminosi ) si osserva molto spesso. Essa si palesa: 1• Come assoluta, p. es., con normale intensità def rifless o e normale quantità procenluaria d'albumina nella anemia generale semplice. Con aumento di riflesso e diminuila quantità procentuaria d'albumina; a) restando normale la quantità del sangue nei casi di idroemia relativa (nei quali casi il sangue é reso più acquoso in rapporto alle perdite d'albuminati); b) nella maggior parte dei casi di anemia generale;. 2• Come relativa, p. es., con aumento del riflesso e quantità assoluta normale d'albumina nei casi di assoluta idroemia {pletora sierosa). La iperalbuminosi si vede inoltre associata alla policilemia od oligocitemia e con variazioni di quanti La d' ossigene; la ipoalbuminosi si vede spesso colla oligocilemia e iperoxemia del sangue venoso. P er riguardo alla quantità degli albuminati plastici contenuta nel sangue, trcviamo però un'altra impor tante differenza e precisamente secondochè la quantità del sangue nello stesso.


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individuo si distribuisce più o meno uniformemente nelle arterie e nelle vene. Allo stato fisiol ogico la f(Uanlità di albuminali del sangue arterioso non pare differente da quella del venoso; per lo meno coll'otlalmoscopio non si rilevano rlitferenze sensibili. Questa più uniforme distribuzione degli albuminnti plastici nella massa totale del sangue la si osse1·va anche in istato patologico in un grande numero di casi. In altri casi invece ha luogo una diminuzione di questi principii nel sangue venoso in confronto dell'arterioso; ciò sarebbe specialmente durante un accesso febbrile. In causa di queste vat·iazioni, i l'apporli di quanti~ d'albuminati nel sangue dei singoli inc•ividui diYentano complicali. Si vede dal fin qui detto che coll'aiuto dell' oltalmoscopio si possono dirella.menle osservare e seguit•e sul vivente le · molteplici variazioni della albumina del sangue. Così accade di osservare in un certo numero di casi una sempr e crescente diminuzione di albuminali senza una essenziale differenza procentuaria dei medesimi nel sangue venoso ed arterioso. In altri casi si vede con una i nalterata qnanlità d'albumina nella massa sanguigna nel sistema arterioso, una spiccata diminuzione dell'a meùesima albumina nel sistema venoso. Quindi si rileva nei primi cnsi una diminuila importazione, uei secondi un preponderante consumo di olbuminati del sangue. Siccome inoltre , in singoli cusi si osserva lo sviluppo di elevata i pet•albuminosi con insuffkienle nutrizione gene1·ale, . così sembra probabile che come abbiamo veduto succedere r iguardo all'ossigeno ed all'acqua cosl vi possa essere anche ri spetto agli albuminali non solo un aumentato bisogno degli stessi ma anche un bisogno diminuito per parte dei tessuti viventi. E queste diverse discrasie occasionate da simili cambiamenti devono ri guardarsi come secondarie. Di fronte a questa diminuzione di albuminali plastici del sangue, si osserva invece in una serie di casi un più o meno · rapido accre!òcimenlo dei medesimi principii. I n certi casi, come in alcuni accessi febbrili esso aumento si palesa cosl Corte che per lo meno dal primo tempo fino al


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p1•ossimo accesso febb1·ile la quanlit.a degli albuminati è di nuovo ristabilita ed anzi dur·ant~ l'accesso febbrile si percepisce cos tantemente un più elevato esponente di rifrazione nel s angue arterioso che nel venoso. In allJ•i casi l'aumento degli alburoinati l1a luogo in modo più lento. Per questo riguardo gli albuminati , l'acqua e l'ossigeno stanno in un certo rapporto giacchè lutti più o meno rapidamente, spesso in br·evissimo tempo, si l'iproducono nel sangm•, a differenza dei corpuscoli rossi i quali JlOn si ri p l'O· ducono che gJ•adalamente, e la loro riproduzione ha luogo in un periodo di tempo relativamente lungo . Da ciò ne conseguita che coll'aiuto aell' t)ltalmoscopio si può diJ•etLamenle vedere tanto lo svilu pparsi di una -discrasia come il successi vo ristabili1·si delle condizioni fisiologiche del sangue e determina1·e il momento in cui incomincia la guarigione. Secondo la teoria fino ad ora pii.! accreditata il plasma non é organizzato ed è il ve ro liquido nutritizio. Secondo una più m e>derna dotteina l'albumina del plasma è da riguar- , darsi per lo meno in gran parte l'el.emento integrante del sangue ed il medesimo, specialmenle l'albumina del siero è bisognoso d' alimentazione e non è adatto direttamente alla nutrizione d'altl'i tessuti. Quest'ultima teoria pare sia confermata dal falLo osservaLo che in condizioni fisiologiche non si può dimosti·are alcuna sensibile diminuzione nell'albumina del sangue venoso in confronto di quella dell'arterioso. Essa diminuzione però si manifesta in grado variabile nello stato patologico. Finalmente debbo far cenno ancorH di quei casi nei quali l'ipoalbuminasi si sviluppa solo in grado legger o, od esiste senza ulle·riori alter~ioni della costituzione del sangue, oppure trovasi associata contemporaneamente ad iperoxiemia -~ el sangue venoso, restando normale la quantità dell' emoglobina. Essa si palesa con fenomeni morbosi diver si, ma specialmente - facile stanchezza, incertezza nell'azione muscolare, vertigini, senso d'ambascia, momentaneo indebolimento della memoria. abbassamento della voce nel parlare, . sensibilità esagerala per i forli rumori, illusioni dell'udito,


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stanchezza nei movim~nli e nelle fun:.:ioni dell'occhio, senSibili là esagerata per la intensa luce, oscur·amento passeggero del campo visuale, allucinazioni, immagini colot·ate, ecc. Siccome questi leggeri gradi di ipoalbuminosi esistono orù~­ nariameme con fisiologico andamento nelle funzioni ùi nutrizione, così mollo spesso non sono essi riconosciuti, ma i fenomeni mot·bosi relativi sone considerali come effclli cti iperemie o anemie vascolari locali o come espressione di svat•iale affezioni locali in particolare del s istema nervoso centra le. In tali casi di leggera ipoolbuminosi, il difctlo di nutrizione sembra che si limiti soltanto a certi tessuti ed organi e precisamente a quelli nei quali secondo i vari momenti eziologici si fa o una minot·e ricettivil.li oppure un maggior consumo di materiale nutritizio. Le osservazioni fatte fino ad ora dimostrano che le s ingole · anomalie nella costituzione del sangue sono policitemia, oligocitemia, iperalbuminosi e ipoalbuminosi, ecc., ecc., si manifestano tanto con una quanti la normale del sangue come pure con una generale iperemia ed anemia. Sarebbe adunque esalto comprendere queste svariate condizioni morbose del sangue nella comune denominazione di anemia 1 E non d un controsenso in questo caso diagnosticare una anemia generale ..; in pm·i tempo constatare che esiste normale quonlij.A di sangue oppure una generale iperemia? Al con trario di ciò che s'intende in chirurgia, -in oculistica, in fìsiologia, ecc., in patologia speciale sotto il nome di anemia si comprende un'alterazione quali tali va, un'alterala miscela del sangue. Pertanto sarebbe mollo più esalto il sostituire nei casi di alterata cosliluzione del sangue la parola discrasia, la qualebenchè sia caduta in discredito é sempre la piu appropriata. Si può asserire pertanto che meglio che qualsiasi altro metodo d'esplorazione l'ollalmoscopio può rilevare sul vivente: i • Se in un dato caso esista Ùna normale quanlitA dl sangue oppure un maggiot•e o minor grado di iperemia e di, a n emia;

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2• Quale sia la quantità as~oluta ?ei singoli elementi esistenti nella massa del sangue; 3' Quale rapporto quantilativo esista tra il sangue arter ioso ed il venoso; 4• Quale ne sia il rapporto qualitativo; 5' Quanto ossigeno esista nel sangue e quanto se ne consumi da un dalo organismo, e finalmente 6' Se l'a!Lerala costituzione del sangue é provocat~ da difettosa importazione, da un esa~erato consumo o da un incompleto uso degli eleme·nli sanguigni. Non si può adunque più me~teJ'e in dubbio che l'ottalmoscopio sia un mezzo molto appropriato per la ricerca e determinazione delle malattie del sangue. Se sino ad ora si son falle con questo indirizzo diagnostico pochissime osservazioni, la causa sta in ciò, che l'ottalmoscopio costituisce anco1·a uno strumento quasi esclusivo degli oculisti, i quali dedicandosi alla sola specialità dell'ottalmologia trascurano di coltivare le Mitre branche dello scibile medico e quindi non s'interessano dei fenomen i obiettivi presentati dal sangue in rappor to colla patologia interna. Un'altra cagione sta nsl fatto che l'osservazione ad imagine rovesciata che è quella comunemente adottala dagli olltalmologi, non é la più adatta a farci rilevare i cambiamenti del sangue. Anche gli specchi a for te illuminazione costituiscono una circostanza sfavorevole per valutare le alterazioni in discorso e sono appunto gli specchi a forte illuminazione i più comunemente adottati dagli oculisti. Fintantoché adunque si ricorrei'à agli specchi a forte illuminazione ed alla imagine capovolta, finlanlochè si adoper erà l'oltalmoscopio col disco girante pel' le lenti correttive il quale fa si colla sua presenza che l'occhio dell'osservatore non resta più protetto dalla luce laterale, l'ottal~oscopio non sarà mai d'alcun sussidio diagnostico per il medico. A scopo di diagnosi medica si deve adoperare sollanto la imagine diritta e lo specct1io piano di HelmoHz, proteggendo completamente l'occhio pl'oprio dalla luce laterale e facendo cadere perpendicolarmente alla linea visuale la lente correttiva.


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L'uso prediletto degli specchi a forte illuminazione e qu,~ llo <lell'imagine rovesciata, darebbero anche la r agione perché i medici i quali usano l'oltalmoscopio per loro uso non sono venuti ancora a simili risultati. Conchiudo coll'esprimere una spet•anza, anzi una convinzione, ed è che pt'esto o tat•ùi l'oltalmoscopio diventerà uno strumento di diagnosi medica comunissimo e il suo impiego sarà richiesto in medicina molto più spesso dello stetoscopio e del plessimetro, perché sono mollo piil numerosi gl i ammalali le cui affezioni richiederanno d'essere diagnosticale collo spPcchio oculare, che quelli nei quali la diagnosi si fonda sulla sleLoscopia e plessimetl'ia.

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IContrtbuzlone alla cUagnolldellemal&ttle dello 1t0maoo. - Prof. W. LEunE (Deuts. Are/L fur Klin.. M ed. e S. Pe.t~rsb. med. Woch, 1883, N. 21).

L'autore .:omincia con l'avvertire come siadiftlci le e s pesso ·anche impossibile stabilire una esalta diagnosi differenziale fra lE>. _divel'se malattie dello stomaco. Solo si può dire che il volere concludere dalla dispepsia alla esistenza di un catarro gastrico è completamente falso, dappoichè la dispepsia può raggiuger e un a ltissimo gl'ado dove non esiste alcuna traccia di catarro dello stomaco, come per esempio nella dispepsia ner vosa. Neppure la presenza del muco nel li-quido di lavatut·a del lo slòmaco giustifica la dit1gnosi di un catarro, e forse anche meno quella di ulcet'a rotonda e di cancro dello stomaco. Questi e1·rori di diagnosi potrebbero essere tolti con la dit·etta osservazione Jelle alterazioni anatom iche, ed anche con lo stuJio delle alteruzi_oni della funzione fisiologica dello stomaco nelle singole malattie di q u esto viscere. Per 1:esame anatomico mollo è da sperare dalla illuminazione diretta dello stomaco, i cui metodi pet•ò .finora lasciano molto a desiderare. P erciò l'autore Cl'ede che per ora possa essere di un gran soccorso l'èsame delle anomalie della funzione fisiologica dello stomaco. QuesLa funzione si può in alcuni casi stabilire per mezzo

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prima della durata della digestione, e in secondo luogo pexla forza della secrezione dello stomaco. Per delermim,re la durala della digestione, l'autore, selle ore dopo un copioso pasto, lava lo stomaco. Un uomo sano dopo questo tempo ha sempre terminato la digestione. Il metodo con cui si fanno queste lavature dello stomaco è semplice e senza pericolo, però esse sono da evitarsi quando si può temer& una emorragia come per esempio nell'ulcera rotonda. P er raccogliere la necessaria quantità della secrezione dello stomaco, l'autore s i serve parimente della sonda stomacale dopo avere agito sulla mucosa con irritazioni meccaniche chimiche o termiche. Il così detto sugo gastrico si prova per via della sua acidità e della quantità di pepsima che contiene. L'acidità si misura con la carta di laccamuffa o con la soluzione di tropeolina, la pepsina mettendo nel liquido di prova dei pezzetti di albumina eguali per tulli i casi. Sll questo ha r eazione neutra si aggiunge tanto acido cloridrico che il suQ grado di acidità sia circa 0,1"/•. Questi saggi si pongono in apposite stufe, e si determina il tempo della digestione, vale a dire il tempo che è necessario pet• la completa soluzione dei pezzetti di albumina. Una malattia della mucosa dello stomaco porta sempre un cambiamento nella durala normale della digestione e nella quantità fisiologica della secrezione gastrica. Con questi metodi, l'autore esaminò fr·a altri malati, uno di uremia e trovò che, non ostante i gravi distut•bi di stomaco, il saggio d·atbumina era completamente digerito nel tempo normale e la secrizione gastrica così copiosa che la tintura di laccamuffa era del tutto colorita in rosso mattone Quindi l'autore conclude che i disturbi gas trici negli stal.i. uremici sono di natura affatto nervosa. Anche in un malate> che soffriva di ostinata dispepsia la durata della digestione e la forza della secrezione fu trovata normale. La dispepsia resistè per molli mesi a un rigoroso trattamento finché finalmente prese un manifesto tipo terzanario, e allora alcune dosi di chinino in breve tempo la guarirono. Ambedue quesu casi mostrano chiaramente la grande importanza di questa specie di esame.


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Deviazione laterale oonlugata deglt ooohl In Mgulto all.e oonvu.bllonl epilettiche. CARLO E. BEEVOR (The Brit. med J., 21 janvier, 1882, p. 85).

La deviazione coniugala, opposta al lato paralizzato, di rella in quello in cui avviene la lesione, è perfellamente conosciuta nel coma apoplettico che precede l'emiplegia. L'autore non l'ha vista ~egnalare dopo un attacco di epilessia. Su tre accessi osservati da lui, ha notato undici volte la deviazione coniugala. Supponendo che un oat·ossismo incominci con una r otazione della te!òta e della faccia ver·so destra e che questa rotazione sia seguita da spasmo clonico in en trambi i lati con una intensità apparentemente eguale, ~i vedra che nello stesso istante in cui lo stadio clonico è finito ed è avvenuto il rilasciamento delle membra, gli (lCChi girano a sinistro e per un minuto e mezzo a due minuti rimangono in deviazione coniugata. Spesso si ruotano lentamente dall'uno all'altro lato, ma i loro assi manLengonsi paralleli.

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Leggero traumattamo al oapo - Emorragie multiple m diverll p1mti cleUJ. mup enoeWloa - ~orte raplct.,pel dolt Loms SENTEX di (SAINT-SEVER). - Annales d'hygiène publique et de mèdeein.e legale, - février, 1883).

L'anno mille oltocenw, ecc. ecc. . . . . . . . Io sottoscrillo Luigi Sentex, doltot·e in medicina, membro cor rispondente della Società di medicina legale di F r ancia, mi son t·ecato nel comune di Vdlenove (cantone di Tarlos-Ouesl) in casa del Grand-Bon, in grazia d'una requisitoria del" signor giudice istrullore presso il tribunale di prima is lanza di Sainl-Sever; ed allo scopo ili procedet·e in tulle quelle operazioni e ricerche, le quali abbiano a chiarire i magistrati e la giustizia circa le cause della morte del nominato P. L.... Dopo avermi fatto pt•eslare il giuramento di adempiet·e alla mia missione con tutta coscienza, il signor giudice istruttor e ba fatto trasportare il cadavere sul quale dovevano eseguirsi le investigazioni. La idenlila ne fu <~ostatala da tutte le persone presenti, segnalamente dal signor aggiunto al sindaco di Villenove, che ssseri esser quello il cadavere di L . .. antico domestico alla masseria del Grand-Bon. Questo individuo, di circa 60 anni , ancor forte e vigoroso eon un collo piuttosto corto, di t.emperament.o sanguigno, è morto, a fJUanlo affermano tutti i testimoni, nelle seguenti circostanze.


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Il 2i gennaio, verso le olto anlimet•iJiane, in seguito di una disputa con suo fratello P. L ... avt•ebl>e r iportato due ~ u gni di cui uno all'occipite, l'altro sul lato sinistro della tes ta, ver so la tempia. Pe1' tal colpo egli sat·ebbe caduto ed avendo tentato di Filevarsi sar ebbe ancor• ricaduto emettendo il dubbio di esser <lioentato parai.Uico (.~ ic). Ciò che vi ha di certo si è che Je membra s uperior·i ed inferiori della parte sinistra diventarono immediatamente inerti, la bocca deviò a deslr·ae sopravvenne un generale raffceùdamenlo che audò aumentando con rapidità e riusciva si penoso al paziente, che chiese di essel' trasportato al sole. Due ore dopo, lo trasportarono alla sua ~bitazione; allora domandò in maniera ben distinta di urinare ma dopo quella richiesia perdè la parola. · Questo stato s i protr·asse fin quasi alle cinque di ser a, fino :all'ora cioè in cui L. . . spi1·ò. Non essendo chiamato alcun medico a visitar l'infermo, non mi fu possibile di t'accogliere in alcun modo notizie più detlagliate. Il 27 gennaio 1 40 ore circa dopo la morte, nel cadavere e ra .già cominciato illavol'io della pulrefazione. L'addome oltr emodo dis teso da gas - e si •·invenivano numerose macchie cadaveriche s u diverse parti del corpo. Il più accur a to esame de' punli della testa colpili, non permetteva scor gere allt•o ·che leggiere tracce di contusione, con ecchimosi appena pro.nunciale, e più manifesta quella della r egione occipilale che non l'altra nella temporale. Gli ossi del cranio er·ano assolutamente inlalli e non pre·sentavano alcun segno di frattura od anche di fendi tura: ce-devano facilmente ai colpi del martello. Le vene della dura madre eran turgide e le meningi tese .in modo assai considerevole dalla massa cerebr ale, sopra tutto del Ialo destro. Incise che furono le meningi ed asportala dal cranio la massa encefalica, comparvero oltremod() gonfi per sangue anche i vasi che serpeggiano al di sopra delle circonvoluzioni cerebrali. I noltre nelle maglie della pia madre al Ialo s inistro ed a. livello di tutta la parte superiore del lobo medio di questo m edesimo lato, esisteva uno spandimento, abbastanza con-


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siderevole, d'un sangue nero, diffluente. Queslo sangue ef. !uso in soli ile strato a li vello della parte con vessa delle cit•convoluzioni, era più abbondante negli spazii interposti, 8' più ancora tra la seconda e la terza circonvoluzione pariet.ale, fra loro perciò molto discostate. Continuando ad esaminare il grumo sanguigno si nola a queslo livello, nello spessore della sostanza cerebrale, una lacerazione di tre centimetri, dalla quale, seguitando un tragitto opposlo a quello ch'evidentemente ha scelto il sangue, ~;i va a penetrare fin dentro al ventricolo laterale; ch'è del tutto ripienodi un grumo molle, diffluente, nero violaceo proprio del colore degli spandimenti sanguigni recenti. La cavita ventricola1·e mollo distesa, perché il liquido era penetrato in ogni s ua parte, in tutte le sue enft•eltuosilà ed il focolaio emorragico aveva la grandezza di un piccolo uovo di pollo. Il setto lucido e la volta a tre pilastri erano del tutto inalterati, come pure il corpo str-iato e illalamo ottico sinistro: ma invece la effusione sanguigna s'immise nel ventri colo medio per giungere poi dall'ecquedollo del Sii vi o al quarto ventricolo e sotlo la pia madrespinale. Il plesso coroideo del ventricolo laterale destro e re ridotlo nella parte inferiore, mentre nt~ restava allo stato normale la maggior porzione: erasi ivi evidentemente rotto e le· sue parti ancora incolumi esaminale comparativamente, senz'alcun dubbio mostravansi più voluminose delle corrispondenti del plesso coroideo sinistro. SiJfalta rollura del plesso deslt•o ne occupava tulla lo spessore ed in conseguenza aveva interessalo pure il grosso vaso che trovasi nelle condizioni normali nel s uo bordo estremo. Le diverse parli costitutive dell'emisfero cerebrale siuislro er.ano intalle; il ventricolo laterale di queslo IaLo era integro, il plesso coroideo avea il suo aspeLlo nor•male. La sostanza bianca dei due emisferi cerebrali appariva appena punteggiata. Il cervelletto integro ed il bulbo ancora. La protuberanza anulare nll'incontl'o offriva le alterazioni· seguenti. La s ua esterna superficie presentava tali condizioni da non lasciar supporre che gravi guasti' si fossero · prodotti nella profondità del suo tessulo: ed infatti praticalivi successivi tagli, vi si rinvennero circa dodici piccoli fo-


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-colai emorragici con un coagulo sanguigno neras tro, molle -ed emogenen: il loro volume variava da quello di una Lesta di spillo ad una lenticchia . Le parti che limitavano gl i spandimenli più voluminosi -eran colorate in rosso: manifes ta v'era la dep,·essione della sostanza cerebrale ed era facile di togliere via completamente da' focolai piu considerevoli il coagulo di sangue. Su focolai piLt ris tre tti esso però era mantenuto da sottili filamenti che offrivano una tal qual resistenza ed erano co-stituiti, giusta ogni pr·obabilita, da vasi che darebbero ragione della sorgente delle numerose e lievi emorr·agie. Vi sarebbe quindi da s uppot•e che.in quei vasi medesimi fossero .preesistili quegli aneurismi miliari, specie di sclerosi arle.riosa sl bene studiata dallo Churcot e Bouchar•d, le cui minute ed accurate ricerche hanno cosi pt'ofondamente modificato le nozioni relative alla patogenesi delle emorr·agie cerebt•ali. N o n esistevano allerazioni alet·omalose s ui grossi vasi -della base del cervello, eù il sistema arterioso in gener·e -era sano, come pure il cuore, che aveva il volume fisiologico e le cui valvole. non mostravano allerazione alcuna. Il <resto dell'esame necroscopico nulla offerse degno di nola. È dunque fermo che P. L. rnorl in causa di emorragie ce.reb rali multiple; e non ci resta che a determinar le cause di queste gravi alterazioni per decidere se debbano esser ·considerale in conto esclusivo delle violenze che il disgra_ziato subì. In allri termini, i pugni proùu!:'sero la morte 1 Ad una rruestione cosi formulala dal giudice istruttore -è impossibile rispondere in modo preciso. Se i colpi fossero stati dali senza gran violenza e ciò l'isulla dagl'interrogalorii dell'accusalo, dalle deposizioni dei tes timoni e dall'assenza di tracce necroscopicbe e sopra di un individuo il cui sistema circolatorio cerebrale fosse stato integro, e certo che le conseguenze ne sar~bbero staLs nulle -<lal punto di vista della gravita. È questo il caso di P. L.? No: ed io credo dopo l'esame .del plesso coroideo del lato destro e dei focolai emorragici .della protuberanza anulare, che in lui il sistema vascolartt · delle diverse parli del cervello era sede d'alterazioni tali


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che costituivano cause serie di predisposiziooe agli spandimenti sauguigni ed all'emorragie encefaliche. Aggiungendo poi u queste cause pt•ed ispone n li anche le· occRsionali, come una percossa alla testa, in unione alla so-· vreccitazione cat•diaca provocata da una disputa, sarà facile· la spiegazione d'una morte cagionala pe1· l'intervento di un· uomo che non aveve cerlo in animo di provoctll'ia. Couclusione. - t• P . L. é morto in s eguito ad emorragie cerebrali multiple; 2• Quest'emorragie sopravvenuto in conseguenzn del" pugno che ha ricevuto P. L . non si pr·odussero se non 8 · motivo delle multiple preesistenli alterazioni della circolazioneencefalica.

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RIVISTA D'IGIENE

ESPOSIZIONE DI IGIENE DI B ERLINO

Dl1lnfezlone e lnne•to vaoolnloo. Dal Giornale 1l131la E.<~posi:~ione rli Berlino, H!!giene-A 11!'1 stellungs-Z eitung, togliamo i seguenti cenni sul modo d~ dis infezione e d'inne~to stati presentati a quello. mostra: DISINFEZIONE

L'ideale di un m etodo r azionale di disinfezione dovrebbe. consister e nel colpire con s icurezza e distruggere il pr inc ipio generatore della malattia senza intaccare gli oggetti..


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da disinfettarsi. Benché siamo ancora lontani da questa mela, i nuovi metodi batterioscopici ci hanno però aperta la prospelliva di polercisi avvicin8l·e. Frattanto il dottor Koch ha dimostrato che il calore elevato é il migliore disinfettante perché non solo uccide infallibilmente i batteri sviluppati, ma anche le più resistenti spore: Egli ha cosh'uilo ed efSposto un apparecchio per sterilizzare i liquidi di coltivazione il quale consiste in un cilindro invollo nel feltro con un coperchio munito di un termometro, nel cui interno si sviluppa vapore acqueo che diret~mente, prima di rnffreddarsi, agisce sugli oggetti da disinfettarsi racchiusi nel cilindro. Con ùelle modificazioni per l'applicazione in grande, dal Merke direttore dello spetlale a ba1•racche di Moabit è stato costruito un apparecchio fondato sullo stesso principio. Questo ha una capacità di i1 ,83 mc. Le sue pareti, la volta, il pavimento sono di solida muratura circondala, per evitare il raffeeddamento, da uno steato isolatore largo 7 centimetri che si riempie di segatura di legno, e per mantenerlo asciutto è ventilato per via di un camino di richiamo. Si comunica con l'interno per mezzo di due doppie porte situate nel lato più lungo, alla esterna delle quali può essere attaccata con vili una cornice di feltro. In vicinanza delle porte e proprio vicino al pavimento si trovano due aperture per l'entrala dell'aria che si possono chiudere con cassette di latta. Dal mezzo della volta sorge un camino di richiamo che può chiudersi mediante una doppia val vola. Il riscaldamento si fa nello apparecchio chiuso, mediante una spirale di rame che é nel pavimento, col vapore alla pressione di 2 1ft. a 3 atmosfere. Un pirometro nella parete esterna permette di determinare la temperatura dell'interno. Quando questa è giunta a too• C. ciò che accade di regola dopo un'ora, il vapore, per mezzo d'un meccanismo, dal t ubo spirale è sprigionato nello spazio interno, ed è nel tempo stesso messo in attività l'apparato di ventilazione. La temperatura del caldo umido che si genera nello spazio interno sale a circa 115•-120• C. e dopo una mezz'ora anche più. Dopo che gli oggetti da disinfettarsi sono stati cosi esposti per

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circa ore 2 f/'J a queste temperature, la manipolazione è terminata, e ~econdo le più esatte ricerche che sono state confermale dalla esperienza pratica ogni germe di batteri é distrutto. La biancheria, i letti, i capi di vestiario sono messi dentro sacchi e appesi nello interno; i mobili e simili oggetti esposti su graticole di latta. Gli oggetti di pelle non possono esporsi a questa disinfezione poiché vi diventano fragili. La fabbrica di macchine di Schimmel e C.ia in Ehemnitz ha esposto un apparecchio di disinfezione tl•asportabile. Anche in questo caso il disinf~ttante è una combinazione del vapore e dell'aria calda. Un carro mobile su rotaie é riempito con gli oggetti da disinfettarsi e spinto dentro l'apparecchio fatto di bandone. La città di Elberfeld ha esposto il modello dell'apparecchio di disinfezione usato in quello spedale. Esso è lungo. 3,14 metri, largo 2,10 e alto 2,6. Le pareti sono di ferro cinte di muro coperto alla sua volla di zinco. Intorno alle pareti si avvolgono tubi di ferro batlut.o che per via di un condotto comunicano con la caldaia a vapore dello spedale. Qu~;~ndo l'apparecchio è riscald11to dal vapore condotto nei tubi, q!Jesto é fatto entrare liberamente nell'interno. La durata della disinfezione varia fra 30 e 60 minuti. La ventilazione si fa per mezzo di un camino stabilito nell'interno costruito con tubi di terra cotta forniti di un rivestimento di bandone. Anche la città di Trieste ha esposto il modello di un apparecchio di disinfezione. È costituito da una lavanderia e quattro stufe di disinfezione col vapore acqueo. Vi è contigua una stanza d{l bagni pei malati da accettarsi. La ditta I. L. Bacon di Berlino ha esposto un armadio di disinfezione per i vestiti che essendo in comunicazione con una caldaia può servire in pari tempo al riscaldamento dell'acqua e al riscaldàmento delle prigioni e delle infermerie. È un semplice armadio foderato internamente di latta, nella cui porta verso l'interno si trova un attaccapanni e nel pavimento un tubo tortuoso pel vapore caldo, su cui riposa un vaso di zinco per l'acqua da riscaldarsi. Un termometro incastrato nella porta indica la temperatura dell'armadio.


D'tGlE!'iE

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La società ospilaliera delle signore di Be t•lino e l'ospedale A ugusla hanno esposto in modello un a ppa r ecchio per la -disinfezione d·egli oggelli da med icalura, degli oggetti letter ecci mediante il solfut•o ùi carbonio. È una semplice cassetta di latta facilmente trasportabile sul cui fondo si versa il tanto volatile solfuro di carbonio, e al disopra vi é un piano di latta bucher ellalo su cui si pongono gli oggetti da disinfetl&rsi. Anche la lavanderia chimica dell'ludlin in Charlottenburg, ha esposto una macchina per disinfezione che serve per la pulizia. e la disinfezione degli og~ell.i di vestiario, letti, ecc. In un vaso che contiene un miscuglio di benzolo, solfuro di carbonio e timolo mùd iante una pl)mpa si comprime l'aria, la quale, impr egnala d~ i gas delle dette sostanze, apt·endo un beccuccio, passa in un cilindro fisso. In questo si muove un 'tamburo girabile a destra e sinistra il quale contiene gli oggetti da disinfettarsi. Esso é munito di tanti pertugi che permellono ai gns disinfellttnli Lli penelrar·c lìno agli oggetti. :Perchè i gas agiscano con molta energia, sono riscaldati nella seguente maniera: il cilindro fisso è provvisto di un <!oppio fondo in cui per· mezzo di un tubo s i fa arriva1·e il vapore e si lascia agire finchè un manometro indichi une. <leterminata tensione. Allora si apre un altro be ccuccio per ifar passare i gas in un altro cilindro per la di!!<infezione di altri oggetti. Il vapore ecceden te esce per un tubo di evacuazione; un altro tubo conduce fuo1·i l'acqua di condensa:zion e. Gli oggelli cosl trattati sono quindi lavati, riscilicquati ~ asciugati. Disinfezione delle lelf,ire. Dal ministero dell'interno del r egno ungarico è stato e sposto un apparecchio di disinfezione per le lettere, secondo il sistema del prof. Tban. Consist~ in una cassa di ferro di circa un metro d'altezza e di larghezza, tt•asportabile,.. da riscaldarsi dal di dietro. Una doppia porta a due batt.enli che si chiude ermeticamente permette la comunicazio n e con l'interno dell'apparecchio. Qui vi entro si trovano


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quaUro sostegni per le lellere che consistono in l'eli di filodi fert·o faci lmente r emovibili , solto cui stanno i vasi eh& de,·ono riempir5i dei dismfettanli, seeondo il prof. Than di acido carbolico e cl1e sono posti su tubi pien i di vapore che pat•Lono dalla caldaia. Un apparecchio eletlt·ico posto di lato indica quando la temperatura è troppo alta. Come i vapori riscaldati di sCllfuro di carbonio chc~ a giscono negli apparecchi precedentemente rammentati cosi pure iJ vapore caldo di acido carbol i~o spiega una poteute azione disinfettante, come hanno dimostt·ato le ricerche tanto del pr of. Koch quanto del pror. Tban. Jlateriali e «f'parecclti eli clisin.fe;;ione col bromo.

li bromo s oli.Jilìcato pt·eparato dal Frank é argilla r idotta

in solidi bastoncini pot·osi tfalcuni centimetri, e con un prt.~cesso breYetlato impt·e~na la col 75 ·; . di bromo puro. ~l eutr~ ne~suno t.lei metodi fin qui descritti permelle una sicura disinfezione J l•lle stanze in cui llimorarono malali di. malattie~ infet tive. ciò secondo le esperienze fa lle dal dotl Wer nik, è pos~i bile col bromo. Ba;::tano per questo cinque grammi del dello pt·epat-ato per ogni metro cubico t.lella stanza da ùisinfellal'e; co~icchè pet' una sta uw . pet· ese mpio~ Ji quullt·o metri di lunghezza, 4 Ji larghezza e 3 di allezza sono sufficienti 2\0 grammi. La disinfezione sj fa mellenùo la bottiglia che conliene l'argilla bromica nel punto;più elevatv Jella s tanza eJ ap~nJota. Le finest re e le pvt·te devono essere cbiu~e più t·igoros&mente che è possibtle, e nei forti. freJJi di inve t·no si deve prima alzare la temper atura a H-150 R. I ba~hmcini ù'ar.;illa imbevuti di b1·oruo abbandonano neila camer·a il bromo allo stato gassoso, e questo per la sua gravita, essendo f> t p2 volte più pesante dell'oria,. cala giù s pandendosi dappertutto. penetrando fino nelle fessuri! del pavimento e nello interno dei vestiti e del letto e \ltffondenJo in tutta la s tanza la sua azione disinfettante. Dopo circa quattro ore il bromo si è e vapvralo dal vaso, il che .'! Cac:Je a conoscere pvicllè il vetro e l'argilla prima di color br uno scuro, allora a ppari ~cono chiari. Dopo Qn ~


n'JGIENE

attiva ventilazione la camera può di nuovo esser posta in uso,. l'odore spiacevole del bromo si può facilmente far cessare spruzzando o esponendo una coppa piena di petrolio ligr·oina o benzina con cui subito si combina. L'azione sugli organi r espiratori non è cosi viva come col cloro e l'acido solforoso e si può facilmente evitare col pot•si davanti un panno imbevuto di petrolio. Questo metodo può anche usarsi per disinfettat·e e. togliere i_calli vi odori dalle stanze in cui stanno i malati, meltendo un bastone di al'gilla bromata in un bicchiere aperto. posto sopra un piatto pieno d'acqua e capovolgendo su quello un grosso bicchiere da bil'ra in modo che esso pure peschi nel l'acqua. l ~! si sviluppano i vapot·i di bromo che si sciolgono Mli'acq ua e .~on la evaporazione di questa si spandono per l'aria. I n simil guisa si raccomanda il suo uso per la disinfèzìone degli orinatoi, latrine, pozzi net·i e simili luoghi. Un altro vantaggio da non di ;prezzars i si é che questo preparato costa poco, sicché nulla dovrebbe impedire la sua genet•ale applicazione come disinfettante. Gaùinetto di disù~fezione.

Dal dott. Petruschk y di Kònisgberg è stato esposto un: gabinetto di disinfezione. I n vicinanza dell'ingresso si trova· una camera per l'inserviente, quindi segue una stanza per equilibrare la temper·atura ed un'altra per spogliarsi e quindi la camera di d.isinfezione in cui l'indh,iduo è lavato con un gello d'acqua e disinfettato con un bagno in una soluzione di permanganato potassico, mentre le vesti sono sottoposte a una disinfezione per mezzo dell'acido solforoso e i vapori caldi di acido carbolico. Dopo che l'individuo è s tato :c;ottoposto all'esame medico passa in una stanza dove riprende gli abiti disinfettati ed esce dopo essersi pure trattenuto un poco in un'altra stanza per mellere in equilibrio la sua temperatura. In questo stabilimento vi è inoltre. un labot·atorio chimico-fisico, una camera pel medico assi.- sten t e e stanze per il personale di servizio.


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Disinfe;ione dei carri pel bestiame. Dalla direzione delle str11ùe ferrate di Berlino è stata pre. sentata la descrizione d~i mezzi di disinfezione dei carri pel b estiame. I carri consegnati al deposito di disinfezione in Berlino sono lavati ~on un forte getto d'acqua calda alla temperatui'a almeno di GO' lancit1.tn solto un'alta pressione tino n che l'acqua che ne esce sia perfettame nte nella e chiara, e quindi le parli pitt s udice sono ripetut.amenle sfregate con spazzole e raschialoi; i carri sono ventilati asciu· gali e finalmente Ie pareti, il soffitto il pavimento ben bene spennellali con una soluzione di 75 grammi di soda in i 5 cltilogrammi d'acqua calda. Il costo per ogni carro, incluso il materiale occoJ•t•ente, le mercedi e il consumo s i ·,calcola di i 5 pfennighi (1 li l'a).

Calce e creosoto. Questo .pt·eparalo raccomandato dalla casa Hartmann e Haners d'Hannover è propriamente, secondo l'analisi del dott. Hager, catrame di faggio, e ~ome tale spiega una efficace azione, ma in generale dovrebbe essere più adattato come deodorante che come disinfettante.

Torba. Da molte fabbriche é statR esposta la torba sotto diverse · modificazioni. Come dimostrat•ono le ricerche eseguile da l Neuber in Kiel, la torba possiede una eminente azione an tisettica che è rinforzala dal suo gran potere di assorbimento. Queste pl"opriela aggiunte al suo re.lativo buon mercato rendono la torba mollo bene adaltala per la disinfezione e la distruzione degli odori in particolar-e delle s talle . .6 dei pozzi net•i. ·


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biNESTO.

Mentre la disinfezione suppone una infezione, di cui tende a impedire le conseguenze, l'i nnesto ha per iscopo di prevenire una infezione specialmente dell'organismo umano. Sura forse pòssibile in avvenire aS!:;icur·are una tale protezione contro altre malattie infetti ve, ma finor-a non vale che contro il vaiolo. L' innesto animale, vale a dire lu vaccinazione con la linfa originaria propagata da giovenca a giovenca gat·antisce in modo assoluto contro la ll'asmissione della sifilide, pet·ò questa linfa è più difficile a conser·varsi e atteccilisce meno bene sull'uomo. Il dott. Fur·st direttore dell'Istituto per la vaccinazione animale esistente io Lipsia fino dal 1877 ha espos to un padiglione in cui questo metfJ Lio tlell'innesto animale è rappre- senlato nel modo piu iolcl lip;ibi le Allclle pei visitatori non medici della esposizione. La pru·cte della stanza di contro alla porta é orriata di due ritratti ùi EdoarJo lenner e Luigi Sacco, ai quali appartiene il merito di avere raccomandato ed esteso l'innesto vaccinico alla fine del passato e al principio di questo secolo. Sopra un tavolino da innesto con pianomobile, coroe ~ usato in Lipsia, si trova un vitello impagliato della eta di quattro settimane, menlt·~ la superficiE! di innesto r.asala é plaslicamente imitala io cera esattamente come si p1•esent.avu uello stesso vitello stato già inocula to 5X24 ore dopo l'innesto. Sopra un tavolino laterale si trovano sotto il vetro quattro modelli della stessa s upm•llcie di innesto che rappresentano gli stadr dello sviluppo de! vaiuolovaccinico. In un secondo tavolino è mostrato l'armadio iD lamina di rame usato in Lipsia. per l'essiccamento della linfa. Questo apparecchio serve per asciugare rapidamente il tessuto deJJa pustola vaccinica sopra spatole o lastre e~posto ad una corrente d'aria purificata col fillramento allraverso l'òvalta salicilica asciugala per mezzo del cloruro di calce e riscaldata col gas al calore del sangue. Finalmente un piccolo tavolin o con della linfa di fresco estratta (imi Lata i l'h


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cera) su las tre di vetro, spatole di avorio e tubi capillari, campioni ùi linfa di diversi stabilimenti e il necessario in. ventario completano l'arredamento. Otto tavole murali, di cui più solto daremo il lesto por gono indicazioni sulla natura storia, attuazione pratica e resullali dalla vaccinazione ani·male, eci una nona tavola mostra solto un forte ingrandimento il disegno microscopico di alcuni saggi di linfa animale di Berlino, Bruxelles, Amhurgo e Lips ia. l. La vaccinazione animale é l'innesto del va0cino derivante -dalla originaria vera pustula della vacca conservato con la -trasmissione da vitello a vitello, introdotto in ltalia dal Sacco ed alki al principio del presente secolo dopo la scoperta del •l enn<:t' intorno la virtù preservativa del vaiuolo vaccino. Il vacci no animale è quella materia inoculabile che, al contrario . -del vaccino uma nizzato, e passato solo pel corpo di un animale (vacca o vitello). I vantaggi dell'innesto animale sono: ·il pote r fare a meno di inoculare da braccio a oracdo e oquindi il non avet· bisog no di un vaccinif~ro umano che generalmente è prestato malvolentieri; l'evitare la tras missione ·di malattie infettive sul Vf\Ccinato la pronta provvista della neeessaria quanti lA di materia inoculabile sana in occasione -di epidemie. l l. Il metodo della oacci n.a: ione animale ctll' estero. Fu .fondato in Italia per opet·a del Sacco (Milano) nel 1800, del T roia (Napoli) nel 1805, del Galbiati (pure Mila no) nel 1810 --come mezzo di rigenerazione della linfa vaccinica (r.etrovac--cinazione). Co me ver·o innesto animale fu posto in opera in Napoli dol Negri (d'onde il nome di metodo napoletano) e ..,dal1840 in poi proseguito di vilella a vitella; presentemente è .i n voga in molLe cilta d'Italia, particolar mente a Milano (dol.tore Acqua, Nolli). l n Francia, per s uggerimento del Palasciano, fu inll·odolto -dal Lenoir (Parigi) nel 186t Nel Belgio fu organizzato ufficialmente fin dal ·1865 per -opera del Wat·lomont. Nel 1868-73 passò in Olanda dove prima in Rolherdam per . opera del Bezell più tardi in Amsterdam, all' Aja e ULrech .per opera del Mac Gillavry, Gars len, Broemsom de Haan,


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Verboom ed altri, fut•ono istituiti parchi vaccinogeni, che ora sono là molto comuni. In Russia f'(Uesto metodo fu introdotto nel1868-69 a S. Pietr·obur·go e Mosca dal Froebelins; nel 1870 in America, nel1874 nella Svizzera, nel1877 in Austria (a Vienna dai Hay e Heinrich, a Praga dal Lilienfold); nel18i8 finalmente nella Gran Brettagua patria dell'innesto vaccino dietro J•esempio del Seaton. III• La vaccinazione animale in Germania. Fu inkoclolta pet· la pr·ima volla in Bt:~rlrih.J dul P.!:'::;i u iut~cula uJo Ulll:l linfa animale proveniente da Parigi e da quel Jtempo r egolarmente coltivata. In oltt·e di tanto in tanto fu curala in molti luoghi la r·igeuet·azione della linfa umanizzala, p1:1rle per -opera del governo, parte di società e particolarmente a Monaco (Parter Krauz), W eimer (Pfeiffer) ecc. Nel 1875 fu .-crealo in Amburgo uno stabilimento governativo pet• l'innesto animale (Voigt) che servi di modello e fu la sorgente <iella linfa per· &ltri istituti. N el 1877 seguì la Sassonia con stabilimenti governativi e privati a Dresrla (Chalybaeus) Zvicavia (Pascher) e I.ipsia ' (Furst), di cui solo l'ultimo nominato agisce senza interruzione. Da quel tempo in molte città tedesche come Colonia .(Phillipps e Wolf::.), Hannover ·(Gerber), Diiren (Oesterreich), Amburgo ( Piza), Stoccarda ,(Wide mmarm) Wiit•zburg (Herterich), Darmstad{Reissner) ed altre. Ogni anno sorgono nuovi stabilimenti pe.r la vaccinazione animale, poiché la popolazione va sempre più inclinando per questa materia e in molli luoghi s.i fanno con .ques ta le pubbliche vaccinazioni. I V. Innesto dell 'animale. - In or·igine si usavano le vacche per moculare loro la linfa nelle mamme lle. Presente m ente per lo più ci serviamo di ' 'ilelli; poiché mentre si olLiene lo stesso etft:~ lto, è più facile pole t·sel1 procurare, sono più docili a trattarsi e quasi mai soffrono di tubercolosi. Il vitello per l'innesto vaccinico deve essere di una ..razza sana e venire da una s talla in cui non domina alcuna epizozia e dove non s i usa per a limento i rimasugli delle .distillet·ie e simili. Sono da prefel'irsi le vileUe slattate di ..dieci a dodici settimane poichè esse sopportano beoe il


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cambiamento di cibo (fìeno, beverone di crusca ecc.) In mancanza di queste possono ess'e re usati vi telli da macello di tre a quattro settimane, ma e~sendo allora appena staccati dalla vacca spesso ammalano di malattia acuta. La principale condizione è la provvista di buoni animali. Ogni vitello deve essere esaminato da un veterinario e i sospetti· o febbricitanti devono essere rifiutati. La s talla deve essere bene aereata temperata e asciutta, ben disinfettata e netta, la lettiera soffice e pulita. V. R iprodu;ione del oaccino. - Il vitello è assicurato sopra un desco appositamente costruito facendolo sdraiare s ul lato sinistro con le gambe destre bene divaricate. Quindi si rade ben bene una parte dell'addome, si pulisce e si inocula mediante 40.60 piccoli tagli superficiali o punture con della linfa animale conservata o con la materia tolta allora· direLlamente da un vitello da innesto. Per inoculare bast.a la semplice lancetta; alcuni usano particolari strumenti, come aghi, ecc. Dopo che il vitello è stato ricondotto nella stalla, e sono passa~ cinque volte 24 ore, le pustuld hanno· raggiunto il grado di maturaziòne opportuno per la estrazione della linfa. Allora il vitello è legato nella stessa maniera di prima e la linfa è estrella dalle pustole stringendole prima alla loro base con pinzette compressive, ed il liquido t) direttamente accollo in tubi capillari, mentre ili tessuto solido della pustola è raschiato con la lanceUa e disteso su spatole o lastre di vetro. l tubetti sono sigillati, le spatole e le lastre rapidamente e perfettamente asciugale,. e le lastre coperte con un altro vetro sono chiuse con la paraffina. La materia necessaria per la riproduzione del vaccino è conservata in luogo fresco, il rimanente è impiegato per lo innesto dei bambini. VI. Estr~ione della linfa e consero~ione . - Per togliere la linfa dalla pufitola, e per questo il momento più opportuno è il quinto giorno dopo l' innesto, la pustola deve essere stretta alla base con pinzette compressive perché questa linfa non sgorga spontaneamente come nell'uomo. La linfa liquida può asser o semplicemente aspirala o chiusa

in tubi capillari ovvero raccolta in tubi più grossi e quindi.


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sfibrinata, ovvero perché s i conser vi meglio è mescolata con la glicerina o sonovi aggiunte altre sostanze che ne impediscono la scomposizione come acido salicilico, timol, ecc. (Kèihler, Kobert, P ott). La pura linfa animale liquida si coa· gula rapidamente, difficilmente quindi si può inoculare, e in pochi g iorni per de la sua attivilà. Linfa pultacea. - Tutto il tess uto delia pustula è raschiato con la lancetta e dis teso su lastre di vetr·o e chiuso senza altra aggiunta e senza asciugar e (Amburgo) ovvero il conte nuto di più pus tole é triturato insieme con la glicerina fino a consistenza di miele e chiuso in tubi di penna d'oca (Milano), o mescolato con la glicerina fino a consis tenza liquida (nuovo processo del Pissin), di cui si riempiono dei tubetti; ambedue i metodi ne aumentano la conservazione. La vaccina asciutta vale a dire il prodotto di lullo il contenuto liquido e solido della pustola che subito dopo l'estrazione é rapidamente disseccalo con tutte le cautele antisettiche su lastre di vetro o spatole (Lipsia) non è soggetta a scomposizione, si conser va attiva per molte settimane e può al bisogno essere ringiovanita triturandola con glicerina chimicamente pura diluita. È stato anche proposto il vaccino r idotto con la tritutazione in fina 'polvere dopo il completo disseccamento (Frappoli). V II Impiego della linfa animale. - La linfa animale liquida in caso che sia libera da ogni aggiunta, deve essere sollecitamente inoculata, poiché forma dei grumi compatti che impediscono la inoculazione e racchiudono molti costituenti organici attivi (microcchi). Essa s i decompone fac ilmente, può essere dannosa e produce solo cattivi etfelli o nessuno. La pura linfa poltacea contiene tutti i costituenti della pustola vaccinica allo stato solido, ma per la sua facilità a decomporsi non può essere conservata e quindi dopo triturazione deve essere subito adoperata. Se il tessuto della pustola è triturato con la glicerina, si mantiene per più lungo tempo. La linfa animale asciutta (senza aggiunta) contiene tutto il tessuto della. pustula vaccinica privo di acqua, cosicché ripn56


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randolo dall'aria, ogni scomposizione é impossibile, senza che sia danneggiata la vitalità dei microrganismi, da cui procede l'azione della vaccina. Questa riapparisce in forma di buona pustula vaccinica più settimane e anche più mesi dopo, se la materia è sottilmente sminuzzata e triturata per alcuni minuLi con glicerina chimicamente pura diluita. La sua grande inalterabilità e importante per serbarla e mandarla in paesi lontani, ed è quest.o il gran vantaggio del metodo della essiccazione. VIII. Potenza della linfa animale. - l risulLati statistici degli innesti con la linfa animale furono dapprincipio incerti, e solo con la trasmissione diretta favorevoli, ed anche con questa non perfettamente. Ma che dopo la tecnica dell'innesto da vitello a vitello e della conservazione si é perfeziona ta, gli esiti sono molto soddisfacenti, e da questo Ialo la linfa animale può gareggiare con la umanizzata. Dagli ultimi rapporti dei più impot·tanti stab:Jimer.li resultano le ::~egue nti proporzioni di esiti completi:

Prima oaccina.oione. Immediatamente dal vitello . . . 96,0-99,7 per cento Con la pura linfa liquida . _ _ _ f)fi,o-88,3 id. (secondo la durata della conservazione) Con la linfa liquida mista a glicerina 89,7-90 id. CQn la linfa poltacea (lastre di vetro). 77 ,O id. Con la linfa asciutta (las tre) . 96,3-98,2 id. Con spatole . . . . . . . 82,0-8::>,4 id.

Rioaccinazioni. (esiti variabili secondo il tempo "e il corso delle vaccinazioni precedenti). l mmadiatamente òal vitello . . . 43,37-83,7 per cento Con la pura linfa liquida. . 33,8-52,3 id. Con la linfa liquida mista a glicerina 42,4 id. Con la linfa pultacea (lastre) 63,9 id. Con la linfa a~ciulta (lastre). 65,1 id. 58,9 id. Con spatole . . . . . . .


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Dopo questa lunga esposizione basterà accennare appena gli allri oggetti relativi alla stessa materia. Il dottor Pissin direttore dell'istituto per la vaccinazione animale in Berlino ba esposto un tavolino da innesto simile al precedente con vitelli inoculati, strumenti per la vaccinazione e per la estrazione della linfa dai vitelli, finalmente saggi di linfa e composti per chiudere i tubetti. Anche lo stabilimento governativo di vaccinazione di Am.burgo diretto da Leonardo Voigt ha partecipato alla Esposizione presentando i modelli della stalla pei vitelli, del la· \<Olino da innesto e degli strumenti. La stalla è falla per -contenere selle vitelli e i singoli S<'Ompartimenti sono mollo .strelli affinché l'animale non possa leccarsi le parti inoculate. Quivi sono ogni anno accolli per essere inoculati '180 <Vitelli e durente il tempo che rimangono nello stabilimento sono nutriti ogni giorno con dieci litri di latte. Ogni vitello .costa per nolo, foraggio, strame, ecc. in tutto circa 2.i marchi, il nolo solo imporla 12 marchi. Nell'anno 1282 furono fatti 12119 vaccinazioni con Ili linfa animale, che equivale a 85,4 per cento di tutte le vaccinazioni eseguite. La ,linfa ivi prodotta non si vende. Il Ministero dell'interno e della giustizia, divisione di igiene .pubblica, ha esposto strumenti e apparecchi per ottenere e ·COnservare ia linfa. Vediamo il tessuto della pustula dissec~La in piccole tazze, in altre finamente polverizzato. Dal JO aprile al 2i maggio 1883 sono stati inoculati 33 vitelli, .tutta la produzione ammontò a 42 centimetri cubi di polvere asciutta e furono ai medici addetti alle pubbliche vaccinazioni e ai medici esercenti in tutto distribuite 21000 porzioni. Anche in questo stabilimento la linf&. non si vende. La città di Dresda ha esposto un piccolo quadro ad olio .che rappresenta la disposizione della stalla per le vaccinazioni. Anche il consiglio della citlà di Lipsia in un opuscolo scritto da C. Blass rende conto del modo di esecuzione e dei risultati della vaccinazione animale nelle pubbliche vaccinazioni di Lipsia nel 1880-82. Finalmente il Consiglio comunale della citta di Linz ha esposto piani e disegni del suo


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stabilimento che consta di una stanza d'aspetto per il pubblico, di un'allra stanza contigua per la inocula?.:ione colll uscita separata e la stalla pei vitelli con tre posti.

lllumlnaslone elettrlo& negll ospe4&U -

(La Lumière·

Électrique) .

L'ospedale di Losanna (Vaud) è attualmente illuminato a luce elettrica. La forza motrice è data da due turbine di 20 cavalli, a due macchine Edison, che fanno 900 giri al minuto e danno 100 volts e 60 ampéres con un circuito di 1,66 oh m di resisteJ"Jza. Le lampade sono 230 di intensità variabile, da 4 a 3! candele. La corrente è tradotta all'ospedale da 400 metri di distanza, all'uopo di 4 conduttori di z· centimetri e ripartita poi eon conduttori più sottili. Ogni piano (a scanso di possibilè estinzione totale in causa di un accidente qualsiasi) è illuminato da due circuiti dipendenti: dalle due macchine. Di nolte però si fa funzionare una sola macchina dinamo-elettrica. Fu poi per ogni evf'nienza pur stabilita una turbina ed una macchina di riserva. L'i)lnovazione attuala a Losanna può essere apprezzata e dal lato igienico e dal lato finanziario valutandone la spes& di produzione. lo svolgimento di calore, di vapor· aqueo, di acido carbonico ... A ciò egregiamente sopperisce· la Tavola di raffronto qui sotto riprodotta del Fischer, colla correzione pel gaz acido carbonico giustamente faltavia dal Kor n.


-

.

~

Intensità di 100 candele Modo di illuminazione

Consumo per ora

) ad arco . · · · • Carb. 0,09 8 0 ,25 Elettricità . · · ! ad incandescenza . · • 0,40-0,85 M'. 35- f>!i Si ~:~mens . . · • 0,8 2 Gaz a becco .. · Argand · · · · n 2 Manchester . · . ~ grande r?tondo. · · Kilogr. 0,28 Petroho a becco ~ piccolo p1atto . . · » 0,60 " 0,28 ç Schuster e Baee · · Lampada Soleina t 8 piccolo becco piallo • 0,60 • 0,4:~ 1 lampada Carcel . · n 0,70 Olio di Colza· · t lampada da studio • 0,77 Parafina . . . · · · · · )) o, 77 Spermaceti . . · • 0,77 Cera. . · · · · • 0,92 Slearina . . . . » i Sego .

l

.

·B. •

Spesa (centesimi) 19 8 15 17 a 18 8 a 13

l

Svolgimento per ora

l

Acido Calore carbo(Ch~ogr.) nico a o• (Calorie) (M. cub,) Vapor ac ueo

o o

o

0,003 0,46

16 45

0,86 2,14

1,14

6

0.37 0 ,80

0 ,95

H

(i5

o,:n

H,f>

0 ,80 -o O,~-

84 17:l 337 :180

0 ,85 0,99 ,f'!) 0 ,88

62

207 200

o

1,04 i ,05

0,44 0,44 0,95

o'(i l

1,00 1,22

1,17 1,18 1,30 1,45

57 a 158

290 8 536 1500

48GO

12150 :J:l60 7200

3360 7:WO

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.....

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1:00

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4200 6800 9200 7960

7960

8940 9700

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838

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA • , "8' ~--

D reola.tamento m Fr&Dolanell'&DDo 1882 (Resoconto del! m inistero della guerra 12 mar;o 1883). Classe 1881.

A relliftcazioni compiute delle relative lisle, furono ammess i all'estrazione inscrilli . . . . . . . . N. 309689• Furono considerali come abili, non essendosi presentati . . . . • . . , . , . . • . , • 7i2t Furono visitati . . • . . . . . . . . . • 30226S e furon dichiarati inabili ad ogni militare servizio. " 40262'. Vale a dire il 13 p. •;, degli inscritli. Le liste di reclutamento avrebbero quindi dali, inscriLU, N. 269427 dei quali furon dichiarati idonei: Al servizio attivo (i' parte del contingente) N . 137425,. 4808&Dispensati (in tempo di pace) (2' parte) . Id. (condizionatamente) (3• parte). " 3073~ N. 216249

Idonei al servizio ausiliario W parte). . . . N. 1M2T Rivedibili (Il" parte) . . . . . . . . . . • 37751 Gli idonei (compresi i dispensali) risultarono . 69,82 p. quindi il. . . • . . . . . . 6li idonei al servizio ausiliario . 4,98 ,. l rivedibili . . . . . . . . . 12,19 ,. . 0

/ -


839

R1V1STA DI STATISTICA MXDICA

Per i rivedibili delle classi anteriori si avrebbero i seguenti risultati:

Classe 1879. Rivedibili. . . . . . . . . Inabili, deceduti, ecc. . . . . . . . Abili (1' parte del .:ontingente) 8953 ~ Jd. (2" " , » ) 2309 ( Id. (3• n " , ) 70 ) Id. (4• • » » ) Totale abili.

N. 30686 Il 2938

Rinviati rivediliili.

N. 15387

.

N. 11332 ft

1029

, 15299

Classe 1880. Rivedibili N. 30927 4257 Inabili, deceduti, ecc. . . . . . . . Abili (1" parte del contingente) Id. (2" » » • ) 1762 . N. 8695 Id. (3• • " » ) 99 857 Id. (4" » • • ) N. 9552 Totale abili. )) 17118 Rinviati rivedibili . . . . . . • . . li 4787 Inabili, deceduti, ecc. . . . . . . . Abili (t• parte del contingente) 2,509l » 2990 Id. (2• " • • ) 468 • Id. (3• • • • " ) 13 • 7610 Id. (4• • • • ) A rivedibilità esaurita (classe 1879) si avrebbero quindi avuti 1 seguenti risultati, che stanno a provare l'importanza di essa misura: Rivedibili N. 30686 (circa il 12 per cento rapporto a~li inscritli sulle liste di reclutamento, dedotti cioé gli inabili). Risultato delle due visite (1880-1881) : lnabili, deceduti, ecc. . . . . . . . N. 7725= 3 "f.

6834l

l)

J)


l

RIVISTA

1' parte del contingente N. 11462 Abili 2' " • • ~ 2777 " 14322 55 '/. 3• " » 83 4• )) " » 8639 = 33 •l . Nella assegnazione della 1• parte del contingente 5097 uomini furono ascritti: all'armata di mare (fanteria ed artiglieria marina). All'esercito furono ascritti:

!

)l

))

)l

Inscritti della classe 1881 Rivedibili 1879 n 1880

=

o

o

"

Prima porzione (6 anni alle armi)

Seconda porzione (6 a li mesl alle armi)

107063 1803 5086

25265 706 1748

o

27719 Totale 113952 Di essi 113952 (1' parte del contingente- prima porzione) assegno.t.i all'esercito. furono ascritti allo.

Fanteria . N. 76473 Cavalleria • i489i Artiglieria • 1.(.408 Genio . . • 2M7 1865 Treno . . Amminisll·azione . • 3768 La Statura media degli idonei al servizio armato (colla minima di m. i,M) ri~ullò . . . . . . . m . 1,650 Quella degli idonei al servizio ausiliario (con individui a statura anche inferiore a m. 1,54). . . » 1,647 Jstru:.ione. - Non sapevano né scrivere né leggere 13;15 per '/••. Tentativi per rendersi inabili al servizio: Imputati n'i' Condannati 26 - Renitenti (lnsonnis) N. 1530. Non risulta il numero dei dichiarati inabili per difetto di statura, comecché tali dichiarati dai consigli cantonali di revisione e quindi non inscritti nelle liste dì reclutamento, come non vi si inserirono tutti gli inabili. Sappiamo solo che sui 37751 rivedibHi della classe 1881, furono tali dichiarati per difetto di statura N. 6560~ e che tra


DI STATISTICA MEDICA

844

gli assegnati al servizio ausiliario furono compresi 282 individui che non avevano la statura di m. ·t,54. Gli inscrilti furono chiamati alle armi dal 13 al 20 novem'bre 1882. Le riforme dell'anno 1882 salirono a 8450: Per malattie contratte alle armi (congedo N. 1, che confe· risce ad un membro della famiglia il diritto a dis pensa) N. 723. Per malatlie anteriori (congedo N. 2, che non conferisce alcun diritto) N. 7727. Lo specchio unito al resoconto è per le malatlie che cau· sarono le riforme cosi poco dettagliato, i gruppi stabiliti cosi ·complessi e diremo anzi arbitrari da rendere frustranea ogni .dedùzione; noteremo solo che si ebbero riformati pet•: Varici e varicocele. . . N. 1506 Piedi piatti . . • . . ,, 456 Deformazioni scheletriqhe " 2985 Epilessia e convulsioni . , 5U Cretinismo, idiolis mo, imbecillita n 1'192 Alienazione mentale . . . . . • 216 Per farsi un'idea delle condizioni fisiche che motivano la .assegnazione al servizio ausiliario, possono valere i seguenti .dati sulle malattie da cui risultarono affetti alcuni degli as· segnativi: N. 367 Malattie della pelle e del capillizio Il 808 Miopia . . . . . . . . . . . Malattie oculari diverse . . . . . ,. 1136 Sordità leggiere ed altri difetti e malattie dell'or ecchio . . ·. . . . . . . . . "

Perdita dei denti, malattie delle gengive e della bocca . . • . , • • :Balbuzie, Afonia . . . . . . . lt ·Gozzo. . . . . . . . . . . Tumori · ed ingo1•ghi ghiandolari . " • Ernie . . . . . . . . . . )) Vizi degli organi genito-urinari • . Mutilazioni delle membra " • Varici. . . • Piedi piatti . . . . . .

709 349 559

105 2240 1402 1021 1621 716


8i2

RIVISTA

Algeria.

(Reclutamento distinto.) R ivedi bili Claase 1879 Ciane 1880'

2365 Inscritti . . 332 Inabili e cancellati 1141 Abili . • Dispensali (in tempo di pace) 194 Id. (condizionatamente) 419 Abili peJ, servizio ausiliario 147 t3a Rivedibili. . .

.

.

.

.

107

35

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13 48

8

19

13

30.

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-3 13

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35

7 56

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l

RIVISTA BIBLIOGRAFICA •

IDtonao al corpo II&Dltarlo del Brune. Il signor Zawerthal, capitano medico nella milizia territoriale e professore di laringoiatr ia nella Regia Università di Roma, ba studiato la costituzione e le particolàrità relative al servizio sanitario militare del Brasile dove soggiornò per 4 mesi, compilandone una elaborata relazione, da cui togliamo il sunto che segue. Il cor po sanitario brasiliano è costituito da un 1 chirurgo maggiore (capitano di mare e di guerra) con l'annuo stipendio

f.


BIBL10GRAFICA

di L. 6000 e corrisposte di gratificazione da 1t, 14 e 17 mila lire, giusta le varie localil8, e con gratificazione ad arbitrio del Governo negl'imbarchi: da due chirurghi di squadra {capitani di fregata) con 4850 lire annue e con gratificazione fino-· alle 14000 lire; da sei chirurghi di divisione (capitani, tenenti), 3900 lire annue, fino a 10800 di gratificazione; da venti chirurghi primal'i ( 1• lenente) lire 3000 annue, fino a 9,500: da quar~tnta secondi chirurghi (2• tenente), lire 2100 fino a 6900; da tre farmacisti primarii che, giunti da guardia marina a 2" tenente, percepiscono lire 2100 annue, a 5250 con le gratificazioni; da selle farmacisti secondarii (guardia marina), lire 1800 annue, a 3600; da una compagnia d'infermieri (primo e secondo sergente, quattro capi-squadra e-cinquanta soldati). L'infermiere maggiore ha 168 lire men- sili; 125 il suo aiutante; 105 un primo inf~ rmiere nell'ospedale di marina, 125 a bordo, e 83 nell'ospedale di provincia; un secondo infermiere ha 83 lire nel primo caso, 6~ e 100' negli altri due, oltre la razione regolamen tare a ciascuno. Quando un ufficiale assume gli obblighi del grado superiore-al proprio ne percepisce pure lo stipendio. Gli ufficiali sanitari sono scelli dal Governo ed entrano. prima de' 30 anni, col grado effettivo di 2" tenente; la promozione dipende dal lodevole disimpegno de' loro doveri, dal numero dei viaggi, dall'epoca d'imbarco o da' lavori pubblicati. Il chirurgo, capo che risiede nella capitale, risponde del servizio, lo dirige, lo sorveglia ispP.zionando , dà le norme igieniche per le navi e gli stabilimenti militari, trasmette alGoverno pel tramite del quarlier generale domande e prò- · poste; semestralmente lo stato di condotta de'suoi subordi- · nati; al gennaio d'ogni anno la relazione sanitaria; presiede la giunta di senil8 militare, costituita di due membri (i due· primi chirurghi dell'ospedale di marina), la qual giunta l1a per iscopo di compilare o riordinare l'elenco delle imperfezioni fisiche esimenti dal servizio, il formufario regolamentare, le proposte profilattiche, quelle inerenti al materiale · per malati, agli alimenti, all'igiene; ha inoltre per incarico, dietro ordine superiore, d'ispezionare ufficiali e presidì cfr.


RlVCSTA

terra e di mare; Ll•imestralme·nle la fat·macia dell'ospedale ~i marina. Ove tal giunta si aduna è una biblioteca di opere mediche, in custodia del segreLal'io di sanità, prescelto dal chirurgo capo fra i chirurghi4ell'armata, ed obbligato allresi di tenere al corrente il libro delle assenze degli ufficiali me-dici e quelli di amministrazione. Anche uelle varie stazioni navali dell'impero costiLuisconsi all'occorrenza le giunte di sanità suppletive, presiedute dal più elevato in grado; in caso di disparere co' membri, il presidente trasmeUe riservatamente alle autorità la propria opi· nione. I chir urghi di squadrA e di divisione sono adibiti nella scuola o nell'ospedale di marina in qualità di 1• medico e 1• chirurgo, ed hanno l'obbligo di visitar frequentemente i navigli, esi-

gendone sellimanalmenle dai medici di bordo il prospetto sanitario, ed ove mai occorra un pronto provvedimento, son tenuti di rivolgerne domanda al comandante supremo mititaro, senza la cui autorizzazione essi nulla possono ordinare, anche in casi urgentissimi. Mandano lrimestralmenle una relazione sanitaria dettagliala al medico capo, unita ad un modello statistico e nominativo degl'infermi. Compilano le nole caratlerh~tiche de' loro dipendenti. Prima che salpi una squadra o una divisione, ne ispezionano i navigli, de' quali in ispecial modo le infermerie e ciò che concerne alle ambulanze; in caso di combattimento il m·edico in capo del servizio regola il personale, stabilisce il sito per gl'infermi ed . i ferili, pei quali (dovendo poi essere sbarcall e non potendo essere accolti negli ospedali) ·sceglie un locale alLo all'infermeria provvisoria, previo assenso del comandante. Fra i chirurghi primari, uno è adibito nell'ospedale eli marina della capitale, come incaricato del servizio medico, e col capo farmacista e l'economo ha il còmpi~o delle spese (a carico dello speciale) ~ei medicinali e delle droghe che debbono adottarsi anche sui navigli; un altro vi é adibito come capo del ser vizio chirurgico, con l'obbligo della sorveglianza di · tutti gl'i strumenti ed apparecchi, si d'ospedale come d'app!·ov vigionam~nto ai navigli, cui fomisconsi mercé rilascio - di buoni. In tempo di guerra, nell'ospedale dev'esser dovizia


BIBLJOG~HICA

84-5

di tutle le opportunA'dotazioni; sug li slt·umenti son le i11iziali C. S. A. (Corpo de Sande da Arm:1da - Corpo di Sani la dell'Armata). I chirurghi de'cor pi e delle co mpn~nie allie,·i di marina vi hanno per tt•e mesi aggregaLa 11na piccola ambulanzn, ove curano i casi lievi, inviando all'ospedal e i più gravi, che sort tenuti di visitare sellirnanalmcnle per riferime al comando del corpo; hanno inoltre l'obblig-o d' i!>pczionorc quotidianamente gli utensili di cucim1 o d'nssi~tere alla ~resa 'i veri; prima che le navi si mettano in '' ia~gio, n'esamina11o ari uno ad uno lutti i marinai per vedere se siavene alcuno incapace di sopporlarlo. Debbono al tt·esi vis1tare chi è condannato a pene corporali, e per iscrillo eme ttono un giudizio di cui son responsabili, sia se tende a sollrart·o alla pena il t·eo senza plausibil ragione, sia se autorizzi il castigo che ne comprometta -- anche r emotomente - l'e~ istenza. Sui navigli con più medici, l'infet•iore in ·g,·ado od il meno anziano è responsabile degli s tt·um enli e degli allt•i oggetti , d'ambulanza, non che della farma cia, assumendo le altribu· zioni del farmacista, ove questo manchi, e pe rcependo allol'a una indennità di lire 30; scrive le presct·iz1oni del ..:hirurg0 primario. le prepara egli stesso e ne sorYeglia la distribuzione. I chirul'ghi imbarcali compilano un diat'io, con nole speciali sui casi più gl'avi, il quale v ien poi trasmesso alla giunta di Sanità mtlilare dello capi tale; la giunta dà di esso giudizio; ed il governo, uniformandovisi, decreta il meri lo o il demerito di ciascuno, perché venga preso in cons iderazione. Sbarcati, i sotlotenenli (secondo chirurgo) sono aggregatiall'ospedale di marina della capitale, ove prestan servizio di · assistenti, senza però essere esonerati da quello della infermeria presso cui sono effettivi. Il i• ed il 2• chirurgo incaricati del servizio chirurgico all'ospedale, debbono fare eset·citare nella medicina operatoria, nelle fasciature ecc. i sotlolenenti m eno pratici, e a tal fine percepiscono una gratificazione governativa. I capi del servizio sanitario non possono imporre le loro · vedute scientifiche ai loro subordinati, n è assumer la cura,.


RIVISTA

d'un iufermo già affidato ad un loro subalterno, ma devon limitarsi a porger consigli, tanto che quesli, ove siaglisi imposto un metodo curativo ch'egli non approva, può muoverne . ~icorso alle autorità competenti. I farmacisti primi e secondi, assimilali a guardia marina vengon promossi soltotenenti dopo 4 anni di bordo od 8 di servizio d'ospedale; i primarì posson diventare primi tenenti dopo 8 anni di guardia marina a bordo, o 16 nell'ospedale. Sono ammessi 6 studenti di povera condizione, non prima n è dopo superato il 3• anno di medicina, e 3 di far macia dopo· il i• anno di corso, nell'ospeda.le militare della capitale, çome -alunni pensionisli, con la djvi~a e l'emolumento di guardia marina, con l'obbligo del servizio sanitario per tanto tempo, quanto durò il pensionato- purchè vachino i posti, almeno entro un anno - dopo il quale ogni obbligo cessa . Continuando la cart•iera, gli anni del corso militat•e ~on compu.tati in servizio ; riprovali in un anno perdono il posto; chi non diede buona prova di sè viene espulso, con r elativi castighi.

L'ospedale militare di marina (antico convento ùi gesuiti) è nell' isola de' Serpenti ( Ilha das Cabr as) non mollo !ungi dalla capitale; è capace di 3-400 lelli e benissimo ,aereato; ha 13 sale: 5 di chirurgia, 4 di meJicina, 1 p e' contagiosi, t per gli ufficiali , 1 pe' pr·igionieri, 1 sgombt·a, ollt·e i per le vegetazioni s ifilitiche, 1 per le operazioni, quell'anatomica, la cappella e i per deposito de' cadaveri - i quali vengono sepolti 12 ore dopo avvenuta la morte. La media de' degenti è di 150-'160; il massi mo contingente ein chirurgia con lulte le forme della sifilide e casi comuni. In medicina predominano le febbri intermittenti, la tubercolosi e il Beri-Beri. La elefantiasi vi è frequentissima, massime ne' militari che dimorano a lungo in Rio de Janeiro. Il capitano di fregala n'è il direttore ed il 1" chirurgo effettivo: oltre al personale già accennato avanti, vi sono due medici interni, un aggiunto, un economo col suo aiutante, due scJ·itturali, un primo farmacista (t• tenente) con ·i allievi praticanti senza grado, provenienti dalla scuola di fl.l rmacia. Per ogni 50 maiali in più de' 200 si chiama ~n 2• chirurgo.

J


BlBLIOGRAFlCA

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11 servizio di guardia gior naliet·a vien fallo a turno dal 2' chirurgo, con l'obbligo di vaccinare gl'individui che a tale scopo presentansi nell'ospedale. L'economo (almoxarife) ha presso a poco gli stessi còmpili de'nostri ufficiali contabili: esso deve prestar garanzia nel rapporto del 10 per cento delle cose ordinate; anche il i" farmacista da la garanzia di 2500 lire circa; egli ·propone al direttore il 2' farmacista e i praticanti, che debbono esser di sua piena lit.lucia. La dieta é di 6 specie: i• la canja, ch'è una poltiglia fatta con i oncia di riso, una di zucchero raffinato, e 6 di acqua; 2• e 3• di brodi (con una gallina si preparano 8 b1•odi, o 4 con 1 libbra di vacca o vitella); 4' (mattino: 4 once di pane e un brodo; mezzodi: 1/ , pollo lesso, 4 once pane o 6 farina torrefatta e brodo; set•a, la canja); 5' (matlino; 6 once p.ane e .brodo, o mezz'oncia burro, o 1 oncia zucchero.• caffè nato e acqua bollente; mezzodì: 8 once bue lesso, 6 farin a di mandiqco con brodo e 2 once riso in brodo; sera: la canja), 6' (mattino: come b' ; m•lzzodi: 10 once bue lesso , 4 once pane o 6 farina torrefatta con broùo, 2 once t'iso in brodo; sera: 8 once carne areosto, 2 once riso in brodo). Glii ufficiali banno lo stesso regime nelle pt•iroe 4 diete; nella 5' si a umenta loro mezzo pollo a pranzo; nella 6' mezzo a pranzo e mezzo alla sera. Non si ordina più di 30 grammi vino di Lisbona (il più usato) a pranzo; una o 2 banane od un arancio o limone dolce per frutta. L'ospedale di Bahia e l'infermeria di Pernambuco hanno poca import.snza; quello di Andaraby (a un'ora da Rio de Janeiro ), serve particolarmente pe' convalescenti, p e' quali n 'esiste pure un altro a Rio de Janeiro, all'opposto lato della cui rada fu stabilito un lazzaretto pe'casi epidemici. Si ha l'asilo degl'invalidi per chi incontrò in ser vizio una malattia .che non gli dà d.iritlo a pensione. Sur una forza di 9-10,000 uomini (ch'è il cpnlingente delJ'esercito in pace) entrarono agli ospedali della capitale e di Bahia 4202 malati dal marzo al settembre scorso; ne guar irono 38t4; ne morirono 62; ne rimasero in cura 296. In guerra i feriti di bordo trasportansi in barelle semplici


848

RIVISTA

o all'ambulanza o sulle imbarcazioni all'ospedale di terra_ In pace son trasportati su barelle semplici rigide a cortine. Nella immensa superficie del Brasile scarsissimi essendo i tronchi ferroviarii, mancano i treni-ospedali ed i feriti di terra caricansi su muli o su carri d'ambulanza, secondo i casi.

Blbllograila.

Annunziando nel precedente fascicolo del nostro giornale la pubblicazione del « Traité de la Vaecine et de la oaecination humaine et animale • del dott. E. Warlomont di Bruxelles, abbiamo promesso di riparlarne quanto prima;. ed P-ccoci pronti a pagare oggi il nostro debito ed a mantener la promessa fatta ai nostri lettori. Infinilp é il numero di quelli che per libidine di fama od altro motivo scombiccherano un tomo su questo o su quell'argomento senza darsi il menomo pensiero del precetto d'Orazio" 'Sumìte materiem oestris qui seribiti9 aequam oiribus, et versate diu quidferre reeusent, quid oaleant humeri ». Siffatte opere destinate la massima parte a morir appena nate, come facilmente s'indovina, non giovano n è alla scienza. nè agli studiosi, nè agli stessi erostrati letterari che se ne resero colpevoli, perchè la prima condizione di vitalità per un libro è d'essere scritto con piena cognizione di causa, di esaurire compiutamente il tema su cui verle con metodica esposizione, con chiarezza e precisione di linguaggio. A quella infelice e sterile se non forse dannosa schiera d'autori per certo non appartiene il dott. Warlomont, il qualeponendo mano al suaccennalo trattato non si metteva pér una via inesplorala, non prendeva la parola intorno ad una questione per lui affatto nuova, ma si accingeva a far parte ai colleghi, ai padri di famiglia, ai governanti, a tutti quelli a cui stanno a cuore la privata e la pubblica salute, delle verità che i progressi scientifici di questi ultimi anni ed un lun go ed intelligente studio pratico delle cose attinenti al vaiuolo ed alla


• BIBL!OGI}·AFICA

849

pr·ofilassi di questo micidiale esantema gli hanno rivelate come egli medesimo avverte nella briosa ed elegante prefazione premessa al suo trattato. Ques to poi nel suo complesso é Il per provare una volla di più quanto ben s'apponesse il Venosino allorché sentenziava u Cui lecta potenter eritres, nec facundia deserit hune nec lucidus ordo ,. . • Fole latine e greche ho molle udite e lette, potremmo dire anche noi con PetrarC!\, ma dobbiamo .confessare che di rado ci siamo imbattuti in un libro di scienza dellato con maggior maestria, evidenza ed erncacia di quello del dotL Warlomont. E per mo!:ltrare se questi elogi siano meritati, e ad invogliare i lettori ad assicurarsene co' loro propri occhi, ci si pe1·metta ùi dare in succinto un'idea della tl'ama e del tessuto di questo trallato. L'opera é divisa in dieci capitoli, il primo dei quali è consacrato al oaiuolo; il secondo alla vaiuolizza~ione, il terzo al oaccino propriamente dello; nel quarto si discutono le origini della vaccina, ne.l quinto si discorre della oaccina umana, nel sesto della vaccina animale; il sellimo è dedicato alla oacciniua~ione, l'ottavo al vaiuolo intra-aterino, nel nono si espongono le obiezioni che furono falle e si fanno tuttora alla vaccina, nel decimo finalmente si fanno conoscere le anomalie della vaccina, si ventila la questione della vaccinazio:.e obbligatoria e si deducono le conclusioni che sgor gano naturalmente dai principii s tabiliti e dai fatti addotti e diligentemente analizzati. Come ognuno può agevolmente scorgere, quest'orditura abbraccia Lutta quanta la dottrina del vaiuolo e della vacci· nazione: resta a vedersi se lo svolgimento parziale d'ogni capitolo corrisponda all'importanza del tema, ai pro~ressi fatti dalla scienza odierna, ai risultati della sperimentazione ed alle teorie basate sulle nuove conquiste intorno alle genesi ed alla diffusione dei morbi infettivi e contagiosi. Rifacciamoci dal t• capitolo e teniamo dietro, passo passo al nostro autore. Questi comincia dalla definizione del morbo ch'ei chiama eruttino, febbrile, contagioso, e dice che gene55 '

.. ..


.

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RlVLSTA

r almenle parlando assale l'uomo una volta sola nel corso della sua vita,· asse-t'7.ione che non é inflt•maUt dall'essersi talvolta il vaiuolo ripetuto due, tre ed anche più fiale, come viene attestato da Bor sieri ed altri par ecchi, e noi stessi avemmo occasione d'osset·vare nel 1863 (V. Relazione sulle vaccinazioni e riva.::cinazioni pratica~e ft•a le truppe del presidio di Firenze, nell'anno suddetto). Accenna quindi alle str agi che m enò nel XV secolo, ed afferma che prima della scoperta della vaccina, il vaiuolo epidemico era la più micidiale di tulle le m alattie. P remesso quindi còn Jaccoud che l'origine del vaiuolo è sconosciuta, consente con quest'autore ch'esso sia ver amente un veleno umano trasmissibile dall'uomo malato al sano, med iatamente od immediatamente: Che la potenza di esso sia pandemica, ma s ubordinata alla ricetlivita organica tanto in ordine al grado dei suoi effetti, che alla loro produzione. Passa qUindi a descrivere l'eruzione, e lo fa con una mae stt·ia ed un'esattezza ammirabili. Si dà poscia ad investigare, sulla sèorta di W eiggert, di W~:~gner, di Cohnheim, e d'aiLri rnicrografl qual sia la natura delle alterazioni che avvengono nelle cellule epiteliali sotto l'influenza del virus. Gli- amanti di patologia cellulare non possono a meno di essere contenti del sig. W arlomont. tanto l'esposizione dei mutamenti succedutisi nel derma durante la formazione della papula sono da lui indicati con rigore cronologico e matematico. · Lo stesso dica~i della vescicola e della pustola, che si svolgono man mano che l'affezione percorre i suoi sta:Ji. Cercando di spiegare la ombellicatura delle pustole, cita l'opinione di Cotugno coro bo rata dagli studi istologici di Rindfleish, che cioè l'ornbelli...:atura sia dovuta alla presenza d'un follicolo peloso ed alla eslensibilil8 e resistenza del pelo e delle sue guaine. Il dott. W urlomont però opina che la depressione centrale della pustola sia dovuta principalmente alla necrosi della parte dell'epider ma ove il virus agi a tutt.a prima, gii.acché la Mcrosi primitiva o secondaria del tessuto


85'1 :arresta ogni proliferazione e non permetti:) una suffusiond' ·sierosa abbondante, quale la permettono le parli vicine. Toccato alcun che della essiccazione delle pustole, affronta :il problema della natura del virus vaioloso, dubbia ancora secondo J-.1ccoud, e propende per l'opinione che il contagiosia costituito da organismi inferiori (animali secondo alcuni osservatori, vegetali secondo la plut·arità), ma npn ammette -<:he essi abbiano nel vaiuolo alcun cat·attere specifico che li .distingua da quelli delle altre malattie zimoliche. Ma dopo d'aver detto che ciliscuna malattia infetliva ha ; suoi organismi speci!lci distinti da tutti gli altri; ·che questi -organismi sono gli agenti primi ed esclusivi della trasmis·sione, e dopo d'aver dichiarato che nessuno di questi due Jatti, sola base possibile della teoria, ha ricevuto neppur un principio di prova, confessa che alcuni falli accertali posteriormente alle suespresse sue dichiarazioni (la cullura di vari microbi, fra gli altri di quello del carbonchio) mandarono all'aria le surricordate sue riserve. Questo capitolo termina colla seguente interrogazione. Che .cosa sono questi elementi specifici; sono agenti o portatori .del vaiuolo ? La cui risposta è rimandata al capitolo V. Il secondo capitolo s'aggira tutto quanto sulla vaiuolizza-zione di cui il nostro autore ammette due specie, la vaiuolizzazione da innesto, e la vaiuolizzazione da assorbimento generale. La pratica dell' inoculazione profilallica riposa, dic' egli, sulla legge che il vaiuolo assale, generalmente pa1·lando, una volla sola la stessa persona, legge che gli e comune con altre febbri erutLive e va soggetta, come dianzi fu notato, a numerose eccezioni. Il metodo consisteva ;-teiJ'appiccicare il vaiuolo alla gente, ttffinchè non lo contraesse allo scoppiar d'un'epidemia. Era stato avvertito che il male era meno feroce quando veniva comunicato artificialmente, e che allorquando l'eruzione doveva soltanto perforare una pelle fina e delicata essa lasciava sul viso slimmale meno profonde. Era stato allresi riconosciuto che un vaiuolo debole !lbboz' . .zato appena, per dirlo con una espressione del giorno, pre-servava al pari della più intensa e diffusa efflorescenza. BIBLIOGRAFICA


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RIVISH.

Conseguenza di tali osservazioni sarebbe stata, a crederedel nostro autore, la vaiuolizzazione, che :;i narra fosse tì01 dai tempi i più remoti una operazione comune nella Giorgia e nelle Circassia. L'autore sulla fede di La Mélrie e di Bousquet descrissei vari modi con cui veniva praticata l'inoculazione. ~t essi fuori di dubbio i vantaggi di questa praLica enumerali dal succitato Bousquet, il sig. Warlomont riproducequeste interrogazioni, a cui lo stesso Bousquet non trovòrisposte soddisfacenti. P er•ché il medesimo virus agisce, si comporta così diversamente nelle mani dell'arte ed in quella della natura? P erché v'ha una sola eruzione nel vaiuolo naturale e ve n'hanno due nel vaiuolo inoculato? Perché da una parte tanta benignità e tanto pericolo dall'altra? Bousquet vorrebbe spiegar la differenza degli effetti pe!" mezzo della via che siegue il virus vaiuoloi3o per introdursit nell'organismo, la qual via suppone sia quella dell'apparato r espiratorio pel vaiuolo naturale, mentre nel vaiuolo inoculato il virus vien deposto solto l'epidermide e abbandonatoall'assorbimento. n dott. Warlomont ammette, che, il vaiuolo naturale si propaghi per le vie respiratorie e l'impregnazione di tutto l'organismo che ne cons~guita si traduca mediante un corteggio di sintomi generali gravi e chiede se sarebbe un atto temerario l'attribuire all' esiguità delle particelle di cute occupate dapprima dal virus inoculato mediante la !ancelLa la debolezza della rea.l:ione generale? Se quando si domanda la spiegazione dell'eruzione secondaria nel vaiuolo artificiale non fa d'uopo contentarsi di questa risposta, che in tal caso l'impregnazione generale non è che il risultato delle irradiazioni consecutive partite dai focolai locali, le quali ebbero bisogno di tempo per produrre i loro effetli'i' La febbre secondaria suppurativa - egli soggiunge manca a buon diritto, perchè le pustole dell'eruzione secondaria all'inoculazione non suppurano, la pelle non essen do più alla alla puslulazione propriamente della a motivo del-


BIBLIOGRAFICA

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l'inmunilà creata fin dal quinto giorno dal la\·or·io locale -dall'eruzione. Checchè ne s ia di quest'ipotesi e del valore cho le s i vorrà dare, il sig. \Varlomonl fn osservare che I]Uesta differ•enza .neU'inlensità dei sintomi del vaiuolo naturole e dell'artifìciale si nota allo stesso grado tanto pr•esso il cavallo e la vacca .che presso l'uomo. Fino a questi ultimi tempi la vaiuolizzazione s i p!'alico sempre mel'cé la inoculazione, va le a dir·e me (\iante l'assor· J)irnenlo per· mozzo del reticolo di Malpig bi (È il sig. Warlomont che parla). Un'era nuova sembra schiudersi ogg i a questa pratica. Per quanto poco ella sia inolteata a l momento in cui si s tampano queste righe non possiamo dispensaeci dal pal'lal'lle. In grazia delle recen ti e memorabili s perie nze del s i.gnor Pas leut• e de' suoi discepoli da una parte, e di quelle .dei s igg. Ch&uveau, Arloin g, Carne vin, Thomas o Tour~ainl dall'altra, l'efficacia ùell' inoculnzione e ' quella dell'iniezione nel tess uto connettivo, nei vasi linfalici o nelle \·ene uei pt·incipii attivi della vaccina, del colera delle galline, della febbre carbonchiosa e del carbonchio sintomatico degli animali do· mes lici non aspe ttano più la lor o dimostrazione. Questi prin· .cipii di tal guisa introdotti nell'economia sono capaci d'im.parlire la preservativitA della malattia da cui provengono. Siffalta pt·eservativilà tuttavia non s i ottiene .in ogni caso in -virtù d'un identico processo. Egli è ::osi che i signori Arloing, Carnevin e T homas hanno dimostralo che il micr•obo ùel carbonchio sintomatico -si comporta in modo affatto diverso, secondo che esso è inoculato nel tessuto ceDlulare od introùollo nel sangue con un'inezione. Allorchè viene inoculato nel tessuto cellvlar•e , gli accidenti .che provoca sono mortali. InlrodotLo invece nel sangue non determina che fenomeni generali efftmeris~imi, ma che hanno un effetto durevole perc.hè l'organismo ha acquistala rinco· dumità e d'ora in poi può sopportare impunemente l'inoculazi:one nel tessuto cellulare; questa rimane frustranea. Di-


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RIVISU

viene possibile pertanto di vaccinare un animale contro ii carbonchio sintomatico per la via delle vene, col suo pro prio microbo, a condizione però di evitare durante l'operazione che l'inoculazione avvenga pel tessuto cellulare.

L'iniezione si fa per mezzo della giugulare. S'incide la-

'l

pelle e la vena è spo~liata mediante una atte nta dissecazione della sua tunica cellulosa, quindi colla cannuccia affilata dello· schizzetto .:li Pt·avaz ben puliLa alla sua super·tlcie, e nella quale, pet· aspirazione, fu prima introdotto il liquido che eotesta cannuccia conteneva, sollevando lo slantuffo dell<> scllizzello, si trapassa da parte a parte la parete della vena. Ciò fatto si abbassa lo stantuffo, ed iniettato il liquido, si ha. cura di alzare lo s tantuffo, per ·uspirar sangue della vena ed opera r cosi la lavalur·a della cannuccia. Mer•cè ques te precauzioni esattamente osser vate, gli sperimentatori lionesi poterono praticare la vtlccinazione intravenosa del carboDchio sintomatico su ll'ecenlo animali col più gran s uccesso e senza il menomo accidente e conferire loro per tal mod<> l'incolumit.A da questa malattia. Ctla poi le sperienze falle in Inghilterra da Sander·son eripetute nel Belgio dai signot•i Tniernesse e Degh•e, i quali r esero inaccessibili alla pleuro-polmonile epizootica vacche a cui erano state fatte iniezioni mtraven:Jse col vir us di quel morbo; ed affet·ma che il ~ig. Chauveau mostrò, mediante le iniezioni intracellulaJ·i ed intravenos e elle si potevo dare al cavallo l'immunit.A vaccina senza che •lpparisse esteriormente alcuna eruzione di horse-poa:. Racconta com'egli stesso ottenne un ris ultato anulogo. Sullo scorcio di luglio (1882), intento a fare sperimenti per r iconoscere cosa divenga il liquido vaiuoloso introdotto nell'economia per mezzo dell'assorbimento generale, egli f~ce· a un giovine vitello un'abbondante iniezione sottoculanea di liquido vaiuoloso. Ad impedir e l'inoculazioae diretta ebbe cura di fur dapprima un'iniezione e di cauterizza r le labbra della piaga col nitrato d'at·gento; inlroJusse pescia pr o:fon- · demente il suo schizzello e spinse. l'iniezione. Quallro giorni dopo accertò che al punto ove la materia er a stata deposta.


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erasi prodolla una piccola x1odosit.é che ingrossò e verso il sellimo giorno aveva raggiunto il volume d'un marron~. Cos'era quella nodosilù ? Fin dal quorLù giorno egli vi aveva (alla una puntura e ne aveva estratto un po' di liquido, che inocula va ad un alli'O vitello pur assicurarsi che non era liquido vaiuoloso. Il tentativo fu rinnovato il settimo giorno ed il risultato fu del pari negativo. Fu sotto posto allora il primo vitello all'inoculazione del virus vacl!ino, ma l'effetto fu nullo, benché l'inoculazione fosse stata eseguila secondo il metodo adottalo dal doll. Warlomont, che in tre anni circa non trovò un !>ol soggetto refrattario, c iò che legittima la presunzione che l'esito negativo ollenuto in quella circostanza deggia altributrsi all 'in ~ mun;tà a":<soluta a cquistata in forza dell'iuiezione vaiuolosa intracelJulare praticata. Partendo da questo fallo chiede il nostro autore se non si potrebbero preservare le persone dal vaiuolo iniettando liquido ' 'n:uoloso convenientemente tilfllato nel tess uto cellulare sottocutaneo, senz'aver a temere la produzione di focolai epidemici, lacchè sarebbe d'un prezzo inestimabile presso certi popoli contrari per ispirilo di casta o di seltaJ o ref•·atlarii al vaccino, o presso i quali esso non penetra e che tutla via sono decimali dal vaiuolo. La questione non è pe1'anco matura e fa mestieri limitars i per ora a que»le poche indicazioni sommarie: esse non ci perme ttono di considerare presentemente la vaiuolizzazione che come il prodotto della inoculazione diretta del vaiuolo e non altrimenti. Esaminandola· dal punto di vis ta delle moltitudini pote vano fars i all'inoculazione le più severe critiche; poichè taluno che chiedeva soltanto la pr eservazione veniva colpilo nel più ampio modo; un allro invece, vaiuolato nella misura voluta, comunicava al suo vicino non premunito un vaiuolo greve che l'uccideva; un terzo alla sua volta creava intorno a se un focolaio che riusciva difficile di circoscrivere. Eravi in ciò evidentemente una causa di pericolo pubblico. Dal punlo di vista personale la cosa era diversa. La pre-


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RIVISTA

servazione procacciata mediante una vaiuolizzazione ben riuscita essendo divenlala un articolo di fede era naturale che si ricorresse all'inoculazione per allonlanare da sé e da' pr opri figli, al prezzo d'un rischio relativamente lieve, un pericolo capace di spaventare le madri le più valorose. Ciascuno pensa ndo anzi lutto a sè - come pr·escrive la carità ben intesa - mettevasi cosi tt riparo e dor•miva sonni tranquilli. I beali della ter ra perlanlo Eld i medici accol"U si assogetta vano all'inoculazione e n'erano contentissimi. Far che le moiLiludini approfillasser·o dello stesso benefizio costituiva un problema, la cui soluzione era avidamente ricercata. A meno che la non si pr·alicasse che nei deserti l'inoculazione era un'arma a due tagli, di cui bisognava diffidare. Inocular tutti non sarebbe stato lo sLElsso che provocar un incendio impossibile ad esLinguersi? Le menti cercavano una soluzione che era nei voti d'ofinuno, l'appUcazione inolfcnsiva generalizzata d'un pri"ncipio l'arnmessione del quale aveva riaperto i t;UOri a lla fiducia. Disgraziatamente q uesto principio era combattuto da avvel'sari il't·econciliabili: " Blackmore o ·w agstag, al dir·e di 1\lontfalcon, schiusero la via a fJuella l'rotta d'uomini oscuri e falli per esser Lali, che or·marono contro l'innesto del ' 'aiuolo l'igno ranza, l'invidia e la ma!a fede. Un pt•edicatOJ'e fanatico aveva spinto ii r·idicolo sino al punto di dichiarare dalla calledr·a evangelica che Giobbe, era stato inoculato dal diavolo. Gli ullimi anni del diciottesimo secolo videro sorger•e contt·o la vac<.:ina delralLùJ'i allretlanlo furiosi ed assurdi. l tempi, le cose mutano, gli uomini son sempr·e gli stessi ». Si fu in mezzo a queste lotte ed a queste intransigenze, la parola sollanto è nuova, che venne scoperta la va~ina. Essa portò seco un immenso alleviamento. D'or in poi sar ebbesi potuto scongiur are la più terl'ibile delle calamita, con un mezzo semplice, innocuo e che potrebbe applicarsi alle popolazioni intiere, senz'avere a temere di suscitare un incendio che non potrebbe spegnersi che dopo aver consumalo ogni cosa. La gioia fu universale; il r imedio trovato Ùli J enner rispondeva a tutte le aspirazioni.


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BIBLIOGRAFICA

Nel capitolo s1..1ccessivo l'autot·e si fa a discorrere del vac~ino propriamente detto e dei virus equivalenti, impropriamente, secondo noi, chiamati vaccini, poiché provenienti da bestie che nulla hanno di comune colla vacca. Sebbene fosse nostra intenzione di tener dietro al sig. Warlomont, per dare una idea più precis a del piano e dello s volgimento dell'opera di lui, ci veggiamo costretti benchè a malincuore a rinunziarvi, perché malgrado ogni nostro sf•Jrzo pet• compendiarne il testo riusciremmo soverchiamente prolissi e dovremmo sopprimere buona parte del giornale pet' far posto al nostro articolo bibliografico. Riflettiamo d'altronde che entrando in troppo minuti particolat•i circa il lavoro del chiarissimo scrittore ci s ostituiremmo in certa guisa a lui e invece di recargli vantaggio gli faremmo danno alterandone la forma correttissima, e tralasciando qua e la nozioni importanti ed argomenti di singolar valore Nel suo c nel nostro interesse giudichiamo opportuno di troncadi questi nostri cenni e di raccomandare ai colleghi,

agl'igienis ti ed a tutti coloro che vogliono veder chiaro nella controversa ed intricata quanto grave ed umanitaria questione della profilassi del vaiuolo, di leggere il libro del D. Warlomont, il quale a lutti gli altri pregi a ggiunge quello <l'essere scritto con mollo garbo e con tanto spirito e purezza di lingua da allelt.are anche i lettori i più estt·anei alla materia e quelli di più difficile contentatura. ed obbligarli, una volla che hanno assaporato il primo capitolo, a ~ntinuarne senza interruzione la lettura fino alla fine. Qui taluno chiederli per avventura: Dunque il trattato del -sig. Warlomont non solo non ha difetti, ma si può e si deve aver in conto d'opera perfetta?. Non abbiam dello nè oseremmo dir ciò, perchè in esso come in qualsiasi alh·o prodotto dell'umano ingegno, vi sara qualche cosa a riprendere, perché la perfezione non è di questo mondo; perché soglionsi considerar~ quali errori le .Qpinioni e le dottrine opposte a quelle da noi professate. Jn prova di questa noslra asserzione noter emo che a noi ~


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fece senso che il nostro autore enumerando i diversi vaccini abbia menzionato quello del montone, quello del cavallodetto dagli inglesi horse p03! e quello della vacca, o eow po;c e siasi astenuto dal far parola del vaccino porcino con cui se la memoria non ci tradisce Jenner inoculò il suo figlio Edoardo. Avvertiremo inoltre che non ne sembra sufficientemente dimostrato che il vaccino primitivo sia d'origine equina, come vorrebbe il dott. Warlomont, il quale pensa, appoggiato ad un pa»so di Jenner che i mugnitori ùi vacche, sui quali dap-· prima si manifestò la vaccina, avessero avuto in cu1·a cavalli affetti dalla m~tlatlia cuiamaLa t/te grease o sore heel's· e passaudo quindi a munge re le mucche senza lavarsi le mani, avrebbero deposto sui capezzoli di queste una qualche· particella dell'umore contenuto nelle pustole che caratterizzano la sudd"etla malattia, e ne s arebbe quindi venuta l'eruzione modificata cui venne imposto il nome di cow po:.c. Non ostante il convincimento di Jenner; che il eow-po:.c· non si svolga mai suJla vacca, se questa non fu toccata da qualche cozzone inca1·icat.o del governo di uno e più cavalli malati di grease, noi siam di parere che il eow.-pow sia d'origine bovina e che la suddetta affezione del cavallo potrebbe provenire dal eow· po;c anziché questo dal so re heel's,. non essendo rigorosamente provato, come poc'anzi annunziammo, che l'ipotesi del medico di Barthley sia più probabile dell'opposta, a cui noi accordiamo 'la preferenza. Accennando più innanzi al pericolo d'inocular la sifilide attingendo a fonte impura la linfa preservatrice dal vaiuoh il dr. Warlomout rammenta la wmosa discussione, che nel 1864 ebbe luogo all'accademia di medicina di Parigi, intorno alla sifilide vaccinale, ch'egli ammette implicitamente, purricusando di fare in proposito la sua professione di fede, e riferisce un brano d'un progetto di rapporto a S. E. il ministro dell'agricoltura, del commercio e dei lavori pubblici , in cui il ~O novembre del1864, il sig. Depaul, direttore della vaccinazione all'accademia di medicina suddetta, cosi. si esprimeva:

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• L'accademia può invocare lA sua cspel'ienzn che è ur:a delle più vaste; essa procura il benefizio della vaccina n due o tre m ila individui ogni anno, e fino aJ oggi essa non ebbe a registr·are un sol caso di sifilide vaccina te parti to dal suo uftìzio· •. Parola fatale, esclama il sig. Warlomont, giacché neanche nove mesi dopo la sor·te avversa veniva a batllere alla sua volta alla porta dell'ufficio di vaccinazione dcll'accaMmia. Questa disgr·azia, da cui fur·ono colpiti 9 bambini, parecchi militari e un giovine di 27 anni, nipote d'u n celebre oculi ~ ta di Parig i, fu causa c he Ricord, il quale nel gennaio del1863 aveva comballulo all'accademia con g••an vivacità le conclusioni del rapporto del sig. Depaul e rhe aveva contes ta te molle osservazioni invocate in quel rapporto , non esitò d'arrende·rs i all'evidenza e proclamò che nel s ig. A. X. la •·!vaccinazione era s tato il punto di partenza della sifilide. Sa1·emmo curiosi di sapere come a ccogliesse questn solenne dic hiarazione, che fece tanto onor·e a Ricord , quel tale llccademico, il quale alcuni mesi addietro, mettendo in for se i fatti di Rivalta ed imputandoli ad alll'i modi di tras missione diversi d~;~ quello loro a ssegna lo, disse in tuono derisorio • che l' Italia aspirava alla g loria d'essere la terra classica della sifilide vaccina le! •. Se quel primato gli dava, come pareva, tatlto rovello, si dev'essere pienamente calmato e rabbonito vedendo ciò che succedeva nel vaccinaLorio della primario società medica del ceroello del mondo (Stile Vitlor Hugo), Ritornando al trattato del sig. Warlomont mi si conceda di accertare che gli ultimi capitoli i quali formano la parte tecnica e didascalica dell'opera rive!ano meglio dei primi l'acuto osserva tore, il log ico stringente, il pratico illuminato e coscienzi0so, il quale non affet·ma se non quando è in grado di dichiarare Experlo credo Roborro.

E gli (e questo ci const•la e ci conforta non poco), al pari di noi ha rotto una landa in favore della vaccinazione ob-

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bligaLoria, e si valse degli stessi argomenti da noi addotti, <:ioè delle staListiche comparative, da cui risulta che nei paesi ove la vaccinazione è obbligatoria, la mortalit.A per vaiuolo e di due terzi al di sollo di quella che si lamenta nei paesi in cui la vaccinazione è facoltativa. Per lasciare i lellori a bocca ùolce riprodurremo qui le belle ed eloquenti parole onde accompagna le savie riflessioni di Lotz circa l'opportunità della va<'cinazione obblig atoria. • Fu dE!lto: • capi di Stati, uomini politici, lasciate parlar la scienza: essa non ba per anco proferita, l'ultima sua parola "· Ma che volete di più di quelle migliaia di vite salve, .di questa securità acquistata1 Evvi un sol punto della scienza m edica che l'esperienza abbia meglio investigato e di cui l'umani tU abbia LraUo miglior profitto? L'ullima parola! Ma il colera l'ba egli delta quell'ultima parola, e gli uomini politici ed i ~api di Stati hanno essi aspettato che l'a· vesse pt•oferita per islabilire le quat·antene e i lazzareLti? (l) (l) Ecco ciò che a lrgillimaro l'obbligaloriotà della vacci nazione noi scriveYamo nel ISSO. • So v'o alcuno a cui l'obbligo di fan;i raccinaro e rrvaccinaro urta i nervi, non ost~ntc tutto Il bene ella sento dovergliene derivaro, s'ha perciò da proscrivere. da abolire iotoramontc la vucciMzionc e la rivncclnazione o da aslcncr.sonn, ciò cho torna lo stesso? Sembrerebbe che prima di addivenim :ld una mi;um cosi radìc.1l!: si rtovrebhe P~'laminare se in medicina pubblica il mal inte~o amor proprio di uno, lo spirito di libertà e d' indipon<lenz.1 individuale debbano rrevalcre sugl'interessi c sul benessere di lut.lf, ello la logge ~ove prinriralmente e•l unicament e prendere di mira, giusta U dettato: • SQht$ !'eipuòlicae supre-ma lex ufo •. E cio tanto più che il ribellarsi alla logge sulla vaccinazione pregiudica non solo 'il ribelle, ma llUÒ tornare dannoso ad una infinità di por:;onc, che non v'hanno colpa ed hanno il diritto di essere protetto dal Governo nei limiti del fattibil e. Ho detto In nitrì miei scritti, e mi giovo ripeterlo adesso che se in caso di colera, di poste, di uro si astringono i cittadini a sottomettersi a certe disp~>­ sizioni intese ad allontanare il morbo od a renderlo meno micidiale, ed i contravventori sono puniti rigorosamente, non vedo percbè, a preservare le (11>flOiazioni dal vaiuolo, che con tanta rrequeo7.a ricorro nelle nostro città e como il diavolo di S. Paolo circuii quaerellt qmm dworet e minto tante vite, non si Imporrebbe quel prescn•alivo che si giudica soddisfi meglio a ll' ind.icazione t


BIBLIOGRAFICA

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Lo studio ed il raccoglimento soo buone guide per i go . vernanti; ma quando si supputa il numero c!elle vite perdute a motivo di troppo savie lentezze in materia di vaccinazione obbligatoria, é lecito di chiedere che quello studi() e quel raccoglimento abbiano un termine •. Valgano questi rapidi cenni a stuzzicare la CUl'iosità dei nostri colleghi italiani ed a procurare al facondo ed erudil() · scrilLore quel numero di lettori che il suo trattato così ben concepilo e tanto felicemente svolto merita d'avere. Lavagna, 12 agosto 1883. P. E. M.

N. B. 11 trattato di cui sopra è vendibile a Parigi da Bail- · lére e figlio via Hautefeuille, 19 ed a Brusselle presso la vedova ~1anceaux, via delle Tre Teste.

Come sembri a cert1mi così grosso peccato l'obbligatorietà della mccina stento a comprendere, riflettendo ello costoro non mormorano contro le mi-sure di pulizia urbana che proibiscono d'insozzar le vie, di esercitar certe industrie insalubri, di tener su Ile finestre vasi cd a.ltri arnesi che possono cadere c ferire qualche passeggicro. Se sl trova savio, prov,•ido, hon ratto di proibire, comminando multe c punizioni corporali, tutto ciò che può riuscire dannoso alla pluralità del cittadini, ed anche ad un solo cittadino, perché si ha da trovar iniqua, vcssatoria,_ improvvida la vaccinazione obbligatoria, i cui benefici ciTotti non si limitano ad un uomo, ad un rione, ad una città, ma si estendono a tutto li genere umano?. (Sulla 11accinaziom e rivaccitwzionc obbligalol'ia - Discorso di P. E. MANAYl\A - 1880, pag. 17-48).


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VARIETÀ •

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Nuova pll&. Il sig. Ponci già noto pella sua buona pila ideata due anni sono, ne propone ora una vantaggiòsa assai perchè non dà luogo a produzione di cristalli . Egli indica sciogliere il bicromato (p.1) ben pesto in acqua bollente (p. 4). ed a soluzione perfetta aggiunger e acido cloridrico (p. 2). La pila è costituita da una cassett11 di legno rivestita internamente di piombo, che contiene s ei vasi rettangolari di cristallo, il cui fondo è foralo; essi vasi posano s u d'una lamina di cristallo, che permette la circolazione del liquido. Mediante un tubo di piombo a sifone la cassa può essere caricata e scaricata. Gli elementi sono d'una lamina di zinco e di due piastre di carbone; i due poli sono isolati con una s triscia di caoutcbouc e s tretti in una sola massa. Una cassetta di G elementi può dare una corrente della inlensita di 6 Bunsen piccolo m odello per due ore. Lo zinco non ha bisogolO d'esser e amalgamato. B. 11 Di rettore

Dott. FELICE BAROFFIO col. med . Il R edattore CLAUDIO SFORZA Capitano medwo.

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NuTINI

FEoERrco, Gerente .


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NOTIZIE SANITARIE ' saDit&rlo dl tutto Il B . Eserolto nel mese d1 teb1o 1883. (Giorn . M il. Ufflc . del 9 agosto 1883, disp. 29',

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).

) negli ospedali militari al i' febbraio1883 (1) 1li nel mese. l .

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sLi al t· mllrzCJ 1883 ale d'ospedale . . , nelle infermerie di corpo al P febbraio 1883 ti nel mese. . . guarì ti . . . . . . per passare all'ospedale .

. . . . . .

5520 10294 8025 292 7497 184920 1943 9914 7464 1934 5

>li a l 1' marzo 1883. . 2454 ate d'infermeria . . . 67844 fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 21 ~ dei morti . . . . . . . . . . . . • . 318 media giornaliera délla. lt·uppa nel mese di )l'aio 1883. . . . . . . . . . . . . . . 215913 ta media giornaliera negli ospedali per 1000 di a . . . . . . . . . . . . . • . . . 1 ,iO :a media giornaliera negli ospedali e nelle in•erie di corpo per 1000 di forza !2) . . . . . 3,34 giornaliera di ammalati in cura negli ospedali ,ne infermerie di corpo per 1000 di forza . . 42 ro dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di i

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>edali militari (principali, succursali , iofermerle di presidio e l e ospedali civili. lo dedotU gli ammalati passati agli ospedali dalle infermerie di


.. NOTIZIE SANITAR IE

Morirono negli stabilimenti mililar·i (ospedali, infermerie·

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di presidio, speciali e di corpo) N. 219. - L~ cause delle, morti fur..ono: meningite ed encefalite 5, b•·onchite acula 6, polmonile acuta 39, polmonite cronica 2, catarro enterico Jento 1, pleu•·ite 10, tubercolosi migliare acuta 1, tubercolosi cronica 8, peri toni le 2, ileo-tifo 22, d ermo- tifo 1, meningite cerebro spinale 8, morbillo 104, vizio o•·ganico del cuore 1, nefrite parenchimalosa 1, tetano traumatico 1, pioemia 1, sincope 2, annegamento da deli•·io acuto 1, risipola 1, fe rita d'arma da fuoco (pet• suicidjo) 1, ft·atture 1. - Si ebbe 1 morto sopra ogni 63lenu li in cura, ossia 1,59 per 100. Morirono negli ospedali civili N. ì8. - Si ebbe un morto sopra ogni 27 tenuti in cura, ossia 3,70 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti mit:tari e ci vili N. 21 cioè: per malattia 14, per congestione polmonare 1, per ferite· d'arma da fuoco 1, per assassinio 1, per annegamento casuale 1, per suicidio 3.

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SOMMARIO DELLE M.ITERJJ; CONTENUTI!': NEL PRES~NTE FASCICOLO.

~lcmorle

ori;;h•uli.

Rlsullati del1:1 med1catura aullsetuca n eli" ospedale m i lita re di Bologna, del dottO l't! P. lmbrlaco, cas•iuwo medico . . . . . l1f/O. 8 65 Vecchie teo1·ie, confermutu da fatt i uuo1·1. del dol-tor~ R. Glgliarelll capi tano n:edi co. . . • . . . . . . . . . . . . . • ·S~3 ~

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Uh·h.!la di ,:;lornuli ltnliuni cd l'.tTilcri . RIVISTA MEl!ICA.

Rumori del cuore a distanza - Biach. . . . . . . . . . . . • La rigenerazJOue dei ocrvi periferici mediaute la ~utur<l lub~;lare - C. Vanlalr . . . . • . . • . . .. . . . . . . . • Cou triùuzlone alla dottriua della polia.r tl'ite reumatica - Stern. » I>moglubi uuria parossis tica - Roas . . . . . . . . . . Rumori cardi;J.Cl anorrnati - Hamlllon Osgord. . . . . . . ,. Svpra al cune fo1·me di psicosi uremicbe - Edward T . Br uen •

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IUVISTA CHIRURGICA.

Spe•·•me11ti e studii sulle lusoazioJi del In rolula - Meyer tiuarigiouc dL un aneurisma cerebrale - J. Grey Glover Una nuo1·u medicazione antlseHica- Paolo Bruns. . . . Sul u·at tarneu lo del dolore dei deuu - V. Kirchbaur. . . l.a dìl'uloione Ojl piloro e del curdla.s nella sh:uOSI d1 qu.:~ti orillci - Loreta . . . • . . . . . . . . . . . . . • Note ch1 rurgiche sulla gu<?na degli Z"ulu e T1·auswual dal IS70 al lSIH - Blalr Brown. . . . . • . . . . . .

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Cenni di geologia ed !stori CI pen~ie1· 1 Jntori•O al cl1ma ed alle tolrm ali scatu1·igini dell'isola d' lsch 1a - MachlavelU •

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fi!VI STA IJI STATISTIC.\ MEDICA

Es(·rcito francese

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VAHI~:TÀ

NOTIZIE SM'\I TARIE.

:':lato saoitario di tu tto il R. Eser<~ito n~l mese d1 marzo 1583 . "

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• MEMORIE

ORIGINALI

RISULTATI OF. LI. A

N.fF~BICA'I'URA ANTISETTICA tì~LL'OSP~DAL re MILITARE DI B;JLOGNA

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J. Il colonnello medico cav. Cipolla, in un suo pregiato laroro s ulla medicatura anti settica, pubblicato nel Givmak di Jf,•diciwt miliwre del 4882, discorrendo degli esiti favorevoli ottenuti nel nostro ospedale, rivolgeva quasi un invito a noi di fare un'esposizione anali tica dei casi in cui quella medicntura venne adoperaLa. Egli è perciò che, avendo io, in circa un anno di pratica nel riparto chit·ur·gico, avuto opportunità di applicar·e lar·gamenle il metodo Li ~teria no , mi propongo di tener parola di quei cas i che, sia pet· l'impot·tanza del processo morbo!'o, sia pel ri sultato della cura, sembranmi maggior·mente degni di nota. Dire qui anche sommariamente della parte dottrinale e tecnica del metodo di Lister e de' suoi grandissimi p'regi, sarebbe non solo opera vnna, ma una vera indi~crezion e; impercioccltè tale e larlla è di già la diffusione di esso, e son così numerosi i suoi brillanti successi, che farei un torto ai òl)


Rl!:il:I.TATI OELI, A MEOlCA'lTRA A~TlSETTil :A 866 nH et colleghi, se volessi fermarmi sui punti testè enunciati. )li limiterò pertanto , prima di rifel'ire le mie poche osservazion i cliniche, a far notare taluni inconvenienti e difficoltà speciali a cu i noi medi ci militari aneliamo iucontm, e che o non si pt·t~se ntano mai, o solo eccezionalmente negli ospedali <~ ivili, ed a far cenno unicamente di quelle fra le norme serruite, la cui espo~izione mi pare indispeusahile pe1· lo scopo che mi sono prefisso. Il .

Se vi ha qualcuno che creda facile l'applicazione della medicatura antisettica, probabilmente converr·à cet·cat·lo fra coloro che non l'hanno mai adoperata, o l'hanno adoperata imperfettamente. E, di rero, tuili i chirurgi che hanno seguito per anni e su rasta scala il metodo di Lister, convengono in que:;ta sent en1.a: che pet· porlo in atto correttamente è d'uopo innanzi tullo ammeltere la teoria dei germi o per lo meno operare come se la si ammettesse, ed oceorre poi molta pratica per acquistare l'abitudine e non trascumre alcuna delle tante norme che sono necessarie alla buona l'i uscita. Onde è che il Nussbaum (1) afTerma nessun metodo di medicatura ri chiedere maggiot·e esercizio, allenzione e diligenza nella sua esecuzione, rlel metodo di Lister, e Billrotlt ha scritto non esserglisi mai presentato nella vita un pr·ohl ema così difficile come l'esatt.a appli cazione di questo metodo. N·o·n diversamente si esprimono Volkmann, Gross, ì\fac-Cormac, Ruggì, Lucas-Cbampionnière, e qnanli altt'i hanno scritto su tale argomento. !l'orme pe1· la mealcatui'IJ anttultfra. Napoli ISSO, pag. 2S • (l ) NossoAUAl. -

Trad. ilal.


NELL 'OSPEDAl-E MILITARE 01 BOLOGNA

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È quindi inutile dire con quanta accuratezza e trepidnione

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insieme io mi sin posto a fare le prime prove colla medicazione in disamina , c rome, se non ne ;m~ssi visto gli esili incontestabili, anei per lungo tempo dubitato della buona e:;ecuzione di essa. l'ìè mi occorl·ono molte p:u·ole per· [;lr risallan\ gl'inconvenienti cui accennavo di sopra, i quali derivano dnlla mobili ta del nostro persona le medico nel servizio di ospedale e dalla poca atlitudine dei nostri soldati infe1·mieri. i quali, stante là brevità del tempo che passano sotto le armi , non possono che restare al diso tto degl'infermieri civili . È b e n~i vero che diffondendosi sempre più la pratica antisettica, gli en·eu i della instabilitit del per;;onale medico andmnno attenuandosi in proporzione. l~ anche vero rhe a tali efi'etti oppone valido ri medio la collura scientifica, l'intelligenza e lo zelo dei nostri giovani colleghi; della qual cosa ebbi splendida prova negli ufficiali medici che mi coadiuvarono nel riparto (1). Nondimen•>, l'in conveniente sussiste ed è incontrastabile; ed a convincersene basta ricordarsi che il Yolkmann aveva sempre risultati meno favorc,·oli dalla cura Listeriana, quando nella sua clini ca eranvi assi~tenti nuovi , e lo stesso Nusshaum {2) confessa che egli ed i suoi assistenti non andavnno esenti da errori anche dopo lunga ed estesa pratica. In quanto poi all'altro inconveniente, io lo credo Lale che il migliot· modo di ripararvi sia quello di non giovarsi per nulla

lll Colgo l'occasione pe r ringraziare qui della loro intelligen te ed efficace coope razione i s ignori utflciali medici Quinzlo. De Angelis, Rizzo. Benedetti, Gamhiglianl e T~stì , nouchè i volontari di un anno Baldnssari e Piatoj ed il dott. Gril li, allora soldato di sanità ed ora &OllOtenente medico, i quali si successero, durante il mio servi ai o. nei riparto chirurgico. (~) NUSSBA tJM. L . clt.


868

IHSULTATI DELLA ~IEDICAT UIIA ANTISETTICA

dell'opera degl'infermieri in Lutto quanto concerne la medicazione antisettica ed il maneggio degli oggetti che ne fanno parte. III. Jl material e antisettico da noi usa lo fu precisamente quello

prescritto dal Lister. Esso ci fu sempre forni lo dalla farmacia centrale militare, proveniente, il silk protcctive dalla fabbrica di Hartmann ed Heidenheim a Wtit'Lzburg, il owc!.:inLosch e la garza dalla fabl>rica nazionale di Hartmann e Guarnieri a Pavia, il catgut ed i tubi da drenaggio da quella di Sci'all'usa. Noi vi aggiungemmo il cotone fenicato e salicilato preparato ottimamente dalla nostra farmacia dello spedale. Oltre alle note soluzioni acquose di acido feni co al 2 ',, ed al :.> , ed all'olio fenicato al 5 ed al1 Oper 100, second~ i vari usi che tutti conoscono, fu pure adoperala la soluzione di cloruro di zinco all'8 per 100. Questo potente mezzo antisetLico fu trovato molto utile per disinfellat·e le ferite e le piaghe P$poste per lungo tempo alle influenze settiche e pet· ottenel'e una protezione più efficace e più durevole di quella che possa <lare l'acido fenico, contr·o l'assorbimento dei secreti mot·bosi. Venne parimente falla larga·applicazione der'la vaselina borica al 5 o ·l Oper 100, segnatamente nelle piaghe semplici e nelle scollatur·e. ~egli ullimi mesi poi del mio esercizio nel riparto, volli esperimentare in qualche caso la medicazione iodoformica, e mi valsi della polvere sparsa dir·ettamente sulla pal'te malata o sulla garza (Billroth, Mosetig). Ebbi risultati assai soddisfacenLi, ma non saprei att'ribuil'e a questi un gr·ande valot·e, perchè i casi in cui si applicò quel metodo di cul'a, ful'ono pochi e non <li molla importanza.


riELI.' OS l'KDAL E Ml l. ITAilE DI BOLOG NA

869

Non tutti i casi di chirurgia occorsici furono trallati col met odo di Lister, ma solamente quelli nei quali si poteva ripromeltersi la riunione immediata della fe1·ita, scopo p1·ecipuo di tale metodo, ovvero gli altri in cui l'insorgere di morbi accidentali veniva giudicato più pi·obabile e più temi bile. !":otesti malati erano di solito tutti riuniti nella stessa sala , e da e~s i avevan sempre principio le Yisite giornaliere e le medicazioni . Qunndo si dovettero eseguire operazioni d'importanza , In ~ala d'operazione venne sempre pre,·iamenle lavata e disinfellata, e, non occorre dirlo, istrumenti ed oggetti ahbisognevoli per l'allo opera tiro e per la medicazione furono anch'essi <ICcuratament e disinfettati ; che anzi , operatore ed a~s i s tenti indossarono in tali rincontri vesti d'ospedale nuore, appositamente provviste. Per la nehulizzazione carbolica ci valemmo escl usivamente di poiYerizzatori a mano del Richardson , di cui aYevnmo a uost1·a di s p o~ izi on e un numero sufficiente, permodor.hò non sentimm o mai un vero e reale bisogno dello s1m1y a va pore. Il metodo Listeriano fu in massima eseguilo a rigore. Jn qualche caso soltanto, nèt quale il pericolo dell'infezione settica em di giit allontanato, ovvero il processo mor·boso era di una natura non grave, mi perm!:;ì qualche leggera modificazio ne: adoperai , per es., le bende ordinarie invece di quelle di garza anti!\ettica, tenute però prima e per lungo tempo in un bagno fenicat.o al5 per 'l 00; utilizzai pure spesso, secondo il suggerimento del Ruggì ( l), pezzi di mackintosch già usati, <lopo averli l:mtli e tenuti in una soluzione forte di acido carbolico. Le legature dei vasi si eseguirono ogni volta col catgut. Si {l ) v . Rvoor. - Dell'a1·te at m eàtcare secondo il m etodo Llstc1·. - lloJogna 1879, pag. 32.


870

nlS ULUTI DELLA MEDICATUR A ANTISETTICA

usò il N° ·l pet· i piccoli vasi, ed il Nl 0 2 o 3 pet· quelli di g·t·osso calibro. Nelle mie poche operazioni ebbi sempre a Jodarmi grandemente di questo prezioso elemento della medicatura antiseuica, non essendosi mai verificata la benchòminima emorragia consecutiva. Anche le suture furono praticate col caLgut, meno qualche eccezione in cui credetti di valermi dei fili di seta fenicata. Non mi venne fallo di notare alcuno degli inconvenienti attribuiti al catgut e ch'e indussero il prof. Ruggì a dire che esso è ri gellato nelle suture, anche dallo stes'so Lister ('l). ~ella pluralità dei casi feci la sutura intercisa a punti assai ranicinati, ral'e volte quella attorcigliata. DeLla sutura profonda col nolo metodo di Azam, non feci mai uso, e nemmeno degli altri modi di cucitura con fili metallici1 proposti dal Thiersch, da Menzel, da .r. Boeckel e da altri. Finalmente :>i procurò di rendere facile lo scolo dei liquidi , medi a nt~ gli ordinari tubi da drenaggio, antisellici. In generale si preferirono tubi di grosso calibro, dei N1 3, 4:. o 5, tagliati, siccome è prescritto, a sghembo nell'estremità profonda ed a livello della superficie della ferita nell'estremo libero. Talvolta mi valsi con vantaggio, dei fili di catgut riuniti in fascio (Chiene), non mai di altri mezzi di fognatura. Sono queste le poche avvertenze che ho stimato opportuno di premellere alla esposizione dei casi clinici e dei relati vi alli operatori. IV. Rr:se::ioni. -Vennero praticate due resezioni, una dell'estremità inferiore del radio sinistro, l'altra del malleolo interno associata allo svuotamento di una parte dell'estremo articolare della tibia. (l) V. Rt;OOI. -

L. eli P• 62 .


~ELL' OS PEDALE )fiU TAR E DI JlOI.O!TNA

871

La prima fu eseguita nel soldato Verta Domenico, del distretto militare di Reggio Emi lia. Dopo un fatto traumatico apparentemente lieve, in questo ' individuo che era di debole costituzione organi ca e di tempra linfati ca, si sv iluppò lentamente nn'osteo·periostite dell'estremità in fe ri ot·e del radio susseguita poi da carie. Sperimentate inutilmente le più attive cure locali e generali , si giudicò indispensabile la resezione della parte all'eu a ( l), ed il 15 settembre 188 1 si procedelle all'atto operati vo. t.:lorofonuizzato l'i nferm o ed ottemperato scrupoiO$amenle a tutti i precelli di Lister, l'i praticò un' incisione di circa dieci centimetri sul lato estemo della regione dorsale dell 'a ntibt·nt~­ cio, obliqtlamente diretta dalla li nea articolare all' in su. t' dall'interno all 'estet·no pe1· profittare di una :;oluzione di continui là preesisten te. J,osto l'osso allo scoperto, si sgusciò senza molte diffico llit dal periostio, il quale per· altro era in larga estensione distrutto sulla fa ccia dorsale. Colla sega a catena si di vise il radio nella conti nuità alla distanza di sei centimetri dall'articolazione del pugnò , e quindi, rer·m inata. la denuda1.ione della sua superficie interna ed anteriore, si separò agevolmente dagli attacchi legamentosi e si e:-tr·asse. Le abbondanLi fuugosi t;\ delle p:u-ti molli furono diligentemente aspor·tate r.ol cucchiaio di Volkmann, e riscontrate sane le ossa vicine, cubito e condilo carpico, si chiuse la ferita con sei punii di cucitura al catgu t, senza aver avuto bisogno di legare alcun va~o sanguigno. S'introdusse un grosso tubo da drenaggio t'enica(u nella fe1·ita e si applicò la medicatum antisettica. La parte venne immobilizzata mediante l'apparecchio di 1

(l l L'ìntlicaziooe di questa come dì tutte le a ltre operazioni pi ù importanti venne stabilita in con•ulto, a cui prese parte tutto il pers onal e medi co dello spedale .


872

RISULTATI DELLA MEDICATUitA ANTISETTIL\

Esmarch per la resezìone radio-carpica (1). Nei dieci giorni successivi le cose andarono in modo molto lu singhiero; la febbre, cbe dapprima sì elevava spesso al dì sopra di 39•, non sorpassò mai 38 ::p·adi. ne si svilupparono fenomeni di notevole reazione locale. Fuvvi abbondante scolo siet·o-sanguinolento nei primi due giomi . ma in prosieguo !'i rese tante• scarsa la ~ec t·ez i o ne. che l'apparecchio di medicatum si rinnovava ogni due o tre giorni . La ferila però, noncltè tendere alla cicatrizzazione. rimase per certo tempo stazionaria, poscia divenne fungosa; comparve edema sul dorso della mano, dolore nei movimenti delln mano stessa e delle dita, e :'i riaccese viva la febhre; in breve, la malallin troncata sull'osso del radio, si trapiantò sulle ossa del carpo, e più tardi, cioè circa un mese dopo l'operazione, analogo processo si ordì sull'estremi ttt infet·i ore dell'o mero corrispondente. Ciò rese necessnria, come dirò più lardi, l'amputazione del braccio. L'operato di re:;ezione del mP.lleolo interno fu il soldato Mazzei Sera fino del 7 1" reggimento fanteria. Questi era dì dehole costituzione organica o di abito iìnfatìco al pari del primo, e forse anche più dì lui deperito nella nuLrizione generale. Senza cau::a apprezzabile. l' estremìlit ìnferiot·e della sua tibia sinistra ammalò òì o~teo · po rio s tile lenla, [eguita da carie del malleolo, e dì parte delle fa cce anterìor·e ed interna dell'os:;o . Pìu Lardi sì manifestò analogo proces~ o nel .2° e 3" metacarpo della mano destra in prossimità della loro articolazione colla rispetti \'a falange. Adoperati invano i mezzi di cura più razionali c più attìt•ì, ~ i procedetle all'ablazione della parte malata il i.> novembre l 881 . Con un' incisione dì ::;eì centimetri sulla faccia interna Il) ES&IAI\CU -

Ch lt'1tl'f1le a<' fl!A.el're. -

Paris. ISi!l. pag. 61.


l~Ef.L,(JSI'EDALE MILlT.\I!E DI JJ()Lùr. M

8J:l

della tibia prolun~antesi un po' al disotto deil'apice del malleo lo, ~ i pose l'o;;,;o allo scopert o; si distaccò actu rat;nnente iiJJeriostio non ancora di st1·utto dal pruee~so, e lil)eralo il mall eolo dagli nttacchi l('gamentosi e cnp.qllari r enne in ~ran pru·te asportato a C(llpi di stnrprll o. Voscia col la sgorl •ia si svuotò la parte ammalala del capo nrlico lare deii;L til1ia. Infin e ,-; eollocò. un Luho da fognatura. in greml,o alla ferita, si mi :;ero 'lllilll ro ptmti di ~ ul.ura al calgu t e si applicò la medit:alu ra an uisettica . L'arto Yenne adagialo in un semi cana le di Bount>l in guisa che mediante un I.J endaggio alla Sculteto fall·O di ga l'za feni cata, si potesse rinnovare l'apparecchio di medi cazione col meno possii.Jile di scosse c di mori menti del la parte. :X ci primi otto giorni succ.essiri le co ndizioni genernli e locali non potevano essere piLI soddisfacenti: tempera tura co sta ntemente al di i'-Ollo di :18°, ripristinate le funzi oni di~e­ :-ti,·e; mora le so ller nto; poco o punto dolore; nessuna reazione !orale; sca r:-a secrezione della ferila. Però, a dntare dal 9• giorno la scena cominciò a camLiare; l'articolazione li biotarsea direnne gtmfin e dolente; comparve edema sulla regione dorsale del piede, la feiJ llre si riaccc..;e a 30 gradi e più, ed a poro a poco si determinò un ,·ero e proprio podnrtrocace, ]'el qnale fu mestieri procedere poi alla demolizione della gamba. Per verità queste due J'esezioni ebbero csilo tutt'alt1·o che felice; nondimeno, se si consiclei·a, coroe ben disse il colonnello med ico nella sua citala Memoria. che nessuno degl i n.rci denti soliti a tener dietro a simi li atti operatori, ebbe a. verifi carsi nei nost ri inferm i, si può dire cile gli eiTclti vantaggiosi del metodo Listeriano non siano del tullo venuti meno . A mputa :;ioni. - Se ne pt·ati carono sei : una di braccio, un n di gamba e qLaallro di coscia. L'amputazione di braccio fu eseguita nel soldato \'erta del


87-i.

RlSt:LTATl DELLA llEDI CATURA ANTISETTICA

quale ho giit tenuto parola. L'atto operativo venne compiuto il 17 novemiJ r·e 188 1 al 3° medio del braccio, col metodo circolare, proce~so Oesanlt, e mani chetto periosteo . Ultimato l'allo operatorio, si procedette colla massima diligenza all'emostasia: vennero falle cinque legature col catgu t, e quindi si chiuse la ferita applicando due tubi da fognatura agli angoli della ferita stessa. e sei punti di sutura intercisa. Essendomi proposto di non far uso afTaHo di spugne antisetti che, applicai in modo conveniente dell e lnnghelfe di garza uagnate nel la soluzione a't 2 '.',p e r~ 'oed una fascialo ra espulsiv:t dalla radice del memur·o in giù. Poscia eseguii la medicatura asciutta ed assicurai l'occlusione e In compressione con uno spesso cusci netto di cotone fenicato e co lla so lita cappellina falla con fasce di vel9 antisetti co . ~un si ebbe reazione di sorta nè localé, nè generale; lot più elevala temperatura fu di 37°,8 e si verificò il 3° giorno. L'apparecchio di medicazione venne rinnovato al 2°, al 4. all' 8° ed al J ~u giorno . Il primo tubo da drenaggio fu tolto alla 2• e l'altro alla 3• medicatura. Al ·12° giomo la fet·ita era intieramente riunita per prima intenzione, lasciando diet ro di sè una cicatrice lineare regolarissima. L'amputalo di gamba fu il soldato Mazzei, di cui ho pure parlato innanzi. L'operazione, falla il 2i) novembre 188 l , cadde sul luogo di elezione. Fu adollato il nielodo circolare con lembo pel'iosteo . Seguendo il consiglio di Malgaigne,segai il perone un centimetro piu in alto della sezione della tibia. Eubi la massima cura nell'assicurare l'emoslasia e legai 8 vasi arteriosi. Furono quindi applicali tubi da drenaggio, punti di cucitura e medicazione nella stessa g ui ~a che nel caso di amputazione del braccio. Nel Mazzei comparvero fenomeni imponenti di intossicazione carbolica . Vi contribuirono, a mio parere, la grande 0

,


~ELL'OSI'EDAU: lliLFrAR E DI BOLOC~A

871)

deboiP,zza dell'i ndividuo e la dimcolla in conl rata a frenare l'emonagia capillare susseguita alla rimozione del tuuo anemizzante Silveslri-Esmarch. La temperatura. ascellare tre .ore dopo l'operazione em discesa a 3.i.0 ,8 e i'inl'ermo era in preda ad un gravissimo collasso. Si provvide al riscaldamento del corpo involgendolo in. panni caldissimi ed applicando botliglie di acqua calda ai piedi; si ricorse alle fregazion i secche ed ai senapi!\!lli, e si praticò un'iniezione ipodermi ca di 'io centigrammi di tintura alcoolica di musc:hio. La Lemperatum cominciò' a rialzarsi otto ore dopo l'operazione ed a poco a poco si dileguarono i fenomeni del collasso. La ferita intan to guarì per seconda intenzione, sebbene con poca secrezione purulenta e con debole reazione febbrile che non superò i 38°,t>, nè oltrepassG 1'8° giorno. Al 42" giomo dalla data dell'amputazione, la cicatrizzazione era. compiuti\. La nutrizione generale migliorò anch'es:;a rapidamente e la malatlia localizzata nelle ossa m etac~u·pee parve anestala nel suo decorso, cosicchè, quando il Mazzei uscì dallo spedale, si poteva con fondamento sperare in' una non lontana, spontanea guarigione di quest'ultima affezione morIJosa. La prima amputazi one di coscia ru eseguita nel caporale Micheletto Francesco, del 72" reggimento fanteria, affetto da podartrocace sinistro. Quantunqu e egli fosse di valida costituzione organica e senza precedenti morhosi, tranne un'uretrite blenorragica, nel cot·:;o della quale ehhe principio l'affezione del piede, pure questa si mostrò ribelle alle più enet·~ giche cure. 11'18 ollohre H~8 ·1 si ricorse, come ultima t·isorsa, alla causticazione punteggiata, ma la malattia continuò il suo decorso peggiorando 1-empre; che anzi fu presa da sinovite lenta anche l'articolazione femoro-tibiale corrispondente. Ep-


8i6

lliSULTATI DELLA MEDlCAT URA ANTISETTICA

però il '18 no,·emhre si procedette all'amputazione, col metodo circolare, processo Sedillot e con manichello periosteo . L'ischemia artificiale, l'emostasia definitiva e Lulle le altre manovre inerenti ~di'operazion e ed alla medicatura antisettica furono compiute nel modo già de~critto; rennero po~ ti no,·e punti di cucitura al c.atgut . Alla 3" medica1.ione tolsi i residui dei fìli di ealgut, non assoi'IJiti-, ed un tubo da drenaggio; allrt .&.• l'altro tubo, ed alla 6", cioè al 1G0 giorno dopo l'operazione, nel moncone perfetLamente guarito si vedeva una bella cicatrice lineare. La massima temperatura fuùi ;no,7 e si notò in 3' ~i o rnata. Un caso molto interessante d'amputazione di cosc ia ci si presentò nel soldato Ca~ telvetere Carlo, del 7:?" reggimento fnnterin. Era un indi viduo debole e deperito a causa dell'infezi one palustre lungamente patita. Alla fin e di maggio 1881 ammalò di flemm one esteso a qunsi tutta In regione nntero·esterna della gnmba destra con dill'usione della flogosi alle guaine tendinee dei muscoli peronieri, successinl. necrosi dei tendini e carie del malleolo esterno , del cuboide e d ell'r~polì s i del 5" metatarseo . Furono tentati invano molti espedienti curativi di cui rife· risco solo i principali, cioè la causticazione colla pasta del Canqiwin e col ferro rovente più volle ripetuta ed il rasch iamento delle ossa cariate. Verso la fin e di g~::nnaio 1882 alla malallia sempre pt·ogr·edienle e che aveva in,,a·so ormai quasi tutte le ossa del tar·so, si aggiunse una tumefazione pastosa e dolente in cor·r·ispondenza del condilo esterno del femore, indizio di osteoper·iosti te già ordi tasi in quest'osso . I n tal i condizioni, l'infermo che erasi sempre mostrato riluttante alla demolizione dell'arto, vi si decise, e noi, pur non dissimulandoci i peri-


NEL L'Os PEDALE llll,ll'AI\E DI BOLOC.U

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coli deri vanti dal graYe stato generale di lui, proceùcmmo il ~ 7 fcltbmio all'ampulazione della coscia. Fu adollnlo nnche nel Castelvetere il metodo circolare, processo Sedillol, con manichetto periosteo. Ad onta delle cautele antiselliche scrupolosamente nttnate: la ferita non si riunì per prima intenzione. La febbre però non sorpassò i 39 gradi, ed al 10° giorno ces5ò deltullo. Senonch~, mentre la piaga d'amputazione volgeva regolarme11tP a guarigione, compa rvero successivamente non meno di quattt·o ascessi ossilluenti nella regione del dorso. Tale compli ca· zione fece riaccendere nuovamente la febbre e non impedì, ma ritardò di molto la cicatrizzazione del moncone. Questa avvenuta. si potè avviare il Castelvetere al ~uo paese nati,·o in :;oddisfacenti condizioni generali , sebbene con un seno fistoloso tuttora aperto, in fondo al quale ri sconlravasi cariata per certa e.~ ten s i one l'ottava costa sinistra . • n terzo operato di amputazione di coscia fu iltrombelliere Tognoni Antonio del i 2° reggimento fanteria. In questo soldato, di costituzione apparentemente rol)Usta, ma di muscolaLUra floscia e di tempra linfatica, si sviluppò spontaneamente una sinovite fungosa del ginocchio sinistro. Egualmente che negli altri, vennero esperimentati in lui lutti i più raccomandati mezzi lerapeutici: causticazione trascorrente, immobilità conginnta all'estensionecontinua coi pe~i , e finalmente ignipuntut·a; ma il morbo continuò il suo corso invadente e distrullore. 11 20 apt·ile 1882 y~nne amputala la coscia al3u medio col solito metodo e processo e colla solita m edi ca~ura. Si era pensato ùa Laluno alla resezione articolare; ma sia per il grave stato generale dell'individuo, sia per l'estensione che il male avev::r acquistata , venne gi udicalo inopportuno un tale provvedimento.


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HISt;LL\Tl DELLA llEO ICATU RA ANTISETTICA

Lrt rerita cica trizzò per Se('.OJ)da intenzione' sebbene io avessi spera to per le condizioni nntr·itive relati,·amente favorevoli del Tognoni, più che in altri operati , la riunione immediata. Non è irnprouabile che tale insuccesso relativo sia da attribuir~ i ad una momentanea sospensione della polverizzazione carboli ta mentre si allendeva alla cucitura del manicheuo. Il paziente fu minacciato da sincope durante quell a manovra, e ciò produsse un po' di allarme.• e quindi l'inconveniente snccitnto. Del I'Ìmanente non si ebbe che lievi ssima renione fehht·ile con un ma.rimum di 38°,7 al secondo giorno dopo l'operazione e pochissima suppurazione. Al 38" giomo il moncone era cicatrizzato, e la nutrizione gene1·ale r·ipr·i stinata compiutamente. L'ultima amputazione di coscia ftt prati cata nel soldato Baga tti n Angelo, del distretto militare di Ferrara. La malattia cominciò in modo lento c.on unn perio~tite della tuberositil interna della tibia, senza altra causa manifesta che quella predisponente della costituzione debole e dell 'abito Iinfntico dell'individuo. Anche in questo caso si ricorse d11 pprima con tutte le ca utele antisetti che alla spaccalnm del l'ascesso ossifluente formatosi al lato int~wno del ginocchio, e poscia alla raschiatura dell 'osso cariato, con nsportazione delle fungosità mediante il eucc h iaio di Volkmann , ed alla caulet·izzazione col ferro rovente. Mn ad onta di queste ed al trettali misu re terapeutiche, la malallia , pep-giorando sempre, si dilfuse all 'articolazione e di ede IUO,!!O ad un Yero e proprio gonartrocare. L'a tto opernti\'O venne esrl!uito il 2 ngo!'tn 488'? colle metlesime norme clte uegli nltri ope.rnti, cd io ebbi la sodd isf<tzi one di vedere nn n rapida riuni one pet· prima int enzione ' dopo qnnllro sole medi ca lure, in guisac hc il Bnf!nlt in potè le-


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~ELI. OSPEDAU:

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MILITAI\E DI IJOLOG:\'.\

var~ i di tuLLo perfettamente guarito il 14 agosto, cioe ·l

s-, (\ OJ

zgiorni

dopo l'operazione ( l). Emerge da quanto ho esposto, come sopra sei amputati, tutti guariLi, siansi arute tre riunioni immediate. Senza dubbio è un ri sultato del qual e si può essere contenti, molto più se si considera che laluni nostri malati, co me il .\l azzei ed il Castelrelere, erano in· condizioni gt'uera li cosi deplorauili, che in altri tempi sareube stata una rera temeritit il sottoporli ad un'operazione gra re come l'amputazione. Nrmdimeno, io credo che avremmo fo r~e potuto ottener·e esiti anco ra migliori, ore, inrece del nwlodo circolare, aressi mo adollato quello a lembi. 11 Boeckel (t ) l1a in modo =-peciale portata J'auenzione :-:u questo punto. Operando col metodo circolare, egli osserra, ad onta di una bene intesa compressione, le parti costituenti

il muni chetlo hanno sempre tend enza ad allontanarsi . Si produce, pertanto, uno spazio triangolare colla base al punto di sezione dell'osso e dei musc.oli e col ,-e,tice alla linea di riunione. In siiTatto spazio fa cilmente si accumulano i liquidi secreti della ferita , e se il dr·enaggio non è c;ufficienle o non funziona bene, non soltanto fnllirilla riunione immediata , ma potranno intervenire altresì accidenti e complicazioni di mollo rilievo. Il metodo a lemui , e soprallullo a lembo unico, on-ia a tali inconvenienti, per la ragione che il lembo ha una tendenza naturale a cadere per pr·oprio pe5o sulle parti profonde. Una condizione però è necessaria, ed è che il lembo s i~ gius!ll, nè troppo lungo nè troppo corto; poichc i l lembo troppo corto (Il Per amore di brevità non ho cre<luto di riferire il reperto anatomico-patologico delle parti demolite, ma posso assicurare cbe la disse· ziooe c~ofermò io tutti l casi la diagnosi clinica. ('1) Jl.iLIS BoEoKaL. - Fragmel'lt$ ae chi•·urute antlseptlque. Paria 1882.


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RISU LTATI DELLA .UEOICATURA ANTISETTI CA

sarebbe sempre ed in ogni caso difettoso, e quello troppo lungo favorirebbe il ri stagno dei secreti, e si oppone bue al pari o più del manichello, alla riunione per prima intenzione. fo sono talmente convinto della giustezza di queste consi Jemzion i che, pr·esentandomisi l'opportuni Lil, non esite rei a

dare la preferenza al metodo a lembo unico. Si cercò, con particolare auenzione, di assicurare l'emostasia. Devo però notare che, a voler ollenere un 'embstasia il viù che sia possibile perfetta, si perde molto tempo a scapito delle forze del paziente, ed a pericolo di favot·ire l'allossicamento carbolico. Egli è perciò che negli ultimi operati procurai ltensi di legare al più presto i vasi di maggiore impor·ta?za; ma pet·l'emormgia parenchimatosa e dei piccoli vasi, mi appigliai con vant;1g~io

al partito di adattare alla ferita un tampone anti-

settico e posci<t anche una medicatum asciuua provvisoria, non praticando la medicatut·a definit.i va che dopo di <W et· la:;,~iato per una o tlue ot·e in riposo l'operato. A proposito dell'emostasia conviene. aggiungere che non fu mai trascurato l'uso dell'apparecchio Silvestci -Esmm·ch per l' ischemi a prevenLi va. Non pochi chiru1·gi, specialmente francesi, resp!ngono la fascia di E:m1arch per tema che l'emorragia capillare consecutiva, dovuta alla paralisi delle pareti vasali per e!Tetlo della compr·essione, possa .:ompromeltet·e la r·iunione immediata. Che veramente all'applicazione dell'apparecchio in di:;cor:;o, tenga dietro un copioso gocciolio di sangue, ò un fatto osservato da LlLili ed ammesso dallo stesso Esmarch ('l). Qu indi molLi sforzi si sono falli pet· apportare delle modificazioni al l a.;~io costl'illore; fra le quali va specialmente ricordata quella (l) EsMARcn. -

Chl>'U>'Qie de ouen·e. Paris 1879, pag. 196.


~ELL'OS PEOALE MILITARE DJ DOLO G.i'ìA

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ingegnosa ed utile del dottor Nica ise (1) e che io . non de;;cri 1 o perchè già a Lutti nota. Con tutlociò, non sarebbe lecito> a me pare, di tt·ascurare 1ielle nostre operazioni un mezzo, di cui a buon dirillo si vanta la moderna chirurgia; tanto più che l'esperienza ha dimostraLo come il sangue in grembo ad una ferita medicata alla Lister, lnngi dal putrefars i, si trasforma, si organizza e concon e nIla riparazione dei tessuti. ~ ci miei operati, l'apparecchio anemizzante fu sempre applicato colla modificazione consigliata dal colonnello med ico i;;pPLiore comm. Machiavell i, oggi quasi generalmente adottata nei nostri ospedali, cominciando, cioè, i giri della fasc ia elnstica non gi;'t dall'estremità periferica del membro, ma immed iatamente al di sopra della parte malata (21 . l:'t·ima di lasciare l'at·gomento delle amputazioni, non vog-lio omelter·e un'ultima circo::Lnnza, ed è relativa all'uso delle ~p u g r.e antiselliche. Il Gros~ e con lui tutti i più distinti seguaci del metodo di Li ~ t er, lodano grandemente le spugne, non tnnto come mezzo di nettezza della ferita durante l'atto operativo, quanto come un elemento importante della medicatura . l mperciocclu! le !'pugne esercitano un'efficnce compressione, aspirano i st·crr•ti, impediscono il dival'icamento delle parti, concorrono, validamente, in una parola, alla guarigione per prima intenzione. Senz:t disconoscere alcuna di coteste qualità ed uffici delle !>pugne, nelle mie poche operazioni stimai preferì bile l'uso di compresse di velo antiseuico convenientemente disposte e di cuscinelli di cotone fenicato; ciò per il solo motivo di non ( l ) G t LLBTTII. -

Cilfl'l<r {fle jow·nalle;·e des H tipitau.r fU Pa>·i~

Paria

1878. pag. 697. Co >ll>'lb uto all'anemia artificiale colla delloa:tone Giornale di Medicina "'ilftare. Anno 1875. pag. 713.

t2) :\!ACUtA TBLt.t. -

ela.<tlra. -

'!.1 7


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RISULTATI DELLA MEDICATUR A ANTlSETTICA

andare incon~t·o senza assoluto bisogno, ai pet·icoli derivanti dalla difficoltà di pulit·e e disinfettare le spugne e di mant.enerle asettiche. Questa dich iarazione, io spero, van·à se non a giustifi cat~e, a dare una mgione della mia condoua in proposito. l''?·attwt·e c01nplicate. - Ne posso riferire un solo caso ma degno di nota, e per la gravezza della lesione traumatica e per l'esito felice che ebbe. Il soldato di 2• categoria della classe ~ 860, Landuzzi Ferdinando, chiamalo temporariamente in servizio presso il 3° reggimento artiglieria, veniva col pito in piazza d'arme da' nn calcio di cavallo nella regione del ginocchio sinistro, il mattino del 6 dicembre 1881. Riportava una frattura trasver· sale della rotula complicata con ferita pe{letrante nella grande cavitil. articolare. Si esegui la mcdicatura Listeriana col massimo rigore e s'immobi lizzò la giuntura con un solido apparecchio fenestrato al silicalo potassico. Sol'o nella prima l'ettimana l'inferme ebbe febbt·e che però non t'aggiunse mai i 39 gradi; nessun sintomo Oogistico si manifestò nella parte, e dopo 45 giorni la feriLa era cicatrizzala, per rnodochè nl 20° giorno si potè rinchiudere l'articolazione in un astuccio gessa to completo. Sebbene siasi cercalo di favorire il ravvicinamento' dei frammenti ossei mediante l'uso di compresse graduate e la posizione dell'arto sopra un piano obliquo montante, si fot·mò nonpertanto un ·cali p fibroso. Al 34° giorno, rimosso l'apparecchio ingessato, si provvide il Landuzzi di una ginocchiera di cuoio, colla Cftiale e coll'aiuto di un bastone poté cominciare a fare qualche passo. Asuo tempo venne poi inviato ai fanghi di Acqu i, d'onde faceva ritorno nello spedale, essendo sprovvi!'to di mezzi di sussistenza. Ora egli cammina liberamente senza ginocchiera e senza appoggio di sorta.


NELL'OSPEDALE UILITAUE 01 DOLOG~A

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. hpnrta::iOIII' (h /.!ullol·i. -Ne presento due casi:

li primo si riferisce al ca rabini ere Leali Domenico, operato

di orchiertomia per carcinoma del testicolo destro. Si trattava di un uomo a 34 anni, di valida costituzione organica e di Oorida nutrizione, e senza precedenti morbosi ne individuali, nè ereditari. Da circa sei mesi egli si era accorto che il testicolo andava man mano ingros~ando ed a quando a qunndo era sede di qualche lieve e rugace dolore lancinante. All 'epoca del nostro esame (2::! luglio l 88?) l'organo avea raggiunto un volume quasi triplo del normale. era liscio, elastico, indolente al lallo e perfellamente mobile.

"

Il funicolo spermatico appar·iva integr·o, e tale er·a altresì l'apparaLH ghia:-~do l a re accessibile all'osservazione, è gli Ol'-

gani interni. L' operazione domandata con in sistenza. ed unanimamente approvata da tutti gli ufficiali medici convocati a consulto, venne esegui la il 19 agosto successivo col processo ordinario e legando partitamente le singo le arterie del cordone. La medi ca tura fu.praticata colle solite norme e venne as·sicurata l'occlusione con largo ed abbondante strato di cotone salicilato e con fa;;cia elastica. Non seg11i reazione nè locale nè generale, la ferita si chiuse per prima intenzione, tranne un piccolo tratto corrispondente al tragitto del drenaggio, che cicatrizzò per granulazioni. Dopo tre se~timane il Leali fu rimandato guarito alla propria stazione (·l ). Il carabiniere Leali, uscito dnll'ospedale perfettame nte guarito il ~l settembre JS:-12. stet te liene 8ioo alla fine di dicembre dello stesso anno, quando 4!ominciò a senti1·si debole e si accorse di un lento. ma progres· sivo dimagramento; poi essendogli sopravvenuta anche la tosse con espettorato mucoso, ed una certa difficoltt.. di respiro, ri Lornò in questo stabil imento il 23 marzo de l corrente anno. Nei primi giorni, ai fatti ansidelti si aggiunse ua po' d i febbre, la ( l)


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RJSl ii.TATI DELLA MEDICATURA ANTISETTI C.~

Il secondo fu un caso di enucleazione di volumi noso tumo1>e ghiandolare al collo, da cui era afTeLto il soldato aiutante della 9" compagnia di sanitit , Giuliani Antonio. ~ el •1873 gli venne estirpalo un altro tumore simile, avente sede nella regione sollomascellare destra. Ma, stante l'abito linratico dell'individuo, sco r~o appena un anno, ne comparvero altri due nella medesima localilit. Essi, a poco a poco raggiun ~ero l'ispetLivamente la grandezza di un uovo di pollo di una grossa noce, e mostrandosi ribelli ad ogni cura, inc1us~ero il Giuliani a domandare instantemente l'operazione. ~f ediant e incisione unica di cinque centimetri parallela alla

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quale. dopo poco più di una settimana, ceasò per non ricomparire mlli pi ia in tutto il corro della malattia. l fatti , però. relntivi all'apparecchio respiratorio si resero acmpre maggiormente accentuati ed estesi. L ' ipo- . fonesi che si notava ftn dai primi g iorni alla hase del torace sinistro si andò man m ano eatendendo in alto. èd i pochi rantoli che quivi si udivano. si resero ancor era! piu numerosi e più di11"ual. Ben presto ai effettuò pu re un copioso spa.n dimeoto nel cavo pleurico. Contemporaneamente si oo ta~a il fega to sporgente per 1·irca quattro dita traaverse dall 'arco cos tale. S i sospeuò sin da principio una riproduzio~e neoplastica nel polmone si oistro; e quetto sospetto fu eleYat.o a vera diagnosi nell'ultimo decorso <lei r•rOCt:$80 morboso, e specialmente quando dal torace sinistro potè es trarsi un liquido eiero-aanguinoltmto, mediante punture esplorative, e mediante al vuotamento coll'Aspiratore del Potain, fatt.o a scopo di alle\'i are la dispnea dell'infermo. divenuta gravissima. · La cachessia intanto cresceva sempre sì da fare assumere al Leali an aspetto •~ oile, ed associata ai gravi disturbi reftpiratoriì , lo facea soccombe re. All'autopsia ai u·o,·ll quasi lutto il polm on E' s inis tro (eccettuata solo piccola parttl del lobo superiore l trasforma lo in una massa neoplastica, dura all'esterno. rammollita ed ulcerata nel centro, con formazione di vasta ucavaziooe piena di grumi sanguigni. Un tumore di aspetto identico al precedente lrovavasi nell'ipccondrio sinis\ro, impiantato s ull'ala piccola del fegato. ed una simile degenerazione neoplastica ave~a invaso le glandole linfatiche del mesentere e del mediastioo posteriorè. Tutt«' queste masse oeoplasticbe avevano l'aspetto de l carcinoma. Questo giudizio, appoggiato ai caratteri macroscop ici , ven ne confermato dall'esame microscopico.


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NELL 0S1'J::OALE MILIT.\1\1:: Dl BOI.OG:'iA

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branca orizzontale dell' os::;o ma:Scel brc in feriure, si posero a nudo e si enuclearono, senza dìflh:oltit e ~enza incidenti, i due tumori. Indi vennero lega ti ùue piccoli ntsi ed appli cati Ull tubo da drenaggio, tre punti di cucitura e la meclicatura Listeriana. L'allo operativo fu compi~Lo il G maggio 1 8~~- Il li la ferita era già tutta cicatrizzata per prima intenzione, ed il soldnto Giuliani messo in uscita dallo :;pedale. Asrciisi. - Ne furono curat i in gran numero, tutti con e::;iLo favorevole; ma io non farò cenno che di pochi fra i più gra,·i. li soldato Hu:;so Alfio, del reggiment o camlleria .\ osta (G). di tempra l infatica e scaduto nella n uLrizione generale, entra ra in un t·iparlo di meJ icina il giorno 8 sellembre 1881. Per alquanti giomi presen tò febbre ostinata, senzachè potesse riferì rsi ad a lcuna determinata localizzazione mor1>osa. Un giorno riclti::un& l'atten;~ione del medico :>ulla regione gluLea s ini :;tr;~, ove si :-cor:;e agerolmenlll una estesa tumefazione fluttuante che invatlera pure la corrispondente regione EomlJale. Pa:;sato il Hu3so nelriparto chirurgico, gli ven ne itumedialamente incisa la raccoltamarciosa, e ht\'aLo il cavo purulento mediante irrigazioni di acqua fenicata al~' .pet· ·l 00 vi furon o intl'odolli due tubi da drenaggio; quindi si applicò la solita mcdicalura antisettica. La temperatura, prima sempre elevata a 39°,5-40 gradi, si ridusse uen tosto ai limiti normali; la suppurazione rapidamente scomparve ed in25 giorni, dopo sette sole medicature, si ottenne perfella guarigione. Un va;;Lo ascesso per linfo-adenite e flemmone iliaco venne cut·ato nel. soldato Commisso Giuseppe del 72° reggimento fanteria. Questi, deperito, anch'egli, nella nutrizione generale e di auito scrofoloso, cnl!·!n-a nello spedale 1'8 agosto ·1882. 1heva avuto in pa:;sato ascessi linfatici multipli, dei quali si vede-


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RIS UI.TATJ DELLA MEDIC.HUR.~ A~TlSETTJCA

vano le cicatrici nelle regioni slernale, glutea destra ed ingui nale sinistra. Il pus della raccolla dianzi accennata erasi faLLa strada nella regione inguino- cruraJe destra lungo la guaina.

dello psoas. Il 18 agosto, dal tenente medico signor Bene<1elli, fu praticata un'incisione di circa cinque centimetri, ~eco ndo la direzione del muscolo anzideuo, dando uscita a più di mezzo litro di marcia. S' introdusse nel ca,·o purulento un grQsso tubo a fognatura , della lunghezza di 8 ce.ntimelri e l'i esegui scrupolosamente la medicazione alla Lisler. In p0chi giorni cadde la feuure, scemò la suppurazione, men tre il tubo venira raccorciato ad ogni medicatura, flnchè il 6 sellembre fu rimosso. Nello ~pazio di altri dieci giorni la piaga cicatrizzò compiutamente. . Del pari soddisfacenti furono gli efi'etti del metodo antisettico nella cura degli ascessi congeslizi ed ossiOuenti. Eccone alcuni esempi. Crosato Ollaviano, soldato nel 1o reggimento granatieri, . scadulo assai nello stato generale di nutrizione, presenta\•a una raccolta marciosa, lentamente formatasi nella regione laterale destra del torace, in corrispondenza della 2° e 3• costa. Tale raccolla costituiva un tumore, che nell'epoca della nostt·a osservazione (5 aprile 188~} mi~ ut·ava sette centimelri nel suo massimo diametro. Il 10 aprile fu praticata l'oncotomia, ed uscit·ono circa duecento grammi di pus mislo a coaguli sanguigni ed a cenci di tessuto connellivo. Nel fondo del ca,·o purulenlo si scorgeva il periostio delle due coste suaccennale, inspessito in larga estensione; non furono però notati punti cariasi. Si !ecero abbondanti irrigazioni di acqua fenicala nl 2 '/, per •100 e si applicò la medi,~atura con due tubi da drenaggio, assicurando la occlusione con fascia elastica. In breve tempo la suppurazione cessò e dopo due sellimanefurono tolli i drenaggi. In poco più di un m<'se avvenne la.


NELL'OSPEDALE lfiLITAI\E DJ BOLOGNA

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cicatrizzazione della piaga. La malattia deccH·se sempre afebbrile. Zaccagnino Donato, soldato nel n• reggimento fant eria, anch'egli in condizioni generali poco prospere per avere a lungo soiierto le febbri miasmatiche, presentava. un vasto ascesso nella regione trocantcrica sinistra, sviluppatosi quasi subdolamente. Il 23 maggio 1882 si procedette ad una incisione di cinque centimetri e si diede esito a circa H>O grnmmi dì pus. Il gran trocantere era per un certo tratlo denudato del suo periostio e scabro. Vennero apvlicati i~ drenaggio e pui la medicalura listeriana colle not·me consuete. Nei primi giorni la malauia migliorò grandemente, cosicéh~ alla 4• medicazione si tolser·o i tubi .Ma una nuova raccolta marciosa si formò nella regione glutea, e fu mestieri proluu- ~ gare di altri quattro centimetri la primitiva spaccatura già in parte riunita. Da quell'epoca il mi glioramento fu rapido e non interrollo, per modochè in meno dì altre tre settimane si ottenne guarigione completa. L'infermo fu sempre apin~tico, meno nei primi giorni di cura. Infine, il soldato Pog~ì Domenico, del 71• r·eggimento fanteria, tiebolt~ al pari degli altri e denutrito, si lagnava da molto tempo dì dolori nella regione lombare, di difficoltà n ella deambulazione e di disturbi nelle funzioni intestinali . Quando fu da noi visitato W maggio 11882) faceva notare nella regione lombare destra un tumore fluttuante, che mis urava otto centimetri nel suo maggiore diametro. Un altro tumore si poteva ben delimitare colla palpazione e colla percussione nella fossa iliaca interna corrispondente. Feci un'in-


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RlSULTATl DELLA MEOLCATURA ANTISETTICA

cisione di sei centimetri sul tumore esterno, dando così uscita a più di un litro di pus, poich è la raccolta marciosa comunicava con quella profonda attraverso il triangolo del Peti t. Introdussi nella cavità suppurante un grosso e lungo tubo da drenaggio ·ed assicurai in sito la medicatura antisettica con fascia elastica. Alla dimane la temperatura serotina che ascendeva prima a 39• e piÙI, non sorpassò 37° 6, e nei giot·ni consecutivi non raggiunse mai 386 • La secrezione purulenta scemò gradatamente, sicchè, scorse due settimane, l'apparecchio di medicazione che si rinnovava a giorni alterni, potè cambiarsi ogni tre o quattro giomi. Però , dopo circa un mese di cura, mentre il vasto ascesso crasi quasi ridotto ad una semplice piaga granulante, si manifestò nel 3° superiore del radio destro e nel quarto osso metatarseo sinistro un lento pr·ocesso di osteoperiostite. Yenne adoperata anche qui con vantaggio la medicatura alla Lister, ma, ad evitare ulleriot·i complicazioni, si rese necessario affrettare le pt·atiche di rassegna del Pogg-i, primachè le tre piaghe fossero intierameute cicatrizzate. Il Lisler si ripromelle la guarigione della carie col suo metf)do (·l ), perchè, secondo lui, la carie v.a considerata come il periodo suppumtivo nell 'infiammazione cronica di un tessuto dotato di poca vitalità, qual è l'osso.' Quindi essa avrebbe la tendenza naturale di tutte le alfezioni flogistiche a guarire spontaneamente e guarirebbe, ove, come intP.rvienecolla medicatùra anti sel!ica, fossero eliminate le cause principali e più potenti d'irritazione. Checchè ne sia di coteste vedute teoriche, è un fatto che gli ascessi congestizi ed ossilluenti, per i quali fu tante volte (l ) Y. Oi:uv•·~• Reu>li• tle J

1882. pag 61.

Llster. Trad. du U BvRO INON - Paris .


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i'\ ELL OS PEDALE MII. ITAI\E DI DOLOG~ A

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pronunziata la famosa frase « 11oli mi' tanyere >) ora si possono aprire seuza timore, anzi con fond ata speranza di un felice risullarnenlo, mas:;ime tJuando lo stato generale dell'infermo non sia tanto sfarorevole e non srano intaccate altre parti del s!stema osseo .

Y. Questi risultati sono certo l,en.poca cosa se si confrontano cogli splendidi trionfi cito >anta di già la chirurgia an ti:;etti ca. Ed in\'ero, quando s'investono senza esitazione e senza pericolo le più grandi cav itil sier·ose dell'orga nismo, si porta il coltello chirur).(ico sui più ri posti e più importanti vi sceri addominali, si fa la resezione dello stomaco, e si asportauo grandi tratli d'intestino, si esegue l'operazione radicale del- . l'ernia alla semplice rich iesta dell'ammalato; quando J'ovariotomia e le più grari operazioni ginecologiche non sono più un pri vilegio soltanto di p oeh i valen ti ed esperimentati chir urgi; in brere, tiuanclo si compiono atti oper·atorii reputati, i n un'epoca uon ancora remo la, estremamente pericolosi o fatali, ttual val or mai potreuuer-o a(.!giungere le mie poche o:>servazi oni cliniche ad un metodo curativo, il quale ha impresso ormai un indirizzo nuovo alla terapeutica chirurgica? Tuttavia mi lusingo di non arer fatto opera. del tullo inutile, esponendole; dappoichè, pet· lo meno vananno a provare ancora una volta come anche negli o:>pedali militari, ad onta di tulle le difficoltà di allua;-.ione del metodo di LisLer, se ne

può trarre, e se ne trae partito così come negli stabilimenti civili. Ed io anzi spero che non già i miei pochi casi, ma le pregevo:i pubblicazioni di altri medici militari, e soprattutto l'autorevole parola del colonnello medico ispettore cavaliere


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RISU LTATI DELLA l! EDIC.H UHA ANTISETTI CA

Pecco ( l) varranno a dissipare ogni dubbio, che per' avventura vi fosse, intorno al grande favore che cosiffatto metodo ha incontrato pre&so di noi. La med:catura antisettica è lunga, difficile, complicata, .costosa. È desiderabile, massime per noi medici militari , che tali mende spariscano al più presto, perchè esse sole si oppongono all'attuazione di quella medicatura nella chirurgia di guerra. 1\fa, sia qualsivoglia la ragione della sua grande efficacia, si ammella o non la teoria dei germi morbigeni , il metodo di cura del quale abbiamo finora pal'lato, è l'unico che ci assicuri dai morbi accidentali delle ferite e che ci prometta una guarigione pronta ed immediata. A noi quindi incombe l'obbligo di applicarlo non solo, ma di adoperarci acciò accruist.i la maggil)re possibile· diffusione. Il nostro colonnello medico direll.ore proponeva e consigliava l'oso della medicazione antisettica così nella pratica ospedali era, come nel ser·vizio dei corpi di truppa (2). Non vi ha chi non veda l'importanza di cotesta proposta, poichè niuno, di certo, disconosce pr·imo dover·e del medico essere il nil noceTe. Ed è grandemente nocivo tutto ciò che !ungi dall 'impedire l'infezione settica delle ferile, concorre a favoril"la, siccome farebbe il n1etodo antico adoperato nella prima medicazione di una fer·ita importante ed anche l'esplorazione, oggi generalmente condannata, colle dita o cou istrumenti non disinfettati . Egli e perciò che il Volkmann , forLedei prodigiosi successi ottenuti nella sua clini ~a ( 133 frattUJre complicate, 4-00 ampuL'lzi oni e 200 aperture della cavità del ginocchio con altrettante guari gioni ) potè nel congresso medico di Londra del 4881 sostenere e:>sere il chimr·go responsabil e di ogni di(l) 'r. Gior nale t:ZL l lfed lct na m ilitare, Aono 1833, Fascico!o t•. (2) v. Giorn ale ar Med totna militare. Aooo 1882, Fascicol o •· ·


' NELL'OSPEDALI:: MILITARE DJ BOLOGNA

891

slurbo nel corso di una ferila, ed alli'ibuire a questo solo la colpa se in un'amputazione falli sce la riunione di prima intenzione (•l). Ed è per la stessa ragione che il Nussbaum vorrebbe perfino invocare il rigore del codice penale contro quel medico che, sia nelle visi te periziarie, sia nelle cure, trascu. rasse le cautele anLi sell iche l {2). ~f a può sem pt·t~ la chiT·urgia militare giovarsi del metodo di Lister? Sino a qual segno ed in qual maniera è desso attuauile in guerra ? Non è qui il luogo di rispondere ampiamente a tali quesiti, nè potrebbe far ciò con sufficiente competenza chi non ebbe la fortuna di prender parte ad alcuna campagna eli guerra. In ogni modo, è un aq~omcnto trattato già da molti preclari chi1·urgi come Nussbaum, Rey her, l\Jac- Cormac, e soprattutto Esmarch nella p1·egcvolissima memoria presentata al 5• congresso della società chirurgica tedesca. 1 medesimi, può dirsi, che sieno Lulli d'accordo in questo concello fondamentale: che nei posti di medicatura l'occlusione delle ferile col tampone antisetti co debba essere di regola, e che nelle sezioni di sanità e massimamente negli ospedali da campo si possa applicare, nella pluralità dei casj, od il metodo Listeriano vero e propl'io, od almeno allri modi di medicazione piti semplici, ma non meno vantaggiosi. Una risposta pratica e perciò molLo dimostrativa, venne poi dala all 'importante questione, dalle uILi me guerre turco-russa ed egiziana, nelle quali, com'è nolo, la chii'Urgia antisellica ehbe molti brillanti :mccessi. La storia ch irurgica delle due mentovate campagne, ricca d'allronde di tanti insegnamenti, è notevole soprallu.tto perIl) Rivista cl!nlca di Bolo(lfla. -

An no 1882, pag. 16.

(2) .N uasnAuw. - Otto con{eren~e di clinica cllirurgfra. Vallardi, 1$8'1, pag. 136 e aeg.

Trad . ital •

••


~93

JII SULTATI DELIA MEDICAT UHA A~TlSETTICA, ECC.

·thè, nella prima fu confermata io modo indubitabile la grande utilità della medi catura ad occlusione (1), e nella seconda l'effi cacia di altri metodi antisettici piu semplici di quello del Lister, come la medicazione all'acido borico, al cloruro di zinco, e segnatamente quella iodoformica (2). Per le quali cose io non dubito punto che ancor noi , il cui materiale sanitm·io di mobilitazione è stato già dotato dei più importanti mezzi di medicatura antiseLLica, saremo in tutti i modi preparati ad .estendere, quandochè sia, anche a coloro che sacrificano sè stessi in difesa della patria , i benefizi di questa preziosa conquista dell'età noslm e che congiunta all'anestesia ed all'ischemia prevent.iva diede occasione ad un valenLe chirurgo di dire queste parole, colle qual i mi piace por terminè al mio lavoro: « Se 1tno Scarpa, un Hunter, un

flltpuyt'ren, ?'iso?·t·i dalla tomba, vedessero come si opera og!]idì, senza cagiona1·e dolore, senza (m· perdere wna goccilt di sangtw, e come le nostre più g1·wuli ferite guariscono senza febbre e senzct S1.tppurare, eglinv 1'er l'e-rto e1·ederebbero di (! DC I' do·rmito non decennt ma secoli l Bologna, aprile '1883. p . l l!Dlli ACO Capitano medico.

(l) V. C•RLO RKYDBR. - Il tt·altammto antiutttco delle (erlte nella chtrt(>'Qia m tlitat·e. - Ccnferenze clinich e di VOLKMA NN, N. 135, IS6. {'l) Gto>·nale dL Meàici na mllttare, Aooo 1883, pag. 81. - bletodt ant isettici usall ntlla campag>ta egt:fana. - D. EDGAR.·M. C&OOKSRANK.

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893

VECCHIE TEORIE CONFERMATE

DA

FATTI

NUOVI

Confe r<'nza lrtla neii'<>Silrllal~ milit.'lrr di l'rrngi~ ne l fchbr~io ISSI .

La lisi, che porge nelle citlà d' llalia il maggior contributo alla slalistica delle morti, è pure la malattia che predomina nelle file dell'esercito. E questo parrebbe s trano, quando si considera che noi scegliamo i più fiorenti, i più robusti, i meglio conformali tra i figli del popolo. Eppure le cifre son là, aridamente eloquenti, nella loro dolorosa colonna. Si è oggi aumentalo il limite degli 80 centimelrr, che prima bastava nell'ampiezza del perimetro toraci co, qualunque fosse slala l' allezza dell'iscrillo: ma si raggiunger.à lo scopo ·anche con tale determinazione ? Non saranno necessarii provvedimenti più estesi e d'un altro ordine? Abbiamo veduto put• troppo che con toraci sviluppatissimi la lis i ha saputo l'arsi s trada nel polmone; massime quando v'è un sospello eredi lario. Io oseJ•ei dire che non mi parrebbe assolutamente ingiusto giudicare inabile al servizio militare un individuo, il quale avesse porto avanti ·al consiglio di leva irrefragabili prove del dominio del morbo nella sua fami~lia, ad onta che ('~li apparisse sano ed aitante della persona. È vet•o che per giudizio del Canlani si dovrebbero anzi accettar e i fi gli dei lisici, direi quasi, per far loro beneficio; m a molte cose che paiono indiseulibili proferite dalla cattedra, s i vedono poi erronee all'alto pratico: non so se il Canlani s ia stato soldato n'suoi venti anni; e ammesso che sl. se abbia dimen~icato quelle poco piacevoli tappe con lo zaino su le spalle e il nuvolo di polvere atlorno la persona , c il


• VECCHI E TEOR lE

sole di agosto sopr·a la testo, e le pioggie del s~tlembre nei campi d'i!=ilruzione, e le ta:1!a te de'dormitoi, e le or e in senline1la, e le t·iviste lung he n la posizione d i attenti, e cento allre bazzecole di tal natura. Io che le ho presenti sempre non direi mai , relatioamente ai mestieri da raccomandarsi ai fig li di genitori turbecolosi che " il s ervizio di soldato nella nostra armata ben tenuta è ùi gran lan{!aclapre.fer irsi (eccettuandone certi cor pi come quello dei bersaglieri) a tanti mestieri che obbligano l'individ uo a sedere, o a stare molto in camera (l) •. Ogni mestiere consiglierei, piuttosto che quello militare. poiché in ogni a ltro l'individuo avni mafZgior libertà di azione; pott'à per lo meno · sospendere facilmente il lavoro, quando s i sentir à stanco; e regola•·e a pr oprio talento le passeggiate, di cui ha estremo bisogno: io avvis erei di far doppio danno, diversamente operando, s ia al disgraziato erede delle sciagure paterne, s ia a ll'eser ci to, cui fornirei un soldato sul quale non s i saprebbe con certezza contare, e che anzi più probabilmente costerebbe un tanto all'erat·io. · La nostra armata è benissimo tenuta, non v'ha alcun dub bio; ma non è fatta pei fl gli dei lisici; e se tal volla l" i è visto un debole essere, che pareva destinato a morire fra poco, risorger e quasi per incanto negli s trapazzi della vita milila re, non s i ha diritto per ciò di Lrarne .assolute deduzioni. Un fiore non fa primavera, dicono le genti del vo lgo. Ma put• troppo molli criteri si s labtliscono su simili dali s tatrstici. E senza venir fuori con ar gomentazioni che hanno uu va· lore !imitalo, presento le cift•e di un decennio, dalle quali ap parisce che il conti gente fornilo annualmente dalla Lisi a g li ospeùali militari solamente, supera il 400. Lo specchio tr·acciato qui sotto dimostra gli entrati di r ei · tamente negli spedali militar i dttl 18i l a lutto il 1880, col numet·o dei morti in quegli ospedali stessi, quindi non è Le· nuto alcun conlo degli spedali civili od altro stabilimento, ad eccezione dei riformati; di questi ultimi non ilo potuto (l ) C!NTANI . -

Note al capitolo t u/ie,·cotost polmolla>·e del Nieme5'er.


895

CO:'iFI!:IBlATE DA FATTI NUO\'l

fornir'e il numero clte fìno al 1874-; e del 1874 poi è pre;::o in complesso quello delle malattie croniche del poi m o ne, come si vedrà in seguito. ~

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L Senza calcolare arlun(]ue un quadriennio di t•iforrrie per· Lis i, senza contare i non pochi mrn·li neftli spedali civili, in licenza di convalescenza e che so io, n oi in dieci anni abbiamo pet·duto rtuatl•·o mila e diciotto individui; e sebb-ene nell'ultimo biennio si abbia Avuto un numero di entrati assai mino1·e che negli anni precedenti, pur·e si ebbe il ma.rimum di mortalita e di riforme per 1000 entrati senza pensare che già la espet•ienza ci aveva resi più cauli nell'accettare iscritti, sui quali fosse caduto un lontano dubbio. I due SCf!uenli quadri dinotano la mortalita dei tisici por rispetto all'arma cui appar·tenevano: e da essi apparirà che il corpo dei bet'Sagliet'i non é poi quello che formsce il maggior conling-cnle per tali affezioni e • come osserva a cutamente il colonnello m edico sig. Fiori, l'eccesso di mortalità n ei ber ,n_!!licri 6 imputabile princ:ipnlmente nlle malattie infettive, le quali ~ono spesso domina~e da cit·coslanze esterne al lutto accidentali, che nulla possono aver che fare c on la quali là dell'arma ». (RICCIARDI -Le r tforme per· inabililà jlsica).


896

VECCIUE TEORIE

Morti per rapporto all'arma. --

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1876

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1871

0,62 0,86 1,88 1,21 0,99 1,05 0,74 o.~ 0,84 0.(;8 2 ,13 0,39

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1878

0,04 1,88 1,24 1.37 2,30 l,47 l ,21 1,01 2,33 3,15 2,70

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187fl

1,45 0,43 1,20 l ,04 2,60 1,53 0,94 l ,OS 3,&1 1,26 l,~ 0.82

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2,06 2,40 1,89 1,5j 2,68 l ,59 1,18 1,19 2,04 O,Si 2,36 .0,96

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8()7

CONFEIIMHE DA FATTI NUOV I

Dal 1876 in poi nella colonna della tubercolosi CI'onica venne ag~iunl~ anche l'acuta: ma si sa come l'acuta sia rara in confronto dell'alLI'a e quindi non è da tenerne gran calcolo. Basl!l ora volgere uno gguardo al pPimo specchio per accertasi che la mino•· cifl'a de' morti é data dagl'invalidi, tlalle compagnie di sanità, dai battaglioni d'istruzione, dal geni<O, dalle compagnie di disciplina o da quelle alpine, incorporando i g••anatieri nella fanteria di linea. Ma s'è da nul~re che le compagnie di sanila e via disCOI'!'entlo hanno una forza annua infinitamente più esigua in cor.fronto degli altri cor pi; e istituendo una propo1ozione pel' mille, come ho rutto nel secondo specchio, si vedrà che le compagnie di ;;anità (ed apparirli questo anche meglio per l'esel'cito franc~se) son quelle che forniscono le perdite maggiori. E tutto ciò convalida il primo asserto. Così nell'ordine decrescente della p1·oporzione de' morti per mille della forza, i be•·suglieri nel 1876 occupano l'ottavo posto: nel 1877 in vece, con un solo morto di più dell'anno precede n le, occupa ne> il terzo: nel '1878, con due morti in più dell'a nno avanti, occupano il sesto: nel i879 il nono: nel 1880 il settimo. Nell'anno 1874 per affezioni Cl."onìche dell'apparato J·espirato,·io, pt·ese in complesso, si registrarono 967 riforme; nel 187::> 1 per lisi polmonttle soltanto se ne ebbe1·o 543: eccone l'ordine dec1'escente e la distinzione per r egione di nascita: Anno 1874. Campania, Basilicata e Calabria . N. 213 ,. HO Lombardo-Veneto )) 123 Sicilia Piemonte • 101 » Abruzzi e Puglie 90 Emilia . . . . " 83 Umbria e Marche • 64 » Toscana. 5tl SHdegna " H Roma. 36 Liguria . • H l)

58


898

VECCHIE TEORiE

Anno 1875.

Campania, Basilicata e Calabria . N. 152 , 97 Lombardo-VenetO Sicilia. " 66 P iemonte 45 ,, Toscana. 43 Emilia 39 Umbria e Marche • 34Sardegna • 29 Abruzzi e Puglie , 23 Liguria . • iO Roma. ' :) Da questo quadro mi sembra scorgere un'abbastanza chiara coincidenza, per a verna a trarre la deduzione che La Campania , il Lombardo-Veneto, la Sicilia, il Piemonte sono le regioni che forniscono all' esercito il maggior contribut.o di affezioni lente degli organi del respiro: mentre Roma, la Liguria, la Sardegna sarebbero quelle che ne porgono il minor numero. Mi mancano però dali per fare un confronto con la mortalità nella popolazione di quei pae:;i (l) a motivo della s tessa malattia, nè un biennio essendo sufficiente per averne ad argomentare se non con sicurezza, almeno con maggiori probabilita, aggiungerò un quadro in cui son designali i morti in rapporto alle regioni di nascita (Divisioni mililarii).

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(l ) Essendo che ora mi è capitata aott'occhio la scati•tloa cteue cause

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darso o àtJtrttto, per il l881 (Minietet·o di agricoltura, industria e comme rcio), ne toglierò per u n tal qual pa rallelo i dati che riferiscoosi alla tubercolosi polmonare.


Morti in rapporto alle regioni di nascita. -

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CONFEliMATE DA FATTI NUOVI

Questo cifre non ùinotano il ~ontrario di quanto avevano -accennato quelle del biennio '1874-1875. Dacchè mi s i porge la occasione, come nella precedente nota ho detto, e dacchè vede nel 1883 la luce questo lavoretto scritto due anni e mezzo fa, a complemento istituirò adesso un raffronto fra i morti pet· ti~i de' cittadini nati nelle var ie regioni superiormente designate, e le perdite subite dall'esercito nel biennio 7-i-75 , in conseguenza delle malattie croniche di petto, negrindividui nati nelle medesime provincie. i'roi con la pat·olu perdita non t•iguardiamo solo la mortalità, ma pur anco l<\ riforma, in quanto che, ben s'intende, rinùividuo riformato non fa più pat•Le della milizia. È perciò cbe nel t•aff!·onto ho sommato assieme i morti C'd i l'iformati rli ciascuno de'due anni. QUADRO comparativo fra l '&Duo 1881 ed 11 blennio

1874-75 , In rapporto alle DUclte de'cittadini deceduti e 4e'mWtart perduti per ttst. .

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r.omt>artimcnti a i quali appartcngon" i r.omuni

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Lombardo-Veneto . . Camtania, Basilicata

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Sicilia . . . . . Roma . . . . . L iguria .

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Cifre asso lul r: doi cittadini morti per lisi nel 1881

=· Milit;~ri riformai i r mori i uel l>io:unio 1874-7;1 1874

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902

VECCHIE T.EOJ\IE

Abbenchè fra i 16\77 siano compresi i deceduti per tubercolosi meningea, peritoneale, intestinale e delle ossa, pure resta sempre un totale immensamente superiore a quello di tutti gli altr i processi morbosi notato nel quadro delle cause di morte (astrazion falla dalle altre malattie del petto): infatti, sottraendo i 1152 individui aflelti da tubercolosi di altri organi, risultano 15325 tisici: comparando questo totale con quello Qi altri Stati, si ha la proporzione seguente: ~

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Il triste primato, l'avrebbero dunque la P russia, la Francia e l' Inghi!Lerra, se fosse lecito argomentare sol con le cifre

di un anno, mentre la Svezia e la Norvegia si trover·ebbero nelle migliori condizioni. In quanto all'Ilalia non parrebbe dovesse sconfortarsi nel raffronto, se l'altiss ima cifra non facesse da per sè sgomento; che vale infatti il pensar•e che vi sono degl'infelici più infelici di noi, quando noi pure lo siamo tanto ? La desolazione altr·ui non può recar conforto ad un dolore profondo, sol per chè esso è alquanto più mite. ~la se per• la popolazione in genere s i ha un posto non molto avanzato nel quadro, una parte di essa, quella che costituisce l'esercito ne avrebbe invece uno culminante.

V I.

Nella Rioista militare italiana del luglio 188i, vi é un bellissimo lavoro del maggiore medico sig. Ricciardi- e dacchè J10 avuto agio di aggiungere le sopra esposte cifre, sento il


CO~FERMATE DA FATTJ

NU0\'1

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bisogno di accennare anche qualche punto di quella elab0rata monografia, la quale tratta delle riforme per inabilità ftsica ntl regio esercito italiano e negli altri eserciti europei. Io non citerò che quanto i vi espone il dollo autore per rapporto all'argomento mio. c Per ben valutare, seri ve egli, la importanza della lisi polmonare nell'esercito, sarebbe mestieri melleda a riscontro con la stessa malattia nei giovani della popolazione civile di pari età dei solùati. E questo non potra fars i se non quandtl sarà da qualche an~.o attuala in Italia la statistica delle cause di morte andata in vigore col 1881. P er ora non abbiamo che poche e monche notizie sui li~ici d'Italia. Il professore Alfonso Corradi nel1868, spogliando le statistiche sanitarie del h· principali città dell'Alta Italia, di Genova e di Sassat•i, ragg uagliava la mot'lalità per lisi in queste provincie a 2,76 su 1000 abitanti. La quale proporzione combina presso a poco con quella riportata in un recente scritto del prof. Sormani per 13 città italiane nel decennio 1869-78, ch' é di 7,92 su 1000 abitanti. Ma queste notizie non riguardano che una pat•le d'Italia e si riferiscono a tutta la popolazione di ambo i s~ssi, di ogni eta, di modo che il confronto con l' esercito non tiene. Il ·noslt•o tenente colonnello meùico Tosi, dalla statistica medica di Milano pel i863-64-G5 e di Tot'ino pel ·1864 ricavò esser·e stata la mortalità per lisi nei maschi da 20 a 30 anni a Milano di 4,20 s u 1000 viventi, a Tot'ino di 3,60. Ma neppure quP-sli dati sono sufficienti, percliè si riferiscono a tempi ormai lont.ani e appartengono a popolose ciUà, in cui la tisi suoi fare maggior fracasso. Stando però a questi, parrebbe che la mortalità per ti si nell'esercito fosse alquanto m inore. Ma oltre i morti vi sono i riformati che non è esagerazione r iguardare la più parte condannali alla medesima sorte. P resi insieme danno una perdita annuale di 4,84 che oltrepasserebbe un poco la perdita per lisi della gioventù maschile della nostra ttalia; e la oltrepasserebbe più ancora se fossero tolti òalla mortalità civile i ti!'ici chP- vi furono versati dall'esercito come riformati. La differenza, se si vuole, n on è grande, ma è eccessiva per una società ch'è l'eletta della nazione, ed in cui nessuno dovrebbe entrare neppure col più ltmtano germe di questa malattia "·


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VECCHIE TEORIE

Viene quindi a parlnr delle cause che promuovono nell'esercito lo svolgimento clelia ti si, le divide in pr edisponenti ed occasionali e si ferma particolarmente sulle caserme mettendole in raffronto con le abitazioni povere e fra le molLe e saggissime considerazioni dice che • è u.n ratto innegabile, benchè non del tutto ben chiaro cl1e la forza e virulenza dei miasmi che sorgono dai corpi animali crescono più in ragione del numero di questi cm·pi r iuniti insieme che dalla relativa limitazione dello spazio a ciascuno assegnato, talché una piccola caserma (o una casa) è meno pericolosa di una molto vasta, quando anche quella sia r elativame nte più affollata ». " Che poi l'aria cosi contaminala favorisca il processo tubercoloso è un fatto dinnosll•ato da numerose osservazioni. Anche gli animali inferiori provano quest.o effetto. Cosi frequente é la lisi nelle scimmie che vivono in prigionia e nelle giovenche tenute ch iuse nelle stalle. Che la scr ofola , la quale ha tant'affinità con la tubercolosi, riceva impulso dall'aria mal rinnovata è un fatto notissimo e certissimo. I più insignì igienisti banno sempre ritenuto che l'aria impura delle ca· serme sia la causa principale della frequen za della lis i negli eserciti; e la commissione t•eale di Londra a 'cui fu afftd~to di studiar e la ragione d i questa frequenza nell'esercito inglese, altra causa uon seppe trovarvi che questa. Fu notato che l'unico eser cito in c ui la mot•talila non superava quella della popolazione ch·iie e la lisi vi si r iscontrava rarissima, era l'esercito indigeno dell'India (i Cipai) ch'è il solo che non sia accasermato. È notevole il fallo accaduto una ventina di anni fa nel collegio militare di Chelsea in Inghilterra. Quei giovanetti erano terr ibilmente decimati dalla lis i, il governo fece un'inc;hiesta, e non .fu trovato da poterla spiegare che coll'ingombro delle camere. Diradando il numero dei letti, procuratJdO una migliore ventilazione nei dormitori, la mortalità scese in breve tempo da 9,7 a 4,80 per 1000; e la costituzione degli alunni mig liorò siftattamenle che mentre prima il numero di f[Uelli che non raggiungevano le qualità fisicht> per entrare neir ese1'cit.o era d i 12,10 pe1' 1000, dopo i p1•esi provvedimenti non fu che di 4,80. Da moHissimi e degnis-


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CO.XFERlfATE DA FATTI NUOVI

simi scrittori sono narrati fatti simili in cui la lis i scoppiata nei colleg i, nelle case, nei monas teri, non aveva altra causa clte il respi rare l'aria confinala "· Le riflessioni del maggior Ricciul·di sono indiscutibilmente saggissime e lra le ca g ioni capaci di suscitar la malattia primeggiano appunto quelle da lui maes trevolmente citate. Ma esse non sono le sole: ne manca ancora qualcuna che, secondo il mio debole avviso. dovrebbe fi gurar e nel capitolo etiologico a capo delhi li ~ la. Io voglio alludei' q ui ul coutag io che al soldato può esser tras mes!"o sia per mezzo di un cappotto a ppartenuto ad un tis ico, s ia perchè in conseguenza di una mal a llia, poniamo d'indole reumatica e di nessuna enlità, fu inviato · in un ospedal mililal'e , dove respirò l'esalazioni d i un tubercoloso. E su ciò rilorn ct·o breveme nte fra poco, dopo aver r ipot·tato i dali s tatistici 0fl'er·ti da lui nello s tesso laYoro e che si riferiscono alle allt·e armale. « La cau!"a pl'incipale delle riforme è pure nell' esercilo t't•nncese la lisi polmonare. l\ egli anni '18G3-(i9 la proporzione per malalLia contratta a van ti l'arruolamento fu di 0,36 e pe1· malattia conlralla dopo di 0,4i per mille della forza, in tullo 0,80. Dal '1 872 al 1877 ques te proporzioni furono di 1,3:i, e 0,27 , somma 1 ,60. Aggiungendo le morti per lisi che furono nel primo periodo 2,H>, nel secondo 1,70 per mille della fo rza, la pet·dita totale per fJUesta malattia è r appr esentata da 2,95 e a,30 per mille. Le maggiori perdite per· tisi, spettano anche nell'esercito fran cese alla fanteria e ag l'infermieri, come lo rlimostra il se~uente specchio per i due anni 1876 e i R77 che ho tolto dalla Memoria del dottor Ma r vaud •.

Perdite per lisi nell'esercito francese (morti e r'f orme). Guardia repubblicana Gendarmeria mobile . Zappatori pompieri F anteria di linea Cacciatori a piedi .

1878

1S77

4,8 3,7

3 1 ,9

2

2

6,5 3,7

5 4,1


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VECCHIE TEORIE 1876

1877

Zuavi . . . . . 1 ~ Bersaglieri ( tiralleurs) algerini 2,8 3,2 Legione straniera . . . l ,9 » Fanteria legg1era d'Africa. 3,6 ·~ Cavalleria . . . . 4,4 3,8 Artiglieria. . . . 4,9 3, 7 Opct•ai di artiglieria 3,5 " Genio 3,6 3,4 Treno . . , . . 3,8 3,3 l nfermieri . . . . 6,0 5,S .. Nelresercito inglese il maggior numero delle rifot·me e dalo dalle rnalallie costil.uzionali che nel quinquennio 1871-75 figurano cou una media di 8,35 in cui , è d' uopo no tarlo, é inclusa la tubercolosi ch'è pure frequente malattia nell'esercito della Gran Bretag na. Le riforme per malattie tubercolari (scrofola, lisi) furono nel quadriennio 1867-70 in ragione di 8,2 13 per mille della forza , nel 1871 di 4,487, nel 1872 di 6,810. • Anche nell' eser cito prussiano l{l Lisi polmonar e è fra le malattie interne la sorgente maggiore d'inabilita. E non solo è causa d'inabilità la lisi confermata, ma anche la manifesta disposizione alla lisi. E questa è saggia disposizionP. che deve concorrere ad abbassare la mortalità in generale e quella per lis i in particolare, la quale nel biennio 1868-69 importò 0,91; e nel quinquennio 1873-78 = 0,84. Non pochi altri sono pur congedati per altre malattie degli organi respiratorii, in ragione nel 1868-69, di 2,66 e negli anni 1873-78 di 2,32 Ofo0 . " L~ malattie che nell'esercito a ustro-un garico danno più frequentemente motivo alle J·iforme sono la debolezza costituzionale, la lisi del polmone e le ernie ''· Il giornnle della reale società italiana d'igiene (fascicolo gennaio-febbraio 1883) riporta le p r•oposte d'ig iene militare per diminuir la mortalità nell'esercito italiano del distinto professor e Sormani, da cui essendomi giunto in tempo, rubo la seguente tabella statistica dimostrativa riflettente i quattro eserciti stranieri di sopra accennali ed il nostr o, e l'aggiungo adesso a questo tenuissimo lavoro.


CO~FEJUIAT E DA

FATTI Nt; Ol'l

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:Morti per tubercolosi su ''1ille uomini di jor:oa media, all'anno. Eserc iti

Prus>'iano ( 18i4-78) 1 ,li F1·uncese (1872-76) 1,70 (Jal Ma1·vauJ) Ing lese (1869-79) 2,.) 4 ( comp1·esevi le malattie scrofolose) lluliono (1876-18) 2,35 Au::;lr·iaco (18i·i--i7) 2, 12 E 'lui il Sormani s i chiede il pet•cltè di Lole superiol'ilù Jolurosa; ed é convinto essa dipenda sopra ogn i allro doli' epoca n ella quale i nostl·i coscl'illi so n chiamati solto le armi. È una ragione potentissi ma, n m mossa in massima <la lutti (1), ma non è la più pot~erosa Recondo me , in riguat·do alla lisi : è certo che un siciliano, che non ha mai veduto la neve, poll'à con gran probabilita busca1·si una bl'onchite, una polmonite, od una pleuri~e a Torino nel c uor dell' inverno, come egli assai giustamente asserif'>ce, e dalla l)l'onchite e dalla polmonite e dalla pleurite breve è il passo alla Lis i. !via in r ealta non è considerevolissimo il numero di tali malattie che non risolvono: è senza pal'&gone superio1·e la cif1'8 dclle guarigioni od anche delle mor ti nel periodo di ac uzie. Quindi l'epoca, se avra incon lrastabil mente una g1·ave influenza s ulla morlalilà, non costituisce essa per sè la r agione pt'ima o principale ùel p1•eùominio clelia li~>i nelle fìle del noslro e~e r­ cHo. Ciò che sorprende, ponendo mente alla tabella del Sormani, non è soltanto il vedere che noi occupiamo appena un posto a l di sotto degl'inglesi, fra cui si sa quan ta s trage la tubercolos i faccia anche nelle popolazioni, ma eziandio che la cifra dell'eserci to prussiano sia la più bassa di tutte le altre: e si che poc' anzi abbiamo notato come la P russ ia avesse pre(l) Gi à da un peno il Niemeyer ba scritto: c Non si può negare ehe g l'individui l quali da regioni meridionali emìgrano nelle settentrionalì , di•engono più facilmente tubercolosi "·


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VECCHIE. TEORIE

sentato quella piu formidabile nel desolante specchio comparativo fra'diversi Stati nell'.anno 1881. Da elle ciò? Il Sormani stesso ne assegna il moth•o alla somma facilit.a con cui si r iformano colà i malati cronici di petto. Il maggior Ricciardi si esp1•ime cosi: « Certo è bene che posto cosi in sodo essere negli altri eserciti europei maggiore che nel nostro la proporzione dei congedati per malattia, no der iva quesl'altw corolh:~rio che la maggior mortalità assegnata dalle statistiche al nostro eset·cito e esa ~erata; poiché s'intende come il lat•gheggiare nelle r·iforme debba abbassare la proporzione ù~i mot•ti, essendo cosi levali di mezzo molli elementi di debolezza e quindi di maggio!' probabile mol'talilà; e tal uni vanno a mo l'ire alle lot·o case che sat·ebbero sicurameule morti sollo le armi, aggravando la mortalità militare se per tempo non fossero stati elimin:alt dall'esercito. Facendo poi il confronto con l'esercito prus.si.ano, si può aggiungeee, che in esso, non so se in allt•i ancora, souo eegistt·ati ft•a gl'inabili P. non fra i morti Lutti i riformati che morirono prima di uscire dallo spedale. Ora chi non vetle, se cosi si facessP. anche da noi, ùi quanto sarebbe alleviala la mortalità del nostro esercito, aumentando nella stessa l'agione quella delle riforme? Quanti, dopo aver passata la rassegnu di rimando, o perchè gia mollo gravi, o aggravatisi piu ta!'di, o pet· altt•e ragioni che qui non è luogo <.li enumerare, non possono esser falli uscit·e a tempo, e t·idolti in condizione da non sosleneee il viaggio, periscono allo spedalc, pot·gendo CO!;:i un tl'ibuto non necessario alla moetalilà dell'esercito?. • lo non aggiungo una parola alle considerazioni si chiaramente esposte; e poi.:hè mi sembra avere abbastanza abusato della cortesia del !c'ignor Riccia1·di, e di quella di chi legge, rientro nel primo argomento per tiiscendere subito a quelle altre conchiusioni che sono a me sembrate più logiche; credo del 1·esto, come ho detto pl'ima, che la ragione dei numeri valga meglio di ogni sotlil discorso; ed essa dimof"t t•a quanto mal s i apponga chi avvisa che il mestiere del :::oldalo sia utile ai figli di tubercolosi.


... COì'\FEI\ll.\TE .DA FATTI NUOV I

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VI I.

Nell'anno 1880 s i ebbe ùunrlfe il minor numero degli entrati per tubercolosi, ma ascese pure a 156, che, come !=:i è gia dello all1'e volle, è un numero parziale: e come si sviluppò dunque in quegl' individui la Lisi da che furono, come tutti gli altri, sottoposti a r eplica ti ed attenti e!':ami, pei quali certamente n on solo non risullò l'ombra di una incipiente alleJ•azione degli organi del r espiro , ma anche si affermo che tullo l'assie10e or ganico offriva tale una garanzia di validitil, da indurre i medici a dichiarare l' abilili1 pel Sf-rvizi o mi lilare? E questo è incontes labile. Dunque costoro contt·assero la m alattia sotto le a1·mi. In qual modo? È certo che qualcuno, diciamo anche un discre lo numero fra essi, abbenchè apparentemente sa ni, pUJ·e ovrnnno tenuto nascosto n ell'ordilura delle loro trame quel fllo m·editario che li collegava ai destini degli avi: ma qualcuuo, ma anche un dis~reto numero, non vuoi dir lutti quelli che nppaiono nel quadro; e la ma ~gior parte entrò nell'esercito sccvra di ogni antecedenza mot·bosa, di ogni pt•incipio ere(Jilario, senza l'abito Lisico, senza la predisposizione. Lascio ad altri, dotato di migliore ingegno e fornilo di più vaste cognizioni, d'investigare con diligenti ricerche la spiegazione di fenomeni sì s trani: io, nella poverta de'miei mezzi, mi limiterò ad un esempio. Ho davanti al pens iero un conladino, p1•oveniente dn genitori sani sui quali non pe~ alcun peccato di sang ue: egli ha mangiato sempre male, ma in compenso a pieni polmoni ha respirato fln dal suo primo giorno la hol!'.omiP.'aria òelle campa /-in e. A ventun anno lascia la Yanga, dà un addio a' suoi cari, a ' suoi monti, alle sue abitudini e va in cilla, col cuore raggruppato, con la mente sconvolla, perchè sa che, indossata la divisa del soldato, lo manderanno s ubito lontano . lontano.


9 10

VECCHIE TEORIE

Chi sa forse che, se -invece del gennaio e del febbraio a,·esse saputo di dover restare nel proprio distretto per impararvi i primi rudimenti militari, fino al prossimo maggio, egli non ~arebhe partito contento! Sicuramente però la vita nuova gli sarebbe semùrala men dura - la differenza del clima lo aHebbe ang ustialo di meno. Il vitto è migliore ùi quello che h•ovava nella sua p overa capanna ed ha un letto anche miglior e del giaciglio paterno; ma si ha poca voglia di mangiare con l'animo rallrislato; ed il suo vecchio pagliericcio era circondalo da un'aria che nessuno gli conlt•aslnva. - Adesso é costretlo di respirare le esalazioni di cinquanta polmoni. Que5LO fatto, l'ho già accennalo nar1•ando gli avvenimenti della famiglia di mio zio, P. ben più micidiale pel contadino abitualo alla vitn dei campi - cbe non per coloro che ftn dalla prima infanzia hevveJ•o le poco igieniche aure della ci ttà. A questi ultimi sarA certo giovevole la benefica influenza dell'aria campestre, ma non riuscira più nocivo del solito quell'alimento polmonar-e a cui sono ass uefalli. L'organismo dunque dell' iscrilLo, due mesi addietro si fl orido, ot·a ha ricevuto una 5Cossa: P. diventato susc~>llibile di ammalar e alla prima occaEionc: ed infatti un mattino egli sente un peso nella testa, una prostrazione nelle forze, una opp1·essione nello stomaco: il medico lo manda all'ospedale, la cui parola gli suona più male cbe quella di prig-ione. Egli enll·a nel riparto di medicina con un veslito che gli han fallo indossare giù nel magazzino: si corica, fili non può chiuùel'e occhio, ll'a per il male, tra percllè un povero infermo lì a due passi da lui gli rint!'ona il capo addoloralo con i colpi d'una tosse continua. l\figlioJ·a, i fenomeni gastrici si dileguano; e dopo dieci giorni di cura domanda di uscir e. - Due mesi Hppresso ha inappete nza; é svogliato, e talvolta nel corso della giot·nala ~ preso da tosse. Finalmente si risolve di farsi visitare, spinlovi anche da un ordine de' suoi superiori e il medico scr ive sul nuovo biglietto di cnll'ata lo fatali pat'o!e: Bron.co-aloeolite incipiente.

Ecco una delle quattromila e undici s torie: in questo gio-


CONFEinlATE DA FATTI NUOV f

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vane, come al solito, ha agito un complesso di cuusd per determinar la malattia: 1• L'allontanamento dalla propria provincia in epoca sfavorevole; 2• La diminuzione dello quanti la d'aria assolutamente necessaria pel s uo 0 r ~ani s mo; 3• La permanenza di di eci g iorni soltanto nell'ospeda le La veste che indo~sò nel magazzino non s ar·a s tnla essa indossa la da uno che fini per lis i ? - È la p1·ima domanda: pe rché, ammesso pul'e c he i folli da me citali non abbian da esser presi nella cons idet·azione , la q un le mi sembt•a <;h e m er itino, é cel'to per ò C'he d t~bbono s uscitare un serio ùubbio an che nE:ll' animo più scettico. E un dubbio simile J ce far pesare s ulla n o~t r·a coscienw una g rave respons abilìlà. Finora la lis i, la tubet·colosi vennero classificale fra le malattie costituzionali: d'adesso in poi però cominceranno ad avere i! loro posto ft'a le contagiose: mi pare che ne s ia pur te mpo, dopo tante s ll'ag i do vute appunto al contagio! ed in conseguenza hisognet·à adoltat'e per ess e quei pt·o vvedimenti che aùottans i per le altre. Sat·ebbe quindi mio avviso rhe negli ospedali quelle vesti per infermi, che furono indossate da un tisico, ve nissero scrupolos iss imamente lavate e dis infettale non solo, ma ins iem e ai le lti, alle biancherie, a f(li utensili si adibissero esclus ivam ente per i nuovi afl'elli dalla stessa malattia; e la lana, se occorre, fosse bruciata ins ieme alla pag lia. Da questo ne s uccede naturalmente come pt'incipio igienico della piu alla importanza, ch e gli abili del soldato per cui il m edico scrisse la malaug urata diag nos i nel big lietto di en· trata, anche r ecentemente somminis trati, non dovessero l'Ì· tornar mai più nel magazzino dei dis lrelli o dei corpi, e dovrebbero dis tt·ug gers i dalle scarpe al chepy; disi;1fettarsi le camet·ate in cui eg li respirò, la branda o ve dormi. La qual pra tica avrebbe ad e~>< et' ~C' ~Jult a . dietro un ortline severo, in mezzo alle varie classi della società, affinchè non si spe· culasse piu oltre a danno della pubblica salute. La seconda domanda é ques ta:- Se le vesti che quel contadino indossò non appartennero ad un tis ico, si s ara egli


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VECCH IE TEORlE

infelt.ato.respirando le esalazioni polmonari del malato che gli giaceva accanto nel riparto d1 medicina ? E questo è un altro dubbio non meno potente: e siccome nei casi dubbii di s imil genere è regola di operare per quel verso che torna più vantaggioso alla economia animale, anzi che a quella finanziaria, cosi bisogna provvedere al collocamento dei tisici negli ospedali. Quantunque si sappia quale aria circoli nelle sale de' nosocomii o quante precauzioni si richieggano, non solo per rinnovarla, ma anche per impedire che vi si annidino sostanze deleterie, pure non è fuori di proposito che io ricordi !"esperienza fatta dal dottor Nepven in una sala d'ammalali, le cui pareti non erano state imbiancate da due anni. Egli vi rinvenne, fra tante altre sostanze, una infinita quanliti.l di micrococchi, microballeri, globuli dii bus ed emalie : figuriamoci se non vi s i rinverrebbe fisso il bacillo scoperto dal Kock. Il paragrafo 538 del Regolamento sul servizio ùi ospedale, dice: « In caso di sviluppo di malattie trasmissibili, le sale vanno sgombrate, imbiancate e disinfettate co' mezzi e modi più commendevoli "· Ma essendo che in generale sono appunto i tisici quelli che più frequentemente vi soccombono, o che vi restano a lungo, bisognerebbe- t.alora in un mese s tesso - imbiancar due o tre volte un dato locale. Mi par rebbe necessario lo stabilire pei tisici un riparto proprio, come si costuma per le altre malattie contagiose; e s~nz'apporgli un nome spaventevole, che suonerebbe sinistramente come il verso dantesco - lasciate ogni speranza o voi ch'entrale - lo si potrebbe chiamare - r iparto delle malattie a corso lento. - È vero clie la loro agglomerazione produrrebbe l'altro inconveniente di un'atmosfera carica di ltlias mi, ma vi si potrebbe rimediare con un acconcio s istema di ventilazione; nè farebbe mesti.eri disporre piu di quattr!o cinque letli per ambiente. Del res.to non v'è mai una epidemia di tubercolosi; e se quesli pur troppo non fanno difetto negli ospedali militari, si succedono - non si raggruppano molli casi per volla - poiché v'è pure il soccorso (se può dirsi cosi ) della riforma. Certo che sarebbe preferibile adattar per es:::i uno st.abili~


CONFERMATE DA FATTI NUOVI

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mento o parte, in mezzo alla campagna; e basterebbe averne un numero eguale a quello dei depositi di convalescenza: come pure sarebbe indispensabile per essi un servizio d'infermieri stabili. Queste mie idee, cosi esposte alla buona, non incontreranno il favore dei più - ma io, intimamente convinto, le ho esposte, direi quasi, per debito di coscienza. Ciò non toglie che io sia nell'errore -essendo che anche ora, dopo gli studi ultimi, da moai medici si neghi la conta giosità della tisi. E se u rattrista, per ripetere le parole del Cantani, profon. damente il pensiero che nonostante i grandi progressi della moderna medicina, nonl)stante l'affaticar~ i di tante menti, onde combattere questo terribile morbo, e lo studio minuto, accurato, severo de' minimi suoi sintomi, nonostante la serie innumerevole di farmaci, a volta a volla levati a cielo contro di esso e poi caduti nell' oblio, noi ci troviamo finora privi di armi per disputare alla morte inesorabile questi ammalati; e dopo aver vinto il diabete (Y), abbattuto il vaiuolo, domato il tifo, dopo aver potuto dire alla peste: Di qui non si passa, rimanemmo costretti a chinare il capo impotenti innanzi a questo .flagello che miete a migliaia le vittime, phe gilta nel dolore e nella miseria tante famiglie e che ha tanta parte nella degenerazione e distruzione delle razze » procuriamo almeno, aggiungerò io, d'impedire che si abbia a diffondere con tanta facilità. R . GIGLIARELLI Capilllno medico.

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

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RIVISTA MEDICA

aamor14el ouore acUst&D.S&.- D. BIACB. -(Allg. Wiener medi:. Zeitung, i9 maggio 1883, N. 20. Il caso si rife1·isce a una donna di 49 anni maritata, la quale ad éccezione di una cistite sofferta nel1876 non fu mai malata, non fu mai affetta da reumatismo articolare. Ella racconta che sui p1·imi d'ottobre dell'anno passato, subito dopo avere bevuto, essendo accaldata, un bicchiere di birra fredda, fu presa dii dispnea e oppressione di respiro, e nella notte seguente cominciò a sentire un rumore beu distinto che s embrava uscirle dal petto e che indica come un rumore di raspa. L'aulot·e la vide nei primi giorni di gennaio e la trovò nelle condizioni in coi anche oggi si trova. La malata ha una medioc1·e dispnea, ha la faccia e specialmente le labbra alquanto cianotiche; al collo si osser va una manifesta pulsazione della vena giugulat•e lungo lutto il suo corso, che è a destra più rilevante che a sinistra e persiste tanto quando si comprime l'arteria carotide quanto la vena giugulare nel mezzo della sua lunghezza. La percussione dei polmoni dà tanto avanti che indietro suono normale; il mormorio respirato1·io è quasi affatto coperto dal rumore del cuore, di quando in quando durante il corso della malattia si poterono udire in alcuni punti di ambedue i polmoni ora dei ronchi ora dei rantoli a grosse bolle. L'urto del cuore è sen-

sibile alla palpazione e alla vista nel sesto spazio interco~


RIVJSTA MEDICA

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stale sei centimetri al di solto e in fuori della papilla mammaria. La mano applicala sente su tutta la re ~ione del cuore un manifes to fremito catario ~islolicù che ha la sua maggiore intensi la verso la punta, la minot•e verso la base. La percussione dimostra un manifesto ingrossamento del cuore tanto nel diametro longi tudinale che tt•asversale. Con J'a:>coltazione si sente un prolungato rumore sislolico di sega su tulli gli orifizi e il secondo tono ottuso. Il secondo tono polmonare, quando la malata venne in cura, era chiaramente rinfot·zato, ma poi acquistò lo stesso carattere che negli altri orifizi. Il rumore sistolico ha la maggiore intensit.S. fra la punta del cuore e la parte inferiore dello sterno; meno intenso é nel luogo in cui si sente l' urto del cuore come pure diminuisce di intensità su\l'orificio aortico e polmooare. E non solo questo rumol'e si sente nella regione del cuore, ma s u tutta la s uperficie toracica anteriore e posteriore, nell'addome ed al collo, e talora fu potuto anche udire ascoltando sulla arteria radiale. Ma ciò che é piu notevole e rende il caso importante è la circostanza che questo rumore si può anche udire quando si allontana l'orecchio dal torace. Numerose misurazioni hanno dimostralo che il rumore é chiaramente sensibile alla distanza di 17 centimett·i, e si può udire fino anehe a 25, benché non ben dis tintamente a orecchio nudo. Sul fondamento di questi segni fisi ci, della anamnesi e del corso della malattia fu giudicato trattarsi d' una ins ufficienza e stenosi della valvola bicuspidale e consecutiva insufficienza relativtt della bicuspidale provocata da una endoc:ardite primaria sull' apparato val volare dell' orificio venoso sinistro con consecutiva lacerazione o di un lembo valvulare o di più. fibre tendinee. L'Ebstein nel 1878 pubblicò neli'Ar·chio. _/iir clinische Mede::ine un esLeso lavoro sui toni e i rumori del cuore e della aorta udibili a distanza, in cui fra d iversi casi tratti dalla letteratura ne descrive uno da lui osservato in cui il rumore sistolico udibile a gran distanza era conseguenza d'una insufficienza della valvula bicuspidale combinata alla stenosi dell'orifizio aortico. Secondo l' Ebstein ìl rumore a distanza fu osservato re-


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lativamente con maggior frequenza nella sttlnosi dell'oriflcio aortico, più raramente nella insufficienza delle valvole aortiche, un poco più frequentemente nella stenosi dell'orificio della polmonare. Nessun caso I'Ebstein ba trovato nella letteratura di malattia della •alvola bicuspidale in cui il rumore si udisse a distanza . Recentemente il dottor Tiltinger ha descritto un caso di insufficienza della valvola bicuspidale, in cui col semplice orecchio udivasi un rumore sistolico alla distanza di 15 centimetri dalla parete Loracica. Fu fatta in vita la diagnosi di rottura o distacco di una parte della valvola mitrale, e alla sezione fu trovata una endo-arterite batterica della valvola bicuspidale con lacerazioni di alcune fib re tendinee dei muscoleLti papillari.

La rlgeneraztone clet nervi perlferlot medlante la •n~a. tubulare. - C. VANLAIR. - (Centr. Blatt, 26 maggio numero 21 1883). L'autore praticò il metodo già allre volte tentato invano da Gliick, quello cioè di introdurre le due estremttA, centrale e periferica, di un nervo reciso in un tubo da drenaggio di N eu ber (l'osso decalcinato) e fissarle poi dentro il tubo con catgut. Cosi facendo egli pervenne ad ottenere, e con molta facilita, la rigenerazione di 11n segmento nervoso di cinque centimetri sul nervo ischialico di un cane. Con questo processo che egli chiama sutura tubulare, le due estremità del nervo reciso non vengono a reciproco cuntalto nell'interno del tuboe l'autot·e ha osser vato che non s i opera una cosi della riunione mediata nello slrello senso della parola. La riunione consiste in una proliferazione con annerimento successivo del cilindrasse che comincia all'estremità centrale, dapprima lentamente si continua tra l'eslremi\8 centrale e periferica e finalm ente si prolun ga attraverso il segmento periferico ed anche fino ai muscoli ed alla pelle. Per ciò s i può ollenet·e che si ristabilisca parzialmente l'azione muscolare, la quale corrisponde ad una rigenera-


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zione anatomica delle fibre motrici. La proliferazi...,ne del cilindro asse comincia mollo in alto cioé più che un centimetro e mezzo al disopra del laglio e si mostra in prima linea nelle fibre nervose della zona marginale del segmento centrale, dal che l'autore conchiude che questa proliferazione non é l'effetto del taglio, ma dell'infiammazione del tessuto epineurale. Le fibre di nuova formazion~ non constano originariamente che di nudi cilindrassi con corpuscoli nucleoprotoplasmatici sparsi irregolarmente. In seguilo essi cilindri si rivestono di una guaina particolare di connettivo, ·penetrano nel perinervio del corrispondente nervo (guaina lamellosa) e formano finalmente intorno al medesimo un .involucro di spessore variabile. Più tardi anche le altre parti dell'estremità centrale vengono invasfl dalle fibre di

nuova formazione e la liMa di demarcazione tra il primo pezzo e quello nuovamente formato, il cosi detto segmento intermediario, comincia a scomparire. La metà superiore del segmento intermediario si riYela -composta di giovani fibrille nell'interno di una massa omo~enea. Queste fibre rappresentano tutte le forme di transizione dai semplici e nudi cilindrassi tino allo fibre nervose, mature, isolate e conte11enti sostanze midollari; all'incontro nell'estremità inferiore del segmento intermediario si trova la forma ultima e più sviluppata in maggiori proporzioni, ~ome pure si trova tessuto connettivo più mat•Jt'o, cosicchè si è autorizzali a concbiudere che il lavoro Ji ma tu razione dello fibre nervose procede dalla periferia verso il centro. Il nuovo nervo viene finalmente in contatto col segmento periferico del nervo reciso; una parte delle sue fibre può dapp1·ima scorrere ta.n~enzialmente al medesimo ed in seguito formare un nuovo nervo indipendente che si porti direttamente in qualche muscolo. Altre fibre si avviano nell'interno del segmento periferico ve1·so la periferia, op· pure decorrono nel tessuto epineurale dello stesso. Altre fibre di nuova formazione prendendo tutte le possibili direzioni si dislribuiMono nel vicino connetti vo. L'estremiLA periferica del nervo reciso, le cui fibre in massa sono de_generate e restano tali, si comporta dellullo passivamente;


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ed a nzi rappresenta un temporaneo ostacolo nella diffusione centrifuga delle nuove flbre, e un tratlo di regolare connettivo adempirebbe meglio l' ufficio di conduttore. Se adun(]ue la dirella r iunione di un nervo reciso non e possibile, si dovrà in avvenire lasciare lra i due segmenti uno spazio il più possibilmente grande colla condizione di procacciare una via fac.ilmenle praticabile alle fibre provenienti dall'estremità centrale, per mezzo della sutura tubulare o con quals iasi allro processo. La sutura tubulore presenta inoltre il ' 'anlaggio che le· estremità del nervo tagliato possono riunirsi senza riguardo allo loro distanza e senza allungarsi, e l'autore crede che questo metodo potrà venire impiegato con successo e con grande ulilita nelle operazioni chirurgiche.

Contribuzione alla clottrlna clell& pollartrite reumatloa. - Dott. STERN. -(A l/g . Wien. mediz. Zeitung, 17 aprile i 883, N. 16). Il dott. Slern ha desunto dai casi osser·vati nella clinica del prof. Federico Koranyi in Budapest alcuni dati sulla dottrina della poliartrite reumalica. Questi dali ~i riferiscono alla etiologia, alle complicazion.i e al tt·attamento di questa mnlallia. l casi accolti nella clinica furoHo 96; 45 uomini e 51 donne. La prevalenza nel sesso C"!mminino è stata notata anche dal Scnatbr, il quale raccolse 1437 casi eli uomini e 1479 di donne. Anche il Lebert ha trovato un simile rapporto fra i due ses!Si. Il dotlOI' Slern ha inoltre notato che questo rapporto non è fisso, ma varia secondo l'età; mentre fino a 30 anni le donne formano il più gran numero di questi malati, oltre ques ta età il loro numero diminuisce finché la malattia viene a pt•evalere negli uomini. l ca~i osservati nella clinica del pt·of. Korùnyi erano cos i distinti per se!Sso e per età : Da ilJ a 25 anni 16 uomini e 32 ùonne, da 25 a 35 2i uomini e a donne, da 35 a 45 4 uomini e 3 donne, da 45 a 55 1 uomo e 2 ùonne. DunfJue fino a 25 anni la malattia è due volle più frequento nelle donne che negli uo-


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mtn1. Questa frequenza é molto diversa secondo i periodi dell'anno. Tutte le osservazioni si ac..cordano nello indicare questa malattia come molto rara nel terzo trimestre dell'anno, e questo dimostrano pure i casi trattati nella clinica del prof. Korànyi, poiché in (juesto trimestre non se ne ebbero che sei. In quanto agli altri periodi variano le opinioni. Mentre secondo il Lebert, il Roth eù il Mtiller, il maggior ·numero di queste malattie cade nella prima metà dell'anno, secondo il Wunderlich, l' Huber ed altri la maggior f1•equenza è nel primo e nel qual'lo trimestre, e questo è stato pure trovato nella cliniea del prof. Korànyi. InfaUi vi furon accolti nel primo trimestre 30 e nell'ullimo 44 di questi casi e nel secondo solo 16. In 74 malati (di tanti il ùolt. Sl.et11 polè a vere IH s luriu) 32 volle la causa della rnalallia fu riconosciuto essere il raffreddamen to. È noto quanto un primo attacco di reumati~mo si disponga alla sua ripetizione. Di questi ca!;?i.,29 avevano già sofferto di reumatismo. Il tempo trascorso 'tra la prima e seconda malattia varia fr!l 6 e 17 settimane; e il tempo dopo cui la malattia di nuovo si ripetb fu il più spesso cli uno o due anni. In 74 malati furono affette 480 articolazioni, cosicchè in media per ogni malato furono 75 articolazioni attaccate. Questo numero è a un dipresso ugualmente proporzionale per ogni età, onde questa non ha alcuna influenza sul numero delle articolazioni affotte. Lo articolazioni del lato destro e del sinistro vi contribuiscono quasi in eguale propo•·zione. I n quonlo al rapporto di frequenza fra le singole articolazioni si trova che tengono il primo posto le articolazioni del ginocchio. Queste furono affette quasi in ogni caso, in tutto '116 volte; quindi le articolazioni del piede 82 volle, della mano 68 volte; della spalla 61 volle, del gomito 57 volte, le articolazioni delle dita delle mani 35 volte; le articolazioni dell'anca 27 volte, delle dita dei piedi 15 volle, le articolazioni sternoeia vicolari 5 volte, le articolazioni delle vertebre 5 volte, le articolazioni scopolo-clavicol!lri 3 volte; finalmente le articolazioni della mandibola, costo-sternali, e l'articolazione pubica, di ciascuna due casi. Sopra lulle le complicazioni che accompagnano il r eumatismo, s tanno le affezioni di


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cuore; furono osservate ~9 volle; il che corrisponde al 5t•J•. Sulla frequenza delle malattie di cuore come complicazioni del reumatismo sono molto diverse le opinioni degli autori. Il Budd, ha trovato, come il prof. Korànyi, la proporziòne della endocardite del 48.8 •; ., mentre l'Hertza ammette in ogni caso di reumatismo un grado più o menograve di endo o pericardile. Le singole affezioni di cuore furono cosi repartile: La insufficienza della valvula bicuspidale fu osservata 41 volta, in 5 casi la ruvidità dell'orifizio venoso sinistro, 3 volLe la insufficienza delle valvole aortiche, una volta la st.enosi dell'orilicio venoso sinistro, e finalmente in 13 casi la pericardit.e. In quattro malati si sviluppò anche la pleurite, la polmonite e in uno la peril{)nite. Nello stesso individuo possono manifestarsi più di una di queste complicazioni, il che apparisce anche dal fatto che le i2 affezioni consecutive furono osservate in 49 malati. l numeri soprarammentati mos.trano anche che la insufficienza della valvola bicuspidale è la più frequent.e delle complicazioni del reumatismo. Se si :listinguono i malati se· condo l'età, si nota che le complicazioni delle malattie di cuore sono più frequenti nei giovani, su 48 malati 36 volte, cioè il 75 .,.; e più frequenti sono nel sesso femminmo che nel maschile: cosi su 45 uomini si trovarono 17 volLe (38 •tj e su 51 donne 32 volle (63 •;.). Rispetto alla questione se la intensità della malattia articolare abbia influenza sulle origine delle affezioni cardiache, il .dollor Stern reca questi numeri : Su 74 casi, la complicazione cardiaca accadde due volte quando erano aUaccale 3 articolazioni, 6 volte quando 4 o 5, 4 volte quando 6, 7 volt~ quando 7 e 3 volLe quando 8, JO o 11 e finalm~nle 1 volta quando 12 articolazioni erano infiammate. La affezione cardiaca non comparve in un caso in cui i4 e in un altro in cui 13 articola;doni furono maiale, in 2 casi dove 12 articolazioni, su 4 do,·e i1, 8, 6, in 4 casi dove 9, in 3 dove 7, in due casi dove 5 e 2 articolazioni erano state affett.e. Da cui il dottor Stern deduce che il numero delle articolazioni malate non ha alcuna influenza sulla produzione delle malattie di cuore. Ma anche la durata della malallia non ha


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rapporto con questa complicazione; del che lo Stern reca alcuni esempi. La affezione di cuore io un caso comparve dopo quattro giorni, in 3 dopo sei giorni di malattia, mentre in altri non si mamfestò se non dopo il 2;:;• o il 35" giorno. Quindi alla produzione delle malattie di cuore come complicazioni del reumatismo, non influisce nè il numel'O delle articolazioni malate, nè la durala della malattia, l'età v'ha influenza essendovi i malati fino a 25 anni più disposti. Dal fin qui detto il dottor Slern conclude: t • Che la poliartrite acuta reumatica accade in generale più frequentemente nelle donne che negli uomini: 2" Che il reumatismo é più frequente nei giovani ; mentre fino a 25 anni è più frequ ente nel sesso femminino, dopo questa età il rapporto si inverte, la ma- . lalLia facendosi meno frequenle nelle donne che negli uomini: 3" Sulla produzione di queste complicazioni solo la età ha una certa influenza essendo esse state osservate più frequ entemenle nei giovani: 4• Le affezioni di cuore sono in rapporto colla totalità dei casi una frequente complicazione del reumatismo tanto nelle donne che negli uomini. Quale sia la causa per cui il reumAti!';mO è più frequente nelle donne, e perchè in queste anche le complicazioni accadono più spesso che negli uomini non è facile potere determinare. Le altre complicazioni accidentali che si manifestano nel corso del reumatismo sono le seguenti: tre volLe segui la infiammazione della gola; una volta, dopo la intiammazione della corrispondente articolazione ve1·tebrale in conseguenza della compr•essione del uervo, compar·ve la nevralgia intercostale e l'erpete zoster, in un caso scoppiò un gravissimo delirio con perdita di coscienza, grave collasso e rossore della pelle sulle articolazioni affette (in questi casi i sintomi corrisposero alla forma morbosa del r eumatismo cerebrale); finalmenle in un caso fu osservata la eresipela e il morbillo. Il reumatismo articolare è ora curato con l'acido salicilico, il salicilalo di soda, il chinino e le iniezioni soltocutanee di acido carbolico. Con le iniezioni della soluzione, al 2 •t., di acido carbolico solto la pelle cbe copre le articolazioni malate si é procurato in ogni caso un alleviamento al dolore; la chinina fu data alla dose di 1 grammo o 1,50 quando i pre-


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parati di acido salìcilico erano controindicati dalla grande debolezza del cuore o dalla diarrea, mentre in tutti gli allri casi fu somministrato l'acido salicilico o il s alicilato di soda. In generale potè essere accertalo che coi pr·eparati di acido salicilico si riesce a mitigare il dolore, ma non a impedire una nuova infiammazione articolare. La dose ordinaria era di 4-6 grammi dala in breve tempo. Nei giorni seguenti fu seguitato a dare questo preparato in magRior dose se era attaccata una nuova articolazione, in dose più piccola se ogni infiammazione era cessata. Gli spiacevoli effetti secondarii dell'acido sal icilico o del salicilato di soda, sudore, vertigine, diarrea non si ebbero mai in alto grado , nè mai fenomeni cerebrali. Finalment.e il dottor Stern nota che sulla durata della ma· latlia non ebbe alcuna influenza il numero delle articolazioni malate, come il trattamento non influì punto sul manifestarsi delle complicazioni, succedendo queste con qualsiasi modo di cura. Le complicazioni, come l'eritema cutaneo, la ros.eola e la eresipela che si manifestano durante la lunga persistenza della infiammazione articolare non esercitano alcuna azione modificante sulla malattia.

Emoglobinuria paroutatloa. Dott. RoAs. - (Deuls . A reh. fii.r Kliin. M ed. e Philadelpltia medie. Times), - 2 giugno 1883.

Secondo il Roas l'emoglobinuria parossitica è una malattia sui generis che deve essere nettamente distinta dalle altre specie di emoglobinuria. Ciascun attacco è costantemente dovuto al raffreddamento di qualche parte della pelle specialmente di quelle parli che sono più esposte come mani, pied i, naso, orecchie. La intensità dei sintomi generali e la colorazione della orina sono in proporzione con la inteDsilà e durata del brivido. I paroseismi naturali e quelli prodotti sperimentalmente hanno eguali sintomi. La condizione primitiva nella emoglobinuria parossistica consiste nella distruzione dei corpuscoli rossi del sangue e nel passaggio dell'e-


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moglobina nel plasma. I sintomi generali sono secondarii. La causa della fer ile dislrnllibililà Jei cor·puscoli probabi lmente dipende dalla diminuila loro resis tenza alla azione degli irritanti esterni. Ln distt·uzione dei corpuscoli prima accade solo localmente in ([\ICi luoghi che sono esposti al· freddo, e da questi i prodotti della loro distruzione passano nel sangue. La causa della diminuila resistenza è nella maggiot• parte dei casi dubbiosa. In alcuni è probabilmente la sifilide, in altri la malaria, e la cura, oltrechè profilaltica , deve essere diretta alla remozione della sifilide o della malaria quando esislono.

Bumorl oardtaol anormali. - Dott. HAMtLTON OsGoRo.(Boston medical and surg. Journal Philadelphia medical T imes) . - 2 giugno t 883.

Il dott. Hamillon Osgorù in una memot·ia Iella dava n ti la Società del progr esso medico di Boston richiama l'attenzione sopra una varietà di rumore nell'area cardiaca manifesta losi in una persona immune da anemia e da ogni altro sintomo di malattia di cuore. Il rumore era ben distinto sislolico dolce, ma arieggiante lo sfregamento e localizzato nell' al'ea della polmonare con poca pr·opagazione. Esso scompariva comple tamente ùu!'ante la espirazione e riappariva di subito nella inspit·azione . Fu giudicalo che non fosse un rumore endocardico, ma che derivasse da una pias tra di ruvidità pericardica non inflammaloria probabilm~nte congenita. Nell'esame di questo caso si trasse speciale vantaggio dallo ascollare il cuore rluranle il collasso dei polmoni, cioè nella esrirazione for·zota. In t'JUCsla maniera il cuore è relativam e nte scoperto e i suoi rumori meglio definiti. Questo metodo è quindi racc0mandalo pPr svelare la qualità dei rumori cardiaci mal definili e dei rumori det'i Yanli dal sangue.


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Sopra alounetorme eU paloo.l uremlohe, del dotl. EowARD T. BRUEN., M. D., - (Medical Times, gennaio 1883). Nella Deutsehe Medicin.al Zeitung del 3 agosto i882 si trovano registrati alcuni falli, che tenderebbero a sl.abilire la relativa frequenza delle psicosi uremicbe. Ora essendomi occorso nell'ospedale di Filadelfia un caso di tale natura, ho credulo lesserne brevemente la storia corredandola di alcune mie considerazioni. Il paziente era un uomo dai 40 ai 50 anni. L'esame fisico messo in rapporto con l'anamnesi faceva stabilire la diagnosi di nefrite inters tiziale già inizialasi da circa 4 anni. Non si notavano che leggerissimi edemi alle palpebre ed alle articolazioni dei piedi. Le lesioni cardiache ed arteriose erano sufficientemente marcate. Dopo una settimana di degenza nell'ospedale, e sotto apposito trattamento curati vo, senza che l'ammalato avesse presentato altri sintomi all'infuori di quei che ~o­ munemente accompagnano la malattia; una mattina lutto ad un tratto, il malato, mentre slava passeggiando, restò come confuso. Quindi si manifestò uno stato di pronunciato eccitamento, durante il quale sembrava in preda a strane allucinazioni. La pelle era bagnala di s udore, le pupille immobili, nè troppo dilatale nè troppo contratte. Il polso depresso, la respirazione tardissima. Questo stato di eccitamento si alternava col coma. Fu estralla l'urina col catetere, e fu trovata di colore rosso scuro, e ricchissima di albumina. Questi sintomi si protrassero per tre giorni; al terzo giorno la coscienza pr;ncipiò a riavere gradatamente il suo dominio senza però che il paziente con!:<~rvasse memoria alcuna dell'accaduto. Dopo questo altacco l'albumina principiò a diminuire, ed il paziente lasciò l'ospedale in via di leggero miglioramen.t.o, ma ben in teso con il processo cronico dei reni in continuo progresso. Naturalmente la questione della diagnosi era importante, e


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molto difficile. La storia dell'individuo permetteva di escludere assolutamente che si fosse trattato di un accesso di alcoolismo, come pure di un attacco del cosi detto reumatismo cerebrale. Le condizioni anormali dei reni messe in evidenza dall'esame dell'urina, l'iperh·ofia del ventricolo sinistro, le alterazioni dal sistema arterioso, lutto induceva a stabilire si fosse trattato di una forma di psìcosi da avvelenamen to. uremico. Il sintomo che specialmente fermò la mia attenzione fu J•agit.azione .straordinaria del paziente, e la forma del suo delirio mi fa rilenet·e questo caso pressoché unico nei ricordi dell'uremia. Il trattamento curativo fu: revul!:-ioni alla .regione lombare, amministrazione di purganti drastici, e l 'uso dell'estratto liquido di Jabot•andi, fino alla determinazione di abbondante diaforesi. h'uso dello Jaborandi non fu creduto controindicalo dagli abbondanti sudori che accompagnavano gli accessi. Lo Jaborandi probabilmente stimola le secrezioni della pelle agendo direttamente sulle glandole sudorifere o sui nervi che presiedono alla loro secrezione. In questo caso ii sudore, che si osset•vò prima della somministrazione dello Ja· borandi, era cagionato da eccessiva ripienezza dei vasi cutanei. TraUavasi perciò di semplice lrasudazione, la quale non poteva liberare l'organismo dai prodolli di riduzione· che l'inquinavano, esigendosi per questo la funzione della diaforesi. Questi ragguagli sono importanti perché molti casi di uremia si osservano quando la pelle è umida, checché ne dicano in contrario le usuali descrizioni. I purganti furono indubitat.amente un potente elemento del trattamento curativo, ma come osservai in principio, tutta l'importanza ed i risultati della cura doveano scaturir~ da una pronta ed esalta diagnosi.


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Sperimenti e ata.4il aalle lu•aulonl della rotula. Del D. MevER - Centralblatt fiir med. wi8s, 1883. N. 22. In bac;e a studii accurati già intrapresi fin da due anni fa il doll. Meyer si crede autorizzalO a fare qualche sppunto e qualclle critica severa sulla dollrina riportata oggigiorno dalla maggior parte di trattati e manuali chirurgici, dottrina accreditatissima ma poco soddisfacente sulle lussazioni della rotula. Egli parte dal fallo che la rotula propriamente non è in connessione articolare n•\ col femore nè colla tibi~. Essa possiede sulla superficie anteriore del femore una via di scivolamento che essa non può abbandonare che per un meccanismo analogo alla dislocazione tendinea. l vari modi di dislocazione della rotula sono quindi. t• per spostamento e 2• per torsione. Nel primo moùo la rolula colla sua faccia articola t·esla sempre rivolta al femore, però la lussazione, sia completa sia incompleta, non è possibile che verso l'eslerno perché al piano epicondilico interno possedendo una superficie sferi.ca non offre alcun mezzo di fissazione per la r olula spostata. I. Lussazione completa a ll'esterno. Essa può avvenire o sopt·alatroclea (soltanto nell'estensione del ginocchio) oppure tra la tibia ed il condilo esterno femorale (soltanlO nella p ressione). I mezzi di fissazione della r otula in questa abnorme posizione sono il legamento ileo-tibiale ed il tendinP- ester no appartenente al muscolo quadr icipite. Questa lussazione s i


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effettua o per l'azione muscolare o per violenze esterne che colpiscono l'articolazione in stato di tensione . Perché si possa fare la varietà di lussazione all'esterno per la via al di sopra della troclca bisogna che il ginocchio s ia in este nsione esager ata oppure, in certi casi probabilmente, in una fless ione forzata vuso l'interno. Ad ogni modo la via più semplice che deve percorrer·e la r otula è quella di portarsi in alto sopra l'estremità superiore dell'esterno margine della troclea pe1·dar luogo ad una lussazione. Più raro è il caso che la I'Otula prenda la via inferiore. Il. Lussazione incompleta all'esterno. Essa ha luogo come la lussazione compll"la nelle manier·e suddescritle. Essa dovrebbe diventar·e in vero una lussazione comple ta se la rotula venisse poi rialzata oppure il ginocchio venisse più pie-· gato al dinanzi e all'interno. In questo caso la r olula é fissala all'esterno mar·gine della troclea al dinanzi della cresta sopratroclea1'e; questa fissazione ha luog-o qui dall'es terno per mezzo della tens ione del legamento ileo-Libiale e dall'inLeJ'no per la r esistenza dei suoi legamenti rimasti intatti e per la contropressione della cute 10pinta innanzi. l I I. Lussazione pet: t.orsi<•ne. Si distingue la mezza lussa· zione verticale (lux11tion de change, secondo Malgaig ne) e la lussazione totale, rovesciamento, inversione, torsione della rotula. La prima é pure interna od esterna a seconda che la s uperficie articolare della rotula lussata é rivolta verso l'interno oppure all'esterno. Natur·almente nella torsione vengono s empre in attività due forze per es. l'una che comprime in basso sopra il margine interno l'allra che alza ver·so l'esterno. Quest'ultima forza può essere par·alizznla dalla res istenza che la rolula incontra contro la tt·oclea o la fossa inlercondiloidea quando l'arto è piegato completamente. Nella porzione d'estens ione, cioè quando la fossa sopratrocleare appianandosi non offre più alcun ritegno la rotula può trovarsi fissata in una posizione di tors ione di circa 90". Per poter operare una efficace riduzione nel senso opposto alla tors ione sofferta è di grande importanza il diagnosticare la posizione degli angoli della rotula e vedere p. es. in una invers ione quale dei due angoli é il rialzato quale é il depresso.


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Guarigioue 41 1lD ueu.rllllll& oerebrale. GLoveR. - (The Lancet, 31 marzo i883).

D. j.

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Fa sempre piacere ricordare la guarigione di una gravissima malattia anche quando la natura ne ha tutto il merito. Per questo io pubblico la seguente pa1•te di una lettera ricevuta da un medico mio amico negli Stati Uniti relativa alla morte di' una sua pa1·ente: Nove anni or sono questa signora ebbe un aneurisma della carotide interna che ss ruppe; il san gue sLravasaLo alla base del cervello fu assorbito ed essa s i ristabilì e godè quindi per nove anni continui una buona salute. Un secondo ane uris ma si sviluppò presso il primo precisamente nel punto in cui il vaso esce dal canale carotideo alla base del cranio, quindi nella cavità craniense. li solo sintomo che ebbe durante la malattia fu la paralisi del nervo del terzo paio. Noi sperammo che quest'a paralisi fosse funzionale, non sospettando un aneurisma, dacché non si e1·a mai compresa completamente la natura dei disordini cerebrali di nove anni addietro. Ella slava benissimo tre set- ,.. timane prima della mor te, quando cominciò a sentirsi male. P erdè a un tratto la coscienza e rimase così per venti minuti. Ma poi si I'imise, passò l'accesso non Jasciançio cbe plosi, mids·ias i e strabismo. Dieci giorni dopo ebbe un allro attacco si mile al primo, ma più grave. Anche da questo si riebbe, ma segui un terzo. Ella cadde a un tt·allo priva di coscienza e cosi rimase per qaaltordici ore. Quando fu morta, il dottor Welch ne fece l'autopsia, la quale rivelò l'aneuris ma di recente apet•losi e il sacco obliterato dell'antico aneurisma che erasi rollo nove a mni addietro.

Una nuova medioazloDe anU.ettloa, del dotl. P -~.o Lo BRuNs di Tubinga. (Dalla Berliner K lin. Wochensehrift, maggio '1883, N. 20, pel doll. A. To t~F.LLA).

Il prof. P. Bruns da parecchi anni é andato successivamente modificando la medicazione antisettica per re nderla vie più efficace, più semplice e più economica, animato prin-


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cipalmen l e dall'intento di facilitarne l'applicazione nella chi· rur·gin di guerra. Ed Òra finalmente ci ·pr esenta un processo di medicazione, che si discosta tanto da quello tipico di Lister ed offre dei vantaggi tanto significanti da m eritare tutta l'attenzione dei chirurgi, e specialmente dei chirurgi militari, i q11ali con esso vedranno elimi nate l~ difficoltà che incontrava il m etodo antisettico sul campo di battaglia. Da m ezzo anno adunque viene adoper alo nella clinica del prof. Bruns, per• la medicazione antisettica, un nuovo materiale, che per le sue ottime qualità é già molto adottato in Germania. Questo nuovo materiale chiamato daH' Autord lana vegetale o lana di legno (Holzwolle) (1 ), é un sur·rogalo della garza, dell'ovalla, della juta, ecc., e, preparato col sublimato, viene presentato dall'illusll·e chirur·go di Tubinga come il più pr•ezioso rm gli apparecchi finor·a adope•·ati. Dalle ricer che di Cock, elle dimostr·ò essere il sublimato superiore a tutti gli altri antisettici, e dalle raccomandazioni di Ber gmann e Schede il Br·uns fu iudotto, al principio dell ' ultimo semestre scol astico, ad inlr·odurre nella sua cli nica in via di esperimento, J'antisep;;i al sublimato invece di quella all'acido fenico. E si noli che il Bruns era un caldo sostenitor e dell'acido fenico e che col suo processo speciale di medicazione fenicata si vanta ancora adesso di non aver mai osservoto, in cinque anni, un sol caso di piemia o di septicemia. Or la compa1·azione da lui falla, senza iJee preconcetta, t.ra l'antisepsi fenica e quella al sublimato lo ha pienamente convinto ùella superiorità di quest'ultima. II subii· mato non si volalilizza dai pezzi di medicaluro, non cagiona nè it•r·itazioni locali nè fatti gener ali, neanche con grandi quantità di soluzioni all' l per 100 in per sone di qualsiasi età e, quel che più monto, sottli la sua influenza si hanno assai raramente delle insignificanti elevazioni te•·miche, le alle feb bri trawnaÙchc (J,$etliche non si riscontrano mai e si o ttengono guar·igioni compl ete per prima intenzione nelle

:l) Credo che noi pot remmo chiamarla ertoxl/il,a da Éptov lana e ~uÀov l egno.

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più sfavorevoli condizioni. Insomma l'esperienza falla dall'autore nel passato semestre scolastico (l • novembre 82 - 15 marzo 83) gli basta per concludere che con la sua medicazione al ~ublimalo (Sublimal-flo~toolleoerband) l'asep~i riesce ancor più sicura e più perfetta che col tipico apparecchio di Lister. Io non so veramente perché egli non abbia istituito dei confronti fra il sublimato ed altri antisettici più potenti dell'acido fenico, quali il cloruro di zinco, il jodoformio, ecc.: é una lacuna che sarebbe stato bene colmare per stabilire più incontestabilmen te la superiorità del bicloruro di mercurio come antisettico. Può nondimeno ritenersi perentoriamente stabilit.o il valore che ad esso attribuisce l'autore, risultando dalle uniformi conclusioni di altri sperimenlatori (V. giornale di medicina militare 1883, pag. 91). Nell'adottare il sublimalo l'A. coUlinciò a ser virsi dell'apparecehio anorganico di Schede e Kii.mmel, che si compone di drenaggi f~:~tli di fili di velt'o intrecciati (Giasflechteu), di bambagia vitrea (Glaswolle) da pot•re direttamente sulla ferita como il protcctioc o di cuscinoLLi di cenere (.\schekissen). Ma quando vide che i drenaggi di vetro non rispondevano allo scopo e che i cuscini di cenere pochi giorni ùopo la loro applicazione presenta vano un odol'e ammoniacale, indizio delle decomposizioni a cui davano luogo, tultochè imbevuti di sublimato, tornò ai drtJnaggi di gomma e si mise alla ricet·ca di un nuovo materiale che sostituisse la cener e. E qui si noli che egli, dopo di aver trovt~lo nel sublimalo un antisettico non volalile, inalterabile, di efficacia infallibile e quindi accetlabilissimo pei bisogni della guet•ra, vole\'a che l'apparecchio si distinguesse per un alto polet·e di assorbimeolo e, nel complesso, costasse pochissimo, pet• poter· risponder e a tutte le esigenze della chirurgia militare e r e ndere più agevole il compito del chirut·go uella pratica civile. Laonde, nel rinunziare ai cuscinetti di cenere, non tornò alla garza ed agli altri suoi eccellenti surrogati, ma cercò un corpo di facile acquisto e nello stesso tempo straordinat·iamente atto ad assorbire. E dopo che il suo assistente dott Walcher ebbe concepilo l'idea di adoperare a quest'uopo della mattlria di origine lignea (HolzsLoll), il Bruns


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diede a questa la forma di bambagia o eli lana e l'accettò definitivamente solto la denominazione di Hol:r.wolle. Questa materia p•·ima legnosa, l'Holzstoff, è il legno delle conifere e di all•·e famiglie affini ridotto in laminette me· djante l'affilatoio e largamente adoperalo nella fabbricazione dell.a carta. Tal sostanza contiene dal 65 al 70 per 100 di acqua, present.Asi tersa, di a!;pello uniformE\, finamente fascic()lala, morbida, eli color giallo pallido, ha un gradevole odor di legno e <>i distingue, quando è stata sufficientemente asciugata, per un notev.ole potere di assorbire i liquidi. Quest'ullima proprietà appartiene specialmente, secondo le ricerche di Bruns, al legno preparato dall'abete bianco (pinus pieea), il quale fu prescelto per la preparazione della lana vegetale anche perché contiene una regolare quantità di r esina ed è ben fascicolalo. Per l'ulteriore preparazione delle menzionate lamine di legno occorre che esse sieno spremute e ridotte in filamenti sottilissimi, i quali poi vengono seccati ed imbevuti di sublimato e glicerina. Questa preparazione trovasi perfetta nella fabbrica di oggetti da medicatura di P . Harlmann in Heidenheim (Wurtemberg), e contiene il 1 ', per 100 di sublimato ed il 5 per 100 di glicerina. Presso lo stesso negozio però trovasi anche la lana vegetale non preparata antisetticamente ovvero preparata con altri antisettici. l vantaggi di questa nuova medicazione sono molte plici ed evidenti~ A par.Le i già menzionati pregi del nuovo ma· teriale, esso poss iede già, pel suo contenuto in resina ed olii eterei, delle proprietà antisettiche, ed ha, anche in strati sottili, una notevole elasticità, sicché permette meglio che ogni altro materiale, di esercitare una compressione grande ed uniforme. Il suo pregio capitale però é sempre nel s uo potere di assorbimento, nella crual cosa supera tutte le sostanze finora usate, assorbendo una quantità di liquido eguale a dodici volte il suo peso, di modo che 10 grammi di lana vegetale, dopo la completa imbibizione, raggiungono il peso di 130 grammi. I l potere igrometrico del nuovo materiale da medicazione è di vitale import~nza, dice il Bruns , per la guarigione delle , .


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ferite, poiché una rapida cicatrizzazione riesce tanto più facilmente quanto più completo é l'allonta namento dei .liquidi segregati e quindi quanto piu asciulla viene mantenuta la feriLa, essendo difficili in tale condizione i processi di decomposizione. Ed eccoci giunti alla teoria che costituisce la vera base scientifica della medicazione di Bruns, pel qua.le, in uaima anali!:'i, la medicazione antisetlica deve essere una: m edica:. ione asciutta, un d1'!J riressin[J l i alcuni chirurgi inglesi, poiché solo così JPUÒ raggiungersi l'ideale della cura delle ferite, cioè la medi<·azione permanente. A renderla possibile occorr e un apparecchio il quale assorba molto e che inollt·e, mentre da una part.e assorbe, possa dall'altra asciugarsi di nuovo, dappoichè cosl è certo che la ferita, la quale col tempo tende a segregat• meno che nel primo e nel secondo giorno, potrà rimanere asciutta e non rendere necessaria la r innovazione della medicatura. Il Bruns bandisce quinJi gli strati impermeabili prescritti per la tipica medicazione alla Lislet·, essendo essi un insormontabile osta colo aJla evaporazione, e adopera direttamente sulla ferita un piumacciuolo vitreo (l'unica cosa che ancora accetti dell'apparecchio anorganico) invece del prolectioe, sotto il quale la parte lesa si mantiene inevitabilmente umiùa. L 'apparecchio antisettico deve dunque essere disposto in modo da potere da un Ialo assorbir -3 e ùall'aiLro asciugarsi, ne l qua ~ caso solo è possibile uns vera medicazione asciutta. Ciò premesso, ecco oro la tecn ica della nuova medicazione. Dopo che la fer ita é stata ben disinfettata durante e dopo l'operazione con irrigazioni di una soluzione di s ub.limato all't per 100, ess•l viene cucita, provveduta di drenaggi di gomma e coperta con un sollile str ato di bambagia vitrea. Su questa si pone una s ufficiente quantità di lana wgetale, la quale è racchiusa .in una semplice compressa di garza al sublimato, ovvero è cucila in un sacchelLo di garza. Quest'ultimo modo è il piu comodo nella pratica ospeJaliera, poiché, avendo sempre pronti dei euscineLli ùi varie dimensioni, la medicazione riesce estremamente facile e spedi ta. Si applica dunque Jopprima un piccolo cuscino e su ùi esso un cuscino abba~t.a nza grande ùa copl'ire le parti ci1·costanli


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per una certa estensione. Il tullo poi viene strettamente ·fls~alo con una benda di garza. L'autore si moslra sorpre~:;o della forLe compressione che, senza il più piccolo inconveniente, può eser citarsi su q1.1esto apparecchio in virtù della elasticità della lana vegetale o legnosa. Nell'ultimo semestre clinico égli ha avuto cir ca 180 tra operati e feriti, e, salvo poche eccèzioni, li ha curali col nuovo apparecchio. Ebbene, la prima medicalura è stata applicala in permanenza ùa una a quattro settimane. Tutti color-o che hanno seguito gli studii fatti in Germania ·SUl tema gli antisettici in guerra sa.r anno ben lieti di trovare nel nuovo appat·ecchio antisellico di Bruns la soluzione dei più difficili quesiti posti dalla chirurgia militare circa la rigorosa applicazione dell'antisepsi in guerra.

Sul trattamento del dolore 41dentl.- Dott. V. KtRCHBAUR. - (Allg. med. Central-Zeit., 14 marzo e Allg . Wien. med. Zeitung, 27 marzo 1883). Nel dolore dei denti nevt·algico che per regola non colpisce un dente solo, ma più denti sani, ho avuto, dice il doltor Kirchbaur, buoni r isultati dall'uso interno del butilcloralio. comunemente dello crotoncloralio in una pozione così composta : cloralio butirrico 50, glicerina 30, acqua stillata 100, ·sciroppo di cortecce di arancio 20, olio di finocchio gocce 5. La gli~P.rina è aggiunta per facilitare la sol uzione del pre·paralo e l'olio di finocchio per correggem eìl cattivo sapore. Quando esiste il dolore, il paziente prende di questa soluzione un cucchiaio da tavola ed avvertiLo che se dopo un'ora il dolore torna con mediocre violenza, ne prenda un' altra -cucchiaiata. La maggior parte dei malati già dopo la prima cucchiaiata provano per lo meno un notevole alleviamento eù anche la cessazione del dolore; spiacevoli conseguenze :il Kirchbaur non ne ha mai osservate, al· più qualche volla può succedere un poco di sonnolenza. Nel dolor di denti cagionato da carie denl~ria e da scopertura della polpa, prima .egli adoperava la soluzione di croloncloralio internamente,


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e il cloroformio localmente inzuppandone una pallottolina di co,tone cardalo e inlroducendola nel c.lente cat·iato, il qual mezzo per ò non sempre produceva il desiderato effetto. Ora egli usa localmente r ovalla cloro-carbolizzata, e nei casi fitliora cosi ll'altàti ha sempre veduto un rapido e sic uro effetto . La preparazione tlella ovatta si fa nella seguente maniera: In un bicchier ino s i pongono parli eguali di cloralio idrato e di acido carbolico, si fanno sciogl ier e ambedue e in questa soluzione s i immerge l'ovalla idrofila, !asciandola nel bicchierino fin che occot•t•e adopera rla. Allora se ne stacca un pezzetlo, se ne fa una pallina e s i intcoduce nella cavtlà del dente cariato.

La 41vulalone del plloro e del oar41&a nella atenoal dl queatl orlflol - Nuova operazione del prof. LORETA (Raccoglitore medico, anno 1882-i 883). La chirurgia s i è arricchita d'una nuova importante operazione dovuta al genio Ji un nostro illw:;tre compatriota, del prof. Loreta di Bologna. Que:;ta operazione, a cui fu dato il nome di divulsione digitale fu eseguita per la prima volta il l i settembre 188:2 nella clinica chi t•ur gict~ di Bologna sopra un uomo di 47 anni, il quale da mollo tempo soffriva di vorni ti incoercibili e forli dolori alla regione epigas~rica, per cui aveva perduto il sonno ed era dimAgr·ato così da appena potersi r eggere in piedi. 11 prof. fece diagnosi di ristringfmento del piloro per ulcera pregressa e consecutiva cicatrice. Il malato era stato sottoposto da molti medici a una infinità di cul'e, ma inutilmente. Il prof. Lor eta divisò di eseguire la dilalazionr) forzala del pilot·o e s i accinse alla operazione, disposto ad eseguire anc he la resezione alla Bilh·oth se le cond izioni anatom ic he dello stringimento fossero state ~li da escludere con molta probabilità la efficacia duratura della divulsione. Il dott. A. Alberlini presente alla operazione così descrive l'atto operatorio: Lavata prima con la pompa e vuotato Io stomaco e sottoposto il malato


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all'anes tesia cloroformica fu aperto l'addome in vicinanza del piloro e del piccolo cui di sacco dello stomaco; si presentarono s ubito delle aderenze che il Loretadistaccò e quindi pre~e lo stomaco in vicinanza della piccola curvatura, lo ti'asse fuori attravei-so l'apertu1·a addominniB, e, affidatolo a un assistente, vi fece un taglio lungo 5o 6 centimetri. Alle labbi'fHiella fe . rilaapplicò subito due pinzette del Pèon modificate avenli cioè nella porte superiore una piccola as ta travser saleleggermente deni.At.fl. Introdollo l'indice della mano destra trovò confe1·mata la diagnosi; facendo forza lo spinse fino alla prima porzione del duodeno, e poi in parte retraendolo inti·odu'5se l'indicG dell'altra mano e con ambedue cer cò vincere la resistenza eseguendo la dilatazioneossialaclioulsione. Dopo la operazione non ci fu vo mi lo n è altro disturbo, la sua tempe1·atura salì di un sol g1·aùo e la mallina dopo l'infermo era apil'etico. I tagli si riunirono di prima intenzio ne, ai p1·imi di ottobre l'opeperato s i alzava dal letto; la sua salute era affatta cambiata si nutriva indistintamente di qualunque cibo e la digestione compievasi nel modo normale. !\1agro, vacillante , consunto da un vomito incoerecibile quando entrò allo spe(lale nt' usciva ben null'ito I'obusto e pieno di forza. Anche quattro mesi dopo godeva buonissima salute. Una seconda divulsione il prof. Loreta operò :il 22 di· cembl'e. Anche in questo caso fu confermata la diag nosi di stenosi del piloro. Non poche furono le difficoltà l!he si presentaro no in questa operazione, ma furono tutte vinte con rara m aestria dall'esimio operatore. Anche questa volta dopo la ope1·azione non si ebbe nè vomito, nè altro disturbo, tutto procedè regolamenle. L'ott(l gennaio il malato era dichiarato gnlil'ito man~iando benissimo o digerendo meglio. Il '17 marzo fu eseguita dallo stesso prof. Loreta la terza ùivulsione. Così la descrive il prof. Peruzzi che ass istè alla operazionu (Raccoglitore medico, 20 marzo 1883). Previe tutte le più minute avvertenze del trattamento antisettico e cloroformizzato l'infermo, sul quadrante superiore di destra dell'addome fece la sua solita inci!Sione, la quale cominciando un poco a destra della linea alba discende all'esterno e in basso per la lunghezza di i5 centimetri a due dita trasverse

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parallelamente all'arco coslale, di guisa cbe l'angolo supe· r iore interno della incisione si trova per tre centimetri al di solto dell'apofisi xifoide e l'An~olo inferiore esterno a 3 centimetri dRIJa nona cartilagine coslale. A·p erlo per ugual trallo il perito neo andò alla ricerca dello stomaco con due dita dellA mano destra introdotte por la breccia praticala, e piz· ziooto il viscere nella sua s uperficie anteriore lo trasse fuori in piccola porzione, e a 3 centimetri dall'anello pilorico ed in un punto equidistante alle due curvature praticò a tutta spes-sezza ed in direzione longitudinale una incisione di sei centimetri circa. Fallo ciò andò alla rict-rca del piloro che rinvenne r·ealmente ristretto. E gli allora con ben combinale manovre riuscì ad oltrepassarlo prima con l'indice di una mano, poi con que llo dell'altra e divaricati ch.e gli ebbe fra loro, portò la dilatazione a quel grado elle crede tte necessario. Dopo ciò praticò la sutura, prima dello stomaco secondo il processo di AppolitC\ che riescts anche più facil e e spedito di quello del Gely, e poscia quella delle pareti addominali con sei punti di sulura ad ansa in filo d'argento, terminando con la sovrappos izione di un valido apparecchio di medicatura alla Lisler. La op erazion~ dalla incisione alla sutura delle parete addominali durò 28 minuti. L'es ito in questo caso fu sfortunato, l'infermo morì 3G ore dopo la operazione per collasso; esito quas i preveduto per lo stato di l;tìnimento in cui egli si trovavA pel lungo soffrire. Una qual'la divuls ione fu eseguila il 15 luglio sopra una donna che da tre a nn i pali va di gravi disturbi gas trici, dolore allo s tomaco, vomiti ed era ridotta in uno slalo deplo-

revole di denutrizione. La operezione ru compiula in 20 mi· nuti s ebbene si presenlassero non poche diftìcolt.à per estese aderenze dello s tomaco. La malata .non ebbe più vomiti nè aUri disturbi di stomaco, non ebbe febbre, l'ottavo gio1·no fu falla la prima medicatura e .si trovarono i lagli uniti di prima intenzione. Il 25 luglio si annunciava assicurala la guarigione immediata. Oltre queste quattro divulsioni dell'oritlcio pilorico, il professor Lorela ha pUire operata una divulsione del ca1•dias con


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esito fortunato . Ne fu soggetto una ragazza ventenne che malata da quttLlt'O anni di stenosi del cardias era ridotta in tale s tato di denutrizione che il suo corpo di s tatura ordinaria pesa va solo 34 chilogrammi. Il processo operatorio differì da quello della divulsione pilorica per la sede e direzione del taglio delle pareti dell'addome e uello stomaco e per il modo di eseguire la dilatazione. Dopo la operazione nc•n successe alcuna complicazione,, nè febbt·e, nè vomito, né fenomeni di peritonile. La malata guar\ di prima intenzione. In conclusione il prof. Lorela ha eseguilo cinque operazioni di divulsione, quattro del piloro e una del cardias con quattro esiti fortunali, e l'operato che poi morì era cosi sfinito che il prof. Peruzzi scrisse subito dopo la operazione che ne prevedeva l'esito letale attese le deplorevoli condizìoni in cui si trovava. Questa operazione della divu ls ionfl pilorica e cardiaca en· trala con così felici aus pici nella pratica chirurgica ha ormai assicurato l'avvenire dinnanzi a sè e si pu6 dichiarare uno dei più bei trionfi della chirurgia moderna. Lode sia dunque all'illustre pt•of. bolognese che tiene cosi alla la bandiera della 'c hirurgia italiana, onorando se stesso e il proprio paese.

Kote ohlrurglohe •ulla guerra 4egU Zulu e Trauwaal 4&11879 al 1881 - Dott. BLAIR BROWN - (Edimi.Jurg Medical journat, - continuazione). Trattamento delle .ferite d'arma da f uoco.

Entrando in queslo !lrgomento, la questione della cura nnlisetlica si presenLa naturalmente da sè per la prima. È assai difficile determinar bene cosa significa antisetlicismo quando questo è applicato alla medicazione delle ferile in genere. L'autore rammenta che •.fuando era allievo del prof· fessore Syme, questi insegnava ai suoi scolari la teoria dei germi niwlanti nell'aria e il modo di distruggerli che era


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quello di tenere in un recipiente di metallo una mescolanza di stagno calcinato e di acido carbolico. Vennero poi in voga i complicali sistemi di nebulizzazione, di coperture con garza, di soluzioni svariatissime e mescu12li varianti all'infinito, cloruro di zinco, acido borico, joùoformio ecc. di modo che ora si è imbarazzati a tener dietro a lutti i metodi c conoscere quale sia quello dell'ultima moda. In mezzo a questo avvicendarsi di metodi l'autore credette bene d"attenel'si ad uno senza aver punto riguardo alla teoria. Confessa che gl'insegnamenti di Lisler giovarono alla sua pratica più che qualunque allro. Come medico militare egli s'accorse ben tosto che il metodo consiglia to da Lisler nella medicazione delle ferile era del tuLLo impraticabile sul campo di battaglia e siccome egli fu sempre dubbioso sull'efficacia dello Sprag e della garza, cosi non provò alcun dispiacere quando s i tt·ovò obbligato ad aùoperare altri metodi di medicazione In ambidue le guerre egli provò tale e tanta confidenza nel suo met0ùo che non cedette mai ai consigli di uomini pure sperimentali, i quaU avrebbero voluto che egli tentasse qualche complicalo sistema allora di moda. Egli evitò assolutamente l'acido carbolico, e quando lo ha adoperato, ciò fu soltanto sotto forma di soluzione acquosa per lavare ferite aperte. Questo si faceva quando la soluzione di Condy adope1·ata in precedenza, e di cui si era fallo provvista era tutta consumata. Se venivano rimossi sequestri d'osso, oppure proiettili, la ferila era ripulita con filaccia incatramala ed immancabilmente si applicava un tubo da fognatu1·a introdotto o per la fe1·ita stessa o peruna controapertura. Quindi la ferita veniva chiusa; a guisa di protettivo vi si melleva sopra un pezzo di tela oliata, si sovrapponeva un buon piumacciolo di filaccia incatramala che si teneva in parte con una fasciatura ordinaria a triangolo o circolare. Non si usava per regola alcun fluido sia solto forma liquida che di nebbia. Se le parti circostanti aUa ferita erano IUI•ide, si applicava acqua .e sapone; ma la ferila si teneva perfettamente asciutta. Nella resezione di un'articolazione o nell'esportazione di un arto veniva adottalo lo s tesso · processo. Cou grande


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diligenza si praticava il drenaggio per due o tre giorni dopo l'operazione. In ogni punto dove si sospeltava uno slr avaso oppure una raccolta purulenta, si applicava un tubo. Raramente si toglieva la medicazione il primo giorno dopo l'operazione; ma per r egola ciò si faceva al s econdo giorno, se i casi non erano di un'e::;trema gravezza, come un'ordinaria resezione del gomito, amputazione della spalla, della coscia o della gamba la guarigione si compieva in quindici giorni e con questo metodo di traLLamenlo (quando l'operazione era pratkata subito dopo l'accidente) si davano ben pochi casi che non potessero tollerare il trasporto dal terreno delle operazioni militari agli stabilimenti sanitari di riserva entro il periodo di tre settimane. In un caso l'aulot·e espot•tò un braccio mediante disarticolazione. L'individuo guarito al quattordicesimo giorno e diretto all'ospedale di riserva sostenne un viaggio di duecento miglia facendo buona parte della strada a piedi in compag nia di altri del convoglio. Fatti di simile natura, che dovrebbero essere presi in più seria ronsiderazione dagli organizzatori del s ervizio sanittu·io di guerra, dimostrano in mollissime contingenze che l'operare sollecito -sul campo di battaglia tot·na di gl'ande vantaggio all'individuo, all'esercito ed al paese. Le fet•ite devono essere medicate soltanto quando sia assolutamente necessario, a lcune non t•ichiedono la medicazione che a~sai di rado, altt·e un po' più di ft·equen!e: fra Cfuest'ultime vanno notate le complicate lesioni della spalla. La temperatura si è mos!rt~la una guida assai precisa nell'indicare la necessità di rimovere l'apparecchio e di rinnovare la medicazione. Bisogna avei' presente che il processo di guat'igione delle f~rite e un atto tanto naturale quanto quello della nas cita di un bamhino e se è da condannarsi l'inopportuno maneggio dell'ostP.lt·ico o della levatrice, altrettanto irrazionale è l'intervento non necessat'iO del chirurgo nella cura delle ferile. E que'3ta massima di astensione è da raccomandarsi maggiormente per il militare sul campo che nella pratica civile. I n falli il medico militare deve ingegnarsi con un armamentario quanto più é possibile sempli ce e di ripiego. Dopo il fallo d'armi di Borkes Drirt e di


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Ulundi il dott. B1·own ha medicato benissimo molli ferili colla stoppa che serviva a proteggere e tenet•e in posto i vasi di vetro nelle cassette d'ambulanza. Con quel materiale e con una buona provvista ùi seta oliata, la quale occupa pochissimo posto, e una sufflcienle quantità di tubi da drenaggio, egli ebbe Lutto quello che gli abbisognava per medicare qualunque ferila d'arma da fuoco. La tela al borace fu usata con vantaggio in casi di gnngrena. Le spugne non si usa · rono mai negli ospedali militari eccelluato che per lavare le parli circostanli alla ferila. Naturalmente e r.a rigorosamente comandala e in vigilata la più scrupolosa nettezza nel materiale, negli strumenti, nei locali e nel personttle. Per portare le labbra delle ferile a conlaLlo l'autore adoperò il catgutdi cui era stato in abbondanza provveduto nella guerra dei Boer. Ma confessa che quella sostanza non ha fallo buona prova, perché l'assorbimento della medesima si compiva· primtt che la ferita fosse cicatr izzala abbastanza solidamente. Ritor na to in Inghilterra trovò che il Lister aveva introdotto una innovazione, cioè aveva so!-!tituilo ul calgul comune il calgut verde il quale posseJevaproprielà meno assorbenti. Egli, l'autore, s'attenne tuttavia ai fili d'argento non volendo adope· r are alcun nuovo mezzo la cui efficacia non fosse già provata ed universalmente riconosciuta. P er la maggior parte dei punti sanguinanti le legature col calgut corrispondono bene, ma trattandosi di una ar·Leria di grosso calibro sarebbe una temerita adoperare tal genere di legatura. Sarà scusato questo procedere nei tranquilli ospedali delle guarnigioni in tempo di pace, non mai sul compo di batlaglia. I tubi da fognatura, cho furono spediti per quel servizio, erano tutti di gomma vulcanizzata; quelli di colore grigio parvel'o i migliori. L'antico lorcolare con fibbia, cintura e cuscinetto, non furono mai usati, e in ogni caso si trovò ottima la fasciatura elastica ùi Esmarçh. In questo s trumento unitamente al tubo da d1•enaggio si deve riconoscere il più grande benefico progresso che la chirurgia militare abbia fatto da un quarto di secolo a questa parte. Il metodo inéruento quale fu insegna~o da Esmat•ch fu poi perfezionato dalla scoperta del

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prof. Lister cioè l'elevazione del membr·o per pocl;i minuti prima di applicar·e la fasciatura per arrestare la circolazione. l:.e opert1zioni eseguite con queste cautele furono sempre e completamente incruenti.

Risipole sopraooen.ute ai feriti negli ospedali da campo. Puossi asserire che non esista clima migliore di quello dell'Africa meridionale e che i feriti curati colà solto le tende e nelle capanne si trovavano in ottime condizioni igieniche. Pure si verificarono casi di gangrena dei lembi dopo l'operazione e casi di erisipela. Ri guardo a quest' ultima, giacché gangrene non ebbe occasione di curare di rettamente, l'autore crede fermall}enle che essa t:risipola debba considerarsi come una vera specialità patologica per il medico militare. A nulla giova a suo par·ere l'accuratezza e !ascella del metodo .nelle medicazioni quando i medici militari non siano famigliarizzali o non siano bene diretti nella cura di questa grave complicazione delle ferile d'arma da fuoco, nel qual caso i pericoli di diffusione sono grandissimi. I casi che egli ebbe ad osservare di risipola consecutiva a ferite d'arma da fuoco presentavano i sintomi propri dell' osteile acuta come lo comprovarono poi i risultati ottenuti mediante alti operativi, ed è da notarsi che non ~ono eccettuali quei cas i che si trovavano prima della malattia in otlime condizion i. I n un .caso, avendo egli con pieno successo praticata una r esezione della spalla, dalla quale operazione era risultato un bellissimo lembo, questo venne poi colpito da ris ipola, mo fu constatata in pari tempo un'acuta periostite della diafìsi dell'omero e si riconobbe necessario di amputare il membt·o.. In un alll'o caso, in cui il ferito chiedeva quella qualunque operazione che sL reputasse opportuna, l'autore aveva dapprima trovato le cond izioni dell'osso dell'omero non tanto tri sti da escludere la possibilità di sahare il membro. Sopravvenne la risipola ed ogni speranza di salvezza svanì. S iccome i prodotti dell'infiammazione r isipolatosa si scavano la strada dapprima tra il periostio e l'osso e quindi tra i mu scoli, così quando si abbiano i sintomi di questa speci-


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fica J'isipola fa duopo eseguire sollecitamente inCJstOni, profonde e bene estese e quindi introdux·re nelle medesime dei tubi da fognatura. Con questo processo si avranno molte probabi1it.à di conservare delle .membra anche dopo che siano state colpite dalla erisipola. Ferite d'arma. da fuoco della testa, della faccia, e del collo.

Nei combatti.menti di Borkes Drift e a Kambula, le truppe inglesi avevano esposte specialmente la teRta e le spalle. P er oonseguenza molti ricevettero ferite penetranti alla testa, che finirono necessariamente coUa morte. Ad Ulundi un capo degli Zulu chiamato Hulumaan fu fatto prigioniero dopo il combaLtimento e si trovò che era stato ferito da proiettile inglese. La palla era entrata al di dietro del lobulo dell'orecchio destro e passando in avanti attraverso la g~:~an­ cia si era fe1·mato alla piegatura della palpebr~ S1lperiore donde fu estratta. Feritr cl' arme da fuoco e lesioni del petto. - Essa é sempre una cosa di grande importanza per il medico militare l'accertarsi se la palla è penetrata o pur no nella cavità del tox·Ace. Qui l'esperienza guider·à il pratico meglio che qualunque altra nozione scientifica. La scoperta della palla attraverso le pareti, l'assenza o la preMnza dt punti dolorosi sulle pareti medesime, la conoscenza della natura del proiettile lanciato dal nemico sono tutti quesiti la cui soluzione ci sara di un grande soccorso. En casi bene accentuati i sintomi non lasciano dubbio alcuno sulla gravità della lesione. In ellri casi si crede prudente aspettare la comparsa çli qualche sinLomo per formulare un'opinione e quindi un pronostico. Moltissime fet•ite del petto trattate dall' autore non presentarono sintomi allarmanti, decorsero senza complicazioni e finirono colla guari gione. Ferite d'arma da fuoco e lesioni della spalla - Nel guerreggiare moderno le spalla è più frequentemente esposta ad esser lesa che qualunque altra parte del corpo eccetto la t.e~ta. Non sono passati molti anni da che s i credeva una viltà l'abbassarsi verso terra, oppure valersi di


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tutti i mezzi possibili per ripararsi dai colpi quando si marciava contr·o il nemico; mentre ora ciò si fa di regola ed è richiesto dalla lunga portata, dalla precisione di mira di cui sono fomili i moderni fucili in confronto degli antichi. Per questa ragione si trovò che per una gran parte i casi piu seri di questo genere consistevano in ferita della spalla maggiqrmente esposta, cioè della spalla sinis tra se i combattenti facevano fuoco stando in piedi e della destra se s i trovavano in posizione recumbente; tanto nei combattimenti del Zulu come in quelli di Ingogo nel Transvaal la frequenza di simili lesioni era ragguarde vole. Nel primo dej:tli ora accennati combattimenti gli In glesi facevano fuoco stando dietro ripat•i formali Ja sacchi di ma is appositamente a ccatasta li. Mentre nei combattimenti di Ingogo servivano di r ipar·o, benchè non completo, ai soldati inglesi molti g randi ciottoli che orlavano i margini di quell'altipiano. È dulia P!ù grande importanza che il medico militare abbia opi n ioni ben determinate riflettenti la chirurgia militare di ques ta regione, vale a dire della spalla. I soli occhi non sono una infallibile guida ; questo senso usato esclusivamente ci condurrà molle volte in errore trattandos i di diagnosticare se vi sia nella ferita interessata o pur no l'articolazione. Cosi almeno s uccede specialmente se la ferita è prodotta da pulln s ferica oppure conica. Nella spalla noi abbiamo a fare con una parte anatomicamente mollo complessa, la cavità articolare infatti è ci1·condala dalla testa e dal corpo dell'omero, dalla clavicula, dai processi acromion e coracoide, dalla lamina della scapula; a ciò si aggiungano i numeros i e robusti muscoli chA partono da questi punti o che ai medesimi scendono coi loro tendini; da qui l'opinione che non sia tanto facile per una palla il penetrare in questa articolazione. Il Professore Longmore, parlando delle articolazioni della spalla o del gomito dice che a loro rigllardo la chirurgia aspettante è più fatale che in altre giunture e i ris ultati meno soddisf!lcenti che dopo la resezione. In tutti i casi di lesioni periru.'ticolari quanto più pres to è sl.llbilila la diagnosi sulla precisa natura della ferita {mediante fisica esplorazione se


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RIVISTA

è necessaria) e quanto più sollecii.Amenle sarà adottato il

trattamento, tanto minori saranno le sofferenze dell'individuo e tanto più utile sarà il risultato della cura adottata. Mollissimi dei casi osservati nella guerra dei Boer vengono poi ricordaLi e descritti dall'autore come meritevoli di seria considerazione e confermanti le sopraccennata proposizione. In questi casi s i trattava per lo più. di palle coniche che lanciate a grande velocità erano penetrate nella t•egione della spalla spesso con lesione della clavicola, di qualche processo della scapula, del corpo stesso della !>Capula, e quindi erano uscite dopo che erano stati rimossi sequestri e frantumi d'ossa coll'aiuto della natura e per mezzo del proces5o di suppurazione; generalmente si trovava un certo grado di carie e di necrosi nei dintorni della avvenuta lesione. Se si esplora vano quelle ferite non si trovavano ossa mobili ed in questo cesu il trattamento classico, ortodosso con· siste nel lasciare lullo in posto. Pur tuttavia l'autore coi numerosi casi che riporta vuoi dimostrare che quel modo di Lrattamenlo, consideralo dai più come il solo opportuno è del tutlo erroneo. Infatti i casi veduti e ricordati dall'autore slarebbei'O ad insegnare che è dovere del chirurgo di venire ad atti operativi per rimuovere quelle porzioni d'osso cariale o necrosate. Quelle carie e nect•osi potrebbero anche non avverarsi, ma una volta formatesi si è obbligati ad operare. Ma, si domando, dopo d'aver levato quelle parti ceriate o nevrosate colle pinzette o colla sega che cosa si dovra lasciare~ Si polrà lasciare anche l'osso non tlel tutto illeso, basta che sia sano; il quale, se si sono eseguite bene le nurme di una buona fognatura, deve subire )!;l sue fasi patologiche naturali con esito di guarigione. Quale contrasto se confrontiamo questi casi con quelli lasciati a sè, e chd vediamo trascinare il loro decorso stentato e doloroso per mesi ed anni! Dopo un certo tempo, essi guariscono alla meglio in apparenza, l'individuo si rimette al servizio finché un sequestro dopo l'altro viene eliminato: la natura i nlerviene a fare quello cho il chirurg-o non ha fallo, ma colla totale distruzione delle ossa e delle parti molli delle vicinanze. Il membro restando per tulto quel lempo immobi le ed inoperoso, i mu-


CHIRURGICA

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scoli si atrofizzano, s i sa lùono insieme per essuùali infiammatori sopravvenuti, succede l'anchilosi dell'articolazione ed il membt•o non è più alLo ad alcun utile s ervizio tranne che nelle dita. Un a ltro pericolo s'og~iu nge a tutti ques ti eù è la possibilità di un 'infezione purulenla del sang ue og ni volla che si opet·a un tlis tocco SJ.!ont.aneo di sequestro. Si ag giunga finalm ente lo Lt•isle cond izione di una ferila sempre aper ta, delle accurate medicazioni, delle a ns ie e dei timori , del· continuo drenaggio per e vacuare il pus, dei perir.oli della ris ipola, ecc. ecc. Gli ammalali ridotti a queste misere condizioni s ono cosi scoraggia ti ed avviliti che s i sottopongono a qualunque opet•azione put• di guarire radicalmente. Ma pur troppo un inter vento. chirurg ico radicale in queste condizioui non ha il beneficio che a vr ebbe apporta to una operazione sollecitamente praticata, cioò quel!o di conservare un membro utile. L'autore llopo d'avere rifet•iti in compendio i casi di fer ite della spnlla incontrati a Borko'!> Drifl ad Ulundi, e nel Zululanù, ca si tutti ab basta nza semplici; passa in rassegno quelli occor si nella g uerra di lloer i quali s i mostrar·ono alquanto più compl icali. Da quelle s torie le quali vengono riferite per esteso col lot·o dia rio clinico e che noi per brevità dobbiamo omellere ris ulter ebbe anzitutto che, come si è dello ora, le ferite ùi questa regione ne lla g uerra di Boel' ' furono più g l'avi. Ila uno s tudio comparativo dei cas i in ques tione nelle due g uerre risulta in modo evidente la diffe r enza tra g li eflelli delle palle s feriche e quelle coniche ledenti muscoli ed ossa. Tra sei cas i di ferita d'arma da fuoco de lla spalla provenienti da lla g ue rra di Boer·, cagionali da palla conica e nei quali s i vede vano dis tinta mente le cicatrici d e ll'entrala e dell'uscil.a del proiettile non si riscontrarono lesioni di parli mollo impor·lanli e le ferile erano giunte a gua rig ione senza complicanze di sorta. Qualche caso sul quale molli avevano fatto diagnos i di perforazione dell'articolazione, guari perfettamente. Un altro ca so (di un soldoto fa tto prigione dai Boer) dalla posizione dello cicatrici che p r esent.ava evidentemente di ferita pet• palla conica, e dol d e cor so del tragitto si sarebbe diag nosticalo quasi con cer·Gl

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Rl VISTA CUU\URGICA

tezza la lesione della at·ticolazione: il decorso e l'esito di perfetta guarigione fecero poi vedere che tale supposizione era erronea. Ferite d'arma da fuoco del gomito. - L'autore ebbe a curare quattro casi di ferite penetranti del gomito e in tutti fu praticata la resezione. Non si comprende che cosa attendano i chirurghi partigiani della cura aspeUante nel curare a loro modo lesioni di tal fatta; il solo effetto da aspettarsi sarà ohe dopo più setlimane di sofferenze sopravverrà l'infiammazione con tutte le s~:~e sequela e se il paziente sopravvive la miglior speranza che gli possa sorridere è quella di restare con un membro anchilosato. I casi veduti non presentavano nessuno la probabilità di questa terminazione, ma andavano di male in peggio. L'autore non fu punto trattenuto dal praticare la t•esezione daJle pessime condizioni locali e generali dei pazienti. l o quanto al metodo operativo egli fu guidalo soltanto dalla natura della fèrita, dalla lesione della rouscolatura e delle ossa. Non vi può essere alcun dubbio sulla scelta di uno o dell'altro dei due metodi più usitati e puossi asserire che il processo della semplice incisione lunga colla quale si evita di ledere trasversalmente il tricipite bracchiale e la fascia dell'avambraccio come pure si conservano i rapporti tra queste parti ed il muscolo anconeo è seguito da pieno successo più di ft·equente che quello della incisione in forma di ++ oppure di -c o di qualsiasi altro metodo operativo. (Continua)


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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

~erolto tranoe•e -

Statistica medica. 1879.

E.ffetlioo: Gennaio N. 469186 Febbraio , 468587 Marzo • 472728 Aprile • 475609 Maggio " 507:'>54 Giugno , 469728 Medio: 470393 - Media preLuglio " 466137 senti 42475i. Agosto • 463828 SetLembre., 509409 (Ufficiali . . 193i 7 Soltufftciali 36539 Ottobre • 408651 Novemb. • 456507 Soldati . . 414537) Dicembre " 476792 Ammalati: .Entrati agli spedali: i003i 7 = 213 p. iOOO dell'effett. 233 pei pres. I d. infermeria: 142376= 303 id. 335 id. T otale (traslocati dedotti) 230549 = 490 id 543 id. Malati in camera (a riposo) 861385 2027 id. Giornate di cura (od in disponibilità): 7488157 = 4,82 per 1000 di presenza 8,44 per ammalato. 17,62 per uomo (nell'anno). Media giornaliera degl·i indisponibili: N. 20515 = 43,61 per 1000 dell'effett.ivo ' 48,29 per iOOO presenti. Su 1000 giornate di indisponibilit.à sa ne contarono: 427 d'ospedale - 236 d'infermeria 337 di riposo.

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RIVJ~TA

DJ STATISTICA ~JEDI CA

Si clJboJ'O Entrali per 1000: all'(hpcd. - all"iuferm. -

com plcs~iHJm-

Soltufficiali . i 37 1:30 267 9'>8 332 Soldati . 500 Nel 10 anno di servizio . 254 437 6!11 48 Ufficia li . . . lvlalattie - Su ·1000 entrati ne furono ammessi·:

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alnnr,•rm.- all 'n;;p<'<l . - compl(l.;;.<h am..

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35,3 Per febbr e tifoidea . , vaiolo e vaioloide 5,4 » r osalia c scarlattina 16,7 » infezione paluslr·e . . 40,8 8:3,9 12~,7 » mal attie ventree e sifilit. 30,!) 4!1,6 89,5 • Lube!·colosi . . . . 11, i ,. alienazione menIn le. 1, 7 » bronco polmonite . • 130,6 215,7 3-W,3 • oftalmia . . . . . . 20,3 21 ,1 ·i-1,4 R~{ormali per malattia N. 5819 = 12,8 per 1000 ùell'cJTetli vo: P er Lisi polmonal e. . . . N. 1118=2,4-6"/ •• uomini ,, altre malattie ùell'appar ecchio r espi ratorio. . . • 71'1=1,51 " » m alallia del cuor e. • 59!)= 1,31 " " malattie degli occhi ll 488= 1,08 ,. " epilessia . . . . • 208 = 0,47 • • ernia . . . " 265= 1,1 3 ,. • vorici ed ulceri varicose , 112 = 0,24 • Mortalità: - Decessi N. 3757 = 7,99 p. 1000 dell'effellivo; 8 ,8 ~ p . 1000 prefer·enli: P er li si polmonare N. 586 - i,U· p. IOOOdell'efr. » - affezioni polmonali " 708 - 1,50 '' » vaiuolo. . . . . » 42-0,09 " ,, infezione paluslr·e. » 113- 0,24 , ,. febbre lifcideo " 1273 - 2,70 » >> alcol ismo . . . . • 12-0,02 » " suicidio . . . ,, '1 21- 0,26 " » annegamento acci ùen tale . " 60-0; 1::! » " traumi itumeùial. m ol'lali . » 82- 0,17 ,.


RJVISTA Dl STATISTICA

M~DICA

Perdite complessive: P er li$i poi monale N. 16i'> i - 3,60 p. 1000 ùell'eff. '' afTezioni b!'OllCO-pOimonali n 1419-3,80 '' » febbre tifoidea , 1273-2,70 , Sul Lol. delle perdi le (21,6-i p.1000 eff) 9,38 » Decessi a meno di 20 anni di elà 5,53 per 1000 dell' ~~IT. a 21 e 22 anni 8,77 • a 23 e 24 » 7,50 • uilìciali N. 133-6,89 " ~olluffic. " 185-5,06 " so!Jali » 3439- 8,29 • Proporzioni della conlabililà per 1000 dell'eff. nei mesi ùi : Gennaio - 8,26 - Luglio 7,47 Febbriaio - 7,94 - Agosto 7,50 Marzo - 10,08 - S ettembre 5,96 Aprile 6,15 - Ollol>re 8,05 .Maggio - 8,::8 - Novembre 7,09 Giugno 7,87 - Dicembre 8,38 infermieri militari. - E·fTe llivo medio 6037.- Media dei presenti 5380. - Giornale !li presenzu 1063700. Ammalati 3103- 577 p. 1000 presenti. Giornale di cura 66096 Indisponibili 6600 - 1268 • 79655 •Giornale in disponibilità 13559 Morti 69. -Riformati 74.- P erùile 143 - per fOOO dell'etfet.

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CJeDJll 41 geologia ed btorlol peulerl Intorno &l ollma. ed alle term.aU •oaturlgln14ell'bol& d' l•ohl&. - Studii del colonnello medico ispettore MACRIA VELLI. I. Cenni topogra.flci. e geologici.

A sud-ovest del golfo di Napoli, davanti alle sponde dei campi ove fu Cuma; ai gradi 40•, 44', 46'' di latitudine nordica; ed 11• 40' di longitudine all'est del meridiano di Parigi, trovasi il gruppo delle tre isole: Procida, Vivara, Ischia. Questa ultima ne è la più grande per estensione ed elevatezza dal mare. Di figura presso che rettangolare, Ischiaha circuito di chilometri 33, e metri 336: ha chilometri 9 e metri 260 di\ est ad ovest : è nùsurata da chilometri 5 e metri 556 da nord a sud. Nel centro dell' isola, tutta, piu o meno, montuosa; elevasi un monte, il quale raggiunge più che 795 metri s ul livello del mare; tale monte coniforme é l'antico Epomeo e tu detto anche Epopeo dalla radicale greca, la quale espr imeva fJedo lontano; ed era bene appropriata una tale denominazione, poiché dalla sommità del monte si gode non. solo splendido ma vasto panorama non comprendente soltanto i campi flegrei tutti, ma pure estendentesi dal mont& Circello a Capri.


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VARIETÀ

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Oggi al monte fu dato nome di S. Nicola da un eremitaggio datante da prima del 1460. Mancano le storiche notizie del quando , ebbe a sorgere dal mare questa isola. Fu anche preteso avesse formato un tutto colle isole di Vivara, di Procida, col continente, e ne fosse stata staccata da vulcaniche sottomarine <Commozioni. Altri sostenne che non col continente, sibbene colle prossime isole avesse formata un'isola sola , e per forza di vulcanico sommovimento ne fosse stata divisa. Gli studii geologici ne attribuiscono il sollevamento dal mare per espansione vulcanica sottomarina in un periodo di tempo ravvolto nelle tenebre preistoriche. Vollero stabilire che il cono primo uscito fuori fosse l'epomeo, di guisa che per non breve periodo formasse isola a tipo anulare di breve diametro, ed innalzamento: un tale pen~iero avrebbe argomento di prova dallo strato di maroa argillosa conchiglifera, della quale il monte è ricoperto fìno all'altezza di circa 500 metri dal livello marino. Certo é che l' Epomeo fu il prodotto di interna, profonda, vulcanica attività; che fu il centro formativo dell'isola, e dai suoi fianchi , dalla sua base ebbero a spuntare i monti, le colline pei quali è svariato il suolo isolano: che si mantenne in attività interna anche quando l'apparenza lo mostrava in istato di quiete. S'e dagli storici tempi non dette segno di fase eruttiva propria, non mancarono a disvelarla i montuosi coni da lui emanati; e per esplosioni vulcaniche si distinse~o, a volta a volLa, or l'uno, or l'altro. Le trachiti, il tufo, le pomici, i lapilli, gli aggregali più o meno compatti, le scoria, i basalti, le lave stanno a testimoniare la formazione vulcanica, o le eruzioni vulcaniche, per le quali tutta l'isola è, geologicamente, un solo masso, o fu sconvolta, mutata di aspetto. Dalle fumarole di acquei vapori ad alta temperatura, o costituite da eman11zioni gassose diverse, éarboniche, solforose, ammoniacali; dalle scaturigini idro-minerali molteplici, e piil numerose tutto intorno alla base dèll' Epomeo, tutte


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ad alta temperatura fino a raggiungere quella della ebullizione, dai luoghi fangosi bollenti, dalle arene caldissime viene più che fatta evidente la pt•ofonda vulcanica attivit.à, che tuttora mantienesi. L'Epomeo non ha manifesti i caratteri di un cratere. l secoli, le pioggia, le frane, è probabile ne abbiano smussati i contorni, fatte svanir·e le caratteristiche. Nei monti circostanti, in gran parte confusi con lui per la base, o che si spiccano dai suoi tali, le ·stimato eruttive sono appariscenti; in più di loro i crale1•i sono bene caratterizzali. Dal Marecoco, a Vico, a Zale, al Monte Nuovo, a Casamieciola, alla punta dell' Jmperatore, al Tabot', al Rolaro, al Montagnone, a Lo Zoppo, a Tr·ippili, a Vetta, al Telegrafo, a Garofoli, a Vezza, a Campagnano, alle punte S. Pietro, s. AleRsandro, al Castiglione veggonsi i carat~ teri spiccati eruttivi. Ct·aLeri ben conservati si notano, in particolare, sul Tabor, sul R olaro, sul Monlagnone. Cratere evidente é pure quello che fu lago, ed ora è porlo fra i promontori di S. Pietro e S. Alessandro. Tutte coteste apparenze vulcaniche non accusano però che preiistoricbe, o storiche; ma sempre antiche tanto da polerle dire mill enarie ed oltre; vulcaniche eruttazioni. La più recenln prova di esplosione vulcanica si é quella che ha dala dal i 301 dell'era nosl1•a. Ha le sue lave, le scorie eli aspelto come se fossero di t'ec.enle dala. In mezzo ai massi er·utlivi esistono lultora fumarol e calde, sgorgano acque bollenti minerali. Di cotali fumarole, èd 'BCI(U8 minero-lermali una scaturigine, un soffio, sono di facile constalamenlo; imper·ocché si trovano presso la caserma dei R R. Carabinieri, sulla strada che guida ad lschia cillà e piu precisamente nell'Arso. Tale eruzione fu della del Cremate, e il fiume di lava devastatrice, ebbe e conservò lo appellativo di Arso (t ). (l) La forza disgregatrice d el te'mpo; l' lodustre mano deJ:J'uomo an-

dette e va mitigando l'aspetto tri~Uaslmo dell"Arso. lu buoni tratti ei vedono rigoglìoai vegetare i pini, loe viLi, il comune fico d'India, le gi.:estre odorose, le er iche 'f&riopinte. È la vita che risorge sul cimitero!


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VARTETÀ.

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Il cr'alere esiste ancora bene caratteristico poco lontano <la F iaiano. sul piè di colle dello .fondo del Rolaro; la corr ente di lava corse lungo il pendio, da parte del por to, fino a rasentare Campitelle, e poi spegnevasi nel mare alla iJUnla Molina: da parte d'Ischia r.illà rase_ntò Mandarino, S. Giacomo, d is trusse la ricca \•i lla del Pontano, !ambi il bor go Celsa (ora città d' Ischia) e pr·ccipitavasi in mar'e alla marina della Mantlr'a. nur·ò due mesi la eruzione, e per a ltro non breve tempo conlinuar·ono a succedersi le scosse .del s uolo.

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Cenni storici. La storia non segna quali fossero i primi abitatori dell'isola. Da studii intorno a frammenti archeologici, s_venturatamente ora guasti, r olli, come per·duli, sembrerebbe che fossero i Frigi. U n'iscrizione fri gia scolpita su di un sasso tt·ovato nel promontorio di Vico, s i è preteso attestasse del rifug io .f.I·ovato nell'isola da Enea fuggente la incendia ta patria tl'oiana, e come, Egli , grato alla fortum.1. r er così opportuno e ridente asilo volesse che all'isola fosse dato nome di Enaria. Egli pa!'e a nche f!'a i primi abitatori vi fosse!'o Laluni selvaggi prepotenti assassini, e questi fossero colpiti, da emzioni di fiamme. La morte di tali bricconi per vulcanica ~splo­ s ione delle, con tutta probalità, origine alla favola del se.polto Tifeo gi ttante fiamme nelle convulsioni del seppellimento; come a quella del tramutamenlo in Scimmie per gli altri suoi compagni sopravvissuti. Simili tradizioni di tempi ba rbari, facili alle credulità fantastiche crearono le due den ominazioni date all'Isola di Inarime e Pitecusa. Quella di Inarime si pretese fosse dal sepolto Tifeo, originario del monte Inarime presso il capo Miseno, dal quale volevasi s Lacca la l'isola. Quella di Pitecusa si attribuì agli abitator i t r amutati in scimmie. La favola svanì dinanzi alla storia,


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per la quale fu provato che scimmie non avevano mai esistito nell'isola. La storia attribui per contrario la denominazione di Piteeusa all'arte del vasaro, antichissima nell'isola. Il vocabolo Pyihos, di greca origine, avrebbe significato oa~to di creta. Pare che fossero le prime colonie greche q1.1elle che dettero un tale battesimo; e forse dalle stesse colonie fa importata l'arte del vasaro nell'isola ove trovaron~ ottima l'argilla figulina. La storia dice che le prime colonie furono di Eritrei, e Calcidiesi venuti dall'isola Eubea. Presero stanza nella partedell'isola che ora è detta Casamicciola, ed ove esistono anche oggidl le cave della argilla figulina, e le fornaci ove i vasr e laterizii si fabbricano, si portano a cottura, e vivo se ne continua il commercio. Le colonie fiorirono, e vennero in ricchezze, con esse gli egoismi gelosi, le passioni battagliere divamparono. N acquero gli odii e i desiderii di novità. A determinare lo sfasciarsi delle colonie si aggiunsero le paure irraffrenabili per le scosse terrestri, e le esplosioni vulcaniche. I piO. amanti del vivere quieto, cedulo avevano ai consigli dei capitani, anche prima delle commozjoni della terra, e delle eruzioni di fuoco fatto avevano passaggio sul continente, ove iniziata avevano la costruzione della città di Curna. I rimasti nell'isola la abbandonarono per la temuta ultima fine. In Cuma non tardarono le turbolenze per la tirannide fiera di Aristodemo fattosi usurpatore, e che la repubblica intendeva ridurre a.l proprio sconfinato volere. Gli insofferenti del giogo si strinsero a congiura contro il tiranno, scoperti, imprigionaLi, uccisi i più ardi-ti, se venne soffocato nel sangue il conato; non ne furono dissipati gli odii, non · attutite le paure. Molti abbandonarono Cuma per Ischia, e fu nuova colonia cumana discendente dai fuggiti dall'isola per le vulcaniche minaccia. Non molli anni dopo che la nuova colonia aveva riavviate le industrie agricole, le figuline, che aveva ricostrulte l& abitazioni, restituite le fortificazioni a solido stato nel centre> popoloso detto Castiglione, perché su di unCl scoglio erge-


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vansi bastioni a moùo di castello, ed era stato detto Castelione, e la si credeva ·sicura da ogni offesa; venne d'improvviso assalita da masnada capitanala dal siracusa no Gerone_ La colonia fu vinta, e quanti non furono morti venne1·o ar fiera schiavitù ridotti. Padroni dell'isola si fecero i siracusani; crearono solide fortificazioni nei luoghi più facili agli sbarchi nemici, seppero sfruttare ogni ~icchezza di suolo, e di arte. Non tardarono però le vulcaniche scosse della terra; fattesi anzi violente, quasi continue, ebbero seguito di esplosioni infuocate; posero in tanta paura cotesti usurpatori da spingerli a disertare l'isola. Le cronache vollero attribuila ai siracusani anche la co~tru­ zionA del caseggiato, e mura fortificale sullo scoglio isolato nel mare prossimo ove ora sorge la città d'Ischia. Il primo luogo ove cercarono rifugio i siracusani prima di abbandonare l'isola vuolsi fosse su di tale scoglio; e fu attribuita l'origine del nome d'Ischia, rimasto all'isola invece di Enaria, dal significato del vocabolo, che significava luogoforte. All'occupazione siracusana fu attribuita la cosll•uz ione pure dei villaggi di Forio, Panza, Barano, Testaccio, coi punti fortificati che vi stavano a difesa: si pretese pure che questi fossero i luoghi primi occupati quando sbarcarono,. e vennero a distruggere la colonia cumana. çerto è che intorno a tali villaggi, per lungo tempo, si notarono rovine di grosse mura, come di torri, e si rinvennere> · iscrizioni attribuite dagli archeologi ai Siracusani. Nel frattempo i Cumani avevano edificate le prime abitazioni ove è Napoli, e vi si accasarono. Cresciuti di numero,. memori delle bellezze ischitane, delle facili dovizie raccollevi dai loro maggiori, spedirono colonia a riprendern ~ possesso. Ben presto l'occuparono tutta. Non ebbero quieto vivere; imperoccbé, da mare, ebbei'O> assalti sanguinosi, da pirati: intestine disèordie armarono l'uno contro l'altro i coloni: vulcanici risvegli apportarono · loro spaventi, e distruzioni. Da tutte queste cagioni indeboliti, divisi furono facile preda all'invasione romana; vennero jn s udditanza di Cesare Augusto. Fu, il dominatore, benigno. ·


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ai coloni napoletani; confermò loro la padronanza del castello, e di tutta la par·te dell'isola volta a nord-est; ma della parte a sud-ovest per•mis e l'occupazione ai discendenti dei siracusani. Questi occuparon'o specialmente i villaggi di Fori o, Panza, Barano, Testaccio. Le sorti dell'isola, all'imperio romano legate, rimasero immutate rispetto a reggimento. Le condizioni del suolo ebb ero sufficiente quiete: le convulsioni yulcaniche si limitarono a non frequenti, nè forli scoss~ del suolo. Crebbe la popolazione di numero, e stese l'occupazione, e le fabbriche nei terreni ove la coltura agricola aveva mostr•ata rigogliosa la produzione. Villaggi nuovi sorsero in tulla l'isola. Napoli erasi costituiLa a Repubblica assumendo la denominazione di repubblica ilalo·gr•eca. Alla repubblica apparleneva L'isola di Capri; di questa prese desiderio Augusto per farsene luogo di delizie, e perché la salute mal ferma della diletta tìglia Giulia ne aveva sperimentato vantaggioso il ·soggiorno: ne propose il cambio con Ischia, e l'ottenne. Dal mutamento di signoria Ischia non ebbe danno. Tranquilla e prospera giunse flno alla invasione di Alarico il visigota. Alarico fu crudele spogliatore dei poveri isolani. Scacciati i Visigoti dai vandali non mutarono le tristi sorti dell'isola. Gli eccessi ladri parLarono i popoli della Campania ad uniPsi contro gli stranieri predoni; riuscirono a debellarli e mellerli in fuga. Segui periodo, purtroppo non lungo, eli ristoratr·ice quiete. A farla sparice piombò l'assalto degli Eruli capitanaLi da Odoacre. Il sacco, il fuoco, gli stupri, le morti segnarono ii di lui crudele cammino. Tulla la terra ferma, le isole fur ono soggiogate da tanta tirannide. Quattordici anni durò simile slr·azio. Teodorico a capo degli Oslrogoti discacciò gli Eruli e vi esi sostilui despota. Barbaro come i precedenti, nullameno fu meno inumano. I Goti assallarono Teodorico, lo sconfissero, e ne usurpar•ono i dominii. Prepotenti, rapaci, sanguioarii fecero quasi rimpiangere l'oslrogota;· e ciò tanto più in


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quanto travolsero il paese nelle combnllule g uerre feroci coi Bizantini. Imposero nuove taglie g ra,·osissime a gli smunti oppressi; quando non et•ano solleciti a pogurle pot'larono il sacco, g li incerndi, le stragi s ui rioltosi, o impotenti per miseria. L'isola non fu r isparmiata da LaHta r o,·ina. Trioufat·ono i Bi zantin i dei Goli; ma non mutò la sorte degli s,·enlurali; mutarono pc1Ll!'nne non altt·o. Auzi le miserie, le inumrllle locet·ozioni s i accrebbero pcl dom inio pro tt·atto bizantino. Le discol'<lie nate f!'a lo stesse bonde tit·anneggian ti portarono a zun·~ accanito per le quali si accrebbero gli slt•azii nelle provincie oppt•esse. Pestilenza venuta da ot·ienle, sfrena to saccheggio ù i longobardi pt'Clloni, colmarono ogni misura di lutti irt·eparabil i nella mise!'anda sol'te dogi! isolani. ' Tet't'a e mare italiano erano libera areno alle scorrct•ic dei b~Hbaresc hi e g t·eci Eotit•oni. Per non breve g it'O d'anni il saccheggio, l'incendio, il macello furono una successione cyuasi non interrotta. Doveva ogni pazi enza ovct' fine; In disperazione farsi consigl ier a di reazione a tenLoliYo ùi scuote r e il giogo. Nacque l'iùea di una lega fra le cill:à napoletane. Fu conchiusa, e no venne la liberlu dallo impet·io d'ot·icnto; non per questo i popoli ebbC'r o un respir·o di lt•anCJUi lli lò, di pnce; lmperocchè a!Lro malanno tristissimo li colse. Fu quello del feudalismo. Chi aveva al'dire d'animo, r obustezza ùi braccio si cr eò padrone; e l'aulnt' it{l di comando avuta dalla lega sanzionò la prepotenza. Le pleLi svenLuratissime non cessarono dall'esset'e at·menlo solo otto a tosa tura , o ad essere sgozza lo. L e gelose possioni ùa feudatario a feudalat·io furono esca a facili:conlrasli, a sanguinosi urli di armigeri. T utti assorti ~alla smania di soverchiar~i fra loro dimenticavano gli insulti ùi estranei assolitot•i: se avessero voluto parvi mente non avrebbero potuto l'espingerli o ventlicarli, inùeholiLi come erano dalle ù irfìtlenze intestine. Non lat·ùarono le fi ere minaccio, i falli crudeli . Dal mare p iombarono i cot·sat•i Saro.ceni appoi'Latori d i incendii, soccheggi, morti, ser"aggi.


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Non vi fu punto dello costa illeso. Audaci spinsero le scorrel'i~ fin enlJ'O le lel're. I! .lullo, le rapine, furono inenarrabili. La immanità dei falli valse a scuotere gli animi, ad eccilorli a vcntlella. Fu delirio I'al>bioeo di lavare nel sangue le onl&, gl i s trazi i soflerti. P rimi, in t.anto furore, furono i Sorrentin!, gli Ischitani. Ardimento non ancora punito di Saraceni pirati: fortuna trem enda del mare porsero la occasione a vendetta. Numero!!1a fl olla di galere e di navi più sotlili levò l'ancore dalle affricane sponde, baldanzosa drizzò le prore al Tirreno mare; qunsi falla sicura dalle prove passate; di cristiana ecatombe, di r icco bollino, di schiavitù certa a mille e mille tenet·e donzelle e spose. I barbareschi tripudiavnno fidu ciosi movendo come a t1•ionfo. Avevano appena raggiunta la prima cerchia del golfo di Napoli, quando impt•ovvisa scoppiò tale fortuna di mare da meller e in iscompiglio ogni ol'dine di navi, da portarle a dar di cozzo l'una contro l'altra, e fa t·ne più d'una r otta ed inghiollita doJle onde. Impcssibilitali al governo dei superstiti navigli: caduti d'un tt·allo nel più vivo scoramento, i barbareschi pensarono n trars i in solvo. In parte portati dalla furia delle o nd e, o spinti dal vento impetuoso da levante, in men che non s i dice, t1•ovaronsi nello slrello procidano, e poLer o no fare forza di r emi pei seni dell'isola di Ischia a cercarvi salvezza. I Sorrenlini, come avevano veduta approssimarsi la nemica fl otta, emno saliti su certe loro navi sottili armate in difesa della polf'ia cosliet•a. Le navi erano veliere e mobili mollo solto l'impulso dei •·emi: le armi acute, pronte alle offese: gli animi s maniosi della strage vendicatrice. Quando scoppiò la tempes ta, e mirarono rotte le ordinanze del nemico navi~lio, contemplarono i naufragi, la fuga verso Procida dei salvi dal primo urlo, gioirono della sperata vendetta. Sprezzanli d'ogni pericolo ,vogarono, colle forze centuplicale dalla sper anza, nello inseguimento. Gli Ischitani, f•·allanlo, non eransi perJuli in inani alleg t•ezzc per lo scompiglio del nemico; nè stettero a conlem-


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'Plare le profonde offese per le quali lutto pesto e rotto appariva in cerca di rifugio. Coraggiosi lo attaccarono, da terra,con ogni mezzo loro sollo mano venuto, purché danno potesse appor tare all'odiato nemico. Nè lutti si arrestarono ai conati di offesa da terra: che i più animosi non esitarono a salire su

peschereccia barche per fare più dappresso, più fiere le ingiurie, le percosse. Non tardarono a giungere i Sorrentin.i e spingersi nella accaniLa zuffa. Stretti dal doppio attacco, i Saraceni, sopraffatti da spavento, tagliate le gomene, cercarono nella fuga salvezza. II mare, che pareva rispettato avesse le sottili navi sorr entine, implacabile scatenò la sua furia contro le galere predone; le spinse, violento, ad inft•angersi sugli scogli di Procida, o della costa cumuna. Della flotta barbaresca non rimase chi potesse portare la n otizia del naufragio. La fama porlò lontana la notizia della catastrofe toccata ai Saraceni, furono ben rari, da allora, e per lungo tempo anzi non rinnovati, gli attacchi di africani pirati. Sull'isola le peripezie delle mutazioni dei dominatori sul continente furono ora più, ora meno sentite. Furono più gravi quelle cagionate dallli posizione stessa isolana fortificata, imperocchè ora era considerata come un punto d'appoggio a conquistare i campi flegr·ei; ora la si voleva Baluardo della conquista. La conseguenza per Ischia fu quella ~ dover precedere o seguire le sorti dei mutamenti di governo continentale. Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi scambiar•onsi nella padronanza isolana; nel cercarvi rifugio, e nel taglieggiarla; m etterla a fuoco, farne arena di sanguinose zuf(e; di improvvisi assalti; di pertinaci asserlii. In mille modi fut•ono tribolati, ridotti a sanguinanti miserie gli sventurati isolani. Se parteggiarono, furono tristam ente malmenaii: se tenner fermo al proprio signore doveL· tero sostenere pugne, miserie di assedii, strazi inumani: se i ntesero a mutamenti di governo, e furono sconfitti, s'ebbero più miserande le sorti. Ora erano mercenarie soldatesche spedite a loro castigo da


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prepotente, vendicativo s ig nor·e: ora erano floLtedi alleaLi ai contendenti la napoletana signoria; le q uali, nel passaggio, scende vano in Ischia e la mettevano a sacco. 11 con te di Avellino si ribella a Ruggiero il Normanno, e chiama a soccorso i Pisani; questi accorrono, e nel passar·e davanti l'isola, tenuta dal Normanno, l'assaltano, la devas tano. Carlo Angioino intende a cas tigare gli I scbi ~ani della affezione mostra la allo s vevo Manfredi, e manda forte schiera perché semini s tragFI. L'isola é presa d'assalto, le fet·ite, le ucci~ ioni, il sacco, il fuoco, ne fanno OJ'rido scempio. I Genovesi mandano una loro fl otta in a iuto di Giovanna stringente d'assedio Napoli; e le gesta loro sanguinarie iniziano col m ettere a t•u ba e l'Ovina Gaeta, Ischia, Procida. Alfonso d'Aragona Lenta l'assalto d' Ischia. È rP.spinto. Si raddoppia in lui la smania della conquista. Con maggiori forze torna allo attacco. Vince. Non è sazia in lui la b1·amosia di vendella; vuò la effet·alezza dell'animo stampata in fatto nuovo le cui conseg uenze immutabili, preparino salda base a generazione devota. Strappa dall'isola quanti super stiti rimasero, siano o no soldati, e li caccia prigioni, o li sfratta dall'isola. Alle desolale spose, madri, figlia impone gli amplessi dei s uoi fidi scherani: a CJUesLi dà titoli cittadini, privilegi ; ne c1·ea l'origine t'alrizia isolana colla semente ùi stragi, slupa'i, adulteri i. Il trionfo di Alfonso tanto s u Napoli, come di Sicilia ne quietò le tendenze guerresche, lo rèse meno efferato. Si allietò delle mollezze cortigianesche, fu ammaliato dai facil i amori della sca lLI'a Lucrezia di Alagni. Trasportato il nido amoroso in Ischia, pose s tanza ne l Castello. l coabitatori volle lutti ossequenti, fidatissimi, facendone espulso chiunque fosse anche meno che dubbio per r i ve renle fe de l là .

Crebbe le fortificazioni; ne fece bello il soggiorno anche di pregiale opere d'ai'te; congiunse il castello al borgo Cels a con ampio solido ponte; detto il titolo di citta al castello. Amante di caccia fece costruire ricche riserve di l'agiani, lepri, conigli nei press1 di Ponza e T es laccio.


961 La condizione degli isolani era trAnquilla e p1·ospera quand() un terremoto violento scuoteva l'isola tutta, e più i luoghi di Castiglione e Casamicciola. F urono inenar rabili le rovine; più che 700 le vittime. Una tale sventura precorse quella più tremenda dell'eruzione vulcanica della del Cremate. La fiumana incendiaria mutò nello squallido .t rso tutto il tralto di paese finitimo al borgo Cels a, ridente per vegetazione la più rigogliosa; per ville sontuose; fra queste quella splendida del celebre scienziato P ontono. Vapori, ceneri, fiamme, elettl'ici scoppii, cupe romba sotterranee, scosse violente del suolo annunziarono all'isola la tr~menda catastrofe. l vicini isolani , in Vivaro e Procida; quelli del continente ne risentirono l'eco, ne furono da immenso spavento sopraffatti; pel traballare del terreno, degli abitanti corsero !lil'aperto rimanendo allibbiti spettato1·i della spettacolosa catastrofe. La infocata lava ùis truggitrice percorse quasi un tre chilom etri prima di riversarsi nel mar.e; tenne ìarghezza di presso che un chilometro. Ben due mesi durarono le esplosioni; pel' altro non breve tempo continuarono a succedersi i terremoti. Molte furono le vittime umane fatte dall'incendio vulcanico, o dallo s fasciarsi delle abila:doni. Negli averi furon o incalcolabili i danni. ' Da questa parte dell'isola emigra1·ono a furia quasi tulli i s uperstiti. Spenta l'eruzione, tornato a quiete il suolo, a poco a poco tornarono, gli emigrati, nell'isola, rioccuparono gli abbandonati paesi. Non breve periodo segui in cui la tranquillità non fu tur· bata. L'isola riprese aspetto di crescente prospera evoluzion~ ag r icola e indus triale. Federi go d'Aragona non ebbe animo o forze per sostenersi contro l'invasione di prepotente esercito francese. Abbandonò il trono, e da Napoli fuggendo cercò rifugio nella stessa Francia, dalla quale eragli venuta l'oste nemica. Nel fuggire 62 VARIETÀ


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ordinò a Costanza d'A valos, Mat·chesa del Vas to, che, in di lui nome teneva il caste llo d' Iscllia, di non opporre resistenza ai probabili assalli frances i. Non tar dò la numeros a ftotta di Francia ad a~sallare l'isola, a cinger e da mare, da terra il castello, inlimarne la r esa. Costanza respins e og ni inti-

mazione, le armi ret;pinse colle armi. Eroica nel combattere, sapiente d'arti g uet·resche nella di fesa; irl'emo vibile nei propos iti animò di tal modo le pl'oprie lt·uppe da rendere vano ogni nemico a~sa llo . Dovetter o i Fl'ancesi, scornati, levare il campo, abbondo nat·e la fa ll ita impresa . Prima di lasciare l'isola voller o vendicar e s ugli inermi, le ferile, le onte patite dagli armali. Si fecero assass ini di poveri a gricoltori n on risparmiando sesso, od età . Premio a tanta efferatezza se l'ebbero pres to dal Gran Consalvo. Questi li dis fece in ba ttaglia, li obbligò a fugg ire le napoletane tet-re. l:\ è la sconfì t la loro fu solo in ba lta glia; imperocchè altro a marissima OP. aves sero subita poco avanU in Barletta tredici dei loro campioni più tracota nti, da a ltrettanti IIJ.lliani in campo chiuso. Ferdinando il cattolico, salito a Re delle Due Sicilie, rimer itò il valore di Costa nza inveslendola di vitalizio govet·no sul castello e sull'isola d' Ischia. P er la pa rte nza del Re, andato in lspagna a cin ~ere la coroni! d'Aragona, Napoli doventò V ice R ea me. l D' Ava los, marchesi del Vasto, r imaser o signori dE>ll'isola fìno al 1734. A questa dala furono loro sostituiti due Governatori l'uno pel governo civile l'altro per quello militare. Il governo vicer eale fu quello che doveva essere, cioè di tosalori di seconda mano; le miserie dei popoli crebbero in ragione delle tasse che dov ~vano servit•e a saziar e anche le ingorde mil·e dei Viceré; oltre a soddis fare le imposizioni degli eserciti trionfatori, avvicendantis i fea Spagnoli, ed Austriaci. L'Isola d'I schia dovette risentir& la pr opria parte di tali succedentisi dominalot•i. Nel 1734, era vicer è per Aus tria un Giulio Visconti non peggiore dei predecessori, forse anche migliore ; ma pur sempre inviso per chi rappresentava. Agli Italiani era male


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gradito il goveeno tedesco g retto, avarissimo, da soverchia durezza impr ontalo. l Napole tani accolset·o con plauso il nuovo re Carlo di Borbone venuto dal ducato di Parma a capo di eser cito spagnuolo col 'fURi e aveva facilmente scacciato il vinto eser cito tede::co. La fl•>lla spagnuola occupò I schia e Procida senza colpo ferit·c; anzi coll'accogl ienza più festosa. Era la prima occupozione cui non tenessero dietro lacrimevoli s tragi. Carlo a ssunse titolo di r e terzo di tal nome. Dopo 25 anni di r egno, rispelL0 ai tempi, otlimo, lasciò il trono al fi glio Ferdinando, il quale dapprima si aggiunse la qualifica di quarto poi la tramutò in quella di primo. Il r egno di Ct~rlo ru in particolare m eritevole di nota per larghezza di genet·ose idee, amore di g iustizia, grandiosi la monumcntalc, coltur a di scienze ed arti, studio amorevole di r icerche archeologiche; coraggio contro le prepotenze pontificie; fermezza frenatrice delle audaci pretese dei clericali. Ebbe congigliere fidalo, vero precursore di civile progresso, nel toscano Tanucci. L'arei \"C'SCO\'O Spinelli , ordita trama col Papa BenecletLo IV, aveva osa lo sta bilire:casa peltribunale dell'inquisizione; spinta l'audacia a sovrapporre cartella marmorea alla porta d'ingresso, sul ln quale era inciso Santo UJ.fl~io. Carlo fece stra pparla, dis tru ggerla, emanò editto proibitivo contro l'inquisizione. L'editto scolpito ~u marmo fu mut·ato in San Lorenzo c asa del comune. La partenza di Carlo pel trono di Spagna fu pian la da lutti. L'assunzit.>ne al trono di Ferdinando I V fu bene a ccolta, e per amore di novità, e per la speranza di fes te, e p er la fiducia che potesse non abbandonare le paterne orme tanto più perchè minorenne aveva una reggenza della quale e ra pat·te ed inspiralore il Tanucci. Dal buon governo di Carlo III Ischia ebbe prosperita. V e nuto a maggiorilà Ferdinando IV mostrò le grossolane t endenze nelle quali era cresciuto, per le quali aveva istinti predilelli. Nemico di studii, di contatti cogli studiosi, vanit oso di forza muscolare, che da natura aveva avuta pronunziato, consumava il tempo in esercitazioni ginnastiche, o nella


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caccia o nella pesca; ricercava domestichezza con persone le quali mostrassero le stesse prediJezioni, od amassero far pompa di forza anziché d'inLelletlo acuto, di animo gentile. Del governo se ne prendeva pensiero il meno possibile, dai cons igli di governo tenevasi lontano quanto più gli era possibile. Sposalosi a Maria Carolina d'Austria ambiziosa d'influenza nelle cose di Stato, desiderosa di far minorata la iufluenza ùi Spagna per acct'escere quella della propria casata; prepoten le d'istinti, as tutissima, pres to s.eppe s fruttare le tendenze del rea! marito, e soslituirscgli nella regia padronanza. Tanucci erale d'impaccio ed essa fece in modo che licenziato fosse da ministro. L'anno 1777 lo fece licenziare da ministro. A ve va preso parte al governo per 43 anni. Finl i suoi giorni povero in oscura villa o ve erasi ridotto. Aclon, inglese, chiamato, come uomo di marina da guerra, a riordinare la flotta napoletana, beUo, astutissimo, seppe mettersi tanlo innanzi nelle grazie di Carolina (di costumi tull'altro che severi) da esserne ben presto il favorito. Lusingalola in ogni maniera, per consolidare la posizione propria, aprissi la strada ai supremi onori militari di guerra e marina; ottenne che fosse s tabilito il riordinamento dell'esercito, dell11 flolLa su più larghe basi. Le tasso più cb e si raddoppiarono, i redditi si fecero più che meschini, la miseria si estese a tutto lo Stato. P P.r le imposte leve di terra e di mare all'agricoltura difettarono le braccia; il commercio ebbe rovina dagli strappati marinai per la flotta. Terremoti, pestilenze portarono rovina, desolazione, fame in grossa parte del regno. Ischia ebbe dolorosa parla in tante sventure, forse le risenti più di altre regioni per i mnncali raccolti, per le sottrazioni faLle dalle leve alle industrie peschereccia, alle figuline. Tanta miseria di popolo aveva insu!Lante raffronto dalle sfrenate baldorie, dalle feste licenziose della '!or te. Carolina non se ne stancava, mai ne era sazia. Aclon imperava. Il re si era fatto eremita nelle delizie della creatura sua, la Colonia di s. Leucio.


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Le frenesie t·ivoluz.ionarie di Francia minacciAvano l'Europa assai più l' llalia. La coalizione dei Re non erasi mostrata sa via, e polente a far argine. Nella ecatombe reale di Fl'ancia era stata miseramente compt·esa la sot•ella di Car·olina. Questa avrebbe dovuto fa r s uo pro dello esempio tristissimo, andare incontro alle ispirazioni di civile progl'csso; e di La! modo circondare il trono di popolari amorevolezze. Tenace nei pt·opositi di assoluto imperio; proclivo per llerezza d'animo a repressioni, influl sul timido, neghittoso animo del Re perché le mis ure di pulizia inquisitrice prevenissero ogni aspirazione liberale; perchè le Gi unte di Stato soffocassero ogni conato, ogni grido nei s ilenzi degli ergas toli, o dei capestri. La pulizia, le giunte composte di uomini vili d'animo Q pe1·ciò crudeli, non desiderosi di far ossequio alla giustizia, alla legge; ma solo d'ingraziarsi i regnanti per averne onori e ricchezze passarono ogni misura. Fecero impiccare un messinese bestemmiatore in chiesa contro Dio, conlroil Re. Come fu morto ebbesi certa notizia che era un povero pazzo scap.palo, da brevi giorni, fuori di ùn manicomio. Fiutalo il sang ue le belve furono prese da ebbrezza. Le .acc use, le condanne non ebbero limite. Regnò il sospetto a crescere gli odi i, a far desiderate le vendette. Frattanto le notizie di Francia misero la vertigine della · paura nella regia, nei ministri. Credettero trovare salvezza in esercito cr esciuto a seltantacinque mila soldati, capitanato dall'austt•iaco Mack. Non erano radunate le schiere, od appena avevano fatte l e mosse prime contro i Francesi, che s i dileguò ogni speranza. Mack fu battuto completamente ovunque ebbe scontro di guerra. Il resto lo fece lo sbandamento. Ferdinando IV avuto l'annunzio delle tristi sorti mentre si trovava in Albano, n'ebbe tale senso di paura da fuggire subito vet·so Napoli; e perchè nella fuga non potessero riconoscerlo, e averne sfregi od offese, obbligò il Duca d'Ascoli, che eragli cavaliere di servizio, a mutare con lui gli abiti. La codardia era tanta che non si tenne sicuro nella reggia, il giorno 21 dicembre 1798 prese imbarco sul più grosso


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vascello della flolla inglese, con grande accompagnamento delle allre navi della stessa flotta, e della flotta napc·letana. La reg:na, i figliuoli, i ministri, l'ambasciatore in gl e~e Hamilton colla bella moglie, Nelsoo, lo seguirono. Furiosa burrasca assali il naviglio, lo disunl, lo spinse a diversi lidi. Il vascello sul quale stava il re, mezzo disalberato a stento giunse alla vista di Palermo dopo lungo lrogilto, e se toccò il porto lo rlovette ad animoso pilota venutogli incontro. La nave dell'ammiraglio Francesco Caracciolo seppe mantenersi illesa, e sempre a breve dis tanza dal vascello reale, entrò in porto da sola. Il re ne fece alle lodi presen te Nelson e qu~ sli ne fu punto da invidia; forse il non spento livor-e, più tardi, influl nella iniqua sor te al Caracciolo toccata. Vicario genet'Aie pel re era rimasto in Napoli il principe Pignatelli uomo cortigiano e null'altro. Se era stato abbandonato Napoli dal re, non aveva però questi scordato di spogliare il tesoro, di portare con sè i gioielli della corona e quanto di più ricco valore fosse nella reggia Fu valutato il bolLino ad un 20 milioni di ducali, pari ad 80 milioni di franchi. Non aveva voluto emulare il padre Carlo III, che partendo per la Spagna non volle portare seco neppure l'anello da lui stesso ~;cavato in Pompei! I Francesi non tardarono ad entrare in Napoli , e stabilirvil forma di governo repubblicana. Meteora questa dileguata dai trionfi del Bonaparte. Fattosi padrone di, Francia volle fare saldo i! potere suo di regnanti consanguinei. A Napoli mandò re suo fratello Giuseppe. Quando lo chiamò aù altri destini lo sostilui a mezzo del cognato Murat. · Il Regno di questi proconsoli del Bonaparte ebbe impronta più che italiana da interessi napoleonidi. Il popolo n'ebbe· gravezze massime da coscrizioni di guerra, do tasse per armi ed armati. Un prestigio di glol'ia, sapienza di codici, molla apparenza di risp~tto a principii di giustizia, di civile progresso fecero proseliti molti; non apportarono prosperità nè fecero contenti coloro che avevano innalzati desiderii a governo unitario italiano. Le sette politiche, più o meno palesi, si organizzaron1> a


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preparare trionfi liberoleschi unitari , od a ristabilire il trono dei Borboni. Dalle potenze coalizzate contro Francia dapprima, contro il Bonaparte poi, da Sicilia venivano le istigozioni al brigonLaggio, alle sommosse. Dal mare le notle dei coalizzati, dei ~orsari armati dal Canosa e tenuti in agguato nelle iso!e di Ventotlenne, di Ponza, scorrevano lungo le mal difese coste meltendole a ferro e a fuoco. Le isole ne pativano piu che il continente. Delle isole ne aveva maggiori sventure Ischia perché le deboli fortificazioni sue erano come sfida agli assalti. 11 deli1·io di reazione era salito nei consiglieri del Borbone e più nell'animo di Carolina a maniaco perossismo. Ai più focosi sanfedisti erano falli eccitamenti di sterminio dei liberali. Speciale poliziotto, pel' codardia, crudele fu spedito nelle isole di Procida, di Ischia; ed ebbe manùat.o di farvi scomparire anche l'ombra di libet·Là. Trovò san guinario ardimento nel sapersi p!'olello dalla squadra di Nelson; nell'avere a sosLegno i galeotti armati a corsari dal Canosa; nella fiducia mostralagli dalla regina. Piantò le forche, formò gi unta inquis itrice, a simulacro di tribunale, componendola di scherani a lui venduti. Aizzò le plebi ignoranti contt·o quanti avevano mostrate liberali idee o colle opere ne avevano propugnate le attuazioni, od erano rei di possedere qualche ricchezza di s ludii o di averi. Le condanne della giunta furono spietate di morte, galera, esilio. Non uno fu assolto. Jmmanilà selvaggia furono dalle tigri plebee perpetrate. Basteranno due fatti soli, narrati , n macchiare d'infamia lo Speciale; a provare di che sia capace plebe sfrenata. Pasquale Battislesso, napoletano, partigiano di libertà, fu fatto agguantare dalla sbir•raglia, trascinare a piedi dello Speciale, condannalo alla forca. Sulla spiaggia mandra, in Ischia fu appeso per la gola. Creduto morto, staccato dal patibolo, fu traspor tato nella eh iesa del P urgatorio. R invenuto a vita implorò un sorso d 'a cqua. Gli fu negata prima che lo Speciale decidesse; frat-


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Lanto il misero giacque due giot•ni, sul nudo pavimento dell'oratorio, senza alcuno soccorso, senza cbe potesse almeno sedare la LorLut•a delhi s e le con un sorso d'acqua! Venne la decisione dello · Speciale e fu • Si scanni ooe si trooa • Fu scannalo dal boia entro la chiesa. La plebe consumò ogni eccesgo sui liberali, su quanti le erano di versi per coltura d'animo, per eletto ingegno, perché avevano possedimenti. Fu ebbrezza di crudciLà nuove. L e due isole soffrirono le orgie di vere orde s elvagP"ie. Giovanni Di Maio era un povero gobbo, storpio, di mile animo quanto pieno ùi nobili sensi liberali. In quel di F orio fu preso a furor di plebe, caccialo entro una gabbia, trascinato per le vie, fallo bet·saglio di scherni, lut•ide sozzura , percosse: quando la cana~lia fu stanca il misero Di M aio ru gettalo in umido ca l'cere, e non ne usci che per l'esiglio. La stella del Bonaparte, impallidita sui cempi di Russia, t·ialzò le speranze dei re coalizzali, fece loro credere non lontana la r estaurazione dei lt·oni legittimi. Ammaestrati, in qualche modo, dagli eventi passati volsero ttlle iùee di più miti forme di governo, od almeno ad assumerne larve a d orpello allucinatore delle popolari masse facil i a lasciat•si abbindolare da lustre. Bentink impose ai Borboni il proclamare in Sicilia forme costi Luzionali. C01·reva l'anno 1813, stanchi, dissanguati dalle g uerre, srnaniosi di pace, i popoli si lasciamno cogliere dalle speranze, tenner o fede alle promesse lus inghiere di governo inspir ato dal bene comune. Credettero che il giusto, l'onesto, non il privilegio, non la prepotenza assolutista, prevalere potessero. La s etta dei Carbonari, già pet•seguiLata da Murat, prestò orecchio alle borboniche pt·omesse. Molli della setta r ipararonsi in Sicilia nella credenza di trovare non solo tolleranza dalle costituzionali guarentigie, ma eziandìo favor e a propaganda unitaria italiana. Fiduciosi nelle moine liberalescbe ùell' asLula, ambizios iss ima Carolina, dimenticarono il sanguinoso passato di co leste bel ve coronate; le stragi , gli er gastoli del 90. Soliti errori fatalissimi degli incorreggibili settarii!


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Fu ta nla la cecità dei Car·honat·i da !'lpingerli ad innalzare bandiera b01·bonica negli Abt·uzzi. In Sicilia ebbero tolleranze circondate da vigili diffid enze; nel conline nle ebbero persecuzioni, dis falle. Esercito austriaco, poiché ebbe conquis tato Napoli, fece richiamare da Sicilia i Borboni , anche perché non rimanes~ero in totale balia def!li Inglesi. Accorsero i Bot·boni a lln sospirata reg~ia lar ghi di promesse, di parole umani ssime; nel s eg•·et(• dell'an imo fermi nei propositi di governo dispotico. J Carbonari furono i p1·imi a provat•e di ryuale malo giuoco fossero stati slt·umenti. Al Canosa venne affidato il contrapport·e seLla a sella. Egli d isciplinò cr eature sue tratte dalle galer e. ne formò la seLla dei Calderari, la quale ogni mezzo doveva adoperare, s icura d'impunita, put·ché fosse annientala quella dei Carbonari. l Carbonat•i n'ebber o persecuzioni spieta te. F erdinando non volle più essere dello IV; ma pr imo. Fu nuova lustra perché meglio s i credesse che aveva ro tto del tutto col passato. Era più che mai immutato nell'intendimento di spaclJ'oneggiare. In fatti r estaurò governo puliziesco; si valse di ogni più s ubdola arte per tr arr e in inganno i liberali, e con og ni pretesto trovar modo a colpirli. Miseria la più pt•ofonda favoriva le agitazioni popolari ; forniva facil e campo alle mene dei setlari. La polizia ser· v ivasi delle ~eLle per aver·e nolizie di ogni trama, e potere s vental'ia anche prima che fosse fatto un qualche tentativo: <.I elle r epr essioni faceva argomento col r e per farsene vanto ·di oculatezza, per dirsi mezzo di salvezza pel trono. Parve aj clericali opportuno il momento per riacquistare favore. Con fini ssimi arLifizii si mos trarono attivi stt·umenti di polizia; vantarono padronanza dei più riposti segreti col m ezzo delle confessioni ; s i dissero potenti s ulle· masse p er m ezzo dei pergami. Tanto fecero che s imili vanti giungessero alle orecchie del •·e. Questi pusilanime, bigollo, anche per vecchiaia, fu avviluppato dalla pretina as tuzia tanto da la scia1·s i trascinare a concordalo col papa, assai più largo per la curia ecclesiastica di quel lo che era stato disfatto da ·Carlo III; di quello che, egli s tesso, non aveva mai voluto ·Con s entire.


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VARlETÀ

Clericalismo senza freni, pulizia dispotica, balzelli gravosissimi, miseria lagrimevole per carestia, furono assoluti• padroni del regno. La disperazione doveva essere fomite a tentativi di mutazioni politiche. l moti del 1820-21, ne furono prove infelicissime per le quali i patiboli, le galere, gli esilii, il ritorno di occupazione· tedesca piombarono in più nero lulto il paese, fecero vittime quanti vi erano di più eletti per cuore, per mente. Tolta ogni larva di libe1•tà la frusta del carnefice fu argomen to di governo del Canosa. F erdinando fu trovato morto di apoplessia la mattina del 3 gennaio 1825. Il figlio Francesco I fu il successore. ~on fu segnalatoper fierezze maggiori; non si scostò nullameno dal sistema di governo eredi talo. Ischia aveva passata vita di stenti, di paure durante il regno di Ferdinando. Il dono fattogli dal Prolomedico Francesco Bonocore della propria villa, costrutta sulla ridente collina, che s tava a cavaliel'e del lago detto del Bagno, aveva lusingati gli isolani di vedergliela abitare, e trarne qualchemateriale vantaggio. Passionato, com'era, di pesca e caccia, sperarono che le attrattive di abbondante squisita pesca ; che le caccie di numerose folaghe lo adescassero. Rare furono le visite reali, né profìttevoli agli isolani ,poichè brevi le permanenza, e non permesso ad alcuno loavvicinarlo. Era forse pretesto di animo sordidamente avaro. Francesco non pose piede nell' isola neppure quando fU' desolata da fatale terremoto. Il giorno 2 febbraio 1828 era sorto velato come di nebbia ;. gli isolani non se ne dettero pensiero, e, come era di festa, si sparsero sollazzevoli per le vie, pei campi, od accorsero alle chiese. Un improvviso scuotere del suolo, circa le ore 10. matLutine, un fremito rumoroso pl'ofondo fu .seguito dal cl'ollare; dal rovinare dei fabbricati. Danni, r·ovine più gravi furono nella parte più alta di Casamicciola: pochi o nessunodi illeso rimase fra gli altri fabbricati; le viLtime sepoltenelle macerie furono molte; furono parecchi i dissotterrati, ancor vivi. I danni materiali gravissimi.


VARIETÀ

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Due giorni dopo la catastrofe il governo mandò due compagnie di zappatori. Nessun altro soccorso fa dato dal governo, fuorché ac.. cord6 una diminu~ione d'imposta sui fab bricati caduti. Ferdinando II nel 183'l sall il trono per la morte del padre Francesco. Nel 1837 il cholera desolò il regno. Ischia ne fu s ingolarmente mallrattata. Il dispotismo di Ferdinando parve mutare in concessio!li di libert.a quando avvennero i moti politici del 1848. Gli spergiuri, le crudeltà di cote:>to coronato mostro atterrirono tanto più l'isola in quanto ebbe a vede1·e il proprio castello tramutato in duro ergastolo per gli uomini più insignì, piu amati del regno. Ricchezza dell' isola, e vanto erano stati sempre i suoi vigneti. La crittogama, detta Oidùtm Tukeri, li invase ne lla prima vera dell'anno 1851. P er gli isolani fu danno incaico- · labile. Il rimedio venne loro appol'talo dai tre fratelli Santllippo nativi dell'isola Lipari. Ave vano osservato nei vigneti di Lipari che le viti restavano incolumi dove erano coperte dai polviscoli di prossime sol fatare, da ciò ~ra venuta l'idea delhi solforazione artificiale. L'esperimento loro aveva corrisposto. Corrispose anche in Ischia e le viti ritornarono a rigogliosa vegetazione di pampini, di uve squisite. A Ferdinando venne il desiderio di villeggiare nell'isola; come vi fu , E:bbe in idea di tramutare il lago in porto. Ordinò il taglio del br eve istmo, che lo separava daJ mare. N el giorno 17 settembre 1854- inauguravasi il nuovo porto. Fors e fu per avervi na ve da guerra che, ad ogni evento minaccioso, potesse Lrasportarlo in Gaeta. F erdinando moriva il 22 maggio 1859. Francesco II, di lui figlio, cinse la corona. Carattere debole, premuto dalla fatalità vendicatrice delle iniquità paterne, vide s fasciarsi il trono in breve giro di mesi. Ne l memorabile giorno delli 21 ottobre 1860 solenne plebiscito riuniva i popoli delle Due Sicilie al regno d'Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele di Savoia.


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VARlETA

Miracolo di avvenimento vol.uLo da ~oncordia nuova di popolo italiano; dal grande ministro Cavo ur; dalla abnegazione eroica di un Cincinnato, Garibaldi; dalla fede tetragana del figlio di Savoia, VjUot•io Emanuele. Lieta fu l'isola quando il 20 luglio 1863 accolse nella casina ex-borbonica il principe di Savoia Oddone. Affabile, generoso ebbe l'affetto degli isolani. Lo piansero pochi anni dopo quando, lontano dall'isola, venne a morire. Nelle provincie meridionali non esisteva uno stabilimento per cur e termali a militari. P ochi, e per brevi giorni, erano a mmessi nell'ospizio del Pio Monte di Misericordia in Casamicciolrl. Il capitano medico Rovel'e, nel 1865, fu destinato alla direzione delle cure let·mali pei militari; ebbe primo l'idea che nella casina ex reale si potesse avere facilità di ospizio; e dalle sorgive acque termali delle Fornello e Fon.tana sgorganti a piedi della collina, ove era la Casina, si potessero alimentare doccie, bagni, aver fanghi in uno stabilimento appositamente costrutto. Il Rovere sostenne la proposta cogli scriLti a st.ampa, e vinse ogni opposizione. L'anno 1877, si aperse lo stabilimento balneo-termale pei militari. P oco distante da quello mililare oggi esiste appropria to stabilimento balneario mu· n ici pale. L'isola mirava trascorrere un'era nuova, prospera, tranquilla. L\Epomeo et·a silenzioso dal 1828. Il vulcano prepal'ava una catastrofe tanto più tremenda quanto meno preveduta. Nel giol'llo 4 del marzo iSSI, cit•ca le ore una dopo il mezzodì, una scossa violenta di terremoto accompagnala da rombo s,otlerraneo pose in allarme l'isola. La catastr ofe gravissima fu in Casamicciola, ove fu credulo si esplodf<sse la convulsioue terrestt·e. Parve ripetizione dei tristi falli del 1828. I fabbricali della parte alta del paese precipitarono, le contrade messe a rovina furono quelle: della Spe:.ieria, di S. Barbara, di Cucco.fridda, del Purgatorio, di Casamenella, dello Spero11e. For tuna volle che pel' l'ora, e la giornata di lavoro, i va. lidi fossero fuori le case.


f VARIETÀ

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Dalle macerie farono ti·atli HO morti, circa 80 feriti. In tutte le allre parli basse, lun go lo marina precipitarono solo poche vecchie cadenti catapecch ie; si ebbet·o fenditure molte, e tnlune anche di rilievo. L'ospizio del pio monte della Misericor•dia fu ass oi mallt•atlato . Da Napoli si spedirono subito clue compagnie di zappaLori sotto il comando del lenente colonnello Parodi. Unità di comando, precisione d'ordini, intellige nza mollissima, abnegazione da soldato pot·larono pronti ammirevoli i risultati. l soccorsi del go verno, dell'intera nazione, anche dall'estero, furono immediati la r·gld. Chi visitava Ischia, Casamicciola, pochi mesi dopo scor· ge va appena le traccia del disastro; e per vedere le macerie di alcune case non riedificate, er a necessità salire su Casam icciola alta, dietro la parrocchia, o qualche luogo meno in vista. La stagione balnearia ·dell'anno 1882, non fu frequentata ùa numet·oso concorso; nullameno fu bastevolmente animala. Ripat•ati i guasti, ristorate le cond izioni finanziarie degli isolani dai soccorsi filantropici, si attuti il dolore della passata sventura, tot•nò la fiducia nel presente, nello avvenire. La stagione balneat•ia dell'anno corre nte procedeva lusinghiera per temperatura estiva mite; per sorriso di cielo, di terra; per concorrenza rli balneanti o di amatori del quieto godimento di una stazione climatica, montuosa, marina impareggiabile. In tutta l'isola vi erano dei nuovi g iunti. Il centro maggiore dei concorsi el'a in Cosamicciolu. Notevole per mili· tari, per cittadini di luoghi diversi italiani o forastieri, era pur quello di Pot·to ù' lsch ia. Il giorno 28 luglio aveva segnato un tramonto di una bellezza indicibile; la notte si inollravo solto un manto di stelle le più fulgide; il cielo era solcato da razzi sfuggevoli di stelle cadenti, in tanto numero da far parere come una battaglia scher zevole di fuochi fatui. Il mare terso, ceruleo appe na increspato da una brezza leggflra. La terra man-


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..

VARIETÀ

dava un alito di frescura imbalsamala dai fiol'i naturali di un suolo incantato. In mezzo ad una poesia tanto grande e ra universale una serena quiele dell'animo, una tendenza alla musica. In Casamicciola era una musica anche più soave, poichè si sprigionava da una gola d'angelo; era quasi un inno di affeLlo pei cari, che appena si incontravano, o stavano per separarsi. Irrisione crudele della fatalità! L'apparenza del paradiso slava per dileguarsi sotto il soffio del genio del male. Scoccava l'ora delle nove e mezzo. Un violento sussulto, un rumore come di cento artiglierie esplose sotterra, una scossa impellente come di eccentrica spinta. La rovina - la morte furono tremendo lampo. Tritumi di macerie - carnaio di umane membra fu Casamicciola, Lacco Ameno, Forio. La carita del mondo è scesa su quel sepolcro. Il Re d'Italia fu angelo consolatore. Le vittime lo benedirono. l

(Continua) .

11 Direttore

Dott. FELICE DAROFFIO col. med. Il Redattore •l

CLAUDIO SFORZA Capfl4no m~d«oo .

NonNI FEDERico, Gerente.


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NOTIZIE SANITARIE

:'llt&to •a.nlta.rio dl tutto Il :a. Bserotto nel mese 41 ma.rso 1883. (Giorn. M il. Ufji.c. del 16 agosto 1883, disp. 30' , p. 2").

7497 Erano negli ospedali militari al 1' marzo 1883 (1) • Entrati nel mese. 10014 Usciti . . . . . . 9993 ' . 315 Morti . . · . . . Rimasli al t• aprile 1883 . 7203 . 224951 Giornale d'ospedale . . . Erano n elle infermerie di corpo al t• marzo 1883. 2\54 f0504, Entrati nel mese . . . . . . Usciti guarili . . . . . . . 8629 2053 • per passare all'ospedale .

Morti . . . . . . · .

2276 R imasti al 1' aprile 1883 . . . Giornale d'infermeria . . . . 77966 27 Morti fuori degli ospedali e delle inf~rmerie di corpo T otale dei morti . . . . . . . . . . . . • . 342 Forza media giornaliera della truppa nel mese di marzo 1883 . . . . . . . . . . . . . . . 211892 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di t ,52 forza . . . . . . . . . . . . . . . . . Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle inferme rie di corpo per i OOO dj forza (2} . . . . . 3,12 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . . . 46 N umero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di 1,61 forza . . . . . . . . . . . . . . . . . (l) Ospedali

militar i (pr incipali, IUCCUrt:all, infermerie di pruidio e

~e ci ali) e ospedali civili.

(2) Sono dedotti g li ammalati punti agli oaJM!d&U dalle iofermerif' di

~orpo.


••

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NOTIZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 239. - Le cause delle morti furono: meningite ed encefalite 8, bronchite acuta 10, bronchite lenta 3, polmonite acuta 43, polmonite c1•onica 5, pleurite ·t 5, asma 1' tubercolosi rruliare acuta 2, tubercolosi croni.c a iO, pericardite ed endocardite 2, catarro enterico acuto 2 1 catarro enterico lento i 1 malattia del fegato }1 ne· frite acuta 3, ileo-tifo 14, meningite cerebro spinale epidemica 14, vaiuolo 1, morbillo 85, febbre perniciosa 1, cachessia palustr e 1, sincope 2, pioemia 2, resipola 3, piaghe · cancrenose 1, ac;cesso acuto 1, artrocace 1, contusioni 1, ferite d'arma da fuoco i , adeniti 2. Si ebbe i morto sopra ogni 63 tenuti in cura, ossia 1,59 per 100. Morirono negli ospedali ci vili N. 76. - Si ebbe un morto sopra ogni 33 tenuti in cura, ossia 3,Ò3 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. '.!.7 cioè: per malattia 18, in seguito a caduta 1, per suicidio 8.

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-



SOMMARIO DB LLE MATER IE CONT ENUTE NEL PRE SENTE FaSCICOLO •

.lllemorle orl=tlll~tfl . Un caso d'iscuria parllli tica. - Comu oic:uione fatta alln conferen•a sctentifica del m ese di mag~ic. 18S3 te uuta prE'SSO lo spedale mtlìta r" s uccursale di Parma dal dottore E. Flnzl . pag. 977

lllvi llfo di ~lornnll hRIInnl e d F.11terl . RIVI STA CHIRURGICA. F,asclatt,~ra gessata con ferule di pnalia -

D'AnschDtz . . . . .. • Note cb t rurgtche sulla gue rra degli Zulu e Trauswnal dal 1$79 a l 1881 - Blalr Brown. . . . . . . . . . . . . . . . . •

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RIVIST A DI OCULISTI CA.

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Sulla azibnP dei corpi estrane i nell'inte rno degli occhi- Th. Leber e E. Landmann . . . . . . . . . . . • . . . . · .. · • Sulla teor1 a del poiRo V(,ooso della r·etina e della circolaztone in traocu lare - Fr. Helfreich . . Cc~ifà pel colore verde • . • • . . . . . . . . . . ' . . U naone colora ca. . . . . . . . . . . . . . . . · . . . . D'e ll'"cldo bonco nE'Ila conj:'itwtiv i te puruleo ia . . . . • · · OttalmomNria. - cOftalmometro-Cheratometro ed Astigmometro

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Dati statistici sanita ri dell 'l. R . esercito nustl'o·ungarico pei l'l mesi dal 1° ntJrile 1882. al 31 maggio 1883 . . . . . . · • ,.

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RIVI STA DELLE M-'I,ATTIE VENEREE E DELLA PELL E .

Sull' Herpes Zoster - Fleurl M. Wefherill • . . . . . · · · · · Cootribuzione aliA etl c•lo11'a e alla t~ rapia della secrezion e blenorragica - A. Eschbaum . . . . . . . .· · · · · Due casi di StE'oosi 811tliuca d"lla faringe - Sokolowski . · · Nuovo rimtdto ipode rmh:o per la sitlltde - Llebrelch tj Zel ssl. RIVISTA DI STATISTICA MEOJCA

VARIE TÀ

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Cenni d i geologia ed istorici pensieri in·orno nl cli ma ed alle ,. tdr mala scaturig ìni dell 'isola d'lscbn• - Machlawelll I maledzi delle mosche - B. Grassi . . . . . . . · · · · · " RIVISTA BIBLI OGRAFICA.

. . . . Cenno bibliografico s ulla razione del soldato itali a no eserciti Studio sulla mortalità e sull e cause d«:i decessi negli europei - Sormani Giuseppe . . . . . . . . . • ( P t:l' la ccmtlnua:lon~ dcll' indlct, "eda• l !a tel"za JJagina

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• M.E~OR:IE

OR:IG:IN.A.Ll:

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UN CASO

Allorchè, sul finire del gennaio ultimo 'scol'!lo, assunsi la direzione del riparto misto nello spedale militare di Parma, vi trovai un infermo, la cui forma morbosa sotto l'apparenza della più elementare semplicità sintomatica e della maggiore facilità diagnostica, racchiudeva un problema oscuro tanto in riguardo alla patogenesi, quanto in riguardo alla prognosi. Non mi· parve quindi privo d'interesse lo estendere una relazione di quel caso. Quell'infermo io lo conosceva diggià, avendolo io stesso inviato allo spedale due settimane prima. quando erasi annunciato ammalato, allegando di essere affetto da iscuria. Era: un soldato anziano del u.• cavalleria per nome Vitali Domenico, di costituzione robusta ed a sistema muscolare sviluppatissimo. Non era mai stato ammalato, fuorché tre mesi prima, epoca in cui aveva contratto una blenorragia, la quale con decorso mitissimo e scevro di complicanze, guari · dopo tre settimane di cura. 63


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UN CASO

Dopo di allora il Vitali non aveva più risentito alcun disturbo dal lato degl i organi genito-urinari, e fu solo ai primi di gennaio che incominciò ad avvenire che la sua vescica orinaria vuotavasi a stento, finchè il giorno 9 dello stesso mese non riusciva ad effettuare il mitto che a goccia a goccia, e sollanto sotto violenti e prolraui sforzi fatti colla contrazione della parete addominale. La stagione correva allora umida e fredda, e, siccome il Vitali non erasi dato ad alcun eccesso. nè aveva dovuto sottoporsi ad eccessive fatiche, la quali per la specialità dell'arma a cavallo, cui l'infermo apparteneva, avrebbero avuto moltaimportanza eziologica, non appariva arrisch iato il presupporre che, ft·a la disuria che allora presentava e la blenorragia da poco progressa, vi fosse un rapporto cui le cause perfrigeranti avessero potuto esacerbare. Guidato da codesto preconcetto, avevo inviato l'infermo allo spedale, formulando la diagnosi presuntiva di «disuria spasmodica n . · Due settimane dopo, quando assunsi la continuazione della cura del Vitali, questi, malgrado le molteplici cure alle quali et·a. stato sottoposto, trovavasi nelle medesime con dizìoni in cui versaYa il primo giorno in cui era entrato allo spedale, colla sola differenza che il mitto, il quale prima in nessuna circostanza si era potuto liberamente effettuare, col'ijpievasi allora esclusivamente mentre l'infermo era sottoposto all'azione dei semicupi caldi; allora soltanto il Vitali poteva vuotare, se non completamente, certo sufficientemente la sua vescica. Questo modo singolare di evacuare le orine avrebbe potuto interpretarsi siccome un indizio di miglioramento, e ritenersi quale una prova indiretta del presunto carattere spasmodico della ritenzione di orina; ma, anzichè proiettare un po' di luce sopra il problema patogenetico del morbo, vi addensava


l

o ' tSCUR!A PARALITICA

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intorno le tenebre perché il cateterismo pratica lo sull'infermo colla più gr·andc fa cilità fino dai primi giorni, aveva dimostrato che le condizioni di permeabilità del canale uretrale e del collo della vescica ernno not1Dali e che nella vescica stessa non esisteva alcun corpo straniero che si opponesse alla uscita delle 9rine. L' iscuria intanto dur·ara giit da due setlimane, e poichè ancora non poteva abbandonare il presunto concetto intorno alla !>ua natura spasmodica, semùravami che essa resistesse già troppo al trattamento sedativo che così spesso ha gli eiTetti del tocca e sana; d'altra pari e, trattandosi di militari che hanno sempre tut.lo l'interesse di simulare, apparivami alquanto strano il fallo che quell 'infermo per tanto tempo non potesse orinare che .durante l'azione di un semicupio caldo, quantunque non mi nascondessi che di questo fatto avrei potuto trovare una ragione fisiologica nelle molteplici ed intricate vie seguite dagli stimoli riflessi. Nell'intraprendere quindi le necessarie ricerche per conoscere la rea lo natura dfll morbo ed avere un razionale indirizzo alla cura, dovetti chiedermi , prima di tutto, se pet· caso il Vitali traesse partito da un male realmente sofferto e poi guarito, per simulare una delle tante condizioni morbose incompatibili col servizio militare. Naturalmente il problema medico-legale, che mi proponeva di sciogliere, era strellamente connesso col problema clinico: conveniva che io mi dessi ragione, se era possibile, della condizione morbosa cui ~ra stata legata la iscuria al suo primo apparire, e che riconoscessi se quella condizione persisteva .ancora o se altre ne fossero sopraggiunte come eiTetto o complicanza che giusLifkassero la pe1·sistenza del morho. Soltanto dal risultato di cotesta indagine avrei potuto rac~ogli ere argomenti auendibili per ammettere o per escludere •a simulazione.


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UN CASO

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II.

Le condizioni anatomo-patologiche che possono dar luog() ' alla iscuria sono disparatissime: dall'orificio dell'urel!·a aUa vescica, dalle adiacenze del sistema urc_,genitale al centro nervoso cerebro-spinale, le più svariate lesioni la possono far insorgere. Nel caso di cui tratto, però, non era necessario che la indagine diagnostica percorresse un così vasto campo; imperocchè le riscontrate normali condizioni di permeabilità del canale uretrale e del collo della vescica, la integrità. funzionale del sistema nervoso centrale, almeno per quanto riguardava il"cervello, la integrità delle adiacenze del sistemagenito-urinat·io limitavano di gran lunga l'ordine delle ricerche. Dall'anamnesi già risultava che nè esagerate fatiche, nè disordini di altra falla, nè l'abitudine di trattenere troppo a lungo le orine in vescica avevano contribuito in alcuna guisa alla determinazione del morbo. Restavano quindi per loro stesse eliminate, come causali, _le condizioni traumatiche, le irritative dietetiche e funzionali, nonchè le alterazioni miopatiche risultanti dalla distensione della urocisti. II risultato negativo fornito sulle prime dalla esplot·azione uretrale non toglieva ancora nulla della importanza che poteva competere alla blenorragia da tre mesi pt·egressa in quantocbè con alcun'altra delle sue più comuni successioni avesse potuto contribuire a determinare la iscuria. Infalli se il cateterismo non constatò alcuna traccia di stenosi uretrale, ciò era quasi da prevedersi, perchè uno stdngimento urell·ale, che si costituisca definitivamente alla distanza di soli tre mesi da una blenorragia, deve considerarsi eccezionalmente precoce; ma in sua vece potevano esistere _


• o'ISCURIA PARALITICA

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-tondiziom catarrali della vescica, le quali sono sempre susceLtibili, per lievi riacutizzioni·, o per diffusione irritativa di produrre stenosi transito1·ia da spasmo, sia al collo della ve· scica, sia in qualche tratto del condotto uretrale. Ora, l'esame delle orine più volte ripetuto non riesci mai .a far constatare nè alla superficie, nè al fondo del vaso traccia di nubecula o di fiocchi mucosi che rivelassero la esistenza di un catarl'o vescicale, per cui nemmeno· questa così comune successione della blenorragia poteva invocarsi come elemento .eziologico del morbo. L'iscuria quindi non poteva essere determinata che da alterata funzionalità del muscolo vescicale, sia che essa fosse idiopatica o sintomatica, ed era ad una nuova esplorazione .della urocisti che conYeniva chiederne la prova. Pervenuto a tale conclusione, praticai il cateterismo , e .questo non solo •·iconfermò il risultato del primo esame, escludendo la esistenza di qualsiasi ostacolo permanente o transitorio allà uscita delle orine dalla vescica, ma fornì tosto il criterio più preciso per stabilire che la ritenzione era dovuta ad alterata funzionalitil della vescica stessa per paralisi del det.rusore. Infalli, dopo che il catetere ebbe attraversata colla massima facilità in tutta la sua lunghezza il canale uretrale, e con pari facilità ebbe supemto lo sfintere vescicale, l'orina incominciò a fluire dall'orificio esterno dello strumento cadendo nel vaso verticalmente per la sola forza di gravità, e non presentando il getto arcuato che risulta dalla pressione che la parete vescicale, allorchè si contrae normalmente, esercita sempre sul proprio contenuto . Questo modo di fluire dell'orina dal catetere, che, com'è noto, è patognomonico della paralisi del deti'Usore, mentre rivelava con materiale sicurezza la sede del morbo, dissipava.

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UN CASO

completamente il sospello che la iscuria fosse esagera la e tanto meno sim ulata dall'infermo. In seguito, col protrarsi del morbo, mi fu dato di rilevare, insieme alla ritenzione di urina, un'alt ra concomitanza morbosa, della quale non avrei tenuto conto, se il suo valore semeio tico in mpporto colla.malaLtia principale non me l'avesse fatta ritenere met·itevole di considerazione. Quella concomitanza consisteva io ciò che, durante la sua lunga degenza nello spedale, il Vitali non risentì mai alcun eccitamento venereo: le sue funzioni genitali si erano mantenute in uno stato dr completo assopimento, perchè mai si erano estrinsecale con polluzion i o con erezioni. Prima di elevare questo fallo alla importanza di una concomitanza mol'bosa, cercai di gar·ant.irmi nel miglior modo contro ogni fonte di errore coll'assumere presso l'i nfermo accurate informazioni sulle sue abitudini, e specialmente sulla .frequenza con cui, in condizioni di salute, risvegli avasi in lui il senso erotico, e sulla interpretazione che egli stesso dava a cotesta soppressione di ogni stimolo, cito aveva colpilo l'infermo stesso. Li mi tandomi per ora a constatare l'esistenza di questo sintomo, mi riservo di valutarne più innanzi la eventuale importanza. L'avere determinato il genere della iscuria poteva, fino ad un certo punto, bastare per ricavarne l'indicazione cumt iva; non era però sufficiente per la prognosi; e, trattandosi di un militare, per gli efi'ctti medico-legali che ne potevano discendere. Non era tutto infatti l'aver determinato che la ritenzione di orina dipendeva da paralisi del detrusore, mentre la maggiore o minore curabilità di questa o la possibilita di eventuali successioni mo1·bose erano subordinate alfa patogenesi di quella stessa par:~l isi.


D•JSCUHIA PARALITICA

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Conveniva quindi stabili re, se la cisloplegia era di origine centrale, o periferica, e, qualunque ne fosse l'origine, conveniva stabi lire se le lesioni, che ne costituivano il substrato, • erano di natura permanente o transitoria.

III. Sin dapprincipio si era escluso che il centro cerebrale avesse alcuna influenza in questa malallia, perchè mancava qualunque sint,1mo che potesse riferirsi a lesione del cervello. La limitazione della paralisi alla urocisti e l'assenza di qualunque perturbazione funzionale in tutte le altre parti, o sistem i organici innervati dal midollo, autorizzavano pure ad escludere colla massima probabilità, se non con tutta sicurezza, elle la cistoplegia fosse dovuta a perturbazione di origi ne centrale spi nale. La paralisi doveva esser quindi di origine periferica. Ciò ammesso, essendosi eliminale le cause traumatiche, le irritati ve dietetiche e funzi onali; le condizioni vesc icali dipendenti da eccessi va dilatazione dell'organo, ed essendosi escluse le succession i morbose più comuni della blenorragia, fra cui la cistite catarrale. era egli ancor permesso di ricono· scere un rnpporto fra la cistoplegia e la blenonagia pregressa, oppure dovevasi il morbo riferire esclusivamente a causa reumatica? Io non esito ad attenerm i alla prima di queste ipotesi. La causa reumatica può dirsi il « JJeus ex machina » di tulli i morbi a patogenesi oscura. Il reale e frequente suo concorso nella palogenesi di taluni ordini di morbi, spinse ad esagerare il concetto della sua efficienza 'morbosa, estendendola allo svi luppo di malallie la cui genesi può ben allrimenti e non di rado più razionalmente venir chiarita. Reagire


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Ul'( CASO

contro tale tendenza è molto difficile, perchè torna sempre difficile lo escludere ciò che non si può provare. Nel caso di cui tratto, ciò che per·metleva di discutere la parte, che la causa reumatica poteva aver avutonella sua genesi, non era tanto il modo con cui la iscuria era comparsa, quanto la circostanza della stagione freddo-umida in cui essa si er·a manifestata. Ma ciò non bastava cer·tamente per ammetterla, occorreva eziandio che il decorso del morbo fosse in rapporto colla presunta sua causa. Ora, qualunque sia il modo di agire derta causa r·eumati~a nel determinare la iscuria paralitica, sia che esaurisca mo-

mentaneamente la eccitabilità. dei ner·vi vescicali , mediante una anor·male impressione esercitala sui nervi cutanei, sia che in quei nervi induca uno stato irritativo per congestione dla paralisi vasomotoria, il caratttH'e, che essa imprime al decorso della paralisi, è il più spesso quello di lransitorietà, di facile risoluzione. · ftla è appunto questo che non si verificò nel caso attuale. La iscuria persistette durante settanta giorni di cura e non presentò alcun miglioramento, quando l'infermo dovette essere lincenziato dallo spedale.

Se quindi, in omaggio all'abitudine od al dubbio, si vuole accordare una parte alla causa perfrigerante, è probabile che essa abbia agito soltanto come causa determinante e che il territorio nervoso !'Opra il quale esercitò la sua azione, avesse già subìto tali alterazioni, che più tardi la paralisi sarebbesi manifestata lo stesso senza bisogno del concorso suo, nè di quello di altra causa. Quale sarà stato adunque il momento eziologico, che potrà aver determinato nei nervi vescicali queUe lesioni, che dovevano poi condurre alla paralisi del delrusore?

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n'ISCURIA PARALITICA

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Per me non vi ha dubbio: questa causa fu la blenorragia, e cercherò di provarlo. II movimento autoiQatico del detrusore vescicale è determinato dalla sensazione di replezionedella vescica, sensazione che ha il suo punto di partenza nei nervi sensitivi della mucosa vescicale stessa. Questo movimento, come tulli i moti riflessi della vita organica, si compie dietro un eccitamento, il quale dalle fibre sensi ti ve risale ai cordoni posteriori e da questi passa direttamente ai cordoni ante1·iori per la via delle cellule grigie del midollo . Sta in ciò il suo carattere di alto riflesso organico che si sottrae al dominio della volontà, e quindi, per recarsi ai cordoni anteriori e trasformarsi in moto, quell'eccitamento non ha bisogno di risalire per tutta la lunghezza dei cordoni posteriori fin o al cervello', Orbene, fra le successioni morbose più rare della blenorragia non può dimenticarsi che vi sono i perturbamenti della sfera sensitiva oro-genitale, perturbamenl.i che talora assumono la forma iperestesica, e meno spesso la forma anestesica. Questa ultima forma, l'anestesica, che si limila talora alla soppressione della sensazione voluttuosa della eiaculazione e di cui vidi un caso, può arrivare talfiata fino alla soppressione di normali atti r!flessi più importanti; ed appunto a tale ordine ritengo che spetti il caso di cui tratto. Sotto la influenza della blenorragi~, si è costituita, nelle estremità periferiche dei nervi sensi ti vi della mucosa vescicale, una di quelle alterazioni nutri tizie interstiziali, che si esk'insecano colla anestesia di quelle fibre, e colla conseguente perdita della loro proprietà di trasmettere l'eccitamento centripeto, in seguito al quale il detrusore si contrae. Certamente che, per rettamente intendere il modo di agire della blenorragia in tali contingenze, conviene riguardare l'anestesia, non come semplice alterazione funzionale nervosa,


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UN CASO

bensì siccome il risultato dì una lesione materiale, la quale7 senza interessare l'epitelio della mucosa vescicale al punto da dare la cistiie catarmle, ahbia però alterati i rapporti nutdtizi tra le fibt·e terminali nervose ed il reticolo connettivo entro cui si diramano. Questa interpretazione sembrami la più conseguente alle più. recenti vedute anatomo-patologiche, secondo le quali molLe paralisi, ritenute per funzionali, sì riconobbero dipendenti da m<1teriali alterazioni nervose . Per non ci tarne che una7 ricorderò come le para lisi cardiache consecutive a difteri te, che fino a pochi m e~ i or sono riguardavansi come fun · zionali-infettive, ora, dopo le ricerche di Leyden, si ha fondato motivo per ritenel'le subordinate ad una vera miocardite, caratterizzata da produzione intermuscolare di nuclei . Ad avvalorare sempre più il concetto della anestesia vescicale, ammessa come punto di parlem~a della iscuria paralitica, non mi parve fuor di luogo di tener conto della concomitanza morbosa che ho precedentemente segnalato, e di cui mi riser·bava d'indagare a suo tempo il signifi cato clinico. Dal primo giorno fino all'ultimo della sua degenza nello spedale, il Vitali non ebbe mai alcun eccitamento venereo. Questo fatto che, consideralo superfici:flmente, avrebbe potuto sembrare naturalissimo, era invece troppo in contrasto colla età dell'infermo e cun ciò che suolsi verificare nei giovnni militari infermi, e perfino in quelli afi'etti da malattie febtril i non molte gmvi, per non apparire d'indole morbosa. D'altra parte non esisteYa alcuna causa comune di carallere depressivo che lo giustificasse, perchè il Vitali era robustissimo; la sua infermità non lo obbligava al !ello, non deprimeva il suo mot·ale. perchè alla lunga vi si era a~ituato, non induceva sensazioni veramente dolorose, non aveva richiesto regime debilitante, pcrcltè anzi per parecchio tempo aveva dovuto essere trattata coi ferruginosi e cogli analellici.


D'JSCUIUA PAllALITICA

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Formatami la convinzione che cruella impotenza, cominciata colla iscuria e proceduta parallelamente con es:;a, fosse d'indole morbosa, era ragionevole che mi ~h iedessi se per caso l'allet·azione,da cui era protlotta, fosse la stessa o quanto meno analoga a quel la che manteneva la cistoplegia. Comprendeva bene che era impossibile l'averne la prova materiale; mi bastavru però che del fatto vi fosse la possibilità anatomo-patologicn per dedurne la possibilità clinica . • Lo stimolo nervoso, elle detet·mina l'eccitamento venereo e quindi l'erezione, può partire dal sistema nervoso centrale, ·ma per vie piu numerose emana specialmente dalle estremità periferiche dei nervi sensiti vi del sistema genitale, non esclusi quelli della vescica e del rello. Dissociate nel loro eserci;:io, le due funzioni vescicale e genitale alt;ngono alle medesime sorgenti la loro potenzialità nervosa, perchil sono rami provenienti dal plesso ipogastrico e dal pless" sacra le quelli che vanno ad entrambi i sistemi, e nel centro genito-spinale del midollo hanno comune il punto di ritt·ovo delle fibre centripete e quello di emanazione delle centrifughe; mentre nella mucosa uretro-vescicale, che, per rapporti nutriLi;:ii e funzionali, può considerarsi come una sola mllcosa continua, le ultime ramificazioni dei nervi sensitivi dei due sistemi si disperdono. L'indipendenza, che lisiologicamenle esiste fra le vie nervose dei due sistemi, e che viene addimoslrata dall,l dissociazione funzionale, non può rimanere sempre tale in condizioni morboso, in causa. appunto della contiguità di quelle stesse vie nervose, e della éomunanza di territorio in cui si di sperdono le diramazioni tenni nali. Ne viene, quindi, che, come la emergenza dei loro tronchi ·nervosi da punti assai prossimi del midollo, rende facile che Ja lesione nervosa centrale di uno dei sistemi tragga con sè


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UN CASO

J'allerazione dell'altro sistema, cosi la distribuzione periferica dei loro rami terminali in un tessuto quasi identico, ed avente comunione di rapporti nutritizi e funzionali rende possibile .che contemporaneamente, tanto il sistema vescicale, che il genitale rimangano offesi, quando la mucosa che loro appartiene soffra alterazioni nutritizie. Sembrami quindi logico ilr·itenere che, tanto la cistoplegia, quanto la impotenza offerte dal Vitali, siano manifestazioni di una. stessa 1~5ione anatomica, per la quale le diramazioni sensitive dei nervi genito-vescicali furono rese inette alla percezione ed alla trasmissione di quel normale eccitamento senza cui nella vescica il detr·usore non si contrae, e nel pene non avviene l'atto riflesso della erezione.

IV. Se il noto criterio « a iuvantibus et lredentibus .» non fosse talora una guida infedele per riconoscere la natura dì un morbo, non indarno avrei potuto invocarlo in questo caso in appoggio al concetto, cui pervenni, circa alla patogenesi di q~esta iscuria, poichè il ri sultato negativo, dato dalle più variate cure, poteva provare se non altro che la maiali i a riposa va su lesioni di difficile risoluzione. Nel corso di quasi due mesi e mezzo di cura, il milto non potè mai compiersi, che a brevissimi tratti e più spesso a goccia a goccia sotto l'energica contrazione della parete addominale, sicchè nelle ultime settimane l'infermo, moralmente acconciatosi all'idea di non guarir più del suo male, non lagna vasi tanto della i:;curia quanto dell'indolenzimento che risentiva all'addome nel punto d'inserzione dei muscoli, che egli metteva in azione per vuotare la sua vescica. Constatai anz1 ,


n'ISCURIA PARAIJTICA

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dietro esperienze di controllo, che il beneficio che egli ritraeva dai semicupi caldi nei primi giorni di malattia , non era tutto dovuto all'azione riflessa, che il contatto cutaneo dell'acqua calda produceva sul detrusore, comeprima poteva sospetLat·si; ma in molta pat·te all'atteggiamento che l'infermo doveva assumere per restare nel semicupio, atteggiamento che induceva la massima pressione del diaframma e dei visceri addominali sulla vescica, favorendone così il vuotamento. Circostanze indipendenti dalla mia volontà non mi permisero di far uso delle irrigazioni vescicali, cui aveva intenzione di ricorrere, dopo aver tentato invano di vincere il morbo coll'uso delle doccie fredde, colla ripetuta applicazione di vescicanti al pube ed al perineo, coll'uso interno di ferro e noce vomica, .ed infine coll'applicazione della elettricità. Aggiungerò anzi che non ritenni d'insistere sopra quest'ultimo mezzo curativo, dopo che alla prima applicazione ebbi un effetto tutto opposto a quello che me ne riprometteva, imperocchè la iscuria si era fatta più completa per lo spasmo dello sfintere vescicale. Lo stesso effetto, a lungo andare, venne pure prodotto dall'uso della noce vomica, la quale, anzicbè contribuire a ridestare la eccitabilità nelle parti che l'avevano perduta, non faceva che accrescerla in quelle parti del sistema muscolare vescicale, che l'avevano conservata normale.

v. Esauriti senza risultato i mezzi curativi, restava da risolvere jJ problema medico-legale. Era il Vitali ancora idoneo alla continuazione del servizio1 o meglio la sua invalidità temporaria, percM sopra di questa non poteva elevarsi alcùn dubbio, poteva farsi definitiva1


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Naturalmente la sol uzione di questo problema era subordinata al pronostico, che di quella i scuri aera permesso di fare, tenendo conio della durala ed inefficacia della cura, ed avendo inoltre presente non solo la natura della cisloplegia, ma le successioni morbose che, pel fallo di questa, erano rese, se·non probabili, almeno possibili. Seuanta giorni di cura non costituivano ancora per quel genere di malattia un periodo così lungo, che il risultato negativo, che se ne ebbe, dovesse far disperare della guarigione. Ma ciò che rendeva riservata la prognosi, era la considerazione già falla che la cisloplegia, non offrendo quel carattere di transitorietà che è proprio delle paralisi «a {rigore }> dava· indizio di esser·e mantenuta da lesioni matet'iali di non facile riso!uzione. Sotto questo aspetto, il pericolo di tali paralisi non è da valutarsi soltanto in ragione della inceppala funzionalità della urocisti e delle conseguenze, che:direllamente da essa emanano, ma devesi considerare eziandio in rapporto alla possibilità di diffusioni paralitiche, cioè della comparsa di paralisi in regioni più o meno lontane da quelle primitivamente affette. Graves, Brown-Sequard, Jaccoud, Leyden per non citare che autori piuttosto recenti, descl'issero casi propri e raccolsero casj altrui di paralisi riflesse, ossia di origine per·iferica apparse nel corso di malattie orinarie, uteri ne, ed intestinali . Il Leyden anzi, nella sua lezionesulleparalisiriflesse, cita appunto la v~ osservazione di StanJey, da cui rilevasi che un uomo di 22 anni di età, in seguito a gonorrea arrestata con iniezioni, ebbe ritenzione eli orina. La vescica si paralizzò e così pure lo sfiotere; gl iarti inferiori cominciarono a perdere )a loro mobil ità, fin ch.è divennero completamente paralitici di senso e di moto. Leyden, dopo di aver citato un altro caso veduto da Kussmaul, dichiara di avere egli stesso veduto tre casi di paraplegia di origine orinaria.


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Qualunque sia il modo d'intendere la patogenesi di queste paralisi di origine per·iferica, prevalga la teoria di BJ·own-Sequard della ischemia riflessa del midollo, prevalga quella dell 'esaurimento per soverdt io eccita mento emessa da J accoud; oppure, come è più probabile, quella di Gull, che nelle paralisi delle riflesse scorge soltanto l'effetto di una diffusione fl ogistica, la quale dalle parti primitivamente affette pr·ocede verso il midollo, seguendo la via delle fibre nervose; qualunque sia il modo, ripeto, di loro in terpretazione, sembrami ehe basti l 'ac~ennare alla possibilità di cotest~ successioni morbose per aggravare il pronostico di una cistoplegia. Nè qui sta tutto. Ancora quando, nella origi ne periferica di una cistoplegia, si crede di ravvisare una circostanza relativamente favorevole per la prognosi, questo giudizio pronostico può andar· errato per la grande facil ità. con cui può scambiarsi una paralisi viscerale di origine centrale, per una paralisi di origine periferica. Lo Jaccoud anzi nel suo dotto studio sulle paraplegie, dopo di aver rammentato che il simpatjco ha le sue origini, se non in totalità, almeno per la maggior parte, nel midollo stesso, e dopo di averne dedotto che l'iotegritàfunzionaledel sistema gaglionare è strettamente subordinata alla integr·ità dell'asse spinale, non esita ad ammettere che i disordini paralitici che ~i possono osservare dal lato della vescica, ed in genere dei visceri, che sono nel dominio del simpatico, non siano sempre il risultato di una malattia primitiva di questi visceri, ma possano essere i sintomi iniziali di uno stato morboso .dello stesso midollo. Inve1·o queste considerazioni vennero fatte dallo J accoud per provare come molte.delle paraplegie, ritenute dagli autori per funzionali e di origine periferica, non siano infatti che paralisi di origine centrale e da lesioni materiali del midollo.


UN CASO D'ISCURIA PARAUTICA 992 Cionondimeno, io non poteva trascurare l'importanza di questeconsiderazioni, e per la loro ragionevolezza, e per l'autorità della fonte, da cui provenivano. Doveva quindi raccogliere ciò che di esse poteva riferirsi al caso attuale, e riconoscere che dall'istante, in cui la limitazione dei fenomeni paralitici ·non era più un criterio assolutamente sicuro per accertare l'origine periferica di una cistoplegia, il giudizio pronostico della iscuria in esame tornava ad essere quanto mai riservato, in quanto che perdeva l'argomento più valido, sul quale avrebbe potuto fondare la presunzione di un esito relativamente favorevole. Da qualunque parte adunque r.onsiderassi la prognosi di questa cistoplegia, da tutte non sorgevano che dubbi, complicanze, pericoli. Ciononpertanto dovendo.;i conciliare coteste risultanze colla prudenza, colla quale sempre conviene pronunciare su di un militar·e il giudizio d'invalidità definitiva, gli effetti medico-legali di questo caso non furono proporziouati alla sua importanza, e l'infermo fu inviato in licenza di convalescenza di tre mesi. Il tempo farà r·agione dei punti oscuri, che circondavano questo caso e delle dubbiezze pronostiche, che emanarono dallo studio che ho cercato di farne. Se il Vitali, dopo di aver fruito della sua licenza, ritornerà al suo corpo guarito e col fatto verrà a smentire le previsioni, che sono più della scienza, che mie, non me ne lagnerò certamente anche se per quest•) mi si dovesse applicare il motto « much ado about nothing , il quale equivarrebbe all'appunto di aver fatto molto chiasso per nulla. Parmà, 1° aprile 1883. Dott. ENRICO FINZI Cap1&auo Medico.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA CHIRURGICA

Fuolatur& gessata. OOD ferule eU paglla. - (Deut. Militarèir:.tl. Zeitschr'ift).

D'ANSCHliTz

Mentre l'uso della medicatura alla Lisler nella cura delle fratture complicate si andava estendendo, quella della fasciatura gessata circolare come mezzo contentivo in queste frat· tur~ doveva necessariamente restringersi, poichè la combi· nazione di questi due modi di cura aveva delle difficollà malamente superabili. Infatti volendo mediante una fasciatura gessala finestrata coprit'e la ferita in sufficiente estensione con un voluminoso materiale an tisettico, dovrebbero darsi alla fìnesl!·a tali dimensioni, che ciò non potrebbe farsi che a scapito della solidità della fasciatm·a, principalmente quando avesse da provvedersi a due o più ferite, come per lo più accade nelle fratture per arme da fuoco. E poi difficilmente pot rà evitarsi in questi apparecchi fenestrati la pen etrazione dei liquidi separati dalla fet•ita sotto la fasciatura gessata, inconveniente che è causa di danno si alle ferite che all'aria della stanza, tostochè ha luogo solto la fasciatura una scomposizione di f{uesti liquidi. D'altra parte non è possibile negli ospedali in cui vi è molto da fare l'applicazione di una nuova fasciatura gessata chiusa tutte le volte che si rinnova la me· dicatura; mancherebbero tempo, forza e materiale, e la fre· quente cpposizione e remozicne della fasciatura gessata di· sturberebbe il riposo, a cui r1uesla fasciatura deve princi· 64


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RIVISTA

palmente mirare. Tullavia per eseguire con sicurezza un lontano trasporto, in cet•li casi, specialmente se si applicasse un abbondante str·ato di materiale assorbente e antisettico, questo procedimento può convenire. Benché da molli anni sieno stati indicati sulla tecnica delle fasciature gessate molti metodi, questi però difficilmente sono attuabili sul campo di battaglia; ora é la complicazione di questi metodi, ora la mancanza o la scarsità del materiale necessarie che ne impedisce l'applicazione. Perciò il D. Anschiilz ha proposto una fasciatura gessata mollo semplice, la quale per la facilità di attuazione e per il materiale occorrente che può trovarsi dovunque, è adattissima per la chirurgia di guerra. Nei carri pel trasporto dei malati dell'esercito germanipo vi ha fra l'altro materiale quello per gli apparecchi di paglia ed anche le ferule di paglia belle e fatte. Una aggiunta alla istruzione pei portaferiti cosi insegna a fare queste ferule: Si prende un bastoncino di legno diritto rotondo o angoloso della lunghezza che deve avere la ferula e su esso si fanno a intervalli lunghi quanto la larghezza d'una mano dei segni con una matita o delle intaccature con un collello. Allora si prendono tanti capi di spago quanti si sono fatti segni o intaccature, ogni capo cinque volte più lungo di quanto dovrà essere larga la ferula, e si fissa nel mezzo di ogni segno o intaccatura in modo che i capi pendenti sieno eguali. Quindi 20-26 fili di paglia lisciati con lo stropicciarli si dispongono in un fascio e si mettono sul bastoncino fra gli spaghi; si stringono fortemente e per mezzo degli spaghi s i uniscono insieme. Continuando nello stesso modo si fa la ferula larga quanto è nece~sario che sia. Con queste ferule che si scelgono della lunghezza corrispondente al membro leso, dt:llla larghezza di circa 15-18 centimetri P.d una tenue pol tiglia di gesso, si può rapidamente applicare una fasciatura gessata sopra la medicalura antisettica. Però se s i facessero semplicemente passare le fm·ule di paglia attraverso la poltiglia di gesso o con essa senz'alt.ro si coprissero, sarebbe difficile raggiungere lo scopo; occorre a ciò una piccola preparazione che si eseguisce in


CHIRURGICA

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u n momento e consiste nel battere fortemente dai due lati l e ferule di paglia con un oggetto qualunque. Cosi ogni singolo stelo resta ammaccalo e si pres ta alla penetrazione della poltiglia nel suo lume s tesso. Allora si fa scorrere la ferula di pagl ia, non troppo rapidamente perchè poss' facilment~ imbeversi, 1lllraverso una poltiglia mollo liquida di gesso, e con la faccia concava, poichè premendole contro il bacino pieno della poltiglia le ferule acquistano una forma cm·va, si applica sopra un lato della estremità ft•allurata e gia munita della medicatura. Una seconda ferula acconciata nello stesso modo si pone sul Ialo opposto, e dopo ciò, ambedue si tengono unite insieme inviluppandole con una fascia umida di garza. In pochi minuti il gesso é assodato e il m embro fratturato si trova fra due ferule curve che si adattano esattamente ai contorni del membro, poichè mediante l'acciacamento e la lenta penelrazione della poltiglia la fer ula è diventala morbida e pieghevole. Ove poi le condizioni della ferita richieggano il rinnovam ento deUa medicalura antisellica, allora con un paio di forbici ordinarie si taglia sul davanti la fascia di garza che per a vere preso dalle ferule un poco di gesso si é attaccata solidamente, di modo che le ferule tenute unite da questa fascia si aprono a cerniera da una parte e dall'altra. Queste ferule curve, dopo che è rifatta la medicatura, si possono nuovamente applicare tenendole unite con una nuova fasciatura eli garza od una fasciatura gessata. P reparata che sia la poltiglia di gesso, tutto il processo, acciaccamento, imbibizione, applicazione e fissazione delle ferule impregnale richiede appena tanto tempo quanto la. lettura di questa descrizione; e perciò questa fasciatura potrebbe raccomandarsi in primo luogo s ul posto di medica tura PBl' assicurare il riposo del membro fJ•atturato e medicato antisellicamente in previsione di un trasporto, e in secondo luogo negli ospedali da campo pel' supplire alla mancanza di altri apparecchi o quando per qualunque ragione doves~~ro spesso rinnovarsi. Ve1·amente nelle docce di filo di ferro e di latta il chir urgo può avere degli apparecchi contenitivi di facile applicazione,


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ma spesso sono causa ai feriti di molte ore insonni e lormentose. Ora comprimono in una parte ora in un'allra, ed anche con la più accurata e ben falla imbotti tura non sempre è possibile evit.at·e questi doloros i punti di compressione. Spesso anche s i dissestano le fratture s ia per la irrerruietezza dei ferili s ia anche perché le docce di filo ùi ferro odi latta non abbracciano completamente il membt·o, e questo è da lemersi specialmente durante un traspo rto; e allora pel continuo punze cchiamento delle scheggie acuminale aumentano note volmente la lesione della parli molli e il dolore della ferila. Oltre a ciò in una guerra a rapidi movime nti si può dare qualc he circostanza in cui non si abbianoalla mano nè il materiale di imbollimento nè le ferule, ed in genet·ale alcun appat·ecchio contenitivo e anche che sia difficile o impossibile supplirvi con le provviste che sonoalla r etrog uardia tagliata fuori dal nemico. In queste gravi circostanze in cui urge il bisogno e il lavoro abbonda, it processo si può maggiormente semplificare, ponendo uno o più strati. di ferule di paglia sulla medicatura antisettica e fi ssandole con una fa scia gessala sul mombt•o fratturato. In caso di necessità le fe rule di paglia potr ebbero esser& applica te anche dai portaferiti è dagli infermieri istruiti a questo uffizio. La fasciatura gessata con ferule di paglia conviene specialmente come apparecchio contenitivo per le lesioni delle articolazioni e per le fratture complicale delle estremità inferiori fino al di sopra del terzo inferiore della coscia. P el"' quelle più alle occot·re l'applicazione di una cintura inlot•no al bacino, ma anche allora le ferule di paglia i.ngessale possono servire con vantaggi•) a r in forzare la fascia tut·a gessata alla faccia esterna e anteriore .della coscia e presso l' articolazione dell'anca che sono i luoghi in cui u prefereuza la fasciatura s i sct·epola. Nelle ft·alture complicnte de lla gamba, adattandosi esatlamente le fet·ule ~essale alla forma del membro, qu e~to metodo s i oppone pet' quanto è possibi le a lla scomposiz.ione dei fra gmcnli. Anche la r otozione in lot·uo l'asse del ft·agme nlo inferiore s i può compl<:!lamen te imped ire piegando le ferule, doventale fl essthili pel' la poi-


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tiglia di gesso, a guisa di staffa intorno i margini del piede fino alla metà della pianta e flssanrlole con alcuni giri di fascia. La fl essibilità delle fet·ule prepaL·ate permette l'applicazione di questo processo alle estremità superiori, anche quando, come per lo pii'.. é il caso, il lrallarr.ento ha di mira l'anchilosi del gomito ad angolo retto. Qui pure si pone una Ieru!a alla faccia esterna e una alla faccia anteriore del braccio. La ferula esterna deve nella frattura dell' omel'o giungere fino sulla scapola per agire con efficacia contro la frequente abduzione del feagmento supel'iore operata dalla , contrazione muscolare. Rico t·det•ò di passaggio che sarà bene _.garanlir e la pelle contro la pressione che potrebbe essere falla dalle estr emità sollili delle ferule interponendovi delle compresse e che in caso di bisogno si potrebbero mettere una su l'altra due fet•ule. Se si ha intenzione di conservare .per altri usi le fascie di gat•za e di flan ella adoperat~ per la J"ascialura occlusiva, allot•a vi si mollerà sotlo una carta inumidità o un pannolino per impediro la penelrazione in esse della poltiglia di gesso. Questo processo è staLo adoperalo con gran vantaggio in molli casi sia di fratture complicale sia di alti operativi per mantenere in riposo il membro dopo apposta la medicatura, L'applicazione immediata della fasciatura subito dopo la le· s ione o in generale nel pet·iodo primario non delle mai occasione a fenomeni minacciosi per infiltrazione reattivll ed enfìagione, poichè gli intervalli che rimangono fra le ferule alla s upet•fìcie anle1·iore e posteriore del membro come pure l'involucro molle elastico fallo dalla medica tu l'a permettono .alla insor gente tumefazione una certa espansione. In caso di necessit.à, ogni infermiere é in grado di tagliare con le forbici la fascia di garza sovrapposla alla meùicalura, e di nuovo fissare il guscio gessalo con un giro di fascia . Se si vuole insieme con questo processo usare la sospensione delle estremità tanto accella ai ferili e tanto salutare per il libero movimento del cot·po, si può improvvisarla in u n modo semplice e facile. Si fissano dei nastri ai quattro .angoli di un sacco o di un pezzo di tela lungo quanto la fa-


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scia tura, e questi si legano a conveniente telazza alle estremità di due assi inchiodati obliquamente in croce. Una corda pendente dal soffitto o da un cavallello e fissata all' asse della croce sostiene il sacco unitamente alla fasciatura e al membro.

llote ohiru.rglohe delle guerre 4el Zululan4 e Tranava&l. D. BROWN. - (Edimbur{] med.!ournal)- (continuazione).

Ferite d'aT'ma da .fuoco del braccio e dell'avambraccio. I casi di questo genere non offrono materia d' importanti deduzioni pratliche e sui medesimi l'autore vi fa poche riflessioni, fra le quali ,togliamo la seguente: Egli è fermamente persuaso che al giorno d'oggi si debba estendere in più vaste proporzioni la pratica della resezione per ferite d'arma da fuoco delle 'oss:a lunghe. È bensì vero che l'esperienza fatta Mila guerra di Ct·imea, della sped izione indiana. e nella guerra d'America non deporrebbe in favore di questo precetto, perché tutti i casi trattati colla resezione finirono male . Fa osservare tuttavia che al tempo di quelle guerre non si sapeva ancora valersi a dovere di un mezzo ausiliario potentissimo della r esezione, cioè la fognatura, la quale quando è bene applicata, decide quasi da sola del decorso della fer ita dopo l'operazione.

Ferite d'arma da fuoco dell'anca e del ginocchio.

U!1 solo caso ebbe a curare l'autore di ferita d'anca, che decorse felicemente dopo che venne estratto il proietlile, che si era fermalo di solto della piega del grande gluteo. Questo caso non gli dà motivo ad alcuna considerazione. I n vece si diffonde un pò più estesamente sulle fe1·ite dell'articolazione del ginocchio. In quanto al metoùo curativo delle ferile penetranti del ginocchio, egli fa osservare che oggigiorno si contendono il primato due opposte dottrine, ambedue calùeggiate da au-


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torilà di prim'ordine. Nella guerra di Crimea, tutti i casi trattati colla chirurgia aspettante o conservativa (resezione) ebbero esito letale.' lo sorprendenti risultati che il dott. Reyer ottenne nella guerr•a Russo-Turca, dove egli curò 18 ferite penetranti del ginocchio anliselticamente, cioè colla spray e colla garza, hanno scosso di meraviglia tutto il mondo chirurgico. Tre soli casi ebbero esito letale, mentre gli altri quindici non solo guar·irono. ma conset·varono la mobilità dell'articolazione. Simili risultati certamente non furono mai raggiunti ùa alcun altro chirurgo. Nè meno m erav i g lio~a é la seguente tes timonianza, che troviamo nella grande opera di Cheyne st•lla chir•urgia antisettica. Egli dice: la resezione delle articolazioni é oggigiorno pr1.1Licata di raro, perché, col trattamento antisettico, una iniezione nell'articolazione e l'applicazione di un tubo da fognatura sono mezzi suffìcienti per condurrd a g uar·igione un caso, che non è g ran tempo si riteneva solo g uaribile, o colla res~zione, o coll'amputazione. Non ostante queste autorevoli affermazioni, il dott. Brown non è di questo parer e, in quanto che egli dice che i casi, sui quali si bas avano i sullodati autori per• formulare il precetto. òel non intervento chir·urgico, non erano nella loro maggioranza ferile d'arma da fuoco, o non erano penetra nti. A ques to proposito egli ricorda d'essersi trovato pr esente in Edimbm·go ad :.:na operazione del prof. Listcr, su di un uomo, per la r·ottura del tendine del quadricipite. Durante l'operazione il Lis ter fece incisioni, che aprirono largamente l'articolazione del ginocchio, ciò che non fu seguito da cattivo ris ultato. Ma passa un'enorme differenza tra una pura i nci~ione e il tragitto di una palla, che traversa l'intet•a articolazione. Quando si. pensa alla solcatura, che sempre fa il proietti le nell'osso, al quasi costante stritolamento di ques to tessuto, all'ingresso dell'aria con miriade di germi morbi geni, si vedrà che i casi di Cheyne non sono paragonabili a questi. Hesta l'esperienza fatta da Reyer nella guerra Russo·Turco, coi suoi splendidi ris ultati. Ma qui l'autore persiste più che maì nel suo dubbio che molle di quelle ferite furono a torto diagnosticate penetranti, mentre probabilmente non erano che


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perial'ticolar·i, e confortando questo suo dubbio col riportare opinioni analoghe d'altri pralici eminenti, egli conclude che non bisogna dimenticare troverei noi nell'epoca, in cui sono più in uso le palle coniche, le quali, lanciate con grande velocità mollo facilmente girano allorno alle articolazioni, come si é veduto parlando dei cnsi di fOI'i le d'arma da fuoco della spalla. Nel g inocchio poi questa condizione deve verificarsi anco1·a più di f1·equente. Infatti si ricor,l i che il ginocchio è cii·conùato da molti e r obusti lega menti ed é pr otetto da tqndini poderosi, come pure da una piastra ossea, la rotella. Quindi è assai grande la probabilità che tali proiellilì vengano deviali nel loro COl'SO. Molle diagnosi, falle sul c::.mpo di battaglia, sopra ferile di tal genere, non po!>sono essere ('Sa lle, pel'chè i soli segni estel'ni, la posizione dei fori d'onlr·at.a o d'usci la non possono credersi suffìcicnti per- dire con certezza se il proiettile ha attmvei·sato, oppur no, l'articolazione. L'autore nbbe aconvin· ce1•si coi suoi p1·opri occh i di questa ve1·ita. Egli visitò par ecchi fe..r·ili mf\nduli dal campo e med1cati la prima volta e provvisti della lo1·o tabellina diagnostica, sulla quale stava scritta la diagnosi di ferila penetrante del g inocchio. u.n'attcnta esplorazione dimostrava di pui che la fe1·ita era periai·ticolaré e quindi ben più semplice di quello che si era Cl'eduto a prima vista. Ferite d'arma da .fuoeo dell'at•{icola:oione tibio- farsea e del piede.

F intanto che nella lt>.sione dell'articolazione libio-tarsea non sono inlet•essati i vasi tibia li posteriori, vi sara sempre speranza ùi salvare il piede. Nelle g uerre moderne, questo genere di ferite e veramente ragguardevole. Nella grande maggioranza dei casi, i p1·oiettili, che hanno ~olpilo questa a r licolazione,oppure il piede, avevano perduto alquanto della loro velocità ed erano mollo alterati n ella forma per aver balluto contt·o qualche piett·a, od altro ostacolo prima di fe1·ire. Me ntre r iu5cit•ebbe quasi incredibile che una palla cilin-


CHIRURGICA

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dro-conica possa atlraversat·e l'articolazione del ginocchio. senza esser causa di acutissima flogosi e di raccolta purulenla, per )'articolazione del pied~ invece puossi ritenere -come costante la mancanza, o per lo meno, la poca utilità dei fenomoni di flogosi, che il proiettile vi suscita col suo passaggio. P er conseguenza quest' articolazione, più che qualunque altra articolazione del corpo umano, offl'e probabilità di un felice esito colla sola cura espetlante. Operazioni parziali, come la rimozione di uno o più ossa del piede, sono di solito seguite da esiti soddisfacenti.

Ferite cl'at·ma da fuoco della coscia. Molle ~i queste ebbero esito letale. A questo riguardo l'autore fa osset•vare che, eccelluato le ferile penetranti in cavità, le le,;ioni più gravi, che il chirurgo militare é chiamato a soccorrere sul campo di battaglia, son certamente quelle della coscia quando sono complicate a frattura del femore. Molto e diYerse sono le operazioni dei chirurghi sul miglior trattamento di queste lesioni. N elle guerre f~:~tle in paesi civili, dove s i tt•ovano città uelle vicinanze del teatro della g uerra e buone strade pet· trasporlt\re i feriti , tali lesioni acquistano qualche probabilita di gual'igione. Ben diverse furono le condizioni nella guerra dell'Africa meridionale. In questa guerra si è osservato che guarivano con sufficiente prontezza soltanto quelle ferite della coscia, in cui non erano interessati che i muscoli. Nei casi in cui era indicata la demolizione dell'arto, l'autore, ossequente ai precetti di Spease, comprendeva talvolta nel lembo anteriore il f0ro d'entrala del pt·oietlile ed utilizz~:~va poi quella ferita per applicare il tubo da drenaggio, cosicché per completare il drenaggio, non restava che praticare una controapertura àlla parte opposta. L'autore, in un caso gravissimo di ferila della coscia con frattura comminutiva del femore, ebbe molto a lodarsi del metodo dell'estensione coi pesi e riporta un caso che, quando giunse a lui, era assolutamente disperato e che egli condusse a guarigione mediante l'ora accennalo metodo.


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Ball& azione del oorpl eatranel nell'iD terno degU ooohl. TH. LEBER e E. LANDMANN (Centralb. fii.r die med. Wissensch., 17 febbraio 1883, N. 7). Il Leber nella sua Memoria espone queste idee: 1) La semplice presenza di un corpo estraneo chimicamente indifferente privo di ogni germe di organismi infer iori non provoca alcuna infiammazione. 2) I corpi estranei a!-!ellici costituiti da metalli che nell'occllio soggiaciono alla ossidazione non provocano alcuna infiammazione purulenta, ma possono trarre seco gravi conseguenze . Questo accade particolarmente dopo che sono penetrati nel corpo vitreo, ove, se sono abbastanza ~rossi, provocano un'atrofia acuta della retina e il suo distacco con par~icolari alterazioni, i quali processi sono da allt·ibuirsi alla azione chimica di quei metalli. 3) La inliamll?azione purulenta dell'occhio dopo una lesione si produce sempre per la presenza di germi di certi ot·ganismi inferiori. ·i ) La infiammazione purulenta che è generata dallo sviluppo di microbi accade perchè questi nei loro processi vitali danno origine a certe sostanze chimiche che destano la infìammazione. Il Landmann ha raccolto a sostegno di queste proposizioni. i casi finora pubblicati di corpi estranei penetrati nell'occhio .


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Prima di tutto ricorda i corpi es tranei chimicamente indifferenti. A questi appartengono i pezzetli di pietra, di vetro, di legno, i fili di oro, e probabilmente anche. fra i metalli il piombo, sempre si intenJe, fiuando essi sono miberi da' gel'mi degli oPganismi inferio•·i. Su 33 casi, nei quali uno di tali corpi estranei era penetrato nella camera anteriore o nelle partieircostanti, dopo ess~ rvi rimasto più o meno lungo tempo non si poté osservare, fatta astrazione dalle conseguenze dirette della lesione stessa, nessuno s ta to durevole di irrita· zione. In 6 casi in cui quesli corpi estran~i si trovavano nel corpo vit•·eo o nelle membrane che lo circonLlano, non s egui alcuna infiammazione. Ai corpi esLranei metallici chimicamente non indifferenti appartengono i pezzelli di fer•·o, di accia io e di ramo. L'autore riferisce 19 casi in cui questi pezzi di metallo erano penetrati nella camera anteriore o nelle sue vicinanze. Anche qui fu osservato che questi corpi es tranei potevano essere sopportnli senza che provocnsser o una f!Cuta infia mmazione purulcnta. In una se1·ie di casi le particelle di rame o di ferro, sia sospese nel cor po vitreo o fissate nel fond o oculare, furono per lun go leJnpo tollerate senza alcun incomodo. Esse non provocarono alcun disturbo vis ivo più grave ùi quelli c he dipendevano dall'accidentale intorbidamento della lente o del coPpo viL1·eo. Ma nel co•·so ulteriore apparvero delle aHel'azioni. Fra quesLe occorre innanzi tuLLo ricorua1·e il distacco della r etina con tutte le suo complicazioni, che è da riguardarsi come la conseguenza di un raggrinzamento del corpo vitreo prodoltosi per l'azione chimica dei pezzetti di metallo. Ques te ricer che sui casi di lesione avvenuti nell'occhio umano si accordano perfeLtamente con le previsioni teoretiche, e con gli s perimenti sugli animali. Questi dimostrano esset·e indicata la re mozione dall'occhio di pezzelli penetrativi di ferro o di rame anc he asettici poiché questi possono esercitare una pericolosa influenza s ull'or gano vis ivo. Ma generalmente non occorre agire con molta fretta. P ePò i corpi e~tran ei chimicamente affatto indiffe1·enti si devono lasciare nell'occhio, quando sia passato il primo tempo senza


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infiammazione infetliva, dappoiché la irritazione meccanica da loro prodotta neppure più tardi necessitera la loro remozione. Il Leber la seguire al lavoro del Landmann le seguenti osservazioni. i) I pezzelli di rame introdotti asettica mente nella camera anteriore destano, a diffet·enza dei pezzeLLi d'acciaio e di ferro, una infiammazione purulenla, ma solo quando sono a contatto con l'iride, non quando sono infitti nella lente o liberi nella camera anler·iore. 2) I pezzelli di rame sospesi liberamente nel corpo vitreo non provocano infiammazione purulenta; iotrodolli nella pai'ele del bulbo nella regione ciliare accade una suppurazione nella immediata vicinanza del corpo estraneo. 3) I fili di piombo non destano nè nel corpo vitreo né nella camera anterioi·e infiammazione purulenta; laddove i pezzelti di piornbo liberamente sospesi nel corpo vitreo provocano la stessa forma dì distacco di retina dei pezzetti Ji ferro c di rame. · 4) Il me1·curio metallico introdotto asellicamente desta t~nto nel corpo vitreo quanto nella camera anteriore una gl'ave infiammazione purulenta che differisce da quella prodotta setticamente pel' la minore tende nza ad estenders i sulle alll·e parli dell'occhio . .

Sulla teoria del polso venoao della retlna e della olroolazlone lntraooulare. - FR. H e:LFREICB. - (v. Graefe's . Arch. XXV!lf eCentr . .fiit•die med. 'Wissensch, 3i marzo 1883, N. 13). Durante la diastole cardiaca comincia nella re•.ina un semplice ristringìmento dei rami venosi papillal'i che progredisce in direzione cenl1·ifuga, eimmedialamente dopo la s istole tornano a riempi1·si. Nelle condizioni proprie della circolazione inlraoculare non può troval'si la causa che spi~glli la origine del polso venoso retinico, 111 quale anzi dipende dalle proprietà della circolazione inli'ocranica. L'afflusso del \


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sangue ritmicamente aumentalo nelle vie arteriose del cer· vello caccia per compt•essione il sangue delle vene cerebrali e cosi aumenta in pari tempo il deflusso del sangue venoso dando immagine di una pulsazione. Da queste variazioni di pressione nel seno cavernoso deve essere influenzato il movimento del sangue nelle vene dell'occhio. Ma il collasso può solo avvtmire in quelle porzioni delle venl.l che sono libere, cioè che non sono aderenti con le loro pareti ai tessuti vicini. Questa condizione si riscontra solo in quelle parli della vena centrale della retina che occupano il mezzo della papilla. In conclusione pel polso venoso nelle condizioni fisiologiche non si tratta dello alternarsi di un medio con un aumentato riempimento del _tubo venoso, mn dello alter·narsi del riempimento medio e di un considerevole vuotamento delle vene papillari. Negli emissari venosi della coroide non può scorgersi questo regolare cambiamento di calibro che è visibile nelle vene della retina. Questo si spiega perché la coroide ò provveduta abbondantemente di sangue da una quantità di affluenti, e le vie capillari di questa membrana sono di una sll'aordinaria larghezza. Il r egolare afflusso di sangue che viene dai e;apillari é a gran pezza sufficiente ad impedire una notevole diminuzione del diametro degli emissari venosi della coroide durante la sistole delle arterie del cervello. Ed aggiungasi che nei vasi della ampiezza e della forza dei vasi vorticosi è mollo più difficile scorgere un piccolo cambiamento di diametro che nelle tanto sottili vene della retina.

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Oeoltà pel oolore verde. - ( The A merican. Journal of the J.11edieal Sciences, aprile 1883). La rarità eslt•ema della cecitA pel color e verde, che è ammessa dai pa!'ligiani della teoria Young-Helmholtz, e negata da Herring e dalla sua scuola come cosa incompatibile colla loro teoria, è sufficiente ragione pet• rivolget'e l'allenzione sopra un caso di fJUeslo genere, riferito (nel soprannominato giornale) dal Dott. Giacomo L. l\Iinor.

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Il caso riflette un giovane di 18 anni, la cui visione era perfetta ed il fondo dell'occhio normale, ma egli era incapace di distinguere il verde dagli altri colori, mentre il bleu ed il rosso erano prontamente ed accuratamente conosciuti. Il dottore Minor spiega questa condizione in questo modo: Gli elementi di percezione pel verde nella retina erano ridotti talmente all'estremo, che non potevano agire senza eccitare nello stesso tempo gli elementi percellivi del rosso e del bl.eu, in maggiore abbondanza che nello stato nor male; per cui si otteneva una sensazione mista, fornita dalla zona del color e, nella quale il verde ed i suoi derivati scomparivano affatto.

tr4lslone colorata. (Colour hearing degli inglesi). La verità del faUo gli dà carattere patologico, ma non è una vera malattia essendo compatibile colla più perfe tta salute. l du·e sensi sono simultaneamente messi in attività per una eccitazione ricevuta da un solo dei medesimi: l'udizione di un dalo suono é accompagnata subito da una percezione luminosa e da un dalo colore. Diversi scrittori ne parlarono, ma il primo che accuratamente descrisse il fenomeno fu il Nussbaumer. Ne l rallarono poi molti: Bleuler, Lehman, Baraleux, P oncbet & Toarneux, P èdr·ono. Nouel, e indirettamente ne .accennò pure il Donders. Ora il nostro Grazzi ne fa un interessante cenno nel Bollettino delle malattie dell'orecchio, naso e gola (Firenze).

B. Dell'acido borloo nella oonglunUvlte puruleDh. - ( A nnales d'oculistique. 1883\. SneU ne consiglia l'applicazione in polvere fini!:>sima con un pennellino sulle palpebre r ovesciate, toll.one il pus che le ricopre. Una sola applicazione basta nei casi benigni;


1007 ma si può ripetere ed anche più volle. La suppurazione si arresta in poche ore (da 2 a 12); se riappare é meno ab· bondante e piu siero:;a: si rinnova allora l'applicazione dell'acido. Arrestata la suppurazione, la mucosa appare secca rossa e carnosa: si fanno allora inslillazioni di nitrato d'ar gento. DI OCULISTICA

Ott&lmometrla.- (Oftalmometro-Cheratomelro od Astigmometro).- (Cenni tratti dalle comunicazioni fatte dal ' JAVA L agli A nnales d' oeulistique ; Bruxelles, luglio-agosto 1881, maggio-giugno 1882, gennaio-febbraio 1883). Il primò oftalmometro che il Mayerstein costrusse sulle indicazioni dell'HelmhoUz era si difficile d'uso che non ottenne pratica adozione. li Kohlrausch e il Senff vi apportarono importantissime modificazioni inspirate a n uove viste teoretiche; ma ancora non ottennero di farlo ai pratici ag· gradire. Il Javal ne immaginò un modello, appunto dietro le indicazioni dei sovraccennali autori, nel 1880, che modificò in unione allo Schiòtz nel 1881 e successivamente per· fezionò, e che pare sia tornato accetto ed usato nei gabinelli dei più celebrali oculisti. · Lo scopo essenziale é di rilevare l'astigmatismo corneale e giungere a misurarlo, come quello che, quasi costantemente, è il costituente eminente dell' astigmatismo totale dell'occhio, e per gli opet·ati di cateratta lo determina anzi interamente. Ora ben altro é rilevare l'esistenza dell'astigmatismo, ed anco il riconoscerlo di grado pronunciato, e perfino regolare o sospetto d' irregolarità, altro é il misurarlo. Sta bene che l' ottalmometro di Javal e Schiòtz vale a misurare l'astigmatismo, senza che necessitino calcoli, per· mettendo di leggere direttamente ed im'medialamente, in diottr·ie la rifrazione di ciascun meridiano; ma è un istrumento abbastanza complicato, del quale vuolsi, per trarne esatto profitto, averne famigliare l'uso, che spesso esige la possibili !.A d'un' illuminazione speciale (a gaz}, e che al po· stulto ha un valore non indifferente (quello economico, costrutto dal Laurent, vale invero 3(>0 franchi).


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Però, se esso olLalmomelro compiuto, munito di prismi birifrangenti, del sostegno del capo, ecc.; se, dico, non può aspirare ad esse1·e ammesso nella pratica comune; non cosi è di alcune delle sue parti costituenti, che· bastano alla ricerca, come é il caso ordinario, dell'esistenza dell' astigmatismo, pur pe1·mett.endo di trovare immediatamente con molla approssimazione la direzione dei meridiani di curvatura massima e minima. L'apparecchio, ridotto cosi elementare, puossi applicare in pieno giorno, senza che necessiti camera oscura, illuminazione speciale, ecc:. L ' islt·umenlo, che sembra dovrebbe far parte del materiale ottico medico-legale d'ogni spedale. è costituito da un ' disco di cartone bianco, nel f(Ual e è inscritto un quadrato (formalo da grosse linee nere) di alcuni centimel!·i di lato, forato al centro ove é una lente, o meglio ancora un piccolo canocchialino, di corto adatto fuoco, alla Galileo. L' osservatore, traguardando pel canocchialino, rivolge la faccia fig urata ùel cartoncino all'occhio osse1·vato, ed avvicinandosi opportunamente t30 a 35 centimetri) vade dipinta sulla cornea di esso occhio l' immagine del cartoncino, immagine riflessa tanto più ridotta quanto piLt la cornea è convessa. Se la memoria permettesse i riscontri, già da essa immagine s i avrebbe la possibilità di raffrontare le curve corneali dei diversi occhi ; è però di fallo che, con molta· approssimazione, sa1·à possibile raffronLa1·e i due occhi dello stesso individuo, immediatamente l' un dopo l'altro esplorati. Ora, se l'occhio é astigmatico, il meridiano di minore curvatura (tracciato su d'un raggio maggiore, più lungo) darà una immagine a dimensioni maf;giori; il meridiano di maggiore curvatura (tracciatq sul raggio più breve) la darà minore; quindi il quadrato assumerà la forma d'un r ettangolo, tanto più allungalo quanto più forte sarà la differenza, l'astigmatismo; ed approssimativamente potrà pur inll'avvedersene la mi!>ura, dal rapporto tra la lunghezza dei due !ali del rettangolo. Ciò accadru quando i due meridiani, minimo e massimo, atrellino la dil'ezione normale (verticale ed orizzontale); se no il quadrato (esattamente tenuto il cartoncino con un lato

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verticale, l'altro ot•izzontale) si pingerù solto forma d'un parallelogramma a lati deformali, incurvati. Per renderlo regolare, basterà far girare il cat·toncino nel suv piano, finché , i suoi lati siano paralelli ai piani dei meridiani di curvatura massima e minima. Il quadrato, calcolata la distanza a cui dev'essere tenuto dall'occhio osservato, e la azione di specchio convesso della cornea (specchio di circa 1 centimetro di raggio), vuoi esser e di abbastanza grandi dimensioni (15 centimetri almeno), acciò la sua immagine occupi una notevole parte della !':upertìcie pupillare. Come si vede, questa parte dell'rstrumento Jel Javal non è che il cheratoscopio del Placido, che si può in qualche modo .p erfezionare aggiungendovi dei di~ch i diversi (a cerchi concentrici) alternativamente bianchi, gri~d. neri; a settori bianchi e neri. tt·anne ùno rosso indicante un meridiano principale. Il canocchialino naturalmente vuoi esser e acromatico. Dietro ogni cartoncino é segnato un semi-quadrante (0•-90•-o•) per la determinazione delle inclinazioni. L'istrumento così ridotto potrebbe con tutta ragione appellarsi asligmatoscopio. La distanza alla quale conviene tenel'lo dall'occhio osservato si determina sperimentalmente: 1• correggendo coll'accorciamento od allungamento del canocchialino i difetti della vis ta dell'osservatore; 2• ùeterminantlo, ad esso difetto corretto, il punto in cui vedonsi bene, più nettamente riflesse le figure dei cartoncini. L'osservato deve fissare il centro del disco (l'obbiettivo del canocchialino); per la ispezione obliqua si farà a voce dirigere opportunamente lo sguardo obliquamente. L ·o~ser­ vato collocasi col dorso rivolto alla sorgente luminosa (finestra, lampada, ecc.), cosi il disco, lenuto dall'osservatore rivolto alla luce illuminante, riesce perfettamente rischiarato e l'immugine t•illessa chiara distinta (1). (l) Dobbiamo 111la clrtesia dell'egregio pr·ofessore Martini l'aver potuto esperimentare il c.haratoscopio od astigm ..toscopio (com'eRli ama appellarlo)· e coo•inct!rsi cosi <l ei auoi pratici vantaggi. Qui a Roma lo al può avere perfettamente cost rutto dall'ottico Chiesa istrutto, abile e volonteroso artista. - Via del Corso e Nazionale.

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RIVISTA DI OCULISTICA

Per norma per le deduzioni dai r isultati d'esame, voglionsi avere pt•esenti le seguenti proposizioni car dinali, stabilite dal Javal a seguito di numet·osissime esplorazioni da lui praticate con quella esattezza e piena conoscenza della ma teria eh ~ è sua incontrastabile cat·aLter•istica. Veramente sono precelli r elativi alle regole sulla prescrizione delle lenti corr ettive; però l'av·e rli presenti giavera sommamente alla approssimativa, ma razionale interpretazione dei falli rilevati. Distinguere vuoi si l'astigmatismo corneale dal totale. Donders intendeva per totale la E'Omma del manifesto e del la· lente (che calcolavasi all'uopo dell'alr'opinazione) a paralizzazione compiuta del l'accomoda zione; Javal intende per totale l'asli~<ma li smo dell'occhio non accomodato ..... nella vista a distanza. Ora lo Javal ha esattamente stabilito che: a) Di r egola l'astigmatismo corneale è (benché di poco, al più d'una di<•llria e m E\zza a due) infet•iope al lotale: ciò provepebbe che ordinariamente il ct·istollino è pure di t•egoladeformalt) nello stesso senso della cornea; b) Nei giovani l'astigmatismo cortenle può anche esse•·e super·iore 1ll totale, e risullare palenlemente tale dopo l'atropinazione: ciò indicherebbe ehe l'accomodazione può agire con una benefica irregolarita per modificare l'azione del ct·istallino in modo da compensare una parte dell'astigmatismo corneale; specie ciò notasi nell'as tigmatismo con ipermetropia. Nei miopi l'astigmatismo statico cl'istalloideo, che t'aggiunge al corneale per dare l'astigmatismo totale maggior·e è sempre in tenuissima proporzione. Nelle ametropie non è piu oggidl praticabile il precello del Donders, di pres-::rivere lenti esattamente cot·retlive. Nei miopi devonsi lasCiare superstiti alcune dioLLrie di miopia; agl i

ipermetropi non si devono prescrivere che le lenti strettamente necessarie pet• evitare l'astenopia, e solo pel lavoro; e cosi devesi pur praticare coll'al>tigmatis mo..... Deves i corr eggere quasi il manifesto ; non portando però occhiali fissi, conviene una lente debole per la vista a dis tanza, una forte per leggere, ecc. B.


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

Bull'Berpa. Zoater, per F t.EURI M. W E THERILL. delphirt M edieal T imes, luglio, 188.1).

Phila-

Negli ultimi sci mes i della mio. ••rsidenza nell'ospedale degli alienati in P en!lih·ania, io ho ovulo solto le mie cure due casi di zo!'\ler, occorsi nel per l"onale dell'ospedale, fJUanlunque nessuno dei clue fosse pazzi). Il primo dei ca~i occt~rl"e in un in!lerviente, e fu cngionalo probabilmPnle dall'impressione del freddo. Questo caso meri la di e!'sere ricOI'dalo per l'intensi tè dell'ulceJ·azioue locale, e pr1· la gravezza dci fenomeni gener ali che l'accompa~narono. Il paziente, uomo robusto di 46 anni, era dotalo di lemper'S.menlo ner\'oso. Qua1·anlolto ore avanti In comparsa delle vescicole egli cominciò a provaJ·e un senso di puntura e di dolore nella regione destra del costalo, e questo dolor·e si esacel'bava fortemente solto l'in fluenza di una profonda inspirazione. Fu sospclltila una pleurisia, ma l'esame fisico la fece escludere. Quando a pparvero le vescicole, occuparono i tratti dei nervi intercoslali, segucndone tutte le ramificazioni. L'el'uzione occupava lo spazio comp1·eso fra la quarta e la decima costa, estendendos i dalla spina dorsale alla regione mediana dol petto. Al terzo giorno dell'eruzione si formarono larghe bolle, alcune delle quali erano piene di pus, e s i notavano a nche alcune vere pustole. Al sesto giorno e vescicole e bolle entrarono nella •


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RIVISTA

loro fas~ regressiva; ma a questo periodo la temperaiura del paziente si alzò a 39•,8 C. e la forma dell'er uzione si mo· ditìcò talmente da rappresentare tutta un'estesa e profonda scottatura. Le sofferenze erano immense, ed il pa~iente per diversi giorni non potè ottenere che rare e poche ore di riposo, e ciò, sempre in seg_uito all'ammioislrazione della morfina. L'alla temperatura, l'esaurimento cagionato dal dolore fu causa nella notte di forle delirio. Queste condizioni si protrassP.ro per cinque giorni; ma la riparazione della considerevole superficie della pelle denudata pt·ogrcdiva assai lentamente. L'infermo fu obbligato a restare in letto circa tredici giorni, ed a rimanere nella Sùa stanza molto tempo di più. . Seguirono profonde e perman~nli cicatrici della pelle <:olorate da un pigmento rosso-bruno. E dopo parecchie settimane di convalescenza sulla regione affetta sperimentava ancora come un senso di puntura, e qualche volta vet•i accessi di nevralgia. ì:'\ell'esame dell'urina, questa si tt·ovò di reazione alcalina, e contenente in eccesso il triplofosfato ~i calce. Ma quando la febbre rag giunse il suo massimo, le ur ine diven nero torbide, scarse, di reazione acida, contenenti ossalati in abbondanza, mentre era sensibilmente diminuito il Ll'iplofosfalo. L'albumina non fu rinvenuta in alcun pet·iodo della malattia. Nel .Journal o.f Cutaneous M edièine, vol. l V, p. 15.8, Erasmo Wilson cita un caso, in cui l'eruzione apparve, in cinque distinti e separati tratti nella stessa metà del tronco ft·a Ja clavicola e l'inguine. Si trattava di un signore che aveva sofferto di -eczema per cit•ca ve,nti anni. Ma l'eruzione poteva dirsi discreta; mentre che nel nostro caso l'eruzi!one confluentissima distrusse un'estesa porzione Q.ella pelle, meltendo il paziente in serio pericolo di vita. Hebra stabilisce che le profonde ulcerazioni seguite da cica· triei sono rarissime, e che sono ancora rari gl'intensi .accessi di nevralgia, l~nto al pt•incipio, che durante la malattia, e nella convalescenza. Rayer sostiene che queste gravi ulcerazioni, aC'compagnate da imponenti sintomi generali, non si


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possono verificare se non quando la malallia attacca i vecchi

o gli infermi. Lo zosler è ritenuta malatlia acuta, e qualche autore ha rimarcato che nello stesso individuo non si presenta che una sola volta durante la vita. Lorry e Alibert peraltt•o ammettono l'esistenza di una rorma cronica, e Buserius ne cita un caso. Ma ciò viene assolutamente negato da Rayer, da William, Andet•son, Fox, Hebt·a e da altri autorevoli scrittori della specialità. Il risullalo di molle osservazioni dimostra che t:na parte del corpo può essere egualmente attaccata che l'allra. Erasmo W ilson dice che tutte due le parli del tronco possono essere attaccate contemporaneamente, ma non alla stessa altezza in maniet·a da formare una sola zona. P erò questa eventua1ita è estt·emamente rara. Il secondo caso si riferisce ad un gentiluomo di mezza eta, ·il quale ebbe ed ha tuttora dei fierissimi attacchi nevralgici del quinto paio. Questo caso è strano in riguardo alla località affetta, e per l'incertezza della causa che l'ha prodotto. I gruppi delle vescicole comparvero lungo la distribuzione dei nervi del plesso lombare di destra, ed in questa maniera : una linea di vescicole raggruppate partiva dalla spina, nella t'egione lombare, sopra una pelle colorita di rosso bruna-stro; seguendo la -cresta dell'ileo, e raggiungendo la parte destra dell'inguine e dello scroto. Un' a!Lra linea partendo dalla stessa origine scendeva in basso, estendendosi sulla regione g lutea destra. Ed una terza linea fra queste due girava intorno all'anca sulla parte esterna della coscia, diramandosi (Juasi fino al ginocchio. Questa ultima linea di vescicole presentando la direzione verticale, potrebbe venire classificata nella sotto-divisione dello Zoster, notata da Bateman col nome di Herpes proserpens. - Il pene non era compreso nell'eruzione. Questa in tutta la superficie indicata era evidentissima, ma non fu nè p receduta, nè accompagnata, né seguita da accessi ne-vralgici.


• RIVISTA

Le condizioni dell'infermo non ernno tali da esigere un lrnllamenlo di cura alLivo. Io sono piultos.to incerto sul momento cau~ale di ques to pt·ocesso, pe•·chè per quanto asseriva il pazientE<, e gli non avca posi livome11te subìlo alcuna di quelle cause, registrate rlag li autori, come efficenli di questa malattia. Tuttavia egli asseriva di essere stato sempre suscettibilissimo alle emanazioni delle pil~III'O falle di recenle nelle stame, e che una volto per tale ca usa ebbe per poco ad ammalar~; ora realmente pochi g iorni p1·ima dell'allocco dello Zos tet', egli s ubi questa influenza in una delle sale dello stabilimento. Non so che peso possa darsi a tutto ciò, ma accettiamola in mancanza di s pi egazioni migliori. AndeJ·son F ox cita un caso di zos ler occorso come complicazione rli un catarro gnslrico acuto; e lo zoster faciale accompagna spesso la febb1'e inlermillenle e la pneumonite. Gli us uali r imedi son ben conosciuti. È bene di evitar e l'applicazione di sostanze grasse, perché sembra che aumentino le soffer~nze dell' infer·mo senza modificare il corso della malattia. Io ho veduto otto casi di zostet', cinque dei quali erano casi or dinari di zosler del petto, un caso in cui essendo affetta la regione in te•·costale ed omerale, l' eruzione si pr opagava alla r egione interna del braccio, un caso di zosler de lla regione occipita le e del r.ollo, seguente la distribuzione dei n ervi cervicali., ed uno infine nella direzione dei n ervi lombari.

Oontrtbudoue alla etlolo_gla e alla terapia 4eUa Horesloue bleuorragtoa - A. EscuBAUM - (Deut med. Woch, N. 13, e S. Petersb. med. Woch., N. 25., 1883). , Doro aver dato una scor sa alla letteratura sopra g li sper imenti e le ricerche intorno i gonococchi, ossia microrganismi della blenorragia, l'autore conferma ques ta scoperta


DELLE .HALATTIE VENEREE E DELLA PELLE

~ 015

con le s ue osservazioni e riferisce un metodo mollo semplice di colorazione. La secrezione blenorragica é distesa in uno str·ato sotlile sul porta-oggetti e questo si fa asciugare ponendolo con la faccia bagnata rivolta in alto, sopra una lampada a spirito. Di poi il vetrino é immet·so col lato preparato in basso per 15-20 minuti in una soluzione al 1J4 per cento di violetto di genziana, è risciacquato nell'alcole assoluto e asciugato con carta emporetica. Quindi si esamina o in glicerina o chiuso nel balsamo ùel Canadà. Per lo più i gonococchi si trovano nelle cellule del pus, ra ramente negli epetelii. Tralasciando i particolari su ques ti gonococchi, onde saremmo tratti troppo in lungo, veniamo alla conclusione dell'articolo che riguarda la terapia. Il Leic;tkow patrocinò sopra tutLi gli altri rimedi i come anteblenorragico il sub limato corrosivo in proporzione di 1:20000. I suoi resullati, che riguardano tanto la blenorragia acuta, quanto la cronica, furono meravigliosi. L'Eschbaum ci dice che anche nella clinica di Bonn il s ublimato prestò i più gl'an di servigi benché non cosi straordinari: come quelli riferiti dal Leistikow. Questi in 150 blenorr agici nei quali, avanti il principio della cura e durante questa fu esaminata la secrezione uretrale rapporto ai gonococchi, notò in tutti dopo un giorno di cura la scompat·sa o ·un a cosi forte diminuzione di essi che il preparato doveva essere esaminato per lungo tempo per trovarne un piccolo gruppo. L'Eschboum confermò questo fatto. Se la inj&:z.ione è sospesa, gia il giorno dopo si trovano di nuovo i gonococchi in quantità. Essi si nascondono nelle pieghe o nelle celi ule del canale uretrale, e dopo aumentano rapidamtlnte. Si devono quindi cacciar fuori con le inje:z.ioni, finché non ne escono più. È da notare, che il Leistikow afferma che la epididimite con le injezioni di sublimato facilmente torna indiietro o non si produce, laddove, come è noto, le injezioni di altri medicamenti ne fa voriscono lo sviluppo.


Il l VISTA

Due oui 41 •teno•l •Ullltioa della farlllge. - SOKOLOWSkl - (Deut.. med. Wochens. e Cenlralb . .fur d ie r:ned. Wi~­ sensch, 27 gennaio 1883, N. 4).

Il Sokolowskl comunica due casi notevoli di formazione membra nosa al di sopra della laringe e dell'esofago in conseguenza di sifilide. Il primo riguarda una ragazza di 22 anni malata per quanto diceva, da circa tre anni, soffereni.e in alto grado di affanno di respiro e di difficoHa ad inghioltire. Nella gola si scorgevano numerose cicatrici e vegetazioni; l'esame rinoscopico nulla fece vedere di anormale; l'apertura della laringe e dell'esofago era chiusa da una membrana ineguale, densa, rigida, compatta che mostrava solo un~piccolo foro triangolare che non permetteva di penelrtlre più giù con la vista. Questa membrana fu incisa e quindi praticata la dilatazione con le candelette di Schrotter, dopo di che lo stato della malata si corresse completamente. E allora fu vis to che anche la epiglottide e il pericondrio della cartilagine aritenoide destra erano stati impegnati nel processo. Nel secondo caso si trattava di un giovane di 26 anni con molteplici ulceri e cicatrici nel viso, conseguenza di sifilide ereditaria. Egli soffriva diftlcolta a inghiottire e · per questo si fece visitare. Il palato molle mancava completamente, nel luogo del palato duro si trovava una grande apertura ovale allungala che posteriormente era limitata da un ponticello osseo largo 3 millimetr·i, numerose cicacitrici alle fauci ecc. Nel luogo che corrisponde a un dipresso alla epiglottite esisteva una densa membrana increspala che chiudeva come un diafragma la parte inferiore della faringe. Nel mezzo di questa membrana v'era una apertura irregolare triangolare abbastanza grande (i '1/2 centim. di lunghezza e 3/4 centim. di larghezza) da permettere liberamente la r espirazione, ed anche all'aLLo della deglutizione opponeva medioc•·e ostacolo. Allr'averso questa apertura si poteva scorgere la cartilagine tiroide con la mucosa addensata e scolorita e le corde vocali apparentemente normali .


D.ELU MALATTlE VENEREE E DELLA PELI.!

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Buovo rtme41o lpodermioo per l& •Ulllde. - LIEBREICH - (Philadelphia medical Times, 3 giugno 1883), e ZEISSL - (Centralb. jiir clie M ed. Vissensch. N. 25.). Il prof. Liebreich ha proposto un nuovo me<!icamen.to per la cura della sifilide col metodo sotlocutaneo. Questo medicamento porta il nome di formamide di mercurio. Si suppone che dopo la iniezione ipodermica questa formamide di mercurio si scomponga e cosi il mercurio diventi libero e capace di esercitare la sua nota azione sulle lesioni della sifilide. Questo composto é facilmente solubile nell'acqua, di reazione neutra, non coagula l'albumina, non e precipitato dalla soda caustica e la presenza del mercurio può essere dimostrata col mezzo del solfuro di potassio. lnjettato sotto la pelle produce i suoi effetti molto sicuramente e rapidamente, ed è, si dice, molto ben tollerato e non ha mai prodotLo la salivazione nelle mani del Liebreich. Pochissimo dolore accompagna la iniezione che non ha m1:1i provocato infiammazione. Puo esser e injetW.to due o tre volte al giorno da un mezzo a· uno schizzello pieno del Pravaz di una soluzione acquosa all'uno per cento. Il Liebreich riguarda questo preparato come il migliore che abbiamo per• le iniezioni soltocutanee. Anche dalle esperienze di Zeissl sopra 15 malati le di cui ~to­ rie cliniche furono gia pubblicate sar ebbe risultato che il formamide di mercurio amministrato per via ipodermica corrisponde benissimo. Il dolore cagionato dall'iniezione ipodermica fu di breve durata e in massima anche più mite di quello che gl'infermi provano colle iniezioni sottocutanee di sublimalo corrosivo. I fenomeni di reazione erano meno sensibili se l'iniezione era fatta alla cute delle natiche. Al braccio ed all'avambraccio si manifesta sempre una mediocre tumefazione piuttosto _estesa con leggero arrossamento del punto iniettato. La tumefazione ed il rossore, quando vi.erano, spariv:ano completamente dopo due o tre giorni. Le iniezioni


.. ' ~018 RIVISTA DEtLE KALATTIE VENEREE E DELLA PELLE

erano assai bene tollerate anche se eseguite alla cute def dorso. In tre diversi malati la pelle corrispondente al luogo della puntura cadde in gangrena quattro volte per !;estensione di un centimetro quadrato e I?recic;;amenle tre volte sulla faccia anteriore del braccio, una volta al ventre; uno dei tre maiali era moìlo anemico, il secondo era un individuo debole di 56 anni, il terzo un giovane robusto di 25. In tre casi sopravvenne la slomatite mercuriale, una volta dopo 8 una dopo 13 e una dopo 5 iniezioni. L'autore fa però notare che in due di ques ti casi la stomatite mercuriale si era manifestata anche sotto l'uso di altri preparati idrargirici (come empiastro mercuriale, decotto di Zittmam, frizioni di unguento cinereo ecc.). In nessun caso si dovelle oltrepassare le venti iniezioni per fare scomparire i fenomeni di sifilide sécondaria.


RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

Da.U 1tatlstlol 1anltarlt dell'l . B. eserolto autro-ungartoo pel 12 me1l da11• aprlle 1882 a.131 maggio 1883. (Dai Bollettini mensili annessi alla Re lazione della Divivisione d'Artiglieria e Genio - Minis tero Guerra).

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VARIETÀ

OeDJli eU geologia ed IJitorlol peulerl Intorno al ollma . ed alle termallsoaturlglnldell'lsola 4' Isohta. - Studii del colonnello medico ispettore MAC BIA VELLI. II I.

Cenni climatici. Quanti scrissero dell'isola d'ischia furono concordi nel proclamarla di clima temperato saluberrimo: La dissero isola fortunata. Giulio Jasolino, dotto medico, nel 1588, pubblicò l'aureo . libro.,. Dei ritneclii naturali, che sono nell'isoladi Pithecusa •. Ove disse delle condizioni fisiche dell"isola, ebbe ad affermare: • Contiene bellissimi giardini, copia di soavi e delicati frulli, • vini perfetti di più sorta, gran copia di cedri, a1·anci, limoni. c Contiene, quasi come un piccolo giardino, tutte quelle " circostanze e compartimenti, che conliene l'universale giar• dino di tutta la terra . . . . « Possiamo ragionevolmente dire che in questa isola sia . « il comparlimenLonecessario eia perfezi{lnedi tutti e quattro • gli elementi, cioé l'aria buona, la terra abbondante, e cosl '' gli altri due più necessari al vivere umano, che sono l'acqua « e il fuoco, in abbondanza • . Che lo Jasolino abbia dello il vero anche oggidJ lo si può . constatare.


VARJETÀ.

L'at•ìa è purissima, riccamente ozonata, e per le brezze marine ince!:'santi la si r innova. l venti spazzano via ogni prodotto fermentativo putt•ido, di guisa che ogni infezione rimanga imped ita. Alla apiluale scarsità delle pioggie fecondatrici sopperiscono le abbondanti rugiade fornite da lla evaporazione spon tanea marina. La temperatnra del soUosuolo vulcanico fa lievito alla tet·r ena crosta e ne eccita rìgo;;liosa vegetazione svariata per modo che si veggono spuntare vivaci l' una a ccanto all'altra le piante della zona temperata, e quelle delle zone calde più lontane; che in piena let·ra diano p1•ofumali succulenti frulli gli agrumi, gli ulivi; che i palmiziì, i banani fruttifirhino e quasi raggiungano la maturazione. Nello inve rno l'isola è un tepiJat•io. Br·ine, grandini, neve se appena, e di r ado, si mostrano, d'un tratto sono ~vanite: il gelo vi è sconosciuto. La primavera si può diee continua imperocchè l'estate r.on apporta le temperature eccessive; nè mai quelle comuni al vicino wr,tinente, alla città di Napoli. I mesi più caldi del luglio, e dell'agosto, nelle ore dì più intenso calore, ben di rado se gnano più che 28 ce-ntigt·adi: di r egola se ne tengono al disotto. Alle brezze ma rine, al maeslt·ale si devono le rìnnovazìonì atmosferiche continue e di conseguenza il mitigato calore. Dalla confor mazione montuosa dell'isola come si hanno ripari, nello inverno, contro i soflìi ' 'ìolenti dfllle tramontana; si hanno, nella estate, le benefiche ombre contro il dardeggiare dei raggi solari. Dalle gole dei monti si hanno perenni le aeree correnti per le quali deliziosa la frescura isolana si accresce. Quasi tutto l'anno splendida flora lappezza l'isola, ne profuma l'atmosfet·a. La ginestra, il mi•·to, i lentischi, il timo, il !'egamo, le mente, le salvie, il rosmarino, i leand t•i, le r ose sono in quasi incessan te fioritura, costituiscono un variopinto giar dino. In tutta l'isola non si trova un rettile velenoso. Nessuno esempio fu notato dalla s l0ria di s volgimenti epide mici spontanei. Qua ndo epidemie, contagi funestarono l'isola, da fuori fu t'ono sempre importati .


VAR1ETA

1023

La popolazione, è improntata di salute robusta; ne offre -l'aspetto al primo vederla; in essa non si mostrano i caratteri della obesi là, non quelli della fiacche7.za. Nelle salienze fisionomiche; nella tinta bruna; nel brillare de~li occhi mwissimi; nella elasticità dei movimenti appa· riscono spiccate le caratlerische d~lla enet•gia dell'animo,

della potenza fisica servila da organismi sani, da muscoli d'acciaio. Il tipo degli isolani è bello, attraente a simpatia; l'indole, io genere, é buona; sono temperanti, propensi al lieto vivere, alla danza, all" amorose lotte. Sono assai intelligenti, di molta memoria f01·niti; imparano con tutta facilità quanto loro venga insegnato, o solamente sentano raccontare, o veggan o eseguire. D'Ischia e dei suoi abitatori può dirsi. • Popolazione eletta in un giardino incant.ato •. Come stazione climatica merita ogni raccomandazione, dello igienista, a quanti si lt·ovino in bisogno di tranquilit.A dell'animo, di . necessità di rifare le fisiche forze. Nelle escursioni su balze, su monti ridenti; nella vita in mezzo alla più pura atmosfera sono già mollissimi coloro che riebbero la salute fisica, che tornarono ad intellettuale vigoria senza altro soccorso oltre quello del clima.

IV.

Sorgenti idro-termali. Il sottosuolo dell'isola che sia profondamente sotto vulcanica azione non è da mettersi in dubbio. Dicemmo gié. che le sorgenti idt•o-termali mineralizzate, le fumarole di

vapori acquei bollenti, o di gas diversi, non poche di acido carbonico stavano a prova inconlestabile della vulcanica alr tività. Egli vi è pure un altro argomento validissimo, non solo di vulcanismo ma che questo sia esteso a tuLta la interna profoodité. isolana, ed è quello, che sorge evidenle non solo


• ~02 4

fARI ETÀ

dalle polle termali già liuenti in più località, ma dal fatto che non esista quasi angolo del suolo ove la zappa escavatrice non faccia scaturire acque termali o fumarol e; e l& acque tutte chimicamente cimentale ben poco differiscano l'una dall'altra per mineralizzazione; abbiano la temperatura assai poco diversa. Le scalurigini termali non hanno data determinabile della scoperta loro; né è precisabile il quando furono adoperale primamente per uso medico. Da tempo ignoto, e certamente antichissimo, una localibl dell'isola ebbe denominazione di località del Bagno. Fu questa la cosi della villa del bagno, villaggio a poco più d'un chilometro dRIIa attuale citlil d'h;chia; un tempo dello anche borgo del lMO del bur1no, Ot'a Porto d'Ischia, ed ove, tuttor a abbondanti, le antichissime sorg-enti, dette Fornello, Fontana, continuano a ~correre. Sembt·a assai probabile che gli aborigeni dell'isola in cotesto luogo ponessero le prime loro abitazioni, attratti non tanto dalla splendida bellezza del paese, quanto dalla facilita di ricca pe!'ca, e caccia nel lago. Ammesso un tale supposto, avente carattere di verosimile, egli pare che diventi probabile la origine della riconosciuta virtù medicatrice delle acque termali Fornello, Fontana. Gli e!'ercizi di caccia, di pesca dovettero offrire frequenti le occasioni di ferite accidentali, di contusioni, di svolgimenti dolorifici per le influenze delle intemperie, dei violenti strapazzi. La scarsezza di acque potabili dovette ess.e re spinta alle esplor azioni dei terreni per farne ricerca; le ricerche, le e!'\cavazioni doYetlero specialmente fissa rsi ovo si mostrasse acqueo trasudamento. Nel fm·e gli scavi per la r accolla delle acque più d'un infermo dovette trovarsi immerso nell'acqua termale, o nella fanghiglia imbrattarsi; per tole fatto dovette notare diminuite le proprie sofferenze; forse le ebbe a vedere s vanite: se ciò avvenne, come pure é probabile, diventa f:acile il compr·endere come alle terme fosse a ttribuito il valore di salutifere. Certo si è che fu tradizionale empirismo quello che proclamò ia virtù medicatrice delle acque, dei fanghi termali.


·1025 A gli aborigeni pare si Jebba far salii'e un tale empirismo. Ess i dovettero esset•e minut i nell'osservare, nel fare la ricerche di quanto potesse loro tornare utile. Dovettero essere ambiziosi di trasmettersi le proprie osse1·vazioni, ed im ag inos i nel dar nome alle cose, ai fatti ossenati. Di tatto, egli pare, che da lo1·o venisse la denominazione data alle fo nti For•nello, Fontana; e iE battesimo trovasse origine dalla modalill:ì della scaturigine. L'una sgorgava da una fenditura di terre no ~vente analogia colla bocca di un f<H·nello, e del F ornello la dissero; l'altra scaturiva come da un foro, e si raccoglieva in soltostanle naturale incavalut•a del terreno,. la denominarono Fontana. Comunque si vogliano appt·ezzare le ipotesi, rima1·rà indiscutibile cha In virtù di tali acque, che i nomi loro sollò basali sulla t1·adizione, e di questa non s i trova la storica origine. Strabone, Plinio dP.cantarono le acqu~:~ termali d'lscllia, leassevnrat•ouo sanatrici. in pal'ticolare dt'i mali calcolosi vescicali. Dal complesso ùi quanto lasciarono scritto, pare alludessero precisamente alle a cque del Fornello, e Fontana. Molti scrillori an tichi lasciarono memorie delle acque meravigl iose calde i»chita ne. l poeti ne cantar ono 1 prodigi. Scientifica illus tra:tione non era s lata pubblicata pt'ima dell'opera ùi Giulio Jasolino, celebralo meJico napoletano. Nel 1588, questi, uc delle alle stampe un lavopo interess antissimo, il quale fu poi la basa di ogni s tudio ulteriore. L 'opera elJbe titolo: u Dei rimedii naturali che sonu nell' isola di Pilhecusa. " In essa descrisse ;J5 ronti per bagni: 1\:) s udatorii o. mezzo di fuma1·ole ; ~, ar~11e calt.l e. Gian Andrea d' .:\.loisio, m edico in Casamicciola . nel J75ì, pubblicava l' opera : " L'ùtfermo istrnito nel vero saluleoole uso dei rimedii minerali dell'isola d'Ischia. » Fu, una tale pubblica:tione, e t' ima ne degna d'encomio; non isfugg-ì però al tono declamatorio ed allo spirito di parzialilit per le vil'Lti delle acque termali del Gurgitello. Ripetè le descrizioni delle fonti già illustrate dallo Jaso1ino; notò quelle che, per in va~ ione del mar e, erano andate di~

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1026

VARIETÀ

Chevalley de Rivaz nel 1830 delle alle slampe la " Des-

cription des eaux minéro-iltermales et des étuPes de l'ile d'Ischia >>. Limitò la dcscr•izione a H fonti medicamenle usa le; segnalò 4 slu fe. L e fonti descr·ilte ùal De RiYaz sarebbcwo quelle: Del Pontnno (presso l'Ar~ o , dalla purlc: ''er so la città d' lschio); Del Fo1•nello ~ (presso il porto d' l ~chi a ) ; Della Fontana Del Castiglione (presso il mar·e, a èirca rnelà strada dal pot·to a CasamiccJOla); Del Gurgite:to ~ (V u 11 e 0 m b rasca 111 . Casamtcr:ro . 1a); Del Cappone ' Del Bayno Fresco (ùi contt·o lu Valle d el Tamburo, poco lontano dalle sorgenti ùel Gut·g itcllo e Cappone in Casamicciola); D ella R ita (assai vicino a Casamicciola); Di S. Restituta (a piedi dr::l m ortle Vtco, presso Lacco Am eno); Di S. Montano (alla e~Lr ·emila N orJ della ,·alle di tal nome); Di Francesco 1" (pt•essu F or ia); Di Cilara (ad Ovest dell'isola. Un chilomclto e m ezzo al di là ùi Foria, presso il Capo dell' l mpei'ALorc); Dell'Olmetello (a Sud delr i sola. In un bui'I'ull e cit•ca ad un chilot11el!·o da Tesloccio) ; Dei ,\ 'i(f'oli (a Sud dell' isola. L ontano circa 5 minuti dal ponte di i\loropano); Delle fonti ~o.!eo n da rie sgol'g<JuLi nei J)l'essi deli e fvn ti più a ccr eJ ik1Lc dis~e nwn mano che Jcscriv e,·a le fonti di tnaggiot•e i 11 LP re~ se. Le sLuf'e, delle qual1 vqlle f'at·e menzin11 e. furono '1lwlle: D el Casli!Jlivne (p•)CO sopra la Letmal e fv 11le di tale nome); Di Cacciuto (poco drstanle dalla punla del P er·(me, a p1edi del monte Tabor); Di S. Lorenzo (a circa 10 minuti da L at:co Ameno) ; Di T estaccio (pt'Cl"~o il Yilla:.r~io di tal nome, sul ciglio oiPIIa sll'acla, che va ai Moronfi).


1 0~7

VARIETÀ

Cenni sulle fo nti minero-ierma /ì. Fonte del Pontano. -

Ebbe tale nome doli· esserne s lnta ·sco pP. l'la la scaturigine nell'orlo facente parte della villa di proprie tà dello sloriografo e scienziato celebrati!'<l"imo Pontano, segretario ùel n e Ft·a ncesco I. N ella e ruzione vulcanica tli,truggitrice della villa (1301) fu invasa dalle iufuocale lave, e se ne perdelle ogni h•accia. M rJlti anni dopo, quando la industre mano ùell' uomo tornò a coltivazione, il le mbo deJl'Arso fu ritrovata. Appena tepida, leggie rme ule salata di sapot·e, nella scar s ità di acque polabili , fu aJo pcra la negli us i domestici. Cos trullo un ampio pozzo in cui t'acco~lierla, se no trasse, e s e ne trae, abbondante m ezzo d'innaffìamento per un orlo in c ui s i colti vano svariati Ol'laggi e civaie, che riescono di ()ltimo sopot·c c rigogliose. Bc vula, il malti no a tligi uno, nella quanlilà da mezzo litro ad uno, ed anc he ùue litri , pl'OJuce effetti purgat ivi blandi. Si usa nuche berla mescolata col vino, o col lutto. ' Ai tempi di J asolino, ùe l Di Aloisw fu u"ala anc he pce bagni, doccie. Si volle pt•oficua nei cataeri lenti, in genet·e; piit iu (juelli llCi l'C'Ili , de! la YCSCÌCa. Oggi 11 011 se no ra che liSO !JCl' be vanda. È li tnpido, senza odn t·e, con poclto bollicitto di gns rnrl>onit:o. Ha sopo1·c lcg-giet·o come di sale CO IIlUIIC. Im bottigliala co n~erva le sue pr{>prietà fis iche anc he per• Lcn1po l un~o.

Do\·e sgorga ha la Lcmpet'ùlul'a di cit•ca :!R• c•·nlig- t·nd i. Il J•t·of. Cassola ne dclC't'minò il peso gpecilìco, pat·agonolo '8 quello ùcll·acquu ùislillala, co t ne di 1,00 136. a l ,00000. Coll'nnul isi lt'• J\·ò pt•oporzioni \·at·ie : ùi acido ca rbonico libero Bictt rbonnlo d i calce ld. Mogn<.':;ia Id. Sodn CloriJr·oto sodico Sol fati ùi magnesio. hl. di soda


HRI ETÀ

Ossido Ji fet'l'O l <m ulo in soluzione dal cat·bonalo sodicoTracci e di silicali Id. id. fet-ro I d. iJ. Albumina Id. id . ct~l ce A cquè del Fornello c Fontana. Sgot·gnno poco lontano duf• p01·tv, a pieJi della colli na sul la qual e fu CO!"trulta dal medico Fr·ancesco Bonocor e la casina, che poi donò al Re Ferdinando l V Ji Bot·bone, e venne poi desli nata ad o:::piziodci mili ~ari ammessi alle cure balneo tet·mali. La fonte IWima a presenlat·sia chi venga da I schia è quelfa Jel Fornello; a pochi pU!'iSi vet•so ovest si trova l 'altra detta-

Foatana. Da tempo· intl11emot·abile furono aJopet·ate per• cur·e balnear ie Ja;tl i i!"olani. Dapprima, e per lunghi anni sul luog-oste" ~tl ove scl\lut·iyano. Jasol i uo ••el ·1 5~8 scriveva, che dove sot·gevano le at ')UC P.sisl evnno fahbr·icHli separati per le due fonti; e più sopPa a rruesli ftlbbt•icnti si osset'\"1\\"ano maceri~ di bagni p i t't antichi. Le acqut' si uso ,·ano in bagni, doccie e f"an glli. Et·a parere dello Jasolino c ho il suolo avesse sub il e mutazioni dui vulcanici !';Ommovimenli, e le fon ti ne fo ssct·o slale spinte piu in b as~o vct•:;o le sponde del lago, IH"8 j)Ol' lO. Su f(ll('f;le sponde, nel i>li-:J, il m;ulicipio d'I schia fece costl'Ul'I'C un 11iccolo fnbbt•i ca lo, ove le due acque termali fur ono condotte. In f(llCslo fabbt•ieolo eranvi nppena mezzi a ruro termal i p1~ i soli acco..renli 1lRI comune. ~ o n tar·dò nul lameno la coneot·t·enza acl oumentarsi, anrhe di estranei . crl a fare S<'nli lo il bisogno di aggr andi t•e tl

f11hbricat o. · Si rl evc nlln intc ll i ~cnlo meJico, e s i11claco d'Ischia, Luq:: t Ma:tzèllR lfl idea ampliali,·a olluatn. Op-g i esist e uno slobilimenlo che pu ù forn ire, e già forn iva o buon nuntCt'l) di bal11eanli op-rd pi it utile m ezzo di CII l'C l C'l'ffi(ll i. Al prof. Eugen io Fazio ne fu llato la dtre:tione tecnica e vi m oslt·ò quan to f;ia valtm l e id1'olo7o cd igienista.


VARIETÀ

4020

L e acque Fornello c Fontana sono, di tal modo sfruttate in due stabilimenti, situati a breve distanza fr a lor o; l'uno •pei militari, l'altr o pei borghesi. Tali acque furono classifica te nelle Acidule - Alcaline - Ferrugg inose termn.li. Al chimico pr of. Silvestro Zinno venne affidato il farne diligente chimica anali"i. Per !"acqua del Fornello troYò che hA peso specifico d i l,OOH. la temperalurfl. al punlo della sor gente, segnata da f>2•-o5• cenl, cherafft•etldando perd e in limpidezza, MI mentre quando sgorga è limpida, incolora, di gu~to un po· di liscivia , senza odore; di reazione alcalinu. Le ricerche analitiche quolilative lo avr ebbero condollo . a notar·e, come contenuti nell"acqua: Aria - Ossip-eno - Azoto Acido cat·bonico libel'o l ù. id. dci car·bonati e bicarbonati Id. Solforico Id. Nitrico Id. Silicico ·Cloro Bromo Joclo Potassio L ilio Calcio Magnesio Alluminio

Ferro Y.angant>se Traccia di soslanY.e organiche. !Dalla analisi quantitativa avrebbe trovato: Anidride carbonica libera cm. cub. 38,60 Ossigeno. . id. id. 3,58 Azoto id. id. 13,41 Anidride carbonica e dei bicarbonati gr. 1,1400 A n idride car bonica dei carbonali . • 1,794{)


1030 Acido Solforico Nitrico Silicico Cloro. Bromo l od o . Polass:o. Sodio. Lilio . . Calcio. . Magnesio

VARIETÀ

.

.

. gr. 0,8!98 " 0 ,0384·

o, 14-92 , o,7365 )l

• 0,00:38 •

0,0052

• 0,086~ • 1,0244 • , •

0,0040 0,830} 0,1875

All:.~minio

F erro. . Manganese. Soslanze organiche e perdite.

n

0,078()-. 0,0624

0 ,0013

0,1.784

T otale gr. 6,0027 Della costituzione chimica disse per approssimazione, conconvinto come è che non possa dirsi di più nelle analisi· di acque minerali. Secondo lui tale calcolo appros~Simativo gl~ avrebbe dalo: cm. cub. 38,60 Anidride carbonica liber·a . id. id. 4-,58 Ossrgeno Azoto . id . id. 13,41 Solfato d'alluminio . gr. 0,2420 , O,iOOO Id. di calcio. . Id. di magnesio » 0,2500 Nitrato di potassio . • 0,0716 Bicarbonato di sodio • 0,481-0 Id. di potassio )) 0,3612 Id. di calcio . » 1 , 2i05 di magnesio. Id. » 0,4-875Id. ferroso . . • 0,256(} ld. manganoso . " o, 14-30 Cloruro di sodio. .. 1 ,2400 Id. di litio . . . . )) 0,0825-

l

l


1031

VARIETÀ

Bromuro di Sollio . Joduro . . . . . Si lice (in soluzione salina) . Perdite e fr·azioni inapprezzabili.

gt'. 0,0470 • 0,0690 o 0,1129

,. o, 1577 Totale gr. 6,0027

U Prof. Zinno esprime parer e che Lale acqua offt·a tutte

le analogie con quella del Gllr{titello in Casamicciola. Le ricerche anuliLiche sulla aequo Fontana portarono a r iconoscerne il peso specifico di 1,0031.; la temperatura , alla fonte, di 52• a f>5• cenl. Ha i ca t·atteri fi sici a pparenti eguali .a quelli delrac(Jua For·nello. Con tiene: Anidride cat·bonica libera cm. cubi a1,25

Oss.igt:no. . . . . . . . . . Az o!Lo .

.

. •.

.

. • • .

. .

Anidrirle carbonica dei bicarbonati Anidride carbonica dei cat·bonati. Acido Solforico Id. Nitrico Id. Silicico Clor o Bromo Jodo

Potassio Sodio . Lìlio . Calcio. Magne!:lio. Ferro . . Allum inio Manganese . S ostanze organic~e e perdite

id. 03,45 id . 12,0!1 gt·. 1,0140

"

• ll

, ,,

))

, •

i ,11 35

0/'1500 0,1)096 0,1584 0,~1 15

0,0032 O,OOj() 0,0800 i 4650

• •

' traccio O,!H46

0,1G8~

o,o;,g~

• 0,0794 • traccia • 0,2400

Totale gr. 5,G940


4032

VARIF.TÀ

Lo specchietto dalo dallo Zinno cit•ca la co;;lituzione c himica di tal e acqua sarebbe. Anidride carbonica libera cm. cubi :31~5 Ossigeno . . . . 03,4:) id. id. i 2,05 Azoto . . . . . . Solfato d'alluminio. gr. 0,1606 di calcio . Id. • 0,6750 Id. di magnesio " 0,2305 Nilt·ato di potassio n 0,0179 Bicarbonato di sodio . n 0,3269 n 0,3336 Id. di potassio . 1 ,2885 , Id. di calcio. . • 0,3640 Id. di ma,:tnes i•l ~ 0.1920 Id. di ferro . . • tracci!' Id. di manganese. • 1.5746 Cloruro di sodio Id. di liLio " traccie Bromuro di sodio , 0,039'• • 0,0600 J oduro di id •. n 0,15fl4 Silice (in soluzione salina) • 0 ,272;~ P erdite e frazioni inapprezzabili. Totale gr . 5,6940 Il parere dello Zinno, che le acque descritte abbiano chimica anologia con quella del Gurgitello, è consono non solo a quanto già ne scrisse il De Rivaz; ma questi per giunla, avrebbe affermata la virtù loro in certi morbi rima!".ti ribelli alle acque del Gurgilello. Fra questi accennò alle manifestazioni più pronunciate della scrofolosi; a date form e di nevrosi; alle malattie lente rcno-vescicali ; alle re umatosi : alle piaghe atoniche; ai ~uast.i of<;.;ei da lesioni non r <>centi. Acqua del Castiglione.AJia base del.pt·omonlorio dove esisteva, negli antichissimi tempi dei coloni eubei, il Castello dal quale fu dato nome, al promontorio, del Castellone. mndiflcatosi nel seguito in quello di CasUglione. circa a mezzn la via dal Porto d'Ischia a Cas amicciola, pr esso la riva del ma re, trovasi la polla termale, detta del Castiglione. L"acqua se ne raccoglie in adatto bacino.


103!l

VARIETÀ

Il punto dove é la polla, il let•r•eno inlorno, più se scavato, hanno temperatura alta a Go• cent. L'acqua, ove sgo r~a , r·Rggiunge i 75 ccnl A tal grado òi calor·e l'acqua è limpida ; leggermente intorbida r affr eddando; è inodora; in color·a; ed ba sapore; non troppo vivo, di sale comune. Guarini e Covelli ne fecero analisi chimica; la disset·o assai anAloga alle allre sorgenti nell'isola. Ne trovarono il p eso specifico di 1,00463.; e che conteneva: Aciclo CArbonico lclroclorato di Sorla ·solfato it1. Bicarbonato id. Id. calce Magnesia Id. Potasse Id. Id. Allumina. Ossido rli ferro ldrobromati traccia ldrojodati id. L'azione medicamentosa di quest'acqua é quella blanda purgA Li va, analoga, forse più efficace, di quella dd Tettuccio. La si beve il mattino a digiuno, a bicchieri di quarto d'ora in rruarlo d'ora passeggiando. Cinque a sei bicchieri di comune grandezza, sono baste voli per averne, non tardi effelli senza alcun risentimento doloroso. Nei casi ostinati di stitichezze se ne può aumentare la dose tlno tt più che un litro e me:.:zo a due litri. Quando non si voglia cile ottenere una facilitazione delle evacuazioni ventrali, basta il farne uso mangiando mescolandola al vino. Gli abitatori dei dintorni si valgono dell'acqua, appena attinta, per cuocere gli alimenti, e ne hanno risparmio del s ale, economia del combustibile e di tempo, otte nendo la più perfetta cottura con tutta sollecitudine. Acque del Gurgitello. Sotto una tale denominazione vanno comprese le acque termali fluenti da quattro polle. Sono: Quella del Gurgitello ; Que:ta dei Fanghi ;

+

+


1034

VARIETÀ

La prima delle Arene ; L11 seconda delle Arene. Tutte e quattt·o, l' una a bt·eve distanza dall' allra, sgorgano ùal fondo della valle Ombrasca, alla base nordica dell' Epomeo, in lulla prossimità di Casamicciola. La ripulazione eccezionale salutifera la si vorrebbe antichissima. Per verità le t·icerche storiche-bibliografiche-mediche non consenlii'ebbel'O una fama preistorica, e la storica limite rebbel'o a circa il 1500. La bibliografia anteriore ad una tale data auto1·izzerebbe la Cl'edenza che tali acque si confondessero colle altl·e te1·mali dell'isola; cerLo non ne fos set·o tenute di maggiore virtù; e se tal una ve ne fosse stata di segnalata per creJito maggiore fossero quelle del Bagno d'Ischia, o le fon ti Fornello, Fontana. Primo a scl'ive1·e dell'acqua ùel Gtu·gitello fu Andrea Bacr.i nell'opera stampata in Venezia nel i571. " De Thermis. , Egli scrisse: « His Gurgitelli alia hic acqua non est absimilis •. Giulio Jasolino nel 1588 (opera superiormente citata), fu il primo a decantarne il valore sanatorio, quasi di ogni malanno. Medico, napoletano, di gran credito, influì certamente a meLtet·e in voce le terme del Gurgilello. A bantlirne i prodigi, contribuire dovettero pure i molli concorrenti alla spiaggia di Casamicciola pel commer cio figulino; ai quali porge. vansi le occasioni di raccogliere i popolm·i enlusiusmi : nè la fama impressionò soltanto il popolino, chè giunse a fat· presa anche sulle piu elevale classi napoletane. Il sodalizio dell'Opera Pia del Monte della Misericordia era cos tituilo da nobili e ricchi napoletani, nel maggior numero dei quali lo Jasolino contava la più fiduciosa clientela ; era per tanto ben naturale che, il sodalizio stesso, avesse anche maggiore impressiona bilità dalla popolare voce, alla quale si aggiun geva la scientifica autorevolezza del medico prediletto. Non tardarono a mostrarsene gli effetti; imperocchè er ano appena pas~ali t6 anni dalla pubblicazione dello Jasolino, ché, nel 1604, dal Pio Monte della Misericordia erigevasi in Casamicciola il primo ospizio balneo-termale per gli inferm' poveri.


VARIETÀ

4035

A sempre fnre maggio1•e il cred ito di coteste acque, Gian Andrea d' Aloisio, nipote a l medico dell'Ospizio del Pio ~l o nle, medico egli s tesso, nel '1i57 fece pubblica per le l>lampe l' opet·a, g ià citala, illustrativa delle terme isolane; nnt•rò guarigioni portentoso; sc1·isse enfaticamente delle acque ùel Gurg ilello, prodamandone straordinaria la virtù sa nntt·ice; seppe, colla singolare potenza della mente, supplire alla povertil. dei mezzi analitici, riuscendo ad ottenere dati assai prossimi a fJUelli che oggi la scienza, armata di perfeziona ti strtuuenli, ha potuti rivela l'e. La l'ipulazionc ognot·a più accre::>ciuta delle terme portò a che, ogn i anno, i postulanli la ammi ssione nel Pio Ospizio ~i facC'~set•o più nnmero~ i. Gli arnminis tt•Atori del P io Sl>dali?.io, ~emprc costan ti nei fil antr•opici intendimenti, decre tarono che l' O!>pizio fosse amplialo, e nel 1778, munilìcenti, schiusero ai poveri un nuovo grandioso s tabilimento, a ssettato a larghezze di benefizi termali per grosso numero di infermi. Il De Rivaz , nel 1830, s tampò il pregiato lavoro, del quale già si disse più sopt•a. La riputazione dei bagni del Ourgitel!o ne fu ribadita. Tali acque sono limpide, lisciviose al tatto, inodore, da nno r eazione alcalina, sonç> effet•vescenti cogli acidi. Alla sorgente hanno la temperatura di +60• ,4 ce n t. Dai profe ssori Paride Palmeri, Michele Coppole, nel i 87f> ne venne compita la analisi chimica per incarico dell'opera del P io Monte. l t•isullati ne furono pubblicati nel 1879; da que~li s i ha che: il peso specilico fu d'etel'rninato di 1.00 ~720. Le sostanze contenute: :Metalli Anidridi ac ido ed alogeni. Alluminio Anidride carbonica. iù. solforica. F erro l'vlanganese silicica. id. id. borica. Calcio Magnesio iù . nitrica. P otassio id. nitrosa. Sodi o id. fosforica.


~ 036

VARIETÀ M N:~lh

Anidridi aritlr rd alo:::rni.

Clor·o. T1lanio Bromo. J nel o. Fluore Anidride carbonica - Azoto. I da li fjuanlita tiYi pet· op-ni lil1·o ù·acqua alla temperatura va1·iabile da 15• c 2:2" ccn r. Sùl't>bbet·o: Soùio. . . . . . . gr. 1.71rlG8. P otassio . • 0.17092. Calcio . . , 0.05410. Magnesio . • 0.02217. Ferro . . • 0.00110. Manganese n 0.00l't2. n o.:ws5} . (So') residuo tlt•ll'ftcido solforico .(Co'l r esiduo dell'acido carbonico • 1.92900. fC o') residuo dei carbonati aicalini • O GGOOO. Anidride silicica. n 0.15865. Cloro n 1.69i>i5 . Bromo. . . . • 0.00190. )) o01758 Azoto . . . . Sostanze non determinale perché in quanlilà troppo lenui: Allumina. Bar ile. Titanio. Anidride nilr·osa. I d. n i Lrica. Id. rosforica. Id. borica. Jodo. ll81'ÌO

Fluore . .-soltoposero pur·e ad analisi le altre tre sorgenti: 1• dei fanghi. ·2" p!'ima delle arene. 3' seconda delle arene. :ne ottennero .i dati segue11ti:


103i

VA IUE'I'À

Dei ran:;hi

•alle T re t'ODti

Seco nda

Prima arene

an.•ne

----------------------~------~--------~-------

Temperatura Densi ti.t . . Resirluo a i ~O . • gr. Solfato barilico • Aniuriue solforica corrispondente . . . • hl. carbonica . • Cloruro ù'at·gcnlo . • 1 Clor·o corrispondPn le • l Cloruro sodico H polassico . • Clo t'IJ pla linulo potass ico . . . . • Clo r·ur o potas;;ico. " P otassio cor·rispon . . • Cloruro sodico. . . • Sodio corrispondente •

47" c. l ,001-;J l a 28" 5, 1675 O,\J7i3

45" c. t 00454

0,3:'3:3;) 1,5a3n 6,9:!50 i ' i l :?i

0,:~()71

c.

;)5"

l ,UO i2U

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a 26" 5,0 140 i ,OuU:!

0,91-12

0,3t:lt ·t ,600 l 7 ,0:!:)0

·t ,·H'tO

(i, 7 4:20 l ,ti()(;!)

1;;:m:ì

i7GO -~.7060 ,' ·t ,0740 -~.

4,7070

1,018() o,:J I04

1,0000 0,3050 0,2599 4,40::!0

l

Il, !ti l ~

4, :j!J:)(i l) 7281

1,no1

O 'lir(' l ) ) o :..

o,t-;os

I- ,I-2H t ,7't02

~================== ~ - ====~====~

-·=--=.,

CO~FRONTO

delle Quattro Fonti poi dali c qu:mlHa degli stessi corpi

Densità Residua a 180• . Anidride sol fori co IJ. carbonica Cl01·o Pota s~ i o Sodi o

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--

'

'

Dai confronti delle flUalli'O ac•p•e Le1·rnali conclusero -

clte la stessa Mrtua, la !!lessa oenct s,; fra~Jtaolia in questi r,uattro ~ampi/li termali, e per la

dWerente temperaturfl

che hanno alla emersione, per qwLiehe re~ione che subì· .w·nno lungo il passaogio toro prèsmtan.o t1ttelle mìnime d1j- -


~038

f eren•e rl!e, in oerila chimici coscenziosi potrebbero considerar e come dali coneorclanli /Ielle analisi della ste.~sa. acq ua. N otar ono che le acque termali er·arr o condo tte in hwglte va:;che apet•le, acciò vi pet•tlosser o della l empe ralu r a lor·o quanto occorreva a r·.endel'le possib:li nelle cure balnear i ; e c he nel raffr·eddamenlo ·si form ava un abbonda nte deposito, a piccoli ~ Lt·ali compatli cd uni l i. Raccolser o un 600 gr·ammi d i tali concr ezioni, e l e analizzarono: rin\'enn et•o in es.se le seguenti sostanze. A n id ride silicica Calcio » Magnesio soll"ori ca. fosfori ca. B ario Alluminio " carbonica . Arsenico. F erl'O M anganese. Titanio. Cobalto. Traccie di car·bonnti alcalini. Silicali non allaccahili dall'acido cloridri co. I.aminucce di fer·ro titanifcr o. M oleria or ganica. N es:suna traccia di lluoi'Ul'i. Hilcnner o che questi corpi fossero allo stato di car·honali, si licali , solfati, fosfati. Non ebber o dali sullo stato dell'ar senico; supposer o pr·oIJai.Jile che fosse insiome ai ftlS fati come arsenialo. Voller o spinger e lo di liger. li ri cer che anali tiche e sull'atm osfer a sopr·a;;l anlc nlltl sor·ge.n te pr•i ncipol e o del Gor g itello: e sui vapori delle stufe. Tli scon~raron o che: la temper·atura dell'atmosfera, agli sbocchi, e t'3 di 59' c. ed era visibil e il vapor e acqueo c ondensantesi. Tro varono che in un lilr·o di aria si conteneva: n Anidt•ide carb onic a gr·. 0,008:1, pa ri a cont. cub . 4,22 a 0': e 760 mm. di pres~ i o n e pat•i a cenl. cub. 4,59 a 2<1 ' d i trmper·ntu t'a dell'am l>i en te. Acq ua gr'. 0,0303. L o che e.,uival eva .al lo stato i ~t·o rn elrico espl'esso da 1,3 . Per l o spazio di 12 giorni fecer o possore pei condensAtori m odello Palmeri 28 milA lilri, o 28 metri cubi deL vapori


1039

VARIETÀ

delle stufe. Nei condensatori rinvennero gr·ande quantità di anidr·irlE> carbonica, cloruri in discreta quantità, nitrati e nitriti. Non ritrovarono jorlio, bromo, arsenico. Riepilogando quanto avevano rilr'ovalo dalle chimicùe analisi delle Acf)ue, delle concrPzioni, della atmosfera formHnlesi sulle vasche, dis~ero <'he l'acf)ua termale, nel Pio Monte .usata pe1· le cure balnearie, conteneva: Cloruri di calcio Br·omud di m agnesio Jod uri di mangnncse Fluoruri di ferr·o Fo~foli di tilanio Arsen iali di alluminio Silicali ùi bario Carbonali di polul'lsio Nitrati di sodio Nitriti di coballo Solfati id. Dorati id.

A nidricle carbonica -

A.;oio.

Dopo il lel'remoto del 4 mar•zo 1R81, nacquero dubbi se le terme non neavessc1·o poLuta subil'eallet·azione. Il pro r. Parirle Palmeri fece opportune osservazioni, e citi miche analisi sulle terme del Monte di misericordia; nel Morgagni (giornale di m edicina, edito in Napoli) c nel fascicolo dello aprile islesso anno, pubblicò i dali raccolti. Le conclusioni furono: • I. Il livello delle acque, il volume di e!'<se si sono man• tenuti costanti. « II. La temperatura, il 19 mar·zo, fu di B2' e ut•, 8., • cioè di g radi 1",6. e gradi 1',4. superio1·e a t'JUella rleler·• minata nel 18i6. « III. I car·bonati alcalini sono espressi oggi e nell876, " da cifre quasi e~uali. P er Io chè la quantita di ryuei COI'pi • che cosliluiscono l'indole dell'acqua, pt·rch c sono ritenuti « efficacissimi, è rimasta perfetlamentc identica . • I V. Il potassio e il sodi o sono espt·essi da cifre si mi-


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V.U\IETÀ

u !issime fl c1uelle d el 1816; il CAlCio, il lllagnesio l'nciJo sol-

" f'o rico anidro, il t:lot·o, il t·esiduo osci lla no tanto poco, e cc pe t•ciò s irnilissi mi, aulot·izza no a l'itc ne re che dopo il ter" r e moto uel lt rnai'W l ~81 , lo I)Ctjll8 termali Jel Pio Monte • di Misericordia si s ono mantenute eguali a se s tesse, per· " volume, per calore, per composizione ». Le terme del GUI·gilello si vollero, e si vogliono lu ttod i panacea pet· tutti i ma:li. Esagerazio ni co l·~sle J elle credulità de l volgo; o dei molti, che delle terme spec ulano per lrar·ue g-uu . Jag ni. A gli impal'ziali osse r vatori pat· v~ potersi amme lte t·e, in esse, una azione eccitativa degli scambii ot·ganici-flsiolog ici. LP- ipog lob ulie ; le cloro-idt·o-anemie le quali solto la spinto ricostituenttj dell e te rme s i migliorere bbe ro in manim·a b vidente; slat·ebbe t·o a darne prova. Le terme fuuzi onet·cbiJer o soltanto come fcn•za di eccita mento; la somma del hl'nelizio sartJbbe du &llr·ibuirsi; alle igieniche rego le ossct·vate; a lla ef'licacia sovrana della stazione climatica. La atlivilà salutare, (Jiù ragionevolme nte da attribuirsi alle tet·mc, pare s ia quella che rig uarda a lle consegue nze le nte delle r eumatosi in g Emere; alle a!'tt·opatie; alle fra llut·e, o lesioni d ivrrse: ùclle ossa; alle malattie le nte sessuali, in particolare delle donne . Tal volta le te l'me sono giovevoli nelle nevr osi uiverse, e nelle par·alisi p<>t' ife ric he, negli impiagamenli di anliea persi:;Le nza. Si mostt'a rono talcolLa utili nello stato ;ottoso ct•onico: nelle s uccessioni sifil itid1P. Cowg no ~b ue a valersene, co11 pr·olillo, ne lla sciati l'a. L e acqL~urono aùope t•ate anche pe1· bevanda. Ogf!'i le si usano per begni, tloccie, impasti argillosi per ftm g bi lel'ltlali do applicarsi s ulle pat'ti infe rme. l va(Jot·i s i 11Lilizzano per· le stufe. Le ar·c~ n e pt:I' sep!Jellime nti parziali delle par·li od anche di lullo il cot·po, di cul<wo, c he pllt' ostina te r e umntosi, per dogl1e I'ibelli s iauo ratti im potenti a movime nto ryuals ias i. Rnc<·olsi notizir sir:ure; cbhi a vedm·c coi m i~i occhi più..


VAlUETÀ

d'uno di simili infelici migliorare od anche meravigliosamente fars i Libero ùa ogni sofferenza, e muoversi come un sa no. Acqua del Cappone. - Ad ovest da dove stanno le scatuJ·igini del Gurgitello, ed a ·breve distanza da queste zampilla !"acqua termale de tta del Cappone. Gli antichi la disse1~0 Acqua per lo stomaco per ché le attribuirono granJe virtù contro i catarri di tale viscere. Fu deL!a del Cappone perché si pt·etese avesse il sapore del broJo ùi pollo. È limpida, inodora, ha sapore salato alcalino non pronunziato, per verità non piacevole, di guisa che male si intende il paragone fattone coll'appetitoso brodo. Il poso ~pccifico ne è di 1,0012-i. La temperatura arriva a cit•ca + :33• cent. se la si mis ura nel ser lwloio, o ve subisce un rafl'reddamenlo. L'analis i chimica nola si è quella del Guar·ini, falla nel 1832. Eg li tt·ovò che couleneva: Aciùo carbonico libero. Bicar·bonato di calce . gr. 0,17!0 di mag nesia. Id. " 0,1! [)6 » 0,9·1i5 Id. eli soda » 7,116:.! Cloridrato sodico . )) 0,6386 Solfato id. ldi'iodalo, e Idrobromalo di potasse tracci e Silicalo di soda id. » 0,0260 Allumina e ossido di ferro. » 0,2020 Silice e solfato di calce . La si usa in bevanda. Ha le~gera azione purgativa; ecc ita le orine abbondanti. Si prende a bicchieri, il matlino a digiuno, di mezz' ora in mezz'ora, e si continua finché non si abbiano s timoli evacuati vi. È bene prenderla facendo moto lento. Nt!i cusi di if'ritazioue delle vie dige~livtl, o f'eno-v escicali fu trovato utile il mescolaJ'Ia col falle.

Acqua del bagno fresco. -- Sorge di contro a lla valle del Tamburo, a poca distanza Jall'acqua del Cappone. Fu così 67


VARIETÀ

detta perchè è la sorgente meno calda fra quante scaluri. scono nella valle Ombrasca, ove apresi la valle del T.amburo. Ha la temperatura di ao• circa ceni. È limpida, inodora, come untuo~a al tatto; finché e .calda ha sapo1·e dol ciastro; raffreddata prende Jeggiero sapore salino. Il peso specifico ne è di 1,00299. Lancellotti ne fece l' analisi chimica, e trovò che conteneva: Acido carbonico libero gr. 00157 Bicat·bonato di calce . di magnesia. Id. • 0,0056 Id. di potassa . " 0,001)9 Id. di soda . . • 2,4640 di ferro e manganese. Id. • 0,0090 n 0,7748 Solfato di soda . fd . dicalce. • 0,0760 Cloridrato sodico t ,OOOR " » 0,0340 Nitrato id. Alluminli. . . . • 0,0112 » 0.0040 Silice. . . . . , traccie Materia organica Fu impiegata nelle scottature, e nelle ferite d'arma da fuoco i n bagnature locali. Fu data a bere ai calcolosi. Si è voluta utilissima nei catarri gastro duodena li. Ora la si usa in bagni come preparazione alle terme del Gurgitello; o quando queste abbiano prodotte irritazioni. l

Acqua della Rita. È sorgente per piu zampilli da un crepaccio, che fa parte di un cratere antico, a pochi minuti da Casamicciola verso Lacco Ameno. È di traspar enza limpidissima; inodora, salina, untuosa al tatto; se agitata sprigiona bollicine di gas carbonico. La t emperatura varia da 64• a 67• cent. Il peso s pecifico è di 1,00337.

Covelli e Guarini ne fecero analisi chimica e trovar ono che c.ontien~: Acido carbonico libero

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VARlETÀ

Solfato sodico. gr 1,029 Bicarbonato di calce. n 0,842 Id . di !'lOda. • 2 ,0.~8 Id. di magnesia . " 0,208 Id. di polassa » traccie , 2,330 ldrocloralo di soda . . . Allumina e ossido di ferro • 0,004Silice e solfato di calce . » 0,190 Falla raffreddare ha le pt•oprielà dell'acqua del bagno ·ft·esco. Ora la si adopera esclusivamente per uso balneario. Gli abitanti presso la fonte ne fanno uso, da tempo antichissimo, per cuocere gli alimenti: non però le paste, che dai sali dell'acqua sarebbero di~falle in pappa. D'Aiosio pretese che gli abitanti fossero preservati dalle malattie reno-vescicali per l'abitudine di cuocere gli alimenti in cotesta acqua. Acqua di S. Restituta. - È sorgente ai piedi del monte Vico presso Lacco Ameno, e più pr·opriamente là dove si trova la chiesuola dedicala alla Santa di tal nome. E limpida, senza odor·e, molto sulata. Ha temperatura di -50' cent. Il peso specifico ne è di 1,0138. L oncellolli ne fece la chimica a11alisi e trovò che conieneva. Aciclo carbonico libero Carbonalo di calce. . . gr. 00,641 02,44!'i Bicarhonoto di Mela . . • 00,779 Id . di magnesia Cloridrato polassico " 01,921 • 20,871 Id. sodico • 01,712 "Solfato di soda . tracci e Sostanze organiche Idriodali e idrobromati alcalini id. Acqua fra le più mineralizzate dell'isola, deve essere adoperata con molto criterio. Fu sempre considerata molto attiva nelle malattie sessuali delle donne. Ebbe perfino voce .di avere potenza contro la sterililà. Certo è che ha molto l)

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VARIEÙ <1044 Cl'edito come sanatriee dei catarri ulero-oaginali e delle ulerine iperplasie. L'uso di quest'acqua é esclusivo balneario. Dopo tali ba~ni, sono di mollo giovamento i cosi delli bagni di sabbia. Le sabbie d'intorno alla chiesuola di S. Reslituta sono assai calde; ed appena si scavino danno acr1ua di calore appena tollerabile.

Acqua di S. Montano. Presso il mare, all' eslr.emo Nord della valle di S. Montano, da sotto a mal'si di lava, erutala dal Monte Vico, scaturisce la fonte ed ha temperatura di -j-50• cenl. Limpida, inodora, ha il sapore dell' acqua marina. Il peso specifico é di ·1,0164. Dall'analisi chimica, fu trovata assai analoga a quella di S. Restituta. La si usa in bagni, doccie, iniezioni per le malatlie del Yentre di cronica il'\dole, per quelle dell'utero e della vagina. Acqua di Francesco I. Nei pressi di Forio fu trovata colesta sorgente; e parve scendesse dal Monte Nuovo, e dal punto ove esistono molte fumarole. La temperatura ne è di 50• cent. Ha peso specifico di 1,00316. Co velli ne fece l'analisi chimica, e n'ebbe per risultato che conteneva: Acido car·bonico Bicarbonato di soda gr. 0,151 di calce )) 0,039 id. id. di magnesio » 0,018 • 2,60-i Idroclorato di soda. id. di calce traccia Solfato di soda . . » 1,305 ldriodato di potassa traccia , 0,025 Allumina e ossido di ferro . • 0,006 Silice e solfato di calce . . È ct·eduta mollo giove vole nei catarri antichi, nelle disturbale funzioni digestivo.

Se ne fa uso interno, e per bagni, questi si ritengono di tanto più efficaci se contemporaneamenle ne sia falla bibita


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VARIETÀ

mattutina a digiuno. Bevesi a bicchieri di mezz'ora in mezz'ora, fino alla quantità di un lilro. I paesani, mentre la preferiscono quale purgante, la adoperano del pari nel fare il pane; pretendono acquisti ollimo sapore.

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Acqua di Citara. Circa un miglio al di la di Forio, in una pianura sabbio!>a, poco !ungi dal mare, e dal Capo detto dell'Imperatore scalut•isce una tale acqua. A pochi passi vi esistono pozzi con acque caldissime sprigionanti così grande quantità di bolle di acido carbonico da far parere che ribolliscano. Avanzi di un tempio dedicalo alla dea Citera, scoperti ·presso la fonte, fecero pensare che il non.1e ùi Cilara le fos~c dalo in onore della dea. È limpida, inodora, mollo salata. Ha la temperatura variabile fra i +H• e i +57• cenl. Il peso specifico ne fu trovato di 1,00526. Il Lancellolti ne eseguì la chimica analisi, e trovò che conteneva : Acido carbonico libero Carbonato di calce . gr. 0,089 di ferro . • 0,030 id. )) 0,348 Bicarbonato di soda Solfato di soda . . 0,572 • 7,280 Clor idrato di soda . Idr·iodalo di potassa tracci e iù. Allumina . . . Silice . . . . . . • 0,261 Materia organica • 1,000 L'uso che se ne fece, e se ne va facendo tuttavia, si ò ·q uello di bevanda come purgante; ed in bagni. Fallala raffreddare, la adoperano anche per inaffiare orli e giardini. Durante il terremoto del 1828, ed in quello di quest'anno, venne affer mato che dai pozzi, presso la fonte, si innalzassero colonne di vapor i densi, e la temperatura dell' &equa ·si a umentasse oltre l'ebollizione. )l


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VARIETÀ

Acqua dell'Olmetello. Dal villaggio di Testaccio scendendoverso la spiaggia dei Maronti, chi a ta l punto abbandoni la spiaggia, e si inollri in una spaccatura del monLe, dopo brevi minuti inconh'a la termale fonte. Luogo triste, brullo. Terreno facile a franat'e piti volte seppelli la fonte; questa ritornò poi a zampillare più in basso. Poco distante si trovano le fumat·ole più rimarchevoli di tutta l'isola; imperocchè il loro calor·e, e quello delle ceneri 100• vulcaniche, da lle quali sono circondate, salga oltre i cent; e l'acqua marina, che bagna la prossima spiaggia l'aggiunga la temperatut'a 90" cent. L'acqua dell'Olmelello è chiara, trasparente, inodora, di sapore leggero alcalino. Ha temperatura, ove sorge, di ~~ cenl.; il peso specifico di 1,00240. Guarini trovò che in essa contenevasi: Acido Carbonico libero molto. Carbonati di soda. Id. Calce. Id. Magnesia. Solfati di soda. Solfati di calce. Idroclorilo di soda. Silice. Traccie di ossido di fet·ro mantenuto in solozione dal car· bonato di soda. u I depositi che si trovano intorno alla scaturigine sono • dei principii mineralizzati dell'acqua; ed in essi prevalgono • il carbonnto, e lo idl'oclorito di s_oda », · Di potente azione diuretica fu ed è pr ediletta da i malati delle vie reno-vescicali. Nelle affezioni lente degli intestini é giovevole. Si volle allribuirle virtti contro la sordità; la osser vazio ne provò che un tale utile si restringeva al saponificare il cerume induriLO, ed in tal caso diventava di reale vantaggio a chi aveva ottuso l'udito per la meccanica azione ollura n te del cerume. L'uso più comune è quello per bevanda fatta a digiuno, e

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VARIETÀ

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da 2, a 3 bicchieri fino ad un litro e mezzo. Se ne fanno pure bagni, ùoccie, iniezioni. Mescolata al vino, nei pasti, si pretende ne miglioJ•i il gusto. Acqua dei Nitroli. A b1·eve distanza dal ponte di Moropane, al piede di un masso di lava, per tre zampilli sgor ga cotesta acqua. La si raccoglie in ampio bacino per gli usi comuni degli abitalOI'i dei dintorni. Furono scavati allo intorno basso rilievi dedicati alle Ninfe Nitrodi; lo che sta a prova dell'antichissimo uso di una tale acf)ua. Piantagione di pioppi abbellisce, l'a ombrosa una piccola piazza .tutt'all'intOI·no. È abbondantissima, limpida, inodora, di gus to un po' scipito, agitata svolge bollicine di gas acido carbonico. La temperalnra sua è di t 29• cent. 11 peso specifico di 1 ,00133. Lancellolti ne fece l'ana lis i chimica e n'ebbe che contenesse: Acido caJ•bonico JibeJ'O. Bica l'bo nato di calce . gl'. 0,206 • 0,336 Id. di feero .. , traccie. Id. di mag nesia. Id. di soda " id. Solfato di calce . • 0,014 Id. • 0,090 • di soda. Cloridrato di soda " 0,362 .. Silice . . .. 0,1~4 Allumina. .. 0,009 Materia organica " traccia. È diut·etica mollo, porta calma nei dolori intestinali. Non ne è fatto uso per bagni. Delle stll.fe.

Stufe del Costigl ione. Esistevano due piccole fabbrièhe presso la t'onte dell'acqua termale di un tal nome. Ora.sono in piena r ovina e una memoria storica. Vi esistono le fumarole


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VAIIIETÀ

Stufe di Cacciato. Et•ano quallro fabbricaLi a poca distanza dalla punta del Perone. Oggi sono macer•ie. Es i;;Lono le fumarole. Stufe di S. Lorenzo. Rovine presso Lacco Ameno. Le fumarole sono sempre attivissime. Stufe di Testaccio. Anche queste sono ridotte a menw:-ia storica. VApori 8f'Ciulli rH alLa temperatura si continuano in una dimccala fabbrica. Il termometr·o vi segna + 50" cenl. Da un crepaccio vicino si ha analogo vapore che ha la tempe1·atura di 90° cenL. Oggi non s i ado perano allt·e stufe che quelle dei vapori csalanlisi nei bacini dell.e acque r accolte per uso degli stabilimenti balneo-termali. La esposizione idrologica sct·issi come se nulla fosse mutato nell'iso:a. Purll·oppo una mutazione vi esiste, ed è quella appo t·latavi dalla fatal e convulsione s ismica delli 28 luglio. Ca!'ìamicciola non é piu che una maceria! orribile velo fu· nerat·io di un cimit~>ro. Lacco Ameno, Fo1·io, i villagg i dei territori loro sono deturpali rla insaguinaLe rovine. La temperatura nelle acque termali è cresciuta, le fumar ole sonosi fatte piu scollanti, i movimenti sismici non sono!!'i acquietati. Saranno i segni precursori di una esplosione

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vul canica~

Nelle storie legg esi che la esplosione del Cremale fu pr·ecedula da fenomeni analoghi. Possa non ripetersi la immane sciagura ! In prevenzione di" possibili fisici sconvolgimcnli sarebbero po!<sibili misure preventive? Un osservatorio sismografìco-meteorologico affirlato a persona sicura per molta scienza, per animo forle, non le gato agli interessi dei locali speculatori potrebbe fornire preavvisi di Slllvezza (t). (l) Il Padre Deo:za scri•e•a il 2 agoato 1883, al direttore dell' U>ttt4 Cat· colica che: F IDO dall•ottobre 1882 erano stati forniti strumenti meteorologici e aismtci a m olllsignore Carlo lde noella, ed erli, ei era incancato di fare le oaservaaioni. - Wontigoor ldeooella eu 1epolto io uno aa-li


VARIETÀ

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L'esperienza dolorosa ha provato che gli isolani, per ti· more di perdere i guadagni, non fanno parola dei terremoti, delle rombe sollerranee solite a precedere le scosse distruttive. Altra indispensabile pi'ovviùenza sarebbe qu.ella per la ·quale alle ricostruzioni facesse imposte misure proporzioni, forme e materiali primi. In passato si é costruito a capriccio, nel solo intento di ottenere il maggi01·e guadagno possibile ai locandieri. Dopo il te1·remoto del 188'1, si affrettarono le ripuliture -esterne, non la restituzione di solidita alle sconnesse fab bric:he: si giunse perfino a soprapporre fabbrica a fabbrica seuza pure accertar·e che le fondamenta avessm·o bastevole r esistenza al sopraccarico. Oggi barocche in legno fornirono l'urgente ricovero ai !:uperstiti. Per chi ben conosce gli isolani non è ammissisibile vederli rassegnati ad abitarle indefinitamente. Appena i terremoti cesseranno dal ripetersi svaniranno le paure pt·ime. Subentreranno vivissimi i desideri di vedere scomparse, colle baracche, le palpabili memorie della distruzione. Si vorranno ristabiliti edifizi gai per ~ttratti ve di sperati balneanti. s~ vi è chi si lusinghi di vedere ciò avverato in un lontano avvenire, e solo dopo lunga tranquillita del suolo; bene, egli, si inganna. Torre Annunziala, Torre del Greco, villaggi vesuviani, Resina Portici le tante volle rialzati daila sepollura vulcanica sono le evidenze di quanto possa l'amore del luogo nativo, la tenacità conservatrice di un avito possesso. Casamicciola risorgerà in tempo non troppo lontano. Spariranno le macerie anche dagli altri luoghi. Risorgano pure; ma ciò avvenga con date regole ricostruttrici. Siano quanto più possibile guarentigia agli abitatori. Non ho la pretesa di farne dettame. Voglio solo ricordare atrumenti. Forse tacque le osservazioni nel Li more di mettere io ruga i ·baJoeaoU. Se avesse data voce dei moti sismici quante viLlime si sarebbero potute riaparmiarlj? Egli atesao avrebbe potuto salvarsi.


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VARIETÀ

che al Tollét si deve un tipo di costt·uzione meritevole veramente di non essere dimenticato, siccome quello che riuni sca leggerezza, solidità, poca elevazione dal suolo, sia incombustibile, e sufficientemente economico. Su ciò decidet•anno coloro, che per la scienza , e l'arte propria ne haimo la competenza. Quanto non posso, e devo tacere, ed anzi fare vivamtmteraccomandato, si è che ai municipii dell'isola s ia imposto il tenere sempt•e allestite, in buon numel'o, Il' fiaccole a vento; lo avere in serbo apparecchi per medicazione. La sera delli 28 luglio pl'imo e fatale ritardo ai soccorsi fu la mancanza Ji mezzi illuminatori, di apprestamenti per medicalure.

BIBLIUGHAFIE

ANDRIA. - Trattato delle acque minerali. Anonimo Oltremonlano. - Cenni sull'isola d'Ischia. BACCI. - De Thermis. CAPACCIO. - De Balneis, ecc. CAPPA. - Guida Medica, ecc. CANGIANO. - Guida M edica, e~c. CAPORALE. - Delle acque minerali campane. CoLLETTA, - Storia di Napoli. CoRClA . - Storia delle due Sicilie. CASSOLA. - Analisi delle acqua minerali d'Ischia, ecc_ CuEVALLEY DE RtvAz. - Description d'Ischia, ecc. D'ALOIS!O. - Studi d'l~:~chia.


VARIETÀ

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L'infer mo istr uito. D ' A sCI A . Storia dell'isola d' Ischia. DE L ucA e MASTHIANI. Dizion . Corogr. DE RENZI. Guida Medica. DE Q u JNTUS. Jn ar ime seu de Balneis, ecc. DEL GIUDICE . Viaggio med. in I schia. DE SrANO. - Breoi e succinte noti:ie ..... d'Ischia. ELISIO. - De B alneis, ecc. EMERY. - · Ischia uncl tlie Phleigreschen, ecc. FAZIO. Il castello d'Ischia, ecc. lo. - Terme Fornello Fontana. FoNSF.CA. Geologia d'Ischia. Fucns . Vulcani e terremoti. GARELLI. A cque minerali d'Italia. HALLER. Des iles de Naple. JAMes. - Guide pralique, ecc. JAsoLINO. De' rimedii naturali, ecc. LANCE L LOTTJ . Saggi analitici, ecc. LOMB ARDO. Synopsis eo1·um, ecc. MAMMONE CAPRIA , ecc. - Cenno di due acque, ecc. MARRONE. Sulle acque term.-min. d'Ischia. MAZZELLA. Opusculum de Balneis, ecc. MARIENJ. ""7 A cque minerali, ccc OROSI . Acque minerali, ecc. PALMA. Statistiche annuali, ccc. P-4.LMERI E C oPPO LA. Acque term. del Pio Monte, ecc. PALMERI. Le ter me dE l Monte di Misericordia. P ERONE . Dizionario, ecc. PLINIO. Hist. Nattlr. RoccATAGLJATA. A nalisi delracqua del Gurgitello_ R o NCHI. N ota suglt: usi medici, ecc. SF.LMJ. Enciclope<l. Cl<im. SToPPANI. Geologia. STRABONE. Geograph ., ecc. SANNICOLA. Idrolog ia, ecc. ZINNO.- Analisi delle terme del Po ,•to <l'l.~chia. Io. - L'acque del Gurgitello - ?.tanzi. D ' ALOI SJO -


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VARIETÀ

.I maleftzi delle mo•ohe. - Nola preliminare del dottore B. GRASSI.- (Ga.uelta degli Ospitali, 25luglio 1883, N. 59). Da parecchi anni, io vaclo raccogliendo osservazioni, le quali mi conducono a stabilire senza dubitazione alcuna che le mosche delle nostre ca ~e sono terribili nemiche dell'uomo e di lutti gli alll'i essel'i viventi. Voglio dire che le mosche sono potenti mezzi di diffusione delle malallie infett.ive, epidemiche e parassiLarie. Per una metà dell'anno e, in molli pael:'i, per quasi lullo ·l'anno, dove s i trovano mAlPt'iali ritenuti capaci di produrre un'infezione (poniamo pet· es. gli sputi di un tisico, le feci di un tifoso, il COI'JlO di un baco da seta affetto da flaccidezza, una larva d'ape all'ella dalla cosi della peste delle api, una cr osta di Lig na ftwosa, ecc.), possiamo sorpr ende1·e s~mpre una coorte di mosche; ciascuna se ne imbratta, più o meno, special mente le zampe, l'apparato boccale e la s uperficie ventrale del corpo, se ne r impinza l'intestino; e poi va, colla massima indifferenza, sulle nostr e vivande che non di rado le sel'vono come spazzola e come fogna. Cosi é che molte immondizie passano per es. nella nostra bocca, e !:'e sono capaci di· fa rci del male, ce lo fanno direllissimament.e.. Questa è cosa di Lutti i giorni, che accade non soltanto all'uomo, ma anche agli animali e fops'anche ai vegetali. La cosa non è sempre cosi semplice; molle volle, come è facile ad immaginare, l'infezione accade secondariamente. Insomma le mosche rac:colgono i ma teriali infellivi là doYe s i trovano ammassali e ne seminano on po' da per tutto. In conclusione, le mosche sono veri e r·eali untori (i}. Queste idee devono essere certamente venute in tes ta a (l) l'\ cl Prwqolo rlcl 19 co rr. lcf!xovasi Qllf?.l;l.<l' notizia:

Monaco, 18. - Nel hosco di IJUding, cho fa parte d~ l parco principcsco di Ysenuurg (Assia), é ~~oppbl.n nn:~. lllrrih.il(l malattia nalla selvaggina . Ogni giorno cen lina ia e centinaia di dain i si tTovano m orti. Le mosche hanno gia eom unical.o il germu di questa malatlta, che semhra essere una inflammauone <iella mil.z a, ad alcuni animali domrsl iti nct 1'illaggi vicini, c le autorità mediche .t.!mo no il conl<lgio anche per ~li abitanti. L'acrcsso alla foresta venne proibito. (/Vo ta. clelia Redazione della G:1zzctta degli Ospitali).


VARIETÀ

~053

molli naturalisli, ma nessuno, per quanto io sappia, le ha svolto ed appena qualcuno le ha toccate alla lontana, forse pe r~hè fino agli ultimi te mpi mancava illet·reno s u cui poggiarle, e soprattutto perché della natura della maiHllia si sapeva soltanto una cosa sola; che, cioè, non erano prodotte da una fata le congiunzione di Giove con Sa turno. Oggi in. vece è noto che molle malattie sono par·assilarie senz'ombra di dubbio, e molte altre la sono con molla probabilità, cos icché il contagio è dive11tato, a C-.~$i dire, palpabile; oggi per'Ciò si può seguire passo per passo le mosche sulla strada, percorrendo la quale arrivano a farci tanti danni. Voglio 1larvi un'idea delle esper·ienze da me esegu ite, es perienze che vi verranno a suo tempo estesamente riferite. A Hovellasca lt·a il mio laboratorio, che è al primo piano, e la cucina, che è al piano tetTeno, c'é una corte, sicché la distanza lt•a il laboratorio e la cucina sarà forse di dieci mett:i; io misi sui tavolo dei laborator·io un piallo contenente molte uova di un pat·assita umano, il tt·icocefalo; dopo alcune ore, su alcuni fogli di c-.arta bianca lasciati in cucina trovai l•!l solile macèhioline pt•odotle dalle feci delle mosche, mac· chioline che esaminale al microscopio mi presentarono , . qualcl e uovo di tricocefalo; presi alcune mosche,che s volazza vano nella stessa cucina, e trovai che il loro intes tino e1•a ingot·gato di una massa, vet·amente enorme, di feci in cui ho potulu constatare le uova di Ldcocefalo. Certamente quesle uova si poleano constatare anche sulle feci deposte nelle viva11de; ~. se il tricocefalo fo sse capace tli svilupparsi coll' ingoiaro uova non segmentale, è certo che io e tutti quelli della mia famiglia dovevamo rice verne l'inf<;:Ztone. Un'altra e.sperienza, che io ho fatta è questa: spezzai in un po' d'acqua alcune proglotliJi di Taeni& Solium, tenute da qualche tempo in alcool; molte uova resta rono sospese nell'acqua; le mosche accorset·o a delibarla ed io polei constatare, dopo poco piu di mezz'ora, nell'intestin'o delle mosche stesse, le uova di tehia. Verificai nelle feci omesse spontaneamente da alcune di esse la presenza delle uova in discor!)o, tali quali erano stat& ingoiate. È lecito presumere che se queste uova fossero state vive, io avrei facilmente acquistato qua'lche ci· s licerco!


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1054

VA RJETÀ

Io ho verificato che le mosche trasportano anche le uova degli ossiuridi. Un'esperienza, affallo innocente e che ognuno può ripelel'e, è la seguenle: si bagna t!On acqua addolcita un po' di polvere di Licopodio; molte mosche vi accorrono e dopo pochi minuti voi potete verificare nell'intestino di una qualunque di quegte mosche, molle belle e grosse spore, ossia i granelli della polvere dì Lìcopodìo. Anche ques~'altra espe· rieoza colpisce mollo: si p1·endono a lcune goccie di sanguo di rana o di rospo e si espongono alle moBchei dopo poco tempo aprendo l'addome delle mosche accorsevi, il loro intestino appare rulilante, e col microscopio si possono constatare, dentro l'intestino, molli globuli sanguigni, ancora intatti. Se l'apparato boccale della mosca permette l'entrata dei globuli san~uigni di rana e delle grosse uova degli elminti, non c'è alcuna sper anza che possa impedire l'entrata delle BpOI'e dei funghi e degli schizomiceti, che sono le ordinarie cause di malattie. Per loglie1·e qualunque equivoco io ho sperimentato anche con alcune di queste forme; se per es. si porge Jllla mosche un po' di crema ammuffita, dopo breve -tempo si potrà r.onstatare nelle feci dello mosche le spore dell'Oidium Lactìs. Se per es . si lascia che l~ mos~he s'impadi·oniscano di un po' di f[uella polvere, di cui sono coperti i bachi da seta morti pel t:alcino, dopo breve tempo, le feci delle mo~ che p1·esentano le spore della botrite, causa del calcino. La stessa prova si può ri petere coi comuni batlex•i. Sarebbe inconsulto se ci acquetassimo, supponendo che n ell'intestino delle mosche, I'JUesti germi morissero. Il processo della digestione ordinariamente non basta a uccidere i germi dei fun ~h i e degli ::;cbizomiceli; la prova di ciò colle mosche riesce difficilmente positiva per chè si urta contro molle fonti di errori; il fallo però è positivo per" moltissimi animali, e si può presumere che accada anche nelle mosche; se alcuni esperimenti di digestione artificiale, ch'io sto preparando, riesciranno, anche per queste ne fornirò la prova positiva .


1055

VARIErA

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Dato anche (ma non conces:;o) che i succhi digerenti di"Struggessero i germi, l'intestino delle mosche ne sarebbe sempre un pericoloso veicolo, perchè anche le mosche, come tulli gli altri animali, mangiano molto piti di quel che loro .abbisogna, sicché eliminano molti elementi che non hanno subita l'azione dei succhi digert~nti, e sono perciò r imasti intatti. Ma anche non tenendo calcolo dell'inlestin9, l"apparato boccale e le zampe delle mosche sono già mezzi sufficienti. P revenendo un'obbiezione, voglio dirvi che nello stato al· tuale delle nostre cognizioni sembra positivo che i già noti veicoli (aria, acqua e terreno) in non pochi casi non bastano, per sè soli, a spiP.garci la diffusione di molte malattie. Conchiuùendo, quando il Tobia del Giusti diceva alla mosca: Madonna, il mondo è largo e ci possiam stare Lutli e due. senza romperei la testa. il Tobia diceva una grossa corbelleria. Dobbiamo dunque pensare a distr uggere le mosche; ecco il problema che io cerco di sciogliere. l!: noto che d'autunno molle muoiono per una malattia parassilaria. Se si potesse fat• sviluppare questa nìalattia in primavera, si arriverebbe forse a distruggere le mosche. Di qui a un anno spero di potervi riferire i mi.ei tentativi in questo senso. Intanto .io invito i naturalisti a studiare le malattie de~e mosche ed i moschicidi.

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RIVISTA BIBLIOGRAFICA Cenno bibliografico.

Sulla razione del soldato italiano. L'illustre professore Molescholl ha testé pubblicata, n el giornale la Rivista Militare Italiana, fase. di a gosto, una interessantissima Relazione a S. E. il Ministro della Guerra sulla razione del soldato nos tro. Il valore scientifico dell'autore, la sua autorità in s imile argomento, non nuovo ai suoi sludii, il ca rattere ufficiale del lavoro, danno a questo tale importanza da dover essere ben noto ai colleghi. N e diamo perciò un esteso cenno, specie degli specchietti e delle numerose tavole che vi fanno appendice, riassumenùo esattamente i dati nume1·ici di cui il lavoro è ricco. In una prima pttr te l'autore esamina e determina il valore alimentare della razione giornaliera viveri del nostro soiJato; e stabilisce (tenuto conto delle differenze tra la fanteria e tèaltre armi nonché di quelle risultanti, dal punto di ,·is ta nutritivo, dal potersi distribuire pasta o riso) le medie seguenti: SOSTANZK NliTRITIVE

1\AZIO:"'I ~DIE

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01·dinaria. . . . Delle grandi manovre . Degli alpini . . . . .

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Nell11 seconda parte determina la razione per l'adulto e ne ùa il seguente riepilogo: SOSTANZE

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1057

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

e conchiude stabilendo cosi la differenza tra la razione del soldato italiano in confronto della media normale: LAVORO

Moderato . Faticoso. . . Eccessivo .

.

. . .

1-

SOS TANZE albuminose

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-25 -40

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rccolacee

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- 68 - 306

Nella terza parte suggerisce il modo per supplire alla deficienza della razione attuale, formulando in definitivo le seguenti proposte: . Razione ordinaria dell'artiglieria . ! Id. di manovra della fanteria } aggtung. gr. 10 carne ld. di fatica pegli alpini . . . . id. • 18() pane id. • 642 id. Id. di lavoro eccessivo (id.) . Nella quarta parte tratta delle esigenze dei differenti climi. L'Italia si estende per ben 9 gradi in latitudine, e le condizioni di longitudine mutano dalle coste alle vette alpine ed appennine, ma il lavoro moderato e faticoso non possono esigere speciali compensi. .. .. Se non fosse un p iecolo difalco alla ra~ione nelle circostanze in cui il calorico a cedere all'ambiente diventa minore. Però immediatamente l'autore dichiara ciò inopportuno, tenuto conto delle influenze morali, accidentali, ecc. La parte quinta accenna ai condimenti, al vino1 al caffè. Il lardo è in cosi tenue quantita che non gli si può accordare valore nutritivo appr ezzevole; però colla verdura vale come egregio condimento. Il vino ed il caffè sono mezzi di risparmio: il vino come stimolo, il caffè come buon nervino. Non si pronuncia, ché non l'osa, sull'opportunita di alterarne l'uso e meno sul preferire l'uno all'altro. Crede il vino migliore prima della fatica per armarsi a sostenerla, il caffè dopo come mezzo di ri:itoro e conforto. Se_guono ben undici tavole raccolte in appendice ove sono dettagliatamente raccolti i dati più importanti analitici ed applicativi; dati dei quali diamo un quasi compiuto riassunto. 68


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Razioni giornaliere di:rpace - A, ordinarie.

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SOSTANZE • RAZIO N I

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{t) Le sostanze gmsso riduconsi a calorio di rccola sul rapporto dì t (sostanza gra>sa) n 2,43 (Cf•C(ll:l).

(i ) Si comJ.IrOndono pure lo armi speciali (genio, cnvallcrin, borsaglieri c gmnatìcri). (3) Dando porò soln carne si :ll'rebbo un d t fìcll di sostanze tornario di gr. Si (lnvoro fntit•oso) n gr. 262 (htvoro eccessivo).

(4) Naluralrueotc si comprende pme la quota drlla riSilOttiva r:uione altualc.

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4060

RIVISTA

B - Di lavoro speciale. SOSTANZE .~

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llarike . . . Hiltloshcim . Medie . .

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Attuali prr la ranttrì:l, colla pastn.

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b) n azioni di tovort) occrs,i,·o

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567

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(l) l.o sostanze wnssr riduconsi n ca lorie di ffeola s ul rapporto di 4 (sostanza

gra~sa) a 2.43 (lc•ruln).

(! ) Si comprendono pure lo armi speciali (g~nio, <:.'lvallcria, bersaglieri o granntiori ). (3) Oruulo prro sola r.n.rno si avrchbn un deficit di sostanze tcrnnrìe dì gr. 51 (lavoro latlcMO) a gr. !!Gi (lnvoro eccessivo). (4) Naturalmente si comprende pure la quota della rispettiva quotn attuate.


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Dati applicativi. SOSTAN ZE

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RIVISTA

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Artiglieria in tempo di pace. . . . . • gr. Fanteria, lavoro moder ato, g 1·andi mano vre " Altnijlavoro falic~so » d . avoro eccessrvo "

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BlBLJOGRAFlCA

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Stu41o •alla mortalità e •ulle oau•e del deoeul negli ...rotti europei. - Comunicazione del D. prof SoRMANt cav. GIUSEPPE al4• Congresso internazionale d'igiene e demografia (4-9 settembre 1882. Ginevra.- Estratto dal resoconto di esso Congresso).

La questione della mortalità il Sormani la trattava, ma più specialmente dal punto di vista dell'esercito italiano, nel a• congresso internazionale d'igiene (Torino 1881), ed estendendo i dati e l'orizzonte d'osservazione agli eserciti europa la traltò al 4• Congresso, e poi appena dopo nel Congresso dell'associazione medica italiana tenutosi in Modena (18-24 settembre, 1882) in una conferenza sull'igiene milit~re. Sul sommario resoconto di quest'ultimo datone dagli Annali Universali di medicina e chirurgia (ottobre-Milano) già ebbi a rare alcune osservazioni (Giornaledi medicina m ilitare - dicembre 1882). Ora sono lieto di constatare che ben "meno recise sono le proposte, che dietro le deduzioni permessegli dalle ricche cifre statistiche raccolte, l'egregio collega ha formulate al Congresso di Ginevra, e perciò stesso a mio credere, hanno carattere più pratico. L'egregio collega, é di certo convinto che • la goccia scava Ja roccia» e che battendo e ribattendo si finisce pér riescire. Ed io faccio voti sinceri perché riesca davvero. Ciò d'altronde è nel desiderio non solo dei medici militari tutti, ma di tutti i militari istrutti e che sanno trovare un po' di tempo da consacrare a simili studi. Ed è speciale e costante cura delle autorità militari a cui, il dubbio sarebbe immeritata ingiuria, sta immensamente a cuore di realizzare nei limiti dell'attuale possibile tutte le misure capaci di migliorare la salute, la fisica resistenza del soldato, di economizzarne l'esistenza. Colla mia solita franchezza, me lo permetta l'egregio professore, dovrei osservare però che alcune proposte belle nel campo speculativo non sono però facili nel campo pratico. Un congresso internazionale dei direttori degli uffici statistici milil{lri per accordarsi su d'una uniforme classificazione


1064.

RIVISTA

delle malattie, onde rendere possibili e facili i raffronti (classificazione basata sull'eziologia, come sull'eziologia appunto s i basa l'igiene), sarebbe pur la bella cosa e faccio plauso alla proposta. Non me ne dissimulo però le difficoltà dell'esito. la tenert!zza per le patologiche teorie; gli ostacoli che ogni innovazione radicale suscita sempre massime in statistica; la necessita d'esL'3ndere la riforma anche alla classiflcazio·n e civile; fanno che essa questione solleverebbe tante proposte che sarebbe ben difficile conciliare. L'unico temperamento è che ogni paese tracci le proprie ' militari statistiche si che permetta dei raffr·onti pratici colle civili; massime che per queste si è già fatto qualche cosa, si é riusciti a ridurle ad un tipo che può dirsi internazionale. Il Sormani parlando della tisi opina sia negli eserciti più spesso una conseguenza delle affezioni avule di petto, anziché unll vera tubercolosi. Per me è questa una verità, che però formulerei in modo un po' diverso: u la frequ~nza delle ma" laLLie polmonari acute ed il facile passaggio allo stalo ero" nico, sono più che mai pel militare la causa del precoc" svolgimento, del precipita decorso della tisi e quindi della « frequenza e dei casi e della elevala relativa mortalità, in " riscontro alla popolazione civile di sesso maschile e de:Ua u stessa eta , . La scrupolosa s celta dei nuovi soldati, la pronta eliminazione dei sospetti di incompiuto ristabilimento sono misure desiderevolissime, alle quali s'intende da qualche anno da noi con ogni cura .... Ma nella pratica attuazione si incontrano ancora difficoltà gravissime, anche d'ordine morale, che non si possono di~conoscel'e; non è possibile pei paesi a reclu· tamenlo obbligatorio, seguire su questa via l'lngbillerra. Il tempo spianerà pur la nostra via e potremo almeno far quanLo fa già la Prussia ed ottenerne gli stessi risultati. Francamente, credo l'alimentazione ordinaria del noslro soldato sufficiente; si dovrebbe positioamente aumentare però d'alquanto nelle circostanze di grandi fatiche, di eccezionale dispendio delle forze; e se ne dovrebbe procurarA e curare rag ionevole la varietà .... A ciò più che altro fanno ostacolo


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BIBLIOGRAFICA

alcune pratiche disposizioni amministrative, che non sarebbe difficile far piegare a tanta riconosciutA necessità. Faccio pur ìo voti perché si inventi c un copri-capo soffice, c leggi ero, bianco in estate, caldo in inverno, che permetta u alla traspirazione di evaporarsi, che protegga dalla pioggia, • dal vento, dai raggi solari e soggiungo che sia pure solido, c resistente, durevole; non!deformabile, economico; ecc. ecc... " ma mi par sia più facile desiderarlo che immaginarlo •. Feci ora, com'altra volta qualche osser vazione, nella convinzione clte mantenendosi su d'un te1·reno più limitato, ma sodamente pratico si possa meglio riuscire all'intenLo. Ma non perciò intesi mai menomare il valore dell'opera, ed il merito degli sforzi tentati: riconoscente anzi dell'interesse ed affetto che conserva all'esercito, io stringo al collega cordialmente la mano, additando il suo bel lavoro ai colleghi, che

vi troveranno larga messe di dati utilissimi a chiunque si occupa di tali studi. B.

,


1066 •

CONCORSI

Conoono al premio Blberl per gU uftlolall mecllol del 'B. Eserolto e della 'B. Marina scadente U 31 marzo 1885. - .(Giorn. Milit. Ufjic., pubbl. il 21 settembre 1883, disp. 37', parte 2').

PROGRAMMA. Sarà aggiudicalo un premio di lire mille alla migli<•re delle memorie redatte da ufficiali medici del R. Esercito e della R. Marina sul tema seguente: Delle ernie ehe più frequentemente 8i 088eroano nei militari.

P remesse alcune nozioni sugli elementi anatomici di tali ernie e sul meccanismo della loro formazione, indicar le cause da cui più probabilmente dipendono ed a cui vengono comunemente attribuite. Tutte le ernie che si manifestano nei militari, durante la prestazione del loro servizio, si possono e si debbono con· siderare come provocate sempre e necessariamente da esigenze od eventi del servizio stesso? A quali provvedimenti danno luogo le ernie incontra le per ragione di servizio, a seconda del grado dei militari che ne vengono affetti, e dell'importanza delle ernie medesime? La disposizione regolamentare vigente, in forza della quale gli erniosi sono trattati in modo (iiverso secondo che essi sono semplici gregari o caporali, ovvero suttufficiali, non richiederebbe per avventura una modificazione che pareggiasse i diritti di questi e di quelli? In che maniera si potrebbe ottenere una diminuzione nel numero degli erniosi che ogni anno devono essere eliminàli


CONCORSI

1067

dall'esercito, perchè inabili a prQseguire nel servizio attivo, mentre, nelle vat·ie visite mediche subite prima e dopo il loro arruolamento, erano stati riconosciuti perfettamente idonei a siffatto servizio? Condi~ioni. del concorso.

1. Nessuna memoria, per quanto pregevole, potra conseguire il premio se l'autore non avra soddisfatto a tutte le esigenze del programma. 2. Le memorie non premiate potranno, ove ne siano giudicale degne, conseguire una menzione onorevolo. 3. Le dissertazioni dovranno essere inedite e scritte in lingua italiana, francese o latina con caratteri chiaramente leggibili. ·i. P otranno concorrere solamente gli ufficiali medici dell'esercito e della marina, tanto in altivita di servizio, quanto in aspettativa od in ritiro. - Ne sono pet·ò eccettuati i membri del Comitato di sanité militare e della Commissione aggiudicatrice del premio. 5. CiaHcuna memoria dovrà essere contrassegnata da un' epigrafe, la quale verrà ripetuta sopra un'annessavi scheda suggellata contenente il casato, il nome, il grado ed il luogo di residenza dell'autore. 6• Sara evitata qualunque espressione che possa far conoscere l'autore, altrimenti questi perderà ogni diritto al conferimento del premio. 7. Verranno soltanto aperte le schede della memoria premiata e delle giudicate meritevoli di menzione onorevole,. le altre schede saranno abbruciate senza esser e aperte: 8. L'estremo limite del tempo stabilito per la consegna delle memorie all'ufficio del Comitato di sanità militare é il 31 marzo 188il; quelle che pervenissero in tempo posteriore sarebbero considerate come non esistenti. 9. La pubblicazione nel Giornale di medicina militare dell'epigrafe delle memorie presentate al concorso servirà di ricevuta ai loro autori. 10. Il manoscritto delle memorie presentate al concorso apparterrà di diritto ai Comitato di sanità militare, con piena•


~ 068

CONCORSI -

ANNUNZI NRCROLOGICI

facoltà ad esso di pubblicare per mezzo delle stnmpe quello della memoria premiata. L'autore però della memoria premiata è altresì libero di dare, collo stesso mezzo, pubblicità al proprio lavoro, anche emendato e modificato; purchè in questo caso faccia sì che da una prefazione o dal testo del libro s i possano conoscere tutti gli emendamenti e e modiiìcazioni introdottevi posteriormente all'aggiudicazione del premio. Il Pt•esiclente del Comitato di sanità militare. MANAYRA Maggiore Geuet·aù :lledico.

Il 23 corrente ottobre moriva a Roma il professore commendatore FRANCESCO CORTESE, {>residente emerito del Comitato di sanil.à militare e maggwre generale medico nella riserva. Ne diamo pet· ora il semplice doloroso annunzio, ma ci riserbiamo di dire a maggior agio di Lui e dell'opera sua , come medico militare, giacchè la sua abile attività ben mesilino che il Corpo Sanitario militare ne conservi viva memoria. LA DIREZIONE.

SaorUlolo a11& •oteua. Il dottore THUILLIER membro della commissione francese che, sulla iniziali va del Pasteur, recavasi in Egitto per isludiarvi la imperversantevi epidemia colérica, colpiLo dal ter· ribile morbo, cadde vittima del suo amore alla scienza ed alla umanità. Ricordandone il glot•ioso nome noi tributiamo all'illustre scienzalo il ben mer1tato omaggio dovutogli per l'eroica sua devozione di'arte ed all'onore professionale. B.

Il Direttore

Dott. F ELICE BAROFFIO col. med •. Il Redattore CLAUDIO SFORZA

Copl ,ono mtdloo.

NuTt:-tl F EDERtco, Gerente.


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NOTIZIE SANITARIE

Stato II&Ditarlo..U tutto l1 R. Blteroito nel mHe 411-..glio 1882 - (Giorn. Mil. Ufflc., pubblicato il 28 febbraio 1883, disp. 6•, p. 2•).

Erano negli ospedali militari al i' luglio 1882 (1) . 6374 Entrati nel mese 9008 Usci ti . . . . . . . . 8818 Morti . . . . . . . . 108 Rimasti al 1• agosto 1883. 6456 Giornate d'ospeda1e . . . i93782 Erano nelle infermerie di corpo al 10 luglio 1882 . 18<i6 Entra ti nel mese . . • . . 8115 Usciti guariti. . . . . .. . 7091 • per passare all'ospedale 1386 1 Morti . . . • . . . . Rimasti al t• agosto 1882 1483 Gior·nale d'infermeria . . 52035 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 41 150· Totale dei morti . . . . . . . • . . . . . Forza media giornaliera della truppa nel mese di luglio 1882. • . . . . . . . . . . • . 214818 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di 1,35 forza . . . . . . . . . . . . . . . . . Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle in2 57 fermerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . ' Media giornaliera di ammalati in cura negli ospe37 dali e· nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di 0,70 forza o

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(l) Ospedali militari (principali, succursali, infermerie di presidio • apeciall) e ospedali ci vili. (i) Sono dedotri gli ammalati paanti agli ospedali dalle infermerie di corpo.


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NOTIZIE SANITAR IE

Morirono negli stabilimenti mililari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 87. - L~ cause d.elle morti furono: merring ile ed encefalite 3, bronchite acula 5, bronc hite lenta 3, polmonite a cula 7, polmonite cronica 5, pleurite 11, peritonite 4, ileo·lifo 24, tuber colosi cronica #ii, catarro enterico acuto 2, catarro enterico lenlo i , emollisi 1, febbr e di mal ari~ 1, cachessia palus tre 1, malattia del fegato 1, nefrite 2, linfangioile infettiva 1, mieli le 1, ascessi 2, piaghe cancrenose 1. Si e bbe i morto sopra ogni H 9 tenuti in cura, ossia 0,6i per 100. Mor·irono negli ospedali civili N. 22. - Si ebbe 1 mor to sopra ogni 108 tenuti io cura, ossia 0,93 per 100. Mol'irono fuori degli stabilimenti mil:tari e civili N. 41 cioè: per malattia 18, per annegamento 5, per congestione cerebrale 2, in seguito a caduta 2, per suicidio 14.


NOTIZIE SANITARIE

407.f

Sh.to saDitario di tutto 11 B . Eserolto nel me1e 41 lettembre 1882. - (Giorn.. Mil. Ufju: . pubblicato il12 aprile 1883, disp. iO", p. 2'). Erano negli ospedali militari al t• settembre1882 (1) 5019 Entrali nel mese. 52~ 6272 - Usciti . . . . . . . . Morti . . · . . . . . 86 Rimasti al 1' ollobre 1882 3951 Giornale d'ospedale . . . 134220 Erano nelle infermerie di corpo al t• settembre 1882 902 Entrati nel mese . . . . . . -\369 Usciti guariti . . . . . . . 3580 " per passare all'ospedale . 684 Mor·ti . . . . . . · . t Rimasti al t• ottobre 1882 . . 1006 Giomate d'infermeria . . . . 31718 Moeli fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 23 Totale dei morti . • . . . . . . . . . . • . HO Forza media giornaliera della truppa nel mese di settembre 1882 . . . . . . . . . . . . . . 169680 Entrala media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . • . . . • . . . 1,04 Entrata media giornaliera ne~li ospedali e nelle inf~::rmerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 1,90 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . . 33 Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . 0,65 (Il Ospedali milltar i (principali, succuraali, io!ermerie di prealdio e epeciall) e ospedali civili. (~J Sooo dedotti gli ammalati passati agli ospedali dalle lofermeri~ di corpo.


4072

NOTIZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermeriedi presidio, speciali e di corpo) N. 73. Le cause delle morti furono: bronchite acuta 1, bronchite lenta 2, polmonite acuta 3, polmonite cronica 3, pleurite 3, idro-pio-torace 1, tubercolosi cronica 6, pericardile 1, pel'itonite -i, ileo-tifo 39, catarro enterico acuto 1, catarro enterico lento 3, dissenteria 1, scarlattina 1, nefrite 1, compressione cerebrale 1, ar• trocace i, ascesso acuto t. Si ebbe 1 morto sopra ogni 116 tenuti in cura, ossia 0,86 per i OO. Morirono negli ospedali civili N. 14. Si ebbe 1 morto sopra ogni 129 tenuti in cura, ossia 0,78 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 23, cioé: per malattia 14, per annegamento accidentale 1, percongestione cerebrale 2, in seguito a caduta da un carro 2. in conftil\.o 2, per suicidio 2.



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SOMMAR:IO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE IA8Cl COLO.

ltlemorie origiu.. ti. Relazion e sulla l'<Jsezione sotto-perioatea d eli· artòcola~ione ome: ro-cubltafe sinistra pe1· osteo-mielile granulosa - DOlt. CarJonl leonardo, tenenr e medico di com pl emenw . • . . .. 1J«9· 11>13

llivh;ta di ;::;lornnli Italiani ed &Ieri. RI V ISTA MEDICA .

Sulla presenza di m icroc.occbi u~>llo spur o della poeu mooiLe Franz Zlel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . - · • Sulla putologia del sangue - M. Lltten. . . . . . . . . . · • La rroepirazione curaoea negli uomini sani e uei nefrllicr - · laussen . . . : . . . . . . . . . . . . _ . . . . . ~ La propagazione dt~i rum ori r espiratori dell'addome. e suo •alore nllll a diaR,to osi delle all'e~ioni addominali - Cantanl . - » DlajZnosi ditferen7.tale delle lesioni traumaricb.e del ce r• ~llo Duplay

. . . . . . . . .

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1100

RIVISTA CHIRURGICA.

Note ct.irurgiche_ sulla gu e rra degli Zulu e Transwaal clal 1!<10 ,. l 109 al 1881 - Blarr Brown. . . . . . . . . . . . . - · R eseti one del piede medianr f' la Cbti rpa~ione primi tiva. dello us tragalo nella intlamm azioo t> fungosa. dell' art icolaziOile P. Yogt . . . . . .

. . . • .

. . . .

. . . . . . . ..,

Cbiusu r·a della -rena cava inferi ore - F. W. Warren. . • F rattura. composta dell'osso temporal e con eroi ~> del c<'i·vèll~ - G. W. Pilkington. . . . _ . . . . . . . . . • Gr·osso calcolo s aJivare - Giorgio Markern . . . . . . . · • • RIVISTA DJ OCULISTI CA. Uno studio clrrdco istologico sulproresso tracom atoso - E. Mandelstamm . . . . . . . . . . . . . · · · · · Studi aul la eziologia d ..lla m iopi~ - M. Tscherning . . . . . . • Sulla natura dell'ottal mia prodoua dafl a Jequi rity - H. Sattler. • RJYJSTA Dl TERAPEUTICA Sulla atione dPl ch inino e dell'a cido salie ili co sull'organo nell' udito - Kirchner c Weber·BieL . . . . . . . . . . " L'azion e della nitroglicerina e i nitriti - Malteo Hay. • L' ioauffi aziooc ipodermica.- Enrico Silvester . . . . . • T a o nato di soda o~ Ila n e frite «ronica - E. Brlese . . . . . . " soHorina o ff'gato di solCo cristall\nato pel bagni solforosi saol'.a ' odor" - Langfebert . . . •. . . . . . . . . · · · · • I>ell 'rnuti lit;ì drr r ime di stittici nella ch i r urgia generale - Jo~n B. c Roberta . . . • . . . . . . . . . . · · · · • · •

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RIVI STA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA .

Sull' uso dell'eto· re e del clo roformio pe r la ricc·rca dell 'acido salici lico nel vi.no - R. Malenlant . . . . . . . . · · · • Oosatur·a d('IJ'•cfdo &alicìltco ne l latte <' nel burro- a: Remont .

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1136

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--M E M O R I E O R r G I N A . L l : RELAZIONE IOLLot.

RESEZIONE SOTTO- PERIOSTEA

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ncÙ~rcrcnza

.J.JIUa scientinca dulia diroziono di sanità militare di An•:oua, Il ~ Ìì'Ovembre l88J, dal doLI. fJarloai Leoaarde, ltmenlo Dlod lco di - '"ccl'mplèmento. · ' l'

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PER OSTEO-MIELITE GRANULOSA

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DELL'ARTICOLAZIONE OMERO-CCBITALE SINISTRA

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Dehbo alla squisita gentilez1-a del sig. direttore ctn•. Ubaudi, se, nel mese di giugno u. s. , eu bi l'opportunità di eseguire la rese.rione omero-cu.bilale, di cui o;;gi sto per lesservi l'istoria. I. AnamnP.t1. - Lovato Augusto, soldato della classe f 859, eiTellivo al dislrello militare di Ascoli Piceno, è giovane di gracile costi tuzione, e. come suoi dirsi, d'un temperamento li n fatico per eccellenza. Non ha mai avuto manifestazioni di scrofola, sebbene ne abbia l'auito. Proviene da genitori, per quanto egli ci asserisce, !lnni: infalli il padre, morto nello scor~o apr·ile, per mnlattia acuta di petto, aveva per lo innanzi goduto la piu (Jel'f,. lta ~: dnt c . 69


• RELAZIONE

La madre, tutt'ora vivente, nonchè sei tt·a fratelli e sorelle, rappresentano ' lo specchio della salute e della robustezza.Neppure nei rami collaterali del suo albero genealogico, l'ammalato olTre elementi morbosi ereditarii , su cui appoggiare in parte l'etiologia, sia del morbo, che abbiamo 'sotl'occhio , come della sua debolezza organica.

Fin dall'infanzia ebbe inoculato il vaccino con felice suc· cesso, ma con incerto risultato, quando vi fu di nuovo sottoposto alla sua venuta sotto le armi. Non ha sofferto alcuno degl ~ esantemi febbrili aculi, pr·opri dell 'età gioYanile, solo in due epoche ben di ve!'se, all'età di i 6 e 22 anni, cioè, è stato passivo di due ercsipole fn.cciali, che pel'ò ebbei'O un decorso normalissimo e senza complicazioni di sorta. Del resto nessun altro antecedente morboso riscontriamo nella anamnesi del nostro malato. L'attuale malattia daterebbe da circa 6 mesi. Premetto che sotto le armi, ad eccezione d'una leggera otite acùta a dest1·a. di natur·a pr·obabilmente reumatica. per la quale stette all'infermeria venti giorni, e di cui guarì in modo completo; e di quella secon da eresipola sopranominata, per la quale l'icoverò nello spedale civile di Ascoli Piceno, egli non solo ha pot uto sostenere le fatiche della vita militare, sen:za risentirne detrimento alcuno, ma anzi fino al novembre dell 'anno decorso ba goduto la più perfetta salute. Fu sul finire del mese di novembre e nei primi del mese di dicembre 188,1, che il Lovato cominciò ad avvertire in conispondenza della paf'te più alta dell'olecr:mo sinis1 ro un dolore, spontaneo, o1tuso, gravativo, non continuo, anzi inLermittente del Lul1o , circoscritto a quel punto; dolore, che lo molestava più il giorno che la nolle e che, oltre a prodursi cosi spontaneamente, bastavano a suscitarlo e inasprirlo la pressione e il moviment-o di estensione dell 'arto. Nei primi


SUlLA RESEZIONE SOTTO-PEIIIOSTEA, ECC.

1075

~iorni nessuna tumefazione apprezzabile potè riscontrarsi nel

luogo o all'intorno della sede del dolore; però l>en presto, ver·so la metà dello :<:te:;so mese, si esacerbò facendosi acuto conti nuo, non più ci1·coscritto ma esteso, e comi nciò pure una tumefazione uniforme delrarticolazione del ~om ito sini!;tro , -con impossibilità assoluta ai movimenti si auivi, che passivi dell'avambraccio e mano corrispondenti, che presero tosto t·ol brat:cio una posizione angolare. Ricoverò subito allo spedale civile di Ascoli Piceno, ove localmente gli si pmticarono forti e ripetute p~nnellazioni di tintura di jodo; però la tumefazione, il rlolore e l'impossibilità dei movimenti andarono ogni giorno gradatamente crescendo, fìnchè ai pr·im i del febIH·aio u. s. il dolore diminuì quasi d'un tratto, manifestandosi contemporaneamente, in corrispondenza dell'epicondilo omera le, una pastosità che stava a denotare snppurazione in <'Orso, e che fu agevolata da! chirurgo con topici emollienti. . Ai primi del mese di marzo, essendo comparsa manifestat issima la fluttuazione, si praticò in questo punto una piccola. incisione, dalla quale si ebbe fuoriuscita abbondante di un pus sciolto, fetido e mi sto a sangue. Dieci giorni appresso, in corrispondenza dell'apice olecranico, la pelle si ul cerò, dando !'ponlnn e;Jmcnt e esito pur essa a buona quantità di pus, che al disollo er::l'i raccolto. Tale ulcerazione probabilmente fu agevolata dal decubito. Ai primi di aprile circa comparvem altri due piccoli ascessi, t.mo in corrispondenza quasi dell'epitroclea e l'altro all·esterno pres:;'a poco di contro al capitello del radio. Furono amhedue aperti dal chirurgo mediante punturn. Qu este aperture rappresentar0no subito gli sbocchi di altrctlanti seni fi stolosi comunicanti quasi tutti fra loro, e che quasi tuili immettono anche allualruen te per di verse c tortuose vie nella cavità articolare; da essi giomalmente cominciò a scaturire pus in gran quantità, mantenendo i caratteri Iìsici di quello sopra descritto.


4076

RELAZIO:'iE

l

La wra , dur:mle la sua clegenz:t nello ::.pedale civile, oltreche quella in principio indicata, Ila consistito di poi in una semplice medicalura antisellica, coadiuvala solln nto da una cura ton iC•J- ricosti Lnen Le interna; la quale forse ha servi lo a mantenere il nostro soldato in qu elle lodevoli condizioni generali di nutrizione, io cui lrovasi ancheallualmente, sebbene le perdite giorna liere d'albuminoidi, per la via della suppurazione, siano state e siano Lullora pi utlosto notevoli. Non

ostante la cura suddetta le condizioni locali andarono ogni giorno più aggravandl)si , fino al punto da presentare le profonde alterazioni, elle descriverò in appresso.

Il . li soldato J.ovato entrò in questo spedale militare la sera del 27 maggio u. s. Uno sguardo generale a. quest'individ uo fa di l egger~ intravedere che esso è passivo da qnalclle tempo d'u nn malattia lenta e consun tiva. Sebbene si conservi di:;creto il pannicolu adiposo sollo cutaneo e intt'gre del tullo si ri!;contrino le funzion i digestive, per cui la nutrizione può farsi ~empre in modo inappuntabile, pure è manifestissinl(l un certo grado di anemia, fatto palese dal coloramento pallido delle mnr.cose e della pelle, la quale tende un po' anche al giallastro, nonchè un discreto grado d'ipotrofra, specialmente nel sistema muscolare. L'avambraccio sini stl'O col braccio corri~pondente forma un angolo pres:o;ochè retto , per cui si trova colla sua fa ccia nr.tero esterna a c0nlatto della regione epigastrica. Di più l :wamhraccio sinistro e la mano si trovano nella pron:-~zion e forzata, in modo che il loro margine radiale, invece di essere v()~Lo in alto (come !iuccede normnlmcnte stando l'arlu in posizione ad angolo) si Slrtlo ailnale. -

\ '


4077

SULLA n ESl!:ZlON& SOTTO -PERlOSTEA, ECC.

trova del tntlo all 'indi etro ed un poco in basso . L'articolazione del gcomito ha perduto intieramente la sua forma e configurazion e normale; infatti è tntla tumefalla all 'intomo ; ma il ma:;simo di essa tumefazione è di co ntro alla linea interarlicolare c va scemando a grado a grado all'insopra e all' inso lto in I!Ui sa, da imprimerle una fi gura pressoché fu siforme. Rilevusi inoltre un notem li!'simo assouigliamenLo per atrofia mu:;co lare dr l brncl' io ed :wambrnccio corrispondenti, do'' uto in parte nl l'i nnzioue òell'arlo, come forse in parte nd un pervertimento di nutrizione di es~o, es:>endo i materiali uutritizi richiamat i al punto infiammato. E.eguita la misurniorw .'iia dell 'arto aiTctlo come di quello sano, nvemrno i seguenti r i ~u lt nti:

Misurazione.

Art o

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d C Hfro

Arto

l P c1·i mrlro aJ·ticolaretiPI J.!o luilo. . . cm. :22 Id. ICI'Zft i11 fer iore del )) :!0 b r·nccio hl. tHrzo rnfp.r·inr·n d ell'u \'(ltl llll'a~'<'Ì O. • 16

l -

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ter7.(>"'u 1wr·i o r cdel-

l' avn111bra ccio.

-

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2't'/,

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l l Perimg.Jm etr·o ar•ticolar·e dr l lo. cm. 4:7'/, lù. tt•r zo i11fe r·iore de l

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l l

IJ i D i" C r

braccio

" IJ . terzo i11f61'inrr del· l'avambrtwcio . »

l

32

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Id . Le n;o s u p e r i•we ùell'u vamlJ raccio . )) 26

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t'

La pelle in co rri :;pondenza di que:; la giuJ_llura , cosi deformalu, oltn•cl .è presentare cinque nperture nstolose, nei pun ii testè inùi ta li , c di cui una è rappresrntata da ljllell'u lcerazi one pc'r decu bit o, che ri s~:o ntms i alla faccia pn!'Leriore dell'olecrann (ulcera della grandezza d'un<1 moneta da 5 franchi , a margini rosirc hiati , sca bri, irregolari, con fondo ripi eno di g ran ulazioni pa li id e, sporche, facilmcute sanguinanti, secer-


4078

RELAZIONE

l

nenti un icore sa niosu fetido; e attraverso alle quali si fann() strada trami ti fistolosi, aventi diverse direzioni) presenta pur~ una colorazione livida pressoché uniforme, è lucida per tensione dell'edema so ttostante, come pure olfre un coloramento rosso vinoso, piutlosto intenso, all'intorno degli sbocchi fistolosi . Introducendo con cautela uno spec illo per le due aperture più anteriori e più basse si vede, che ambedue comunicano direttamente tra loro e ampiamente col cavo articolare, che trovasi ripieno di fun gosità fla ccide; e facilmente sanguinanti, e di più ci sembra di apprezzare la scomparsa delle carti lagini d'incrostazione. In troducendo im ece lo specillo allraverso all e granulazioni dell'ulcera, teste ùescrilla, alla faccia posteriore dell'olecrano si penetra direllamente nella trama ossea di questo, che si apprezza rarcfaua e in parte distrulla. Non è possibile determina r~:~ se ahbiasi o no mobilitil abnorme dell'articolazione, perch6 l'acutissimo dolore, che risregliasi anche ai minimi mo ,~ imcnti dell'arto, re lo impedisce; ma stando all'andamento , durata, e alla natum della malallia, nonchè a tutti i caratteri obbiettivi fin qui rilevati , ci è dato !'Ospeltare, che non solo vi del> ba essere perdita di soliditi't Df'll'articolazionc alfella, sia per l'allungamento dei legami articolari , come per la scomparsa delle cartilagi ni d'incrostazione e per l'usura delle conispondenLi epifisi; ma Cl'ediamo di più che parte dei lega menti sieno di'itrulli , specialmente l'anulare del radio, e il lega menLo l ater;~ l e esterno di della artico lazi~ne, il qual fallo starebbe a spiegarci l'e:::ngerala pronazione e rotazione del radio all'interno, qua. ich& quest'osso fosse scmilussato. Non basta; dacchè l'ammalato è degente in questo spedale è comparso un altro piccolo ascesso situato qualchecentimef ro al disopra dell'epitroclea, e che trovasi lungo il decorso del fascio nerveo-vascolare. L'esame degli organi loracici ha dalo

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SULLA llESEZtONK SOTTO-PEHIOSTEA, ECC. '

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un risultato pet·fellamenle negativo. Si hanno appena segni d'un legg-ero catarro bronchiale. Il malato è piuttosto vivace e risponde prontamente alle domande. che gli si indirizzano; ha buon appetito. o tutte le funzioni dell'apparato chilo-uro-poictico si compiono inappuntabilmente. Dacchè è entrato nel nostro speùale ha pre:;entalo un leggero movimento fellbrile, a tipo anomalo; le esacerhazi oni febbrili sono avvenute sempre nelle ore pomeridiane e non hanno mai oltrepassato i 38°, 9'. Il polso è piccolo, vuoto, pinttosro ft·equente (Il i), la re:;pirazione normale (30). L'ana lisi urosl'opica ci ha dalo resultati pressocl•è negativi , infalli l'esa me ript>t11tamenlP e~ll)!Uilo dall'egregio farmacista sig. Ferrari ha dato sol!anlo tracce piccolissime d'albumina, ' e di fosfato. tri basico di calce l ibero; del resto tutti gli altri costituenti vi si trovano nelle proporzioni normali. Il malato infine non ha avuto per ora sudori profusi, specialmente nella notle, nè mai accessi di freddo.

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Ili.

Diagnosi. -Questa ci sembra evidente: infatti crediamo tratlat·si di una mielite iperplastica gmnnlosa al gomito sinistro. In antico le infiammazioni articolari croniche, da qualsiasi elemento anatomico di esse prendessero inizio, furono nppellate in modo confuso ed impr·oprio con i nomi di tumori bianch-i, artrocaci, a1·tritidi scrofolose, fungose, ecc. La denominazione di artrocace, siccome per il primo evidentemente espresse il 'nostro Ri beri, em applicata ~oltanto alle artro-sinot>iti c·roniche neli 'ultima loro fase, quando cioè gli elementi proprii dell'articolazione, come quelli peri articolari


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WBO

JIELAZI O'i!

orano in completo sfa celo. Il Volkmnnn e Bonnel poi introdussero altre distinzioni, chiamando lttmori bianchì quelle sinov iti fungo:;e, in cu i il processo fl ogistico ha esordito dalla. !'inoviale, chiamando invece artrocaci quell e in cui l'infiammazione ha av uto ori gine da lle epifisi. Fi nalmente I'Hueter in moJn pi li prorrio cd esauo rh in ma si noriti iperpla.çliche !fTa.onlose i !1tmori bìrmrhi, e 1llidìti ip1'1'pfastichr yranulosr gl i a1·trocaci. T ;~ li dennminazioni sono. ripeto , le più e;;alle, prrchè spieg;-mn ahl1astanza l'origin e e la natura i:;tologica del morbo ; inf:1tti. olt rcr h&~Lah i lire . se la mnlattia ebbe inizi o. piuttosto dal la ;;i nur inlr, c:hc d : tll'os~o (eosa, come re<lrrmu, utile per la cura. ma non sempre fa eil c e po:;~ib i l c :1 determi narsi. spe rialmrntf' a malat tia n,·anza l:l) indira poi coll'cpitelo: !Jra nulnsl1. rhe lrali:J'i ò'nna ncofnrmnzionc vera e propria , ap-pnrtrnr nlc per l'trutlura, forma, eroluzionf', ccc., alla cn legoria rlei !JI'IlllldOIIIi come per il p1·irno ùimo ~ lò 1\ 0:>ler ( ll'irch: A. XLJ"IJT. pag. 9:). ,'1/ed. C1lb. •1873) cd in seJuit o il Friedlfinder (.lled . Lllf1 . png. 673) il Yolkm:.1n n (Coufcren::e Clinirlu N. H4-) lo Zi e,I!!Pr (E.rperiment. l:ncrrsurlnwgen, 11ber. rl . Ttt.lll'rk . Wurzh. 18ìi.i) e molli allri. f. he m'l nn~lro r.a~o tlehhn lrallnr,;i d'un _qrrmuloma, c.redu che s;H·c·hlw O\l io il d.imo:;trarlu. lnfa lli il modo ;;ubdolo, lento, P srnzn r~115a app1·eu.a h ile d' io izin r.-:i del proce!'SO morhMn, il rl r>C t)I'SO, e gli esiti, dw in sf'guitu sono avvenuti stan no e,· itlru!Pn,rnte a dimo ~l rnre il n o~lro a:;:;erto. Piutlosto snrebhc a dunwr1tl:u·,;i: nel caso nn:;lro si trnlta d'una sinonìlr , o d'una 111il'/ite !JI'Il111llusa? Os:~ i a ~t·c.oudr• Volkmann e BonnoL d'u n /.milo,· fll.(/111'0, o d'11n a rtrnca('(•?

Sr· tPniamo o;o nlt> ù'o!.!n i rirro:-tanza nn;nnnr,;ticn, rhe l11 • mnla11i:~, cinè\, rnminriò !'pon!anea, c.on dolore ot lu :;o, grnvati\'o. inl r rmitLcnlP, cin·llsc rit to all'npofì-;i olecranica (ch e

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SUJ.I,A llESEZION E SOTTO·PER!OSTEA, ECC.

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per essere osso spongioso è un terreno ben adallo per lo sviluppo di tali malauie) senza tumefazione parziale nè generale del gomito. il quale al contrario si tum efece circa 20 giorni dopo, quasi ad un tratto; se teni amo conto che i movimen ti erano possibili ed era soltanlo un poco dolorosa l'estensione compl eta dell'a rto; da tutto ciò, io crt>do, potremmo avere prc::.unzioni bastanti per· afferm are, che con molla probabilità. l'affeziono avesse origine dali;\ trama spongiosn dell'apofisi olccranica solto forma di mielite granu lo::n . La siuovile e lo alterazioni degli allri capi ossei, e delle parti moll i, per noi rappre:;enlano un processo del tullo secondario, e mi sembra f.he l'a ndamento della malallia lo dimostri ad evicleuza. Ci o slarci,J,e d'accordo ancora, come Yedremo in seguito, wlle nlterazioni profond e da noi trovate nell 'estremo superiore dell 'ulua.. Tale diaguusi è difficile specialmente, perchè l•ao;a ra su lle ~empli c i dcpo~;izioni del malato e allorquando la malallia è aranzala, sia pure al 2" stad io, non c quasi più po:-"ihile !'lahi li rla . L'utililit di C)tJ C'l' La dingnos i potrebbe spiegarsi ed anzi si di spiega., nrlla scrlla della r nra. più o meno radicale, a cu i disgraziatnment e il più dr lle r olle siamo costretti a ricorrere per que:'to processo morboso; infatti alle iniC'z ioni intcrnrtirolari au lisell iche o n~l ringcut i , al rasr hiamenlo, e srnolamento, alla. resezione. cd nll'am putazi ono infi ne, non si può impudentemen te r·iC'o rrerP, !'C primn il chirurgo non si è formalo un concet to, alm<'no approssimal iro, del grndo, qualitit ed estt>n:::ionc òelle alterazioni, clte col suo allo 'operatorio Tuole sconginr:Jre. lo pure mi sono ingegn:1to eli dPsumern le alterazinui ùi (Jll ell'articolazione, prima eli decidermi ad un allo oprr:llorio tJunl;:;iasi c son ven'uto nel concett o rhe il gnmul oma ~ia al 2° sradio, e che sin mo hcn lontani ancora da ll o sfacelo della


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RELAZI ONK

giuntura. È vero che ho segni di1·etti dell'ascesso osseo dell'olecrano per la mieli te granulosa, dell'erosione delle superficie articolari, per la necrosi delle cartilagini, della perforazione in più punti, e forse anche distruzione in parte e degenerazione della membrana sinoviale, della rottura del ligamento laterale esterno, ecc. ecc., condiz ioni gr<lovissimeper indurmi ad eseguire un atto operatorio conservativo; ma d'altra parte la persuasione che le lesioni ossee dell'omero e radiosiano superficiali, limi tate alle epifisi (perchè secondari e alla sioovile) che quelle dell'olcrano, sebbene primarie, oltrepassino poco più che l'epifìsi, che i tessuti moli i periarticolari sieno tuttora ben nut1·iti, e non degenerati, e infine le condizioni eçcellenti di nutrizione, in cui trovasi l'ammalato mi sono arm sicura per intrapt·endere un atto operatorio conservativo, ed in questo caso preferisco la resezione, per ragioni, che dirò più sotto.

IV. Prog11mi. - Stante la profondità delle lesioni sopra descrille, la prognosi 13.del tutto infausta, quanto alla conl'ervazione della giuntura; però la crediamo buonissima, quan to alla buona riuscita dell'operazione e alla vita del malato, ove si venga senza indugio all'allo operatorio, che propongo, poggiando tal mio l{iud izio (convalidato da quello personale del sig. direllore, tenente colonnello medico cav. Ubaudi) sopra diversi elementi: •1° L'esse1· circoscritta la malattia ai soli elementi articolari e non compromesse le dialìsi; 2° Sul fallo dell'integrità assoluta di tutte le funzioni organiche in quesL'individuo, e sul suo relativo benessere e per la sua età giovanile;


SULLA RESEZION ~ SOTTO- PERIOSTEA. ECC.

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3• Finalmente, perchè, eseguendo quanto prima l'operazione i n queste eccellenti condizioni genemli, e con tutte le precauzioni della medicatura listeriana, non possiamo riprometlerci che un brillante risultato.

v. Non potendo ormai, per essere troppo estese le alterazioni sopra descritte, fare appello ad alcuna delle tante J·isot'Se, che talvolta ci olTre in chirurgia la cura espeltanle è d'uopo, senza frupporré indugio, ricorrere ad un allo operatorio ct·nento e radicale, ma che al tempo stesso può rientrare fra quelli della chirurgia conservatl'ice. Due sono i mezzi da scegliere nel nostro caso: 1o La demolizione completa dell'arto al disopra dell'a rticolazione, ossia l'amputazione al terzo inferiore dell'omero; 2° La resezione sotto periostea, pt·ocesso Langenbeck, di tutta quanta l'arti colaziouc. Dietro mature riflessioni , e l'autorevole opinione del signor direttore, che, in questa circostanza pure, mi fu larghissimo di dotti consigli, credo nel nostt·o caso essere indicatissima e conveniente la resezione: 1o Perchè, oltre le condizioni più volte rammentate, essendo favo revolissi me le condizioni generali dell'iniermo, non solo non vi è differenza di gravità tra la resezione di questa articolazione e l'amputazione dell'omero al terzo inferiore, come sostiene il Billroth e con lui molti altri, ma la prognosì in questo caso, come lo dimo~t rano numerose statistiche, è piu favorevole alla prima, che alla seconda; 2° Perchè il resuilalo definitivo della resezione, qualuoque esso sia (all'infuori, ben inteso, d'un articolazione Cura. -


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RELAZIONE

pendola) sara sètnpré p·referi bile al moncone d'un me mbr<t amputato; 3° Finalmente perchè, ove trovnssimo nncora durante l'amputazione altern7.ioni tali d11 rendere impossi bile o pericolosa per le sue consE>guenze la resezione, saremmo sempre in tempo a ri correre ad un processo di demolizione completa.

VI. Opem:iont'. - La pn1sente storia fu Iella al consulto coi Jegin le che rhhe lu ogo·il di 9 giugno n. s.; a questo prendevano parte, olt re al sig. diretto re, i capitan i medi ci signori dollori Zini, Tommasi ni, D'Andrea c Baillanza, e il tenente m edi~:o ~ig . dot tor Falconi . Non fu promossa dai consulenti obiezi one di S01'ta, percu i, ven E>ndo ad essere approvaLa in ogni ~ua p:1 I'le la di :-~gnosi , e la !'r.eltn drl metodo opem tiro, es~e ndo :.wra loratn dal I(Jro unan ime consenso, mi ncc in si ai preparati ' i per la re,;ez ione, che infatti f11 da me e::eguita il succes,ii'O di '' O~i ii ,!II O . Lll ~era prec<'llr nl c amministrai all'amma lato un cl istere o l eo~n . e cli:;posi rhc per il ruattino fosse tenut o complelameule a digiuno . ])egl i !:l rumcnti cl1irurgici tenni preparati, oltre quelli slrenamcntc necessari ed iudi spen:;abili per uu tale allo operatorio (come in ri ~ervn; nel caso, che ne fos~e soprn;.rg iunlo il hi:>O~f ii O) i l tc rmocnnterio del Paqucli u, nn ampu tnnle, illuho rl a~lico d e ii'E~rnarl'h pt'r l' e111os1a~ia provviso ri ~ e una ra nr111la cl:l l rar ht>o lom ia. Furono p n• se tu 11 e q 11 ;m le le prera nziou i aulisrltic: hc sia n'lal ive agli ::;trumt'nli r iiirurgici, c alle no:>trc r e~ ti , CU I Ile riguardo all ';tpparecriiio di medicazioue. Coll ocalo l'in fermo nella !'ala d'operazioni all e ore 8 llnli-


SULLA RESEZ IO;'{E SOTTO PIHIIOSTE.~, ECC.

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meridiane J'eg1·er:io amico collega dollor Baldanza diè pl·i ncipio alla cloroformizzaziCine, la quale fn completa alle 8 e 20 minuti senza che insorgessero inconvenienti di sorta. As<;icuratomi con diverse manovre della perfella inseusibilirit dell'ammalalo e trovandosi ci~rscun assistente al proprio posto, . collocai l'arto sulla sponda del letto. rotnndolo leggermente colla mano sinistra all'in temo, onde megl io dominare la fa ccia posteriore del goru iro. Su questa regione allora pratica i ;ct0po avere ben detersa la parte con acqua feni ca ta) un'incisione linea re lunga cir·c.t undici centimetri , di cui cinque centimetri al disopra e sei al d·isollo dell'apice olecrnnico. Stante la perdita di rappnr'lo, clte avevano su uito i capi artit;olari, sia per lo sc.ioglirnent o e la rottura di alcuni ligamenli, C•tmE' pe1· la notevo le tum efazione delle parti molli, per cui i punti di ritrovo er:'lno non solo incerti, ma scomparsi d~l trull o, procurai coll'incisione sudtletla tenermi più all'esterno di quello

che il processo prefl:;somi ( Langenl.Jeckl mi concedeva, allo scopo di ovviare la ferita del nervo cuuilale; infatti iltagl ienle, rasenlando all'e~terno il margine di quella ulcemzione, di cui ho parla lo nello stato attuale, venne a cadere direttnmenle sulla parte media della faccia posteriore del cubito (processo del Parck), e non sul mar6ine interno dell'osso medesimo, come vuole il Langenbeck. In un primo tempo inci$Ì soltanto la pell e, ma qlllando mi avvidi d' essere al sicu ro e ben lontano dal nervo cubitale, 3ffondai il taglien te fi no all'osso: ebbi di subiro abbondante scolo di sangue, pro1•eniente in gran parte dalle gra nulaziolii fungose, di cui era ripieno il cavo articolare. Deterso con acqua fenicata il campo opemtorio, dal sangue e dal la polliglia del granuloma norn mmo le seguenti allera7.ioni. Li gamento posteriore dell'arti colazione e al tacco inferiore del muscolo tricipite completamente distaccati e quasi


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RELAZIO~E

distrutti; il peri osti o sottostante trova vasi nelle identich& condizioni, ma per una estensione forse minore. Il denudamento dell'apofisi olecranica edelr·imanente estremo superiore cubitale delle parti molli circumambienti e specialmente del peri ostio riuscì in modo agevole. Neli' isolare l'estremità superiore di quest'osso sarebbe stato mio desiderio poLer rispanniare l'apofisi coronoidea e ciò per l'importantissimo atLacco del muscolo bra chiaie anteriore; ma non potei farlo, perchè quest'eminenza era in preda a proce~~o cariotico, penui la sezione dorò cadere alcuni millimetri al disotto di essa: per tal manovra mi valsi con assai facilità della sega a catena , regolarizzandC> poi la superficie resecata colla sgorbia. Come avevamo diagnosticato il radio trova vasi realmente lussato all'in_denlro, per la lacerazione delligamento laterale esterno, ma non per quella dell'anulare; e la cartilagine d'incrostazione di quest'osso appariva !>ana, o se mai leggermenteopacata. ln tuuo quanto il cavo articolare quest'osso solta nto conservava integra la sua cartilagine, mentre gli altri capi .• all'infuori di piccole porzioni, ne erano aiTallo privi. Saggiai col coltello l'epifisi radiale, percllè, sebbene la cartilagin e fos$e quasi sana, pure, per 'la lunga permanenza dì questo estremo osseo in una sacca suppurante da molti mesi, poteva aver suI.Jil.o qualche alterazione. E quando infatti l'e(.lifisi saggiata mi apparve fortcmen!e ram moli ila, lantochè potei asportare col semplice tagliente tollo il capitello radiale, dubita.i subito o che qui sì fos:;egià iniziato uu processo di carie subcondrica, o che per lo meno quel rammollimento fosse dovuto ad infiltrazione e imbibizione per la ragione detta qui sopra. Asportai tale porzione di radio, perchè sapeva dalle statistiche, come Lulle le resezioni incomplete hanno per inevitabile resultato un'anchilosi perfetta; esito qu esl~, ch.c cercavamo evitare per ouenerne uno più brillante, quale una pseu-


SULLA RESIWONE SOTTO PEIIJOSrEA, ECC.

~OM/

dartro!>i, che in seguito ripristinasse in parte le funzioni del mem bro , e poi pcrchè la nostra operazione sarehue rientrata nella ca tegoria delle resezioni incomplete. Quale vantaggio. infatti ci potevano attender·e dal lasciare quel frammento di radio? Li!Jerati cosi ùa qu esti due estremi articolar·i, ci disponemmo a resera re quello dell'omero. Quesl'ossosiaperil suo maggior volume, rome per esserr leso in una maggiore estensione (sebbene in modo pii! snpel'fìciale, t·omc vedremo in prosieguo) . pre:-entò qual che diflicollà manuale per essere resecato. Il lef!amento lateral e estemo , come ~i è cleuo, non esisteva più , mentre tro\·momo , quasi inte;sr·o, quello interno, il quale, a seconda dei precett i del proces:>o operatorio, che ci eravamo prefi:;$i, fu sr.ollalo unifamente a tullo quanto il periostio di detta regione. Tale scollamento dovè prolungarsi in allo per circa t< inquc centimetri, stante la diJTusionc del processo morboso fino a questo punto: la sezioneiu qui vi agevolmente prati cata mecliaute la sega ad ar·ro. Tolti i ca pi arti,·olari, ci trovammo dinanzi un 'ampia cavilit di lacorti necrobiotici , di o::Leofiti, di frammenti ossei, nonchl\ di granulazioni fun gose r grumi sanguigni , parti tutte, che asportammo, sia con nlsrhiatlii, come con forui ci curve, e con cucchiaie. Detersa ripetutamente e sempr·e con soluzione fenicata questa c.avilà ed assicuratici, che nulla rimaneva colà di alterato, o d'incongruo che ostacolar potesse il lavorio di riparazi one, passammo a dare ollo punti staccati di sutura con seta fenicata, e collocammo da un ang<•lo all'altro della ferita un tuLo a drenaggio. Completata la sutura, per· la via di questo praticammo altre lavature fenicate e collocammo l'apparecchio di medicatura alla Listar secondo il metodo ordinario. Eseguilo il bendaggio, l'arto fu posto sopra appositi cuscini, quasi in completa estensione allo scopo di tenere


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REl-AZIONE

per quanto rosse possibile ravvicinate le ossa; quindi applica mmo una vescica di ghiaccio a permauenza. Non credemmo indicato ed opportuno, sia per la vasta. hreccia, cile avevamo eseguito, sia per le molteplici aperture fistolose, eome per il timore di una fort e reazione, applicare immediatamente l'apparecchio inges~at•1, come consiglia Langcnbeck; poichè avevamo divisa to già d'applicare dopo qualche giorno· una specie di dorcia meu1llica aii'Esmarch fenestrata, come diremo in nppresso. La vescica del ghiaccio, come consiglia lo ste;;;;o Esnwrch, la togliemmo dopo quattro giorni, at'lìnedi non di stu rbare, tenendola più oltre, i processi plastici della ferita. La clororormizzazione fu mantenuta a completa an este~ ia fìno all'apj.!licazione delle sutu re; ne:;sun illconveniente si ebbe a notare all'infuori tli un leggiero vomito. La quantità del clor·oformio consumato; comprl':lso quello. che in parte andò disperso, fu di 85 grammi. l pol ;;i ed il respi ro si mantennero, ad eccezioue di un cer·to rallentamento. normali. L'operazione colla relativa medicatura ehbe una durata di 40 mi nuti precisi.

VH .

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Esame dri frammenti res,,cuti. - Fio qui le alterazioni da. noi riscontrate durante l'allo operatorio combinavano perfettamente con quelle da noi presagite nella diagnosi, sebbene quesla fosse quasi tulla induuiva. 1\eslava a compirla e con- · validal'la l'esame dei pezzi rescca ti, di cui quello omerale e quell o cuLiu1le misuravano circa cinq1te centimetri ciascuno, lJlen tre quello radicale appena mez:o centim etro. Le allerazioni anatomiche, che attualmente anche m ~>g lio presentano q nes ti fra mmenti, perchè disseccati souo le s~'guen Li;


SULL.<\ 1\ESEZIO:-iE ~OT'fO•PERIOSTEA , ECC.

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Il framm ento cubitale ci ofrre distruzione e degenerazione spongiosa della sostanza corticale, specialmente iu corrispondenza della faccia posteriore dell'olecrano, ove mostra pure distruzione delle maglie ossee con dilatazione in qualche punto delle medesime per atrofia di molte trabecole, ridolle a sottili fili ossei, e qua e là piccole lacune, in cui si è avverata tale distruzione dell'osso, per cui ha acquistalo un certo grado di osteo porosi. Qui dunque si era form ato un vero asces~o osseo , il quale si era aperto irrompendo, o dalla parte della cavità articulare, · distaccandone le cartilagini (come succede appu'nto in quella forma morbosa, segnalata dal Billroth col nome di osteite primaria dei capi articolari o carie subcondrica). o dalla parte posteriore dell 'olecrano, distruggendo il periostio. Probabilmente· il pus tenne ambedue qneste vie contemporaneamente, e da ciò si spiega l'insorgenzatumultuaria c rapida dei fenomeni dì diffusione del processo del centro dell 'olcrano all'articolazione e parti periferiche. Dunque la mala uia, secondo noi, s'iniziò nell'ulna in modo primitivo e sotto forma di ·midite _qrcmulosct. Ciò, ripeto, starcùbe anche d'accordo, almeno mi sembra, col concetto diagnostico e coll'anamnesi, perchè il processo subdo lnmente iniziato$i nella tra ma spongiosa dell'o lecrano per molti giorni non diè sentore di sè, c!te mediante il semplice dolore, che aveva qnei cara tteri , già descritti ; i mòvim€'nti erano tuttora li beri, non vi era atteggiamen to dell'arto a prende rè ancora la pos izi one ango,lare, e ciò perchè l'artic!llazione non era minimamente compromessa ; quando però la llogosi per la via del peri ostio, o per la via delle cartilag ini nlnnri si difl'use a tutti gli elementi dell 'nrti colazione, fu allora che vennero in scena i dolori continui, ilturgore uniforme, l'i mpossibi lità dci movimenti, ecc., e fu allora appunto, che per l'iperestesia delle superficie articolat·i l'arto istinti70


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HEI.AZIONE

'<Unente prese la posizione angolare, come quella che diminuendo i loro punti di contatlo. allontanava pw·e una delle c.:au::e erfi cienti e più grandi del dolore in tali malattie. Nella porzi one d'omcro J·e~ccato :;i a\'C\'a soltanto distruzione limi lata ad alt:uni punti della sostauza rorti cale la CJUa le in altri , era so lo perfcrrata . Cltc pui le altenlZiuni di tJ ue:>lo e~ tremo osseo e tatll u più poi tJnell e cll'l rad io, da 110Ì ~ucci ntamentc descrille in addietro. ru~ .<eru sc·romlarie andJC ;d ia stnovitc, è evidente so l dtc si peu>-i all'euti ti1 tlel le l c~ i o ni mede,;imc, come aa modo con r·u i si in izio e progred i la malattin. L· omero presentava la t·osj c.lella mrie ])l'rifi·rif'll tlr·llt· e11ifisi. Iliassumenclo lullo ~nanto Ile• det to sul Hrperlu :\n r~ t omo-1\ttolo)!Ì Co, mi pare potere tJuasi rOJI sic.:urez:r.a all'erma re: 1° Ch e la malattia::' iuizi ùdall'os::o , ::p llo forllla eli mil'l-itr !JI'll'l'ittlosn , co~ titne nd o l'iù, chr ;il n mi chiamanoC'On unH~·e ra paroi<H' t: ia nf,•cra nu rtrtrllf'flrr·; ~o Ch e la :: inoritc 1'11 :;ecotHlaria: ~1° E che secondaria Ili qtu'sl'ultiuw pvi furono tullc le altre al!erazioni.

VI U .

Nelle ore ~ U t'l·rs:; i, e all'operazione l'iufermn ramase per !J ualrltc télliJJf) al'a ti eu t' sonnoleuLo, per non c;.;:'ersi ant·ora di =-sipala dt•l tutto l';rt.io ur del c· lnrnformio; !)ei'Ò iloh anclù tanto oli rr rhe f'gli pnlr'· ria H.'r..:i , l'i.a llll'cl iaule la mctoLliea :<om ul i11 i' ll';lzioll t' di artJ tll' cordi ali e cl i ecr il anl i, come procn1·:mtlo nua lH;ona ,·euli laz ionc ed acrea zionc clcll'amhien te . l pnl=-i (.duo; ure dopo) li Lro,ai piccoli, deltul i, ,·noti e piuttosto frClftiEmti ( 120); IC' re:'pi razioni :H a l minuto 1° e la temperatura ascellare 3:i 0 ,7'. Stante qn estn . l ll(/a,mt·nto . -


SCI.LA IIESEZIO)IE SOTTù-I'EIIIOSTEA, EC C.

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notcrolc ahiJassamenlo, pre~( ri ss i d'insi:slere vie più coll'ammiui ::;Lrazione degli ecr ilanti (calrè, mar=-<"~la, ccc .). Alla visila della sera (ore ·i pom .) Lro ~·ai il malato che sentiva bisoguo lli dormire, ma. c:ome egli di ce\ft , non (!li era possibile u causa di un fotte :-;en ~o di bt·uciorc i11 co rri ~ pondenza. della feri ta. I pul si ed il re:'pìro si manteue,auo nelle identiche n•tHl iziniti del mattino: la temperatura era leggermente aullt t'llla!a (:lu0 ,.2'j. l l yiuy11o wrutioo. -Sebbene i! malato nella nolle IIOIL ai1hia potuto rip(ra re.]1ure in grazia della c.o11Linua sommiHi ::ltazione di hrotli ri ;;trelli c dr l mar,;;da i· pit't Ytrare e mr nu dei.Jole (li it'ri :' P. l:l:?. IL :3':?. T. :JH 0 ,4' Yisi!a della ~e ra (o re ~-) . Siamo ro~ lrctt i a rimuor ere t: ca mbiare lullo l'apparecdti o eli med icazione, perchè una noLero lc quantilil di siero-pu:;. misto a sa ugue h<L inlillralo ed inzuppato la garza anli ~eltica e tt·apela al llifuori. Posli\ a und•l la ferita, segueutlu ~e ntprc lit più ri gt) ro~ a pntisepsi, noll ri:iCOlllriamo ;tlcunclti· di nolC'\tlle nd crcezionc ù'una ::uppurazi oHe aloiJOutlanlr . ~i fanno ripetuti laYaggi cd irri!-!•Jzioni fpnicale attraverso il lobo n dr(•uaggio. l'<'r non lcd iM·ri ad ol lranza t.:OI riporLarc per inLicro e gio rno per giul'lto ttllle le pal'licolaritù tlell'andamento curai i' u c delle medi catu re consecutir e, mi sforz erò di traccia rvi <li luLLo questo un IJrE>re riassunto. Dal 1'2 al 20 giugno il malato anùò gradal:1mente migliorpndo ed acquistando forza. La fehltre, la cui maggiore elevazione, come vedete dal co fu dì 38° !>' il di •1z n-iurrno Pt·esenlc tracciato Lernto•~rati n' ' ' Ol'>' pere ltè eh be un attacco di reumatismo a diverse at·Li colazi oni, ce~sò del 1ullo al / 0 giorno dali' operazione; anche i fenom e ni di reazione locale furono leggerissimi . La suppuraziolle si eonservò disc reta, ma il pu s presentava caralleri eccellenti.


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IIEL ..O.ZIONE

Al 5° giomo furono tolti i punti di sutura, pet·~hè resi inutili r percui a SO:'lenere i labhri della ferila dovemmo ri correre all'applicazione delle liste di cel'OL!o. A q ue:::t'epoca venendo a comprendere quan to nocivo e doloroso riuscisse p·et· l'infermo il dovere giornalmente imprimere dei bruschi movimenti all'atto, pet· cambiare l'apparecchio di medicazione, e co me queste manovre anchbero :;euza dubbio in segnito disluruato il proce~so di ripat·azione ,. decidem mo imrnohiliuare il membro meùian!e una docci·\ di !alta aii'Esmarch, mod ificata nella forma e in alcune sue parti dal sig. Lenente colonnello Ubaudi e da me. La stecca iponal'tesica, meglio che doccia , ùeii'Esmardt , come ognun sa, è composta d' un piano di legno orizzontale,. piegato ad an go lo a li vello del punto, H l cui dere poggiare la giuntum del gomito. Di contro sen'lpre a questo punto esisteun largo forame, il quale ha per ufficio di evitare la compressione dell'apparecchio sul gomito, di non disturbare il pt·oces:;o di cica trizzazione, come di ollrir modo di medicarela ferita senza esser costretti a togliere ogni volta l'app:wecchio . Noi invece ideammo di sostituire alla stecca piana ed orizzonta le deii'Esmarch due semidoccio di !alla, una per il hraccio più corta, cd una per l'avambraccio e mano assai più lunga . Esse invece di cosLituit·c un piano, furono da noi destinale a form are un sem icanale acl angolo più o meno retto. Infalli, ambedue cmno sorrette c riunite fra di loro, di controil gomito, da due archelli di ferro articolab ili alle loro estremità mt!diante vile, la qnnle appunto permetteva all'apparcrch io di forma re un angolo piu o meno retto secondo il t,i:;ogno. ~on bnstn; le duo ~rmiclocc ie cosi riuni te lasciavano pr;r co: lol'a re il gomito , su cui ca<lt' Va l'operazione) uno s11azio po;;!criorc e anteriore molto più ampio e comodo del foro circolare dc l l' app:wec~:ltio Esmarch. Da qne:::lo ~paz i o non solo

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SCl.I.A IIESEZIO~E SO TTO · PEitiOSTEA, ECC.

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-era agevol cosa mellere allo scope1·to la ferita e mcdicarla , ma poter<Hno dominare tulla quanta la giuntu1·a, quindi rinsc.ira facili:;sima anche l'applicazione dell'apparecchio allo. Lister. La di stanza, o meglio lo spazio po:;Leriore delle due semidoccie era suscettibile di aumento e di diminuzione avolontit del dtirnrgo, e a ~econda dei progressi o no della cicatri ce, merc.è dne <1ltre semidoccie (sempre di latta) più piccole r.olloc·ate nella concaritit delle prime, e che per scorrimento potera no fncilmenteallontanar:;i o avvicinar:Si fra loro, e quindi annH'nlare o diminuire lo spazio suddetto. L'nrlo collocato rntn1 questa ::perie di :;emicanale ad angolo, convenientemen te imiJllt lito, ondt> eri tare i decuuiti, gli auri ti, ecc. si fi ssava con fa;;l·ie all'ar:1m hracc io e nl braccio; gli archelli di ferro, oltreo:ltè n ~ervirer.omc mezzo di riunione delle doccie, arevano l'n ltro uiTicio, non meno importante di senire come mezzo per so:;tencre l'arto durante le medicazioni, ::enzachè le mani dell'a~>.islenle dessero impaccio al chirurgo, e senzachè il malato 'e nis:;o a risenti me molcstia di sorta. A questi are heli i p oi era affidnto il laccio, c.he raccomandato al collo dell'infermo, dOH''a so~ tenere l'arto, rruanùo esso infermo era alzato. Credo che t;lle mod i(jcnzione portata all 'apparecch io deii'Esmarch al thia un'importanza pratica di qualche rilieYo e che distrugga ~pw, i completamente i t•iccoli, ma per sempre molesti c dan""~i ineon r en icn l i dcii 'a ppa rccr hio Esmarch. l nfa.ll i per tu l! o il tempo che il Lorato dovè tenere il nostro apparecchio, non potemmo nota re alc.un inccll\ enienle, riferibile a decubiti , ll"ca stahil it:·,, snliditi•, e..: c. La frequenza ilei polsi si m:mlenne quasi sempre superiore alln normale, mentre la re:::pir:1zione c la temperatura non pre· ::;pnt:1rono quasi cltè alcuna irregolariltt; infatti in questi giomi il lJolso oscillo dalle H·~· allo 108 pulsazioni al ntinulo 1•, il n'spiro da ~o a. 21\., meuLre la temperatura in media oscillu


l ()~).i.

BEI.A7.10NE

tra i 37° e i 38n C. Continuammo ad arnministmre all'ammalato gli ect.:itanti, nonchè una dieta scelta e ricostituente, percui aumentando gradatamente l'appetito e la forza dige::t iva; forse anche in virtù dei ferruginosi e dei chinacei , r he giornalmente prendeva; anche le condizioni generali presentarono un notevole miglioramento. Allo scopo di prO\'Vedere e riparare alla nutrizione ossea; cominciai ad amministrat·gli a quest'epoca 15 centigrammi al giorno di fosfato di calce. Il 2z gi ugno. dorendo per ragioni di servizio rientrare al mio t·Pggimento a Senigallia , affìrlai l'ammalato, come pni·e il reparto chirurgico, all a pel'izia del distinlo mio collega ed nmico capitano medico doli or Atzen i. Al momento dunque della mia partenza, sembrava che tullo flnn·s~e onn:~i rlecorre1·e regolarmente, penhè, tanto le condizioni loca li, come quelle ge ne r:~li presen laYan o un quadro di'I la massitW\ altrall ira. Ma purtroppo mi et·o illuso; in fall i si manifestarono qua~ i ;;ubito di:;turbi generali cd avn•nnero complicanze nella loca lilil, le quali, se non posero da vic ino in pet'icolo la vita del malato e la ~:onsen•azi onc dell'arto, e qnindi la huona riuscìl;\ dell'oprrazìone, fune:- t:ll'ono però c compromisero alquanto il regolat·e andamento della. convalescenza, prolunga nd~li O forse di troppo . Com inciò infalli YCt'l'O la fìn ed i giugno a manifestarsi una diarrea piuttosto intensa e copiosa nel tempo stf's:<o che il malato cominciò ad ar.cus:~ re cefa lea, di:;appetenza , tosse e corizza; la suppurnione diminui alquanto, ma il pus perduti ì cara.lleri fisici lodero li , che are\:l nei giorni precedenti , si era fall o sc i o l~o sottilr e di odore nau~ea nt e . Insorse una piccola febhre ad andamento continu o rcmillente, le cui esacerba7.ioni avren iv:ll)O in ~u l la sera. ()uesti fenomeni lutti prcluclevano l'insorgenza di 1111 e;;nnlt'nw t:he non tard ò in fa lli n compari re. E<;so era r:-tppre~C' n-


::;utLA IIESEZIO~E SOTTll-I'RIUOSTEA, ECC.

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tato da una tumefazion e edemalo!';a ed ercsipclace:t di ambedue le regioni mastoidee con dill'u:;ione al padiglione de~ li orecchi ed ai condolt i uditivi 1!3tcmi, ove il malato :11~c u ~ aYa aruti:>sìmi dolori, senza presentare però la minima tral'ein Ili olorrea . li dì 29 giugno la temperatura, che nei giomi anteccdrnti · · 3n" :)l T all' nnn aveva ma1· ol Lrepa~sal o 1· 38° ,.3' , ra~glllnse 1. ~~ , -. <Hnuento, accompagnato pure da quello del pnl~o ( 130) e dr l !'(',;piro non stava in rapporto con nlcuno dei fr uomeni morbosi sopra d e~crilli, pC'rchè si trova,nno t11lLi in 'ia di llr rrescenza. ma deRtù il sospetto di un ntJO\ O attacco di c•t·i~i prla . Infatti , il giorno appres~ o in corrispondenza tlel gnmito sinistro e in spccial modo al terzo inferiore del hracrio, ,-i manife:;tò un'int ensa ed es te~a cresipela fl cmmoll.LI::a. la IJnale obhligù il r nrnnte a rimunvc1·c c allar~n re la doccia metalli ca, per preYrnire che la r,,mpres:<ione di e:;~ a sul gomilo, enorm emente tmnr fauo , non lo ;; trozza ~:;o, P si protlu c0~se ro quin tli gnasti e altemzion i ma)!giori. l'na rur:t razionale. acr.ompngnata da buon e regole dieretidte, nonl'hè da ma!!giori precanzi oni anti~cllithn fu sufficiente a di=-:-ipare nello spazio di circa renti giorni tu tti lJIInnti i sud!letti fen omeni morbo:o:i; rimase soltanto per rtnnlche tempo un )!rado di lrggera coft):>i. Yerso la fin e di luglio un'altra errsipr la inra,;c il lato interno del gomito. con min ore intensità della prima e cirro~crilta, ma che pero ~c 1· v.i pur essa a disturbare il rPgolare processo di riparazione. Ai primi clel1r.esu di ago~ t o :1nr he qu esta DUO\' il com plicanza erasi dileguata. Le aperture listolo5e , e~istent i al mom ento dC'II' opcmzi one, e che a quando n fJnamlo ftll'c)no ca utf~ rizzat e con nitrato d'arg011to, o medieale con acido sali cilico o jodoforme, seguendo per il primo i consigli del Ti erch e del Billroth per il se(:ondo er'aw i quasi


lt EI..\ZIOXE

tu Il e richiuse e cic·atrizza le, atl eccezione delle dne superiori. Di qu e~ Le infalli l'intrru a (qu ella che troYa nl:>i in corri spondenza òr ll'epilrocl<·.l) era oblileratn> e solo stava a rappreseutarla una piaga superficial e giiL in via di cieatÌ·izzazione. L'e::lcrna poi (di contro all'epicondil o) esisteva Lull'ora, ma il suo trami te non conducrva più a superfi cie ossee denudate c scabre. nù al ravo arli t'ol:~r~, mn fìnira a fondo cieco, e la sua lent ezza a rim arginarsi sembmva manl enula dalla degenr razi one dei tesi'uli, che componevano le sue pareti. Presso l'angolo inferiore della ferita, e più preci:;n menlc di cont ro .. alla fat:cia po~ Le ri o rfl del moncon e cuhitalr., si formò, sia per drcuhil o. ~ ia per un po' di ristagno del EHI:: in quel punto, 'un'u kerazione a fondo :-;porco, poco :-crrrttenll' , con ~ r; l ll tl ­ lazioni grigiastre, alone edemntosonll 'inloruo, elce modifìl':ll a ed err ila la in srgui to con nitrato d'a rgento . olitln, cam biò a~pC'llo hen prr."to, c cominciò a re"tringcrsi. !) unsi 11C"IIc) st c,;~o tempo all' ill ll'rno del cubit o comparve un ascesso, il qu ale, apert o col tagliente, di è esito a notevole quantità di pus. n0nrlu\ ~ucre:;;!' ivalll e nl e, n piccoli seq uestri os~ei. l n po~" hi giomi ancil r (j l!E'='I<t nuoYa apert nr\1 cic.:atrizt,ò, Ai pri mi di ~e tl e m b re, sehbr ne le rondizioni generali fo:::~ c · rn \iC più l•nonc, prr (':o;,;r re !"l'ompn r:-:n .!! i:'t cl<t molli ginm i (l)!lli ll'at.:t'ia di ft•l> hrt> . pure il la\ oro di rip:n nzione nel mcm lwo crnsi nlcJtlaiiLOarrcslalo per un i11 1e n ~ is~imo tu rgore del la put lc cagionalo dnll';.l\ er per nlc nni giorni coll ocato il membro in una posizione che gli era svantnggiosa, sia per il tl e llu ~:::.o !'angnigno. com e per la :ihern eli mi nazione del pus . lufall i. quando il I J settembre fui nuo,-:unenle roman datn a pre>;lar serr izio i11 f]II C"Lo speda lt', C' rient rai nr l ri pa rl cJ chirnrgiro . lroralc1 l'i nfermo nelle condizion i :;opra clt•sc rilli' , lo tolsi subito da que lla posizione e com inciai (anclt r. pe r consiglio dPI "i$!. direltor<') a prati cnre snlla parle frC'qnen fi

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SL'J.I.A llESEZIONE SOTTO-PERIOSTEA 1 ECf..

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c quolitliaue docr iature fredde. allo sc.opo, sia di rianimare la t irl'olazi one perifr rica. sia di proroca re il l'iassorbimento degli essudati pla:;tici, e diminuire l"immon"o Lurgore. Dopo pochi giorni notammo un effeuo marìtviglioso da questa pratica, poichè il r olurne del gom ito diminuì quasi della metà. Frattanto però, la cica trice della feritn al livello del suo angolo inferiore si ulrerò nuora mente; cominciò allora un' abbondante senrzi(lne purulcnta accomp;1 guata da el iminazi one di fr•unmcnti o~~c i necro3n li. di ;; Ln ccn li :~ i dal cul>ito. Sin c.òn cauterizzazi nni, come con leggiere trazioni, eseguite mediante nna pin;~,e tla da mcd ir.atnra, più roltc riu.scim111 0 ad asportare altri pircol i sequ e:'t ri. Fino al G otLol11·e le co:<e si m:111tr nucro presso n poro in questi termini. -A 1111esta cpora però comiuciamrno ad a.vYertire che l'inf,' rmo era as::ali to in ;;ulla srra da qualch e lf';!gern lwirido di frrlldo chr la 1empcraturn eli poi ~;tlira ai :H~":;' erl ai 39, che la ~1 rppurazion e nrera. cambiato aspcllo, ~ i era falla piu aldlO udaute. che l'npprtilo ern quasi scompar:'o, e che infine il rrgoh re andatnento della riunione ern di:-turhato da qu:tl(·he altra romplicanzn. - lnfatli dopo a.ltrnta e l';tUla f'.Sploraz ioue dci :-eni li slttlnsi esi:;tl'nti, potl'lllllln J.!iungere a eotl slat arc che l'e;;tremo superiore del JWillt'"ll•' r nhital c, <'1':1 nll't' llo da prncc:>so <·ariotico per una e~ l eu s i on e di un hnon r cnlimetro di lunghezza. - f' cnza c~i t a r<' nn ist<r nte, mi a cc in ~ i allora, sempre col con::iglio c rc•ll'a=-si::lenza del signor Direllore, alla re"czio1~e 1li qn e=-to picc.olo l'ramlllrnlo: a tale sropo, sen;~,a cloroform izzare l'ammalalt), credendo tal cosa, "e non inutile del Lnllo, almr no supcrnn:-~, in confronto all'cn tit:'t dell 'operazione, praticai du r piccole i11cisioni lin eari, una all'angolo superiore, e l' altra all'angolo inferiore dell'apertura giù esistente. ~li allar~mi .:n~ i ilrnmpo, sn cni dovera <1gire e sia col dito, sia collo


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HELAZIO~E

scalpello periostotomo, potei con qualche facilità i?olare quel l'rammento e quindi resecarlo, valendomi di una pinzetla ostcoloma e regolarizr.ando la supedicc di sezione colmschiatoio e :;gorbia. Anche questa piccola operazione fu eseguita colle precauzioni antisettiche. - Il giomo appresso notammo un sensibil e miglioramento. il quale disgraziatamente ebbe poca durala, p0rchè il H>dello ste;;so mese la' snppurazione aumentò di nuovo, tornò la febhre. l' anore:-:sia e In cicatrice della l'erila al suo angolo superiore si ulcerò dando e:>ilo n. noteYole quantitit di marcia. - Si stabil i unn. nuora ;~per'lura fi.>lolr,::;a, alfr:werso In quale potemmo l!Ìùngcre a scoprire' un framm ento osseo nccrosato, rlnl tutto mobile e che fn estratto con una semplice pinzclla . --Per la sua ~e d r ,;o- . ~pell.atiuno che ;;i fosse distaccato dall' c::.tremo inferiore dell'omero; e il n o~ tt'1> sospetto si cnm crti in reallil la mattina 1lel 2'> dello stesso mese, quando , n ell 'e~pl orare il trami te ~u dd ello , avvertimmo una picrola porzione di omcro sca bra e denudata di pcriostio. - Fu qui pu re pralit.:alo il rn:-:c·hiamento e la ~gM hi a l.tu·n. - Oa qu esto giorno le co;;e mutarono aspetto complclamrnlc. Tulli i seni (ì,-;~olosi com inciarono ad obl ilernrsi, la ferita poster·iore a re;;lringer:;i r la "nppnrazione ogni gio rn o piu itirenlù sca r~a . Sembrava r. he la natura fos;;e ormai stanca di torturare qH<'I l'iufel ic:e, po ir.. hl· ogni eli era fa cile per:>uarlersi che la ripnrazionc si compiva n vi,;La d'oel' hio. Nonostante nel camhi:ue l'apparecchio ùi medicazione per qualrhe tempo notamm o altri piccoli detriti os~e i misti al pus; però dopo questo tempo le cose cominciarono a. volgere in meglio: inl'alli il ·IO novembre l'apertura nntcriore era quasi cicatrizznta,. nolevol mente ri::.tr·ellc le due posteriori, scarsiss ima la. s11ppnrazione, percni la mcdicalura rinnovavasi soltanto ogni ùue o tre giorni; l'ammalato ar eva


SUI.I..\ HE::if.ZIO:'iE bnoni~simo

SOTT0-1'1·:1\IOSH:A. EC.C.

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appt•tilo , arcra 1·iacqnistato forza cd energia, ~c e ndem franram ente le scalt' c pa sse7g-i :wa molte ore <ld giorno in giardino, col hracc io al l'.ollo senza provn re il benchè mi n imo di:'turho. - AIlo sr·opo tl i an·rclla re la 1'011:'111 illazione e la coe~ionc della nuora giuntura, rome pure l"oblill'r:lzionf' ,. rira lri cc d0i !'eni ~uddrui mi 'al,:.i con hnon I'C~u llato di c:.tcse p.-nn ellnioni, tutl' all' intornn tll'i la pa1·te. tl'unn soluzi one eli iodoform io e coll•ltli o (:.? su 30) , da mc sperimentate uti lissime in alt ri ra~ i. - Tra:'corsi infalli por hi giorni <lall' ap p l i ~:n ion e del collodio all' iodofnrmio, lhl tammo r.hc il mnlalo polt'\':t soslt'llCrc giù l':1rto senza il lti·'ogno tli !arr i Pd ai 1L1i nell a ;;ua posizio1w nngn l :~re: dw i 1llOYil11t' ll li di Oe~s i O III' p~s,;iri da noi impre,;,;i, ron llllU rrrta cautela . non dt•:;ta\·an più alcun dolore c di ...:lurho : cill' :' i rompk lù la 1· ic:tl1·icr del :;eno fi !'toloso anteriore; r hc :\\venne la cc.mplNa chiusura c cir·atrizznione cl•·ll'a iLro seno pinlto::;to ampio che e,;i,;Lent nllc p:nte ::;upcriMe e po:;teriorr llt•l t' ttl•it o; e l'ht• infine si lim i!o noler olmente l'aperlnra fì:-loh•sa inferiore e po~teriore piu \'OILe rnmmen tala. In fJue~Li ullimi giorni poi il lavorio tli cicatrizzazi one ha fallo dei r:1p irli pr(lgre~~ i : scompnr:>a qu:1~ i del lnllo ogni sen·ezione, iltnrgore della parte è ancora dim innilo e dei sell i lblolosi poco ra esislr·nti al l'inttWno, nnn rimanr; adi•!';;() rltt· n na p in ~a piccola circoscri Ila. su perii eiale con buone gra nu!azioni, in rorri:::pondenza. rlell' angolo inferiore della ' :~> la c i r:-~L ri ce posteriore, la quale hen prrsto pe1· i caml! C'ri ~mldelti è ,:pernl,i le, anzi r,osa certa, che sarit del tutlo riparata. li nostro infermo dunque può dirsi complelnmenl e guarito: e ,;e oggi Lro\'asi tutt'ora. in questo spednle si è perchò ve lt> aJ,biamo inlrallennlo per souoporlo a rassegna di rinwndll


Il ()Q R EJ.AZ ! O~E SULLA IIE.SEZIONE SOTTO-PEIUOSTEA, ECt :.

e perchè è nostro de~iùerio inviarlo in patria fomilo di nn l11·ncciale di cuojo piegato ad angolo, c che farciamo eseguire allo scopo eli mantenere l'atto in tale posizione. come per poter più sicuramente proteggere con speciale imhottiturn interna le cica trici tulle, le qnrtli, rerchè mollo rec.enti, potrebbero ad ogni minima irril azi<>ne infì annuar~i ed c~ul­ cerar:;i. (Conlin~ta) .

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Sulla presenza 41 miorooooohl nello •puto della pneumonlte. - FRANZ ZIEJ, - (Centralb. fiir die Mecl. Yis:;enseh. N. 25).

Dopo le nolis~ime scoperto fatte prima da Klebs circa ai micr ococchi nei polmoni d'individui morti pet• polmonite, analoghi ecl accurati sludii sul medesimo soggetto furono intrapresi da Eber·th e da Fricdliinder. Il Friedliind er specialmen te dice che la presenza di questi or·gnnisrni n on gli sfuggì mai una volla $Opra otto casi da l ui sludinli. In una più recente comunicazione egl i riferisce cbe furono più !.li 20 i cnsi nei quali il r eperto fu cos tante. Secondo la sua descr·izione gli organismi apparivano quasi f:Cmpre di eguale forma e grandezza e soltanto in casi isolati si scoprir ono allre l'o l'me (d i fusi o eli baston cini). Gli o1•ga nismi in parola rappresentnno micr ococclti ùi con/ì gu!'azione el issoide, della l ungheY-za di un tL, tli larghezza un terzo meno di un IJ.· Però si tr0vat·ono anche fol'me circola1·i, l e 'Jllali però nellfl ma ggioranza dci casi egli cr ede t•isguai'dare come el issoiùi veduti in direzione del grande asse. Stavano uniti due a due, ma se no vedevano anche alcuni form anti catene più lunghe nelle quali si poteva riconoscel'<l un aggt·cgoto di diplococchi. Nei conguli fibr inosi dei polmoni


• Il 0':

111\'ISU

e::;.:;i giacevano per lo piu gli uni vicini agli altri sullo stesso piano. Questi repCl'ti compiuti sop1·a i cadavei'i furono confet•mati da L cyden sul viveute; il Leyùcn m ediante una siringa di Peavaz csll·asse dai polmoni di un pneumonico la male1·ia infill!'ata ed in questa scopri i micJ·ococchi in parola. Siccome poi lo sputo ru gginoso dei pneu)llonici coi suoi gr·umi di fibrina pl'OYitme direltamenle dai polmoni infìltt·ati ed 0 idcnticC> all'essudAlo ve1·satosi negli alveoli, cosi sembra piu ovvio e nntu1·ale etl anche piu agevole ri ceJ·carc quest i oeg-anismi negli sputi :;tessi espelto1·aLi dagli inf~rmi. In fatti anche nell'esc!'culo !'i scopt•ono con f!l'andt: facilità, anzi nlcune ,·olte si pPese ntano ammassati in tale quantità da eu· p1' i1·e interamente il compo del microscopio. Per ò è da nol ar ::-i cile In lo1·o presenza negli sputi si n~­ l'ilicn soltanto nel principio della pneumonile. N egli s tadii succes"'ivi c.lella malattia, specialmente dopo la crisi, essi so n•) m e!'coluli ari altl'i Ol'g"anismi. L'aulOI'C inlrapr·cse C] t< este l'Ìcer chc sop1·a due casi . l n ambeJue nei (li'Ì ini giol·ni cou~lalù la pl'csenza ù'innumel·e,·oli micr·oco<.:clti nf'gli sputi ru gginosi. l n tut li e due tratta vasi di pneomoni le fìbrinosu genuina a forma tipica. Cer·Lflm enle non si può altl·ibuil'e ai micr o<.:occhi una gr ande impor·Lan:.~a dia:;nusticn, pcrchù In sputo solo per sè è sut'licicnlc pel' stabi li1·e la diagnosi, pet·ù semhra cl1e il r eperto dei medesimi sia sempr e utile in quanto cile può condur1·e ad una conclusione n el senso della ri cCI·èa patogen etica dol m ol'bo. In tulli i casi in cui si li'Ovano i micr·ococchi di Ft·ied liinder puo~:;i a mmeller e che si tt·atti di poi monile i nfclliva . R eslei'à semp1·e a disculel'si se la polmonite g-enuina fìbl'inosa dipenda da in fezione o se piullusto oltre a fJUcsla form a ne esista un'al tra non Ol'iginala da s to lo i n felti ,.o. Tale quislione si l<.lScia r·isolve1·e l'acilissimamenle cotresame degli sputi in una g1·ande fjuanlit.J di casi . Dove si trovano micrococc!Ji csiste1·ebbe una fot·ma illfelliva. l r isultati negativi non polr·nnno avet·e valore, almeno per or a, ciò fìn o a che con alll'e riccr.chc non sa remo riu sciti n dctc t•minnl·c


.lo!EOICA

'' 1o:l

se ('OSsano da.t·si casi di pneumonite in cui manchino i micrococch i Juranle la vita, ma questi invece compat•iscono dopo la m orte. P er questa via si potrebbe porlar molto vicino alla sua !!oluzi one il quesito se l a pneumonite fibrinosa che insorge consecutiva m ente a contusioni del torace sia una infiammazione unicamente prodolla da trauma. Ella è opinione accetl;lhile anche per questi casi che la contusione dappt·ima pot·ti ui polmoni una di!òposi ziono mot·bosa per In quale i micrococchi teoverobbe!'o un tert·eno favorevolmente apparecchialo pct· il l o!'o sviluppo.

Sulla patologia del sangue. -

!'.1. LJT T E N - (Berl. l:lin. Woe!t., N• 27 1 ~R:~, e Derct. merlizinal Zeitung, N• :30, ::w l u~lio i 88:3'.

L ' uutot·o comunica le sue esperienze sulla l eucocilo;:i JH·udotlasi in modo acuto, l e IJUOli si basano sopra ossenazi,.tti pt•ol un ~ate per m olti anni su numel'osi molati della Coeila. Seconde) que:-;te, mollo ft'C<JUCnl emenle durante l'agoniil si Jnanifc,sta nn Hlllllento acuto dei coepuscoli bianchi che puil giuHgct·c a l an ln da e!!seee eguale il r apporto fra i cot•puscoli bianchi e i r os:;:i; i l r apporto Ji 4 cor puscoli r ossi a 1 bianco e ft•equ enl e. L'aulol'e potè molle volle da questo fall o prcs;1 ~ire l'immiuente esito letttle. Il san;we cada vet·ico most;·a le s tesse pt·oporzioni del san ~ne degli agonizzanti. Quan te or e pt·ima della mol'le si SYiluppa l'acuta l eucocitosi n ott si può in genet·nlc stabi lir e; piu pr<·slo di 21- oee avanti la morte n on si J·i~Cu lJl t•ò in n es:;:uuo dei casi osser·yati. L'uutor·e tiene per [WO!Jabile che i col'puscoli bianchi in conseg uenza della l oro Yi~co;:.ità nello intiPbolimc•nto agonico dei moYimenli del f'aug-ur ader iscano fra lor o, in m odo Ja fot·mat·c nella zonu pat·ietale della corrente sanguigno uno strall> rJuasi s tagnante, c cosi all'nperlura di un Yaso escono in numero slJ·aot·tlinat·io . L'autore comun_icn inol tro due ossenazioni di gt•aye anemia p erniciosa terminata letal meule, dUl·antc !a 11uale, alcune se l-


Il Q.}

RIVISTA

Limone innanzi la morte, rapidamente, cioè n ello spazio di ll•e giorni, si sviluppò uno stato di l eucocitemia (rnpporto di 1: ~ e 3) elle dopo breve sosto, con ltt stessa t·apidilà con cui si era sviluppata, si dileguò. L 'autor e avvet·Le, in conseguenza di ques te osservazi oni <"he ogui leucocitosi che si sviluppa nel corso degli sLali anemici, si devo dicltiat·are una lc, ucocitemia. D'altra parlo eg li osserva che in tulli i suoi casi di anemia pern ici osa, non mai i leucociti fecero riconosccr·o un aumento ùel loro numer o, se non qunnùo esisteva un aumento r elaLi"o pet· diminuzione J ei corpu>ico!i r ossi.

La traspirazione cutanea negH uomini sani e nei nefritioi. - D.r JAU SSEN - (Deut. Arclt . .fur klitt. M ecl. Bd. 3:3, e Deut. medi:;inal Z eiluny, N" 31, 2 agosto 18S:l).

I ri sultati a cui è giunto il D. r Jaussen coi suoi esp erimenti sulla traspi1·azione del vapor e acqueo sono i seguenti: Per la via della p elle è sempre traspit·ato il vopot•e acqueo. N el cor·so del giom o varia l a quanlilù clel vapore separato ; questa diminui>lce dalla mutlina a mezzogiot•no, oumenta dal m ezzogio t·no alla sera. Queste oscillazioni t·egolari sono indipendenti Jall'uso di alimenti solidi o lifJu idi, com e put'e dalla lcmpet·atur•u del c:ol'po, fìn cltò I'Ìtnflne nei limiti normali. L ' uso tlegl i alinten li non ha al cuna influenza sulla pet•spirazione del vapot·e acq ueo. Con l'aumento dello temprwa tura aumento lo produzione del vapor e, diminuisce con lo scendere della tcmpct·atura. L e divet•;:e pnr·ti del corp o si comportan o d issimil mente r·ispcllo aIla pet·:::pit·ozio 11e. Il br accio se para r·elativame11le mt>llo più acqua della gamba. N egli uomini la pC'r spirazione e m ollo pi ù alliva che nelle donne. . l n l(ttanto allo per spi t'azione del vapor e acrtueo nei nef t•i Li ci , è dimostrato che l.e lor o pcr·di le per la pelh~ sono cnno;idcv ol i. ~l a non vi ~~ alcuna t'egolot•i ti.t nelln quunti lù del r ac'lua scpat·oln . .L e lJ<lt'l i edematnsc sepm·nno mollo più Yttpor e acqueo delle 11 011 edema tose . ~ c l!a n cft•ile acu ta è Ll'll="Jlll'atu


MBDICA

m eno vapore acqueo . Nella n efr ilo cJ•onica è tra!'\ pirato m eno vapore acqueo che ne !lo s tato normale. Neppure nella esalazione dell'uciclo carbonico sin dei nefrili ci s ia delle persrw e sane, !"autore potè dimostt·are alcuna r egolarità .

La propagazione del rumori respiratori dell'addome, e suo valore nella dlagnosl delle affeztonl addominali. CANTA 'Il (Ri oi.<?!<r clin i rrc e terrrpelltica , oltob r·,. 1RR3, num. 10). Se s i esplot·a collo s tetoscopio la pr·opogazionc del rumot·e

resp it•a tor·io ne ll'addom e, lo s i seul e non solo a liYello della par·te anleriot•e del dia ft•amma, ma anche, con un'inten si tò un po' minore, in tutta la est,..ns ione occupa ta tlallo s tomaco. Ques t0 processo , combinalo con gli allri n1<'zzi drll' esorne fi sico, può dunque conlrilJ uire a delimitare lo stnm aco. Con timi non ha trovato che il J·umore si prop<lJ.dli Th31 colnn trns \'er so, ecc. lo e h ~ dip~ n de doll'inlt'lrmezz() <lei nuovi ~elli, ci!'coslFJ.nza sfa vore vole ~:~ tla pr·opngnzione ddlr ondo s0no r·e. Sitl'ulta propagazione poi può servir·e in c linicR quando, con gli altt•i esami, ri esce difiìcile dis tin guPre un m e lno~ ris m a intestinale con sidet·evole Ja un pne um<,peri to neo,. com e in t<~l uni casi di peri toui le acu ta sv iluppnlnsi ne l cor so . della til'nitle, a nc.he senzA pe r·fo razione, IH' IIe q ~t a li circ0!" lanzo il rnuemure s i pt·opaga , so lto il dinfr·ammll , tanto sulla linea m ediuna che lateral mente a tutto l'addom e, ~o­ prallutlo d11l loto s inis tro. P et• cou tro nel m cteoris mo intes tinale anc he più forte, il rumor e , che rimane circoscritto ent1·o i limiti dello s tom aco, n o n è m ai slnto da llo autore percepito al disotto df'lla linea ombelicale tras \·er !"a e cosi in basso allora sollnnto quand0 lo s l<Jmaco pa rtecipa va più o m eno al me leoris mo deltuhn. t.i igeslt vo.

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t i oo

RIVISTA

Dl&gnoal dlfterensl&le delle le•loJal tr&UID&tlohe del cervello.· - D uPLAY. - '( Progrés med., Gan . degli osp. marmio 1883).

Le norme di tale diagnosi sono dale dal dott. Duplay I ~Sinlomi diffl}renziali clell~ lesioni traumatiche del cer vello, si possono di videre in tr e gru ppi: 10 Perdita di conoscenza, coma, risoluzione. 2• Agitazione, delirio, convulsioni. 3• Pa ralisi. I sintomi del primo gruppo sono quelli che dominano nella commozione: la continuazione produùe più facilmente quelli del secondo gr·uppo, la compressione è caratterizzata da paralis i. Questi s intomi devono essere studiati nel loro modo di apparire, nel l01·o modo di succedersi, nel loro decorso, nel loro a llernarsi. , La perdita della coscienza, dei movimenti, della sensibilita, la risoluzione mus col$re, senza paralisi, senza contr at· ture, appaiono immediatamente dopo il traumalismo, ed indicano una commozione cer·ebr·alo. Qualora si presentasse una decrescenza gr adua le di quest.i si ntomi, ed il g raduale r itorno de'Ile funzioni, il diagnostico sara confermato. I sintomi degli ollri stati patologici dell'encefalo, paralisi, convulsioni. <'ontr·all ure, sl.ertor e, hanno un sig nificato mollo diffe· r enle secondo il Ior·o modo di insorger e: 1' So immediatamente dopo il traumalismo e congiunti coi sintomi di commozione. 2" Se dopo un tempo var·iubile, e dopo che siano già scomparsi i sinlomi della co mm oz ion ~. 3• Se insorgono dopo che il paziente ha già ripreso Ja coscionza e che i sintomi della commozione sono scomparsi. Nel primo caso, il coma con risoluzione degli arti, accompagnsto da s terlore e dA qualche convulsione, indica spesso un vasto ~pandimento alla base del cranio, od una emor ragia intra-aracnoiòea. Se, conll'! mpot·aneamente al coma con ~te rt. > re, ins orge emiplegia, od una monoplegia, convuls ioni c contrattu1'e loca lizzate, sole od allet•nate a paralisi, si deve ritener·e che alla commozione si a ccompagna una contus ione, od una compt·essione. La sede della ferila • n elle pat•eli later·ali de l cranio, l'appal'i1.ione p1•ogressiva dei sintomi di compressione, la lor o grande estensione, Io sterlore, appoggiano d i preferenza la diagnosi di spandimenlo. La lo-


MEDICA

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-calizzazione dei fenomeni ad un g r·uppo di muscoli, l'immediato apparire dopo il trauma, depongono di preferenzo. per la contusione. Quando le paralisi e le convulsioni appariscono due o tre giorni dopo il traumali ~ mo, persistendo il coma, si rleve sospettare l'insor genza di unn m eningo-enC4:'falite, di ~:~ g nosi che sar·à confermala se si a vr·à febbre, delirio, convuls ioni e contratture. Qualora uno spandimento assai t·itarclato determini dei fen omeni di compressione, lo si potrà sceverare dalla m eninl!o-encefalile, per lA mancanza di fo~bbre, d'Agitazione, di delil'io. A ggiun~a~i che nella commozione, il fondo dell'occhio è normale; nella compress ione e nella contusione, invece si osserva spes~o una infiltrazion e sierosa peripapillare, dilatazione, fl essuosità, tt·ombosi delle vene rcliniehe. N ella encefalo-meningile s i trO\' t.l e dema peripapillare, dilatazione delle vene all'interno delle papi Ile, emorr·ag ie retiniche. La compressione dà in generale paro lis i, conll'l\llure, convulsioni; l'A. l&distingue per·ciò dalla . encefalo-meningite, che da febbt•e e delirio. Nella compress ione i sintomi sono più cos tanti, più duraturi el:e n ella meningo-encefulile, ma dà s intomi spiccatamente inlermillenti. P er poter determinare la sede delle lesioni C•'t'ebr·oli, è indispensabile conoscere esattamente la topografia funzionale della corteccia cerebrale. Dagli s tudi di CIIUI'Cot e Pi let·s, la zona motrice del cervello comprende: le due circonvoluzioni feontali a scendenti, il lobo par·acentJ·ale e fo r· s·nnche il piede delle tre circonvoluzioni frontali; il centro rnotot·e degli arli del Ia lo opposto, s ituato nei due terzi superiori della circonvoluzione fr·ontale ascenden te e del lobo pa1·acentrale. l centri per i movimenti dei muscoli innervoti dal piede inferiore, sono al terzo inferior e delle cir convoluzioni oscendenti. Il centro pct· il m ovimento isolato de ll'arto s uperior e del Ialo opposto, è ol terzo medio della circonvoluzione frontale a scendente. Il centro p4:'r il lin gua~gio articolalo, è al pi ede della. Let·za circonvoluzion e frontale s inis tra. Il centro per l'audizione risiede nella prima e seconda circonvolu.zione temporale. Una dispnea intensa, il rallentamento considerevole della


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RIVISTA MEDICA

r espirazione e del polso, la paralisi di tulli gli arti, convul· ~ioni ~wnci·ali con pe1·dita completa ùella conoscenzn, la paralis i contemporanea di piu ne1•vi c1·aniC'i, una morte rapidar sono segni ùi p••oba bile lesione del bulbo. Una para lisi esterna indica una les ione ùe lla p•·otuberanza, come del pari la indidicano In pat·nlisi del facciale o d• ·gli Gl'Li di uno s tesso lato. La paralisi di ambed ue i facciali, lo s l!·abis mo, la paralisi tlei muscoli di un occhio, coincidente con una emiplegia dell' opposto Ialo del corpo, il nis lagmo , la deviazione coniugallt degli occhi con ro tazione della testa, la poliurifl, la pol idipsia , la g licosuria, depongono per una lesione bu lbo-pt·otubet•nnziale. Le lesioni del ce•·velletlo hanno per s intomi: l'emipl egia la nto di r ella che crocia la, incomple ta ed irregolare, l'incoor 1linazionc ùei movimenti, le impulsioni irresistibili all'avanti od oll'inùieli'O, i movimenti giratori, i dis turbi scnsoriali, il cloloi·e occipi lale, vivo, tenace, l'amaurosi o l'ambliopia, la ROI'dil<:i più o meno completa, le erezioni, le eiacula zioni inYolo nlm·ic, vo mili.


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RIVISTA CHIRURGICA

:Jiote ohirurglohe dalle guerre del Zululand e Trasvaal (1879 e 1881. - O. BLAin l3R•>WN.- (Edimbu,.g. med. jùumrd) - continu zione c fìno). Ferile rl"arma d(/ fuoco della gam!Ja. Come fu osscn ulo per· le fct·ite dell'avambt·accio, una g t•ando quantità tli casi nei quali ot·ano fr·altut·ato da un p1·o· i cllile l o diafìsi della libia e della fibula possono essere l l'ollali col m etodo conse t·vativo purchè questo sia posto .in pt•alica assai per t0mpo. Specialmente nei casi in cui una palla co11 i ~.:u Jta colpilo il femore si OS!-'erva più di spesso il pt·ol ungnJ·si dello sche~giu m ento sulle ossa al remol'e sotto::;lante; quando in,·cce scmo colpi l e lt> ossa o dcll"a'"ambl'nccio o della gamba la l esil)ne resta più localizznL<J, bcncllù :;;empt·o meuo tli quoudo una pal la sfet•ica am.icltè con ica ru cauo:a della ft•allut·a. Tt'n i casi p iù importanti di questo gene1·e di rer•itc tog-liamo i st•guenti. Un capornl o Ùcl 58' regg. a Lnng's l'\eck r estò ft!tilo alln garnl.Hl destro. La polla p enetrò n ell'eslrcmi lù supet·iorc ùclla Libia in vicinauzu dello lubcr osila cslet·na; per·cvr se lo spessore dP.trosso p ortan dosi in bosso Yerso lu tube1·osita onleeiol'c nel qual punto usci dalla libia.. Quando l'autore visiLò il ferito pet· la pl'irna volta esisteva una lar ga .uper·tut•a all"eslremilà articola t·e dell'osso e per cit·ca tre


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RIVISTA

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pollici i n basso e anterior mente l'osso ora posto a nudo con· grande distacco dei tegumenti, ch,e permetteva alla sonda di gir are tutta intorno; la secrezione purulonta era copiosa e assai fetida. Fu cloroformizzato il paziente è fu praticata · un'incisione allt-avet'so gl'integumenli scoll1.1li e colla pinza fu allontanala quella porzione d'osso; poscia fu r aschiata vitl completamente ogni pat'ltl cariosa nell'intet•no della lesta della. tibia, ed applicato acido nill'ico puro sulla superficie della cavita.. Da questo trattamento risultò che pel' parecchi e settimane continuarono ad eliminarsi piccole pol'zioni di tessuto osseo e siccome esse erano nere, cosi il paziente si guodagnò tra i suoi compagni il nomignolo di cassa eli caruone (coal-box); la ferita R'incumminò r egolarmente e senza accidenti verso guarigione. L a vasta cavità della liuia non si riempi completamente ma l'osso tutt'intor no divenln più spesso, di modochè il pnzienle era capace di camminare dit•itlo aiutandosi con un semplice bastone. Dopo un ann(} potè far senza anche di ((Uell'a iulo, la gamba acquisbò sempr0 più forza e l'individuo diventò abile ad attender-c alle piu faticose occupa:.:ioni. Un soldato del 15• reg~imento usstl ri, inentre si recava· a por:tar'e ordini ad un cor po che slava combattendo presso la collina di Majuba fu ferito alla gamba deslr'a. L a palla passò nllt'avet·so hl tibia destt·a verso il :;uo mc.:zo e lacendo una grande cavità nel punto d'nscit.a. Si trovaro no mol l i se'Iuestr·i che vennet•o r imossi come venne pur·e rim ossa una por zione ùclla diansi denudala Jel pet·iostio morliti ca lo e spot·genle con una eslremila punlula fuori tlella lorga ferila. Il caso andò benissimo senza accidenti e l a gamba riacquistò tutto il suo primiero vigot•e. Un marin aio della bri~ala • na,·nle fu accidental mente feritoda colpo di J'ivollella. L a palla era enlr-ota all'interno dello tibia all'incirca quattro pollit:i sopr·a il mu ll eolo e passan:lo sullo stessa linea delle ossa altr a verso Io spazio inlerosseo andi1 a collocat·si tr a la fibul a e la pelle. Al p1·imo esame fttlto ti l p1·oiellile era già stato eslr'otto) l'a utore tro vò il membt•o mollo entìato ed edematoso, l a fet·ila secer nente un pt•ol'uso e fetido pus. La sonda inlt'odolta passava lt'a

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CS!!\URGICA

11 H

la diafisi d'ambedue le ossa e faceva scopri1·e la presen1.a di sequestri e pezzi d'osso s taccati e denudali, vi era feh · bre consunti va e gnmùe pro;; trazione. Fu praticata l'ampul<lziorte della gamba al luogo ù'ele;.ione, con lembi anteri01'e e post erior e. La tìbula sopra il malleolo era stritolata per più di un pollice e me.Gzo, m olti sequesll'i ;;taccali furono trovuli in mezzo alle carni, la libiu

non era l esa da parte a parte ma pt•esenlava opet·tu la cavita midollare, il pazit>nle guarì assai bene. A proposito di questo caso l'aulo1·e fa l e se~uenLi cunsi derozioni: Egli tlappl·ima a,·eva pensato di ampulal"t' la gamba in 1111 punto piu basso del luogo d'el ezione, ma si trovù poscia soJùis fallo di non aver agilo conformemente a quellu suu prima idea, e ciò r·~~· due 1"8giOI1i. Pl"i miel·amenle se egli avesse amputato in !Jas:)o aveel.Jbe poi dovuto p1·at:carc una secon<.la demolizione in un punto superiore in cuu::;a ùella gt•twe lesione dello fibula che non fu possibile dàa~nosticare pl'ima. La seconda ra gione è una di quelle che il chirurgo militare .deve sempre aver presente. Gene1·almenle iu chirurgia si segue il principio di sal vai·e quanto piu si può, ma ri gual'do alla gamba si deve p!'endere in g •·onde ~;on si­ dernzione l'utilità r esidua del membt•o e se noi pùssiamo ottene1'e un a1·Lo artificiale più scrvibile Cl)ll'umpulal'e subi to sotto al ginocchio piuttosto che nellu s::ua parto medinnn oppure ai IHOlleoli ùfl vremo amputu•·e in allo. I cosl!·ullori Ji membra artificiali sanno per espei•ien1.o che è ro..::u mollu più semplice e m ollo piu sodùi~focenle applicare apptwecrlli p1·otesici ve1·amenle utili ed economici a gambe che sono slnte ampulRte in vicinonza al ginocchio, mentt•e per quelle amputate più in basso l 'appareccltio è più dispendioso, di più di ffì cilu costruzione e m eno servibile. Diom o da ultimo un piccolo quad1·o statistico ùei ferili avuti in cura negli O$pedali da guerra .


Hl 2

JU\"J:o.TA

A r l iglicr ia 13' R egg-iu te• •lO 2}0 Rc;!giuw i.to Cor·po sanitAri o CoJ•po del co mmissat·iato Vete•·inal'i C::wciulot·i a cav<) ll o . Guardie ùi polizia a cava llo Volontar i di N ata! Corpo del .genio . Busutos a ca v t~llu .

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:&eaezione dei piede mediante la estirpazione primitiva dello aatragalo nella lDJlamma.zione fung oaa dell'artioolaztone. - P . VOGT. - (Cent r alb. jii. r Chir. , N . 19 , e S . Perersb. medie. Woch . N. 2!), Hì83) .

Per eseguire le t·esezioni nl'lle mol allie fungose ùclle arlicolazioni SC<'Ondo gli odierni prin ci pi, a no•·ma dei quali deve esser e po1·tuta via la si novialP, non sono appl icabi li gli an ticlti m doùi pcr cltè 11011 per mellono obbastanza l ibcl·umcnte la vis ta dello al'Licolazionc•: perciò P•·r l'articolozione del picJe son o !-!tali già propm:li ulcuni nuovi metodi . :\la q ue:oli ha.nuo dd g t·avi inconvenienti . Cosi quello di H ucter (l ngl io unterior e l r aver sule con di vi sione cki v a~:<i nervi e lcndi ui e consecuti va sul u1·a di questi ultim i) fa u11a l esione cosi grélve che ben di rndo si •·ipar a com pi ul amP.ll l t>, quello di Bust:h (l af:lrO a guif'a di !"lu!Ta sotto la pianl1;1 da un mo lleol o all"allt·o. sega tur a dd cal cap-no e succe~s i va l'iunione di 'JUI·!"lO c011 sul ut"l') !111 l'inco n ven ie n te d•31la calliva p1osi~i(J n e della t:i~oLI'ice 111·llu pi!ml A <h·l piede e il pc•·it:•JIO della con5ecntiva pscudoat'IJ'O!"i Jel ("al cngno. Il \Vogl p •-u!JOne qui ndi i l seguente p J·oce::-;~o che egli !ta eseguito con buon es1 Lo: si fa Hna i nci!"ione cu tanea anlel'ioJ·c di cir ca IO centimcl•·i c!te com incia


CH IRURGICA

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sulla articolazione nel punto di unione della t·bia con la fi bula e si prolunga lung itudinalmente sul piede fino alla articolazione di Chnpart, quinùi i tessuti sono divisi strato a a slrato, i ten(liJti dell'estensot• lungo delle dita con b!'evi colpi di coltello s<m o separati dalle l or·o adcr~uze o riuni ti verso la l i nea mediana, l'eslensor c01·lo delle dils t3 tagliato e ti r·a Lo l ateralmente. L 'ar·tet·ia malleoh:tt·e eslt!rna che pro. cede trasversa lmente dalla l rbi ale anteriot·e è r ecisa e le;.!ala. La cassuln è..ell'at•Licol ozione è spacca la anler·iormenle in Lutla la sua lun gh'.!zza, le in serzioni dP.IIa ca::;!'ula e dei l igamenti di::;tr/ccale da una 'pat·te e dall'alka con il coltello e l'elevatot·e, il collo e il copo dell'aslragolo sono posti allo scoperto, il Ji gamonto aslt·agolo-scafoideo è tagliato tras,·ersalmente, cosi<.:chè tult.a la pul'Le anlet·ior·e ed estema dell'astra galo i:!. fatta lib" t'a. Dal mezzo del Lagl io longitudinale è f;.~tlo un loglio ll'tiSVeJ·~ale nno aflu punla del !UIIIIeolo estel'nù, le par·ti rn olli sono di v1sc strato a stt•alo t·isparmiando i tendini peron~;i. Il ligumelllO ar<t.l'agnlo-per oneo unteriot·e e po~ bl eriui'O e il cakanco- peroneo sono t;,gl iaLi t·asente al malleolo; rncd iante un co t·to colll·llino apounlato o con l a iult·od uzione d'un picculosc>tlpello, è di viso l'nppa •·ato leg-amentoso nel seno del tarso. Con la l a n11glia da r esezinne applicata kl collo o fac.:enJod passat·e sotto un elcvalot't!, l'astt•agalo è fot'lt'menle r otato in fu ori, imitando il mecconismo, pel quule nella lussazione dall"astr·n~alo r osso è C!!.ccialo l'uol'i della suA nicchia. un lal'go scal pello è inlt·odol lo l'l'a il malleulu iriiCI'liO e J'nSll'ngalo, ed Ò dH>l !lCt'ttla la lar•ga inSt:l'zione ùel ligu rueulo la lt.:l'illc i n tern o con un '<.~llra slt·attu, l'astragalo è spinto fu01·i tnntu che l'ultima cou nes><ione col calcagno po,;ler·iot·rnente è l"acil mc nLe l ibern ta. Remos:;o l'a~ l!·a galo si può faciltnenle duuiÌnl.lt'e con lo sgua rdo tu tta. la cav ità tn·ticoltn·e e por·lot• via Lulla l a parte rnalAta. Semht·a ~:~ll'aulo i'C w oll.o impot·taule il •·isparmi at·e il malleolo estet·no poicld! la Sllpedìde Jel col cagno si adalla bene rra i malleoli, e il piede ha una mol lo rnoggiol'e sol iùità conse t·van thl il ma lleolo cslt'I'no.


• RIVISTA

Ohlu•ura della vena oava inferiore. - ( The Lancet, 30 giugno, 1883).

D.F.W. WA RREN

Il D. F. War·ren t•iferisce un caso in cui la vena cava inferior e era completamente chiul'a da un tumore ct~ lcareo della grossezza circa di una fava che procedeva per uno stretto peduncolv d>JIIa g-rande valvola eus tachiana. 11 tumore ostruiva compldamente la vena ed era aderente alla tunica interna. Il pezzo a natomico era preso dal col'po di uu uomo di 22 anni. Dut·ante la vita, ambedue le estremità inferiori, la supel'fìcie anterior e 1ld torace e ùell'nddome eran o coperte da una stretta rete di vene varicose, la tesLa i l collo e le estremità s upet•iori a ve vano appar·enza perfetta:. mente normale. L'infer·mo rifer·iva che egli aveva ques te vene dilatale da quando avevo m emol'ia. Del resto egli era alfano sano, non aveva nè edemi n é emol'roidi nò albuminuria; ma mori improvvisamente n r l corso di una febbr•e tifoidea per peritonite perforativa. Essendo stato fullo un accura to esame cadaverico, fu trovato c he le pr·incipali vie della circolazione collaterali er·ano le seguenti: La circolazione s uperfici ale com pensatrice era pri11cipalmente efl'cltuata per v ia delle vene epigastr·iche s uper·ciali e profonde e le c irconn esse iliaclte anastomizzantesi con le vene mommarie interne e tor~:~ cich e lunghe, il cor·so del ,;ang ue essendo in verlito cio(; diretto dal basso in allo. Nella cava, pr·ecisamenlc nel punto in cui si Apre nella or·ecchicltn destra fu s copr•r·to il tumo r e s uper iormente de~critlo. Le vene cave epatiche non e rano chiuse, poiché uno ~pecillo poteva facilm ente esset•e fallo pass are allr·avet•;::o lot·o ne ll'oreccltiella destra. Il D. W at•r e n ru di opinione che i tumori cominciasscr·o come una vegetaziolle fibrinosa sulla gran valvola e us lachil111B e '!Uindi patis&ero la degenerazio11e calcareu cagionando mollo g radatamente la chi us ura comple ta della cava. Battendo il tumor e con un penn ello o una spatola, la sue nalur·a pietr·osA e cnlcarcu era subi to dimostra la. Il tumor e non partecipa ,·a punto del carattere dci trombi poic hé era t·oto11do piccolo il'Oia lo e attaccalo per· uno s tretto pcd uncolo alla v~:~lvohJ. Il D. W a t·ren opinò pure che il tumore fosse del tullo intravenoso n e lla sua o rigine e s viluppo.

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CHIR URGI CA

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Frattura oompoat& dell'ono temporale oon ernia del cervello. - G. W . PJLKIN GTON - (T/te Lancet, 30 giu~no, 188:1).

P. O. giovane di 1:; anni fu pot•tato olio spedale il G apr ile ultimo avendo ricevuto un calcio di cavallo nella regione tempo rale sinistra. Fut•oilo trovate due piccole ferite puntiformi che conducevano ad una frattura ddl'osso temporale, da cui usciva fuori una po1•zione della sosta!~Za del cervello della gr ossezza di una piccolu noco. li ragazzo ero in pieno collasso e il polso appena pel'cettibile. Furono usate le medicalu t·e anliseLLiche , al malato te nuto in letto in una slanza oscuro, fu applicala sulla t·~s la una vescica di ghiaccio e somministrati due gt•ani Ji calomelano due volle il giorno con dieta !alleo. P er i primi quatlt·o g iMni la sua condizione rimo~e lo stessa. Al quinto giot·no la tempct·otut·a sali a 108 F. t t-2• C. !l e diventò ddi1'ante. Cosi dur6 fino al decimo giorno dopo t'entt·ota olio spcdale. D'allora in poi la lemperalut·a scese a poco a poco fino alla not•mole, i sintomi prin· cipali ra pidamente si dilcguat·ono e il ragaz1.0 usci il primo magg io completamente guarilo. Vi fu molto scolo di marcia dalla ferila dopo la eleva1.ione della lempct•altu·a, la sostanza del cervello a poco a poc·o ~i con.,umò. Questo caso è note vole pel' la perdita completa del' a parola che accadde dopo che fu raggiunto il più elevalo ~rado della lempcralut·a e il suo gt·adunle ri torno ùopo la convalescenza, é in secondo lungo pe1· non essere stati in nes~un tempo offesi gli s fìnlèl'i 111~ le eslt•emill\.

Grosso oaloolo sa.Uvare.- GIORGIO MARKER N-( The Laneet, i4 lug lio, 1833). Il seguente caso di tumore sottolinguale é impor·tanle pel gran volume del calcolo che fu ll'ovnlo incuneato nella sostanza ùella glandola sublinguule. Un uomo di cinquanlun'anno venne a farsi visitare lamentandosi di un grosso enfìore nella bocca e di un forte dolore


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RIVISTA

nell'or ccc!Jio sinisli'O e in tulto il Ialo sinistro della testa. Da pa r ecchi m esi ei disse esse1·si accorto di ques to gonfiol'e, ma solo da poche selliruane avei' comincialo a prova1·c difficollu nclringhioUire c nel pa1·lare. Gli ultimi qui noici giomi il do lore era diventalo cosj forte ùa impedirgli il sonno e il riposo. lnle1·r·ogalo I'ispose che mollo tempo fa, circa djeci anni , a\·eva pt'ovnlo qualt:lle pur.lui'o nèllo bocca, e che da indi in poi , di IIU<lrH.lo in quando era stato d1sturbuto da qualclw Sl'nsazion c inconaoda uclla l inf{ua. All'esame, fu \ isto un tumore che occuptJva lo spazio fra l'or lo sinisll'o del la lingua e l'areala alveolare sin islt·a d ella masct!lla iurel'ior·e; pu1·eva l ungo due pollici e lar go uno e m ezzo e si es tendeva tlall'avanli in dietro dal frenulo della lingua lun ~o la me1ubr·ana mucosa della supe1·fi cic infel'iore del!a li ngua. Er·a duro di consistenza e la membrana mucosa che lo copd\'a er·a increspata ed aveva un al"pelto lucido par·Licolare. Davanti, presso il frenulo et·avi u na piccolissima opet•lut·a (l'e:;tretnila del condotto salivat·e) e più indielt·o un punto ulceralo che pet• la posizione corril"ponùeva a un mol ol'e spor ge nte, e do questo punto ulcer·Rto LrapclaHtno poche gocce di pLIS. P1·ememln il tumore pusl ei·itn'm ente si moveva t'acilrnenlc in toLalitii c du vn b f'i!.!·i ne a 1111 VÌ\'1) dnlo1·e nelr or eccltio e in Lt allu :1 lnl o sinist1·o della testa. S(Jl lo pt·ecisarn cll l e ulla mandi bola nel l1·iongolu suttom ascellare pul eva 'S\Htlit·si un piccolo tumor·(l dut·o e dnlenll): qu egto dieeva e sct·l"i pul e::ulo ::.olu du poco Lomp(), e pm·e va essen: un pi'OJotto tllfiammulurio ::<cco nd~:~rio. l si ntor11i Ji cu i si lnmt'nlava cr sllw : dolor·e c difficoltà di par·larc e di ItJUO\ I.' I'e la lin~ua ; deglutizione pcno:;n; n::.ciullelza e sensibil iLa dellalu sinisl r u llella lmcco; dolor e ncul0 nell'or ecchi o e u cl lulo ~ ini ,.; lt'O ~l c ll {• LC ~'la. F eci cliugno::>i di infiammazione c tun w fat ione dt1lla gl nmlola sollolinguulb do vu ta alla ostruzifl rH• del condotto, e nel l e•npo sl e!"SO i•tlt·odu!':si un sottile l"per.illo nella picculu apet'lii i'H pres!'o il rr·e11ulo. Lo l"pecill o pa:<sò !'ulo per un br~ vc l1·allo, eù e videntcru cutu solo so Lto la rn~~mbt•a n a rnucoso; passando un eollellino lu11go lo sp eci llo nel Cl.lllale usci1·ono ol cune gocce di san gue e un poco di sali,·a viscida clrinro. Fu ollo•·u i11 ieLLnla una sol uzione di acido cn•·bolico, ~


CIIIJ\URG ICA

Clr ùinate fùm enlazioni calde internamente ed cs lemam ent~'. Dopo due gioJ•ni il m alato lot•nò a far•si visilat·e. La superfi cie rl el gonflo1·e or n allora meno congestionata e il dolore era un poco scemato. AvPndo cautamente allargata la prima npert ura, il col tello fregò contr o qualche cosa di duro e la natura tlel m ale fu evidente. Dopo un poco rli dis.sezione fu tirato fuori un calcolo bianchiccio alla pt•ofondi là di circa mezzo pollicr:. La pur·te anteriore era m olto ader ente e do vette es!"ere dissecata ltitla intorno. Allora con le pinzelle dn m erlicalut·a la ptelr·a fu faci lmente sollevata dal suo l ello, e la cavi t/, elle ne ri;;u!Lò fu sc!Jizzettal a con la soluzion e cnrbolicn. Il calcolo e duro, hi anco, di apparenza calcai·ea, ir·•·egol a•·m entc ovolar e; la piccola eslremilà che in sito et·a anlct'iùl'e è alfa to nppunlata, m ollo dura e lucido come levigata ; la. superficie e Pu vida con del le rilnvatezze qua c là. L e sue di m ensioni sono un pollice e un l et·zo di lunghezza, d11t>. ter·zi di pollice di lllr;rhczza nella parte più ampia e ll'e otlnvi d i pollice di spCl"!'eua; il suo peso è ùi ollanlaùue grani (cinque t;mmmi e mezzo). Può esser e raschiato con un coltd lo, ma non è tenet•o n è fl'iahile. Toccandolo con l 'acido nitrico con. centJ•ato non dà e!Ter vescenza, quindi la superfi cie almeno n on consiste ùi car bonato di calce; ma l'aggiun ta tlell'al!ido !" volge un oJor e mollo fel ido.

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RIVISTA DI' OCULISTICA

Uno •tucllo ollnloo t•tologloo sul prooeno traoomato•o -

E. MANOELSTAMM(Centralblatt fii.r. Med. Wiss. N. 34).

Il Manrlelstam rn dopo d'avere accennato alle poco con cordi opinioni degli ott.almologi s ul concetto e sull'essenza del tracoma e dopo di avere discussa la scoper t.a di Satller s ui micrococchi del tracoma, i quali micrococchi so anche fossero i veri eccitatori della malallia non avrebbet·o fallo avam.are d'un passo le nostre cognizioni sull'essenza d el processo, d compendia la storia di 22 casi tipici. Da questi furono tolli nei differenti loro sladii dei preparati microscopici. Egli trovò che in tutte le forme di tracoma, tanto nella forma cosi della granulosa, come pure in quella del catarr o follicolare, si trovano le stesse produzioni patologiche di un maggiore o minore grado di sviluppo. Il tessuto adenoide della mucosa è piu o meno fortemente infìllrato di corpuscoli sanguigni hianclri o leucocili. Que::;ti evidente m e nt~ vengono dati dai vasi linfatici e san· guigni i rruali in tutte le forme di tracoma si sviluppano in ragguorclevole rruantilà e si riuniscono intorno a l l.racorna sles!:>o. Oltre a qu esta infìlll'azione di leucociti si tt·ovano costantemente i follicoli o granulazioni o gt-anuli tracomatosi. Essi consistono in un aggr·ef!&lo di leucociti di fo t·ma r otonda opput·e oYale, non vi si può dirnoslral'e l'esistenza d i un ben distinto stl'oma. La denominazione di follicoli ~


•. RIVISTA DI OCULISTICA

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impropria pet·cltt· ll'a questi e i follicoli linfalici non corre che una esterna somigl ianza; es:;i costituiscono un prodotto flogistico impiantato neces8ariamente in tutte le forme- di tracoma, prodotto chr in seguito a peculiare m odo rli sviluppo istologico fini sce in quelle ùale forme. l follicoli sono t\a ris guor darsi come il sintomo cardinale del lracoma. N on dol>Liamoper ò allribu i1'e loro alcun che di ~peci fico; essi non sono cliP prodolli di un processo fl ogi:ìlictJ il cui ullel'iore decorso dipPur!P da svHriate circostanzi". Pl'oba!J,Jmente la l oro origi ne r• do\'ula a stasj del sistemo sanguigno e lin· fati co ed é anche pos!'<ihile che si tra tti qui di distensione degli spazii linl"otici p1·cf01·mati nella congiuntiva. Il secondo subslrato palologi<.:o col quale costantemente c'incontriamo in tulle le fot·m e di trocoma consis te nelle papille lussureggianti (secondo alcuni granulazioni). Una papilla normale giacente sulla congiuntiva va soggetta ad una iperlrofìa, re· stando copcrll"l dnll'epitelio solto del I"Jilal c l e cellule l infa Liehe, leucociti o gr·anuli giacciono streltùmente uniti ed incM lr·ati in uno stt·oma a tessitura fibi·osa fini ssi ma; cel· lule che vengono aUr·avCI'Satc da numerosi, piccolissimi C'apillari. L e papillc presentano le forme più l5variate. Tal· volla es ~ c t'icoprono la mucosa come esc1·cscenze r osse e puolule, tal'nllra Hala si rnanifeslano come pf<pille appiattile o bolloncini a cupola larga, c talvolta ancor·u pret'entano la ronnl'l rli rrr.ste di gallo. l t;Panuli lracomalosi specifici di Saemisch nt~n sono alli'O che follicoli o papille iperl!·ofìche che r iguardate da al cuni autori quali ghiandole dùnno luogo ad escavazioni e canali meclionte il sollevamento della papilla. R eslringenrlosi in qualche punto coLali escavazioni danno origine ulle cisti, r r.slri11genùosi l'intero follicolo si produce il psendo follicolo. L a vitale compa1·Lecipazione che prende l'cp i t clio a questo processo ci spiega la facilità è frequ enza delle r ecidive. L'epitelio si slratilica alla superficie della mucosa e vegeta verso la profondità della m cmbrnno. Por quesln vegc~azione viene irr·itato il tessuto adenoide, il quale diventa causa di recidiva. La formazione di tessuto unitivo e cicatriziale non è in rapporto né alla presenza dei follicoli né ai così detti granuli tracomatosi;


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III VI STA

ma il tessuto connetti vo nasce inclipend cntcm ~n la e si s viluppa rln P" r lulto do ve si lrcwano cellule linf1.1 tiche genuinA con grande mater·inl e p••o toplosLico e queste s'incontrano più nurncr·ose in g r·ande vicin11nza di vasi songuigni. Secondo il par ere di ManJt:llslamm il lracorua deve esser e intes0 in un concetto collettivo p Ar' più vari elù di un'unica flognsi congiunlivAie, varielù cJr e s i dif'Jerenz.icr ebbero tra lor·o solo apparenl emanle e clHI nella sosl!ll17.8 ~a rebbero indcntiche; tutte le form e del tr11com.i sono sladii di una sola erl identica aflezione; le diverse prod uzioni che in lutto queste for m e s'incontrano sono prorlnlli Jigislki o in via di m etamorfosi rf~g'r•~ ssi va o p1·ncedenti a più elevata 01';.!8llizze7.io nc. Contro la spf>cifìcità del tr·acoma starebbero i seguenti fatti: J• che il trncoma non fornisce olcn:1a specifica pr·od uzione eire nlln malnllin dia l'impronti\ ciel lraco mA. Ciò che comu llt~ m e ute si cl11amano g r nnuli LI'ar.omatosi non sono eire follicoli o og-g rC!!R ii di cellule liu rnti··he: 2r che il <Cntnrro fvllicolar·e acuto non si diiTeJ·enzin ni> i sloln;,!iCAilll'llle nò cl tnicnmnnte dnl t r·acornn; 3) c he In p re>ic nz<~ Ji mic ro cocchi nt•JI,• mucose aiTette do tra coma. starPbbe contr·o anziché in ·ru vor·n della specifì citfl del t rn comA, ~i~cchè lo st<~ S!';O micr ococc o fu trO\'fllO anche nrl lu oltalmo-blenor·rca; 4) cir o nessun m e diro, trflllanrlosi di congiutivite in cui sieno t•scl usi vamen te ,·isibdi i foll icoli, può dir e in quale direzione si svi lupperà il p r·oce~;:;n m orboso. L'onlo r•~ Cl'l'de OpporLUilO di .c:lnbilire due f•Will<~ pr·incipali di lrM·oma, una ft1lhcolnre o f!I'an nlnr e ed una poprllore od epilel int o. A Ila primn fnrmn llpp>~ rlr rl' ebbe rn 1•nre la con:;ri • mt i ~·ilr; r,,llicolare acuta di Saemisclr , l'ottnl'min gr ·;;~ nulo s a di A l'Il e In inlìlln•zione IJ·acomAlll.<:él . All o SPCOJHiu si riu ni ;;ce il trncomn cronieo di So<>m isch o il papillor·o di tutti !-!'t altri aut.wi. n el la pr·ima pt>J'i' (• pos.c:ibile una compi elo ~na­ l'i;Iiu ue, mentre nel l n s<'ron da hanno l uogo oltc ra7.ioni troppo profowlc dP.i tec;suli 1wr pol<w c0ncep irc un'eg-ua le :::pernnzn. Si d:;nnu nnf:lte ft)rlll e rnil;ln dr llo du e mnlatlic. I n q un n to o l trnlt;Jrnr•nlo, qu esto dev e es ~ ero pu rnm en te antiflo:.rislico nello fur·ma f" llicolo t•o e (juin l i trovono a p-

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DI OCULISTlCA

plicazione le compresse ft·edde ed asciutte. Nel tracoma papillare invece valgono i mezzi stimolanti; talvolta torna anl!be qui vantaggi uso la peril omia o la dilatazione della r ima palpebrale.

8tuc11 sulla eziologia della mlopla· -

M . TscBERNlNG (Centralblatf .fiir Med. Wissensch, N' 35).

l risultali olLenuti da Tschernin g si basano sull'esame faLlo sopra 9G67 individui dei quali 7523 fut·ono visitati nel servizio di reclutamento e 20l4 erano stati accolti dalla clinica di H ansen in Copenoghen. A suo parere si danno tre diver se forme di miopia. La pr·ima è quella del gr·ado più l t>ggero, la 4uale o è congenilu u fiuo ul 25 !l.llllO è acquisita. Di questa miopia non si conosce causa apprezzabile, non se ne può incol pat·e il lavoro minuto e vicino e neppure le malattie degli occhi, piuttosto vi ha una qual che parte la disposizione ereJita1·ia. I l pot ere visivo è abbastani'.a buono. Il fondo ocul are o è no1·ma1e opput•e presenta un l egger·i ssimo cçmo. Alla seconda f,n•ma appat•tiene quella miopia che insorge per causa di lavori a gr·anùe vici nHnza, qui:~di la leoviarno piu di frefJuente nelle classi is truite e studiose. Questa miopiti n on al'riva alle 9 dioLLt•ie, in m edia ra ggiunge l e quattro. Assai spes~ o preesi'3l e a questa una di5posizione congenita, e spesso ancor·a vi. si t·isco ~tlt·a il cono posleriot·e, invece assai r aramente vi si complica la coroiJile. La ter1.a t'orma di ~i opia che, per buona SOI' Le è la piu rara, deve essere ri guardata come uua ve t·a molallia ed è questa la miopìa che sempre sor passa le nove dintLrie e elle h'oviamo sparsa egualmente su tutti gli str·ati sociali ùi una popolazione senza riguardo al gener e di luvot'o. Questa colpisce l'uno per· ceulo della p opolazione. Questa l et·za l'orm a dipende sempt•e da un al lu nga menlo dell'asse e gli occhi piu fortemente miopi che si sieno veduti meoliaute la sezione sono affetti da questa forma. Anche qui l'et·ed i là lta la sua porte, benché un po' m eno r.ho n alle altr·e for·m e di miopia. P er r egola essa miopin si paleso molto p1·esto e progr edi sce così celcrm cnl<! cl•e ull'dù di

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• RIVISTA :!~ auui di solito le 9 diollrie

sono già sorpas sate. Essa è mollo spesso complicala cou a ltre malattie del fondo oculare, specialmente con malattie della coroidea. Probabilmente quesla miopia dipende da una coroidite a decorso latente ed oscu r·n lu quale dapprima produce un forte trasudamento ne l corro vitreo e quindi uno stiramento ed una dilatazione del bulbo la quale coridizione s i complica da ullimo con altri slali morbosi come p. e. il distacco della r etina, ecc. Ques ta foruta di miopia e una malattia sui generis e forma un deciso contrappos to de.lle altr'C' due. La miopi a provocata dalla lellura devesi invece considerare come di natura benigna, e rilcnerla per un adattamento del· l'occhio al lavoro impostogli. Ed è assai d ubbio se da questa forma benigna s i por-:r-:a sviluppar e la grave.

Sulla natura dell'oUalmla. prodoU& 4&lla .Jequlrlty. D.r H. S ATTL ER - (Centralblatt fii r M ed. W iMcnsch. ~· 32).

Gli ullalmologi pl'os eguo no gli sludii sul modo d'agit·e d e ll"infu~o di questa pianta ((1bru3 precatorius) e alle notizie r·iportale alt.rove dal nostro giomale poss iamo aggiungere le s eg uenti : SatUer s perimentò •tue::;l'inrnso tanto sull'uomo che sui coHigli ed ottenne una ollalrnia purulenta, la quale si differenzia in modo evidente da ogni flogosi artificiale, che venga suscitata da a pplicazio ne di sos tanze irritanti. Essa ottalmiu pres enta anzi un c.arat.ter·e lullo suo proprio ed esclusivo e non s'accorda con a lcuna delle ti piche e conosciute forme di congiunlh·ite. L'oltalmia di J E>quirily ha il vero aspetto di una rnalallia acuta d'infezione . .Per molti rapporti dessa s'avvicina all'olllllmo-blenonea acula e specialmente a quelle g ravi forrne nelle quali la conp;iuntiva apparisce grigia e rivestita alla supe rficie di essudali coAgulabili. Sa lller lenti! quindi di scoprire nell'infusione di Jequirity sostanze chimiche capaci di provocare quest'affezione, ma Hto i sforzi non furono coronati da successo.


DI OCULISTIC.O.

Invece egli giunse a scoprirvi certi determinati microrga-uismi che trovò pure nei tessuti ammalali e nei patologici prodotti. Gli riuscì anche da dimostrare la inefficacia dell'infuso ·tosto che se ne allontan01vano i m icrorganism i. Tali miCI'Obi s i mostrarono !'< usceltibili di cultura per molte ~enerazioni e questi puPe mosll'avano l'attitudine di risvegliare la solita ottalmia. l mi crorgani~mi hanno forma di bastoncini cilindrici arrotondati alle csLremit.à, equabilmenle densi e di diffe1·enle lungh ezza (da 2,5-4,5 JL). Essi si trovano ora isolati ora appaiati, di r·a •·o disposti in catena per quattro. Alcuni di questi esseri ~i vedono fermi, altri eseguiscono movimenl i di slanl'io e di rotazione, altri ancora cambiano rapidamente di posto. Più ta•·Ji compariscono nei bacilli elementi in fo1·ma di spore. C1Jn una temperatura più elevata p. e. da 3t a 36• C. i bacilli si sviluppano più presto. Si noli ancora che essi sono organismi squis itamente aerobi L'autore è d'opinione che la J el] uirity s uscitando quella s peciale ottalmia modifichi in modo specifico il terreno sul quale ~uole impiantarsi il processo tracomatoso e questn particolare modificazione sarebbe di rettamente originata dalle manife stazioni vital i dei micro-paeassiti come pure dalla violenta r eazione flogistica dei tessuti ammalati. D"nllra parte i mi cr·organismi propri del tracomà ver rebbero òa questo spe · cifico pr ocesso privati delle condizioni essenziali della loro esistenza e così la malattia slessa_del lracoma sarebbe de.bellata.


RIVISTA DI TERAPElJ'TICA

Sulla azione del obtntno e dell'aoldo •allollloo •ull'organo dell'udito. - KJRCH NER o WJWJ:;R· BrEL- S. Petersf.J. M edie. ~Vochens., 1883, N• 26. Il Ki•·chnct· sperimento sui conigli, cani, porcellini d'I ndia e sot·ci. Due grammi di snlicilato di soda sciolti in GO di acqua fu•·ono inlrodolti mediante una sonda esofagea nello stomaco di questi anima li; per lo più dopo una seltimo.no, con dispnea e pllJ'nlisi, essi morirono, e furono o subito o dopo 8-10 ore ~czionati. Le al terazioni ordinai·iamenle ri scontrato furono iperemia del condotto uditivo osseo, arrossamento e in cur·vamcnlo della parte supet·iore della membrann del timpano, le cui rimanenti parli riman eYano nfl t'm Aii, intorbidam enli e colornzi one in ~i nilo di essa m 11tnhl'ana, ecchimosi in vicinanza degli o•·ifìzi do.!llc LI·nmhe, inl·~ n ~o m·ro!:\samento della supt'rficir inl•'•·na della ~ talra c del Y e~ libolo stesso che era pieno ùi un liquido I'ossiccio, la endo e pe1·ilinfa nella cllioccioh1 mo~ t•·a va la s tessa co!Mazione 1'\)S!'\if.:nu. l gatti , ùopo la somm rnJ'll razi one di 2 g1·ammi di acido solicilir.o pee ~iot·no e per dose erano estremamente sensibili all e csle,rne vibl'azioni sortl)l'e, nei cani tro vavasi alcun o volto un vivo J'OSSOl'e e un vaso mollo l OI'luoso nella p1·ima el ica della rhiocciola. Ln chinina. fu inlrodolta nt"llo slomaco dei con igli per mezzo drlla sonda es0fagea (1. gr ntnlno di cloridt·ato di chinina in :30 di ac'{ua acidulo la): essa tntmifcslò la sua a7.ione-

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RlYISTA Dl TERAPEUTICA

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-sulla membrana del timpano provocandovi lperemia ed ec• c!Jimosi. Il cervello con le sue membrane fu trovato alla sezione fortemente iperemico, in 3 su 100 casi fu tt·ovata nel seno romboidalo una ecchimosi lunga 1 centimetro e un vaso -eclasico. Il Kil'chner ha completalo queste osservazioni con la comunicazione dell'esame microscopico del condotto uditivo. Mostl·a due dise~ni di strav nsi sanguigni nel canale della -chiocciola di un gallo a cui fu data la chinina e n el canale somicir colare di un altro che prese una grossa dose di sa· licilato di soda: in ambedue la piccola em01•ragia stava in dit•etlo rapporto con un vaso sanguigno. Se questi falli dimostrati sperimentalmente si r·iferiscono all'uomo, non è inverosimile che la sordità o i rumori agli orecchi dopo le grandi dosi di chinina e di salici lato di soda sieno da ricercai·si in simili lesioni clcll'apparalo nervoso teminale nella chiocciola. Il D.r Weber-Biel osservò dopo la somminis tra.z ione in una volla di 1 gt·ammo ùi cloridrato di chinina un abbassamento di temperatura avvenuto nel corso cir·ca dì un'ora e un quarto del condotto udì livo esterno, in media di 0,56, senza iJla!'emia clelia membrana del timpano e la comparsa dopo un'ora o un'ora e mezzo di forti sensazioni uditive subielLive -che cessavano dopo eire& 12 ore, e la diminuzione della facolta uditiva dopo 2-3 ore; e la vertigine in 8 delle 12 pet•sone su cui fu sper·imenlalo. La maggior e diminuzione della facollà udili\'a coincideva col maggiore abbassament.o di temperal.ul'a. L'acido !>olicilico dalo in formo di salicilato di soda alla -òo~e di -l o 5 g r•ammi per dose ( in 2 dosi con l'inle['vallo d i un quarto d'OI•a) provocò fenomeni simili a quelli della chjnina, solo la temperatur a nel condotto uditivo scese di o(),35 c . La romba agli orecchi comincia dopo 21j2-4 ot•e e il disturbo dell'udito dura anche qualche giorno.


RIVISTA

L'azione della DltroglloerlDa el DltrlU. - Dott. MATTE~> H AY. The Lancet, 22 luglio 1883: I l Do l l. Hny della università di Edimburgo ha pubblica l~ nel Practitioner un importante scr itto sulla costituzione chimica e azione fisiologica della nitroglicerina, in cui dà una spiegazione· molto ragionata delle diffet·enze f!'a questo composto e i nitriti, i cui effetti sull'organismo sono simili. Questo scritto è fondato sopra una quantità di ricerche sperim entali e gella molLa luce sulla azione dei nitriti. Mostrato che l'azione fisi ologica della nitroglicerina è p recisamente eguale a quella del nitt·ito di potassio. possa a cercare la ragione perchè di ffer·iscono tanto nella intensità della loro azione, 1rl00 ùi grano di nitroglic~-;rina spesso producendo piu effetto che due o tre gtani del sale. Egli dimostra che la nitroglicerina è un nitrato o non un nitrito come et·roneamento er·a · supposto; ma è decomposto dall'alcali, .due · t.erzi dell'acido nilr·ico essendo ridotto in acido nitroso, che s i combiria · co·n l'alcali . pe1· formare un nitrito. La stessa conversione succede in presenza dei carbonati alcalini, ma. . con meno t·opidilù, la decomposizione esscn1lo aiuto la dal calore: ùsando una soluzionc. conteneote il carbOJJato di soJa in propòrzione presso a poco eguale a quella ùel sangue, t1·ov•'} che la nilroglicel·ina cedeva acido nitroso come prima. Allt'i . sper·imenti col !'augne slìht·i nalo mostrarono che la nilro. g licet•ina cedeva l'acido n it roso ciro. opera va la ossiùazione d'alcuno dei !:'Uoi costituenti specialme ule dcll'emoglollina, c che la nilrtlglice t·i na ossida l'emoglobina appat·entemenle nello stesso modo che fa un nil!·ito. Questi resullati semb!'angli condurr·e alla conclusione che l'azione della nitroglicerina t> ùovula nll'acido nitroso formatosi pet· la s ua scomposizione entr o il co,rpo. Quindi ei si ùomanda perch<~ la nilt·oglicerina e tanto più polente òi un semplice nitt·ito, e crede c:he i seguenti fatti valgano a dat·e una sufficiente ragione della differ enza. I l nitrito è liberamente decomposto dall'acido dello stomaco, la nitroglicerina no; e l'acido nilroso fallo libero -è sommamente instabile in un mezzo aciùo, mentre è compaJ'a livamente stabi le in un mezzo alcalino.


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Questo punto è molto importante nella pratica, come quello che serve a spiegar•e perchè tante volle gravi effetti tossici ~ono prodolli dai nitl'ili ed altre volle non segue alcun effe tto. Se la sostanza è dala durante la digestione, e specialmente ~e il p otere a:ssorbente della mucosa g astrica è ìndtlbolito dalla esis te n1.a ùi un catart·o cronico, punto nitrito può essere assot•bito; ma se lo stomaco è vuoto e il muco alcalino, il nitrito può essere largamente assorbilo come tale. D'altra parte la nitroglicerina non è attacca la dal l\ugo ga~lrico e quindi passa tutta nel sangue inallernta. E poi s i aggiunga che l'acido nilt•oso svoltosi dalla nill'oglicerina al contatto dell'alcali nel stm gue e nei tessuti essendo allo s tato nascente è più allivo dell'acido nitroso di un nitt•ilo. La nitroglicerina quindi, com e d'azione più sicura dovrebbe ~s ­ !'ere pt•ererita ai nit1·iti.

L'IDnftlastone tpodennloa.-D.r ENRICO SJLVESTER - ( The La~teet, 7 luglio 1883). Il D.r Silve::;ter g ià noto pel suo m etodo ùi r espil'azione a rtifìciale nelle persone apparentemente annegate, ha fatto recentemente alcune osservozioni all'ogg-etlo di prevenire piuttosto elle rimediare all'annt'gamento. E gli fu condollo i<. qu e~>Le esperi enze dnlla visln rli molti appal'ecclti di salvam~HLO alla ~~posrziune di piscicullura . Il s uo m etodc• eonsisle n ella pr·oduzione dell'enlisema sottocutaneo. Egli pr esentò Hlla Espo"'izione un piccolo eone dt'l peso di 10 libbt·e il cni tess uto sotlocutaneo ern stato insufllulo con l'ar·ia , il fJIHlle era capuco di sostener·e nell'a<:tjua un peso di 18 libbJ·H ag-~iunle al s uo propr io peRo. Il D.l' Silvester crcd~ cliC un grosso cane o un vitello cosi acconcialo polr·ebbe po1-tar·e in s a lvamento alla spiagt:;ia più pet·sone, e che vi sono casi in cui ques to pr·ocedimento potrebbe essere applicato all'uomo stesso l'endendolo così insommergibile(!).


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RI\'ISH

Ta.nnato eU aoda Della D.Jfrtte orollioa. - E. BRIESE (De1d. Areh. fi.ir klin. Med. e Philadelphia Med. T ime3, 16 giugno fR83). L'uso del lannato di soda raccomandato dal Lewin contro l' albuminuria nella nefrite cronica benchè apparentemente confortato dagli sperimenti fisiologici del Ribbert ha r ecentemente fallito nella clinica del Mosler, come rifedsce il D.r E. Briese. In fJuBlli'O cosi in cui era ogni giorno accuratamente valutata la proporzione per cento e la totale escrezione dell'albumina fu usato il lannato di soda (una soluzione al 2 Of 0 di acido tannico neutralizzato col bicarbonato di soda) dandone nna cucchiaiata da tavola ogni due ot·e. Il rimedio non fu ugualmente bene. tollerato dai malati; alcuni poterono pren<lerlo continuamente per un mese, mentre altri ebbero dei distu••bi intestinali dopo pochi giorni, e in al tri ogni aumento della dose produceva il vomito. Queste osservazioni furono limitate alla nelhle cronica; ma nei quattro casi osservati la esc1·ezione giornaliera della albumina non scemò punto e la nefrite prosegui senz'altro il suo corso; la salute generale dei malati ne soffri, comparvero estesi edemi, e i sintomi d'uremia completarono la fenomenologia clinica, malgt·ado la continuata somministrazione del medicamento.

SoUoriDa o fegato dl aolfo orlatalliuato pel bagnl aolforoal aeDsa odore. - Dott. LANGLEaERT. - Gaszetta. M edica Italiana, 6 ottobre i883, N. 40. Questo nuovo fegato di solfo fabbricato da M. Adrian, quando venga sciolto nell'acquA, dà un bagno solforoso ch e ha tutti i car atteri e tutte le propriela medicinali dei bagni solfoi'Osi ordinari, senza però averne anche l'odore disaggradevole. Lo soppr essione di quest'odor e cattivo ed inutile ad ecce· • zione che in alcuni casi di affezioni croniche delle vie respiratorie, si ottenne col precipitare lo zolfo da un solfuro


Dl TERAPEUTlCA

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alcalino ed eliminando l'idrogeno sol forato, che viene soslituito va nla1!giosamenle con solCo allo s tato molecolare. Facendo crista llizzare' il residuo di questa operazione si ottenne la cosi delta solfo1·ina. Cosi non si ha dell'idrogeno solforato, ma soltanto del solfo precipitato insieme alle sostanze alcaline del bagno solforoso ordinario, os!'\ia la preparazione d i Helmerich, la più polente di lulle le preparazioni solforose conosciute, sciolle n ell'acqua di un bagno. Il bagno di solforina adunque dovrebbe essere il bagno solforoso da prescriversi nella cura delle affezioni della cute, nell'anemia, nella clorosi, ne Ila scrofola, nella paralisi, n el reumatismo e nella gotta.

Dell'lnutllltà del .:lmedl ttlttlol nella ohlrurgla gene· rale, per il dottor JoHN B. -e RoBERTS- (Medical Time& 27 febbraio 1883).

Se un'emorragia può essere frenala da mezzi chirurgici, gli stiltici devono, in certa maniera, essere messi da band&, perché altre risorse emostatiche sono più facilmente, e più utilmente 11l't~licabili. Ciò che è insufficiente è certamente inutile. Quindi i r imedi sliltici, come tali, dovrebbero essere banditi dalla chirurgia generale. P er rimedi stillici io intendo quegli agenti chimici astringenti, che sono impiegati per arrestare le emorr·agie; sia perchè tendono a produrre la contrazione dei vasi sanguigni, e dei tessuti circonvicini, sia perché valgono a produrre una r apida coagulazione del sangue. Il loro numero è grande; il sottosolfato di ferro, il perclol'Uro di ferro> l'allume, l'acido tannico, l'aciòo gallico, i sali di rame, di zinco e di argento, le varie combinazioni di sostanze vegetali e minerali vengono a seconda delle circostanze variamente t~ naldamente raccomandate. Questi rimedi peraltro sono presso a poco egualmente • inutili.


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RIVISTA

Il metodo ~eneralmente raccomandato di adoprare questi r imedi é il seguente: Rimuovere, se ve ne sono, i residui dei vestiti; asciugare lo supel'licie sanguinante, e comprimere la parte con colone, mussolo, o spugna imbevuta della soluzione del ri.medio che é slalo preferito. In molli cas i (io lo ammetto) questa pratica sarà seguita dall'arresto dell'emorragia, ma chi. potrebbe sostenere che tJ·ascuJ'!indo la soluzione stilLica la stessa pratica non sa•·ebbe se~uita da eguale risultato? Del res to io ho tre obbiezioni da l'are cont1•o l'uso di questi rimedi ed in primo dirò: Che la lot·o riputazione come agenti emostatici po•·ta spesso i pratici a l'icot·reJ•vi quando altri metod i ben piu ragionevoli sarebbe1·o riusciti mollo più vantaggiosi. È in tal malliera che si per tle un tempo ·p•·eziosiss imo, percl1~ dopo un ar1·eslo temporaneo, l'emort'f!,g ia rito1·na di nuovo, ed il paziente già esLonunto, e qualche volla presso a poco anemi co, può incontrare le più funeste cons~guenze. Secondo; che se essi non sono valiui a fr·enare l'emorragia, il che accade sempre, !Jet• poco che l'emorragia sia di una certa importanza, aiiOJ'a la f'e J•ita ricoperta di coaguli e di ~sc at·e pre<:enterà una immensa difllcoltà pe[' la legatura dei vas i. Te1·zo; finalmente è ùa ricordars i che la massima parte degl i stitlici impediscono la riunione per prima intenzione, perchè irritano la supertìcie delle ferilo, e g uidano all'infiammazione. eri alla suppueazione. Il sottosolfato di feJ'l'O, che for se gode maggiol'o l'iputazione degli alll'i, non è per c iò meno causa di minOI'i inco nconvenicn ti. In seguito alla sua applicazione la fe•·ita si •·icopre di spessi coaguli nerastri, che impediscono (se necessar ie) ulte J'iori indagini, rendono impossibile la cicatrizzazione per prima intenzione, e possono nascondere un'emor•·agia secondar ia occorrente solto di essi. ~d io s tesso ho polulo verificare piu volle quest'ultima circostanza . Vi sono due mezzi molto più soddisfacenti e scientifici per


DI TERAP.E UTJCA

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ai'l'estare le emorragie, come !Si r·ileva nello sllidio della chirurgia gene1·ale: Il primo consiste nella occlusione di ciascun vaso mediante legatur·a. torsione, od agopressura. E questo metodo non é richiesto per arterie di calibro inferiore a quello dell 'arteria fa ciale né per le vene, se si eccettuino quelle delle più grandi dimensioni. Il secondo m etodo consiste nella compressione .d iretta per· mezzo di comp.resse e bendaggi, e questa pratica, se convenientemente .applicata, sarà semp1•e seguita da ottimi ris ultati, ogni qual volta (si capisce) non vi sia Hlata necessità di ricol'l'ere al metodo anzidello. In tutti i casi di emorragie da causa traumatica, bisogna ricordare che un uomo pu6 pet·dere parecchie oncie di sangue senza incontrare serie conseguenze e che nessuna arteria o vena seguita a sgol'gare se compressa con le dita. Questo servirebbe ad ass~curare il chirurgo, dargli tempo pel' concepire un metodo curativo più ragionevole, e permeltergli ùi esaminal'e con esallezza la natura e la gravezza del caso. Molle arterie che dànno sangue in abbondanza, e liberamente, appena tagliate, presto si ostruiscono e spontaneamente. È quindi irragionevole interrompere il processo di una operazione per legare lutti i piccoli vasi sanguini compresi nelle superficie di sezioni. Lascia te che il chirurgo prosegua liberamente e francamente, anche se le arterie tagliate sono di un certo calibro, e quando avrà terminate le sue incisioni, troverà con sua sorpresa, cbe sono ben pochi i punti sui quali è necessat•io di portare la legatura. Dopo di a ve1·Ja pt•aticata, egli dovrebbe lava1·e accuratamente la ferila, nellandola dai coaguli, ed applicandovi · una eguale e moderata compressione. Ci6 lo persuaderebbe che si pu6 faro a meno di ricorrere ai nominali rimedi. P otrà forse occorrel'e il caso in cui la compressione non si possa applicare efficacemente, ma tali occorrenze sono . positivamente tanto rare, che non menomano affatto la verità della nostra pl'Opo~izione,


Rl flSTA Dl TERAPEUTICA

Gli slillici sono inutili. . Nelle emorragie delle cavità, la compressione per mezzo di spugne ri esce spesso un sufficiente mezzo di emostasia; e mediante bendaggi elastici noi possiamo ottenere nelle par li mollo flaccido e carnose una valida e costante compressione. Si capisce cho i bcnùaggi non devono applicarsi in modo da slt•angolare e produrre la nCCI'Osi dei tessuti. P erchò' la compres~ione sia efficace, è necessario che Ja si applichi a Jungo, e senza interruzione, del resto basta una moderata pressione digitale per arrestare l' emor ragia dei più importanti tronchi arteriosi. Sarebbe quindi ottima cosa se nell'esercizio della chirurgia ~ i dimenticasse l'esistenza dei sliltici, perché allora si tt'8ller·ebbero le emorragie con mezzi più razionali; lasciando per sempre da banda le acque del Pagliani, del Ruspini e del Bt·occhie1·i; ed io concludo dicendo che i chirurgi saranno giustificati di adoprare questi rimedi solo quando i medici crederanno più utile di trattare di nuovo le febbri da malaria con la corteccia di china, anzichè con i validi e sperimentati sali di chinina.


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RIVISTA DI CHIMICA EFARMACOLOGIA

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Sull'uso dell'etere e del cloroformio per la rtoeroa dell'acido sa.lioWoo nel vlDo. - R. MALEN F A N T - {Jou r nal de f1ltarm ecc. agosto 188:3). Dai processi pet· la ri cerca qnalilaliva e quantitaliva ùel l"aciùo salicilico nei liquidi , che si vennero man mano pubblicando Ono al prr.sentc, t·i sullo, che i chimici si servirono esclusi,·am ente dell'etere, ~o me solvente di dello aciJo. L 'A. r.r cùc pret~ r·i bi l c valet•si ùcl clot·ofornaio, di piu facile m an rg~io, ed il cui uso ofl"ee parecchi vantaggi, che non si h anno usa ndo l'eter e. Volendo nù es. ricer etlt'e raciùo solicilico nel vino, cio che più ft•equen temenle avvi ene di dover fm·e, l'A. consigl ia di procAderP. n Al modo !';eguen l e: tu una qualsisia boccetta di vetro si misurano 50cc. del \' ino da anolizzoro 20rc. di clor ofot·mio pur·o c i11 siem e si dibattono rn odet•a tllmcnle, evitnndo che il clor oform io si emulsioni in modo tt·oppo completo; In m cscolallZa si ver sa in un imbuto, muni to di chiavetta, e si lascia in t•iposo. Dopo alcuni istanti i l lirpliclo si !!\epm•a in due strati , cd il cl or·ofrmnio, in 1'<1gione del la sua mogf!'ior cl en!>ilà, si ra ccoglie per· inter o sul fondo dell'imbuto. Se ne spillano alloro ~Qct. all'incirca entro ad un Lubo do saggi, e op-giunlnvi una gocciola della soluzione di cloruro ferrico, sì ogilano


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RIVISTA

unita m enle acl alcuni centimetri cubi di acqua disLillata. Se il liquido sottoposto alranalis i, contiene dell'acido salicilico , l'acqua che risale a galla del cloroformio, presenta la coloraz ione violetta, caralte r·is lica dell'acido suddetto a contatto dei s a li ferrici. Questo processo è senza dubbio di un'esecuzione 01Lremod o facile, semplice e s pedita; non è necessaria l'evaporazione del cloroformio, pePchè si manifesti la colol'azione, ed un quarto d'ora è sufficiente pe1· compiere !"analisi. Cosi operando l'A. po tè caratterizzare netta men te l'ac ido salicil,ico in un vino, che ne conteneva ap pena 2 cen tigram111i per litro. Con i centig rammo per litr o non ottenne alcuna colora zione nettamente apprezzab i le. Nelle diverse pro ve fatte per determinare il limite di sensibili la, r ela tivo al me todo di ricerca , furono u:sate delle soluzioni r eccnli, ed oltr·e preparate uno e due mesi prima, ed in tulle i r isultati furo no identk i. .Questo g t•ado di sens ibilità è più clte ba s tante pei bisogni della pratica, poiché la quantitu dell'a cido salicilico, che t: -necessario di agg iunger e ai vini pe1· impedirne la fe r·menlazione, supera ordinariamente di dieci a quindici volte questo limite . Esperimentalo di confronto al ciOI'VI'o rmio , l' etere puro ( 65" .Be) presento, secondo l'A. parecchi inconvenienti: 1• Da l punto di vista della sensibilità non olf1·e Ùlcun particola re vanlag~ io , e s i comporla in moclo de l lu Lto analogo; 2" Usando l'cte J•e, non è possibile va lersi dell'imbuto a chiave tta, perclJr} l'etere sale alla superficie, si spa nde sulle pareti dell'imbuto, e rapidamente volatilizzando, vi depone l'acido, che tiene disciollo , tanto che, ove si trattasse di una I'icerca quantita liva, si dovrebbe procedere a dili genti lavature d ell'imbuto, con nocume nto della r apidil8, e pur anche tlella precis ione dell'analis i; 3• Non potendo servire l'imbuto, g iova valer si di bocce tte a comoda a pe1·tura , ed asportarn<> l'eter e mediante una pipella; in ta l caso è difficilissimo di po Lerne lo estrarre totalm ente , senza a sportare nelle ultime porzioni qualche poco del li()Uiùo so!los tanle;


DI CHUUCA .E FARMACOLOGIA

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4" L'etere si emulsiona con maggior facilità 1 e quindi più ·lentamente succede la separazione dei duo liquidi. 5• Con alcune varietà di vino l'etere produce una schiuma mollo abbondante, che persiste a lungo ed è di impedimento alla sua estrazione. Ecco invece quali sono i vantaggi offerti dal clorofor·mio: 1• Il cloroformio, per la sua densita notevole (=1 ,480), e per la diffìcolta <;he presenta ·a mescolarsi con liquidi ac.quosi o IPggermenle alcoolici, come il vino, si separa più facilm ente e più prontamente dell'etere, e quesl.a separazione, volendo, si può ancora accelel'ar•e, sia cingenùo colla mano tepid~o~, la parte inferiore dell'imbuto, in su della çhiavetta, s ia pe1·cuotendovi sopra leggermente colle dita; cosi i globeUì del clorolormio emulsionati cadono a fondo rapidamente. 2• Il liquido, che sornuota sul cloroformio, impedis·ce che ques to evapori o si disperda, e quindi s i può allendere, quanto occo!'re, per procedere alla es trazione; 3• Si racco~lie il cloroformio con facilità e prontezza; ~poslato dal liquido sopraslante, all'aprirsi della chiavetta, viene spinto fuori nella s ua Lolalilà, senza bisogno di lavature; 4' Col vino si emulsion:a men fa dlmente e produce meno schiuma. ' Nelle esperienze comparative s i operò sempre dit•eltamenl.e, senza alcuna preventiva evaporazione dei liquidi da analizzare ; che anzi avendo sperimentato il cloroformio su di un vino, fallo svapOI'are a metà volume, si ebbe una schiuma 1anlo filla ed abbonrlante, che non fu più possibile di sotlrarre completamente il solvente. In ·questa ricer ca pertanto non conviene punto che il vino sia fatto evaporare. RE\lalivament e alla ricer ca f)Uanlilaliva , l'A. ò di parere, c he i processi colorimeleici, attualmente in uso, sieno i piti semplici, e conclude osservando, che ove s i volesse ùosare dii r ettamente l'acido salicilico colla bilancia, dopo evapot·azione del solvente, occorre tener conto del fatto, che tanto Telere -quanto il cloroformio disciolgono una piccola quantità dell'acido tartarico del vino, i~ quale quindi, dopo la loro evaporazione, rimane coll'acido salicilico e può essere causa di e.rroneo apprezzamento.


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RlVJSTA Dl CHU[ICA E FARIIIACOLOGIA ,

»o.atura 4ell'aol4o salloUtoo nel latte e nel burro. REMONT . (Journal de pharm. ecc. gennaio 1883).

A.

In un numero precedente di questo giornaiA venne inserito, dello s tesso autore, un processo per la rapida valutazione proporzionale dell'acido salicilico nelle bevande alcooliche e nei sciroppi s1;1licilati. L'autore si vdse in seguito dello stesso processo per dosar e il salicilato sodico, aggiunto al !alte per conservarlo; caso questo per altr'o da ritenere come assai raro, poiché i lattai preferiscono adoperare a tale scopo il bicar·bonato di soda, che costa mollo meno del salicilalo. P er fare questo saggio, si pongono entro provetta 20c.: del lalle sospetto, e instillatevi 2 o 3 goccia d'acido solfoL·ico, s i agit:a con sufficiente energia per disfare il co~:~golo, ed avure una mescolanza omogenea; a questo punto vi si sopravversano :!Qcc cti etel'e etilico, lentamente ùapprì•na percllè scompaia la s~hiuma, e si dib·.lle il tullo fino a che porzione dell'etere siasi emulsionala. Dopo t•iposo, s i decantano 10cc della soluzione eterea , e si evaporano entro un tubetto da saggi, che verso il mezzt> della propria altezza porta un tr·attino corrispondente ad un volume di 1Qcc. Evaporalo r etere, rimane un residuo di burro, che si fa bollire con t Oce d'alcole a ·iO• C per pochi istanti, quindi si abbandona al raff~·edtln m ento. Si ottengono in tal modo 1Qc:c di una soluzione contenente tullo l'acido salicilico di un egual volume di latte. Si versa questa soluzione sopl'a un filtt•o, e se ne ricevono 5cc entro un tubetto ~raduato, uventc un diametro di 1;'\ milaimetri. Si instillano entro il tubetto 2 a 3 ~occie di una soluzione al centesimo di cloruro ferrico, e si couft•onla l'i ulensità della colorazione1violclls con quella di un liquido analogo, pt•eparato con un lalle put•o, a cui si aggiunsero 1 o 2 decigrammi di salicilato sodico per litro. Il saggio del burr·o si fa nello stesso motl o; se ne prendono 10 gr. si fanno bollire cntr·o f>Occ di alcole a 40° C., eil li'luido ollenulo s i sollopone al metodo colorimetl'ico.


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RIVI~TA DI TOSSILOLOGIA E MEDl(JNA LEGALE •

'Un ouo c1l morte dvante l& narooal oloroformloa. P1·of BAR DEL l'OliN - (Allyem. Wiener medi.z. Zeiiung, 3 lug lio, i 883, N. 27).

11 19 giugno si presentò nel r eparto chirur·gico dello spedale della Carità ùi Be 1·lino un operaio di r obusla costituzione con una fr·a ttur·a del collo del femore. Eg li fu cloroformizzalo ed e ra ùa 3 o -~ rnin uli nella na r cosi , nea n che cornple ta, non ess endo s to ti consumat i elle dieci grammi di cloroformio, quando a un tratto s i tu-restò il r espiro e quindi anche il bolLilo del cuore. F urono subi to messi in opera lutti i mezzi per richiamar·lo a vita, fu usata la r cspil'azione ar lìficiale, fu falLa la lrachcotomia, furo no pralical~ pet• ridestare l'azione del cu01·e, iniezioni di SLI·icnina. T utti q uesti tentativi pr·oseguili pe r un'ora e mezzo furono inutili, l'azione del cuore non p olé esset·e risvegliata . Tra llo dulia a pparenza ùd fa llo a creder e d'essere in presenza di una morte per clor·ofo r•mio, il prof. Ba rdeleben discusse lutle le possibili !A del caso. Lll qualità del clon>formio era irreprens ibilc; non era neppure da p~' n sa re che n l paziente fosse s tata apprestata troppa quantità di clor of0rmio poichè per la s ua narcosi non fu1·ono usa ~i ch e dieci llramm i, mentre in media ne sono n eressari cenlo. B isognò inferii·ne che nell'infermo che mostrava i fenom eni del delit·ium teemcns fosse sopra g~ì unle per ca us a sconosciuta nel p l'imo p eriodo della narcosi cloroformic&, la paralisi del cuore.

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RIVISTA DI TOSS ICOLOGIA

For se er·a q ues to un caso r·aro di embolia gras!:'osa. L'infermo o veYa s oll'crlo una frattura del collo del femor e, l'oss o era r ollo in un punto che contiene molto midollo; nel fratturars i l'osso, il grasso polca essere stato spinto entro vas i afferenti a l cuore, e da que!<ti esser·e passato nella orecchiella des tra, e dal Yentricolo destro ('s~er•(· stato spinto ne i polmoni. La sezione eseguila il giorno appres~n nelris lilulo · patologico del prof. Virchow confermò pi<>namenle questa diag nos i. Fu accer talo che rinfer·mf, non <'t'a morto pel pre sunto avvelenamento clor•ol'or•mico, ma che di f'l,tlo era questo uno di quei cas i piuttosto ra r·i d' embolia ~rosl:'osa terminata fata lmente. Nei vasi del polmone, speci<' nei Yasi capillal'i s'et'a no ra~co lli in massa i corpu~coli grassosi e form avano cosi un impt>dimenlo meccanièo al cir·colo sanguigno . Da questo derivava una deficienza di sang ue <' un accumulo in questo di acido carbonico. Perchè questo poco e caLtiYo sangue non era più in grado di pl'ovvcdeJ·e a rfìnchè i Lrc or · gani necessari alla vita, cer vello. cuor•e e polmoni, po tess ero mantenere le loro funzioni, acca dde la lor o paralisi e quindi l'esito letale. Chi sa q uanti casi ùi morte messi già in conto dell'avvelenamento cloroformico possono a vere avuto una s imiie causa.

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Deo&lolfloaslonemerourlale.-(The Lancet, 14 aprile 1883). Fu scoper to dal Salkorvsclci un singolare eiTello dell'avvelcmenLo s eulo per s ~;blimalo corrosiYo, stato conf~t'malo dal Pré vosl e ùal Ft'uligcr di Gi nevt•a; il qua le consiste in un deposito di sali calcarci nella ~os lan za cortical e dei r en i. Quesli ùeposiLi calcar•ei possono esser e facilmente confusi coi de positi di g rasso. Questo processo com incia nei tu buli dir'illi e poco dopo si e stende ai lubuli conlor•ti, ed è qualche volla cosi inten s o che i reni semht'ano come pietrificati. È più specialmente man ifesto nei rosicchianti, ma può osservars i anche n e i galli, e pure, benchè più difficilmente, nei cani, ed è manifes tamente della stessa natura in lulli gli animali. È degno

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E MEDICINA LEGALE

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di essere not.a.to che questa alterazione, all'opposto di quanto avrebbe polulo prevedersi, non è più grave nell'avvelenamento mollo cronico; è piu gr·ande quando le dosi del veleno sono tali da cagionare la morte inlre <> quatLt·o giorni e troppo piccole ùa uccider e in ventiquattro ore. Gli sperimenlalori svizzeri hanno fallo una scoperta mollo importante relativa al processo con cui s i effetLua questa singolare alterazione. Essi trovarono che la calcificazione dei reni si accompagna ad una tliminuz.iouc dei sali di calce nelle ossa che nei coni;;li è sufficienle a rendere le epifisi delle ossa lu11ghe mobili sulle diafìsi. Per' misurare il valore della decalcifica zione furono falle molle analisi comparative, a questo scopo essendo stata l"celta la libia. La per(iila delh1 calce fu trovata essere or·Jinariamenle di :..! a ·l per cenLo e qualcltt! volta ammontare anche a 8 o IO per cento. L'alterazione dellP. ossa fu s empre proporzionale alla alterazione dei reni . Per· ottenere r·esult.ali an cl te piu pr·ecisi fu amputata, prima di cominciare l'esperime nto, la gamba di un animale sicclti:l la proporzione normale dci sali ui calce potesse essere rigorosamente confrontala co:1 quella Cl"islcn le dopo l'azione del s ublimalo corr·osivo. ~la da ques to esperimento scaluri la dirno!>lraz.ione di un fallo mollo importante relativo ai processi di calci fì cazione ~ uecalcifìcazionc 11C'.ll' OJ'ganismo animale. Fu trovato che quando l'animale s i era completam ente ristabilito dagli cffetli della operazione, senza che fosse dalo punto mercurio, eravi un aùmenLo nei sal i di calce nella libia opposta. Anche dopo l'avvelenamento per mercurio fu lrovalo esservi pure un eccesso di calce, essendo m anifesto che l'aumento dovuto alla amputazione dell'altra gamba era più che sufficiente a compensare la per·dila pr·odolla dal mercurio. L'effetto parlicolare del sublimato corr osivo non può essere atlr·ibuito a ùelerioramenlo della nu· trizione generale, dappoichè negli animali affamali che hanno perduto 800 grammi di peso la proporzione dei costituenti minerali delle ossa era positivamente aumentala anziché di· minuita. La rapida scalcificazione delle ossa spiega l'accumulo dei sali di calce nei reni arrest.a.ti durante il processo d'elimjnazione da questi organi.


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RIVISTA DJ TOSSJCOLOGJA

Dl alcune malattie provocate e slmulate dal oosorlttf della Gallzta. -

Dottor V. F!LLENBAUM, m edico di reggimento dell' esercito austro-ungarico. - (Allg. Wiener m ediz. Zeitung , N. 16).

Detto come siano frequenti in Galizia le malattie simulate per parte dei coscritti e come esse variano nei sin· goli dislt•elti, cosi il dottore Fillenbaum continua: Nel distl'etto di Zaleszczyki e Czortkow si ossct'vono in considerevol numero gli intorbidamenti della cornea che sono pr o vocati tla gente pt·atica con la punta d'un temperino. Queste macchie corneali così prodotte sono lineat·i, sottili, lun ghe cinque o sei millimel!·i, direlle orizzontalmente, simili il più spesso al tocco di una matita e allora poco danneggianti il potere visivo; ovver o sono cicatrici dense bianche all'allo linear i spesso accompagnate da sinech ia antet•iot'e o da att·esia della pupilla o da ca tel'alln, e lalor·a il coltellino è penetrato troppo profondamente e ne è succes5a la pano ftalmia con consecutiva lisi del bulbo, lo quale solo difficilmente l ascia vedet·c sul moncone la r egol:lre cicalt•ice ot·izzontale conseguenza del tnglio. Vi ho. un'altra fvr·ma di macchie corn eali che sono, io credo, pnr·ticolar·i alla Galizia, c si dislinA"Uono per i seguenti cara tteri aiTnllo del er·minali: sulla cornea e sempr·e da l Ialo destro si trova una macchia di color hrun o in lrn so o anche bruno chitwo più o meno r egolat·e circoln r·e che ord inariamente copro una porte della pupil!n mctlioet·emenle dilatala e spesso st·rivu fino al l embo congiunlivalc; e~!';a è nettam ente lim1lola, le parti vicine della corneo non mostr·ando alcuna allerezionè pannosa, né appar endo olcuna tracci o di ir·rilaziono. ciliare, n è lagr·imazione ecc., par e come se fosso stato appiccicalo sullA C01'11ea un pozzello di corta br·una; ne\ 0on l'a mmiccar dello po.lpebt·e, nè col f<H'lc sfregamenlo delle polpebt·e :::.ul l'occhio, l 'in lorbidamcnlo cambia minimamente. Alla illuminozionc obliqua la superfi cie apparisce linamenle gmnulosa un poco sollevato sul pio no delln corn C'o.. l\l er·ils poi di esser e no ta lo che questo inlorbi Jnrn ento dopo un cer to tempo (3-6 m csi1 può completum en Le spat•ir er H o veduto più volle di queslè mac -


E MEDICINA LEGALE

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chie e dopo 3 o 6 mesi ho trovato lo stesso individuo con la cornea perfettamente integra normale, e il poter e visivo indisturbato. In 7 anni ho osservato 11 di questi ca~>i; i quali tutti, salvo le differenze di grandezza delle macchie, m oslr'avansi iJen tici. Secondo private informazioni ques le macchie sar ebbe ro pt•ovocate per mezzo della pietra infernale; ma degli ~perimenli che io ho fallo a questo scopo sui conigli mi rlollero r esultali affollo diversi; con una fot•le irritazione ciliare si produceva un inlot•bidamcnlo diffuso gri· gio-bianca!'lt'O che neppure alla l uce solare diventava bruno e in pochi giot·ni si dileguava . Confesso che non posso congettut•aee in qual n1aniera o con qual mezzo questi inlorbi dam•~ llli, ci1C ho lulle le ragioni di ct·edere prodollo di una at•lificiale pr ovocazione, sono cagionali, e bisogna t·iset·vare ad ulle t·ior i L'i Cei'Che il trovat•ne la completa sptegazione. Non lta m ollo io lessi che dallo spcdale militare russo di Kot'S nrl C~u ca:-:o ftwono congedali come inabili a l servizio 31 sol•lnli iSI'aeliti con dello cicatl'ici cot·rlCali prodoUc dalla punlurtt di mignalle oppl ica le sulla cornea stessa . Un tal caso è s ta lo osservato anche in Galizia, ma per quanto io sappia, ~olo una ,·olla e prec i ~'"a lll Oille a Tarnapoli; la cic:1ll'ice pre · senta Ya la nola forma tt•iungolat•e. Un 'allt·a forma pMlicolat·e cl i si mu fazione o p1·ovocazione di malattia è IJUella che si designa col titolo di miopia acquisi la ut·Lifìcioha ellte. Giù s'in tende che questa non ò una v ct·a miopio, ma l'altitudine acquistalo con l'eser cizio di lcg· gere i caral lel'i eli pt'On1 stabiliti dai regolamenti mililat'i pet' i miopi d·allo g-rado, cioè di poter leggere con le lenti ccmcave di 4 pollici di Jis lanza focale il N. ·t rli Ja egcr. Su questo mi trovo j n contt·addizione con la maggior porle degli Ollalmolog i che funduli ~u ~:alcoli mulcmalici, ciò diclliarauo i mpossihile. lo non intendo impegnare s u questo terreno una discussione, ma solo dico che i falli parlano in favore d ella mia aiJI}rmazione. Del r esto potrei anche evocare una r eminiscenza dei miei tempi di studio. C. Ludwig già professot·e di fisiol ogia nella Accademia Giuseppina ricordava un certo D. Adlet· che era fornito di così enorme forza di accomodazione da esset·e in f{rado di leggere i caratteri di


RIVISTA DI TOSSICOLOGIA

prova allora prescrìlti tanto per i miopi che per gli ipermetropi. Allora erano prescrille le lenti concave di sei pollici di fuoco. Tornando ai coscritti della Galizia, molti di questi di confessione israelitica, quando si avvicina il periodo dello arruolamento, e questo è accertato dalle autorita politiche di molli distretti, cominciano a portare delle lenti concave di enorme spessezza senza che prima avessero il più piccolo grado di miopia. Poi si presentano al consiglio ùi leva con gli occhiali sul naso e non mai con lenti del N. 4, ma quasi sempre del N . 2 ir2 e 3. La lettura dei caratteri di prova si fa da loro più o meno speditamente, è ben raro che falli scano completamente. Ora se uno di questi coscritti è fallo passare allo spedale pe1• l'accertamento della sua miopia, non è difficile, mediante l'esam e con lo specchio ocular e dopo atropiziazione, di escludere una miopia di alt0 g 1·ado, e di non trovare lo stafìloma posticum che raramente manca in queste gravi miopie, solo è raro che non s i osservi una forte iniezione dei vasi. Se poi si determina il punto r emoto nella maniera conosciuta con. la presentazione della lente più debole attraverso la quale può essere letto alla debita distanza il N. 20 di Jaeger, si trova che questa lente è frequentemente quella del N. 20, 24, 32, .}8 (il N. -i-8 ~ la lente concava più debole della .nos tra cassetta di lenti), e la lettura veramente potrebbe anche e::<sere fatta ad occhio nudo; onde risulta non esservi al~una miopia o solo di lievo g rado, benchò il giovane potesse legger e spedilamcnle il N. 1 rli .Jaege1· con la IPnle concavo N 4 ed anche 2 1[2. (1). Il tremolio del globo oculare, nislagmo è spesso simulato dai coscritti con maravigliosn pe1'sistenza e ab ili là, é spesso accompag nalo da una specie di rotazione del bu1bo, e non di rodo è anche abbastanza beno imitato il mo,·imenlo compensante deUa testa . L'im portante di questa simulazione è che con la prolungata os~ervazione, il tempo del m(•vimenlo ùell'occhio è irregolare. Del resto occorre esset•e mollo cauti nella tlia(l) Questo torna a lode del nostro regolamento di leva, secondo il quale 11essuno può essere riformato per vizio di refrazione se non dopo osse rYazione in uno spedale militare. R.


E MEDlCli'(A. I.EGA.LE

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gnosi, poiché, sl-3condo lo Stelwag iL nislagno può ~ssere periodico. Nella narcosi cloJ•oformica sempre cessa; si desta il sospetto che sia simulato quando all'esame nulla si osserva di anormale, quando in s peciul modo mancano le anomalie di re frazione che ordinariamente vi si riscontrano. Con una attenta e pJ•olungata osservazione, dalla maniera e forma del ll•emolio si può svelare la s imulazione, ma talora non è difficile il prendere Abbaglio. Però questa simulazione è rara, io in sette anni ne ho osservati cinque casi tutti p1·ovenienti dal distretto dì Sokol-Rawa. Una forma particolare eli simulazione non stata ancora , io credo, mai descritta cons i~ te in una specie di sublussazione della articolazione della spalla artificialmente procurata. Il braccio, per lo piu il dest,·o, è facilmente abdotto, il capo articolare un poco smosso verso la cavità ascellare e stretlamenL& appoggiato al maPgine della cavità glenoide; cosi l'articolazione è apparentemente anchilotìca, talchè nei movimenti del braccio anche ls scapola si muove; questa deformità è specialmente manifesta osservando l'individuo tli profilo, allora lutti i muscoli che muovono la articolazione della spalla segnatamente il deltoide, il cucullare, ambedue i muscoli rotondi e il gran pelLorale sono t•igidi e conlratLi, sicché negli individui magri risaltano come corde tese, e la scapola è sempl'e in pari tempo ruotata sul suo asse lon · gitudinnle. Dimodochè il mal'gino interno non tocca la parete toracica, ma si è sollevato di 3 o 4 centim., onde questa deformità polt·ebbe esset·e facilmente presa per una paralisi del muscolo se1•rato. Per la enorme contrazione del muscolo deltoide non é dimostrabile sulla sommità della spalla la testa articolare; nella cavità della ascella si sente chiaramente la testa rotonda fissata al margine della cavitfi glenoide, mediante una forte pressione su questa dalla cavità ascellare ed una forle trazione nello stesso tempo sul braccio, si riesce senza difficoltà, non oslante la viva resistenza dell'esaminato, a riporre la tesla nella posizione normale; se sì ·lascia la trazione, egli mediante una energica contrazione muscolare ristabilisce la scorretta posizione. Se uno dì questi individui si nar·cotizza timo alla tolleranza, l'ar-· ticolazione riprende da sè l'altitudine normale.


" RIVIS TA DI TOSSICOLOGIA

Quando q uegli r icupera a poco a poco la coscienza e si accorge che la deformità della spalla é s comparsa, allora con una forte scossa mediante u11a contrazione muscolare r istabilisce la sublussazione. Allorchè mi si presentò il p1·imo caso, quell'uomo affermava che l'affezione erasi prodo ll<l un anno e mozzo pr ima per caduta da un albero, ed io non sospettai neppure per ombra che fosse una simulazione; l'individuo fu congedalo con la diagno!<i di: anchilos i della articolazione della Sl•al la per antica sublussa zione. F ui per ò mollo me ra v i ~Jialo quando pochi giOI'Di dopo mi s i presentò un caso simile anche quesl.o provenien te da Kras ne presso ZloJ•zow, e la mia meraviglia ore!Jbe ancor più quando il giorno dopo venne allo spedale un terzo caso pure da Krasne ed ambed ue affe1·mava no essel'e caduti qualche anno pl'ima da un alber o. Io narcolizai questi uomini e verificai la completa incolumità della articolazione, l'anchilosi era sparita, la scapola si muoveva liberamente. Tutli 'J.Uesli casi (ne ho vis ti una ·ventina) si somigliano fra di loro come un uovo con r allro. In quale maniera questa pa1•ziale lussazione è prodolla, se per mezzo di una violenlalrozione de lla articolazione, come fanno i piccoli mendicanti spagnoli, io non ~o; ma il fatto è cl1e questi uomini cosi s torpiati, pas sato il periorlo dell'arruolamento, tornano ad avere l'artico· !azione rlel la spalla perle llamente normale, simetrica e libera nei !'uoi movimenti, questo p1·ocesso, qualunr1ue sia, non sembra lasrini·si indietro il min imo danno. Lo s tesso accade q uando ques ti uomini, non oslan te lo loro defor-m1là sono arruolali; il che oggi dovr ebbe essere la r~'gola. Mi sia a ncora permesso di dit'e alcune parole sopra un'allt'a form a di s imulazione che in Galizia è designata col nome di dimagt·amonto artificiale. Secondo i rapporti concordi delle autot•ilà politiche, e in sprcie della gendarmeJ·ia, molti coscritti allo avvicinarsi del tempo della leva usano un metodo particolare per g uaslar e r apidamente il loi'O s tato di n utrizione; essi si riuniscono tulle le se1•e, per lo più nelle chiese ortodosse, e passano le inlier e notti in canti e preghiere, per non dormire; molle volte queste conventicole sono state disper se dalla gendarmer ia. In pa ri tempo essi


E li RDICINA LEGALE

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digiunano più o meno comple tame nte, e fanno metodicamente Jsrgo uso di purgativi, per lo più delle pillole del Mort•ison tanl!.o diffuse in Galizia. L'effetto di questo procedimento è r a pido e maraviglioso; giovanotti ben nutriti e del più Oot•ido aspetto in due o tre settimane per dono cons iderevolmente di peso, diventano pall idi con gli occhi incavali como convalescenti di gravi malaltie o lisici al primo ~tadio. Nel i 8RO venner o ne.llo spedale di Lemberg dal distr etto di Zolkie w-Rawa 21 giovani coscrilli con l'annotazione di verificar e il dimag ramento artificiale. Essi erano cosi dimagrali che parevano scheletri , avevano la pelle asciutta, rigida, le eslt•emi tà sollili come fusi. In nessuno di essi eravi la minima malallia or ganica, in particolare ness una L!'accia d i tuber colosi. Nello spedale non ing rassavano punto per la ragione cb e essi rifiutavano il cibo sapo1·i lo e nutritivo che c t•a loro somministrato sotlo il pretesto che non et·a preparato secondo il rito della loro religione. Dut'allle il loro soggiorno ndlo speùale non si alimentar ono che di pane. A mangiare non si può obbligare nes,;uno, e perciò contro ques ta simulazione il medico s i tt•ova assolultunenle impolellte. Dopo quest.o l'autore accenna alla provocazione del prolasso dell'intestino re tto senza indicar e la manit3ra onde è provocato, e alla frequenza sempr e cresMnle della ligna nei coscritti della Galizia elle in gran parte ei crede procut·ata arlificialmen le m ed iun te l'innesto del fu vo.


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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

l carri e l trent-oapedaU pel trasporto del feriti e ma-

lati ID guerra alla e•poaslone 41 igiene eU Berllno. -(Deut. militariir::t. Zeètschrtt;(t, dispensa 10, ottobre 1883). Iunanzi lutto meritano esset• presi in considerazione a lcuni modelli di carri ordinarii accomodali p el l!·asporto dei ferili. Questi sono slat.i esposti dalla Società della Croce r ossa di Ungheria . Sono dei carri di cam pagna quali usano in quel paese, un carro di strada ferrala a cavalli e un CUI' I'O pel trasporto ùei mobili. Sul fondo ùel ca l'l'O di campag na stanno duo fustelli di feagche , su cui si appoggiano lo biu·elle coi m o nichi dello stanghe e vi s i fissano p C!' mPzzo di fu n i. Quanto semplice è questa costruzione, ultl't'llanlo può essere util e, poicliè senza dubbio in una guerf'll si danno delle circostanze in cui non si possono avere che de:;di ordinaei carri di campag na, e neppure può trovars i della paglia, ma solo avers i alla mano dei rami d'alber o. Due fascine fresche della gl'ossezza di un tt•onco umano permettono una certa elas ticità e possono procurm•e ai fer·iti una giacitura abbastanza comoda. Una seconda bare lla carica, e se il ca•·ro è abbas tanza g r•ande, una terza possono essere sospese per mezzo di co1·de e adattale ne l modo che, più tardi diremo, sopra quella adagiala sul piano del carro. Si capisce chE:> invece delle fascine in certi casi possono ser vire dei sodi


RlVISTA DI TECNICA E SEI\ VIZIO MEDICO Mll.lTAliE

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fastelli di paglia e imece della fune una corda di corteccia d'albero bene attorcigliata o una ~reccia di paglia o eli vimini. Il cart•o pel lt·asporto di mobili è accomodato con barelle che posano sui loro piedi, delle f{nali lo esterne so11o lif:'">a le per mezzo di cingh ie o di corde ai lnli e :;ul piano del carro; l e inter•ne sono fissat e alle esterne e sul piano stess o, •li guisa cho sono imped ile le oscillazioni latera li e lon~ituùi­ nali. Se questi cal't'i sono rot·nili di buone molle possono essere bene adattali al trnspol'to. Si intende che questa moniera di trasporto polril effettuarsi solo in t•ari casi, quando la ballaglia abbia infuriato in vicinanza o nello interno oli grandi città o i feriti debb01w esser e ll'aspot•tali da un lato all'allt•o dello citlà. dove sono stabiliti spedali da camp0 o ~ono approntati dei tt·eni -ospt~dali. Sul campo di ' balla9 l ia questi cal'ri pel trasporto rlt~i mobili non vet•t·anno in uso, e lo stesso si dica dr.;i carri delle s traJe lèt•t·aLe a cfwall i, o tra.mcai, in cui il lt·a~porlo è l'atto come sui cm·ri da mobili. Ma nelle città commerciali i tramoai servit•anno mollo bene per il rapido sgombro dei feriti dal luo~o di ricove1·o provvisorio agli ospedali da campo, poichè il cammino tanto per le barelle poste sul piano del carro, quanto per quelle sospese nella sua armatura sarà faLlo dolcemento e senza scosse. Dalla stessa Sociela fu esposto un carro p el traspot·lo d.ei ferili costruilo pt•eéisamente nello stesso modo del carr o pei ferili espos to dalla societa della Croce rossa auslt·iaca. In esso sono trasporta te quattro barelle cat·iche. Ques te sono sospese per la loro impugnatura in cinghie di cuoio che alla lot•o volta sono fi ssale per un capo agli apparecchi sospesi di scJrucc10lamenlo. Questi cd li possiamo immagina!l'e come telai di sottil ver ga eli ferl'o muniti da ambedue i lati di ruole, per cui possono facilmente essete spinti avanti e indielt·o scivolando su rotaie che lateralmente corrono lungo lo pareti e nel mezzo del carro su assi di legno, di modo che un uomo può afferrare per la estremilà posteriore ognuna delle barelle introdotta vuota nel carro e tirarla comodamente fuori, finché con ambedue le e stremita anteriori delle stanghe rimane sospesa alla cinghia e può anche fa-


RlVISTA· DI TECNICA

c ilmente esser e sciolta. Dopoché è caricata, e di nuovo appesa con una esteemilà alla cinghia e con le altre tenuta orizzontale, può, col mezzo di questo apparecchio di scivo lamento essere spinta dolcemen te nel vagone e quindi essere sospesa anche per la allra estremità all'altra cinghia e poi fissala con fibbie tanto nel mezzo che lateralmente per g arantit'la sì dnlle oscillazioni laterali che da quelle in avanti e indi elt·o. Prima sono inlt•odolle le barelle superiori cAriche; ques te sono le barelle r egolamentari austriache pel trasporlo dei feriLi. Non si può negare che con questi carri il traspot'tO può farsi benissimo, a possono bastare due cavalli a tras portare quattro fet•iti g1·avi e due Jeggieri (quèsti sul laq;o sedile davanti) nel Lmgitto dal campo di battag lia al posto di medicatura e da questo allo speciale dn campo. Per mezzo della sospensione le scosse del carro nelle ~ tt·ade t·onchiose sono molto allenuale. Solo mi sembra che lo intJ'oduJ•re nel carro la Lat'ella superiore car ica non sempre ùebba riuscire facile, pe1•ché l'uomo che la t egge per una estremita, mentre è sospesa con l'èdlt'O nella cinghia dell'ttpporecchio di !':'civolamento (cosa che g ià per sè, all'nllczza in cui questo appareccltio è pos to non deve esse 1·e facile e deve abbisognat·e di un altro uomo che salga sul carr o per aiutat•e) quest'uomo deve reggere l'eslt•emilà delle stanghe con le brt.ccia stese perpendicolaJ'mente in a lto, e bisogna che sia un uomo di almeno media slalut·a ed abbia molta fot·za nei muscoli delle broccia per poter soslenct·e la bat·ella caricA e spingerla denll·o. Il caricare un fet•ito sulla barella ~ up e ri o re da un ·altra barella, senza che C'fU elia s ia L1·alla comple tame nte dal carro, come l'uomo in uniforme addetto o.l carro mi disse poler si fat·e, lo ritengo anche per mollo piu diffìcile. Quando poi ambedu•3 i fet' ili s upet·ioJ'i sono caricati, dirncilmenle si può dut·nnle il viagg io porgere lo t'O •Jualclle soccor so, se non sono di nuovo tratti fu ori e pos ti giù . I carri sono ape1·U later·nlmenle , ma f•1eilm cnle polJ•el>bero essere copCJti con delle tende per difenderli in lutto o in parte dalle inle mpet·ie atmosferiche. Il sig. v. Huniku, no me nolo nelle quistioni di soccorso volonlat'io ai fet•ili e r. ella r elativa letteratura, ha esposto un


E SERVIZIO':KEDICO MILITA RI!

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C8ri'O, il quale ha davanti e di dietr o una cassetta a m olla che è falla di una doppia assicella ot•izzonlale, e feu :a tavolo super·iore e la infet·iore stanno due molle a C che si toccano col lot'O lato conv esso, e con il Ialo concavo sono rivolte ver~o la tavola superi ore e inferior" del doppio sedile. La lor·o sol idilò é assicurata per m ezzo di intagli in cui penetrano r idoli del cart'O. Le eslrernita delle stanghe di due barelle poste l'una accanto all'altra poggiano sopra le assi super·iori del sedi le anterior e e posterior e, e quivi sonò fissale mediante cinghie di pelle ch e si partono dal mezzo del sedile e sono affibbiate i ntorno le estremità delle stanghe interne p0sl e le un e presso l e altre; e cosi m ediante quattro correg;;ie attaccal e alle pareti del cat·ro sono a queste fis sate le estl·ernilà delle quattro s tanghe esterne. Sul fondo del car'r o s ta una terza barella appoggiata con le I.'Slremità delle sue qu!ltlro stanghe su due sostegni reltan gol!lri ugualmente munili di m oll e. Anch e questi sono costituili da due tavole Lt·asversal i, una s11periot'e e una inferiore unite con pareti di pelle ed avenli ft'a lot'O inter poste le molle, cosicché hanno una cel'la r assomif("lianza con una gl'Ossa armonica por·talilc. li cat•t•o poi ù chiuso con una tela da vele che è ap pesa a una armaluea di fer·ro; poslet·iot'rnenle ha un m ontaloio . L a soci~>là di socco t·so bavare;:;e ha espo~l.o un carro pel . ... lt'asporlo dei ferili che per la sua disposizione atta a servire a m ollrplici scopi , discriv eeò minutnmr.nlr.. Sr. il cnr ro chiuso si opl'e dalla parte di dietro, il che si fa t·iballendo ob!iquamenle in giù la pa•·ete posleeioee, apparisce prima in b osso un montaloio a due scalini che ri piegato a cer niera sta t•nsen te alla pat·ete, s'abbassa l'f uando occort'e seeviesene. Nell'inlel'nO del carro si vt>ggono qualleo btll'f'IIC sovr·apposle d ue a due. L e supcr•iori sono appoggiale su telai di legno fra cui sono tesi elci fì li tli fet' l'0. Quesbi telai so no fì ssati a cerniera alla parte interna delle due pal'Cli l ater ali e posson o essere ripiegati in alto. P er ché possano sostcnct'e l& barel le, sono fi s<>3Li po!<Let'ior mente rr.edio nlo una piccola catena con uncini al cielo del carro; anteriormente rip osnno solidamente c sicueamente sopra piccole m_ensole che spor ·


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RIVISTA DJ TECNICA

gono allo interno~ ed inollre questi telai posteriormente si appoggiano sopra un bastone di ferro che sorge perpendicolarmente dal piano del carro, e quando esso non si adopet·a può essere accomodalo nella direzione della lunghezza del telaio. Ques to bastone è fissa lo a cerniera al telaio stesso. Le barelle che devono essere collocale su questi telai hanno, invece dei piedi, delle rotelle che scorrono su r otaie esistenti nel telaio, per mezzo delle quali le barelle facilmente e comodamente possono essere mlrodotte e eslratLe dal carro. Le due bar elle inferiori stanno sul piano del carro ed banno parimenti le rotelle in luogo dei piedi. Al IaLo interno delle pareti del ca1·ro sono, al di solto dei telai a fili di ferro, delle panche di legno pel caso che non siavi alcun ferilo grave da trasportare cor icalo, ma solo fe1·iti leggeri da poter star seduti. Queste panche si possono ripiegare a cerniera in allo e fì ssal'le con facilità, ovvero possono essere abbassale e appoggiale su pied.i di fer1•o, i quali quando non servono, l'imangono liberamente sospesi al clisollo della panca. Fr a le quattro barelle e il sedile del conducente si può mellere una quinta barella trasversal mente al carro. Poichè questa con le sue estremità corrispondenti ai piedi e alla les ta sopravanza le pareti laterali del car ro, cosi per difesa di queste estremità sono aggiunto da una pat·te e dall'allt·a tlelle tavole che si possono im magi nare configul'ale u guisa degli abbaini dei telti. Dall'orlo s uperior e di questi abbaini si può abbassar e una tenda in modo che il ferito che. giace su questa barella può esset·e coi piedi e con la lesta completamente isolato dall'esterno. E poichè ha da una parte la parete anteriore del carro, dall'altra il sedile del conducente con due ferili leggi eri seduti, ' del r esto potrebbe anche essere separato nfftbbiando dai quali fra loro le due falde della Lencia, cosi è in ogni caso ben riparato e può sempre durante il viaggio e~sere fa cilmente soccorso. Nella parte superiore della porelc laterale del carro sono tre quadt·i di fi lo di ferro intrecciato che inferiormente sono assicurali mediunle sottili bastoni di fcr1·o; dinanzi a questi quadri può essere tira ta una tenda che scende dall"allo del car ro. La parte inferiore della parete laterale del car1·o ha


E SE RVIZIO MEDICO MLLITAR E

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dalla !Jarte davanti e di dietro due porliciue che si apron o Yerso l'allo. Alzandole s i può facilme nte dall'esterno arri" ar<> ai piedi e alla tes ta dei fet•ili inferio ri e por gere loro a~~i slenza. Alla part.e media della parete laterale (lei carro é av\'ilalo un monlatuio di fert·o per po tere arrivar e comodamPHir; a l cie lo della cari'ozza. Su questo è tosa una tela pel ca:-o <:hP, il car·t·o debba servire come carro da ap provvi:.rionamento, ciò c he è faciiP ari effettuar·si, per coprire con essa le barrlle ed alll·i oggelli lassù pos ti. Anche s ul mozzo di o~nuna delle ruote anlet·iori e posteriori sta una piccola. laslt·a di ferro larga lluanlo una mano che serve da montat.oio. Quando non !'<i melle la quin la barella, nello s pazio diett·o il sed ile del cocchiere, possono auallar si ancot·a Lt•e pos ti a !'<edet•e per ferili leggieri. La pat•ete po!'<leriore di questo spazio, o~:-<i« l'nn lùrint•e uel c ari'<) , ha nel la s ua parte media 1wa porticiua che s i npt·e alf'1mbasso, cosicchè anche dn qui !'òi puù !:'einpt·e avere una comunicazione coll'interno della carrozza e soccorrer e i ferili. li ca n o è v emici o lo di tut•cltino come i ca t•ri prus:-iani pel tt·aspot•to dei ferili. Dietro il carro sono uppe~i duP hnriloUi per l'acqua. Q ue~to cart•o pel ll'asporlo dei fer iti si può, ogni YOlta che s i vuole>, cambiare in cnl'rn p r>t' approvvigionamen to e vice,·epsa. Per atlattnrlo a questo uso, i telai interni superiori a fìlo di ferro sono lit•ati in allo, sopt·a la loro mela interna è introd oli~ una tavola longitudinale , le panche inferiori che servono come sedili per feriLi leggieri sono abbassate, e tutto l' interno spazio, le aperture laterali essendo chiuse dall'in le t· no con laslt'e di lamiera f! l'e posteriori con r eti di filo di ferro, è diviso in sei scompartimenti: uno sopra ognuna delle tavole aggiunte a destra e sinistra, uno sopt·a la panca d estra e sopra la sinislra ed uno sotto ciascuna dj queste panche. I pacchi sono fi ssali per mezzo di alcune cinghie negli scompartimenti superiori. Gli oggetti sono disposti come segue: Sulla tavoletta sinistra {dall'avanti all'indietro). 1 catinella t orinale di cautchouc


• tUVJSTA DI TBCNlCA

3 cuscini con 1 federa 3 id. f id. 5 metri di tela oliata 1 id. di le la cerala i OO sigari 1 scatola di !alla con lbe 1 id. id. caffè i sacco di riso 1 id. di far ina di frumento 1. id. di semolino i id. di sale 1 id. di avena mondata 1. id. di orzo mondo 1 pacco di zolfanelli 1 id. di cioccol alla 1 id. di zucchet·o 2 libbr·e di condele steatiche 1 paeco eli cacao 1 libbra dì estratto di carne

Sulla panca sinistra (dall'avanti all'indietro). 8 coperto di lana 10 paia calzoni da maiaLi 10 camice di colone 10 id. di lana 2 coperte di lana 10 paia di calzelli di colone 10 id. id. di lana 10 ftlz7.olelli da collo 20 id. da naso 2 fo!;ce a corpo 4 bnnùicro Solto la panca sinistra (ùall'avanli in dielt>o ).

30 bottiglie di vino in due canesll'i r incalzato con 7 pnin di scar·pe di fcllro o pezze di vecch il:l l c ln 15 paglierìcci con sop,·acinghie.


E SE I\ VIZIO ME DICO . Ml LI TA Il E

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l boccia di clo,·oformio 1 id. Ji aceto ·) iù. ùi cognac id. di spir ito di vino r ettificato in una cassetta con coperchio

:iulla lct rolefta c/e.~ira (ùall'avanti all'indiell'O). 1 ces la con i5 sco1lelle 10 bicchieri 15 posate 2 beccucci con chiavetta i imbuto ~ ca vatut·accioli scatola d i legno \:Oli 1:.! hicehieri Ja medicinali l sacchetto con una g t•ossa s pugna l iù. con una spugna piccola ;{U fagoltini di lìlaccia di 80 grammi ;{ libbre ui fi laccia (in 3 involti) 3 pacchi di cotone da medicatut·a ~ pezze di vecchia tela 6 pacch i di cotone da me,ticatura 16 libbre di juta (in 8 pacchi)

Sulla panca cleslra (ùavan li in J ielro)

o coperte di lana ~O ) enzuoli

id. 10 camice pe1• ferili gravi 2 coperte di lana· in una s.opracoperta 3 ~etri di' flan eUa : · 10 ici. di ~arza · 6 id di tela di lino 5 camice di te la 10 fede1·e da cuscini 20 asciugamani 20

74


RIVI STA DI TECNI CA

15 fede1'e da cusdni

-1 ber·r·eLle 8 ~ra nù.i fazzol elli tr·ia n gola ri 50 piccoli id. id.

Sotto la panca sinistra (dall'avanti all'indietro). 30 bottigl ie di vino in 2 ceste rincalzate da 8 paia d i scar•pe di fellr·o e cornpr·esse di vecchia te la 1 scalo!:\ per' gesso 10 Ji!Jbre di latte condensato 10 cuscini di paglia sminuzzata 15 gusci di guanciali 1 boccia di cloroformio 1 id. di rhum in una cassetla_con q_uallro 1 id. di cognac scompartrmentt ·1 id. di olio di o liva i id. di acido fenico in una cassetta con coperchio. La fol'Za di due ca valli é qui completamente utilizzata, e il carro, assettato come carpo di appro vvigiona mento può trasportar e quanto ò necessaJ'io per la prima cura e il collocamento di 15 fer·iti. Pet•ò sembt•11mi che abbia il difetto, le barelle non essendo sospese e non avendo molle, che le scosse comunicale al carro sopr·a un terreno inegunle sieno in s ufficientemente ammortite, poiché le molle del carr·o calcolate per un g t·osso carico sono troppo for·ti e non possono addolcire mollo le scosse quando p ul'e il peso s ia a loro proporzionato. Con te rimedial'vi dirò più tardi. Hammenler•ò un altro carro pel traspor to dt.>i feriLi indicato col nome di F elclspital l dell' ordine equesll'e Teutonico. In fJuesto stanno quattro bat•elle. Le infeJ'iori poggiano s u panche laler·ali, sconono pet' mezzo di rotelle s u rotaie e sono divis~ in ll'e quadri di pelle nera imbottila, dei quali ognuno pu0 star·e da sè ed esse r·e fissalo in modo da costituire un doppio o lt·iplicc piano inclinato, l'appoggio per la testa è posto al ùi fuori. Le impugnature scorrono nelle estr emità cave delle s tanghe. Le barelle s uperiori, col mezzo di nasi curvi in basso che appartenogno ai manichi, s ono

l


E SI-:11\'IZIO MEDICO MIL IT All E ~o!=<pese,

per allul it'e l e oscillazioni, a cigne di cuoio che lateralm ente sono attaccale alle pareti del carro ovvero a un

telaio di ferro che, fisso nel suo mezzo al cielo del car•·o, con due:suoi bt·acci pende in basso. Le barelle supet•iori sono costituile da una cor nice di l egno su cui è stesa una tela da vele ed hanno un cuscino della stessa materia che si fer ma con fibbie e dei piedi di l egno che si ribattono in allo. Il carro, davanti, di diet..ro e lateralmente può essere copet•to con tende di tela da vele. Davanti , n el luogo del sed ile del conducente sono tre posti co n cuscini di pelle 1181'8 i m boLLila ri par·ali i n al lo; il con d ucen Le pnre che quan1lo la cat'l'Ozza è ca1·ica debba andare a piedi pt·esso i caval li. Solto il carro vi é una cassetta pei ri stori. Posl et·iorm ente vi ha un passaggio di legno che p1·ende tullo la laeg!tezza del cm·ro e uno simile latèral m cnle che p!'endo Lulla la lun ghezza .~Quesle lavt)\c, quando la caJTozza e ca J•ica sono ripi Cf!Ate in al to e set•vono in cet·Lo lnodo a chiudere il cnl·t·o; l e late1·oli servono di ~pnllie t·a ai fe1·ili IP.ggiet·i che stann0 seduti sulle panche in luogo dei fet·iti f!l'avi. Facendo che anche queste la vo le later ali distese siano occupAte dai ferì Li lef!gier i ed anche il cielo del cat't'O sia da essi occupato, non è diffìcilc compren1lcre come in Bosnia con questi ca 1·ri fosSCI'O lt·a~p orlati per più miglia 6 l'eeili gt·avi e 16 l cggieri. Dei fet•i li ~t· a v i , quattr o Cl'ano allo t'A collocali sulle btwel le sop1·a mento va le, una quinta barella e1·a post..a sul piano della cat•eozza e una ~csla si tuata Ol'izzonlalmenle sul sedile antet·iore. Pn~s ibilm e nle ~ul fondo del cnrt'O hanuo posto due barelle, di morlo che il sedile anteriot'e t•imane l ibero pei fel'ili le!!gieri. L a foeza di due ca valli pel trasporto di almeno qualteo feri l i sd1·aiali e t1·e seduti è bene utilizzata. Pet·ò mi sembra che per i fel'ili collocali nelle barelle infeJ•iot·i, le scosse del can o appoggialo su forti molle, nei viaggi su terreni ineguali sieno solo poco attenuate. Lo stesso o edine cavalleresco ha esposto un altro carr o pel trasporto dei ferili con lo designazione di " III T ruppondivision » In questo sono ca••ico.te sei bm•elle dalla parte poste1·iore del carro. Prima sono cat·icl.l le le barelle superi ori in questo modo: l e estremila delle stanghe anter iori sono appoggiale sul piano del ca r ro e quindi sempre più i n


1136

tUVJSTA DI TECN1CA

allo sui cosi detti al'resti che sono delle piccole spranghe orizzontali di fei'I'O situate l'una su l'altra sopra uu sostegno che nella parte postel'iore del cal'l'O sot•ge perpendicolarmente d!il fondo al cielo del carro. Prima le estremità anteriori delle stanghe sono poste sugli arresti posteri Ol'i , e le esll'emità posteriori sono sollevate ogni volla da un altro uomo alla stessa altezza orizzontal e. Quando la ba!'ella su· periore è giunta al più alto arresto del suo respeltivo Ialo, essa è sospesa alle cinghie di cuoio che sono fissate alle pat>eli interne della carrozza e ai sosleg:1i verticali. Alla parte anterio1·e del carro verso i cava lli sono situati pure dei simili sostegni, ma ~enza al'resli per attaccarvi le cinghie anteriori. In ambedue i lati davanti alla ruota posteriot-e, si trova un solido montatoio di ferro che se1·ve per caricare le barelle. P er menomare le osciilazioni laterali e longiludinali, le estremi tà delle stanghe delle ba!'elle sospese sono fissale anche estePnamenle per mezzo di cinghie eli cuoio con fibbie. Dopo le due barelle s uperiori, sono caricale le medie e finalmente le infeJ•iol'i. Queste ullime sono flppoftgiate con le estremità delle stanghe anteriori su di una • assicella libera a cui sono unite delle rotelle, per mezzo della quale e insieme con la quale sono inll'odotle all'interno del carro e sospese. In luogo delle barelle si possono porre ai due lati delle panche da alzarsi ed abassarsi pet· qualli'O persone sedute. Sul sedile del conducente sono pure lt•e posti cla sedere. Il carro ha lateralmente quattro finestre aperte che possono chiudersi dal di fuori per mezzo di tende di tela da vele e dall'interno con coperte di lana calale dall'allo. Una cassetta di ristori si trova dieli'O il sPdilo del cocchiere. La sospensione e buona e s morza bene le scosse che sono comunicale alla carrozza sopra un tArreno ineguale. Alla obiezione che tre barelle sovrapposte mettano continuamente la carrozza in pel'icolo di ribaltare non si potrebbe meglio risponder e che con la esperienza cbe probabilmente é stata già fatta. Però ~iudicanclo dalla sua cosh•uzionP, questo peJ•icolo non pare che ci sia, benché su le slrad ~ scabt•ose debbano essere comunicaLe delle spiacevoli scoss~ paJ•licolarmente ai feriti che sono sospes i più in allo. Si sono

l ,

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E SERVIZIO MEDICO MILJTAilE

1 ·157

levati anche molli lamenti perché i feriti ·sono si tuati tt•oppo accosto gli uni sugli altri e perchè è difficile arrivare ai s upet·iori. Ma l(Uando vi sono da decidere fra il lasciare molti feriti s ul campo di !battaglia e il tras portarli in questa guisa, la scelta non potrebbe essere dubbiosa. Il let•zo cat·ro esposto dall'ordine dei cavalieri Teutonici è designato col nome di u Feldspital II ». Es;;o nella parte sostanzia le è costruito come il carro anl~cedente; solo possono esservi n ella stessa maniera caricate e sospese quallt'O bat·elle. Le cassette dei ris tori s i trovano in a vanti s ul cielo della carrozza. il: senza tavolo laterali, ma ha pos leJ•iol'mente una pedana. La ca!'iseila del cocchiere è situata mollo in allo, non è coperta ed ha soltanto un posto per uno. Questo carro pare dovet• servire pt•incipalmente come carro d'equipaggiamento e secondariamente pel tras pot•to dei fet·iti. Come carro di equipaggiamento potrebbe trasportare, ft•a altre cose, 20 letli di ospedale completi, come pure molte lcltiet•e di ferro della più semplice e pratica co!=:lruzione da essere pt•ontamente messe su. Come car ro pel traspo t·to dei fet•iti è, fra tulli i carri dell'ot·dine teutonico, quello che può tt·a~portarne meno, ma è il migliore per chè quattro feriti g ra,vi sono traspol'lati in esso con la sospensione piu sicura. Per ché il sedile del conducente è situa to tanto alto e i mezzi di ristoro sono pos ti sul cielo della

carrozzo non l'ho potuto comprendet•e. Mi pare che essendo cosi s tt·aorélinar iamente alto il peso del conducente e delle cassette, quando il carro agisce come carro pel trasporto dei fe1·iti debba e::;sere esposto, passando per un terreno ineguale, al pel'icolo di rovesciars i. - Come carro di trasporto ui 20 letti completi e di altre cose necessarie per le pt·ime cure sarà molto desiderato dopo una battaglia. La società aus tt·iaca della Croce t'ossa ha esposto un carro p el trasporto dei fe riti costruito precisamente nello s tesso m odo come il carro de lla società della Croce rossa ungarica. A i due lati del carro di sani l& appartenente alla stessa società è annodata una doppia tenda, di cui sotto una metà è posto un tavolino ds operazione, sotto l'allPa una lettiera di ferro come simbolo flel doppio uso . Dal cielo del carro da un


11 58

RIVISTA DI TECNICA

Ialo all'altro è tesa una tenda avente i lati esterni e la pat•ele posleriol'e; le pareti laterali interne sono formate dalle pareti del carro. Ambedue le metà della tenda restano aperte anteriormente. Ognuna è lunga quasi 4 metri, larga 2 ·1,2 e alta quanto il carro. Quando il carro è messo al posto e aperto, gli sti·umenti chirurgici sono parlicolar·mente subito alla mano e pt·onli all' uso. Il ministero della guet·ra austriaco ha esposto un carro per equipaggiamento di uno ~pedale da campo, il quale può anche adatta rsi pel traspot•Lo dei fet•iti. Allora vi :;i possono caricare quallro barelle regola menlat•i sospese su cinghie di cuoio. Le barelle sono app.Jggiate su delle assicelle di scivolamento come quelle des~.:t•itte a l cat·ro « III Truppen division , dell'ordì ne 'l'eu tonico; le s uperiori sono prima sollevate, sospese nelle cinghie di cuoio e con lacci di pelle munite di fibbie fissale in modo che le oscillazioni longiludinali sono più che è possibile impedile, quindi sono cat·icate le inferiori sospese e fissale. Come carro di equipaggiamen to non ha altra modificazione se non che il sedile del conducente è ripiegato in avanti; in questa maniet·a la paPete anlerior·e del carro é aperta, e cosi l'inle r·no del cart•o è accessiJ>ile anche dal davanti. Le pa1•eti laterali hanno tre lìneslt' e che possono essere coperte con tende abbassale. Nel carro sono si tuate anteriormente e posteriormente delle aste di ferro con at'resli. È mollo ben fatto che anche sul davanti sieno questi a1-resli pe!' l'appoggio pt•ov1isorio delle barelle cariche, in modo che, la sospensione delle barelle superiot•i è non poco facilitata. Accanto al conducente polr•pb, bero anche sedere due ferili leggieri. Dal ministero della guerra germanico è stato esposto H carro prussiano pel lraspol"lo dei ferili. La sua costruzione essendo intesa al trasporto di solo due feriti gravi coricati, le molle sono mollo elastiche, perciò le scosse che sono comunicale al carro carico sopt'll un leri·eno ineguale sono senza dubbio mollo più leggiere c!Je ne' car!'i a molle d ure calcolale per un pesante carico. Le barelle t•eg-olamenlat•i pr ussiane stanno sollevate dal piano del cal'l'o a tale altezza che i porlaferit.i possano dall'eslel'l1o in ogni tempo anche


H 59 durante il viaggio o.cceJere ai feriti per le lìnestre laterali apeele e avergli comodamente dinanzi a sè come se giacessero sul t-avolino di esame o di operazione di una clinica. Il carro è clùuso intorno da una tenda di tela d'olona. Dal cielo si anteriormen te che posteriormente pendono in bas:>o delle robus te cinghie, alle quali i feriti si possono attaccare solidamente e per mezzo di esse sollevarsi sulle barelle, finchè possono usare delle loro braccia. Nelle fratture per arma da fuoco di una estremità inferiore od anche di una superiore questo meccanismo è molto comodo. Se il dipartimento medico-militare del ministero della guerra volesse, non fosse altro che in via di esperimento, modificare alcuno di questi carri perchè potessero accoglieee anche due barelle sospese; questo, mi pat>e, con l'attuale costruzione, non dovrebbe essere difficile ad ell'etluarsi. Sul sedile del conducente potrebbero anche esser e t1·asportati due feriti leggieri seduti. l mezzi di ris toro, i loat•ilotti delracqua, alcuni oggetti di medicatura sono nel modo più pratico collocati nel carro e nelle barelle. L'apparecchio dei frP-ni è s ostanzialmente lo stesso c!te negli altri carri, e il conducente dal suo posto può facilmente al'ri varvi con la mano destra. Le ruote pos teriori non sono 8ituate come per fiS. nel carro della società bavarese, sotto la parte media, ma un poco più indietro; fra le ruote anterior·i e pos teriori sotto il piano del carro pende il barile dell'acqun. Il caricamento e lo scaricamento si fa nella maniera più semplice e più facile. La società di s occorso volontario di Vienna ha esposto un carro pel trasporlo dei malati co8lrutto come un elegante landau, nel quale però tutta la parete posteriore è mobile e si può levare. A Ilo L'a il mal alo o il ferilo può sopra una barella o sopra una seggetta o s opra un letto da malato essere alzalo s ul cano, e quindi la parete po;:teriore è di nuovo riposta. La società della croce rossa aus triaca ha esposto un carro simile avente una barella con morbida imbottitura e un sedile imbottito nello ste8so modo da servire per un ferito coricato ed uno s~d uto. Questi carri sono senza dubbio molto costosi, e solo in E SERVIZIO MEDI CO MILITARE


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HIVJSTA Dl TECNiCA

casi molto eccezionali potrebbe1·o u:-:ar s i pel ll'aspot•Lo dei feriti dUJ·ante una campagna , e non potrebbero essere di g ran soccorso pel r apido sgombro del campo di battaglia o del posto di medicatura. E qui sarebbe terminata la descrizion e dei cai't'i pel trasporto dei fe t·iti tirati da ca valli stati presentati alla esposizione. Sonovi ancora molti al!.t·i apparecchi pel traspol'to dei fer iti che sono usati e mossi in altra maniel'a, pet• esempio una bella coll<"zi0ne di portantine, cacolels, selle con la rela tiva montatura pC'l lra::::porto dei fet•iti a òor so di r.-avallo o di mulo, o s ul dorso di un uomo in tet•r e no montuoso (Kra:ee), o barelle speciali, come p!lr esentpin la barella s nodata rlel Riihlemann , una l:>egg-etta per sollevaec e Lras porlai·e i fel'iti s ulle navi, ed apparecchi per adag-iare i ferit i e per fì sf'a re membri infranti falli con materie che si trovano dAJ1C'rtullo alla mano, come pap-lia, giunchi e s imili , e finalmente hm·elle a ruote di divf't·sn costruzione. Mfl rrnes ti appa1·erchi non f' nlrAnn neJrn::q:::Pt to òi '(UP"Io tniO lfl\'()1'0 1 epperciò ·nn11 mi r i re l'Olf) sopra. P PI'Ò no11 voglio omrUct·e rli llll'e fipec~i<tle menzione di una bar ella, la quale mi sembra molto fel icemente ideat& e cos tr uila. Porta la firma eli E. E pner senior e in Berlino ed è esposta con la desig nazione di « nuova barella a molla • e vi ha unita la seguente clcscrizione: c La !':langhe di questa barella inverniciate ad olio !"Ono faU.e da un tubo s aldato di lamiera di fert·o avente il rliAm etl'o di :l3 mm. , m enl!·e le forti pareti hanno una spessezza di 3 mm. Le s tanghe sono congiunte fra lot•o da una sbarr a trasver sale dello !':lesl"o malet·iale fì!"sa tavi per mezzo di manicotti di feri'O. « Le impug:nalu1·e pure di reri'O penetrano a s fregamento in queste stanghe. Inoltre a<l ogni s tanga f> unito nn secon do ma nicotto che lateralmente porta u na ce1•niera in cui si muove una !=>palliei'a spostabile. Al lato inferiore di ambedue i manicotti che porta no la spalliera come di quelli che l>i trovano dalla parte dei pied i sono situati dei guancialetli rti ferro; in questi sono inlt•oclotti i piedi ricuJ•vi ad S cosliluili da buone molle di acciaio e fissati con vite al r elativ(l manicotlo "·


li. SERVIZIO MED1(.;0 MILITARE

H61

La barella ha, quando le impug nature sono spinte in dentro, una lung hezza di m. 1,9 e con le impugnature tirate fuori

di m. 2,5 e una larghezza di m. 0,54 e pesa tulla completa 1R chilo g.; la distanza dalla parte infet·iore convesf<a del piede a molla al mat•gine supe1·iore della stanga é di 16 centimetri. Il piano della barella consiste in un doppio traliccio robusto che faLlo passare laleralmenle sulle stanghe, gira intorno 11'1 parte inl'eriore di esse ed i suoi margini essendo muniti di occhielli orlati di pelle, attraverso questi sono tirate delle cordicelle che si incrociano fra loro, e mantengono tesa la pArte superior e della tela. Dalla par te del capo la tela è lit·ata con lacci di pelle contro la s barra trasvel'Sale. Ciò che olistingue queste barelle da tutte quelle fin qui in uso, e sembra renclerle particollu·menle adattaLe pellrasporto dei fet•ili g t·avi s ui cart•i più Pozzi è la s ua elasLic:ità che deriva dl\lla pal'licolare costruzione dei suoi piedi a molla d'acciaio curva ad S e eia quella delle stanghe. Ogni scossa che è comunicala dal basso alla parte com·essa dei piedi che posano sul piano non é trasmessa in totalità alla barella, ma é trasformata pet• la cedevolezza rlella molla in una leggiera ondulazione; fJUesto cambiamento nell'efl'ello della scossa é anche favorito dall'esset•e le stanghe delle barelle fatte di tubi di ferro, i quali, essendo dentro vuoti, sono per se stessi elastici. Un ferilo che giacente sopra una tale barella viaggia in un tert•eno ineguale e sassoso sopra un car•ro comune di campagna, può. non oslante le molle scol>se che fanno sallare il carro, non essere balzalo quA e là come succede nei carri ordinaJ•ii, ma rimane nella stessa posizione che gli fu dala quando fu posto nella bare lla. Il traspot·to su queste barelle è• per un ferilo g rave tanto agevole quanto quello sopra car·ri particolarmente cost1·uiLi pel trasporto di maiaLi forniti di boone molle. Queste bat·elle potendo essere posle direttamente sul piano di ogni cat'J'O anche su quelli di campagna e da lavoro deiiJ} più rozza sh'utlura senza molle, meritano senza dubbio il primato su tulte le altre. Io credo anche non troppo ardito ratl'e rmare che, con una pr oporzionata quantità eli questo barelle si potrebbe in caso di guerra, nel piO. brev& tempo e nel modo più comodo t1·asportare sopra i banocci ordinat·i


J l (i]

l\! VISTA DI TECNICA E SEIIVIZIO MEDI CO Mli.IHRE

un g t·an numero di ftwiti g t·a vi dal posto tli merlicalura a gli ospedali da campo e anche da questi in luoghi pi(t lolllOili. Una barella elastica è s tata pure costruita dal D.r Has e medico nel primo r eggimento fan teria anno verese che egli descrive in questa g uis a: la barella ha, invece di piedi, quattro molle a pressione (..) che dall'altra parte souo fissale a due corren ti di legno di circa m.1 ,80 di lung hezza, i quali alle loro estrcmita s ono leggie t'mente curvi in allo come le stanghe ili una slitta. Quando, facendo rientrare le im pu~na ture, la barella é ridotta alla lung hezza della slitta può ~c nz· a ltro essct•e posta tras versalmente sui ridoli di ogn i cat·ro da contadini ed ivi fìssata con chiodi e corde, ed offre per le sue molle un giacimento abbas tanza elas tico pet· il trasporto piu lontano. Quando la barella posta in po8izio no trasversale é tr oppo lunga per poter e passar e per s ll'etli ,;cnlieri, allora si accomoda il cat·ro inchiodandovi dei forti correnti trasver sali o delle ossi qualunque; e s u que~ ti cort·e nti sono poste o fì 8sate le barelle in ~lirez i o ne pa t•al tela alla lunghezza del carro. In un cat't'Oa ridoli possono s tare quallt•o barelle poste trasversalmente; in un carro di medin larg-hezza possono trovar posto lt'e barelle in posizione lougiludiuale, e se il carr·o è abbasta nza lungo, possono metlcrvisi due di tali ~eri e, una dielt•o l'ollra . Un vantaggio non dispt·ezzabile eli fJUesla bar ella è che essa può a nche cs!';et'e lrnsporlata per mezzo di un uomo a guisa ùi s litta o lreg!!iA. ln quanto alln durala di quesle barelle è cet·lo che i cor r r uli f!llra nliscono alle mollo 1111 a t•ffìcarc protezione.

:' ) Ognuoa di ')Ueste molle ce la possiamo rappr esentare formata da d ue a C riUnite otlt! due est remità in m odo rl:~ cost itui r e uoa mol la ellittica. R.

moli ~

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VARIETÀ

•uova pUa portaWe Slemeu. In questa pila gli elementi contengono una l astra di carbone come elemento negati vo e una lastra di zinco come el emento positivo, e l'azione è mantenuta per mezzo di un impasto conglomeralo depolarizzante aLtaccato all'elemento negativo per mezzo di un elastico. Un pe;~.zo di spugna o alt t•a simi le materia serve da diaframma, separando l' el e· mento positi'o dall'impasto depol arizzan te. Il r ecipiente è di eban ite e sei di questi el ementi rinchiu si in una cassellina f'OI·man o una ballet·ia di un volume limil.alissimo ed assai maneggevolc. Per caricare l a pila si satura l a ><pugna di acqua. Ciò si puù fare molto conven ientemente col ri empit•e gli elementi d i acqua, la:>ciandovela star e per pochi secondi , vet·sandone qu i11di l'eccesso, in man iera che negli elementi non vi r esti al tra acqua oltr e a quella tenuta sospesn dalla spugna. Pet· assicurarsi che la pi la agisca bene, è solo necessario che la spugna sia mantenuta umida coll'aggiunger e di una piccola quarylità di acqua di tempo in tempo, secondo il bisogno, avvertendo però che qualunque eccesso di acqua è dannoso. La pila appena caricala ha una resistenza interna piuttosto fot·te, ma questa diminuisce r apidamente. Se occorre di a vere una resistenza in ter na piccola, subito dopo caricata la


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VARJETÀ

pila, ciò si ottiene collo stabi lire per breve tempo un circu ito esterno di poca resistenza. Quando la pila è esausta, cioè quando l'impasto , conglomerato è consuma to, occorre so!Lanto di nettare gli elementi di zinco e carbone e di mettere del nuovo impasto. Gli zinchi si mantengono abbastanza bene amalgamali dall'azione della pi la stessa. La spugna si può pr·onlamente pulire mettendola in mollo nell'acqua calda.

Il Dire t..torc

Dott. FELICE BAROFFIO col. med.

I l R cdat..Lor·e CLAUOTO SFORZA

Cap llano medico.

NuTrNr FEDERICO, Gerente.


t ·l 65

NOTIZIE SANITARIE

Stato •aDitarlo dl tutto U R. Btlerolto nel m••• dl aprUe 1883 - (Giorn . M il. [/fjlc., pubblicato il 6 settembre 18R3 disp. 3i•, p. 2•). Erano negli ospedali militari al t• aprile 1883 ('1) • 7203 3:)30 Entr•ali nel mese Usciti . 8805 Mor·Li . 17R Rimasti al t• maggio 18\'33. 6/:JO Gior·nate d'ospedale . 210224 El'ano nelle infer·met·ie di corpo al 10 apt•ile 1883 . 2276 . . . . E n Lt·ati nel mese 9:!G2 Usciti guat·iti. . . . . 771:3 • pct• passare all'ospedale 171 9 2 Morti . . . . . . Rimasti al l" maggio 1883 . 2 10~ Giomale d'infer·meria . . . 71521 Morti fuol'i degli ospedali e delle infermerie eli corpo 2-l 20,~ . . . . . . . . . . . . T otale dei · morti For·za media giol'llaliera della truppa nel mese di apl'ile 1883. . . . . . . . . . . . . 208i-71 E ntl'llla media giornaliera negli ospedali pel' 1000 di fol'za . . . . . . . . . . . . . . . . ·J ,:16 Entr·ata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie di coPpo per 1000 di forza (2) . . . . . 2,8-l Media gior·naliera di ammalali in cura n egli ospedali e nelle infet·merie di corpo pel' 1000 di forza. 45 Numero dei morti nel mese ragguaglio lo a 1000 di 0,!)8 forza .

.

(l) Ospedali milita ri (principali, succursali, infermerie di presidio e speciali) e ospedali civ ili. (li) Sono dedotf i gli ammalati passati agili. ospedali dalle infermerie di corpo.


NOTIZIE SANITARIE

Morit'ono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. HO. - Le cause delle morli fut·ono: apoplessia 3, meningite ed encefalite 9, bt·onchite acuta 12, bronchite lenta 7, polmonite acuta 29, poimonile cronica 4, catat·ro gastrico acuto 4, catarro enterico lento 1, pleurite 9, endocardite 1, peritonite 7, tubercolosi milia t·e acuta 1, lubet·colosi cronica 40, ileo-tifo 16, d ermoUfo 11 mcningite cerebro spinale 3, morbillo 9, febbre da malaria 1 , n cl'rilc ·J, necrosi 2, tetano 1, veneficio per acido fenico ·1, cachessia scorbutica 1., acl~nile 1, resipola 1, ascesso acuto 2, ferile d'arma da fuoco 1, fl'aLLut·e in seguito aprecipitnmento per suicidio 2. Si ebbe ii morto sopra ogni ù4 tenuti in cura, ossia 1,06 per 100. Morirono negli ospedali ci vili N. 39. - Si e bbe l m orlo sop!'a ogni 65 ten uti in cura, ossia 1,Mper 100. Morirono fuori degli stabilimenti mil:Lari e civili N . 24 cioè: per malattia 18, pet' suicidio 3, per annegamento casuale 1, per ferì te d 'arma da fu oco 1 , per schiacciemente sotto un treno ferroviario '1.


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!'iOTJZlE SAN!TAR!I!

Stato aanitarlo di tutto Il B.. Eaerolto nel me1e di maggio 1883. - (Giorn . i\fil. Uf.fic. pubblicato il 15 settembr e 1883, disp. 3G', p. :l').

Et•ano negli ospt!.lt.!i militari al l' magg io 188:3 (1} 6750 Entrati nel mese . 7751 Usciti . . . S042 Morti . . 155 Rimasti al 1· giugno 1883 6304 Giornale d'os pedale . . . 1968U4 Era no nelle infermerie di corpo al 1• magg io 1883 2104 Entr-ali nel mese . . . . . . 8527 Usciti guariti . . . . . . . 7063 » per passare all'ospeJale 1572 Morti . . . . . . 2 1994 Rimas ti al 1• giugno 1883 . Giornale d'infermeria . . . 67415 31 Morli fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo Totale dei morti . . . . . . . . . . . . • . 188 F orza media giornaliera della truppa nel mese di mag gio 1883. . . . . . . . . . . . . . 2097'lil Entrala meùia gior naliera negli os pedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . 1,Hl Entrata media giomaliera negli ospe!fali e nelle infermerie di cot'po per 1000 di fot'za (2) . . . . . 2,50 Media giornaliera dì ammalati in cura negli ospedali 41 e nelle infermet•ie di cor po per 1000 di forza. . Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . 0,90 •

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(l) Ospedali militar i (princìpali, succursali, infermerie di pre.idio e speciali) e ospedali civili. (2) Sono dedotti gli ammalati passati agli ospedali dalle infermerie di corpo.


•' l ·168

NOTIZIE SANITARJE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermeriedi presidio, speciali e di corpo) N. 117. Le cause delle morti furono: a poplessia cerebrale a, meningite ed encefalite 8, bl'onchite acuta 8, bronchite lenta i , polmonite acuta 26, polmonite cronica 6, pleurite 10, tubercolosi cronica 16, itterizia 1, pet·ilonite 5, reumatismo articolare acuto 1, ileotifo 2'1, meningi te cerebro spinale l, morbillo 1, scarlattina 1, miliare 2, dissenteria 1, febbre perniciosa 1 1 pioemia 1, flemmone 1, adenite 1, necrosi 1. Si ebbe t morto sopra ogni 106 'tenuti in cura, o;;sia 0,9, pet· 100. Morirono negli ospedali civili N, 40. Si ebbe 1 morto sopra ogni 52 tenuti in cura, ossia 1,92 per 100. · Morirono fuori degli s tabilimenti militari e civili N. 31, cioè: per malattia 19·, per sincope 1, per varie cause accidentali 4, per a poplessia polmonale l , in conflitto 1, pel'" s uicidio 5.

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SO M~ARIO

OJI:LUt MATERIE CO~TE1\UTE N EL PRES E NTJI: I"ASCICOLO.

~l e morie

ori;:iuafi .

Alcun~ consitlera,inm sulla interpre tazione dell'art. 70 dell'elenco

D. de\ d ottori Coalmato e Iandoli capitani medici . • • . . Pa!J. 116!1 R 'lladooe sulla r e aez1ooe sotto pc riostea d ell'articolazioue o mero· cubuaiE' aini•tra per os leo· mielite gran•Jiosa, del dott. Carlonl l eonardo , ten ente medico di com plem ento. . . . • . . . » 1117

..

l&h·ls la di ;:iornnli Italiani ed Esteri.

......

R IYISTA l\IEDICA. O~se r v117.ion1 eu l fangue nella infn.ione da malaria - Marchlalan

e cem .

• . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . •

1186

all·uomo . . . . . . . . . . . • • . . . • • Cangia menti n ell'op1nionP et ei m edici circa te cMrse rt ella malaria o della ~Sua r Act-n te drll'usione - Charl os P. Russe! . . . • • Aneur isma del corpo striato, con su·ao•·donari o abbassamt>olo dell a tempora tura rettale - Charllon Bast ian . • . • Erf'Phl d'ori J;HHl m nlar· ica - A. Yer neuil e Merklen . . . • . .

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Sl' o cume possa l'er•lless i a trnsme ttrrsi dagu animali domestici

11!11 \19~

11!11

lllVISTil CHIRURGICA.

1196

Sullo prop l'i • lil a u iput rid~ rl•lla torba - G. Neuber . . • Soi'rn rto• .n uo"o metodo d1 mf'thca 7.lonc t· suliJmpiego del subii· m alO rn c hu·u1•g •a - H. r.um mel. . . . . . . . . . · · Ln rea-~ion P dPII'UJ'<'tro. 10 ca•i dì ristrio~imeoto- Heusner · • Contr•b.,zlono :.Ilo s tud1 o delle fonte d'arma da fuoco oel cervello - Doutrelepont . . , . . . . . • • . . . . . . . . · Oolla novr1t01 cubilal~ nro vocata. . . . . . • . . . . . · • Svegli~ r rno CIP t t r i co nella e u ra dell 'i ncooti oe oza notturna d'tiri no - Beni.

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. . . . . . .

RIVI :iTA DI TE:R APEUT ICA Sull'i mri~go dell o j.ldoform io

io oculistica . .

11!18 1~01

1202

l!Ol l ~'t

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Rl \'lSTA D'IGIENE. lttl&

Il chol era 1 n Egitto . . R IV ISTA [Il STATISTICA MEDICA .

Statrslìca delle cause di m orte. . . . . . . . . • . • . . • Cenni •.ui m •lltari di truppa mor u negli stabilimenti un itari m ilita r i doro ~><seri' srnti rif:>rmau • . . . . . . "

l!l1 I l !%

VARIETÀ

L" zione bull e a tre :tiOhl d..t l'orchio i n r elazione colla medlctaa • colla c hirurgia - Hanry Power . . . • . . . . . . · · • NuoTa r rla al solfa to th ra ru01 e zolfo - Maurl . · . . . · · •

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l'iOTIZIE SANITARI E .

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Stato saounn o d1 tllli O t i R . Eurrcito nel mese d1 gi ugno tS83 hl id. i d. id. lugliO 100 lndt ce ge ucral ~ dell·• mJ len e per l'au oo 1883. . .

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El o nc~:~ d~i la•·or i scloolifici penenull al com;l.l lo

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MEMORIE ORIGINALI:

ALCUNE CONSIDERAZIONI

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· cJ~jNTERPRETAliONE DELL'ART. 70 DELL'ElENCOB

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Nelle conferenze scientifiche dello spedale <li Caserta un egregio collega con argomeni scientifici e d'opportuni la propugnava la lesi di sopprimere nella dicitura dell'art. 70 dell'Elenco. B relativo alle ernie le parole specie e bene accertata e conchiudeva proponendo che • i man({esti sflancamenti degli anelli inguinali, specialmente i profondi, vengano con· sideroti siccome imperJezioni fisiche motivanti la r(J'orma, rappresentando essi l' INIZIO PREDISPONENTE ALLE ERNIE ». La memoria dei capitani medici Cosimato e Jandoli diretta a combattere la opportunità di quella modificazione, corrispondendo perfettamente allo spirito del vigente artir.olo ed al concetto del legislatore, par ve alla redazione opportuna oc- · casione ad esplicare esso concetto .... Si otterrà cosi nel campo del pratico possibile quella maggiore uniformità di giudizio che era nel giusto desiderio del proponente. LA DIREZiONE.

Signori, Un egregio nostro amico volle fare alcune consiùerazioni sulla interpretazione dell'ar·licolo 70 dell'Elenco B, c lo f~:>c0 proponendosi uno scopo utilissimo per noi medici milita1·i, 75


H7U

ALCU~E CO~SIDERAZIONI

'

che ò quello di tener sempre desta lulla la nostra attenzione quanclo siamo c:hiamali ad applicare la legge, ed anche a r cndem e più chiara ed esatta l'interpretazione con la discussione. Noi in massima siamo d'accordo con lui circa alla frequente discrepanza di g iudizii che si verifica nell'applicazione del dello articolo, purtuttavia certe as~erzioni di lui non possiamo menorgliele per buone. Egli asserisce che molli periti sanitari i milik"lJ'i « ritenr;ono che gli sflancamenti degli • anelli inguinali ecrurali, le punte d'ernie, e le ernie intersti« zia/i non sono imperfezioni che per grado debbansi com« prendere sotto l'articolo 70 dell'Elenco B », Ciò a nostro ~redere non è un asserzione g iusta, percbè crediamo che nessuno vi sia tra i medici militari, il quale voglia rilener·e che la punta d'ernia e l'ernia interstiztale, non sieno el'llie in allo; crediamo invece che moltissimi, e con r agione, non ritengono per ernia il semplìce sflancamenlo degli anelli. Difatti è condizione sine qua non per amm elLer·e l'esis tenza di un'ernia, specialmente inguinale ecrurale, l'emiwazione di un viscet•e, la formazione del sacco erniario; nella punta d'ernia e nell'ernia interstizìale l'emigrazione del viscer e e la formazione del sacco è avvenuta, e pet·ciò diciamo che l'el'n ia esis te, nei semplìci sfiancamenti del tragitto ing uinale o crurale, in cui il periloneo non è ancora stato trascina to ollre l'anell0 interno dall'ictus del viscere emioso, non possiamo ammettere l'ernia, perché ciò non ci consente l'anal.omia patologica e la clinica chirurgica . Ciò ammesso è cltiat·o che nell'applicazione dell'articolo iO la più gran parte dei periti sanilarii militari fan cadet·e solto l'art. 70 la punta d'ernia e l'erni~ inlerstiziale. mcnLr·e ne escludono gli sfìancamenti semplici degli anelli inLet•ni. Dunque ci ùi t·ù il nostt·o collega perchò tanta discre panza di t-:iudizii nell'applica:tione dell'articolo se le cose :::;tauno cosi cltiare e :::;emplici come voi asserile? Se ciò non av\'icne pet· es!òenziale diJTe renza di concetto clinico dell'ernia, for'S!;! la disct·epanza lrorrà ot·igine clelia trascuran;a delle minime alterazioni anatomiche o dal troppo rigore usato nel g iudi:.ii medico legali?


SULLA INTERPRETAZIONE DELI.' ART. 70 DELL'ELENCO B 11 7·1

Ciò nemmeno ci par giusto. Noi addurremo delle t•agioni per spiegare la nella discrepanza e le esporremo più tardi, ma per ora è nostro dovet·e asserire che non pott·emmo conciliare l'ideA della giustizia con l'onot•abilità del pet·ito, quando egli si azzardasse a pronunziare un giudizio, in cui vi può essere il danno del terzo, con tanta legget·ezza, e senza osservat·e con tutta l'esattezza possibile le alterazioni anatomiche di un ernioso, Diciamo pure che un giusto rigore basalo su fondamenti di giustizia è necessario per tutelare i diritti dei terzi e dello Stato. Riteniamo quindi che altre sono le ragioni, per cui i giudizii non vanQo d'accordo, e potremmo ridut·le a qua Liro, cioè: 1. H concetto della punta d'ernia non ha per Lutti limiti precisi; 2. L'intestino ernioso può variabilmente esser pieno o vuoto, pien~ di gas o di materie fecali e quindi avere dille~ renli parvenza; 3. Non tutli hanno eguale squisitezza di tatto nel dito esploratore; oi. Finalmente non sempre è possibile fare delle osservazioni complete nelle condizioni in cui si procede alle rassegne. ed alla visita innanzi . ai con si gli di leva. Vediamo ora se è veramente cosi, e cominciamo dalla prima ragione. Che cosa s'intende pet· punta d'ernia 1 Pet• risolvere questo quesito bisogna qui ricot•dare il meccanismo della formazione delle ernie, il quale é il seguente : • i\ periloneo rivestito della fascia propria, poco aderente u alle partì addominali, si lascia mollo facilmente distendere « senza rompet•sì, cosi quando ì visceri pt•emono sull'anello « la m embrana sierosa s'impegna nell'apet·lura che s i pra« senta al davanti <.li esso, portando fuol'i lt~ partì perito« neali vicine:' il sacco é dunque formalo ad un tempo da • -una spP.cìe di locomozione del periloneo, e dalla distenzione ft ed a;;sottigliamenlo di questa membrana (Iamin) ,, Annnesso per vero, come lo è di fallo questo meccanismo, è da ammetlersì che il primo grado dell'emia è costituito Joll'impegno del peritoneo nell'apertura, che si presenta al davanti di esso. Ora per dare a que8to fallo una forma più


H72

ALCUNE CONSIDERAZIONI

sensibile, diciamo, prendendo ad imprestito un paragone, che il periloneo si è conformato a punta di dito di guanto, val quanto a dire ha una superficie convessa anteriore, che si è gia impegnata nell'anello addomìnal~, ed ha una superficie concava posteriore contenente una porzione sia anche minima di viscere ernioso. Questo primo stato noi chiamiamo punta d'ernia, e siccome dalla maggiore o minore spo1•genza del sacco e dalla maggiore o minore sua curvatura fuori dell'anello addominale si ha un diverso grado dell'ernia stessa, cosi è facile cadere in errore sull'apprezzamento del medesimo, stantechè se la punta -d'ernia oltrepa~sa appena di qualche millimetro l'anello addominale é difficilissimo constatarla col tatto. Quindi in questo caso favorevoli circostanze ohbiettive e subiellive possono mettere in chiaro un'ernia, mentre in altre circostanze meno favorevoli potrebbe essa nascondersi. Perloché si è convenuti che debbasi ritenere per punta d'ernia quella procidenza periloneale e viscerale, la quale oltrepassa il limite esterno dell'anello interno per occupare una piccola parte del tragitto inguinale, e che possa essere però girata dalla punta del dito esploratore in gran parte almeno della sua periferia. È evidente che in queste condizioni la punta d'ernia è ac· cessibile a tutti, e si può bene accertare: che invece se non si ammette la fuoriuscita dall'anello interno del peritoneo quali garanzie ci r estano per non giudicare per ernia anche la fossetta inguinale esterna nel suo stato fisiologico ? Non crediamo che qui valga la pena di ricordare i varii gradi dell'ernia intrattenendoci a dire dell'ernia interstiziale, del bubonocele, e dell'oscheocele: a noi basta accennare che, quando il sacco ed il vi8cere si è fatto strada lungo il tragitto inguinale tino ad occupare tutto o gran parte del tragitto medesimo, ma senza oltrepassare l'anello esterno, allora l'ernia prende il nome d'interstiziale, e che la fuoriuscita dell'ernia dall'anello inguinale esterno costituisce il bubonocele, il quale in un grado piu avvanzalo dà luogo ttll'oscheocele. Ritorniamo ora alla punta d'ernia, ed analizziamo la nostra seconda proposizione cioè: la vacuit.à e la pienezza del~


SULLA INT.ERPRETAZIONE DELL'ART. 70 DELL'ELENCO B 1173

l'intestino ernioso possono essere causa di più facile o di . più difficile diagnosi. Supponiamo che da una piccola apertura naturale od artificiale si faccia strada una piccola porzione di perito neo col meccanismo suddescritto, e che dietro al peritoneo corra una ansa intestinale, se questa sarà vuota, sarà agevole cosa adattarsi a seconda le esigenze della forma del nascente sacco, e perciò più facilmente il dito esploratore riconoscerà la convessità del tumore oltre l'anello, convessità resa più apprezzabile dalla ripienezza del tumore stesso: ma se per circostanze accidentali il tubo intestinale sarà disteso da materiali stercoracei o gassosi, è evidente che il viscer~ non si adatterà più a quella piccola convessità interna sovrapassandovi a guisa di ponte, e perciò al dito esploratore non sarà facile riconoscere la relativa convessità all'esterno. Da ciò nasce che un perito avrà in una data ora potuto ricononoscere la punta d'ernia, un altro no. Crediamo inoHre non debbansi far molte parole sulla 3• possibilità di causa, per dimostrare che un perito, il quale abbia minore squisitezza di tatto, sarà meno in grado di riconoscere una punta d'ernia, di un altro il quale sia dotato di senso tatLile squisitissimo; perché ciò è tanto chiaro e comune, e l'esperienza quotidiana lo ha posto cosi in evidenza, che c dispensiamo di aggiungervi altro. Infine non possiamo fare a meno di accennare, in ordine al nostro quarto supposto, alcune c0nsiderazioni che sono le seguenti: Ciascuno di noi sa il modo come si procede alla rassegna ovvero alla visita innanzi ai consigli di leva. Noi lasciamo da parte che spesso mancano tutte le comodita per una buona osservazione, perché si sa che i medici militAri, come ogni altro soldato, certe volte debbono fare di necessità virtù, ed adattarsi ad ogni contingenza ma non possiamo non fare avvertire che talvolta, sia innanzi al Consiglio di leva, sia innanzi a generali rassegnatori, visitiamo individui soggiaciuti a lungo riposo, riposo che in fallo di ernia incipiente e specialmente di punta d'ernia è un fatLore per farne 8comparire le traccie; onde avviene che mentre al corpo un ufficiale medico, dopo una mar eia, ha constatala un'ernia, avanti al ras.


1174

.

ALC UNE CON!!TDERAZIONI

scgnatore i peri li, a causa dello stato di riposo dell'infermò, non ne riconosceranno lraccie. Queste secondo il nostro modo di vedere sono le vere cause delle discrepanze dì giudizio che si verificano in ordine alle ernie ed a pnrer nostro l'articolo 70 così come é formulato, serve a rentlere meno frequenti tali discrepanze, ciò che cer"' cheremo or ora dimostrare. Difalti l'articolo si espr·ime cosi: Le ernie d'ogni 3pecle e grculo bene accel'lato. La prima parte del t• comma evidentemente ricorda al perito che egli deve investigare quale 13ia la natura dell'ernia, e perciò riconoscere se l'ernià è ingui· nole, ombelicale, crurale, addominale ecc. e se il viscere ernioso è l'epiploon, l'intestino, la vesciea ecc. Ora per potere bene e con coscienza rispondere a questi quesiti é possibile per un perito di non o~servare diligentemente i fatti anatomici 1 da quali fonti ll'al'l'ebbe le nozioni per differenziarle se egli non O!;Servasse minuziosamente le condizioni fisiche della parte ern ioso? Dunque non è possibile modificare la dicitura dell'articolo, e mulilarlo della parola specie senza cadere in maggiore confusione. Andiamo avanti: la seconda parte del f• comma ag-giunge d'ogni gr•ado. Su questo proposito facciamo una dimanda e diciamo: é possibile esimersi dall'appt·ezzamento del grado dell'ernia quando si è dovuto tanto diligentemente scrutarne la natura ? In fin dei conti il grado non r appresenta che il maggiore o minore sviluppo dell'ernia stessa, e se noi possiamo riuscire s riconoscer e ciò che il sacco erniario contiene, ci par difficile che contemporaneamente ed implicitamente non ne riconosciamo del pari il grado. Dunque nell'articolo la parola grado non serve ad altro che a far sapere, che n legislatore intende siano ri!'ormati tutti quelli individui i quali abbiano ernie in allo, siano esse incipienti od avanzatissime, dalla punta di ernia o ll'oscheocele, e se questa parola venisse ad essere sopprPssl"a, potrebbe far nascere il dubbio che le punte d'ernia e le er·nie inter l"Liziali, comMhé piu difficili a strozzarsi e ad incarccral·si , e promovenli nel soldato minori disturbi geuerali, potessero per avventura essere compatipili con un utile servi zio milita re. Dunque è chiaro per ciò che abbiamo esposto


SULLA INTER PRETAZIONE DELL'An T. 70 DELL' ELEXCO B 1175

e

che non possibile modificare il primo comma dell'at•licolo senza cadere in maggiot•e confusione e dubbiezze. Passiamo ora al secondo comma. Esso dice: bene accerto Le. L'accertamento di un faLlo o di una cosa equi vale al ricoscerne l'esistenza senza dubbi e senza incertezze; l'ernia d un que per esser certa deve avere fenomeni obbiettivi per cu i si possa dire qui l'ernia esiste, ora l'esis tenza dell'ernia presuppone l'esistenza di lutti quei falli che costituiscono l'eenia cioè, emigrazione del 'viscere ernioso, emigrazione e distensione del pet•itoneo, formazion e tle.l sacco. Dunque questo comma implicitamente esclude gli sfiancamenli dell'anello addominale, impercioché ivi questi faLli non sono uvvenuli; ed ivi esiste non l'et•nia in allo, ma l'e rnia in potenza; ivi evvi la predisposizione all'er nia, non l'ernia riconoscibile per i suoi caratteri obbieLlivi, senza dubbio e senza incertezza. È evidente qui ndl che il legislatore con le sue parole bene aeeertate ha voluto sempre più limitare il campo del concetto dell'ernia, e nel medesimo tempo ha voluto ricordare al perilo che l'ernia che dà luogo a riforma debba essere quella la cui esistenza. si desume dai falli obbie!Ui vi e non subbietlivi. Cho avverrebbe se si sottraessero dall'articolo lo due ultime parol e~ • Un soldato qualunque potrebbe clit'e al medico, ieri « alle ore B mentt•e faceva lo sforzo C ho avuto un dolore a l· "l'inguine, e mi sono accorto eli un tumore ivi monifesto, per • questi e questi caratteri: mi misi a !ello e con la posizione .. supina il tumore scomparve, io son convinlo che quel tu" more era un'ernia e siccome le ernie d'ogni specie e grado « sono incompatibili col set·vizio militare ùunque rifoemalemi ». E noi che dovremmo fare?. pol!•emmo rifiutargli f!UCsto preteso diritto? Se noi gli apponessimo un diniego egli ci far·eb!)c osservare cheil regolamento parla solo di specie e geaclo di ernie, non di accertamento, e perciò il pretendel'e di veder l'ernia e constatarla pt•ima di riformarlo sat·ebbe ingiustizia. Se invece accondiscendess imo alle esigenze di lui , in meno di una sellimana quanti soldati non si qualifìcher ebbct·o per erniosi? Dunque per Lutelat'e ~ diritti dei terzi a vanti i c.onsigli di leva e per tutelare i diritti delio Stato e la disci-

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H76

ALCUNE CONSIDERAZlONf, ECC.

plina dell'eset•cito, il secondo comma è necessario, pei'Iochè ci par dimostralo che tutto l'articolo cosi come é non si possa nè si debba in alcun modo riformare, e che anziché indurre discrepanze di giudizi è fatto a posta per renderli più concordi (1). Caserta, li 2 luglio i883. La Commisaione. COSlMATO IANDOLI relatore

C&pltaDl me41GI

(l) La 41apoailione m io isteria le per la quale è stabilito che la dichiarazione del direttore dell'ospedale non debba più easere soggetta a revisione per parte dei medici periti alla rusegoa, giova notarlo, O'fYia a molli inconnnienti che specie nelle proposte a rassegna di rimando per ernia prima potnanai deplorare. !B).


1177

RELAZIONE BULLA

RESEZIONE SOTTO-PERIOSTEA DKLL' ARTICOLAZIO~K OMKRO-CUBITALK SINISTRA PER OSTEO·MIELITE GRANULOSA

Letta nella conferenza sclontifica. della direzione di sanità militart~ di ,,nconn, Il H novembre tm, dal llott. tìarloai J.eoaanlo, trnnntc mNiico di complcmenlo. Contitlllfl::. e {inr.

IX. Stato attuale.- Al momento di partire da questo spedale, l'ammalato presentava le seguenti condizioni. - Lo stato generale, sebbene cause debilitanti fottissime (se non altro le prolungate ed abbondanti suppurazioni) non siano mancate in tutto il tempo di sua degenza, pure si può dire · che sia abbastanza buono e florido, in confronto del grado di anemia e di debolezza, in cui trovavasi da principio. - lnfalli attualmente le muccose visibili sono di un bel color roseo, si sono restituite le forze, notevolmente aumentato il pannicolo cellulo-adiposo sottocutaneo, e infine l'aspetto e l'espressione del volto non danno più ad intravvedere nè la sofferenza nè l'abbattimento : la temperatura è del tutto normale, i polsi regolari per ritmo e per frequenza, alquanto sostenuti, inte,gre tutte le funzioni organiche, ripristinati il buon umore


H78

RELAZIONE

e la gaiezza di carattere, ci offre insomma il quadro della recuperata salute. - Localmente poi si scorge: Il braccio sinistro coll'avambraccio trovarsi sempre in posizione angolare, e quest'ul timo in uno stato intermedio fra la supinazione e la pt·onazione. - In corrispondenza della nuova giuntura (perdonatemi l'espressione) l'at'Lo ha t·ipreso la forma e configurazione propria del gomito, sebbene tuttora voluminoso assai in confronto di quello sano; alla parte posteriore di questo presenta una pt·ofonda ed irregolare cicatrice, della lunghezza di centimett·i 1Oper effetto sia del trauma operatorio, come delle perdite di sostanza, avvenute in seguito alle suppurazioni ulcerazioni ed all'uscita dei sequestri ossei sopra descritti : per effetto della retrazione del tessuto inodulare l'estremo superiore di questa cicatrice non trovasi più alla parte posteriore della piegatura del gomito, ma bensì è salito in alto ed in avanti in modo da raggiungere la parte antero esterna di questa regione; pet· cui la linea di cicatrice è diretta obliquamente dall'avanti all'indietro e dall'alto in basso. - Presenta pure altre cinque piccole cica(rici di forma pressoché circolare, le quali stanno a rappresentare gli sbocchi dei seni fistolosi, che per si lungo tempo rimasero aperti e secernenti.- La pelle, ad eccezione di quella. che costituisce le cicatrici tutt'ora recenti e dove appunto ha un colore rosso bluastro, è del resto intieramente normale.- Alla palpazione si ha un senso, tutto all'intorno, di pastosità omogenea, per un leggero edema sotto cutaneo, il quale sta. a dimostrarci come la circolazione, specialmente venosa, non si compia ancora in un modo spediLo, sia per causa delle infiltrazioni pia· sLiche, e delle retrazioni cicatriziali, come pure per l'inerzia assoluta in cui trovansi i muscoli. - Tal fauo è sperabile che in brevo tempo potrà dissiparsi, quando cioè col ristabilirsi della fttnzionalità, se non di lutti almeno di alcuni dei mll8coli, anche gli essudati plastici verranno riassorbiLi.


4479

SULJ.A RESEZIONB SOTTO•PERTOSTEA, ECC.

La misurazione ha dalo i seguenli resultati.

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Perimetro t li c•ontro alla linea Porlmotro di c.ontro alla lln03 in torarlicolaru . cm. 33cm. H intcrarticolaro P(\rinlPI rc1 del hrnrcio al SO inl'rrimntro del braccio al 3" in• i7!erioro . • ili 1/a roriore • Perimetro dcll'amrnbraecio :il Porimctro doU'avambraccio al • il! 3° suporloro 3" superiore . .

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Perlmntro dell'avambrac:cio al PcrlmAtro rloll'avamhrncclo al . . • 1.7 1/s 3" inferiore . 3" inferiore. • 18-

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Confrontando questi dati c.on quelli antecedenti all'operazione troviamo le seguenti differenze:

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Misurati di poi in lunghezza ambedue gli arti superiori secondo una linea, la quale partendo subito al disollo dell'acromlon, vada (costeggiando il margine el'terno deH'artò) all'apice dell'apofisi stiloide del radio cordspondente, si è trovato:


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RELAZIONE

Arto destro centimetri 58 l Arto sinistro centimetri 54- (4) dunque lo scorciamento nell'arto sinistro è di cent. &. (2). Il grado di coesione fra le diverse parti, che entrano a costituire la nuova giuntura, è discreto, perchè il malato senza sfot·zo e senza dolore può sostene1·e l'arto nella posizione ad angolo. - In questo pet· or·a non sono possibili che dei movimenti passivi, poco estesi nel senso della flessione ; ma possiamo fin da questo momento asserire che vint~ lo stato di contrattur·a esagerata in cui si trovano i muscoli per la prolungata inerzia potranno effettuarsi ancora dei movimenti attivi, i quali, ancorchè poco estesi, pure permetteranno un qualche limitato uso del membro affetto. - Ciò è dato desumere e dalla buona nutrizio.ne dei muscoli stessi e dal vedere che la maggior pat·te di essi, sebbene propri dell'avambraccio, ma che hanno per loro inserzione superiore l'omero, conservano, compatibilmente alle condizioni locali, un qualche movimento. -Per ora possiamo · chiamarci contenti di un simile resultato ed anzi abbiamo creduto opportuno raccomandare al nostro infermo di non sforzarsi ad eseguire precocemente movimenti troppo estesi, sia per non disturbare il processo di coesione, che ancora non è al grado voluto, come per non suscitat·e irritazioni, che potrebbero riuscire dannose. - D'altra parte se, rimanendo l'arto in tale atteggiamento, ottenessimo un'anchilosi perfetta, sarebbe da considerarsi sempre come un felicissimo resultato, poichè saremmo al sicuro dall'avere in seguito un'articolazione pen(t ) Partendo invcce dall'estremo suprrioro dcU'omcro, costeggiando la faccia anteriore <lcll 'art.o, lino nlla linea inL••r:trti(•o la re radio-carpcn, ~i <l tro mto por l'arto destro ren t. 51 por l'arto sinistro l'Cnt. 4!. (2) Stando alla misura presa lunll;o il la to cst~rno: ù di cont. 9 invece, stando

a ((uclla rrcsn lungo la racria anteriore dell'arto. Tal11 difforen7.-\ certamente tli]lendo dall 'cs.->rm il :.:omito sui lati tuttora mollo tumcratto.


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dula; cosa del resto non tanto infrequente ad avvenire, allora quando non si formò coesione bastante o prematuramente e con poca cautela furono impressi all';u·to dei movimenti troppo frequenti ed estesi.

x. Con.side:1·azioni e conclu.sioni. - Cosi ho terminato di esporvi alla meglio la storia nosologica di questo caso; ed ora non mi restano che poche considerazioni a fare, .;ia intorno all'andamento della malattia, come ci rea il risultato ottenuto. In quanto all'andamento debbo far notare (ed a voi certo avrà fauo la medesima impressione) che esso fu forse un por,o lungo. - La ragione di questo fatto credo possa riferirsi a che (sebbene l'aiiezione, ci sembrasse, come lo era realmente, estesa ai soli elementi articolari e avessimo il massimo ordine ' nelle funzioni organiche tutte nel nostro malato) le alterazion ossee da noi trovate c la leggera degenerazione dei tessuti circonvicini avevan dovuto disturbare non poco il processo nutritivo locale, sia percbè per la pr.olungata ed abbondante suppurazione venivano assorbiti i principii eterogenei, come pèrchè l'edema, l'infiltrazione plastica e l' imbibizione dei tessuti costituivano di per se stessi un ostacolo meccanico alla circolazione della parte e quindi alla loro nutrizione . - Pe1·cui io credo, che questi tessuti i quali in seguito all'operazione erano destinati a rimanere e rappresentare l' unico terreno proficuo a rimettere tanto i danni patologici, come le perdite ed i guasti infarti dal trauma stesso d.ell'operazione, si trovavano già in condizioni del tutto sfavol'evoli per adempiere un simile ufficio, ed avevano bisogno di un tempo alquanto lungo per modificare e riordinare le proprie funzioni, onde essere


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alLi alla riparazione suddetta. - Di più io Qredo che questa reale gt·nvilà di alterazioni locali, non aontroindicava punLo l'opet·azione da noi scelta ed eseguita; e l'esito lo dimostra in modo evidente; soltanto a parer mio essa ba aontribuito aohe la guarigione si protraesse di troppo.- Ciò detto ed apprezzato, ci sentiamo ben franchi nel concludere che l'andamento tenuto dalla malattia, o meglio dal lavorio della guarigione, nel nostro caso, non è stato poi gran cosa eccessivo, poichè, stando ancot•a alle ossei'Vazioni di Deutrelepont e SenfLieben, la durata media di guat·igione della resezione di questa giun· tura è di 1.1-0 giot·ni, ma può estendersi a sei mesi ed anche ad un anno. - Nel caso nostro la gum·igione ottenuta in sei mesi non può dirsi dunque del tutto eccessiva. - Fin dal primo momento rifuggii dall'idea di potere ottenere, non dico una. t•iunione immediata, perchè la credo impossibile; ma una gUttrigione di prima intenzione, e ciò ammetteva non dietro resultati di mia propria esperienza, essendo questo il primo caso, che opero, ma dietro alcuni occorsi e da me os.. servaLi in ahri spedali. - Da quanto ho letto, da quel poco; che ho veduto e se vuolsi da questo solo mio caso sfit•ei in.. dollo a t•itenere mollo problematiche questtniunioni eli prima, intenzione in quelle resezioni eseguite per malaUiQ ar~ioolari d'indole flogistica, per cui con tutto l'osseqqio ai no~tri col.. leghi d'oiL1'6 Alpe e con tutta quanta la fede immaginabile alle lot·o numerose statistiche, avrei molto a dubitare di simili guarigioni, tanto più che mi sento avvalorato nella mia opi.. nione dall'llutorità di disùnti chirurghi, fra i quali l'Ollie1•. Questo autore infani nel dicem~re ·1880 scriveva essere (secondo le ~ue osservazioni) impossibile nelle resezioni per causa patologica la riunione immediata ed anche di prima inten~ione, a meno che (egli dice) non si sacrifichino tessuti, cui una ourn ben adatta, sebbene un poco più lunga, avrebbe


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in seguito modificati e resi alli alla guarigione. l o pure penso che si otterTanno forse tali brillanti resultati in quelle resezioni, eseguite allo scopo di rimediare anchilosi, lussazioni ab ituali o i funesti effetti delle armi da fu oco sulle articolazioni (dato il caso che qui si operì in pr·irno tempo); poichè tanto le ossa, quanto le parti molli sono integre e sane; ma quando invèce in esse siano esistite protratte suppurazioni e vi sia distruzione degli elementi che le costituiscono, mi pare impossibile, ripeto, potersi ottenere un simi le risullato. Sper·o che troverete giustificato in parte questo mio dubbio, sehbene confessi di non avet· per ora pt·ove, nè autorità bastanti da impugnare (ed io mi guarderei dalfarlo) ciò, cl1e distinti chirurghi e periodici accreditati affermano. Un'altra considerazione può farsi riguardo all'estensione, piuttosto grande, dei frammenti resecati; infatti abbiamo dello che quelli del cubito e dell'omer·o misuravano circa 5 centimetri ciascuno. Ora, stando all'opinione· di Deutt·elepont, il massimo di osso, che può asportarsi nella resezione di questa nrticolazione, sarebbe di tre centimetr·i per ciascun estremo articolare; noi invece ci credemmo autorizzati ad estenderci più oltre, sia perché le l~sioni locali lo reclamavano, sia percM sape/ vamo che altri chirurghi, e specialnumLe I'Esmarch avevano asportato porzione di osso mism·aote anche 7 e 8 centimetri e infine perchè in altre arcolazioni pure, da Legouest, Pirogoff, Demme, O'Leary, Volkmann, ecc., furono asportate notevoli porzioni di osso, quasi sempre con buon successo e con poco scapito della guat·igione, come della consecutiva funzionalità. dell'arto. l framm enti ossei da noi resecati colle successive sequestrotomie sia spontanee, come da noi eseguite misurano di certo centimetri 7, specialmente quello dell'ulna. Tornando al caso nostro dirò, che tenuto conto delle gravi


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alterazioni, ormai troppe volte rammentate e descritte, delle complicazioni successive, nonchè della notevole perdita di sostanza ossea, non potevamo attenderci miglior resultato. Infatti dopo tante peripezie, dubitavamo assai e quasi direi ci sembrava inevitabae, una at·ticolazione pendula; ma invece possiamo ormai esser sicuri, per quello che ci offre il malato al momento di partire da questo spedale, che tale malaugurata evenienza è del tutto lontana, e che, se non avremo uua pseudoartl·osi tale da ristabilire fra qualche mese l'uso del membro, avremo al certo un'anchilosi angolare, che, se mai, desideriamo perfetta, in quanto, come dice il Loeffir, serve meglio in seguito a disimpegnare gli ordinari uffici del mestiere. Io davvero non desideravo di più. Questo caso è un altro piccolo trionfo, che può vantare la chirurgia conservatrice, la quale in pochi anni ha fatto dei pa:)si giganteschi, risparmiando spessissimo delle grandi ed inutili mutilazioni. Noi poi con piacere lo registriamo perchè (per quello che ci è noto) esso rappresenta il primo ed unico felice successo di resezione completa articolare, fra quelle eseguite nel nostro corpo sanitario. Infatti le poche, di cui è stato reso conto nel Gim'1tale d·i .Medicina llilitare, o furono parziali o semplici sequestrotomie, o se complete, come è avvenuto in alcuni spedali militari, sono riuscite infaustamente, oppure hanno reclamato in seguito l'amputazione secondaria. Finalmente dirò che la medica tura nel caso nostro fu sempre antisettica, attenendoci, per quanto fu possibile, ai precetti del Lister. Devo soltanto far osservare che per ragioni economiche dopo qualche tempo agli strati della garza antisettica sostituimmo un denso strato di cotone idrofilo, reso asettico con ac;do fenico, del resto continuammo ad applicare. quasi fino all'ultimo, il mackintock a ed fermare l'apparecchio con bende di garza. La semplice sostituzione del cotone idrofilo fenicato


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alla garza del Lister credo cbe non abbia influito a diminuit·e l'effi cacia antisellica della medicatura, nè a prolungare il processo di ripamzione, convinto e~sere del tutto indifferente, l'applicare l'uno o l'altro mezzo, purché ambedue del tutto aselli ci. Oltre la medicatura antisettica del Li ster nel mese di novembre (e mi pento d'averlo fatto troppo tardi) adoprai l'iodoformio in polvere, al quale forse devesi il notevole pro· gresso, che dimostrò la cicatrizzazione in quest'ultimo tempo. Tutti voi e meglio e prima di me conoscete l'importanza, i vantaggi e gli inconvenienti della medicatura Listeriana, e perciò nun ne parlo; soltanto vi dirò essermi anch'io accorto esistere, fra gli svantaggi dell'acido fenico, quello di ritardare alquanto la cicatrizzazione e di riuscire un poco irritante; difetti qu~cJsti del resto che mi sembrano lat·gamente ricompensati dalla perfetta antisepsi, che esso ci assicum, ed alla quale pur io credo dover esset·e in gmn parte debitore del buon resultato ottenuto (1). (i) Torrita (provincia di Siena) sottcmiJro 1883. Il sollvsrrilto si crl'do in dovoro di portare a conosc.~nl.a. chu per informazioni tlin'lto avuto qualche mese ra, il Lovato si trova in rccollouti l'Ontlizioni generali, però è rimasto assolutamento, et! in modo romplcto anchilotico. i'innostantc attendo ;~Ila meglio

al suo mestiere, e tanto io che luì siamo contenti del rcsultato llnalc. Dott. CAIILONI .

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Osservazioni snl sangue nella infezione 4a malaria. Comunicazione preventiva del prof. E. MARCHIA FAVA e dott. CEt.Lt. - (Gauetta degli Ospitali, i9 agosto 1883, N. 6G). Se si dissecca sopra un copri-oggetti uno strato sottilissimo di sangue appena uscito da una piccola incisione falla nel dito di un individuo affetto da infezione malnrica, specialmente durante l'accesso febbrile, e si colora col bleu di Me-tilene, si osservano nei globuli rossi le alterazioni delle quali noi qui diamo una sommaria r elazione. Mentre i globuli r ossi normali riml:lngono scoloraLi o si culol'ano legget·mente, ve ne sono altri, in n umer o maggiore o minot·e, secondo i casi, i quali presentano corpicciuoli che si colorano più o meno intensamente in bleu, e che si present .. no di forma e gr·andczza varia. Dalle osservazioni finora ftllle noi crediamo di poter stabilir·e che da principio compm·:scono nei g lobuli rossi uno o piit (5. 10, 25) corpicciuoli di forma generalmente r otonda, che si colot·ano densamente in bleu. Questi cor picciuoli hanno la grandezza di un micrococco più o nteno grosso. Accanto a que!:iti corpicciuol i o in altri g lobuli rossi, se ne presentano altri più gt·nndi, di fot·ma rolonrl a, ovalare, fusata, o irregolùt'<', c che presentano nel loro i;1terno gt·anuli o aghi di pigmen lo nero. Anche di queslc forme più grandi se ne tt•o-


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vano una o più in uno stesso globulo rosso. Da ultimo accaùe che tutto il lo"flobulo rosso s i converte jn un corpo rolondeggianle, il quale si colora leggermente, o appena s i colora in bleu e contiene molto pigmento in forma gene1·almente ùi aghi. Tanto in questo r elitto del globulo rosso, quanto nei corpicciuoli più grandi contenuti entro i globuli rossi si avvert ono dei vacuoli di forma r otonda o il-regolar·e che non si colorano punto. Se si allontana dai globuli rossi l'emog:lobina, mescendo olia goccia di sangue uscente dalla ferila una piccola qunn· tité di a cqua distillata, e poi si dissecca e si colora il· sangue come nel primo metodo, allora in mezzo ai globul i rossi, il cui contorno è appena accennato, se ne vedono altri che contengono i corpicl!iuoli menzionati, color·ati intensamente in bleu e assai più distinti. Colorando il sangue colla eosina i coi·picciuoli si colorano in rosa pallido, colla vesuvina in r osso m ogano, colla tro· p aolina non si colorano affatto e si riconoscono nel globulo r osso come tante chiazze, contenenti o no pigmento. Egualmenlo come tante chiazze scoloi·ate appariscono soltanto le forme più grandi, non le primordiali, esaminando il sangue a fresco senza alcun trattamento. Queste chiazze, pigmenlate o no j ingrandiscono g1·atlatamcnte, finché lullo H globulo si scolora e si presenta ricco di pigmento. Questi globuli r ossi scolorati più o m eno e contenenti pigmento conser vano generalmente l'elastici là dei globuli rossi normali, si muovono cioè come questi, cangiando di forma, per riprendere la forma rotonda a.llo stato di riposo. Trat~ando i prepara~i di sangue fl•esco con acr1ua, nlcool , e acido acetico concentrato, questi gl~b uli rossi si ricos cono solt.anto per il pigmento che resiste a quei reagenti; ti·ottandolo invece con soluzione di pot.assa caustica, il pigmento si discioglie hmlament.a dopo 10, 15 minuti. Non ci è ancOI'fl. r iuscito tli otlenei·e la r eazione. del ferro trattando i prepat•ati con ferro-cianul'o potassico e .acido iùroclorico pu1·i~simo. Ora, cl1e cosa vogliono sign ifì cai'e quei corpicciuoli che si vedono entro i globuli rossi? Significano essi un'alterazione r egr essiva dei globuli r ossij o rappresentano qualcosa di


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slraniero penelratovi dentro? Noi incliniamo per ora per questa ullima interpretazione, vale a dire che ~i tratli di corpuscoli di natura parassitaria, che penetrati nel sangue in· vadano i globuli rossi, e diano IGogo alle alterazioni successi ve dei medesimi, soprattutto alla conversione della sostanza colorante in pigmento nero. Della esattezza di questa inter· pretazione noi non possiamo addurre prove indiscutibili, ma in favore della mede~ima parlano alcuni fatti, e fra questi l'aspetto uniforme di questi corpuscoli nelle loro forme iniz~ali, la colorazione distinta che acquistano con alcuni colori di anilina, soprattutto col bleu di metilene. Ma quale è la relazione fra queste forme iniziali piccole, rotonde, e le pii.t grandi di forma sv-ariata, apparenti come masse colorate in bleu e gener.almente contenenti pigmento 1 Se si tratta di forme parassitarie, saranno esse il risultato della fu· sione delle forme piccole, fusione conseguente alla morte e al disfacimento di queste 1 Non vediamo accadere qualche cosa di analogo per altre forme parassilarie invadenti i tessuti, le quali, quando sono morte, si fondono insieme e danno luogo a masse che si colorano diffusamente 1 A tutti questi quesiti sulla natura e signilicazione e sulle fasi di sviluppo di queste forme certamente singolari, sarà ri.sposto da altri studi e specialmente dal risultato delle culture e successivi esperimenti, dei quali speriamo dare pre· sto comunicazioni. Intanto rimangono da queste no9tre osservazioni accertati due l'a tli, cioè: 1. Nella infezione malarica, specialmente durante l'accesso di febbre, i glo~uli rossi in numel"o maggiore o mi nore, talora in numero enorme, come nelle febbri perniciose, presentano dei corpicciuoli che si colorano col bleu di metiaene e che nelle loro forme iniziali si preMnt.ano come corpuscoli analoghi nella forma e nella grandezza a micrococ:.chi. 2. La formazione del pigmento nella melanemia occorre nel sangue circolante, e proprio entro i globuli ros~i pet' la convet·sione della emoglobina in melanjna, dopo la com· parsa entro i medesimi dei corpuscoli menzionati; quindi il


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relitto pigmentato del globulo rosso si disfa, e il pigmento fattosi libero viene inclaso dalle cellule bianche e cosi si stabilisce la melanemia, come era intesa finora. Infine, qualunque sia la natura di questa alterazione dei globuli rossi, se sarà dimostrato, come pare probabile, che si avvera sempre nella infeziontt malarica, essa potrà costituire un criterio certo per la diagnosi di questa infezione nelle forme cliniche dubbie e della sua complicazione con altre malattie, e avere cosi una inter essante applicazione pratica.

le • oome po.... l'eplletala trumettenl dagU antmall

dome1tlol all'uomo. - (Spallan$ani, fase. di maggio 1883). È una importante questione sulla quale vogliamo richia-

mare tutta l'attenzione dei lettori dello Spallanzani, questione che opportunamente il dott. Gélinau (autore di una monografia assai pFegevole sulla Nareolep8ia, pubblicata nel1881) ora tratta nel Journal d: Hygi~ne. Egli studia la patologia comparala dell' epilessia negli animali domestici, e il modo di presunta trasmissibilit.à di questo proteiforme morbo all'uomo. Due sono le domande cui l'autore vuoi rispondere coll'appoggio di fatti diligentemente osservati: i•. Quali sono gli animali più soggetti all' epilessia. t - 2.• Il latte di un animale epilettico può cagionare nell'uomo l"istesso male? Riassumeremo le risposte ch'egli già ci fornisce. È noto che .nei cani, gatti, cavalli, buoi, nelle pecore, nei montoni, nei maiali, in più roditori ed insetlivori (fra i quali ultimi la talpa), e negli stessi uccelli, fUl·ono con~tatati da più valenti medici veri accessi di epilessia, che nelle specie animali precitate offrirono un quadro sintomatologico alquanto divet•so, ma abbastanza caratteristico, e sul quale è facile trovare sufficienti notizie tanto in monografia, quanto in parecchi trattati di patologia medica specialt~, umana e veterinaria. Non è però altrettanto facile, nel capitolo che gli autori dedicano alla multiforme etiologia, trovare indicato il latte come causa dell'epilessia. Or bene, si è davvero tentati a credere che il


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latte, proveniente da animalo domestico epilettico, possa pro durre nell'uomo identico male, quando si prenda eRatta conoscenza delle due seguenti importanli osservazioni, rlferiteci dal dott. Gdinau. Del merito e dell'importanza di esse osservazioni, giudichino pure i lettori dello Spallaruani, al quali le sottoponiamo. Un impiegato in una manifattura di prodotti chimici, di forte costituzione, d' anni 40, ha la sventura di perder e la consorte ch'egli aimait beaueoup (e ciò fa onore alla t'ami· glia dei chimici, dei quali tanto le combinazioni e scompo· sizioni, quanto le analisi e sintesi si disse che ·non sempre sono fedeli). L'infelice vedovo, rimasto solo col suo intenso amore, perocchò non aveva figliuoli, fu dopo sei mesi colto d'un tratto da violenti eccessi d'epilessia. Il dott. Gélinau fu il medico chiamalo a cur•are l'infermo, ed indagando gli antecedenti seppe come l'is tesso infermo, dopo la morte della moglie, non avendo o non volendo alcuna persona che gli preparasse da mangiare, già da sei mesi erasi ridotto a nutrirsi esclusivamente di pane e latte l Al distinto medico es· sendo risulLato in pari tempo che questo latte proveniva da una vacca epilettica, ordinò all'ammalato di non farne più uso, e nutrirsi come gli altri impiegali della manifattura chimica: gli allacchi di epilessia cess&rono ben presto. Nell'interess~-: della scienza e dell'umanità il dott. Gélinau pensò che la sua osservazione aveva bisogno d'una controprova, alla qual o l'individuo da lui curato volle di buon grado sottomettersi. Questi adunque tornò a seguire l'antico re.. gime alimentare, formato dal pane e dal latte della vacca epilettica. Sei settimane dopo quell'individuo fu nuovamente colto da accessi epilettici. Uccisa quella vacca, l'istesso uomo fece uso di latte proveniente da altra vacca indubita· mente sana: l'epilessia più non ricomparve. Eccoci alla 2• osservazione. Una donna, moglie di un guardia-linea della ferrovia di Orleaus colta da febbri malat·iche gravi e ribelli, non trovassi più in grado di allattare una bimba nata da 6 mesi, e fu costretta a far uso di lalle di vacca allungalo, onde alimentare la sua creatura. Accadde un giorno a questa donna di vedere quella vacca, da cui il


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lalle veniva fornilo , presa da un all.acco nervoso, dur nnle il quale stramazzò, it·r·igidendosi lulla. Dopo alquanti minuti la vacca malferma nelle zampe o come ~s lu pidi la, si rialzù. La donna colpita da questo E<pellacolo, s'informò dal pr·oprielario dell'anima'le di qual malor(l sofl'risse; ed il PI'OpJ·ietario confessò che quantunque la vacca patisse ùi mal caduco forniva in copia !alte; e perciò voleYa conservarla in vita. P assò cosi un pò di tempo senza che la donna desse importanza a quanlo le era stato non·ato; e solo più taedi si decise a provvedere allt•ove il latte vaccino necessario per la sua bimba. Questa intanto er·a giunla circa al 10• mese di età, quando appunto la maùro s'accorse che nella culla e ra presa da subiti pallori e consecutivi arrossamenti del viso, ed anche da scosse. Più lar·ùi osservò che girava la lesta, e che gli occhi restavano fissi e convulsi in allo. Ma la bimba continuò a svilupparsi, e raggiunti i ·18 mesi fu in grado di camminare. Fu pet•ò allora che il m01·bo si manifestò in modo più deciso, e gli nll.acchi del piccolo male si ripetevano più volle al giorno. A sei anni gli allacchi pt·esero la forma compiuta e cal'aLLeristica del gr an male, ripelendosi pure più volle al di. Condolla dàlla madre presso il dott. Gélinau, fu la r agazzella trovata ben confot·mnlu in tutto il cot·po, con Lesta regolare, faccia sim melr'ir.a, ecc. , ed intelli gente. Da una diligente indagine altr·a causa non pùlè risultargli capace di aver influito, eccetLo il latt& della vacca epilettica. •

Ca.n8'1ameatl nell'opi.Dloae del medlol olroa. le oauae della malaria e della na recente ctttfuslone. - CHARLBS P. R usSEL , Ispettore sanitario a Nuova York. - ( The m edical Record, N . 18 agosto 1883, ed Annali unioersnli eli m edicina). Lancisi nella su& opera; De obno:r.iis paludum e,{fltwiis (1715) assegnava quale causa della malat•ia la decomposizione dei vegetali sott0· l'azione deil'a ria , dell'umido e ù ell'elevata temperatura. Tale opinione con poche modiflcazioni


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od aggiunte venne universalmente accetLala, finchè si venne ulla leof'ia dei germi. Salisbury scopriva la palmella in America, Bales tra. nell'aria delle paludi pontine le spore e gli sporangi di una piccola alga; Lemaire e Gratiolet tr·ovavano pure spore sferiche, ovali e fus iformi nelle paludi della Sologna, K1·ebs e Tommasi-Crudeli il bacillus malariae (almeno, giacché si el'a a Roma, avessero detto: malaeris) nell'atmosfera, nel suolo, nelle acque dell'Agro romano ed inoltre funghi microscopici (sehizomieeti bacillart); Marchiafava e Valenti avrebbero osservato nell'uomo il bacillo della malaria in uno stadio più avanzato. Secondo Tommasi-Crudeli i bacilli si trovano nel sangue durante l'invasione febbrile, poi scompaiono lasciando soltanto delle spore. ~ s trano tuttavia quanto egli riferisce che per istituire esperimenti sugli animali é necessario pigliare il sangue n•>n dei comuni

febbricitanti, ma di quelli colpiti da perniciosa. Laveran e Richard nel sanglle degli ammalati di febbl'i da malaria videro mic1·organismi sferici con filamenti e corpuscoli sanguigni deformali. Ciò che toglie molto valore a tutti questi studi, per quanto lodevoli e faticosi, s i é che la maggior parte dei descritti organismi microscopici si osservano anche in luoghi affatto immuni dalla malar·ia. Altre ci••costanx.e svegliano nuovi dubbi. Tommasi Crudeli ritiene necessaria per lr> svolgersi dei bacili !a temperatura cosLanle di circa .20 gradi, e inveee Hayes ha osservato e curato febbri intermittenti negli indigeni delle regioni artiche dove di t•ado il termomeh·o tocca i 16• e la media tempe•·atura estiva è di circa 13 gl'ad!. La malaria s i osserva in luoghi, nei quali non havvi trae· eia di decomposizmonc vegelale; mentre in allri vi sono tutte le circostanze ritenute favorevoli al suo sviluppo, e tuttavia essa non si manifesta. Negli Stati Uniti la malaria tende ad estendersi e ad acquistal'e in inlensita senza che siano sopraggiunte apprezzabili modificazioni nelle condi~ioni del suolo. Nella città di Nuova York dal 1868 al 118ì2 i casi di febbri da malaria si sono triplicati. (Altri sm·illori americani però dicono che le febbri


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da malaria sono in diminuzione ed invece a umentano le forme lifoidi). Talora le febbri da malaria a ssumono senza causa nota un carattere epidemico, come in Europa negli anni 1558, 1678·79, 171S.22, 1808-11. 1824-27, 1845·48. I paesi soggetti all'influenza d ella malaria si possono distinguere in varie categorie: t•. Regioni essenzialmente predisposte alla malaria: Isola .Manhattan, Contea di W estchester , Isole ·Northern Long e Nuova J ersey orientale. lvi in certi punti il prosciugamento del suolo ha palesemente un effetto benefico, in altri sembra piuttosto a ccrescere l'azione della malaria. 2•. Regioni non soggette alla malaria: territori di Nuova York, Nuova J ersey, P ensilvania; ivi essa non appare se non ad intervalli e per breve tempo senza: manifeste cagioni. 3•. Regioni eleoate o secche o montuose apparentemente

non predisponenti alla :nalaria, eppure costcmtemente infestate dalla medesima. - Questi luoghi sono assai.numerosi e stanno in opposizione con ogni dottrina relativa ad emanazioni va.pot·ose od a germi microscopici quali cause della malaria. Perciò l'autore, con parecchi colleghi, non crede di poter ancora abbracciar•e risolul~tmente veruna teoria e sta in alLesa di ulteriori schiarimeut.i.

Aneurisma 4el oorpo striato, oon straordinario abbassamento 4ella temperatura rettale. - CuARLTON B A STIAN -(British Med . Jour·n., e Gazzetta medica italiana, Lombardia, novembre 1883). Un uomo di 67 anni, bevitore, dopo una notte di ubbriachezza, si alzò ed un ora appresso fu veduto barcollare e cadere su un l«to, senza battere però il capo. Fu portato all'Ospitale in uno stalo di coma pt•ofondo: il capo e le estremità erano fredde, la cultl pallida, l'occhio sinistro chiuso, il destro semiaperlo, le pupill.e insensibili, r istr ette, le estre-


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mità destre un poco rigide, polso 65, irregolare, che in se.. guito dava 72 pulsazioni e si fece r egolat·e fino alla morte, accaduta cinfJue or e dopo l'accettazione. In questo frattempo la temperatut·a del r ello pt•esa molto accut•atamente, oscillò fra 34,5 e 34,7. Alla necroscopia s i trovò una abbondantissima em orrA~ia cerebrale, con inondazione ventt•icolare. Il sangue stra vasato proveniva dalla rottura di un aneurisma si tuato nel corpo striato destt·o, a neut•isma che aveva la forma e lu g!'t111dezzu di ulla cuslagHa; Hella sua sottile put•ete vi era una fenditura del diametro di cir ca una linea. L'intet•esse di questo caso sta, s econdo l'autore, nelle s eguen ti particolaritli: 1' L'abbassamento della temperatura r etta le, che in altri casi di apoplessia non é noto, abbia raggiunto il gt·ado 3f.,5: solo in uno dei due casi, ricl)rdati da Bout·ncville, si ehbe, come tempet•atura minima, 35,4; e questo segno prognostico è di grande valot·e; -2". Un'aneurisma della sostAnza cer ebrale si trova molto raramente, ed in quef>to caso si era for malo in uno dei vasi più piccoli, che nascono dalla prima parte della cerebrale media, ed entrano nel nucleo lenticolare; sat·ebbe raro trovare un'aneurisma così grande anche nei tronchi principali della cereiJI'ale med ia o basilat·e; - 3'. la ::n·ancle quantità di sangue stravasata; - 4• l'as!'!enza di convulsioni; 5' l'assenza di gravi alterazioni nel polso e nel r espiro; - 6• la mancanza di gravi alter azioni cardiache e negli altri vasi alla base del cervello; - 1• la mancanza di s intomi cerebrali nel tempo precedente alla rottura dell'aneuris ma.

Erpete d'origine malarloa. - Prof. A. V ERNEUIL e dott. M ERkLEN - Gazzella Medica Italiana, 2.} novembre 1R83. Gli a utori, in una loro r ecente memoria hanno concluso: 1• Che l'erpete é una manifestazione frequente dal ve· leno palustre. 2• Che l'eruzione può precedere la compar sa della febbre intermittente, ovvero presentat•si in uno dei tre stadi dell'accesso febbrile, od infine comparire dopocltè la febbre


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sia stata vinta colla chinina. Che per quest'ultima ragione non v'ha adunque rigorosamente un rappoeto elwlogico fra l'erpete e la febbre, malgrado di frequente coincidano. Questa proposizione sarebbe adunque importante, poiché con essa si dichiarerebbe che l'erpete non é già prodotta dall'elevata temperatura ma é, come la febbre stel<sa, l'effetto di una causa più generale, vale a dire del veleno malarico. Si avrebbe adunque una nuova classe di affezioni cutanee che direbbesi le paludidi. 3•. L'erpete d'origine malarica non presenta caratteri speciali; più di frequente ha sede sui margini delle labbra, delle pinne nasali e sulle altre parti della faccia che sono più abbondantemente pro:vviste di nervi. 4•. L'erpete con croste e con vescicole nere sembra prodollo dalle forme perniciose di febbre malarica. 5•. Nei ca<>i eccezionali l'erpete palustre mostrasi in (01·ma di zona. 6•. Nelle for.me più comuni l'erpete può essere preceduta od accompagnala da sconcerti vaso-motori o da scon~ certi di senso pella cute circostante. Le cause dell'eruzione s embrano cons istere in una lesione nervosa, forse in una congestione delle di1·umazioni nervose cutanee cagionata da una localizzazione in questi nervi del veleno palustre.


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81llle proprietà antipu4rtde della torba. - G. NEUBER(Centralblatt fiir Med. WisseMch. N• 31). A complemento del lavoro pubblicato poco tempo fa s u .questo soggetto l'autore aggiunge un riassunto dei risultati straordinariamente favorevoli ottenuti colla medicazione alla torba sopra 212 casi tra gr·avi e mediocri operati nella clinica di Kiel. In quella clinica, l' apparecchio più in uso consiste: in uno o due sacchetti di garza ripieni di torba i ' quali vengono applicati alla ferita direttamente tenuti in posto mediante fasce di garza. Né la torba né la garza sono preparate antisetticamente; però un poco prima d' esser·e adoperate si spruzzano di una soluzione di sublimato all'uno per cento allo scopo di impartire loro un certo grado di umidità, nEil quale stato la torba spiega maggior potere assorbente. Questo semplice apparecchio viene lasciato in pos to s ulla ferita fino a completa guarigione. Se si eccettuino tre casi di morte avvenuti indipendentemente dall'atto operativo, l' apparecchio suddescritto non ebbe bisogno di essere rimosso prima che sopra ii malati, mentre che degli allri 187 condolti a guarigione soltanto 15 per cento ebbero bisogno d'un secondo apparecchio. Frattanto è risultato esser•e della più grande importanza l'attenersi rigorosamente n certe regole e precauzioni già in vigore nella clinica di KieJ. ~he non fanno parte della metodica Liste -


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riana, ma che pure si devono risguardare come un perfezionamento della medicatura antisettica; anzitutto l'autore consiglia che i casi da operarsi debbano essere distinti e classificati secondo che si tratli di tumori (laparotomie) e lesioni traumatiche, oppure si tratti di operazioni su tessuti infiammati o in preda a processi fermentativi settici. Coerentemente a questo concetto, nella clinica di Kiel si è gia riconosciuta la necessilit. di co~truire una baracca per le infezioni settiche con adatto local~· per operazioni, con bagni, con materiale; a questa baracca vengono diretti tutti i malati che presentano un principio , i quali maiali non potranno avere alcun col leriale nè col personale (tranne i medici) altri reparti. Inoltre l'autore raccomanda l'esempio di Dieffembach) non solo di evitare ..di strumenti complicati e quindi poco suscettibili di perl'-etta pulitura e disinfezione, ma condanna ancora l" uso degli strumenti a manico scabrose;> ed ineguale. l coltelli della clinica di Kiel consistono ora in pezzi di acciaio il quale é nichelato perchè si preservi dalla ruggine e in egual modo sono costruili gli scalpelli, le seghe, i raschiatoi, gli elevatori, gli uncini, ecc. Egli dà una certa importanza alla sollec~udin e nel compiere un'operazione, e benché al giorn d'dggi essa non sia da molli tanto apprezzata come una , olla in grazia della narcosi e della ischemia artificiale, · ttavia egli la stima assai in quanto che, essa riduce no'· volmente la somma degli insulti meccanici e chimici che l'organismo riporta durante l'operazione. Nell'egual maniera egli preferisce, almeno per i piccoli vasi, la torsione alla legatura tanto col catgut che colla seta e agli usuali tubi di gomma per fognatura preferisce le ossa decalcinale. Quali mezzi di protezione e di fissazione sono adoperate per lo più le ferule di vetro. In quanto alla propriet.a antisettica della torba, essa fa· coltà si è confermata non solo coi risultati del trattamento delle ferite e cogli ~parimenti sugli animali, ma anche colla accertata conservazione dei cadaveri attraverso i secoli. Non si può negare tuttavia che la torba contenga dei germi

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capaci di svilupparsi; la presenza di tali germi starebbé in contraddizione col potere antifermentativo, ma quest{) non resta per nulla compromesso e ciò in virtù di una seconda prbprietà speciale della torba, cioè il suo potere assorbente il quale è grandissimo e di molto superiore a quello delle altre sostanze usate allo ste!:>so scopo.

Sopra un nuovo meto4o eU me4loaztone • •all'Impiego 4el •ubllmato 1n ohlrurgl&. - H, KuMMEt.. - (_Centralblatt }'ii. t• M ed. WiBs., N. 37).

ln un lavoro cosi intitolato l'autore descrive il metodo di medicazione colla garza al sublimato, metodo che venne teslè introdotto nel riparto chirurgo dell'ospedale d'Amburgo. Il sublimato ò dapprima adoperato come mezzo di disinfezione all'uno per cento, l'acido fenico al cinque per cento vien solo usato nello spray ovvero per la pulilura degli strumenti. Questa soluzione di sublimato non producecaUivi effetti, sul generale organismo e !';e talvolta insorgevano fenomeni d'intossicazione questi svanivano ben presto con appropriati mezzi lerapeutici. Un prolungato contatto colla solUÈione suddetta può cagionare delle eruzioni eczematose, special· mente sopra pelle sensibile, ma non produce mai il formi· eolio e il torpore jn'oprio dell'azione dell'acido fenico. Il su.. blimato può usarsi non solo in forma di soluzione, tna se ne può anche impregnare la garza e l'ovaLta1 Ia seta, il catgut1 ed anche incorporarlo coll'olio all'uno per cento; ma la mi• gliore utilizzazione di questa sostanza si è quella di unirla a sostanze inorganiche perchè queste ultime possono essere assoggettale ad altissima temperatura per es!'lere disinfeLlate e possono ancora per lo stesso scopo essere messe a con• tatto cogli acidi i più energici. Da principio tra queste sostante fu scelta la polvere di vetro; ma più facile ad acquistarsi e a disinfettarsi presto è la sabbia. A tale scopo si passa allo slaccio la sabbia bianca di quarzo1 si rende incandescente sui carboni accesi e dopochè si è t•atft·eddata si mescola con una soluzione eterea di s ublimato all'uno per cento; Allo


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scopo di procedere con sicurezza nell'esperimento si provò dapprima la proporzione del sublimuto colla sab.bia di uno a cinquecento. Ultimamente si è riconosciuto poter bas tare la proporzione di uno su mille. La sabbia col sublimalo può essere applicaLa direttamente sulle ferile completamente disinfettale, alla guisa della polvere di jodoformio. La sabbia al sublimalo mantenuta in posto con alcune strisce di garza e senza essere coperta da pet·gamena o da qualsiasi allro cot·po protettivo ondo non

fare ostacolo all'evaporazione dell'umidit-6, può rimanere per giorni e settimane senza che, in forza del suo grande potere assorbente, si faccia una forte sect·ezione per quanto sieno grandi e sinuose le ferile. T bottoncini carnei i quali si sviluppano con preslezz:a spingono innanzi la sabbia e la f11nno eliminare dalla ferita e se qualche granello di quella sabbia resta imprigionalo nella cicatrice, non ne avviene alcun danno. Quelle enormi elevazioni di lempet·atura che si osservarono nelle medicazioni alla Lisler·, opput·e col jodofot•mio mancano del tullo se s i adopet·a la sabbia al s ublimato. Questa sost~nza trova una seconda utilissima appìicazione se associala al dt•ena!!gio ùi vetro sulle ferile clte fut•ono cucite a s copo di ftlrle guat'ire per prima intenzione. Del t·eslo il lmttamenlo colla eabbia al sublimato e cli·enaggio ùi vetro si mostra specialmente efflcace nei casi di ascessi e fistole t•ibelli, che non manifestarono tendenza a gua rire nemmeno colla cura del jodoformio. Anche i seni fistolosi, mollo lunghi si chiudono in un peri.odo di tempo relativamente breve, Per apparecchiare un buon apparecch io permanente colla eabbia 81 sublimato si possono coslruit·e cuscini çli questa sabbia; ma in genere essi ri,escono troppo pesanti, e questo incon"Yeniente si evita sostituendo loro 1 cuscini di cen ere al su~ blimat.o. La cenere migliot·e per questo ufficio é quella pro~enlante dalla combustione del carbon fossile, la quale anzi allo slattl tlaturale e senza alcuna preparazione si usa da alcuni epplicbre alle piRg-he croniche e sot·dide del le gambe. Migliori dei cuscini di cenere sarebbero i cuscini Lii asbesto; però questa sostanza per il suo pt'ezzo lulLora elevalo non può trovare una generale applicazione,


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RIVISTA

Vetro filato e drenaggio eli oetro. - Il vetro filato, come si sa, è costituito da esilissimi fili che si ricavano da un bastoncino di vetro di speciale composizione e reso incandescente; questa lana vitrea ridotta in piccoli fiocchi si conserva in una soluzione concentrala di sublimato, per la quale è resa aseUica, e così preparata resta perfettamente inalterabile all'azione delle sostanze chimiche ed assorbe avida· mente i liquidi seg1•egati dalle piaghe. Essa è cosi soffice, che non è da temersi che si rompa nelle cavità e nei tessuti. Essa può essere foggiata in sluelli di ogni lunghezza e grossezza fino al diametro di un dito mignolo e può essere usata per drenaggio capillare. TraLLandosi pel'ò di far evacuare liquidi di una certa consistenza, come il pus, non serve tanto bene. Quando si fanno delle emorragie consecutive questa sostanza manifesta un potere condutto1'e sufficiente fino ad un cel'to limite, essenùo il sangue effùSO non del lutto evacualo ma coagulandosi parzialmente in forma di ecchimosi capaci di essere assorbile. Il decorso delle ferite curale coll'apparecchio al sublimato e col drenaggio ùi vetro è ben differente da quello osservato di altre ferile curale con altri metodi asettici. Si vede in questo assai di rado una vera febb!'e traumatica asettica. Un pò più di frequente si osservano innalzamenli di temperatura (38•) al secundo e terzo giorno dopo l'operazione. La guarigione per prima intenzione si opera con una sicu· rezza tino a qui non ancora veduta, ed anzi avviene senza alcuna secrezione, senza irritazione degli esterni tegumenti. (eczema). La filaccia di vell'o sovrapposta direttamente alla ferila si agglutina col sangue e forma, una crosta che si può facilmente esportare asciutta, oppure leggermente inumidita. Se dopo la estrazione del drenaggio di vetro e ripulitura della ferila mediante la soluzione di sublimato, si copre la ferita stessa col materiale da medicazione sopradescrilto, la guarigione avviene nello stesso modo, all'asciutto in brevissimo tempo, senza correre pericolo che in causa del subitaneo allontanamento del drenaggio abbia a formasi un ristagno di pus. Non accade mai di vedere formarsi fistole conseculive al


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d renaggio e nemmeno format•si fungosità sull'apertura esterna. Il tempo necessario per la g uarigione, cioè perchè la garza diventi totalmente asciutta, secondo l'esperienza fatta dall'autore, fu di 13 giorni in un'amputazione di coscia; accorsero da 5 ad 8 giorni in una operazione d'ernie: 10 a ' 14 giorni in un'amputazione di mammella, e quesli r isultati si ebbero sempre senza complicanze di malattie infellhre e sempre al sicuro da risipola, premesse però, ben s'intende, le più rigorose cautele antisettiche. Nolisi poi che con questo metodo di medicazione si deve sempre aver di mira di man· tenet•e l'apparecchio a permanenza, ecco quindi un altro vantaggio da apprezzarsi clte è il poco costo di esso m etodo; infatti in via ordina'l·ia dopo le più grandi operazioni non si ha bisogno di più di due medicazioni s uccessive.

La reHsìone 4.U'uetra ÌJl oalll 41 riltrlllgtmento, per HEUSNER - (Deutsche med. Woclt., 1883, n. 28; Centr·alb • .fur Chir., n. 33, 1883, e Spallan~an i). Per impedire le recidive che qualche volta tengono diell·o ai mezzi ordinarii di cura dei restringimenti urelrali cioè dilatazione graduale e uretrotomia, il Heusner ha m esso in pratica la seguente modificazione dell'uretrotomia esLerna. In un individuo di G'l anni, affetto da r estringimenlo insormontabile dell' uretra cavernosa al dinanzi del bulbo, venne incisa trasver salmente l'm·etra al davanti del punto ristretto: non polendosi trova re neppure aUora la via aLtraverso il r estringimerito fu inciso pure al di là di questo e passata allora di dietro in avanti una sonda; fu spaccata sulla guid!l di questa in tutta la sua lunghezza l'uretra ristre tta. Allora si procedè alla r esezione di essa per la lunghezza dì 1 1/'/. centim., e le eslremit.à furono l'iunite con Lre punti di cucitura con catgut dopo aver introdotto un catetere: anche la fer ita cutanea venne cucita. Dopo r imasta in sito per tre giorni la siringa venne tolta e si passò quindi, sei giorni dopo, con gran facilità s ul punto ricucito. L'orina fini col 77

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passat'e tutta per il m eato. Sei mesi dopo la guarigione s i manteneva. Il Kònig fa notare che già da varii anni ha praticato la 1·csezione dei ristringimenli lunghi callosi ; operazione da raccom3udarsi sempre quando il risLringimento è uell'uretra. caYernosa. Non pone siringa a permanenza dopo la sutura . •

Contribuzione allo studio delle ferite d'arma da tuooo nel cervello. - DouTRELEPONT. - (Centralblatt. j'i.ir clie med. Wissensc. N. 3G}. Doulrelepont riferisce il caso di un uomo che mori di tubercolosi e che quattr'anni innanzi aveva tentato di suicidar::.i. Egli si era esploso un colpo di rivoltella in bocca; il proiellile avea pt'oùollo perforazione dell'antro d'Ighrnoro, dell'orbita e del lobo frontale eù et'U gual'ito da LuLLe queste lesioni. All'autops ia si Lt·ovò lo palla nella gmn falce della dura roadt·e la C{uale aveva soggiornato colà senza aver mai dato luogo a fenomeni cerebrali. La feriLa d'entrata al paiolo osseo, assai piccola era guarila quasi per prima intenzione; soltanto si era annullato il poLet·e visivo dell'occhio sinistro con impossibilità del bulbo a muoversi all'esterno. Non s i fece diagnosi di lesione del cervello ma si creùelle piuttosto che il proiettile si fosse fermato Mll'orbita.

Della nevrlte oublt&le provocata. -:- (Gazette de.s Hopi laux, 2 otlobre 1883). Il Dott. Leudet, direttore della scuola ùi medicina in Rouen in una s ua importantissima memoria sulla nevrite cubitale provocata da contusioni e compressioni ripetute per l'esercizio di qualche professione, arriva alle seguenti conclusioni: 1• Le contusioni t'ipelutc, come quelle che risultano dall'elemento etiologico in questione possono sviluppare una nevrile cubitale. Queste professioni sono quelle di fabbro,


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di calzolaio, ùi s Lampalore, eli tintore, vale a dire di tulle le professioni che richieggono l'impiego di un istrumento che contunde l'eminenza ipotenare. .. 2' La nevt•ite principia con dolori piu o meno vivi nell'eminenza ipotenat·e, con punti dolorosi più o meno numer osi al disopea, ed al disotto al punto abitualmente contuso . Il dolore aumenta per la pressione, ed è capoce, in certi ammalati, di provocai·e un tremolio dei muscoli innervati dal c ubitale. Vi si aggiungo mollo spesso la diminuzione clelia sens ibilita cutanea . .3' La motilita ne resta generalmente affetta in epoca più lontana. 4' L'atrofia muscolare il ·più delle volle è poco pronunciata. '>' Lo sviluppo dei !Wtloroi è lento , la malattia presenta d••llc l'omif;<:ion i, delle reeJ>udesceuze, rl&lle pecidive separate da intervalli di qualche mese, ed anche di qualche :anno. ,G• l sintomi della n cvt·itc cubi tale non sono seguiti gcnet•a ltnen te da accidenti rife ribili ad una lesione dei centt-i n er·vosi. 'i' La nevrile cubitale, conseguenza di coulus ioni prol'è::;::=junali, è suscettibile ùi guarigione.

8veglia.rino elettrico nella\ cur& dell'lncontlnenza. not· turna d'urina.. - BEZZI. - (Bullettino delle scien:oe mediche. Vol V I). In una seduta della società metlico·chirurgica di Modena dell'aprile u. s . il pt•ol'. Bezz.i dice che nella incontinenza nolLuma •li urina in cui i m ezzi cut·alivi riescono spesso insuflì· ci eu ti specialmente nelle fe mmine, giova l'applicazione di un appm·eccltio che fa suonat·e uno svegliarino elettrico all'appat•ire delle prime goccie di urina. Tale apparecchio conSil"lc in una b01·so di gomma elastica vulganizzala nel fondo della quale si trovano due 1amine lle di platino parallele vicinissime l'una all'altra e comunicanti col tìlo che passa per


1\IVISTA CHIRURGICA

la sveglia e per una pila. La corrente è interrotta soltanto nel punto ove sono le laminette, per modo elle se viene posLC\ un conduttore ft·a queste la suoneria si mette in azione. Una sola goccia d'urina che si ponga fra una lamioetta e l'pltra (ciò che avviene facilmente per la forza di capillarità e per esse1·e le laminette nella parte più declive) è sufficiePte per s tabilire la corrente e far funzionare la suoneria. Lo ste~so apparecchio viene dall'A. proposto nei casi di emorragie sospese, potendo servire da conduttore il sangue come le urine. Per questo caso le due laminette di platino sono messe entro un tubo elastico della lungl!ezza di iO centimetri circa e posto a poca distanza dal punto dal quale si teme l'emorragia. All'apparire delle prime goccie di sangue la sveglia suonando avverte chi è destinato ad applicare le cure emostatiche.


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Bull'.lmple.-o dello Jo4oforuuo in ooul\ltloa. - (Gazette des Hopitawe, 29 settembre 1883~. I nos\ri lettori, per i molti a.rticoli pubblicati nella Ga.:~ •etta, conoscono le proprietà terapeuticbe dello jodoformio,

e le sue diverse applicazioni in medicina, ma soprattutto in chirurgia ; e le speranze esageraLe sorte per i primi successi, e le delusioni che ne sono seguite, fino agli accidenti tossici, causali da troppo spinta somministrazione. Prosso a poco, è la storia di molli e molli rimedi. È necessario di passare a traverso a queste fasi succassive, prima di arrivare ad un'apprezzamento calmo e giusto del loro valore e della loro vera utilita. Ft•atlanto il ciclo delle esperienze non era ancora al completo. Un resoconto della societa oflalmologica di Heidelberg, pubblicalo nel 188t sul Centralblatt di Berlino fa noto che lo jodoformio era stato sperimentato in molte affezioni oculari, e specialmente nel catarro congiuntivaje, nella congiuntivite blenoJ.lragica, nella congiuntivite purulenla, nella congiuntivite granulosa, acuta e cronica, in diverse malattie, delle palpebre, ferile, escoriazioni, eritema, nalle affezioni della cornea ecc., con risultati molto variabili, alle volte del tutto inefficaci, alle volte nocivi, ed in qualche caso utilissimi.


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Da un~altra parte, uno dogli ultimi numeri degli A re h ives d'ophtalmologie del professar Panas contiene un lavor·o del dotto1' Manolescu, relativo ad esperienze fatte in un gran numero di casi di granulazioni palpebrali di oflalmie blenorra):tiche, di cheratiti, che sembrano aver dato eccellenti risultati. Incoraggiato da questi esempi, M. Saint Martin, interno alla clinica naziona e oftalmologica dell'ospizio di QuinzeVingts, ha raccolto un gran numero ùi osservazioni in propos ito, e tog liamo dal bollettino della clinica suddetta i ragguagli del metodo di applicazione, ed i risultati otte:1uti nel periodo ùello scorso anno. Lo jodoformio è stolo usato sotto forma di pomata a parti eguali di iodoformio finamente polverizzato e di vasellina. Le affezioni trattate con questa pomata sono le seguenti: gt•anulazioni palpebrali, con panno vascolare consecutivo, o l'tal mie blenorragiche, pustole congiuntivali, c heratiti diffuse; ebbene in tutte queste affezioni lo iodoformio, nelle mani di Manole~cu, svt•ahbe dato ottimi risultati. M. Saint Martin ha osservato tre casi di oftalmia blenorrag ica nei quali la cura con lo iodoformio non ha dato nessun ris ultato. Nelle granulazioni palpebrali con panno, lo jodoformionon avrebbe agito che sul panno senza guarire le g ranulazioni. Nelle cheratite legate ad uno stato di scrofolosi, lo jodoformio ha fatto " pol'lfmt: ». Nei malati trattati con tal metodo la pomata veniva introdotta con uno s pecillo ottuso nel cui di sacco congiunLivale. Si sovrapponeva della tela fina, dell'ovatta e una fa~cia di flanella che dovea mantenere il tutto in posto tino all'in· domani. Grazie a questa occlusione delle palpebre, lo jodoformio non veniva spostato dalle lagrime od aveva campo di a~i re molto efficacemente sia s ulle affezioni della cornea sia sulle affezioni congiuntivati. In unn prima osservazione di panno granuloso doppio, cl 1e datava . da '15 mesi, il panno fu guarito in un m ose e ru •' zzo all'inci r·ca, le granulazioni sono restate ribelli.


DI TERAPEUTICA

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I n una seconda osservazione di leucoma aderente doppio, con panno vas colare e blefarospasmo in un individuo scrofoloso, il blef>lrospasmo si é dileg uato in termine di due mes i, ed alla fine del terzo era cessala ogni traccia di vas i. Al quinto mese lo :::lato del paziente era sotldis lacente, giacché anche le g rAnulazioni in parte erano scomparse. Dieci altre si mili osservazioni hanno dato risultati presso

a poco eguali. In allri tre casi lo jodoformio non ha avuto alcuna influenza s ull'andamento della mala llia. Il ris ultato delle cheratiti é stato dei più solldis facenti. Sopra 21 individui affetti da tal malollia 1B sono guariti r apidamente completamente e senza ricad ute, gli altri sono g uariti parimenti ma con m inor prontezza. La pomata allo jodoformio nei casi di pustole congiuntivali non ha ùato migliori risultati della pomata al biossido di mercueio. Le pustole sono scomparse, ma non più presto, che se fosser o state lt'allate colla pomata al precipitato

giRIIO. Dicasi lo s tesso per il tratta mento delle cherati diffuse. La durata della affezione lun ga per s oa natura non viene abbreviala dalla cura collo joùofot'mio; e sopra olto malati Lrultnti con tale sostanza fl solamenlu ltanno potuto loller ar c la pomata. Iltraltamenlo curativo fu pr oll'atlo regolarmente per 4: mesi, ma non potè constatarsi che un leggerissimo miglioramento. Si st.anno pt'alicando allri esperimenti dal dollot· Fieuzal; e soltanto quando questi saranno s uilìcicntemente molliplicali e contt·ollati, potranno servire a stabilire defì nitivomcnte l' utilitil dello jodoformio nella ter apeulica delle malattie oculari.

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n ob.olera ln Egitto. - (Bullettino della commis1~ione speciale d'igiene del Municipio di Roma, anno IV, settembr e

1883, fase. 9).

L'avvicinarsi del cholera ha porlato una riYoluzione nel nostro movimento igienico. Tutte le grandi questioni Mi sono assopite, presso a poco come le malattie in tempo di epidemia, e per tre mesi non si è avuto che quella unica novità apprestala in mille maniere . .Le commissioni internazionali, che dovevano vigilare la via dell'India, si erano fissate sul pellegrinaggio della Mecca che sembrava loro la via più naturale per la propagazione del morbo, e da vari anni discu· levano sulle misure più acconcie a scongiurarne il pericolo. E facil e quindi immaginare a quante dispute abbia dato luogo l'invasione misteriosa della malattia. Basti il dire che ancora si continua a combattere con ardore. J partigiani dell'origine locale sostengono che l'infezione sinsi s viluppata alla foce del Nilo per il gran numero di animali morti di tifo bovino, gettati in acqua ed accumulativisi stante la magra del fiume. Un commissario inviato dalle autorità inglesi ritirò dal fiume e dai canali più di un migliaio di queste carcasse. - A Itri invece credono di avere dimostrata l'importazione del male dall'India. Secondo una relazione ufficiale del dottor Flood, membro sanitario del consiglio d'igiene, un individuo infetto, Mohamed Khalifa, fuochista di un vapore inglese, il Timor, proveniente


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da Bombay, sarebbe sbarcato a Porto Said i118 giugno, dirigendosi a Damielt~. Qui vi si trovava pure una certa quan· tità di merci indiane sospette, le quali furono vendute agli abitanti durante la grande fiera di Chekh-Abou-el-Maali. Lo sviluppo della malattia ne !'arebbe stata la conseguenza immediat~. Se non che un rapporto posteriore, presentato al consiglio sanitario marittimo e quarantenario d'Egitto dai dottori Ahmet Chalfey-Bey delegali al consiglio sanitario dell'Hedjaz e Salvatore Ferrari direttore dell'ufficio sanita rio di Damietta, prova tult.o il contrario. Da indagini fatte sul luogo risulta che questo celebre Mohamed Khalifa é un gran cattivo sogg-etto. Appena arrivato, fu messo in earcere per le sue turbolenze. Ma ~a colpa ùi avet' portnlo il cholera non l'ha davvero. Eg-li gode ollima salute eù è giunto a Damiella quando già si erano osserva li vari casi sospetti. Il rapporto descrive minutamente tanto le pessime condizioni igieniche del paese, quanto il decorso dell'eplrlemia, e conchiude col ritenere che la malallia siasi sviluppata per ragioni del tutto locali. Una terza opinione c sot·ta ora col lodevole fine, cosi sembra, di mettere tutti d'accordo. Il cholera n è sarebbe stato importato dall'l n dia, né avrebbe avuto una origine totalmente locale, ma si sarebbe sviluppato dai germi rimasli latenti nel paese fino dall'ultima epidemia. Invarro si tentò di soffocare la malattia al suo esordit•e. l cordoni sanitari non hanno r etto contro l'onda dei Cuggia· schi che irrompeva da tutte le parli, ed i soldati, colpiti anch'essi dal morbo, hanno finito ~olio sbandarsi. Nei centri più importanti sono state prese misure molto energiche. P er esèmplo el Cairo furono bruciati i t"(Uartieri più infetti ricoverandtl altrove la popolazione. Durante la notte si accendevano gra·tldi fuochi che ricoprivano tutta la città di un denM vapore bituminoso. Uguale rigore in Alessandria. Ma nel resto del paese poco si è potuto fare, perchè vì si opponevano tenacemente ì costumi A le credenze religiose degli Indigeni. I lettori ricorderanno le descrizioni degli accompagnetnenli funebri ratti contro tutte le regole dell'igiene, gli àssaiU notturni alle ambulanze, la guerra alle disinfe-


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zioni erl allre simili bagattelle. E dal loro punto di vista gli indigeni non avevano Lutto il torto. Dal momento che credevano che le dis infezioni ser·vissero a propagare il chplera e le ambulanze ad avvelenare i malati, c'è da contentarsi che non abbiano fatto peggio. Più fortunata é !':lata la difesa organizzata fuori d'Egitto. L'imminenza del pet•icolo ha fallo si cl1e anche la Turchia si scuotes!3e dalla inerzia abituale. Essa era la più minacciata, giaccùò il maggior numero dei fuggiaschi si riversava nei suoi porti. In pochi giorni i lazzaretli eli Beyrouth e di Smime ne furono ripieni, senza poi contare gli sbarchi clandes tini. Fu necessario mandare da Costantinopoli te nde e tullo il male t·iale occorrente a fat·e accampamenti per quelli che s i tro,·avano all'aria aperta esposti alle intemperie delle stagioni. Una squadriglia fu mandata ad incrociare nelle acque del Mediterraneo coll'ordine di sorvegliare la cos ta della Siria e dell'Arcipelago e di impedire qualunque infrazione ai regolamenti quarantenari. Tutti gli Stati europei eccettuala l'Inghillerra stabil irono quarantene per le prove·nienze dell'Egitto. Ospedali furono dovunque preparati in aLles a del flal!ello, e vi fu un . affaccendarsi generale a togliere dalle cill~J qualunque cagione di malsania. L' Inghilterra non solo pt•oscrisse le quarantene in casa sua, ma le avrebbe volute vedere abolite anche nei paesi più vicini ~!l'Egitto. Ne corsero polemiche fastidiose e note diplomatiche. L~ vere ragioni di questa guerra erano più commerciali che scientifiche. M. Edwin Cbadwick in \ina lette ra dell"il luglio di t' etta al dollor Prospero di Pietra Santa così si esprimeva: « Io e con me lo Stato maggiore sanilat•io dell'armata dell'Jndia siamo rimasti scandalizzati del rigor e delle misure quat'flnlenarie prese in Egitto, in Italia ed in l spagna contro una epidemia di cholera gener atasi sulle spondt'l del Nilo per cause puramente locali •. Si vede bene che la lontananza del pericolo inspira coraggio. Eppure è s ta lo notato cue. quando la stampa inglese diede l'avviso che stavano per giungere dall'Egitto bastimenti carichi di stracci, l'autoriLA sanìlaria del porto di Londra ordinò che ques ti stracci al l_oro arrivo fosse1·o abbruciati. E se


D' u:;.I,E:'\E

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questi ~tt•a cci fO!';SN'O s:lnli ripie ni el i carnP vi ,·a P. in l'e lla eome s i sar abho Pegolnln ? Il m ellerli in quarante na era il meno cile s i polo;::se fare . Il cliolora ha semi nato la discordia anche ft•a le ~ccade mie scionlili chc. ll ~ luf!lio ebbe luogo una numer osa riunione ulla socit'tA epidemiologica di Londt·o Rotto la presidenza de doll. Giorg io Bnc hanan. Il dott. Cunnin gltam, m edico in capo dell'armo la dell' lnclin, pnl'lò • s ug li insegnamenti sanitari fornili dolle epidnmie dell' India ». Il confer e nziere espose i progressi immens i ottenuti n ello s tato sotti lat·io dell'armata dell'India, dovuti unicotne nte al m elollo igienico e pt•eve nlivo. N ell'ultima g uerra d'E.!:ritlo il conting-ente indiano n on presentò neppure un caso di c holora , c si che allora ve ne ave va molli a Bombay. Pas;;ò quindi a parlare dell'inutilita a n7.i drl dAnno rlf' lle mis ure '!llat•ante narie . Queste non hanno m ai valso ati arrestar e l'invasione del cbolet·a . l ve nti dell'Es t sono sempre s toli più efficaci od atte nuare ed esLinguel'e le epidumio. t\ella •iscussionc, cito ne seg-u i e a cui pt•ese porte anche l\1. Edwin Chadwich, lutLi l'ul"ono unanimi n c·ll'amme llere .('inutili là delle IJuaranleno e la pre mi· I ICilZO dt'lla igiene. Idee del Lutto opposte prevalsero all'a.ccade mia medica di Pnt•ig i nella seduta del ~~ ln ~r li o. Il dott. Fauve!, direttore dci servizi sAnitari di FI'a ncia , fu invìlnt.o dal presiden l.e a nwe unA comnni t:azione s ul c holera. Ed eg-li, falla la s toria doU'esor di i·e dell'epitiemia e del suo decorso, fece rilevare Ja gTande responRa l)ililà clte pesa sull' lnghlllerra. Questa nell'occupat·e l'Egi tto soppr·e<>;;e le m isure preventi\·e che proteggevano il paese. E cosi dopo n t~p pure un nono tli ocCIIpazione già se ne è avuto il l'r·utlo. P erò l'Europa n on is tu colle mani Alla cintola; che a nzi le mis uro pt'l'Se sono fìn o tro ppe. Passando ai pro~rnostici, l'ot·a tore cosi conchiudeva: u Una dello legg-i del cltole ra e c he più che l'epiclemia ha d illusione ra pida ed inliei·iscc c0n violenza in un paese, o piu la sua duratn ò breve, e ra pido J'r!-;tingue r si. 0 sser' 'nndo l'andame nto della presente epidemia, può arguirsi che fra un mese, cinque settimane al più, il cholera sarà


RIVISTA

estinto in Egitto. È dunque pe!'messo di affermare che se l'Europa continua a ben difendersi pet• un altro mese, avrà molle probabilità di ~ campare dal pericolo. In conclusione l'epidemia di cllolera asiatico che infierisce in Egitto, vi è ~tata importata dall'India. La r esponsabilità ne viene tutta all'autorilà in gl e~e che ha adottata la dottrina mercantile immaginata in India. L'Europa ora è minacciata dall'invasione del flagello; ma, grazie alle misut•e difensive prese da tutte le parti ed alla probabilità che l'epidemia abbia una breve durata in Egitto, avvi ragione di credere che l'Europa non sarà invasa •· La comunicazione del dott. Fauve! fu accolta con applaul"i dall'acra(lemia. Un solo oratore, M. I. Guerin, disse poche parole in sen!<O con!t·ario. Bastò questo a togliere alla seduta dHIIa accaderoia quella unanimità, che aveva d<•minalo alla società epidemiologica di Londt·a. Le missioni scientifiche mandate in Egitto a studiare il oholera non hanno avuto grande fortuna. Quando ef>se giunsero la strage era gin quasi compiuta. Lo stesso avvenne nell'epidemia del 1865. Cons iderantlo parò il nu~ero ed il valore degli scienziati che le compongono c'è da sperare che qualche frutto se ne abbia. La missione francese é la più variata per gli studi diversi che si pt·opone di fare. Il dolt. Mohé e andato in Egitto pet• diretto incarico del Governo francese. Scopo perticolat·e di questo scienziato è di indogure per dali t'accolli sul luogo, per l'esame dei maIali e per ogni allt•o mezzo possibile che relazione abbia la epidemia di E~itto col cholet'fl asiatico. l suoi risultati decideranno se si debba esercitar•e sorve~lianza maggiot•e sulle provenienze dell'India. Il dott Aronssolin, inviato dal Ministero d'istruzione pubblica, dovrà studiare la malattia dal punto di vis ta dell'etiologia e della terapeutioa applicata. Ma la missione più. importante è dovuta all'iniziativa di M. Paslettr. È partita il 9 agosto per Ales!'< endt·ia. Si compone del doll. Slrauss, medico d e~li ospedali di Parigi, di M. Roux c M. Thuillicr, prepa t·atori al labot•alorio della scuola normale superiore o di M. Nocard professore olia scuola vele-


D'IGIENE

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rinaria di Alford. Pasleur do buon padt•e aveva dalo a questi valot•osi istl•uzioni tali che li dovessero tenet·e immuni dal male, ma glie le aveva dale in segreto. Bastò questo pe1·chè il pubblico gridas8e di Yoler essere messo a purte del segt•eto. E tanto slrepitò che alla fin e fu contentato. Avevo in animo di riportare per esteso queste celebr•i ish·uzioni. Ma tlopo la mala prova che hnnno fatto le ometto volentieri. La missione tedesca pat·tila il Hl agosto, é la più pcsante. Reca con sè niente di meno che 22 casse piene ùi istt·umenti ed uppat·ccchi e altrettante gabbie piene di animali vivi da esperimento, un intet•o labomtorio. La dit•ige il prof. Kocll in persona, seguito dai suoi assistenti dottor Fischer e dolL. Gasski e dal chimico dott. Treskow. La missione ingl ese dipende dit•ellamente dal Miuistero delle finar.ze d'Egitto. Essa ua uno scopo più pratico, giacchè si compone di medici abituali a combattere il cholera. Il generale medico Hunlor ne ha l'alta direzione. Egli si trova s ul luogo fino dal principio dell'epidemia, insieme a M. Mieville delegalo inglese al Consiglio fJUarantenat•io e al dott. Mackie medico consulente ùel medesimo Consiglio. In seguito, col consenso del Governo egiziano, furono scelli negli ospedali di Londra 12 medici che avessero esperienza indiana. Questi partirono dall'Inghilterra il 25 luglio. Altri 6 medici e 36 ass is tenti ospitalieri giunsero dall' India ver·so la fine ili agosto. A queste missioni numerose si devono aggiungere il dottor Antonini inviato dal Governo italiano eù il prof. Muench di Kieff inviato dal consiglio sani t~rio di P ìelroburgo. Ecco le notizie che s i sono avute fino ad ora. La missione tedesca, quantunCJue giunta in Alessandria un poco in ritardo (24 agosto) ha potuto iniziare s ubito i suoi lavori, grazie alle disposizioni prese dal consolato generale tedesco. Le fil assegnato l'ospedale greco che in quel momento presentava il maggior numero di malati. Siccome il lavoro é stato troppo breve a cagione del rapido decrescere dell'~pl­ demia, la_ missione tedesca andrà in India a completare i suoi studi i. l n un rapporto del. 17 seLlembre, diretto al ministero dell'interno, il D. Koch espone ciò che era stato faLLo


1.3 14

111 VlSTA

in q uel primo periodo. Nel sangue, nei polmoni, milza, r eni e fegato non fu trovato nulla di speciale in fallo di micror ganismi. Il contenuto intestinale e le dejezioni presentavano g ran numero di parassiti; ma non v'el'a alcun ind izio elle questi avessero relazione col pr ocesso mot·boso. Però nella parete intestinale s i rinvenne costantemente una forma determinala di bacillo, che nei casi leggieri si limi lava alle glandole deUa mucosa, ed al tessuto elci villi, e nei ct1si più g ravi s i infiltrava negli s trati più pt·ofonrti della muccosa fino a raggiungere la tunica muscolare. Queste alterazioni s i tro\'avano principnlmente nella parte inl'tlriot·e dell'intestino tenue. Gli stessi bacilli con iùentictt disposizione il D. K.och aveva altre volle osservato nelle intestina cholerose i n viaLegli direttamente ùull' lndia. l tentativi di inoculozione non hanno dalo alcun risultato. Fini) ad ora non si sono tt•ovati animali s ens ibili al veleno del cholera. Bisogna per ò notare che in fine di epidemie le materie iufe lle sono meno alle alla riproduzione. Gli sludii dovranno esse!'e r ipt·esi nei luoghi in cui il chnlera ~ in pieno vigor e. Dopo un breve riposo, la missione s i recherà a Bombay s icut·a ùi troval'vi ampia ma teria di s tudio. I medici inglesi s i sono spartiti cosi' l'Egitto: D. Wyborn e dott. \Vilkins in Alef<sandr ia, dott. Harmann a .Mehallet, dott. Portar a Roselln, dott. Macnally e •lolL. Tailor a Zagaz ig ùolt. Thrupp a DamanhoUL', dott. Gulliver a Boulak, dott. Crool,s ha nka Kafrdawar, dott. Acland presso l'armala egiziana ad Abbassi ~ h , dott. Leslie a l Cairo e do ll. Ca ntlie a Kafrzayat. La missione di Pasleur giunse il 1;) a gosto. Il doll. Strauss lavora nell'ospedale ~uropeo, ed ha la fortuna di poter fare le autopsie poco tempo dopo la morte bene constatala. Il JoU.. Aronssolin fa le s ue ricerche fi s iologiche nel labor aLorio khediviale del Cairo. li 21 a g-osto M. P !is leut· ebbe queste no tizie lelcgralìche: '' Cut•iosissime osset' vazioni ùi no vità e costanti nel senso spera to " Dopo d'allora nulla a ltr o s i è saputo all'infuol'i di una notizia molto dolorosa. Il do ll. Tbuillier , il più giovine della missione Pasteur, colpitf• da cholera fulminante, rp.oriva in Alessandria il ~3 scltemlwe. Eg li aveva profittato ciel b r e " o soggiorno in Egitto per is tucÌiat·e anche il tifo bovino che


D 1G!E~E 1

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continua sempre a faPe strage, e si c1·a spinto nell'interno del paese percorrendo parecchie p1·ovincie. Fo1•se le fati che ecces!sivc l'avranno debilitato. Il prof. Koch nel posare una corona d'alloro sul feretro dell'infelice giovane "è una modesta corona d'alloro, d is~e, che io dt'pongo sopra questa tomba; ma l'alloro, voi lo sf1pete o !=>ignori, è destinato agli eroi ''· Appena saputa in Francia la triste notizia, il minist1•o dell'istruzione pubblica ordinò che fosse posta una lapide nella scuola normale a pcl·petuare il nome di ThLtillier. In mezzo a tutla questa desolazione non è mancata la nota comica. Il dott. Burq, noto propugnatore dell'azione preservativa del rame nel c holera, tifoide, ecc., ha esposto all'accademia delle scienze di Pari ~i le prescrizioni precise da adottars i in cnso di epidemia. Ecco secondo lui, le norme da seguirsi da chi abbia voglia di impregnarsi di rame: 1. Uso t'slemo del rame, o sotto for·mn metallica come armatura, piastre o: semplici soldi cucili s u striscie di cuojo fl essibile o sotto t'orma tintoria in camicia o cintura di lana; 2. Bruciare nelle stanze il bicloruro di rame con lam· pade a spirito; 3. Uso quotidiano di un preparato di rame a dose progressiva, p. e. , del biossido che non ha sapore, o di clisteri con uno soluzione di solfato di rome; 4. Mescolare al vino da pasto acttua minet•ole di Saint Christau, e fare uso di legumi inverditi col solfato di rame; 5. Conformarsi infine alle saggie prescrizioni igieniche pubblicate dalle autorita. Al dott. Burri è sfuggito certamente un modo phi origi· naie di amministrare il rame: coi gelati. In un paese non molLo lontano, forse in vista del choleJ'8, si usa da (jualche mese avvelenare il sale grosso destinalo a gelare con 1'1/ too di solfato di rame. L'int1·oduzione del rame è sicura. llaslano a ciò piccole fenditure o l'incuria inevitabile nelle manipo· !azioni. E poi è un fatto ovvio il trovare gelali che sanno di salato. Non c'è che dire, è un modo piacevole. Ma sembra che i gelatieri di quel paese non siano di questo avviso. Essi non vogliono responsabilita e già hanno presentata una petizione al Parlamento.


l

IUVJSTA D' lGJENE

Adesso che è pa~sato il pericolo si pensa seriamente a p1·ovvedere per l'avvenire. Ad iniziativa del Governo it.aliano, si terra f1·a non molto in Roma una conferenza internazionale, onde stabilire norme generali e fisse di precauzione, e formare un COLiice ~ani lario internazionale. È la quarta volla che il choJera riunisce i diplomatici. La prima conferenza fu Lenut.a a PaJ·igi nel 1851-52, la seconda a Costantinopoli nel 185G e la terza a Vienna nel 1874. Il bisogno di una nuova conferenza si faceva sentire anche prima di questa ullima epidemia . Nell'aprile 1882 M. de Lesseps invocava una riunione a Brusselle allo scopo: t• di modificare i regolamenti e le restrizioni quarantenarie a seconda dei pl'ogressi della igiene moderna; 2• di prescrivere mi~>ure ac· concie onde non si abbiano a stabilil'e focolai d'infezione coi pellegrinaggi della Mecca. Lo stesso desiderio veniva espresso dal dott. St~coulis delegalo d'Olanda al consiglio internazionale di sanit.a a Costantinopoli (Les quarantaines dans la mer Rouge, et l es prooenances de 1:Inde), dal dott. Gabuzzi delegato di Spagna al medesime consiglio (Le Choléra au, Hedja4), e dal dott. De Castro medico sanitario d'ILalia al Consiglio marittimo di Alessandria (Le qltarantene a St,e;).


RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

~J~tJ.4t~ca Jlelle O&JlSe

41 mor~p . (Cenno uibliogra)iço).

La dir ezione gen erale ùi slati><tica, pecsso il Mini"ler o lli ogr·icol luea, indus leia e comme ecio dieelln dall'illuslr·e commendalor Bodio, tra le numerose pubblirazioni che fJUCsl'anno ha fnlle, ha in una interes"anli"sima r·accolti i dali st,lle'cause rli morte pei comuni, cnpiluoghi di provincia e di circondario. E;;sa s lolislica fu pC'!' ora limitata a 282 comuni capiluog hi di pr·ovincia e circondnric>; col tempo perc'1 YCI'I'll csli'Sa fìno q CQJ!lpletnrla coi olnli tlei comuni lutti; mfl nnchc cosi r is lr.e llo ha uq , ·nlor·e aUc·ndibilissimo e può ~enir·e aù imporlanli::s ime deduzioni. Ncll'impossihililà di r·in i"~ um e r·e i numr.r o;::i specchi c ma:;simG l ~ tavole, ovn sonq con ogni desidt'l'cvole drlt;n~Jio indicll~,:l le cause di mcll'lc pe1· comuni, per· me"i, profe"~iopi, sesso Qd e tà, ccc., ne stralciamo alcune poche cifre snmmarie1 credendole utili pe1· t!i\·cr><i possibili ><lalislid riscontr·i. Nel regno durante l'anno 1882 si nolal'ono 787,326 morti, che stanno al totale dellA popoln~ione proporzione di 27,7 per mille. Ne i 282 r:omuni ùi c ui è cn"o nella slnlis tica delle cnuse di mode, s'ebber o 201,228 decessi e l]lliihli, in base al r·ispeLlivo censimento, 2$,7 p et• mille, in risconli'O a 2~, ~ pel 1881.

78


1\lVISl'A

Per·ò 6 opportuno distinguere (appunto trallandosì dì un esam e limitato a dati comuni) la popolazione res idente (che diede 907 per mille annotati decessi) dalla avventizia (alla quale s petta il 93 per mille di essi): avres~imo allora per la prima 2:),1 per la seconda 2,6 prw mille. Di esse morti ne occorsero 7U,2 per mille a domicilio; 22,8 negli ospedali ed ospizi; 0,5 nelle carceri e stabilimenti pena li: 0,5 in luoghi pubblici (vie , fiumi, ecc.). R iserhanùoci dì indicare i dati g~nerali nella tavola t•ias· l>untiva che fa seguito a questi brevi cenni, notia mo intanto: 1. Cbe le febbr•ì da malaria e la palustre cachessia n elle località piu infes tate diedero per mille morti: a R ossan o 2i8, Grosseto 230, Paola i !J5, Nicastt·o 125, Cotrone 1:23, Ca~tr·o­ villat•i 100, Catanzaro UO, Matera 63, Homa 63 (4U per la popolazione r esiden te, 14 per la avventizia) Viterbo 60. 2. Che la pellagra occa~ionò 13,94 decessi pet' mille (colla massima poi veneto= 1,38), allribuibili almeno pei •1, alla popolazione av ventizia. 3. Che la tubercolosi e lis i polmonarì nelle stavioni invernali diedero le seguenti cift•e: Slalioni

Napoli. P alermo Venezia Catania Pis a. . Lucca s. Remo.

IJI·•·•·ss i PC!r la Jlù pul. lll'r mili(' m urli rcsidontc

9,9 9,i 12,2 51 . 12,5 • 12,6 18,9 )

l'cr la a \'\'r nt i zia.

9,i 8,9

20,R 13,0

11,5

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4,9

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il ,3 i1 ,6 i 5,3

4. I tumori malig ni (cancro, s at·comi, linfomi, lupo, ecc.) occasionat·ono 21,90 decessi s u mille ; 5. I morti militari ascesero a 1823, dei quali i68U di truppa (comprese però le guat•.-lie di pubblica sicurezza, doganali, di città, carcerarie), e l :H ufficiali. El'!';i ùece;:!'i per le c~ltl~e di morle s i ripart.irebbero (p u t• mille merli militari):


121 9

DI STATISTICA MEDICA lrtliiJIOl

urll ciali

82,7 Per febbri lifoidi. . . . . . . . . 20:J,1 Id. id. malariche e cachessia paluslre·. . . . . . . . . . . 21 ,3 15,0 Id. tubet·colosi e lisi polmonare . 16ti.O 127 ,8 Id. successioni di pazzie diverse. 5,3 37,6 Id. afl.'czioni bronco-polmonaJ•i . • 17ti,v '1 35,4 Id. alcoolismo . . . . . . 1 ,80 7,f, l d. s uicidio. . . . . . . . 40,9 67,7 G. Si ebbero b en ti\J3 decessi n ella classe medica.



1 2~ 1

DI ST.\ TISTJC.-\ MEDICA

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• croniche, per alcune non aono Indica le che le prìme.

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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

Cenni IJ11l milltarl dl truppa mortl negli lt&bUimentl l&lllu.rt mllltarl dopo e11ere 1tatl riformati. Ricorderanno i lettori come le riforme per inabililù fisica tengano un posto assai impc•rlante fra le ragioni addotte da quelli cbe hanno sostenuto coi loro scritti non essel'e la media della mortalità nell'eser cito italiano cosi elevala !]uale allri vorrebbe. E ciò tanto piO. si nota che nelle nostre statistiche, a differenza d i quanto si pratica in allt•i eset·cili di Europa , rimangono nella categoria dei morti anche i militari deceduti dopo essere stati riformati per rassegna non avendo potuto tcrna re in seno alle loro famiglie. A conferma di ciò ri portiamo il seguente quaùro statistico numerico per l'anno 1881 compilato sulla s corta dei rendiconti, mod. 7 del detto anno, la cui cif1•a totale è forse un poco inferiore al vero, perché probabilmente non tutti g l'individui morti dopo la riforma vennero notati nei surriferiti r endiconti come é prescritto. Quadro numerico degl'individui di truppa morti durante /"armo 1881 negli speciali militari e nelle infermerie eU presidio dopo aver subito la t·assegna ed es.'lere stati r·i.formati. 1. Cachessia palustre . N. 5 2. Pioemia.

. . .

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3. Tubercolosi polmonare 4. Affezioni cerebrali . 5. Bronchite lenta . . 6. P olmonite cronica . 7. Pleurite. . . . . 8. Affezioni del tubo digerente 9. Peritonite cronica . . . . 10. :vtalattie dell'apparato locomotore H. A scasso è.ddominale . . . . .

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Totale N. 75 Da tale quadro numerico trarranno i lettori le conseguenze che I'Cputeranno più opportune per i loro lavori di statistica.

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VARIETÀ

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Lesione 1ulle affeslonl dell' ooohJ.o m relaslone oolla me4loina e oolla ohlr'argla, - del ~r. HENRY Powr.:R - ( The Latte~ t, settembr·e 1883, N. 11 e 12).

In quos la mia lozione prendo ad a r gomento la miopia, o vistn corla, perché è un'aliezione che ci è piu o m eno fumi ~liare, e che m e n~re v'è rogione di creder e che probabilmente sia per aumentare in appresso, é però s uscettibile di adeguate misur·e profìlatiche. Viag-~iatori in o~n i parte del mondo fanno testimonianza dell'acutezza visiva dei r ozzj sclvap-g-i per· gli oggetti lontani. Nei deser·ti dell' Afl'ica, nelle steppe dell'Asia e n elle vaste pianure dell'America e d cll'Aus tr·alia la vita del selvaggio dipende essenzialmente dalla s ua vi~ione in lontananza , tanto per potete discerner e, inseguire, e insidiare la s ua preda, come per potere all'evenienza valersi delle opportunità ntle aJ eludere i suoi nemici; se lu sua vis ta sbaglia, è probabile che egli permetta alla prima di fuggire e che cada n ello mani dei secondi. La miopia é un'anomalia di rifrazione che ha le sue r a dici nella civilizzazione e n ella educazione; e in proporzione che l'attenzione è rivolta a' piccoli oggetti, e l'accomoda· zione dell'occbio è più for• ternenle impiegata, più grande sarà il numero di casi ùi miopia che si riscontreranno. La miopia é quasi sconosciuta presso le nazioni selvagge. La


VARI ETÀ

isliluzione dt•gli asili infantili rende adesso un CCI'lo gratto tl'istruzione ohhligaloria allo più basso classi della popolazione, menlt'U che il gt•ande sviluppo di ciò che potrebbe essere chiamato il si~lema degli esami per la scelta delJe varie prol'es:;ioni e per i pubbli.!i ser·vi:c:i indubbiament.e cagiona un groudl• sforzo negli occhi dci giovani d'ambo i sessi tlu. runlu un certo periodo critico della loro vita. Trent'anni ra v'erano appena esami in giurisprudenza, nell'esercito o per l'ammissione negli impieghi civili; adesso, gli studenti di tali facollà sono cos.reLti a leggere ogni gtorno più ore e per parecchi anni. Colot•o che hanno occhi ben con formali e naturalmente soni, e lavorano in favorevoli circostanze, possono sopportare tale sforzo senza f;l'8\'6 male permenonle; ma molli di quelli che hanno qualche difello nei loro occhi, o cho suno cletJcienli nello sviluppo del loro cot•po, o che devono lavoJ·at•e sollo sfavot•evoli condizioni soccombono allo sforzo continualo in modo assai e''ldente. lnollra in lempi non mollo lontani, un gran numero di fanciulle appartenenti al ceto medio non applicavano l lot·o occhi sugli oggetti vicini al punto da l'iporlarnc detrimento, per la ragione che, se ne avesset·o provato foltca o lruvaglio, esse pot.evano per qualche tempo abbandonare i loro lavori e pas<lare ad alll·i passatempi e ad altri modi di consumat•e il loro tempo. Perciò, quando si morila,·ano (e noi più lardi V<'clremo ché l'~reditA ba una ptll'lc importante nello sviluppo tli ques la maloUia) uno dei coniugi almt!uO era probabilmente libero da vizi di conformazione. Ma aùes!<o ciò c del luUo cangialo. Molte fanciulle lavorano per gli e~ami collo elesso impegno, enet·gia e perseveran7.a dei fi1aschi. Oli C!<&mi sono egualmente difficili e t·icùicggono eguale pt•cparuzione di CJuelli per le professioni; e quando le fanciulle ' 'anno nlle classi superJot•i dello moderne r;cuole, uno spirito di emulazione, slimolalo in molLe circot~lanze dallll spt>ranza di dltenere ricompense e premi e talvolta dì essere scelle ad impieghi, se non tli considerevole emolumento, almeno bastevoli a fornir loro i mezzi per provare che esse non sono di peso alle loro famigiie 1 le determina a lavoral'e con slraordinat'JO vigore e tenac1 w

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VAUIETÀ

di proposito. l;o scopo della pr ese nte lezione é ùi mos trat•e quando e come f(Uestu onorevolil"Sirna ambizione potrebbe venire sodùisfatla aenzo cagionnre danno permanente a{lli occlti ed in qunli classi e ro:pec ie di occlri surù bene di raccornandar·e tlai medici alcun a ltr·o inodo di applicazione pet· l'esuberante ener~ia, auziclte quello ciello studio di libri. Non mollo lelllpo fa io wi suno divertilo nell'udire una fanciulla di r1uintlici anni 1 la quale et·a slata ammessa in una scuola supcr·iore, descrivc l'e il suo stupore pe1• aver h·ovalo che le compagne nella suo stessa clas><e erano quasi della stessa sua età, mentre Cf<Sa credeva che avessero diciotto o diecino,·e anni, perché, diceva, e rano molto quiete e gt·avi, e senza hrio. u Povet·e infelici! - sopt•accarichedi lavoro! • era la naturale e8clamazione. Molli!:!sime di rruosle fanciulle dh·en;.!'ono miopi. Ln C(Jlpa uon ~~ do acltlebital'e alle m ncslre, rna oi g-on itor·i. Una 1'6)-.:ilzzo I'Obust.n, e bene svilnppnla, puù senza dubbio fm•e unn considerevole quantità di lavoro rne11Lale e cot•poreo, senza danno. i\la l'er·rore slu nE'l suppot•t•e clrc una fanciulla di dc·licule mP.mbra possa ancora sopporta!'e una gran tlUnntilìl di lavoro mentale senza danno de~la C<)Stituzwne; che un dci.J()\e organismo pos911 cimentars i con uno robusto; a che, sebbene frugile il potere cm·poreo, possa esser·e mes10;o a sever·a tortura il potere intellettuale. Ad ORni oculista oc.::orrono esempi di miopia acquisita Jovlild direllamente ed lmmedialamcrite allo oceupazioné per gli esami. Poco fa mi fu condotto un giovane il qunle aveva làvbrato alacremente pel' l'ammissioue in un collP.gio militare, ègli superò felicemente l'esume, ma essendosi dopo presentàto a visita meLii~a, fu dichiarato non idoneo perchè la sua vista ern anormale. Il r agazzo aveva posto grande interesse nella proftlssione che aveva scello, e ciò produsse g ra.ve dispiacere tanto a lui che alla sua famiglia. Io l'esaminai accuratamente e giunsi alla conclusione che si tral· tasse di miopia acquisila e scrissi un caldo certificato a suo favore per dimostrar·e che i suoi occhi erano del Lutlo normall1 eh e la sua visione sarebbe per tòrnàre, dopo un ade· gualo ri poso, perfetta, o che, per ciò che riferivasi ogli oc-


chi, questi non sarebbero ~tali di ostacolo alla sua ammis· s ionP.. L'istanza fu accolta favorevolmente ed il giovane fu ammesso; ma io non dubito punto che molti altt•i siano stati meno fortunati di lui. L'influenza di lavori letterari, quale causa di miopio, à stata messa fuori dubbio dagli statisti, e fra gli statisti solto questo punto di vista noi dobbiamo principalmente essere grati allu osservazioni di ollalmologi e medici tedeschi, i quali ragguagli poi sono stati completamente confermati da medici ft•an cesi, amet•icani ed inglesi. La prima osservazione d'importanza, venne falla da vVare nel 1812, il quale tt·ovc'J che su 1300 fanciulli in Chelsen soltanto tre erano miopi, mentre che s u 127 stuJenti in Oxford trentadue por· Lavano lenti. E v. Jt'iger, in Vienna, nel 1861, Lt·ovò in un orfanotrofio che su 100 ragazzi da 7 a 14 anni di età, Lren· tatrè et·ano emmetropi od avevano vista normale, cinquan· tacinque erano miopi e dodici erano ipermett·opi, mentre che in una s'cuoia privata su '100 fanciulli tra i nove e i sedici anni di e tà diciotto erano emmetropi, ottanta miopi e due ipermelropi. In appresso Ruete pubblicò alcune statistiche sulle scuole di Lipsia, ma queste furono completamente ecclissate dalle più estese osservazioni di Colln. Egli esaminò gli occhi degli allievi in cinque seuole di villaggio, in venti scuole elementari di citta, in due scuole di mezzo, in due scuole s uperiori di signot·e, in due scuole regie, e in due ginnasi in Breslau. Il numero totale ùegli allievi esaminali fu di 10,060, di cui 148ù erano nelle ~cuole di villaggio e 8574 nelle scuole eli cilla. Sulla cifra totale di fanciulli esaminati soltanto l'fl3 per cento avevano visione normale, il rimanente 17 per cento avevano qualche anomalia di refrazione, cioè quasi una quinta parte del numero intiero. Dieci pet• cento furono riconosciuti aff'o::lti da miopia. Egli notò in cinque scuole di villa~p-io che 1,4 per· cento erano miopi; in venti scuole ele.xnent.ari , 6,7 per cento; in due scuole supet·iori di giova11ette, 7,7 per cento; in due scuole medie, 10,3 per cento; i n due scuole regie, ·19,7 per cento; in due ginnasi 26,2 per 0811 Lo. Queste cifre dimostrano che pochissimi miopi esiste-

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1!27

Y.\BlET\

vnnl) fra ~li scolnri cl ei villn;rl!i, mentre che nelle scuole di cillà la pr oporzi one di studonti ofTdLi da miopia cr•esceva coslnnlemenle dalle più basse alle più alle scuole, e Cohn concluse che il num~>ro di miopi ci·esce costonlemenle colraumnnlo dello s forz0 a cui ~li occhi sono asso{lgcllali. Ma un secondo daltì emm·~o in r1uesle statistiche, il quale conduco alln stessa ronclusione, poichè è manifoslo che il numr r o di miopi aumenta i n Lulle le scuole ùalle classi inferiOI'i allo superiori, di modo elle nelle scuole el ementari delle citta essendo il numero eli miopi nella proporzione dì 3,!1 per cento n elln le1·za classe , ascende al 9,8 nella prima classe. Sembra che il sesso v i eserciti una polente influenza, poichò in .lullo il nume1·o esa111inato il doppio fu di fanciulli anzichtl di fanciulle. Un tel'zo fallo inlemssanle venne a manifestarsi, e che conduce ancora sulla sLcc;sa via, cioè, che non sol o i l nume1•o di miopi andò aumentando col passare dalle classi inferim·i al le supel'iOI'i, ma , ciò ch'è ancora eli map-giore importanza, vi fu anche un r egolot·e aumento nel graclo della miopia n elle scuole !"upet•iori. Nessu na scuola di villag::rio presentò un gr ndo di mi()pia sup<'rioi·e a 2,25 D. La meta di lutti i casi fut•on o più deboli rti 1,:) D. l gt•odi più alli furono trovati soltanto nei ginm1si e nelle scuolo r egie. Adùizionanùo insieme i gt'Rd i di miopia tl'ovali in una SC'uolu di villaggio, e dividendo il totale pel numero dei miopi , si scol'ge che il !!rado medio di mio pia fu di -1 ,5; in Yenti scuole elemen lal'i circa - 'l ,7f>; in due scuole di mezw quasi - 2; in due scuole r egie cil'ca- 2,25 e n ei due ginnasi circa - 2. Dopo l e pub blicazioni del Cohn molte altre ricet·che flll'Ono inLt•aprese sullo stesso argomento. Et•ismann concluse che la rifrazione no1•male della giovinezza e della fanciullezza é l 'ipermelt·opin c che soltanto un piccolo nume!'o rimane tale, ch e la Htag-gior• pat·tc ùiveug0no prima emmell·opi e quindi miopi. Cioè:

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' VAR!EtA Alla miopia sono generalmente congiunte gravi alterazioni delh1 coroide al polo postel'iot•c dell'occhio, e specialmente negli alti gradi di tale anomalia di rifrazione. Cosi su 12~5 casi di miopia Erismann lt·ovò in cinque per cento nes; suna modificazione, in 71 per cento leggere, e :in 24 pet' c ento considerevoli allerationi alt·oflche, e durante gli anni della vita scolastica la proporzione sali dal 14 al 38 per cento. PermelLetemi che io spieghi brevemente la natura della miopia. L'occhio normale è costt•utto in modo che allo stato di riposo i l't'lggi luminos i parolleli vanno a fOI'inar•e il fuoco sulla retina. Si considerano pat·alleli i ragg i che pàrlotlo da oggetti lontani, od almeno che s::mo appt•ossimalivomente pat·alleli, percltò in realtà i ragg i che provengono dalle stelle, i più lontani oggetli di cui abbiamo conoscenza, sono leggermente divèt•geuti. Gli oggetti lontani sono perciò veduti distint.amente dall'ucchib normale quando è in riposo. L'occiUt> miope; poi, é cosi costt•utto che i raggi paralleli vengdno riUniti in fuoco alla pat•te anteriore della retina quando J'appat·ecchib d'accomodazione è in riposo. Ora, ciò può dipendere dtt una di queste ùue cat:se: o la lente e l'apparecchio dì rifr·azione possono essere troppo forli, o la lente può essere di forr.a normnié 1 ma l' occhlo può essere cosi allungat.o che il fuoco cade necess ariamente al davanti della r etiha. Nel maggior numero di volle s i è trovato che la secnnda è la vera causo. OggeW che vengono posti in vicinanza clell'occhio dànno luo~o a rnjlgi diverp:enli e questi, in un occhio not·male, non possono formare un fuoco sulla r elinH, ma deYono essere riuniti in un fuoco al di dietr o della retina. Percbè l'occhio sano possa vedere questi oggetti, è necessario che l'occhio ponga in moto il suo potere 6'acèoxnodazione. Il muscolo ciliare si conLI'8e ed avendo i punti nssi vicino all'unione della sclerotica Mila cornea, ~d essentlo inserto Lra la superficie ester na dei processi ciliari e la coroide, tira la COI'Oide in avanti. Questo movimento fa ri)asciare il legamento sospensorio della Jenle, e la lente, in grazia della sua elasticità, sporge ih avanti e diviene più spessa, menli'e ltl superficie posteriore I;lmàlie inalteraLa1


V.\fiiEr\

Essendo di venuta pii• $ipes1ia è c.npace di r·icondurrc sulla r etina il fu oco dei •·og-gi llive1'genli. Sa l'occhio cessa dallavoeo ed è peeso di mi •·a un ogg-etto lontano, il muscolo cilinee si rilasrin, la COI'Oi.le r ipeende la sua posizi one nor mnlc, il l egamento SO!'penso l'io è lo •so, la l ente di viene meno co nvessa e l 'occhio t: nccomodnto per la vi~ i on e distinta degli og~d li l ontan i. Pr •·tnnto !.(l visinne in l ontananza per lrocchio no1·malo è P~~c n zi a l me11 Le passi va, e r iposa sulln cond izione che la l en te conse t·vi la cnl'va al gr atlo determinalo del suo pol r l'e di closticitò; m entr e che l a visione per g li oggcUi vicini é essenzialme-nte alli va e rir hi ~>de p er la giusta occomodazione dei mezzi r efra ttivi In contrazione del muscol o cilia•·e. I l miope colloca il l ibl'O ' 'icino a' suoi occhi, e la r ngione è natur al is:;:i ma. Egli n on é capace di •·i unire i rR g;ri par allel i i n ruoro sulln r d ina, e qualunqu e sro•·zo egli fa ccia col suo muscolo ci'lit11·c, r endendo ìa le11te più spessa, aumenta sol tant11 l a confusione nell a vis ta. E ~ li abbisogna di r a::,'gi diver :;enl i, e per ci ò pr)l'la il suo l1br o od il lavor o per rtuon to può più ,·icino nll'occb io, fl11 cilè i •·oggi luminosi provenienti do CÌf\SCIJnfl iellCI'U O riai filo sinno COSÌ diver• genti che e~si s'incoult'ill0 prcci:;;amr Hte in fuoco sulla r eti na . Alcuni portano il l i hro CO!'i vio·ntO af!li ocr.lli cile rJunsi il n oso slrilòcia sulle pngi ne; c si r i ntone ~or p 1·e~i n C'l veder e qnanto l tnror o po~so no PS<'!!II ÌI'I~ ~l ' indiYidui che lavorano ~'~Ollo tali s fa vo•·cvoli condizioni. X on può su p por si cho il ca mpo d'occomodnzione rli un miope ~ia nece!':!3(H'iamente minor e di quello di un uomo con occhi norm ali; sebbene gli sia impoR!':ibile di vede•·e oggetti m olto lon l oni, sebbene i l suo pun to t'l'mol o sia a d islnnza limil al n, mentre che l'fil ello dell'occhio 110l'll1aJe all' Ìllfiui to, lnttovia egfi !':U)1pl isce A Cfuesto difetto col veder e b ene gli oggetti quanrl o sono collocali molto più vicini al suo occhio r ho non all'occl1i0 normale. Deve r ammentarsi, per ò, che il minpe non rleve necessariam ente fare uno srot·zo d' accomodazione. 'Egli deve soltanto tener e il suo l avoro al ·suo punto l ontano - cioè, a tale disLanza dall'occhio ch e i r aggi dive1·genti possa no for mare il fuoco sulla r etina - e l'occhio miope si trovcmi allora allo stato di riposo eg-ualmente come quello normale

e

quando guarda oggeUi lontani.


1130 Ma nel guardar e oggelli vicini non deve sollanto essere presa in considerazione l'accomodazione del l" occhio. Se quello normale guarda gli oggolli a distanza infinita le linee visuali sono quas i parallele, ed allora non è necessaria la convergenza dei globi oculari; ma quanto più vicino è l'oggetto da o sset•vare, tanto più s i manifesta una consensuale ed armonica conlt'fJZi0ne do! rP.llo interno ed i globi vengono ruolati in dentt·o. L'ener gia di que~lo movimento dipende clalla vicinanza dell'oggetto; e quanto più l'oggetto s i avvicina a ll' occhio tanto più que~ lo s i ::.ente che é ra pidamente costl'eLto a fare un faticoso sfot·zo. Ma se ciò avvien e per !"occhio normale quando l'oggetto r ara me nte viene avvicinato sino a dieci, dodici, o quattordici pollici, quanto più g rande doVI'à essere lo s fot•zo di un miope in cui l'oggeLlo é portato a lla dis tanza di soli due o tre pollici dal naso ~ Questo sforzo infatti è cosi g t·ande, che in un considerevole numet·o di cas i ne risulla uno strabismo estet·no; poiché, i r elli interni non potendo a lungo andare sostenere la lor o contrazione, l" uno o l' allt'O cede, eù il r etto estet•no ruota l'o~chio all"esterno, ed allora il paziente, portando la pagina o il la voro da un IaLo, sente lo sforzo del muscolo opposto. Nei ~rad i leggeri ùi miopia questa tendenza allo s tt·abismo esterno f> m.eno manifesta, ma bisogna rammentarsi che il roiope melle i n funzione il muscolo rello interno più dell'uomo con occhi normali ; e questo sforzo é stato r eputato da a utorevoli scienziati tanto come un fattore importante n ello s viluppo della miopia, quanto come un effello del lavoro. Ciò spiega, in qualche modo, il senso di fatica dopo il l avoro, di cui muovono lamento color o cbe sono miopi in allo grado, .e che non può, come avviene agli ipermetropi, a Llribuirsi alla contl'azione ed alla stanchezza del muscolo ciliar e. Ho g ià detto che noi siamo debitori ai Ledeschi di molle sl.atisLiche sulla miopia . Noi possi ~> m o or a domandare quali sono le circostanze che hanno dalo origine .alla sorprendente f requenza della malattia in Germania , e quali lezioni ed avvi ~i possiamo h·arne per preservarci dalla occol't'enza eli ogual n umero di casi ùi miopia come iu delta naziooet L'e-


V.\lllE'Ù

tiolol!ia o la r aus a della miopia ha t'itf'vulo difl'cr enti spiegazioni da diver si osscrvatOI·i, eù è p1·obnbile c he non sia il ri~ultalo di una sola causa, ma piuttosto eH molLe causo riunite ins ieme. Secondo v. Gri.ife, lf\ convt!Pgenzu necessaria per la vista in vicinanza lemie i muscoli dell'occhio, i quali pet• consegueuzo, essendo distesi s ul ~l obo , esct·ci ta no un certo aum ento di pt·ession e su di esso. La pa rPle postcriot·e meno r esisten te è compt•essa e spi nta in dietro. Donder s ed Arlt r ecen temente so!"tengono cl1e quando la convepgenza degli occhi 6 continuala per lungo tempo ha luogo una sta.si venosa nella t•eg-ione dell'uvea, la quale a umenta la pressione del san gue n el globo dell'occhio . Quest'aume nto di JH'essiono avrebbC' s1wcinlo in!l cnzn ad a.llun ~ar e l'asse spi11gendo indictt·o il polo pos teriore dell'occhio e per conseguenza ad aumen tut·e la rniopia. Coccius ha cliioramente osserva lo coll'ollalmos copio che le vene ne ll'occhio e r·ano compresse du· r onte l'accomodazione e conver genza, poiché esse divenivano più turgiùe che quando l'occhio era in riposo. Sigismund c onferma cio che Arll ha spiegato, pet•che, soLto ttuesle cit·coslanze, no n ha luo~o l'infossamento tlel net·vo ottico come n el glaucumo, e sostiene ciò esser e dov uto al fallo che i tessuti de ll'occhio sono piu cedcYoli cd elas tici ne lla giovinezza, mentre che la tensione del gloho è piu pers is tente nel glHttc.oma. Sigismuntl osserva che nessun anatomico nè fis iologo hanno spiegato convenie11temente per ch è i due nervi ottici, pl'ima ch e essi fuot•i escano dal cranio, pet· entt·at·e nel canale ottico, subiscano un'incurvazionc cosi manifesta come essi pre· sentano. Le fibre nervose s'intrecciano s ulla sella turcica e si con· giungono intimamente ft•a loro, ed alla parte anteriore di quest'unione ll·ova~i cosLanlPmcmle un pnnte osseo fra i tlue forami. Questo ponte os~eo impeclisce che s i sepat•ino le lìbre del nervo ottico J ecussalo, e questo rapporto senza dubbio è dit·ettamente destinato ad impedit·e qualunque trazione o d is tens ione del ner vo o ttico in avanti. Tale trazione in a vnnti pott·chbe facilmente aver Ju o~o durante la for te conver genza dci-\li occhi. Se il retto interno si contt'ae, il s eg-


t 23z

VAHIETÀ

mento anteriore dell'occhio deve rolat•e in dentro, ed il polo posteriore col nervo ottico ad esso congiunto deve rol.at·e in fnori, e conseguentemente dis tend ere il net,vo. · Il nervo ottico decorre a guisa di S, colla eonvessità rivo ILa verso le regione tempor a le, di~posizione che impedisce i grandi ùislendimenli, poiché nella e~cm·sione del polo po stc~ ­ riore la cut•walura viene obolila, e ne lln maggim· parte degli occhi ques to rapporto è di tal natura che non ne risulta alcun patologico mutamento. È tuttavia facile a compr.endere co me molte lievi circostanze possano intt·alciare tale disposizione. S e, ad esempio, la incurvalura a fot•ma di S dei nervi ottici non è bastevole a compensare la distensione del nervo ottico prodotta dalla escursione del polo posteriore verso la regione temporale, come in r1uei ca!';i in cui v'è g rande larghezza di cranio con insolita distanza dei centri di rotazione degli occhi ft'tt loro, è naturale che vet't•ebbe ati effelluars i una d i sten~iono sul nervo oUico che tenderebbe a produrre una distens ione vet•so il lnlo temporale ed un incavamento della pat'le mediana e la frequente ripetizione di qu e:~to mutamento detet·minerebbe lo stafiloma posticum, che nel maggior numero di casi s i manifesterebbe al lato temporale. Tale cangiamento sarebbe anche assai più manifesto in casi di allungamento di tutto il bulbo) perchè l'escursion e ùel polo posteriore durante la convergenza sat•ebbe molto più ~rande. Ciò, a suo paret•e, polt·elJbo anche render ragione della frer1uenza dello slt'abismo cliYP.t·gente nella miopifl. Per· e vi taro la lr:azione al polo posterior·e, ~li occhi in appresso s i ùi~giung-ono fra loro. La tr·uzione che pr·ova ed ese r·cita il net·vo ollico ~p i e;.ra il dis lendime nlo della g uaina e s terna del neno s tesso, come pure il distacco della g uaina e sterna lìhco~o dolio sclct·otica che fu osservato negli alli gradi di miopio. La tens ione òell'occhio miope è cet·lamente in xpoltissimi cas i s upet•iore a lla med ia e Cohn spiega ciò collo stabilire che nel gu11rt1are og-getti vjciui l'allo d'accomodazione aum enta lq Pl'Q§;Sione idt·os la tica IHJlla parte posteriore delrocchio, la cedcwqlissima regione della sollile sclerolica nei


VAIIIETÀ

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g iovani s i allento, e cosi l'asse dell'occhio si allunga; equesto in appresso fa s ì che per pro lun ~a ta osse n·azione deg li og~elli vicini il muscolo de!raccomodazione non ha tempo di rilasciorsi e riposare, e questa compressione persislentemente accresciuta produce miopia, che inl'aLli é la conseg uenza dell'a sse tro ppo allungalo. In ogni caso possiamo esset· certi che il l"Ovet'chio ar.correre di sangue ne ll'occhio aumenterà la compressione ne lla par te posteriore del g-lobo, e che tale aumen to sora per produrre un oslocolo a l t'ilOt·no del sangue dnll'occhio; ma questa os tt•uzione sarà accresci•1la dall'inclinazione della les ta in avanti, da cui perciò sarà anche l'avnrito lo sviluppo della miopia. Una posizione anteriore, colla testa inclinata in avanti come nello studio dovrà perc iò essct•e conE"ider·ata come un alto predis ponente alla miopia, e richied e accurata attenzione olia po>:izione rfe' fan ciulli durante le or·e di lavor·o. È difficilissimo il procurar si informazioni esatte per sapere quale influenza eser·citi l'eredita sullo sviluppo dello miopia, ed i risultati finora ottenuti sono piuttosto contradi ltori. Cohn ba fallo molli, ma poco soddisfacenti esperimenti s u questo propos ito. Eg li domandù a ciascun fanciullo se il padre o la madre usavano lenti, se essi le adoperavano per lef!gere o per ~Z:Uardare in lontananza, se il fanciullo s tesso vedcsl"e meglio o pe::rg io cog li occhiali de' suoi genitori. Nalut·almenl<', molte volte l'uno de' due genilor·i o tutti due erano mor·li, m entre che in altri il grado di miopia tla cui erano affetti potevu essere cosi leg~ero da non riehiedere a ffatto l'impiego di lenti. Per quanto s i potè derlurre .da tali ricerche, tuttavia, il rapporto di genitori miopi era sol tanto del 2, 7 per cento in 1000 casi, tra i quali H volLe fu trovata la madre e 17 volte il padre affetti da anomalie di rifrazione e sebbene il numero fo sse troppo piccolo per dcd u rn~ alcuna conclusione, tanto egli che Scheiding s tabilirono che tale difetto sembrava trasmissibile per eredità pr incipalmente dal padre al figlio e dalla madt•e alla figlia. Erismann trovò che il 30 per cento di miopi lo erano per eredità. Fu lui che, per aver riscontrato un graduale aumento di difetti 79


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VARlETÀ.

fisic i e coroidei nei discendenti rla genitori miopi, giuns e alla p oco lieta conclus ione che ft·a poche generazioni tutw la popola zione, où alme no lulli c.oloro che abita no nelle citta, s aranno miopi. Anch e se n oi non potremo conceder e che l'imperfezione sia direllamenle er editaria, fa d'uopo amme tter e che vi sia una grande predisposizione ad essa. Pliiger trovò a Lucerna 100 famig lie, con 449 figli in cui non si potel~e dim ostrare l'influenza er editaria, essendovi ap pena 1'8 per cento di miopi, mentre che in ·100 famiglie con :393 fig li e con influenza et·edilaria, la miopia fu del 19 per cento. Da tali osservazioni egli è disp osto a credere c he cir ca il 10 per· '100 di lutlr i miopi s iano ereditat•i. F a d'uopo ra mmentare che l'ipermetropia è di g ran lung a la pi ù comune condizione dell'occhio nei f&nciulli. Ciò é s tato ch iar amente dimo~ ll'alo c dA II' Eris mann in Pielroburgo, che esaminò gli occhi di 4-:JGS scolari co lle tavole di Snellen a venti piedi di dis lanza, e da Cobn , che ebbe la eccezionale fortu na di poter a tr·opinizzare g li occhi di non meno che 240 fanciulli r acr.olli in una scuola in S cbreibenha u. Erismann Lrovò che il :l0,2 pet• cento di fan ciulli da lui esa minati erano m iopi, 26 per cenlo emme lt•opi e 43,3 per cenLo ipet•metropi; menlt•e che soltanto O,f> per• cento er uno ambliopici. E g li concluse dalle s ue osser vazio ni che la rifr·azione normale dell'occhio nella g iovinezza è l'iper·melropia, e cl.re coll' anda re del l>!m po solle nlo un piccolo numer o di inrlividni resla ipermelropo, di vene ndo il pii.r g r·an numer·o miope dopo di a ver percorso lo s ta dio di emmetropia o di vis ione normale. Ora poichè Oonders ha s tabilito la s ua dottrina che g li occhi ipermelropi giammai divengono miopi, i ragg uagli di Eris mann meritano molla allenzione; e i r isulta ti del Cobn sono pure inlCl'essanti perché conferma no le vedute deli'Erismann. Cobn lrovò infatti , che prù dell '~O per cento di fanciulli nei villaggi sono ap pare nte men te emmetropi, menh·e ch11 sollanlo 1'1 per cento é miope. Ri mar·chevole fu poi l'acutezza della vis ta. TuUi i fan ciulli a ppa rentemente e romelropi avevano A > 1; la maggior par·Le A > 2 ; molli, A > 2 '1/Z; ed a lcuni A = 3, ossia potevano l egg~re il carattere 20 di Sne llen a 60 pied i.


VAlli ETÀ ~la

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Cohn ftJce di più. Egli tentò di esmninar·e i cangiamenti che andavano verificandosi in ciascun allievo del ginnasio F ederi co in Breslau . Egli fece, a quest.o scr>po, un esame n r.l moggio i 870 ed un secondo nel novembre 1871. F urono l'Olloposli al pr•imo esame 36 1 scolnri, di cui 174 furono riconosciuti con anomalie, cioè 37> per cento el'nno miof.li, 7 pe1· cento ipermetr·opi , e 6 per cento con altro m alaLLie rlegl i occhi. DRllo settima alla pr ima, o classe più elevata, sr osser·v ò il seguente aumento nel numc1·o di miopi: - '13, 21, 2i, 35, 48, :J8 e GO per cenlo. Il grado di miopia era, nalur·al mente, asso i diver·so noi vari casi, ma deve notar·si che il 47 per C•m to, o quasi la melà, emno olfetli da miopia ()Sri lhmlc pt> t' intensitù da 1(3li ad 1/ 10. Tr·ascorso un anno e rnczzo. cio& nell'esam e del novembr·e 18/J, si trovò che 103 !"colar·i avev11no lasciato il ;:rinnasio em m etropi o 71 miopi. ::;oltanlo ~~di quelli noltlti al pr·irno esame come emmetr·opi, e !)'t di fJu elli clttJ er·ano miopi, poler·ono essere esaminaLi ; ma di es:>i si Lr·ovò che iO dci pr·imi et·ano ancor·a emmel!·opi, menlro che 14 o 1.G per cento, erano divenuti miopi, <la i /'>0 ad ! f:!.O, menll'e r.he di ()4 miopi 28 avevano avuto un nol~ v o le twmenlo nel gr·ttdo della lor·o miopia. Come una pr ova della dipendenza della miopia dalle condizioni solto cui viene eseguito il lavoro può essere menzionata l a circostanza notata da F lorschiilz, che il numero dc' miopi ò diminuilo in Coburg dopo la fabbri cazio ne del nuovo palazzo per gli sluùi. I n falli nel i 874 la proporzione di miopi nelle scuole pubi.Jlichc era di 1:2 a 14 per cento, mentr·e che nel 1877 era solla nlo del .) al i per· cenlo. Ciò par·la in favore del sistema d'educazione de' giar·d ini d'inl'unzia, poichè io quello esaminalo accuratamente dal K oppe in DorpaL non fu riconosciuto alcun fan ci ullo affetto da miopia, mentre novantollo furono r iconosciuLi ipermetr·opi e due emmell·opi. l punti su cui b isognerebbe insister e per prevenir·e la miopia, o per· arJ•cstnr la quando è incominciata, sono i seguenti: L Il lavoro dovrebbe sempre aver luogo solto buona luce, evitnndo possibilmente quella ncllurna; cosi dovrebbe evi tarsi di leggere ad ora Lor da in l etto ovvet·o con


n 36 luce crepuscolare o nollur·na. 2. l caralter·i di stampa dei libri di Lesto dovrebbero essere buoni. Se di un libro esistono due edizioni l'una con grossi e l'allt·n con piccoli caratteri, dovrebbe essere prescelta la prima. Pochi capilo li dovrebbero essere staccali e legali separatamente, allo scopo di farne un libro di poco peso da tenere facilmente in mano. 3. Per· ottenere che il fanciullo tenga sollevata la testa e per impedire che chini gli occhi sui pr·opri libri, e,zli dovr·ebbe essere provvisto di un'elevata scr·ivania. 4. Le ore di lavoro dovr·ebbero e!:'sel'e limitate; nessuna lezione dovrebbe essere fatla pr·ima di colazione. Le ore di scuola non dovreb· bero durare più che dalle nove alle dodici e dalle due alle quattro, forse con un'ora di studio nella sera per la preparazione. 5. Fr equenti parlile in campagna, con ogni sorta di giuochi di pa lla all'aperto, dovrebbero esse1·e incoraggiate . 6. L'alimentazione dovrebbe essere abbondante e variata. 7. Gl'intestini dovrebbero essere regolati in modo da evitare costipazioni. 8. Dovrebbero essere provvedute adattaLe lenti per osservare oggetti lontani, e specialmente pe1• prendere parte alle dimostrazioni sulla JavaFna, che molti fanciulli perdono completamente; ma se la scelta delle lenti non viene falla doll'oculista, sarà bene rammentarsi che nella medioc!'e miopia nessuna lente occorre per lavorare in vicinanza , e per vedet•e in lontananza dovrebbero 11doperars i le più deboli lenti che pt•oducono buona vista. Non v'é dubbio alcuno che i tedeschi siano particolar·mcnle disposti alla miopia. Uno della loro stessa nazione disse che in un grande congresso internazionale egli non esiterebbe punto o rivolgere la paroln in tedesco ad un uomo provvisto di forli lenti convesse, perchè sarebbe certo d'incontrar•si con un rratello, il che prova incidentalmente coma la malaltia sia rara in allre nazioni. Pel'ciò diviene ragionevole ricercare q uaU sono le condizioni speciali a cui i Tedeschi sono esposti da rendere quesL' a nomalia di r ifrazione tanlo comune fr·a loro. La risposta è, che fino a questi ult;mi tempi i Tedeschi cominciarono a far lavorare i loro figli fino dalla più tenera e tà; che assegnarono loro lunghi e difficili còmpiti, molli dei quali furono imparali di notte; e che la luce artificial e


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loro pt·ovvisla f tt in;;uffìciente, in ullri Let·mini , che in causa tlcll'insuflictente illuminazione fu tnestiet·i ri co t't'Ht'e all'accomodnziono ùegl i occhi dd lot•o fonci ulli e ciH questo sforzo fu auu1en~to dai coltivi cm·a tleri e ùalln cat·Lo che et·a in u;;o pet' i ltbt·i scolastici. Cio!"cunn ui questi punti met·ilu di esser·e pt·eso in considet'llzione, o deve notat•si eLle i T edeschi unnetlllno straordinaria e p~l' ,·ct·ità nozionale impot·tonza a tale sop-gctto ed l wnno di;:wu~~o tullo l ' tJrgontenlo solto l'aspetto completamen te Hcicn ldico, e noi <lobbiomo essm·e lot•o gt•nti per i nuHJCrosi su~;.;e t·imenti, che dovr ebber o essere ndollt1li nelle nosll'e scuole se noi J.-sidc>riamo conser,-a t•e gli occlli della poslct•itù in buone condizioni. L a quantità di luce, tanto nnlurale clic nt·lifìciale, la quale Yien!' impiegala nelle scuol e è oggello di granue i mporlanza, poicltò viene aflet·ms to da lutti cl te qunnlo più~~ debole la luce, t a n lo p i uvie t no viene por-lato i ~li n Li ''a m ente l'oggetto agli occhi dell'osse t·vatore per essct·e t•iconosciulo, e lt·a i vat·i su:;gerim enti ùi prt l ica ulililù che si sono falli u11o è quello proposto ua Holl"man n di \Vie!"boJe u, che in ciascuna scuola dovr ebbe essere sospesa una ccdlezione di cut·atlet•i di Snelle11, ed app~na che questi non rosset·o più leggtbili da ìndi viLluo con occhi !'ani a nol'male dista11za, la scuol a dovrebbe essere chiusa. L e finestre delle scuole dovrebber o, possibilmente, esset·e aperte a mezzogiomo od u l evante, poicitè in queste due direzioni inlroduCOIIO una quanlitù di lu c·~ maggiot'f\ specialmente nelle Ot'e a11limeriùianP, delle Jìnc!'<lre di <'guule ampi ezzo upel'te a sellentt•ione, poichè i caratlet•i di una dctermi11ola gr andezza vengono lelli a più gr and e distanza con luce di mezzogiot·no tli qu~llo che con luce di setlenl!·ione. Cohn e Joval parimenti pensano che è quasi impossibile d i fur penetrare tanta luce in una scuola, d i ~ pon endo questa in m odo che ivi si tr·ovi luce a sufficienza per leggel'e facil mente e bene nelle pa r li più oscure della s tanza oncho nei giorni nuvolosi. L a dimensione della finestra deve evidentemente avere una grande iniluenza sulla quantità di luce introdotta, c Cohn ha slabililo per regola che deve esser e almeno un piede quadrato eli aperLura pel' ogni cinque piedi quadr ati di pavimento e in alcuni modelli


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VAIUETÀ

parigini tli recente coslru:~.ione ad ogni piede quadt•ato ùel pavimento corrispondo un piede quadrato di finestra. L'altezza della finestra dal pavimento è pure impot•tante, poichè una slanza con alle finestre é sempre oscura, a cagione deì raggi obbliqui che vi penetrano in lol modo e della mancanza di riflessione; non dovendo la base della finestra dislare più. di un piede dal suolo. È affPrmalo che lu luce deve penetrare tlalla mano sinisL1·a, perché le lellere appena scritte possano essere chiaramente veùule; mentre che se la luce penel!·a dalla parte destra, le lettere scritte per ultime lrovansi all'oscuro. A parità di at·ea, lt•o flnestl'e sono meglio che ùue, poichè diminuendo la illuminazione ollenuta con una dala quantita di luce come il quadrato della ùislanza, maggior quanlil.it di luce sat•à per' ollenersi nelle più remote parli della stanza con tre anziché con due apel'ture. Cohn ha trovato r~cen­ temenle nelle scuole di Breslau 106 finestt·e alla desl!•a degli allievi, 62 in fronte, 93 in d1etro, e 4G:3 a sinistra, e le sue ricerche nel 1865 dimostrarono essere necessat•io che i fabbricali per le scuole siano po!>sibilmenle l1beri da case circostr.nli, poichè r1uanto pilt strello era il cot·Lile, e più. alli gli edifici vicini, e più. basse le camere in cui i fanciulli lavoravano, e tanto più elevala era la propol'zione ùi miopi nelle scuole elementari. Su questi particolari l'ignot·anza anche delle persone colle è veramente sot•prendente. Il luogo. ove dimorano i fanciulli è spesso la camera piu oscura della casa, ed io bo conosciuto una scuola modello con l'oppOI·lunité di ottenere luce perfettamente liber·a, senza impedimenti di sorta, guardare in una roccia, acciò le menti dei fanciulli non venissero distratte dai loro lavori con alcun oggetto attraverso alla via. Il color e della luce &T'Liflciale adoperata è di molla importanza, e i risulla li di varie osservazioni che sono state falle sembt•ano dimostrare che dall'abbondante mescolanza del verde dipendono gli spiacevoli e.Helli delle maggiori specie di luce artificiale. La luce del sola contiene sollanto il l ~.7 per cento di verde, mentre che la luce della lampada ad olio ne contiene il 2f> per cento, e quella del gas 37,5 per cento. Un grandissimo numero di per-


VARIETÀ

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sone prcl'e1·i;;cono pe1· questo la delicata tinl8 della fìammn ad olio a quella del ~os . La quonlitì1 ni colOJ'e r he si s,·olge è ancora un punto a cui si è volla rat te rtzi on~>; poich•) ogni ~pecie di lu•~C artificiale è molLo menn potente che quella del sole, lA sorgente di luce deve essPl'~ po1·tata più o meno vicino al lavoro, e l'influenza del cal ot·e che si svolge è piu o meno sensibilmente sentita •li"'ponenclo a congestione ce1·cl.>rale c a mnl di testa. F.ril"mann ba pubhlicnlo parPcchie tavole, dimos tranti la f!U8n l1tà Ji Cblore prodotto dai diff,•t·enti ow•nli d'illuminazionu ed i suoi ri!'ìultali sono ba;:;ati s11lla lcp-ge di Welter cioè dae In lftl&utilà di calot·e sYiluppato è cquiYI!lenlc olia rJt18nlilà di os!'igcno consumalo. Egl i Ll'ovl> che per p1·oùur1'e una quanlilù Ili luce egua le n sei candele di cer a comune per vcnliquallr'or e e1·ano necessari col petrolio a l uciguolo piatto g1'&111111i 17:!8 di OS!'igenCl'; g1·arnmi 2}83 con luci ~nolo r otondo; con olio dl ravizzone p-l'ammi ~048; col gas, ·i510 g1·am mi , con sei candele slear iche g t·ammi 4:JtiG. Per ciò gas e cera prorlucono la più g t•ande quantità di calore, olio e petrolio la più piccola . L o. for ma. della scrivania e del mobilio di scuola é un 1\1'gomen to cl1e è l>tnlo quasi ùt•llutlo l1'8SCU1'8lo in In ghiltet•ra. I n molte scuole i mobil i sono appunto ullo s tato in cui ven· uel'u 1alli tlai l egn8iuoli di ,·iiluggio, cioù della fot'ma piu !"emplice ·o più solida compntiLilmenlo alla maggiot·e economia pos;sibile. La dir·ezione della tavola è mollo ilnpot'tante. Se un libro è l611111lo vel'licalmente innnnzi a noi, possiamo le~ger bene, senza alcuna inclinazione della testa. Se è collocalo in modo da fot·mat·e un angolo di 4;)' col l'urizzoule, noi possiamo ancora, volgendo gli occhi in basso, leg-gere bene "enza inclinare la l esta; mn se il libro ~collocalo or izzontalmente la l eslaè naturalment e piE'tzllta olringtù pet·nllcvim·e lo sfot·zodel 't ener e gli occhi fortemente riYolli ver·so il basso, e ciò dispone olln congestione de~ st>ni cerebrali del capo. Pel'ciù i tavoli dovrebbero essere inclinati e non piani ; tnA un an golo ùi .j.:)· sembrerebbe troppo for·te, perchè i libri e gli altri Cll'!f,:'etli v1 sdi'ucciolerebbero facilmente. Un'inclinazioun di due pollici per ogni dodici pollici di lar·ghezza della tavola é sufficiente. Foltrner os~c 1·v a che il primo movimento del

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fanciullo nel lasciare la posizione normale consiste nell'inclinare la sua testa in avanti ed a sinistra, e elle questo movimento apparentemente di nessuna importanza è la causa di tutto il male; poiché in primo luogo fa si cbe il centro eli gravità deUa testa vadu a cadet·e al davanti della cr.lonna vertebralc. Per consejruenza i muscoli della nuca vengono posti in azione; f!uesli però pr esto si stancano e perciò vengono posti in azione i muscoli del dorso, e cosi dopo pochi minuti il capo s'inclina sopra il bl'accio sinistro, e gli occhi vengono portati vicinissimi alla carta. Tutti i medici ora convengono che il tavolo t.iovrebb'essere un poco più alLo che i gomiti quando trovansi naturalmente pendenti, e che la grandezza del fanciullo o del giovanetto dovi·ebb'essere presa in considerazione. Cosi gl'ande attenzione è stata recentemente rivolta a questo argomento in Germania che un editto imper iale, poco fa promulgato, pl'es<:rive che ogni nuova scuola ed instituzione in Breslau fot•nisca un rapporto sulle specie di panche che sono adoperale e le ragioni che ne determinarono la scelta. Singolari suggerimenti furono fatli per tenere il corpo diritto. Schreber raccomanda un istrumento a cui dà lo spaspavenloso nome di« Myopodiorlhoticon » che è un sostegno verticale, in cui scorre un'affi lala tavol~tt.a destinata a fermarsi sopra la clavicola, e cosi, quando il fanciullo s'inclina in avanti, determina un acuto dolore per la compt'essione sui nervi clavicolari. Kallmann vi sostilui il s uo • Durchsuhtsstiiter », forma di sostegno con un vetro, che Colm caldamente raccomanda. lo dovrei adesso far menzione deg-li ordinamenti che i re· centi ed •mo dei meglio informati scrittori su questo argomento riguardano come mollo utili per i lavori di scuola (Reuss). Primieramente la distanza ft•a il mal'gine del tavolo e resll'emità anteriore della sedia deve essere O, oppure tavolo e sedia devono un J.lOCO ~ov rapporsi fra loro: secondariax:nente, la dtCferenza in altezza tra la sedia e il tavolo deve essere tanto grande ([Uanlo la distanza del gomito dalJa ~cel ia quando il braccio è tenuto liberamente sospeso in )->asso: = 5-7 centimetri ; in ter:to luogo, ogni scranna di


V.\RlRTÀ

scuola de,·e avere una propria spalliera. Si hanno dis parate opinioni fra le più alte autor·i\.à r ela tiYamente alla forma migliore dell'appog;io de lla sedia, alcuni prefer1scono una spalliera alla, a ltri preftwiscono la forma a T di mediocre altezza, ed altri ancor·a un appog~io poco elevato. L'appoggio a llo sostiene la paele posteriore della regione dor·sale della spina, e cosi uiminuisce alle vertebr·e lombari di della re~iono il peso della pat·te s oprastante. La spalliera a T di mediocr e a llezza sostiene il sacro o le ve rtebre lombari infet·i0r·i, fet·ma il bacino, e r ende la posizione s eduta una posizione di riposo. Il sostegno poco elevato si adatta alla eu natura dei lombi, e compie l'uffìcio di ambedue le altre f01·me parzialmente. È la for ma che viene generalmente riguardata come la migliot·e. È nacessario che ogni sedile abb:a il suo particolat·e appoggio, e dovrebber·o e<::se1·e evitale scl·upolosamente le panche con appoggi comuni. La spalliera dovrebbe essere incur va ta in modo da ado.Llarsi alla forma del coepo e dovrebbe essere fermamente e solidamente costrulla. Le scranne su cui segguno gli scolari dovrebbero conti· nuarsi in linea curva coll'appoggio ed essere o piane où un poco t•ialzale in avanti. La loro ltlrghPzza dovt·ebbe esset·e in armonia colla g randezza d e l fan <.'iullo da 23 a :H ce ntimetri.

L'altezza del sedi!~ donebbe essere ta le che il ginocchio s ia pregato ad angolo retto pot• sostenere bene e riposata la coscia, e le piante dei piedi dovrebbero esser e tenute distese in terra oppure s u di un banchetto. La s upel'ficie del tavolo de,·e esser e la1·ga abbas tanza pe1· sostenere libr i e cat·t~, e perchè i medesimi pos~ano venire spinti in ava nti per rooùo che non abbiano ad essere di ostacolo nello scriYere. Da lt•entadue a quar anta centimetri sono le giuste dimensioni. La superficie del tavolo deve, inollre, forma r e un pia no inclinato; nessuna cosa costringe tanto ad abbassars i quanto un tavolo piano. Il limite é dete1•minato dal ratto che l'inchiostro non dovrebbe scorr er e indie ll'O nella penna, mn questo é tr oppo, poiché i libr i e le car te potr ebbero sdrucciolare via se ciò non s'impedisse con un orlo rialzato alla parte inferiore del tavolo, e tali or li sono da evitare, poichè essi r ecano molestia al braccio nello scriver e. Una


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VARIETÀ

inclinazione di 2 su 12' è quac;i giusta. Per leggere, l'inclinazione del tavolo dovrebbe essere per quanto ?> più possibile vicina alla verticale; ma questa non è di facile attuazione nei tavoli delle scuole. L'allezza del tavolo è solto il punto di vista medico secondariamente determinata quando e determinala l'altezza della panca e la ditfel'Pnza fra il haoco e la panca. Se i piedi poggiano in lerl'a l'altezza del banco dev'essere differente secondo la grandezza del fanciullo, ma que~to sarà incomodo per il maestro. La difflcolté può essere l'imossa avendo un posa-piedi mobile. Il banco dovrebbe essere suffh~ienlemenle largo da 50 a 60 centimetri per ogni ragazzo. Richiedesi qualche artifizio per potere stare comodamente in piedi e a sedere. Grandis!!ima attenzione i' stata r1volla in questi ullimi tempi ai vari caratteri di !:'lampa, che, da quanto fu dimostrato, esercitano molla influenza sulla vista. Primieramente, irt riguardo alle sLesse lettere. Nessuno può paragonare le lettere gotiche colle moderne lellere romane senza essere colpito dalla superiore leggibilità dei caratteri t•omani. Gli ornamenti di alcune letlere, la stretta somiglianza ùi una coll'altra, come la h e la le, la f e la s, la u e la n, tutto questo renùl! necessario un più accur·ato esame della s t.ampa nel primo caso che n tlll'allro. lt~val , a cui si deggiono molte inleres:sanli osset·azioni s u tale proposito, dice che il crescente numero di miopi, cLe é stato l'isconlrato in Alsazia dopo l'annessione, in conseguenza della guerra 1870, é dovuto all'inll·oduzione delle stampe e scritti tedeschi in questa provincia. WebPr considera che la mancanza di Lralti sottili nel lipo romano è un gran vantaggio, e, inoltre, che la forma arcuate. invece dell'angolosa delle lettere nel tipo romano le rende di ptù facile lettura e perciò richiede meno seria attenzione. Weber sostiene cb e un fanciullo di otto anni che ba letlo e lavorato con caratteri romani e latini per tre mesi è più innanzi dt un fanciullo che ba letto il carattere gotico pe1• due anni. La grande?.za di certe lettere, come della m od n non ùovrebbe essere Inferiore a 1,5 millimell·i, e lo spazio tra due parole dovrebbe essere alquanto più grande di 2 millimetri o di 2,5 millimetri. Deve considerarsi che lettere più piccole


V:\ll i ETÀ

delle sopt•a Mllc sono noci-le . Il lelto1·e del Times vi Lt•ovo l etter·e di lnle g1·andPzza; il che r ende il giorn ale ossai faci lmente lE'f!gibilo da occhi ordinari alla distanza di dodici a quindi.::i pollici. Un co r oltere m olto più piccolo può anche esscr·e ved uto. 'vVeber· liTI VÙ che caraller·i, le cu i lcltel·e pi i1 piccole fosse1·osollanto di 0,7 mlll imett·i di altezza, poll·cbhero essel'e veduti o!!o di!=<lanza di 35 centimell'i; alla quale distanza l'angolo tli c~Hwe rgenza è molto piccolo, non snper·ondo 11• ~1 · . ma che p ot:·ehbc sol tan to essere l etto con diffìcollà. Con buono st ampe •3 sotto fnvorevoli condizioni , \Veber tr·ovò elle liGi letlei'C potevano esscr·c Ielle in un minn lo arl alla vocE', c a bas::a voce 1900 lettere nello sl essn spazio !li tew po; pe1·ciò in un secondo 2i ad alta c 31 a bassn ' "lCC. La pel'cezione di uno Jetlr r·a ri chiede O,O:H6 di seco11do, e lo sua pronuncio 0,0 \.0!) di secondo. M olli ~i ornali hanno caratteri olPIIn oltezza di un millimetro o meno. L a lar ghezza delle lelleJ'e è di circa un quai'Lo di millimetro, od un centesimo di linea come l't'gola, e non dov1·ebbe mai es~ere minot·e di essa nei libri di scuola . L o piccola linea tr as versale in cùma o in fondo di molte leller e tl importante pet· o vvial'e agli effetti dcll'iri'IHliazione. La forma delle lellere è !<lnla m ollo bene sludiatn dal Javal. Anche la lunghezza delle l'iglle non è senza eft'etto. l!na ri ga m ollo corta ri chiede per dita di fo1·zn nei movimenti dell'occhio, cd è inct·escevol e cl!e noi non possiamo l e~f!e re le 1·ighc allernalivamenle da unn pnrte e dall'nlt1'a. O'ntlra parte una lun ga r iga come il sesto in ~· e in fl)gl io ùegli antichi non solo stanca l'occhio. ma l'end•! foril e lo sbo ~liare la ri g a dopo nel movimento di rilo t·no. La lun ~he7.Za ùi una l i nea dell'articolo di fondo del The Time:s è 2,75 mi ll imcll'i. I o pt•cndo ad esempio " flislory oj our own Time d i Justin Carty • come un buon modello di m oderno cm·aller e e di stampa. N el Virgilio del Pickering edizione diamante L1·ovansi 32 lettere in un pollice. Nelle ''ile di W al lon circa 30. Nell'Il iade 28 letlel'e gr eche. Nei poemi di W ord sw orlh piccola edizione K enl, li'o vansi cii·ca 20 l etter e per polli ce. Vi sono ancora altre condizioni che meritan o allenzione, e tra queste deve essere ricordata la f)Uolilù della ca1·ta, il

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1.244

Y.A.IUEÙ

carattere di !-l~ampu, la bontà dell'impressione. Spesso i caratteri dei nostri quotidiani g iornali sono consumali, ec' ognuno conosce g li spiacevoli eiTelti che vengono pl'OùoLli dalla impressiona di lcLlet·u che sono in qualche modo impet·felle - quando, pet· esempio, il c non può essere distinto dall'o o da.ll'e, quando t ed l si confondono insieme, ed il rotondo dell'a, u, d, a e p divengono pieni d'inchiosl!•o. Tali imperfezioni sono g t·andemenlc a.:cresciule dalla t'\1· videzza ed iucguagliauza della cat·la, e basta soltanto legget·a una pagina o due di una delle più economiche edizioni di uno scrittore popolaJ•c, come Dikcns - ::H:ubene queste possano sembrar·e pt•incipcscue io paragone delle pubblicazioni fotte cinquant'anni fa- e quindi una pagina o due d i una edizione di lusso per apprezzare l'iolluenza della cal'tH e della slamJ,Ja. L'inlt•oùuzionc con pitture è di un gran vantaggio poicM e::-se ecci l-m o l'allenzione c sollevano gli occhi. lo penso cl1e sarebbe util e, ~<pecia lm c nle in casi in cui v'ha tenùeuza alla miopia, di insegnare per mezzo di lung hi esempla!'i o testi murali con pillut•e in capo compt•ale dai migliori carloloi . Il fan ciullo dtwrebbe tenere il dorso rivolto ali~ luce , cd alla dis tanza di quallro a sei piedi dalla tavola, le cui leLLet•e separate, come pure i particolari della pittur·a, dovrebl:et·o essere indicati dal maesll'o con una sottile bacchetla. Vi sono buone r·agioni pet' credet•e cLe lo SCI'i\'Cl'e ha una grande influenza nel prodUI•re miopia. Cohn ha per conseguenza proposto che nelle scuole cominciando ,dalle elemen tari s uperiori dovrebbe esset'e introdotta la s tenografia. Le lettere o s itnboli, sono naturalmente più piccole che quelle della scl'iLlut'a comune, ma non più piccole di quelle greche. L'arte della 8lcnografia s'impat·a fa cilmente, e g randissimo è il risparmio del tempo. li quesito s ull'oppo1·lunità di scrivere sulla lavagna fu pure preso in considerazione, e, come sembra, discordi sono le opinioni. Sarebbe dimost1·ato che con la stessa quantità di luce e con eguale g t•ado di a cutezza visiva, lettere della stessa grandezza scrille con inchiostr o e con matita sulla


V.\RI ETÀ

l tw agna ' 'engono ved ute, le pr•ime nd una cli ~ lo m.n di quat tro piedi, l e ul timo sollnn lo alla di:"lnnza eli Ire piedi, nnche evi tando lo spiac~> v o l c r·illesso ò<>lla l avagna; c per ciò togliendo dollc scuole lo hw ogna vrrr•ehhe allontanata una condi zrone prod ucente miopiA. \Vohcr è d'o ,·viso che molti incon venienti e d i~lu r·bi CAJ!ionnli dolio !"Cr'i ver e sono gli sles,i, tnnto se ' 'engon•> acloper·nti i lapis clo la vag-nn, o la mali to. comune; la pr-nun e l'inchiostr-o; ma che pur·e sar ebbe desider·ahile che dopo la prima metà dell'nnno sco i A~tico si pr eferisf>C lo penna e l'inchiostr·o. Cohn è d'occm\1•1con H om er , m n con, iglin l'u"o drIl o tavolett e t~ rti fìc inli hianche, falle da Emanuele Thieben, mani fA l tu ri er·e di Pilscn, su cui si può scri ver•e cou m ali la di piombo, o ciJe fu mno r iconoseiule super iori alla lavagna poiché lo scritto può e::>sel'e l etlo alla distanza di sei metri sullo ta voletta biAnc:n, soltnnto a cinque m etri sulla In ya~n a . Il lavor o eseguilo dalle fanci ull e, specia lmcnlc molto ginvani, non è ind c~n o dell'attenzione del chirurgo. N on y'ha dubbio c·he ogni fan ciulla dovr ebbe esser e i n~ lruita nell'eser cizio dc>ll'ago o del fil o, c fa pioetwe in lnp-hilter·ra di vecl erio diffuso in tut.le le scuole a pap:amento; m a non è punto necessar io che il lnYor·o ad e~se affìda to debba es,er·e cii tale nalur·a da r·ec.are grave danno ai loro occhi. Che tale sfot•zo applicalo SJ!I i occlti in tal modo sitt pcricol o~o é hen cono· sciuto dagl i effetti dei mer letti in Belgio c in Fr·ancio, poiché é amm esso da Lutti f)Ual o elemento di diminuzione consider evol e eli vi ~ ta di m olli lavor·anli. l o trovo che del rn licò medio· cremen te fin o sono contenuti 72 fi li per· pol lice; e se due di questi vengono pl'e"i in ciascuna ma-glia il lavor·o è fatto sopr·a il piccolissi mo spazio di '/26 di pollice. Ma nelle pi ù fine specie di cambric i fìli salgono a i f>O e più per pollice e deve es!'er e mollo penoso per gli occFti . \Yebcr osserva : c Che impiega male il suo tempo una ragnzzo clte appr·ende a lavor•o r·e Ullll calza composta di 35,000 a GO,OOO magl ie, menlr·e l'inter o IO\'O I'O può essel'e compiuto dalla macchina in una o due or e. • Mn, come osser va Cohn se una fanciulla, invece di lavorare calze, è occupola coi caratter i


424-6

VARIETÀ

~reci c colle sezioni coniche, ella non imp16,.,,.

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meg 10 1\

[-;UO tempo. In generale, è marufeslo rh" nessun fa . l\

• • f •l . IICIU O dovrebbe esegutre lavorr c te rrc rreggano ·li es!lere lenur d' slunza minore di un piede, e oltre ciò dovri'bbel\) essere~a ~ cure d1 ogni specie r•~lalivamenle alla luce e ai nllri ~:r. ticolur1. Soprallullo noi vogliamo ''enire a fJUCi'lll conclusioneche fonciulli, specialmente in eta dr dieci t1 dil'cia~elle ann1 non dova·ebbero essea·e aggravali di lnvoro, e che le fan~iulle in particolare non dovrebbea·o esser e costrette a lavot•ore nei periodt in cui sono nt~turalmellte languì le ed c~ausle. Il hl\'Oro dovrebb~ pJ'incipalmente e~ser•: fallo io c:cuolo , i lavot•i serali c le lezioni sct·ali dovrebheJ'O essere corte. 1 fanciulli non do\'rebbcro fa•·e mollo lavor·o di mattino prima di colczione, nì: immedialnrncnlc dopo il pasto. l hbri sco· la~lici pet· i fanciulli clonebhcro esscJ'<' leg{reri dtt tenere in mano; la Cllt'lll dovrebtw essere pulrln, bian<'a, c liscia. Le letll'!re òovrebbeJ·o essere grosse in l'apporto all'eh\ del fanciullo, ben fo•·rnate e bene impresse. Gli spazi tra le lince e quelli lro par·ola e par·ola dovJ•ehbOJ'O essere relati vamente la•·ghi. Le linee uon dovrebbero essere tr·oppo lunghe. Lo luce dovrebbe es!'lcre abbondante e penetrare a. .sini~lra. Scrivendo si dovrebbe !"edere in ol!o e col h•onco .c~irillo da,·anli la scrh·ania. Anche que~la dO\'J'ebbe es!'lere inclinala, o vi dovr•Pbbe essf'rc una convl.'niento proporzion e tra l'altezza dolltwolo e la scrnnna o sgAbello 111 cui il fanci u llo l> l"eduto. i!: da !"COnsiglitu·e la Jellura di piccoli carE<Iteri con luce crdpuscolare. e non dovrebbe css~r·e permesso di leggere in letto. Il lavoro aoto alle fanciulle per imparar·e a cucire non dovrebbl' e».sere troppo fino, o nessun Jflvor o nero dovrebbe ePsc·re fallo, speciolmenlo di notte.

s.

lllhto-va plla al aoltato eU rame • solto - MAURI Scùmt. Indust., e Il Proflre:uto, 1883, N. 8). È

(Rio.

od un sol liquido, costiluito da una soluz1one semisatu ra

di sal marino, dove pescAno un cilindro di zinco (cho p u o o~sct•e cavo oppur·e mas~iccio) cd un prisma di un compo-


H Ili ETÀ

124-7

sLo da m e immRginalo, cl11~ f'Crve tanto a lt·asmettere la corrente eleUriet~ quanto a mRnlenet·e l'azione chimica e la so~lanza della coppia. Pee o ll~ n er·e tale compo~lo si fondono in un vA~o eli ft> r r o 65 pArli m peso di zolfo con ·iO di polv ere di g t·a!He e [,ù di solfulo di rame polverizzAto. Queste rropot·zioni sono quelle che mi panero più opportune quando la pila è dcsli11ala ad agire continuamente, come pe1· le linee 11-'l egrafìche mollo alli ve eù orologi elettrici: si diminuisce la do!'e del !'Oifalo ed un po' anche quella dello zolfo pr~r le applicazioni che ri ch ic:>dono un piccolo lavoro a lunghi interva lli di tempo, come i campanell i e ~li avvisatori elettrici. Si rim esla la miscelA, che di,·ien fluid>l dopo che il cal or e ha fallo evaporare l'acqua di cr-istallizzazione del sale cupri <'o, e la si ver sa in opposila forma di latta in cui si immerge un prisma di cat•bone di slMla, lasctandone sporgere solo un lt•allo di pat•ccchi centimetri per fissarvi il r eoforo: un mio semplicissimo metodo che assicura per sempre il perfetto contatto del lilo col carbone, sar·à da me esposto in allra occasione. l~a massa rafl't'eùuala si tog-Lie dalla fot·ma e si ha~na la parte supet·iot·e di es~a , come put·e quella dello zinco e •\el ,.a50 di vcLJ'O, con una soluzione benzinica di ra J•affino, che lrovni etlicacissima ad impedire l'è!l'l'ampicarsi dei SAli ~ ui corpi bagnali ddla l or o soluzi one. P r obttbtlnt<'nl c, invece del cat•bone si potrebbe adope1·are il piombo. e già da qualche f..Jmpo slo pr ovanuo questa modificazione. Esperienze prol unl!ale per più di sei mesi, continuamente dimostrArono che questa pila è mollo costante, specialmente se adoperala intermill€nlemente come nella l elegl'afìa; tenuta a circuito sempre chiuso per qualche ora, si indebolisce un poco, ma col t'i poso riacquista in breve la for·zn pr·imitiva; essa può t·i 111anere indr•lìn iliYanH.'n le a ciP.cuilo aperto senza alterarsi, e non r·ichiede oltra cura di manutc~n zione che l'al"giunta d'acqua Of!"ni due o tre mesi. Questa pila fornisce una corrente di intensità quasi doppia (0. i ampèt•es) e di una forza el ettromotrice alquanto ma[:tg-ior e (in media 1. 1 voi L.) della Daniell. E ssa ha poi una durata lun ghissima, pt·obabilmente assAi superiore ad un anno; ha un consumo improduttivo trascurabile.


VARIErÀ

ed om·e poi un'eeonomia rilevante. Le pregevoli qualità di questa pila si possono comprendere anche esaminando le x•eazioni chimiche che vi avvengono. A circuito chiuso il sal mal'ino si decompone; il cloro forma del cloruro di zinco, ed il soù io si soslituisce Al ram e nel solfa lo cuprico rorlllando Jet solfato di sodio. Il rame. reso libero, combinandosi collo zolfo s i trasforma in solfuro. elle poi diventa !-!OII'ato attraen1Jo l'os~ s:geno atmosferico disciolto n~l liquido. Vozione chimica, av· venendo in gt·an par·te a spe$e rlf'll'at•ia e dello zolfo, è pro· ciolta quindi ad asso1 buon me1·cato. I...o zolfo ha qui poi un altro scopo importante, quello cjoè di cementare la grafite col solfato di rame~ formando un tutto conduttorescompallissimo, che non si scioglie subito e inutilmente, ma a poco a poco, e solo quando la pila agisce. Quando questa è esaurita rimane aderente al carbone la g rafite units a zolfo e a sol!uro di rame sotlo forma spugnosa: essa, lavata con un acido diluilo, può servire a prepararo un altro composto elettromotore. Questa pila, che oltre ai van~ggi accennati presenta una evidente facilita di trasporto ed'impianto, potendosi utilizzare tutti i recipienti e gli zinchi che sono in uso, non Lardera, a mio c redere, ad enh'are neJ campo della pratica. ll D i re t. t.ore

Dott. FELICE BAROFFIO col. med. Il Redattore Ct.AUOJO SFORZA

Capito. no meciCco.

NuTJNJ FEoERtco, Gerente.

ERRATA-CORRIGE ('Vedi {aie. N . 9).

Pag. 903 linea 18, inoece di: 7.92, leggasi: 2.98. ,. 908 • 22, inoece di: la morlalilé del nostro es~rcito, si legga: la media della mortalité

949

del nostro esercito. 12, inuece di: contabilità, leggasi.: mortalitA.


NOTIZIE SANITARIE

Stato aanitario di tutto U R. E ..roito nel m ..e dl giugno 1883 -

, ,;ÙJI'II . .\lif . C {lir·. ,

puhbli rn l" il li) .,Lto ht•t• 1~1<:1

'""!'· ~l )' . l'· :!."). E r a 111 o u•·!!li <~ 'i[l•·d u li ut il ilnt·i tt l t• .:!lllg" IIO l~lj:l 11). E u lr• d i tt.-1 m est~ U:-··il i . P l'l i . Hn ua -; ti n l L' li ll\"'•'Ì'' ,......, JI{K::. (; i " i'll:ll• • • l'""'!'' ·d:do• • E rn tt •t ll••ll t! Ì ll t't~l'll l•! t 'ÌC di c OI'tJ(t al lU !.(Ìu g n o l::ll:):l l•:u tt·:tl i llt· l lllt-!:.:• • · ·--··i li !!llll t'tl i.. • !'•' t' Jl"" " Hl't\ :dl'n,;pednln :\I.,t·ti . Hittlll !"li a l t• lu!.(Ji, , ISJ:i::.

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r.'1·zn (t~ ospedali

O,i:!O

militari (principali. succursali, inferm erie tli pres1dlo e s peciali) e ospedali ciYili. l2) Sono d•~dol•i g li ammalali passa• i RJ1:li ospedali dalle infermerie ili corpo.

~'


lt!->0

1'\0TIZIE SANll'AnTF.

~f ot· iro nn

negli s ta bilimenti militari (osperlali, infermerie di prf.\!"idio, s peciali e di corpo) N. IO-i. Le ~lltse J elle mor·Li ful'ono: m eningite ed encefalite :!, bronc hite acuta :l, bt·ouc hilr lenla i-, polmonite acuta 12, polmonite cronica !i, ple u t•ill' u., tubercolosi miliare acuta 3, tubercolosi crou ica l :.l, vizin or:;runic.:o del cuore l, cala r·t·o goslt·icn ac uto l . ra lal'l·o c nl f! ri<:o lento 2, malattie de l fegato 2, pet•ilonite 'J, ileo·lit'o ~fl. me n iniZi le cer ebro s pina le 3, dift~H·ite l, febbre g astrica reu matica l pi•Jemia !l, sino vilc fun~osa l , commozione vis cerale :1. Si ebhe 1 morto soprn 0gni 109 lenuli in cura, o>;sia 0,92 per HlO. Mot·irouo negli ospedali ci vili N. 2!1. Si ebbe l morto sopl:'a ogni 67 tenuti in cura, ossi:a 1,49 pe r 100. M orirono fuo1>i degli s tabilimenti militat·i e c iYili N. :~;, , cioè: per malattia 22, per apoplessia l , per annegamento 3 , per a!"sassinio l , per s uicidio R.

-- ------


l'IIOT/ZIF. SANI TARI!

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•tato ADltano dt tutto Il B . Enroito nel melle eU Iugno 1883. - (Giorn. M i l . l~fflc. pubblicato il 21 dicemhrA "11~8:{. •lis p. fl3•, p. :!•). Erano negli ospeda li m ilita ri al t• lug lio 18fl:l (1 ) F.nlra~i nr>l m P.~e. lJ!"C'ili . Morti . Rirn11s ti al t• agsLo JR8:t . Giornale rl'ospedale . Erano n cll ~ inferrncri•: di cOt·po al t• lu :=dio 1K8:l. Entr·nli nel rnesr• . U !=H~1 li guarili . •

p er pAssar e alrospetlalt:

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Mor li . 1 Ritnas ti Al t• a gosto 188:t . 1ti:J1. f,7!-l9K m ot·nale d'infermeria . Morti fu ori degli O!'perlali c delle infr.r meriP di corpo ·H 15ti T otfl lc rlei m orti . . . . For7.a m o>dia ~Zior·nal i era della tru ppa nel m ese di luglio 1883 . . 208:!07 Entrata m edia giornoliel'a ueg lt os pedali pe r· 1000 eli forza . . . . . i.W Entrata m edia g iornalier a negli ospedali e nelle in ti:?rmerie d i corpo per 1000 òi forza t2) . :l,ri2 M edia g iornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermer·ie d 1 corpo per 1000 di forza . :lì Numero dei morti nel m ese rag~ua~liato a 1000 di forzn . O, 75

(1) Ospedali militar i (principali, 5Uecursali, infermerie di preaidio • speciali) e ospedali civili. (2) Sooo dedotti gli ammalati passati agli 031)ed&li dalle iotermeri(' d i -<:orpo.

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Morirono rwl!li ::;tabi lirnenli tnthlat·i (o::~1u~duli, inl'tmnet•ie dt prt>suliu, speciali ... di cur·pu) ~- 100. L e tau::~e delle morti t'm·ouo: ip~rt.>mia cerri)J'fllt> l. lllellin;.dle e•l enceratite 7, IJI•onchile ncntn 1, brnn chilf' l••ula =>. polmonite ncula :>, polrnonill~ rronies 1. pl••nri te Il , LulH•t·colosi miliarl' acula 1, Lubercolosi cNni ca 11-. f·utnt•r·o ,.!'&Sirieo uculn J, <'alnn·o e nter ico Hcttln 4, malaltin dl'l fe;;1\Lt1 l, perilonilo li, ileo-tiro :~:{, meniu goi le ePrelwo ~pine l ~ :J, t't>IJbr• · pernicio:-;a l , cachessia palnslr.. l. c·A~III's,, a l;;Cot·butien J. nr trocnce l. ascr~,..o aeuto J. cHric• c• llect·o~i l. conunnzioui 'i l'c~•' l'ali 2. ewpierna 1, ::ii ... bbe 1 mm·to sopra ogm 12:J tenult iu c·m·a, o><srn o,xt pt.>r 100. ~1ot•u·onu negli uspeùuli eivili ~. 1~1 . Si èbhe l mor to "'OPJ'B og-ni 1!l2 l••uuLi IO CUI'I;I 1 ltSSÌ~\ 11,71i per 100. Mori••ono fuori degli sLabilimenli mil:tnri e !'i vili~- i-1, cioé: per malnltia 17, per an negamento Il, iu ~eguiLo a I'Pl'ilr J • P"l' cu u~P occirlE'nL81i :1, pe1• !'lllicidio !t.

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29 GEN 84

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INDICE GENERALE DELLE MATERIE PER L'ANNO :1.883

MEMORIE ORIGINALI. Alllc;:i.o tnu toi4n'~o~uni. -

Sagg io tl i m ~ teorologia medica

. 'P"U· t ~· '.!17, :116 e 62:~ • :o2tì

•otrellle t 't'l i•••·· - Suicitlt nell'ese t·cito . C:ant.- lli .\deodaato. - Disnr ticoluztone medio t ars ea col metodo

dello Chop;nt moé.lill ca ro , :!0 id. - t'n c~~o dt malattta bleue osse l'Vala in un coscrìtto d•·lla class<· IS62 • " ~· t:~o~rloni l .t'oauorcto. Rel~ ~ ione $1tll a l'<•!Ptioue so llo-pel'iostea dell'a r tt<·olazione omero-c ubital l' si111stra po· r osteo-mi elile wraniUiosa . • 10::( e 1177 (.'e •·•·a,.io l'iaah~o~toe-c·. - t.:ontributo >olio s tudio dd m orbillo nel R . e .. ercito italiano. ,. 6~;( f:u,.inutln P Iandoli . - Alcune cousioiHazion i sulla in to•t·p retazion e <.IPII'art. iO Mll'elcuco Il • 1159 lt c To·m" t•i .-tro. - Th alcuni casi dt IOI':IC~" '''~ i pt·aticati nell 'o· sretla'e mili tare Ul \'e rona. " 7 .!1 t ' in:r.i F.nric-o. - Un c~o st' <l' i!r.uria pa ral itica • 9?7 ••~liac-elli Rani t'rn. - \'ecchie t-eorit> con fe rm a re da fatti nuo 'f i • 7S1 e 89:1 f~rilli l•i c.• Ct·n. t.a pazzia nei n1 i li t:1 r i . ~ 57i •-briaco ri.-tro. - R isul tat i della m ed icatura an t isettica r1e ll'o · SiiWd>\le militare di Bologn>\. • SH!I Alac-hian• lli P&aolo. - Relazione sommaria delle cu re bal neo-te~mali-mine ra li-idroprniche-m arine nell'anno 1882 . • 401 l'creo foi~tl'onto. - Operazioni chirurgiche state praticai e negli Olljteo lali mi li tari <.lur:tnte l'anno 1831 • :• ae..aa••o. - Cenni storici aut serv izio s anitario in campagna e s ulla cl1 ir n1·gia m ilitar e, " 3()5 -"'aatiui • ., - Rl'lazion<' med ica sulla !\amp8Q'Da d i circumnav.i ga~i"n" de lla R. con6tla r.ariliiiMi In n n i 1879·80·81·82) " • 3• 'l '01·ella '' · - l aoecor·e i immedia ti nell e lesioni t1·aumatiche . • 113 Jtt .


RIVISTA DI GIORNALI ITAUANl ED ESTERI .. RIVISTA NEDIC.\ . Alcuoc forme di psicosi uremiche - Ed ward. . 1•av. :Il!-< .Aoeuriema del cor po striato - Bastiao ,. 111\:t Azione del calomelan o sui processi d i fel'meotazione e sulla vita dei micrococcbi ,. ~t) BacHii del tubercolo nella orina - Rosenstein " 347 n~cilli io relazione colla tubercolosi - .io'ornumd • .;:N Ca ngiamenti nell'opinione' dei medici circa le cause della malaria e e della sua recente diffusione - Russe! . " 1101 D~viaziooe laterale coniugata degli occhi in seguito alle convulsioni epileuicbe - Beevor • 817' Diagnos i delle malattie del sangue metl iante l'ottalmoscopio Jiige r . • 801 Diagooai delle malattie dello s10maco- Leube ,. :s\5 Diagnosi dill'eren~iale delle lesioni traumatiche de l cer,•cllo ouplay " Il o!> Dilatazione acuta del CI!Ore - lieitlc r • :1•0 Dottrina della polia.rtrjt., reumatìca - Siero ,. 018 Embolismo (sull') dell'IU'teria polmooare -l.itten • 1~:1 Emozlobinuria parossistica - Roaa . • !12! Erpete d'origine mala•ica - Verneuil e Merk.len • 11\U l nftuenza della temperatura e della pressione sangui8na sulla ft•equenza Il e i polso - Newell Martin . • ( \' lnftuenza di alc uni medicamenti sutma secrezione ,lei sugo gastrico - Anrep . 1611 Innesto del tubercolo com e meuo diagnostico nelle malattie dl'!rli 01-gani uro-genit.ali - Ebstein e Damasch • 1r.1 Malat r ie di cuore nella difterite- Leyden • ~o J,Jicroscopio nella diarrea - Kennetb \V, Millican . » t:,. Modo .ti comportarsi d ell'epitelio poamona.re nella polmonite tlbrinosa - Faueratacb. " :lll! Osa~t·vaz ioni sul s angue nella infezione da malaria - Marchiafava l! Celli. • 1186 Paralis i bulbare- Senator . • 15-s Paralisi spinale inLermittjlnte d'origio" malarlca - v. P . Gibne y • 1$8 Passaggio delle sostanze medicamentose attraverso il fegato Peipe r . • 31! Patologia del sangue - Litten •. .. IlO:}. Plesso (dPl) solare nella febbre tifoidea - Leven • 69S Polso arterioso della retina - Hc~lfreich . • !Si! Preaen za dei bacilli del tubercolo nella orioa - Rosenstein • 347 Presenza di micrococchi nello spu10 della pneumonite - Frauz Zie l • ll01 Propagnaione dei rumori respiraiOri. dell'addome e suo valore nella diagnosi delle affezioni addomic~~ali- Cantaoi • ! ID:'.


" .. .l "' Z :J·) na lleotam"nto del polso Délla m eu iogitP tub~reol are - Sée p aq. 10.; Juge o ertuion~: de i ne ni per1fer• ci mediante la sutura tubulart· Vaulair ,. ~16 Rit nrdo (del) del polso arter ioso nell a s istol ... caJ•diaca - Feli x " 1511 • !'>3~ Humor i musi ca li del cuore- Sch i'Ott~> r . Rum ori del c uo1·e a .tist;:\Uza - Biuch • 91~ Rum ori ca rdiaci a uo rm ali - llamiH oo Osgot·tl • ~!l SP e come pos~a l'epiles si a tmsme tLe•·si dagli animali •IOrut>atici all'uom o - Oellueu . • !18!1 SPgoi dt co nvales cenza fran ra nella r~bb re lil'oidéa - Chaulfard. • :oo S1n tomi 111'etil della perfo•·uz1 oue i utesti nale nella febt..r e tifoidel'lye rs • :!'1~ St udi iatologi ci s perime11 ta li sulll! m a lattie a1·t icolari - Oif"s • :.3-l Telefoni e m icrofon i - Bianchi . • 1:,;, T•·oria m1asmatic a d<- lle s corbuto - Pe trona • 313 Tet ano nella febbru til'o•ùo! - Morris Fussel • 2:~ 1 Trombosi d el l'a r leria basi lat·e - LeyJ en • • :J tl Traspi r az ione cu tanea negli uomini sani e ne i nefr it ici - Ja usseu • 1104 'franam ento (s u! ) oper a•.h ·o !.Ielle tumefazioni glandolari ca seose • 9:13 !, esser. Ulcera !>f'rfvrame de l d uode no - Cbvostek " ;)3~ ;) ';01 Varit>Cà btw igoa e late nte d··ll' empl ema

lt1 V!STA CHIRURGICA.

Accor c iamen to di'Ile man i e dti piedi dopo lt• i n6a mmazioni a•·ticolari e le r esezt oo i delle a r ticolazioni - Wola . /JU{I. :137 Afa;;1a t rau m atica - .\uge r er • ~[·2 Affezi one dolorosa d ell'apofis i m astoiJe g uar• ta mediante l'aperl ura • ~ r: con la sgorbi a - 1\ •·app .~ lte•·azione d ei vMi rlopo l'nmputazìone - Seg.:>ud . • 16•: Antlu rism i tra um a ti ci - Tt~nger " J.ee • 170 :o ~3, Asvortazion e totali' dello s •erno - Kij uig. Camera aset tica - Sc hftckiug • Hl l Ch •ueura della vena can IDf<'riore - \\'arren • 1 11 ~ Commozio11e e11r ~bra l e • :;:1 Contribuzione allo studi o !.Ielle feri te d'arma da fuoco nel cerv .. llo • I ~H2 - Doutrel epont Di agnos i per le lussazion i delia tes ta del femore - Treub. • 2•~ Divulsione del piloro e del cardias nella atenoai d i questi ol'illci Loretl\ .

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Emonagia dopo la escissione •li una tousìlla - Lt>tl'erts • Eauo noale delle rese:~:10n i a1·1 icolari de lle estremità supe riori

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Esti rpazi one di un r l!ue - Roseuhach • 'Est i rpalioue d t'Ila ci~tifellt!a pe•· cole litia~i c1·ouica - Laugenbeck • Estirpazione di Ull ftLroma del r ene - Bruouel • Iasctn• ura ge5sata con ferule di pnglia - D'Anscb ii tz. "

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}>r·attura composta dell'oast• t1•mporale con er·nla d"l cenello P el klugton . Jlttl/. 111:. l''ratture del bneino - Kuemio ,. 300 a rav o ferita del cel'vello st'guha da guarigione - Slel$uer • ~ Grosso Calcolo salivare - ,\11\rkeru . • 1115 Guarl&::ione di un aneur·i;ma cerebrale- Gr6y • !'2.1 JncaJsulanH·nlo del corp i ••stra uei nelle osu e nelle artlcolalioniDementjeu • !H:t lntluenza d~l microrga uhm i sulla cari e del deuu umano- N.iller " :.t Lesioni dei ''asl nelle lussazioui dell'omno - Korte ,. 16l I.esloni del cranio - Beclt . • M4. J.,rasazioni della rotola- Me~·er. • 1!16 :'ieHite cullilale pro,-ocata - Leudet. ,. 1~0! Necrosi c•d estraz1one di un canale eemiclrcolare - .Moos " 68 Note chirurgiche su li P guerre dello ZulultUJd e TranswaaJ (1879 <' 1881) - '!tllllr· Drown. • ?04 O'J7, 9'J8 e 1109 Nuo.-a medrcatione ilnlisenica - llruua • SltS ~uoro metodo di medlcaziou*' ed rmpiego del aublimato i n clnrurgi!t • 1198 Operationi rncrueote - wour • 538 Proprietr'• aatlpul ride della. toriJa - Neuber " 11!16 nt's•·zione dell'artlcola&tone rlel prede. dell'a.nca. e del gomilo con eooserva~ione deifli .-plcondrll e delle eminenze muscolar~ Ktinig .

..

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Hesetlone del pil'dt medianti' In Patirpazioae primilrva dello aalr'-· gaio nella ìnfiammatione fungosa dell'articoluioae- P. Vogl • 11111 R.esPzlone d rll'u retra io casi dì restrio~rmento- llt'USner. • 1201 Sarcoma di una ~onsilln jluarlta con le io.!erioo.i di jodoformeWemlechner . • b1 ;o;vegliarino cleuri.:o nella cura dell' •ncoolineoza notturna d'ut·tna - Bezu , • 12()3 •rccnica della medicatura col jodofor·mio - ldosetig • n Traptantameot~ di muscolo dal carr11 all'uomo - Hel!ericb. " .l!tS Trattamento del dolore dr denti - Kirchbaur·. • lt.-!3 Valore romparato delh• stirameoto. dello au·appa10en1o e della m:' recco mia nel tratt11me111o di'Ila "*'''ralgra aott'orbitale ribelle • 3111 - Blum

Rl VISTA DI OCULISTI CA.

Acido borico nella congluotlvlt.e poruleola - Soell .)iQ#, J(~J Anatomia e nosologi a della neu,.He relrobulbare - Samel~obo. • 17.l Azione rtel corpi estrliDei ntll'ioteroo degli occhi - Leber e Ludmann. » IOOi C•ellil pel colore verde- • lO·li Degenerazione amiloide delle palpebre - 114hlmaon • :111 Determloazlone quanU~atlv~ della. mlopia colla keratoacopia coll'uao di un eemplice epe.ccblo JH&no - Cblbret • t4l Disturbi d*'i movimenti uaociati degli occhi per azione touiea KoYaea o J<erteu . • 21tt

,


..)"'1_,,l .P:t~wrl'~,:t• c <!~Ila o·etiu ~ Jutlo~e

nelle malattie del fegato ct•fllli cv e o·;,fraziooe ocula o·e - Bono

Ol"iJttne d e: tlo ~ta fi i• JrHa postic um -

Liuen.

1-'auls~n

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• 3;:1 • :tcv • IUUl • 112~ • 1~1 • !>9

O.l!dm om ot roa - Jantl . Ottalutia IH'<Jdou a dall a J o·q uio·ity - Salller PniO!(enia del glaucoma primiu •o - Pat·eut SJOLOma\vl o.:ia •lo il:t pupt ll a - llo • e. S1wc•ale appl tc;t7.iou~ de t meo1schi lenlicvlari - Sreinheil > 370 ~tudt sulla eztol~iR della mwpHl. • liti St udto t·l uu co isoulogico .. ul vrocesso tracomawso- ~laude13tamm • IIIS 'l'<iOtla nd [>\liSO vrnoso della l'••l iua e •Iel la cir,·olazione iu traoculart'• llHJ.I 1\ liziou e colo rala - Grazz1 . • J(l()G

Hl\' IS T A D'ANATOMIA I:: F ISIOLOGlA

s ulla fot·ma e meccauismo del cuore - Macalialf·r JJ/lfl. 7 13 l:ipasmo <lol lto vene - We iss . • 715 Speri01enti sulla t.r asformazioneolelpeploue oell'or lc(aoismo-Seegeo» 71H l!na pao·ula ll~ll'anatom ia a pt·opo~ito d1 unr• ques~iooe •li fieioloria e di clini ca - UOiil • ll~l

o~unalioui

.l::liologia " te1·apia del la s•·~: re~ione blenorra:;:ica- Escllbaum . p a (J. 1011 llerves zoster - Fleurt \\'ethcmll • 1011 Nuo,·o J·lmcdio ipoderm i co per la eilllide. " 1017 Stt!uo~ì silllltica della fal'lnge • !Oli X an• homa tub• rostonc - .Malcoln• Mnrris • • 37'

RIVISTA DI TERAf'EUTICA

A$piratot'l t ni~ tt ator• - kiva • pag. 72~\ Azi one de l chinino e d~!ll'acido salictlico soll'organo dell'udito • 11!4 li:! rcl1ue r e Weber·l:litl. • lt'il6 Azioue t.leJJ .. Diu·oglicerina e i nirriti - U ay . • us Bism uto come auttset llc.o - Kocher . Cainaa - .Fi le hne . • 70 Cbwuta ad al te dosi uella tiroide - De Saotis " 71!1 Cura det n1ah cunsecut1v t al raiTr·P.ddam enlo dell e estremità- La• 2~2 pa1io . ~ 725 Cu r a de li'd.:<>-t ifo nell'esercito prussiaoo. :t ':'~9 Cura della fe bbre til'olde- Vulpiau . Cura d ei tum ort colle iaiezioni pnrencbilnatoje d'acido jpero3mico - Wooi wa rtt·r , " 732


1258 Cura ~bortiva de ' l'ileo- tifo - caniAtli . 11ag. 7~ Cura delle granulazioni congiunti vali col jequirity • 786 Impiego dei ltquwdi p <>r viucere i restringimeoti uretrali- GauYon" m l naut!laziouo• ipod ermica - Silveater . ,. ll!'T Inut ilità dei rimedi stiuici nella chirurgia generale - ~ohn e RoberLs • Il~ l odoformi o quale primo mezzo di cura sul campo di battaglia Mundy " 1146 lodoformio nella cul'a r1elle malattie pola:onari - Marchionneschi • 781 Wedicatura di jodoforme e di torba nella clinica del prof. Esmarch - Neubet· . • 7!'T )lodo semplic e ed efficace oli cu rare lo spasmo degli acrivani Nussbaum . ,. 261 Progre ssa dolila toera.paa delle malattie degli orecchi u ell'ulti mo decennio - Bourk.uea· . • 6t 9 Solforina o fegato di solfo cristallizzato pei bagni aolforosi scnz:l odore - Larbgl ebert. • 11~8 liìolfuro di ciU'bon io nella difte a•ite - Riga•!, A ugè, Pea i t ,. 1:: Sull 'lmpie.go <lei .,iodoformao in oculietica. ,. l'IO':\ Taunato di aoda. .nella uefrite c ronica - Briese ,. I l $ Trattamento de.lla meni11gite cerebrn-spinale - w ood • 2fU Trattamento dell"eczema delle mani e dtolla faccia - .Jaovier • 731 Triclo rofenol e come il miglior disinfettante delle ferite e ulcere gaugrenose - Danin . • ;s~ Tecnica dell'alimentazi one artlllciale - Quinquaud ,. 11'1 uso t!'rapeu tico del s apone molle - l:lenator . ,. (!!\

RlVISTA DI CIDMICA B F ... IU.lACOLOGJA .

Coloramento artiJi ciale d'una c hin a medianle l'u mmoniaca - Thomu e Gulgnanl pay. m Digessamen lo de~ vi ni sotto il punto di vista J ell'igieoe ,. u Digestione dei medicamenti - Bro wnen . , • ~66 Dosatura dell'ac i•~o 6alicilico nel la tte ,. nel burro - RemonL . • 11~1> Yu ls• dcarione della radice tli poligala virgi nlana - Charbonnier ,. 741 Ft. rmento diastasico de i batteri - w ortmann. ,. ;;:;s :Matite di jodoformi o - Vu lpius . ,. !08 Joletodo r>er dosare rapidam en te l'acido s alicilico neUe b~vande Remont ,. mn J'\e u\ralhzanti de l succo tubercoloao . • ;,;;ç ~:uovo proceuo per ~~~ valutazion e dell'acido urico - Cook ,. 370 Presenza dell 'allantoioa e dell'asparagaoa nei tessuti. delle foglie . . . ,. 743 gio vani - Schultze. Sull'uso dell'etet·e e de l cloroformio PH la ricerca deU'n.cido salicili co nel vino - Malenfant . ,. 113:3 Toluol-dlamiua - Stadelmann . . . . , tòll Valoré germicida di cerli agenti tl-rapeutic i - Steroberg . > U2


RIHSTA DI YEDICI:\A LEGALI!: Ae~tohossioa . Teleuo d ull'andt·omuda japooicn - Eykman . .P«U· 141 A n elanamerllO transito l'io per i.Sti.lliuioue di poch e gocce dì una ~ol uzione d i :ltr opiua nel condotto udith-o ester no eano 1\uapp. • an Ane lenamento c romco per antimonio- Caillol de Poocy e Livon " 7 15 Decalctlicazioue mercu r tale - Sall.on acki • 1 13.~ Di alcun" ma lattie provocati' e simulat.e dai coscritti della Galizia - Fillenbsum . • 1140 Eptlessia - Saemens • S1!1 Intoss icazione cronica con il cloralio - WHfringE'. • :nG l.··:.:gero t r autu«tismo al capo - Sentex • 818 Pro•·a sl' mpl tce pe r la cecità monoculare airo ulata - llai'IE>o • ?4~ Stmulaziou~ d'in.bectlltt ù - Fritsch . " 74~ ~tmulazaone di sor<lit<'l unilate rale - Voltollni • ?•19 Sordit;'• U<!t C< >8\'rllti - We idenbaum . • 1:i Vtsione dei colori dal punto di vista medl rn legale - Gillet dt· Graodmont " 378 Un caso d i m oa·te durante lo narcoa i clorolòrmica - Uardeleben • IIS7

RIVIST.\ DI T EC<SICA Il: SERVIZIO :\IBOICO .MILIT AH E.

l c at•ri e t treui oapeùal i pel tra.srtor lo dei feriti e maiali in gu.,rra pafl. 1116 ls Lrnzione s ul funzionamento generale de l servi zio di eanitl\ nell"ar mata fr3uceae . " 1r.2 :Netodi antas etl tct usa t i nt•lla rratica chi r ul'f{aca degh oapedali d t r isena. t· di campo nella cat:~pagna egì&iana - Crooksllank. • 81 Re cl utamento dc·ll'esercilo inglese - Citati • :.180 Scr·vizao sarnttut o d'un corpo d'arll!ala franceae aul piede di guerra an marcia . • 177 Sernzio m edtco nell'esercito francese • 75:1 Stu diu a ntOtJrOmerr ico medico dal punto ,Ji vieta della aUitudine ~• ser-rizio militare - Jaussen. • 750.

RIVISTA D' IGJBNS . Distnfezione dei quarLie~i militari - Gra njux. pag. s;, Disinfezioni e innesto vacclnico . • 8~ Il cboler a i o Egitto . • 190:S Illu minazi one elettri ca nPlfli ospeda li. • 83(; l nftuen &a degli t!aercizi sopra le forze muacolar i. sopra il • olume ed 11 peao del cor po • la ca pacità polmonare - Burq • 38 t Pt•ecauzioo i contro l& f"bbt'l' t ifoidea . . . . . . • 38.• "filalità dell a tricnina nel lor do ed in altri cibi salati - Fourmeot • 33~


4ttj(J RIVISTA IH Sl'ATISTICA MEDICA

Cartu dell~< malll.ria. 111 Jtnlla . I•cry. l': v at1 stat.lslìcì sullò stato su1Ha.rlo del R. ese rcito nell'anno ISSt " ec>~1 :-Jilitarl moni dopo essere stut.i rUormail. " l~ Rapporw annuale del comune ùi Bruxelles • 181 Reclutamento 10 Jlr anrl a nell'anno l~ " 838 Rtasauoto sullo sHtto stuur..nio dell'esercito italiano " 180 Sla\ iatica medica del ·~~ereito francese " 941 Sratistìc:1 dell'esercito ausrro-uo.-;a rico dali aprilo~ 188~ al 81 magato " IO 19 • 1:!17

l$(8:1

Slatlsrica delle caube di morte YAR IETÀ

Atre:tiooi dell'occhio in t•elulone colla medicina e colla chlJ·urgi&JI•lll· 12!3 Ambulan~c da guerra. in Aullria . » ?G l Appllcozloue delle cogui z1oni di idrottatica e di idraulica alla m.edJcina pratic& - Ltst"r . , l!7r. Cenni di geolt)f;ia 11d i.wriot pensieri totorno al clima ed alle ter · mali scaturlgìni dell'isola d'lschm - Machiavelli " 950 " 1021

·Considerazioni sopra tatuai metodi preacl"ilti dai capitolati d'appalto per t·acce uauooe delle derrate ìllmentar1 per la lro ppa. e per gli oapedall - Pecco ,. ~ XleLm cltil neUe mediche aPJ)hcazion1 • 1111 Ernia incarceratn ridortn con un meno antico semplic issi mo t• poco unto - Ballerlm . ,. 'li>t Febbre tifoidea negli es{'rciti. ,. 211!! Lettere chirurgiche dalla O<~rmania e Scandinr•vi.t - Bottini • 186 Malei!Ii delle mosche .. 105! Nuova pila al aolfato d i rame - Mari. " J:t.n Nuova pila portatile Siemena. " 1163 Nuova pila . ,. SCt :N uovt i~tr ument.i chirurgici. • 19c Nuovo accumulatore. • 39! Nuovo accumulatore a elet~rodo di carbone • 7~S Occhi ar!Jtleiali. • :lb:t • 500 Paraplegia da t!mosi guarita dopo la circoncisione Pila a corrente continua. • 7Gt • 761 TOn$illotomo eleuro-aaust ico - Cap&r' Uao dt>l t&bacco . " :1\lt RIVISTA B18J,tOGRAFICA

Cefalovmatoma traumatico - ca..lh . , pog. 30l Colpo d"oecblo professionale - Cuigaet » 3~ Della kra aul gio•an1 nall nell'anno 1861 e vicende d•l R . ese1·cito dal l ouobre ISSI al 30 aeuembre 1882 - Torre . • t5ll

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l .:!li l Il r·amr· e rl piombo uell 'alnn•·n ta11n ue e ncll 'illllust rra- t;outier 1"'!1 · 7fo l Jnro rno :~1 Ctli' I'O • •untrrrìo del Br asile- ZawP.rthal • 8 12 Orllma m e uto s~rti1ario llell'est•r cito se r·IJo- GjorgjP" ' itj ,. ~G:I Pra na· lla llolta . - Pr·..g,•uo IJremi n•o a l cor •ror·so del nuo vo ••sped ale d i Llll!O in Rom :t:;:na • 111 1 Relazione stat istica sar11r:l r ia d ~II'~SHCi lo prussiano d al 1° aprii •· ISi r• al 31 ma i'ZO Ili.' l • ~~o So pra alcuni casi ol i gi noccluo "algo- Cecca relli . ,. t:r.:; St ud io sull a murtalir.'l e sulle cause dei de cessi ne;.:li ··sercili e uropei - Sormani. " 11~'\:1 • l 0;,(1 Su lla razione tlel s11ldato italia uo - ~Iol eschntt Sulla prPservnz io ne ol ••ll'uom o n e i paesr di m a laria - Tommas iCrnd•·li • GVS Trar tato tlel vacciuQ e della vaceinazi o o r. arumale - Warlomo nr • :~ca

CONCOKi'll.

Coucorso al prendo llufalini . Concorso al p re m io Palasciaoo Concorso al p r emio Ri beri Nrro,·o co ncorso :ti premio Riberi.

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NtiTIZIE S ..o,~J'l'A KIK.

Noti zie saoi tal'i e del R. EsPr c ito, puq. 111. ~o~. 20~. 111:1. 397, :l\l:J, :.n. 575, ~Ili. 863. Oi:;, 1060, l Oì l, li ro;, e 11 & '7 1\o tizoe .

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ELENCO 'IWI

lavori scientifici pervenuti al Comitato di Sanità Militare durante l'anno 1883 e fino ad ora non pubblicati.

•arbafelli lEttore, cnpl~ano medico -

Alelloll ioterpretuioni dell'art. ?O dell'elenco B. &aPoetobiai Enrico, maggiore medico - Cil'Ca la acinosi spinale post.eriore. JJa..u«aldi l.iberio, capitano medico - Un uso di eriaipola esantema· tiea occorav oell'oe~a.le militare di r arma. Retti ea.v. Domellieo, tenente colonnello medico - Uomo cancr o. •oasi IFeliee, tenente medico - Di no cuo di enrie secca curata col raschia mento. f"ampatelli .t.atoaio, sottoteoente medico - Dei mezzi igienlci indispensabili a tlreveoire o !Imitare le lnfedonl palu atri. f 'a ....atù fl't'lestino . capitano medico - Contributo allo studio del cloroformio. C:ei"ID«'lli tlorrado, capitano medico - Relazione sanitaria sul campo d'ieLrUIIODe fatto dal 2) fanteria . •'-'.~ello aa6aelt", eapltauo medico - Storia di un caao di aneurisma ~raumatlco pr1mitho dotll'arteria tibiale anteriore. Dc t.illo cav. t..oiA'i, maggiore medico - Perlz•a frenopatiea legale dell'imputato Leuni Paequate. •f' Gadaao. tenente medico - Storia clinica di un caso di eo1aneatuin. ed emiparesi deatra con conll'atturn parziale dei muscoU 11euorl delle di ta delln mano destra. 8e11CiJM 8ahatere, tenente med ico - Contr ibuzione alla chi rurgia eonaenatriee. Frat•un commioutl.a della t• falange dell'i• dlee dell a mano aeell'a complicata ad eeteaa wcerazione ed ioOIIrulooe puruleota. Gua.ri~ione.

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f'riN<ti••· eott.otenenlf' medoco -

Di un·am ;>u ta&tOOI' al ten..:>

• overi<rre d~> l loracr o<r tiP1f ui ta per tumor!' mahgn<r a ll'avambraccoo. Fiori ca•· 4:• ..•rc- , tenerote colonnello rneoli co - Le m a lt~Uor del r iparto m t' dico . .,,.,,,.., Ari.. c••f'mo, <:ajJitauo me•li co- Studio critico·ch oico su lla poimoro Ile cr up:. lttoi•...a,... o l .•ici, IOttntPneote medoco - Conlr obu&ione allo atudi o uraf'PUtoco dPila polm ono le cnopo•a. .-.,.,.; 4"'""""~'· 30ltut~u··ute m~doco souo nuon punti do 'i•ra. Osi Pr•:ozioni onto ro•J ad un caso di toraceotes o. .tmbriao•o Picltro . c~potano m~•li co- Stoi'Ìa elioi ca t•d ana tom:ca di un caso do oLire nwctin 1'<1 inte rna. ~e~:ntta •la ffi"ningo:r purulent.~ e d n pio••on i a . llliebieli Lail;i , capo tano medico - Ue ll:l d owoea uremoca . Mi~n~eee IIH>It ...cia•o. ca rit.~no ml'doc·> di comp lemf'nlo - Storoa di un caso di epatite ~u ppù ra t a . .,lnlibeDC" Andll'f'a . capotano mP<Iiro .4pJ'nnto storico-c r ottrt> :tlla n>emoria dPl o!•HII'II' l{onoano • l.a ffif'do rn ion e dell ~> poagh~ on c:. no ra~: na "· Id. Id. ot.l id. - :>opra un easr, clinor.o di pt;o•itinite da coprPst~<i d i •~t>nrericro. Pari• cav . A•d~a maggio re ml'di co - Bre• i •·euni s ul1' am1>uta1io ue di unagamba a<·guo ta da tetano acuto. PPUi Ti•"" ""•· ftOtloLenente med ico - Poch•• osser.-all<rn i fa w· nell'ospedale militarP divisionario Ili ~leSM II:I. Pit'rancl'li Wirbe l c . sottotenente medico - Del jodnrn do pot:'lesio nella pol:-nonire aruta. aan.d ac-rio • ;,...,,.,., sottoteneote medico - D•· l modo do m•·dicar" !~> feri Le •ul campo di b~ Hngloa. • .,,..,; ...........,...... tencn!A medico - ,.;opra un <'aso do lusMtione inf~­ r ior,. dPI t• c uoeilormP. •iYat.o l __.n ,.i•in . eapit:lno mttd ieo -

Al c u n1 dei piit antichi tra:tat• d e lle

fe r ite da p roi.,ttili d~l dottor Enrico Frohl ic h (tradu. 7.10111' dal l eol~H<'O.I.

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Id. itl. - Sullaguaribiliti.dell e alfo>ziont ''alvo lari del prof. Drasche - Tr aduzione. ai... ic-llo !Enric-o, ten~nte medìro - Il percloruro di fnro conce ntra to nella putrl'diue nosocomiale. a.mano ti:ia•e ppc, cavitano metl i•·o l~a medicazione dell e piaghe in campagnn. aaiai «:eaillo, souotene::~te medico - Delle m:~.latue zimotich!'. lii...,U•di f'arlo, aottouoente mellico - SOpr a uo caso di u lcera cronica d ello stomacoJ. ~rra&i cnv. Qio'l'-ai , maggiore medico - Stor ia clinica di un eaao di men ìngite sempllcr ba8ilnre. id .


-.;h ... ,..,.; •·•·•n".."'-'"· ~3JIII.<!Jio medico - Due meai w un ripartO chirurgico. - Ajlpuotl elir.lci. •J>e o·zn:.::u C~i uHel'l"'· lenente medico - Oom r ibuto .olll! tl(Hlratlonl dt urgenza . •.,,... , i .\h'""'""'h'u , capiLano medie.• -

Rull\zione ..aoarann della scuola d1 llr<> al poligono 111 Sptlimbf!rgo nell'nono 188:1. ..,,...,... ,.,.; J .t•oJouhh>, ~ottoU!IIPnle m t• d t co - Su tli u11n Cerlln d a rma da fuoco. - corrtribnzioo•• &ll.t chirurgan con$1'rv:urice. ·ro·oml11•11" • :•hnundo. soli o tenente nr ~dice> - Il b~goo aio:pido perma· nente nelle gra~• J lelliOlli della mano. xu ..rol .. •~i""~'l'l' .. sottoteneote mPdioeo ulcl•rn. (a(jeoiPni c:o

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""'" r.lìnicn d o un ril•o di.


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