GIORNALE DI MEDICINA MILITARE 1884

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SOMMARIO DELLE MATERIE CONTE NUTE NEL PRESENTE FASC ICOLO.

!lle morle orl;;h•d•l. Fr·aocesco Cortesè. - Dott. E. Ricciardi, maggiore medico. . . Pag. 3 Osservazioni m ediche sulla Baj11 di Assab (A tfl'icn Orientale), del dott. Cesare Nerazzlni, ufOci:tle medico nella R . Marina . • i l!

ll:iwhiln di ;,~;lo rnnli llnliuni e d E s te ri. RIVISTA MEDICA.

Il microbo ueii J. tubercolosi .

. Sull'inoculabillta della dilteritc RIVISTA CHIRURGICA.

Sulla terupiu delle fratture ossee< - T. Schapf . I l raxis nello strangolamento interno cura r adica le dell'ernia- Polaillon . . • . .

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RIVISTA DI TERAPEUTICA

Azione antagonistica dell'at r·opiu a e della. pi locarpina . • . . • Essudati nt l labìr·into prodotti dall'azione de lla chiolua e dei salicila1i - W. 1\lrchner . . . . . . . . . . . . . • Sull'uso della cairiua nell:t cu ra della poeumouite - F. Rlegel. •

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Gr.

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RIVISTA DI CHIM ICA E FARMACOLOGIA.

Sulla pretesa conv ersi one della. brucina nella stricoioa. - Han riot • llell'a7ione dei ''i ni sttlla luce polurizzata - S. Collon . . . » 'l'annnto di cauuabiua- Fronmuller . . . . . • • . • . • . • lJosatura dell'alcole amilico n~ll'acqu:t\'ite - L. Marquardt. . . ,. saggio d~ll'oriua cou 1'acr<1o diazobeuzo-solforico e suo uso per la ricerca del ;;Jucosio - Penzoldt. , . . • . . . . . . . . • \' ini alluminosi - R. Malenfant . . . . . . . . . . . . » lnOueoza dei sali di prombo uella ricerca del iosforo col pr·ocesso di Mi~scller·Jicb - M. Beckur ts. • .3opra i l boro - A. Joly . • . . . . . . . . • . . . . . . •

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R.!VISTA DI 'I'OSSJCOI.OGIA E MEDICJNA LEGALE.

SopJ·a di alcuna forme di malattie simulate c procurale negli:iD· scritti di leva Gal~iam - v. FJIIenbaum , . . • . . • . •

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RIVISTA DI TEC:'<ICA E SER.VJZIO MEDICO MTLITARE.

Reminiscenze di uo viaggio i n Russia - w. Rolh . . . . . . • ThA saoitary cootrasls of Lhe Br·istib aud Freuch armies during the Crimcan war - Surgeon T. Longmore. . . . . . . . . »

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(P"'· la CO>ttl nua~lone dell'imlice, vcdcu lla ter;a pagin a della copet·ttna).


GIORNALE Dl

MEDICINA MILITARE PUBBLICATO DAL COMITATODI SANITÀ MILITARE (PER ORDINE DE L MINISTERO DE LLA QUERRA)

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Anno XXXII.

ROlY.I:A V OGH F.RA CAR L O, T IP OGRAFO 0 1:s. M .

1884.



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FRANCESCO CORTESE

Se una lun ga vi la intemerata tutta spesa nello !:Ludi o, nel lavoro assiduo ed efficace, se una mente lucida. bene ordinata e arricchila di sana dottrina, se un cat·attere forte indipen7 dente e sempre egna le a se stesso tanto nell.a prospera quanto nella avversa fortuna sono virlù e pr~gi nobili ssimi , e colui che in sè li raccogli e fu e sarà sempre oggello di lode e di ammi razi one presso gli uomini, degne di essere lotlale e ammiral e e fall.e segno alla pru bhlica estimazione sono certamente la vita e le opere di Frn ..eeHeo CorteHe. Uomo, cittadino, scienziato, puiJhli co uffi ciale. padre di

fami glia, Francesco Cortese fu modello di rellit•1dine, di operosiLi• , di scrupolosa esattezza nell'esercizio dei prop1·i dove.ri. fu uno di quelli uomini rari di cui si va sempre più perdendo la impronta , e dei quali al contrario tanlo bisogno avrebbe la società. Delle discipline med)co-chirurgiche conoscitore profondo , aurore di numerosi scrilli scientifici di non comune valore. esposit ore facile ed esa lto ; nell e lellere, nella storia e in molli altri rami dello sciltil e umano piit che comunemente collo, il _ suo nome fì gura degnameute acca nlo a quello dei ehiari ·uomini che illustrarono ai nostri tempi la sciem:a e il nostro


FR.\~CESCO

COIITESE

prtt• ...e, c di cui la memoria non ::arti cosi pre5lo per i::pcgnt•r•i nelle rurnt·e eti1. Ila tptattlo alla cons.idt•t·azion e fosse circoml:lto, lo dimo,;trano le rc ... rim<rnianzc òi onore dte si ebbe in ' ila da ;:rJ\ erni e ,;odalit.i ~•ieutiliri uostr·ani c fore;;tieri, lo dim n:-.lra il coulo in cui erauo lt' uule !t· -:tll' opere,, gli importanti Pslratti elle llt! fiii'UII!I dati tlallè più Jli'CJ.(C\'Oii l'i\ isle di lllCt!icina C ui f'!tirurgia, lo dittiOSirano le relazioni che e lrbe t'la corri;;pontlrnza <'l'i . :tolart' rhe lennP roi più em inenti se i<'nzial i di Europa, ma,; ..:irne dt-'lla l: crmania, lo dimostra il lnltll chE' dP.:-tù la sna mor·te qui c all'estero . ÒO\ e il suo nome era forse più coJHr..:riuto c le "UC tlJWI'C più .lpprr•zzale cltc in Italia . terra Jl Oll ,;cmprl' ;.mtla ai suoi figli . .\ 1l altri il di,;t·nn•·rc con la d•>llriua c J'nuturit;'t elle il :;o:!, · gc'llo ridtit•d,. ll··IIP =-u•· otwr·c ~~·icntio chc; io dirò più pal'lir.olarlllt'llll', ,., '111 c· l'n 11 i 111 o (' lo 'l udi11 ùel 'cr·o m i tll'lla no, dt'li a vita puiJhli,.a e pri,.tltltli Lui; •rncsla meno nola, ma non meuo onore' cJie nl: mrno tlrgua tli 1':;5ere ri-:onlala all'all't'IlO di tflldllli lu r•r;tloltlwro t•tl rloiH'I'IO caro . F ranet•~t·o t:orle:;r l ra~:;e i natali tla agiata l'ami;..dia \ CHdn trapinutara:;i nrl ·l Gl O tla B ~'rgamo a Treriso. r:a,·o paterno fu colomwllo tll'lla rcpul ~ l•l ic a di \'erwzia, r il padre t:iorauni inizialn•i IHII't' nella carri .. r·a tlelle anni ~erri r•omr alliPn~, fìnchè la muri!' tl,•t g•mitCJre <' i ri\ olgimenti ]HIIiti•i lll t'Oibiglinrnnu ad altro geucn•tl'urcnpnz ione. La rn:Hlt-rt:iulia lìglia del cnpi t;lltn .Xolt. ~a ::sort ia prorcnira da farni )!lia patlor;J na disccndt'lllè da llUI'I famu~(l prol't>:;sore Errole s a~:"OI\ ia l'flllli~ palati no, :tutore di Ull:l monn,.:ralia :>ulla plic·a pnlt~nica c <l'nn rol ume d' open' iu Li t ola lo: Il rrru li.y Sassrm iue l' l'fi!JIIf'u.wut fll'llt icanwl e di altri sailli !'lampali a \'i cenza nel lli.?ll. 11 no=-tro Francesco ll<WI!llt' a Trcriso il H · fcldnait• IXtl:?. Trascorse la sua infanzÌ<L in grembo dei gen itori; nw, non


FilA 'iC I~St:O

COIITE~F.

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1·umpiut i ancot·ai selle anni. fu chiamato a )filano dallo zio }l•tlcmu Francesco, il quale giil unìciale nell'esercito clelia t·epnhiJiica resalpina , e poi p ns~alo nell 'ammini::trnzione mili• tare t·cnt ralr, era co11rapido avan;r.amento salito alle r.:n·iclu; e :';.!lì otHtrì (lì ì~p c tln t't' !!~' H e r<li P , direttore gcuer:-~ l e della Ct):;t'rizitinc, ('aYali cre dt' lia corona fetTca, barone del regno. l't't' t:ura di questo suo zin .: !te fu il ::no secondo padre. il suo hcncfattorc, ed a rni .;rrhil, sempre, nell'intimo clt•l 'liO cuore un sacro cn ltu llì all'ello e di gratì tudi11e. fu amme~~o uel collegio Longone di ~l ii:Jno. e da questo dopo dne anni p:ts!;ù llt'l o·ollegio de' Paggi, r hr era un istituto di l.'dncazione militare e 11c l tempo stesso di cori C'. da cui i gìon1ni us<·iraoo a 18 at111i jJer entrare ::.o ttntenenli ueii' P.sercito . l)uivi egli fece nntendi pr11gressi nelle matematielt c, uella lingna l'ran ec~r o l.llina. ma principa lmente nella storia, nella geogralìa e nell e ltellt• lt•tten'. per le quali et.he ~r mpre parLicnlarc dispo:;iziune. \l a raJnto ron la fortuna napolroni ca ilre(!IIO d'Jtalin. Il rolle;do dei T'aggi fu sopprc.;::o, e il ;.:ionHte f.ort~'~e do' cttc fll•llo =-coro· io del l R l i- fa t· ritorno al forolare p:llertH> e sn·glier,i una nuoYa profe~;;ion e. St:else spo11taneamrnte, come Jtr•>fe-;:.:inHr lihera. la medicin a; e nr l IB l ~-- r••mpiuti gli ~t udi Jll'rlim ina ri, free il ~ uo primo in gre:.:~o nella l~ n in' r:;itit el i l'nllrn a, dor r w nqui:-lò l'un dopo l'altro e c·on pl01uso tutti i ,!.!Tatli :10·r·adcmiri. c;cmp re il primo fra' primi alla ::;nwla <'agli e~a m i . am;tlr! e stimato dai compagni e dai professori pel suo camll•'t'e apcrlo e gio,·ialc, pcl suo amore allo studio e il profitto o·ltr' lll' tr:wra . .\ t>l IS:>:I CIHnpii· il l'Orso unirer,;itario con grantlf' l•nnre c coll~"gn i la laurea dollornle. E tanta era la -.ti ma artptistatasi prc:-:;o i profps,;ori. rhe :lPt'ena laureato, ftt d.t r::'i prnpn.,lo c dal gor r rno di Venc1.in nominato all'uffi cio di a~6isten t e alla c:1lledra di d inica chirurgica r<:lla allora dal prnf. r.e~a re B. u~geri.


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I!IIANCESCO CO ttT ESE

l) uesti gli Jimostrò particolare all"etto e stima, tanto c h1~ nell'anno 1 8~m lo propose come alunnu al co rso di perfezionamento chiruruico all'Istituto di Yienna· [lllsto ch'o.;i 1·onseuui b e tenne pet' un tri enn io con piena sodcii:>faz i0ne òei pl'ofessu1·i Kcrn e Wattmann, quegli fondatore, questi direltol'e di quel R. I stituto. Questi tre anni li passò in mezzo ai cadaveri, agli ammalati, allo stutlio pratico della chirurgia e della anatomia, per la quale lo prese al lora una. vera passione che poi conservò per Lntla la vita . .\lara\'igliato che a Yieuna fo::s ero iglloralt• le sco perle sul cnna le ingnini11 e e :;nIl'arcata crn ra le d•'Il o Sra rpa, deii'Esscluaelt e del Cooper, ucnchè allora twn esperto in tali preparazioni, volle provan isi e vi riusc i egrc;.;iamcnte. ()ocsti prepamti piacquero tanto al profe:>:;orc rlte li \'oli e ,·ou:;ervati . e :-e ne valse come oggetto di :;tuclio c di dimostrazione. Compiuto qu el corso di perfez.ionamen to I11JII :>o lo rn11 [ll'OIitto, ma sì aucora con plauso, fu nt,minato nel 18]8 dt irurgo provincial e in Venezia. E in quel m etle~ im o anno concorse alla cattedra ùi cliuica chirurgica nella H. unircrsilit di Padova rimasta vaca nte per la morte del pro!'. Huggcri, e l'n per merito di concMso, designato per prilllo nella trrna col Portu ed il Poggi. Ma avertclo il Signoroni che era prof,,:::;ore di ttuesla materia a Pav ia, doma11dato e ott enuto di es:;ere tra:'>localo a Padonl, quel conGor:w fu nul lo; e alla ra tted t·a di Pavia rimasta cosi vaca nte e che poi elJ IJC il l'orta, il CorLe;;e nun concorse. In Venrzia non tardò adacqu i:'ìtarcuna p o;; izion ee mi11 ~nte fra i suoi colleghi cù a far~i una numerosa c lloricla cli enl ela. Ma in mezz.o alle cure del l'uffìcio c degli ammalat i 11 0 11 lrasr.urò i suoi diletli studi anatomici; e mollo si occupò dellt.: ini ezioni anatomiche con le masse resinose secoud\> il met1Hlo del Barth, del Prohaskae del Berres che riprodusse con molto hno11 suecesso, e nel tempo stesso si fece utta l'i ecu co ll ez i o n ~ c~

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FRA~CESt.:O

COll'fESE

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di preparati il!ustranti i casi di morte per malallia di CLLore e di altri che ebbe agio di raccogliere esercitando l'anatomia giudiziaria. Molti servizi pubblici straordinari di ~ hirurgia gli fu mno pure dati in cura, e dal ~overn o gli fu affidata una missione in Toscana per studiarvi il colera cito ivi inlieriva, e cltc quindi invase puro le provincie venele. Durante questa epi- • demia ebbe in Vl'tH'zÌa la direzione dello spedale dei t•olot·cl:-: i ed esegui meglio che 1150 sezioui di tal i malati. E poil:hè la natum di questo morbo era, come in fondo lo è anche oggi di, molto 05Cura ed incerta, rivolse l'animo :;pecialmente a ril'ert·arne la sede uei l'CIII l'i nervosi, c i guasti in tJUt'.-ti t·i.-conlral i fece rioti puhhlirando negli .t IWttli L',icersali di, .1/t•,ficinct in tompaguia dei dollot·i A!'so n, Fario e Pann·aziu la storia medica di quella invasione colerica che porta la d;tla ciel ~8 31>. E di ntto'o nE'l 18():) pubblicò sollo il titolo di F rcw11nento tl(lto/o.qictl sulla na:a m dd chul••ra la storia di f{nesta mal allia col cot-redo delle -;ezio n i c.:adareriche e:-:cguite da lui sle:-:so 11t:>Jie tante rinnova•c ofr·asioni in cui la ebhe a 'Lttd i a re f' eum re. Nel ·J8:1s ollen nè per pubblico ronr·or~o la catterlrn di anatomia della Utli\t~r:'itit di Pado,·a; c le sue lezioni inau~nro •·on una prolu,;ione :H·ente pct· titolo: 11 Dei rappurti e ,f,.; nmfiu i d t· /la aualon• i a )); la qual e non ~u lu fu multo applaudila dagli uditori . ma :-i euhe pure le lodi degli uomini df•lla .;r ienza dopo che fu di vul gata pc'r 111('1.1.0 delle stampe. Poco dopo in sc>d ialo~ i in questa sua calledra penJo:ò a c·ompiet·c l'allo p i Ll itnportante della' ila. dopv la se eli;~ dt'lla professione, quella cioè di :;cegliersi una c.:ompagna. E !Jl'l' questo pose gli occhi sulla sua cugina dal lato materno, Anna Ca:;t ~ lli fi glia di quei .Jacopo Castelli , avvocato, clte fu poscia ntini stro del Manin durante il primo periodo della difel'a di Venezia r


llllo ùei più. ~n l cli vropu~natori tlclla unione

della Venezia al Pi emon te . :\l eno ùella fiorente gio' outù c ù e i pregi fisici della rilgazza lo attrassero \erso di Ici la lisunolll i a aperta e~ereua , il soLln co ntegno, la opero~ iliL in lulle le faécen de domesti clit•, la colllll'<l non comune dell'intelletto. !Jues l a donna impm·eggiahile. l' C'semplare dciiP mogli e dellP m:-tdri tli fam igl ia fu per :n anni la ~ualìtla compagna, la ~ ua co11siglie,·a. la ::>ua guida: es::>a fulain spiratrit~e tl i tuuc le=-ueazio11i pri\atl', ilsuu coul'orto nell e aner;;itit, il suo :>uste;.:no uc llo a:-:pre ltJtt c della vita. Per le i ehhP, lìurhe risse, una n~ra atl nno~ion r, e quando eh cruda morte gli 1\t rapita , questa perdjta Jnscio nel ,.:un wore rosi proi'011clo ~olco di dolnre t:lte non si rimarginòmni p i ,·~, ~ ello a~ t· cnde re la i:a llcdrn di anatomia de lla uuirersilit di Paclo,a, i1 Cortese :;i mise in animo di creare nn gaui nelto di anal01n in di cui appena e;;isLc\a un cmlnjone fondato cbl p rof. Flol'iano Caldan i :,:uo pl·edet'l'i'.Sore ..\ quc~t o intento dires:-P tnlli i suoi sforzi , e per quasi di et~ i ann i la ,·nrù in<1efe:-:-;amentL· tw n me11o di ::.ei urc il gi0rnn iutomo le prepara zioni an:<to llliCIJC ua. Clll1:'CI'\al·::.i; Cu~ ic cili• •jtH1 11dO ebiJe a.tl cmigt·:lre, più che XOO di queslc ~wep:ll':lzioni, t nl! e opera delle sue mani, in CjUC$LO suo gabincuo :n·e\;\ r:1dnnate. T suoi primi larori furono intesi allo sttudio dt•lle apooenosi c dell e fascie fì L• rose, fra ~~ui quelle costiLucnt i l' anr llo ingu inaie e l'arcata eruralc, cile illu strò co11 spaccati ' e rti c;~li de l hraccio, d elle memhr:1, del lrntH·u inl.iero. ~nm ero:;e prepa rnioni e:>cgnì su questi c s11gli altri sistrmi, ed avendo in pensiero le appli cazioni praticl,c dello studio dell'an atomia a tl uéll o della fi siologia, <:CITÒ di c.om porre i !'noi preparati iu maniera r hc i rapporti dei singoli organ i rimanessero \'isil•ili c accomodati nll e rcf<tti ,,e :tjlplicazioui ;;cien lili,:lle. Come importante compl omenlo fece due grandi e generali applicazioni 1


FHANCESCO COHTESE

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a secco su i due sistemi nenosi que llo cioè della vita animale i'Ol suo cordone spinale intiero e quello della Yita vegetati ,., 1 ··ul suo sistema gangliare dal cranio C.n o al coccige. · Cou c1ues ti elementi generali di ana t.omia combinò a por o a poco tutti quelli particola ri dei singoli organi, ed inoltre preparò ncll'aln)ol ed a sec·co quasi tu tta la nevrologia compre;-;0 il cervello. Da queste ultim e preparazioni trasse cngion e a ,;cri' ere l'o pera Suyli orya ni r·ostituenti l'afJl'rtrato del[,· S('". sn:;iuni elle fu pu ldll icata in tre parti nel ~ 8.H e 1~4. :1; ()per:~. la tjltalc fu la prima produzione di questo genere fin u all ora venulil fuori in Italia e delle non lieve impulso ag li ~tudi .analorn i c i e O;;inlogici del ,;istemn. nervoi:o, e il nomed !'l Cortese le, t·, :1u ;d ia fama. Le sotti li iujezion i mit:roscop ichc · f'o ntinllili'OilO a ft,rmare il H IO principale dil etto, e in ques tP di,enne P.l' l'~ ll enl r t·.o~ì da emulare quelle del Berres in quei t•• mpi lodat i ~,- i nH' . ~l o lle ùi que:;te preparazioni d1>nò aii' Jstilllto ,-L·nelo e alla (jni\l•rsi lit di Padova, fra cui un bello escm· jolar'e di lin:1 ìuiezi o11e della membrana del_ tim pano, e mull l' ne porl ù :>t'l'O ('Jnigrandu , le tjttali anche nella sua tarda etit 1·i~ na rdnvn con sin!!olar compiacenza. Anche di queste nei!li u!timi ann i rl ~ll a sua fila ferc dono al Museo della Un i,·ersitit l'" 1ari rw . Ad un'nlt ra ntCl'olla egli nllese c fu quell a dei crani. AveYa potuto prucurar,;ì i crani di alcuui uomini illustri segnalatisi per non comuni' tloll rina e int ell igenza (.dci l']nali rese poi conto in una memoria pubblit•nta in uni one col prof. Vlachovic suo successor e alla cattedra di anatomia, negli alli dr l R. Istitut o YcneLo del 1881), e qu e::ti crani a\ eva diri sa to di porre a l'iscunlro con quelli di perso ne f'ccme di inl l'llctto e di animo J•erverso, ed era inolt.re ~un pr nsiero raccogliere forme tipi c he di crani e modili cazioni dello ~Les~o tipo per mnlattia, p•' r varielit di sviluppo, per mi ~ turn di origini, gittando r.o~ i •


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le fondamenta di un museo ;lntr·opologico, di cui allora era nuova l" idea e forse non nal<~. Ma il suo disegno era ancora piu vasto. Aveva in animo d i comporre tlll g:~ bin e lto che oltre comprendere tull:ll":~nalomia descrittiva umana rosse il nucleo di un gahioeLLo di anatomia patologica ed anatomia comparata. E per questo vi dl}posilù lt> preparazioni che a vera fai te •~ Venezia ed altre che pc>lè metlere insieme a Pado·va durante i l :'UO insegnam ento di analmnia . Per l'anatomia comparala, oltre IL' varie for·mfl :;drele triche. pensava raccogliere di ciascuna classe zoologica i vai"Ì sistrmi onde apparissero gli sv iluppi progrr;;givi di :>lrullnra e tli uffici degli organi da una classe all'altra . .~l a qne:;Lo ya,-Lo piano che neppure aveva speranza Lli mandare a compiment o fu troncato dai ri volgimenti politici e mi litari del HH8 clw lo di stolsero dai suoi studi predilelli e lo lra s:'ero posc ia m·~li amari passi della fu ;.:a e d ell'e~ ilio. E mentre nllentlcva a quesLi lavori lrorara pure il tempo t1 i :'t.rivere, oltre la citala opera di'!Jli o1·grt~~i co3titùmti l"ufl pMalo di'ile smsa::ioni molle pregevoli memorie (:;ul fu11go maligno, su ll"intima struttura dell e to"naclre propri e dei vasi sanguig11 i, savra alcuni casi di anomalia di svi lnppo, sul fun irolo o111 helien le del feto nma no, ere. t'cc.). chc :wmcntarono mollo la sua reputazione e gl i aprirono le porle d0IIL T:-:titnlo veneto di scienze, lellere ed arti, a c:ui fu a:;crillo fin dal •ll{.}:l C~OnlC SOC i!' eiTelli vo. Oopo la morte del prof. Signoruui, fu a lu i comiUPf.so , Lhl H~4~· al 1845, l'insegnamen"to della cl inic~a c liirurgi~ ·a, uul quale ri portò le lodi del gove1·no e il pieno gradimento degli studenti . J\ta intanto grandi eventi si anùavano preparando. Dopo le riforme iniziale da Pio JX, dopo la cnslituzionc promulgata dal re di Napoli e da Carlo Alberto, Lulla l talia desta a nuora


FRANCESCO COilTESR

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vita e anelante di scuotere il più che millennrio suo giogo era in fermento; il quale non tardò a propagarsi anche alle provi ncie loml>ardo-venete geruen li sotto la sferza au striaca. A Padova, come dovutH[Ue, come sempre, la gioYeutù stuùiosa fu la prima a ùar segni di vita , a muoversi, ad agitarsi, et! all'ratellamlosi col popolo si spi nse lino a s fìdat·e co11 gli atti e con le parole l'invisa polizia della dominazione $tt·auiera. Oi qui i sospeui di •tuesla e lo persecuzioni, o i sospetti si estesero anche a l[uei profe:;sori clte, come il Cortese, t nlltavano gli studenti con fami gliaritit e ne erano più amati e ~t imati. E il nhtllalcnto ver:;o di Lui t·addoppio, tjttaltllo e;;.-endo stati di scacriati arl!itrariamcute dalla lllliYersitit all'u ni l' t udenti, egli solo, il t:ortc;;c, fra lutti i pt·o l'es.~or i osù , a fa cc ia aperta fam e og~<'llo di redamo all; o, erno. \ P:;s un Jllotivo personale di odio o di an imositil lo muo, eva contro il governo austri aco, ~: h e an7.i per sè a,·e,·a ragione di es:;ernè contento. ma. nel suo pelln l>attera un cuor<' ital iano, e non potl'va chiu•lere l'animo alle ,;pE'ranze che semhraYano arridt>re da ng11i ra rte ai destini d'Italia. e, fr:~n cn t:o me era, fu rlei primi , dominando anrora l'austriaco , a mnnifcslare lil.H)ramenlo tJttesle sue a ·pirazi oni . .\l a già gli a " ·eu imenti incalzavano: da un ca po all'.tltru ri' Italia suona\'<100 \'OCi di J:(uerra ; in sorgeva P::llermo, iu :::orge'a Venc7.ia. in,;orgeva )l ilano, la ste.;;!'n ··apitale dell'imfJ Cro uu:;Lriac<J era insorta. Carl o Alberto, sgua inal;t la spatl .. tli Emanuele Filiuerlo, pa :;~ ava il Ti cirw e si mi ~ urava villoriosamente cou le schiere comandate dal mare:;c iallo 1\adcski. Il potonte rsercito austriaco battuto dappertullo cerra \·a rip:wn nelll' ronnida!Jili fortcae di )lantova e di \'erona. ~ e lle pri ma-rie ciltit del Veneto rimaste liuero si cosiiLui' ano comitali di goven10 ; ed a quello di l'adovn, onde ehhe la presidenza il l\'f cncgltini fn aggiunto un comitato di sicurc7.za


FII.'\~CESCO

COIITESE

Vllùhlica, di cui. ull rc il Coleui, il Tappat·i , il Ce1·nto, il F,111 zago fu chiam:Ho a far parle anche il Cortese, il quale fu per giunta pre~ce lto a Bell ore ~l aq nili co della uni,·cl-.~ itù. Sono noli i fal li r ltP si ~twce,l ell••ro; l'i ngrc:=::=:o de lle tr·11 ppr. rom .uHI:tiC dal gcrr•'ralr llllrantlo nd Yr11e1o . la eroica dife;:.a di \'i rc nza, la ~l ori~l~n ma inf'eli cl' rc::i::t•·nza d·•i ~f onti Derìr ì, l'aranzar:< i del nenl i•·u lrionl'alllP e milla•·;·i o::o. Il f:nrt e:<c giit ~eg n ato l'ra i repr11 l•i da l gm·errro auslriarn IH~ I' lt> sue a~pì­ razioni liberal i. e ahoiTPlltlo dal tornare ::nllO gli arli~;·l i rlcll'arruil:l l•i··ipiiC' i'•'nllò di all~tnla n ar:: i <la l'adu,·a. e parti c1111 le ultime Lrnppe ita liane at•·t•lllp:tgnalo dalla licb m~tglie co 11 Ire lerH'ri pn rgnlrlli cd uno nrl ~~> nt• malrnw. l a~r i a11tlu . per non rirnnrH'I'I' ;:.nddilu an~lria•· o, r:r.:a. su~l:tll7.t'. ~ li a.~ i della vita , e qrtt•lltl l'Ire tlnpo lil fami.~l i a aH' \ a di pilr r:II'•J. i ,;noi libri , le ::11e t·nlleziru r, i srrni f:.l rrdi per rip;r r·a r··· nt•lla ii hcra \'l•nezia p r ·t~:;~n il suocero .l:tcopo Casl.-lli . "" un nomo Lnnlo alli \ o r laborioso come lui diffì cilmenlc polrra nrc:nmocbt·si :11 ! una 'ila c.,,-i 'tlOla c in operosa quale era ro.~ lrl" llo c·on dnnc a \'t•nezia; e non Yolendo, per un dcli c:1Lo sentimento, p-:;;end1) ~no !>uocero ministro, domanda re nna occu pazione al go r Prlro drlla rc p~tbbli ca, pcn,;ò di far.~i acrrllarr come · mNlit'n nnlle truppe lnmharde. La sua domamh e~sendo stata ;lt'rtllla ron grndimr nt u, si reco a Mil ano, etl iri f11 nominato met1i,·o tl.-1 :l" rrggirnruln lom!Jrrrdo C(>lllaudalo tlal colunmllo L;ril'lin i, rol quale ~ i tr·oyò ~olio .\Iantora il :n. lu ~lio, giomo tl clla prima in felice k1uaglia di Custoza, e l'u coin volto in quella lli:-:astro:;a ritirata che porlù l' e.scrcilc piemonlc:-:c di ••t r·o l' .\ drla c fu il principio dello -;goml•ro totale della Lo mku·c.l ia. Terminnla crome Lulli ~:.tr inO, la glorio,;n ma infelice campagna de l l w~~. il Corlt'Se riparò nello o::pi talc l' irmoute, dl)\l' ::i rii'u,!!inYa . l'into ma non domo nr., attenilo, il Genit)


FIIAM.:~SCO

COHTES E

d t•ll<~ lilll'l'lit . per p0i di li ::pirt·art' p it'r anliln e pilr -.i,· 11111 il

,·ulo a compiere la redenzione d'Ital ia. L'ur·tato,;i a '1' 41 ,., 1141 • il Cortese ofTer::.e al governos:mlo i sno i scrYigi i qn:di r11 ,.() 1111 arccllati, e nel settemhre 1848 ru ammes~o pronisoriam r nt o a pr<'star ~e rrizio come chirurgo mnggiore :-t/lo speda lc di Torino, e nel dicembre fu mandato co me c hir ur~o ma~giore in t'apo nello ,:pedale di .\ st i. Nel marzo 1 8 -i-~l allo irrompere della nuova guerra contm 1'.\ n:'lria fu destirHtlo rome rhirurgn prin cipale ul quarti,.,. ;.!Cneralr clelia di>i~ione lotnharda rnma ndnta dal Ramorino; e dt,po quella infeliée rampa~na fc,·e ritorno allo :-pedale di A.-li. L're,:so la line dP!Io ;;te::i\o anno, e.,,;endu scoppiato il colera nelpn•s idio di .\l es::a11cl ria, il Mini::tcro lo scel;;e a faru p a r1e della Com mi::::ione mi;;ta co:>li 111 i t a pc1· tu t eia rf' la pu hIii ica ::a lule in qnrlla cill:'t o porTo in allo' i più opp•>rtun i prm ,·cdi menti C(•lll ro il dill'oncler;;i l1t•lla malattia. E ropera di qu c;;ta •:ommissionc fu t'Mi illumirl:l!a. Cu$Ì atrira ed cffi C<II'I' che riuscì a circo!'crirere la malattia allagnarnigione ~C ilt.a gra' i ronsegtH'nze e a pre,.t•n arne al tut lo la popolazione. Su quc:;ta pi,... ,,la epidemia il t:nrlc;;c :>cri::,e posria con medio arttm<' o molla fe::.li' itit di :'l ile 1111:1 relazione, nella rpr:dt' dimo"tri' n rh iaro !li)IC, rur1lro rhi cr·:1 andaLo almanarrando 11 0 11 S1J quale altra ::; trana malattia , cl1e qne;:ta mnnif,·~talr~j:i uc>l pre~idio di Ale:;,-atulria Na c non P'Jlera es~erc altro 1'110 eolrra. , ~ e l p~ :;o ru deOnita la sua po::izione nel l 'csercitCI che tino allora non <'ra ,:tnta rlir pro' visoria. Ma per e;::;rre riconn:-l'iulo come chirurgo in capo do, elle, in omaggio alla ill\ inlabilila tlei regolamenti, egli gitL professore d'una ch•llc più rinonrate unirersiltt, egli membro deii'I$ti tuto ronclo, egli chiaro per npere ~rie n liftdrl' di gran lena pnhhlirate, ( ':\ ~l'aro sollo le forche caudine d1•gli e~nmi c sos tenere la prova di un


FIIANCESCO CORTESF.

F1·a I} UtJ.Itro co n co 1-r~ nti rinsci il primo: m:1 non c·:;~e ndovi posti vacn nti di chirurgo in rnpo di prima cln!'se fu collocalo nr lla posizione <li a~pellnti' a ]JCr ridnzi<•nc di corpo. nella qual e non rlllrò che olto giorni, da l ??6 agosto nl 3 settembre: qu ando , per la vacanza fallasi nello !'pedale di Al es!'nnclria, fu ivi d<>st iuato, e po!'.cia, dopo il riordinamento del eorpo sanitnriopcl R Decreto30 oltobre1H50, ronladenominazione e l'nfltr·io di medico divi sionale di 1• classe, vi rimase fin o al 18'i9. ~ el ma g,!.(iO 18;.il), mentre inlieriva la ~uena contro l' Austria , fu nom inato medico vice-cn po al quartier generale dell'eserr:ito all ivo, medico capo essendo il Commisetti. In que!\la qunlitit P prima. rome medi co rlivisionale dello spcda le di Ale;;sandria ell e ncrolse i fPriti di Montehcll o. nella cui cnrn egli eld1e parte atti,·a e prrsonale, poli· rendere importanti e segnalati seni;.: i che dal Govemo naziona le f111·ono rimerilati con la prom ozionr a ufficiale nell 'ordin é equrstre dei Ss. Maurizi o e l.azzarn. c dall 'imperalor(' tlri Praneesi ron le in segne di c:n' alirrr della lrgion d'onore. Le sne o~~ervazioni intorno i ferili di qu e~ ta gnen~ consegno in n na memoria stampa la n(•[ (;i urna le di Med ici n a Jfilitar1· ( f'on sider rt=iowi Jn·aticJ,. sulle fi•rile rf ' arma rfa {nora ns.VI'I't<lllf' nrll'1tltim(L .fflLI'ITa ). nella qualr rile.vò le differenze 1ragl i effe LI i rlc,lle an t iche p aIle ~reri c h r e tlr lle ron iche n,;atc in qn e:;la f!uerra, e diè molti saggi ammaestramenti sulla rh irnr;!ia r.onscrvalrice e su allri provvedimenti ed e:<;pedi er:ti clelia chirurgia militare; preludi o a qu ell'opera più estesa c pilt completa a cui pose mano qua lche :tniHl più tardi . Nel marzo 1~,()0 fu nominato merl ico ca po clcll'c$ercito dell'Emilia, c nel maggio fu prom o~so hrett ore sutitari<l presso il Consiglio superiore militare di ~a ni tit continuando nella stessa carica. Come med ico CilpO diresse il servizio sanitario

ç 11 ncor:-:o.

\


• F RANCESCO CORT .ES E

l ..,

nella campagna~ 860-1861: e ne ebbe i n compenso la croce ni cavaliere dell'ordine militare di Savo in pe1· la Intona, direzionr ,fatrr al sr1·ui;io sanitm-io durante la campagna di A nrm1 n e <fuindi la promozione ad ufficiale dell o s tesso ordin e 11er .qli importanti servi.: i ·resi nel disonpt'ftno d Plla .ma t·m·icn 1[u,-

.

rcmlr la cnmpa!Jna ,(,.l[a bnssCL l talia. 1n questo merlesimo anno scrisse la m emoria (( Dr.ilt' {eritr rlu• 1'Ìp01'tattO i. Nmnonier i. se 71artf. il t:olpo nell'al/n del carir al'l' ~~. soggetto importante, e non

cr edo, prima traltato da altri, nella quale si rivelò il suo fin o spirito di (ISServazione e un criterio pratico non com une. La esperienza di queste due campngue e i suoi ben nutriti studi r. hirur~i ci furono fondamento a quell 'opera rlns:;ica che im prese a ~cri vere <·o n anlore giovani le nel 186·1, e che pu bhlirò divisa in due parti nel 186:2 e 1863 sollo il Lit oln di : lj1titfa Jll'cLlim del medico militari' in rampaywt. Opera la quule rom prende in piccolo volume un traLtato complel o delle ferite, in cui sono discusse e risolute nel modo più t·hiaro n preciso le gra ndi fllt estion i della chirurgia tmumati cn, massime qu elle delle amputazioni primaria e secol!Hlarin, delle resezioni e del t.rallamento 1·omer·vativo delle feril e, e l'ono indicate le norme più sicure, secondo cui il medico militare deve regolarsi =-ul l'ampo di hallaglia. nelle ambulanze e negli ospedali. A qu esta opera fer e seguire come complemento nel H~64 il Lrnllnto << Dellt• implw(t•.:ioni snpersti.ti alle faite o n/le malattie contralle in campayna »,con un'appendice sulla istituzione delle compagnie di saniLà e ùei port aferì Li :.lllor·a ignota in Italia . l\el 1866 corse l'arringo aperto dal R. Istituto lomllardo di scienze e lettere pel premio an nuo della fondazioue sc ientifica Ca gnola sul tema : << gtabi lire le rtwl:.lllie ed imperfezioni che incagliano In coscrizione militare nelle varie provincie


Ili •

,r llalia. c indictu·,, i mezzi e lcdi<ptJ'izinui atlt•a pn.:1 el ti rl~)). E il suo la1 oro fu rn ronato di premio, :;i,·cume t(lll'llu in rui ' t< il progr<~ l lltna :-:i l'biH' ~oluzinnp :nupia, Ol'din:lla, e ~npra lta:;i anlorCitdi »e •< dotalo di p re.~ i non t'ontuni ...... puil :'t'l'l'ire d'i<II'IIZitollt~ o tli !{llitla lltiJi;:'illl:l a tf11<111li :llllll!ÌIIi;:tratnri P IIH~tli.-i ;:ia 111ifitari cliP ri1 ili t'a ifll<llllÌ t'l'OIIomi·'li ,. lìlaull'•)pi Jevunu ud iult'nduno neeup;tr,; i di llliglioramenti ratlicali ucllt' attitmlitti e..:torli dt ·i ttn..:tri cn:-;t:ril ti c nello "'"'o lis iro e m or<~le dt'llt> prr:::e111i ,. fllllll'fJ popnlazion i 11 . All'aprit·'i tlt•llt' o:-:tilil:·t t'OIIlro l' \ u;:tria f11 !'retto :1 me"iro in ,·apn dt'll'•'-t'n·iln l'ntult.tll•'lllt•. t' rot1tt' l:dl' pnn 1ide al serrizio ..anitario di qtw,fa ,!!lll't'l'a. riporlalltlnnr la tllL'll7.Ìollt' unor(nule al 1alon• lllililan• pt•r « l'altirilù e sapieute opcr(•siLit tlitnthll'<~la 11ell' impia11lo t' 11t'lla d•rezioiW grnNalt• drgli stal•ilinwnti prt· i t'tliPrfo<i 1• jll'r ilmudo di~ I ÌIIIO nd quah' lta dirPIIo il :-:t·n izio ::auilario Jll't':'-11 l'e..-ereiiiJ durautc l'iuliera ralllpa;!ll:t .. . llt•i prn\1 t•ciÌIIll'ttlÌ prima di1 i-ali r poi alluati per as~it:Hran• J'i~i1· 11•· c il :-t·1·1 izill .,ani tar io, tiri fPrili c tl•'Ì walati c dPIIt' JWrtlitc a\ nle in qnt>.-la rampa,!!ll:l dil: uuti7.i;t in un;t rrlaziolll' (J!r/la. t'lllt'Jm!fltrt t'IJ/Itba!lllla dul/1• lll'ltll Ìla lil(ltl' llt'l l \ fili ) rnrrrd:~la di all'une ron,;id eraziolli Htlle ferii(', la qnalt• poi rMnpldù ,·un uua a,:!g iuul:t puldtlil':tla nrl l XliX ··ollitolll eli: /'ltPriori I'IIIJ!/'UltJ/i sJ(/[I'fJUtliil' t[,·/l·,·vrrcito italùu1u nrl/11 caluJIII!JIIIL d,.[ /\fili. ~t'l lXIi/ 1:11 Ull" dt•i delru:lli di'Il' \ s~ociaziorH' dt•i ,·omitati di soccor~o italiani pei fPrili (' mal:lli in tP.mpo di ~llt'tTa alla l:onft•rrnza i111L'rnaziona lr di q11P~ti tnm il ati r lw 1'11 lt•tlltla a l'arigi ncll'ago~tn di ttucll'anllo. ttrlla quale fu p.u·tirolamu:nle disr.u~..:u il :.og;..;ello cirra la t'C\ hiollt: dPila l'tlll\ t·ll:t.Ìollc di Ginena; ed una lllPila)!lia di aq.(t'nlo da quella a..:,.;t•mhlr.t ;.:rnerale gli 1'11 dccrntaln per i "C r\'i gi prc=-tati al l'ilflei'IL intrl'lltL;irulltlr. :-lei l HG~ scri~se : «Su i comiwti 1/isoccorsoai (erifi nnnlnti


Il

i11 ywrm )), dci quali spiego l'onlinallleulo e l'opera compi111a nel in gufrl·a fralriddadell'l'nione ameriraua ed in l'ru ss ia duran Le la guerra dPila SI c,;" ig- Rolstein e in quella contro l'A n~Lria del ·1866, e quel poco ~: Ile poler·ono fare in (ta lia nella III'P., e ~uorra del JtWti, aggiuugentlnYi alt-une con..:itlerazioni ~ ul u!igliorc onlinamenlo di qu e,.:li cu1nilnli aflìncltè rie:o:('auo ' cramt' nlc pi'Olicui e non inrralcino l' azione militare . Xel Uri l. menlrA ancorn rwn era sprnta la gurrra l'r ·art~·o­ !!t'l'm:tni,·a l'n dal (j t) \' !'1'110 imial n in mi :o::' iOIIC in (~ (' l'lliH­ nia a ,.:lutlian i gli onlin<~IIH'Itl i tlel s•' rrizin ::auirarin •· il e lan la l•uuna prom in •Jnel la campa~ na ar••nlnt• fallo. Andò, f• \ i;;itù le principali ,·irlù n I'• Jrl•'zze tlella (; erlnania, si Sltill.-;e fino uc·l Belgio . si ald1••rl'Ò in llallno,·er t'oli l11 illn,.:! t·P ~ll'o rn • ·.' er, 'id ~ . u=-:o:enù. •lndiò, e mnllt> l'o.- e imparù eire :lllt~ lr0 allil IIP~ lra Italia poiPI':llltl 1•11'll:lrr eli ammnt':'lramPnlo E'd t•;;r•mpin. Il i •Jue.:ta ""a mi-.;ione" dPile o::sen ;rz ioni che eld•t> campo tJj f.'are :mi lP Ì,;tiiiiZÌOIIÌ ~;lll ihl i'Ì e deff' e~ t 1 1'1' Ì lo ~CI'ffi<l llÌI'O, :"Uii e fP-rilc e ::ulla prati ca ,·llirllt'!fint di •1ne:o:l;\ guerra ,.,.,t;lt't•lllo in 1111a relazionr uf'liri:tl 0 prt>,;enlala nc>ll'al!n'IO I Kì l al Ministero di'Ifa !!lll'l'l'a t• in una pregel'olo llH'tllOI'Ìa ~ lampa l a ll<'gli Atti dc>ll' l:-litlllo di Yctu•zia e poi ron nole ed <llf]!Ìunle 11cl fiiOI"IIOII.' ,f; J[ e,firi llrt .1/ dit a r,•: alla qu<dc poro appre~~o fc c~! ~egui re qua:;i colllt' r.urr>llariu un altro ~rrillu 111111 meno i 111 p o l'l ani e: Su /f,. "~'~"i ,f rL (11 f)t·u ,. s ny l i ''ffi·/f i tf,.; l11 ~'" /JI'u i t•/.tif i .m ll'orya~t is~~to r;ir•·H/t' ,

:\la in que~li tE'mpi gravt> ~ ' Plllnra l'i ttle:o:tilla ~ua ··n,.:a. J'oco dopo il :'U() rit orno llalla (; ermani:t men tre all enrlera tu !lo li eto :1 dar compintf'nlo alla ~11a n•lazio111?, ebbe n paLiro la perdita d e lla adorata cunsorle che !!Ìllù il :;110 spiri lo in profonda pro:-tntzioue, ondr nù le impol·tanti oC'cupazioni di ufiìt:in. n b le ~nc;ces~ ire vircnde farorcvoli della sna vita. nè l'nll'clln dei li.~ li , ai fJnal i lu tto si dedicù val;:ero a solle• nrlo.


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FilA "\C ESCO CO RTES E

~ello st(':'i'O anno 1Si1 fu SC('Ito dal ~1 i ni :;tc ro d~llaguerra

a far parte della commissione istituita prl riordinamento tiPI ,., rpo sanil:u·io militare. Heduce al lom dalla Germania, l'Cl :l\ endo ved uto roi p1 opri ocr hi di quanti hnoni frutti puil e!'sl're fcconclo un lH•u intc."o unlinamr nto ~anitario avento a fondnmrnlo l'anlolWIIlia tll'i corpo ~a nitario. propugnò rol ral->re che nasce dalla rou\'inzione. CJIH'Sia autonomia m•l nMtro eserciLo, uuendosi in q ueslo agi i altri com pone nti mrdiri della commissione i quali pure comlta tt e•·ouo per la stes~a causa: romhallerono e vinsero. <' il corpo sanitario militarP italiano poti· linalm<'nLe ,;vinrolar;;i dal lr pastoie t'Ile incrppavano la sua libertà d'azione <' limitavano la sua au:rità , (} raggiung<'rc quel grado di autoritù e quella decorosa posi7.Ìone. a cui da tanto tem po a~pirnva. ed a cui i suoi servigi, i ~uo i studi e la importanza del suo ullìc-io Ol'll'csercito gli dnrano diritto. Nel 1873, nvendo ollcnuto il clumandato rit iro il commonclatorc Commisell i: il Cort <'~c fu sccllo a presidente del con:.iglio superiorE' milil.tre di sanitic, poi comitato di sani tà militare: alla qual carica era designalo dalla voce put.hlica, eò a rui i !ìuoi servigi e gli inconli'Ui'Laltili mr riti srienLilìci erano 1i tolo pre m i IH'nle. Dal ·18/:) al 1878 fu più volle \'entilala nelle nltr sfere goveruat i re la sua no mina a senalore, e hcn degno di sf'Ùl'rn nell'alto ronse:-;:'o del Parlamento italiano era il C:ortese; llt' i titoli gli mancavano. Egli Presidente dPI wcnitato di sanitit, capo del corpo medico militar·o italiano; egli genl'rale del R. e:wrrit11; r~li slnlo profes~orc pP:- ·l O ttnni e profe~;;nrc' omeri to in n na delle primarie univ cr~: tit, cgl i sor:io eiTl•llivo da oltre trent'an ni del n. Ist ituto veneto. rgl i autore di molli scrilLi sr.ienl i lì ci di gran pregio, coi qual i a\ em illustrai n la patria .... ... ; ma non era uomo poliLir.o. non cm uomo da


PRANt:HSCO COHTE::)E

nwovere un passo })Cf andare pro cacci a nd o~; onori o dignitil, quindi que:;ta proposta andò sempre in fumo e poi non s~ ne parlò più. P erò altre onorificenze lo altenderano per i suoi f{l'a.ndi ~ervi g i prestati all'eset·cito eallascicnza. Nel 18i'i, a ridtiesla della R. universitiL di P:Hlnva, e per prnpo::: t;~ del mini stro della pubblica istrnzione ebbe da S . M. il titolo di proressore emerito di quella unirersit.il con tutti gli onot·i e i diritli iJWrenti al titolo medesimo; nel ·1 879 fu decorato della Croce di grand'ufficiale dell'ordine della Corona d'Italia e sul princ-ipio del •1880 di quella ùell'nrdine dei SS. Maurizio e Lazzaro, essendo giit da parecc hi anni dAll ' uno E.' dall'altro ortline com111 endatore. Ma finn dnpn il ~ 87i lr. sue forze cu minr.iavano a in!lehnlire; quella fibra ro hu ~ la, quella !empra d'acc.iain rominciava a piegare sot.to il peso degli anni e dal fa, uro intelleLLoale. ma h ,·olontà non pi egava ; ed nn co l'a per altro tempo continuò ad attendere con esemplare esa!lezza e puntualità alle incumbcnze del proprio ufficio. Ma più lardi anche la intelligenza, prima si chiara e penetrante. cominciò ad ofl'uscarsi; egli lo senti e ne gemi·; e quando fu at:corto d te non avrebbe piu potuto con sicura coscienza adCJnpiere i propr·i dovl'-ri, domando il hen met·italo riposo rhe ottenne r.on tutti gli onori l' 11 geunaio H!~O. I rimanenti giorni ei passò nella quiete delle pareti domeiiliehe circondato dali 'affetto dci fi gli e di alcuni intimi amici, non cessantlo, fìn chè ebbe lume d'i ntelligenza , dalla lettura dei classi ci1 fra cui ehbe sempre principalmente r.aro il poeta venosino . Chiu so nr!fli affetti di'Ila fami glia, il suo pensiero ri coJT(Ha sempt·e a qnella donna incomparabile che ftt per 32 anni sua • consot·te e sua con::olalrice, la madre, la educatrice dei suoi


,lì ~li , alla tfua le il :>!) luglio 188 1, tlet: imo anniveJ·:;ario dclht

sna 1nnrle, 1leùit·a,a qne~ te, verg:1Le eo n mano treruan1 e, C(l tnllwn·uli parole: . ~ 0 )-!g i t:•llllpi,;,·ono i di···· i anni J cl mio sL;llo vedo,·il e, di (( quP.Jla r i r co~ tanza l'alai" t·he mi prin) per sempredell'uniro (( oggt~ll rl (klle ll lie più l••nere an'ozioni co lti vate per :u il lllli « con vera <1·~ \'0 7.itHIC c con est;lu ~ i ,. P <li Il Ili\! c 1·i;; peuo H~ r·~ ·). « J'l's.;er,.. t'Ile lllÌ ha J'e:;n feJ i,·e que:' lo periodo :iYariato e lUI( mulln•J:'O di ri la r h •~ in mt·zzo a l unte vicende ho polttlu ,;u« Jlt'rnre, ~e nqll'e t'IHl l'id•' a t'cn iJwn.-it' ro ri,·ol li uni ramenLea '' quell'an.g.:J, , d 1t> Ilio mi ll;t tblo a rompngna della mia lunga « e,;ronl'\•rl ala ,.,-i~l•• nza. Non l· ,;l;tlo 111a i miu•·oslume esag•~­ « rarn lli·ll•• dillln:'lr.tzioni , ma ~ p e ro r he ognuno che mi col< 11 n~t.:fl a\ rit ,·api lo r lt e il mio aJJÌ JIIO dnpo la mnrle ina,;JWI 1< (;l(il di •jllt'll't';o;.'l) l'f' t lit' dal 1/ :;Cil ellllti'C 1 ~:)() ltn fatl ll la. •< SIJia mia r r. ra ~~ tWrJ't' lla Coll:'tdazioll e, la \'C J~t guitla dt'lla 1< mia ··=-i=-l•' ll7.a . la 111i;t 'ila l· dt•rnrs:t ..:<'117.<1 confnrli moJ·ali , <( Lrallllè •J IIlL'IIi d11• mi prno·ac.·iarnno i miei tig li, ligli tli C Jttel1< l'an,!!e lo, ,..tl anr he pel ~o l o p•·H;:iPro l'Ile e ra 1~o g-li O)!ge L ti •< pi1'1 lc'II CJ·i clt~lle ~ur cun• •' rl 1P rirordarann :-:~lll pl'e la :>u:t ((persona. lo dopu tjllell'rpo1'" IKi l hn r i;:~u ln ma 11011 lto « mHi re;;,;n tu t1i pe n ~a t·e un i~ta ll lù a lei ,;o la. :-;pero che non <• 'i' rù 1111 :~II J '•' n11nn. SL'lll•'llllo la mia vi i;~ vit.: iua n linirP e 11 tiP..:idemntlnl•• ~~·tnprr> Jiilt da dlf.'l C$:'a llt\olt 111i ù..... . » e qui vi sono ak uue parnlr illinl t•lli gihil i per·d11., can cellate lltnn ifesw memc dall e lngrime c poi prosegue « no n~ rcn ndl) << og11om pi1'1 di r.:;~e rc uLile a tpte i ligli r.he mi Ila la;;,.iato " morendo e r he io seppi renclere al i i atl una e:;islenza ;;e « no11 como11a e agiata, alm e11 0 libl'l'il e i11dipendent e >> . .~ egli ultimi tlue anni le forze c la intelligenza atHl:ll·olll) semp rr più decl inantlo, q uesLa l' ul~i ma a 5pegnersi, anzi nneh.:, eh hc vi la del l ullo non fu ~p enta mai; mn del Cortese d'una r oli1t


t'IL\ ~CJ::SCO

.tf

t:OIITI!S&

u on rimancm che l'ombra, quando il 24- ottobre 1883 nelle hracc in dei figli veglianti al suo capezzale esalò l'ullimo re:' piro. . Ora Francesco Cortese non è piLt; ma rimane la' :> ua mcmoria illustre e renerata. rimane l'esempio della sua vita, rimanf!o no le sue opere momnnento del sno ingegno e della sua operosi tit. riman~oiw le sue tradizioni in questo corpo sanitario militare l'he egli amò tanto e da cui fu tanto amalo, rimane Ltil'ello e In pietit dei superstiti amici rirerenti intorno il suo ..-epolcro. E que!'to sia almeno pic.colo conforto all'a.cerilo dolore dei figli aroantissimi , di tanta perdita inron;;o' _Jahili.

.E. RlCCIAHDl J.l(al!'giore Medico.


MEM.OR.IE

ORIGINALI

OSSE RVAZIONI ~LE DI C .HE SULL A

BAJA DI .A SSAB DI

CESA RE NERAZZlNT CP~It; I ,\Lil II ~ DI CO

t>EI.I ..~ k , .M AHINA

Da re qual che notizia f>ulle condizioni sani tal'ie ùi que,tu parte di cos ta afl'r i cana, dove il nor:;tro GoVLwno ha creato un a colonia allo scopo di aprit·e una via v et·so il ma t·c ui prodolli de li:' A ffl•ica ce n Lra le, c.t•e•lo sia coc:a che non solo pos:o;a ittll.!t'Cssal'e dil'ellamenle noi Italialli, c hiamali qua o da inizintiYa p t·ivaln o in ~ct'Yizio dello Slnlo, nta l'ilen ~tJ f'Ziùndio che dehha pot•Lare un piccolo tributo alle cognizioni di ~~>ogt·oJia. m ed ica. put•lroppo non naollu (•stese nell'.\ ffri ca I11Ltn in gen et·e ·~ dAl loto u t·icutalt~ in i:::pecie. Il noslt•o po!"sedimento d i :\ ssab è una linea di cos ta dùlln Jungln>zza d i cirra GO mi;.{!ia, che si eslel\de nclrinlel'lliJ cnn una linea undulnta tla :l a 6 mi glia ual 111ùl'l.>. 1 pu><IO l'ra i,t 1 2· . ~.~· . u" di latitudine n·n·d, e )·.~•O','Jt'" di lntt ~i ludine Gr•·ellwieh. Hesla quasi alla dtiu::;UI'U tl\.'1 hud11o 1tel ma1· H o~::;o, pel' cui non è aper to alla sotu azii•no d'inlluf'ltze mat·illillll', llla 1·isente ass1:1i d i lfUCit(' continentali , avendo tli tlati7.i la cosla ;nahn cltc f);ua~i !hl git·a a sentice t·chio pel' poler chiudei'(', con le alle montagne di Babel· M anùeb e con l'i:;ota tli Pel'im, il l imito illf0r iot·e del ma1· Rot:so e rormore l o sli'elto di 'JUt>l 111)1111'.

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OSSEI\VAZIONI MimtCUE SU I,L A BAH DI ASSAB

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Da tali condizioni m iste marine e continentali e fors'anco dal sistema orografico di ambedue le co~te, abbastanza sviluppato. derivano por Assab condizioni climatologiche speciali , che lo <)ilferenziAno altfuanlo e da Moka, che sta nl dinanzi sulla costa at'U.ba, e più di tutto ùal golfo di Tug iurra, dove or•a è sorto lo stabili1nc nto francese di Obock, e dal s·~g uilo di costa fino al paese dei Sornali, dove giacciono duf' imp01·Lanti s cali di comme1·cìo per i pro•lolli che quivi si portano riall'interno, vog lio dire dn Zeila e Berbera. La differenza, che è in meglio per noi, è riferibile alla lempu· r atu1'8 e alla quasi mancanza di umidil.ù. come av1·ò luogo tli es porre in seguito; attributi che sono purtr·oppo rra g rin.J izi maggiori ùi mals ania nei ·p aes i tropicali. - l~s i s ton o '(Uf\ due sole stagioni, dell'eslall3 cio~\ e dell'inverno. in 1'<·lazio ue con lo stabilirsi di venti r egolari, che r.:ono gli >;te~s i mon soni dell'Oceano indiano, avP.ndo i monsoni ùi As~ab a t·omune con r1uelli dell'Oceano non la olil·ezione e rinlt"nsi tù, 111a solo l'epoca del cambiamento e del principio. La stag ion<:. ol i e s tnle eomincia con la pl'ima melù di ma)!giu, e rnenlt·P ) nell"Oceano s offia violentemeute il m•Jnsone .da r.: ud-ovesl , l ron forli acquazzoni, dando cos i principio alln cos i rleUa st~­ ;.;ione delle pio:;rge clei paesi tl'opicali ~ù equatorioli, in Assa b !;olJìa da no!'d a nol'd-est, ed è una brezza di terra chn s i leva al mallino ll·e o quattro ore dopo il s ole. soma fin•> dopo il tr·alllonLo, ed è un correttivo provvidenziale per l'a lla le m IJ<::I'aLu t· a, che nei mesi di luglio e a gus to ha il s uo mas· ><im o all'ombra spe:;so in .io• e qualche volla lino in ~i•.5, e non s ce tul o: ne lla nolle mai al disolLo di 33• o :}i•. Ne lle ore TttOI'idianc, che dovre bbero es~ere le più sofl'erenti, ~.:o nw lo $ono purtroppo a Moka e nel golfo di Tugiut-ra, in Assai, s i può dit•e di t'espirare assai bene. Questa stag ione si pcrdc1 t;U n la prima metà di ottobre, e comincia allora il cosi detto \ i11 verno, quanùo ntlli"Occono cest:ano i forti venti di sudo vest, si stabiliscono invece le calme o le brezze da not'd o da nord-est e s i ha le slngione c0~i delta s N·ca per dis ting uerlo dtdla piovosa. l n Assab allora e il monsone di sud-est o del l;Ud c he soffia abbas tanza molesto e impetuoso, un poco cal'ico di umidit&, es sendo vento che viene dal mare, con bt·evi

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O:->SEIIVAZIO~l

m~DICIIJ'.

cAlmate nel le pt'ime ot•e del malLino e nel re;;to dol giorn •, .;on un a C(l!"tnnza, chC' di't luo~o a poche c·ccezioni. L a l emper flltu·a nllm·a ~i abbn~sn " si ha il ter•m omelt·o che nf'l ,!!iU!'I IO al'ri,·a rat'nu1ente a :~o· . m en tre nBila notte scende lill•l n tll• t~ ta iYulla am:he 111eno . .E il rto str·,, inYern o, eli~; cei'Lame11l•' 11011 l 1a b i~Of!'I I O di l'u o~·o, 11111 che la<;cia YiYet•e per· In nti tczzn della l C'mpl!rnlllt'a e pel' il dil c;:rua t·si ùi c••r li clistHI'Ili <·11t.anei p01·tnti rlllll'ecce!->"Ì"<) lo Ynr o .aell'appa!·rccllio sudMale, e tli cui a,·r;l luo~o eli p11rla1'C e::plici tamo•nte. Qur· !:'la slap-ir•n r• Al'l'im finu nlla m età di m;-~p-p;in. F. nppunto i11 "Jm•stn pC'rinrlo, o ::::pr•rialm e nt•~ m·\ ca111hinnwnto di uwnsonP, cl1e p er nni Europt>i cort'\-! il 1l18P'I!iOt' peri t'olo di 8111malat·si iu ra gione d·~ ll'um idi là portata d~tllo scit·ot:co: sr•no ft·••q ucnti allora i disl11!'bi inteslinali. che alle ,·olte prend<)JH) g'I'A ,. i propor zi011 i. l.t: rause che costituiscnno ran lit<~~ i l'l'a il monsone di 'J Ue!"la pat·te del mar Ros!"O e •I t< ello del l'Oceano debbono e~sc t·c complesse, ed in massima pat·le det•i va nti ùalle in tlueuz.c di due f!l'andi conli11enti cosi ravvi cinati, dai t·e~pet­ tivi ~istemi oro gt·afici e ola\IP acddenl.al ilù della costa. L'au lilr~i per noi è mollo propizia, pci·ch<·, se con l'altissima temrwl'alut·n estiva soffifl;:~e un vento di mat·e atto ad alt('l'a t·~ l'abi lunle ~ecchezza dell'attnosl'ct·a, l'acclimatazione in A ssai.> per n oi Em·opei sar ebbe uu problema ancora molto pii1 ardu o. L e alle lempet•ature tanto più suno soppol'labm quanto m eno l'ambiente è t•icco rli Yapori d'acqua, e ciri in 1·agione tli i~"p-gi fi!'\iche rifct'ibil i all"evap.1rnzione cutanea, In f'JUale tanl1) m t•glio si rv f]llanto più raria è secca, evapor azione elle com l pen si'\<> mantiene la invariabilil a fìsiolop-icadelln lemp~t·atur·A animale di fronte a temperature estern e che u guagli ano o superano la temper atu ra del sangue. Nella lunga permanenza da m e falla in altre regioni tropicali , dove mai ho provato temperature elevate com e quella di A ssab, ho dovuto invece conslalat·e disLurbi n otevoli, specialmente d'inner vazione, per il fallo di quel caldo umido, cl1e paralizza le forz e, disturba le azioni degli scambi nutritivi, pot'la con sollecitudine l'a tonia nei vari sistemi, e pone m etil ( lt>gli equipag~i delle navi destinate a quegli ancoraggi al ca so di non pr ,•-


St;I.I.A BAJ.\ DI ASS ..\.R

- .. .)

.)

~ tar· pi ù alcun lavoro abìlé per il loro bastimento. E r icor d,.

c··•n una specie dì disgusto i m e~i di estate passati in qua l c J1 P. p orto della China meri_dionale, deii'Jsul e F ilippine, di Giav;1; cJ iu qualcuno dei possedimenti Ingl esi delle Jndie. So l o p c- 1• il fallo della secchezza atmosrerica la temperatur•a di A s ,.;ah, rnenlre è superiore di ·~· o di 5' a !]uella delle r·egioni !':UJ• ri~ord n le. i· ~opr·a ogni cr·cdf't'e più tollerabil e (' d P!=<enle d~ molti reonmeni m ol'hosi riferibili a qHeiiA. spl'C'Ìal e condizion 11 n tmo!"fori ca: e rru o~ lo coslilui!=<cr un fatlo importante pep Jc, ~ turi in ~ulla gen l'S.: i de ll',w cmjl'l tropìca le. che do ,·endosi pur• t ossen·a1·e nella nostr a colonia, giacch è è C'Otne un peccaro di ori gine pel' i par•sì situati dentro certi gradi .ti latitudine, !'i manifestc1·ù con nn tempo mollo m aggiore e non co11 'fll•' l l'nYYicendAr si di f~n o meni imponenti, come spe~so lo fa ll t•gli :~lt1 · i (lfi<'Si. L e pi(Jp-g•' in questA nostra zona sono un avvenimentn meteoril'O as~olulam P nlr· eccezionale anco più di quello che n•Jil l o sin11o in Aden, dove la esistenza di cisterne monum entali , d ,.. allPslano la potenza at·tislicn di una ciYillù wollo r P.mota. ~o no l'indizio rli c1uanto t'orte erR il bi~ og n n eli racco~l im·e tllt prodotto rhe cosi raram ente l a natura elat·triYa agl i nhi1flnli di qunlla r(•gion e. Una Yera pioggia. ch c1 ~e n era lmenle i· uno ~)'Pde eli diluvio pet' circa un'ora, si l1a soltantn unn o due WJILP ogni dne o tr·e anni; pct• cui ll eS ~Ull CO I'SO di 8 t !jU8, ll C'~!::'UIII) fo JI'Illazion e Ji laghi llt\ di stag ll i, completa assoluta at·iditù per un immenso t1·alto di p aC:'se. E cMi Jlf' l' la ~t t•:-;sa r agione, e per la poca dillo>J•Hnza C'he passa frR IH tempcwaturR diurna c la notturna, n c~s una formazione o di nebbie Al mattino o di abbondanti rug-iarl e n ella n otte, fen om <'no invece clit•r i quasi abituale n <'gli altri paesi tropicali e che r ecA di J:: tu t•bi non _lieYi a cni non p otendo r esistere n dormire o dentro le camere delle propri~ abitazioni o n ei corricloi e nelle gabine dei bastimenti, cet'r a ~ulle verande dell e ca~P o sul ponte delle navi un sonno pii1 tran f'{uillo. Sempre in rappor to ron questa &l'Soluta mancanza ,li acque m eleoriche ne Yienc:> la costituzione geologica speciale della baja di Assab: rnccie vulcaniche, l ave piu o meno r otte dal tempo si Lro,•antl per miglia e mig-lia e ra p-


OSSERV AZIONI HEOICII ~

p1·escntano la fo1·mazione caralteri$lica, si puo di1·e, di tul lH la C<)s ta affJ·icana del mor Rosso, e delle m olle i sole elle vi ~ono s pa1·se. L'occhio non vede che montagne aperte a cr;~­ lere, 1iloni di la va pe1· lo più colorati in r osso liviclo , che ll (l solcariO i fianchi , o lave più detrile clte formano gli allipinni C Je valli allC:rllOLC dH dUrtC di SaiJbia, Ofi'I•entJO all'OCChiO \111 panora ma unifor·me e al pi ede senliel'i di['fìcili e penosi, 81'peua pru lirobi li eia muli e da cammelli. Se l'azil•ne secohm• delle nr• Jlle e delle ne vi A \'e~se 1•O l ulo spief{arsi ••ci ali el'O l'e la rosti tulioue chimica e fisicn di quc>;;li I.PJ'J'Cn i, a •presl'or a il l ipu p1·imi ti v o si sar ebbe meU. mol'f'o;::n Lo in trn·r·eno fcr·ti l i;..sinw, corlle l o è nelle uo;::tre zune V1llcauiche. Eppure il vel'lle giallo della acacict SJii,wsa e il ve1·d ~· più cupu dPIIe pnlme e dei tamw·ici r·o•npe in m ulti punti l'un if'ur•r tre Ul'idilù di 'luesl o paege e fo1·ma una vegelHI.iOIIP, eh·~ e In ~oln c ltP. si abbia da noi . Tali piante srg-uono i l !elLo di IO I'l'Pnl.i !'ecchi, e che con ono solo poche or·e nd m o rn•' nlo dellt' gr andi pioggiC>; I11A la piHnlfl r•ice,·o JlC I'Ò In !"Ila p ~H·Le di vita sot l err·auea , elle con gr·!l n d i «~ ÌIII U fucililà ;::i lt•o va su tulla fJUUsta pOJ'zione Ji costa. È un o degl i alll'ibuti :reolngici df'll'AITricfl di a vere i co l'si d'arquli in pnr·te ;::op1·a il suolo, l" 'i :;oolterl'anei p er uw llo trotto, curon pm·e sottet·ranr.i so11n molli shoccl •i ai bacini dei frl'flllùi lag:h i, lanluclri· è ;::f'JUpt··· r.osa facilissima trovare acqua a pochi m etri solto lfl cc•rteccia teri·estr·e. In As;::ab questa pJ·opt·iclà 6 m ollo geHt:ll'tllizzula: in parte l'acqua del utat'è enl r H pe1· llln lln li'l'\llo dentr·o lel'l'l'l, perde dei sali c J i\'il'ne a11clte poli11>ik·; in pr11·te .;ul'l'enli so tterr~:~n eP. !'leguono la 'ia li'H cciala al di ruoJ•i .ta •tueste linee di vegetazione, e lù si è :<iL·m·i c lu~ s~;;a\·an•lo tur poeo si tJ·ovano le acque. Suu qncste nppunlo le a "' lll•~ r!J e sm•vo11n pe1· gli usi clom('stici a tuttA la popolnzion•· i~t .l i ;..:enn, m entr·e per gli Europei il Gov er·no hu J:li'OvveùuLo pe!'c:l tu cinscuna persona abbia pe1· bevet·e un'al.lbont!anle 1·azi o n~ 411ulidiana di acqua distillala. Del t•eslo se la zona da noi ahil ata è, come ho detto, quasi assolutamente p riva di piogp;e, !-'e ne banno invece delle lo t·renzial i a meno di 50 miglit\ d a A ssab sui contrafforti delle montagne del Mus:sàli, d •e chiude il n ostro o1·izzonte a poneuLe, e se ne hanno appena val'ca ti quei mon li eù a ITucciu Li alla gran de vallata dell'A ttM~fi .


Sl11.1.:\ B.\JA

01 AS:';.\B

:!l

Un flume, l'li' si/è, che "'bocca a .\1a rualJ ie sul mare, 11ei miti del nostro posseùimr nto, si gonlìa ~ p c sse volle uclJ"estate anche pet• accp1e lontane, impndnln per qualche g iorn o 'rne i let•reni ed è la ra gione dì una veg<'lo.zione m olLo più ·iva che si ha in tullR la vallatn di MMgahlfl. Qnnndo i l /iume è secco, come l o è abitualmente, ba~ta scavm'e poca terra p et• trova1·e un'acqua che lta buonissimi all1·ibuti di polabilil~. L'esset•mi alquanto dilun gato su questa special e condizione dt> l l Cl'l'eOO per TOP. una C0~8 irnpol'lflnlc non !'ol o pc>r r P-ndermi conto dello condizioni locali del clima, mu P ~' r r· l"-. lo sturi io del !'Otlosuolo può f'nrmi rf1 ~ ione d i ce1·li P.IPrnenli quo~i dil'ei latenti d"inlermit.ù, e che poll'ehbet•o ti g ur at·mi in seguito come fatlrwi di mala llin nl'l successi vo sv iluppc che può p1·endere la noslt'A colonia , pet' lavol'i idraulici o i ndustt·iali che si poLcsse1·o i n izia.t·c. E giacch;· sonn n deLe1·minare i caraltet•i più speciali rlel sollosuoln . dit••'l p111'e rh e il li l ncl n tl el mat·e è in parlfl madt·epol'ico, COilli"\ In i> tntnlmt•nle pèl' il gntppo d'i snle che contor·nan o la hnin H r; !Je St)IIO JlUI't' possr•tlimr•nLO ila)iflll O, irt )'<ll'[l) 8SSOiulHm '.!nLe ,.;allhir)!"0. Le nlghP "nno pnc:he e !<Ì ran!Oigono i tt piC<'•liÌ !>ll'a!i Ìll r e1·li punti !-'(16CÌil)Ì (Ì{~ )(a t;H!< lH, r!oV !' ll ('\)11 IH'IS~a mat·Pn s .. 11 0 ha !"t~ nlot•e purt> dn lonta.n" pe1· lo ra ui vP e!':ai Rzi(llti che li'Amnmlanrt scltlo 1111 solo co:::i pnlente. L n !"<'ar!'i tù rl PIIP. algh,.. e la poca fol'zu delle mal'•>e, .unn :>Ltpc•r anrlo lt> pi ù alLe ntNrt:e nn'ni Lcz;w Ji 0M.iO, menLl'L' subiLlJ fu 01·i •1nllo ,.;tl•t•Llo nel ~u lro di Tll ~iut·t·o at•t·i v!mo anche• n 2 m elt•i, so11n p<>l' noi un nllt·i huto di snlub1·itù, ~ia c <:lt<· nei h >1;::si l'• mdi olgosi rlUI'nnte J,, basse mal·ee si ), 'l n no i mm r n<>i s lt'oli di spiag-gia allo scopet•lo cnl M ie dt(\ vi rla1'd t'g gia a cr1l ca lol'e che in,luce quelle lnli mnd ificazion i. dn in g-r tH'rarsi con tanta facilita elementi ùi mia!"mo. Oltt•e ' JU<'"l<' c ondizioni, che cltiamet•ò f'a.vorevole eccezione pet· una zona t l i terreno tropicale, mancando p et• A ssa h molli dt>.~l i n Ltt·ibuli d'insnluhrilà cl1e ùanno il caratlCI'e !=;pacifico di m al<stwia a f' SLcsi territor i e alla maggior parte rl elle colonie curopt>C di rrn esto emi>'i l'et'O, anche In studio della raunn local e nnn otl't·e pericoli e coerficienli sel'i alla patologia della r egionP. J•: pnrlanù o di pa t~Si lt•opiéali, nell' e~ame compnrath·o di

e


USSERYAZI(l\"f

l!~:OICII E

Assnh. Nlll gli altt·i pae~i non si puù certamente pas~nre l"ntln !'ill'nzir, la r <• lalh·n i nnocuita tl•·lla no~tJ•a fauna, quando si P"ll!"i ai!P !'>tntic:tichc di m ol'talitil (che prr chi non ù ~ ta l•) sul luo~o scmiJI'I'\110 iunrccllhil i) otlei'lC ualle I ndie pnr m01'l:iicalul'8 di :"<61'Jl~'llli v rl••nu~i leoht•n r Cl'tlln lo) o JIC't· l'a.~gre;. ­ ~ione di f'eliui; f-1 Cl' l'll~ ll iiÙllliC' oli Cill'iltll 'l'(' lutto Jvr·ale, COlllO il cololle di ,\l.:ppn e •li n agdool, l' ltlcl't'ù delle IndiP, sin clte si tt·atti di parnsi ti ,, di ll1'Jl'~i L:Al um ,l'in"Cili spcl'udi . che a qnrlll' lesioni dien.-, ni'il!'in0.. In A.::;:nh nnn !'li ho che rpmlt:he specie di vipera. la r ni morsiL:altll'a ;. ,. l'lenn~n. mn eccczinnalmeutc moJ•Wie; e la puul.nra di 1Hl •1 !'Cnrpinne mnlln pi 1'1 ~1·o:::..:o dci nosll·i e •·Ile clifli c:ilnl~ll ll' pu1·tu n ,.;c·ot•cet·li g enei·ali . La ci,·illù spi"'r inle di qnl'!:li P•l!" •li . che 111111 li induce ad nni1·;::i in numPI'n:::u :::0ciel~. ma inYcc:c li nltt'ile pi1'1 alla ,·ila tH)!11ad•· ed f'I' ra11lc· non <'C li fa lt·ova1·e riu11i li r d nm mas!'ali in g'l'andi <•iltù. r·lll' flhhinnn una ti·nrlit.iOlll'. una f:lOI'ilt, clove !;;i sirn0 I'Hdi(•ali t'apporli di ffl.rniglin P eli pai'Cll lt> la, rl i usi e rli CO!<lutnam:c': mo inYrre spat·si in g1·nntl•' •' sten:;ione ni l t? l'I'CilO, f'M11Hllil i d ('i YilJnp-~i .i0\' 0 al ma::::>-i rno la pOpOIazi•llle pu.-. salit·e a cllw o trecento pct·sonc. co11 una pi·op ot•zir,ne tnle di le t't'l'no I'nppot•lo a ogni i nd i v i.i un, r l 1e <'-J·cdo i 11 JWS!"tlllA alll'a parte del mondo si abbia cil'1·a Ug'ualc. Ne vi•' nr di con!'eg-ncnza che per lo studio medico di •Jueslo paese manca 1lel lullo un elemento storico, che t1·ag~a i ~ 1 10i dnli o da l!·a,lizioni o da studi statistici , non si hanno rrnlt•i di pnpolazio;1e, come M ll' opposta cosla di Ar abia, d11\'f' la ;:to1·ia r eg-istra racconti di epidemie e di pestilenze n ì\l rd;n, n Gedch1, nl la M eccn e come si ha per la mas:::ima partr delle r; illa eg-iziane. Qua debbono cssPrc tHancale qttcllc lnnte C<lUStl mor•bifìclte, che si o1·iginano dali· a•'cenII'Anteuto nmo110, .Jni rapporti con ull•·i pae~i. dfll traspor lo male1·iaiC' di co uta ~i . che si estl'i nsecano e si mollij)licano :::Qio quand 0 Lroviuo il materiale opportuno. Tulto quell'ot·rihi ll' qu:l•lr'" tliOI'LJOso, che ha pel' punLo eziologico i vd eni l'll'g"anil'i Utnnui che O )'agglomerazione, O le guet'I'C, O la l"Pnr...ilit o il c;~llivo genet·e di nuLJ•imento, o certi cuslumi ~rcc i i'lli .Jc•:.di obilanli pOJ'Iano cm1 sè inevitabilmente; quell e enrlr•mie elle c:;watlerizzano le regioni del Gange e dell' l ndo


SULLA B.-\J A Dr AS S:\B

2U

di qnnkuno dei fiumi a.merictuti, e che :;pcssr) s'irt'th lintt q epidl) tuieamenle pet• ender·e SO['l'a l' Eur·opa, o c0me chol<"Pa o cume febbt•e gin lla, non ti•ovano alcun risconlJ'O in m ulla par·te del continen te a~rl'icant), appunto per la vita q unsi llt.lmade che qua si conduce, e per l' assnlula mancan za ,Ji grondi cerll'i abilnli. È per r!LJesto, clte volendo contribuil'{l n Ilo c:.ttHiio della p a l•)logia e!"nt ica , In nO!=> tra colonia c ;!t'a H p!ll'le del paese ci t'('<1Stan'le non vi fì g-uJ·a pel' nessuna r,t'mA tli speciale malallia, che abbia sintomi propri e che dPbba .J('>"tare timori pPr ~;t i Eul'opei d•·i<linali ati abil tu·e qlll'l'>te re;.!'ioni. Eni.J'ali invece nella vullnla dell'.-\.us;::a a poche g iornate da .\s,.ah, vot·iano subilu le cuntliz.io ni di ~aluh rilù, giacclu~ i n I'{Uelln ,·alle sotl•lpu!:ilH a pi•Jg;;o torrenzial i, t·icca d i !agiti e di paduli, con n!Jf,ondante ,·cgPluzion t', con IIOlcYOli col'si •li nc•pta ;:.i lta !"u hilo quanto bnsla pel' la genes~ rlella malal'in; ed i n ce t·Li m esi dell·anno ~ una "''ra eccezione il poter traver ;:.at·e 1ft valle dell'.\ussa senza esset e attaccali da f0blwe. In ho an1lo occa:-:ione di Ctll'Ot'l) Yari individui, c !t P pol'la qmo non buon i t•icol·di della ll'a Yct·saLu di qu.~l pnesc: e il Co11lo AlltOn<:ll li, t•ccandc-.si alla Scioa per la vi a dèll'.\ussa, cbhe, comit t ciaJhl<"~ da s~1 medt'simo. 'l uu;:.i lulli gli umnini della :;ua cm·o,·ana set•ialnenlo ammnlnti (>qualcuno anche mor l<) . E;;pongo co11 piaccl'e que!'ti dali compnrath·i fra .\ ssah ed Allt•i pne:o:i ll'opi•·nli , g i ncc lu~. se il po!=:s< ·det·e cnlo)ni•3 ::'ignilica pet' m olte nazioni di 1-:ueopa l'onte di rir clwzza e ithlice di prol<·nza, nei libri di :.\Iedicina In stn rin di qttt•:.:li [J•)s~cssi lunla11i ,-. lt·acciata da pu;.;ine mollo n ere, cspt•imr~ una l nLta continun che l'uomo S<lSliPn(l con tl'O cau!;c nuove e molteplici, che attentano alla sua vìla e alla sua salute, pet' !"postamenti tli abitudini e pc!' az.i11ni di climi tle::tinaLi alla pl'r)sptWilc't di allt·e ruzze o nnn della nos tra. Basli solo l'e~r:mpio delle coloni e Ft·anr t'si di C<)n· cincina e tlel Sencgnl , e delle Olandesi Lli GiaYa per ,·edct•e con quale eciltombc eli morti hanno innal zato •tuegli 1\l'diti colonizzalol'i i lo t'O monumenl i <li gloria. Ora se noi Italiani ci siam o avYentueati su fJUe slo lembo di terra atl'ricnna, dove il guadagno 0 una S J II~ l·unza, il sact·iflzio certezza e la gloria ha pur troppo i "UOi p eri col i, come disgroziotam.enlc f)


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0~:-òlilt \"AZI ON I

ME DICIIf:

r;boe già le sue villime, almeno si abhia il C01l (l)r·lo di pro va t·e . che ft•a i paesi ll'opicali la costa di A sseh lln •·equisil1 di una certo soluhrilu non comune alle r egioni poste sotto quel"le latitudini. Gli abitanti clelia costa ùa noi occupata ~Oli!) i Dankali, ~m·• llt>i m olli llpi della gl'lwde •·nzzn etiop ica: hnnno iJ lnro cap., s::llp l'<'lliO iu ,\JoJ,,nP.tL A n,ft1ri Rulla n o dell'A 11~>-8. LA 1118~!!ior p<Jrl~ de l noR Ll'O l eJ'I'ilorio opparliene alla tr1bù d <'~li A n I.-ali, m·~ntr·o aiJbiamn solto il nuslro proleltm·uto la IJ•ibù degl • A dil..li più J'icco pe•· Jfl fll-!~io l' copia di arm t~ll l l, di gente at·malt• e di •·i~O l'~e alimetllari, che lt•ae dal commercio della cos ta o dalla fcJ•lililà d<'lrAu::;!'a. Dal momento in cui noi ci siamo l"Ulbili ti qua, si è r.wmala una popolazione più s,·ariala, giacchù o pet• commerci•l o massiman1enle per laYoro, sono venuti molli A •·a!Ji rla AJr·n e da M ok n, dngli AbiRsi ni, dei Snn•ali; m cnli'O si h~:.~ scmpl'C un va e vieni di sambuchi a1·abi cl te fanno il l!•oflieo della costa, e che hunno la mas!>ima pa1·Le Ù<'l!li e(juipnggi composti <li srhinvi nc>gTi o dei pncsi l.allns o ùel ::>uùan. Quin·li Vllt•iabilità di l'azze, dilfl·· r enzn di CllSlumi e per mc opportunità di ossPJ'\'Ili'C lipi morbosi ng~ui vnl'iali eri inle1·es~nuli. I Dnnknli sono ne1·i , mA non intensa m ente colorull fJUanlo i popoli di'l Sndan ed i Cnl'•·i : ha nn•> la cnnlìgu rn ziono del cJ·anio che mol lo tend e nd ovvwinarsi ai tipi <'!IU<'I'l !:<iri: s viluppo OS!'ai JWOnuuzialo dt•lla sezione cranit·u f•·onlale, cii• che è un cm·atlc•·c <>lllOJ.trAfìco di una C<'J'In fin ezza e supl'riol'ilil di r azza, e che ùifélla invrcc nei popoli (~oliaR e nel Sudun: lii'VO prognalil"mo del mento, naso u11 poco schincciato, labbt·n lum1ùe e con la mucosa t·uvc!':ci;lla ttll'iufuo•·•, ma non 111 una mnn ie1·a (:Osi 1wonunziala come n ei tipi pii1 ma•·cn li dr l lo razzn cui nppot•lengono: staluJ·u piulloslo elewttn, ondnnwnlo altiero o i nc~'SSO quasi "''mpr·e Yeloce. H t•nno in lr~la una full.(! criniera, e mi "i prrdoni la pa1·ola piu j)I'Ofll'ia di razze ir~rl'l'lori, pc•·chè il capclln c lun.;o. cJ•espulo, du1·o, il'lo, tonlochù forma una ,.e,·u rn~:ricra voluminosa centrifugo, senza che il cnpcllo acccuni od alcuna ui •Juclle pi<'ghc nalurnl i, che sono pr opr ie della t'llZUI nostra. È qucsla u na di feso n u~urnl o e polente co11Li'O l'ozioue dci

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SUI.I.A B AJA

or

AS SAJJ

ra ggi solari, o di ratti si vèdono se mpre a capo nuclo ancl 1o quaudo il sole è n el punto di mezzogiomo. Quella proleziont} naturale ò r esa arlilìcialmenlc più s i c:ura dall'abitudine che JJa11no di spalma•·si, non solo Lullo il COI'po, ma special m ente i copelli di un bUI'I'O ir•·ancidilo, cl•e vi deposit.ono a s trali, P. elle si ùislr•ugge a poco a poco col calore. Si compr·ende p er principio fi sico como cnn w l m etodo i ra;!gi calorifici ~i<>no lanlo meno assorbili quanto più facilm ente r<- rt es~i, e come i n Lal gui:::a pos!"nno nffl'OIIlorc l 'ozione sol:we, che noi appena ripa1·inmo eon queg-li al li cAppelli falli con grosse lamine di palma o di b~1nu na , e ell o oramai iul1·odolli da ~li l n glesi n Pile lor o C{llonie, sono 1111 m odo di coperlu•·a genera lizzal o in lulli i pnesi tropical i. Uno scopo analogo di procurarsi uno !'lr·alo coibente all'azione dei raggi c~lu rifici l'ottengono coll'un;.!t'I'Si di burro tulta la re).!ione del dor:::o e d el Lo••aco, d1P <'OJ'I'OioO anclu~ r:cou unA p~zza di col one binnco, ~pecie di Ampio nwnlPllo el.r !'ii pre ~ tn a l nnle 111(1d ali lò di u:=:o, c ch e i• fjua si l'unico l or o c·pperlura. Il Da nkalo, p Cl' quella p1·olicA intuizione che l o por·ta a tale s;.~lulifc ra coc::lumanza, annunzia hene il follo m orboso che ne drr•iver cbbe dal non l"palmar si di bur·•·o In lesta, dicendo cl:r l'occhio s'intìammo cd abbr·ucia, e che In l<-sta si addoloro e gi•·a sul collo per conto p1•oprio. (Vertigine!?). Alcuni Dankoli di piu al Lo lignagg-io lc n ~o n o il capo c~pc r·lo con ampio lur·bante alla m aomellnna. Il sen so lermit:o e dolorifì t·o dc•lla pianta dei pietla deve e:;sere in questi abi tanti quusi estinto, giacch•\ oltre a camminare a pi<'di :::C<J izi pe1· Lerreni snsso:::i e dJffic1li, l a temp er atura della sabbia. e del suo:o in grne1·e, ò co~i eltwat.a, che a noi resl <'J'C·bbe impos:::ib ile crltmninn•·e a piedi nudi, e persino i Clllli m ollo volle si r·icu ~nno di antlal'e nvl}llli, non poLendo l cn r r e l e pinntc a ter·•·u, per·chi' sentono abl>r•Hciarlc. P erò l t' scn rn o llll"mbr·a, l 'a~lurcio scheletrico che si r r vela nei suoi angoli e nei suoi r:gonfiameuti , !'enza che m osse mu!'colari e grac:;!'ose ne r iempiono i vuo ti e ne smor-zi no le angolosiw, ò r arut l cre pur·o dei n on kHi i, come lo c dt•i Somali e di mnlti altri popoli che p<wluno nel lor o sviluppo corporeo l'emblema dell'ill suffìcicnzn alimentare e ne danno


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l)SS El\ \'.<\Z IO.'\ l l i EIl l C Il t·:

la conlropmva nelle lm·o RLtiludini dintHllichu, esaut·en.tosi pt·esto e pet• poco la YOl'o. Il pann ieo!!J aolipn;:o u S•·ar;::is:;;imn, se si eccettui nellC' Jonne lino a una <'l' t'la etù, g i<H'Ch(> sul dedinat•e della vi ta spa t•isc~ in e.«~f' d•"l tu tto. L e ma ~se mu;::rolari sono poco s ,·iluppate e q uind i ''~' 111'-"' 0 i l l ot·o llwot·o utile, •p ta n.lu ~ i e1111 applicali a quald ll' fa lit'A r.•wpo r en . Il Da11kalo nt>ll ··• m •'"~u i l ln Ynr o, le sué a Ltiluùitli d i co t•po 11 011 ;:: i p!'cslnno R q11ello, ed nrwhe pet· i l ::: un ).!'Pnet•e tli vita nnn 11 e S<'ll le i l biso~n o . L' un i~.:a espr e;;"i•JIIe Alliva del ,:uo :--i;clema n w:<cola t'H ù la t·c,.: i ,; l~ n Y.a a lun).!'IJe m a t·ce, come uvt•ù l uogn ù i e:::pot't't' :n ><e~ u ilo; ma [H'I' •\ <'•JI solo peso della lancio. cht\ l i <'ne rwiz:.o.l) ll li\le ,.:nJ io~ ;:pnlle per posat•vi i n Cl't)ce l·~ bt·an:ia o JWI' l'a t· bilauc.ia a ru1 u pel le di cflpt·ello c ucila ad anrorn Jll' l'lo•ll t~l '• • J';\l' opt:"l, lllliCo ba~a~lio !'<)l' qual ll11'11le \'Ì 8!!~Ì o . Dal m •" l o di alim•·ntazione fariln l•'ll lt> si COlllJ1l'l'lldP cm ne elemen ti t•ipm·al•>t'i llt' e n trino in p11t'3 q u n n til~t n·~l ln!'o ot'g anif'm o; ·~ :'l;i t ·.-hht~ t·o <'~"i'"l u lall l f:' l llé' ill >'lli'lìcicnli nlla vil<t, ;:tJ un 1:\\'0 \'11 1'!'- Ìt·illt:t\ i) 1111 C<~II,.. UII l'l di fo t·z•' llHl le t•:niÌ Jll' l' iuùu:<lr i•• u lll<'"'li'' ''i por ln:<:-;e lllliJ ,:;,·a~t th i•) llltlr ili ,·o ll tng:.rior e, avvici nnndult al ;!t'llt'l'•' oli vi ta dt•llc l'UZZI' t;Ì\'il i. L H bns•l de~li el•· m tllli ll lltl'il i ,·i ,·. il lt~llt• . ('ile Lt·n!..!·:.:;nll•> dni liUII Io't·o;::i n t'l lll'lll i t• citi' l ... ,.,lllt• 'lll<•r••iO C<llllin··ia la r <':lziOtl<' ar·idt~: il bttl'l'O, d•·l •JI II'li•-} nndH~ >ti :-il'l'\ tlllo po• )' C•IIJI',,z jt)ll<1 1 'o~ do•JIC fOC8t..:C'C l'al lo• t'<Hl f:l l'illa d i D11r n , ~t ·::n u mac•:fl rh•: ="•Hllid ia 111 oiLo al :"l'>'llln o: 111 1:1 la uuea un rihn qua~j di l u;:so rl11~ acq uista11 o all'.\ lls:<:r, dt~u~ l• c·.. lt h·Hia, tl H!llgLliiO li pt'o'II<Ì •'I'•~ ttl t11Mt1 dn i ll tt't'ctt n l i at·:1hi in t·icnn tbio di prlli ,. di bu tTo . C•) llll; ;.n'nrl't) oli nt..:•p ti,.;to, n 111Pglin di l'iram hio. manp:inno dnllct·i. ci ii' 11011 ,·. 1111 ri!Jo indigeno) lll'l' cui r it~n t t·n ltPII'nli nw nlaziolle •Jttn:-<i din·i di lu,;so . l Dankali df'lla cosln ><ono nhil i pe;o;cnlnt'i. m nn8'inn o [1111'<' i l Jll'!"~.:e , cl tP. p l'CJ"fli'H II O tene nd ..lll sullo 1111 futwo Jl•lCO vi\'n o eopct•lo ùi CL'llcre calda, e che \'cndouo andtl', p re \·iameu tc Sf'cca ndnlo ul ~ole . La l H'\'nnda l'owlamcn\ale ù l'tH:qua, ccc, ~.io n n l m c n te la Duma, l i• 1um·e re,·m··n la lo cltc olle n ~o n o t! al succo l aLli!fino:::o tlelln pal ma a cui fn nno !:'uhit•c la fernw nlazione alcoolicn, e che btwuta con illl,:mper·a nza pr·oduce con ln ci litit un· eht·ezza

c

;:pet:iale.


SUI.I,A BAJA DI ASSAB

È chiaro che nell'alimentazione del Dankalo prevalgono i

co s i detti alimenti respiratori; ma vi è difetto di albuminoidi, che dovrebbero sempre prevalere in qualunque alimentazione p e r il vero reintegramento dei tessuti. E da questo dato fisiologico ne viene la poca attitudine al Io v oro, la facile s tanchezza e la nessuna lotta che sosten;.:ono per la vita , nulla dovendo dimandare alla ter ra, contentandosi di quanto possono ottenere dai loro armenti , dai prodotti del mare, quando è vicino, e dagli alberi di Palma , che cre!:'cono s pontanei senza cullura s peciale. Come è facile pr e vedere, anche le fa coltà morali r isentono della povertà u clle a ltitudini vita~i: ollrechè per IOI'O costume non sono portati a nessun lavoro intellettuale, domina in essi l'apatia ~· l' inerzia, e si muovono solo in omaggio a quel famoso is tinto della lotta pe1' l'esistenza, cioè allo scopo di ce1·carsi •1ualche miglioria nelle condizioni di benessere materiale, ma n on con mezzi arditi ed attivi, s i bene emigr·ando dove in certi mesi dell'anno i pascoli s ono migliori, le acque e la tluma pil1 facile a trovars i, e cercando rli pi·enctcrs i con la rorza gli armenti tti una tribù più debole. Quanto a virtù attive dell'animo il llu nkalo non è coraggioso, non è aggress ivo, se non s icuro di battere un nemico piu debole; e giuoca di as tuzia per sor r 1·cnderlo in un momento opportuno avendo in questo una pazienza di aspettativa esemplare: è feroce ma vigliaccamente feroce, perché uccide con volullil individui nrldormontali od inermi. Teme molto noi Europei, eù avido di predare le numerose cat·ovane, che inevitabilmente ac· campagnano le noslt'c s pedizioni, se queste non si coprirono rlella protezione .di qualche loro capo, ne fanu o la caccia alla lontana, sperando in qualche notte oscura di ~orp rendere un accampamento poco in guat•dia, e di piombarvi sopt•a in gran numer·o e con una velorilà selvaggia. E ssendo cosi poco il lavoro intellettuale, cosi rudimen tali le azioni aiTellive, e il senti mento religioso non mollo caldo, ques ti popoli fi gurano insens ibilmente nel quadt·o delle malattie mentali, I·~quisito patologico che cresce in ragione della s uperiorità delle razze e dell'incremento nella civiltà. E neppure l'uso speciale di cet·te sostanze sia alimentari sia atte 3


OS S EriVAZfO~I

MEDIC lll':.

u soddisfare qualche sen!:;orio, com e l'oppio per i Chinesi e l'ar ak per i Malesi, pot·La in essi disturbi ca t'<l l terlslici delle fun zioni cerebrali, com e pur troppo si ved e per vas ta scala i li r,uei p 0poli. N ella linea a fleltiva non hanno alcuna estrin r:<ect~ zion e cho l i avvicini a n oi . Gl i allelti di fami glia sono ruLi im enlali, i ti g-li vengono faci l mente lascia ti a sè fin o dllll'mfum ia e perdoP-O spesso la traccia e la ricorda111.a dei geni t01·i, r·iman endo invece i fì ~li della Lt•ibù, e come tali p1·o telli n ei l or o diritti, aL1·ocen1cnte vendi cati nelle o ffese. I rn ppo1·li coniuga li sono debol issi mi, pt·ima per quella posizione l.<l nLo bassa cile in gener e ha la donna con la poligamia e pt·e!'<SO tutle le popolazioni selvagge: poi pet' la facilit!l malf' J'i al·~ per la quale secoudn le lo t·o l eggi possono ripudiar e una 1110gl ie, non doYendosi far altro cito motivat·ne una causa qualunque dinanzi al capo della tl'ibù e pagot·e alla donna un piccol o compenso o in m oncln o in ~e n c1·i. Com e ge!l er almente si leg-ge n ei l'acconti sulle popolnzioni sel va{.!'gc, è ver·issimo che m cnll'e la funzic) nalitli psichica dei cenlt•i nf'wvosi non h~o~ chiar e e soLli li manifcsLnzioni di sè, i sensot•i sono S\'ilu ppalissimi, e l'eset•cizio conlmuo e speciale a cui sono dest111ali li t•etHl e ùi una finezza Sfiui sila , av vicinandoli ai tipi animali delle classi infet·ior i , in cui lo s \·ilup po di un ~e n so t'ÌO ò in rapporto colla maggior e possibtl ilil di as!'licul'DI'C il mantenimento doll'indivicluo e ùella specie. L a vista e m ol l o acuto; l' udito poi é di u na fi nezza eccezionale, ed h o pro vato con vera Sf'H'prcsa come un Dankalo, che l t'nenm1o ùi s.::ot·la a un nosll'o accam pamento, senti va di uolle il r umor e dei passi di per sone lontan e, che noi appt·rzza vamo poi m ollo piu lardi e qnanùo er ano tanto più vi t.:ini alla nosLt·a tonua . L e sc•n;:Dzioni dolor ifìche e termiche sono Hbba.slnn7.a o ttuse: ùit·i• i n segui to di certi alli chi rur·gici da m c pruticati nel lot·o CtJ r po, senza che un gri do uscisfic dalla loro bocca o un m ovime uto, per lo meuo r 1fl esso, li al lon lnnas;:e dal m io Sl f'lllllell l O. Jlo Vil'lO dci l)11 nkali le\·arsi delle Spi ne pr OfonJamenle i nfitte nel piede, tagl iundosi a piccole feLLc il tessuto col lor o a ffil atissimo coltello (Gh ilèl) fino ad ol l i·epassa t·e


SULJ.A BAJA DI A~SAII

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i 1 d c t•ma. E così potrei moltiplicare questi rsempi. S'immngin i <rual o cnot·me vanta~gio si abbia a porla•·e il col tello chi•·urgico sopt·a lali indivioui in confronto dello no~ll·e 1'97.ze, dove la d o l orahilità c tanto più acrenluata, l'impre!'sional>ilita ner· vo~a co>'i vi,·a e !'>Cnsibile, l'idea dul dolot·e t·icca d'immt~ gini pau•·ose, e il sentimento tl<'lla pt•op•·ia conservazione spinto all'eccesso in rappol'lo clell'atluccallwnlo nlla vita, dei vincoli cl i ft1 migl in e cl i soci el a: condizioni lu li dell'uni m o eh e i nthtcon o sillolli ùi>:t111·bi d'innervazione da giungere in molli individui ulle cunvulsioni e al delirio, da oulo•·ina•·e molle volt•· il du•·ofot·mio anche per operazioni di non troppo gra· vità , e dR pot·tat·e più o meno un'influenza sernpt·c sinistra sugli esi li delle opct·azinni sl<'S!<e. Un allt•o fl•rrnmeno fi ~ iolng-ico d<'gno di studio che pres en to no i Dnnkali, c in zenere lulli que!'>ti ah1lal•J1'i di luoghi ari d i c dc ·~et'li, i: In re>- i ~ tenzn olia sensazione della farne e dello selP dut·anle le lun)!hc marce in lu o~hi ùove non é l or o dato lt·o,·ore fucilrnr ntc c l'acqua e l 'alimPnto. Al ritm·no del <'onlc Antunelli clnl suo ul timo vi&ggio nllo Scioa, c.:bbi dal medesimo r elazione di alcuni folli di ques lo ~cnet·e, o~­ scr,·ali dn Lui nei suoi Donl<ali di s(·orto; fulli cle~n i di m ollo alt••nziono o eire C<'t'lam~ntc non sfu)!girono all'acutezza e S<'t'ielù tli ossct•vt•zione di cui ò copncc quel nostro b enl'merilo vio)!r:iolor•e. Ho c~uminoto un indi\'itlno jWOpl'io d ella sua scot·tn, eh!' polépcr YOl'i ~iot•ni !'>rguilfu•c uno 1nnrcio, non !'>Olo SPrt7.fl mnngim·r, mn avendo l'nllo nnit'amcnte una grande bevuta nl m omento dello pnl'lenza e un'nlll'll a f'TU CIII) ùell'mTivo. l\li Ira r cteconlulo lo stes"o Daukalo, che lui e i suoi sono Rhilunli n h f~ ,·ere m ()l lisE;imo qunnJo tl'ovano l 'o<:qmr, e melle' ruc una quaultlit g t·n ntic n.-llo•·o corpo re•· il co<,odi dover rf.'s l u t·e qualche giot·no S<'n7.a lt•ovnr·lt'; e eire du •·nnlt"' questo lu ngo d1,..:iuno non usnno che di mn-;Li1·are un pn· di lnhacco in fo:-:lia, elle é lor ocnslumc di lenPI'e in forma di IJol o qunsi Rcmpr·o n el solco labio-~cn~h·nlc o dietr.) il pudiglione tlt>ll'ot·ccchio, pronli a )11l!'S11 1'io di bOC'\'O in IJocrll P~" '' Rpirito di corlesin: si accoJ'!!Onodn loro sle..;«i eh<' in quesLo tempo si fnnno più sottili e scn t•ni. L'indi,·iduo in qur,slionc. come in grncre Lutti q uelli òdia sua rau.u, aveva l'area dciii) stomaco m ol-


\ OSSV.RVAZI()'"l MEDICHE

tissimo dilatata, ciò che può ben dipendere da enorme distensione a cui tal viscet•e debba essere solloposto ripclutameute in tal gener e rli vita. Quello che ho potuto osservare rli per sOlli1 •' il modo rom e be,·ono f)Uand o arrivano da rrualcll e piccola gita: cinque o l'<ei grossi bicchieri di acq11a, bevuti uno di etro l'alti'O, è quell o cho accettano a offrir loro da h<'r e, P.d è supponibile, cl1n per un certo spi1·ilo di complimento, !':O plll'e in lo1·o csistP, non diano totalmente sfogo al J,n•o bisogno. I o Yer;-tm t•n te m i trovo ~tssai imbal'azzato a da1·e a me stesso una l'lpicg-Azion o fi siologica di cruesta forz a di resistenza: penso a quel <lato dclrcnormc dilat~:~zio n c fiBIIo stomaco, del CJUale soglim:10 farne in quello grandi bevute un vc•·o serba toio di liquido: penso alla poca acqua ch e da lln lnro pelle si prr rle )JC'I' sllriOI'C, in confronto alla quantita che 1W pel'diamo nni, sia che f)ucs to dipenda dalle differf'nzo anatomiche, che pel' In loro r azza hanno n ella strllllliJ'a della cute. sia in pal'le pet· la costumanza di essere sempre nhbondanlemente !"palmali rli un corpo grasso. Del r esto non è la primA volla cltP- nello ;;:Ludio di popoli c \li civillà mol to differ cuti cl alle nnst1·e. sor gono alla mente nelle difficoltà ina,.peltntc p CI' ùA)'si conto tli certi fatti nnovi nr.lla vita dell\10mo e ci H' si allontanano dal tipo comune dei fen omeni fisiologici. ()gnuno 01·mai conosce come al Giappone e:: iste un gene1·c di lc;cnmozione ~peciale, cosliltl i lo da una piccola e leggeri ssima carrozzella a due ru ote. che Yiene tirnla da uomini el'<pl'e!"samente dedicati a quell'industria , ch e si chiaman o Girinkscicì, o me~l io Gil'inkscià la car1·ozza e Girini.-; l'uomo che la lira. È la prima m t-waviglia cho fH'ova un euPopeo a ppena messo il piede nel l.iAppone, che si vPdC t\·nsci nalo per l e vie pianissime di Yokoharnn e di T okio a ful'in di cn"allo da col e!"ti uomini, che con pochr:l ore di dposo, llu•·ono quello str ano mestiet•e pel' tutta la giornata. :\Jn la meravi glia diviene un vet'O problema per l 'osser-Yalor a quando si debba fare un viaggi o nell'inlcruo del paese, per strorle piane e montuose, buone e ca ttive con acqua e con n c\·e, per due o trecento chilometri, senza mai cambiare 'luesli cavalli umnni; e quando si pensi che n essun cnvallo p otr ebbe resistere a per correre uguali distanze


SULLA. B.,JA DI ASSAB

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in uguale spazio di tempo. Il colonnello Lucbino Dal Verme nel suo l.ibro • Giappone e Siberia • dipinge con vivaci e ·veritieri. colori questo episodio del viaggiatore nel Giappone, cd io che, come il colonnello Dal Verme, ho avuto l'ouot•e d.i accompagnare S. A. R. il duca di Genova nel suo viaggio con la l"elfor Pisani, e nelle molte e lunghe escursioni che il principe ba fatto nell'interno d i quel paese, tengo sempr•~ alla mente quel fenomeno di potenza muscolare e Qi resistenza ot•ganica a un lavoro nuovo e si puù dit•e cootrorio alrorganizzazione locomolrice del tipo uomo. Col suolo coperto di neve, imbacuccati n ei nostri mantelli, noi montavamo nel Girinkscia, tirato sempre da due uomini, i quali parLi ,·ano cantando alla grande carriera e a poCù a poco rimanendo nudi del tutto dopo f')Ualche chilometro, per rendere piu liberi i loro movimenti e diminuire il s udot•e, mentre la neve cadeva a fiocchi sul loro cot•po at•listicamente tatua Lo e fumante di sud oro. E co~i per vari gior ni n oi abbiamo fallo in media da 14 a 15 Rii per giorno, (ogni Ri corrispondendo a 4 chilometri), senza che alcuno dei nostri Girinki, cbe erano semp•·e i medesimi, ·avesse al mattino un dolore qualunque che ~l'impedisse la marcia. Dal Verme parti da Simidz tt per Koùe, pct·cort•endo molta parte del T okaido (la grande slraùa dell'Est) c iu cinque. giol'ni e m e:l:r.o fece circa 400 c!Jilometri con tal genere di locomozione. Dimando quale caYallo puo t'CIHle.Pe un servigio uguale. Il Girinl•i fa un alto ogni 2 o a ore, ed appena giunto in un Occiaja, case da tbé che sono come gli alberghi d& noi, entra immediatamente in un bagno caldo, dove ~i trattiene una mezz'ora circa, poi fa una specie di massaggio, aiutsmdosi reciprocamente con g li altri compagni, beve due o t r e tazze di tho molto caldo, mangia· due coppelle di riso con salse speciali e qualche ft•utlo, e dopo un'ora di allo è fr~sco l! p1•onto per continuare la marcia con la stessa energia e velocitit, pet• poi alla sera prendere un altro bagno e rare un pranzo più abbondante. ~ vero che gli spedali di T okio e di Yokohama hanno una quantitA di malati di petto e di cuore non comune, e i Git·inki vi figura no per un buon · contingente, ma è certo, che nello s tudio delle attitudini


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OStiER\"AWINl MP.D ICIIE

umane met·ita la sua pat·Lo 'JUCl"la nuova morlillilà nelle fun zioni locomol!·ici, e ')U e~ta J'P.Sil'<Lrnza or gnnica qualo offre il Gi~in ld ::riapponei5e, come lo mr rila il D;m kolo eù i l So111alo per i suoi di g iuni comm iuando nel descJ·Lo. Lo auilazioni dei Danl<a li sono semplicis,.:ime; vivono soLto cap~:~ nn e copet•le da tessuto di palma, donnono lu nolle su lla sabbia e a cielo apet·to, portano le lor o immondizie al m a1·e, so è vicino, o altrimenti scavano un poco la silbbia e là sol.t<'nano Lutto in JonltHHlnza dnll'ilbilalo. S'irnmap-ini con qu~s to sil'<tema d'igiene e•lilizia 'JUllnto sia salvaguardata la salute ùPgli Abitatori, come e inwossibile che geJ·mo~lino elementi ùel<'liri ùi naluJ'a onimnle, e comr ceJ•I•' rm•me infettive, che allJ·ove fnnno delll' vrre stt'llgi, f{Ua invece si eno sconosciute. Quale CO!Ili'EtSt0 di co~tumanz,. e Ji Abitudini!! E dire che alcuni popoli come i Cllinesi. semb 1·a elle abbiano il bisogn\' di vivet·e nel ran go e ne>lle itnmondizie, arnmns"'ali in q~telle C0$'6 affumicnle doYe slRnnu uomini e bestie, o ~trc•tti in qu~> i canali di acque pull'ide, dove lulle l e immondizie pos!':ihili !'unno CMt)nn a qtwlle migli aia di giunche, èhe ospitano popolazioni inliel'e l e quali si disselano perlìno di quell e m eùe~ im e acque (\ r<>~p ir·an o rassegnote in quegli ambienti pe~lil enzi uli. Credo cho primn del no~tt·o at·t•ivo in questa spiagf(ia , la rortt'Cria dl'l ~uolo non sia stata m ai t•emosso, e siAmo noi rho ahbiamo cominciato va~ti spostamenli di ten eno per piantar·e l e fonrlamrnln d elle noslt·e cose e per creat·o dei pozzi e scavare canali per f'ognatur·o o p et· altri bisof,l:ni inet·cnti al genet·e di vila europeo. Ed i} cosi che certi let·t·roni p1•egni di SC''fll8 sono venuti allo scoperto, è cosi che certe sot·genti ~otlcnanee ~ono venute alla luce, e che non so se pet· un'eventuole coincidenza di tempo, o piulloslo pe1· una cnnno~sione nalm·fdc di rausa nd l'fl'cllo, sono comparsi qua dei rosi di f(•bbt·o inl('rmittente tnia;;;malica, lanlo negl'indig<'niquantoin (jllald1e eu r op<>o. l o aedo che, viste le condizioni ~pecinli del climn, e tenuto conto princi pal men le ùi un el er11en lo, il .-:aiOI'O, si Ùt' hha 110 sorvegliare aLlentamento que8li movi111C11 Li di t(:J'I'eno, cht' ora sono in poca misura, pet·chò piccolo é il numero ùt-llt~ case eut·opee c degli aLilatot•i, ma che prima o poi po!-'St)llO


SU LL.\ 8AJ.-\ DI •.O.SS•.O.B

avere un mag-giore inct·emento, CJua.rido la noslra colonia possa p1·enclere un serio sviluppo e comincino l avori di costru zi one, coltul'a di piante sia destinate a l'a1·e ombra sia a fornire qualche prodotto di alimentazione vegetale, promuovendo a tale scopo sorgenti e m ezzi d'irrig-azione. I o tengo dinanzi agli occhi lutto quanto posso avere appreso e debbo ancora appr•endere sulla genesi della malari a, ricordo come non sono le sole maremme o la presenza e la vicinanza di stagni e paduli che diano luogo al miasma; chl~ pure nei lerreni rli montagna _si banno cenl.ri malarici; c>d anche nelle nostt·e l aliludini , luoghi ch e hanno godulo per tanto tempo una Yera immunilà, per lavori idraulici per l'Cmozioni di Leer eno anche a scopo agricolo, o per t·icer ca tfi Acque potab1li sono add ivenuti come centri miac.m alici at•tiliciali, cr eandosi l e condizioni opportune allo sviluppo dL• l mias ma. S'immagini in quesla r egione quante facil i ta si abbiano a tali avvenimenti, con un sollosuolo impl'egnato di acque che in parle vengono per filtrazione dal n1are, in parte sono gli sbocchi di fiumi sotlCI'rl-mei pr·ovenienli da pae~ i lontani, cbi sa quali slt•ati f!'C'Oiogici per'rorrenùo, chl sa quali elem enti vegetali por·tnndo in so~: e lultù questo con unu LenJper·atura eccezio11ale, che per· var·i mesi dell'anno al'l'iva pPt' su o massimo quotilliano all'ombra a :39", e spesso ancor piu. Sent o di poter dire con sicur·ezza , che l'irnpian to di una <'•)lonia europea in questa lél'ra, che aveva tanti 81'f!:OnHmti nflturali d'immunità per le malattie a m otivo appunlo ùel suo s tato vergine <.!all'azione dell'uomo, rporlel'à o prima o poi insi em e al contin gente dei così detti vantaggi mnlcl'iali e mondi an cile quello degli elentenli morbosi. Intanto la prima industria che si cerca ùi stnhilire ll•!lln co lonia di A ssab è quella dell<:l Sflline, ed il Govel'llo ha li-\llc> una l arga conces!:'ione di Le rrt~no ad una Socielà ltttliana {Wl' quella cul tu1·a. M entr•e aug tll'O prosperita e rorlunA &!!li at·dili intl'aprenùi lol'i, e comprendo che non vi sia all1·o mndn d i utilizzar.e il terreno dal punto di vista agricolo , pure 110 visto con piace1·e che il locale scello per le soline è lontnno circa 3 chilometri da Assab, divis-o dalla nostra pianura da un contraffarlo di colline, che nascendo al mal'e con il eapo


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OSS~RVAZIO~I

1\Jt:DIC:IIE

Ca,•ibal sempre più va innalzandosi di livello verso l'intllrno,

e ne impedisce perfino la vista; che le saline restano per· Ass ab in una direzione di ponente-libeccio, vento che non sollia quasi mai nel corso dell'ann o , avendo i monsoni locali ben allra direzione. l o non ho pratica speciale s u teJ·r•eni coltivati a saline, ni• mi permetto di emettere opinioni in pr oposito; ma riferendomi a questa struttura geologica e alla latitudine dove mi trovo, credo che le mie appr•ensioni siano autorizzate e godo oli poter òir·e. che qualunque nuova condizione di saluhrita s 1 verifkhi in quella zona destinata alla coltivazione del sale, la posizione di Assab é abbastanza sicura e in terru e nellil rada, rimanendo neg-l i ancoraggi che ora tengono le nostre navi da guerra qua di stazione. Per· quanto i Dankali e gli abitanti di queste regioni fino capo Guarùafui, cioè per tullo il paese dei Somali fra i quali io ebbi occasione di lraltenermi in un altro mio precedente viaggio, sieno a un grado cosi basso nella scala della civilta umana, pt•re in rapport.o alla medicina non sono in braccio del tutto H un cieco empirismo o a cro>.<lenze sopra naturali, da ricOI'J'ere solo a soccor·si r•eligiosi e a esorcismi di ogni genere, come prRticano molte altr•e popolazioni selva~ge; llla hanno un eser-cizio di meòicbe discipline, che chiamerò nazionale, che può per molle circostanze morbose r dcare dei veri va ntaggi. Oltre l'uf;O di cer te piante cbe adoperano molto per ttzione esterna, altre invece ne adoperano con vantaggio anche inter namente, come s arel:>bero le foglie della Sena, di cui conoscono benissimo la forte azione purgaliva e adoperano appunto per tale scopo, trovanùola con facilità da per· tutto, ed anche in Assab dove vegeta in arboscelli lungo il lelt.o di quei tor1·enti che scendono dalle vicine montagne. Ma quello che costituisco la ba~e della IDf'tlici na è il fuoco, che usano quasi costantemente in ogn i affezion e che si estrinsechi con qualche dolo1·e; o il laglio del IOI'O coltello, col quale fanno scarificazioni abbastanza profonde in qualunque parLe del cor po che trovino dolente e infia mmata. Si puo dir~ che è impossibile trovare un Dankalo o un Somalo seuza che vasLe cicatrici di fuoco non si rivelino all'occhio com~


SGLJ.A BAJA Dl ASSAB

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tatuaggio, bruciature tutLe falle arlificialmenLe a scopo 10edicamentoso. Si amministrano il fuoco rendendo incandescente un pezzo di legno e con quello affondando nelle carni ripetutamente fino a che non abbiano formalo escar· ~ muHiple e profonde a seconda di quanto il bisogno richieda. Sopra l'escara pongono da prima del burro, poi al momento della suppurazione come mezzo essiccativo, della polvere di carbone e di altre sostanze che io ancot•a non conosco. Si comprende come fra tanti stati morbosi che hanno come Ulanifestazione sintomatica il dolore, una revulsione cosi pote nLe, come quella portata dal caustico attuale, abbia un benefico effello; e come anche certe cauteriz.zazioni agiscano dn t•evulsivi lontani, richiamando in altra parte s tati tlussio· 11ari e fuori dal luogo primitivament.e leso. È cosi che sen· tondosi g-li occhi insabbiati (come loro dicono) e vetlendoli iniettati di sangue, immediatamente applicano due bottoni di fuoco alle tempie o alla nuca, e ciò, come è naturale, cou molto vantaggio. Questa applicazione di fuoco viene faLla in famiglia o da qualche compagno, senza bisogno che nessuno tenga fermo !"ammalalo il quale fiducioso e tranquillo s i sottopone all'alto operativo non facendo aUro che tapparsi lo narici per non essere disturbato dall'odore di carne abbruciata. Quando sono andato a Rahetah pel' visitare il sultano Berehan, il quale aveva preso le febbri inLermilLenti lr~tvet·· :o:ondo la valle deli'Aussa per accompagnare il conte Antorwlli dnl sultano Anfari, e soffriva pure di accessi di asma i 11 seguito a Yizio cardiaco di cui è affello, lo trovai, che per <.: ombatlere quel senso di oppressione toracica che provava nel respirare, si era dato 6 bolloni di fuoco nella ragionA ~teroale, cli5'posti in serie di due, ed altri 6 ai lati del solco verLebrale nel dorso. Ogni bottone era della grossezza di una lira e molto approfondato nei Lessuti. Le scarificazioni poi ogni ammalato che creda opportuno di praticarle, le pratica da sè con il propr·io coltello, se la parte o il Ialo del corpo permette una tale manovra: altrimenLi è un compagno c he reca tale servizio. Generalmente son falle con molta re· golarità e dirò pure con una simmetria artistica. Due volte ho t lovulo aprire due fl~mmoni profondi d~lla mano in individui 110


OSSERVAZIONI H EUIC IIJo:

vf'JHtti ùa m e quando i mezzi tli c ut·a indi!.('rn i er·ano t'~{lllt'ili, rio•; nl 6' o i ' ~iorno di m fl lnllin, ed ho trovnlo in ambedue le ,·nllc nella roccia dor;:alc d~>ll a m nno l<'!'n e ri~onfia pPr edema collaler·aiP, l P tracce anrorA fresche di una ~carifit'll ­ zione ben fallfl a Lagli lon~itudinali c orizzoulnli. Una volla nt·a i l malnto ~Lro;so c he l'avi'Vfl praticata lt'llllnndosi dt>lla mano si nislt·a. Il mio set·vo (che è un :.:ioVflllOlln Soma lo inlelli!!'<'lllissimo) da piccolo ra )!azzo et·a slfllo le n uto a bordo p<>r qualdtP ~iot·no sulla • r ettor Pisani •, pPr ct;i quando mi rivide in Assab si presentò s ubilo a me dicendomi:'' io dnhbo es~cre il Lno :::crvo pcrchè tu ~io fosti il mio pnd t•one •: l m li11R lun ga cic.:'l lt·icP pc-t·pendicolat·e che dall'at·cotn oebllarin infPriot·e sinislt·n scende fino alli\'t•llo della commi«~ut·n lnlual~>. Quella feritN i· il risullnlo di una ~ua meclicfltn t·n: un giorno ebbr l'occltio sini!"lt·o infiammato, dolente; vide cito da quel lnlo In vista si ol'l'uscava e allor a immediatomellte co l la !"Ua picc11la da~a si fN•c• rruel ln~lio prolìmdo, la:::cio ll"'I'Ìt'C' molto !"On~ur e mi diec c·lw per truel sangue uscito gurn·i. Sembra che cet·te prati ciH~ m l'diche le nltbiano lìno da lf'ntpi più r Pmoli a t rr:istalc dagli Arubi:· cosi vi ò qualcuno cito ha praticato pl'rfìno una ma· niet·a di vacc innzione, cono!'\ciuln del resto dogli A rnbi fìnn clai tempi nntichi, consistente nel prendet·e un poco di Pll" voiolno::o da una pustola di vaiuolo e trasportandolo in una put•le '!llaluncl'te rlPI propr·io cot•po con un ferro appunlflto; non •ruandl) infut'ia un't>pidt•ntin di vaiolo. nw qunnclo se ne h11 qualche rnso !=;pat·so ,., d'mrlole heni;.!nfl. Che il ,·o iunln abbia falla lfl sua compat·su anche fra i Danlwli ù un f'ullo positivo, pet•chù se ne ve·louo. nnn frequPnli, mn put•e se no ved onl) le lrnccie; c ùel r esto un lrMfìro con la co<:ta lo ltunno s••mpt·e avuto, teatlìco fallo da Arabi o di Ad t•n c) tli J\J oka o di llodeida. E non solamente il vaiuolo lta visiloto qne-.le tribù, ma eziaudio l'ol'lalmia purulenlfl, della qualr pur troppt) !"l' ne vcòe quolchc lt•accia ind<>lebile, e di cui, dal monwnt•> clrlla mia venuta in A s<:ah, lto aYuto in cttt'fl 6 cas:i. Dove perdono il ct•ilerio eli unll m l'clicina posiliYa i• oli f1·onle ai casi, ciel reslo ahbastauza rru·i , di di!';Lut·bi net·vosi, !--pecialmen lo di fronte a l'orme convulsiv<', ct·ctlendo che in


SUJ.LA BAlA.

or A SSAB

quei casi l'ammalat o sia invaso dagli spiriti. Allora esorcismi di ogni ~e n cre, pre~hiere a santi !=<peciali, tali s m nni applicali al collo ed alla nuca, consultazioni da personag-~i mis tici i quali banno r isorse sopt·an nalur·ali pot• liberare il povero infermo. Quesli sono i dali di fallo ch e i o ste~so ho potuto finora constntare su rtuesli sistem i di m ed icina indigena, i quali cet'lo hanno del positivo c dell'ef(icnce. Sembrn però che pl'esso i Somali l e pratiche chirurgiche non s i limitino a questa semplicila, Lna che si abbinno invece d n i co n cetti chit•ur gichi di altissimo momento. Non posso d:1 r o i faLli come sirut•i n on 8\endoli os!'<ervati pers()nalmen le, ma dnl!l i stessi Somn li hn avuto dr·scrizioni di fei'ile alla Les ta CO II t'ottur a delle ossa, c di mr.dicalure [';)tlc da speciali individui che si dun no a lali pt·oticlte, c clte sarebbel'O i <.;hirur gh i (le! paese, con asporlndune di l'l'Silttnéll ti, e con taglio r egola1•izznLor e degli ossi r imasti iu sito, cou npplicnzione s u ccessiva di pelle di agnello a calotta nel punto tlove la massa cet··~ hrale era rimaRla scopel'La: sulul'e delle paeeti adrlomm innli per ampie l'tJl'ile c.m J'uorusciln degli intestini; etl a pro!)osilo di •fue.-Lo allo optwaliYo, dove i nosll'i prPce.s~i h.anno sop1·a luLlo ir. mil'tl la cosidclla Loilelle dùll'opcr azione, t'iC(Wdo •1 ue~> ta l't·ase incirle11lal e del racconto , ciu0 che l 'opel'atOI'eloccnva gl'intestini fuo1·uscili laYauùosi sempl'0 la mano con acqua pur issima per ché non l'ù-"se spor ca neppur e dm Sfii i ~U\1: lì11olmente tli frallure comminute delle coste pet• col po di ba"lo.n e, tagl io sul luogo della l'l'nltul'a, a-"portaziOJ1C. dei ft·ammenli ft·at~ut·a ti, applicazi one di una ro~la d'agnello ucciso all'islanle e fissnto a incasll'O reci proco coi d u e fea.rnmeuli l'imasli c tagl ia l i a incus t1·o appunto pet• l'ice ver e l'o~s0 nuovo; c quindi cucitu f'a della fet·i ta eslel'llo . }-: que.sta l'espressione di al'dili concelti chit·u r gici, che a me é piaci uto rli con tm·e finm·a, sembrandomi il l'allo mollo i ntere ssanl~, e che cel'chel'ò di verifìcnre, :-<e posso, o di clescri ve1·e, con la maggiore esattezza che mi sa t•à pos"ib ile, sp~:cia lme nle se potrà pl'ésenlarsi l' oppol'Lunilà pèl' m e d: lo ,· nere un·allra volla e p et· un tempo mag-giot•e fra quello lribù. H o credulo che non fosse cosa superflu a l' intrattcner111i


4 .~.

OSSEHVAZIO.Nl 1\fEDICt! E SUI.I.A BAJA DI ASSAB

mollo e s ulle condizioni cosmo-telluriche di ques la regiono affatto nuova a lla s tudio medico, come pure s ulle condizioni biologiche di ques ta r azza, onde polerne in seguito meglio s ludial'e le condiziu11i morbose nei si ngoli casi che si presentt!ranno alla mia osset•\·azionc. l pr·ocessi morbosi tutti tengono mollo al carnl tere indi,·idual c di cer te razze e delle regioni o ve s i studiano: quindi sopr·a genle e sopra un paese che s i pu··, dire •n ~tli~lm onte ~conosciuto, era bene stabilire quall.:he da to p-cncr·ale, anche com e semplice notizia s torica. Ed ora pas!<o all'esame olei singoli ca s i a me occorsi tanto negli cur·opci com e negl'i ndigeni. (Contin ua).

l


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA D miorobo della tuberoolosl. - (Journal de Médecine et de chir~trgle pratiques, novembre !883).

Le recenti ricerche sulla natura parassitaria della tubercolosi hanno raggiunto una tale importanza che non é senza interesse di passarne rapidamente in rivista qualcuno dei risultati ottenuti. Ciò che tenteremo di fare tenendoci str·ettamente all'e..,posizione dei ratti, che è necessario eli conoscet·e, peressereal cort•ente dell'importante questione. Si sa che Villemin nel 1867 dimostrò l'inoculabilità della tubercolosi, ed in seguito il suo carattere infetlivo. Questa doltt•ina ru vivamente combattuta in principio dalla massima parte degli sperimenlatori , ma attualmente viene accettata (]uasi da lutti. A misura che le teorie di Pasteur acquistavano importanza. 11:1 natura pat•assitaria della tubercolosi diveniva sempt•e più probabile, e la ricerca del suo parassita dette origine a un gran numero di lavori. Ora si deve n Koch (di Berlino) il merito di avere isolato e riprodotto il microorganismo, oggetto di tanti studi. La scoperta di Koch è basala sopra il principio che il bacillo della tubercolosi non si colora che in uno soluzione alcalina, e che quando è così colorato, se si assoggetta all'azione di un secondo reatliYo colorante come la vesuvina, o bruno di fenilina, questa soluzione colora in bruno tutti gli al h·i elementi o batteri, ma lascia ai bacilli il loro colore primitivo. l seguenti ragguagli che noi togliamo specialmente da un articolo critico di Zuber, e Du Cazal e da un lavoro l~i Sauvage mostrano le diverse fasi traversate da questa (]Ueslione. Koch ba dimostrato per mezzo di questa tecnica particolare nelle granulazioni miliari della tubercolosi sperimentale (più raramente in quelle dell'uomo), ques ti micro-or-


~ti

.1\ l\' l S'fA

ga n H:mi sempr e identici, cerallerizzali dalla Ior·o immobi lità , dalla lor o forma, e maniera c.li r cagir·c a ccrle maler·i e coIoran ti. Questi ulli mi due carallel'i farebbei'O sostnnzial men Le differire questi parassi ti da rtu elli della difl ~'ri e, della crcsipola, della lifoiùe, ecc. II solo con cui avrebbe qualche so· miglianza sar ebbe il pa1·assita tlulla l ebbra. l n S<'~ ui lo il ba· ci llo snrobbe slalo I'inveuulo non su ln nc•lle gTanulazioui, ma in Lulli i tessuti in Lull e le escr·ezioni dci Lisici. Era necessAJ'io prt• altro Lenlor·e la collviazione di questo mi ci'O ·Or~ani sm o . L'mmnlc m r Lodo ùi coltur·e liquide, che avevo. do lo ~ì lwillanLi I' Ì<;ull.ati lll Pas le ur; in tjuesLo caso riuscì privo di e!Tcllo. Mu per· un processo di coltura sopr·a uno !"Oslunzn sol ir!a ,TJroce!'SO che sarebbe Leoppo lungo J escriver·o, K och è at•l'ivaLo a colli var·e questo micr•obo, ottenere fino a quindici g<'nemzioni successive, e con il pl'O· dotLo dola lo di un pole nli~:;simo pol ere infelli \'O, inoculare facil is;;imomenle la tubercolosi n ~Ii anima li. Adunque riscontr·o anatomico del mic r·obo. r iproduzione di qucslo mic r·obo p er collul'a, ri pr•o duzione della malalt1a per l' inocula~ione dei prod,1lli delle colture; lali scmo i risullfl li ollc!lluli ùa J<och, e c!Je semi.)J'nno a s~olutam e nle conclud crrli. T la vori di K och sono slali appr ezznli di\'f'J·sa menle. Gl i aulori che li lwnno cr·ilica ti si nppo::rgiano sopraLLullo su l piccolo nurner o di esperienze falle dnl sutldello, el:\per·i onze che, bisogna r·iconof'C(•J'Io non hanno dalo hll)g"O, per· par·le degli spf!rinwnlatori, clte od un piccolo numero di r·iccr·che, sia per·chè In l ecnic.a ne sia Lt·oppo com plicn la, sia per chè l'alll•nzione, da questo Ialo, non è slnla at.Lir·nLa suffìcienlem c•nlc. Pc r·ullro ~rli studi falli f'ulln pre..,enza del bacillo nei lisici sono lalmPn lc conror·dn11li. c he confPrmor 1o in m aniera pressochè assoluta l e ns,erzi oni del K och. Dr l'utli il bacillo si ri tr ovo non solo noi le!'<snli lubPr r.olosi m or·ti, ma é slo lo segnnlnto nell' ar rA e;;piJ'fJ La dai Li si ci, nell' urina degli invi dui <lfiHli dn rw fr·1le cascosn, nella òiarren di Ol'igine tubcr·colnre, nel pn~ dci tumor i bianchi. M olLi aulor·i hmrrro fntlo la contro csperieiiZl\ 1 es!\ minando l e sosLAnzc proveniPnli da unA ~er·ic ùi so~g1• lli di buoni! sa lute in coufronto di quelle pr·ovenienli da int.lividui tubercolosi,


II EDICA

e !'assenza del bacillo nei pr·rmr casi è venuta in qual e/H: modo n confermare ii valore di~1gno!:!Lico della lor·o presen za n egl i allr·i. Ma è soprultutlo negli sputi che è slala falla ques ta ricc~ rca, e eh~ può avet•e un valore pratico. M . Cochez, alliev o di Strauss, èarl'ivatoalle sc•guenLi conclusioni: un esam e accurato mostra negli sputi <lei Lisici la presenza costante dei bacilli, a l'assenza c.lci bacilli r·iscontrata a vari intervalli n ei pr odotti dell'espettorazione per01 etle di scaJ'k'lt'e assolutamente la diagnosi eli luberl:olosi. Gli sputi dei tisici costituiscono un mezzo favorevol e alla coltura del bacillo; è quindi necessario prP-nc.lere delle speciali precauzioni antisettiche per impedirn e la propagazione. Queste preca uzioni sono tanto più necessarie dal momento che questi parassiti sembrano di avere una considerevole r esistenza. M alassez, e V igna! ùanno fallo dis::eccare in un piatto una cer·la quant1tit di Sfluli di un tisico; una volla disseccali li hanno polverizzati , quindi ammollili, poi disseccali di nuovo, e cosi ùi seguito. Dopo dodici giorni di ammollimenti e disseccamenti successivi, hanno ritrovato il bacillo, che semhrava esscf'e in quantitit più abbondAnte, che non lo fo s~e n e i ::;puti f1·eschi. M. Sauvoge che ha. compiuto la sua l esi i!:piralo dal Deb ove conferma egualmente il valore diag nostico del bacillo trovato nei sputi. Tutte le volte che !l'ii spuli di un molato co n tengono questo speciale pornssìla (conclude ru utor·e), si può sicu,·nmente afferm are l a diagnosi di tuber colosi; ma la l oro assen1.a non ce la farà escl udc•·e se non quando l'osservazione sin stata falla e rip etuta pe•· m olle volle e per molli giorni di seguito. L a loro presenza ha uua gran de imp ortanza, particolarmente in un ammalato, di cui l e l esioni tubercolari siano mascher·alo all'ascollnzione da segni di lesioni concomitanti, bronchite, pleurite, od alt•·o; per t:hè quella s ola. è più che sulliciente a coufet·mare la diagnosi di Lurber.:!Olosi. Se la dimostrazione del boclllo non fos.se anco t·a url"oper a zione delicata. e rn olto lunga si avrebbe un mezzo diAgno· slico~ che fino ad ora è disgraziatamente ben l on tano dal-


1\IYISH

!"esser e alla portata di tulli. Perlonto è p!'ol.mi:Jile che i pt·ocessi di ri cerca si perfezionino, c semplicificat i pos~ano gencr aliaarsi sempre Ji più. Il punto importante pet· il momento è che la natura inf'ettiva nella tubercolosi sia dimostrata, e che mollo vel'osimilmente il ha ri llo del Koch sia l 'agente della vir·ulrnza òrlla mnlntlin. :\tolti altri ~utori, fr·a i quali ci ter emo :\1. Debove. cho Jm fAllrl utlimam<•n le delle importanti lezioni su questo soggetto, etl il pt•ofe;.:s,H·e Bouchard non esitano o ron!'idPn1l'C' la tnherrolo;.:i ~o me unn mulattia assolutamente pal'assilnrin. Cir'l eh<' r <'stn ancora oscu r i) sono le condizioni nelle l')uali 8\'Vi•'ne la trasmissione tlel germe morboso, ed è precisamente su questo punto che si son•> manifestate in tutta la loro vinle11zA. le di vergenze del le opinioni. Mentre che alcuni medici non hanno ,·olulo vedere nella scoperta di Willemin e di 1\ och eh·~ un episndio t!Plla storia della tubercolosi di nessu11a importanza, nllri non hanno esitato ad accettarne l e conse~uenze al punlo da sMlt>n•·l'C che la tubercolosi è lanlo conLngiosn qnnnlo le ft'\hbri et·utlh·e. Queste esager·azi oni di appr ezzamenti sono egualmente ript•ovevoli. Sembra pertunto diu1ostr nto, che dal punt0 t!i Yi;.ln della profilassi la conlagiu!"itit, per Io meno nd un cet·lo grado, debba ri tenersi come pro,·ata. In •1uesto senso nc·ll'c!"er·cito tedesco sono state già prese delle misure. L a R r'f'IIC cl' Hyf!Ìène fa noto che una circolare t!el dipartimento medico militare prussiano r iguardante In pt•nfì lu;.:si della tuber·rolosi, in data del ;Jl agosto 1882, raccomanda ai m c•d ici miiitari di raddoppiare tli vigilanza al frne di non introdurre nell'e>'ercito individui pr edisposti o giù attaccati dalta tubero~o los i. Il sollecito allontanamento dei soldati presentan ti i pt•imi sin tomi della malattia avra peP prim o benefiCO effello, C di 11011 poca impot'lanza, tli al lontanar e dalla caserma e .Jall'ospcdal e una sot·genle d'infezioni. L a circolare t'accomanda di vigilat·e colla massima cura, allinchè gli individui sospetti ù i tubet·colosi siano ~eparnti tanto negli ospedali che n ello infermerie, e sopr attutto da altri infermi sofferenli di pneumonile e di bronchite acuta. Le misut·e ùe~ti na to ad allontanare ed a disinfettar e gli escPeati considet>ali come propagator·i dell'agente infett ivo, s' intendono facilmente.


~IEUICA

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Si può dunque ritenere che uno degli elem enti del problema d ello svil uppo della tuber·colo'5i è conosciuto: ora restano a ri ccr ca t•si l e condizioni solto le quali più favorevolm<"nte esso si com pi e; e non vi è dubbio che queste prime nozioni faciliterann o di mollo le ricerche che ver ranno falle in seguito SU tale pr0pOSJtO.

Sull'lnooulabllltà deUacUfterlte. - (Journal de Médecine et de Chirurgie pratiques, ollobr·e, 1883). F ino ad ora la questione dell'inoculabil i ta della difterite no n può di r·si certamente ri~olula. L e esper·ienze fatte sugli anim ~:~ li h anno dato dei l'isu l lati dubbi e le esperi enze l"ipetule s ull"uom o specialmente ùRI Trou~se au, e da Pel er sono riuscrle assolutamente ne~~J tive. Frattanto esis te un cer·Lo numero di casi d'inoculazione arcidenlAie, che semurano provare la pMsibrlila della trasmissior1e. Il O. Giustin ha riunito Lu tti questi falli, agg-iungendovi al..:uae s u ~ osservazioni, le quA li senza ~sser·e assolutamente dimosu·nli v o, sembrano per allr·o molto pkw~ i bili. Jìrft queste ossel'vazioni una delle più in ter es;;an ti è quella del O. L oquin (d i Di1-[i011e) che, essendosi pun t o facendo una Lracheolour ia ftd un bt1mbino diflerico, vide apparit·e al terzo gior110 tumefazione d•,lla ferita, linfoa n~i oilc e febbr e. Quindici giorn i dopo r isenti òebolezza alle gam be. e paresi muscolare che durò una ve11lina di giorni. N on ebbe nessuna manif· ·~lazio no nelle vie aer ee, ma in r if;uardo ai su.idnlti fenomeni è mollo rflgionevole il sospetto di turA inf1~z i on e tl irtrrica. Il caso dPl O. Giu.::lin é anche piu conclurl enle, per chè egli n (m aveva avuto con tutto con il m olato dur·ante la vilH. Chia· m al o a fare l'autopsia di una donna morta lli difterite, il D. G iustin si fnce una piccola fr,r·ito, che fu l o ~tesso gior'IIO il p un lo d i parLcnzR di fenom·'ll i inllarn m n l ori. D opo otto giorn i, l a pinga che si era pr odolla si r icopt"i ùi una pellicola gialJa slr·a, che prf>sen Lo v o Lutti i r1wn Lt,.r·i di una f11l "A m em hr·an». A. quuslo sLes;:;o periodo si pr·o,Jusser o tlrd le. lt-'sioni dilll'r rche al larin ge, confer•mole pet· m ezzo del laringoscopio, che si xna n i restar ono con tosse, diffìcollA tli l'espi razione e cotrespul4


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RIVISTA

M EDICA

sione delle false membrnne. La diflet•it<O! non fu seguita da fen om cui parali l ici. Si pt>Lrebbc obbiettare che il c o ntatto con il caùavere di un difterico abbia potuto delerroi nar·e il contagio anche pr·escindcndo dalla punlm·a. pl'wc hè la dillerite non ces!'>a di es· sere contagiosa dt>po la li\Or'le. P ero scmbr·a fuori questione che la puntur·a sia stata il punto ùi pArlen4a e l'ot•igine della trasmissione. I faLli di questo gener•e, a Ialo d•}ll'inter osse puramente sticttli fìco cl H~ pr·csentano, mo!>lra no ancor u l'importanza che vi ho in simili casi, a pt•o.::ervarsi dall'inocul azionc .

RIVISTA CHIRURGICA Bulla terapia delle fratture o•see. - D.t' T. ScHOPF. (Al lg. Wiener medi-l. Z eitung , 1883, N. «). I n un coso u i fraltur·a non consol idcola dopo un trat lam enlo inutile di undici settimane, il D. t• Scl10pf t·a ~giun se lo scopo con l e i ni e;;:ioni di alcool tra i cnpi J clla frallur·a e l or·o pr·ossime vici nanze. Era un opcr·aio di 28 anni, sano, r o busto, no n stato ml'!i mnlaLo ed i n cui non era dimostrabi le al r nna diat0si morboso, il qunle il 1G magg io 1883, essendo sta to invc!;l.ilo da un caPro carico I'iport6 la fra ttura di ambedue l e ossA dclln gamba de;:ll'a, quella della tibia obliqua dall'allo e dall'cs tcr·no al b asso e inden tr·o. L o spostnmcn lo dni capi ossei fu grand<'l, cosicchè la punta del f1·arnmento superiore pr·emcva contro la pelle e minacciava di pnl'ft) l'8l'la, e nnche dopo la coolazionc r·imm;e questa te n denzn allo spostamento. I n visln dùl go11fìore che era da aspntlHr si per la forte viol enza, non l'u upplkata la fa Rci alura gcss11La, mn la gam bn fu posta in uno stivale ùi Peli !, e m e dionl.e compresse e un fazzolr.Lio triangolnre tenuti i fram m en ti n clln t'el la posi zione. I fenomen i i nfiammn tor·i che nei pr·i mi g iorni fu!'ono mediocri a poco a poco <lec!in~tr·ono; ma


RIVISTA ClllltURGICA

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i frammenti rimasero mobili. Fut·on o applicate, s econdo il m etodo del Dumr eicher, delle penelLe disposte a guisa di cono al di sopra e al di solto del luogo della frattura con la b use del cono r ivolta verso questo luogo, e poi fatta la compressione, onde si produsse all'intor'no molLo gonfìore; ma la fo t•mazione del callo non ebbe luogo . Il 30 giug no, alla set· tima sellimana, fu fatta una ener gica confricazion e fra le due supe rficie di frattura con succ~ss i va a pplicazion e di una fasciatura gessala. Quando il 26 luglio questa fu tolla, i framm e nti e rano ancora mobili ug ualmente. Pt·ima di decidet·si p er un atto operativo il D. Schopf pensò di provare le iuie· zioni ir rila nli por destar e un pt·ocesso di intìommazione e provocat·e la fol'mazione ossea , e per qu esto sce lse le iniezioni di alcole, siccome quelle che, nello cura r adicale del le ernie, s i dimos tt·aro no generatrici di medioc•·e infiammazione e non seguite do !iupput·azi~me . Dal 27 lu~lio a l 20 agosto inie ttò ogni g iot·no uno schizzello del Pl'avaz pien o di a lcool a l 75 0/0, pat-te fra i capi della frattura dal davanti, da ll'inte rno e dal didie tt·o e parte in immediata vicinan za dei fl'l'l mm en ti d ella Libia. Il malato si la mentò solo di bruciore du-f'ante la iniezione e per un q uarLo di ora dopo. Duc·a nt.e questo li·allnmento, la gR m ba ri mase sem pr e fra le due val ve 1aterali r esullute dal lal{lio della fa sciatura gessata. Dopo la prima iniezione comparve u11 leggier o gon fio re con un edema duro. Il tessuto divenne sempt·e più denso e sodo, cosicchè n elle ultime iniezioni l'ago doveva esser e spinto con una cer·La forza e l'alcool in par te t•efluiva. D c)pochè l!f mobil ita dei fra mmenti fu ce><sAtu e rimase solo u11a ce1'ta elaslicità , le inieziOn i furono s messe, e appl icata ti 20 al!oslo una fa ~ci<llura gessala che fu r-innovata 1' 11 s elle mbr e . Quando, il 26 seLLembre anch e questa fu tolta , la ri union e era cosi solida, che l' infPt·mo, senza fasciatur11 fissa , p olè cominciare a fare 'lUalclte pnsso c di g iol'no in ~io rno 8 n dò sempre camminando megl io; e quando il a o ttobre usci dallo spedale, poteva far ripo.'Our e lutto il peso ùel corpo sulle ossa fra tturate. Il D. r Schopf ha ce!'calo n ella h>ttcralura se erano s tllle .fatte a ltt·e s imili prove e ha trovato che in du~ casi furono


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RIVISTA

fatte iniezioni per la guarigione delle frallure ossee e tuttee due le volte con esito felice, ma il processo, in ambedue i casi, differisce dal precedente. 11 pr imo tentativo appartiene al D.r Bour guet di Aix. Un contadino di 53 anni s i ruppe, cadendo da un carro, la coscia destra fra il terzo medio e inferiore il 12 ottobr·e 186i. Fu trattato con diverse fasciature fino al t• gennaio i 862, p;iorno in cui lo vide il D. t' BmrPgneL e trovò che i frammenti della frallul'a erano per·fellamente mobili. Un apparecchio estensivo, l'infermo non potè tollerar!<> cile 10 giorni. Dopo fu applicala una fasciatura inamidata che rimase 48 gior ni senza che ne seguisse la g uarigione. Applicando una nuova fns ciatura inamidata fu lasciata una finestra, e fra i capi dell'osso fr atlurato furono introdotti otlo a ghi da ago-puntura e !as ciativi quattro giorni. Dopo 10 g ior.ni furonvi cacciati 12 aghi e lasciati cinque gior·ni. Tuttavia, quando la fasciatu r·a fu di nuovo r emossa, 5 mesi e 10 giorni dopo l'avvenuta lesione, i frammenti della ft·atlura erano ancora mobili precisame nte come prima. 11 23 marzo, il D.r Bourgue l fece con uno schizzello del Pravaz, fr·a i capi della fl'attura una iniezione di fl-7 gocce di una mescolanza di uru\ parte di ammoniaca pura su due parti di acqua disti llata. Il giot·no dopo fece una iniezione di 20 gocct~. Il dolore e la infìarnmazio-ne furono mediocri, punto febbre. Il 27 marzo fu applicata una nuova fasciatura amidata, e quando il 4 giugno fu r emossa già si dimostr&va la formazi one del callo. Quando l'ultima fasciatura fu tolta iL 20 lug lio, le estremità della fraltUI·a erano completamente riunite e ossiflcale. Una s econda pr·ova fu fatta dl:ll D.r Becker di Monaco. Eg li scelse l'acido carbolico per lictuido d'iniezione eù ebbe pure buon esito. Un uomo sul principio di gi u~no 1876 r ipor·tò, percosso da una sbarra di fel'ro, una fr·allura complicala della tibia e della fibula. Dopo essere stato trattato per tr·e mes i con le s tecche e la fa sciAtura gessata, venue il 31 agosto sotto la c ura del D.r Becker che tr·ovò la frattura dello fibula guarila , mentre i fr·ammenli del la tibia ertn1o ancora completamente mobili. Applicò una fasciatura gessata , intA gliò u na fìne<>lra in cotl'ispondenza del luogo della frattura e fece


CBIRURGICA

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il 3 1 agosto nel tessuto interpos to due iniezioni di due siringhe piene del Pravaz con una sol uzione al 3 0/0 di acido carbolico. Il 3 settembre iniettò una soluzione al -i o;o, il 5 settembre una al 5 u;O, 1'8, rtt, il i4 e il 19 sellembre una al 6 o;o sempre in due punti due schizzelli pieni, quindi in totale H sedute e 28 iniezioni. Siccome l'acido cal'IJOHco è solubile nell'acqua solo al 5O O, cosi la soluzione al 6 0/ 0 dovette essere alcolica, e quindi av~rsi un'azione combinata. Come reazione seguì un poco di dolot'e nel luogo della frattura, e dell'edema nelle vicinanze. Non si ebbe mai né supp u razione, né febbre, né intossicazione carbolica. Però lo stesso D.r Becker consiglia di cominciare sempre da una soluzione al 4 o:o. Quando il ·i ottobre fu tollti la fasciatura gessata, s i trovò una abbondante formazione callosa e la completa consolidazione della frattura . .D t&lda nello atrangolamento lu.temo. - (Journal de Médecine et de Chirurgie praliques, ottobr e i 883).

M. Henrot (di Reims) ha osserva to due casi di s trangol ame nto interno, già caratterizzali pet• fenomeni generali gravissimi; e nei quali il taxis esercitalo moderatamen te per qualche minuto sc·pra il tumore (che aveva s ede nella fossa iliaca) ha pt•odotlo dci fenomeni 11naloghi a quelli che caratterizzano la riduzione di un'ernia, e la sparizione dei sintomi. M . Heurot propone adunque nei cas i, in cui gli accidenti s ono ancora recenti, dato che esis ta un tumore accessibile alla palpazione, di prentlcrlo con ambedue le mani, facendo una moderata pressione sulla perle più prominente. Si favorisce questa maoualit.à, che deve essere fatta con dc•l-cezza, e mai prolungata più di qualche minuto, pt·aticando in a ntecedenza una iniezione di idrocloralo di morfina. Si deve in Reguilo, !'\e non riesce, ricorrer~ all'elettrizzazione, o quindi all'opet·Hzione, senza aspellare troppo a lungo. M. Verncuil, riconoscendo i buoni e/Telti di questo processo, insiste sulla necessità di praticare queste manovre con la più grande delicatezza, e di non prolungarle, per non m ettere il malo to in callive condizioni operatorie, come si. $a t.r•oppo spesso per l'et•nia strangolata. r


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RIVJSTA

Cura radicale dell'ernia, per il dolt. POLAII. LON. - (Journat de Mérlecine et de Chirurgie pratù:~ues, ottobre 1883).

P olnillon presenta urJ lllalalo al quale aveva recentemente applicalo il suo metodo curativo. Qnest'uomo aveva un'ernia inguinale considerevole, riducibile con dirfìcollà, che cagionava. per compressione, una penos i8sima ne vralg ia del testicolo, r enrlendolo assolutamente inabile al lt~voro . M. Palaillon fece res tare in Ietto l'infermo per vat·i giomi, e potè cosi ottenere la riduzione dell'ernia. Quindi, pre vin cloroformizzazione, incise a livello dell'ane llo, riunendo i clue pilas tri con una sutura mclallicn, eù in manier·a da obliterare l'anello completame nte, in ullimo riunl la ferila estema applicandovi la medicatura al la Lis let•. La ricotrizzazione si effe ttuò per prima inte nzione, e 18 giorni dopo il malato potè aiz<u·si. Egli continua a por·lnr-e un bendaggio, aspettando che le aderenze forma lesi abbiano a cq uis lala una certa resis tenza e solidità. Grazie al m e todo di Lis le r·, questa openlZione m ollo usata all'ester o dà dei buonis simi r isullati. ~I.

RIVISTA DI TERAPEUTICA Azione antagollÙitioa dell'atropina e della pUooarplna. (Ga~e tle cles f!O]J itau:r:, 7 agosto 188:l)

M. Morat ha studiato il me~cani~mo dell'azione anta~o~ nistica dell'atropina e della pilocarpina sui movimenti del· cuore. Si sa che la prima di queste due sostanze accelera i moli del cuore, e che la seconda li rallento. Si sa di più che l'atropina rende ineccitabili gli elementi moderatori contenuti nel vogo. M. Morat stabilisce che l' azione antagonistica de!Ja pilocarpina dipende•·ebbe dal paralizzare (cho· essa fa) e dal rendere ineccitabili gli elementi eccito-motori contenuti nel simpatir.o cervico-toracico.


Dl TERAI'EUTlCA

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Sembrerebbe perciò razionale ammelLere che r atropina c la pilocarpina sono veleni specifici l'uno sul ''ago e !"altro s ul simpatico, e questa azione specifica, in ques ti due casi r e nderebbe conto dell'antagonismo delle due sostnnze. Una lale conclusione sarebbe troppo assoluta, come lo mostra la seguente esperienza: sopra un animale alropinato si eccitino i nervi acceleratori del cuore; e si vedra che la freque nza dei ballili non aumenterà. Si può argomentare, è vero . che questa frefj ucnza essendo di già mass ima, una nuova eccitazione non potr·ebbe accrescerla. Si fa allora l'esperienza paralella !:'opra un animale influenzato dalla pilocarpina, eccitando il vago, e si vede che la fref)uenza dei moti cardiaci non diminuisce per questa eccitazione, più di quello che non sia sull'animAle atropina lo, e non più che essa non sia aumentata eccitando i nervi acceler·atori s ia nell'animal e avvelenato dalla pilocar·pina, sia in quello atropinato. In altri termini, l'atropina, e la pilocarpina a giscono simultaneamente sopr·a il doppio ordine di nervi cardiaci, e nel m edesimo senso; vale a dire, diminuendo la loro eccitabilità. La difl'erc.n?.a d'azione pr•oviene da ciò che questi n ervi restano inC'gu11lm·~ nle 'paralizzati o a vanto~_gio degli uni o a vanta~gio det;li altri. In effetto per dosi eguali i due nervi si paralizuwo in or dine in verso ed irlP~ualm c nte. v L 'antagonismo non risiede nelle sostanze per loro stesse, ma negli elementi nervosi sui quali essi agiscono. E••udatt nel labirinto prodotti dall'a.zlone della ohinlna e del ...uonati. - W. KrBCHl'iER (Centralula.tt j'ii.r med. 1-Vissenseh N. 37).

A complemento dello ricerche gin fatte e publicate lo scorso anno, sull'azione nociva che le grandi dose di chinina e di s alicilati esercitano sull'orecchio, l'autore <:'i comunica ora il r eperto microscopico dell'organo uditivo decalcinato di animali trattati con questo medicamento. Il risulLalo di tali ricerche diede a riconoscere che tanto nella chiocciola come n e i canali semicircola1·i, oltre ad un notevole turgore dei vas i sanguigni si erano prodotti degli spandimenti in vari


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HIVISTA DJ TEHAPEUTICA

punti. Cosi p. es. in una preparazione tolta da un gallo che fu e"pe>rimentolo coll' idroclorato di chinina si tro,·ò nella chiocciola un com,;idcr·evole spanJuoento di corpuscoli sanguigni r ossi e bianchi unit.amenlc a numerosi grauuli di cui si vedevano coperti i n parte, il solco spinal e, i bastoncini, gli archi del Cor·Li e la m embrana basilare. I n un altro prepar ato }Jt'eso da un coniglio tr attato con alle dosi di Ralicilato di soda si trovo il labi r·iulo pi eno eli essuda to con~isten te anche qui in cor·pu~coli sanguigni ro ssi e bianchi che occupa,·ano gr au parte Jei cauali sernicir colari; questo ver samento slava in rappor·to con un ,·aso che dalla so!>tanza ossea cir·cumambiente ai canali pcnetr·a va nel canale stesso pe!' portar-e i l sangue ai canali membranosi, g li altri vasi proprii ùcll'apparaLo m embranoso erano fortemente iperemizzati.

81111'1l80 della oatrlna nella oura della pre1llllonlte. F. RrEGEL. - (Centralblatt fiir -'fed. Wissen.scll. N. 3T). L e e!>per ienze instiluite colla cairina sopra tre pn<.>umonici 110n concordano tncnomameute colle asserzioni di F ilhene. Secondo il Riegel non è sempr·e po!"sib1le ili ridurre la terruo~encsi alla normale oppur·e porlarla piu bassa della normale roèdesima. I n un caso l'azione del medicam ento fu assolutam ente nulla e in un al~ro colla pl'olratta applicazione s1 ebbe un· ampro vvi~n chwazione da 37 ,O - 37 ,a a 38,4, anzj nou osrante ru c:o di cl<.'vale dosi si o!>~er· ,- ò in ~~"f!ui to la aumentala a 39,3. L'azione Ò<'lla CAir·ina sul polso fu flUS si sempr e pochis!>imo pronunciata e Lalvolla fu nulla, né la dim nuzione della f1•equenza t!cl poi80 nndò ruui par·ollela coll'abbassam ento di lemper·utura. F inallneute per quanto riguar.ln lo stAto gl'ner nle dell'infermo, l'Autore confe!"sa di non ave!' l'icono!:lciulo nel rnt>dic{•menlo alcuna ben efica influ enza. Gli amma loti non si Sf·nth•auo punto mc!!'IIO e più d'una voll~ accarlcle Ji vedere CJUfllche minnccin dt collasso anche dopo un u~o r elatiYamenle breve, ciò che costringeva il n•edico a mellertl da pttrle ia cnirina e pl'opinare invece gli stimolanti.


RJVISTA DI CHIM ICA E FARMACOJ.OGIA

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Dalle fatte esperienze l'autore si crede in diritto di con d annare in massima l'impiego della cair·ina contro la pneumonite e concederla soltanto nella cura d i malati assai r obusti.

RIVISTA DI CHIMICAE FARMACOLOGIA &alla prete~& oonventone della brnoJn& nella Rrfoilbla. _ H ANRJOT. (Journal de pharm. ecc., novembre).

Sonnenscbein, considerando che tra la brucina e In strìcnina passano tali differenze da lasciar credere, che la prima possa convertirsi nella seconda, per via di ossidazione eliminando acido carbonico ed acqua, tentò di conseguir e l'effetto, scalda ndo blandamente 1a brucina con acido azotico diluito e negli atti della socielà chim.ica tedesca ( Deutseh ehem. 'ge• sellsch. T . VIII, p. 212, 18i5) r iferiva, come nella reazione s.i svolga acido carbonico, tingendosi il liquido in r osso, e come evapo,·ando questo liquido su bagno acquoso, saturandolo colla potasse, t) dibattendolo coll'etere, se ne ottenga una resina gialla ed una base avente tutti ii caratteri della stricnina. È noto d'altronde per le esperienze di Laurent e di Gerhartlt, e p u re di Hofmann, che in questa r eazione si forma eziandio dell'azolito di metile, non che il nitrato di una nuova base, l a cacotelina, la quale poi sat·ebbe una stessa cosa colla resi na gialla di Sonnenschein. II signor Hanriot si pl'opose di verificare se realmente fra questi prodotti esistesse la stricnina. Operando esattamen tE-~ nel rnodo consiglialo da Sonnenschein, ma sovra a brucina dep urata, egli non ottenne traccia alcuna di stricnina, la q u a 1e, come è noto, ha una reazione quali tali va di sensibilità :squis i l.issima. Di più ebbe a constata1·e, che allorquando la b ruc ina contiene della stricnina in proporzioni anche con si-


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RIVIST A

dere\'oli, la metà acl es., quesla non può più svelarsi mediante lA s ua ordinaria e caratteristica reazione, di modo che n on è sullìciente il sag~io della brucinG. coll'acido solfor ico e il bict·omato polassico per concludere che non contiene slricnina. L'A. trattò una mescolanza di due parli di bruci na con una di slricnina n el modo indicato da Sonnenschein, e allora potè constatarvi con facilità la slricnina mediante Ja s ua reazione, che la brucina già era dis trutta dall'azione ossidante dell'acido azotico; e più semplicemente lasciando a sè in un vetro d'orologio la soluzione solf'or ica della mescolanza delle due basi, cui siasi e:zgiunla una goccia d'acido. azotico, riescì a svelarvi la stricnina dopo due ore. Altre sostanze sono allo stesso modo capaci di mascherm·e la r eazione della slricnina; tali la morfina, la chinina, ecc.

Dell'azione del vlnlsulla luce polarlzzata. - S Co rToN. - (Journal de phnrm. ecc., agosto 188:.l). È dovere dei chimici, dice il s ignor Collon, di segnalare i nuovi falli, che presto o ltH'di potranno contribuir'e alla invenzione di processi semplici e rigorosi per l'ana lisi dei vini, opPrazione falla ormai aspt'a. e difficile di fronte alle numer ose adulterazioni, a cui vanno sogf!elti. Si era proposto dal signor Girarò l'uso del polarimetro per distinguet·e i vini naturali, secondo lui costante mente destrogiri, dai vini preparati artificialmente coll'uva secca , che deviano a sinistra il piano della luce polarizzaf.a. {'") Sar à forse perciò da attribuire all'ezione del seccamento sulle uve una modi(ìcazione degli elementi zuccherini, ovvero la produzione di una nuova sostanza levogira, o la proprietà al levulosio di divenlare refrattario alla fet·mentazione 'i! o non piuttosto, la proprietà nei vini di essere levogiri 0 destrogiri é inerente alla diversa qualita delle uve, da cui derivano? ("J Il !Jrocesso del Girard non ebbe la sanzione della pratica.


DI CHJlllCA E FARMACOLO GIA

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Solamente l'analisi accurata dei vini, pr ovenienti dalle precipue varietà di viligni, può recar luce alle !"UcldelLe que stioni. Questo almeno sembrerebbero dimostrare le osservazioni fatte dal precitato signor Cotton, sopt•a due campioni di vino, fatto colle uv~ di vitigni an}ericani, delle varietà J acqu ez, coltivate parte in terreno argillaceo, parte in terreno sabbioso a l mezzodì della Francia. Presone una quanlitit indeterminata, ne espulse l"alcool coll"ebollizione, ne precipitò la malet•ia coloran le, i tar tra li, ecc. coll'ace tato ba!';ico di piombo, e dopo concentrazione, trattò con carbone animale e passò per filtro il liquido rimasto. Questo liquido al polarimetro produsse una forte deviazione a sinistra. Ripetuta l'esperienza regolarmente, il vino d ell'uva Jacquez trattato nel modo anzidetto, e colrevaporazione ridollo ad un SP.sto del volume primitivo, devla il piAno di polarizzazione di - 2• a sinistra, per una colonna di 200 millimetri e pel color giallo del sodio. Questo vino ~ poi in particolar guisa notevole per la intensità. del suo color e rosso cremisi, tanto che al biSOfrnO potrebbe servire come inchiostt·o per sr.rivere. Una speciale reazione lo dif'tingue dal colore dei vini prodolli dui vitigni nostt·ali. L'a~giunta di una piccola quantità di ammoniaca, neutralizzando il vino, vi produçe una colorAzione azz•Jrroviolacea, che spar·i!';ce quasi all'istante per cedere il posto alla colorazione vet•de. Quel'la reazione avvicina l'uva Jacquez all'uva tintoria (lPinlm•ier), il cui vino coll'arnmoniacn produce pure una colorazione azzurro-violacca, ma molto intensa e più a lungo persistente. A ben OS!>ervare l e g radazion i di colore che si succedono, conviene operare sopra uno slraticino sotlile di vino entro un piallo bianco. Ria!Ssumendo la materia colorante dell'uva tintoria si com· porta coll'ammoniaca a quello l'llesRo modo che il tornasole; e la materia colorante dell'uva Jacquez dà un'eguale rea-· zione, ma assai meno netta e a">sai meno persistente.


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RIVISTA

T&DD&tO 41 O&DD&'blna -

F RONMU LLER. -

(Jo urnal de

pharm. ccc., febbraio 1883).

L'esLl'allo di canape indiana • cannabis indica • <'he diede buoni risullati in terapeutics come sedativo del sistema nervoso, non può esser e somministraLo per via ipoder mica . Si limita ruso alle pillole; non c(>nviene solto l'orma <l'alcolilo, perché l'alcool tende a menomare le vit•Lù ipnotiche dei medicamenti. Al di r e del signor F ronmull<w il lonnalo d i cannabiua offbr ebbe tutti i vantaggi dell' cslrnllo, senza averne gl' inconvenienti; sotto f01·ma di polvere, solo o associato collo zucchet·o, é facilmente gt·a dito dagli amn1alati; procura un sonno dolce e tranquillo, e non lascia dietro di sé alcuna conseguenza molesta, e speciolmonle niuna costipazione. La toller anza per questo m edicamento è pronta a s l.abiJit•si come pet· gli oppisti, e allora convien ele\ll'.tl'ne g r·adatameote le dosi per continuare ad averne g li effelli voluti. Concbiude dicendo, che nel tannato di cannabina si ha un medicamento, le cui virtù sapot·ifer e non sono a sùegnare, e per le quali merita di porsi in concor·renza colla morfina.

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Doaatura 4ell'aloole amtltoo nell'aoquhite. - L. MARQUARDT. (Journal de pharm. ecc., mar•zo 1883). L'acquavite da anaJizzat·e si diluisce con acqua per modo di riùurla al 30•• g rado òell'alcolomelro cen le~i•na le. 1 ~ g r. di que!>LO liquido alcoolico si d ibattono, p er un qunrlo d'ora, con 150cc di acqua pura o 50cc di cloroformio, r ipetendo per altre due volto il trallamonto. l 15Qcc di clor ofol'lnio si lavano per tre volte con 15Qcc di aequo, a gitandoli insieme per quindici minuti, e q uindi, uuitamente a 30 g l'. di acqua, a 5 gr . di bict·omato puLassico ed a 2 g r d'aciùo solfor rco, si inll'O· ducono in un recipiente munito di un buon tappo Si scalda il tutto a 80' C. durante sei ot·e all'incirca. - P er distilla zione si riduce il liquido a ;2Qcc, poi. addizionato di socc di acqua, si dislilla sino a f)cc r·accogliendone il proclollo. Il liquido distillato ponsi a bollire per trenta minuli con car -


DI CHIMICA E PARMACOI.OGI A

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bonato baritico in apparecchio a re fri ger ante ascend ente , quindi, a bag no maria, si fa evaporare s in o a scc; si filtra, e il liquido filtrato si evapora a secco. - Il r esiduo si pesa, si discioglie in 15Qrc di acqua, acidulata con qualche goccia d'acido azotico, e in questa soluzione si dosa , prima la barite totale, poi il cloruro ba ritico (prodotto da O!';Sidazione de l cloroformio). La dosatura della barite, dedotto il cloru r o, concorda sensibilmente colla fot·mola del vale rianalo di h~:~ rio ; donde con un semplice calcolo si può dedurre la quantità d'alcole ami lico, contenuto nell'acquavite che s i esamina. Questo pr ocesso perme tte di r iconoscer e in un chilog-ramma di acquavite a 30' C la presenza di IO centip·. d'alcole amilico, purché s i operi con lutte le precauzion i indicate. Il cloroformio da adoprarsi in questa r icrt·ca , deve essere pur issimo; non ·si può surrogore con l'e tere, poichè se ne a vr ebbero dei r isultati e t·ronei.

Saggio dell'orina con l'acido dlazobenzo-aolforico e auo uao per la ricerca del gluooalo. - PE ~ZO L DT. - Berl. K lin. Wocltens. N. H - e St. P elersb. .Uecl. W ochens. N. 28, 188:3.

11 P enzoldl volle verificare la nuova r eazione dell'orina indicata dall' EIJrlìc h come costante nel tifo addomim\le dA lla melà della prima sellimtJna (co lorazione in cA rminio o scar lallo particolarm ente clelia !';Chiuma) ma non pole confer·mare questa dichiarazione dell' Ehrlich. Ma poichè ef!li ricercò questa reazione in uno or.na diA betica, s i dimostrò molto sensibile (ftno a 0.2 '/ , di zuccher o) e in 14 casi non mancò mai. Si scioglie l'acido òinzobenzo-solfor ico (i :60) nell'acqua distillala e si ~cuote per mollo tempo senza scoldare; quindi si mellono un pnio di cm . cubi rli orinn nel bicchiE>rino ùa r eagenti, s i r E>ndono con la liscivia òi pota!\!'8 fortemente alcalini e !li a ~g i unge allreltanta soluzione dell'acido diazobenzo-solforico resa rleb..lmente alcalina; e in pari tempo si fa la stessa prova con l'orin a normale. Gener olmt>nte dopo un quarto d'o 1·a apparisce la colol'flzione r ossas.tt-a caratter istica della schiuma partico larmente con lo sballimenlo,


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RlVl STA

w~.m tr·e la

schiuma dell'm·ina de lla controprova è solo coloruta in giollo fino al bt·unaslro. La soluzione Jcll'acitlo de ve (':-;sere pr<::pnrata volla per vo!L.a, e il confr onto fra le due Ol'inc deve far·si senza indugio, poichè il color· r osso all'aria s i altera pr o n tu me n le. Q ue::;ta r eazione è una pura. r e azio ne dell'nldcitle; delle conosciute sostanze pulologiche della orina, solo l'acetone dù con l'aciJo tliazobcnzo-solforico una colorazione rossa > mentre con lo zucclJe t·o d'uva è t'osso-azzurrog nola. QUI!Sla colot·azione rosso-azzurrognola è parlicolar·me nle manifesta con l'uggiunta di un pezzello ùi amalgama dj sodio g r·osso •JUSI!lo una lente, dopo un quarto d'01·a o mezz'ora.

·Vini a.llumJ.nosl. - R . MALENFANT, farmacisla a Cltartres.(Journal de pharm. ecc., agosto 1883). P e r la rice t·ca ù•.JI'otlumina nel vino l'A. consiglia ùi procedere nel modo st•gw:n le: D cnlt•o a capsula di porcelluna o m eglio in crogiuvlo ùi platino riùu t·ee in cenere il r·e siduo della evapo t•t.zionc ùi 100 cc. di vino; bollire le ceneri a più t·iprcse con una soluzio n ù di sodu cnuslica a 36' B ~a um0 , filtrare per carla empo .retica Be rzc lius, aggn111ge r o al liquido filtt·ato un po' d i cltH'U l'O ammonico in solu:.:::ioue, riscaldor e per alquanti minuti, r vccogliere l'alluutina su di un fillt·o senza pieghe, la va re, calci ttat·e i nceuer endo i l filtro e pesut·e. l vini, c ui sia stato a~giunlo dell'allumo, sono riconoscibili al snpot·e ostt·i n;..:enle olliltto speciale. Di ptù sovra un campiunc di vino, clw fu pe t' l'A. il punto di pEtrlenza delle faLLe esper ien ze, si ossc t'\'Ò che incollondolo al bianco d'uova, n e l tllOillCillO d t· Ila i n t:olla lut·a, s i fot·mu Ya un i n lOI'IJi,lamen lo nt•r o mollo nbbonrlonlc; fenorneno fa ~ il me nte esplicabile per la reazione dello solro dell'albumina sul fllt't·o, clte è intpur ezza costunle dcll'ullume. Ciù nullaltwno una volla t·imoslo in ri poso, il vino s i re' lilltpidis8iJno, t·itcut•ndo ancat'a quantità appl'l!zzaiJile d i fct·ro, dnl ([ual e appu11lo L\. fu m esso sulla lt•~:~ccia dell'allu m ina. Soggiunge infine, che pPima di proccllcre alla ricet•ca , è


DI CUUIICA E PARMACOLOGU.

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n ecessario accertarsi che la soda o la potasse ùa adoperare sieno esenti da allumina; basta scaldare l'alcali con un po' <ii cloruro ammonico, il quale svela con sensibilità squisita le minime traccie di allumina, delle quali si può sempr e l€' ner calcolo piu tardi. lniluenza dei aaU di piombo nella rloeroa del fosforo col prooosao di Mitaoherlioh.- M. Br:ckuKTS. - (Journal de pharm. ecc., novembre i883). Nel tl'attalo di tossicologia dell'Otto, e dietro l'autorità d ello Schwanerl, si accenna, che la presenza dei sali di piombo nello ri.~erca d•·l fosforo è di impedimento al manifestarsi della fosforescenza nell'apparecchio dC;:! 1\'l itscllerlich. Le ricer·che in stiluile dall'Autore con panf' , carne, ecc., -otldizionati di pnstu fof:'foricn da fiummir,~ ri c di sal i di piombo diversi, dimostrarono erronea l'anziùellu asserzione, poicllè i sali di piombo non sono di ostacolo alcuno alla fo s fores cenza, e l'acido fos f, Jroso nel citato apparecchio si rende con tutta facilità manifesto.

Sopra U boro. - A. JoLY. - (Journal de pharm. ecc., novembre 1883). H. Sainte·Claire D~>ville o W ohler descr issero col nome di boro cr i!ilrt.llizzato il p1·odollo, ci1e ollennCJ'O riducendo a lewperatura elevata l'acido borico con l'alluminio, e ulro crogiuoli di piombaggine e di carbone di sloJ"ta. Hampe, ript·eso lo sluuio dei prodolli cristallizzali, noti col nome di boro aclamantino, ebbe a concludere al rig uardo in m odo assai diverso da quello di H. Devillo e W iihler. L'A., ri tornando alla sua volla in tulo sluJio, s tobili, che, a motivo dPIIe esteriori appar enze, si confus... r o delle sostanze affutlo diffm-enti, e conclu;::e, che nella reazione dc:ll'acido bo l'i co coll'alluminio :;ì fo rmuno: l. Un bnruro alluminico, BoA l, in lamine esagonali di colore g iallo doralo, s tudiato da H. Dcvillo e W ohleJ·; 2. Un boruro B o 6 A l, in g1·andi cris talli neri e lamellari;


RrVIST.\ Dl TOSSICOLOGI A

3. Dai cristalli f(Undrangolari gialli , a splendore adamantino, conlenrnli alluminio e carbone; 4. Un carburo di boro, o probabilmente un as!i'ieme di di versi prodolli carburati, pt•ovenien ti dalla trasformazione, per l'alla temperatura, dei prodotti precedenti, in presenza del carbone del crogiuolo e dell'ac ido borico eccetienle.

RIVI~TA DI TO~StLOLOGIA ..,___g _MWI(JNA LEGALE Sopra aloune forme di malattie almulate e procurate n egli f.Dsorlttldl levaOalizlani. - O. V. FlLLI~NBAUM, m edico di r eggimento. - ( W iener med. Woe!tens, N. 27) 1883).

Il D. V. F illenhaum, ÙUI'Onte il suo soggiorno eli !'elle anni nella Galizia austriaca (ospedal e pl'esidiario di Leuher) ebbe ad o~se•·vare uno slraordina•·io nume•·o eli malattie simulate procurnte tra gl'inscrilli di quel paese. Nel circondal'io di l eva di Stani slau la pl'oduzione !'ll'lifìdale del prolasso del r elto e per il circondt~rio di K olomer l'ampulHZIOne dt>Jle dita si vedono con taio fl'e• ruem.a da rnssomiglinre a vere endemie. ?\ci circondo•·i di Jalesgc·kz e di Cgo ••,.,kow si vedono in rag~ual'devol e numer·o ;rli oracaml'nli della comea che si ottengono con piccole incision i. QneRt'OpPrflzlou e pe1·ò è pi>rirnlosa e conduce spesso :.'l Ila pnnoflulmia. A nr he il tatuaggiO viea p o~lO in Op,..ra per OllB11CI'C l' OJH1Cnmenlo della co•·nPa e m en tre col primo mezzo prodr1couo d"lle cicatrici l iueari, col Ullu»ggio 111 v eco ~i dò luogo nd llllU macchi a bru nfl ben del i rnilaln, qua.; i ci •·roln•·e e (j ltt>sta può ><rompar'il'e nel pct·ioJo di 3 a 6 st'tl imnnc. L 'autore confessa di non aver· potuto conosce•·e ne l'ii<li'Um ento, né la mnterio u!ìaln per il tatun:=:-~io . Ila vPduto, ma. solo in pochi cnsi 1 qu•3sla medrsi ma iufe1·milà procmt·atn P•'r m ezzo dell'applicazione di una snnguisuga. Qu c~ ta f1·ode


:1 JlfEOICI NA LEGAL E

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s i r iconosce dalla forma della cicatrice la quale è tr iangolare e che corrisponde, come è nolo, alla forma propria d e l m ors o di quell'animale. Quando s'avvicina il periodo della le va molli inscritti, per la massima p arte israeliti, s i esercita no a portare lenti c o ncave (di solito del N 2 112 antica m isur a) allo scopo di a u m e n ta r e il loro potere a ccomoda ti vo ed a cquistar s i cos i una miopia dinamica per poter l e~gere i relativi caratter·i. Sp.p e rtluo il dire che entl'ati co!:ltoro a ll'ospedale v ~ nivano s u b ito smascherati coll'atropinazione e coll'oss ervazione ott a lmoscopica . M olto più di rado s i osservò il ni~ tagmo s imula to. No n è fa c ile in questi casi scopr ir ne la frode perché l'infermità r eal e po tr ebbe anche essere p eriodica. Se ne poh·ebbe pe eò con cepir e grave sospetto non tr·ova ndo associata al nistagmo alc un v izio ùi r efr·azione. Si osservò ancot·a una infermità conosciuta col no rne di spalla a la ta artijicial e (fiiigeb chultes) la quale s i presenta coll' a s p e tto di un'ancllilosi dell'artil·ola zione omero-scapula r e p e r a ntica sublussazione e questa v1ene pcocurata m ediante un forte s tira mento e trazione dd l' articolazione, m ~ s i fa s parir·e poi passato ch e s ia il p eriodo d•!lla leva. Q ues ta s ublussazione s i toglie facilme nte , clorofot•mizzando l'in dividuo ed eser cita ndo una pressione contro il capo dell'ome ro che !Si sente n ell'ascella Appoggia to a l marg ine della cavità g lenoiùe e facendo in Pa ri te m po delle trazioni s ul b raccio. Una "'imulazionc molto comune ft•a i giovani ebre i galiziani s i è que lla di pr ocuJ"Ar s i il di ma grimento generHle . P er a lLen e r e questo scopo gl'inscr·illi s i r·inserra no in chiese ed a ltri l u oghi di preghi et·a e là pa ~sa n o tu tle le nolli in canti, ora.zio ni ed a ltt·i e:set•cizi r elig iosi te nendosi svegli r•-'ciprocam e nte . A queste pr·atkhe debi lita nti Hfrgiu ngon o l' uso di purg l:i tivi, s pecia lmente delle pillole di Morr·ison . Non è semp1·e r~ ci le s masch erare questi ciu1·maùori poichè a nche n c ll'~spe­ d al e s i astengono dal cibo che vien lor o offerto soll•) pret e s to che la r eligion e is raPlitica vieta lor·o di man ~ia re c ibi r>


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RIVISTA DI TOSSICOI.OGIA E MEDIC INA LEGA LE

cii certe qualità oppure preparati dive rs amente da quello che il rito g iudaico prescr•ive. Anche il prolasso del r etto Lr·ovalo sopra m olli inscrilti era pr odotto ad ar·te. E ssendo oru mandnla in vigore la prescr izione tli fare r•icoverare neJI"O!=:peùale lutti gli individui Mfetti da tale in fermità, questa fr·ode ora va cadendo in disuso. I n fa lli n ell'anno 1882 tra gl'in ~critLi galiziani si Qsservarono 90 affetti da prolas!'o dol retto mentre nel 18ì3 furono in numero di 283. F inalmente si notarono non pochi cnsi di ve ra lig na che l'autore r itiene pur e per la massima pa rte procurati ad arte mediante innes to.

RIVISTA DI TECN1CAE SERVIZIO MEDILO MILITARE B.emtnt•oenze 41 1Ul viaggio ln Ku.•la, rlel D. W . RoT!f. - (S. PelerslJ. medie. Wochens. 1RR3 N. 2R, dalla Deutch. M ililairiir;tl. Zeiischr ijl). Con questo titolo il D. Rolh ha pubblicato le sue impr essioni su qunnlo ba vis to e inteso, visitando la Russia l'a nno passato, in rapporto col servizio sanilnrio de ll'·~se r·cilo r·usso, ed espr·imendo la s ua opinione sui diversi isliluti, s ulla orga n izzazione del servi zio sanitario, sullo scompartim ento sanilal'io dellu e~ posiz.i on e di Mosca e s u divet·:~o allre cose. Prima di Lullo e~li SC'gnala il rluali!=:mo nP~li ot•Jinam Pnli del 8et·vizio 8anita r·io come causa dei tlirelli e degli inco m·enic nti di questo s~rvizi o . Quinùi occPnna ad a llt·i inco nvenienti come la poco adatta uniforme, il mf! ntello poco convenien te del ~old ato, c il vP~li lo d'eslnle troppo lt>:rgiet·o, la scadente qualità Jcl pnno n cou!:'a del cattivo modo di coLtur·a, l'irr egolnt'P disl t•ibuzione del bagaglio !'lu i corpo del soldaLo, ecc. In gencr·ule, dict" il D. R olh, di aver e avuto la impre!'ls iono che !o condizioni sanilat·ie n ello IJUali s i lroq). il soldato snno dell'e~ercilo rus~o sono m ol lo piu sfavorevoli di


RIVISTA DI TECNICA B SERVIZIO M~DJCO liiJUTARE

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·que lle in cui s tanno i soldali degli eserciti dell'Europa occidentale; mentre il sodato russo malato si trova a d un dipresso nelle s tesse condizioni · dei soldati malati dell'Europa occidentale. Solo negli ospedt~li russi s i trovano molli più malati g ravi che negli ospedali tedesclù. Il D. Roth fu impressionalo dallo stato di debolezza dei malati russi e dei tanti casi di scorbuto in quello esercito, mentre nell' esercito german ico non se ne oss ervano quas i mai. In gen e rale gli pRre dall'aspetto dei malati che nello esercito l'usso a ccadano molte malattie profondamente alteranti la nutrizione, e questo cer ca s piegare, oltr echè con le cause morbose speciali, come la malaria, con le condizioni sani !.arie generali delle truppe e con la influenza deprimente d'un servizio troppo faticoso. Ma il Roth vi trova anche molto da lodare. L'alimen tazione dei solda ti è buona, la zuppa di cavoli eccellente, i .bag ni a stufa russi sono lodevolissima istituzione, gli ospe(}ali roilil<tri sono mollo simili ai tedeschi, il trattamento m edico e chirurgico in essi corrispondente ai più recenti prog r essi della scienza. Il trattamento antisettico delle ferile è dapertutlo r igorosamente posto in opera, i tifosi sottoposti al tratt.amento coll'acqua fredda, praticata la cura esliva dei malati nelle s tazioni climatiche e negli stabil imenti di acque minerali; la m icr·oscopia ha una parte importa11te negli spe· dali , e i cattivi resultuli dP.ll'ultima gu 1~ t·r~t non potrebbero i n alcun modo impu ta rs i alla mancanza di scienza e di zelo nei m edici, ma sono la conseguenza del dualismo nell'ordin a m e nto del servizio sanitario. Il gratlo medio di istruzione medico-chirur gica dei medici m ilita•·i russi è buono, e può SUll'e a paro con quello d P.i meJici militari della Europa occiJen tale. A ciò con tribui sce, oltr·e gl i im portanti mezzi d'istruzione ehe vi sono, f\nche la circostanza che ogn i Anno un numero non piccolo di medici mi litari sono mandati per istruzione nella Europa occidentale, il cui zelo di giovar;.i eli tulli i mezzi eli istruz io n e lo r·o offe1•ti a ll'estero, è ben conosciuto. L'istituto <.l egli a iut.anti d'ospedali (Feldscheerer), il Rolh lo trova molto buono e la lot·o is truzione sufficiente.

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JU"flSTA Dl

TECIHC.~

"fM 11Ulltal7 ooutruta id Uae Bri8UJl au4 FreDoll arJDiea 4'11rlD&' tlae OrimeaD war. - By SuROEON gene rai

T. LoNGMORE, Professor of military Surgery in the army medicai School, London, Griffin and Comp. 1883. - (Deut. militarartl. Zeitschrifl, 1883, disp. 8). li chirurgo generale dell'esercito inglese D. Longmor e professore di chirurgia nelle scuola di medicina militare ò

stato indotto a tornare con questo suo scritto sull'argomen to del contrasto fra le condizioni sanitarie dei due eserciti inglese e fran cese in Crimea dalla pubblicazione di una stor ia della guer·ra di Crimea(1), dalla quale secondo esso, si avrebbe un concetto erroneo sulle condizioni sanitarie domi oanti durante .:tuella memorabile cam pagna. Questo con ~rasto non è stato ancora sufficientemente bene giudicalo, e anche oggi, benché la guerra sia cessata da oltre un quarto di secolo, merita il più vivo interesse da parte degli igienisti e di formare soggetto di particolare studio da parte dei medici militar i. Si tralla, come è noto, di questo fatto fondamen tale: che mentre ambedue gli eserciti si trovavano nelle stesse precise condizioni rispetto ai luoghi, alla qualità del s uolo, del clima e agli eventi della guerro, le lor·o condizioni sanitarie furono affatto diverse; talchè, menlr·e l'esercito inglese nel primo periodo dell'assedio di Scbastopol i presenlò uno s tato di salute veramente deplorevole, e nel secondo periodo al contrar io le suo condi~ioni rispetto alle malattie e alla mortaJita furono delle piu favorevoli, nell'esercito fr·ancese accadde prP.cisa mente l'opposto. In pr ova di ciò valgano i seguenti dali numerici: I. Esercito Ing lese. - Lo perdita totale in morti (sottuffìciali, caporali e soldoti) durante tulta la guerra (aprile 185 i-giugno 1856) fu di 18Q:,g uomini, compr C!'< i 1761 spenli per ferite od altre lesioni. Rimangono quindi 16297 casi di morte C&l-!ionala solo da malallia, dei quali 150l:l appartengono al tempo della occupazione della Crimea (settembre 5i (l) K!MOL AK!t. -

TM tnvtuton o( ertmCCJ.


l SEB.VlZTO MEDICO MILITARE

giu gn o 56); e di questi caddero nel primo periodo (settembre 54-giugno 55) 131fl0; nel secondo (luglio 55-giugno 56) solo i 863, benchè in questo ultimo la forza media della truppa fo sse circa 2/5 maggior e. Anche più spiccata é la differenza fra i due per·iodi se si mettono in confronto i due semestri di in verno che in ambedue gli eserciti fornirono il maggior numero di vitlime. Dal novembre 18:l' fino all'aprile inclusive 18f>5 sopra una forza di 31000 morirono 10283 (63 O/o della mortalità totale; dal novembre 18:>5 fino inclusive all'aprile 1856 sopra una forza di 50000 morirono 5.~1 (= 3.38 o·o di t.utt.e le perdite di tutta la campagna). Per malattie febrili p e riro no nel primo inverno 2286 (con 10-i casi di tifo), nel secondo 129 con un solo caso di t ifo); per lo scorbuto e la dissenteria scorbulica parlano i corrispondenti numeri 291 e 1 , per la diarrea 3159 e 37. JI. Esercito francese.- Lo stato della morlalilà, esclusi i casi di morte per lesioni violente e per colera (con una perdita totale di 95307) fu, distinto per quaddmestri, come oapparisce nel seguente specchio: Forza media

,9150

882b0 115750 137750 125250

Quadrimcstro

sellem bre-dicembre i85i gennaio-aprile 18!)5 maggio-agosto 1855 settembr e-dicembre i8a5 gennaio-aprile 1856

Casi di morto

por mille

1857

37,78

7666

86,~7

10:>45 8473 17129

9 1,20 61,51 136,78

P er scorbuto morirono nell'inver no 145 uomini sopra una forza di 79000, nel secondo anno 96~ sopr a una forza di 131500, quindi 6 1/2 volle di più con un aumento della forza di soli 3/5. Ma queste differenze sono piccole in confronto di quelle della mortalità per tifo che nel primo inverno ebbe ~O casi (su 6~5 malati quindi non bene 14 0/0); e nel secondo 10278 (su 19303 malati = 53 o;o !). Per 1·a gione di confronto, il Longmore espone le cot·rispondenli perdite inglesi durante gli stessi cinque quadrim cslri, che fut·ono r ispettivamente di 23i3, 7389, 463 e 218; da cui si scot·ge che quivi i casi di morte per malatlia . eccelt.o il colera, nd pet·iodo dal settembre al dicembre 185!'>


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RIVISTA DI TECN ICA

ebbero, di fronte degli stessi mes i del 185i, una diminuzionedeii'80,490io, mentr e nei Francesi il confrouto f1·a gli s tessi quadrirneslri mostra un aumento del 62,80 010; e i primi quattro mesi dell'anno 1856 offrono contro quelli del 1855 negli Inglesi un miglioramento del 07,05 0(0, nei Francesi un peg~io rament.o del 57,43 010 Il rintracciare le cause di questo meraviglioso contrasto non è facil e, e merita ulteriore studio. Rispetto al primo periodo, il Longmor·e osserva che il servizio sanitario presso i Francesi in generale era s tato pr eventivamente meglio ordinato, segna tamente per quanto concer·neva i mezzi di trasporto del materiale e del personale, ed t~ nche riguardo ai mezzi di r icovero, alla alimentazione ed al vestiario delle truppe. La causa dei disastri del secondo anno favorita dallo str•aor dinario rigore dello inverno, j l Longmore l'att1·ibuisce alla difettosa igiene degli accampamenti e alla onnipotenza della intendenza, a cagion della qualo i piu urgenti provvedimenti sanitari erano r esi difficili où anchA impossibili. La sconfitta sanitaria degli I nglesi nel primo inverno der ivò, senza contare molte cir·costanze accessorie, come l'antecedente accantonamonto in Bulgaria, l'aiTondamento di una nave carica di oggetti di ves tiari!), da una parte da lla totale mancanza di ogni appr·cstamenlo relativo al servizio sanitario in guerra e dall'altra dalla trascuranza delle più elementar i r egole dell'l igiene dei campi. Circa il fortunato cambiamento avvenuto più tardi nelle condizioni dell'esercito inglese, il Longmore aiTerma cho ropinione diffusa dal Chenu che sia da ringraziarno l'aumentala autorita del corpo sanitario é completamente erronea. Questo aumento di considerazione c di influenza del dipartimento medico dell'cscr·cito ru solo una conseguenza della campagna, non pr·ese pirde durante que!'la. Solo gli eccessivi sacrifìzi pecuniari cagionati dalla amare lezione del primo inverno e le materiali prestazioni di tutto il popolo inglese fecero s i cho quello che pareva impossibile divcnt.asse una realtà. Il fare che queste tristi esperienze e questi sforzi slr aor·dinari non sicno piu necessari, o piuttosto il preparare in tempo di pace l'esercito per tutte le eventualila della


E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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guerra deve essere l'ogge tto di un bene ordinat.o s~rvizio san ilario. Come appendice é accennat.o cbe il colera cbe comparve d urante la guerra di Crimea in due distinte epidemie colpi p r evalentemente i soldati giunti di Ct•esco e si sviluppò ind ipend entemente dalle malattie dell'esercito, e quindi non è da r iguardarsi, come quello, conseguenza degli strapazzi, delle privazioni e delle condizioni aptigieniche della guerra.

Per I.-velare la •lmulaslone della 80rdltà o della gnve duresza dl udito unilaterale. - D. J. WerNTRA UB, medico di reggimento dell'esercito aus triaco- (A llg . W iener m edi:: Z eitunr;, n. 38, 18 settembre 1883). Per accertare o escl udere la s imulazione nei casi di sordità unilaterale, il D. W eintraub ha pr•oposto un me todo elle in sostanza non é altro che una applicazione prolica della cos i della paracusis loci. P er par·acusis loci si intende la im pote nza del nostro organo dell'udit.o di giudicar·e rettam ente della direzione di un suono e quindi del luogo da cui il suonu p t'O(;ede. Che noi siamo consapevoli della direzioòe da cui vengono i rumori non per· affezione del nervo acustico è ormai posto in sodo dagli sperimen ti fi s iologici. Il distinguere la direzione di un suono è conseguenza, secondo questo ricerche, della prolungata esperienza, è il res ultato d i un giudizio. In questo giudizio per la lunga concorde esperienza, abbiamo acquistalo una tale sicurezza che senza accorgot•cene confondiamo il giudrzio con la :-;ensazione, e questa confusione è diventata per noi, per cosi dire, una se-conda natura. Noi cioè r iporliamo la pr·ovenienza del rumore ad una o aJ altra direzione secondo che è più fortemente colpito l'orecchio destro o il sinislt'o. Queslo giudizio non é, come ha dimostralo il Venturini, punto sicuro quando amb edue g li orecchi hanno rispett.o al luogo da cui proviene il rumore, una uguale posizione. L e r icerche che il prof. Politzer ha istituito su questo soggeLto danno il seguente resultalo. " Se si pone un orologio che abbia un forte battilo sopra

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RIV ISTA DI T ECN ICA

il capQ di una persona che ba l'udito normale e a cui sono b endati gli occhi, e s i muove da ll'avanti all'indie LI'O nel piano del vertice, essa persona non sar à in g rado di di r e esat•tamente se l'orologio s i trova davanti, sopra o die tro di lei; ma n el momen to in cui le s i chiud e un orecchio il rumore del battilo dell'orolog-io si muove v e r so il Ialo dell'o•·ecchio rimasto aperto, anzi que~to rumo re é projettato nella direzione dell'orecchio non chiuso a n c h e qua ndo il luogo in cui s i trova l'qrologio nel piano del vertice é vis to da lla pe1·sona in espE'I'irne nto. S e l'orolo~i o, ad occhi chiusi, è mosso nel piano orizzontale a semicerchi da ll'avanli all'indietro, il battilo dell'orologio tenuto davanti la testa é ud ilo ve1·s o il lato dell'orecchio aperto, anche quando l'orolog io è mos!';o un piccolo tratto verso l'orecchio chiuso: e quanto più s i avvicina alla linea d i di•·ezione dell'or ecchio chiuso, ta nto me no sicure sono le dichiarazio ni, tanto più hanno il carattere di quelle di chi lira a indovi nar·e. Da questi sperimenti si di. mos tra ch e il nost•·o giudizio s ulla di rezione del rumore dipende essenzialmente dall' ud ire con ambedue gli orecchi, e benché anche nelle condizioni normali, queslo g iudizio n o n s ia 81 lulto s icuro, è però sempre pet' via d'e::sso che g iudichiamo della direzione del s uono )). Ora poic bè chi è affello da s ordità o da g rave durezza d'udito unilaterale si trova in condizioni uguali a col ui che ha l'udito noi' male ed a cui é s tato chiuso artificialmente u n condotto uditivo, cosi s'intende, per gli sperime nti sop•·acitsli, che questo malato non sarà in g rado di giudicare rettamentE' del luogo da cui peoviene il suono. La pratica conf~ rma questo col fallo poichè s i tr0vano dei mala ti a un orecc hio che non solo non sono in i!':Loto di indicare la direzione del s uono, ma frequentemente riferiscono erroneamente la sor gente di questo a una dir·ezione opposta . Di questo sin tomo il D W eintraub si se1·ve da mol lo tempo per scoprire la sordità o la grave durezza di udito di un solo lato sim ula la. E gli procede nel s eguente modo: Se in un supposto malato l'esame obiettivo n on scuopr·e alcuna aller·azione, g li chiude gli occhi con un fAzzol etto, e g li fa domandat·e dagli assistenti dove si trova l'orologio che prima gli era s tato mos trato. Se l'oro-


K SBI\VlZIO MKDICO VILITARE

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Iogio 0 tenuto nella direzione dell'ot·ecchio supposto sordo o ::;i muove dall'avanti alnndietro parallelamente al piano deJ vertice o si dà alla sorgente del rumore una direzione più o meno diagonale verso la testa dell'esaminalo, e se in una di queste prove la sorgente del rumore è da esso gius t amente indicata, senza ch'ei muova il capo, si può con sicurezza concludere che egli è un simulatore. Con questo metodo d'esame in molti casi è bene di tenere l'orologio distante 2-3 metri dal paziente, poiché il D. \Veintraub ba trovato che nella grave durezza di udito unilaterale la illusione a questa distanza era più completa. Questa prova con l'orologio ùeve fut•:;i solo per breve Lempo e r ipetersi per <li versi giorni. Se si ha che fare con un furbo, intelligentesimulatore, sarà bene, dopo avergli bendato gli occhi introdurre nel suo orecchio sano un turacciolo traforato da parte a parte e cosi far credere al simulatore che il suo orecchio sano è chiuso. Sa a llora l'orologio è tenuto avanti l'orecchio sano, il simulatore naturalmente dirà che ora non ode più l'orologio. .Sea wbdo II&Jlilarto 4ell'enrolto' ruuo durante la oampapa 4el 1877·78. - von E. KNORR (Das ru.'lsische Heeres-Sanilalswesen wahrend des Feld•uges 1877-78. - oon E. K NORR. - Kgl. Preuss. Major in Nebenetat des Grossen Generalslabes 1883. Hannover bei Helwing). - (Dalla Deutsche militi:iriir•tliche Z eitschrijt, disp. 1Oottobre 1883).

La prima parte di questo scritto s i occupa dell'ordinamento -d el ser vizio sanitario dell'esercito russo avanti la guetTa. Gli :e; tabilimenli sanitari i erano di tre specie: fissi, mobili fino al loro collocamento e permanentemente mobili. Agli stabilix:n enti sanitarii fissi appartenevano gli ospedali di guarnigione, di tappa e gli ospedali civili situati nel circuito dell'esercito mobile, tostoché essi erano stabiliti o messi in uso; alla seconda clac;se appar tenevano gli ospedali di guerra temporanei apprestati ognuno per 30 uft:ìziali e 600 uomini di truppa, divisibili in tre sezioni solto gli ordini di un uffic iale di stato maggiore; alla terza gli ospedali di divisione,


aiVlSTA 0 1 TECNICA

che oltre le funzioni della nostra sezione di sanità avevan(} anche da provvcder·e al manl<'nimento e alla cura dei feriti. non Lrasporlabili fino allor·o trasferimento negli ospedali di gue rra temporanei. Essi avevano la dotazione di 6tJ letti per ulficiali e 160 per uomini di truppa ed er ano diretti dal medico di divisione. Vi erano inoltre s pedali di truppa o, diremo, infermerie r eggimentali con un nume ro di letti variabile secondo la forza dPlla truppa. Essi dovevano formare, quando la truppa si fe rmava molto in un luogo, dc~li ospedali di accantonam ento, e durante il combattimento stabilire i posti di medicatura. Il carreggio degli spedali consisteva in car·ri a quattro e due ruote, gli uni e g li altri per quattro fer ili giacen ti, ed inoiLre corTi pei medicina li, carri e carrette d'approvvigionamento. Le provvi»te degli alimenti e del materiale eia medicatur a erano cosl disposte che in ogni spedale di divisione doveva esser·ci tutto quanto può occorrere al ma ntenimento completo per sei giorni, in ogni reggimen to di fanteria una provvista degli otrgetti da medicatura per sei mesi. La mobili tazione degli spedali di truppa si faceva presso i r·eparti di truppa, quello degli ospec.lali di divisione presso lo stato maggiore della di vis ione, e quella degli ospedali te mporanei di guer ra presso quei distr etti militari, in cui il materiale era anleceden Leme ute ten uto pronto. Si dividevano la s uprema direzione del .servizio sanitario due autor ità: l'i sp~tlo re militar e degli ospedali da campo e l'ispeltore-meùico, ambed ue subordinati al capo di stato maggior e dell"esorc•lo. L'ispettor e mililar·e aveva da provvedere a tutti gli ordinamenti per la formnzione degli ospedali presso l'eser cito c da in vigilare sulla loro amministrazione. Da lui muovevano porLicola•·menle tutti gli o•·dini relativi al servizio sanitario che accorrevano prima di un fatto d'armi. L'ispettor e medico dava le disposizioni s ul per·sonole medico e farmaceutico e sul materiale di medicatura . Da lla sua a utorila non dipendeva che il trattamento dei malati e <!ci fer ili, in lutti gli altri rami del servizio sanitario doveva far e appt!IIO a chi era preposto al r elativo ser vizio senza poter·si mischiare nei ~uo i or·dinamenti, quindi mnncanza di ogn i consisteule autorità. Il m edico capo avevu il personale s u-


E SERVIZIO MEDI CO MILITARE

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balterno solto di sé, solo quando e fino a tanto che era dir ettamente occupato nel servizio dei malati; del resto doveva riferire su qualunque disordine che accadesse; il ripararvi spettava al capo militai·e e allo ispettore degli speùali a lui so t lo posti. La ripartizione degli stabilimenti sanitarii era teoricamente bene regolata. Allo impianto dei posti di medicatura dovevano prendere parte tanto gli ospedali di divisione, quanto gli ospedali temporanei di guerra. Erano anche ordinati i p osti di soccorso e le colonne ambulanti pel trasporto dei feriti. Pel primo servizio in battaglia ogni speùale di divisione a v eva 6 ca1·ri leggi eri e M barelle. Per la forza militare dell'ese•·cito del Danubio erano p1·eveduti 50 spedali temporanei di guer1·a e 23 spednli di divisione che avrebbero dovuto dar posto a 353 18 feriti. Ma raggiunsero il teatro della guerr-a solo 17 spedali temporanei ùi guerra con 100Q!1 letti. Per ricovera1·e i malati e i feriti fu1·ono preparate, oltr e i fabbri cali stabili, tende, capanne di terra e jurle. Ma solo le tende furono usate. Dopo questa esperienza esse dovrebbero essere indispensabili in ogni guerra condotta nei paesi semicivilizzat• e tanto più dappoichè è possibile il loro riscaldamento. Il reclutamento del personale sanitari o incontrò gravi difficoltà; esso in nes!':un tempo fu neppure approssimativamente proporzionato al bisogno. P er dire solo dei medici, essi invece del numero stabilito di 1327, non ve ne ebbero più di iOO, uno su 6~>0 combattenti. Jn quanto ai ·carri pel trasporto dei feriti, i carri a quallro ruote si dimostrarono quasi inutili. I feriLi giacenti nel piano superiore si caricavano difficilmente ed et·ano esposti a gr andi Lraballamenli. l carri a cagione della loro pesantezza, non ostante i quattro cavalli, fi·er[uenLemenle rimanevano incag liali. Meglio soddisfanno al loro scopo i carri a due ruote. Furono usati in gran quantità i car1·i bulgari : ( Telegen). La croce ro!isa forni due colonne di lcggieri carri a paniere secondo il sistema Baranowski, ma non furono posti jn uso. Alla formazione dei treni sanitari si pensò serìamente solo-


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RIVJSTA DI TECNICA

dopo la mobilitazione. Il 6 agosto 1877 furono approntati 10 treni, e quindi fino al 5 dicembre ~tltri otto. Vennero poi 10 tr eni della Croce Ros!;:a e sei treni comprati a Vienna nel marzo 1878 e finalmente 14 tre ni per ma lati. Non fu pensato ad alcun mezzo di ripiego pel p r onto accomodamento dei treni merci, benchè già dopo la prima battaglia se ne tosse sentito il bisogno. Unu Commissione di sgombro fu istituita in Jnssy, essa pass6 presto ne:le mani della Croce Rossa. Se poi passiamo a consideJ•are il modo onde fu attuato il servizio sanitario, bisogna dire che fu tanto deficiente quanto il Ruo apprestamento. Gli ospedali temporanei di guer1·a, in nessun fallo di armi furono posti in azione in numero suf ftciente e in tempo opportuno. La conseguenza fu un permanente affollamento deg-li speda li di di visione che dal lot•o canto non potevano seguire nbbHstanza rapidamente le truppe e quindi mancavano dove erano necessari i. Donde accndrle che per esempio durante tutta la sanguinosa gior nata di Gornii Dubniak non fu p1·onto che il personale sanitario e il materiale delle truppe, mentre non !ungi dal campo di battaglia gli ospedali di divi5ione rimanevano inatlivi. Neppure furono stabiliti luoghi di soccorso per i malati in marcia. Questa mancanza s i fece particolarmente sentire durante la cam!)agna di inverno e nella marcia forzata su Adrianopoli e lo scarso personale sanitario diminuì sempre più dopo che il tifo diventò epidemico . Sul per•sonale dei medici, per ciò che riguarda la istruzione 5cicnLifica in gene1·ale non può dir!iene che bene; solo mancava lo!'o la educazione militare amministrativa e l'autorità. Non si è dato alcun altro esempio nella moderna storia militare in cui sia stata co!;:l punita come in Cfuesla, la mancanza della necessaria autonomia del col'po sanitario. La storia di questa guerra dimostra dappe1·tutto come la scienza e l'abilità dei medici molto spesso vadano perdute se e!->ercilate fuori di posto, come medici di alto grado sciupino le loro forze in lavori, a cui avrebbe potuto attendere ogni ajutante (Felùscheerer), mentre il ricovero e il trasporto di masse di feriti riman~ono trascurati. I portaferili, segnalamente sul pl'incipio delta campagna valevano poco, poichè essi non


E SE RVIZIO MEDICO MJLITARE

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erano in pace ordinatamente istruiti eù erano scelli a questo ufficio i soldati meno intelligenti e meno robusti. Lo sgombro dalla Bulgaria si faceva su Simniza dove il D anubio er·a attraversalo da un ponte. I malati avevano da fare sopra un terreno quasi impraticabile, quelli dello esercito di Rusts<~huk, circa 54 chilometri, quelli di Pl.ewna 75 e quelli del passo di Schipka 123 per lo più su car1·i da contadini. Di Il innanzi si era calcolato sul traspot·to per v ia ferrata alle gr•andi distanze, e perciò il maggio!r numero d egli ospedali di r iserva erano spar·si !ungi nello interno del vasto regno. MI\ poichè nè i mezzi di trasporto che si avevano né le poche linee di strada fei•t•ala potevano bast.ar•e a l bisogno così lutti i luoghi più vicini destinali in origine come punti di passaggio furono pr·'lntamente all'oliati. I luoghi principali di sgombro furono Jassy e più tarùi FraLeschti. In questi luoghi vennero ad accumularsi più di 10000 malati e feri ti. Qui il soccorso volontario ebbe tardo or:dinam ento, ma con la totale mancanza di un ser·vizio di tappa non poterono evita r•si le più grandi irregolarità nel ma n tenimento e nel ricovei"o dei tr~spo rt1.1 li. P erò dopo la pace di S. Stefano si allargò la possibilita degli sgombei r egolari per l'uso del Danubio o del mar nero. Sul primo furono trasportati in flotti glie a quest'uopo costruite tino all'ottobi"e 1878 23513 uomini, sull'ultimo fino al settembre 60589, la maggior par te tifosi. Nell'esercito del Caucaso tutte le condizioni · del ser vizio sanitario ufficiale non furono punto miglio1·i. Ma poichè per opera dell a sposa del comandante sup1·emo gi'an pr·incipe Michele, di accordo con questo e per consiglio dei medici, fu rono adottati i necessari IWovvedimen li cit•ca l'amminis trazione militare degli ospedali, ed inollr·e vi fu aJIIuenza di molti m ezzi, il resullato in r ealtà fu mollo migliore. L'assistenza v0lonlaria cosi i lui il principH ie fattore di tullo il servizio sanitario in questa guer·ra. Benchè secondo le generali massime militari, s ia da ammettere che con un servizio sanitario ufficiale bene org-anizzato e condotto con unità n o n possa essere concessa alla ass istenza volontaria una esistenza autonoma, fu però questa autonomia feconda di


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RlYrSTA DI T ECN ICA

.buoni risultati di fronte a un servizio sanitario militare mnn can te affatto di ord iuaroento. Qui n di tutto il servizio del trasporto dei malati fu fatto dalla C r·oce Rossa in quantochè l'am minish·azione militare non vi aveva che poco o nulla provveduto. Questo campo di azione, come anche l'ammini1Strazione di tutte l e offerte private per l'esercito dellero alla Croce Rossa alla retr·oguardia d e Weser·cito una posizione molto importante; essa aprì spedalj, si imposses~ò della -direzione della stazione principal e di sgombro, insomma per la sua energia e attività pose alfatto nell'ombra il ser vizio uftìciale. Dei molli documenti ne ci teremo solo tr·e: La Croce Rossa raccolse la somma di 22,000,000 di· rubli; mise in assettq 23 treni sanitari propri, ed appr·ontò 60000 letti n egli stabilimenti sanitari mobili e fissi. N ello stato sanitario dell'esercito del Danubio sono da distinguere due periodi, il primo, fino al passaggio dc!.fìnitivo dei Balcan i è distinto per la prevalenza delle lesion i di guerra (incluse le congelazioni); i l secondo per le epidemie, e fra queste soprattutto il tifo petecchia l e. La mAlallia era stata importala dalla 35 divisione di fanteria da Ki!;~h inew i n Bul garia. La epidemitt prese la maggior·e estensione quando l'esercito dopo sforzi inauditi occupò un terreno al sud dei .Balcani, in cui la guerra aveva in furiato per mesi , o dove in conseguenza di ciò si erano accumulate molte materie i n pulrefazione. Le roarcie forzate, la manca11Za di ricovero e di assistenza, la mancanza di pt ecRuzioni sanitar·ie fecero mollo per aumentflre r·apidamenle l 'epidemia, cosiccbè l'esereilo avanti Costantinopoli fu sP.riamenle minacciato nrlla sua azione. Di una regolare disinfezione fino al .termine rlel 1877 non si ebbe alcun pensiero. Solo quando la necessità incalzò sempre più, si r·iuni una commissione, la cui opera pr·odusse veramente dei buoni resultati, ma che non potè cambiare il

cot'SO della epidemia. Dalla s tati stica delle perdile slralciamo i resultali finali. La for•za delle lruppd pm;le in campo nei due anni fu nel 1877 di 6520'~8 uomini, nel 1878 cii 28Wi8, somma 9:33726.


• E SERVIZlO MEDlCO MILITARE

Di questi ammalarono H!28:l57 uomini=195,6 per cento M orirono per malattie . 81166 • 8,7 • P e r lesioni esterne . 36455 • = 3,9 • Diventarono inabili al servizio 31027 • 3,4 • Morirono in conseguenza di lesioni interne:

=

Nell'cscrcit.o del Danubio

Caduti in battaglia . Morti per ferite . A ssiderati . Morti per altre disg razie Totale . .

Nell'esercito del Caucaso

N. 25000 ,. 3252 • 12"23 102

5000 1490 304

N. 20:>77

6878

84

"

Morirono: Per malattie . . . Per lesioni eslerno.

Nell'('sercito rlcl Danllbio

Ncll'csPrcit.o del C'lucaso

Totalo

. 62.6~ o:o

82.00 o;o 18.00 Ofo

69,9 o;, 30.1 Ofo

. 37.26 o:o

Le cause di questo poco felice resultament.o sono princi-palmente da ricer car·si nei difetti che, non ostante la espor ienza delle Antecedenti campagne sullo :;lesso teatro di guerra, erano inerenti all'ordinamento del servizio san itario. L'essere questo servizio diviso in due r ami sollo diversi capi doveva neces!"ariamente condurre alla più grande confu s ione . S e si considl'ra che in un paese. in cui, per la s ua poca civiltà, la a ssistenza dei malati deve incontrare non poche drflìcoltò, er n chiamaLo a oper are un corpo ~anitar·io che non avPva nè l'autorità nè la edu('azione per le im portanti r e;.role d'amminis tr·azione, si comprende di le;.rgieri che l'idoneilò medica-chirurgica de i medici doveva essere r elativamen te di picco! soccorso. Un cambiamento in bene !'lolo potrà avvenire quando il governo ru!"!"O si decina a rompe r·la affatto col dualismo nel !-'e1·vizio sanitario, e a conferire al cor po sonilal'io l'autonomia arnminisll·a tiva necessaria por una azione efficace.


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RIVISTA DI TECNICA

L'orcUDamento del oorpo sanitario volontario ID 1Dghllterra. -(Deutsche 1'-liti ti:iri.ir;tl. Zeitschrift, dicembre 1883, dispensa 12'). Già da lungo te mpo e ra sentito l'inconveniente che mentrei volontari sono in Ing hillern• is truiti e at•mali mililarmenle e sono in g t·ado di eseguire p a rate e manovr e, manca loro un corpo snnitar·io con propr io orùinomcn to . Vi hanno s i m edici volontari; vi hanno anche parecchie centinaia di uomini istr·uiti pel tra s porto dci feriti , mo tutta questa forza aus iliaria è attaccala ai rc~gi men li, senza connessione, vale a dit·e non è riunita in distaccamenti sanitari nè in speua li da campo od altt·e simili formazioni di guerra. Quindi nacque il timore elle tu~li i da nni che r esu!La r·ono a ll'eser cito r ef!ola.t·e. dal s is temo re;:rgime nlole sia per \'C!'ifi<.: ar·si anche iu maggior mis ura in qualche serio frangente nll'eset·cito dci volontaei . P et• opporsi a questo pericolo si ò penE<alo di fot·ma!'e <.l ui volontari un corpo analogo a quello costituilo p et· l'esercito r egolare dal corpo sanilat•io uf(ìcialo. Alla testa di questo movimento slà il chirur•go msggior e G. H . Ha millou Evut dell'eser ci to r egolare . il qua le ua fallo le seguenti propo~te le quali vi è molla probabilità che sal'anno accettale. i ) Tutti i meJici volonLat•i che oggi sono attaccali ai r egg imenti di volonlal'i sar·anno riun iti in un corpo e Similmente ai m edici J ell'e;;f" rcito sc!'itti come cor po san it.ario ' 'olon tario n ell 't~n nu ar·io deU'esei·cilo, conscrvaudo la designazione del loro set•vizio speciale secondo i r e~gi m enli. 2) Il generale medico dell'eser cito pr·opone per la nomina u m c:c.J ic i di rc.•ggimento (Su rgeon) quei rnedic i vo l onut~·i che hnnno fatto uu cor so e hanno daLo un esame s ul servizio sanitario di guerra. Neppure questi m ed ici sono dis tr·ibuiti n e i r eggimenti. 3) Il ministro della guerra permetterà ai med ici volontari di costituit·si in un cot'po nello stesso modo dei volon Lari combattenti. 4) Ai med ici volontari s>l.rà permesso di pr endere parte agli eser cizi s ul ser vizio sanitario di g uerra a AlJer s ho t, W oolvic h ecc. 5) Un comitato centrale dei medici volontari rappt·esentante il corpo sanitario volon lat•io avrà sede in L ondra.


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6) Sarà destinalo un is truttore dell'eser cì lo r egolare e dei sollufficiali per comparlire l'istruzione quando una compagnia di sanità volontaria abbia raggiunta la stessa for za d i u n a compagnia combattente, a cui è accor data la stessa cura. 7) Ogni facoltà medica può costituirsi come corpo a u to· n o m o solto propri ufficiali sanitari. Questi devono esse r e p refe ribilmente pr esi da gli insegnanti m edici della facoltà. Se il numet·o degli studenti raggiunge la forza necessa r ia, dall'eser·cito regolare sarà lor·o as~egnalo un istruttore. R) Le compa~nie distrelluali di portaferiti saranno formate da quei volontari che anche ot·a sono destinati al corp•> co r rispondente. Esse sono comandate dai loro medici di reggimento e riunite secondo i g r·u ppi locali. 9) L'uniforme del corpo sanilario volontar·io è egualo a q u ella dell'esercilo re.t.tular·e con un piccolo distintivo. 10) L'amministrazione interna del corpo sanitario volontario é dit·ellH seconJo le stesse nor•me dell'eset•cito dei vol on lar i. Il comando r isiede nelle mani degli ufticiali sani tar i, ma sono altresì solloposli a l generale medico provinciale e al comandnnte generale del corpo d'esercito. i l) Il comitato centrale della Croce Rossa ed altro societa uroauitarie devono cooperare alla costituzione del corpo sanita r io volontario col provvcJc>reoggelli di arredamento, bat•elle, te n d e, carri per malati ed altri utensili per spedali da campo. 1 2) La società di medicina e gli istituti di iose~nam ~n to stabiliranno premi annuali por la migliore compagnia di san ità volontaria. i 3) In Londrn e in lulle le gr•anùi cillà, durante le gt'S.nùi m a n ovre e parate dei volon ta ri saranno ordinali pure eser·cizi sul servizio sa'litar·io dei volon lar·i, nei quali 10 ·;.della forza della truppa, come feriti o maiali saranno racco:li e r icoverati negli spedali da f'ampo. nelle lcnde, ecc. 14) Una compagnia di ~an1Ui volontaria sarà costituila da quallro urfiziali, un conlahilc e GO uomini. Qunllro compagnie form~mo un corpo. Un cor·po che è stabilito da una facollà ha dirillo di prendet·e il propt•io nome dalla Universita.


RIVISTA D'IGIENE Il oolera, le malattie oontagloae, e le quarantene oon•lderate nel loro rapporti con la teoria del mloroztma. (Ga:zelle des Hopitau:x, 27 settembre 1883. )

Ecco il riassunto delle argomentazioni àel doll. Bèchamp sopra tale so::rgetto: L 'ulilila delle quarantene altamente affermata dall' Accademia m edica nella seduta del 24 luglio p. p. non é ammessa da tutti i medici, né da una parte del pubblico intelli gente c he tien dietro ai lavori dell'accademia stessa. Il pubblico è scusabile se pensa in tal maniera, dal momento che intende M. J. Guerin, e M. Fauve! trarre dai medes imi !alti conclus ion i contra1·ie. Sembra pertanto essere possibile di trovare nelle ultime comunicazioni di questi due medici, il motivo di un a ccordo scientifico, I'itlellenòo che nè l'uno né 1'8 lli'O fanno inlet'venire il sistema dei germi morbige ni. Quanto a M. Bouchardat, passAndo sopr·a alla questione, ha dimostr·a to che il sistema non è appl1cabile alla lis i. P el'lanto nella sua comunicazione parla della genesi del parassita del la tubercolosi. Per dissipare il malinteso, M. B.ecba.mp principia a combattere, ed a scarlal'e il sistema dei gc1·mi morbigeni, come erroneo nei suoi pl'incipi, e falso nelle conseguenze. Ricordando le esperienze di Pa ~leu r, dei s uoi allievi e le lnro deduzioni, most1·a quali sarebber o le conseguenze del lo ro s istema. F.gli dice: pr·imilivamcntc, all'epoca indetel'minala, •JUando ù stato c1·ento tutto ciil c·.hc o.'J vivente, CJUando la vita s i man ifestò assieme a i g randi animali sono stati creali i ge1·mi dei fet'menti, e quelli de~l i organismi microscopic i rnorbi~eni. Questi germi in or igine sono stati disseminaLi nell'atmosfera, sulla lei'I'a, nelle acque, du per tuLlo. Dunque i vegelali e gli animali sono stali creali con-


RlVISTA D'IGIENE

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temporaneamente a quei germi, a quegli organismi microscopici cbe dovevano renderli infermi, e farli morire. Sopra qual dato sperimentale si poggia tale teoria? Non potendo provare direttamente che tale teoria è erronea , io adoprer6 il metodo indirelto, la dimostrazione per assurdo. I germi dei parassiti, cause di malattie, se esisLevano 'primitivamente nell'aria, dovevano attaccar e tutti) tanto i deboli, quanto i forti; come si spiega allora che il colera nato presso le bocche del Gange vi sia restato confinato per tanti e tanti anni? Infine se i germi morbifici erano disseminali primitivamente nell'atmosfera, niente gli potrebbe impedire di disseminarsi ·a qualunque distanza; e passerebbero ben oltre agli stabilimenti delle quarantene. Che anzi queste località Iun gi dall'essere preservatrici diverrebbero centri attivi di m oltiplicazione di germi. In questo sistema, un'epidemia in vece di esaurirsi non dovr ebbe finir mai. Ma siccome non vi è dottrina per quanto ella sia erronea, che non presenti qualche parte di verità; nella dottrina che io combatto vi sono dei fotti stabiliti incontestabilmente; è certo che esistono degli or ganis mi microscopici chiamati con nomi diversi, che possano indubitamente, comunicar e la morbosità eh e è in loro. Ed oea dit·ò ciò che sono, e donde vengono. È qui che M. Bcchamp espone la sua teoria dei microzima, e della morbosità. ed egli la riassume in questi termini: I microzima facendo parte di noi stessi, e ad un grado anche più intimo delle no!"lre cellule, e dei nos tri organi, per·chè sono gli elemenli autonomi, viventi da loro stessi, che hanno servito e servono a cos lituirli, non s i devono cercare all'infuori dell'uovo; i germi e l'aria non vi entrano per nulla. I così detti germi dell'aria, fatta astrazione da spore, e da allri or l!anismi accidentali che vi si possono incontrare, sono roicrozima essenzialmente identici di forma ai microzimi degli esseri organizzati. Questi micr·ozima dell'aria in luo~o di essere preesislenLi, devono essere consiJer·ali come residui di esseri organici scomparsi, o delle distruzioni organiche alle quali assistiamo continuamente. L'is logenia, la


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RIVISTA

fi siologia, la patologia non spiegano nienle, se non si tiene conto della teoria del microzima. Questa teoria rende il vero significato al profondissimo enunciato medico del Pidoux: !es maladies naissent de n<?us, et en nous. Questa teoria dimostra che non è come materia chimica che noi ammaliamo, ma come esseri or ganici, e viventi; E ciò costituisce la negazione radicale dell'ipotesi dei germi morbifici. N ella seconda parte della sua argomentazione, M. Bechamp esa.ninando la questione della contagiosità delle malattie, riassume così: Il colera, e tutte le malallie contagiose, si sviluppano in no i stessi sotto le influenze mulliple e ' '8I'iate, da lungo tempo specificate dai nosologi. l microzima, o certe categorie di microzima, sono agenti che divengono morbosi in noi, e per noi, sono alLi a conservare questa morbosilà per un certo tempo, e a trasmettere la molattia ai soggetti che ba nn o lo recillivilà richiesta, vale a dire in quelli, i cui microzimi possono ricevere l'impressione della mo1·bosità. Ma il malato può guarire, ed i suoi microzima ritot'neranno nello sta to normale delle loro funzioni fisiologiche; o morire ed allora. i suoi microzima dopo qualche giorno ad avanzata putref8zione cessano di poss eùero la mobosità sp,e cifìca. È da queste cons iderazioni, che sono fondale su ciò che v'ò di più intimo nella costituzione islologica dell'uomo, che si devo tram-3 le conclusione dell'utilità delle quarantene. Questi stabilimenti di preservazione sono istituiti soprattutto in favore di quelli, la cui recitlività è stata esagerata da un lungo periodo di cattive condizioni igieniche, e che banno crealo in essi la mi~eria fìsiolo gica. Le quarantene proteggendo questi soggetti, fa la causa anche doi più fol'li, perché vi sono molle incognite in questo oscuro problema. lln riguardo al colera, è certo che gli eccessi, la miseria combinali all' influnza dell'ambiente, sono pr·epontleranli; é perchè, in vir lù dell' altil4dine di carnbiar·e di funzioni, il microzima morboso può diveni1·e sano; che si può nrrivare


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-a modificare in meglio una cattiva costituzione per mezzo del regime e dell'ambiente. Si 1•igiene è una gran fo1·za modificatrice . Senza essere utopista, si può affermare che se le nazioni volessero consacrare a vantaggio dei paesi, e delle cillà le s omme eno1•mi che impiegano in guerre folli e disastrose, che distruggono con le loro ricchezze, la vita dei loro più nobili flgli, sarebbero ben presto al coperto delle epidemie. E res terebbe sempt•e nella debolezza degli uomini, la ca.us.a più che s ufficiente a pr•)Curargli e malattie e morte. :Sulla protlla•sl 4ello 110orbuto. - D.r NEALB. (Brii. mecl. journ ., 3 marzo 1883 e Deut. Militiiriir~tl. Zeiischrtft , djspensa 4, aprile 1883). Il D.r Neale medico della spedizione dell'Eira nelle regioni

artiche riferisce le sue osser vazioni sulla dieta degli esploratori pola1·i. La spedizione salpò da Pelerhead il 14 giugno 1 881 con una ciurma raccolta in ft•etla e poco accuratamente scelta; il 21 agosto l'Ei ra dovette essere abbandonata, poiché fu schiacciata dai massi di ghiaccio e in poche ore affondò. Durante i 12 seguenti mesi gli uomini furono nutriti con carne fre sca di ~vallo marino e dj orso bianco ed ebbero ino ltre una mezza libra di conserve vegets.li; il loro ricovero erano capanne fabbricale con sassi e torba o con tela da vele; n on avevano punto sugo di Jimone; e ciò non ostaote non si verificò neppure un caso dj scot·buto. Il D.r Neale attribuisce questo resullato alla grande abbondanza di car ne fresca provvista con la Caècia e alla esuberante ventilazione delle capanne. Un altro viaggiatore polar-e confermò questa sentenza sul valore della carne fresca, ma per ciascun uomo ce ne volevano 8 libbre. Porse nella carne fresca è una sostanza che ba la stessa azione dei vegetali, ma pare che vi sia in p iccola quantità, poiché deve essere data una quantità così g t•a.nde di carne, per la quale del resto si ha un appetito is tintivo. Simili osservazioni furono cominciate dal D.r Rane ~ dal capitano Tyson che per sei mesi dovette rimanere con


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RIVISTA

'

una compagnia di u.omini, donne e lallanti sopra un masso. di ghiaccio senza essersi manifestato niun caso di scor·buLo. Opposte a queste sono le osservazioni degli ufTìciali e medtci inglesi nei climi caiJi. Là nè il ciuarsi di carne, né ralimenlazione vegetale valgono a preservare dallo scot·buLo, e gli indigeni stessi che vivono quasi solo (!J di riso e di erbe sono mollo lravagliali dallo scorbuto. Il D.r Neale spiega questo fatto con la rapic.la scotnposizione della cal'l1e nei tropici, per cui si sviluppa presto il noci vo aciùo lRllico; !ad dove al con tr·ario i freddi polat·i congelano il sangue e la cat·ne appena macellata da ric.lut•la in una massa rigida che si conserva per mesi e

mesi senza alterazione. É mollo temibile l'anemia che derivadal soggiorno in una cabina chiusa con tutto l'acido car bonico che contiene. La ciurma dovrebbe esser e, non ostante il ft·eddo, regolarmente comanùala alla caccia. Il D.r ùu Chaumont pure melle in avvertenza con lt•o l'uso per lungo tempo. della carne conservala e della carne salata; e raccon1anda la cat·ne fresca e il sangue bevuto calùo come il migliore dci proflla llici.

Blpetisione 4elle m ala tue ztmottohe nella atena peraona. - (The Lancet, 30 gi ugno 1883). Fra i poveri argomenli che i fanatici tirano fuori contro. la vaccinazione, uno è quello del venire il vaiuolo ne i vaccinati. 1\Ia essi generalmente omettono ùi dire che quando questo accade, la mortalità e la gravezza della malattia sono. immensamente diminuile. Omettono anche di dir·e che coloro che sono stati bene vaccinati due volte hanno quasi assoluta immunità contro la ter·ribile malaltia. Ma benché in genere la regola sia assol.ula, ci devono necessariamente essere delle ece;ezioni occidentali quando s i ricordi il fallo ben noLo. che alcuni hanno una singolare disposizione per una o un'aJL 1·a. delle malattie infettive da apparit·e come una vera idiosincr·asia. Il Medical Record di New Yo1·k in un r ecente numerocontiene la comunicazione del D.r C. L. Lana sopra un caso relativo a un collega il quale avanti l'età di ventun anno a Yeva


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so.ffer lo cinque attacchi di scarlattina. In ciascuno attacco i sin tomi erano bene determinati; in t utti era successa la desquammazione e in molli vi fu anche l'albuminuria. Noi abbiamo visto di corto nn caso di un secondo allacco di scarlallina con ben distinta desquammazione. Poco fa avemmo notizia di due attacchi di. vaiuolo in dodici mesi. Se il vaiuolo stesso non assicura a questa gente l'immunità, è poco da bia simare la vaccinazione se non lo fa. Costoro hanno qualche cosa di eccezionale nella loro costituzione fisica e non possono portarsi ad esempio c:ontro la vaccinazione. L& Unta vaoolnloa animale e Ulllanlzuta neglt Stati-

UDiti d'America. - (T/w Laneet, 26 ma~gio 1883).

Al sesto congresso annuale del consiglio d'igiene dello Stato di New Yersey in America è stata trattata la ques tione se con venga sostituit•e la linfa vaccina alla linfa umanizzata. Il dott. Thomas F. Wood riguarda le ragioni in favore dell(1 pratica da braccio a braccio come prevalenti a quelle dell'uso della linfa presa direttamente dalla giovenca, i suoi effetti essendo più miti, piu uniformi e più convenienti di quelli che accompagnano l'uso della linfa animale, e riferisce l'esperienza della Gran Bretlagna come a prova degli eccellenti resu llati di questa pratica. Il dott EZ!'a M. Hun t, dopo avere discusso l'argomento molto ampiamente, non ammette la nec·essita dell'uso della linfa animate per la ragione che la linfa j enneriana abbia perduto dell'antica orginaria P.fficacia, m a questa linfa potendo dare occasione all'innes to di alcune mal.altie umane e la giovencà assicurandoci ad ogni momento una q uasi illimitata provvista di linfa ft•esca e pronta pet• l' uso, la linfa animale deve essere riguardata come un imporrtante acquisto alla pratica della vaccinazione. L'ultima consider azione è specialmente valevole per l'America, dove la vaccinazione non essendo obbligatoria, possono a un tratto essere fatte grandi richieste di linfa in momenti d'urgenza. Il dott. E. L. Griffin presidente del consiglio d'igiene del W escon sin è di opinione non essere nè necessario nè savio che la linfa animale faccia abbandonare l'uso della linfa urna-


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RlVlSTA

nizzata. Ei la riguarLla come p1•eservativo efficace indispensabile, e con le debite cautele nella scelta dell'uso, scevro di pericolo. Il dott. E. J . Marsh presidente del consiglio di igiene di Paterson dà il resultato della s ua lunga pratica sulla linfa umanizzata fino al 1873, il s uo uso essendo stato per ogni riguardo soddisfacente tanto rispetto al suo potere pre· servativo contro due epidem ie, quanto per la mancanza di spiacevoli conseguenze e per la sua facilità d'attecchire. Da quel tempo egli ha usa Lo la linfa animale e si e indotto ad usarla per t1·e ragioni. In primo luogo molto è stato sc1·ilto in questi ultimi tempi sul pericolo di trasmettere la sifilide con la linfa umanizzata; inoltre si è presentata alla sua mente la possibilità della degenerazione dello stipite jenneriano; e finalmente in generale è domandata la linfa animale perché il suo uso é diventaLo di moda. I resultati della linfa animale sono s tati la pr oduzione di gravi sintomi locali e costituzionali; in alcuni casi la infiammazione l'u cosi violenta che la vescichetta si cancrene:'> in massa lasciando una profonda ulcera. Cosi pure il solo caso d'ere~ipela post-vaccinica accadde dopo l'uso della linfa animale. La linfa animale, secondo il suo avviso, dovrebbe essere mantenuta perchè la protezione che dà é sicura e per quesLo pu6 essere usata anche in quei casi in cui vi fosse pregiudizio cont1·o la efficacia della linfa umaniziata. Cosi pure uno dei s uoi maggiori vantaggi è la facilità con cui può essere procurata da soddisfare a tutte le richiesle. Da altra par te la linfa umanizzata dovrebbe pure, ei dice, essere conservata perché pre· serva essa put•e dal vajolo, perché, con attenzione si pu6 con essa ugualmente evitare il pericolo dell'innesto sifilitico, perchè può essere propagata da qualunque medico pratico, e perché finalmente in confronto cost1:1. molto meno.

Ancora della febbre titolciea a Parlgl. Dal discorso dell'illustre Rochard· all'Accademia, toglia-mo alcuni dettagli numerici che completano i già altra volta accennati. La febbre tifoidea avrebbe causati, nel 1882, 3276 decessi


D'fGlENE

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sul totale delle morti nell'anno di 50674; nel1881 n on aveva fatte che 2120 vittime su 46020 morti in totale. Ma la mor~ talita ge.nerale che 10 anni sono era di 21 a 23 per 1000, nel 1881 fu di 25,37 e nel 1882 di 26,55. Dei 3276 decessi per febbre tifoidea 1449 ebbero luogo n egli· ospedali e 1827 a domicilio. Gli enLrati agli spedali furono 9361 (donde 1 morto per i malati, ossia 15,47 per 100); le giornate di cura ascesero a 240083, vale a dire in media 2'5 per malato. Dai decessi occorsi in città si può con fondamento dedurre che vi furono circa 12 mila malati, con almeno 300,000 giornate di cura. Il Rochard crede possibile rimediare all'insalubrità crescente della città: t• Fornendo la costruzione di adatte case operaie nei quartieri eccentrici (a mezzo s pecialmente di esenzioni di imposte); 2• Fornendo una quantità d'acqua potabile sufficiente, di buona qualità e riservando, per una canalizzazione speciale, l'acqua sor giva agli usi alimentari; 3° Allontanando ancor più le officine insalubri, i mon~ dezzai, gli ammazzatoi; 4• Compiendo la rete di canalizzazione delle fogne e fa~ cendovi passare la quantità d'acqua di cui abbisognino.

Importanza della perfetta dlslnf'ezlone delle feoole nella febbre tlfolcte. - WJLSON GIACOMO C. medico nell'ospitale della scuola medica, Jefferson in Filadelfia. - (Annali Uniuersali di medicina e chirurgia, settembre 1883).

Quantunque sia generalmente ammesso e conosciuto che le feccia degli ammalati di febbre tifoide sono un potente mezzo di trasmissione della malattia, pochi si danno cura di procurarne una perfetta disinfezione reale e non soltanto apparente. La febbre tifoidè è senza dubbio una malattia dovuta àd un rnicrorganismo. Nel 1880 Eberls e Klebs separatamente lo scoprirono nei tessuti e nei liquidi dei cadaveri di persone


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RIV ISTA

colpite da febbre tifoide, indi Maragliano lo confermò ne l sangue degli ammalati e specialmente in quello estl'alto dal pa1·enchima delfa milza mediante una s i1·in ga ed osservò come il microbio, che é un mic1•ococco, vada scompar endo dopo la somministrazione di un 'e levata dose di chinino e nella convalescenza. Anche Pasteur ha isolato questo mier obio. (Annales d'H ygiène publi!]ue, settembre 'l8R2). Riguardo alla prova sperimentale della proprie tà delle feccie di trasmettere la malallia essa riesce difficile, perché gli animali inferiori sono assai poco suscettibili di contrarla e perchè le feccie non hanno, appe na emesse, il pote re in. feltivo, ma lo acquistano dopo qualche tempo pe1· can giamento ancora ignoto che esse subiscono e probabilmente, come è facile suppori·e, per fasi ::;uccessive di sviluppo alle quali vanno incontro i microbi. Ri g uardo a questi resta stabilito: i• Che derivano se mpre da ammala ti di febbre tifoide; 2• Che sono eliminati colle feccie; 3• Cile devono trascorr·ere un certo tempo fuori dell'or ganismo umano, prima di essere atti a riprodurre la malallia, ne lle pt"r so ne che vi hanno predisposizione; 4• Che conservano a lun go tale altitudine, purchò si trovino in un ambiente ricco di mate l'ie animali in decomposizione e di umidità ; u• Che in lali condizioni sono capaci di riprodul'si. Ammesse ques te propriet.A è facile comprender·e come molle volle non si possa rintraccinre l'origine della ma lattia e r1uindi si sia potuto crederla sorta spontaneamente; è facile pur compr~ndere come essa non s i diffo nda per· solito fl'a coloro che essistono gli ammalali, ma piuttosto seguendo le cloa che e le infiltrazioni del sollosuolo fra gli abita nti ddle case vicine. Qui sorge la dima nda: in quanto tempo le feccia diventano da innocue infellive 1 Non si può precisarlo, ma sembra piuttos to breve. Il dolto1· Cayley riferisce che nell'ospitale di Middlesex si solevano conservare le materie fecali per lo spazio di circa dodici ore affinché i medici potessero ispezionsrle e si ebbero alcuni cas i nei quali 11'1 malattia fu pro-


D ' I GIENE

dotta dalle emanazioni dei recipienti. Similmente le biancherie imbrattate di recente sono per lo piu innocue, m a quando giungono nelle mani delle lavandaie divengono pericolose e parecchie di esse ne divengono, vittime. Per il disinfettamento delle feccie e delle biancherie Budd consigliò il cloruro di zinco in soluzione più o meno concentrata e per le latrine il cloruro di calce; Liebermeister preferisce mettere nel vaso uno strato di solfa~o di ferro e quindi versare sulle feccie un'abbondante dose di acido cloridrico; Flint suggerisce l'acido fenico in soluzione al2 per100; Bartholow pensò di mescolare le feci colla segatura di legno e poi arderle. L' autot·e considerando che ripetute e!è'perienze coucordano nell'indicare il sublimatn corrosivo quale il più efficace degli antisettici da a questo la preferenza t!'ovandolo conveniente perché economico e senza odore e rilenendo che con qualche cautela si possa ovviare ai pericoli inerenti alla sua velenosilà. Sarebbe da adoperare una soluzione del due per mille, alla quale per evitare equivoci, sarebbe bene a~giungere qualche sostanza. colorante e anche odorante. La quantiLa di liquido da versa~·si nel recipiente ove sono raccolte le feci, deve essere tale da ricoprirle. Una certa quantit.a del liquido disinfettante dovra pure esser versata nella latrina, e inoltre se ne Hpruzzeranno le biancherie prima di !avarie, o anche vi dovranno stare immerse breve tempo se imbrattale di feci. La Triohlna. Parigi).

(Appunti tratti dalla Reoue d' Hygit:ne di

La Francia ha revocata la proibizione Jella introd uzione delle carni salate d'America, proibizione motivata dal pericolo · della lrichinosì, essendosi gra vissima la trichina manifestata nei maiali di molle regioni di quel paese. È singolare che forse più che lutto contribuirono a tale decisione (oltre alle questioni commerciali sulla minacciata reazione di vietare l'introduzione di alcuni generi di provenienza francese) le gravissime epidemie di trichinosi ultimamente verificalesi . ' 111 Ger mania, specialmente ad Emersleben (villaggio di 700.


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RIVISTA

abitanti ove s'ebbero 250 malati cc•n 42 morti), Deesdorf (400 abitanti, 42 malati e 9 morti), Nienhagen (300 abitanti, 80 malati). Dalle inchieste praticatesi (anche da inviativi da' governi esteri, tra i quali dal Brouardel che vi andò per incarico del Ministero francese) fu constatato che un solo porco era stata la fonte di tanto malore. Ma fu pure stabilito che le carni porcine ben salate e da sufficiente tempo, sono quasi assolutamente innocue; che se cotte perdono ogni morbigena influenza; anzi fu quasi provato che sottoposte a pochi minuti di ebullizione, ciò basta perché di ventino innocue. Circa ai provvedimenti presi in Germania, giova notare che ben 60 microscopisti furono addetti a Berlino all'esame delle carni porcine e delle migliaia di microscopisli speciali (calcolansi 18000) hanno nelle provincie lo stesso incarico. Naturalmente alcuni sono tutt'altro che microscopisti, sono impiegati, professori che praticano tali indagini e dall'ufficio loro assegnato traggono un compensativo lucro (ogni esame è retribuito ad un marco). Essendo noti i muscoli nei quali la trichina di preferenza si ·&nn ida anche tali esami incompiuti possono valere a qualche cosa. Però nei casi dubbi non basta un esame, ne abbisognano diversi e tal fiata un centinaio per riuscire ad un attendibile risultato; ciò non toglie però al provvedimento tutto il valore di certo. Bisogna a proposito delle carni di provenienza estera anche notare che il tempo trascot·so dall' uecisione all'uso ha un influenza incontrastabile.... gia dopo non lungo tempo gli accidenti non paiono più assumere forme gravissime e mortali.

La missione francese al Cairo per lo studio del coléra, se non ebbe largo campo (per le circostanze di tempo) di esperimento, ha però saputo trarre dai suoi studi qualche risultato degno di attenzione. Ha riscontrati sì i microbi, ma di tali e tante vadelà da non poterne di certo dedurne il rapporto da causa ad effetto ....


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D'IGIENE

sono di invasione secondaria ed aUoslano solo che nell'intestino dlei colèrici trovano un mezzo di coltura favorevole. Ha invano tentato col sangue, le feci , le materie del vomito di comunicare a diverse specie di animali la malattia, sia a mezzo dell'ingestione che colla inoculazione. Questi fatti non risol vono le rei ali ve questioni, ma sbarazza no il cammino tllle future prove.... Anche il Koch dai suoi esperimenti sul colèra in India, se consLalò abbondante la presenza di una mollitudine di microbi nell'intestino, e notò rdlativamenle pure abbondante uno speciale baciJio analogo a quell•> della morva, ha pe rò riconosciuto che il suo svolgimen to può essere il risultato d'una invasione secondaria do v uLa all'aiLe!'azione dell'in Lestino per l'agente infezioso del colòra, aiLerazione che metterebbe uno dei numerosi microbi, che cioon.o nel S:!no dei lù]ttidi intestinali, in eccellenti condizioni di coltura e riproduzione. Questi due falli insegnano che circa alla genesi dei microbi ed alle deduzioni che pronte e facili spesso se ne traggono non è inopportuno ancora un prudente risetbo.

B. I bagDinell&febbre tlfol4e&.

I n una circolare del Dipartimento medico dell'armata prussiana del 2o ~enn a io 1883, é vivamente, in modo indiretto però (cioé col mettere in vista i falli), raccomandato il metodo Brand nella cura nella febbre lifoidea. Da essa circolare apparirebbe che i Corpi d'armala presso i quali ru usato esso m t>lodo diedero la minore mortalità (1). Tale morlal•là proporzionalmente a 100 ammalali fu: ( t l Bon n rngione nola prro il Fu ber cho hi~os;nn tener conto anche llrll"indolc delle epidemie secondo le loc.1lil.à, ccc. E così che la mortalità dr l Il corpo da un anno an•attro da 2,9 è salita a 5,4; quolla del XIli da 9,3 ò sccs.1 a ' ·


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RIVISTA D'IGIENI\

Guardia (Berlino). 1. Cot·po (Ken isberga) . ,. (Sleltino) 2. 3. (Berlino) " )l 4. (Magù eborgo) :>. • IPosen) » (Breslanl . 6. (Miins ter) . '8.· ))» (Cobl enza) Il 9. (Allone) (Annover) 10. " » (Casse!) 11. 12. • (Sassonia) )) (Studgarda) 13. (Coyruhe) . 14. " Il (Slrasbor go) . 15.

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Fc!Jbro 1ifoid cl!

Sommato pura lo gastriche

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8,3

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'

Ot·a appunto fu nel I , II, XIII e XIV corpo che più si U!;8 il m e lodo di Bra nel. A proposito clei Yanlaggi oltenuli dal m etodo curativo di Brami sorse Io questione di imporlo autoritariam ente; ed il dipat·timenlo medico ha formalmente espr c!';sa l'opinione della sconYenirmza di import•e 0bblign tor io mcnte e r endere r egolamentar e un metodo Lcrapeutico.... Egregia massima che non può essere che accettata e seguito quale guida corr etta: ba!;la ri chiamat·ol'nUenzione dci meJici militari sui fatti. Dalle r elazioni m ediche risullò che non si sPguc giù il met odo ri~oroso di Bnmd ... Si usa dci bagni secondo il bis0gno, il m edico cril cl'io, le circosln nze .... P er ò si comincia imme· diatamcnle, anche a diaguostico indeciso: e l'esperienza ha provato che pet• tale m etoùismo, nulla s'ha a Leme1'e anche n elle febbri g-aslt•iche ordinat'ie. \.it•cn n li' eliolog i ~, vP.rame nte pratiche ci semb l'ano le idAe che lo CzPrni cki ha, sulla base dei falli, formulale .... a pl'Oposilo della grave epidemia (che colpi CÌI'C8 il quinlo nell'cf-


RI VISTA BIDLIOG RAFlCA

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fellivo) manifeslat.asi tra le truppe francesi in Tunisia .. .. Sta bene l' infezione importala, ma non è possibile negare l'influenza dell'acclimatazione, deli: infezione del suolo, le condizioni atmosferiche, le fatiche e pr ivazioni, l'alimentazione incongrua od insufficiente, l'età stessa, cornecchè incontrastabilmente sia appunto quella dei giovani soldati la più disposta alla malattia, finalmente la r azza, fatto che è risultato in modo patente. B.

RIVISTA BTBIJOG RA.FICA BlbUogrda.

Il solerte editore napoletano Giovanni Jovene ha pubblicato or ora la seconda ed ullima di~pensa del Manuale di m edr:calure, fascialur·e ed apparecchi secondo l'indiri;;o della moderna chirurgia compilato dall'egregio dotl. Gennaro Fabiani chirurgo dell'ospedale dei Pellegrini. Q1.1esto libro ha fedelmente, anzi largamfmle mantenuto le promesse dell'autore, che s'era proposto di r accogliere quanto in fatto di meJicature, fasciature ed apparecchi J1a di r ecente veduto la luce, senza tras curare quella parte dei traLlali an· tichi che marita d'essere conservata e trova tuttora un'utile applicazione. Noi lo raccomandiamo caldamente ai giovani chirur·ghi civili e militari, i quali troveranno in esso un prezioso aiutamemoria ed una sicura guida negli svariati cas i nei quali non basta l'opportuna medicazione delle parli offese, ma bisogna tutelare nel miglior modo quelle parti, p!'ovvedet•e al lor o sl~bile mantenimento in s ito per ass icurare il buon esito della cura e risparmiar·e agl'infermi dolori .e complicazioni sempre temibili e spesso fatali. L'ope!'a consistente in un volume in s· di oltt•e 400 pagine con circa 300 figur·e inter calate nel lesto s i LI·ova vendibile p r esso il sunnominato Libraio· Editore (N a poli, s trada della Q•Jercia, 18) al prezzo di L. 10.


96 OEIO'O B'EOBOLOOICO. 2\el ricot·dare gli illustri medici deceduti nel 1883, non abbiamo accennalo un uomo degno non solo dt ri cot•do rpa di speciale ricordo : rillustt·e D. B tu•ues medico capo dell'armata degli Stati- Uniti è roOI'Lo rs apt·ile J8S3 all"elà di 66 anni, dc>po ~O anni di eminenti ser,•izi re si al suo paese. Hammond, Otis e B al'nes fur·ono uno Lr·iode a cui la m edicina militare deve mollissimo, c dovrà l'nvvenil'e ..... Gi unti alla direzi one dei m edici servizi nel mom ento il piu cri tico o triste, colla integra, competente e pnrtlonlo l oro dir ezione, ottenner o che il scr,·izio 118nilar io f11sse affidalo in tutta l a sua o~lensione al pet·sonale medico. Prima ad esso pet·sonn[e nega vasi og-ni attitudine ammin istrativa: essi ottennero n e fosse riconosciuto noll solo capace, ma capace di risolvere l e piu grnnJi diflicollù, con una potenza di previ sione, una tal cura del progr·csso, che n eppul' si so~n ava. La m edicina militare di tu llf' le nazioni deve loro l'avere forzotn l'opinione pubblica a riconoscere, che. in mntor·ia di militare sanilat•io servi zio, l'amministrazione medica è ancora la migliore p et· r isparmiare il denaro dello SU1lo e la Yila dei cittadini. Gli ordinamenti ger manici che gin aYevano iniziati tali or d inamenli, ne ebber o In più ùesiùcre,·ol o con fet•ma. Barnes ha cr eala poi, ed è sommo suo titolo c.l'onot·e, la storia medico-chirurga della guer r a di r ibellione. B. La Società M edico-Fisica F iot·en tina nello sua adunanza pubblico del 27 gennaio cort•rnte, conferiva il pt•emio triennale di fondazione Galligo, ai D ollol'i A. B ianch i e C. Balocchi p er la lor o mem ori a Sulla paralisi spinale regressioa

dell'i nfan::ia. Il Dire ttore

Ooll. F ELICE B AnOFFJO col. med. Il R ccl~ttorc CLAUDIO SroRzA capHano mtclf.:o.

N UTINI F EJH·.R reo, Gerente.

,...

c·19 2.14 4)



SOMMARIO DELLE MATER IE CO:-ITE:\U TI·: 1'\El. PlìC::-iE:-\TE F:\:o:;CICOLO .

M~MOHIE

ORIGINALI.

r.onni s ulle cause delle mal a li i<' lin ehc in Bn•sci~ , del rloU orfl ca ". Da Vi co, lcnenlo colonnello m~rlico . . . . . . . . . . . . . • Po.y .

97

fil \'1:-T.\ .\IEOJf. ,\ . lo0u~u1~• •l clla c ltinina $1111:• pnrdil:t e

, ulla proù u7.ione rl~l 1~'\luro Arntz . . . . . . . . . . . . . • . • . . . l'ti{/· tnnu cnza del doruro ùi ~o• lio inlrn• lullo p~r Ira ;;fusi one n c ll'o rga uh•mo rli~s:mgtHtlo in cun fr•Jrll" •·on allr.: •o luziuui . . • . . . . . •

12i' i~S

Le infiaul mazivni f.II"U IIII O~I! ,., ,n,;irle ralfl n ei !nn• r:tpporti 1:olla tul•c r-

•·olosi - Boncme . . . . . . • . . Sul la cr:Uliolo~in dej!li r pilotlici - Amactei. t:n J.>mhrico nrl ft~tlo - B. Oks .

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1!1\'lST .\ Cllln(f\GICA. n ell'uso ,. d cll' itnltnt'lanzà ùoi bagui 111•rma n•m li ndla c ur;1 d r llc malattie uh irurgichc - Sonnenburg . . . . . . . . • . . l.a c lc llroiL<i nei ralli o~sri non r•ms••lhlati- Brunelll, Laurenzi, Scalzi. • Dt>IIO ferite tl'ar. 11a •la p11nla '' <i<•lla t.u·,, r..,·nta io nq>porl o •·on quelle

dcll':mn:·• - Holmann . . . . . . . . . . . . . . . Il malo porforun l~ - Monod . . . . . . . . . . . . . . . . • Caso di rorita d";•rrna da fU•J('II ll"atl tl•id llt• l pul.nHmi ~l'~Uil.il thl ~11 :-tri!;iOno - m nrl o dnpo J 1 a 11ni 1••·r lì~i •·•l •' tllo(ll oc- Sommerbrodt.

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Ui un IIU OI'J lllt·I•••IO tli JO•·•Ii<·atur" ,. <lrll'llsu rlnl ~ul •limalto iu l' Iii· mr:ria - Kummetl. . . . . . ll'lj~ìonì sottocul<lfl l'r di clliuin.. . S(ljlru :olcuni agr uli diml'lic:i - Pribram. T.'ariJIJiina - Menche . . . . . . . . ~ HiUlcA!io tlol m:t l di tua r•: . . . . . . L'iiiSUOiazioul) rli ['Oh··•ri ttl!'<lir·a nwn l •>~<· •· .. nlr<• il catarro dd l,. primrJ •·io

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SULL!i-KUSE DELLE MALATTIE TIFILHE INBRESCIA • / Estrn Ili da nn a rclaziono aJ Ministrro della guerra del direttore di sanità di Brescia, teueutj) colonnello medicu sig. cav. Da 't'ieo .

I. Dai registri mortuari esistenti nell'archivio dell'o:-pedale mi litar·e di Brescia risulta che dal1 o gen'naio •1866 si uo a tutto dicembre 1883 la somma dei morti per ileo-tifo rappresenta più di un terzo della totalità dei decessi per qualunque ca usa, come si scorge nel seguente Parallelo fra i decessi per ileo-t.jo e quelli per altre ma·

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latt ie nell'ospedale militare di Brescia, dal principio dell'anno 1866 al termine del 18&3. llili13ri di_ truppa l

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Non militari

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Awwerten:ca: - Nell'anno t866, Ira i decessi per altre malattie, llgurano anchl' t8 Ceritl in guerra.

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CENNI SUI.LE CAUSE

Il . Le cause generali che concorrono a produrre in Brescia la della malattia d'infezione sono: a) le condizioni almosfet·iche, derivanti dalla posizione topogrnfica del :a cillà; b) le condizioni del sotlosuolo della eillà stessa. A. Conriizioni atmosferiche. Situata di fronte a.l punto in cu i l'angnsln. Val Trompia sbocca nella pianura del Po, Brescia va perciò soggeua a vicende atmo:-;feriche rapide, frequ enti e rilevanti . Infalli, sprcialmente nella prin'iavern e nell'autunno, a seconda del vario predomi nio dei venti, vi $Ì allet·nauo, anche piu volte nella stessa giornata, le correnti caldo-umide che salgono dalla ba.:.;a Lombard in, con quelle freddo-secche che rapide discendono d<li gh iacciai delle Alpi. Da tali alternative ne derivano, con F-omma faci lità e frequenza, tutte quelle malattie Oogisliche che sogliono essere r.ausate dalle vici ssit11dini atmosferiche. Siccome poi uno de:.:li effetti di tali vicissi tudini è pur quello di perturbare, d'incagliare la funzion e respiratoria e d'impedire per tal modo la necessa ria eliminazione dei materiali di regre::so, form:ttisi nell'organismo od entratiri dal di fu ori, così, allorquando fra. q11esti sia vi un germe infeuivo. il suo arresto nelrorgan ismo determina anche lo sriluppo del corrisponden te morbo. lovero, dalla sLoria medica risulta essere qui assai piu frequ enti e diiTuse che nelle altre città delralla Italia, non solo le malattie reumatiche, ma ben an co le miasmatiche

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DELJ.E HA.J.ATTIE TlFICRE IN BHESCIA

99

·~snlo asLrazion

fatla da quelle proprie, al miasma palustre, la cui frequenza può appena dirsi mediocre. Riguardo al miasma tifìco, i medici ~<anno elle esso, più d ' ogni altro, suole comportarsi analogamente al miasma paln stre solto il duplice nspelto: a) di dare la propria impr·onta anche a malattie provocate da tutt'altra causa, come per esempio alle pneumoniti, aliP- peritoniti , ecc., aumentando ne di molto la gravezza col scemare nel paziente la necessaria resistenza, la forza medicatrice della naturn; b) di manifestare h loro effi cacia morbi gena preferibil· m e n te su ll'orga nismo dei nuovi venuti, dei non ahituati, l'P-nza però la$ciar·e incolumi gli altri. P er· tale motivo qui, comP, a Roma, si osservano le pneum oniti, le peritoniti, ecc., co~i dette, dal Baccelli, malattie p aragonahili ad un dipinto in cui il di:;egno rappresenti il prnc,sso flogistico locale ed il f()ndo l'infezione generale dell'orgcmi.mlo, infezi one la qu:1l e qui è causata dal miasma tin eo, a Roma dal pulustr·c. P er la stes~a r:1gione qui succede, appunto come nell e località infestate dalla malaria palustre, che il maggiore contingen te di malauie Lifìche sia dato dai forastieri, nei primi tempi di loro dimora nella cillà. È ciò che principalmente osservasi nei militari i quali, sia per cambio di guarnigione, s ia p er chiamata delle reclute, r·nppresentano, ogni anno, il m aggior numero di forastieri qui venuti ad ahitare. Nè si creda che gli esposti fatti , ri sultanti dall'odierna osservazione medi ca, si verilìchino soltanto da pochi anni. Il nott. Menis che, con molla compclenza e dollrina scrisse ilnll e condizioni igieniche di Br·escia nel ~837 (•1), se f,1sse

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( t ) Saggio di lopog,·nfio. 81ali.~lico medico dello. provit~cia di Bt·escia., del·

l ' l. R. Medico provinciali!. W hl ENIS, llre~cia, Tipografia d~ Ila Mincrva MJ>CCCX XXVII, vol. Il, pag. 19 c 88.


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SUl.LB CAUSE

anco1· VI vo non potrebbe che confermare i giudizi allora espressi. È superfluo il dire che le sfav orevol i condizioni almosferiche della cillit, non possono essere corrette e che, per conseguenza, a loro riguardo il còmpi to nostro deve neoessariamcnle lim itarsi all'applicazione dei mezzi alli a mino' rame l'efri cacia morbigena. Ed ecco la profilassi palliatioa a noi possibile ed a cu i ~c mpre furono rivolte le nostre cure. Il còmpito della profi lassi 1·aJ.icale è di esclusi va "Pellanz;t dell'autoritu municipale, poichò de\·e consistere nella soppressione dell'altra fra le duo cause generai i d'i nsttlu br iLà suenuociate, di quella cioè inerente alle condizioni del sollosu olo della citta, per cui questo riesce un'inesauribile fon:e di miasmi infettivi. Miasmi i quali non solo sono per se stessi causa polenlis::ima di malallia, ma concorrono anche ad aggra va re le altre, come ho già indicato. B. Condizioni del sotlosuolo della città. L'abitalo urban11 sta entro una cin ta continua, la quale, in una parte del lato nord è costituita da l eolie Cidneo, su cui :.'erge il castello, ed· in lutto il rimanente da una grossa muraglia baslionata, residuo di fortifi ca?.ioni medio-evali. Il colle è forma lo da roccia calca rea , ed è quindi impermeabile a qualu nqur. profondi là. La muraglia hastio nala è costl'ulla di grosse pie tre calcaree e di ma lloni , il tullo collegato da ollimo cemento. al quale il tempo diede durezza ed imper·meabilila pari a quelle della pietra. Considel'ando l'allewt c lo spessore di questa mumglia, nonchè la profond ità della fossa che la recinge. si può con certezza ritenere ch'essa s'alrondi nel terreno per· parec-

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DELLE MALATTIE TIFICIIE I N BRESCIA

·10 1

~Ili metri, co5tiLuendo nel soUosuolo un impermeabile dia.framma vertica le. ' R elativamente nl !'UO sottosuolo, Br-escia può essrre paragonatn arlunn g rnndi~!'ima vasca, munita di circuito imper· rn eabile c ripiena di terreno alluvionale, commisto a rottam . .i di antichi edilizi. · Questosouosuolo, intersecato dalle fondamenta degli edifici del tempo passaLo e del presente, vi ene percorso da quattro sistemi di condotti: · ' · · a) Uno di tnli sistemi è quello <le!'tinato alla di!\tribuzione del gas illuminant e. E qui nulla hani a dire, poicltè la tubulazionlf è come dev'essere. b) La rete dei conrloLLi esportalor·i dell'acqua piovana r osti tni ~cc un secondo sistema. On esti condolli, la cu i muratura è più o meno guasta e quind i per·mN1bile, sono grneralmentP si tuati lungo J'nc;se delle Yie. · . r ~ r la mnggiot· pn1·1 e, Lnli condolli sboccauo cutrn il perimetro della cillà, nei condotti del terzo sisLema, di cui dirò in seguito; pochi di e:;si hanno dirello efllu sso dalla cinta . . . urbann. l'o n è raro clte in questi condo !li si scarichi qualche acquai o od ancl1e qualche l:ltrina; tnllnvia, pur prescindendo òa si iTattn accidentalità, siccome i condotti defl'acqua piovana stahili:;rnno una continua e ner('ssuria comunicazione fra r a t mo:-.fera delle vie. in ru i_si apro no , e quella dei condotti del tf'rzo si,;tema. ove shoc•·:mo, cosi, anche per qu e=-lo solo fa 11 o, dct,bono essi al certo con lri bui re ad infetta re la pri mn, cioè l'ntmosfem delle vie . . Ma non tutta l'acqua piorana viene asport:;ta dai condotti in di scorso. Una parte cospicua di e:::sa. specialmente nei cortili . si sc:\rica, insieme ad acque di lavatura od anche a liquidi più immondi , entro il così dello pozzo smaltitoio, il


·102

CENNI SU LLE CAUSE

quale, non avendo emissario, deve dispet·dere il tutto n e ~ sotlosuolo, producenùovi il naturale elfetto di un 'iniezione· ipodermica di liquidi impuri. c) Però la fonte principale dei malanni sta nella rete ùei cosi detti fiumi e fos.<;i sottrrmnei, costituenti il terzo si stema di co ndotti. Attraversando l'alveo dell'antica f1>ssa di circonvallazione mediante apposito acquedotto , dal nortl della citltt giun gono entro la cinta di questa due rivi d'acqua, esageratamente denominati {i1u1ti. Son(l il Bova cd il Celato, che paJ:sarw l'uno a rlestrn e l'altro a si nistra della porta Pile. Nella cillà, per· un poco essi procedono convergenti, indi connuiscono ncll'auticn •~lve o del Garza, altro fiumi cello il quale, già da tempo dcviuto, scorre attual111ente lungo il trattu occidenta le della fossa di circon\'allaziono. L'unico canale cosi risultan te dall'uni nne del Bo\·a e del Celato, dopo essersi inoltrn to vcr:;o il sud della città, si sud divide ancora in due rami, i lJIWli entrumbi escon o in cotTispondeuza del lato sud della cint:J , so rpas;antlo la fossa di ci rconval lazione mediante acquedotti a ponte . L'un mmo però esce direllaruento, mentre l'altro decorre prima a lu ngo verso sud-est. Questi canali nwggiori, per alcuni trall i ~ la n no CO(JCrli solto le vie e le case della cilli1; per altri lr;llli inr c~e sonv scoperti, e qui vi, mediante cateratte, se ne utilizza la sucitlìssima acf!ua come fMza motri ce: inragliandone cosi, assa i improvvidamente, il liuero denusso. Ma ora vengono le dolenti note. I cannli mnggiMi, lungo Lullo il loro tragilln, contunicano con una. irregolarissima rete di canali minori, i qua li in parte hanno un decorso conLi nttO , sebbene vizioso, mentre moltissimi terminano invece a fond o cieco.


DELL& MALATTIE TIFlCHB lN BRESCIA

~ 03

Sono questi i cosi detti fossi sotter-ra1tei, che distribuiscono per tutta la città le acque del Celato e del Bova, acque destinate ad accogliere le immood ~zze di ogni natura, pur comprese quelle della maggioranza delle latrine. Di tali acque poi. quasi un a metà si di ~p erd e nel souosuolo, com e vedremo più avanti, ed il rimanente si concentra in 8 canali fra maggi ori e minori, e così esce dalla cinta urbana. Anche senza conoscere la livellazione dei vari punti della cillà, basta semplicemente considerare il decorso di cotesti fossi, per comprendere che essi non possono procurare alle acque quella libera circoluzione che è necessaria, .affinché l'el i m inazione delle immondezze, di cui sono cariche, riesca completa e pronta. l11fatti, specialmente quando si protrae la siccità atmosferica, quei fossi non contengono che un liquido nerastt·o e fetido, il quale in alcuni ristagna ed in altri si muove assai lentamente. E siccome in generale siiTaLti condotti stanno sul m argine delle vie, in modo eh~ la base degli edifici loro serve di parete laler·ale, così ognuno può facilmente convincersi s ullo stato del loro contenuto quando, per mezzo di qualche fes.s u ra accitlenlale del lnslricnto percorso dai pedoni~ . vogl ia osser varlo e !asciarvi cadere un pezzcttino di carta ad altro corpo galleggiante. Ma il r istagnare di quell'<lcqua immonda, entro l'alveo dei fiumi e fossi, non è tullo. Poiché essendo l'alveo stesso, in taluni senza rivestimento. ' io altri rivestito di muralura vecchia, guasta, e quindi permeabile, i! contenuto ne trapela e s'infì!Lra nel soLLo&u<rlo. Perciò, ogni qualvolta in un punto qua lunque della città si fa uno scavo, si vede estrarre una terra fangosa, nerastra, fetidissima. La controprova che la fan.,osilà del sottosuolo deriva in " massima parte dal di sperdimeuto dell'acqua di questi fossi,


t 04-

CEI'\Nl St:LLE CAUSE

si ha nel fallo, dimostrato dalle ricerche sperimentali dell'ingegnere prllfessore Da Como, che della complessi va quantità. d'acqua importata in citta per mezzo dei fiumi Celato e Bova. dal recinto delle mura ne escono solamente •; 7 all'incirca , di~per·de ndosi il re~ to nel sotto-suolo urbnno. Ecco precisamente le cifre ri:mltanti da quegli sludii , e le :;aggie considerazion i non che i JodevoJ: eccitamenti che vi aggi unge l'autore. «Portata convoglinta in citta, ro litri al minuto secondo nei giomi 26 e 27 agosto 1878: (( Portata dal lìume Celato. litri :)33,00 « dal fium e Roon . ~ Hì4- 1.40 « Totr~le litri 2174 40 l

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dal cavo Almici . dal cavo s. ro.~imo dal cnvo Dragoni' di drstra . dal car o Fo.~srfta Canalone . dal raro Crwnlmu n mattino dal 1::1xo Ca:::ecta dal cavo Codirtnola . dal cavo Mnli11tl del Brolo

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OifTerenz'l in m<>no, o acqua perduta :ti 1", litri S'l Oil,Ot.

«Questa qnanlità d'nrqua che va perduta nel sollo:;uolo della ciu.à misura l'enorme somma di eltolitri 7829:>6,80 al giorno . Ri tenuta di m. q. 1/l>0000circa lasuperfìciedell'abi tnto di Bre=-cia (e:ìcluso il castello), abbiamo l'enorm e dispPr-dirn cnlo di li tri H,74. al giorno per ogni metro quadrato d'abitato . Di qu est'acqua pari e riapparirà nei fon In nili della pianura, part e entrerà nei m e;~ ti d'altri condotti (fontane e pozzi), parte


DELLE :dALATTIE TIFICHE JN BRESGf A

piccoli ssimn si perderà. in evaporazione , e parte sale a tappezzare di spiacevoli rnbeschi le mlllra dei fn bbricn ti, con I'Jnanto danno dei medesi mi lo dicano i ·proprietnri. Quanto poi questi di:;per·dimenti nuocano all'igiene, lo dirai tu che .!'ei valentisl-òi mo a gi udicarne. « Dinanzi alla eloquenza delle cifre vien meno ogni parola: il quesito è gravissimo, tant~ nei riguardi della pu bblica igien e, qullnlo dell'economia de' fnhhricnt i: il ·rir~dio vuoi essere pronto e radicale. Jo ho segnalato il pericolo: il mio lavoro l' ho fallo spontaneamente per amore della pu bblica cosa: spetta ai no;;tri r·eggilori il provvedere, cd ogni indugio il col p a. L'Accademia, che è soll eci la del bene del paese, vorrà ~nfTragare il mio lavoro del suo autorevole volo, perchè esso trovi eco negli animi dei consigl ieri del comune» (1). "Sar·ebbe ora superOuo che io di mostrassi quale i111luenzil morbi gena deriv i dn quell 'immenso deposito di materiali infettivi. ì\l a tullavia lo dimostrerò, valendom i dell'au lorilà del r.itato dottor Menis. · « Tu lle le acque che per tanti e sì differenti sbocch i escono da ll a citlà, vengono con gelosa cura adoperatè nell 'irriga7.ioni dei r.ampi e sopratLu lto di quell i che si distendono al rn ezzodi fra :e porte di s·. Nazaro e di s·. Alessandro. Pregne essendo di principii animali ed notati, dopo aver servito al ri s tor o, alla neltezza ed alla salubri tà dei cilladini, sorgente ò i ve ngono esse di stmordinaria fertili la nel suolo che vanno a. fecondare. Per· tale henefi cio le oriC~glie ~uhurhn n e fanno pompa in ogn i tempo di lussureggianti verdure e di tutle qu e lle produzion i vegètabilì che sono destinate al J!iornaliero consumo dei cittadini. « Un uso che non può essere indifferente solto i rappOI'ti ~an itarii , si avvera n pochi passi dalle mura civiche, e con( l) Cammr.n tarli dell'AifnPO di nrt.<ci a per l'mmo 18791 pag. 43.


106

CIENNI SULLE CAU5E

siste nel raccogliere in vasti bacini, ad artecostrulli, le acquestesse e nel farle rimanere in quelli stagnanti, finchè abbiano deposto in gran parte la belletLa animale, di cui ridondano, facendole poseia scorrere sopra il suolo che devono inaffiare. Se un tal uso, sotto le viste economiche eù agrari!!, potrebbe toll erar:;i, non dovrebbe certamente esserlo souo quelle di pubblica sanità. Una breve dimora in quei bacini di acque straordi n:rriamenle cariche di pri nei p i i pu Lreo;cen ti, deve dar luogo allo svol~irnento di ga!; mefitiei in gran copia, e lo stesso deve pur succedere nel rovistare che si fa posci:.uli quel nauseante sedimento, che è particolarmente ri:;ervato alla concimazione delle 01·tagl ie. Egli è un fatto. che la febbre di periodo e non di rado la ga:>Lrica nervosa bersagli ano gli abitanti suburbani, domkiliati in prossimità de'luog hi ove si eiTellua tale operazione. Nè si potrà negare che, in alcune circostanze, non ne sia risentita la malefica innuenza anche dai cittadini che abitano presso le mura da quel lato ('l )» . Qui veramente il d,~uor Menis dice che quelle acque immonde, dopo aver servito al ristoro. alla neuezza eù alla sat.ubrità dei cittadini, nuocono agli abitanti suuurban i perchè es:'i ne trattengono il deflusso. ~la vediamo cosa soggiunge più avanti lo stesso Menis, riguardo al bene che esse arrecano ai cittadini. « Le ~randi quantità d'acque che scorrono per ogni verso divise e suddivise in una moltitudine di canali ed acquedotti nel suolo urbano e dentro le abitazioni, sono spesso cagione di gravi inconvenienti per ringenerarsi di una permanente umidità in alcune conu·ade e nelle s!esse c:1se. « Per quanto vogliano supporsi della più solida ed accuraltt costruzione e forma i veicoli acquosi, è certo che più o meno debbono dar luogo ad umide esa lnzioni elle, impr:egnandu dapprima il suolo, si diiTondono poscia negli strati inferiori (l

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opero citata, volume 11. r>ag. 49.


DELLE MALATTIE TIFICHE fN BRESCIA

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dell'aria. I tristi elfelli cagionati da tal causa sono più segna lati nei piani tetTanei delle case provvedute di fllntane, e segnatamente là dove si fanno trascotTe re le acque destinate ad alimentarle. Ben poche ~o no in Brescia le abitazioni che non offrano sifatto inconveniente in moclo più o meno distinto, attesa la moltitudine di acquedotti ~lte la intersecano in tutti i punti; questo poi si rende più sensibi le nei luoghi rivolti a l settentrione. « Una tal causét d'insalubrità risa lta viemmaggiormente nei s iti ove, allo ~coperto e lambendo quitwi e quindi le abitazioni , scon ono i fiumi Celato e Bova , nnnchè la Garza risultante dalla loro unione. Il len to disco JTimento di questi fiumi impregnati di sozzut·a e di putt·edine raccolte lungo il corso, imbratta l'aria d'acquei efOuvii combinati a mefitici princi pii , da qui ne vengono sinistre conseguenze alle persone domiciliale entr·o l'immediata loro sfem d'azione. Egualmente vengono risentiti gli efl'elli con più forza dell'umidità, ovunque l'acqua che scorre per le fontane venga a disperdersi nel terreno; lo che si verifica in molt i si ti, sia per mancanza di opporLuni cn nali che la ricevano, sia per il rignrgito c.he spesso avviiene nelle contmde e nell e abitazioni a motivo degli impedimenti che s'oppllngono al libero sco rrimento dell'acqua n eg~ i acquedotti. E questa sorgente d'umidità costante in alcune località, si rende talvolta più evidente in conseguenza delle acque pluviali, ri stagnanti più o meno a lungo nei sili più d eclivi, le quali non possono ovunque avere ono sfogo libe ro e pronto per mancanza d'un regolare •ncanalamento ('l) ». Secondo il professore Adolfo Vogt di Berna, !"inquinam ento dell'aria sar·ebbe dovuto a gas sotterranei, i qu ali si svilupperebbero dal suolo in ragione inversa del grado della press ione atmosferica Ora che ho descritto le condizi oni dei fiumi e fossi sotter(l)

MEN IS, opera citata, volume Il pag. 4it.


CENN I SULLE CAUSE

ranei, nonchè quelle del sollosuolo da essi in o~n i ~en so solcalo ed inquinato, si può fa cil mente immagi nat·e quale copin di gas sollerr:mei debba in Brescia sv ilupparsi n secondn delle oscillazioni haromelriche. ~on è però necessario ricorrere al raziocinio, poiché ~ù ecces~i vanwnte ce ne olTre prova materiale l'o lfallo l Ma, ronH•Yedremo, il male non Ì:'là Lutto nell'inquinnmenlo dell '.trin. La ciii;\ di Brescia èahbondantcmenlc forni ta di acqua po· tahile, la quale ha una lripli re proYenienza . U n :1 minima parte di essa proriene da una fonte situata nel su hnrb io orientale. pre:;so i l raseggia Lo dello il Rebu tJone. Que"la perii ha, in ciuà, un unico eftl u•so, siluato in un laval oio soll erraneo, nel centro della piazza alberata che dicesi giatdino 711tbblira, e quindi Ctlme hev:mda , P. mata da un limilati:;;;imo numt'ro di per:;un<', sehuene sia la migliore fra tutte le acque tli Brescia. << Ycggansi inlìne allo specchio più avanli in:'erito, le cifre risulla nti dall'anali.;i dell'acqua del fontan one al giardi no pnhl•lico )). La qna~ i lvL.tli til dell' ncq na polnb il e che la popolazione consuma è prov,·isln . in pnrlc dalla sot·gente di Momp inno e per il resto dai pozzi della <'Ìilil. Con un sollo<-uolo tanto inquinato, Ja::.cioconsi tlemre quanto sospetta llt•hha es~ere, in primo luotfO, la purezzn dcll'.lcqua dei pozli. Jnfalti 11 01 scguen le specchio, che fa parte di una Memoria lettn all'Ateneo di .Brescia. n('ll'nrlnnanza 8 mn;;r:io i8S I, dai prege,·oli chim ici Cleriri e Tosa nn ( l), ri:;ulla rlle nell'acqua dei pozzi 1'-:plorali fu riscontrata una graduazione idi'O!imetri ra osrillanle fr:-~ 29° e 38° Nl 1111:1 coslanlc e:-;i:'lenza rli materi a organicn. la qnnle in uno di es~i (S . Aml•rogio) risullù nella proporzione rel:"tlivnm('nle elewtla di 0, '100 ~-8. (l

CmnmrnlfU·i dtii' A tmro d• 1/t-rsrta IJer 1"«11110 18/il, pn):. HG.


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Dala dell'analisi

POZZI

Densita

Grado idro timolrico

Materia organica c

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Via Cavour. )) sant'Afra . . . Bredazzola . • Ma,çrenta . . • S. A lessandro •)) Viltol'io Emanuele. • Squad1·ati . . .A"mbrogio. . • SS.. Paolo •)t Tre Visi . . . V esco vado . Manzone . •,. Rossovera. . Vie Borgondio. . Via Laghetto . . • Bas sa . . . S . Carlo ,• Cugome. Mangano . • Cappellai . . •

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CENNI SULI,E CAUSE

In nessuno degli stabilimenti militari di questa cillil, l'acqua di pozzo viene usata come bevanda. Poicltè tulli sono copiosamente provveduti dell'acqua di Mompiano, la quale, dai saggi prnticaLi nel laboratorio chimi co di quest'ospedale, risullò el\sere nelle condizioni islesse di qc1ella che ~~orga dalle pubbliche fontan e. Ma, com.e ora vedremo, non per questo si può dire ~he il nostr·o soldato, ne' suoi alloggiamenti , hev<t act{Urt sa lubre. d) Passiamo d uuq ueacon::.iòerare ilq nar·l o fra i sll!en un ci ali sistemi di condotti percon·enti il soltosuolo, quell o cio(> cl1e serve alla dist ribuzione dell'acqua di Mompiano. Le polle di es~a sono situate alle falùe dei monti che stanno al nord della città, e distano da questa 4 chilometri all 'inci rea. Un unico acquedotto coperto, ma formalo di murn tnra alquanto guasta e permea bile, la porta entro il peri metro della ci ttà, ove moltepli ci dimmazioni la conducono ad alimP-nlare le fontane pubbliche e private, che, secondo il D.r Meuis, sommerebbero complessivamente a 1453. Però i canali di distribuzione non sono mi<.~a di gh isa. La loro slrullura è all'anli ca, e quindi i ma~giori sono format i di mnratura, i . medi i consistono in Luhi di terra colla circondali dn muralura, i minori in tubi di rnme o di piornho. Riflettendo all'antichità ed alla struttura dei canal i di dii>lri buzione mn;.:giori e medi i, si può, già a pril)t'i. ri 1e nere come nlquanlo dubbia l'imperm eabilità delle loro pareti. Studiandone poi il decorso, non si l;n·da nd arq11is1are l'assoluta certezza sulla loro perrne<tbilità; giacchè questa viene qua. e là dimostrala da evidenti ssi me tracr.ie d'infi ltrazione, sia nel terreno rome nel le muraglie. Ora se è rerto che cot.es1.i canali lasr..inno uscire òalle loro pareti l'a('qna contenuta, come si polril esçludere che siano


DELLE MALATTIE TIFICH :! IN BRESCIA

•f 1•1

-permenbili anche nel senso opposto, va le a dir·e che vi lascino -entrare quei liquidi eterogenei ed infettivi di cui è imbevuto il sottusuolo, en tro il quale essi si dir·amano e ser·peggiano ~n ogni senso? Tal uno crede che, a moti vo della continua press ione a cui è soggeLLa l'acqua potabile entro i suoi condolli di diramazione, la poro!'.ità di questi possa bensì perm ellere un essud amen to dell'acqua stessa, ma non l'introduzione di un liquido esteriore. poichè a questo si oppor·rebbe appunto la pressione, agente dall'interno verso l'esterno. Riesce però tale opinione infìrmala quando si consided l'eiTetto complessivo risultante dal le leggi fisiche dell'im bibizione, della capillarità, dell'en1o.smosi ed esosmosi e della diffttsio'ne, e si ril1e LLa ancora che, nel caso nostro, il diafram ma poroso sta fra un liquido esterno stagnante ed uno interno il quale è ,corrente, per cui questo può esercitare sul primo una forza di aspi razione. Tali condizioni fisiche sono analoghe n quelle che, nell'orga nismo nostro, deter·minano l'assorhimenLo per parte dei vasi sanguigni , il cui contenuto , per l'azione del cuore, è pure soggeu.o ad una pressione ed in istato di continuo movirrwnto. Solo arrE-stando la corrente sa!'guigna si oli iene la::;ospensione dell'assorbimento. Ed è appunto per ciò che, nei casi di ferita di nn arlo con sospetlo d'inoculazione d'un vi·,.us (come per· esempio nelle morsicatura dei cani) la !:Cienza consiglia di allacciare immediatamente l'ar'lo stesso al di sopra dolla fedta, ondearrestarnP la circola1.ione sanguigna e cosi sospPnder e l'assor·himenLo del virus; intanto che l'ar'Le si all'retta a procurare di distr·uggerlo in luogo mediante la r.austicazione. N è , ronlro tale paragone, vale l'addurre l'i ntervento d'ipotetic he forze vitali, poichè il nMlro l\1a llencci ha dimo!'t rato, ~o o speri menti, come i fenomeni materiali dell'assorbimento,


CENNI SULLE CAUSE

l 12

così negli animali come nei ve~etali, sieno semplicemente riferì bili alle leggi fisiche suenunciate. D'altronde il rìsullalo delle analisi eseguite dai sullodali chimici, quale emerge dal seguente specchio, toglie ogni dubbio sul verificarsi dell'infiltrazione pe1· sostituirvi la certezza. o

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Fra le di verse fonlll:ne, si rileva una notevole di fferenza su li& cifre relative alla densità, al grado idrotimetri co ed alla propor·zionedella materia organica. Si noti inoltre che ad eccezione del fontanone del giardino pubblico, Lutte le aiLre fontane sono alimentate da diramazioni di quell'acquedollo ~be, unico, porta in città le acque delle fonti di Mompiano.


DELI.E MALATTIE TIFICBE IN BRESCIA

14 3

~li si pet·mella adu nque di esprimere, con tu Ila probabilità ,

che il diverso aumemo di materia organica riscontrata nelle aequo delle varie fontane della città provi ene certamente dalla infiltrazione e commistione delle civi che immondezze, che, in diversa misuru, ma orunque si effettua. Nè per certo scarseggir. no i falli valevoli a dimostmre la po · tente effi cacia morbi gena che le acque potabili infette da m·aterie organiche possono sp iegare. Per tale dimostrazione mi è già su Hì ciente il riprodurre quel poco che dissi al riguardo in un opus1:olo (1} il quale non è che il compendio di un'altra più e:>tesa mia monografia, sull'aereazione degli spedali, onorata dal premio Ri IJeri nel t 870. (( A tuili è noto che, bevendo l'acqua infetta delle palu d i o delle risaie, si può facilmente contrarre la febbre miasmatica. « Parimenti dall'infezione delle acque potabili ebbero causa prin cipale le epi~emie dissenteriche e tifose da cui furono afnitte verso la metà del passato secolo le armate in g l e~i in Germania e nelle Fiandre tpringle); sul !Jrincipio del seco lo attuale le armate fran cesi e tedesche nelle guerre napoleoni che ( Hiecke); e più recentemente le truppe inglesi nelle Indie orientali (Parkes), nonchè le francesi nell' Algeria (Boudin) e le sarde in Crimea (Comissetti). « L'accidentale commistione delle materie stercoracee con le acque dei pozzi, ebbe a cagionare lo sviluppo del tifo fra i mil itari accasermati in .\1agonza negli anni 18-~ 3-4-oi (~t ii l­ ler); in Lussemburgo ed in Monaco nel ~ 862 ( Richter, GieiL). « Da noi pure sì verificarono falli analoghi , nel1 858 in una caserma di cavalleria in Savigliano, nel 1863 in una di fan·ti ) Sulle esigt>lZt delt'igitne nello roslru:iolle drgli O$pedt~li. - l.••ttcrc d~l u1:1ggiorP mrdico DA Vtco VmCtNh) al ~tiovnni suul colleghi dell'esercito. -

1\otna, tipogratla Vo~thera, 18i 5.

8


CE~~~ SULLE

CAUSE

teria in Lucca e più recentemente in allra di cavalleria in Saluzzo ». Opinan o taluni, e fra qu esti il Colin, che l'acqua potabi le inquinata da materie organiche p ossa produrre l'infezione ti fi ca, ma solo allorquando la h materie provengano da deiezioni al\'ine di ammalati tifosi, e contengano quindi uno speciale gPrme tifoide. Tale opinione però non regge al confron to di quanto ebbe a ri;;ultare da numero::.e e diliMe nti osservazioni. Se ne riesce appieno convinti, anche limitandos i a considerare tre faLLi persnnalml'nte o~servati d.1 un nostro egregio scrillore, il quale, appunto in opposizione al Colin, li add uco nel più recente suo lavoro (·1). Ne r·iprod111TÒ qni la testuale rle3crizione . a.v,·ertendo che l'autore fu prec~i sa mente qncgli ('he, non lasciaudosi dev iare nelle sue i ndagi ni dall'erroneo concetto espres~o dali' uflkiale medico del corpo (il D.r Capurri}, riesci a scopri re la vera causa· del fu ~uaccc nnata epidemia ti fi ca sviluppatasi nel 1863 in unn rnsenna di fanter·ia in Lucca. <t Avrò torto, ma non giudico necessaria nel l'acqua la presenz:-t di principi i tifogeni, cioè provenienti da materie escremenlitie di tiOci, per dNerminare la febbre tifoidea, giacchè ho recluto a Firenze nE'li' ospedale militare, svil upparsi un'epidemia di febbre tifoidea perchè, e:;sendosi fatto un crepaccio nella latri na degli oualmici, par·te delle materie in essa contenute filtravano nel pozzo al quale s'attingeva l'acq ua potabile per tutto lo stabi limento. « [)'una con,;imi le epidemia fui testimone a Lucca, dove per lo !'Lraripamenlo del Serchio essendo state inondate le

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(Il Studi .<tllrico-crilici 311lla mCIIÌII!Jil• ctrebrO-$pillal~ rpirlrmica, ; 11 l/alia parllc"flu·mmlf nrll'eurcilo. - Di P. E. MA~AYRA . - Renna, lipogr:tOa V o-

ghera, 1!183.


DRJ.I,E MAJJ ATTIE TIF f.C II E I N BRESC IA

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-cantine della caserma di S. Fran cesco, il cui cantiniere ten eva al fresco legumi e cnrni che marcirono, impregnassi il suolo di quell'acqua corrolla , e in quan tità piuuosto raggua rde vole penetrò in un pozzo che n'em poco distante e la cui acqua serviva a tutti gl i usi domestici. c Una terza la vidi scoppiare a Vi cenza in seguito ad una d ir ottissima pioggia, che trascinò verso il poz1.o che so mminis trava l'acqua alla caserma e il cui muro era rotto in un p unto a fior di terra, materie escr·ementizie di cavalli, ai q uali soleva farsi il governo a monte del pozzo surricordato. (( rn nessuno di questi tre casi l'actrua era stata inquinattL da principi tifogeni propriamente detti; ciò che non impelli che scoppiasse fra colol'O che ne fecer·o uso un'epidemia di Yet·a febbre ti foidea. Dunque , a determin(lr questa, basta la presenza nell'acqua di sostanze or·gnniche putrefatte, d'elementi stercoracei ordinar·i e non occor·rono per· nulla deiezioni di tifici, come vorrebbe il signor Coli n, che ques te sole co nsidera come causa dirella della fehbre tifoidea :..

III. Da quanto si è venuto fin qui esponendo si può dedurre ch e gli abitanti di Brescia, civili e militari, si trovano in conti nua lollu contro un locale nemico che insidiosa mente loro p r opina il veleno, sia con l'aria che respimno, come coll'!lcqua che bevono . Le presid enze dell'Ateneo e della Societi.l d' Igiene di Bl'esc ia allarmate dal crescen te numero di mala ti d'il eo-tifo elesse una Commissione mista di medici civili e militari, la quale scelse per suo presidente l'autore della presente memoria. Per mancanza di altri dati statistici la della commissione


CE:'\NI SU LI.E CA USK

dovelle limi Larsi allo studio della mo•·talità pet· i leo-tifo desunta dai registt·i mortuar·i dello stato civ il e. E cosi , ripartendo il l:lYoro fra i più volentcm=-i de' suoi membri, llallo spoglio dei >olumi conispo ndenti all'ultimo decennio ( 1873 i 882) ollrnne la :-o mma dei dece:;si per ileotifo, distinti : ·

a) per anno e mese di decesso ; b) per ~esso e per eta; r) per luogo di decesso, cio~ se avvenuto a domicili o, oppure ncgli ospedal i ci vili e mi l i Lari. E seb bene, come ho già notnto nltrove riportando quantl> scrisse il Dott. Menis, si pote:-se presumere che ad una pnrte dei civili abi tanti nel suhurbio, specialmente in quello meridionale, il germe infellivo fosse stato arrecato dagli ;;coli della ·\ città, tuuav ia i morti a domicilio n el suburbi o furono e:;clus i, e, per eccesso di preca uzione, anche dnlla ci fm dei cler.ess i nell 'ospedale civile :;i vollero diffalcati i campagnuoli, quelli cioè non aventi domicilio en tro le mura della città. Dal pregevole laYoro analitico e ri a;;snnti,·o che, corredato da una doua relazione, il segretario della Commissione, Dott. Arnaldo ~l a raglio, present:wa ad cs:>a nella adunanza (]el giorno 8 novembre ultimo, trassi le ci fre relative al la popolazi one cirile, quali figurano nei segnenti specchi .


·l 17

DELLE MA LATTI E TIFICHE rN BRESCIA

-Specchio numerico clei militari od assimilati, decessi per ileo-i~(o in Brescia, nell'ospedale militare, durante il decennio 1873 ·1882, distinti per anno e mese di decesso .

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AWYertenu. - FrA i rlcrcs:;i por ilro-tiro noll'os,wrlalil rnilitaro fnrono f•omprc.~i, oll.re ai militari d i truppa, a nche gli uOl ciali o lo g uardio di puhlilk a ;;icur~zza, ùi linanza o carcerarie.


CENNI SULl.K CAUS&

Specchio numerico dei cittadini, deces.~i per ileo- tifo in Brescia nell'ospedale civile, durante il decennio 1873-1882,. d istinti per anno e m et~e di decesso .

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Anertenza. Dalla tolalita rlr i decessi p~r ileo-tiro noll"osl•cdale cil·ilc furouo llifl'alcati i ca111pa;:lnttoli, ttuclli cioé che non avo vano dowici lio s l~thilu entro

lo mura d~lla citt~.


H9

DRLLK HALATTIR TIFICHE IN BRESCIA

Specchio numerico dei cittadini, dècessi per ileo-ti.fo, in Brescia a domicilio, durante il decennio 1873-1882 distinti per anno e mese di decesso. ME S I ANNO

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Anertenza. - Nel s;iornale La Vita (N. fl del ! ll iccrnbre t 883) il numero dci decessi a domicilio è esprc•~o co lla ~i fra 468. La difTerem.a di t6 in meno, a confron to di qu ella risult:~nte dal presPnte specchio, è dovuta, per 9 ad errori di addizioni e per altri 7 all'omissione dì t morto all'O$JW<lale (atebene-(t'alellì e di 6 morti in diverso vie della cit tà dì cui i registri mortuari non indicano la parrocchia.


120

CENN I SULLE CAUSE

4.0 Specchio numerico t•iassuntioo dei cittadini e dei militari od assimilati, decessi in Brescia per ileo - t~fo, durante il decennio 1873-1882. l

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DELLE MALATTIE TIFICHE L'V BRESCIA

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Le cifre di codesti specchi rappr·esentano sempli cemente la s omma dei dec..essi per ileo-tifo nell'ospedale militare, nell'ol'pedale civ ile ed a domicilio (specchi 1°, 2°, 3° e 4°), ed il rapporto proporzionale fra tali decessi e quelli dovuti al com. pl esso di tutte le altre ca use (specchio 5°). Al certo sarebbe ai'sai utile anche uno studio comparativo nella mortalità per ileo-tifo, nei militari e nei cittadini, proporzionalmente alla r·i:;pelli va popolazione. Ma il risultato di tale studio non potrebbe che ri escir·e ines attissimo, perchè: 1° Nel decennio. l'oscillazione della forza del presidio fu se nza confronto maggiore, e per r. nno e per· mese, della corri spondente oscillazione della popolazione civile; 2° L'ospedale militare di Brescia ha sempre dato ricorero n on solo ai mi li tari ed assim ilati del pre-idio, ma ben anche ad una parte dei militari ed assimilitati r·esidenti in tutti gli a ltri presidii della divisione terTitoriale, che comprende le p r o,·incie di Brescia , Bergamo, Sondrio e il circondario di Lecco. Adunque, necessar·iamente limitando lo studio alle cifre r..ontenute negli specchi , vediamo quali illazioni se ne possano trarre, paragonando la morta lità per ileo-tifo nei militari e n ei ci vili, cosi sotto l'a,pelto cronologico, e.ome solto qu ello d ella proporzionalità fra i decessi per il eo-tifo o per ogni a ltra causa. A). Incominciamo dalla mortalità comparativa, considerata sotto l' ac;pelto cronologico . Come ri sultato di estese ricerche stati stiche, il Liebermeis ter ha stabi li to che il mrz:rimrun della fr·eq uenza Q.el tifo, in generale succede circa un mese dopo il maximunt della elevazione della temperatura atmosferica. Questaleggesar·ebbe confermata dalle cifre che, negli spec-


CENNI SULLE CAUSE

chi 1°, 2° e 3°, esprimonn il totale dei deces:>i per ciascun mese nell 'interodecen uiu 1873-1 88?; poichè; mentre in Brescia la ma:>sima elevuzione dell a tempera tura atmosferica s i ha in lugli o, il massimo della mortalità si è verifica.to nel successi vo agosto. E tale fallo fu comune alla popolazione civile ed alla mi-

litco·e. Per la suaccennata legge, si dovrebbe avere mnggiore mo1·.. bosità, e quindi mortali ti1, per il eo -ti fo, in quelle annate nelle qual i l' elevazione della tempera tu 1'<1 atm o:;;feri ca e la sua cl urata, con la co nseguente ~ i cc it à, =-uperano la media ge n erai~ . Onde riconoscere se in Brescia si Yet·ifichi codesto, la Commissione avrebbe voluto raffrontare, per anno e mese, le ci fre della mortalità con quelle esprimenti il ri;;ultato delle ossei·vazioni meteorologiche: ma per l'assenza di ch i poteva fomi re questi dati , non ha fin ora potuto . E però notorio che, nel decennio, gli anni 1879, 1881 e '1882 ebbero uu' estate eccezionalmente calda, protratta e secca. Dallo specchi o 4° emerge appunto che tali annate figurano fra quelle che, nel decennio, diedero la maggiore mortalità per ileo-tifo, così nella popolazione ci uile, come nella m ·ilitare. Allorquando si potranno avere complete le ci fre deUa ttlor talilà del corrente anno, si troverà un· eccezione a questa seconda norma: ma la si potrit ~piegare facilmente co nside1·ando

l'eccezionale abbondanza di ge1·me tifì co lasciata dall' epidemia dello scorso anno, il quale, nel decennio, presenta il maximum della mortali tà per ileo-tifo. B). Proporzionalità fra i decessi per ileo-tifo e quelli petaltre cause.


DELLE MALATTIE TI FICHE IN BRESCIA

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A questo riguardo lo specchio 5° dimostra: . a) che nella seconda metit del decennio, tanto i militari come i cittad in i, decessi per ileo-tifo anzichè per altre cause, f u r ono io proporzione quasi doppia di quella rispettivamente veri ficatasi nella prima metà del decennio istesso; b) che, nell'intiero decennio, i decessi per ileo-tifo stanno a quelli dovuti ad altre cause, nella proporzione approssimat iva di 'l a 3 nel militare e di 1 a 2!. nel civile. 1\1a perchè nel mili tare, a costituire la cifra dell a complessiva mortalilit perqualunquecausa, l'ileo-tifo concorre in una p r oporzione tanto superiore a quel la che verificasi nel civilet T ale prevalenza proporzionale dell'ileo-tifo nella mortalità mil itare in parte è reale, ma per il resto è solo apparen te. P er i militari del p1·esidio di Brescia, una ragione della par ziale sua realtà consiste nella mancanza o scarsezza d'abituò i ne del loro organi smo, a sub ire l' infl uenza morbigena Jocale. E su ciò ho già detto aùbastanza altrove . P e t· i mi li tari ùi qualunque presidio, un'al tt·a ragione della s u a parziale rea ltà è inerente alle condizioni istessc della vi la

mil itare, per cui si può dire che, in tutti gli eserciti, dopo le m a la ttie dell'apparato respiratorio, la febbre tifoide è quella e h e cagiona il maggior numero di decessi ('1). Q uell a parte di prevalenza poi che è solo apparente, vuoi si jn i s p ecie attribuire alle condizioni di sesso e di età dei decessi m ilitari e civili. L e r icerche di Griésinget· e di Liebermeister, non .che quelle d e lla n ostra Commissione dimostrarono che la maggior morta lità per ileo-tifo si ha nel sesso mascolino e nel periodo di vi ta da ·13 a 30 anni. C:l) Iitude sur la morlalilé el aut· le. catues des dérù dam les armù1 euroewr~e$, par lo O. J. Son.YANI, proresscur d'hygiC>ne a l 'Univorsité do Pavie.

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(ìen r- •

H. Goorg, libraire éct irteur 1883 •

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• CENNI SU LLE CAUSE

Ma siccome nell'altro elemento del nostro paragone, c106 nelle cifre della popo l<~zione c i v i le, sono com presi ambo i sessi ed anche quegli altri pe1·iodi della vira nei quali la minore proporzione della rnO!'ta li tà p er il eo-Lifo vi ene di molto superata da qu ella proporzione maggiore ello proviene d<t tante altre cause. non escl usa la vecchiaia, così ecco perchè solto qne.sl'agpello la prevalenza d ella mortalità per ileo-tifo nei militari riesce solo apparente.

IV . Proposft•. Secondo le semplici mie vedute da medico, la rappresentanza di Brescia dovrebbe provvedere perclu), al piu presto possibile, fossero intrnprcseed ultimate le operazioni che sono per indicare: 1• Sopprimr re l'attuale alveo urbano dei lìumi Celato e Bova, com e d1•l pari l'allineo te rete dei fossi sotterranei , nonchè i pozzi smalliloj; 2" Aumenta1·e la ma~sa d'acqua che i dett i lìumi portano in citta, aggiungendovi nuovamente quella del già devialo fiumi cello Garza, nonchè l'acqua potabile seconda od esuberante; 3• Sistemare la livell nzione degli attuali condotti pe1r àcqua. piovana, in modo che, per quanto fauil>i le, possano essere perco rsi, con suffi ciente velocità, ancti1e dalle suddeue acque; 4.° Costrurre, all'i ngresso dei fiumi in cillà, cioè ai lati della porta Pile, un edificio devialor·e, per mez1.o del qua le, in tempo di pioggia, la loro acqua possa essere scaricata nella fossa di circonvallazione, onde cosi evitare che, aggiungendosi es~a, in cillit, 11ll'acqua piovana ed alla e:>uberante acqna potabile, ne risulti l"iguq~iLo dai condotti; 5° Esige1·e che, non solo le latrine, ma anche i sempli c i


• DELLE MALATTIE TIFlCHE IN BRESCIA

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orinatoi, pubblici o privati, si scarichino entro una cavità (variamente denominata fogna, fossa, bollino o pozzo nero) a sezione ovalare ed a parete impermeabile, e che di là le materie vengano asportale con la mnggiore frequenza possibile. cioè indipendentemente dalla loro qÙantità e sempre mediante l'aspirazione pneumati ~<l. Tollerare che i semplici acquai delle cucine si sc<ll'ichino nei condotti deH'acqua piovana; 6 ° 'Riparare alla periodica insurfìcienza della massa d'acqua potabile fomila dalle fonti di Mompiano, introducendo jo città, per lo stesso uso, an~he quella delle fonti di Santa Eufemia ( 1). Cesserà così il bisogno di adulterare l'acqua di Mompiano, come praticasi attualmente in tempo dì siccità, coll'aggiunge r·le quella del Celato, fiumicello il quale, derivato dal Mella nelle vicinanze di Pregno, non può che recare un'acqua fattasi impura nel suo passaggio lungo la serie degli abitali che stanno nella parte superiore della Val Trompia; 7° Ridurre al minimum possibile lo spreco di acqua potabile, qual' è fatto attualmente dalle forHane pubbliche e private, a motivo del contin uo efflu~so; e con la massa d'acqua ris ultante da tale economia, aggiunta a quella di S. Eufemia, provvedere quelle case che, essendone pri,·e, debbono servirsi dell'açquadi pozzo (2). Pro!o;cri verc l'uso di quest' ultima come bevanda fredda; 8° Apporre ad ogni fontana, pubblica o pr·ivata, una ( t l Secondo il felicissimo r.oncctto del signor president& della società bresciana d'ig ieM, dott. Ttll.Lto llONtZZARDt, nonché d~;:;li egregi chimici signori Ct.B RJCI e T OSANA. (~} Lo spreco dell'acqua pot.auilo ~i potrebbe benissimo limitare aptllicandu ag li orifici d'onusso un tappo metallico {robinello o spina), 1 quale nelle rontane pubblir.ho fosso amovibile mediante pressione (come a Udine) c nelle private per !\Qm)llico rotazione tcome a Torino cd altro,·e).


CENNI Sl:LI.t CAUSE. ECC.

ta,·olella di ghisa con inscriz i o n e indicante se sia d'arqua prima oppure di srconda, e pr oscl'i vere anche l'uso di quest'ultima come IJrvanrla fredda; 9° .M erlianle appositi ca nali, fai' rleOuire nei più vicini condoui della piovana , tanto l'a,·qua prima esuberante come l'acqua ~econcl a, onrle cosi au m e ntare la mas:;a d'arqua che ai co ndo li i slr:>si è fornita dai fì u micolli suaccennari· ' 10° Finalmente sostituire, alla difello:\a canallz7.a7.ione attuale del l'acqua potabile, quella tuhulazione metallica che modernamente si usa .


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA ~fEDICA bftuenz~ della chinina aulla perdita e aulla produzione

del oalore. -

AKNTZ -

(Cenrra lblatt N. 47).

In seguito alle ri eerche di l ewr:.:ky, di Binz, di Naunyn e di QUinck e, era stata R"n ... rallll e lll~ acct>llaLa l'opiuione d1e l'azione reft'rg:er·ante ·Iel la chi11ina si manife!'>lasse per e/f,•llo d i una diminuita pro>duzione di calo>r e; ma i l W !)odl in questi ultimi tPm pi ha stabilito m ediante P!<perienze una nuova d o ttrina secondo la quale, dopo l'uso del medicamento in dis cor so, avrebbe luogo una ma!};giore peròita di <'alor•e , in med ia il 60 p. ·r. e pat'imenti una ma)..'giore produ7.Ì<1ne ir• p r o pot•zione di 4:l p . 'l·· L' aulot'e volle anche sull.opot·r·e il ques ito all' esper·irn ento, che e~l i e!'e::rut sopra se ~te:-:so e sopra conigli tanto in condizioni fisiologiche, che in st:nto f e bbril e. P er mi surare la perdita di calore egli aolopPrò una cu pola fatta di l egno poroso e r ivestita internamente dr feltro in c ui venne introdollo un termometro. Quando questo coperchio viene applicelo e tìsS<alo m ediante due l acci ad una parte qua l unque del corpo dPll'aninHlle, l'aria s i ri scalda nel suo inLer·no, il m ercurio del termometro ascend e fìncll é ra gg iun ~e un'altezza preS<~och f' cosllmte. Per m ezzo di esp er i mento fu ver·rfirata la sensibilità dell' &I •Parecchio e ~i cons~alò che i ptccoli cambiAmenti di Lempc·ratut>a d el locale non hanno influenza sensibile su l termo111elro. p e r r i so l vere la questione sul modo con cui il chin i11o infl ui sce sulla produzione del calore, l'autor e determinò la qua nti lA di os::;i:;tMo con;;umala durante razione del chinino sopra coni~li sani e febbrici tanti. J r isultati furono i seguenti; l'i11trorluzione del chini no non ebb e (tranne poche eccezioni) alcuna influenza sulla diSJ>ersione del calore attra verso la pelle. Nei conigli i n preda a


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IUVISTA

febbre seltica ha luogo una notevole diminuzione del consumo di o~s i geno e precisamente in seguito alle dirette influenze dei tessuti orga11ici viventi; duninuzione che avveniva egualmente anche quando si imped iva ogni dispet•sione di calore coll'immergere la parte i n un bagno caldo a l empet·atur·a eguale a quella del corpo vivo. N egli an imal i in stato apiretlico non venne fallo di osservare una tale diminnzinne.

Inauenza del cloruro di aodlo introdotto per trasfusione nell'organllmo dissanguato, 1n confronto oon altre aoluzloat. - (Deutsche Metlieinische Wochenscr·ijt, N. 46) . L 'autore mediante una serie di esperimenti lenta di r isolvere il fJUesito, a quali liquidi debba darsi la pr·erer cnza nella tr asrusione, se all!l soluzione di cloruro di sodio , al siero . al sa ngiJle defibrinizzato o al sangue fornito di lutti i suoi elementi . Al cuni cani di una prima serie fur•ono anemizzali per circa 2[3 della massa totale del sangue e la quantità sottratta fu sostituita da allt'etlan la quantità di una soluzi one di clol'uro sadico. N ella successi va settimana, mediante esatte osservazioni , ful'ono determinate le quantità degli elementi organici ed il numero dei co!'puscoli sanguigni. Si ebbe per r isultato che i l quanlil!\tivo in elemen ti organici, quale si aveva prima dell'operazione non si ripri stina che d opo alcune sellimane e che occorre un tempo più breve pt'r ché si riRtabilisca il numero normale dei globuli sanguigni. Sopra cani di una seconda serie, al sangue estratto si sostitui siero di cane e di cavallo, m a l'albumina contenuta in questi liqu idi non ha influenza al cuna sulla insor·ta tdrocmia; e piuttosto il gra do dell'idroemia stessa, la diminuzione nel numero dei globuli, come pure il tempo occot•t•ente perrimediare a questa deficienza sono eguali come q~1ando si sostituisce al sangue la soluzione di sal comune. Da ciò n e segue che l'albumina contenuta nel siero non é pnrl:ala nella circolazi one del cane, ma appena introdotta spal'isce, non si sa in ehe modo ; forse per mezzo dello scambio organico ossia della combuslione.


IIJ~DlCA

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Risultati pi ù interessAnti ci por·ge la r ein tegrazi one del sangue sottrallo meòif!nle san gue defibrinizzato; oppur·e fomilo òi fibrina, fallo pass1we dit•ettamenle da un animale ad un altro - Anche qui viene l'idr oernia e la diminuzione d ei corpuscol i ros~i, benc.hé in minor gr ado che quando si adoper-ano ~l tri liquidi; ma qui il fenomeno dur·a più a l ungo ed an che soprav vrene un po' più lar·Ji, le quali due dill'enmze pr•ovve11 gono da ciò, elle lutto il sangue in trodotto nell'organismo si sperd t:!, cessa di vivere; e siccome il fallo succede non tutto ad un lralto, ma a grado a grado, ciò spiega il perchè i cambiamenti si fanno palesi più lardr ed ancht:l il percllè essi s i an o di un g t•ado meno elevalo ; durante l a g r·aduale d i minuz rone del lrqurdo straniero comincia a r•ipr.is linar·si il sa n g u e perduto. Adunque le sostanze che si adoperano per la trasfusione Rgiscon o semplicemente pet· il loro volume, m ercé del quale vi en e ri pri><tinala la normale tensione vascolare. Questa si può ottenere almeno nel caso di emorr agia che non !"or·pas si i due terzi del la massa tota le del sangue. Per le anemie p i ti g r avi par e che il sangue defibr•inizzato mer 1ti la prefGr enza, per la ragione certamente, che i cor puscoli r ossi quantunque rle~linati a mor·ire, pure per un certo tempo pO!>Sono funzi onare com e veicoli d'ossig<>no. M a nei casi di anemill m ediocr e l'idr·oemia pllssegogera prodolla dalla soluzione di s al comune è do preft!rirsi alla iclt•oem ia più debole, ma più p er !'lìstente causata dalla trasfusione di sangue. Le brllammazioni granulo•e oon•tderate nei loro rapporti oolla tubarooloat, del tlotl. BoNOME. - (italia Medica, 1883, N . 28).

Co nelus ioni_

i " L e infiammazioni ~?ranulose pr Pscntano mollo sp<>sso. circa n ei due t••r:ti dei casi, speC'iali microorgnnismi per fetta mente simi li a quelli de!>crilti nrgli !!<puti clei tisici eia Knch, capa ci di !>O~ lPner·e lfl fiOJ:!;osi len ta e di rnante ner~ i per un certo tempo nPi limiti dei focolai infiammntorii o pe•· l o m•mo n e lle zone 1in•ilale dalle catene gangliari linfoliche pr ossi-

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Ili VI STA

mi01·i. - N ei cast m cui non mi fu po:-::-;tbile scotwit•e !"accennalo baccillo, tt·attavasi per lo piu di inf~ •·mi in conJizioni generAli Abba stAnza buon e, e la dnln del mm·bo m·a piullosto r ecente. - Semlwa quindi ch e la co mparsa d i questi mict·oorgAnismi coincida con cet•Li pe•·iodi dell'e voluzione del processo granulos o quando cioe il pt•ores:::o inYeccltia dr. termin a ndo proftmde m od i lìcHzion i m ot-rolo;..:ic ll •; e chi m iche nei tessuti i n cui prendono sede. - Occn t·•·e cioé un leJ'I'<.!no pl'opizio allo s viluppo degli elemeuti infettivi ed un cer·to p(>t'iodo ùi inc ubnzione fino ad 01·a non valulabil e colla semplice ossr,rvllzione clini ~:a. :!• La prcs<"nza di que;;ti m i<'. I'OI'gani><llli llac;ci l laJ•i cl~e sogliono acco m pa ~ll ù re il pt •oce~so luber colt1 1'C in gcne1·e co;;lituisce un impot·L<111LH 81'1fOinenlo pel' confermn1·e l'esistenza di una tu bet·colosi loc81a. - Fatto !!ia da Friedla11der Ot'-Se1·vato nelle affezioni scr ofol ose della cute, e nella cat•in dt>lle os!<a, ·ma da lui allt·ibuilo alla compa1'sa di ve1·i e propri LllbCI'col i piulloslo che ~:~Ila comput•sa degli elementi infellid che li rappresentano. =~· I l numfwo dei baccilli di K och rinvenuti nei tessuti fungosi è sempre mollo !imitalo r elativamente alla gr a vezza òelle condizioni locAl i ( l ) . - Sembra C{lli nrli che non esista al cun ro ppor-Lo q11antiwLi vo L1·a l'estènslonc e la !!l·avezza del m o1·bo locale e la comparsa rl ei baccilli. - Ciò spieghe-

(l ) Qua ndr, !!ia io a 1·e 1a •:ompiut l' lt• mi<' •J~s~rl"azio ni $n Ila prcsroza ù ~i harrill i •lei Korl1 ne i [lrorlo tti fun gosi, cd r r :\ rim:1sto mar:\li).:lia to llr lla nt'.<snna relazio ne Ira la !,'l'fli'C7.7.:1 del morb o lo•·alo c la qnau lila di haccilli intjuina nli i rocob i fun:;osi, risronl r~nl) '' qu:;si cos l~ nl l'ill<'ll t~ ""'' s r·:•rso 1111 me ro di questi hacr·1lli - nhhi la ~·ldd i~fazioJW d1 vr tlerc r·h c anr lw Srhu r h:mlt e 1\r:\nse co lle lo ro rit' <•rrhr dc i m k rn-or:.;auisrni tlol 1\och n('i prorlu ll i ~ranul osi (vr rli Cenlrnll!lntl ( iìr Chint1'{Jir, 2 giu ~;no 1883), non ha u uo risr·t>n lr:~to d1c• un nu mero a~sai pierolo rli bacrìlli n•la l i1·~mrnte alla J!rossrzzu tlt'llr lr~ioni. flifNisro fil w~tualì fl:trfll ~ rl ~l 1\rau~r·. " l n un tessui CJ luposo si tmvo in circa d ic•:i srzioni so t.to po;;t.r . all'osscr" ,•azio n" mìr rM ro pira un so l•l h:u'fillo rli llllll ' rrolrlsi. - In rlir:d srzioni di < g la ntlulo r:ulrila li tnbo·rcolo,c ~ ha r-rilli. l\'r·;;li ascrssi frr ddi si ri uscl a ri~ scoutrar c baccilli nc·ll:l m r mbra na llit>;;••uit'.l, lll t'lllm stwsso si vide ro manr.:1 re « n el pus ccc. l VP.di arliro lo [luiJhlicato ne l Ccnh·alblall {ti >· Cllinn·yte, 2 giu< gno 1883).


MIWICA

r el>bc secondo me in primo luogo la len!Rzza del pr·oceRso rn cs!'O in co11fronlo col decor·so dci processi tuber·colnr·i di u llri or·goni - in seco ndo luO!!O la lefl(lcnzu del process o a rirniln er·e circoscritto c lo poca cli sposizione alle rnetusLas i n ei viscer·i interni. - Io sono d'avviso eire no n si potr·e bbe c o n o:;icurezza r·inlracciur·e la causa di questa piceiolezza di num c r•o n ~gli elementi infellivi n P-1 fall•) de lla n o n c r1111Unic a zione t le! t'ad a al mosr•: r rca coi focolai mor·bnsi: 1• per·ch è nnc lre nf' i casi di ar·Lrclcaci pl't·si nd esume con seni fì ~ to­ l os i m ollo am pii, corrd uccnli dir·••llume11te nPl centr•o de lle l e sioni, il nunrer·o d•·i baccilti era piccolo - 2• percla i1 anch e prc>ndenJo eo rn e Lipo il COIIlt•rruto dt>l le cavm·ne !•olmo· nar·i conli nuumerrlc vil"ilote ùu nria, il numer o dei baccdli s p c>sso è limitato. 4. Nei tessuti di g r unulazione pr·ovcnienLi dal collo uteri n o , dalla con giunti va , com e pu l'e nei cn la t'l'i del collo ute r•rno - non mi ru cluto r•invenire i baccilli Jel Kw~h p er contt•o potei osservnr·e una qullnLilà di cocchi auima l i da v i vacis!<irni movimenti atti vi. 5. Il ::<on;..:ue .li due bambini di cui uno co n deg.;mcr·a· zion e cn seosu cl r~i gnrrf!li linl'atici r·.·tr·opcr·ilon··ali, e I'<Jllr·o c on va'\lO a1·t r;ocnc,~ rl d piede dcstt•o, pr·eserrt6 i ba cci Ili del K oeh id l'tltici a qunlli notati nello fr111go ,:.;itù. 6. l liquidi co ntcneuli btlCCilli del Koch inoculnli nl'i lessu li p •~ r·ia rlacr•ln r·i e nei cn pi ossei, possono t'i pr ocl ur·re i n si tu pr·oc<>ssi di nalur·u l'urrgosa di a>'petlo p"!r'l'ellatn l'nle i de ntico a qr rP-IIi che si ~v i lu p pano spontaneamnn l e nel l'uo: mo, intor·essa ndo u poco a poro inl et'l! Mticulm:ioni, e guaine tenti i n ce pc r·iat•Licol a1·i pr•oc••ssi fltngusi id e n l ici ulfa l lo anclre so tto il punto di vista ana tomico a rpr c>lli che !>.i so· gliono osscrva1·e n ~i nostri in fe1·mi. - Que!;li process: arliflcialmenle prodotti possono condurl'e ad una mat·cata rl enutrazion e cd anche a m orte l'animale, senzu che si noli tuhe r·cn l n ~i ai viscet·i l'l!::>piralut·i. Nel seno a quc:;le funp:osilil fu po ssibile r intracciare nnche ~ti stessi bacci lli deSl:rilti dal K o ch.


ltiVl STA

MEOJCA

Bulla. ora.nlologla degll epUettlot. -

- Annali unioer sali di M C'r /if'ina e Chirurgia, febbr ai o 188::!. AMADEI.

L 'aulor•e studiò in 30 teschi d el M useo-cr:on iologico ilei Fre~.JOcomi o di R eggio e in 70 ricoverati del M anicomio di Imola le condi?.ioni m orft)logiche del cr·anio e delna fn cc1a rle gli epilettici, con sider·ando col Lnsègue solo quelli i n cui l"cpilessin è com e una malallia di svi luppo e appnre tr a i 10 e 18 anni. Il Last>gue nsser·isce, in questo gru ppo di epilelli r i. coslan tH J'asimmctr·ia d ella facda, che secondo l ui é dovuta a quella della base del cr·an io; la quale, per·chè poi'La seco l a deform i là llol for o occipilale, sa.r·ebbc la e<lu:;a prim a del lll(ll'ho comiziale. L 'Autor e esa mi nn anche crilicamen Le cruesta Jottr·in a. e da qucslo".\ esam e e dallo studio rliro.Llo dei cr·an i epilellici ..,iene alle seguenti condusion i : t• Gli r p:lellici, del grtJppo determ inalo qui sopr a, hanno cr ani con capacità m edia infer·i ot·e allo comun e, e con peso> spessor /3 e com!tattezzR òellc ossa, SiipCr tor i. 2• N ello gr•an maggior anza i Cl'fl ni epi l ..llici sono anomflli p et' forma. La defor·milu pilr comunf' ud el' si ò In pla[!ioc<>_(alia con corl'elativa obliquilà della .fat•cia. E I"Autore ne dà una descr·i1.iona prwticolar·rgginla l an lo del vi ve n l e, qua n lo del teschio, che uon é possibi le riassumet·c. 3• l\lo questa for·ma non é car·aller·islìca degli rpilel l ici , 1)ercltc vi sono al cuni di questi clio. non la p re~ enlano, e vi sono crani clte la prcscnl(lllO e non furono di epilettici. 4• I g ra.ùi di asimmelt·ia della l esta, cl1e po:òsono offrire jndi vidui non epileUici, possono esser e cosi grandi , e i ~rt~di: <li usimmetr·ia d~gl i epilettici essel'e cosi 1•iccoli, che non è ·possibile stabil irn e un a distinzione quanlilativa. 5• L o slal o della. base del cra nio non conferma l e supposiJ~:iO lli teoriche del Last'>gue. L a defot·mita epilettica non ,d eriva da nnor•mali sinoslosi; é una plagiocefnlia piuttos to Jegala col rachitismo, con pressioni esteme oblique subite dalla l esla e con pr ocessi idrocefalici. 6• I l for o occipilul e in generale partecipa all'obliquilà di tullo il cranio epilellico, m a non sempt•e; e di prù crani non p l agiocefalici o ad ogni modo di non epiletti ci possono pt·e.


lllVlSTA CllllW ilGICA

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sontare fori basilari in vari mc•di e misure asimmetrici. obli-<fUi, ùc: formi come quelli degli t pilellici. 7' Il valore di&;rnoslico della plagioc"lfslia con relativa asimmetria tiP.IIa fnccin é ~rande, ma non è assoluto. L e vari età normali e quelle degli epileUici coslituiscor.o delle seri e, ~he rientrano le une nelle allre e n on si possono per nulla n e ttamente distiuguere.

"Un lombricoaelfegato. ·- B. Oks Ji Bulgaria.- ( Wratsclt, N • 22 o St. Pelersb. medie. Wochens. N• 28, 1883). N ello spcdale di Ra~gt·ad fu portato un uomo di }5 anni che da quAtlro anni soiTI·iva di li si pulmonare e n el quale <la ùue settimane si era munifestato un vomito insistente con i tterizill che aumentava continuamente. Il fegato appa ri va come ingrossato. D opo una settimana il malato m 01·i e la sezione dimostro, oltr·e le caverne nel polmone destro, il seg uente fa llo patologico nel f~ga to: Il fega to era notevolmente ingrossato. i l condotto coledoco si senti va, pnlpnndolo, duro come una carrtilagine; e dopo avel'lo inciso si trovò clte in esso era penet1·oto un lombricoide (femmina), del quale una m età spor~eva libcr·amenle nel ùuodeno. 1 condotLi biliari e ran ~ m olto dilatali, e in uno di essi stava annidalo pt·ofondamente n el porenchima del fegato un secondo lombricoide (maschio). Non esistevano alterazioni di alt1·i organi.

RIVISTA CHIRURGICA l

Dell' u•o e dell'lmportansa 4el bagni permanenti nella. cura delle malattie ohtrurglohe. - SoNNENBURG (di B orJi11o). - rAnnali unioersali di M edicina e Chirurgia.) febb1·aio 1883. Già da cii'CO un anno sono in uso nellà Clinica r eale di Berl ino e n ell'ospedale de'Giudei della !<Lessa cillà i bagni p ermanenti n ella cura delle malattie chirurgiche ed essi s'ac-


RIVIST A

CO!'lano alla immersione permancnl.e delle f'( wile l!iù t•accomandnla ùa V. Lnn;.:enbcck al principio del 18:>0, ed ess:<~ndo oppot•lunamenlO JiBJ)OSlt e pot•fezionati pO~SOllO soddisfa r e a lulle le c><igenze. Questi bui-(ni sono tìabbricnli do lln dillo Biknet• el Co. di Berlino e sono co>'ì di.::po;::ti che t·cnJnno possib ile il conset·var·e la l enapet·alut·a Sl}lllJWC ct:uale ~iot·no e nvlLe e un continuo cambiamenlo d'aequo : l'ammHlètlo vi si Lt·ova comodamente e vi è a sufrk i enza premunito cont r·o il per ico!o di offogare. Gia da tempo sono noli i fuvornvoli ell'etti dei bn~wi grnel'ali caldi pPt'ffitlllellli n e·lle TllHiallic Ul·lla pelle, n el le scolllllu t·e. nelle piaghe da decubito ed onclro 11elle supput·azion i cmnichc: Ol'a l'autore ro nH'llc·re ~ li ope>t·ati nel bog-no d'ncq ua i m mcdialnm t:!n le dopo l'opct·nziQn e. Tt·u g-1 i altri egli vi Ira messi 5 oper·nti eli lilotomia (ln;.;lro i pop1~ll'ico c taglio laleml P); ed egli trova poi comrnendevolis!<imo qursln metodo di cura delle fet·iLC', dopo r e!<lirpnzione del r etto o dell'uler'o, rome pure dopo le opcrazi<>ni sugli intestini, e 8ulla ve~cico, e dopo l'cspol'lnzione di gr·ossi lunJOl'i rrelln r egione del bocinn. I pazienli vi stanno senza punto di febl!l'e e di dn)OI''I', gli uml•l'i St'p8t'ali dolla rc>r•ila vengOnO lt'Mporlali VI{\ bcni:::sirno da sè e l'fllldnmenlo delle ferile non lasc ia nnlln da rle~idCl'8l'e. Nel cor'!:'O di un anno vt:nnet•o lr'nllati coi tklli bagni permflneuli ben 40 Cfl><i, r e;:tanJ.oci i pnzicr di dn poclli giorni fino a dei mesi, senza che si sitlllO osscr~ule n•ai m alallio accidenlnli delle ferite e senza clte l'elit dei pfl:.::ienli vi coslituiscR nessuna conlroindicllzione. Discussione: Hn;.:cdorn (di Magdoburgo) ha già rn uso da clicias:sèllc anni nell'ospedale di Ma gdebu l'~O due apparecchi mollo comodi per bugn i permonenli, che egli chiamtt sernp!icemenle JelLi per bagn!. Ne fa risalt ot·e i considel'eYoli vantaggi, specialmente nelle scottature d'ogni ~l'ado; n el le scollature estese dellronco, questo bagno l'iesce sorprend en lemente calmante e fu ce:«sare del tutlo il dolore. Qn esti ammnluli, chn primn spasimnvnno pel dolor·e e non polrwano dormire. lt'0\'8 vano loslo nel l ello da bo§!nO calma c le n imenlo al pr·oprio dolore a nche quantlo per' la gra \'ezzu tle! caso tlovevano in seguito !;Occombet•e. L 'acqua deve Sl;}uapre stare u 31l" R. allt'imenli gli ammaluti si raffredtla11o e n o n


CHIRURG ICA

possono resister e a star ei colla temperatura di 29• R. n on potendo sopportare a lun~o il raffreddamento del cor po se !"acqua è appena un po' m eno calda. A ppPna gl i nmulalali hnn n o provato il b cnefìl'io c hP. IMo porta il !ello d'acqua. v i J"el".Lnno volenlier·i settiman e e m esi. N è sono mino1·i i ri sul tati che se ne ottengono n ei fl emmoni f'slesi. n el le ~?ravi osteomielili , n el le ~ang r·eno difl"use, in cui gl i a mmnlati vengono pe1' l e profuse suppurazioni talmente n deperire che il saa o non solo, ma anche i talloni, i trol'fl nLer i ed in alcuni casi fin l e scapol e cadono in decubito. l'\o n pochi di tal i ammal ati guarirono, m a~o r·i solo dopo molli mesi ; e ad P.ssi i l !ello ad acqua salvò addir illuJ'a la vita. L o favor evole azione del !ello ad acctua si fece con0scer e anche 11elle lesioni degli intestini ché avevano òFtlo luogo a lìstola !'ler coracea o ad ano preternaturale, come pure n ella gnn grc na dell' in1eslino dopo l'erni o tomia, in quel tem po in cui non si p ensava ancora alla r esezione dell'intestino. Egr·e ~i am enle vide corrispondere H tl~edo rn questo m ezzo do po la litolomia, e l'incisione dell' uretm. Gli g-unrirono lulli i iG operati rli litol omia, di cui 6 furono opel'ali coll'alto appar·ec · chio e 10 col ta~lio inrel'iOt·e mediano (quesli ull•mi co li"tJnsa tngl ie nle ga tvano-causlica): tosto dopo l'opel'azione essi venn er o messi nel l etto ad acqua e vi r·ima,er o fin quasi a comple ta g uarigione. A questi operati eg-li prima introducevo in vo>: c.ica un tubo d'ar·gento, or·a intr•oduce invece un tubo tli ~o m m a, e ve lo lascia per· circa 8 giorni. N on sopravvenne mai una forLe r eazione; tutti anzi gli operati si trovavano benissimo, cessavano l oro tutti i dolor·i, che pr ima per tanto tempo li aveYano cosi tormentuti. H agedom non potrebbe rar' senza rlel l ett.o ad acq ua, della grande emcacia del qual e r;;li si è pienampnte persuaso colle sue numer·ose pmve. Schede (di Amburgo), ha impiegalo su grande scala il Lagno gen er a ie pHmanente dal 1875, quando c~omin ciò il suo servizio all'osprrlale F ri ed1·ichshain, in parecchie af'rczioni e gli dev e u n a seri e di bellissimi ri!'ultnti Pd indubbiamrnte m olle vi t e sal vulc. E~ li no n h a pe rò mai mes~Q nel letto od ucq ua ,.,,.l i operati di. r ecente, per·chè egl i lo r iguarda solo come un r i piego a cut non ricor re se non per necessiti~, riserY andolo


KIVISTA

a quei casi, nei quali gli alt1·i m etodi curativi antisettici, pni comodi e più sicur i sono impossibili a pl'8tical'Si o restano senza e/Tetto (decubito, complrcazioni di fe•·ite dell a coscia o del bacino con incontinenza d'orina, suppurazioni p•·ofnse, J'odoi·e mollo penetrante, per asces;.;i pai·ametJ·itici in puerper·e selliche, ecc.). Schede cita molli esempi i, in cui dPg-li amn 1a.Iati co11 qualouna di qu~s te aiT··zioni I'eslarono fln tO mesi nei bagni permanenti ed alla fine guarirono. Il bagno pennane11 l~ ha sicui'ame•l le in se ste;:so delle propr·ielù antisettiche, e neutr·alizza nominatarnente in for·t e g-r ado l 'azione delle fecci e e dell'orina sulle ferile. Tali pi'Oprielà ant•;:ellichc I·isullano anche più attive quanùo all'acquu del bagno siano state aggiunte delle sostanze antisettiche, ed a qut·sto 1·iguardo sono appropl'ialissimi per il loro buon mtll'cato e pe1· la loro innocuil.à specialment~ gli ipofosfiti alcalini (Minnich) (l). Schede l'accomanda n~?lle circostanze che lo I'tchiedono, di semplicemente distendere un lenzuolo n ella tinozza e qui ndi ùi m etter·vi i pazienti. Il tempo pel quale deve essere continuato il bagno permanente è pres;.;ochè indeterminato. Schede si ri corda di un ammalAlo della Clinica di H AIIe, eh~ aveva fr·aLlui'a nelle vertebre, eire r estò nell'acqua giorno e nolle di continuo per· 15 mesi. Gli arnmulati curati da· Schede col bag-no genPra le permanente desideravano che la t emperatura dell't~cqua fosse mollo alta, la maggior parte a 30", alcuni anche di più, e giammai n essuno l'esse a 27". Dardelel>en di Berlino) l'icltiama il consiglio di 'Vebe1· (di H tdlel di sciogliere del c!OI'uJ·o di sodio nell'acqua, per·ché così le granulazioni si gonfiano meno. Eg-li poi coll' ap-giungere Li molo o aceta to di allumina all'acqua, le fa assumere una azione autrsettica.

(t) L'Autore iulende ~icuramcntc di allurlero ;11 dilli. ANG ~r. o MINtcu, rhirurgo primario nell'ospeda le Civile di Venezia, il cui scrttlo « l:11ra tmlisrllica deUc (erile c proposta di un •movo metodo. • - • Gionl(~/e Veneto di .SCim~e Mediche . , f876, è quant.u di mn~lio si puo dc~itlcr•re po•r cotwscc r~ o per imparare a praticare la cura antisetliea del le fori lo. In esso si u·ovano molle <l.'iSPnuatissirne oss~rmzioni sul siawma Lister, che ora vivam~nte inlt•t·ossano i chiruq;hi tedeschi.


CHI RURG ICA

L& elettroU.l nel oalll ouel non oont~o114aU. - BrcUNELLr , LAURENZI, ScALZI. (Annali unioersali di M edicin.a e Chirurgia, Muggio 1883). Da un r~soconto delle cure chlruq:(ich e eseguite nell'ospedale di S . Mar·ia della Consolazione in noma risulta che un a pseudo-artros i del fenaore guari mediante l'agil eleltro-pun tura e s eguila dal do ll. Scalzi con un apparecc h io f~:~radico. Poster iorme nte a questo primo tentativo rileviamo che in vari casi di fralLure, nei quuli per con,li:linni organiche gen~ra li non si giungeva ad ottenere la consolidazione ùel callo, malg1'ado tuLli gli or d1nar·i eEOpedieuti messi in OfJel'a, si fece us o, dai t re sudJelti Autori, della galvano·punlu1·a con es1t0 d~l tutto ra vorevole. Tre fratture non conso lidale dd la libia ed una del femore furono trattate col seguente m ,.lodo dal do tl. Dt•unolli. Tre u quatt1·o aghi di acciaio, piuttos to resistenti veniva no infitti per 1-2 c~ntimetri di profondità nel tessuto fibro ctu•titagineo del callo e messi succes sivamente in comunica<eione per· 10 minuti primi col polo pol:!itivo di una batterla, me ntre il n cgali,.o er·a collocato nelle vicinanze della frattura, md.tianle un largo ccl!i lalore umido. Pu adoperato un appare~!chio Brassarl a pile di Sm~e e <;.i ntercalo nd cirr.uito da i0-20 elemanti. In un solo caso si Jovette fare una seconda applicazione alla distanza di ci t'Ca 20 ..,,, 10rni dalla prima. Tra que-;li casi di guarigione e ùe gno di 11 ota uno di pseuùoarLrosi della t1biu nel quule il l~ssulo neof,Jrmalo cons isteva in una massa di connettivo inede per complicanze sopraggiunte che richiesero la resezione di una parte degli es tremi fratturali (Laurenzi). Questa pratica elettrolitica eseguila col metodo del BI'Unelli e mollo raccomanclabile.

Delle ferite d'arma da punta. e della loro forma ln rapporto con quella dell'arma. - f'rof. H oFMANN . -(Anna/es d"flyg iène publique et de Med. Leg., 9 g1ugno 1883). È una opinione diiTus a n on s olo fra le per sone del vol~o,

rna anche fra i medici e che è anche riportata sui libri, che s i può facilmente riconoscere se una ferita è stata prodotta


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IUVIST:\.

da un collclln do ta scn, da una ln ma n due fa)!licnli, da u no strumento conico o a più nngoli, c si cr·cdo che In formn della fer·ita riproduca quella dell'nrrnn. Nulla di più fol>:o che una té!le ct·t>dcnza; e>:s!l è stata ed è ancoro rnusa di molti eProri. Non vi hn elle una !':Oia ~pccia di ;:;trutn('lll.i pun~enli , IJUelli n doppio laglicnlc che dù ori:;rine n delle ferite di cui In fot'rnfl ripr oducE' esallamcnte quella dell'arma; il contorno della piap-A c co~ liluilo come quello della sezione dell'arma ola due) m·c hi di curc hio clic si inconlt'MO ml angolo n<::ulo alle estr·em i tà. l\lu ci in gruli•Premmo a partito se si cr·edcsse che tali f;·t'ile non po~sano c;::;sel'ù prodotte che da una lnmo a due tog l ienti; p ossono ancorn r Hsullarc da colpi prwtali con un coltetlo a un solo tn:.rlienlc o c.;on uno sleumen lo conico ;) n più an~oli. Giù il Dupuylt'<'n e i l l\lnlgaigne avevano fùlin <>sMrvnre ('.hA gli ~ ln rin e nli conici produenno dtd lc fn~•ile non r·otondc ma linem·i, e fl vcvano Ul!giunlo che In dia·ezione ùi queste fe rite Ct'H d i wt·~~) seC'onclo le diver'se pRt·ti del cnrpo ollese. Nel 18ll l, il LAn~·~l' st!;.ruitò questo rieel'<.:he e dimo!':ll'ò che la prllo t\\· eva una or·i;~ nl11zinne spN~iAic pt~r· o:;rn i r·egiou r". I n fntti pungendo profondamente lo dh·ct·se parti di un cfltlavm·e si pr•oducono dellt;l f,·rile, In cui orientazione è t•eg:olurmcnte dislrihuiln pet· zonH più o m eno Cl"tes•~ . La forma tli queste ferile é oll'utlo simile a quella delle fP.r·ile

prodotte dn un coliC!llo ordinnrio; i ltwo margini sono allontonoti ud arco di cerC'hio e terminano con delle e"ìlremilà n fr i la te. La lot·o gTandezza è p ropor·zional c Alla l!ross<'zzn del lo strumento conico; possono aversene ùi quelle che sono lunghe due cenlimelt•i e tnt>zzo. ln q11anlo ai coltelli orùinari, si crede generalmente cho rssi pr·oducano delle lerite, la cui forma sia quella eli u n co n o a base più o meno lat·ga secondo la spcssezza delln lama. Ln osservazione moslt·a che ciri non accade, e che il pi ù spesso 11'1 l'ePiln tel'mirra. in due eslrernità ni'Jilale como ' ltwndo è stata fatta da un'armo o thw lu~: ienli. Le feriLe prodotte da lama a più facce hanno una formn s tella lo e il numero dci ra ~gi corrisponde a quetlo deg li spigoli dello strumento (3 o 4); i piccoli l embi di pelle triangolar e limilnti da f[uesti ra:;gi con vergono tanlo più esallu-


CHIIIUf\GlC.\

m ente in un m edP-simo punto, quanto più gl i spigoli dello strumento erano taglienti: rruan do questi piccoli l embi sono stati for·tcmente uep t·essi pel' l\1zione cicll'urm a, si osset·va una ftH'ilo, la cui furnte. corri!"ponde mollo duvvir ino n qu ella d e llo strumento che l'ha prodotta . Con gli strumenti che J1anno molle facce, ogni spigolo divif'ne nalurnlmenle mollo m eno acuto e si o:::sct·vano <.tolte ft> t'i te linea ri si mili a rruelle produ llc da fusti conici, ma pet•ò ~PC."SO si o~se r·van o , pi'll'tendo dolla fessura princi pè!IO clte è Jireltn secondo l 'oeient.azione della pt lle, delle piccole lncel'az,oni seconJm·ie cot·ris p o ndenti agli spigoli dello str•umenlo. L e t·egt)IC pr·ecl•clenti hanno delle eccezioni. Cosi quando uno sl l'umento conico colpisce un punto in cui convengon" i ÙÌ\'M$i si:;temi eli orienlazione della pelle, la 1'..-t·ita può c~­ sere Lt·iangolar·e. L e fer·ile prodotte da un coltello p ()s~o no a vere pure delle lacet•aziorti secondarie quando l'orma è s ta la r i g it•ala nella fer·ito; rruando il coltello ha colpi~o i n una piego della p elle, la fer ita puo esser e a .:ig -zag. La granùezzu del le ferite per strumenti pung enti può daee qualc he inrllcazione per• riconO!':Cel'e la n atura di que!=:l'tt t'ma . Ma qui uncor·a la osservazi one spesso smentisce i t.lati teorici. C o s ì con uno strumento conico la fer'ila presenta gen01·al~ mente una maggiore luughezza dr>l tliam elro dello slr•tunento n el punto in cui si é nrr·eslato. Questo follo si spi Pg-a con la eslens ibililà della pelle; ma poicilè questa es tensibili tà <'· 1i mi l ALfl, possono produt•si P" r l'azione d i un n g r·ossa asta con i ca, d elle loce rnzioni secondarie, e allm·a la fet·i ta pr·in~ cipale ò meno lungo. del diametro dello strum ento al punto i n c ui si è arr·ostato. QuanJo si colpisce un cndavet·e con un collello ben tag liente, cùnfìccnndo e ritir·ando l'ar ma con prerauzione, no risulta u na ferila la ciJi laeghezza è ugual e olia lar'ghezza della l ama n el punto in cui si ò art·estatn . ì\Ja n e~li oltr·i casi, quasi sempr-e l a lunghezza della fer·ila sorpassa più o meno In larghezza della lama, per·chè la ferita è allargaln dai m o vimenti laler·ali che s'imprimono in volontariamente all 'at·mn spin genJola e specialmente r1tirandolu; una l ama mollo stretta può cosl produrre delle lar·ghissi me feriLe, e


HO

Ili VISTA

quando queste sono nel tempo s tesso superficiali, possono attt·ibuir si a uno strumento tagliente. Poichè l'allarl!amen lo della ferila non può essere pl'odotto che dalla pt~t'le tagliente dell'arma, si capisce che il modo con cui er•a tenuto il collello inlluisce moltissimo s ulle dimensioni della ferila. Se per esflmpio l'addome riceve un colpo dirello d'avanti in dietro e di basso in allo, la ferita potrà essere mollo granùe se il fìlo tlel coltello e volla in alto, e non sorpas. scr~ì di molto la largla~zza ~I ella lama, se la pal'le tag liente guartla invece in ba:;so. Ques ta considerazione è importante in certe perizie. Jn c1lcuni casi uua ferila puù esse1·e più piccola del coltello che l'ha prodotta ; questo si spie~a CM la r·etrazione della p elle che allontana i due 01·li della pia~a e in conseguenza riduce un poco la lunghezza di 4uesta. La l'etr·aziono a ccado dovunque · la pelle non è intimamente unita allo par·Li solloposle, come, ad esempio il Cllpillizio; inoltre la r etrazione è più o meno gt'Rnde, secondo che la ferita sia fatta in dir·ezione perpendicolare o piu o meno parallela alla orienluzione della pelle. {Jet·ciò alle estremi là degli arti le ferite dirette perpendicolar'menle al grande asse sono sempre più aper·Le delle ultre e in conseguenza sem. brano più corte. Quindi in pratica è it'razionale il mis ut·artl la lun ghezza e la larghezza di queste ferito, bisogna mts u rare soltanto la lung-hezza, avendo cura di avvicinare pt•ima g li orli de lla fer ita pet' rcndel'le ad una for·ma r ettilinea. I coltelli, la cui parte tag-liente è allus a possono pt'Ollurre delle ferite m o l Lo più piccole della lor o larghezza. L o s tesso accade con is tr·umenti taglienti alla punta e ottusi nel resto della loro lunghezza; in questi casi quando la punta è pen etra ta la par·te più lat·ga dello strumento non fa che divar icare la pelle, la quale. a cagione Jella s ua elasticità, quando l'arma é ritirata, torna alle sue prime dimensioni. Spingendo lentamente un'arma di questo genere si vede la pelle d e primersi a imbuto, poi rovesciarsi in senso contrario e formare un cono che aecompagna per qnalche tempo la lama. quando si ritira .. Con una baionetta si producono così delle fet•ite che possono essere un centimetro meno lunghe del


CHlRURGJCA

diametro dell'arma. Succede in questo caso come n e lle ferite per arma da fuoco, in cui la ferila quando il colpo fu tirato da lontano è più piccola del proiellile. P e r questo stesso meccanismo le palle di pis tola fanno in una piastr·a di gomma elastica dei buchi grossi quanto una le nticchia, c le pa lle di revolver grossi come un capo di spillo. Se lo strumento è smussato dappertutto agisce com e se fosse c onico e produce delle ferile la cui dir·ezione è al tutto subordinata alla orieutazione ar.atomica de lla pelle. Se per esempio si intì:rge in un m t:>mbro una baionetta s mussa ta per pendicolarmente all'asse di qu esto, s i pr·oduce una ferila la cui direzione è al contrario parallela all'asse . In questi casi la ferila è ordinariamente più piccolo delrarm~ sempr·e a cngione della elasticità della pe lle. Ma J'a!':pello de lla ferita in cui si osserva110 delle lacer·azioni secondarie dei. margjni, prova lnlvolt n che la pelle é slala dis tesa e fo rnisce c0sl degli indizi importanti sulla nalur·a dell'arma. F acenclo in una stessa r egione del corpo più fl'rile con una haionetla s mussata , ogni volta in una direzione difl'~::r'e11 te, si vede e lle nullameno lulte queste ferite sono parallele fr·a loro, nella direzione del la orienlazione anatomico della pelle; ma la direzione delle piccole lacerazioni s econdarie dei mal'gini indica quella che occupava l'arma. Tullo ciò che s i è detto a proposito delle fet•ite della pelle s i applica alle ferite delle altre parli molli ; ogni tessuto possiede una speciale orienlazione, di g ui sa che neg-li organi, l e cui pareti sono composte di più s trati sovr<lpposti, una s tessa feritu può aver e successivomcnle delle dit'•'zioni differe nti che talvolta s'incroc1ano ad &ngolo relto. Quando os!';ervansi tali ferite si può affe rmare che non ris ultnndo da una lama a due taglienti o da un coltello bPne offìlalo, non pogs ono essere prodotte che da uno strumento conico o da una lama a tagliente smusso.


14.2

!Il VI S TA

Il male perforante. Doll. .M. M o xoo. H upilu u.x:, 1G o ttubr e 1 8~3) .

(Ga%etle de3

Nelalon fu il primo a J•ichi All1tll'e rottem;ione dci chi rurg h i s u quest11 m alattia. Il fallo ris ale al 1 8~l2, nel <Jilftl tempo

egli pubbl icò uclla Co:oette des Hopitau.:c u11a l ezione su ques to or·gomento. Lu s pt~~Lu er a da to ec.l appr·esso sono stul i falli s ul male pcJ•fur nn l e m olti s tud i i mportanti , f1·a i qual i cilr• J'Ò quPllo dd V ésignè (d' Abu evi l h~) che lo ha ben deSCI'i llo c gli Ira Jato il no1ne che ouclle oggi por ta di m al e p erfoJ·ante o m ale pl <:~nl!l l'e, Tre falli priucìt•ali son o special mente necessar·i a conoscer e: 1• la sede del IHale; 2• il sesso dd l' individuu; 3• la s ua pro fess ione. Secle - SeJe del maiP. perforante è lu pianta del p iede, donde il ri Oi ne di male plarll.a1'e c ita gl i è stn lo d nto. N on tulla In r egione plnnla J'C è Ju dilr..:~·e n lemen te pr·esa , ma sol· tnnlo alcu11i punti cile cnst1Luiscono ciò che si c luama il ll'i pode <l ei pi!!dl.l. Quesli tre pu uli sono: il punto co•·ri ,.ponùen le alla S l'lic()i<t:t io n ~ mcl alf11·so folaugica del dito a•·osso ' ... la e~ li'Crnila on l~ ritH'C del qui nto rn dula:·:;o e il c alcngno. La put' LI'\ cm·r·ispondcnlle atr articolazione m etA La r~'<O -fH la n g-ica del dil•) ~~·osso é l a sede pi •"t o •·ùinuri a d~; l mHie por f•H'ante. .._~

Pt!r ò in uno dei n o~lr,i maiali , il p11nLo alfd lo cnni:>pon<le alla seconda falange c!d di to g r osso: e la r·agione si è che 'lue;.t.' uomo hu il pi ede piatto ed ha innl l l'6 una suiJl ussaz ione di questo dito. I n un nllt•o nostr·o maio Lo i lt•r·imo Jito cs;.endo ~l~:~to nm puL:1lo, il male eecidi vò in co rr.s po n d,~nza d ··l ln sCt"OndA f<~lange del secondo dito che n ·~ lle contilzio ni in cui si LJ'o va il piede dopo ques la amputazione sostiene una pArte ùd pr•so ùen cor po. N elle pe1·sone che hn nnn il pi<>de storto, il mal e perf01·nnt.a, <JUundo esi!'tn, si i nCOiltra nelle parli che si ll'ovano più forl t>men le co m p r·f~!'se sul suolo. Sesso - Si è dello c he il male IH't' f<H'OnLc è una m aln llia qua ~i escl usiva degli uomim : ciò è ver o , ma a Cilnd izio ne di arnmet let·c qualche eccezione per Ju donna , in cui lal v ol la s i incontr a.


Cllill Ul\GICA

J'>rojessione

Le p er so11e che sono più predisposte a

tJUesta maiulLia sono quelle che esercitano una ptofe5sione che ri chieJe lo stare lungamente in piedi. È mestier·i infalli di Ull!:! pressione con ti11UOla per mollo Lemp•J sopr a un punto della pianta del piede per cagionar•e l'apparizione del tnale pcrf"r nn le. Andamento - L' an,Jnmcnto di CJUesla mnloltia ha v~:u·i p e z' iodi . Il p1·imo pcr·iodo è quello della ca llosila, vale a dire ddl'a~cumulo della epiJemidc cornea in uno dei pu11Li Lestè i nrl i c.:ati. Io un coso noi abbiamo veduto il cal lo m entre rsi svi lu ppa va e l ' abbiamo p1·eso R Lt•mpo per fa t• lo sp:wir e. Que!:lto u omo aveva dn una pa1·Le un mnle ped'ot·anle di g ia avanza l o e 1lnll'~1llt'U u118 calli)!';Ìlù. Qne!';La era mo llo dur·a c al ...li s opra s i scor geva una pic·cola punie!!~i alu r·a r ossosli'R del d e rma. Il mnle p<>rflll'uule puo ùu1·am dl•gli anni allo slalo d i cal l osità od OIICh c non ~o•·pus:>are mai queslo p l'i mo per·iodo. I l s econdo ~ il p•~ t·indo ùi ulr:cr·azione. L' ulccr·a può for1narsi in divc1·se maTllei'O. In congegucnza ùi una pt•egsione pt•olunguta pct· u1o1to tempi), i l derma si assolligliu c a poco a poco s i ù i>;tru g~e al punto cl1e non t·csln pe1• cosi di t'e allt·o elle la C!'id l'l'lllide che ùii(H'a fini s~:e con l 'ult:e•·arsi; oppure solto la e pi dcrrnido " Pt'!;Silu, 8f'OCO a poco si accumula lilla cet·La quuulilu di sie1·osilà, e poi la ep,Jc •·m ide gi peefor·a e si ulcer·~) ; oppure an<"ora, seconr!c) lu LC'OI'ia del Gossclin, il male comincet·ebbc con una dm·mo;;iuovile ulccruln, co:1 la lorma· :t.i o n c di una hOI':>a sino vi:1\e In quale s'inrìammer ebbe c suppUt·Gt·chiHJ:. In cet·ti casi il fallo è ve1·i~si m o . Qualunque sia il nwdo d i ~\· iluJ'pO di qucsln ulct•r a, quando si è . s\·i l uppala, s i pres•: nla sol to la fl)t'ma di un picc:oln pozzo , il cui orlo è ft•rnw t() du un CCIT iiH' cpidet•mico. E ~<i :;le come una p e r fo r uzio nc ~ullu con lo slnmpino nel mez:.:o d e lla epiderm i <.l o e solto !l CCJ'Cine r>pidermi co. Si t·iconosce con lo specillo la presenza Ji un ve•·o cnnnletlo snlloepidcr·mi co . • l l t erzo ptwiodo dello lli per fo1·azione è qualifical•> da delle l es i o ni p•·ofondc che giu::;l ifi cuno il nome di male perforante dalO n questa alrezione. L' ulo'(!1'37.i OM è aumcntnta in pr òr o odiiA invadendo p iù o meno lenlameute i tendini, il perio-


RIVISTA

stio e fìnalm ente r osso. Tal vo lta il fondo detr ulcer·A non !'>or pnsl';a il derma e allraver so una piccola perforazione si p enetrA in una bor·sa siuosa svd u ppatasi sotto rl tler·ma il=:p es sito. MA f)uando il male si estende più pr·ofoudomente, il fondo dell'ulcera é formato ct ai tendini e dalle 0ssa, su cui l o !O:pecil lo :a rTiva allora fa ci lmente. Oltr·e i Sl'l~n i or·a r iferiLi ne Cl"i;:;lono aiLr·i, fra cui poniamo in prima linea ran eslesia. In un molato a cua fui obbl iga to di aspot'tl.l l'e l e falang-i di dul3 dila ed in un a l lro l'anestesia era spiccalil"sima , benchè non ll ff&llo completa , cosicch é l'amputazione potè esser e esf')!Ui Lo fJuasi ::;enza dolore. In tuttr i casi i mala ti affdLi dn m ale per·Jorantc sono anestesici, analgesici e sentono molto meno il calùo e il freddo .•\!tre alterazioni concomitanti possono esser e gli atf'r•omi arteriosi , delle alteraziOni trofìclrP . l' in(!urvumen to delle unghie, ecc. In br•evi l er·mini , il corso della malattia è ca r·otte1·islico, esso è lentissirno, a tr'olli , ed ha rlclle alterna tive di miglioramento e :anche di g-uar·igione apparente seguita pi ù o m en o presto da 1·eciJiva che è f)Uasi inevilnhilc. I n quanto alla palogcnesi, lul"cin da parte la teoria vascolar e rl el Dott. Pcan, che Ira abbandonato egli ste&so. benche sia molLo seducente. D el resto l'Ater oma orlerioso é cento volle più frequ ente del male perronulle, e d'Hilra pa rl~ rru esl.o mane non è sempr•e Accompagnalo da ater·omi. La teor·ia del Gosselin perm ette di ;:;piP.gar·e certi fenomeni del principio d ella malattia, ma non tulli quelli che costituiscono il suo svolgimento. Il Poncel Ira paragonato ern esta malollia alla lebb1'a anestesica. MA se il con fronto è po;;!>ibi le per cer·li ri:;:uarùi, ~~srslono per ò rra loro delle g1•anJi differ enze, non fosse altro eire quella ùella sede che nel m ale tw r•for .a 11Le è lirn i l ala alla pianta del piede, laddove la l ehhra O!re:;;Lesica risiede in m f)lli punti. Due l eol'ifl io credo ammissibili: In tcor·io m ec canica per compressione e l a l eor io nervosa ::;o!>l ennla dal Du play. · È certo eire un uomo obbligato a sl~rre <'Onlinuamente in piedi o a comminare m ollo è, per questo fa tto, a cagione


CHJilUilGlCA

Jella pressione prolungato del piede sul suolo, pt•edi::.poslo n l m ale per forante; e co !'li sì trovano !"piega te le 1ue cAuse, !"esso e prol'cssione. Ma in altri casi, queste due cause non bastarono a spiegat'O lo sviluppo dei male. e nelle pcl'sone che ne erano atfèlte sì rì scoPtr-ò la e!'lìstenza di l esioni net'vose, una ncvrìtt> puramente infiammatoria. Il Duplay, il M orat hanno cosi dimostralo che il male per·l"o r ante dipendeva da una allur·a zione dei nervi della midolla o dell'encefalo. In un malato ho pure osservato dei fenomeni di alas.$ia locomotrice. Ma è di fficile risalite alla lesion e primitiva che aveva determinato il male per·fot·ante. Comunque sia, però, io tengo per fermo che questa h-sio;,e n ervosa non basta da sé sola a produrre la malattia, bisogna che vi sia ag~iunta la compr essione chè è la vero causa d e terminante, la cau~a necessaria del male pcr·foranl<'. R i spello ali n cur·a, e::sn è indicata a tutta prima da questa s tessa causo . vale a dire il ripo so e il cambiamento dì professione. Poi essendosi formala la callosità e diventando per se s tessa un agente di compt>essione bisogna to~lìerla il più presto possibi le, taglior•la, raderla a strato a ~Lt·nto fino alle parli molli e applicare un pezzo òi diachylon che !e imp edi!"ce di riprodurl'ì almeno per qualche tempo. Quando poi s i è prodotta la ukerazi0ne, si lralterù con In lìulut·a di j odio e il r iposo, ricor<lanclosi però che una volla guarita è soggetta Il r ecidivare. Finalmente quando la ulcera:~:ione ha distt·utte tulle le par·li molli, che at•t·iva fino alles..,uto osseo, n o n vi h a piu che un solo espediente: l'intervento <·hlt'ut·~ico, T a lP a dire la r esezione o l'amputazione.

o ..o 41 ferita d'arma da f'uooo d'ambidue i polmoni segu.J.ta da guarigione - morte dopo 11 anni per tlsl e4 emoptoe - M. S0'1'>1MERBRODT. - (Centralblatt .(iir mect. W issensch. N. 41). Questo caso importante sì riferi sce ad un soldnto cb!' n Nac h od nel 27 giugno l86B fu fet·ì~o per arma da fuoco ad ambedue i polmoni. La lesione decorse in modo che alla ìn~ort.a pneumonite traumatica d'enlt·ambi i lobi superiori sue· cedc lle l'ìndu:-ìmento connettivale c la cirrosi del par·cnchìma poJrnonale; la quale alterazione as-;ociata aliA piPurìle quasi

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CIIIR UilGIC.\

tot3le cundu"':-e allu for mazione Ji bronchiellusie. Colla dollt·ina foi·nilaci dallo ullime scopet·tc di Koch n on ci è poi difficile compt·endct·e la genesi Jèi pt·ocessi tube r colosi entt·o le bronchiettasie sPm pr e malve nlilale e non mui completamenl~ evacuale. Sopravvenne la tube r colosi gene t·a lizzala e l'esito le ta le avvenne pot• erosione ulcet·osu di un vnso J ccorrento n ella pat·ulo di una brnnchiellasia (lonta na put·ò dalla regione feri la). È inollt·c Ja notars i come dal r cpet·lo microscopico sia ri:mlta la la pcrsistenza del canale Jella fc t·ila, il quale incom inciava dielt·o una cicatrice re trall'l in forma di una cavitu della g t·an ùezza di una piccola avellana ; quc~ta con,unica ,·a ùa una pm·tc con un ramo bronchitllc di lct·zo calibt·o, J a ll'allt·a pat·te con una escavazion e della larghezza di una pennH d'oca , ùccot·t·entc obliquamente dall' infuor·i c dal di sotto vet·so l'interno e in ullo e che al marg ine intorno del polmone itntn ediatam enle sollo la plC!Ul'a leeminava di nuovo in un a d calt·i ce. Quc!;<LA cot·t•i:;poncl evtt di nuo,·o con una le t·zn cicatri ce all'angolo inlel'IIO dd lobo superiot·e ùeslt·o, la quale c icnll•ice ~lavn a capo di un canale liber o c simile a quello Ilei polmone siubtr·o. Qul'slo canale decot·t·cvn dall'innanzi e dell' inlemo verso l'indiclt·u e in sopt·a lt>t•minandu in una qua 1· ta cicatr ice polm onolo che ~i cunlinuava con una cical!·icc c utanea al tllél l'g ine inlet·no cl<•!la scapula. (in '!UC~l'ultimo punto ~? ra stato csll'llllo il pt·oieltilc). Oielt·o il r-isulluto di q ue!"to r epl't'to l'nulorc ~lnbi l isce c ho la lC'B it>ne ubhi~l ovulo i seguenti ctfdli. L n pullu u cll'entt·are de ve a ve t• fra llUI'HlO In lct·za o la q um·ta costola e ft·atlut·nto in modo da ris ullat•nc di esse lr'e ft•ammcnti. U11o di que~li ru li'ovalo a ll' auto1'sia allo s tato Ji callo della 3• costa· n-lt ' o altri due pct·ò fut•ono &pinti c,Ut•c pet· cluc tli\'CJ'~c vie, t: cirJé il fl'ammcn lo dcsll'O trapassò il polmone ùc~lt·o c la scapula c la si fermò ~otlo la pelle, mentre il sini~Lt·o dc\'iundo pe 1·Ji.n•6 il polù1one sinisll·o, ma poi pt·obabilmcntc respinto dalla scapula andò a cacciat·si in alto tra la scapulu e le par eti del tor ace per fct·mursi stabilmente solto la pelle del collo in corrispondenza ati unu cicatt·ice visibilo in que l pun to. ì\l cntJ·e ad unque s' ora falla dapprima una sola apt·t·tut·a d'in!:;t'e!':'so, ne ris ultarono poscia ll·e cicatrici.


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RIVISTA DI OCULISTICA :Della correzione delle ametropia (per le necessità or dinarie della vita).. Fu pratica accetta ricercare il grado preciso dell'anomalia diotLrica e prescrive1·e le corrispondenti lenti correttive. 11 J aval, colla competenza elle gli accordano i suoi studi e la s ua immensa pratica, esprime ora un ben divet·so concello. Pei presbiti si dovrebbero r•·esc•·ivere di p1·imo acchito lenti più deboli di quelle che il difetto accomodativo rit;hiede. A quelli che già usano di lenti bisogna aumentare di una sol diottria alla Yolta, quand'anche p~r ottenere una vista. distinta a distanza comoda nfJ necessiterebbe di più. L'a bitudin e non può essere d'un tratto trascurata: i! presbite con lenti un po' deboli può vedere degli oggelli a qualcl 1e dil"la nza. Si preveuirà però che presto bisognerà aumentare .un· aHra. d iollria. P e r gli ipernudropi bastano le lenti necessarie per socid isfare il malato. Massime pei fanciulli bisogna non mellersi nel caso di usufruire della p1·obebilila di veder diminuire il difetto per la tensione abituale e pe1·manente dell'accomodazione : non é necessario nè correggere nè ricercare neppure l'ipermetropia totale. P ei m iopi; l'eccesso diottrico non ò che un rle mento della q u e~lione: bisogna tener conto dello s lalo ùella retina, dell'età, sesso, pr•ofessione, abi ludim e del carattere s tess0 dell'individuo. L a miopia può distinguersi in tre classi : debole (fìno a 4 diott.), media (da 4 a 9) e forle (supe•·iot·e a 9). Nella debole, inte rJizione assolu ta delle lenti concave pel lavo•·o; se ~i tt·alla d'un g iovane studente uso pe1·maneute pcl lavo1·o di occhiali conoes.~i nLti a ridurre il punto remoto a 25 cenli .1nelt·i pre!<cr·ive•·c di non avvicinare mai di più, si che s ia


RIVISTA

soppressa ogni necessiti! d'inter vento accomodalh·o ••.. NAturalment~ por veder un po' più lontano (per esempio In lavogno) gua!'dusi per· di sopr·a oile l enti. D opo uno o due anni si diminuisce la fo •·~n òcllc l en ti sì da •·esping<"r e il pun to rem oto a 33 centimetri. Per ,.edeJ•e l ontano propr·io si uc:a d'un occhialetlo a mano: il pince-nez non é usabile che all'cl~ allo quale la progre ~s i on e del mole ti meno temibile e l'i ndividuo ha tanta rap-ione per togl ier~i l e l enti p er• veder da virino. Tenendo J'occhialctto colla mano si ni~Lra l'uso per f!uar·dar la laYa~na p. e. e lo allonlo na, poRam.lo la mano gul qunderno, n<'llo scrivere. Lg miopiA mcùia spessi,.simo è il port11to dell'uso in congruo delle l cn~i nei fon ciulli di miopia debole portale a pet·man enzo , pur· quantunque non pet•fellamcnle corretlive dell'anomf.llia; ed in i"perie se poi si fiUmenlono a correzione perfetto. JayoJ ui giovanetti prescrive l en ti inferiori nll'imp eJ•ff>zione di 3 a <l diottr i e: per w•der la lavagna fnr u so dell 'occh i a)e~to o mano appunto di 3 a 4 diottrie. La miopio, osscn·antlo leggendo alla distanza di 25 a 33 cenl., fa~si stazionar ia, e diventa riH·a In miopia prog•·essiva . Nella miopio fot•te non è facile slnbilil·e regolo positive, stante la diminuzione dell'acuilo. Se la l cllura n on è p ossibile a 25 cC'nlimctri che colle lenti, si pr•escrivono leni i perman enti , l l'l~cianòo ancor·a 6 dioU•·ie cii'Cf\ di miopio, eò a ~giu n ­ gcndo,·i un pince-noz di 3 diollri c pet· sovl'apporle alle l enti l)ndanclo in società, suonando ccc., c di 6 per· vedere (juolcht) islonte do lontnno. B i so~na t•i flr ller e che il vetro 11i ù debole spesRo r·i csce più g r·nJi lo pel fallo della difTc•·enza qua ~i costante l1•a la I'ifrazi on c centrale e la pet·ifel'ica. L'asli~malismo e l'ar·eisom<'ll'Opia si cor·•·cggono cogli occ llinli a por·tare n pennancnza, i vetri supplementari devono esset·c ~li !'ft•rici, c ~em pr e eguali lr·a lor o. P e•· l'ei'Jui la7.ione e la scher ma, per· suontll'e il violonc, ecc-. l e Jcnli !>a rn n11o sol o defìcicnli eli 1 a !l diollr·ie al più. !'\egl i nrl ulli, anchP a miopia med io, si possono però u sare senza dnnno onchc vetri perfellnmcnl c corJ•cltol'i, por•Loli in pcr·m onenza. H.


DI OCULISTICA

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:Cheratosooplo. Gitl abbiamo falLo cenno di questo piccolo isll'umento, capace di dare utiliss ime indicazioni qual mezzo pt•atico di diagnosi obbielLiva c di determinazione approssimativa dùll'asligmatismo. Or·a il Wecker e<L il Masselon, dopo aveme fotto l at·go pt·aLico espct•imento, propot·t•ebbet·o un loro pt·oprio chet·atoscopio, che cl'edono potct' b en appellal'e clinico, pel'chè, se n o n può raggiungere la matcmntica esaltezza dell' ofLal mo·melt•o di Javal c Schiòlz, avt·ebbe pet•ò i.l vantaggio della semplici lil, della facilità e pt·onlezza della sua applicazione, ed anco t·a pet·chè di tenue c0~ to mentre clovnto ed assai ò il pt'ezzo dcll'oftolmom clro. L o costrusso i l Ct'{}lcs. Consisto in una piccola lavolelLu -<J U8Ù t'a la , c ho nella faccia rivolta all' ossel'vato!'e pot·ln un quaJt·anle, sicchè la Luvolctta, girundola sul manubt•io di sostegno, si può mcttP.I'e in di•·czioni diverse, ontl'otlenere che la fi gu •·a ùi essa tavoletta rill essa dalla col'nea assumn fot•ma. p erfettamente t'ellangulore: il quadrante gt•adualo indicu l'i nc li n az ione cito fu pct•ciò necessaria dare alla luvolella. La fa cèia dellu Lo.volella twol ta all'osset·vato po1·lu insct·itto un quudntlo nero, che la co1·nen osset·vala t•illetle dcfot·mato: si gi r a come fu sopt·n accennalo la tavoletta fino a che la figuro l'iflessa assuma le par venze ùi un perfetto t•e ltan ~ol o . Allo ra l a direzione m et•idiona del quadt•ante inJich et·u la tli •·ezione del moeidiono dello. cot·neo. astigmatico. Medior.te un corsare a viLe si t•iesce poi a tlat•e al quatlt·ato nero, avvicinandone due dei lati, forma t•ellan golai'O, e di conseguenza la figura rillessa corneale assumerà perfetta app!H'enza d'un C')uadralo. L'indice che segna il movim ento delln vite, indicherà alloi'a il grado del m ovimento compensativo e quindi della deformazione astigmatica . A v 1·emo cosi la dil'ezione del meridiano della cornea, il gt•ado {sommamente approssimativo) della defo1·mazione astigmati co; ~an'l quindi facile il de~lut•ne la dil'ezione tlell'a!'ise della lente cilindrica eù il grado diolll'ico suo, necessario per cor· f'eg~ere la ùeformazionfl astigmatica dell'occliio osset·vato.


RIVISTA

Cet'lo non ~ matematicamente e~o lti ssi m o il proposto mezzo, ma è pratico pct·chè facile e pr onto, e l'e;:perienza ha dimostrato che. le indicazioni riescon o sufficienti aJ una corr ezione quasi perfella, ad ogni moJo utilissima per le esigen ze ordinarie. B.

Bloerohe anatomo-patologiohe sulla iDBammazlone tollloolare della oonglunUva, ossia nl traooma. - E. BACHLMA~N. - (Centra/blaU .fiir M ed. Wi.'l.~. N. 45). La palogenesi del tracoma s i collega coll'es is tenza dello ~ lra. to adenoide della congiuntiva. La densità di ques to stt·ato è minore nell'uomo giovane che nell'adulto. Colla compnr s a e collo sviluppo della sostanza adenoide s i formano delle pieghetlalut·e le quali danno occasione allo sviluppo di pic coli int'ossamenti e tumoretti; fJU Csta particolat•e condizione, cui Slieda dcscrir;.se per il primo, Lrovas i in t utta l'esl~ n­ s io ne della con:.riuntiva palpebt·a le ed é più fol'lemenle sviluppatn nel !et•zo s uperiot·e. Non ;:i Lr o,·ano follicoli lin l'a tici nella congiun tiYa not•male. I follicoli osset·va ti negli animali devono riguardarsi come prodotti patologici, e devesi riconoscer e nei med esimi un signifìcato del tutto identico a quello del tracoma dell'uomo. L'essenza e il fonòamento del pt·ocesso Lracomatoso è da ricercarsi nl'lla genesi del follicolo. D11pp r·incipio si vede lo strato adenoide della congiuntiva invaso da corpuscoli li n fati ci. Dopo breve tempo essi si sollevano qua e la in focolai. I mede~ imi non pr esentano in Yero limiti anl'llomici speciali e determinati; però nel modo di raggruppat'si essi appariscono abbas ta nza bene delineati. Ben presto nell'interno de: giovani follicoli s i scorge una chiara trama fibrosa, le cellule Jinfatiche giacenti ne l mezzo de l follicolo appariscono più r otonde e più g t·andi e giacciono tra le larghe maglie di una r ete, m e)1lre i corpuscoli lin fat ici della periferia, giacenti in maglie più slt'elle appariscono più piccoli. Quèsti ultimi si vedono più oscuri, più geanul osi e forniti ùi spiccali Mnlorni nucleari. Questa peculiare forma delle cellule formanti la periferia dei follicoli è qudla m e-


DI OC ULISTlCA

desima del loro involucr<'. Nell'ulteriore sviluppo dei follicoli . le piccole cellule dello strato limitante pre ndo no una fo1·ma allungata ed i nuclei mostrano una forma ovale . Finalmente vengono inviluppati da fibre. Il contenuto del follicolo puc't rammollii·si oppur e subire un processo di scleros i. L e a lterazion i patologiche che il tracoma apporla alla con g iuntiva dipende dalla sede, dalla grandezza e dal numero dei follicoli. In torno a questi giacciono molte cellule Jinfatiche disposte a g1·uppi. Così può avYenii'e una infiltrazione diffusa solidu ùi tutla la superficie delJa congiuntiva Ja lla quale fanno spo1•genzn i gruppi di follicoli in forma di prominenze s emilunari. Soventi volle avviene una usura della pa 1·e tc anteriore del follicolo e quindi apertura ùel fo llicolo all'esterno, subito dopo si fa una desquamazione dello strato epiteliale della congiunti\'a, dal che hanno origine s ingole o molteplici esulcerazioni follicolari alla superfi cie della congiuntiva medesima. Cosi la muccosa può essere distrutta per g eandi l!·alti c può cambiai•si in tessuto fibroso. In tal modo avviene che la congiunLiva pc i·cle in parte la sua proprietà di membrana secel'llente. Perciò si può definii'e il t1•acoma una infiammazione follicolare. u lcer a tiva che distrugge il tessuto adenoide della congiuntiva. L 'affe zione tracomatosa può limitarsi a singoli punti di questa m embrana; altre volte il processo morboso mentr·e in alcuni punti volge alla !i ne può riprodurs i rigoglioso nei dintorni delle cicatrici e quindi invacle.re l'intera congiunti va. 11 cosi detto tracoma gelatinoso (!) di Stellwac n on è iden tico a i tumori amiloidi. Questi .invadono anche tessuti più profondi delle palpebre e possono anche in cominciare dall'interno, ciò che non succede mai per' le g i'anulazioni • tra comatose . L e glandule tubulose osservo te ne l tra coma da 1 vanoiT e B e rlin , n on hanno un significato specifìco, ma bensì puramente accidentale. Esse non toccano l'essenza del tracoma e s ono p er se stesse una notevole complicazione. del processo. Esse hanno origine nel modo seguente: ne i punti ove si opera l'ukerazione, le pareti degli spazii di Slieda si r iuniscono fra loro sia completamente, sia parzialmente e cosi si formano nel loro interno delle speciali segmcntazioni.

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RIVISTA DI OCUUSTICA

La nuova formazione Ji follicoli nella congiuntiva, bas e cd essenza del processo tracomatoso, trova la s ua analogia nella pt·olifera.zione dei follicoli dell'intestino nelle varie aftezioni intestinali, nella fa r ingite ~ra nul osa e nel catarro nas nle e fat•ingeo. Questa proliferazione ha luo~o nel tessuto citogene o adenoide il quale è costruilo secondo il tipo delle glantlule li n fatiche ed è d'uguale nelut·a del tessuto adenoide nella muccosa dell'intestino. Alcuni autori mettono insieme il lracoma con altre affezioni congiunlivali croniche, scguatament1~ colla blenott•ea. Pure le due molollie s i ditl(wcnziano tra lot•o in ciò, che n el lt·acoma il folli colo rtlppt·esenla la caralleris lica del morbo: mentte nella blenorr ea congiunllvale, specialmente nell'ultimo >'-tadio si for mano v<·~etazioni papilliforml pet• le IJUOii la muccosa acquista un aspetto granuloso o vellula to. Qui hanno una gl'8n parte le allet·azioni mot•bose speciali dello s trato sotlocpiteliale. Le cicalt•ici superstiti alla blenorrea sono s uperficiali ed CCJUBbilrnente esteso, mentre la cicalt·ice tracomalosa ha una sede per così dir•e tipica, una forma il più delle volle taggiala con tendenza ad eslendet·si verso gli angoli delle palpebre ed a r cttarsi contro le cartilagini. Entt·ambi i pt·ocessi, tanto la blenorrea come il tracoma p os~o no, al ptwi di a ltre malattie dc~li occhi, coesister e l'una presso all'altra sulla medesima congiuntiva. Ma i casi di ta l g-enere sono assai rari. Il catarro fl)llicnlare non può itill'enmziar1'<i dal lt·acoma c ft·a le d ue malattie havvi piuttosto una dilfCI'enza quanlilativa che qualilativa. Quelle produzioni in forma di vescichelle alla superficie della congiunttva cbe furono designate principalmente col nome di g r·anulazioni vescicolar i, si trovano spesso sopt'A n tucose quasi del lutto sano, ma fortemente iperemizzale. Quésle pt•oduziolli vescicolori nuÙa hanno a che fal'e coi follicoli linfalici; stanno pet•ò in s tre ttissima r elazione co 11 l'npparato vascolore linfalico della mucosa. Sul principio dello stadio cicatriziale del lracoma si dt•posila uno spesso strato di Les!)ulo unilivo giovane sull'tnte ena s upcrllcie della cat•lilagine; il quale tessuto é caus a


RI VISTA DI TERAPEUTICA

della sclero~i e della retrazione cicatriziale. Siccome esso posa immediatamente sulla carlilagine senza essere dalla medesima separato da alcun tessuto cedevoiP., cosl deve di necessità avvenire nella t•etrazionE' cicatriziale un corru~a­ mento delle cartilagini palpebrali. Siccome la retrazione ha luogo equabilmente in tutte le direzioni, così la cartilagine seguendo la forza di tt·azione della cicatl'ice dovrà assumere una forma incurvata.

RIVISTA DI TERAPEUTICA lM UD nuovo medoto di medloatura e dell'ulo del aubUmato In ohtrurgla. - K u~t~f ELL (di Amburgo). Annali universali di Medicina e Chirurgia. - Febbt·aio ·t81t1. L'autore comincia dal fat• rilevare l'alLo valore delle medicature con polveri antisettiche in generale, la cui cognizione e dili'us ione è dovuta all'introduzione del jodoformio, quantunque l'us o di questo mezzo voglia esset·e estremamente limitato per le sue pericolose proprietà tossiche e per i numerosi tr·isti esili avutine. Nel desiderio di sostituire al jodofor·mio una polvere non nociva, ma per ò egualmente attiva ed antisettica, vennero introdotti in chirurgia con buon es ito i più dill'ct·enli a11tisellici, come l'acido salicilico da Kuster e da Schmidt, la na!'tal ina da Fischer e il sollonilralo di bismuto da Kocher. Nel riparto di Schede, dopo varii tent.alivi poco soddisfacenti falli con miscele di clor·UI'O di zinco e acetato d'allumina con argilla bianca, carbonato di calce ed altre sostanze, venne alla fine trovatb un sale doppio facilmente solubile, in una mescolanza meccanica di polvere di carbone di legna e di acelalo di allumina, e questa polvere antisettica può


RIVISTA

.r er molli ri~pe tli sol" li tu ire i l j odoformio. Essa Yennc

impiegnta con vanl.agtzio, col 1nodo stesso del jodoformio, p er ri empicre le fertle cavilarie, non appropr•iale per la gua rì . gione per prima intenzione, residue a r esezioni, necrotomie, estirpazione di glandule, ccc. V ennero con essa ottenuti ri sulta ti favorevoli specialmente dopo l'esli t•pazione del retto, riempiendo compl etamente la cavità della ferila, senza pr!mn r·iuniro alla pelle e!':lern a il m oncone r ellalo, con della polV<'re e ricoprendola con della carta pecora. In tre casi co:-;i trallali il decor·so della ferila fu affatto senza reozi one, e la definiliYa confìgul'nzioue del nuovo ano e la funziono t! Pilu 1 parte furono felicissimi. I n seguito alle r11ccomanùazioni di K och v cnn.~ usato qun~i esclusivamente il sublimsto comP. antisettico potentissim o e che è mollo attivo anche se si adopera diluitissimo. Do 1 principio di nQvembre es,;o fu adoperato estosomente CIUal liquido disinfettante, sciolto nello proporzioni di 1 per 1000 a 5 per 1000 e solo più tardi in soluzioni più concentrate di 1 010. Finor·a vennero osservati solo due cnsi di comparsa ùi fenomeni di intoc:!':icazionP (cioè salivazione affatto pns~o g~icra) in due individui dccJ•cpili. Coll'uso. del sublimato l e mAni diventano aspre o ru vido pPr l'il'rit.aziono della pelle, analogamente a quando si u><n la !':Oiuzione al 5 010 d'acido fenico, ma non "'Ubiscono P''t'ò la ingrata sensazione del formicolio e dell'anestesia. Dalla soluzione di sublimato gli slr'umenli verrebbero mollo intaccati e r esi allusi: perciò per la lor•o disinfezio 11 e. come pure per la polverizza,.ione si usa ancora la soluzi on~ al 5 010 d'acido fenico. Le spuf(ne e le comprrs>:e si man. tengono in una soluzione di sublimalo al 1 OJO; e tutti i materiali di m edicalura sono preparati col subltmato. L a setn con sublimato si prepara fuccnùo bolli!'e, come già faceva Hegar, il materinlo greggio per due ore in unn soluzionC' di sublimalo al 1 010 e viene poi conservata in una soluzione ancora ùi sublimato dell' l per 1000. Si prepa!'a poi un catgut con sublimato, fle ssibile e di lunga conservazione tenendo per 12 ore le minugic gregge di intestino in uno !':oluzi one acquosa di sublirnato dell'i 0(0, e quindi avvol-


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gendole strettamente su dei rocchetti e conservandole in una soluzione alcoolica di sublimato del 4 per 1000, a cui siasi aggiunto il 10 OtO di glicerina . Si prepara poi al modo solito la garza e l'ovatta con sublimato ( che contengono 1'1 per 200 di sublimato), che si adoperano invece della garza carbolica e dell'ovalta salicil.ica, impregnando i materiali sgrassati colla sopranominat.a sol uzione alcoolica di sublimato, al 4 per 1()(l(), colraggiunta di iO 010 di glicerina. La quantità di liquido esubet·ante viene poi tolta. via con uno speciale macchinismo, somigliante ad un torchio. P er preparare un materiale ùi medicalura, che, disinfettato prima con sicurezza e facilmente mercé di mollo alte temperature o con acidi minerali concentrati, si potesse poi rendere antisettico col sublimato, e che assorbisse bastevolmente gli umori della ferita, e si potesse preparare ed avere dappertutto, e possedesse insieme il vantaggio del poco costo, si impiegat•ono esclusivamente sostanze in o t·· ganiche, e cioè la cenere, la sabbia e il colone di vetro. L'ordinaria· sabbia bianca di quarzo venne arroventata a. lungo in un crogiuolo di creta e poi mescolata con una soluzione eterea di sublimalo nella proporzione dell'i pee 1000 e cosi bastarono 10 gr. di sublimalo sciollo in 200 di etere per preparare 10 chilogrammi di sabbia arroventalo. Questa sabbia cvn sublìmato o si usa, come già il jodoformio e le altre polveri antisellic.he, per riempìere le cadta delle ferile e vi si fissa mediante alcuni strati di garza preparata pure con subli ma~o e mediante una fascia; oppure s i versa abbondantemente sopra le ferite, cho -,i curano per prima intenzione, e che si cuciscono, si t·icoprono con colone di vetro o si provvedono di tubi da fo~natura capillari anch'essi di vetro e ci s i mantiene in egual modo. Questa medicatura si dimostrò specialmente preferibile nelle ferite per operazioni agli ai'li ed al capo, nelle spaccature degli ascessi, nelle cura dei condotti fistolosi, ecc. l n quelle regioni del corpo, nelle quali torna difficile l'applicare un apparecchio col silièato di potassa riescono i guanciali di cenere. La cenere di carbon fossile depurata


RIVISTA

dalle m escolanze accidentali meccaniche gr ossolane, viene leggiet·menle inumidita, per accr escere la capacità assor bente, C<) ll una soluzi.one acquosa di sublimato (1 parte eli ~ ublimat o su 2500 tli cen er e) e viene quindi messa in strette bor se tli col one, pl'ev iomen lc disinfe ttale (dopo a verle ben t'ipulile) in una soluzion e di sublimato all' i per 200 con ag· gi unta vi il 10 010 tl i glicct•i no. Di tali guanciali Ji ceu er e se ne JWepat·uno di 5 ùifle!'enLi ~ra n de zzP, da 12 n 'tO cen timel!'i !(Unùt·o ti, e si ri empiono pi ù o meno, ll'npunlanJo i più gt'attdi con un a o due se t·ie di pnnli. Essi si nclnltnn o benissimo a lle difl'et•enzc di livello dell e vaeie pm·ti del col'po ed essendo molli eset•citano una forte com pr essione senta pOI'lo re alcun pt·cgiudizio. 1l col one di vett·o, che è fini ssimo, m ol lo assot·bente, e che filalo che sia si lava con facilità c con si curezza cogli acidi concentrali, si conserva in una soluzione di sublima to a ll' 1 010 riunito in piumaccioli e l ègget·mente spr·emulo, s i applica sul la fer ilo in sottil e strato. Pet· la sua for te virlu essiccan te il co tone di velt·o tiene lonluna ogni irrit.azio n-e· ·e coopera all'azione asso!'benlc della fognatul'a, ed lta pel'cio un conside r evole vant.aggio sul pt·oteLtivo di Lis te1'. Dagli ullimi sludii di K elu·er e di H ega t• sui vanta ggi e sui da nni della fognatura capillat·e, l'autot·e v enne indotto a ·prepat' are con del eol one di vetro appr oprialo, delle as ticelle da fognatura capillat·i c convenienti pet' il tt·allam cnto delle feri le in genere. Queste aste ca pillari di vetro si prepar ano intr ecciando il co tone di vetro, di spo~ Lo in forma di col'doni, ch e sono poi la cosi detta o-ela eli vetr o; se n e fann o di quallt•o divet·se g t·ossezze e si conservan o in una sol uzione di sublimalo all'l OtO. Vantaggio speciale di qu este aste da fognntura di v c tPo .è qu ello di eser citar e anco1·a una suffici ente azione aspirante anche essendo sollili ssime, avendo le più piccole di esse un diamelt'o eli 2 millimett•i. Pet·ci6 esse (anche le più lun ghe) possono esser e le\·ate anch•3 in una vol to sola senza che ne segua r i tenzione dei secr eli, non essendo pet· esse n ecc~~ar·i o un gr ad uale accor ciamento come è spesso il caso ·dei tubi el i gomma. Questi sottili e pintLi intrecci di velro


DI

T.EHAP~:UTI C.'-

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occupano così poco posto e comprimono cosi poco i tessuti con cui sono a conlallo, che non danno ma i luogo alla form azione di un canale e c he l'ades ione immediata e soda di a mbedue le superfici della ferita che appunto costituiscono il condollo non incontra il minimo oslncolo, levata che sia l'asticella do fognatura. Nessuna. compr•essione poi e ness una flessione delle deLle asticelle capillari di vetro può interrompere la loro azione continuala; cd esse possono es· sere direllamente condotte in un g rosso st rato di sabbia o di qunlunque altra polvere anliselltica senza che r esti im· pedita la. loro funzion e, come a vviene ai tubi di gomma, quando il lol'o lume s i rende impel'vio. Usando di queste a s ticelle di vetro ben di raro si fann o necessarie le incisioni e lé conlroincisioni alle più basse parli ùelle ferit e; sono anzi talora del lulto inutili, perchè per capillarita gli _ umori della fc!'ita vengono l!·asporlali benissimo in allo anche dai punti più declivi. Queste asticelle sono poi di valo re singorare per r endere asciutte quel!e estese ferile cavilat>ie che non perme llono per 1St loro posizione una conlroincis ione, como, per esempio, qudle c he r estano al di die tro dello s terno, in seguito all'cslit•pnzione di tumori profo~di del collo; come pur e sono di g rande ' 'sntaggio per la fognatura dello spazio di Douglas. Esse intanto convengono solo per ~li umori separati dalle fel'ile asettiche ; e 'luindi per (.wacua.r•e i liquidi pu rulenti bisogna ricorrer e an cora ai tubi de l'o gnalut>a. Il me~lio è mellP.t'O o posto queste asticelle di vetl'o prima di fm•e la s utut·a della ferit a: per la lot>o introduzione poi nei cannl i delle fet·ite mollo lunghi si trovar ono assai opportune le pinzette per le arterie di Billrolh un po' più solti li e più lunghe. La t ecnica della medicalur•a con sostanze inorga niche è sempl icissima. Dopo avepe appl icato lo necessarie asticelle capilla ri di ve tt·o, s i copt·e la fet>ila, per una s uflìciente estensione di un sollilo stra to di colone di vetro, poi ci s i applicano sopra uno o due piccoli g uanciali di cener e un po' inumiditi, e si copre il tullo r.o n un g uanciale pure eli cenere natur·almente più g r·nndc r!ei primi e lo si tiene fìs-


RIVI S TA

salo con una benda di M uli. u sando unu compressione non t•·oppo debole. Non è necessario ri copr·ir e l'u ltimo guanciale di cenere con cnrta gommal a o con caJ·I,u peco1·o nè con allro di sim ile 1 e neppure il chiudere la meJical ura co11 ovatta anlisellica . La pr i mn medicatura si mantien e in posto quo.si senza e<;cczione fino olia presunta guari gione della ferita : cir ca al 7•-to• f.!iorno, e nelle piccole fel'i lc prima, cambiando l o medicalura si estraggono le asticelle da fog-natura capillari in unu volla sola, e si sopr a p pone un guanciale di cener e €' si versa !;OJll'a ancora, se n e ò il caso, nel m odo descr i tto della sabbia al sublimal o. Dopo ciò la medi calut'a re sta i11 posto lino alla definitiva guarigione. SoltanLo pe1· eccezione è necessario un cambiamento di medicatur a prima del lempo fissalo. Il piu ùclle volle nel decot•so della cura n on ci è f~bbre, osserv anùosi mollo piu r aramente con tale m edicalur a, che non con tulle le allre medicalu 1·e antis••lliche, ltt febbr e aselli ra delle l'et•i te, L 'assenzn cl i ir1·i tazione sia 11(~llu ferila che !'; UI\a pelle cireoslanle è quanto si può di m eglio d1 •si~ dt>ra r e; c la guar·igione pe1· prima intenzione riesce con una sicul•czza e con uno unilbt•mi tà che non si è mai senlita neanche adopranùo il piu ri gor·oso m etodo Lisler. N on si o::;;:;rt·,·ar ono mai tìnot•a fi stole dA fo ~rnatura, n è eczemi eu~ lanei, f{uanlunque sin il colono di vetr o che le asticelle per la fognalut•a vengono a lungo l enule in una soluzione di sublimalo dc•ll' l 010. Con tale meùolo di meù•calut•a si ottengono l e guarigioni ùCfilli live pel' p1·ima intenzione nel piu breve tem po che si può imnwginal'<'; cosi , 111 10 ampuluzion e di coscia truari it 1 1 :~ giorni, delle erniotomie in H . I malcl'ioli di n•eJicn llll a si possono dappcrlullo lacil~ monte pt·oncùct·e (almeno l e cose principali) e qualunque

nwdi co può prepat·a,·!i senza diffìcolta. Ln tecnica della mediClllm-a, per la quali w sicurissimamente anti;.ollica dei dl'lti mnleriali, mollo piu semplice di q~ella lipicn di Lis l1'1' e di qualunque ollra meùicalura antisettica pct· ncclusione.

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Dl TERAPE UTl CA

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Il costo poi delle medicalure inorganiche è minimo. Il s ublimnlo neccssat·io per la preparazio ne di 100 litri della piu forte soluzione non costa più di 0,6~ marchi (L.It.0,82). Dieci chilogrammi di sabbia con sublimato esrgendo solo 200 grommi d i soluzione elet'CA di sublimato, vengono a c o s tare marchi 0,56 ( L. Jl . 0,70) oltre al carbone necessario per l'a t·t•on: ntamenlo della sahbia stessa. La preparazione di 25 chilo;::t·ammi rli cenere con !>Uhlimato ~.:osta 6 cen tesi mi. Le asticelle di vetro pet· fognaltH'O costano, secondo In g rossezza, da marchi 0,10 a 0,:10 al melt'O (da 13 a 38 ce ut. ital.). Il materiale "necessario pet• due meùica lur e di una amputazione di coscia, elle decorse tipicamente, compl'esa anche la soluzione di sublimato occorsa per l'opet·azione e le fascie adopet·ale costò marchi 0.90 (L. Il. 1,13); quello per le er·rriolomie costò per ciascuna operuzionc marc hi 0,41 (L. Il. O,fl2). Nei ll'e mesi incirca, cot•s i dall'introduzione di questo n uovo metodo di medicatura, non si sono p iù osservate nel coropat•lo di Sclwde nell'ospedale d'Amburgo, malattie d'infezione traumatiche (le quali prima vi si osservavano con form idabile fl'equenza cd esigevano le loro vittime) n elle f"e · l'i le ricoperte da un apparecchio ad occlusione. Per pl'ima condizione capitale per polet·e ottenere buoni 1·i::- ul la li colla cor·rella applicazione di tale medicaLura esige l'autore una sufficiente antisepsi primaria eseguita a str etto ri gore n ei s uoi più piccoli dettagli e f)Ua lo seconda condiz.io n o vuole che sia lasciata 111 posto la prima tnedicatuf'a p iu a lungo che sia possibile, fino cioè a che s i presumeello la ferila sia. guarita. I .a possibilità di polC't'e agevolmente pt·ocut·arsi dovunf!ue i 1 n .ateriale necessat·io p et· le· medicalur e inot·gan iche, la r e la ti vamenle piccola quanti tu della sostanza antisettica nccc::;~a ria per la p t·cpat·azione di grandi quantità di liquido JisinfeLtante, ed il poco costo fanno raccomandare l'uso di 'lueslo nuovo metodo nella pt•alica della chit•ur gia bellica 11 m etodo di medica tura in discorso possiede anche il vantaggio di non limitarsi ad una determinala sostanza antisettica. Se anche avvenisse che il s ublimato per le sue p ro-


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RIVJ STA

prietà tossiche o pPr ollre ci rco~tanzc si di mostrasse no n piu ollr o usufruibile con vantaggio ; ciò che non l'i tiene l'aulore, n è crede di do Yer ammeltet·e, si potrebbe r icorrere, senza pregiudizio del metodo !!Cnerale, ad altro efficace anlisellico. Una lnuella di circa 200 ca!':i, Lrnttnli dnl principio di marzo 1882, nell'ospedale genero le ù' Amburgo colle medicalure inorganiche illustra i Yant~ggi del m e todo riferito di medicatm·a fAcendone Yederl' i la,·or·rYoli risultnti avuti ( 1).

ID,Jesioni •ottooutanee di chinino. - (Gio,.nale di jarm. e chimica). P er renderle inc>cue, ii D. Galvagno consiglia immet·gere il tu betto della soluzione del sale (di bisolfato o bicloriùrato, al titolo di

~~5 ) in una tazzolina d'acqua <'alda a 40' ; ot-

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tenut.a la pet•feUa soluzione la si injetla ancora calda. Due sciringhe Pra"az possono contenere 75 cenligr. chinino, che NJuivalgono a più che 2 g t·ammi pt•csi pPr boc<'a. È bene poi far dei baf{nolini frerldi sulla puntura con una semplice compt'e!'sa ripiegata. Con questo metodismo il dottore sovra r icordato non mai ebb e il menomo accidente loca le, nei numerosi casi in cui ebbe r icor!'o al valido ed economico mezzo. B.

Sopra alcuni agenti dluretlot. - Pr-of. PRJBRAM , - ( Wiener A lly. J.1edic. Zeiwng.) Il prof. Pribram avendo fallo una ~erie di ricerche com parative s u diversi a!!enli diuretici, comunica ora il ris ulll\to di alcuno suo el'pcricnze non prive di pratico inlet·e!"se. L e !'OSlanze solloposte nllo sper·iml'nto sono l'apiolo, l'al'bulina, la cafl'eina e la !<CillipicrinR. Pal'tendo dal fallo che in alcuni caf:!i il decollo di semi di pt•ez7.emolo pro\'oca un ab b ondonle aumento de'Ila diuresi, il P l'ibram ÌHl usnto in un crrto numer·o di casi l'apiolo cito 0 una me ~rol an7.o di olii (l ) li matrrial o• di nu•llira tura 'irn~ olato tn rommcrcio dalla raiJIJrica Ji materialo per medicatura di M:u; .\rnolìl a Chcmmitz.


DI TERAPEUTICA

eterei che furono estratti dal Joret e IJomolle dai semi del prezzemolo. Il risultato di queste esperienze é in breve questo: che dosi di 0,50 - 1,50 e più il giorno sono bene sopportate e che ripetutamente dopo il loro uso fu osservato un notevole aumento della diuresi, ma che esse inoltre, come dimostrò la· misurazione delle bevande prese, aumentaron_o la . sete, e l'aumento della urina di regola fu proporzionale all'aumnnlala introduzione delle bevande. Nè mai fu p otuto osservare una favorevole influenza sugli essudati, s ui trasudati sierosi, sulle malatlie renali, ecc. La seconda sostanza sperimentata è l'arbutina. Es tratta fa prima volta nel 1854 dal Kavalier dalle foglie dell'uva u rsina, fu recentemente proposta dal Lewin e dal Behrendt rer la cura di certe malattie degli organi orinari, nelle quali è desiderabile una azione antisettica, fondandosi sopra alcuni spet·imenli ed anche sul fatto ch<~ l'arbutina è un g lucoside che nell'organismo si scinde in zucchero e idroc hinone, il quale ultimo é ~eparato con la orina e le comuni0a le s ue note proprietit. Il Me nuche ha in alcuni casi osservato dopo la somministr-azione di0,60- 0,80 rl'arb:.~tina un aumento della quantita giornaliera della orina in media di 50 g ra mmi e la raccomanda pet· ulteriori sperimenti. Le o sservazione del prof. Pribram es tese a più cas i di malatti 8 d imoslrat•ono che c..:. n dos i fino a 1,50 al f!iorno raramen te seguiva un importante aume nto della quanlita della o r ina, che questo soleva e~sere accompagnato da un cor· ri s pond ent~ aumento della quantità delle be vande, e che n o n mai fu potuta osservare una spiccata"influenza sull'esis t ente processo morboso solto posto al tratlamenlo diureti c o (ascite con cirrosi, ess udati pleurilici, idropi diverse, ecc.). La caffei na é s tata di corto calot'osamente raccomandata dal Brac kenridge, Lepine ed allri, specialmente nelle malattie dei reni, del cuore, dal primo in piccole dosi, dall'altro in dosi di ·J,f>O. Mentre generalmente quest'azione diuretica è attribuita a una inft11enza della caffeina sulla pressione sancr ui an a, il Bra cke nrid ~e lA deriva da una influenza diretta "" "' s ull'epitelio t•enale. II Pribram ritiene questa ultima idea non affatto priva di fondamento , poichè egli si accorda col Hei11


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RIVISTA

denhai n sulle cause occasionanti la diuresi; e crede probabile che la caffeina come appartenente al gruppo della xantma possa stare fra le sostanze urogene nel senso del Heidenhain e deii'Ustimowilsch. Egli spiega inoltre percb.è volendo dare la caffeina, non usi le injezioni sotlocutanee di un s ale doppio di questo alcaloide, ma preferisca la somministrazione interna; però osserva che con ·le piccole dos,i finora usate, che raramente g iunsero a un grammo, norì ha mai osservato una vera azione effi cace. Molto soddisfacenti furono i risultati ottenuti con la scillipicrina che in casi appropriati, a dose di 2 grammi in soluzione acquosa all'i 010 ebbe per conseguenza immedia· tamente o esclusivttmenle dopo l'uso del medicamento urn aume nto della quanttlà dell'orina da pochi centimetri cubi fìno a 3 o 4 litri, senza un corrispondente aumento nella quantità della bevanda. E nel tempo stesso ~-i ebbe una notevole diminuzione negli esistenti versamenti sier osi. Effetti secondari sfavorevoli nei numerosi casi esaminali norn furono mai osservati. L'effetto utile della scillipicrina non la cede a quello della digitale in casi eguali. L'arbutlna. N. 39).

MENCHE. -

(Centralblait jiir Med. W i,!s .

L'autore, che da vari mesi sta studiando l'azione dell' arbutina e dei suoi prodolli di decomposizione sull' uomo , in seguito ad un lavoro di Lewin su questo argomento e pubblica lo negli archivi di Wirchow, si è deciso di dar comunicazione delle proprie osservazioni. L'arbutina, un glucoside contenuto nella fo~lia di uva ursina, sottoposta alla cozione con un acido o sotto l'influen7..a di un fermento si sdoppia in idrochino e zucchero. L'autore raccoglie nelle sP-guenli pr oposizioni il risultato dei suoi sludi: 1• L'arbutina é in molti casi un prezioso diuretico. 20 L'arbulina può essere somministrata a forti dosi senza alcun danno. 3• Anche nell'uomo passa nelle orine ,trasformandosi in idr ochino e zucchero.


Dl TERAPEUTICA

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Riguardo alla sua azione diuretica il Menche comunica due ost-\ervazioni. Nella prima (con insuflìcienza milrale, con d istur bala compensazione, forte edema, tumefazione del fe gato e albuminut·ia) , in seguito aiJa amminislt•azione dell'a r butina alla dose di 0,8, la quantità giornalier·a del l' or·ina em essa ~ali una prima volla da 900 a 1000 cenl. c. un'altra volto da 700 a 1000. Nel secondo caso osservato tratta vasi di uno stretto da perilonite tuhot·colosa cronica, il quale sol· ·toposlo al medesimo lratlamenlo manifestò una escrezione d ' orina raddoppiata in quantità. L'autore poi non vuoi rig uardare questo caso come mollo concludente perché possono mani festar·si nelle 24- ore oscillazioni grandi nelle quant ità d'orina anche senza ca usa apprezzabile. L a malallia contro cui l'arbulina agisce specialmente è il ~ta r r·o deHe vie orinarie per -il quale il Menche raccomanda lli d ose di 3,0 fino a 4,0 grammi di arbulina al giorno. P e r ò il relativo materiale d'osservazione si riduce a due • cas i di catarro vescicale, il pr imo a fondo tubercoloso l'altro con secutivo a mielite tt•aumalica , i quali momenti eziolog ic i. come è nolo , lasciano poco a spet·are sull'efficacia del &.ra ltamento. In qu e~ti due casi l'azione diuretica dell' arbu · t in a ba complelamente fallito. 11 r isultato del primo caso fu che la ve~cica fu liberata dai dolori. L ' autore vorrebbe che in tali casi SI propinasse l'arbutina in sostituzione delle fo glie di uva ursina. R accomanda anche contro la gonorrea l' uso interno del l' a rbutina, la quale passa in vescica allo stato di · idrochino e si sostituirebbe benissimo alla soluzione di i e 2 per cento di idr ùchino consigliata per injezione da Brieger. Secondo t e prescrizioni di quest'autore, l'ammalalo in ogni emissione d 'orina deve risciacquare la s ua ut•etra colla soluzione d'idrochino. Non vi s ono esperimenti che comprovino e!';sere l'arbutina il . solo principio attivo delle foglie d'uva ursina secondo l'or·a a ccennalo autore. L' idrochino non è eliminalo dalle orine ~m e tale, ma allo sl&to di solfato di idrochino che è di azione diversa.


IUVISTA DI TERAPIWTICA

BtmedJo del mal 41 mare. -

(Revue d'Hygiène).

Cento rimedi furono suggeriti, ma non se ne trasse mar v ero e s ic uro e ffetto. Il Be1'nct cr eùe che la r agione dell' ineffì cacia dipenùa ùall'usa roe inopportunumente: lo sLomac·o no n li assorbe appena si inizia il malessere del mare. Egli po i consiglia di mangiare parcamente qua ttr'or e prima di imba1'carsi ; un'ora prima della pa rtenza s i P.renùe una forte infus ione di buon caffè ( 't:> gr. pet• 100 d'acqua bollente). L'effello per siste per 8 ore e nelle g randi traversa te si può ripeter e. Anche volendo usare il cloralio, il bromuro di potassio, ecc. devons i prenùere due ore prima della partenza. Nei lung hi viaggi pe••s iste ntlo a sentire l'influenza del more si potr a trarre mollo vantaggio coll'uso di piccoli clis te r i con i5 a 20 goccia di lautlano. Le raccomandazioni ù'un medico nella posizione del Bernel e che ha tanta esperienza del mare, s ono una vera garanz.ia per tentare l'attuazione dei s uoi cons ig li. B.

L"ln•ufftaslone 41 polveri medloamenton oontro n oatarro delle prime vie aeree. - GooDWILLIE D. H. , di Nuo va York. - (A n nati universali di ,vJeclicina e Chirttr[J ia, dic e mbre t88:3). Il cata rro naso- faringeo s i re nde sovente cronico ed incu· rabilC', per ché trascurato nel s uo esordio, mas:<ime nei fanciulli. Le polveri medicamentose vengono co n vantaggio applicate m ediante ins uffiatori di costruzione atfatto"simile a i pol· verizzalori che s i usano pei liquidi. Essi servono tanto per • la cavita nasale, quanto per la farin ge e lo larin ge. È necessar io che le polveri s iano estremamente triturale e ridotte vera mente impalpabili . Getta ndone in aria un pizzico s i deve vederlo disperdersi lentamente come fum o. Ecco alcune formole, che meritano di esse1•e raccomandate : B enzoino . . . . . . gr. 4 Cloridrato di morflna ccn tig t·. :.!5 S o ttonilra to d i bismuto. Nilra lo di polassa a na g r. t:·>


RIVISTA DELLE HALUTIE VENEREE E DELLA I'RL I.E

461.)

È pregevole per la sua azione sedativa; utile quando vi

è iperemia e dolore.

Allume . ana gr. 4 Gomma arabica . . . . Sottonitrato di bismuto. Nitrato di polassa . . . ana gr. 15 Utile quando si ricruede un forte astringente, per esempio ,contro l'epistassi. Jodoform io. ana gr. 4 Canfora . . . . . . . Sottonilralo di bismuto. Nitrato di potassa . . . . . . . ana gr. 48 Ha azione antisettica e quindi è da usarsi, quando havvi secreziona fetida, ulcerazioni, granulazioni esuberanti. L a ,canfora maschera l'odore dell' iodoformio.

RIVISTA DELLE MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE Contrlbuslone alla etiologia e patologia 4eDa blenorragia uretrale. - Dott. BocknART. - (Vierteljahr. f. Derm. und Syp!t., e Deut. med. Zeitung, N. 31, 2 agos to 1883). Il Buckharl potè nella marcia dt tutli i casi di blenorragia <la lui esaminali (258) riscontrare la esis tenza dei gonocoechi del Neisser. Essi si mostrarono tanto più numerosi quanto più il caso era recente ; nella blenorragia cronica sono s carsi, ma, anche 11 mesi dopo l' infezione nella secrezione muco-purulentn non mancano mai completamente. Si t•isconlrar\\00 pure nella secrezione blenorragica della vap;ina e del collo dell'utero, mentre mancarono sempre nello scolo uretrale cagionato dal cateterismo. Per dimostrare la natura patogenica di questi micrococchi {poiché come è noto negli animali la secrezione blenorra-


RIVISTA -166 gica non attacca) fu falla una injezione con un liquido di cultura nell' urelra fino allora slala sana eli un malato che si trovava nel periodo finale della demenza par·alitica. Dopo la incubazione di due giorni e mezzo apparve uno scolo, in cui fino alla morte accaduta dieci giorni dopo, si poterono dimostra1·e numerosi gonococchi. L' autopsia dette un resultaLo tanto importante quanto inatteso : non solo il canale urell'ale aveva la forma caratteristica della blenorragia acui.&. ma anche la vescica orinaria appariva manifestamente iperemica e ~el rene destro si trovò un cerLo numero di ascess i la cui dipendenza dalla blenorragia era pr·ovata senz' allt•o dalla pt·esenza di numerosi gonococchi nella marcia. P er mettere in chiaro la conuizione di quei microrganismi nel tessuto della uretra, questa fu indurita nell'alcool assoluto e quindi tagliata in sottilissime sezioni. Gli spazi sanguigni della porzione cavernosa, come pure la trama connettivale, il tessuto mucoso e sottomucoso cosi pure i tagli trasversali e longitudinali dei vosi sanguigni ivi serpeggianti si trovarono occupati da un gran numero di globuli bianchi strettamente addossati gli uni agli altri i quali per la maggior par·te contenevano gonococchi. Nel tessuto mucoso e sottomucoso della fossa navicolare, i vasi linfalici, gli interstizi del te,.;suto connettivo e le cellule mig!'anti giacenti libere nel tessuto erano piene zeppe di gonococchi. Molte di queste ullime ce!lule erano scoppiate e avevano dato occasione alla formazione di cumuli di gonococchi liberi. L'epitelio della mucosa non contiene mai gonoco~c hi. Il corso della malattia, il Bockhart se lo rappresenta nella seguente maniera : i micrococchi facendosi strada fra gli epiteli della mucosa penetrano nelle vie linfatiche della fossa nàvicolare, aumentano fino a produrre la trombosi dei vasi 1infalici e provocano una viva infiammazione con emigrazione dei cot'puscoli incolori del sangue invasi da loro. Passando attraverso il tessuto della mucosa nel canaleuretrale, le cellule si aprono e si producono quegli ammassi di micrococchi che si trovano nel pus blenorragico. Questi gonococchi che già sono diventati liberi nel tessuto della mucosa penetrano nelle cellule migranti contigue e giungon()


DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PEllE

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con esse nei vasi sanguigni e nel tessuto uretrale dove finalmente si disfanno. Cosi si spiegano naturalmente anche la maggior parte delle complicazioni della blenort•agia: l'edema del mea to orinario del ghiande e del prepuzio dipendono dalla trombosi delle vie linfatiche, la linfangite del dorso del pene, i buboni blenorragici; l'endocardite e l'artrite blenorra~ica che talora ne seguono sono senza dubbio occasionate dal trasporto dei gonococchi. La guarigione spontanea della blenorragia è solo possibile in quanto, per la profusa suppurazione, nel ri!'>olversi la trombosi dei vasi linfatici, sono eliminati piu gonococchi di quello che se ne formino nel tessuto per via di scissione. D'altra parte dbl fin qui detto scaturisce la impossibilit.a di un trattamento abortivo efficace, poichè per r emuover e la causa della infiammazione bisognerebbe distrugger e con le causticazioni la mucosa, il tessuto sottomucoso e parte del tessuto cavernoso. Della oura abortiva del ba.bonl e della Unfadenlte ID genere coll'aoldooarbolloo. -~ TA,·LoR MoRSE K . - (Annali unioer·sali di Medicina e ChiruT'yia, luglio 1883). 11 dot t. Morse K. Taylor, capitano e chirut·go assistente dell'e.sercito degli Stati Uniti, riferrsce ventiJue casi nei quali certamente ottenne buonissimi risultati, e nota che nel corso di sette anni ha trattato da cento cinquanL' uno casi di varie forme di linfadeniti, derivanti da cause specifiche e non specifiche. Quando poi egli potè incominciare la cura prima che la formazi one del pm• fosse ben stabilita, gli riuscì di arrestare immediatamente il processo e mitigare il dolore in pochi minuti. Il so o metodo è di iniettare direttamente nell'interno de1la ghiandola infiammata da dieci a quaranta minimi (1) di u na soluzione contenente ollo o dieci grani d'acido fenico per oncia. (t) Il minimo corrisponde a 0,059 centimetri cubici, l'oncia a~ grammi e il grano a 64 milligrammi.


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•ote atau.tlolae llltomo allo -niluppo 4el bublH»at venerei uloeroal. - COEN EDMONDO. - (Giornale !tal. delle malattie oeneree e della pelle, e Annali unioersali di M edicina e Chirurgia, dicembre 1883). Con questo lavoro, ba ~a to sopra un cor1·edo numeroso di fatti, l'autore ha potuto ll'Ul're utili deduzioni cli niche intor no allo SYiluppo del bubbone venereo ulceroso. t• Quando l'ulcera molle si trova in una sede ben determinata (desl!•a o sinistra) del pene il bubbone venereo ulceroso é d11l medesimo lato 83,33 per 100. 2• Le ulceri molli della regione prepuziale sono quelle che danno più spesso il bubbone ulceroso; in pi•opoi·zione del 48 per 100. 3• Il bubbone venereo ulceroso incrociato si riscontra 7,74 volle per 100. 4• 11 bubbone ulceroso Si ,25 volle c; i mani f~;s la nellti tre prime settimane dopo la comparsa dell'ulcera molle:; pii.t fr equentemente nella !';econda settimana 33,75 per 100. ;,• I bubboni ulceros i bilaterali si verificano 1.1 ,25 per iOO; le ulceri molli delle altre regioni, li generano più di frequente 55,55 voi~ per 100. W Le donne vanno soggette al bubbone venereo ulceroso con notevole minoranza rispetto agli uomini, 6,25 volte per 100. 7• La peri-adenite complica il bubbone venereo ulceroso 21,25 volte per 100.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Cura eU aloune ~eole 4'ooolualollllllteatblall per messo

4ell'opplo. - P osT G EOR GE E. - (The Meclical R ecord. New York, 1882, N. 16 e .4 n1lali Gnioers. di medicina e chirurgia, i febbraio 1883). L'autore distingue anzitutto due varietà dell'occl usione intestinale, la cronica e l'acuta. La cronica si presenta sem pre ~4uale effetto di alterazioni anatomo-palologiche fisse (lumori


BIBLIOGRAFICA

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addominali , ascessi della spina e della pelvi, anomalie di ]posizione dell'utet·o, cancro dell'intestino, briglie cicaLI'iziali). Più svariate !"Ono le cause anatomico-cliniche che danno luogo alla forma aeuta, e il Post le distingue in sei classi, che sono le s eguenti: 1• Corpi stranieri indigeribili arrestatisi in un punto dell'intestino. - Son questi rappresentati molle volle da scibale fecali indurite e agglomerate. Il miglior modo per .combaltel'le consiste nei purganti drastici e nei clistet:i , e talvolta anche nel rompet•e ed estrarre le scibale coll' .aiuto .delle dita o di un apposito cucchiaio. 2• Ernia strangolata interna. - Questa diagnosi é difficilissima: quando è possibile, la cura consiste nel mettere .allo scoperto la po!'Zione et•niosa e togliere lo strozzamento. 3• Ernia str·angolata esterna. - Qui l'autore comincia .a trovare l'indicazione terapeutica dell'oppio e dei suoi derivati. « Allorchè, egli dice, il laxis non basti a ridurre l'er" nia, due vie sono aperte al medico-chirurgo curante. Se <• i sintomi sono urgen~i, il chirm·go pl'Ocedet·a all'erniotomia, ., pUI'Ché l'infermo ed i suoi famigliari non vi si oppongano. " Se i sintomi non sono urgenti.i (per esempio, se il vomito .. è scarso o nullo, se il polso è ancora sostenuto, la tem" peratura pt·essoché normale), oppure , anche essendo ur..., genti, l'infermo od i suoi famigliari ricusano con insistenza .. il sussidio dell' alto operativo , allora il medico ricorrer& « all'uso dell'oppio. I purganti in s imili casi soventi aggra.., vano il turbamento venendo a spingel'e il contenuto delle " intestina posto al di sopra dal punto strozzato contro la " porzione incarcerata e producendo inconvenienti gravi, « quali l'irritazione e l'infiammazione del contenuto del sacco, ,, e talvolta lo stravaso delle feci nel cavo peritonaale. In " s imili contingenze l'oppio somministrato pet• via della bocca « o la morfina per via ipodermica, combinali cogli emollienti " esterni, bastano a ridurre la tumefazione , a far sl che il • taxis si possa ripetere con maggiore speranza di buon ri" sultato oppure agevolano il ritorno della permeabililà del .. tubo intestinale 11. L'autore conforta questo asserto coll'esporre due casi eli-

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nici di grande importanza. Il primo di essi rig uarda una donna di 75 anni, affetla da ernia crurale strozzata. L'ernia durava rla parecchi anni, e si era sempre mostrata irriducibile. Falliti i purganti, i cliste rj e il taxis, vennero fatte le prescrizioni seguenti : mezzo grano di oppio ogni sei ore, unzione del tumore erniario coll'unguento di belladonna, cataplasmi di linseme s ul tumore e sul basso ventre. Dopo il terzo giorno di questo metodo di cura , ai cutaplasmi vennero sostituite le ponnellature di collodion elastico. I sintomi di strozzamento cedettero in seguito alle prime dosi di oppio, e al 6• giorno dal principio della cura, la paziente ebbe cinque scariche spontanee. Il S·econdo caso riguarda un uomo di 65 anni , affetto da ernia inguinale strozzata. Fallito il taxis, rifiutata l'operazione dalla famiglia dell'infermo, si ricorse all'oppio, e nel 7• giorno l'emia si era spontaneamente ridotta. Amendue questi casi ri riferiscono a persone d'eta avanzata , nelle quali l'ernia inguinale o crurale è atl'ezione frequentissima. 4°. Tumefazione della valvola ileo·eecale giunta a tal punto da impedire il passaggio delle feci. - Si riconosce questo stato speciale, più raro dei precedenti, pel vivo dolore che si manifesta in corri~pondenza alla rP.gione ileocecale, pel distendimento dell'intes tino tenue, la colica, ecc. Anche in questo stato di cose l' oppio torna etncacissimo. " I purganti, dice l' autore, in simili casi hanno l' inconvec niente di spingere il contenuto degl' intestini contro una • barriera insormontabile ". È questo il punto forse meglio trattato dall'autore e che merill.a speciale considerazione. È pur questo il punto intor no al quale l'autore ha raccolto il ~ maggior nnmero di casi, citandone ben tre per confortare il suo argomento sul vantaggi.o dell'oppio in questa forma di occlusione intestinale acuta .. Fallo che merita qualche riguardo , mentre i soggetti colpiti da ernia s trozzata er ano amendue vecchi, giovani invec:e gli altri due colpiti da tumeft~zione della valvola ileo-cecale. Il primo caso riguarda un uomo dell'età di 35 anni, sorpreso da oppilazione intestinale , per la quale venne cut·ato senza alcun frullo coi purgativi e coi clisteri. Il med ico curante stabili allora dia-


BIBLIOGRAFICA

gnosi di ascesso pericecale, e in base a ciò prescrisse venti mignatle e cataplasmi emollienti al luogo del dolore. Il prof. Post, chiamato alletto dell' infermo, s tabill invece che s'aveva a fare con oslru~ione ileo-cecale, e in base a ciò prescrisse la poi vere del Dower , facendone prendere dapprima sei grani ogni tre ore' fino a che il dolore si fosse sensibilm ente mitigato. Unilamente prescrisse c.a taplasmi emollienti di linseme al lato destro del ventre. In capo ai terzo giorno dal principio di questa cura, il passaggio del tubo intestinale erasi t•ipris linalo. Il secot~do caso si riferisce ad un giovane di 30 anni , il quale venne improvvisamente colpito da slipsi ostinata e disuria. Di molo proprio pt·ese un energico purgante e ripetuti clisteri, senza altro effetto che di aggravare i sintomi specialmente la distensione del ventre. Quanùo l'autore venne chiamato, l'infermo versava in uno stato gravissimo: la tumefazione e la timpanite erano maggior·i nella regione ileocecale. Che fa egli in questo frangente 1 Estrae l' orina col catetere, prescrive venti mignatte sul punto più rammollito della tumefazione, unzioni coll'unguento di belladonna e eataplasmi emollienti alla parte inferiore e al Ialo destro del ventre: infine prescrive tre grani di polveri del Dower daprender si ogni tre ore. La prima dose di questa polvere venne r ejetta per vomito , ma le dosi successive vennero trattenute. I sintomi colici in breve si mitigarono, il ventre ritornò molle e trattabile: i sintomi andarono sempre successivamente migliorando finché nella sesta giornata dal. principio della cura l' inferm•) potè avere due scariche copiose. Durante le prime 26 ore l'infermo prese nove gran i di polvere del Dower: e durante 6 giorni prese in totale una dramma di detta polvere. In seguito a queste sca11iche al vi ne venne sospeso l'uso dell'oppio, ect in sua vece fu dalo Polio essenziale di castoreo, somministrandone venti goccie ogni due ore fino ad avere la scarica alvina. E questa si· ottenne subito nella prima notte , onde l'infermo in breve tempo guari. soggetto del terzo caso è lo stesso giovane del secondo. Alcuni mesi dopo conseguita la guarigione venne egli as-


RlVJSTA

salito da un secondo attacco, con sintomi pari per forma e intensità ai precedenti. Invece della polvere del Dower il P ost somministrò la morfina : l'effetto ottenuto fu pressoché identico, poichè dopo una settimana di questa cura l'infermo .ebbe una scarica alvina seguita presto da guarigione completa. L' autore accenna ad altri ·casi di questa natura nei quali il tt·altt:tmenlo coll'oppio fu cor·ona to da risultati coslan- temente t:elici. L'autore fa notare che il t•egime dietetico in tutti i casi citati fu esclusivamente composto di brodo e latte finché comparve la scat·ica alvina. Alla esposizione <.le~li anzidetti tre casi seguono alcune osserva7:ioni che meritano di essere rif~ rite poiché questa forma morbosa della lumefdzione della valvola ileo-cect~le sembra rar·a presso di noi. « L'uso dell'oppio, dice l'autore, .,, in lutti qu.~sti casi differenti si fonda sopra un'unica base ,, ed ha per iscopo di mantenere in uno stato di calma la a part.e irritata o congesta od infiammata tìnchè l'irritazione u o la congestione o l'infiammazione sieno complP-lamente « vinte. Ciò ottenuto, l'intestino ridiviene pervio ed il natu" rnl movimento per·istaltico sgombra il tubo dal s uo con·« tenuto. La considerazione dei danni inerenti all'er nia sLroz" zala e an· occlusione pl'odotta i:lal gonfiamento della val" vola ileo-cecale, dimostra che essi non si debbono riferire • all'incarceramento delle materie fecali per parecchi giomi. • Quest'incarceramento si verifica in alcuni individui che • sono abitualmente costipati per· lo spazio di pat·ecchi giorni, u senza che si abbiano i gravi sintomi accennati. Il chirurgo • in seguito all' op11razione della fistola cisto-vaginale pro• duce coll' oppio una stipsi artificiale che dura uno o più " giorni. Ptl.t'imenti il medico produce la stipsi nella iofiam" mazione del pet•iLoneo. In che co!>a consistono adunqHe " questi danni 1 Essi consistono nella infiammazione del tubo " intes tinale o dell' omento , infiammazione che spesso dà. " luogo a gangrena , e nelltl. infiammazione del pet•itoneo • cAgiona la dalla rottul'a dell' intesti no o dalla conlusione c por tata dai tentativi di taxis. La cura coll' oppio è com" mendevolissima in tulli questi casi, non escluso quello in


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cui abbia luogo la gangt·ena : anche allora l' oppio giova. c coll'ar restat•e i movimenti peristaltici finché la linfa effu sa • tutto all' intorno abbia raggi unto un grado di consistenza • tale da non esser più possibile il suo slravaso nel cavo « peri toneale •. 5• Inoagina.Aione dell' ileo nel colon, oppure di una por:: ione del colon nella rimanente. - La diagnosi di questo stato di cose, spesso non si può stabilire se ·non quand•> la porzione invaginata sia accessib1le alle dita o vis ibile all'endoscopio. Anche in questo caso è commendevolissimo ruso dell'oppio. Lo scopo è sempre l' identico, quello cioè di arrestare il movimento per.istaltico e mettere in uno stato di perfetta quiete tutte le parli invaginate, fino a che la connessione fra la porzione periloneale si la al di sopra e quella sila al di sotto ùel punto invaginalo siasi effettuata in modo cos l sicuro, la mercé di un copioso deposito e di una s ufficie nte organizzazione di linfa plastica , da impedire la effu· s ione di materiali settici nel cavo pet·iloneale. Quest'asserzione è avvnlorsta dalla considerazione di uno dei modi di gu ari~done naturale del.la in vaginazione, quale è quello che ha luogo col cadere in gangrena della porzione invaginala e colla sua espulsione per la via del retto. In questi casi d'invaginazione l'oppio ha però un altro scopo, quello cioè di mitigare la colica e diminuire la tensione del ventre, sin tomi di grandi ssima importanza e dai quali dipende la gravità maggior'e o minore di ciasc un caso speciale. Solo quando i s intomi ancho in seguito al metodico uso dell'oppio non accennino punti) a migliorare, può offrirs i la indicazione dell'inter·vento chirurgico. 6° La colica spasmodica. -Quest'ultima forma di occlus io n e intestinale acuta, sostenuta fr.a i clinici contemporanei dallo Jaccoud, suole prediligere le persone che sono abitualmente costipal~. Essa corrisponde all' ileo nerooso di altri autori, alla passio iliaca vera di Sydenham. Benché questa forma esiga l'uso dei dt•aslici, pure è moll-e volte conveniente il fai.' precedere un' injezione di mol'fìna s ul punto più dolente. L 'autore avvalora questo asserto citando il cas o di un uomo abitualmente costipalo, il quo le venne assalito da un vivo c


RI VISTA

dolore all'ipocondrio destro, in corrispondenza all'angolo che forma il colon ascendente col colon trasverso, accompagnato da vomito e da disturbi generali assai gravi. Prima di ricorrere al purgante ed al clistere, l'autore injettò per via ipodermica sul punto più dolente un terzo di grano di morfina . Questo metodo cm'S.livo venne r ipetuto anche negli attacchi successivi, ed ebbe sempre per risultato quello di rilassare Io spasmo e di agevolare l'azione dei pur·galivi. P erché mai, mentt·e nelle pr ime cinque varietà di occlusione intestinale acuta si usa somm inistrare l'oppio od i suoi derivali e composti per la via della bocca, in quest'ultima varietà si pr·ererisce l'injezione ipodermica di morfina 1 L'autore si affretta di espor ne i motivi, che sono soddisfucenti. Nelle prime cinque varieta l'oppio deve portare la sua azione sedativa sullo strato mucoso e sullo strato muscolare <lei tubo intestinale non solo, ma anche sul peritoneo. Di qui la neces!:'ilà che l'oppio, o illaudano, o la polvere del Dower, sieno somministrati per la via della bocca. Nel caso di colica spasmodica per lo conlrario, ciò che il medico deve anzitutto cercare é l'azione antispasmodica. e questa si oltiene più agevolmente dalla injezione ipodermica che da altri mezzi. Ma v'ha di più: l'oppio preso per via della bocca spiega sempre un' a:r.ione astr·ingente e sedativa sulla membrana mucosa dell'intestino ; se quest'azione nelle prime cinque va rietà, non s i oppone all'opera dei purgativi, nel caso di colica spasmodica torner·ebbe indubbiamente dannosa. Tali concetti, tali le pratiche del prof. Post. Ma fJUanta somigl ianza fr·a questo articolo e quello stesso argomento pubblicato da chi scrive sugli Annali Unio. di med. e chirurgia, nel fascicolo di maggio dell'anno 1879, Vol. 2{7! In quell'articolo io riferiva anzitutto l'esempio di felice applica· zione dell'oppio in un caso di occlusione intestinale r•ibelle a i purgativi falla sin dt~ll'anno 1867 dall'e~regio dottor• Casare Coggi, attuale medico primario nell'ospedale maggiore di C eemona. Ma l'uso dell'oppio nell'occlusione intestinale non dala da anni, bP.nsi da secoli. I l Tralles in un'operetta, che i ncominciò a pnbblicarsi a Br·eslavia nel 1757 e venne ristamp a ta a Napoli nel 1789 col lilolo Usus opii salubris et no-


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:r:ius in morborum medela, tratta ektesamenle dell'oppio n ei casi di occlus ione intestinale, chiamandolo remedium elegantissimum sum:neque proflcuum. Ma per riconoscer·e da quanto tempo dall'uso dell'oppio nei casi anzidetti, bisogna r isalire fin presso ai primordj dell'arte. Areteo raccomandava gli anodini, Tralliano lodava i clisteri d'oppio e giusquiamo n ~i essi d'ileo, non però giusta il concetto odierno, ma solo p e1• calmare il dolore e temperare l'azione dei purganti. Si avvicin arono di più al criterio moderno raccomandando l'oppio nell' il eo medici illustri di tempi a noi più vicini, quali Len- . tilio, W edelio, Syderoham, Hoffmann, Ba~livi, Van-Swielen. Di t utti i medici dello scor·so secolo, il Tralles è però quello che in questo punto più si avvicina a noi. Al cuni suoi tratti, che ho ripetuti nella mia memoria sopra citata, s i direbbero una traduzione di questo o di queJ· passo dell'articolo del prof. E. P ost. se avvi grande somi~lianza fra il cri t~rio cliuico per· l'amminigtrazione dell'oppio nei casi d'occlus ione inle!=>tinale esposto nella mia memoria e quello esposto nell'articolo del periodico americano, non v'ha grande divario quanto al modo di ~amministrazione e alla dose. Solo il prof. Post parla della ;nj ezione ipodermica di morfina, ch'egli afft'lrma di aver trova to efficacissima in alc11ne forme di occlusione intestinale. ora, per quanto ne so, nessuno prima di lui , trattò dell'injezione ipodermica di morfina nelle occlu!'ioni intes tinali; perciò il lavoro del profe!:'i'lnr· Post SPgna su que!>lo punto un reale progres!'<fl. Ois!'<i che non v'ba grande divArio neppur•e r iguardo alle do!'<i impiegate. E per· dimo!'<lrAr questo con un esempio, bnsli O!"!"Cr,·at·e che il mezzo grano di oppio prescritto ogni Rl'i 0re nel primo cn!"o di ernia strozzata esterna ricordnto dall'autore, corr•if'pondt. appr·os!:'irnativarnen te a 3 centigrammi e mezzo; questa dose quindi differisce poco d Ai 4 centigrammi d'oppio prescritti o~ni due ot·e dal dolt. C oggi nel ct~.so di occlusione intestinale da me nnrralo n e llA rnemoria Mpra rir.ord11la: e meno ancora quest-a dose differisce da fJUella di ·i centigrammi d'oppio ogni 4 ot•e pr~>.­ :c;critti da.! sullodato dott. Coggi in quell'infermo che forma )'oggetto delln ~lor·ia 2• di un'altr'a memoria !"ullo !=>lesso ar·


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gomenlo llu me pubblicata sul fascicolo di settembre i880, Vol. 253 di questi Annali. Per quanto ri guarda la polvere del Dower usata in più casi di occlusione intestinale e con mollo frullo del prof. Post, non posso fare alcun raffronto poiché essa non venne impiegata in alcuno degli infermi che formano l'o~gelto delle mie m~:~m orie. Tra le varieta di occlusione intestinale acuta, raulore annovera pure l'er nia strozzata. Questo fatto é nuovo, ma pure sembrami fondalo sopra un criterio esatto. L'ernia s troz1.ata, come prova chiat•amente l'autore nei casi esposti, non il'lpetta più esclusivamente al campo della chirur gia: uu·emin strozzata può ridurs i mediante l' oppio , i clisteri , le unzioni di belladonna e i cataplasmi e mollienti, mezzi lutti che spettano alla medicina non operativa. Parimenti il volvolo, la tor!;ione intestinale , non ispettano più esclusivamente alla medicina propriamente detta : falliti tutti i mezzi calmenli, compt•eso l'oppio, fallito l'enteroclisma, allora può nascere l'indicazione dell'intervento chirurgico che è il supr emo rimedio. La g ronde analogia di si ntomi, di esito e di cura di ques te affe:doni rende gius to e razionale l' abbracciarlo in una sola classe. E per viemmeg:lio mostrare quest"analogia notiamo come alcuni illustri clinici moderni , quale lo Jaccoud, raccomandino di esaminare attentamente gli a nelli pei quali puo avet· luogo l'et·nia, specie l' anello inguinale ed il crurale, io ogni caso di occlusione inlestinule acuta. Il P ost non fa alcun cenno dci vantaggi dell'oppio nella così della fOI'Ola cronico di occl us ione intes tinale. ln questa fopma egli abbraccia tutte quelle varietà di occlusione intestinale che sono pr·odotte da tumori addominali, da ascessi della spina o ch:lla pelvi da anomalie di posizione dull'utcro, da l cancr o dell'intestino, da briglie cicatt•iziali o (aggiungiamo noi) da dive r·ticoli intestinali. Frattanto il caso clinico esposto nella mia pr·ima memoria {Ann. C:trto. M ed. 1819, CCXLVII, 267), t'i guardo un contndino·all'e.utopsia del quale si trovarono 7 divet·ticoli intestinali e una lunga bt•iglia cicatriziale, la q uAle dal mesocolon ùcstro saliva fi no a lla parte supe riore del meSOCOIOn Sinistr o. Quest' et·a la VCI'8 C8U S8 dell'occlusione intestinale cronica sofl'erta dali" infermo il

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DlDLI OG IUFICA

q 11 n1e aveva difatlo asserito Ji e>'sere abitualmente C("'slipalo.

Oea, in se~uilo all'uso dell'oppio n ell' i nasprirsi di quest a rorma cronica, l'infermo ebbe diverse scariche al vine con so llievo notevolissi mo; e la morte ebbe luogo con lutti i c:1 t·olteri (lelln sincope. Piacenli dunque rammeltor e il vantnggio dell'oppio an.::he in detct·minole vnriolà di occlusione i nle!"linale che l'autore appella c1·oniche. E in vero, comprl'\n• .Jono Lt·orro f:1 cil m enLe an chE\ i profnni all'arLc che una occ Ju!;Oione intestinale cronica, nel senso letteral e. n on ò co1npn1i bi le colla esistenza: i pazi enti afl'elli da questo f01·ma sono abitualmente slilt.ici. ma la vitn loro non è minuccinla che in 11 n m omento in cui ~i l'a acuta la forma m orboso cronica, ciò che può avm· luo~o· per cnuse swwiale. Per tal guisa ctuest..e l'orme che l'aulot·e chiama croniche vengono, quanto alla curo, n cadm•e nella stessa cla~se delle rorme acute. Un altro ammaestramento può trarsi dal citalo articolo del l •erioLlico americano. Ed è che non lot•nn necessari o l' ammini s trare l'oppio puro nei casi di occl usione intestinale: ell'elLi identici si ollengono riai suoi composti e derivati, quali la polvere del Oower e la soluzione lli morfina. Non smettiamo però di notare come fino dai suoi tempi Sydcnham raccomandasse in simili casi il laudano, e H oiTmann prescrive$Se una miscelfl di liquore anoùino e di laudano. l falli esposti ci portano a concludere che l'oppio c;: rimedio ~ o v r·ano nella cur-a dP.Il' occlusione intestina le. Non vogliamo con ciù destituire del loro giusto valore altri sussidi, quali l'inter vento chit•urgico, il ba.~no ghiaccialo sul ventre tanto rAccomandato d<:~! lo .Jacco\ld, l'uso dell'elettrici là per eccitare il movimento Yermicolm·e, i drastici, il me1·curio metallico, R infi ne l'enteroclisma. Quest'ultimo espediente non di cosi recenle data, presso di noi come si crflde e che in Germania cor r e soLLo il nome di metodo dell' H e~ar (i ) for se è destinalo ad occupare Lra breve un posto important.issimo n ella terapia d e lle affezioni intestinali. L 'enteroclisma può riuscit•e giove volissimo cosi in alcune forme di enterite cr onica, come in ( l ) :'\P olio:tlc le l•rtl\'1' il prof. A. CORRAIII in qur•sli Alma/i (:\. llli9. Yol. CCL l" l lo{. ~8-1, 488).

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alcune forme di o cci usi o ne illlcstinale, e 111 i specie nella copr·ostasi: io già ehhi occa:sione di nort·are la stot·ia di un contadino all'ello rlu dian·ea pcllagTosa r t·onica e r•iiJelle a piu for·Lt astr·in ~cnli p t•esi p er bocca, In 'JUule ccdclle solo in S<'~ui lo all'enteroclisma piu volle r•rpetulo (1). Quanto all'occlusione inlc::;ti nal c, ollr e n Ile ll)di ll'ibutnte all' en l<'rorli ~ma in Akulle \';11'iPlà di qu,sle fur•ma mOI'bo!"a da valenti clinici qunli il Cnn tu ui, ri cur·do un e:-.elltpio elle ho osscr·,·nto all'ago~lo ilt·il'anno l8 0 nell' l. R. O'pet!ale gener ale di Y ienna. Er·a un uf'nHl di ci,·il c cnndizionc e di mezzana etù, di buona costiluziune, uiTello da oC'dU!"ione intesi inni e (a!"Hti probabile cn 111·o!"tasil ron meleor·i!"nHJ rou~ioiPrPvoiC' e ,·omil•1. I stnlomi rcd\'Ller o :-;o lo i n scg1ulo ali n quotidiana n pplica1.inne dell'c n t er nrli!"tl\:'1, l'atto con ac·qua s!'mpli ce, e associ11to Rl ba ~ rro ~hiacciato ~ul venlt'C e ai calmanti inter·ni (acrJUU di laut·occrtl'òO e m or·fina in piccole do-.i). L e pr'nne applicazioni clc'l 1' L'nlernclt, ma rirno ~cr·f• scnzn fr•ullo: ma fJUcllu s uccc~;; i "'' eruno sempt•c segui l e dRII' e;;pulsione di qualche sci baio: " r infermo venne a comple ta ~uar·il!ionc.

Dnlt. CAPPI EH COL ANO. La profilassi della tial nell'eaet'cito. T ale è il titolo di un o srr ttlo pul>hltcnlo nello Rici.~tn .\Jililare clal pr()ft'!:'!<Ol'e c·n,·. S•Jt'Jl1nn i. Credinmo 0pprwtuno dnt· 111• ai colli"!.!hi un Cf'nno, C'd nf!~itlltJ!f'l'\'Ì pur P alcunr cunsid!'t'n7.ÌOt!J, uun (ll't' minor·ac·uc, '"'f'JHII'C !•Cl' di'-culernc ill-;cieHitfico vf110t·e, mn piuttosto noll'int .. nto di Rppt'C:I.ztwne, l'l nos tr·o modo , tpwlln applicntivn pt·nlk·a impnrlon7a deliA qual<.', pet· or·a almeno. puù (•nrere :;:;us~(·llivo. La scienlifìco Attlor•itò deii'<'ATE'g-ro enllr;.::o ci hn fallo un obll li~n di non lu scia t·n ~ dimentica i i ;.rti sludi d'ot•dine militAr·e. elci qnnli, JWt' tm geulilc t•icol'd o d ci suoi primi passi nell';trle, <'l!lr pre.JiliJ!C o··cupat'-'i. La più brllo giov<'nlù, la mililt~Pe, dice il Sot•mani, con ~o mma fo cililà nmmnla e vet'Ì!-ce pct· lisi: ~o no q un si GOO clatl

( l ) « ,\ 11 1/~ llltiiiÌ{e.~/11 ;10111 r/IIUI'/t P t/t/la )lfllllf/1 O IICII'tr9rlt !l'CIII nnt.~e.

« :t wwli iJ111~ • •ltrd. • 1~, t:CI.J. paJZ. :Hl .

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DIBLIOG RAFI CA

<iecedono annualmente nell'esercito,edaltl'etlanti vanno riforma ti. La propot•:z.ione nostra è CO!" ì quosi iden Li ca a quella degli eserciti austriaco ed inglese; i Prussiani a vece danno una mortalità ben infet•iore, perché escludono scl'Upolosamente dal militare set•vizio i tubet·colosi, anche sul peimo inizio, e riformano poi senza dilazione lutti i malati di pelto ch e .accennano a cronicila. Finora mancava un crilet•io esatto e sicuro per l'a ppli ca~ zione g iusta di tali provvedimenti .... . La scoperta di Kocll, i l bacillo della tubercolosi, apre un nuovo campo agli studi ed alle applicazioni dell'igiene militare. Accolta con attenzione essa scoper~a, suscitò dapprima dei dubbi; ma da un anno confermala da ogni parte, non è più discutibile. È dimoslt'olo che il bacillo si tt·ova nelle escr·ezioni dei lisici; che è l'elemento spectjìco ed indispensabile per· accerttH·e la diagnosi della Lisi; elle è la sola causa della tubel'c o l osi; che é el emento della pi ù grande importanza p el pronosti co, pella prognosi. La medicina mililat·e non deve perciò Larùare ad applicare tali della mi, come crilerì medico-legali, p er la scelta ai consigli di l eva, p elt·inv:o alle commissioni tli r 8ssegna. Oggidi son•) incorporati dei tubercolosi nell'eser cito: sono lr~allcnuti ai corpi dei militari decisamente tubercolosi, o s i mandano in licer;za limitata, sicchè, facenclo poi ritorno al c o rpo, fini scono per andare a morit·e in qualche spedale. Sulla e s istenza carallet·istica del bocillo si ~olt·anno a vece p r endere cleci !=<ioni clclinilive e pt·onle, con semplificazione somma e non i spr egevole economia. Bisognerà, sta bene, r•peiu tamente dim os lrat•ne in ogn i caso l'esistenza; ma oggidi si ha la po~sibi ­ li là di fa l'lo con pronto e facilissimo l ecnicismo, col procedim e nto cioG di Ehrlich-Weig<wl. ~~ pet·6 necessario un gabinetto per l e osservazioni re l ali ve in ogni ospedale, ed il dir·igenle il r e parlo di osservazione deve conoscern e la microscopica speciale tecnica. Quando la causa della tuber·colosi debbasi ascriveee ad un aerroe, è in tal caso opinione accolla che non lrovera più fa~ile p orta di ingr·esso che pei polmoni, penett•anùovi coll'al'ia in spiralt~ . Ma l'alito ùei tisici non contiene bacilli; son gli sputi sparsi sul pavimctjLO, che dissecca ndosi vengono polvet·izzali


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RII' IS TA

e si sollevano in pulviscoli nell'oria .... Non. è .facile cio dimostrare, ma non. è punto c[,:f.fìcile il concepir ne LA rossmiLIT;\. Eliminando i contaminali dal baci llo d&ll'eset•cilo, si ovvia al pePicolo del contagio; ma qualche peri colo vi sa r ebbe ancora negli spedali: bisogna sl abilirvi due infermerie speciali di i !'O· lamento p~> i tubet•colo!<i 6 pei so;:petli; poi bisog-na dislru ![get'e gli !'p n l i prima che !'<i dissecchino A poi Vt"r•izzino, disinfeUnndo abiti, Jelli, comere. Tulli gli ammalflli poi di petto dovono esser·e allontanDti dai lisici e so!'<petli. O~mi inscri llo che pt'esenti in modo ben accertato il bacillo <tev'esscr·e dichiara lo in a bi le al m ili la r e &wvizio; ogni mi l itl'lt•e in ep-nal ca!30 dev'esser e rifot•mato, ed anche qunndo f'i scon tri!'< i i l bacillo nel pus gem ente dai seni fi stolosi o nelle esct·Pzioni intestinale ed ut·inaria ...... T enendoli tutti, pe\ l empo n eces!'at·io alle for-mAlità pel rimando, in i slalo di sequestro. Suggeri sce stud iare l'insorgenza del bacillo negli alfclli da polmonite, bronchite, pl eurite, tendenti a cron icata, allo scopo di adotlare per l'avveni t'e misure sempt·e piu efficaci per prevenire lal fatto. Tali norm e sar ebbero già prescritte nell'esercito germanico. Finalmente: • L e considerazioni .soolle valgono a climo• strf! r e, dice il Sot'mani, che gli articoli 63 dell'E/eneo B « e 61 eli quello C approvali con R. D. 8 settembre 1881, po-

• treubero e.~sere RA DICALM EN TE mod(ficati » . A qnesto fedele sunto delle idee de ll'tl~l'egio professor·e, a n oi pare si possano fare alcuni appunti. L a comunicnzione del professor e Sot•mani mel'ita cer to tutta l'allcnzione. Il ~io rn al e nostro non hn trascurato di accenno r e ryua e là figli sl nJi ed esperimenti falti si sul pt•oposito. N on cr ede per·ò fat·ne Of!gi ancot'8 oggetto di discussione, per chè il dil'ficile quesito suscita tullora Lt·oppo vive conlr·oversie, li'O!JPO ardenti di scussioni e polemiche che hnnno per,.ino spesso cara ttere per:::onale, cosi da fllt' r i lenet•e non ancora g imalo il lliOillenlo di tnlllarlo col11:1 cul;na che gl i intc t•essi . esclusivi della scienza ri chiedono ..... Le &f:italo sedute dcll'accarlemin di Francia, che si OC•:upa or a appunto dell a ques tione, ci hanno convi nti che é precoce, immatura e che pe~ ora non è da spera!'ne ri sultati veramentci'ratici e proficui.


DlBLlOGfiAFlCA

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Rinunciamo quindi peP oPa alla discussione della parte leorelica e put•amenle scientifica della tesi dal dott. Sormani sostenuta; ma come c~li non si é pet>ilato di trarne e fot>mul t\re, per quanto genericamente, delle deduzioni, dei precetti, dei consigli, questi nel campo pratico possono esset·e tliscùssi, anche indipendentemente dalla accettobililà, almeno intera, della loro base teorelica. A noi pare che se non si ammettono cliversi possibili m o n1enli ctiologici, bi so~ na rinunciare, accellanclo l'escl us iva origiuc dai bacilli, a spiegar e i falli della influenza ereditaria, delle:• pred isposizione !)cquisita nella pt·irna età, ec0., l'alli che n•>n f'l faci le Lt•ascut•at>e. È fo r se pet·ciò che il Bouchordnl, ha dello ch e nell'immensa n1a.ggi orilli dei casi non e per contagio cltc la lisi si sYiluppa; ed il "\Varlomont ammette cl1e si finirà per dill'ercnziare una tisi n on virulenta dalla virulenta . M a, ripetiamo, non vogliamo discutet•e perchè snrebbc J il'fìcile intendeeci ed assai poco probabile il persuaderei. v en in m o dunque alla pat•Le applicalioa. Qut:tli sat·ebbet•o le conseguenze dell'economia accennala? Se la lis i é contagiosa i lis ici avranno diritto a compensi .... M a se giustizia lo vuole, clovt•à essere: non c'è a ridit·ne. Però se, perché la contagiane avvenga, è necessario che gli spuli subiscano le ingegnose fusi accennale, allora ci siu -concesso lo osservare, che è mollo probabile che le abitudini di nellezza, di pulizia usate nei nostri ospeda li rendono poco efficace la invocata influenza della contagiane. Di certo n on sarebbe poi facile lo ammetterla pe1· l'ese1·cilo inglese, le cui se,·er e, minuziose misure di pulizia sono note, mentre pur paga alla lisi si elevalo tributo. Col metodo Elirlich-Weigerl ('l) la tecnica microscopica c ( t , ~:reo una descrizione d el metodo 1\och-Ehrlirh per la rice rca etei hadlli n~ll a tuloc rcolosi (')..... metodo cho non rkhicdo) cugnizi •ni S!lCCiali c può eli

corto ~·;;sere att uato nelle riccrcllc pralidoo 1n~dic hr. K or h p~r le ricerche dirclte nd tes:;n to pohnunalll, pre nd e dci soltili t:1~,:li 1ld J O:Honcloima c li nw lto• in una ,;olnziono d'acqua s tillata i200), a Ctli aggiungo una. (")

Progl'f$ Alédìcal - i!I OI'{JCI[Illi, fa:;c.

di gennaio ISSI.


182

1\IV ISTA

sicura c sl sempl ice da cssore alla portata di tutti .... Sia;

ma quando aVI'emo scoperlo uno, pochi bncilli nel camp() ù'osservazione micr·osco pica (che può essere daf!li eiTelli ~IJIII?.ioJnt• alro,.,lit·n <'uttr<•tttrala di hii'U eli milill'nc (gr. t ) rd una ac•i•uo>n tli pol~s~a l':lllstira tf(r. O,M; ati l/IOeli Jl•tllt <~;l). Il fl1'7.7.0 vi si 1.1<1'ia immnr>n '.li Mt•,

'Il' inoli lo si mel te i11 u tta solnzion c nr•• tuto<a oli vo>u 1 i1111, r h•• sracria In <ostMt7~~ roloranlc <1:1 tuili gli clrml'n li , 101!110 c.Ia l l•ncillo: ti f•llhlO dt'll•rcpnr:tlot

allura arJ•aro hruno, i soli h:~cilli rC',Jatto cnlomti in loii'U. Ehrlirh r rrn<li' un:~ ~ol nzi on!' •li r1tl11r<• IJnsico d'anilina dtr ml'llC ncll'arqna ,alum d'anilina al 3 °/0 • Si prepar:t imm"lliat:mlcnli', rit'llll>iNHio a mela 1111 l11ho da ~peritnnnto <li acqua 1lislill:lln. l'er;;;m.tov.i una certa '111:\lllila dt nlio oli :111ilina, cho r(\~(:1 >1 ,::a lla, C'd rogil:tiHitoiO forlt•mcn ll', [(11\Cilllo il lllhO tura lo rol ilito; si wr"-~ il tnllo sorra un llllru in antccrrlenz:~ lo:t.:n:llo, r co~• il li'lllitlu ,i ottcrra "-1luro tli olio tli :111ilina. l'l'r r<~luran• nn l al li•tiiÌIIo >i jlr•'lldo• 1111 r.. lore hn<iro •li :111ilina, r11::rhin:t, 'iolt'llr• •li ~Nwi:uta. hleu •li nwlill'tlt'. '~''ll,·ina, ere., prrC••rdoilml'nle fii fll,china. in ~oht7.itutl' ~:\tura n••lrakntol a'$n)ulo, o si 1cr.<:tno a lcune gol•rii' tli cot .. <ta ~oluzio nl' •wll'arqna akaliniz7.ata; si ltllra il tut to 11i .!liiOI'n, per lcmro l 'l•o'I:Cs~n di htsdtì na c la ~ohtY.ituw dil irr1c tr:l~pa r!'nt.•. t laf!li mi,·ro<co)>ici lo<c·i::utsi :!! ort• in tal<' liq11iolo ru lur:llltl' c co::i i n•lllllli l'ti i rnirro-orf;!aui-mi >i colorano in ro«o: si mPllr •rninoli il 1•rrpamto in una ><•ht7.ionl' rli tllll' 11arti tl'ar•JU:I ~l nua tl':~t•i<i•> nilrit'•l. Nl t•rro rh!' tuili ~~~ l'll'mrnti si scolur:tno mo•no i harilli. ~;,,ondo Jl••ru ro~i tlirlkilr di $rorf!rr<' i hnl'illi eti i loro rapporti con gli al l ri tol••mcu li, 1i si rimrtlitt JTIPl ll'ndo prima il prcparn lo itt una $oluzi.,no lon.;ira tl'lln .-·~ol .. rc tl'ronilina, ùi hh:11 tli mclilo•uc, p. c;;; i nlll'l••i cci i m i cro-or~attl.;mi <i r.. lorann in lolNt, ma i harilli rtclla tuiJcrcolosi re>lnno rossi. l'rr lo stuflio di'g-li ~puti ~·applira il <l'gucntc prorr<<o: Si prrnrlP un frammento rl'e:;pl'llnrnto, il J•iù opnro, o si pn:!f!i:l '111la l;t~lrina porta-ogg-clln; ;,i di;;socia con gli spilli, si lasria lli-•eccare, si ••oprr •··•Il una lastrina o si J>rl'nll' in modo da a1rr1• 11110 st rato el i licptirlo :t.<<ai st olido•. Si rrentlc IJUindi la Ja,trina c si pasot\ rnpiolamcntc ~11 11 11 lampaùa: ciù fallo) ~i immrrp-c la ln<trina nel li•wiclo colnr:tnlo. Dopo~!4 ore ~i lcm: si la1·n prima n~ll'arr1ua rlislillat:~ per lnj!lir ro J'('rrr«n tlella colorazionn cù indi ndl'nriolo nttrico ad t/3; doro alcuni min11ti rl.'l'lnta ncll':~cido si la'a eli nuo1·o nl'll'arqua tll-ihllala. Si ml'ltr I)Uintli por pochi min11li nella solttzinnr di hl eu di nwlllo•u" eli intli ~i torna a la l'are n••ll':tcfJ un di>lillata. Dopo ciò ruù di<sc,·ca r.<i il pr•'paralo con unn rorr.,n ll' tl'aria. vi si mclll' >o(lr:l unn ~ncria di c:•srnza cii garl!r.cno rd intli il lool<amo del C.1nnt1a. lrmoro se quc~lo prorl'<~o inflic.Ho •la l Meola. •' !Jltl'lln a cui allndr il prnfl.'<~nr Sormani; CnrSI' no prrc·ltt• parla d'un procR<"o Ehrlirh-"'•'Ì:!Prl. 1'\on ~ar••l•hc lauto $pircio al JlO'tllllO c prr lo meno s.,rehhl' nerr,,Mio in1 ian· tuili l!li iu~rrilt i all'o~rrclalc in o<>Prvazionc. l ha ri Ili rnrono rla l l. ic l. tt hrinr riscontra l i anche nrll<' materie:> rrca li, cl :Il Jlosrnslri n n~ll'nrina .·


BIBLIOG~·AFDCA

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lenlicolari portato, come lo notò il Pas teu1>, a 25 metri quadrati) dovremo dichiarare inabile, o pi'opm·re pel rinvio, on individuo di sane apparenze, sviluppato, ben nutrito, vigoroso? Esiger emo a vece perciò un certo numero, una ce1·la fìllezza dei bacilli? E sono poi cosi spiccati, ricis i, sicuri i caratteri del bacillo tubercolai'e da non poterlo confondel'e mai cui bacill i, bacteri, cocchi, vibrioni, spirilli, conidii, pennicilli, che pur r iscontransi in tant'allt'e molaWe (l)~ Noi temiamo non ( l ) Di mi•·robi ~o n'l: quasi tlapp,·r tntto ..... l'ioi materiali morll'>>i drll o ma-

l:\ t tic tu tlo a fonti o inllammato riÒ IJ11 rulcn t o. nt·lt ·ostro-micli le, 1M l i te, pio' •mi :1. ~oli iruf'min, cmoll lia o IJicnorrea dt•i no•oroati, n d nrnunnne, erisi iJOla. nella

d i flc ri te, n dia IHloHImon i loJ cru pale, noli' cuti<JCanlito i uf•Jiti ra, r~c·lln rran~reua umida c nosocomialc, nel carlwn~hio, n<•ll'anlrare, uclta I•Ustoh 111ali;:ua , nella m o na, nrl ci mur1 o. nel l'ftllcru, noi vai11 oln o vact'ino. n~lla lcl>hra, n ulla fi'L hre pucrpNal <~. malaric:t o tilka. rwlla rahltia, ndla ~illliole o ~onurma , in m o llu forme morht>S(l cu lan~<·. •wll'ozena l' nella rari~ olcul~lc. ree. ~I:L ,·ome trarn() al lMn il più mc;c hino spcdale o·oucctlo t~r::ti>Cttlit·o ·? ,\ proposito della tulocrro ll>:ii lJè11 a ra~;ion<' (li~;t• quil11li il pmr. Tomm:1si: c :\cs;un c u o mo .serio. ch<J :~IJ!Jia Ctt>ci~nza tli e;;.<erc mcdko, 1111o tlir!· tl'a,•(lr trovalQ • ritnr tli con tro il IJatillo clelia Li si », Ma, dir••mo ancora tl i t>ilt: cornn lrarn o tl ei criteri lJtm tleflniti t' ~hiari >nlla nnttH:\ dc~li a~rn li iufelli\i SI' oram;li quasi tullt• lt• malallio pn,;,;nno consid cr~trsi tali1 Se non si i• ncmnwno giunti poi a tlo•llnirl' a qunl rPgno tlcllu n:ttnra apparlcn~ono ù!'si '1Uiuimi. cho, ttlll'aria secca jn,·f'l lt:f'ntc, non nrrivano n. pesare 4/500000()) di rni lli;rramnw? Non co IIW<t'l' lltl•\nr lr l1•;:gi IJiulngicl or•, 1·o mn sr n'~ po>so no :ilttl,iliro i cawllt·ri cli!Tt•r••nziali P•' r la IMo cla,sint·azioll•' :< periOI~'l Y Coma tlcterminarc so collo di\'Crso loro (larvcuzn esprimono appunto s pccio uÌ\'Crso o rapprcso•utano solamente g rmli tlh·crsi d i S\'ilurpo nella sr,•ra ,h e,·o tuzione d'una sola ed ttnica specie, e •ruintli d i taio ~1hi liti• c t r.~n~i toJ­ rictà eli formo tla non poter servire a(t una baso sicura d'una soria di~tinzionr spcc irl ca? SI a lcuni vorr~b bcro attribuire loro una :czione speciale e SJircillc.~; ma m olli altr i, non ammetterchb~ro avessero alcuna spccilica innucnza, n ll'inrnor i de lla atti' ila loro provocatrice d~!la pot rcfazionr, delln rnot:omorro~i orJr:tni c ho rbgre~si\'O, c ltuindi all'infuori d'un'nzione concorn:nto alla clistrnl.i(lne ,,,. i t essuti e prodolli ovo annidano. Invece c~i ('OJ ISitl orarli primari. molti ;:simi li TC']HJtano secuuctm·i; gono e~s~r i iutlm i clou st on inl,(rnPro•rcùh~rn spt•ciali proCP!'Si m o rhosi, 111:1 troverPhbero nei trssuti ammorhal i c noi protlotli eli ~s,;i morbosi pro,·es~i. le pili Otli>Ortune condiziorli pnr ,.i,·rrr, prn>ll<'rarr r prolife rare. L a s te.iSa prova drll'inoculnionn non ti per molti positiva. assoluta ..... In "l'lt.! CiEI ccl indivitlui tanto ulla lisi prcctisposti , bastano le cauge comuni non a o1 ingonoraro, mrt ad 3cccnrlort1 lo SJII!Cillco 11roc~sso; t~mto più lo r o t ranno d e i m ezzi atti a suscitare tloi prOCI)S~i morbosi qualsiau•i. ccl anche il r:o W J rari li.:;si olO t.lollc emltolic tlagli innr~ti Jlr<l\'0<':11,•.


111\' 1 T \

P>iH difTicilc l'ingan11a1'Si in simil i J'i<'CI'Chc: l'IClJJ'diumo il ras<? del l •nei n i nppuulo a propo:;itu ùella scopei'Lu del Guuhy 1!1:' 1 ro1·pi f!L'nnulosi del pt·ocesso luber colar·c, ri co t·diamo la po;;ilione all'allo !:3~conJaria og-g:idi accor da la al mona.~ tuuer cHlol'llm (Tous;;ainL) ed ul micrococco (Scliiille t•). n.,\'r cmo a v ece aU<'nder·c che alla pl'esenza dci bacilli ' 'cn ~·•ano a fat· cor te.vgiu •rl i allri SC"'llÌ obbiellivi ' i sintomi "' l"" t;) slatici, i Jise,.;li fuuzionuli e nulri lizi , che h c.1 nno scmpt·c cur atleJ•izzuta lu li;;i, come do\'l'ebbe e"scr e qu<~ndo la li si non fosP>e, come vuole il Gu er·in conla;::iosa clJe n suppur•azionc fl'i.Jbr·ile delle ca ''ern e allo m su1·ir piu faci le lo nccordarcL ma a\'l'emo po<.:o ;:uaùagnalo dav,·cro. Dovr emo iu;;Lallat·e p r·esso og-u i consiglio di leva un gabinetto p(~r· le r·icp r·clte~ Dovr emo inviAre' o~n i inscrilto so spello in ossi'J'\'azionc oll'ospcdule? C•:.n f!Uuli ca J·utt c-ri si polr't1 nno sccglic i·e i so:=<pelti ? ~~~u~~ id··,• "'''-'•·Ili·· l'il!' ri~•·uul r.t u,j l'•'r" in

r. ••·••oli:--.. jm,• puld d k~ttiHui. r· d~t' C1111 fur l:ll •• Ila Jm nvi )'>lttfli •:•l t'~lwrinlt'llti. Ili Wi•·roloi )Hii t' lu: \'(' uo• sia u11 pwpri•• d:q•)'•·rtulltl r \'11,• (d>llC J,. illt'l' rlo•t.Zo'

:-an'h~11·ru

~~~~ ) ~oro ca rall•·ri ' ]wdlif'i, c su lh· pan••nt.ù do•ll•· lur11 nwlamurfvo;l) 111•n "'·' anror !l'rito f:mw ha:'o' d'un s(l )id u o•dilkiu, i· o)a \\ ootO snr•o•rll uol i l dirlu ......... ~'>•·ll';u·i:> mo >nlana :'nllan lo non rt• no· san·ltiH'm, Ula lino J"'ru a :!t)(~t nH:lri, ::1 5W nt•·lri ( l.a~•l tli Thun) furonntlal ~li;:tlt'l ri>•·u ul noli gia: in IOtnNri rn l•i d'aria. I l(' "'''"111' 1 da H a :t i ,. IÌIIII OHh'hl' (.tlll lÌI I llll:t (•anwr:t d'alhr•r;,:n a lll'!l f'\ l lt'), .\ P:tri:.~i ::P Il•' ri-.•·uulrar .. no d.a iU•~• ( P.Ifi'tt di )h•ul-l;uuri .. ) 11un :t :;;,(MM) (\ ìa Hilflli. Xon t•r:lll hari lli dt•ll a lnbt•rc .. Jo;;i; no! ~la sr rntlla si ,:1 th l'o' rltJ ~n l h• fnrm •• trl'' ol uzilllll', s ullt• r-.a-mf\ d f· ll~ fa'i pro;.:n·,.;;h ,. cki mkr'd'i ~~ E :-.uu t'!":-ot•ri d1t• J.:lldHIIl) tl'nntt. \il alita pnuli gio:-a! Il fn·dtl~tlhHa Il:• MI di J,,r,, azimw s:••nnio•iol:, •1u:1si di ~or la: ili un ma>•O rli f:!hia ··do oli :;o ··lliJ.,~r;<ltrJW. (ll'to\I'Uio•nl•' Ila) Jar:" fi i !ltoUX. UU flll'olllfl rÌ>I'fJll lr:t(l i~~~l(~l I'Ì\t'll li il"l'" li JUr":-Oi! 1)~\1111 ~hi '•n• di p..;pusiziune ;ad UU frt>1ldo artili •·ia l•• da - IUIY', l:n·•lart•ll•' :t , .Ì\ iJkilr~i: ul:t ~i ,.i, ilicaronu 1 f:OIIIt' :J \ t'rl' l:1 Sperallt.a di UCt"Ìtlt•rlt , di l'llhdrr• i.l di-.li'Ug'f!;!'rC SI lèl ~ • ·j f'SIo

:':)fi'0 7.P ': .\ud ~> ' :uum••,.;u il haril lo gcn era lo ro clt•lla ti:;i , la sola prolila~~i pr•r o ra a•··

•·•·LLI''"Ic ,. l 'i~io·uka, llla :ll luala ron tulli i I) J ~ai pus,;ihi li, C.1J1a •·i. com a dirr il Tonunasi. ,,. nun pn·nol u shal!li o . :t ol:.rr ai po iPri llsitlln;!id doli' orga nis m o il ut a;.:;!iHr SI' Jiuppo, a produrre il piu ,)to;;idcrr,o lo l'fl uilihrio runzi,nal" •lt:l llllli. a fa l'Miro la nu l ri~iù nCl norm:ll(). la >anguilkatt<II'Hl rigo~l iu,;a,

"'"'"li

l':trlltHHka innl'rvaziouc ...... ;•lìlllflnt:r7.ionc ron$!rU:Ilì ~u (lif'i.-.n tc; arl'as~nnanlcnt.i ~al u hri l' ,;n fn.; io•n li; nsparmio di'il~ f••rt." o f!i11nast1ra l'Urtki~nl(l, ere. r r r.


!li Il !.lOG IlA Fl CA

Il dire clte ne ll'esercilo germanico furon o prescrille mi stm~ inro rmaLe agli slessi pt•incipii, non é dit•e un po' più del ve ro? L'ordinanza t•elativa (1), la f{Ual e dala solo dal 31 agoslo 1882, (li l.:t <'i rrolan· (Jcl dìpnrtimonto med ico milit~r(' pru ssi;~n o (retto d~ll'iii11S irr l.:o 111' r l'li•· sw·•wll"llr al Grimm). rr•latim alla pr<:.fìhL•~i Mila lllhr rcolosi n un

rlit dflll>' norn•o impM:Ili,·o, ma si piutto~to dci consi!{li. una ~Llida. l mnd ier

{mde rli pru""''ile rlmwn per !Ili ('liri in r1ua nt o il c..raLt ••rC' in[r lliro d,·ll:l li.<i i· omai in· d i:'l' ll li ltil••. l~ 1fii•'SLo1 il \'OrO lllllllO di Vi:' la llllùVO, Ciii' tnrtalllf•ll iC lltl n JliiO Ul ilil:~ri r lrJ\r,•hl~t•ro ('OIISith'ra rr o:;n i uomo SO'JlOilO cumc

11110.

"'""'' r r tras•·nr:tlo. n t'· eli t rne r.;i !lì p nca rntitit. 1 ~11:!:-!•'rimenti in r~;;s.t fo rmulat i ~on o !l'<i'nzia hncn to i SO!(uc nti: « l'••r quantnn·I~H' l:~ prodisptl>izi<mc allr malallie rli pl'ltO ll(>fl po>sa r:<sl'r<· • dimns trala ohl> io•ltil'a mcn lr, o che ìl l ~lllflll ciJn rcs;o, Pt•r l'•·s~uno mcd i··" :1i .. <' o m;i;::li di n••·isionc, non ha::li r cr attuare 1111 ~,:a mc fl:;ico, scmrrc llinki lr ,. « t lr lkat o.li no :ul o ttr ncrno ri ::ulla ti pM itil·i: no n si l'liO Jl!'rò che r:1 rr11 mandan• .. 'il';'lmrntc ai medici militari di rivolgere la lo ro attenzione alla conllJmra · c :r.ion<' , sl rutlnra, dilatahiliti1 del t orace, ro nfo rm('monlc alle prescrizi tllli ,Jel c r··~o l:uncnto 8 aprilo 1877 (Il) •• L a ci rcolari' cunsi:;lia anc:ora la ma.,~i ma allcn1io11i' a ll'alto d ella iu•·orpura· zi(JOO r- ~uf!g•~rh~ct• 1wi ('jt~i ~o~ne tti anrhf' JiO I" rahHu C:'lt\rnoJ di richiedere iufnrm;p:loni all'uup o Ili ;q•pc•:>ili\ incliir.s la 8nlk r.onrlir.ioni r.u~;lli T 11111B ll~ l ~o;:­ }!(' l Lo <' .r,•llr• all'rznoni antrrctl•' nli y>·a vi d el polmone o !l<•ll(l ple ura. Al'C('Illla CJ>IIlr <'!'ro •g ia la mis ura fli ,·i:;ilaro ;.:iu l'llalmr!ltc noi primi t,•mpi d e l :<l'n izi o l(li in. t il id n i di duhltia at.tilud inc. Ba•·cn mantla purll ai medici d i int .:or lf·llirc pt•r rispa rmiare agli intlh·id ni N>lllllll'l"" SMJl!ilti le f:llichc trop po f'!l':l\·i de ll o prio;r• esercitazioni mililnri. Jli<"Ortla clw :uu:hc poi vo lontari I'Uo lsi t'Ssrr() ~•wrri. J.a c·irc(ll:m ' poi presc ri\ c: Lassa t.il·amc nt o d o\·rrsi <&i con••nl••scrnti di !(ra l'i ~;,~l 11 .llli c: rli w·tto m.aro il riA'tl:lrcio trun proh111gato riposo c· cl• •llc opportunl' c ure tonsr:~ ntil·c. (,!n:mlo al lll licenze in rami;:lia prc>cri\ P., cnn vero pr:•tko ,·rilo'rirJ, ciiL· non ~i tli'hhono act·c,nlarll ~c. unn lfiiO.IIdo le CM!~Ifllotle lttllme ru•t· rli;iolli di {omiglia { ro111o certo rlu• t'i jloh·rtll l/11 l r,>n•rc fldatJc cro·c c tuili

(o) Il ci l;~to rC);Il lamculo stabi lisco cir o: il 11~rimclro toracirro non i• >nfO· •·icntc c ri1t1rio Jh'r se ~tc.<$0: '"'"' I'S:'•'r~ l'alu ln to as;i,•mo a ll:t cl il:.t l:1hilila 11 ~1 p ..tl o cd alla s lrullura ~tr•wralo 1lcl CMJlO...... Bi>o:;:n(l cnll\'inrrr>i r hc 11110 s t f'rii O rarc•na to, llPHc co.>te osili c mollo incurvate, •lnll o SJlalle s t·rc tl c e cad P.n li, d t' Il o l'lavirolo salir nti, d()JIC sc:wa le fosse sol.to-c la•·icolari, gli omopl:ll:• sa lio nti. al:1ti. non prunun ·innll un·o rg:wiuaziv nc rolousta, alta a l srp ·izin m ilitare. ,:; ti:·• no t:1r,;i rhe il llCrimctrn minimo rego lamentare por le lta~>!' st;llurc s u ('.bl!e s tnhililll a 80 ccntirnt•l ri nella espira -:.io11e, c rho l· pure intli rata com~ 11 ,..c('~s:<ria tlll:< c~ pansi ono respiratoria •li alnwnn 5 crnt imetri.


RIVIST.\

pol"la d'infe:oione; con~i glia raddoppiare di vig-ilanza pet• no11> ammettere nell'esercito soldnli minacciati, o ~-tia attaccali· dalla tubercolosi . ... Ma non {larfa di bacilli e della foro ri('erca. Dice di sollecitat·e gli inYii in conYalescenzn cd i rimandi; di isolar·e i lubet·colosi speci e dai molati di pneumonile e bronchite cronica. di allontonat•c gli sputacchi, spurgar€' le sputncchiere. !\la son CO!"O che si son sempre falle (lt'flnno l'isolamento) anche do noi, o sat•ù facile od ogni modo nltuarc: non lnlle bene però, mn pe-r t•agioni ni m edici estranei e !"pecie per le condizioni ed ilizio delle nostre caserme e dei nostri ospedoli ... . i\la ad ogni modo sono lultc cose poco adatte per eleYorvi l'edificio dei bacilli. D'alll'a ·p~:wte i doli s tatis tici citati per l'e~e!'cito gcl'manico, ~ùno anteriori all'ordinanza sovt·a citala; si sono dun()uc essi t·i~ullati ottenuti senza ùi essa. Si sono ollonuti cioc semplicemente col rinvi o dei soldati che presentavano i .'jinlom; d<"lla lisi. ... Dun()ue anche senza i bacilli qualche co!"a si può l'are ( !). ~ i '"'''<SIIri ?·igttllnli. c;n allri Ilo•, o no c urar,; ue~tli ,;tahìlimrn ti milil:ori o.li con\:liP<t·,.nza l'd n~o:J i s tahilinu·nti ll'rmali apfJ rllJ•riati, O\~ saranno puro• im iati i rMiiii'Ì tli fit'l'f17.~ rh!' IIP fo,<f'rO ll('rf',,o\n<i. .\whr n"i casi le:.rl:il'ri di cala rri tlell•> "i•• aerei', in :l J'JI:lrt'llm i piu ~f'lllJilit'i, 'i allUl'rann•l ;'li rorp1 'bit<' l(inm:olirn• accuratr, IIOI'ntlo\i la n urrna lc rirl'r r a ùt•lla mì-ura ill'lht tl'llopcra lurn , l'cc.. in o~ni l'USo tlnhhi•JSO <i imicranno a l-

l'"'1"'tlnlo• Du,on~i

rin,·iarc dal srn·izio l' il più prontamrntl' tnlli :::lì attarrali •In arrl'zinni l'rtlnirl"' 1lt>l J•l'lto..... I.'Nnott"i · 11'111 i!Jinr 1'"/"1111111/'r, m otiH•ra, a•~t·J,, pr r la prima ' 'Olla. ìl rin,·io. Oi•ugn<'ra separ:trt' l m:ll:ot i di tuhPrt•ofosi 1ln!!li afTNli da m:llallì,. lhJim"na li e brOill'hla li. X••n è Jleru. ~ogp-iniiJ::C In cin•olnrl'. :uwora pro.-a1,11a ntilita di'Ila onstilnzionn di sto;itHii :lfltln•ill' fll'r la c ura •lt>i mal:oli oli flP\lo ...... llll'lllre ,. spPrimPnl:• lmcnto cnn~lata lo clw, nei ra<i rtì tulwrrolosì conr.•rru:oln. n on ,o 11 n a spl'rar>l ri:mfl:1 \i :lf'f!rf'7.7.1''' olì: :11 Jl•Htulln non si puù "flPrarf' c ho• i c urati\ 1 ridivenl!aM alli a l militam scn·ìzio. E •olo per i malati di forma acula r11 1• ,; pnu :n·l'ro• prohaiJilita r!ll', pPr l'in'IO allr ac<JU('. si po<<:mo cnn<r•n ;) rf' ltforwi alle nrrn i. Fin crui l~ cirrolarr ..... a Jlrlll'n~ito tl~lla fluale •l'~en·Prl'llln e h·• nrtn arrt>nna ad nhro~arc le lli~l'"'ili•)lli ci~Jf'o'irnro •lr·llt• mal:olliP nnni'~Sn :ol rtJJ.:'lllnnwnt 11 <ol r r.dutarnt'n to, il' ll1spn•i7ìom oll'l l(llalr r:oppurto alla lisi l'ti :Ili•• malattil' di JlC'ltO s .. un 11111lto anator.:hr, s~ non iMnlidw, ~Ile no~Jrr. ( Il La stati,;tora i· ralrolo." prro•iu l'li•• e~"'rr r>alln romP tale. ma nnn r:tflporto alla rra Ila d ei ri <ull:il i. :o Il~• r••rila llt•ll•' tJ "' hozi un i. "' lt• pro·mc~~" 11011

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BIBLlOGRA FICA

187

L a pronta eliminazione per ò sarà qu e~Lion e di sl&lislica, d i ordinamenLi militari , di bilar.cio .... E !'<ara utilissima in Lali sensi .... M a m edil'a, igienica, umanitaria 1 Gli eliminali diminuiranno la cifra militare, ma andt·anno ad ingrossar e l a civil e delll\ mot'lalilà: 3 pel mililar a contro 4 p el ci vil e a v ece che prima si aveva 4 con tro 3.... Però il totale (da 20 a 30 anni), sarà sempr e 7. ::;i fara della profilassi amminis tralioa, non medica, né i~i enica a rigore di vocabol o. N ell'esercil o inglese l'eliminazione è pure prescritta larga , pronta, compiuta. Sono l e condizioni pT'esicliali ben diver se c h e impediscono ollenere colil i ri sullali che in Germania si otten gono. Per quanto pronti i provvedi menti prima che poss ano esset'e alluati' ed esauriti, spesso l'individuo non è più i n condizion i di potere o volerne usufruire.

><O DO c:;atlo. ()ra non ,·, <•:;allo rallrontaro i decessi per tn hcrcolo:<i in identici. J•<'riodi di r.til, 1WIIa ,·ita milita re c cil·il••. LP ~lall,;licho f)uali si hanno o~g i.ti indican o ili l'Cri> gia clo(l essa mala ttia •' Jliù fl'f'<tnr nlo nl'i m ilit:m al rlisolto cl c> i 25 anni, n~l civile al di :;opr:~ c linu ai 30 nnni. Molli pratici credono prr ls dinic h e o~scrv~zio ni , e la •lali<tic:• lo appnggh , cho :oppunto In ~~sonzialo <lif· r,•ronu• tra Ci l'ili o militari s ta solo noi ratto, eh~, per le condi~iu 11i !Iella t'ilo milita,·~. la l isi crnmpe preror e c dern·rre 71ii' t·apida ...... nulla più. Bisop-n<'roJol,~ dunqu~ raffrontare il periodo mililnro più clovnto co l più salicnlo ri, i le . Ed ancora i superstiti militari non devono più sommnrsi, pere hi· ron~•'olali, col i cil·ili: essi han ~ia ra~ato anticipato il piil gral'o tributo, cd c quindi c.. rto che lo pagheranno minore nell'eia nr.JI:• f)ualo~ c impo;;to mn~giorc alla popol azi one civile. Finora lo sta tisliclao lutto, c nosLrali r d C$1Crc, non rendono pos~ i hi li positil·c dnduz ioni su !ali ha$i; ma s i può ere< Ieri:' chr si :wrrhlocro ris ultati un pò 1\il'r rsi da quolli che om si mcllono innanzi. !)'al tra parlr nltun nfiO la larga c pronta olirninazionc ùr i lisici o sospett i, senza d~durli dalltt s tatis tica cil·ilo. si aggrava questa coo appa rento vantaggio dolla milHMr ...... F; ciò chA pn u anche supporsi a~cada in Prussia . Sono questioni <.li induzioni'J ;li proha bili l;'•: ma nltrcllanto lecito, ahnr no, •tnanto lo sono altro asserzioni ell o n AI llifficilc nrj!omcnto si ;Jan11o por staluitc, srnza potr rlo peni an~ora pro varc>. mso:;~:n:t ancho tener calcolo separato d''i i'le.cossi

agli sta!Jilimcnti rli prna:

111 J' e liminazionr non puu cs:<cro al!IJ:1St8117~t pronta. Ci r c.'l Ri dali statislid relativi nli 'C$Crcito I!Nmanico o,;~cn•crcrno cho la lisi Il a u na importa n7.a ancora notovt)lissima Mll \ •sorcito germanico. t e perrtil< comp,lessi ve (morte, riforma, rilirr.) r r r r ssa malallia rapprcscnt.·tno il4 per 1000 cl a i prcsr nli, o collo ;~O'ozio ni croniche rtrl peli o il 6 pr r 1000. Om <)u csto ci fre n o n son o mollo di l'erse da qucll•' oflert.' ;!agli esorcili francese cd italiano.


RIVISTA

Un po' é ciò che accade i n Italta: ma !:'~ riu scil'Oll10 un di ad un ord inam•mlo ci J·conJar·iale mililore, con lulle le sue fecondo conseg:uem:o, analogo al gomtanico, fol'Se poLJ·emu allol'a accostarci alle ri sullanze statislicl•e di esso esercito. Pet·sino certe norme amminisLt·ativo llanno la lol'O parte nei l'isullati statistici .... I n Germ an ia gli inviati in l iccll'l..a, e più. se lu nga, di convalescenza non sono consider alt p1·esenl i o non se ne tione ~a l colo per ciò nella sla ti sli !'U sani lur·ia. Da noi non è cosi; anzi è l'oppost.o: possono non conlsl'C pel' le giol'llutc di nssegrt o, dulie fJuali si desume la m edia de lla foi'za clì'elli\'a, m e11lt'e i decessi contano sicuJ·amenlc n<>l totale dei decessi dell'eser·ci lo. Jsolnt·e, sequesli'aJ'e sta bene... . l\la da noi ciò signifìcheJ'ebbe raccoglim·e i mai ALi in un r i parto: n on c'è da temere da quell'aria cal'ica, salum ? La cosa è d1ver sa in Pcussia .... Già numerosi vi sono gli sped<.1li a padiglioncini i solati , sussiùiati di baracche: è facil e allora i solar e con norme iuformale ai più. ovvi i i gienici precetti. È però vero, per buona ventut·a, che, fìn'or·u, ancl rc n egli spedu li e n elle sale apposi te (e no abbiamo di ver si e><empi qui i n Homo) pei tisici, gli infet·miet·i, l e r eligiose infermier e, l e p c:ll';;one Lulle di assistenza , non hanno dato luogo a f'aW salienti, per la lisi alm en o: i baci lli li ri -;pellano. Lo stesso fu osscJ•vato pel' gl i spedali speciali di LonJru .... Ciò p1·over•ebbe che tali maial i si possono riunire quasi impunerpente, sla bene: ma proverebbe anche qualch e cosa di più. Pel' lo m eno ben disse il professor e Sah·a tot·e Tommasi « il bacillo della lisi più di al tri mict'obi o fLinghi pa1·e abbia bisogno di disposizioni speciali ssi me sì nel polmone che nel gen eral e or ganismo"· Dunque? I modici militari, che già sludiar·ono e studiano il difficile t ema, uon r espingono gia il consi~lio di studiarl o ancot·a, di p erseverare, ed anche di ~ ludiarlo colle m odalità dal pt•ofessoL" Sol'mani indicate; ma sono convinti che ci vor1'à del tempo p rima di pol el' 8J'rival'e a deduzioni sicui'e, unh·eJ•salmenle nccellevoli, susc•~ltive di assennate pratiche applicazioni. L o st udiare n on sar à lol'o difficile giacchè il gabi netto, gli strum enti almeno pc!' le osservazion i microscopiche esistono in


BIBI.IOG RA FICA

18!) •

tutti gli spedali militari come di normale, obbligatol'ia dotazionE'. Es!>i non vedono però la assoluta neces!:"itil ùi una pronla e radicale mo•lificozione degli al'ticoli G3 (Elenco B, pegli inscritli) e 61 (Elenco c, pei militari) annessi o! regolamento eli l eva. Se il primo accenno. alln tubercolosi polmonare a grado aoa•lztJ.lo, il secondo si limi ta ad indicare la tui.Jerco.'osi polmonare e quindi comprende ogn i grado ùi essa. Ed ancora poi le presct•i?:ioni SOI.Jt'a accennale sono completate Ja quelle dei corr·ispondenli al·licoli 62 e 60 (che indicano come sufficiente coso di riforme e rimando le gravi e CI'O · niche fllterazi oni organiche tlella lat•ingc e trachea) e lo sono ancora meglio dai due commi successi d degli stessi articoli 63 e 61, essendovi accenno te, come moli vanti la non ai.Jitilèt. la tubercolosi INCIPIENTE, l'emottisi, le altre alterazioni or(Janiche clell'af111arato t'eSpiratorio croniche, ed ancora le ALTF.RAZIONI TUTTe DF:LL' APPARATO RESPIRATORIO, persistenti oltre il periodo della rlvedibilità per gli inscritt!, o giudicale incompatibili con un buon seroi:.io nei giù militar,i. E quindi possibile ai medici militari irwocare dispo~izioni ref!olamentari alle a sopperire a tulle l e pPatiche e!>igenze ~lell'igiene.

Non è che si r·epuli perciò impossibile una modificazione degl i Elenchi .... La migliore, la sola radi cale però sarebbe lo abolirli, lasciando al medico militare il carico liberissimo c.Ji costantemente sulvaguar•dare giusta i liberi dettami della scienza gli inte•·essi dell'esercito, si da non accogliere tra le file che clti ha tulta la richiesta atlituoline alla preslnzione rl i un buono e durevole servizio. M a ciò non è ancora praticamente possibile ... e difficilmente lo cliverra in un paese a servizio militare obbligalOI'i o. M a neppure da ciò ne verrà g rnn dMno! Ai medici inglesi non é appunto imposto alll'O vincolo nel r eclutamento .... Eppure l'esercito inglese ha (lo ammise il Sormani) quasi altr ettanti lisici, proporzionalmente, quanti ne ahbinmo noi. Doli. FELICE BAROFFIO.


100

ANNUNZI: NECROLOGICI

A ll'iiJulo ò i lode, n seg-no del lullo ùella m edica famiglia, rir.ol\liamo i n01ni dt'g li illustri ilalirmi: Pro f'e ssore ButTcsi Pietro e prorcsso•·e Pacini Filippo, il pr inlo sommo isliluto•·e ùi cliuica medica, l'alll·o ùi anatomia topog•·afka e mic1·oscopia nell' islilulo di studi supet·iori di Fi•·enze; Con lo Ercolani Gio: Ba Llisln, profe::;sorc eh~ Ilo scuola su· pe•·io•·c di zooiall'ia nciJ'(j niversilù bolognese. Gravi pcl'dilc alla !"Citmzu 1~tl al nosl 1·o corpo medico inse· gnnnlo chG dn qualclte ternpo c cosi du•·nmcnlP colpilo!

B.

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l l Di r·cL Lo re

Dott. FEI.I CE BAilOFFIO col. med.

l l

Il R cùaLLOt C' CLAUO IO SFORZA Copflar1o n1edf~o. •

NuTJNJ Fcl!l n1co. Gl!re11re.

~


191

NOTIZIE SANITARIE

Stato sanit&rlo di tutto ll R. Eserotto nel meae cl1 &goato 1883- (Cit·coia l'e N. 178 Llel Gior·n. Mi l. Ufflc. , pubblicato il :w clecembre 1883, disp. 54•, p. 2'). !>89 1 Erano negli ospedali milila t•i al 1' agosto 1883 (1). Entt•ati nel mes e .· 7186 75/4 Usciti . . . .120 r-Iot·ti . . . . . 5383 Rimasti al 'l' settembre '1 883 i G55t'U Giornate d'os pedu le . . . . 16;34 Et·ano nelle inl'et·merie di corpo al 10 a gosto 1883 53 12 Entra ti nel mese . . . . 5000 Us citi g uarili .. 1007 » pef' pas:;are a ll'ospeùa le ·. Morti . . . . . . • Rimasti a l ·t• sellemb!'e 18ti3 939 Gio t·nale d'iufet·mel'ia . . . :3701:1 .Mo t'ti fu ot'i df'gli ospedali e ùclle iufe t'merie di cot•po 28 To tale dei mor•Li . . . • . . H8 F ot·za m etlia giot'l1a liera della lruppa nel mese d i a gos lo 18~3 . . . . . . . . . 1 9:3.264 En trata mcJia giornaliera negli ospedali per 1000 di fo rza . . . 1,20 E ntr·a ta med ia g iornaliera negli os pedali e nelle infe t·merie di cot•po pet· 1000 di fo t•za (2) . . . . . 2,09 Media g iom aliera di ammalali in c ura n egli ospedali e n e lle infet·merie di cot•po pel' 1000 di fot•za . 3t Numero dei morti nel mese t·a g guagiialo a 1000 di forza . . . . . . . . . . . 0,77 (t : _os.pedalì mili tari (principali, succursali, infermerie di presidio e spectall) e ospedali civili • . 12) Sono de dotti gli ammalati passati a.g li ospedali dalle infermerie ·d1 corpo.


~OTIZI ~: SA~ITAlli E

• Morir•ono negli slnbilimcnli wililari (ospedali, infermerie di pr·esidio, speciali e di cor•po) N. 104. - L•, couse delle mor·Li fut·ouo: meningilo ed encefalite 3 , broncltile acuta 1, bt•oncliit(' l en ta 3 , polmonite ocula 4, polmoni lo cronica 3, p\('urile 12, tubercolosi miliare acuta 2, tu bet·colo!'i cronica l:l, cndorarùite 1, catot•t·o enlet·ico acuto 2, cntorTo entet•ico lento 1, peritonite 6, voh·olo l , ileo·lilo 36, febbre da malaria t, vizio codioco 3, emottisi 1, malaUio del fegato 2, r esipola 2, linfangioite ·J , gonartrocace l, ascos~o acuto 3, fet·ite d'ar me <la fuoco 'l , suicidio 1. - Si ebbe l mot·Lo !>Opra ogni IlO tenuti in cura ossia O,!H per 100. ~1 or•ir•ono negli ospedali civili N. 16. Si Puhù J mor to sop•·a ogni 101 tenuti in cur·a, ossia 0,99 pe1' 100. Morirono fuori degli stabilimenti miE Lari e eh ilt ~. 28, cio&: por mnlallia 16, pet· annegomcnto 2, pee a~::n;:!-'i nio 1, in soguito a f'et>ite d'arma da fuoco a, per cau,.:n accidentale 1, nel di;:M;Il'O di Casantic·cioln l , per suicidio ~.

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!\Nazione tlPitJ .. u. R e,.ei, l<'nrntc mPdico, fell~ nrll~tQ!IR:rrn7.~ srit•utillrh•· rldr<)<JH•dalc principale di Bologn:~. ndrngo,to d t•l 1883.

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Studiare accu•·atamen to i falli morbosi che si pre!ionlnno , allo scopo di vedere se ossi rappresentino i Lipi patolog ici comuni , oppure se da quelli si discostino in qualche modo; e, da quello studio, trarre deduzioni che possano arricci! i re l'archivio immenso della clinica, sono, a mio parere, le due cose che sempre de,·e avet· di mira il modico pratico che voglia puntual mente disimpegnare il nohile compito a lui affi dato, di giovare cioè alla umanità sofTerente. Va senza dire che, allorqnando ad alcuno nella sua pratica occo rra di osservare qualche fallo, il quale, o per la sua novittt, o per la sua ral'ità, o infine per il modo speciale di presentarsi, mostrasi Yeramente importante, corre l'obhligo a chi l'osserva di renderlo di pu hblica ragione, acciocchè altri con lui possa sludiarvi sopra; giacchè in questo modo, e non altrim enti, puossi gi ungere ad ollenere reale vantaggio dalla osservazione falla. Chi agisse dive•·samenle da questo modo, mos Lrere!Jb~ poco amore per la scienza che professn, imperocc hè molte volle da un fatto solo accuratamente osservato ed esattamente descritto, può dipendere la soluzione eli al13


SOPRA UN CASO

cuno dci tanti problemi complicati di fi siopatologia o di clinica. Solamente animato da questo principio, io mi accingo ad espon e il presente caso clinico , giacchè credo che esso, per la sua rarità, presenti una non :-pregevole importanza. Con ciò io non faccio che segnalare la mia osservazione; sulla qunle altri , molto più provelli di mc in simili argomenti, potranno fare studi i c riflessioni cl1e a me potrebbero sfuggire. Esporrò anzitutlo la storia cl inica. Petri Giuseppe, soldato nel reggimento cavalleria Pi emonte Reale ('2°), della c l a~sc ·1862, il giorno H aprile del corrente anno \1883\ mentre era alla scuola di equitazione in maneggio, in seguito ad una caduta del suo cavallo sul fianco sinistro. o, come suoi dirsi. di quarto, rimase col piede sinistro su llo il corpo di quell 'animale. In segui to di ciò provò dolore forte a quel piede, nè potè più rialzarsi, nè tanto meno camminare; e per questo fallo, il gi orno successivo, era fa 11 o ricoverare nell' o:;petlnle mil itar e di Bologna, dove gli veni,•a asse~mal o il !ello l\ . '?.H del riparto chirurgico . Il pi<•Ùe sinistro, ad un primo e~a m e, pre::entossi tumido su tull a la regione dorsale, e nel domini o e vicinanze dell'arti colazi one tibio·pcrone-astraga lica; era anche caldo e dolente alla palpazione, m a~s im e in corrispondenza dell'articolazione tarso-mclatarsea verso il Ialo interno; sul quale punto notavansi ;~n c h e chiare le nole della contusione so!Terla. Le ossa sovra:>lanli della ga mLa erano !'Une. Cosi in un primo tempo si fece diagnosi di contusione e distrazione del piede sinistro. L'e5a me di quel piede in un secondo tempo, quando cioè il gonfio re e i falli irTitativi emno mediocremente ridolli ed ammansati, forni i seguenti risultati. ScoJTeudo sul dorso del 1° metatarseo, da avanti in dietro t


DI LUSSAZIONE INFERIORE DEL 1° CUNEIFORME

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come per trovare il cominciamento interno della linea articolare tarso-metatar·sea nella disarticolazione classica del Lisfranc, non appena si usciva dal dominio del 1o osso del metatarso, si cadeva in un vuoto marcatissimo, nel quale infossavasi la punta del dito comodamente. E invece, r·ipelendo la stessa manovra sulla pianta, appena finito il 1° metatarseo, si notava una insolita durezza ossea ed immobile, la quale sporgendo nelle carni del piede, spianava anche abbastanza notevolmente l'arcata normale della pianta al margine interno. Contempor·aneamente il 4 ~ mek'ltarseo era suscettibile di una mobilitil insolita per il suo estremo posteriore. Finalm ente la osser·vazione praticata due mesi circa dopo il principio della malattia, fece rilevare le cose seguenti. Il piede sinistro, a prima vi sta, appar·e più alto, piu corto e men~ largo del destro . Guardato dall'alto, esso mostrasi come se sì fosse incurvato verso il Jato interno; e il vertice di questa curva corrisponde al la sède normale del 1o cuneiforme; come dalla parte del margine esterno l'apice della convessità (resa anche più marcata) trovasi in corrispond enza della apofisi del 5o metatarseo, la quale è notevolmente sporgente. Che la curva laterale inte~na sia realmente aumentata, lo s i è p1·ovato poggiando i due piedi sopra un tavolo in posizione simmetrica, e mettendo a i due lati interni due stecche rig ide appoggiate contro le spo1·genze inteme del tallone e della base dell'alluce. Con questo mezzo semplicissimo, si è potuto osservare che ment!·e nel lato destro la stecca rimane, quas i per tutta la sua lunghezza, applicata contro le carni del piede. allontanandosene solo in qualche punto per uno o due milljmetri, la sinistra inveee non tocca il piede che nei due punti anzidetti, lasciando nel tratto intermedio un vuoto di un buon centimell·o in alcuni punti.


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SOPRA UN CASO

Guardando il piede sinistro di profilo dal Jato esterno, non not:isi alcunchè di anormale; esso poggia tutlo sul margine est~rno, proprio così come nello stato nonnnle. Guardandolo invece dallat\l interno, si rimane sorpresi vedendo mancarequasi completamente l'arcuamento piantare abit uale di quel margine; esso al contrario si accosta considerevolmente al piano di appoggio, e proprio in corrispondenza della sede del 1° cuneiforme lo tocca. La palpazione fa rilevare fatti non meno importanti dei precedenti. Scorrendo sul dorso del 1° metatarseo nel piede sinistro, appena sorpas5ato il ciglio art ico lare della base di quell' os:-o, non se ntesi più segui re su hitu dopo la superficie dura del 1° cuneiforme, ma si capita invece Stl tessu ti aventi una resistenza fibro sa megli o cile os.;;ea; e infatti, premendo fortement e con la punta del dito sovr'es:;i si riesce ad abbassarli un poco, riscontramlo in tal modo un vuoto tr:t il 1o metatnrseo e lo sca fuide. Esaminilndo poi dalla regione piantare, lungo l'arcuamento inferi ore del margine interno, trovansi tessul i cedevo!i sinchè si percorre la regione co rrispondente al m:u·gine inferiore del 1o mctalar$OO (muscol i dell'eminenza piantare interna); ma di là il dito è sofTermat.o quasi da una durezza vernmeute ossea ed immou ilo, un poco con ' 'essa ed abbastanza estesa, la qua le topogrnricamente corr·isponde proprio perpendicolarmente al di sotto del -vuoto già. notato nel la faccia dorsale. A meglio determinare le deformazioni t1el piede in esame, furono praticato sov r'esso numerose misurazioni, di cui qui credo opportuno riferire solo le più importnn ti. ·lo Di stanza reale tra la punta dell'a ll uce e la parte posteriormente pi ù sporgen te del tall one; m. O, 27.8 nel piede destro m. O, :?0,9 nel piede sinistro.


Dl LUSSAZIOXE IX FERIORE DEL 1° CUNEIFORME

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2• Distan7A'l. reale tra la punta del 5° dito e la par·te sudd etta del tallone; m. 0,'22.2 in ambi i piedi. 3" Lungh ezza del margine interno del piede dalla parte media della punta dell'alluce e il punto medio della faccia poste1·iore del tallone;

m. 0, 29.8 nel piede destro m. 0 ,29 nel piede sinistro. 4" Lunghezza del margine estemo dalla parte media della punta del 5° dito alla parte ora della del tallone; m. 0 ,24- 8 in ambi i piedi . o• Distanza tra l'apice del rnalleolo interno e la punta ~e ll' alluce;

m. 0,23 nel piede destro m. 0,2 1.9 nel piede sinistr·o. 6• Di stanza tm J'bpice del rnalleolo ester·no e la punta .del 5° dito; m. 0; 17.6 in ambi i piedi . 7• Distanza tra il malleolo interno e il cal cagno nella parte più sporgen te; m. 0,10.3 in ambi i piedi . 8° Distanza tra la parte media della punta dell' alluce e il ciglio posteriore del 5° metatarseo; m. 0,1 2 in ambi i pi edi. 9° Larghezza del piede a 16 centimetri in avanti della parte media del tallone, cioè a livello del posto occupato dalle basi degli ossi metatarsei; m. 0,09.2 nel piede destro n1 . 0,08.8 nel piede sinistro. 1 O• Altezza del piede allo stesso punlo precedentemente indicato; m. 0,06.4 nel piede destro m. 0,07.7 nel piede sini stro.


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SOPRA UN CASO

11 o Circonferenza del piede nel punto suddetto; m. 0,21 in ambi i piedi. Si noti qui che con la parola, distanza rea le, si è inteso parlat·e dello spazio compreso tra due linee parallele e tangenti ai due punti di misurazione; le lunghezze e ci rconferenze furono misurate col nastro metrico; e le altezze e le larghezze mediante il compasso di spessezza. Finalmente si nota che il •l 0 metatarseo gode di una mo-bilità molto più limitata di quella che avea allol'quando la lesione era recente. Da tutto quanto si nora è stato esposto, puossi dedurre: 1" Che il piede sinistro si è accorciato d.i nove millimetri nel suo margine interno, e che questo accorciamento interessa la parte posta al di dietro della estremità posteriore del 1• metatarseo. 2° Che quel pied'e si è incurvato un po' lateralmente all' interno costituendo così un arco di cerchio, che rende piil> marcata la leggera curvatura not·male laterale a concavità interna di quel margine; e anche il mat·gine esterno si è reso più convesso, addivenendo così molto più appariscente la apofisi del 5° metatarseo. 3• Il piede sinistro, pur conservando normale la sua circonferenza in corri~pondenza delle basi dei metatarsei riunì ti, ha nondimeno modificati i suoi diamett'i, nel senso che il trasvet·so è scemato, e il vet·ticale è accresciuto, risultandone in tal modo un piede più stretto ma più alto. 4-" Infine è quasi completamente scomparsa la curva piantare del lato interno del piede sinistro. La funzionalità del piede sinistro si compendia in questepoche parole. L'individuo è claudicante; e. nella deambulazione, anzi eh è poggiare con tutLa la pianta sul Sllolo, vi poggia soltanLo col calcagno, col margine esterno, e colle punte delle


DI LUSSAZIONE INFERIORE DEL 1° CU~EIFORUE

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quallr·o ultime dita, asserendo di provare dolore quando si prova a poggiare anr.he con la base dell'alluce, e di avvertir·e in tal caso la sensazione co~e di un corpo estraneo. che egli paragona a quella che si ha dalla presenza di un ciottolo nella. calzatura. Ponderando bene tutti i fatti osservati ed esposti sinora, si deve essere necessar·iamente convinti che nella pianta del piede sinistro, verso il suo margine interno, esiste un corpo duro ed immo bile che ha tutte le apparenze di ·un osso. Se il ' Petri avesse presentato un tal fatto senza la precedenza di una causa traumati ca, t:hi sa quante supposizioni si sarebbero potute fare su quel corpo duro esistente tra le car-ni del piede; e senza dubbio si sarebbe pensato ad una esostosi, o ad una deformilà congenila nello sviluppo dello scheletro, o anche ad un osso sesamoide soprannumerario posto nel cammino del tendine del lungo peroniero laterale. Ma nel caso in esame puossi giammai pensare ad un fallo congenito? Io recisamente credo di no, giacchè anzitutto un tal fatto sarebbe stato rimarcato nella triplice visita passata dal Petri presso il consiglio di leva, il distretto ed il corpo; nè si può dire che avesse un tal fatto potuto rimanere inosservato, giacchè purtroppo sappiamo quanto i nostr·i iscritti di leva son pronti ad accusare al medico perito i difelli fisi ci che sanno di avere; ed il Petri non avrebbe potuto ignorare in lui la esistenza di un fatto, il quale, se fosse esistito precedentemente, certo avrebbe dovuto arrecargl i fastidio nella vita borghese. Ma poi, anche concesso che sino alla venuta al corpo quella deformazione scheletrica fosse rimasta inosser·vata, come mai avrèbbe potuto il Petri per parecchi mesi di~impegnare il suo servizio militare? Lo stesso argomento ed altri ancora mi pare valgano altresì ad escludere la ipotesi di una esostosi o di un osso sesamoide soprannumerario ed eterotopo.


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SOPHA U ~ CASO

Ma io pongo seuz'ahro da banda questi mezzi di agnosti ci di oc;cl usione, giacchè ad es:; i devesi soltanto ricorrer·e dal clinico qunndo vi ha difelto d i aiLri argomenti diretti per poter fare la diagnosi di una enti là mo rh os~l. Il caso che io presento parmi non si trovi in queste condizioni pon :re, possedendo noi late una serie di falli causali ed obiettivi, da sembrarmi sufficienti a defi nire la cosa di cui veramente si tratta. Non vi è dubbio che nella faccia dorsale del piede sinistro esisteva ed esiste un vuoto, immediatamente dietro alla eslre· miti\ posteriore del 1° mclatarseo; o, se vuolsi, immediatamente in avanti dello scafoiùe, il quale è indubbiamente al suo posto, ove lo rivela la presenza del suo tubercnlo. Quel vuoto, dapprima cosi mnrca to, e che l)ermelleva libera la entrala della punta del dito, ora non ò più cosi ch iaro; e la causa di tale fallo è anche di facile intendimento. I n quel vuoto infaui si versò dapprima del sangue e si raccol:;ero degli essudati; più tardi , per la org~nizznzione di questi prodotLi, venne la produzione di un connettivo giovane 'c molle, il quale infìne, subendo la naturale e necessnria metamorfosi dei connettivi di neoform:tzione, si è reso man mano più fi LLo avvicinnndosi cosi gradatamente al tessu to fib roso. Ma non soltan to quel vuoto O,!.rgi è meno apparisr·ente di prima, perchè ai tessuti moll i che allom lo riempivnno, si sono sostituiti tessuti più ùuri; esso si è reso anche più pi ccolo, e non solo per la rctrazione cicatriziale progressivamente crescente dei tessuti attualmente interposti tra la base del 1o metatarseo e lo scafoide, ma anche per la trazione che ')UIIe pnr'li anteriori del piede hanno eserci talo ed e·ercitano tuttavia i muscoli , che, sia venendo dalla gamba, sia venendo dalle parti posteriori del piede stesso, si allaccano coi loro capi terminal i al ~ o mclatarseo o all'alluce islesso.


DI LUSSAZIO~E INFERIORE DEL 1° CUN EIFORME

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Quel vuoto occupa senz'allro la sede normale del1 o cuneiforme. E quando contemporaneamente, proprio al disotto di esso, nella pianta del piede riscontrasi una insolita durezza ossea, credo si possa senza alcun dubbio affermare che il1 ° cuneiforme si sia spostato in basso; che altrimenti si tratti della lussazione inferiore di quell'osso. In tal modo, scomparso dalla sua sede normale il 1o cuneiforme, nel piede in esame devesi parlare di una articolazione scafo 1o meta t.arsea; la quale unione, più che una articolazione, io definirei una pseudoartrosi, che col tempo potrebbe anche ossificarsi . Il che non può fare meraviglia, quando si pensi alla influenza ossifira che sui w nneLLivi possone avere le ossa vicine, sotto lo impero di una infiammazione lenta, a segno da esplicarsi come attività produttiva e formati va, anziché dastt·ulliva. Stabilita cosi la diagnosi generica, viene spontanea la domanda: Nel caso attuale trallasi di una lussazione inferiore compl eta del ·1° c un e.i fo~me? Quest'osso ècomp\e[amente scappato d al suo posto, o una sua parte rimane ancora tra il 1o metatarseo e lo scafoide ? l'armi questione di difficile soluzione questa; trattandosi di ossa tanto piccole, di rapporti così lim i taLi, e di funzioni Lanto poco estese, che sembrami veramente difficile trovare argomenti a discuterla. Però credo che siavi un criterio, ed uno solo, dal quale possa trarsi un po' di luce. S e i.l cuneiforme non fosse tullo disceso dal suo poslo normal e, esso per la pat·te che rimarrebbe ancora tm lo scafoide e il 1° metatuseo sat·ebbe un ostacolo insuperabile a che quell e due ossa si potes~e ro tra loro avvicinare; e in La! caso, s i sarebbe avuta la sporgenza piantare, e lo spianamento della volla in terna del piede; ma non si sarebbe giammai po-


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SOPHA UN CASO

tulo avere un accorciamento di esso, nè un arenamento laterale notevole del suo margine interno. Jn,·ece nel caso attuale lo accorciamento di questo margine esiste ed è ben di nove millimetri; e anche lo incurvamento, come dianzi fu notato, è abbastanza considerevole, giungendo persino a tradursi sul margine ester-no. Ma potrebhesi obbiellare che se il 1• cuneiforme fosse completamente lu ssato in basso, lo accorciamento avrebbe dovuto essere ancora maggioro di nove millimetri. e lo arenamento laterale interno ancor più notevo le, giacchè quell'osso misura una lunghezza media antero-postet·iore di due centimett·i e qualche millimetro ancora. A rispondere a tale obiezione mi è mestieri far rilevare che per aversi un accorciamento uguale alla lunghezza dell'osso scomparso, avrebbero dovuto le due os:;a che con quello si articolavano {o per lo meno uno di essi) trovarsi completamente libere ed indipendenti . Or, come di leggieri appare, tale condizione non può verificarsi nel piede, giace hè il 1o metaturseo trovasi e da robusti legamenti, e da masso muscolari, legato solidamente al metatarseo vicino (':? 0 ) . Ed infatli, per ricolmare in parte il vuoto rimasto per la sfuggita del •l o cuneiforme, il 1o metatarseo, obbedendo alla retrazione cicntriziale dei tessuti neoformati ed interposti tra esso e lo scafoide, e alla contrazione muscolare, ha dovuto trascinare seco tutta la catena metatarsea, inclinandola verso il lato interno. E questo fatto, mentre è dimostrnto dallo incurvamen to laterale interno del piede, rassomigliante quasi ad una flessione laterale interna dell 'n.vnmpiede sul piede, rimane ancor più chiaramente illustrato dallo arcuaruento inverso, cioè a convessità in fuori, del margine esterno, e dalla sporgenza piil marcata dell'apofisi del 5° metatarseo, nel quale è avvenuto senz'altro un movimento di altalena o di leva di cui il centro o fulcro è '


• DI LUSSAZIONE INFERIOI\E DEL 1° CUNEIFORME

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s tata l'articolazione laterale di esso col quarto osso omonimo e vicino. Sicchè anche sul grado della lussazione, io credo. p oter aiTermar·e essersi trattato di una lussazione completa. Ma a questo punto si eleva un'altra polente obiezione. Il 1 o cuneiforme rappresenta un diametro vertica le medio di circa tre centimetri; ora se esso fosse tutto inLero sfuggito dalla morsa articolare scafo-metatarsea, avreb bes i dovuto rilevare alla pianta del piede una tumescenza maggiore, per la quale l'arcata piantare intema avrebbe dovuto non solo spianarsi, ma rendersi anche convessa. Ed a questa obiezione risponderò facendo notare alcune particolarità sulla forma del ,,. osso cuneano, e contemporaneamente mi sarà neces-/ sario dire del meccanismo con cui ha potuto prodursi la lussazione di cui mi sto occupando. Il 1" cuneifot·me merita meno dei suoi compagni il nome che gli si è dato; giacchè mentre in quelli è marcata chiaramente la forma di cuneo in tutti i sensi , in esso invece tale forma è l ungi dall'essere bene apprezzabile nel senso anteroposteriore. Esso infatti è quasi ugualmente lungo nella sua faccia superiore e nella infet·iore; e per riguardo a diametri trasversi è ancor più largo in basso, mentre in alto la sua faccia superiore potrebbesi più a r agione definire un margine. Se lo si spaccasse con un taglio frontale, cioè in modo· da interessame contemp01·aneamente i diametri vertica'le e trasvei'SO, esso presenterebbe approssimativamente la forma di una virgola, con la sua testa in basso, e la concavità rivolta in fuol'i; posla cioè in modo da abbracciare quasi nel senso verticale il lato interno del 2° cuneiforme; ragione per cui mentre dal iato dorsale del piede vedesi chiara l'articolazione tra 1n e 2o cun eiforme, dalla pianta poi si stenta tanto a veder! a, pere hè il primo di essi con la sua tuberosi Là piantare s i spinge molto dappresso alla sporgenza inferiore del 3° osso· omonimo.


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SOPR A UN CASO

Ora è mes~ieri vede1·e in qual modo il 1° osso cuneano ab · bia potut11 abbassarsi, e quale posizione abbia presa in questo spostamen Lo. L' indivitluo, lo ha già dello nel la storia, ricevè sul suo piede sinis:tro tullo il peso del cavallo cad utogli di quarto . Questo peso a1Jba::;ta07.a gra1hle posto sul dorso del piede, e nella ~ ua massima intensità sul margine interno, in un primo tempo ha cercato ai spianare l'arcata longitudinal e che quel margine fa. normalmente. La fi sica e la meccanica ci insegnano come e quanto sieno solide le volle ad archi, appunto perchè tutle le forze spiegate dai singoli elemen ti che lo compongono , .o che sono rappresentate poi dal peso istesso di quegli elementi, si ri solvono in tante forze componenti, che, collegandosi a poligono, vanno a linire proprio nei pilastri dell'arco; e sinchc questi non cedono, l'arco regge; e ne vediamo infn Lti di quelli che, senza cemento, senza restauri e senza cure, hnnno sfidato decine di secoli. Il nostJ'Opiede rappresenta anch'esso una volla di cui i pilastri per il margine interno sono la le:;ta del l o metata rseo con le sue ossa sesamoidi, e la gro~sa tnherosittt del calcagno Ma non sempre ciò che succerle nel nostro organismo puossi determinnre o misurare med iante una formola come le cose del mondo esterno; vi sono delle condizioni tal volta per cui nel nostro corpo avvengono dei fatti contrariamen te a ciò che sembrerebbe dovesse accadere segnendo le legg-i della fisica o della meccanica. Forse saranno ancor-a apparenti contraddizioni, giacché noi non sappiamo nè possiamo sempre dete1·minare le cause tutte e il loro motlo di agire, nella p1·c·duzione di un fatto ~he succeda n el nostro organi.>mo, come il maggior numero delle volle si può farlo per un fallo fisico qualunque. 1 Adunque nel piede del soldato f>etri, il peso del cavallo, gravitando. sempre, forzò dapprima le unioni inferiori del


DI LUSSAZIO:'iE IN FER IOR E DEJ. 1 ° CUNEIF0f\)IE

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1° cuneiforme co11.0 metalarseo e lo scafoide. Se-a quel punto il peso avesse cessato di ngire, il Petri avrebbe riportato nuiJ'al tro che una distrazione del piede, cioè una lace razione dei legamenti tarso-m eLatarsei e med io-larsei planlari ed iulemi. l\la quel trauma invece continuò la sua azione, e giunse a spingere il 1° cuneiforme giù nelle cami del pi ede. Vero è p erò che per la stessa r<lgione avre~IJe potuto succedere lo spostamento dell o scafoide; ma la lus.<;azione di quest'osso con siiTatto meccanismo, io credo sia eminentemente difficile e r ara, perchè quell'osso travasi uni lo alle ossa vicine con legamenti num erosi e robusti, tra cui prim eggia la Lranc.a interna del legamento ad ypsilon; e anche percllè lo scafoide presenta ~ul dorso del piede una superficie mollo limitata nel senso longitudinale, e quindi può rice\'ere poca parte di un trauma c.he cada verticalmente su quella regione. Or se si segue con la mente il 4° cuneiforme in questo suo viaggio di rapida di scesa, poss iamo faci lmente comprendere che esso non ha potuto di scendere verticalmente. Ho già d etlo che il 1° cuneiforme ha la fi gura di una virgola, quinùi di un segmento di cerchio a curTatura molto aperta, e a concavità ri volla ·inruor·i_ Se ad un ar·co di cercbio si imprime una sp inta ad un o degli estremi, esso non progredirtt solamente in avant i, ma contempomneamente percorrerà una curva, che è pui il

cerchio stesso di cui quell'arco fa parte. Il peso del caYallo, cadendo sul dorso del piede, ha agito sulla superfi cie. o meglio, como già dissi, sul margine supe1·iore del 1° cun eiforme; e quindi quesL'osso nell'abbassa rsi n.on ha fallo che proseguire un movimento- circolare intorno al 2° cuneiforme che ab. braccia. P er·ò se si pensa un po' più accuratamen te a precisare il modo vero di azione del trauma nel caso alluale, si rimane a ncor meglio convinti di questa discesa curvilinea poc'anzi


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SOPRA U~ CASO

descrilla. Il cavallo nel cadere sul fianco sinistro, in un primo tempo ha dovuto urtare contro la faccia intema delle gamba sinistra del Petri; e siccome questi allora già poggiava col piede corrispondente al suolo, è anch'esso caduto verso si nistra, e con ciò l'asse dell'arto pelvico di quel lato si è trovato non più posto verti calmente, ma io una dir'ezione obliqua dall 'alto al hnsso e da sinistra a destra. Sicchè quando, nel tempo successivo, il cavallo con tullo il suo peso ha gravitato sul piede, yj ha gravitato con la massima intensità non sul dorso, ma nel punto oYe questo continuasi col margine interno; ed ha agito secondo una direzione opposta all'asse della gamba sinistra, cioè dall'allo in basso e da destra 'erso sinistra. Il trauma adunque premendo in questa direzione sul 1° cuneiforme, non ha potuto spingerlo infuori con un movimento di trastazione orizzontale diretta, perchè si opponevano le altre ossa cunea no, ma Ye lo ha spinto fa cendogl i cscgu ire il movimento curvilineo già descrillo, giacchè la cstremitit inferiore di quell'osso !'porgendo di alquanto dal livello inferiore del 2• osso omonimo, ha potuto portarsi infuori e al diso l!o di questo. Ma per potere quella parte dell'osso andare infuori, ha dovuto necessariamente avrenire Io spostamento totale delle altre sue parti dal loro posto normale. Dopo queste r·iflessioni si può oncora meglio rendersi ragione del perchè non siesi spo!'lato lo scafoide, giacchè esso non sporgendo per nulla dal livello inferiore del cuboide, non potea progredire assolutamente nella direzione spiegata dal trauma caduto sul piede. II cuboide er·a a ciò un potenLe impcùimennto. Quando il ,,. cuneiforme, per il modo giit descrillo, si è trovato alla pianta del piede, i suoi rapporti si sono alterati in modo che la sua faccia interna è divenuta inferiore, il margine superiore è divonulo interno, e la eslremitit infel'iore


Dl LUSSA.ZIO:\E INFERIORE DEL 1° CUNEIFORME

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esterna. E in tal modo me:-so quell'osso, non rappresenta più che uno spessor·e di circa un centimetro, proprio quanto è quella sporgenza che os:;ervasi nella pianta del piede in esame; e anche la forma di quella sporgenza induce a ritenere vera l a mia supposizione, giaccH essa è leggermente convessa e ab bastanza estesa, proprio come si presenta la fa ccia interna (ormai divenuta inferiore) del 1o osso cuneano. cuneiforme, al pari che quella delle La lussazione del a llr·e ossa del tar·so, è una lesione abbastanza rara, meno però r ara di quella delle altre ossa omonime, le quali sia perchè meri La no veramente tal nome per la loro forma, sia perchè sono protette da ogni parte dalle ossa vicine, si spostano con una d ifficoltà grandissima, e per· un trauma che agisca proprio limi tatamente sovr'esse. Infatti la storia di queste lussasioni è ancor:t eminentemente povem a fronte di quella delle altre, di cui i quadri clinici si possono dire ::ompl eti. Nel la classica Enciclopedia del Pitha e Billroth (Vol. IV. Parte Il) non si descrive alcun caso speGiale della Iussazione d e l 1° cuneiforme; e con termini generici è sol detto che K le l u ssazioni parziali del piede sono estremamente rare, sì riconoscono per accorciamenti e deformità di esso, in cui pos-: son si notare da una parte avv::.llamenti, e dall'altra rilievi a scali no ». L'Eri c- Erich sen alier·ma che qualche volta si trovò lussato il grande cuneiforme, e ricorda un caso riferito da A. Cooper. Augusto Vidal (de Cassis) dice che le ossa cuneiformi si sono lussate insieme dal lato dorsa le del pi ede; che il1 ° cun e iforme si è visto spostato insieme al1° metatarseo, o pure isolatamente dalle altre ossa. I n un caso riferito da A. Nélaton, vi era complicanza con f e r·i ta; ma la l ussazione pare sia stata dal lato dorsale. Altri due casi furono osservati da A. Cooper.

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SOPRA (;.N CASO

Come si vedo da questi brevi cenni storici sulla lussazione del 1° cuneiforme, essa rappresenta un caso patologico abbastanza raro nel genere; ma il caso che io ho esposlò parmi ancora di una im portanza p i ti grande, perché, da quanto ho potuto raccogliere, nessuno fìnora ha precisamente descritto una lussazione inferiore di quell'osso, così chiara, cosi evidente, come quella che puossi osservare nel soldato Petri. In generale, allorchè un osso esce dal posto normalmente assegnatogli, deve crearsi un a n UO\"a sedt~ nei tessuti cho lo circondano; o fìnchè l'arlicolazione è ioviluppata o da molto tessuto areolare, o dai soli tessuti cutanei, quella nuova sede si forma facilmente per· la penetrazione agevole nel primo caso, per la distensione della cute nel secondo. Ma nel piede, l ungi dallo esistere le condizioni accennate, si trovano invece le opposte, specialmente dalla parte della pianta, bve le molto masse mus~olari, corte ed intramezzate da fili tendinei, i legamenti numerosi e robusti, i tendini in gr·an copia, la durezza della pelle, sono tanti fattori, che messi insieme impedì sco no gli spostamenti delle ossa costituenti lo scheletro d i questa parte del corpo. Ecco anche perchè, mentre le lussazioni di altre ossa sono più f1·equenti e più facili, quell e ossa del piede sono più rare, e debbono ripetere la loro origine da cause traumatiche molLo potenti. Infatti bnsta sol dare un rapido sguardo ai legamenti che han dovuto cedere quando il 1• cuneiforme nel caso in esame si è abbassato, per giudicare di quale intensità aubia dovuto essere la forza produLLrice di tal e lesione. Il 1o cuneiforme con un legamento dorsale o uno piantare è unito allo scafoide; mediaulo numerose fibre lrgamentoso dorsali, plantari ecl interossee è congiunto al cuneiforme' icino e al 1o metatarsco; e poi è unito con un rouusto legamento dorsale obliquo al 2° melatarseo, a cui anche lo ferma un ro 1·te


Dl J.USSAZ!O~E INFERIORE DEL 1° CUNElFORYE

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legamento interosseo, anche obbliquo, e che costituisce la cosi della chiave dell'articolazione tarso-metatarsea . Hanvi a nche legamenti laterali interni tra esso e lo =scafoide e il ~1 o mela~arseo; e infine vi sono dalla parte della pianta alcune fibre dipendenti dal tendine del libiale posteriore, il quale dopo essersi allaccato allo scafoid e, manda fibre in avanti sino alle basi dei primi metatarsei; e dalla parte del dorso altre fibre di simi l natura, appartenenti al tendine del tibiale anteriore, le quali arrivano al 1o metatarseo, partendo dalla fa ccia inlern:L del 1° cuneiforme a cui quel tendine prende sua inserzione. Or bene, tulli questi legami, nel caso nostro, hinno dovuto essere interrotti, e i muscoli robusti della regioo piantare interna hanno dovuto anch'essi sopportare una notevole di~Le nsione, e fors'anche qualche lacerazione, per p oter r;cevere tra lol'o il nuovo ospite. l\la non si limi tano f!ui le lesioni che hanno dovuto avvenire nel caso di cui è parola. Immancabilmente hanno dovuto essere 1·imaste aperte le capsule articolari fibrose non solo, roa anche sinoviali chetrovansi tra. quelrossoe gli altri vicini; e queste capsule sono al numero di tre; cioè: quella che trovasi tra il 'l " cunei forme e i l ·l n metatarseo ; quella esistente tra il 4° cuneiforme ed il 2°, e questa, come è noto, è dipen · d enza. di quella esistente tra 2° e i)• cuneiforme e 2• e 3° metatarsco; e infine la capsula tra il 1• cunei formo e lo scafo ide, la quale anch'essa ò parte eli quella grnnde che uni sce loscafo idc ai tre cuneiformi, e che manda delle gillate in avanti tr·a i cuneiformi non solo, ma anche tra il 3° osso di questo n o me e il vicino cuboide. ri accmi ancora ricordare un'altra lesione avvenuta nella l n s;.;azione in esame, giacchè essa donit giovarmi CJuando dirò d e lle alterazioni funzionali che ha dovuto arrecare nel piede. Il te ndine del tihiale ante1·iore, il cl'wle si attacca alla faccia 1

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SOPII :\ U~ O SO

interna ùel 1• cuneiforme, per il fallo dello spostamento di quest'osso, ha modilìcato anche la sede della sna inser·zione inferiore, nel senso che questa si è trasportata nella piaota del piede, e quinrli il tendine anzidetto vi ene allunlmentr. a descrivere una spirato int orno al s11o bordo interno. Finalmente è uopo dire una parola per spiegare l'altro fallo os5cn·a to m•l piede, cioè la diminuzione del :;uo diametro trasverso e lo aumento t!el verti cale nel'a regione occupata dai mctaLar·:wi. t noto che le cinque os:-a di que'ìlo nome, sono poste l' una accanto all'altra , non in un piano perfettamelllo orizzontale, ma in modo da costituire un 'areala nel senso trasversale, a conca\'itit piantare. Finchè il mctatarso è Lullo connesso coltar:;o, i muscoli oJ,Iiqui della pianta del piede ed inLeros::ei po,;,;ouo s<d <li poco aurnen.tare quella curva, specialmente \' t' l'SO le ba!: i dei metatarsi, Ùo\e p11ò crescere sol di quanto lo perm ene la ca tena crrneano-cuhoidea. Ma quando il •l " ml!latar~eo si ù trova Lo l ibero dalle sue connessioni posteriori col l o cun r iforme, ha potu to avrenire in un modo molto marrato ed c:;te;;o ciò che prima si compieva entro limiti ris t reli i; ma ,:;ime per opera del 11111 scolo lun go peronie1·o latcrale che, n guisa di una co rda obl iqua, tra, er·:-ando co l suo tendine qnell'arrala, ha forza di aumentarne la cur·vaLur·a qua lidO si contrae. I n La l modo accartocciato:;i il pi ede, deve neccs:-.ariam cnte prc:'cnlare diminuzion e nel diametro trasvc•·s.o, ~on aumento cnmpPnsativo nel diametr·o vertical e. AccPnnr.tc co:;ì per· S01111lli capi le lesioni anatomiche più importanti, ' engo a c'lire <Iella inOur nza eire il caso patologi co csposro ha sulla fun7.iunali tit del piede. Ho giit dello avanti elle l'individuo ò clauùi <·antc. Or· quale pu ò essere In r.ausn di questa clallùicazione? Essa certo non d ipPnllf' da d ill'ercnza d i lu ngltezza dci due art i pel vici. giacch è ne,.,,;una le:;ione è intervenuta ad ;u:corciaro il sinistro; lo


. DI L USSAZI Oì\E INFERIORE DEL ·1

° CUNEIFORME

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spine iliache anteriori-superiori e i malleoli sono esattamen te u guali nei due lati. ~la siri rolga un poco l'attenzione sul meccani :>mo della deambulazione. Allorquando un piede è pol'tato in a vanti, esso si distacca dal suolo com inciando dal tallone per finire alle teste dei metalarsei e punte delle dita; e poi, cosi sollevato, può oscillare in ava n ti come pendolo, giaccbè il bacino deve in quell'istantP. portarsi dal lato opposto per far coincidere il centro di gravità del tronco con l'asse delrarlo pelrico che poggia sul suolo. Or nel soldato Petri può egli mai eseguirsi il distacco del piede sinistro dal suolo nel modo come abbiam detto? Certamente no; perchè in un mom ento egfi dovrebbe far forza sulle teste riunite dei metatar-sei, e specialmente su quella del 'l •, il che appunto gli riesce diffi cile c doloroso, perchè quel metatarseo n(\n è più con la sua unse appuntato contro un osso, bensì contro tessuti più o meno fìhrosi, ma sempre capaci di distrarsi e di dare in tal modo dolore. Ma vi hanno ancora altre cause per cui l'individuo deve C;sse claudicante. Egli non può poggiare più il suo piede sinistro sopra Lutti i punti di sostegno, ma deve esclud ere la testa del ·l o melatarseo, sia perchè vi ha nella pianta òel pi ede al lato intemo quella sporgenza d01·a che gli provoca molesta e dolorosa sensazione di corpo estraneo, sia anche pe1· i nuovi rapporti che ha acquistalo lo attacco cun eano del tibiale anteriore . .:: risaputo eh e per aversi la stazione eretta è necessario un g iu slo compenso ira i muscoli e5tensorì e i flessori del piede s ull a gamba, in modo che essi, contraendosioelledebitepropol·zioni, fanno o che il piede formi con la gamba tale un angolo per cui il centro di gravità del corpo cada. poco al da' 'anti dell'articolazione tibio-perone-aslragalica, o che il piede modifi ch i quell'angolo nei modi voluti per il meccanismo della .deambulazione.


SOPI\A U ~ CASO

Nelle arti colazioni che godono di movimenti mol to numerosi, certo non esiste un muscolo per ognuno di questi; ma le potenze muscolari hanno alcune azioni simili, ed alcune contrarie, per cui nelle contrazioni simultanee di parecchie di esse, restano elise le seconde e si pronunziano schiette Je prim e, producendo un movimento che nessuna di esse, agendo da sula avrebbe potuto produrre. Così, ad esempio, nel piede manca un muscolo nettamente flessore; questa funzione è contemporan eamente affìda ta al tibiale anteriore, e agli estensori· lungl1i llalle dita; ma di queste potenze musco lari , la prima ha anche l'azione di ele\'are il margine interno del piede ed addurlo, la seconda quella di elerare il margine esterno ed abdurlo, oltre quella di flettere lo dita. Or nel caso del solda lo Petri, quell a funzi one di elevazione del m.:u·gine interno del piede affìdata al tibiale anteriore, si è res:t eminentemente più grande, perchè quel muscolo contraendosi cerca di fare spiegare la spira che il suo temline fa intorno al margine interno. E qul3sto aumento nella sulldetta funzione non essendo accompagnato da un aumento eguale nella funzione opposta degli estensori comuni e propri i lunghi delle di1ta, ne riene di conseguenza che, anche quando tntte le potenze fl essorie si contraggono, il piede rimane col suo margin e interno noterol mente elemto dal suolo. Questi disturbi funziona li elci pi ede in segnito alla lussazione in feriore del 1° cuneiforme, potranno essi modifica rsi, ov vero rimarranno sempre così come poc'anzi li ho descrilli? Che essi scompaiano spontaneamente e col tempo, sembram~ impossiuil cosa, però incl ino a creùere c:10 a lungo andare l'indi vi duo soll'ri rà meno, cioè quando si sarit aL itua lo a questo me<·.cnnismo di deambulazione nuovo per lui; nèmi dissimulo in p:.ri tempo il pericolo che possano anche peggiorare le condizioni attuali. P ur troppo sono abbastanza num eros i ì


Dl LUSSAZIONE l!.'iFEHIORE DEL •l

° CUNElFOHME

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casi, in cui per·sino nna calzntnm alquanto stt·ella è stata la p rima causa dello sviluppo d.i un podartrocace. Nel maggior numero di questi· casi tr·attavasi, è vero, di individui scrofol osi, aventi cioè un organi smo in cui son fu cili le infiammaz ioni a corso lento e con produzione o di essudati di un chi m ismo poco buono, o di tess uti a vita mollo labile, nel cui n umero sono cet·tnmenle da armovernrsi i gt·anulom iarticolari ; ma eranvi anche allri di quei casi in cui quegli esiti si ebbero eziandio in chi era !ungi dall'avere persino le più piccole tracce di linfatismo o di scrofola. Or chi potrà garen ti re c h e, con lo sforzo del camminare, non intet·venga nel piede d e l soldr.to Petri un'artrite con quell'esito malaugurato che -chi amasi artrocace? E che è tanto più triste nel piede, app u n to perchè quiYi si hanno ossa piccole, numerose e spong io se, con numerose capsule sinoviali? Il Petri, per la lesione che presenta, io credo sia incapace a disimpegnare qualunque servizio militare, compreso anche quello piccolo e leggero che prestano i veterani. Arrivato a questo punto, parmi tempo di passare in rassegna i mezzi di cui la chirurgia può disporre in favore del Pe t ri. Al trimenti le parole restano un lavoro sterile, mass ime per l'infermo, il quale più che le discussioni, domanda il modo di guarire. T utti i libri in cui sono dette poche parole sulle fussazioni par-ziali del tarso, ci danno anche vaghi consigli terapeutici snl ;proposi to. Si insiste sul mezzo fondamentale di questo genere di m alattia, cioè sulla riduzione dell'osso spostato. Còmpi to dif'ficili ssimo nel pi t~de, percl tè trallasi di ossici ni così strettatn~ n te incastrali tra loro, che persino sullo scheletro riesce talvolta difficile di rimetter·Ii al loro posto, dopo di averli disg iun ti. Nel caso esposto non appena si dileguarono i fatti irr italivi , e le parti si resem meno tumide, si provò piti e più.


SOPRA UN CASO

volle il mezzo della riduzione, ma i tentativi rimasero sempre infrulluosi; ed era da pr·eveder·si questo fallo, giacchè sin d'allora lo spnzio lasciato dalla uscita di sede del ·1° cunei forme, si restrime un poco nel :-enso antero-poslerior·e, per la trazione dei muscoli della regione piantare interna, il cui effetto era quello di avvicinare il •l o melatarseo allo scafo ide. :Ma, in seguito al concelto dingnostico che io mi son formalo circa la maniera di spostamento del 1o cuneiforme nel caso attuale, ho dovuto ancor più a ragione convincermi che quei tentalivi di riduzione dove<~no necessariamente rimanere in · frut tuosi. È regola infatti fondamentale della terapia generale delle lusscnioni, quella di far percorrere all'osso spostato, per ricondurlo nel la sua sede normale, una via identica a quella che esso tenne per uscirne; donde poi la imperiosa necessità di conoscere il meccanismo speciale di ciascuna lussazione non solo, ma di ogni sin gola varietà, per· potere essere al caso di farne la riduzione. Nel piede tutto ciò è diffi cilissimo; giacchè, quand'anche con fini ed arguti ragionamen ti, si sia riusciti a diagnosticare precisamente la nuova posizione in che l',:~ sso spostato si trova, manca a noi il mezzo di farla variare, trattandosi di ossa tanto piccole e che non presentano al cun punto di presa. L'unico mezzo che ci rimane è la pressione e conlropressione; e qnes!a può avere un risullato ulil·e sol quando l' osso spostato si trovi fuoriuscito dalla. sua sede senza il minimo spos!amento, e sia rimasto propr·io di fronte al suo posto normale. Falliti questi mezzi, si cercò almeno di evitare che nel piedl3 del soldato Petri, l'artrite traumatica consecutiva non insorgesse molto imponente; e si usarono gli i:lntiflogistici dapprima, i risolventi dappoi, ma sempre il tullo combinato con ·la immobilizzazione, che senza dubbio rappresenta il primo e sovrano mezzo nella terapeutica articolare. Così le condizioni


DI LUSSA ZIO~E I N FER IOIIE DEL ~

° Ct;:\EJl70 RliE

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migliorarono un poco; i ~ inlorn i irrilalivi scomparvero completamente, e si credè opportuno di inviare l'i nfermo all e fangature d'Acqui . l o non posso che far plauso a tal e prevvedim enlo, giacchè esso fu preso ::olo nella idea di t·idul'l'e ancora la iperplasia dei tessu ti molli del piede, venuta in conseguenza della mite si, ma prolunga ta infiam mazione; e n<>n havvi certo ch i ponga in dubbio l'azione benefica di quel mezzo per tale indicazione. Certo nessuno penserebbe che i fan ghi possano far migliorare le co ndizioni scheletriche del piede del Pett·i; sa r ebbe un errore pari a quello di chi sperasse coi fangh i guarire un'anch ilosi ossea. Ounque che cosa resta di tet·a peutica veramen Le eh irurgica?

Ha vvi cJ1i ha consigliato ed anche eseguito la aspona;done del ~ l'osso spostato in casi di simil genere . E nel caso in esame io credo che la asportazi one del ·r· ·~un eiforme sia la operazione u n i ca mente indi cata, e costituente poco difricoltà e quasi ness una gravezza. La regione in cui trovasi quell'osso non è pericolosa nè tampoco difficile; e non si traltereubechedi spaccare i te s~ uti, e, o asportare l'osso se ancora è libero, o rPsecarlo se lo si trovasse già uni to con le o::sa vicine. L'unico pericolo a c ui si andrebbe possibilmente incontro, sa rebbe quello di ap r·ire qualcuna delle arti,:olazioni tra le ossa dellarso, o tra. queste e il meLatarso . Ma se ciò potea chillma.-si pericolo in a ltri tempi, non lo si dee più ritenere tale oggi, quando in g razia dei mezzi anlisellici , di cui la chi rurgia di questo seco lo si è arricchila, non si ha più timore di aprire la vasta arti colazione del ginocchio, e quando grandi maestri gridano c h e commette colpa grave quel chirur·go che, falla diagnosi di u no slrozzamento interno o di un val volo, non spacchi l'add o m e del paziente. Il r·isultato dell'ablasione del 1° cuneiforme sarebbe di tog li e r e all' infermo quella molesta sensazione di corpo estraneo '


SOPRA U~ CASO, ECC.

alla pianta del piede, il che rappresenta la lesiono spontaneamente inamovibile per qualunque sia il tempo che trascorra. Chè la soliditàdell'arco plantaredel margine intern o~i riformerà senza dubbio, quando quei tessuti allualmente interposti tra 1o metatarseo e scafoide si rcnder·anno semprepiù robusti e fibrosi, da costituire come un gro:)so legamento interosseo, ovvero , anche si ossificheranno. E il sollevamento del margine interno del pi ede per opera del muscolo tibia! e anteriore potrebbe anche correggersi mediante calzature meccaniche. La asportazione dunque del1° cuneiforme nel piede sinistro del soldato Petri, prati cata con tulle le regole antiseuiche, io credo sia un mezzo terapeutico assolutamente richiesto dal caso, perchè è il solo che può correggere tutte le lesioni che quell a lussazione ha arrecate. Assoggettandosi n questo spediente il Petri, ancor giovnne, camminerebbe come uomo sano; e certo non vi ha dub bio che la deambulazione è nn mezzo assolutamente necessario nella vita di relazione.

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2 17

STUDIO Sl:LLA

MALATTIA DI THOMSEN CON RKLATIVK CONSIDERAZIONI MEDICO-MILITARI

I. È cosi rara ad osscrvar!'\i nella praticn pt•ofessionale questa

malattia che dal Thomsen prcl:;e nome e così caratteristica o singolare ne è la forma clinica, che curiosilà mi punse a farne uno stuùio speciale, cui ora pubblico, sebbene assai p overa cosa, nello scopo di richiamare l'attenzione dei miei colleghi militari su questa nuova infermità. La quale pii.! di una volLa si è osservata nelle reclute in guisa da mettere in serio imbarazzo i medici, nonché per la constatazione med ico-lcgàle, ma per la poca o nessuna conoscenza che si o ve va ùell'afTezione in discOI'SO. I nfatti la scarsissima casuis lica ed il silenzio in cui sono avvolti i trallali classici ed i manuali di palologin medica intorno a questa forma morbosa, r e ndono ragione di questo stato di cose. Purlullavia è da qualche tempo che su pet• le gazzelle medicht~ ed in qualche opera, ura a spizzico, ora con qualche sviluppo, si è venuto parlando della malattia di Thomsen, noncftè un discreto numero di casi clinici si sono pubblicati ed illustrali; ond e fran ca la spesa riunire queste sparse osse rvazioni in un sol fascio, delineare la fisionomia caratteri s tica della poco nota specie di malattia e farne rana lisi scientifica. In Get·mania il W estphal e pr esso di noi il pror. Vizioli ed il doll. Seppilli fanno caldo appello ai medici militari, per·


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STUDIO

che portino il loro autorevole con tributo nello s tudio di ques ta affezione, di cui per quanto caralterìs lica e chiat'S è la espressione nosogr·arìca, allr·e ltanto di difficile inter·prelttzione è lo. palogenesi. Io nutro fiducia che g li egr egi miei colleghi, nazional i erl este ri, risponderanno lar·gamenle A questo invito, ed Ci!lino, ai q uali la scienza deve non pochi progr·essi, snpranno, con le osservazioni cliniche che loro pN· avven tura si pr-esentasser o, r·ìsolve rc le questioni e dìlucìdarc i molti punti oscu1·i che riflettono la m a lallia d ì Th o m ~c n. Da quello c he teslè ho e~pns t o s ì può di lcggierì scor·gc1·e quanto limita ta la letteratura oe ùebha esser·e: pochi lavo ri sono venuti alla luce s ull'ar go m ento che fm·m a oggetto di questa memoria, la più pRrle d ci qua li ass ai incomple ti, da quelli dì Vizioli, di Seppilli e di Bollat e Ma r·ie in fu ori. Ma i primi ad occuparsene di peoposilo furono i m edici alemanni, avvegnachè le prime tracce dnlla descrizione del morbo, rimon tando sino al 18:l2, debbono ricercar·si nel libro di Carlo Be ll su lle ricet•che fi siologiche e patologiche del sistema nervoso (1). Quesl'ultimo autore descrive alcuni fenomeni nervosi somiglianti a quelli che si osser·vano nella ma lollìa di Thomsen, ma non ne fa una entità nosologica. Il famoso neuro!ogo Rombcrg, elle tr·flllusse dall'inglese l'opera di Beli e che per conseguenza venne a conoscenza di quei fenomeni morbos i rari descr·iUi da Beli, non moslr'S d'averli egli pur•e osscr•vali; perché nella sua opera s ulle molallie net•vose pubblir.ata nel i.S.i:O e 1851, non ne par·fa affatto. Poscin fu il Benedikt che meglio stabili il concetto della malallia, e ne pose in rilie vo i caraller·i principali. Ma quegl i che ne fece un tipo di malattia a sù, e ritrasse il quadro clinico con forma classica e con e sa'\tezza di circostanze, fu il Tho msen; onde é gius tificalo, se la mala ttia pr ese il battesimo nella scienza dal nome di lui. Disavventura volle che lo stesso Thomsen ne fosse utfeLlo s in dall'infanzia, nonché altre persone di sua fami g lia in linea ascendente e discen(t) CHAIU.F.S OELL - Rcclun ltes su1· la ph!J$iologie et la pallwtogi e cll4 siJieme nerveux. Trnduction de l'anglais.


SULLA

~lA LA TTf..\

DI TUOliSE~

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dente, come appresso particolarm~nle dirò; s iffullamente che pet• quaLtro generazioni consecutive l'all'ezione si manifestò· coi medesi mi caratteri atavici n ella fami glia Tllomsen. Eppure il dott. Thomsen n on a v t'ebbe resa pubblica la descrizione delle sue so:rerenze. se non ft)SSe stato mosso da un fatto, n el ,1uale ent1·ova in giuoco l'amot• paterno e il sentimento di pi età pet• gli allt•i infermi. Anzitutto e un fallù singolaee che questi pce lo più hauno grande ripug nanza a pnle!:'ore In loro infe1·mita, anzi s i studiono n di~simularla. I ntanto avvenne che il ti g liuolo di Thomsen, s offet·ente anch'egli della malattia patel'!)o e giunto nell'ehi in cui la patria dimonda il tributo mi litare ad ogni cillaJino, enteò nelle file dell'cseecilo prussiono. Gl'is teutlo ri presto si accorsero che il giovine Thomsen, sia nel manep-gio delle at•mi che negli altri eser·cizii militari, difettava grant.lemente nella esecuzione dei movimenti volontarii. Ond'eglino invocarono l'intel·venlo del mP.dico, e il giovane fu mandato in osservozione all'ospedale: senonchè quella specie d'infermità, essendo allora pochissimo· nola e non mai stata oggetto di perizie medico-legali, si pen5ò piutt o s to où uno simoloziono che ad una r eAl e molotLia. Nè vol sero ol giovane i certificati dei suoi inl"egnonli , del direllore di una scuola agraria cui egli freq11entova e h:l dichiarazioni di ùue med ici; ma fu il soggetto Ji non pochi esperimenti, . e fu ten uto pet• lungo tempo in osservazione. Que5to fallo determinò il dott. Thomsen, padr'e, a pubblicare la storia · della malattia di sun fam iglia nello scopo che il caso del figlio potcs!:'e e~"sPre di esempio e di istruzione per evitare falsi giudizii in alll'i Ca8i simili . E!"li vi riuscl pienamente, non solo a fare ottenere la riforma al figliuolo; ma a foenire alla scienza medica i cr·iter ii pee diagnosticard con sicurezza la i n fermi là. D'allor'a in poi i medici militari, nei quali l'amol'e p e r la 8Cienza va pari col sentimento di giustizia verso i ci l tadini e d1 dovere ver·so lo Stato, si tennero avvertili sì b ene che alcune reclute, riconosciute affelle della malattia d i T homsen, fu r ono escluse dal ser'vizio militare; come, per ci t.are degli esempi i, fur•ono i casi di Seeligmilllér, di P e ters e di L eyden. Infalli, dopo che uscì alla luce l'a r ticolo del,


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dott.. Thomscn nell'archivio di psichiatria e neuropatia redallo da vVestphol, il Secligmuller, privato docente di Halle, e il capitano medico RC'iger osservut·ono la t·ecluto Rìccardo Kroitzsch, che aveva condotto a disperazione il suo sotluf. ficinle istruttore, perchè non era capace colla dovuta sveltezza di maneggiare il fu cile c di fare gli esercizii ~on precisione. Ebbene, i due medici periti stellero mollo tempo in for~e a pronunziarsi sulla lealtà o simulazione del Kroitzsch ; nè !"apevnno rifet·ire i fenomeni da lot·o osservali al alcuna delle entila patologiche conosciute nella scienza. Fortunatamente la slot•ia del Thomsen usd a tempo, per illuminat·e la 1nente dei sullodali mcdi ci1 e per consigliere loro la giusta norma dì condolla in quel caso ossai difficile e mollo stt·ono. Ecl eccoci in quel lnrno di tempo, ii187G, in cui la molaltia <li Thomscn prende il suo posto dovuto nel gron libro della clinica medica. Poscin allri lavori furono doti a stampo in Germania, laddove si fecet•o le pt•ime osservazioni; ond'ella la patria sctell lilicica e clinica può ndùìmantlarsi di della malallia. Tali sono i lavori di Lcydcn, di Et·b, di Bc t·nhardl, di P etcrs, di Stri.impell c di Westphal. Il Leyden riferisce la storia di un n ~gnzian le, di anni 2R, sofferente della malattia dì T homsen, e per la quale fu escluso dal servizio militare. Erb, ria~su mend o, in un articolo della patologia m edica speciale di Ziemsscn, le cognizioni antecedenti su questa malattia, nggiunge un caso da lui osset·valo, affetto anche da sclerosi a placche. Rern hard l e Peters quasi con lemporaneum ente (1879) dettero a stampo duo nuove osserv:tzioni: quella <li Bemhardt riflettente uno studente di legge, e quella del m aggiore medico P eters un giovane cannoniere per nome Wir lh, nativo nella provincia di Alsazia-Lorena, ed arruòlalo n e lla 62• bri~a La di fanteria. Finalmente lo SlrUmpell ed il W estphol portarono a conoscenza del pubblico medico altri tre casi, cui illus trarono con considerazioni cliniche di una cer ta importanza. In Inghillerra lo medicina r estò muta intorno a I'JUesto argomento, e tlnoro, che io mi sappia, nessun ' ]avoro ci ha manrlnla la . seria Albione. In Italia traltnt·o no l'ar gomento il doll. Pett•one, (1881 1), il prof. Vizioli (1882) ed --il dott. Seppilli (1883). Il Pelrone osservò l'atrezione in un


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giovane di quindici anni, saggiò l'elellricità come m ezzo di esplorazione delle funzioni nerveo-muscolari, ne comprovò i risultati avuti dagli alll'i, ed eziandio fece l'esame microscopico, J•isullato negativo, delle fibl'e muscolari. Il prof. Vizioli, nel s uo lavoro magisl!'ale, fa la s lo1·ia di due casi tipici,. e la illustra con importantissimi espel'imenli dinamografici, ollenuti la mercè di una ingegnosa combinazione di un dinamometro con uno sfìgmogTnfo. Il dott. Seppilli, il quale si è ben meritato un'alla compe tenza in fallo di studii sulle neuropali e, piu recentemente ba r iassunto in un articolo le opinioni diverse sulla nalul'a e ùiognosi della malo.llia, ed ha esposto alcune ::;ue vedute, di cui pat·lerò in altra parte di questo scritto. In Ft·ancia, sino a l 1882, la stampa medica rimase estranea all'argomen to; ma ne l gennaio dell'anno che cort•c comparve negli A rchioes dc Neurolouie la ì\I emol'ia di Gilbcrt Balle l e Pierre i\f8J•ie. E g lino, il>li'Uili dal loro mnestro, l'illustre pl'of. Charcol, portarono In loro osserva· zione s u di un giovane str·aniero, che dal Cait'O andò a Parigi per consullat·e Charcol. Si tratta va precisamente della malattia di Thomsen; onde. i signori Ballel e Marie non s i fecero sfuggire la propizia occasione per rare le esplorazioni elettriche c dinamog t•afiche ad illustt·azione scientifica del caso clin ico. Ma deplor·asi che eglino non abbiano nlmeno cennali (forse perclré non noli a loro) gl i esperimenti cosi n o tevoli del prof. Vizio li, falli ne ll'anno antecedente n quello. in cui recassi a Parigi l'infermo del Cniro. Ora, raccogliendo tulle le osservazioui cliniche degli autori citali, esse ammontano a 21, t·ipArlile nel seguente modo: di llenedikl 2 casi, di Thomsen 5, di Seeligmi.iller 3, di Leyden 1, di Er·b i , di Bcrn ha l'd l 1, di P c lers 1, d i S LrUmpcl 1, di 'Veslphal 2, di Pelrone 1, di Vi:.::ioli 2, di Ba llcl e Mnrie 1 co.so.

II. Per la nomenc!alura, gli autori non si limi tano alla semplice qualifica di malattia di Thomsen; ma alLJ•i nomi pt·opongono, i quali non scmpr·e l!, ~ecisauo il coucello, ed alll'e.


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volle non indicano che quol c he cat·allct•e più spiccato della malattia. Dapprimn, conru~a tra f!li spasimi muscolat·i, non av~va un nome special e; poi prE~nde il battesimo dal T homsen, sebbene il T homsen stesso la descrivesse sollo i l motto di ri gidità muscolare per ineffkacia d ella volon tà (atassia muscolare 1) . Benedikt, L eytl.en e Pelt·one la descrivono coll'appellativo di « ri giùila dei muscoli »: B et•nlwrJt e Vizioli la chiamano « ri ~i d ilà con ipet' Lt•ofìa muscolare •: Peters • contrazioni toniche nei muscoli sollnposli alla volontà »: Slt-timpel « mio tonia con genita»: Ballel e Mtwie « spasmo muscolar e ol pt•incipio dei movi menti \'Oionlari , ; Erb la descrive ll'a l e malattie rare e cul'iose: Seppilli, \Vesphal ed allri l a segnalano colla semplice espr essione di • m alallia di Thomsen • . E questa è In sola l'i m asta cla!'\sica, e chi sa fino a quando t•esterò, se gli sluc.l ii ul ter iol'Ì non affl'elleranno i l tempo pet• sostiluit·e t111a prima denominazione una più esalta e più confot·me alla n olu t·a della tnaln l lia. E n on val gono allrellnnto quella di l'i.! !idità mu;:cola r e con iper LJ•ofia dei muscoli, 'JUClla di miolonia con genita, e quella di ct•ampo tonico dei muscoli o spnslnr) muscolare al pt·incipio dei movimenti volontat•i: pet·chà n('Hl rilevano che un solo ca t·atter e, lnlloclt è essenzifl le, della malattia , e non In naLut·a di essa. Quind i tutte le denominazioni, eli cui t~s le ho dolo cenno, n on possono essere clte pt·ovYisori ~', lrn le qunli ho scelto qu ella che è in l esta a queste M emoria, sia pr.t•chè la più generi co, e quindi la meno comp t•omeltente. sin pet·cltè torn a in t•icnrdfltlZa di col ui che mr:.rlio ha studiata e desct•;uu in f<lrma cla;:sica la nuo,·a entità nosologico. ~

III. l i segno curalie t•i stico, sul quale s'impet·na tutta la sinto' natologia, è il crampo tonico cl te assale i muscoli ogni YOlta che si vuol fm·c un mo,·imento. I muscoli non obbediscono immedia tamen te allo s timolo della volontà, ed enlt·auo l 0sto in una contrazione l elanica che impedisce l'esplicazione del m ovimento. P oscia i muscol i, enLt·ati in contrazioue, non si riln sciano subito, come


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n e lle condizioni Ot'llinat·ie. Altre volte, oiLt·e queste tensioni spasmod ich e, che Be neclikl con m olla proprìe ta chiama inibì tori e, deli e co n trazioni pr ecort•or1o la volo n ta, non solo n ei muscoli ~h e devono essere m ossi, ma anche in quelli lontani. l nsomma, la malattia di T homsen consiste in questi tre falli principali: 1·. ritardo nell'esecuzione del m o vimento; 2• contra zione o cr ampo dei muscoli durante il m ovime nto, cosi che questo n0n è completam ente impedilo, ma r eso lento e disnrdinato; 3• d urala più. o meno Iun ~a della contrazione leltmica , onde i muscol i non si rilasciano s ubito di b e l nuovo. Qucsli tre fa tti sono s tati dimostr· ali obbi,1Hivam enle dnl prof. Vizioli ltt m erd\ de l dinamopTafo, come piu appresso dirò; onde risulta evidentem ente che vi è un ritanl o tra rimpulso volontario e l'esecuzione del movim ento, e questo ritardo è dovuto te che la volonta Lt·o va ostac.ulo a tras formar s i in m ovimento n•·dla rigidezza dei muscoli, come a rilasciare un gruppo di qu~sli che sono g ià in contt·azìone. Il fatto e~st>nz i ale, dice Bcn edikt, è che o~ni mus rolo, mosso dalla volontà, riesce in un te tano legger o, in utlo slulo di conlr flzione di una durata p iù o m eno lungR, cosi che è nbolila la capncilà necessaria ad o~ ni mov imento ord inato per p oter r ilasciare ogni volta subito di nuovo un muscolo leso. Gl' infermi a loro volla s i lamentano che i muscoli non sono pr·onti allo s timolo della loro volon tà; ma che riman gono ri g idi ed inflessibili, se ma pet'Ò che la t·i gide zza fosse accompagna la da alcuna sens azione dolorosa muscolare. Costantr· menle questo disot•dine si mani fe~ La al pt·incipio dei rn ov im~::nt.i, ed ha un carattere lran>:iloJ·io in quanto che, falli alcuni di rruesli movimenti, i museo li d iventano l'ili pieghe· . voli e più obbeclienti, e s uccessi Yamente s i possono esc•gu it•e eset·c izii musf'olat'i in m odo per l'etlnmente not•mft le. Da questo f<• Llo ò fHcile immA~inare corno i mo,· imr nli del cor'po in pt·incipio debbano lutti risultare inceppati, goffi e disorJ inali. c osì, o condizione cliC l'ammalalo non si fer·mi, una volla che s ia posto in cammino, non incontra ness una Jifficoltil n e lla locon•ozione; ma se s i arresta, e poscin voglia riprend El r e, dopo qualcl•e tem po, il ct~m min o, durer à fatica a ftll'C i primi movimenti, ed in pl'incipio pr·ove!'à un ostacolo, pel


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quale talfiala giunge sino alla comple ta impotenza di muovers i. Se e seduto, o vuole alzat•$i, ese)!uo il movim ento a !"le nto, od ha bisogno di alc uno che lo sorreg-g-a. Si m e tte in ca mmino, ma i pt•imi p assi vanno a sbalzo, n !'~e mbo, incespicano, e l'individuo bat·colla comt' s e fosse ubbriaco; cos icché a prima vista li risveglia nella mente l'immagine di ur1 a tass ico o di un par(Hico, lo che non è. Infalli, dopo i primi tentativi, i primi pa ssi mal fet•mi, l'incesso diventa più· r egolat'e , il ca mmino più s p edito; e pt·es lo l'a ndatura acquis ta quella r egolaritu th mo ,·enze , le quali n on di tTct•iscono dalle normali. La mano è d ist('sa , e se vuole contrarla in modo da prendere un oggetto, le clita pet• pochi secondi r estano irrigiùile, ed impeùiscono di afferrare pr onLamenle l'o::;gelto; cos icchè la libera volontà tro va intoppo n ella s ua esecuzione strumentale. P oi le dila s i c ontraggono, l'o;::-g:etto ' 'iene scr~ rato n ella man o; ma n el vol et•lo la sciare, s'incontra da ca po una non lieve difTi collò di muovere le dita e di aprire la mano . Se le dita sono a m e tà Jlesse, l'es tens ione ri esce facile e pronta ; al contra l'io, se il pugno è chiuso Lo tolmento, ò impossibile npt·it·Io s ubito dopo che si concepisco l'intenzione volitivn. i\Ia, allor chò questi mo vimt>nlt sono r ipetuti più di una fiata , avviene che i m uscoli s i sciolg-ono tlolla lot·o tensione , ùiveulano più fl essib ili e pi ù obbedienti a lla volontà, a segno tale che in se~u i lo r estensione e la fl essione dello dita si operano fu cilmcnto, come nelle condizioni or Jintnie. Inoltre, il cammino al buio , dopo i primi tentativi mal falli, è eseguilo allretlnnlo bene c lte alla luce. N el salire o discend ut·o le s ca le, s i avverte puro g r•nndc ùillicoltu, a ta le punto da ricort•ere all'aiuto dell o mani. P o i, falli i primi scalini , lo gambe s i libet·ano dnlla loro r igiJ ila e pe rmetto no di sulir o o dis conder·e, come a pet•sona s ono. OrJ inat·iamente non ci s i regge a lunghe cammina te, ed avvie ne a llo YOi te che i muscoli degli arti si con tt·agg o no, e il cr t1m po tonico dm·a per alcu ni istanti, r esistendo viltoriosam e n le ag-li sforzi d:-lla volon tù. Al tr e fi nte, rn <'ntre s i comm ina , una sorpresn, uno s povento, un movimento incomp oslo, un intoppo pMsono es:;ure cal!ioni a che tulli i muscoli del corpo s' ini:;idis<.:orto r cpcntemcnle, s lrnrnozzo.nclo l'infe rmo per terra, come cot·po inerte.


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Il crampo tonico mu 5colare si palesa &nche dopo un g rande sforzo muscolare, come dopo un movimento m ollo fot·za to. Se, per esem pio, s i piega con forza l'avambraccio, come praticava il W eslpha.l , nella parte superiore di esso si scorgerà il bicipite e il lungo supinatore fortemente contratti., in m odo che il malato perver~·à con istenlo a vincere quella te ta nia muscola r e, ed a meller·e l'avambr·accio in e~te n sione . Ma non solamente i muscoli in nel'va.ti dal midollo spin a le sono attaccali dal crampo tonico, s ibbene anche i muscoli animoti dall'encefalo. I muscoli della faccia, della deglutizione, della fonazione non obbediscono prontame nte alla volontà. Chiudendo g li o cchi, la riaperlut·a s i fa con difficolta; ed è puee inceppata la m obili tà dei ~lobi oculari, :in guisa che alcune volte, fissando lo sguardo ver~o un O.f'gello o un punto tlello spazio, g li occhi rimanl!ono per a lcuni isLRnli come inchicda.Li in quella posizione, fino a che g li srorzi del la volontà non vincerannt) a muoverli in altra dir·ezione. Nel ridere, interviene un ma nifeslo grado di rigidJiit ne' muscoli facciali; come put·e nel mangim·e, una tensione Le tanicn incoglie i masseteri ed i tempor ali da r.~ndcre rnala:;cvole l'stto della mas lica zione. N é la lingua va esente dal cr ampo tonico, ta nto c he spesso, n e l principiare di un di~corso, la parola non es(·e libet•a , e sembra che l'infermo ba.lbulisca. Vi è pure disor dine nella fon azione: gli ammalali qualche volta avvertono come un os tacolo esistesse a livello del laringe, che loro impedisse l'e missione dei s uoni, e provano inolLt·e un senso di costrizio n e al medesimo li vello, c he senza dubl1io è IP-gnto Ad una con trazione spasmodica dei muscoli del IAt•inge. Nel volta r e la testa, i muscoli atlivi r B!=>lano contt•alli pet· olcuni sec.ondi, e ne avviene la rig idità ti ella nuca. tullochè si facciano sforzi per raddrizzare la testa. 11 m ole si estenJo a tultnla muscololut•a J el corpo, c quando esis te in mugg ior grado, è accompagnato du una indicibile s tan c h ezza e pef'ante>zza Lali che oppt•imono l'animo ed affievoli scono l'energia de!la volontà. Allora i movimenti attivi so no sl difficili al cominciamento, che qualche inft'rmo ha bisogno di un gt·ande sfor:to, come quello di Benedikl, che 1:)


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pi'ép:ava alcuno de~li aslnnti a lottare con lui, quando si voleva muover·e. In Al tri, una ri gidità improvvisa assale lu tto il corpo da obbli gat·e di fermat•si, come spesso accadeva ad un ammalato dello stesso B enedikt. N el tossire o starnutat'e , i muscoli del petto e del ventre, che entrano in azione, sono presi da crampo ton ico p er akuni i stanti. N ella ginnasti ca, nel bollo e in altri escr cizii muscolm·i accade lo stesso fen om eno in quei muscoli che vogl ionsi metter e in azion e. N ei militari questo disturbo mu;:colat·c to t·nn di gr·avi s!"i mo imbnt·azzo per l'eset·cizio del loro m e~:< tiere. e può dar .luogo a rir'orma, co me flvv en ne in per·sona dd figliuolo di Thomsen e negl i ammalali di L eyden, di Seeligmi.illet• e di P det·s; pe t•c l d~ gli esercizii milil~) t'i non posso no tar·si colla dovuta sveltezza, e s'inom lra un insor·m ontohilc inciampo nel manPg-)..(iO delle at·mi. I nfatt i, alla r ecluta H icca rd o Kr·oilzch, OS!"er·vata dal ScPligmi.iller· e dal capi lnno m ed ico ReigeJ', n e~li eser cizii cl''ar·me, spesso sl'nggiYa il fu cile dalle mani, e cadeva ànche lui, tira11d osi dieLr·o gli altt·i compagni. 11 cannoniet·e vVit·lh, e~n minolo dal m aggiot·e m ed ico Pel er s, poteva VIJllar si a deslt·a cd a ~:<ini s trn, quumlo si lrova\'a in m o to; ma non g-li r iusciva di fflre il dieti'O-jronl. È facile poi immaginare quunlo dehba esf'er·e pericolosa sill'a. lta inft~t·mit à pci marinai, i quali , uelle manovre navali sull e sArlic e sui pennoni , n ello inferit•e ed allt•ezzare le Yele, possono per ['igiJilà dei muscoli pet·Jere l'equilibt·io e pr et:lpi lnre nel m ar·e o sul ponte dd la nave. Quindi incombe al m cJico mililar·e un sncr•o do\'et·e di accet·La t·si sui.Jilo della mRIAt.tia in simili casi per r elative proposte di riforma. Il dotl. Thom sen avv<> r·l·~ che~ l'immaginazione sola del mal e, il pcnsier·o di l i lubar·e ncll'eserci7.io della l ocom ozione e di altre funzioni d• r E:lazione sono sufficienti per impedir·e asl"olulam enle il libt> t'O ntovimenlo. Ma questo fallo n on è stato comprovato da altri osservalot'i. Allrellanlo può di•·si dell'altr·o s<~gno, ritenuto come palognomonico da C. B eli e da Thom sen; cioè che l'infermo m elle ogni studio o nascondere il suo male. Si osserva lo con diligenza. che lo slalo peggiora in alcune condizioni speciali, com e nelle ore del mattino, prima

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che lo stomaco riceva un efficace nutri mento, nel gran caldo dell'estate o nel gt·an freddo dell'inverno: le fatiche protratle, le emozioni, le contrat•ietà, il decubito dor~ale, l'astinenza del coito sono altt•etlanle condizioni favorevoli all'a umento del male. Invece diminuisce durante la digestione o dopo un p Asto copioso, nelle ore pomeridiane e con una temperatura tiepida. In quanto alle funzioni psichiche, s i è osservato che in alcuni infermi il carattere è malinconico o insociabile o irascibile; nel resto, l'intelligenza e la memoria non sono affatto l. sconcet·Late. Il prof. Vizioli t•il'el'isce che i suoi ammalali erano assaliti di quando in quando da vertigine, che ritiensi quale effetto della mancata equilibrazione per muscoli Lorpidi o ricalcitranli alla volontà. L e funzioni somaliche si compiono con regolarità: la digestione, la nult·izione, la respirazione, la ciPcolazione e le secrezioni si mantengono nei limiti regolari di una buona salute. La temperatura del cot·po non si allontana dalla normale. Segni fisici . - I muscoli, per effetto del tono muscolare esageralo, appHriscono più voluminosi che d'ordinaPio non sieno. Questo fatto è sto lo Pilevato nella più parte dell ~ osservazioni cliniche (Thomsen, Vi;doli, Westphal, ecc.); ma non si tratta qui di una vera iperlrofìa, secondo il concP.tlo anatomopntologico, ma di un !"emplice aumenLo di volume dei muscoli. La forza muscolaee, saggiata al dinamometro, non corrisponde al volume ingrandito delle carni; anzi in alcune persone, affette della malattia di Thomsen, la fot·za muscoJa1·e si è mos trata mollo al di solto della media. Ed è questa una prova che esclude l'esistenza di una vera iperlrofia muscolare, nella quale l'energia dinamica aumenta collo svil uppo maggiore delle fibre muscolat'i. L e varie specie di sensibilità, la lallile, la dolorifica, la t e rmica e la elettrica, ed i sensi specifici non s i discostano dai r appot•ti normali. I rifl ~ssi cutanei si comportano come n e lle persone sane. I t'iflessi tendinei, ai quali oggidl si a ttribuisce un valore semiologico di grande importanza in al-


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cune nevropalie, non derogano dalle leggi or dinarie. Nè tampoco si è mai ossel'vat.o la così delta contrazione paradossale di \>Veslphal, cioè la permanenza del piede in flessione dorsale, la quale fosse procurata passivamen te o la mercè della fat·adizzazione del muscolo tibinle auter·iore (1). (i) 1 rillr·,;si tcr;tlinci, sropl'rli daJJprima dagl"illuslri neurolo;.:i Charcot e

Vulpian (i 81i2) nel r~nomeno !Iella rpilr<sia o lrcpirlazione sp ina le, furono re-cont.em<:nto descritti étl osservati su Jliu ,·asia sca la dal Wcs iJlhal. Essi consistono in una con twzionc tonica dei musco li, i cui tendini s icuo eccitali con .una st im olo mrcranico. Po~:;orw dar luogo ni riflessi tutti i teruliui situa ti superllci almo•n tcJ ori acco•ssibili ad •:ssorc stiruolati dimttamrnto. come il tNHiine drl ()icipitl!, drl qtr:ttlriripito rrnr:llc, il lrndiuc di Achillr, il ltìudi uc rotulutibialt•, r.cc. l rillr•;si l t•nrlinoi meglio studiati sono tre: il rill••sso o fenomeno del t::inorehio, il d ono rlcl piNI" c la trcl•itlaziorto' cpili'L tuirlo s) oina le. 11 renomc· no del ginocch io o 1 inès~o rMul<·o, ~<"tlf1t•rto da \\"!':'lplta l, si pr.oducc co llocando la manti si ni:'lra solto il giurwrhio c lt•rwndo iu ta l mr1do Sll>f'C:':t la gamba, mrntrc col bnnli> cuhil;ll<· di'Ila mann d··stra si d:"l un colpo ~creo sul tcndinù rotulco. lmnwd iatamontc :writ•nu una t"tJillrazionc del lfU;Hiricipito crurale, o la j:;am!Ja dc.-;criro una trail'ltori;t, il cu i ;trco (! 11iù o m~uo c; teso, diffcrPndo nr JI,· condizioni O:;iolo;.:khc o a•ato lr,gichc. La lrt'l•id:tzionc spi nale si otli<'n•' M I lh'Uorn Jn·wcanu•n l•' il pirtlt• sulla gamh:l, nm•rramluJUJ l:t punt.1, c tcnrnllo sosp(•:;o l'arto coll11 m:mll si uistra >iluata sul lo il ginoccltio. Si produce un trmnolio con scosse t'ti a;.:it:tziHni nt,lla gamlla, tliiTtHlrlo·ud Mi tosto a tutto l'arto t'd al lrouro. Qul'slo r~nonwno raris:;i mamonlo si i· ossen·rtlO nelle persone sane, m~ntrc (l frcl]urnto in alocuno ma laltio ncn ·osc. Il Bl'rgcr in Germania non J"ha riscontraln d1e clur voli!' su 1-100 ;;nlolali in )JUon;L salute. Il fenomeno di'l pit•olc ù il rillt•sso elci temlin(' di Ac hille. Per la intcqwctazinno di CJU~>li n•nom~n i , altri Oflinano. co me il Wc.<tpha l o c il Wa ller. che ah h itmo 1111" ur i;:i rH) p~ri r,·ri ra o loc;ll~, a Itri cro;<foun c ho ~icno ft•nomoni rinessi :l\'('llli por rrn tro rl~ll"arco diast:oltico il mitlolln ~pinal c. Quest' ultima ll'uria ~(ISlllllULa tlalla ~rnola frallC('SO (C harcu t c Vulpi:tn) (\ ùa Erh è la p ili ac,:cttala no·lla scil'nz;t. È sull"ra:;:nta da pro1 l' S)Wrimc·ntali, i"linichc cd nnatomii"IIO. Provi\ :qwrinwntali: So"llll iZI! o Furbrin:;:rr, rrt·itlPntln il n~n·o crnralo, H s<':;nwnto Jomhnn· do1l mitlt,Jio. iu;omma i nl('rrompt~u,J o la cnmunicaxi ouu •kl rni.-holl o r.oi mus1"uli, ollcmwro t"aloolizionc del rillesso tentlint•o. PrPYOI 11hho la ~tl'<~a ris nltanza r.n ll"an.o·mia dr! mirlnllo spina lo IH'r cornprrssionr olt•ll"aort:t. Infine il rilll'<>n ;t\"l'it'JII1 auth<' nrll"arw uJ•I•usl•J a 'ftlt·llo s u cui s i OJ•<'r·a: ··iu che non )JIJ irt'hloc sur:-n' •h·ro se u,m toer la mc•tli:tzi •IIIC tll'l mioloollo >tt illa lo•. flrm·r o'li nir·ho•: i rillt•,si '''noliu ei manrano nr• lla sr· lcro;i mitloll:trc flO>ti~:l, c in ;oltrr :lllo•razi<Hii rlnr pill o meno SO('Jiri tnuno )fl funzioni spi nali. l'r111 r: :uwlurnkhP: ~r,·oontlu Il· ricerl"l tc çli Gr,lgi, nri tt'ndini, a l punto d"in;.cniunc clt• llc flltrt• mu~l·olat·i , lrovn nsi dc i fl l!'tli nervosi cl w termin~no ;t fnrtll:l di ri WHllia nlf'n li SJ)o•,·iali, i rui prfllllll;!:llllf"llli si nwltono in ra pporto col s<JrCult'mma rltllc fit,rc muscularr. Lo stesso :llltvrt! dcsc·rivc inoltre, nt:llo


St:LLA MALATTIA DI TDOliSEN

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La moli lilà meccanica ed elellt•ica dei muscoli presenta fall.i di seria consider·azione. Se si balle sopra un muscolo, per esempio il bicipite, tosto si contrae, e si ferma nello stato di crampo tonico , il qualt> poi lentamente si dilegua, in modo che la curva dalla contrazione ricade con estrema lentezza (Weslphal}. Bas ta anche una lieve per·cossa col martello per indurr e nel muscolo il ct·ampo tonico. Lo stesso si osservo, applicando s ui muscoli l'clellricilà faradica. Questa v'induce contrazioni energiche che persis tono oltre l'applicazione dello stimolo : il quale risultarnento hanno ottenuto egualmente il Petrone, il Vizioli, lo Strumpell nei-loro es pansioni tondinoso s upc rRciall, dollll tcrminazioni nervose analoghe ai corpuscoli della congiunti\·a. 'Vnller ed Eulemhurg oppugnano la teoria ri0!'ss.1 colla risultnn1.c de' loro espe rimenti. E;!lino, ron ,strumenti di prccisiono, hanno misurato il così detto t empo p~rduto o veriodo di l:ll('nza; ri••o.\ la durata di t<•mJlO cho pas:;a tra il D'l Omcnto di ecci tazione d el trndine c il momr ntu della contrazione muscol nrr, c IJUrsto intervnllo (tre a fJUaltro rcn t<•simi di scco1H!o) hann o tro,·ato troppo IJro' l' percl1~ 11ossa avveni re il fr nomen o ri01)Sso; cioe pcrchè il mo,•im c nto 'ihrator io, percorrendo le ,·i e ~rnsiti\'e .ìno al midollo, ~in da questo prole! t..1to ~ui muscoli per lo \'iO Cl'nlrirn::hl'. l)ì più hanno osservato cho Il ternpo uguale prr la produzione dei rlllessi dt• l ~:inocl'llio e del piede, lo che n o n dovrehhe accadPro per la \'aria dhtan1~1 dl·i ginocchio e del Jli!'lle dal mi· d olio spinale. Ma questi calcoli ~ono !ungi di a,·crQ una CS.lU.ozr.a matematica, cs><cndo valutati sullo lm'oio di Helmolt7. ratto pci rincssì cutanei: m entre poi r iO('sSi tcndin('i la volocìlà dì lrasmis>ione potrehbo essere diiTorcntc. La manca n1.a di'l rlnc~so del ginocchio è stato osscn ·a to Mll'atns~ia; ma non è un fonomNJO pato~nomonico. nrppurn si può dire costante. JafTroy ha ri· scontrata <JU~Sia manca nza nella pamlbi !!encralo d<'gli alirnati. llallol ha vedoto aumentato il rillesso tendi neo nrl tifosi. nr rgcr ha trovato a hol ilo il riOc~so dul tl•ndino di Achille nella sciati!'a; mentre, secon;ln Elenm~yM, nl'lla stessa malattia é aumentato Il rillesso patcllarc, il qu.1le ritorna alla normale con la guarigione. :'iell'cpile~sia, il piu ;tolle ' ollc, il fenomeno dol ginocchio è :~umcntato accanto al clono dci piedi', e manca il rill11sso plantnro immo· dintamentc dopo lo ~ tadio clonico {RI'O\ or). Infine, nella ricerche ratte dal s c ppillì sul pazzi, il n!lesso rotuleo apparo distinto più frequ entemente negli st.:lt.i di so ,•racccitamo nto cho nrgli stati di depres~ione o d'ind ebolimento montale acltUislto c con1wnito: nelln cmipiPI:ia di orif!ine cerc hrnlc di nntica data, i riflessi ten<Linei sono es.~gerati In modo da Jlrodursi il clono del pirde. 1.:1 trepidu?.ione Cflìlottoidc spinale provocata o st1ont:111~a s'i ncl)ntra nolln s cl erosi simmPtrica dci cordoni laterali, nt'lla sc lorosi simmetrica discendente, nella miolito trasvcrsa acuta c subacuta !Charcot. e J oiTroy).

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STUDIO 230 espet•imcnti clinici. Il Secligmullet· pr0voc6 colla correnlefaraùica , in uno dei suoi infct·mi una conlt•a zione muscola t·e, che dur ò più di ci nque !>econdi, dopo che l'eccitamento aveva già cessalo di o per a re. Il Bernha rd l produsse, con una eccitazione viole nta e prolungata, una conll•nzione ontlulolot•ia invece di una contrazione lela nica. Sec•mdo il ma;:rgiore medico P cle rs, il quale esegui t·igor osi e >:perimenli ~ u l nominato ca nno niere Wirlh, lan lo l'cccilabililil foradica che galvaniCil dei ner vi, so llopo~li allo s timolo elcllt·ico , si manifeslorono diminuite. Anche il dollor · Vi gouroux, che fece dcp:li espedmenli elellt•ici s ull'infermoosser vato dai s ij!OOI'i Bo ll e~ e Marie, ha confet·malo i ri~ul­ lamcnti a vuti dal Peler s; cioé che l' ecci labililù far·aùo-galvanica o solto della media, ed egli aggiun :.re anche, che peralcuni muscoli la contrazion e a noda le è C\'idcn lemcnle precoce, cioè troppo facile od otlenc rs i in pa ragone della catodale, e c he la contrazione di apertura mancava lolalme nle. I mpor ta ntissime sono le r icet·c he dlnamof!rafiche del mio illuslt•e maeslr·o Francesco Vizioli. Egli s i è set•vilo, invece del dinamogra fo di Hammoncl, s lt·umento adoperalo dall'inventore per segnare le fasi dello cont t•altilità muscolare negli atassici , r:> i é set•vilo della in ge ~n osa combinazione di un dinamomett·o e di uno slìgmogt•llfo, falla nel seguente modo,. la cui di!Sct·izione tolgo dallo Me moria dello s tesso pr ofes sor e Vizio li: u Vi bisognano due sostegni di legname a dis uguale alu tezza, essellllo di un quarto più corto quello s u cui s i de ve • s ilua t•e con vi le a morsetla il dinamomett·o; e poi t.snlo. • questo is lrumenlo quanto lo slì ~mografo (il quale ultimo • s i fi ssa s ul sostegno con una semplice vile) debbono ave re • delle lievi modilìcazioni, che non allet•ano il loro ordinario. • ufficio. Il dinamometro deve aver e nell'asse del quadrante u e nella parte opposla o ve s ono segn a~i i gradi , una bee• eh ella di acciaio che con un estremo viene saldnta all'asse • medesi mo e nell'altro deve Rvere come una carrucola ove • oda ltot•e la le"a che nello sfìgmo~rn fo viene n~sata s ul« l'arteria radiale. In tal modo i gt' odi di pt·essionc si pos" sono lcgget·e nella scola del dinamomelt·o, mentre il m o- ·


SULLA MALATTIA DI TliOllSE~

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• vimento del suo indice si propa~n esattamen te allo sfìg• mografo. Quest'ultimo strumento d1we ave1·e la lamina che " scorre, o s u cui si registrano i segni del polso, molto piu u alta, sebbene dell'eguale lunghezza di quella che si t rova " nell"istrumento, ed in maniera c he anzichè adattar visi la c carta annerita di nerofumo (carta che per la maggiore u gr andez1.a non vi pot1·ebbe bene aderire) i se~ni fossero • r egist1·ati in una mani era piu semplice e divers a. Questo c secondo scopo s i ottiene con la!;lre di cr>istallo , forale in • un punto del lato esterno ove può fissarsi l' aslice iiR ad « uncino che t1·ovas i ne ll' a pparecchio. Queste lastre ~i an_« neriscono benissimo sopra una qualunque lampada a pe« lrolio, ed i segni vi sono delineati assai bene, e nei sag~i " che s i vogliono conser vare s i fissano mer cè vernice da « fotografo " (1). Or·a, è saputo che nelle condizioni normali la li nea g rafica di una contrazione muscolar e è quasi retta , o meglio è la ris ultante di una fusione di tante piccole oscillazion i invisibili all' occhio; me ntre negl' infe rmi, s u cui sperimentava il prof. Vi1.ioli , la linea grafica era fallt~ di mol le oscilla zioni irr·egol a1•i ben marcate. Che se l'infermo applicava al dinam ometro la mano già atteggiala alla pr essione, si otteneva una linea grafica molto ondulata eg-uale , cioè !"Cnza interruzioni di onde in principio ed in fine del movimento; perché egli non aveva a dispor re i muscoli in una nuova posizione, e la sua vobnlà non giaceva ad alcun ritardo. Se poi la m a no si di!ìponeva apet·ta in contatto del dinamomel!·o, e s' ingiungeva all'ind ividuo di stringere colla maf!gior !forza possibile lo strumento, passava un intervallo di tempo per la esecuzione del movime nto ; cioè tra l' inte nzione volitiva de11'a mmalato, corrispondente al segno dato di contrarre la m ano, e l'atto di chiusura della s tessa. Questo intervallo di tem po el'a valutato anche da ll' appa1·eechio. In tal motfo la lin ea g r afi ca ris ultava cosi faLla: un pt•i mo tratto quas i orizz o ntale in linea retta, e questo Lrallo co1·rispondeva all' iner(t) Prof. F. V 1z10 L1 - Canlribu;:;ione allo studio di nevl"opalie mre e d i oscura rtrigine. - GiOI"Ii«lB di Neuropalolo!JiO., Napoli, tSSt.


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STUDIO

zia dei muscoli de lla mano r icalcitranti a ll'imperio della volontà; onde la leva dello sfigmogr•ttfo, non innalzandosi, segnava sulla lamino una linea quasi t'ella: poi la linea asceudeva e descl'iveva ora ·J elle ampie oscillazinni ora delle marcate ondulazioni, dirnoslr1.li1UO così l'olfetluila esecu:.done ùel movimento. L' inlerYallo , indicante l'inefficacia della volonlà, er•a calcolato a cinque secondi dall' apparecchio. Infine se, durante l' esperimento, si comandava all'infermo di aprire la mano per lasciare il dinamometro , questa non obbediva prontamente alla volontà , e passa va un intervallo di 5 a 6 secondi sino a dicci p~t·ché la linea grafica descrivesse il · traUo di abbnssamenlo, come tosto a v viene ndle persone snne. Da Lutto ciò trap-gonsi le seguenti conclusioni: i • La contrazione non è blantanQQ e simultanea in Lullo il muscolo, ovvero lo singole scosso , elle costituiscono la contrazione normale, non sono fuse in una sola, ma si scin dono in ta nte Eoingole contrazioni. le quali sono fulte da piccole scariche, da oscillnzioni per nuovi impulsi motori, d'onde il fenomeno degli spnsmi o tremori oscillatori , ri velantesi all'istrumento ' registratore col grafico testè descritlo. 2• L'inefficacia della volontà o il riLar,lo nell'esecuzione del movimento avviene quando bisogna far cambior stato ai muscoli. Se questi sono atteg~iati ul moYimento inten zionato, essi obbediscono pr ontamente alla volontà ; mu se la volontà hn ùa percOI'r'ei'C altre vie per muovere altri muscoli e modificare la posizione anterior e o proùur·r·e un altro atlep-giamento , allora é che la deter minazione volitiva ri · tarda ad ottenere l'efletlo voluto. Quindi non lrovasi nei muscoli la condizione patologica , ma nelle vie di conducibilita 06l'VOS8.

3• La rigidezza dei muscoli è dovutu a tclanizzazioni parziali, da cui son presi i muscoli che voglionsi muovere e gli antagonisti. • I signori Bali cl e Marie (1) fecer o l'esame miog1•afico la (f) BAt.LET cL MAni t: - · Spasme musculaire au dél!ut du mouvtment 1 vo-

lonlaires. -

Archivcs de ,\'eurolO{llt , 1883.

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SULLA

~IALAT1l'IA DI TBOMSEN

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mercé di un Lnmburo di Marey a trasmissione elellr.ica, fornilo di un cilindro registratore. Eglino adattarono il taroburro di Marey sul bicipite destro, e stimolarono questo muscolo pel' mezzo di una corrente faradica con interruzione <li una frequenza media , una e.!citazione ogni sei secondi : Ja scossa cosi ottenuta non differiva n é per altezza, nè per durala, né per forma da quella comparativa di un individuo sano. Allora portarono il numero dell e eccilazioni ad una per ogni minuto secondo e mezzo, ma anche questa volta ottennero un ri sultato negativo. In un' allra serie di esper imenti, legato strettamente l'apparecchio all' avambraccio, e pregato l'in termo di flellerlo e di estenderlo ritmicamente e con intervalli presso che eguali , ebbero in tal modo un tracciato grafico assai caratteristico. Nel quale vedesi chiar amente che la linea grafica presenta due ser ie di onde e di depressioni, la prima delle quali descrive una parabola a fase ascendente, e la seconda una parabola a fase discendente: la prima dimostra che le contrazioni dei flesso ri (onde) e quelle degli estensori (depressioni) si eseguivano con diffi coltà ; ma infine questa diffiìcollà era vinta , ed i muscoli obbeùivano prontamente alla volontà : la seconda serie di onde e depressioni, più marcate e piu serrate fra loro, era • infin e la prova che le flessioni e le estensioni successive dell'avambJ•accio non differivano quasi da quelle in condizione normale. (Con tinua). PA OLO RIZZI

medico di i" classe nella R. :Marina.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Sulla pneumonite crupale acuta. - Studi sperimentali dei dollari LEON I OA CANALI ed E.\IJLIO ZAMPETTAI. I dottori Canali e Zampellai intesero specialmente con questi loro spet'imenli di sottopor-re alla prova dei falli la opinione del prof. Silves li'ini, secondo la quale la polmonite è una malallia di natura progressiva, cioè s i diffonde n nuclei a guisa della cr·esipela e ad ogni s na diffusione corrisponde un inalzamento termico, che coincide con la comparsa di nuovi fenom eni fisici iniziali del pt•ocesso pneumonico; m entr·e invece ogni diminuzione fdJrile coincide col manifeslar!:>i del respiro bronchiale dove peima si udiva il rantolo crepitante. F ecero qucf;ti sperimenti inll•oçlucendo

nei minimi bronchi dei conigli, previa la lrttcheotomia, mediante una siringa t.lel P r avaz 111unita alla sua estr emità di ' un sottilissimo tubo elastico, prima lo sputo pneumonico, poi altri liquidi animali normali e patologici e finalmente allt•i liquidi più o meno irr itanti. Il risultato dimostr ò che con la injezione dello spurgo pne umonico nei bi'onchi si può provocare la pneumonite non solo ma anche la pleurite e la pericat·dile e sempre dallo stesso Ialo in cui fu pt•alicaln la inj ezione, e che quindi l'ipotesi del prof. Silveslt'ini fondat"a. sopra cliniche osservazioni è confermala anche da queste esperienze. Gli sperimenti della seconda serie fut'ono eseguili con escreati di malati tubercolosi, con lo spurgo di una bronchite acuta, col liquido purulento di un pneumo-pio-torace, col liquido di coltura contenente il bacterium teemo e con la orina d'i persona sana cme!"sa da poche oee. Nella maggior parte di questi sperimeuli si sviluppat'ono nuclei di pneumonite-crupal e, in alcuno nuclei di pneumonite catar rale, in


RIVISTA MEDICA

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qualche altro emorragie solto pleurali, in nessuno pleurite o pericardile; lo s tesl>o liquiùo produsse talora pncumonito crupale, tal altra catarrale. Onde, concludono gli oulor i, posRùno i prqcessi di pneumonite calanale e fibrinosa ùerivat•e dalla m~d esi mo causa e può eziandio la fot·ma ct·upalo essere il prodollo della irritazione di liquidi animali di varia natm·a. Lo terza serie di esperimenti fu eseguila con svariati liquidi poco irritanti, quali il vino, una soluzione allungatissima di ammoniaca, di aciùo acetico, e ne seguit•ono nuclei di pneumonile catarrale col primo, nodi di pneumonite ct·uposa e catarrale con la seconda, estese zone di pneumonile fibt•inosa e nuclei di pneumonite catarrale con la lel'za soluzione. l quali fa lli dimostrano che liquidi irritanti non patoiOf!ici possono produrre oru la pneumonite culat•t•ale ed ora la fibt·inosa ed in alcuni casi una franca pneumonilo lo bare. Finalmente fu provata la inje~i o ne di sostanze indifferenti come l'acqua s tillata e una soluzione di gomma. Con l' acqua si osservarono punti molto limitati di emorra~ie e di pn cumonile; la soluzione gommosa provocò una pneumonite in quasi tullo il polmone destro con diffusa pleurite. E la r agione di questo fallo sta nella gt·ande vischiosità della soluzione gommosa e quindi ne lla sua difllcile espulsione, onde é mantenuta più a lungo la irritazione nell'albero bronchiale e negli alveoli . I nfatti le lesioni polmom.ll'i più gravi, in questi sperimenti, furono . prodotte colll la injezione de!!li spult pneumonici e delle soluzioni gommose, più gr·avi le ullime in ragione della ma~~iorc vi::;chiosilà di questa soluzione in conft•onlo degli sputi , Inoltre le lesioni notate nei polmoni erano più circoscritte e costituile pt·evalentemente di nuclei di pneumonile catarrale quanto maggiore erg l'età degli animali, mentre nei piccoli conigli si os!'ervarono lesiOni più diffuse; dal che s.1 ne deduc~ che quando l'animale può facilmente espellere il liquido it•ritant..o, minor·e e la gravità e la diffusione del processo morboso .

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RIVISTA

Della azione del l &l&ai O 1ulla pre11lone RDgulp& nell' uomo. - Osse1·vazioni del dott. BERNARfiiNO StLVA (Rivista Clinica, 1883, N. 12).

Il D. Silva ha fatlo nella clinica meilica di Torino alcune osserYazioni in torno alla azione del salasse sulla pressione del sangue nell'uomo, osservazioni molto importanti, poiché finora questa azione era stata ricercata negli animali, ma poco studiata sull'uomo. Il D. Silva si servi per misurar e la pressione del lo sfig.momanometro del Basch applicato nella ratliale dell'arto opposto a quello su cui si pratica~a il salasse e sempre nello stesso luogo. Nei soggetti in cui furono fatle queste osservazioni non si aveYano alterazioni cardiaco-vascolari né renali; essi bevevano do 600 a 800 cc. di limonata vegetale il giorno, circa "100 gr. di vino e tre brodi o tre scodelle di pan tt•ito; le orine erano 800-HJOO cc. e talora anche m eno; furono notate, nei casi in cui vi furono, le sca1·iche alvine, -e così pure le variazioni di temperatura. Questi sperimenti dimostrarono che il salasse anche non abbondante abbassa la pressione del sangue. Questo abbassamento è maggiore durante il deflusso che prima della fine del salasse, allora tornando ad aumentare per raggiungere il suo massimo un quarto d'ora od un'ora dopo la fine del salasso; dura da 3 a 5 ore, quando la quantità del sangue sottratta 13 inferiot•e a 1/100 del peso del corpo; du1·a invece da 30 a 48 ore flUa ncio tale quant:ta è maggiore. L'abbassamento della p•· essione varia da ·15 mm. a 45 mm. se· -condo la quantità del sangt'e e~t•·atto. Anche s ulle pt·essioni dei giorni seguenti pare che influisca il salasso, in qutmlo che esse non avrebbet·o le oscillazioni giornalie1·e grandi come prima. Durante la puntura talora s i ha un aumento, talora una tliminuzione della pres·sione. Il D. Silva osserva che questi resullati non concordano piename nte con quelli ollenuti sugli animali. lnfalli il Nawrolzky e il GaLzuck videro la pressione non modificarsi -dopo piccoli salassi, anzi Lt-.lora legget•mente aumentat·e (an-


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che il D. Si! va in un c~so osservo questo fallo) per tot·nareven presto alla mis ura normale. 11 W orm-Miille r sostiene che la pressione si abbassa solo quando la emorragia raggiun ge 3.76 °/. del peso del corpo, Ji modo che Uh salasso di 350-450 cc. nell'uomo non modificl1erebbe la pressione; p e r moditìcarla sarebbe necessario estrarre almeno 2250 cc. di sangue da un uomo di 60 chilogrammi. Il Vinay e l' Arloing videeo cha ogni salasso abbassa la pres~ion é ; chiusa la vena, la pressione si eleva lentamente, restando inferiore a quella di p1·ima . Anche il ~ilva !•a visto che in principio· del sala!3so la pressione s i abbassa, poi s i eleva di nuovo, p e r riabbassarsi di nuovo verso la fine t! el salasso. Il Sii va è pure d'accordo col Hayem, il quale nelle sue esperienze s ui cani Yitle la pressione diminuire gia dopo la perùila di 1/ 120 del peso del c01·po; ma il Haycm in una nola ùic~:: cht:l nell'u o mo per avere abbassamen to tlella pressione bisogner ebbe fa re un salasso Ji 1'142 cc.; il che non si accorda con gli esperimenti tlel Sil\'a. S i t'l dello che in alcuni casi durante la puntura avviene un aumento, in altri una diminuzione della pressione. Questo f u llo il Sii va spiega come fenomeno rifless0. Alcune volle la puntura in persone mollo sensibili produce una contrazione per via riflessa dei capillari, quindi innalzamento della pressione del sangue nelle a1·terie. Il fallo inverso avvien e talora quando per azione riflessa si ri~tringono le art erie e si dilnlano i capillal'i; e così la peessione dim inuisce sulle arterie. Con questo fatto r iflesso spiega pure perchè in qu alche caso si è osservato piuttosto che un abbassamento, un r ialzo della pressione, benché di breve durala, subito dopo il salasso.

Della atenoal della valvola mltrale. - (Gazette des Hopitaux, gennaio 1881-). La s tc nosi della valvola milralc, di cui abbiamo in questo m o m e nto più esempi all'ospedale, è una q•Jcsliono tonto piu importante, pe1·chè è in reallà assai più comune di ciò che s i è de llo e di ciò che si CJ'ede ancot·a oggi.


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RIVISTA

Una delle nostre m ala te, ''edo va, giornalieJ'B, dell'età di 52 anni, presenta tutte le ap parenze di una buona salute. Essa è entrala nel riparto p et' un po' di stanch ezza, di doJori vaghi sopravvenuti in s eguito di qualche fatica. Essa n on h.a febbee; la faccia è calma e normale; i Legumenli non presentano air-uno ùei caralle ri della cianosi bianca o ":olacea. Il polso è J'egolare, non vi è erlema delle esll'e,mitò , nè edema polmonal'e e le orine n on COI)tengono alcuna traccia di albumina. Ebbene, malg i'ado tutti questi caralleri negativi di un' affe?.ione cnrd iaca, rruesta donna è uno dei più bei ti pi di s tenosi m ilra le semplice al primo s tad io. Nulladimcno è lon .tana dall'esser ~; n'eccezione clinica , come alcuno for se potrebbe preLP-ndere. l o so mollo bene che più tard i la stenos i sa i'à com plicala ·da insufficienza mit1·ale, ma non si deve obliare c he lungo .t em po avanti che qu e~ la ~opra vve n ga, la slenosi esiste già; e se resta !"Conosciut a, s i e pe1·chè non trae seco, durante degli snni, alcun turbamento fun zionale che possa allirar·e l'attenzione del med ico che non abbia l'abitudine di ascoltare lu tti i suoi malati, anche qua ndo no n pre~.enlano nulla da pat•'le de l c uor·e . In f{uesla donna, io lo ri peto, niente v'indica una cardiaca : la punta del cuol'e balle nel 4• spazio in lePcoslale; il ,polso è norma le, cal mo e perfe ttamente r egola l'e; ma se la mono e applicala sulla re>~ion e precordiale , essa pei'cepisce un .fremito pr ima che la palma a vve i' la la sensazione della. punta del cuoi'e, vale a di re pel' conEeguenza un f•·em ilo pi'esis lolico. Questo fenomeno mi ha m esso immediatamente in g uardia conti'O l'esistenza di una stenosi mit1·al e; ho ascolLato il cuore, ed Ilo \.rova to alla punta ug ualmente un soffio un pò ro ufè, pr•olungalo e p1·esis tolico, m entre cl1e più in alto, alla ba.sc, ed al secondo tempo , si n ola uno sdoppiamen to del tono normal e; in una parola, tutti i caratteri de lla s tenosi mili'ole. Quanto ai polmoni nie nte di par.ticolare; niente neppure ne lle OI'ine. Un'alli'a g iovane del J•ipa rlo Laboulbe ne, ha presentato i m edesimi fenomeni : fremito e soffio presisloli co, sdoppia-


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mento del 2• tono. Dell'etll. di 22 anni, essa è enlruta all'o· ::::pilale della Charité per una peritonite eh~ io sospetto mollo essere di na tura tubcrcolosa. ~In niC'nle in esso c' indica"a nemm e no che s i trollasse di una cardiaca. La sle!:'sa cosa s i è riscontrata in un' allra paziente, la ~ual e , alfèlta pure da slcnosi mitrale, fu colpita recente· m e nto da un i11!:'ulto a pople ttico con afusia causolo da un embo lismo nell'a•·teria s ilviana sinist•·a nella circonvoluzione di Broca. Tali sono le tre maia le affette du s lt:nosi mill·ale semplice .che tt•nvans i in curu alla Charité. H o dello in principio che quest' oll'ezione é mollo più comune, cl1e non s i c•·cda orùinaru\mcnle. Difntli , ricer cando <la due nw:-i lutti i cnsi di slenosi milt•ale semplll~e che po· te vnno ll'ovarsi nPi diffo·renli ripa1•ti ùi m eùicu1a di questo spe cia le , io sono a•·rivalo allu cifra di 10 e, cosa che vi pa1·rà fo r se bizzarra e che voi sa res te lenloli di considct•are come eccezionale, i ùteci casi appa•·Le ngono a dieci sogf!elli del ses!'!O femminile. Ncppm· un uomo, un m ese fa, presentava <1uesla les ione. Ebbene, questo fallo non P- g ià un'eccezione; esso è , al conlt•ot•io, pe1· cosl dit·P. In r egola, r eg-ola de llo pii.J impor· .tanti sollo il punto di vi~ta prttlico. Le ricc r·che che ho intra pre!:'O !:'U que!':lO ar·gomenlo nel 1~78 e che ho pr·oseguilo d opo qu~st' epoca fìn o ad or~i provano c he il predominio d e lla donna sull'uomo è con!>idet•evole, dirò anzi esorbitante. Le ricerche de llu s i ~nora. Mtn•s hall neg li ospedali di Londra e delle quali ha r eso di pubblica ragione i ris ultati nella tesi ossai rimarchevole che sottopose alla Fucoltà di medicina di Parig i, sono una nuova conferma di questo fatto : che In proporzione tlt·g li uomini offelli da s lcnosi milrale semplice è de lle più minime •·elativamcnte alla cifra delle donne. Un altro fatto che non è senza importanza, s i è che allo stato normale l'orifizio milrale è r elativamente sempre più slt•elto nella donna c he nell'uomo. Ora é cerlo che ogni individuo di cui la nutr·izione é viziala o ritardata presenta, per ciò stesso, un'alca linità mi-


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nore dei suoi umori, di tal manie r a che la prevalenza degli acidi organic i, che r estano nell'economia, cag iona in uno. la lilìasi biliare, in un allt•o l'obesità, in un terzo lo Jitiasi urica, in un quat·to una pt·oduzio ne di sclerosi, ecc. Cosi quando la giovane ragazza diventa donna, quando la m estruazione si s tabilisce, ttuando la g io vane diventa incinta, quanùo la g iovane puerpe ra s i è fttlta nutrice, gli umol'i diventano meno alcalini in conseguenza di moùificazioni, di rallenta mento nella nutrizione. Al contr·ar io, la donna ritornaudo alla vita indi!Terenle, quando è giunt.a alla m eno pausa, l'alcalinità degli umori aumenta. La donna ha dunque, per iJ fatto stesso del suo stato femminile, degli umor i più acidi, meno alcalini elle l'uomo; quinJ i una teudenza piu grande alla produzioni ddla l:'ciet·osi; cosi si l:'picga la sclerosi delle vah·ole. Ciò che si dev"' dunque ritenere solto il punto di vi sta clinico si è la prevalenza della ùo nna sull'uomo ati esset·e affe tta da slenosi mitrale. È per mancanza di conoscenza di ques ti d t ff<Jrenti falli che la stenosi mitra le semplice è si sovt:nte sconosciuta durante un periodo della vita più o meno lungo, che si lascia da parte, lino al momento in cui nndando fatalmente incontr o a sicut•i disordin i funzi onali determina la stasi sanguigna da parte dei polmoni, l'edema e l'asfissia polmonare. P oscia il cuor destro si troverà forzalo, apparirti l' insufficienza bicuspidule, e la faccia cardiaca del malulo desterà infine l'attenzione. Ma di giil i suoi giorni so ranno contali. La $tenosi miLt·ale semplice comparisce soventi nell'infanzia e nell'ado lescenza, come me l'hanno rivelato molle volle la per cussione e l'ascoltazione del cuore. Ciò non o• stante, fino a eire l'organismo sara vivace, fino a che res i. sterà, sino a che l'orecrllie lla sinistra r csis tera pure, lo lesione potrà pet·dut·are senza caus ar·e dei g ravi danui, e per lung hi anni es~a non fat ·à, per cosi dire, alcun progresso. Ma se c erti stati particolari si protluco110 nel mnlnLo, come In g ravid a nza e l'allattamento per esempio, a llot·a soproggiungeranno dei tut•bamenli organici, i quali prenderanno un andamento piu o meno rnpiùo. Anche, logicamente, sarei in di 1·illo di dit•o ai gen itori di


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una giovane affetta da slenosi della milrale semplice di non permetter di maritarsi sotto pena di vedere sopraggiungere d egli accidenti g ravi; che, se essa si marita, eviti ogni gravidanza; che, se essa diventa incinta, eviti l'allattamento. 1\lledico ùi una compagnia d'assicurazione, io non solto&criverei giammai la polizza di una. giovane ragazza a fretta dalla suddetta lesione . I rapporti sessuali, la gravidanza e l'allattamento hanno dunque un'influenza capace di trasformare la stenosi mitrale in un'insufficienza mitrnle . con tutto il seguito dei turbamenU funzionali che accompagnano queste lesioni. I o potrei citarvi l' o~servazione di una giovane ragazza all'ospedale ùa un certo tempo eù alla quale avevo sconsigliato il matrimonio. Un giorno mi domanda un permesso d i 24 ore per recarsi nella sua famiglia. Io glie lo accordo, essa parte e ritorna l'inCìomani come aveva promesso. Qualche m ese dopo essa aveva i primi vomiti della gravidanza, aborlì e mori in un accesso di asistolia. L e malate alle quali è dalo di vivere lungamente, malgrado la loro stenosi mitrale, sono quelle che sono diventate v edove poco tempo dopo il loro matrimonio, hanno conservato di poi tutta la loro gagliardia e che non hanno mai avuto fi gli. F.cco perchè io insisteva in principio sul lo s t a lo di veùovanza di queste donne. In queste condizioni si trovano anche quelle che, in conseguenza dello stato reli· gioso, non si sono giammai maritate eù hanno vissuto in una continenza assoluta, come una vecchia religiosa morta a 6 1 anni nel riparto di M. Bébier . Questa doJ?na è uno dei cas i più rari di longevità. In una parolo, e con ciò io termino, con una steoosi mitral e, non si ha il diritto di diventar'e madt'e.

L'iniezione di sangue nella. pleura.. Esperienze sugli animoli falla dal ùoltor B ERNADINO StLVA. - (Rioisfa clinica, o Ltobt'e·novembre, '1883). sono noli g li studi de l Pontìck, del Golgi e Bizzozzero fatt i sugli animali intomo all'o.ssorbimcnto ùel sangue ùctìbri n ato iniettato nel peritonco e l'applicazione che so ne è 16


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falla nell'uomo. Ma talvolta .accade che per presenza di tumori nell'addome o per versamenti nella sua cavità non si possa fare in essa alcuna trasfusione di sangue, e la trasfusione venosa non possa essere sopportata per la grave anemia. Era però importante il conoscere se anche la pleura, come l'allra grande sierosa, può assorbire il sangue i~iet­ tatovi, poicbè così la scienza medica sarebbesi arricchi ta d'un nuovo mezzo terapeutàco applicabile appunto in casi simili a quelli sopracitali. A tale intento il dott. Silva, per sug~erimento del prof. Bozzolo, intraprese una serifl di sperimenti sui conigli iniettando nella loro cavità pleurale da 20 a 35 grammi dj sangue defìbrinaLo preso da altri conigli, e i risultati ottenuti dimostrarono appunto che anche la cavi là pleurica come la cavità peritoneale assorbe il sangue deflbrinalo inieltatovi, e si può averne la prova e dall'esame cromocitomelrico fatto prima o dopo e dalla numE:razione dei globuli come purtl dal reperto a natomico quando si uccida l'animale qualche giorno dopo la trasfusione. Dai suoi esperimenti il dott. Silva deduce le seguenti conclusioni : 1" Che anche la pleura assorbe il sangue defibrinato come il peritoneo. 2• Che l'elfeUo della iniezione di sangue defibrinato omogeneo (sempre si ricorse a sangue di animale della stessa specie) si può già revvisare nell'aumento dell'emoglobina e del numero dei cor puscoli rossi 4 o 5 ore dopo l'iniezione e si protrae oltt·e il quarto giorno dalla iniezione. a• L'aumento massimo ùell'emoglobina del sangue dopo la trasfusione ha luogo nelle prime 24 ore. 4• L'assorbimento dell'emoglobina è maggiore quando la quantità di sangue iniettata è piuttosto scarsa. Se la quantità di sangue è tale da produrre atelectasia si può anche non osservare aumento di emoglobina nellu massa circolante del sangue. 5• I nfine (fatto che però ha bisogno ancora d'essere confermato) la trasfusione del nangue nella pleura produce aumento nel la escrezione della urea, aumento per lo più preceduto da lieve diminuizione nelle prime 24 ore; e questa é


RIVISTA CIJJRURGICA

rorse dovuta alla azione del traumalismo sul sistema nervoso ceptrale; ma in questo caso però aumenta il peso del corpo dell'animale. Il prof. Bozzolo ha fallo eseguire nella clinica la trasfusione pleurale in un caso di grave anemia da anchilostoma complicata a cachessia palustre con ascite, anasarca e albuminuria. Non ostante alcuni accidenti dovuti al processo op erativo, il malato è ora in discrete condizioni di salute.

RIVISTA CHIRURGICA 1Jn 1l1lOYO metodo 41 oura 4egll a1oeul fre441. - Da una lezione clinica del Pro f. BtLLROTH - (A llg. Wien. medi;· Zeitung. 25 dicemb. 1883, N. 52).

Prendendo ad esame gli ascessi freddi ci si presenta prima Ja questione perché il liquido che contengono non é riassorbi to e perché siamo obbligati ad attendere lo scoppiare dell'ascesso od aprirlo noi. Gli essudali che si generano nelle infiammazioni acute, nei disturbi passeggieri di circolazione in generale sono riassorbiti; nelle condizioni normali del corpo il riassorbimenlo è la regola. Sono i vasi linfatici che assorbono, a guisa di una spugna, tutti questi prodotti di essudazione e li riconducono nel eangue. Per quali condizioni questo riassorbimento non può più aver luogo? t• Si potrebbe anzitutto dire che la mancanza di vasi linfatici aperti ne è ona causa importante, e cbe questo appunto è ciò che avviene nelle cassule che col tempo si sviluppano intorno questi ascessi. ~ vero che anche le pareti delle vene possono assor bire un poco di liquido, ma sono principalmente i vasi linfalici che operano il riassorbimento. Ma anche quando vi sono delle vie linfatiche aperte, queste in alcune


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circostanze possono essere state ottura te, come per esempio da un essudcto che 8i coagula, dove si forma rapidamente della fibrina e dove il coagulo si prolunga nei vasi linfalici e negli spazi intersliziali dei tessuti. E questo è quanto accade specialmente negli essudali cruposi e difterici. 2" n riassorbimento dipende dalla concenll'azione òel liquido. Se il liquido deve essere riassot·bilo, è mestieri che la s ua conCflntrazione sia minore di quella del sangue. Ed è appunto il contrario negli ascessi fredùi. Anche le diverse regioni del cot·po si compot·tano diversamente rispetto alloro potere assorbente: più facile al riassorùimenlo é la cavità del bacino, meno facile la cavità pleut•ale. Come possiamo con la nostra terapia allontanare questi ostacoli? Il modo piu semplice sarebbe quello di estrarre il liquido, ma la espet•ienza insegna che il liquido può bene allontanarsi pel momento, ma non cessn cosi il polet·e essudativo del tessu to, ma al contrario la cavità torna a r iempirsi di marcia con somma rapidità; e questo è specialmente perché pel vuolamenlo del Jil')uido, i vasi della parete dell'ascesso rimangono sottopos ti a una minore pressione: 2• Si può per mezzo di alcuni agenti irritanti provocare una forte vascolarizzazione n elle pareti •dell'ascesso. A que!::LO intento é stata iniettata la tintura di iodo per desla1·e con la irritazione una infiammazione, per la quale si forma, è vero, anche una e~sudazione, ma in conseguenza della abbondante ,·ascolarizzazione rapidamentesuccedentesi, è facilm ente riassorbita, cosicchè in definitiva ne risuita una riduzione della ca\'il~. 3• Questo metodo fu oscur ato dalla apertura dell'ascesso ft·eddo con le rigorose cautele antisettiche. Ma con questo metodo non solo vuolasi la marcia, ma l'ascesso è accuratamente raschiato mediante un cuccbiuio tag-liente e quindi applicota una medicalut·a antisellica. 'In ques ta maniera sono aspot·tale le pareti clell'a scesso, che consistono di masse di fl osce granulazioni, fino al tes~u Lo sano, e con questo e in pari tempo ur.n leggie1·a compressione, si ottiene spesso la guarigione per pt'ima intenzione. Dopo la introduzione del jodoforme, il Dillroth sparse nella cavilil rasch iata il jocloforme in polvere e riuni i mMgini della fet'ila fino alle aperlut·e pel clt·enaggio. Con

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i·l jodoforme si previene la sepsi e spesso si provoca un tessuto di buone granulazioni col quale la guarigione si effettua rapidamente. 4• Ora il Bmroth ha provato un allro metodo che consiste nella puntura dell'ascesso e nella successiva injezione di una emulsione di jodoforme fatta con 10 parli di joùoforme e 100 di glicerjna. Ltt emulsione nell'allo di adoperarla deve essere sbattuta e quindi injeltata in quan. tità, secondo la gt•ossezza dell'ascesso, da 20 a 30 grammi. 'Nella maggior parte dei casi in cui fu usato questo metodo il !:_orso fu CO!lJplelamente senza reazione, solo si manifestò un mediocre gonfiore e un poco di dolore, e quindi suc-cesse il raggt•inzamento delle pareti dell'ascesso e finalmente il r es to del liquido contenuto fu riassorbilo. In alcuni casi, dice il Billroth, l'esito fu ollremodo favorevole, rba spetta alla ulteriore esperienza il decidere se debba usarsi a questo scopo 'la emulsione di joùoforme. Quindi il dotto professore soggiunge: I n generale io consiglio, finchè vi sia una speciale Tagione, a non aprire gli ascessi freddi, ma lasciare che si aprano da sè poiché allora si puo essere sicuri che la suppurazione scot't'et·à fuori senza febbre e senza reazione. In questi casi si formano delle condizioni meccaniche oltremodo favorevoli, talora maravi gliose, senza che di ciò sia possibile dare una spiegazione. Cosl si è veduto un ascesso aprirsi p er esempio nella vescica o nel retto senza che l'urina o 1 gas intestinali sieno penetrati nella cavilà dell'ascesso. Però con le rigorose cautele anliselliche e con la continua sor-veglianza del chirurgo si potranno aprire gli ascessi, specialmente se si potrà avere la sicurezza di potere ra ggiungere con facilità gli o~si da cui def'iva l'ascesso o se l'ascesso esercita una compressione sui tessuti vicini ed é quindi ca· gione di disturbi. .Epitelloma sviluppato audi un'antica otoatrloe. ~ette lles Hopitaua:, gennaio i88i).

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L'operazione che noi abbiamo a praticare oggi è un'am·put..azJOne ~·avambraccio. L'am maaato è un uomo di cinquan-tasette anm, ben costituito, il quale è sempre stato sano fino


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al momento in cui gli accidenti che lo hanno condotto all'ospedale si sono appalesati. Bambino, all'età di diciotto mesi, egli cadde nel fuoco,. colla mano innanzi, in modo tale che questa, come la regionecarpea e la parte inferiore dell'avambraccio sulla !or faccia dorsale sono stati gravemente scollati. La cicatrizzazione si è falla con retrazione dei tessuti, deviazione della mano e semi-flessione del dito mignolo in conseglllenza della formazione di una briglia cicatriziale sul margine cubitale della regione carpea. La lasione fu dunque una scottatura di 3• e 4• grado, interessante il derma in tutto il suo spessore, rispettando però· i tessuti sotto dermici. Nulladimeno quest'uomo è diventato falegname ed ha sempre potuto servirsi destramente della sua mano. Ma sono sei anni incirca, egli ha veduto apparire su quella cicatrice, vecchio allora di circa cinquan l'anni, un piccolo. tumore verrucoso che, ingrossando a poco a poco, raggiunse, ad un dalo momento, il volume di una nocciuola . A capo di un certo tempo questo tumore grattato, escoriato, si é ulcera lo, sviluppandosi in volume ed in superficie, invadendo infine la pili gran parte del tessuto cicatriziale. Oggi esso si estende dal mat•gine interno della maM e della regione carpea fino sulla parte inferiore dell'avaro- braccio e sporge dal suo margine cubitale indietro ed in· a vanti. Esso misura dieci centimetri nel suo più gran diametro, cioè longitudinalmenle e da cinque a sei centimetri trasversalmente. È rosso e bernoccoluto alla sua circonferenza, ulceraLo e fungoso a! centro; esso dà luogo ad un gemizio· , sanioso; é resistente alla palpazione, duro, limitato in alto da un cercine spot·~ento, che lo separa dalle parti vicine, men'lre in basso i suoi limiti non sono per nulla decisi, il tumore affondasi sotto i tegumenti che solleva, dando loro una linla rossastra e tendendo ad invad ere la palma della. mano. Mobile in una parte della sua estensione, esso è aderente al contrario alla parte inferiore del cubito, ove invia. dei prolungamenti, nella profondità dei tessuti.


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Sanguina assai facilmente, senza dar luogo per altro a vere emorragie. Infine non é doloroso; appena da luogo a qualche pizzicore; non produce fino al presente alcun turbamento funzionale nella mano. Di più, Ìl gtmglio epitrocleare é duro, mollo mobile, più voluminoso che allo stato normale; parimenti nell'ascella si riscontrano parecchi piccoli gangli mobili, ma ancora poco sviluppati. In breve, da lutti i caralleri che abbiamo esposto, e dal suo corso, il tumore è un epitelioma sviluppato su di un'antica cicatrice, epitelioma classico. Il diagnostico é dei più semplici, non può esser dubbioso. La patologia delle cicatrici é assai varia; queste di tratti possono esser la sede di accidenti diversi, nel numero dei quali sono i tumori: 1• i tumori generalmente benigni, ipertrofìci o cheloidi; - 2• i tumori maligni o epiteliomi. llasla aver veduto una volta soltanto un cheloide per riconoscere immediatamente che in questo caso non si tratta punto di esso; il tumore del nostro malato non ne presenta alcuno dei caratteri. Quanto all'epitelioma delle cicatrici è un'affezione ben conosciuta, benché essa sia assai rara. Esso si sviluppa sia su di una cicatrice antica, come nel caso presente, sia su di una cicatrice in via di formazione e si vedono allora i bottoni car·nosi trasformarsi, per così dire, in bottoni epileliomatosi. Nel nostro malato si tt·alta dunque di un epitelioma' su di una cicatrice delle più antiche che si ha ordinariamente l'occasion~ di riscontrare, perché essa risale ora a più di cinquantacint'Jue anni! Esistono in renlla, dei rapporti di causa ad effetto tra le cicatrici molto antiche e lo sviluppo dell'epitelioma ~ Ur.a cicntrice può essere essa la causa determinante dell'epitelioma, come la presenza di un corpo estraneo per la formazione di un ascesso 1 Certamente no: altri01enti questi tumori sarebbero dei più frequenti, visto il numero di cicatrici che si osserva giornalmente, e di più essi non attenderebbero un lasso di tempo cosi considerevole - 55 anni - per svilupparsi. Ma ciò che è vero, si è che


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che il tessuto cicatrizzale è per sè stesso una causa predisponente locale. Quanto alle couse p1·edisponenti generali, qual! sono esse~ Noi dobbiamo riconoscerlo; esse sono sovenli molto oscure. Ciò che n oi sappiamo, si è che l'epitelioma é più f1·equenle n etrli uomin i, nelle persone attempate, negli individui che hanno degli antecedenti artritici o gotlosi . Solto questi differenti punti di vista, diremo che il nostro malato non olTre per se stesso niente di 1·eumatico; s ua matlre, che vive ancora, non va punlo so~gella a r eumatis mi, ma suo padre, morto qualche anno fa, portava a livello della commessura labiale s ini s tt·a un piccolo lumot·e, il quale, dopo aver duralo un certo tempo, o ve va finilo pet• ulcerarsi. Forse ci sarà lecito di credere che, parimenti nel nosll·o malato, si LJ·allava di un'epitelio ma della commessura. A Ialo d ~ l l e cnuse pt•edispon enli gener a li vi sono a nche cet·te cau!le locali pure p1·edisponen li. Cosi cer te r egioni sono lo sedi di predilezione dell'epitelioma, specinlmenle g li orifìci urelrali del corpo e le mucos e . .c ome cause locali n oi citeremo le irritazioni di tutte le specie, i tc~su ti cicatriziali . Ma colà si arrestA ciò elle n oi sappiamo deJreziolo~ia dell'epi telioma, e nello s tato attuale delle n ost1·e cognizion i scienlirìche n on possiamo a ndare al di là e dobbiamo r iconoscere che in certi casi la causa r esta in e!<plicabile. Cos ì, senza poter ei t•endere r agione, noi v ed iamo CJUalche volta l'epitelioma sv iluppnrsi a livello del calcagno. a.ll"estr emita d i un dito, ecc. Una volla ho visto in un vecchio delle piAghe di psùl'iasi delle più corallerislic!Je sulla. foccia interna delle due guancie, mentr e un piccol issimo epitelioma. si sv iluppava s ul labbr o inferior e, dove la mucosa. er·a perfettamente sana e non g ià sull'una o sull'altra di f)uelle piaghe. · L'an no scoJ'SO un ind ividuo m o r iva di un cancro dello stomaco, all(•rché presentava psor·iasi buccale insieme ad un piccolo pur.to so;:pello alla base della lin gua. Ma, per ritornare Rl tessuto cicatrizia le, n oi di •·emo che le cicatrici son o tnnlo più soggelle ad esser cùlpile dall'epitel ioma, quanto più la lor o s u perficie é più estesa, a cagione di una diminui?.ione di vitalità del derma più cons ider evole . 11 fallo è tanto più dimoslJ•alo, che non s i riscontra giam-


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mai quest'affezione. s ulle cicatrici lineari, qualunque sia la l oro lunghezza. P e1·ò le cicatrici della regione dorsale, le cicatrici delle ulceri della gamba sono principa !mente predisposte all'epitelioma. Quanto al pronostico, in tesi g~ net•ale, que~l'affezione é sempre grave in questo senso, che si tralla di un tumore maligno. Ma quando lo stato generale è buono come nel n ostro malato, dove non sernbJ•a che noi abbinmo a temere <l'inf~zione gene1·ale malgr·ndo l'induramento di qualche ~an­ g lio, il pronostico diminuisce di gravità restando tullavia grave a cagione delle probabilita di recidiva, di cui fa d'uopo tenere sempre conto. l n<>omma l'epitelioma, io lo ripeto, è un'affezione g1•ave, p er ché se non s'intervenisse chirur~icalmente, il malato soccomberebbe a lungo sudare, malgrado la lentezza del suo sviluppo sui tessu ti cicall·iziali. Aggiungiamo che questa lentezza stessa varia secondo la sede occupata del tumore; così essa è tanto piu grande, quanto piu questa sede é lontana dai centri g-anglionari. Per quali ragioni 1 Nulla sappiamo fino al presente. L'operazione che io qui vado a praticare sarà piu considerevole oggi di ciò che essa sarebbe stata pl'ima dell' ulcerazione d e lla parte malata; epoca in cui avressimo potuto contentarci di portar via il tumore ed in conseguenza conservare intiero l'arto supe1•iore. Ma attualmente il sagrifìcio è assai più grande ed è divenuta necessar·ia l'amputaziohe dell'avaro· braccio. Questo sa~rificio è tanto piu penoso, in quanto che ques t' uomo può ancora servit•si della sua mano; la lesione però è troppo estesa sulla palma della mano, perché essa p ossa essere conservata L 'operazione da fa rs i è dunque l'amputazione circolare assai in allo per cadere sui tessuti sani e term inata colla s u tura profonda dei m uscoli col calgut al davan ti delle ossa, colla compressione del moncone e coll'immobilazione assolula con fasciatura allo scopo di ottenere una riunione immediata. Si p1·ocederà quindi all'eslir·pazione del ganglio epitro leare i ndurito.


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RIVISTA DI TERAPEUTICA lull'asione narooUoa del bromoformio. - Dottore GAs FREICHER V. HORROCII, e prof. ALBERT. - All[J. Weine,. medi:. Zeitung., W 3. - (15 gennaio 1 88~). Il dott. v. Horroch fece alla società dei medici di Vi enna una comunicazione preventiva sull'azwne fisiologica del bro~ moformio. Il bromoformio fu scoperto nell'anno 1832 dal Lowig; è UJlo liquido denso, scolorato, di piacevole odore aromatico etereo,. di sapore zuccherino, che bolle a iot• e a+ 2,5• si rapprende in una massa incolora cristallina. Alla temperalut·a or dinaria. è poco solubile nell'acqua fredda (3 su 1000), si scioglie in. doppia quantilà nell'acqua calda. È facilmente solubile nell'etere, difficilmente nell'alcool. L'azione fisiologica del bromufut·mio e P.iù parlicolarmenl& la sua proprietu anestetica fu investigata in 3 serie di sperimenti. Fu proJolla ltt narcosi in diversi animali 1• mediante la inalazione di bromoformio, 2• con la iniezione soltocutanea del medesimo, e 3• con l'aggiungerlo all'alimento degli animali. Poiché negli animali la narcosi per via della inalazione riuscì benissimo, l'anes tesia fu completa, breve o leggiero lo stadio d'eccitazione, e gli animali, sveglialisi non ebbero vomito, e non parve che rimanes!;ero confusi, fu. provato sugli uomini e precisamente m quattro casi nella clinica del prof. Albert. Con la iniezione cutanea fino a un. grammo di bromoformio i grossi animali furono ridotti in, profonda narcosi della durnto di qualche ora. Tulle le volte fu verificato un abbassamento della temperatura del corpo di 2• o 4•. Non fu mai osservato una reazione locale nel luogo della puntura. Finalmente si riusci anche per mezzo dello. interna somminislt·ozione del bromoformio fino 11 1-1 112 gr. a pr odurre unn narcosi della durata di più ore.


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Il dott. v. Horroch parlò poi dei resultati dei suoi spe· rimenti circa la eccitab.ililà del sistema nervoso, del centro· circolatorio e respiratorio durante la narcosi bromoformica. Da questi sperimenti resulLò che: 1• Il respiro non prova alcun a pprezzabile cambiamento; 2" I centri motori del cuore non soffrono punto solto la narcosi, il polso rimane forte, r egolare e con la sua frequenza ordinaria; 3• Gli estremi periferici del vago conservano la loro eccitabilità. 4• La pressione del sangue fu, per influenza della narcosi, abbassata; nei cani scese a 57 e f:>6 mm. 5• La eccitabilità riflessa fu ogni volta completamente estinta, la stimolazione dello sciatico anche con le più forli correnti non aveva alcuna influenza sulla pressiono del sangue. 6• Lo stimolo diretto d e i nervi vaso motori (splacnico) non aveva nella narcosi profonda alcun effetto, uno relativamente piccolo nella poco profonda. 7• La eccitabilità dei centri motori della corteccia cerebrale nella narco~i profonda era completamente abolita; a mano a mano che gli animali si svegliavano la ecci tabilità dei centri si risLabiliva. s• La temperatura degli animali abbassava a poco a p oco, nei cani di 3 a f>•, nei conigli eli 4 a 5". Rispetto alla proprietà antisettica del bromoformio fu accertato che una soluzione di 1('10 010 poteva uccidere i batteri contenuti in un liquido. Il pro f. Albert aggiunse che la narcosi bromoformica, per quanto si può concludere dai pochi sperimenti fatti sull'uomo. differisce dalla narcosi cloroformica in quanlochè nello prima Io stadio d'eccitazione è Fiù breve e più mite, i malati non gridano, i muscoli non entrano io convulsione ecc; l'azione del b r omoformio è mollo durevole, in quantochè gli individui dopo la narcosi dormivano; lo stomaco non sembra. disturbato; i fan ciulli svegliati ùalla narcosi subito si meL·· t.evano a mangiare e poi si rioddormentavano. D'altra parte• essa è un poco più debole, si avvicina a quella dell'etere; di più il bromoformio irrita le mucose, specialmente la congiuntiva, le fauci, la lAringe. Gli esperimenti col bromoformio che fin qui hanno dalo soddisfacenti res ulte.ti saranno continuati nella clinica.


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Sull' azione degll antlplretlol. Lancet, 5 gennaio 1884).

D. SASSETZKY.

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( The

Il D. Sassetzky di S. Pietroburgo ba pubblicato nel Vir·chow's Arcltio una importante e accurata contribuzione sull'a•·gomento del traltamenLo antipiretico. È uno studio delle funzioni assimilative e degli intimi cambiamenti dei tessuti ehe accadono nel processo febbrile, quali specialmente sono dimostm·ali dalla eliminazione dell'azoto. Questo scritto com incia con una b1·eve rivista della storia e dei p1•ogressi della cura con l'acqua fredda, il qual metodo antipit·etico l'autor e pice essere ora adottato in tulle le principali cliniche della Germania; ed egli ha cercato di stabilire il valor•e relativo di questo e degli altri agenti antipiretici, la chinina e il salicilato di soda. Ricorda le importanti statistiche state pubblicate dal Bra nd e suoi seguaci, le quali sembrano convincere del fallo che la mortalita di una febbre segnatamente della lifoit.le ~ stata grandemente l'idolta dall'idroterapia. È poi strano come pochi di quelli che hanno adollato questo .m elot.lo e ne hanno riconosciuto il valor·e, abbiano intrapt-eso a·icerche s imili a fJUelle che o ra descrive il Sasselzky. Egli dice non aver potuto trovare r·icordo che di t!•e di queste osservazioni. La prima fu del Barth n el 1866 che osservò g li ell'e-tti dell'azione dei bagni in quattro casi di tifo e in due d i tifoiùe e conclu~e che la escrezione della urea, dei fosfati o dei clorul'i era col loro uso diminuila. Lo Schròtler nel 1876 fece tali indag ini su due casi di tifo trattati nella stessa maniera e lt'OYÒ parimenle che l'ur·ea era Jiminuila senza notevoli cam.biamenli nella quantila lolale dell'ur·ina. Il Bauer e il Kunslle nel 1879 fecer·o ricerche sull'azione comparativa · dei bagni , della chinina e del salicilato di soda e notarono che la emissione dell' urina era aumen tala con ciascuno di <JUesti metodi. 11 Sasselzky si dice poco soddisfaHo di questi resultamen ti e indica le discrepanze e gli errori nel modo di condurre le osse1•vazioni. Egli quindi diresse le sue ricerche con mig lior ..m etodo ed ebbe cura ùi analizzare non solo la urina ma ancor·a le fecce per formarsi un gi usto cancelLo della elimina.zione lot.ale dell'azoto e nello stesso tempo di valutare la

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quantità delle sostanze azotale ingerite. Sperò C•)si di detei'minare fin quanto ne è impress ionata l'a.ssimilazioné e quanta proporzione dell'azoto eliminato può essere allr•ibuita al metabolismo dei tessuti. Le sue r icerche furono falle su casi di tifo , di febbre ricorrente e eli pneumonìle nelle sale del pr·of. Manas:>ein ; escluse la più comune malattia , la febbre tifoide a cagione dello elemento dis lurbJ.tore delle lesioni intestinali. Osservazioni complete furono fatte in quindici casi, nei quali fu valutato l'azoto eliminato con la orina e con le fecce, e furono pme d et_erminati i fo~ fa li e i cloruri della orina e la quantilà delle sostanze solide e azotale ingerite. In ciascun caso le analisi furono falle durante tre determinali periodi, ciascuno dei quali variava da tre a otto giorni, un periodo nel quale et·a usato il tr·attamenlo antipiretico, un alli'O periodo in cui la f~bbre era lasciata a se stessa , ed un terzo dopo che il disordine febbrile era passato. l n nove casi r age nte antipiretico fu il bag no freddo dalo alla tempera tura di 1s•. R . per '15 minuti quallro volle il giorno; in quattro J'u la chinina (in due dosi di 10 grani ciascuna dale nella sera); e in due il salicilalo di soda. Può bastare a far conoscere i resullati di queste pazienti ricerche lo espon e le conclusioni dale da ll'autore. Ei dunque trovò che il bagno freddo diminuisce cosLantemenlo la eliminazione dell'azoto, e cl1e una simile ma mollo men o not evole diminuzione accade nei casi lrall'iti con la chinina e col salicilalo. La quantità dell'orina era aumentata da o~nuno di questi metod i, ma dal bagno mollo piu che dagli altri. L ' assimilazione dei cos tituen ti solidi e azotali del !alle fu migliorata col trattamento dei ba gni, come ne faceva testimonianza la mollo diminuila eliminazione déll' a zoto per· le materie fecali. Lo stesso folto fu pure notato, ma in minor g rado, con gli alll•i m etodi. Diminui la quantità dell'acqua inger ita, come pure la perdita dell'acqua pei polmoni e la p elle, fuorchè col salicilato, che anzi con questo la perJi ln culanea era aumenlaltl. Questi resullamenli dimoslrano che durante lo stato febbril e il malal<l é in una mollo miglior condiziono solto il trattamento antipiretico che senza. L'autore


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dichiara che con questo metodo è anche notevolmente aumentata l'assimilazione degli alimenti solidi. La principale ragione di ques ta differenza sta senza dubbio nella diminuzione della temperatura del sangue, la pire!lsia importando un aumento del metabolismo dei tessuti , la degenerazione di questi, accrescimento dell' ossidazione e cosi via. Tutti questi fenomeni della febbre sono concatenati fra loro 'in occulta mani~ra, alcuni come cause, altri come conseguenze del fallo essenziale, che é l'aumentata temperatura. Qua- . lunque spiegazione voglia darsi, non può negarsi che la ri· duzione dell'eccessivo calore del corpo sia di buon'effetto; e come indicano apertamente le ricerche del Sasselzky, questo resultato é dimostralo dal diminuito metabolismo, dalla diminuila eliminazione dell'azoto e dell'acido carbonico, e siccome il bisogno di ossigeno è diminuito, l'azione respiratoria vien meno, l'azione del cuore é rinforzata ed è minorata la tendenza ai disturbi circolatori conseguenti all'indebolimento cardiaco; mentre l'alleviamento degli effetti del processo fe. brile sugli organi secernenti permette un più naturale esercizio delle loro funzioni e una più. pronta assimilazione delle ·sostanze alimentari .

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA Dati atatl•Uol aulla olttà 4l Parigi. Dall'annuario statigtico della cittA di Parigi, pel 1880, re-datto riai!' illustre Bertillon, testè rapito da immatura morte alla scienza, togliamo i seguenti dali che possono avere un interesse speciale nei riscontri statist.ici delle grandi cittA. Nella parte demografica, l'autore non potendo appoggiarsi ..a cifre positive (essendo l'anno i880 l'ultimo del periodo del censimento i876), ha ideato descrivere la popolazione dal


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consumo delle derrate alimentari, ed ha cosi calcolata la popolazione da 2,140,000 a 2,200,000 abitanti. I decess i furono 55,706 pei domiciliali, 1760 per gli estranei alla città: la prima cifra darebbe la proporzione di 28 decessi per 1000 abitanti. La tubercolosi polmonale fece 89-H vittime, circa il sesto delle morti tutte ; la febbre tifoidea 2120 morti dei quali 2003 tra i domiciliati, vale a dil·e 1,01 per 1000 abitanti; il vaiuolo 2260; la difterite 1768. l decessi da 20 a 25 anni ascesero a 11 18 !mentre furono 874 per la Francia intera): quelli da 25 a 30,1010 (contro 709 per la Francia) ..... Si ebbero quindi 9,3 per 1000 per la prima età (a.vece di 8,32 per la Francia) e 10,8 per la seconda (a vece di 9,54). Il massimo mensuale (5,653) si osservò in febbraio. L a febbre tifoide fu sommamente diffusa; il vaiuolo e la difte rite lo furono egualmente, però con' s ensibile predominio intorno alle localita occupate dai relativi spedali speciali. ... Il che proverebbe il sommo danno dei depositi di tali malati

negli spedali nel centro dei popolosi quartieri. Alounl 4atl aalla guerra gell'Dl&Dloa.

Da diversi anni il dipar timento medico-militare del minister o della guerra germanico attende alla compilazione della stor ia medica della guerra del i8i0; ma l'opera, che sarà veramente grande ed egregia, non é ancora pubblicata. Però dal rapporto del grande stato maggiore sulla stessa campagna si può gié. leggere un capitolo veramerlte importante sul seroi;io di sanità. Esso servizio sotto ogni aspetto fu certamente all'altezza de' suoi doveri, e la sua influenza non fu piccola per la conservazione delle for ze e quindi contribui al s uccesso dell'esercito. I medici dell'armala attiva furono immediatamente asse gnat i alle diverse forma zioni sanitarie dell'esercito: vi furono pure addetti i medici in disponibilità, e più tardi vi furono assegnati molti medici civili, tra i quali diversi professori ed operatori eminenti per ogni corpo d'armata colla qualità di consulenti.


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RIVISTA

Furono così ascritti all'eser cito 1022 medici, 833G infermieri di vis ita (ajulanti d'ospedale), ·J270ì infel'mieri, 7800 porta ferili (oltre g li ausiliQri dei corpi), GOG farmacisti, 25~ ajuLi fm·macisti, 1309 impiegali d'ambulanza, 5t3 ufficiali ed 8398 ::;oldali del treno .... ln complesso 46955 indi vidui. Appena inizinla la campagna si dovette provveJe1·e all' ingente numero <.li malati leggeri o con lesioni lievi ai piedi , ed a vece di Lrasportarli al seguito se ne forma 1·ono dei distaccamenti speciali, che marciavano al seguito dei convogli sollo la so1•veglianza d i un medico; ossi vero dopo 3, 4 giorni di ripo!!O el,'anO in vettura riporta t( alla propria divisione~ mentre non ris tabiliti sì da poter marciare si facevan entrare agli speciali da campo b di tappa, o si facevano ricoverat·e n egli speciali ci vili. I n caso di lungo soggior no in una localila (inveslimenti, assedi) si stabilil'ono con sommo van taggio i depositi d'ospedalH. È notevole chP. sviluppalosi il vajuolo nell'armala d'investimento solto Parigi, fu ordinata la rivaccinazione generale delle tt·uppe... . Il risultato fu che mentre la malattia faceva numerose villime tra gli abitanti dei luoghi cl'acc.antonamenlo le truppe ne fut·ono quasi preservate. Dietro gli ospedali da campo, furono organizzati gli spedali di guert·a mobili, installati nelle chiese, castelli, ecc. ed anco in baracche; questi resero egregi se 1·vizi. Dielro ancora furono s tabili li gli spedali di r iserva . Gli ospedali di tappa non soio servit·ono alle truppe scaglionate dietro l'esercito, ma a formare pure una r ·e lo di punti di soccorso pel trasporto all"indietro dei maiali e feriti . I malati e fel'ili raccolti negli s tabilimenli sa nitari di campa~na ascesero a 29504,.. F ut·ono curali in q uesti diversi slabil imenli 812021 malati o ferili, con 17613397 g iornale di cura. L'azione della società di soccot·so fu sapientcmenle r egolata ed unificata: fu1·ono determinati i doveri e di rilli lor o e slnbilili in modo preciso i rappot·Li coll'amminis lraziono militar e, all(t quale dooeoano a.s.solutamente sottomettersi nell'interesse g~nera le, sotlo la di1·ezione del commissor io

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reale ispettore militare dei soccorsi volontari, il principe Giovanni Enrico XI di Pless, ajutnti da diversi delegali da lui nominati sia all'armala che nell'interno. Ogni Stato della confederazione a veva cosi un delegalo, ciascuna provincia un delegato provinciale, ciascuna circoscrizione pure il suo. A ciascuna armata era addetto un delegalo d'armata, un delegaLo generale di tappa, un capo di colonna; a ciascun · corpo d'ar mala un delegato di corpo d'armata. Il Wurlemberg aveva per delegato speciale il principe Et•manno di Sassonia-\Veimar. Si ebbero cosi ben 363 delegati, la maggior parte appartenenti all'ordine di S. Giovanni e di Malta. N el lraspot·to dei ferili e malati dietro l'esercito, furono utilizzati i convogli dei carri di veltovagliamento dell'esercito. Pei malati e feriti leggieri sulle ferrovie si u~arono i vagoni merci coperti, con strati di paglia e materazzi e coperte di lana: i treni e rano solto la direzione degli ufficiali medici. l malati e feriti gt·avi trasportavansi in treni speciaii d'am.bulanza ed ospedale, provvis ti di vagoni cucina e di vetture pei medici ove el'a pupe la farmacia: la Prussia e la Sassonia affidarono pure la direzione di essi treni agli ufficiali medici; gli Stati del sud ad ufficiali o funzionari. Il persor.ale d'ajuto di essi treni el'a somministrato dalle società di soccorso. Il totale dei malati e ferili ricondotti in patria dalle vie ferrate fu di 210,~26, dei quali 3Gi26 furono traEporlati nei treni speciali, in 164 viaggi. L'organizzazione degli ospedali di riserva era già predisposta fin dal tempo di pace in tutta la Germania: erano or·ganizzali dalle autorità pr·ovinciali, ma l'autorità militare ne c:onservava la direzione e la sorveglianza. Gli ospedali di guarnigione di pace, furono assimilati a quelli di riserva. Nel momento del massimo bisogno si ebbero ben 111!)32 letti, dei quali 7268 in baracche.... Di queste a Berlino ne furono erette 50; i5 a carico dello Stato, 20 alla cilta, i5 al comitato di soc· corso. I prigionieri di guerra riùotLi impropri al servizio erano rinviati in Francia. Su Lulli i punti principali delle vie ferrale si stabilirono stazioni di ristoro e di medicazion e. 17

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RIVISTA

Alla fine della guerra erano stole organizzate Lra provinciali, speciali, ausi liarie ben 2037 società di soccorso, dipendenti dal comi lato centrale: tra que;;le conlavansi numet·ose le società di donne, fondate solto la dit•ezione di S. M. la regina ùi Prussia e di albl't:l principesse germaniche, che assunsero l'entità numerica di oltre 1500. Un gt•an numero d i ferili e convalescenti furono inoltre raccol ti in stabilimen ti particolari e nelle famiglie. L'ufficio delle informazioni, per procurare ai malati e feriti notizie delle famiglie, potè dare, coll'intermezzo specialmente del comitato internazionale di Ginevra, notizie di ollre mezzo milione di malati. Ma il popolo germanico ha spiegato in tali opere uno spirito di patriottismo, d'umanità, di sacrificio veramenle singolare. P ei doni patriottici $i instiluirono circa 80 depositi che traevano le loro risorse dai depositi centrali... . Furono 40 milioni di franchi che vennero così consacrati all'esercito , oltre a 7 milioni risultanti dagli invii dei paesi neutral i. Menf.re il servizio ufficiale assicurava compiutamente il necessat·io, quelle risorse valsero a lenire ben altri dolori, a soccorrere ben allre sventure. È cosl che il numet·o delle vittime delle malattie fu minore, m ollo mino•·e, di quello rlel ferro .... le prime non ascese ro che a 28,95 per 100 del totale. Il colera, il tifo esentemat ico hanno potuto cosi risparmiare l'esercito. Il numero dei morti fu di 40R8i; ma il 70,03 per iOO di e ssi soccombette alle violenze; 175ì2 uccisi dal nemico, 10710 morti in seguito alle riportale fet·ite, 316 per accidenti. 30 per suicidio, il tifo adJominale fece 6965 vittime, la dissenteria 2000. Con tanto accumulo di malati e ferili, con tanle cause di infezione, lo stato sanit.a t·io del paese non se ne è risentito n on ha subHo una apprezzevole 11lterazione. E ciò perché ,' il servizio di sanità militare libero, appoggiato, potè inte ro eslricare la sua pe.ll•iollica, generosa attività .... ed ha potuto raccogliere cosi la riconoscenza dell'esercito e del paese.

B.


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CJorpo di s&Dltà mllit&re tranoese. -

(Gennaio 188i-).

Generali - 1 medico ispettore generale. - Presidente del comilato di sanità (Legouest); 8 medici ispettori - 1• direllore del servizio di sanitu al ministero della guerra - (Didiol); 1 direttore della !>cuoia di medicina e farmacia militare e membro del comitato di sanità - (Perrinl; 3 membr; del comitato di sanità - (Champenois, Daga, Baudouin). 1 direttore del servizio di sanità della piazza di Parigi membro del comitato di sanità - (Collin); 1 direttore del servizio di sanità della piazza di Lione e del 14• corpo - (Gauiot); 1 direttore del servizio al iif corpo, Algeri- (Vedrénes); ·1 direttore del servizio al18• corpo, Bordeaux - (Leviè). Colonnelli 45 ...•. Medici principali di 1• classe - (effettivamente n• 41). T . colonnelli 45 ..... Medici principali di 2' classe. Maggiori 320..... l\'! ed ici maggiori di i• clas!>e - (effelliv. n. 300). Capitani 480..... Medici maggiori di 2" classe- (effetti v. n. 445). T enenti 300..•. Medici aiutanti maggiori di i"classe- (effetti v. n. 2H). Sotlolenenti 100..... Medici aiutanti maggiori di 2' classe (effettiv. n. 103). Generali - 1 farmacista ispettore (dottore pur in medicina} membro del comitato (Coulier). Colonnelli - 6 farmacisti principali di i• classe. T enenti colonnelli - 6 farmacisti principali di 2• classe. Maggiori - 46 farmacisti maggiori dii 1• classe (etfeLt. n 39). Capitani - 68 farmacisti maggiori di 2" classe (etfett. n. 50). Tenen'i - 43 farmacisti aiutanti maggiori di 1' classe (effell. n. 3}). Sotlotenenti - 15 farmacisti a iutanti maggiori di 2• classe (etfett. n. 18). 1299 (1187) Totale urficiali medici . . . Id. id. farmacis ti . . • . • 185 (154) Totale generale •

1484 ' (i3i1)


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RlVISTADI TE~NICA ESERVIliO MEDILO MILITARE l carri e l trenJ-spedali pel trasporto del feriti e malati ln g uerra alla Esposizione di Berlino. - (Deut. miliUi.rarztl. Z eilsch. , Di ~pensa 10 e 12). - (Continuazione vedi N. 11 1883).

Come conclusione di questa p~ima parte del mio lavoro,. mi sia per·messo di aggiungere alcune consiùerazioni alla descrizione dei carri pel trasporto dei fer•ili pt·ima cii passare alla seconda parte. Che il numer o dci ferili in una prossima guerrA , dopochè è ler·minata la mnrcia in avanti c\ell' eser·· cilo e grondi mas ~e di armali si pr·ecipilano le u ne sulle altre, debba in poche or·e contorsi dall'una parte e dal l' o.l tr·a a mig liaia è una cons~guenza n ecessaria Lanlo della costr·u:done delle moderne armi da fuoco quanl•l della maniera dell'odi erno guerreggiare. Se si ammeUe che il posto principale d i medicatura sia slnbililo a cit·ca 600 rnetr·i dietro la fronte del corpo d'esercito com!Jatlenle, e il luogo di fermaLa dei carri sia, come è pr cscr·itto dalla Istruzione pt·ussiana sui porLa-fel'iLi a metà str·ada fl'a il campo di battaglia e n posto tli medicalura, si può cal colare che ogni carro, o percorrere in s u e in giù questi 6QO metr·i e a car·icar·e e scaricare i fer·iti impi eghi nelle strade p iane almeno 15 minuti. Più vicino di 600 metri il posto ùi med icalur·a non è stabilito quasi mai, ma molle volte anzi deve esser·e scelto un luogo mollo più lontano. L a Svizz~ra lo ha fissalo a 1000 metri. Cosi da ogni carro sono Lt·aspor lali in un'ora 8 f(~ riti ~ia ­ centi, c quindi in 5 ore di laYoro non interro tto, posto che tanto duri la baltnglia e il campo di battaglia non s ia spo . stato di molto, saranno trasportati per og"ni carr·o 40 fer iti gravi e pet' ogni C 1)l'po d'cscrc.ilo 40 X 24 = IJ60 o in nu-


RIVISTA DI TECNlC.\ E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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m ero rotondo 1000 feriti gravi dal campo di battaglia al posto di mcdicalura. Per i casi affatto ideali in cui tullo proceda a seconda a rigore di or·ologio o senza disturbi, il l a voro dei carri pel trasporto dei feriti assettati anche per soli due ferili coricali, sara sufficiente a sgombrare approssimativamente in cinque ore il campo di battaglia, purché i l corpo d'esercito non abbia sofferto perdite troppo dure e i n distanza dal posto di mcdicalura dal campo di battaglia e dal posto di fermala dai carri non sia molto maggiore di GOO o rispellivamente di 300 metri. I ntanto però il fallo che nell'ultima guerra alcuni re!lgi· m enti in quasi tutte le grosse battaglie, come il i6• eù altri n ella battaglia presso Mars la Tour , molti reggimenti del corpo delle guardie pt'esso St. Privo. t ebbero da sè soli oltre 1000 morti e ferili, mostra giù come (}Uesla determinazione deve essere data e accettalo. con riserva. Se poi la b a ttaglia inllerisce qua e la, il corpo d'esercito ha delle g r ondi perdite e i posti di medicatura devono essere mossi, il conto preccde.nle non torna più nemmeno approssimativamente. Jl Golting, nel libro « Der Eisenbahn transportverwundeler ttnd erkranlder ](rieaer, herausger;eben. oon j . :zur ~"v'ieden. » sul fondamento della statistica pel1870-71 pubbli ca ta dall' Engel nel Giornale del R. Ufflcio di Statistica pru ssiano, anno 1872, calcola che 8 0/0 dei feriti rimangono p r esso l' escrcil'>, 19 0/0 come ferili leggieri o 73 o,·o come fe r ili g ravi sono ricoverati negli ospeJali. Il regolamento ·(p ru ssiano) sul servizio sanitario in guerra stabilisce cho i car r i pel trasporto dei ferili del distaccamento di sanità non ùe v o n o servire al trasporto dci feri ti dal posto di m edicatura principale agli osredali ùa campo e che per questo si deve p ensare per tempo a requisire un corrispondente num e r o di cart•i accomodandoli con strati di paglia o in altra più acconcia maniera. Mo crediamo che, oltre le barelle a mo l la e le cosseue elastiche dell'Hònika l'he possono essere earicate s.ui carri che accompagnano le truppe sul campo di battaglra, anche alcuni dei sopradescrilli carrì delle società d~ soccor·so volontario, dopo avere trasportati sul posto di rned1catura oggelti di medicatura, di ristoro, ecc., potendo


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RIVI STA DI TECNICA

poi accogliet·e quallro fino a sei ferili gravi operati o medicati, dovrebbero tornat·e molto utili aJ aiTI'eltare lo sgombro dei posti di meJicalura sugli ospedali da campo. SeconJo la mia opinione. sopra Lutti gli ol ll."i carri .~be si ll."ovavano alla esposizione, dovt·ebbe corrispondere di più a. questo scopo il carro presentato dalla società bavarese che più sopra ho clescrilto con la modilìcazione che invece delle barelle a ruote avesse quelle coi piedi elastici. Nessuno degli allt•i carri potrebbe trasporta t'e in uguali condizioni cinque ferili coricali e in pari tempo cinr1ue seJuli. Se in esso fossero usate le barelle con pieùi elastici cadrebbe il rimpl"overo che gli si ~ fallo, che cioé le forli molle calcolate p e r il gl'Osso peso del suo carico e della sua cassa ll·oppo poco possono smorzare le scosse comunicale dal di fuori. Che sia difficile fissare le barelle ùell'Epne l." a un carro di campagna io lo ct•eùo; ma il fabbricante potrebbe aggiustare qualche forte anello alle slilngho, e così anche pel." questo lato sarebbero irreprens ibili. Quando le barelle dell' Epner· cosi migliorate stessero a disposizione in un posto di medicatura, io credo che sarebbe più facil e caricare sopt'a un carro qualunque di campagna tre di queste barelle che tre bat•elle ordinarie sulle casselle elastiche dell' Hònika che· spesso non possono bene adaltarsi sui carri da contadini. Una barella potrebbe essere posta sul piano del carro; e sul. dava n li e sul di dietro del carro, essere fi ssala alle stanghe la~erali con una cordicella o meglio con chiodi , una tavo~ella lt·asversale, e su queste tavole pres to e sicuramentesarebbero fissale due barelle elastiche.

TRENI SANITARI.

Ed ora vengo alla seconda parte del mio lavot•o, alla de sct•tzLone dei treni sanitari presentati alla esposizione. Et·ano: un treno sanitario bavarese, uno prussiano e un· carro di un ll•eno·OE<pedale ausiliar io prussiano secondo il sistema modificato d'Amburgo, e un carro di un Lt• eno au-· siliario amburghese e dei carri da viaggiatori di 3• classe-


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accomodati pel trasporto dei ferili, carri fabbricali nella officina delle strade ferrate in Monti({ny presso Melz. Treni sanitari bavaresi. - Sono costituili da carri per viaggiatori di 3• classe del sistema americano con una !un· ghezza di metri 6,654- con ingresso alle testate e porte a due b attenti come carri pei malati e un carro pei medici e un carro-cucina. Dal lavoro di C. Mayerhofer Rothen Kreuz auf Eisenbahnen togliamo la seguente descrizione dei treni sanitari bavaresi: • IL mater·iale che tiene in pronto le Baviera pel trasporto dei ferili sulle ferrovie consiste in due treni, cosliluito ciascu no da 26 car·ri. Questi sono carri d!i viaggiatori di 3" classe secondo il s istema americano; ed ogni treno formato ha: 20 carri per malati, 1 carro pei medici, 1 carro per gli infe rmieri , 2 carri-cucina e i carro deposito , e finalmente u n carro ùa merci coperto con piattaforma e porte alle te· state comP. c~u·ro per le vettovaglie•. _ A ogni treno sono aggiuuti dall' amministrazione delle strade ferrate due carri di servizio e nell'inverno un carro copet·to da merci pel combustibile. Tutti i carri sono provvisti di freni ; ma quando il treno è carico di feriti o malati sono messi in azione solo i freni dei sei carri accessori e dei due cat•ri di servizio. I carri in c ui agiscono i fren i sono scompartiti in tutto il treno e i 20 carri poi malati sono distribuili in quattro gruppi di cinque carri l'uno. Il treno é formalo nel seguente ordine: 1 carro pel servizio fet·roviario, i carro pei medici, 5 carri per maIa li, 1 can·o per gli infermieri, 5 carri per malati, 2 carri per cucina, 5 carri per· malati, 1 cHrro deposito, 5 carri per .malati , i carro dei viveri , 1 carro di servizio , e nello in· verno un carro da merci pel combustibile. Il collocamento dei due carri per cucinR nel mezzo del "treno permette di dividerlo senza altra disposizione in due mezzi treni, ambedue con comodita di cucina. Come contrassegno ogni carro del treno porta ai lati e$lerni uno scudo bianco con la croce di Ginevra. I singoli carri sono distinti fra loro in questo coodo: i carri per maiali sono numerali dall' 1 al 20, e i car ri accessori hanno in alto un cartello con la relativa iscrizione.


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l passaggi sono allravei·sali da un ponlicello munito ai due lati di un parapello spostabile. La illumint~zione dei carri si fa per mezzo delle lanleme già ivi esistenti. Per impedire i fu1·ti quando il treno non è carico, le finestre sono assiCUI'a le di dentr o con chia vislelli e le porte hanno un a doppia serratura. Carri per malati con 10 letti. - Le barelle sono fissale per mezzo di telai di legno muniti di molle, e sulle assicelle che loro servono di sos tegno possono essere introdotte ed eslralle come i cassetti di un tavolino. La barella .ha, senza i manichi, la lunghezza di 1",!)0 e la larghezza di 0.75 ed è costituila da due stanghe e due sbarre trasversali eguali, ciascuna con due corti piedi. Queste parti formano un telaio che è ultraversalo in croce da una cinghia e coperto di una tela. Le impugnature sono in basso, dove toccano le assicelle di scivolamento, provviste di una armatura di ferro e contro ogni possibile scivola mento munite di anelli a guisa di bottoni. Ogni lello ha vicino una tavolella d'appoggio e un lavolino per mangiurvi, e questo si può lo~liere a volonla. Ai lelli supc1·iori, per maggior sicut·ezza e riposo dei malati sono adallale delle cinghie di sicurezza che dal soffitto vanno fino alle stanghe esterne delle barelle. Le porte sono munite di cortine per difendere dalle correnti d'aria, come pur e le fin~stre per difesa dal sole e dalla luce troppo viva. Quelle finèstre, presso cui sono i letti, sono anche in parte chiuse da un contrafforte di legno. I malati che vo~liono .sollevarsi sul loro giaciglio possono aiutarsi afferrando una corda ter· minata in una palla di legno la quale per le barelle supe1•iori è attaccala a una campanella fissa nel soffitto e per le barelle inferiori a un ferro della barella supct·iore. La stufa che serve anche per la ventilazione é in ghisa con una cappa di lamier·a, su cui sla un bacinetto per l'acqua. Il lutto riposa sopra una ct1ssa ad aria di legno, da cui si partono due tubi che sbo~cano ad angolo retto nello spazio fra la cappa e la stufa. Lo spazio pieno d'aria della cassa é in comunicazione con l'aria esterna per mezzo d'un tubo largo 16 ce111tim., che termina sollo il mezzo del carro in uno sfìalatojo. SelLo la finestra di mezzo sta una seggetla imbottila e accanto a questa


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una cassa per la biancheria, i di cui due cassetti superiori <:ontengooo una piccola provvista di medicinali, fa5ce, pezze c biancheria da co1•po e da letto, mentre il cassetto inferiore serve nell'inverno come r ecipiente per le legna. Sopra la <:assa della biancheria sta una catinella iPCr lavarsi, che scende in un incavo, il quale, subito, che è toll& la catinella, può essere chiuso con un coperchio attaccalo alla parete. P erchè i convnlesconli possano star set!uti qualche tempo fuori del le tto vi sono due sgabelli da campo e un banchetto; e tutti e tt·e questi pezzi, quando non si usano, possono essere raccolti insieme e posati sul pavimento sotto i letti. Caricamento e luoghi di caricamento. - Il caricamento d ei ferili e dei maiali, i quali sono. fuori del treno, posti sulle barell~ su cui devono rimanere nel treno stesso, si fa n ella seguente maniera: l carri pei maiali tH ogni treno sono, come si è dello, distinti in quattro gru ppi di cinque carri l'uno. Nel carro di mezzo di ogni gruppo è stabilito un cosl dello luogo di caricamento (Einladestelle) cioè si staccano due carri e a questi si tolgono i parapetti, ecc. 01•clinaria mente caricandosi da un solo lato, solo da rrues to Ialo si toglie il pat·apelto, !asciandolo nel lato opposto, e due Jamine di ferro piegate ad U e mantenute da una sbarra tras vct·snlo alla debita distanze. sono posate su ambedue le piattaforme e lìssaw con un paletto al piano della piattaforma. Se il caricamento si fa in una stazione, dove esistono piani caricalo1'i, allora facilment~ le barelle ca1•iche possono essere -sollevate da due infermieri sulle lamine di ferro aggiunte e portale davanti il mezzo della porta di testata. Ma se al con· trario devono caricarsi in mezzo alla slraùa dove le lamine di caricamento si trovano 1m 3 sopra il suolo, allora è necessario a una certa allezza un punto di riposo per potervi appoggiat·e le barelle e poi riprender! e, al qua le scopo servono alcuni uncini di ferro appesi sotto le stecche. l quattro luoghi di earicamento del l!·eno si trovano fra i cat•ri per malati N. 2 e 3, 7 e 8, 13 e H, 18 e 19. La barelle sono da questo luogo portate da due infermieri attraverso il carro prossimo nei più lontani, e secondo l'ordine dato dai medici, i malati più gravi sono posti nei telai


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del piano superiore. E questo si fa pure per mezzo di sostegni d'arresto, come sopra. Quattro infermier·i esercitati caricano un carro che si trova nel luogo tli mediC8tut'a in S minuti, e tutto il treno può essere caricalo alla più lunga in un'ora, quando però i malati siena al di fu ori pos ti da altr; nelle barelle e accosteti al treRo. Carro dei m.etlici: Questo A rliviso inlernnmenlA in fluescompartimenti. La parte contro il treno é addobbata come camera per dormire e gabinetto di toelella per 3 medici e un amministralot'e del treno. In un lato di questo scompartimento diposli s u due piani, sono quattro letti chiusi da una tendina. Di faccia a questi in un angolo vi é una se5getta e li accanto una cassa per gli abili, e dopo questa una cassa per gli strumenti chirurgici; a cui segue una cassa per la uiauchcria, e sopra questa sla un serbatoio d'acqua della capacita di 50litri. Solto la finestt·a di mezzo havvi una cassell.a per legna da ardere e allalo a essa una stufa. Questo spazio è chiusoda una parete di legno e una cortina e non è usato per passaggio da nessuno, perchè qui termina la inlercomunicazionede! treno. La pat•le anteriore del carro serve pet' studio e per stanza da pranzo. Il largo tavolino da lavoro contiene nei suoi cassetti una piccola farmacia da campo, e una scanzia sovrapposla serve per tenervi le carte di ser•vizio, i cegolamenli, ecc. Contt·o il tavolino da lavoro é fhlso alla parete· un la volino pieghevole in cui trovano posto per la mensa 4o 5 persone. La cucina. - La cucina principale del treno é cor redala· di tutto quanto occorre in una cucina bene ordinata. Il focolare situato in uno dei lati lunghi del carro può servire be· nissimo per 2:)0 persone. Pel vitto ordinario di minestra e carne di manzo sta alla destr·a e alla sinistra di questo focolal·e una calùaja di rame, stagnata internamen te, della capacità di i50 litri, ciascuna provvista del suo pt•oprio fuoco. Lo spazio libe ro nel mezzo con qualli'O a perture e 2 forne lli per l'arrosto !Ja pure tm fuoco separ·alo c serve per cucinarvi i cibi speciali_ Di contro al focolare vi è un serbatojo per


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l'acqua di lamiera di ferro di Ome ,80 di capacita con una pompa; il cui · cope1·chio di acero serve per la prP.parazione degli alimenti. Pe1• mezzo della pompa I'&CflUB attraverso un tubo aggiunto è condotta dirett;umenle nelle caldaie. Ai Iati del serbatojo d'acqua stanno ùue casse che servono per dispensa e nell'angolo una cassa pP.l combustibile. Nell'angolo destro si trova un acquajo, sotto cui vi è uno spazio chiuso da una rete per il pollame. In queste càsse e r ecipienti posano altrettanti cassetli, da tit•are, e queste scanzie sono unite fra loro con delle tavole trasversali divise in scompartimenti a guisa di scaffali, le quali sop1·a le finestre girano tutte intorno il carro e set·vono per ripot•vi le stoviglie. Pl'esso i pilastri di ambedue i lati del focolare stanno due macchine da caffé di 70 tazze l'una coi necessari cuccumi per il latte. Sul lato destro in bllsso sono poste due barilotti d'aceto. Un tavolino con 2 panche solto il quale sta una grossa cesta pel pane completa l'arredamento di questa parte •· Treno speciale prussiano. - La descrizione di questo treno e le norme pel caricamenlo e scaricamento dei malati e ferili si trovano nel regolamento prussiano sul servizio sanitario in gue,rra (Kriegs Sanitdts-Orclnung) del iO gennaio 1878. r treni sono formali nella seguente maniet•a: Un treno·spedale é composto di 30 carri per malati con10 posti ciascuno ed inoltre di i 1 carri destinati a scopi particolari che combinali coi primi nella seguente maniel'a for- · mano il treno spedale: 1 carl'o bagaglio con freno; i carro magazzino; 1 cart>o pei medici; 1 carl'o per gli aiutanti di ospedale, ecc. con fl'eno; 8 carri per malati; '1 carro dispensa con freno; i carro cucina; 7 corri per maiali; 1 carro pel' l'amministrazione e la farmacia con fl'eno; . 7 carri per maiali; 1 carro cucina; i carl'o dispensa con freno;


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8 corri pet· malati; t carro per gli aiutanti d'o!:pedale, ecc. con freno; 2 carri pel combustibile con freno; 41 carro 82 sale. Il personale consta di 1 m edico capo, 3 metlici assis tenti, i amministratore, aiutanti d'ospedale, infermieri militari, ecc. Il numero de i tt·eni-ospedole che deve avere l'esercito pt'U!>siano non é slobililo. P erò può ess61'6 utile il ricordare che nella g uerra della Germania conll·o l' Ausll'ia vi ebbero per conto della lega militat·e del Nord!) tt•eni prussiani, 1 sassone, 1 annovcrese, 1 di Colonia, 1 di Magonza, i amburghese, quindi uno per ogni corpo d'esercito; e pet•la Germania del Sud 3 boveresi, 2 vurlember ghesi , 1 palalìno e i badese, in lutto 21. Ft•a quesli ùue ~l'eui pl'eseutuli alle esposizioni, il bavarese e il prussiano, esistono a lcune differenze che qui giova ac· c ennare. Il caricamento dei fèl'iti nel treno p1•ussiano s i fa m questa moniet•a: Allungale le catene di con giun g imento lra due cat•ri, si abba!<sono i parapetti delle pialtofot·me e le barelle r 6golamenlai'Ì sono sollevate in direzione p et·pen· dicolare alla direzione del treno sulle pia ltarorme. Quindi s ono prima git·a te in modo do mellerle in linea parallela con Ira direzione del treno e per le porte di testata sono spinte dentro il carro; i portafet•ili le sollevano, le tengono un mo·menlo sospese e 'luindi le introducono nell' app3recchio di sospensione e ve le fissano. Mollo diversamente sono caricale lo barelle bava t·esi. Ques te, mollo diverse dalle barelle regolamenlat·i da campo, sono poste parnllom6nlo alla di· r ezione del treno, davanti il cat·ro su l piano caricatore o sulla piana terra, qui caricale e poi inalzale s ull'apparecchio di ·caricamento sopra Jes<'rillo, sonn poi spinte con uno dei lati larghi in avanti sulla piattarorma, di qui sollevate, int rodotte per le porte di testata nel carro, e quindi con uno dai !ali larghi a ppoggiate agli arresti dei telai ùi legno prima · di essere spinte a g uisa di casselli e fissa le. Non può negarsi che que~to o pporecchio di caricamento fa cilita mollo specialmente in campo libero, questa operazione, si pe t•chè · s i richieJe un piccolo numero di persone (il c he pet• il t·i-

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E SERVIZIO MEDICO MILITARE

slrello spazio del carro è mollo comodo) sì anche perchè è: a gevolalo il lavoro e non poco abbrevialo il tempo del car icamento. I n quanto all'adattamento si può essere incert~ se d eh basi dare la preferenza alla sospensione delle barelle o al loro collocamento sopra un telaio di legno poggiolo sopra una doppia lamina a molla. La sospensione haJ. fatto sempre buona prova; al più si potè qualche volla troVdre qualche difetlo nei modi di sospensione, come per esempio che gli a11elli di gomma usati nei primi tempi per sospendere le barelle prussiane, s' indm'ivano al freddo, e al: calore diventavano troppo morti, che le molle di filo d'uc-· ciaio avvo\Lo a cilindro spe:-so si rompevano, che le cinghiae le funi s i allungavano e simili. Al contrario le molle a spirale di lamina d'acciaio che oggi sono usate nei treni ospedali pr ussiani per sospendere le barelle non hanno alcuno di questi inconvenienti. Esse lw.nno una forza di r esis tenza di 50 chilog. e un meccanismo pe.1· cui il loro incurvamento e limi tato a un certo punto, il quale non aumenta col più gravo pe so. s~ per avYentura una molla si rompe, il rovescia1•si. della ha!'ella è impedito dallo s tesso meccanismo. Però anche il sistema delle mensole con molla deve essere buono. Il treno sanitario badese ùel1870 ebbe in prova in un carro un telaio comune per due posti che po~ava sopra una doppia molla; nel telaio el'ano introdo tte le due barelle come fossero cassetti di un tavolino, e fa cilitavano ques ta introduzione delle rotelle avvolte di gomma. Se non erro, il gflner ale medico D. Beck mi disse che questo sistema. avrebbe f atto buona p rova se non fosse s tato riguaTdato come tropp<> c o !T'plicato. I treni spedali bavaresi della passata guerra aveva no nei carri dei viaggiatot•i di 3' classe in una delle par e ti latel'ali, da cui erano stati tolti i sedili, 3 posti per !ellO: e nell'altra due. Il fa llo che la Baviera negli alluali ~t·eni-spedali conset·va }o stesso metodo di giacitura del treno badese del 1870 o il s u o proprio dello stesso anno prova che essi fecero buon~ ri uscita. Vn pregio particolare del l!'eno bavarese è l'nve!'e lulle le bare lle mollo larghe cioè o•,i5, menL1·e le barelle prussian~


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· hanr.o la larghezza di 0"',57, solo una parte per un pezzo aggiunto dì 0"',20 sono portate alla larghezza di 0"',77, ed allro vantaggio è l'esservi pt•esso ciascun letlo una tavoletta d'appoggio e un piccolo tavolino spostabile. In luo~o della tavole tta, nei curri 1>russiani ltavvi al di sopt'a di ciascuna barella super·iore una r eticella di spago alLt•ccata al soffitto, la quale per le bar·elle inferiori è fissa alle pareti del carro. Il riscaldamento è fallo in ambedue i h·eni con stufe. La ventilazione nel treno prussiano che fu presentato alla esposizione di Ber·lino era fatta per un ventilatore a lanterna. Il r egolamento st.al>ilìsce che nei casi, dove non sono questi ventilatori debbano esser•vi nel mezzo del s offitto almeno due appar·ecchi di aspirazione di 0,08 di apertura, ed inollre ventilatori nella parLe superiot·e del la parete o nelle pot·te di entrata, e se il te mpo lo permelle, le porte posteriori devono essere tenute aperte con catenelle secondo il bisogno. Il carro bavor·ese che era alla esposizione non aveva alcuna JantCI'na, ed io non vi ho visto alcun appa r ecchio di aspirazione, ma soli ventilatori a val vola alle flnestr·e. Il regolamento bavarese stabilisce che quando non vi sono n è lanter·nè, nè appar·ecchidi as;>irazione nel mezzo del soffitto, devono servire alla Yentilazione questi ventilatori a val vola e sì pure come per i treni pl'U'>siani de vono essere tenute a perte le porte posteriori. Per impedire le cor1·enti d'aria servono delle tende poste ad ambedue i lati delle por·te. Rodolfo Schmidt nella Z eitschr~fifur Biologie del 1876 fece una comunicazione sulhl azione delle lanterne ventilatrici, secondo cui ques ti avrebbero più inconvenienti che vantaggi. N el più. facile ingresso dell'aria, q uondo il vento spira perpendicolarmente alla superlìciedelle flnestr·e, l'aria che entra passa subito ultraver·so la linestr·a dall'allr•o Ialo senza aver molto conll•ibuito al miglioramento dell'oria interna. Se il vento spira par·allelamente al lato longitudinale, l'aria non può entrare, anzi potrebbe s olo esservi una aspir·azione dai due lati, azione che è anche meno de~ider•abile. Se il vento va verso un angolo contro la lanterna, l'aria penetra per una fessura, l a cui larghezza ò eguale alla lal'ghezza di proiezione dei fin estrini in ra pporto alla direzione del vanto, mentre dall'altro lato ha luogo una debole aspirazione.


E SER \'1ZI0 MEDICO MILITARE

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Oltone 8chmidt di Berlino ha presentato a lla esposizione dei ventilatori della seguente costruzione. Questi ventilatori a g iscono, per mezzo di una vile d'Archimed e che :;;i trova n e l tubo di emissione, sopra un tamburo m obi lissimo s ituato vel•Licalmente. La rotazione di questa vite op,era un forte tiro d'a:.ria verso l'alto, impedisce in pari t e mpo l'ingresso d e ll'aria fredda ed ogni COJTente d'aria vP.rso il basso. L a f o r za motrice è il vento cbe agisce sopra una c u ffia g uarnita di numero&e banderuole che poggia sul tllmburo a vile e determina la ·sua r otazione. Per la grand issima mobilità del t amburo il movime nto di rotazione è quasi continuo. Il più piccolo sof(ìo d'aria bas ta per provocare la rot~tzione. La 8Zione di questo apparecchio deve esl:;ere e norme. Quelli di 0,80 di diametro evacuano ol tre 5000 piedi cubi di aria per minuto. Pel nostro scopo possono bas tare apparecchi solo di 0,10 di diametro. Quanto sia importante una buona ventilazione nei trenic s pedali è facile r iconoscerlo r icordando che noi voglia mo nei n ostri spedali 30-40 m. c. di aria per letto che corrisponde a un bel circa a llo spazio di un carro di str ada ferrata. l carri bavaresi hanno il più. piccolo spazio, un poco sopra 20 m. c. e i prussiani un poco solto 40. Con dieci barelle cariche, senza una buona ventilazione, toccano nei treni bavaresi in cift·a rotonùa 3 m. c a testa, e nei prussiani 4 m e tri c ubi. n vuotamento degli orinali e delle seggette ha degli inconv e nie nti, delle diffìcollà e in inverno anche qualche pericolo se non si fa cbe il loro contenuto durante il viaggio come n e lle latrine stabili, si versi per un tubo convenientemente l argo sotto il piano del carro fra le rotaie. Se questi vas i f ossero vuotati a mano libera dalle piattafo!'m e spesso spot·che r ehbero le pareti esterne del carr o, e nello inverno, il l o r o contenuto spandendosi sulla pialtafor ma e nel montat oio, e congelando.,;i sarebbe causa di pericolo. Qua_!1do il treno è fet·mo questo modo è da . rifiutarsi sì per le delle ragioni come anche per ché si formerebbe s ulla s tt·ada un dep osito di spor chizia. S econdo il r egolamento sanitario di guerra bavarese e

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J\IVJSTA DI TEC1\'ICA

prussiano le cucine sono nei due treni disposte nello stesso ordme. Ma secondo il Mey~rhofer, ltl due cucine del treno bavarese devono slar·e in m e~zo al treno, una nccanto all'altra. Questa maniera ha il vantaggio, che essendo in mezzo al treno più piccole le oscillazioni, é più difficile il versat•si dei liquidi dai vasi. L'or·ùine co11 cui sono dispos te le cucine nel Lt•ono pruasiano ha al contrario il vantagg io che quando occol'ra dn•idero il treno in due meta, avendo ciascuna di queste la cucina quasi nel mezzo, può più facilmente fF.Irsi la distribuzione degli alirnenli. In quanto alla costl•uzione dei carri di cucina, la ùiller·enza nei due treni consiste in questo che nel treno bavarese il cat't'O è un carro da viaggiatori di 3• classe del sistema am01·icano, nel treno prussiano è un ca Pro vioggialori di 4• classe. I focolari di ferro sono eguali nei due troni. Il serbatoio d'aequo munito di :ma pompa è nel treno bavarese di contro nl focolat·e pre~so l'allt•o lato lungo del carro, il cui coper chio serve di ct'edenza. Nella cucina prussiana il recipiente di ferro per l'acqua con apertura per la inlt·oduzione dell' aequo e beccuccio per l'eslt•azione si trova dirimpetto all'acquaio. Io sono dell'opinione ùi R. Schm!dt che il luogo più adattalo pel ser·batoio d'acqua, da cui l'acqua deve essere sol levata mediante una pompa sal'ebbe sotto il pavimento del carro cucina; poichè il riempire il serbatoio posto nel carr o con secchi pieni da portarsi dentro il carro stes!';o, dc\'e essere nell'inverno non solo mollo incomodo, ma non potendo evi tnt• del tutto che un poco del contenuto della· secchia si versi sulla piattaforma o sul montatoio del carro, deve essere anche, quando gela, non scevro eli per icolo. A ogni modo pm·ò bisogna sempre fare che l'acqua nel serbatoio non si congeli o coprendolo di paglia o metlc ndolo in adatta comunicazione col focolare o con l'apparecchio a vapore fJUale si ti'Ova nel h-~110 IJavarese. Eù inoltre è certo che l'equilibrio del carro e il suo stare s ulle rotaie sono più sicut•i se il ser batoio dell'acqua è posto nel mezzo di esso sotto il pavimen to, mentre collocandolo lungo un loto, se il


E SEIIVJZIO MEDICO MILlTAI\E

peso opposto non è proporzionale, potrebbe in qualche coso nascerno ùegli inconvenienti. Le cucine d'ambed ue i treni hanno un armadio pel ghiaccio. Le marmitte e gli altri grossi vas i di cucina del treno bava t·ese, sono muniti, per impedire il traboccare dei liquidi, di anelli lo cui sezione verticale forma un arco ùi 1,4 di cerchio, mentre in quello prussiano una pat•le delle mnrmille sono e rm eticamente chiuse e provviste ùi valvola ùi s icurezza, una altra parte ha dei coperchi che possono slt•ingers i hone. Alla questione di quanto s occorso possono essere i tre ni speùall speciali rispon•le in parte la esperieuza della pass ata g u e rra. Montt·e il Bnden già il 4 agosto e la Bavi era il 7 agosto poterono mantlat·o il loro primo treno-o~pedal e sul t e atro della guerra, la Prussia fu in gt•ado solo il 4 otlobt·e 1870 di mnnrlm·e il suo pPimo lr<>no-!".peda iArln Re r·lino verso la Francia. Questa diffel'enzn di tempo ebbe senza dubbio la s ua causa nella diversa dis tanza della Gennania del Not·c:Ì e d el Sud dal teatro della guer!'a: La gran distanza de lla G e rmania del Nol'ù dai confini della Francia fu cagione che tutto il materiale rotabile delle strade ferl'ale della Gel'mania del Nord fosse adopcr·ato pel trasporto delle truppe, d e lle munizioni e delle vettovaglie e che le rotaie si consumassero talmen te che la riunione dei cart•i deslinoli a formare i treni sanitari pel trnsporto dei ferili potè solo cominciare in settembre . N o n può esservi dubbio che in una futura guerra, sara per ripetersi questo fallo del più lardo impiego dci trenispedali del Sud o del Nord, secondo il lealro della guerea sa rà ai nos tl'i confini dell' Ovest o dell' Es t. Di qui segue che dopo il pl'imo incontro degli eserciti nemici solo in piccola parte si può far•e assegnamento sui treni l< pedali speciali, e p e r c iò dobbiamo fin d'ora cercare di melle!'e in opera dei treni succursali . Il Loev~r, il Niese, il P clzer, il Rabl-Ruckhnrd fino al Nieden e allo Schmidt e tutti gli altri che si sono occupati di ques ta malaria eù ha nno scritto sul trasparLo per s trada feri•ala dei feri Li o ùei maloLi in g uerra o c o i quali ho parlato, tutti senza eccezione sono di questa 18


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opi nione . E non può esser e diver•c:nm e r~lc. Si t1·atta dunque di StlpePe come devono esse r·c cos truili i treni ospedali succut·snli p er· poter e ess~ re po1·tuti al pi[J presto po!'\~ibile sul teutro <.Iella gue1·ra. TRE NI-SPJ;:DA LI SUCCU RSA!.I (fl () l. f S J,A ZI\ RETIIZUGE) ,

Alla esposizione di B erlino fut·ono presentati: 1• il treno succur·snl e prussiano secon do il si!':temu ambuq:~hese m odi-· fir alo; 2.• il treno secondo il sistema di Grund; :3• quello secondo l'antico sistema nmbu1·gh>!se. I due pr·i mi si trovano desc1·itti nPI re~olamenlo sanitario di goue1·r a prussiano appendice 44. N el Clli'J'O a m uurghese pr esen Lato alla esposizione er·avi un opuscolo con le descrizioni rlel vecchio treno Qmburghese, co!:ii concepita; « Il b1sogno in tempo Ji guer1·a di sped ire i ferili e i maIali in r:rr·Andi masse o con la mRggior·e celel'ilà in dietro dal teatr·o c..lella guel'ra in luoghi lontani, e quando sin possibile in palr·ia, ha dalo occasione a di vi sa r•e diver si sistemi di tr·eni-spednli. MR poiché treni spedali completamente arredati , la e!<perienza ha dimostralo che solo in nume1·o molto limitato si po;~sono avere in guerra e con grandi spese, si è pe1·ciò pensato ad improvvi sar·e dHi tr·eni-spedali arredandoli col mRteriale esislenle sul Lestro della guerra. Fra i dive1·si Si!': lemi, quello del treno spcdAie amburghese che fu u ~oto nella guena frau co-germRnir a, si dimostr ò fra i migliori. Con questo sistema ogni cari'O m et•ci ordinario può in bJ•evi>'simo tempo sul L~'a tro dt.!lla guerra esser e lrll.sformalo in un car1·o pe1· molati. " Le bar•elle, m ediante tonAglie di ferro fucinato, dette unghie del diavolo (Teu (elsklauen), alle cui branche inferiori è unito con anelli un apparecchio a m olle, sono appese ai :-;osle~ni d•~l soffitto, due a due, una MpPa l ' ollra, cosicche ogni due barelle pendono da 4 tanagl ie. Nell'anello iuferiore dell'apparecchio a m olle sono accomodale del le cord e che a conveni ente distanza sono provvis te di Jacd che servono per accoglier e i manichi delle barelle. A vendo il carro un'altezza di 6' 8': e Je barelle inf<:!I'ÌOri esser11d0 distanti dal pavimento


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di 4", le barelle hanno fra loro una distanza di 3' 2", cosicché i malati hanno abbastanza spazio per alzarsi a sedere sul Jettuccio. L e scosse in dieezione verticale sono sufficientemente ammortite dall'apparecchio a mo.lle; ad impqdirc le oscillazioni .orizzontali il Iato lungo delle bat'elle ha degli uncini che si fanno entrare in anelli avvitati alla parete longitudinale de -carro. La barella s tessa in fot·ma di un letto da campo com.iste in due larghe stanghe con manichi che sono tenuti distanti da sbarre trasversali da capo e da piedi e nel mezzo da un pal etto con uncino. Alle sbarre trasversali è aggiunta a cerniera una tavolella pet• appoggiare la testa ed una pei piedi. Sulle stanghe della barella è fissala con chiodi una robusta t ela a cui è data con stringhe la necessaria tensione. Per imballare le barelle, si tolgono le stringhe e si levano i pezzi trasversali con le rispettive tavolette, la tela è arrotolata intorno ad una delle stanghe e il tulto legato con una delle -corde elle servono alla sospensione forma un involto di pie.: colo volume. Lo spiegamento delle barelle, come la loro fissazione al carro richiede con qualche esercizio pochissimo tempo. Il numero dei letti pet• ciascun carro varia, secondo la lun g hezza del carro, da 8 a '10. Serve a salire facilmente sul carro una scala portatile per ciascuno di essi. Durante la guerra franco- germanica que!:\to materiale fu adoperato nella seguente maniera: Le barelle furono caricate sui carri merci, ognuno dei quali poteva conten erne 200, e con un carro cucina e un carro viveri furono inviate col' neces!:'ario pet·sonale di accompagnamento sul teatro della guerra. Il personale d'accompagnamento consisteva nei treni-spedali amb~rghesi di 2 conduttori , 2-3 medici , un amroinistrator e, crrca 20 infermieri, e un cuoco. Il materiale -con s is teva , oltre le barelle , del necess::rio numero di materassi, di coperte di lana, stufe di ferro per scaldare i carri, stoviglie da cucina e da tavola, casse di oggetti da medicatura , medicinali e un abbondante provvista di viveri. Giunto questo materiale sul teatro della guerra, i treni merci che sempre vi si trovavano in numero sufficiente potevano in ventiquattro ore essere arredali con questo materiale e for-


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UIVISTA Df TECN ICA

mar:::i il treno sped.ale. Il treno in genel'ale era dis posto in modo c h e alla macc hina se;;·uisse un cart·o bagagli , quindi 10 cat•ri pct• malati, nel m ezzo un cal'ro da viaggiatori pel" il di t•e ltot·e del treno e i m ed ici, poi il catTo cucina, il carro vi,•eri e ù ielro questo altr·i 10 ca1·ri malati, e qualche volla, anche alcuni ca!'l·i òa viagg ia tori per maiaLi sedu ti e finalmente anche 1-2 cat·ri bagagli pce l'annam ento, zaini, ecc. dei li'a!:=portati. Il viap-gio di andala e di rilot·no non richie:::e mai ne lla g uet•t•a fra nco-germanica , non astante mo l.li impedimen ti s ulle slt'nde, piLt di 8-·10 giot·ni. De ,·e noto rs i c he con ctuesto s i!:' lema i caeri che sempre si tl'ovnno in g t·an 11umero sul tcatt·o della g uerra, i quali h nnno tt·asporta lo truppe, vivct•i, munizioni, ecc. possono es~ere senz' a ltro utilizzati pc l teaspot·to in dielr'o dci fel'iti, e che cosi i tre ni->ip~:~du li Rnzicl tè aggraval'e l'ingom b t·o delle slt·aùe fer,·atc, lo Hllegget•i>;cono. È put·e mollo vnnlo gg-ioso il potel'e con questo sistema Lrasporlat·e i feriti sulla s tessa barella dal luogo do ve g iacevano s ul campo di batta g lia fino al luogo dove dovr anno essere posti gi ungendo in paLt•ia. li corredo d ei carri di questi t!'cni in utensili, s to viglie, modicine, mezzi di ris lo t·o, malet·ial e d! medicalura , viveri, ecc. era mollo abbondante e s uperava di mollo il corre.do d ei trenispeciale impt·ovvisaLi uffìcia li. Il cart·o pee malati pt·eporalo dall' amministeazione delle strade fe!'rale governative de ll'Alsazia Lot'ena con un carro di :i• classe così è descritto nella scheda ch e s i trovava entro il corl'o s tesso· presentato alla esposizione: c Il cat'l'O che nen tt·affìco Ol'dina rio ser ve come carro di 3• c lasse t! a viaggia Lo1·i ha un pnssaggio mediano e da ogni Ialo 1G posti, e nel mezzo di un Ialo una r iLi rata e dall'Hitro lato una stufa . Alle d ue estr emità di esso s i tt·ova una piattaforma con mon la tojo a i due lati. Dalla p iatlafot•rna si entra nel passn~gio media no pet· via di una pol'ta a due battenti clte è tanto larga da pole rvisi pas;;o t·e facilmente CQn una barella. Il can~ello che chiurla la pinllal'o rma, pel' n on imp edit•e l'introùuzion e dellc ba t·cl le, può abbassarsi. L'i n tarvallo f!'a due car1·i é surficie nte pel' pote re intro.June comoda mente le bat•eJie coi ferili; e per questo può anche esser e


E SERVIZIO MEDICO UJLITARE

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t.ollo l'albero del freno. Le due piaUafot·me vicine sono unite m e diante un pon ticello Jevutojo "· L'alf(lrmazione con lenu la nell'opuscolo sopra accenna lo d e lla società ambur g hese di soccorso ai ferili e malati in gue rra che i treni-spedali speciali possono solo essere preparati in nume ro limita to e con grandi spese, è verissima. Ho già precedentemente indicato il numero dei treni-ospedali cho ngirono nella precedente guet·ra; non fut·ono che 21; n on s i può diee quanto costarono, ma non fu certo una piccola so mma. E devono pure avet·e ragione coloro che sosten gono che noi pt•imi tempi della guet•t•a i lt•eni-spetlali p e rman enti che vengono dalla patria non possono tt·ovare p osto s ulle s ll'ade fcrt·ote in gombre da treni che portano t.rupp e, mun izioni ed a ltre pt•ovvisle. E l'affermazione che i t.reni-spedal i speciali non possono neppure alla lontana e non hanno potuto p1·estare il soccot·so che sono in grado di dare i tl'eni- spcdali sussidiari o impt•ovisali può essere dimostl'ato anche da questo che nella passata guet•ra un tre no-sanitario, secondo il calcolo del Nieden, non fece in media che due viaggi il mese. Or·a, sernpre secondo questo calcolo, amme ttendo che in questi due viaggi fut·ono lt'asporlali 400-GOO feriti p e r ognuno, e poiché i treni-speùali specia li che entrarono in alli \•ita nella passa ta g uet-ra fut·ono 21, e secondo Ja statis tica deii'Engel in tutto il COI'SO della campagna furono ferili 89728 urfìcial i, soltuffìciali e solJali dell'esercito wdesco, dei quali, secondo il Golling e il Nicùen 73 o;. dovevano cons iderarsi come fePiti gravi, da ciò risulla la spt·oporzione fr·a i bisogni e l'opera prestata e la gi us tezza della ronssi ma che per il tras porto di grandi masse i treni speciali -son o insufficienti. TRENI SPEDA Ll IMPROVVISATI .

Alla domanda se i treni spedali e i treni succursali obbli-gato t·i pt•esi insie1ne potrebbe1·n in una futura guerra bastare al teasporto dei feriti e dei malati in patria io risponderei di no, e perciò ho vis to con piacere alla esposizione di Berlino anche i carri per malati per treni sanita ri improvvisali se-condo il sistema annoverese e il sistemo Zawadowsky.


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RIVISTA DI

TEC~ICA

I carri da maiali dellreno annoverese nella passata guerra erano accomodati in questa manicr·a. Sul ciclo del carro erano posti trasver·salme:1te quattro for·ti bastoni di legno di lunghezza pt•oporzionata, er•ano traforati con un succhiello insieme col bOffillo del cot·ro , e attraverso questi fori erano inlrodolli dall'interno del carro degli uncini ben curvi, la cui eslremilù diritta passavo altt'B.verso il soflìllo c il bastone e le eslt•emità delle spiruli che venivano a srorger·c fuori del carro erano fissate con delle madeevili. Agli uncini erano attaccale delle coede elle scendevano in bosso, a cui erano fissale due o anche lee baeclle una sopra l'alti-a. Le corde erano alle loro eslremilù inferiori per mezzo di una cinghio. che passava in un anello n~so al pavimento, fol'lemente lese. Nel mezzo della cord~t eeano ai lati esterni delle barelle applicati degli anelli di ~omma pee mezzo dei quali dovevano essere attutile le oscillazioni lulerali delle barelle. Il Pel!zer loda in modo particolare questa improvvi!"aziC)nc, il Nieùen non l'approva pel danno ello reca al soffìllo del carr·o; ma qu~sto danno mi sembra ben leggiero e facile a ri pararsi. Il sistema dello Zawadowsky è il seguente: A ogni lato lun~o dei carri di merci sono fissati rasente il soffìllo qualtro robusti arpioni di ferro. Da un Ialo all'alleo fra due arpioni opposti è leso un forte canapo accuratamente scelto. A questo canapo nel senso della sua lunghezza é unito un grosso bastone di legno duro o vi è fi ssalo in cinque pun~i con molli giri o di lìlo di ferro, o di spaf!O o di un nastro o simile. Nel mezzo è Ossalo più solido mente e più stretlomente perchè non siano possibili gli spQ~lamenti laterali fra il canapo e il legno. Lalorolmente la fissazrone fra il canopo e la stanga deve essere falla in modo da lasciar·e un piccolo sp»zio per non impedire la sospensione laterale del bastone. Alle stanghe cosi fissale sono sospese lo barelle per m ezzo ùi corde, come nel treno amburghese, in due piani uno sopra l'alll'o. Con le barelle elastiche del Merke o del Ha so che descrissi nella prima parte del mio lavo!'o si possono improvvisare con facilita lroni-spedali, collocando pat'le di quesle barelle sul pavimento del carro e par·te in un secondo ordine sopra tavole fissale al pavimento o alle pareti del carro. Anche


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senza tener conto del calcolo del P cltze r-, secondo il qua le sarebbero occorse 418 di queste barel le pet' treno s ussidiario, in tutto 376~ q uando nella passata g uerra Lutti i fc pili fossHO s tati trasportati con questo m ezzo, si può assolutamente aff~ r ma1·e che queste barelle no n possono esser e le sole da u sars i pei treni spcdali a usiliari. E finalm ente giova ricordar e col Peltzet' che in g uer·ra si danno delle circostanze in cui, dopo g randi battaglie seguentesi ra pidame nte quasi sullo stesso terreno, per l'urge nte pr0n to traspor to di g ra n quantita di fe r·ili, a fline di evìtor e l e p ericolose cons<"gu cnzr~ del loro a gglomeramento, è mesti e t•i ricol'rer•e ai semplici stPali dì paglia o s imili sostanze, qua ndo li per li non si ha altr·o mater iale aùallo a disposizio ne. Treni sanitari.

L a Prussia ha già costrutti divers i treni sanita rii ed intende averne almtlno tanti quanti i coPpi d'armala. La Baviera pal'e voglia seguir'le l'esempio: Essa ha pu!' cost•·ullo uno di tali treni. Vuoi dire che in quei paesi la famosa risoluzion e del congl'esso inlernazìoM le di P al'igi (1878), pet· cuj i treni sanitari predisposti anteriormente non aorebber•o alettna seria utilità, non è c!'eduta veramenle utile, pt•atica, prudente. Nalura lmenle i va~oni dei treni sono aperti alle esl1•e mìlà a sse; i letti sono a due piani; vi ha in ogni vagone iO letti; una s tufa, un serhalojo per l'acqua, una tavola, un sed ile, p i ccoli armotli Agli nn ~o l i. I mater flzzi dei lelli sono divisi in t re pezzi, dei qua ii il mediano é di c1·ine; il cuscino é di ro rnla c on ica; le barelle hanno delle impugnature piccoliss im e; sono soslenu Le !llle due eslremitù, da telai, muniti di m o lle alla Grund che po!'<ano sul pavimr:mlo del vagone P er caricarle nei vagoni le pia ttaforme sono munito d'uno speciale sistema di rails . B.


280

niV!STA

llllanovre d 'ambulanze. N ello sco•·so agosto fu eseguila nel l"eser cilo bavarese una gron manovra <.l'ambulanze. Il Lemn e1·a un combnltimcnlo vivo ed esteso al sud ùella via f~ •·rn t o M onaco - Gra!'lshesseloh sostenuto Jalla r el!·oguanl io dell'armala in r i l i •·ola verso il T i •·olo. Vi pr c!'er o pMle un di;;LtlCCamento sa nitat·io, colle tre sezioni di sani tà, ed un ospcdllle mobile da campo, che dov evano I'iccvei'e e cura •·e i f•:t'i ti. V i pre!'c pur porte la Croce-· R os!'if.l bnvet•esc, colla colon na volontaria N. R elle concorsero alla manovra cogl i infCI·mieri e pot·La fer ili mililari . I medici -mnp-gior i del cor !'O di pe.·fezionamento diri::;evano le munovr e (l). B.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Lo zinco-aolfo fenato in chirurgia. -

Studi sperimentali e cl i nici del p1·of. E. BoTTII'I direttor e della clini ca oper ativa nella n. Unive•·;;iLù di Pavia. - Milono, CDSfl crliL•·ice di Francesco Vollordi, 188t

Rnccomondiomo coldonwn tc ai ciiir ui';!'hi di (ll'0vare questo nun vo auti!'ell ico pr oposto da l pror. B ollini, il I(UAle se manterrà l e pr ome!'SC di cui fu lar go nelle mani d(·ll'illustrc proft..!!'Sot·c, cosliluirù p er fc•·mo uuo dei pii• impo•·tu nti DCfJui gli dt:lla modc•·na cltirur·gia Nl un notevole a,·nnzarncnlo della medi cntttr•o anlisellico . E il nome dell'esimio osservator e ci è cnpo tTa cho fJU<'sLo pt·orne~se non sn•·nnno vun e. Il Bollini tlislingue l e so:- tan1.e anl isetlic/w da lle !'OSlanze ascllicltc. I.e asettiche gono quelle •lolale tlùllo pr opr·ietà di (l} Qu:1 lr h<· ro:<.~ di :<im il<·, ltr u tli \'~ rso d ~ l p<J CO ~rnraro •·nu•·orso d e lle sczio ui rli ~~ n ila a li,• rwwo vrc t•>lil'r, sì polrr hhc ;lppunl o all ua rl' and '" da no i prcntlcndul i pnrtn ~li all ievi de lla st•uola ùi applir azi onu di san i la mil itare.


• BlDUOGilAFICA

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pt•cveni re In sepsi e cosl farne la pr ofilassi; le antiselLiche quelle ch!'l arrestano il processo di putrida fermentazione quando puro sia in piena attività . Gt·ande è il novel'o delle sostanze aselliche, m a ùi sostanze veramente antisettiche applicabili alla chirurgia niuna finora aveva corrisposto allo scopo. L'acido fenico e il glicer o-bora to di soda sono gli agenti asettici più altivi ed efficaci. L'acido fenico anche in tenue diluzione ha efficacia nel proYenire la putt•ida décomposizione delle soslHnze organiche; ma non ha alcun valore, n Ppput·e a soluzione sotura, di a rrestar e l'iniziato pr•ocesso di fermentazione . Gli esperimenti del Bollini a tal riguardo sono concludenlissimi. Questi gli hanno provato che si può scebare inaller·ala l'orina per circa un mese in un appnrato incubatorio mista a un terzo di volume di soluzione fenica o al g licero-bor·ato di soda al due e mezzo per cento, ma appena è iniziato il processo di corruzione l'aeido fenico al 5 pet· cento ed a pari V•>lume non ne sospende il pr ocesso nemmeno per un'ot·a. Da questo ca nto è più allivo il glicerobor ott> sodico, poichè arresta per 36 n 48 ore il movimento vivace dei batteri, ma dopo questo tempo il pPocesso di ferment.nzione si r imette in vi~ol'e. Nella fet·mentazione at·lifìcinle v'ha un orcline di spore che r esiste ad una peolungala ebullizione, e sulle quali non ha ù !eu nn azione l'acido fenico, né il clonrro di zinco all' 8 per cento, ne il sublima to cot·t·osivo al 2 per mille, ma perdono ogni allività col solfo-fenato di zinco a l10 e al15 pet• cento. Qu esto solfo-fennto di zinco il prof. Bollini volle pt'ovare sperimenlandolo pt'ima sulle sostanze organiche in putr·efazione, quindi applicandolo ai casi clinici con l'esito che ora diremo. Il solfo-fcnalo di zinco è un sale che cristollizza in prismi r ombici voluminosi, bianchissimi, tt·asparcnti, !'\enza odore in alle~l'abi li ncll'ac'Jua. È solu bi le nell'acqua distillala alla t empe.r·alura di i'> c• in pt•oporzione ùi 42 -;., nell'alcool a 85 C.r a+ 15• di le:npct·atut·a in pr·oporzione del 10 •;•. Ciò che importa s i è di avct·e un sale chimicamente puro: quello u sa lo dal pro r. Bollini fu prepaPalo nel laboratorio Et·ba a M ìla~·w dal dotL. Zironi, direttore chimico dello stabilimento. ~

+


• RIVISTA

Gli esperirrfenli ùel prof. Bollini furono pl'ima rivolli a indagare l'azione aselli ca del solfo-fenato di zinco. L'orina umana d'individui sani fu trattata con parli eguali di una solUzione al 5 •j. di acido fenico puro, glicer·o-borato di soda e solfo· fenato di zinco. Messa l'orina nell'apparato di incubazione ed esaminala ogni giorno al microscopio r esisteva da 17 a 18 giorni con la soluzione di acido fenico e di glicer o-borato di soda prima di presentare movimento attivo di batteri e inlorbidamento del liquido, mentre r•esis leva oltre .~;) giorni senza cor·r·ompersi nello zinco-solfo fenato. Gli esperimenti furono ripetuti col latte, con ft·ammenli di muscolo, fr·ammenti ùi cervello, ecc., e In efficacia del sale di zinco si mostr·ò sempre superiore alle pr•ove di pnr·a~one. La virtù asettica del solfo.fenato di zinco è cosi possente che il prof. Bollini potè conservare un tMLicolo, la mano c l'avambraccio di un giovane, i reni di un adulto, !asciandoli lulla l'estate e l'autunno nll'al'ia nella camera delle autopsie , senza che appalesasscr·o il minimo indizio di cort·uzione. Quindi conclude che questo sale ha oalore direttamente superiore

ai più possenti asettici cvnosciuti. Con altri esperime nti l'i.cercò so il solfo-fenato di zinco fosse egualmente attivo come antisettico, cioè allo ad arrestare la fermentazione putrida ~ià sviluppata. A tale intente. prese un centimetro cubo di un infuso di carne pregno di microrgnnismi nrli tic ia !mente colli v~:~ti nell'appara lo incu batorio e lo traltò con egual volume di una soluzione acquosa di zinco-solfo fenato al 5 •j., e a titolo di confronto ripcté lo espel'imnnlo sullo sl<'~<so liquido in pari modo trattato con a cid() feuico e glicero-boralo di soda. Mantenendo i tubi di prova nell'apparato incubA torio, dopo qualtr·o ore nel lrquido trattato con lo zinco·solfo fenato cessava ogni movimento autogeno nei pr•olozoi, mentre s i manteneva viv&cissimo negli alll·i due. Dopo però 50 o M ore ricomparh·a il movimento ·nei microrganis mi e in mezza giot·nata to r•nava tanto vivace come prima. Allora accr·ebbe la dose, pot•Lando la soluzione al i O •f,. Con questa soluzione il movimento subito si ar r·estavn e per sempre, e i protozoi cnJevano in molecolnre disfacimento. E potè serbar·e orina c mnr·cia già pulre-


BIBLIOGRAFI CA

283

fatte, poscio. disinfellale col zolfo fenato di zinco per oltre un mese nella stagione estiva senza che si risYegliasse il m inimo imlizio di fermentazione putrida di ritorno, tulLoché questi liquidi fossero pieni di microt•ganismi in stato di mo-· lecolare disaggre~azione. Lo esperimento fu ripetuto 8U frammenli di muscoli umani ed altri pezzi cadaYerici in piena corruzione. La soluzione al 10 •1. si mos trò sempt·e erficac.e ad al'restare per lungo tempo la putt·efazione. Pr.ima di usat•e questo prodotto allo scopo chirut·gico importava accertarsi della sua innocuità. P el'ciò il pl'of. Botti n i lo provò sui conigli amministrandolo lo t'o per bocca, iniettandolo nel peritoneo, né mai ne derival'ono fenomen i t ossici né locali né generali. Allora fu sperimentato sui malati, e sempre si dimostrù, per vit·tù asettica SUJ;>eri9re .alle altre medicazioni e fornito d i attivissima azione antisettica. Il pt•of. Bollini riferisce casi di ferile e di piaghe in cni er·a manifesta e mollo inol: t r ata Ja sellicoemia o la pioemia e dall'uso del solfo-fenato di zinco furono in breve tempo arrestale e la malallia volla a guarigione. Citeremo ad esempio il caso di un uomo, a cui p er gonite pu!'ulenla dovette essere a mpiamente aperta l 'a rticolazione seguendone fenomeni di icorem ia, contro la, quale nulla valsero né l'jodoforme, né la naftalina, né il gli-. cet'o-borato di sodo, nè le injezioni continue di acido fenico al 5O/o. Era decisa, come unica ancoro di salvezza l'amputazione, quando si volle prima provare il solfo fenato di zinco al iO o;o per irr igazione. Tosto cessò la febbre putrida, l'ammalalo riprese le forze e potè guarire oncot'O con l a integrità dell'arto e anchilosi retti linea del ginocchio. Ora. n é il glicero-boralo di soda né l'acido fenico alla maggior concentrazione fino a produrre fenomeni di carbolismo sono· xnai riusciti ad ar restare i progressi della septicoemia e della ico r emia. La toll eranza dell'organismo pel zinco-solfo fenato è di gran lunga maggiore di quella di altri antisettici di minore e ffi cacia. In taluni ascessi congestizi per carie verlebrale, a s pi rata !~ marcia dalla regione iliaca, il Bollini vi injeltò una sol uziOne al 5 o;o di solfa-fenato di zinco !asciandone in


28-i.

RIVISTA

posto oll•·e a 2;)0 grammi; il l iquido fu assoi'I.Jilo senza i l minimo occenno di fenomeni tossici. La !=;OJuzione al 15 e 20 o, 0 in alcuni casi nccrolizzn uno strato superfìciole dci tessuti d<'licoti, mentre tal ora su una r obl1$ta l ela di gJ'Onulozioni !':i puo m cll ct;e il sale in polver·e senza osserv ar e fenomeni necrotici. l vnnlaggi dello zinco solfo fenato sulle altre analo..,.he o sostnnze sono: 1• La ::::un duplice azione asettica e antisettica secondo la dcn!':ità della soluzione. 2• L 'ess<.'re pochi!"simo o punlo Yolalile; onde si fì;:;sa e r imane nei corpi cl1e ne sono im p1·e~na li m ollo più a lungo e fa che questi n on perùano l onlo facilmente la l or o allivilà. 3• L a sua pel'fellA innocuità sulla cute e sulle mucose. 4• La sua innocuitò pa 1·i menle sullo sierose, atlcsochè .::::i può injellm·e nelle caYità a•·licolal'i, nell'addome, nella pleur·u senza accender e fenomeni lo!<sici. Anche come sempliremcnlc asettico, il D ollini crC(Jo sia da pl'C~erii'Si il solf•>·fcnalo eli zinco all' aci,Jo ft>nico C al sublimnto per In sua innocuitit, menlr·e que!':li po!':sono cssc•·e rogionc di JH't'icoloso avvelemuueulo, cù anello nl gli· cel'O·boralo di soda che è difficile a ollenet·si puro e si altera focilmenle col tempo e !':i dl'cornp(,ne stando a lungo disciolto nell'acqua. Il solfo-fcnnlo di zinco al 2 per cento è Lanlo alli,·o come asettico quanto l'acido fenico, il sublimato corr osi,·o, il glicet·o-bo•·ato eli soda ol m assimo g t•ado ùi densi tà usaln c non ofl'1·e nemmeno pe1· omb1·a uno solo degli in· con venienti delle allrc S'>Slanze. I l modo di vnlct·si del solfo-fenalo è sP.mplicissimo. Con esso !'i può pr epnt'8l'C il mater iale di medirazione giusta le norme l isteriane, si può impr cgnor e quol~iosi mal~riale cotone, ga1·zn, tor ba, veh·o fìlalo, cenc1·e, sabbia, l'alga <>d anche il museo (Sphagum) r ecenlcmenlc proposto dal dottor H op-c>dorn. Quosto mnler ialo è aiTullo i uodo•·o, non s,·i l u ppa alcun poh·iglio irritante quando si maneg!::'ia, non irrita punto l a pelle, onde si può applicare libo!'amcnle sulla cute piu fina c delicata. A scopo usettico è molto nlliva la soluzi one al 2 O/o nel -


BIBLIOGR.\FICA

l'acqua pura, e in ((Uesla proporzione può essere injellolo. i mpuncmente in quulun((ue cavitù splacnica. È pure a>:soi proficuo la forma di unguento nella vaseliaa, ùi cui il BolLini s i vale semp1·o per proteggere le superficie d' sm·onla.nlenlo nella. riunione per coalilo adesivo. A scopo antisettico c già efficace lo soluzione acquea al 5 o,o, effìc acissima. sot·cbhe al 10 O/o ma in questa pt·oporziouo t a l volta mortifica i tessuti ùelicnti con cui é messa in rapp o rto . Nellu s uperficie a perle ed infette da st>pst s i può usare con mol lissimo vanlllggio un n poi vere composln di DO parli di ossido di magnesio o di zucchct·o di canna s u 10 di zinco· s o lf'o fenalo e con un peanollo spolverizzarno la superficie putrcscente. Però bisogna avet·e cura di rimuovere volla a voJlQ la poltiglia che si fo!'ma con un lavacro di solfo-fenato di zinco al2 0fo. Finolmcnle, o maggior prova dc•lla efOca cia ùel soll'o-fl.!n alo di zinco, il ppof. Bollini ci fa supero cho gli scor s i a n n i nella sua clinira s i a ve vano sempre 8 doplorat·e non ra1'i casi di conl.llminozione putrido; ma docchè adopera lo :z..inco-solfo fenolo, e sono molli mesi, non so ne sono nncoro osservati, quantunque il numero dei maiaLi sia anù8lO n otevolmente cr·esccndo. E. R.

sulla statura degU ltaUa.nt. Studio statistico 8nll·opologico, dott. Rt oOLFO LIVI, lenente medico. - Firenze 188~. È un diligente lavoro, ovo con paziente curu e soùa critica s o n o m es~i a profìllo i dali relativi alla sllllut·a degli insct'illi desum~ntloli dallo relazioni sul reclutamento Jel gen. Tot·re, specie poi quinr1uennio 1850-50. Più però che a pratiche de· duzioni tende 8 deOnit•o il modo onde si polt•ebbero tt•at·re do simili sludi atlendibili ris ultati nel campo etnologico ed antropologico. B. :&1bUogratle.

Corpi estranei nel condottojaringo-esoJaoeo. M e morielta di interesse pratico speciale. B.

GRAZZJ. -


286

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

AMANGNÉ y IusET. - Estudios clinicos de neuropatologia. -Barcellona 188i.- Lavoro pratico ri cco di rapidi cenni di dive rsi casi clinici, seguiti do considerazioni terapeutiche.

B. UoHETT!. -Sullameningite cerbro-spinaleepidemica. -Sulla

cirrosi del fegato.- Succos i lavori pratici, da consullarsi.

B. BERGONZINJ. - Introduzione allo studio dei bacteri. -Studio diligente dello slalo alluale della scienza sull'argomento.

B. L' igiene pel circondario di Roma e suoi rapporti colla leoa milita;e. - Lavoro che oltre al volorè scientifico costituisce un egregio mater iale per gli studi speciali militari relativi. B.

PINTO. -

Parallelo fra le fun zioni dell'organismo animale e le fun:zioni dell'organismo soct'ale. Inspirato al vivo desiderio del bene, il nostro antico collega ba creduto intravvede1·e tra i dettati delle scienze naturali, e precipuamente le fisiolo~iche, e le dotlrine fìlosoficosociali, un armonico n es~o co pace di utili deduzioni. La vasta tela a mola pena poteva essere costretta negli angusti limiti che l'autore dovetta ass egna rgli. .•. Egli stesso in ver o confessa, ed è onesto il notorio, che non ha c1·eduto che d'aprire una via a più ampi studi. Ciò ci potra forse valere di scusa se non abbiamo nettamente compreso di tal i studi la dirella utilita applicativa. B. M . GIORDANO. -


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NOTIZIE Il pror~ssore Langenbuck ha praticata tre volte già l'estirpazione della cistifdfea (per calcoli biliari numerosi con fenomeni dolorosissimi) con esito felice; ha messa a nudo la vescicola biliare e, distaccatala, legò il canale cistico. Non è nuova la cura delle cisti colle iniezioni interstiziali. Vidal applicò però il sistema alla cura dei lipomi (iniettando 5 a 10 goccie di e tere, colla Hciringa Pravaz, ogni due giorni). A l termine di ollo aiO giorni incide il tumore dal quale scola del siero purulento. La guarigione si olliene in 15 a 20 giorni. Luton distingue le iniezioni sottocutanee in due classi, secondochè si devono praticare in un mezzo alcalino od acido. P ei sali neutri è egregio il primo mezzo (iniezioni nel tessuto cellulai'e); pei sali acidi il secondo (nei muscoli) .... Adattando il praticismo a tali indicazioni si ottiene sicuro l'assorbimento e si scansano quasi assolutamente gli accidenti locali. L'esli'allo della fava del Calabar è più efficace. dell'oppio contro la diarrea: il suo uso sarebbe più innocente che quello dell'oppio e dell' estratto di noce ·vomica, specialmente nei bambini. Skibnewski ha esperimentato con compiuto successo le applicazioni delle correnti indotte sull'addome, nell'ascite.

PUa BleUD.ud.

g una modificazione utilissima della Leclanché. g costituila di due piastre, l'una di zinco, l'allra di carbone, in una soluzione satura di bicromato di potassa e solfato (o cloridrato)


288

ì'\OTIZ1E

d'ammoniaca. Non è necessario s ollt•are lo z inco all'azione del li1uido quanJo la pila è in ri poso, per c hé non è inlaccalo quando la corrente r iposa . Ad impedire che i sali a mmoniacali montino lungo i car bon i vale l'ai·lìfìcio dì Proauberl: s ì bag nano i carboni nella parafìna bolle n te, e t·affl'eddati s i r aschia la superficie del cm·bone pet· liherarla dalla pu r·ofìna .. . La pila si co nserva così inlolla indefìnìtamcnle. La forza ele ltt·o motrice pare anche supe riore a quella ù~> lla pila Leclanché , di s tessa dimens ione . :8 a s sai economica e pe r la sua costruzione e pc! suo us o.

Il profes s ore Novaro ha ullimamcnte eseguila la 5• operazione di es tit·pazionc della lorìngc, tutte con es ilo fe lice e con sor prendente ris ultato funzion a le, cioè, colla canula trachea lo gli oper ati nella trachea degluti vano benissimo, po ter ono parlare intellig ibilmente. Pet• usufruit•e della c loro formizzazione l'ope ra tor e immaginò fat•e la lracheotomia [Weve nli va, introdurre un tu bo di gomma, g t·os s o un dito, per qualcbo centimetro, che fu fissato aLtr·aversandolo a fìot' di pelle con un grosso spillo e lo r eciso o 5, o 6 cenl. dalla fer·it.a . Appena compiuta l'oper azione si applica pure una s onda es ofagea. Ricordiamo questi trionfi ùc lla chirurg ia, per c!Jò possono pu re trovare caso di applicazione, di indicazione come di espedienti mcdicati vi a lmeno, in certe ferile in guerra.

B.

Jl D i r e tto r e

Doll. FELICE BAROFFIO col. med.

Il R edatt o r-e CLAUDIO SFOR7.A Capitano medtuo.

NuTtNJ F EuERrco, Gerente. ,r---·- - .

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:tii·:JIOIUI-: 6 RIGa ~,U . t.

Pecco - Oper,o7.ÌUII1 o•hirur;.:io·lu• _, (al•• ~·~l!llllC rtur:uo lo' ranfiO !S'l~ ll<";!h staloilirno•nli :<a nllari m ili lari. . . . • . . . . . . . . . . l'Cl{} ~l!9 Ognibene Andreo - Il ol o·lll udilrotTII tli m,•r.·uru>nt'lh Cllrilllrllr ltbj!h~ r ro•ri~ IIS(l ll.) Ìll ltalill Ila ullrt• ~0 Ullll i . . . . . . . . . . ~ :113 Rizzi Paolo - Slnohn $UII;t rnal:o tli:o •h•l Thuul<t'll r"lt n•lnth·e rm1~irlc· l'll?.iiiiiÌ lMdÌCO·IIIilitari. . . . . . . . • . • . • ~ ~~ RIVI~T .\

DI GIOR~ ,\1,1 IT.U . I-'SI lEI) E'IT E RI.

ltrn:;n ~~~~n1r. .\ . Vìrchow - l'ulla. nrfrilol :ortritica . . . . Escherlch - 1-:IUhoha c 1•-molbi in Sl'l!lliiO nrl irri;;azionr dl•lla plo•ur:t • Schtinfeld - Ilo tii~O di maial i ìa di Thutmru. • • • . . . . . . •

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111\' IST.\ CIILIIUIIG ICA. Holhnogel - :,pcriuu·uli -.rlla Ìll\aj!iuat.inn•· tUil'>linall'. • 8 aum - t:n caso eli r~o~I.Ìuua oli 1111 vas•o S:\lll!lli;!llll ft•o·ìt,,. . . Zwlcke - Ferila di'l ' t•nlr•· J•ro•l'> ll:• (1:\ dth' prQ it'll lli di IOitr:•~ltn tri••t• .,. Fiorani - Sul 111 0IIu Ili rtCIJII("I'I·r·· lt· altro•:tziomi m luno.:loi~Z/.~ rlr~li :~rli inferiori. . . . . • y

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C:orl•Ailll' .-,plnralnri•' l•rr 1,. >fll l'l'rla do•ll"alloumillU c d··llo ~\wrlu'riJ '"'"" unnc . . . . . . . . . . . . . . . . . Sotnischewsky o: Zuelner - Il IH>I•m• m;.."!tui•·•• ur ll:o orirl:l. Hnlsam - 1"11 nton\ t• rcal(rll l<· lll'r """l•rir<' l":ollunnonn m•ll:1 orina . Vassal - Su llo mnlori" ror·~<au it:l u' d.-11~ nC•(liO Doli - ~olu lu lil a IJt•i sali dì no m Jina . . . .

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MEM.ORXE

ORIGIN ALI

OPERAZIONI CHIRURGICHE t

r' .. :' St ÀTE ESEGUITE DURANTE L ' ANNO 1882 . NEGLI STA BI l.DI ENTI SAXITHI MILITA Rl

Analogamente a quanto fu gitL praticato per i tre an ni precedenti, si è compilata la seguente rivista delle operazion i eh i rurgiche state eseglllite durante l'anno '18R2, neglw ospedali militari e nelle infermerie presidiarie o spec iali. Gli elementi _di que:>ta rivista furono desunti specialmente dag li elenchi nominativi degli operati che fanno parte delle r e lazioni sa nitarie annuali, state compilate dai direltori di sanità. Non si è tuttavia mancato di tener conto di tullequelle a l tre informazioni l!he si sono potute ricavare sia dal testo dell e relazioni suddelle, sia dulie osservazioni apposte ai rendi conti nosologici mensili, ovvero da altre fonti. Nell'anno ·1882la messe degli atti operativi stati segnalati, a ndò ingros:sand osi e'facendosi più ricca . ?t1en tre negli anni 1879, 1880, 'l 88 1 fu r·ispettivamer:le di 1!)0, di 200 e di 237 operazion i, n ell'anno 1882 ra(l"iunse la cifra di 3GO circa, no senza contare tulle quelle altre che per essere di minore entità,. o non furono ricordate o non vennero tenute a calcolo. Cel'lament e a ndt e fra le 3GO trovansi comprese, come in seiD 1


OPERAZIONI CHIIlURGICHB !90 guito si vedrà, operazioni semplici e di poco conto; ma rimangono pur sempre in buona proporzione quelle di notevole importanza. Al pari di quelli dei precedenti anni, gli esiti ottenuti nel ~882 furono abbastanza lusinghieri. Di fallo, fra gli operati soltanlo,15morironoeneppure tutti per le malattie che avevano occasionata l'operazi one, mentre per al tra parte pochi eziandio furono quelli i quali non raggi unsero quel grado di guarigione che era spera bile e compatibile con i diversi generi delle operazioni eseguite. Fu già accennalo nelle rivi ste anteriot·i alla progrediente diffusione della medicazione listeriana nei nostri spedali ed agli spiccatissimi vantaggi che se ne andavano ottenendo. Alla continuazione ed alla sempre maggiore diffusione dello stesso metodo vennero generalmente attribuiti i felicissimi esiti ottenuti nel 4882, ed a tale riguardo il parere della grandissima maggioranza si può dire perfettamente rappresentato nella Memoria del capitano medico, Dr. Imbriaco, sui risultati della medicatura antisettica nello spedale militare di Bologna, stata pubblicata in questo stesso giornale (anno 1883. Puntata 9"). Non mancò tuttavia un dissenziente. Di fatto nella relazione d'uno spedale in cui non fecero difetto operazioni d'entità felicemente riuscite, si trovò scritto che fu bensì applicato con rigore l'igiene, ma che però non si credè del ca.~o adoUa?'t! il metodo listeriano ptwo della nebtdiz.mzione e della medicazùme ed occlusione all'acido fenico, ottenendosi ciò nonostante ottimi risultamenti. Nè Cra gli stess i fautori del metodo listeriano la. lode fu sempre senza restrizione. Fu lamentato che l'odore dell'acido fenico riesca a molti , anche a distanza , sgradit(l e molesto, e


STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO i 882, ECC.

294

che il melodo in complesso non si accordi troppo colla economia (t). Il numero delle operazioni spellante ad ognuno degli ospedali, rilevasi dal seguente prospello.

.. l

.. l

o o

OSPEDALI

o o

OSPEDALI

e

E

:l

- lil ;E

. . Bologna. . Verona.

. . .

Cava dei Terreni Genova. . Torino .

. . .

esserla.

.

Ro ma Livorno. P erugiu. Chieti

32 32

Palermo

29 25

Napoli

. . . . . . . . 24

Milano

. . . . . ·' . . . .

. . . . .

z:

. . .

Parma

12

12

.

11

. .

Alessandria

H

...

Cagliari .

lO

. .

22

Padova .

18

Ancona . .

15

Mantova

H

Piacenza

. . . . .

i3

Bari .

.

'13

In ognuno degli altri poche unità . .

10

. iO

.

.

8 7 7

. ."

Procedendo ora alla circostanziata esposizione degli aLti operativi, si seguirà l'ordine tenuto nelle precedenti riviste; però si indicheranno pet· ognuna delle più gravi o più interessanti operazioni il nome dell'operatore e quello dello spedale in cui ebbero luogo. (t) In una recente sua pubblicazione s1111'uso dello zi11co-sol(o-(enato in chirurgia, l' iJlust.re prof. Bottini, direttore della clinica opor3tiva nella Università di Pavia, al difetto qui lamentato a enrico dcll 'ncido fenico, ne aggiunso parecchi altri di maggior importanza, e specialmente QM II o di cssore ben sì capace di prevenire la fermentazione ~etlica delle piaghe, ma d'essere poi insufllcicn to ad arrestarla ed a spegncrla quando è incoata. Al quale ufficio ritieno s oltanto sufllcicnte lo zinco-solfo-fonato. (Ve:::gasi il riassunto fattone n~l f~ci­ colo proced ente, pag. iSO, dal maggiore medico, cnr. Riccìardì).


OPEll.\ZJO~l

CUIIHJHGICIIE

Ali PU'fAZI ON l. Le amputazioni furon o quindici, cioè cinque di coscia, sei di gamba, una di braccio, du e di antibrac.çio ed ut.la di fa lange, tutte susseguite da guarigione. Dell(• umputazioni di coscia, tre furono moti1ate da gonartrocace, una da cancrena co n ~ec utim a frauura composta di gn mba, e la qu inta da processi cariosi mol teplici al piede, al perone ed al condile esterno del femore. I n quattro fu usato il ntetodo circolare ed in una il metodo a lembi (lembo anteriore grande e posteriore pi cc.olo). l n uno dei cinque amputali, la guarigione ehbe luogo per prima intemione (veggasi la storia del soldato Bagat in nella citata Memoria del Dr. Imbriaco) . Delle amputazioni di coscia, una apparti ene allo ~peda l e di Torino (operatore, ma~giormed i co Grossi), un'altra allo spedal e di Yerona (operatore, capi tano medico Cara!':>O ) e le altre tre furono praticate nello speda le di Bologna ((•peralore, capitano medico l mbriaco). ' Benchè non esegu ita in uno speda le militare, si trovò accennata (e si crede c.onveniente di qui r icordarla) una se~la amputazione di coscia stata falla con felice r'isu llamento nello speda le civile di Gangi (Sicilia), in un ca rabiniere ferilo da arma da fu oco o.l gi nocc.hio. Le amJmfa::ioni di !Jamba, furono eseguite, in cinque ammalali per podartrocace e nel sesto per le5ioni consecu tive a fraLLure conipli cale delln gamua e del piede per catlu ta. Il metodo fu il ci rcolare in ci nque casi, quello a lembo es terno nel sesto. Due occor:;ero nello !'pedale di Torino (operalore Gross i), due in quello di ·nomn (operatore, maggiore medico Ginnuazza)


STATE ESEGUITE DURANTE J.'Al'i~O 1188:2, ECC.

293

una nello spedale di Cagliari (operatore, maggiore medi co Campetti), od una :;esta nello speda le di Caserta (operatore, capitano medi co Silvestri). L'ampntct:ione di. bracciO, mot iva ta da arlrocace al gomito, fu praticata nello spedale di Mil ano dal tenente colonnello medico, D!·. Mam oret ti. Delle d1w cWIJ!UUczioni d' antibraccio, una immediata, fu falla per ferita-frattura eomunicativ:t di più ossi della mano (ospedale di Verona, operatore Carasso) e l'altra per artrocace radio- carpeo (ospedale di ì\1 i la no, operatore Mnffiorelli). Il metodo fu il circolare in ambedue i casi. L'a.mp1lfazione di falange, si riferisce ad un caso dì feritafmtl ura di un indice che si dovet te mutilare nella continuità della prima falan ge. L'opemzìone fu immediata e venne esegui la con metoclo a lembo (infermeria di Casale, operato1·e capitano m·edico, Dr·. V espa~ inni ) . D!S.\ RTICO LAZIOl'i i.

Le disartico lazioni sommarono a >18, di cui ·IO di falan gi ed 8 di diti intieri. Nove fu rono motivate da esiti dì paterecc io o di altra malauia spontanea, e le altre da le:'ioni traumatiche. Fra queste ultime, cinque furono immediate. Due d; ~iO'alle operazioni furono eseguite su d'uno stesso soldato il quale, trora ndosi al campo d' istruzione di Floridia, ebbe la mano sini::.tra impigliala nell'ingranaggio d'una macchina idraulica. Immediatam ente :.çli fu disarti co lato l'intiero dito indice dal tenente medico, Dr. Trovanelli. ed alcuni giorni dopo gl i vennero pure disarticolate nell' infermei'ia presidiaria di Siracusa le due ultime falangi del dito medi o (operatore, cap itano medico Dr. Antonio Ricca). Di questo fallo


OPERAZIONI CHIRURGICHE

si ebbe poi contezza, perchè diede luogo ad una domanda di pensione. Per tutte le alt1·e non si trovò accennata alcuna storia o circostanza speciale che meriti d'essere ricordata, fuori quella essenz ialissi ma che in ogni caso s'ottenne la guarigione. Le modalità operatorie furono quali potevano pe•·metterle o consigliarle i tessuti molli circostanti, tullora u!ilizzabili.

RESEZIONI.

Le resezioni furono cinque, tuue di ragguardevole importanza. Eccole: •l o Una resezione parziale del capo inferiore d'un omero cariato, stata fatta nello spedale di Savigliano (operatore, capitano medico Dr. Bernabò); 2• Una resezione dei monconi in caso di frattura cornminutiva della diafisi dell'omero desll'O con noteYole distruzione delle parti molli, in segui to a tentativo di suicidio con arma a fuoco. L'operazioM fu immed iata e venne eseguila nello spedale di Padova dal direl.lore di sanità, Montanari; 1' operato guarì con pseudartrosi ; 3° Una resezione d'nn quinto metacarpeo cariato ed una altra della parte sporgente d'un frammento di Libia in caso di antica frat.lura male consolidata; op81·azioni queste state eseguite nello spedale di Genova dal capitano medico De Prati; 4o Un a resezione solloperiostea del l'articolazione omero cubitale sinistra per osteo-mielite granulosa) la di cui circostanziata storia fu pubblicata in questo giornale, a pag. 'l 073 e 11 77 dell'anno scorso dall'operatore. Dr. Cm·loni (ospedale di Ancona). Tutti gli operati guarirono.


STATE ESEGUITE DUitANT.E L'ANNO •1882, ECC.

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ALT IlE OPERAZIONI SUGLI OSSI.

Si comprendono sotto ques to titolo le segu~nti: Due tr(tpnnazioni di processo mastoide in casi di ascesso per diffusione d'otite. Ambedue occot·sero nello spedale di Napoli, dalla di cui relazione annuale si tolsero io prop·osito ' queste informazioni. In uno degli operati la trapanazione er·a slata preceduta

dalla rneringolomia per dare esito al pus raccoltosi nella cavità del timpano. Ciò nonostante l'otite si difJu~ e alle cellule masto idee, produ<:endovi ascesso a cui si dovette provvedere colla trapanazione (operatore, Or. Canalis, sollonente medico). L'operato guarì, conservando un tal quale grado d'udito. Nel secondo operato, alla trapanazione stata eseguita come nel primo secondo i precetti dello Schwartz, si dovettero poi far sussegui re ripetute causticazioni col termo ·ca uteri o del Paquelin, ollenendosi infine la guarigione con perditaintiera dell'udito. In questo caso esisteva compli canza d'un polipo nel condotto uditivo esterno; però dalla relativa storia non emerge chiaramente se e come sia stllto provvisto a tale com-

plicanza, n~ come e dove sia stato applicato il termo-cnuterio, poichè si legge che le parti molli state incise per effettuare la Lrapanazione, si erano riunile per prima intenzione. Non fu indicato il nome dell'operatore. Dne S!JOI'biatnre, una d'un epitroclen cariata, con successi va ca ul e1·izzazione delle parti moli i med ian te lo s1~·omen t o del Paquelin, e l'altro dell'estremo inferiore d'un'ulna pure cariata. Di queste due operazioni. ambedue susseguite da guarigione, una fu eseguila nello spedale di Genova (operatore, De PraLi) e l'altra nello spedale di Caserta (operMore, maggiore medico Bonalumi).


296

OPEIIAZ!O~I

Cllllll' RGICII E

In un caso di rarie superficiale e circoscrilla ùella cresta d'una tibia , consecutiva a feri la lace ro-ron tusa, fu con profillo ras<: hiata la superficie ammalnta. In cinf] ue casi di ferite-fratture furono estraue schegg ie ossC'e, ed in Lre di carie·necrosi furo11 o esportati i t·c lali\·i seque!>tri: operaxioni state tull e s u sse~ ui t e da guari gione e di cui la più importante fu t]nella dell'estrazione d'un sequestro lungo due ce ntim etri e mezzo dall'ileo destro, in !'eguito ad an 1ica ferì ta d'arma da fuoco (OSJJC Ùa le di P;llermo, opera tore capitano medico Dr. Ah·aro). E STH .\ZIONE DJ PHOIETTILI o' AHMA DA F UOCO .

Ne furono segnalati liUUllro casi, di cui uno di poca entità (enucleazione media nte sempli ce inci:;ione cu tauea eli tre piccoli proi ettili d'an tica fer ita d'arma da fuoco dai contorni di una giuntura tihio-larsea) e gli altri tre dì maggiore impot·tanza , se non per l'atto operati\·o in se sle::so, per la singolarità delle feri te c degli esiti . In un ferito da colpo di fucile all' ipocourlrio destro con pen e trazi o n ~ e lesione del colon, il proiellil c fu est ratt o posteriorment e, in corrispondenza della qunrla \' Crtehra lom!Ja t·e, suss<'gnendone guarigione senza a11prC'aahili reliquatì (ospedale di Pal ermo, operatore Dr. Ah·aro). Inaltro ferit o d'anna da fuoco alla gamba destra , il proiettile fu f~~Lrallo dalla regione poplì tea e si ottenne la guarigione con deformità dell'nrto. I ntomo a questo fallo non si tro,·arono informaxioni più particolareggiate delle ora ùeue (ospedale di Pal ermo). In urn terzo fe1·ito da colpo di fuoco al petto, con lesione poimona le, il proi euile fu esLrntto da l lato del dorso e s' ottenne pure la guari gione. Al p[lri del precedente, questo ca;;o


STATE ESEGUITE DURANTE 1.' AN:'{O 1882, ECC.

~~l'i

assar interessan te fu soltanto accennalo colle indi caz ioni generiche qui riferite (ospedale di Bologna). Oltre ai surramentati casi di ferite 1 con estrazione di proiettile se ne Lrorarouo accennati nelle relazioni degli spedali di Verona e di Genova due altri gravissimi, in ordine ai quali però non si potè ril evare in modo hene accertalo se abbia a vulo luogo restrazione dei proielli li. Perciò non se ne tenne calcolo in questa riri sta .. ESPOIITAZIO~E DI POLIPI.

Se ne trovarono notate sette, di cui 4 di polipi del condollo uditivo esterno, 2 di polipi nasal i ed una di polipo dell'intestino rello. Alcune furono eseguite colla torsione, altre coll'allacciatura; tut.te furow coronate da buon successo. Di questi fatti parvero meritevoli d'essere particolarmente menzionati i :;eguenti. Un soldato di sanità della direzione di Perugia, già stato operato tre anni prima di polipo nasa le, presentava alla na.rice destra nn tumore bianco-lucente, in gran parte libero, occludente quasi ccJmpletamente la narice. La parete nasale esterna ne riman eva molto LumefaLLa. Esplorala la coana del lato della faringe, vi si r·iscontrò pure un tumore lerignlo, r·otondo, elastico, non sangu;uanle ed as:;ai voluminoso. In una prima seduta s'esportarono due lobi , senza inconvenienti. In una seduta succe5siva s'esportò un terzo lobo del peso di 25 grammi, risullandone emorragia che si dovè fr·enare col tamponamento, e quindi reazione loca le grave, risipola fac· ciale e diiTu;;ione irritati va all'orecchio destro, con abbondante scolo di mm·cie . La guarigione terminò per essere perfetta,


298

OPE RAZ lO~I

CHJRURGIC IIE

nè parecchi mesi dopo s'erano ancora pr~sentati indizi di riproduzione (operatore, capitano medico Dr. Cervasio ). In un ammalalo ricoverato nello spedale di Caser:La, persistendo otorrea dopo l'alilar.ione d'un voluminoso polipo da un orecchio mediante torsione, si riscontrò coll' esplorazione otoscopica un altro piccolo polipo nel so lco circolare in cui s'incastra m(l membrana Limpanica e precisamente nelle vicinanze dell'estremo periferico del martello, oltre ad una perforazione della membrana suddetta nel suo segmento anleroinferiore. Fu estirpalo il secondo polipo mediante un'ansa di filo d'argento portato sul peduncolo con un sottile cilindro metallico funzionante da serranodo, e coll'aggiunta di successive opportun e medicazioni si ottenne in breve tempo una stabile guarigione, tanto dei polipi, quanto della perforazione timpanica, superstite appena un l e~g i ero grado di paracusia (operaLOre, c:1pitano medico .J andn li~. · Nello stesso opedale ed in un ammalato di meringite fungosa, un'e,;crescenza poliposa più rilevante e situata sul segmento esterno e posteriore del solco circolare d'incastro della membrana, fu estirpata collo st.es;:;o metodo dell'ansa di filo d'argento . Atrofizzate poi con oppoJ·t11ni mezzi le rimanenti fungosità, s'ollenne pure in questo caso una buona guarigione con li tv<l pnracusia (operatore, Jandoli) .

ESP OIITAZIOJ'\E DI ALTHI TUMOltl, CIO È:

l o Di tumori cistici ( li), state eseguile a seconda dei singoli cas i, quali con sempli ce incisione lineare, quali con tagli crociali e quali col sussidio della causticazione, tu !le con esito di guarigione. Di alcune di esse fu trovata speciale menzione nelle rela-


STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO 1882, ECC.

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zioni, e se ne vogliono ricordare le seguenti. Una cisti piliferosteatomatosa alla regione temporo-occipitale destra, grossa.. quanto una mediocre noce, fu estirpata col taglio, ollenendo-· sene la guarigione per prima intenzione (ospedale di Livorno ... operatore maggiore medico Cantelli). Un voluminoso tumore al dorso, del peso di 120 grammi fu pure felicemente esportato col solito processo operativo nello spedale di Palermo· (operatore, capitano medico Alvaro); 2° Del voluminoso adenoma al collo di cui leggesi !astori~. nella già citata Memoria del dottor Jmbriaco; 3° Di 1O tonsille ipertrofì che, di cui 9 esportate con tonsillotomi diver·~ i ed una col bistorì, operazioni tutle abbastanza. semplici e state segui te da guar·igione: 4- 0 D'una voluminosa ranula , nella quale dopo avere inutilmente usata l'allacciatura in massa mediante un filo metallico, s'ottenne poi lo scopo coll' ignipunlura mediante il termo-cautel'io di Paquelin (ospedal e di Torino, operatore maggiore medico Grossi); ;so Di altri 7 tumorelli dh·er·si fra i quali si accennerà soltanto ad un encondroma ad un alluce, in cui all'esportazione col taglio si fece sussegu ire con buon esito l'applicazione della pasta del Canquoin (ospedale di Livorno, operatore Lenente medico Miano). ÙPER AZ!ONI SUGLI ORGANI (:ENITO- U RI~A1ll.

Oecùrsero piullosto numerose (57) ed alcune di esse furono · di notevole importanza. Si praticarono tre orchiect.omie per· degenerazioni di mali gna natura. L'esito immediato ne fu in ogni caso la guari gionePerò in uno degli operati la malattia si riprodusse dopo tre


300

OPEII.\ZIO:'il CIIIRUHGICUE

mes i in nltri organ i (vrggns i le più ,·olte citntn Memoria del dottor I mbri aco) . Delle altre du e orc hi ectomie. una fu eseguita nello spedale di Piacenza dal capilann med ico Dr. Merli e l'altra in quello di Boma dal cap itano medico, Or. De Furia. Pet· queste due ultime, all'infuori del l'ottenuta gnarigione, non fu segnalata alcuna circostanza merite\'Ole d' essere riferitn. Nel lo spech:le di Homa e dal preLlello Dr. De Furia fu praticata con buon esito un~t cistotomi:t lateralizzata nello scopo d'estrarre dalla vesc ica un pezzo di gomma vulcanizzn t11 di 3 ceutimctri e •l (2 di lunghezza con un diametro di un centimetro. Non furono inllicnte le circos tnnze per cui quel corpo es tra neo si tt·ova >se in \'esricn. Furono falle ·19 operazioni d'idrocele della vagi naie ed una d'idrocele del funi colo spermati co . ~ ella maggior parte di esse furono adoperate la punturn e la s m ce:'~ iva ini ezione di tintura jodit:a; in alcune altre si stell e alla snla puntura , et1 in una di queste ultime si dovette inlìue ri correre al :>elonc, non essendosi credulo òi poter tentare le ini ezioni irri tanti per il duhhio di persi:;tente comun icazione colla cavità periloneale (ospeda le di Livorno, op. Cantelli) In 14 ammalati di slringimenti uretrali s'ott enne la guarigio ne colla sempli ce ùi lntazione graduala ed un qnindicc~imo si dovette ricorrere all'uretrolom.ia interna, ollenendone la guarigione (ospt-tlalc di llologna, op . D. Imbri aco). In un caso di calcoletto vescicale arrestatosi nella fos5etta navicolare, se ne fece l'estrazione, incide ndo in l.Jasso ilmealo orinnrio (infermeria ()i Reggio di CalahriJ, op. cnp. med ico, D. MeLclli). Furono infine ope rati 16 nmmnlati di lìmMi ed uno di pnralimosi, con esito di guarigione in ogni caso.


STATE ESEG t; IU DURANTE t.' A:\~ O ~ 882, ECC.

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TtlllACE~TES I.

Quarantadue furono gli ammalati stati solloposti a questa operazione, quando una rolta sola e quando ripetutamente. Trenta degli operati guhrirono hene ed alcuni anche in grado da poter riprenrlere il servizi o; quauro ehhero salva la vita, consenando una fi stola toracica; otto morirono quali per tubercolosi e qu ali per pi emia o per malaLLie. sro!tesi successiYamenle in altre parti. Si può quindi ritenere che in com· plesso il risultato sia stato soddisfacente. In ordine alla natura del versamento pl eurisli co i 4·2 ope· rati si trovarono classificati nel seguente modo: In venlollo il versamento em sieroso e non mutò natura. In due soli ammalati di questa categoria l'operazione clorelle ripetersi una o duo volte; agli altri 2G non venne falla che una sola estrazione. Cume mezzo operativo furono adoperati gli aspiratori in quallordici ammalati , ed il semplice trequat'li, tal volta munito di budello, negli altri quattordici. Questa categoria diede quattro morti. In altri quattro ammalati il versamento primitivamente sieroso si converti poi in purulento. I n tre di essi l'operazione fu ripetuta; nel qunl'lo si soprasedette per· la comparsa di gravi complicazioni nei visceri addominali. In questa seconda categoria s'ebbero due morti. Finalmente nei restanti •l Oammalati trallaYasi di piolorace pri mitivo. Quattro di que!'li amma!ati furono operati una sol -rolta, e gli altri sei più volte. Dei primi quallro uno fu operato con l'aspiratore del r otnin, un altro col semplice tre· quarti e due con l'incisione. Negli altri sei l'ultima operazi one fu sempre eseguila con l'incisione e con la successiva applicnione d'un apparecchio a fognatura.


OPERAZIONI CHIRURGiCHE

Appartengono a questa categoria i sopra menzionati casi di guarigione con fistola toracica. Altri quallro operati guarirono in modo migliore e due morirono. Di questi ultimi ·-uno era stato operato una volta sola con l'aspiratore del Potaiu, a l'altro era invece già stato operato cinque volte nel·l'anno precedente. Gli ospedali che contarono maggior numero di si fatte operazioni furono quelli di Genova (9; operatori capitani medici ·Oe Prati e Man gianti) e Verona (8; operatori capitani medici Dellachà, Carasso e Trari). Parecchie delle toracentesi state eseguite in quest'ultimo spedale dal .D . Dellachà furono illustrate dal gi<\ tenente medico D. De Toma nella Memoria stata pubblicata in questo giornale, anno ·1883, pag. 769. Vengono in seconda linea gli osp~dali di Padova (.i-), Fi1'enze (4), Alessandria (3), Bologna, Napoli e Ca~erta (2 per ciascheduno), ed altt·i parecchi per semplici unità. Prima di lasciare quest'argomento, si crede opportuno accennare a taluni fatti che vi sono t·elativi, sebbene non . siano stati oggetto di operazione chirurgica. In due ammalat i dello spedale di Napoli, i quali non si -erano potuti indurre a lasciarsi operare, la raccolta purulenta pleuritica da cui erano affetti, termi nò pet· aprirsi una 'Via attraverso i bronchi, con esito di buona guarigione. Un allievo del collegio di Firenze che essendo affetto da pleurite essudativa si rifiutò alla propostagli toracentesi, potè -essere guarito me1·cè l'applicazione del metodo Concato, cioè colla compressione del Ialo sano del torace, ripetuta più volte -al giorno per 60 a 100 inspirazioni (relazione del capitano medico D. Panara).


STATE ESEGU ITE DURANTE t'ANNO f883, ECC.

303

PARACENTESI ADDOMINALE.

Ne furono praticate tre sole, a scopo palliativo, in casi di idrope-asciti sintomatiche di malattie lente epatiche , o peritoneali. Una di esse f~ eseguita in un ammalalo che era già stato sottoposto a toracentesi e che m o r~ poi per le conseguenze d'un pio torace consecutivo. Un secondo di questi operati mori per tubercolosi ed il terzo trova vasi io via di miglioramento nell'epoca della compilazione del rapporto. PARAC!.NTESI ARTICOLARI.

Ne occorsero due casi, ambedue nello spedale di Cagliari (operatore, maggiore medico D. Campetti). In un caso si trattava di voluminoso gonidrarto e nell'altro di raccolta marciosa in un ginocchio per sinovite reumatica acutissima. L'operazione fu eseguita in ambi i casi coll'aspiratore del Dieulafoy. Nel secondo però vi si aggiunse l'estensione forzata dell'arto, previa cloroformizzazione. ottenen dosi immediata cessazione dei dol01·i acutissimi da cui l'ammalato era tormentato. Tanto nel primo come nel secondo ammalalo s'ebbe una buona guarigione. TnACflEOTOlllA.

In un ammalato di febbre tifoidea stato sorpreso da edema della glottide con pericolo d'asfìssia,.fu praticata la tracheotomia collo ~;Lro mento del prof. Rizzoli . L'operato dovette in seguito essere riformato, persistente una fistola tracheale (ospedale di Genova, operatore maggiore medico Rolando).


30.i·

OPEI\.\ZI0:-11 CHIRURGICHE

In un altro ammalato d'angina llemmonosa, stato pur esso sorpreso da edema della gl')ttide, si dovette eziandio ricorrere alla tracheotomia, ma disgraziatamente senza profitto, non essendo stato possibil e evitare la morte (Ospedale di Ancona: non indi cati nè il metodo nè l'operatore). OPERAZIONI PER CUllA o' ANEURISm.

In un caso d'aneurisma del tronco della innominata fu adoperata. con vantaggio l'eletro-puntura dell'egregio nostro collega comm. Machi avelli. Nello spedale di Livorno ìu pn·aticata l'allacciatura della succlavia destra in nn ferit o da arma da punta alla regione mammarin, con le;;ionc dell 'arteria ascellare e successiva formazione d'aneurisnut difi\tso. Quantunque l'operazione potesse dirsi riuscita cosi tecnicamente, come nel suo risultato finale, la decomposizione cl~ll' enorme quantità di sangue infiltratosi estesamente ·nei tessuti, determinò un'intensa febbre d'infezione che in pochi giorni fu causa di morte all'operato (relazione dell'operatore, maggiore medico Cantelli) . CHEIJ.OPLASTIA.

Questa operazione ebbe luogo nello spedale di Parma e fu prati cata dal maggiore medico Ca.leffì, il quale ne fe~e il seguente breve cenno in un rendiconto nosologico . ln un caso di ten tato sui cidi o con arma da fuo co sparata sotto il mento - con OtTihile guasto dello schelelro e dei Le~sali mol li della faccia - essendo rimasto, per In perdita di ,;o:;L;ìnzn delle lahbm 'un incomodo e defor'mante al!cor'ciamenlo detl'arertnra della bocca, s i dovette ricorrere éllla cheiloplastia che fu prati cata col processo Di efenbak modificnlo , oltenendo,sene nn es ito fin ale socldisfa centissimo.


STAU: ESEGU!T& D U RA~TE L'ANNO 4882, ECC.

305

.M ERING(ITOMIE.

Ne occot·sero quattro casi nello spedale di Napoli , e furono motivate da otite media.suppurata. In una di esse non s'ottenne alcun vantaggio, nè s'impedì che la malattia si diffondesse alle prossime cellule mastoidee e reclamasse più tardi la trapanazione del relativo processo. In un'allra, nella quale la puntura della membrana fu ripetuta più volte in ambedue i lati (l'olite essendo bilaterale), cessò la malattia, ma rima:;e la cofosi, che ne fu solo alquanto diminuita. In un terzo caso (di otite media svoltasi nel corso di un morhillo, con gravi fenorlìeni cerebrali) l'operazione e la conse~ueote li bera uscita delle marcie non solo fecero cessare i fenomeni irritativi cerebrali minaccianti la vita, ma determinarono una solle(jita guar!gione, superstite una buona parte dell'udito. Nel quarto operato, nonostante la meringotoruia fosse stata prontamente praticata e si fos:;e dato esito a liquido sangu igno-purul ento, l'olite che pur essa erasi svolta nel corso d'una febdre infettiva, si diiTuse alle meningi con esito di purulenza e di morte. Nei primi tre operati, alla puntura della membrana ti ropanica si fecero seguire docciature d 'aria per mezzo della tromba eustachiana. La puntura fu sempre praticata nel quadrante posteriore inferiore della membrana. In nessun caso fu indicato il nome dell'operatore. EtlNIOTO MI A E TAXJS !NCRUENTO

Si trovarono registrati sei casi d'ernie strozzate inguinali. ln una di esse fu necessario addirenire all'emiotoruia che 20


306 OPBRAZIONl CHIRURGICHE ebbe un ri sultato soddisfacentissimo (ospedale di Torino, operatore maggiore medico Grossi). Nelle allt·e cinque si potè ottenere la guarigione col semplice taxis incruento, meritando fra queste un particolare ricordo quello di cui fu fatto cenno a pag. 75i di questo giornale per l'anno scorso (Relazion e del maggiore medico Ballerini). Nel rendiconto nosologico dell'infermeria presidiaria di Ravenna per il mese di decembre 1882 si trovò pure accennato il fatto d'un'ernia strozzata la quale dopo 48 ore di inutili tentativi di taxis, scomparve solto l'azione d' epitemi ghiacciati e d'un purgante oleoso (relatore, capitano medico Piseddu). FISTOLE E RAGADl ANALI.

Le operazioni di fistole anali sommarono a 51; 47 furono eseguite col taglio e 4 colla legatura elastica. In una sola di esse il risultato fu· negativo. In tutte le altre si ottenne la desiderata guarigione. Però in uno degli operati con esito, comparver·o poco dopo indizii di rec.idivit. In due ammalati di ragadi all'ano, s' ollenne favorevole risultamento colla dilatazione forzat a dello sfintere (ospedale di Roma). ALTRE OPERAZIONI .

Spaccature di sem: fistolosi. - In tre ammalati di seno fistoloso esteso alle regioni inguinali ed in un altro affetto da fistola dentaria ad una guancia, si raggiunse la: guarigione mercè la spaccatura . Tampond·tnento delle narici. - Fu praticato tre volte nello


STATE ESEGUITE DuRANTE J.'A!'(~O 4883, ECC.

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spedale di Pe!·ugia per frenare gravi emort·agie svoltesi, la prima in un ammalato di risipola facciale (guarito}, la seconda io un morbilloso (morto in seguito per il morbillo), e la terza in un operato di polipo nasofal'ingeo, come fu già precedentemente notato . S1lt1H'e C1'uenle. - In un caso di ferita lacero-contusa, lunga cinque centimetri, al labbro inferiot·e, fu adoperata la sutura attorcilgliata, con esito di coalito per pt·ima intenzione (ospedale di Caserta, D. Montani). Tgnipttntltm. - Venne adoperata con favorevole risultamento (guarigione) contt·o un gonidt·arLI'O, ma non ne furono indicati i pat·ticqlari (ospedale d!i Bologna, medico curante l mbriaco). Esportazione d'unghie incarnate. - Se ne trovarono 'me n· zionate 47, state eseguite con pt·ocessi operativi diversi. In uno degli operati, all'ablazione dell'unghia (ad un aa!uce), e quando la piaga era già avviata a guarigione, tenne dietro un patereccio che, quantunque inciso per tempo, diede luogo alle necrosi della falange e richiese più tardi l'esportazione totale di questa. [n tutti gli altri la guarigione successe senza inconvenienti. Oncotomie. - Fra le innumer·evoli oncotomie che certamente si saranno praticate nelle cliniche chirurgiche ed in quelle dei venerei, vennero particolarmente menzionate quelle che pet· circostanze più gravi di sito, d'estensione, d'origine, di difficoltà operativa o di successioni morbose parvero doversi differenziare dalle comuni. Alcune di esse formarono oggello di storie particolareggiate; altre furono solo registrate in modo più conciso negli elenchi nominativi degli operati, annessi alle relazioni a'nnuali. Di cinque ascessi gravi stati operati nello spedale di Bologna trovansi riferite le storie nella già lodata Memoria del


308

OPERAZIONI Cl !l Ht: HG !C fiE

D. Imuriaco (Pag. 885 e seguenti di questo Giornale, anno·1883ì. Nell a relazione dello spedale di GenoYa è notato un vasto ascesso della fossa il iaca destra per peritiOite, al quale si diede esito con un'inci sion e delle parli più esterne, lunga ollo centimetri dalla spina iliaca Yer:>o il puhe, e s ucce~sivamenle con l'inci:;ion e delle parti più profonde. L'operazione fu falla con

tulli i riguardi della cura lisleriana e l'ammalaLo guarì pr·estamen'.e e bene Non fu indicato l'operatore. l'\ella relazi one di Chieti si parla d\m vastissimo ascesso al dorso, si ntomatico di carie d'alcune delle coste destre, ridotto a guarigione con ampia. iucisione e con le successive medicazioni richieste dalle carie. Non fu notato il nome dell'operatore. In quello di Napoli s'accenna a Lre ammalati di bubboni venet·ei nei quali, dopo l'apertura dell'ascesso, insorse la cancrena nosocomial e che fu arrestala con l'applicazione del per· cloruro di ferro conc.enlralo, con esito di gua rigione. Manca il nome del medico curante. In quello finalm ente di Catanzaro è riferita la storia di un vasto e profondo ascesso ad una coscia, sintomatico di perioslite femoral e da causa traumatica . L'ascesso troravasi nella. ptu·te anteriore esterna, verso !a m et ~t. Aperto con profonda e larga incisione, ne uscì copiosissima marcia e ~ i potè quindi riscontrare la scopertura dell'osso; median te opporLU ne medicazion i :> i rnggiunse una lmona guarigione. l'iou fu notato l'operatore. Negli elenchi nominativi degli operati si trovarono registrati i seguenti: .lfilano: Un ascesso idiopat ico, vasto e profondo ad una regione glu:r:.iu, guarito con incisioni mu ltiple e drenaggio (maggi(,l'e medico Rumi); un altro sintomatico, pure vasto e

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STATE ESEGU ITE DURA?iTE 1.' AN~ O 188~, EC C.

309

prof·mdo, ad una regione lombare, guarito collo stesso pro-cedimento (Humi); un ascesso freddo di cui non fu indicato il sit.o, guarito col vuolam ento mediante l'aspirazione (Maffioretli); altri due acuti ad una mano e ad un piede, gnariti colle incisioni multiple {Rami). Jl!tmlova : un asces:)o da adenite cer·vicale manifestatosi al di solto della clavicola corrispondente, spaccato e guarito (capitano medico :\lonari); altro lento idiopati co alla regione ster-nn le superiore, guarilo come sopm (capitano medico

Bianchi). Bolnyna; {oltr·e a quelli registrati nella Memoria del D. 1m-

br iaco); un ascesso lento della fossa iliaca destra, manifestatosi sotro l'arcata del pube ed aperto nel la parte superiore della Cflscia con esito di guarigione (tenente medico, D. Benedetti); un ascesso congestizio al dorso per carie vertebrale curato med iante doppia incisione, drenaggio ed inj ezioni iodate, con avviamento a probabile guarigione (mnggiore medi co Sappa); altro asce:Sso da adenoma al collo, curato prima ìnuti lmente coll'aspirazione e quindi guarito con una doppia incisione e drenaggio (Sappa). Pe·r ufj ia ; vasto ascesso acuto sotlo aponeuroti co al collo spaccato e guarito (capitano medico, D. Cervasio). Caf]lim·i; vasto ascesso idiopatico ad una regione glutea, -es teso verso il lombo corrispondente, guarilo colla spaccatura (Campetti ). Chieti (oltre al giil not'lto); vasto e profondo ascesso ad u na regione inguino crurale, aperto con ampia inci sione nel .mezzo del triangolo dello scarpa e guarito (capitano medico, D. Cr udel i). Casertct) ascesso perineale, guarito coll'incisione (capitano medi co J andoli), Bari ; un vasto ascesso idiopaticq,_periombelicale apertù e l'


340

OPERAZIONI CHTRURGICHE

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guarito (capitano medico Manzoni); allr·o ascesso voluminoso al dorso, sintomatico di carie dell' H • costa sinistra, stato susseguito da mor·te per pioemia, non ostante le cure adoperate. Palermo; due ascessi freddi (senza indi cazione di sito e dt estensione) vuotati con l'aspiratore del Potain e guariti (capitano medico, Landolfi). In un rendiconto nosologico dello spedale di Padova si trovòpure riferito un caso di vasto ascesso lento idiopatico ad una coscia, ridotto a guarigione mediante una incisione lunga 45centimetri e successiva medicazione prima con una soluzione sutum di tintura di jodio e quindi col nitrato d'argento solido. Non fu indicato il medico curante. i\1 erita pure d'essere ricordato un ascesso congestizio, si ntomatico di carie sternale e della 33 costa sinistra st.alo cm·ato nell'infermeria pt·esidiaria di Teramo da! capitano medico, D. Mosci. Dopo ripetuti ed inutili tentativi di cura mediante incisione nel punto più declive, poi con controapet!tura in alto, quindi con applicazione di drenaggio, di setone e con. injezioni caustiche, astringenti e toniche, l'ascesso fu spaccato. d'alto in basso per la lunghezza di t2 centimetri fra le due aperture precedentemente falle, nell'intendimento di potere più tardi agire dir·ettamente sugli ossi cariati. Ciò succ,edeva nel novembre •1882. Dai rendiconti nosologici del ·1883 si rileva che l'ammalato era tuttora in cura nel mese d'aprile, ma che si sperava di poterlo ben presto sottoporre a rassegna di rimando e rinviare in famiglia. ÙPRRAZIONI SUGI.I OCCHI E PARTI A~NESSE.

Vennero menzionate le seguenti: ~ . Un'esportazione di pterigio mediante escJs1one; ope-

razione questa resa inutile dal sollecito riprodut·si della malatLia;


STATE ESEGUITE DURANTE t'ANNO 1882, ECC.

31 •l

2. Quattro spaccature di palpebre superiori, state eseguite giusta il metodo Crampton, in ammalati d'ottalmia blenorragica; l'esito fu negath•o per due occhi, favorevole per gli altri due (ospedale di Milano, operatori maggiori medici, Rumi e Rossi); 3. Due esportazioni di stafilomi corneali parziali mediante escisione; 4. Una guari gione di dacriociste acuta mediante la spaccatura del sacco (ospedale di Pat·ma); la spaccatura del punto lagrimate infeeiore mediante il coltellino di Weber in un caso di dacriocistite cronica, con esito di guarigione (ospedale di Messina, capitano medico Pisan i); !"infruttuosa applicazione della dilatazione secondo il metodo Bowman in altro caso di dacricistit.e cronica, benchè lungamente pratic1ta (ospedale di Genova}; o. L'enucleazione d'un bulbo oculare, stata praticata nello spedale di Livorno dal maggiore medico Cantelli, dalla di cui relazione si rileva in proposito quanto segue. In causa d'accidentale esplosione d'un bossolo metallico per il tiro rid{)lto, un ufficiale riportò una ferita lacero-contusa alla parte superiore dell'occhio sinistro, in corrispondenza del cerchio cigliar·e, rimanendone sul momento abolita la funzione visiva, con emorragia nella camera anteriore ed uscita d'umor vitreo dalla ferita. Probabile la presenza d'un corpo estraneo nell'occhio, con le necessarie sue conseguenze. Di fatto, dopo un mese si dovette enudeare l'occhio, il che fu eseguito, previa cloroformizzazione, secondo il metodo di Bonne!, seguendone sollecita scomparsa d'ogni dolore ed in breve tempo la totale guarigione. Il bulbo esportato presentò alla sezione: vitreo sostituito da liquido s:mioso con depositi fibrinosi ; retina completamente distaccata e ripiegata a guisa d'ombrello chiuso sul-


30

OPERAZIONI CHIRURG!CUE, ECC.

l'asse anlero posteriore. formando un cono coll a base alla cristalloide e l'apice alla pupilla; presenza della capsuJa non deformala nel punto più declive; lente cristallina compiutamente opacata. Ha qui termine questa breve rivista. Ril evasi da essa come in nessun caso siasi r;wvi sala l' opporlu nilil di adoperare, come mezzo di dieresi, la gahTano-caustica a cui la chirurgia dere da poch.i anni molLi trionfi. F RATTURE E LUSSAZIONl.

A compimento del lavoro s'aggiun gono ora. come fu già fatto nel passato, alcune generìche informazioni sulle lussazioni e sulle frallure che s'ebbero a curar·e nel 11883. Le prime furono in numero di 63 , e le seconde sommarono a 218. Così quell e, come queste furono in aumento sulle corrispondenti cifre dei tre anni scorsi, come può rilevarsi dalle singole riviste. Tanto delle lussazioni , quanto delle fratture. soltanto un piccoli ssimo numero venn e registrato con qualche particolare o nei rendiconti nosologici mensili , o negli elenchi nomi!lativi degli operati. Non è quindi possibile classificarle con qualche . ordine ed in modo da poterne trarre delle deduzioni. Roma. marzo f 884. P ECCo GrAco~ro.

colo nnello medico.


IL DEUTOLLORURO DI MERLURIO N E LLA CURA DE LLE PIAGHE E FERI T E

USATO l~ ITALIA D! OLTR~ VENTI ANNI Relazione dol d ullor o~~:nibene Andre a . capitano mcùi~o . letta nell' osp<"d:tlc milita re di Messi.na nella co nfo•reuza scientifica del mé~c di novérniJre 1883.

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Ogni buon rim ed io, nel vero s~n so della parola, è antisettico, opponendosi di se stesso a!la seps i, od a •(uello stato degli organismi, che p iù o m en pl'e!:>lo lien di etro alla m orte. Ma nel senso di con venzione ter apeutica, il rimedio anlisrottico e quello che arrestala decomposizione putl'ida delle pat•li organic!le neulralizzandone i pr inci pii vit·osi che la detel'minano, e d i :>~t·uggendo n e con essi le spor c, o lulli i micr obi, siano cocc l1i, o batteri, che da '(Uelle si svolgono. Gli espct•imenti di Krfl ~· ewsc k y, e di Davaine banno dimostrato che l 'acido fenico non neutral izza né il vH·us settico, né il cal'bonchioso che in un m odo incer·to , e sola m ente a dose eleva la, m entrechè il sublimato corTosiYO li neutralizza in dose assai pi ccola (1). Il tlollot· K orh e:::perirn enlalldo r azione disinfetta n te del l'ucido fenico rha tr·ovala di poca, o nulla efficacia sulle spl)l'e, rhe continuano a l".vol ~c r·~ i in piccoli organismi. L'olio carbolico che suscilò al lo Sltomeyer un accesso fisi ol ogico di nostalg ia clinica, e cl1e un mio colle·ga detlnl per .sr:etticismo scientl)fco, non disinfetta punto; e lulli gli oggelli di m t:dicazione, noncl1è gl'istrumenti chirurgici sotlopo!:'ti alle soluzioni fenicate mantennero anc·or vivi, ed

(l) Giontale dt Jllctlicina 11/ililm·e, t 883, pag. 91.


3U.

IL DEUTOCLOI\ URO DI ~IERCURIO

aderenti alle loro superficie molti microbi di facile distruzione. Al contrario il Koch si convinse che il sublimalo corrosivo é l'unico, che in breve tempo anche in una sola volla, e con debol issima soluzione spieghi un'azione antisettica superiore ad ogni altro fin ad ora conosciuto (1). Già il sublimal<l corrosivo fino dai tempi di Be1·zelius si conosceva fornito dell'azione di costringere le carn i, e d'impedirne la putrefazione, ond'é che quel chimico riformatore sul principio di questo secolo usollo in una soluzione di spirito di vino per l'imbalsamazione dei cadaveri; e poi celebrati professori di clinica chirurgica l'hanno odoperoto nel 1882 e nel 1883 quale antisettico in ogni genere di piaghe. Nell'xt Congresso della Società tedesca di chirur giainBerlinu, e precisamente nella 1• seduta de! t• maggio 1882, il dottor Ki.immel d'Amburgo fece conoscere, che Schede professore di clinica chirurgica in quella città avea eseguita con la soluzione di sublimato (l per 1000) la disinfezione della seta d'operazione in sei ore, e del catgul in dodici, e che avea contribuilo alla preparazione della ga1·za e dell'ovatta al sublimalo uni lo alla polvere di carbone ed alla sabbia bruciala di quarzo. Il Kiimmel annunziava in pari tempo che la guarigione delle ferile sotto la crosta solida procedeva rapidame.nle; che con tubi capillari di vetro filalo sostituiti a quelli di gomma faceva il drenaggio, e confermava che con tale metodo di cut•a si erano ottenuti risultati migliol'i che col metodo Lister (2). Il Bollini professore di clinica clmurgica in Pavia nelle sue lettere chirurgiche dalla Germania, e dalla Scandinavia ne parla r[ual teslimonA o~ulare del clinico Amburghese, e da esse ris ulta: che il materiale di medicazione di Schede consis te in cenere di carbone, o eli pietra, in sabbia, ed in vetro filalo in lt·ecce, od in balufoli prepat·ali al sublimato con una soluzione di 1 ad f 1(2 per mille (usato al fine di asctUgat·e, e di disinfellare); e che gli oggetti di rnedica:done come fasce. seta, e spugne sono prima immerse in una soIl) (iirmwlc di .1/rrlicina illllilare, 1882, p~g. 436, 437, 438. ('2) (ii() l'lwle di .lfediciua .lfilllclre, 188:!, pag. 951.


NELLA CURA DELLE PIAGHE E FERITE, ECC.

3·15-

luzione di ·t per 1000. Il Bollini narra che lo Schede prima, e durante l'oper·azione irriga le piaghe con la predetta s oluzione; poscia riunisce le ferile con sutura nodosa mettendo un tubo. di vetro per drenaggio; indi copre l'unione dei mar·-gini eon un batufolo di vetro fuso e filato, già impt•egnato della soluzione, e vi pone sopra un sacchetto di cenere, se ' 'uol cile la ferila cicatrizzi per pt•ima intenzione; oppur di · sabbia, se altrimenti; e poi avvolge il tutto con ovatta facendo molli giri di fascia con garza al s ublimato. L'egregio professore di Pavia asser·isce di aver veduti molti piegati, che r iuscirono bene con tal metodo di cura, il quale è permanente da ollc· giorni a tre settimane (1). Brun..; professor·e di clinica chirur•gica in Tubinga ecci ta lo dalle raccomandazioni di Ber gmann, e eli Schede, e contando· sulla pronta e potente azione antisettica del sublima lo gia confermata dal Koch, volle per via di esperimento introdurre n el le s ue sale tale rimedio quale antisettico . Alle trecce tubula ri del vetr•o filato che s tillavano poco, sostituì i drenaggi Ji gomma disinfettati col s ublimato; ed ai cuscini di cenere che me lteano un odor d'ammoniaca, anzicilè riusare la garza e gli oggetti imper·meabili di Lislcr. traer.do occasione dai consigli di Valcher s uo assistente, usò d' una lana vegetale bene arfì lata dalla mater ia legnosa dell'abete bianco. Quesln lana di poco costo, molto assorbente, e fornila iu se stessa delle propr·ieta antisellic!Je propr ie d el l'ino piceo fu preparata ad una soluzione di s ublimato c on glicerina alla dose di 1r3 per 100 del pr imo e del 5 p e r 100 del seconrlo. Le piaghe, durante e dopo l'operazion e, furono continuamente irriga te dalla soluzione al sublimalo (l per 1000); indi cucite, e provvedute di drenaggio di gomma furono con uno strato so llile di bambagia di vetro coperte, e sopra di essa si pose una quanlita di lanavegelabile preparata al s ublimato, e rinchiusa a guisa di sacchetto in una garza pur s ublimata. A questa soprappose un cuscino più grande della sua lana, o poscia conla garza s ublimata vi s i fecero molli giri di fascia. Con tal e(t) Gion1ale ài .tlediciua ;lfi/ila;·e, f883, pag. f8i, f88.


3 16

IL OII.UTO CLORURO DI MEIICUIUO

metodo semplice di m edicazione asciuLla, poco dispendiosa . fucil(l, e perman ente Ja una a qualLt·o stttimane, i l profes· sor e Bruns caldo sostenitore ddla m edicazione fenicata, che per ben cinque attui con tinui l'avea pt·a ticala senza mai avere un sol raso di piemio, e di Mllicemia, curò 180 fra oper ati, e fet·iti nello spnzio di sei m esi incirca cioè dai 1· novP.mbre '1 882 al l i"> mnt·zo 18ft3, e ben si convinse che ranli sepsi al sublillloto nella m eJ ica zione delle piagl te è di mollo superi or e a quella Jc:ll'acitlo feni co 1). li subli 111olo negli espet·im euti ùl'l Bruns non volalilizz6 mai dagl i ogge tti di nwdicnz:one; non pot·lò al cuna i tTitazione nè loct1lc, nè ;:e11er l1 l e; non protl usl<C mai le alte febbri lraumaticlw, e nelle condizioni le più sfavorevoli completò la gum·igione delle fpr·ite pet• prima intenzione. PP.r la elastici tà della lana, o bambagia vegett1bile le l'asciatut·e fut•ono compn·ssi ve sem::a dal'e alcun danno alle m cmbt·a, o dolot•e pet' l'al lo poter e assorbente t:si clte IO g t•ammi ùi lana ra ggiunsct·o i l peso di 130), le pia ghe, pc t· la evùpor azione, che non ovvir.ne mai n<'lroppa.recchio impct·meabilo di Lisl er, dei li'luirl i as;:orbili, si asciugtn·ono, e t•i ma><et·o pet· lungo tempo asciutte; nnd'ù che facili lo:::si lo stabilità del la pr i ma mediazione; ed inlìnl3 pct• la prt·pat·azionedella lana vegetal e, e degli allri nggelLi di rnedtcazione al subl imalo si pt·evenne la deposi;:ione delle spot·e, o delemt i nossi la d is Lruzione di esse e dci cocch i, o dci balleri che da q~·elle si svolgono; e bene s'oppo><c olia dec0mpMizione pult·iùa delle parti or gan iche, clte et•ano ancnr a I P~aln alla vila. Le osserv Azioni cl i niclt c r accolte da Scluclde, e da Bruns sull'anlif:'epsi al subl imn lo, e l a deduzione ùa lor o falla della sua snperi ot·i La a 'lnclla fenicata di Listet•, fanno at·go menl at·e della sua possibile applicazione nel m odo più e,.aLLo in tulli gli slabilimenli san itari di 1' c di ~· linea in tempo di guet'ro. La cut·a anlì:>ellica delle pia;.!lt e al subl im alo p tH) anello es:>e t•e appl icala in Yio provvisor ia tanlo ft·a l e fil e contballcnti ai cad uti, che su i posti di medicazione r t'ggimentnli, o di ballogl ionc. sostituendo ai IJasloncini di jodot i) GiQrn(l/e eli .!l~diriua .ltili/m·f, 1883, flag. 9!8, 9%9, 930, 931, 93t, n3.


:N ELLA CURA DELLE PIAGHE E FEiliTE, ECC.

3•17

for·mio usa. ll da Mundy ( f) e da Pod razhi (2), l e pallotloline di lana vegetale del Valcher, ed anche della semplice ovalla idrofìla al sublimalo con la stessa for·ma di sacchello con collo, e con le sles~e norm e propoi<le dall'Esmarch alla società provinciale AnnoYer ese, che le chiedeva in proposito, per la confezione, e disLJ•ibuzione ai fe1·ili sul campc di quelle all'acido salicilico {:l). Il rwof. Brum; di Tubin g-a fu, come dissi sopra, eccitalo dall'esperienza del K ocll , e dalle racco manLlazioni di Schede, ad e:;-.perire nella sua clinica la mecl icazione anl i><ellica delle piaghe col sublimalo; ma non so bene del ermin nre, se quest'ultimo l'abbia int1·a pr esa dietro l'impulso degli esper imenti del K och, o fi ducioso di quell'azion e anlisellica, che B erzelius aveva chiar·amenle adtlimoslrato seccando con l e sue soluzioni alcooliche i cadaved, ed impedendo negli stessi il processo di puLJ•ida decompos: izione. Gli esperimenti bene riusciti del chimico r ifor·mator e svedese sono sufficienti a determin ar e qualunfJ ue chirurgo alla m edicazione delle piaghe al sublimalo; nè mi fal'ei punto mer aviglia cht> l'ar~o m e nto di Berkelius apr·isse il cam po a nuove medicazioni anliselliclle delle piaghe con l 'aci do arsenioso, per m ezzo dr.! quale Tranc!Jina, sicilia no, ha compiuto nel mi sler •) di molti onni, il suo procel<sO di seccamento cadaverico, e che ~i ù il K och con espr 1·imenli di paragone hn conosciuto esser e dotato el i un'alla azione distru ggitrice dei germi micr obici. Qualunque sia stato il movente degli esper·imenti del clinico amburghese, sarà sempr e ver o che un capitano medico del nostr o eF<eJ•cilo, giovane di età , pieno d'amor e allo studio della sua pr ofel<sione, per :1 ulld creden le all'azione an tisetticn potente dell'ACido fenico, in un't>poca nella quale un nembo di vapo re acr,~, e spiacevole al naso avvolgeva tut l e l e cliniche chiJ'ur·gic!J e, diociolto anni prima di Schede, e diccinove o ,·enli prima di Bl'uns med icava ·Ogui gcuC!'C di piag!JC ( l) Gitmlo l c (/i .lfedi ci11 o ,1/i/i/(n·e, 1883, pag. 617. (2) Gior na le di ,tlell icina .~/ilill1 t·r, f~, Jl~g. 7!4. (3) Giornale di ;lfed icina ,l/ili /are, !Sii, pag. 155.


-3i 8

IL DEUTOCLORURO DI MERCUI}'IO, ECC.

col deutoclorueo di mercurio, non solo nelle sale chirurgiche in tempo di pace, ma nelle ambulanze in tempo di guerra ·e quello che più sorprende di meraviglia, egli le medicava senza tanti vetri filati in forma di lana, o di treccia, e senza sabbia di quarzo, o bambagie di abele bianco, ma solo spruzzando di una soluzione acquosa di sublimalo (3 pet• 1000 ordinariamente) gli oggelli comuni di medicazione, quali erano le fasci e ·di tela o di colone, le compresse, e le filaccia or dinate o confuse, ,prima ed appena compiuta l'operazione. Da una sua Nola pubblicata, or sono 9 anni (1), risulla che egli fino dal1863la praticava tanto in individui appena operati, anche d'a mputazione di coscia, quanto in affetti da piaghe di qualunque forma, e d'ogni estens ione; e confessa che da questa sua medicazione ebbe sempre vantaggi considerevoli; né mai osservò alcun danno, né alcuna alterazione locale, o genet·ale; ma si in .quella vece un procédere regolare delle piaghe, che di giallastre e fungose ri prendevano il roseo color delle car ni, e granuleggiavano bene. Con la medicazione al sublimalo quel capo·riparto giovine ed esperto osservò il dissiparsi di quel puzzo che sollevasi da piaghe suppuranti nelle sale ingombre di feriti, e d'operati, e che suole essere la causa pt•incipale delle infezioni . Dopocbè egli finisce col dire, e lo dice con convinzione, mollo tempo prima che il Koch lo comprovasse con le esperienze, che la soluzione di deuto<.:loruro di mercurio da lui usata avea la vera azione antisettica, e dava il grande risultato di prevenire le infezioni. Il capitano medico che nel 18i5 pubblicava sul Giornale di medicina militare queste osservazioni cliniche che sembrano imbalsamale col sublimalo corrosivo, era il sig. dottore Tosi Federico, redattore del giornale ed ora tenente colonnello medico presso il Comitato di sanità militare. Pieno di rispetto e di ammil•azione verso lui, io finisco ~enz'allro aggiungere; chè qualunque elo!o(io sarebbe inferiore a l merito; ed in me, che sono suo inferiore per grado, potrebbe essere cosiderato un cenno di adulazione. (l) Gionwle di ,1/edicina Jfilila1·e, 1875, pag. :!57, :!58.


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STUDIO SULLA

MALATTIA DI THOMSEN CON RELATIVE CONSIDERAZIONI MEDICO-MILITARI

IV. La malattia di Thomsen ha una fisonomia tulla speciale, è un tipo clinico a sè. Per·altro é necessario sceverarla da allre manifestazioni analogh.e , le quali sogliono accompagnare le malattie spinali , in cui i crampi tonici muscolari sono sintomi concomitanti, !egati ad una lesione materiale del midollo spinale. Il Leyden, per esempio, li ha osservati in un caso di paralisi ascendente acuta, ed assai chiaramente in un caso di paraltsi con follia, nel quale si trovò alla sezione cadaverica una atrofia considerevole della sostanza grigia della midolla: oltre che qualche cosa di analogo ha osservato anche nelle paralisi di origine cerebrale (i). Al contrario, la malattia di Thomsen s'incontra in persone che godono un relativo benessere , dotate di robusta muscolatura e senza alcuna lesione materiale del midollo spinale o del sistema nervoso in generale; in modo che debba riguardarsi come una malattia esclusivamente essenziale, una neurosi nel largo senso di questa parola. E la sua diagnosi ne è facile, se si pone mente al modo (t ) LEYoEs -

1.879.

Tratte clinique de maladit$ de la moelle èplnière. - Paris,


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ST UDiO

come si manifesti quel"l"nffezion e ed alle condizioni organiche dell'inf,•rm o. Infalli, il crampo lonir o dei mu!"cOii che insorge al prin cipio di fat·e un m ovimento, e cui impedisce per qualche istanlP, ma che in S~' guilo, dopo alcuni movimenti, più non t•icotnpat·i sce, per ché i muscoli obbediscono pt·ontam enle alla vokm là; la utAncanzn di alter azioni matet·iali nei muscoli e nei nervi , tranne i· apparente ip ertrofia mu~colare acco m pfl~n atn altre!:'i, il pii• delle volle , rlull' abbas!:iamenlo dell' cn cr~ia ùinamica ; la intcg!'ità di tulle le altre funzioni nerv eo-mu!'\colari; l o staln di sAlute r nlativam ontc buono sono sintomi COSi speciali che 11011 hanno l'ÌSCOllti'O in f]ll Cili di qualsiasi altt'8. malaLlia. Tuttavia vi sono le m alattie spinali in g.•ncrale, che a pt·ima vista p o:<sono in generare confusi one pel Cl'ampo tonico muscolat·e, cui onch' esse dànno luogo. Ma in tal cnl"O 6 fncile non prendcr·e abbaglio, rifl ettendo a~li altri disor·dini più o m eno ~ravi nella sfera nervoso, che si manifestano n elle mi elopalie: i dolori fol~o rnnLi e ~li altri disturbi della sen sibilità, l e alterazi oni della molili là (pare!'i o parali:>ia) , la mancanza assoluta dei r iflessi tendinci , che !"Ono segni pi u o m eno coslanlt delle suddelle nevropulio 1 non si o~!'c r vano giammai nP.IIn malattia di Thom st>n. E poi il ct·ampo tonico muscolare nelle malattie spinnli ha il caraller e ò'immanenza, men lro che in quell'altra affezione interviene ~o l o ol principio di ogni movimento. Scr nrlendo alle parlicolnritil , dirò che la pMnlisi pseuùoipertr·olìca, la labe dOI· sal ·~ spasmodica e l' nlA s~ia locom otrice !'On o lo sole che presentano alcune apparenze cliniche analoghe a rruelle della m al »llia di Thom ~c n . l.a paralisi pseudo-ipet'lt·otìca ha di comune l'apparente i p~>rtt·o fì a ne i muscoli ; ma differi!"ce pet•a ltr·o, perchè i muscoli sono flaccidi, molli n pnstosi, n on vi e!'<i sl e Cùlmpo tonico, ed una profonda debolezza r·iduce l'ammalalo sino all'impotenza completa di muov«>t•;:i : ver o suppl izi o di Tunt.alo, pcr ch1., l'O tt muscoli alletici (appar entemen te) non ~i possiedo un zin7.ino di for·za per far e il bPnchè minimo m ovimento (1 ) . (l) Pa r:oli<l r~cutlo-ip~rtmnra: cero un 'allra nuo1·a ~porir rr.orhosa, In. r1ualo è stata rcrrntcmcntc d~s••rilln nrl suo in~io·mc <1.11 Gricsing1•r, so•loloènc rosse


SULLA MALATTIA DI THOliSE:'i

La labe dorsale spasLica è egualmente una malattia congenita , ed ha pure la conlrallura l·mica dei muscoli ; ma questa é permanente e si accompagna con la paresi degli arti , oltre che i rifless i cutanei e tendinei sono aumentati, non mancando quasi mai la trepidazione spinale (1). Nell'ata>=.sia ' locomotl'ice la vertigine e l'inc:esso solamente potr·ebber o farla scambiar e colla malattia di Thomsen. Ma presto il diagnosta si t1·arrà dall'imbarazzo, se egli per poco porrà attenzione all'andatul'a, che in quest'ultima malattia, sebbene atassica al principio ,JeJ cammino, tos to •·iacquis ta la sua consueto r egnlaritù. Altro segno differenziale è doto dalle alte1·azioni di sensibilità, spiccatissime nell'atassia locomotrice. La vertigine, mentre è prodotta nella malattia di Thomsen da mancat.a equilibrazione per muscoli torpidi, ricalcitranti a lla volontà, nell'atassia spinale è effetto dell'abolito senso muscolare. Tt·a le nevrosi , la catalessia e g!i spasmi ritmici localizzati hanno delle s imiglianze colla infe1·mità in discot·so; ma stata gia osservata dai do ttori Costa c Gioia a Napoli, ncll 'osJ>edale degl'lncurahili, Il 1838. Dopo Grie;;inger scrissero intorno all'argomento llillroth, Wcrnich, Waj!'nrr, Eulomhmg c Cohnhcim , Fricd rich, Duclwnno, Charcot, Vizioli c tanti a ltri. L a p:ualisi progressh·a in vadente LUtti i muscoli del corpo, Lranne lJUOIIi d e l collo, di'Ila testa " qurlli dulia r~spirazionc, e la ip~rtrolla falsa dci muscoli risp~ttivi sono i caratteri piu s piccati c che individualizzano 1:1 malatt.ia. In rru:~nto alla natura di e:;sa, lo opinioni dogli scrittori non sono di accordo. Secondo Fri elli'Cich, il proCI'>so morboso è una miosite cronica con iporplasia inter.• tizialc dol tessuto con::iuntivo: secondo Charcot, è una paralisi mioscler os ica: il Lcydcu inclina a cretlcro che sia una lipoma tosi muscolare. !;anatomia P~l olùgiea couval ida tutte c tre queste vedulc, ma non ha ancora [lrOnunciata l 'ultirn:t paro la. ( fl lA tabo dor;;alc spastir~'l, o meglio paralisi spinale spastica ha acquistata oggiciì una autonomia clinica , srhbeoc sia anrora n<:llo s tato di nollulosa in rJnanto all'anatomia patologica. Si crede cito sia una ~dcrosi dci cordon i JaUra li , in cui sono racchiusi i cosi detti fasci piramidali di Flcc hsi ng, con lesione d c i rami molll'ratori dolio azioni rillcs:;c di Woro:;cllilofT. È s lata particol<trroonto descritta da Erb, Loydcn, Charcot e dnl dott. Pctrone ('). (') PrnRO:\'~; - Un ca~o d~ paralisi spir1ale spaslica gl.U!rito. nica di Bologna,, rase. 2", 1881.

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Rivista cli-


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STUDIO

la cnlale~~ia é rive~tita di rarnllet·i s pecinli pt·opri, come: la flessibilità cerea delle membra, le posizioni automaliche che possonsi dare all' infet·mo, la sospen~ione dell'azione cer ebt·ale, la notevole diminuzione dei movimenti respiratori, al segno di essere difficilmente percettibili, c di I"{Uelli del cuor~. che non sono punto valutabili che con una attenta ascoltazione. Gli spasmi ritmici l0calizzali, specialmente quelli dep;li arti, sono anche di facile distinzione diagnostica, perché si manifestano spontaneamente, ad acéessi, e possono essere dominali dalla volontà. Traggo qui at·gomcnto di parlare della diagnosi medicolegale, la quale è di somma impot·tanza pel medico militare. Ma anzitutto conviene r·ispondcre alla tlimanda: la malattia di Thomsen è tale per sè stessa che pos~a considera rsi motivo di esenzione dal servizio militare 1 La risposta non può essere che affe rmativa , perché il disot•dine muscolare evidentemente impedisce al militare sia i movimenti spediti del corpo, s ia il maneggio delle at•mi che I"{Ualunque altro esercizio: insomma, lo inabilita a l mestiere speciale, cui è destinalo. Per l'uomo di mare poi, ollt•e questa ragione tecnica militare, concorre anche quella del pericolo di vita. E certamente noi non si s a , se e quanta parte abbia avuto questo fallo nelle non poche cadute di marinai da riva. Quindi quali articoli dei nuovi elenchi sono applicabili in casi simili per le pr oposte di riforma 1 Vi è l'articolo ·a dell' Elenco B, nonehè l'articolo 13 dell'Elenco C; e meglio sarebbe applicabile il seconclo paragt·afo deii'BI't. 87 (E!enco B) e dell'artkolo 82 (Elenco C) ( 1). (l) Gli artìcoli tost.Q accennati sono:

t• Lo contratture muscolari c le rotmzioni od ader~nzc muscolari tcndinee od aponeurotiche accert.'lte in uno ospedale militare o non SliSCettibili di mo·dillcazìonl ulili, allorquando disturbano note\'olmcnto la funziono d6lle parti evo hanno sede, o arrecano ragguardevole deformità (art.. 14 dell'Elenco B ed .art.. 13 clrli'Eienco C). :!"...... Tutte lo malatt ie, deformi la od imperfezioni non SJ>ecìfic.'lte in questo Elenco, lo quali però rendono pat.entomenw inabile al scr\'izio nlilitaro, daranno luogo alla riforma, dopo che saranno sL'Ito accertate in uno ospedale miliL'Iro (:!" paragrafo rl ell'art 87, Elenco B, o dell'art.. 8~. Elenco C). Il primo articolo fa menziono dello contratture muscolari, cho nel senso ri-


SUL LA MALATTIA DI THOllSEN

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Ritornando alla diag nosi medico-legale, questa non deve avere per base che i caratleri obbietlivi della malattia. l sintomi subiellivi e funzionali, in medicina legale, non possono avere che nessun valore o assai poco ; mentre converrà ricorrere sempr e ai segni fisici , i quali sieno tali da escludere perentoriamente ogni supposizione di artificio o , <.li provocata in fermi là. Non escludendo affatto i criterii generali di verifica zione, quelli obbietLivi, che devo11o guidare il medico nella diagnosi Jegale dell'infermità in discor so, pos::;ono ridursi ai seg uf;nli: 1' L'apparente ipertrofia muscolare, la quale non è in arm onia coll'ener gia dinamica degli s tessi muscoli; anzi quesful.t ima , molte volte, si trova notevolmente a bbassata. 2.• Alla palpazione i muscoli si trovano induriti , rigidi, e mostrano un rilievo esagerato nel momento della contrazione. :r Applicando uno stimolo sui muscoli (percussione col m artello, elettricità faradica), questi si contra ggono, e la loro eonlrazione dura alcuni istanti oltre che lo stimolo abbia cessalo di operare. Possonsi scegliere, per tali e!:<perimenti il bicipite e il retto addominale, e n tram bi saggiati dal Westphal e dal Moeli. -Quest'ullimo, avendo sottoposto all'influenza dell'elettricità

.stretto sono quelle permartetlli, prodotte da cogìoni indovate noi sistema nervoso contralo o locali nei muscoli; ma attenendosi al largo senso della parola c conh·atture mtlscolari ,. v'entrerebbero puro i crampi tonici muscolari della malattia del Thomscn. Egli sembra, infatti, che il legislatore abbia voluto abbracciare tutto le contratture sotto , la gcMrica denominazione • t01tlratlw·e -nwtcolari • non accompagnata da alcuna altra specillcazione. E che sia cosi, bastorà confrontare il suddetto articolo con qucUi correlativi dei vecchi Elenchi. Eccoli: c J,a retrazione permmtenle e ben voriOcat~ di uno o più tondi ni o muscoli, • con grave lesione di funzioni nel mombro corrispondente lart. 81, Elenco B). c Ln1·etrazione permancrtl~ ben verillcata cd insanabile di uno o più tendini, o c muscoli, con tale gravo o permanente lesiono dì funziono da produrre incom• patibilità eolla continuazione di un qualche utile senizio (art. 78, Elenco C) • · fn questi articoli non cape la malattia di Thomscn 1 Facciamo plauso a quei saggi legislatori mc!liCi, che hanno elaborati i nuovi Elenchi, informati a cri rerii i più corrotti della scicma, ed inspirati a sentìmonti i più retti di giustizia.


STUOLO ,

faraù ica il r ello nchlominnle di un ~uo infermo, vi pro\"OCÒ· una serie di conlJ•nzioni che ùu1·arono fino a 30 secondi, dopo rim osso lo stimolo. •}O L' eccilabililà farado- galvanica é sotto della normale (Vigonroux e Pelcrs). o• Il tracciato grafi co del fenom eno musc,olare, ril evabile col ùinamog J•afo,. é co:;ì car alle1·istico che esso solo basta a qualific<H'e la m alallia . G• L e sorprese, gl'int oppi (che pos!'onsi p1·ovocare ai'latamcnte) , du1·ante il cammino , valgono molle volle a produrre la ri gidiLil istantanea general e ùi tutti i muscoli da gettare per t t>J'l'8 l'individuo. i• L"andnLu ra dell'infermo al prin ci piare Jel cammino é alas:>ica e co;:: i Cur allei·islica che non lascia p1·csa all'imitazione.

v. L'anatomia pnlologica di questa l esione è ancora di là da venire. Poche osse1·vazioni sono slalo falle, le quali tu l te con ri sullameuto negativo. Il Ponlìck fu 1wimo che esami nò un pezzetLino muscolare l o! lo ùnl bicipite di un lìgliuolo di Thomsen ; ma re stò so rpt•eso rli troYore al micJ•oscopio perf('llttmC'nle normali l e lì bre muscolnri. L 'e!':arne mici·oscopico è stato J'ipetuto da L. P etrone, nonchè da JAcusia l e G1·avit1.; mA sia l'u no che ~tl i altri non polcltero che confùJ'lllSJ'C la p1•ima os~ervazione falla Ja P onlì ck. Però è giusta la c ensura che il Seppilli ctl il W e:=;:l phal rivolgonn ni suddelli, di fl\' CJ' cioè li'O!'CUI'ato In studio delle l crmin aziord ncr·vose muscolari (placche molJ·ici termi nAl i di R nug~'t), il quale slnclio fo1·se 8''rebbe potuto dilucirlflr e alm eno la sede del lo u1ala Ltia (1). (f) Il tuholino n•·n u<o. ucll'rutr~re n.. Jia llhra mu~•·olarP. pc·r<l r la s ua111adi

St'l•''an, la r111illc ~i t'llll liuu:l CCII ~:t rtolt rnma , o tcn uina ln uHa C>l•<tnSifl!IC ~olio rnrn13 eli

tna«a ;.rr.uoulos~ nuc l~~ rl' cu i si i• tl:llo nl,mr •li pl~cc.1 n1r>trìcc l•' rminalr eli lloll f!CI. hll'crr, a (lttrrrc di al tri islologi, i ci lindrtt~si dci n-


SULLA MA l. ATTIA DI THOliSE:'i

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VI. L'etiologia è tullora avvolta in una pr·ofonùa oscurità. Le ·Osset•vaz:ioni eli n ielle, r•accolle fin qui, fan no ò ~sum e r•t-, c Ile ' 'l e condizioni principali , da cui la m alnLlia pMe lrap-~a orig ine, sono: l'ered ità , l o stato .-:ongenito e l'età. In due casi. uno d i B enedikt e l'altro di Pe ler~ . fìp-ur·n , come causa, una violenta emozione (~ pnvento), in seguito alla quale si sviluppò l a malattia. Ma queste due osservazioni, oltr e aù avere il difetto numer·ico, onde non possono enll'ai'C come el emento nt>lla statistica ctiologica, sono rzianùio pog-giate ~~~ notizie anamnestiche, alle quali non si può a~;.: iu s ta re piena fede. Quindi crPdo che le Pmo7.ioni morali dPhhano consider arsi, in tali casi, romo 0ccn~ion i nllo svi luppo dclla malnltin , e. non gia '!Uali cause ell'i ci rnti. L'influenza dell'eredità è br·i llanle· mente dimostrata nella fami glrn T l1om~e11, irr cui l'afr,JZione ::;i può segu ir·e nel gi r·•) di pAr cccl lie gHnet'tl7.ioni in linea ascend ente e ll iscendent c. I nollJ'e nrlln s les~ A fam iglia !=:i osserYa 'l' incr ociamento dello ri g idi là muscolnl'e con l e p:-:i co ~ i. si da dn far pensare ati uno sLr·etto l egam e fra lor o. Adunque il d oll. Th om~en racconta che la bisaYa mor·i, in seguito al primo parto, per m ania puerp erale. E lla ebbe due sor elle, che pure dellero segni di pazzia, dn cui fu parimenli alfllllo il pt•oprio figlio. Quest'ultimo, il no nno del do tt. Thom sen, ebbe r1uallro fi g li uoli, i quali, non Sfllo posseòeller o intell ig rn7.a a~sai meschina, ma pt'C!"nn lorono ch i più e chi meno i tl i ~t.u rbi muscolnri atavici. Tra essi vi fu la madre di Thom sen, la quale

Jamon ri nervosi si di vidono in l:mti rnm ntti, o si spn rpn~liano nr lla so~ tanza muscol:uo, ovo tcrmiuauo lih•• r:unr nlo. Ma akuni cspr rimanti ll,;i, Jug il' i, eseg uili tlal IJGrnst(·in. conr,•rmcn·lohcrt) il rauo d1c tra lo l~rminazioni norn•sc <'d il museolo vi ~ia , un or~an•• int crmc<liario (plnrrn mutrirc 1li ll rnll!NJ. · l nrat ti , Dernstein ha calco lato (•ho il tempo di ceeita110no d~ Ilo tl• rmiunzio ni n ervoso muscolari è lli 1/3 12 di s~condo, vale a dire più del tcmpu ncrcsiario 11lla JlTOJlagnziono doll'cccit:uncut n lungo il cor!lono nt'TI'OSO rJ.

(") nevue des scienccs mèrlicales e11 f 'nmce et ci l'rlrau!Je''• JJa r G. IlA n:ll, -tJCLobro 1883.


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STUDIO

pose al mondo tredici figliuoli, di cui setlesofferenti del cramp() tonico muscolare, e gli allr·i perfellamente sani, una sorella in fuori, Lravagliala di quando in quando da disturbi psicbici. Tr a questi selle è compreso il dott. Thomsen, il quale u s ua volla, avendo genrrato cinque figliuoli, trasmise in quallro di quèsli la malattia. I frate!!: e le sorelle di Thomsen ebbero.. anche figliuoli ammalali nello stesso modo. Infine nella quinta generazione, quella dei figliuoli di Thomsen e dei nipoti, si è osser•vato decrescere per intensità e per numero l'affezione. Eg li pare altresì, che vi esista una certa affinità tr a la malallia di Thomsen ed alcune nevrosi, come chiaramente s i palesa nell' infermo osservato da Benedikt, il q uale infermo contava tra i parenti un zio epilettico. La· mal!ltlia, a ltr·e, volle, senzl') dubbio, è congenita, e la si r iseonlt•a nell' infanzia, svilup pandosi senza causa apprezzabile. Il Thomse·n, in qualcuno dei suoi figliuoli, ha potuto nota t•e i disturbi muscolari sin dalla culla. Da a ltri osservatori si apprende, che i loro inftlrmi a vvertirono i primi sintomi. del male nell'età della ragione; ma ciò non esclude che la mala ttia esistesse già antecedentemente, della quale non si accot·sero i parenti, e nemmeno natut•almenle il bambino. Quindi, ove non esista la trasmissione ered itaria dil·ella, s i può invocat·e lo s tato congenito, oppure la trasmissione d i. una diatesi net·vosa, laqualeassuma nei discendenti una forma clinica Lulla speciale pet' leggi che noi non sappiamo an.:ot'a. Rimane ora a trallat·e un altro punto oscuro e forse il più. arduo della questione, cioè quello intorno a lla se,le e alla natura della malallia. In questo campo della palogenesi gl i autori non sono aff9tlo di accot·do : a !eun i credono che s ia affe llo il sistema muscolare, altri il sistema nervoso. Leyden, Striimpell e \Veslphal ammellono che il male abbia sede nei muscoli, ma interpretano differentemente la natut'a ddla lesione. Leyden sostiene che il fenomeno muscolare della maJattia. di Thomsen, paragouabile, com'egli dice, alla rigidità cadaverica, sia dovuto ad una modificazione della chimica composizione dei muscoli; cioè alla maggiore coagulabililà della. muscolina. Questa ipotesi troverebbe conferma nella teor ia


SULLA MALATTIA Dl TliO~SEN

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che moderni (isiologi hanno posto in campo per spi0~:rare il fallo e!"~enziale della contrazione muscolar'e (1). Al quale preposito molte teorie sono state immaginate: la teoria microscopica, la eletll'ica, la termoùinamica, la chimica. Eppure tuttora non si sa positivamente in che consista la contrazione muscolare. Secoudo Hermann, il muscolo conterrebbe una sostanza azotata, l' inogeno, la quale, nel momento della contrazion e, si ~doppier·ebbe in acido carbonico ed acido lattico, che, come pr'orlotli di riduzione, verr'ebbero ricacciali dal muscolo nel sangue, ed in miosina, la quale, divenuta libera, si coagulerebbe; d'onde il fenomeno tìsico della contrazion e. 11 sangue poi riporterebbe al muscolo ossigeno ed una sostanza non azotala e 11011 ancora determinata (gl i cogeno~), che con la miosina ricostruirebber·o l' inogeno. Applicando questa teoria, la r·ig i,lità muscola r·e sarebbe dovuta ad un eccesso di miosina, elaboratasi nei muscoli per condizioni non ancora note; in modo che non polendosi tulla trasfor·mare, la miosina che rimane inlalla darebbe t\l muscolo la durezza caratteristica. Posdo, entrando i muscoli in movimento, il lavoro meccanico, consumando l'eccesso della rniosiua, porterebbe gli stessi muscoli nelle condizioni normali fi s ico chimiche. Una spiegazione tanto seducente non poteva meglio immag inarsi, onde lo stesso prof. Vizioli n prima giunta inclinò a crederla la più verosimile. Ma. questa teo1·ia, ollre che non h& alcun fondamento sperimentale, si che lo stesso Hermann mostrò in seguito di ripudiar-lo (2J, non si adatta neppure a. spiegare tulle le moJalità òcl fenomeno muscolare della malattia di Th oms~ n. La coagulazione della miosina, come nella rigid ità cadaverie<<, impartirebbe al muscolo un grado più o meno avanzato di rigidi la, egli è "ero; ma ne impedirebbe la conlrntlililà, in modo che il muscolo, divenuto rigido, non sarebbe pel momento suscettibile di contra!'si. Al conli'at·io, la conl!'altililà è esagerala nella malallia in esame, come dimostrano gli e!:lperimenli di Moeli, di W eslphal, ecc. E poi

(t) IIE,\Das - ll'o>!WlliX élémenls de phi$iulogie. (t) D•:-'rs>s - Loc. cit.


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STIJDIO

le esperienze dinamograflche, falle dal pro f. Vizioli, escludono perenlot·iamenteogni condizione morbosa propria nei muscoli. Slriimpell ammette un'anomalia congenita nel sistema muscolare, ma questa è una espressione vaga, che troppo abbraccia e nulla stringe. Il Weslphal è più determinato nel suo giuclizio, e ctede che si tra Lti di una innata anomalia del tono muscolare, la quale si connette con un insolito volume dei mu~co l i. N ondimeno il giudizi•) di \Veslphal è una petizione di print!ipio, perchP- r esterebbe sempl'e a spiegarsi qual fosse il meccanismr) che mantiene esa~et·ato il tono muscolare. Come si vede chiaramente, la teoria muscolare é inapplicabile per spiega1·e la natura della rn alallia ; onde è quella che ba avuto uno scarso numero di seguaci. La teot•iu nervosa é più verosimile, ma n ello su11 applicazione le interpretazi on i variano. Erb pone nella midolla spinale la sede della malattia, Seeligmuller e Peters sono di opinione che la é un'affezione er·editaria od acquisita dei cordoni lateeali. Ma ammettere un'affezione spinale, senza alcuna altra allcr azione nella rnotilità, nella S\'JUSi bilità, nei movim enti riflessi, è come ammellel'e una malallia in un organo di cui la costituzione anatomica e le funzioni non sieno aller ate. N é tampoco semhra che sieno i cordoni laterali della midollo spinal e la !'ede della malattia, pet·chè la fi siologia avrebbe dimostrato, esse1·e cruei cordoni l e vie per le quali passano le Jibre motrici della molilitit volontaJ·ia, le tibre sensilive (>-c!ll"ibililà lattile e muscolar e), le fibre vasomotorie, le fiiH'U r espirAtori e a le ribl'e cilio spinali. Ol'a, come è possibi le un solo disor dine transitorio muscolare e riv elabile al principio dP-i movimenti volonlarii, senza alcun allr od isordine delle funzioni proprie che si sarebbet·o riscontl'a~e nei cordoni laterali 1 E su quale base è fondala questa opinione 1 Certamente non sull'anatomia palologica, la quale è ancora da farsi, nepput·c sulla fisiologia per le ragioui tesl è esposte. Pelrone, Viz.ioli e Seppilli pensano che sia impegnato il sisl9ma nervoso, e consider ano l'affezion ~> come una nevrosi. Il primo fa dipendere il disordine muscolare tla un dis tul'bo della conducibilità in un punto qualunque delle vie nervose,


SULLA MALATI'!A DI THO~ISEN

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<la l cervello alla placca terminale di Rouget (1); ma egli non definisce nè la localizzazione propria, né la natura della le-sione, onde cade troppo nel va~o e nell'incomprensibile. Il prof. Vizioli, riandando sugli esperimenti ùinamografici, nei quali ha potuto, dit•ei quasi, sorprendere il fenomeno muscolare nel suo meccanismo, conclude che l' impulso volontario si trasme tte prontamente ai muscoli e ne segue l'immediato movimento, ;,e i muscoli trovansi atteg-giali al mnvimento intenzionale; ma Sfl la volonta ha da percorrere nuove vie e mettere in movimento aH•·i gruppi muscolari, quelli antagonisti, allora è che incontra ostacolo, e l'esecuzion e del movimento s i rit~rda. Inoltre egli ba osservato che la volontà ·è inefficace a ma ntenePe ad un li vello e€(uale la contrazione la quale invece si fa a piccole scariche, e che alle volle avvengono delle contrazioni spasmodiche prima ancora che succeda il movimento intenzionato. Da lutto ciò é indotto a ritenere che la malattia di Thomsen è una nevros i di stabilita analoga alla catalessia, con la differ enza che la prima é una forma di ~atalessia non a d accessi, ma continua, a corso croniciss•mo. I l Seppilli par agona moltn felicemente i fen omeni muscolari della malattiA di Thomsen a quelli che s i ossc~vano nel grande isterismo durante lo stato di veglia o mag nelic.o(2). In amendue (t) Pt:Tno;o;~,; - Un ccuo di 1·i,qidilà muscotau. {rencrtl'ia e Illcdicina lega le, f•asc. 3", t88t.

Rivista SJJet·immlale di

(2) Non c molto tempo che ul magnetismo animato, colla guirla della nsiohr gia o della rasicologia positiva, è entrato nel dominio della SCiPn~a. - Qucslo fenomeno m~ rnviglio<o, ma na lnralu, una volta forza r. pro.;ti~;ill eli sp~~ti•Jrati ciarlalani, oggirll e s tato rirlotto al ~no vero va loro per opera di illustri scicnzitltì, tra i quali Charcot o Ric hct d'altr'Alpi ed i nostri Scppilli, Tamhurini e Maggiorani snno veramcnle hcncmcrili di aver indirato pei primi il positivo jncliri7.7.0 por lo studio del magnetismo, il qualo non c tutto ciurmeria, come tanti egregi scienziati hanno creduto finora. Il magnetismo, altrimenti detto ipnotismo, si manifesta in tro s talì rtiffcrcnti, como Charcot ha r hiaramcnto osserva to nolla Salpétriiore sulln isteriche: stato catalettico - SL'\to letargico e stato sonnambolìco. Si può pro vocarlo con di iTcrcnti mezzi, che non é IIUCSLO il luogo di enumrraro. È s tato <~ncho proposto in metlicina lega le por lo scoprimanto rlelle simulazioni, c l'egregio c;apit;uao medico ca\'. Frandaini ne è stato uno dci primi propugnatori. Lo scriven te, ~ervcndosi del m etodo di Braicl di ~lanchester, pro\·oco il sonno


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STUOlO

le affezioni, egli dice, si produce una contrazione prolungata, uno spas mo tonico dei muscoli, diverso però per intensità e durate, solto l'influenza dell'impulso volo ntario o di stimoli direttamente applicali s ui muscoli e sui nervi . Egli quindi atl1·ibuisce il disturbo della moti li la, che costituisce la malattia. di Thomsen, ad una esage1·azione del tono muscolar·e, in guisa ' dei muscoli diventi un ostacolo nel che la esagerata tonicità momento iniziale dell'impulso volontario motore cd impedisce che questo s i t1·asformi immediatamente in mov im ~ nto e che, avvenuto il movimento, succeda tosto il rilasciamento de i muscoli (1). A parer mio, la malattia di Thomsen avrebbe sua sede nel cervello, eù ecco come poleebbc inlerprctai'Sene la patogenesi. È da poco tempo che in alcuni puuti della sostanza corticale del cer,·etlo si sarebbero scopeeti i centri dei movimenti volontaTii, i quali centri risu1Le1•ebbero evidenti per g l'ingegnos i e sperimenti fis iologici fatti da Hitzig e Ferrier, da Luciani e Tamburrini, e per le osservazioni clinicheed analomo-patologiche di Cha1·cot e Pitres. Adunque, secondo questi scrittori, nella sezione anti1·olandicu della corteccia cereb1·ale vi esiste una zona cos i dt"lla motrice, costituila dalle ciJ•convoluzioni frontal e c parietale ascendenti, dal lobulo paracenll·ale e dfll pied e delle tre circonvoluzioni lravcr:::e. In questa zona trovansi i centri psico-moLori che presirdono ai movimenti svariati del COI'po. Anche l'analog ia di strullut·a is tologica tra questa zona e le corna anteriori del midollo spinale induce a credere che in questa zona tro· ' 'ans i gli elementi ner,·osi cellulari de l molo, mentre nella zona pos let·olandica, o meg'l io. temporo-occipitale, per la stessa analogia di slrutlu1·a colle corna posle1·iori del midollo spin11lr, li'O\'ans i i centr-i psico-sensorii. Starebbe adunque ma&netie.o in una rngazz:l, cho aveva soiTorlo qualche anno prima dell'CSJlOrim~nto la forma clinica uol grande i,;tcrì~mo, e dì cui non ebbe più in s~guilo altri acfcssì. ti ~on no magMii co durò circa mezzo minuto, ma tosto fk omparvoro violente c'Oil\'Uisioni toniche c cloniche con assolu ta inscnsìllilìtà goncrale, le quali d urarono ci rca mez z'ora. In seguit o la ragazza non volle più as;ol(l!r llar~i a nO\'c•lli cspcrim~nlì. ( l ) ::ÌEI'I'II.I.I - La malattia del Tlconwm. - Ga zzelfa deg li ospitali, t883.


SULLA MALATTIA Dl THOMSE~

33·1.

il disturbo in questi centri encefalici di movimento? Ed in che consisterebbe la lesione? Jackson e Ferrier considerano gli elèmenti cellular i della corteccia cerebrale quAli condensalOl'i di forze, capaci di scaricar·si bruscamente alla maniera dei condensatori elettrici. Ogni cellula corticale quindi potrebbe essere assimilata ad una bottiglia di Leyda. Ot•a, si supponga che nelle condizioni normali la scarica della tensione statica dei centri cellulo·corticali del cervello sia istantanea, l'aLlo del movimento sarà pronto, perché la contrazione muscolare è quella semplice, no1·male, unica ed istantanea, che si determina contemporaneamente in tutte le fibre muscolari. Ma se, facenù·o una ipotesi, le molec•>le di tali cenll·i fosset·o polarizzate in modo che la scarica non succedesse più unica ed istantanea, ma graduala, o che si risolvesse in una serie di scariche, allora si avrebbe una contrazione tetaniforme, un ct·ampo o spasmo o tremore oscil latorio, o una serie di contrazioni non contemporanee in tutte le fibre muscolari. Con la scorta di questo principiar la interpretazione dei fatti morbosi é re!;:a più chiara, più intelligibile. Allora il ritardo dell'esecuzione del movimento o l'ostacolo, che la volonta incontra nel trasformarsi in allo motore, è dovuto alla tensione spasmodica dei muscoli o contrazione Letanoide, pnr la scarica non istantanea, ma oscillatoria o a scosse della tensione dei centri motori. Indi lo stato tetanoide, durando un tempo piu o meno lungo, impedisce al muscolo di rilasciarsi subito di bel nuovo. Insomma, i movimenti attivi sono sostituiti <.la contrnzioni tetaniche, le quali, mentre impediscono ai muscoli in azione di r ilasciarsi subtito, ostacolano parimenti la volontà di muovere i muscoli antagonisti. Onde i primi . movimenti sono lenti, pesanti e disordinali, la lingua è inceppata e rigida nel parlare, gli occhi per alcuni istanti rimangono fissi in una data posizione non ostanle gli sforzi della volonta a muovcrli in alt1·a direzi·one, e cosi di seguito. Illraccia\o miografico del professar Vizioli confermu chiaramente queste vedute. I nf~:~lti, il grafico è una linea non rolla, come dovrebbe essere nella contrazione muscolare noJ•male, ma è una linea ondulata; cioi·l che la contrazione, invece di essere unica, !;:Ì scinde in una


.332

STUD IO

serie di contra1.ioni, come avviene nello stato tetanico dei muscoli. Anche il g1·afìco ùi Ballel e Marie concorre a sostenere la teoria in esame. Ma questi disord ini muscolari honno per carattere speciale di essere transilor·ii; imper·occllé cessano colla ripetizione dci m oviml·nli, e questi in seg-uito si eseguono così regolnr·mcntc come negl'individui san i. Questo fa tto mi fa suppot·re un'aller•azione m olecolal'e nei cenl!'i nervosi cortico-molori, un'alterazione instabile, s'immagini un difetto nella polarizzazione ùelle molecole. Poi questo squitibr·io è rior·dinato dallo stimolo ripetuto della volontà mot1·ice: ma durante il r iposo, si rip ete la stessa difellosa orientazione delle mol ecole. Rester•ebber·o a spiegarsi alcuni altri sintomi, i quali sono anche carallel'istici della malallia di Tho msf'n. Si é parlato innanzi di crampi tonici che. assal gono non solo i muscoli che voglionsi metler·e in azione, ma anclle gruppi muscolari l ontnni. Questo follo ùimostr·a una condizioni anormale dei centri ne!'vo" i molor·i , nei quali la diffusione degli stimoli a ciascun gruppo "peciol e di cellul e non è sempre r•eg'!lala dallo lep-P'e a l'monica di d i ~lribuzione; onde in tali r.ir·coilanZ<\, clte non sono le più fr·equenti, si r•ipele una parvenza ùi fenomeni coreici. Ritomando agli esperimenti del pr·ofessor Vizioli, questi ha osservato che la vol onlà trova pt·onlamentc obbedienti i mu!'lcoli, se sono atteggiali secondo il movimento intenzionale, che vnolsi eseguire. Si è pePché l'attr:rgiomenlo dei muscoli, fallo pPecedentemenle, implica una modificazione rt ello condizione slalica dAi centri corticom otoPi , i quali perciò trasmcllono l'impulso della volontà immediatamente dopo l'iuluizione motrice e senza alcun disordme. Si è ammesso eia tulli che il tono muscolare è esagerato, d'ontle la dur ezza e l'ipci'lrofia clei muscoli. È risaputo altPesi che la lonicita muscolat•e è sostenuta dal sistema nervoso, e propriAmente dal midollo spinale, secondo le esperi e nzn d i \\'allor. Quindi inosOI'è)O un 1nolJlema: l'eMge1·azione del tono muscolare, nella malattia ùi Thomsen, è assoluta in quanto si abbia iperattività del midollo, o r elativa per in-


SULLA

~I AJ,ATT!A

DI TnOl!SEN

333

sufficienza di arresto dei centri nervosi cerebrali ? Non pare che vi sia iperattività del midollo. perché essa implicherebbe un disturbo cet'to nelle altre funzioni spinali, le quali invece · si mantengono integr e, ed inoltre per ragioni dette innanzi che fanno esclud t>re la malattia aver sede nel midol lo spinale. Resta il secondo fallo, cioè il cervello che non esercita intieramenle la sua influenza moderall'ice sui centri n e1•vo~i ~;econda rii (protuberanza, midolla nllungala o midollo spinale), i qunli per· mazo dei nervi, cui dànno origine, mantengono altresì la lonicità di tutti i muscoli vo· lonlal'ii (lesta, ll'onco e membra). Infalli, tutte le tìbr·e che partono dalla corteccia cereb•·ale !Si arrestano s enza eccezione nella sostanza grigia della protuberanza, del midollo allungalo e della midolla spinale ( 1) . Per mezzo di queste fibre il cervello eser·ciLe •·ebbe anche la ' sua azione mocleratl·ice su quei centt•i. Ma se, per la condizione anomala dei cenlt•i cot•lico-molori, questa influenza fo sse diminuilA, ne verrPbbe in conseguenza l' esallamPnlo clelia funzione dei

centri 8econdarii midollo·bulbo·proluberanziali. Da questa cagione adun11ue deriver ebber o la ipe reccitabilila muscolar e a;:li stimoli meccanici ed eletlt·ici, le conLr·azioni prevolontarie e la rigidità islnntanea di lutti i muscoli del corpo, la quale I"JUaiche volta avviene per un urto, un movimento incompo~lo, uno stimolo non proporzionato alla gt•andezza dell'effctto·. Il fallo anche c he la malattia in discorso si è alternata colla psicosi (famiglia Tlaomsen) e coll'epilessia (caso di Benerlikl) pat·lerebbe a fav o·re dell'origine cerebr ale. E di fJuesla opinione fu precisnmenle lo stesso T homsen, il quale ammise cosi, che la malattiA risiede là d'onde procetle la volontà .

v u. La cm·a é negativa. Tutto l'arsenale lerapeulico è stato impiegalo, ma senza al cun risullamento po~ i livo. L'itlt•alo di clot·alio, che il pt·of. Vizioli ha trovato di eccellente ef(l) FIIAI>CII CL PITIIES -

COIIl' lllsiOHS i!pilo•pti(IJI"IIIe$ ll 1ili'Ì!JÌIIC COI'iiWio•. -

A l·cfli~es de pltysiotooie tJormale et ]Jathotqyique$,

N. 6, 1883.


33.i-

STUOlO SULLA MAI.ATTIA DI THOMSEN

fello nella cura del!e contratture di origine nervosa, è inefficace a com ba llere la rig idezza muscolare. L'elelll'icilà, sia negli am~alali di Vizioli, sia in quello di Striimpell che in .altri, non ha giovato a nulla. Uno degli ammalali di Weslphal, avendo una volla preso un bagno russo, si ~enti come rinato e completamente libero dell'affezione; ma tosto riap·parve il male, nè mai piu risentì l'influenza del bagno russo. Il prof. Vizioli propone il curaro, cui egli crede debba criuscire benefico, se non a guarir e la malattia, almeno ad attenuare le sue manifestazioni. Seppilli crede che la ginnastica razionale e melodica possa essere un buon mezzo di cura, specialmente nei p1•imordii -dell'affezione. La nullità delle r :sullanze lerapeuliche, in verità, parla a favore di una anomalia indomabile dl?i centri nervosi; onde, come tale, e non conoscendosi neppure positivamente la sua natura, non saprei di quale farmaco essa anomalia potesse giovarsi. A parer mio, la ginnastica metodica, come propone il Seppilli, e l'idroterapia sembt·ano i rimedii più .convenienti contro il male. Veneziu, 30 novembre 1883. PAOLO RIZZI

medico di i' classe nella R. Marina.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Sulla neMte arlritloa. - Prof. VtRCHOW. - (Al/g . Wien. medi.:. Z eitung .) 2 gennaio ·t88i. Il professore Vit·chow fece alla Società me(lica ùi Berlino la seguente importante comunicazione sulla ne(rite artritica. Nella letteratura medica s i trova spesso affermata la relazione fra la gotta, la renella e la pietra; ma egli dice che nella sua lunga esperienza non vi ha mai trovato alcun punto di l rassomiglianza. La natura della gotta è H n che oggi cosi poco conosciuta come ai tempi passati, e le allerozioni che provoca sono semplicemente di natura locale. I s egni caratte ristici sono il gonfiamen to delle articolazioni provocate dai tofl, i depositi gottosi dentro e intorno le articolazioni, \!he cons istono principalmente di sali Ul'ici e fot·mano una massa untuoso, marnosa. Questa massa marnosa si lt•ova depositala sulla cassula sinoviale o sulle cartilagini articolari e cagiona la nola erosione di queste. Ricorda l'antica denominazione di " A thrilis pauperum • che per la sua natura è mollo simile alla odierna artt·ite deformante. Inoltre si trovano spesso nei cannliculi orinosi dei r eni dei sollili aghi splendenti, bianchi o biancastri che spesso sono già riconoscibili microscopicAmente e consistono in ogni caso di sali urici. Nell'istituto patologico di Berlino è avvenuto spesso di trovare questi aghi ne i reni dei cadaveri, nei quali in vita non fu riconoscibile alcuna traccia di gotta. Fot·se questi potr ebber o designarsi come casi òi gotta larvata; ma tutte le volle che furono riscontrati questi aghi, furono con la maggior accuratezza investigate le allt·e parli del corpo rispetto a gli altri sintomi della gotta, e non mai, ruori di questi a g hi, furono potute trovare altre alterazioni anatomiche che potessero far concludere per la gotta.


336

111\'ISTA

F inalmen te l'illus ll'e espositor e porta ad c~e mpi o la pt·opria malattia da cui or fa più d' un ant1 0, fu gravemente tr·avag lia to. F u pt'e!"o allo impr·ovi»O da irt•ilabililà veseicale, ebbe frequenti e ùoiOt'O"i premili n ell'ori nare, da cui era emessa solo poca Ol'i llfl mis ta a mar·c ia, !"pesso ebbe febbre e br ividi di freddo. l suo i medici fecero diag nosi ora di catarro vescicale, ora di ueft·ite, e non osttmle tutte le cure, la malattia non face va trc::rua. Quando fina lmente ~li comun icarono che nella s ua orina trova vasi l'albumina ins ieme con dei cot·puscoli di pus, so llopose r1ues ta orina a ll'esame microscopico e vi scoprì CO li s ua mer·avi :,ril ia i Ct'l t'a lter is tici ag hi bia nch i del rene dei gottos i, sebbene egli non avesse per lo avanti in tutta la s ua vita mai soffe r to di gotta . Opportune dosi d i carbonato di soda pt·ese per lungo tempo lo liber ar ono sollecita me nte dei s uoi dolori, la s ua orina diventò chint•a, e da quel tempo non ebbrl più a ltro.

Embolta e paralt• llD •egulto ad lrrlgazlone della pleura. - Escm:Ricn. - 1Cenlralblatt . .fur med. Wis. , N. ::!). t:n uomo di 37 ann i nel qua le s i et·a pra lica la l'incisione della plcura per cura r lo da un empiema del Ialo !"inis lro, e che tra llalo in sPguilo con g ior naliPri la va cr i 11 n lisellici del cavo plèut·ale andava rapidam ente mig liot•nndo, cominciò a sotn·it·e v eementi cefalalg ie fron tali e in seguito n queste venn e colpilo fin a lmente da apoplessia con esito mo t't~ l e . • All'autopsia s i sono trova li ascessi multi pli oli' e mis fero sin is tt·o del cer vello. Questo caso e molli nllri cungeneci, già r egis trAti nella leUcra tura, dip endo no ovidenlemenl•3 da embolie multiple le qua li a lla loro volla son prodolle da emboli che si dis tacca no solto le scosse della pleura pro,·ocate da lla irr igazione. P er quelli allri c osi Ile i crua li il r epet·to oecr o · scopico no n mostra va la pre senza di emboli come causa paten te drlrnvve11 ula morte dopo l'irriga zione plcut·ale, s i era soliti a ltt·i buit·c la morte s tessa ad 81 H~ !Jlia cc t·cbr nle, allo s hock o ad oltt'C•. Ben più di fficilmente si possono comprend ~> re quei pas,;eg-~r r·i fen omeni c he s i osser vano talora in r a pporto alle ir·:-i;:nzion i pleura li. Questi disturbi posson o


l!EDlCA

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essere classificati in tre gruppi: i• D eli11uii, convulsioni geneJ·ali o parziali (epilessia pleuritica). 2• Convulsioni con successiva paralisi, la qual e colpisce di prefer enza le esll·emilà che soffrirono l e convulsio11i. Per i casi appartenenti a questi due gruppi si può ammetl11re con molla probabilila un' embolia delle arterie cerebrali. 3" L a · p al'ali~i , che sopravviene gradatamente, di una o di ambedue l e estremità al lato medesimo dell'empiema, con ripeli:lione od aggravamento dei fenomeni ad ogni il't'igazione (emipleg ia pleu1·iticf1). La causa di (]uesta complicazione descri tta pet· la pt•ima volla da Lepine ci è ancor a scon oBciuta. Probabilm ente è una paralisi spinale; for se nnche, come pensa lo s tesso L epine, una ne· vrosi che si fa rifl essa per· la via dei nervi inteecoslali.

Un oa•o eU malattia eU Thom•en. - ScHONFELD. tralblatl.fur med. Wissensch, n. 40, 1883).

Cen-

Un soldato di venti anni , i mmun e da pr edispo:,izioni mor-

bose ereditarie e che fin o all'età di quattor-dici anni era rimasto sempre sano; andò soggetto fin da quell'epoca (for se in seg uito a spavento per m or sica tura di un cane) ad un'abnoJ•me ri gid<.>zza della sua muscolatura la quale ri gidezza si manifestava specialmente quando l'individuo doveva fare dei movimenti dopo un lun go rip oso. Egli incespicava facilmente in piccoli ostacoli e abbisognava di g t·andi sforzi per fare i p1•imi movimenti. La muscolatuea del malato et·a r obu:>la senza esser e ipet'll'Ofì ca. Turbamenti del si stema nerv oso non esisl evono affatto, vi er·81 il fenomeno l'iflesso del ginoccbio. Mancava ogni contrazione dorsale del piede ed ogni anomalia n ella eccitabil ità eletleica e meccanica dei muscoli. A questa ri gidità compartecipavano i muscoli del bulbo oculare e della lingua (quindi la favella er a inceppata). l n questo caso, che presenta una cer ta an alogia col m ot·bo che Thomsen descri sse pel' il pr·imo, è inter essante il fa tto della mancanza di ogni m omento ereditari o e e la sin golarità ciel suo m omento eziologico, se per tale devesi ritenere lo spavento più sopra menziona to.


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IUVJSTA CHIRURGICA 8perlmentlsull& blv&gillazlonelntestln&le. - Pro f. ~ OTHNAGEL. \Allg. W iener Medi'3. Zeitung, N. 48, 27 novembre 1883). Il resultato delle esperienze del Notlmagel sul modo di prodursi la invaginazione intestinale è il seguentP.: Se si ap-

plica una corrente faradica di mediocre !ntensità sull'intestino, posto a nudo e tenu~ in una soluzione calda di sale marino, di un animale narcotizzalo con l'etere, si ottiene sempr e una costrizione locale t.lello intestino. Se si usa una corrente di maggiore inten~ità, succt>de una contrazione tetani ca dell'intestino che si estende in alto, verso lo storPaco, cosicché lo intestino sembra per un certo tratto come una corda dura. Nel luogo di confine con lo intestino normale apparisce una ripiegatura della parete intestinale lunga circa 1,12 centimetro, e che frequentemente sparisce prima che la costrizione dell'intestino si sia risoluta. Questo piccolo invaginamento non cresce anche quando passa dal di sopt·a una forte onda pe· ristaltica. Affatlo divers o era ciò che accadeva nella parte dell'intestino posta al di solto del luogo della s timolazione; qui, con una forte corrente faradica si formava una invaginazione affatto tipica; cosicché finalmente trovavasi inlroflesso un pezzo di intestino lungo 10 centimetri. Questa invaginazione si formava a spese della parte inferiore dell'intestino, quindi era una invaginazione discendente. In una seconda serie di sperimenti ru paralizzato un tratto di in 1estino, comprimendone fortemente una parte con una pinzetta. Se allora si faceva passare una corr ente della più forte intensilèl, nessuna contraziorne si manifestava in questa parte, l'onda peristaltica si fermava Il; non si produceva mai

l


RIVISTA CH11\URG1CA

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una invaginazione. Se invece si irt•ilava immed iatamente -sotto il luogo paralizzato, ne resultava una magnifica inva· .ginazione, ma però sempre a spese della parte posta al di sotto. L'autore discorre dei diversi modi, onde fu spiegata la invaginazione, accennando alla forma spasmodica paralitica e agonale, e moslt'a come dai s uoi sperimenti sia sicuramente s tabilita la esisl.enza spasmodica e come s i tratli sempre di invaginazione discendente.

Un O&IO 41 re1esione eU 1Ul vuo l&ngUlgno ferito. Dottor BAUM. - (Deuts. Med. Wochens., N. 3 188~). Un ragazzo di 13 anni nel tagliare il legno di un zoccolo portò accidenlalmenle il tagliente del coltello contro la coscia sinistra. Fu falla sul momento la compressione digitale per frenare la grave emorragia finchè venuto il medico, ques ti .applicò il tubo di Esmarch. 1n tal modo il paziente non soffri gran perdita di sangue tlnchè si provvide alla cura definitiva, che si praticò un'ora più lardi all'ospedale, dove l'in fer mo ' 'enne trasportato. Precisamente nel mezzo Jella coscia, alla sua faccia inter na e col più rigoroso metodo antisettico venne dilatata la feri ta con un taglio trasversale della lunghezza di tre centimetri. Subi~o apparve allo scoperto la vena femorale dalla cui pa· rete anteriore protrudeva un coagulo sanguigno di forma conica. Si praticò la Jegalur·a sopra e solto della vena e quindi si risecò il pezzo intermedio per la lunghezza di due <:enlimetri, la quale parte presentava una ferila lonRiludinale e corrispondente alle due sup~rtìcie anteriore e postel"iore del vaso. Sciolto il tubo d'Esmarch s i trovò ferila pure l'arteria femorale, per lo che ·s i procedette con questa come colla vena, cioè si legò sopra e solto e si esporlò il tratto i ntermedio alle due legature. Dopo sciolLo nuovamente il t ubo continuò una emorragia arteriosa abbnslanza forte la quale er·a data da un grosso ramo muscolare che venne parimenti allacciato e reciso. Allora si otllenne una completa emostasia. Sutura, medicazione an t;settica, posizione orizzon·


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!HVISTA

tale dell'orlo, guarigio11e senza g rav i accidenti nel per·iodo d i tre se ttimane . Qu l.'~ lo caso vien riportato come una nuova pro va ùella pt•efcl'(~nza che si ùeve dare alla allacciaLura in loco e quindi alla resezione del vaso ferilo anziché alla allacciatura di Hunte r•.

Ferit& del ventre prodotta da due prolettlll di mltragllatrloe. - ZwiCKE. - (Centralblatt. med. Wis. N. 4). Alla ballAglia di W orth, n ella guer·t·a feanco-gel'maniC'o, un fu ciliere restò colpilo da una palla la quale era penetrata nella pnrle s uperior·c sini ~lra déllo scroto ed éra poi usc.:ita poster•iormen te nel mezzo della pi ('~O della natica sinislr·a. Quan tunque non si manifestasse alcuna complicazione per pRt·te dei visceri pelvici e la g uat·ig-ione della fe1·ita pl·ocedessc r egolai·menle, pure il ferilo s i lamentava di dolori vivi e ui un senso di spasmo al basso vcnll·e; e qualche volta e1·a preso da vomiti e da allri disturbi, che insorgevano spè· cialmente solto l'influenza di fatiche corporee. N ell'anno 1876, s i mostrò una lumefuzion e dura al Ialo destro del ve ntre , tumerazione che andò ab~a ssand osi g radatamente verso la regione ir~ r.;uinnl e. Nel gennaio 1877, in seguito od operazione, venne es li'allu in quel punto l!na palla da mitraglinti·ice, che era già adesn alle pa t•ti circonvicine nella ctwilù dd venlt•e. Es lrAlla la polla diminuirono m olto le snlferenze d~l mala to. L'aulot·c è di pareee che s iasi tr·allAlo in que~lo caso di due palle rla mitt·agliali·ice, entrute nello stesso punto, la prima di queste deve esse 1·~ usci ta dall'Aper tu ra td la piega della natica s inis tr a; J'oltl'a invece deve essere t•i rnnsla nel venLI·e fin clH~ dopo 6 anni c rrw zz.o si er a tanto avvicina la alla su perficie tlel cor·po da po ter esser e eslt•alla.

Sul modo di rloonoaoere le alterazioni di lunghessa degli arti lnferlorl, de l D Fioroni. - Annali Un iversali di M edicina e Clt i rui'!Jia, fal'<c. di ft' bbt·aio ·J8R4·. L ' a uto t·e, dopo aver dimostralo la insurficienz.a dei mez.z.i

ft not·a adoperali, si è pei·suaso cl1e un moJo serHplice ed assai


CIIIRURGICA

comodo pel ch it•urf{o come pel malato pel' ri cono!'c<we le alterazioni di lunp-hezza clcfrli arti in feriMi è quello di fai' sedere il malato, e di os!;'.ervare se i ginocchi :=:i corri~pondono. l n tal muniet·a sono eliminate le cause d' errm·e ch1:1 dipenJono dalla inclinflzione del bacino e l")uelle altt·e che si possono a vet·e p et• la scella ùei pu n li della spino il inca e Jel malleolo, punti cosi l0nluni l 'uno dall'allr•o, eco~ ì mancanti di precisione. Ecco com e procede i n questo esame: m es:=:o il rnalaln a seder e sin sull 1~ !:ponùa del l~ tto, ~ ia sovra unR sedia, fa colJocat·e !'iO llo ai piedi uno :=:gabello, o urt sostrgno qualunque onde le gambe r estino fl c,s!'e a• l angolo r elto sulle coscie, e que;;;Le •·cs lino ad angolo r fll l o fl esse sul lt·onco. I ginocchi devono star·e fra di loro a\'\'icinati in modo cltc il lor o punto di contatto si tro vi SO\'l'a un pia no che divida il cOI'pO in due m etti laterAli, o in allt·e pRrole non deve e:=:sPJ'e u na coscia .in nbtluzi•'lne e rallt•a addotta. Se per la mAin ll ia fO!':" C impo:=::=:ibi le lo a v vici 11a t'C i gin occhi si do v ni obbl igM e In coscia della pnrte so na o me tlcr·si nella pnsi tut•n dello cosrin della .p al'le malola. Le gnm!Je Jevono slal' giù ùit·ill..,, e rr-o di l oro por·a llele. 1\tes:.:o il mnltllo in 'lues ln posi zione si esa mino se i ginocclti si COtTispond01JO o pure se l'uno i> avanli c l'altro indi etr o, se l'uno è più bnsso e l'altt·o più nlto. Se si trova che i due ginocchi si cort·i:=:pondono perfettam ente c segno che la lun ghezza dri due orli è Cf!Uulr . Se si .trova che l'un 7i nocc hio ò indintro e l' ollr·o oYortli ~ cer to che vi è tllt tl differenza nella lunghezza dc·llc due cosric. Se Ei l t'r>va che un p-i11occhio é piu basso dell'nllt·o ciò ,·orrà dit·e cliP. una gflmba è più corta tl ell' o! tra. Se i11fìne un ginocchio :=:a r·ii piu indie tt·o e più basso dell'ollr·o si potrà esser•e ~i cut•i che la n l o l·e due gambe che le due cosri e avt·anno ..unu di fl'er enlc Jun glw7.za. E gl i è crrto che con questo m odo si prendet·n11no d(• Ile miH II'e nd occhio, però i ri:=:ullali !'OI'flllllO abbAslon<:a fPùeli in qunnto clte sono evitale I")Uelle cau se d'error e che si hnnno co:.di altri m etodi. Oltre a ciò dobbiamo l r nel' con lo Jella co.m oJila di qu esto mnd 0 di pt·enderP- le misure, sì cho as:=:ni v olle ncn si ha bisot-rno nemmeno di s,·cslir e il malato pee fare qu0.slo esam e. ~


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· RIVISTA CHTRURGICA

Chi però vole!;se avere dei dali rigorosi potrebbe servirsi> di uno strumento che l'autor·e ha idealo e che qui si .iescri verà. Tale strumento é formato di tre stecche sottili, strette, leggiere appunto come s0no quelle dei metri snodati che usano i falegnami, lunghe centim. 35, e delle quali una deve esseregraduala in cenlimeh·i. Esse !>ono articolalo insieme per l'un dei capi, come si ar·ticolano le stecche d'un ventaglio. L'articolazione pel'Ò deve essere munita di una vite di pressione onde fissare le tre stecche nella posizione che noi desider iamo. Quando si vuoi adoperare questo strumento si aprono a lettera V le due stecche non graduale, e si aprono tanto quanto occorre perché l'estremità libera dell'una poggi sovra una delle spine anlt!riori superiori dell'ileo, e l'estremità libera dell'altra poggi sull'altra spina corrispondente. La terza: stecca, quella graduata, deve formare colle altre due la coda di un Y di1·ella quindi secondo una linea che sia la continuazione di quella che divide in due parti eguali l'angolo fol'mato dalle allre due. Una volla che le tre stecche sieno in tal modo disposte si fissano colla vile di pressione, e si prende una quarta stecca libera, nel mezzo d~::lla quale trovasi un occhiello fol'mato col mezzo di una lastra, e si infila questo occhiello nella stecca g!'aùuala. Questa quarta sleeca potrà essere mandata avanti e jndielro sulla stecca gl'aùuata mantenendosi però ad essa perpendic•)lare, poichc se questa è di1·etta dall'avanti all'indietro, quella è diretta tra versalmente. Nei ragazzi la terza stecca invece di dispol'la secondo è la coda di un Y, la si disporrà nel senso conll·ar·io come nella figura 'V perché stante la lunghezza delle due prime stecche la terza si troverebbe ollre i ginocchi. Dopo di aver fatta la descrizione di questo strumento cl'ede inutile di dire come lo si debba maneggiare, poiché dopo. aver disposte le Lt·e pl'ime stecche nel modo anzidetto non. res ta che ad in!ìlare la quarta stecca e farla avanzare tanto che giunga fin contro i ginocchi. Se questi si trovano allo stesso livello anteriore la qnerla stecca li toccherà ambidue,. se l'uno é avanti, e l'altro indietro si potrà vedere quanta si& la rlifferenza di lunghezza fra un femore e l'altro, dalla distanza, che vi sarà fr·a il ginocchio corto e la stecca trasversale.


RIV ISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

34.3

Con questo modo di mis urare g li arti inferiori si ha: 1. • Ch~ il difetto stara nella gamba o nel piede se un ginocchio s arà più basso dell'altro. 2. • Che il difetto !>tara nella coscia se un ginocchio si trova più indietro dell'altro. 3: Che il difetto slat•à nella coscia o nella gamba se un ginocchio è più basso e più indietro dell'altro. 4." Che se in un claudicante per vizialui'a scheletrica i ginocchi si corrispondono perfettamente bisog nerà cercare più in allo la cagione dello zoppicamcnto, che con lutto probabilità la si trover à in una deviazione della spina. Più volte l'autore ebbe ad appr ezzat·e i vantaggi di questo modo di misurare gli arti infei'iori, e riferisce r1ualche s toria in alcuna ùell~ quali si può r iconoscere quanto s ia facile l'errot·e di diagnosi , e quanto imporli per is lituit·e una cui'a efficace l'avere una esatta iJ ea s ulla natura del male.

RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA llanoansa del ba•tonolnl e del oonl nella retina d!elle ftere. - Prof. STRICKER. - (Allf!erneine W iener Medi~. Zeitung).

11 pi'of. Stricker fece alla Società Medica la seguente comunicazione s opra unfi scoperta fatta nel suo is tituto ùal docente dottor Borysikiewicz: Nel i8U il ùolt Brucke s tabili una teoria secondo la quale ai bastoncini e ai coni della r etina é a ttribuita una azione semplicemente catottrica. Più tardi al contt·orio fa univer s almente accettata la ingegnosa ipotesi messa avanti da Enrico Muller e dal Kolliker nel i 852 la quale riguarda i bastoncini e i coni come le lerminazioni pc,riferiche delle fire del ne rvo


3U

RIVISTA DI AXATOlHA E FIS)OLOGIA

' ottico e gli elem en ti eccitabili dai ra ~gi luminosi Il Gruenhagen nel suo manuale pr·ende una via di m ezzo; per·chè egli dubita oppenu che i bastoncini e i con;,olll'e lalOI'O imporl.anza come apparato calotll'ico, per cui ra ccolgono isolati i 1·a g~i luminosi e impedi;>cono l'azione dei raggi si dir·etli che riflessi sui bastoncelli vicini , abbia11o pul'e l'ufficio di servire com e • Ol'gnr d di lrasform azi o11e delle oscillazioni dell'ele•·e in ona eccitazion •-· nervosa. Quindi è chiot·o che la teoria tlella visione per quasi quaranta auni fu ~p i ega ta con la esi.::l enza dAi ba stonci ni e dci coni e lor·o costituzione anatomica. Ora il dolL B or ysikiewicz ha nel corso dei suoi stuùi isLologici esaminato con molla cura ambedue l e t•eline ù'una ti gt·e posta nel giardino zoologico di Schijnbrunn, averrtlo eseguilo colmicrolomo Llel Thoma circA 2000 tngli e ho accertalo che in ambedue gli occhi mancava completamente lo slr·ato dei bastoncini e dei coni, e in lor·o luog-o fu trovato un particolare strato del la stessa g t·ossezza. Il guardiano del serr·uglio assicur ava che l'animale aveva una vista normal e. Questa sc~'pet·la inolusse il ùotl. Bo1·ysikiewi cz n l'accog-lirre su questo sogg-etto altro materiale d'osservazi one. Di corto egli poté a\"ere ambedue gli occl ti di un leopAt·olo mo1·to per pleut•ite tt·aumalica, il ~ruale pu1·c aveva avuto la vista per·fettamenle nfmnale. Anche in questo animai<' mancavano completamente i bastoncin i , e i coni e in IOJ'O luogo trovavasi uno strato granuloso come tH~ IIa r etina della tigl'e.

Cambiamenti del •angue negli uomini e negli animali privati di milza. - G. L ESAS GLARUS- (v. Langenber:k Arch. N. 28 e Deutch. mediz., Zeitung n• 30). D ai ri sultati di un cet·to numero d'estirpazioni ùi mil.za, la mnggirw pa1·te r.segu ilc sui coni~li e dalle osservazio!Di fin qui conMcinte di l'emozione della milza nell' uomo, l'autore crede giuo.:lifìcale l e seguenti conclu<;:ioni: la mancanza Jella milza cag-ionA disturbi passep:p-ieri nella cos lituzione del sangue che nel p1·imo tempo consistono in un numento dei 00rpul;coli bianchi e in una Jiminuzion~ dei r ossi, e durano questi di-


RIVISTA DI CKUIICA E FARMACOtOGIA

34.5

slut•bi finché altri organi abbiano cominciato a supplire alle funzioni della milza. Gli organi che possono supplir e alle funzioni della m ilza, sono le glnndole tiroiùee e le g landole linfatidle. Le g landole linfatiche sole non bastano a fare le veci della milza, quanùo in sieme con questa sono portale via le glandole tit•oidi . La milza serve nell'organismo animale a cambiare i corpuscoli bianchi in rossi.

RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA

Cartoline esploratorie per la soopert& dell' albumina e dello zuoohero nelle urine. - (Annali di chimica, e Giornale di fa r macia e eli chimica, gennaio 188,i ). Un metodo facile e pronto per t•iconscer e al letto stesso dell'ammalato se l'urina contiene qualcuno dei due elementi anormali più importanti, l'albumina e lo zuccaro, è un de· sidet·ato, la cui soluzione fu tentata per molte guise , ma finora senza un risultato s icuro. Da qualche tempo 8i fil uso a Londra di listini di carla appositamente preparata, la quAle permette sen7.a u~o nè di special i apptwecchi, ne di riscaldamento, di riconoscer e la presenza sia dello zucchet·o che dell'albumina. Sono lis ter ei le della lunghezza di circa 2 cen limelt-i e della larghezza di 0,5 centimetri; le une portano sct·itto l'intestazione acicto citrico, le oltre sono inlinle con un altro speciale r eattivo delle sostanze albuminoidi, e po1·tano l'intestazione carla pet• l'Aibuminn. Il dottore Geissler r ende conto nella Pharmac. Central~ ha/le dell'esame da lui fatto di queste carlcline. Quelle aventi In intestazione acido citrico non con tenevano allt·o che acido


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RIVISTA

citrico. Le altre destinate alla ricerca dell'albumina erano al tatto alquanto umide, di un colore bianco-sporco, e giallognolo a gli orli. All'analisi chimica risultò che esse contenevano del ioduro mercurico-polassico. Un tale r eattivo per l'albumina non è nuovo, perocchè nell'opera di NeubauerVogel • Analisi dell'urina • s i legge a pagina 124,8• edizione: • Tanret consiglia di far uso di una soluzione di ioduro-mercurico-polassico per la ricerca dell'albumina ; e lo sLesso suggeriscono anche Bouchardat e Cadier. Si disciolgano grammi 3,32 di ioduro pola!Ssico, ~ g rammi 1,35 di cloruro mer curico nel rapporto di 4 molecole di KJ e di 1 molecola di H gCI') in 20 centim. cubici di acido acetico, e si diluisca la soluzione a 60 cent. cubici. Un tale r eatli vo è assai sensibile

verso l'albumina, e può essere adoperato anehe in eccesso senza alcun danno della reazione. Ma il ioduro mercurice potassico precipita, oltre l'albumina, anche altri principii contenuti nell'urina, come l'acido urico, gli alcaloidi e la mucina. Il precipitato di acido urico si distingue per la sua solubilitil a caldo da questo prodotto dall'albumina, e pe1·ciò si può im· pedire la formazione ùel precipitato di acido urico diluendo l'urina che ne contenesse, prima di aggiungervi il r eallivo. I l precipitato prodotto da alcaloidi si distin~ue per la sua solubili là nelralcool a caldo; e il precipitato prodotto dalla mucina s i distingue da quello dell'albumina p el suo aspetto; perocchè, il primo ha la forma di nube quasi trasparente, mentre il secondo avviene sotto forma di densi fiocchi. »

Il foaforo organloo nella. Orina. - SOTNISCHEWSKY e ZuELZER. ( The Lancet, 5 gennaio, 188i-). L'acido fosfo-glicerico è stato trovato nella orina, nella leucocitemia e in alcuni casi di chilul'ia, ed ora ci sono ragioni per c1·edere che in quantità piccolissime sia un costituente normale della orina . Il Sotnischwsky ha mostrato elle se si valula nel modo ordinario l'acido fos forico nella orina, dopo che l'orina è s tata bollita per qualche tempo con l'acido nitrico concentrato, la quantità dell'acido fosfor ico indicata è maggiore di quella cl1e resulto dalla stessa orina quando


DI CHIMICA E PARMACOLOGIA

347

non è stata trattata cosi; onde si inferisce che il farla bollire con l'acido nitrico è causa che si ossidi il fosforo in combinazione con le sostanze organiche nella orina. Lo · Zuelzer conferma questo concetto del Sotnischkswy, ed inoltre ha fallo una serie di osservazioni sugli animali sani sotto '·arie condizioni di dieta, ecc., ed an•!he in varie malattie nell'uomo. Egli ha trovato che la quanlilà di ci6 che per convenienza app13lliafuo fosforo organico è estremamente piccola nelle persone sane e.on la dieta ordinaria, ma che aumenta considerevolmente mangiando sostanza cerebrale e materie gt·asse. Gli stati morbosi in cui fu riscontrato il maggiore aumento furon o un caso di demenza e parecchi casi in cui era stato somministrato del cloroformio. Pure in un caso di diabete la quantità k'ovata fu considerevole. Queste osservazioni sono importanti come quelle che possono spiegare alcuni punti oscuri circa le metamor fosi dei tessuti nelle malattie nervose. Finora i risultati otLenuti dalla valutazione dei fosfati nelle orine in queste malattie sono stati negativi. Ma se, come è probabile, i fosfati esistenti nella orina rappresentano solo il metabolismo normale dei tessuti del corpo in generale e l'acido fosfo-glicerico quello dei costituenti fosforati del sistema nervoso, nessuna meraviglia allora che le nostre fatiche in passato sieno riuscite inutili, poiché non si era riconosciuta la po~sibililà di trovare il fosfor o nella or ina in questa forma . Nelle future investigazioni sarà necessario valutarie ambedue separatamente, e quindi stab:Jire il loro rapporto. Quando questo s arà s tato fatto in una quantità di casi, non vi ha dubbio che riusciremo a distinguere fra l'aumento dell'acido fosforico dovuto al metabolìsmo generale dei tessuti e quello cagionato dai disturbi di nutrizione nel sistema nervoso, e cosi a .spiegare il misterioso ufficio che ha il fosforo nell'organismo.

Un nuovo reagente per 1ooprtre l'alb1UD1na nella orina. - H A L SAM. - (Chem. New's e Allg. W ien. mediz.Zeitung, N. 41, 18!:!:3).

Mentre il doLt. Halsam stava occupandosi di alcune analisi, gli accadde di versar e una soluzione di clor uro di ferro


348

RIVISTA

in una soluzione allungala di albumina in cui et·a stata aggiunta da poco una piccola quantità di clot·uro di :;odio. Un ~enso e opaco precipitato bianco ne fu la conseguenza. Que:;to precipitato dopo a\'Crl o lavato e secca to conteneva ancora del r~ rro, da cui I'Halsam concluse consistere di fet·ro e di albumina. Su quPsto e$perimento fece poi alll'i sperimenti -specialmente con la Ol'ina albuminosa, e venne nella conclusione che CJUesto è un SA~fgio piu sen~ibi l e e più sicuro dell'antico con l'acido nitrico: Dopo m olti sperimenti ha s t~­ bilito il seguente m etodo nell'uso del reagente: si versa una parte dell'or·ina che si sospetta contenere albumina in un tubo da saggio, si aggiunge qualche goccia di una soluzione di cloruro di sodio, e si m escola ben bene; quindi si versa la soluzione nel clo!'uro di ferro con attenzione in m odo cht> formi uno strato. Se osservasi la fot•mazione di un anello biancastPo, è segno che vi è albumina . Se nE'Ila ori11a esi:; tono fosfati bisog11a pt·ima di usat·e il r eRgente aggiunget•e tanto acido acetico da rend'<'re l'or·ina acitla.

Sulle materie organiche delle acque. -

VASSAL. - (Jol,r-

nal de Pharmacie cl'Anoers). L'autore premette che la pt·est'nza per sé delle sostanze organiche nelle acque potabili non posso in senso AssolutO esset·e la causa di danni alla salute, se non per chè fot'ml\no un mezzo fav or evol e allo sviluppo degli org-anismi infet·iori, che csei·ci lano un ufficio import.ante nella produzione e nella propagazione delle malattie infetlive: epperò la scopel'ta delle sostanze or ganiche per mezzo della chimica non ba s tA a far dichiarat'e un'acqua non potabile perchè le acque non di,·engono pePicolose che quondo sono contaminale da germi morbigeni o altera le da mic1·obi che il micl'oscopio solo ci può scopt•it·e. - L'esa me microscopico del deposito delle acque è di ,·entnto attualmente il compagno incl ispensabile dell'analisi chimica. - Tutte le acque contengono ot·ga:-.ismi microscopici <.li $pecie diiTererHi; la prese11za di al cl4ni di essi rende J'acrJua non potabile. Gli ot•ganismi che si poi"sono riscontrare nelle ac• 1ue :;i possono classi lìcare così. 1• I ba Lteri che


DI CHI MICA E FARMACOLOGIA

349

sono agenti d'infezione e che l'endono l'acqua torbida, opaca, e ICilligi nosa. 2• Le monadi che in piccola quantità si possono lroval'e nel l'acqua potabile, le quali non producono l'infezione, ma vivono a spese delle materie in decomposizione. 3• Le alghe veJ•di, le quali si sviluppano in ogni acqua esposta all'aria, e le quali non possono v1vere in un'acqua cor'I'Olla; la lor·o assenza é spesso il segno della putrefazione. 4• Gli infusori che sono il segno inconleslabile della corruzione. Di tutti que!';li organismi i batteri e gli infusori sono quelli che producono l'ml:-alubrilà dell'acqua. L'acido osmico uccide i microorgnnismi senza deformarli, uccisi cadono al fondo, e così pos!';onsi l'accogliere e sotlbporre all'osservazione micr·oscopica. La p:·oporzione deli 'aciùo osmico é di 1 a cento parli d'acqua.

SolublHtà. del aall dl morfina. pharm., ecc., febbraio, i8R3).

DoTT. -

(Journal de

La solubilita dei sali di morfina fu oggello di sludi re· centi; nuovamente viene 01"8 pr·esa in esame dal sig. Doll, che viene alle conclusioni seguenti: una pal'le di acetato si discioglie in 2 e t,':! pal'li di acqua id. ùi tarll'ato id. 9 e a;4 id. id. di solfato id. 23 id. id. di clorid!'alo id. 24id. id. di meconalo id. 3iid. alla temperatura di 600 FahreneiL pari a 15•,'> C.


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RIViSTA DI TECNICA E SERVlllOM~DILO MILITARE = '-=1.'\c::==>c:>'- - -

Coul4erasloDi m.e41ohe salla guerra Buuo-Taroa del 1877-78. - ( The Laneet N. 7, 1883). Il maggiore Knorr dello stato maftgiore tedesco ha delineati in un suo recente opuscolo i tralli principali di questa campagna dal punto di vista dei provvedimenti presi dal Governo Russo per il manl~nim en lo delle truppe e per la cura dei malati e feriti. Per quest'ultimo r·iguardo egli stigmatizza la dappocaggine e grettezza burocratica del Governo Husso, e in appoggio delle sue accuse riporta fatti non privi d'importanza. Sopra una forztt combinata di 933000 uomini la Russia na perde ttP. 811f>O p er malatlìa e 3M55 per· ferite. Nella guerra franco-germanica l'esercito tedesco r erdette per lesioni ester ne 28628 uomini mentre soltanto 12H5 soccombetter·o a malattie varie. Questo risullato (tenuto conto del fatto che il totale delle forze Russe ammonlava a111 3254 uomini e che le due guerre ebbero presso a poco la stessa durala) verrebbe a dimostrare che n ella guerra i'0-7t molte vite furono salvate che s i sarebbero invece per·dule col s istema adoperato dalla R ussia nella guer ra contr·o la Tur chia. Falla astrazione delle morta l:là, l'alta cifra dei malati somministr-a all'autore un'altra pr·ova delle misere condizioni sanitarie dell'esercito russo. In media ogni soldato dell'esercito russo sarebbe entrato all'ospedale due volte durante la guerra. L'autore conchiude che se a compensare in porte tanti guai non si foss e spiegala la filantropia della popolazione e lo zelo della Croce ' .Rossa i ri s ult~tti sar ebbero diventati veramente disastrosi.


RIVISTA DI TEC:'iiCA E SRRVlZlO MEDI CO MILITARE

351

Truporto del ferltl. Da due anni nell'eserci to federale svizzero si praticano delle esperienze, sul trasporto dei feriti a dorso d'uomo, cogli speciali apparecchi proposti pet• l'esercito austriaco, principalmente pei trasporti nei paesi di montagna, ove spesso è difficile, anzi impossibile far uso dei muli. Invero in molli paesi di montagna gli abitanti hanno forzatamente ricorso a quel mezzo come l'unico possibile pei trasporti: certamente si richiedono uomini abituati, vigorosi, esercitati. All'esposizione di igiene di Berlino eranvi numerosi modelli di apparecchi per simili trasporti, quelli Lohner, Mundy, Michaelis, Miihlwenzl, Nicolai, ecc. Già le esperienze fatte a Lucerna avrebbero dimostrato a lutti superar e l'apparecchio del Michaelis. Esso pesa 9 kg. e si adatta al portatore con due cinghie, delle quali una passa s ulle spalle e l'alll·a sulla fronte; il ferito é rivolto all'innanzi e si tiene colle braccia al portatore; per un 20 minuti il portatore può perfettamente sopperire alla bisogna impostagli. B.


L'eaerolto g ermanico aul piede di guerra. de l'l!:lranger). -

(Estratto da un compiuto lavor·o della Reoue Militaire

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Ulflciall Medici Im piegali

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dell'esercito perm auente O battaglioni ca cciatori - 2i r ep-gimcnti ù mat'c-ia - 102 reggimenti di riservo - f battag-lioni cacciotot•i di riserva- l(H battaglioni di deposito - o ~ battag-lioni rl guarnig ione - 35 co mpa~ni o cacciatori d depos ito - 264 bAlla g ro r1i della Landsl rm 5844 compagnie) . . .

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Artiglieria a iedi ("i3 battaglioni - 20 colonno d i mu izioni - · 25 sezioni di equipagg io d'ass dio - 3 battaglioni da costa e 2 d'a rtiglia ·i m arinai - N. 1 compagni e di doposilo

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manenle - 4 r eggimenti di r•iservn - 03 squadi'oni di cposrto 601 squadroni - N. 1 squadr·oni di ruat•nigione n costituire) . .

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Pon.tieri (57 compagnie di campag "!Ò -. ~7 equipa~gi do ponl.e - l!) compagme dt rtservs). - (9 sezioni lelegraOche da camN>

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pagna, 6 di riset·va, 8 di lappa). - (Equipaggio d'assedio del ~enio, a costituire). (42 compngnie di fortezza, I!J di de- pos ito, 33 de lla Lands tut•m). . . . . . . . .

Ferrooieri (2 compagnie d i co~ ll·uzione, fl di esercizio, 2 di operai, 3 di deposito). . .

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Treno (147 colonne d' appt'oVif{ionamento, 133 di s ussistenze, 27 cii panatlieri -

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Uomini: Armata di campa~na . . . . . N. 829,010 l t26574G Riserva itl. . . . . • -i 3ti706 Tt·uppe di deposito e g uarnì gione n 51969~ 809817 Landslurm . . . . . . . . . • 290125

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(Q t352 d';as.~oùio ~ (:!)Tu tU l'sorcitati; i disponibUi ~Ucenderebbcro a vece in t o taio, per oru , 11 :!500000, rd n ):Omplcta apJJlicaziono doli n leggo 1880, a :!900000. ~


35~

VARIETÀ

-

L'anno medloo 1883. - (The Lancet, 29 dicembre 1883).

Dividendo questo sommario in varie sezioni, indicheremo brevemente i punti principali della stor ia medica del 1&!3.

Anatomia e Fisiologia. Fra le più importanti opere di anatomia e di fisiologia e fra le edizioni nuove e grandemente ampliate e modifica te di opere antiche che sono state pubblicate durante l'anno sono da annoverarsi: l'Anatomia dell' H yrll che contiene molta materia originale, l'Anatomia dell'uomo (Anatomie des Mensclten) del Gegenbauer, che tratta l'argomento della anatomia umana in u-n senso largo e concettoso, come era da aspettarsi da un gran maestro d' anatomia comparata; l'anatomia delle forme esterne (A. d es A ii.sserer Formen) del Langer adattata per gli artisti; l'anatomia comparata ( Vergleicherde A.) del Whiedersheim, che è completata con la pubblicazione della seconda parte che tratta degli invertebrati; l'anatomia del Gray, la cui decima edizione P. stata pubblicata dai sigg. Holmes e P ick; le prime tre parti della anatomia comparata del Vogt; la terza ed ultima parte del· l'anatomia della rana iA. des Frosches) deii'Ecker; l'anatomia e fisiologia del cuore di Marco See, che tralla specialmente della disposizione e steultura delle valvule, ed é a notare che melle in questione, se non nega del tutto, l'a. zione di valvula di sicurezza della tricuspidale generalmente ammessa nei libri di testo inglesi di fisiologia. Il Fick ha pubblicato la terza edizione del suo comodo compendio di fisiologia; il Foster la quarta edizione della sua fisiologia ; ed una terza della ben nota embriologia del Foster e Bal-


VARIETÀ

four é s tata edtla da Adamo Sedgwick e Guallerio Heape; e r ecentemente è venuta alla luce una se conda edizione della fisiologia del Landois, una delle migliori fra le opere tedesche. Il Sappey ha pubblicato un pregevole saggio s ui vasi linfatici; e il Loeve un magnifico volume in quarto sulla anatomia e sviluppo del s istema nervoso, illustr ata da molle figure; il sig. De Quatrefages ha scritto un trallato col titolo • Hommes fossi/es e saur:~ages • che · contiene molti falli attinenti alla storia della razza umana; argomento a cui è tiedicato un nuovo dizionario, il « Dictionnaire des scùmces anthropologiques "· Il Moquin-Tandon professore di zoologia a Besançon ha completato una traduzione francese dei ben noli • Grund~iige der Zoologie » del Claus che può ·raccomanda rsi a coloro che non sono familia1·i con l'idioma tedesco. 11 grande manuale di fisiologia (Handbuch der Phisiolor;ie) del Hermann è stato completato in uno spazio ragionevole di tempo con la pubblicazione di una parte sulla c himica delle secrezioni da E. Drechsel, e i sei volumi che -ora esistono costituiscono il piò autorevole, esteso e com1plelo resoconto di fisiologia che esista in ogni lingua epossono mettersi a confronto col gran dizionario di fisiologia pubblicato nel 1842-43 dal Wagner. Al principio della ses·sione di inverno fu pubblicata dai si~g. Cassel una serie ·importante e molto ben fatta di manuali per gli studenti di m edicina, i quali comprendono la istologia, la patologia chi•rurgica, l'anatomia chirurgica, la chimica clinica, le dissez ioni, la fisiologia umana, la fisiologia fisica, la terapeutica, la fisiologia comparata, la chirurgia operatoria, scritti da ec·cellenti autori quali il Klein, il Pepper, il Treves, il Ralfe, il Pow er, il Bruce, il Clarke ed altri. Alcune pregevoli me.m orie sono comparse nel Journal o.f Phisiology, fra cui sono le più importanti quelle di W . H. Gaslell sulla innervaz.ione del c uore con speciale riguardo al cuor e ùella tartaruga, in cui è specialmente studiata la influenza del vago; del D. Wesley Milis sulla fi siologia della voce; e dei dott. "Yeo e Cash sul periodo latente della contrazione dei muscoli volontari. Nel Journal oj Anatomy and Phisioloyy, il J). Fraser rende conto dei resultati dei suoi sperimènti sulla


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VARIETÀ

azione delle infusioni sulla digestione peplica, la quaiP, merita molta conside1·azione da parte dei medici pratici. Sono comparsi il secondo e terzo volume tlegli Archines Italiennes de Biologne e contengono impot·tanli articoli del Capparelli, del Pellacan i e tlel Serloli sui muscoli lisci . Il primo di questi osservatori ba mostr·ato che il periodo della eccitazione latente può avet•e la durala di un secondo e mezzo, e che la rigidità cadave1·ica in questa specie di muscolo r aggiunge il suo massimo fra sei e dieci ore dopo la morte, mentre il Pellacani si è principalmente occupa lo della Rzione del curaro e Ji altri veleni su questi muscoli. Il Sertoli ri· ferisce che essi sono soggetti a conleazioni ritmi che spontanee che durano cinque o sei minuti o più. Ei trova che la tempet·atura vi ha groncle impor·Lanz&. Sotto tG• c. non si contraggono punto quando sono stimolati; e a quesla forza di contrazione t'aggiunge il suo massimo a 37° C. Ricorderemo appena alcunll delle numerose memorie che sono comparse n ei due grandi periodici francesi gli Archioes de Pl!ysiologìe del Bt·own ·Sequarù e dei suoi coadjutot•i, il Chat•cot e il Vulpion, e il Journal de l'Anatomie di Ctll'lo Robin e PrJuchet. L o Schmidt, ilHayem, il Robin, il Mayel, e il Vasilio hanno discusso sulla stt·ullura c l e r eazioni dei corpuscoli del sangue; l'ano tomi a. la fi siologia e la patologia del sistema net·voso sono state Jcscl'ittc e illustrate tlol Renie1·, dal Vignol, dal Dostre e Mura t, dal Dejerint>, ùal B ea ut·~ gat·d, dall' Hoggan e dal Testu. M olLe memor·ic, opuscoli, lrllLtali di embriologia vennero alla luce. L'Are/t iv j'iir Anatomie uncl Ph!fsiolouie contiene pc t· esempio. ~li sct·itli dell o Stt·nhl su llo sviluppo dei rettili, del lo Spee e del H eusen sul lo sviluppo dt-1 pot'Ct·llino d' India, del Ft•ot•ip sullo svi l uppo tlt!lla colonna spinale dcll'ucCt:llo, del v. No o r•c.hm suIlo sviluppo clel labei'into nei pesci ossei. Gli Amdit!ani sono slali sLr·aor·di11nriamente Hlti vi, ed.lwnno pubblict\ LO molti pr·egl\vo•i !"O.!:!gi e mern o1·io. A Ne w- Yol'k è compal'so un nuovo giol'llnl e col t.ilolo di Bu lletin oj t !te American 1\tluseum oJ 1\'alural flystory. Gionmui Mason di N cw por·t. ho pubblica to 1111 mollo b.?l YOiume in-folio sulla limt strullura del :;i s le m~;~ ne1·vo::;o cenlt•o le di Cf:'l'li rnllili e batracidi Jdi'Ail11.1J'ico che è dlusll'fllo do non mc·no eli l J:3 ta-


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vole. Il metodo grafico per segnare'i movimenti e _quello della fotografia istantanea sono cosi avanzali che il Marey è stato capace di da1·e una analisi precisa dei movimenti dell'ala deli'uccel lo mentt·e vola. II Nicolaides ha seguito il corso tlei nervi vaso motoei nella midolla spinale. Luigi Oliviel' ha tl·ovalo spe1·imentando con un aeroscopo che in Parigi un mel!·o cubo di aria con tiene in meditt 7000 spor0 di c1·iUogame in dicembre, gennaio e febbr oio, 12,000 in ma~gio, 3;-,,ooo in giugno, 23,000 in agosto, 14,000 in ottobre c 8,000 in novembt·e e che la influ enza della direzione del vento ha una grandissima imporlania. i:: comparso un elabot·ato saggio del Bechamp sui micPozimi, nel quale descrive con molla esattezza i caPatLeri di questi minuti organismi e i lut•o l'apporLi con la dolll'ina della generazione spontanea (contro cui si dichiara), con la i sto~enia, la fi sio logia e la patologia con cui essi sono in intima r eLazione. Ei l'iliene che i g:e1·mi delle malattie qualunciue nome pot•LiJ~O sono unicamente mic1·ozimi o prodotti o1·gauizzati della loro evoluzione; che e:;si pen elr·ano nell'org an ismo o pel canale respiratorio o pel gastr o-enle1·ico, e che dopo un certo tempo possono cessar·e di r.ssere attivi per camhiRmenli nella loro !:ti'Ullm·a o nella loro funzione. Il fallo affer·malo dal Brown -Sequar d del poter·~i pr·odur·re l'anestesia senza pet•dita di coscienza stimolando la mucosa la1'ingea col mezzo del gas acido cal'l>onico, se sat•à conf~rmato da ulle· riot·i spel'imenli, potrà effettuare una rivoluzione nella ap· plicazione degl i anestetici. Il Rosenlhal ha divisato un nuovo miog!'ufo, con cui ba stabilito che lo stadio latente de lla conlr·azione muscola1·e occupa ci1·ca 0.01 di secondo, periodo che si accorda precisamente col tempo dalo in ori~ine dallo H elmhollz. Patologia.

Non so111o molli anni che quei patologi i quali annunziavano la scoperta di microt•ganismi ne! tessuti e liquidi malati erano ascoltati con incredulità se non con impazienza. Ora .tullo questo è cambialo e la ricerca di questi paPassili mi~~·oscopici sla pt•oseguenJosi con più o meno buon successo


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in ogni laboratorio di pa tologia. I lavor i del Pasteur e de~ Lis ler , del Koch o del Klebs s tanno portando i loro f1'Ulti. Il Koch stesso ha annunzialo la scoperta di un bacillo n ellepareti ir.lestinali dei maiali di colera, ed egli non é uomo la: cui opinione in questa ma teria pos~a tenersi in poco conlo. Ma non è ancora riuscito a darne la conft'1'ma con la inoculazione e le sue indagini comincialo in Eg illo , dove fu mandato dal GoveJ•no germanico, saranno conljnualc n ell' India. La scoperta del « germe del colera • e1·a stata molle volte antecedentemente annunziata; il micrococco de! Hallierscoperto nel 1868 et·a forse J meglio conosciuto. La spedi. zione scientifica fran cese organizzata dal Pa!Sleur ritornò dall' Eg itto con r esulla ti meno positivi ma con una decisa; opinione contro lo specifìcila del bacillo del Koch; ed inolli'e la spedizio ne pe1·dé il suo C8po, il Thuil lie1·, che cadde vittima della malattia che e1·a &nclato a s tudia1·e. Ma fra lulli g li argomenti, quello che ha allr·allo la maggiot·e 11ttenzione é s tata la tubercolos i. L' impulso a questo s tudio fu datodall'oramai famosa scoperta del Koch del bacillo tubercolare, della cui esistenza vi son grandissime pr·ove. Questo o rganismo é sta Lo scoperto non solo negli sputi e nel pol monec dei lis ici, ma n elle alterazioni tubercola ri di ogn i specie e nella urina nella lisi r enale. In Inghillcrra gli scrilt.cori più eminenti s u questo argomen to sono i do ttori W a tson Cl1eyne che confermò inlieramenle le l'ice!'che del Koch, H. Gibbes, Heron , S. W est, Wldpham e C. T. Williams . Il doll. Gibbr' s di corto in unione col dott. J. B. Sullon comunicò alla Sociel& patologica di Lond ra uno scritto ~ulla co~i della tubercolosi degli uccelli, nella quale il bacillo fu tr·ovalo in abbondanza . È impossibile ricordare le tante Memorie venulec alla luce nei g iornali continentali e americani s u questo ar·gomento, ma n on devesi tralasciare di riferire il fiero attacco che la scoperta del Koch ebbe dallo Spina di Vien na, attacco che fu con altrettanto vigore respinto dal Koch. Anche in Vienna la opinione ·va guadagnando terreno in favo1·e della scoperta del Koch. Mer ita pure che sia folla menzione della dichiarazione del dotl. Wilson Fox che. di fron te ai falli ottenuti dalla ripe tizione dei suoi b en noti esperimenti;


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sulla inoculazione del tlllberr!olo, ripetizione eseguita a ric hies ta del dott. Fox, del dott. Dawson Williams, ammette la esistenza di un errore nei suoi primi esperimE'nti, dai quali pareva che materiali indifferenti potessero provocare negli animali la tubercolosi . Finalmente, come diretto corollario delle dottrine bac illari, vediamo riviver e la credenza nella contagiosità della tisi ed è in parte confermata dai r es ull.ati di una inchiesta del Comitato d'investigazione della Brithsh Medieal Association. Lo stesso argomento sta ora rigorosamente investigandosi in Germania. Ma la patologia dei batteri i non si ferma qui. Quest'anno ha veduto la scoperla di un bacillo nella morva fatta nel tempo stesso in F ran<'.ia dal Bonchance ed altri, in Germania dallo Schutz e da l Loeffter e ultima'!lente in Russia dal Vasilieff, e le inoculazioni sperimen tali hanno provato il valore di questa scoperla. La scoperta falla dal Neisser nel 18i9 di un microcococco nella blenorragia é stata confermata dallo Slernberg di San Francisco e dal Bockart di Wurzburg, m entre il Fried Jander ha aggiunto altre buo ne prove a sostegno della sua rreceden te scoperta di un micrococco specifico nella pneumonite acuta, che spesso pure é stato cercato da alt•·i. Sono state fatte dal Hansen nuove ricer che sul bacillo della lebbra e in Inghilterra dal Thin; e il Fehleisen ha continuato i suoi sperimenti ri g uardo il micrococco delta er esipela. Il D. Domingo Freire ha annuncialo la scoperta di un micrococco ne lla febbre gialla, e il D. Crooke di un batterio nella scarlattina. Ne qui s i termina la lista che ha raggiunto grandissime pt•oporzioni delle m al&tlie che sono s tate allegate con più o meno solido fonda mento come dov ute allo intet•vento di questi tenui organis mi. Procedeu le da questo argomento è la importante questione della inoc•Jlazione prev.~nliva col m ezzo del virus attenuato che il P asteur ha mostrato poter s i e5tendere all'antrace e al colera dei polli; benchè il Koch, con dolente animo, abbia pubblicato nell'anno un lungo a llo di a ccusa , contro il metodo del Pasleur. Questa questione della inoculazione è stata r ecentemente r avvivata dal professore Roy nelle sue lettere alla univer sità di Londra. Far emo pure menzione della importante ricerca del Falk sulla •


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360 azione delle secrezioni intestinali sui batteri . Dal D. T. Barlow è stato [JlOStrato con argomenti convincenti che la rachitirle acuta é probabilmente una combinazione dello scorbuto con la rachitide. Il D. Heubner' ha fallo delle r·icerche sperimentali sulla diflet•ite, i cui resullati tendono a mostrare che l'affezione della membrana muco:;a in questa malattia dipenJe dalla ischcmia locale. Il professore Virc how ha

parlato d·~ l catarro negando la necessitò del lo ulacre calar· rali e clte il liquido s ia altr·a cosa cl 1e una eccessiva pt·oduzione della secr ezione no!'lnale della membrana mucosa. Sotlo il Litolo di porencefalia il professo r·e Kundt·at ha pubblicato uua Memoria elle tralta di uno stato particolare del cet·vello, a cui hanno pure contribuito i dotl. Savage e Ha le Wilile. Il dott. Hamilton di Aberdeen ha pubblicato un libro originale sulla patologia della bronchite; il Dott. Coats eli Glasgow un manuale di patologia; il dott. Sims \Voodhead di Edimbur~o un la voro sulla patolog-ia pratica.

Progressi della terapeutica. Forse :a materia pt•incipale su cui si sono a ggirati gl i studi terape~lici n stata quella dei rimedi che possono dir si di natur•a antisettica. Si é molto parlato e mollo scritto delle inalazioni antisettiche n elle malalt!e polmontu•i. Certo che esse hanno ricevuto impulso dalla dotlrina parasitaria della natura della lisi. Ma non è solo su questo fondamento che ci avveutu · rer•emmo a consigliarne !_'uso. Nùi casi di brouchieclasiu, uci quali In materia pur·ul P.nta secreta da lungo tempo può essere unita a m!nuti o anche grand i escare, l'applica7.ione del tr•attamento antisettico non solo rende il malato più tollerabile a se stesso ed agli allt•i ma, senza dubbio, in molti casi allevia la tosse, diminuisce la secrezione ed abballe la febbre. E lo stesso accade certamente iu alcuni casi di lis i, nei quali il pr·ocesso cangrenoso per quanto minuto o le secl'ezioni lungo tempo rin chiuse possono essere sor•genLi di uoia e di Jlericolo. Recentemente sono stati intr·odotti per la p1•imn volla o rimessi in voga una gr·sn quantità di rimedi, la maggior parte dei quali so.1o fol'se già morti, con la possibilità di


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tornare un'altra volta ~Ila luce; ma alcuni hanno conservato parte del terreno conquistato, o almeno sono a1~cora soggetto di speciale attenzione. La cairina che ha in •tualche maniera rapporto con le chine ha fallo mollo parlare di sè. Dalle principali cliniche della Germania sono venuti rapporti favorevoli sulla sua azione antiJJiretica. L'impressione lasciata nel nostr·o animo é c-.he difficilmente potrà surrogat·e i vecchi e ben conosciuti antipiretici. Giacchò siamo sull'at·gomento della r·iduzione della pit·essia meuzioneremo la grande discussione sul trattamento della febbre tifoidea con l'acqua fredda alla accademia di Medicina di Parigi du1·ante la pl'ima parte del l'anno. Quali che siano i vanta~gi che si pretendono per questo metodo di cura, noi crediamo di espt•imere il sentimento della maggior parte dei medici dicendo che l'uso generale di esso in tutti i casi ò fet·man1e.nle condannalo. Di più, non bisogna dimenticare che la semplice pi1·essia raramente uccide una persona a fretta da febbre tilbide. Nessun dubbio che il put•o aumento del calore del co1·po é di rettaméntè rlannoso, ma è J.lrobabilissimo che il per·icolo si nasconda più nel veleno della febbre che nella pi1·essia stessa. La convallaria maiolis o convallarina, secondo gli ultimi ra~­ guagli del Beverley RobinRon è inferiore come rimedio del cuore alla digitale. La nitroglicerina ~embra essersi stabilita più soliclomente in favoJ'e pP.r il sollievo dPgli accessi della angina pectot·is; e il dott. .l.VJalLhew ha contt'Ibuito con un importante sct·itto a questo al'gornento. Poco Yanto:zgio sembra aver prodollo la naftalina nella cura delle rnolallie cutanee; iJ catrame è ~emprc il mif!lior rimed io dl?ll'cczcma cronico . .Il dott. Mill er Or·d ed altri hanno molto lodato il jabot•andi per migliorat'e quella mal1.1tlia generalmente prog 1·essiva che è il mixerlema. La iniezione ipodet·mica in quantità da pro d ur1·e una profusa diaforesi (1 /6-1/8 - 1/4 di !Zrano) é stata seguita da notevole mi~lioramento. Meritano lode g li s for•zi dei dottori L auder, Brunton, Ringer, Murrell e Sainsbut·y in Inghilterra, S c hmiedeberg, Germain Seé, Bochefontaine, Labonle e allri sul continente, di stabilire su bas i più sicure l'azione lerapeutica dei med icamenti. Nel Lancet del febbraio sono notate delle importanti ricerche circa l'azione della chinina sul cuore.


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Due Memorie del dott. Giorgio Padley di Swansea sul felice trattamento della anemia per·niciosa con l'ar•senico meritano attenta considerazione siccome quelle che danno a sperare essersi trovato un rimedio contro questa malattia finora intrattabile. Chirurgia.

L'anno non è stato segnalato da progressi veramente notevoli nella scienza e nella pratica chirurgica. Riguardo alla g rande questione del trattamento delle fer·ite, nulla di nuovo vi è da riportare. Le grandi discussioni degli anni passati sull~ teoria setlic11 delle malalli e delle ferite si sono calmale. Ora anche i chirurghi che fur•ono più restii a sehrerarsi solto

la bandiera del Lister ne hanno accettata la teoria e la pratica. Nel continente questa teoria e questa pratica sono universal· mente accettate, !benché da molli sieno usate altre sostanze che . l'acido carbolico, specialmente l'jodofor·me e il sublimalo corros ivo. Lasciando questo soggetto, il più g rande di tutti nel domin io della chirur gia, ricorderemo la esplorazion edigitaledella vescica dell'uomo allra ver•so un'apertura falla nell'u!'elra e la remozio ne di tumor·i vescica! i non maligni attr·aveso quest'a· pertura. Sir H enry Tltompson ha acquistato molla esperienza in queste operazioni, e i resultali da lui pubbiicati sono molti soddisfacenti. Lt~ chirurgia addominale ha monto progredito. È stata praticata la enterotomia con sutura ùe i capi dello intes tino ed è evidentemente una operazione praticabile in cerLi casi. È stata introdotta ed ese;.\"uit,a con buon successo alm eno una volta aa dilatazione digitale del p il oro contratto. ( 1). La gastr·otomia è ora una operazione non infrequente nei nostri spedali ed è prnvato che può r·ender e talol'a dei veri servigi. Nelle operazioni per cancro l'area del tflssulo por· lato via è spess.o ltHga e in molli casi sono asportate le glandule li n fatiche vicine al par·i dell'organo o delle parti (l) V. il N. 9 drl Gio1·nale di medicina militare, dove si legge che su ci nque dilatazioni rli~ilali , IJ~mtlro del piloro e una del cardi:15, il prof. Lorrl."l di IJologna ottenne <Juattro guarigioni.


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primitivamente affette. Le operazioni pel' cancro stanno così divenendo più gravi, ma sembra provato che riescono più facilmente a prolungare la vitA e ad evitare il ritorllo della malattia primitiva. La più importante contribuzione alla chirur•gia del sistema osseo é stata quella della riunione me' fratturata . Una cliante lìli metallici dei fragmenli della r otula delle più recenti aggiunte alle nostre cognizioni chirurgiche · è il fallo affermato dal Kocher dei g ravi effetti costituzionali simili a quelli del mixedema che sono consecutivi alla estir pazione totale della gianduia tiroide. Il prof. Mars hall ha scelto lo s liramento dei nervi per· soggetto di una sua lellnra, ed ha dalo una tale r·ivis ta del modo di operare e del valore di questo processo da aumentare grandemente l'interesse per questa operazione. Non vi ha dubbio che presentemente la chirurgia ha ten- • denza a estendere il suo campo di operazione. Dovunque le operazioni sta nno surroganùo modi meno soùdisfacenl i di trattamento. Nel giudicar·e de l valore e degli effeU: della pratica del Lister bisogna notare non solo la diminuzione della mor·talila dopo le ferile, o la quasi completa scomp ar sa delle malattie cons~cutive alle ferite, ma eziandio il grande allargamento del éampo della chir urgia operativa che le sue ricerche -e i s uoi insegnamenti hanno ,direttamente incoraggiato ed effettuato. O.flalmologia.

Ha fallo mollo piacere in Inghillerra la nomina del prof. Bowmann a baronelto. Lo s tesso pr·ofessore lasciando il seggio presidenziale della società oft8lmologica di Londra che aveva tenuto per tr·e anni, ed a cui è successo l' Hutchinson, hn fa llo dono alla stessa società di mille lir e sterline per contribuire alle spese delle adunanze e alla formazione di una biblioteca. Fra le memorie Ielle alla stessa so · ciet.a, sono le più impot·tanti quelle del D. Gowet•s sui sintomi oculari nelle malattie della midolla spinale, sullo sviluppo della lente .cristallina del Pries lley Smilh, sui movimen ti oculari co11 vertigine prodotti dalla pressione sopra •

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un orecchio malato del D. Hug hlin gs Jackson. Molli importanti casi sono stati riferiti di oftalmia simpatica. Molli scritti sul glaucoma e s ulle afre:tioni simpatiche sono s tati pubblicati da Luùwig Ma uthner , in cui la et iologia e la patologia di que~le affezioni !òono pienamente e abilmente discusse. È stata testè mandata alla luce J al dottor Galezowski e Daguenel la prima par·te di ciò che diventerà JH'obabilmente una gr·ande oper a ~e continuala sullo s tesso piede. Questa parte tratta delle malattie della cong iuntiva, della cornea, della sclerotica e ùell'iriue. OLLo Beck er ha portato la piu g r·aru.le contribuzione all' anatomia dell'occhio nel s uo tra ttato splendidamente illustr·ato su lla lente ~ana e mala ta, mentre il D. Robinski ha dato in un opuscolo una buona relazione ùei metodi ù' investiguz.ione c he possono e:;:ser·e aJollali con .. vanta~tgi o nello stutliaJ•e lo stesso o!·gano. Il Charpentier ha scr illo una buona ·Memoria s ull a r apiJilà delle azioni riflesse elfdtuotc dalla ecci tazione r·elìni ca . Il \Vo ltz.kc ha fatto nlcune impor·tan li osse1•vazioni s ulla tensione del globo. E gl~ ha tr·ovato che )A dilatazione della pupillo è sempt·e seguita da au mento della tensione eia conlt•azione della pupil la è al conlt'ai'iO ~::-guita da diminuzione . P et·ciò l'atropina aumenta e la cset·ina diminuisce la tensione; ma egli ha s tabil ito il fallo notevole che la eserina in ùosi piLI grandi di quello ch t> sono per l' appun to surticienli a produt·re la miosi fa aumentar·e la tensione . La cura della intrallobile a ffezione denominala Ll'acoma o congiuntivile gt·onulosa col mezzo del jequir•ily è s tata mollo loJala dal De W echer e DenPffe, dal Bordet ed altt·i . La sostanza appellala jequerily dai Francesi è una vecchia conoscen7.a solto nuovo nome, l'A bt·us preco torìus, che pt·oduce semi rossi con una macchia nera che appartiene alle le~umin ose ed è na liva di Giava, Mysore, Hinùoslan e Al'ìsam, dove é usata per· alle viar e il culore negli occhi in casi di oftalmia e ad a ltri scopi. Gli effelli dì questa sostanza souo s tati accura .. tamente studiati. Le conclusioni a cui sono a r·t•i vali i divet•si osserv~Lori sono molto differenti. Le infusioni t'occumatu.late dal De-Wec·het' sono: una, in cui tt·entaJue semi ben tl'itu...rali sono tenuti in infus ione pet• un giorno in 500 g r·ammi


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di &.<;qua f1·edJa e quindi in 500 g'l'ammi di 8.C({Ua calda; ed un'all1·a in cui dieci semi sono infu si in 500 grammi di acqua fredda per un giorno. L 'applicazione del liquido freddo è falla alla superficie interna delle palpebro con un pennello tre volle il giorno. Calma la infiammazione e, secondo il De Wecker, gua ri s<'e le g1·anul azioni. Il dott. Bo1·del assicura che nessuno. dei malati sottoposti alla suu azione guarl e crede che non sia in alcun modo superio1·e al solfnto di rame o al nitrato d'a,·gen to. L 'uso della omat1·opina è stato calorosamente raccomanda lo dal Dlirr come un ollimo mezzo per· poter prenderel a r efr a.tione degli occhi dei ra gazzi delle scuole con la minima perdita di lavor o. Ha ti'Ovato che una soluzione del 5 •;. comincia a produl're la miùl'iasi in circa cinl'(ue minuti, che la dilatazione massima della pupilla è compila dopo quindi ci a veJ,ti minuti ; che il grado della maggiore dilatazione dura da tre a quattro ore, e che ogni effetto di questa sostanza è cessalo in cil·ca ventiquatlro Ol'e. La pt•oporzione dei casi di asli~matismo in occhi sani semb1·a dalle osservazioni del Nordensen essere rnaggio1·e eli quella che genei•olmente si crede. In 4:)2 occ:lti da lui esaminati a Pnri gi sol o 9, 2 pct• cento ernno liberi da ogni g1·ado apprezzabile di questo vizio di r efrazione ; 7ì, 2 per cento avevano l e corn ee con la cur•va più piccola nello direzione orizzontale, i , 3 pel' cento nella direzione ver·Licale, e il rimanente in direzioni oblique.

Casi medico-legali. Nello scot·so anno l a mag~? iore O!'!"f!"iunla alle nostre cog nizioni su!Ja natura dei veleni ri guat'llt\ un accurato studio sull e così dette plomaine o alcaloidi cadaverici. Su questo argomento i dottori Guarecshi e A. Mosso hanno pubblicato una m emori a completa negli Archives Italù;nnes de Biologie. Si può avere per certo che questi corpi prenderonno un posto import!:\ n te nel catulogo dei vdeni, special men te pel'ché possono es,er e In bo se per sostene n· da uua par·le l'assunto della morte naturale, do.!l'alti'O l'nllcguzione di un delitto. La lelteratut·a fo ren~e si è arri cchila di una nuova edizione ciel " Sistema » del doll. Taylor riveduto dal dott. Stevenson. Il doll. Mey-


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motl Tidy ci ha dalo una nuova opera tli Medicina Legale in due grossi volumi, e il doll. W ynter Blylh un classico volume s ui veleni. La monog ralìa del doll. Herberl Page s ulle lesioni delle strade ferrale sura Iella con prolìllo, e a VJ'à probabilmente. una grande influenza sulle future liti per rifacimento di danni. ·La pratica della vaccinazione è stata assalita con estrema violenza, come ne fa fede l'se· cusa mossa dinanzi i magis tt·ati al d•>ll. Dunlop. Il processo fu JH'Omosso oslensiiJilmenle a istanza dei pat·enli del morto, ma in realtà dalla Società contro la vaccinazione. Bas ta dire che la ragione prevalse e l'accusa fu_ritirala. ~ Norwich fu condotta dalle aulor·ità centrali una impor·tanle indflgine circa alcuni cas i di morte che erano stati imputali alla vaccinazione. La inchiesta dimos trò chiaramente che erano dovuti a condizioni secondarie e non alla diretta contaminazione dell'organismo per mezzo rlella linfa tratta da vescischetle vaceiniche sane. Il caso del Re v. L R. Timins mostra il pericolo in c ui può incorrere chi voglia immischiarsi in malet·ie di c ui non possiede !a necessaria cog nizione, e non ha al caso l'abilità di stornare un disastro. Q11eslo signore senza dubbio con la migliore intenzione prescrisse per una ragazza ciò ch'ei credeva essere olio di mandorle . dolci ed era invece olio di mandorle amare. Igiene pubblica e cpidemologia.

In Ing hiller1·n s i è rivolta molla attenzione allo s tudio della etiologia della difterite, e va sempre più estendendosi la credenza nella teoria che la infezione di ques ta malattia poss a essere porlala a considerevole distanza per via dell'aria. Nello s tesso tempo devesi francamente confessare che le condizioni che fa" oriscono partico lar·ment~ la diffusione della difterite non sono bene conos ciute. La epidemia più importante fu quella del colera in Egitto che occorse nella estate passa tu e in autunno. Nel presente momento qualunque Lentativo di dare la vera mot•lalilà sarebbe inutile, per•ché il si· slema di r egistrazione che prevals e fu difettosissimo, e il .rapporto del Commissar io inglese non è anche ven ulo alla

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luce. La fierezza della epidemia pu6 pet•6 essere dimostrata dal fallo che alla fine del luglio ultimo i casi di morte che erano stati notificati al chirurgo generale Hunter ammontavano a 12600, e secondo il suo calcolo, furono probabilmente il doppio di questo numero. La malattia cominciala a Damietta, citLa che era slala recenlem•mte il teatro di una fiera orientale e che si trovava in condizioni igieniche veramente r ibulla'nti, si estese rapidamente lungo le linee del commercio umano e specialmente lungo le strade ferrate finchè raggiunse il Cairo. Qui la malattia fece le sue maggiori rovine, e la , infezione quindi si inollr6 più verso il sud finché il numero dei luoghi infetti divenne troppo grande per potere es\ere. indicati nei dispacci ufficiali. Al governo ingle8e fu falla una

gran pressione perché adottasse rigorose censure di quarantena riguardo ai vasceiJi che salpavano dall'India e dall'E~itlo e passavano pel medilerraneo, e la Francia e l'ILalia non lasciaronù occasione di dichiarare che in mancanza di tali regole, il paese doveva essere tenuto r esponsabile dello spargersi della infezione che necessariamente si sarebbe comunicala all'Europa. Ma l'Inghilterra rimase ferma nella sua d ecisione di atlerire ai p1·incipii, della ispezione sanitaria e dell' isolamento dei malati, che avevano ricevuto l'approvazione dell'ultima conferenza di Vi e nna; e in ciò fare fu certamente eonfor tatA dalla manifesta insufficienza delle misure quarantenarie che erano state adottale dagli Egiziani. Le giornate •li cura a pagamento sono pegli spedali mi· li Lari in Francia èosì stabilite: U ftìciali super iori o considerati La li Fr. 4 Uftlciali o considerati La li )) 3,45 9 95 Sotlufficiali . . . . . -, Soldati . . . . . . . , 2,05 Negli ospedali civili e stabilimenti speciali il rimborso é stabilito sul prezzo fissato dalle convenzioni fra il dipartim ento della guerra e le rispeltive amministrazioni. l)

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RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Intorno alla pro8la••l della tuberoolo•l. -Studi di igiene sperimentale pet• i dollori ANGELO CELLJ e GIUS EPPe: G u ArtNmHt. - (Estralto dall'archivio per le scien:;e mediche, Torino, Ermanno Loescher, 1 88 ~). Ora che si sta ag itando la questione della trasmissil>ilita della lisi tubercolare, la quale dopo la scoperta del bacillo tubercolare del K och ha preso un serio e scientifico indirizzo, tanto impot·umti e m ei'i tevoli di considerazione ci sembt·ano questi studi dei dottori Celli e Guarnieri quanto rigor osi e concludenti; onde ne diomo ai nostt·i lellot·i il s~g uente sunto: Gli sperim enti dei due giovani scienziati furono intesi olia ricer ca clei bacilli ù:el Koch nell' aria delle cam er e d' isolam ento dei tubercol osi e nell'aria espit•ata dai tisici, e a indagare se dagli sputi freschi di questi malati potessero · in flUa !che m odo fat·si u scire nell'uria i bacilli, sia sottopon endo a evaporazione, questi sputi, sin facendosi gor goglii.H·e altra· verso una cort•ente d' ario. E finalm en te come spet•imento di risconl1·o quest'aria sollc•poset·o a cultura in ad atto ter r eno per vetl er·e se da germi s fu ~Jgi li o invisibili agli or dinari m c7.zi di eicer cA pu tessero s vi l u rp~u·si tlcgli organismi ch e si svelos!ler o all e n ostre intlagini o fosser o inoculabili agli animali. J. RI CERC HE SU LL' AJ'\JA DE LLE S ALE o' ISO L AMENTO DEl Tt:BEncoLoSJ. - Per raccoglie1'e i micror gnnismi sospesi nell'8t'ia si Yolser o di questo m etodo: Una finrnm ella a gas fu fatUi arrivar e nelln parte cenlrale più bal'sa di un tubo di !alla ri stretto in bns~o ntl imbuLo comu nicante pPr mezzo di un piccolo tubo l'icurvo con un cono aperto lar•gamcnte


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all' esterno, al quale é annesso concentricamente un altro piccolo cono di rame !"lato prima arroventato e rivestito internamente di uno stratarellu di gelt~lina preparata col siem del sangue indurito e slet•ilizzato' secondo il proce!"SO del Koch. La corrente d'aria inna lzandosi nel tubo , l'aria che penetra per l'apertura infct•iore balle sullo strato di gelatina, deposi tandovi i germi e i corpuscoli che contiene. Esperienze falle nell' ospedale di S. Spirito e di S. Giooanni. Nelle camere dei tuber colosi l' ar·ia fu aspiraLa nei delli tubi tulla la notte, e la gelatina del piccolo cono colorita col violetto di genziana e col metodo del Weigert con cui scopr•onsi i bacilli era sottoposta all'esame microscopico; ed una parte era mes;,a nella stufa di incubazione pe1· esaminal'la alcuni giorni più tardi e per inocularla nella camera anteriore dei conigli. Riscontraronsi: a) Micrococcbi di varia grandezza , d'ordinario piccoli, colorati intensamente in rosso-mogano dalla vesuvina, qualche volla anch.e in violetto (metodo del \;v"e i~ert) isolati o riuniti in colonie variabihnenle numerose; b) Bacilli di var·it• lunghezza e larg hezza, più o meno nu· merosi, isolati o r·iuniti in cate:1e intrecciate e aggomitolale fra loro, non sporgenti, per solito rigidi, ma laluni flessuosi e rassomig liabili a quelli del tuber·colo , ùei quali però non pr·eset'O mai la colorazione car·atterislica ll. RJ CI·:RC HES UL L'ARIA ESPIRATA OAl TUUERCOLOSI.-FUrOnO esegui te su 8 malati di bronco· polmonite caseosa, 7 dei quali avevano lll'l!li sputi gr·andissima quantità di bacilli. Questi malati furono falli r·espi!'are per più ore sopra piccoli recipi enti di legno a fondo concavo e ricoperto da un vel!'o di ot•ologio o in piccoli tubi di vetro, gli uni e gli altri bene disinfettali e aven ti nel fondo uno strato eli gelatina del Koch. Ora in nessun caso l'et'amc microscopico fece vedere bacilli lube rcolar·i, ma invece miCI'ococchi di varia grandezza, r·aramen te isolati e .bacilli ùi diversa forma colorati l>empre dalla vesuvina: E neppure furono riscontl'ati i bacìlli tuber·colari n e ll'aria espi~ata in un malato di laringi te tubercolal'e e bronco·alveolite , nel cui catarro o nella cui saliva erano uumerosi i bacilli tubercolari.

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III. RICERCHE SUGLI SPUTI DEl TUBERCOLOSI. - I nostri sperimentatori hanno cercalo di risolve1·e la questione tanto importante per l'igiene se corpi liquidi o semplicemente umidi che contengono germi di microrganismi possano cederli alle correnl! d'aria atmosfer·ica. Eoapora;ione degli sputi tubercolosi. - Sputi tubercolosi mollo fluidi in cui erano numerosi i bacilli tubercolari furono messi in una storto mantenuta in un bagno-ma1·ia alla temperatura di 34' a 40' c•; e il vapore acqueo clte si svol· geva clagli sputi fu raccolto per sei ore di seguit.o nell' ampolla terminale di un tubo introdotto ermeticamente nel cannello della storta e avvollo di ghiaccio. Le poche gocce di liquido evaporate ed accuratamente esaminate non most1·arono che rnicrococclti numerosi e rari bacilli colort~ti gli uni e gli altri dalla vesuvina e punto bacilli tubercolari. Per rac· cogliel'e maggiori quantità di liquido usarono un apparecchio più complicato, nel quale gli sputi posti in un tubo piegato ad angolo ottuso circondato da un bagno-mal'ia alla tempe· ratura di 3o'-40' erano attravel'sali da una corrente d' aria dissecc&la e sterilizzata, ed il liquido di evaporazione era raccolto in un tubo di Liebig ci•·condalo di ghiaccio. In questo liquido non si rinvenne mai alcun bacillo, nè alcun altro microrganismo , ma solo una volta delle granul~zioni piccole colorale in violetto (metodo Weigert). Nel liquido s vaporato furono osservate alcune forme pseudo-bacillari che cioè prendevano lo stesso colorito violetto del bacillo tubercolare, ma ne differivano po1· alcuni caratteri esterni, e specialmente pet• essere non sporigene e per svanire con una soluzione. alcolica di polassa. Erano .cristalli degli acidi palmitico e stearico e forse anclle di tit•osica che possono trovarsi negli sputi specialmente dei tisici. Le inoculazioni e le colture riuscirono a vuoto. Passaggio di correnti a'aria steriliuata sopra sputi tubercolosi. - Fu adoperato lo stesso apparecchio sostituendo al tubo di Liebig una provetta ermeticamente chiusa con il tappo di sughero attraversato da due tubi ricurvi ad angolo retto, uno lungo fino al fondo, l'altro brevissimo. La pro-


BIBLIOGRAFICA

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vetta già sterilizzata era riempita di acqua stillata che con la ebullizione era ridotta a i/3. Furono falli in questo modo tre sperimenti ciascuno dei quali durò parecchie ore ; ma nel liquido del tubo non furono mai riscontrati baciW tubercolari , ma solo dei micrococchi o delle forme pseudo-bacillari. Gorgogliamento di correnti d'aria steriliz.:ata attraverso sputi tubercolari. - Al tubo ricurvo ad angolo ottuso fu

sostituito un altro tubo con una ampolla terminale per 2[3 ripiena di sputi fra i quali l'aria sterilizzata passava gorgogliando sotto forma di bolle e quindi andava a lavarsi nella solita provetta per 2[3 piena d'acqua distillata e bollita. Lo stesso resultato negativo. Ventilazione degli sputi tubercolosi.- Una corrente impetuosa d'aria era lanciata per mezzo d'un mantice a brevi inervalli entro un lungo e largo tubo ricurvo ad angolo ottuso in cui era posto uno strato di sputi, e quindi ne usciva stri ciando sulla superficie interna di un imbuto rivestita di geatina del Koch e lavaw!osi nel siero di sangue sterilizzato di cui erano per 2/3 ripiene due provette congiunte fra loro da un tubo ricurvo. Nè la gelatina nè l'acqua mostrar ono traccia di bacilli tubercolari, come del pari furono senza effetto le loro colture e le loro iniezioni negli animali. In altre esperienze la ventilazione fu combinata col gorgogliamento, e il resultato fu sempre lo stesso. l V. RICERCHE DI CONTROLLO.- Non paghi di queste esperienze, i dottori Celli e Guarnieri vollero cor,·oborarle con nuovi e più concludenti cimenti, sottoponendo a coltura e ad inoculazione negli animali sia le gelatine sia i liquidi che eransi adoperali come collettori dei germi nei precedenti spe · r imenti. Colture. - Servl come terreno di coltura la gelatina ottenul.8, con tutte le possibili cautele, mercé il lento riscaldamento, dal siero del sangue o dal liquido idropico carico di materiali albuminoidi. Ecco i resultati ottenuti : • Le coltut·e dell'nria delle camere d' isolamento dei tisici durate dai 9 ai i2 giorni non hanno mai fallo sorgere alcun bacillo tuberco-


372 !are. Il mellesimo è a dirsi delle collure tli gelatina su cui a"evano r espirato i lisici; fra le quali, di quelle entro cor ti tubi di vetJ•o, su 5 ne hanno putrefatto 4, ed una è stata invasa da ferm entazione butirt'ica. L e colture del pmdotlo eli e,·aporazio ne degli sputi tubercolosi raccolti nel pt'imo appsrl'cchio (seconda espet'ienza) in r ecipienti sterilizzati sono rimaE'l·3 limpidissi me; quanto al prodollo raccollo nel seconc.lo apparecchio, quell o della prima c~pe ri e nza si è subito puLJ•efniLo, sebb~ne siane riuscita innocua una ino culazio ne pP.l'iloneale; quello della seconda avendo a poco a poco leggerm ente intorbidale l e C01l11re, esaminato dopo 1!, giul'lli, conteneva scar si micrococchi e bocilli, ma nessun bacillo lubercolal·e: e neanche le collure falle dopo la terza esper-i enza sonosi conse t·vate limpide, il ch e dimoslt·a clte vi fosse alcun rnict•or·g-anismo della putrefazione non pt'll \'euiente Jagli sputi, come dit·ebbero le allt'e esperienze analoghe e le inoculazioni inlt'apet·itoneali Dai liquidi di lavaggio di aria sterilizzata e passata sopra sputi tubc1·colosi sonosi svolli mict·ot·gn nismi, quelli della vutt·efazione; una sola volta quanùo lu contemporan ea ed innocua inoculazione dentro il periloneo d i una cavia dit•ebbc com e i micr o l'ganismi fosset·o estranei alliquiJo m esso in coltura. Niente si è sviluppato mai dulie collut'c dell'acqua di lavaggio d'aria gc)t'gogliota altt·nvea·so sputi luhet·colosi. Vicevet'f<a molli micr organi;;;mi Ot'dinari si sono scmpt'c tt·oYali n elle collu t·e di l i()uido di lavaggio dello ventilazione di sputi, ma ness:u1 bacillo luiJel'color e ci si è trova lo giammai. • , Inoculaz ioni SJierimentali. - Su 21 ani1nnli fr u conigli e p ot'cc lli d'India furono folle inoculuzio ni IH~Ila rnmrt·A anteri ot·c, n el pet•i loneo e nel connetti vo sollocnlauco c1m le gel atine o coi liquidi dei precedenti ::>perim enli sta ti t) no ll' ltuli prima per qutilchc tempo nclln stura di incumhnzione. Il t·isullalo Ji lutle CJu este inoculazioni in bt•evi parole Cu l')llesto: che no n ne llt't'i\'Arono mai pt•oce;;!';i morbosi lubc: t·colm·i. V. Co:-o ci,U~ I ONI. - 0 \) PO ciò gl i eg1·egi aulo1•i vengono all e S <·~ u cn li conclu:;ioui: 1• • Ciii SJ'uli tubet·colosi ft·esd ti o c<..•nsct·,·ali da più g iorni ma ancot·a Ulllidi, nè evapo t•au Jo né v enendo in qunlun•tue-

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moJo a contulto colle corrren l i aeree a Jiversa velocilil pos~ono trasmellere all'aria i bacilli della tube1·colosi e in generale il oirus tubercola1'e che conto~n~ono . • Per ò, poichè questo vit·us ha tenace t'esistenza di vita, raccomanùano di raccogli et·e gli spu Li e il peodolto delle diarree dei Lisici sempre in appositi recipienti ove ~inno sct•upol osamen t~ disinfellali. 2' ·• Ne'lisici le ordinarie cot•t•cnti di ar·ia espirata non Tiescono a LJ•ascinare con lot·o i bacilli del la tuber CI)losi e in generale il virus lubel'colarJ sparso lungo le vi<J che pet·· cor-rono. • Invece e presumibile cbe Jai colpi di tosso siano lanciate n ell'ar ia par·ticelle degli sputi e ùella sali va che contengono bacilli Jel tubercolo e perciò anche il semplice contatto con !a borca tli nn lisico po~sa esse1·c la eausa diretta della tubercolosi. ~· " Finalmente l'aria lt·unfJuilla dèlle ca met•e ovc abi·tualmenlc dimor ano i lisici sia pure ri11chiusa o senza YenlilazionE>. dura.:to tulla la notte non contiene i bacilli della. tubercolosi e rispettivam ente il virus lubet•colare • . A commen to di questa tei'Za conclusione ricol'dano come nr.lle camere <l'isolamento dci luber::olosi qualclre volta vadano confusi Allri i ufcrmi, i quali anL:hc dopo lunga dimora non ùi ve nLa no lisici, e come agli in rcrmicr i de' nostri ospedali 110 11 t'ipugni di as::;istere i lisici, che anzi è servizio de!Sidel'aLo dai più anziuni; il che non sar ebbe, so a memor ia loro, rlualcht~ loro compagno vi fosse ùiYontalo Lisico, e a questo pl'oposito funno menzioue di una suot·a che nell'ospedale di S. Giovanni A,.;siste l e lisi che cla quasi 30 anni, :;o-· • dentlo sempre fl ot•i,la salute; nè tralAsciano di osservat•e essere provato dagli studi dd K och che il bacillo dellubercolo non può pt·ospemt·e e moltiplicarsi che in mezzo a unu tempct'al ura di 30'-4L•, In quale nella nost!'a lntitudinB si ha rar amen t e fuori degli Ol'ganismi vi venti. Il fin qui detto si riferisce ngli sputi liquidi. Ma è possibil' e come gener almente si crede, che la inlèzi0ne tuber colare si trasmetta per mezzo della poi vere d t> i prodotti tubercolosi T


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RIVISTA

A questo deve rispondere l a esperi enza; e su questo punto i doltori Celli e Guarnier·i promellono di continuare l e loro

ricerche, delle quali non mancheremo di r endere un esa lto conlo, come la importanza del soggetto ri chiede, tostochè ci saranno noli i l or o r esullameuti. E. R.

Del giudizi progno.tlol nelle ferite . -Nota m edico-legale pel D. A. T oRELLA, medico nella R. marin a. V enezia, 1883. Convinto ammiratore del m etodo di médi catura anti~ellica a Ila Lister·, l'autor e r eputa essere il solo metodo pratico , e quindi il !'Olo metodo, pet• cosi dit·e, t·egolamen tar e, che dovrebbe anzi esser e r·eso obbligatorio, nella cura delle lesioni traumatiche. Dovrebbe quindi esser e sempt·e allualo, anzi imposto, tuttavolla es~e lesioni possono impor·tare un oner e allo stato, come accade nelle lesioni rip ortate in e per servizio dagli operai negli at·senali militari, ccc. Inappuntabili come scientifiche convinzioni, le proposte dell'egt·egio collega appariranno a molli amministrativamente troppo t·igide ed esclusivo. Toglier ebber o al medico il diritto a quelle convinzioni scientifiche e sper·imentali che al poslullo ne formano l'intangibile patrimonio pratico, e che appunto fann o ri speLlabili nel campo sci entifico le idee stesse del pt·oponente. Condannerebbr r o il paziente, che c il pl'imo inter essato, a t•inuncinr e al diritto impugnabi le di t•icor l'er e all'oper·a Jel med ico in cui confida, giacché dovrebbe subordinare la sua confidenza al metodo curali vo che esso medico vorrebb e attuar·e. Non é poi giuridicomente susteni bilc la tesi che un giuclizio pr ngnoslico per quantunl']ue ponderato po;:sa infìr·mat·e gli ulteriori diritti del malato in caso che la malattia si protr·agga oltre il limite dal mcdiro designal o... .. Il medi co può errar e; u nft folla di circostanze possono mandorne a vuoto il giudizio più corr etto: chi sor gerà giucl ice competente delle mulale condizioni, dei ri ~ ultati ottenu ti per quanlunl']ue al formul ato giud izio conlt•ari ? Come t•ichiamo ai precetti chirurgici, e massime igienici,


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BI BLIOGRA FlCA

che oggidì hanno corso, ed hanno dir itto alla massima considerazione e confidenza, lo scritto dell' egre~io collega ha merito di vera opportunità. Come dimostrazione d'una tesi graYissima medico-legale, è lecito dubitare possa a vece avere un r isultato pratico ed applicativo dir·etto appre zzovole. Però for se, richiamando l'attenzione superiore sulla questione è possibile abbia concorso all'adozione della provvidissima disposizione teslè stabilita pella regia marina, che cioè gli operai borghesi che lavorano negli ar!'\enali e stabilimenti di essa, saranno d'ora innanzi ammessi e curali negli spedali militari quando infermi per lesioni riportate per causa di servizio. Ecco, a nostro creder e, la sola soluzione pratica possibile della g rave questione dall'egr·egio collega sollevata. D. F. B AROFFIO.

Sulla menlngUe oerebro-•pinale e •ua importanza per l'organo dell'udito. - Dott. KIRCHNER. - (Deut. Med. Wochens., 31 gennaio, 1884). La meningite cel'ebro-spinale come la meningite semplice hanno influenza sull'organo dell'udito, e guar·endo sono causa frequente di sordità. Recentemente è stata posta innanzi l'idea che alcune delle ma lattie acute che decorrono con la forma d'una meningite o d'una meningile cerebro-spinale con esito in completa o quasi completa sorJilà non sempre sieno da considerarsi come affezioni primarie del cervello, ma siano invece una malattia primaria della espansione terminale del nervo acustico nel laberinlo. Il Voltolini ha già da lungo tempo descl'itta una olite laberintica che apparisee a un tr·atlo ·con fenom eni tumultuosi, dolor di lesta e vomito, febbt'e a lta e talora convulsioni, dura alcuni giorni, e termina rapidam ente con la guarigione, lasciando però una completa o grave sorclilà e talor a anche per qualche te mpo una andatura incerta, barcollante. Ambedue le malaltie, la otiLe labet•inlica e la men ingite cerebro-spinale, hanno molti sintomi comuni che si desi-


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Rl VISTA

gnano generalmente col uome ùi fenomeni cerel)l'ali. Secondo il Vollolini i sintomi star ebber o pe1·1'otite laberin tica quando la malattia si manifesta solo ~poJ•ad icamenlc, quando pr·ende solo i fanciulli e termina r apidamente in pochi giorni con la completa sordi tà. Si può aggiungere che nella meniHg ite cerebro-spinale, l'er pete labiale é un si11lomo quasi costunle, mentre ra1·amente accade nella olile laberintica. Invece la oL1 le laoerinlica cotn incia quas i · semp1·e Co)l vomito, che al con l1'8.rio frt~quentemente manca nellù mcning ile cerebt·o-spina le . Il dott. Kirchner dice che nelle Yidnanze ùi \Vitl'Zbut•g e in W i.il'l.bt.ll'g stesso si m ; stt·aro no moll<:l volle piccole epidemie di meningite cer·ebro-s pinalc , dopo il cui cor:;o e•'li molle volte osst·t•vò una llt·ave durezza ùi udito Cll "' ~ anche la compl eta soi'Jita. Se si esaminano csallnment.e molli individui che sono diventali sot·Ji io1 una epi.lemia di meningi te cerebro-srinale si riscon trsno molte g t·adazioni nella qualità e quantità della percezione udi tiva. Troviamo passaggi da un più o meno a lto grado di durezza di udito fino alla assoluta so•·clita per i più alli suoni. Anche la percezione dei s uoni tras messi per le ossa del cr·aBio é molLo diversa, cosicché in un ca so possono esser e chiaramente ud iti i suoni più acuti del coris ta, in uu altro i più g•·avi. Talvolta si osserva questo fenomento curioso c he con l'as soluta ~orJità per i s uoni e le pa 1'0le pronunziate ad alta voce, s ussis te un udilo mollo lino da f'c~r mara vi glia pei rumot·i di raschiamnnto e s lr'identi, come per esem!Jio il rumm·e che !>i fa grattando lu carta con una penna da scr·iver e. La diffico ltà di dis tingu ere una affezionH labct' inlica co n fenomeni meningei da una s econdaria avvenuta in conseguenza di una meningite o di una mening ile cerebr·o-spinale apparisce cb iara se si consillera11o ~l i !:ilrelti t•appcH'li dC:' Ila parte interna dell'vrgano dell'udi to con l'interno del cranio, come la Jiramazione dei vasi nell'orecc hio meJio e interno da uua pa rte, e nel c t·anio e suo contenuto tini!' aiLt·a. No n soltanto i proco!ssi infiammatori, ma anche le sem plit:i iperemi e nell'inlet·no del c•·anio possono essere causa di s LHSi


BIDLIOGR.\FI CA

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ne!lù circolazione sang uig na dell'osso temperate, la quale senza dubbio non sarà senza influenza sull' org ttno uditivo. Quindi vediamo s uccedere negli s tati congestivi del capo incomodi rumori agli ot•ecchi e poi ipere mie della membrana del timpano che possono condurre a lung he e difficilmente guuribili malatlie dHgli orecchi. Nella m eningile cet·ebrospinale l'offesa all' udito deriva dallo estendersi del processo infìumma torio o solo alle pat•Li dell'orecchio medio, tim pano, tu ba e us tacltiana, cellule mas toidee, o alle più importanti parti interne dell'orecchio che contengono l'espansione del nervo acustico, specialmente al co~i dello laberinto. Nella semplice mening ile come nella mcningite cer ebrospinale la complicazione con l'or ga no dell'udito può essere un processo morboso affatto diverso, che per divers a via può condurre allo s tesso risultato della completa sordità. Se l'appa1·ecc hio tet•minale del nervo a custico nel labet•iniO è solo ed estesamente comp1·eso nel processo fl ogistico, in breve tempo, Anche in poche ore, può l'udito essere completamente dis trutto . Dalle rice1·che patologiche s ui m01·ti di meningite e meningite cerebro-spinale ris ulta che qui s i tratta di gravi lesioni e distruzioni di pot·li acus tica mente mollo importanti dell'or gano detruJilo. Si tr·ovano nel vestibolo, nella chiocciola, n ei canali semicircolari san g ue e corpuscoli di pus , eccl1imosi, spessimenti della mucosa del Jaberinto, per cui senza dubbio gl i eleme nti nervosi devono rimanere atrofizzati. Anche nella cavilù del timpnno sono state osservate alterazioni co m~ cumplicazJOui delle malallio cer•ebrali, che ora !>Ono proce~si inOammatori con proliferazione e fis sazione degli ossicini, ora pr·ocessi suppurativi, ora essudazioni emorragiche o sierose. La prognosi rispetto all'urgano dell'ud ito é in questi casi sfa vo1·evol issi ma. Nella olile inlet•na poco è da sperar·e dalla cut·a. Il Voltolinu ha nella s ua monografia s ulla otitc laberiutica raccom~~dato prima il calomelano, la digitale, l'aconito, poi le friZIOni con la pomata di digitale e iodo s ulla tE'sta rasa. Quando il calore alla testa è un poco calmato, raccomanda


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i vescicanti sulla testa. Sono stati pur·e consigliali l'oppio, le applicazioni f1•edde sul capo, la corrente costante. Ma pur troppo gli sforzi del medico nella sordiLa completa in queste malattie cerebrali raramente sono cor onali da felice risultamento. Si tl·aUa per lo più ùi disl!"uzione di parti importanti nel laberinto contro cui ogni oper·a è vanu. Molto più favorevol e é la pro gnosi per la conservazione dell'udito se nelle sovra rammentate malallie cer ebrali più che l'orecchio interno é s tato il m edio compromesso. Spesso in questi casi s i osse1•vano dei processi purulenti che banno di regola il loro fonda mento in una infiammazione della mucosa del timpano con rotlura del la membrana di qUI~sto . Trattati questi casi sul pl'incipio con la semplice pulizia spesso sono seguiti da esito fortunato. Bas ta lava l'C accuramenle l'or ecchio UnF.l o due volle il giorno con circa 1( , li Lro di acqua tiepida per cacciarne il muco e la marcia e subito dopo porre in opera il procedimento del P olilze1', quello cioé di spingere l'aria nelle trombe eus tuchiane per ripulire anche da questo Ialo la caviLa del timpano. Le sostanze antisettiche usate in chil·urgia si possono qui opportunamente combinare con gli a strin genti. Sono da raccomandars i l'acido carbolico, 1 n 2 O/o ; l' Bcido borico, 2 H3 Ofo; !"acetato di allumina O, 5 a0,10 o; 0; il s ubiimalo 0,05 a 0,10 o;o ; il sol l'sto di zinco, e aceta lo di piombo O, IO a 0,20 o,·o. La sostanza meno i1-ritante della mucosa della cavità del timpano e l'acido bor·ico che è specialmente da raccomondar!',i in fina poi vere per insufllazione . Se la infiammazione dura già ùa lungo tempo e sono accaduti profondi guas ti nella cavità del timpano, bisog-na ricorrm·e a un l!'atlamenlo più allivo, alla cauterizzazione coi caustici, con la gal vano-caus tica , alla remozione delle pa r ticelle di oss o cariose o necr·oliche. Il potere udi tivo pero rimane dopo la guarigione in generalo mollo danneggialo. Oll!·e la s uppurazion e un'a ltra forma ùi infia mmazione dell'orecchio medio può succedere come compli:::azione nelle malattie cerebrali e dar e poi occasio ne a g rave offesa dell'udito fino alla completa sordita, scgnalamente una forma di infiammazione che non produce un grande· essud ~:~lo , che


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non conduce alla perforazione della me mbrana del timpano, ma si manifes ta particolarmente con la tumefazione e la s ucculenza della mucosa del timpano, e poi dà luogo alla aderenza della membrana del timpano con le pareti del timpano. Cosi può a poco a poco la catena degli ossicini diventare immobile ed è condannatl:l alla inazione, mentre la membrana del timpano in stato completamente atrofico si accosta alla parete interna del timpano e vi si sa lda. Non è da pensar e alla separazione di queste estese sinechie medianlA un atto operativo, poiché poco tempo dopo queste parti che non possono essere s ufficientemente isolute le une dai!P allre tornano a mutuo conlallo e si saldano, se è possibile, anche più strettamente di prima. Sul principio possono oppor s i felicemente a questa malattia dell'orecchio medit> m ezzi molto semplici. I nnanzi tutlo bisogna cercare di impedire l'intimo contatto fra le superfici mucose iperemiche e intìammate della cassa e della membrana del timpano. P èr questo giova l'uso ft•equente (1 o 2 volLe il giorno) del processo di P olitze r che nei fanciulli s i deve fa re senza il catetere . Sono inoltre da raccomandarsi le pennellature di tintura di iodo nella regione dell'apofis i mas loidea. In questi casi bisogna allresì prendere in particolare considerazione il catarro naso-faringeo che no n man ca mai, perché per la lunga chius ura dell'orifizio faringeo della tubH eustaclliana, la cassa del timpano diven ta uno spazio pieno d'aria rarefalla, in conseguenza della quale la pr essionedell'aria estern a grava mollo svantaggiosamente sulla membr•ana del timpano; questa é premuta sempre da una parte, e da questo peso costante mollo deve esser e danneggiala la nutrizione deiJa sostanza di essa membrana. Rendono buon servigio le s emplici effusioni attraverso lenarici nella ca vita delle fauci di una soluzione all'i o 2 o:o di sa le marino o di bor ace mediante un chiucch iarin o da caffè o con una piccola palla da iniezioni.


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Blbllogra.fle. Nella impossibilità di riprodurre, e benanco di dare dei sunti sufficienti, di diversi importantissimi lavori pubblicati nei numerosi giornali dei quali la Redazione ha il vantaggio del cambio, si crede opportuno e doveroso accennar e almeno tl'imeslralmenle i più salienti ed importanti, onde all'uopo i colleghi possano ricorrere alle indicate fonti onde averne conoscenza.

l. TRIMESTRE 1884. A rchioes de M édèeine el de P!tarmacie militaires. ~ DELORME - Estratto della storia medico-chit•ut·gica della guerra di seces!;:ione. CzERNICKI - F ebbre tifoidea a Tunisi. DE SANTI - Le eYoluzioni della medicazione antisellica. Journat d'H!Jf]Ìèl!e. L e marcie a piedi. Reoue d'H!![J iime. VALLIN e RocnEFORT -

Stufe per disinfezione.

Arch ices mililaires. Coslt·uzione degli ospedali. Pulizia dei pavimenti nelle caset·me. L 'ufficio del meùic•J capo ùi divisione nel combnltimenlo.

Bulle/in de l'Acatlemie rle J.V!edeeine de PaT'iS. Cot.t.IN -

Sulle trichine e la tric!Jinosi .

Reoue scicnl!Jì'JUC. HALLOPEAN L'influenza degli agenti infeziosi nelle malattie.

Recueil cl'opMhalmolog i e. Du.IAROIN ·- Del sublimAto nell'ottalmia granulosa.

Bullclin dc l'Aeademie Rouale de mérlècine de BelgifJue. Di:il':NS - I l vaiuolo, il vaccino ed i vaccinidi. BHUYLANTS - Il Jequir-ily.


BlBLTOGRAFICA

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Archioes of Medecine, New York. SEGUIN - Nota sulla topografia cranio-cer ebrale ed indicazione della trapanazione.

Gaceta de sanidad militar de Madrirl. CoRDERO -

lgiene dei qual'lie1·i.

Reoista medico-:]uirurgica de Buenos~Ayres. Statistica annuale.

Il Progresso. VvuERE -

Per svelare l'alcool melilito nel ricino .

Giornale della R. Accademia medica di Torino. ASTEGIANO - Le marcie 8 piedi. GIORDANO - Selticoemia ed antisettici.

Gior nale internazionale delle scienze mediche. M ELLE - Sulla !>pecificila infettiva e sul valore diagnostico dei bacilli Lube1·colari, con indicazione dei metodi di esame di W eigert e di Ehl'lich .

Gaz.:etta medica italiana (Prooincie Venete:. MESSALONuo -

L e infezioni tifìche a Verona.

Sulla cura della silìlide, del professor doll. A. NEtsseR. Deatsclte .'v!erlicinische Wochensel!rijt, p. 3-22. Sull'eslirpazione d i un carcinoma di un n tonsilla, del professor P. MIKULII>Z. - Deutsche Medicinisclle W oclw.n sehrift,

p. 33. Sulle neurosi del vago e sulla g ua1•igione di un caso di completa paralisi inlermittente del vago. - Dentsche Medici-

nisehe Wochensclu•tfl. Sulla guari gione tli un esso di xo.nthelasma piano o tuberco loso multiplo, del dott. EICHLOFF. - Deutsche Mecl icinische Woehensc!trtfl, p. 52.


RIYISTA

Sui calcoli uretrali, del dott. PARTSCH.- Deutsche Medicinische Wochenschrift, p. 97. Sul trattamento del gozzo parenchimatoso, del dott. MORITZ ScHMIDT. - Deutsche Mecli~inische Wochenschrijt, p.115. Sulla polmonite migrante, del dolt. KuESSNER. Medicinische Wochenschri.(t, p.101-117.

Deutsc!te

Sulla fisiologia degli idrati di carbonio negli animali. - The Lancet, 188~, p. 9, 58, 103, 151, 196, 2~1. Sulla cura della carie spinale con suppurazione. Lancet, 188~, p. 66 .

The

.Sul trattamento operativo della cataratta senile.- The Lancet, 188S., p. 85, 193, 221 . Dati statistici sullo stato sanitario della marina inglese. -

The Lancet, 188~, p. 87 . Sul trattamento della lisi n el primo stadio. '188-i, p. 149.

The Lancet,

Sulla cura dei piedi pialli mercè operazione. 1884, p. 152.

The Lancet,

Sull'emoglobinuria parossistica. 198, 243.

The Lancet, i88i, p. 156,

Sulla coordinazione di movimenti e sulle alterazioni di essi. - T/te Lancet, 1884, p. 285. Sui progressi della rinoscopia e sul traltamento di polipi nasali. - The Lancet, 1884, pag. 335. .Sul trattamento curativo della febbre tifoidea coi bagni freddi. - Tlte Lancet, 1884, p. 378.


BIBL10GitAFICA

383

RESOCONTI STATISTICI.

Statistica democrafica e medica della città di Bruxelles, e comparata delle principali città del Belgio e straniere, per l'anno 1882.

JANSSENS -

Spagna ·- Ministero dell'interno (de la Gubernacion) - Direzione generale di sanità - Statistica demografico·sanitariaJ con mappe e grafici, per l'anno 1883. RtzzETTJ - Rendiconto statistico dell'ufficio d'igiene di Torino per l'anno 1882.


384.

NOTIZIE

Onorlloense. In Inghilterra é d'uso insignire rlella nobiltà quelli illustri scienziati che raccolgono splendida fama nella professione: di tale generosa tradizione tenne testé conto la graziosa Regina elevando il professore Lis ter al litolo di Baronetto. Ultimamente la Regina ha pm·e completato con nuove nomine il nume t·o dei dodici rnedici militari più elevati di grado e d'anzionità nel corpo sanitario, a cui è accordato il titolo di m edici onorari di S M. In Prussia alcuni medici militari sono i medici effettivi della persona dell'imperatore e del principe imperiale; ad allri poi, e specialmente ai medici capi di corpo d'armala, é concesso il titolo di medici onorari di S. M.

Il D irettore

Dott. FELICE BAROFFIO col. med. Il R eda tto t'0 CLAUDIO S F ORZA Capitano mectt.:o.

NUT!NI FEDERICO, Gerente.

---

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SOMM A RiO DEI.LE ~Lo\TEHIE CON TENUTI~ Kl~l. PHE:';ENTE FASCICOLO ·

Pau ara - L'alinwrliazirJil(' llr,]l'a rlrolr::.r·r·nll: in relazir,no •:U n J,, , viluppo or:.wuico l' ,·,;l lan•ro irll l'li •: Lina~l ,,, . . . . . . . l'a(! 385 Gozzi - Ossrnazioni r;rilwhr. ~'•Pril 1111 r·a sr• tl i Lrachi)IJIPtni<J.. • . , • 4ti

RIVI!!I'J',t. Ul G lO R~ -" 1 ,1 1'1'1\.I, U •.~ I I~D ~S 'l' E RI.

1\lVIS'L'A MEOIC.\. Colrat-- .\hlo:rssa1111:ntr• lldl;r I•'III J>~'ralnr:r t•r.r nwzm •li gr·nr·rali un zi•>ni 11Pllr• m:rl:llti•• at nlr• df"' hallll>ini. . . . . Jaccoud - IJclla IPillJI~raLura w·lla f<'l>loi'C Lif•1itkn. ' . . C:1su d'angin\.t (Ji IH'Htt . . . . . . . . . . Vulpian - Al rolìa 111\l:<~v l:orc JH'O)!rP:;>il;r: .rr·c•·>;i t'Jl il .. ttifnrnri

HLi 4~7

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• 449 &:il

ltl\' IST.\ Cll lliU II GICA . Ca:<oo tli ~ui~idi., fHrr l'ù lpo di tli;tvla >CII'l.a ft·ril:r c~t .. rna . . • • . MénJère - Della tlilataziùll ù inlormiLI~nll: e; 1•ro~rcssiva tll'lla l ro mloa di Eu;; tachi n . . . Le Cle ro - Cr•nlnsionr ,. ncoplasmi .

Meyer -

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Lt,sioni uen ·o!\t' ru~l 1wnli~u .

Neumann - Su lla illllannnaziono' ~i liliLica <lr·i rnusroli. 111\'l::iT.\

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Curi 11a rnil itarl' U•·<'l..o·l' • . . • Matzal - Sluoli ~ullr lrnrlf• "~ul IM<• rhca lrlamen to. ~(.\TIZI!::.

. . . . . . .. . .... . . . . . . .


MEMORIE

ORIGINALI

L'!LIMENTAliONE DELL'ADOLESCENTE Jl'l RELAZIONE

CON LO SVIlUPPO ORGANICO ECOL LAVORO INTELLETTUALE {j. ...

• ' JO

't' 81aadi raui nel eollegjo Blilitare di Firenae.

/:.. ·,_, ~"' :· , ! ·. ~M; E I• ~<.'· ' -·.~l"

o

\~.,-,./>;' 1\·~ · ,. (

8_:-:;

Alimentazione. l.

Nel g~nuaio ·1882 un illustre ufficiale superiore del nostro cot·po sanitario, mi faceva l'onore di chiE'dermi quali norme d'igiene, quali lavori esistessero intorno all'alimen~azione dei giovani da ·12 a 20 anni conviventi nei collegi, ed osset·vava alLro essere il calcolo che dagl'igienisti si fa pel nutrimento degli ~.Ldu lli , altro quello che riguat·da i giovani organismi, i quali, ollt·e alla Cl)nservazione, devono provvedere allo sviluppo del corpo. L'at·gomento era dr grande importanza, e si rendeva aneom più complesso pel fallo, che nei collegi miliL:'lri i giovani non derono sollanto nutrirsi e crescere, ma devono ripat·are le perdite C<4-:ionatc da~li esercizi corporali , e più dall'assiduo lavoro mentale imposto da un programma d'insegnamento, che forse è superiore in estensione al tempo concesso per svolgel'lo :t dovere. Lo studio, gli esercizi corporali , il normale accrescimento ed il consolidamento dell'organismo da un lato, l'ambiente 2:)

'


386

I.'ALJMENTAZ!ONI:: DELI.'.\DOLESCE~TE

respirabile, il villo ed il riposo dal l'altro , rias=-umono tut to il complicato problema del ricambio malct·iale nell'adolescenza. la cui ;;oluzione diven1a sempre più necessa ria a misura che l'igiene prol!redi!'re. ed ohbliga a set·ie riflessioni quelli che sono preposti all'educazione di una gioventù che dovrà un giorno, c.olla vigoria della mente e òel hrarcio , difendere l'onore, le ~o,;Lanzc, le li bere i:;tiLtnioni d(•lla patria. Cun·e,·a il quarto nnno di mio ::errizio medico nel collegio militare di .Firenze, e qnella lett era 111i rarvivò il do~iderio che :n·evo da lungo tempo di u'no studio c.osi fecondo di utili appli cazioni. Comin ciai aò aiTrontarlo dnl Ialo più ac·rer-:-ibile, quello dPII'amhiente re!'pirnbile, e 'isto r.he da q nel Ialo le cose non anda,·ano male, nè l'igiene a,·eva mol to a rimproYerare allocale abitalo dai collegiali , pem<ti di :;pin)!ermi innanzi, e ronlinnare nella rirerca degli altri elementi che c.ompiono la sia ti ra del t·icambio della materia negli adolescenti. E prima di lnllo volli consultare le più accreditale opere d'igiene, ma altim~ l trovai sn tale argomento un sil('nzio quasi generale. M. tevv, Moraclte, Prousl, Bouchardat.. Roncati lo saltano a piè puri . Fons~ agrires nel ~uo traltftlo d'igiene alimentare Foi limita a dire che tutte le regole dPlla dietetica ordinflria ~i applicano specialmente a qnesla fase della vita umana, e sono, più che pe1· i hamhini e pei vecchi, desunte dalle sole considerazioni snlle abitudini, ro~l i tuzioni, particolarità individuali, climfl, latitudine, ecc., ecc. Anr.or più laconico è il dott. Gerard quando ci annunzia che in l}nest.a età un'alim.cllta.zione ?·in{I'P.SI'anll! io di rigore, pur rimftnendo tonira e riconfortantr ( l ). Payen (2) non fa r.he riportare il calcolo (l ) Cmwil.< d'hyoienc rt d'nlimmtoliOII pow· tous /es oo~~ dc la t>ic. (!) ·l'rrris thc~ riqllf et pratique dcs sllh~ta11trs alìmenlai>·es.


l"~ RELAZIONE CO:-.' W SVILUPPO ORG .-\'iiCO. ECC.

387

di An di'al e GnvatTet sulle quantità di carbonio e d'azoto consumali a f6 anni, 28 e 33. Orewry ('l ) comiglia per gli stomnclti da ·12 anni in su un alimento nutriente o proporzionato all'uso e consumo della quantità di le!'Snto negli esercizi corporali; ma qual è quest'uso e consumo? come si può determinare? non lo dice. Vuole nn alimento leggiero, non stimolaate e di carnuere mi sto: carne una volla o due al giorno con abbondanza di legumi, le).{gere f'orar.ce di farina (:ei, uova e latte in ahhondanza, e sopralullo un paio di sr.odelle di polenta d'avena (oatmwl po·rrirl,qe) bollita per tre quarti d'ora con laue, burro , sale o w r.r hero. La salute cht> ne dcrira, la mnscolatura che sviluppa ::;arebbero co:;e incredibili, esclama il citat o autore, se nnn fus,-ero un fallo da me ~les~ o ron~tatalo; ed aggiunge che ai rn ed it:i non re:;terehbe mollo da fare nella conralesc.enza delle mal::~ttie infeuive, se ogni uomo o donna da due anni in su avesse riempito due volte al giomo lo stomaco di questa miracolosa vivanda l Pot em:a della polenta d'avena l Jo non dubito punto dell e sue qunlilà alimentari , credo persino che possa essere un ciho delizioso per chi vi ha rontr·atto l'abi tudine dall'infanzia, ma :;on ::;i curo che, imbandito alle nostre m e n~e. conturherebhe lo ~tornaco di tutti que:;ti fi gli d'Italia. raccolti qui dalle t·egioni del risotto a quelle dei maccheroni. Howard Barre! (2) dopo aver l:lmenlato che in questo secolo mercennrio si ponderi pronfondamente la razion e alimentare dei buoi, dei cavalli e dei maiali, e non· si badi a quella dei propri figli , confessa che la quanlita di cibo assolutamente necessario agli adole:>centi è al di fuori di ogn i proporzione con l'età e con la stntu r·a. Si diffonde sulla divi(l) Common rnue -

.Wanagemenl o{ lhe storna,. tt J Tlu •nanagemenl o( in(ancv and cllildhood in eallh and disease.


:.J88

I.'ATIMEl'iTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

sione dei pasti, degl'ingredienti ehe devono rompol'li e non dimC'nti ra il solito pa::rone di farina d'avena. J)erò ):i as:o:or.ia ai r.alcoli di Edward ~mith ("), il quale romidt' rando che Lutti i proce.;si vitali, non cs,·lusa l'azi one tlei cibi, sono maggiori e più rapidi nella prima età r.he nell'età marura , e che d'altronde nella prima età v'i! l'importante funzion e dcll ' accre~c imenlo che rid1iede più eo pio~u e fre rp1enre amministrazione di cibi. non ~o lo per le perdite giornaliere, ma an che pel congruo !'viluppo dello :'chel.eLro e tlel corpo, stabilisce una tabella appros;;.imatira cl" alimentazione d1(\ è :H~~~e ttata e riportata ùa Lerheby :2) per la ste:'Sa ra~inn e, che l'adol eseenza deve formare i suoi tessuti: fabbri care le sue di verse strullure. Il rinomato cultore della patologia e dell'igi~ne degli adolescenti non dice da que1li calcoli p;trle per =-tahi lire In sua tahella ali.nenlare per le ùi,·erse elil: non accenna a detenni· naz:ioni p1·ecise delle perdi.te nell'epoca dell'accrescimento, in ogni modo la sua tabella è cosi concepita: rroporzionc giornali era di carbonio e niLrogrno nel ciho a diverse etù, per ogni libra del pe~o del corpo. ~ell'infanzia rarbonio gr. (39 nil.rogeno gr. 6,i8 A ,l O anni 11 » 4.8 11 l' 2,81 A ·16 anni ,. ,, 30 ~· 11 2, 16 ln etil adulla ,. >• 23 \) .,. 1, 041n ctit matura '' >> 2!i » )) 1 ,13 Vuit guardando il prohl ema in mollo più comprensiYo riflette che i bambini, a cagiòne del loro accrescimento, han hisogno di uu predominio d'albumina nel loro regime, qnale ce lo :~tlditu la natur·a ponendo nel lnllc materno i materiali

- - - - --- - - - - - - - -ov ~:n WAI\11 s~I TII. \~} ler.tuns 011 (ood.

( l ) Food.• -


IN RELAZIONE CON LO SVILUPl'O ORGANICO, ECC.

389

azotati in rappo1·to coi non azotati come l a 2,7; avrerte però che questa necessilà d'eccesso d'albumina non si mantiene nella seconda inranzia, perdtè se da 1111 lato il ranciullo ha hisogno di rormure la fib1·a, dall'altro l'operaio adulto distrugge per usura una più larga parte di so~ta nze mnscola1·ì. Il rapporto dei materiali azotali ai non azotati esseudo di t a .i-,7 presso l'òper:aio in riposo, divènta di l a 3,5 presso quello che lavora, t! sarà di •l a 3,0 nel giovanetto da ·IO a 15 anni. Egli ritiene che il reale !Jisogno d'albumina sia regolato dalla muscolatura individuale, che è l'esponente del lavoro meccanico, e del bisogno di nutrizione; consiglia quindi d'amministrare ai fanciulli da 6 a 1 i.> anni un viuo che contenga 79 parti d'albumina, ·36 di gm.sso, 25 1 d'idrati di tar!Jon io. Tornerò a suo luogo su questi ed altri schemi d'alimentazione, che sono desunti dal concetto generale della nutrizione e dell'accre:)cimento, giacchù per veder! i nella loro vera. luce, è necc.s:-ario prender· le mosse dalla chimica fìsiologic::t , aver dinanzi agli occhi la statica del ricambio materiale dell'adulto allo stato di riposo e di lavoro. Pe1· quanto l'igiene aspiri all'emancipazione, non può rare a meno di quelle scienze dalle quali ha allinlo sempr·e la sua vitalità, la sua erlìcacia.

Il . La schiera dei fisiologi che in diverso modo han conLri!Juito a determinare la slatica del ricambio materiale è molto nume:·osa, a tutli nota, e sarebbe ozioso il volerne qui ripetere i nomi . Essi hanno speri mentato sugl i animali e sull'uomo. han p1·oceduto per \'ia indiretta, desumendo dalla stati stica la quantità dei materiali d'introduzione, per via diretta va-


390

J .'A I.Il! E :'l"T.\ZIO~ ~ DEtL'AOOLESCE~TE

lu lando la quantiti1 di sostanze eliminale giornalmente per· mezzo delle secreY.ioni e delle e,;crezioni. Le anal isi sono molte, ripetute e conco rdi, ed a tal riguardo la sc ienza è in posses-;o di nozi oni e,:alle e precise. Mulder. Plaifair, Li chig ed altri, dall'alimentazione di lavoratori e soldati di diverse nazioni , han desunto la seguent e • tabella ali rnentare: Albumi noi di l ìO o" l'<lllllllt » Grassi . 90 Il Amido . 330 l) Sali 3.2 9Q'Ju Acqua. ,() )} Ossigeno aLmusferico 7-~4.H

-

Totale grammi 393 I,H Questa quota individua le d'alimeuto, desunta da molle metli c statistiche ben conosciute analizzata chimicamente, conti ene: Carbonio grammr 28 1,20 l d rogeno >> ·l S, ~6 Azoto )\ ·18,88 O;;sigeno ~ 37,88 Ossi;.\eno atmosferico ·. >> iH,·II Acqua dell'amido >> ·18:1, 18 Acqua bevuta » 263.),00 Sali . » :3.3,00 Totale grammi 395·1,'1·l Queste sostanze sono eliminate nelle 24 ore per He~pirazio ne ~ ramm t ,1229,90 Esalazione cui<Ùlea. 669 •85 Il Orina ·1766.00 )> Fecce l i-2,00 » Acrtua di formazione . H3, ·10 ))

Total e grammt ;)!)50,8!)


!N KEL.\ZIONE COX 1.0 SVII.l" I'PO OIIGANICO, ECC.

39 1

La piccola frazione che manca a mggiungere il totale di mnteriali introdolLi, riguarda una quantità incalcolabile d'nolo che si elimiua per espirazione. Le so~lanze elemental'i in trodotte solto forma di cibi, aria ecl acqua, t'$Cono dall'organismo per ,.ia delle secrezioni e dello escrezioni, che assoggcllate all'anali:;i ripresentano i medesimi costituenti; infalli si elimina: Acqua di r·espirazione . :& di esalazione cutanea » dell'orina » delle fecce .

o"ram mi

3:30,Oli

~

()t) O' 0()

» »

1700.00 128,00

Totale grammi 2~ 18,00 Caròonio dell'espirazione . » dell'esalazione eul.tnea

o"1'<1011111

dell'orina .

"

delle fecce.

Totale grammi Idrogeno dell' orina » delle fecce >> dell'acqua di fortnazione

2,60 0,80 20, 00 28 1,20

))

Il

1.,-,<>"6

Totale ~ra mmr Azoto dell'orina '' delle fecce » della respirazione

2.i-8,80

3,30 3,00

grammi

,28 18,00

18,R6

"l'alll mi Cl

15,80 3,00 1

Totale gmmmi

18,80

28 1,20

·18,86

18.80


1.' .\ 1.1 ~l i!iW .\ZlO~ E OELL. AOOI.ESCENTF.

392

' di forOssigeno dell'acqua mazione • espirato » deli' esalazione eutanea )) dell'orina . » dP.IIe fecce ~\

Sali dell'orina . ~ delle fecce .

••ram mi

l'l

.,.

~

I OU. !H

651 ' 15

7,20

)!

, , ,<10

Il

·12,00

Totale grammi

7lS I .9tl

grammi

26,00 6.00

))

Totale gra llllll i

3~, 00

i~H ,9\l

32,00

Totale generale )!rnmml 3950,85 Il l'ifomimento di materiali di nutrizione è dunque eguale alle perdite che l'o~·~anismo subisce per un determinato lavoro. Siccome però questo lavoro non è uniforme in tutti gl'individui , sircome non tutti sopportano le medesime fatiche, nè son o assoggeltati all'innusso degli stessi agenti esterni, cosi gl'igienisti ed i fiSi ologi sono stati iudolli a modificare le tabelle alimentari, per· porle in rapporto con la fatica giornaliera media degli operai comuni. Di qui cominciano le disparità di opin ioni originate dal diverso npprezzamento_dellavot•o muscolare, dalla quantità di cibo che può essere ingerita e non assorbita per condizioni speciali. molto varia hili e poco calcolabi li, e nell'a;5giunzione di questi fallori incostanti alla quantità co~tante che è il sostentamento dell 'or·ganismo, i fi siologi non sono stati perfettamente concordi.


IN RELAZ IONI:: CO~ LO SVJL!!I'PO ORGANICO , ECt:.

393

1\'l oleschott richiAde pet· un uomo che lavora: Albuminati . grammi 1 :~o - Azoto . 20,15 )\ C. rassi 84 ( - Carbonio ·176,00 )l I drocarl.JonaLi 404 ' Sali . 30 );l Acqua 2800 )) 7.U. Ossigeno ispirato Totale grammi 4.·19?

.. Vierordt S I contenta di un'alimenta1.ione alquanto feriore: Alhuminati 420 !(1'31Dffil Il Grassi . 90 » T'O ldrocarbonali ..: ~ )) Acqua. 2800 );l Sali 30 );l Ossigeno atmosferico 7U

lll-

Totale ''I'Uillml 4·134

"'

l'ayen stabilisce per un moderato lavoro: Azoto gramm1 20 )) 3·10 Carbonio

.

Lelhel.Jv desidera: Per un In voro or·dinario: A1.oto . Carbonio . Per un lavoro allivissimo: Azoto . Car·bonio

gramm1 ~0.7 l) 333

grammi <;) :· • 9 ~t>

))

37~

l\1oleschott ha voluto porre in relazione la quantità neceJ;saria di àlimento colla composizione e col peso del cor·po umano.


1.'ALlME~TAZIONE DELL'ADOLESCENZA

394.

Egli Ila suddiviso, pesato ed analizzato il cadavere di un adulto morto pet· appiccamento. ed ha trovato che in mille parli esistevano: Sostanze albuminoidi Grassi

grammi ))

20 1 2i.> 6/6

Acqua

))

Materie estrattive Sali

))

(i

l&

92

Totale grammi

i 000

Ha calcolato quindi che il rifornimento generale dell'organismo sa rebbe fallo co n 1'-1 p. 0 /o di sostanze azutate, il 6 p. "/. d'idrocarbonati e grassi, il G p. "/o d'acqua, il 0,4 p. 0 / 0 di sa li; e per ottenere questi material i il vitto giornanliero dovrebbe contenere, . secondo Liebig, su l 00 parti 2:2 di carne alihile, 69 di amillo e zucchero, e 9 di gT<ISSI.

Fin qui l'osservazione paziente, l'esper·imento difficile e le g iu ~ t e deduzioni dci fisiologi. ~la gl'igienisti han rollo il carw p o, e sono andati via. M o~ìlet· introducendo nel calcolo un altro elemento, l'ac•:rescimento corporeo, ha stabilito che la quantità complessiva giornaliera delle sostmue alimentari per ogni chilogramma del peso del corpo deve ammontare: All 'etit di 6 ann t a grarnmt -J.i._. , H » ·l l t> )) » 18 )l 79 )) )) )) 2·1 )) 71

,, ))

Se ora noi moltiplichiamo queste cifre pel peso medio degli uomini in questediver·se età, ci troveremo di fronte alle seguenti esigenze alimentari:


IN RELAZIO~E t:O~ tO S\'IJ.UPPO 01\GANICO, ECC.

Anni 12 Peso Kg. 29.3. A~imento ))

1

13

))

))

33,0.

»

u.

)l

))

36,6.

))

))

}>

))

))

))

»

1";) ·16

»

n

))

4-1 ,8. 47,2. "9 7 . v:,,

,.

1\ lf. ))

39;)

3,369 3,795 4- ,20H 4,807

))

l)

))

))

»

l)

5,428

))

))

5,908

Non vado oltre in questa riduzione, perchè giunto all'enorme quantità di cibo di quasi 6 kg. da consumarsi in un giorno a ~1 7 anni, mi pare che l'errore sia già evidente. Che diremo poi di quell'altra tabella sla.ùilita da E. Smith? Ridotti in pesi decimali i pe.;i inglesi, e moltiplicata quella quota pel peso del corpo alle diverse etit, andremo incontro ad un estremo opposto: Anni ·12 Peso 29,:~. Azoto ·l 0,440. Carbonio ·l i 4))

•13

»

u.

))

33,0.

))

H ,880. 13,.176. " 5,048.

))

·198

)) 36,6. )) ~19 )) )) » 21,;0 15 )) 41 ,8. )) )) )) Hì » i 7 '2. n,7u. 197 Dali'età di Hl a ~1 5 anni la razione alimentare aumenterebbe normalmente in ragione del peso del cor·po, a 16 anni poi vi sarebbe una sensibile ed inesplicabile diminuzione, l'azoto non sorpasserebbe mai il peso di 15 grammi, nè il carbonio quello di 2;)0. Da tutto ciò si scorge chiaramente come perduta la sicura guida dell'esperimento fisiologi co e del calcolo rigoroso, gli igienisti più rinomati abbiano smanita la via abbandonandosi all'induzione, ed un po' forse all'immaginazione. Ecco perd1è l' Arnoud (·l) trova necessario che i calcoli sulla alimentazione degli adolescenli siano fatti di nuovo per sesso, ))

1


396

L' AI.UIENTAZION& DJ.o:L.I.' ADOI.ESCENTE

per categot·ie d'età, per gruppi d'individui vi,·enti press'a poco nelle stesse condizioni e presentanti analogia di costituzione, senza di che si sarebbe esposti a formul ar leggi che la pratica dimostrerehbe illusorie. Egli non ammelle che sia buon giudizio la sensazione, percltl! un pasto voluminoso può saziare !'enza nutrire sufficientemente: arcella però molris· ~ ime inl1essioni alle regole, fa~.:endo larga parte alle differenze di rlimn, di uazionalitit , per· le quali gli abitanti del noni avranno sempre piit bisogno di materiali combustibili rhe no.n quelli del sud, condiziono che ispira poca fiducia nelle formule invariabili che Leven ha tentato d'introdurre nell'alimentnzione. D'altra parte la vi sta di numerose classi d'individui pro spero~i e lahor·iosi , nutriti con alimentazione quotidiana mollo al di solto della medir. prescrilla dalla chimica fisiologica, lo conduce a riflettere sulla malleabi li tit, non per certo indefinita dell'umana economia. Ma è presto detto 1·ifar la storia del ri cambio materiale nella adolescenza ! Lo ripetiamo, è stata fall<t pe1· l'etil adullt\ con abbondanza di mezzi, e J'op·era è stata compiuta da una ~letta schiera di sperimenta tori rli tu Ile le nazioni, che nfTaecendati intorno allo stesso problema pe1· oltre mezzo secolo, lo hanno cimentato in mille modi, studiando su se stessi, su individui che erano a portata delle loro osservazioni, immolando alla scienza maestosa ecatombe di cani e di c•migli! È ora sperabile che si ricominci da capo ~ Chi porrit la prima pietra del nuovo edifizio ? Chi si av venturerà di nuovo m questo pelago in cerca della spo nda~ Però se non è facile ripercorrerlo in tutti i sensi, non sarà lecito gittare uno scandaglio pet· P.splorarne la profondità ~ Se non s! può t·ifar questa storia in tutti i suoi parti colari, non sara utile intenogarne almeno i punti culminanti, studian:e i periodi essenziali, le parti più \'i tali ? Non si potrà istituire


IN REL :\ZHl~E CO~ 1.0 S \"II .Ul'l'O OIIG.\NICO, ECC.

3Q7

rrualche esperimento che ci dica qual è il destino delle prin cipali sostanze alimentar·i nelle divet·se et.à della vita 1 In quale misura sono introdoue nell'organismo, come ne vengono eliminaLe dumn te il t·i poso e il pr,Jtrallo lavoro intelleu uale ~ E dal bilam~io anche imper·fello di ciò <:he ~· introdu·~e e di ciò rhe ~ i elimi na, nun ,; i pntrit iufet·ire q nal parte sia dest innta all'apposizione òi nuove molecole, all'al'·t·.re,.;cimento degli organi e dei sistemi . all'aumento totale del peso del corpo 1 Proviamo. La fisiologia è lì per· additarci la !'.trada, segniamone fedelm ente ile orme, com inciando dall 'esaminare i faLLi quali ci si offrono, senza idee precon cette, senza !asciarci tmsportare dallo scopo al qt~rtle mir·iamo, notMdo esatt.'lmente quello che l'osser vazione e l'esperienza porranno solto i nostri sensi, avendo per uni ca mèta la veritiL

IJI. L'alimentazione dei collegi militari è pre;;critta tlalregolamr nto nei seguenti ter·mini: § 268. Il vitto degli allievi 1' somministmw in non mmo rli trt• pasti· al rtionw. § 269 . F.s.~o, sr.rondo i luoyhi e le slayioni, dotmì ess,.,.,~ rariato l'tl abbondante W.YÌ. rla as,yintrare tuta cmtotlnimle mttrizimw ai ,qiovanelli nell'età dello snilut>po. e sottopost.i al doppio lm•oro tit'lla mentr, e del cm·po. § 270. Q"a lunque pen) sia la ?'az ione giornaliem di ciasn11t allie.PO, ·non delle eqw·valert> a uww di quello che .vi romp07Tebbe così.: f. arbonio 33 Carne ;;;enz'osso gr. :-100 Azoto H t• 3 ... . -: •• ,. H>O )) :l ~) ·),Il'> Pasta o ri so )) 600 ,. 6 1i8 l'an e ,, 0,04-5 )) 12 Yino " 30() gr. ·13:.>0 Azoto 18,04-t> Carl>onio 97G ~ ~ .. Tolali

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l. A.I.IMENHZIONE DELL ADOLESCENTE

Ho poslo a fian co di r iascun alimento le corrispondenti quantitù di carhon·io e di azoto desunte dalla tabella di Payen, :-:11lla quale si fondnno la maggio1· parte degl'igienisti; farò alLrettanlo pAI villo stabilito dal consi~lio d'amministrazione di qur~to collegio, aggiungendovi per opportuna norma il peso che ciasc un alim euto ncquistn con la r.ntlura e col condimento; oncle riwlti come sia stato m odili1~ato opporlunatamente, e sensibilm ente migliorato quello prescrillo dal regolamento. --=- ,, - - = ~=--:::-=-

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Oltre a ciò tre volte alla settimana la pnsla ed il riso di uno dt>'due pasli raddoppia in quanlilil e vien condita col sugo o co l bu t-ro, onde in qursli giorni la c.ifr-n dell'azoto si elevn a quasi 24. g1':t!llmi, mentre quella del car-bonio giunge semp1·e

n grnmmi 380 per il grasso, olio o hut'I'O impiegalo come condimento. Que::;to vitto viene am ministrnlo in tre pasti:


IN RRI.AZIOXE CO~ 1.0 S\' ILCPPO ORGANICO, ECC.

Caffè e latte con pane al ma t tino . Una minestra, due pietanze, pane, ·•ino e fruuà all' i pomeridiana Un a minestra, una pietanza, pnne e vino Ici sera .

399

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Totale g1·amm1 2XtlU Un villo simile può soddisfare. anzi sorpassnre le e-;igcnze di Payen. di Vierordl, di Mol eschott, di Letheby ed altri, anche per nn adulto che lavo1·a . Bisognerebbe ora sapere in quale p1·oporzione venga eliminato dall'organismo, per· iledurre quello che re~La per l'accrescimen to del corpo, poi di quello eliminato, qual e sia la parte che passa con le fecce indig-erita. non as:>orhita o seereriala, e qualeqtlella conwmala, cioè assimilala e quindi emessa per via di secrezioni; e di questa ultima qual parte sia stata consumala pel manlet~i ­ mento dell'organismo, quale pellavoro intellelluale, quale pel la\'oro muscolare: e tulle queste quantilit di consumo, di eliminazione e di deposito bisogn erebbe conoscerle nel lor·o costante rapporto colle diverse età e col peso del corpo. lo non dispero che un giorno i fisiologi si determinino a fornit·ci queste cognizioni; essi possono fa!'lo con l'abbondanza di mezzi che la scienza odierna mette a loro disposizione. ed il vantaggio che se ne ritrarrebbe compenserebbe lautamen te i loro sforzi . Dai·ebbet·o un guida sicura agli amministratori dei collegi in genet·e, indicando lot·o qual sia il vitto più conveniente per un dato numero di allievi; fornirebbero alla scienza una bella ed importante pagina del i' igiene alimentare, e sopratutto contribuirebbero grandemente alla prosperità degl i adolescenti, che sono e saranno sempre il sospiro delle madri, l'avvenire delle nazioni. Frattanto a man sospesa, con quella trepidazione che


4.00

1.' ALI MENTAZION E DELL'ADOLESCENTE

i:;pim In vastità dell'argomento, le difficoltà non poche, e l'imperizia o1·mai invincibile, comincet·ò dall'eliminare quei capitoli del bilancio del ricambio materiale più noli o meno accessibili, per· limitarmi a quelli su i quali si può tentare uno studio con spea·anza di qualdae successo. Dell'acqua e dell'aria non me ne occupo. la natura ci forni:-cea profu:>ione quesli due elementi, ed in un altro lavoro ho potuto d imo'i! ra r·e che l'ambi eu te r·e:;pi rabi le de' 1lornr itori del collegio militare di Firenze risponde in massim<L all'esigenza della moderna igiene, cl1e se qualche utile modi(i cazione vi si può i nlrodnrre essa non è però indispensabile ("). L'11cqua che qui si beve è la nuova acqua potabile dt'lla ciuà, un po' carica di sali, ma reputata buona in seguito a di verse an;,lisi itlrotim etriche, e comunemente usata. Cosi dunque non mi occuperò dell'idrogeno e dell'ossigeno, che sono presi in rnas:;ima parte dall'aria e dall'acqua . La valutazione dell'acido ca rbonico emes:'O nelle 24. ore, sarehhe un lavuro importantissimo, perdtè la su:t formazione 'e quella dell'acqua sor1o la misura della caloricil.it animale; ' a c superiore ai miei mezzi ed alle mie forzfl. Per buona •rtuna sappiamo c:he da' lavori di Andrai , di Gaval'l'el, di [ egnanlt e di Reiset, Papi llon ha potuto ril evare che gli adolescenti bruciano'9 grammi di carbonico all'ora, esalando per espirazione 18 litri d'acido carbonico; con~u man o cioè ~ -1 6 grammi di cm·bonio nelle 24. ore, mentre gli aduiLi ne e~pirano 2.i-8,80. Riducendo alle stegse proporzion i gli altri grammi 32,40 che gli adulti eliminano per· orina, fecce ed esa lazioni cutanee, possiamo ca lcolare che il ca rbonio indispensa hile alla co mbustione animale negli adolesceuti non supera i grammi 24i., mentre negli adulti ascende n 28 1,20 . . ( t) Giornale di ,tfr.dirilllJ .VililaN, sctl t•mllfl! IS!l'J.


lN HEI.AZIO~E CON LO !':VILUPPO OnGANICO, ECC.

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.\ vrernmu dunque nel vitto de'coll egi militari un'esuberanza di -'l 00 grammi di carbonio. Resta ora la patte più essenziale dell'alimentazione; cruella che da Lieuig fu detta plastica, perchè fu considerata come la .sorgente p1·incipale della formazione dei tessuti: J'e:;ta la parte inorganica, che serve al consolidamen to ed all'i ncre· mento delle ossa. È a questi due fattori ~ell'alimentazione che sono rivolti i presenti studi.

IV. L'azoto assorbilo dagli alimenti viene eliminalo per la via dell'orina; quello che non si assorbe, si ritrclva nelle l'ecce mest:olato ad altra piccola quantità di azoto, che fa pnrte dei succhi iutestinali, che han servito alla dige:;tione, ed è nell'adulto presso a poco l 6 di quello ingerito. La valutazione dell'azoto nelle oriue si fa in diversi modi, ma il metodo più comunemente usato è quello del Lecomle modificato daii'Jvon. L'urea si decompone in contallo della soda edell'ipoclol'itosodico, si forma acqua, bromuro di sodio, earbonalo di soda, e l'azoto dell'ur·ea che resta libero si raccogl ie in un tubo graduato che pesca uel mercuri o. Infatti:

(N a O

+ Br O') (Na. O) (eH" Az 0)= 2

= (Na Br) (Na O+ C o~) (2 H' O) 2 A:. Se si vuole, med iante una tabella annessa all'apparecchio deii'Jvon, dnll'azùto ollenuto, si deduce la quantità d'urea che l'orina contenem. È a questo scopo clinico pl'incipal mt-nle che l'apparecchio è destinalo, e r·elativamente a questo scopo il metodo presenta qnalche inesauezza, perchè oltr·e all'azoto dell'urea l'ipobromito di :.,oda può l'idune quello dell'acido uri co e delle sostanze estmlli ve. 2G


4.0'2

L' ALIME~TAZIO~ E DELL'ADOLESCENTE

Ma quando si cerca il solo azoto da qualunque composto pr·ovenga, purchè sia. dell'orina, questa imperfezi one diventa anzi un vantaggio, e la ricer·ca raggiungepiù <:omp l et:-~men te il suo scopo. Ottenuto l'azoto da una determinata quantità di oriu:1 in contimetri cubi, non resta che a desu mere con la regola di propor1.ione l'awto che si ollerrebùe dall'orina raccolta nell e .21- ore. Questo volume ra poi ridotto mediante la fonno la tli RPgnauiL alla temperatura di 0° ed alla pressione haromelriea 1li 0,76 ed in ultimo moltiplicata per 1.2:ww ehe ti il r c~o di 1000 t'm. d'azoto. Fra i sali dell'ori na, quelli che hanno importanza pr·eci pu•1 nella form azione delle ossa, e parte attivissima nel ricamhio generale della mat er·ia sono i fosfati . Hammood opina che il funzionam ento del cer·vello, co mP L!llello di lutti gli altri organi, ha per ri ~u ltato la desrntegrazione molecolare del la suu sostanza, e questa dcsintegrazione di Les~u l o cerebral e, la pone in ragione dirella clt•lla qoantilit di lavoro intellettuale compit o. Egli lta dimostrato infalli con e~perirnrnti su se s t e~so che i fo:;fnti alcalini eliminati da' reni , ri ~ ultanti dalle metamorfosi clistrnllivo del tessuto nerreo, sono in mag~ior quantità nelle orine dopo uno sforzo intellettuale protrallo, mentre diminuiscono allorché lo spirito si riposa. Cita le ri cerche di Bia~son, dalle quali si conchinde che l' e~e r·c izio dcll'al.Livit it cerebrale propriamente <letta e~ccompagna t o dalla proòuzione maggiore, e dalla comparsa simultaneéi nelle orine d'urea e di fosfati, mentre l' es!'re izio museolare si accompngna a pi1'1 abbondante p1·oduzione, c simultanea comparsa d'm·ea, d'acido-urico, e clo1·uri. Oate le orine di un iudividno che per tre giorni abbia seguito un 'alimentazione uniform e, in con dizi oni esteriori sen~ibilmente identiche, impiegando un giorno


lr'i REJ .. \ZJO~E CON 1.0 SVIJ.I II'f'O ORG.\N ICO . ECC.

4.0:-J

in laroro intelleuuale, uno in laroro nlllscularc, e re;;tando in a~solulo riposo nel terzo, sa rù po;;::ibile sapere merce la sola analisi chimic:a a qua le de' tre g:orni ciascu na orina corrisponda ( l). Il metodo espn:'lll d:l ~('\\ uauer per la \' l\1 utazione deii':H·ic!o fn~fu ri t'O mi i.• sf' ml•ratn llloltn opporluno per qu e~ te in\'e~Lign10n 1. Se in presenza déll 'al'itlu arei ieu si mescola una ;;olnzione l•()llente d'un fo::fal o ~oln bil l'} con un'allra ;;oluzione d'a ct- talo d'u ranio, si precipita un fu::faln d'uranio che coltlit·ne lfl.\}1 parti d'acido fo~fnri eo, SO .O!Jdi os5ido rl'uranio. ll pt'P.l' ipitaln ù giallo pal lido che p<1>'~a facilmrnte al ve rda~lro, in:-:ol ubile nell'acqua e nell'a. acet ico . :::olubile negli acid i minrrali. Se si è rcr::at.o un et·ce,.:~t• d'a. cl'urnnio che 111•11 al•hia potulo agire sul ftt~l'ato. ,.:i prrù rir:o rw::cere \·ers;rndrt nelln i,.:L'ugli o qnnlche goccia 1l'una soluzione di ferro cianuro pc)fa,.:sieo, il quale colora in ros~n-m r m l';1cetalo d'urnnio (z). 1-'er valutare dunque la qrran tilil d'acido fosforico ronlrnuto in un determin:uo vulume ti'Mina. oceorre avere una deter · minata soluzione d':u:eltrto di soda da me:-colarsi in propPr· zioni stahilite (ncetato- di sod<1 ~~·nmnti ·IUO. arido _acetico grammi :.>O, ncqua d i ~ tillnla 900, ;; cm. whi in !){l d'orina); una soluzione Litolala d'a. d'uranio che si versa a goccie nell'orina filtrala e rist:a ldnla alla temperalum di 00°, uno soluzione di renocianuro pota~siw perscovrirel'eccesso d'acetato d'uranio. Si dà il titolo alla soluzione d'a . il'uranio racendola ngire >'U d'una soluzione di fosfato di soda fatta con grnmmi ·10,085 di ,:.aie, cm. c. 50 d'acito acetico e ·1000 d'acqua distillatn.

I l ) H AIUIOND. -

Diswses o( lite nervom sy~tem.

(!} Nswn AURR et VocsL. -

De /'1Jt·inc.


\.().1.

r.' .\l.DH~N T.\ZIOM: OKtL'AOOLESCE~TE

l)ta•:;tn conti ene prc:;s'a poco la ste5:>a quanlititd'a ~: ido fo~fo ri co rlell'orina norma le. rioè grammi 0, ·10 in i.)() cm. t:. La qoantit;'a di ,;oluzipne d'acetato d'nran io Jh~ce-;~ar ia a trnsfornwrt3 que::to fo;-;f; II O di sodn in fosfato d'uranio, rnisuratu in t'entimetri cnltici. rapprc:O>enta la qunnlitit d'neido fosforico coHt enuta in :-;o r m. r. tl 'orinn. Onrani P l' opera7.ione r he de\' ' e;;~e ra ~~seg uita a caldo, ~ i ~agg ia :;pes~o il misc uglio ponendon e un a gocr.ia a r·ont;lllo tli 11 11 :1 gor.r.ia di "nln7.ionP. tli prn,;::i <~lO di ptHa,-!':a, nppena .;i :'t'orge la r~r rnpa r,;n tl r l r.olor ro::~o-s(: nro ~ i so=-pende J'opr.rnzionP. e si r1lntann i 1'111. c. d'a~:e ta lo d'uranio impi r.galu, eire 1'5(11'im ono la qnanlilit d'nt·itio fo,;forir·u I'OillCJllll O nell'orina f',;aminala. Tutti i maggiori ragguag-li M ll'anali,-i ,;i JHl:':'>O II O l e~,qer1' in uno de' lanLi lrallati di chimica- cliHi ca. L'urea come si sn, \1 :1 soggeua ad oseillazioni quanlilntire dipendenli in gran parle dall'alimen tni one e dalle condizioni indiridual i. Per poter·e i;;tiloirr nna ~eri e d'nnali;;i direrrc alla ri cerc~a t! r ll' 1zo lun eli' orina :n e" n 11uind i h isogno d'a rr re nmi.t tli:;pn,;izionc indiriclui dtll1~ òil'et·se clit ri coverati all' infPrmeria . onrl e paterne ra ct·.ogli ere l'orin;1 clelle ':H orf'. e pesar(' 1'1)11 qna lr.he esallezza la quanlilil di rihn cltt1 ro nsumavanu: oltre a r iò era nece,;:;ari o che qu e~ti indir idui fossero ;;ce\'J'i daqual s i a~i stato ff•l, ln·iiP o morhoso allo ad inlluire sulla formazione dcll'urea. :\ lale sco po ho profittato delle picco le lc,;ioni traunHtlit;lt,, ··ome contusioni , l f'J!~ere distorsioni, iperemie congiun ti vali, Pd nn cl1e dr;.:li ultimi giorni di connlesr.enza di malnllit: più imporln nti, d i quei pochi giomi che precedevano l'usciln dell'alli ero dnll'infermeria, e dte r;tppresen tava no più un erl' es~o di prccau7.ione che un a rern con,·nlcsccnza . Avrei ro luto esaminare le orin e di ques\i picco li infermi


!~ REI..\ZIO~E CON 1.0 SVILUPPO ORGA NlCO. ECt:.

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per tre giorni conse<' utìvì durante il riposo , e per tre nitrì dara nt e la scuola e studio , ma presto mi sono dovuto con viucere rhe essi non ossel'\'avano co~i a lungo le mie pres~ rizi o ni. quantunque non dessero loro alcuna noia.In quella !len ta elit rwn ::i t'esiste lungamente alla serietit ù'nn esperiment o spPrialmentr !'e non ~e ne co mprend e l'impor·tanza. Ho clovulo lirnilarl o quindi a quallro giorni, e ne' più nervosi anche a due. Durante il riposo resl:wano nll'i nfenneria per Lune le 21ore senz'allra ingiunzi one d~e quella di urina re in un vaso da notte, e vuotare il \'entre in altro cho \'enira subito asportato; ne' giorn i successivi seguivano puntualmente l' tH'ario scolastico del collegio, restando all'infermeria nella notte, nelle ore de'pasti, delle ricreazioni e delle esercitazioni pratiche dalle quali erano e~e ntaLi, con la rac~.:o mantlazi o ne di ricorrervi qualora durante le lezioni e lo studio sentis:-;E>ro dei l•i sogni corporali. ~lalg rnd o tutte qu r.~ L e rat:conwndazioni qualche vo lta ho potuti) accorgermi che la quantitit d'orina racc:olta ne'giorni di scuola non era tnlla qu ella che l'allievo arera emesso durante le :H ot·r, pel manca to rapporto t't'a il volume del liquido e la sua densitit, o per la searsa quantit;'l del liquido rar.c:ollo; in !al ca~o scartavo l'o,-:;ervazionc. Di ciascun individuo sottoposto <Hl esperimento lro notato l'eliL, il pe,;o del corpo, l'indisposizione per la quale era ricor erato all'inferm eria; li ho alimentali iutti col villo del collegio, e non potendo, anzi non volendo co::;tringerli a mangiare contro rogli<t tnlla la loro razione. ho pe:'atc1 cio che loro veni va amministrato. e ripesalo gli avanzi. Per co no~cere cnn molta approssimazione la quantitiL d'azoto ingerita, e metlerla in rapporto con l'em issione, ho noIn lo le differenze di peso cho gli alimenti subivano con la ro ttura, e col condimento , poi con la guida della tabella del


40G

t.'.\l.I!II~NTAZI O ."\~ OELI .. ADOI.ESCE:-iH

r ayen ho CI)Slruito una Lallella di riduzi one che mi ~sprim e;-;se per c i a~CIIll<t vivanda giil apparecchiata la quantitù d'azo to in eF>~:t f'llntenu to per ogni cinque gr<1 mmi di peso. Almomenlo d e ll'anali~i ho prPso nola della temperatura e della p,t·e,;:;ioue IJarom ctri ca per la ritl u:r.i one del volum e dell'azoto , ho saggiato l'aciditil del l'orina co n la earta di tornasole. ne ilo \aiutalo la deusit~t CO li l'urometro di HeiiP.r. Oopo aver pl·eso Lull e le prcénuzitmi possib il i onde quesle os~crva.zi o ni conservassero l'impronta della prec i~i o n e, mi co lTE' l'oh hli go di avvertire che non ~ i p nù ridticdere dall 'esperim ento un'esallezza mat emati ca. l metod i volumetricis\)t)() Lutti per loro natura imperfclli ; il \'olnlllC di un liquido in un lnho gratl uato 11011 ~i prende mai esaLLamenle con l'ocd1io, sia che si guar·di il meni sco della snperlìrie conr;wa. dallll t:orwes.:'a o dalla linea intermedia fra qne:-Le dun snperlicie: e ({llllltrlo in un'analisi come que:::La hiwgua affidarsi quallro YOILe ad unn :ìimilemisura 1 l'errore di vienequaLLro volte mag · giorP. . Nelle operazioni aritmetiche necessa ri e per ridttrre il va lore del gaz alla tempera tura di 0° ed alla pressione barometrica di 11,16, in quelle altre che nt:enr'Tono per ridurre questo ,·olurne in pe:-o s' incontrano delle dirisi oni c h e~ ì sp in~ono fi II (J nIl a qninla O SOSta Cifra decinwle senza 1':-tggiu ngcre il limite esalto; intanto per rendere pratica la lettura tle' ristJI · tali ot.tenu ti bisogna arrestarsi alla 3° cifra dè<: imal,~, e Lrasctrr·are le minime qnantilil ()nesli sono piccoli errori in ev itabili nell a \'alutnzi one dell'azotfl el iminato, ma quando vogliam o determinare l'azoto in•'erit ll .rli errori divenrrono }Jiir oranùi. n n n :4e ù esalta la taùelhLalimentare del P:1~ cn, non può esserlo {Juella ridot ta per una vivauda giit apparecchiala. Un po' di gra"so di più, un Lendine, una ea rtila girre, rrn'aponeurosi. 1a cotuu·a piu o meno protratta, un co rrdirnento più o meno ~


l~ RELAZIONE CO:\" LO Sl'll.l"PPO ORGANICO, ECC.

4-0i

abuondante nella came, un pane fallo con farina di grano piu o meno duro, piu o meno :; tacciato, e tante altre particolarità bromatologiche incalcolabili fanno si che l'alim ento non contenga t·ealmenle tutto l'azoto che gli si attribuisre. È a prezzo di tulle t[neste concessioni che si possono ritenero esatl.e le valutazioni chimiche di tal genere. Però se le cause d'en·ore soutJ molle ;dlorchè si ri cercano quantitil assolute, quando inrece si vuoi :;apere solo il rapporto che pa:'sa frn que::te quantità, quando in una parola si esrguono molte anal isi compnrative seguenò.o sempre lo ste~so metodo, gli enori che si devono ripeter(' co . ;tantemente in tutte si elidono a ,·icenda, le minime difTereuze si compen:::ano, si eliminano ,;ome un fallare comune, e la risultante è una. lH1:;e sicura snlla quale si fonda la veritit sperimentale. l

r. Perassicnrarrui dell'op!Jurtllnitil ·le' metodi 1li ricerca, e piu dell'esallezza dell'esecuzione ho w utincinto le valutazioni su individui che più si avvicinavano aii'Ptil nclul ta, su allievi che raggiu ngeyano i tJ7 anni, . . forniti di unn complessione corrispondenle alla loro età. Siccome le anali si cono.~ciute ri ~nnrdano in mass ima parte gli adulfi, una difTerenza mollo marr.a la ne' risultati mi avrebbe fatto accorto dell'errore, e forse m'avrebbe additato qualche difetto da correggere nell' esecuzione. Riferirò que"te analisi contrassegnando C(•n lettera alfahetiea gl'individui su' quali furono eseguite, con numero d'01·dine le ùiYerse analisi o gruppi d'analisi fat.Le sullo stesso individuo, onde evitare nel prospetto date e nomi. Solo avYerti rò c he ebbero principio alla lìne d'npri le e terminarono alla n1età di git1gno, nell'epQca più vicina all'esame, che sprona i


408

!.' Al.Dik:XT.\ZIO'\E OEt. t'ADO LESCE""TE

gio,·ani al maggiore studio qut1ndo possona altendervi. Ci1e furono eseguite nel gabinello di chimica-clinica dell'istillliO superiore per ~enti le ospitalità concessami dal professore Roster, che insieme al sno assistente dottore Pons mi furono larghi di con~i gli e di soccors0. Riporlerò nel primo quadro tnllt' lr condizioni dell'o%er\' azione tali quali furono raccolte, onde risulli chiaro il melodo tenuto u cl f'e~ecuzio ne delle analisi, le ometterò perlwe. '' ilà ne' successi\•i, restringendomi a' risultati ol lenuti , anzi alla media de' risullati in condizioni identiche .

Inrlioidtw d' an n i 17. Peso del corpo k'J . 67, 500. Aumettlo in 9 mesi kg. 2.900. Contu;lione rtl ginocchio dest ro. = Vitto

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13,4 0,023 15,ìlH 2,.U

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4' Studio 2G!):, !V,40G 17' 0,760 1350 .3'>

' [ responsi dell'esperimento chi mico sono un po' come quelli della Sibilla Cumana , guai ~e il ''ento li disperde, guai se il disordine li scompiglia; procut·iamo dunque d' in terrogar! o categoricamente ed ordinatamente e ne trarremo il maggiore lume di verità . Abbiamo veduto, parlando del ricambio materiale nell'adulto


IN RELAZIO'SE CON 1.0 SVII.l"P PO ORGANICO. ECC.

i-09

come di grammi 18,80 d'azoto ingerito da un uomo che lavora mediocremente, grammi 15,80 passi no per la via delle orine, grammi 3 se ne trovino nelle fecce. In queste osservazioni non s i::~m o ~i r;nti ad ouenere dalle orine una simile q nani il~t d'azoto che un a sola YOI tn, nella 3•, allorchù l'inge:>lioue arrivava a grnmmi 2 1,H)6, e :;;iamo andati molto Yicini nella .ia, dove con un'ingeslione di grammi ·19.406 si è ollenuto dalle orine grammi 13, 193, d'azoto. Ammes;;a per un momcu to come costante la quantità di 3 grammi nelle fecce, donemmo rendrrconlodig:·ammi'2.U9, nel primo ca~o, di grammi 1, l 13, nel secondo. Quesle quantitit d ifl'ereuzial i a hbastanza !'t' nsi hil i sono ~tale impiega te prr l'accrescimento corporeo, o si son perdute anch'esse nelle fecce? A questa domanda si polrà fnrse ri~pondcre in seguito con deduzioni tratte dal calcolo, uta per ora l'esperimento non può dirci nulla di preci so . non essendo slale analizzale le frcce. ~ on oc.cor·re ch'io dica eome per corredare 80 valutazioni d'azoto nelle orine con altrellan te corri;;pondenLi nelle materie fecali, avrei dovuto passare un anno almeno in un gauinetlo chimico senz'allra preoccupazione, co~a che mi ~a­ rebbe stala impo:-:sibi le in qualunque modo; bisogna dunque fare a meuo di questo dato prezìu::o d1e anehhe ri~olto completamente la qnPslione più importante. Ciò che risulta da t[Uesla prima serie d'os!'ernlzioni è che un adolesceute giit prcssQ a com piere il suo sviluppo organico, ha, durante un prolrat.lo lavoro intellettuale, consumalo pel ,mantenimen to del SIIO organismo gramm i 1:),2!)3, O rJ5.767 d'azoto, e possiamo dire con sicurezza che ne anebbe consumati H.i,80 ed anche più , se oltre alle ore di studio avesse :;peso anche quell'or·a e me1.zo o due nel lavoro muscolare di ~ch erma, ginnastica od altro, com'è prescritto dall'orario del

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• 4-1 ()

1:.\LU!E:-IT.\ZlO:-ìE rn:u:AUOI.ESCENH:

cuiiPgio militare, e che auche in que,;Lo ..:a::.o av rebue trovato ne'gram mi 2·1,6!)6 d'azoto che il viuo del coll egio cor1tiene, quell'ampiezza dentro la quale devono nel'essariament e ol'cillare i fenomeni vitali che non possono es:;Pre misurati con · esattezz,l matematica. ~ e lla l" e 2• osscnazionc che ri guarrlano i giorni •lei riposo trm·iamo invece che l'azoto ingr'riLo a~cende a grammi Hl o 19,'> de' quali solo H- han c.i rl'olat•) nel saugue pel mantPnimento della marchina umana; que:; Li ·l 4 aggiunti a qnei tre chesogliono pa~l'are indigl'riti e~pr im erehhf' ro un bisogno di 17 grammi d'azolllpe lr n n~ullHl giornaliero dell'adoles~~ent e in riposo, o si avrellÌ1e ;;er11pre un gra ntmo od anche lltte e mezzo di riser>a a cu i l'i;;Linlo lta pt·ovve\ltHO con appetito proponionale a' bisogni dell'al~t~ rese im enlo !'e pnre una parte di questa riserva non rappresenta l'inrognita dell'annli:>i chimica delle fe cce. Ad ogni modo possiamo ritenere, rass icurati su lla opportnni tit del proces~o d'invest igazione, che il lavoro mentale aumenta l'appetito , aumenla il bi::;ogno dell'azoto di un grammo 1• di nn grammo e mezzo al ::rio1·no, ~ co tTi ~rntHkn tem ent e J'emi:-.~ione di esso per la via delle orine. Dalle ricerdlC di ~tosler sappiamo che l'acido fosforic'o uelle orine dt>gli adulli ascende in media a grammi 4-,9 al giorno, mentre in quelle dP.gli adole~cenli, a cagione dell'inct·emento delle o:;sa, non o ltrepn~sn· i trP ;.rrammi . Agli stE'ssi t·i~nltati ronducono pl'f' ;;~'a poro (]ne~te M:-Pr,·azioni. In quanto poi alla legge e me~;;a da Bia:'on ed Hammond, conlracleua per altro da Hod;.{es- Wood, rhe cioè l'eliminazione de' fosfati si accres~a col protrallo lcn oi'O imel\etlun le, da q neste e dalle seguenti determinazioni ri ~ tli tereb he •:he nell'adolescenza In legge non è così r!J~La nte. od :t Imeno le difl'erenz•' non sono mollo rileranti. for~e a ca u ~a dell';~c-


IN RELAZIONE CO:"i LO SV!LOPf'O OIIGANICO , ECC .

i 1·1

crescimenlo delle ossa più prepotente de' bisogni del cervello; ma che per& considerando la gt·ande massa delle osservazioni , la differenza e!'i~te t'd ù apprezzabi le a decim i di grammo. D

Anni 17. Peso del corpo krt. 56,SOO. A umento in 9 mesi 0-. Idrartro. Medie di ·4 osservazioni riHrante lo st11dio, e 4 durante il riposo. -- -- - =.:.... l VJTTO o n 1 N .\ ~~

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In questo gr·uppo so11o racr;olte le medie di 8 valutazioni, 4 delle qnafi furono eseguile durante il r·iposo, .} durante lo studio, w l più paziente degli allievi aiTeno da idrartro indolente, afehbrile, presso al suo completo riassorbimento. 11 bisogno dell'ingestione di <:ibo si trora anche qui au · men talo durante lo studio, ma per· combinaz.ion i d'ordine bromatologico l'introduzione dell'azoto è diminuita, pur tnllavia l'eliminazione dell'azoto e dell'arido fosfot·ico è maggiore nei giorni di studio e scuola che io quelli di riposo . La quantità assoluta tic' prodotti di riduzione organi ca e minore che nel :;oggetto precedente, essendo minore il peso del corpo.


.-l n n i 17. Pe.<w tlel co r po J.:y . 61,500. A cc r escimen to in 9 n,e.-:i O-. D islor!1ione rlel piede rle.<;lr o. 1\{e,lie cl i '2 0 8 servrtsionr durante il ripo~;o e 2 dal'(tnle lo slttdio.

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A nn i ti. Peso r/el C'IJI'{'O k!!. :10,500, ruuncnlo in O mi'.«i 1.-y . 10. Di.slorsione al piP.rle sinistro. /vf edio di tlue ossen•ozioni darct~~le i l r ipo.~o, e cl11e rlnr an le lo .-< l ll rlio .

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Ne' gruppi C e D riguardanti indi,·idui di pesu quasi eguale fra loro, ed intermedio fra due precedente, il p1·odotto della '1·iduzione organica si mantiene <~ n e ll e in propo rzione intermedia; però sebbene l'introd uzione degli <~ limenti sia accre5ciuta come di solito ne' giorni di scuola e stndio, l'emissione dell'azoto e dell'ar,id o fosfori co è dimin uil a. Che questi du o rngazz1 non ab biano studiato? O che una


lì'i 1\EI.AZiùNE CO.N LO S\"JI.UI'I'O OHt.ìA:'\ICO, liCC.

413

,·olla almeno ne' giorni di l'Cuoia sieno andati a spander acqua in una latrina qualunque? O che durante l'anali"i sia accnduto qualche errore e sin pa ~>sato inavvertito? A dir r ero non a nei voluto in contrarmi con questi due suggelli tanto itl antitc~i con gli altri , ma il fatto è proprio avvenuto cosi, e l'ossequi o al rero non mi perrnelle d i di;;si mula rio scartnndo q ue;;Le o::servazioni. Costretto quindi a dare una spiegazione di due anomalie, mi appiglio ad una delle tre esposte ip o t e~ i . ma non mi ra ~seg n o all"idea che questo principale fenomeno del ricambio mnteriale sia co~i bizzarro e saltuario da verificarsi ùue volle in modo tutto diverso dalle altre, non posso pensare che la vecchia teoria di Li\•hy crolli dall e fondamenta, non posso rigettare l'antica convinzione ormai famigliare nella mente de'medici, che la ;;omma degli elfctLi meccani ci della macchina umana è proporzionale nlla de;;integrazione de' suoi tessuti. l o non ho ne~s una fede nelle e:;perienze innoraLriei e rivoluzionari e. quando come quelle di Fi ch e Wislicenns si li mitano ad esa minare le orine di quallro periodi diver:-i di uua l'o la giomata, e poi chiedono all'umana economia il reudicon to della sua gestione circos tanziata , puntuale, di quallro in quattr' o re~ lo rogliono con la m a~sima so ll e1~itudin e, e poi si accontentano del listino presentato alla prima richi esta. In questi r.asi si può fa1· molto presto n dire che l'ut'ea non·è il prodotto della combustione dell'orga:'lismo, che non lo ù la forza spiegala nel lavoro mecca nico, ma che J' uua e l'altra sono semplicemente il prodotto del cilw ingerito poche ore anmti. E ehe allr·o produce nelle orine la febbre durata in un prolungato digiuno se non l'uren1 Ma restiamo nel tel'l'eno dell'esperimento fì sologico, e lasr.iamo in pace In patologia. Le due ::;eguenti osservazioni confermano pienamente la prorenienza dell'ur·ea dalle metamorfosi dcll'organi,;mo, solo


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l.' AI.IM!>ì\T.\ZIO~E 0(,;1.1. .~OOI.ESC: E~TI-:

lP cambiate condizioni prodncouo altri eiTeui di non mmore

importanza, che sa ranno analizzati in seguito. Due allie\'i della mcdi:;ima etit, l'uno al ~eco ndo, l'altro all'oltavo giorn o di digi uno per pnuizione, 1·i coverava uo nll'inferm eria adducendo inrli!'pO:'izioni non Yeri(iciì bili . Li ho nu triti nel primo giorno con pane e minestra a volontà, nel :'econdo giorno col rillo ordinario del collegio. Ecco i risultat i:

An ni 17. Peso l/e{ Cf) l 'fUJ ky . u8. A ccr eseimenco in o mei;i-0.

Indisposizione alleyalrt ma non .r isconlrntn; 2• yior·no di digiuno. -

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A nni 17. F't:Ro del r·orpo I.-g . .57,500. Accre.~cinn:nlo in() mesi ky. 4 .:)(X). ('ond iz ioni JII'C('I'rlent i; 8• (/ iorn.o d/ diftiuno. ~

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IN REL:\ZIO!'( E CO~ 1.0 S\"II.I;PPO OHGA~TCO, F.CC.

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Con una enorme diiT~renza nell'introduzione dell'azoto fra il digiuno ed il pasto ordinario, il bisogno di t·iparazione fa iiCt~ rnparire ogni diYario nell'eliminazione. La liamm<~ della \ila ha biso~no d'alimento, e brncia tullo quello che ha; nell'urgenza fa come Benvenuto CE:'IIini fonde le mas::erizi e di r:-tsa, salvo a far eronomiaquando le E:' !ltratesara nno maggiori. Infatti ~e aggiuugiamo all"azoto rill\·enulo nel,le orine la solita parte de' tre grammi delle fe,;ce, vedremo elle il SO;!getlo E <:nn un peso di chilogrammi 68 ad accrescimento quasi r,orupl cto, ha impiegato nel secondo giomo di digiuno circa 14 grammi d'noto pcl ~o,;ter tlamento clf'lla vit:~, mentre non aveva introilali che 1~ ,85. Donde, ha tratto il resto? Certament.e dall'organi,-mo ; ha brucialo per bisogno di sus~i­ F.tenza una lntrte de' ~ noi mu,;coli. E nel soggetto F le cose non sono andate diver:;ameute, henr,hè in pr·oporzione alquanto minMe, pel minor peso del corpo, pel bigogoo d·accre:>cimento non ancora ('Ompiuto, pel digiuno più prolungato. Dunque l'urra nella farne l"Ome nella fehltre si forma dalla disintegrazione de· tessuli, ru ppresenta la fase fin a le del lavorio della macchina che si consuma pel compimento delle sue funzioni, dunqr:e anche nel lavoro protrallo di un qualunque organo, una parte dell'urea che si trova nelle orine dev'essere l'espressione di questo consumo, e non fattura di cibo ingerito poche ore avanti. Ed a questa conclusione wnducono le belle esperienze di l'arkes eseguite pet· n giomi su due vigorosi soldati posti in differenti condizioni d'alimentazioni e di esercizio. Ma ciò che interes~a di più ne' due casi riferiti è il vedere che co o uo vi tto variato e doppio nel giorno seguente al di · ginno l'azoto delle orine non aumenta; i bisogni giornalieri della macchina sono gli stessi, la funzionalitit non è cambiata, la quantità d'urea rimane la medesima, e l'azoto ingerito in


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l. Al.lli.ENT.\ZJO.'\E UELL ADOLESCENTE, ECC.

più si è lìssalo nell'organismo per l'at: c~resci meuto della sua strullura, per la riparazione tle' suoi gua:;ti . Lo stesso renomeno si è verificato pe' rosfati eliminati in minor copia nell'individuo di minor peso, ma senza nes~un rapporlt) con J'ingeslione degli al imenli: Ila SCITito ad alcali- u izzare il :>a nguc. ad agevolare la el i111 inazione delle so:; lanze consumale,<\ racilitare le secrezioni, e ciò che avanzava si ~ probabilmente fis!'.alo nelle ossa ancora avide di elementi solidi. ~l ess i in luce i criteri fondamental i che emergono dall•1 ·analisi eseguile su indi,idni più vi cini all' elit adulta, po~ ­ siamo procedere con maggiore :'peililezza all' ~>~po si zione delle altre.


.H 7

OSSERVAZIONI CRITICHE SOPRA

UN CASO ·DI TRACHEOTOMIA CON SPECIALE MENZIONE

DI UNDILATATORE TRACHEALE DEL TENDERINl E DI

UN NUOVO PROCESSO OPERATIVO OEL CASEU.I

Lettura fati.:\ ncll<l conferenza scirntinra del 5 gennaio 1883 nella dirrzionc di sanità militam di Genol'a, cla l doll vre C}e~tare ._o:r.r.ì, !t'nente medico.

Signori, La divulgazione di quei falli clinici che nel gran teatro della nos tra azione s'impongono per t'indicatio oi tae e per il periculum i n mora non può che r iuscire ese mplarment~ proficua , massime quando concorre ad aumentarne la s tati stica fortunata , sorgente a cui volentieri si attinge quello spi rito d'iniziati va che induce a fa1·e d'urgenza delle operazioni chirurgiche che ec1uivarranno a delle opere buone. Ecco perché mi son deciso ad illustrare ques to caso, il quale, s e è forse volgare in patologia, fu però certo ~olenne in pratica, segnalando u'na volta di più nei diflicili momenti ùel nos tro compito professionale le supreme risorse dell'arte e le gloriose viltorie della scienza. La s toria clinica di Grossi Bartolomeo, guardia della regia, fi11anza, diciottenne, entralo il 23luglio 1 88 ~ in quest'ospedale è presto riassunta quando si è dello che egli presentò clas · sicamente stereotipato il quadro nosografico dell'ileo-tifo grave, dalla cefalea allo stupore, al coma; dall'epis tassi all'ente! orragia; dalla roseo la papulosa alle piaghe di decubito; 27


418

OSSKII\"AZIO:'il CUITICIIE

dalla fuliggin e della bocca alle diarree coll iquative; Jall"assenza nelle sue orine dell"ueofeina all'abbondanza dell'uroxantina ; dal delit•io ai sussulti tendi nei; dalripet•piressia alla t.empcratura subnormale; dal ùicrotismo del polso all'asistolia cardiaca; e tutlociò altt•avet·so i sol iti t"Juatlt·o sellenaei fin o ad entt·are nel periodo preagonico col le estremità fr·ertcle e ciannliche, coi battili radiaH ier epet·ibili, colla. fa ccia plumbl:'a e cada veri ca. A t·ender·e fMnilo tunlo ecclcli ~mo si utomnlol ngico non ci mancavano più che due l'alli: o una delle tert·ibi li complicanze tklla malattia, ovvero la morte; quella non si fece pur troppQ attendr•t·e: questa scongiurato pet· mit·acolo dt1ppt·ima, !"Rr·ehbe poi inevitabilmente sus!:'egu ita, se il buon genio della chit•ur gia non l e avesse, col ~uo iutet•vento, gridato il fatidico l•arle r·elro. L'infct·rHo infAtti già al 28 agosto, in meno cioè di 5 set· ti nJane, era s febbr·oto, l'infezione si el'a cosi esaurita, quasi esaut·endo lui ; anzi il 5 sellembr·e si lr'ovava ~ià col1\·a\e!"cente; non imporla che egli avesse la livrea del m orto risuscitato, ct·a vivo e parlante e poteva con uno slancio di tenet•ezza tutta nuova rin graziarmi quel mallino dcll'assif'\lP nza pt•cs tala ~li, t•ingt•nziamcnti che poi inter am ente anda vano all"indirizzo dei capo-t•ipar·li si;;~. Cnpilano m ed ico De Prali e m<l gf!'iore medico cav. Holant!o, che l 'un dopo raltro, con sagacia, con pazienza, con p:·eJilezione paterna avevano tl'ionfalmenle diretta la cut·a ùi qu el di::-gt·aziato. Tutto adunque prometteva una rapida guarigione e l'individuo stesso asseriva di non sentire piu che l'invito irt·esislibile al sonno ristoratore e la prepotenza dell'appetito, la quale anzi l o preor c:upa va al punto da non fat•gli nemmeno accusat•e un fenom en o nuo vo, sOJH'a;:giunlogli vet·so il i :J settembre, voglio dire un po' di mal .:ii gola con rauce<line, disturbo che del resto parve dissip81·si in breve, tanto è vero che il 19 successivo non si creJette esi ster e contr oindicazione di sorta per fut•lo passo l'e cl al riparto tifosi al i • di m edicina ambiente più vas to, piu at·ioso, pi u soleggiato. Ma qui put·lt·oppo, dopo tre giorni, doveva, pet• il paziente, continuat·e l 'iliude dc' suoi guai. Ecco l'annotazione che spoglio dal r egislt'O nosologico.

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SOPRA UN CASO DI TIIACIIEOTOmA, ECC.

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Settembre 22 maltina: - Nella notte ebbe tosse; alle '1 O di stamane un accesso di dispnea prevalentemente inspit·atoria con minaccia di soff,>cazione. n espit'at.iolli 20. Polsi 1!0. Temperatura :l8. Sera. - I fenomeni si sono cal mati assai. Che cos'era a ccadu to ~ La pt•odilor·ia comparsa Ji In le !<inclt·ome morbosa si pt·est.nva agevolmP.nte pet• amnw ller e, nel ct~ so :>peciale, l'inso r genza di unalaring-ostenosi acuta , Ol'ditasi :sopr·n qualche ulcet·azione ti fica del hwinge, ancot·a in via di t·iparazion e e che favorila dull'inlluenza t'P.umalicu a veva indollo pel' flu ssione collnler·ole I'P.dema glollirleo. E ecn il c nnrello diagnostico che li per· Il Yen ne costruito in via indullivu, dico indultiva, perch <'! l'ispezione e l'es plorazion e dig-itllle della r eLrobocca risultarono neglilive e l 'osservazione lot•ingoscopica non si potè per• ra gioni facili ad immagi nat·si, in quel momento istiluiPe. PPessuche insignificante riu sciva puPe l'e~a me scmeiolir o del petto escludendo la concomitAnza di falli catarral i ùiflusi, non rivelando che un cel'lo aflicvolimenlo del respiro sulle bn><i polmo'nari, tliscor·danto co n l'aspr ezza che si per cepiva a livello dellar·inge, dove anzi ess~ ac!pti!ilava cat'!:lllel'e di t·umor·e t•oco e s tridulo piulloslo intenso in modo da potet·si t~ seolttlre anc!le a dislnnzu. Intanto siccome !-:iò si era assistito a deg-l i intervalli di r emissione, non però {i'inlermi ssione, così si suppose che !a rondizione fosse, come al solito, aggravata da un cer·Lo g t·ado di laringospasmo e elle in vista di ~;i ò convenisse tempot•eg-giare, molto più che la te1·~1 pia fin allol'a esperimentata e consi stente in qualche inalazione di clornfor·mio intet·calata all'applicazione Ji senapisrni e di spu gne d'a cqua calda al collo ed alla pr opinazione di eccitanti aualellici , a vevo peocurato al paziente un r·elativo benessere nonchè un per iodo di calma abbastanza lungo. Ma questo non doveva essere che precario ed illusor·io. Il diario infatti del 23, l'indomani, porta il seguente cenno: Nella nolle l'ammalalo ebbe allt·i due acc... ssi orlopnoici che Sl dissiparono però abbastanza presto; avveri e senso di n odo alla gola; il respir·o è slerloroso; l'inspit·azione alquanto sibilante.


_.} ?0 H <'~)'i razioni

OSSE I\ \"AZION l CR l TI CII E

JH. Pobi 11 ~. Tr.rrqJcr·uLur<a 3~,::!.

Alloru, o sig11ot•i, açqui;::Lc'l valor·e pratico l'evenlual i là tli un allo Cl'uenlo, il giorno avnnli appena Jiscus:"a tcoriçam cnle; si f,•cc •1uindi i::-.>lare l'in fer·mo, si dispo><e pP.I'r llt' fosse ,·igdato da due infermieri solto l'immed iata sorvc;.:lia11 za del m ed ico di guardia e conLempor anean1ente si p1·eprH·ò J'a t·mamentar io per l'opet·azione. Tutte que~te cautele non tlivenne t•o purLt•oppo nù sovet•chie, nè inopportune. Poco dopo l'ot·a dell a visita pome1·idiana di quello ;:te::::;o di il puziente fu assalito da un (jual'lo e più lt·cmcndo par·os~i="mn ot·tnpnoicn. Acco1·,:;i lull i atlor·no al suo l e llo, lo lroq:u nmo ;:emi-seduto, collo sbi l{ollimenln e l'astìssia dipinte sul vollo. La borc-a apc r·ta , le trai·ici beanti, la dispnco impo11ente, qual i fi cata dall'inspirazione lu nga, penosa, gen1cnte e du ll' e:::pi r·azinne più rall~, ma pu t· sospil·osa e russunte. Enlt·ambe si e:-:e1-!lli'·ano coi muscol i ausil iari, anzi e;:i :-;tcvn giù il ri ent t·anJenl() cpigosl t•ico, e perfino le con trazioni t•ilmiciJC del lo ~li ntm·e m·ale ~i mostravano cosi evidenl• do giu ~tifìcal'e lA frn "n del boccl,eg-giare consacrata dall'uso 1.1 chi til'a ~li ultilni flllP l ili. ln Lnnlc> la scena si ero falla stt•aziaule; il poverello p0t'· tnva i"linli,·am ente le mani alla gola quasi pe1· rimuoverne l'osl !lc;olo che lo stran gol ava e colla voee lìocn e disfonico si llabfl''a supplichevol c • 1u ~>s lc due pa ro~h': io muoio, io muoio. Ma il suo sembiAnte orarn,ai s'cr·a ratto Hpalico; l e vc·lte ~iugu l u ri lurgid~>, l r. labb1·a hluastre, f•···ddn l' c>str·cmil.it, lilifot·mA ed ir r·egol or·c il polso; la mo t·tc i11 ~omma era i m· minenlc . •A. tal estremo l'assistere era diventato iuulile, i l farein,·ece i m per io!'o. Compt·eso d~ll'i ncalz.an l e pericolo ed i n Ler p t·ete del ;:e n timento cumune, l 'egr egi•) dit·etlol'e, col ouuellu cav. Cugu!'i non lRr·dò a dar l'or dine ed il consen:-:o . l mrnantinenle si tfi;opOSl• iJ l ello in piena luce ; si cor·icÒ l'opet·anùo supino sotloj.Jonendo al collo una traversa a t'I'Otolata i11 guisa da r endet·nc prominente e l esa la sua r egione

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SOPRA U~ CASO DI TRACIIEOTOIIIIA , ECC.

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an let·iore. Uno eli noi manleueva immobile la testa; ~li allri pt·onli con i soliti steumenli di necessita e qualcuno anche d'el,ezione, ft·a cui il tracheolomo-cannula del Rizzoli. L'operntot•e, sig11or maggiore medico R olando, caporipArlo, i11 vista degli acr.iden li as fillici impellenti, pensò di non atte nersi a l p1·ocesso lento e lì per li preferì un pt·ocesso mi$:=to. Si tua tosi a deslt•a dell'amma Ialo, cercò coll'i ndice s in islt·o la spo r·~enza della caJ•tilngine cricoide e ve lo tenne applicato; poscia inforcando il IMinge col pollice da una partt! c colle tt·e ullime dila della stessa m ano dall'altra si pt·emuniva contro i tanto facili sposlamenli laterali. Indi im pu~na to il bi!'lorf retto col!A destra, a penna da srrivet·e, traccio una pr ima incisione dal mar~ine infet·iore della cricoh.le fino all'iugulo per la lun ghezza di cit·ca?i centimell'i, seguendo pt·oprio la linra med iana e compPenJenùo la pelle e i tessuti soltostanti fine• alla trachea. Senza sorprendet·<'i dell'emot·t·agia, .-:ile del resto s i t•tduceva ad un modico gcmizio, e snpralullo s~nz a abbnntlonare il laringe colle altt·e Jita, fece d iscendet·e l'indice s in istro nèlla fer ila ad esplorare se la tra<:hea foss e denudala, pt•ese poi il tracheolomo-cann ula de l Rizzoli e !imitandone la punta coll'indice deslt·o e facenJolo scot·r ere r asente l'indice sinis ll'n, com e s u d i una guida, traforò in quel puulo, e cioè fra il primo e secondo s pazio inlet•anulare, d'un sol colpo la parete anteriore, poscia rilir6 lo slilello ed introdusse il tu bo fino al padiglione. Co~i l'allo opera tivo iu meno di i minuli et·a bt•i llan lemenle compiuto. Non appena rimosso il punteruolo, il pAziente di bollo balzò a seder e, come spaventato; si udi un fremito d i s uzione seguito dt~ ::>ca Lli di pertosse, coi quali venne1·o elim int.li pat•ecch i zaffi di muco attravePso la can nula ; ciù siguilicava che l'individuo nvevn liberamente t•espi t·oto; - egli et·a salvo. Infatti si dileguarono in un baleno tutti i fenom eni della na t·cosi carbonica; la fisonomia s i compose, il polso si riauimò; da 120 battili incerti disces~ a 102 r egola ri. le respirAzioni invece, cosa n otevole, da 22 aumen tarono a 28, ma ritmiche ed etTI caci ; la temperatura non superava i 38 centigradi.


OSSEIIVAZIONI CIHTICIIE

Non r estava che a fornire la cannula del suo tubo interno ed assicurarla e guarnirla coi soli li nas tri, colla g-arza fenicata e collo strato protettivo. Provvisto con ciò anche alla toelelLa dell'operato e non avendo a r imediare ad alcun accidente attuale e pt•esa ogni cautela contro i consecu th·i, la n ostra pt•esenza et·a diveuul<\ superflua; si lasciò quindi rinfet·mo al ~o n no ri sloratm·e c ltr~ egli invocoYA, con l enti lulli di aveJ•Io solll'nllo all' irrevocabile sonno dell'eternità. Il 2-i, nll'indomnni, ri ~co ntt·o su! r egistro nosologico l'nppunto che segue: Il paziente pns!:'ò la n•1tte al,IJastnnza ll·anquillo e l'ipo:>ò; eliminazione piullosl o copio;oa di ca tnrt·o so lto colpi di tosse ed atlt•avcr so la cannula; nessun nllro occesso dispnoico; tmnue l'nhhallimenlo lullo proceòr, t•egol a•·mente. Respirllzione 2G. P olsi 10't. Tcmp. 37,0. Nè in seguito si ebbet·o a lamentare evenienze slraordinaril!; 'fUOtidionamentc dn principio e sctlimanalmenle da ultimo il tubo interno della cannula venivn rimosso pc1· n eltarlo dal muco viscirlo e aderente cl •e lo ostruivo e poi er·a rim esso senza inconvenienti, abbenchè l'infermo mM tr·asse una certa ostilità ed inlollel·anza conlt•o di esso fAc~ ndo cori re che quandO Pl'8 in Sito, la I'CSJIÌI'fiZiOne diventava piul[I)StO s tcnlnta . Unn volla sola, e fu il !l ottobre, all'allo di rip ot•r•? la cnnJiula <"he si ct•a levnla in. tolo pPt' la pulizia, s'inconlr·orono diffìcollù pet' il diminuilo cliam elt•o do:> lla fì sl olfl, il cui lum e s'era molto l'idollo in causa delle ~ranulazioni J'igogli ose del suo contorno. Sopravvenne inaspeLlalil quanto spuvenlosa una minaccia di soffocazione, che si dissipò solamente quando coi r eilerali tent.a.Livi fu ri stobilita In comunicAzione. A vt•ò bisogno di citare in prosieguo f)U csto uccidente; non lo dimentichiamo. Intanto un r egime tonico-ricos tituente avvan taggiava la nutrizione generale, b enchè mollo epir.•·nlicamenle; una medicatul'n topica alla soluzione di nitt·al.o d'argento pal'\·e purA migliorat·e la r.ondizione local e del laringe, tanto Yel'O ch'~


SOI'RA UN CASO DI l'HACIIEOTOMIA, .ECC.

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r oper·11to riusci,·a in bl'eYe a respir·~~ro per qualche tuiuu to anche quando gli si chiucleva l"o•·ifìcio della cannula ed a•·l'i\'AYLI perfino ati ammorzare col sMfio delle labbra una cnndela. A ~giu n gerò pueP. che muto non lo fu che nei primi ssimi !!iorni, ~iacché abbastanza presto eominciò a pal'lfH'e o meglio a susurrar·e qualche ri!'<posla con un ti mbro di voce baSiiO e gutl m•nlc, e, ben int.·so, lurand••si lncannulln col diln. Fu a questo pu11to, o si~nOI'i, che io , non pit"t tr·allenulo dnl ri~uardo del suo stato e all etta to dol ln cm·iosilil dio~noslica, lenlo i ùi isliluiJ'e r esame laringoscopico, un pu' r·ilnl'llalo, so vogliamo. ma sempre proficuo. Comi11ciai dall'eseguiJ·e in ,·io pt·<:liminar e una S~' t'i e di lilillazioni e di piccole mauo,•r e nella r elrobocca destinate 8 r endere Lolleralll l' applicazione dr·llo specchit> llo; lf· foreva di tratto in tratto io col m edesimo pennello clte serviva alla medicnlura ed insi steva per chè le ript>te!'ise il paziente stesso col proprin dito. T ali espedienti semplicemen te m ecca nici mi rispar·miar·onn l'uso del bromut·o di pota!'<!'<io o del g-hia('cio, in guisa che il H no,·1•mhr·e pol,•i inlrh pr endere cn n sufflcienle succe:>so l'ossenazrur rc cui lul"ingoscnpiu del Labus e scoprire il r·eper Lo ar•atomo-patologico :;cgucnte. La mucosa del luinge si m ostrava di un colorito r ossogrigro sporco, però non uniforme giacchè le cal'tilagin i aritenoidi e la super·fìcie postet·iore si presen tavano di una tinta pallido-rossaslra che si esle•~deva anche alle corde vocali vere, l e quali anzi non sembravano più sottili o d'aspello lucente madreperlaceo, ma appa ri v~owo così lumefatte c rov'"i cinalc pelloro margine lib,~ ro da a"er ridotta la rima glotlidet• ad una fessura appena disegna ta da rico J•ùarmi l ontanamente, mi si pt>r•tloni la stranezza del confr·onto, la configurazioue del muso di linea nel ca tnrro cervicale dell'utero. Quu e lù l'epitelio sembrava esfu;:liato c in un punto !'<:orgevasi una piccola ecch imosi. L a mobili ~.!\ delle carti· lugini suddette e delle corde vocali anche solto l e inspit·azioni pr·ofonde e la fon azione del di ttongo re, eseguita u cannula orclusa, era assai limitata, p er cui confesso che in causa della stenosi glotlidea ed anche per un certo gr·ado


O:-;~Ji HV.\ZI 0 ~1

CII ITICIIE

rl i ri gidi là cicli' epiglottide, l'ispe;.:ione del la parete an tcrio1·e no11 mi riuscì nè distinta nè compl r~ta . Sui l egamenti poi dell'epiglottide. sulle cord e fal se, sui vl!nlricoli del M org-ani nnn fermai gr an che l'atlenzionP. forse perché essi non me l'arrestamno con l'immag'ine di alterazioni rilevanti. Non vogl io tacer e che fui pure c ost1·etto nd Aubrevitwe la seduta r·~ 1·ch è a fu1•ia .t.-i t•ip•·luti manep;~i, erA SOJll':'lggiunta, n on tonto la lc)SSe eJ i conati di vomito soliti e•l inrwitabili, ma una salivazione copiosissima che ohbligJWA l 'os~erva ndo a <.i~>glutire in ce;.;~ante mente . P1·Mdo allo vole11Liel'i di tale inconveniente mol to più che nei ll'lllta ti ùa me cousullati non l o tro,·o debitamente menzionato. :\i• mi fu Jato rli rmn ovare il mallino doro, né poscin, J'ol">-ervnzione, r om e mi et·a p1'oposto, giacc.he il so:.rge llo m i t·nccon la \'l'l di aver pRs~ala i n;:;nn ue g-ran pa l'Le della no l le l'uccef':'iva e di avet• <\ovulo alzarsi pet·l'u lll hascia che l'flll gu->lia va, ciò che lo r ese cos·, indocile da vielarmi pet·fì no la ~empi ice i ~pczione tldla bocca. pet• qualche tempo, abbenchè e!!li !>.Lt'Sso conven isse che io non l 'a veva minimamenl~ m a l· t•·ntla Lo. l n ogni m odo sulla scorta della ùc·scJ•izione su rip ot·tala, l u quale se non cotTisponde alle esigenze di uno specialista nè pet• la mi nuzia ne per l' eM llezza, è pe1·ò in compens.o un dorum ~>nlo di ft>ciPila, mi pH I'\' <' di poter· addivenire alla conclus:ione dia:;rnoslica di un a lat•ingile edematosa cronica, cl te ora semplicemente annuncio r isct•,•andomi a commen .. ta l'la p iù tardi. Intanto a complem ento delle notizie anamnestiche, so}!· giun ger ò, che f]Uan tunque la conJizione l ocAle non si fos!>e, come si è visto, risolt-a e la nutr·izione gener ale stc>:se ancor br.n !ungi dalla ve1·a reintegrazi one. pm·e, crdendo alle insi ~lt>nl i t'iC'hieste del pllzienlr, di giil •·if'oi'malo. :.rli si pe1·mise, munito di una cannula di vulcani te ed accompagnalo da un suo f1·utello, cii Ahhandonat·c l'ospedale il W novemlJ1·e 1 88:~ dopo cioè Il !) giorni di deg-enza e 5G dalt'opet·AzionP.. Dal suo paese m'hn p1·ome ~M di Lrnermi infol'mnto eli ogni evenlualilò impo1·Lante e fin ora ha mnnlcnulo la promessa scri vendomi parecchie lellere, n ell'u ltima delle quali , con un

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SOPRA t: N CASO DI TRACHEO TO~lrA, ECC.

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ottimismo ed una ingen uilà !';O) pt•opria di chi si ~ abituato alla sventura, mi dice di star bene, r: on ostante che la saJute genet·al e lasci ancora a desiderare e che la sua gola richiegga tuttora la s.-,Ji lA vnl vola el i sicurezza. lo. benché abbia dM le p1·evisioni as~ai p essimiste sulln sua so1·te, gli augur o per ò cl tP- l'opera pietosa rlcl tempo f!li sia propizia cosi che egli ptt~-:a o pl'ima o poi dat'mi la conso· !ante, quanto per me i nspen1La, notizia della sutt gua1•igione.

E qui, o sig11ori, il mio ctiutpilo di c1·onista P. finito; mi r e!' IO ntl Al'~ uiiH"re qut"IIO più arduo di c1·i tico coll'intenzione di comm entar e il caso snlto certi punti di vista chH gli daranno, sP. non m 'illudo, c·m·~1 ller·e òi novità e d'interesse. Apro la cliscus:\'ione sulla d inp:nosi. P ar-rebbe inuti le per clté OI'mai questa si è ann11ncinta, intra ved uta ed anche stabi lita; date l e Jll'emesse, natural e In consE>guenza. Ma io mi l'ifaccio cnl pert;;iero al momento in cni esordì l'accidt>n te lrtringeo e se davan ti al pt'imo parosSi$mll. ortopnoico inPiullnbi lm ente s'i mpon eva da s6 il cancello di una laringo~ lE'n os i acula, r i mAn eva prrò sempre l a !'econda parte del fJUesi tn , qtJali cioè ne po le~sc> ro esse1·e i f~tltori. R estiamo nel CA mpo òrlle pt•obabililù; e1·a fcti'Se lo spAsmo dei muscoli costrittori, for :>e la parnlisi dei diiAlaloi'Ì o piullo»lo l'eci r m A? T r e di,·e!'se le cau!';e, ma unicn il J•i:ml lato, ilt•cslringi menlo d••l la ~do lli de. Non perdel'ò tem po a dirnostr nre dtc il pr·imo fallo mor bc·so, considet•oto almeno com e ttrwosi idtopBlica del vago o del r icorTenle, non era ammissibile. Nt•ssuno ip:not•a che il crampo vero della glottide, i l cosidetto asma del Mi llat• o Kopp , assAle quasi e.:;dusivamcnte i bèlmbini e tranne che nei sog~elli isterici, è rarissimo negli .adu lti; di più l'iducendosi esso, ad una iper inr.si dei muscol i cr·icoarit euoidei laterali, Li!'oaritenodei interni ed esterni ed ai'ilenoideo tr asver so, appunto per ciò, le corde vocali rimangono risparmiate ed incolumi, quintli manca la tosse; non essenJo poi ne rammollite né intasate manca la fiochezza.


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, OSSERVAZI O:'i l CRITICilE

Ma nemmeno come fol'ma sintomatica predominante o com e azione reflessa p1•incipale poteva accella r·si, non osl anle che si fo sse ventilata quest'ipotesi; giacchè il suo modo d'invasione é fulmineo, è patognomonico, come lo sono del pari la dur1'la spesso incalcolabile e le alternative di intermissione completa. Tutt'al più dunquH il cr·arnpo della gloltid·~ poteva lìg:urare nella !'<Cena quale effetto mo:to :seco ndurio, rprale epife•.rorneno che suole concomitare ll<:'ila rnag-giuranza delle irritazioni laringee. N on val la pena c.li dicl11at·arc che. q n este supposizioni a priOI'i, diventaeono a posteriori ver1lù assolute. Col m edesimo lavorio d'e.-;clusionc viene posta in ùisparte l'idea, del resto più ver osim ile, di una paralisi. Giù nella fattispecie non potrebbe accellal·si eh ~ I'JH~lla d'entr·an.bi i Cl'icoar·itcnoirlei po!>teeioJ•i. come i so li che presiedendo all'apr imento inspiratot·io della glottide e resi impotenti, portano la minaccia di soffocazione o la morte per astìssi11. Non nascondo che sebbene di tale forma clinicn l e os»ervazioni ::-i possono qua~i contaee sulle dita, put•e alrunc venncr•o fntte nelle malattie d'infezione, difterite, et•isip<'la ed anche uel tifo; ma soggiungo subito che la nola carnltt>ri slica è la di, pnca puramente inspiratoria, scompngnatfl da catarro e da alte1·azioni della voce, giacchè le co1·de vocali oltrechè sane, vanno insic01c alle cartilagini aritenoidi normnlmenle l'una contro l'altt·a nella fonazione e vibrano esse11do intatti i loro ten "'ori e così pur·e i costrittori della glolli ùe. Ora adunque non r imane sul tappeto che la diagnosi gen erica di edema della g-lottide. Pet• verità rruesta fu ammPssn univocamente lìn dal principio, ed è ovvio che nessuno vort·à impugnarla ora, dopo cioè che il succedersi cle~li fl\>vcnimenti, e p i•'' <'11e alli'O l'esame dil·etto, rlwnno sulfragala con esuberanza di Arg0menti. Circa per··, la pnlog-enesi può nascPr e il dubbio se questa la1·ingi te eùcmalos~ debba consitlet·at•::;i come primitiva ovv et·o secondar ia; in altri termini, come essenzialmente infiammatoria ovvero sintomatica. Mi spiego: nella primll ipotesi l'infiltrazione sicrosa del tessuto solLo-mucoso non equivarrebbe che ud un dissesto vascolat·e, indice dell'iperacuzie


SOPR,\ U:-1 CASO DI TRACIIEOTOMIA, ECC.

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o del riaculizzamento della fl ogosi la!'ingP-a; nella seconda invece l' infillr·azione sarebbe consecutiva ad una lesio11e localizzata in un punto del condotto lar.ingo- tracheale ed avrebbe si gnificato di una re azione circo~Lanle al focolaio morboso, deLerminata,-i indipendenlernen'le 9 col concorso di caul:'e accidentali come la perfr•igerazao11ù, la vociferazione, !"inalazione di vupori irritan ti od altro. La questione fors~, come anche le precedenti, non poteva csser·e decisa che sul pl'incipio e dal lar·ingo!'copio, C"JUCslo strumento pr ezioso che permette di fare l 'a natomia patolo~ica della lariu ge sul vi vente. Ebbene a tale esame si dovelle rinun ciar·e, perchè spesse volle, o si ~nori' , la pietà ver so il sotrer·ente deve vincerla sulla curi osi La dello sc;enzialo; mass ime IJUando piu che la diagnosi è urgente la cura, e questa in

lutti i moJi non è che pallialiva eù unica. Ciò nonostante, come io nllor a in via i nduttiva trovai più razional e sostenere che !"edema er·a espr essi•>ne di un' ulcer·a e precisamente ltifìca, cos't oggi in via deduttiva confermo il m i o con·~etto . Ri cor~liamoci c he er avamo davan ti ad un con valescente di i Jeo-lifo; ma io non invoco l'anamnesi per.' questo, ben !i'i per stabilir e che l'accidente laringeo nel nostro caso scoppiò nel periodo tardivo della malattia, anzi a convalescenza ~ ià inco minciata, ciò che, fiecondo L•JLLi i LrattaLisLi, è carallet•i!;:tico dell" ulcerazione tifìca, come è proprio dell'edema che n e consegue l'insorgenza piuttosto br,usca che di punto in bianco r·ichiama !1:1 nostra allenzione su di una complicanza cbe prima for se non si aveva nemmeno sospettata. Ma non poteva tr·al!Arsi, mi si potrebbe obbiettare, come mi fu inve r o obbiellato, di una Jar·ingile .cntarl'al e semplice, reu matica, diventalo poi edematosa? Nego, per ché la tosse non e r a nè stizzosa, nè abba iante, i l dol ore subiettivo non esi::;Leva1 la febbre er a modicissima1 senza dit·e clte tale even to n egli adulti è affullo ecc~zionale per la conformazi one priv il egiata della ~oro glollide in confr·onto a quella dei fan ci ull i. Mi difenderò pure contro il supposto di una laringite di n atura ulcerosa legittima, quale genitrice dell'edema nel nos tro ammalato, opponendo che essa avrebbe dovuto aYere


OSSERVAZIO~l

CRITICHE

una dala m ollo flnlica ed essersi Lt·adita per una serie di dislul'bi e di sofferenze che di lunga mano so;::liono prepar·ar e la ca LasLt·ofe. Si per l'una che pet• l'nllra poi !"edema ù scmpr·e sopt·aglollico, cioè invade il tessuto in lcraritenoideo, i legamenti gloR;:;o-epigloLLici, la buse dell' epigloLLirle, il vcslibulo del l aringe e specia!ment~ le pieghe ariepi:;rlotliùee, Lalcilè fJuesL'ullime acquistano la ror·ma di due Lumot•i visibili e polpabili; al contral'io pet• noi l'ispezione delle fauci t•iusci negativa; invece l'inspit•azionc e l'espirazione erano diflìcili e eudi, l'ul'ia cioè in conlntva ostacolo non solo nell'elllt'al'e ma anche n(JJ'uscit·e, esclusi vo attributo questo dell'edema veramenLP, !Jiottico, il qual e per l'appunto s'accompagna spesso col lento lavorio dei pt•ocP.s;:;i nlcerativi specifici. ,: \ia che di piil t L 'esame lnringoscopico cornunq11 e rilal'duto ed incompleto, e, appu11to pet•cltù t•iturduto ed incompl eto, t•esponsabile di questa scolaslicu polemica, appoggia· le mie veolute, avendo pRI~~~llO i l l'eperla di un edema cronico, cit•cosct•itto, o flua si alla glottide v era. Non dico poi clte la si11Lomatologia conseculiYa p<H'Ia tulla a fa~ore del mio assertn; la !:'lenosi dPIItl glolLide che for·s·~ è dovuta ai pl'odolli ù'inriiLl·aziono, cioé ad uno sclfwemu od anche ad unA r P.Lrazione cicRtr·iziale, son tutti esili comuni alle ulcerazinni li fi che. D'altra P<H'le l a ~::'lessa sintomalologia subbieltiva ed obbiel li va, non ci hn dalo aulol'ilà di ammetter e entità morbose quali l a pP.t'icondt·itc o l a condrite o la nect'Ol"i del lAringe; cosiccltè invitato R !'01·mularn la diagnosi pl'elimi na r·e, io direi: lrtrinoosleno.<ti rte1drt da, edema dell.l r~lotlùle, !sin/t,m rltico a larinyite 11/cerosa 1.1:!1r·a; menll'eche la d in gnosi epict·iLica nltuale polrebb't>sset•e tanto quella di lrtl'inf!OS!eno:si cronica drt .selerema della !JIOttùle o piuttosto da neoj(JI'ttla:;ìonc ei-

calri.ziale o l'una e /'altrrt. insieme. PAs::>o subito all'etiologia pel' avvet•lit•e che ollt•e al molltenlo causal e remoto, cioè l' infezione li l'osa, conviene anche (·alcolat·e un m omento occasionale prossimo che sopravVl'nne a delertnin arc od a sollecitare l'intillrazione collalernl c al fo!:olaio infiammatorio; accenno al cambiamento d'am biente dell'infermo.


SOPRA UN CASO DI 1'HAt: IJEOTO MIA, ECC.

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Non sono certo io Ll'a quelli che fanno troppo oll.'amore colla mistica ed abusa la malet•nilà dell'influenza reumati ca ma non si può negare che quel pa ssa~gio di sala m otivato' del reslo da alle ragioni d'igiene, non abbia fa vot·ila la ll' t'· ribile complicanza sotto l'agire delle comuni cause r eumatizzanti. L'individuo inft~ tli si tr·ova va apiretico Ja 15 giomi ; era g ià convalescente; il ntal di golu non appena sot·to, pl.'lre,·a subito svanito; quinJi giustificatissimo il trasloco; ma ò'a llra parte 48 ore dopo si rinct·uùisco la rauceùine, la tosse e itTOmpe l'accidente lat•i ngeo. Il nesso è troppo evidente pc!' pensare ad uno m era e fortuita coincidenza. Bisogna dunque accettare l'eloquenza dei falli. Circa alla sintomatologia del caso noslro devo segnalare sollanto la circostanza, a primo a spelt.o paradossale, della rarità delle respirazioni, lR,:W nl minuto, durante gli accessi orlopnoici. Ciò non può sorpl'endcre quando si pensi che essa non è che una n·~cP.ss i k'ì mP.ccanica-economica delle s lenos i larin~•)-tra c h Pal i. g iacchè l'impedimento atringresso ùell'abituale volume d'aria ù giot:oforza che sia compensalo dallaprolungatainspit•azione, la quHle col s uo pro tl'or~ i rende co n se~ uente me 1.1le me11o numet·o~i ~li alti dd r espit•o. Nel t•esto la sinlomalologia del no:"tro paziente non s i d istinse per alcun fen om Pno nuovo; non s i ebbe che a vetlet·e ritJetuta la scena c he s'incontt·a de~critla nei trattati; è solo a deplot·are, o signori, che nel riprodul'la a me sia manc~:~lo 11uel prestigio della for ma e quella fedelta di colorito che reset·o magislrll.lme nle famo se le descrizioni de l Tt·ousseau e d ~; l Pitha, due veri classici della m edicina, entrambi grandi pittori nel dire, g rauc.li artis ti nel fare. Relativamente al decot·so invece c'è da metler e sott'occhi0 u11' importante considerazione, e cioè che all'infuori di un .ce~to migliorame nto verificatosi subito dopo l'allo oper ativo, in seguito s i ebbe purtroppo a presenziat·e una s lazionarie tA ostinata. L'operato al procinto di uscire era tale e quale com-e nella prima quindicina dopo l'operazione, né attualme nte s i è gran che muta to, se pure non è peggiot•alo. P erchè in paeecchi mesi non si è verificata !]uella reintegrazione che suoi esse re cosi l'apida e fenomenale in quasi


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OSSERVAZIONl CIII TI CHE

tuLti convale!ìcenti di tifo, tanto che vol garmente si dice che il lil'o in grassa ? Non sembt·i facile la t·isposta; giacché non è sufficiente l'lltvocare la pr olb 11da intossicazione tifosa c11e nel nostro so~ge llo ha impoverila la mas:::a sa ngu~g na e stremati i poteri vitali e pet·ciò subor dinat•e ad e!ìsa la lentescenza della ri costiluzione genet·&le e della riparazi one locale. Secondo i l mio av viso, qui esi ste una succel'<sione di ca use e di eiTclli: la degTadazione or ganica tiP.II'iudi vitluo può esser si opposta alla ri sol uzioue della cundizione lat·in gea ma questa a sua v olla ha ostacolat o quella non come episodio m om entaneo, ma come barrie1•a m ecran ica pem 1attenl e clte ha di sturbato e diminuiLo l'emato!ji. Mi si tlil'u, ma la canuuln lm o vviato a tale inéon venieute; io non lo ct'edo in modo completo, r ifl ellendo clte la col onna d'al'ia clte entra pet• f]Ue:;la Yia p1·e tern alu!'alc è volumetr·icamente infel'iOI'e alla HO l'male. N on per ni ente, o signot•i, la nnLut·a ci ha dal o una doppia ed ampia via d ' in ~I'P:;so , le narici e l o. b occo.. i\fa mi pi'CtnP. anche di pe1·suat!ervi che l a colotina ù'aria clt'esct! all1'a,.,.,.,_,J la t'a nnula non può esset·e inlel'a cd io l o all'ermo r!Ppu nuu ~crie d'esperimr nli direLli a misurare nel no~ tro pnziPnte il J:: t•atlo dell'espi t·azione sia su fi amma eli cnndela a rli ve t''-1\ distanza, sia con oggetti fucili a rov e~ciat·s i col fiaLt1. E ciò é l ogico se si pensa al lume ri stretto ci.~ ! tubo che è destinalo a fal'c le veci delle pt'ime vie r espit·al orie e se si calcola c !te esso, in vaginalo com'è nella tr·aclteu, ne de\'e pul' rimpicciolit·e il calibt•o. Insomma io so che b<tsl u a vl're un po' di corizza o di angina o di ca lareo lat·ingeo i quali, colla tumefazione del le t· i ~ petl t v e mucose, t•itlucono alquanto gli atr i della r espit·azione, per far ci pali l'e la cosi della anl'< ia od ambascia; e poi chi non é di noi , piu o m eno r eligiosi della n icoliana taùaccum, che nel sali t·e in fretta una scala collo ziga r o itt bocca non sia stato pt·eslo cos tretto a le vat·lo pc t· lflsciat·e elle anche quest'adito dell'ar ia si agg iu nge~se l.i ll'alko 1 S'immagini dunque un individuo che, qua n lo a r espit·nzione, ha bocca e narici, si può di r e, p er sempl ice compal'sa, lo


SOPRA UN CASO DI Tn.\CHEOTOliiA, ECC.

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avremo noi compensalo abbas tanza con una delle oedinarie cannule tracheali ? P er me ne dubito forte , forte, ritenendo che la colon na d'aria che ques t'infelice ins pit·a è ass ottiglia ta?

decimttla, mentre quella che do webb' esRere rspirata solo in par·Le trova l'uscita, per ché in pa1·le !>fUgf!e tt·a le pAreti della trachea e que lla clelia CAnnula ve L·so lt\ glottide chiusa <' qui l'i stagna come in un c u1 d i $ACl' o. Quind i pe rdita de lla prima, l'Ctnor·a ne lla seconda, insuffi-· ciente ossigenazione per ragione meccanica, nè più nè meno come iu altt·i s tati atele ltasir.i dell'organo t'espiratorio e di c ui una è la conseguenza fina le: la calliva ;;:anguilicazione e l'anemia. I gnoro se altri abbia mai atft·on tato q uest'indagine ana litica; faLlo sta che io imponendomene la penitenza no n ho certo cat·ezzata la priorita dell'interpt·etazione di tale inconvenie nte, ma bensì la s ua impot·tanza clinica per spiegare, _ se non m'inganno, un punto interrogat ivo della pratica. Tutlociò inoltro deve, o s ig-nm·i, esser pos to sulla bilancia pe t· il pronostico. Se la condizione laringea è un edema ct•onico semplice o una lat·ingite ipertt•ofica o plas tica, potr ebbe essere quistione di tempo e di cura , ma se tutto ciò fi.lSSe sostenuto o complicalo da una s tenosi cicatriziale ? Allora fot·se quell'infelice sarà obbligato a r espirare, quasi in tcramente, per l'apertura della cannula e la s ua ricosliluzione divcnlu più che mai problemalica. Quel che g li s i può des iderare, per un doppio scopo, è che si va da formando una fistola a labbra in sostituzione delaa attuale fi stola tubolare, cioè che avvenga una direlta unione della pelle colla mucosa in modo da non richiedere la diuturna per'manenza d e lla cannula. Allora il nostro operato passerebbe nelle condizioni di quel co llega deli'Hueter il quale a cagione d 'una laringite tifosa do vette sottopors i alla h·acheotomia rassegnandosi in seguito per la stenosi cicatriziale a respirare permanentemente da Il' apertura della trachea. Ebbene dopo che si ru s tabilita una fistola a labbra, il s uo s tato diventò più florido e meno moles to, perché egli po~eva


OSSEHVAZIONl ClliTICUE

riro anet•e lungo t empo senza la connuln ed anzi non av ~ ,·a bisogno che di ciJi uder·e, in manier·a pasf'eg-grerR , la fistola pP.r sostenere con discr eta d~sinvoiLu t·a anche una com·er St1zione. Che se poi il n o~ lro inft!rmo fOl"!':e cosi disgrazia lo da non vedere for·mar'l"i tale fi stola o se aneli ~ for·m oW.!'\i e~!'a presentasse tenJcn za al r eslrin gi me11to; allura lanlu per· ''iemm eglio favorire fu r espirnzi1>ne, quanto pet• au mt nlure la voce, il medico elle lo ha rice vu to 111 'er·edilà potr ebbe consi gliargli una cannula tl~ l Broca o Jel l.i!'sa•·d pertu giate e g t·aticolr.te in guisu da diriger e l'nria vr>r~n la p;lottidP c ffi cacemcule; oppure quella a ven Lilaloio val vulnt·e di Bt> t'at·d e :\1ocquel, t·a•.·comandabile speciolmente per· l'enrlet·e mPno fnL1co:;:a hi parolu e i l di cui in ~egn oso tneccaniSillO co 11 ~il-Le in uno animella appl i··ata all' orificio e;;l"r·n o, che ;:i flpt·e n el l'in"pit·al'e e ~ i t: hindt· 11ell'espirMr\ <;o,.: icdH) l'a t·ia è for7.Hla ad allravcrsar·e la glottide m ettendo nella pos:"ibile vibrazione le corde vocali. Per ò non conviene illuder si; queste cannule gia all'otto che ;::i applicano l't~ nn o p!'esuppOI't'C fu loro inamo vibilità ùi fl'onle all'inamovil>ilità della condizione l at'ingca; esS•l dunque debbono rilcnel·si di cattivo au~uriu; sono anzi i l r clug;.;io dei casi fìni~i più male che bene, ed hanno, nè più nè meno, il lrisle significt~ lo della g<t mba di l egno che si promette al disgraziato a cui non r esta più che farsi ampu tar e quella di carn e. Per ciò esse non ri spondet'ebbero al dl'~;itleratnm di quel m edico che nutrisse tanta spe1·anza du cw11idè1r e n ellt~ re:;tilutio wl inteyrum della glottide e nella si multanea cicah·izzazione della ferila tracheale.

1

A questa feli<!issima combinazione potrebbe im·e<!e eccell entem en te servire un i strumenlo leste immag-i nato, benchè con aiLI'i criteri, òal professor·e T enderi ni di Cat·r·ar a e che io, grazie alla cortesia del suo inventol'e, posso m ostrare tanto in Ji ;.;~>gno che in m odello. E gli Io chiama dilatatore tracheate, ma que~lo nome oltt·e al sembrar·mi un po' E'<tui vuco e genel'ico sot to il pun to di

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SOPRA UN CASO DI TRACBEOTOMIA, ECC.

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vista dell'impiego speciale a cui io del'ltinerei l'iE'trumeuto, riuscii"ebbe contraddittorio; ecco perché proporrei di sosti· tuirlo con quello più descrittivo e meglio conforme all'intento che mi so n prefisso, con quello, ripeto, di cannula bioalve agra· d 1t~ione; e in realtà esso non è che una foggia molto originale di cannula, però con maggior apparenza di speculum tracheale, composta di due pezzi simmetrici tenuti insieme da due ''er~helte che s'invaginano in due canalicoli della metà opposta e da una molla a scatto che s'intacca in una rispeLliv~t scaliera in .guisa da rendere facile un divaricamento quasi automnlico ed un avv1cinam~>nlo pi'OI!ressivo r!'a le due melll dell'istrumenlo cosicchè una volla applicalo si può a piacere portare il lume della breccia tracheale ad un massimo di dilatazione e ad un minimo di l'estringimento, il quolie ultimo corr·isponde al momento in cui le due val've od alette. che rudimentalmente lengon luogo del tubo delle ~'annu iA ordinarie, si combaciano non restando allora nella f~ssura tracheale che una duplice laminetta espandent.P.s; all"esterno con un padiglione a gorgiera affidata alle solile fetLucce. Ora ammetti.amo, in coerenza &lle premesse, che la glottide possa ·grado grado riprendei"e la sua funzion e, allora l'apertura tracheale si farà giorno per giorno meno necess ai"ia, finché diventerà superflua a l punto da augurarsi che si obliteri; ora durante quPsto pet•iodo inversam~>nle comp e n s8ltivo l'istrumento del Tenderini dovrebbe, a mio giudizio, secondare in modo sorprendente, anzi par fatto a~posta, giacché a misura che s'allarga spontaneamente o mediante cura la rima glottidea da una parte, dall'altra esso lascia gra1untamente res!ringersi il fnro lt·acheale, predil'lponendola all a sua t•imarginazione, ed intanto il soggetto si è prepara lo i nscnsibilmen te alla rimozione definili va dell'ordigno, d i rnenticandosi a poco a poco dell'atrio succursale, po:r respirare di nuovo attraverso la via vera e principale. Tutto ciò, o signori, anche che non sia effettuabil e nel caso nostro, acfJuista però in tesi generale un valore ines timabile nella cura consecutiva alle tracheotomia per scongiurare negli operati il più grande degli inconvenienti, fJuello

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OSSERl'AZIONl CRITICHE

dell'abitudine alla cannula con le molteplici consef~:uenze che la sua pet'manenza porta seco, non foss'allro la fistola irrerlucibile e le infiammazioni traumatiche secondarie e sp~sso fatali. Ma v'ha di pe::rg-io; per me è indubitalo che le cannule ordinarie favoriscono quest'abitudine, giacche, come tuLLi i pratici sanno, non si possono mai levare d'un lr'atto senza commettere un' imprudenza, senza esport'C r individuo ad una minaccia di soffocazione. E ciò non vuoi sempr e dire che la glottide non abbia migliorato e non sia più o meno per' \'ra, ma ciò significa invece che l'individuo e oramai troppo avvezzalo alla sua valvola di sicurezza per polervi rinunciar e di punto in bionco. Che cosa succede in simili conlinl'!enze? succede non di rado che il medico curante s'impJ·ess ioM del rischio~o esperimento e conclude allo statu quo del pt·ocesgo laringeo; il s uo cliente spaventato più di lui s i rassegna; intanto la cannula r·imane in sito sellimane o mesi; di qui il disuso delle vie naturali e la loro ipolrofìR, la pa1•esi e l'acinesia dell'organo per l'inerzia, cosicché più si va in là e più la canr.ula dh·enla indispensabile, tìnchè a1·riva un momento in cui il levarla sarebbe più di prima un pericolo cet·to. il lal>ciai'lfl invece un bisogno imprescindibile di tutta la vita. Ne c'è da meravigliarsi quando si riilella che l'identico fallo, per citarne uno.. si vei'ifichei·ebbe s~ dopo la cislotomia, non si attendesse alla chiusura della ferita o non si procurasse di affrettarn e la ripai'azione; verrebbe un giorno in cui per avct· troppo tollerata r evacuazionP. passi va dell'orina per quella via ai'litìciale, la vescics. ormai disavvezzala, non tt•overebbe forse più l'energia di spingerla attraverso la via naturale. E, mi rincresce dil'lo, finora gli oper'alori ùi tracheotornia non· r:;i sono ade~uatamenle preoccupati di quesl.o g1·avissimo risultato; di qui i mezzi successi dell'operazione; e davvero si può chiamare s uccesso comple to qùello che, pur avendo sottratto alla morte un ind ividuo, lo condanna poi all'uso peepetuo di un Ol'digno che alla fìn dei conti non é che un corpo skanier o con tutte le sue peripezie pi'evidibili ed impre vidibili ?


SOPRA UN CASO DI TRACHEOTOMJA, ECC.

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Ounque c'er·a una gran lacuna da riempire nel periodo consecutivo ttlla pltn•alilà delle tracheotomie; evitare l'abitudine alla can nula, ed ecco, o signori, il quesito che mi son JlOSlO.

N è a risol verlo basLCJ•ebbe l'ovvio espr.d ienle di con~igliare l'applicazione di cannule oed inarie a calibr o deceescente; ciò ~arebbe in comodo né scevro da tal uni inconvenienti; è per·ciò che ~11l esso appar·ir>il in tutta l a sua pr·atica utilità l'istrumento del Tenderini, che a mio avviso , può trova r•e nella maggior·anza dei c~si una ver·a e pr>opria indicazione. Devo per ò osser·vat'e che il Tender·ini nel costru il'lo mos<>Pda allri crilerii, ma non meno gius tificativi del mio, tali anzi da r·ender·e per si' soli preziosissimo l'islrumenlo. Come r·ilevo infalli da unn sua gentilissima lettera, l"gli pr·eoccupato dal r·ill esso che la trachM l omia eseguila per e!" trarre corpi stranieri è or·rl inarinmente susse~uitR eia e;;ilo felice, men l r·e succeùe r·ebbe lutto il contrario qnanclo vi si ri corra in casi di cr·onp, di lar·in gite edematosa e di altre mala ttie delle vie aeree, pensò di indag!!t'e l e cause di questi infortuni e si per suase che lo cannule comuni di diversa for·ma e gr·andozza spinte ad una cel'la profonditò nella tra <'hen agiscono come veri corpi straniet·i ed infh~ mmHno le pal'ti colle quali stanno a contatto ed irradiano l'mtìamma· zione al p olmone donde la mor·Le degli opet•Rli . Egl i quindi intyavvide il bisogno di sopprimcr•e l e cannul e e di sostituire a queste un altro slr•umenlo, che mentr·e mauleneva lal'ga » volonla la cr e1-1 ta Rper'lura, avesse limitati contatti colla mucosa tr•achea le l=!ià rnolala. A lui dunque pareva che il nuovo strumento avrehbe avuto 1 segnenli pl'egi sopra le cannule: 1' Di polet·si appl icare con facil ilu e pr·ontezza; 2' Di dilalar•e a volontà l'a per·lut·a tr·achen le; 3' Di comprimere colle sue alelle laler•ali i margini della f erila del collo e di fa.cililare in l a! modo la cessazione del gemizio san~uigno: 4' Di espor re alla vista un lrallo clelia mucosa lracheale; ~· Di fornire la comodità di togliere dalla trachea gr umi sanguigni, mucosilà condensale, lembi di pseudo-membrane;


.i-3tj

OSSEHVUIONJ CI\ITJCIJ&

G• Di pet·mellel'e l'inlroJ u~.ion e di sostanze 'mcJ it!n menl•1s~ su Llo t'o t·ma liquida o polvet·ulenla; 7• Di laseiare all'ar•ia almosfet•ica tulla la facil ita di scen d<'t'e dal naso e d'intt·o,lut·si nella ll'achea a m isu t·a d te mi;.:liot·ano le couJizioni lm·ingee; s· Di t·eslt•ingere i contatti colla mucosa trachea le e d i t·iusci re quindi poco it·rilante. Questa seri e d'indi:.culibil i vantag-gi mi :<embt•ano più cl te su l'fìcirnti per impotTe l'esperimento c l'uso di tale stt·umentn tanto in pr ;mo ello in sec0ndo lc~ mpo della cura; cliPse si vo1-.dia poi fet·mm· l'attenzion e sull' impiego speciale a cui io l'ho inLi iziato, mi sarà allot·a permesso di raccomandnrlo nw~gi o t·m en le ai colleghi, augurandomi insiem(.> al !:-uo i n vènlot·e che i uoslt•i apprezzam enti Lc•ut•ici t·icevano dalla pt'Alica l a più e,:;pl ici ta sanzione. Mu intanto mcn:re n oi facciamo delle ipotesi e delle Jisquisizioni tet·apicl ll! r al'lìnnte., il nostt·o nmmulato r eclama thdla t•ealla rd una cul'a pr·onta se anche volg-nl'e; ot• dunque quale clovr·ehhe t~ssere questa cut·a 't Dolla natura qunlcl ll.l volla " i spm·n l t·oppo ed il nicltilismo in lc~ rap io , testù da alcuni elevato a sistema, é del pari conda nna bil·~ cltc la polifarmacia. Gl i cs tr·emi si toccano. Ognuno poi capisce che un prog t·umn'la di cut•a rieoslilurnl(.>. an7.icltù esset•e un lusso diventa una necessi tà pel noslt•o pazi ente; come pure ri entt·a ft·a i doveri tlell'!ll·te l' in ~ i s te t•e con mezzi m edicamenl osi lnpici e clit•clli. Dun r1ue dieta analettica, Ari a os:<ig•· nnta du una parte-; dnll'a ltra inle rmitt.c~ lll~ cuul r r izzazioni• olel laringe col nitt•ato d' ttr gen lo, si a nwoiinn l e la soluzione l! l'n 11aloçro spugna, sia, e meglio. colla pktt·a i n sostanza ed i l IMingoscopio. Il snslilu ir e IJUe::-l a srco lnr~> mrcl icntura colle nllre al solf<:~ t o eli t·ame. Bll'acido acetico, fenico, cr omico, cloridrico, o colle insufllazioni d'nllume, tannino, cnlomelallo, iodofo t·mio, sale amtnnnincu, uciolo bot·ico. salicil ico c congetH' t'i, forse equivnrt·ebhe a vaghezza di vuritwe o a smanio di novità, nè mc>llO giustificale, né più proficue. È superflu o accennat·e clte lo inalazion i cogli usuali idr oconi e nef0geni nel caso speciale non sar ebbct·o applicabili.


SOI'RA UN CASO DI TII.\CHEOTO)[IA, ECC.

4.37

l\la il pr,•ggio si è clte nou sempre ri escono pur fa cili o possibili le altt·e du P. fogge Ji m edicntura, cioti le cnuslica zioni manuali e le in sufflazioni colle polveri motliiìcali'ici, H ciò per una sm·ie di t·agioni ovvie, ma scgnatamentc pe1· una cho consisle nell'anchilo"'i o nelln rig itlill'l dello epiglo llid<•. pnf\turno tutt'allro che raro nelle affezioni gravi e Cl'f•niclte del laringe e ch e porta il rest1·ingimento del rispettivo ad1to. So che di <tue;.:to esito s'ù tenuto cakolo pe1· uvvEn·tire che l'esame Jm•inf!OSCDpiCO al lOI'a l'ieSCO iufrulluOSO, fn8 non mi consta che si sia del pat·i valutato JWl' mo;;trAI'C che in simih.: condizione è all1·ettanto ostncolala una m ed icalul'a efficace t·ea.le. Già pnrlando •1el t·epei·lo hwin go:-:copico enumet·ai tra le dlf'ficollò che contrastavano un'esteso ed esulta ispezione, unu <'el'ta ritdtl 1lil dell"epiglottide. Vi I'ichiamo ad c::~o sovra lu mia m emo1•ia pe1· presupporre in essu forse una concoust~ d .. lla stazionarietà del,wocesso locale, anzi ne fo lc:,:OI'O pet· amtuellei·e che C!'Sa abbia concoi'~O n r Pndet·e iu ~ul'ridl•nle od anclte i llu><OI'ia la meri icatu1·a le n taln Mdinario me n Le coli n spu~na al nitt·uto d'a1·g-ento. Ora nell'event.u»lila, 11bbnstanza pt·ohobile, che la I'i g-iclitil possa tìnir•o gt•ndotamen te in un'anchilosi, il futuro cm·ante del nosli'O infermo trover ebbe in es~a un ser io imperlimcnlo per ogni manovra terapeutica. Da cio il dilemma : o l'imanel'e nell'impotenza o l'in tracciare una via che r·en<ln mef!lio accessibi le la cavi lA lar•ing<?a per medicar·la. Ecco una mia proposlu forse twdila in leot·ia, fot·se poco attuabile in praticn. A me constn che il Neud oel'fCI' hn indicato un meno di esplorazione delln lm·inge e dellu ll·ad!ea, elto consiste nel procedere allravm•so una breccia pl'eviAment.e praticata nella trachea slessu e nell'introdurre n ella fer•ita immediatamente o megEo col soccorso di un tubo co1·Lissimo e fene::; lraLo, uno specchiellino munito di un manico ricurvo. Si è t•iuscilc• cosi ad ispezionm·e il condollo laringo-trachcple dal basso all'allo c viceversa. Anzi il Voltolini coll'ai uto di uno slt·u-

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4:38

OSSEIIYAZIOSf CH ITICIIE

mento speciale analogo all'endoscopie di Des01·meaux, ha rinnovato ctuesto mane7gio esplorativo, cruento, che gli permise di scoprire un frammento di buccia di noce innicchi<llO dn dieci m esi nella tr·a~h ell. Ora, r\ico io, SP. a semplice scopo diagnostico non si e!'iti) a pratica J•o la lr·nclreotomia , perclrù non app1·ofìllare a !'CO['O curativo di una tracheolomia già pl'alicllla e \'Oler si di quest'all'io, infet•ior·c alla glotLide ammnlaln, ctuarHio fosse insor·monlabi le il superior·c? N on si polcLbe nell'itiner•fll'i o di tale !<pecialissimo hwingos<"Opio (meglio ancora ellrover so el drlatalol'e del T enderin i. che concede più n m pia l ib~ r·t o d'nzionc) penetrare per la stenolicn fe!'~ uro glotlidPu dal bas;o:o con un appiattito lubicino di vcll'O od anche con lllr e!'iln caldere ri gido per· pol verizzar·e nella sovtaslante covi lù un lir1uiJo od uno ~o­ s tnnza m ed icamentosa cd eziundio pet• intraprenùel'e uno serie di dilaluzioni graduali 1 E che non si specilla for se if collo dell'uter'o, la tuba d'Eu stachio, il condotto di Stenone? E con un l irismo lutlo ginecologico non si ~ fo r~o sondato l' uter·o pet• la fecondazione ar·tinciale, come pure, con un'abilita tutlu osteLt•icn non ~i è per·fino eseguila la specillazione J ellc minuscl)lc h·omhe falloppianc per· pr ovocure l'aborto in gro. vidanzo lubm·in ~ . Rispnt·mio allt'i esempi per· ci tarne soltanto un ullimo, un caso cioè di g-ozzo, in cui il I< r·i;;Jraber , non si perit o di eseguir·e la loringotomia inler ct•ico t.iroidea pet· in slituire poi la dilatazione del la lt'tlchca ri strclto con un ~ u ccesso compl•' lo. Con tutto ci6 io confesso) che nel caso nostr·o non avrPi il cort~ggio di definire prio ri~ ti camenlc la questione; d'altra porte mi tr·o vo or·ami nell'impo!'sibililù di cimenl<Jt·e la mia pr oposta con •Juella gr·ar1 pietra di pat·agone che !;i chiama la pr·ntica; mi l imito fJUinrli ad indizinr·la modestamente agli specialisti , rassegnandomi fin d'ora o qua lsiasi ver·d etto. Prevedo intanto l e obbiezioni , pct· esempio 'IUe:sla, capital e: ma eire gio verebbn guar·ire lo lar·inge o diminuire il r·estringimcnto dal momento che l' epi gloltid u fossè anchilosata ~ Ed io replico che ù raro che tale eondizione esista a gt·t~ù o


SOPII.\ UN CASO DI TilACI:!EOTOMfA, ECC.

4.89

irresol vibile, e poi una volta dstabilita la corrente più abbondante d'aria colrampliomento della rima glottidea, chi sa che essa non riesca sufficiente ad imprimere all'epi gloltide una ginnastica non frustranea, senza dire che in ca~o disperalo si poteebbtl uncinarla e tentare una distension ~ forzata o pt·ogressiva . Comunque sia;;.i, vista la !'ll.aZionarielà dP-lla stenosi laringea, pr·ima di r·inunciar·e ori ogni trattamento topico, avanti di s ubit•e l'umilinzione di vedere il mio operato colla cannula pet· tutta la vita, ciò che per me significa s tentare pee I·espirat•e e per pat•!are, coll'incubo eli peobabili accidenti, a scadenza più o meno vicinA, io ricorrerei a quel tentativo di mcdicalur·o. E qui apt·o uno p~oren tes i pe1· avvi sa re, che ques to lavoro era gia terminato 'luanclo. t•i veclendo la bibliografia laringoiatrica. m·~vveune di le:.rgPt'e cht'l il Brncke aveva già provata una dilatazione int't·nglottidea, analoga a quella c he io ho proposto, non però UI!Uale, perché egli, a quel che sembra, passava i suoi sll·umenti per la nuda fet·ita tracheale, senza cioè l'intermedio di appos ito speculum, ciò che mi spiega come il suo maneggio non fos~e t•)lleralo e s ia poi rimas to ~il ~rudo di semplice ed ·inutile tentativo. Mi restano a spendere poche parole int.orno all'atto operativo. Sull'indicazione non mi fermo che per esprimere una- mia opinione assoluta, ritenendo in massima che la tracheotomia è sempre indicata quando es iste nelle vie respiratot·ie a ccessibili, laringe, trachea, retro:zola, un ostacolo al passaggio dell'aria che è causa di un'as fisl'iia progressivamente letale. Pet· me più ci pe nso e più mi persuado, che non si devono riconoscet· bestevoli a contt·oinJica!'la nè l'eta o troppo infanLile o decrepita degli individui, nè le complicanze bronl'! o polmonari, nè il croup secondario, nè la difterite diffu,:a, nè l'i ncut·abilita della lesione, giacché, o signori, quella della vita è l"indicazione delle indicazioni; a chi ha fame d'aria <.late l'aria, ad un infelice che spira perché non respira fate la lracheotomia.


OSS ERVAZION l CRITICHE

E";;a se non a llr·o sat·a sempre l'unico e supremo pa lliativo. !'\el nostro malato poi non c'era s olo l'indica zione, ma c'era l'urgenza; infor·min o i sintomi. gli e:-;ili eù a nche il decor so. Rammento infatti che già due settimane do po l'opet'8Zione, il semplice faUo d'a ver all ontanalo la car;nula allo scopo di pulirla es po~e il paziente al pericolo di una soft'ocazione; nè é mestie r i c he io ricordi che auche a luU' oggi la pet·manenza de lla cannula gli é indis pensabile, la quale anzi tlovra for se fì gur•aJ•e anche in avvenire fr-a g li a r·ticoli della s ua toelella . Rig uardo alla manualilà dell'atto operativo l'epul•Jche debba ag;.ri udicarsi all\·:;r egio operalot·e la novità ed il successo della medesim~. P er g arantire questa mia operàzione è ine vitabile che io a bbozzi con stile le le~t·afico il ctt pitolo di chir•urg ia opera tori a clte risguar·da la Lt·acbeolomia. Tutti ;.rli svariatissimi metodi o processi s uoi s i possono>, a miu a vviso, ciHssificare, sotto l'aspetto della lor o tecnica, con questi ll'e •rua liticativi, lento, rapido, misto. Il le nto si eseg-uisce in diversi tempi, q uas i come una dil"sezione auatomiéu .e con arma.mentar·io comples;;o; e da Asclepiade di Bilinia, a cui ne rimontu le paternità, a Jhon Andrét;, c he lo r·is uscilttva nell'epoca moderna , a l Trousseuu, che s i può dire, r•ccenle uflenle lo volgarizzava, acquistò l'on01·ifico tilnln di metodo clas;:.ico ed esso ~ troppo noto pet•chè io lo de;;criva. 11 rapido che si compie invece in un sol tempo, vuoi col semplice bi»LOri, co me il Sainl-Germain, vuoi col bistorì ed un teuacolo cricoide come il Chassaig na.c; sia con un l!·equarti da paracentesi come il Santorio, sia con un piccolo Lr·equarti armato d i cannucola <'O me il Deker·s, il Baucbot. il Richler, sia co n un ll'ac t.cotomo s peciale come il Maisonne uve, il Rizzoli, il Les i, l'Oliveti, il Ceccarelli, il Casell1, l'Auger; ovver·o co n quulcuno di questi o rdig ni moJilìculi pet· la galvana-caus ticn come in gegnos amente ha fa tto leste il Caselli stesso nel s uo tracl1eotomo; ed infine col termo cauterio e coll'ansa inctmdescenle secondo Amus sat e Vet·neuil. In conclus ione lutti ques ti autori han no più o meno mit·alo

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SO PRA UN CASO DI THAt:HEOTOlllA, ECC.

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a s intelizzat·o l'operazione o con tentandos i ili pene lr·are in un un sol ttlmpo preoccupati o uo dcll'emort'&f!'ia, o di penetrat'e e dilal!lt'~ in l'< io· m ~ . o Ji pene lt'aro, dilatare, lasciare iu s ito la cannula in una volla sola coll'unico maneggio della trusfis sione. Da ultimo un processo mis to intermedio fra i ùue nominali e che si ll·aòuce in due tem pi, l'incisione cioè simultanea col bi::;torl di tutti i tessuti fiuo alla tr·aclaea e poi la Lras fi:;sione Ji questa tanto col bis tot'i, come pratiea va Bourdillac, quanto col h·aclaeo loJmo cannult• cPrne s i è l'nlla uel nostro onet·ato. Dunque a ques t'ultima co te~oria è t•ap po t•tt~bil e la t!'ar heotomia impie~a ta nel caso nostru; cos icchè iu u ltima analis i e-:;sa, come ruelodo non è c he una truclaco lolllit~ itòl'e t•iure, e cume pruce:-;so si riduce t~l gcne t·e misto, ma non è quello di Botm.lillac, non quello esposto dal Nelalon , per ché in essi il momento differenz1ale s ta nello entrare in trachea col bislot·i; e nemmeno è quello del R i;-:zoli e consimili pet·ché in tfues ti il pt•imo tempo vitln a ppena acce nnato cullo sralfit'e la pelle p er pr·ecauzione pt·eliminat·e . Riepilogauc.lo la modalità del nostt•o pt·ocesso si concrelu nell'avere pt·ima messa a nudo la lt'acltea in un ~w l tempo e poi perlot·aLala in un secondo col Lt·aclleotomo-c»nnula. È innegabile c h1~ tale JH'<;eedirnento è al'< sai concilinti v o cd offre molti pt·egi; e sso int1mto ci s alvag uat·t.la cunlt'O g l'incon ve nienti fornili dalla mobrlità Llei tegumenti; con esso si .llij la s icurezi:a di colpire la tt·achea in un punto u'elezione e suprli.ILulto la scia vet.let•e quel che s i fa e dove s i va ri:::-parmianc.lo i dilatatori, i pot·talubi ecc. ed ottenendo conlr·ariamente al vecchio adag io il pt·eslo 1-1 il bene insieme. Stimo insomma che e::;so pos sa presceglier si in fJUellé contiug-enze, in cui, pur m os lrt~nd os i pressuuli i fenomeni 8!;tìllici, :;i ha a che ft•t·e con malati inc.lucili, come i bambini, o quarulo non s i dispone di assiste nti capaci o numet•osi ovv ~:ro rJ usu ùo coi lt"aclwotomi non s i abbia qu ella famigliarità necessaria per la loro brusca e coraggiosa infissione, Ma il suo lato debole l'ha esso pur·e e se io non l'additassi !'~arei tacciato di parzialita; lo si accuserà ad esem pio di non t'aggiungere l'eguale gt·andezza dell' incis ione per tutti i tes-


OSSER\'AZIO~I

CIIITICIIE

suti, i quali snllt·aenJosi por ciò all'uniforme ed e<:cen lt·ir.-a pressione della cannula, impediscono che ques ta serva da tampone, cir costanza tanto cal !Oia LA dal Riaoli. Altr i inollre os:;et·ver·à che con tal metodo non ~ r·i spelt.alo il parallelismo delle labb l'a della ferita, condizione questa carezzata tonto o~gigiorno in o m a~gio alla ntetlicalura Listeriana, per evital'e degli esiti fnnesli 11'1 gr embo allo ferita stessa , quali l'enfhw mH inter•areolare e le infi l trazion i purulente. l\Io ~ià anclte il met<>do dnssico ltn i suoi difetti se non altr·n quello della l en tP-z7.a ed altr·ettautu ti metodo coi Ll·arheotomi che hu quello della violc11za. A queste m ende, come si è vi><to, ri!Jara il p1·ocesso improvvisato nel caso nosli'O, però non a tutte. Un metodo in ve<·<', cf te a m'o ~i udizi o tocca la pet·fezione JJ<'t'\.:ltt! non nti !':(· tubt·n pa;:sihile del minimo appunto corr i::;punJendo ad o~ni pr·etesa di l'uci lità, di velocità, di precisiotu~, e pet•fìn o di eleg-anzu, è qut:llo recentissimamente immag-inato dal Caselli e che io col consenso del gentile ed illustt·e prores;;or e 110 la fortuna di ùe;:crivere per pt·imo nella certezza che incon t1·erù il favot·e dei colleghi. Un tenacolo, un bi"tori, un condutlor·e, un porlutubo, una c:annnlu; ecco l'armamenturio, raccolto gia in uno bus ta elegAtlln del L ollini, che oramai è nelle twmi di molti chirurghi. Il l enncolo è congcnet·e a quello cri coide dello \.hassai~nac, ma ne diJTerisce per e!"'sere provvisto ùi una scanalatura che dall'uncino dello strumento r i monta su ùi uno sproue od appendice ad angolo r ello col manico, l~t quale deve presta1·e al bistorì un appoggio più esteso e più conforme alla sua infì!'>sione per !Jendicolare. Il bistori poi è t'ello e si tog!ie dall'ot·dinari o solo pe1·chè por·ta scol pito sul suo piatto rnsc n t~ nl dor so una docceltina lineare destinal a, 11 0 11 appeno il C•Jilcllo è immerso, a dare immediato accesso al l'ari a lo quale uvverte col 8ibilo l'oper atore che egli è già in tracl•ea, nel w entre che anticipa all'individuo la r espit·azione. Ter.:o il conduttore, incu!'valo allo ~ui!"u di uno &p eculum uni valve, cr>lla r elaLiva gronda sull e schiena che s'ingenLilisce a sollil bocca di anitl'a ad una estt·emilil , quella appunto cLe


SOPUA U~ CASO DI TIUCHEOTOMIA, ECC.

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s'immellel'à nell'angolo inferiore della ferita, la r1ua\e divaricata cosi fr a il Lenacolo ed il conduttorP., permette rhe si faccia agevolmente scivolare sulla g t·onda della !:>l essa il pot·tutubo con la cannula. Finalmente i l porlalubo, clte è a1·licolato e termina a mandorla continuandosi insensibilm enl~ colla cA nnula. quando ne è armala e cosliluewlone un'unica pun ta, anzi un unico corpo cile conseguen temente deve ri sultare di fom1a co nico-elissoiùea. Quest'ultima. è una modilìcat:ione essenziale, giacchò cosi si evita di ùover introd urre nella fet·ita li'HCheal e cile ~ semp1·e elillica, una cannula cilind1·ica, come più o meno erano le orùina1·ie. l'eslando cosi !:'Ciollo i l problema ùel mutuo at\l;'l ttamento Lt·a il contenuto ed il contenente, ciò che rende sct·upoloso il paralleli smo dei tessuti incisi e più che altro ~a­ l'antisce cou uu !:limmell•ico tamponaggio la emostasia. Il mHn r~ggio poi di questi slt·umenli, i t(uali inollt·e banno l'incompa1·abile vantaggio di prestarsi n quasil.utli i pr ocessi l asciando li per li all'operatore libertà di scella, è sempliCi!"simo. Si tisl:la col lenacolo la trachea subito al disotto dell'anelli) CI'icoide; poscia sull'itine1·ario della sua scannlatura si infì gge a perpendicolo il bisturi; certi della sua penetrazicne, lo si conduce all'irnbasso per cir·ca tre cenlimetl'i quindi lunghesso lu sua docceLlina s1 fa sli'iscial'è il becco del contluttor e pe1· uncirtaee con e:;so la fel'ita al suo angolo infei'ÌOI'e nel ment1·e che si è estratto il bisto1·i o consegnato il lenacolo ad uu assistente. In tal ruodo la ferita rimane divaricata tl·a il t.enacol o ed il conduttore, sulla cui grondu si fa discende1·e la cannula armala per poi subito svaginarne il portatubo e contempor·aneamente t'Jlit·at•e il lenucolo ed il condullor e. Tullo ques to meccanismo, che u parole sembra tanto complicato, riP.sce invece all'alto prulico di una cel et•ità sorprendente, di una facilita inct·edibile, ed io non esito a dichiarare che con questo nuovo pt•ocedimento anche il più ll'epidante s tudente può accinger si alla tracheoto111ia colla sicur ezza preventiva dell'esito il più brillunte.


OSSERVAZIO~I

CRITICHE

Di tutto ciò si capisce, come debb'essere pure convinto l'egregio peofes~ot·e, il quale esplicitamente mi confessava che quasi senzu eccezione, egli adesso antepone il nuovo processo al seducente impiego de' suoi tr·aclleotorni stessi. lo poi sul suo esempio mi spi ego una volla di più come anche oggi la maggioranza dei chir·urghi si sin disamor ata dei tracheotomi; forse per ché i veri at•tisti del coltello confidano più nell'abilità della pr·opr·ia mano, che nella per·fezione automalicn di un ordigno, rivendicando cosi a quel 11ohile or•gano la sua supet·iorità su !]Unlsiasi strumento. Coi tracheotomi infatti la mano èabbassat1:1 all'ufficio di una for za motrice e null'allro: sa t•à una guida ma non è più la esecutrice minuziosa, l'an<'ella ubbidiente dell'in telligenza. Mi permello d'agg iun~ct·e sollnntn che il dilatatore del Tenderini potrebbe completare l' Armumentor·io d~l Caselli, se non aiLt•o pet· sostituir·e degn~:~rnc n le la cnnnula in un secondo tempo. Comu nque sin~i, l el.!illimando pm·e le preft·t•enze dei metodi o tulle t·ando O}!n i ~irnpAlia di pt•ocesso, concludiamo almeno Ot·arnai che la tracheotomia ò diventala un'opE-razione acc es;,ibile anche ai principianti. f>alel omnJbus.

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· Ecco il mollo cho io vm·r ei so!'ti luire al fosco preamholo di certi capitoli di medicina operalor•ia che coi filosofemi dell'indicazione, colle peti a n teri e d!!Ila tecnica, colla pt·olifici là nell'armamentar·io, fìni,;cono pe1· ineutere ai discenti i l sacr·o orror e rlell'opl:!t'!.IZioru:::. Con ciò non intendo pet•ò f!Ìustifìcar e la Lemeeiel.à Ji ch i cinicamente destituisce la trncheotomia di o;..:n i irnpot·lauza chirurgica, al punte di dichiat·arlu falltbile con il tempe1•inu, ma d'altra pat•te condanno a mille rloppi l 'indolenza di chi re!'<la perplesso ed avvililo davanti all'idea deliA sua esecuzione, so ltoscri veudo cosi tacitamente il passnporlo per l'altro n tondo. Hicor diamoci che si svolsero lunghissime epidemie di c t·oup e che trascorset·o intet•e genet·azioni di medici senza che fosse fatta una sola Ll'a.cheolornia; menlt•echè, oggi, in pieno


~OPR.\ t:N CASO DI TllACIIEOTOMJA, ECC.

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periodo di difterite, si e~ibi~cono a miglinia i successi fortunati. Non dimentichiamoci pure che il salvar la vita al suo pr·ossimo c soltanto privilegio dell'uomo, e quasi sempre risPrvato al medico; che il prolungare l'esistenza é pur compilo nostro non meno pietoso, che il render dolce la morte, procur·ando l'eutanasia a chi lotta per Lrara~sare, è spesso carita c! r·ientr·a pat•imenti nei nostt·i doveri pro ress ionali. Queste, o !'lignor·i, le tre grandi t'isor·se dellfl tracheotornia, accanto alla quale lasciate che io scriva Ancot•a una volla il

Patet omniuus. Ecco la convinzione che io vorr·ei condividere co' miei colleghi; ecco il più ricco compenso a l')uesta mia povera fatica .


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Abba•aamento della temperatura per mezzo eU generali unzlontnellemalattleaoutede'bamblnl, del doLl. Cor.RAT. - (Jottrn(l/ de' méaeeine et de eh irurgie pratil]ues , févr ie1·, i 88l). S'el'a gi.; sp~ na l a lo l'u>:o clt·llP unzioni ~l'A >'~e n ellA cuJ'I:l d ella SC!1 I'lnllina da nl cuni 111Ccl ici ameri ca ni; ed i l Colral ha con molta avvedulf' zzn e>:po>:lo, in un ai·Licolo in<oCJ'lo nel l .yon M édieal, ~li ctretli eli lnl metodo, genOJ'tl lm ~nle allribuilo allo Srh lemnnn pl'e ~so cu i egl i >:i LJ•ovava. Lusingato dni buoni I'isullali cile cer·ti au to1·i avPano annuncinlo con l'u>:o delle unzio ni gr ·t~sse, il Colr·al le ha impiegale nello i niPnlo eli nhl.a>::"nr· la tempri'Rlul'O nei fanciulli jWeRi dn rn or·hi ncnli, qunli la >:cariAUiua, il vaiuolo, la br·onco-pneuIIIOI:ile ecc .. e si 1\ >:e rvito >: in ùi mAler ie gro sse, come sugna, rer·olln. ~in di vaselina che ila la j)l'el'Ogativn di non irrancid ir mai. All"unzion{' lu1 l onuto sempre dielro quel periodo di bcnesRet·e, eli calma . eli sonno, già descritto dagli autori; ed in lutti i cRsi i l gene1·al e abbassamento della lempet·aturfl del coPpo i· ~lnlo tale e hmlo du ratu r·o, da dovern e qui dit'e alcun che. Esso, nella plur·al ità dci cRsi, non l1a SOI'passato il grado; !>pe>:so !"i osse1·vò m ezzo grado di diminuzione, eccezionalm rnle due {!r ndi. L a caduta della temperalu t·u incomincia subi to che siasi p1·a~i ca ta l'unzione; ed il m.ax tnwm rlell'abhassamenlo si ver·ifìca dopo un'ora, con una staziono r ietà che cessa col l'iel cvarsi della temperatura al grado di prima due o1·e e mezzo o tr e ore dopo l'unzione. Facendone subito un'altra, allora si ri petono gli stessi fenomeni.


RIVISTA llEDICA

Quesle osset•vazioni furono falLe sui fanciulli e sembt·a che siasi ottenuto tanto migliore vantaggio, quanto più e,.;si erano di tenera eta. Del r esto nè in questi ne in altri casi si ebbero mai spiacevoli con~egueu ze. ImmediAtamente dopo l'unzione sparirebbe l'ag it<nione e indi a J>OCO ne succederebbe un sonno il più ~pesso tr·anquillo . ~o n possiamo i nlrattenerci :"Ull» i nlr•rf!S~ antissima cl iscus. !"ione del Coll·at. circa al modo d'azione di silf~:~lle unzioni. L'importante è (e ciò viene a•l esuberanza dimostralo dalla pr·alica dello Schlemann, il quale pr·ott·aeva le unzioni fino a quattro seLtimaue sugli scarl&ltinosi e ùa altri ratti) che tal mezzo i: assolutamente innocuo: sembra che tal sistema permetta di mantenere, per tlir co!3i a Yoiontu e in una cerchia limitata e inoffensiva, l'abbassamento termico: e merita d'essere studiato meglio pet• venire a conoscet·e se per avventura non avesse da soslituil'si in tal uni casi all'impiego dell'idr oterapia.

Della temperatura nella febbre tifoidea. - JAccouo. (Journal <le médecine et de chiru.ryie pratiques. fevr ier 188+). Lo Jaccoud, in seguito all'analisi d'un grandissimo numero di curve termometriche r elative alla febbre tiroidea, ha offerto la prova che molte delle leggi stabilite a riguardo dell'andamento febbt•ile di questa malattia non hanno quel valore che loro si volle attribuire. Si ammette generalmente, per esempio, che ~·innalzarsi della lemperalut·a sia graduale e che raggiunga il suo acme nel sesto o nell'ottavo giorno, e perciò si è enunciata la le;:rge che ogni malattia, la quale al quarto od al quinto giot·no ::oi mos tri con una temperatur a di 40", non debba ritenersi febbre tifoidea. Ora, dopo il ·1866, lo Jaccoud ha modificato tali cifre ed ha dimostrato che il mrl:J:imum. della termogenesi s i avverava in media a lla quinta gior·nata e che non era ra1·issimo il caso di osservare tal massimo innalzamento anche in seconda giornata. Altuulmenle pure trovasi nelle sale una malata, la cui temperatura fu di 39",6 nel primo giorno e di 40•,4 n el secondo, di modo che l'ascensione non si dimostrò punto graduale. Dal-


RJVISH

l'e::;ame d'un gran numero di queste clll·ve sembra dunrru e r·isulti che la prccor.ità del ma:r.imum. n el mentre.costitui~re un sintomo pr'O!!nostico abbastanza imbarazzantA, non ha poi una importanza straordiuaria. Si sa che Wu.1rlerlich ha stabilito esservi r em issione nella pluralità dei casi al settimo giorncJ c siflattn r emis!'<ionn sorpassar quelle de' dì precP.denti e dc' sussecntivi. Questo fatto avrebbe una çrrande importanza, poichP. l'esa me in slituito in quel momento pot!'ebbe indurre in un errore pro::rnoslico. Lo Jacco11d ha però constatato che tal remissione, Lutl'altt'O ch·esser· frequente, non gi appalesava se non nella metà d('i <:R~i; o l ungi dall'avere il limite asse::rnato, poteva osservAr;;i dal quinto al decimo giorno. Intìne, talvolta, que~ta l'erni~­ sinne ha un che d'anormale nel non es::<er difliciln el i vecler·ln compArire nell!;l scru . I n o~ni modo essa non e mai durc•vole P mantiPnsi per· poeo tempo. Ma l'importante si è di fissfir·c i l limite a cui l'abbassamento clelia temperatura pn•) giunger·e. Orn, é allr·ee:ì amme!"so dalla g~n0r·alilà, che una molatlin la quale negli Oltù primi gior·ni si m oglri con uua ~ola gior·nata d'ApirPs~ia non ~i abbia eiA ri guArdare sic<'ome .f(1bbre li foirlea. Ebben e lo J accoud ha o~servnto abbnstanzrl Rpesso que~ta r emisRione scenrler nel primo periodo fino a guadagnar· lo stato di temperatur a normale. I nol tre, una simil r emissione può pres<'nlnrsi onche nel per iodo tli ~lato. il ei re è m ollo inleres~ante a sapPr si ~otto .jJ puntr1 di vi ~La clP.I pl'ogno~Lico ste!"RO. In ultimo v'è ti'Aggiung••r·e, t·elaLivAmenle alla rrt:<tnier·t~ rnn cui ha luogo ifl defP.rvescenza nellA tnalnllia, ch 'P.~~a pw\ avve11ir di botto, come lo Jaccoud l1a gia da un pezzo indiCA Lo e con un modo analugo a ciò che si v ode nella pulm(•llile: la qual cosa e meno rarn a verifi cArsi di quanto ;::i cr·c>da, giacché Jaccoucl l'ha nolflta in una sua s lalrstica 7:3 volle su 261 <'asi, vale a dire nella proporzione del 29 per cento all'incirca: e non è soverchio l'affermare che la febbre tiroide la quale finisce così offre una convalescenza mollo pi ù breve di tutte le altre forme.


MEDI CA

Ca•o 4 'ang1Da 41 petto. genuf!io, 1 88~).

H9

(Gn:;ette d es Hcipitrw:r N. 1l ,

Si triltta di un uomo di ~· 1 anni, carret tiere. Hgli é stato frP.quentem cn te mnlato nella sua infanzia; ha pagnto il suo tributo ~ rrua~i lulle le malattie di quesl'età: a 20 anni ha !'0tfe~ J·~o unn malall.ia di petlo, e !]Uillclw anno dopo, essendo mi litar-e, hH ovu lo l e fPbbri periodiche in Afl'ien c poscia la d is~en tPria in Chinn. l\lol gr arlo cièt. le s uù cond izioni r;enerali si r ran o ron!'<PJ'Yolo buone; alloJ·r ill! u·c anni or sono ripo1·tn un f'Hicio di ""'vallo che gli r,·attuJ·e·, pn r·eccilie cost~. I n seguito n I'(UCsto trauma ebbe spuli ùi sau~ue. Dopo aver so;:zgiOI'IISto oll'o~pedAie i l tempo necessflr·io pPr la consolidazione delle sue frallut'e venne im•ialo all'asilo ùi Vincennes. :\'~>l quar·to giot·no del suo so~~iorno oll'ilsilo fu col to d'impJ•ovvi so da un dolore al petto, con polpi lnzinne di cuor e PÙ in~orgo --!dcmnloso alle gambe ed alle cosciP.. A rominciaJ•e dA i(UPsto m omento non ha più cessalo di ro J'l'P.J'e d'ospetlale in c speùale. DH questo tempo ,.a !'<Oggetto nd Rrre;o!>i doloro!"i vivissi mi , irradinntisi parlicolnnn enle nel brnccio sinistr o. :'\on puil c>;oser sollevato dA fJuesti 1lolori chP colle iniezioni ipodeJ•michc di m orfi na, deiiP quali St~ ne fPrl' f:H'A finn n 8 per giomo; cd anzi ~giu nto per·;oino a far· !"P.ne pralicaJ·e sed ici nella mede;:ima gior nata. Allu AhnentA l1a un n>:pelto cachellico. è magJ•n, m ocilenlo P ;oentbJ•a mollo pi ù vecchio di !(uello che é r eolmente. P•Jrta ;oul cor·po innumer evoli tr nccie di punture ~tS~I.e~li fatte, r pr·csentA allualmcnle alln r egione anteriore del petto UJI \'tt!'LO llemmone sento, che ò il ri"ultato di una delle ul· lime iniPzioni che gl i furono fatte. ::\offre abitualmente dolori alla r egione del cuore. La prc!'isione l ungo il t•·agitlo del nerv o frenico pr ovoca un vivo dolo!'~-'. l dc·IOJ'i ;o j e!'ilend ono lun go il l.Jt·nccio !>inislro lìno niJ'p;otr·emitù del le dit.l. Tal voltn l"Pnte anche dci dolori consimili al dJsolto della clavicoln . Durnnlc i pR l'OS!>i~mi ;>r ova nn'an" ietù tal e ch e gli sembra •li m0r it'<' · Cinscun acces~o è preceduto da una specie d'aur·a, che con f.}"- le in una nebbia che ~li turba In Yisla. Qu~sla nebbia

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t'a vverte Che l"acce;;;;t) ~ la p C!' c.ominciar·e, è QUt!!SlO il rnurnen lO che e!!l i ::;ce::rlie pee !'t~ rs i pr nlicar·e un'iniezione. Si puo di giu, dR questa rllpida desct·izione, f<l t'e !n diaguosi della rnalallia ùa cu i il detto individuo è atft'!t.lo. Questo è un caso tipo di nngim1 di P"llo. Si t'i ~contr·n irrl'atti ne!!l i arco::ssr ltt sincle.,rTte clussica di questa ~llfez i o n e; et! avr·emo la confet·rmt di •1uesla diag-rJ(J si pr·osef!uendo l'e~"a rn e di rru cslo malnto nel suo sisterna vascolu i·e. " L 'arlel'ia t•adiale i> diii'A, ne!"suo;:n e balle c:on una cer to for·za; questi car·ntleri sono l'lncora più marcati nell'ai·ter iu om•~t·ale. Allor·qu ando si fa r·espirat•e a que:-:lo nlfllalo del n rlr'ito d'amile, i batti li m·lel'iosi Aumeulano: si ha allora ciò ei re venne cltiarnnla la dAnza dell e m•let'ie. A questi sef!n i U•'lla dut•ezza e del la nessuosilà " i a ggiun .~f' la lenlezztt; le pulsazioni dell(! nt·lerie non supel'ano l e 60 nl • mi nuto. Quando si preme u ra po' l'orte su lle artct·ie C)ues lP si ~~ bhas>:a no e l e pulsazioni ce!" sa uo a nelle cornpl elamente. li cuoee non sembra m ol l o dilatalo; i suoi battili uon si p••r cepiscono al di là del o• ><pazio inlet•costale e non sono mollo enet·~i ci. Il suo volume e l a ><ua rot'Z<l sono quasi normali; nondimeno pr·c!"en ta un pt·incipio di degent> t•azionfl gras!'i<)~a . a giudicarne, almeuo, du l ia dirninuzi one d'i 11lensi til dd pr·imo tono. A ~colla ndo Alla ba>:e del cuo t·e ed un po' al disopra ed a destra dello sterno si sente un rum or e di :::offio mollo marcato ed una pulsazione apprezzabi le sul tt•agitto dell'aorta. Si . percepi scono inoltre rantoli s1bilanl i e crepit.anli in divet•si punti del petto. La diagnosi é quella di neut·osi sintomatica di una duplice l esione cat•ùiaca ed at·teri osa, stato gl'assoso del cuore ed atel'omasia delle arterie. Lo sfìgmogt·nfo denota una stenosi dell'orifizio aortico, la linea ascendente è convessa invece di esser e drilla. Vi ha nel m ede:::imo tempo insufficienza delle valvole aot·tiche 1 Il tracciamento non ce l 'i ndica. Che che ne sia a que:sto ri guardo, se essa esiste, è però la stenosi che predomina con una dilatazione dell'aorta. Dai sintomi e dalle l esioni che vennero enumerate si deduce trattarsi in questo caso di un'angi na di petto sintomatica di una duplice lesione cardiaca ed aortica.


MEDICA

Probabilmente esistono anche delle aderenze dd per•icardio, in con seguenza del tr·aum alismo, di cui l a t'<'gione nnteril•re ciel torace è slala la sede e cl te ù stato asl"ui violento, a v(~ndo prodotto la t·olltu·a t!el ptll'encltima pnlmonal'e, l'esa manifesta da~li sputi s~;~ ngui gni r·isconLPali in quel l'ep.:>c~. L 'unica cul'a, rh o pos;.;a arrocat·e un sollievo allo !=<Lt~lo penoso di quesl'inf1WITIO, com;isle nelle iniezioni i podet·.miclte di mor·flna, malgr·ado {!li inconveniNtli che ad esse sono uuili e gli abusi che Cj:li ue ltn di già fallo. ' Il nitrato d'ami le, peecnnizza.to in lJIIP!'<li casi, è slalo leu lnlo; ma non lta pr otlollo in lui chi! un1-1 fortissima iniezione della faccia. Il iod••l'o di polai=:sio sat'Cl>be intlir aLo per· lo stato alet·omnloso delle tll'Le!'ie; 1nu questo stulo é giil troppo avn11· zato r1 el malato in discoeso pet· potcrne spet'tli'O qualche c ff<'lto utile. L 'uso rlclla mol'fina in ini<lziolli ipodel'rniclte, essenti o quinJi il solo mezzo clte l o solleva, sa1·a collli 11ualo a liLolo di anezzo pallia.livo.

Atrofia muaoolare progrea•lva; aooesal epilettiformi d ~> l prof. V uLPI AN. (Ga~elle des Hòpilcw:x: N. !), genll&io, 1884). Il malato che io vi pl'eSelllO oggi é un g-iuvA•w di :20 anni nf-fetlo da atrofia muscol are progressiva. QuaLLt·ç amni or sono ebbe, duran•e un certo spazio di tempo, dei dolori nelle 81'licolazioni; ma ciò chi' l o h a colpilo sopratulto, si è che il di lui arto inferi or e destr o divenne pigt·o e " difficile a m uovere, » così dice egli. Benloslo la stessa cosa si osservò nell'arto sinistro. Infine sopraggiunse un nolevo1e dima grimento dei due arti. No,lale che questo cominciamento della malattia nelle estl'em ità inferiori é del Lutto eccezionale. L 'anno successivo, vale a dire tre anni or sono, gli arti inferiori prendono un'altitudine tutta speciale; il piede è n ell' estensione forzata; il paziente cammina in punta di piedi ; il calcagno resta elevato al disopr a del suolo. P oscia


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RIVISTA

i muscoli peronci si all·onzzano, si hanno i fenomeni del pirrle ,·m·o. I n quel tempo g-li arti superiori erano not·mali ; ma nel rlecorso dello sl~sso anno i880 cominciarono ad indebolir!>i A qunsi contemporan eamente sopt·aggiunsct·o dell e palpila:don i e r!Pgli sputi di l'\fln~ue. i"oi però non abbiamo trovRlo nulla dn p11rlP dei polmoni, nì• da parte Ilei cuore. Nel rn e,:e rli ollobre del 1R82 il mnlato rt·a sed uto lranqui l lomente nella sua cnmera, quando impt·ovvi;;amentP cade come co t•po morto. La facC'iH ' 'iene nnimala da movimenti conYttlsivi e le sue m emht·a si dimenAno, come nelle gravi crisi nervose. Que"Li accessi si sono Pipr odolti sC!tle volte ad intet·valli òi lfel'enli e con caratteri alquanto vat·iabili; in 'lUalcuno il mnlalo conserva In coscienza; in allri l a perrle; gli uni sono dunque pretlRmente cclampsici, e gli altt·i islet·il'ormi. :'Ilei luglio 1 8~:3 entrò all'ospedale,. e da quel giorno lo !':lato dPI malato ha molto cangiato; gli arti !-'u pet•iori ed infet•iori sono egualmente aiTelti. ma a divt' rl"O gTnolo nei diiT~renti loro segmenti. La faccia il del tutto not·male; i musr.oli del collo sono for se un poco indeboli ti. Alle lmtrcia !'RL!'ofìa ri\·e!"le la forma scapulo-omcrale simm etrica . r. li avambracci e l e mani hanno consenalo la l or·o musrolalu!'a norma le; ma l e bt·accia, "opratulto il bl'accio ò e~lro, sono mollo atrofiche e voi vedete il contras to che il loro vol nme fa con quello clegl i nntibrncci. L e l'nsse sopraclavicolari sono molle JWofonde, special· m ento lA destra. Questa morl ifìcazione r dovnln ar~·att·ofia de~li scaleni oppure aiiR diminuzione riPI gr·asso? Clre rhe ne sia, l'omoplala desLI'o è manifeslamenlP. alaw, eri il sno mar~i n e ""Pinnle ""i scosta considerevolmente dal torace. Il t·omho ide, la parte inferi or·e dt>llt·aper.io, il grnn dentato "ono Atr't111ci n din·e,·enti s tadi. l hiripili sono considerevolmenlC' att•ofìri e ciò che ne rim ane è sclerosllto e formn solto la pelle una corda dura; la r esil"lenzs, cite el"si oppongono, è •lebole, pari a quella 1li un muscolo di bambino; il bicipi te ha il suo volume nor -


MEDICA

male, rr.a è indebolito ; lo stesso dicasi dei lung hi s upinalori, sopratullo del destro. Possiamo accet·tarci dell'indebolimento dei deiloiùi, faeendo a lzare verticalmente l'at'lo s uperiore disteso e dicendo fil malato di resistere, n1entre s i cerca di abbassat·lo. Eg ualmente, pei pettorali, s i fanno stender<>. le bt·accia in avanti parallelamente e si cet·ca di allontanarle dicendo all'ammalato di opporsi a ciò. La contrattilità muscolat•e è aumentala ne i deltoidi. Non si riscontrano contrazioni fibrillari. La contrattilità faradica e galvanica è diminuita nei grandi peltot•ali e nei bicipiti, specialmente a destra. Lo s tesso dicas i per la porzione più inferiore del trapezi•> e pel romboide. Pare che nel gran dorsale la contr·a ttililà sia tutlora normale. O~ser vate ora la sua maniera di t'espirare: ciascuna inspirazione si sdoppia; nel 1• tempo i visceri sono attralli verso la base del torace, nel 2• se ne allontanano. Da tutlo ciò voi potete conchiuder e che il diaframma è interessato; il modo di respirare che io vi ho analizzalo indicherebbe un ritardo nella trasmis:sione dell'azione del sistema nervoso cen trale. ~ egli arti inferiori s i riscontra leggiera atrofia Jei muscoli della co:scia. Quando il tricipile si contrae, essCo s i contrae irregolarme nte e si vede il muscolo formare un vero tumore globo::;o del volume di un pugno di un bambino alla parte mediana della coscia. Alla gamba, il gruppo esterno dei tr·e muscoli ~ il più inter·essato: il piede é deviato in varo equino n questo atteggiamento è simmell•ico. Il cammino si eseguisce sulla punta del piede, il calcagno è sollevato dal suolo; il malato é un vero digitigrado. Una calzalut·u con alli talloni facilita molto l'incesso e sopprime in parte il bar.:ollamento, che qui vedete. Noi siamo dunque in pt·esenza di un'atrofia muscolare progressiva svollasi in due anni. Le alter·uzioni analomiclte voi le conoscete : ùistt•uzione progressiva delle cellule nervose, delle corna anteriori della


RIVI STA MED ICA miòl~llo.

M. Luys fu il primo a se ~nalat·e tali altet•azioni. Non c~istc che un'eccezione, ~ti anche es!"a P. poco conosciutA, pel' l'alt·ofìa muscolare pl'ogt~css ivA er editariA. Essa comi ncia dalla fa ccill, come l'indica Duchenne (de Boulogne); non vi e!';isle che nna solo 1lulopsia eò é dovuta ai !"ignori Dejél'inf>c e Landnnzy. In questi casi non si d sconlrano lesioni nellA midoliH e si ~arebb e in pt•esenza di una lesione miogPnica autoctona. Nel nostro caso, io insisto specialmnnle su due punti eccezionali : t• il com inciamento nelle membt•a infc!'iori é assoluta· m ente orwmalo: sempt·P, quasi sc;mpr e, le pr·ime ad e~sere affette ~0110 le estrernitit superiori. La nostra o!:'servazione si avvicinet·ebbe a ciò che Duchenne (ùe 13oulogne) ha de· scrillo soll.o il nome òi paralisi generale .spinale anteriiJre sttbacuta. Di più la molallia di Duchenne è curabile, il con· trario si osser·va negli altri casi; 2• nel nostro caso i fenomeni si sono svolli in due anni, è un andamento r apido; il più delle volle per giun gere al punto in cui &.ttualmente si trova il nostro malalo occorrvno 3, 6 ed anche quindici anni. I nfine il nostro malato è un epil etti co; ha avuto una qua· rantina d'accessi in r1uindici mesi; ne ha avuto òue da quatLro giorni. T ali ncce~si sono di breve um·ato. Verso la fin e di dil:embt•e cade montando una ~;cala e sviene, portato nel suo letto, egli ò pallido; non ~i sa peri) se egli abbia avuto dei movimenti convulsivi. lo non c1•edo che egli sia un epilettico per et•edità; non ha antecedenti ben netti e l'epil essia inoltre è essa et•editaria cosi soventi come si dice? l o non l o cr edo. Ciò che pet·ò credo, si è che I'P.pilessia in questo caso è legata all'affezione ~:<pinale. Vi sono dei casi ancoro poco C011osciuti. Ma per·chè non n~~o migl ia l'li agli accessi eli epilessia che il sig. Brown-Séquord, nei suoi celebri esperim en ti, arriva a produrre negli animali ledendo sperimentolmente la midolla ? Che che ne sia, il ·malato, che vi ho presentato, è il solo t~he io abbia conosciuto mostrare cosi nellamente un l egame di parentel a fra gli accessi epilet.tiformi ed una l esione del midollo.


, RIVISTA CHIRURGICA

A l'(ueslo proposito .rlevo dirvi che la madr·e dell'infermo ha presentata qualche perturbazione cerebrale. Egli stesso ci è sembrato qualche volla bizzArro; alcune volle é molLo turbolento nella snla, e passa, in prAsenza noslr'A , irJ"!pr•ov.., visamente da una gravità convenevole ad una ilarità incomprensibile, anche per lui !<le~so. Il pr ognoslir,o ò ~ravissimo. Le les ioni d~>ll'atrolia !'<1)111) incurabili; noi abbiamo tentato eli arre!'< tare il loroo cammino e vi siamo riul'cili in pm·to colla cura del ioduro rli pola;;sio, della stricnina. dei bagni solforosi e dei bottoni di fuoco. Gli access i d'epilessia non variarono punlo; ma l'atrofia pare che si sia arrestata; l' incesso è diventalo più facile ed il malato. può scrivere; ciò che gli era impossibile in principio. Ma non dimenticate che l'atrofia muscolare~ progressiva, che soventi il suo cammino subisce un arr·esto di una durata variabile e che per cons1)guenza ciò che si potrebbe attribuire alla cura, può anche esser dovuto all'a ndamento naturale della malattia.

RIVISTA CHIRURGICA Caso 41111llot41o per oolpo 41 pl•tola ••nsa ferita ••tema. - (Edimburg M edicai Journal). Il dott. Frank Ogston r ifer·isce questo caso di suicidio interessante assai dal punto di vista medico-legale. Tre anni or sono egli ricevetle ordine dal procuratore fiscale di Aberdeenshir e di visilare il cadavere di un uomo it quale, a quanto dicevasi, erasi ttuicidato con una r ivoltella nelle vicinaozo del bosco di Aberdeefl. Da un accurato esame esleMlo det corpo non s i ebbe indizio alcuno da far ammettere un sui-


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cidio, per a:;st:nza completa di rerile esterne. Ecco quanto egli ebbe ad osservat·e dall'esame esterno . Mollo avanzala la rig idità cadaverica. L'i faccia ed il corpo pallidi, le pat·Li posteriori arrossate per ipostasi cadaverica; l'espressione della faccia calma, le pu pille di dimensioni normali. Due o lre legger-e scalfiture alla par·te :superiore e sinistra ddla fronte; s ang ue disseccato alla pat·te iuferiot·e della faccia e s ang ue piu r·ecente alle narici. La mano sinistra insa n~uinata , arubedue le mani !J'"'I' meta chiuse. Il pene in :;~ m iert:zi o n e con liq uidl• SCilliHale al s uo o rilìcio. Scroto e le:sticoli t·etratti, e pelle anserir •a olia faccia esterna della coscia. Tutti questi segni non davano indizii s ulla causa della mor·te. P e!' la qual co~a l'autore dicltim·ò necessaria l'autopsia che fu praticata s ul momento, e dall'esame della tes ta si ~:bbe il seguente r eper·to: Le labLt·a, tanto all'esterno che all'intet·no, pet•fettamenle illese, lull•• l'interno della boccli annerito. Un solco ner·o la r·go e p1·o to ndo un quarto di pollice per·cot'J'eva quasi lulla la lunghezza del dorso della lin~ua. Sul velo del palato un'apertura del diametr:o di un quarto di pollice s i vedeva esattamente s ulla linea inediana e vicino al s uo maJ•g ine inferiore. Il processo basi la re dell"occi ('i tale pt·esenla va una pet•fot·azione simile pre(_:i;;arnenle s ul davanti dd g ean for arne r•ccipi tale. Il pt•oieltile adun'1:1e aveva tl'avet·sata la midolla allungala e dopo aver colpita la faccia inte t·na de l l'occipilal~ sulla s ua parte piu gt•ossa e resis tente, cioè la protuberanza occipitale interna era rimbalzata ed aveva attravet'sato il cervelle tto alla parte sinisl1·a della sua bas e ed e ra penetl·a ta nC'I cervello uscendo da questo lt·a la LeJ•za ~ qua1·ta c..:irconvoluzione frontale r etta; giunto colà ed esauritasi pt'obabilmeute la s ua forza di propuls ione il proieltile s i ar·l'e:o:;tò sulla super ficie del cervello dove fu trovato in mezzo ad una massa cer ebrale spappolata s ubito sotto la dura madl'e al di sopra della scissura del Silvio del lato sinistro ed in vicin11nza dd seno longitudinale s uper•iore.

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All'infuOJ'i della per·f•H'azione sopradescritta le ossa tlel c1·anio non presentavano alcun ::;e~no di lesione. La palla era molto sform ata, rna la sua base aveva r itenuta abbastan..:a della l'orma p1·imitiva per f'at• riconoscer·e con certeua il proiettile dallu cupsula di l'ame rinvenuta nella rivoltell&.

Delladllataztone tntermtttente e progressiva 4eUa tromba 41 Eustaohio, del dott. · E. Mb;NtimE - (Ga:;ette cles Hòpitau;x N. 4, gennaio, 1884). l re~lringime nti dt'lla ll'omba d'Eustachio possono esser me!':si nel numero delle alfo:::doni che l'otologo è frequentementO:'. chiamnto a c urare. I diversi proces:;i messi in opera per cornhallel'li sono gen pralmenle conosciuti , rna anche as!'ui poco adoperali. Io mi sono occupato lungamente di questo argomento, ed i consigli, clte mi furono dali alll·e volte da mio padre, mi hanno grandemente giovalo per arrivare a s tabilire un trattamento l'azionale. i cui risulta li sono dei più soddis fucenli. lo mi se1·vo di mezzi ordinal'ii combinali in una fo ggia differente, e dopo un't!!;pel·ienza pet·son~le di più di 15 anni, vcn~o ad indicarvi brevemente il processo mol~o semplice che mi è l'iuscito ed i risultati di questa lunga esperienza. Il ct~leterismo della tromba è un m ezzo diagnostico e nel rneJ~simo tempo la b(ISA della cu1·a. Le ins ufflazioni fatte con palloni di caoulchouc. o meglio ancora con una piccola pompa tt mano. colla quale si può prodUI-re una cor-rente d'ariu d'intensitit variabile, sono ins ufticif'nli nella mag~ior parte d ei ca si per produrre ur1 effetto completam ente utile. . Dopochè la !<onda metaliica é l:'ituata, è necessario introdurre una candelella di un calibr o m ediano e s pingerla dolcemente c lentamente nella tromba allt·averso il catetere che la mano sinis tra mantieue in g-iustu posizione. · La candelelta deve portare cle i segni molLo semplici; il primo cor·risponcte alla lunghezza del cate tere ed i sussegur.11ti sono atl un centimetro l'uno dall'altro.


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lo consider·o come vantaggioso il seJ·virsi di cnndelelle un po' r e:;islenli, per chè e.;se scorrono m .-~lin sulla muco,:a; esse 111' r ò ne<'essilano l 'impiego di sonrle più voluminn!"e. L e ~o nd e , ùelle quali si fa generalmente uso, sono di un calibt•n troppo piccolo, tanto dal punto di vi sta dell'introduzione di Cfl ndel elle coi1venienli , quanto da quello dell'insuftlazione. La cnndelella dà CJUinùi al medico la sensu zioll(~ nella e )'I'ecisn del cnlibro della lPomba e del reslJ'in~im eu lo che I"AJ'J'(•sln nel suo corso a puu ti var·iabili . Da lungo tempo ho la!=:ciulo da parte le mi nu gie, le candelelln di laminaria, di balena, per adoper·are escltJ!=:i vamenle le candelette eli gom111a, il ~ui filamento cenlrale è foi'Tn<~lo tla una !=:peci e di crine, cl1iamnto radice ingle.w:: e:;se sonu resistenti senza esser ri gid ~>; e que!:'IS qualità è impni·tante sotto il punto di vista delle false slrncle. Ecc1J or·a qual é il mio pr·ocesso: prendo un esempio. La tromba ~ la sede di un restt·ingimento medio non lascinndo passare che una canclelelta di O"'m ,5. Intr·oduco nel cntet<·t·e una candeletta di un cAlibro l e:.rl!ern•enle super·ior e e la spiugo dolcemente fino a che essa sia RrJ•estota dall'o· slncolu. Giunto al mio scopo. lascio ogni cosa in posto, facendo inclinare un po' in avanti la testa del malato, che t•esla così f)· J0-20 ed anche 30 minuti, fino a che il cattJ t.ere, facendo leva, cade tr aendo seco la cancleletta che la tt•omba dilatatu non tralliene piti. L A dilotszione è dunque al m assimo in qnP.I momento, ed io ricomincio tutti i giorni od ogni due gior ni, secondo i casi. aumentando pro~ressivam~:>nle il calibr o ll•1lla COIIlieletta. lJna descrizione, pet· chiat•a eh~ sia, non può dnre un'idea della semj>lid lil. ùel pt·occsso, che 111i ha dato dqdi ecct11len li r i::.ultali e m olte guarigioni durevoli. Es!=:O i-l faci lmen te soppnrluto e non des la punto r ipugnanza ai malati. Devo per ò aggiunger e cJ1e, per riuscire, fa d'uopo avet· della pazienza, della cura ed un cel'lo colpo rli mano ; che vi sono dei casi i n cui questo pr ocesso é difficile od impossibil e ad applicar e. M i baster à di mP.nzionare le !>porgenze esagerate del vomer o, l e modifìcazioni impot·tanti di differ enti specie del cor neltQ inferiore ecc.


CHIRURGICA

Infine fa d'uopo adopel'are cRtell:ll'i poco ricurvi; sta al medico il supplire colla sua abilità alle piccole difficoltà operato•·ie. Ag~iun~erò, per terminare, che le ca ndel~tte immerse pet• qualche momen to nelle soluzioni medicamentose pPrmettono di fare una cura razionale delle diffe•·enti affezioni della tromba.

Contusione e neoplaami. - D. LE CLERC. Hòpitaux N. il, gennaio, 188-i).

(Ga.;.cila de.'f

Quale è la relazion~ eziÒlogica e patogenica che esiste h'n la contusione ed i tumori in generale? Questa questione venne gia posata diverse volte, ma non ha avuto fino ad ora che delle >;Oiuzioni parziali; inoltre questi! sol uzioni non sono definitive, né furono accettale da lutti i chirut·gi. Il ùolt. Reno Le Clerc, allievo del professot•e Vet·neuil, si m ise a studiare ques.ta questione. Egli ha cel'cato, coll'aiuto di fatti precisi, di stabilire la parte che poteva spetLa1•e alla contusione nelle di verso spede di tumori neoplasici, specialmente nei tumot·i derivo ti dal tessuto connettivo (tìhl'omi, neu1•omi, lipomi, sarcomi); in quelli che sono derivati dal tessuto cartilagineo (enconùromi, osteomi), dal tessuto epiteliale (adenomi, cancri, encefaloidi, scit·r.i, ecc.). Ciò che egli ha creduto dover stabilire a tutta prima, ; i è la succes~ione di due fatti: contusione e sviluppo del nc~o­ plasma. Una ~ola osservazione ùi tlbt·oma è riferita dal sig. Nicaise come prodotto eviùenlem enle da una con tue ione. l n due osservazioni di neuroma la metlesima relabione è stabili1.3, ma le testimonianze degli autori sono qui piu numerose. Per i lipol\li. indipendentemente da un faLlo del !<i).!. Duchaussoy stato comunicato alla socieli\ di chiJ•urgia, il si~nor Le etere riparte un'osservazione persouale e due fatti tolti l'uno da una raccolta inglese, e l'altro da un giornale francese . I sarcomi e gli osteosarcomi hanno forniLo venti o:>servazioni , delle quoli sei furono raccolte dall'aulot•e nei diver·si ripal'li degli ospedt\li di Parigi; lo quali tut~e dimost1·ano


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come punlu di pat·lenza un colpo, un U!'lo violento, una contusione. Pee gli encondt•omi noi leoviamo sei osservazioni ; una soltanto p~t· g li osteomi, due pet· g li ttdeuomi; una quindicina cit•ca per i c~:~ncri (encefaloidi, sciJ'I'Ì, epiteli•)mi, ecc.). È evidente c he dalla semplice enumerazi one di questi fatti nou si pu6 ll'UITC alcuna conc lusione pr·eci;;n in rapp orto alla que~tionc pr·opo~La. Tutto al piu ammettendo come valide l 'assenza Ji indizii relali va mente acl ogni altra condizione eziologica ed il fallo con<;tatato di una conlu~ione antecedente, si potrebbe giungere a l'ormulat·e questa proposizione: essendo dati i casi specificati di tumor i di diversa natura, la contusione lia una parte probabile qualunque ~1ella loro delerruinazione. Ma qual è questa parte? É essa sul'ticien l e sola e per sè sola a determinare l a ~enninazionc, lo sviluppo di un neoplasma e ad imprimergli la sua nalut•a, i suoi cara tLet•i e la sua evoluziouc '( oppure non ha ossa al contrar·io che una parte eventuale, fortu.ita, senzu la quale possono pt·odm·si e si pt·oducouo in t·eali.S, e.J in numer·o rna ggiol'e, dei tumori d~::lla m o,lesiuaa t1ppar anztl e ùoll€t medesima naLuea di quelli dei quali la co11Lusio ne sembra es:>er·e naanifesLamente il punto' di parlenza1 Stl:~bilire l a questione è quasi risolveda. É ciò clio ha tentato il dott. Le Clet·c nel lavoro che noi abbiumo solto gli occhi. Agisce lu con Lusi<1ne ~ Come agisco 1 A g isce es:;u sola1 Tttli sono i quesiti che il si g. L e Clerc ha successi va mente esaminati. A g isce la contusione~ o in altri tet•mini la contusione ha nella produzione dei neoplusmi una paele eziolo;:ica evidente, imporLantt31 Come agisco, vale a dir·e comP. può essa tJr ovoca1'0 lo sviluppo dci neoplasmi1 Queste due questioni sono talmente connesse, sì intimamente legaLe l'u11a all'altra clae è impos· sibi le il disgiungel'le. Che la contusione agisca almeno iu certi ca~d, ciò non può esser m esso in dubbio. Ma l'importante a sludial'si ù in qual modo esso ag isca. Il sig. L e Clerc parte da questo concetto che ogni I!Ontu-


CHIIIURGICA

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sione di una cet•la intensità con !~:>ion e dei lP.ssuti e dei vasi si accompagna ad un espandimento di sangue, il quale fa l'ufficio di un corpo estraneo; che questo cor·po estraneo rlelermina a sua volta un'irritazione o zona infiammatori11; che fJUesVirritazione ocl infiammnzione lt·aumalica ~wesenta delle m odalità diver!'e in t•appot'lo ai tessuti a spe~e dei quAli nn nuovo neoplnsma lt·arr·à In sua ol'igine. l distut'IJi nulrilizii, che l'li tt·a<.lucono nella pt•olifera7.ionr di elo•m <\Jlli avt·anno rl ~ i cnraltr l'i speciali secondo clte si esaminrmo nel ~ra n gruppo dei tumo t·i clte sotto ori ginali cl t1l Lessnto cor111eltivo o dai suoi affini (l.(>ssuto car·tilagineo eù QSseo) a dill'tlrenti stadi della loro evoluzione, o secondo che si esaminano i tumori che hanno origine dal tessuto epiteliale, nel numero dei quali si pongono la maggior parte dei cancri propriamente detti. Si vede quindi che, qualunque sia il tessuto in cui la nutr izione ba subito una deviazione morbosa, il risnllalo i> lo stesso: è la fol'mazi one di un neoplasma. Ma in qual modo il traumalism o, a ~econda delle cit·costan1.e in r.ui agisce, pr·od uce tale o tale altro tumore, connettivale od epiteliale, Rd e!';cmpio~ Se l'agente vulneranle agisce sopt•a una r·egione nella quale un tessut0 è piu suscettibil e o pr•?dominante, la pro! i ferazione si effettuerà eli pr efer•rr11.a a spe"e de~l i elementi rli que~ lo lP-s~uto. Ciò non ù ancor lutto. La conlu!'ione ha unA pal'le inconte~ tabil e nell'eziol0gia del nen[•losmn rssa ili\ luogo a fenomeni d'irritazione, punto di par·tenza di produzioni morbose. Ammettiamo fJu esta proposizion e come òimostrata. Ecco la causo dello svil uppo di un nooplasma: e della sua sede. Ma che cosa e che ne determina la natura indipendentemente dal te:;suto prddominante della rr~ione atl'eLlR ~ E fJUi chP. fa d'uopo mettere in campo quell'elemnnto m edico, al quale i chirurgi moderni accordAno con J•ngione una si grande in-

fluenza su tutto ciò che è giudicalo chirut·gico cd in paJ•ticolare ~ulla natura dei tumori, la natura ste!"sa del terreno sullA f'{llale il neoplasma si :-:viluppa, vale a dir e lo stato co~tituzional e o dialesico dr ll'indiviùu0, e le predisposizioni che ne conseguilano. Ecco il fallo culminante in mnteria d'ezio-


Ill\"ISTA

lo;:!ia dei tumot·i; ecco dovo dove e;;:>cl' falla la t•icerca sui mnlnli affetti da neopiA;;mi. Pc:l l'0tò In pnt·lo della contusione ~i truva pt'r queslv ru llo nHJllo scemnlA ; la sua parte non (• ptil c l11~ qurl la della cn u"a del ePmi 11nnlo. la sede dt' l neopln;; lll a; c nllt•o,·e cltc >li deve cerrat·e lA vc t·a r.au!';a o.ffidenl ~, cln~ ne dcl CI'111ina il c~ra tte l'e e la nnturn.

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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE ___,_._.. Lulonl nervo..anel pen8go. -

D. 1\f r.v E:R- ( T he L'1ncet,

1!:> dic·.eml>l'o, 1883).

l casi di allct'Rzioni di l'tt·uttura dei net•vi nelle malattie cutan ee vAnno St' tnpt·e più cs lcnd e ntlo~i , e dopo l'erpete vi sotw poche flllezioni che sieno più d 1~l penligo t·il'et·ibili od orig ine n e t·v o~a. L'ul l inHI contri buzione a CJUesl o SO<fg"i!LlO si lrow1 nel numet·o di ùicembt·c ultimo del Vit·chow·s A rcltio, 0 \'6 il D. Me ~·e t• di Sl t·asln n·{!o t•i fln'isce un caso di det·mati l e rapidamente e~ lesa;;i in un uom o di St!Ssuntacinque anni affello da Cll l r t·alla , mo che pritHa della compar sa dello malallia cutanea era s tato 1'obust0 c sano. La malollia corninciò come un ' semplice eczema p11 pulai·e ; qui ndi assunse cat·alter e vescicolare e finalm ente prese i l lipo dell'eczema ruiJrELm; re :~i ~ le ndo fld ogni cura ed estendendosi alla maggior parte del tronco diven11e fìnalmcnle penlìgoide, per la formazione di molle gr osse boll e. Il m aiOlo morì selle sellimane dopo la pt•ima manifestazione del mal e essendosi verso la fine aggiunta la diat•t·ca. l n questo caso non vi er a cachessia, n è difetto di nutrizione, nè malattia ereditari a, nè alcuna affezione r enale con cui spiegare il caratLcre mal igno della malallta culanea; n è l'esame del sangue scoprì alcun microrganism o come in m olLi simili casi è stato risconh•aLo.


DELLE MAL.\TTIE VENEREE E D!l.LA PEtl.l!:

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L'esame patologico rivelò una estesa infiammazione della pelle con denudazione della epidermide e in alcuni punti di· struzione comple ta delle papille . Alcune delle piu piccole ar\.erie erano quas i chiuse per endoarlel'ile obliterante, e molti nervi cutanei in vat'ie par.ti del corpo mostravano una grande ùe~ten e razione parenchimatosa, cioé pr•olifer•a:tio ne nuciP.are nella p-uaina m iJollar·e e

fr•ammentazione della mie lin~t. l net•vi di molo, i ~a n~li simpatici e s pinali e le radici dci n ervi spinali non mostravano alcun cambiamento; ma eravi rnanife~la s clerosi ne lla midolla s pinale limitata alla vicinanza della fessura posteriore n elle reg-ioni cet•vicali e do rsa li. a punti disseminati nei cordoni posler·io ri ciella reg io ne cervica le postel'iot·e e nei cm·doni latet·ali delle ref{ioni dors nle e lombar e. Iu 11ucste )Jfll'ti il tessuto inle r~ Lizial e eea num Pntato e i \' 1\~ i ~a n g ui g ni et·a uo molto s pessrli. Malgt•ado 'Juesta n ltet·azione apel'tamenle ero · nica.• nes~un l>intowo esiste va in questo caso d i mala ttia s pi· naie. Il do tl. Me yer ricorda altri simili casi, pal'licolarmenle uno riferito dallo Schwimmer, d i un g iovane in c ui un p enfìgo generale con dionea cagionò la morte in cinque mesi. Non eravi st.alo alcun sintomo spinale, ma il Habes lr·ovò un medioct·e g t·auo di sclet•os i nelle colonne ui Goll cou leg!!iet·a alterazione della mielina nella sostanza g r igia. Ancl1e la neurite periferica è stata desct·itla nel penfìgo dal Labet•t e dal Jarisch. li dott. Meyer, s enza affermare che questo sia positivamente provato, su gget·isce che la obliterazione vascolare oss et·vata nella midolla spinale e nella pelle possa avere talmente detedorata la nutrizione da indut•t•e in quella la sclerosi, e avere t•eso la pelle piu disposta alla malattia suscitata dalla condizione del centro nervoso.

Sulla tnflammaslone a111lltloa del mu1ooll. -

Prof. NEt:-

MANN- (Al/g. Wien. medie. Zeitung, 19t'e bbraio, 1 88~, N. 8).

La malattia sifilitica dei muscoli era conosciuta dagli antichi medici, ma era rig uardata come sintomo di lue inveterat.a. Il fatto che possono anche per tempo sorgere malattie muscolari sifililiche fu solo stabilito in tempi recenti. Furorio prima le contraUure sifilitiche che attrassero l'attenzione


.i.().i.

ftl\'lt;T.\ DELI.K MALATTIE H:~EHI::E E n~:t.U l'l·:t.I.E

dr~ i ~ilìlo:zrnlì . I l Ricord t·nmmenla inlere~~nnti rn~i oli IJUf'"' la

specie, il lei;;~: ne ha pnrecclti anni sono df';::r,·illn ,.no pure impot·t.anlt•. Si IJ;::ser•vanr> due f1•rm•~ di (jue-dn rnnlò"'lliA, una rlill'u;::n che t': anche la più r·ecentf\ rd una cir·co;::<'l'tlla ehe cnnd11ce nlla J'onnnzionP. di noùi ( :..:umnw). p ... ,.ù accnde Laloro il pns"81!!!iu da UJHl fot·ma in un' nllJ•fl. Snno pr•'YaiP.nternr nle colpili: il bicipite del braccin, il et·u•·nle, il pPllnrAir, i gemelli, i l •·ello do•ll'arlclome. La dia:znos1 i> lalot'll diffieile e può, ;::cambiandosi con altre neofonnnzt on i, ol ''re ocra;::ion~ ad nlli npet•nlivi c hirur•g-i<'i. :VIImcnva complet.Arnente ogni rieet·ca ~ull•• nllct·azioni analom0-palologiclie, q••c;::la era lillA ilwunn ul CHpilnlo do•lla infiammazione mu;::coiArP sifililicll. M n due l'fJ!<i di quc;::Ln rnalullia che ha (\VII lO In opportunità ol i {'~Hminnre il pri'JI'. NeutnAnll hamw rlilno,-Lt·olo d1P ;::i lrHlln pt·c•v"lenLomcntc d'una infillJ'flziOIIP. cl'ilulnro rh~ hn lll'igine dni vn!"i cl o'l pel'imi:<iO interno CO~ Ì ola SCpt\I'At•e ~ CnlOf'l'ÌIIlCWO i fa !<('Ì lnUSC<!IArÌ. l m u ~co li ;::ono d H pprinci pio oncbc i nlt'gr·i, m n più hm li perdono le loro strialut•e, l"i p-o11liano e si nlrofizzano, co;::icchè nllot·a lutto il mu;::colo è sostituito da lessnt!o conneUI\'0. · Lo ~lo t·ia di questi C!l~i é br••wPmt>nte la sf>gnen le: Un uomo di 2G anni fu il ::!9 maggio 1Ritl nccollo Mlln ;::peùnle con ~ilìliùe secnndAria t•ecc>nte, sciPr"si. C!'AlllPttH\ maculi'J-papuloso ~ Que~te fm·me mOI'bose pr·ogrt-dit·ono rnpidanll'lll<',le papulc pn!>;::tJ t·ono in nodi e r·upia, e I S s~>llimnnl' dopo lA infezione l"Ì l"vil npparnno dei nodi dut•i inclolo' nli nrl llo~S ~I)re comun ('< delle rlila olcllìl gnmha d·~:o: lra, nel rnol111l o: si ni;::tro in!Prn0 PnPI supi twloro, 11el mu~colo buccinalOJ'e sini~lt·o e nel ~inislt'o bicipite femot·1lle. Tutti 'fuesli nodi ingros;::tlrono ;::enzn d0lore ;::enza di!':lut·bo di funzione. Qu•>llo lllln gambn clPSlrfl si e~nlce r·ò e oiTt•ì il malc>t·ial:l per I'P.;::Rme mi~.:•·n;::cop ico, gli nllt·i gmlt'it·ono "01 trr1llarnenlo anti ~i lìliticn. :-/f'll'altro ca!<O si lrullnvn di un' nlcer·azione gommo;::a nlln ;::palla sin iosll·a cl11~ f'i et'A inler·nula nellA mu~eolatlll'fl. rtPI dPILoidE>. Il pt•or. I'\rumAnn r·ichiama l'altenzirme in pRrLicolAre ;::ul p r·imo ca;::0 che tanto per la pt·ecocilll dello ~vi luppn delle gommP. ( !8 ~dtimAne clop0 11'1 infezi0ne), qunnlo per il cnrso all'alLo senza dolot·e e ;::enza di;;tUJ·bo rli t'unzinne, (' un1cfl.


RIVISTA D'IGIENE :

Q

Igiene militare. All'esposizione di Berlino faceva egregia mostra la cucina militare di Becke•·; stabilita per un battaglione poteva for nire :100 l'87.ion i. È costituila da due grandi casse a doppie pare ti di legno foderale, all'esterno di latta ed all'interno di rame; il coperchio, equilibralo all'uopo di cont.ra pesi, porta un ol'lo saliente, in basso, che può pescar nell'acqua della cassa e quindi prod urn e la chiusura erme tica. Nella cassa si collocano le marm itte (pur ch iuse alla stessa maniera): l'acqua della cassa è riscaldata col vapore dalo da un generatore speciale, capace d'una pressione di 5 atmosfere ma che funziona ad 1 aJmos rera e m ezza. Con 30 ch ilogrammi di carbon fossile si pote vano pre parare i tre pasti regolamentar i (colAzione, pranzo e cena) pei 500 uomini : gl i alimenti così preparati erano eccellenti. Bisogna pur notare che per la carne la diminuzione in peso era m olto minore; calcolasi coi mezzi di coltura comuni al 50 per •!.; colle marmitte Becker non giunge che al 30 e per cento e piu c e1·te ca1·ni solo al 1f•. B.

Studlaulle tende e •alloro riao&lcJamento.- Dott. M ATZAL , maggior· medico. - (Der. M ilìtarat•:ot, 1883). Il dott. Malzal da mollo tempo s i occupa dello studio sul sistema di ricovero di prima necessità pet• i soldati sani e a mmalati in campagna, e lo scorso anno nella conferenza scientifica dei medici militari in Vienna aveva già r eso di pubblica ragione un s uo lavoro su questa specialità d'igiene militare. Quest'anno in un'altra riunione s imile offre nuova30


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RIVISTA

mente ai colleghi il fruLlo dt~i suoi studi che ora egli rivolse unicamente sul modo di I'icoverare i malati in campo; specialmente sulle tende e sul loro risca ldamento. A questo proposito egli comincia a fare osservare in via ùi premessa o;he se al di d'o)ggi la questione delle abitazioni impt•ovvisate per i soldati sani ò di ventata oç:-gello di studio sper.iale per gli igienisti mil1 tari, di tanto maggiot' importanzR è ot·a quella sul t·icovero dei maiRii; e d: ciò ognuno può di l eggeri convincersi t'iflcllendo che nello g~terl'e di t•ecenle condotte in paesi incolli, il bisog11o di ben r·icovPt'at·e i maiali e i fel'iti colle tende in sosti tuzione all'abitalo quasi assolutomenle wancante in ttuelle land•; inospitali si è fuUo sentir e nel modo il pi ù imperio so. Tt•a i ricoYet·i òa el'iget·si pct' ammalali e fel'ili in guet•t•a noi dobbiamo distinguer e quelli che si stabili1:-cono nell'in temo rlel paese, l on tani dal tealr o della guetTa e destinati ad accoglier e in ragguanlevol e numet•o in fet·mi sgomberati dall'eset·cito combattente; i qual i stabi limenti avendo un carattere più pet'manente r estat1do più lungamente i11 atlivilà anche nella r-:tagione invel'llale, fun zionando con più regol!.ll'C e tranquillo andamento possono esset·e sostituiti pt•eferibilmente ùallP l>at·acche n elle loro più svar iate maniel'e di costruzione; e dobbiamo di!>tinguer e ancora quelli che fa ci lmen te Lt·asportabila, con fa cilita e prestezza erigibili in quabiasi punto, di una costruzione poco dispenùiosa sono conservati in gt·andi provviste in tempo di pace. A quest'ultimi appat•lengono le tende che presso i di\'et•si esol'citi esistono in l'orme svat·iatissime senza che alcuna di esse possa dirsi perfetta. L e tende fino ad ot·a usate nell'esercito austro-ungat•ico non sono mollo adatte per· t'icovet·ar e infermi; essendo esse rotond e, con lt•oppo limitato spazio, col tetto troppo iuclinato verso il terreno, le pareti latet·ali mancano sicchè un uomo non vi può star in piedi cho nel mezzo e quando è sdr ajato. l a tela del tetto ora inumidita dalla pio~gia ora scossa dal vento gli tocca cosi sgr adevolmente il capo collocalo verso la periferia che egl i preferisce cambiar posizione mettendo il ca po al centro e i piedi contro la parete e!!tema. t.e tcmle dell'ospedale divisionale da campo esistenti in

.


.Hì7 troppa limitata quantità non possono esser e toll e dal lor o speciale servizio che è qu ello di accogl ier·e fer·ili al pr·imo poRto di medicazione. Esse pre~ entano inoltre una mediocre ulilita e uno ~;pazi o tr oppo ri str etto per farle scr·vil'e da t' icover o per mnlali. E do l amentarsi nJunque, secondo l'autore. cl! o n('tre:::r.rcito austr·i<H'O manchi tuttora una ,::peciale ror·ma di t..ndn el"clusivam\lnle deslinnla per malàti in camru!<na, e bisogna pur· confessare che gl i e,::perimenli e tentativi elle si RLnnno facendo da 100 anni a (jU r.~ ta pfl t'tt> per ottener·ue unfl per·fctlfnnente adatta allo scopo non appr·odal'nno fì llOt'H ad ac•·et· lllb1li r·isulta ti. L'uso dello tende a scopo d'ospedale dala ç.:iù da tr mpo Hnlico . N el 1812 B eli eri H ennen ri co ver nt•nno i l'er•ili llell'e,::crcito in gl c::-e solto lo tende (f); nf"l 185} C!<se tende vcnn er·o u,::nte per la prima volta nell'eser ci to austriaco. Lo stesso fecel'o gl' rnglesi nelle l n d ie e i Fr·ancesi in A l~Prio, e ncll'csel'cito Rus:::o (jue:::ta usanza è in vigor e tln circa 50 onni. ~ella guer'l'o di Cr imra che fu cosi reconcla d'in~"egn a. menti per i l ser'vizi o !')Mitario rnilitar•e, i molati e ferili furono i primi ad essere cut•ali sotto le tende e sull'esempio dei Francesi fecero allrelta n lo gli alt t· i eRerci li. N e li~ g-uer·r•e più r ecenti , p. ~>s. in quelle del 1 85~ e 1866 si usa t'Cl!lo meno le tende, sia pet·chè le guerre suddette si facevano in paesi eminentemrnte civili, coltivati, e forniti di stabi li edifizi, sia perchè la breve durala delle campagne, condo tto in una stagione mite, ha f11lto m eno sentire il bisogno di ri coveri pt'ovv issori. Anch e n ella campAgna fatta nell'i nverno del 186!~ nello Scllloswig- H olstein si prel'eri ra ccogliere i ferili e malati negli edifìzii dei quali eravi abbondanza. All'incontro nella guer·t·a che dut•6 quattro anni in America si ebbe sempl'e di mira di ricoverare i malati e feriti preferibilmente nelle baracche o nelle tende, di rru esL'ulli me anzi si fece larghissimo uso. Anco nella guerra ft•nnco- j!er·manica troviamo adoperate !>pesso le tende per uso d'ospedal e e non solo alle spalle dell'esercito combattente ma anche presso (l ) E nel 1815 si sono usate con vantaggio a Watcr\oo.


4.(i8

RIVI STA

l'11scwcilr) ~le>so comP n PonL-n-:\1011"-;;on, nlla ballnglia di

Gr·a. vdlotte, in CoJ•ny, in Sa at•briick'"n, Slt·a.sbu l'go ecc. n l t'n Lr·e in altl·i punli come p. e~. all'assed io di .Metz ~i fece e~plicila menzione del bisogno lH'genLo di londe per maiali. Ma tu1.le qunllu lenrle eeiHlO ~tale creale pel' la slaJ!ione esti va, ')uincli legge1·e e nella loro costruzione assai semplici. l FrMcesi fanno dilfPr enza L1·a lende ospedali e tende d'ambulanza. Le prime ~ono quelle che in grazia della l oJ'O costruzionE' e J.!randezza po~~ono acco~liere un più grun nume!'o ùi mlllati. Que!"Le Lelllle in numero di 15 a 20 co;;tiluiscono un piccolo spedflle mobile, per lo meno un annesso ad un ospedal e stubile. s:r.r.ome esse sono costruile quasi unicamente Ji Lda, cosi la lol'o leggerezza dà lot·o la prerogaliq• di una grnnde mobilil<:•, m enl1'e d'altra parle il t•agguat·devole spélzio che offron o pormelle un più frequente cambio di maiaLi e di\'enlano così app•·opt•iale ad un più lun ~o uso. L eone L efort, parlando della mas~ima che quando 111111 si posso11o portare gli ammalali all'ospedale ~i deve p•>l'Lélre l'ospeclnle agli ammalati, ha soslenulo con calo J'e l'illtroùuzione cii cruesla specie di tende neg-li slabilimcnli san1Lari di r i scr·va presso l'eser cito, e ~ià. questa iden sì è rotta st1·ada in lulli ;.(li osercili eu1•opei . La tenda <[ambulanza della ancl!e tenda i ~ola ta è invece destinala ad uno o ad un picco! nume1·o di mo lati, è mollo leggera, s'impianla e si abbatte con pl'estezza e quindi molto adatla a funziona1·e ))l'esso un'ombuIHnza. Questa tenda misura cinque melri per ogui Ialo, quindi 2i'i metr·i <JUAdrAii, ecl offl·e spazio p C!' SèÌ l1~lli; iJ SUO peso è di JtlO chilogrammi, E:'d un carl'o ne può cat•icat•e lino a IO le quali rappl'eSelfler·ebbeJ'o uno spednle di CiO maiali. Que sl~\ tendA sembt•a di una gr·ande utilità i11 guet'l'a pet·chc ofrl·e per cosi òi••e un mrzzo di potm· impinnlnre un O!"pedale su llo s les~o campo di battaglia. La tenda ospedale fr·ancese è capace di 18 lclli, ma al bisogno se nè può mettere qualcuno di piLL Le pareti tanto quelle laterali come quel le del coJuignolo conslano di due slrali di lela di cui l'inlerno è pl'Ovvisto di una serie di fìneslre, ed inoltre può esse1·e liralo dalle par·Li come una corti111'1, m enlre la tela esLema può esser·e o arrotolata su stessa oppure secondo il !Jiso~no rialzata a


469 forma di tetto per· m ezzo di bastoni . N ell'intento d'impar·lir·P una ma~gi ore r esistenza a queste lenclo rd ollenere colle medesime una più efficace difesa contro il fr·eddn, l"umirlrta eri il vento, l'li cominciò a sosti tuire in parte alla tela il 11:'!.!"1)0 e da qu el'lla lrRsfor·mazione ebbel'l• or·i~ine l e l enrlPbAracclre o baracche- tende, con p;ll'eli SO!';lenule da tr·a,·et·se di ll·gno e con tf'tlo a tr·r.wnlu r·a c0me si sono vedute nelr nnno 1866 in T rautenau , in Lnnp-eno:alza ed in alll'i luoghi . ~e !:'i vuole confrontflrP. l't'Il lor·o le varie moditicazioni intr o do tte da Esmat·ch, da Baer·windt, rta Volkmann, e Slromayer e queste pRragonarlo nlle ftwme adottate dai Fr·nnce!<i , nnn si trovA in realtà alcuno PO:sPnzia le di fler·enzn, si trova nnzi il passaggio da una for ma all'altr·a o c11e um1 dal l"ultr·n der·i,·a . l n complcRSO si può ammellere r-: ol lanto che la tenda ospednle per· nvere uno schelP.Lr·o di l e~m0 o di rer•r•o presenta un a rna g-~ io re soli d i tà. ma appun Lo per· 'Jilf'~lo d 1l'di a MI! n IC'g-uer ezzn e mobilità de' Ila tenda cfambulnnza ; percio quest'ultima m cr·ilel'a sempre la preferenza pre~so 1' c ~c r·cilo mobilP. I.n tendH <fombulanza pru!:'!"iana e quella au;;tr•inca che é mndc>l lala ~u I'J uella, si dill'erenziano poco fr·a lor'•); c;:se possnuo eqnipar·ar·si alle ·tende d'ambulanza francE-si, e Lanlo prcl'!'O il di;.:Lacl'l'l mento san itario prussiano come preR!"O lo O!"pecla le divisit>Hario austr·iaco vengono adoperate sui posti di m edicazione per l o -operazioni d'urgenza, ma non per· accogliN'C e lrallencr e nmmolali, per il qual u~o d'altt·a parte !!ar•chbero pochis;;irno appropriate. Que::;le tencìc sono lunghe 5 mPlri, larghe ti-, qu i ndi hnnno una qundr·atm·a di 20 metri e una cuba tu t'a di 47 ,::.; le pareti lnler ali sostenute da 14 Appog ~i (selle per Inlo) hanno una fìn cs tr·a e la ptw,te del fronte c divisibi le in clur a I!UiRa di portiera. TI suo peso t- di ·J50 eh i logram mi. La tenda dei cavalieri dell'orrline teutonico é arr otol ala in due parti e caricata sul tetto del carro !"ani lario, viene fissalo ai suoi or·li superiori, in modo che da uno di quf'sli , o al bisogno da ambedue, può svolgersi in basso E\ formar e cosi .una tenda con una parete latet·ale e posterior·e di tela e coll'altra parete laterale formala dallo stesso cal'l'o; essa tela


Ili\' l STA

reslet·cbbe p11rò aperta nella parte anteriore. ~ o n snr Pbl,e que!'<ln un a tenda , bensì un S<'mplice r·ipAro che presenlct·cbhe il vantagfriO di aver e a brevissima pot•lata i mezzi di socCI'\r so tli cui il can ·o è fornil o. Tutte queste l.entle che nep:l i eser·cili servono aù altr·i impor·lnnti ssimi scopi , non pos,.ono u"a r·si per· allogginr·e mnl ati, nè sono ver·amente destinale n quell 'uso: fJUi ndi i n ce t·te cir·coslanze si ."': obbliga ti di lldottm·e altr·e l enù<:J elle trovano piit O!J portuno impi cp:o come t ende per m alHti: a (]llt'~ ru l ­ timo sL.opo nell'e::er cilo auslt·iaco si sono adoper·ate l e tende da mli r cia a 10 uom ini e le tende da cu mpagna di :30 uomini. Gli allri eser C'iti per ò han no p:iù do lungo l <'mpo pcnsnto u questo hi so.Q"no, ed nlcuni Yi l111n no r ealme11 te pr·o,·VE'duto. Cosi hanno fallo i Fr·nncesi col le loro tende·ospedal i, n cosi i lrdeschi i quali rwl l or o r·~!~ol am e nto sul serdzio snn i l f! r·io di !!Uer·r a tf('l 1878 Jra nno amm e~so i deposi ti o;.:pednli di r isrrva do tati di 80 tende d'ospedale le 'J111:l li pllssorro e>"seJ·e spedi te fli si ngoli [;nzar etli elle ne abbisognano. LA tenJa-m:pedale tedc,:;ca (L aza.r·c th:wlt) aveva in origine uno schel etro costrutto in l'e r·ro, ora pc J'ò lo Ila d i leg-no con par·eli porpendicolnr·i; esc:a è lun gfl O metri , l tll'f;D. m etri 7,O~J e C!)ll' in ter·no spAzio diviso iu .ùue pOl'ziotti di:;uguali per· m ezzo eli una par ete; la pnr zione r iiD~gio r·e é tfe;,tinola a ·12 letti eli m f!lè\ ti, m entr·e l o spazio più piccolo ~ ll eE: lirw to da una. pm·te l'l i !el lo d'un infer·miet·e dall'allr·n a coniPne!'e 1111 r {08C't. Questa tenda 11 0 11 ha fìn eslre od t~pC I'l U!'t1 par•t icofat'Ì 1110 r·i ce ve &l'io e luce dall e put·eti dr lla cimn nllon lAnAle reciprocamente quanto basta 11llo ~co p1.1 . Qut•sta tenda è sta te architcllata per la s tagione estiva. r·csiste alll>astAnza nl vento e alle intemperie, olTre ri co vero a 20 molnli e t1·a .e d ne file di l<>lli lascia uno spazio di m. 2,00 che è mollo com od0 per il manef!gio dO?!!! i ogg:clli e degli ut~n s ili; non va pN·ò immune da inconvenienti: p. es. non lta posto per ~li ogJ,.:e:tti di arm am ent{) e di corJ·edo del soldato ed è assai tlitnr il e manten er·e la dovuta pul izia nel ces1-o. Ciò nulla ostfl'nte es~ n tenda non crssa di esser buona p e1· la sl tlgionn mite e sarebbe a desiderar·si elle l'eser cito combottente ne avesse una buonA pro vvista. Pesa 500 chilo-


4.1 1 grammi, 11uindi si può tra~porla r·e con facilità per ferroviu eù anclte con cru·ri ordinAri sinr h•\ si hanno a disposizione buone slrode; non ~A t'ebbe i n vece trasportabile a schiena d'animale. Il gt·anùc problema ùell'adaUomcnlo ed uso del le tende per la stag ione i11vernale fu soggetto di molli studi pE-r pat·te di igieuisli c ùell'ammiui;;Lrnzionc militare; ma fino nd ora ù rimn"LO insoluto. n~t • nLt·c ~i è rnua senli t·e s<•mpt·e più la neces~ itù di rrue~ta t·isnr·sn nei pnP>'i povet·i c1\ incol ti. LA qut>slione si è pni r·avvivnln in que::;ti ultimi tempi ; segnatamcnlc dopo le pt·cziose pul •hlkn7.ioni di PirogoiT sul set'· vizio santlnrio nella gurt·t' A r·u s"o- turca. Eg li già 15 anni or· sono a\'eva cousigl inlo di non ;:Lubilire o~pedali permanenti in tempo di guerra. ma di p•wtnre invece i fet·ili gra vi sia i sulatamcnle, sia in piccoli gntppi pt·c:o~o le famiglie nei luogh i poco discosti dal teatro delhi guerrA. :\In qunl er a la SOI'Le dei poveri malati il cui nurnrro in gue•·•·a ù mollo maggiore elle quello dei ferili. Tutti co!"Lor·o, comp1•esi i fer iti lt>g;ret·i, dovevano fìnnlm en lP. C!""Pr e portali nc•g-li ospedali stabil i delle ci lla o alrn"n" r iuni li negli ospedali di t'i!"en·a e di lù poi di;;: persi per· ullt·i luo;.: lti .. L o ste;;~o Pirngoff dopo l'osservazione fatta sopra a! LJ·i tentri di g uet'I'a , hA ripetuto lo stesso co nsi~ lio, ma riconobbe poi che con ci6 veniva diffìcollala di molto la cura chirurgica, la sorveglianza e il trattamento dietetico degl'infermi. Gli ammalati erano diffir.ilmenle sorvegliati e per di più erano esposti a vagare prr le strade colle membra ferile, inconl!·are ogni sorta d'intem perie e di disagi, a mendicare, ad ubbt•iar.ai·si e commettere disordini tali da r esl8rne prorondamente ;;co;;sa la disci pli na. Per queste complicazioni il Pir·ogoff ha già modifìca la la sua fede in questi esli'Cmi espedienti , ed ullimnmt>nle !<i è l imitato a cousigltare il t·i cov~ t·o dei fer·ili pt·esso gli abitanti solo in quei casi in cui o manchiuo del lutto o sieno troppo scarsi i ricoveri tem por anei mi litm·i; oppure nel caso che questi per il troppo rigore dell'inverno dt>bbano esse1·e sgombrati; e consiglia l'amministra1.ione e i corpi di soccorso a pensare per tempo agli stabilimenti m obili . Ma prima di addentrar-si nello studio di que::<ti stabilimenti


n10l:ili l'autor e YUOI r·icor·d are cvme UIJO tll:i più gr·uvi còmpili del Stòl'vizio sallilat·io 1nililare in ~uerra con,;iste specialm errte nel riunit·•: i fer·iti e nelll'aspot·tarli i11dict1'0 fuori della li11ea di combattrnrenlo, che non P'Jchi fe1·iti gravi possono esse1·e salvati soltanto allora che siano portati a tempo al po!>l n di soccot·!w o di medicazitnre, e che quindi sat·u ~~ ·an furluna e per i ferili e P ~'l' noi se poLI'eiJiv iu pruna linea di,por1·e di un m ezzo di Lt·a:;;por·Lo qualuuque purché sia adaLl•> allo scopo. Pit·or.rnll' non ci ha lasciata alcuna Jescl'izione dei r·ico,·er·i mobili atlO!Jt>rati ~ul teatro delb guet•J'a in Bu l~a t·i a; si ~« però che tanto negli spedali divisionali com!:' negli spcJali da f{uert·a tempo1•anei si usa1·ono bal'acche e tende, e che quesl'ullime anche dur·anle l'invemo e per· l o meno durante una p<:~ t·lk: di essa stagione prestar ono urr utile sel'vi zio. I lazzarelLi ùivisionali m obili ùell'ese!'cito t•usso sono adibiti al ser"izio in prima linea, son già costituiti in pa~e col l oeo quadl'o di personale e fomimenti di maleeiale. Essi hanno l'ucconen\e p er 166 mFIIali e son provvisti di 56 carri, dei quali ~O sono destinati al tra!'porto dei malati stessi: oltre a ciò LJ'aspoetano come materi ale di rico"ero 10 tende ospedali g1·andi e due p iccole e sono quelle stesse eire in casi dì bisog11o ven:.ronn a::q:~t·egaLe agli spedali da guer·ra ternporari. Esse souo desllllale a St't:uiJ·e i mo\'imenll delle truppe della lot•o div i!"ione, durante un combattimento vengonu J·iunite a due o a .LI·e e vanno a costrtuir·e il posto di medicazione principale. Spe~so p e1·0 questi ospedal i divisionali SOIIO costituiti della metà sollunLo della forza nol'malroenle }.H'eS~l'ilta, quindi cou 83 posti e con 2H carr·ì. r.iò si è fallo probabilmente nell'intento tli menomare gl'in gombri tanto pregiuJizievoli alla l eg-gerezza e cele1·ità dei 111ovimenli <~ e lle tl'up!Je, ing-omb1·i che 1·iescouo tanto maggiMi '(Uan~ più pesanti e numePosi S fiiiO i .L1·eni sanitari. I posti da medicazione avanzali dur ante un comba ttimento vengono impiantali in luoghi oppo1·Luni e costituili ùai vari cot'[ll, e funzionano per mezzo dei m edici di Lru ppa e dei po1·taferiti ùei l'eggimenli, stanno solto gli immediati ordini del comundan te del ri spettivo corpo, di modo che tanto la


D' ICI.E~K

4-i3

parte colllbaLtenle com e quella d: soccor·so sono insieme collegate e nei movimenti si se~.nrono e si s•Jstengono. Per quanto sia grande l'ulililà di que~ ln organizzaziono non si può lacere che dulia m edt:>::;i ma 11 0 emer•ga talvolla inevitabile un dnnuo, eù è che i po'-li avanzali sono soggetti aù all unlallor·:;i di troppo dai po!<li prrnciruJ; senza che questi ultrmi con ~uflicicntc pr·onlezzn li pos"nno seguir·e. Gl i ospilali tempol'ari dell'e!"er cilo, t·u~~o i quali in caso di p-uen·a sono s tabiliti in numer·o di 81-, nun vengono pl'ovveduli in tempo di pucr.. il lor·n pAI'l'()ntlle ' 'i ene r ecl ulnln dalla mohil itaziunt~ d~~~ ci t·condu ri militnr·i e il lot·o arr·eùamenlo in bianchel'ie slr·urllenli, m edi carnenli ecr·., è in pt.wle Lr·allo dai val'ii depositi, in pat·le tu•qui~lnlo ùHI comt•tcr·cro e ac~ cumulato sul luogo d'adunala. Gli allr·i o~gelli si pt•ovYeùono sul luogo ~~~"50 u'impiauto. :\-Ju per· quel'Ul or·g-a nizznzione, la for·mazi one di qu esti !"pedali !'!'Sta di Hteìllu t·ilur·dala. Questi spcldali hanno lu pt'OV\'i;.(Julltl poi' G:JO m alati, e possono esse1·e d t v1 ~i in lre sezion i egual i se pat•at~. o!.(nuna per· 210 infermi con lunzionamenlo autonomo. Di qut''- li :::pedali, 48 hanno i l loro proprio treno consisten te in 27 car·ri a quattro cavalli. I l pol'sonale consiste di 307 inùiviùui dei quali 11) nu•dici e ;j farmaci sti. Sul luogo dove !'lOno impiantati questi f<labilimenli devono pr·ovvedel'si i l ur·o r·ico veri secoudo le cir•co~lanze. Se Hono lratli fin sul luocm d<•l combatli nwlllo, allora ricevono le tende del Jazzat'Pllo divisionale; Jel Cfual materiale però non sono pl'o" veduti a norma di I'Pgolmn <'nlo. Tali sezioni di ospitali da guer·r u ntlla guél'l'a rus~o- te­ des::a si !"p iu ~c·r·o tanto vicino olle tr·uppe combattenti che funzi onarono anche da posti pl'incipnli da medicazioue, ment1·e !l'li ospedali divi!'<ionoli eran o sempre afl'acenùtlli a ~t>g- uir·e colla ma ~gior po;:.!'ibile prestezza le Lr·uppe, e LeMr si con quelle in l'elaziqne. La tenda d"ospeùale t·ussa, coruc vir ne usaU! ne~li ospedali divisionali e negli ospedali dn !!Ue!'ra temporari, aveva in origine tali dimensioni da poter accogliere sino a 60 malati, attualmente però è mollo più piccola cd è nol'malmcnle capace di 20-22 infermi. Essa è coslr ulla sugli stessi prin-


lliVJSH

della prussinna, ~ o llo nto ehe una p at·Le dc,II 'Jnlern o è p1·o vvisla Ji un panno imbottilo (() colla <JUale di ~posiz i o ne si ol liene bens ì più faci lment e un buon r iscaldamento, ma d'altra parte si aumenla di mollo il suo peso e si aumenta il pericolo che vi si so/fermino mnleri e illf•:llive e mia ~ tni. Queste tende in Bu l~nria flll'•) nO r·iunile perfino in numet·o di lrenla in uno sle" !-'0 luo~o, e a pochi chilometri pi ti indi etJ'O degli ospt'dali diYisiouali rormat·ono gli Ol'< pednli rl a guerra Lemporari e col loro J•egolal·e ed opportu no sgomber•J fornivano l 'unica poss i bilil~ l'l i procurare ai numP.r o· sissimi malati e fer i li che colù ri corr·evano un Asi lo r elali· varn enle buono. N on ofltanle che sia s tato cri tica lo m ollo sevPr tHnf\ntc Lal e g-rnt'l'e di l<>nae, anzi vivament e biasimàto, fl cbbesi tuttavia l'i llelLPJ·e quale pre1.iosa ri~ or·sa sia in pnesi inos pitali ed incnll i l'over r tla offl·ir e almeno un rico ver o al ferilo e poter dil'e udet•lo rlall e intemper·ie, e pi1'1 an c()l'a ~e in pari tempo può esser·e pr·estato il med ico socroJ·so, l'i eh .~ l'infe1·mo possa riman ere tranquillo un po' di lo'mpo in att eso cii ulte t•i ore l1·asporto. Cerlmnenle che questi mezzi n nn possono t ener e il pal'a ~o n e con quelli che si possono ave1·e, lontani dal nemico nell'interno di un paese coltivalo e ci vilr., m a iu cit·costonze eccezionali si l'ichiedono mezzi pure eccezionali , e l'<ar·à ~e mp1·e m e~ li o aver· pur folto qualche CO!"a pel' i poveri fcr·iti , coli:l dove essi hanno più bi~ogno di soccorso, che lasciar·li o centinaia e a migliaia in balia J ~lla lor o tristissima sorte alla qual e sono tJ·oppo spesso sac!'ifìcati. P o::r chè il servizio sanitario in qu e~ ti ~ pedali di tende proceda re golarmente fa duopo non solo che si sia provYeduto al ricovero dei feriti, ma bensì anche pe1· f]u erlo del p er sonale d'assistenza e d'amministrazione; e per questo riguardo si pol'sono pr ender e a m odello gli ogpcda li ambulanti dell'esel·cilo rumeno, dei qual i ognuno P provv etluto di 10 granùi tende ciascuna pe1· J5 malati , con una tenda n 'operazione. uno l enùa deposito per biancheria, stt·urnenti ed oggetti eia medicazione, 4 piccole tend e coni ::he per ufficiali maiali, due l enclP. ovali per il per sonllll' mr.dico e fin almente un sufficient•) numero di piccol e tende per 80 sold<Jli dt>l per·sonule di servizi o C IJlll


D' JGJE~R

Dinanzi alla impor·tanza somma che 'hanno in guerra le tende quale rico vero del soldato infer·m o anche n ella cr·uda stagione, talvnlla f)Uale unico m ezzo di dife;:;a per i fer·iti, nessuno poll'à n rgarf' che anche il J1I'Oblf' rna della po!'sibilitù ed il modv dc~ ! loro riscaldamen to m cr·iti d'esser diligentemente stuclinto. La necessità di ri ><ca !Jar·e le lenùe si l'n ::;enlil'e secondo le condizioni climatiche e l'allitndinc dr! luog-o dove esf"e tende si mettono in u;:;o e spesso ques to bisogno si fa sen· lire mollo presto. P er es: in Bulgaria fluo dvlla prima m età di sellcmbr·e vennero delle bufer e eli neve clte !>.i alter·nar·ono con pioggie continuate più g:iomi, e dAII"oltobr e in poi continuò il gelo nollurno, e poco dopo l'ollobr·c anche di giorno l e acque erano giù coper·te di una crosta di ghiacci o. In !Jucs te condizioni si può di leggeri imma ginare cùe le con~elazioni delle estr·emilà non eeano straordinari casi tra i soldati e si dovelle adunque p(•r teuapo pensare ad apparecclaiare tende pnr uso d'inverno e pr·ovvederle di apparecchi eli r·isc·aldamento. L 'n!'peri enza gia acq uistala coi tentativi di riscaiLlamento pr•aticali nelle gnerl'e americana e l'ranco-gei·manica suggerì naturalmente anche colù l'impianto di stufe le quali in sul principio erano costruile di mattoni d'ar·gilla e di cui la conduttura del fumo immetteva in un canale !>Ollerraneo e sboccava in un fumaju olo collocalo Ai fianchi J olla parete laterale della tendo. P oc-o a poco tanto negli !!=pedali divisionali come nelle tende degli spedali da guerra furono introdotte stufe di ghi!:'a e con queste si ottennero in vero sorprenden ti risultati. Se poi queste tende vengono impiantale in infossalure praticate sul terreno e se si copre il loro margine inferiore con paglia, foglie e tcr•ra ben battuta si ottengono mag:riori effetti. L e tende incastrate o m ezzo sepolte nel terreno trattengono ancor meglio il calorico se avranno il Letto coperto di paglia, la quale se verr•à alla sua volla coperto da un l eggero stra to di neve farà da corpo coibente. l n Bulgaria col frtlddo costante di 3 sino a 5 g radi solto zero e col terreno gelato si ottennei'O in questo modo da+ 5 a+ 15 di temperatura, nell'interno della tenda, m entre nelle esperiP.nze eseguile


4i6

IU VISTA.

con l~ nJe non infossate con una lemperatm·a estel'na di - 7 si potè ri scll ldHre l'ambiente interno (con stufe di :zhisa) sino a+ 12' H. Ri)!U8t'do alle l t:mper·a ture PSLr·ememente hasse nr.n si pt•s:::nno citl'l l'0 r·t~u l tflli d'rsr Pr·i enza fllcuna in quanto che anche i11 Bu l;:rat'tl:l, quando l'inverno si rece e~ tre mamenle crudo, le tende furono sg-ombi·ate e si cci·carono aii O?!!iam c nli più sto hili. Amm o<'!:'O ond1c clic lu dillicollù del riscaldamento ddrintcl'll o a mbit>nle d'una tendA quando i l f1·edJo è a -:W e anche pi ù solto aumenti in ragione di r etta dcll'abhA;::;;at nento d e lla e!<te1·na ll•rnpei·atura, non di meno devesi amntellei·e che col continno r·israldamento e co11 una compl••ta separazione delle due atmo;;:!'erc intcl'na ed esterna, la tempei·atut·a dell'inlel'no debba I'iman er e ad una allezza soppur·lAhile a conrl iziun•a che con uno eicco provvil'ltl di <'Om bn~tihill> si pos~tl alimenlal'econtinuamcnte il fuoco anch e durrl!lle lu n olle. L e stufe di a1·~illa come si !'On vedute usare i n Bosnia e come;;:i adoperarono anche nel pl'Incipio del verno nelle tende militari r·u;;:se, non sono aclallote a questo scopo pt"I'cbè futillll enlo si sct·epo lnno e lascinno s fug~ire il fumo e spandono rnllivo odOI'e. All'incon Ll'o le slui'e di ghisa assuJ·bono ]'llmidilà dell'ar ia e il IOI'O calor-ico t·a~giantc e inlerTollo pcr·cltè la stufn vien cir·condala dA una pa r·ele di trr1·a alla un melt'O. Una di rpreste stufe è suflìciente pet• tul!l tenda tla 12 uomini. .rer una tenda mn g;:ri ore se ne possono usare clue od anche t1·e. Uno delle pc·incipal i dillkolla Ji cos ti·uzione censiste nel di,.por-re il tubo contlulloi·e del J'umo. Jl sisl(•cna di tubulalui·a centrale. ron cui i tubi provenienti do più tende raggruppate imnwllono in un fu111ait)lo comune scinbf'a t1·oppo crHnplicalo, e il 11 0Lévulo t·AITI·eddamenlo del tubo il quAle scorro pOI' la lunghezza di U u 1;, melri fuori de'Ila tenda piegandosi più volle ati angolo s:owebbe di osltlcolo alla r apida elim inazi one del fumo, e una o l'a ltra delle tende coll ocale in dic·ezione del vento dominante sat·ebbo soggeltH ad aver rt l(uqolo di fumo nel suo interno. La conJuttura sotterranea ha lo svttntap:giu che il calore emesso dal tubo va complelnmente perduto, cl1e la puliz•a di esso tubo r esta mol to difticoltattt ed è maggiot·e il pec·icolo d'incendio. Il sistema più op-


• porluno sembr·o adunque si» f")uello di farlo uscire dalla tenda anteriormente ad un metl'o d'altezza per una apertura dHIIa tenda stessa la quale apertura deve essere munita d1 un cercine di latta e il tubo s tesso deve esser·e rivestito da un allr·o tubo esterno per tutta la sua lunghezza, per questa cltsposizione da una parte si diminuisce il per·icolo d'inccnd1o, dRII'aiLJ·a si ottiene che quello str·ato d'm·ia esistente fra l e par·eli dei due tubi non si raffr·edùa compl clamente anche fuori della tenda e mantiene più attiva la combustione; la pulitura del Lubo di~pos to in questa mnnier•a ri esciva rncile anche ad uomini poco espel'li. Un inconvenieute propr•io delle l ende destinale ai malati per la stagione invernale, inconveniente che va nolalo specialment~ dal punto di vista medico, è la loro quasi com, pleta oscurit.è. Conciossiachè per scaldarle bisogna knerle completamente chiuse e le pareti loro medesim(} devono P,Sser·e più spesse menlee se si rnellessero fin estre con vetri ci farebbero temer e della lor·o poca duralli lilà. Pel'ciò è neces!'ar·io di l enel'le ri schiarate anche di giorno colla luce artificiale, ed i mezzi d'illuminuzione devono essere m ollo forti. È 'flle~lo un inconven iente serio an ch e inquanto alla di t'ticolLù che n ~ nasce di non poter·si eser·citare !"ulììciente :sorveglianza sull'ordine interno della teuda e sulla sua n etlezzn. La massima ventilazione si può ottenere in modo soddis facente se la cima della tenda sia provvista di venlilatol'i a valvnla e se si solleva di qutmdo in I]Uando una parte delle pareli inclinate della tenda. Non è possibile abbattere e poi ricostruire una tenda nel crudo inverno, perchè se le pareti e le corde delta medesima sono prese dal gelo, questi oggetti non si possono smuovere e tanto meno affardella1·li senza danno. Devesi inoltre fare atlP.nzinne ad ol tr·e difficoltà, quali s'incontrano n ello s tabilire i cessi nella tenda ospedali. Oguuno compr·enderà di le~ge 1·i cl1e anche colla migliore volonta del mondo non è punto l'acilfJ mantenere pulito un cesso manctmle di luce. Il Closet della l enda ospedale prussiana peP questo r·i guardo non P. punto adatto percli~ in brevissimo tempo r estano lordali di escrementi le pardi ed il terreno.


4-ìk

RIVISTA

N è piu acce tlcvole sarebbe il sistema ùi.sltJIJili!'e canali conducenti fuori della tenda !"orina dei maiali, giacché si l'armano sempre nei dintorni della m edesima delle pozzangltet·e dove si raffcrmano i materiali escrementizi. Durante la campagna di Crimea non si trovava alcuna lal!'ina nelle tende ospedali ed infatti sembr a cile que!;la asle n ~ioue sia mollo opp01·Luna. N ella buona stagione ~i pos~ono impian tat·e latl'ine comuni un po' discoste dalle tende per uso dei molati leggel'i e di quell i cile possono alzarsi . l'iella stagione invernale e pel' gli ammalali gravi si dovl'ebbe r accom:::ndon~ !"uso delle seggelle per t'accogl ier e le mat~ 1·i e solide ed i va~i di ca utsclaouck per· r orina. T enendo poi conlodella dil·ezione del vento dominante, devesi scef!liet·e un luogo alquanto d i::;C(J!Slo dall e tende destinato ullo scar·ico delle matet·ie escrementizie, le quali vanno copct•lc con LN't' a o meglio. se è possibile, p-illate in acqua co t·r•• nle. Mel'ilano infine una speciale menzione certi m odi di riscaldamento di tende che dut•nnle l'inverno f:l7~-70 in Bo· snia furono im pr'OHisati dalle truppe ausLrinche. (;no di questi sis temi ~ i e:::eg11iv;-) con stufe costruite col material e somministl'Olo dull·' !'t:ftlole da conserva Yuole. A queste scatole si to~ liev;1 i l fonti(); i bossoli, i p-usci, cosi ottenuti venivano >;piegati , ap pia11oli col mat·tello eu accaL'tocciati negli orli venivano aLla ~;t:nl i [:l i uni agl i al l l'i coi ch iodi delle ca~setle di bisrolto vuol e e con bullette da calzoloio. T r e strati di questi gusci r•idotti in lamine bastano a for·mare il tamburo della stufa. Il fondo della medesi ma é cosll·uito nello stesso m odo ed unito ai margini inferiori della stufa ed è fod era lo inleL'nansente d'argilla. L o spol't<•llo é fabbricalo con una scatola ridotta in lamina nella stesso maniera delle altre e il tuhoJ per il fumo è fatto di tante scatole sovrapposte le uno alle allt•e. I piedi della stufa ~ono som ministrati dai bas toncini di fen·u del le casselle di b i~co llo e ven::rono fìssoli al rondo della stufa . Cosi costr uiLa la !'tura ha rappat·enza di una comune stufa di fet·r·o bianco, cos titui ~ce un buon ripi ego per i bisogni dell'inverno speci})lmente se le accidentali fughe vengono turate con argilla. Per costrui1·e unu di queste stufe, compreso il fumaiuolo, occorrono da 30 a 35 scatole da doppia razi one.


4i9 Un allro modo di t•iscaldamt nlo è f[uello progettato dal CApitano Eden del 76 t•eggimento di fanteria austr;aco colle stufe di ter r a o pet· dir mE>glio, t'iscnl ùameuto sema stufe propriamente delle e clte si può pal'agon!H'e al ro;iqema dei cam inetti che sono in uso nei pael:i nHwiJionali. La così delta !;Lufa di lert•a cons iste in una fossa quad ran gl)lure, profonda fiO centimetri e coi fa ti di 65 U•i 80 N•nt imetri Pc] un canole t·ondultore del fumo che pa«sa nùo sollo la l·mda va a ~boe­ car e all'esterno terminando con un fum aiuolo di at•gt lla. li caua.le del fumo h a in vicinanza dellt' l'u:5~a ~ na imbocca 1.ura lar ga la quale sc t·ve propt·iamente da foco lar e: tan to que,.ta come il canale, nell'i nl et·uo della tenda sono tapezzali di latta; all'es terno con pietra e mi'l lloni; inlot·n o alla fossa l'a d'uopo collocare un para fu oco. Colla stufa così co,;lt•utta il r iscaldamento si olliene col calorico c he emana dit·cttam ente dal focolare, al quale calot·ico si u ~gi unge per utHl tninor· parte quello emanato dalle pareti del canale. Con questo sistema si o tten gono otti mi r isultati g iacche si è tr·o valo d 1e co11 una temperatura esterna d i - r.,• si p0t'la C(Uella intern a a 18 R. Inoltre é tollo og ni pari colo d'incendio e com pletamente evitalo lo l' \'i luppo rlcl l' ossido di carbonio; la stufa toglie poco spazio ed olfl'e ai soldati la com odit.a ùi asciugare i lor·o panni e cuocere il caffè. Quattro uomini in quatLro o cinqu e ore, compreso il tempo per la ri cer ca del m aterial e, possono costr·uire una di queste stufe capace di r iscaldare una tenda p er trenta uomini: m entre essa stufa no n toglie lo spazio che di due uo mini. È bensì ver·o che colai genere di stufe l1a una mag gior· importanza per l e tende di compagnia che per f!Uelle d'ammnluli , ma anche J al punto di vis ta medico non sono punti spregevoli, specialmente come un temporaneo ripiego in allesa di più appropriali sussidi. Tutto sommato . conchiuùe il nostro autor e, noi vediamo con sommo compiacimento che la questione dei ricoveri mobili e riscaldabili per i malati in g uerra è m ollo vicina alla sua so l uzione e dobbiamo lodare l e amministrazioni militari di lulti i paesi e delle soci età di soccorso che coi loro sforzi hanno s ap!JLO eccitare il pubblico interesse per questo importantissimo r amo del servizio sanitario in guerra.

+


NOTIZIE Il giorno il del cor•renle m ese, al le ore 4 pom. nell'ospedale della Con:,olazione, il prof. L aur enzi, assistito dai sostituti dottor·i Piccinini e Ludovisi, e dagli aggiunti di chirurgi a dollar i Cr·espi e Sabbalucci, e"er!'uiva felicemente una oper azione di arlr·no-ci::tom3 ovarico. Il tumore er·a monol ocular·e cd adet·i va l assomente a qua~i tutto il periloneo pari eta le della par·ete addomiDale anler·iore e ad un tratto dell'epiploon. L iberato dalle ader enze ed applicalo iltrequarli, furono estratti Joùici litri e mezzo di liquiJo. Il turnor·c er·a impiantaLo, con UII peduncolo di un diametr·o di 4 cm. e della l unghezzH eli 6 cm. r ir·ca, ali" ovaio sinistro e al l egamento largo corri spondei Ile. L"operazione durò 3f, d'or a e non si ebbe a lamentare alcun inconveniente. - Presentemente la molata offre londalissimn speranza di guarigione. noma, ii maggio ISS~.

~ECROLOGJA..

-

~

Un' allra glori a della scienza non è piu. L 'illuRtre Duma s il sommo chimico, il continualor·e dell'opera gloriosa dt> i B erzelius e Jcl Liebig, è morto le~l~ a Cannes. Egli, appunto col B erzelius, col L ieùi15, ha il vauto d'aver e eflk!lcemen te concorso ad atiet·mare l e grandi applicazioni della chimica alla fìswlogia ..... Sarà sempre imoossibile discutere di chimica fisiolog-rca st:niza ricorùaru e l'oi•era, senza riso\'veJrH·sr del suo gr·ande nome. B. Il D i rotto t·e

Dott. F EUCE B.o\RO FFIO col. med. Il R e dattore CLAUD I O SFORZA Capllano mtdl.:o.

NuTJNt FEDERICO,

~G~U ~----

-- .. ..

Gerente.



;

SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO.

JIIIF.HOBIE ORIGI!WALI. L'nlimcnt:~zione doll'ndolcscc~nta in relazione con lo sviluppo orjlanico e col lavoro intellettuale. . . . . . . . . • . . Pag 48! Nerazzlnl - Osscrvazio11i mediche sulla IJ~ja di Ass:~b . . . . . . • 503 Machlavelli - Fcrit~-rrattura-comminutiva del cranio con ernia cerobralc scnw alterazi,oni psicliichc o ctol senso visivo . . . . • 533

Panara -

RIVISTA DI 'G IOR!WALI ITALIA!WI ED ESTERI.

RIVISTA MEDICA. ..

Sulla forma crcdHaria di diaboto insipido . . . . . Successioni morboso della p:uolito epidemica. . . . . . . Hack - Sulle varietà dell'immagino lariugoscopica flsiologica

Weil -

535

536 53 i

ntVISTA CHIRUllGICA. Treves - Snll'entmta dell'aria nello vcno. . . . . . . . . . . Mosetig-Mo orhof - Sulla rc.>czionc osteoplnstic:t !lcll'nrticolaziono del

538

r;omito. . . . . . . . . • . . . . . . . l.n cura raùiralc dolio ernie nrldontinali. • . . . . . • Chirurgia :~nlis•~tlicn s ul r.arnpo di bat1.3glia . . . . . . . · . . . " Schoenborn - lln tumore di r.apolli nello st<llll:ICO estratto con la gastrotomia. . . . . . . . . . . . . . . . . • 'Billroth - Sulla rormazionl) di cavità cislichc nelle osS;\ Orlowskì - Anuria durata diciotto giorni . . . . . .

.540

Schwalbe -

54~

543

546 547 548

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE. Orchito nccrotica :;orraggiunta in un individuo :~trotto dn restringimento urotrale e da nofrite . . . . . . . . . . . . . . • Nelsser - Sul lcucodcrma siOiitico . . . . . . . . . . . . . • Tomagchewakl - L'olettricitil in alcune formo lli malattie vcnorco o sillliticho . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . p

5,19 551 5~it

RIVISTA DI TERAPEUTICA. Olio lli croton . . . . . . . . . lmpìego dell'acido salicilico con tro i suùorì dci tisici.

ttarold Senler -

o

o

..

554

o

555

(P(••· 111 contimtazionc dell' Indice, vcdasi la terza paoina dellll copc..tina).


MEM OR I E

ORIG INAL I

t' ALIMENTAliONE DELL'ADOLE~~ENTE IN RELAZIO:-IE

CONLO SVILUPPOORGANICOECOL LAVORO INTELLETTUALE '.

8~ i

.

fatti n e l eolle.;io ~aili &a r-e di Fi r-enze.

·'

•l

, .• ' PARTE ; . ... '! '

r· - Alimentazione.

c-<:/ 'i··: :/..v ..:?;\ c_., " . . ·-· .. . . "· . / - ..-. ~

VI.

, .. ' . ."/.a.' / ~

-

Disc~~~cndo nella scala dell'età e del peso del corpo tro ·

viamo individui ad.accrescimento molto diverso sù ciascuno de' quali si sono eseguite due osser·vazion i durante il riposo, e due durante lo studio. Ecco la media de'risultati ollenuti: G

Anni 16. Peso del corpo kg. 4.3. A ccrescimento in 9 mesi kfl · 6. Erpes zostet' afebbrile nel periodo eli desquamazione.

l

~!

o n 1 ~A

VITTO

Osscn ·azion i Peso

2' riposo. . .

2' studio . 31

.

2225

2605

'

Azoto con to uto

:lzoto

fftsfonc·n

19,:>71

8,V7:!

1,83:!

19,196

13,227

.\ rido)

l

1,o~;)

l!

l

l


J.8'2

L' Al...lliENHZION g DELL'ADOLESCENTE

D

Anni 16. Pc.~o !lcl CO t'fJO kg . 53. Aumento in 9 mesi. log.JO. Con t u.~ione.

.

,,-~=.,==~~

li Il

--

.

..

Oli INA

Y l TTO

Ossen a1.itm i

.\ zotu

r eso

COIIL!'II Illt)

Azu to

Ar illll fosfo rico

2~!)5

i 8.071

!J,OD t

1. 8~2

250:2

1 7.G81

10,179

1,9l5

'

l!

l"li

l l

l

l

:2' riposo .

.

2• s tudio .

l

l

In questi due esempi l'appetito si conser'l'a costantemente mnggiore durante lo studio, a gi11dica me dal la maggior quantitit di cibo ingerito, ma per combinazione nella scelta .del villo l'azoto in esso contenuto è minore; pur tuttavia la quantità . d'tu·ea e di fosfati emessi durante lo studio sono ma.ggiori che durante il riposo, e queste difTcrenze sono più sensibili nell'esempio C riguardante individuo di accrescimento ~tentato, e di minor peso . E proporzionatamente al peso diminuisce anche la secrezione dell'urea ne' giomi di riposo . I

Anni 15 . Peso J el corpo !. g. 58. Aumento in 9 m.e8i I<[J. 5. Subln.~sazion e dello scc~/iJù{e della mano dc.~lNl. .

-==

l

l l

.

VITTO Osscn·:~zioni

Ofili'iA

Peso

A zoto

.\ 1·ido

l'O O Lè UU(O

fvsr,,rico

li

l

Azoto

l 2• ti poso .

.

2710

18,3 1'1

:11.1 G5

2.03!1

l 2• s ludio .

.

26!18

19.711

12,313

2,388

ll

Il

l


! 83

l ·'" RELAZIONE CO~ LO SVIL UPPO ORGANICO, ECC .

Il'

K

Anni 15. J'..:so del corpo k.1 48,500. A umento in 9 mesi kg. 3,.500. ConNI{(•sc:en:;a in oltrata di moruillo t(J gio r•ni (to1•o l'a/Lima .fi'uurc. . - . -=---= ~..:..:.=-

\"ITTO O.~~Cr\·at.ioni

.\ 1.1110

Pè$0

l.

conlènuto

01\ I NA Azoto

-·~

\ rifln

:

fosfoJ rico

l •

-

. . 2 studio . .

'>• I'i poso .

Il •

1-H2

18,208

"''> '•- lG

1,710

2275

10,3()7

'10,371

1,09;>

l'aragonando questi due esempi a' due antecedenti sì vede che la secrezione dell'urea seguita ad essere influenzata dal peso del corpo pì ù che dall'età, e tanto cruesta secrezione come quella de' fosfati aumenta dlll·ante lo studio. Nel seguente indi viduo la quantità d'urea continua a discendere in ragione del pe;;o del corpo, mentre l'età è la medesima che nel precedente, però accade una leggera aberrazio ue dalla regola generale , ma sollanto apparente, perchè la li eve diminuzione dell'azoto e dell'acido fosfot·i co durante lo studio sono alfribuibi li alla con:;idere1•ole d iminuzione del villo in questa seconda condizione. Bizzarrie dell'appetito, o~ c illazioni inseparabili dalla storia delle funzi oni organiche.


L•ALIMENTAZIONE DEL!.•ADOLESCENTE

L

A nni 15. Peso del corpo kg. 36. Aumento in 9 mesi kg. 3. Escoriazioni ai p i ed i. OH l N A

V l TT 0

Osscr\'azi oni

Azoto con tenuto

Pe:oo

A7.0I O

Ariolt) CvM.. rico

l

.. 2• s tudio . . . t • riposo .

l l

'

2i30

'19 09G

8,806

2,1:)8

2590

15,9:!G

8, l97

1,680

'

Nell'esempio seguente si verifica lo stesso caso, con un'altra. anomalia; il peso del corpo è multo superiore al precedente e la quantità d'UJ·ea eliminala è molto inferiore. Però l'infermo è mollo deperito per infezione moi·bi llosa sofl'erta, quindi il bi sogno di riparazione come nel caso del digiuno protratto limita la perdita d'urea al puro necessario, ritenendo l'azoto inger·i lo ~ er la ricostiluzione de' tessuti . M

Anni 15. Peso del corpo kg. 47. A umento in 9 mesi kg . 8. Convalescente di morbillo 17 giorni dopo l'uliima.[ebbre. V l TTO

Osscrva1.ioni

A1.nto CIJntcnulo

:\7.0 10

ro ~ruric n

2!)1.0

21 ,9 '16

i,880

1,620

2UGO

19,U86

i,787

9 '>lO

Peso

1• r iposo. 2• studio t

. .

O Ul N A

l

Arido

l l

l

-·-

Ed in questa età trovo due puniti col digiuno, li sollopongo acl esperimento, e ne ottengo i seguenti risultati:


485

JN' RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

. l'W

Anni 15. Peso del eorpo kg. 55. Aumento in 9 mesi kg. 6. Salute perfetta. OR l N A

V l TTO Osservazioni

'

1

l l

Peso

Azoto contenuto

Azoto

Acitlo fosfori co

1•' 3• di"'iuno c

2425

12,5(>0

8,91-l

1,800

2•, 4• digiuno

2460

12.700

8,700

1,980

3•, tutto vitto

313f>

24,146

10,492

2,400

l

o Anni 15. Peso del corpo kg. 5(),500. Aumento in 9 mesi lcg. 2 ,500. S alute perfetta. ' VITTO Osservazioni

OR l N A

Poso

Azoto contenuto

Azoto

Acido fosrorico

. 2•, 30 digiuno .

207f>

10,150

7,815

1,496

1!:170

9,100

7,394

1,524

3•, tutto vitto .

2810

21,976

9,892

1,680

1•, 2• digiuno

In proporzione del loro peso, della loro fame eliminano durante il digiuno una quantità. d'azoto, che riesce eguale, ed anche maggiore di quello ingerito;· nel giorno dell'abbondanza poi l'emissione non è più io rapporto col peso del corpo, e molto meno col cibo introdotto, ma come ne' casi analoghi E F, come in quello dell'infezione morbillosa M l'urgente


486

1

L ALDIE:-ITAZJ0ì'IE DELL'A DOLESCE:-ITE

bisogno di riparazione la vince sulle forze di secrezi one, l'assimilazione per l'incremento organico si rifà del lempo perduto, e piglia il sopravvento sui po teri ridutLivi. Il digiuno prolratlo è dunque una malntt ia artificinle, almeno negli effetti Lrolìci, perchè è seguito da fasi simili a quelle della convalescenza. Pn ssiamo ora alle osservazioni eseguite su allievi d'età inferiore di un anno. p

.4nni 14. Peso del corpo kg . 44. 1l nnwnto in 9 mesi kg . ..J. Convalescenza avanzata eli leggero mo,•billo 18 giorni dopo l'ultima febbre.

,,

o n 1 N.\

V ITT O

Osscrra zio ni

Pcs:o

Azo tn COillt'llli!O

.\ znlo

Il

Ar irln

foiS(<Jrico

l l

l

l zo ri poso. . .

1g9:)

14-.610

9.890

1.126

.

181:)

H ,195

11,fi03

2,300

2' sluùio.

l

l

l

Anni 14. Peso del corpo kg . 37 . A umcnto in D mesi kg . .J. Odontai{Jia. Oll i :'\A

V l TT O

Osservazion i Peso

l

Azcl iO conlpu ulo

Ar.olo

,\c· ici o

fosrurico

1!

l

l

'

2• riposo.

2290

18.08t

7 635

1,620

i 2' studio.

2105

17,264

lUl02

1,Gi fl

l

'

l

l


487

l!S RELAZLONE CON LO SVI LU PPO OHGAXICO, ECC.

R

A nni 1.4. Pr:.~o del co r·po kg . 37. A.umento in 9 me.<;i kg . 4.

Leuyera d istorsion.e mcd io-ta rsea.

-

l

VI T'l'V 0,;.-;crvnzioni

Il

.\ ~iliO

:--=--

U Il l N .\ .\ cido

Poso

r ontt·!Hilo

Azo to

r..~ruri t'(l

2G31

19,03 1

6,0:21-

1,·J 18

26l5

'16,296

6,768

1,925

i:

-2' ')•

riposo. studi o.

.

'

La scala discendente dell'assimilazione e della riduzione orga nica segne le proporzioni del peso del corpo; l'aumeuto dell'eliminazione nei giorni di studi o e scuola è sempre evidente su quelli di riposo , anche nei casi di minore introduzione. Però la difl'erenza fra l'ingcstione e l'emissione d'azoto si rende vieppiù .5ensibile a misuril d1e gli organi smi rimpiccioliscono, e ciò indica fin da questo punto la necessità d'una separazione, d'un distacco fm la prima e la seconda adolescenzn, d'un'a economia separata per età che hanno esigenze cosi diverse. Nei seguenti indi vidui circostanze anormali riproducono le apparenti anomali e delle etit superiori.


488

L' ALDIEì'iTAZIO:'ìE OEI.L' ADOLESC ENTE

8

Anni 14. Peso del corpo !q;. 38. Atunanlo in 9 me.<~i k[!. S. Jperemia COJL!fil'ntirale. Perclila dell'af lpelito nel giorno rl i 8ludio. Scelta cl' ali m.en {!f.; ione .fru·inru:ea a preferenza del l'azotata

. VITTO

Osson·azioni

1' riposo.

. .

2' sluJ io.

0 111!\A

Il

Il [OS[OJrll'l) Ill

PP~ O

Aw l o Curll,·nu lO

Azoto

•177:)

u,7o4

8,4.39

1,9!10

1500

5,8:H

(i, 140

1,510

,\ rid"

l '

l

Il Con quantiLa di cibo poro diverse quest'i11dividuo ha ingerito quanti là molLo disuguali d'azoto; si è condannalo ùa :;i• ad un digiuno durante l. o studio, e l 'o rgani ~mo ha dovuto supperire a proprie spese alle entrale che mancavano, facendo la maggiore economia po>si bile d'azoto. (n falli l'introduzione giunge appena a 5,834- e le perdite, compresa la quota delle materie fecali ascende a 9 grammi CII'CU.

T

Anni 14. Peso del corpo kfl. B2. Aumento in 9 mesi ky. O. o piuttosto deperimento n ell'ultimo me.<~e per a raoe mor-

/Jillo sn.fferto. VlTTO

Os;orvaziuoi

l' ripo~o . 2• s tudio.

.

0 Il l N A

Az• •l ll

Ac·icl•l

Peso

conkuuto

Awto

fH~f••riro

18!i0

16 xG9

8,4!>1

1,785

2t'i0

1'i,l01

8,377

1,920

'

li

Il II

l


4.89

IN llE I.AZIONE CO:\' LO SVILUPPO ORGA;";"ICO , ECC.

Qui si verificano condizioni opposte alle precedenti; con una maggiore introduzione d'azoto nel giomo di studio c.oin.cide una eliminazione d'urea uguale a quella del ripo~o. È una ripetizione delle condizioni r·invenute negli esempi M. N. O. accompagnala dallo stesso effetto, la minor dispersione di sostanza per la congrua riparazione di tessuti e per i bisogni deli' accrescimento. IJ

Anni 1·1 . Peso del corpo k(! . 45. A1wwnto in 9 mesi kg. 6. Diginno di punizione. Salute perfetta. l

.

V l TTO

Osservazioni

OR l N A

Peso

Azoto contenuto

Azoto

Al'irio fosforico

1740

8,640

7,4S:.!

•J,496

.

17:!5

8,4'>0

7,618

1 524

13•, lutto villo .

2685

21,196

·JO 593

l

l

l

i', 3' digiuno .

Il :!', 4'

id.

'

l l

'

'1,680 l

v An i 14. Peso del corpo kg. 45. Aumento in 9 mesi kg. 5. Digiuno di punizione. Salute perfetta. V I TTO Osservaziqn i

'l ', i • digiuno

-'>• ' ...

')o

id.

l 3' ' lutto vitto \\

.

0 Rl NA

Peso

Azoto contenuto

Azoto

Acido fosforico

1i6f>

9,250

8,2H

1 •725

'1450

6,600

7,304

l ,367>

2()00

20,fi6

12,377

1,840


L'AWIE~T.\ZIO~E DELI.'ADOLESCE~TE

4-90

In questi esemp i si nota il sol ito consumo ma;rgiore dell'introduzione durante il digiun o. senza la !5rn nde economia nel giorno del vitto, non es:;en1lo stato molto protratto il bisogno. Riferirò poche ossP.t'l' azioni fnue S tl indivi dui di ·13 anni do lenLe d i non ;n·et· potuto estenderl e anche a quelli di ~1 2. Ma gli al lievi entrano in co llegio a ~1 2 anni compiti, evo lendo scegli et e l'epoca più feconda di laYoro intellettuale, bisogna rinunciare a questo pt·imorrlio della vita di collegio, percltò in quest'epoca di studio gli allicYi hanno giil 13 annt.

x Anni 13. Peso del corpo kft. 33. ;l amento in 9 m esi kg . 3. Erpes Zuster a:feu&rile in periodo eli essiccazione. . -==--= ==-=-=-=-= ~=--=-

V I TTO

l

l

O>>crvn~ion i

l

P~so

12· t'i poso .

.

.\~o l o

OH i i'iA

. ., lj

Ad• lo

r onlt.:uuto

Awlo

fusfu rico

25~7

1G,:H l

8,'l03

J,8:lO

5(\~) l

20,51()

10,i!JO

2,191

l

Il ~· stuùio.

l

,,

ll

li

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Anni 13. Peso del corpo /,y . 38. Aumento in 9 mesi kg. 5. Contusione al piede.

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IN RELAZIONE CON LO SVJL UPI'O ORGANICO, ECC.

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Nell'esempio x le cose vanno come d'ordinario, mentre invece nel caso y l'emissione dell'azoto durante il riposo è maggiore che durante lo stud io, A conisponde in una certa miSUI'il all'azoto ingerito. È un'altra anomalia? No l Quest'alli evo e1·a determinato n tutlo fuorchè a studiare, resisteva a punizioni e rimproYeri, insisteva perchè il padre lo togliesse dal collegio, e gli accordagse l'imbarco su d'un legno mercantile. La sua vocazione pel mare era tenace, indomahil e e fu finalm~nte soddisfatta.. Gli sia propizio il vento, e la fortuna l

VII. Nell'esposizione dettagliata di quesle 80 analisi d'orina eseguile su 2:3 individui dì diversa etit spesso ci s i:-~mo trovati di fronte a risultati diversi, perchè diverseeranolecondiziooi de' soggeLti d.'e~po rimento. E la principale di!Torenza derivava dall'averconsi<lerato in piena salute individni che in realtà non lo erano) e ne'quali la bilancia e l'analisi delle orine han fatto scoprire morbose condizioni di turbata assimilazione. La sectmda differenza consistev •• in uno :stato artificiale indol.lo negli organismi mediante il digiuno, che come abbiamo veduto, conduceva a. risultati analoglii a quelli ollenuti nell(} sin lo morboso. Per maggior chiarezza quindi, e per pole~· con ordine trarre quelle conciusi oni che nalural men Le scaturiscono da espel'i enze fatte in condizi oni simili, le nggr·upiPer·ò in due qundrL comenlandole separalamenle.


L•ALIMENTAZI O~E DELL•ADOLESCE ~TE

Analisi esegnite su individui in condizioni normali. \

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l Da un allento esame delle colonne di questo quadro che è il riassunto di 44 anali si chimi che su 1O indi vidui risulta: 1° Che malgrado la mamvigliosa variabilità d'appetito fra i di versi individui , non si è mai veduto in questi espel'imenti che un allievo abbia consumato tL!lla la razione alimentare del collegio, la quale ascende a grammi 2890 in peso, grammi 2·1, 656 in azoto; 2° Che ne'giorni di studio e scuola aumenta l'appelilo. e conseguentemente l'introduzione de' cibi avviene in maggior .copia, ma non è l oste~so dell'inLroduzionedell'azoLo, potendo es·;o variare per accidentalita bromatologi che, o per diversi tà di gusti; 3° Che qualunque sia l'ingestione dell'azoto, la sua eli -


IN RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

493

minazione per la vi:t de' reni aumenta costantemente ne' giorni di studio; 4" Che egualmente costante è l'aumento de' fosfati in simili circostanze; 5° Che quando ne' più adulti l'azoto eliminato per orina, sommato con la presunta quantità che si trova nelle fecce, raggiunge la cifra massi ma di grammi '18 o 19, resta ancora nell'alimentazione del col legio un'esuberanza di due o più grammi per l'ulteriore accrescimento corpo reo; 6" Che quantunque l'in gestione degli alimenti avvenga in varia misur·a, indipendentemente dall'età e dal peso del corpo, l'eliminazione dell'azoto cresce in ragione direua del peso del corpo piu che dell'età, sebbene questo rapporto vada soggelto ad oscillazioni; 7u Che nelle età. inferiori il peso dell'azoto eliminato può scendere fino a l Ogr·ammi al giorno, qui ndi il residuo che potr·ebbe essere ri servato all'accrescimento giungerebbe a 1 O grammi, se per la via delle fecce non se ne perdesse una quantità maggiore dell'ordinario. Fermiamoci un istante su qttest' ultima risultanza dell'esperimento, perchè essa forma il cardine d'un'opportuna alimentazione nella prima adolescenza. È egli mai possibile che in un piccolo ol'ganismo si accumulino 1 O od ,I l grammi al giorno d'azoto per l'accresci mento corporeo? Abbiamo veduto come sia poco sensibile l'aumento di peso negli allievi ottenuto dall'ottobre al giugno. cioè dal loro in gl'esso in collegio all'epoca di queste esperienze; ma se scorriamo le c;tatisti che delt'accrescimento corpo r·eo, ll'over·emo che esso non va al di là di ·l Oa ,12 chilogrammi all'anno nei più prosperosi. Ora sappiamo dagli studi di Moleschott che il corpo umano contiene in 1000 grammi 20•1 grammi di sostanze albumi-


4.!),}

1

L AI.IllEN TAZIO:\'E DE!.t'ADOLESCEN TE

noicli, cioè grammi 3 1 d'azoto; in 'IO o ·l2 chilogrammi d'aumento si so11 po tuti dunque accumulare 37'2 grammi d'azoto tull'al più durante l'anno, ed in cifra Londa pn:;siamo rit enere, che, pel migli ore sv iluppo d e ll'oq:(a ni ~ mo nell'adolescenza, un grammo d'azoto al gior11o sia la massima quantitù che possa fissa rsi negli orga ni e ne' tessuti. Quando dunque ne introduciamo grammi 20,190 come nel caso :r, possiamo e~ser sicuri che nelle fecce, anche senza averle analizzale, se ne trovi un residuo perduto di grammi 8,720. E I]Ui cade in a cc~ n c i o una considerazione anatomi ca di non lieve importanza. Lo stomaco è elasti co e distensii)il e, ma la sua capacità relativa deve variar molto fra quello di un ragazzo di l:? anni c quello di un giovane di •18, onde possiamo comprendere benissimo che se in quest'ultima elil è fa cile l'inge$ti one di 1300 grnmmi d'alimento in un pasto solo, nella prima qu e~ ta massa d'alimento deve produrre incomode distensioni , diffi cili digestioni, e quindi incompl eta assimilazione. È bensì vero che ne' giovanetti le facoltà digesti ''e sono più vigoro.5e, e più breve il tempo nel qual e la di gestione gastrica si compie, ma n cond izione che l'appnreccbio possa funzionare liberamente, senza qucll'eccessirn ripienezza che produce distensione nelle fìlJre, e CJuindi torpore ne' movim enti. Io non posso nhhnstnnza lodare l'ampiezza di >eduta con la qua le il consiglio d'amministrazione di qu esto coll egio ha fallo buon uso delle fa col lit concesse dalregolamenl<l, motlifìcando le prescrizioni dietetiche in modo che possano meglio co rri ~po nd e re nl dc:; ideralo del regolamen to stesso, In ,·onvenientc nutrizi one de' gioYanelli nell'eli\ dell o sviluppo; ma la maggior allenzione a mio credere è stata rivolta a' più adu lti, ed assicuratn l'abbondanza a'più piccilli non si è creduto di do,·er fa re al tre dist inzioni. 1


1:-1 llEJ..\ZIO'iE C0:-1 LO S\'ILUl'I'O ORGAXICO, ECC.

4.9;)

Pure fra la prima e la seconda adolescenza v·~ troppo d:sla cco, troppo divario fra i bisogni e le facoltà dc' gioranetti che sono al disotto della puberlit, e quelli che l'hanno raggiunta. È un'allività nuo,·a che si sYolge, un elaterio maggiore che si acquista, una nota di più che si aggiunge all'armonia della vita, le esigenze devono essere diverse. Ritornerò su que~to argomento quando trallerò dell'accrescimento nelle diverse eta, pe1· ora mi fermo su l terreno dell'e:;perimcnto chimico, pago d'averne trallo un JWimo amBl:lesu·amenlo, la necessaria separazione della prima dalla seconda adolescenza, dell'età impubere da quella della puhertà. Seguiamo dunque i consigli de' più rinomati igienisti, seguiamo le tradizioni, gl i u~i delle uostre famiglie, e non introduciamo nella vita de' collegi delle penose modifì cazioni pet· la sma'nia di dat·e a teneri gio,anetti delle abitudini da uomo; seguiamo lele7gi della naturn, rispeLtiamone le esigenze, proporzioniamo l'al1mento a· mezzi di cui l'organismo dispone, e non sfcwliamo le piccole macc hine a lavori che non pos~o no compiere. Smilh, Drewry, Letheby. Darrel convrngono nell'opportuni ti\ di un piccolo pasto fra il pranzo e la cena, in vista della celcritil con la quale si YUOia lo stomaco ne' ragnzzi; in tutte le no=-tre famiglie si conccùe loro un pezzo di pane e poche frutta nell'ora della tradizionale merenda, non pri,•iamone dunr1ue i nostri piccoli all ie,·i cile per la loro etù non possono slaro molte ore a stomaco vuoto. Sent•s Jètcillinu~ ieùmium lolerant sewndtwl ('OS qni roslrwtem elatem defJlWl, mininH•adolt·srentes.. . ... e la natura non è CtHniJiata Ù<l Jppocrate in poi. Serviamoci delle facolta che il regolamento accorda sul numero de' pasti, e non lemir~mo d'introdurre una piccola perturbazione al l'ora rio. Si utilizzerà cosi qualche gramma di


49o

L'ALIMENTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

azoto di più, si eviterà la soverchia ri pienezza di ventricolr dopo il p1·anzo, causa di non pocho cefalee e cnLUI't'Ì gnsll'ici, si contribuirà alla prosperità dell a prima adolescenz:t che è l'alba della vita, l'indizio di ciò che sarà l'uomo nella maturità. Raccolgo in un secondo quadro quelle osservazioni che presentavano anomalie di ri su ltati, e vedremo com e queste dipendono da anomalie di condizioni, quindi non infirmano per· nulla le precedenti conclusioni. Analisi eseguite su individui in condizioni anormali.

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Questo quadro dimostm che se per una circostanza anormale, come mancanza o perverlimenlo d'appetito, in un giomo di studio, s'introduce min or· quantità di cibi azotati che ne' giorni di ri poso . la quantità assoluta d'azoto e d'acido fosforico emessi durante lo studio sarà minore che durante il riposo, ma relativamente all'ingestione si conserverà sempre un predominio d'emissione nell'epoca della voro mentale. Dimostra che in caso di deperimento dell'organismo per malattie protratte ed esaurienti, benchè l'ingestione sia mnggiore durante lo studio, come nel caso T, l'emissione non au-


IN 1\ELAZIONE CON LO SVIL Ul'PO ORGAN ICO, ECC.

497

menk'l, e la solita differenza vien ritenuta pel ristoro della macchina umana. Ove poi l'ingestione sia minore come nel caso M, l'emissione non scema di molto, perchè essa è ridotta all'estremo limite necessario; perchè nella penuria della nutrizione il potere di aso;imilazione prevale su quello di eliminazione . . È probabilmente a questo allivo potere di assimilazione, continuazione della fase formativa de' tessuti, che noi dobbiamo quelle rapide convalescenze, quelle pronte guarigioni di malattie gravissi me che con tanta facilità si verificano nel periodo dell'adolescenza. Ma d'altra parte non dobbiamo dimenticare l'ammaestramento che ci offre il seguente quadro, il quale ci mostra quanta analogia corra fra il deperimento morboso dell'organismo, ed il digiuno che gli s'infligge a titolo di punizione. Anal ~si

eseguite su indioidui sottoposi a digiuno di punizione.

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498

L'ALIME!'\TAZIO~E DELI.'ADOI.ESCENTE

L'organismo perde della propria soslanza quando il vitlo è insufficiente., elimina minorquantita d'azoto nel giorno in cui l'appetito può esser soddisfallo, e l'economia diviene maggiore quanto più lungo è stato il digiuno. In qual misura accade quest'autofagia organica? Da· questa anali si si scorge che la rnllssima deficienza d'azoto nel vitto, rifornita certamente con azoto trallo dall'organismo, può giungere a tre grammi, come nell'esempio V, dove quello introdotto è quasi eguale a quello emesso per orina, e mancano precisamente i tre grammi che dovrebbero trovarsi nelle fecce. Bisogna però riflettere cl1e queste analisi furono ei'eguite in base all'alimentazione della prigione semplice, largamente interpretata, concedendo cioè ai puniti pane e minestra a volontà, in modo da ottener sempre una introduzione d'azoto di •12 grammi, e non furono spinte oltre l'oliavo giorno di digiuno. Ma il regolamento pei collegi militari non la intende in questo modo, e dice che « chi ttovasi nella p1··igione rii ri« gore non ha che pane ed acq1~a. e nei .? iovedì e ncllc. dome· « n i che la 111 inesf,.a, e la sua razio•w di pane ». Dice ben!'i ·che « in alwni casi p1LÒ il coman<lante roncedN·e la. minestra « tuui i [Jiomi )) ma dice pure che « la durata di qnesta •< ptllnizionc è al piiì di quindici giorni, applical11'le per « gravi mancan.:1• rli disciplina, o pe1· ne,gligen::a abitualr « negli s tud i ». Si verrebbe cosi ad ammettere una deficienza d'azoto tale ·da raggiugere ben 8 grammi in media sulla. razione di man:tenimento. E l'acr.rescimento? e l'aumentato consumo per la neces.silà dello studio? e l'elemento vitale, la materia prima neces:saria all'allievo per poter correggere il difetto di abituale ne-


• l~ RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

4-99

gligenza pel quale veniva punito? E quando un allievo uscito dalla prigione di rigore torna da capo a farsi punire? Quando fra piantoni severi e •:ella si stabiliscono quelle lunghe quaresime disciplinari? Io non mi dilungo sulle tristi conseguenze che può avere sullo sviluppo organico degli allie,•i, sulla loro costituzione fisica avvenire questo genere di punizioni; mi limito alla solita riflessione che v'è una differenza enorme fra ia prima e la seconda adolescenza, che v'è poi un abisso fra un soldato , pel quale è stabilito lo stesso massimo di punizione, ed un sr•ldatino del collegio militare. Quando vengono le malattie, confidiamo pure nella natura riparatrice così potente in questo perio~o della vita, da poterlo considerare come una continuazione della fase evolutiva dell'organizzazione, ma poniamo un più ristretto limite alle malattie artificiali, perchè non ne possiamo determinare anticipatamente le conseguenze, perchè non possono fare a meno d'indebolire la mente ed il corpo. Dai lavori di Kiesel ed Huppert ( 1) sulla polmonite si rileva che nei 13 giorni che seguono la defervescenza febbrile l'organismo perde in complesso 105,93 grammi d'azoto, poco più di 8 grammi al giorno; il massimo della prigione di rigore durando H> giorni raggiungerebbe, anzi sorpasserebbe gli effetti della convalescenza di una polmonite. li paragone è sconfortante, ma la verità dell~ cifre non si può alterare. Sarebbe agevole còmpito, fecondo di utili ammaestramenti, il compi lare una statistica che esprimesse il rapporto fra le punizioni e lo sviluppo fisico, fra queste e lo sviluppo intel· lettuale. (l) J u RGEl'iSEII. -

Malattie polmonali. <


• 500

L' ALT:UENTAZION E DEL!} ADOLESCENTE

Certamente s'inconlrerebbero bizzarri esempi di costituzioni forti e robuste conservale attraverso una lunga serie di punizioni , d'individui macilenti e gracili rimasti tali senza. aver subìto un giorno di prigione; le varietà individuali sonola caratter·istica della natura umana. !\fa le medie degli accrescimenti come quelle dei punti di merito riportati du.rante l'anno e negli esami finali, con molta probabilità si vedrebbero camminare inversamente a quelle delle punizioni. l\1a abbiamo ben altro da domandare alla statistica perchèquesto studio si possa dir compiuto. Abbiamo bisogno di sapere se, data un'alimentazione che soddisfi ampiamente alle richieste dell'igiene, dato un ambiente respirabile che si po~ reputare congruo e salubre, dato negli allievi « 1tn fisico ro« busto, propm·.rionatamentt: all'età bene svillbppato, scem·o (( da diffetti organici, con ampiezza di torace ·in at·monia con « lo sviluppo delle altn~ part·i del COI'po » ('l), l'ultet·iore accrescimento accada in essi not·malmente, secondo i dati della nostra antropometria, o se invece presenti delle anomalie,. delle irregolarità ragguardevoli, nel qual caso bisognerebbe ricercar quali altre ragioni sieno cap:~ci di perturbare lo sviluppo organico. Comprendo che la scelta degl'individui non avvenga sempre in modo inappuntabile, che malgrado tutta l'attenzione ed il buon volere, il reclutamento dei collegi militari lasci qualche cosa a desiderare, che un certo numero d'individui di gracile costituzione, di tempra delicata, d'abito linfatico si trovi sempre in mezzo ad una numerosa schiera di giovanetti. È troppo estesa la scala delle varietà organiche, troppo difficile l'esalto giudizio d'idoneità fisica in età così tenera. 1\fa in fin dei conti la scelta si fa, le eliminazioni non sono rare) quindi, (l) Regolamento p()i collegi militari, § 6.


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IN RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC .

5011

1a somma delle costituzioni valide di quelli .che si ammettono deve pr·evalere su quella del resto della popolazione, e per· conseguenza si può pr·etendere che la media dell'accresci mento dei primi non sia inferiore a quella degli altri. Le mi surazioni eseguite scrupolosamente e con costanza in tuui gli allievi entrali ne! collegio militare di Firenze dall'ottobre del ·1878 all'ottobre del 1883, e ripetute d'anno in annt•, mi pongono al caso di disporre d'un ricco materiale di dati antropometrici, dai quali spero poter trarre conclusioni non inutili per· la storia del ricambio materiale nell'adolescenza. Intanto possiamo fin da ora ritenere per fermo: 1° Che un'alimentazione variata, contenente all'incirca 24 grammi d'azoto e 350 grammi di carbonio, distribuita in tre parti, sia più che sufficiente per ben nutrire giovanetti dai 15 ai 20 anni, che crescono alle severe discipline della mente e del corpo; 2° Che al di sotto di queste età potrebbe bastare una t·azione minore di viuo, ma che l'istinto e l'organizzazione sono buona guida ai rea li bisogni della nutrizione, e se non possono riparare alle deficienze, possono sempre evitare gli inconvenienti dell'esuberanza, quindi è sempre meglio lasciare un margine alle variabilità d'appetito; 3° Che a trarre maggior· vantaggio da questa alimentazione sarebbe molto opportuno distribuil'la in quattro pasti ai giovanetti da 1'2 a 14 anni . La giusta proporzione che regna rr.a le diver·se SO:;tanze alimentari nel vi lto dei collegi militari onora grandemente il senno di ch i lo prescriveva, e questo vitto meriterebbe davvero d 'esser·e preso a modello dagl 'istituti educativi d'ogni genere. Hebert Spencer nel suo trattato sull'educazione circoscrive i limiti dell'alimentazione degli adolescenti cort qu este splendide parole:


502

L'ALIMENTAZIONE DELL'.o\DOLESCENTE, ECC.

« L'eccesso del mangiare e del bere è vizio degli adul ti~ « negli adolescenti è più temi bile il difello di cibo. L'appe« ti~o che è guida sicura dell'infanzia e "della decrepitezza lo « dev'essere anche dell'adolescenza; gli eccessi sono una « reazione all'astinenza imposta. Medesimamenle accade per « i gusti; le sostanze acide e zuccherine sono un bisogno per·

« chi cresce, e deve introdurre solto questa forma alimenti « respirabili, non avendo ancora un tubo intestinale adatto « alla digestione dei grassi . Il continuo movimento dei fan« ciulli, la maggior dispersione di calor·e, _l'accresci mento « sono cagione di quel potente appetito c!Je non si prova « più dopo la vita da scolaro, e che dev'essere soddisfatto. « Come negli animali così negli adolescenti, il grado di atti« vità dipende essenzialmente dalla qualità nutitriva del cibo. « e dovendo essere risparmiate le forze dello stomaco, bi« sogna che l'alimentazione sia fortemente azotala, ammini~ strata a più riprese, variata più che è possibile». (Continua). P. PANARA

ca tHiano medico.


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OSSERVAZION I MEDICHE Srt. LA

BAJA DI ASSAB (.t.FFKIC.t.

ORIIE~TA.LIEl

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CESA RE N ERA ZZIN l UfFI CIALE MF.IHCO liELI.A

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Conliii U<t ~. cedi (asc. d i grmuai t1

I criteri s tatis ti ci dedotti dui s in goli cas i morbosi , cl1e ne l cor•so di un anno si s ono otle rti alla mia osservazione tanto nell'elemento europeo che ne ll'indigeno, sempre più mi confermano nell'opinione da me sopra es press a s ulle condizioni sanitarie della nostra colonia di As!'ab, cioè, che '{Ue~ la zona di costa a fricana , benché posta in una latitudine· ll'O· picale, è rela tiva mente in condizioni di s alute assai buone e mig liori di quello che non s i abbia in molli paesi di ques ta istessa giacitura geografica . Sta a conforto di questa mia opinione il fallo pure molto eloquente delle condizio ni sanitarie in cui s i è trovato l'equipaggio del bastimento da guerra qui di s tazione, dove la media degli amma!ati a bordo è s tata mollo bassa di fronte a qu ello che il medesimo numero di equipq ~gio ha offerto anche in qu al ch·~ slazione mediterranea, ed il piccolo ospeda le ddla I'egia cannoniera Cariddi è stato per molli giorni vuoto d'infermi durante la sua pet·rnanenza in Assa b. Pur troppo è ver o che per lo innanzi la dimora in ques te acque ha porta to nei quadri del per·so· na ie della regia marina qualche dolorosa perdita, ma è pui'


504

OSSERVAZIOXI

~I EDlCHE

debito di coscienza il Jover dichiarare, che nella maggior parte di quelle morti, specialmente in quella di due giovanissimi ufficiali, la causalità morbifìca non fu tutla imputabile a questo clima, il quale n on rece altro che precipitare nella lor o evoluzione certe disposi<.ioni m01·bose g ià preesislenti e che naturalmente qua hanno dovuto trovare una spinta maggiore al loro incremento. I climi tropicali non ) son fatti per rinforzal'e, ma per deprimer e : n on sono atti aù at·restare nessun processo che attacchi ser iamente l'organismo in qualcuno dei s uoi più de licati siste mi. ma invece pongono pet· così dire in allo qualunque ten denza mor bosa, che fino allora pot~va essere rimasta latente. Qua il lavoro organico vitale, anche che si tenga nei te rmini più fisiologici, pur nonostante é piu rapido e più attivo: gli scambi nutriti vi più solleciti, il consumo più forte, la vita in genere più breve; per cui ercezionalis~ime le longevità anche negl'indigeni, più sollecila la pubertà e precocissima la vecchia ia. P er tradurre quesla verità, che ha la più ampia spiegazione nelle leggi fisico-chimiche che regolano la vita animale, in termini numerici, si può dire che un individuo sano, daslinato a passare 4 o 5 anni di continuo in ques ti climi, con la più perfetta salute e senza che mai un fen omeno morboso per tur bi l'andamento norma le delle s ue funzioni, lta l'equivalente in 6 o 7 anni di vita passa ti nel pt'OJWio paese e nelle stesse condizioni di beness~re materiale. Se tale è l'influenza di un clima, che non è il nostro, sopra un · individ uo di buona salute, non r esta dubbio per asserit·e che organismi deboli ·o g ià con elemen ti morbosi latenti, debbono risentire il più g rande svantaggio dolla tlimora in que!>li luoghi. P er cui è natu1·ale che con s imile convincimento si debba ins ister e sempre per ché qualunque persona s i prepat•i a venir qua da' climi temperati, non si muova se non è in condizio ni di ottima salute: quan to poi agli equipog~i delle navi che sono Ùl·stinale a questa s tazione, si deve polet• trovare una garanzia sufliciente per il loro stato di sal ute alla par·lenza, nella visi ta medica di armamento falla con speciale severità ed estesa con uguale misura allo stato maggiore medesimo, tenendo bene in

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mente quanto é stretto l'obbligo di tutelare la salute del soldalo, e quanto geavosi eeslino per i nostri bilanci ce•·Li rimpatri da paesi lontani di pe1·sone che non avrebbero mai dovuto partire e che Lo••nano pur troppo di sovente per non miglioeare mai più. Ripetendo dunque anche una volla che come paese h·opicale Assab é luogo abbastanza sano per chi vi arrivi sano, descrive1•ò i casi morbosi più impo1·Lanti elle mi sono occorsi finora. Come io annunziava nel mio .precedente scritto, si può dire che in questa parte di costa non esista una patologia speciale per alterazioni morbose endemiche, e questo più specialmente nello studio dei maiali indi~eni; mentre quasi ogni regione tropiC'.ole porta pressochè sempre qualche tipo morboso proprio, che caratle•·izza la patolog ia della r egione. Salvo il lichen tropicale , un caso di lebbra, e due di bottone dell' Yomen, la mia statis tica non offre ni ente di diverso da quello che s i può vedere nei nostri spedali, salvo il ca•·allere peculiat·e che assumono qua i vari processi morbosi e per ragioni etnografìcho e per influenze climatiche. Quale prima condizione morbosa che ho dovuto osserv11re al mio a••rivo, e come disturbo, che salvo poche eccezioni, inconlt'ano tutti gli Europei che soggiornano ai tropici, parlerò del lichen tropicale. La patogenesi del lichen o ec.:ema tropicale è molto semplice: l'eccessi vo la voro dell'appar ecchio sudo•·ale poeta non solo una mHggiore attività va!iale nella r P.te sangui~na cutanea, ma determina una tale irr•Jlazione, che si traduce con lo comparsa di una forma eruttiva generalizzala a lutlo il corpo, con sede di predilezione nei luoghi più ricchi di gian· dule sudorali, la cui manifestazione anatomica è una vessicola di eczema o una papulelta di lichen. Questo nei casi più ordinari: ma spesse volte a ta le irr·itazione dipendente dal lavoro e ccessivo delle glandu le sudoripare, ed anche dall'azione acre d! qualche elemento chimico del s udore, che si deposita sulla cute per l'immediata pel'dita dell'acqua di evaporazione, la cute non risponde sempre con ugual forma anatomica di dermite, e in cot·so di malallia e in individui


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OSSERVAZIONl MEDICHE

un poco linfatici si vede con facilil8 la comparsa di furuncoli· e di bolle, con rileva n t! zone d' indm·amento fi ogisLico. per· lungo tempo supput'a nti e che possono anche portare alla complicanza di qualche fenom eno generale. Se la forma e1•uLtiva passa i limiti di una semplice vescicola e che i follicoli sebacei o le pustole si fanno sede di forte irritazione· flogi stica, i linfalici possono partecipare a quostu condizione morbosa, e s i hanno allora dei piccoli uscessi, che riescono molestissimi, in special modo nella. r egione ascellare ed al· collo. Fortunatamente questa compliCRnza é rat·a, e tiene molto più alle condizioni individuali che alla forza morbi fica capace di una lesione cosl semplice a comune nel maggior · numero dei ca:si. L'eruzione è accompa~na ta da un prurito molestissimo, che quanto più é soddisfallo tanto più rinasce· imperioso e prepotente, e molle volte il trauma fa Lto dalle proprie mani peggiot•a le condizioni locali . L'e ruzione é fugacissima: bas ta spesso una lieve depressione di Lempet•alura per vederla facilmente sfuggit•e. Al1 mallino per esempio il cor·po ne è sempre meno copiosamente copet·to, perché durante il monsone di eslale, unico· tempo in cui compaiono tali disturbi, le notti sono falle meno penose da una fresca brezza di tramontana, che spira quasi costantemente e che permette dei sonni tranquilli e non fa-· ticosi: alla salute, per il . cond izione questa importantissima ' riparo che il sonno tranquillo porta nella none al f01·le ·consumo organico della giornata. Sono le notti abbastanza fresche (che in Assab rappresentano un faLto climatologico di molta importanza di f1•onle alla tutela dei nostri orgauismi), che impunemente si possono passare allo scope1·to, essendo pochissima l'umidità, e che compensano e l'is tot•ano dal caldo oppres!'tivo del giorno. Nelle ore diut·ne basta una piccola causa per vedere una. nuuva spinta di e t·uzion e; cosi una q·ualunque fatica cOt'pOI'ea, e sopratutto l'ingeslione di bevand<O in ~enere e in ispecie se contengono qualch~ pi'incipio alcoolico. Anche questa semplicissima manifestazione mod3osa trova nell'uso degli t~l cool ici un effetto sinistro, non solo per J' ietus eruttivo che· quasi is tantaneamente si appt•ezza, accompagnalo da un pa-

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rossismo nervoso di prurito; ma anche perchè nei bevitori la forma eruttiva cambia facilmente natur·a, non presentandosi più con la semplicità dell'eczema, ma con furuncoli, con piC'.coli antraci e con pustole di un aspetto atonico e di difficile riparazione. Le pustole poi, specialmente se nelle estremita inferiori, divengono dei veri impit'lgamenti ad andamento ulceroso e prendono subito il carallet"e specifico di atonia, che tuHe le piaghe assumono in questi climi. Il sintomo morboso che più mi sembra merit.at·e attenzione nei casi di eczema mollo diffuso ed in temperamenti delicati con tendenzll all'anemia, è la compartecipazione della rete nervosa cutanea, quando il prurito assume una tale misura da passare al grado di vera dolorabilità. Ricor•ùo un'antica massima di medicina espressa dal Dupuylren nella. patologia delle lievissime ma estese scollature, il quale, riguardo appunto alla lesione della rete nervosa cutanea continuamente stimolata per lo stato patologico della pelln, diceva che l'eccessiva perdita di sensibilità poteva uccidere al pari dell'eccessiva perdita di sangue. Va benissimo che nel caso nostro non si può mai arrivare a un tale estremo, ma uniformandosi con le debite pr·oporzioni a quel giusto concetto nosologico, le azioni nervose generali debbono risentire una malefica influenza dallo stimolo che cosi diuturnamenle agisce sopra tanto vasta estensione di rell-' nervosa periferica, da portare un disturbo all'intimo lavoro di assimilazione e cosi concot·rere con molte allr·e cause debililanti alla genesi così facile dell'anemia. Come mezzo allo a combattere l'eczema giova molto, oltre la più scrupolosa igiene personale, un ragionevole re~ime di vita, basolo sull· evitare qualunque affaticamento, sul resistere per quanto si può al sentimento della sete e soddisfarlo con bevande rinfrescanti o con eccitanti nervini, quale una lunga soluzione di the o di caffè freddo, e ~uardandosi più specialmente dagli alcoolici e dall'abuso del così detto brandy cutd soda water, bevanda inti·odotla dagl'Inglesi eù entrala troppo entusiasticamente nelle abitudini degli Europ~i che scendono nei paesi col<li. Come mezzo di cura locale il più semplice e mollo proficuo è il bagno dolce prolungato, non essendo troppo ·


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OSSERVAZIONI MEDICHE

commendevole l'uso del bagno di mare, per la facile irritazione che portano sulla pelle i sali che esso contiene in grazia della rapidissima evaporazione dell'acqua, a meno che non si u!òi il bagno di mat·e come elemento di cura ricostituente, e subito dopo emerso dall'acqua m&rina non si passi sul corpo una corrente di acqua dolce. Se l'elemento irritalivo fosse prevalente, e qualche zona flogistica accomp::~gnasse lo sviluppo di furuncoli o di .pustole, è ~riovevole un bagno emolliente fallo con decozio11e di riso o di crusca; e come farinaceo di più facile acquisto e di minimo prezzo in questi pnesi, con decozione di tl11ra, chA rP.~Ifl emolliente al par della farina di lino. Giova pure qualche lozione con acqua che abbia in soluzione dell'acido t.anniM o dell'acido fenico in piccola dose. Qutmdo il prurito acquista clelle pt•oporzioni maggiori si può atrgiungere con vantaggio all'acqua del bagno una decozione di capsu le di papavet•o allo scopo di atlulire la sensibilità cutanea. l piccoli antraci poi o gli ascessi, quando si formino, esigono una cura chirur::rica sempre di conserva con qualche rimedio atto a So)llevare l e condizioni generali dell'ammalato, giacche la presenza di tali forme et·uttjve, non pr oporzionate alla causa morbosa, sono l'indice di qualcl1e condizione discrasica dell'organismo. Ai primi giorni dell'ottobre col declinare della temperatura e con la comparsa clei primi venti del sud, !:'compar isce come per incanto ogni fenomeno eruttivo, la pel le si fa sede di una l e/2'gera desquamazione e le sue condizioni non si alterano più fino al comparire dei futuri colori estivi. Come tipi di malalti ~ esotiche non posso che rammentare pochissimi casi, i quali veramente potrei anche escludere dallo patologia locale, giacché il male non fu contt•atlo in questa r egione e non cadde sopt•a individui di questo paese. Debbo fare eccezione per un caso di elefantiasi osservato sopra una vecchia dankala di una tribù che abita al di là di Makaka (parte nord del nostro possedimento) e di una l ebbra lubet·col osa in un dankalo, ambedue di passaggio per A ssnb, e per conseguenza solo momentaneamente solloposli aliA mia osset·vazione. Ebbi invece in cura un bottone ciell' Y emen in un giovane arabo venuto qua espressamente

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per trovare un rimedio e visitai per Yarie volle un bottonedi Bagdad in un viaggiatore francese, Mr. B ..... , che venivu dal golfo persico, dove aveva fallo un prolungato soggiorno. Queste forme morbo~e col nome genet·ico di bottone hanno una sinonimia numet·osa, perché prendono il nome dalle citta principali ove si osservano, come bottone di Aleppo, di Bagdaù, tlell'Yemeu, di Dehli, ma palologicamente appartengono tutte al medesimo tipo. Le opinioni mediche sulla natura di queste lesioni hanno vagato in un'infinita serie d'ipotesi fino a questi ultimi anni in cui studi più profondi hanno portato molla luce ~ulla genesi nosologica di tali infermità. Ed i criteri curativi, corrispondendo alla variabilità delle opinioni sulla natut·a del male, sono stati finora avvolti in una specie di vago empirismo, inducendo dei pregiudizi che tutta via sus~islono, come sarebbe quello che il male deve necessariamente crescere per 6 ad 8 mesi per passare a un andamento regressivo, il quAle in ullima analisi non rappresenterebbe altro se non una forma di fagedenismo ulceroso, che lascia tracce indelebili e sconcie della propria esistenza. La teoria sulla patogenesi di questa lesione più confermala dallo studio dei fatti clinici é, che la puntura di un insello produca un'irritazione specifica sulla pelle da dare come primitiva forma anatomica di dermite un bottone (papula o tubercolo) capace poi di ulteriori metamorfosi sino alla formazione di un'ulcera. L'idea che un parasila vegetaie, introdotto pet• i polmoni o per il tubo digestivo, si elimini poi per la pelle e dia luogo alla locale irritazione specifica, sostenuta anche ultimamente dal Bof'clier nello studio. del bòllone di Biskra, mi sembra meno solidamente basala, giacché resulla un fatto troppo specioso, che l'uscita del parasila si faccia sempre in certe parli del corpo e non debba verificarsi indifferentemente in qualunque sito; mentre il comparire sempre il bottone nelle parli scoperte, come al c0llo, alla faccia, alle braccia, ai piedj, conforta sempre più nell'opinione di una puntura d'insetto. In ogni modo, qualunque sia la nalnra patologica di tale malattia, é un fatto che oggi pochi si accontentano di aspettare la storica<


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OSSERVAZIONI MEDICHE

evoluzione paraholica del male e agisl!ono energicamente senza indug io e otleng0no ollimi r csultati. Il mio ammalato pt•oveniva dall'Yemen e da circa un ·anno p01·Lava il bottone nella regione posteriore del gomito sinistro: al m·o menlo in cui si presentò a me non aveva che un'ulcera t:1. peri· metro irregolare, con bordi callosi la:tliati a picco, con fondo in parte grigio sporco , in pa1·te cop(:> rto di granulazioni framboeliche sangui nanti al minimo contatto. Il con· torno clell'ulcet·a, che rag~iun geva la g l'os!:'ezza di una moneta da 5 franchi, era di un colore venosp-cupo con pelle tesa e lucida coi te!"suti sottostanti infiltra ti, scollati, d'onde usciva un pus sciolto, s anioso, di ca.llivissimo a s pello. Vi erano insomma lutti i caratteri di un' ulcet·a atonica , eh~ io cauterizzai profondame.nte col termo cauterio di Paquelin, inoltrandomi collo strumento al di sotto di quei mat•gini a · carattere cos i refrallario per ogni processo di riparazione. Alla caduta dell' esca t·a l'i mpiagamen to aveva, come era natur ale, un' estension e maggiore, ma il fondo dell'ulcera cambiò a ssolutamente m1tura. Sorvegliando <.'.he il processo n ecrobiolico non prendesse di nuovo il sop!'av\'ento, cominciai a fav ot·ire il nuovo processo di g ranulazioni con medica ture leggermen te eccitanti, mentre nel corso del giorno tene va il braccio nell' immobilità con una fasciatura compl'essiva, mantenendo la piaga sempre avvolta in colone feni<.' alo di Lis ler. A questa cura locale aggiunsi ùei rimedi inter·ni tonici e rico!"ti tuenli, e la piaga ilflll'Yemen si converll in .una solida cicatrice nello spazio di circa un mese. Quas i nel medesimo tempo, pa~sà nclo di qua il viaggiatot•e fran cese Mr. B. ... , mi disse di aver contratto il bollone di Bagùad un mese prima; e n ei tre o quattro g iorni di sua permanenza in Assab potei esaminarlo c correp-gerne le soli le condizioni di ulcet·a atonica. Il bottone era al malleolo esterno della gamba dritta, non più allo stato di lubercolo, ma di ulcera serpiginosa, piantata in una r.ona livida ris ipelacea, con lieve edema di lutto il piede fìn I'J U8Si a metà dèlla gamba. L'arto era dolente e pe~o, ma questo · for se per la filtica che quella f.!amba aveva fallo sulla _s taffa , - essendo il signor B .... at'l'ivato 'lua dopo molle ore di marcia


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a cava llo. Gli consigliai una merlicalur·u fenicata, e dovendo egli segui la re il suo viag~io, in visla di quello stato edematoso -ed er csipelaceo del piede, gli prescrissi di lener·e una fnscialura {!Ompre!isivo a stivaletto, che partisse dalla punta delle dita, involgenùo da prima l'ado in un gr·oo;;~o sLt·uLo di colone fenicato alla Lisler. Ebbi luogo dopo cieca un mese di ri· vede1·e qnel s ignore in Aden e mi disse che il p1·ocesso di strutlivo dell'ulcera si era ar••estalo, e che eea in via ù i no·tevole miglioramento. Il secondo per·iodo o ulceroso del bottone esotico, di tanto maggiore durata del primo, ha dei caratteri comunissimi con tutti gl'impiagamenli atonici che !"i osser·vano in q uesti paesi. Il fagerlcnismo ulceroso, che da noi accompagna di soven te certe cacbessie speciali , come la sifilide, la scrofola, lo scorbulo ed è nella così delta miseria organica l'espressione dell'allentalo alle azioni nutritive, nei climi tropicali è l'attr·ibuto più comune delle piaghe. ·Gli effetti di un traumatismo, non di azione speciale e decisiva come una ferila di arma da laglio, ma una puntura di spino, uno sgraffiamento, un'erosione pr·odotlasi in un modo qualunque nella pelle, ha subito la tendenza a una distruzione molecolare piu o meno intensa, che porta alla formazione di un'ulcera di lunghissima durala e resistente a molli mezzi di cura. Nel parlare delle lesioni chirurgiche .avrò luogo dì tornare in questo argomento e studiare le ragioni di un antagonismo tanto manifesto fra la facilit.a alla guarigione di certe lesioni violente e la tendenza alla mortificazione in altre. Per quanto la popolazione europea di Assab non abbia ·oltrepassalo mai la ventina, falla eccezione dell'equipaggio .<fel bastimento da guerra che non pu<) essere consìdet'alo come elemento stabile per le permanenza settimanali che fa in allri porti mi sorprese la relativa proporzione dei casi di -sifilide, che in poco tempo ebbi ad osservare. Né parlo di sifìlidi antiche e contratte in altro paese, ma di conlagio preso in Assab in forza di una prostituzione clandestina, -sulla quale le no!';lr e autorila non potevano esercitare la dovula. sorveglianza e in ragione della posizione politica nostra .e sopra tutto in ragione del rispetto che si è costretti a ser-


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OSSEUVAZIONI MEDJCIIE

btH'e agli usi della civiltà musulmana e ai pregiutlizi religiosi in queste tribù anCOl'a più potenti e sentiti per il poco contatto che hanno avuto fìnora con nozioni civili. Il genere del mio lavoro non mi peemclte di entrare nello studio della posizione sociale che lia la donna secondo le leggi musul· mane; ma non· posso tocere di esporre, che tanto essa é in poco conto come influe nza nella famiglia e come membro della società da essere pareggiata rruasi ad una schiava, altrellanto è custodita con un rig•;t•ismo selvaggio dalla vista e dalla pt·atica con allt·i che non siena della famig lia; eù il varcare la sogl ia di una capanna araba o indigena, specialmente per i piedi di un europeo, è un vero caso di viola· zio ne di domicilio e considel'alo come una forte offesa e personale e di casta. Con queste basi sociali si comprende quanto sia difficile qualun•1ue misura alla a sorvegliare l'esistenza di certi rappot·ti fra indigene ed europei, condolli nel massimo mistero e con molla cit•cospezione; e quali suscellibililà pericolose potrebbe suscitare un'esame forzalo di una dqnna per un semplice sospetto di unioni illecite e di possibile contagio. Tale poi é l'avve1·sione di razza per certo comunanze fra gl'indigeni e noi, tale l'umiliazione che subisce una donna dai componenti della prop1·ia tr·ibu, so no to. riamenle avesse rapporti con uomini di razza bian ca, che sorpresa anche in flagrante nei suoi commerci clandestini, subisce qualunque pena piuttostochè assoggellarsi alla tutela sanitaria e drsciplinare del governo. D'altt'a parte allarmalo dai casi di sifilide che si presentavano alla mia osservazione anche nell'elemento arabo, mi è sembrato che tale s ituazione divenisse abbastanza pericolosa per la sicurezza igienica della nos tra colonia, tantochè, dopo molte difficoltà iner·enti a questi pt·egmdizi di relig ione e sociali, s i é riusciti a sorvegliare la prostituzione, imitando l'es~mpio degl'Inglesi in Aden, con elementi cioè venuti dalla costa araba o somala e con esclusione a:osolula per le donne europee, ancorché la colonia nostra prendesse uno sviluppo maggiore: e questo in omaggio a un sentimento di dignita e di superiorità di razza su cui è basata tutta la politica con i popoli di razza infel'iore, e che noi vogl iamo dominare o pol'tare a più elevala civillà


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È opinione di vari scrittori che hanno studiato compara-

tivamente la sifilide nelle varie zone te r restri, che nei paesi caldi, e sopratutto nel basso Egitto, non corra con fenomeni di molta gravità. Secondo il racconto di viaggiatori che hanno fatto soggiorno negli altipiani di Abissinia, sembra che in quelle popolazioni si vedano tracce marcatiss~me di sifilide, specialmente di forme terziarie, trovandosi relativamente frequenti le deformità del naso, della faccia, e delle parti molli della bocca. È verissimo che la prostituzione in Abissinia ha uno sviluppo speciale, e che donne di ventura seguono coraggiosamente le carovane nei lunghi viaggi e i corpi d'armata nelle loro guerre sanguinose e nelle loro razzie d'invasione. È pur vero che questa pros tituzione non é minimamente sorvegliata, e quindi può esset·e capace dei più sinistri effelli; ma non bisogna dimenticare che in quelle stesse regioni sono pure endemiche e molto frequenti le forme lebbrose, per cui agli occhi di profani osservatori possono venire confusi e scambiati i fenomeni dell'uno stato morboso con quelli dell'allro, tanto più che la lebbi·a tubercolare della t'accia e la siflìide tubercolare della sle~sa regione portano pressoché a identiche deformità. Quanto alle mie osservazioni debbo dire che la sifilide in questo clima corre con fenomeni abba~tanza miti, specialmente negl'indi· geni. E ciò mi sembra che sia in relazione col modo di svolgersi del virus sifilitico nell'organismo, e con certe sedi di es trinsecazione più facili per l'elemento morboso infettante. Ricordo la maggiore velocità degli scambi organici in ragione del clima, ricordo l'eccezionale funzionalità della pelle, i profusi e continui sudori; e tutto questo mi fa pens are che il periodo d'inquinamento sifilitico debba essere più brever le manifestazioni cutanee più. permanenti e più diffuse. E se è vero che dopo un certo tempo l'attività di questo virus s i estingue, che la manifestazione morbosa rappresenta il mod•} di estrinsecarsi del virus stesso, certo che una causa indireHI;" la quale richiami sulla pelle il lavoro morboso più attivo, tanto più che la pelle è tessuto di predilezione per lo svolgersi della maggior parte dei fenomeni sifiliLici, da un Jato localizzerà il lavorio patologico in un organo di minore 33


OSSJ:o:RVAZIONI MEDICHE

impOI'lanza di fronte ad allr-i o1·g ani più nobili, che conlempul·aneamenle o in seguito potevano e;.;sere allaccati, dall'allro lo stesso lavor io patologico che éllimenta la discras ia potrò in quella g uisa a poco a poco csling ueJ'Si. Del r esto le anticl1e (·.ut·e diuretiche e diafor etiche, C05Ì delle in genet·e cu1·e espoliative, da quale concello lerapeulico erano esse anima le ? « Qua ndo le manifestazioni sifìliliche, sono parole te" Luali de ll' Erichscn , s ono limita te ad affezioni de lla superfi cie dell~;~ cul(:l e delle membran e rnucc•Jse, la malattia può e deve terminat·e da s e s tessa, essendo la mater-ia morui eliminala dalla secrezio ne di questi tessuti: ed è solamente a (ruesto modo che l'alfezione può essel'e s t·adicJ:Jta dall'organis mo •. Gli A1·abi, f1·a i qua li esis te ;;c mpt·e un"inluizio ne fini ssima pel' quello che J•iguarda la consei' vozione d€'1 co1·po, forse come ultimo avanzo di quella remota c iviltà do ve altinse i primi lumi la scienza medica, curan o nella maniera s eguente le manifes tazioni sifìlilich e. Nelle vicinanze di Moka esis te una g rolla sollerra nea dove la lemperatul'a è altis sima o dove e ntrando si pa ssa s ubito ad un completo stato di s ecrezi one sudot•a le, come avviE-ne nella gTolla di 1\·f on· s ummano in Toscana. Il luo~o e in possesso di sacerdo ti i quoli n ell'interesse del loro mestier e si sono falli monopolizzatori dci vantaggi naturali della g 1'0 lla, dando all'e ffetto di quella cura un'appa1·enza tult:affalto t•eligiosa. L'individuo ammalalo e ntra nella grotta, mentre al di fu ol'i si giuoca una .fantasia (cnnti e suoni arabi), doYe è trattenuto per quanto vale la s ua resistenza a quelralta temper atura: all'uscire della gl'otla viene immerso a nudo in un bagno di sabbia, c he è sempre t·is caldala fortemente pet·chè es posta ai ra ~ gi cocenti de l sol('.. L a cui'a s i Pipc.lc per val'i f!io rni, la pelle s i fa sede di abbondanti manifestazioni eruttive, ed il malato t1·ova r ealmente un ell'ettivo benesser e alle sue condizioni morbose, tanlochè la fiducia nella eura della grotta ha vinto qualche volla n e,gli A1·abi qualunque fiducia nell'eiTet.lo dei miei rimedi. Anche dal punto di vis ta dell'uso di certi mezzi curativi, come i pre pof'ali mercut•ia li, non vi può essere un luogo più opportuno di Assab per intraprendere l'uso del mercurio, specialmente col m etodo delle frizioni, in ragione


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delle peculiarità climatologiche per le quali certi pericoli iner e nti a sbilanci di temperatura, azione del freddo umido ed altre cause esterne, che molto influiscono sull'assorbime nto, qua sono del tutto eliminate. Quanto alla sifilide degli Europei, un fallo clinico a me ·occorso mi ha porto occasione ùi pensare, che certi periodi dell'inquinamento sifilitico possono, appunto per il fallo del clima, risenlir'e una malefica influenza. Que~ta circo!:ltanza, secondo me, si verifica quando le prime manife~la zioni si svolgano in quel solito moùo abbastanza veemente in un individuo di debole costituzione e dPpauperaLo nel suo organismo da una lunga permanenza in questi climi. Ricordo in quali poco favorevoli circostanze si compia l'emopoesi nei climi torridi e come l'acclimatazione degli Europei sia nel vero senso della parola impossibile per il fa llo che più o meno presto in grande o in piccola misura la tendenza all'anemia è un fallo inevi· tabile. Ora è appunto alla prima comparsa dei fenomeni sitllitici che l'organismo intiero risponde al comparire nell'econof1?ia animale dell'elemento infettante e l'attacco in special modo al sistema linfatico é così potente, che prima :ancora della comparsa degli esantemi, si risvegliano fenomeni generali di stanchezza, addoloramento, turbamento dell'aspetto individuale, e spesso anche forti r eazioni febrili. Virchow ha parlato appunto in questo primitivo periodo di un cambiamento pr·ofondo nella crasi del sangue che ha chiamato clorosi sifililica ed è propriamente questo s tato discrasico che può qualche volta complicare in modo abbastanza serio lo svolge1·si della malattia. Ero sbarcato in Assab da poche Ol'e, quando fui chiamato per visitare un Italiano certo R. S, il quale er·a in letto da vari giorni con febbre fortissima. Questo individuo abitava in Assab da circa 3 anni ed oltr e non essere di troppo robusta costituzione, anche il suo genere di vita era abba~tanza scorrello e poco ragionevole pe1• questi climi. Trovai difatti che la febbre era altissima (40• ,5), le condizioni generali depresse, la faccia e le muccose pal· lide e &colorale: aveva un esantema diffuso a fùrma papulare con qualche bolla di ectima nelle pareti del ventre: ingorgo alle glandule inguinali e cervicali, e in poche parole presen-


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OSSERVAZIO:'{I MEDICHE

lava tutli i l::iegni di un' infezione sifìlilica abbastanza recente. Le condizioni generali, i polsi piccoli e vuoti e sopra lutto le azioni molto fiacche del cuore m'imposero ser·iamente: per abbattere la temperatura e in omaggio a un fallo clinico locale, che qualunque febbl'e in queste latitudini può avere in causa, e come coefficiente, un pò di elemento miasmalicot pre<>crissi del chinino nel cognac; detti per bevanda del the freddo ·ed ordinai una dieta corroborante per quanto lo permettevano le condizioni febrili. ::-.Ton ebbi con tali fenomeni genera:i il cot'a~gio d'intraprendere la cura mer<:UJ'iale ed as pettai una settimana, quanrlo cioè i lenomeni febrili furono scomparsi. All"ottava frizione le condizioni dell'ammalato erano grandemente migliorate., e dopo un mese e in seguito a ll'amministrazione del proloioduro di mercurio l'esante ma e ra del Lutto scomparso. Fece quindi una cura tonico ricostituente e nella scor sa primavera fu sottoposto a una lun ga ammin istrazione di ioduro di potassio: intanto nessun fenomeno locale si é più manifestato e la nutrizio nesi è falla di nuovo abbastanza fiorente. È opinione di vat'ii medici, fra i quali anche del Nielly esposta da lui a modo di corollario nel suo recente trattato sulla patologia esotica, che la sifilide contratta dagli europei nei climi torridi ha spesso un carattere di g ravilà fo1·se per il fallo che essi oontraggono la sifìlide del xv secolo non modificata dalla cura mercuriale e a ggravata dal trasporto da una razza all'allro. È puro s ua opinione che le sil'ìlidi

europee trovino nei climi torridi condizioni molto più favorevoli alle g uarigioni. Credo vero il secondo asserto, e ritengo che un individuo affetto da una vecchia sitlliJe potrebbe con vanta~gio sperimentare il clima di Assab, come lo potrebbero eziandio i ti1alati di certi reumatis mi articolari cronici, a patto che le sierose viscerali e il sistema vasale sieno integri, come pure certi malati di nevralgie ostinate di natura periferica, quali certe forme d' ischiade. Quanto alla prima asse1·zione, non posso permellermi di entrare nell' intricato argomento stor ico sulla genesi della sifilirte, e ricercare se la s ifilide degli Arabi e degli altipiani Abissinici sia quella del xv secolo, sia il male francese o


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il male napoletano, sventuratamente per quei popoli scambiato coi prodotti delle loro carovane alla costa, o nell' intet•no: per quanto poco possa argomentare per or a dai fatti di sifilide presa in queste re~ioni e da ma osset•vati, salvo il caso da me ora descrillo dove i fenomeni generali minacciarono da vicino la vita dell'infermo, gli altri casi da me avuti in cura sono stati mollo miti, hanno risentito in un modo mel'aviglioso i buoni effetti della cura specifica e sto ancora aspettando da vari mesi che altt·e manifestazioni si presentino a dimostrarmi il grado di attivita del virus infetlante.

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Non posso lasciare questo soggetto senza rammentare un caso gravissimo di pt•obabile sifiloma del cervello, che osservai circa tr·e mesi indietro in un giovanotto arabo di 22 anni certo Alxlallah, che in questo momento perfettamente ristabilito lt·ovasi in Italia come servo del dankalo Abdelraman in compa~nia del conte Antonelli. Fui chiamalo per Abdallah preso, come mi fu dello, da un accidente e con vera espressione at·aba pre~a dal diavolo la metà del suo corpo: lo trovai nella sua capanna supino nell'angareb (letto) e piangente per la sventura che gli era incorsa. Aveva piena intelligenza, paralisi completa di molo (emiplegia) di tutto il la lo sinistro, semi paralisi di senso allo stesso lato, impossibilità nell'articolazione della parola, difficoltà grande nella deglutizione anche della saliva. Non potendo egli parlare, mi fu impossibile di rintracciar·e se prima della comparsa di tali sintomi ayesse avuto fenomeni diffusi riferibili a eccitazione encefalica generale in ragione di un lavoro mor·boso locale di cui era certa l'esistenza per il f.llto clinico della paralisi. Temperatura normale, polso pieno, abbastanza lento, n0n vomito, nè fenomeni convulsivi anche prima dell'accesso per quanto deponevano i suoi compagni. .Col solo dalo di sede di una paralisi col:'i completa, con abolizione pure della parola, rispondendo tali sintomi a una lesione di focolaio nell'encefalo, :;,enza che io descriva minutamente la via da me tenuta per· f&rmi un'ipotesi diagnostica per quanto era possibile più vicina al vero, dirò che mi pareva subito di attenermi all'idea di un tumore cerebrale o di focolaio apoplettico. Quanto alla diagnosi topo-


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OSSERVAZIONI MEDICHE

grafica pensai che l'esame ulteriore dell'ammalalo m'avrebbe fornilo altri criter·i per aiutarmi a slabilirla. Intanto allo scopo di combatter·e subito una flussione congestiva, che facesse seguito alla presenza della lesione circoscritta, essendo l'individuo ~iovane ed abbastanza robusto, e cominciando già a dolersi di una forte cefalea, feci un abbonda n· tis~imo salasso e dopo un'ora circa dall'emissione sanguigna potè il malato articolare a fatica la parola katarkairah, che in ar·abo significa grazie. Ordinai sulla lesla compresse fr·edde ed il malato per obbedirmi meglio, avendo mollissima capigliatura·, si fece passare il rasoio sul capo: contemporaneamente, · allo scopo di avere una revulsione intestinale, ùeUi a varie riprese delle carline di calomelanos e diagridio. Restava a me sempre la solita incertezza per la diagnosi di natura e di seùe della lesione: intanto esaminando attentamente il corpo, trovai le glandule inguinali superficiali grosse, dure e nodose, come pure ingorgato era il ganglio linfatico epitroclea.re: d'altra parte il cuore, il sistema dei grossi vasi erano inleg r•i, e alle mie domande sulle condizioni anlel'iori della sua solulc occonnava di non aver soflcl'to dislur·bo di sorta. Impressionato delle condizioni delle glandule li n fatiche ing uinali, feci altre ricerche e potei comprendere che qualche anno prima ebbe una graffiutura al pene con macchie e bolle sul eorpo e sulla testa : che da un anno rwn aveva più veduto nulla, che non aveva mai praticata alcuna cur·a, neppur quella della gTolt.a di Moka e che ora slava benissimo. Esclusa la possibilità mollo piu remota di altri stati morbosi, mi attenni al concetto piu probabile di una gomma sifilitica, sperando una conferma al diagnostico dal criterio curativo. Quanto alla diagnosi topografìca, considerando· che l'ideazione e1·a normale, che la par·alisi e1·a completa di moto mentre solo si aveva paresi di senso, e sopratutlo che l'afasia era cel'lamente per difetto di trasmissione, pensni che la lesione potesse essere localizzata nel corpo striato: ma em ello questa opinione diagnostica come una possibilità , giacché la diagnosi di sede delle lesioni cerebrali richiede troppo lun ~o studio e tr·oppo accurati esami perch'io da solo potessi acquistarne una persuasione assoluta. Intanto al mattino seg uente

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cominciai le frizioni mercUI·iali dal poi paccio con metodo ascendente, ed i fenomeni n;orbosi si miligar·ono in un modo meravigl ioso, come un'altra volla per caso identico ebbi luogo di osservare nella Clinica medica di Fir·enze allora dirella dal compianto prof. Carlo Ghinozzi.- L'uso della parola fu il primo a r eintegrarsi, e quindi l'm·to superiore: l a gamba rimase quasi per un mese semiparalitica, ma dopo forte uso di ioJuro di potassio e di frizi oni eccitanti anche quell'arto si é r eso alla completa funzionalità ed il ma lato ha potuto par·tir·e per l 'llalta nel mese di marzo ultimo. Dopo un tale ri sultato mi sembra che r ipotesi diagnosti ca più r azionale sl.rl1a nalur·a del tumor e fosse che l'emiplegia teneva a un sifilomn ; ed il fallo, che per buona fortuna non è l'autopsia che può r·i sol-

vere il dubbio diag:10slico, couforla sempre più nell'idea di un11. l esione d'indole .;ifilitica, giacchè a tal proposito esistono in medicina certi assiomi desunti dalla clinica oss~rvaz i on e , che più o meno esa tti, fanno però sempr·e una grande impressione e debbono essere tenuti in gran conto : L es tumeurs syphil iiiq ues exceptees, la mort est ·la termi n.aù~on con.stan.te de la maladie. (S. JAccouo, Tra iié de Patholortie interne). T ralascio di parlare delle forme d'infezione venerea semplice, di cui ho avuto vari casi, ma senza gravita nè complicanze speciali, e senzaché presenta!;Sero fenomeni diversi da quelli che si osser'v1mo comunemente da n oi. Quanto a malattie di natur·~:~ infeziosa, godo di poter dire, che l' unica infezione che ho dovuto combattere ed anche i n piccola scala è stata la malari ca. Per quanto nella scor!'a estate noi ci t1·ovassi mo nel mezzo a una via commerciale i cui estremi erano invasi da deplorevoli epidemie coleriche, la nostra piccola colonia è rima sta completamente illesa . È vero che la distanza da quei focolai d'infezione era mollo , e che le vie più facili di tr·asmissibilrtà essendo marittime, i nostri rappor ti commerciali sono così limita li da considerarci quasi in una condizione d'isolamento: ma qualche sintomo colerico si et•a manife:;l ato pure in H odeyda e Gedda sulla costa araba e al nor·d di Ma ss~:~ wa , luoghi di dove spesso provengono qua dei sarnbuki, specialmente col mon sone di

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OSSERVAZIO'Nl MEDICHE

estate, lanlochè in quel tempo la noslr·a sorveglianza sulla costa si er·a fallfi più alLiva per quanto poteva per·metlerlo il personale di guardie sanilar·ie di cui disponiamo. Quello però che costituisce un fallo moll'> impor·tanle si è , che nello spazio di un armo i11lie:ro nè la popolazione di ter·ra, la quale fra europei e i ndrgeni ascende a 4 o 500 per sone, n è l'equi paggio deJla nave stazionaria ba offer•to un solo caso d' i11fezi ono tifi ca. La presenza o la mancanza d'affezioni tifoirlce può con molla ra gionevolezza esprimer e l'indice i gienico di una. citta, giacchè il veleno tifì co si forma colJl'uomù, é per cosi dir·e il veleno domestico, che nelle abitazioni , nelle caserme, nei bastimenti o nasce o prol ifica e trova anzi la sua ma g~iore ra gione di esistere nel maggiore afllusso di abitaLori. Un paese nuovo che sot·ge deve a pri01·i sino ad un certo punto, sapere escl udere la g<>nesi loc:nle di questo el emento morboso, e tanto più oggi in cui ne sono state così giustamente rintracciate l e ori gini, per cui l'i giene edilizia può prevenil'ne le più potenti causalil.à. L e condlizioni topografìche in · cui giace la nostra colonia, il modo lento di progr edire delle abitazioni per il poco nllm ero di abilaLori, la snlubt•ita delle acque potabili, il gr·ande aereamenlo delle case, il nessuno accumulo di persone, la peri odicila e l a CO\;tanza dei \'enti , le abitudini tanto pri mitive e salutari dep-li indigeni erano falli che facevano ritenere a priori, che difficilmente f'i doveva osservare in Assab un tal g-enero d'infermità: or·a il fatto confer·ma la previsione, ed inç!iunge l'obbligo al governo di seguire un piano edilizio informato alle leggi più ~crup ol ose d'igiene, qua specialmente dove tutto é òa cr eare, dov e lo sp<nio non e ciecosct•ilw. e. dove l e condizioni geoi(Jgiclte e cosmiche si prestano favorevolmente all'uopo. Pol e"a r·imancr c il dubbio l'<UIIo innocuità delle aequo, sapendo che sono u11 Yeicolo tanLo comun e di germi rnl'ettivi e che hn11110 mer·i toto tanto s tudio in lnf!hi lterra per fìs~ar·e l 'eziolot!ia del tifo e altr·eUa11to in Cl 1ina per la gt' nesi della dissenter ia. I n qu est' ulti mo paese, ossia n l'i ~u oi piÙ! vasti empori commer ciali, è somma imprudenza il bevel'e un'acqua che rreven tivamente non sia stata bollita: a Slrangai gene-

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ralmente si bolle pt·ima e poi si fillra, giacchè l'acqua del Wusung viene cosi carica d'impurità, che .visitando certi paesi dell'interno lambiti dalle sorgenti di questo fiume e conoscendo l'immondizia abituale di quei popoli, non si be· vcrebbe quell'acqua ancot·ché corresse per miglia e miglia. In Affrica invece, e specialmente in questa zona, le acque sorgive sono pericolose, perché pt·ovengono con vie sollerl'anee da filtrazioni di acque palustri, da stagni e da laghi ove muoiono e si putrefanno una quantità di vegetali e restano fJUindi causa potente d'infezione miasmatica. Le acque vicino all'Aussa godono di questo triste privilegio, di cui la carovana del conte Anlonelli ebbe pur troppo la prova . Restava dunque questo dubbio dA togliere e constatare la salubri la delle acque di Assab. ·Non parlo per ora per noi Italiani, ~iacchè il govemo ha impiantato un distillatore e lutti abbiamo un' ahbondante razione giornaliera di acqua rlistillata: ma la massa degl'indige·ni e tulli i nostt•i se1•vi di -casa bevono l'acqua dei pozzi, e mai ho constatato alcun distUJ•bo che fosse riferibile a quell'uso. Noi stessi por quasi due mesi abbiamo bevuto l'acqua di un pozzo, che alimenta l'orto del!a colonia, e che io vidi scavare nel 1881 per ordine di S. A. R. il duca di Genova quando con la corvetta Veltor Pisani locammo Assab rientt•ando in Italia : l'acqua é un poco ges~ata , ed ha un sapore leggermente dolciastro, ma a nessuno d(!Jia colonia ha recato il minimo disl<.~t'bo. Ce1•Li -dunque di queslo eminente fattMe di salubrità, è dover no· stro di o1·ientare talmente le abitazioni, le fogna relative. e i condotti di spurgo da non contaminare mai per filll'azioni queste sorgenti che ora sono innocue, per non ct·eare da noi stessi cause nuove d'infermità. Per l'infezione di nalm·a miasmatica non corrono però in Assab le sles!';e buone condizion i come pet• l'altra forma · sopradescritta. Di tutti i processi febbrili c!Je 110 avuto luogo di osservare, olll'e quelli che avevano indubbiamente il ca· raltere di malat•ici, anche gli altl"i, dovuti a cause comuni r eumatizzanli, assumevano quasi subito una fisonomia locule, .a ccentuandosi l' inlermittenza, la periodicila dell'accesso, e -scomparendo coll'uso di prepnrati di china. Queste piressie


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OSSERVAZIONI ~!EDICilE

non rifer ibili ad alcuna ma nifestazione locttle appt~renle, eche quasi subito dopo il loro insor gere assumevano il tipo dell'intermitlenza, ho potuto osservarle più specialment.e du· ranle il cambiam ento di monsone , nel passaggio cioè dal vento di nord a q uello di s ud-est. Sebbene durante quel pÙiodo la tempel·atul'a s i abbassi, aumenta però l'umidità, le maree sono più alle ed alcuni punti della spiaggia rimangono dopo il grosso mare coperti di alg he, le quali con la massima facilità si putrefanno e cagionano cattive emanazioni. Anzi è stato in me cosi polente il timore che da tali prodotti ùi decompos izione vegetale potesser·o insorgere ragioni d' infermita, che ho consiglialo al regio commissario di o1•dinar·e che fossero as portale a mano a mano éhe si formavano e dis trutte col fuoco in un luogo sollovento alle nostre abitazioni. P et• fortuna c he tulli g li e le m e nti nalut•ali alli alla

produzione della malaria sono in Assab in proporzioni lievissime: tali le acque meteor·iche , sebbene in quest'anno ecce· zionalmente si è avuta varie volte ltL.p,ioggia per temporari cambiamenti di vento , che g irava i.~ laritan eamente da sudest a r:ord: il suolo è ancor a vergine da notevoli la vori di scasso e di fog nature, giacchè poçhe sono le costruzioni da fars i e le livellazioni per il piano stradale non sono per anco cominciate: i punti di spiaggia a fondo basso ed algoso sono in piccola proporzione di fronte all'ampiezza dello baia; del res to son certo cbe l'infezione malàrica potrebbe qui a ssumere proporzioni nolevoli ..J>O cnn si scat'SQ..-numcro eli elementi causali ha potuto d&f'rrri un con tingente di ammalali abbasta nza serio, di fronte a-l-tmmero degli allt'i morbi. Fra le varie febbri miasmaliche da me osser·vale, alcune hanno assunto il carattere di vera perniciosi tu, eù una in pochi accessi ha port.nto a morte il malato. Di queste fo1·me g ravi, solo una può ritenersi da infezione presa localmente, le altre si sono manifeslale in individui pt·oven ienli da Moka, dove il miasma palustre si rivela in certi mesi dell'anno in maniera epide mica e pochi individui , anche de l luogo, ne vanno esenti. Nel ,g~ ese ùi g iug no scorso venne dall'Italia/ in Assab il s ig nor G ..... gio vane di aspetto robus to e co n apparenze di

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buona salute. P erò qualche anno avanti aveva sofferto in I lalia di febbri malariche, pr·ese se non erro a Roma, tantochè porl>iva ancora un leggero ingrossamento del fegato. Tr·oppo fidente nelle proprie forze organiche, fece fin da principio una vita assai strapazzata, passò sulle sponde del mare molte ore della nolte alla caccia della iena, e il giorno dopo si ammalò con febbre, che a primo aspello sembrava di natura reumatica, perché accompagna l~ da qualche dolore pleurodinico,. e ar·ticolare e dà un leggero catarro di br·onchi. Al secondo o terzo giorno si accentuò nella febbre una remissione quasi . Lotale alla sera, mentre nelle prime ore del maltino compariva un vero accesso d'ingruenza febbrile con un lungo periodo di freddo, con fortissima cefalalgìa, e la ci(ra termica si alzava spesso a 40" e 40• ,:'l. I n poche parole la febbre assunse il carattere quotidiano, i fenomeni di catarro bronchiale sparirono, ma insorsero invece altri sintomi abbastanza imponenti e per una tendenza adinamica che mollo si accentuava, e per una notevole depressione nelle azioni del cuore. Con nessun sintomo che accennasse a complicanze cerebrali, i tuoni del cuore erano fiacchi, il ritmo delle pulsazioni irregolare, il polso poi lentissimo, giacché, anche nel momento della maggiore elevazione termica, rat•e volle le pulsazioni arrivavano a 55 o 60 al minuto. Aveva di sovente dei lunghi deliquii a i quali veniva sottratto a fatica con revulsivi cutanei e con eccitanti diffusivi per uso interno. In · tanto la temperatura atmosferica era altiss~rna, giacché il termometro Hll'ombra segnava nelle ol'e meridiane 40•, il caldo et·a veramente soffocante, e benché l'ammalato fosse tenuto in una grande camera benissimo aereata, pur non. ostante nelle or·e di maggior caldo, che coincidevano per l'appunto con la massima elevazione febrile, il respiro si faCfwa difficile fino ad avere anche degli accessi asmatici. Questo attacco cosi potente all'innervazione car·diaca, ql!e!òi.a tendenza adinamica che in modo tanto insistente si accentuava, m'imposero moltissimo di fronte all'altra circostanza di temperature febbrili così elevate e temei grandemente e più volte che le azioni del cuore facessero del tult.o difetto e che l'ammalato morisse per s incope.


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Quei' li medesimi appt·czzan1enti prognostiri erano condi visi dal mio collega Raguzzi, medico di bordo della Cannoniera " Cariddi » al cui consiglio ricm•si più volte durante lo svolget•s i di questa infermità. Sostenni allora per f1uanto mi fu pos~ibi le le forze e con gli alcoolici e con molte decozioni di the che amministravo a ft•eddo, con il solfato di chinina cercando di combattere il processo febbrile. Giustifico una met·aviglia che potrebbe giustamente insorgere nell'animo di chi legge queste mie pagine, di non sentire cioè in nes· ~una parte rammentato l'uso terapeutico del ghiaccio, di fronte a certe indicazioni cosi Jegillime che lo richiedevano. La colpa non è mia, chè al momento in cui partii d'Italia per questa missione ef:'posi caldamente l'assoluta necessità di una macchina a ghiaccio ed ebbi per risposta che l'avl'ei già tt·ovata al mio nrrivo in Assab. Giunsi qua e non vi era : og-g-i é passato un anno senza che la macchina sia partita dalla fabbt•ica, e nel seguito del mio lavoro avrò occasione di dimostrare ancora più chiaramente quanto abbia dovuto deplorare una tale mancanza. Ritornando alla mia narrazione dopo una quindicina di g iorni il malato et•a apit·etlico, ma le condizioni genet•ali si mantenevano sempre depresse, la cpasi sanguigna aveva risentito potentemen te gli efletti del pt•ocesso febrile, le palpebre erano un poco edematose, all'ascoltazione si avevA un soffio dolce nella sede dell'o!'ificio aortico, insomma venivano in scena lutti i fenomeni della

ver·a c propria a nemia. Assicuratomi per tre o quatlt•o g iot·ni che l'accesso feb~ll'ile et·a troncato, consigliai a quel signot'e con argomenti mollo positivi l'immediato ritorno in llalia , ginechè ritenevo pel' fel'lno che o il progresso dell'anemia o, peggio il rilo t·no di un altr·o accesso, polt:va essere alla sua vita fatale.- Ebbi pul'e due casi di febbre malal'ica complicati da perniciosità per predominanza di sintomi cer•ebt•ali: pet·ò queste forme gravissi me, che accennano in parte a molla potenza d'infezione in pat·le a condizioni intrinsache dell'organismo di chi ne é affetto, non sono del lutto riferìbiti per· elemento di causalità a l nostro paese, g iacché ambedue gl'individui pr·ovenivano da Moka dove avevano presa l'infezione. Il primo caso fu nel mese di novembre: era una

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donna araba (di nome Aiscia t·) di 22 anni, che veniva da sopra Moka pet• raggi ungere in Assab s uo marito, g uardia indigena della colonia. Giunse qua in condizioni tris tiss ime : il lungo viaggio con nessuna comodità, la poca e non buona nutrizione, il depe- · rimento organico per un allattamento che protrasse più di quello che le sue fot·ze lo permettesser o, di piu le febbt·i di malaria prese a Moka, tutta ques ta serie di sinistre circostanze l'avevano assolutamente ridotta all'anemia. Pochi gior·ni dopo il suo arrivo la febbre che era quotidiana, di breve durala e abbastanza mite, ma che solo fu combattuta · con talismani e con applicazione ùi ver setti del Co r·ano al

collo e alla tes ta, si fece ad un un tr·allo violentissi ma, con vaghi distur bi d'innervazione cerebrale, tantochè s i risolver ono a chiamarmi . Trovai la temperatura 40",7, le condizioni generali nel modo . sopra indicato, dolenti e ingor gati il fegato e la milza, tantochè coi dati anamnestici a me forniti dal suo marito potei · immediatamente assicurarmi sul diagnostico. Le pupille erano dilatate, l'occhio vitreo, lo sguardo maniaco. Era in com- · pleto deli rio di cui non m'era dato comprendere che la parte mimica: era un delirio declamatario, severo, la donna faceva continui sforzi per sedere sul lello e si esaltava piangendo . e declamando i versetti del Corano. Il caso non ammetteva indugio e la mia cura, diretta principalmente a combattere lo stato febbl•ile, non perdè di vis ta i fenomeni cerebrali i i quali probabilmente er~:~no in relazione coll'anemia dell'organo. Non potei vincere in principio la ripugnanza agli alcoolici non per lei, che non li avrebbe compresi, ma per la famiglia · stre ttamente osservatrice dei precetti del Corano. Usai g randemente il the e il caffè, che sono molto nelle abitudini di vita di questi popoli. Riuscii poi a mascherare il cognac in . unfi satura decozione di china in cui er a pure sciolto il solfato di chinina, e cosi la febbre al quinto giorno cedè del tutto. Feci poi per molto tempo una cura tonica e r icostituente e lasciai abbastanza bene l'ammalala, senza che in seguito abbia potuto constatare a che punto era tornata la sua nutrizione, .


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giacchè, appena terminata la convalescenza. si richiuse nel velo che la nasconde alla vista dei profani tornando a vivet•e isolata e prigioniera della famiglia . L'altra forma di perniciosa fu da me osservata in un giovanotto somalo proveniente da ·Moka nP.IIO scorso mese di marzo. Arrivò in A!>sab con un Sambuko essendo affetto da accessi feorili quotidiani: non fece olcuna cura, aspettando una miglioria dal cambiamento di sede ; ehil&va solo in uno capanna mal riparata, quando una mattina i suoi compagni lo trovar·ono che non pal'lava più. Allor·a fui chiamato per visi tarlo; mi dissero la provenienza, aggiungendo che ogni sera qualcuno dei suoi amici .gli dava delle coperte· per ripar•at•lo da un forte ar.cesso di freddo. Tro,·ai il malato con una temper·atura di ollr·e 40', con la milza molto rigonfiata e con perdita assoluta di conoscenza essendo in un vero stato di coma. Applicai dei "revulsivi cutanei allo scopo di riallivare le funzioni cerebrali, dando subito una polente dose di solfato di chinina. La sera la temperatura era 38".5 e il malato potè rispondet·e alle interrogazioni chP. io gli faceva per mezzo del mio interpetre. •Diceva tranquillamente che si preparava a morire e dava ordine perché fosset•o 'consegnali alcuni suoi effetti a dei pa1'enli lontani. Prescrissi c.lcg!i eccitanti e un'altra dose di ch inino da prendersi quando il coPpo era in piena traspirazione; ma nella notte soprnggiunse veementissimo un altro accesso e al mattino quell'ammalalo era morto. Anche un'111lra provenienza ua Moka ba mancnlo poco di · -essere fatale per un italiano, andato in quella città per pian, tare una casa di commercio in corrispondenza con Assab. ·Debbo peraltro p remettere, che le condizioni organiche di -quel signore erano tali, che sP- lo avessi osservato in Italia pr·ima della sua partenza lo a vrei cet·tamente sconsigliato dal r ecat·si in questi climi. Di temperamento linfatico, con -abito di corpo gr·acilissimo, con poca sanguifìcazione e naturalmente abbastanza den utrito è venuto in Assab dove questo insieme di altitudini morbose si sono rese sempre più appariscenti da aver bisogno di cominciare una cura tonico :fe1·ruginosa pee porre un argine a quei sintomi vaghi di insuf-ficiente sanguiflcozione che s i sarebbero presto tradotti in


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un ve t'O s tato morboso. l n tali fi siche condizioni andò pet· i s uoi commerci in Moka, e come era natul'ale, non corset•o .molli giorni che fu assalito da febbri da lui supposte di ol'igine gastrica e come tali curale. Ma visto che le febbri insiste-vano, ne sospese gli accessi prendendo delle dosi di solfato di chinina, che aveva seco, e p•·ofittando di una calma nel1'ingrue nza febril e, pensò bene .di tornare in Assab. Si compt•ende a qual punto le s ue condizioni dov8vano essere peggiorate: s telle qua alcuni g10rni abbastanza soddisfatto di non aver più la febbre, ma senza intraprendere nessuna cura alla a riparat·e gli effetti di quella breve malattia, che per le condizion i specia li della sua fi sica coslitu'Zione non erano da trascurars i. Difalli dopo non molli giorni ebbe un fot•li ssimo accesso con un periodo di freddo mollo prolungato e con gravi fenomeni di dept•essione gener ale. Fu solo allora che mi fece chiamat·e e trovai la temperatu1·a a scellare 4t•, il polso frequenti ssimo e quasi vuoto, le facoltà cerebrali integ t•e: vi er ano poi dei segni di leggero catarro -gast!'ico èon una colorazione subitterica della congiuntiva oculat·e, e contemporaneam ente il fegato era ingrossa to e doleva alla pressionB. Ebbi allot·a il sospetto che potesse nascere qualche complicanza nelle funzioni di quel viscere, ciò ch e in questi climi costituisce un• sintomo mollo grave di perniciosità . rn vis ta anche di quello s tato calat'rale dello stomaco, ma sopralutlo allo :::copo di r ender e più libero il ·cor·so della vena porta, prima di somministrare il chinino mi decisi per un pur gativo oleoso, e verso sera , dopo che il purgante aveva già oLtenulo un buon'effelt•), gli feci prendere una forte dose di solfato di chinina. E questo ripetei nei giorni seguenti fin o alla completa scomparsa della pi· r essia, dando giornalmente per bevanòa una soluzione di ·bic.al'bonalo di soda e agendo con revulsivi sulla r egione ·epntica. Anr.he il colore s ubitterico s.;omparve, e sottoposto in seguito a un r egime tonico ricostituente, ora le s ue con· ·dizioni generali sono alquanto migliorate. Pe rò in tale stato ·fi s ico e dopo le lesioni morbose a c ui è andato inccntl'o sa· -rebbe per lui assolutamente imprudente ~'affrontare in Assab aa futura sta gione estiva, giacché ripeto anche una volta che


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non è in questi climi dove, o deboli o malati, si possa speraee di rinforzarsi o di star meglio. Per quanto in un paese come questo la facilità a recidivare negli accessi febrili siasi mani festa la indubbiamente per chi altra volta ed anche in un periodo lontano fu affetto da miasma palustre, debbo però ricordare un caso di cachessia palustre assai grave, che col sogf!iorno .<li tre mesi in Assab dut·ante l'inverno trovò un notevole miglioramento. Il s ignor B. lombardo, giovane di aspetto robusto e di buona salute, prese ri peLutamente le febbri a Zanzibnr e rechlivò con forma anche più grave d'infezione malarica nell'isola di Maurizio. Nella geografia m edica della malaria ambedue quelle r egioni dell'Aft•ica meridionale tengono la ben triste fama di paesi dove le infezioni miasmaliebe sono le più perniciose e ostinate. Questo signore dovè alla fine abbandonare quei luoghi per recorsi a Massawa, dove però le sue condizioni di salute non trovarono alcun sollievo. Giunse qua nel novembre scorso con i sintomi i più marcati di una cachessia palustre. Colore della faccia giallo terreo, edema delle palpebre s-pecialmente al mattino, edema pronunziate delle estremità infel'iori per il quale non poteva più tenere nessuna delle sue abituali cab:ature: respiro affannoso al piu piccolo sfo1·zo, facile affaticamento generale, tremore delle membra specialmente degli arti superiori : macchie melanotiche caratteristiche nella congiun tiva palpebrale e nella muccosa delle labbra: ventre pronunziato per volume maggiore del fegato e della milza, senza però alcuna raccolta idropica in cavità: soffio dolce mollo prolungato al primo tempo nella sede della valvula milrale. La storia anamnestica sul ~enere di febbri soffer·le, la provenienza e i sintomi caratteristici che presenbtva ne fecero mollo chiaro il diagnostico. Amministrai qualche diuretico e lo sottoposi subito a una cura progressiva arsenicale col liquore di Fowler, mentre come genere di vita prescrissi una dieta ricostituente, uso di vino generoso, e allernatrvamente·coi preparati arsenicali dei sali di ferro. Gli edemi per i p1·imi scomparvero, le forzP. !:li sollevarono, il soffio alla milraiA si fer.e più breve e meno sentito, insomma le sue condizioni generali migliorarono rapidamente e con tale stabilità, che potè prendere


529 parte con me a qualche gita nell'interno abbastanza lunga e faticosa. Il tl'emore' delle membra e le macchie mel~mo­ tiche sussistono ancora ; e per quanto abbia osservato un cambiamento tanto rimarchevole nelle sue condizioni fisiche, pur non os~nte non cesso da correggere la sua lusinga eli e:;sere ormai al sicuro da qualunque ricaduta e lo esorto a partire alla fine della primavera per 1.tna stazione termale d'llslia. Fra le malattie d'infezione generale ho osservato due casi di scorbuto, uno dei quali molto grave in uno schiavo Galla che navigava come marinaro in un Sambuko arabo per la pesca del pesce cane. Il genere di vita, la qualit.a dei cibi, le privazioni a cui é andato incontro cotesto inclividuo spiegavano ll·oppo bene la genesi di quella infermità. I fenoSULLA BAJA DI ASSA.B

meni più salienti erano; fra i disturbi locali , le ulcerazioni

fetide delle gengive e del palato molle; e fra i sintomi generali, gli edemi, gli addoloramenti delle membra, le condizioni del centro circolatorio, e le facili emorragie che si avevano dal naso e dalla bocca. Feci una cura locale disinfettante, cauterizzando anche con soluzioni di nitrato d'argento il fondo di quelle ulceri: amministrai continuamente bevande subttcide e intesi con mezzi tonici ricostituenti a correggere la crasi del sangue, tantoché dopo due mesi tornò al s uo Sambuko per cominciare certamente la vita di prima e correre chi sa quali dure sorti. Come prive di qualunque carattere speciale tralascio di descrivere molle altre infermità di natura reumatica o gastrica, e solo ricordo come dato statistico sulla mortalità avuta in Assab, che all'arrivo della Carovana Antonelli, dopo poche ore morirono due Abissini che con uno sforzo supremo della loro volontà e per la speciale amorevolezza dei compagni rius.~irono a poter esser certi di deporr·e le loro ossa in un terreno amico, unico conforto che a quella gente rende meno dolorosa la morte. Uno di essi aveva una febbr·e di riassorbimento purulento per ascesso della coscia in seguito a una ferita d'arme a fuoco con lesione del femore, avuLa accidentalmente in viaggiò circa due mesi prima. L'altr() era una vittima dell'infezione malarica della vallata di Aussa. 34


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OSSERVAZIONI MEDICHE

Prima p erò di lasciare le malallie metl iche ed entrar e ne l campo delle lesioni chirurgiche, dove più che altro si é ag~i1·ata la mia pratica professionale, e dove s pero potere espOl'J'e considerazioni mollo inter.!ssanli per l'andamento benigno elle in questo clima tengono tali lesioni e per la particolare resistenza organica che gl'indigeui dimostrano contro i più fo1·ti traumi, parler ò di una nev1'os i abbastanza comple~sa che ebbi luogo di osser·val'e in uno schiavo S udanese, marinaro in un Sambuko urabo l'vii venne portato quest'individuo di statura elevala, con sviluppo pr·edominanle del sistema muscola r·e e di vere appa!'enze atletiche, in piena salute e in perfetta condizione delle sue facolla intellettuali. Secondo i pregiutliz.i soliti fra <Juesle popolazioni mi dissero che ogni tanto il rliavolo gli pPendeva la partedrilla del corpo di cui non era più il padrone, spiegazione comunissima di molli malanni e specialmente di ogni genere di lesioni neevose, pe1·cui ogni cura é volta allo scopo di cacciare dal corpo lo spirito ca lti vo e di calmarne l'animo irato con preghiere, con fantasie, balli, uccisione di pecore e di montoni, lauti banchetti della fami glia e degli amici, mentre il povero ammalato in un'atmosfera d'incensi e fra il rumore dei tamburi e dei cembali passa molle volle all'altra vita. La manifestazione morbosa del mio convulsionario e1·a la seguente: bastava di:H'e al malato un Of'f!8tlo qualun<J ue come una penna, una chiave, un coltello nella mano s inistra, perchè immediatamente cominciasse un tetano dei flessori delle dita, poi un'agitazione convulsiva del braccio, che con for·za cel'Cava di lanciar via \' o~gello l'imas lo str etto n ella p1·essione della mano: le masse muscolari si delinel\vano con contrazioni spasmodiche,

i muscoli del tronco e del collo del medesimo lato entravano essi pure in contrazione spasmodica, con una serie di movimenti atassici e indeterminati. Nella pienezza Mll' accesso l'ammalalo pt•endeva un aspetto cosl sll'ano e spavenlevole, -che i suoi compa~ni cercavano di abbandonarlo per la paura, e non volevano mai che per il mio studio provocassi l'ac<:%so. Tolto quel corpo dalla mano, tullo r itornava alle condi-


SULI;A BAJA DI ASSAB

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zioni normali. Poco potei raccogliere su i dati anamnestici di quell'individuo: venuto schiavo alla costa dal centro dell'Africa, faceva ora il pescatore di pescecane e qualche volta di madreperla, ma poco potevano valersi di lui in ragione ·di questo disturbo che gli era comparso da v·ari mesi, e gli impediva ogni lavoro. Esaminando attentamente la regione spinale, tr-ovai vari punti dolorosi alla pressione, e specialmente al di sotto della ~etlima vertebra cervicale: l'eccitabilita riflesso era aumen!J.lta e alcune volte faceva delle scosse p1·emendo solo con un dito lungo la colonna verlebrale. Questi fenomeni relativi a un'esagerazione della potenza eccitomotrice spinale, che veniva in giuoco per un'eccitazione cosi debole o meglio nel lavoro di esecuzione di un movimento volontario, mi fecero pensare a una forma particolare di chorea: ma durante- il tempo in cui il malato fu solto la mia osservazione non si manifestò nulla che accennasse a quell'andamento progressivo che si ha nella chorea, dove prima si comincia con la sola esagerazione di un movimento voluto, ma presto poi l'eccitabilità dell'apparecchio ~pinale motore entra in giuoco spontaneamente senza eccitazione volontaria o di altra natura che determini l'impulso del movimento. Il mio ammalato spontaneamente non entJ·ava mai in convul~ionc: bastava solo che il midollo spinale fosse chiamato a coordinare i delicati movimenti di pr~nsione per i muscoli della mano destra, perché l'accesso convulsivo si determinasse. In vista di tale considerazione mi è sembrato di dover ritenere l'insieme di quei fenomeni morbosi più vicino al tipo clinico della neor·osi degli serioani ossia alle cosi dette disehinesie professionali, dove però la zona di ipercineei dP;l midollo fosso più vasta e cosi rendesse conto di molli altri gruppi muscolari che nel colmo dell'accesso venivano in giuoco. L'idea che una condizione tlus~ionaria potesse rappresentare l'alterazione del miàollo, convalidaLa dal fallo che lungo il decorso della spina, e specialmente al rigonfiamento cervicale, la dolorabililà era mal/:giore, mi fece pensare alle cauterizzazioni trascorrenti spinali, certissimo anche che un tal mezzo di cura avrebbe unicamente


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OSSRRVAZ10N1 MEDICHE SULLA BAJA DI ASSAB

soùdis fa lla la fiducia del malato, il quale per proprio conto già vagheggiava questo processo. Con quella solita indolorabilità che ca ratterizza gl'individui di questa r azza, sui quali il chirurgo può spesso lavorare tranquillo come s u cosa morta, a mezzo ùel Lermocaulerio di Paquelin feci dodici linee di fuoco abbastanza lunghe e profonde in serie di tre a tt·e lungo la colonna vertebrale cominciando dall'apofisi della ia vertebra cervicale: sottoposi poi l'ammalalo all'uso del bromuro di potassio, che in 20 giorni portai a 4 grammi. Le escare suppurarono regolarmente, e la cura ebbe un es:ito completo, giacché il solito agente eccitatore dei movimenti ~onvul si vi , come pure il comando di eseguire delicate prensioni di piccoli oggclli e di tenerli fissi nella mano non furono più capaci della solita ecci tazione morbosa, d& cui era costituita quella nevrosi. '

(Segue).


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FERlTA-FR~TTURA-LOMMINUTlVA DEL CRANIO co x

ERNIA CEREBRALE SENZA ALTERAZIONI PSICHICHE E DE L SENSO VISIVO

La storia presente fu raccolta, per• debito d'uffizio, dal <.liretlore dello speciale militare- di Livorno, dott. Adeodato çantelli. Mi é sembrato potesse essere interessante, e perciò la pubblico. Non premello, nè fo seguire commenti. Carocci Domenico, allievo trombettiere nel reggimento di cavalleria " Piacenza », giovane di anni 22, nativo di Artena (Valmontone - Frosinone), fu sempr•e sano e robusto. Nel giorno 2 novembre 1883, in Lucca, nel mentt·e attendeva al governo di un cavallo, ne fu colpilo ·da violento calcio alla fronte verso l'esterna linea della bozza frontale destra. Precipitò al suolo come fulminato. Dopo un 'IO minuti, circa, riavevssi a conoscenza. 11 medico, primo accorso, r iconobbe lacere- contuse le parli molli; fratturalo comminutivamente l'osso; lacere le meningi t~ scolo piuttosto abbondante di materia !'papolala cerebrale. Il ferilo aveva integra la intelligenza; fisiologica la figura, e la funzionalità di ambedue gli occhi; rispondeva pronto, ~d a voce naturale, ad ogni interrogazione. Disse cllP il calcio lo aveva colpilo a breve distanza. Il Carocci fu trasportato nello speciale civile rli Lucca. Nessun fenomeno di gravezza si svolse; con mite febbre .


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FERITA-FRATTURA-COMMINUTI\' A DEL CRANIO, ECC.

e normali funzionalità decorsero i giorni, tutlochè fosse necessità chirurgica quella di rimuovere dalla ferita ben otto· frammenti ossei; e dalla sgombrata lesione di continuo fa-· cesse ernia tina massa di sostanza cer•ebrale, in breye salita a volume come di un mezzo ovo di tacchino. Al ventesimo giorno era bene caratterizzalo il processo riparatore partente dai margini della ferila ; la progressiva pressione fatta dal tessuto neoformanlesi, a poco a poco,. ridusse entro la cavità cr·anica la er nia cer ebrale, e ve la mantenne, man mano che la cicatrice si' andett.e consoli· dando. Lo stato gener ale del Carocci si mantenne ottimo, nè mai. insorsero falli locali perturbalori; nè accenni a sofferenze neyropatiche, o di affievolimenti visivi. Proposto a pensione dovette recarsi in Roma, e fu ospitato nello spedale militare acciò fosse possibile che i! comilato di sanità lo prendesse in esame peritale. Sulla località già ferila si consta tò una cicatrice di figura. tendente alla ellissoide, col diametro maggiore, nel senso verticale, mis urato da centimetri cinque ; lo orizzontale da· centimetri tre. Il diametro maggiore veniva a cader e (prolungato da linea ipotetica) sull'angolo esterno dell'occhio destro. I margini della cicatrice poggiavano SLI tessuto dur·o. La cicatrice, man mano che dai marg1ni veniva a l centro suo,. era elastica. leggerme nte depressibile, indolente, r ossiccia, di calore pari a quello dell'ambito cutaneo nel Carocci; evidentemente pulsante per doppio movimento, uno, dei quali, isocrono alle pulsazioni del cuore; l'a ltro ai moti respiratorii. Nelle pressioni falle sulla cicatrice non eccitavasi soffer enza alcuna; nè perturbazione visiva. 11 giorno 24 aprile 188-i il Carocci provveduto di assegno,. o pensione, e congedato dal mili tare servizio rimpatr•iava in ottimo stato di salute. M ACiliA VELLI Colonnello mctlico fsJlott.,rc.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI •

RIVISTA MEDICA • Bulla forma ereditarla 41 diabete lnslpldo. - Pr•of. A. W E li... - ( Virchow's A. rchio., 95, e St. Petersb. medie. Woehens., N. 11, ·t884). Il Prof. Weil curò n ella clinica di Heidelberg un g iovane contadino di 19 anni che si era pr·eso un ileolifo di medi~cre inll}nsiLà . Finché durò la malaLtia tifosa nessun fenomeno notevole apparve rolativo alla o1·ina; anche la sete e l'asciuttezza della lingua non sorpassarono la misura ordinaria. Solo col cessare della febbre si manifestarono i s intomi del diabete insipido che rimase cosla.nte nei due mesi che il malato soggior·nò ancora allo spedale. Solo dopo molt..e e insistenti interrogazioni, il malato dichiar·ò che in lui la molta sete e l'abbondante emissione ùellR orina esistevano fino dalla primissima gioventù, e che il « bevere molla acqua " era una malaLLitt erediLaria nella sua fami g lia. Allora il prof. Weil fece delle ricerche diligenti sulla fa· miglia di questo malnto, e potè delineare un completo albe1•o gernealogico. Il diabete insipido cominciò da J. P . S che era nato nel 1772 e mori in età di 83 anni. Da lui discesero 5 figli, 29 nipoti e fl6 pronipoti, in tutto 91 persone. Di .queste 91 persone, 23 furono afletle da djabete, cioè il capo stipite, 3 figli, 7 nipoti e '12 pronipoli, di 12 (9 nipoti e 4 pronipoti) è incerto se avessero il diabete. Rimangono quindi 78 persone (J . P. S. e 77 discendenti). Di questi, 23. furono diabetici e 55 liberi dal diabete; quindi 33 •t., quasi il terzo, er editarono la malattia. Dallo avere tenuto diell•o alla malattia per quattro generazioni, se ne poterono deùur!'e le seguenti conclusioni: « La trasmissione del ùiabele insipido è dit·etta cioè, da


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R[VJSTA

padre a figli, nipoti, pronipoti. Essa è obbligatoria nel senso che ogni membro della famiglia affetto da diabete, nel caso che abbia più discenden ti , trasmette la malattia; facoltativa nel ~enso che la malattia non é t1·asmessa a tutti, ma solo a una parte dei discendenti. P oiché la intensità della malatliH .nella quarta gene1·azione è stata almeno tanto grande quAnto nelle prime, così è da credere che la 5' generazione avrà anche un maggior numero di malati. « Gli uomini e le donne e1·edilano e lrasmellono la m&laltia con pari frequenza. La trasmissione saltando un.a o due gene· razioni non è slala osservata. La costiLUzione della famiglia é ecccllenlei i membri della medesima ra~giun sero per la maggior parte una elà molto avanzala. Oltre la sete aumentata e l'aumentala secrezione del!a orina, ltt malattia non ha alll'i sinlomi, ma quelli raggiungono per lo più un allissimo grado e sono parlicohu·menle nella notte mollo incr esciosi. Il tifo aveva nel malato cUJ·ato allo spedale completamente occultato i sintomi del diabete. Al contrario, come affer mavano la maggior parte dell~ donne diabetiche, la gravidanza aumentava considerevolmente In sete e la secr ezione della o:-ina n,

Suooeulonl morbo•e della parotlte epidemloa tralblatl fur Med. Wis.~ensch, N. 11 , 1884).

(Cen-

Un sol•lato di 23 tmni che aveva sempre goduto ottima salute ammalò di pa1·otite trovantl(JSi in una cilla in cui reg-nava epidemicamente ·q uesta malattia. Fino quattro giorni pl'ima cho si sviluppasse il morbo egli c.omiDciò a sofft·ire cJ i ronzio agli orecchi e violenta cefalea localizza ta specialm ente alla regione temporale, in pari tempo il suo udito si l't'Ce ottuso al grado da non intendere le parole pl'onunziale ad alla voce e a poca distanza. L'esameol>bie!Uivo non fece risultare alcuna alterAzione dcll'opparato uditorio. Dopo la risoluzione della pal'Oiile non si ristabilì il senso dell'udito; anzi l' &mmaLRlo divenne sordo al punto da non sentire uno sparo di pistola vicino Alle orecchie. Non vi fu mai vomito né disturbi nel senso dell'equilibrio. Riguardo


MEDICA

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alla natura di questa affezione dell'udito l' ipotesi più plausibile si é quella che ammette in questi casi una manife- · stazione locale di uno stato infettivo quale è la malattia degli o recchioni e che qui n d i si debba comprendere la sordità come l'orchite, la prostatite e l'ooforite tra le complicanze mor bose della parotiLe epidemica. Sulle varietà dell'immagine la.rl:ngo1ooploa 1l•lologloa. -H. H Ack. - (Cenlralb . .fiir Mecl. Wissensch, N . 11, 1884). Partendo dal fatto che il limite tra le varietà fisiologiche dell'immagine laringea e quelle presentaleci dalle alterazioni patologiche di quest'01·gano è assai 'difficile a determinarsi, l'autore intraprese l'esame laringoscopico sopra 636 militari della guarnigione di Fribur go i quali tutti avevano la luringe o la faringe in condizioni fisiologiche. Come varietà fisiolog•che vennero descritle da qualche autor e certe d e squamt~zioni circoscritte nel tegumento epiteliale della lingua, delle quali alcune si contradistinguono dalle parli circostanti da un orlo di color giallo, altre soltanto per una differenza di livello e per un leggero coloramento in r oss o. Della prima forma che di solito si li'Ova nelle donne l'autore non ne ha osservato alcuna esemplare tl·a i suoi esaminati; della seconda ne ha trovato i 2. cas i (2 •; .). Le tonsille erano in 72 casi assai inwosst.te (11 "/.) SP.nza pero presentare i follicoli otturati; questo fatto sta contro l'ipotesi che le infiammazioni follicolari o parenchimalose abbiano per conseguenza l'ipertrofia delle tonsille. La parete farin gea era in 472 casi (75 •; .) coperta da numerose granulazioni senza che gl' individui si f1>sser o mai lamentati di alcun disturbo; dal che l'autore tr ae la logica conseguenza che la sola presenza di granulazioni non è suffi ciente a farvi ùiagnoslica•·e la faringite gt·anulosa, ma che per giustificare una tal diagnosi sia duopo vi sia l' infiammazione degli elementi linfatici. In M .::asi (13 ·; .) l' epiglottìde era situata cosi indietro che nella or dinaria fonazione o neUa ispirazione al grado abituale non si potea scorgere che lo piega interaritenoidea.


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RIVISTA CHIRURGICA

In tutti questi casi, col modificare i movimenti .di respirazione e di fonazione si riusciva a vedere i tre quarti posteriori delle corde vocali e sp~sso anche l' angolo anteriore. In alcuni casi non vi fu bisogno di alcun a ltro a ppurato tranne una sèmplice sonda per far rizzare l'epiglottide, perciò l'autore crede che i cosi detti e levatori dell'epiglotlide siano affs tlo s uperflui. In 38 casi (6 '/ ,) l"epigloltirle ert1 spostata e compressa lateralmente, in modo che era possibile vedere o l'una o l'altra delle corde vocali. La posizione obliqua della glollide fu osservata 40 volle cioè il 6 '/,, in questi casi l'epiglottite a veva una dir ezione fJUasi perpendicolare. L'incrociamento delle estremità libe1'e delle cartilagini a l·itenoidee fu osservato 21 volla (3 '/,), trattavasi certamen te in ques ti casi di una anomalia con~en ita costituita da un eccessivo sviluppo di uno dei muscoli obliqui piuttosto che, come Heyma crede, da un'azione dei muscoli aricorniculati e tiro·a1·itenoidei obliqui c:ome muscoli accessori della fon azione; g iscchè in que-;ti casi la muscolatura propria della fonazione è indebolita. In 91 caso (2U '/.) le cot·de vocali erano nole,·olmenle arr ossate senza però essere tumefalte, eppure i loro an goli non erano ben distinti. Con Lutto ciò la funz10nalilò dell'organo e r a completamente normnle.

RIVISTA CHIRURGICA Sull'entrata dell'arta nelle vene. - TnF.vEs.- (Br i t. m ecl. journ., e Centralb. fii r Chinu·g., 19 gennaio 188l, N. 3). Il Treves nol.t1 che l'onlrala dell:aria nelle vent=~ del collo o della ascella ùfavoril.a quando le pareti delle vene sono o scmplicemen le incise o cosi nderen Li ai lcssuli infiltra li o a quelli dci


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RIVISTA CHIRURGICA

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tumori che esse nella irispirazi-one non possono accasciarsi. Questo accasciamento avviene per la pressione della atmo' sfera sulle sottili e flessibili pareti venose. È specialmente in pericolo la vena giugulare esterna che é aderente alla fascia cervicale. Anche le. vena ascellare quando è tagliata . é in pari guisa tenuta aperta dalla fascia costo-coracoidea . . Anche lo stira mento ft~-llo d·a un tumore da estirparsi è causn-· che rimanga aperto il lume della vena. Fra i sintomi é patognomonico il rumore sibilante. Dopo la rapidita della entrala è di grande importanza per la prognosi la quanti là· · dell'aria penetrata. Il trattamen to deve aver,e innanzi lutto di mira l'impedire l'ulleriore ingresso deU'aria. Alla legatura sul momento non è neppure da pensare~ poiché quando · anche· l'operatore fosse cosi fortunato da poter chiudere il. vaso durante la prossima inspiraziooe, sarebbe in pari tempo · impedita l'uscita dell'aria nella espirazione. Meglio è quindi far subito pressione col dito durante la inspirazione e )asciarlo andare durante la espirazione. Molle volle è difficile · precisare il luogo, ove si trova l'apertura nella vena. SfortuMlamente qualche volla l'aria entra senza sibilo, e allor&solo alla seguente espirazione si può veder uscir l'aria. Anche · il fermare per un momento il respiro mediante la compressione del lor tlce non è da consigliarsi, poiché, dopo, l'aJ•ia.. con una inspirazione forzata è di nuovo aspirata. Finora era stata trascurata la osservazione che l'entrata dell'a1•ia accade solo nelle ferite asciutte. Se la superficie della ferila o i~ lume della vena é coperto da un piccolo strato di sangue· l'aria non può penetrare. Cosi l'ingresso dell'aria è raramente osservato nelle profonde Lracheotomie, perché quasi sempt•e. il sangue da occasione alla chiusura del vaso. Tostoche s i ode il malaagurato sibilo, subito si deve versare un liquido · sulla ferila o !asciarvi scolat•e il sfmgue. Pe1·ciò anche nella estirpazione o nello slrappamen~o dei tumori si deve averP. particolare riguardo al momento in cui la ferila é asciutta o P- s~ata as<:iugala. Se l'aria è già entrata, si preme il torace nella prossima espirazione per esercitare una pressione sulla orecchiella· destra e, se è pc>ssibile, cacciar fl!ori l'aria. Altrettanto inop-


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RIVISTA

portuna quanto la proposta di aspirare l'aria dalla vena mediante un sottiiP- catetere, è quella della r espirazione arLifìciale. La dispnea non dipende dalla mancanza d'ar·ia nei polmoni, ma da uo eccesso nei vasi del petto. Solo dopo che mediante la compressione del torace tutta l'aria è stata cacciala, si deve passare alla legatura, approfillando della fase di espil'azione. A illustrazione ' 'algano i seguenti casi: ·t• Un bambino di due anni che ha inspirato un guscio di noce è portato allo spedale, avendo un gr·andissimo affanno. Tracheotomia. Appena la ferita è asciugata si ode il sibilo. In un minuto il fanciullo era come morto. La vena ferila non potè essere riconosciuta. Subito dopo fu versata dell'acqua sulla feriLa, furono con la pressione cacciate dal torace circa venti bolle di aria; nella seguente espirazione nuova pressione con uscita di altre bolle. Nella espirazione successiva i.J luogo da cui esciva l'aria fu legato in massa; fortunatamente fu presa e legata la vena ferita. Subito dopo miglioramento notevolissi mo del respiro. Guari~ione. Il guscio di noce fu espulso tre giorni dopo con la tosse. 2' In occasione di una allacciatura della carotide comune come operazione pr·eliminare alla estirpazione di un sarcoma tons illare fu a un tr•atto udito l'infausto sibilo. Poiché le vene del collo er ano molto lurgide, si era pl'evecluto qliesto accidente ed era tenuta pronta una spugna immersa nell'acqua. e subito l'acqua fu vel'sata sulla fer ila. Con la compressione del torace furono cacciate molle bolle d'aria. Dopo che fu espulsa tutta l'aria, legatura in massa del luogo sanguinante. Guari gione .

. Sulla resezlone oateo'{)laatloa della artloolazlone del gomito. - MosETlti·MooRHOF- ( Wien. med. Press~ e Centralb. Jil.r Chirury;., ·16 febbraio 1884, N. 7). La r esezione osteoplastica della articolazione del gomito proposta la prima Yolla dal Bruns con temporanea segatura dell'olecrano e riattaccamenlo del medesimo alltl fine della -operazione, converrebbe, s econdo la opinione della maggior

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CHiRURGICA

parle degli autori, solo alle anli~he lussaziom irriducibili ed anche ai casi di corpi estranei nella articolazione e alle anchilosi, ma per l' ar·trite fun gosa osteopatica non sarebbe adattata. A quest'ultima sentenza è contt·ario l'autore. I casi in cui l'olecr·ano è sede di una tubercolosi ossea non sono èertamente adatti alla resezione osteoplastica, ma lo sono mollo .eli quelle infiammazioni articolari, in cui l'olecrano è malato solo per contiguità ed in cui per regola si riuscirà a conservar·e tutto l'olerrano eccetto la superficie articolare. Ma anche dove la maggior p11rte d'esso deve ess ere portata via, s i può conservar·e uno strato verticale sottoperio&leo, come il Volkrnann fece nella reseozione dell'articolazione del ginocchio, conservando appunto della rotula segata trasversalmente solo un sottile s trato osseo e ottenendo quindi una buona riunione os.3ea. I vantaggi di questo metodo sarebbero la facilità della operazione, pet·mettenùo il miglior accesso possibile alla articolazione, e i buoni resulLeti finali. Ecco quale è il processo del Moseti g. Prima si fa un taglio trasversale diretto dal pun~o pii.! infet•iore e interno del condilo esterno dell' omer·o s ulla base dell'olecrano fino al suo margine interno; dall'estremi là di questo· taglio se ne condur.e un secondo verticale parallelamente al margine interno dell'olecrano e un poco all'interno di esso fino sopra, per la larghezza di un dito, alla sommità dell'ole· erano. È preparato e sollevato il ner•vo cubitale, l'olecranoé segato e sollevato, quindi sono recisi i ligamenli lalerali, sono segate le ossa dell'avambraccio e l'omero con conservazione, o ve sia possibile, degli epicon,dili, finalmente ~i porte. via dell' olecrano quanto è necessario. Facilmente si puòcos i estir·pare la cassula articolare in totalità. Finalmente si riunisce l'olecrano con la superficie segata del cubito per mezzo di un filo di argento ricoLto. I capi del filo tagliati corti sono posti in piano, e soprn è falla la sutura della pelle. Due volle in tre casi la piaga guarì col filo dentro; altrimenti si porta via solo tardi dopo avvenuta la consolidazione ossea. In quanto al resullalo finale, l'autore non la;;cia d'osservare che molle e diverse cit•costanze vi possono influire. Ma il metodo osteoFlastico può meglio d'ogni allro evitare


RIVISTA

la eventualità più disgt·aziala, cioè una at'Licolazione pendola, poichè con esso le os!:'a sono meglio e più durevolmente riu-nite fra loro ed è molto più sicuramente impedilo alle ossa dell'avambraccio di scivolare in avanti. Il for·mat•si dell'anchilos i, che del resto non é la maggior disgrazia, si può evit are con movimenti passivi cominciando dalla terza settimana. L'autore riporta 3 casi in prova ùelle sue affermazioni.

La oura radloale delle ernie addomlnaU. - CARLO ScrtwALBE. - (éentral&. jiJ..r Chirurgie, marzo, 188 i., N. 9).

Lo S chwalbe descrive il suo metodo di cura radicale delle ~rnie m ediante la iniezione di ulcole nelle vicinanze dell'apertura dell'e rnia. Dal principio dello scritto egli reclama la prioritò sul Luton, la cui prima comunicazione sulle iniezion: pot•ie••niarie ap parve due mesi più lardi del pt•imo la, voro dell'autore su ques to soggetto. H processo dello Schwalba è il seguente: Con una leg. g iera cloroformizzazione o con l'anes tesia locale si può attutire il doloro troppo forte. Si prendono soluzioni del 20, 50 e iO·; •. Più facili a trattare sono le ernie ombelicali e le e t·nie della linea alba. La ernia è riposta e il dilo indice di una mano è tenuto sull'orifizio dell'ernia, quindi è introdotta · la cannula di una siringa d<:!l Pravaz alla distanza ài i o 2 centimetri da questo orifizio ed è spinta fino in vicinanza del medes imo, senza tuttavia r uggiun get•e il sacco erniario. È falla la iniezione più lentamente che é poss ibile. Di tali inie. zio n i no Sùno fatte 2 o 3 in tomo l'apertura dell'ernia ed è -quindi applicata una medicatura col cerotto adesivo. I giot•ni seg uenti è ripetuto lo stesso processo. Il numero delle inie· zioni s i r egola secondo i casi. Si raccomanda dopo 8-14 giorni di lasc:are trascorrere una lunga pausa, quinùi fare ·<li nuovo alcune iniezioni, quindi un'altra paus-a ecc. Più ùifficile è il trattamento delle et•nie ct'uroli e più difficile ancora quello delle inguinali. Se l'ernia si trova ancora n e l canale ing uinale, si può secondo l'esempio del Healon ·penetrare con la cannula n el <'anale ing uinale tino nella re-


CHIRURGICA

gione dell'anello inguinale interno; pe1·6 queslo melodo richiede g rande esercizio. Jl metodo dello Schwalbe è senza pericolo. Egli ha in Di malati falLo sopra 1000 iniezioni e non ha mai osservato sintomi pericolosi. I risultati del suo processo sono i seguenti: delle ernie ombelicali e delle ernie della linea alba sono pochissime che non siano state guarile radicalmente col metodo dell'autore. La durata ddla cu1·a di 2- 3 mesi. Nelle -e1·nie crurali i risultati non furono diff<:wenli. La durata della -cu1·a 3- 6 mesi. Le ernie inlersliziali e le piccole emie ing uioali sono pure perfettamente guaribili; la durata della ·cura s ino a un anno, spesso anche meno. Nelle gl'1;1ndi ernie non contenibili s i può in ogni caso tanlo ristringere l'orifizio dell'ernia da farla diventare contenibile. Il nurnet•o dei -casi conosciuti tr allati finora con queslo metodo ascende a 200; nessun morto. In alcuni casi, lo Schwalbe ha usato con felice esito il metodo rlell'Healon della iniezione di estratto di corteccia di quercia. L'acido tannico agisce mollo più energicamente dell'alcool, -<Iuindi baslano meno iniezioni. Ma l'acido lannico ha la tendenza a po1·tare la necrosi e la formazione dell' ascec;so -<IUindi il metodo è molto più pericoloso. Chirurgia antisettloa sul O&.DJPO di battaglia . Lancet, 23 febbraio i 884).

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Alla società medica militare di Woolwich in Inghilterra fu tMulo il i5 febbraio un'adunanza pres ieduta da Sir James Hanbury il quale apri la seduta parlando delle circostanze sfavorevoli nelle quali tr ovasi il ferilo sul campo di bat·laglia riguardo al trattamento antisettico. l suoi vestiti, la sua pelle sono satul'i di sudore e di polvere, tutlo ciò che to circonda è, dal lato igienico, in condizioni deplorevoli. Il soldato deve avere il più g·1·ande, il più efficace soccorso che la scienza può dare dalle linee combattenti allo spedale da -campo. Bisogna mellersi in m ente che non sempre si possono avere spedali da campo come sarebbe desiderabile che fossero, e molto lavoro deve cadere sulla prima linea di


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soccorso. Perciò le compagnie dei porlaferili sono destinale ad avere una parte mollo importante nelle g uerre. Esse dovrebbero essere composte ùel fior e delle tru ppe, e il metodo lisleriano in forma rido tta dovrebbe esset'e la base di ogni mcdicalura . Fra i mol ti discorsi pronunziati a questa adunanza, il più notevole fu quello ùel prof. Lisler stesso che la onorò di sua presenza. Cominciò dicendo che l'applicazione del trattamento antisettico alla chiruPgia militare ha ora maggiore speranza di riuscita che in qualunque altro periodo. I m ezzi a nosll'a disposizione sono aumentati. Et·a di essenziale importanza che il principio antisettico non avesse oppositori od increduli. Non era di alcuna ulilita che vi fosse nelle ultime linee di socco1'SO un chirurgo s eguace del metodo antisettico, ove i suoi pt·edecessori ave'.'sero infetta ta la ferila., e inversamen te. Nella pratica ci vile gl i oggetti di applicazione possono essere voluminosi e costosi (]Uanto s i vuole, ma nel servizio militare devono essere di poco costo e di piccolo volume. E qui il Listar na1·rò un an edollo circa il prof. Raher e. Questo chirurgo tedesco visitò le sale del Li· sler a Edimbut'go, avendo precedentemente lnsciato Londra poco convinto della chirurgia antisellica . Ma dopo che ebbe giralo le sale del Lisler, esclamò, uscendo dallo speùale, che era rimasto meravi gliato. Il Rahere profondamente impr essionalo dci principii della chirurgia anLisellica e fallosi famigliare con tutti i particolari della sua applicazione, anJò poco dopo come primo chirurgo alla guerra turco-russa. Eg li trasportò con sé una macchina per la preparazione della gHrza carbolica, cosicché questa poteva essere preparata giorno per giorno. Tutte le sue operazioni furono pure e seguile sotto l'uso d~! polverizzatore. Eg li ottenne r esultati meravigliosi. Il Rahere ha diviso le ferile, come deve fare ogni chirurgo fondalo nella chirurgia nnlisellica, in ferite " toccate col dito • e in ferite • non toccate "· Di quattordici casi di ferile della articolazione del f(inocchio, sette furono della prima specie e s elle della seconda, in lulle fu te ntato di salvare il membro, e della prima serie solo un caso terminò con l'amputazione, e degli ultimi solo uno ebbe la febbre. Tutti gli altri dal principio alla fine procedettero benissimo.

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Poscia il Lister parlò delle semplificazioni che polr·ebbero essere fatte pe r la chirurgia militare. Egli ha da lungo tempo rite nuto che di tutte le parli della chiru!'gia antisettica, la polverizza zione fosse la meno importante. Ot·a non gli dispiacerebbe molto se gli s i dicesse di non usare più la polverizzazione. Se la ferila sia lavata dopo la ope!'azione con la soluzione antisettica si possono ollenere sple ndidi resullali ..;eqza la polverizzazione. Un modo di sP.mpliflcazione sare bbe l'uso di una soluzione di s ublimato ~o rrosivo che ha proprietà antisettiche maravigliose, costa pochiss imo ecl è sufficienteunapiccolaquantilàcome antisettico (1:1000). Il materiale chiamato lana di legno (woocl-wool) è un male r•iale soffica ed elastico faLlo con lo stracciare il legno di pino, il qual materiale ha un prezzo minimo ma mollo è volum inoso, però quando è im pregnalo di sublimato corr·osi vo costituisce una medicalura antisettica molto e fficace. Egl i pt•oseguì dicendo che ultimamente si é occupato di alcuni esperimenti 'ld ha messo in luce un fallo che ei crede nuovo in chimica cioè che il sublimato è solubilissimo nella glicerina, é solubile in una volta e mezzo il s uo peso di glicer·ina a ft·eddo. Questa circostanza è la chiave, ei crede, per applicare il sublimalo in una forma più compalla. Se sciogliamo il s ublimato corrosivo con una ryuantità eguale di glicerina in 200 par·ti di acqua abbiamo la soluzione ùella forza eichiesta. Questa s oluzione potrebbe esset·e usata in luogo dell'acido carbolico, quando è necessario m ed icare le ferite nella pt'ima linea di soccorso. Ques ta soluzione r enderebbe asettica una spugna meglio dell'acido carbolico perché il sublimalo non é volatile. La legatura di catg ut non ha bis ogno di essere tenuta nell'olio fenicato. Per la prima metlicalura il Lis ler· crede l'iodofoem io, benchè non s ia punto il più polente antisettico, adatta_tissimo. L'iodoforme non sembra proteggere contro la eresipela come l'acido cat'bolico; esso é s olo poco solubile nell'acqua o nei liquidi delle ferite e non ha proprietà irritante. Recentemente il Lesser di Lipsia nel Centralblatt jiir Chirurgie ha raccomandato una polvere antisettica da portarsi dai soldati in una cartuccia vuota, essa è composta di ùue parti di acido borico e una di ioùoforme; il Li s ler crede 35


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che l'iodoforme solo sarebbe più efficace. Quattro metri d i fus cia di mussola rada impr egnata di !>permaceti e uno strato di ovalla assorbente e una pezzuola triangolare potrebber o essere portati da ogni soldato. Invece di un guscio di cartuccia sarebbe meglio portare la polvere antisettica in una piccola scatola di legno bucarellata, come una pepaiola. Una m edicatura fatta con questo materiale potrebbe essere la!>ciata venlifJualtro, quarantotlo ore od an!!he fino a guari~ione completa.

Un tumore dl oapelll nello stomaoo estratto oon la gastrotomia. - ScHOENBORN - (Archio . .fiir Clin. Chir. XXIX e Centralblatt jur die M ed. W issensch., 12 aprile, t882, N. 15). l n una ragazza di 15 anni che dal13' anno soff1·iva di disturbi allo stomaco esisteva a des tra dell'addome un tumore mobile che era stato giudicalo un rene migrante e doveva es-ser·e sottoposto all'estirpazione. Ma dopo la apertura della cavité. addominale si riconobbe che il tumor., era nello int erno dello stomaco che pendeva in basso. La incisione di questo mise a nudo un tumore di capelli, il quale pesava 281 grammi ed e ra lungo i 3cenl. e mezzo, largo 10e mezzo ed aveva 5·6 cent. di spessezza, ed era costituito da pezzi di capelli lunghi 1-2 cenl. ner i alla superficie, biondi nel mezzo. La malata che, senza r eazione, guarì della ferita addominale entro tr·e seWmane e fu put•e liber·uta dei s<~oi disturbi gastrici, confessò poi che quattro anni indietro, aveva avuta per un intero anno l'abitudine di mordere con forza la punta <ielle sue treccie. E infatti i capelli nell'interno del tumore somigliavano a quelli della sua capigliatura, mentre quelli all'esterno il Schoenborn crede fossero diventali neri pellungo uso che la malata aveva fatta di preparati di ferro. Delt'eslo il presente caso non è unico. L'autor e ne ha raccolti non meno di seLLe ~imili ùalla lelLet·at ul'a. In quesli il morsica· mento dei capelli aveva duralo molto più lungo tempo, e -quindi i tumori er1mo cor rispondentemente più grossi. Tutti e sette i maiali morirono in conseguenza del tumore dei cap elli, quale per vomito inCrenabile, quale per perilonite perforante.


CHIRURGICA

·aulla formazione eU oavltà otsttohe nelle oua.. - Professar Bll.LROTH. - (Allg. Wiener mecliz. Zeitung, 19 febbt•aio, 1884-, N. 8). La maggior parte delle cisti si producono, come è noto, da -spazi chius i già esiste nli o dalla chiusura del condotto esct·e·tore delle glnndolo. Ma si dànno ancora senza dubbio delle ~isti che non si formano nè nell'una né nell' a!Lr•a maniera. A questa specie appartengono le cisti delle ossa. Nella sostanza compatta delle ossa, il Billroth non ba mai visto spazi ·cistici, ma si nella spon ~iosa; e doppio è il modo di loro origine: 1• per fn sione del tessuto osseo e midollare, prodotiasi pel rammollimento della sostanza spongiosa per presenza di sarcomi e encondromi; 2' per espansio'ne, quando si raccoglie nell'osso un liquido che é separato sotto cosi forte pressione che la S•)lida sostanza ossea ne è respinta. Della prima origine abbiamo il tipo nello svilu ppo dello -scheletro. Sappiamo che le cavità articolari, i seni frontali, l'antro d'Igmoro ecc. si formano per la fus ione, pel rammollimento mucoso, per la produzione di cavità nel già compatto tessuto cartilagineo. È lo stesso quando in un osso si ge·nera un sarcoma o un encondroma, anche allora segue un rammollimento mucoso che a poco a poco assume limiti ben ·di'finiti, cosicché le pareti della cisti sono per•fettamente lisci e. 'Con questa fusione si combinano anche qua e là dei nuovi rpunti di ossificazione, di modo che risulta alla fine un tumor e ·costituito di un osso che racchiude gli spazi cistici. D'altra parte si danno anche cisti ossee generate per espansion~. Esse vengono frequentemente alla mascella su-periore, e sono ora chiamate cisti alveolari, prima erano risguardate come idropi dell'antro d'Igmoro. La vera idrope ~ rarissima, le cosi dette cisti alveolari lo sono un poco • meno. Nell'anlro si forma una grossa cisti fluttuante che premendo fa incurvare le pareti ossee, la quale contien~ un Ji • .quido bruno mucoso e rappresenta una cavità separata a pareti liscie posta accanto all'an tro e da cui l'antro stesso è compresso. Sono senza dubbio dapprincipio cavità piene di •liquido che s i producono nella sostanza spongiosa al disopra


IIIVISTA CHIRUHGICA

della radice dei denti; in queste cisti non troviamo mai masse di tumori, ma sempre pareti Iiscie. Un altro esempio ùi osso dilatato per pressione d'una secrezione si ha nello sviluppo degli ech inococchi nelle ossa. Qui la pressione clell'ech inococco r e!:=pi nge l'osso, e fa in p ar·te asso l'bi t·e la sua sostanza.

Anuria durata diolotto giorni. -

0RLowskt. - (Gazet(t lekani/;a e Central!Jlatt fiir Chirurgie, 19 gennaio 18~-1-,

N. 3). L: n uomo ùi 45 anni sotfri\'a ùa alcuni anni disturbi d'orina . Nella orina si poterono spesso ri sconlt·are delle t•enelle. Jl. 5 febbruio clldl'anno passato pt·o\·ò un penoso tenesmo senza potere emellere una goccia d'orina. II cat4'! tere introdotto lt'OYÒ la vescica con trnlla e all'allo vuota. Quando il maiolo fu accollo nello spedale, il I']Uinto giomo di malattia, si verificò che la Yoscica era completamente vuota, il ventre era tut·gido, ambedue le re gioni renali dolenti, il malato soffriva di dol01·e ùi testa e i:lsonnio. I l nono giomo scoppiò un via· lento Yamilo. Il malato si lamentava di sen tire sempre un odore ammoniacAle. La vescica sempre vuota. Fu ordinato un salasso, ma suhito dopo l'operlut'a della v ena si mnni· res tarono delle violenti convulsioni con per·dita di coscienza. e perciò la .ferila fu subito ri chiusa. II serlicesimo giomo si ebbero evacuazioni venl.rali liquide e convulsioni generali. Il diciasellesimo giorno il malato emise p~r la prima volla circa trenta grAmmi di orina torbi da, come pure i l seguente giorno, nel quale con fenom eni di collasso spirò. L 'esame chimico eseguito dal prof. Nencki dimostrò nel saneue 0,54 010 di urea, nelle materie vomitate fu pu1·e riscoH tt·ata l'lll·ea, l'orina ernessa pt•ima della mot'le non era mollo lliversa dalla normale~ conteneva :2.11 ·; . tli ut·ea . Alla sezione si trovarono le papi Ile del rene destro a t'rossa te e scoperte. Il bacinella renale ora poco dilatato e pieno d'orina tor'bida; nell'uretere alla distanza ùi selle centimctr·i dal suo orifìzio superio t·c era inca<"lt'alo un cAicoletto gt'osso quanto un pisello e un secondo un poco piu piccolo risiedeva nell'orifizio vescicalc ùell'ut·elere .


RIVI ST A DELl.E MALATTIE VENEilQ: E DELLA PELLE

v,zg uif'

Il bacinetto sinisLt•o meno dilatato era pure pieno d'urina .torbida Anche qui l'uretere era chiuso da una piel!·a grossa -quanto una nocciola. La vescica vuota contt·atta, la mucosa 11zzurrognola. L' ut·etra \~ gli or ga ni genitali sani. L'esame mic roscopico mostro la tumefazione torbida delle cellule epatiche, nei reni la infiltrazione inter s tiziale 'con cellul\3 rotonde, .qua e là piccoli depositi d'acido urico in forma di sollili . aghi bruni. I n a ltri organi non furo no lt•ovati simili depositi. , La terapia è, secondo la sentenza dell'autore, in simili casi put·amente sintomatica, e ordinariamente impotente. Lo inviluppo elastico delle estremità inferiori raccomandato dal .Reliquet per aumentare la pressione sun guigna nei t'e ni è senza azione apparente e non senza pericolo.

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

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· Orohlte neorotloa •oppragglunta in un lllcUvlduo affetto da re•trlnglmento uretrale e da net'rite. - (Ga:;etie de.~ Hòpilaux, N. 20, 1G febbt·aio ·1884). Un caso raro si è pt·escnlalo r ecentemente nel riparto del sig. Ver neuil. Si tt·atta di un uomo di 42 anni, robusto, con camagione Cl)lorata, senza traccie apparenti di cachessia, il quale è affetto da qualche tempo eia iscut•ia causala da un res trin~im ento uretrale. Venne t·o già fatti piu tentativi di dilatazione , ed ora il malato, cl.te si sciringava da per s è, non avendo più potute• inlroduwe la candelella nel suo canale, si è deciso di farsi ammettere alla Pitié . Il sig. Verneuil fece dei te ntativi servendosi di piccole . candelette. Malg rado la prudenza col la quale questi nuovi tentativi fuNno fatti, si è manifestata una febbre uretrale. Jl malato venne !ascialo rirosare e g li ve nne somministrato •


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RIVISTA

del solfato di chinino. La burrasca si" è tosto calmala. Si ricominciò allora l'introduzione delle sonde, e la febbre ri- · comparve e questa volla accompagnata da un'orchile a destra. Questa complicazione essendo assai comune, il signor Verneuil non s'è dalo mollo pensiero e prescrisse il riposo, delle frizioni mercuriali e dei cataplasmi. Però, il dolore al testicolo essendosi fallo più vivo, r ipetè la prescri- · zione del solfato di chinino. 11malato stelle meglio, i doloJ•i si calmarono, ma l'ot•chite non diminuiva. Un bel giorno si osserva la comparsa di un'escara sullo scroto, ed il gior·no dopo ne compare un'altra. Fino a qual profondit4. si estendeva lo sfacelo dello scrolo 1 Era cosa· difficile il saperlo. A dalal'e da questo momento si ricorse· alle medicazioni fenicate. Si era quindi in presenza di un'orchi te parenchimalosa sopraggiunta spontaneamente o per lo meno senza causa. apparepLe e tendente a finire per· isfacelo. Si sono viste più volte delle ot·chili parenchimatose terminate per isfacelo, ma questo esito non si osservò che in seguito ad uno spandi mento uri n oso o ad un' intìllrazione. Nel nostro caso non vi era stato niente di simile, il perineo· era intatto. Ciò si osserva anche talvolla nei vecchi cachellici, nei vecchi an·eui da malallia delle vie ut•inarie, nei diabetici, enegli individui affetti da voluminose ernie. Perchè quest'individuo ha un Ol'chite con isfacelo ~ Lesione che non si osserva che raramente nei malati cachellici e· nei nefritici ~ Questo malato presenterebbe dunque un'affezione dei reni? L'esame delle ot·ine ha conf~rmato questa presunzione; es~(} ha rilevato un deposi lo mollo abbondante di albumina nelle orine. Ci tr•ovavamo quindi in pr·esenza di un'albuminuria per nefl'ile ed il sig. Vulpiatl non ha vunto esitalo di attribuire a questa ncfrile l'andamento insolito dell'orchite nel caso in discorso. In presenza di questo complemento d'informazioni s ullo stato del noslt•o malato e della scopet·ta della causa probabile della complicazione sopraggiunta, quale terapia si dovrà•


DELLE MALATTIE VENRJlEE E DELI.A PELLE

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mettere in oper·a 1 Se l'escara venisse ad eliminarsi da per se stessa, il sig. Verneuil sarebbe dil"poslo a lasciare le cose nel loro stnlo. Se al contrar•io l'eliminttzione ta rdasse a farsi, ricorrrrebbe al termo-cauterio per arres tare il corso della gangr·ena. Vi è anche in questo caso il pericolo di esser esposti ad un altro danno; quello cioè della formazione di un fungo del testicolo; fungo benigno senza dubbio, ma accadrebbe allor·a che la tunica albuginea s i ricovrir•ebbe di bottoni carnosi, i IJUali. r etraendos i, apporter·ebbero secondariamente la r elr"azione dell'involucro del testicolo. Infine un 'ultima eventualità potrebbe presenlarsi; quella cioé di una diftìcollà nell'orinare tale che sarebbe n ece~sario ricorrere ad un dato momento all'uretrotomia in completa gangeena, atto oper·ativo a cui il sig. Verneuil si sentirebbe poco disposto, oppure alla puntura della vescica nella r egione ipogaslri ca . Si veùe quindi che qualunque delle accennate eventualità venga in scena, la situazione del nostro malato rimane sempre mollo grave. Noi procureremo di metterei al corrente dell'esito finale di questo caso. Ma qualunque sia per esser e qu1~s t'esito si dovrà sempre ritener e, per quest'osservazione come per un gran numero di altri falli analoghi che noi abbiamo già avuto l'occasione di cit.are, come cosa mollo utile l'esaminare

sempre la composizione delle urine e lo stato pr obabile dei -reni, sia per rende r·ci conto delle anomalie che possono presentare le lesioni chirurgiche, sia in vi~ la delle operazioni che s i possono intraprendere. Sal leuooderma •11llltioo.- A NEtSSER. - (Centra/b. f ur Chir., N. 15, 12 aprile 1884). Il Neisser da una estesa descr·izione di un co~plesso di sintomi ap!Jartene nle alla sifilide a cui finora iii è poco badato. Quasi sempre al collo, raramente in allr·e par·ti (r·e~ione scapolare, dorso, torace, addome, più raramente alle es tremità) compariscono sulla pelle inalterata delle macchie bian-


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che le quali o conservano la stessa g t·andezza o aumentano pei' accrescimento p eriferico e formano per confluenza larghe macchie pri ve di pigmenti. I luoghi della pelle normali di r egola pigmentati piu fot·Lem eule, htumo l'apparenza di una rete, l e cui maglie sono fo1·mate d<llle parli chiare. E che questo fenomeno stia ver amente in rapporto causale con la sifilide, lo pro~a la circostanza che esso (in più di cento casi) è occorso solo in individui manifestamente sifìlilici. che inoll!·e molte volte si potè direttamente osservar la origine del leucoderma da e1·uzioni simitiche maculose e papulose, formandosi dov'erano macchie di roseola d papule dei cerchi privi di pigmento. Il Neisser cJ'ede che da l processo infiAmmatorio p1·oprio della I'Oseola della sifìlide pApulosa sia provocata una più rapida fom1azione di _epitelio ed insieme ra pidissima disLI·uzione di pi!Zmento senza sostituzione. I l tempo in cui compat•isce i l leucoderma é in m edia il quarto fino al sesto mese dl)pO la infezione, la durala varia fra cinrpJe e quattordici mesi, solo in ral'i ca~i la affezione riman e ,·isibile due, tr·e o an~he quattro anni. Dal lato dia7noslico l'HI'fezione è importante per la sua relativamente lunga durala, e il suo comparire in luoghi facilmente accessibili all'esame. P ero questo fenomeno non in lulli, ma solo in un cerlo numero di sifililici si manifesta, del qual fallo non si pot1·ebbc dare alcuna spiegazione.

L'elettrioltà in a.loune forme eU ma.la.ttle veneree e aUllltlohe. - S. To~f ASCHEwsi.;I. - (St. f>etersb. med. Woclten.sclt., N. 5). L 'autore ltn, nello spcùole militare di K iew, i!lliluila una !';erie di sperimenti sulla applicazione della cOI'I·enle gal\'anica alla cura delle malattie veneree se~nalamenle della epidiclimite, della funi colite, dei buboni infiammatori, slrumosi e sifi lilici. Egli si servi in pa1·te drlla corrente indotta. in parte della coi·rente coslanle (di 15 elementi). L e sedute si face vano O::ini giorn o o un giorno si e l'allro no e duravano cinque minuti.


DELLE ~lALATTIE VE~ER EE E DELLA PELLE

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1. Epididimi/e e in{lammazione clt>l canale clP,ferente. 10 casi. I fenomeni infiammatori svanirono mollo rapidamente, i dolori s i calmarono gia dopo la prima applicazione. Il turgore si dileguò òopo 4, 6 sedute. Quanto più recente ·era il caso, lanto più presto si manifestava l'azion.,. La guarigione avvenne in media in $elle giorni (massimo 9 giorni, minimo 4 giorni). Non ftt osservato alcun effetto spia cevole. 2. Buboni infiammatori e str·umosi. - La eletlricila fu applicala in 20 casi su 25 buboni. In 15 buboni era gié. cominciala la fusione purulenta avanti il principio del trattamento elellrico. In 2 casi si riuscì ad ottenere complelamenle il riassorbimento, in i3 la marcia fu vuotata con la puntura, dopo di che la tume fazione g landulare polè facilmente con la corrente galvanica essere falla scompa1'i1·e. In '5 buboni, in cui non esisteva ancora alcuna suppu:-azione, fu ottenuto 3 volte il completo l'iassorbimento, 2 volle si manifestò la suppu1·azione che ·poi richiese la puntura. In 4 buboni s trumosi, l'autore ollenne felici resullamenti. La rapidità del l'iasso••bimento dipende da una parte dalla grandezza della tumefazione glandolare, dall'altra dal tempo della esistenza del bubone. La durala media della cur a fino alla g uarigione dei buboni strumosi importò 20 giorni ('16-30); nei buboni infiammatori non suppu1·ati, 7 giorni; nei s uppurati 19 giorni (16-29). Anche in questi l'autore nola l'azione calmante. 3. Adenite s((lliiica. - 5 casi, in uno dei quali era già avven uta la eruzione clell'esanlema. L'aulo1·e Cl'ede che la eletlricité. abbia impedilo la generazion e di altri tumori glan dolai·i (per esempio dove l'adenite sul principio della cura esisteva da un sol lato., non si manifestò mai dall'altro). I fenomeni secondari comparvero in 4 casi lentamente ed in lieve g rado(?)


RIVISTA DI TERAPEUTlCA Ollo eU oroton. naio) ·J884.

HAR OLD SENJER -

(Tite Lanc3t, 5 gen-

Il sig. Harold Senier lesse alla società larmaceutica dì Londra una Memoria sul principio vescica torio e s ul principiopurgati vo dell'olio rlì croton. Nel 1878 in unn prima MemOJ'ia espose il risultato dei suoi sperimenti cit•ca l'azione dell'alcool s ull'olio di croton e mo . sll·ò che, date certe conclizion i l'olio si se para i n due parti,. una vescicatorio e l'altra non vescicatoria. L'olio non vescicatorio é purgativo. Queste condizioni sono che l'alcool abbia un peso specifico di 0,794 a 800 e sia ag~iunto in propor· zione di sette volumi a sei o in propo1·zione maggior e. Se l'alcool e l'olio sono mescolati a volumi uguali ha luogo la perfella soluzione, cosi parimente se l'alcool é in minore quanlilà. Ma quando il volume dell'alcool eccede quello t! eli' olio di croton, una parte dell' olio se ne separa. Questa parte varia per quantità in differenti campioni di olio. La parte cosi sepal'ata è quindi insolubile in qualunque pt·oporzione di alcool. Ma quella porzione di olio sciolta dall'alcool é, quando é re~a lib!'t'a, solubile in tutte le propo1'zioni. Il Senier ha trovuto che la parte solubile nell'alcool e1'a o conteneva il princi1•io ve»cicatorio e che l'azione vescicanle non risiede negli acidi libCJ'i n•) in alcun costituente basico, ma negli acidi grassi non volatili combinali. Il Se nier ha inollre trovato che il principio purgativo non sta nell'olio vescicaloJ·io solubi le nell 'alcool, ma esclu!:'ivamente nell'olio non vescicatorio in solubile. A prova di ciò rifer·isce ~li sperimenti s u se stesso e s ug li altri. Conseguenza generale di questi sperimenti si é che in


RIVISTA DI TERA PEUTICA

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questo olio non ve:-cicatorio nella dose di un decimo a un mezzo grano (0,006 - 0,03) amministrato in forma pillolare col carbonato di magnesia e l'estratto ùi giusquiamo per eccipienti, abbiamo un sicut·o e, secondo la dose, forte o Jeggiero purgativo non accompagnato da alcun sintomo spiacevole. Amministrando l'olio vescicatorio in simil guisa non ne segue alcun' azione purgati va, ma solo una g rande irritazione del canale alimentare con nausea .

Impiego dell'aoldo •alloUloo oontro l •udorl del ti•lol. (Journal de M édicine et de CltiT·urgie pratiques, Février, 188-l).

L'idea del Berthold di applicare esternamente l'acido salicilico per combattere laluni sudori localizzati, ha suscitata l'altra al Landouzy d'usar l'acido contro i sudori dei lisici. Il dott. Bourdeau d' Antony ha fallo di questo processo terapeulico il soggetto d'una sua tesi e finisce per conchiudere che l'acido salicilico, mescolato alla polvere di talco o d'amido ed applicalo lopicamente, ha un'azione indiscutibile come moùet·atore pronlo ùella ~ecrezione che poi non tat·ùa ad a1•restare affatto dopo un tempo vario, non mai mollo lungo, dai tre ai cinque giorni. Giusta ogni probabilità l'acido agirebbe sugli elementi glandolari, di cui modificherebbe l'intima fttnzione. Il modo d'usarne è 11uesto: Le parti del corpo abitualmente bagnale di sudore vanno cosparse due volle al di, prima d'addormentarsi alla sera e subito desti al mattino, della mescolanza al dieci, applicandola con un po' d'ovatta: Acido salicilico grm. 10 Talco o amido » 90 Dopo la cessazione o la moderazione de' sudori si seguiterà, almeno u~a volla al giorno, l'applicazione del rimedio, se si vuoi trarre un decisivo vantaggio. Questo mezzo, esente da ogni complicazione, al coperto da ogni contro indicazionepuò esset· prolungoto indefinitamente, il qual vantaggio esso.. ba s ulla maggior parle degli altri antidiaforelici


RIVISTA D'IGIENE La calzatura e le malattie del piede. - Conferenza ùel doll. ADOLFO SPJi'KA m edico m i li tare. - (Der M ilitar A rzt ·1883) . Tutti pal'lano di ft•equ cnle di alcune parti del nostro or ganismo, come sa1·ebber o, il cuore, gli occili, le mani, mentre l asciano in obblio alcune altJ·e, quasi ct·edendosi a ciò autorizzali per un comun<' consenso. A quest'ultime appartiene il piede, su cui l'uomo si appoggia, il quale per lo scopo a cui é destinato, si p uò annoverare fra le parLi più importanti del co t•po umano, costituendo la sua solida colonna. Nella vita mili laJ·e, il piede compie una funzi one impor tantissima , e nel le marcie c nella lflllica, esso è l'uni~o fRllo re clte talora può decidere della Yillot·ia di un eser ci to. N on è quindi enonea l'asset•zi one, che la fanteria é il nerbo degli -eserciti: essa costituisce l'elemento più numeroso di un'armala, sul quale si fa un poder oso assegnamento, poi r hè con una sola, ma r opida marcia, essa concorre a decidere la sorte di unn grande ballagl ia. Quante battaglie non fut·ono vinte, mediante marcie fot·zate, senza col po ferir·e! T uTTO JL SEGRET O DEI, LA GUEHHA, STA NE:LLF. GAlli n E, disse iJ mareSCiùllO Mnurizio di Sasson ia; s,~ nte nza lum inosamente conferm o la dal primo successo delle marcie, eseguile n ella u!Lima guerra ft·anco- germauica. Se non che, un elemento di tanta utilità ad un eser cito in - ~uerra , s venturatamente non è tenuto in quella consiùel·azione, clte, a buon diritto, si merita. Di falli noi v ediamo, che la maggior pRrte degli uomini, poro si occupa di mnntene1·e - i piPdi nllo stato di incolumilà, ll'ascul'tm done l' igiene, o c:ol mal governo, o coll'uJ::O di una cal zatura disadaUa, e con una ùeplorabil c abitudine, sagrilicano la Yenusla, e la inte-


1>57 gri tà dei piedi sull'altare del capt•iccio, e della moda. Da cio ne derivano malanni esterni, ed inter·ni, che compromettono la normalita delle loro funzioni . Ma prima di cominciare la discussione sulle infermità acquis ile, torna opportuno di accennaee le deformità, le storpiaturH e le altre anomalie congenite, che occor·rono non di rado nel piede sano. Come in uno stesso albero, è dif'licile Ll'ovare due foglie affatto uguali, cosi è allr·ettanto rara la identità ùi due piedi, in uno stesso individuo. - Vi si osservano frequentemente delle anomalie speciali , che non entrano nella sfera delle malattie, o delle deformità. Una di queste, è il piecle colmo, car·allerizzato dal maggiore sviluppo dei muscoli che attorniano l'articolazione del piede, e Jalla presenza di uno strato di pinguedine piu spesso, tanto in questo punto, quanto nei polpa s tr·elli delle dita. Un piede di tal guisà conformalo, è dotalo di una traspirazione cutanea, più copiosa, ed J,a un aspetto go lfo e pe~ante. Esso occon·e di fre'!uente , nei Mon goli, nei contadini, nei marinai, negli operai che lavorano stando mol to in piedi, in quelli che salgono scale a piuoli, e che montano cavalli. Tuttavia un simile piede non impedisce le marcie, nè genera quelle molestie, e quelle sofferenze, di cui tnlvolta è autore quel calzolaio, che, ignorando la forma del piede, allestisce Htivali più larg hi, o più lung hi di quel che abbisogna, i quali producono irritazioni, ed escoriazioni della cu te. - Un'altra varietà. di à.nomalia, è la eecessioa curoatura del piede. In questa ~i osserva, il collo alto, il metalarso rialzaLo ad arco, ed è in tulte le sue articolazioni, più elastico, o più mobile dell'ordinario. - Pat•ime nti le dita sono più sciolte, e posseggono un più allo grado di elasticità, per cui riesce più facile la corsa, ed il sallo. Questo piede abbisogna che la forma della ca lzatura gli sia esallamente congrua, che il tallone sia un po' alto, poichè se troppo basso, la elevata pos izione delle dita, non permette, chè il piede sia spinto con forza sufficiente; si richiede inollre, che la scarpa sia di 114 o 1t2 centimetro più lunga dell'ordinario, affinché, le elastiche articolazioni, si possano estendere liberamente durante l'incesso. Affini a questa specie, sono i piedi stretti, osservabili inRIV1STA o'IGfE.NE


558

RlVISTA

soggelli di costituzione mediocre, di floscia muscolatura, e di cute de licata. Se le va!'iela finora accennate reclamano dall'artefice uno studio speciale per una comoda calzatura, questa di cui parliamo, mette maggiormente a tortura la sùa artistica abilità, specie allorquando le dita sono lunghe, magre, protette da una epidermide delicata, e deformale da esostosi. Se chi è dotato di piedi consimili, fa uso di una calzatura ~ stretta ed elegante, è evidente, che la compressione a cui vanno soggetti, prodm·rà ogni sorta di malattie e di soffe t·enze. Il piede largo invece, debbe essere considerato quale contrapposto del piede stretto. Esso rappresenta la varieta più ·comune alla maggioranza degli uomini, e lascia nulla a desiderare, per quanto riguaJ•da la sua altitudine, e resistenza alle marcie lunghe e continuate. Nè questa anomalia deve confondersi col piede piatto e col piede piano; fra quello e questo, vi ha una notevole differenza, che merita di venir presa in considerazione dal medico perito, nella visita delle reclute. Il piede largo costituisce un semplice difetto estetico, il piede piano entra nella serie delle imperfezioni, rappresentandone il grado più piccolo, mentre il gr·ado massimo della deformità è espresso dal piede interamente piatto. Il piede piano differisce dal piede largo, in ciò, che il primo caratterizzato dal difetto dell'aJ•cata è obbligato ad una totale · estensione, e quindi a toccare il suolo, con tuLla la sua pianta, mentre invece la pianta del secondo, rimane rialzata tanto da permellere sotto di essa l'introduzione perfino di un dito; ma vi ha di più: n el piede largo, il movimento delle articolazioni è intieramente liber·o, nel piano é alquanto impedilo, circostanza che lo rende inetto ad una marcia forzala, a cui ancor meno si presta il piede piatto, il quale appartiene a quelle deformità elle, nell'esercito austro-ungarico, motiv ano la riforma. · Il piede piatto, non occorre mai nelle classi elevate, rara~mente uel sesso femmiuile, e lo si osserva nei I'8gllzzi solamente quando sono all'etti da un abito s crofoloso, o quando si vogliono abituare ad un prematuro esercizio di deambu-


D'IGIENE

559

'! azione. In tesi generale il piede piatto, riconosce per cause, ~e distorsioni, le lussazioni, le ferite, la compressione da calzatura difettosa, e la prolungata stazione eretta, sovra un piede preceden t~mente già piano. Chi ha il piede piatto cummina sul marg ine interno del piede, per cui la scarpa in questo punto è maggiormente usurata, e la incessante compressione a cui soggiace il suddetto margine, genera

·tali sofferenze locali, da impedire la continuazione di una lunga e rapida marcia. Simili molestie, sono espresse da notevole tumefazione intorno ai malleoli, da un colore rosso -cupo che invade intieramente la s uperflcie cutanea, a c ui tien dietro un freddo, e viscido sudore, consociato a denudazione ed ulcerazione della epidermide. Si dànno ezianclio alcune deformità del piede, come s arebbero il piede equino, il varo, ed il valgo, vizi cotesti di -cui non ba occasione di occuparsi il medico militare poichè, gli individui che ne sono affetti, non entrano a far parte dell'eser cito. Egli invece deve rivolgere la propria attenzione .ad una serie di malallie dei piedi, che insorgono dUl·ante il servizio, e che peggiorano durante il medesimo, s iano o no, procurate da una disadatta calzatura. P rima d'ogni altra, merita di essere accennato il sudore ·dei piedi; la eccessiva secrezione del sudore, avviene molto più frequente mente alla pianta dei piedi, che non al palmo della mano, od al cavo dell'ascella. È facile comprendere che il copioso sudore ai piedi, è dannoso, tanto sotto il punto di vista igienico, come sotto quello economico. Un s udore -abbondante rammollisce l'epidermide, la macera, e la rende s uscettibile di facili ulcerazioni, esala un odore ingrato, e guasta quella qualsiasi stoffa che riveste il piede. In un'epoca a nteriore si volle accordare mol_ta importanza fisiologica al sudore dei piedi, e predominava l'idea di non sopprimerne, o quanto meno diminuirne, la eccessiva secrezione. Si temeva che la s ua soppressione, od allontanamento, -fosse la cagione di molte malattie, come ad es., il re umatismo, le affezioni oculari, le auricolari, i disordini gastrici, ,gli accessi asmatici ecc. Oggidl invece queste teorie si sono


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RI VISTA

abbandonale, e si melle ogni studio per guarire chi soffre di questo moleslissimo accidente, consigliandone la cura igien:ca, confortata dalla cura rr.edica. Il trattamento curativo è del tutto locale, senza che ne consegua il minimo inconveniente. Scrupolosa nettezza ùei piedi, e dei loro involventi, quotidiana lavatura con acqua tiepida saponata, cosper sione di tullo il piede, con una polvere composta d'amido e di acido salicilico, od abluzione con forte soluzio:1e di acido b01·ico, ecco tutto. Che s e ad onta di ciò, il sudore· ai piedi si mostrasse oslinato, si ricorre all'uso di una pomata composta d'olio di lino e cen> vergine. Una delle più. moleste malattie: pel soldato, una vera piaga nello stretto senso della parola, sono i geloni. Vi sono predisposti per lo più quegli individui che sof!'r·ono di eccessivo sudore ai piedi, e quelli, che nella stagione rigiùa, sono obbligati ad afrronlare spesso, e pe1· lungo tempo, gli insulti del clima. Ora.le prevenire la insorgenza dei geloni, si rende necessaria uno. cura affatto speciale, tanto della cabmtura come dei piedi. Quella dev'essere esattamente congrua alla superficie del piede, con tomaie morbide e non pieghettate,

questi debbono essere protetti da una c•>moda, e coibente copertura, teuuli in un costante movimento, e non esposti all'immediato passaggio dal freddo al caldo. Nè è da omettere il metodo usato con tanta efficacia dai soldati anziani , col quale scongiurano quasi sempre i geloni. Essi spalmano i piedi, ed i rispettivi indumenti, con grasso o sego, metodo questo non solamente sempr13 preservativo,. ma talvolta eziandio curativo. È da lutti risaputo che gli occhi di pernice, sono ingt·ossamenli, e p1·olifer·azioni della epidermide compressa; vi sono alcuni che vi hanno una speciale predisposizione, talora anche ereditat·ia, i quali, senza una causa apprezzabile,. mostrano e mani e piedi disseminati di calli e di porri. Ma nel maggiot' numero dei casi, gli occhi di pet·nice, riconoscono per causa una costante e non uniforme pri'Jssione, la quale se raggiunge un più allo grado rigonfia la sostanza. cornea, r:la cui ris ultano, e, speciaJmenle nella stagione umida, producono sensibilissimi dolori.


D'IGIENE

Naturalmente, in chi è tormentato dagli occhi di pernice, sorgerà il desiderio di liberarsene, ma a costoro si deve caldamente raccomandare di aswnersi dal lagliarli troppo profondamente da se stessi, poichè facilmente andrebbero incontro ad una linfangioite; un'egliale prudenza si deve usare, nel trattamento d~lle unghie incarnale, provocate tanto dall'incuria dei piedi, quanto da una inopportuna calzatura . L'unghia incarnata ordinariamente predilige il dito grosso - e nasce dalla pressione sui margini dell'unghia, i quali vengono spinti contro la pelle; se non si provvede in tempo utile a togliere questo inconveniente, o se si abbandona a se stesso, genera l'irritazione della matrice dell'unghia, che ben di raro ha un esito favorevole , e talora perfino può essere causa di suppurazione delle parti molli, e di carie delle ossa: da ciò la grande importanza che si deve annettere alla cura delle unghie, tagliandole ogni 8-14 giorni in direzione rettilinea, con una fot•bice affilata , e smussata nelle punte, o con un'apposita tenaglia. In questa operazione è d'uopo avvertire di non tagliarle troppo corte, poiché in allora le dita perderebbero il loro appoggio, e le unghie crescerebbero nuovamente entro la carne. Quando vi ha disposizione all'unghia incarnata, eJ alle pipite, torna necessario l'uso di frequenti pediluvi caldi, il sollecito allontanamento di ogni corpo estraneo, atto a comprimere le dita, e, ciò che più importa, non condannare alla tortura i propri piedi, con una· calzatura troppo s tretta. Oltre le anomalie congenite che affettano le unghie sotto forma di atrofia, o di iperlrofia, si osserva pure in esse, una particolare allerazione del loro tessuto dovuta a parassiti, che si ,innicchiano nella matrice e danno luogo· alla distruzione dell'unghia. Questi importuni inquilini vengono sloggiati, mediantfl lavature con potas.'la od ~nzioni di benzina, o petrolio. Finalmente, si deve accennare una malattia che già da m olto tempo ha attirato l'attenzione delle amministrazioni militari di tutti gli Stati europei, di una malattia che è ca36


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VAlli ETÀ

pace di incflppare la cel erità dei movimenti in ogni esercito e questa è, la escoriazione dei piedi. Questo accidente morboso, anche in tempo di pace, domina nelle file dell'esercito aus tro-ungarico, effettuandone quasi una decimazione e leggendo le ultime statistiche, pubblicate ~ugli anni 1874, 1875, 1876, s i scorge che sovra 1000 uomini, 103, si r esero indisponibili per escoriazioni ai piedi. Quali ne sono le cause~ evidentemente la fa cile vulner·ahi lità della cute in soggetti orig inariamente deboli, la non contratta abitudine nel p01·tare gli stivali, le mar·cie troppo lung he imposte alle reclute nel primo pe1·iodo della istruzione militare, l'incuria della nettezza dei piedi e dci loro indumenti, ma specialmente la calli va qualita degli stivali e delle scarpe. Ques t'ultima è in ogni caso la vera sorgente della maggior parte delle malattie del piede, e me rita che su di essa si apra una parlicolat·eggiata discussione. (Continu"a).

VARIETÀ

-

La tubercolosi polmonare nel regio e•erolto. Pubblichiamo alcuni dali statistici perché valgano quale criterio per rellamente apprezzat'e il valore e la necessità delle diver se proposte, messe da qualche tempo innanzi, per la migliore profilass i della tubercolosi polmonare.


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YARIETÀ

-s.. :-.:

Morli

AN~l

. . 1876 . . 1875

1877

.

1878 .

.

. . . .

1879

. . 1881 . . . . 1880

n

Perdite

Spedali militnri

c:

.s?

e~ entrati\ morti totn1 \J~r alla mill for7A

328

543

871

244

454

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°

-

-

698

4 34 ' 3,67

418

i65

408

635

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154

er - <> g

3'12

57•1

2,93

388

173

265

282

547

2,83

.266

115

297

238

535

2,77

233

101

178

282

460

?,40

203

90

Se non erriamo queste poche cifre dimostrano che: Tenuto pur calcolo del ridotto periodo di servizio, ma fatto anche caso dell'età milita re la piu soggetta alla malattia, é certo che si é riusciti con una migliore scelta ad ottenere -una sens ibilissima diminuzione dei casi di tisi nel militare.

Ora sono ridotti ai due terzi di quel ch'erano pochi anni sono; Che dei colpiti piu che il 60 "1. sono riformati, e neppure al40 '/, ascendono oggidì i decessi. Vuoi dire che i tre quinli almeno dei malati sono in tempo eliminati dalle file dP-ll'esercito. La mortalità rapporto alla forza non as cende nep· pure all'i per mille; la proporzione dei malati è di 2,40 per mille; i riformati ascendono all'i, 40 Appena il 50 '/, dei tisici è ricover~to negli ospedali militari, il 10 '/, é accolto negli s pedali civili, il40 ' /, é riformato -dietro proposte dirette dei corpi. - Il 56 '/, degli ammessi negli spedali militari é in tempo .utile proposto pel rimando e riformato. Che in media in ogni spedale militare (calcolati soltanto i divisionali) non si ha che una decina di tisici all'anno, dei -quali più della metà sono riformati appena si hanno sicuri indizi della malattia. Siamo dunque pur riusciti a qualche cosa. a qualche non


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VAJUETÀ

disprezzevole risultato .......... Possiamo quindi spet•are che questa volta al Congresso d'Igiene, che avrà luogo prossimam ente a Londra, non rovistando nel passato si potranno far risullare questi falli, che, se non ci illudiamo, non ci fanno torto e sono confortevole augurio di un migliore non lontano avvenire. B. (Maggiore SALQUIN, segretario al dipartimento militare de.lla confedet•azione svizzera).

La oalza"tura mUltare. -

In una istruzione salla costr uttm·a delle scarpe e stioaletti di .forma ra:oi.onale, continuazione di antecedenti (1876) lavol'i s ul difficile tema, partendo dal logico assioma che • la calzatura deve adattarsi al piede, non questo a quella » 1 il Salquin ha cercato dimostrare quali siano i r equis iti d'una calzatura solido, leggera, faci le a calzare ed a togliersi, e che precipua mente non ferisca il piede. Questa memor·ia completa gli importanti lavori del Camper~ del Meyer, del Grenlher, Mis trijm, Tourbinne, Cazal, Ziegler. Il Minis tero della g uerra in Ft·ancia, ha inlanto ordinato che siano m esse alla prova in diversi reggimenti delle calzature confezionale rigot·osamente sui principii dei principali scriLtori ed AsperimentaLori della interessantissima questione ..... Si spera cosi ottenere il tipo della calzatura razionale. Do ll. F . BAROFFto.


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA Poohl datl Intorno alla leva aut giovani nati nell'anno 1882 e aulle vicende del B . esercito dal 1• ottobre 1882 al 30 aettembre 1883. - (Tratti dalla Relazione del lenente generale FEDERICO TORRE). Il 30 settembre 1883 erano a ruolo: Esercito permanente = T1•uppa 734912. - Ufficiali in servizio attivo, disponibilità od aspellativa 12914 . - Ufficiali di complemento 2039. Mili:;ia mobile = Truppa 330231. - Ufficiali H06. - Ufficiali di complbmenlo 910. - Ufficiali in posizione di servizio ausiliar·io 1533. -Della milizia territoriale 4742. - Della riserva 3748. Truppe della m ili:.ia territoriale 1,017 ,212. Tolale: Ufficiali 27892 -- Truppa 2091358 - Complessivamente 2f'19:!50. Tenendo calcolo solo dell'esercito permanente e della milizia m obile s'avevano sui ruoli: sottufficiali 25525 - caporali e soldati 1048621 - Totale 1074146. P er l'esercito permanente = 1iO:>OO (34,46 per iOO) solto le armi; 324372 (65,5i. per 100) in cong~do illimitato; truppe di complemento 2-i0040. Per la milizia mobile = In congedo 174887; truppe di complemento 164347. La milizia territoriale componevasi di: sottufficiali i 3985; caporali e soldati 1003227. Su 32 H69 inscrilli nelle liste della leva dei nati nel 1882, 49502 erano capilista, 3077 ommessi di leve anteriori, 27'159(1 nati nell'anno 1882; es~·endon e stati cancellati iH37 si ri-

'


566

RIVISTA

dussero a 309732 ed essendone stati aggiunti 8•14, risultarono all'estrazione 310596; ma per ulteriori cancellazioni ::;i ridussero a 306903. Il contingente di primé categoria era fissalo in 76000 uomini, dei quali 1300 con obbligo di soli· due anni alle armi. R~formati.

Proporziono per cento Rirorrnati ai visil.1li al lolaiè ai dis lrètli e coq 1i

P er mancanza di stAtura. . 2:25:23 Per imperfezioni ed infermita 29723

7,62 10,06

7,25 9,57

2 HliO

Totale. . . . . 52246 17,68 16,82 1912 Ai distretti e corpi ne fJrono pur rimandati rivedibili

n• 2765. Principali imperfe~ioni e malattie, causa di r(forma ai distretti c corpi

Debolezza di costituzione . . 1415 Deficienza del perimetro toracico 3862 P ellagra . 8 . . Dermatosi . 553 Cretinismo, idiotismo, ecc . 273 Alienazione mentale 46 172 Convulsioni, epilessia . . 144 Rachitismo . . . Artrocace e carie 162 Alopecia . 614 Perdita d'un globo oculare . 239 Malattie oculari 2759 Strabismo . 85 Miopia 269 Ipermelropia 37 Ast:gmatismo . 14 Sordità 137 Malattie dentali 141 Mutolezza . 112

.

. .

.

.

66

100 27 2 36 1 &

26

194 4

46H1

r) 11 19-


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BIBLIOGRAFICA

ai distretti e corpi

Balbuzie. 191 Gozzo e collo voluminoso 1851 Gibbosità . . . . . 1028 Deformazione del torace . 1309 Tubercolosi polmonare 98 Vizi organici del cuore, ecc. 259 Deformazione del bacino . . 65 Malatlie croniche addominali 108 El'nie viscerali . . . 4052 ltl rocel e . . . . 717 Varici, varicocele, cirsocele. 1289 Mutilazioni delle mani o dei piedi. 413 PrJstumi deformanti di fratture . 346 Divergenza e convergenza dei ginocchi . . . . . . 718 Deform ità ai piedi . . . • . . 3-f.5 Più imperfezioni riunite . . . . 68 Malattie o deformità non contemplate . . . . . . . . . 38

16

82 43

44

28 66 5

7 45446 91 9

19 20 10 22

Prooincie che diedero il minimo e massimo numero (per 100) dei ri;(ormati ·e riscontro coi rimandati a nuooa oisita, (media dei riformati 17). Mass ima: Benevento . } 20 Catania Sassari . 21 Cuneo Caltanissetta 23 Cagliari e Reggio Calabria 25 Catanzaro J 26 Bergamo Sondrio . 36 Minima: Modena . 12

l

Rimandali :d. id. id. id. id. id. id. id. iù.

21 24 2~JI

17 19 26

32 18 10 15


568

R1V1STA

Pesaro-Uebino Massa-Carrara Udine Vicenza . Lucca Vet·ona . Arezzo, Ferrara Rovigo . .

11

} iO 8

Rima ndati } 13 id. 27 id. id. 20 id. 12 id. 13 id. 17 27 id.

Rimand(,ti alla classe 1863.

Per difello di stotura . . . . . 15524l T 1 1 67 137 l nfermila presu~te sanabili. . . 49293 ( ~,!teper IOO) P er altre rag tom . . . . . . . 2320 Volontat·i: Ufficiali 304 - Allievi di is tituti militari 213 V olonlat•i ordinari 1998 Totale 2515. Volonta ri d'un anno 7"19. AutorizzaLi a ritardare il servizio a 26 anni 330 (s tuden ti farmacia 61 - m ed icina 158 - velet•inaria 5). Autol'izzati come sopra di alke leve NO 38. Id. di cla ssi antecedenti (continuanti in congedo) NO i379. Renitenti R9!16 (2,90 per 100): Napoli e Genova ne diedero il maggio1· numero proporzionale (i2 pet• 100); 10 provincie no n r ag-gi unser·o l'i p er 100; 8 non diedet•o renitenti. De ficienz e a l contingente 1743. Contingente reale di 1• categoria. 74~04l Ass~>gn ati alla 2• categoria . . . 28289 17852·1 Id. alla 3' id. . . 7G03i Sapevano leggere e scriver e il 50 per 100 - leggere <:irca il 3 per 100 - illellet·ati 47.

2

=

Dati sulla statura.

Su 2~1622 mi;:;uratì, la statura med ia risultò 1,G:3; Degli ido nei, pe1' lo statur a, 1,G4. Arruolamenti volo nlat·.i e passaggi alla 1' categoria (do l 10 .ottobre 1882 al 30 s ellembt•e 1883) NO 2399.


!IIBLTOGRAFICA

569

Volontari di un anno venuti sotto le armi 397 - Id. ritardatari 632 - Totale 1029; (nelle compagnie di sanita 75, dei quali 10 diminuirono nel corso dell'annoi. Nei reparti d'istruzione furono ammessi 1672 (volontari 1466). Raffermali senza premio 170i, con premio 2-i58. Alla fine del sellembre -1883 erano nell'esercito raffer mati con premio 15900. Soltufficiali con Cllposoldo 14160. Vennero tempot•ariamente (per 1~ giorni d'istruzione) alle armi NO 8560 militari di 1', 2' e 3• cate~oria; dei quali 288 .dovettero essere rimandati a casa per malallia. Furono pur chiamali alle armi per un mese allri 39702 militari di 1' categoria dei quali però 5·i8 furono congedati per rassegna di rimando. Furono egualmente chiamati per istruzione di 3 mesi 19080 militari di 2• categoria; dei quali 305 furono congedati per rimando, 563 rimandati alle case loro per malattia; ne furono chiamati pur allri (2' parte del contingente) 8385, dei -quali 104 furono congedati per l'imando, :.!21 rimandati per malattia; finalmente furono alle ar mi 1'1293 uomini di ca· valleria di classi in congedo illimitato dei quali 106 furono congedati per rimando, 356 rinviati come ammalati.

Congedali per rassegna di rimando. Soltuffìciali 59 - Capot·ali H9 - Soldati 2965 - T otale 3173 (pet· causa di servizio 26). Fanteria i200 - Distretti 8()8 - Bersaglieri 138 - Alpini 53 - Cavalleria 2U8 - Artiglieria 262 - Genio 46 -carabinieri reali i 67 - Compagnie di sanità 2i - Compagnie di disciplina e stabilimenti di pena 21 - Scuole mi· lilari 44. Per deperila costituzione 115 - Deficienza del perimetro toracico 33 - Obesità 17 - Cachessie 142 - Ottusità. di .mente 19 - Alienazione mentale 44 - Paralisi 18 - Epi:lessia 63 - Artrocace e carie 92.- Artr ite deformante 23 - Fratture, lussazioni, anchilosi, ecc. 76 - Malallie oculari


570

RlVISTA

Miopia 36 - Ipermelropia 4 - Astigmatismo 1 Malattie dentali '13 - Tubercolosi polmonat·e 407 - Affe· zioni bronco-polmonari diverse 474 - Vizi cardiaci e vasi maggiori 167 - Mal allie acldominali 61 -Ernie 597- Idrocele 38. i\! anda ti in licenza straordinaria per malallia 2175. Collocati a riposo e giubilali 226 - Pensionati, dietro riforma, 15. ' Morti sotto le armi 2182: - Sottuffìciali 116 - Caporali 136 - Soldati 19:lO. (Per causa di servizio Hl; per suicidio 87). Le giornale di effe llivita essendo state 7076155-l e quind i la forza media 193867, la morlalita fu deii'11,2G per '1000. (Fanteria 12A5- Dist1·elli 10,79 - Alpini 7,96- Bersaglieri i2,40 - Cavalleria 0,96 - Artiglieria 12,33 - G\mio '1:2,09 - Carabinieri 7,13 - Compagn1e di sani tà 15,59 - Veterani ed invalidi 3_.,63 - Stabilimenti penali 9,62). Dedotti i suicidi 87 e gl i infortuni 72, r esto la media generalo '10,43. 167 -

Suicidi. N" 87 = Fante~ia 0,4} per 1000 - Alpini 0,28 - Bersaglie ri 0,37 - Cavolle ria O,:ZO - A rligliel"ia 0,28 - Distretti O, H - CtH'abinieri 0,83 - Scuole mililaJ•i 1,54 - Compagnie di sanità 0,68 - Veterani cJ invaliJi 1,4i :.._ Stabilimenti penali 0,23. Media mensile No 7,'5. -Fu superata in mar1.0 (9), giugno (fl), luglio ('10), settembre (12), ollobl'o (8). Con arma da fuoco 69. Gli individui delle provincie diTorino (7), Bologna e Milano (5) dieclero il maggior numero di Ruicidi.

Principali mttlaltie dei deceduti. Vaiuolo = 1; Mot·billu = 254; Ti foid i = 450; Men in gite cet·cbro-!:>pi nnle = 26; Malat·ia, olip-oemia = 2R; Miliar·e, ùiflo>rile, ecc. 3~. A fl"ezi oni i;CI'ofoluse = 18; Sc.:ot·butiche 7; Affezioni ceJ·ebro-spinali 11 8;

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=

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B!BLIOGRAFICA

57 ~

Mania= 5; Affezioni bronco-polmonari = 530; Tisi, tubercolosi 338. Mesi che superarono la media (169): maggio 182, aprile 20'1, . febbraio 307, marzo 329. Minima, novembre 95 (forza minima).

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Blbllogr&fle. Traité des jìèores prtlustres. - Questo libro dell'egregio maggiore medico pr ofessore aggregato di Valde-Gràce (Parigi 1884. - Doin editore) è un:a compiuta monografia, ave è fatta una larga parte al micr obo palustre ed alla sua importanza etiologica . Alimentazione del soldato soedese. - La razione conterebbe 18;) gr. di sostanze albuminose, 108 di sostanze grasse, 671 ùi idrocarburi. Il solùato prende i pasti in camere speciali (camere di giorno e refettot•io). È s tabilita una tabella settimanale per variare i pasti, che sono divisi in tre al giorno, i du.a primi (colazione e pranzo) sono i più forti, il terzo (la cena) é sempre costituita da pane e zuppa (di orzo). Secondo i giorni il pane (una specie di galletta di segale) è ra ppresentato nella razione per 690 ossi vero 850 gt·. Il consiglio di sanità ha ultimamente proposto un aumento della razione ed una maggiot• varieta. B. LA VERA N . -

Gtornall•peolalmente oon•aeratl alla medlolna mWtare: Archioes de Médecine et de Pharmacie militaires (Francia). Archioes Méclicales belges (Belgio) Giornale eli Medicina militare (Italia) Gaceta de sanùlad militar {Spagna) Gazela cles hospitaes militares (Portogallo) Neclerlandsch militair Genees!wndinrJ A rchie.f (Olanda) Tidskrqt i Mililiir Helsowarcl (Svezia) Feldartzt et Mt:lildrarzt (Austria) Deutsche Mililararztliche Zeitschr~ft (Germania) Wojentw medi:;inski Journal et Vojenno sanitarnoje Djelo (Russia) Spitalul Reoist~ Medicata (Rumania). - Queslo giornale · pubblica pul'e Memorie di medicina mililare.


572

CONCORSI

·Concorso al prem.lo Jllbert pel medlol mUltarl. li giorno 12 maggio 1884 i soLlosc:ritli si sono costituiti in

Commissione a ggiudicalrice del premio:

1\lanayra comm . Paolo, maggior gene!'& le medico, Presidente. Machiavelli comm. Paolo, Membro Colonne! li Pecco com m. Giacomo, id. Medici Giudici cornm. Vittorio, icl. 1spcltori Baroffio comm. Felice, Membro e relatore. li tema posto a concorso pel premio Riberi , a far tempo

dal 2;) aprile 1882 al 31 luglio 1883, era cos i formulalo: L E FEBBRI DA MALARIA NELL'ESERCITO.

Al Comitato pervennero entro il termine prescritto dieci memorie ot'iginali segnale con le seguenti epigrafi: 1. • Dello i11ulile oprnr la gloria è sto l/a. •

-· •)

Conslilulio 1110rùi epidemica endemica nnnua.

3. « Pnt·ve, n ec in·vìlleo, sinc me, liber ibis in Urbcm. •

4. ll'on è 'l monrlr111 rumore altro cll'mt {ialo Di t•mto ch'or t'iett q11inci e m· v ien quin(!i E muta 1WIIIC p t'I"CIIt; 111uta Ialo. DAI>TE' Ptii'(IUIOI'iO.

5. Qttotl /iunum, (eli.-&, nu.~pira lumque sii.

6. N 'atltll rll<'~ t'it•n sut· 1>a•·ote pas mi me stu· la v6tre 11i sw· la wittme, voye; el lourltfZ ptll' vous mème.


573

CONCORSI

7. Me deg110 a tanto né io nè altri crede.

8. Ne che poco vi dia da imputa•· sono Che quanto io posso dar, tutto vi dono . •~iiiOSTO, Orlando Furioso, c. lO.

9. Fto•·i(el"is ut apes in sallilms omnia libant, omnia 110s itidem clepascimur atu·ea dieta, a t( rea, perpetua semper dignissim(' vita. LUCRE7.1 0 .

10. Quid. potui, (eci: {aciant meliora potenl<?s. llfARZIAI.t.

Ciascun membro della Commissione avendo dala comunicazione delle note e ùegli appunti raccolti nell'esame fatto delle memorie presentate al concorso, unanime fu il giudizio che le sole, che merita vano di esser e prese in particolare considerazione e potevano fra loro ralfl·onlal'Si per stabilirne il merito assoluto e relalivo, erano le indicate solto i numeri 3. 4. 8. 9. 10. Le altPe; ~;:ebbene pregevoli per la CPudizione dimostrata, o non ave vano sintetizzati i ricchi materiali r accolti e non ne avevano tratte concrete, oppc•r-tune deduzioni; o non avevano ri!:tposlo a lutti i quesiti nel tema foemulati, ed anzi alcune delle più importanti questioni erano state appena toccate, una poi (N. 5), piuttosto che tralL~re il vasto argomento, !imitavasi a d indicare quasi la traccia e gli essenziali principii sui quali il lavo1'0 doveva !:'volgersi, un'altra (N. l) era quasi un largo indice della materia stessa. Memoria N. 3. Par ve, n~c invùteo, aine me, libtr ibis i11 Urbem.

È un lavoro di qualche pregio, ricco di erudizione, che

lascia però a desiderare nella parte bibliografica italiana, n on essendo stati citali gli scrìllori stessi più sommi, il Torti ed il Lanci si, che tanto illustrarono l'ar gomento. Incompleto e molto è pure il capitolo sulla profilas<>i. Però il lavoro qual è, attesta della fatica, dell'impegno postovi dal


CONCORSI

suo r edallore, e la Commiss ione unanime, pur ritenendolo inferiore agli allri sopra ricordati lo riconosceva degno però di distinzione, d'incoraggiamento e lo giudicava meritevole di onorevole menzione. Ape1·ta la scheda se ne riscontrò autore il Dr. Bernal'do sig. L r~itJi, capitano medico al 56• reggimento fantet•ia. Memoria N. 10. Quid. polui, (eci: (acia nt melio,·a pOieJIIes.

Questa Memoria è divisa in due parti, delle quali la prima comprende la storia della malaria in Italia non che le varie dollrine sulla genes:i di essa; la seconda &i riferisce alla fi sio- patologia ed alla terapia della febbre. La prima parte, sebbene alquanto estesa, non è però compiuta, poiché difetta di alcune indicazioni di molla importanza, che pel modo di t1·attare la questione riuscivano necessarie; la parte statistica non é sempre, quale dovrebbe essere, esattissima. Nella seconda parte l'autore, esposte e discusse lal'gamente le opinioni dei vat•i scrittori finisce però còl lasciare tuttavia nel dubbio il conccllo che formavasi sulla patogenia della malaria e sul modo di sua azione sull'organismo. Con tutto ciò il lavoro ha un vero valore, ed attesta dell'opera faticosa ed assidua del suo compilatore; perciò la

"Commissione, pur reputandolo superiore al gia sopra ricorduto, non lo credette degno di premio. bensì lo giudicò mer itevole di menzione onor·evole. Ape1· t.a la scheda si trovò esser opera del Dr. Rossi signor "Francesco, medico di 2• classe nella R. Mat•ina. Memoria N. 9. Flori(el'ic$ ut apes in satlibus onmia lit>anl, ottmia ttos i/idem drpascimur cuu·ea dieta, aurea, perpeh'!' scmper diguiss ima vila.

Bencbè non voluminosa, la Memo ria é bene scritta, suc·-..cosa, ricca di scella e buona erudizione. Sgrazialamente non é completa, difettando nAlla parte statistica a mancando -quasi interamente d'una parte, cioé di quella che riflellere ~ doveva ai provvedimenti medico-legali. Se fosse stata com-


CONCOHSI

'

575

plela di certo avrebbe potuto essere premiata; ma per tale difetto la Commissione ad unanimità la giudicò meritevole della prima menzione onot·evole. Aperta la scheda se ne rivelò autore il sig. Dr. De Ren~i Giuseppe, capitano medico alla D. S. di Napoli. Memoria N. 8. ll'è elle 110co vi dia da impvl<u· sono Che quanto io posso dar, tutto v i dono.

Questa memoria fu riconosciuta pregevolissima per la sostanza e per la forma. La distribuzione della materia ne é bene ordinata) logica; la esposizione chiara e corretta. Il capitolo sulla cura è fallo con diligenza, è completo, fa onore alla erudizione ed al pratico criterio del suo autore. La Commissione ad unanimità, per questi egregi pregi la giudicava meritevole di premio e, per ragione di confronto colla Memoria di cui segue, le assegnava il secondo pt•emio. Aperta la scheda si lesse il nome del sig. Dr. Quinzio Cesare, capitano medico nel reggimento cavallet•ia Genova (4). Memoria N. 4. 1\"on é 'l mon.dan I"IW11)1"e altro cll'tm fiato

m vento cll'o1· vien quinci e or v i cn quindi B muta flome perché 1111tfa lato.

Questa Memoria, risponde esattamente alle parti tutte del programma, e la sua mole non ne scema per nulla il merito, essendo la vasta materia ordinata a,ssai bene, l'erudizione non solo larga, ma pur con tatto ed abilità utilizzata; é scritta in buona lingua. Tanto la parte critica, quanto la pratica sono trattate con discernimento e nell'una e nell'altra l'erudizione sfoggiata non riescA ingombrante, ma anzi apprezzevolissima. È t•icca di ben'ordinati e con s enno maneggiati daii statistici, desunti da documenti di valore, ufficiali, è pm• corredata di belle tavole e di dimostrazioni grafiche tracciate con molta abilità. È forse un po' ricca, un po' frondosa; ma è di certo un buon lavoro e che soddisfa efficacem ente a tutte le questioni del tema. Se l'autore vi arrecherà, pubblicandola, alcune lievi correzioni e ridurrà qua e là


576 CONCOI\Sl un po' la p~rte erudiliva, riuscirà un'opera mollo pregevole ed utile. La Commissione ad unanimità la giudicò meritevole del primo premio. Aperta la scheda vi si lessero i nomi dei sigg. D.t·i Sjor~a Claudio e Gigliarelli Raniero,capilani medici addetti al Comitato di Sanità Militare. A compiere il suo mandato, la Commissione fece in sua presenza bruciare, chiuse com'erano, le schede delle Memorie non premiate. La Commissione poi si scioglieva esprimendo il parere ed il volo che le Memorie premiate, comeché meritevoli, venissero pubblicate colla stampa consigliando gli autori a volere in tal caso rivederle ed apportarvi quelle poche correzioni, che varrebbero ad accrescerne il pregio e l'utile per la comune istruzione. Roma, li t9 maggio t88&..

Il relatore D. FELICE BAROFFIO. V': Il presidente del comitato di sanità militare MANAYRA.

ll D irettore

Dott. FELICE BAR.OFFIO col. med.

Il R edattore CLAUDIO SFORZA

Capitano medwo.

NUTINI FEDERICO, Gerente.

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GIORNALE · DI

IEDICINA MILITAR.E . •

PUBBLlGATO DAL COMITATO DI SANITÀ MILITARE . ,.,....," ORDtiiB DEL •tNI8TIRO DELLA GUaRitA!

•••o "'"'· t. 1 - L-qlio t884.

-

t88t.


SOMMARIO DELLE M ATEHIE CONTENU T E NEl. PRESENTE FASCICOL O.

MK't.I OIUE ORIGIJ\",\ LI.

Panara - L'a lìn•cntazionr, dcll'ackìi~Sr•ml•· in r~l azionc ~on lo s vilup(lO ·r• rgn nico ,. r·ol la\·oro intl'llcllualt·. . . . . . . . . P ag. 5i i franchlnl -

il ioduform io nr.lla cura tklla lisi polmowml . . . . . •

60~

RIVISTA DI GIORl'AI. l I'I'AI,I ,\NI ED l!:!!i'I'ERI.

lliVIST,\ Mt:DJC,\ .

laksch - SVIH':t Il signinr.<,Lo c:lini~o della pnplmnirla Chateaubourg - Snll'all,luminu ria tlsi,.lngil'a . Brothler - Sulla frmua upirc llica rlr·lla fchltrc Lifoirlell

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61~

6~ 1

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III VJST.\ CIJII\liBGICA.

Schr eiber - Sulle: lu,;az ioni r0111illkaLc c loro lratl(lu•r nto Welst - Corpi esl.ran<:i n~ l r·analt· rrspir!tlori o . . . . Verneull - Cura rll)ll o Jlsl olo a nali n~i tn i•Qrr:ul•l~i . . . Lemoino ~ Lamnols - So rdila r.or~~eculim a;.:Ji Ql't)CCIIioni

618

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626 6~

629

fl l VIST.\ ltl TIW •\ t>gUTI C.\. ~·orllici clll•Jsl:tlichc Bn~gi . . . . . Varvelll - r:onl~roclism:. nell" cmir .

. . . • . . . Gurtoyski - l:n mozzo d i cura rlr!IH tlìflcrilt· • De Giovanni - t:nn fflrmol~ :~ulirt• l•llrilc Lallniua . . . . .· . . . Kairlna . . . . . . . . . l ewln e Gasparl - ::ì~n l vr•ill" · •. • 11 r rPu~olo uclla ~ari!) clcut..tlo t Maheut - Fcllhm lifoido:o » Battistlni - ~antoniua . . . Szerlecki - \ '<!l'lllifu;!h i Thompson l'u uuol'r'l, o nv·;.: Ji o ,,.,.,• hio ··ntosl.1.lico a torto ohhlial o •

6J l 631 63~ 6~

632 63:1 633 6:\4 ii!a 63~

635 13~

HIVISTA ll' IGII!:t'iE.

ti3:i G3fo

t<och - lllc<!rCh<' ::ul •'ulor;l dr•Ha C:c!lurnission•: ~cir:utiH•:a LcdèSC..t Vai·ci n~tZiiJIV' .

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Tenda ~ani la ria '' l•·uùa Cif'Pralor.a da ~C7.1f•ll~ rH s;mi t<o Termomel ri r lon ito . . . . . . . • . . . . . . ~lcòirazi un•· rrollo zurc·:on• scmrticc o uusto al itJclllforruio.

• • •

(fl,·r lt• co, linuu;;imoc tlcll'inclic, t:ellasi hl ICI'ZIL JW!J ÌIW della cCJpcrlitiiiJ.


MEMORIE

ORIGINA LI

L'ALlMENTAliON~ DELL'ADOLE~L~NTE IN nEL AZIONE

.- .60N LO SVILUPPO ORGANICO E COL LAVORO INTELLETTUALE ( ('

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S ludi ratti n e l colle~r;io m i lHare di Fia·e n:r:c.

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P AliTE u· - Antropometria .

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I.

Questa nuova hranca dell'antropologia sorra dal genio di Quetelel, colti vata da uomini insignì di tutte le na:t.ioni civil i, e fatta adulta in 50 anni di vita, non è poi talm ente esausta come si vorrebbe far credere, da non dove!' produrTe altro. È ancor·a un campo rrulli rero di Lttili applicazioni e di nuove idee, ma perchc queste germoglino è uopo coltivarlo con molta perseveranza, molta pazienza, e sovratllltto molta esattezza. Es=-a ha ri cevuto in questi ultimi tempi un grande contributo da illustri scienziati d' ltalin, ed alcuni fondam enti originnri sono stati interamente modifi cat i, alcuni principii sui quali si basava integralmente corrnt.li. 11 proressore Pagliani nel suo aureo la,•oro sullo svi luppo umano ( l) al quale dovrò largamente auingere nel corso di questi studii , ha chiaramente dirnoslrato che il metodo di misurazione detto generale, e che consiste nel misurare un pie( l) Giurnalc dd/a Socirla 1/alilul (t (/'igi~ltf, anno 1879.

37


578

L' ALIMK~TAZIOI\E DEL!; ADOLESCENTE

colo numero d'individui nelle medesime condizioni, e prenqer la media di queste misurazioni, non è punto esatto come credeva Quetelet, e neppure approssi.uativo. Gli errori che ne derivano furono dal pt·of. Pagliani attribuiti all'avere il Quetelet adoperato soggelli scelti, che si trovano gia in condizioni mollo prossime alla media da lui desunta, invece di spaziare fra soggetti disparati come sono realmente nell 'ordine naturale. Ma anche restringendo la cerchia delle vari etitanatomiche alle sole normali ed ordinarie non ne dedurremmo conseguenze attendibili, se come il Qnetelet ci limitassimo ad osservare una diecina od anche una ventina di soggetti per ogni categori a di condizioni. Ben più estesa è la scala delle varietà metriche degli esseri organici, e nella stessa età, nel:e stesse condizioni sociali, nello stesso paese v' è tale diiTerenza fra individuo ed individuo, che a voler prendere molte mi su re, il complesso di queste è talmente va.t·io pe' vari inilividui r.he pot1·ebbe seJ·vire di nola camtteristica quanto una buona fotografia , perchc difficilmente fra cento misurati se ne trovano due a' quali si attaglino le stesse misure. A voler quindi ri costruire l'uomo medio c necessario poter spaziare in un numero assai più ampio che non sia la diecina o la ventina. Tn fatti se per ottenere la media di altezza di cento uomini si cerchino prima le medie parziali di dieci in dieci per poi ricomporle in una media generale, si vedril quarlLo di vario corTa fra queste medie parziali, e quindi come poco valga ciascuna di esse ri spetto alla generale che ne uscirà. Equestastessa media generale che cosa esprimerà in fin dei conti? l'uomo medio di Quetelet? sarà vero chelealtezzedegli uomini della stessa condizione si dispongano ai lati di questa


1:-i RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

5i9

media simmelt·icamente e si possano collocare in parti eguali da un lato i più bassi e dall'altro i più alli secondo la legge binomiale, ma di cento uomini quanti avranno quest'altezza media? Ben pochi davvero! Ecco perchè quando si vogliono valori reali, e non risultati di operazioni aritmetiche, bisogna adoperare il metodo seriale come sostiene il ~J orselli, bisogna raggruppare in piccole serie gl'individui corri spondenti a' medesimi valori, per avere il valore rea le delle modalità umane. Un altro metodo anu·opometrico è quello detto individuale, e consiste nel tener dietro allo sviluppo progressivo con mi-;urazioui annuali, per farsi un'idea della crescenza umana nell e diverse fasi della vita. Volendo ora studiare questa crescenza in rapporto con l'alimentuzione e col lavoro mentale, ed avendo bisogno di far confronti con i risultati statistici che già si conoscono, è necessaf'io che io mi attenga a' due metodi di ricerca antropometrica comunemente usati, nl metodo generale, ed al metodo individuale, onde mantenere la voluta identità ne' paragoni e serbare alle deduzioni il maggior valore scientifico. Quandro avrò ollenuto la misut·a dell'accrescimento degli allievi durante gli an11i passati in collegio come farò per dire se quest'accrescimento è normale, deficente o vantaggioso? Prenderò pet· termine di confronto le note tavole di Quetelet, di BuiTon, di Zeisi ng, di Bowditch? Mainò, che la ragione elnica non permette di simili confronti.l\'Ji se,·virò di quelle del Riccardi, del Franchi o del Paglian i esclusivamente? Ma gli studi del Franchi riguardano la sola provincia di .Mantova. quelli del Riccardi i soli Modenesi, ed ognuno sa quanta diiTerenza di razza corra fra le diverse pt·ovincie della noslra lunga penisola; poi sono studi demografici, esprimono cioè la crescenza del complesso delle popolazioni, menll·e io mi occupo di una


580

L'ALIMENTAZIONE DEJ.J.'ADOLESCE~TE

classe determinata di per:;one mezzanamenleagiate. Ed a qu esto ri~uardo il prof. PaJ.! Iiani ha me:;so in chiara luce la grande influenza che lo stato sociale esercita sugli acrrescimenti, esponendo quel li delle classi agiate a confronto rlclle povere . . ~e i dati da lui raccolti fossero abbondanti, e non escl usivi pe1· il solo Piemonte sarebbero In più sicura base di uno studio antropometri co ne' collegi mi l ilari. Di ~grazintamente non ve ne sono, o non ne conosco altri. quindi mi è forza prender le mosse dal coll egi q s t e~so nel q1uale convirono indi,·idui ent1·ati da' H a' ·15 anni, ed eccez ionalmente anche a. 16 o 17 per corsi più in oltraii, benciH' in sca rso nume1·o. Stabilirò dunque col metodo di misn razionegeneral e la differenza dC'i valori antropometrici nelle direrse età desumendola dn ll e mi surazioni degli en tr·nti, come quelli che venendo direttnmcnle dnlla vita domes tica e libera, rappresentano la crescenza vera , non tnrbnta da influenze del viYere in comune. Mellerò questi dati in confronto con quelli del Franchi e d€\1 Pagliani . perché ore il numero delle mie osservazion i sia scarso o deocientc, possa da quel confronto ven ire in cerio qual modo complela 1o o sostituito; hn~alo cosi il termine di parr~gone, raggrupperò, servend omi del metodo i ndiv i dur~le, gli accrescim enti ri,.;contrati negli allievi d'anno in anno, durante la loro permanenza in collegio, efla lle med ie che ne l'isulleranno argomenterò il progres~ ivo sriluppo di questi adolescen ti . E perchè non vnda perduto un mnteriale che può servir di base ad ult eriori studi sn tale argomento. siccome in questo collegio v'e il predominio delle provincie centrali d' Italia, e In rngione etn ica va gelosamente rispettato, e~pO ITÒ questn crescenza prima complessivamente, poi secondo le diverse regioni italiche.


l:'f REl-AZIONE CO:'f LO SVILUPPO OIIGANlCO, ECC .

58 1

li . Entrarono nel colle;!io militare di Firenze, dal ·1° otto bre ·1878 al ·t• oLLobre 1 8~3, 46-i- allievi che vennero misurati per peso, statura .e perimetro toraci co ne' primi tre ~umi. Nel188 ·1 si ebbe cura di valutarne la capacità vitale con lo spirometro del Down ie consistente in un pallone ùi gomma elastica il quale porta sospeso ad un piccolo imbuto un nastro graduato in pollici .:;ubici che misura la circonferenza del pallone ad espirazione completa. Ho ragguagliato questi pollici cubici inglesi in centimetri cubici per poter facilmente paragonare i dati ottenuti con leosservazioni già esistenti . Ho fatto semp re ·eseguire tre espirazioni , ed .ho registrata la mass ima. . Nel '1882 ed 83, in omaggio al pregevole lavoro del dollot· Maestrelli sull'esponente più correuo della capaci tà vitale, arricchii le note individuali de' dati sulla lunghezza dello sterno ~ su i diametri antero posteriore e trasverso del torace . Avrei vo l11to misurare anche la forza muscolare e le escursioni toruciche, ma per raccogliere questi dati ho avuto bisogno di tulla la benerola condiscendenza de' comandanti , ed ho dovnto utilizzare i ritagli di tempo conces$i alla rici·eazi()oe degli allievi; una maggiore estensione del campo di osservazione sarebbe stata impossibile senza intaccar le ore destinate alle esercitazioni militari o ginnastiche, e la discrezi onem'impo nera di non chiedere di più .. Espongo ne' seguenti qua<lri il risu ltato di queste prime misurazioni, ponendo a fian co dei miei valod qttell i ottenuti dal Fmnchi sulla massa della gioventù di ~f antova, e dal Pygliani sulla classe agiata di Tol'ino, o sulle scuole pubbli che, ma prima è nece:>::;ario che io faccia rilevare il modo col quale sono stabi lite le età in que:;te tre serie di osservazioni . l


o8l

1:.UUIENTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

' Il pl'of. Pagliani ha valutato f'anno fino a sei mesi dopo che em compiuto, calcolando che un individuo avesse ·12 anni da quando ne aveva ·l l e 7 mesi a quando ne a veva 12 e 6 mesi. Io ho calcolato l'anno da che era compiuto, fino a che non si compisse il successivo, talchè i miei individui di 12 anni non hanno un mese di meno, e possono avei' 1 ~ anni ed •Il mesi. E così ha faLLo il Fra neh i, di modochè i nostl'i soggeLLi d'ossel'vazione segnati con la stessa età del Pllgliani, sono più vecchi di sei mesi.

Statura e peso.

f, , ;.,

STATURA

12

1,316

13

ETÀ

.l

i l

l

PESO

Coll~~:io tllililaro

ldiNumero .. o~sor_va 7.10111

Pagli:\IIÌ

Collrgio militare

·J,425

71

33,0

34,-i-

1,-i-25

1,472

183

•35,'>

::18 9

H

1,506

1,555

129

41,7

44,7

15

1,515

1,613

37

46,4

47,2

16

1,638

t,G30

17

51,5

~90 O -,

17

1,6,0

1,68

20

550

57 9

18

i,645

1,69

7

57,0

G0,5

'

l

'

'

l

l

l l

l


583

IN RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

B

Cireonjeren.:a toraeiea. .

Pagliani ETA

.

Franchi

.

.

Collegio milit.~rc:

Numero di osservazioni

Torneo

Numoro di osservazio ni

Torace

Numero di osservazio ni

Torace

l' ·t2 • "l '13

61

0,625

1:2J

0,634

71

0,68?

67

0,663

107

0,669

183

O,i OG

l H

47

0,678

6i

0,71 3

129

' O,i 4\- ''

l,. 15

49

0,717

75

0,738

37

0,772

,' 16

48

0,751

50

0,777

17

0,801

17

47

0,7i9

36

0,803

20

0,834

Il

'l 18 li

30

0,785

o'825

13

7

0,~5 1

c Capacità vitale. Paglìani

Franchi

Collegio milìtaro

ETA Numero

Numero Num<>ro di osserva- Spiromctria tli osserva- Spirometria di osscn·a- Spiromctrin zioni zioni zioni

12

61

1860

123

1851

32

1651

13

.. 67

2005

107

1863

76

1828

1t

~ 47

2120

67

2299

38

2117

15

49

2450

75

25:30

4

2664

16

48

2660

50

2800

11

3007

17

47

3140

36

3160

16

3150

18

30

3200

13

3223

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.

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l

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58:}

L' ALiliE:'iT.\ZIONE DEI.L' ADOLESCENTE

Da questi lre tptadri si ril eva co me gli allievi entrali nel coiiPgio militare di Firenze sieno in pe~o, statura e perimetro loracico superiori a qu elli dell e classi agiate della popo lazione torinese, superi orità che per la slalnra, la circonferenza toracica ed il peso .!JIIÒ trovare una spiegazione in que' sei mesi di differenza nell'età. L'inverso accade per la capac ità vitale eir e è sensibilmente inferiore negli entrati in col le((iO militar~ da' ·lz a' H anni, ma questa inferiorità è spie;.:ab ile col genere dell'i sirum enlo da me ado pera lo, e sco mflll ri reidJe, anzi ri:>u ltereb be una dill'erenza in più ore si esegui:;sero le volute correzioni.

Infatti par·ngonalo lo spiromeLt·o ùel Downie a quello fallo costruì re dal Maeslrelli, spirometro cb e fuuziona alla pressione insiguilicanLe di 1, 500 di atmosfera si banno i segnenti valori:

r

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l.

Do\\ uh~

Mat•:< ll't' lli

103::!

J L/;J

·t 510 .20-I,R

1/~10

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Spiromelria

:!f)~>G

:3047

3n4

2225 2Rì:'i 33:!5 3!)25

Hù diviso l'Itali a in quattro grandi regioni, attenendomi al

concello espresso dallo Zampa nel suo Lrallato di demograoa italiana, comprendendo cioè nella regione settentri onale il Veneto, la Lombardia. il Piemonte, la Ligu ria e l'Emilia; nella centrale le Marche, gl i Abruzzi col Moli se, il Lazio, I'Umhria e la Toscana; nella meridionale le Puglie, le Calabrie, la Da-


l~ IIEI.AZIONE CO~ LO SVILUPPO OllGANICO, ECC.

;)i:j;)

silicata e la Campania; nell'insulare la Sicilia e la San1cgua. Sono regioni naturali nel riguardo ~eografico, che vanno facilmente d'accordo con la circoscrizione ;;.mminislratira e politica,e:;econdo qu e~tc regioni clas, iftco gli entrati tinoall'età di 15 anni, trascurando le età :;u-:;cessi,·e per l'e~iguità delle cifre. D

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Italia cenlru le.

l ltalòo m"'JioIIIJI C • • •

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l 13 Hì ;.1!),4 1,476 O,'iUR - I talia insulare.

l l

14

12 i:l,~ l 5:>5 0,73:l

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"l- o' :._ 0,1 'i :!12 o~o

li I. r er poter conven ientemente studiare il rapporto fra lo :;viluppo fisico ed il lavor·o intellettuale ho diviso gli allievi del collegio in due calep'OI'iP.


l, •ALIMENTAZIO:'iE D.t:LI.•ADOLESCENTE

586

Nell'oltobt·e del 1880 il programma d'insegnamento subt una profonda modificazione; s'introdusse il latino dal primo anno in su , la stm·ia naturale al terz'anno, la filosofia al terzo e quarto. Per effetto di queste aggiunte l'oral'io che era gt·avato di otto o1·e al giorno fra scuole e studio, di venne anco1· più fati coso per la mente de' giovanelli; aumentò di un'ora e mezzo di lavoro intellelluale, a detrimento del riposo e dello svago. Ho quindi separato gli allievi che entrarono nel 1878 e 79, ed uscirono pe1· corsi accelerati nel 'l88'1 ed 82, o pe1· corsi normali nel 1883 senza aver studiato il latino, da quelli che entrati nel1 880-82 seguirono il nuovo programma d'in segnamento, e quindi il nuovo orario. A questo genere di confronto mi ha spinto il vedere quanta inlluenza abbia esercitalo sulla salute degli ali ievi tale sopraccarico di lavoro, inll uenza espressa molto chiaramente dal seguente specchietto riassuntivo delle sta tistiche annuali degl i ammalati del collegio. E

l l

Ore AN~O

AIliIli'i

18i8 1879 tR80 1881 1882

300 3iG 300

280 240

En trati all'infermeria

Giornato di permanenz.'\

8

326

1919

8 9

385 5fl0

1959 2546

9 'l'

562 61:3

2525 2627

di lavoro

mentale

u 1/2


JN RELAZION E CO.N LO SVILUPPO OIIGAN!C01 ECC.

587

F

EnlT'ali nel 1878- 79.

. TOII.\CE

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588

L ' ALUII>NTAZIONE DELL' ADO I,ESCEN TE

Se si paragonano queste cifre 4 ~o n quelle ollen ute ne' quadri A, n e C da l Pagliani, dal Franchi e da me, si vedrà come gl i allieri entrati in collegio militare nel 11878 e 79, trallati col regime alimentare innanzi esposte), ed assoggettali al lavoro intellettuale e corporale richie:;to dagli antichi programmi , non re;; l assero indi ett·o neli ' accrescimen lo agi i ali iev i degl'istituti privati, né a que' giovani che crescono nella vita libera fra le pareti domestiche. Che anzi come si può ragione,·olmente r ichiedere da un istituto militare, lo sv iluppo corpot·eo olfre ne' nostri allievi un eviderHe vantnggio sugli altri, segno certo che le condizioni igieniche armonizzavauo perfettamente con le esigenze didattiche ed educative. Ve.tliamo ora come sieno andate le cose quando, rotto l'equilibrio ìra il lavoro e la riparazione, fra la tensione mentale ed il riposo, si sono assoggellati gli alli evi ad un orario di 9 ore, 9 '/ . o 9 '/ , al giorno, con moltiplicate materie d'inseguamento con iusullì ciente riposo.


58!}

IN 1\EI•.\ZIONE CON 1.0 S\'ll.tPPO OIIGANICO, ECC.

G

Entrati nel 1880 e seyuent ì.

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590

1: ALI~IENTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

Le cifre di questo quadro sono talmente. diverse da quelle del precedente, che se si confrontano i diversi anni di età degl i allievi, si ''ede come pel solo aumento di un'ora e mezzo di studio e scuola, in causa de'nuovi programmi d'insegnamento, rimanendo immutate tutle le altre condizioni di alimentazione, di abitazionP., di P.;;P.rr.itazioni ginnastichP- e mi-

litari, di vita disciplinare, ecc., lo sviluppo fisico in statura, peso, perimetro e diametri toracici e capacità Yitale sia rimasto indi et1·o di quasi un anno. Le differenze vanno bensì gradatamen te decrescendo fino a scompari re nell'età di ·17 anni, ma a tale P.Là il numero de' mi surati è cosi piccolo per gli allievi che han seguito il secondo programma da non oITri•· sufficiente gamnzia di validità, e non permettere un prognostico per le età ulteriori. È questo un fatto di tanta importanza che suscita una serie di riflessioni , e conduce a discutere con molta ponderatezza l'ingerenza necessaria dell'igiene nella pedagogia; cond uce a ri fietlere se sia il caso di conservare questo nuovo programma d'in segnamento , o se debba essere modifi cato, giacchè la pro sperità fisica degli allievi di un collegio milit<H'e è condizione e~sen;~,iale per otlener buoni ufficiali . .Ma prima di affrontare quest'argomento sento il dovere di esa uri re il tema del l'antropometria, non con la pretesa d i portare un utile contributo all'antropologia italiana, al cui progresso occorre maggior copia di lavori, e molla maggior competenza ne'giudizi, alla quale sento di non poter aspirare; ma perchè non nda perduto un materiale cospicuo, raccolto con pazienza ed assidu ità, senza idee preconceue, ~enz'altra pretesa che di una scrupolosa esattezza, e perciò solo capace di utili applicazioni nelle mani di e:>pcrli antropologi come ne vanta l'Italia nostra.


IN RELAZIONE CO~ 1.0 SVII.UPl'O OllGAN!CO, ECC.

1{(\ 1 """

JY. Se l'iuniaruo tutti gli entratinel •t878-'i9-80-81-8'2, e prendiamo le medie de' loro valori al giomo dell'entrata, e del loro successivo aumento d'anno in anno secondo le diverse etù, avremo un quadro che ci rappresenterà ad un dipresso la crescenza media normale in Italia. Dico ad un dipresso perchè in questo quadro le regioni meridionali ed insulari vi sono cosi scarsamente rappresentate da non far sentire sulla media tuLLa l'influenza che dovre!Juero in r:tgione della loro popola· zwn e. Il

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All'età di 17 anni la media di questi giovanelli rnggi unge in perimetro loracico la metà dell'altezza e questo rapporto si conserva anche a 18; prima di quest'età il peri metrico toracico è inferiore di 3 o 4 ceni. alla metà della statura. Il professore Pagliani ha enunciato una legge secondo la quale il maggior -rigoglio dell'adolescenza in peso, statura,


5!)2

L'•.U.IME:\'TAZIO~E DELL' ADOLESCEXTE

perim etr-o Loracico c cttpacità vitale coinciderebbe con l'apparire della puberlit. Secondo i dati da me raccolti parrebbe invece che questi diversi massi mi di crescenza fossero successiri, e non simu ltanei . La ragione di tale disparitit può dipendere dalla estensione della regione che io lro pre3o ad esaminare. Non in tulle le pro v in ~_: i e d'Italia l'anno pubere è il medesimo, e le medie pt·ese nelle diverse regioni ricomponendo r nlori tlircrsi ne' medesimi anni tolgono a ciascun di e;;si la propria ca ratteristica . È il ·olito difelto delle medie pr·oporzionali che, co me dice il dott. Fiori ( l)« non sono en« tiliì concrete, ma l'escl11:;ivo prodotto di un calcolo . Ri su l« t ano dalla compensazionedi unaq~tantilit rispetto ad un'altra: (( !ermi ni eo twcnzional i che i l piu delle volte di rreriscon<• « molti5;;imo da Lulli quell i tli cui pretendono esser l'espres« sione perfczionnta ed infall ibil e )) . Il dot~. Maestrelli (ì) cercn ndo un rapporto fra la capacitù. Yitnle e la c:-tpncità reale della cavità tomcica, ha de.~u nt o questa dalla formala V= (n b 1r) h, chiamando con a il :'emiasse maggiore del torace, con h, il minore, essendo n= 3, 14 ...... il rapporto del diametro alla circonferenza, h l <~ lun ~hez za stenr:'ll e. Traducendo secondo qnesla fonn ola le rnedi11 de' valori contenuti nel quadro R potremmo costruire il seguente specchietto : ( l ) FI OR I. - De t mel•ltiO s/(llislirO. (21 MH:s·ruEI.I.I. - L'r~pcll/1'1111' piit rOITPito eletta l'ilflle.


IN IIELAZIONE CO~ LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

593

I

l

Valoro cubico medio Numero

Perimetro doliti capacità del cono-tronco vil aie torace

dì osson ·azioni

.Elia

toracico

il2 119 175 190 178 162 60

12

0,682 . 0,714 0,7\7 0,78 ~ 0,809 0,83;j

300(;

0,815

3117

13 H

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A dire il vero, io tro\'O tanto poco costante sì il rapporto .fra il peri metro tomcico e la capacità vitale, come quello fra questa ed il valore cubi co del cono-tronco-torace quale è de' sunlo dalla formol.1 del M :~es tt·e lli , ma le diverse eli\ sulle quali sono state eseguiLe le nostre esperi enze possono essere cagione della discrepanza de' risultati. Non è improuabile c: he la cavità toracica si sviluppi in diversa misura della ca pa c iL~t vitalé, che l'aumento in \'olume dell'organo preceda l'aumento della sua funxionalità, e se il din amometm non esprime un mpporlo costantemente crescente fra le masse mu scolari e lo sforzo muscolare nelle diverse etù della vita, non vedo perchè lo spiroruetro dovrebbe e::-primerequello fra la cubicità del c:ono-tronco- torace e la capaciLit vitale. Altro argomento da abbandonare agli antropologi. Ma la cagione precipua di tal e di:;crepanza deve dipendere dal di,·erso metodo secondo il quale abbiamo raccolto i nostrj. dati. Il Dr. ~l :ws trelli ha impi egato il metodo seriate, il solo che poteva condurlo a ri ~ ultanz e aLtenclibili, le mie capacità 38


()94

1.•Al DIE NTAZIONE DEl. L•ADOLESCE~TE

vitali inn'\ce, come le mi e capacità toracichesono l'espressione di medi e proporzionali prese su' molti individui, ed è naturale che nelle compensazioni di qneste due quantili.t scompaia il parallelismo. Siccome però questo studio della capaci là vi tale espresso dalle misure del torace è di tale importanza che unito agli studi eseguiti dal Or. Monti sulla diametria toracica ( l ), possono guidarci a rintracciare un mezzo che sostituisca il nastro metrico nella scelta del soldato, cosi vi ritornerò sopra quando esporrò col metodo seriale le mi surazioni eseguile su individui d'una circoscritta regione itali ca.

v. Nel collegio militare di Firenze predominano, com'è naturale, gli allievi della regione toscana. Per quanto abbia cer·cato, non ho tro1•ato nella leLLeralnra antropologica tracce di lavori antropometrici su questa importnnle regione, mentre ve ne sono di molto accurati su' crani e sulla statura degli antichi etruschi. Per chi volesse rannodar le numerose statistiche desunte dalle operazioni di leva con i dati relativi all'accrescimento nel periodo compreso fra' 12 e '18 anni, non sarà inutile riunH·e qur tn un quadro le variazioni annual i subite da 192 gioranelli. (t ) 1;i or11ale di ,!led idna l!lililm·eJ apr ile tSSO.


IN IIELAZIO~ E COl'\ LO SVILUPPO ORGANICO, ECC .

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secondo la legge annunciata dal professore Paglia ni. Se non che per la perimetria toracica e per la capacilil vitale la maggior cre5cenza avviene un anno dopo, faLLo giit notato da diversi autori. Potrebbe e'lsere interessante pel pnmosLi co della crescenza ne' diver·si anni di vita il sapere quanto può aumentare in statura e perimetro Loracico un giovanello eh ~ fin o ad una dala epoca sia rimasto infe1iore alla media della crescenza ot·dinaria. ì\'la la media della crescenza ol'dinaria non è la


596

Ll AI.IMENTAZIO:"ìE DELL ' ADOLESCE:'iTE

media proporzional e desunta dal calcolo su molte crescenze, è invece la media di mi sut'll che raggiunge il 111il.ggior numero d'individui in un dato anno di ''ila. Una simile nozi one potremmo dunque averl a impiegando il metodo seriate, raggruppando cioè le diverse stature ed i diversi perimetri Loracici ent1·o dati limi ti per le diverse età . come mggruppando gli accrescimenti reali avvenuti in ciascun individuo sottoposto ad esame metri co. Una tabella che esponesse Lutti gl'individui mi surati con la gradu azione di cinque in cinque centimetri d'altezza e ùi due in due centimetri di perimetro toracico, credo rnggiungereul>e lo stesso scopo che si oLLiene con i gralìci e con le curve. L

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l:"i RELAZIONE CO:'i LO SVILUPPO ORCAXICO, ECC.

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• L'A I.IMENTAZIONE DELL ADOLESCE~TE 7

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Paragonando questo quadro de' valori individuali nelle diverse etit col quadro K che espri me le medie proporzionali corrispondenti, troveremo avverala la legge. di Quetelct, che cioè la media proporziorwle rappresenta una linea la quale ha da un lato i valori inferiori , dall'altro ·i superiori ad es~a mf:ldiu, disposti 1!-immelri camenle, secondo la formola binominale di Newton. • E ciò che si verifica per le allezzc e pe1· le perimetrie to· raciche, si verificherebbe per i pesi, per le spirometrie, valori che omello di calcolare per non rendere interminabile· questa rassegna.


~99

IN REI.AZIO:'\E CO'i 1.0 S\'lliJ PPO ORGA:'iiCO, ECC.

Accrescimenti individuali in IWttura da un anno all'altro.

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Da' quadri L M ed N rappre~cntnn11 1 valori reali de' giovauetti ne'diversi anni di età, e le crescenle effettive d•anno in anno, si può desumere che, con trariamente a quello che :~ppar irebbe dalle medie proporzionali, la maggior parte degl'individui ad una data età, per esempio a t 5 anni, ha una stat ura che osci lla da metri I, GO a 'I.G5, ed una peri metria toracica da' 7 ~ agli 80 ccnlimctri; che la crescenla del ma,:!gior numero degli adolescenti da ·li> a 'Hi anni è di 3 a G centimetri in statum, da l a 5 centimetri in torace, differenze e-


600

L•ALlME:'iTAZIO~E DELL •ADOLESCENTE, ECC.

spres,;e lroppo in esattamente dalle medie proporzionali con le cifre lli centim etri 3,!) e di centimetri 3,4. Si rileva in fine cile al ùiwpra ed al ùisollo ùi c1uesti valori intermedi esiste una lunga srumalura di Y<tlori estremi con diiTerenza di IO centimetri in perimetro lorac.:ico ed altrettanti in altezza, incalt:ulaiJili col sistema dell e medie proporzionali. Si è dello parlando dell'alimenta;.:ione che di questa variabililit bisogna pure tener conto, e ht;;ciar quel margine ~ he è necessario alla variabilità dc' bisogni, perchè collle os;o;ernt il pru fe;;so re )folcsc.: hott (l ) « il bilan cio dell'organismo nou «può :i lringer:Si a minime frazioni, ed un pi ccolo fmtnzo deve « prcvedersi, ad analogia delle =-pese itnpreri ste, che figu« l'ano in ogni bilancio». Questa necessilàdirienepilt palese se si esamina ilscgLtente quadro di pesi individuali, su' quali, più che su la statura, si fonda il bilancio dell 'alimentazione.

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Su 3'> l ve ne sono ben 34 che non son c1·esciuti o sono diminuiti di peso; gli aumenti sono vari per le direrse elà, quelli di 12 o '13 kilogrammi sono rere eccezioni. 310 misurazioni ~pi romelridte prese StJcondo il metodo teuulo dal )l aesLn:lli e disposte iu serie 1:on intervallo di 300 in 300 cm. c. dauuo i scgueuti V< llori: (l) Sulla ra zione <)(•l :<old;~to il:.tli<JilO. flivisla .1/iliim·e Jtalìonn,

agosto 1883.


601

IN HELAZIO:'iE CON LO SVILUPPO OllGA:'iiCO, ECC.

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Ad un inte1'1•allo di 300 cm. c. di capacità vitale corrisponde un intervallo di capacità tor·acica. che varia da' 500 ai 600 cm. c. negli organismi più pi ccoli, da 200a 400 cm. c. ne' più grandi. ta formola del Maestrelli può dunque rappresentare con una certa approssimazione il rapporto fra la capacità toracica e la capacità vitale. Ho creduto mio debito intraltenermi alquanto sulla diametria toracica e sulla spirometria per l'importanza che il Or. Maestrelli ed il Dr. l\1onti hanno giustamente attribuito a questi dati antropomett·ici nella scelta del soldato, riconoscendo al pari de' lodati colleghi l'imperfezione de' gi udizii tralli dal solo mezzo finora impiegato, il nastro metrico. (Conti nua). P. PANARA eaptt.ano m edico.


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G02

IL IODOFORMIO :-;ELLA

CURA DELLA TISI P OLMONARE DF.t. DOTTI)R&

F R "li (J JI I:\' 1 F.IJ G El'II O .MAGGIOIIE llt:hi CO.

La sanabilità. della tisi polmonare. I.

È g eneJ•ale cr edenzn che la l isi pol rnonore >:ia una rn fllnllia in sa nabil e. L a maggior pa1·Le di palologi ha p111'e eguAle opi11ione e solo alcuni pochi, tenendosi m ol lo J'i»ervati n ell'e~po rre i loro giudizi, indugia no il IOJ'O pronostico che per ò è scrnpl'e gr nve. N on é pertanto da s tupirsi se molli m edici, ~ !ìd u cia li pe1· l' e~i to l r. tale che il pi ù. delle volte hnnno r iscont1·ato in lanli tisici , quanlunr1ue sottoposti alle piu razi onali c·d accreditale cure, hanno Ahbnndonoto ogni Lerapeulico sussidio acconten. tentantlosi e limitandosi a l enite le pene che Lravagl inno la stentata e" is tenza di questi infel ici. N on l u tti per ò hanno r i· nunziato alla speranza di poter esser e utili a qu c"li malati e pr endendo corA ggio dalla g-J•avilà ste!':~a del male escogitarono novr.lli J'imedi c novelle cure, che non semp1·e pervennero acl infausto riRu llnto. U omini i nsi{mi nelle m f.!dic he " cil'nze. sulla cui p1·eclara l ealtà non si può muovere il du bbio, lasciu1·ono r egistr ate nell e lor o ro~ci enz i ose oper e delle sicu1·e e tllwnlure guarigioni


IL IODOFOIUIIO NELI.A CURA OEI.I.A TISI I' OLMON.\RE

603

di poveri tisici, in alcuni dei quali da altri m eùici eros lata pt•ouosticata in esorabil e l'in rausla sorte. S'in~annarono i pPimi, o cadder o in er·r·Me i ~cco nt! i? N on cr·edo di troppnm:z::n-dare assel'endo che pogl-!'io vano sul ve l'O entl'antbi, e:;<sendo accaduto a m e, comu a mol li allr·i, di r·iscontrare nelle autopsie di individui mor·ti per· ordinvrie malallie delle cicatr ici agli apici dei pol moni, e dei noduli fìbr·osi, dei qunli individui la nnamn e~ i av•wa fallo cono,-.cel'f\ c:he in gioven tù er-aho andati soggetti ad ostrnate tossi, a lenti ca.tar·ri bronchiali, a ripetute emottisi, per cui era sta la diAgnosticala l'esistenza della lisi. La conoscenza di questi fatti ha fallo r·in1:1 scere nei meuici il coro~gio di t•itenlat·e la cur•a di questi malati ed ha fotto, vivifìca t·e la speranza di rid onar·e la ~a lule a tanti individui. Il Cruvelhier, il Jaccoud, il Peter, il Marogliano, il Gueneau de :\[usc;y, il Semmola, il \Valsch. il Lavcr·nn ,,i l Tessier', il Grancher·, il Tommasi, il Fet·t·ancl, il Dujurtlin-BrAumetz ... coi lot'o scritti hanno infuso novello ar·ùire persundendo coi ra~ionam enti, e dimostrando colle osservazioni clini('he, che la Lisi cponica può guaril'e. Questa guarip-ionn il Granchrr la dice possibile perchè il tl!bercolo ha la tenden:m naturale a clioentare fib roso e quando ha subito ques ta evoluzione, esso può stat·e innicchinto entro i tessuti pet· anni senza recare nocumento alla salute. Anche le ca vel'lle polmonari ponno andat·e a guarigione, o perchù !:i forma attorno alle stesse un tessuto co nn ettivo t•i paratore, che impedisce l'ulterior e dislt'ul.ione lasciando una ca vita communicanle ·con un bt'onr.o; o perch é il connettivo n eo formato pt•olifera in tanta quantità da empire lu~lo il ca vo ; o percl1è In mnteria tubercolare si cr elilica rimanendo incapsulala da novello connettivo; o per·chè avviene l'adesione delle pureli delle caverne r·i sultandone una cicatrice di consistenza fibrosa. L a possibile trasformazione rlel tubercolo in sostanza inerte, e la possibile cicalr·izzazione delle caverne e di conseguenza la possibil e ~uarigionedella lisi sono oramai accettate tlai moder·ni palologi, m a limitano però questa pos· sibilità di gutu·igione alla lisi acquisita l'imanendo rilullanti nell'ammellerla per la ereditaria. Ma atlcrrli studi e minute osservazioni falle sovra giovani noli da genitori tisici e ri·


604.

IL JOOOFORMIO

petute aulop!:'ie hanno faLLo sor ger e la convinzione. che detti fi gli non nascono ti sici, ma solo pot·tano dall'alvo matemo la disposizio11e alla tisi; convinzione ch e~ stata !:'inleti zzata dal P elel' nella formola, non si nasce tubercoloso ma lttber-

coli;zabile. Ciò ammesso, chinro emet·ge, quanto t•imurrà più r istr ello il campo di azione del tubet•colo, se noi pet·veniamo a dislrugl!et·e la disposLdont! alla Lisi con una appropriala cura i;:denica incomi11ciala dalla pi ù tenera età e prosegui la fino a che sia anniental o quell'insiem e di condizioni tì siclte, c!J i miche e dinnmicl1e, che costi tuiscono il ten ano pt·opizio allo svi. luppo della stessa. Eliminale qu es l·~ cause Mi ci trove!'emo solo di fronte Alla lisi ncf(uisita, la quale per consen!"O dei palologi è meno restia alla cura incomin ciata in tempo, cioè quando o la malallio. é nel suo inizio o le l esioni polmonali :1 0 11 sono Lauto estese e lasciano abbastanza tess;Ito in condizioni fisiologiche di funzionali!A da supplit•c alla ' parte distrutta. Il difficile é il troYare il malato in queste condizioni. L a mia lunga pr1stica e le centinaia di osset·vazioni, elle per più di U:'l venl onnio ho potuto far!', mi hanno t•eso persuaso, ch e la causa principale dc:lla ~ t·an tuort.alilà dci tisici riposa nel fallo, che i m erlesimi si pt·eseulano alla visita del medi co, e ricorrono al !';UO aiuto quando la malallia ha già portato tali g-unsti e le condizioni genet·ali delt'mdividuo sono cosl deterio t·ate, chtJ nnn offrono più tempo su ffìciente, e resistenza ot·ganica bastante da potc t· intraprender e. c•mtinuare e pol'lat•e a let•mine una cura, che abbisogna di Lanli sussidi e morali e m11ter iali pct· riu scire giovevole. La lisi di t•ado assale tumuiLu at·i~:~mente , e di r ado r apidamente apporta danni irr<!pn r abili, il più del le volte è malattia insidialt·ice, subdola che penetra ed invade le par·ti favm·evoli al suo inizio ed al suo inc t·~m e nlo, or·a JH'en•lendo i caraLLeri <li tosse l ep-gera e noiosf!, ora di ca tat'l'i tracheo-bt·onchiali, or& d'insolita sla nchczzo seral e co n 1'8t'e ot•ripilazioni, ot·a di poco sputo emotloico, 01·a ùi quasi in;;e11Sibile pit•essia vcsper li na nnn St' tnpre accompaguota da dimagramento e da pallidot·e. I l povPt'O maln to si illude sulla natura e grayità di quesl.i siuton1i , che in fH'in cipio èon semplici cure i gie-


NELLA CURA "DELLA TlSI POLMONA!lE

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niche e con rig uardi per sonali scompaiono per ri<'omparire però per una leggera causa, e non ricorre a l medico se non quando o questi fatti s i sono pa recchie volte ripetuti od allri p iù impor·lanli fenomen i si sono aggiunti ai meùesimi. In queste condizioni di salute il malato si pr·esenta alla visita del medico, il quale il più spesso f'iscontra tali lesioni nell'organo respira tor·io che non più si pl'estAno ad una soda riparazione. P erò alle volte, tpovandosi nell'inùividuo una ancor sut'ficiente resis tenza or·ganica, e le lesioni locali essendo ancof'a t·is trelte in brevi confini. il medico giunge in tempo di opporre ostacolo al devastamenlo organico e riesce con pazien te e lunga cu t•a ad ottenere una relativa sanazione, od una completa gtwrigio ne. Questi faus ti esiti invero non son tanto rar·i, e qualunque pratico che da qualche anno accudisca ad una discreta clientela ne reg istra a lcuno. Egli è per ciò ei re i m odet•ni trallalisli sono oi accor do nell'ammelter·e eire la tisi polmonale crontca è Sllscetlri.Jile di gua r·igione in oyni stadio della sua eooluzione. Incoraggiati da questi ratti i patologi idearono novelle cure, e tentarono nuovi rimedi col lodevole intendimeulo di r agg iunger e i medesimi r isullati. Fra i varì far·tna ci escogitali il iodoformio è uno d i quel li che a l presente ~ode di maggior riputazione, 8pecia lmente dopo i lavori del Righini, del Pi$ani, del M olr~sc lt olt, del Billrolh, del Semmola, del Ciaramelli, del Rummo, del Sorm nni..... La fama a.cr1uisla ta da questo farmaco specialm ente nella cura delle delle malattie e tanto salda da t·esister·e alla guerra, che incessantemente gli muovono l'incredulo e lo sfiduciato? Sarà un rim el~io che apporlera profonde modilìcazioni nella terapia come soslen~ono alcuni, o caJr•ù al pari di tanti altri in mc ri tolo oblw, come pPcdicano oltt·i? F orse non so!'à dubbia la r isposta e fot·se sat•à favot·evole ai primi se s i conterTanno le sue inùicnzioni in deler•m inali e ben netti confini. A vendo fallo per parecchi anni argomento dr s tudio e di esperimentazione questo farmaco nelle malattie broncopolmonali ad andamento cr onico e specialmente nella tuber-


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IL IODOFORlUO

colosi, mi son fatto la convinzione che c0twenientemenle adnpet·ato puo r eca t·e dei r eali vantaggi, che non sono sta ti ancora con altri rim edi ottenuti. Espongo con fedl!ltti. il ri sultato dei miei s tudi senza iallanzo e senza titubanza, quantunque io sappia che qu!:l nlo io mi pt·opongo di dire od alll'i possn pu t·er·e ft·utlo di utopiA. Non mi rimarr·ò pet·ò Ji kar·r e o fine il mio proponimento ben sapendo che l'utopia dell'oggi può el"Set·e la ver ili1 del domani. E ciò al'l'e1'mo, per chè i o 11011 pott-ei con ra~ion e alcuna persuadermi che a sorte ed a caso ~ia avvenuto, che io nbbia ottenuto non poche guar igioni e molli migliorarn cnli nella delle molaltie, e non lì debua piultoo.to e gli uni e le oltre allribuire alla cur a fatto, poggiantlo la stessa ~ovra le solide ha>'i che eminenti patologi hanno gettate. N on mi rim ane dunque che r·ipetcr e ai miei colleghi il m otto antico italiano: prova.te e riJWOoate.

I primi studi sull'iodoformio in Italia. II. Il iodoformio è un composto del fo t•mile conosciuto da circa mezzo secolo, ma le ri cer che scientifiche, a cui fu sottoposto in questi ultimi anni, per cui vennero scoperte nello stesso azioni biol ogiche preziose e gl'impol'tanti servizi che va ogni giorno appol'lando nella pr atica m edica ~l i hanno follo acquistare tanto pregio nella LP.rapeulica medico-chirurgica, che p o~hi altri f!i rm aci hanno potuto raggiun ger e. Sapendo.:>i che dello farmaco e1·a di gia stato adopr·alo in llalia in ptll'Licolu r· modo nelle croni che malattie dell'appa rato r espiral01·io. n on e a mat·avi glia!'si se in alcuni ~ ludio::: i delle mediche scienze sia sot·to il desidel·io di venit•e in cog-nizione di <'hi è stato fr•a n oi il primo ad esperimentarlo. •!1 Fra i più rlil if.(enti inveslìgalot'i piacemi for cenno dell'egt•egio aiuto prof. O. Marchionne,chi, giu favor evolmente ~o nosciuLo pc1• pregievoli scientifiche pubblicazioni e per le gum·igioni o ttenute coll'iodofot·mio in alcune sp eciali malattie


NELLA CURA DELLA TIS! POLMO:'!ALE

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uterine. Egli ha voluto indagare da quanto tempo il iodoformio è impiegato nella cura delle croniche malatl.ie polrnonali, eù avendo la certezza, egli dice, di essere risalilo alla prima originale sorgente di questi studi ed esperimenti, ha pensato di communicm·e al pubblico il frutto delle sue indagini. Ciò facendo egli cred~ g iovat·e a chi raccogliet·a un giorno l'isloria di questo madicamento. Quindi aJ;:giunge: «La « stot·ia delle prime proYe ler·apeutiche dell'iodoformio nelle << affezioni polmonali croniche é tutto dentro un aur·eo libret" tino scrilto dal D. Giov. Righini cbe s'intitola i.odojorrr.o. Leggansi di questa • ynosie stampato nel i863 . . u bella memoria i capitoli ullimi che s'iutitulano :slwlii terac peu.tici sull'iodo.formio

nella tubercolosi ecl in altre ma• lattie. Di qui si può facilmente rilevar·e come primo ad ~ esperirr.entarlo nelle malattie polmonali fosse il D. Eugenio

Francbini. Questi l'usò lì no dal ·t8:J8 e quale e quanto vanu Laggio ne ritrae,..se sui malati cu i lo somministrò nell'aspe" dale di Vercelli e quali corollari deduces::.e da quelle cure • insieme all'amico suo D. Carlo Pisani, ce lo dicono le is tol'ie • e le ùotle illustrazioni ùi cui sono corredate (l) "· Sono grato all'eg t•eg io collega ed al carissimo amico che ha credulo r ichiamare alla me moria degli s tudiosi notizie che erano state dimenticate e che ha voluto altt•ibuire a me il merito di e!i!-ler·e stato il primo a somminis trare nelle ct·oniche malattie di pello il iodoforruio. Giustizia vuole però che io, senza la minima esitanza a ggiunga, che ho avuto compagno nelle dette cut·e l'ottimo collega ed amico mio cav. Carlo Pisani da VP.r celli . Il medesimo, pregato da me di voler permeltermi di esperimentare il detto farmaco negli ammalali del suo riparto clinico dell'ospedale maggiore di detta città, non solo accondiscese di buon grado alla mia domt1nda, ma mi fu pure prodigo di consigli, di cui g li serbo sempre grata memoria. Noi slt:diammo assieme gli effetti dell' iodoformio negli individui sottoposti a detta cura ed io <<

(t) I l Jodo(<ll'mio nella cura delle malattie potmonali.- Lettera al proro.~sor

G. DenntJTr, diret.loro d~:l giornalo L ' Indipendente (Ga;;zetta .llc<lica di Tol'i11o, t &ll, N. t 3, pag. 309).


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IL IOOOFOIIMIO

raccolsi le :storie che sono state pubblicate nella citata opera del dott. Righini. L e delle stot•ie t•iguardano quattro i nùi vidui 11 ffetli da tubercol<>si. le quali cr·edo conveniente di qui t•irortarc pet•ò compendiate, t anto più che la pregiala opera d>!! Righini diflicilmente si trova ancor•a essendone esaurita l'euiz1one. Osseroazione 1'. - Maria Guaschi, contauina. ù'unni JG da Mot'iscn~o (Vet'celli), fu ricoverata all'ospedale rna!!gi or·e di dello ciltù il 22 luglio 1858. Er·a di delicata costituzione Ot'ganica, di temperamento linfatico-net·voso senza abito speciale. Aveva per l o addietl'o fruito di discreta salute, pel'il da tre un n i nella stagione invernale andava soggetta a tosse. Alla sua entt•ata all'o!=>peùalc er·a ammulata da :H giorni cou cefalea, tosse frequente con esceeati verdostri c lieve rebbee. l segni statici er·ano ottusità alla base ed all'apice del polmone destro, respir•azionc .stentata e quasi nulla in basso, soffìo bronchiale al lobo super·iore. Nel polmone sinistro mati là in IJaS'-'O, sonorità esagerata in alto, rantoli soltocr epi· t.auli a grosse bolle in allo, a!;'seuza di rumore r espi!'Hlorio in bus~o. Pet· gli esposti !>in tomi generali e locali si é f,, l lo lliag-no~ i di lubc t·colosi ogli apici (1° :::!adio). Furono prescrille al 26 lu,!!l io pillole di l oJol'orrnio alla dose di 5 conlif!rammi cia~cuna, due al ·g-iorno e poi vi ~ la la l oll et·anza, dopo due giorni si aumentò di UllP al giorno e si seguitò sino al JU agosto, nel qual giorno l'ammalata sentendosi bene volle ad ogn i costo uscir·e dall'ospedale. l r·isullali oUunuti sono slnti la scompaesa quasi totale ddla tosse e del l"eFpeltor·ozione, la r espieazione più facile ed e&Lesa, la uuleizione generale miglior·ala, rìlor•ualo l'animo allegTo. Seguitò ia cut·a tlell'lodoforrnio nella propr·ia casa e dopo venti giol'ni l a to:;se e la spcllo•·azione er·ano cessale. Riveduta la Guaschi dopo due anni er a cmnpletamenle guarila, ben nutri la e non aveudo più sofferto alcun disturbo nella salute aveva sempr e atleso ai la voei Ctlm peRtr·i. Osservazione 2•. -Alessandro Biginelli, con lndino di anni 15, da Cumino (Vercelli), enlt'Ò al ùt.:lto ospedale il i ,i sel· lembt·e 18:>8 con tosse, emottisi, febbr·e vesperlina. Unico supel'slile di una fumi glia di cinque persone, di cui quullr·o


:'iELLA CURA DELLA TISl POUIO:SAIIE

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erano morti in g iovine eW. per malattie da consunzione, er·a mo lto deter·ior·ato n ella sua fis ica costituzione. AJJ" ~sa me del petto si è riscontrato malità in allo del polmone destro · con rantoli crepitanti ed umidi, con soffr·egamento pleuritico verso la fossa sopra-spinosa, r espi razione debole ed oscura in più parli ùel lobo medio, rantoli russanti ai loti, r espiraziano normale in basso. Al polmone sinistro s i notò malilà alla regione sopra e sotto spinosa, crepitazione nella l'ossa solto spinosa, soffio tubario all'angolo inter·no supel'ior·e dell'omopla1a, rantoli russanti alla regione sotto cla vico!a •·e, respi •·azionc esAge•·a ta alla parte media, silenzio alla base. Fu diagnos ticalo tu&er·eolosi agli up ici. Gli fu ordinato 3 pillole a l giorno di Iodoformio nella dose di 10 cenllg•·ammi per ciascuna. Questa quanlilfl di Iodoformio e1·a ben tollerata dal malato per cui venne segui tata senza interruzione fino alla fine della cu1·a. Il miglioramento era manifesto dopo pochi giorni. Il Bi ~<inell i sentendosi ritornare le fot•ze. non avendo più febbre, nè espAttorazione, e di rado qualche legger colpo di tosse, volle uscir e dall'ospedale. Esaminatogli il petto da diversi medici del dello ospeda le nel g iot·no del la sortita, cioè il 15 ottob1·e dello stesso anno, s i è da tutti constatalo con noi che la respirazione era normale in tutti e due i polmoni e solo nolavasi il mormorio vescicolare un po' debole all'apice del polmone destro. La g uarigione perciò era sicura. Osseroa~ione 3' - Giuseppe Loviscolo, da Villarboit (Ver-cel li), contadino di anni 23 fu ricoverato nell'ospedale di detta città il 23 luglio i 858 con febbre, stato gastrico, tosse ed escreato muco-purulento. L'esplorazion e del petto ci ha fallo conoscere la presenza di caverne agli apici del polmone. Si diagnosticò tubercolosi al 3• per iodo. Furongli propinai~:~ tre pillole di Iodoformio al g iorno di 5 centi g1·ammà ciascuna. Dopo un mese il malato volle uscire dall'ospedale essendo cessata la febbre, g uarito dello stato gastt•ico e mollo migliorato della tosse con poca espettorazione muco!'>a. All'ascoltazione- i polmoni erano pervii in basso et~ a lla metà e scompar so il gorgolio in alto, avvertendosi perO. sempre qualche rantolo umido. Il medesimo individuo rientrò

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IL IODOFORMJO

un anno dopo, cioè alla metà di settembre del 1859, all'ospedale per febbre periodica. Lo stato genera le era molto mip-liorato e le condizioni locali del petto non avevano sofferto aggrava men to. Dop•> pochi gior·ni , essentlo cessala la febbre con prepar ati chinoitlei, il Loviscolo-sor·li dall'ospeda le in buone condizioni di salute. Os.'{eroazione 4• - Filippi Eusebio, da Villa del Bosco (Vercellr), contadino di 24 anni fu ricoverato a l ~o lito Ospedale il 30 novembr·e 1858, con febbre vespertina. tosse frefJuente ed escr ea to mucco- pur·ulento; er·a pallido in viso, rr.agro con petto appiattito e strello, aveva inappetenzs e sudori notlurni. Egli con una sorella erano i soli super•sliti di una famig:lia composta d i 15 persone, di cui 13 er·ano morti in giovine elà per lente malalliP. consuntive. Er·a manifesta la disposizione er edilar•ia alla tubercolosi; ed infatti i segni slalici dimostrarono le alterazioni polmonali della tubercolosi a l secondo periodo. Gli fu propinato il ioclofor·mio in pillole di 10 cenligrammi ciascuna et! in num~r·o c.l i Lr·e al giorno. Dopo cinrp1e gior ni la febbre era cessata e la tosse mollo diminuita, per cui il ma lato volle uscire il 5 dicembre dall'ospedale assicurandoci di sentirsi meglio, ed infatti l'esame d el pello r.i ha fallo constatar-e una fiimi nuizione nei s intomi locl'!li, com'era manifesto il miglioramento nel generale de ll'organismo . Le quallro osservazioni Ot'a r iferite in sunto Sl)no state le 1wime da noi falle; e per quat1to a noi allora constasse, e ci consta tu ttor a, nessuno ci aveva preceduto in s imili esperimenti. Le dello t)Sse rvazioni furono da noi comunicale al dott. Giovanni Righin i unilamenle ad altre osservazioni sovr a pr oprietà terapeuticlte da noi !>coperte nell'iouoformio, e f'i lo une che le altr·e sono s tate inserite nel libt•o Ioclofot·· mrl(/nDSie, pr egievole scr itto pt·emialo dalla società di scienze medich e e na lut•tlli di Brux elles nel concorso bandito nel 1Rfì0 (1).

Ho dello che le noslt·e osservazioni sulla cura della lu( l ) /o)t/o(m·morJuo~io·, 1111 .lfuiiO!J''ophil' chimiqlll', Jllti.~iolo()iqut•, p/larmareuliqut ~t 1/rr •·ap.·•ttirruc d t·

t fotlu{v•·me, p~rll' llocloou r GIUI".\r"~ l fiHall~l, nrnxt'llc; , 1863.


NELLA CUHA DELLA TJSI POJ.MOXAHE

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bercolosi coll'iodoformio so·no state le prime nella pt•atica medica e la nostra convinzione é stata put·e di visa da quei valenti m ed ici, che sottoposero ad esame cr·itico il libt·o del R ighini. F r a i tanti bibliografi cilet·ò due soli, siccome quelli che godono gius tamente chiara fama ft·a i cultor·i dell e me-tliche discipline. Il colonne(lo medico Barol'lio dopo aver folto una accurata ed assennata analisi del libro del Righini , ~h i! troppo pt·esto rapi to alla scienza eù a t! l i amici, sct·ive: • chiudendo questa rapido a n a lisi non vo~liamo sco1·dare i nomi dei dottori Pisani e F r anch ini, i qual i colle pratiche osset·vazioni, colle laboriosP- .esper·i enze l1anno fornito i primi Jatii, che ce t'lamenle dovctler o incuot•ar·e e stimolar e il Ri~!Jini ad intendere negl i ullel'iori studi sul la materia e fut·ono così l'fuasi occasione al suo bel lavoro. Il Ri ghini l'iconoscenle ne fa i n vero ben ~i us to onorevol issimo ricor do " (1). Un altro c1·itico, il dit·ellore del B ollettino clcll'Associa:ione Farmaceutica Lombarda, dopo una dellaf!liata rmali:::i del tavoro ùel chiar o _cl1imico No,·m·ese aggiunge : · • N on possiamo di spensB rci da ultimo tli aggiunger·e poc!Jc altre cose, <;he in appo~~io delle pr·opri e os~ervm:i o ni il nos tro autor e {Righini) trasse dai lavor·i di due valor osi medici i si!tnori dottori Franchini e Pisani, l 'uno intorno a diversi ngenti ~ n estesici e specialmente sull' I odot'o·r n•io, cui pubblicò il prim".J in una disserla:.:ione inaugUI·ale fin dal i 858 ; l'allt·o sopra s tudi ter apeutici dal secondo inlt•apresi colla sostanza in discorso nella cura della tuber colosi e di altre locali inf ermi là. L e esperi enze ùel !Franchini farebbero conoscere che il i otloformio, ol tre la fa coltà ùall'egt'egio Ri ~hani att1·i· bui tagli d'indurl'e una ane::;tesia locale, possedesse pur quella <ii produr1•e una compiuta insensibil i la. Di mu;rgior impot•Lanza souo i falli riportati dal pr efato m edico ~Fran chini) e gli altri aggiunti dal dot l. P isani sulla grande eificacia che il i oùoformio avrebbe spiegato nella cut·a della tuiJcpcolos i. I eriteri razionali e slalici che servirono alla diagnosi non l a. sciano dubitare punto della sua esattezza . Gli effetti poi ottenuti da m edici così cauti, cosi misur ati e giud iziosi come { l ) (;iornale di medicillll milit<ll'e, 186~, pag. 6~.


IL IODOFORMIO

b e n possiamo chiamare i pt•enominati , assolutamente incoragg iano a fare a ssegnamenlo sopra un rimedio, che qualchevolla può guar ire la Lisi o rend erne almeno a ssai più compatibili le condizioni (1). Da lle cose es poste chiaro s i scoq~e chi furono i primi ad e~perimenlare il iorloformio nelle lente malattie di petto. Noi s iamo stati indotti a provar·e il iodoformio ne lla tubercolosi dalla conoscenza dell'azione salutare dell'iodio e suoi composti nella scrofolosi, per cui abbiamo dedotto che il iodoformio, cho contiene 9/ 10 di iodio, sar·ebbe stato utile nella tubercolosi, la quale m alattia ha colla scrofolosi comune la na tura e l'or•ig ine (2). La scopcPla fatta dal FreidJaender dei tubercoli nel lup us sct·ol"oloso, dal Corni l e dal Lanuelonque nei tumori biRnclri, dal Br·issaud e da l Thaon n~>ll e gomme cutanee e nelle ndenilì scrofolo~e dimostrano che noi ben ci apponemmo nella scelta dc-l rimedio. N el cor so dei n ostri studi Rbbiomo osserva t•> che c oll'uso· dell'iodoformio diminuiva più rapidamente e piu faculmente la tosse, elle cogli altri rimedi allora in uso, e ques L'azione smMnliYa non era sola limit;,•ta alle mucose irritate ed infiammate. ma si estendeva anche al sistema vasale. di cui moderava l'impulso, e r·e golarizzava il ritmo. Nel malato Bi g inelli, di cui è argomento la seconda osservazione, il pols(} era sceso do. 84 a 72 battiLi per minuto e nel malato Filippi, di cui trattasi nella 4• osser·vazione. le pulsazioni arterioseche erano di 76 al minuto scesero in sei giot•ni a 57. Sotto l'azione dell'iodoformio il polso s i faceva largo, eguale, molle, regolare. Questa proprietà dell'iocloformio non devesi puram en te attribuire ad un'azion e d inamica, ma la si deve conside rare piuttosto come l'effetto di una modificazione subita dalla crasi del sangue, che modifica poi lo stato morboso (3).

(l ) IJvllclli no della Associa;;iOIW Fa1·mnwllìca Lomba1·rln, f86! N. 5.

(2) Recenti ricerche microscopiche ratte dal Koch, dal Cciii, o dal Guarnicri sotlra alcuno ghiandole linra lichr serMuloso, hanno por!.~ lo alla scoperta llci bacilli tubercolosi nrlle stesse, per cui viene conrcrmata l'illontit.'L otiologica di. questo due malaUio. (3) Op. cit., pag. 81.


NEI.LA CURA DKLL.A 1'1SI POLMONARE

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Noi abbiamo pure osservato che r espetlorazione col diminuire della tosse diminuì va di quantità e abbandonando i caratteri della pul'Ulenza, assumeva invece quelli dello escreato catarrale, il che era indizio che il iodoformio agiva pure topicamenle sulla parte le~a (caverne) modificando le superficie secernenti, ed asciugandole ne favoriva la cicatt·izzazione. Quello che poi a noi fu cagione di gradevole sorpresa é stato la rapida scomparsa del fetido odore delresc.t·eato pochi ~iot·ni appena dopo la somministrazione dell'iodoformio, il che ci dimostrò cb e dello farmaco ft•ui va pure di proprietà disinfettante. La propt·ietà dissinfellanle dell'iodoformio era stata scoperta fino dal 185~ dal Dr. Righini, il quale lo proponeva per togliere l'insalubrità dell'aria nei filatoi da seta e negli ospedali, scrivendo: u Lo • iodoformio per la sua composizione e per le sue proprietà .antisettiche, o meglio disinfettanti. s i presta utilmente quale mezzo igienico nelle sale degli ospedali (3) "· Questa pr·oprietà noi l'abbiamo constatata nelle sale anatomiche dell'ospedale d i Vercelli. Quando poi la trovammo anche sui prodotti patologici, fu per noi ·un l t~mpo di viva luce, che ci fece inlravvedere i pregi di questo poco conosciuto agente nel togliere gli odori e nel distruggere l'azione nocevole delle sostanze organiche cot·rotte. L'azione antisettica dell'iodoformio scoperta dal Righini fu in seguito confermata da Billroth, da Gau~s enbaver, dall'Albert, dal Bolis, dal Boeckel, dal Winiwarler, dali'Esmarch, dal Volkmann, dal Nussbaum, dal Fereol, dal Catillon, dal Giordano, dal See, dal Bajardi, dal Kéiftmann, dal Falkson e da a!Lri valenti chirughi ed ora par e che voglia contendere il pt•imalo all'acido fenico ed all'acido salicilico. Non vi ha dubbio che il iodoformio è un potente antisettico e posto in eguali condizioni degli altri antisellici li s orpassa tutt1 in attività. È detersivo ene1·gico nelle ulceri e nelle piaghe fe tide, nelle ulceri fungose, nelle lubercolose, ( l) Cenni al popolo su/l'insalub•·il(l dell'a.-la de' filatoi da filugelli e da seta

o su cl.i o.lwne altre ~ataziuui, che renclo11o l'aria atmosferica nociva alla $alttle p ubblic(l. - Milano, tS:;:r,.s· paç r;


61.i

IL IODOFORmO

nei seni fistol osi. ecc. e ne favorisce la cicatrizzazione producendo il riassorbimenlo dei prodolli morbosi, corpe s~ crede in condrzione di poter con certezza affermare il Mos e lig-Moorhof : t). Seguitando i nostri studi noi abbiamo puro osservato chesolto raziono dell'iodoformio le emottisi cessavano (2). In che modo esso a~isce? Agirà come l'er gotina contraenù~ i vasi lesi, per cui ne viene impedita l'uscita del sangue 1' Oppure agirà combinandosi coll'albumina e condensando i tessuti come il percloruro di fen·o 't Pare che avvenga in questo secondo modo, se ~li esperimenti del Balp verranno. da altri medici confermali (3). Facendo questi s tudi è naturale che in noi sorgesse vivo il desiderio di conoscere come agisce il iodoformiu nelle lente malattie di pollo ed il concetto che noi ci siamo fa.ito é il seguente che io riport~ colle stesse parole del collega Pisani. « L'azione di questo rimedio si esercita sul sangue e non in modo elettivo sul-l'organo malato; infatti i medicamenti dotati di azione elettiva hanno per carattere parlicotar·e di soggiornare più lu11go. tempo ne i tessuti e quindi formare delle combinazioni, mentre· che quelli che si limitano a modificar·e g li elementi sanguigni,. agiscono rapidamente e sono eliminali con non minor prontezza. " Io considero dunque l'azione de!l'iodoformio come c•pe· rando sulla massa del sangue ed i vantaggi, che appor!~ in questo caso, come un ell'elLO di riduzione plasLica e di disossigenazione che elimina i fattori principali della tubercolosi polmonale; il sangue circ0la piu liberamente essendone aumentata la sua fiuidita , i vasi capillari dei polmoni si sg-organo (lo stesno avverrà negli aHri organi) e questo meceanismo fa sparire nello stesso tempo i depositi fìbrinosi che rendono fissi i principii amorfi del luber·colo nel· tessuto cellulare interslizial e, di modo che gli uni come gli altri rientrano nel torrente circolatorio e possono essere· (l ) D t>r f;Jclo(ormr, VEnOAVO, N. \!11. (2) l odo(oniiOg11Mie. pa1(. 81. (3) Gazzetl(l d~gli Ospeclnli, 1883, i'i. IO, pag. i6.


NELLA CURA DELLA TISI POUIO~ARE

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eliminati dall'economia per mezzo degli orga ni escretori in grazia dell'indefesso lavoro di organica decomposizione. " Egli è cosi che io mi spiego i fenomeni di cui ho precedentemente parlato. La fibrina che ha una tendenza a coagularsi si Ruidifica;i globuli si disossidano; la rapidità della circolazione, mantenuta pt'ima dalla qualità anot·male del sangue, diminuisce progressivamente; la fibrina eù i depositi amor·fi rientrai1o nel tnrrcnte della circolazione generale, l'aria penetra piu facilmente nei polmoni, la tosse diminuisse, i prodotti di secrezione dei bronchi divengono meno abbon · danti, e soggiornano in quantità minore nei tubi aerei dilatali; essi perdono pure il loro odore fetido. Dai fatti studì abbiamo poi tratto le seguenti conclusioni: 1o Il iodoformio esercita un'azione r idutliva, pronta ed efficace sul liquido sanguigno formando combinazioni speciali coll'ossigeno contenuto nei globuli ed opponendosi alla coagulazione della fibrina. 2• Quest'azione è utile sopratutlo nella tubercolosi, di cui la condizione patologica sembra costituita da depositi amorfi racchiudenti fibrina coagulata (Rokitansky). :J• La sua efficacia deve esse1·e più manifesta durante il p1·imo stadio della malattia, in cui il tessuto polmonale non è ancot·a profondamente modificato ed allor ché la funzione dovuta a quest'organo non é che pal'Zialmente alterata, e non è ancora stata sospesa in alcun punto· da pl'Ofonde moditìcazioni di tessuti. 4• Se é impotente a fa r sparire queste lesioni locali profonde, potrà nondimeuo rende1•e ancor a dei servizi negli altri periodi della malattia, altesochè egli limita, isola le al· lerazioni organiche che sono già stabilite, sb&razzando i tessuti, che circondano le caverne, dei depositi tlbrinosi ed amorfi (stadio di crudi là) che vi si accumulano gradatamente. 5° Si può amministrare egualmente in tutte le altre malattie locali flogistiche, di cui l'elemento morboso è rappl'esentato da un accumulo di fibT'ina nei capillari "· (pag. 81). Questo modo di considerare e di spiegare l'azione ctell'iodoformio nelle lente malallie pohnonali, specialmente nella t ubercolosi non appagherà piu i moderni patologici, ma eh


IL IODOFORHIO ~i riporta col pensiero alle idee dominanti

sulla tubercolosi ad un quarto di s ecolo addietro riconosce ra il valore che ben ;:;i m eritano le sopra riportate denuzioni. P e1·6 Anche colla nuova teol'ia parassilaria noi possiamo darci una plausibile spiegazione dell'azio ne dell iodoformio sulla lube•·colosi, ricordandoci che la cura disinfettante è la più indicata, ~, per ora, la più efficace per distruggere i bncilli lub ~ •·colosi ed il iodofo•·mio é il farma co, che al dire dei più stimati pntolo~i, ha maggior potere di dis infezione. R ect>nli osservazioni microscopiche di valenti pntologi v engo no a deporre in favore della lesi da noi soste nuta fino <Jal 18!.i0 e del mdo.;lo di cura da noi racçomandato pe1· !a tisi polmonale. Infatti il Co•·nil avendo fallo un minuto esame delh1 granulazione tube•·colosa dice: u se si esamina una massa tubercolosa svi luppata sulla pia meninge qua si sempre si constata al suo cent•·o un vaso obliterato da libr·inA ed nn questa si scoprono i bacilli caratteristici della tube•·colosi. Sulle pareli dei vas i e sulle loro vicinanze se ne ri:;conL•·ano eg-ualmente in maggior·e o minor nume1·o. Egli è probabile che la fibrina inlravascola••e coagulata sia la prima a esse•·e i nva!'a •. Ciò essendo, v1e n confe1·malo j! nost1·o modo di cons iderare l'azione dell'iodoformio s ulle masse tubet·colari. Que;;Lo fat•ma co impedisce la coagnlazio·ne della fibrina o ~e qu esta coagulazione è già avvenuta ne favorisce la fluidificazione e ne facilita l'uscita dall'organismo, siccome elemento vecchio e di ref!I'esso, mentre poi uccide i bncilli per la sua ben nola ed incnnteslala pt•oprie tà anlisellica, ed eminentemente parassilicida, come fra tanti altri ha dimostralo il Davain (1). Le riportate osservazioni di guarig ioni di tubercolosi fur ono allora dalla maggioranza dei medici accolte col so1·riso d ella incrcd ulilà, essendo in quell'epoca comune credenza che la tubercolosi fosse malattia insanabile. O•·a che gli :"lurli e le OS!'ervazioni di val enti patologici hanno dimostralo che la lis i è suscettibile di guarigione in tutti i periodi della sua cvo lu~i one, ora che il Semmola , il Ciaramelli, il Rummo, ( l) Co muuicoli ou a l"a cadewie dc lll(•decine-~éancc dt' 2 7 juilfef 18SO.

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NELLA - CURA DELLA TI SI POLMONARE

6·17

11 Kussner. il Bufalini, il Sormani hanno pubblicato i loro · casi clinici di g uarigione delle lente malattie di petlo coll'iodoformio, noi portia mo fiducia che le guarigioni da noi all.ora ottenute saran uo or·a ammesse da colo l'O, che negan· dole le lasciarvno cadet·e in oblio con certo danno di tanti infelici, i quali avrebbero avuto giovamento e qualche anruo di piu di vita se fossero stati sottoposti alla stessa cura! (Continua) .


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Sopra U slgnUlo&to ollntoo della peptonuri&. - DoltorJAKSCH. - (Centralulatt fiir M ed. Wissensch. N. 6, 1884). Sopra 35~ ~asi esaminati di questa morbo!>a secrezione. la peplom.ll'ia era in 76 di essi collegata a processi infiammaloei o a r·accolle purulente in qualche r egione del corpo. Per ò questa consociazione non si trova costantemente; per lomeno non la si li'0\'8 in lutti gli sladii di un peocesso flogistico; ma di pt'eferenza si mani festa la peplonuria con maggiore intensità dut·anle un rapido assorbimento di essudati come nel reumatismo articol at·e, nella polmonite, nei versamenti pleurilici. D'accordo in ciò con Hofmeislel' l'autore opina che il peplone non è semplicemente sciolto nel pus, ma è unito alle cellule del pus; pel'Citè adunque negli essudali fto~islici insor~~ la peptonuria fa d'uopo elle l e cellule cariche di peplone si scompongano nel r elativo focolaio e che l'assor bimento si faccia di là nel sangue (il quale assot·bimenlo può venit·e impedito da cento ostacoli quali sarebbero, la poco adalla consistenza dell'essudalo. la compr·essione dei capillari nella parete dell'ascesso o la pover·tà di vasi nelle pa1'eli stesse), da ultimo occor·r·e clu~ la •Juantilà <li peplone assorbilo non sia troppo scar·sa. Per riguardo ai casi non di natura infiammator'ia l'a'utor·~ ha osservato la peptonur·ia in 'JO caso sopra tre di avvelenam en to fosforico e di ke casi sopt•a selle di scorbulo. Sic-

come in questi ultimi essi, si J•ilevò un ragguardevole aumento di [eucocili e di pr·odolli di decomposizione del sangue, così l'autore Cl'ede che il peplone possa passare allo stato l ibero nel sangue in cau ~a deliA sc·omposi7.ione delle cellule e quindi venga elim inalo per lo via dei l'eni. Da ullimosono ripOt' lati doll'aulor•e alcuni esempi clinici i quali staJ•el.JbeJ'O


RIVISTA MEDICA

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a dimostrare come la comparsa o la cessazione del peploM nelle urine possa servire come indice s:ulla guida del quale si potrà diagnosticare il principio o la line dell'assorbimen to di essuJ ali flogistici. Sull' albuminuria flJitologioa, per il Dott. CHATEAusounc. - rJournal de 1\1édecine, el de Chiru,.gie pratique11, gennaio, 1884).

Un certo numero di autori hanno emesso l'ipotesi che l'albumina si riscontri nell'urina anche allo stato fis iologico, e ciò anche più spesso di quello che comunemente si crede. Da qualche tempo questa ques tione ha suscitato numerosi lavo1·n fra il pii.t recente ùei quali citeremo una lesi di Chateaubourg fornila di numerose esperi~n1.e prali.cale principalmente sui soldati in buona salute, e sopra fanciulli. Le analisi souo state falle per mezzo di vari 1·eatlivi, ma soprattutLo con quello di Ttmret (ioòuro doppio di mercurio e di potassio fortemente acidulalo con acido acetico), ed impiegalo secondo il metodo del professor BoucharJ. Questi processi permettono di riconoscer e anche· quanlilà piccolissime ai albumina, ciò che è essenzialmente necessario, giacché i.n gran nume1·o di casi in un litro di urina, non si arriva a scopri1·e più di cinque milligrammi ad un centigrammo di albumina. Ecco dei risultati generali ottenuti dall'autore: L'Albuminuria nelle per sone sane sembra essere estremamente frequente, giacchè sopra 701 analisi di urine di persone perfellamente sane, è stata ritrovata l'albumina 592 volle, ci6 che dà una pr·oporzione dell'Si per 100. E se s~ a ggiungono i casi in cui l'albumina è slala riscontrata nella quanti là d i 3 centigrammi pel' litro, si ha una proporzione del 61 per cento. Ed in 169 cao;;i coi processi ordinari si è potuto scoprire qualche cosa più che 25 centigrammi per litro. L'autore conchJUde in ultimo cl1e questa albuminuria fisiologica é estremamente variabile e modiflcabile da una


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RI VISTA

quantità di cit•cost anze della vita ordinaria; cosi si vedono -degli individui p!'esentaJ·e 25 centigt•ammi d'albumina per litl'O in un gior no non averne più tr·accia di sol'la nel ~i o rno ~uccessivo. La quantita dell'albumina vie ne modilicata per la futi ca che fa aumentarla sensibilmente come si osserva in una riu'nione di soldati, e per· lavori ccl'ebl'ali com e può vel'ifìcarsi praticando la osservazioni sopr·a un gran numero di giovani che si prepat•ano pet• gl i esarni. La digestione, se si effettua in t•iposo, non ha g-t'And'influenza sull'albuminut·ia fisiolo gica. Ma ciò non può dir·si dell'esercizio della funzione genitale, e della m estruazione che hanno sopr a questo sintomo una manifeslissimu influ erl7.a. Ma ciò che agisce con un'intensità eccezionale sono i ba gni f r·edd i. M . de Choteaubour/X, ha fatto a ques to proposito un 'oss~r­ vazione, che m el'ila di esset•e citata L 'albuminuria, sebbene a gr adi diff,·r enti, fu r isr.ontr ala in tulle l e 53 penw ne cb e furono sottoposte ad esame dopo un bagno freddo. Ora l'osser•vazioue praticata antecedentemente aveva dimostt·ato cbe 16 di questi molo.li non prcscntovuno tl'o.ccio alcuna di olbumina prima di sotLoporsi all'e!'per·imento. E negli altri la pror orzione era aumentata sen!'\ibil m ente. Si Ira dunque l'llgione di atfermat·e che il baguo freddo n el piit gran numet·o di so~rgetli pr·od uce un aum ento con!:'iòercvolissimo ddla quantità tlcll'all.mmina che esisteva normalmente nelle lot·o uri ne, e che fa anche comparil'la in quelli che non ne prt>senlavano traccia alcuna p t•ima del bagno suddetto. ' P el'altr o in questi casi, si tratt.a di albuminurie transitorie, giRcclrè la mas~ ima parte dei so~gelti anche l'indomani avevano una cer·la quantità di albumina ma in proporzioni infinitamente più bnsse. Questa questione rl ell'influenza dP.i bagni freddi ha un'i mpOl'tarrza speciale. Per ché se con f'o r me al l'opinione soslanutil da tanto tempo dal Semmola , si ammette che il possn~·~io •t·ipetuto dell'albumina a traver·so i filtri r enal i può produr·t•f! de l h~ alt~ r·a zio ni nel ren e; é evidente che in lutti


MEDICA

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gli individui i quali presentano una albuminuria fisiologica più abbonclante de1<li altri, e più che negli allri esagerabile; l'uso dei bagni freddi, o dei bRgni di mare prolungati dovrà essere scrupolosamente sorveg liato. In tulli i cAsi il medico dovrà attentamente, e frequentemente esa minar·e le urine dei sop-gt>lti affidali alle sue cure. Queste considerazioni possono e debbono applicarsi all'uopo delle docce fredde, come gius tamente si è fa llo rimarcare da M. Kehmadjihan Mihran.

Bulla forma aplrettlo& della febbre tltolde&. -

BROTHIER.

(Journal de médecine et de Chirurgie prali'7ues, marzo, 188-l).

L'Autore in una s ua tes i ha Piunit.o nn buon numero di osset~vazioni, che dimostrano questo fatto già segnalato da

altri autori, che cioe esiste una for ma della - s udde tta malattia, forma rara in verilil, ma positivamente decorrente senza febbre, e che non deve esser·e confusA con la tifoidea ambulatoria, la _quale può a ccompagnar s i ad elevazione di tempera tura. Nella forma apir eltica della tifoidea, la s intomatologia, eccezione fatta del !!l'ado ùi temperatUt·a, non differisce moltodalla fl!bbt•e tifoidea leggera. I fe nomeni addominali sono poco appariscenti, ma i fenomeni nervosi sono molto accentuati. La tendenza alle vertigini, la cefalt~lgia, qualche volta la prostrazione e lo s tupore, la lentezza delle risposte, il trem olio delle labbra , e della ling ua, i dolori nelle membra la faccia tifica, caratterizzano ben tosto la malattia. Dopo qualche giorno questi s :ntomi spariscono a poco a poco, e farebbero cretler e alla risoluzione de lla malattia. Ma invece le alterazioni intest:nali continuano la lor o subdola evoluzione, che non sembra più rapida ·di quella della forma ordinaria, essendosi O$Servate emorragie e perforazioni al diecisseltes imo, e venticinquesimo giorno, e le autopsie hanno dimostrllto che l'alterazione intestinale percorreva le sue tre fa si abituali, in maniera che lungo tempo


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RIVISTA CHIHURGICA

dopo la scomparsa di tutti gli altri fenomeni morbosi, e che il malato ha cominciato a lamentarsi della fame, é r estato vittima delle ot•dinarie complicazioni della malattia. In una parola si é ved uta prodursi la peritonile senza pet·forazione, l'escara al saCI'O, la degenerazione dei muscoli, malg rado l'assenza della febbre. Probabilmente l'allenuazione del virus da una parte, la poca intensità delle manifestazioni locali dall'altr·a, sembrano esser e le cause di quest'anomalia. Ma il punto impol'tante in questi casi per evitare delle g1'andi complicazioni, è natuealmeute la diagnosi. Su mancanza della febbre, questa non può fondars i che n ell'ius ieme dei sintomi che cat•allerizzano la tifoidea. Le macchie rosse costituiscono il migliore di questi s egni; v en~ono in seguilo i fenomeni nPrvosi, l'ipe!'Lr·ofìa della milza, i cat·atteri della diatTea, e ddl'ul'ina. Ciò che è impot•lante a sapers i, é che questi molati devono esset·c tenuti in !ello come nelle forme ordinarie. Ed é in tal modo che si possono evitare le più g ravi complico.zioni. L'assenza della febbre costituisce una diffìcolta dal punto di vista della tel'apia, perché è su lei che or·dinaeiamenle ci basiamo pee cominciare l'alimentazione solida. Quindi n on si pet·mellerà quest'alimentazione che cit·ca ollo giorni dopo in cui le macch ie (o in lot·o mancanza), luUi ~li altri sintomi saranno scomparsi.

RIVISTA CHIRURGICA Sulle lu..azloni oomplloate e loro trattamento. -

A.

ScHREIBER.- (C~;nfralb . .fil.r Chir. , 16 fehbl'aio, J88 i, N. 7).

Lo Schreiber si è dalo cura di r accogliere le osservazioni scarsamen te sparse nella letteratura delle lussazioni complicate, tralle tanto dalla chirurgia antica che della chit·urgia an-


RIVISTA CHIRURGICA

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tisettica e di dedurre delle conclus ioni pel loro trattamento. Però è duopo confessare che il numero dei casi di lussaziC'ni complicate è troppo piccolo per potervisi fondar sopra con tutta sicurezza dei solidi principii intorno la loro cura. L'autore designa come lussazioni complicate quelle in cui oltre le lesioni dei tessuti solite in tutte le lussazioni (sinoviale, cassula, muscoli, tendini) esistono anche allre lesioni importanti pel trattamento, come ferite, lacerazioni di grossi vasi e nervi, contus ione di organi interni. Ma principalmente si occupa nel suo lavoro delle lussazioni complicale nello sll'elto s enso, di quelle che a vvengono con lesione della pelle e discorre in singoli capitoli delle Iussazioni delle ·rliverse articolazioni, dopo di che da un cenno storico delle vicende che hanno s ubrto le opinioni degli autor·i sul tral· .t.amP.nto eli tAli IP.sioni.

Le lussazioni complica te erano tenute anticamente come un noli me tangere. Alla massima d'I ppocrate: minime reT)Onenda sunt sed sinenda, ut qui oelit reponat m edieus si accostarono anche Celso e Galeno. e solo Paolo d'Egina osò timidamente raccomandare di pr ovare la r eposizione. Solo in tempi a noi vicini segnalamel'lle per influenza degli Inglesi (A. Cooper·, Hey, ecc.), in luogo dell'amputazione fino allora effettuata si pose in opera la r esezione raccomandata poi ed eseguita dal Langenbeck, Esmarch, Schin·· zin ger , ecc. Alla moderna chir·urgia con la sua antisepsi spettava di togliere alle lesioni di que!?ta specie la lor o g ravità, e il cambiamento che provò nel periodo anlisetlic~ il trattamento de lle fratture complicate si dovette anche eslen·dere alle )ussazioni complicale. Le sorgenti del pericolo sono le s tesse : le estese fer·ite sommamente favorevoli allo assorbimento delle materie in fettive e tali da dare facil· m en te occasione alla rilenzione del secr elo . La vecchia chirurgia presenti già questa causa della gravità delle lesioni articolari complicale, poichè essa ritenne una lesione con larga apertura della cavità ar·Licolare come meno pericolosa e di corso più favorevole di altra con piccola ferila articolare. L'antisepsi ci ila posto nelle mani il mezzo d'evitare .i pericoli sor genti dalla rilenzione del secreto e dallo as-


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RIVISTA

sorbimen to delle materie infettive e così di potere conservare dei membri che prima erano g1·avemente comprom essi. Quindi dobbiamo mit·are a far che anche nelle lussazioni complicate la r eposizione sia la regola. Abbiamo una prova della giustezza di questa massima . nel caso ricordato al capitolo delle lussazioni detromero descritto dall' Uhùe nel 1878. Questo giuslifìca solennemente il pr ecetto dell'auto1·e che nelle lussazioni dell'omero in ogni caso, quando lo scheggiamento non esteso della tP.s!a semb1'a indicare la 1·esezione, o considerevoli lesioni delle par·ti molli dei vasi o dei nervi l'amputazione, debbasi mettere in opera il trollamenlo conservativo antise ttico, la lavatura, la rcpo· sizione, la metlica tura alla Lister. Questo vale anche 1•e1• le lussazioni dell'articolazione del go m i Lo. Nelle lussazioJJ i ùoll'or·tiooloziono dello mano l'autor·e distingue le lussazioni dell'articolazione r adio ulnat·e inferiore da quella dell'~lrli ­ colazione radio carpea. In 12 casi raccolti dal Mal ~aig ne dellA prima calegol'ia, per lo più esisteva una frattura obliqua dell'estr·emilil infet·iore del t-adio e l'estremità dcll'ulna aveva traforato la pelle. La maggiot· par·te delle volle fu opc1·ola la r esezione pt•imaria. Ma ne;;sun C<1SO di queslo genere l'autore ha polulo trovare ai tempi antiscllici. Lo stesso si dica delle lussozioni dell'at•Licolazione radio car pea che pure nel maggior nume ro dei cusi daranno occasione alla resezione. Le lussazioni di alcuni ossi del carpo obbligono alla es tit·pazione dell'osso come è raccomandato dallo Scliiuzinger. Di lussAzioni del l' at•licolazione carpo-roelacarpica esistono solo 2 o~ser·vazioni d·~ll'Hamilton e dello Schinzinget•, di cui il malato deli'Hamilton guarl , quello dello Schinzingel' morì per te tano. Più frequenti souo le lussazioni dell'articolazione delle falangi, in cui pel' lo più è possibile la reposi?.ione. Quando la reposizione è impossibile, lo Schinzin ger propone di fare la ampulazionè o la disarticolazione del relativo dilo specialmente in considera?-ione dei casi di teLHno frequentem ente osserva ti. Di lussazioni complicate dell'arlicolozione dell'anca solo 4 casi potè raccogliere da tutla la letteratura, dei quali solo.


CHIR URGICA

uno, del Taylor, fu guat·ito; se fu trattato col rnetodo antiseltico non ri sulta dalla comunicazione. ~ e lle lussazioni dell'articolazione del ginocch io il pericolo m aggior e consis te nella lacerazione della poplitea; se questo è avvenuta, si deve amputare. Se siffaLlo inconveniente 11011 esi~te, si deve tentare un tr attamento conse t·vativo con reposizione eon o senza pt·ecedente r esezione. L 'auLot·e cita solo i casi atti nti alln l\•ller utura !"enza formulare nettam ente il suo giudizio. Nelle lussazioni totali dell'aslt·agalo cr edo sia da preferi t·e la r esezione o la estirpazione a un teattamento conseevati vo; massima alla quale non si sottosceive il dott. Parlsch di Beeslavia. L o Screiber r iassume le sue idee su Lr attanF•nto delle lussazioni ~omplicale nHIIe seguenti proporzioni: " Noi dobbiamo mit·at·e a mantenere la funzion e ùel m embro lussato più comple tamente che é p0sl'\ibile, e questo si ottiene con maggiore pr obabilità med iante la st:mplicc t·eposizione, con le cautele antisettiche. M a bisogna p<l l'ticolarmenLo disli11guer e i casi, e secondo le condizioni di questi slabiliee la prognosi e l a indicazione. Se nor. esiste una estesa lacet•aziotle dell e par li molli, se non esi ste schiacciamenlo dei tendini; fr·nllura comminutiva, ecc., se le art erie e le vene principali del m cmbr·o sono considerevolmente oflese e i l lronro nervoso lacerato, si deve seguit·e i l me todo conservativo. Per facil itare la t·eposizione si rico!'re alla narcosi. Si dovt•à <lllu reposizione sostituire la resezione quando esiste giù la eeazione infiammatoria, la sinoviale è iniettata, le carti lagin i nsciullc e arrossal e; la r esezione è pu1•e indicata quando il capo articolare spot·~en lo in fuori r esiste ostinatamente alla reposizione, o, e!"sendo denudn lo del pet·iostio, minaccia di cader e in cangr ena. L 'amputazione primaria è da limitarsi ai cnsi più g ravi; in cui la offi~sa delle paeti molli, la lacerazione dei vasi e dci nervi é cosi considerevol e, l o scheg:::iamento dell'osso cosi esteso che non è possibile sp~rare il ristabilimento con la conservazione di qualche utile f'unzi one. F ra le altre complicazioni delle Jussazioni, l'autore fa .-}Q


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RIVISTA

cenno ddle lesioni èella trachea ndla lussaz.ione della clavicola, delle lesioni del tor ace nelle lussazioni delle CO!"le e della ~palla, delle les:oni degli Ol'gani del buci no nelle lussa<:ioni del femore, e della l acel'azione dei vasi e dei nervi.

Corpi estranei nel oe.n&le respiratorio. - R. WErST.( Transactions oj' the Americon SlU'fJica.l Assoeiation, e rentra/1, . .fur Chir., N. 12, 188·~) . Che lo presenza di un corpo estraneo nel canale r espir atorio richi eda in gencr·ale l 'apcrlul'a di esso, é la opinione di tulli i chirul'ghi in gl esi e amer·ica ni, la I')Uale si fonda es· s•mzialrnenle sullu slalislicu pui.>blicala di'Il G:·oss nel 18~>4e più lai'Ji dal Dur·harn. Questa comprendeva 722 casi, dei qunli furono non opet·ati 356 con esito t1ll)l'Lale in 40, 5 o,·o, 111 ~nli'C dei 3(i6 opet·ati solo 2:3.2 O(o perirono. Poicho il re!"Uital<l di casi pubblicati dall'auloi·e :1el 1867 non si accnrdava con questi, egli andò facendo pet' lettera una inchiesta in Arne!'ica e in Europa, e cosi gli riuscì rnetlere assieme un mul~riule ùi 1000 casi. P oichi) in 6:~ di questi fu appl'Cslato altro soc•:m·so chirurg-ico diverso dalla Lracheotomia, · dl'fn lcantloli, rimangono 937 cusi che olfruno fondam ento a discult1t'e la questione del vaiOI'e della lrachootomia. Di questi f• r1·uno non OJWI'a ti 5!)!l con 2:3,2 o. o di casi d i m or·te, opet·a ti 3:1~ C<) n 21.4 o.o ml)rti, vale a dir~ degli ope1·ati conlenuli nl'lla stalistit.:a del W oi ~L mor•it·ono ·i,2 Oo più di quell i dati come operati nella !i:;ta GI·uss-Ourham. Dulia combinazione di Lulle lP. tabelle appa1·isce inol tre che di 167·l malati , 95:J non fut•ono operati e cho su 3.5 LJ•alluli con l'aspettativa accadde un caso di mOI·te, menli'e ~u il9 curali con la Lrach~o lo mia, di 4 n·~ mori uno. P erò il W cis t non cr·edc qu•!Sla difft.!t'Onzn in favore de.lla ope1·azione abba~tanza g1·arHie da pc.tei'ne tra1·re lR t•ogola g•! n e ral~ che la prescn:~:a do! Cl>rpo estl'aneo richi eda pet· sé la traclteoLumia. l col'pi esll'anei fUI·onn: 1. S ~ mi di pnpu ne in 10!1 ca~i, dci quuli non operati 75 c.on 6 Ofo di mo1·Li; operati 34 con 23,f> morti. 2. Semi di caffè in 59 casi, dei quuli non opct•ati 34 con ·Ji-,70 'odi mnrti ; opei·ali 2!! con HO/o murli;

ttn


CHIRURGICA

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3. Semi divet·si e alll'i oggetti in 465 casi, dei quali non opel'ali 321 con 21,5 o;o mOI'li; opet·ali 142 con 26,5 Ojo mot·li. 4. Fave in 90 casi; dei quali 51 non ope!'ali con 41,1 o;. morti; opel'ati 39 con 38,.i Ojo mot•ti. Quindi con gl:i oggetti indicati n l N. i , 2 e 3 il metodo aspettante mel'ita la prefet·enza. Tralasciando quei casi, in cui pet· l'imminen te pericolo, occorre subito la trachcotomia, per gli alt•·i stanno le seguenti massime: Quando il corpo estl'aneo l'isiede in un bi'onco la espulsione o la estrazione ùiftìcilmenLe riesce immecliaLamente dopo la operazione. Questa fulli in 78 o;o t.lei casi, e in tut! i questi s i t!'ovò la polmonite come causa ùella mol'le mollo più frequentemente che nei mot·ti senza op•et·azio11e, e precisamente n e~ l rapporto di 30 a 18,7 O /o. N o n raramente segue la espulsione del corpo eskaneo solo lungo tempo dopo la falla tracheotomia o da lla ferila tenuta aperta, o dopo la cicateizzazione di essa, p·el' la bocca. I vomilivi o gli starnulalori, la inversione o la sùccusi•)l1e del co••po non sono senza pericolo, benchè qualche volta, in 26 su 1000 casi, abbiano avuto un buon ..esito. Contro la obiezione che molLi dei casi trattati con l'aspettativa ammalano poscia di pneurnornite e quindi periseono in con~egue nza dell a operazione eseguita secondariamente, e che perciò la morle de ve mcLtel'si n cat·ico della indicazione et'roneamen le sl:abilila,,l'aulot·e a vverte che il tempo che passa fino alla espulsione spontanea è gen et•almente maggior·e di quello fino alla esecuzione della tracheotomia (salvo i casi urgentissimi), e in conseguenza il dubbio sovt·ae:;;prclsso s ia da eliminarsi. In conclusione: 1. La presc>nza di un cor·po est1•aneo nella laringe, nella trachea o nei b1·onchi non indica per sè la tracheotomia. Se non vi sono sintomi minacciosi, di regola non deve essere falla quando il corpo estraneo è fisso nella tl'acbea o in un bronco. 2. I vomilivj e gli stamulatori aumentano le pene del paziente senza garantire un favorevole r esultalo; la inversione e la succussione sono pericolose se non è pt•ima aperto il canale dell'ada.


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RIVI STA

3) l casi ùi solfocamenlo, l a slenosi progressiva, la fi ssazione del cor·po estra neo nella laringe, come la sua mob ilità nella trachea indicano la trachco tomia .

Cura delle fistole anali nel tubercolosi. - (Journal de Méd~ci11e et rle Chirurgie pratit]ttes, mar·zo, 1 88 ~). In un r appor·to sopl'a une osservnzioni el i M. Jeanuel, indiri zzato alla socielà tli chirurgia, M. Vel'n euil dice che in 11uesti casi , " senza cercm·e di ottenere una cur·a r-adi cale, si deve oper ar e pet· assicur·ar e lo scolo dei lir[uidi settici, e per sopprimere una causa di spossamento. l o posseggo ne]Je mie m emor·ie un'o:;:;ervazione, che con-;itler·o i mpo rtan te, per·chò alta a dirno>' tr·are l'opportuni tà dcll'opor~1zione della fistola nei tubercolosi . i'r el pt·i 11r ipio del 1880, si prese ula ad un a cònsullazione, un certo A t· tut·n M ..... capo guanl ia della ferr·ovia. Nelln sua gio,· i n ezzn soll'I-ì di ri pelule ·~~l abbondç1 n li emo lti~ i . Dopo •(ttalche anno si svi lu pparono a gr'tHlo a g r•atlo diverse fistole ano li. I l mar·gine dell'ano pr·est' nla All'osser vazione una gr·an.qunnlitù di piccol i lragilli sotlocutanei , gli uni comunicanti rt•a l01·o, ad allr·i cornplclnmenle sepa eati eù a cu i di !:'acco. Questi l!·agilti sono sor genti di :;:ecr ezionc saniosa incommodissima. I medici r·icl ticsli per· l'alto operotivo, ba· sand o;. i sull'opinione di Uf1yer·, Vclpea u, e T hiry, si sono r ilìulali. Di •1uando in quando, sop t·atulto per· il freduo umido il paziento é pl'eso dn una tosse seren pcr· sisl en le, tla. recrudc!'ic•~nza dei pnnli doiOI'O>'i del lor·ncc, da uno slr1Lu di rnaless(•r·e grrwr11lr che l'obblrgono a S•)Spendt·r·e il ser•vizio. Gli apici polrnonal i sono infiltr·ali, n1a 11011 si scopl'ono Lr·acce di ca,·er' lll!. l o consento acl oper ar·e le lìslolo. I l rnelodo oper ativo consiste 11el l'asch inmen to, seguito tla enc 1·~iche cnul er·i zzazioni con rlo t·ur·o di zinco. La nH•d iralurn successiva consis te nell\1pplicazione <li piu· mnt:.ciol i i m pr·e;nali d i liquido d i B urow. Qui 11dici gior·ni dopo J'ol'•:razit>ne la cicul1 izzazione ò presso a poco compiPln.


CHlRURGICA

S ei settimane dopo il paziente s i I'ipr csenta, e ti'OYO la regione anale nello stesso stato in cui trovavasi p1·ima dell'operazione. La cicalrizzaz!one si el'a ar·restala, e la clisgregt•zione de i tessuti era ricominciata poco dopo la mia ullima visita. In presenza di questo fatto, persuasi l'ammalalo (prima <li tentare un altr·o allo operativo) di la!';ciarsi applicare un cauterio al braccio sinistro, e vedendo J'emuntoi·io in piena atti vi là, mi proposi dopo un mese di r itornare all'atto operatorio primitivo. Trascorso questo tempo il malato venne di nuovo, e con grande mia sorpresa potei constatare che le fi s tole erano scompar se spontaneamente, e che la guarigione er·a per·fe lla. Da quell'epoca il suo stato s i è mantenuto in ottime condizi0ni. Il cauterio si é conser valo, e curalo r eligiosamente . I soli m ed icamenti interni sono stati l'olio di fegato di me1·luzzo, e il vino di malaga chinalo. L'operato sopporta in m·~dia un servizio di otto ore al giomo senza che la sua salute ne risenta menomamenle. L'equilibrio fra la lesione artificiale, e la le:;ione' spontanea è in questo caso abbastanza evidente per incoraggiare l'operazione delle fistole anali nei lisici col !iistema suddetto, e St!nza tema di aumentare le lesioni polmonari.

Sordità oon•eoutiv& agU oreoohioni. - (Journal de Medecine el de Chir·urgie pralìques, gennaio, 188i). A Ialo tlella sor dità per otile si osserva una varietà di sordità non accompagnala da alcuna lesione apparente. Ciò si verifica in seguito a gli orecchioni, e M. Lemoine, e Lannois, studiando praticamente la questione hanno aggiunto nuovi fatti a rruelli gia conosciuti. I l momento in cui i disordini auricolari s i presentano è variabile j in genere, è dopo q ualche gior no dall'invasione della parotite. Ma non é s~mpre cosi giacchè in qualche caso detti disordini precedono di tre o quattro g iorni il gon-


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HIVISTA CHIRURGICA

fìam enlo delle parotiJ i. Il corso di questa sordità é rapido, in tt·e o quullro giorni può raggiungere il suo ma.xim um. Ciascun caso per allro pr e~enta qualche particolarità: è cosi che il dolor e, le vertigini, i vomiti posso no maucare ; m entre che i t·umot•i subiiellivi sono immancabili. La febbre non subi!'.ce modificazioni !ipeciali all'insorgere della complicazione. Non vi è mai perdita della con osc:enza, ed il malato si conserva in uno s ta to soddis facente di benessere g enera le. In fin e la sordità s tabililas i definitivamente sembra res i>:te re a tulli i m ez?i curativi. Quando il nervo non é completamente paralizzato, dice Toynbee, e c he si mantiene un certo grado di udito, la tet·apia deve consistet·e semplic emente nell'impiego dei rivul sivi, e nell'eser cizio dell'o,·ecchio c on l'aiuto di un tubo di ca ouLchouc. La s ede della lesione che produce ' JUesta so!'ùila semb1·a esser e nel laberinlo; quanto a lla sua patogenia ,. non é facile di precisarla . M. M. Lemoine, e LaJmois considerano g li orecchioni come una malattia generale, s imile in lutto al le febbri eruttive, ~~~ ammettono l'esistenza di un'alterazione del san gue, che s piegherebbe le differ enti lesioni che possono pl'odut·si. Di fatti la mala ttia gener a le di sua natura, ha delle manifesta zioni abituali locali, come sat·ebbe il turgor e delle glandole saliva ri, delle ma nifestazioni f1·equenli, come l'orchite, ed altre che posso no cons iderat·si come rare, cioé : la pr ostatile, l'ovarile, la ·neft•ite, g li accidenti cerebrali, le affezioni ocula ri. Evid entemente è in CfUes l'ultima categoria che biso~na collocare la sor dità. È quindi bene rli osservare che esis te una grande analogia fra gli accidenti auricolari e quelli che hanno per sede gli organi della visione. Difatti> ollre la congiuntivite sono • state descrille da Halry de lle ambliopie cons ec utive con congestione della papilla, come pure una nevrite oltic.a (Talon) con atrofia consecutiva de lla pepilla. La malattia dunque in ques tione non allac ca solamente le glandole, ma anche gli org ani deì sens i.


RIVISTA DI TERAPEUTICA Forbtol emo.tatlohe Jluggl. Sono destinale a sLringere, nel ment1·e tagliansi, le ptu·Li cruenta te ed impedire cosi ogni e morra gia ; utilissime specialmente operando in pdrti pre>fonde. L'idea non è nuo va .... Qualche analogia coll'ideato is lrumenl.0, per lo scopo almeno, avrebbero le pinzE>lle del Rizzoli, il klemer del Billrolh, il clamp a forbice del Padovani; ma di cer to nella sua perfezione l'istr"umento del Ruggì è nuovo e quel che più monta è di attendibile etficacia. Dopo diversi tentativi, dopo averne ideati diversi, fini per trovar modo non solo di adattare alle forbici Jelle lame da pinzetta, ma ad innestarvi delle vere pinzette che dopo ave1·e agito di conser va colle forbici possono slaccar::Jene, lasciarsi in posto, sostituirsi quindi con altre, ecc. Per quanto ben falle e dettagliate le fì~ure pubblica te dal Ruggì, non possono dare un'idea compiuta dell'isli'Umento: bisogna vederlo, applicarlo, per t'arsi un concetto della sua ulilit.a e del suo per fetto praticismo. Com·è, a noi pare sia un islrumenlo destinalo a lrovar posto nei nostri armament~:~ri ... . Tanto più che sullo stesso principio non sarà difficile escogi tare allre maniere d i utili applicazioni. B.

L'enteroollama nelle ernie.

F. un errore di certo il generalizzare .... Sarebbe un e r rore il dichiarare che l'enteroclisma -iebba costituire il mez2o curativo dell'ernia incarcerata e peggio della strozzata; ma in certi casi, e quando l'operare non è proprio urgentissimo benchè il tax.is non valga, è g iustissimo, eome dice con pl'a-


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tico tatto il Vat·vellì, lo aver peesenle che questo m ezzo di cura può ri escire. Son due soli casi che il Varvelli accenna, ma sono. nei limiti sovra accennali, perfettamente concludenti. N el giorno dopo la chelolomia, per·sislendo i !'<intomi, l'enteroclisma dì olio (2 litri) valse a dissiparl i compl etam ente. N el secondo. nel quale lo str ozza menlo era rib elle alla riduzion e per accumulo di mat.er·ie fecal i solto forma di dure scibal e. nel m entee si disponeva per l'operazion e, si tentò l'enler ocli!"ma e l'e!<ilo fu foelunalissimo. B.

Un mezzo di oura della difterite l chinesi n elle forme tulle di fteri che usano lar·gamente, larghissimamenle del succo di limone ft·esco. Il dotl. Gurloyski ha tentato in Ameri ca tale pt·atica, e ne ottenne cosi fel ic1 succes~i da cr ('cler si autoriz zalo a m ccomandarlo.

B.

Una formola antifebbrile. L a Jiamo perchè la propone il prof De Giovanni di Paclova. Sarebbe vanla!rgioso nelle foi·me intermillentie r emittcnti : Ergotina B onjean da 60 cenl. ad 1 gr·.; tintura di valeriana da i2 a 15 gr.; acqua di camomilla gr. 100 a prendersi epicralicamente.... Alla tintura di valeriana si puo sostituire l'acfJua coobata di lauroceraso da 2 a 4- gr. In caso di ineffi cacia del chinino certamente si pott·à tentarne l 'applicazione. P er ò non vuolsi cessarne subil.o ollenuto l ' effetLO: devesi insìsteN nel suo uso e per alcuni giorni. Se la febbre r icomparisse si potrebbe anche un po' el evare le dosi degli essenziali suoi componenti. B.

Lattuina. Tultavolla che gli antispasmodici ar·omalici, gli alcoolid eterei ri escirebbe!'O l!'ùppo slimolanli, e non sono pet· le l or·o speciali azioni applicabili il l!iusquiano, la helladonna, ccc., e si teme la nat·cosi che indudono gl i oppiati e f!'li al-


DI TEIIAPEUTICA

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caloidi dell'oppio; pare possa ora riescit'e sommamente utile la latiuina che estraesi dalla lalluca (saliva, virosa, scoriosa), assai più potente del lattucario, rimedio a torto però dimenticato, e del trirlace, rimedio che pure già tempo usavasi largamente e non senza successo di certo .... Multa r enaseenillr: ed in medicina quante cose rinascono e rinasceranno! Lalalluina s i olliene trattando l'es tratto di lalluca coll'alcool aggiun tovi tfw d'aceto concentralo; s'aggiunge poi acqua e sottacelato di piombo, che si s epara poi coll'idrogeno solforato; si evapora a dolce calore il liquido filtrato; si riprende il residuo coll'etere, e quinùi evaporando l'etere. s'ha la lalluina. È solubile ad t/ 60 nell'acqua, lo è meglio nell'alcoole. B. Kairbla. È un derivalo della chinoleina, base contenuta nel catrame

del carbon fossile e che presenta dal punto di vista chimico delle analogie somme colla chinina. La kairina non é pero s olo un med icamento nuovo, ma non ha ancora una storia terapeuhca, non é anzi ancora entrala nel dominio della terapeutica. È cet·to tuttavia che ha una manife~> la azione antipiretica ... . Pare sia indicata tutte le volle che l' ipertermia costituisce per sè un danno, una minaccia (p. e. nella febbre tifoidea, nella pneumonile). È per ò, per oggi, di mollo elevato costo; di azione fugace sicchè bisogna insi1-1lere nella somministt·azione; ha l'inconveniente di provocare il sudore abbondevole, dei brividi molesti; provoca pure dei fenomeni di cianosi che debbono inspirare diffidenza e ri serbo.... È insomma un rimedio, che potrà rendere dei vantaggi, ma che è ancora da studiare, pt•ima di us arne con confidenza e sicurezza. B. San toDina.

Giuste le ricerche del Lewin e del Caspari, la sanlonina perchè sviluppi il suo potere vermicida deve venire a conLatlo immediato cogli elemenli.


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llJVISTA DJ TEilAPE UT ICA

Il Ki.ichenmeister d'altra pa1·te ha da tempo dimostralo che le dissoluzioni albumino- acquose di santonina non uccidono i vermi, mentre li uccide prontamente la dissoluzione oleosa di essa santonina . La clinica aven stabilito che è efficoce contro gli abitntori del t.:mue (lombJ•ici), che è impotente contro quelli del cieco (tricocefali), e ch€1 cont1·o gli abilatol'i del r etto e del crasso (oxyurì, ascat·idi) non vale se non applicata per clistere. Il Lewin dichiara che la sola forma utile quindi di amministrarla é in dissoluzione oleosa .... è la sola preparnzione razionale . Se la si prende in una forma alla ad immediata azione nel vent•·icolo (p. e. in capsule, polvere, ecc.), dà luogo alla xantopsia (colorazione giallo-verde della vista), alla ce.l'alalgia: se si dissolve nell'olio (ed i nostri vecchi - multa renascentur - sempre la davano coll'olio di ricino) non s uscita quei fenomeni. La reazione carazleristica delle orine si ha nei due casi; anzi nel secondo è più durevole. B. ·

Il oreo•oto nella carte dentale., È noto quanto possa essere utile; ma pt>r la ~ua fluidjtà

somma è non s empre facile lo applicarlo senza inconvenienti; si può però solidilìcarl0, ridurlo ello stato gt?latinoso e quindi •·enderlo di facili ssima applicazione unendolo al collodion ( t parte di ('reosoto e 2 '3 di collodion). B.

Febbre tifoidea. È un consiglio semplicissimo, ma pure praticp che dà il Maheut.. ... I purgativi sono certamente utili e neres!'ari al l'inizio; ma dopo 15, 20 giorni bisogna agire col più oculato t'iserbo per tema che l'assottigliamento, indotto da possibili ulcerazioni intestinali, non po~!'a esserP. causa di tr isti efB. fetti.

Santontna. Il Batlislini con accurate esperienze sugli animali sarebbe

indotto a concr etare sull'azione Jella sanLonina i seguenti Ja li:


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HIVJSTA n'IGIENE

Non essere la santonina vermicida, ma semplicemente vermifuga; avere una patente azione elettiva sul fegato, aumentando la secrezione ùella bile sénza cambiare la proporzione fra l'acqua eù i solidi in essa contenuti, B.

Vermlfugh1. Szerlecki consiglia negli ascaridi vermicolari i clisteri di olio di fegato di mer·luzzo (2 al giorno alla dose di G cucchiai per ciascun distere). Il mezzo val'rebbe egregiamente per ottenerne la pronta scomrarsa, in onta alla ben nota massima loro facinilà. di r iproduzione. B.

Un nuovo, o meglio veoohio emostatico a torto obliato. Il Lycoperdon gigantium fu trovato utile come emosta-

tico, ed anco come antisettico, specie nelle ulceri maligne, ecc..... Questo fungo, notissimo al volgo, avea perduto l'onore d'essere a.ceollo tra i medici materiali ..... Ora il Thompson ne t•ivendic.a le V!rlù veramente appr·ezzevoli come emostatico, superiore a molli degli usati e raccomandati.

B.

RIVISTA D'IGIENE Ricerche sul colera della Commt•slone •clentl1lca tede•ca. - Relazione del dott. KocH al ministro dell'interno. (Deut. Med. Wochtms., 1883, N. 50, e 18Ri, N. 4, 7 e 12). Per cura del Governo prussiano una commissione pr·esieduta dal doll. Koch andò l'anno passato a studiare il colera prima in Egi tlo, dove allora infleriva, poscia nell'India. Dai rapporti inviati dal dott. Koch al ministero degli interni togliamo le seguenti notizie che nelle circostanze attuali c i sembra opportuno far conoscere ai nostri lettori.


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RIVISTA

In lulli i casi i sin tomi erano s tati eguali sollo o~n ì r apporto a fJU CJii del colera asi8Lico. Il numer o dei cadaveri sezionati, essendo la epidemia, quando la commissione giunse in Egitto, sul declinar e, non fu g r·a nJe1 ma i rìsultarnenlì ottenuti furono rilevanti. Fu mollo importante l"aver·e per lo più potuto sezìoil are i cadascri s ubito dopo la morte o poclte ore appresso. Così si po ter·ono con sicurezza escluder·e le alterazio ni ch e la putr·efazione induce n egli organi e molto per tempo negli intestini, le quali r endono difficilissimo e in generale illusorio l'esame microscopico. Nel sang ue e negli organi che, in altre malallie infettive sono ordinariamente la sede di miCI'Oparassili, come i polmoni, la milza, i t'en i, iJ fegato, non potè climostt·arsi al cuna materia infellìva m·gonizzata. Qualche Vùlla si trovar ono nei polmo ni dei ballerì, ma vi erano arrivali per !"aspirazione delle materie vo mitate. Nel contenuto degli intestini e uelle evacuazioni alvine fu tr·ovRta una quantità str·ao1·dinaria di microrganismi appartenenti nlle più diverse specie. Ma nessuno di essi mos travasi in quantità pre pond!er·ante n è offt·iva alcun allro segno da cui s i potesse dedurr<J un rappo1·to col processo mor·boso. Al contrario gli intes tini d ettero risulta li mollo impol"tanli. EGccllo un coso che terminò con la morte, p arecchie settimane doro avere superato il colera, per una malattia se· condario, in tu l li gli allri s i riscontr·ò una parli cola re specie di ballct•i n ella parete inll.es linale. Questi baltt\ri sono a forma di bastoncini e quindi appartengono ai bacilli, e si avvicinano mollo per forma e grandezza ai bacilli tr·ovatì nella morva. In quei casi nei quali gli intestini non mostravano al mìcr·oscopio che lievi alterazioni, i bacilli erano penetrati nelle glandulc lubulale o cript-e della mucosa intestinale, e vi avevano provocato, come dimostr•avano la dilaLt\ZionP. del lume della gianduia e l'accumulo dì cellule rotonde mullinuciHale nell'inler·no della g ianduia s tessa , una forte infiammazione. Molle volle i bacilli er ansi aperta una via solto l' epit<'lio r:lella gianduia ed a'"e'"ano proliferato fra l'epitelio e la membrnna glandulare. I bacilli si erano pure s tabiliti in


D'IGIENE

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gran numero sulla supel'fìcie delle placche intestinali ed erano spesso penetrati nel loro tessuto. N ei casi gravi con infìllra7.ione sangu igna d~::llo mucosa intestinale, i bacilli si trovavano in ma:::rgior copia, e non si er·ano allora limitati ad invadt-r e le cel lule lubulale, ma erano penetrati nel tessuto cir costante, nt'gli stt·ati più profondi della mucosa e, qua e la, anche fino alla tunica muscolare dell'inle!"Lino. La sede principal e di que~ te allet'azioni si trova nella pal'le inferi or e d cll'inle~ lino tenue. Se ques ta cond izi o n~ uon si fosse riscontr·ala nei cadavf>t'i del lullo freschi, poco o punto valore le si potr·cbbe atlribuir·e, poiché la putrefazione può cagionar·e una simile vegelmione di batleri nell'intestino. Per decidrr·e se i ba•:illi sono la vr,ra c·ausa df'l colera, bisogner·ebbe poleee i solare qu esti bucilli dai tessuti malati cvlLivar·li iu appropriati te t'reni e r{ui11d i t'i(H'Odut'J'C pl:'r in l'e· zione la >'tes!"a malattia negli aniinali. Ma lino ad ot·a, 1111n oslantc lulli gl i sfot•zi falli, non si è rius citi iu 111odo indiscuLibil e a. far·e ammalrwe di col ern gli an i mali. Si è molte volle sp;:rim entalo !"Ili conigli , i vor ce11ini d'Inùia, i cani, i galli, le scimmie, i maiali, i topi ecc., rna sempt·e inutilmente. I soli tentativi clic per questo ri>'pello m eritan o considerazione sono que11r faLLi tlal Tl1ier·sch, il quale dnndo da mangiare gli inte!:'lirri dei colC'r osi ad un cedo numero di sor ci li vide ammatur e di dilli't'ea e morire. Questo sper·imeulo è confet·rnnto da autot·evoli >'pel'irnentoloi:i. come il Bourùon-Snnd er son, ma da allr·i è stato oppugnoto. La Commi>'sione es~>g ui molli esprrimenli di questo genere dando da mangint·e ~i sorci, alle s·~immi e ed anche ai coni e ai polli le mate1·i e del vomito e d(;'lie dcie7.ioni dei col(;'I'Osi e il con tenuto intes tinale ùei cadaveri e sempl'c senza <:ffd to, c.:ome pure senza effetto fu la introduzione nello stomaco e lo innesto dei prodotti di collut·n dei b1.1cilli. Alcune di questo colture proYocar·ono dei fenomeni settici quando erano inoculDte, ma con nessuna si produsse il rolera. Che nelle materie alv ine dei colerosi si contenga m ol lo spcs"o la ma~eria morbigena in forma mollo alli \·a, ciò è dimostralo da m ol te esperienze, segnatomenle dal f<llto del frequ eule ammalarsi delle lavandaie t:he lavornno la bio.nchel'ia dci


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colerosi lunla dì materie intestinali. Anche n ell o spedule greco in q11esta epidcm ìn ~>g iziana si v~ri fì cò lo stesso fallo, una l avandaia che avevo avuto in cur·a la biancheria dei col erosi ammnlò di cnl e1·a. Si può quindi avere per cet·Lo clte nei sag~ì adoperati, alcuni almeno conte11e~sero la mat~ri a infettiva. Se non oslanle non fu pol?lo ollenere alcun r esultato, ciò può essct·e avvenuto o pet·ché gl i anìtnali sottoposti allo espe1·imento sono inacl'essibili al colera o per ché non é stata ancor a tro vata la m aniera di comunicare l'infezione; o forse anche pet·chè fu sperimentato sul declinat·e dell'epidemia, quando anche n ell'uomo la malet•ia infettiva pa 1·c che perda di attività o !:iia m eno sicut·a nclln sua azione. La Commissione pt·os,·gui poi a Calculla l e sue ricer che sug li amma!all e sui caduveri colerosi e anche in questi confermò la pt·escnza dci baci lli nel contenuto e nelle pa1·eti intestinali. Ma di piu t·iusci a far11e delle coltivazioni put·e, onde emersero delle f'I'OJWieta m ol lo car il tlerisl1che rispello allH loro forma e al la l01·o m olliplicuzione nella g<'ialina nul!•i lizm, per le qunli essi si distinguono cun sicui'ezza da altri baci Ili. l bacilli dd colera non sono del tutto rettil inei com e ~li altt·i bacilli, ma un poco cuevi, si mili a una vir·gola. L'inCU I'vnmenlo può OITivat·e lino a far pr-endere ai bastoncini una fì~uea semicir coiHI'e. N elle col tivazioni puJ•e spesso si gen drUJIO da questi bastoncin i del le fi gure a se delle li nee più o m eno l unghe J rp-~e !'m e nte onùulate, dì cui i due p1·imi individui c ~l i ulli mi conispondouo a un m aggior nu,ncr o di b acilli coler·ici. E ssi pos;;;eggono anche un m ovimento proprio che è mollo v ivo, e si osserva buni'i"limn in una goccio. di soluzione nul1 itizio sospesa in un cnp t·iogiello. È ca ralLCI'i stico il m odo di compot·lar si nella g elatina , in cu i si for·man o colonne scolor·ate clte dappt·incipin sono compalle e appm·iscono come se fossero fom1ale da lanli picC0 1i pezzelli di Yélro lucenti . A poco a poco que!>le colonne lif'JIIC fann o la gPl alina e si al lat·gano uu poco. P er q u e~ to a;:<petlo pnrlicolMe si possono con sicurezza d1slinguere dalle altre colonie di hHllt'ri e da queste arrclre esseec facil rn cnlc i solate.


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I n tutti i casi di colera furono trovati questi bacilli specifici; mentre in ullt·i cadave ri (cnmpt·esi 11 dissenlet·ici),

ne lle evacuazioni dt malati di diarrea e di dissenlet·ia , in anima li morti per diverse malattie, e nell'acqua impura per sostanze putride, non mai, in queste materie curiche ùi battc t·i, si possono dimoslt•are i bacilli del -colera. La loro presenza è limitata a qucll 'or~ano che é la sede della malattia cioè all'intesti no. Nel vomito si polct·ono osset·vare finora solo due voi te, e in ambedue i casi l'appar enza e In reaziolle alcalina dei liquidi vomitati fecer·o riconoscer e cl111 i baLtct·i er·an·o penetrati nello stomaco col contenuto intes tinale. Negli intustini s tessi si compot·lauo nella sPguente rnnniet·a. Nelle prime ev~:~cualtioni dei mululi, finché conservano ancot·a qualche qualità fecale, si trovano solo pochi bacilli cole!'usi; le ev~:~cuazioni seguenti acq1tose, inodore, conltmgono i bacilli in gra n quantità, mentre in pat•i tempo tutti gli altri botleri sono quasi del tutto sconipor:;i, cosh;ch;· i baci lli del colera in questo perioJo dHila malattia f0rmuno n ell'i nles lino q uns i una colli vazione put·a. Come l'a •xe~:;o del coler a va allevinntlusi e le evacuazioni torna no feculi, spariscono a po~o a poco i batteri a virgola, , e dopo la ce~sazione della malattia non se ne riscontrano più. Lo s lt~sso nei cadavet•i dei colet·osi. Nello stomaco non s 'incontra a!cun bacillo. Nello intestino, nei casi più receuti in cui la mucosa é le ~gennente colorata in rosso, si trovano i bacilli colerici in enorme quantità. Ma se la morte accaJ.e piu tardi, la mu~.:o!:ia é rosso cupa con strnvaf'i sanguig11i, il contenuto intestinule più o meno tinto di sangue e pc1· lo sviluppo di molli batteri della putt·e l'azione, ha qualità putridi.! e fetido oclot·e. I baltet·i del colel'C:I in questo pet·iodo sono spat·iti dal contenuto intestinale, ma trovansi ancora per qualche tempo e piutlo~to abbondantemente nelle glandule tubulnle e loro vicinanze Mancano solo complelamenl•3 in quei casi, n ei quali supet·ato il colet·a, la mot·te avvenne per una mulatlia cons•;cutiv ~:~ . ' l batteri del colera si comportano precisumcnttl come gli a ltri batleri palogcn ici. E"si trovansi esclusivamente nella m ulattia a lor o apput'le nentc; il lol'o primo coutparire coin -


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RJ\' JSTA o'JGJE~E

ciùe col principio della malattia, e;.;~i aumentano i n numer o con l'a vaiiZ8l'Si del procc~ so 1110 1·boso e spar·isco110 di nuovo quaudo la malattia ha faLLo il suo corso; e la loro quan tilil, al colmo Jellu malattia, é tanto consider·evole che si puo cosi spiegar·e la lor·o fun esta influenza sul la mu co~a i ntes ti naie. Altre pr·opr·ietà dei bac illi del colera so11 o in accor do con ciò c he si sa sulla etiolog ia della malattia e valgo11o a confermal·e l'opinione che i bac illi sono la causa del colera. È stata fnlla Ja osservazione che nella biancheria dci col er osi quando fu l ot•dalll dalle l or o deiezioni e m antenuta umida pt-' t' :!1- ore. i bacilli dt-:1 colero vi aumentano in m odo str•aordinal'io. Questo spic,:(a pe 1·cla i~ la bi::111 cheria dei coler osi è cu usa tanlu f1•equcnle d' infezione in chi ha ell e fal'e con quelln. Tale nssp rvazi on(• cond U!"!'e a r icer·car·e e a scoprir·e che lo s tesso fallo sutcede quando le evAcunziolli dei coleros i o il conle11nlo ill lf's\illnle sono dil"l esi sopra un pezzo ùi tela o di cii r-la bi bula inumidi te c parlicol ar·m enle sulla supe1·Jicie della lei'I'O umido . Di eegola i n 2i 01'8 il so ttile stra lo mucoso si 8t'a L1·asfot·moto complelvrnenle in una densa m assi\ di bacil li coleric i. Un'alLea pt·op1·ietù m ollo impoelanle dei bfllleei del coler·a è questa: c he e!"si col ù i r;s eccam ·~nto muoiono t·apidam enle, come nessurl'allr•a specie di baltcr·i. In genceale dupo Lt·e Ot'8 ùi prosciug-t'l rnento ogni Yilu in lor o è spenta. Si è i nullre di mostrato che il lor o accr cscin18nlo segue solo n ello so::: La nze fot' llile d i t'l'azione alcalina. RusLa una piccola 'luunti lò eli acido liber o che non Ira a!:Jpr8zzobilmente alcu na influenza s ug li alt1·i bnlte1·i , o impcd it'<:: illoeo sYiluppo. N ello sl omoco che funziona n01·malmcn te essi sono disLt•ulti, come é pr·ovato dal ful lo che nef{l i animal i , a cui pr>r qualche Lèmpo, fur•ono clate o m ongiar·e m ater ie ca t·iche di baci ll i e poi uccisi, nè noi lot·o stomaco nè nel co naie inle!"linale furono potuti usse!'vMe i bacilli. Que:;L'ullima pr opr ielil un i tam cn te allo piccola r esistenza vet·so i l ùisseceamC!n Lo può spiPgar·c perc~hé ùu ll'i m m ed in l <> com1110r cio coi col er o!'i e coi lo1·o pr0do lli tonto t•ar·am on le è f(o neral a la in f•·ZiiJne. E: 1nonife:;to che affìnchè i bacill i passino per lo


VARIETÀ:

stomaco e vadano a provocare nell'intestino il processo coleroso, occorronc• delle particolari condizioni. Forse i bacilli possono attraversare lo stomaco senza alterarsi quando la digestione è disturbata, il che sa rebbe avvalorato dalla osset·vazione falla in tutte le epidemie di colet·a, che con particolare frequenza ammalano di colera coloro che si prendono una indigestione o soffrono di disturbi digestivi. La commissione cercò anche di informar·si dell'andamento del colera nella citta di Calcutta. Dal 1870 vi è rapidamente e notevolmente diminuita. Prima del1870 la mortalità annuale per coler a era in media 10,1 su 1000 abi.Lanti. Dopo il 1870 è scesa a 3. E questa diminuzione, a giudizio concorde di tutli i medici, è dovuta unicamente alla introduzione dei condotti d'acqua potabile.

Vaooblauone. Solo pro memoria, ricordiamo l'apparecchio a piccolo e piatto di~co elastico di insuftuzione, ideato dal Bourgeois per la vaccinazione ipodermica. È un ago comune da vaccinazione, forato, ed innestato ad un dischetto di caoutchouc, del diametro di ·circa 3 centimetri: serve all'assorbimento, per cui l'ago si carica, ed alla iniezione. B.

VARIETÀ Le •tatistiohe. In Germania la rivaccinazione nell'esercito dar ebbe più dell'SO p. •o;.. di buoni risultati. ... In Francia la media è del 50 p. •%.; da noi appena un po' supet•iore. Trattasi .ii r ecettivilà? Trallasi del modo di oper·are, giacché in Germania si fanno fin iO, 12 inoculazioni per braccio 1 O si tratta d'altro 1 Il Catrin, il Collio, il Zuber ne dubitano.... E ne traggono ragione da certi dati delle statistiche militari germaniche, davvero insoliti, strani, sorprendenti. Per esempio nelle statistiche prussiane si vedrebbero no4"1


\'A lli ET\

tali 8 nHII·li JWr i :l:-{ casi di òiflPt'iL,'; 11 morli per 4,il casi di scarl ultinn; 22G decessi per :Z::l:H fdJbri tifoiJ i; l decesso p(•r :!:1~) cnsi òi car bonch io.. .. Davvc~ t·o clte si mili risullati non !<O il O falli pt:r r ende t•e accette l'Hl occhi chiusi l e deduzioni delle ~ tati stichc . B.

Tenda sanitaria o tenda operatoria da sezione dt s&Dttà. Già il Kt·omhoul n"e " a all'e;.:po:.-izione d'igiene di B c•rlino pt·e~cntoto una Yettut·a destinota a centr·o d'appoggio d'una Ynsta tenda Ja ambu la nza : fu pr r ò Piconosciuta ben poro pt·atka. L a socicta do•lla croce-rossa au!:ilr·u- ungMicu, J,a r i ten lata la pt•ova c· hc .forse m et·ilct·ebbe d'e~sc·t· sottoposta nl saggio IH'atico. L o Srhnlft·r hn t>r a idcaln una Yellut•a-Ll'nda che ha lA l H'elesa di srn·it•c a div·~ t·::;i urfici (cucino, tenda da tned icazionr, ecc.) ~ch e è, com e ben nota il Zuber (!trchiL,cs de M MccùtP. e Ph.arJt~acic m ililaircs), complieula. pl'etcntltmdo serv it·e a più !'copi, fin 'sce, all'allo pt'alico, pe t' non \'8l (·t·e da n ·rr o ad airuno. tL

Termometri olintot . • Term ometri per la l emper·alul'a loCflle . Son noti i ter mom etri n bnso ~pi ra l e coll'a;.:ta centr·il le vt>t'licole, destinali a dcter•minar·c la tempero tura l oca l •~ . I l Con;.:lnnLi n. n e ha fHlli cos l t·uire dal Galonle degl i arwlo!!h i acl al"la vet·Licale, or·izzonta lo•, ci t•colat·r., elle s'npplicano allo loCtllità all'uopo d·un · a~tu ccio moll e ei A:,:lico in rot·nur con ica o,·e sl a nppunlo la spir·ole de;;tinal a a Locca r·e l a pelle : med iante una palla ad aspirn zionc !'i ollirne fnr l i a,Jrt•irc, i n quanto l'n:.-:pit·nzione r iduce il cono sovr acccnnato n,\ ngi t•e come una coppe ttn.

B. Jlledioazione oollo zuooaro semplice o misto aliodoformto. Heilhorl , "\Vindd:ochm itt, hnnno I!'OYato lo zur .•!a ro tanto utile ul rn eno com e il iodofnt' mio per le 111cd icazioni; il ;\·l asso l'usa in fini ssima polver e, e ben m escolato ad 1; :.!0 di ind,formio. Sulla piaga ben ltwala ed asci ugala, s'opplira dirella-


6&.3

RIVI STA BlllUOGR.\fi CA

m ente la garza anlisPllirn clt~ si ricopre con un buon pugno di zuccaro; vi si adotta uno stra to spesso di mu,.;sola antisel'lica, quindi il tessuto impet•meabile e la fascia contentiva. Le medicazioni non rinnovansi che ogni 3, 4 od anche 5 g-iorni.

B.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Dove s 'hanno a paaaar g l'inverni? (1). Sotto questo titolo il dollor vVat•lomont di Bruxelles pubblicava leste un libt·o destinalo (\!ice e~ l i ) alle pet·sone del bel mo11do, che cet·cano una stazione di t·ifugio per rinv ei·no, ed ai meri ici. Uno scr itto del sunnominalo dottore, qualunque ne sia il so~gelto, non può non allettare colot·o che conoscono la vei·sati lita d'in gegno ciel Warlomon t, l'estt~nsione e la varietà delle cogn izioni di lui, la pnrola faci le, el e~anle, corr·etla, non ùis7iunta da mollo bt•io e da spirito. di buona lega; questo poi ha per noi altri italiani, medici e non medici, un interesse più vivo e r•iù pat'ticolar e. percltc in esso, ft·n l e al ll·e stazioni inve1·nali, si citano favorevolmente, starei per dire apolop-eticamente, alcune cillà d'llolia, cortesia di cui non abul"ano in genere gli scrittori ù'oltr' alpi e ò'ollee mare, che s'occupano delle cose nostre. Questo lavoro del l'egr egio autore può consideral'si come un T I·allalt::llo di Climatol ogia spccinl c c compar·ata, poi che in esso si mellono in rilievo i pregi e i difE-t ti d'alcuni luoghi murillimi fr·equcntati durante la rigida s~Bgione da valeludinal'i costr-eai a fuggir·e le nevi, l e nebbie e i gelidi aquil on i dci pae::>i ov'ebbe1·o culla. ( l ) Oir (tr11/-il JUISSN' se.~ l>irr•rs? Orr!'I'O(Jr tl~~liur; nu.1: r1ru.< <111 mnudr rn rle rr{llf/1' /rlrenr1rle r /tuu·mM erir1s. par ((' rlr)rlo-u r \\'An-

tpra~ trrmr •lnlinn

I.OJI OST , illlru~ ~llc~ Ch t•Z IINlry 1\i; l•Jma cck••r.;, E•litl:'ur, Ruc du l'alai.;, 6:1- ISSI.


6U

RIVISTA

Infatti dopo una elaborata e brillante prefazione intesa a chiarire il concetto dell'opera e previe alcune considerazioni sulla convenienza delle emigrazioni iemali e sulle persone a cui possono tornar salutari le emigrazioni periodiche in regioni dai mili e tiepidi inverni, l'aut.ore si fa a discorrere delle qualità che deve offrire un clima per essere appropriato alle stazioni invernali e dell'aria detta di mare. Parla quindi della temperatura e delle condizioni che la determinano nelle stazioni chiamate invernali, della pioggia, della rugiada, dei venti, delle nebbie, della buriana, delle nubi e del significato. reale della temperatura nelle stazioni invernali di rifugio. Affronta poscia il pr·oblema dove debbonsi passare gl'inverni e sottopollè ad esame alcuni luoghi della riviera ligur&. occidentale, quali Monaco, Mentono, Bordighera, San Remo ed Ospedaletti. Tocca delle malattie infettive nelle stazioni di rifugio e della condotta da tenersi e delle precauzioni da prendersi in esse stazioni, e da tutte queste premesse tragge in ultimo le sue conclusioni. Nel capitolo i" il dott. Warlomont, vahmdosi delle osservazioni e dell'autorità del sig. Fonssagrives, dimostra che le emigrazioni invernali, se vuolsi non andar incontro agl'inconvenienti a cui esse espongono il nostro organismo, fa d'uopo vengano effett~,~ate con molla prudenza e con certe cautele~ la prima delle quali è di procedere gradatamente, perché il passaggio repentino da un clima freddo ad uno relativamente caldo riesce per·icoloso, massime pei valetudinari, i quali devono perciò attenersi al precello d'Ambrogio Paré, e staccarsi dal domicilio abituale a poco a poco e viaggiare a piccole giornate, per rendere meno sensibile la differenza di temperatura esistente fra il luogo di partenza e quello presceHo a dimora invernale. Insiste sull'importanza di s iffalta precauzione, in ragione della diversità termica dei due climi e delle condizioni costituzionali o patologic.he degli emigranti, appoggiato alla dottrina ed all'esperienza del doll. Benne t, il quale mise in luce l'influenza sfavorevole del cambiamento subitaneo di clima in una lettera al dott. Debout stampata sul Bull. général dethérapeutique, 1863, F. LXV, senza ammettere però cha i


BIBLIOGRAFICA

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precetti del medico inglese (eccellenti pei suoi connazionali) debbano essere rigorosamente osservati dai belgi, dai francesi ~ da' tedeschi. Nel 2• capitolo l'autore considera la r esistenza dell'economia ai raffreddamenti della temperatura che proclama potentissima a 40 anni - dedotti quelli della prima elà - e -suecessivamente in diminuzione graduale. Stabilito che da 20 a 30 anni il vigore e l'energia vitali sono al loro apogeo, e che solo a quell'età l'uomo è atto a ·sopportar i più gran freddi, narra che in Siberia ed in Ame· rica i militari di presidio in alcuni forti sopportarono temperature di - 40•, e - 50•, ed altri resistettero a tempeTalure anche più basse. Riferisce poi un'affermazione d'Armand, che racconta di aver accertato in Algeria una tem·peratura di 72 al sole, mentre al nord dello Stretto di Behring osservavasi un massimo di 72', ciò che costituisce uno sbalzo di 1-H•: dichiara in seguito che la suddetta resistenza al freddo perdura ancora dai 30 ai 40 anni, ma da questo termine in su va ognor decrescendo, s icchè conclude col -sig. Lombard dì Ginevra che il freddo è il più gran nemico dei vecchi d'eta assai inollrata, e che coloro i quali sono soggetti alla malaria hanno anco1·a minor forza per resistere -all'azione deleter·ìa della stagione fredda. Basandosi sulle statistiche dell'or mentovato climatologo il sig. Warlomont asserisce che il caldo fa diminuire quasi' -dovunque la mortalità, tanto durante l'estate che nell'aut unno: e nota che la vecchiaia non è nè la sola, nè la precipua causa della scemata calorìficazìone fisiologica, onde 1'ìsulta il difetto di resistenza alle influenze déleterìe, a cui -da luogo l'esposizione al freddo; ed enumera gli stati morbosi e le circostanze capaci di produrre un indebolimento transitor io o permanente della costituzione, come s'eredita la predisposizìone, la diatesi scrofolosa, reumatica, sifilìtica, che agiscono nel senso stesso dell'età avanzata. - L'autore ~ssegna il nome di oaletudinari a tutte coteste categot·ìe d' in(reddati, ed aggiunge che lutto ciò che conviene ai valeludinari è applicabile ai malati, e viceversa. Riferisce quindi un brano dell'opera surrammentata di


Rl l" l ST.\

Denn el, in cui è J cllo che il clima meJilcr·r·aneo co!:'liluisce ciò cl te v'Ila Ji 111t\f!lio pe r ch iunque abbisog-ni d'esse re tonificato, fc.w lilìca to, vitol izzal o c einnimolo, e gio va pr·wli~io­ samen l c nella cuPa del l'etìRia, come ri;;ultu dalle o~se rvazion i Ja es:-;o Bcnnet raccolte dur·anlc venti invern i pa!:5sali a ~ l en­ lone. Non è da tacer·si lultavia che le guur·igion i otte nute il detto in g lese non le ul tr·ibuisce soltanto ai bl!IH!Iìci effetti Jell"nt·ia dd i\leùilt:LTOHeo , ma a~l i sfot·zi continui , pi.Wsevernn ti intesi a mig linrat•e le funzioni or· guniche e mossirno quelle dc~ Ila nutt·izione, perclr6 secondo lui, se ~i può corTcgger e la sal ute gener ale d'un Lisico in m odo elle mangi ~ dot·mn b(:ne, d ig·~ ri sca cJ assimili il suo nulei rnen lo, la ba tl al!lia e .a meLH vinta. Quest'opinione del s i ~ . Bc nnel ha In suo confel'!na nei due casi che CSj)QITÒ brève m f'nte. Il sig. D. da Nizza l\far1llima, mio condiscepolo, sog~e tLo ad emolti~ i eicor't'enti fin ùalla puiJl'l'lu, verso il suo v entesim o t~ nn o fu colto do g t·:ovissilllo pne~tmorr-11gia che ne minacciò da vicino l'esis l l•nza. Cut'alo con nwlla abili tà da un e!"pCt·lo m ed ico, fu scongiut•nto l'imminunlc per icolo, e dopo ulcuni m esi l'infer·m o, con mat·uvig lia di lutti, pote l asci a~• il lcllo e la camertt . Come ognuno ben può imr11aginat·~i e;rli er·a spat·ulo da pat'el' un'omb r a, af'ono, lossicoloso e d ansiman te. Il medico gli aveva JWescrillo un Yillo ten ue e gli av eva l'l:JC{!Omanda lo di UH11'Si lulli i possibili ri g uardi, per·clrc i suoi g iorn i et·ano coulali e i l menomo di sorti i Il t! gli avrebbe i nesot·aiJrl mente scavato i l sepolct·o; ma il po vero lisico, a cui qu ell'esistenza n ega tiva non andava a ,·cr·si , cedellc i suoi beni ad uno zio eire gli &!"Sicurò una discr·eta pensioue vitalizi<~, mediante la quale polu procur·at·si una buona tavola e di,·et·lit•si alleg r arn en tc e da ver·o epicureo. L nter (•p ia da disperalo ch'egli a veva adollala, ~~~ !Jarba alle sentenze della fo colla medica ed alle J'imostNutzc del le persone che gl r ct·ano sincet·amen lc ami che, lo rcc.:c, ad onta Ji tulli i suoi molnri e con trm·iamente n lullc le pr evision i e ad o~n i calcolo ò i pt·obAbil i ta, rampa1·e sino al cinqua ulesi m' anno! li celebre chi t·urgo Bernardino Lat·g hi.• verce ll ~se, da gio-


BIBLIOGRAFICA

vane soffriva spe;:;so di sputo sanguigno abbonJanti~simo, che lo prostrava fìsicamente e moral mente e l'aven1 fallo dichiarar· incurabile dai piu acct·edilati pi'Ofessori delle università italian e ed estere. • Dopo d'aver inutilmente consultati lutti i lumina1·i d··lla scienza, compre!<O il Buft~lini, che et'a qu~llo che. come prlllico,gl'ispii'avamaggim' fìJucia (co~ì mi ra ccon tava egl i s l··~~n nel 184!5), ' 'enni n ella deter·minazione Ji non jar r etta ad alcuno e di curarmi .,ecomlo le mie idee, che a molli so1wan di pano, mu tcadolle in allo corri:;:r,oser o pi~uamente <Jllo mia aspellativa e si mostrarono giuste, l ogiche cd informate a sani principi di fisiologia. • Non essendo l'etisia ereditaria in me n~ consfguenzA di costituzione ori~inariamenle debole, io la considerai qtwle affezione disceasir.a pi'ovocata dai miei lunghi swJi sul c-adave!'e, in una snla anatomica nè comoda n è igien ica, e da qualche allra consimile circostauza. A me ripu gnava l'amm ettere che sifl'alla dis~razia fosse l egata <1d uno st(llo tJ,,_ gistico parzia le o gener ale e propendeva invece a e~·cdere che l'emottisi avvenisse pel' un'anemia 'lualitntiva , in gt•nzia della qua le il san:;rue depauper·ato de' suoi el em enti plastici passava facilmen te a traver·so i capillat·i, e penetrando n elle cellule bi'Onchiali provocava l à tosse accompagnala da spulo cruento. «Ciò posto, come si poteva cori'eggere il suenunziuto impoverimento del sangue? forse co' dP-plelivi, colla dieta, coi controstimoli P Mai no. Bisogna pe1· ottenere una buona sanguifìcazione l'icor·rer e ad uua cura dir·eltamenle ri cosliluliva, r espi r·are tH'ia quanto piu puossi pura, nutrirsi bene ed allivar la digestione con vino di buona qualità. • E difatti m'a ppigliai a quel genere di cura fnccndo m ollo ese1·cizio all'ai'ia libera, lenendo sempro aperte le fìncst!·e dell a mia camera, accendendo un gran fuoco l'invoi'no, pel' combaltei'e il eigor e dP.Ila s tagione, c coprendomi con vestim en ta adatte, mangiando buone carni arrostile e salumi cr·utli e cotti, ed annaffiandoli con vino vecchio e non adullerato. La cura protratta per l ungo tempo fu coronala dal più sod _ disfacente successo, poiché mi liberò d'ogni insulto emolloico,


6.&.8

RJVISTA

mi restituì la forza muscolar·e e la set·enllà di mente, e mi pose in grado di t•iprendere le predilette mie occupazioni e l'esercizio della mia professione ». Ciò che v'ba di più sorprendente nella guarigione dell'egregio coll~ga, che morì il 2 gennaio 1877, in età di 65 anni, e elle la cura fu intrapr·esa e condotta a termine in una città delle più umide e fredde dell'Alla Italia, e non in una stazione del Mediterraneo dalla temperatura mite e dall'ari.a pura e asciutta. Il capitolo 3• é consacrato alle qualità che deve offrire un clima per essere adatto alle s tazioni invernali, ed all'aria marittima. Acconciandosi alla definizione del clima dala dal Fonssagr ives, che é una riproduzione leggermente abbreviala di quella di De Humboldl, il sig. Warlomont vede nel clima l'insieme delle variazioni almosferich(l che agiscono in guisa sensibile sui nostri organi , quali sarebbero: la temperatura, l'umidità, i cambiamenti della pressione barometrica, la calma dell'atmo!>fera, i venti, la tensione più o meno forte dell'elettricità atmosferica, finalmente il grado ordinario di traspat>enza e di serenità del cielo. Siccome in questa definizione non é fatta par·ola della composizione intima dell'at>ia, twvet>te che ora non si crede più, come una volla, alla maggiot· ossigenazione dell'aria dei monti ed alla sovrabbondanza di azoto in quella delle città e delle contrade basse, le osservazioni di Cavendish, di Bet>tholet, di Humphry- Davy, di Dumas, di Lewy, di Stas, di Mnrignac, di De HumboldL e di Boussingault avendo messo fuori di dubbio che l'aria atmosferica è dovunque identi ca e contiene all'incil'ca 208 parli d'ossigeno e 792 d'azoto. Le stazioni invernali, di cui il 8ig . Warlomont intende soltanto di occuparsi nel suo lavoro, abbracciano quelle situate in riva al mare. La composizione chimica dell'aria di queste stazioni è in variabile, ma non escluùe la pre!:;enza di gaz e di pa!'licelle estranee di ogni specie, che alterano l'aria e possono temporaneamente int1uir·e sul clima, ma non lo costituiscono, nel modo stesso che viziando l'aria a cui si sovrAggiungono, non ne alterano la composizione. Taluni però hanno stimato doversi fat·e una làvorevole ec-


BIBLIOGftAFlCA

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-cezione per le molecole che si sprigionavano dalle acque del mare e crearono cosi l'aria marina a cui assegnarono a .torto qu~tlita speciali. L'esistenza di quest'aria marina e la sospensione in ·essa dei sali contenuti nell'acqua del mare sono negati dal sig. Warloroont, il quale camminando sull'orme del signor Leroy de Mé:·icourt sostiene che l'umidità tramandata dal mare all'aria atmosferica, non conserva traccia di quei sali, perché lo svaporamento ne l'ha spogliata; conviene ciononostante con Fonssagrives che l'aria marina non lascia alle stazioni invernali su cui passa il menomo elemento terapeutico, ma reputa alcuna di queste stazioni utili agli etici nùn perchè esse trooansi in rioa al mare, ma ad onta che oi si trovino (l). Oppugna in seguito l'opinione secondo lui tr·oppo restdttiva

di Fonssagrives che riconosce quale unica causa del cambiamento favorevole che si verifica nei tisici, i quali vanno ad abitare Nizza o Mentone, una buona temperatura, che li preservi dagli inconvenienti dell'inverno e permetta loro un esercizio regolare. Alla sede delle cause che fanno delle stazioni inver·nali, come Nizza, Mentone ecc., soggiorni propi2i ai valetudinari, era d'uopo aggiungere, avverte il signor v\'arlomont, l'aria che si r·espira sulle coste, la quale non è al pari di quella delle stazioni interne e massime delle città, aduiterala dalle innuro.e re voli impurità che le comunica la vita degli abitanti, umani ed allri, le cui emanazioni sono a an sì alLo grado • fu neste alla salule. Giova inoltre non passare sotto silenzio la brezza marina che schernisce il sole il più cocente e ne tempera gli ardori, per comprendere che l'aria di mare, satura quasi sempre d'umidilà, non ha bisogno di sali per meritare il favore in cui è tenulo il mare e che istintivamente ci fissa alla riva. (l ) Questa sentenza, r loe sembra un bisticcio, non é in armonia colle dottrino professate (fai sig. Lombard , il qua le ha rctle nell"almosrcra sa liM e tem· pcrata dello cos ta, che a suo crcdorc costituisce, a m otii'O do' sali che vi sono sospc~i (hromuri, iod uri, cloruri), una prozit>sa ri~orsa per prevenire o combatlcrc certe malatlir.- LollnAnn, Cliwalotoyie mrdiwle. Vol. IV pag. 603.


(ì:jo

RIVJSTA

Nel 4' capitolo l'aulOI'e pa:<sa ad esame la temperatura e le condi1.ioui che l<~ determinano nelle i;;lazioui cltiamale invel·nali; c dice che il climo di una buona stazione d' inverno don·ebbc avere pe1' lo meno fJIICSte f]uaUro caralterisliche: 1' temperatura m•?clia invc1·nale baslaulcmente alla; 2' asf'enza di vicis!'itudini le!'l110lop-ichc ed i{!l'tHnCll·iciJe hr·usche ed csl cf'c; 3• un gran numer o eli ;.!iOI'Ili esen ti di pioggia, ùi nebbia, di fra,Jdo o di vento gnglu)I'Jo; 4' mancanza di rn·ocellc e d i poi vcPe. A que!"lC indicazioni tengono dit>t1·n alcune spirgazi•)n i circH ci<~ ch'egl i inten<le pe1· l emtJr•rrtlnra media inl:'arnrtle ba.o;lrllllemente alfrt, circo l e m('t(ie slet!fÌOllflli e varie Ftllre p-ener(llilù ~p i golat<' n c ll eop<~ l·e di Fonl·ieJ· c Saussure, A1'açro, H11mbotdt ed e.ILJ'i lìsici, c ler·mina cor1 u11o specchiello della ternppr·atura a Cannes ed a Nizza, se;:nato a tre ore dive.,·se d(•lla giornale, che gl i ~m·ve di prc:>teslo ali~ sc::ruenti rifl essioni . Le val'iozioui l cr·mali e~et•cit11no unn influenza pr8ponderunle sull"uomo. l nfalli , come la p1·oduzione del calor·e anim~tl é ÙC\'C se3 uir~ le modilìcazioni della t.empt>r'Aluro eslei'IHl, si CApisce clte solto l'inlluenza delle var·iazioni dlll calJo nl freddo o viceversn, d i qualu!tque Cl" lnnl"ionc e~~e siA no, pul'~lrè p1·occtlano r egolarmcntc diii gior·n o allo nolle, o da sl<1gione o stagione, la facollA generatri ce del calore po~sa abitul'll'l"i A ques ti C81111Jiamenti diu1'ni o mensil i; nella stesso ~guisa cho ~ i pr~ ndo J'nhiludinP. di manginr·e e di dormil'e a una ceJ•t' or·a, che può varial'e da unu slogione all'altra, senza che la salu te ~e ne risenta. N ç-1 capitolo G• l'autore di scorre della piO(lfl'a, a r·gomen lo importAn tiss-imo, giacché una stazione per \'aletudinari sat·a tanto piir frer1uentata e pregevole quanto più radi saranno i giorni pio\·osi . Stimo inuti le Ili seguir passo a po~so il signor \Var·lomont nello sv0l gimento del suo tema e di r· ipe~r·e le cifr e e l e assr• rzi oni del signor Jmnain in OJ'rline allo q11anli là eli vapore acqueo con tenuto in ogni litt•o d'ar·ia otrnosl'erica. Nè mi fer·nHlt'ò a discule1·e la teoria del sudùcllo melr.ot•oiOfrO ci tolo dal nostr·o nulor e, pcr·chè dul punto di vi~la i ~t i e uico è cer·lo m eno impor·Lanle il sapere come si forma la


lll BLIOG l\ Al'l CA

pioggia che di con•JSCCJ'e a l"'iori !ò8 una dala stazione inv eJ·nale sia piu o meno sog~ella alle pinggie, ciò che 11011 logiJe clte le nozioni fOJ'IIileci ual signOl' W~wl o monlalJbiano in fin de'conti un IALo \·a nlaf!gioso, ~peci e quelle che si riferiscono alle cilla u'Europa in cui cade annualmo11te la maggior ()Uanlilà di pioggia slnndo alle staLisliciJe Jel signoJ' C. i\laJ•tins, che volentieri J'ipeoduciamo. Genova . Lione Lilla .

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Roma

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1 40

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Bordeaux Londra . SLt·asbuJ•go Morsiglia. . PielrobuJ'"O

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o 65 o 6:3 O GO 047 O !tG

U n'allt•a nozione di molto valore è quella concu·nenle lt~ riparLizioni tlei giorni piO \'Of'i in oLto re;!ioni d'Europa fcallf\ tlal signo1· De Gasparin; m'asterrò lull;~via dal Lt·ascJ•in:rla per inlie1·o; !imitandomi a nolare elle in ·Halia, al norJ d··gl i A ppennini, piove quasi egua lmente in lulte le stagioni, eJ i giorn i di pioggia va1·iano f1·a ttno .su tre e due terzi per l 'estate; e un uiorno stt tre e un ter~o per la p1•imave•·a. Gli es tremi di f1·equenza o di rarità delle piogg-ie sono in Europa un uiorno sn dae p et• le coste ovest dell'I nghillt>I'J'n durante l 'autunno, e un giorno su sei nelle regioni meJ•idionali della Francia e dell"llalia durante l 'esta te. La med ia generale è circa d'un giorno di pioggia su ire in cui non ne cade. Nel capitolo 6•, in cui si Lralla della t·uoiada, l'aulo1·e c'insegna che l'inflw~nza eserci tala da quesl'umidité è qunsi considet>evole quanto quella della lempei·atm·a. Discorl'e quindi erudiilamenle, secondo il soo solito, dell'umidità u.ssoluta e • della relativa, e del come e del percllé si rorma e si depone la ru giada. Entra da ultimo in minuti pa1·Licolari concernenti la rugiada, che, a ~uo giudizio, ha una somma impOl'tanza sulla salufo dell'uomo, il quale per tal motivo deve applicarsi a ben conoscere l e leggi che p1·esiedono alla forma-


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RIVISTA

zione di essa, a fine di evitare l'esposizione ed il soggiorno all'at•ia aperta nei momenti in cui la rugiada abbonda maggiormente. L'ulililà di questo avvertimento si desume dal fallo palologico il più si.cur amente accertalo, a della del Lombard, cioè che nei paesi ove regnano la dissenteria, le febbri in~ermiL­ tenti e le remiltenli, il momento in cui l'aria esercita la sua influenza deleteria è quello in cui vien g-iù la rugiada. Dimostra poi l'~utore, mercè le osservazioni del succitato Lombard, che é inesallo quanto volgarmente si assevera intorno all'ora della formazione della rugiada, che si vorrebbe avesse luogo soltanto la mattina e la sera, mentre è indubitalo che, all'ombra, l'erba si mostra sensibilmen te umida molto prima che tramonti il solP-, e termina con meltere in sodo questa verità, c~:e l'intensità della rugiada scema man mano che si lasciano le coste e si penelt·a nell' interno dei continenti. Il capitolo 7' s'aggira tutto quanto sui oenti. Preme$$Ì alcuni cenni generali sulla essenza dei venti, sul loro modo di comportarsi e s ulle rispettive loro qualila, si fa a considerar li dal punto di vista climatologico e cila un brano dell'opera del signor Benne t relativo alla questione dei ' 'enti nei loro t'apporti colla Riviera ligure, ch'io per brevita mi contento solo di additare, salvo a parlarne alli·ove, all'occorrem.a. L' 8' capitolo comprende le nebbie, la buriana e le nubi. A pr•oposito della nebbia, si nol.a che ci é la nebbia umida e la secca, che quest'ultima specie è l'ara e non nuoct: d'altronde alla sa lute; e che la nebbia è un fenomeno il quale s'avve1·a a r ovescio di quello che ci dà la rugiada. lmperciocchè questa comparisce solto l'influen·za del r affr·eddamenlo del suolo, l'altra :al contrario s i manifesta quando il suolo è più caldo dell'aria ambiente. Lo svaporamento par~iale della terra parlando nell'aria una nuova quantità d'umido, il vapore acqueo diviene allora a ppar en te sotlo foi·ma di nebbia. La buriana, secondo il signot• War!omonl, non sarebbe altro che la nebbia marillima, formantesi anch'essa, e probabilmente nello stesso modo deJia nebbia terrestre, dalla


BJBLIOGR.AFICA

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sovrapposi;done di strati d'aria durante i tempi calmi, nell'ordine inverso di densita, di saturazione igr·omelrica, nonché di temperatura: la mancanza di moto nell'atmosfera impedisce n questi diversi strati di mescolarsi, e basta il più piccol.o abbassamento di temperatura perché essi abbandonino sotto forma vescicolare l'acqua che contengono. Le nubi sono il ri~ultalo della precipitazione acquea dell'umidità atmosferica accumulaLa ad una certa altezza nell'atmosfera di cui intorbida la trasparenza. Dopo d'aver accennate le modalita e le proprieta delle nubi, che sarebbe ozioso di qui descrivere, l'autore chiama l'attenzione de' suoi lettori s·ull'importanza che ha la chiarezza del cielo per gl'infermi, che vanno cercando in un clima caldo la possibilita di soggiornare lungamente all'aria libera.« Quest'elemento meteorologico, soggiunge egli, meritava che se ne facesse menzione e ci giustifica d'averne trattato un po' diffusamente. E riassumendo i suoi concetti, cosi si esprime. " La vicinanza delle coste, la presenza d'una corrente più calda dei mari circostanti, masse d'acqua sotto forma di ·laghi, di fiumi o di canali, la prossimità delle montagne, massime dalla parte ove dominano venti caldi ed umidi, sonc• altreLtante c!rcostanze che contribuiscono a rendere il cielo più nuvoloso, mentre le latitudini più vicine all'equatore, la lontananza delle coste e delle montagne, la libera circolazione dei venti freddi ed asciutti conferiscono alla chiarezza dell'atmosfera », Passando dalle considerazioni del dominio della fisica meteorologica pura nel campo dell'applicazione alla pratica dei suespressi principii ed alle conseguenze che ne derivano, il signor Warlomoot nel 9• capitolo si studia con alcune assennate avvertenze di premunire i valetudinari contro alcuni pericoli a cui andrebbero incontro senza averne coscienza. Uno di questi, e forse il peggiore, é, a senso del suddetto autore, la rugiada che come l'Anguis di Virgilio latet in herba, non si appalesa immediatamente ai nostri sensi, si manifesta solo per mezzo dell'impressione che esercita sul corpo, e quando la .sensazione ne rivelò la presenza, il più sovente è già troppo tardi per impedirne gli effetti.


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RIVI STA

Quando i l tempo minaccia burl'asca o pioggia il valeludimwJO, cl1e deve andai' fu01·i, prende l e sue precauzioni, s'arma d'un omb1·ello, d'uno scialle, o d'un sopl'nbilo, per- serv irsene oll'occl}n enza. Ma clu pensa, ad &l'ia c~tlmo e ciel o ser eno, a diffidai' ed a poven lflre dlll'anle il giorno l'umitlo della rugiada, ignol'anJo il meccanismo secondo cu i si form a 1 È dunque alT'cwe di non li ~ve momento il conosce1·e cotesto meccanismo, eJ op~ l'ò savinmente e provvid amenle il signor \\'!ll'lom ont ri co rd~:~ ntl o agl'istruiti, inscgnantlo agl'ignari le ra gioni che dcle t·mi nano il smTipelulo fenomeno meteot·ologico flflìnf'hò non si h\scino CO~X I ie J·e alln spl'ovv isla i ft·e qucntatori dclllJ !>l nzioni nnvernaiÌ, interessa ti ati e,:;scre· surfìcientemcnle cdifìcnli sulle cause morbose occulte, da cui pot1·ebbero aver e tanto maggior ,Janno, quanto meno s'aspetta no aù essern e assa liti. :'\ elle stazioni invet·nal i situate sulla costa del M edile!'raneo, ove il LeJ'nH)mctro se~na sempre l'fualche g1·aJo sop1·a zero, havvi un'cnot·me d in ~ t·e nza di Lcmpet·atum ft·a i luoghi soleg-giali e quell i posti all'oml.H'S, e si espone at.l una grave infrcddalut'a colui che sl po.-La da quelll a r1uesti , lra5curando di ri stnbilire l'equilibri o mediante un supplemento pt•oporzionnle di vestiario. Il sig nor vVarl omonl OSSC'r\·a fondotamente che in qualsi VOf!l ia delle sluzioni summenzionale l'ombt·a e t•ela li\'amente più f1·edda che noi sia nelle r Pgioni ove l e ci l'costanze locali non ne innalzano il ,-alore tet·male. :\ei cl imi centrali doYe non s' incontt·ano nè i l'icovct·i Lulelari 1 nò la vicinanza del mat·o, nè l'abituale scr eniU:1 del cielo, si passa dnl sole all'ombt•a senza che la sensazione si a quale si prova in quelle r cgiu11i p1·ivdegiute; il fuudo dcll'a t·ia vi ~ Sltll ilo.; a "e stesso, la t1·an sizione l'fUSsi im pet·c•'llibiiP-; non si ha in meno che l'azione diretta del sole. La tempe l'a lut·a delle abitazioni (è il si~nor \\'ar·lomonl che pat·la) sta a con forto eli qucst0 asserto ; nei nostri paesi cen~

trali noi non ci diamo gran pr nsiero dell'esposizione delle nost t·e case : gli oppat'Lsmenli ri volti a mezzogiorn o 11011 sono g1·an fntto più cnldi di quelli siLuoLi a sf'Llentri 0ne. che si ll'ovnno meno nll•'gri, ma n on si lasciano desct•li. Nelle sta-


BIJ3ti0GRAFil:A

zioni di rifu gio, f~:~Yorile Jalla. natura, all'opposto, l a cosa va di,·et·snmente, il nord d o appena abi tabile, ed é raro che nelle locande e nell e vtlle ben costr ulle l'esposizione al not·d 11011 sia riset·vata escl usiva mente per le stAn ze •Jella servilìt e tlilt•i luog hi J'uso comune. O"unque non penetra i l sole r egna una tempe!'alura as!;oo(uli'Jmente ina:::pellala da CIJlOJ'O che nella lOt'O innocE-nza vi si avventurAJ·ono. Ques ta circos tanza conduce a conseguenz.e ùi geand issimo • inter•esse e che sgor ga no dall'esteemo r afl"reddam ento che subisce la tcmpet·aLut·a, alior chè, in que'luoglti eletti, il sole scompa t'e dall'ot•i zzonte. L'a.t·ia la p•ù CHlJu, pet· quanto sen •bl'i a5ciuLLA, è put· sempr e l a pi ù impregnala ù'omidità assoluta. M a se la ternpet't)LUI'a vnria bru!;camenle, allora l'a 1·ia calda, divenu to ft·eJda, manifesta l'umidi tà, spremendo per così ùi t'e quella che da quel punto ha in eccesso. Questo é ciò che avviene nelle città di rifu ~io che ad0rnano le sponde del M editerraneo; l o spat' il' r apido del sc.te, (juale si efTetlua in que!'\Li climi, i ndure nell'aria un r afl't·eddam cnlo r epentino, qui'Jsi da un istante al1\ tl tr o; l'aria, poc'anzi ardente, cede il posto acl un'nLmosfe1·a co r ira d' umidità, che da a11soluta, in !lr ia calda,::: è l'esa rrianifesla , in fot•za dell 'abbassamento termico. Quell' umido si depone su Lutti i cot·pi meno caldi dell'ar·ia doncle fu espulso, val e a d it·e sul suolo t'l su lutti i cor pi solidi di cui ò sparso, s econdo le leg-gi superi ormente rico t·dale. In tal guisa si spieg-a l a penosa sensazione di freddo clte si prova immed iatamente dopo il lt'amonlo: essa ha per causa l'um idi Lù atmosftwica che si depone l'Ui cor pi vivi , solto form a eli guazza. L'opinione emesstl da l doLL. Wal'lomonl inLorr.o al subit.sneo abbassat·si della te tn pe ra ~ura, non appeno il sole è lt·amorrtato, è incon tcslabilo, ma un tal fullo si verifica fot·se unicamen te n elle cillà si tuate lungo l e sponde del M eùi te1·raneo ? Oib6: esso ltn luogo anc.he o llt'oYe, cd io l!'ovo r egisll'al o in un mio libt·o di note che, a B<Jiaclava, ove nel giugno e nel luglio del 1 8~>5 oveYamo dalle l O del mattino alle 4 pomet·idiane, so lto l a Lcnùo, :18 !.{t' a lli Héaumur, ol cader del sole l'aria diveni va co:;ì frccldu cd um ida che quasi Lulli i nùossn v amo, vol endo slm·e ull'opc:r·to, i l ma11Lel lo di caou lchouc, c lo tcmpe-


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RIVISTA

ratui'a s'abbass ava progress ivamente a segno che, vet·so le 4 del mattino, il termometro accusava non più di 7 gradi, ch'è quanto dire cbe nello spazio di 12 ore la temperatura andava soggetta ad uno sbalzo di 30 gradi. Il raffreddamento dell'atmosfera nelle ore vespertine succede sulle rive del Mar Ner<l co:ne su quelle del Mediter· raneo, colla differenza che sul Mediterraneo è meno intenso. e non dura più di due o tre ore, e che lo svolger,si della umidità relativa, una volta ristabilito r equilibrio fra la temperatura dell'aria raffreddata e quella del suolo, scema al~ !ora, e spesso, durante la ·sera ed anche una parte dell& notte, la rugiada cessa di es~ere apprezzabile, mentre sulle rive dell'Eusino questa seguita sino alla mattina e si fa più abbondante in ragione dello stt·aordinario calore del giorno. e del correlativo freddo della notte. Il signor Warlomont, a più ampia illus trazione di quello. da lui scritto sulla temperatura delle stazioni di rifugio del Mediterraneo, trascrive testualmente alcune pagine del libro cc La Méùiterranée » del signor Bennet, che contengono delle· buone e belle cose, ma altr esì qualche locuzione non moltn. felice, verbigrazia questa: • Il clima dell'anfiteatro di. Mentone e della Riviera in genere, è un esempio tipico di ciò che i botanici chiamano la zona temperata calda. Le piante che al noi'd il gelo distrugge durante l'inverno, continuano a vivervi indetlnitamente, vi· diventano v,ivaci, e molle piante sconosciute alla flora del nord vi si mostrano. È il eli ma del Mediterraneo, ma delle sue r egioni più favorrte. In Italia, per esempio, bisogna ar· rioare alle regioni più meridionali per trovarvi la medesima immunitè' dal freddo ". Vorrei sapere di qual Riviera ha inteso di parlarA il signo;r. Bennet,perché equipal:'andola all'anfiteatro di Mentone, a tutl.a prima, m'aveva fatto s upporre che s i trattasse della Rioiera Ligure, supposizione che non può non essel:'e erronea, dal momento che, poche I'ighe so tto, il preclaro scr·ittore osserva che in Italia fa d'uopo giungere alle I'egh.ni le piu meridionali per trovare altrettanta mitezza di clima. Ma , a parte questa anfibologia, debbo confessare che gli


BIBLIOGIIAFICA

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apprezzamenti ùa lui falli sul clima di Cannes, di Mentone e di Nizza sono e s alli, come lo sono quelli concer·nenti la posizione di Cimella e di Villafranca, a propo!>ito delle quali posso dire anch'io: Grandi clans le sérail pen eonnais les clélours. Trovo poi gius tissima la sentenza che n ei climi temperati e caldi non s i sfugge a ll'inverno, perché nelle zone abituai· mente le più blande si ùanno delle giornate di una t•igidezza inc redibile. P er conto mio, i fredùi che mi riuscirono più sensibilmente ostici, e che mi des tano i br i vici i al solo r ipensarvi, non gli ho mica prov~tli in pnesi s ellentrionali fr·a i ghiacci delhi S vizzera, le n evi della Groenlandia o le ne bbie del Tamigi, ma in tre cillà che hanno me1·i tamen te fama di non esser ::;oggelle u i rigori ie mali, quuli ::;ono Genova, Napoli e Costantinopoli. B: ottimo e pruclenziale consiglio pertanto di non far troppo a fidanza colla buona ri putazione di cer•ti rifu g i, e cer cando il caldo, non dime nticare di premunirsi contro il freddo, sia pur c1uesto quanto vuolsi eventuale. Nel 10• capitolo il signor W a rlomont si fa finalmente a rispondere all'interrogazione che forma il titolo del suo libro, r affrontando le mig liori stazioni invernali del Mediterraneo e discutendon e i rispellivi pregi per ùecidere in seguito a quale di essa df::bba accordar si la prefe r enza. E Kli ne nomina otto: Algeri, Ajaccio, Hyèrcs, Cannes, Nizza, Monaco, Mentone, Sa n Remo, che figurano a buon dirillo f•·a le più riputate. Di qu este le cinque prime appartengono a diverse pal'ti del littoJ•nle mediterran eo; le tre altre invece ap parten gono a quella r egione convenzionalmente chiamata • la ri viera occidr.ntalr. di GcnOYii ». Men tt·e al di re del nostro auto•·e, Algeri, Ajaccio, Hyères, Cann es e Nizza hanno prop1·ietà che perme ttono di distin g uerle l'una dall'altr·a in g t•azia delle qualitil climater iche inerenti a ciascuna di lor o Monaco, Men tone e Su n Re mo costituiscono un g•·uppo seusibilmente omogeneo in ord ine a quelle medes ime q ualità. T rasvolerò sulle stazioni e s tranee alla riviera occidentale 42


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1\IVISTA

ligut·e, !:'ebbene com e studio climatologico in let·essino allam ente i valeludinat•i e i medici. Il :=-ignut• Warlomon l se n'•': occupato ed ha f,lllo C;.('J'eginm enle, cd ha rluto, unieuiq11e sn11m, giovo nùosi delh.1 ùot ll'ina e dell'esperienza elci signot·i L uu1 bard, Pi etra Snllla e B enu el; io m e ne stn al pnrere di quesli maestri compendialo ùi"d nnstt·o aulot·e, a cui rimando i ll'llori desiosi di t·atft·onli e di più minuti t'8 ~!! t'O t;li. Piu delle sl Bzioni m ed ilert'8JJCe in genet·e, a me prem e di m etter e in luce ciò che il sign(•l' \VMlomonl ha dello d'alcune slt~ zi on i della rivi era di GenoYa, e quel lo che si sar ebbe potuto ùi1·e di parecchie altr e della !4Lessa r ivi era e di vorie cillù della regione m eridionale del Jitloralc m editerran eo d' llulia . I l do tt. B ennel dichiara di non avet·c scopct'ln lungo il M ed ilerroneo un l embo di tet'rtl m eglio Jir.,so dagli accic.len li invernali, p1·ovcnienti dal nord, della ri\·iet·a ligure di ponente e più specralmcn le di quel Lt·aLlo di e;.;sa rivi era che si es tende d<i Vill aft•anca a Son H emo, l.'ù 8!!~iunge elle soltanto nei p1·essi d i l\·l al ap-a, alla baso delle m onlngne, si é in\ballulo in una plag-a, la cui vog-;:fa7.ione è allretlonto meridionale ed il caloi'u irwerrHllo vi ,:. consi lllilmenle pt·onunziato. Per analo!!;ia. st ima probabile eire le m eJ()Sim e condizion i climatiche s'incon trino ncll11 pn t·Le australe della Sicilia da lui non visitata . A ~~ iun ~e poi che il cl rma essenzialmente tempe1·ato della costo del goll'o di Genova non di pende claliA lAti tudine ma ben ;.;i dalla prot••zione clic le dn nno contro i venti setlentr JOnoli le A l pi e gl i Appennini, ciò clio egli tlimosl!·a con dati g-eografici, da cui ri sulla che dUt·anlo l'inve.rn o l a r~gi 0 n e la m e~li o protetta, l a più lemp(wnta dellt\ cos te sud-Onlst ddla Francia e della costa sud-est dell'Ital ia è incontrastabilmenle il liltorale da 0:ilza a Genova. Il si p-nOI' \\' arlom onl condi vide I]Ue;.;L' opinirme d•>ll'auloi'e SO \'I'ament(wnto omai sanzionata dall'opinione pubblica: ma r estring-e a ll·e le stnzioni i n,·et·nal i di g rfll1 fama, c i H~ s'incont•ano sulla ri vieJ'a occidt:n l nle di G •~ nova , cioè ;\l onaco e i\l en lone sul l crt•itoi·io francese, e San R emo al di 'JUa della R0ja.


BlU LIOC II':\FICA

Pal'lando di M onaco , dopo d'avet' descritto con colori smf!:gl ian li il mag-nifico spella co lo che offr·ono l'an li ca A r.x Monoeci, i l ~ t·az ioso Porlus !lerclllis, i l quat·liet·e d ella Con rlflmina (una ve1·a ~elva d'agPumi, I(USI'Snla anni addietro. cJ oggioli una sor pt·enùente a ~glo me t·azio n e di <'ase elegant.1 , di ville e di villini ridt>nli), lo spl(l ndido ed incante,·ole M onte Co l'lo dai sontu o~i palazzi , dni giard ini piu ri cch i e maJ•avip-l ios i di l')uelli cl'At•tnid a, ar chitettati dal gen io crea tor e di Ta «~o. il twslro esimio cnllega fa una cal'ica a fondo conlt•o la bisca B lanc e C., depl ot•ando i m olti mali e l e irt•imediabili sciagur e di cui f'u ed é cagion e. N o11 tni far·ò l't'co delle eloquenti e fìlantr·opiche lamenlazioni d••l sig111Jl' \ \'ul'lomonl, per non andai' tr·oppo fu or· di cm· t·cggiata, e pe1·clri> la vir tuosa ~ua lilippica contro l'immcwale ed esoso ~ t al>ilimen lo non mi sem l)l'a al suo posto. sebbene, col fin e ct'ilet·io e coll'abilità che lo d i~li n g unno, eg-li a!Jbia cer <:alo di dimo~ trare ci ta il giuoco pubblico di :M onte Carlo era un ca lth·o vicino pei malati 'che vnnno a SYet•nare a Nizza, a Monaco ed a M enlonP, poiché questi ~~ IJIJi sognan n d'aria incnutamin&ta, di ~ol e e di Lran'(uill ilà di spit'il o, co"e tutte cile non ~i tt·o,·ano attorno all'esec,·abile tnppr>l o Yerde, che, tualgrndo i l suo ccJlu!·e simbolo della spera nza, spinf!c la massi ma parte cl e~li infdici che si lasciano &ll esco r e dai mucchi d'oro ond'ò co~lella lo, alla disper nzione e al suicidio. Confido nella ben nolo co t·Lesia dell'in sig-ne mio collep-a ed .;"nnico, al qual e cltiedo il permesso di saltare a piè pari un certo numer o di pa!!inc, per ché la m ateria trallata in alcune di esse non ha pl'Opl'illml'nte carallct·e sci entifico; e l e al tre, rn "":.:i t·a n lesi sc)vra un "ll!!'!:!•~ltn a cui r(U C~ lo cnra l l er e non ~·· manca, come sar ebbet·o quelle r elative alle malallie infeziose, p r esta no l1·oppo alln contt·ovrr sia (l'esi~lenza dei bari Ili qttale •·nu~a !"p"!cifìcn dl•i m o rbi in!'c:'llivi in f:"PllC're e quello della li;::i in specie E'ssendo ol di 1l'Of:!!i tull'illlt·o clte un assiomA), p er e !tè, lrodol lc, pet·dur thlJe t·o d rl la l or o spigl inlezza. nella l ol'o Yenustà ed efficacia, c qu1•11o che vor·r·ebue e~se re, giusta la mia intenzione, un bt•eve ~ unto h i hl i~>pTHfìco, t'H"<Jlli i'lcr ebbc uun mol e i ncoJupntibile colla l'islrel tpzza del nostro giornole.


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RIVISTA

Me ne duole per me e pei lettori, che si sarebbero certo dive l'liti al racconto tanto lepido e frizzante delle piccole miseeie onde fu villima alla dogana di Ventimiglia, le quali però voglio lusingarmi non log lit ranno al signor Warlomonl la voglia di ritornare Ufll alleo anno f1•a noi; e di dare ampliamon lo e stabili La all'.is tiluto scie n Lifìco-umani La1·io da lui nell'anno ora deco1·so solto si faus ti auspicii iniziato. Sulla terra ita liana la prima stazione invernale c he si pl'es enla al viaggiatore è Bo rdighera, piccola citta cosli'ulta s ul pendio di una amena collina, che va deg radando dolcemente verso il mar•e e sfoggia un lusso di vegetazione e sopra lutto di palm~ da dil"gradarne. nonché la famosa ullea di Nizza, l'Ori ente s tess o (l). Il clima di Bordig hera è dei migliori; i giorni piovosi vi sono scarsi, non vi nevica quasi mai, e la nebbia vi è r arissima. L' inverno la te mperatura varia in media dagli 1i ai 12 gradi (centig1·.), stando al dolL. Semeria; d'estate il termometro non oltrepa ssa. mai 30', e s e non si abbassa solto 21•, s'innalza di rado sopra :w. In primavera la media oscilla f1·a u• e i 8'; in autunno fea 13' e i6'. Questi dali sono meno precis i di quelli forniti dal dott. Lom(O Il sig. Warlomont, al pari del suo autrrPssorc sig. Lomhard, parlando dì Bonli~ lwra , paga un largo tributo d'ammimz10ne al l'arnc nilà del luogo, alla dolceu .a del clima ed al la \'C·gN:~zionc, che meritamcntc cl tiama africana. L'impros~i ono provata da qu"' due illu stri collr~lt i non c diversa da quella

chi.' provai io strsso 31 cospollo !li Bon1il!hcrn, 1111nr:mt'armi addietro, o che co nsc~na i nel 1853, in un mio

pocmc Ilo (Delicla j uvenlttlis meac et rlcsipie11lias mcas, Domittf , 11e memiu el'iS!), in t.ni è dcscrilla lluona parto della llivi,•ra di Ponente, e dal quale slr:llcicrù in prova olei mio a~sc rto lo seguenti lr rtinc: T'incltin:~ al 1 ill:lg"l:(io, che lw ldo s'innal7.a

A des tra o dal ciglio dr JI'ispicla balza. Al>h:~sso sprczr.:~ otc li sembra gnnnlar. Di palme una se!l·a gli forma corona, In bPIIa f! hirlanda di Jla cco o Pomona l doni sugosì g li pr ud ono al piè. E il capro, che s..'lta pe' scogli vi cini. 0('i llchi rnor•?s.clti s'insanguina a' spin i O feresi all'as te d'acuto aloe.

P. E. ~1.


BIOI.IOGRAFICA

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bard intorno alla temperatura tli H yères, Cannes, Nizza e S. Remo, almeno a quanto crede il signor \\'arlomonl, il quale afferma che Menlo ne, Bordighera e San Remo, rispetto u dirne, nulla hanno da invidiars i. Ed' eccoci a San R emo, la bella odalisca, la favot•ita del noslJ'O autot·e, che la descrive con affello e con precisione foto g rafica , e ne fa conoscet·e non solo l'aspetto generale, md scende ui pat•ticolari concernenti la cillà e i suoi edifizi pubblici e privati, i dinlot•ni, la vegetazione, il numero, gli usi , i costumi, l'indole degli abitanti indigeni e le cond izioni topografiche e meteorologiche a cui il paese deve l'attuale sua florid ezza e la nomea d'una delle mi ~lio l'i, anzi addiriltut·a della migliore delle s tazioni inve r·nali d'Ita lia. Se la voga che dopo l'annessione di Nizza nlln Francia rt·esero, come stazioni invernali, divet·se citta della rivier·a lig ure e sopt·à tutto San Remo, sia da a ttr·ibuirsi a motivi politici più che a considerazioni climatiche é una questione sulla quale v 'è mollo da dire e pro e contro. Eliminando Jlintluenza che può ave1·e eser citalo la politica nella suddetta voga, io cercherò d i r ende1·mi rap-ione se sia prop1·iamente vero che per le sue condizioni climatiche compela a San Remo la supr emazia !'Ulle alt1·e stazioni invernali della riviet·a e th!l resto d'Ilalia così generosamente e senza r estrizione assegnata le dal doll. vVarlomont, sulla fede del signor Lombard, il quale stabilisce la temperatura media annun delle precipue stazioni invernali del Med ilcrl'sneo nell'ot·dine seg uente: San R emo (20,0), Algeri (19,17), Ajaccio (17,15), 1\-Jenlone (17,6) Cannes (1 6,2), H ~'è 1·es {15,6), Nizza (15,2). Non senza avvertire che la media annua di 20• assegnala a San R emo dal dott. Giordano sarebbe giudicll.ta troppo alla dal surripetuto signor Lombard. Il giudizio di quest'autore trove1·ebbe la s ua conferma nel quadro JI , annesso all'opuscolo del pro f. Ughelti, Il clima di Catania, in cui figurano ordinale secondo la loro temperatura media annua le sollonotate città d'Italia; Torino. 11 ,89 ( Milano. 12,80 Bologna 13,8i Firenze H ,':"O


GG2

IU\'1STA

110mA . V enezia G•~ n o va

15,37 l ;l,(ì>) 'lf),21

San Remo 1fl,I3:J l~~ ,::\U Ancona L imt·no 15, LO 17,H .i\apol i. . . 11,50 P alet·mo 1 ~. l (j R eggio (Cal.) Catania 'IR,:JO Art•oge che put·e il ùoll. Giu;;cppc Sehnecr nel suo sct•i tlo - Alassio cd il .suo t/ima - non Acçnrd·l a Snn H·~u t o che una Lcmpe r·ntur·a med ia an nun di 'lG,G ~, ITit)dia alo1 uanlo pi ù van toggiosa di •{ucllu t•if,~ t·ila daiLUghdli, ma ::H'iTIIH' C in feri OI'l!, c non tli poco, a quella indica ta dal Giordano . Giacchi\ ho u vulo occl'l:::io11e di norni11at· e Alassi o, non so re sislet'M td pru t•ito di cllt• ·tlt•t·e al signor· \Vnrlolllonl p ... r chè non abbia l'allo cenno di •Juesla !'<laz10ne comrnendaln da parecclti cl iHwlult•l!i e princi pal mente dAl sueci lalo Sclnwer, che l<' dedi<:il una succo:;a Ctl accut·uln mono)!t'a lìn. U nii la\ dimenlictmzl'l mi >-tupisce. Lt~ nlo più chu da San Rémo ad Alassio non cotTuno che pochi chilom ell'i, e dimor Ando in San R emo ùa due enn i, il s ignor· W nr\.,rnnnl non può non av e rt:~ udito ru enzion~I'e Alt•~s i o, clw tendo a rivuler:!.!•fli'e ~ e non nJ eccli=-sare San Rem o e le uller·ior·i stazioni invernsl i fi·ance~i, pet· la dolcezza eccezionale de'suni invet·ni che le vince lulle al parngonc, come fl!'pat·isce ùal··tui unito sprcchio in cui e segnata l a m edia dci U m esi più freddi nello si ngol e slazi\lni a cui ~ i l'i feri sce (dal 1• novembre al 1• ma~Zgi o). Alassio . il ,05 San H e 1110 1.0,:!'' (l) M enlone. 10,0~ (2) Nizza . 9/~3 (J ) Connes . I l) ~str:tlt\1 tla - f:/lmttk .,(S. n /'11111, hy 11 1::>"11 \' llA l'll~:llt;, (21 Id . d~ OF. \ ' .\ Lt:o~OT - l:liiiWinl"!fÌ<' drs ~/11 /iiiiiS /tit'i'l'lllrlr'.< t/11 mùli dr ltt f'ronrt•. !31 l!:<tr;Jtlo) d~ -

(4)

Id .

/,c rlimn t t/C ,\'ice - dd d•!tl. 1~.\lllt.:O I..IPPf;RT. tl:rllo) IIJlt' rC ([,•J tltH I. Valt'tlllrl SUCI' il:lln.


BlDI.IOGilAFICA

(j (ì 3

A scagionare in pat·le della sua ommissione il dnlt. \\'nrlomont not.:Pò che i l pr·ur. Lombt~rù nel suo Trattato di l'linwlolo[tia medica pone Alassio nel nover·o dt'lle .stazioni balnearie medilerTanec, ma non in CJUello delle stazioni invernrtli, e che i l doll. Sigmund di Viennu, il quale si è occupato delle ~llLdon i i rr,·Prnali tl'Ilalia e per consc;rurr rzn tli quP.ll<:! ùl'lle du<J r·h· ier·r~ ligul'i, nun disse nl.'ppur e!-(li Yr·rhu d'Al assio O l8Cf1UC Cc.:me la flUBSi lOII!Iità Jegli SCI'ÌllOI'i str·o · nieri, LI'ultando di'Ila rivit•ra or.:cidenlale, ci'Osped11lelLi, d'OnPgl in, di Allh·ng-a, ùi Finnl11rnr·irra, di Savonn, di Pe~l i e di Sestr·i Ponente; m•:ll Lr·e si J i ll'usP. su Il e :;tazion i della l'i virra or·ir-nlall.' t'd enumcr·ò lt> doli e le aLli'nlli,·e di Ner,·i, di Ha· p11llo, di Mnssa e Viar·r.;:!.rio, a cui il Clrirnirh'lli a!:giu11 se non a Lorlo Snr:r.ann . Se::;tr·i Levante, Chiavut·i, S. Mnrgl ~<~ t·iln, Hl'cc(>, QuinliJ al 1\l at·e, i!ÌB dec-anl;:~lo insit•tnn nd OspedaiPlli dallo Sclrivat'di, e finalmente Slul'ia. L'ipole;.i stttTicot·dala dd B ennct r.:he in Siciliu si pnl•;sse ro rinv eni r e ollime stu7.ÌtJn i itwel'nali, è drvenula un fallo uccerlalo, ù~:~echè UgJ,clli tessè i l pancl!irico del clima di Co laniu, ed ultt·i fect·r·o lo s tesso, ri guardo a. qu!!llo Ji Acir•eole, di Sciocca e di Pal er·n•o. A. queste slnziotti ill\·er·mlli a~giungcndo quelle del Golfo di Napoli e di Salerno, Caslellarnmar·e di SlubiA, Pozwoli, 1 ~:~ Ì!<Oie d'lsclria e di Capr·i, Homa, Pisa, Lucca, V enezia, In costa rn t-!t'idionule del l u~o di Gat·da, del V cl'lJano e dèl L~:~rio, ecc., verl'ernmo r. tneLler·e i n~i enre tale una pl1•iade di stazion i ir muli du ospilar·c lulli gl'infrcddali e i \'Hieluùint~ri del ~l ubo, pet· serYir·mi della Jenominnzione del dutL W al'iomon l. Qui ro punto, seLbene mi r esti ancora ad <'splorar·e qualche capi tolo Jel l'eccellenle libro del diser·to e fecondo mio collt•~a. che nun sapr ei abbastanza t•accomatHiut·e agli studiosi ed u~li infermi incerti del doYc pot·tarc, l'inverno, le affieYolile mt•mbra, pet· non ag!!rnvaro i vecchi malanni e non e!'porsi a nuovi e pe;:tgiori, e eir e sarà lor·o un valido aiuto ed una opportun issima guida JJCl' uscire d'imbar·azzo e r egolat•si a seconda delle eSif:euze. I San Remaschi debbono al signor Wal'lomont molla ri-


664

RIVISTA

conoscenza pel s uo bel lavoro dal quale non det·ivet•à che bene al loro municipio; né minrw g r•atiludine incombe a noi, come ~ eguaci d'Igea ed llaliani, verso il sapiente collega str·aniero che si mostr·a a noi tanto affezionalo e benev0lo , c tanta pat•te d'ingegno mette a contributo per cr escer lustro e benessere ad una delle nostre città e provvedere al miglior·am~nto della salute d'una popolazione sobria, onesta, operosa e ·legna di un lieto e prospero avvenire fra quante allignano nel bel paese, che Appe nnin parte e il mar circonda e l'Alpe. Roma, t4 giugno l~.

P. E MANAYRA. Bulle alterazioni del globuli ro11l nella lnfeslone da malaria e 1ulla gene11 della mela.nemla. - Memoria del prof. MARCTllAFAVA, e del ùoll. A. Cé:LLr, Roma, coi tipi del Salviucci, 1884. Gli egregi autori di questo ~critlo cominciano con un t•iassunto stor ico della m elanemia cagionata dalla infezione da mAlat·ia , passaudo in rivista le opinioni dei diver si autor·i sulla origine del pigmento, onde si scorge esset•e òa quasi lutti ùerwato dalla materia colorante dei globuli ro::>si, ma r egnare disaccordo sul luogo di sua fot·mazione e sul modo come vet·ame nte accada, il campo essendo diviso pt•incipaltuente fra 'luelli (Vir chow e Ft·eric!Js) che ammettono il pig mento a ve l'e origine nella milza, e gli altri (At·s tein, Kelsch, ecc.) che avvisano formarsi nel sangue cir colante, a cui oggi si aggiun gono altl'i ancora che gli attribuiscono ot·igine parassitaria. Gli e~re~i pt•of. .:'.1archiafava e· doll. Celi i hanno Ot'a riprcRo lo stud io sulla melanemia, ponendo in opet•a tutti i mezzi dei quali la tecnica mict·oscopica si è rec·~nt em e nte avvantaggiala. Il metodo ùa essi us ato per l'esame ctel sangue fu il seguente: Il sangue era t'accolto da una puntura o da una piccola incis ione in un dito dtli febbricitanti nei vari stadi ùelracceRso a ve ndo avuto cura di lavare prima accuratamente la pelle


l

BIBLIOGRAFICA

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eon alcool. Sulla go~cia di sangue che gemeva era appog· giato delicatamente un copi·ioggelLo, il quale era poi rapidamente compr-esso rontro un altro coprioggelto, e l'uno era. fallo stl'isciare sull'altro in maniera che sopra ciascuno re;;tas$e uno ::>lralo sottilissimo di sangue, il quale e1'a disseccato passandolo due o Lre volle sopra la fiamma di una lampada a spit·ito: quindi vi et'ano falle cadet'e sopra 11na o due. goccia di una soluzione acquosa o alcoolica di turchino eli metil~ne recentemente fillrala, e dopo .quakhe minuto il preparato era lavato largamente nell'acqua slillata, di nuovo diss.e ccalo e chiuso in olio di garofano, in olio di cedro o in balsamo. L'esame microscopico fu fallo con la lente di Zeiss 1ft2 (immersione omogenea). Ecco il risultato delle loro osser vazioni: Con questo metodo i globuli rossi noi·mali :>i colorano leggiermenlé in turchino o rimangono del loro colore giallognolo; i globuli bianchi assumono una colorazione turchina pallida nel loro protoplasma e intensa nel nucleo; le piastrine si colorano in tur-chino un poco mer:o pallido del p1·otoplasma delle cellule bianche. Ma nel sangue di chi è sotto la infezione di malm·ia si trovano in mezzo ai globuli rossi normali, altri ~lobuli rossi che mostrano allet·azioni del loro proloplasma, le quali sono evidentissime in quei globuli che non si colorano in turchino. Queste alterazioni consistono nella presenza entt·o i globuli di corpicciuoli varii di numero, grandezza e furma, i quali appariscono colorali più o meno intensamenle in turchino, ma sempre in lal grado da distinguersi nellamente dal proloplasma, colo1'ato o no, del globulo rosso. Questi corpicciuoli, procedendo dalle forme ptù piccole alle più grandi, si presen tano: a) come gt'anuli. generalmente rotondi che si colorano più o m eno intensamente ed unifot·memenle in tur chino e somigliano spesso a micrococcbi; se ne Lrovano dentro · un globulo uno, due, rat'arnenle tre e quattro; la grandezza loro é vat·ia poiché ve ne sono di quelli sim ili a piccole granulazioni e di quelli grandi quanto un ~rosso micrococco: b) come corpicciuoli più ~randi con un vacuolo nel centro, cosi da rappresentare anelli più o meno gt'andi, viù o meno sottili; se ne trovano di tale grandezza

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G66

Rl Vl STA

òfl occupat·e un terzo o at tclte la metà d'un globulo t'OS""• Ji fot'tnr) ot·a sferica , or a ovale, oro irregol at•e e quasi dt• utata, ll)loro fiV<~nle un pr olungam ento solli lt~ il ({Uflle o si l et·mina l ibero nel pt·olopla;:mn Jel globulo r osso o si uui::;.·e ad un allro anr·llo vicirw; di tali fo r't•1 ~ se ne Lr(Jvono una due, Lt·e o AllClt e più entt·o un solo !!lo buio rosso : c) cotne co t·picciunli più gr Andi dei pt·imi, un ifot·memcnle colurnti, o con vt~cuoli , di r.. r ma !ò f'• : t•ica, o,·olc, fui' aLa, semi lunare, lrinu· gOlft r C, lulora t'OJ'Inflrtli ll1flSSC it'J'Cg"Oitll'i:;sime, Je quali genet•alrnenle pt·e!"enlnno nc·l l01·o inlct•no gr anuli c zolle .li pi gmento net·o o ner o rtq:~ginoso . Le masse piu grandi, tli fot•mu t'e!!01Aru o no, inv<Jdono i n lnluni .!!lohuli r 0ssi tu llo il JWoloplasma colo t·nto ~.tallu emoglohino, del quak t•i~rH.lttc " o un sottile conlot·no 0 un l embo più o nwno sottile in 'IUAIchc ptlltto della pet·if.;t·in, lalot·a nppena visibile col più aL· l ento e!'antc. Accanlo ft questi globuli r o::-si cosi niLcrati si teovano dci cc• t•pi colot•ali come l o masse Jcsceille r·iccht di zolle e tli p:r anul: ]'i)!mrntari, di rm·ma sfe1·ica, ovale, se milunare o ii·retroln r e. Qn esl i ccll'pi r appt'escnlano eviJentt>rnenle l'ultimo grado doll'atlerazione del gobulo t'Osso, il q un le si Coll\·ei'le cosi in un cMpo senza emoglobina che si colc)l'a col Lut•chino di m elilene e contie ne pigmenti. Oltre qu e;:Li globul i ro!'si, dei fJunl i si possono seguire le fasi vai'ie ùclla allr>rnzione lìno alla conve t·sione in una mas~a pigmenlat·in, si tr·ovnno n ei pt•cphl'ali f t•amrnr nti di qucslll ultima di varia forma, ~ernpt·e pigmcnlali, e globu li bianchi nel cui proloplasma si 11'0 \'8 pigmento in forma di granuli e zolle più grond i di quelli Lr ovnli nelle mRsse i nclu~e entro i globuli rossi. Se al sangue uscen le dalla fet·i l.cl si mesce una goccia di ar qua sLiiiAlu e poi si disccca c si colora come nel primo rn <:totlo, tlllora, in s i,~ me coi corpuscoli r ossi normali che hanno pe1·òuto l'em0globina e che sono con lt·asscgnati do un con tor no sollili ssi mo, allri se ne vedono che hnnno uguAlmente perd u lo l'emogl ohina, cl.e sono u gua l m en le r i vel n li da un cotrlorno sollil is:simo, 11Hr ~,;lt e ~,;on le n go n o rtel l or o in terno i co t·picciuoli ri cordati intensamente co!Ot·ali in lut·cltino e trCLlo mente distinti. ~


DJDI.IOGIIAFI CA

{)(i/

Que:;ti c.:orpicci uoli con la eo~;i na si c:olor·an o in ro!'a !•a lliJo, m rontrc il t'e!'LO del ~l oh ul o si cnlor·a inlenf-'n mente i n r osa 1;inllastr·o, il pigmento riman e imruulalo, con lo ,·esu vi11p si coloran o i 11 rosso bruno. Esominondo il s11 n ~u·~ ff'i'!;CO senza alcun trattamento ~ i vedono i sol i cor['i t:ciuoli pi u gl'and i appa rir· c come l<wt.~ chiazze scolor·ol e c pigme11tate. I globuli r ossi nei quali si trovano i cMpicciuoli piccoli, r o tondi analoghi a micr oc:occhi arpari!'COI10 normali. Le chiazze pigmenlflle si preS\"11tano in var·ia · form a. in grandiscono gradatamente e connui scono f1·a lor·o, cosicchè lulto il globulo r·o!'>"O si converlP in un ctwpo scolora l o, di aspcLLo .ialino conlcncnle ~ranuli e zolle di pigmento. I gnmuli pigmcnl~1ti formo no le fi ç:-u r·e piu s variate qtllmdo i globuli si muovono, quando i gl ..bul i r ossi sC>rro in r·iposo i granuli pigme11tnli o sor1 0 immobil i n si muovono Yivacem ente, com e :;i muoYono le gTanulu1iot1 i entro i globuli biun~.:hi. N ei pr·eparali di sa ng ue a fl'e>'CO ~ i inconLI'ano alll·e form e di glnhu li r os!"i Alter·ati, cioù se 11e osset•vono di quelli che m 0str·a uo u11a sola mdii scolo rAI:~ e di fo1·ma semilunar·e a,·en te nel c~ntr·o o alla periferia ~<· Ile pig•11enlarie e di (jllclli che haun o p••rdulo in parte o in tullo l"emo~lobina e che hanno nel centr·o una sola chiazzu di pigmento nero, J'OlonJefrgianle, irregolare. lrroltt·e si trovano co1·pi jalini r oll•ndi o ine::olar-i pigmenlali e ftlobuli binnchi riccomenle pigmenlali. Tt·allando il sang ue con ac()ua di:;tillata, i globuli ro s~i aller·ati p1·irna si deformano, poi prendono una fì ~ ur·a pcrfeLtame!'Le ~fericu come gli ulll"i globuli l'Ossi. P er l 'a~ione dell"arido aceti co concetrato e dell'alcool, i globuli l'OSsi alterali si r·i conoscono dal J.lÌgmento che co nlell i!Ono; con una sul u~io ne di pola:::sn caustica i l pigmento si !"ciogl i e le n Lamen le dopo '10-15 minuti. L 'azione del ferrocianur-o polassico e dell'<:~cido chwidJ•ico p uro n•m J.li'Oduce la r·eozione caratlcri slit a dt:l fc1·ro n ei granuli e nelle zolle pigmentari e. DOJ•O ciò, gli egr egi autori si domandano se questa allerazione dei gl oùuli è rilt'ovala sempre nella infe~ ione da m alal'ia; e rispondono che se in molti casi sono mollo num er·osi i globuli r ossi alte~·ati, in altr-i .casi sono scm•sissimi


668

RIVISTA

ed in altri infine non si arr·iva a trovarne. Se ques la scarsezza o mancanza dell'alterazione dei globu li rossi fu più fac ile nelle forme leggere d'infezione, fu però talvolta pure notata in casi g r·avi di febbr·e . Nelle fo r·me di .febbre" perniciosa comitata, finile con la m orte e ne i ca si di febbri suocontinue fu sempre riscon trata questa alterazione. Quando esiste, !a cu te dei malati s i fa rapidamente g iallo- ter·rea, la debolezza è gravissima, la g uarig ione lenta e difficile. Quindi passano a dire delle allerazioni LI·ovate nel sang ue e negli organi degli inclividui , m orti in consPguenza ùi febbri perniciose. I n q ucsli l'esame del sangue dà lo s les:-o risulta lo avuto dur·a11 le la vita, però i corpicciuoli contenuti entro· i g lobuli r·ossi sono evidentemente più numer·osi e ve ne sono • di quelli pigmenta li. Nei vasi sanguigni degli organi si riscontrano immensi g lobuli rossi a lterati nel medesimo modo. I vasi capillari del cervello si tr·ovano distesi da g lobuli rossi contenenti un g rosso corpicci uolo coloraLo in turchino e contenente sempre una zolla di pigmen lo di forma r otondegg ianle. Questi corpicciuoli nei tag li di cervello indurato nell'alc0ol sembrano liberi e ntro i capillari, ma da un esame a ccuratissimo !';i rileva come essi sono contenuti dentl'O i p-lobuli rossi. La polpa s plenica e il midollo osseo sono t'i cchi ~si mi di globuli ros~ i più o meno allet·ati, e il secondo contiene un r·og-guardevole numer·o di g lobuli rossi nucleati. La milza e il midollo osseo di quesU cadaveri servit·ono an che a ricer care ~e il pigmento ner o che contengono dà In reazione del ferro. Come liquido di reazione fu usata una soluzione di r~rr•ocian:.rr·c polassico (1:12) leggermente acidulata con acido clor idr·ico puro. La reazione del fert·o dei preparati esaminati a l micr oscopio apparve in a lcun i globuli r ossi, in molliss imi g lobuli bianchi, in molte cellule globtùifet'e; ma neppure dopo 2~ or e d'azione del r eagente i g ranuli e le zolle pigmental'io perdono il loro colore nero rug gi noso, come ug ualmen te a ccade pei pigmenti biliari, per la emaloidina, pel pigmento della cor oide e quello della r etinite pigmeular·ia . Cir·ca la natura. di questa allet·a7.ione, gli aulori non hanno dubbio che sia ùi na tur·a r ègr essiva, che sia do r itenersi


BIBLII)GRAFICA

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secondo la definizione ùel Tom mas i Ccu,leli, come una necrobiosi del globulo. E quindi riguardo alla sede di formazione colla genesi del pigmento nella m eiR"nemia ammettono come stabiLito: 1• che il pigmen to si forma dentro i vasi sanguigni e nel sangue cit·colante; 2:• che esso pPocede dalla sostanza colorante del globulo rosso e si forma proprio dt!nlro il protoplas ma di questo. Della causa di questa necrobiosi nulla per or·a s i pt;ò dire di preciso. I nostri sperimentatori he.nno cercato di risolvere la questione se questi corpicciuoli sieno microrganismi in vadenti i globuli r ossi, tentando di coltivare il sangue dei malati di affezioni malariche pet· vel.let·e se quei cot·pic· ciuoli si moltiplicassero. l primi tentati vi non riuscirono. Finalmente con un lungo peocesso giunset·o a pr eparat·e un terreno solido di coltura abbastanza corrispondente alle condizioni richies te. Una goccia di sangue di un giovane sorpreso nel momento del brivido iniziale di una febbre in. termillenle fu m essa in questo terreno alla temperutura di 36•-36•,5. Nei prÉmi tre giorni non fu avvertito alcun cangiamento, ma il (juarto giorno si cominciò a vedet·e intorno la gocciolina di san~ue un alone di coror· grig-iaslt•o che esaminalo come si esamina il sangue si dimostrò costituilo di corpicciuoli rotondi di varia gl'andezza, i più grandi sco lorati nel centro e simili ad anelli. Falle due seconde colture alla sles!'a tempernlu!'a e nello stesso terreno questo si disseccò rapidamente. A questo inconveniente avrebbero rimediato; ma essendo sulla fine la stagione della malat•ia non poter·ono ripe tere le prove. I signori Marchiafava e Celli j1anno fallo pure la osservAzione che nel s angue dei malati in cui accade a cagione della descritta alterazione una grande distt·uzione di globuli rossi, ivi riscontransi pure globuli rossi nucleati, globuli rossi più ooluminosi (macroeit1) e globuli rossi elle si colorano diversamente da quelli ordinari. l globuli rossi nucleali e i macrociti trovati durante la malattia o nella convalescenza si riconoscono nei preparati a fresco e in quelli disseccati e colorali. In quelli colorati col turchino di melilene i globuli rossi nucleati presentano il proloplasrna di colora turchino verdognolo, il contorno e i


6i0

RIVI ST.\

corpiC'ciuoli rlPI nucl~>o di un lnrl'i tino c up(). Genrl'almenle co nlc n ~ono 1111 !"nln nu cl<>o e f!TO!"~o, me lalot'A honno due nuc lei : unf"l in viA di !"<:i:;:sione o uPmmn :1 IC'. QuC'slo nuci PO ~PI'!'!'n !'i Yerl e u.:; t ~l' nl e dnl pt'OI()ph,!<mn. l macl'nci ti si col ol'ano cnl Lm·l'!tino di meli lrnP. in lul'chino vci·dr1!2'111d0 ntC'no inl•·n~o di rp t ~> l ln del pr·ol0pln!"tnll dC'i ~l nb uli t•n><~ i nul'leati. N··i pt·ep111'sli di:o!"rcNILi e colnr·ali <;i ~C'ot'!!o11o innl lt·e i globuli r·M~ i dt'l volum e not·maiP, i f]Unli p••rt'l, a rlill"e t•r>nza dP~ Ii ordi nnt·i . p l'l'ndnno col l ur cltino el i m eli lrate unn colùt•azinnr: identica a quella dei m arro ci li. QuAl e r. i l !'i~ni fkato di quc><;li r l (•ml'nli 1 LA pt'I':"Pll7.A dE'i !.: l"hul i r·r)s"i n udenti nr Ila i n frzionl! ntnla!'ica n eu la ne;:l i ull itn i lrntpi driiH 111!\!flllifl e nt>lla corwAie:-<cenzn !"la ~en7.il duhhio i n ··appMin C(•ll la rlislt•uzio ne d>-!i f!'lobul i rM~ i . ed é !'e;:no cerll'l eire l a fuatzione deg-li o r~n ni cmopoctici si è fullu ]'il.t <>rH'I'g ir.R per c hò si C()mp'a piu rnpioLatnenl~ e in t'IJ;..dnne dPI hi ,:o~no la t·if.!"en<'t'Rzione eli (]uelli oq:!"Hni:::mi el clll"ltltn·i in !'Ì !!t'nn nu:nf'I'O dislrulli . l mnr.rocili e i al obul i ' ' ro;<,:i che !'i colorano rlh·cr :>!l menlt'l nn::rli orùina r i !'Ono evidenlrnwnle p-lobuli t'ossi g-im·ani ehe hanno di frc~co perduto i l llttCi l'O . F innhnrnle gli 81tlor·.i v oli•' r·o IWO,·ar e spet·imenlalmti!nl e SC' c'nn la di "ll'll7.io ne Ctl'lifìrial•• oc'i ,!:! lnhuli C•,mrnl'i~,..nno nel !'llngur. i globuli ll\: rlra li. 'C!'Ilrnno cnrnr: 11genlo dl!"l r·nltore l'nPidn pil'og-;·dliC'n i ni••llandolo nei cnni in fJUOnlita di 0,~)0 o ·t p-mmmo sriollo in IO cc. di «Ntnu . I l r t•!'ul l nlo fu !'empr e qu c~ lo: che pmdrtc<>ndo la distruzione nei glnhu li t•os::: i rlopo h r·p,·issimo IPmpo, si trovano nPI S-1111!2'11•' p-lnhu li r o!'!<i nuclrnli, ::rlnltuli r ossi più voluminMi, e g lobuli r os!'i ehe si coiul';IIIO dJ\'l'l':'<llll<'l ilC dn;:Ji f)J•diiiHI'i. nnde c\ l'll(!lrollf'\"() ]e conrlnolc>t'C cltP. llE' t' la ccre:::ivam<"nl e nlti\'n e lumultual'ia • l'ornl t,zio tH' dr>i ;:lnbttli t'ossi nep-li orgnni emn lnptii(•lici. molli di lflle~<li ~kdHIIi penetr ano nel san~11e pt'imn che :::.ieno com pl r tntuen Lr fnr't Jt llli , pr imn rioi• che ahbitmo pc t·du to il nurleo. Que,.lP O!"!'l'l'\"a zinn i sono importAnti n;Hl !'t1lo da l lt~tn ~<·ien ­ t il iro ma Anche dnl lnl() rlinico, poif'llè !'e la nHHtC'nnza di fJIIP::Ie nlll't'ltZir)lli dt'i g-lobuli J'O!"~ Ì non c.-:clude la lltl'o•zione oln tnAIBt'ifl , In loro P!'islenz:1 ne é se .~nn !'icur·o, n nn l'!':"endo slnk t·i -sconlr·a tc i u ne:;:;,una allra malalliu d'utfl•zion~.

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DIDLIOGHAFIC_\

Studio aulla oura dell'ottalmla granulosa

671 VOUCK CI;E

VITCII. La gTanulazione t\ malatt ia rlei pO\'èi'Ì: tu vcr·a cu r·a ne sa r el•he la 1wolila'-'><Ì. L e cu1·e .nwdiche (cù annovera tra i rnczzi di tal orolinc i J'ivul!'ivi , i cau;::.Lici, gli escar·olici, g-li flS l!'in;::enli , i r-osli l llli,·i), le chir·url!ic lae (I•a;::.clliamenlo, ~r:r I'i fìcAzi oni, fr•rga mrnli, uun llll'e), non se m pl'e va l~ono a Ilo ~'<C'11pO. Eg-li fH'econizza l'e:>cisione del lh ndo ciPCO della (cu idr f-a~ ) collg-iunti,·alc. . . . . N ni lo occenlli<tmo J>CJ'ò come llll r·ico1·dn a com pletnl'e la lun~a !;er·ie dei m ezzi inv. cali ron l r·o ~-. osl inatn e r·ihell,! C'"':<l' n7.a '''or·hn;;a; m a pr>1· (·onr-i .!.!linrlR nella prali c: a mi l ilnr·e Rll•'ndm·emo ben Altre pt·ove dt'lla sua efficaciA e d~>l!l1 r·eh:.liva sua pratica innocenza .... N on YO;:!l iamo si dimentichi che gia quRiche cosa ùi annlop:o fu m esso innAnzi {l'es cir-ion·~ peri co m eole della congiuntiva) che a fJUfll che r·uris><im" buon esito in cnsi disperati rhe tutlo nHLnri:zza'"nno, ha conii'Apposti dogli ot·ùinnr·i ri sultati lanlo lJ'i!:'Li dn eadcre ben pt·Pslt) n el piu rner·ituto obbl io. B.

n cloralio idrato nell'enterooele strozzato. -

ilENEDET'fr,

tenente m edico tli complemento. Ccrlo non é il B cnr,delli il pr·imo elle ubbia invocato il clor·ulio co me SU!-Siolru fadliLAnlc il tnxis nell'er•nia strozzata. Eg-li J'lifcri sce pCI'Ò tliver·~i casi irnpol'lanli, COilcluJenli. La dose che usò fu Ji 3, 4 e fino 6 gr., in 2, 3, 4 volte.

B.

L· eterizzazione p el retto . Su indictozioni dategli dul Axel Yver sen di Copena.d1en che visilavn l 'o!"pE'Òfll e rlnl 1\folli•'·r·e Jir·ell o (Hòtr.I-Dieu eli Lione), il ùoll. M olli•'• l'e leutc'> ln JH'ova delle ini!'zioni I'ellnl i eteree come mezzo di nn cslelizzaziuno ll !'l!li opcnHHli , usando l'ulr.r·e per in su lll ;:~zin n e con appl'czzevnlr:ssi mi t•isultnli. L 'eleriz7.azione pi'<llicilcr·chhusi introducendo nel r etto un tubo di cnoutcl10uc gro~so come uu dito, in comuuica zionc con una boltiglio. ci'e let·e


672

RJVISTA BlBUOGRAFICA

immersa in un vaso d'acqua a 40, 50, 60 gradi. Però nelle diverse esperienze si aggiunse anche l'inalazione naso-orale, all'uopo di pochi grammi d'etere versali s u d'una spugna, appli cata quando il paziente dava già segno di risentire l'azione dell'anestetico opplica lo p el r etto. Il l\lolliére riferisce di v erse importanlis!!'ime istorie, conchiude: L 'ane!!'losia per lo. via rettale é chiamala a rendere dei g t·andi servigi: permelte do!!'are il medic&menlo, e ne riduce al minimo la quanli là neccl5saria. E gli si riserva di m eglio illustrare la qw'l sli0ne in ispecie sul m odo di fare in un. futuro piu dettaglialo lavoro. B.

Il bromoformio oom& aneatetloo. conlemporaine).

(La Therapeulique·

Dotato di odore piacevole, di sapot·e dolciastro, è poco solubile nell'acqua ft·edda, si però nella calda e nell'etere; non· è poLente quant,) il clol•oformio, ma ha il vantag~io di non provocare il vomito, se ne può protrarre l'azione senza provocare dis tut•bi della respirazione e del cuore. L'Horoch pel primo l'uso nell'uomo; l'Aibert lo usò per inalazione ed osservò che il periodo di eccitamento è meno r ilevante che pel clot·oformio, l'anesle!!'ia é piu du revole , il sonno anestesico pi(J protratto. Fu pur esperimenLalo n eg li animali per iniezioni ipodermiche e so tlo culanee con eguali r isullali. B.

11 Dirc t.t.oro

Dott. FELICE BAROFFJO col. med. Il R eda tto re C LAuDIO SFORZA Capitano medloo.

NuTtNI

FEoERtco, Gerente.


GIORNALE lfr

MEDICINA MILITARE •


SOMMARIO DELL E !II AT ERJI!: CONTENUTE NEt PfU:::i ENTE FASCICOLO.

MEMORIE URIGL~~1 . 1.

Pan ara - L'alìmcnlat.ioue cloll'adol•·sc•:nl" iu n·lazione con lo s vilu (lpo o rganico c co l (;\\'Oro intellettuat.•. . . . . . . . . Pug 6i3 Franchlnl -

Il iodolormlo nrll~ rura d ella l i:!i pohn onaro . .

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&l't'1ST-' DI GIOR~-'1.1 IT,\LI~l'll ED EiJTERI.

IIIVISTA m : otC:\. Debove - :\uo,·o trallamcuto tlell'u lrt'ra dello s tomaco. . . . . . Eulau - Po)Siziono dt'll' urto l!ol cuore in r~ P I)Orto con la li nea mammillaro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Distoma llin~eri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . R. de la Plaza - F'enoowui ri tles~i vro,·ocall na ' ùrllli intrs tiOIIH. . Hoyos Marforl - L'afn~ia nel ~uo w ro si"tufkato cl tnico ù nelle s ne rl'l:izioni con le locallzza7.ioni •·crchra li . . . . . . . . . .

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1\IVI$1'>\ CIIIRl;llGICA. Rovller - 1.1.' pr·riO>IÌh t· le lhiCili flliiSCCut iVI~ alla f~ltl!rC tiloidC.1. • Tillaux - Ouo t·a~i di s ulttrn sceoud:lria d l:l n r rvu mcrllano scg ull:t

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da risla bilimr uto Ùo' ll'in n•!n :v ione . . . . ·

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ntVI STA 01 TECNICA E SEII\'IZIO MEDICO MJI, ITAHE. 1.:1 nuo,·a lmròlla pic;!hrvol.: . . . . . . • . . . . . . . .

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IIIVIST.\ D' HiiE~E. Richard - Ul'lla tra.>missiouc <Iella ht horo:olv'i per tnrzzo olcl lallc Elcttuarit> \acci nico . . . . . . . . De F'. - Prr.prit•t;o anli~etli rho d oll ':wi<l•• citri co Id. - La 'l llOSiionc de llo farini' . . . Anli>cttki e ltattcri • . . . . . . . Flsc:her o Proskauer - Sullo tli siulczionc col l'l oro c <;o l IJromo ROmberg - lliccrcht> sul \ rt lorc nulriti\ o d!lll:t carne pura. Bertlllon - Sull:l freo)urnza della fuhllr,• t t(oid•' in l'arigi Splnka -

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V.\ IIIET.\.

La carta d ol t<'rrcmoto d 'l~cluo .

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111\'IST.\ lliiiUOi ili.\FlC.\ . Ancsl~:lia col o·JorofoJrmio moscolato, in rni suro t itul:tlc, :•ll'aria Bertola - Mez1.0 pr r laciliL'Irt> l'allacciatura dcll 'illara cst~rna • NOTIZIE S.\1\IT.\nt.E. Sl3tl) sanit.1rio di tutt •• il Il. Eserd to nr l mc'\0 tli Si'llemhrc 1883. 1<1. ir1. 1•1. ottob re ! 883 .

763

763

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161


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M:EM.ORJ:E

ORJ:GJ:N.A.LI

L'ALIMENTAliONE DELL'ADOLE~LENTE

IN RELAZIONE

CON LO SVILUPPO ORGANICO E COL LAVORO INTELLETTUALE

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Studi rat.ti n e l colle~;io militare di IFireur.e,

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\}j Le scienze morali dalla pura contemplazione del vero ideale di scendono per la china del contingente e del concreto, a misura che le scienze fisiche dalla sempli ce anali si de' fatti i so lat~ si elevano verso la sintesi delle leggi biologiche, fisiologiche e cosmiche. Cosi i diversi rami del sapere s'innestano nel tronco comune e sorge maestoso l'aiLero della scienza. Così dalla pedagogica del Kant, del Gioberti, dPI Gui r.ot e del Rosmini sorge la pedagogia applicata; alle astraLte speculazion i sul soggett o, sul fin e, su' mezzi, sulle leggi che gorernano lo svolgimento delle polenze dell'anima Lien dietro l'arte dell'educare, intesa tutla all'armonico sviluppo d'una mente sana in corpo sano. Cosi gli eletti ingegn i del Simon, del Rousseau , del Bain, dello Spencer innestano l'antropologia fisica,, la biologia-, la fisiofogia. nli ' educazione del pensiero, e ne sorge quell 'armonia di concelli e di idee per la quale l'uomo morale non si debba più considerare di,;;giunto dalle forze n ~i ch e alle quali pur dee obbedire, e nel cui mezzo è pure costretto a svolgersi. 43


6i 4

1:Al.l~ENTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

Nel pe1·iodo d'ana tale evoluzione scie ntifica non si pcmono porre in obblio i dettami dell'igiene che tanta parte assunse nella vita degli antichi popoli civili, e che trasformata anche essa, e riformata sulla base deil'e!;perimento e dell'osservazione, s'i nfiltra nella legislazione, ne' costumi, nello spirito della civiltà moderna. A voler convenientemente educare la gioventù e preparal'la alle battaglie della vita, non si può trascurare il suo svolgi mento fisico, nè più subordinarlo all'intellettuale, bi sogna che l'organizzazione si svolga di pari passo con le alte e nobili funzioni dell'anima che l'inform a, ed ove si veda il corpo aiTralilo o mal disposto ritardare la sua normale evoluzione , bisogna frenar le inlemperanze della mente, e costringerla a più modico passo, come fa l'auri ga che ora sferza l'un dei cavalli, ora fren a l'altro perchè il cocchio proceda nel suo molo equabile e maestoso. Questa lolla dello spirito con la materia, questo antagonismo funesto accompagna tutte le grandi fas i dell'umanità.

La sapienza greca aveva contemperalo i due poteri impartendo alla gioventù una sana educazione nei ginnas i~ palestra onorata in cui la vigoria della mente gareggia va con quella del corpo. L'epoca romana trascese trascurando nel campo educativo le doti dell'intelligenza in favore dello sviluppo de' muscoli; il cristianesimo bandi la perfezione dello sp irito e la. macerazione della came; il med io-evo reagì con la legge del più forte, e cosi la ''icenda umana continuò pel cammino tortuoso seguendo le tracce delle diverse filoso fi e dei tempi. Era riservato all'epoca moderna il ritorno su l retto sentiero, ed alla sua filosofia sperimentale il dirigere ad un'unica mela tutte le facoltà umane pel conseguimento di quella perfettibilità che è lo scopo finale dell'educazione. Posta la pedagogia su quest'indirizzo, non l! più lecito


IN RELAZIONE CON LO SVtLt;PPO OllGAl'ilCO, ECC.

675

porre in non cale la iallura che il corpo patisce pel subii marsi della mente; non è più lecito ignorare come il depet·imento dell'organismo possa ori~innrsi dallo smodato esercizio dell'intelletto, che svolgendosi a sua volta dentro un'organizzazione mal ferma, intristisce e vien meno. Ed in un collegio militare che deve temprar· l'uomo e prepararlo alla vita de' campi, alla dura arte della guena, ogni sintomo di menomata validità dee destare il g1·ido d'allarme, che spinga l'educatore a passare in rassegna tulta la vita psichica dei suoi alunni, per scovrire da qual parte sia piu minaccioso il pericolo. A questa rassegna c'invitano i falli finora analizzali, per'lustriamo dunque la vita morale de'nostri giovanetti ne' punti più culminanti, ne' mutamenti piu radicali che questa subisce, allorché abbandonando le pareti domestiche, es~i si trovano d'un tratto lanciati in un nuovo ambiente, in un mezzo uniforme per tante indoli, origini e tendenze diverse, allorchè alle cure, all 'indulgenze, alle. blandizie materne vien sostituita la seYera, l'inflessibile disciplina militare.

Il.

Tu lli quelli che si sono occupati dell'igiene della scuola hanno riconosciuto che i primi mesi di questa nuova vita coincidono con un deperimento nella costiLUzione degli allievi. Il pane della scienza che si comincia a propinare agli adolescen ti turba per un momento la loro compagé Ol'ganica, essi .dimagrano, divengono pallidi, inquieti, nervosi. Questo stnto però dura poco, e Len pre:5to l'al>itudine r·ipara i primi danni che in !\egu ito non hanno altre conseguenze . Ne' collegi poi a questa causa perturl>alrice se ne ag-


676

L' ALUIENTAZLONE DELL'ADOLESCE NTE

giungono altre due, lo sforzo dell'organismo per adaltarsi a nuove abitudini, il distacco della famiglia. Entrambe que~te cagioni sono d'indole transitoria. I fanciulli ri sentono vivamente, mn fuga cemente le loro impressioni; il pi<tcere li eccita a smodata all egria, il dispiacere li fa pianget·e dirottamente, ma dopo breve tempo tutto si dimentica, e quelle anime vergini si schiudono a novelle sensazioni, sempre siti bonde di novità, sempre aperte alla vita cb e r·igogli osa flui sce in loro per la via dei sensi e dell'intelletto. Qtieste due cause sono d'altronde indelebil i, inseparabili dalla vita de' collegi; e possono esser wl tanto auenuate dalla dokezza de' modi che distinguono gli uffi ciali prescelti a questo difncile c<.\ mpiLo, dalle frequenti visite de' parenti e degli amici di fami glia, pe' quali restano sempre aperte le porte del collegio militare in quel primo periodo che segna l'aspra scissi<•ne di questi teneri virguhi dalla pi anta materna. Di un centinaio di allievi che ogni anno entrano in collegio, appena due o tr·e resistono a questa acclimatazione, che' incapaci di adattarsi al nuovo tenore di vita, riparano ben presto in fami glia. Per gli altri l'occupazione costante, le nuove amicizie, le dolci illusioni sulla vita futura, sono sufficienti a spargere l'oblio sul passato. Il dott. G'oubert (11) trattando delle cagioni che perturbano lo sviluppo della gioventù ricanla !a vecchia storia dei tre nemici dell'uomo: Bacco, Tabacco e Venere. Io non posso segui ri o su questa via, egl i si occupa delle scuole ginnasiali e li ceal i di Parigi, e nulla di qu ell e scuole libere è applicabi le a' nostri colleg i militari. Tratlando dell'alimentazione abuiamo veduto qual è la razione giornaliera di ·vino concesso agli allievi , 300 grammi ( t) G•H·nF.nT. -

Des r•yruls rm·lotrb<~ lwrs d11 dn·cluJ>flCI!ICIII clc In j e 1111tSU•

Pari>, i 8i8.

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IN REL.<\ZlONE COX LO SVILU PPO ORGANICO, ECC.

677

-divisi fra il pranzo e la cena non son fatti per salire al cervello. Un sigaro trovato nella tasca ft·utta parecchi gior·ni di ·cella. Dolorosamente non possiamo assicurare a' nostri collegi l'immunità. dalla terza piaga che contrista l'adl)lescenza. È impossibile abolire l'istinto, ed ogni violenza si frangerebbe -contro gl'impeti del senso. Però la vita che qui si conduce, se non arriva a proscrivere ogni condiscendenza agli. ~timo li .della carne, ne evita e.ertamente l'abuso. L'allievo vive conti•nuamente sotto l'occhio vigile de' superiori; alla scuola, allo ·studio, ·alle ricreazioni, alle passeggiate, ai pasti è sempre ·presente l'ufficiale od il professore; i banchi delle scuole sono 'isolati, costruiti in modo che fra un allievo e l'al tro passa lo sguardo del sorvegliante; i corridoi, le latrine, le celle sono muniti di guardie, nè mai gl i allievi possono percorrerli o dimorarvi soli e non visti. Quando la sera vanno a letto, non arr·ivano a toccarlo che dormono p1·ofondamente, affaticali ..da una giornata impiegata nella piena attività della mente e .del corpo, ed io che ho passato molte notti in que' dormitot·i per la valutazione dell'acido carbonico, posso assicurare che ;il ~o nno degli allievi è profondo e non interrotto. E nella <Dotte i lumi m·dono a mezza luce, gli assistenti passeggiano ne' dormitori, l'ufficiale di picchetto ed il capitano d'ispezione sorvegliano con ronde ripetute a che gli r.ssistenti sieno vigitanti . Nè mancano i consigli, le ammonizioni de'·superiori a quelli ·che danno indizio di essersi abbandonati a quel vizio che è antico quanto il mondo, contro il quale si sono inutilmente scagl iati i sapienli della te:-ra, conti·o il quale hanno predi·Cato i santi padl'i, i fi losofi, i medici di tutti i tempi. Di più non si può fare, e non credo utile che si faccia; le -esagerazioni di Tissot hanno lasciato il tempo che trovarono,


678

L' ALIMENTAZIONE DELL' ADOLESCENTE

le istruzioni che si pretende dare con libri che trattano i tristieffetti dell'onanismo sono un'arma che colpisce l'innocenza e si spunta contro il vizio. Un pietoso silenzio su questa miseria dell'umanità, o tutt'al piu un avvertimento in disparte ed in termini generali, avranno il pregio di non rivelar questa nuova sorgente di sensazioni a quelli che hanno ancora la fortuna d'ignorarla. Ond'è che della vita psichica de' nostri allievi non mi resta a considerare che tre lati, i quali sono caratteristici, esclusivi de' collegi.militari; la disciplina, le materie d'insegnamento,. il sistema di studi.

III. È poi la disciplina quello spauracchio così temi bile come lo. giudicano i suoi detratlot·i? A voler considerare l'uomo quale lo considera il filosofo di Ginevra, fatto da natura pieno d~ buollie qualità , e guastato dal contatto della società cor-ruttrice, bisogna naturalmente ritenere che J' educatore, corrotto già · lui medesimo da questa società, non possa far di meglio pel suo allievo che !asciarlo stare, ed affidare alla stessa natura l'incarico di correggerlo. L'allievo mangia troppo? Madre natura gl'infligge un dolor di ventre e l'istitutore si limita a: most1rar·gli le relazioni fra causa ed effetto, e gli applica una buona lezione di patologia interna. Partendo da un simile principio s'intende che le punizioni· d'ogni genere sieno considerate un avanzo di barbarie, S'intende come de Giaxa nell'igiene della scuola ritenga eccessiva la punizione che obbliga il fanciullo a star in piedi un quarto d'ora con la faccia rivolta conll'O il muro , s'intende come il Rossi dichiari che tutti i castighi corporali debbano essere


JN RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

6i9

rigettati, e si può anche immaginare con Herbert Spencer 1ma categoria di punizioni nattwali snlla ua.se delle conse· guenze legittime che seg1~ono le mancanze. Ma a queste condi· zioni dove si troverebbe un uomo serio che volesse sobbarcarsi a prendere il comando dj un collegio militare 't E vi sono uomini insignì che della disciplina e delle punizioni necessarie a mantener! a han dello anche di peggio. «La « di scipline l (1 ) celte regie brutale, uniforme pour cinqcent << caractères difTarens..... Les punitions las plus bétas qu'i l << soit possible immaginar; le paio sec qui enlave a l'enfant « J'indi spensable nouniture substantielle; la retenue de ré« création qui ne permet pas de fair un exercice necessaire « après les longues heuras de silence et d'etude, la privation « de sortie qui sopprime le conctact de la famille ». Malgrado questi attacchi violenti siamo costretti a riconoscere che « non v'è bene possibile se l'uomo non è avvezzo « a soffrire come ad obbidire quando il dovere e la necessità « lo impongono (~) e l'abito di adempiere il dovere, esatta« mente, coscenziosamente, per intima persuasione d'intrin« seca necessi tà. e non pe1· timore di pena o per speranza di « premio è ciò che caratterizza la disciplina » (3). In essa riposa la santità della famiglia, la forza degli eserciti, la salvezza delle nazioni. « Toules les fois que les Romains «se crurent en danger, ou qu' ils voulurent réparer quelque u perte, se fu t une pratique constante chez eux d'affermir la i< discipline militaire )) (i). E per istillarla nell'animo dei giovanetti, bisogna comin(i) Na:cime dtL camp. -

Le Colltge. -

Revue de deuxs mondes, 1881.

('.!) D' AZEGLIO. - l mil'i ricordi. (3) Regolatl~ttlo d i discipli11a mìlìlat·e. (4) ~ONTI!SQUt&lJ. - Sttr les causes de la grandeut· de romaines el d e leur

decacleuce.


680

t.'Al.UIENTAZIONE DELL'AOOI.ESCE~TE

.

ciare dal mantener allo il princivio d'autorità, senza del quale non v'e disciplina possibile; ed il precettore sarà autorevole se guiderà gli all ievi con la serietà di carattere, con la giustizia, con l'esetHpio e con la parola; ma bisogna che tenga bene in mente che « ogni uomo posto :;otto un'autorità ha « l'istinto della ribellione; cltesecon uno scolaro isolato posson « bastare i mezzi semplici, adattati alle sue qualità personali, « con la classe v'è la dura necessità di punir·e, per l'esempio, « perché gli uomini riuniti in classe agiscono ben diversa(( mente dal loro modo d'agire individuale, avvegnachè dalla <c massa si sviluppi un nuovo corpo di forza e di influenza « pel'lurbatrice dell' or·dine. Quindi i castighi devono toccar « più a fondo delle parole perché l'efCicacia del rimprovero « dipende da qualche altra cosa che verrà dopo » (•1). E se a mantener la disciplina è necessaria una punizione, questa deve aver tutti i caratteri della pena; dev'essere pronta, inevitabile, affiitliva, proporzionata alla gravezza ed all'indole della colpa, maggiore sempre del vantaggio che la colpa procura. Ma s'intende acqua e non tempesta. l'adolescente è l'uomo in piccolo, con tutte le buone e le cattive tendenze dell'uomo adulto, ed anche le punizioni vanno ridolle alle proporzioni del piccolo organismo, della piccola intelligenza, della breve riflessione di cui è capace, altrimenti il male della pena su· pererà il male della colpa. Nel trattar dell'alimentazione abbiamo veduto a quali conseguenze condurrebbe una punizione di quindici giorni di pane ed acqua applicata ad un allievo, con la stessa misura che si adopererebbe per un soldato già adulto. È vero che la saggezza dei comandanti limita questo estremo di severità alle (l ) AL~XA~>o~:R BAli\ . -

lidocalirJII a& a .~cicuce.


1:'\ RELAZIONE CO:'{ LO SVILUPPO ORGANICO, ECC .

68 1

gr·avi mancanze, alla prolungata recalcitranza contro la disciplina, e che _l'attenua col concedere la mi nes tra; ma non basta. Quando il massimo della punizione è fissata a quindi ci giorni, agli otto o nove ci si corre facilmente e ripetutamente, e se si sommano i gior-ni di cella con quelli del piantone severo, si trovano con facilità degli allievi che dentro l'anno han perduto il vitto carneo d'un paio di mesi. Un altro rimedio naturale e spontaneo a questi lungh i e ripetuti digiuni è il cameratismo che nasce fra i compagni, e che sarebbe errore reprimere con troppo severa vigilanza. Quando nell'animo del giovinello da un sentimento generoso spunta una virtù, bisogna rispellarla come cosa sacra, circondarla di cautele perchè germogli e fruttifichi. Ma allora la punizione perde il suo carattere d'inevitabili Là , ed a lungo andare vien presa in cel ia. Il miglior partito è dunque ridurre della metà quel massimo di punizione; ne guadagneril. la saluto degli allievi e non diminuirà atratto la fol~la della disciplina . Una volta prodotta la salutare impres-

sione del castigo non va l~ il prolungarla; la riflessione in quell'età non dura molto, e quando svani ta la riflessione perdura la pena , o la si giudica ingiusta. ed allora s'inasprisce il carallere di chi la soffre, o la si subisce con indifferenza, e perde ogni valore morale, poichè 'l'habitude émousse l'a' mer·tume de l'isolement, temoins les recidi ves » ('l ). « Una << eccessi va severi Là nelle punizioni non solo giova poco al« l'educazione, ma le arreca grave danno ; e que' fanciulli i « quali sono stati molto castigati raramente di vengono gli uo« mini migliori » ( Locke). Ma come si fa dunque per ridurre al dover·e certi ca1·atteri riottosi, recalcitranti , caparbi, o neghittosi ed apatici, dai ( l ) RIANT. L 'hy(Jitne el l'tdtUatiull cltiiiS Il•,< inkl'>lttl•.


683

L' ALIMENTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

quali non si può mai tra~re nulla di buono? Ce lo dice il Bain, cultore indefesso dello spirito umauo. « Quel sistema che « no'n conosce se non le misure di rigore che deprimono è un si· « stema grvssolaoo e sbagliato. Gli allievi non cot·reggibili con. « mezzi blandi sono un'anomalia , una di ssonanza, e sarebbe « 1·imedio diretto il rimandarli a qualche posto nel quale si

« radunino i giovani di natura inferiore. Il castigo corporale « non lo si dee ripetere troppe volte sullo stesso individuo; cc se due o tre volte non bastano, bisogna espellerlo da una. « scuola ben disposta ». Per tre o quattro all'anno che venissero costrelli a ricoverare in famiglia, molti di meno abbandonerebbero il collegio spaventati dalla durezza della disciplina. A di minuire la frequenza e la gravezza delle punizioni con· corre il numero limitato d'allievi che può essere meglio sorvegliato, e perciò non si può abbastanza lodare la fondazioned'un quarto collegio mililal'e in Roma, ed è a desiderarne cm

quinto a l\1essina; tutto si facilita con un numero pi ù ristrettodi all ievi, al imentazione, aereazivl)e, istruzione, sorveglianza, educazione. Ma ciò che potrebbe far dimuire sensibilmente le mancanzesarebbe la maggiore possibile separazione de' più piccoli dai più grandi. l\1ol te cose che si devono assolutamente vietare· in età molto tenera potrebbero esser concesse senza pericolo. dopo l'apparire della pubertà, la quale dà all'adolescente itL coscienza d'esser uomo, e lo rende riolloso a ,certe proibizioni· da bambini; in quell'alba della vita si aspira ad un po' di libert.:-1 individuale, ed è prudenza il concederla un po' per volta, se si vuole che in seguito se ne usi con moderazione. E se piccoli e grandi sono costantemente riuniti nello stesso giardino di ricreazione, nella stessa mensa, nello stesso parlatorio, la proibizione stessa deve colpit· tutti o nessuno, e letrasgressioni sono in ragione diretta delle pt·ivazioni.


IN RELAZIONE CON LO SVItUPPO ORGANICO, ECC.

683

La mite disciplina fa miti e tranquilli gli animi, ed ispiral'atretlo e la riconoscenza verso i superiori, saldo fondametlt<> di unità nell'esercito.

IV. La fisiologia del pensiero è appena iniziata. I naturali sl~ sono pieni di buone intenzioni per fornircela, ma finora alJ"infuori di qualche localizzazione per la facoltà deìla memoria, di qualche similitudine con la pila di Volla per la trasmi ssionedella volontà non abbiamo altro. Sul potere d'attenzione poi, corrono le soliti regole generali del più e del meno, i soliti rapporti con l'eta, i temperamenti, i caratteri, deduzioni tratle dall'esperienza d'illuminati maesll·i di scuola più che diretle osservazioni fisiologiche. E Vierordt tanto frequentemente citato da' fautori di psicolog1a fisica, come vien citato Darwin quando si vuoi discendere in linea rella dalla scimmia, dice ch\aramente che: « i fenomeni « psichici assolutamente non sono spiegabi li in modo direuo •. « vale a dire, non possono essere rifel'iti a cause sufficienti" « a forza nel senso della fisica . A che giova dunque conslde« rare le funzioni dell'anima, anche le più elevate ed indi« pendenti daUmondo esterno, quali sono le rappresentazioni. « i concetti, i giudizi nella loro infinita moltiplicita, come ri« sultati di altrettanti movimenti con·ispettivi della ')Ostanza « cerebrale! Il processo psichiro non è menomamènte para« gonabile ad alcun processo fisico, e quindi non è spiegabile « dalle materia! i mutazioni che avvengono nel cervello ~. Ed il professor Mantegazza nella sua igiene della testa prende in celia le pretese del moderno materialismo con. queste parole: « Quando vedere un frenologo che palpa il


684.

L'ALJlll::"\TAZlONE DEtt.'ADOLESC E!\èTE

« cranio ;11lun tale, e p1·etentlc di cercare gli orga ni del pen« siero, ridete pure senza misericordia». Però la cop iosa sorgente ·delle idee sono le sensazioni, e queste non si possono avere senza l'azi one de'nervi e dei centri nervosi. Se poi questi centri sensiti vi oltre all'essere orgaui di sensazione o ùi coscienza ùelle impressioni contengono, come assicura il Ferrier (( in conseguenza della persi« slenza e della ri produlli vità delle manifestazioni fisiche « coincidenti, anche i materiali e la possibilità di conoscenze ·« sempl ici >> se sono in una parola il sottostrato della rappresentazi one, dell'immagine che resta nella mente, sarit facile comprendere la parte alliva che questi centri debbono esercitare nellavodo mentnle. E le facoltà d'ideazione e di riflessione, come quelle di sensazione e di percezione, devono come tutte le facoltà umane a lungo protratte nel loro esercizio, andar soggette ad esaur·imentO'; c l'osaurimcnto di tali fa coltà deve indurre un Lut·-

bamento nei centri nervosi, che D(lfl può a meno di essere risentito da tollo l'organismo. È in questo senso che si dee intendere l'ingerenza dell'igiene nella pedagogia, ed è questa la via aperta all'esperienza dei medici; il determinare cioè fino a qual limite il lavoro mentale fa risentire i suoi e/Tetti sulla salute e sullo sviluppo corporeo. L'aumentata eliminazione d'urea e di fosforo durante il lavoro mentale ci ha provato ad eYidenza questa influenza. la statistica ci ha dimostralo la perturbazione della salute e dell'accrescimento al di là di olto ore di studio al giorno, l'autorità di scrillori insignì e di abi li osservatori, c'inculca la moderazione del lavoro mentale a beneficio dello sviluppo fisico , e della stessa intelligenza. << La moltiplicità degli studi, dice il professore Rayneri

1


l~ RELAZIONE CO~ LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

68;)

(( nella sua pedagogia, dann eggia le faco ltà inte11ettuali. Jler~ ci ò i fanciulli allevati co' nuovi ordinamenti imparano una « furia di cose con ri sibile s uperfi cialità; le sanno o~gi per « dimenticarle domani. Di che av viene, che non essendo le « facoltà convenientemente esercitate , langui scano, ed a poco c a :poco divengano incapaci di seri lavori ». Heri.Jert Spencer ossetm che: << i giovani non possono «sopportare nè gli strapazzi, nè la fati ca fisica, nè la mentale « che sopportano gli adulti. Eppure! Probabilmente l'infe• « rioritit fi, ica della nostra generazione rispello alla prece« dente c dovuta al sovercl1~0 lavoro mentale. È riconosciuto « nelle fami glie che i periodi di crescenza rapida sono ac« compagnati da prostrazione mental e. Nella pucrizia come « nella gioventù il bisogno di crescere è il supremo, a cui « tu tti gli altri debLrmo so lloporsi; bisogno che impone di « dar molto e di toglier poco, che restringe le fati che del « corpo e della mente in proporzione della crescenza ~. Ed i cultori di scienze fisid1e parlano lo stesso linguaggio de' fil osofi. N el 4° congresso d'igiene tenuto a Genova n el~ 882 il dottore Kuhorn formulò i dettami della scienza ne' seguenti termini: (t La fisiologia e l'igiene impongono una triplice divisione « dello sviluppo armonico del corpo, dello spirito c dei sen« ti menti da 7 a 14 anni. La sovraeccitazione cerebrale pro« dotla dall'attenzi one o dai laYori troppo prolunf!ati fini sce. « dopo un tempo variahi le secondo la costi tuzione e l'eti1 del « fanciulltr, per produrre anemia del cervello o dell 'intera \(economia animale. Le esperienze psico-fisiche hannod imo(< strato che la stanchezza intellettuale è in relazione con la (,( debolezza della facoltà di distinguere, con l'indeboli mento «della memoria, e la comparsa d'u:1a sovraeccita7.ione psi-


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L' ,Ù,J:IfENTAZIONE DELL'ADOLESCENTE

<< chica.

All'infuori del sonno, a 12 anni la bilancia delle ~ Jorze fisiche ed intell etluali dev'esser tenuta con 6 o 7 ore « di scuola e studio, 8 1/ 2 a 9 '1, 2 di riposo ed esercizio>>. Il dott. Tamassia lamenta gli eccessi dell'omrio giornaliero ~d e' nostri ginnasi e licei che obbligano i giovani da 12 a ·18 anni a 7 od 8 ore di lavoro al giorno, ed il prof. Riccardi attribuisce in gran parte la buona riuscita degli allievi alla buona conformazione del loro organismo, quindi vorrebbe C•mtemperato il lavoro mentale alle qualitit fisiche degl'individui. Egli da una sua sta tistica di osservazioni craniometriche, fìsiometriche ed antropometriche ril eva « che l'orga« nismo degli allievi migliori, salvo eccezion i, è piti normale « a seconda dell' etit , segue con più regolari Là le leggi dello -<< sviluppo, si accre:'ce con robustezza , con forza, con preci« sione, con ordine, aumenta di peso senza esngernione, au« menta di forze senza pertm·bazione, conti ene un piccolo « numero d'anomalie nessuna delle quali è tanto profonda da «perturbare le funzi oni intellettuali. Che il numero de' debo« lucci, de' malaticci, de' scrofolosi, de' tisici è assai grande ~ nella sc hi~r·a degli allievi che d ~tnno il peggior risultato «negli esami>>. Lascio da banda le esr~gerate declamazioni contro il moderno enciclopedismo infantile, lascio da banda i pericoli, le minaccia di risi, di rachitismo, di epilessie, di convulsioni, di al ienazioni mentali che si sono voluti trovare nell'eccesso dello studio, le grida della stampa che hanno avuto un'eco sonoro persino nel Parlamento nazionale, perchè queste grida non si addicono ad un pnese che non ha finito ancora dì gridare per i milioni d'analfabeti. Quando potrò narrare le malattie curate nel cullegio militare di Firenze in un sessennio di servizio medi co, spero di potere scagionare la scuola da molte accuse che le si scagliano addosso, perchò credo poco a certi spauracchi. 1


1::-f RELAZIONE CON LO S\'ILUPPO ORGANICO, ECC.

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l! lavoro mentale non è nè coerCibile nè controllabile come il lavoro muscolare. Se un uomo in marcia si arresta spossato dalla fatica ognuno lo vede; se uno scolaro ba la mente stanca e si distrae, nessuno può accorgersene, e cùi è abituato a lavorare con la mente, sa benissimo come questa sappia riposare staccandosi dall'argomento che la occupa. spontaneamente, senza neanche il concot·so della volontà. Ma in un istituto militare non è utile consumare in uno studio inefficace e forse impossibile un ten:po prezioso che potrebbe esser dedicato allo sviluppo corporeo, ed il ministro della pubblica istruzione ha mollo opportunamAnte ricordato al Padamento come nell'antica Roma nemo ingeniwn sine c01·pm·e exercebat. ~ per queste ragioni che io oso aV\'enturarmi nell'ardua e complicata questione d'un programma d'insegnamento e del sistema più opportuno di svolgel'lo, terreno già batluto da illustri sct·illori di didattica e di pedagogia, nel quale han lasciato tracce luminose tan~i distinti ufficiali dol nosh·o eser()Ìto.

V. Ma?·te ha sposato Jfinerva, bra~;o Marie l Cosi il Marselli salutava iit·isveglio degli studi militari in Italia, e con lui il Còrsi, il Sismondo. il Fogliani, il Caveglia, il Bianciardi, il Cosentino ed altri , gareggiarono nello arricchire la nostra letteratura di stupendi lavori sull'istruzione e sull'educazione militare, talchè ben poco potrei aggiungere a quanto dissero tanti illustri scrittori, se la permanenza di cinque anni in un collegio, e Io studio spassionato de' fatti non mi spingessero a rilevare alcuni disaccordi fra il volere ed il potere, alcun i giusti desiderii, nohilissimi ideali d'impossibile realizzazione. (( Gli studi impartiti nelle nostre scuole si svolgono ft·a due


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L'ALlllENTAZlO:-iE DELt'ADOLESCEì'iTE

« esigenze contraddi ttorie: l'abbondanza delle cognizioni non « solo utili ma necessarin, e la ristrettezza del tempo concesso « all'opera ragguardevole. Le prime sono ct·esci ute e crescono << continuamente, ii secondo è rimasto costante o quasi. Quale ' è la conseguenza immediata e necessaria di que::;r.o stato di « cose~ Un affastellamento di parole, d'idee, di dati , di fatti. « di teori e che sfilano rapidamente dinanzi all'intellello, non « sYolte con la richiesta amp iezza. non corroborale con la « riflessione e con le applicazioni. e perciò malamente intese « ed ass imilate, lascianti di sè poca traccia dopo la prova «degli esami, soggette in gran parte a svan ire dopo pochi «anni. se al lavor·io obbligatorio scolastir.o non subentra « quello indi ridual e ,·olontario >> ( l). Ecco il punto prin cipale della queslione l Tulli convengono col Bianciardi (z) che nessuno studio sia allo a formar l'uomo come quello che noi intendiamo per cultura generale; t.nlli riconoscono pienamente col Sismondo (3) che un militare destinalo a tenere una supremazia sulle masse, a gu idarle. comandarle. condurle alla vittoria, non debba avere nna cultura generale inferiore a quella d'un medico, d'un avvocato, d'un ingegnere. Ma ci siamo mai rassegnati ad attendere che questo militare :tbbia 25 anni prima di sguninare la spada e comandare un plotone, come attende in med ia il !'UO 20°anno l'ingegnere, l'avvocalo. il medi co prima d'avere un cliente, un progello da fare? i~ pos:::il,ile colmare quesla lacuna di cinque o sei anni d'intervallo? }~ sperahi le un livellamento d'istruzione fra le (l) C.\\'Ef. I.I A. AI(I(IIP irlf•' "11/'t)l't/illlllllelli<l rlo'!lli >!llltli .militari. ,lfiliiiii'P - a)!O<I(l t8ll l. (21 .'ìu'll i $/u cli fieli<! (l)nna:ionr rlrll't•{fìciMr. -

Ri risla

Ri1)ts/a Mtlitm·e -

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sto t&i l. t31 /. 11 lflltsli(lltf •lr9li uflirillli r sotlu{firi(l li iot /lfllia. grnuaio 18;3, l!iu::no, lu ~lio, s~ll··mhr" c •lic••m liro t Sii.

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1:-i HELAZIONE CO~ LO S\'li.UPPO ù RGANlCO, ECC.

ti8fl

d iver3e profe;;sion i liue1·e e quella delle armi? Giacchè il complesso della cul tura non !Ji forma solo nelle scuole inferiori, ma ad essa contribuisce, largamente lo studio delle scienze com piuto in sei anni d'università. Ma lasciamo per ora lo studio universitario, e limitiamoci all'insegnamento secondat·io. I voli e::;pressi dal Sismondo risolverebuem in gran parte la questione se davvero si potessero avere nei collegi militari giovanetti provenienti dalla 3• o 4a gi nnasiale; allora con quattro o ci nque anni di collegio si porterebbero certamente al punto d'isiruzione che abilita al corsi universitari , e l'insegnamento Sitperiore militare potrebbe essere scevemto da Lullo ciò che è elementare, ed ampliato in proporzione delle esigenze tecniche. Non occorre indagare il perchè, ma il fatto è s pietatamente contJ·ario a queste nohili aspirazioni . Gli aspiranti al collegio militare, salvo poche onorevol i eccezioni, hanno appena superati) le cla!ìsi elementari, od hanno fatto cattiva prova nel primo anno di ginn<LSio; e su 383 entrati dal •1878 al ·1882 appena TI sono nell'etiL di 12 anni, gli altri haQno compito il13° ed il14°. Mandate indietro questa massa d'aspiranti, si chiuderanno di nuovo i collegi. È una piaga dell'Italia questo mnlvezzo di chiudere i figli in collegi() piuttosto che educarli in casa, o affidal'li a famiglie le quali dieno loro uu' educazione casalinga tutta amo1·e della società, tutta pratica della vita, ed il Fiaschi ( •l ), ben a r·a-

gione stigmatizza q11esto andazzo riprovato dal Tommaseo, dal Balbo e da altr·i sommi. Eppure t Dove sono 'le famiglie che come in Inghilterra ed in Germania si dedichino alla cultura dei giovanetti? Se l'iniziativa privata in 23 anni di libertit avesse offerto (l) D ella Educazione. - Studi dcll 'av,·ocato Cnso Fuscm.

4i


L' ALIMENTAZIOXE DEL!,' ADOLESCENTE 600 al paese sicuri ed economici stabilim enti educativi O\ C potessero colloc.tre i loro figliuoli tante famiglie condannale a cambiare spesso dimora, o costrelle a vivere in piccoli cent:·i mancanti di scuola. o incapaci di educare la loro prole, si potrebhe fare a meno.dei collegi militari, e reclntar·e gli ufficiali dai licei. Disgraziatamente l'Italia è fatta cosi, e non cambierà tanto presto. I collegi militari hanno la ragione di essere nella loro el;istenza, sono ricercati, si riempiono annualmente di nuovi giovanetti che a 13 ed anche a.114 anni stentano a superare il mite progmmma d'ammissione, bisogna dunque fare i calcoli su questi, coordinare a questo elemento tutta l'istruzione e l'educazione.

E con questo eleme-nto è egli mai possibile iniziare un'istm-

zione classica e compir·la in 4 anni? Si pal'la di un 5• anno di corso da introdnrr·e. con l'ammissione ad 1•l anni d'età, aggiungendo al progmmma dell'insegnamento il greco od il tedesco. Le cose peggiorer·eùbero certamente; le nuove materie graviterehhero sn tutti i cinque anni accrescendone il carico già esorbitante, gli ammessi ad 11 anni sarebhero rare er,cezioni. !\'la lasciamo i progetti e ragioniamo sul presente. Lo studio della lingua nazionale e di una lingua estera, un diffuso insegnamento della geografia tanto necessaria a' militari, un corso completo di matematiche elementari, quali l'aritmetica, l'algebra, la geometr:a e la trigonometria, scienze astratte e dimostrative che mostrano il procedimento della mente allo scoprimento delle relazioni quantiLaLive che le idee pos~ono avere fra loro, lln compendio di seienze sperimentali ed induttive che insegnano ad osservare, ad ordinare, a classificare, ed a corona di questo edificio intellelluale la scienza del pensiero, della facolta della niente, della potenza dell'animo, che frull a la di sciplina dello spirito, la guida della ragione, confortala dalla storia, maestra della vita, formano un

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IN RELAZ!O~E CON 1.0 SVILUPPO ORGANICO, ECC.

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fascio di preziose cogn izioni. un fondo di cultura rispellabile s ul quale si può inceùere sicuro nel cammino dell'esistenza, 'purchè l'insegnamento sia impartito a dovere, e l'allievo si sia s tudiato di trame profiuo.

Che cosa si richiede di più da giovanetti la cui educazione è .stala così trasandata fino a quell 'epoca'? Non è somma gloria jl poterne fare degli uomini? · Si vuoi che essi imparino a conneLLere l'oggetto della mente ~o n la parola, che si semmo poi della parola per riflellere di nuovo sull'oggeLLo della mente, che confrontando la par·ola col pensi ero perfezionino l'una e l'altro trovando i loro rapporti .scambievoli, eh~ passi n0 insomma dal parlare intuitivo e spon· !aneo al parlare riflesso, meditato, lellerario. A questo con.duce, secondo i1 Rayneri. lo studio delle leggi del linguaggio, l'esercizio dell'analisi della parola, e questo scopo si può raggiungere con lo studio d'una lingua molLo diversa dalla nazio· nate, come $arebbe la tedesca pe1· noi, ma si raggiunge meglio ton quello della latina, perchè è convenientemente diffi cile, perchè ci spiega la noslra lingua e la nostra let.teratura, perchè mantiene viva la tradizione patria, pei'Chè è la lingua del cat· tol icismo. Se il Rayneri avesse avuto fra mano la grammalica del professor Fornaciarì, anebbe visto che lo studio del linguaggio si può fare anche sulla nostra lingua. l\fa a quali condizioni la lingua latina risolva il problema ce lo dice lo stesso Rayneri nel libro 2° della sua pedagogia. È necessario prima di Lullo una sufficiente preparazione, la qnale deve consistere nello studio della lingua patria e della sua grammatica. Poi nello studio della grammatica e del vocabolario latino, che si dee far precedere a quello del pensiero latino. Bisognerebbe cio~ vincer la diffi coltà della parola prima di accingersi all'interpretazione de' classici, e corroborare l()


69.2

L'.UU1ENTAZIONE DELI.'ADOLESCE~TE

studio di questi con le prime nozioni di storia antica, di archeologia e di mitologia. - Altrimenti? Ecco il risultato. « Quanti sono que' giovani che terminato il corso delle Jet« tere latine, sieno, non dirò innamorati de' grandi scrillori , ~ma li possano leggere con qualche effetto e senza stento? « Quanti sono che a questi Jarori, i quali occuparono i più « heg!i anni del la lor giovinezza, ritornino col pensiero come « a nido? Quanti sono al contrario che alle piu lievi prove im« pallidiscono incerti sempre di · colpire nel segno l Quanti « sono, il che è peggio, che posti alle prove di scrivere da sè, << non danno prora nè di inventi va, nè d'ordine, nè di pensieri, ~< nè di proprietit nella elocuzione, ma li diresti bambini che ~ cominciano appena a balbettare, nudi di scienza, inconsci (( aiTallo del mondo intem o, nuovi del tutto ad ogni esercizio « di rinessione alquanto elevata l >>. Ora se noi apriamo il programma d'insegnamento dei collegi militari, troreremo che l'allievo alla fine del1° anno deve ·a vere imparato (eloquaran sineam?) le declinazioni, le coniugazioni, gli aggettivi e pronomi , e deve tradurre un brano di Cornelio Nipote; quando l'anno dopo avrà appreso l'uso de' perfetti , de' supini , dei tempi e de' modi tradunà le metamorfosi d'Ovidio, ecl a finire la grammatica avr~1 tempo negli anni seguenti, quando avrà già Lradotlo Cesare, Sallustio, Cicerone e Virgi lio. Studianrlo il latino in tal modo conlemporaneamente a tutte le altre materie notate dianzi , ì scolari dili genti alla fine dei quattro anni comprenderanno benissimo le pagine di questi autori Lmdolle a scuola da'loro maestri, ma se faran tanto di voltare il foglio impallidiranno, e giureranno di non mai più aprire un lihro latino. I scolnri meno diligenti o meno intelli genti saranno bocciati, perderanno la licenza, ripeter·anno l'esame, e molti ripeteranno il corso.


IN REI.AZIONE CON 1.0 SVILUPPO OllGANICO, ECC.

693

Ecco perchè il Còrsi si pronuncia addirittura •:ontrario all'insegnamento del latiuu ne' collegi militari, ed il d'Azeglio dice con la sua solita schiettezza: « Quando penso che ho pas« sali cinque o sei ano i a studiare il latino in quell'eta che è « la più atta a. ricevere con frullo l'insegnamento delle lingue! « E che invece di saper poco e male latino e greco, che si può ~< diré, non mi senono, potrei saper bene tedesco ed inglese « che tanto mi servirebbero l E dire che quest'insegnaq~ento, secondo il programma, non dev'e:;ser diretto a. scopo fil ologico ed estetico, al che mancherebbe il tempo neces~ario l A quale -;copo sarà dunque diretto? È difficile il dirlo, ma si può fin d'ora prevedere a quale scopo debba condurre. Conduce alla sfiducia de' maestri, all'av~versione de' discepoli, e quindi alla resistenza, vinta solo dal timore delle punizioni che divengono più frequenti; conduce a quel cumulo di sensazioni penose, di irritabilità nervose che spossano la fibra. ritardano lo svi luppo, indebolisco.no la costituzione, e producono quei risultati che la statistica ci ha rivelato, percllè si è rotto l'equi librio fra la potenza intellettiva ed il lavoro imposto, perchè si è passata la misura del possibi le, del pratico, dell'utile. Sunt certi deniqw• fines .. . anche nella sconfinata natura umana. Eppure l Deve privarsi l'esercito di una sorgente tanto r.opiosa d'idee, di concetti, di sentimenti che sollevano alla contemplazione della grande epopea del tempo antico'? Deve l'esercito comporsi tutto d'individui che non possano leggere una lapide che trovano per via, che non conoscano il linguaggio <ii quell'epoca, che non gustino le grazie di Sallustio, la s.everità di Li vio, la. concisione di Tacito, l'eloquenza di Cicerone? Neanche questo. Quando si son rich iesti giovani fomiti di questo genere di cultura, i licei ne han mandati a mi gliaia. Fra questi vi sarà sempre chi colti verà con amore lo studio clas-


69-i.

t' ALIMENT.-\ZIO:'<E DELL' ADOLESCEl'iTE

sico; dagli allievi de' collegi si possono trarre bravi ufficiali dotati d'altro genere di cognizioni non meno importanti. H livell alnento di tulle le intelligenze, di tutte le istruzioni è una chim et·a.

Un'altra ragione che ha potuto consigliare l'adozione det latino ne' collegi militari è il tentativo di pareggiamento dt questi studi ai ginnasiali, pel caso che qualche allievo, o peì ces~ala vocazione, o per inabilita fisica, non intendendo intraprendere la carriera militar·e, potesse continuare i suoi studi senza perdere gli anni passati in collegio. Il pareggiamento è impossibile perchè non vi sono momenti omogenei fra un corso compiuto in quattro anni, ed uno che dura oLio. Di 464 allievi entrati in cinque anni, soli 20 abbandonarono il

collef{io per malattie ed imperfezioni. Di fronte a questi pochi v'è un numero considerevole di giovani che si ritirano non per mancata vocazione, ma per insucce~so d'esami , per averegià ripetuto un anno e non poter ripeter·e il secondo, o perch& non si sentono la forza di ripeterne uno. E que~ti non cercanoaltra caniera, vanno a prepararsi presso un insegnante privato, depositano il fardello delltttino, del francese, della storia naturale e della filosofia, e cosi allegger·iti danno la scalata> alla scuola di Modena, e quando sono sul davanzale della finestrn, salutano con la mano i lot'<• compagni che sgobbanOo ancora nei collegi per potere entrare dalla porta. È questa la dolorosa verità de' falli; son cose lagrimevoli, snnt lacrymae 1·erum .... ma è tempo che anch'io la finisca con questo latino. VJ.

Ed ora due parole sul sistema 'd' insegnamento. Nello studio, come nell'alimentazione. come nel trattament~ disci plinare, come nel regime in genere, bi sogna che un di-


IN RELAZIONE CON LO SVILUPPO ORGANICO, ECC.

r. v t.)~ v

vario corra sempre fra l'epoca anteriore alla pubertà, e quella che l'accompagna o la segue. E le otto ore di applicazione mentale che abbiamo visto essere il massimo compatibile col congruo sviluppo corporeo e con la salute dell'adolescente, se si possono mantenere negli ultimi anni di corso, bisogna diminuirle ne' primi due. . È necessario avere bene in mente che gli aspiranti al collegio militare, nella massima parte, non hanno subito la necessaria pt·eparazione alla vita intellettiva; e da giovaneui che fino a pochi giorni innanzi ban vissuto con poco o nulla da fare, e con molto divagamento, non si può pretendere uno studio assiduo e duraturo, senza esaurire ad un tempo le loro risorse intellettuali e la loro compage organica; e l'educazione

deve svolger·le armonicamente. Tutto il difficile sta dunque nella distribuzione delle materie d'insegnamento, nell'orario scolastico che riesca al desiderato scopo istrnttivo senza soverchio affaticamento. La matematica è la regina dell'insegnamento de' nosu·i collegi, non toccate la 1·eyhta. La prima ora del giorno le, è dedicata, e serve, al dire del Còrsi, come a ripassare i ferri prima di mettersi al lavoro. Pe1·ò questa regina ha un neo che non le sta bene al viso. Quell'aritmetica ragionata da un cervello che non è ancot·a atto alla ragione souile, astratta delle quantità discontinue, credo potrebhe con maggiore profitto trovar posto nel secondo anno, quando le menti sieno già preparate dal ragionamento sulle quantità continue, dalla dimoslrazione geometrica più sensibile, e quindi più omogenea alle vergini intelligenze. La geografia~ certamente d'una g•·ande utilità nelle militari discipline, ma se si considera che questa branca viene ripresa a scopo tutto speciale negli istituti superiori; si troverà che può benissimo negli inferiori venire ripartita in tre anni invece che in quattro.


6!)6

L'ALDIE~T.-\ZIO~E OJ::LL,AOOI.ESCEl'iTE

La lingua fran cese si studia per quallro anni ne' collegi, e pui si coutioua nella scuola militare, con quauto profitto la5cio di rlo a quelli che han fruito di tale insegnamento. t.:redo che se la si s l~tòin s.;;e dieci anni con l'i s t es~o sistema si sa rebbe sernprc a ll'i stes~o punto. La ragione è chiara. Souo studi che riehi cdon o esercizio della memoria, prat ic.;a ùel meccanismo della lingua, e se ogni maestro deve avere in una classe 30 o 40 discepoli, non può frtr pal'lu1·e o leggere ciascun di essi che una volta o due al mese. Da una piccola classe di 'l O alunui al più, ogni mr~ es tro potreld1e inrece ricavare in due an ni un frullo che fosse certamente superiore a quello che danno le no:>trc scuole. t; li alli or i del 3(1 e .i • anno non pa~~a no il centinaio. Divisi fra quattro insegnan ti, qu esti avrebbero al massimo 2o allievi ciascuno, i quali suddi visi in rlue o tre sezioni produrrehbflro classi di 8 a 10 individui, ed imporrelthero un mas:-imo di 1 1 ore pe1· settimana a ciascuno in:;egnnnle. C:osì in ogni lezioue tutti polreuhero l e~gere, parlare, e~sere inte rroga ti, sc rivere sollo dettato, e con l z intcrTogazioni almese apprenderebbero di più in dne anni, che non facc iano in qnattrocon tiiia ventina d'interrogazioni all'anno. Quel programma di scieuze naturali conliene troppo per uno stud io elementare, troppo poco per dare un'adeguata idea del le scienze che rac.;cltiude. Un po'più ùi subrietit nella chimica clte v'è profu sa a larga mano, un po' meno ùi cosmograli a, clte falla a quel morlo non e che una ripetizione degli clementi di geogrnlia, e direnta un discreto programma da a~so l verì'i io un anno, tanto da ~erv ire d' introduzirHle alla fisica e chimica clte s' insegnano ndla scuo la militare e nel l'ac.;c.;:ldemia , tanto da dare delle idee f!Cnerali di ge•>logia, hotanica, wu lug-ia. Ahnlitn lo studio del latino. awlte qu ell" della Jiln,.oli.t du-


l 'i ltE LAZI OXE CO~ 1.0 S VILl; PPO 0 1\GA:-IICO, ECC.

() ~)7

vrebbe es5e re ridotto a proporzi oni minori. Buoni precelli di logica, quel li che sono sempre ri masti uel Yero da Aristotile in qua, la psicologia con veni entemente trattata, poche nozioni cl'ideo logia e di sana morale, sar·anno un sufficiente embrione di st11di clte potranno essere svolti più Lardi, con comodo, c.:on riflessione, quando all'insegnamento obbligatorio subentrer:l. il lavor·o spontaneo ed individuale. È qu ello il tempo della ragione spassionata, serena; quel lahirinto di critica fil osofica. di cui ora si ahusa, non riesce che ad ingar·bugliare la mente, co me dice il Bnin, a lasciare lo spiri to ondeggiante fra le diverse teorie senza compr·endern e alcuna,· a crea re degli apali e degl i scettici, non de' ragionatori . Ridouo cosi lo studio tlella filosofia, e me5so a coronamento dell 'edificio didallico ri esci rebbe gradito e profìcno . « La scienza dello spirito si può studiare quando la mente è « ben preparata dalla disciplina e dalla conoscenza delle altre (( scienze, specialmente dell e matemntiche e delle scienze spe« rimentali. Appoggiata a questa base la psicologia frull erit ~t la disciplina dello spirito, con una nu ova e più esatta cono« scenza de' falli individuali » ('l). I taliano tutti i santi giorni , e per Lulli. L'uf(jciale deve scrivere correuamente, e lo pnò anche senza il soccorso del latino, purchè.l'insegnaruento non sia lullo affidato alle regole grammaticali, ma sia rorroboralo da molto esercizio, da molto studio mnemotico. L'antico uso di fare imparare a mente molle poesie, molti squarci di scelta prosa, lascia per tutta la vita nell'orecchio la gradita impressione della fm se eletta, della proprietà delle par·ole, dello stile elegante. Ripartito in tal modo l'insegnamento, si potrebbe avere un omrio concepito pr~ss'a poco cosi: (t ) BAIN, Op. Ci!.


69~

L'AUME.NTAZIO~E DELL AOO LESCE~TE 1

Ann i rli corso

1" Anno

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Matcmalicloc

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'l . ona reli~iosa l l; trnz. S torin Gco;.:r:Uia Ici ~rancese · !'il0r1a naturale 1 Francr~e Id. l Fil ~solla

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Aggiungendo a queste lesioni :l'i, o 4- ore di studio al giorno rimarrebbe tempo sufficien te per le esercitazioni di calligrafia, disegno, canto, ballo, ginnastica, scherma, istruzione militare, riviste, tutte cose necessarie a favorire il gusto artistico che in un corso educativo non va trasandato, la sveltezza e la grazia de' movimenti, la scioltezza e l'agilità delle memb1·a, l'abitudine all'ordine ed alla nettezza, l'armonico sviluppo intelletluale e fisico. Rimarrebbe il tempo per mandare a passeggiare questi giovanelti almeno ogni due giorni, perchè non è utile teneri i a respirare ne' cortili e ne' chiostri come cenobiti, per mostmre loro un più vasto orizzonte solo una volta per settimana; rimarrebbe il tempo per cominciare almeno al quarto corso qualche esercizio di equitazione tanto necessario per la carriera militare, e tanto proficuo se iniziato di buon'ora. In tal modo il 'l 0 corso avrebbe un'ora di meno di lavoro mentale al giorno e sarebbe bene lasciargliela dormire, perchè, come mostra l'esperienza di famiglia, e come dice il Verga nella sua igiene del sonno « il fanciullo fino alla pubertà non 4: dorme meno di nove ore, raggiunta la pubertà non deve (( oltr·epassare della misura; pel giovane ne ba~Lano selle od ((olio al più, per l'adulto sette>>. Sarebbe desiderabi le che i libri di testo fossero fatti secondo


IN REI.AZIO~E CO:-i 1.0 SVILUPPO ORGANICO, ECC.

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i programmi, o questi secondo i libri dì Lesto. Non è opportuuo fare a meno de'l ibr i ed affidarsi interamente alte sin ossi che il discepolo può•raccoglìere a scuola. Oltre all'obbligo dijnmre in verba may i.~tl'i v'è i n tal caso da tener· calcolo delle possibili distrazioni, dell'insufficiente intelligenza, delle assenze per malattie od altro, e bisogna che l'allievo abbia un lib1·o col quale possa riempire le lacune prodotte per simili circostanze. Io ho avuto fra mario un libro di Lesto che aveva messo a prova la pazienza e la diligenza d'un allievo nel rintraccinrvi la soluzione d'un tema del programma. A pagine 22 v'em scr·itto uma 13°; a pag. 23 v'era un'altra postilla: se!Jne tema 13° a pagine 34 , ed alla fine della pagi na 37 si leggeva fin~ del tema 13°. Non tulli hanno la stessa capacità e buon volere, e la scuola deve servire a facilitar·e lo studio, non ad ingarbugliarlo. Un allro pr·ezioso elemento d'istruzione è la lettura, e bisognerebbe trovare tempo per concederla con qualche larghezza e libertà a' più diligenti. L'educazione è l'arte d'imprimere nell'animo le buone abitudini (Bufalini ), e perchè l'animo prenda queste buone abitudini è necessario che la ripetizione degli nui che le costituiscono non sia tlel tutlo ing•·ata, nM abbia qualche cosa di dilettevole. Ai manuali e libri scolastici difficilmente si ritorna nel corso della vita, ma se la lettura ha auratto la mente dei giovanetti, questi, divenuti ufficiali, conserveranno l'abitudine di leggere buoni lib•·i nelle ore di riposo. Quanto sia utile all'insegnamento lettera•·io accoppiar l'esercizio della lettura libera ce lo dice il Foglia ni in quell'aureo lavoi"O Jfili :ia e L!>.Ueralltra ( 1) ch6' io vedrei tanto volentieri (l ) Rivista .llilila1·e, 1874.

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l. l ALLUENT.\ZIOSF! DELL ' ADOJ .ESCEHE

nelle ma~ ni dei nostri all ievi, pel caido amore all'esercito che vi spi ra : · « La maggior parte degli educatori, dimemicandlo che l'es« senza dell'insegnamento lellerari o consiste nell'art·icchire la « mente di idee svariate che poi la scienza verra a coordinare, « e nel fecondare il cuore di buon i sentimenti che l'esperienza « poi ve.rrit a temprare, e insieme ad invigorire, il che non si « ouiene che con la lellura ragionata e con lo studi o dei grandi « mo d e l ~ i , che è pur l ' u~i co modo di ab ilitarsi ad imitarli e a « proseguire la gloriCisa tradizione, lo hanno ridotlo a un pe· « dantesco insegnamento di regole grammaticn li e rettoriche. << Quindi invece di svolgere, av vivare e far ger-mogliare e frut« tare le forze natura! i della mente e del cuore, essi le morti« fìcano, le isLeri liscono; e invece dell'amore e dell'avidità del «sapere, che ù il primo, e direi unico scopo dell'insegnamento « letterario alla ~ioventù, essi ollen gono di ispirarle nn invio« ci bi le al.lborrimento pe1· quegli studi che dovrebuero essere i il loro amore))_ Ed il 1\ayneri parlando detila lettura così si cspl'ime: « Se << ne' primi anni della r ita sla nella parola tullo l'i nsegna« men to, progressivamente ascendendo si no all'elà in cui si « abbandonano le scuole, i libri acqu istano viemnt:giore im« porla nza; e per valersi de' p rogressi ottenuti da'nostri pre« dece,;::ori, per mantenere intatta la tradizione scientifica, « noi più sovente a' lihri che alla parola degli uomini ricor<< riamo. L'ed ucatore aitunque dee preparare ed ngerolm·e « f!Uesto passaggio dell' una all'altra el~, affin chè !':alunno di' « venti col tempo a!Modirlascalo, ossia maestro di se stesso» . L'arte dell'educare è lunga e difficile, e gli ufficiali preposti a quest'arduo cò mpito doHebbero a\'erc maggiore s-ta bi lita ed essere in maggior numero, peli' poter dedicare all o studio della pedagogia una parte di quel lempo che ora è tutto assorbi lo dal loro speciale insegnamenlo, e dalle esigenze del servizio.


IN IIELAZIONE CON LO ~VIl.UPPO ORGA:'IICO, ECC.

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I collegi militari costano molte migliaia allo Stato, molt i sosp iri ad un migl iaio di fami glie; conviene dunque rivolgere ad essi Lulle le nostre cure, tullo il nostro studio, onde con la. congrua alimentazione, con l'armonia fra il lavoro fisico e l'intellelluale, con la debita proporzione fra l'atli rità ed il riposo, se ne ollenga il maggiore uti le possibile, compiendo in pari tempo il programma tracciato da! .Mantegazza all'igi'3ne dell'intelligenza « suol[f''re in o.qni cervello lttlta la var-ietà delle (( sue poten.ze, sm.za indebolire gli alll·i OI'!Jani nè accorciare « la vita >>. Firenze, il ·l o gennaio ·1884. P. PANARA Capitano Med ico.


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IL IODOFOR~1IO rr\ F.I.t.A

CURA DELLA TISI POLMONARE ••• FR~N~DI~IE~GENIO

li AG!:I VIIE MEIJICO

Uso ed azione dell'iodoformio

nella. tisi polmona.re . IJI. Tutti gli s tutl'i tla noi falli s ull' a zione LP.rapeutica dell'io· dofoJ'mio nella lisi polmona re e di cui ho tenuto fin ora par ola, sono s tati pubblicati, come bo g ià de llo, nell'opera del dollor 11 igllini Iodo.for moy nosic: "ed ~: ann o foJ'uito i primi " .falli, Al dire del g ià citato valente bibliografo, che certa« meute do Yeltero inc uOI'ar e e s timolare il Righini ad in· " tendel'e ·uegli uller iori s tudi sulla materia e furono cosi c quasi occasione al s uo bel lavOI'O " (1). Molti gio i'nali scientifici italiani e s lrt- nieri di quell'epoca pa rlaJ·ono m ollo lodevolmen te clel libi·o del chimico di Novara, ed il do tt. lanssens lo lrad us8e in lingua f1·nnccse favor entlo ne così la rliffus ione e la co11 o~ce nza in tutto il m ondo scientifico, m a fu in Francia !>pecia lmenle che il iodoformio ha avuto in principio piu estese applicazioni. Scope r·Lo il iodoformio dal Sel'ullas nel 1822 e fallan e conoscet'e la composizione chimico dal Dumas , fu inlrodollo (l ) !I.IIIOFPIO. ni • isla IJib liogrJ flca dell'opera del llighin i (Gio,·,w lc di Nedicino 1Vili/m·e, 186.1, pag. 6!,


IL IODOFORMIO NELLA CURA DELI.A TISl POLMO NARE

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fin dal1839 dal Bouc!Jarclal n ella terapeutica ed é slat~ tanta la fiducia posta nella virtù curativa Ji detto farmaco, elle il suo consumo crebbe in pochi anni a dosi eno1•mi. E d infatti nei soli ospedali di P arigi mentre nel1859 ::;i er·ano consumali grammi 250 di iodoformio, dopo la pubblicazione dell'opera del Highiui il consumo andò progr essivamente aumentando, e raggiungendo nelranno ·1864 g rammi 690, nel 1869 dopo le pubblicazioni ùi Dema1·quay, Besnier, F orio! kg. _20. nel i873 kg. :33, nel i 875 kg . 28 (1 ). L' ln~hìllerra e la Germania hanno pure fatto tesor o degli studi del Righini, del Mor elin, dell'E. Umbert, del Bouchar dat, del Descllamps, tlel Pisani, ma scelsero più specialmente la patologia chirut•gica per campo delle loro prove. l n Italia pocl1i medici e pe1· poco tempo adoperarono il iodoformio e l'opera del Righini, premiata da società scieutifit:a sLJ'aniera, fu presto dimenticala. Dovettero medici stranieri coscienziosi rich iamare alla memoria degli Italiani , elle erano stati medici italiani i primi a studiare l'azione fi s iologica dell'iodoformio, i primi ad esperimentarlo neJle malattie lente polmonari, i primi a provar lo nelle malattie di cuore, i primi ad applicai·Io nella disinfezione dPgli ambienti e nella di· slru<:ione de' miasmi. Nel campo pure dt:lla patologia chirurgica gl'italiani ful'Ono i pr•imi ad esper·imenlare il ioùoformio. Il maggior general e medico comm. Manayra nPII'anno 1852 lo esperimen tò con felice risultato nella cura del carcinoma della mammella. La storia di questa cura si trova registrata nell' A beille M édicale del detto anno e riguarda una rinomanala cantante la signor·a L. ... Carlotta, la quale essendo affiitta da tumore carcinomatoso alla mammella destr•a. il quale era stu lo r efrattario ad ogni altra cura, fu in pochi mesi guarita dello stes~o coll'uso esterno dell'ioJoformio. La Memoria del dott. Manayra venne riprodotta dalla Ga:uette Méclical de Paris e da altr·i g iornali medici, ma col decorrere del tempo fu dimenticala. Solita storia

(l) France Alrdical, oltoiJr<' !Sii.


IL JOO OFORl!IO

Jellc vicenJe umane. . . . . . chi tla v vero dimentica e chi infìn ge dintenlicare per poter e poi alroccasione oppor·tuna 'esclamat·e Hu reka! DAlla accennata M emor ia ri su lta Junque ma111fr .,:to che il doti . M anayra, in signe pet· mediche pubblica zioni, nelle fJUllli ha Sa)Julo seminal'e fecontle idee eù escogitare sag;;i consigli, inlt•odusso nella lerapeutica chirur·gica il io,lvfor·mio 30 anni prirna, giova il ricorùarlo, del V on-Moseliz-Morb of, che è conr:;iùeraLo Jai T edeschi come il pt·im o inlJ·od uttore del dello fa1·maco nella pt·atica chiru r:rica. Il R igh ini, che aveva fatto m olti studi ed esperi menti coll' iorlofot•mio sugli umo t·i animali, uve\·a pur nolalo che gli ind i \·idui che fnce vano u so del iodofo t·rn io esnlavano dulie narici l'odor e di que~ to fa t·maco, per cui gli venn e desiderio di costAtare il fAllo su se stesso. F ece per·Lanto la seguente e:;;perienza: In;.reri due g t·ammi ùi iodofor mio sciolto in un po' tl'ucq ua albuminosa e dopo due or e dirigendo il suo alito su di una soluzione di sollo- acetolo di piombo l i')uido \'ide che questo assumevu un color giall o e deponeva ioduro di piombo. Ripelù l'esperimento sopra soluzio11i di azotalo di argento, d'id r ato di polassa, d'idt·ato di soda e cinscuno di qu esti corpi lralllllo coi con\'enieuli r ealtivi accusò la presenza dell'iodio, co,;tiluente il periodtH'O di formile (iodofol'mio) ( l J. N oi pure avendo osset·,·alo che i maiali sollopoE:l i al l'uso di questo rim ed io esalavano prontamente du tutt a la superfici e del corpo un odore di iodofor·mio. che 8i r endeva maniféslo alzando le collr·i del !ello in cui giacevano, ripetemmo l'esperimento del Righini e noi pure LJ·ovammo che il ioJoformio veni va esalnto dai polmoni. Questo fallo ci convinse che i l farmaco ve11iva assorbilo rapt da:ueu le, e con non minore rapidità veniva eliminalo (2). Il Righin i aveva pll !'e notato fìn dal 4 8~12 che facendo inalare il iodnformio a per·sone !:'ane produce va nelle stesse uno s ta to di esilaJ•amenlo, eire gl i parve offrire qua lcl•e analogia coll'azione ben conosciuta del protossido di azoto. (t ) Op. ci i. 1•ag. 3~, 33.

(2) Op. ci i. pa:;. 18.


NELLA CURA DEL.l.A TJSI l'OLMONAI\E

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Questa osset·vazione del valente chimico mi fece nascere l'idea di sostituire il iodoformio al cloroformio per pl'oùurt•e l'anestesia. L'analogia pure esistente tra il iodoformio tld il cloroformio avevano indollo il Righini fin dal 1856 a .cercare se il primo possedeva come il secondo proprietà ane~teti che ed i suoi esperimenti furono corona Li da !>uccesso, aventlo ottenuto di mantenere in islalo ù'insensibHilà per 15 giorni N. 8 mignalle immerse in una !>oluzione di iodoformio centigrammi 5 e gr·ammi 100 di acqua, per cui conchiudeva " la pt•oprielà anestesica del iodol'ormio merita di essel'e su di un'ampia scala confermat.S. • ti). Desiderando io trovare un succedaneo al cloroformio ed ·all'etere per le ragioni da me svolte in un altro mio sct•illo (2) intrap!'esi degli esperimenti coll'iodof'ormio, i quali sebbene limitati ad animali non riuscit•ono infruttuosi. I miei esperimenti consistettero in inalazioni coll'iodoformio puro in conigli, piccioni, galline ....... ed i ris ultati furono l'insensibilità compl~ta ottenuta nello !;pa:lio di 2 o 3 minuti. Ripetei gli esperimenti colla tintura alcoolica di iodoformio, ma i t•isullati furono nulli, per cui ritornai all'i0tloformio puro. Nel corso della inal&zione erano evidenti due stadii, di cui nel primo vi era agitaziono dell'animale, contl'azione muscolare, respirazione esagerata, pol~o ft·equente; nel secondo stadio avveniva calma, rilassamento muscolare, respit'87:ione leuta, polso normale. In questo secondo stadio l'anestesia era. completa e durava 4 a 5 minuti dopo la sospensione della inalazione, nel qual tempo io infiggeva r eplicate volte il coltello nella carne di quelli animali e pareva lo conficcassi in un corpo morto ....... Non un grido ....... non un tremitomuscolare! L'apparecchio d'inalazione che io ideai e di cui ho fnllouso era semplicissimo. E sso componevasi di una vescica a forma quasi cilindrica le cui due estt'emilà erano bucate però con apertura diversa. L'estt•emità aperta da applicarsi al muso dell'animale era (Il Fotmru;rpcn J)O}Ìolm·c. t• edizione, t856, paJ(. 21~. (2) Dti vu rii O!Jellli oucstclici e sprcialmeute dell'iodo(ormio, Torino, 18;i8.

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JL IODOFORMJO

sufficien temente larga da poter conlenet·e lulla la bocca dello s tesso, e l'altra eslremit.a m ollo più piccola era fornita di un cannello di vetro, il cui lume corrispondeva ad un clipr.esso a quello di una trachea di animale della specie, s u cui faceva . gli esperimenti, ed il cui ufficio era di lasciare pasc;are l'aria esterna. Entro la vescica poneva una spugna nei cui meandri avea collocato due grammi di iodoformio puro, e fra la bocca dell'animale e la spugna stava un pezzo di velo a forma di diaframma per impedire l'entrata del farmaco nella bocca dell'animale in esperimento (1). Era un a pparecchio incompleto, ma a me sufficiente per i miei e!:perimenti. Con un identico apparecchio ma di dimensioni maggiori volli fare. esperimenti su persone sane, ma sia pet• la novita dell'esperimento, sia per la mia ~iovinezza cl1e inspirava poca tìdur.ia, sia per l'odore acutissimo ed ingrato dell'iodoformio, sia per l'azione sua irritati va alle fauci per cui des tava facilmente la tosse..... sia per tutte queste cause assieme, il vero si é che non bo mai potuto portare a ter· mine i miei esperimenti sugli uomini. A ciò a rrogi che io ern titubante nello spingermi allo esperimento, avendo sempre presente alla memoria la morte improvvisa di un animale in uno de' miei esperimenti. I fatti accennati e le esposte ragioni furono i motivi che mi determinarono a desistere dal proseguire gli esperimenti. Non cessai però di continuare i miei sludi sullo stesso. Valenti medici stranieri fra cui il Binz, il Mullet·, il Floucand, il Kendrik, il Hogyes fecero pure, degli studi sull'azione fisiologica dell'iodoformio ed alcuni degli stessi autori ripetendo i miei esperimenti hanno manifestato il dubbio sul valore di alcuni fenomeni da me osservati, ed banno trovato che il mio apparecchio d'inalazione è difelloso, perché non permette l'eliminazione dell'acido carbonico. Non ne~o l'importanza e la serietà di quest•oJLima obbie-

zione, sono stato anzi il primo a riconoscere ed a dichiarare l'imperfezione del mio apparecchio. I fatti però da me (l) Op. cii. pa~. li.


NELLA CURA DELLA TISL POUIO~AllE

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.annunziali ed i ris ultati da me ottenuti sono veri e r eali, per cui non temono s mentita. L'intento di questo mio scritto ·non permettemi ora di sostare su questo argomento, mi pr·efiggo però di ritornarvi, ben meritandolo e la natura della questione scientifica e la gravità delle obbiezi<•ni. lo aveva g ià notato col collega Pisani che il iodoformio aveva azione sedativa sull e mucose broncltiali; aveva già sperimentato su me stesso che il soggiornare in un'atmosfera satura di delta sostanza, non solo non mi portava nocumento alcuno ('l) che anzi mi rendeva la respirazione più. ·leg7era. mi faceva dormire lunghi sonni, e mi face\'a con più insistenza e con più ft·equenza sentir·e l'appetito; oltre .a ciò aveva esperimentalo sugli animali l'azione sua aneslesica . L'insiem e di questi falli mi fece decider e a provare le inalazioni di iodoformio nelle lenti malattie di petto. Il 'Righini pure mi spingeva a sperimentare tale metodo di -cura assicurandomi che altri medici da lui invitati fino dal 'i852 a provare delta cura avevano ottenuto una diminuzioM -sui sintomi della lisi ed un riturdo nel suo progr·esso (2). Il Righini consigliava di fare inalare il iocloformio diviso lllell'etere ed io ho comincialo appunto in questo modo i miei esperimenti, ma i mslali si lagnavan0 di un senso di -calore e di secchezza alle fauci; in alcuni la tosse si faceva più s tizzosa, in altri la r espirazione r endevasi più frequente e faticosa . Ad evitare quest'inconvenienti, che non erano -sempre leggieri, ideai due .diversi metodi, di cui dirò brevemente. Il primo metodo è quello eli fare inspira!'e l'aria 'iodoformizzata, producendo artificialmente un'a tmosfer·a io·doformic!l. P er. ciò o lLP.nere ecco come procedeva e che s eg uo tuttora: in una cameretta poco spaziosa, le d i cui pareti, il soffitlo ed il pavimento sono s tati prima diligen'temente spolverati e puliti, appendo delle Jislar elle di carta iodoformizzala per la puriticazione dell'aria racchi:.lsa (3). (t) Op. cit. pag. tG. (!) ntGIIIl'\1. Fm·mocopea popola>·e, 1856, pag. 2ti.

(3) Le cnrtr iMJ orormizzatr ~ono ~tat~ ifl<'<llc dal dott. Hi)(hini comi\ anti~'ctlichc e disinrettan ti. t.a loro prrpnmziono ~ la srgnPntc. Amido puro gr. 10.


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IL lODOFOIOIIO

Ques te carte pe r la reazione dell'aria sprigionano Ientissimamente ùell'iodoformio; se poi l'atmosfet·a é umida lo svi-· luppo si fa più sensibile e lesto. I n un cantuccio della stanza accendo una lampada a spirito, per scaldare l'acqua conte· nuta in un recipiente a hll·ga superficie, i di cui vapori espandendosi n ell'ambiente fav ornscono la evaporazione dell'iodofot•mio dalle lislarelle S013pese. In quest'acqua galleggia una piccola cossula di porcellana contenente 3 o 4 grammi di iodoformio polverizzato. In pocl1i minuti l'aria rinchiusa in questa cameretl.a viene· cnricala di var)ori di iodofo1·mio, del elle mi avverte l'odore penetrante sui generis. Assicur atomi di ciò, faccio entral'e il malato nella stanza e qui vi sta ndo a suo pia.cimenlo, cioè o sd t·a iato sul letto, o sedute, o passeggiando, deve fare di tanto in tanl9 p1·ofonde inspirazioni. Queste inalazioni ai p1·imi giorni d'Ur ano una mezz'ora e poi a poco a poco le prolungo sino a due or e. In genere sottopongo una sola volta al giorno il malato al)e in~l.luzioni, ulle volle d ue e quando l'ambiente mi si pr esta acl.allo, e la malattia è mollo· avanzala con abbondante espettorazione, tengo continuamente il paziente nell'atmosfera iodoformica, facendo però mallina e sera rinnovare l'ai·ia de lla camera. Ogni volta cbe mi é stato possibile ho misurato i[ calore del corpo, il polso e i movimenti respiralorii dei mala ti prima e dopo ciascuna inalazione, in ciò coadiuvato da intelligenti medici miei assistenti (1). Nelle ripetute osservazioni, che passano le centinaia, ho sempr e notato cbe sotto l'azione· del iodoformio andavano modificandosi la temperatura, l'im-pulso cardiaco e la respirazione. Io eù i miei colleghi abbiamo sempre constatato: ac•ltl:l dislillat.1 11uanto ba->Ln per opcrarne una pr rf•Jttn dil'isionc. Si tìrrt il miscugliv n modera to ca loro. a:;it:tndulo con s patolctlit di legno per olloncro mollr poltif!'lin nelta 'ltJal•', din•nn la rrcdtla, ~i tlh idono di ioclofoTmio puro grammi 8. La matNia che per tal mo• lo no risulta si spalma convrnirn iNn~ntc su d~i ro~di di carl<l bilmla, ch" asciuga ti e tagliati in liste del diametro di dicci contirr.rlri si conscrl'ano por il detto IUSO. - (Cen11 i ot popolo sulla i1tsalu/,rilà llcll'm·ia dt' filatoi <li& $Cia, Mii:HttO, 4852, pag. 35). (l) llit'onlo pii.t $f1Cdalmcnlo i Si)!uori (lott ori Arpa, l'ioroJIIi, Fcrnandcz.• .Mancia, HaiTo, Marinelli, ai quali rendo i più sentiti ringraziamenti.


NELLA CURA DELLA TISl PODIO~Al{E

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t• Che quando la temperatura del corpo prima dell'inala-zione era superiore alla JJ Ormalc (cioè fra' 36°.8 a 37°.5) la medesima discendeva in tempo dell'inalazione fino a raggiungere questa normale, il cl1e avveniva dopo circa un'ora -di continua inalazione; se invece la temperatura del corpo era inferiore &Ila detta normale ascendeva a poco a poco fino a portarsi al livello della stessa nel dello spazìo di tempo. 2• Che finila l'inalazione il polso batteva un po' più fre·quentemenle aumentando i balli ti da 5 a 7 per minuto primo. 3• Che i movimenti respiratorii aumentavano in numero di 2 a 3 per minuto primo dopo un'ora d'inalazione. I tre notati falli meritano di essere studiati accuratamente e minutamente potendosi dagli stessi trar motivo a nuove indicazioni terapeutiche dell'iocloformio, ma ciò facendo ora mi allontanerei di troppo dallo scopo che mi sono prefisso in questo lavoro, per cui mi riserbo tornarci sopra in un allro seri llo. Non sempre avend o negl i ospedal i o nelle case private una camera aclalla e da polerne disporre per le detti ina'lazioni, io portai il mio pensiero allo scoprimenlo di altri mezzi d'inalazione, lasciando il malato n el pr opt'io letto. Anzitutto io provai con una pipa nuova di legno a lungo cannello, empiendola di cotonina, entro cui aveva posto del•l'iodoformio in pagliette. La pipa cosi preparata la consegnava a l malato, il quale aspit'ava con profonde inspit·azioni l'aria, che passando nella spessezza della cotonina giungeva .ai polmoni carica di vapori iodofor·mici. Questo metodo l'abbandonai tosto perché molto imperfetto, accadendo spesse volle che le pagliette dell' iodoformio a Privassero alle fauci ed ai Qronchi destando intensa tosse. Escogitai allora un apparecchio che ora brevemente descrivo. Esso é composto ·di una bottiglia di vetro bleu della capacità di 300 grammi ·di liquido. Questa bottiglia ha una lal'ga apertura, che viene chiusa da un tappo di gutta -perca, il qnale è trafot·ato da due canali a tutta spessezza doll'allo al basso. In uno di questi , canali è impiantato un tubo di vetro ad angolo retto, che giunge fino alla metà della bottiglia, mentre l'allt·a branca


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l L IODOFOIUJIO

del tubo, che s ta in direzione o rizzontale all'esterno, h& innes tato nella s ua estremità libera un tubo di gutta-perca della lung hezza di 50 c entimetri, il quale pure all'es tremo opposto porta un tu bo di vetro della lunghezza di centimell'i 10 a 15 che l'ammalalo tierye in bocca per inspira•·e. Nell'altro canale del tappo penetra l'es tre mit.à piccola tubulare di un imbuto di vetro ol trepassando l'apertura inlet·na ùel tappo di un centimetro solo. La bottiglia- è di vetro bleu per · evitare l'alterazione dell'iodoformio, la quale é prontissima sollo l'azione della luce. P er far le inalazioni prendo due gt•ammi di iodo for·mio sottilmente polverizzato e 15 g &·ammi di eter e e li m escolo assieme; quindi ver so la miscela nella bolliglia e questa agito in modo che la miscela si attacca alle pareti interne della s tessa bolli g lia; lascio aperta questa per qualche minuto acciò la maggior pat·Le dell'etere volaliZLi, frattanto mello nell'imbuto uno s trato ùi ovatta idrofila sulla quale s pargo dell'iodoformio polverizzato che poi copro· con altro s trato di ovalla. Ciò serve per privare l'aria, che per l'imbuto penetra nella bottiglia, non solo delle sostanze inerti galleg~ ianti nell'atmosfera, ma eziandiv dei detriti organici e dei microrganismi che si trovano volitanli nelle camere dei malati. L'aria in tal modo purificata s i carica dei vapori iodoformici e viene per i.l tubo ad an golo aspirala dal malato. P er favorire l'evapor azione del farmaco immer go. la bolli glia in un recipiente di metanlo contenente un po' d'acqua. che faccio sca ldare con una lampada a spirito. I desc1·illi due metodi di atmialria sono quelli che io a-. do pro da più di 20 anni nello cura delle malattie len li polmonali as sociati però alla cu1·a interna collo s tesso farmaco nella q~antila e proporzione seguente: Iodoformio. . . . . . centigrammi 40 Es tratto di g iu.:;quiamo . . . . . • 40 E ~ ll·atlo di latluca saliva . . . . grammi 2 per 20 pillole somminis trandone due al giorno in principio· di, cura, e poi assicuratomi della tollèranza, aumentandole a 3 o 4, non di più. Quando la febbre è cessata, la tosse è mollo diminuila e l'espettorazione è quasi nulla, io sono. solito alle dette pillole sos tituire le seg uenti:


NELLA CURA DELLA TISI POLMONARE

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Iodoformio. . . . . . . centigrammi 50 Ferro puro in polvere finissima. : » 50 Estratto comune . . . . • . . grammi 2 per pillole N. 2f> somministrandone prima 2, poi 4al giorno. Queste pillole servono per combaltet·e lo stato idroemico di questi malati, non l!·ascurando la malattia principale. Le medesime sono ben tollerate ed anzi aumentano la forza digerente dello stomaco. P resentandosi qualche complicanza io la combatto senza interrompere la cura iodoformica. Le complicanze più f'l'equenti sono la emottisi, la febbre alta, la diarretJ, i sudot•i notturni. Quando sono leggere qu.este complicanze mi affido alla cura coll'iodoformio per vincerle e raramente mi f~:~l· lisce; quando sono imponenti aggiungo speciali farmaci, cioè l'ergotina per via ipordemica nell'emottisi, il solfnto di chinino nella febbre che ha andamento 'intermittente, il fenato di chinina se ha corso continuo. Contro Ja diarrea da dispepsia adopro il sottonitraLo di bismuto, il !sudano, le

polveri dtìl Dower e contro la diarrea da ulcerazioni inle· testinali le imbroccazioni fredde sul .ventre, il tannino e la rat.ania per clistere; in alcuni casi poi mi corrispose molto bene lo spennellare 1' addome con collodion elastico iodoformizzato. Questa medicazione é un po' penosa pei malati, ma ha una positiva azione ftworevole sulla diarrea. Per combattere i sudori notturni profusi prima adopera vo l'alcoolato di aconito, dopo il 1868 prescrivo il solfato ne utro di atropina nella dose di mezzo milligrammo per pillola e somministrandone 'l , 2, 3, nel tempo del sudore. Questo medicamento segnalato dal Bartolow e raccomandato dal Villiamson, dal Vulpian, dal Har;::sal corrisponde per bene al caso, stando però mollo vigili sulla sua tolleranztt. La buona nutrizione è parte importantissima nella cura della tisi, ed io cerco sempre di sostenere le forze dell'individuo con carne arrostita, con ova, con zabaioni, al bisogno anche con carne cruda e vino vecchio. Quando vi è 11noressia o vomiti ricorro con fiducia alla alimentazione forzata, che rimessa recentemente in vigore dal Debove apporta invero sorprendenti risultati. Allorché non ho avuto a mia disposizione il tubo di Faucher ho adope-


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IL IOO OFORliiO

rnla l'or tlinari a sonda eso rage~ . L'inleoJ uzione della sonda e iu pri ncipio non l olle•·ata e penosa ai m ah·l~i e facilmente av\'engono ,·omiti o conati, ma dopo tre o qualleo pro ve il malato la tollera per cui si fa penetrare fino nello stomaco. A !lo1·a ver so n ella sl•>ssa sonda con un cucchiaio un mi!;'cuglio di brodo tiepido con o va sballula o di latte con ova, e ciò ri peto due volle al gio1·no nella quanti la delle ordinari e scodelle da min e!"ll'a ; qua lche •·ar·a volta a gg iun ~o un po' di. ca rn e cruda (G0-100 grammi) sottilmente tr ilala o raschiata. Dopo 3 o 4 !<iorni di questo modo di alimentazione il malato rincqu isl a l'appeti to e man gia da sé senz'al l ro aiuto. È un metorl o eccellente di alimen11tzione, che nelle poche volte in cui fui obbligato ad adope1·arlo mi ha dato buoni ri sultati, e merita di essere accellato nella prntica comune, per cllè la nutrizione ùe]l'ammalalo e condizione indispensabile pe•· una prognosi rau sta. Tre m e~i in med ie di questa cura sono sempre stati sufficienti per ottene1·e uno •·claliva g-uarigione od un note" ole miglioramento da far fruire all'inrl iviùuo r]ualclle anno di pii.J di vita. È ben !ungi da me l'idea di creder e di. possedere nell'iodofOJ'mio uno specifico della tubercolosi e non voglio lacere di avere avuto deg-li e!=<ili infausti, ma io non esito ad as·

serire che ft'a tulli i r imedi pt•oposli ed esperimentali per la cura di si terribil e malattia, specialmente n ei suoi due primi periatli, questo farmaco è il solo r.he abbia daLo propor zionAtamente un maggio•· nume1•o di buoni risulta ti. A compimenLo cii cu1•a ed allo scopo di r endere duraLuro il miglioram ento acquistalo prescrivo al malato la continuazione delle pillole di ioùoformio e ferro per uno o due mesi e quanùo possibile oltenet•si , co n si ~lio il comhiamenlo di clima, l e acque miner ali, la f!innaslica polmonale, ed un accurato r egime di vita, di cui parlar ò in seguito. Torna interessante il sa per e quale é il morl o di agire dell'iodoformio n ella tisi polmonale p('r poter r ender ei r agione dei feli ci esili ottenuti delle p-uar·igioni. I o Ct'e(lo che il iodoformio agi::ce in modo di ver so a seconda che viene somministl'alo per la via dello stomaco o per i na lazion e. Di

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NELLA CURA DELLA TISI POLM0;'\1.\RE

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già a pag. 615 Ilo riportato quanto da noi si opinava nel 1860 !i'u ll'azione dell'iodoformio per uso interno nelle dette malattie; ora posso aggiungere che a mio pensie1·o questo farmaco, che è un perioduro formilico (c•· H J'), somministrato per la via dello stomaco agisce per il iodo di cui ne contiene 9f lO di peso e per la sua composizione, che è quasi una sostanza o1·ganica. Secondo il Rigbini il iodio favorisce l'assimilazione; secon do il Rauboteau é un medicamento di risparmio, perché modera il consumo dei tessuti; secondo il See é un oiorJicatoT'e come l'ossigeno, secondo il Semmola è la sola sostanza minerale, eh~ sebbene es tran ea al'latlo all'organismo, tuttavia attiva potentemente i lavori della nutrizione generale. " Il iodio, egli scrive, penetrato nell'organismo sotto combinazioni speciali agevola la fuoriuscita degli elementi vecchi,

Clh.luchi, reg1•essivi, che sono tlSll'anei af buono andamento dell'attività pegli elementi istologici dell'organismo ed indir ettamente favorisce il rinvigorimento e la ri produzione degli elementi giovini •. Ed è appunto per queste sue proprietà che è giovevole nella scrofola, nella sifilide, nella tubercolosi. Ma esso ha il grave inconveniente di essere un agente irritante della muccosa stomacale, per cui molli medici hanno ce1'cato di sostiluirgl i il iodut'O di potassio, di sodio, di ammonio .... ma questi pure producono degli inconvenienti a tutti noti. Il iodoformio adoperato a dosi mod erate non ha alcuno. -dei difetti rimprovernti alle allr·e combinazioni iodiche, m entre poi le può l;OSliluire nella ma:rg ior par·te dei casi in cui sono proposte. Il suo asso1·bimento, ovverosia la penelrazione sua negli umori animali si compie con gr·an facilita. Il iorlio, dice il Righini, essendo effettivamente combinalo all'idrogeno, ed al carbonio in proporzioni che costituiscono pe1· così dire un compqsto organico (ioduro di formile) questa composizione permette nl iodoformio di comportarsi come una materia organica perfettamente assimilabile, e di essere disciolto dalle sostanze albuminoidi (1 ). Ed infatti le sue ricerche gli hanno' fallo conoscere che i vasi destinali a t1·aspoPtare il chilo non (l) Op. citat.'l pa~. 40.


714.

IL IODOFORMIO

assorbono il iodoformio, che quando questo è stato convenientemente sciolto dalle sostanze albuminoidi (albumina, caseina, lì brino) o dalle materie dissolventi cha si lrt>vano nello stomaco, e sotto l'influenza ùi queste sostanze p1·oteiche viene ass imilato e portato in circolo e quindi subendo una melamot·fosi speciale, viene espulso dal corpo, parte allo stato natu1·ale, pot·le allo stato di ioduro di ammonio (idem. pag. 74). La parte inalterata sorte più specialmente per la via dei polmoni, il che è stato in seguito anche confermato da noi e poi dal Semmola. D:a ciò avviene che non solo il iodofor111io agisce espellendo i materiali guasti e fa vo rendo la rigenerazione di e leme nti nuovi, ma passando in parte inalterato per i polmoni agi !:ice anche dire ttame nte sulla parte degli stessi che siano lesi. Quest'ultima proprietà è la più preziosa ed é quella, secondo il mio modo di pensare, che apporta cosi sorprendenti risuHati nelle lesioni polmonali. Facendo la cura coll'iodofot•mio per la via dello stomaco e per la via dei bt•onchi noi facciamo si che quesLo farmaco giunge e si posa direttamente sulle ulcera:zioni P.olmonali, ed a gisce quindi sulle stesse come sune piaghe esterne. Esso in parte agisce per len ta scomposizione lasciando. libero il iodio, il quale a contatto delle materie organiche le disorganizza impedendo la loro alte1•azione settica, eu in parl!e agisce como anestesico e parassilicida. Essendo nolo, per le esperiP.nze del Babés e del Cornil, che il bacillo di Koch pul~ula alla superficie intema della caverna e che il liquido purulento ~ecementesi dalla st.essa è il terreno più adatto alla sua naturale coltura, è razionale il credere che portando il iodoformio su detta s uperficie questa si modificherà prendendo i caratteri della piaga semplice ed il bacillo, privato dell'ambiente adatto e dei mezzi hecessari al suo sviluppo, non potra più riprodursi e verrà, coll'aumentata attivita del ricambio materiale, espulso dall'organismo. Ormai i chirurghi '\Ono d'accordo nell'ammelLere cbe non vi è medicamento migliore del iodofoi•mio per la cura delle piaghe siano superficiali che profonde, siano piane che .anfrattuose, o tubulari e difficili puli r s i ed a detergersi. Le caverne polmonali ponno considerarsi e lo sono davvero

a


NELLA CUlLo\. DELLA TI SI POLllONARE

';' J i).

piaghe interne. Or bene se quelle guat·iscono con dello l't~r­ maco, non devono guarire r1ueste se si giunge a pot·lare nelle stesse il iodoformio ~ Ora noi sappiamo che il iodoformio sia per inalazione che per via stomacale in partegiunge inalterato nei polmoni, dovrà di conseguenza apportare gli stessi effetti, che produce nelle piaghe esterne, cioè la detersione e quindi la cicatrizzazione. Nè devonsi temet·e efTelli nocevoli genet·ali dal lungo suo uso, essendo oramai accertato che esso agisce specialmente per il contatto diretto. 11 Billroth spat·se a profusione il iodoformio nella ca vita peritoneal~ in un ca!'o di ovariotomia e non notò alcun danno. Lo stesso fece il Leoschin con pari risullalo. 11 Marcltionneschi lo ha adoperato in abbondanza in una endometrile emorragica put•e con felice esito. Il che prova che il iodoformio a?;isce localmente quando é portato dit·ettamente sulla parte lesa. Nei processi poi a base tubercolare questo farmaco , al dire del Mikulicz e del Pannet, agisce specificamente. Le citate osservazioni ci devono dunque rendere persuasi che non vi ha pericolo dall'introduzione diretta dell'iodoformio nelle vie respiratorie per mezzo delle inalazionj, e che se agisce favorevolmente nei processi tubercolosi delle cavità articolari, esso deve con eguale risultato agire su quelli òei polmoni. Mi sono esteso alquanto sull'azione dell'iodofot•mio nella tubercolosi polmonale, sapendo quanto sono restii i patolog~ ad ammettere e ad accettare una cura medica di questa malattia. Aggiungerò che io mi son tt·ovato molto soddisfatlodi questo farmaco nella cura di altre ct·oruche malattie bronco· polmonali, quali le bronchiti diffuse, le bronco-ectasie, le bL·onco-alveoliti, le cancrene polmonali. Non sosterrò il passo per spiegare l'azione dello stesso in delle malattie potendo farsene un concetto da quanto fin' ora ho detto. Ben volentieri rimando i desiderosi di maggiori · schiarimenti alle preziose memorie del Moleschol~ del Semmola, del Chiaram elli~ del Kussner, del Rummo, del Sormani delle quali mi ac· cingo ora tenet· brevemente parola.

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RIVISTA DI GIORNAli ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Nuovo trattamento dell'uloera dello stomaoo. -D. DEnovE. - (Progrès médical, N. 38, 188~). L'aolot·e partendo dal principio che la reazione acida dei lirruidi gaslt·ici esercita un'infiuenza favorevole allo persistenza ed al progresso dell'ulcera, e che per contro l'alcalina ne favorisce la gua!'igione, cerca pet·ciò di sollt•arre la mucosa stomacale all'influenza di ogni sostanza acida col t•endere alcalino il sugo gastrico, nel rrual cas o que.sto perde le sue pt•oprietà digestive da cui ne viene impedita la tra~forma­ zione in peploni delle sostanze albuminoidi. Eg li attribuisce il beneficio che si ottiene dalla cura lattea nell'ulcera dello stomaco, all'alcalinita del latte, poiché é risaputo che questo liquido più comunemente é di reazione alcalina, specie negli er·bi vori; ma ò'a!Lra parte fa notar"! gli inconvenienti ed anche i pericoli cui vanno incontro gli ummalati di ulcera dal re:zirne latteo tal quale viene ordinat·iamenle prescritto per il quale gli ammalati sono costretti aù ingerit•e dai 3 ai 4lil!•i di latte al giorno per ottenerne una congrua nnlt•izione. Tali inconvenienti risultano dalla gr·ande dilatazione dello stomaco consecutiva alla sovet·chia ingeslione di liquido per la qual dilatazione succede una specie di s tirRcchiamenlo pet· parte dell'ulcera in seguito a cui può derivarne emorragia ed anche perforazione. A conll•obilanciare pel'lanlo gli eftelli f>Ivorevoli della cura !allea con quelli funes ti inet•enli alla distensione del ventricolo, consecu tiva alla quanlila di latte necessaria per ollenere la nult•izione dell'indi ,·iduo, il Debove già da tempo addietro amministt'a il lalle concenlt·ato o solto forma di pol-


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JUVJSTA lJ EOICA

vere, nel qual caso per la piccola mole di questo alimento il ventricolo tende a restringersi per cui esso, unitamente all'ulcal ìnità del suo contenuto, si trova nelle migliori condizioni per ch è il processo ulceralivo possa ripara1·s i,

Ma, osserva l'autore, la dieta esclusivamente lattea non ha suftìciente valor e nutritivo pet' poter do sola bastare a i bisogni dell'indi\'iduo; egli è pet•ciò che ora al vitto la tteo sostituisce il regime carneo solto fot·ma ùi polver e di carne, come già da lungo tempo opero va il Bouclta rd nella dilatazione dello s tomaco, il quale fa ceva mangiare ai suoi infermi la polvere , o il sugo di cat·ne, il forma~g-i o, ecc. Il modo di lrallameulo dell'ulcera dello s tomaco secondo Debove, é il seguente: Dapprima si lava il ventricolo per sbarazzal'lo dalla mucosit.à e dai briccioli di alimento che può contenere, servendosi a tal uopo di un semplice tubo esofageo col quale si dovra pi·ocut·are di non urlare contro la parte offesa, poiché ne potrebbero nascere emorragie moles te. In seguito per 3 volle al giorno s i fa ingerire all'infermo un pasto cosi composto: P olvere di carne Bicarbonnto di soda

gr. 25 ,, 10

A r1uesto elemento, che rappre!:'enta il valore di 300 grammi di carne e 30 di bicarbonato al giorno si aggiunge un litro di !alte natural e, che l'ammalalo dovrà consumare in più riprese nelle 24 ore. Con un tale l!'allamento l'autore J1a pqtu'to ''erificare che il liquido stomacale non si trovava mai acido ed era privo di peplnne. In quamo poi alla cachessia alcalina, temuta da alcuni clinici, in seguito alla ingestione di s ì forti dosi di carbonaLo alcalino, non venne mai osservata dal Debo ve, che anzi, ha s empre trovato che gli infermi sopportavano benissimo il bicarbonato sodico. l r!sullati della cura dell'ulcera del ventricolo, tal quale venne descritta, sarebbero sempre s tati ottimi anche in casi in cui il processo morboso av'eYa r esistito ad ogni altro h·at- -


RIVISTA

lamento. Ulle•·i0ri esperimenti dimosl•·cranno se il novello metor.lo di c ura doVI'à entrare definitivamente nel campo della Le rFt peu Li ca.

·Posizione dell'urto del onore In rapporto con la linea mammlllare. - E ul.AU. - (Detd~che Archio .. fiir /{/in. Med. X XXIV c St. Pelet•sb. M eclic. Woehens, 1884, N. 9). La linea mammillare. come è nolo, l1a una parLe molto importante nella delermina~ i one ossia nella limitazione dell'arca cardiaca e s pecialmente dell·u•·lo o battilo del cuore. Ln posizione d~lla pnpilla mammaria anche nelruomo varia ·. tonto che la deter·minazione e la p•·oìezione dì essa sulla pRrele toracica offt·e spesso gror.de diffìcollà; e perciò lo Eulau s i è presa In cura di determinare in 50 uomini, 50 do nne e 20 fanciulli la relativa posizione dell'urlo del cuore e della papilla mamma 1·ìa. Tutti gl'in dividui esaminali erano immuni da malattie d&l petto o del cuol'e; all"esame stavano, con la parte s uperi rwe del corpo l eg~erm ente, elevala sul ÒOI'so, Ci:>n g li avombr·a cci ttll o ntonoti dal tro nco so\lo un angolo di 45', cd erano fall! respirar e con la mas~ima tranquilli là. Innanzi lutto et·ano disegnale dermografìcamenle la lin eo s ternale, paraslernale e ma m miliare, quindi e t'a cercalo rurlo del cuore portando lentamente il di to nelrelolivo spazio inlercoslale dall'esterno o dall'inte t·no verso di esso finc!rè cominciavo o senlil's i. Qu esti punti furon segnali con una matita colorala sottilmente appuntata, e cosi furo no de termina li i limiti ester ni e interni della lat•glrczza dell'urlo cardiaco. Questa lar g hezza fu misurata con un naslrù ùì' 'ìso in cenlimett•i e fu lt•ova la in media nell'uomo di 1.9, nelle do nne di 1 ,!)5 e n ei fan ciulli di 2,1 cm. La larghezza del soiJe,·amento visibi le della punla del cuo•·e non combina -quasi mai con la l ar~hezza misur·ata col me todo dell'autore. La posizion e del bollilo cardiaco va1·ia neg li uomini, stando sempre nel ;,• spazio inlercoslale, f1·a la linea mnmmilbre e pa•·a s ternale, qualche v olla, ma veramente solo in 3 casi, era fuori della linea mammillare, una volla di 1,0, due volle ·di o,:,o cm. N ei fanciulli risconlros~i 14 volte nel quinto, 6


MEDICA

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volle nel qua!'to spazio intercostale e oltrepassò la linea mammillare una volta di 2, una volla di 0,2, una volta di o.r> e una volta di i ,3 cm. L'autore costruì una nuova linea che partendo da un p,unto fisso, la clavicola, non fosse esposta alle stesse variazioni come la linea mammillare. Le persone esaminaLe erano falle stare nella posizione supina con l'avambraccio sinistro ahdollo di circa un angolo di 45•, con che ambedue l'estremità della clavicola venivano portale quasi alla stessa altezza. Quindi fu mh:mrata la lunghezza de lle clavicola in cenlimetr·i (linea sterno-acromiale), Jal cui mezzo era tirata u11a linea parallela a!la linea sternale, da sostituire la linea mammillat•e, la linea claoicolare. Come linea para!;tet·nale può valere la linea che corre. parallelamente alla linea slernale e clavic0la1'e a uguale distanza dall'una e dall'altra. Che la nuova linea proposta dall'autore sia un buon surrogato alla linea mammillare, é dimostrato da ciò che negli uomini la linea clavicolare coincise 20 volte con la lin ea mammillare, 21 volta ~i trovò appena poco all'interno e · 9 volte all'es terno della linea mammillare; nelle donne le due linee coincisero 9 volte, nei fanciulli 7 volle. La lunghezza media della linea sterno acromiale fu trovata negli uomini di 1i>,1, nelle donne di H,5 e nei fanciulli di "10,9 cm. La linea clavicolare era in media dislunle dalla linea sternale negli uomini 8,7, nelle donne 9,5 e nei fancialli 6,5 cm. In tutti i casi, quando l'urto del cuore s i trovava nel 5• spazio inlercoslal~, esso non oltrepassò mai la linea clavicolare. Quando l'urlo del cuore era nel ~· spazio inlerco-· · stale (11 volle nelle donne e 6 volte nei fanciulli) la linea clavicolare fu ollt•epassala 10 volle e precisamente nelle donne quattro volte di 0,5, due volle di 1,5-2,0, una volLa di 1,2-1,7 cm.; nei fanciulli una volta di 1,0, una volta di 1,5 e una volta di 2,5 cm. La distanza della estr·emi ta laterale dell'urlo dalla linea clavicolare fu in media negli uomini di 1,16, nelle donne di 1,0, nei fanciulli di 0,51 cm. La distanza della estremità mediana della tinea parasternale fu in media negli uomini di 1,16, nelle donne di 1,10, nei fanciulli di 0,47 cm.


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RIVI STA

L'aut01·e rias><ume res ultamenti delle sue ricerche nelle seguenti conci us ioni: 1· Il bollito normale del cuo1·e, nella posizione supina dell'esaminato non olleepassa la purle del 5• spo:tio intercostale elle s ta fea la linea eia vicolore e la pa ras ~erna le; 2· Se il battilo del cuore s i trovtt più o me no al di fuori della linea clav iccilat•e sinistra all'ollezza ,del 5• spazio intercostale il cuo1·e dev'esse1·e ing rossa to o sposta to; 3• Una piccola deviazione dalltt linea clavicolare, quando il cuore batte not·malmente ne l ~· spazio inlet·costa le (nelle donne e nei fan ciulli) non g iustitì ca, se non vi sono alll'e r agioni, per ammett~ re uno s tato patologico. DJ.stomaBlDgeri. - (Rer::isla de merlicinay cirurgiapraticas, 7, marzo, 188i). Il dott. P . MANSON sul Meclical report oj the Imperia/ Mari lime Cttsloms oj China scrive: Tempo fa, il G novembre 1878, ebbi ad assis tere, presso l'ospe(\al~ , un portoghese, affe tto da un tumore toracico, che giudicai aneurismatico; migliorò e s i lras feri a Jamsini, e qui vi mot·ì r epen li n amen le, nel g iug no dell'anno successivo, pel' r ottura dell'aneurisma. Il dott. Ringer, che ne fece l'autopsia, mi notificò di avere trovato nel tessuto polmonare di questo individuo un parassita ùi nuovo genere. Nello scorso apt·ile fu a consultarmi un chinese, che soffriva ùi un eczema cronico, dovuto, per quanto mi parve, a s cabbia. l\Ientre mi racconta va le proprie sofferenze, notai rauca la ,-oce, tosse frequente ed espettorazione di piccola quantità di sputi rossicci. Esaminando al microscopio questi spu ti os~ervai che, oltre a g lobuli !:'anguig ni e muccosi ~onlenevano una infinita di minuti corpuscoli, senza dubbio uova di un qualche parassita. Questi corpuscoli et·ano di forma ovolare, con un piccolo opercolo ad un'estremità; s upel'ficie granulosa, colore s anguigno, e dial''

metr o medio da aoo a

1,

. Compressi fortemente fra duo 500 cristalli, ne schizzò fuori il contenuto, e rimase l'involucro


)lEDI CA

di tinta rosso scura. Non mi fu possibile scorger e in questi o voli alcun embrione, ma quando ne feci uscire il contenuto O!::iserva i goccioline oleose e una sostanza granellosa, dota~a eli movimen ti molecolat·i allivi. In ~e nera l e poi sono gli ovoli forni li di un involucro doppio e sottile. Due giorni dopo rividi l'infermo, e ne vis itai J'espellorato; come In prima volta trova i copia stt·a ~!'ande dei descriLti corpuscoli. Non mi parve necessario ri petet•ne l'esame e mi tenni pago delle indicazioni ottenute relative all'infet·mo. Ton-Tong, di 35 a nni , nato a Foochow, r esidente da un anno in Arnoy. Visse a Foochow 21 an no, poi fu per4 anni in Tecklcham, città posta al not·d di Formosa, non !ungi da Tamsui. Da Tccktham tornò a F oochow per un anno e mezzo e di ritorno a Tecktc haro, vi stette a ltri 4 anni. Fu per alcun te mpo ancora al suo paese nativo, poscia ad He ng hwa et! infine in Arnoy, dove si s tabilì. N eli'a nno, in cui per la pt·ima volla fu a Tecktcham, cominciò a sputar sang ue persistendo il fen omeno pe1· 1V giorni; ammalò alquanto, ma la tosse fu leg giera. La emollisi si rinnovò dopo 6 m ~si , ma come nel primo attacco il sangue era pur·o, Ji colore r osso e non mis to di muco; questo secondo attacco durò m eno del primo. In s eguito continuò a sputare san gue per la durala di due a tre giorni ogni due o tre m esi, restando sempre leggera la tosse . La salute generale non ne aveva sofferto, nè all'ascoltazione si poLè scoprire alcuna traccia di lesioni polmonari o cardiache. Suo padre era morto senza avere mai avuto tosse; l'aveva sofferta sua madre, morta da dieci anni. Aveva due fratelli e due sor elle in ollima salute. Quanùo scoprii le uova del parassi la nello sputo dell'infermo, mi sovvenne della scoperta del dott. Ringer, nonchè del fallo, che il pot•loghe:->e, di cui mi fc. dello a nteriormente, aveva vissuto parecchi anni nel norJ di Formosa, e però supposi cbe i polmoni del chinese dovessero contenere il parassila, causa della emottis i. Esaminai, pet· assicurarmi della altendibilita della s upposizione, un esemplare del parassita che il dottore Ringer serba nell'alcole, e scot•si nel sedimento numerosi o voli identici a quelli da me osservati, come dissi, negli sputi del chinese. Il parassita apparteneva al genere distoma,

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RIVI STA

ma non potevo all'~ t'mare, se eta di una specie non nola anCOI'a; consultai il dott. Cobbold, che mi assicurò tralla t·si di una specie n uova, cl te denominò Disloma Ringeri. Mi torna impossi bile ind icare la s ignificaziou e patologica ùi questo pat·assila. Lo ct·edo rat·o in Arnoy; pet·ò quando mi lt·ovavo al sud di Formosa. ricordo di aver vis to molli cosi <li e molttisi, che non dipendavano menomamente do les ioni cardiache e polmo nari, e che quindi et·ano pr obabillllente dov ute al di::< lo mn Ringel:'i, e il mio infermo mi a ssicurò, clJe la emottisi è mo llo fpequenle in Tccktcham. L e melamot•fosi, la distribuzione geografica, e la via per cui penetra nei polmoni questo parassita, sono questioni int et·essanli e degne di uno studio speciale.

Fenomeni rlfle..t provooatt da vermilntestt.nall. - (Reoisla de medicina !l ciruroia praclicas, 7 febbraio, 1 ~8 -i). \

Nella Gacc:la médica di Granala t•iferisce questa o sservazione il dolt. R. DE LA P LAZA: Fu t·ichiesLo il 15 del seltembPe u. s . a visitare Maria N., d i 32 anni di e ta, costituzione delicata e temperamento linft~ti co net·voso, ma r·ila ta a l 20"• anno, otto volle madre con pa rlo fdice, e non mai colpita d i infe rmità analoga a quella che presentava al momento, e c he pareYa costituila da diarr ea, lingua a sciutta rugginosa , senza alcun'altra alterazione. Quallro ore dopo la pr·ima vis ita, ridomandalo di urgenza, trovò l'infet·ma in un coma profondo, con risoluzio ne muscolare, abolizione della parola, freddo analgesico, midrias i pronunciata e polso quasi fìlifopm e. Presct·iss e una pozione stimolante e poscia, discutendo le cause pPobabili di feno · meni lanlo allarmanti, pensò all18 possibilità che fossero provocali dalla presenza di vet·mi nello intes tino. Il mattino di poi, non essendo mig liorata l'inferma, le prescri sse due grammi di seme santo, sospesi in 45 grammi di sciroppo d i rabarbaro. Dopo alcune ore l'infer·ma espulse tre ascsPidi di notevoli dimens ioni, e un numero considerevole di corpuscoli biancastri, che per la forma ed a spetto parevano os-


MEDlCA

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si uri vermicolal'i; e con questa espulsione sparirono rapidamente i fenomeni rifer·ili. Al malti no susseguente fu somministrata una seconda dose del vermifugo; l'inferma espulse all ri due ascaridi e risanò perfellam enle.

L 'afa•la nel vero •no signUloato olinioo e nelle •ne relazioni oon le looalizzazlonl oerebrall. - Hovos MARFOnt. - (Reoista de meclicina !/ cirargta practicas, 7 feb braio. 1881-). In un lavoro edito nella Reoista medica di Siviglia, l'aut ore dopo esaminata l'e$alla significazione da allribuirsi in clinica alla parola a.fasia, dà r elativamente alla !:'Ua localizzazione cerebrale le conclu~ioni seguenti: 1• Se la teoria delle localizzazioni giova in certi casi a dar conto di una lesione cerebrale, il numero di que.:st.e indicazioni è tuttora molto scarso, né il complesso delle osservazioni fatte è sufficiente a togliere ogni dubbio; 2• L'afasia essendo collegata o consPguente a caus e eter ogenee, non si può localizzare in un sol punto, I'JUanlunque in qualche caso l'espel'ienza corrisponda alle esigenze della teoria; 3• Allo slalo alluale della scienza, non si pu6 ancora fondare sulla dottrina delle localizzazioni, nè un'esalta diagnosi n è mollo meno una terapeutica conveniente: 4• Conviene raccogliere quanti dati somminis tri la pratica, osservarli scrupolosamente e spassionatamente e presentarli come materiale da esperimento, affinché, studiali e vag liati dagli uornini piu competenti al riguarrlo, valgano di fondamento, o ad accertare la bonlà della teoria in discorso, ~ ad abbatterla, se erronea o insufficiente.


RIVISTA CHIRURGICA Le perlo•tlti e le o•teltl oon•eoutlve a.lla. febbre tifoidea., del dott. RouTIER. - (Le Progrés méclical N. 15, 12 aprile, i R84).

L'autore dopo di aver enumeralo i pochi scrillori che hanno LraLLato · il medes'mo argomento dal 1878 in poi, fa cenno della frequenza di dette successioni morbose in seguito a febbre tifoidea e racconta come esse avvengano più specialmente verso il termine della convalescenza. Il morbo, scl'ive l'autore. esordisce con una tumefazione che si presenta lungo il decorso di un osso, la quale s.i rende ben tosto ùolorosa, il dolore si accresce colla pressione e si esaspera alla notte. Dopo un certo tempo la tumefazione s i rende fluttuante per la formazione di un ascesso il quale ~prendosi rimane sovenli fistoloso. Il deco!'so é vario essendochè la suppurazione può formarsi precocemente ovvero ''enir ritardata od anche non succedere affallo. Nel primo caso l'ascesso si apre in corrispondenza de~ focolaio primitivo, mentre nel secondo caso l'apertura spontanea della raccolta purulenta si fa ben sovente a distanza della lesione primitiva. L'anatomia patologica di questo male é ancora poco conosciuta, dappoiché durante la vita non è possibile osservare direttamente le lesioni che avvengono neiiR parte offesa. Perciò gli autori variamente opinano se nei singoli casi si tratti di perioslile, come Mercier, ovvero di osteo ·mielita come propenderebbe a credere Rendu. L'autore dietro propl'ie osservazioni crede poter riconoscere 3 tipi di lesioni, vale a dire: t• periosliLe con ascesso solto periosleo: 2• periostite con osleLite s emplice o necrosica; a• · perioslite cosi della esterna dal Duplay. La fistola, come si è accennato più sopra, è un esito fl'equenle dell'affezione in


1\IVISTA CHIRVRGICA

discor so; la medesima s i accompagna a fun gosità lun go il suo tragitto, onde un ostacolo alla g uarig ione. Pe r rig uardo alla ft•cquenza della malattia, l'aulor·e crede che il femore, la libia e le ossa del membro superiore siano a prefe1·enza inlel'essate. In qua nlo alle cause dell'affezione, a parte l' indebolimento generale dov uto alla fehbt·e tifoidea, s i è cercato di sapere se vi inler·viene o non illraumatis mo. L'osservazione avrebbe provato che una causa traumatica anche leggerissimi\ (ad es. piccole contusioni che si produce l'ammala to sslendo o discendendo dal lello, contrazion i mul:'colari un pn violenti ,ecc.); vi interviene quasi sempre. Il prog nos tico non è g rave per la vita dell'individuo, ma s olto il punto di visto funzionale e locale, costituisce una infet•milà che può dul'are pet• anni. La cura varia secondo l'eQOCB nella quale il chirurgo viene chiama lo. In pr·incipio, quando ancora non si ha parven:ta di suppurazione, l'aulo i·e opina che s i debba apt•it•e la pal'le tum efa lla alfine di arrestare i pl'ogrcssi della malattia, com e s i farebbe in un flemmone: ma ordinat·iamente si ha l'abitud ine di accontenlat·si del riposo, dei rin~ ls ivi ordinari. clelia compr essione e di elevare le fopze dell'infermo. Allorché il pus si é evidentemente fot·mato bisogna di necessità aprire, e fa d' uopo che il ch irurgo non si limiti acl una semplice puntura perché all ora questa può rimaner·e fis tolosa; ma clte si spinga ad a pr.i1'e largamente penetrando fino all'osso. Tt·ovaudo allora c he il solo perioslio è amma lalo, lo s i stt•ofina allo scopo di procur arvi una flogosi franca; s e invece ha soffm·to anche l'osso si raschia fino alla parte sana; se infine vi ha un se-:{uestro, questo s i e sporta. In un periodo più avanza lo del male, quando cioc vi ha un tragitlo fistoloso, q uesto s i tr·atta variamente a seconda che esso è diretto o no n. Nel primo caso si dis truggono le fun gosità (sia lungo la fi s tola che s ull'osso) con cura adoperando a preferenza la curella tagliente anzich l,~ il fer•·o r ovente, a t·rivando collo strumento fino al tessuto sano, avendo a mit•a s peciale di ùi,

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RIVISTA

struggere le s talattiti ossee che possono trovarsi, senza di ciò quei prodotti ossei si necrotizzano e rendono interminabile la suppurazione. Quando le fi stole sono ben dirette, l' autore si loda dell' impiego ùe i cilindretti di iodoformio spinti nella fi s lola fin s ull'osso, rinnovellando l'operazione ciascuna mallina. Nel seconLlO cas o, quando il tragitto fistoloso é indiJ'ello, la c ura è piu complessa e bisognerà in ogni caso cercare di g iunger e, mercé spaccature adeguate, fin sull'osso ammalalo ed agire allora come nei casi dì fistola diretta.

Due oasi di sutura secondaria del nervo mediano seguita da ristabilimento dell'innervazione, doll. TILLAUX. - Gazette des Hòp ifau x , N 75, g iugno, 188.-i). Il doll. Tillaux, chirurgo nell'os pedale di Beaujon, ba lelLot>ll'accudem ia delle scienze, nella tornata del 23 giug no 188-l. una Memoria circa il risulta to felicissimo ottenuto dalla su· tura secondaria del nervo mediano praticata su due donne .. dalle fJliBii ottenne, breve tempo dopo e::;eguitu l'operazione,. il ristabi limento della con ente nervosa nel capo periferico· s tato reciso e la funzionalìlà della parte. L'importanza di ques to risultato sta in ciò elle l'operazione venne eseguila in un'epoca nella quale per l'antichità della lesione primaria, da cui trasse origine l'allerazio n& anatomica c funzionale della pat·le, non era da !>perar~i alcun ris ulla lo favor evole, inquanlocl1é le inferme avevano pet·dulO> l'uso della loro mano per l'alterazione consecutiva all'abolila inne rvazione. Che un nervo sezionato possa congiungersi in un tempopiù o meno vicino all'epoca in cui avviene la sua ::::ezione,. è un fallo che non si può metter e in dubbio, e l"esperim c nlo tìs iologiw

el>cguilo !>ugli animali, non elle quello

fallo ::ull'uomo a scnro lerapeul!co, come (ad e~ . pct' combattere certe nevralgie ribell i) lo di mostrano all'e videnza; ma l'unione secondat•ia, que lla cioè praticata per un tempo più o m eno lungo in seguito alla sua sezione, allorquando le due estremità si sono cica trizzale sepa1·otamenLe, è s tato


CIIJRURGICA

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rilenuto fin qui come cosa impossibile: di fatto il Vulpiun all'erma che dopo la sezione, il capo periferico fal~lmenle degenera o perde ogni proprietà di trasmissione della COI'r enle nervosa, come lo dimostrano invariabilmente le esperienze sugli animali. Il Ranviez a sua volla osserva esser·e impossibile la trasmissione nervosa, sta.nteche i tubi nervosi, agenti della li'asmissione, scompaiono nell'estremità perifer·ica e sono sosl1tuiti da un tess uto fibroso. Ma di rronte a fJUesle autorità della scienza s tanno i f'nlli i quali sono riferiti nel segue11te modo dall'aulOl'e : Carolina .. .. ..... d'an ni 23, nettando dei vetri ri portò una ferita trasversale pr·ofonda alla faccia flessoria della regione dell'Pstremo inferiore <.lell'avambr·accio destr·o; il nervo mediano ven ne completame nte ta1-diato. La ferita guarì, ma ad essa segui una paralisi assol uta di Lulle lé parli della mano innervata dal media no. Quattro mesi dopo l'avvenuto accidente, la giovnne in r npace di lavorar·e, entri'> nello speùale di B~aujon, quivi l'autore riscontrò le seguenti a lterazioni: una cicatrice tr~sver­ sale all'avambraccio destro, dolente alla pt'essione; insensibilità tatti le e termica alla faccia palmare del pollice indice e medio, nonché dell'eminenza tenare, e della faccia dol'sale delle estremità dell'indice e del medio; paralisi dalle medesime parti; atrofia dell'eminenza tenare, abbassllmento di temperatm·a della parte paralizzata, la cui pelle ha a ssunto una tinta leggermente violacea. Benché l'autore davanti a tali l'alti fo!':se convinto chl'l verun trattamento avrebbe reso l'innervazione alle parti che n'erano private dal trauma, pur e vivamente sollecitato ogni giorno dall'inferma, tentò l'operazione, la quale venne appunLo eseguila il i9 maggio u. s., cioè IJUattro mesi dopo l'avvenuto accidente. Anestizzata l'infel'ma col cloroformio, s i misero allo sco-

perlo i due capi del nervo mediante un'incisione verticale, i quali vennero trovati distanti l'un dall'altro circa un centimetro; l"estremo centrale era gonfio ed il periferico s filato. Ogni capo venne reciso alla sua e!>tr emità colle forbici, in modo da ottenere una superficie r ecente e dello stesso diametr·o. Pos<·ia sen.za far uso di pinzelle, le fJUali avrebbero


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HlrlSTA CHII\liRGI CA

polulo conlundeJ'C i lubelli net·vosi , si allraver sat·ono i due CA[li del ne1·vo con un ago fini ssimo, munito di un crine nw r cè cui si mnntenner·o a mutuo con tatto ed a combaciamento prt>ciso l e superfi cie c1·uenlate del nervo, C\'ilando accut•alamen le cl.e il nevril emmn si ri pinp-asso ver so l'ossA dd n cr,·u, ciò che avt•ebbe im pediLo la riunione. Il filo ,·enne <ln nodato c tagliato rasente al nodo e quincli abba ndonato 'n ella fe1·ita. La ferila eslc i'J ia Yenne in seguito sottom essa al dJ·enagg io; riunita con rilo d'argento e ri copert a di una m ed icatunt antiselt.ica. L a mano della paziente si immobi lizzò n ella posizione di Hessione e si maten ne in tal e posizione per otto giorni durante i quoli non venne toccata la m edi ca· zionc. All'ottavo ~io :·no la r iuuio1:c e1·a completa. Fin ùal secondo g ior no l'inre J•ma pl'OYÒ un sen"O di pizzicor e, dei Jel ori punp-cnli nlla fa ccia palmare del dito indi e~ e medio; al te1·zo giom o l'indice ed il medio sc!nliJ·ono il contatto di uno :"pi i lo; la sensibilità ri comparve ma ~~io 1·m ente nei ~iorni seguenti, e così p111'e l a motil i l à, in modo che la donna riuscl a lavorar e coll'ago e ad attendere alle abi tuali occupAzioni. Un al t1·o ca»o identico al primo, m a assai piu im pc,1·1ante per la ma g~ti ore antichità del mul e, ven ne pure op~ r·a to c descr i tto dnll'aulol"t!. Tl'ultasi di uno donna di 28 an ni , la qua le da H anni si e1·a fer·i la con scheggia di v ~ lro ~:~Ila sup ct•ficie fl<'ssor·io dell'avamb r acci0 deRt ro, nel suo estJ·em o i nf'crior·e, fol·cndusi il nervo medillno. l fènomeni r otol ngici conscculiYi Alla leRione n er voRa furono identici a quelli del t· caso. e l'allo oprr ativo fu JWes>;ochl! il m edesi mo. Anche in '"flleslo la sensJ bilita 1•i torn ò fin dai pr i mi gior ni conse. cu livi all'operazione. L'auto1·e pc r·ò non fa cenno se l a gioVtllle ùonna potè I'i pl'CIIder-e per· i nticr o le sue occupazioni. Ad ogn i m odo il ri sultato o ttenuto è uno dei più splendidi, e po t1·à chia1·i r·e alcun punto 1l ella fì!'iologia del si sle 1nA nervoso pe1·il'el·ico .


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RIVI~TA DI TECNI~A E SERVIlW M~Dim MILITARE - - -='==""--La nuova barella pieghevole. - (f lnlirt M ilitnre, 28 lugl io, 1881-, N. DI). Le bar·elle cosiJette a snodo, di c:ui SOHO fomiti i varii re· parli di truppa, hanno un doppio ed inco Hlestabile pre~in; la leggerezza e la piccolel<:h del vo lume in c ui possono t·idursi quando non sono in opera, e che le rend e rli fa cile allogamento s ulla carrella di sanil.à dei corpi. Ma quunti inconvçnien ti e difetti in co mpenso di quel pmgio! Ha nno il !e llo cortissimo, di circa m. 1 ,50, per modo che anche il soldato di più bassa statura vi sta a disagio; cortissimi i munichi, cosicché i portatori, non potendo enlrill·e comodamente con la persona fr·a i bracciuoli, de vo no spor gere le braccia in a va nti o indieko, seco ndo la loro posizione rispetto alla bar·ella, e slenlm·e aù a pt·ir·e il passo cammi• nando, donde m a~g i o r fati ca per lo squilibrio del peso. Non vi é alcun appoggio per tenet• sollevato il capo del g iacente; non vi sono piedi per ~m peù ire che il corpo dl questo r esti a contallo col suolo e n e suiJi$Ca le conseguenze s e è ineguale, sasso~o, infangato . ecc. Difello gravissimo è poi la sconnessione e la tr·epidazione che nel lr·as por·to ad ogni passo soffre la ba!'ella per le s ue molleplici articolazioni, donde scosse dolorosissime e ta lora pericolose pe l g iacen te, specialmente se è alfe tlo Ja fra tture agli arti inferiot•i. Questi inconvenie nti, s enza notarne altri (ad esempio, la diffìcoltà di mctterla in pr·onto quando la td a , clae è inchiodala alle aste, siasi ristl'etla pe t• uru iùità o per· acqua assorbita; l'imposf'ibili là di ben la,·are e disin fo~ llare la tela s tessa, lol'dtt dì sangue o dì liquidi catla ver·ici, se11za cbr~ i mezzi chimici adop~ r:iti intacchino nello stesso le mro il legno ed il ferro), bastano per dimostrare che questo tipo di barella non sod-


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1\IVISTA DI TECN ICA

disfa pi(t. ai bisogni, ai q uali il pr ogresso della tecnica ha ora. riconosciuto doversi provvedere n el tt·asporlo dei feriti in campagna. La barella rigida, modello 1878, adolta la pet• le sezioni di sanità, costruita secondo le indicazioni f0rmulate nel congresso inleì'tiazionale di Vienna dell'anno 1873, corrisponde pienamente ai cennati bisogni, e le prove fattene nelle esercitazioni campali delle grandi manovre n ell'ultimo biennio, a testimonia nza e a giudizio delle competenti .autorita sani tarie militari, hanno pienamente confermale le sue eccellenti qualità, che la mettono fra le migliot•i di quelld in uso n egli eset•cili moderni. La sua lunghezza, per6, e il vol ume non rid uciltile non permettono di allogarla debitamente sulla carretta di battaglione che trasporta gli altri matet·iali sanitarii rlei corpi. Volendo tlarla a questi, conveniva modiflcarla cosi, che senza perdere i suoi pregi potesse essere adatta. a un più facile traspo1·to. Dovevasi rendere pieghevole nel mezzo; questo era il bisogno essenziale. Cosi enuncialo, il problema pare di faci lissima soluzione. Eppure quanti s tudi e tentativi sono s ta ti necessari! La maggiore dil'ncollà consiste"a nel r endere mobile il piede, affinc hé no n im pedisse che le due metà della barella potessei'O venire a contatto, ripiegando;.i, per diminuire cosi la lunghezza e il volume totale. Ma la mobilità del pied e .non era facile oLLenet·la senza: ricorrere a molli a scatto, o a congegni che tenessero poi fermo il piede s tes8o quando la barella dovesse essere in azione. Le molli cil e con faci le movimento avrebbero pronll'lmente permes!"o d'armare tl piede, pct·dono per ò l'elasticità col t.ernpo e s i o;osidano pl'e!:'tissimo per le speciali condizioni in cui è usata la barella; altri con gegni più semplici e pr·imitivi avrebbero avuto maggior durata e r esistenza, ma richiesto allre~i un tempo assai più lun go e spt:!sso pt·ezioso per monlllre i piedi e pel' ismontarli. Dopo val'ie esperienze il problema fu pienamente sciolto, facendo il piede in fe1·ro a forma di 1loccia, che s i adatta, a barella piegata, s ulln stanga, e spiegando la barella cade per proprio peso, r estando mantenu to not'mRie alla stanga da un nollolino a cern ier·a caden te e~so p ure per pt·opr io peso. Nel rovesciare


E SERVIZIO MEDICO mLITARE

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sottosopra la ba rella pet· ri piegarla, il piede esegue in s enso inYerso lo s tess o moYimento; cade, cioè, per proprio peso e si ada tta alla s tan ga. Il movimento é quindi automatico e avvi ene s imultaneam ente nei qua LLr·o pieùi, cosi nello spiegat• la bareUa, c he nel ripiegar·Ia ; ma in questo secondo c~:~so è neces sario che i portatori della barella, a bbia no l'avvertenza, nel r ovesciarla, di g irarla dal Ialo che corrisponde al verso tli ripiegamenle dei nollolini , i quali sono fi ssaLi tutti da una stessa pa rte r ispetto al corpo di quella. Illellore non polt'à far s i un conce tto ebiaro del meccanis mo da questa descrizione; un solo s g uardo dalo alla bar·ella, g lielo farebbe compr endere perfe ttamente , perché esso è della maggiore semplicità e solidità. Oltre 11ueste importa nti ed ess enziali modifìcazioni , v i s i sono a ggiun ti altri miglioramenti utilissimi, specialmente nel lello. Ques to è fallo di tela impermeabile, che, non imbevendosi, anche quando de bba ~sser lava la si asciuga piu presto, e rende s uperfluo· il telo di tela oliata, che fu messo nella dotazione dci carri per fe l'ili, per dis tenderlo s ollo la · ba rella ed impedire clte ne l tras porto dei ferili il sangue o altri liquidi, flllrando altra ver so il letto di quella in sozzi no l'allro g iacente o le armi che sono so llopos li nel carro. Il letlo- si può inlieramenle e facilmeote unil'e o disgiungere dal fu s to, al quale è fi ssato, non da una funi cella che passa per una ser ie di occhielli metallici come nella barella rig ida , ma da tante mag lie separate ad occhie llo, ognuna delle quali s i cong iun ge aù un'opposta uliva di legno. Non si a'Tà cosi a lamentare che la rottura della funicella in un punto della sua lung hezza distacchi comple ta mente il !ello, né che la funi cella s tessa possa esser e abusivamente tolta • per servirsene a ù a ltro uso; ma qualunque ava1·ia possa accadere, s arà di facile riparazio ne. - Nella faccia inferiore del letto è s ta ta a g~iun ta una borsa pel' riporvi le cin g hie di cuoio da trasporto per uso dei pol'tatori della barella, e due fermagli a cin g hia per lenervi la coperta da maiali pe r co prire, occorrendo, il ferilo. Non oslante la maggior quantità di ferro adoperalo pe1· i


!U\' ISTA O' IGIE~E

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piedi e pe1· un calaslt·ello at·cualo, che fa da perno alle due ccrnieJ'e che uniscono le mezze stanghe pet·me ltendo di piegai' la bot·ella, e non ostante il ma ~g ior peso della tela per le aggiunte fatte vi e pct• la preparazione che la rende imp e rm et~b il e, il peso lo lale ùi questa barella è minore di quella delle sezioui di sanità; è di circa chilogrammi 13. Avendo però essa le stesse dimensioni ùell'allra, e cousenlcndolo lo scaJ•tamenlo e la forma dei pi edi, può essere anche usata nel cat'l'O per fer ili, nel CR SO che si dovesse trasportare lontano un indi\'iduo m ccolto con que>sla barello , il Quale pe r la gt·avilà M ila fl'rila non potesse, senza pericolo o l'o J•li sofferenze, esser cambialo di giaciglio. Ques ta nuo va bore! la è denominala p ieyheco le pe1· disling ut' rla da quella a snodo, che "a a sostituire, e dall'altJ•a dt'l lc S\'Zioni di sanità L'autor tl d i essa è il m aggio1·e m ed ico Guida, addello ol l\linislcro della g uet·1·a, al quale ui'ficiale pure si devono la barella rigida m odello 1878 e il cu lTO pe1· ferili. adottali g ià, e la car1·elta di sa nilù esposta oiiR m ostra nazionale di T o1·ino. ·

RIVISTA D'IGIENE Della trumil•lone della tuberoolo•l per mezzo del latte. -

RI CtrAnn. -

(Reoue d'Hyyù}ne, ja11vi cr , 188i).

L a trasmissione d•dla tubercolos i per mezzo ùel !alle della vacca Lis icu è un fallo Ol'mai inùiscutibile e potrel!bero solo o ppug narlo qu elli che non si occupar·ono dell'argomento, ma lranno conll'O ùi lot·o l utti gli s pcrimenta lori, massime stranieri; cù o ggi il p1 ùblem a uon Ya piu fo!'m ululo cos1: Può il lttlle tJ'a~ rn ellel·e la luber colusi ùulla vacca all'uomo o ati all1·o auimale ( - Srbi.Jene ne' termini seguenti: In qual misu1·a eri in quali condizioni il !allo segregato da una vacca l isica può coutag-iare chi ne bevvt!? - La questione p1·atica


RIY1STA D'IGIENE

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è basala s ulla conoscenza del g r ado di perniciosi là pe1· la specie umana. V'ha chi accusò il lalle como giornalier o mezzo d'in fozione, massime nei fanciulli; v'hanno allri in,·ece che noi credono dannoso se non rarissimamente, eccezionalmente. Siffatte divergenze di opinioni in osservatori tulli egualmente coscie nziosi, richiedevano ulleriori ricerche, ed al co n gres~o di Baden nel 1879 il pr of. Boll inger, che aveva notato in t.aluni casi il !alle di vacche tis ic he produrre nei maiali la tuber colosi in allri nulla, dimandò si rinnovassero gli studi per determinare quali sieno le forme delia tubercolosi sulla vacca, le quali inducano la virulenza nel latte: ed il dott. May (Ueber die In.fectiosiit der Mi/eh perlsiichtirter, in Archio. f iir H!J(tien, 1883) esegui nel laboratorio stesso del prof. Bollinger a Munich una serie d'esperienze con lo scopo Ji rigpondere a questi due quesiti: 1• È cosi gl'ande come si pretese il danno della infezione tubercolare con il latte 1 2• La cottura ne distrugge la virule nza ? Egli si provvedeva nel matlatoio di .Munich del latte sospetto che mungeva prima della macellazione e la realtà della diagnosi veniva li per li provata con i pezzi in mano dagl'ispèttori veterinarii, onde non era da elevars i il menomo dubbio. 11 latte quindi era iniellato con una siringa di vetro a stantuffo in caoutchouc nella cavità addominale d'un porcellino d'India: ed og ni volta l'islr umento era lavato con una soluzione si concentrata d'acido fenico, che fattane cadere una gocci.a sulla pelle vi determinava un'escara. Questo processo di dis infezione è certo, poiché una soluzione fenizzala al 3 od anche al 2 •t. basta a distruggere la virulenza d'un liquido tubercololico ( BAUMGARTEN, B erl. Klin. Wochens., 1880). Si scelse all'uopo il por cellino d' l ndià qual i'enllivo oltremodo sensibile 81 riguardo della tubercolosi: se vi sar•ebbero stati quindi dei casi negativi essi avrebbero dovu'o avere u11 significato deciso. Furono 28 l'esperienze eseguite, ma non lulle quante si fecero col latte. Ecco un riassunto di quelle che si ril'eriscono all'argomento:


Rin STA

E:sp . YI e V!I. - Vacca con granulazioni tubercolari al pol mone e al diaframma: gr osse cavern e polmonari: 3 centim etri cubici del suo lnl le ven7o no ini ettati nella cavità peI'ilonealo ù'un por ce:Iino. Dopo 5 sellimane ucciso l'animale c~so si è tJ•o,·v to ~0 11 i~s im o . Lo slosso folle fallo bollire , ed iniellalo nell'egual pr oporzi one ha dato l"identico ri sullato. E.sp. V!l!, /.\" e X . - Vacca con masse caseose ai pol moni e gl'onulazioni isolAte: 3 cenlimetri cubici del suo falle vengono iniellali A 3 poi·cell ini, i quali ucci si in capo a G setti mane, si l'in vengono sani. Ew .\l, --~.:n e .\"II!. - Venti centimetri cubici di latte crudo e bolli lo, mun to da una vacca li sica, l:iono iniettati nella cavi tà addominale di due giovani cani: all" o ulo p~ia, praticata i scllimane dopo, non I'in vcngonsi lesioni di sorta . Dieci centimell'i cubici dello stesso falle s' iniettano nel pe1·i toneo di un giovane g&lto, che, dopo 5 settimane nulla offl·e d"anOI'male. Esp. XXI, .\".\"II e XXIII. - Dieci grammi Ji sostanza caseosa d'un polmone umano son riùoLLi in poltiglia, uniti o battuti con 50 cenlimclt'i cubici di falle bollilo, e la mescolam~a per 2+ o1·e !asciala in luogo fresco, vien poi fill l'ata al.trave r~o un panno. 11 li'JUido contien e dei bacill i fa c:ili ad ossm·,·a•·si : se n e ini ettano 5 centimetri cu!Ji ci nella cavità addominnl e di un poPcellino, il quale ucciso ai2J• giorno peesenla unu lubePcolosi mi liare tipica del pe•·itoneo e Jclla milza. Cinc1ue centimetri cubici ùi questo liquido medesimo, riscaldato in antecedenza fin o alla ebollizione, sono iniettati in una ca vi11 e 3 in un'alli·a. Gli animali uccisi egualmente al 21• giorno non offrono al cuno lesione. J::.~p. X Xi V e XX V. Vacca aO'ellu da gene l'aie lubei'colosi miliai·e. M ek'l. della mammella è sana, melà Lube•·cololica con gr an copia di bacilli car aLLe•·islici. A l cune gocci e di succo !alleo del Ialo sano, diluili c•m un po' d'acq ua distillata ven gono iniellole in un por cellino (l cenlimelro cub. e mezzo ùi tal liquido) . L'animale ucciso alla 31• giornata presenta lubeJ•colosi miliare del periloneo e della milza: i polmoni e gli allr·i ot·gani son sani. Un porcellino, cui s'iniettano 2 centimetri cubid del succo l atteo espresso dal Ialo


D'!GIE!\E aff·~ llo,

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muore all'undecima giot'l1tlla con tubercolosi miliare dd periloneo e della milza. Esp . ..-Y XVI, XX.V ll e XXVI![. - S'iniettano 3 centimetri cubici di :alle di vacca tuhercololica a due porcellini e allrellanli ad un topo. Uccisi i primi dopo 23 giorni ed il terzo dopo 20 non si r isconlt•ano alterazioni di sorta. Una serie d' allre importantissime esperienze consistè nelle iniezioni simultanee di liquidi tubet·colosi, noncilè di !aLle in alcune crudo, in a llre previa ebollizione. Quelle praticate col !alle crudo determinarono immancabilmente la tubercolosi, mentre le altre con il latte bollilo non la produ~sero mai. L'aulot'e conclude cosi: 1. Il d&nno della infezione tubercolare per m ezzo del !alle è reale, ma è !ungi dall'esser e si esteso come si sostenne; 2. Il !alle delle vacche tisiche è innocuo, fin che la tubercolosi é locale; ma divien pernicioso quando essa si rende gene rale, anche se non si riscontrino alterazioni nelle mammelle; . 3. La coltura de! latte, .quale si costuma, basta per renderlo inoffensivo; e può affermarsi che si renderà assolutamente innocuo quando abbia bollito, qualunque siane la provenienza. La pl'ima e l'ultima di tali conclusioni ci sembrano inoppugnabili; l'ullima é conforme a quelle dell'Aufl'echt (Palhol. Mitheilunyen, . Magdebourg, 1881); ed in quanto alla prima, si ammellerà faci lmente e lle un latte, il quale si mostra affatto inoffensivo sulla superficie peritoneale· d'un animale si disposto a diventar tubercoloso, qual è il porcellino, con maggior ragione lo sarà sul tubo digerenlP- di un fanciullo. Il danno adunque della infezione tubercolare per mezzo del !aLle è minimo; e ciò è consolante; ma si hanno delle riserve a farsi circa la seconda conclusione. Si sarà infatti badalo che non fu iniettato !l lalte munto dalla vacca presa da tubercolosi generale, sibbene il succo premuto da ciascuna metà della mammella dopo l'abbattimento, il che è ben diverso. Siamo certi che tal lacuna

..


736

RJVlSTA

non sat'à s fuggita al doll. May, che non avrà potuto colmarla e ch'egli pel primo ne proverà rammarico, ma noi avremmo desiderato di cono~cere ciò che un simile !alte, munl o dalla vacca viva, avrebbe pt•odolto nel peeiloneo d'un animale. Non ammelliamo dunque che sotto il beneficio dell"inventario la distinzione stabilita dall"autot·e tra il latte delle bes tie con tubet·colosi locale e quello delle bestie con tubercolosi generale, ma troviamo pure che quP.sto è un punto nuovo ùa non trascur•ars i da chi proseguirà s iffaLli esperimenti. Pet• finire diciamo che l'autore non potè scoprir mai un sol bacillo nel !alle delle vacche Lisiche, da che s i viene a concludere cl''essi sono eccessivamente rari.

Elettuario vaoolnloo.- (Journal de medéci ne et de chirurgie pratiques, marzo t88i). Tutto ciò che concerne la vacciP.azione ha una tale importanza, che noi riportiamo con qualch e dettaglio gli studi pubblicati dal dott. Chambard, sopra un elettuat:io a base di vaccino animale, praticato dal servizio municipale, e che facilita di molto l'allo della vacr.inazione. È questa una modificazione di ciò che si fa a Milano e nel Belgio. L'elettuario vaccinico consiste essenzialmente in un miscuglio intimo di tutte le parli attive della pus tola vaccinica con una miscela acquosa di glicerina; ~d eccone il metodo di pt•eparazione. Avendo inoculato da 150 a 200 pustole sui fianchi di una vacca , al quintb giorno dell'eruzione bisogna accuratamente lavare la località con acqua tiepida alcolizzata, e procederne quinùi immediatamente alla raccolta del vaccino. P er far ciò bisogna afferrat·e la pus tola alla sua base con una pinzetta a pressione continua di branche elastiche e di costruzione speciale, si toglie quindi con un colpo di !ancella la cr osta che si mette da parte in un ve tro da orologio; se ne a ssorbe quindi il contenuto liquido per mezzo di un aspiratore e se ne t'aschi a il fondo · con una lancetta. Le ct·oste, il siero e la polpa sono dunque i tre elementi al-


)) ' JCTE'i'E

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liYi che si possono ritrarre dalla pustola. F allo ciò, pochi minuti b~tstano a confezionare l'elettuario. Le croste lavate antecedentemente con dell'acl'}un gliceri llala vengono disg regate in un mortaio con l'aiuto di un poco di zucchero. A questa polver e umida si aggiunge ciò che s i è ottenuto dal ra!'<chiamento delle pustole, ed un poco di gomma dragante' per farne una spessa mucillaggine. Per dare a questa mucillaggine una conveniente con!:;istcnza, ecl assicurarne la conservazione non si dev~ fare altro che a ggiungerne goccia a goccia, e continuando sempr e la trilurazione, un miscuglio a parli e guali di acq ua distillata, e di glirerina neutra contenuta in un Pecipiente con ta-goccie speciale. La fabbri cazione quindi ùell'eleltuario vaccinico si riduce ad ùn'operazione farmaceutica molto sernplice che ricor,la. quella del looch e del julep. L'elettuario si conserva n el mortaio stesso che ha servito alla suo preparazione che si rleposita sotto una campana i cui bordi r·ipo~ano sopra una placca di vetro smerigliato. Questo va~cino è sc11za dubbio meno alli v o del vaccino fre • sco, e perciò biso~na arloperal'lo anche più abbondantemente Il metodo più utile per l'inoculazione è la scarificazione che dà migliori ris ultati della semplice puntura. Quest'elettuario, seconclo M. Chambard, sembra destinato ad assicurar·e il trionfo defìu itivo della vaccinazione animale

perché p~rmelle di vaccinare con s:curezza, e con abbonùanza. Nei limiti della sua cons·ervazion e, che non pare possano estendersi al di là dei 15 giorni, ed a condizione dell'inoculazione per mezzo di scaritlcazioni, questo elettuario dà g li stessi resultati del vaccino fre~co . All'istituto di Lione queste vaccinazioni vi hanno dato i19ti p er 100 di risultati favorevoli, e nelle rivaccinazioni il 50 •r•. In tempi di epidemia, la fabbricazione di grandi quantila di elettuario combinata alla vaccinazione Jalla vacca a br·accio p ermette solo di far frontP. a tutte le rlimancle, e di praticare le r·ivaccionzioni in massa che i comuni e lo stato dovrebb ero prescrivere a tutti gli individui e a tulli i corpi sui quali e sercitano la loro autorita.

47


.. IUVISTA

Proprietà antisettiche dell'acido citrico. - Dott. DE F . (Jon rnal r{ H!Jgiéne, mt~rs, 188·i-).

Dallo! rircrc!Je ultimamente isliluile dal doll. Schullz, rtsulta che l'acido ci tr ico è dola lo di pron1riela antisettiche m olto potenti. Me~si dei pezzi di carne in una soluzione di acido cil:rico Al 5 •1. si potevano togliet·li indi a cinque giorni in un per· fdto stato di conser•vazio11e. P osta la carne fr·esca in una soluzione di acido cikico all'1 '1. essa si disorgnnizza con ra pitlilà se11za spandere alclin fetido odore. L o Scii ullz, pros•"gucndo gli espCJ·imen li sui gem1i or ganizzati ha osservato che mettendo una goccia d'una soluzione d'acido ci tr·ico al m i l/esimo nell'acfJna contenente sostanze di veg-(·loli in fermentazione ed in cur il micro:;copio lesciava vedere numerosi or·ganismi infer· wri , fJuesti non tat·davano a morit•e. I sa li fl,l'I1Hlli d<:~ll'ncido cilt·ico si co mportan o diversamente dn esso a l'iguardo degli agenLi c.li fermentazione. Così, posta la cat·nc i11 una soluzione di ci tra lo eli soda al 5 ·,., essa si putt·cfuceva rapidamente come se fosse stata nell'acqua ordinnt·ia.

La questione delle farlne. - Dott. D.r: F. - (Journal d'H y · uiéne. l" mai 188i) . .

Si sa con qual sollecitudine da quolche anno siansi proseguiti gli slutlii sull'alimentazione rlelle armale e sugli ap· pr·ovvigionamenti in tempo di guerr·a. Si pongono in prima linea le ques.tioni r elative alle far·ine ed alle carni élte cercasi di mantenere nelltl piu favorevoli condizioni dnl punto di vista clelia conservazione, del lrasporlol e d ~l l' ulile. T ra scriviamo assfti di buon grado alcune generali conclusioni degl'impor·tanli nt·licoli sulle far ; ne che ha reecnlemenle pubblicato nel J ou.rnal de pharmacie et de clu'mie M. Balland. • ·t• In fuori di tulle le cause esterne, il grano contiene un fermento, il quale può naturalmente pt•ovocarne l'altera-


. . D' IGIE:'iE

739

zione; c sembra avere per punto di part~nza la prossimità dell'embrione. Esso è insolubil e e possiede l e pi'Opriela dei fer·menti organizzati. Resiste ad una tempe1·alura di 100•, ma Yien dislt·ullo dall'acqua bollente. L'~ctJua ed il calore sono indispera!'abili al suo svii uppo ed una Lempel'atui'a umida di 2:J' è quella che maggior·mente l o favorisce. Manifesta la ><un azione sul ;.:lutine che r ende Ouido. « 2' L'aciùila nelle farine inYecchiale non è, come si ammise, la cagione della scomparsa Llel glutin e, sibbene la conseguenza: essa non precede l'alterazione, ma la segue. • :3· Il glutine sembra esister nel frumento allo stesso f!'l'atlo dell'amido. « 4• ~ elle farine stufa le, il ~l ulin e mantiensi con le sue p l'O· prietà. L 'azione dèl ferm ento e rallentata in conseguenza dell'acqua evapor ata, ma non è distrutto; e I' iprenùe la sua parte appena riappaia l'acqua ed il calot•e. c 5' Le condizioni necessari e per· ollener·e una lunga conservazione sono d'impiegar grani non altera ti, a prel'ei·enza grani rlur·i; di aver ri guardo all'involucro del gr·ano con una macinalura I'egolat·e; di abburattare le farine ad una ta>~sa eleoata e di conservarle in recipienti nei quali siano ri guar dati dal calore e dall'umidità "· L'amministrazione della ~uerra ha realizzato parte di queste condizioni adottando nelle piazze forli l'uso delle casse me· tali iche stagnate per la oeonser·vazione delle farin e. Far·ebb e duopo ino!Lre non mellervi che farine dure oltenule dal rwimò getto.

Antlaetttol e batter!. -

(;\1oniteur Scicntijlquc, febbraio,

188~) .

I l signor P. Miquel, che con per severanza pari all'in gegno prosegue l e accurate ~ue investigazioni sui microbi, pubblicò, nell'Annuario meterflologico del ·188-i , una lunga lista di sostanze, delle quali valutò il potere antisettico in base alla quantita minima occorrente di ciascuna all impedire la pulrefazione di un lill'O di bi'Odo, preparato con carne eli bue e neutralizzato. A questa lista sussegue uno studio


74.0

RIVISTA

particolareggiato dei principali antisettici, corredalo di preziose osservazioni. Proverò di riassumerne i punti di maggiore importanza. Sulla lista ftgurnno novanluna sostanza, partite in gruppi ed orrlinate secondo il decre~conle loro valore anliputrido. Compongono il primo gruppo le SO!;Lanze eminentemente anlisctliche, quali il ioduro mereurico, il ioduro argentico, l'acqua ossigenata, il cloruro mercurieo, e l'a.:otato di argento; il loro Vl!iore è rispeUivamente espresso t.lalle quantità minime, di grammi 0,025, 0,030, 0,050, 0,070, 0,080. Sostanze molto fortemente antisettiche sono delle le componenti il SPconrlo gruppo; le qua.ntità minime, rappresentanti la loro energia, variano gradatamente da g-l'ammi 0,15 a grammi 0,90. Notiamo in questo gruppo gli acidi osmico e cromico. il cloro, il iodio, il bromo, il iodoformio, il cloruro ed il solfato rameici. Nel terzo gr·upp0, sostanze fortemente antisettiche, Lt·oviamo gli acidi salicilico c ben~M1:o, il bicromato ed il eromalo polassici, l'acido picrico, i cloruri alluminico e ,;incico, il timolo, la nìlroben::ina, gli acidi so~forico, a.;otico, cloridrico e jo.~forico, il .fenole, il per·manganato potassico, il so{fato alluminico polassico, l'acido ossalico, ecc., con un potere antiputrido misurato da quanlità minime, variabili successivamente fr'a i e :> grnmmi. Minore energia dimostrarono gEi acidi arsenioso e borico, il clorate idrato, il so{falo ferroso, l'alcole etilico, ecc , dei quali accorsero rispeltivsrnente grammi 6,00, 7,50, 9,30, 11 ,00, 95,00, ad impedire la pulrefazione del brodo. Sali di mercurio. - In ordinP- al potere disinfettante dci composti mercul'iali, le ricerch P, dei dotti si porlflrono spe· cialmenle sul cloruro mercurico: il s ig. Miquel, per induzione ciel lutto teorica, rivolse pure le sue investigazioni sul ioduro met·curico, e r e;:perienza lo proverebbe quasi tre volle pitt energico del corrispont.lente clorut'O. Il i0duro mercurico s i scioglie dil'eltamente in 200 parti d'acqua distillata alla lempet'atur·a ordinaria; é anlipulrido alla dose di 40~

000 , e si può quindi l.ogicamente suppot•re de-

stinato a rendere impot·lanti servizi alla medicina ed alla


7~1

chirut•gia, dove. solto questo p;.~nto di vista, già tiene applicaziO!li e s tese il cloruro mercurico, la cui vh·tù anlipu1

trida Miquel valuta ati ,, ,1.,000• Vlemitz ad 20,000 - 1- e Jalan de la Croix ad

u:IXif· In infermi per lisi, anche avanzala, si ebbero

r istdta li notevoli dalla inalazione, mediante il polverizzalore in vetro de l Richardson, di una soluzione ad 2~ del pt·edetto ioduro, cui erasi ag:xiunlo l'uno p. •;. di lauda no ad attenuarne l'azione it•ritunte alle fauci. Fu la do::se giornaliera di 30 cm. cubi, rtpatllila in tre volte. Il cloruro mercurico in $Oiuzione ad IO,~ ha virtu an ti pu-

trida etluivalentea quella tli una soluzione ad 3 ~ di acido fe nico: inoltre la ~rim a distrugge i g ermi dei microbi. che una soluzione alcoolica di acido fenico al 50 p. % lascia vitali. Quindi nella pratica, rome per l'uso interno, cosi per medicazioni eslet·ne e pe t· disinfezioni dei panni, delle biancherie, degli oggetti non rnPLallici, ece., !Oarebbero a ritenet•s i preferibili le soluzioni dci $ali rner curici, da cui non solo é impedila la ferm entazione putrida, ma eziandio ogni elemento rnorbigeno distrutto; nè può tornare di ostacolo la spesa poichò 100 g t•antmi di clorUt·o mercurico, sciolti in un metro cubo d i acqua, costano una lira. In virtù di qual i r eazioni si spieghi il polet·e antiseWco dei !'ali di mercurio, è ip-noto; quello, che non si può r evocare in dubbio, s i è la lor o effir.acia incontras tabile, s ia nell'imperlit•e la ferm en tazione delle sostanze proteiche, sia nel togliere ogn i vilalita ai ::rermi di mict·o-organismi. Sali d' argento.- Quasi del tutto pal' i a CJUella dei sali predetti è la potenza antisettica dei sali di a rgento; pure ignoto il loro modo di agire. È pet•ò in questi a noLarsi, come la presenza dell'iposolfìlo· sodico ne a ttenui l'energia, sino a r endel'la nulla, quando, spet'iment.a ndo col ioduro a rgentico, l'iposolfil0 è in quantità s ufficiente per discio~lierlo completamente. L'iposolfìlo a rgen tico, c he si genera, non_ ha v irtù anliputrida, Anche quando s i accumuli nel liquido fermentescibi le in g rande quantità . Acidi osmico e cromico. - Il primo è antipulrido alla dose


RII"ISTA

di ;~' il secondo alla dose di ~·All a dose ùi

,:m sonò mi-

ct·obicitla entr ambi. L e combinazioni dell'acido ct·omico colla potassa e coll'ammoniaca immobilizzano i batteri alla dose di 7 ~. ms non hanno azione sui germi <lei micr obi, anche quanùo in quantità suOicienle a saturare il liquiùo. Cloro, !Jromo e iodio. - QuPsti tre m elfllloidi sono veleni p<1 len li pet• gli schizofìli e l e lol'o sporule; l'acqua iorlata

.

(a19 ,~ ) è sempre stet•il e, e però l'acqua satura di ioJio gioverebbe alla distruzione Jei miasmi adet·enti alla biancheria degli infermi pel' malattia conl agiosn, e sarebbero f01·se una m:isut·a pt•ofì latlJca eccellente le lavatu1·e del cot·po de;,;li infe1·mi con liquidi più carichi di iod io.

Il clot·o et!. il iodio, nella quantità Ji li~ impediscono eJ arl'estano lo sviluppo de i butteri nel Lroùo, e lu lor o azione sembra dovuta al t'apido loro trasformarsi in composti ipoclor ici e ipo-iodici. Il bromo parve due a lre volle meno attivo. I n un metro cubo di aria umido. cinque grammi di gas clor o o eli vapor e di bt·omo dislntggono in quarantollo Ol'e le sporule dei balleri; i vapol'i di iodio alla temper atur a or·di naria. richieggono un tempo quallt'O o cinque volle ma g· gior c per r endere !:;terile il . pol ,·iscol o almo sfer•i,~o. Il clot·o secco agisc6 diffìcilmenle sui germi; senza l 'intet·venln dell'umidi tà i micr·obi r esistono all'azi one corrosiva di queslo ga~.

Cloro, brom o e iod io m erilnn•> di esser·e impiegn li come disinfettanti in ogni ..:it•coslanza , in cui l'uso ne Lor·ni possibi le. Ioclq(ormio . - Il io.Joformio, e con minor e energia i congcner·i cloroformio e bromoformio, arrestano la putrefazi one, ma non llanno azione disll'UlliYa , nè sopt·a i germi, né sulle sostanze, che ne favor·iscono lo sviluppo. R (ll11e. Non pm:!=:ono esser e po!=:le in dubbio lt' p i'O· priPtà antipu tritle dei so li di rame; all'inflllQI'i dei metalli nobili, non ,.i ha melallo, che m e~l io del ram e sospenda o pt·evenga la d~>compos i z i one d<'lle materie animali, !':enza pe1·ò Yaler e n distrugger e le spO!'ule dei bal'illi comu ni.


n'IGIENE

i43

Acidi della serie aromatica. -

Gli a cidi ·!òalicilico e benzoico, e l'acido picrico, allo stato libero, sono buoni di!'infellan lì; ma le loro combinazioni saline ~ono dieci volle · meno e rncaci. Timolo e Jenole. - L'aciJo limico o li molo ha erH'r·gia superiore a quella dcll'aci<lo fenico; tuttavia nè l' uno nè l'a ltro possono considerarsi come miaobicidi eccellenti. Ammoniaca. - I germi dei bacilli r·esis lo no ad una ~olu­ zione sa tura di gas ammonico, e allo s le~so gos allo stato s ecco. Lo stesso r eallivo di Schweiser, che scioglie la cellulosa, non allera le spore dei baci lli. Alluminio e ~inco. - I composti d'alluminio e d i zinco sono con ragione considnrati fr·a i buoni disinfettanti, e specialmente i cloruri, che, alla dose di i~9 circa, impediscono lo sviluppo dei batter i. Permanganato di polassa. - Di questo sale, (:ome disin fettante, è forse maggior e del merito la fama. NMlalina. . - Uno str·ato di parecchi centimetri di na fla lina sulla superficie dr.! brodo, non impedisce in questo lo sviluppo dei batteri. È probabile, che il doll. Fischer , proponendola anni l'Ono 11ella terapeulica, abbia le proprie e~re· rienze eseguite C')n naflalina, anco1·a impur a per fenole e per altri prodotti, che l'accompagnano nella s ua s ublimazione dentro i tubi delle officin e del gas illuminante.

BullA diJiiD.fezlone col cloro e col bromo. - F tsc!I ER e P ROSKA UER . - (Deut. med. Wocfrensch. 10 aprile, !R81, N. 15).

l dottori Fischer e P roskauer eseguirono questi esper imenti col cloro e col bt·o mo facendo sviluppare quesle sostanze in boccie in cui erano introdolli i più diversi org-anismi palogenici e determinando la proporzione in cui dovevano trovarsi i gas per la uccisione sicura di quei germi. Quindi furono falli s imili sperimenti in stanze ben chiusP.. I fun ghi che dovevano essere uccisi erano posti su buccie di patate o ne etano impregnati dai fili di s eta; e per imitar e, più che


744

H! VISTA

pos;;ibile, le condizioni or Jinnrie, i preparati furouo tenuti in parte più o m eno nascosti, p ~1· esempio collocuti ùenll·o dell e Lasche. '_froppo lungo sarebbe 1·iferi1'e l e numet·ose l •ar·Licolarita degl i sperimenti. Pri ma fu pr ovalo il clor o. R e:-ullò, COIILI'ariamente ad allt>e alfeemazioni, che h:1 umiùifà rl ell'at·ia alimenta la sicurezza del t'esullalo. Il g us fu fallo s viluppare vee-sando _l'acido cloriù1·ico sul cloru.l 'o di calce, m etodo cl1e per sicurezza e fa cil i Là m erita di essere preferito ad ogni all t'O. Come minima quuntiLà Ji cloro che occon·e me;:cola1·e oll'nria pet· la dislmzione dei ge1·mi fu l'iconosciula esser e quella corrispondente a O,:JO p e1· cento volumi , e queRta propOI'zione si olliene usando 0,25 cltilog. di cl oru1·o di calce e 0,:15 cftil,,g. di acido clol'idrico puro p er m etr·o cubo di spazio. V eram ente n eppure questa cosi alta p!'oporzione è suffì cienle a ucc,de1·e Lulli i gel'mi, pe1·6 i superficial i e non illliet·amcnLe nascosti am:lle ft>a i più r esisteuli sono dislr u lli con siturezza, m enll'e 11 ~ g li alll·i i.l r esullal o era sol o parziale. Se i r esullati 11 0 11 :;o uo da consider arsi come compl d ameute soddisfacenti, tuttavia in molli casi p l'Slici la disinfezione col clol'o è .da raccomundor si semplicemente per ché non co n o~c ia rn o fin ol'a un m etod o mi!..d iot·e. Quando si usu è da badare che a,•a nli il princi pio dello s vil uppo del dor O, l'aria sia più che j)O!<Si bi le umida, e OC!.:OITC rirord a1·e cile gl i O~Igc LLi di vcs tia1·io, le ve1·nici ad ol io, so ffrano per l'azione del cl or o, e l a l'espirazione dd clo1·o e:;l"eudo p ericol osa per :::-1i uorn i n i, l'acido cio l'idr·i co non deve esser e versato sul cloruro . di calcu se non quando gli uomini son o uscili dnlla stanza. La e:;al la chiusura della sltmza é condtzione i ndi l"pcnsabile, Jlt'l'Chè altrimenti la pi'OJ>orzi one del ci OI'O nell'at·ia Jillli nuisce notevolmente. La stanza deve esser e esposta all'a l.ione dd clol'o almeno per 8 or e. Il bt'Oino si è dimostralo meno utile. Si r·iL(sci anche C(ll1 ('l"SO a uccider·e i germi n ell e bolLiglie, ma i rt:~ ulta li nelle st.unze chiuse non furono soddis fa centi, poiefH\ do una parte solo diffi cilmente si riu scì a im1we~n are l'at·i o della sumcienlc 'lu nn tili1 di brom o. e da ll'allt·n Hn cbc i gP nlli f<iluut i supe!'lk inl rn t'll le non ~c m p re furnno con sil'ur·ezz.n ucci~i! E

e


o' IGlE~E

~L"

1 ·~·.)

se s i ag.f!iunge che lo sviluppo del br omo è più costoso di quello del clot·o, sarà più che mai chiaro che l'ultimo in pratica me rita la preferenza . •

Bioerohe aul valore nutritivo della carne pura. - Dollor R6~1Hf:RG. - (Deutsehe Militiirarztliche Zeitschr·~ft, 18H3, N. 10). Nell'AmericA· meridionale si prepara una polver·e nutritizia animale, di cui vari campioni furono esposti allo mostra di igiene di Berlino soLLÒ il nome di " Carne put·a •, la quale si crede possa sosliluir•e completamente la carM fresca e sia adatlalissima per la nutrizione dt:ìgl'cser citi in campagna e nelle spedizioni lontane. È una polvere granulosa brunaslt·a, completamente asciutta, di oJore e sapore non disaggradèvoli che ricordano quelli della carne di bo ve; ha sa po r·e salato. Se si pone un piccolo saggio di carne pura sotto il micro- . scopio, si trovano dei piccoli framm enti di fibl'ille separate o di sottili fasci di fibre di muscoli striati. Le str ie trasversali si veggon,o più chiaramente ·nei più piccoli fragrnenti dopo l'aggiunLa di una soluzione concentrata di a cido benzoico u ell·acquft stilla la. · .Le cellule gra~sose si trovano scarsissime fra le fibre; fibre di tendini non se ne trovano quasi affetto; pare che nella ft~bbricazion e s ieno usati solo i ventr·i di muscoli, escludendo più che é possibile i lenòiui. Il pericolo che con ques te carni possano essere trasmessi all'uomo ger·mi di malattie esistenti negli animali che servi rono allu sua preparazione, il Romber·g lo crede quasi impossibile; imperoccld~ nell'America meridionale sono tali le distanze che quelli animali devono percorret·e per andare al luogo c..lel macello che 5olo i sani possono sos te ner~ q!Ue sti via ggi, i maiali r imang-ono per via. lnollre in quel clima Lulte le malalUe degli animali hanno un cor~o molto piu ra· pido che nelle mandre eur·opee, cosicciHJ è ben difficile che queste malottie passino inosservate. Nullameno la societf! ha fermalo al suo 8tlt'vizio un vcler·inorio !JI'ussiano, il qua le


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Rl \'IST.\

.

risiederà in Buenos-Ayres pet• '\"isitare gli animali destinali allo fabbricazione della carne pura. L a'sciata per del Lem pone l'l'acqua fredda, o nell'acqua calda, la ca r·ne pu r'3 ri gonfia fino al doppio del suo volume, nell'acido acetico e nell'ttcirlo cloridrico diluili trattata a caldo o a freddo ri gonfia ftno 61 triplo Con ques to trattamento nell'acqua, fuori del gonfiamen to ri conoscibile anche al microscopio, la str-uttura delle particelle del preparato non si alter·a, le slr·ie trasversali riman gono ben manifeste e conser·va;;i la coesione dell e fibre. I detti acidi dopo alcuni giorni producono l a dissoluz:ione del tessuto ed una ùisgr·egazione gr anulare del contenuto delle fì br·illc e quindi scomparsa delle strie lrasvel'sali. Sotlo l 'azione dell'acido acetico é visibile anche il tessuto connettivo inlerfìbrillm·e. Gli alcali caustici inducono nella carne pur·a il gonlìomento gelalinoso; se dopo si neutralizza con un acido, riapparisce la primitiva forma grnnul osa. La carne pura non è altro, come l o dimostra il microscopio. che car·ne mu~colare concentrala. Secondo l'analisi del professore K i)nig Slulzer ed altri la carn e pura ha la seguen te composiLione: Acqua 8,52, so;;Lnnze albuminose 72,23, gr•asso 5,07, sali H, i R %- Second o Rolh e Le x la carne di manzo senza Ms6 e senza grasso contiene: A cC(ua 76,.6, sostanze al buminose 21,2, gr·a sso 2,0, sali i.G •; 0 • Quindi la carne pvra pel' la quantità di sostanze albuminose cltF: contiene e<Juivale ad ur.a quantila ()lladrupla di carne muscolare di manzo del lutto rna:Fa. La defi cienza di gra!>SO rivelata da l microseopio e dall'analisi chimica proviene o dall'essere gli armenti semi-selvaggi deli'Amer·ica meridionale mollo più poveri di gro sso degli europei, o dnll'accmata scella che è stata fatta ne!la fabbr·icazione dt!lla came per assicurarne l a conservazione, di pezzi J i muscolo scevr·i di gra ~so. Il sale vi è stato in parte ag-giunto per• aumentarne l a conser vnbililà. Il di;;~l'egar·si dellt> .fibre della carne pura negli acidi diluiLi, como ha dimostrato il micr·oscopio, fa già supporre che anche nei sugh i digestivi il preparato si scioglierò. Se, escl uùerah) ogni alt1'A alimentazione ca 1'nea, si esaminano gli esct·ernenli, (il cht3 ri esce meglio, per la loro consistenza poltacea e pPr


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la mancunza tli mescolanze vegetali, nei lànciulli), non si trova in es~ i f(Uasi nessuna fibt·a o fascio muscolare inalterati, come ot•dinariamente se ne rinvengono dopo l'alimentazione con la carne fresca. ma solo dei gusci di sarcolemma più o meno vuoti o pieni in perle di un detrito granuloso senza strie; p!l'ova che la digestione della cet•ne put•a nello apparato diget·ente dell'uomo è perfett.a. E questo il Rombcrg confermò con la esperienza fatta su se stt>sso, alimentandosi per dieci settimane con questa sostanza. Pr-endeva a lutti i pasti la carne pura in luogo della carne ft·esca solto f<) t' ma di mint:stra, di arrosto, di biscollo, ec.!., ma nellempo stesso usava del burro, del caffè, di tm poco di pane. Sulle . pt·ime dopo i pasti pt·incipali rimanevagli una sensazione come se lo stomaco non fosse stato sufficientemente riempito, ma svanì dopo alcuni giorni , e invece il Romber·g aveva dopo il pasto un senso piacevole di benossere fisico e menlflle. Il senso della fame dopo fatiche straordinarie si mostt·ava più tardi che con l'alimentazione ordinaria. La digestione si consP.rvò sempre eccellente, come pure le condizioni della saluto e delle forze. Nella pl'ima sellimana il peso del cot·po calò da 19'1 a 189 libbre. Ma poi rimase stanzionari o. Fondandosi su questo resultamento, il Rombet·g crede che la carne pura possa sostituire nella nutrizione degli uomini lA carne fresca. Il D.r Meinert è riuscito a comporre la grande razione di guerra, in una forma mollo gustosa e t•istretta, prepat'antlo una specie di biscotlo di car·ne con · l'aggiunta della necessaria quantità di grasso e carburi di idr·ogeno, il quale dovrebbe soddisfare a tutti i bisogni della nutrizione. La razione di un giorno consiste di dieci focacce pialle, del peso ciascuna di 60 gr ., le quali mediante la compressione potrebbero essere ridotte n un piccoJ;ssimo volume . Ques te focacce provocano la secrezione salivare, cosicchè sono prese volentiet'i anche durante i cald,i delle marcie, anche quando manca da bere. Un ufficiale, 7 sotluffìciali e 2 soldati alimentati esclusiYamente con questi biscotti un giot•no in cui fu fatta una lu11ga marcia su terreno ineguale sopportarono benis~imo la fatica e furono contenti di f(uesto cibo.


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• La commissione dei medici di mat•ina ha dato su questa carne un esteso rapporto. Dal quale apprendiamo che il mel odo di sùa pr•eparazione fu trovato dal prof. Hoffmann di Lipsia e da questi ceduto ad una società per azioni. EJ ecco quale è q'u esto metodo: La came è scevr ata dagli ossi, tendini o grasso, tagliata a pezzeUi, l eggermente sa lata e a sottili strati seccata in un forno a 90' e iOO' C. Dal fomo esce in forma di sottili tavolette, le quali, in mulini Sptlciali che ancora le tolgono i rimanenti resid ui di tendini, é l'idotta in polver·o soLtile. Questa contiene circa 70 •r. di albumiuati, 8 ·r. di m aLer•ie estrattive, 8 ·1. di gras,:o, 10 di sali e 8 di ac1ruo. Il prof. H offman n ha conseevato questa polvet·e per 10 anni senza che si alterasse. Il prezzo amnlOnta presentemen te a lire 10,75 il chi logramma, e poichè un chilo di polveJ·e equivale a quaUJ•o chili di carne fresca, così una quantità di polvere cor·risponden te a un chil o di carne fr·esca viene a coslar·e circa 2 lire. A tal prezzo sarebbe per l'amministt·azione milita1·e senza vantaggio economico. Ma la società promette, 'lua ndo la fabbt·ica sarà in pieno vigot·e, di dado a circa Sù centesimi. La commissione ha esAminato i segnen ti prepar·ali: la polvere di carne pura, il b1·odo di ca1'11e pura, la carne pm•a mista a fur·ino rli fn\·e, pi~elli e knli. i l pane per zuppa, il bi~;colto. il cRcao, la cioccola ta corubi11ati alla carne pura. L a conclusione è che la r-a me pura per zuppa sia m olto raccomandoiJi le in t~mpo di p-ueJ't'a. I l biscotto, il cacao e la cinccolala con la cat•r•c pura ::;o110 da t'ùCcOHl811du t·si pct· la mensa d··gli ufficiali c i mulati deLuli. L:n rnal ato cou catat·ro cronico dello slomRco che non poteva vedet·e la carne pt·ese per lung-o tempo e volent.iel'i il biscotto e la cioccol ata d i cm·ne put·a. Sfavorevole è il giudizio <.Iella commissroue ci1·ca il sapur e delle costoletle preparote con la came pura. La commissione lasc1a aperta l~ questione per i]uanto tempo la car·ne pura si mantrene buona e quanto si pr1•!"l i ad un IUII ~f) uso.

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n'IGIENE

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8v.lla frequenza della febbre tifolde In Parigi.- BERTILLON dott. GIACOMO. - (Reoue d' Hyyiène, maggio, 1883, e Annali [)nioersali eli Medicina, maggio 188-i). In un primo diagremma l'autore traccia la m ortalità per febbr·e lifoide, da cui risulta che, fatta eccezione pet• gl i anni 1870-71 per cui n on si hanno che dali incompleti, dn l 1865 al 1881 inclusi, il minimo di morla lil<l si riscontrò nel 1878 con 41 m. per ~entomila obitnnti, in1li il1874 con.43 m. il 1867 con jO m. poi tutti gli altri in cui oscilla da 52 a 6i per centomila; salvo i tre seguenti: 1876, m.102; 1880, m. 97; ·188·1, m. 9~ per centomila viventi. Altri sette diagrammi moskano In mortalità distribuita per mesi, e quinùi pea· stagioni, e I'(Ui risulta quasi costante il fatto del ma;cimum della m ortnlilà nei m esi di settembre ed ottobre, e qualch~ volta in agosto Fa notare che mentre la curva tende ad abbasf'arsì du rante il decorso dell'inverno, vi ha q unsi costantemente una piccola recrudescenz!i in aprii~ con nuovo abbassamen to nel m ese qi giugno. Negli anni di epidemia l'andamento, che potrebbe dirsi normale, può essere m odificato, ed aversi, come nel 1877 il ma::eimum in novembt·e, od in febbraio (1880), oppure in gennaio (1881). I minimi in questi tre anni caddero rispettivamente in magg io, luglio e giugno. Altro diagramma mostra la frequenza della febbt·e tifoide in ciascuno dei venti circondari in cui ò divi:>a la cillà di Parigi; risulta che il V, il VII eJ il X drcondario sono i peggio traltali dalla slatislil!a, ma qui vi è segnalata una causa d'errot·e dipendente dall' inslallamento i vi esistente degli ospedali militari. L'autore potè convincersi, che i quartie r i della cillà, che nei tempi ordinari sono la sede abituale de lla malattia, sono anche quelli maggiormente colpili dux:anlo le epidemie. Difalli ll'acciati grafici dimostrano, che t&le pal'allelismo in massima f\sisle fra i diversi quartieri. Su mille viventi di ciascuna età 11uanli morirono per febbre lifoide ? Risulla che massima è la morla!Hà nel periododai 15 ai 35 anni; minima nella vecchiaia, anzi gia a 35 anni comincia una g1·ande diminuzione. Fra i bambini tale mor-


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lalila non è poi .tanto sca t·sa. L'età che vi dà il minimo contr·ibuto so11o appunto i Yecclr i ol tre il (iQ• anno. SluJianùo la rn or·talilà per elé negli anni normali o co · munì, e n ~gl i 01111i Ji r ecruJ cscerrza per tale m ot·talilà, :>i ~)s~c t·va un pat•al lel ismo che co lpisce, e dimostra che anche nf'gii anni di epidemio r esta in vi ~ot•e la mede!:'ima le:;f.\'e. Fuccndo un co nfr·u nlo f'rn i nt o t·li po t' f'o hbt•o tifoitlo opp or lencnt i ai nati in Pt~ r•igi , ed alla popolazione aYVenlizia, r·isulta che quest'ultima, falLe le pr·opor·zioni, paga un tr·ib uto più g t·nndc della prima a questa causa di morte; ma m cntr·e il l'u llo i' pt'ovnlo per i maschi , non è ver·o pet• l ~ f~ rn rnine, che pr·es~nta n o eguale moi'Lal ilà come quelle nate i n Parigi. L'aulor·e ri cot·re a qual che sp ie~azio n c Jel fenomeno, ma nou sr è t•icor dalo eire fr-a i mascl ri si tr·ovano i soldati , elriusi nelle casct·me, fomiti d'infezione tifoidea.

La calzatura e le malattie del piede. - (Der Militiir'ar:~t, 1HH;~). -

(Conti n uazion c).

N ellA moder na str·ol cgia si t·i lierre co me assioma, che ft•a due cscr·ci ti condotti e mantenuti ugual m ente IJene, i l vinci tor·e sa r à fJu ello che é pl'ovvcdulo di una cal zalut·a eire p et· dul'ata. ed op ~oi'Ltrnità ò giudicala la rni;.dior c. l\l a qual~\ in general e, cu tc;:La c:alzalui·a?. Evidenlemeute quella che t·onde più fa cile le marcio, eire pr·oteggc il piede dnll'um idi tu c dal fteddo, e eir e gli evilu !t~ pr essione, dovuta alle incg:uaglianze del suolo - in una par ola, la calzntur·n del :"Oldalo, deve soddis fM'e nel più allo grado a tutte le esigenze, cùme le soddisfa quella dei bor·gltesi. Specialmente in tempo di guerra, egli r~o n lta òir·illo di sceglier e quello che più gli convicrr e, ma messo nella dul'a necessità di sfidar e tutti i di sagi di una naarcia colla ca lzat ura impostagli dnll'erar·io. La cAlzatura quindi dev'essere ùurevole ed impel'lneabile all'acqua, qua lilù r eclamate dall'es~ere il soldato costretto di soverrte a traversar~'! qualche pal ude, a far sosta in qualche fosso, o g uadare qualclro torr ente; 11 0 11 dev' esser e Lt·oppo gr ossH, pet• 11011 impedit•e la

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tr·nspirazione, ma in vt~ce deve possedere quel gra do di eiaillir i la che è compatibile colla fa cilrlà delle · marcie, sovra strnrle aspre, 8'assose, ed ineguali. Nella stagione invernal e la calzatu1'a dei soldati deve riparare dal freddo, come nell 'e~ ti,·a non deve pl·odul'l'e sovet·chio colore, deve aclallarsi completamente al piede e non cr ear e impedimenti o di sagi nella ma1·cia a coloro che [!l"ima non e!'IH10 abituali a pot•tarln. lnolt•·e il soldato deYo polerla calzare e l evare senza • per·dita di tempo e senza fatiCfl, e do"endo egli portare sulle proprie spul le il cun·edo delle scAI'pe, <rueste non devono r·ecargli tr oppo incomodo poi l oro peso; e siccome in campo difettano e mezzi e tempo pe1· le occor1·enti I' iparazi oni, così é necessal'iO, che l e sr:aqJe sieno lavol'ate con quella solidità ed accurclezza. da o!Tt·il'e suiTk icute l!Uaranti!!ia ad una luul-(a dul'ala, come pure ad una cOIJServaziono di piu anni, quando stanno nei magazzini. Finalmente la calzatura militare dcv' esser·e poco dispendiosa, e quantunque lutli so ppiono che la cel c1·itù dei movimenti slral4:'gici d'un esercito dipende molto ùalle vaniaggiose condizioni deila calzatura, tuttavia é dimostrato che l'economia che si fa su questo oggetto di COI'l'edo, non è sempre abbastanza giustificala. Egli è senza dubbio un còmpilo assai diffici le il soddisfare a lulte queste esigenze, ed è quindi spiegabil e come i piu distinti condollieri di eserciti, e tutte le amministrazioni militari abbiano già da molto tempo riY olta una attenzione affatto speciale alla calzatura della !ruppa. Nei tempi bai'IJal'i i gue1•rieri marcit.wano scalzi , ed anche in epoca non l ontana vi fm·ono nova tori' che pl'oposero cbe

gli eserciti ma.rciassei'O a piedi nudi, e ciò n·ella idea di rendere i soldati piu l'obusl-i, di l'icondurli allo stato naturale, ed i n pari tempi per• ragi oni di economia. Ma quand'anche i l bisogno cosl!·inga tal ora a mal'ciar·e scalzi, senza un danno positivo, quest.a p1·ovo, sal'à sempre dolorosa , poiché il piede andl'à soggetto a calli diflìcilmente amovibili, e si dilate'l'à il .pieùe in modo, da non poter· piu calza1'e la pl'imiera 8carpa. Del resto, si ccome il nostl'o sentimento estetico si t·ibella a sim ili esperimenti, cosi si lascia completamente in oblio il poco filantropico JWogelto.


RIVISTA

l Greci, ollt•e i sandali, conoscevano ed usavano anche :.:li stivali, dclli slioali injicratici, perché fu l'ateniese Ificrate che li propose, 37-l anni avanti Cris to, e questi dovevano ess ere m~Jlto cornotli. Ma il vero scopt·itord degli stivali, couoscill.l ti anche Ol!gidì, fu nientemeno che Giulio Cesare, a cui esseudo stati presentati molli modelli di stivali piacquet·o solamente i moderni, e dopo di averli osser vt~Li sclamò « isti oalent" questi servono meglio di Lulli. II nome rima se li no oi nostri gio!'ni, mu lo stiVE> le non god uto di u na imparziale e genet·a le adozione; non ve nne introdotto in tulli gli eserciti né dichial'alo oppol'luno da tulli i om andanti di tt•uppe. Solamente ne ll'anno 1878 i Fran<;esi in la \'Oiat·o no la ques tione sulla s celta della miglio!'e colzalura. Snpra 387 rapporti, che fut·ono presentati: 154 optarono per ~li stivali a legacci; 111 pet• gli stivoletti; 83 per l'alluale cnl zatu1·a, a lqua nto modificata; 37 per un sistema misto; 2 per gl i sth·ali. In Francia la questione é ancora sul tappeto e gli stivali e s ti\·ole lli t'i\·alef!'g-inno le sct.ll'pe; quale calzatura nazionale, e vi lta ogni probabilità che godr anno la preferenza, . Dappertutto, ma specialmente in Francia, s i acc usano gli stivali dei seguenti svantag-gi. Prezzo r dativnmenle troppo allo, poca conscl"vabilitil. in istalo di servizio, quando s tanno nei ma gazzini - su>:cellibililò di divenlare secchi, duri e ruvidi col tempo; m olta difficoltà nell'allogarli ridio zaino; incomodilà e moleslia pel loro p eso; difficollà di provvededi a tutte le truppe, acconci, durevoli, ed ugu~tli. Pt·opriet.a di l'cnJere drrtìcili le ma1·cie, di produrre escoriazioni e piag he ai piedi, di indurt•e la stanchezza più presto di qualsiasi aili'O genere di calzatura, di esser·e difficilmente levati, quando umidi, ùi andar soggclli a mutamenti pel ca ldo, o pel freddo, di non adallat·si più ai piedi, clliventantlo Lr·oppo strelli, e di non polerli calzare con facilità. In Francia si pt·tfer iscono gli stivali allacciali, ed i preg i, che godono, sono i seguenti:

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t• :Non possono con tanta facilita affondarsi nel sul)lo, e perdersi, poiché il collo d~l piede viene allacciato, meglio che tl8gli stivali; · 2• Non esercitano una costante pressione, !>ul dorso dd piede; ;3• Sono più leggieri; 4" Si lascinno pitì facihmmte allogare nello za1no; 5• Si possono tenere ai piedi anche durante il sonno, sciogliendo alquanto le coreggie; 6• Benché bagnati, si possono mettere e levare facilmente. Ma per quanto tulle queste ragioni depongano in favore degìi stivali a lacciuoli, essi vengono rigettati dal generale medico Starke, autorita competentissima in materia. Nella sua pregevole memoria, lo slicale conforme alle' nat:.tra, é degna di essere letta, egli sostiene, che tulle le coreggiuole, i nodi, le fibbie od altro, destinate a fissare lo stivale sono inutili, anzi dannosi. Nel calzarlo al buio e con pr·emura, si perde mollo più tPmpo, e quando è bagnato, e si !!anno le dita intirizzite dal freddo, riesce diffìrile allacciarlo. l legacci danno sempre motivo a disorùini della circolazione sanguigna; nella state ad edemi, e nelt'inverno a geloni e ad assideramenti dei pie.li. !\-1a ad onta di tutto ciò, la maggior parte degli eserciti, meno il russo, sono forniti eli stivali a lacciuoli. In Francia il broclequin è prescritto quale oggetto di arredamento militare, a cui viene sovrapposta la uosa di cuoio o di colone. Le scarpe dell'esercilo francese contano 24 numeri, c01·rispondenti ad altrettsnLe differenti dimensioni. Sono allestile dalle migliori fabbriche civili, e lavorate senza difetti e quasi con eleganza, offrono però l'inconveniente di esset·e munite di bullette e cucite a macchina. La Germania é la palria dello stivale, dove fu accettato con tutte le fo~gie e dimensioni possibili eJ impossiblili, e nell'esercito ha subito perfino tutte le modificazioni, dall'enorme stivale dei corazzieri Brandequrghesi fino agli slivaletti della Lond veh r. Tuttavia lo sli vale ha perduto molto del suo prestigio per l'accidente occot·so alla rivista del15' corpo 48


RIVISTA

d'armata innanzi a Be t·lino; in quella parata un gl'an numero di soldati rimase affondalo nel fan go e quanluque sia noto che una gran parte dei s ucces!::i dell'esercito tedesco, oltr eCII è al maestro di scuola, è dovuta a gli sti,·ali, tuttavia in qudla ci rcosta nza venne scossa un poco la fidu cia che gouevano: ciò non pe!'tanto in Germania lo s tivale viene pat•agonato t-d un ambiente portatile e vantaggioso, e costituisce una pat·te integ rante dell'arredamento, tanto in pace che in guerra; il suo peso però presso alcuni cor pi è molto considerevole, come ad es. in quello dei corazzieri, c he compresi gli sproni, pesa quasi quattro chilogr ammi. L'eserc ito inglese è fornito di 32 modelli, di buoni s tiva letti, possiede quindi una scelta maggiore di tutti gli allri e serciti. Nelle s tagioni piovose, i soldati ricevono uo:;;e di tela ;> di cuoio, onde conservare la parte inferiore dei calzoni, cd a seconda del clima, vengonoprovvedtati di piedali, odi calze, e nella campagna contro l'Afghanistan, utilizzarono le calze cAlde. Il soldato russo porta gli s tivali fino a mezza gamba, e durante le fatiche s traordinarie, fino a l p:inocchio. Nei tempi piovosi, o ne i terreni umidi, egli introduce l'estremità dei calzoni negli s tivali. Il cuoio di vacchett.a, che s i adopera per gli s tivali, gode uno speciule vanla~goio , etl in nessun paese vien lavorato cosi bene come in Russia. L·esercito s vizzero é provveduto di scarpe meno eleganti, m a co>~li·ulle secono l'idea del prof. Mayer di Zurigo, il quale nPIIa sua opera memoranda, sulla più adatta .forma delle scarpe, ha inlt·odotlo una vera riforma s ul confezio· namenlo della calzatura. Fino dall'anno 18:'!7, questo distinto anatomico, ha pubblicato un opuscolo intitolato " Procustes ante portas •, un v ero trAttato storico d'attualità, che destò entusiusmo per la vivace pittura delle molestie, a cui va soggetto il piede umano, in causa di una inoppot·Luluna calzatura. Secondo Mayer lo s tivale, prima di ogni altra cosa, deve po;:sedere lo :-stampo de lla forma del piede, de ve conceder g li un solido appoggio, e la suola, base della costruzione di una buona calzatura, dev'essere preparata con cura del tutto speciale.


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A. Salquin, maggiot·e nel 7• reggimenle di fanteria svizzera. r ecentemente in un libro intitolato: L a cal.::alura militare - ha sviluppato questo tema, in un modo mollo più pratico, coadiuvalo:> tecnicamente dai fratelli Giacomo e Stefano Tit·one ùi Torino. La opporlunit8 di questo comune lavoro, è confermala dal colonnello Lecomte, comandante la 2• di"i s ione S\'izzera, in una sua prefazione scrilta appositamente pel libt•o suddetto; egli crede che, l'autore, abbia risoll.o definitivamente il problema, sulla mi glior e calzatura militare, ed è pure d'avviso che gli stivaletti proposti da Salr1uin, unitamenle alla scarpa napolitana (da distribuit•e ai soldati, come secondo paio) sieno da adollarsi. Noi conosciamo queste calzature solo dalla descrizione, ma dobbiamo attendere se in ge nerale corrispondano in pr·alica. Si sa che nell'esercito greco si usa una' calzatura simile alla francese, ma anche una propria e nazionale - alla pr·ima appartengono le s carpe, alla seconda la calzalur·a ùi montagna con ca lze alte, di cui son provveduti i cacciato1·i di confine, i volontari e le truppe di montagna. An cile l'esercito serbù, oltre di quella civile, fa pure uso di una calzatura nazionale: esso por·ta gli s tivali e le cosi dette opauche con calze di lana; però le armi dolle e la cavalleJ·ia, portano esclusivamente lo stivale. Le opauche, specie di sandali - sono formale da pelli di bue o di maiale, gr eggia e non conciale, e vengono strette al IJiede mediante attortigliale e sollili coreggie, di pelle di capra o di pecora. Cotesta specie di calzatura nella stagione asciutta è molto pratica, ma nella umida e piovosa offre qualche inconveniente, giacchè le pelli non conciate s i rammolliscono, come una pasta. Nell'esercito turco si osservano le più svariate calzature, dalle scarpe piane, non annerite simili a pantofole, fino agli alli stiva ioni, provvisti di enormi speroni, ordinariamente alquanto irrugginiti. • Gli Italiani, i Belgi, e gli Spagnuoli hanno calzature proprie, adatte al lot·o clima ed alle lor0 es igenze, e perciò in questi eserciti occort·ono relativamente poche malattie di piedi che richiedano un irattamenlo curativo.


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Anche l'esercito Scandinavo e Danese godono di una calzatura mollo opportuna, consiste nte per lo più in stivali. La calzatura dell'esercito austriaco non ha goduto fin ora là più bella fama- e si allt·ibuirono molte malallie di piedi alla coesistenza delle scarpe, delle uose, e delle pez.zuole: si mossero lamenti, e talora con rt.utta rag ione, specialmt>nle sul mAteriale, l'ulla fo rme~, e s ulla confezione. Il motivo pel quale la calzatura d t~ ll' eserdto aus triAco non é all'altezza dei tempi, s i dovrebbe cet•cat•e nella poco sct·upolosa osservanza dei capitolali tla parte dell'Impresa cal~ature, nella misura non sempt•e esatta e pr·ecis a , nella leg-g-ierezza ron cui si lavora, da ultimo nelle riparazioni , che non sempre si eseguiscono ,con artistica diligenza. """L'esercito austt•iaco si mos tra superiore asc:oluta m ~nte a tulli gli altr i, quanto alla molti plicita Jelle forme; non si predilig-e uno speciale sistema, ma vi si riscontra un gran numero di forme, stivali intieri, mezzi s tivali, czismen e scarpe; e pel soldato di fanteria venne presa in considera· zione perfino una foggia diversa, a seconda del clima, e della stagione. LR srnrpa è opportuna nelle marcie estive, neg li abituali esercizi di guarnigione, r,ome quella ch'e meglio favorisce la traspirazione cutanea, e la protezione del piede. - l mezzi st ivali, difendono dall'umidità e dal freddo, e gli stivali intieri sono comodi per la cavalleria e nei più gravi strapazzi. - Se tutte queste foggie di calzatura, fossero coslr utle col materiale inap,puntabile, prescr itto dai r egolamenti, il quale può essere somministrato ai prezzi stabiliti dall'amministrazione della guer1·a, non vi ha dubbio, che potrebbeeo soddisfa;e a tutti gli usi suaccennal i. Si dovrebbe I')Uindi presumeee che la calzatura della nostra •truppa lasd pochissimo a desiderare, tanto più che viene somministrata da fabbrich e grandi ed accreditate. La maggior parte degli er,erciti si adoperano inutilmente di possedere stabilimenti cosi capaci, come sono quelli che hanno le imprese di eqnipaggiamento nell'impero austrounga •·ico. Prima di tutto questi dovrebbero offrire una sufficiente garanzia per la bontà ed unifor mità del materiale; ma una


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visita ai nostri magazzi ni J i Yestiar·io ci insegna quanto spesso s iano deluse qul.lsle aspettazioni i non s i soddisfa nemmeno all e più me~chi11 e t.>sigenze, prescr·itte dalle norme dell' ar·tc i le quali ric·hiedono che la parte anteriore ùella scArpa sia di pelle g ranita e possegga la maggiore e lasticila possibile; pr·opr·ietà di cui sono dotate solamente quelle pelli che furono assoggettale ad una conciatura di due anni alm eno. Si scoprit'à fa ci lme nte, che una tale operazione non venne eseguita alle pC'IIi militari, tagliandone una s triscio con acuto coll€'llo ed esaminando la superficie tagliata i in tal caso non la s i tro ver·à liscia al tatto, le fibre sar·anno appa · riscenti, il colore non sar•a uniformemente castagno scuro, ma bens ì misto a molte stl'ie biancastre. Le tr·uppemoltodi rado si trovano in condizione di emetter e il loro parer·e sulle pelli, il quale è riserbato sollanto alle commissioni di vestiario, espressamente a ciò destinate . Sarebbe desiderabi le che fl'a i membri di queste commissioni entrassero uomini competenti ed intelligenti, ai quali stesse a cuor·e unicanH:m te il bene dell'esercito. Premesso ciò, deve essere compito del comandante di riparto curare che la calza luPa sia inappuntabile; essa non lo è quando la scarpa o lo s tivato sono troppo s tre tti quando la punta non è abbas tanza larga, la suola è troppo corta o troppa dura, eò il tallone troppo allo o-troppo basso. Una calzatura stretta genP.ra primieramente dolori, calli. ecchimosi, occhi di pernice; quindi ingr•ossamenti ossei e finalmente osteili ed artriti e le conseguenze di queste ultime, lasciano una lung a e tr·iste memor·ia, s cemando la resistenza organica contro le intemperie , e chi ne ha sofferto acquista una speciale !"uscettivi tà alle perfrig-erazioni ed ai reumatismi Un'altra conse~uenza dello stivale strPtto è la piegatura ed il torcimento delle unghie, specie delle dita grosse. Ciò succede preferibilmente quando per seguire la moda le punte degli stivali sono troppo slr'ette. È veramente uno scherno alla natura quello di st1•ingere talmente i piedi da obbligare il dito grosso del piede ad una direzione del tutto r ovescia e le altre dita ad un vicendevole accavallamento, in modo da non ripr•endere la loro primitiva natu-


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rale posizione. Sacrifichino pure i ganimedi sull'altAre della moda una delle più belle form e del corpo, quella cioè de_l piede, ma il soldato deve meno di ogni altro, rendersi colpevele di questo delitto çonlro l'igiene. Vi ha ancora di piu: una calzatura stretta e male adattala esercita un effetto sfa· vorevole sull'animo di chi é costretto a porlarla. Primieramente egli proverà le penose sensazioni della pression~, si stancherà fa cilmente, diventerà di cattivo umore, cerchera appoggio ora da un lato, ora dall'altro e dopo di avere virilmente combattuto per qualche tempo, contro gli ognor crescenti dolori, dopo di avere lanciato le più amare IAP"nanLe, contro il fatale tiranno del suo piede, egli finisce col cadere in una specie di prostrazione che a lutto allro si attribuisce, ma non alla slrella calzatura. Preoccupati di ciò alcuni comandanti di riparto, che a loro spese hanno pure cono!'<ciuti i danni di uno stivale troppo stretto, non di l'aJ.o passano da un estremo all'altro, ed ordinano che le loro truppe portino stivali mollo larghi. Ma i danni conseguenti a questa vantata previ.d enza sono: escoriazioni della pelle, andatura incerta e tentennante, ed allargamento della pianta del piede, non trattenuta da ostacolo alcuno.

VARIETÀ La oarta del terr•moto d'Iaohi&. novembre, 1883).

(Rioista Marittima,

Ad illustrazione del lavoro del sig. colonnello medico ispettor e comm . Machiavelli su Ischia, stampato sul Gior·nale di Medicina Militare del 1R83, pag. 9~0 e i021, pubblichiamo la carla che va unita 81lla eg1·egia memol'ia del Rezzadore (Riris ta maritt,ma. novemb1·e i 883), sui disastri cl' Ischia e Giava (che occm·sero ·nell'inle,·vallo d'un mese, dal 28 luglio al 26 agosto). Siccome la tavola sta ad illustrare una relazione


VAHIETÀ

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dell'ingegnere Baldacci, così riproduciamo quel brano del lavoro :lei Rezzadore che acl essa si I'iferi~ce. L'ingtgnere L. Baldacci, che vi!'litò !"isola ullimamenle per incarico Jell'ispellore generale del c01·po delle miniere, pubblicò le~tè alcune note succinte nel Botlettino del r. Comitato yeobgieo di luglio-agosto, dal quale è stata pr·esa pei" base la twola qui recata in front~ coll'intento precipuo Ji dimostrart, secondo il cancello del predetto ingegnere, quali relazioni hmno tra loro le tre principali manifeslozi?ni d'alr tivilà endo~na che esistono nell'isola, cioè le acque termali, le stufe o gtlti di l!)apore acqueo e le fumarole. " Casami<'..tiola, della cui origine il più lontano ricor,Jo è forse quello C te ho ti·ovato nella precitata cronaca di Giovanni Villano, il qulle, parlando del bagno del Cottu, che esisteva allora parecchi> lontano da Casamicciola, ver><o Lacco Ameno. nomina appenli una misera casa nizula colà esistente, Ca-· samicciola SOI'~e, o più propriamente sorgeva, ad occidente del Rotaro e dà ~}Onte Ta.bor, alle falde !'lellentrionali tlell'Epomeo, sopr1 tlile colline di terreno at•gilloso presso le quali scorrono elle fra i cinque principali corsi d'acqua dell'isola, uno ad olie.nte vicino al Monte della Misericordia, in gran parte alirrentato dalle acque te i·mali, l'altro a ponente verso Lacco AmEno, il quale, come l'opposto torrente Scarrupalo, passa SOira una delle linee di frattura segnate in ro~ so nell'unita ca.ta; Lacco Ameno siede sopra una depressione formata dallt trachile e dal tufo dell'Epomeo, la quale s! prolenJe in mal'l ad o v ~st-sud · ovesl dell'isola ed ha in vicinanza le sor~e1li terme-minerali di Santa Restilula ; Forio pure è costrùto sul turo ad ovest dell'isola e sul tufo sono altresì fabbrietti Serr ara, Fontan.a ed altri luoghi. •t La costa settenrionale (nota il Baldacci) é quella che contiene il più gl'an numero di manifestazioni dell'atti vita vulcanica; cosi perorrendo la costa da levante a ponente s'incontrano le sorge1li termali di Castiglione presso la punta di questo nome, le sl fedi Cacciuto sulla lava lrachitica del Tabor, le ricche e abbndanti sorgenti termali del Gurgitello presso il Monte a Caamicciola, oltJ·e ad altre meno importanti in qu~i pressi, l1 fumarola di monte Cito ad ovest di


760

VAR.IEÙ

c a,.,amiccio la, che nl g iorno del l a m ia visJla emelle\'a aUivaanen l e vapore d·acqua e acido solfot'MO da vari e ~pacca ­ lure ucl lufo dell'Epomeo, e in fi ue, pie~ando leggiermente a !"ucl -ovesl, le sor genti termali che si utilizzano al baguo Cotugno o Paoloue di F oa·io e che sgorgano dalle lalde del muute Nuovo a e:,t di questa città. In q ueste emission i di acquu, vapore e gas si hanno sempre delle te11per ature Ysrianli ft·a 40" e 100• C. · c Da Lutti questi elem enti mi pa!'e si possa r·ag:iorevolmente concludere che esiste una g t·Rnde spaccatura cat•vu da cui veaagono a giorno b1li manifestazioni, volgl!nle iJ gran parte la s ua convessi tà a nord, tort·eute ft•a i bC!gri d·Ischia e Forio e passaute esattamente per- Casamicciola (AB sulrann essa ca l'La) • . • Esa minò quindi l e altre pt·incipali manil'esttz.ion i d'indole ' 'u lcanica che si ~corf!ono dal no,•d al ~ud, cioè il monte Znlc, Mat•ecocco, le sor gen ti di Santa RestiUta e le stufe di Sau Lorenzo, la fumarola di m o·nte Cito wl torrente che sb•>cca pr essu Lacco o, sulla stessa dn·ezio1e, ma sul versante opposto deli'Epom•w, la valle dello ~carrupalo, dove si ll'owmo l e acque termali di Fontlolillo • l e stufe di T est<l~.;cio, e sal endo poi , in un'altra ~ua vi~ia falla sul fin ir·e. del l'agosto, sull'Epomeo, potè constatar e dae le manifeslazinn i vulcaniche consi<>Lono tutte, ad ecce:ione della fumar ola rli m o r1Le Ci to, in sviluppi di vnpol'e e::queo. " Percnrr·•.mtlo (eg li dice) le pr ccipi lose.'ald•) del mo nt~ ad

un'altezza di c~irca 500 melri s·incCinlra jl'ima, sopr·a la funmrolu di monte Cito, un gello di vapOl'P. nella montAgna di D. fgnaz.io V er òe; "'~so è esalta mente s:lla spaccatura C D; da ' fll t:'!:: LO andando verso o ve~ t, St:'tnpre alla sles:sa altezza e precisamente all'or igine dell e g-randi frane EF , s' incontrano due alla-i piccoli gelli di vapore n elle localila dette Punla di Pàlimi e Fagian i; quest.e si tovano mollo pr obabilmente su una spaccatur·a lnter·ale pe'pcndicolRr·e alla CD

e lungo la f)uale si propagò la scos~nche fr.r.e staccare Il} frano E F. • FinalmPnl·· pr1•cedendo nncor:a vc11o· Ft>rio al la cnaalrnjla Sll\ttlll.>CddA. <tl l"' fAld e dl'l ITit•nle Nu~,·o !':1 L1·ov a un ultimo


~Il isola t!Ysclua

Tef..-emoto dei ~ Lug.fio 1883



76 1 gruppo di gelti di vapol'e si l uuto esattamente sulla linea A B. Tutte queste manifestazioni erano pochissimo attive al momento della mia visi ta; la temperatura dei gelli di vapore era di 60' a 70' e alcune di esse, specialmente quella sopra monte Ci to e quella del monte Nuovo , pre!'=entano, nell'alterazi one delln l'oece cir costanti, Lraccie evidenti di antiche fumai'Oie. L 'attività ùi I'(Uesti getL.i ùi vapor e era mollo più vi va nr i giorni pr ecedenli e ;:u;:;;!:'guen ti al ter1·emoto. " La posizione di queste munifcstazioni vu lcaniche, specialtnl' nte ùi quelle sovrastanti a monte Cilo e di Sten n!:'cchia mi <'OnfOI'la 11ella mill opin io n ~ dell'esistenza delle due ~:·andi spaccatur e AB e CD lun~o le fJUali si manifestano e si pt·opagano i fenomeni sismid. Le due stufe di Punta Palimi e Ji Fagiani pr ovengono evidentemente da una fessura sec(>ndaeia dipendente dallà peincipale CD » . Nella valle dello Scarrupalo ~ li apparve mrmifesla l'esistenza di un'altra frattura che da nord -nord-ovest si diri ge a sud-stÌd-est, la quale s'incr ocia colla prima esattamente a monte Cito, quasi solto Casamicciola (CD), e la r agione che lo fa incl inar e a ceedere che si trotti ùi due fratlut•e principali e non del l'incontt·o della frattui'a CD colla linea di sov rapp osizione dt·l cratere rleli'EpomC'o ad allt·o più an tico , secondo l'opin ione del prof. De R ossi, è l 'identità delle manifestazi on i lungo i due allin eamenti AB e CD. Il signor Baldacci repu to, al pal!'i del De Rossi e di molli altri cultori delle scienze gcologicl1e, non pi enamente di raostrabile !"opinione manifestata dall'illustre Palmieri, il quale. pur ammettendo un certo t·isvegl io di attività vulcanica, attribuiva il subisso di Cllsamicciola al fatto dell'!:'sisl <?nza di grandi caverne sotterranee scavate nell'argilla. Afferma anzi eli non aver lt•ovato nessunissimo abbassamento di livello del suolo; vide sc•ltnnto franata, ma non spr ofondata, la strada che da Forio conduce a Casamicciola. (Questa str ada travasi quasi sulla spaccatur'a AB). Del r esto nella seconda sua visita falla all'i!':ola, coll'intento di esaminare i lavori d'esca\'azi one dell'aPgilla plastica soltoslante al tufo incoerente. là dove vide alcuni pozzetti da 6 a i O mett•i di profoudi ta comunicanti coll'argilla, nella qu_ ale si


762

VARlE'fÀ

scavano parecchie gallerie irregolari in varie direzioni, non trovò nè presso gl'imbocchi di queste gallerie, nè nel perimetro delle escavazioni alcuna traccia di sprofondamento del suolo, e tanto in questo, quanto per tutte le ruine non viùe altro che i segni di una violenta commozione ~isrni ca, prima sussultoria, poscia ondulatoria . Al t.empo del terremoto si lavo,·ava in varie altre cave, alcune delle quali si trovano al sud di Casami cciola nelle contrade Sanavalle, Cava Fontana e Sale, ed altr·e alle falde del monte Tabor, dette le Lumiere, dove le varie gallet•ie scavate per penetrare sino all'argilla sono strette, basse e tortuose, lunghe talune 60 metri, profonde 20 o 30 metri, e ivi put•e i lavori interni erano a•imasli perfettamente praticabili e inlalli, nè avevano risentito il menomo danno dal terremoto. P er concludere, la causa dei fenomeni tellurici d'Ischia dev'essere att1·ibuita alla forza straordinaria latente di una g r andiosa manifestazione di attività vulcanica, la quale fece violenza per le due spaccalut't-l principali A B, cioè dai ba~ni d'Ischia a Forio, e C D, fra Lacco Ameno e le stufe del Teslaccio; che il !uop-o dove esisteva Ca!'amicciola è proprio nel centro del focolare sismico e fu e sa 1•à sempre il punto più. devastato dai terremoti: che gli edifizi ereLli sulla lava lrachitica opposero alle scosse una r esistenza molto superiore a quella delle fabbl'iche fondale sul tufo e s ulle argille, e questa circm:tanza dev'esser e tenuta in gt'andissimo conto ora che s i sta pensando alla ricostruzione delle case in quei luoghi deYastali.


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA Ane•te•la ool oloroformlo me•oolato, lJ1 ml•ure tltolate, all'arta. - Cenni riassuntivi d'un articolo ùel B ollettino delle scienze mediche, di Bolog na. L'idea è del Bert che la sperimentò a lungo sugli animali; il Pean l'«pplicò or'a all'uomo. La diluzione fu provata all'8 per 100 (IO gr. clor<>formio in 80 litri d'aria). S'ottenne la compiuta insens ibilità in 6-8 minuti, con poca eccitazione e quasi punto delirio; l'inalazione non è punto penosa, non provoca il vomito, appena a ccelera la res pirazione, non esercita quelle rapide azioni sul polso che il cloroformio induce. Con 1f> gr. di cloroformio si possono ottenere 30 minuti di anest-esia, olLre fl qualche m inuto di d ormi-vt:~lia calma e utile pella medicazione. Sg razialamente richiede un appareechio speciale, un gazometro (p. es. il doppio di quello del doll. SaintMartin), e quindi se potrà il metodo aver seguito negli' spedali, difficilmente lo si potrà applicare nella pratica privata. P erò il Bert suggerirebbe ricorr ere ad un ar tificio: far respirare l'aria che ha attraversato una miscela di cloroformio ed olio d'oliva (1 a 2 in peso). A proposito dell'anestesia clorofor mica, il me<lico ùeve ave r sempre presente il precetto sommamente prati co del Lister : sorvegliare la respirazione, più che il polso; quando questo diventa impercettibile il malato è già !:'paceiato.

B. ••zzo per faoUlta.re l'allaoolatura 4ell'lllaoa e•terna. B ERTOLA.

Il dott. Bertela, in una sua recente nola scientifica, propone di tener conto, quale punto di ritrovo, nell'allacciatura dell'arteria iliac a esterna, del cordone ·spermatico, che


7G4

lliCOilDO Nt:CROLOGICO

vet•ebbe leso Lieando alquanto il testicolo del lato corrispondente. Sebbene questo precetto sia compreso nella catego.>ria generale àei rapporti anALomiri. pure, negli esercizi sul cadavere, fallo ricordare particolarmente all'operatore, pot rebbe essergli all'evenienza di 'lUalche giovamento.

RJ(JOBDO !U J()ROLOGJ(JO

L'il lustre maesLI'O ùi otlalmoscopia, Edoardo Jaeger, è morto tè>-Lé a Penzing ..... Solo pochi giorni prima della sua mot·tP. era stato non1inulo professore ordinario di ottalmologia nella I. R. Universila di Vienna, ove dal 1857 insegnava come professor e slt·aordinai'io!! Il primo otlalmoscopio pralicc, la prima scala pratica pel' la misura del vilws saranno, anche nel vorticoso cammino p•·ogt•essivo della scienza, una imperitura gloria dell'illustre sci~m:ieto e d el sommo pratico. B.

Il Dire ttore

Dott. FELICE BAROF.FIO col. med.

Il R edattore

CLAUDIO SFORZA Capitano medico.

N UTI:-11

FEDERICO, Gerente.


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NOTIZIE SANITARIE Stato •anltarlo d1 tutto U B . E•erolto nel me•e eU •ettambre 1883 . - (Giorn. M i/. Ufflc., pubbli cato il 4 luglio 1884, di~p . 2i., p. 2'). Erano negli osp·~Jali militari ati• settembre 1883 (1). 5383 Entrati nel mese . 6122 Usci li . . 6800 12'1 Morti . . . . . Rimasti al t• ottobl'e 1883 4584 . 143200 Giornate d'ospedale . . . 939 Erano nelle infermerie di corpo al t• settembre 1883 4338 Entrali nel mese . . . . . . 3439 Usci ti guariti . • . . . . . 672 Id. per passare all'ospedale. » Morti . . . . . . . . Rimnsli al 1• ottobre 1883 . . 11 66 Giornate d'infermeria . . . . 30085 34 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo. 155 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . . . Forza media giornaliera della truppa nel mese di settembre 1883 . . . . . . . . . . . . . . . 176353 Entrala media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza. . . . . . . . • . . . . . . . . . 1,16 Entrata media giornaliera negli os pedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 1,98 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali 33 e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza. . . Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . 0,88 (l} Ospedali militari (principali, succursali, infermerie di presidio e epeoialil e ospedali civili. (2) Sono dedotti gl i ammalati passati agli ospedali dalle i nfermeri e di corpo.


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NOTIZIE SANITARIE

Morirono neg li stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 9'1. Le cause delle morti furono: meningile ed encefalite 4, bronchite acuta 1, bronchite len ta 2, polmonite acuta 1, polmonite cronica 4, pleu-

rite 9; tubercolo::i cronica 9, catarro enterico lento 1, perile nite 2, ileo-lifo 4'1, miliare 5, meningile cerebro spinale 2, vizio ot·ganico del cuot·e 3, malattie del fegato 2, caches!:lia palu~tre 2, pioemia 1, ferile d'arma da fuoco 2. Si ebbe un mor·Lo sopra ogni 108 tenuti in cura, ossia 0,93 p er 100. Morirono negli ospedali civili N. 30. Si ebbe 1 morto sopra ogni 57 tenuti in cura, ossia 1,75 per 100. M orirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 34, cioé: per malattia 21, per assassinio 1, per cause acciden\ la li 3, per suicidio 9.


NOTIZIE SAN !TAIUE

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Stato sanitario dl tutto Il :a. Esercito nel mele eU ottobre 1883 . - (Giorn. Mil. uffic. pubblicato il '10 luglio '1!:!84, disp. 25', p. 2' ).

4584 Er ano negli ospedali militar·i al 1' ottobre 1883 (1) . 4o96 Entrati nel mese. Usciti . . 5319 128 Morti . . Rimasti al l' novembre 1883 3833 4iornate d'ospedale . . 130558 1'166 Erano nelle infermerie di corpo al 1• ottobre 1883 4772 Entrali nel mese . . . . . . 39i7 Usciti guariti . . . . . . . Id per passare all'ospedale. 785 i Morti . . . . . . . . 1175 Rimasti al 1' novembre 1883 . 39811 GiornaLe d'infermeria . . . . 23 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 152 Totale dei morti . . . . . . . . . • . Forza media giornaliera della truppa nel mese di ottobre 1883. . . . . . . . . . . . . . . 166788 Entrata media giornalier·a negli ospedali per 1000 di 0,91 forza . . . . . . . . . . . . . . · · · Entrata media giornaliera ne~li ospedali e nelle infer merie di corpo per "1000 di forza l2) . . . . . 1 ,R3 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di cor po per 1000 di forza. . . 33 Numero dei morti n e~ mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . o91

'

(l) Ospedal i milltari (pr incipali, succursali, infermerie di preaidio e speciali) e ospedali chili. (2) Sono dedotti gli a mmalati passati agli ospedali d alle infermer ie di c orpo.


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NOTIZIE SANITAJUE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali , infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 104. Le cause delle morti furono: bronchite acuta 2, bronchite lenta 2, polmonite acuta 3, polmonite cronica 1, pleurite 8, tubercolosi miliare acuta 2, tuber colosi cronica 19, pericardite 1, catar ro enterico acuto 2, catarro enterico lento 2, catarro gastrico acuto l , peritonite 6, ileo tifo 46, meningite c~rebro spinale 1, febbre da malat•ia 1, cachessia palustr~ 1, voi volo 1, catarro vescicale cr onico 1, arlrocac~ 2, stomalite cancrenosa 1, ferita d'arma da fuoco (per suicidio) 1. Si ebbe un morto sopra ogni 76 tenuli in cura, ossia 1,32 per ·100. Morirono negli ospedali civili N. 25. - Si ebbe 1 morto sopra ogni 56 tenuti in cura, ossia 1,79 per 100. Morirono fuori degli stabilimenli militari e civili N. 23, e cioè: per malattia 14, per cause accidentali 3, per suicicidio 6.

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SOMMARIO DELLE MATERIE CO~TENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO.

MEMORIE OBIGI!'I~LI.

Canetlll -Allacciatura dell'arteria succlavia destra per aneurtsma dJO'uS<I determinato da le:>ione dell'ascellare, . • • . . . • . . . . Pag. 769 Franobllll - Il i.odoformio nella cura della bsi polmonare . . . . . • 18~ De Renzi - Aneurisma popliteo da ateromasia {Cuarito colla compressione digitalo . . . . . . . . . . . . . . • . • . . . • 191 BI'I'IST.-'. DI GIOBI\'.4.1.1 IT.t.l.l~l ED E8TEBI·

RIVISTA MEDIC;\.

Urbantsohltach - InOucn1.a dell'irritazione del trigemino sulle porce· ztoni sensoritllì specialmente sul senso delia vista . . . .

800

RIVISTA CHIRURGIC.oL FIUenbaum - Sulle piu recenti modìficazioni della chirurgia antisettica • Partsch - Seta. da sutura preparata coll' iodoformi(} . . • Curd mocc:tniC3! dclrischnlgia . . . . . . . . . . . ,. ltaynal - Celhllite peritendioosa del tendine rt'Achìllo . • C0g!tl11i - O'qna pscudartrosi guarila con la e lattrolisl. • • • Fouque - llliosi.tc del mu scolo {iTande pcttomle. . . . " Markl - Tmpanazione dello ~remo per la remoziooc di un corjJO estraneo dai medias Uoo an tcri ore . . . . . . . . . . . . . . · · • Llbher - Sul trattamento di alcuno luss.u.iooi e trattore della testa dei radio mediante la rescziono. . . . • . . . . . . . . · · ' Sc:heupl1l11 - mabete zuccherino acuto tlopo una lesit>M della colonna vcrtebrale. . . . . . . . . . . Sonda metallica clas tica. . . . . . . . . . . . . . . . ·

80i

815 816 816 818 8i3

Sii

RlVISTA 01 TOSSICOLOG IA E MEDIC11'\A I.EG.UE. ~ran)ux -

Malattie simulata c provor.at" . . . . . . . . ·

RIVISTA DI TECNICA E SJ.o:RVIZIO MEDICO MILITARE. Roth - Ricordi dì un viaggio in 1\ussla. . . . VIlle - Ortiin:Jmento degli ospedali dt• campo . Matoriale d'nmbulan1m Paccbottl da medicazlon~ a~ti~etticÌ : : : : : (Per la cot~limtozio1Jt dell'indice, vedasi ltl ter.za pogìna della copcrtiuO).


MEMORIE

O.RIGINA.LI

ALtALCIATURA DELL'ARTERIA SULCLA VIA DR~TRA PEli

ANEURISMA DIFFUSO

D.EL DOTTORI!

CANTELLI ADEODATO TE:-ìl':>n: COLO ~:\ ELLO M W ICO

Garino Giornnni, soldato nel distrello militare di Lirorno, di temperamento linfatico, di sviluppo scheletrico regolare, d'indole buona e scevro da precedenti morbosi, mostravasi di costituzione piuttosto gracile per deficiente sviluppo muscolare, in forza della quale, poco tempo addi etro, dal 59° reggimento fanteria era stato trasferto al 13° distretto, come poco atto alle marcie. La sera del!) api·ile •1883, mentre slava sulla piazza Vittorio Emanuele ascoltando la musica con altri suoi comm ilitoni, sentivasi colpito come da pugno al cos!ato destro, e lo sgorgare abbondante del sangue lo anerlì di essere stato proditoriamente feriLo : Avendo egli, sia per la notevole emorragia verilìcatasi, clte per la forte emozione vro' ala, lJerduto momentaneamente i sensi, fu da'suoi compagni trasportato in una casa viciua, ove gli vennero apprestati con soll eci tu dine i primi soccorsi . .~!)


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ALLACCIATURA DELL'ARTERIA SUCCLA.VIA DESTRA

Visitato quasi subito da un medico borghese, indi dal capitano medico del distretto, fu verificata l'esistenza di una ferita incisa alla regione mammaria destra, la quale per diverse ragionii lasciò sospettare sulle prime a ferila penetrante nel torace w n lesione del polmone. Medicato mediante cer·otti e fasc iature a corpo, nonchè rincorato con bevanda eccitante, alle 9 3/IJ. fu trasportato all'ospedale militare, ove furono osservati i fatti seguenti: Il ferito mostravasi prostrato e taciturno, quasi presago del suo crude! destino. Sulla regione mammaria destra esisteva una feri ta di forma lineare, a margini ed angoli nettissimi, lunga 15 millimetri, la quale rasentava in direzione orizzontale la parte superiore della base del capezzolo: scostando alquanto i due labbri, si osservò che i tessuti erano recisi obliquamente dal basso in alto, donde si deduceva che

lo strumento feritore era stato direlto dal basso in allo ed alcun poco all'esterno: la ferita era detersa, nè usciva sangue tanto premendo sul suo contorno, quanto facendo esegu ire al paziente atti respiratori. Sei centim,etri circa al di sopra di tale ferita notavasi una iotumescenza invadente la regione del gran pettorale, il margine ascellare del quale appariva ben limitato, ma alquanto spostato in avanti; non si rilevò alcuna ecchimosi: si credelle prudente il non eseguire specillazione di sorta: l'esame obbiettivo del torace, praticato con la voluta circospezione, diede risultati completamente negativi: non fu notato nè tosse. nè sputi sanguigni, nè dispnea. La comple<ta mancanza di segni proprti alle ferite penetranti e la direz ione dell o strumento feritore. valutata ùal modo come apparivano incisi i tegumenti, fecero escludere c ompletamente il concelto di feri ta penetrante con o senza lesione del polmone.


PER ANEVRISlfA DIFFUSO, ECC.

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La considerevole perdita di sangue all'allo del ferimento, 1a presenza di una notevole intumescenza sviluppatasi dopo il ferimento stesso nella regione sottoclavicolare, ed i caratteri fisici dalla medesima presentati, fecero invece ammettere ~n da quel momento la lesione di qualche ramo arterioso con formazione di ematoma: come pure si ritenne assai probabile che il vaso leso (e leso in modo da esserne completamente recise le pareti) fosse la mammaria esterna, in prossimita della sua scaturigine. La lontananza di ciJ·ca 17 centimetri fra la ferita d'ingresso e l'a rteria ascellare, nonchè la relativa mitezza dei fenom eni osservati in quel mentre non avvaloran no l'ipotesi , poscia verificatasi, che il vaso leso potess'essere l'arteria ascellare. Il giudizio formulato in base ai sintomi suesposti, ed emesso nella relazione inviata alle autorità militari e giudiziarie, si fu di ferita da sl1"1Ullento pungente e tagliente (stilello) con ematoma, dipendente da lesione di mmo arterioso, probabilmente della mamma·ria este·rna con pronostico 1·iservato, non ,potendosì p1·ecisa?·e le conseguenze di tale lesione. Il ferito passò la notte tranquilla, henchè insonne: nel matlino seguente ftL rilevato che l'intumescenza sottoclavicolare presentava presso a poco i caratteri della sera precedente, tranne che era leggermente aumentata nel suo volume: di più notavasi la comparsa di estesa ecchimosi invadente tutto il cavo ascellare, la parte late1·ale del tr·onco, nonché la regione interna del braccio fino in prossimità dell'epitroolea: la mano e l'avambraccio apparivano leggermente tumefatti, ed il paziente accusava ~ senso di torpore a Lutto l'arto e dolore alla corrispondente spalla. Esplorato il polso alla radiale destra, la sua percezione riuscì indefinita, mentre alla radiale sinistra r·isultò depresso ma regolare per frequenza e ritmo.


772

l

ALLACCIATURA DEl.L AHTERIA SUCCLAVIA DESTRA

l fatti suesposti portarono a ritenere che il sangue conti-

nuasse ad uscir dal circolo, ciò che si credelle potere in gnm parte allribuire alla mobilità dei muscol i pellorali ed alla cedevolezza del tessuto connelli vo della regione, cirrostanza utta ad impedire la formazione di conveniente coagulo nece5sario alla chiusura del vaso reciso, d'onde il lento e progressivo infil~

tra mento sanguigno. Così del pari si credette potere attribuire la tumefazione dell'arto , il dolore alla spalla, e la non definila percezione del polso, alla compressione esercitata dal sangue efTuso sul fascio vasco lo- nervoso nel cavo ascellare e regione subclavia. Pertanto l'i nfermo fu sottoposto a dieta tenue ali" uso di limonate minerali e ghiaccio tanto internamente, quanto esternamente su tulla la localit1t tumefatta, e tenuto in perfello riposo coii'(IJ·to avvicinato al tronco . La tumefazione dell'arto andò di gio1·no in giorno dimi minuendo e si andò pure circoscr·ivendo J'intumescenza alla regione sottoclavicolare. prendendo l'n spello di tumore a lnrga hase, dnro, qunsi lapideo al suo contorno, più pastoso e trallabile nella ~ua parte centrale: di più mostrossi animato da movimenti espansivi riscontrati su tutti i punti della superficie, e l'ascoltazione rilevò un manifesto rom ore di soffio sincrono alla sistole arterio:;a: infine fu accertala la completa scomparsa del polso alla radiale destra. Questi sintomi furono una triste rivelnzione: essi cm·allerizzavano la formazione di un aneurisma. Trallandosi di un fallo di t1.1nta importanza e del quale erasi vivamente preoccupata anche l'opinionf\ pubbli ca, fut'ono intesi in consultazione non solo gli ufficiali medici del presidio, ma eziand io i c hiari ~s imi collef!hi prof. nerti c dnllor Bazzoni primari di questa ci tt à, i quali tulli -dopo diligente O)Servnzione- furono portati alle seguenti conclusioni:


PER ANEUiliSliA DIFFUSO, ECC.

773

1o Trattarsi indubbiamente di aneurisma diffuso;

2° Doversi ritenere che l'arteria asceliare fosse a sovi l i eso;

3° Essere indicato quale unico rimedio est1·emo di male ' estremo l'allacciatura della subclavia. In base a tale unanime parere, essendo anche riuscita di poco vantaggio la compressione digitale dell'arteria subclavia nel luogo di elezione ed essendo il giorno 29 le condizioni "locali e generali dell'infermo divenute d'nn lrallo gravissime, i dolori folgoranti alla spalla destra ed al conispondente arto non gli diedero tregua durante tutta la notte, talchè al mattino l'infermo era pallidissimo con polsi piccoli e vuoti; un sudore abho'nd:ante copriva tulla la persona: il tumo1·e poteva dirsi enorme, la spalla era fortemente spinta in ;llto e sulfan golo ioferio1·e dèlla scapola erasi già formata un'escara di decubito: l'arto edematoso e nel cavo ascellare nolavansi alcuni punti prominenti e fluttuanti, indizio di non lontano ere pace io. Giunte le cose a tal punto, alt1·a risorsa non restava che l'allacciatura della subclavia, non calcolando nè la gravezza del·J'operazione in se stessa, nè le condizioni del paziente che la rendevano oltremodo difficile e pericolosa: onde fu deciso ·ch'essa avrehbe avuto luogo senz'allro il mallino veg!lénte. La mallina del 30 tutto fu disposto per l'operazione: l'in.fermo era alquanto più tranquillo del giorno avanti, non essendo stato travagliato da' dolori durante la notte: però lo stato di prostrazione delle forze era allarmante al punto, da mettere in discussione la possibilità di operare. Dopo maturo esame fu deciso di operar senza indugio e ·senza far uso di anestetici: fu di m•o"o esaminato il tumore e falla una puntura esplorativa col picrolo ll'equarti del Dupuyt•·en, dal quale si ebbe uscita di alr,une goccie di sangue ~rutilante .


7ìi-

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ALLAC CIATURA DELL ARTERIA SUCCI.AVJ A DEST RA

Dopo aver confortato l'operando con vino generoso e cordiali, venne situato supino ed orizzontalmente su di un lettocon le spalle rivolle ad una fin estra e lt'ggermente rialzate~ indi coll'assistenza degli uffieiali medici del presidio, noncbèdei chiarissimi colleghi Berli e Bazzoni , si procedette all'operazione nel modo s~guen te: Situatomi al lato destro dell'infermo, destinai un assistentea tener fi ssato contro il tronco, e stirar·e in basso il pitì pos-· sibile l'arto destro, mentre un secondo assistente teneva la lesta immobile e fortemente girata sul Jato sinistro. Ciò fano. praticai, uo centimetro sopra della clavicola destra, un'incisione parallela a dett'osso, interessante semplicemente la cute, la quale, partendo dal margi ne anter·ior·e del trapezio, finiva

al margine esterno del fascio sterno-mastoideo, avendo stabilito di tagliare il fascio cleido-mastoideo, onde ottenere più larga breccia, richiesta dalla profondità alla quale bisognava discendere per· trovare l' art~ri a. La vena giugulare esterna restò denudata ed appariscente verso l'angolo interno della fer ita: essa em di piccolo calibro e potè essere con facilità spostata all 'indentro: sulla sonda venne dapprima divisa la fascia superficiale unitamente ai molti rami discendenti dal plesso cervicale superficiale e parte delle fibre del pellicciaio, il quale muscolo era pochissimo sviluppato; indi l'aponevrosi cerv icale superficiale: a mano sospesa e con molte precauzioni fu tagliato infiM il fascio mu-· scolare cleido-mastoideo. Tagliata l'aponevrosi trovai lutti i tessuti della regione sopraclavicolare fortemente infillrali di sangue, per modo da essere assolutamente impossibile il distinguerne i diversi ele-menti anatomici. Lasciato il bistori. cercai orn col becco della sonda, ora col dito indice dì lacerare il conneLLivo, svotando con molta c::1utela tutto il Lriangolo sopra-clavicolare, aspor-


PER

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ANEURISM.~

DIFFUSO, ECC.

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tando a mano a mano con pinzette da medica tura i piccoli brandelli del tessuto connettivo Jac6rato, nonchè i gangli linfatici della regione, tergendo con spugne il fondo della ferita che il sangue infìltrato e raggrumato andava di mano in mano imbrattando. Giunto per tal modo alla profondità di circa sei centimetri, ed esplorando col dito il fond.:> della ferita, od esercitandovi pressione nella direzione della prima costa, non si riuscì a percepire nè la pulsazione dell'arteria, nè a far cessare il romore di soffio nel tumore aneurismatico, ci rcostanza che mi rese alquanto peritante a motivo della profondità alla quale ero giunto, senza aYer riconosciuto alcun punto di ritrovo che guidato mi avesse nel difficile cammino. Alfine, dopo essermi avanzato ancora per altri due centimetri, potei riconoscere l'aponevrosi cervicala media che cet·cai di pulire diligentemente col becco della sonda, lacerandola poscia col dito indice. Tale lacerazione mi portò sui c01·doni nervosi del plesso brachiale, al loro punto di emergenza dalla colonna vertebmle: essi si presentarono pure fortemente in filtrati di sangue nella loro guaina, talchè - sia pel colorito che per la profondità- uno di loro potè facilmente essere scambiato per l'arteria ricercata. Conscio però dei facili errori nei quali erano pure caduti chirurghi chiarissimi, feci allargare da due assistenti il più che fu po)ssibile la ferita mediante uncini ottusi, e col becco della sonda isolando detti cordoni per certo tratto, potei accertarmi della Jor.o vera natura; e ciò, sia per la direzione discendente, per la durezza e mancanza di pulsazione, sia per la forma quasi cili ndrica che conservano sotto la pressione. Trovata l'origine del ple~so bt·achiale, era venuto tinalmente in possesso del filo di Arianna, che guidare mi doveva nel periglioso labirinto: infatti davanti al plesso trovar do-


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ALLACCIA TUHA DELL ' AII TEit lA SGCCI..-\ VIA DESTRA

vevasi lo scaleno anteriore, il quale, oltre al condurre al l ubercolo del Lisfran c, costi tuisce co' nervi predetli il vertice di un triangolo, la base del quale è rappresentata dall'arteria subclavia. Postomi dunque dietro le spalle dell'infermo, portai l'indice destro verso l'origine del plesso, strisciandolo sul margine esterno dello scalano anteriore, e giungendo per tal modo ben presto sul tubercolo del Lisfranc, dietro il quale sentii finalmente battere l'arteria ricercata. Onde meglio accertare che il vaso scoperto fosse la suh· clavia. praticai a riprese col polpastrello del dito indice la compressione di detto vaso, facendo al tempo stesso eseguire dagli assistenti l'ascoltazione del tumore, e da questi esperimenti fu rivelato che il soffio ed il balli lo nel tumore stesso scomparivano davanti la pressione, per ricomparire quando questa cessa va. Ciò fatto, mediante quattro uncini ollusi, feci divaricare il più che mi fu possibile i mtwgini della ferita, ed io stesso agendo colle due dita indici, riuscii a bene isotar l'arteria, talchè con tutta facilità potè essere introdotto dall'avanti all'indietro l'ago di Scarpa armato del nastrino di seta col quale fu subito legato il vaso con doppio nodo. L'atto operativo ebbe la durala di cinquanta minuti , r·iuscendo quindi assai lungo, però si ebbe in compenso la ventura di non ledere alcun vaso, conciossiachè un'emCinagia od anche un semplice stillicidio sanguigno, che verificato si fosse in un tmgiLlo cosi profondo, avrebbe potuto facilmeillte compromettere il risultato dell'operazione. Fermati i capi del nastrino al disotto della clavicola con una listerella di cerollo, ed eseguita una semplice medicalum con colone idrofilo, l'infermo fu lasciato tranquillo sul letto, dove era stato operato; e solo si cercò di rialzare convenientemente il capo con guanciali, avendo cura di rianimarlo


PER ANEURISMA DIFFUSO, ECC.

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med iante cordiali e sorsi di vino generoso, rivolgendogli parole di conforto che gli aprissero il cuore alla speranza di una . . . prossima guar·Igione. Nelle ore pomeridiaue la temperatura si elevò a 40° 9, e l'inttiero corpo coprivasi di pr·ofuso sudore, il quale perdurò tutta la none: i polsi si mantennero piccoli, vuoti e non molto frequenti (HW): il dolore sì alla spalla che all'arto scomparve completamente: l'infermo passò una notte tranquillissima. Nel dì vegnente la febb1·e di scese a 3!>0 ,5, si ebbero al cun i conati al vomito, che furono combattuti con pozioni eccitanti e ghiaccio . Il giomo 2 maggio la febbre fu alquanto più mite del giorno antecudente, ma si manifestò intolleranza al cibo ed alle bevande, essendo tutto rimesso per· vomito, e solo verso sera poteronsi somministrare proficuamente alcun i cordiali: si notò una leggera diminuzione nella temperatura dell'arto , e l'estremità delle dita - mignolo, anulare e medio - si fecero fredde e cianotiche; furono eseguite frizi oni secche in tutto l'arto, avvolgendolo poscia in ovatta ben riscaldata. Am mallino del 3 la febbre discese a 38° , ~ : l'infermo mostrossi sollevato, avendo riposato bene la notte, la temperatura si ristabilì in tullo l'arto tranne alla parte inferiore delle tre dita suaccennate: anche la tumefazione tendeva a diminuire in modo sensibile: lungo la giornata potè prendere quattro minestre, essendo scomparsa ogni intolleranza da parte dello stomaco. In vi sta del gr·ado massimo di prostrazione e d'indebolimento dell'infermo per l'enorme emon·agia sofferta ed in considerazione della poca attitudine dello stomaco a tollerare una quantità di alimento proporzionata al bisogno, venni nella determinazione di coadi un re l'alimentazione mediante l'enteroclisi, ciò che fu praLicato me;;cendo a brodi concentrati tuorli d'uovo e vino generoso.


778

ALLACCIATURA DELL•ARTERIA SUCCLAVIA DESTRA

Il 4 si ebbe un leggero aumento della febbre e si osservòal di sopra della ferità, già chiara la comparsa di un tumor& flu ttuante, del volume di una piccola noce, nel quale introdotto il becco di una sonda, pel tr·amile della ferita ne uscì per circa un cucchiaio di pus cremoso. La ferita praticata per porre il laccio pr·esentavasi di bell'aspetto e con moderata sup:pur·azione: venne continuata l'alimentazione tanto per la via della bocca che mediante l'enterocli si. Il giorno 5 le condizioni locali e generali furono delle pili soddisfacen ti; il turgore dell'arto notevolmente scemato, il calore perfellameote uguale al resto del corpo, il tumore aneurismatico sensibilmente avvizzito, solo le tre ultime dita manleneansi livide e le loro estremità annerite porgevano il triste indizio d'esser condannate a cadere per cancrena secca: il paziente asseriva di gustare il cibo e desiderava del pollo che gli venne concesso: verso sera la febbre risali a 40° senza che ciò fosse accompagnalo dall'aggravarsi di qualche allro sintoma. La giornata del sei passò presso a poco come la precedente, però la temperatura si mantenne sui 39°: la ferita del laccio avea tendenza a restringersi, scarso e di buona qualiti1 era il pus che vi si scorgeva: l'escara di decubito formatasi all'angolo inferiore della scapo,la destra dimostrava limitar·si. Jl giorno 7 la febbre scese a 38°, continuando il benessere tanto locale che generale; però sulla sera essa risali a &.0°; e l'infermo passò una notte insonne ed agitata. Il mattino vegnente si trovò ancora la febbre a 39°,6, ricomparve l'inappetenza, e si accese sete ardentissima: ver·so il mezzodì la febbre salì a 0 • Giudicando tal fallo esser l'espr·essione d'un'infezione per alterazione dei grumi presenti nel vasto sacco aneur·ismatico, decisi di spaccare largamente il tumore, asportando la maggior quantità possibile di grumi.

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PER ANEUIUSMA DIJFUSO, ECC.

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Difatti praticai immediatamente un·incisione verticale lungo la linea ascellare, mediante la quale potei estrarre dal vasto cavo H.-iSO grammi di grumi, in parte rammolliti ed in part& aderenti ai e.ircostanti tessuti , lavando poscia la cavità con

soluzione fenkata al 5 °/o, nella quale et·a stata sciolta una cert:t quantità di solfato chinico. Da tale operazione l'infermo trasse qualche giovamento,. inqua otocbè si fece più calmo e la febbt·e diminuì d'un grado: si ebbero più frequenti conati al vomito, nonchè qualche vomito di materia biliare: ricomparvero i sudori generali e profusi con notevole prostrazione delle forze e polsi deboli e frequentissimi (H-6 al minuto). Egli sorbì volentieri del · vino· Chinnti, unica bevanda ch'era tollerata dallo stomaco; e si

continuò l'alimentazione mediante l'enteroclisma. Il 9 le condizioni generali si mantennero pt·esso a poco uguali a quelle del giorno antecedente: alla medicatura del mauino si tt·ovò che il laccio era caduto spontaneamente; e la ferita, ristretta per circa la metà, presentavasi di aspetto bellissimo, granulante e con poca formazione di pus di buona qualità: nella medicazione del cavo ascellare furono estratti altri grumi sanguigni senza che si riscontrasse traccia di supptU'azione . .l.<'u osservato che la temperatura dell'avambraccio e specialmente della mano era sensibilmente diminuita e che tutta l'epidet·mide della regione pal mare e rasi sollevata in larga flictena: ar·borizzazioni cianoticllc si osservavano nella t·egione dorsale ed all'avambraccio: i conati al vomito essendo cessati, egli potè prendere qualche cordiale, continuando nell'uso del vino Cbianti dal medesimo desiderato: furono praticate nella giomata diverse iniezioni sottocutanee di sol fo-tartrato chinico; verso sera Ta febbre risalì a 41 o, 3; ricomparvero i vomiti biliosi e di nuovo la noue fu trascorsa con agitazione & vaniloquio.


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ALLACCI ATU IlA DEl. t'A llTfRI.\ SUCCLAYJA OEST RL

Il l O, tanto i sin to mi loca li che genera li presentnrono un deciso e genemle peggioramento, talchè si fu costrelli, dopo tanti sforzi infrulluosi, a pronunziare un pronostico dec.isa·mente infausto: oltre alla febbre altissima, al vaniloquio ed ai vomiti si ebbero allucinazioni e paralisi del retto e della vescica con perdita involontaria degli escrementi ; tutto l'arto si fece livido e freddo, continuando questo tri ste quadro fino alle 2 antimeridiane dell' l l , allorquando la religiosa che l'assisteva vide rossegg iare la medicazi one posta al luogo ove era stata eseguita la legatura . Prontamente chiamato, accorsi; ma appena mi fu dato assistere all'ultimo respiro che il po·vero infermo emetteva in quell'istante. Era avvenuto, come di leggeri s'intende, il rammollimento del grumo, che importò J'emon agia secondaria. Cosi terminava miseramente nel sangue, la vita dell'infe·1ice Garino. Trent'ore dopo la morte l'autorità giudiziaria, assistita da nn perito fisca le, eseguiva la prescrilla necroscopia dalla quale risul1:11·ono i fatti seguenti : Lo strumento ferit ore, dopo ayere incisa la pelle sfiorando la base superiore ·del capezzolo destro, era statù diretto in allo ed 11n poco all'estemo, in direzione quasi parallela alle ·fibre del gran pellorale, percorrendo la parte media dello spessore di dello mu scolo per modo da formarvi un canale rellilinen, il q un le in alto passava tangente al margine e5terno del tendine del piccolo pellorale per portarsi sul fa!'cio vascolonervol'o della regione ascellare, recidendo completamente l'arteria omonima, nonchè un fascio uervoso del plesso brachiale. I due capi dell'a rteria recisa dil'tavano fra loro di circa tre centimetri, presentando il loro calibro naturalmente diminuito, prevalentetllér\le nel cnpo pe,•ifet·ico . Il lacc io era cadu to al di fuori degli scateni , ed aveva in-


PER ANEUHJSliA DIFFUSO, ECC.

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teressalo la sola arteria due centimetri di s~ante dall'ultima. colltHerale: le tuniche interna e media presentavano una recisione netta ed esisteva un lieve rossore ai due capi: il capoperiferico offriva un calib1·o metà di quello centrale: nessun<b lesione fu riscontrata negli organi vicini pel fallo della praticata allacciatura. Vastissimo era ilr.a vo aneurismatico, estendendosi a tulla la metà superiore del casso toracico e l'inlìltramento sanguigno.. a tutti i tessuti sollocutanei, dalla linea parastema le alla liuea. spinosa delle vertebre, discendendo in basso fin o alle creste dell'ileo,, e portandosi in alto fino alla pa1·te media del co llo: era pure infiltrata di ~a ngu e la regione interna del braccio· ed anteriore in tema dell'avambraccio fino al carpo: sotto i muscoli grandorsale e pellorale furono estratti CÌI'ca trecento grammi di grumi solidificati. Tullol'arto superiore desti'O, oltre l'infiltrameu to sanguigno suaccennato, presenta vasi notevolmente edematoso, il ~istema venoso fortemente turgido di sangue nero, e le arterie vuote e ridotte di circa un terzo del loro calibro se messe a confronto con quelle del lato si nisti'O. Nulla di rimarchevole negli organi delle ta·e cav ità splancniche. Ed ora mi sieno concesse alcune brevi considemzioni : Debbo in primo luogo notare, come la lesione dell'ascellare non sia stata diagnosticala in primo tempo, quantunque l'ematoma osservato, e la notevole emorragia \rerificatasi all'allo del ferimenlo fa cessero ammettere fin dal prim.o momento la lesione di un vaso arterioso. La grande distanza fra la ferita d'ingresso e l'arteria ascellare, la presenza nella regione ferita di rami arteriosi di qualche impot·tanza, il fallo stesso di un emaloma di mediocre volume· fecero ritenere come non ammissibile sulle prime la lesione dell'ascellare: così pure i


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ALLACCIATURA DELL'ARTERIA SUCCLAVIA DESTRA

di sturbi del circolo nell'arto, osservati fino dai primi giorni, poterono trovare la loro spiegazione nella compressione portata sul fascio vascolo-nervoso dal sangue stravasato e solidifì catosi. Solamente quando da un esaro() allento dt;ILumore, fattosi più circoscritto, si rilevarono i sintomi del vero aneu•·isma, si dovelle ammellere la lesione dell'ascellare. Giunte le cose poi a tale estremo, è mio parere che l'allacciatura della subclavia dovess'essere eseguita ad ogni costo, come l'ex trema 'tal io ed anche perchè non era lecilo disperare assolutamente di un esito favo•·e,·ole. La p1·ofondità di ·12 centimetri, a cui fu trovata l'ar·teria, è · tale che non ha, a quanto io mi sappia, riscontro negli annali di chirurgia. E poichè il caso mio, dovuto a considerevoli infìltrnmenti sanguigni, potrebbe ripetersi, nQn mi sembra inopportuno accennare che l'operatore pr·ocede a tentoni nel periglioso cammino, ove non ponga mente ad un dato anato· rnico - che non è la guida ordinm·ia nell'allacciatura della suhclavia. Difalli sarebbe stato non solo inutile, ma anche dannoso -che io mi fossi ostinato nella ricerca di quei punti di ritrovo che vengono suggeriti da tutti gli autori, poichè, con la perdita di un tempo prezioso, non sarei venuto a capo di nulla. Bisognava quindi che :;tudiassi di aprirmi una strada diversa da quella indicata dai chirurghi. ma una stt·ada che aresse naturalmente il suo faro anatomico: e, dopo non lievi sforzi, .trova tomi alfine sui la origine del plesso brachiale mi rincorai, sicuro di esser·e in porto. Dichiaro quindi altamente t.he un tal punto di ritrovo deve ritenersi di somma importanza in casi consimili, essendo i cor·doni nervosi del plesso, organi non soggelli a spostamtmli ed aventi al tempo stesso caratteri bene spiegati, da non prestarsi a facili errori. purchò l'operatore pos~a conser-


P.ER A:"iEURlSMA DIFFUSO, .ECC.

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vare quel sangue freddo, che non è sempre dato di possedere in tali circostanze. Secondo una statistica presentata dal Le Fo1·t, l'allacciatura della subclavia per aneurisma diffuso sarebbe stata praticata antecedentemente solo su noYe infermi , de' quali tre sarebbero guariti, cinque morti ed il nono dovelle subir·e la disarticolazione della spalla. Sarebbe adunque questa la decima volta che viene allacciata l'arteriasubclavia per aneurisma diffuso, e, quantunque l'esito finale sia stato infausto, pure il risultato della operazione si deve, a mio modo di vedere, non del tutto disprezzare; e ciò per essersi ristabilito prontamente il circolo nell'arto, per esser caduto il laccio in nona giornata senza il menomo inconYeniente, perchè la feri ta erasi in gran partecircatrizza ta, sia ancora per non essersi presentato alcuno di quei formidabili fenomeni segnalati dagli autori, quali ad esempio, la lesin M della pleu m ed i fenomen i di sofiocazione, la peri cardi te ed il delirio, sia infine per le migliorate condizioni generali e locali dell 'infermo dopo l'operazione, mentre che la comparsa della cancrena secca all'estremità delle tre ultime dita, costilUiva in questo caso un incidente di nessun'importanza. Si fu adunque la scomposizione del sangue infiltratosi nei tessuti, e per sì vasta estensione, che determinò una febbre d'infezione, la quale, doveva riuscir fatale, come si era già. preveduto e temuto molto prima dell'operazione.


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IL IODOFOR~1JO :-I H I•.-1

CURA DELLA TISI POLMONARE

... FR ..\IW () DIIWI EIIGE~IO M.-I GGIIJil E

.\f EniCO

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Studt recenti sull'iodoformio nella tisi. Cura consecutiva della stessa. IV. Pet· ptu·ecchi anni gli studi sulriodo formio fu t·ono neg letti in Italia ed ò d'ttùpo pr rv eni r·e al 181i9 per lrovaJ'O un nuovo lavor o sullo slPsso. Il doll. Cianciosi nel de l lo .anno pubùl icò unn tn cmM ia sull'iodofot•m io e l'acido fenico; nell"nn no sPguPnle il dl)l l. D'Amico, in SPg"ll i to il Bozzi e r osei" i l Gamberiui e più lat•di il Tut•al i ed il Bona lumi pu bblicat•ono pt·egievoli !'Cr i lli sull"uso ùcll'iodofn t•mio nelle ulceri ver•ecee e nei bubboni ulcPr osi qua le m otlifìcnl ore, an esl dico e cica lria an le ( 1). (l) 11 pro f. r.a m b~rini h a puri' SCI•Jlrrt(l ni'IIIJ s lt•<.<o f:arm :l('o nn11 Yirtit prolila LI ira ''" ' l" 1h heme con>i•o·ut il n a ll'u lct•ra ' r ur ro•a. l,.)ue~t a ,·irt li ru l'ti re con~t :at:at:a d a ll'o•~ r").! iO

miti ;am i•:O il lf'HI'n lr rl> lt•nnd lo mo>oliro l!ton;o hnni, il ljuaiP ~fJ('ra IlO i n<l i' itifi i nn·,. t t i 11:1 u lceri 111 r•lli a~so~:,:<'lla t i a d r Ila r n ra ••h hl' .{ t'aSi scoli rli lurh huui con:<t·t·ntil·ì. t'ÌCJÌ' uno su 2; .5 r:a~i di uil't•ri, mmrlrl' il Turati culla eum irnpir:.w t.~ •·on s.. Ju zionr oli lh·rr lorn m oli fl'rro 111' ha o<srn·ato n no o)! ni l ro• ra-i di uko•ri llc ll' uomao c uuo SOl ra qu:i llro t'a'i ""Ile dcrruu>, c·d i l n.. JI,•L nwdiau l•ì h• rau tt•r izzazion l •·o l nilra lo tl'ar;;o•nt o ' rrillru il tr r zo cin·:t di lmhloon i no•).: li li!Oi nini l'Cl il oprinlll l'ir··a nell•' rl<•n nr . Il flom:ll nmi 1wrò i· di l•:•rer l' rho' il •I•· Llo f:mn:wn >i:t 1111 cnt lho ri<'at rizzan tr od il suo 11<0 dt•lol•a h:HJ•Ii r<i llf•lla


11. IODOFORll lO NELLA CUR A DELLA TISI POLMONARE

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Uno str enuo pt•opug natore delle propriela terapeutiche dell'iodoformio è s tato il prof. Moleschott, il quale avendolo trovato utile ne i tumori glandolari del collo. nel tumore ~ro nico di milza, nei versamenti sier osi del pericardio, della pleura, del periloneo, nell'idt·ocefalo, nel diabete melli to, nelle flogosi croniche delle articolazioni, nelle nevralgie intercostali, ne lla gotta, nella nevl'ite e nella aritmia cardiaca caldamente io raccomandò alla attenzione ed alla prova dei medici. La bella sua Memoria letta all'accademia medica di Toriino r;scosse il plauso di qu el dotto consesso e fu quas i una rivelazione per la maggior parte dei cultori delle mediche scienze (1). I suoi studi sull'argomento ebbero principio nel 1870, e ;:;eguitati per alcuni anni, li fece di pubblica r agione nel 1878. Egli atLribuisce all'iodoformio il potere di risolvere e di assorbire gli elementi formativi de· terminandone però prima il disfacimento; riconobbe nel medesimo la proprieta di sedare il dolore e di rendere piu forti e più r egolari i battiti cardiaci. Egli poi è di parere che • gli effetti sorprendenti dell'iodofot•mio si debbono altricura dci lluhhoni aperti, quando le superllcio ulcerosc sono state dallo sU>ss~ dotersc ("). Accetto ~oto in parte il modo di opin~re del valente collega rig uardo l'azione dcll 'iocloformio nelle ulceri o nei buhhoni venerei, l'acce tto cioci nel senso che qu3nclo l'ulcrra è s tata detersa cd Ila perduto i propri caratteri per acquistare quelli della piar;a sornplice, non occorre piu l'impirgo rlell' iortofMnJiO art ottcnerne la riqtrizY.aziono. Fino dall'anno t877 io alJhandnnai la r;nra delle dotte ulceri e dri bubboni aperti coll' iodoformio , p~rchè trovai più atti wt, phi energica, meno costosa c meno disgustosa la cura colla laltuca marina. Quc:<l'a l;;a fu da me studiata cd introdotta nr lla terapia morlico-ch irur:.ira cd ho trovato chi! mi corri spondeva meravigliosamente nello dette malalti•' . cd ora tl pure da altri adorcrata con soddisfacen ti risultati ("") . La la t tu e-a marina (Pllyco~Pris Austmli.~) ha azione cicatrizzan te, detersiva. disinfettante, epperciò è da prefcrirsi a qualunque altro rimedjo tlnora cvnosciuto nella cura dello utccri molli, dei bubboni ulcerosi, ed è [Jrontattica cd aho.rtiva del bubhono venereo. (l ) Cm·a dell'ulcera vener ea col iorlo(nnnio, !Si!. (2) Drg li effelll curatici dell'iodo(ormio, Torino, !SiS. (") Il ioclo(nrmi o nelle wre deU'ulceri molli e del hu~1bone elcologico, Milano, 1879, pag. 14.

("") l'so medico della lnlluca marina, Roma, 1881.

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IL IODOFO RMIO

bui1·e alla facilità con cui lo iod io se ne s prigiona, di modo che questo in is tato nascente a g isce sugli elementi dell'organismo » ed inoltre perché soggiorna per lunp-o tempo ndlo s tesso. L e sOI'PN'mdenli vir·tò l'iscontrale dal · chiaris· simo fi s iologo Yo3ngono a confes·ma t·e quello gia annunzialo dal Ri ghini (l) e da noi fino dal 1860 (2). Il valente chimico novarese aveva riscontrato che calmava alcune nevralgie ed era utile n elle malaUie scrofolose, nei bubboni il1dut·ati, in tutte le specie di tumor·i e negli ingorghi dell'utero e delle mammelle (3). Il M olescholt trovò utile il iodoformio nella at•itmia cardiaca rla vizio organico, r egolarizzandone il ritmo. Questa proprietà é s tata da noi osservata nei nos tr·i primi esperimenti fatti nal 1858 e l'abbiamo aeccnnata nell'opera del Rigllini (4). Il ps·of. MoleschotL gia tanto benemerito della scienza per i suoi studi fisiologici ed igier:ici ha acquista lo nuovo titolo alla t' iconoscenza pubblica col dello suo scritto, avendo col medesimo richiamata l'attenzione dei m edici, !':p~cialmente ita liani, su questo fat•maco che con rogione appella miraco loso. E questa volla gli Italiani non furono sordi a tanto invi to, e la s tringente e persuasiva parola dell'illuslrc fis iologo fu ascoltala ed il suo consiglio accettalo e seguito. Si eleva fra tutti il prof'. Semmola di Napoli, il quale già insigne per altri studi, raccolse nuovi allori cogli sct·illi r ecenti sull'iodofot·mio. L'eminente clinico sfiduciato dall'uso dei rimedi più o meno empil'ici usati contro le len~e m alattie di pello pensò di utilizzai'e il iodoformio per la sua virtù di· sinfellanl~ et! eccitante. Entusiasmalo dei felici risultati ollenuli con questo farmaco nei pt•ocessi bronco-al vco]ari cronici caseosi, ne fece argomento di una prima comun icazione al congt·esso medico di Amslct·Jam riporlanclonc il plauso dei dolli colà radunati. Qu0s ti inaspettati risultati non potevano a meno d i

II J Op. ci i. Jl:tl!!. 40 !:!) Up. ril. JlnJ!. St.

(3) lull•lfto·m .. yuosi(•, rag. 40. (41 ùp. ci t. r:q;. s t.


NELLA çt; JlA DELLA TISI POLli O:'\ARE

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~pinge t•e il pro f.

Semmola a le n tar e lo s tesso rimedio in altre croniche affezioni dell'appat·ecchio r espiratorio, quali il ca larr·o lwoncbiale, la br·onco-ectasia, e gli ell"elli furono <[uali il suo polente ingegno gli aveva f~:~lto presentire. • P ubblicava pet'lanlo un'accur·ata Memoria nel 1882 sull'io· dofo r mio nelle cure delle a.{J'e zioni bronco·polmonari e più specialmente delle bronco-a loeolili caseose, cure che egli aveva inlr·aprese nel i878 e le quali gli han no fallo constatare i seguenti effelli: t• L'espellorazione diminuisce ed in molli casi assai rapidamente e considerevolmente. In pari tempo la lCisse diminui sce e cessano speciahn ente gli accessi s tizzos i, forse in segui to all'azione anes tetica locale dell'iodoformio. 2• Vengono di!:>infeltali i pl'odolli dei !::r·onchi e dei pic<:oli focolai di rammollimento. 3• La febbre va diminuendo a g r·adi a g radi, il che probabilmente dipende dall'azione disinfe ttante dello stesso. 4• Si nola anche un mi glioramento nel processo palologico locale ed in alcuni casi un nulevole avviamento alla guarig ione. 5• Mig lior a pure evidentemente lo slalo generale del ma lato e si può otle ncre la g uarig ione se la bronco·alveolile <:as e·)sa è al suo pr•imo stadio. Queste deduzioni che il Semmola rilrae dalle sue osservazioni concordano coi corollari che abbiamo ricava li dai nostri studi. Molle osservazioni di bronco·alveolili caseose, di bronco ectasie, di polmoniti catanali croniche, di broncorree, di enfisema polmonale guar•ili col deUo medicamento io potrei fa re di pubblica r agione, guar·ig ioni ollenute negli ospedali militari di Torino, di Mantova, di Br·escia, di Roma e di cui furono testimoni molli miei colleghi; ma a qual prò se oramai i più valenti clinici d'Italia e dell'esler·o ha nno nella loro clientela constatato f<>lici risullati olLenuli colla medesima cura? Io non r ipeterò l!OI prof. B. K ussner· che il iodoformìo è un rimedio antituùercoloso specifico (1), ma io (l) Sult"iiiiJlnt"ltm:.a de/l"i ml o(UI"I>IiU IIVI l nl ltl!lllft! IO t/éi/C « ffe;iu lli lllbet-

colose - (.lft•d. Chir. R uurl~filall, t88~. ;>;, i ) .


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lL IODOFORMIO

po rto convinzione éhe dalo specialmente in princ1p10 dt malaltia e continualo con costanza può rendere e renderà di certo segnalati servi gi nelle lente affezioni bronchiali e polmonali, come ne ha resi e ne rende tuttora dei sorprendenti n elle piaghe, n elle ulceri, n elle artriti fun gose, nelle affezioni glandolari. Gli splendidi ris ulLa ti otteuuti dal prof. Semmola non potevano a ndare dimenticali e noi vediamo medici iLaliani e stranieri tenlarP. collo stesso rimedio la cura delle stesse malattie, ed identici otlenerne gli effetti . II prof. Ciaramelli adoperò il iodoformio in diverse malattie croniclte delle vie r esph·alorio e dopo Cjuallro anni di s per·imento fece di pubblica ra gione una bella memorit~ (1) le di cui conclnsioni sono le se~uenli: 1" Nei tisici anche ad avanzalo periodo di malattia con caverne, l'iotloformio diminuisce l'es pollol·sto, porta un mig lioramento g enerale , influisce sulla febbre. 2• Mitigando la febbre in seguito alla diminuita es pettorazione, che è an che mi gliora ta n elle sue qualità chimiche per il poter e dell'iodoformio di arrestare la putrefazi one delle sostanze albuminoidi, de ves i ritenere che il contenuto delle caverne debba a vere una decisa influenza sulla produzione della febbre nei tis ici. 3• Sebbene il iodoformio n on sia lo specifko della Lisi polmonale , pure devesi ad oper·ar~;~, per chè mitigando tu tti i sintomi più molesti d i questa affezione, prolunga di qualche tempo la vita dei miseri infermi. 4• Il iodoformi o è utile pure nella bron chite cronica dei vecchi con broncorre a ed enfisema polmonale. Ques ti ris ulLati uniti a quelli del prof. S emmole e più t~:u·d i n quelli del do tt. Burolini, Fas ono, Rummo ......... vengono a conferma ~ e la ver ità ed il vnlore di fJU Olli da n oi ottenuti fin o dal 1858 e che aneliamo giornalmente conseguendo. Nfed ici s tra nieri , s pecialmente tedeschi, seguendo il cons iglio degl'italiani, hanno s perimentato il iodoformio nelle ( l ) /. ' l .,do{ur mi r, nelle utr~:.ìnnl rrouicfiPimwco- pol lll llll<t li. - (L' fmpot·~ialr,

c (;n;;plfo .1/edica eli RfJma, 1 88~. :'\. 16, pag. 193).


NELLA CURA DELLA TISI POLMO:\ARE

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1enle affezioni polmonali e ne riportarono splendidi vantaggi. Accennerò per brevità solamente il Kussner il quale lo ha adoperato nella tubercolosi faringea , ed assicura di aver guarilo non solo le ulcerazioni superllciali, ma anche le profonde -procedenti con tumefazione pericondritica e con vistosa perdita di sostanza. Riguardo all'importanza dell' iodoformio nella cura della tubercolosi poi monale il Kussner é mollo riservato nelle sue atfermazioqi , ma può però assicurare che anche nei cas i progrediti (di certo non in tutti) di lisi poimonale, l'is pi t'azione de!l'iodoformio fa diminuire lo stimolo della tosse e la quantità dell'espettoralo e fa scomparire la febbre elica, mentre talvolta si può dimos trare colla precisione di uno esperimento, che con la cessazione dell'uso dell'iodoformio subito si riproducono i cennati disturbi per scomparire colla ripresa della somministrazione del dello farmaco (•1). Viene quindi alla conclusione che il iodoformio sia un rimedio antitubercoloso specifico. Il Kussner adopera il iodoformio sia in polverizzazione -che in inalazione, ottenendo quest'ultima coll'emulsionare il .detto farmaco coll'acqua. Mollo più efficace é il metodo adoperato dal prof. Rummo per le inalazioni iodoformiche. Questo valente professore ha dedicata molla della sua attività e del suo ingegno allo studio dell'azione fisiologica e terapeutica dell'iodoformio. Gli scritti che man mano va pubblicando su questo soggetto gli hanno procacciato chiara fama e distinta s tima fra i cultori delle me·diche scienze, non solo in Italia, ma anche all'estero e giova sperare, ed il passato ce lo affida, che segui·tando negli stessi, ·preparerà a questo farmaco un posto elevato e sicuro nella

-cura delle umane infermità. Egli fa respirare dagli ammalati chiusi in una eamerelta i vapori di iodoformio che si svolgono da una capsula di porcellana contenente il dello furmaco, la quale galleggia 'in un recipiente di acqua scaldata da una lampada a spirito. Il Rummo poi approfittandosi della proprietà dell' iodo( l ) Sull"imporlllt!Za delriodo{ormio tu•l lrallcuuento d elle affe;io ui lulie>·cotloSP - (.1/cd. Chir. Rwl clscllllll, 188:2, N. 7).


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!L IODOFORlllO

formi o di sciogliersi nell' olio essenziale di lr emen lina lo fa inalar·e col mezzo del n efogeno di Siegle usandolo a ùosi cr escenti da quattro ~ramm i di olio essenziale di tr·emenlina e centigrammi 16 di iodoformio e aumentando fino a grammi 24 del primo e 36 centigrammi del secondo. A vendo adoperalo qunslo me todo di cura in casi d i bronco-polmonite cntar•rale cron ica, di catarro bronchiale diffuso con pleur ite neofol'maliva e po lmonite inlerstiziale, di lisi polmonale, di bronco-eclasie sa ccifot•m i e di catarro bt·onchiale diffuso da vizio cardiaco, ha ottenuto sodd isfacenti risultati. Egli ha combinalo questi due medicamenti colla convinzione, che l'olio essenziale eli trementina avvalor·i l' nzioM dell' iodoformio e ques to per la sua vir·tù calmante ed aneslesica paralizzi razione irritante della' trementina e la renda più re· spirabile, ed ambedue poi le sostanze assieme combinale rispondano a diverse indicazioni in casi speciali di affezioni bronco·polmonali, ciò che non farebbe sempre uno dei farmar.i isolatamente adoperalo (1). Io non mello in dubbio quanto il Rummo asserisce sull'azione combinata dell'iodoformio coll'olio essenziale di treme ntina, ma porto convinzione, con fer·ma la da lun ga praLi ca, che gli stessi risultati si ottengono colle sole inalazioni di iodoformio, tanto più, come sono solito io, se si fanno innalzare vapori acquosi n ella cameretta, in cui si praticano le inalazioni iodoformiche. Devo però aggiungere che 110 trovato r eale giovam ento dalla combinazione dei due detti rarmaci nelle cancrene polmona.li . Nelle a.ccennate cure il Rummo dice di aver osservato una pronta e considerevole diminuzione della tosse, dell'espettoralo, dei rantoli, dei ronchi, della febbre e dei sudori notturni. Aggi unge poi che lutti questi effetti curativi !-ii possono spiega t·e in tre modi.; 1" Azione aneslesica sulle fibr e sensilive delle estr!lmilà polmonari del vago. 2• Azione modificatrice e prosciugante locnle, effetto che il io· do formi o condivide coll'olio essenziale di trementina. 3• Azione antisettica. (l) Le imolu=iolli di i•JdO(Ilrmio e rli olio usen=iale di ll'emeniina n ell1• nwn dd mo,.lii lwouco -pv/t,l•>•wli, :'ìapr, Ji , 1882, png. 4.


NELLA CURA DELLA T!Sl POLl.IO:'(AI\E

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Il Rummo preferisce la cura colle inalazioni a quella per lo stomaco, pe1•ché colla pr ima l'azione è più. pronta e perché si può usare il ioùoformio a tlosi elevale senza prod urre intolleranza e disturbi digestivi, i quali potrebbero accadere amministrandolo nelle idE'nliche dosi per la via digerente. lo sono di pare re cile la cura mista è migliore, perché colle sole inalazioni non si è sempre s icuri che il iodoforroio pe- . nell'i ed arrivi in tutti i punti lesi del polmone, laddove aggiunta la somminislrazione per la via dello ~tornaco siamo cerli che ciò avviene, essendo stato osservato dal Righini e da noi fino dall'anno i 858 e confermalo dal Seroroola nel 18i8, che il iodoforroio somministrato per la via digerente viene eliminato in buona par·te inalterato dalle vie re!:'piralorie. I noltre, come ho dello an leceden temente, il iodoformio agisce anche utilmente sull'organ ismo del malato favoren done il ricambio molecolare. Il dott. Laganil adoprando il metodo del Rummo ha sottopos to alla cura iodoformica num. 8 individui per svariate mala ttie cr·oniche bronco-polmona1·i, ma non ha ottenuto soddisfacenti risultati. Egli non ha trovato giovamento ne nella qualilli nfl nella quantità dP.JI'espellol'ato, non trovò la calma anestesica, non ha osservato mitigata la febbre e la temperatura dei malati, ed inoltre ha riscontrato che le inalazioni di iodoformio spesso rie!'cono lanto irritanti da produrre delle emorragie bronchiali più. o meno gravi; per cui sfiduciato esclama che la guarigione della tubercolosi e della tisi gli sembra che reste1·à un pio des iderio dei medici pratici (i). Se il collega di Napoli fosse stato più fidente e più perseverante nella cura, e se alle inalazioni avesse aggiunta la somminislrazione dell' iodoformio per la via digerente avrebbe di certo ottenuti altri e più favorevoli risultati. Il prof. Sormani ha pure ottenuto splendidi risul tati colle inalazioni iodoformiche e coll'uso interno di questo far maco nella cura della tubercolosi. (2) Le tre storie che egli riporta (l) L e iuala;:;ioni iodo{rwmiche nelle 1/tolaltie cr oniche d ei bronchi e tlei polmon i. - {Giornale ltller~~a zionllle e/elle Scienze .lfecliche, Napoli , 1883, rase. 3° e ••. p. 351). (2) Eziolu(Jia-pntoqenesi, cura e profilassi della tubercolosi pulrnonan. Lf iua/a;ilmi di iodo{o1·11liO come mezzo te,·npculico, Milano, 1883.


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lL lOUUFO HlllO

di tuber colosi polmona ri a l 2• s tadio notevolme ule avvantaggia le dalla CU1'8 id1·oformica sono me1·rtevol i t.li profonda meditazione pe r . pArte spec1almeu te di color·o, che negano la curabilità di delta mala lliaj e sebbene da lla lettura delle s tesse s i a ppre nda, eire una completa g uarigione non è s tata conseguita, tuttavia ben si ha ragione a r·allegr ar s i del mi,gliora mento otte nuto, che permett erà a q uei poveri tisici qualche anno di piu di vita. A m e pure è accaduto molle volte di ottene re solo una r ela tiva g uarigione cons istente m un generale ma nifesto migl iorameulo con cessazione di tosse e di espe ttor ato, r·imanendo q ualc he imper· fezione nella località offesa. Ma in alcuni di questi individui , che potei visitare qualche anno dopo la cura , ho ris•!onlrato la scompars a di rantoli e di soffi , persis te ndo sem pr·e una diminuzione dello risonanza toracica in alto, e debolissimo mormorio ve.scicolar e o comple to sile nzio, il che indicava che il tessuto di cicatrizzazione a veva a bolita la funzi onalità della par te già lesa . Questi ris ultati l'ho riscontrati specialmente in coloro, che dietro mio cons igli o ave vano proseguita la cura iodoformica per alcuni mesi ed avevano eseg uila la cura igienica di cui parlerò in appr esso. Il Sormani fa inspirat·e il iodoformio coll' a pparecchio di Walde nburg munito della bottiglia di vVoulf immer s a nel hagno mar·ia , m etodo che pure s egue il D. Ascens i con un suo apparecchio speciale ad aria compressa. Io non metto punLo in dubbio l'utilita del dello metodo avendone io pure cons tatato e la pronta azione e gai ottimi r is ullati nei pochi casi in cui l'ho adoperato ; ma io non credo indispensabile nè l'uno nè l'altro apparecchio pe r fare la cura iÒcloformica, potendosi con fid ucia accettare il mio metodo. E ciò dico non già coll'intenzione di scemare importanza ai r isultati veramente s ple ndidi ottenuti dall' egregio mio amico prof. Sormani, e dal valente D. Ascen s i, ma perchè non potendosi s empre avere a dis posizione uno degli accennati ap-

parecchi non vorrei che nell'animo dei colleghi e dei maiali s i ins inuasse il dubbio, che in altr o modo non fosse possibile tentare la cura con probabilità di felici 1·is ultati. È pur \"6 1'0 che coll'apparecchio di Waldenburg e con quello del


NELLA CI;RA DELLA TISI POL ~ONARE

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'Castiglioni modificato dal D. Ascensi viene spinta nell'albero bronchiale una maggior guantità di iodoformio, che può penetrare fino alle vescicole polmonali, ma lo stesso scopo io l' ottengo col mio metodo d'inalazione, sebbene meno lestamente e non vi ha dubbio che il iodoformio non arrivi fino ai punti più reconditi, ~vendo avuto occasione di -osservare coll'esperimento chimico sulle paeti inter ne di caverne in morti di tubercolosi il detto farmaco inalato il :giorno stesso della morte. Dalle cose finora discorse chiara emerge l'utilità dell' io-doformio nelle croniche affezioni bronco-polmonari ed i ri-sultati ottenuti sono di tanto valore da incoraggiare anche i perplessi a tèntare la prova, mentre poi l'importanza dei medesimi risultati deve persuadere gli scettici che è er rore 11 credere che la tuber·colosi sia una malattia insanabile con qualsias i cura ed i poveri tisici siano destinati a certa morte! Il iodofor mio non ò uno specifico della tubercolosi, ma è un rimedio che sotto favorevoli circostanze e sotto determinale c·.ondizioni può giovar e e guarire individui colpiti di questa malallia. Le circostanze favorevoli $ono: la cura del malato nell'inizio della malatLia; la costituzione originariamente sana dell'individuo; l'assenza della ereditaria disposizione i l'età matura non però senile; la posizione sociale soddisfacente e le condizioni economiche . di agiatezza; le professioni ed i mestieri, in cui gl'individui sono meno -esposti a sbilanci terme-idrometrici ed a respirare aria impregnata di polviscolo; l'abitare in locali ben aereati, asciutti ed allegrati dai raggi solari i il soggiornare in clima dolce e costante; la tranquillità di animo. Le condizioni necessarie per ottenere una duratura guarigione dopo la cura iodoformica sono le seguenti: io Cambiamento di clima. 2• Acqu& minerali. a• Ginnastica polmonale. 4• Regime regolare. È necessari•> far mutar clima e paese al malato appena Io stato generale dello stessrJ lo permette. Spetta al medico curante il decidere qual' é il clima più adatto al malato a ~econda del temperamento e della sensibilita dello stesso, a seconda della stagione ed a seconda dello stato econo-


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IL IODOFORMIO

mico del malato. Troppo lungo porter ei il mio discorso se solll:lnto volessi accennare alle s tazioni climatiche estive ed invernali che sono state consig liate ai sofTerenti ed ai convalescenti di tale malattia. Si consultino le opere del Lombal'd, del Piclt•o.sunla, del Iaccoud, del Chiminelli, del Faralli . . . . . e s i trover anno as~en n a te considerazioni ed utili consigl i al riguat·do. L' fmportante é il togliere il malato dalle s ue abitudini, dall' aria infe lt~ ed impur a della casa, dell'ospedale, della ci lté; distog lierlo dalle sue occupazioni inte llettuali e fi s iche per pc·rlarlo in un'aria pura, in un' atm osfera limpida, in un clima poco variabile e mite, o sulla sponda del mare onde respit•are aria ricca di cloruri e di ioduri e pt•endere bagni di sole. Al mutamento del clima devesi aggiungere la cura colle acque minerali. É ben vero che non si conosce ancora un' acqua minerale che a bbia un'azione diretta sul processo tis iogeno, ma non vi è dubbio che alcune delle stesse possono tornar giovevoli ai detti ammala ti, s ia col rendere più atlivo il processo nult'ilivo, sia col modificare e sanare le r imaste lesioni bronco-polmonari, le quali persis tendo peggiorerebbero le condizioni generali dell' individuo e sarebbero seme a nuove produzioni tuber colari. Scrissero s tupend e pagi ne su questo argomento e dettero ottimi consigii if Pitloux, il Pietr asanta, il Iaccoud, il Niepce, il Cazaux, il Garelli, il Manlegazza, lo Schivardi, il Faralli, il Chimine lli, il Arug noli, il Longhi. Le acque che sono state riconosciute le migliori nella cura e profila ssi della lisi sono le solfomle-sodiche, le solforate-calcaree, le clorur ale-sqdiche-iodo-bl'omurale, le marine, s ia in bevanda, che polverizzate ed inalale. Come complemento alla de lla cura vuolsi ascrivere il regime di vita regolare fu ggendo ·egualmente g li ec~essi sia d.i troppa fatica che di assoluto riposo, s ia di lauti pranzi che di insufficiente alimentazione, sia di prolungate occupa zioni mentali che d'inerzia intellettuale. La g innastica poi· mo nale poi è indispensabile per ritorna!'e ag li orghni respiratori l'allività funzionale non fa ticando però di troppo un organo che è s tato leso nella s uu compa~e. Ar ia pura e sempre r innovata, molo all' apet•lo, m oderate occupazioni,


"XELLA CURA DELI, A TISL POL)lO:"iARE

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animo allegt•o, vitto carneo, bag ni di mare, bagni freddi, abluzioni r idoneranno all'organis mo quel g rado di res istenza e di r obus tezza ne cessaria per fruire di una esistenza pro· fì cua pe t· sé e di n e>;suno a g gravio agli altri. Riepilogando le c ose fin ora discor~e parmi poter conchiudeJ•e: 1• Che la lisi polmonale è malattia susceltibile di guarig ione . z• Ques ta guarig ione è meno difficile quanto meno profonde sono le lesio ni polmonali, e non vi é disposizione eJ'ediLaria. 3• Il iodoformio è il farmaco più valido per concorrere a ra crr,..iuncret·e questo scopo. n o -~· La sua azione è più energica sommioistrandolo simullaneamenle per la via dello stomaco e per la via dei bronchi 5• Le complicanze della lisi devono e>;sere combattute con appropriali rimedi. G• L'alimentazione carnea abbondante é un indispensabile aiuto nella cura della tisr. -;• Come compimento di cura sono ott imi sussidi il dimorare per lungo tempo in salubre ed aùallo clima, la bevanda di speciali acque mineraii, la ginnastica polmonale, un regolat·e r egime di vita, e la tranquillità di animo.


ANEURISMA POP LITEO DA ATEROMASIA GUARITO COLLA COMPRESSiONE DJGITALE Lettura fa tta nell'ospedale militare di i'ia r1oli nell 'anno 1883, dal dott. D e B e nzi, cnpi tano medico.

Egregi colle;;hi,

L'infermo che qui vi pr esento, non è che meriti di richia·marc la vosll·a attenzione per la novità o per la rarità delle manifestazioni clini clu~. nè tampoco per le nuove applicazioni 'ierapiche, il caso clinico è abbastanza ft•equente cd il mezzo di cura usato non é dei più nuovi; esso rimonta sino al168G, ·epoca in cui Bernar·diuo Genga da Urbino lo descrisse per la prima volLa. Mio scopo, nel presentarvi questo infermo, si è di avvalorare con prove di fallo la n ostra fede nei mezzi che la terapia chirurgica ci addita per la cm·a degli aneut·ismi. Vi pt·esenlo adunrrue il caporale invalido Ilardi Salvatore, natiYo di Cerda (Termini Imerese) ammoglialo con fi gli, egli ha 60 anni di eta e 43 di servizio. r suoi precedenti anamnestici sono abbastanza buoni; è nato da geuitori sani, morti in età avanzata ed ha fratelli e parenti r obusti e viventi; nel 18G4, soffrì poliat•trite reumatica che gl i lasciò come. postumo l'at·tritis mo, il q•Jale di tanto in tanto si appalesa so'llo forma di r eumatismo fibroso. Non soffre altl'i Yizi discrasici, fu sernpt•e morigerato e non è dedito al vino né ai liCJUOf'i. La sua clà però contras ta immensamente col suo ~lalo fi sico; .a 60 nnni Cf!li ci si presenta come un vecchio dem·epilo.


ANE U I\IS~A POPLITEO DA ATEROMASIA, ECC.

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Questa senilità precoce, questo deterioramento genet•ale, ci elice che in lui il ricambio organico è tat·do, l ento; difatli Yoi esaminando l'infermo potrete facilmente convincervi cl•'egli è affetto da arterio- scler osi generale per cui per la perduta elasticità dell e arteriol e, el ce non possono più obbedire alla azione del sistema nervoso incaricalo di regolare l e circolazioni locali e di presiedet·e quindi ai fenomeni piu intimi della null'izione, questa é immeusamenle scaduta; e voi vedete il pannicolo adiposo sottocutaneo interamente scomparso ecl i muscoli Lutti in istato rudim entale. N el mese di ollobre 1882 il capol'ale Ilardi et·a comandato· come nr dinanza al commissariaLo mili tare di Napoli, ove, a quanto c::rli asseri sce, doveY8 sostenet•e un continuo andare e ' 'enit•e fm i diver si uffici militar·i della citlil. Dietro ciò cominciò afl avYet•tire un senso dolot·oso ed una tumescenza al caYo popliteo destr o; dolore e tumor e ch'egli altl'ibuiva . al cor. tinuo cammino; pel' cui non si curò inai di fal'si visitat•e eia alcu11 medico. Il giol'no t• novembre pet·ò avvet•Lcndo una dol enlezza maggiol'e, ed avendo dovuto r ecare un plico all'ospedale mililal'e, colse l'opporlunilu e cl cicsc consi glio al 1~1eùico dL guardia cil'ca la dolent.ezzn ch"egli avvertiva; 'questi visital ol o, constatò un'açcut·isma dell'arteria poplitca dcstt·a; per cui l'infermo fu inviato a me pet• l e opportune disposizioni. Alla prima visita l'iscontrai quanto segue: illumol'e era della· gl'andezza di un uovn rli gallina di forma ovoidale, pulsava i socr onamenle alle pulsazioni cat•diache ed all'ascoltazione collo stetoscopi o si sentiva un dolce rumor e fi schiante. La cute sopl'aslant.e el'a di colorito normale ed il ginocchio era tenuto rlall'iofermo alquanto nesso per non risvegliare· dolor e nell'arto colla compl eta estension e; l e at·tc:wie acces- · sibili ùel piede, piccole e l'igide pulsavano assai debolmente; . comprimendo la femoral e al 3' medio della coscia, il tumor et.to cessaYa di pulsare e diveniva elaslico, molle. Evidentemente trattavasi di un tumor etto aneurismatico . dello. poplitea ùestm. All·o~p edal e militar e di Napoli, in cui l 'infet'mo fu accollo in cura, gli fu applicato il tornichello del Petit. per compri--


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A:XEUfi!S)IA I' OPLITEO DA ATEfiOMAS!A

m et·e l'a t·teria ft:mot•ale al lu 0~0 <li el ezione . P er ò l' I Ia t·rli non ne ollenue gran Ynnla~gio elÌ il 20 cliccmbt·~ 1882 in cui toenò i n ti:un i~d ia il tu111rwe misurava lo f!l'anclezza di una melnt'llncia, la cute sOYI'8!"tnute em r-ns~n, l e!".f\ e dnl enl e; dol1wi lnncinanti, i n luUo l'l'Irto rle!~lro, n on ln:~ciavano l'ipof'nt·e l'inf..;t·m o ed il g inocchio et·a piegnlo arl angolo r etto. Siccom e io ri tengo che non é pet·messo al chit' Ut'fro di Pe:::.lnre in et·tc speltolot·e innanzi a llC!':SUn morbo, gincchè la fede dell'nmmn lalo nel m edico H tpet·a di mollo la fede •Id cr erl eu l c l'Ci if!ioso c m olle vol le per questa fede !':i cnl mnno coll'acqua di fonte l e piu !=:lt·anc nevt·osi i!!!l eriehe, co;.:ì io c t·etlei mio dM et·e di (l!;!>isl el'e con tulle le ri ~o t·sc del l'at•le il povor·o infet·mo. La lmona forluua volle che nello s le><~o padiglione OYe et·a allog;.riaLo il cap01'1lh.} llnrtli, nili ta;;so puro il mio n•nico il (l(lllor e ì\Jot·mzi, capitano m cùico al 4• ctn-allc t·in, pct· cui veduto iusieme l 'infut'lìiO stnbilimmo rli pt·nlirnt't' la tn·c;::>:ione indit·ella. digilnl c, ci to o;.:li per· In ;::ua ,·ic.i nnnza all'iul'c t·mo pt·ese cura ,Ji sorvegliare e rlit·ip-ct·e. L o llaJ·tli ha due fi glio maesLJ'e municipali in Nnpoli, e pe1·ciò e~f<C pol nJ'Ollf) lll'eslnt'e un niuto non soln iutellitrell lc, nm put·c nll'tl ltuo;:::o, ùclicnto, COlliO rpwll n che sa pt·cslnt·c la dnrnm, angelo lulclat·e dell'uom o. La compr c:-:sinne digitale fu cominciata il gim·tw 15 al >l'ile '18!$::!. La facemmo completa ed Ìll lc t•milt ente !-;OContlo la tn·escrizi one del vanzolli. La compt•c;.:"i•>nc com)'lc ta ci diede b en presto ollimi t•isnllali, pet·chè i grumi ;: :nnguigni cominciat•ono dop0 pochi l!iot·ni a con:<olidar :-:i; l'inlcrmillenzn pui p ct·mif<e a nni m edici eri ai no:<Lt·i aiutanti lli t'il•o;.:at·e e 1li n 0u !=:Lancat·e le no;.:tr·o dita, menll'C unn nrt•ccò nes;:::un inc omc,do n è dol ol'i nll'infCJ'I110, e fm·o t·i miraiJiltncnle lo ;:::vilu ppo della cit•colnzione collo.l el'alc, i n modo ello 110i w>n aYemmo mai l'at·lo lt•nppn fl'eddo. Dippiit colla comp1·c;o:><ione intet·miLLenl e noi eYilammo quei cli~lut·bi de!=:ct·itLi dal L ai.Bchcnber·f{e J• e Deahnc c cl1e si pt•nducono pet' la l'opido. nbliLèt'o.zion c di una 8'1'0~"'"'9. a.t·t c r•in; n c YI'O>:i ch e pet' vin l'iflè>:!';O. val w mo a tlel erminat•e un Rumcnlo della Len!".iolle ;.:nn;;ni;:na gcnemle. Cet·cammo pure di non e,.;cguit•e sempt·c In cou1-


GU.\HITO COLLA CO)!PRESSIONE DIGITALE

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JH'e""'ione al m ed c::< imo puoi o per· non sta n cat~e l'infet·mo, anzi e pet· la l'igillezza della femorale, che pot eva c::;se t·~ i:::olata e "l'o'"tala come un ~!Tos:::o cordone, e per l'ntt•ofta dei muscoli che come innanzi ho deLlo ceano iu une) !-:lato rutlim en ta~e, ci fu concesso di pol ct• compt·imel'è l'at·teeia in o:;ni punto della coscia. In media la compres;:ione di gi lf!le ru fatta per cit·ca tt·e or·e al r;iM no c dopo 12 giorni la pulsazione del LLunot·c era c0mpl etamcnle cc::::-<ala. Que,;lo ft.:li cc l'isul lato non spct•alo dal povet·o ammalalo gl'infu"'e tale fiducia nel mezzo curalim da noi adopet·alo, che ci pres-ò ç\i l'a t'S'l i co" truite nn :::ug-gcllo col quole oses::;e potuto da se stes::-0 coutinwll'e l a c0mpt•e:::sionc. L o accon tentammo nei !"uoi tlC!"id eJ'ì cd egli ebbe la co!':'l anza per CÌI'Ca un anno rli :::ei!ui lo di fm·c !!iot·nnl!ucn te in clivcl'se riprese due o IJ'C m·e di compi'e::->oione m ediata. Ed ancora o;.rgi, co~i pcrfolln m ~u t e I!Uurito, como v oi vedete, · tJ~I i cnnli rllla a fili' la compt•e><sione !. ... L e con1lizioni generali dcH'infermo sono immutate, pet·ò 0!'9. può enn1minal'e libel'amenlc, come eoi vMLI'i occhi potete verifìcm·e. Il tumor e con!>:olidal o, è rid otto nd un capttt morlzwm del la ;.tmndczza Ili un u0v0 tli col ombo; e~~o è ~po­ stabile cd inrll)l cnte. H o e:::aminato il cuor e e sol o vi ho ri scontrato una l egg icra ipm·tr·ofìa del venlricolo sinistro, nn lievo !"orfìo pt·esistolico all'apice cardiaco, era una acceu tuazione del tono aortico (sl enosi mitt·alica ed ater omasia aot•lica). H o pure esaminato lulli i gl'nnd i t1·ouchi arteri osi, per convincermi che nulla di nuovo crasi in essi appalesaLo.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIA Nl ED ESTERI

RIVISTA MEDICA IDAuenz& dell'lrrlta.zlone del trlgemlno Bulle peroezloDl •euorlall Bpeol&lmente 8Ul •en•o dell& vl•ta.. - V. URBANTSCHITSCH. - (Cenlralulatt jur M ed. Wissensell., N. 5, 1 88~). L'autor e nsser,·il elle nel calan o el'onico cicli' ol'ccchiP medio può ùnll'ot•ccc hin esel'cilar :::i un'influenza mat·cala l'<ul pol el'e vi::.;i \'0 (p. es. fll'alicando Ìl calelel'ismo dd la l!'Olllbl\ euslachiann) . Què,..to fallo fo t'IIÌ occa~ione alle sue t•icer-clae erl o;:;s(W\'1:.\zioJt i che eg-li C!'\p0nc i n un suo esll'so lavor o e che noi t·iassUJniamo qui bt'e\'i s~ imam ellle. Col migl iornmenlo ùctrot·cechio mal n lo ,-a ùi pari passo per r·e~ola, anche il mi ~l itu·nmcll ln della visla. Soveuti que,.,.lo mi ~l iOt·amcnto ùel potct·e Yi:::i,·o ~i manil'esta l,!iù l'ino dni pt·imi giot·ni tli curn, nlll·e Yo!Le ]Jt•ncctle assai lcntomcnlc oppure cnn l in un n ct•escc.r·e dopo la guni•igion e dell'oi'eccllio,

OpJ,tll'e o.nchc dimit1uiscc. Uttn all'ézi,;nc unilaterale tlcll'or ecchio può inlluenzat·c uon solo l'occhio cn t'l'ispontlcnle olJ'or ccchio nll'clln, ma anche l"(llello dcll'n!tt·n lnlo. Gl i eccitanti appli<.:ali nll'oi·eccltio !"Ono e~tct·no o med io, esct·cilnno una noten)lc infl ueuzn sul potere Yi!"i,·o, la qurde iullucHza si espl ica di r e;::-ola cnn un a.ume11to, In l volta. con una di11t inuziona del potet·e ~LC!'i!':o; queste mnclifìcnzinni po>::::ono m:anifc!"l.at'si antbcùue allcl·nalnmenlc nello stesso i udi ,-i,lun. L'azione si ra palese euLI'O un lJL'CYi:-:sill!o tempn ù11 poclti

secondi od t!n minuto ed ecd tando ambctluc f!li orc•cclni, I'cf'fcllo nnn si manifesta in ambedue gl i occhi in eg-mtl ~~·ado. Auntenlando g-li effetti di eccilruncnto !':i può rag;Iiurlg(~t'<' un ultc r-iot'e nnmnntn d~>.l pote r e Yi;:;iyo, mn !"i pn.<'> ovct·c nnc:ltc il C'O>nlt·at·io, tior'> una diminuzione. La durnLn ùelmi· gl iommen tn dclln vi>'ta è ns;.:ni pnsse~~l't·n. N ella vi!':la 1110-


• RIVISTA MEDICA

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nocolare ha luogo una eccitazione dei ceni ri ottici che ha per etrett.o un aumento del potere visivo d'ambedue gli occhi. Coll'ispezione oltalmoscopica non si è mai rilevato un cambiamento qualsia!:;i della retina e neanche nelle flogosi suppurate della cavi la del timpano si è mai ri scontr-ata l' iperemia dei vasi r·el1nici. M ol ti individui asser·iscono che quando hanno irritato un orecchio vedono il loro campo visuale. farsi più ch iaro, in seguito piu oscuro, spesso sopravvennet·o dello oscillazioni nella percezione della luce. Qui adunque si avvet·a il fatto che nel mjglioramento del visus resla influenzato il senso pet·ceLtiYO della luce; e ben s'intende che i due potet·i visivo ed acustico son tt·a loro completamente indipendenti. Neanche l e oscillazioni nella pressione interna del labet•into possono esser causa dei summentovati fenomeni, poichè i medesimi possono maoifes!arsi nel caso di distacco dell'incucliue dalla staffa. Si devono adunque interpretare come azione rifl e~sa dall'occhio all'orecchio (le azioni riflesse sull'apparato motore dell'occhio sono già note da lungo tempo) e in questi casi sembra doversi prendere im conside1·azione ~peciAimentc il nervo tri):remino, il qun.le prov,·cdcndo di rami sensitiri le relative parti dell'orecchio esterno e medio la sì che per via riflessa ne venga facilmente influenzat.o l'organo cenll•ale. È fuori d'ogni dubbio ed è pt•ovato con espel'imenli che si possa pure influenzat•é il senso della vista pervia dei nervi sensibili che decorrono fuol'i dell'orecchio (e con questa influenza hanno relazione le ottalmie simpatiche) come pure é aumentata l ' influenza riflessa del trigemino sull'orecchio. Quando si ammala la cavil~'l del timpano lta luogo di sovenli una diminuzione del senso del gusto e il m igl ioramento di questo senso solto l'influenza dell'eccitam ento viene daEI'autore attribuilo a fenomeno riflesso del tt-ip-emino. Lo sle~~o ~i dica del senso dell'odot·ato.

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RIVISTA CHIRURGICA 8111le plù recenti moclUloa:idoDl della medloatara antl..tttoa. - Dott. Ft LLENBAUM, m edico di reggimento ( W iene r. Med. Wochens. N, 0 15, 188.~). Fino dall'epoca in cui Giuseppe Lister colle sue mirabili ricerche sul trattamento delle ferile spinse la moderna chirurg ia per vie affatto nuove, il metodo tecnico della medicazione diventa precetto d'arte chirurgica e parte inlegt·ante ed essenziale di ogni buon tralta!J~ento di ferite. Dapprincipio i chirurghi seguirono coli' obbedienza la più scrupolosa le regole che in forma di dogmi aveva dettato il Lister m edesimo. Ora sat•ebbe superfluo ripeter e queste regole: a poco a poco si accreditò l'opinione che i meravigliosi effet~i terapeulici di cui a buon diritto si vanta l'odierna chirurgia non sono ad altro dovuti che alla rigorosa applicazione dei principi i alla cut•a mesRa in opera riel proteggere ogni ferita dall'infezione, nel disinfettare, nel frenat·e completamente l'e morragia, nel dar libero corso ai materiali secr eti, ecc. ecc.; ma in pari tempo, s i venne nella convinzione che , seguendo sempre le succitate massime, é poi indiffe r ente se si adopera oppur no il proteciioe, se invece di ollo stl·ali di garza se ne me ttono sei. Fu merito p1·incipa le di Bardeleben se la medicazione lis teriana venne in seguito modificata, tanto profondamente che ormai quasi tutti i chirurg hi si sono emancipali più o meno dalle regole dell'originario metodo listeria no; ed ora ci troviamo tanto innanzi colle riforme che s i può a sseri1·e ogni clinico avere una s ua tecnica speciale. Tale multiforme Yarielà di mel odi ci viene efficacemente dimoslt·ata dalle s piritose parole di Billrolh, il quale d1ce che quando due ch il'Urg hi s'incontrano, uno domanda all'altro curiosamente: di grazia, come praticate voi il vosli'O Lister ?


RIVISTA CHIRURGiCA

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Il Lisler medesimo non rest.ò sempre e del tullo fedele alle prescrizioni da lui dale sulla sua medicazion e antisettica. Dopo la garza fenicala vanne la garza borica e a quest'ultima, a quanto pare, egli ha già sosti tu iLa un'altra sostanza, la garza all'eucalipto. L'applicazione del iodoformio inaugurala da Mosetig negli ultimi anni si è in parte sostituita al metodo di Lister, ma ha incontrato fieri opptlsitori in molti chirurghi i quali ebbero ad osservare fenomeni d'intossicazione prodotti da quella sostanza. L'autore durante un'escur•sione da lui intrapresa nel Nord non trascurò di visitare le cliniche e gli ospedali di quei luoghi e di raccogliere buona rpesse di osservazioni intorno all'argomento della medicatura antisettica, osservazioni che crediamo di q ualche interesse riporlat'E\ in compendio.

Premette dapprima una breve descrizione del metodo di medicazione allualmenle in vigore nella clinica di Vierma. In quella clinica, durante l'operazione non.si fa uso dello Spray quando si pratica una laparolomia si fa lavorar·e un po' di tempo un nefogeno nell'ambiente del locale prima di &<(Cingersi all'operazione. Nelle allre operazioni si è dispensali da quesla pratica preventiva, ed è da notarsi che da questa ammissione non son det•ivati inconvenienti di sorta. Fu bandito quasi totalmente anche il catgut per le legature, eseguendosi queste esclusivamente colla seta disinfett.ata di Czerny, con!'ervata in soluzione carbolica al 5 -;.. Nelle attuali cliniche chirurgiche tedesche la medicazione delle ferile si pratica nelle seguenti maniere. Presso Billrolh si usa una medicazione mista di iodoformio e acido carbolico. Islrumenti e tubi si tengono in soluzione carbolica al 3 o al 5 p. "/.. Le ferite si lavano con eguale soluzione al 3 p. %. Sopr·a le medesime si applica un molleplice slralo di garza iodoformizzata, sopra quesla altra garza carbolica e sopra quest'u!Lima il taffettà protettivo. Questo apparecchio viene poscia ben guarnito con cotone idrofilo e fissato con bende di garza. Presso il prof. Albert è in uso un somigl iante metodo; soltanto si adopera in minori proporzioni la gal'Za ioùofor-


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mizzala. La ferila é lavata soltanlo con acqua p ura di fonlana e con irrigalot·i di veli'O, quindi coperta con garza a~ iodoformio a cui si sovt•appone uno stra!.<• di cotone idrofilo, le ferite cave o s inuose sono put•e ricoperte di iodoformio Lullavia non si fa un uso smodalo di iodoformio, non oltrepassando mai i 15 o 20 grammi. Fino ad ora non furono ossP-rvati casi di av,·elenamento iodoformico. Nell'ospedale presidiario N" l in Viennala medicazione delle ferile si suole pralicat·e col seguente metodo. Per la grande maggioranza dei casi é colà in uso la garza fenicata. P er le operazioni sull'intestino rello, sui genitali, nella bocca e finalmente per le ferite d'arma da fuoco si d& la preferenza alla garza iodoformizzata. I medici stessi preparano la garza fenicata facendo passare la garza greggiaper una soluzione di acido fenico ed alcool la quale é composta secondo la seguente formo! a: Colofonia Spirito di vino Acido fenico Glicerina.

gr. 1500,0 • 8000,0

• ana

500,0

Lo garza viene asciugat~ tagliata in striscie e conservala in scaltole di !alla, la quantità di acido fenico conlenulo in queste slriscie scema assai pt·es tamenle; ne rimane però an. cora in una data pi'Oporzione anche dopo 4 o 6 settimane. Ecco ora come si procede alla medicazione antisettica net 5unnominalo ospedale militare. · Si fa senza dello spray. Gli sli'Umenli, i tubi, le spugne. si tengono immer si in una soluzione carbolica al 5 p. o;.. La ferila viene lavata con una soluzione fenica al 2 o 5 p. 0 ( 0 , qaindi accuratamente fermala la più piccola emorrag ia, praticate le allacciature esclusivamente con seta, si J'iunisce la ferita e poi si copre con 8 o 10 strati di CArla-gullaperca, i margini son guerni li di ovatta oppure di jula ed il tutto fi ssato con bende di gat•za. L'oppot·eccltio così costituito orcliraor·iuna·•rato resto in posto finché gli umori lo utlt·o,·er;:;o no, cioè può t•eslare intatto da due n lt·o giorni, e pet· le fet•ile piccole anche 5 o 6 !!iorui. L'3 suture con filo di seta ven-


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.gono rimosse al quinto, sesto ed anche all'ottavo giorno. Le spugne si apparecchiano con attenzioni e cautele speciali in obbedienza alle norme dettale da Frisch ed Esmarch. Le spugne son prima sballule nell'acqua, lavate in acqua ·corrente e quindi immerse in una soluzione concentrala di .permanganaLo potassico (iO •; .) per quest'ultima opera7ione esse acquistano una tinta bruna-cupa, ma messe poi in una sol uzione di iposolfito di soda (200: 1000) a cui siano state l aggiunte 50 goccie di acido cloridrico, si scolorano completamente; poi si lavano in acqua calda e fredda finché l'acqua si vede scorrer via perfettamente limpida e finalmente si mettono in una soluzione fenica al 5 •1. nella quale si conservano fino al momento del loro uso. Queste spugne sono distinte in quattro serie. Spugne da ferite, spugne rla corpo, spugne per l'intestino retto, ed una serie di rinforzo. Dopo che si sono adoperate le spugne passano in quest'ultima sel'ie e vi stanno H giorni e dopo -che si sono adoperate tre o quattro volte si sottopongono nuovamente all'ora descritto processo. La soluzione fenica si cambia dopo due mesi. Nella clinica di Volkmann per ogni giorno della seltimana -si adoperano spugne diverse. Gli effetti terapeutiei di questo metodo sono soddisfacentissimi giacché si son veduti guarire in 12 giorni un' ope· rata d'ovarioLoma, col cambio di soli due apparecchi, una erniotomia in 9 giorni con tre apparecchi ed ugualmente .guarirono amputazioni di coscia e di braccio. Nella es tirpa· zione di lamot•i, la guarigione per primam è la regola, .mentre assai di raro avviene la suppurazione. Nell'ospedale presidiario militare di Vienna pi\ì sopra citalo non si ebbe a lamentare alcuna affezione settica consecutiva ad operazioni, -se si eccettui un piotorace. All'incontro si sono osservati cinque resipole in seguito a ferite: tutti i casi finirono bene <benché in due di essi la resipela avesse preso in estensione lulta la superficie del corpo ed avesse messo in pericolo la -esistenza ddl'infermo. t un fatto già noto a tutti i pratici che il processo di Lister e del tutto impotente a combattere la resipola etl e


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appunto per questo che da molli clinici tedeschi si è abbandonato l'acido fen ico ed a questo si è sostituito il sublimalo corrosivo, ~ti quale si attribuisce una certa virtù preventiva dell' eresipola. Relativamente alla tecnica della medic-azione delle ferite riesr:e del massimo interesse una visita al riparto chirurgico dell' ospedale d' Amburgo, diretto dal prof. Max Schede. Questo clinico eminente ora dirige il reparto chirurgico più grande che si conosca al mondo: esso reparto conta 500 letti e siccome non e possibile esercitar adeguata sorve· glianza giornalmente sopra tanto materiale, egli ha ripartito il servizio come segue: Un primi) assistente diri ge la così detta sezione secondaria che é un reparto dove sono ri· coverati i casi sospetti di flemmoni, ascessi, ulceri, linfangioite, ecc. Egli non ' 'isita questo reparto tranne che per casi eccezionali, ma riceve informazioni giornalmente sul· l'andamento à el m edesimo. Quel reparto ha circa 200 letti. Gli altri 300 formano una sezione divisa in tre sotto-sezioni di 100 lelli ciascuno. Ad ogni sezione è addetto un assistente ed ogni giorno il prof. Schede ne visita una cosicché in tre giorni egli ha passato la visita all'intera sezione. La sala d'operazioni è piuttosto piccola, ma assai opportunamente costruita. Prima di un'operazione si pratica per un po' di te mpo lo spray di sublimnlo e dopo ogni operazione il pavimento è lavato accurat.smente con abbon·Janlissimi lavacri, anzi letteralmente inondato; per questo moli vo, lutto il personale, compreso gl'infermieri, portano scarpe di gomma. Gl'istrumenti stanno in una soluzione fenica al 5 p. ";.. EcceUuato che per gli strumenti non si adopera acido fenico, giacchè per la disinfe~ione delle mani, delle spugne, dei tubi da drenaggio, dei fili di seta e del catgut (questo ultimo é esclusivamente adoperato per le allacciature) come pure per l'irrigazione delle ferite é di rigore l'uso esclusivo della soluzione di sublimato all't p ...; ... A quanto ne dicono ~l i assistenti, questa soluzione non è. del lutto innocua alle mani; le fa diventar ruvide, annerisce le un ghie e produce dolorose screpolature che difficilmente


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guariscono; anche le spugne ne soffrono, cioè diventano brune e ruvide. La medirazione delle ferite è costituita esclusivamente di sublimato e si applica nel modo seguente. Sulla ferita, dopo che ne fu praticata la riunione, si mette una piccola quantità di lana di vetro o vetro filato previamente conservata in una soluzione di sublimato al 10 p. •;.. Questa sostanza è costituita da fili di vetro esilissimi simili ai fili di ragnatela, bianchissimi, d'aspetto setaceo, i quali s'ottengono da un bastoncino di vetro reso incandescente. Essi si lasciano intrecciare oppure avvolgere in gomitoli senza r ompersi e senza penetrare nelle ferite, sono inalterabili agli acidi e agli alcali e possiedono un potere assorbente ragguardevole. Un chilogrammo di vetro filato cosi~ 30 marchi. Questa sostanza si può !'idurre anche in cordoncini che possono essere utiliz~ti per il drenaggio capillare, Schede adopera però quasi sempre tubi di dren~ggio di chaoutschouc. Il vetro filato adunque tolto da una soluzione di sublimato al10 p. -;. si applica sulla piaga e corrisponderebbe al protectioe sopra questo si pone un cuscino di torba (Sphagnttm) il quale vien bagnato con una soluzione al sub~imato, nella qual condizione é più igroscopico che allo stato asciutto. I cuscini son fatti di gana al s ublimalo, foggiala a sacco e riempiti di torba che tramanda un grato odore. Uno o dae di questi cuscini sono applicati sullo strato della lana vitrea e fissati poi con fascie di garza pure impregnata di sublimato. Un apparecchio cosi fatto sta in pos~o finché gli umori lo at. traversano, per regola 6 ad 8 giorni, per ferile più picrole fino a completa guarigione. In sostituzione della torba si adoperava dapprima sabbia con sublimato oppure cenere, ma questi due succedanei son gia caduti in disuso. Schede non ha che a lodarsi grandemente degli effetLi di questo metodo ed in fatti si videro non poche resezioni di femore prati"eate in fanciulli guarire senza la più piccola reazione Q con decot·so perfettamente asettico. In maniere diverse ma sempre interessantissime, la medicazione delle ferite é praticata nella clinica di Kiel diretta dal prof. Esmarch. Quella clinica travasi ora in un per·iodo


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di innovazioni tutte adottale in obbedienza ai precelli della moderna igiene; tra queste novità merita speciale menzione l'impianto di due sale d'operazioni, cioè una per i casi schiettamente e indubbiamente asettici, l'altra per i sospetti. Anche a Kiel come in Amburgo si praticano genero~i la vacri con a cqua di tutto l'ambiente dopo l'operazione ed ognuno che entra è obbligato a portare scarpe di gomma, grembiale di chaoulschouc e sottoporsi &Ilo spt·ay prima dell'operazione. P er la nebuliz;(azione asettica come pure per l'irrigazione delle ferite non si usa gia l'acido carbolico, ma una soluzione di cloruro di sodio al 6 per mille cioé allo stesso grado di concentrazione del s ier o del sangue. Da questa soluzione si tengono gli strumenti. Questi non devono avere manico di legno; essendo tale sostanza, a parere d'Esmarch, potente veicolo d'infezione; quindi lutti gli strumenti. le seghe, gli scalpelli,. ecc., si fabbricano di un solo pezzo di me tallo. Esmarch adopera pochissimo le spugne ma invece usa balufoli di cotone di Brunns. l tubi da fognatura sono fabbricati di ossa decalcinate quindi assorbibili (mollo costosi), le catinelle e le ferule sono di vetro. Ogni ammalalo che deve venire sul letto delle operazioui è dapprima completamente denudato, quindi coperto con un telo di gomm.a, la parte da operarsi vien lavata accuratamente con etere iodoformico, la feriLa dopo l'operazione è cucila totalmente con sutura continua, a destra e a sinistra della cucitura si praticano dei buchi o col bistori o con apposito ordigno e nei buchi s'insinuano dei tubi d'osso decalcinato oppure se ne cuciscono gli orli perché non si chiudano. In un'amputazione di mammella i lembi cutanei furQno fissali con catgul al mu!i>colo pelt{)rale allo scopo di ottenere l'adesione di superficie. In un'amputazione d'una estremità furono praticate suture speciali periostee, muscolari e cutanee, nell'intento di ottenere la guarigione per pri· mam con maggior sicurezza. Non si potrebbe ora emettere un giudizio sul merito di queste suture; è però da notarsi che nella clinica di Kiel se ne trovano contenti per i buoni ri~ullati ottenuti. Si applica quindi l'apparecchio permanente, gli operati sono collocali sul tavolo dell'operazione in s enso lra-


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sversalealla volo stesso; di modo che le spalle ed il petto restano liberi. Come materiale da medicazione servono i cuscini <li garza al sublimalo (gat•za imbevuta di soluzione di sublimato al 2 p. 1000) i quali cuscini sono riempiti di torba o dì segatura, sulla ferila si colloca un cuscino di torba, un secondo si mette nell'ascella e sopra ancora un secondo e più grande cuscino, quindi carta incerala. Il tutlo viene guarnilo di cotone iodroftlo e poi fissalo con bende di garza al sublimalo. L'apparecchio cosi costituito sta in posto da 6 ad 8 giorni. qualche volLa si è lasciato da 3 a 6 settimane. La elevazione di ll:'mperalura fino a 39•, la così delta febbre asettica d'assorbimento non esigerebbe affatto un cambiamento dell'apparecchio, le suture ed i tubi non si tolgono perché devono e~sere assorbili. I risullali di questo metodo sono dei più soddisfacenti. Alla esposizione d'igiene in Ber·lino, nelle cassette dì Esmarch ben note ad ogni visitatore figuravano i2 dì cotesti apparecchi (11 con torba e 1 con se~atura di legno). Essi apparecchi erano già stati adoperali ed avevano fatto ottima prova, poiché senza essere cambiali si ottenne la guarigione in tempo relativamente breve, di amputazioni di mammella, a mputazione dell'estremità, necrotomie, ecc. In quanto al materiale u!'lato, non saranno inutili le seguenti informazioni. La torba ci viene in commercio di due sor ta, le quali possono servire a scopo chir urgico. Una prima qualita di torba ci si presenta coll'aspetto dì una massa ter rosa inodora e che manifegla eminenti pt·oprielà conservative giacché conser va la carne inodora da 8 a 14 giorni e se non è capace di distruggere completamente i b atteri ha però il potere di rilardarne la pulrefazione. La tor ba del la seconda qualità ha la for ma di una polvere b runiccia, friabile; ambedne le qualìta ordinariamente si mescolano in proporzione di 5: 1 (l é la proporzione della seconda torbe) e con questa materia sì riempiono i cuscini d i ga rza al sublimato. Tali cuscini vengc.no confezionali d alle infermiere stesse della clinica di Kiel appositamente ~struile. Il potere assorbente della torba è di mollo supel'iore a quello del colone idrofilo e della juta


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I n mancanza di torba si usa anche inumidire la segatura di legno con soluzione di sublimato e questu può servire alla confezione dei cuscini in sostituzione della torba, e il prof. Esmarch opina che la segatura di legno, essendo di poco costo e di facile acquisto, è destinata a far parte del materiale della chirurgia militare. P erò gli apparecchi di torba, fuori che ali Amburgo ed a Kiel, hanno avuto un uso limitatissimo. Alla clinica regia di Berlino diretta dal prof. Bergmann, a quella ddla Carità diretta da Bardeleben è in . vigore lo stesso metodo che presso la clinica di Vienna colla differenza che in quelle é completamente abbtt~donalo l'acido fenico a cui si è sostituita la soluzione di sublimato cort>osivo. Nella clinica di Bergmann gl'istrumenli son tenuti in una soluzione d'acido fenico; ma per lavare le mani ed irrigare le piaghe si fa uso esclusi vo di sublimalo (all'i per 1000) sono bandite affatto le spugne e in lor•o vece si adoperano batufoli di cotone di Bl'llnns impregnl!.le di soluzione di sublimato; i quali oggetti si buttano via appena adoperali. Sulle ferile si mette un denso strato di garza al sublimato e sopra questo un pezzo di carta-guttapercha, questa viene guarnita ancora con ovatta e poi fi~sata con bande di garza. Nelle ferile più estese (come in quella dall'autore osservata in cui per l'estirpazione completa di un voluminoso sarcoma fu resecata una lunga por·zione dell'arteria crurale), si aggiunge al suddescrilto apparecchio, una seconda fasciatura chiamala apparecchio a mantello, cioè da 6 ad 8 strati di garza al sublimato coll'inlerposizione di cart.n-guttapercba. Questo apparecchio si cambia dopo 24 o 48 ore, la ferita viene risciacquata con soluzione al sublimalo, i tubi ripuliti, e si a pplica un nuovo apparecchio il quale deve rimanere in posto fino a che i liquidi segregati lo pas~ano da parle a parte. I tubi sono rimessi ~oltanto al terzo apparecchio. Bergmann é d'opinione che il sublimalo come meno volatile dell'acido fenico s i adatta meglio per l'imbibizione della garza; che non e:serciLi alcuna azione tossica e che finalmente le risipole non tanto rare colla medicazione carbolica, non si !:On mai vedute adoperando il sublimalo.


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Nella medesima clinica di Bergmann alla quale prendono continuamente parte attiva i medici militari prussiani fu ancheadoperala la medicazione mis la con acido fenico e subii- · malo. Con questa medicazione, le ferile sono dapprima irrigate con soluzione al sublimalo, per la disinfezione dellemani, dei tubi e delle spugne si usa pure il sublimato. Gli strumenti si tengono in soluzione carbolica. La setae il calgul nell'olio fenicato. Le spugne che dalla soluzionedi sublimato son diventale dure ed hanno acquistato un co-lore bruno, si m ettono a cuocere in una soluzione dj. soda. Sulla ferita è collocalo un piccolo pezzo di laffeUà ceralo verde che dapprima sta immerso in una soluzione di sublimato e che é simile al proteclive. Sopra q:teslo si applica la garza fenicata solto forma delle compresse carboliche di Brunns. Secondo la formula indicata da questo autpre per ogni chilogramma di garza greggia, deve usarsi> una soluzione di: Glicerina Colofonia Acido fenico Spirito di vino

.. an. 200,0 gt•. 150,0 . . . . • 2000,0

Gli orli dell'apparecchio son guerniti con ovatla salicilic& e fissalo il tutto con bende di organzino. Anche con questo metodo si ottengono effetti terapeutici che nulla lasciano a desiderare. · Alla clinica di Lipsia diretta da Tbiersch l'uso del iodoformio come mezzo di medicazione é ado~talo in grandi proporzioni come lo é a Vienna e a Cracovia; secondo lenorme prescritte da Thiersch gli strumenti devono stare immersi in una soluzione carbolica al 5 p. '/., la quale soluzione è colorala in bleu per poterla distinguere da un'altra soluzione fenica al 2 p. "f.. Parimenti i tubi e il catgut stanno nello stesso liquido, per afferrare i vasi sanguigni> non si adopera altra pin;a che quella di P ean. La ferita èirrigata con soluzione d'aciJo salicilico ed egualmente incerti casi si fa agire lo Rpray coll'acido salicilico. La ferila vien poi coperta con una garza iodoformizzala , sopra


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questa si melle uno spesso cuscino di juta carbolica (juta cucila in un sacco di garza). l margini sono guarnili con ovatta snlicilica, l'apparechio cosi fallo deve stare in posto da 3 a 4 giorni. l tubi sono allontanali solamente al sesto giomo. Le ferile cave vengono impolverate di iodoformio e sopra si melle la garza iodofor mizzala e il cuscino di juta carbolica. Nella clinicu di Volkmann in Halle, cosi mit·abilmenle organizzata anche nei suoi piu piccoli par·ticolttri, si adopera ancora la garza fenicata come a Vieuna e non si é ancora speriment.ato (almeno fino al 188<1) la soluzione di sublimalo -corrosivo. F inalmente per completare la t'assegna resta a vedere il metodo di Kocher in Berna. Questo professore adopera la soluzione di bismuto in sostituzione a que lla di sublimalo e per irrigare le ferile prescrive una emulsione di bismuto all'i per % nella glicerina, compiuta l'operazione si passano dei p un li i quali per·ò non si annodano; quindi la ferita è tamponata con garza al bismuto (garza immersa in una emulsione di bismuto all'l p. % e poi asciugala) si copre poi con carla- gullapercha, il lullo guernilo di ovatta e fissato con bende di gar za. Questo apparecchio resta in posto da 6 a i 2 ore, dopo questo tempo si ri nnova no i pezzi dell'a ppa recchio che si sono imbevuti degli umori secreti, si clliuùe la ferila coll'Annodare i punti che alla prima applicazione si erano lasciali liberi, si ir riga In ferita con soluzione di bismuto e vi · si pone sopr a un nuovo apparecchio s imile al pr imo, non si fa uso di tubi ùa fognatur a, ciò nòn ostanle si ottiene c.li re~ola la guarigione per p1·ima inLenzione. Siccome in questi ultimi tempi si sono ver ificati casi di inlossicazione di bismuto solto forma di grave a ffezione d elle gengive, di stomalile, ed anche sotto le form e pii.t gravi d i nefriti e di enterite, così l'ora descritto metodo p1·econiz· zalo e praticaLo dal Kocher non ha trova to molli seguaci; ~uo di questi pochi é il prof. Biedel in Aachen. L'apparecchio di timol, la qual sostanza in soluzione aln p. •·; .., si soslitui~ce colla soluzione car bolica, fu adol·


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lato e lodato molto dal prof. Banke in Groningo. D'altra parte l'entusiasmo per il timo! si è di mollo raffreddato. Il prof. Braun-Fernwald Io usa nelle laparotomie, tanto , nebulizzato cile liquido. Nell'ospedale Federico in Berlino l'autore ebbe ad osservare un apparecchio di medicazione antisettica molto eclettico; irrigazione di sublimato corrosivo, strato di garza iodoformizzato, sopra questa garza fenicata guarnizione con ovatla salicilica, fissazione con garza al sublimato, quindi lamponamento parziale della ferita con garza al bismuto. Ci è difficile imo1aginare un metodo più complicalo. L"autore non ha potuto conoscer·e per osservazioni proprie ib.. sistema adottalo dai chirurghi francesi ed inglesi. Stando a quanto ne dice il Bayer, a Londra é adottalo in parte l'apparecchio di Lister, io parte quello con olio fenicato specialmente con filaccia. Negli ospedali di Parigi si usano medicazioni fenicote umide e si fanno in parte con garza in parte oncora con filaccia, sopra )"apparecchio mettono taffettà e colone idr·ofìlo. In questi ultimi anni fu sottoposto al parere del comitato di sanilil mili tare austriaco un p1·eparato francese « etou.Q"c anliseptiqae • di 'vVeber e Thomas; questo materiale è ricavalv dai cascami della canape e pt·e parato mediante un lungo e complicoto pt•ocesso, cioe: si lava la materia prima in. acqua corrente, si scolora con iposolfito di soda, si scurdassa ripelutamente e finalmente s"imp1·egna di acido fenico. Esso preparato è una specie di filaccia e viene usato su grandi proporzioni negli ospedali militari francesi. Si accusava questo preparato di contenere troppo acido fenico (10 p. "f. SP.condo Weber); ma in seguito alle ricerche fall& del prof. Kralschmer· nel laboralot•io chimico di Vienna risultò invece che il preparato non contiene quasi traccia di acido fenico. Da questa succinta descrizione delle differenti maniere di medicazione antisettica, quali si usano nelle principali cliniche d'Europa, si p•Jò vedet·e come la tecnica dell'anlisetticismo si sia allontanala dalle do~maliche e rigorose pre· scrizioni del Lisler, e pur lullavia quanti ollimi ri!>ulloli ciascuna praticey otliene col ~uo parlicolore metodo!


RIVISTA

EvidP.nlemente il segreto della buona riuscita non deve consistere nella scelta dei mezzi disinfettanti ma nella scrupolosa ed opportuna applicazione dei medesimi . Non è completamente dimostrato che il sublimato corro sivo sia il mezzo più acconcio per scongiurare la risipola; quello ch"é certo si è che il sublimato è meno solubile dell'acido fenico e quindi ~;i mantiene fissato più a lungo sul materiale destinalo alla medicazione; per quest'ullima proprietà esso meriterebbe la preferenza. Però a proposito della stabilità di questa sostanza g ioverà riportare alcune osservazioni del Fillenbaum. Egli nel luglio dello scorso anno applicò il sublimato a della garza secondo La formola di Bergmann (10 grammi di sublimato, 4490 di alcool, 500 di glicerina) e fece ricercare poi col metodo del dott. Kratschmer, il quantitativo di sublirnato contenuto in una metà <di garza, il quale ris ultò di 30 milligrammi; fino d'allora si e bbe a constatare una perdita di 4 grammi di. sublimato · {calcolalo !>U 200 metri di garza), perrlita che sarebbe avvenuta durante la prepar azione; questa s tessa garza conservata poi in scatlole chiuse avrebbe lasciato dopo un certo tempo scoprire soltanto traccie di sublimato. Il risultato di -questo esperimento starebbe in aperta contraddizione con un altro praticato da Bergmann secondo il quale anche <lopo sei mesi il quanlitativo di sublimato nella garza non sarebbe punto diminuito. Finalmente parrebbe accertato che neanche il sublimato cot·rosivo vada esente dai pericoli di un avvelenamento come l'acido fenico, come il iodoformio; però stando alle osservazioni di un distinto chirurgo di Kopenaghen l'avvelenam ento di sublimalo si sBI·ebbe sempre mostrato di gran lun ga meno grave di quello prodotto dalle allre due sostanze. Riepilogando, i principii che hanno inspirato al Lisler la m edicatura antisettica restano sempre i medesimi. Disinfezione della ferila e del materiale da medicazione, libero scolo <Ielle materie secrete, protezione da ogni agente infettivo f!rirna, durante e dopo l'operazione o il cambio dell'appar ecchio, assoluta nettezza in tutta l'estensione de1la parola.


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Purtroppo tali inconcussi precetti non sono nè intesi né applicali a dovera da per tullo; prova ne sia una prescrizione che il ministero della guerra in Francia ha emanalo l' anno scorso per i medici militari. Esso prescrive che negli ospedali militari si prepari la filaccia da medicazione con ogni sorta di biancheria dichi&rata fuori d'uso, lenzuoli, camicie, asciugamani, ecc. ecc. Un materiale così fallo non può menomamente pretendere proprietà antisettiche. All'incontro l'amministrazione militare degli spedali tedeschi, avrebbe dalo prova di una liberalità veramente esemplare, nulla avendo risparmiato a che gli ospedali venissero forniti in gr·an copia di ottimo materiale antisettico, ben sapendo Qrmai che i meravi~li osi risultati curativi ottenuti valgono a controbilanciare le maggiori spese. Seta da 111tura preparata ooll' io4oformlo. - P AflTSCH. - (Deut~e. M ed. Z eitun[J e Cen.t ral&latt .fiir Chi r. 19 aprile 188-i, N. 16).

Il catgut, comf' pure la seta antisellica umida dello Czerny avendo degli inconvenienti per la pratica or·dinaria, e la comune seta torta preparata con cera e addo carbolico essendosi dimostrata affatto malsicura, il Partsch cercò di preparare un materiale di sutura a nti settico da conservarsi asciutto, del quale il medico pratico e in particolare il medico sul campo di battaglia possono servirsi con sicurezza. Egli ottenne questo con la seta comune filata bianca che per due giorni lascia immersa in una soluzione eterea al 10 •t. di iodoformio e quindi lascia per alcune ore fra due fogli di carta emporetica in un luogo riscaldato. Con questo semplice processo che ogni medico può facilmente mettere in pratica, la seta è penetrata in tutte le sue parli dallo iodoformio nella massima divisione e cosi diventata asettica; chi vuole esser·e più sicuro può prima della immersione fare b ollire per qualche tempo la seta nell'acqua. Questa seta iodoformica non perde anche dopo mollo tempo il suo iodoformio, e conserva anche nel canale di puntura assai lungamente la s ua vit•lù antisettica, cosicché col sqo uso si può


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quasi con assoluta sicu1·ezza evitare la suppurazione dei canali di puntura. Conservanùo!':i molto flessibile si può anche flicilmente farla sconere e tort·e via. Da più di un anno che essa è usata nella clinica chirurgica di Bresl avia, si sono confermate le sue buone qualità, e si è dimostrata in particolare aùatlatissima nelle ferile della bocca, delle labbra, del retto, nelle plastiche sulla faccia, nelle operazioni del fìmosi, ecc. Per preservare questa seta piu che è possibile da ogni contatto con materie settiche, il Partsch l'avvolge su piccoli rocchelli di legno di bosso della stessa fo1·ma di quelli che si usano per le macchine da cucire, e di cui ognuno pOl'la impresso sul lato esterno il numero della gt·ossezza del filo. Tre o quallro di tali rocchelli si possono portare comodamente entro una piccola la:;o.ca eli pelle nella l!OlLovesle.

Oura meooanloa dell' ltohlalgla. (Con l o slir·amento incruento del nervo). L'egregio D. Angelo Negl'etto riferisce due ca~" i (Ga;.:. Med. Proo. Veneie) di ischialgia guariti met·cé lo stiraruenlo incruenLo dello sciatico (flessione massima del la coscia sull'adtlomr, eslensi<me maggiot·e possibi le poi della gamba sullu coscia, sotto la anestesia). Accenna ad un terzo ca!':o, che sg-r·azialamenle appe11a ri corda , d'un soldato nel quale l a si mulazione JHH'e fiCcellcvoli::;sinw . ln que::'LO lel'ZO coso ha t1·ascurn to di notare se o no si ebbero i fenomeni di riazione (dolori al poplite, alla coscia. Alla regione sacrol ombare, gonfiore, ipel'Lermia, ecc.) È una mo.laugm·ala dimenticanza, giaccltè una esalltl descr izione avt·ebbe avuta un' impol'tAnza e pel' i ca~i ortlin~:wi e per i casi merl icolegn li. B.

Cellulite perltendinoaa del tendine d'Achille. (Centrali' . fiir Chir., 1RH, N. i3) .

RAYNAL-

SoLLO questa denominazione l'autore dcscrh·e lu infhuumuzione fie111mono*'a del tessuto cellula••e circondante la guaina ùel tendine d'.Achillo clte fino•·u non oslunle i suoi sintomi all'alto :::pccifici non era stola desc1·illo. Il luogo o ve si stabilis.:e


CHIRURGICA

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la infiammazione è fra i due strati della fascia della gamba, e la infiammazione si presenta solto fot·ma acuta o sotto fot·ma cronica . In questo secondo ~aso si vede a poco a poco, mentre il malato si lamenta appena di un pò di dolore nella r egione del tendine d'Achille, la fossetta che sta da un lato e dall'altro fra ques to e i malleoli appianar•si e gonfiarsi. Quando il corso è acuto, la infiammazione si sviluppa in mezzo a vivi dolori spontane i clte si irraggiano nei gastr·ocnemi e rendono difficile e quasi impossibile il camminare e lo stare in pierli. La flessione dorsale è senza dolore, la flessione piantare è mollo dolorosa. Se ques to stato acuto non passa in cronico, aumentando !'empt•e più il r ossore della pelle, la ma1·cia può aprirsi la via all'esterno, ma anche infiltrarsi solto l'aponeurosi e dare origine a un flemmone diffuso con cangrena. Se non passa a suppurazione, l'esito é un cronico spessimento dei tessuti nella r egione sopra designata. L'autore addita la grande inclinazione che ba la malania a diventar cronica e a recidivare. Predlsposizioni a questa malattia sono: 1" la mancanza della :<inovi·a, 2• le occup11zioni in cui i mu"col i della sura sono afl'alicati (filatrici che stanno in piedi; donne di servizio occupate a lustrare i pavimenti); a• i traumi, segnata mente gli stivali malfatti e stretti. Due fenomeni propri sembt•ano all'autore specialmen te meritevoli di attenzione in questa malattia: avanti che cominci la suppurazione, palpando la parte malata, si ha come la sensazione di un lipoma; quantlo poi si è formata la marcia, premendo sopra un lato del tendine si può quella spingere dall'altro Ialo. Il tr attamento nello stadio acuto richiede l'assoluto riposo e, se è possibile, la immobili la del piede; nei casi subacuti e cronici i vescicanti, la tintura ùi iodo, il ferro incandescente ed anche le frizioni e lo stropicciamento (massage). È però specialmente necessario il sostituire con una buona la cattiva calzatura. Del r esto l'autore con!-\iglia di favorire la suppurazione, poiché quelli ùei suoi casi nei quali questa si formò gut~rirono rapidamente e definitivamente, mentre negli allri il corso fu lunghissimo od avvenne la recidiva. t>2


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RIVISTA

D'una p . .uc1artro1l guarita. oon la elettrol11l. -

R iassunlo stoeico-clinico dello sturlcnle LoRENzo CoGliETTI. (Ca.;.zetta Medica <li Roma, N. 10, 1 l>8~). '

Nella prima l ezione sulla traumalologia leorieo- pl'alica tenuta dal pl'imat·io pror. Filippo Scalzi pt·cssn I'Mpedale della Cnnsolazione, si ehhe il caso ùi una pseudarh·osi delravambraccio. Premesse dal nostro Doceule tutte le oppnl'tune I'icerche anamnestiche, l e varieta, l e cause, la &i lltomatolo~ia, le cure proposte intorno a fJUesla infermita olfet·ta a ll'uf'ame, volle t·ipetere lo spceimento tcr·apeutico della elettrolisi da lui più volte applicata con indiscutibile utilità nclrottenerne sollecita e compl eta guarigione. E poiché Yenne a me dato l'incarico rli redi gere la relali\"11 storia del eao:;o e rla molti miei compagni fu ammit·ato il successo Yeramcnte stupcmlo rli queRlo nuovo metodo clll'ali,·o, h0 ;;Lnbilito eli pubblical'e le HOtizic bt·cyemenle t•ias::<untc dalla climMll'azione falla nella conferenza e confot•mi a quanto risultò provato, l'iccome segue. T orl r·Ani Enl'ico, l'omano, di· anui 38 e o ttima costiluz.ione fisiea, OJH~t·ai0 m 0cca11ico ha goduto >'t~UlJH'e tli ecccllcnl\3 salu te e prcstnva dn p1wecchi anni l'npc t·a F:un in uno slahilimenlo indn:.:lrinle rli Mtwsig lia. Il di 9 rlicc1nhrc 1X8:.?, occupato p!'esso una mncchina IJlnssa n. vnpm·e, r e:.:lò im pig-lialo dalla cinghia nell'aYnmbrnccin dcst.t·o, t t·aLlo violcnlemcntu di contro uno. spr nnga n•clallica, t'ipot·latulonc l't•utlut·a ampiatncnle esposta e colllminuta nel lel'zo inl'èt·iOJ'e. TrAsfct•ito all'o::;pedFI IC <lclla Concezifme 11el r·ipar·t o rlcl rn·of. De Ville11cuve, n'ebhe immediato c nlfcltunso soccoi·so. Si r iuòi la slt~ssa fer·i ta lace t·o- cont nsa cnn lllcdicalul'a ocelu1'iva ast>Uica e quincli si rn·aticfl la ridnzione della fr·aUura e applicò rapparecrhio con leu livo con stecca clor so-palmarc, che li:'<'-'I\Yt1 l e M!'=a dcll·swnmlwnccio n~lln normnle 1lirezinne. Al !'=CCOllflo giorn o fu co11 pt·npt·ietà lccnit:fl :-:o>,[Ìlttila la f0ruln melallicn nulla ,;11perlk:ic pRI111are; a l rptinl0, R7grnvA.le le con<lizioni mOI'hnse locnli, ebbe l uo!!o la t·e;.;czione t·arlio.ulnurc c si contenne l'al'to in appnrcccio inAmnvibile ;res;.;alo,


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CHI I\ UIGICA

con lìneo::Lra per polervisi pro;;eguire la JHcdicalu t·a alla Li;;;t0I'. FiriO al 18tn di i·e~se la Clll'll il ne' Yill0llCUVe, al quale :-uccc!S;se il [W i mario d i tu l·no ;.:i g. 1wnf. Fla v1U' cl re, Ll'[tSCOI'Se quatt1·o seLli ma ne, volle rinmn,·c1·e l'A ppal'cccltio pc1· osseJ'val'e tla quale causa dcri\'I;J.:;se la g1•a,·c IHOloslia )•alita dall'infcJ'mo nella parte OJ'CI'ùla. Appal'\'CI'O alcuni aJ>cessi e ;.:coll<\mllnli l'1'a l oro, che apt·ì cnn adatte inci,.ioni, insirruandnd il dr·enaggio Ja;.:ciulo in posto due mc;;i. Dopo b1·eye tempo J•imaJ·ginat·ouo le aperture, meno quella COLTispondenle alla 1·e;.:czione dalla quale fluiva, per qt:a.Llt'O mesi, li'luitlo tenue fctitl•), riman endo tuttor-a m obil i le o;;;.:a h Lutt i i lflli ;.:enza indizio di 1·iunione. Kulla sin qui ave,·a. COI'I'i;;po;.;to allo ;.:copo delln con;.:ol idazione e per o llene~·la fu J'icnl'"o nuO\·amcuLc all'apparecchio ;.:ilicnto nnestl'alo che I'imasc in pn>=to t1·c me;.:i: in capo ai quali, non miglio1·ato J'inl'èi'IllO, ablmnù0nò l' ospednle. Pl'e~~nlau,:::i al JWOI'. Engln 1·d di!<Linlo esci'Cèlllc nella stes:ooa citta, quc;.:ti credè bene di ;.:f1·e~wt·c f1·a lr\l'o i fl'at,lmen li O">'Ci e 1·ia1•p l ic.ò J'appal'Ccc.l rio !<il ico. to senza ne:-tJ·a, poicltè la c;;tcl'na !~;;<ione a"c"a dcnL1·izznlo. Tollo l'appareccil io dopo qum·anla ginJ•ni, 11 0:1 si li'Ovò l'iunila in alcun modo l a lh:tlLm·a, anzi ,·ide<>i t•inpcl'la pc1· p1'0t;CS80 ukci'O:So. L'Englard diclrim·ò che l a malatLia p11leva cnnsidera1·,:;i incu1·aiJile. L'infcl·mo aii<Wa •leci;::e di rimpatt·ìm·e e ì11 una cospicua cillà d'Jt.nlia inYoc6 il con;.:ul lo di h·e chiJ•ut·gl ri, i quali dopo avet• <liscusso e pondernto le pa1·ticolal'i cit·co:;lanze in proposito, consigliarono i l Todi'O.ni a snbi1·e l'amputazione dell'a ,·nmbt·occio; ma non accellnn<lo la J'I'Oposta venne in Roma dil'ello nll'ospedale della Cousnhnil)ue il giomo i2 ago;;Lo l 'f;3, e posto io l etto nella cor:;ia Scalzi. E cco ~uanto potemmo t·ile,·ai'C narmloci dal cu1·anle. Sulla pnrte anteriOI'C dell'a,·aml)l'accio, tre C\:Hlimell'i in di:::tanza dall'apofì,:;i sli.Ioide mdinle, c1·a. una Jlillena dipendc11le da !"lasi veno!:.'a, che inci;;n ne u>;ci sie1·o Jilll'il'rwme. Inll'Odollovi lo ;;pccill0, l'i::;con tl'll''a;.:i una :«upe~·fìeie .JuJ'U, ;::cab1·a, ;.:po::tahill'. Fu J'CI'C.:ÌÙ iltllllC"'>''' mt c•J.HJ :-ntli!e .li >'IHI;.!tHl J>I'CJ><H·nla. pet' clilntai'C l~\ sinuo:-ilù, dn. rd c ;;ucce-<-<inune!ll c fuw·u:::ci l't)IIO

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tre frammenti ossei necrosali. Passati sellan la giorni, · ossia ver~o il 22 ottobre, la piaga cicatrizzò perfettamente. In quel tempo occorreva di J•ifletler e che forse eliminali i corpi estranei avrebbe potuto riuscil•e lavoJ•evole !"immobilizzazione e senz"allt·o venne posta con la maggiore diligenza. Se non che mancò as~o lutamente la consolidazione delle ossa, quantunque fo!'<ser o tl'8!"COt'si ben quaranta gtorni; anzi i caratteri patognomonici riscontrati, offrivano indubbia la diagnosi della vera pseudarll'osi tlbro-sinoviale. La r otondità degli ·esti·emi fra ttm·ati, la !'<uperfìcie di fJu esti !'<enza R!t•ofiu io rude, la motililà loro in tutte le dit•ezioni, !"impossibilità di ~ollevare la mano, sebbene con fot•za volesse ciò !"infermo, e finalmente la caduta in basso della mano che segnava un angolo retto sull'avambraccio, costituì vano appunto la sindt•ome propria e specifica della 1wedeltA f<wma no><olo.!.!ica. E ciò avveniva dopo un anno dall'infortunio. Senza l enere conto di alh·i mezzi di cura che rarte chirurgica additò convenienti, ma che la storia riconobbe spesso incet•li, inutili e pet•ic-olosi. il prof. Scalzi per propl'ia iniziativa, l!iit sperimentata gio,·evole in allri casi rli ugual e 11atura, l'ipctè l 'applicazione dell'elettt·olisi nella !'>les><a manie1·a ch'ebbe a dimoslt·are nel con g1'e"~o rle" chi t•urr;h i comunali del Regno e da ultimo in quello della l':Ociclà llnlia11a di ch irurgia (1). Il iO dicemlwe ·1883 si fece la p1·ima applicazione della corrente sul raggio, per cinque minuti: si graduò fin o a 24 elementi e s'inlet·ruppe per due volte. Applicata una stecca po.lmare con soliditò e rios!"cr'vato l'arto dopo 15 j!im·ni, con molla soddisfazione fummo persual"i cl1c il callo radiale erasi abbastanza indut·ito e che il Let·zo infer iot·e dell'avambl'accio rimaneva di per· sè t<mno e sorretto. I n presenza di numerosi stuclenti del corso libero, ammit·ati del r esullato inatteso e non prima noto, il professot·e nell'ora della sua lezione r eplicò sull'uJna la stes>:a maniera cl'inll'odurre la coPrente elettt•o-terapeutica, pt'ol.raendonc l'applicazione tìno all"indlce de' 3G elementi clell'ap('al'ccchio, continuando a mantenct'e (l ) Archivio ecl alli <Lella soril"fti di chirur yia, anno 11 fase. 2, pag. 170-187. 1'. Leonardo \'alludi editore, 188!.


CHIRURGICA

stabile l arto nel modo consueto. Ollt·epa.ssate appena due settimane, nell'ot·a della lezione, esplorava l'avambraccio: si verificò che il callo molle dell'ulna trova.vasi consolidato, ad eccezioue d'un ristretto limite sul margine esterno; su questo s'infisse l'ago trasmissore della cort·ente nella mi>mra di a6 elementi, avvertendo di non interl'ompel'la per 5 minuti perché non aumentasse il fastidio ben forte procurato dalla precedente operazione. Il 20 gennaio 1884, constAtammo la completa riunione ossea: rimaneva soltanto la t'il-!idità articolat·e del polso e delle dita, dovuta alla pt•ott•atta immobilità. Al presente, per i movimenti impref'><i e spontanei. il Todt•ani adopet·a sufficientemente la mano negli esercizi abituali e con resistenza e forza da compiere le faticose incombenze del mestiere. In quanto alla corrente continua, devo fat' notare che il prof. Scalzi prescclse l'appat•ecchio dello Smée costrutto dai fratelli Brassat·t di Roma, composto di 50 piccoli elementi con acqua acidulata al 20', in modo da potersi introdurre nel circuito a due a due col mezzo d'un quadrante graduatore. È sempre il reoforo positivo che s'infigge nella pseuda.rtrosi e da vicino alle superficie ossee, per averne una corrente diretta e di maggim·e eccitazione. Il reoforo negativo bagnato di acqua salina si pone sulla cute attigua alla neo-arh•osi. I reol'ot'i sono rappresentati da uno o più aghi sottili, lunghi e tersi di acciaio. Se la corrente non venga giammai interrotta, il dolore è tollerato; se inlet'l'ompasi, é molto intenso. L'ago reoforo positivo, che s'infigge in tutta la spessezza del callo o nella maggiore possibile protòndita, lascia d'appresso la praticata corrente elettrica un'escara di qualche millimetro nella pe1•iferia di contatto, che dopo due giorni per solito viene eliminata. Si può con certezza dedurre dai fatti confermati, che la elettrolisi reca maravigliosi effetti nei casi di vera pseudartrosi fibrosa, benché resultata da pet•clita considerevole dei tessuti ossei e che l'azione lerapeutica di questo potente mezzo della cura sia duplice. l. A.;ione irritante. La presenza di un ago nel callo fibroso e più un ago elettrizzato, è causa d'eccitamento in lutti i tes- ·


RiriSTA suti t·c~i tnrpidi elle ciecnndnno la ft•nllul'a non consolidala ~ siccllè t•ìsveglia maggiore atliYita, capace di pt'Otlurre neo• fMmazioni os~ee nclrantbito della p~eu<lat'Ll'(Jsi. Il. A.;-ione polarizzalrir:e. Tt·asmessa la cot·t·enle indolla sopra una parte r1uaJunque ckl c01·po; se vogliasi esplP1'81'e in seguito questa medesimo. pa t·te c0l galvanometro, ~ i nola la pecsenza delle cot•t·enli secondat·ie. È pert~nlo indiscutibile, che nel call o sollnpMtfl, alla stessa elettrizzazione, succederanno le correnti polat·izznle, .le qual i agiscono pet· qual che tempo senza inteernzione e renùnno continunla l'atliYilà ncnplasica ùc· tessuti già dclicicuti alla riunione per !'(l ton ia. Che innlll'e la corrente abhia per sè conl t•ibujto alla massima a t l h·i lA proclulti ,·n e 110n il solo ago, siccome alcune. ebbe a pensare. senza ct·itel'io clinico, resta dimostrato clalle brevi l'iftcssioni che ag~iun go. L'infis:o:ione dell'ago t·i~ullava appena sensibile: ma quando vi lrnscorreya la cot•t·enlc, sopt·avven ivano dolori UI'Cnt.i, au- . mentali di mollo ncll'intenomperla. L ·ago percorso dalla co t't'ente si ossidava fino all'estr emo limite infìsso: menlt•e l'escara circo!'<critta a qualche millimelt·o. ben pt·eslo scompariYa senza turgore, nè arrossamento perifel'ico. Pongo termine attestando la ~eala inaspettata sot•pt·esa in tutti i miei compagni di studio dnl metodo nuoYamcnte ju.1rorlnt,to e con accurata persevet·anza predilcllo ùal nostro docente, nel cm·m·e le pseudal'lt·osi di questo genet·e, tanto r estie e diflìcili a snnat•e mediante gli altri moll.epli, dubhii e pericolo!"i mezzi della cura. Gio•a spel'at·e che alll·e osr,:ervazioni, potranno sempt•e più avvalorat•e l'efficacia della r ecente indicazione lel'apeutica, da t·entlel'la raccomandata e valevol e a p t·ocul'are ai miset·i infermi la riabilitazione al lavot·o e alle necessarie funzioni della vita, senza l'icorrel'e agrinsufflcieuti mezzi della pt·ote!'-i chirurgica o all'abbanclon(}· desolante o peggio alla mutilazione dell'tu·to.


CHIHURGlC A

MtosUe del muoolo grande pettorale. - Dott. FouQuE, medico di 1' eia se nella marina a bordo dell'lnfernet. (Gcu.ette des HdtJitaux, N. 49, 26 aprile 188+). N . • ., dell'età d'anni 40, nativo di Damietle, di costituzione atletica e di eccellente salute abituale, fu arruolato nel no' 'embre i88a a Porto-Sald in qualita di fuochista sul bastimento In.fernet. Dopo aYer lavorato per tre sellimane, il3 dicembre dello anno avvertì, nelle parti JH'ofonde della regione peltorale destra, un dolore fisso, del quale però non si lamentò subito. Per la durata ui 20 g iorni continuò a lavorare, benchè il dolore aumentasse ogni giorno. Infine il 27 dicembre, stremato di forze, si decise a farsi visitare. Io constatai quanto segue: atteggiamento esprimente sofferenza - debolezza e dimagrimento estremi - febbre continua, mancanza 'completa dell'appetito ed insonnia - lumefazione dura, immobile e non elastica, alla regione peLLorale destra, molLo più marcata lungo il margine esterno ed inferiore del muscolo gr·an peltorale, ove forma c.ome un grosso cercine. La pelle della regione è calda, ma conserva il suo calore normale. Si nota un po' di pastositrl. I movimenti d'elevazione dell'arto superiore sono possibili, quantunque mollo dolorosi, ma l'adduzione non può. compiersi. La pressione della mano s ulla parte esacerba i dolori. Dal 27 dicembre al 3 gennaio i detti sintomi aumentano. La parte tumefat.ta acquista una durezza li{;nea. A quest'epoca io non pensava ad una miosite, ma sibbene acl un flemmone sottopettorale; per cui mi preoccupai sopratutto della fluttuazione. Ora questa non poteva per cepirsi. Il 4 gennaio, bcnche i l: i inlomi o t·diHat·ii della fi1t'Htazione · del pus non si potesssero apprezzare in modo certo, ho creduto di poter trarre dalla tumefazione e dalla pastosita delle parli indicazioni sufficienti per affermare l'esistenza di questo


Rl\' ISTA

liquido, che secondo ogni 81'Jlarenza doveva esser situato profondamente fra i due muscoli pettorali o sotto il piccolo pettorale. Nullarlime no, prima di pratical'e l'incisione, cercai di fare in divet·si punti <Iella parte tumcfalta rielle punture esploratrici sia colla siring-a rlel Pt•ayaz, sia con un Lre quarti esploratot·e. Non avendo ottenuto alcun ri ~ultato, malgra<lo la profondità alla quale penetrai ho IH'aticalo lungo il margine esterno ed inferiore del gran petLorale, a qualtt•o dita ll·asvet·se al di sotlo della base dell'ascella, un'incisione longitndinale di 3 centimetri di lung hezza. Giunto s ull'aponeuro><i surerlìciale del gt·an pettorale, la divi><i parimenle sperando di veder e uscire immediatamente il pus. Nulla invece ne u><ci. Separai allora un poco le fibre muscolat•e del gt•an pettorate dell'aponeurosi profonda e vi feci ,.correre J'esplot'alore in modo da giungere s ul mezzo della faccia pr ofonda del muscolo. , Questo tentativo non essendo ,.talo più fo t'lunato degU altri, piantai il tre quarli e,.ploratore attrawm:;o l'aponeurosi e le fibre del piCCOlO pellorale fin oltre J"aponeUI'OSi pr ofonda di questo muscolo. Neppure questa ,·olta s i ebbe uscita di pus. Infine il malato, bencllè molLo crwaggioso, n0n volendo più assoggettarsi ad una piu h;nga e;::;plorazione, ter minai col mantenere divaricati i margini dell'incisione mellendo qualcho filo di filaccia cerala e coll'are appUcare un largo catapla,.ma sul torace, convinto che il focolaio purulento non tarderebbe a farsi s trada al di fuori. 5 gennaio. - Se l'incis ione del giorno avanti non ha punto corrisposto alle mie speranze dal punto di vista dell'evacuazione del pus, essa !ta avuto per lo meno il vanta:;rgio rli calmare il dolo t·e e di apportare una diminuzione sensibile nei sintomi generai i. 6 gennaio. - Identico stato. 7 gennaio. - È wscita dalla piaga una certa quantità di sie• osilà giallastra e senza traccia di pus: siet·osità che au·

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CHIRURGICA

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mentò nei giorni successivi in guisa tale che si dovette rinnovare la medicazione ogni tre o quattro ore. Nel medesimo tempo la tumefazione e l'induramento di· minuirono di estensione. 10 gennaio. - Lo scolo della s ierosìtà comincia a diminuire. I caratteri del liquido sono sempre i medesimi. Il dolore è nullo. Lo stato generale migliora dì giorno in giorno. Durante la settimana succes!:'iva le parti ricuperano a poco a poco la loro flessibilità e l'arto supe1·iore i sùoi movimenti. Infine il 18 il malato, completamente ristabilito, riprende il suo servizio. La qualificazione di miosite, che io ho dato all'affezione in discorso, non é forse precisamente quella che gli conviene. Per altro ')Uesta mi parve la più verosimile. Io non ho mai visto flemmas ie esterne terminare con uno scolo eli sierosita, e con uno scolo così considet·evole. Fino al momento io cui questo è comparso, ho creduto ad un flemmone sottopettorale. Forse la sierosità si sarebbe trasformata in pus se ave!':si lRsciato che l'affezione seguisse il suo corso naturale. L'esame microscopico, se avessi potuto farlo, avrebbe senza dubbio tolto o~ni incertezza a questo riguardo. D'altra parte la presenza di questa sìerosità mi aveva condotto a ricercare .la sua origine in un versamento pleuritico consecutivo ad una pleurite contratta da questo fuochista, in seguito alle cause reumatizzanti, alle quali la sua professione l'espone. Un versamento sieroso, nato in queste condizioni, in un uomo costretto ad un lavoro assi faticoso che egli non ha sospesa benchè già ammalato e debilitato dalla febbre, dalla dieta, dall'insonnia, ed obbligato inoltre o vivere 10 a 12 ore per giorno in un'atmosfera eccessivamente calda, non può esso aver determinato in un punto della s ierosa pleurale, pei grandi sforzi che il suo lavoro esigeva, sia un processo ulcerativo, sia uno smagliamento', pel fJuale avrebbe avuto l uogo l'uscita del liquido del versamento ed il suo stravasa-


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RIVISTA

meolo nel tessuto cellulare estra-toracico, donde sarebbero ri:mltnte un'irritazione locale e le sue conseguenze 1 Confesso che non sono quasi in grado di sos tenere questa c[ues tione, non avendo a>'sistito all'inizio della maJattia e nulla t:l \·endo trovato nel petto del molato nel momento in cui l'ho vi;;;to.

Tr&panazione dello aterno per la remoslone eU un oorpo estraneo dal mecUutino anteriore. - I MARKS. - ( Transactions o.f tlte Ameriean stu•gical assoeiation e centrai&. fii r Chir, 19 aprile 1884, N. 16). L'autor e non ha potuto trovare nella lelleratut•a alcun alleo caso di trapanazione dello sterno per corpo estraneo. Il paziente nel 1864 fu colpito in mezzo al petto da una palla di carabina Minié cile lo gettò ate na. Non oslanle polé recarsi a piedi al posto di medicalur·a. I medid creJettero si trattasse solo di un colpo di rimbaJzo senza lesione del· l'osso. P et•ò sul principio il dolore al petto, il disturbo dell'azione cardiaca e del r espiro erano tali che il fer·ito poteva solo rimanere in posizione diritta; quindi nei prossimi giorni vi fu qualche sput·go leggermente macchiato di sangue e si manifestarono segni di infiammazione dello s terno e abbondante suppurazione del canale della ferita, mentreché i dis turbi subiellivi andarono a poco a poco diminuendo. I ripetuti esami a vendo sempre fallo creder·e alla n'l n esistenza di un corpo estraneo, il malato andò, per ristabilirsi, in campagna, e dopo 10 mesi dalla riportata lesione, riprese il lavoro come ingegnere, ma non riprese la sua antica allitudine, poiché per la minima causa tornavano il dolor·e al pello, la dispnea e la s uppurazione della fistola. In questo stato l'infermo nel1870 cercò aiuto da l D. Marks, il quale riscontrò i seguenti falli: ambedue i polmoni nelle loro parli inferiori interne erano impermeabili all'aria, subito sotto il margine superiore del corpo dello sterno, esisteva una strelLa fi stola nella quale la sonda penekava per due pollici ver·so la direzione del processo ensiforme. Dopo molti vani tentativi, finalmente riuscì a condurre una sonda molto incurvata al-


CHIRURGICA

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traverso un canale fi s toloso dell'osso fino a un corpo estraneo a questo aderente che si dimostrò essere piombo. Allot·a egli Lrapanò lo sterno e trovò il molto scabroso proiellille fi sso in una ciste a gt·osse paN!ti, da cui sporgeva solo la punla la 'luale era situata immediatamente solto l'osso. Un so lido tessuto fibro-cartila g ineo copriva le parli in modo che non ci volle poca fatica a liberat·e il proie ttile dalla cis ti; in fonùo alla fe rila si vedevano le puls ationi del per icard io spessilo . Il corso della ferila, non essendo state usa te le cautele an· tiselliche, non fu tanto semplice, e la g uarig ione s eguì mollo lentamente; solo dopo 3 mesi· la ferila fu cicatrizzata, e l'infermo fu affatto libero de' s uoi incomodi e fu d i nuovo pienamente atto al lavoro.

Sul trattamento dl aloune luaaazlonl e fratture della testa del radlo mediante la reaeztone. - Dalla clinica chi rurgica ùel prof'. VocT: - K. LEDHER. - (Centralb. .fiir ChiruT"g ., 16 febbraio 188.}, N. 7). I sei casi comunicali, comprendono 3 antiche lussazioni. isolate della testa del radio in avanti, 2 ft·atture longituùinali di essa guarite con deformità e spostamento ùell' osso in avunti e all'interno e finalmente una frattura obliqua della testa del radio con spostamento di essa all'interno. Il trattamento tipico fu in lutti i casi la r esezione della testa; in lulli i casi (i 3 primi r iguardavano fanciulli da 5 a 12 anni, gli altri 3 adulli di 16. 20 e ·~8 anni) fu raggiunto il miglior r esullato funzio'n ale. L'aulore formula la indicazione per la resezione di ~ali Cllsi ' nella seguente maniera: • Ogni lussazione ben r iconosciuta della testa del radio in avanti, si deve prima cercare di spingerla indietro colla manovra di reposizione incruenta; ma se si ri,•onosce la impossibilità della reposizione, o se non è possibile una ritenzione permanente della testa nella sua giusta posizione, allora deve essere eseguita l'ar trgtomia con rernozione dell'ostacolo. Ma questo non può farsi se non con la asportazione della testa del radio, poiché, come abbiamo polu Lo . persuaderei. anche dopo l'artrotomia la riduzione della lesta·


RIVISTA CHiltURGICA

uella ferita apP.rla ot·dinariamente non é possibile, quella non può esset·e con sicurezza fissata permanentemente nella sua posizione normale. In ogni lussazione antica in avanti non può essere questione che della decapitaz.1one del radio. In quanto ai casi di frattura della testa del radio, la causa principale del distur bo di funzione deve r itenersi la deformità dell'osso prodollasi secondariamente . Una esalta diagnosi dopo la completa consolidazione é appena possibile; anzi si riscont1•eranno solo i sintomi subiellivi e obiettivi dell'atrile deformante. In ogni caso l'esistente disturbo di funzione giustifica l'allo operativo.

Diabete zuooheriDo aouto dopo una l88lone 4ella ooloDDa veriebrale. -C. ScHEUPLEJN. - (Arc/tio. fiir Clin. Cltir. XXIX e Cenlralb . jur Chir., N. 15, i SSi). L'auto1·e ebbe occasione di osservare il seg uente caso importante: Un soldato cadde t1ella notte dal terzo piano della sua caserma in un ~iardino chiuso battendo col sedere il suolo, e subito provò un forte dolor e alla spina dor~ale , m entre la parte superiore del corpo s i piegò in avanti e a sinistra. Da questa posizione egli non polè da se stesso libet·arsi e fu cosi trovato la mattina dopo. Non vi furono ne dolot•e di testa, né vomito, né ver tigine, né dolori alle estrem ità, né torpore dello medesi me. Per quanto il malato affermò ebbe già una volta a quattor dici anni, nello alza re un sacco, una lesione nello stesso luogo della spina dor!:;ale che gli cagionò anche allora mollo dolore e molto incomodo per lungo tempo. L' e~ame dimostrò una lussazione della 12• vertebra dorsale verso destra e in avanti. La r eposizione riuscì. Il corso della malattia fu favorevole. Però 14 giorni dopo la disgrazia fu riscontrata nella orina la r eazione dello zucchero. Questo fenomeno durò circa 30 giorni; dapprincipio lo zucchero aumetJtò rapidamen te, poi si mantenne per un certo tempo alla s tes::~a allezza e dopo lentamente diminuì. Il malato uscì --complet.a menle guarilo. Circa la causa del diabete cosi rapilamenle comparso, l'au-


lUV!STA DJ TOSSICOLOGIA E MEDICINA LEGALE

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tore non ha una opinione decisa, ma come il Baum in un caso di cifosi ad angolo acuto della 12• vertebra dorsale e t• lombare, é inclinato a crede1•e che si trallasse di una pl·es!'ione del ganglio solare che potrebbe essel'e stata tJrovocata dal:a formazione del callo intorno qualche scheggia ossea per avventura prodottasi.

Sonda metaWoa elutloa. Il Cusco, presentò all'accademia di medicina Parigi una sonda metallica r igida, ma che in una p0rzione (la retti linea) si trasforma in un tubo spiroide che la rende morbida ed elastica, all'uopo d'una molle spirale che ne occupa circa il quinto della lunghezza. B.

RIVISTA DI TOSSimLOGIA E MEDlLlNA LEGALE :.alattle almulate e provooate. - GRANJUX. - (Archices de meclecine et de pharmacie militaires). I n una tesi di laurea il dott. Gentilhomme, medico dellamarina francese, ha trattato delle simulazioni nel servizio militaJ·e e propriamente ha raccolti ed illustrali alcuni fatti, come contribuzione alla relativa storia, raccolti quand'er~ medico al Bagno dell'isola di Nou, e nel turno del Dott. Bèrenger Feraut. Egli ha accennalo malattie simu late e pl'Ovocate. Alle p1·ime spellano: un caso di simulazione di accidenti cerebrali consecutivi ad una piccola ferita alla testa; essendovi trisma si p1·o pose eli svellere un dente incisivo ed a tale minaccia il paziente guarì e per sempre. Il secondo-caso è di simulazione di parali~i dell'avambraccio destro, con abbassamento sensibile della termogenesi; dipendeva da artata compressione dell'arteria ascellare. Il terzo è una mie-


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HIVJSTA DI TOSSICOLOGIA

!ile ct·onica con paralisi ipertro.fica dei membri infet•iori: DOPO IO MESI 01 Cl'RE, essendos i constaldla, coll'elelLricità, normflle la contraUililù muscolare e la sensibilità, fu rimaodato al eol'po e vi fece ottimo servi;.io .•. Slt'ano a notar s i, l'in-dividuo a vea formalo il soggetto di diverse erudile lezioni cli niche sulla mielile! Il quarto caso a ccenna alla simulazione d ella gastralgia coi vomiti incoer cibili eJ ostinata costipazione , che pet·Jul'arono ben tre a nni. Ma nolatosi il buonissimo stato genc•·ale, l'integr ità del peso e delle fot·ze. constatatosi che gellava i prescrilli rimedi, s i giudicò trattars i di simulazione, e che i vomiti verdi, cl1e però non s i presentat·ono che il di della 1' en trala all"ospedalc, dove,·ansi di certo all' ingeslione d'un decollo di spinaci o s imili ..... L' istoria non é però comp iuto: non si determina positivamente come fini. 11 q uinto caso è curioso pel modo di cura, clte di ce••Lo non è più alla moda e non tro,·erà imitatori, sarebbe anzi oggiùi da condanna r s i: simula va l'idiozia, e fu collocalo su d'una sedia colla faccia conll•o al muro proibendof!li di mcver s i per la giol'nala inte ra; gli s i dava lulli i giorn1 una doccia e lre clisler·i ... Dopo 4 g iorni ch ie:.e di ritornare al suo servi zio. La wrdila fa oggello del 6' caso: trallasi d'un tifo so cl1e s ul fine della cura ebbe pur e una olorrea e che inviato in licenza di conYnlescenza, l'ilornandone er•a sordo, cosi sor·do, da fa r dulJilAt'e della r eallù del male. Essenùo in ossen·azione a ll 'o~pedale venne a di~pntA cou un com pag no, e nel fuoco delta discus!"ione d imen licò la parte. t:osservazione è poco co n cl nùen l~?, come ,·cdesi, e non ' 'i é cenno d'esamn diretto . 11 sellimo caso é di claudicazione: Un giova ne sold~:~lo co lpilo prima dcll"incorporazione da artrite cox o-femora le r eumatica che gol i lasciava q uali •·eliqlla li degli sceosci nei movi menti dell'articolazione ed un po' di dimagrimento del membro, zoppicava gr·avemen le e prelendevn non poler cammina 1·e che con somma pena. L'esager azione della claudicazione m ise il medico in s ull"a vviso; e dopo 95 !l/orni il malato sorpreso a passeggiare senza zoppica•·e, perdelle iu lla la pre~enza di s pil'ilo e si mise in salvo corr·cndo. L a si m ulozion e della qissen teria forma oggetto del !"ottavo cenno: " Al momento della partenza delle naYi tra-


E MEDICINA LEGALE

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s porto, fessi allo speciale di Sàigon un ver o m er cato tli " depositi al vini diarroici e dissenterici!! Quando un malato • è sicuro d'esse re riconosciuto r in·. patr io&ile, cede le s ua " scar iche ad un compaçrno sano •. Una epidemia d i fu lse emeralopia al bagno di Nou fo1·ma. l' o~gello del nono cenno; eran pr ovocate dal desidePio d'essere m ossi al r egime tonico. Un po' di discr·ezio ne n ella distribuzione di esso r egi me e l'occlusione degli occhi rimisero le cose in r egola. Le malallie p1·ovocate a ccennale sono di 5 specie. Nella famosa epidemia di congiunti viti che imperversò alla scuola dei Mozzi, • un g Pan nume r·o di quei fnnciulli s i pl'0"0C8· vano la malallia con sostanze ir1·ilunti diver·se e più specinlmente col s ucc<> di tabacco m as tica to •. L'illet·o fu s imulato colt'as~o rbin•enlo cutaneo dei vapori di za~ferano, o coll'assorbimento respiralol·io del fumo di zigar o macer ato nell'olio di cocco, che tiene in dissoluzione una te nue quanlitl'l di fosforo • S'ottiene cosi una tint.a illerica dei teguiTlenti e delle « mucose; non v'ha però decolorazione delle foccie, che sono u diart·oiche, e n ~p pure non v'ha traccia di pigmento biliar e " nelle orine ". Due osservazioni. riferisco n s i n Ila h.P. n no lll pro\·ocazione di ascef'!;:i fl emmonosi colla cor teccia di timelea. Simulazioni g r·ossolane eli risipola della faccia coll'in sufflazione d'aria nel tessuto cellular e solto cutaneo: • Cna pun• tura alla mucosa boccale, una pt1glia cd un ':arner a la com-u piaceute. ecco quan to occone per produt•t•e il fenomeno•. Meteorismo vent1·ale prodotto senza dubbio (sic) per deglutizione. La frode fu scoperta coll'esame dtn·a n te il sonno, allora il venll'e rin veniva alle s ue dimensioni normali. Come vedesi i falli n on sono né n umer·osi, ne importanti, massime perché inconcludenti per difetto d'esa me, per facili supposizioni punto comprovate, poichc i pit'l furono smascherati affatto accidentalmente, ecc. TullaYia li abbiamo accennali pe1· completa r e i ricordi relativi ad una specialit.a per noi impol'lantissima. f B. u


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RIVI~TA DI TE~NI~A E ~ERVIliO MEDim MILITARE ------·-~~ - ~----

Bloor41 di un viaggio In Bu•ala. (Deutsche Militar Zeitsc!t.).

Dott. W. R oTH. -

Il servizio sanita rio militare in Russia trovasi ora in uno stato mollo p t•ecat•io essendo ili previs ione un nuovo Ot'dinamenlo. La ca t·ica di capo, occupa ta negli ultimi te mpi ùal cons igliere in timo Koslow, è ora vacante ed è tenu La inlerinalmente dal s uo aiuto, consigliet·e intimo Ruùinski. È incerlo se alla s uprema ùil'czione tlel servizio sanitat·i.o sa1·à posto un med ico; menl!·e ero là nni pat·ve che dominasse una forte corrente per melle1·e in questo posto un gene1·sle dell'esercito. T utti convengono che non può durare l'atLual e ordinamento, secondo cui il medico non ha che la parte puramente s anitaria, cioè quella r elativa al trattamento dei malati, ed anche in guerra la uire7.EOne degli ospedali app81'liene a un generale. Questo sistema nell'ullima guer t•a russoturca, secondo lulli i rap porti e particolarmen te second,, quello del Pirogow fece cosi pessima riuscita che fu da tutti riconosciuto esser e indis pensabile un cambiamento. I progetti dii riforma pt·oposti non contengono un rimed io radicale di sill'allo incon\'enien te. Questo dualis mo rimane ancora, rima ne ancora la divis ione del servizio sanitario in un :amo medico e in un r a mo militare avente la dir ezione degli ospedali; rimane la istituzione di un ispettore snnitario (medico) e di un ispettor e d'ospedale (militare), di una sopt•ninte nùenza militare degli o~ petlali con assessori medici, di un capo specia:e militare comandante per ogni spedale, tanto in pace quanto in guerra, del sorvegliante m ilitare degli ospeda:i e di altri impiegali militari in ogni spedale, cosicche in r ealtà i Yeri miglioramen ti si riducono a poca cosa.


RIVISTA DI TECNICA. E SEI\VIZlO MEDICO MILITARE

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Il grado a cui sono assimilali i medici é il seguente: Nona classe: i medici meno anziani o di battaglione in tutti i reparli di truppa, ed i m eno anziani medici pt·eHcrivenli negli 01:'pedali; grado: consigliere titolare (capitano). - Ottava o !;ellima classe· i medici più anziani in tulli i repat•ti di truppa, ed i più anziani medici prescriventi negli ospedali; grado: ossessm·e ùi collegio o consigliere aulico (maggiore o tene r~te colonnello). - Settima o sesta classe: i medici divi!'ionali, i medici principali degli ospedali di prima classe, gli aiuti dei medici principali negli ospedali di quarta e terza classe, i medici più anziani del corpo dei cadetti; grado: consigliere Hulico e di collegio (Lenente colonnello o colonnello). - Sesta o quinta classe: i medici principali degli ospedali di terza e seconda classe; grado: consigliere di collegio o di S tato (colonnello brigadiere). - Quinta o quarta classe: il medico del corpo delle guardie, il medico principale degli istituti d'istruzione militare, i medici principali degli ospedali di quarta ellisse; grado: consigliere di Stato o consig liere di Stato effettivo (brigadiere o maggior generale). Quarta o terza classe: i medici generali d'armata, il direttore del dipar timento medico al minis tero della g uerra; grado: con;~igliere di Stato effettivo, consigliere intimo (maggior generale, tenente generale). Dalla quarta classe in su comincia il lilolo di Eccellenza. È da notare che i medici volontari d'un anno, se medici palentati, hanno il grado di consig liere lilolat·e (capilani); se dotlot·i in m edicina, quello di assessore di collegio (maggiore). Lo stipendio è inerente alla posizione non al grado. Solo l'indennità d'allo:zgio dipende da questo. La somma dello sti · pendio, dell'indennità di tavola e della indennità d'alloggio cosliluisce la provvisione, la quale aumenta ugni cinque anni del 1 / ~; cosicchè dopo 20 anni di servizio è raddoppiata. Lo stipendio come tale è minore delle aggiunte. Esso è, pel medico meno anziano di un reggimento o medico di battaglione di 333 rubli; pel medico più anziano o medico dì reggimento di 4H; pel medico divisionale, ecc., di 507; pel medico capo di un corpo d'armata 570; pel medico capo del cor·po delle guardie 663; pel medico generale 846. La indennità di ta-

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RIVISTA DI TECNICA

vola è dal primo dell'anno pei medici di battaglione di 271. rubli ; pei medici di reggimento 553; pei meJici di èor·po d'armata 829; per gl'ispettori 1105; per l'ispettore generale 1382. L'indennità d'alloggio varia, secondo i diversi gt•adi, fra 300 rubli pel consiglier·e titolare, 500 per l'assessore di collegio e il consigliere di Stalo fino a 1000 pel consigliere di Stato effettivo. Dopo 20 anni di servizio tulti i mP.dici militari russi hanno dir•itto a una pensione equivalente alla meta dello slipen1iio, e dopo 30 anni allo stipendio intiero comprese le aggiunte quinquennali ad esso relative. Lo stipendio e secondo la car ica e non secondo il grado. Un medico m ilitare può col permesso dei suoi superio·ri cuoprire due o tre cariche (anche in altri ministeri). L'uniforme corrisponde a quella degli ufficiali in inquantochè le controspalline sono di nastro d'argento come quelle degli ufficiali, e non di treccia come le hanno gl'impie gati; ma le stelletle (che nell'eser·cito russo indicano il g·rado quando due o tre sono collocate l'una presso l'altra in linea orizzontale, ma non quando in linea verticale) sono nella unifot•me dei medici sovrapposle e non lateralmente situate. Le spalline hanno le mezze lunetle liscie, mentre rruelle degli ufficiali sono scansiate. Il colore della giubba è verds cupo, le rivolte sono dello stesso panno ed hanno ricami d'argento con bottoni bianchi e pistagne rosse. I medici che hanno grado di generale portano l'elmi), gli altri per ora hanno il berrello. Ora dirò brevemente della maniera di r eclutamenlo dei medici russi. Bisogna prima nolare che in lulta la Russia, secondo l'Almanacco del Toropow, vi sono 14304 medici, mentre ve ne hanno 1480-i in Germania. Il che fa in Russia un medico su 1533 m. q., e in Germania 1 su 36. I medici mililari sono principalmente formati nell'Accademia medicochirurgica di S. Pielroburgo, ma possono anche venire dalle

sette Universi!.; di Mosca, Dorpat, Kiew, Charkow, Kasan, Va1·savia e Helsingfors. L'Accademia medico-chirurgica di S. P ietroburgo fu fondala dall'imperatore Paolo nel 1798. l suoi fabbricati formano un rione della citta; vi sono ricche


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impor tanti r accolte, una biblioteca, il cui catalogo empie quattro gro~si volumi ed ha non meno di 257 periodici. Il per·sonale è mollo copioso; il personale insegnante consta di 19 professori ordinari e 8 prosettori. Il numero degli studenti è circa '1000. Essi prendono ogni anno 300 rubli, obbligandosi a un anno e mezzo di servizio per ogni anno di studio. Da puco tempo sono accettali solo gli studenti degli ultimi lt•e anni, perché si teme la influenza nikilistica dei piu giovani. Di tutti i grandi eserciti, l'esercito russo é quellv che ha maggiormente sviluppata la istituzione dei soldati di sanità sotto forma di Feldscheer·er• che in parte provent!'ono dalle scuole dei feldscheerer (S. Pielroburil'O, Mosca,Kiew) in parte dai cor pi di t ruppa. La istruzione nelle scuole dei .feldscheerer è molto estesa, il corso è di tre anni, i giovani devono a vere percor·so un co!i<i dello proginnasio, dopo terminata la istruzione passano nelle tr uppe. Quelli che provengono dai corpi di truppa sono presi dai soldati che si l1·ovano in servii'.io già da un anno, ed ogni anno ne è comandato un certo numero agli ospedali per compiere come allievi .feldscheerer un corso di tre anni si teorico che pratico alletto del malato. Dopo due anni i più. istruiti possono già prendere l'esame. Questo personale è relativamente mollo numeroso poiché oltre i .feldscheerer addetti vi, ogni reggimento di fanteria ha 6 allievi.feùlscheerer per battaglione, ogni reggimento di cavalleria 5, o~ni batteria 1, ogni battaglione zappatori 5. E poiché inoltre gli ospedali hanno i lor proprifeldscheerer, è chiaro che questa istituzione non si può paragonare con quelle degli altri eserciti, certo non con quella degli aiutanti di ospedale dell'esercito germanico ed altri. In gener·ale i feldscheerer hanno il grado di !!=Otluffìciale, però recentemente la classe più alta di essi (Cla.~sni-Felclseheerer) é sia la ascritta alla categoria degl'impiegali. La istt·uzione dei .feldscheerer é molto buona, al Roth che ebbe occasione di assistere ad alcuni lor o esami, fece una gradita impressione. Questo personale in certi momenti deve essere molto utile, ma d'altra parte sat·à dirficiiP. che possa nell'avvenire trovare impiego. E però da notare €


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che in. Russia vi s ono delle amminis trazioni comunali, in cui non r isiede alcun medico, le quali fermano in suo luogo un .feldsr.heerer con uno stipendio di 300 rubli. l campi sono rulli og ni anno in Russia in tqli pl'opot•zioni come in nessun allro paese. Nell'anno 1R81 fra tutti i dipartimenti milita ri , compreso quello de l Caucaso, furono accampati 700 battaglioni, 300 squad roni e soln ie, e 205 ba tterie. Io ho ' 'i!'. ilato tre g ra ndi cam pi; quello di Krasnoe- Selo con 46,000 uomini, qne !lo di Mosca con 25,000 uomini e quello di Odessa con 10,000 uomini. Il campo di Krasnoe-Selo, s ta to g ià desct·itto daii"Heyf,...lde t·, è 25,5 r:erste a s ud-o vest di P ietroburgo, vi si g iun ge per la strada ferrata de l Ballico, ùa cui ,prosso la Ligowka s i dipat·te una dit•amazione . Viagfriando ver so il cam po mi colpi in modo pa t·ticolare la g uardia militare della stt•ada fer rala. la quale per tutta la sua lung hezza è percorsa da pattug lie, mentre ìl grosso della truppa ri para pa rte in ca panne d i terra , parte n elle tende. I l villaggio di K rasnoe-Selo col campo d i avang uardia s ta ve 1·so il not•d in luogo alquanto emine nte, ed anche vet·so il s ud dove s ta il grande campo il terreno s' innalza , onde ris ulta una valle piana e fonda limitata per d ue la ti da altipiani e dominala a s ud- est dal monte Dudcrhofer rh·esli to da un fronzulo bosco. In questa valle s ta nno tr•e lag hi il cui de flu sso for ma la Ligowka. Il terreno consiste di uno s tra to d'argilla e di s abbia pr ofondo poch i piedi, sovrap posto a lastre di pietra calcare. Il s uolo é in g ran parte copet·lo di zolle e l'bosc, i declivi dei monti sono in pa!'le boschivi, in pat·le coperti di giardini. I monti di Duderhofer e Ki1·chof fa nno bat'riera a i vent.i. Il ter 1·e no eli manovra ab braccia, secondo l'Heyfelder , più di cinque oerste quadr ate in cui sonvi s olo queste elevazioni di tet'ren o. L'acq ue é da la da sorgenti ; i c01·pi di truppa piu vicini l'atti ngono dai pozzi, per •JU Cili più lonta ni é provveduto con acquedolli in cui l'acqua ò spinl.o. con una macchina a

vapore. La fo rza del campo fu in questa esta te òi 46,000 uomini che app11r te vano al corpo delle g ua rdie e al l corpo d'armata. Due divisioni di fan teria con due bt·iga te d'artiglieria


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stavano nel grande campo, la 24• del I corpo d'armata nel campo d'avanguardia, la cavalleria nei villaggi vicini. Fra quattro strade stanno tre zone, delle quali la prima é principalmente occupata dalle tende dei soldati e degli ufficiali; la seconda dalle baracche degli ufficiali, dalle armerie e dai magazzini; nella terza stanno lo spedale, il forno, le fucin e, le scuderie, le rimesse, il bagno a vapore e nella tei'Za linea le latrine. Il campo é fallo principalmente di tende ed ha dalla sua istituzione nel1826 conservato sempl'e la stessa disposizione. Le tende d'ogni battaglione formano 8 righe in modo pe1·ò che la prima e la seconda, come la terza e la quarta, sono più vicine fra loro che non la seconda e la terza, che sono divise da un più largo spazio in cui stanno le due tende di guardia. Ogni compa~nia ha 16 tende per la truppa formanti un quadrato. Le tende sono quad1·angolari, e sostenute agli angoli da quattro pilastri piantati nel suolo e da un pilastro nel mezzo; inoltre ad ogni angolo sono lese per mezzo di corde e piuoli. Esse hanno in quadrato sette passi e l'altezza di un uomo. Giro giro alle pareti, un 1/2 piede sul suolo stanno delle panche di legno o di rami intrecciati che servono da letto. I soldati le cuoprono con dei pagliericci e lenzuoli ed hanno anche un piccolo guanciale o si servono dello zaino per appoggiare la lesta. A ogni uomo spellano tutti i mesi, dur ante il campo, cinque libbre di paglia. Le armi formano intorno il pilastro di mezzo, appoggiate ad una rastrelliera di legno circolare, una graziosa piramiJe che occupa poco spazio. Fra i leltucci e il pilastro mediano rimane una specie di viottolo largo circa due piedi. Le tende sono circondale da banchi di zolle fino all'altezza di un pi11de che nello stesso tempo formano come un muro di sostegno. Il suolo è appianalo e battuto e spesso coperto di tavole. Le tende erano in questa estate occupate da otto uomini, ma la loro originaria destinazione è per 15 uomini. Io aveva veduto le stesse tend~ a Mosca e ad Odcssa. A Odes!>a, per farle più spaziose, erano molto scavate nel suolo. Alla mia osservazione che cosl dovevano lasciare colar e dentro l'acqua


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TEC~ICA

e costituire un'umida dimot·a, mi fu risposto che in quella sleppa ove é situato il campo non piove mai. Le tende sono s ituate mollo vicine l'una all'altra, cosicché fra le tende di una compagnia non si può passare. Cosi l'accampamen to ha un carallere mollo stabile. E infatti, da quando esiste il campo, le tende sono sempre stole sul medesimo luogo. Ma questo è un inconveniente solto il rapporto sanitat•io. Infalli l'aria in l')ueste tendP- è umida e di cattivo odore. Al che devono pure c•mtribuire le esalazioni dei l'anni bagnali di sudore, delle pezze dei piedi, ecc., ed anche la eostituzione del suolo poco permeabile e sprovvisto di fognatura. Le Jatrir.e lasciano mollo a desiderare per la lo•·o costruzione. Dietro un riparo di tavole si trova da un lato per gli ufficiali, dall'altro per la truppa, un sedile orizzontale di tavole su sostegni di J e~no con due a sei buche ed una fossa comune. Questa costruzione mi sembra anche meno mobile delle tende. I.n questa latrine e più anche negli orinatoi vi era un forte odore. Per gli orinatoi nei campi si dovt•ebbero usare delle bolli piene di segatura di legno o rottami asciutti con un imbuto di !alla che arriva fino al fondo; in tal motl.o finché il contenuto è asciullo l'orinatoio è affatto senza odore. Merita che sia fallo cenno dei bagni a vapore che ogni reggimento possiede, situati talora solto il medesimo letto col forno del reggimento, sicchè un sol fuoco scalda aml;>edue, talora separati, ma posli nello stesso fabbricato. L'Heyfelder così li descrive: le parti essenziali del bagno a vapore sono: una stanza per spogliarsi , una per lavarsi e per sudare; nell'ultima si trovano due tinozze per accogliere l'acqua fredda con dei tubi che in parte la conducono nella caldaia e in parte nell'apparecchio a doccia e a pioggia; un focolaio con caldaia e con un Lubo aperto pieno di piccole pietre. Quando queste sono infuocate vi si versa sopra del· l'acqua calda, e cosi si sviluppa il vapore. Nella stanza destinata a sudare si trovano dei gradini, sui quali innalzandosi uno si espone a gradi sempr e più alti di calore. Il pavimento del bagno a vapot·e è coperto di tavole liscie e prov-


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visto di scoli per l'acqua. Mi fu detto che il bagno si fa ogni otto giorni, oltre che i soldati si bagnano anche nei ricordati piccoli laghi. Nel campo presso Odessa gli uomini !'<Ono condotti a bagnarsi nel mar Nero. (Continua).

Or41Damento 4egl1 ospedall da oampo. - Lettura del dott. VEALE. - (The Lancet, 29 marzo 188~).

Il dott. Veale chirurgo generale dell'esercito inglese e già professore alla scuola di Netley, fece, al Museo Parkes, una lettura sull'importante argomento dell'ordinamento degli ospedali da ca mpo. Discusse le difficoltà che gli ufficiali medici hanno per lungo tempo incontrate nello effettuare i provvedimenti sanitari per mancanza di poteri adeguati alle loro responEabilita. Fu conseguenza èei recenti cambiamenti nell'esercito il renderli più indipendenti dalla ingerenza militare in rapporto con la loro opera profes;;ionale, e il risultato è stato grandemente a vantaggio del soldato. Questo fu a chiare note dimostrato dalla maggiore efficacia del servizio medico nelle ultime campagne in confronto con la sua condizione so\lo il vecchio sistema nella guerra di Crimea. Ma anche col presente ordinamento si incontrano grandi difficoltà nel porre in opera dei provvedimenti che sotto l'aspetto medico sono di grande importanza, ma che richiederebbero un' aggiunta di molte altre spese. Il dott. Veale accennò come sia impossibile avere gli ospedali militari corredati come i grandi ospedali metropolitani per riguardo alla decorazione e alla comodità. Osservò francamente che • non è nè giusto nè generoso ordinare agli uffìcinli medici di praticare la più rigida economia, legar loro le mani e i pi edi coi regolamenti: rifiutare le loro richieste per ciò che considerano necessario o desiderabile, e poi a un tratto, come abbiamo veduto poco meno di un anno fa, volgersi intor no e biasimarli per non avere corredato e guar nite i loro spedali su principi estetici ". II dott. Veale chiamò l'attenzione sulla inopportunità di mandare tutti i casi, per quanto leggieri, allo spedale. Non vi é alcuna buona ragione perché gli uomini leggermente


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malati, sebbene dovessero necessariamentP. essere esenlnli dalle guardie ecc., non potessero esser tenuti solto vigilanza nei quartieri e adoperati nei più leE!'gieri servizi. In que!:'la maniera l'ospedale sarebbe alleggerito di molti uomini elle sarebbe1·o molto meglio osservati in caserma e potrebbe1·o eseguire molti ser,·izi che altrimenti peserebbero sui lo1·o camerata. Quindi il dott. Veale procedette all'argomento degli ospl'dali da campo descrivendo la pt'ima linea di assistenza chirurgica che consiste del corpo dei portaferiti e di un certn numero di ufficiali med it.!i; la seconda linea, quella degli o spedali mobili da campo; la terza linea ospedali da campn fissi: e uno spedale generale alla base di operazione. Dette un cenno s ull'equipaggiamento di ciascuna di queste class1: ed al modo di alimentare in loro i maiali. Suggerì un cam· biamento del piano degli ospeJali fissi da campo, pel qual e la direzione medica sarebbe più concentrata e i malati più dispersi che col sistema attuale. Discusse s ui pt'ovveùimenli necessari per uno spedale da campo porgendo molti utili suggerimenti alle autorità militari. Le sue osservazioni sulla necessità di migliorare la cucina deiZli ospedali sono state prevenute con lo stabilimento di apposite scuole stato annunziato da lord Harlington. Circa la provvista delle medicine negli ospedali, il dottol' Veale richiamò l'attenzione s ulla forma Ltoppo pesante c voluminosa, con cui erano finora apprestale, suggerendo l'abolizione di molli pteparati, e utilizzando i moderni metodi perfezionati di preparazione, di ridurte in piccolo spazio tuLli i medicamenti che sono essenzialmente necessari pel servizio di campo. Il dott. Veale concluse la sua lettura con una mollo temperata e chiara esposizione di alcune delle difficoltà che gli ufficiali medici ebbero ad incontrare nella campagna egiziana e delle infondate accuse che furono lanciate contro di loro. Pure ammeUendo che la direzione sanitaria in Egitto non fosse senza difelli, soggiunse che è da dubitare se fJualunque altro ramo del servizio militare avrebbe potuto sostener e, piu vittoriosamente di quello che il servizio medico ha fallo,


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gli attacchi di critici ostili e senza scrupolo e una inchiestA come quella che fu fatta dalla commissione presieduta da lord Morley. Possono diffet'it•e le opinioni di'ca il valore dell'esercito contro cui le truppe inglesi ebbet·o a conibattère in Egillo nel 1882, ma non vi è luogo a dubbio sulla fot·zn del nemico contt·o cui ebbe a contra!:ilare il servizio medico. Il successo delle loro ardue faliche fu eccellentemente dimostrato dal fallo che in 1187 casi di febbre solo 33 morirono, s u 1ì7 di colpi di sole vi ebbero solo 3 morti, che di 2725 casi di dissenteria e altre malattie dell'apparecchio digerente solo 31 riuscirono letali, che i139 casi di oftalmia furopo curali senza un solo esempio di perdita della vista, e che neppure un caso di morte avvenne per pioemia eresipela o cangrena nosocomiale.

IE&terlale d'ambulanza. Inutile è discutere..... certe questioni si riso l vono meglio sperimentando. Ora nessuno vorra di certo negare all'esercito ge1•manico il diritto di asserire che ha sperimentato, e neppure il vanto del calmo, logico e praticissimo dedurne ed applicare. Ebbene la vettura pel trasporto dei fet•iti in guerra ultitimaÌnente adottata in Germania ~ a quattro ruote MA PER DUE soLE BARELLE .. . Le ragioni messe innanzi ed apprezzate per tale adozione! sono : « È difficile caricare e ben col" locare più di due barelle; con un numero maggiore di " feriti la vettura perde, e molto, di mobilità, ne è rallentato • il cammino, cavalli ed uomini sono affaticali. Due ferili in" vece s i caricano e si trasportano con somma prestezza .... • Si faranno due viaggi invece che un solo ,, Potrebbe ben darsi che vi fosse in tali apprezzamenti f)Ualche cosa che meritasse la nostra attPnzione 1 davvero. B.


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Paoohettl da medtoaslone anti•etttol. 11· Congresso dei chiru1·gi germanici, nella seduta del 17 aprii*' 1884, in seguito ad una comunicazione del Lesser ha discussa la questione delle medicazioni sul campo di battaglia. L'Esmarch, dietro l'esperienza degli inglesi in Egitto, raccomanda il suo pacchetto (2 compresse di garza e della segatura a l sublimato). - Roth invece non caldeggia pel pac~;h~tlo di medicazione: pr ecisamente in Egitto frequentemente i soldati l'usavano a ben altro, ed i triangoli più sovenli si adoperarono come calzette alla russa anziché come mezzo di medicazione .. Starke andò più in là ..•. chiamò il pacchetto la disgra~ia del soldato, lo a veva gia detto il CrowfQrt, Langenbeclc esterna pure l'opinione_che le cartucce a medicazione antisettica del Lesser siano inaccettabili. Wiltelshofer pronunciando&i contro il pacchetto di medicazione dice che se vuo]!';i assolutamente far calcolo su tale riser va di medicazione (d'utilità più teorica che pratica) sarà sempre meglio dare una discreta riser va ad uno ogni cinque soldati, da portar si fissala sopra lo zaino.

Quando noi discutevamo e mettevamo in dubbio le scientifiche deduzioni basate sulla res istenza vita le dei bacteri ~pecitìci della lisi e quindi sulla malefica decisa influenza degli sputi, e noi intendevamo rifiutare il concetto che tutto ciò fosse già stabilito, dimostrato, accettato, indiscutibile, non volevamo di cer to però negare la attendibilità, la utilità di tutti i mezzi di pulizia, di precauzione possibili ad usarsi, senza accellare certe conseguenze patologiche e massime medico-legali che da quelle discutibili, ma finora ipotetiche premesse parevano naturalmente dipendere. Ora è sorta (PicoL) la proposta di da1-e delle sputacchiere speciali a i tisici ... . . Non comprendo perchè a loro soli; però ammetterei ben volentier i che se que!"te sputacchiere potessero contenere un liquido, anche antisettico, ecc., servirebbero di certo bene... Sgraziatamente il Picot non ne dà né figura, nè descrizione.

B.


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RIVISTA D'IGIENE

B&pport •ur la ooutruotlon de• h8pltaux. - RocHARD. - (Rapporto sulla costruzione deoli ospedali). In: Reoue d'Hyyiène, 1883, eù Annali Unioersali <li M edicina).

Questo rapporto è s tato compilalo in nome di una commis· sione di 22 membri nominati dalla Societa di medicina pubblice, e fu presentato dal relatore nella seduta del 28 marzo ·1883 e sottoposto alle discussioni della Società mddesima. La situazione dei nuovi ospedali deve cercarsi per regola generale fuori del recinto della cillà, sebbene a non grand'' distunza; se ne avrebber·o cosi vantaggi igienici ed economici. Si concede però çbe le grandi città abbiano piccoli ospedali nel centro per il ricevimento dei malati, per l'ass istenza dei casi urgenti, e per il ricovero dei malati gravi non tr·asportabili. In questi casi però é necessario che l'assistenza pubblica colleghi gli ospedali esterni •;oll'ufficio d'accettazione per mezzo di opportuno sistema di vetture. L'orientazione dell'abitato dovrà essere con esposizione prevalente a mezzogiorno nei paesi nordici, e con esposizione ad est nei paesi mer idionali. La superficie da destinarsi ad uno spedale dovrà essere la più vasta possibile, e dovrà variare secondo molte circostanze; tuttavia si può assegr.are in termini generali la superficie di un ettar o pet• ogni 100 a mmalali. È ammesso che gli ospedali moderni non debbano di regola oltrepassare i 500 letti. Ogni ospedale si compone di 3 parti principali; le sale dei malati, le quali vogliono essere distinte pei sessi; il fabbricato dell'amministrazione, e gli annessi od accessori. Perfacilità delle comunicazioni un tempo s i costruivano tutte

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RIVISTA

queste parli in un solo fabbrica lo; ora è dimostrala la necessità di Lenerli separati. Anche lo sale dei malati devono essere isolate le une dalle altre, adol'ando il sistema dei padiglioni. Un allro principio stabilito é quello di non sovrapporre 2 piani, ma i padiglioni devono essere composti di un solo pianterreno alquanto sollevato dal suolo circostante, e costruUo sopra cantine. Il numero dei letti in ogni sala non dovrebbe superare quello di 20 o 30. Per una sala di 20 lelli si possono assegnare le dimensioni seguenti: lunghezza 30 metri, larghezza 9 metri, altezza 5 metri, in complesso 1350 metri cubi ossia 67 metri cubi d'aria per eiascun malato. I venerei ed i darmopatici potrebbero anche riunirvisi in numero di 30, restando a ciascuno ancora 45 m etri cubi di spazio. Ciascun padiglione deve avere 4 piccoli gabinetti ai rispellivi angoli; i due vicini alla porta sono destinati l'uno al medico e l'altro a ll'infermiere. Quelli all'altra estremità della sala comprenderanno le latrine ed il gabinetlo per i bagni, ove siavi anche il lavabo. Lo latrine devono essere all'inglese, e con sed ile di legno verniciato o cernto, costi tuito unicAmente da un anello di 5 a 6 centimetri di larghezza, allo scopo che l'individuo non possa salirvi :;opra coi piedi, ma sia obbligato a sedervisi. La forma di questo sedile sarà ovale, coi rispettivi diametl'i di 40 centim. di lunghezza p et• 33 di larghezza; e l'altezza totale sarà da 30 a 40 centimetri dal suolo. Gli si darà una direzione lt>ggermente obliqua verso l'innanzi, restando ve1·· ticale la parete posteriore. La vasca sia munita di un appar ecchio idraulico otturatore. Le finestre saranno disposte sui due lati di contro le une alle altre, ed avranno larghezza di melt•i 1,20; tra le finestre possono stare uno solo o due letti. La pat·te superiore della impannata si apre isolalt.tmenle ed a soffiello; ventilatori speciali sono aperti a livello del pavimento. Le pareti saranno di stucco o dipinte all'olio; il pavimento di legno forte ' cementalo con bagno di bitume. Alle sale di chirurgia dovranno potersi annettere tende o baracche. La disinfezione delle sale si farà abbruciandovi 30 gr. di


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zolfo per mell'o cubo, previa chiusura di lulli gli spiragli. Indi si lavano le mura, il pavimento, i mobili in ferro, e si lasciano ape1·te le finestre per ·J5 ~dorni. Un corridoio mette in comunicozione fra loro i diversi padiglioni, ed in questo delle tavole opportunamente disposte l ungo il muro, e piegabili nelle ore intermedie, potnmno se1·viro di refettorio. Il fabbricato dell'amministrazione non dovl'ò esigere inutili spese di semplice lusso; vi si richiede la massima comodità ed igiene, colla piu grande semplicità. I locali annessi acl un ospedale di 500 letti sono molto numel'osi; la cucina, la farmacia, e la stanza per i bagni possono esse!'~ con vantaggio riunite in uno stesso locale; l'ingegner e dovrà pensare anc:he al parlatoio, alla cappella, alla biblioteca, all'alloggio dei medici e degli infermiel'i, ai padiglioni d'isolamento per le malattie sospette o contagiose, al padiglione pe1· le partorienti, per gli alienali, alla sala mortual'ia e per le autopsie, alla lavanderia e stufa pe1• l'asciugatoio e p et· le disinfezioni, al magazzino delle ves limenta e degli attrezzi e lelli dell'ospedale, alle scuderie, rimesse, ecc. La ventilazione d'estate si eseguisce coi mezzi naLul'ali, che sono sempre i migliori; e d'inverno introducendo . aria calda e pura nelle sale a livello nel pavimento possibilmente tutto intorno all'ambiente da riscalda1•si, e non soltanto nel centro. L'evacuazione dell'aria corrolla si fa aprendo appositi v~nlilaLori a livello del soffitto, e muniti di fiamme a gas nelle sale dei malati pe1' affezioni conla~riose. Ottimo è anche il sistema di riscaldamento a vapor &cqueo circolante nei tubi, che può essere applicalo a diversi padiglioni col mezzo di un solo servizio cenLl'ale. L'illuminazione si farà col gas, con apparecchio alto ad esporlat·e i prodotti della. combustione; ma si spera che i progressi della scienza porteranno presto alla possibilità della illuminazione elettrico, chP. non arreca pericoli, nè alle1·a la composizione dell'aria ambiente. Il dott. Tt•élat, nella discussione che tenne dietro alla lettura del Rapporto del prof. Rochal'tl innanzi la Società di medicina pubblica di Parigi, vi fece qualche osset·vazione;


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e condannò specialmente il riscaldamento a vapor acqueo, che esige continue riparazioni agli apparecchi costosi e qualche volla pericolosi; condannò il sistema dei sedili delle latt•ine proposto, perché trattandosi di malati spesso debolissimi, non è prudenza pretendere che stiano seduti in equilibrio sulla perifel'ia di un tronco di cilindro; epperò consigliò il sedile piano di legno forte verniciato. Al pavim,mlo in legno proposto, egli preferisce le maltonelle rosse, liscie, compatte, che si puliscono con facilità, e si possono saldare fra loro con esattezza. I pavimenti in legno diventano, dopo qualche tempo, nidi di animali e I'icel· tacoli d'immondizie, perché si fendono in tutti i sensi. In un ospedale di chirurgia bisogna pensare anche all'anfiteatro per le operazioni; dev'essere una sala mollo ampia, orientata al norò, con gallerie per gli spellalori che devono essere situati più in alto che l'operatore, con ~uolo pet•fettamente impermeabile; tubi per condurvi acqua f!'edda e calda; abbondante luce, ecc. Anche l'ingegnere Tollel aggiunse le sue osservazioni. Propone che si debba tener calcolo di 100 metri quadrati. per letto, nello s tabilire l'area da destinarsi agli ospedali futuri, ma di tenere questa cifra soltanto come un mininum, che può valere per un ospedale di 100 lelli. Ma crescendo il numero dei letti bisogna compensare con piu ampia superficie libera gli inconvenienti dell'agglomerazione; quindi il Tollet raccomanda di crescere gl'adatamenle il coertìcienle fino a raggiunger·e i 150 metri per !ello per un ospedale di 600 letti. Raccomanda nella costruzione degli ospedali nuovi di non trascur&t'e le sale per i convalescenti. L'oratore si diffonde ampiamente nel riferire dali storici sugli ospedali costrutti nel medio evo e specialmente sull'Hòtel-Dieu di Parigi, sulla loro architettura, sullo 1·.ause di loro insalubrita, sulla loro cubatura, ccc. Dimostl'a che la forma ogivale del soffitto é quella che più conviene sia per la cubatura, sia per la ventilazione ed il nessun ristagno dell'aria come pure per speciali ragioni di meccanico.

Il vertice dell'ogiva dovt·à essere aperto per tutta la lunghezza della sala e comunicante con speciale lantema venlilatrice.


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Rispetto alle latrine si dichiara piullosto partigiano dei re. cipienti mobili in metallo, contenenti materie assorbenti e dis infettanti. L'esperienza fattane all'ospedale di Bourges fu mollo soddisfacente. Sat'à però sempre a raccomanda1·e una grRnde sorveglianza e nettezza delle latrine. Delaunay raccomanda la necessità di costrurre ospedali speciali per le malattie contagiose; e s uggerisce di non limitare a 30 gl'ammi per metro cubo lo zolfo presc••itto per le disinfezioni, ma di porlar·lo, secondo l'uso segl!ilo dag-li americani, a 100 grammi per melt·o cubo, poichè in simile argomento non bisogna temere di far troppo. Il dott. Du-Mesnil raccomanda che il parapetto delle finestre non si elevi ad un melJ·o dal suolo come propone la Commissione, ma si limiti all'altezza di 30 centimetri, per favorire meglio la véntilazione e l'illuminazione. Trova molto pratici i pavimenti in legno duro, e l'icorda che all'as i!o di Vincennes esiste fin dal 185i ancora in perfetto stato. Il doll. Valli n combatte la proposta Delaunay, e dimostra che nelle camere contenenti stoffe, un eccesso di acido solforoso produce scoloramento e deter·iorazione grave delle medesime. Ora Stet•nberg ha dimostrato che 16 grammi di zolfo per metro cubo distru ggono la virulenza dd vaccino seccato, e Vallin provò che 2•> gr·ammi di zolfo bruciato di· struggono quella del virus moccioso, e 30 quella del virus tubercoloso, non occor1·e adunque andare ad una eccedenza, che sarebbe indifferente soltanto ove s i trattasse di locali vuoti. Anche all'ingegnere Tollet risponde che la dimensione delle sale in altezza non deve esse1·e eccessiva, bas tando i 5 metri, e che tutto ciò che ollrepassa questa misura è un puro lusso architettonico, che in apparenza aumenta la cubatura, ma in realtà il malato non se ne avvantaggia. Essendosi asserito che il costrurre gli ospedali ad un piano superiore anzichè col solo piano lerl'eno potrebbe dimez~are la spesA, il Tollet combatte questa s upposizione, e dimostra che i padiglioni rioscendo alli il doppio devono importare una dis tanza doppia, quindi riesce nullo il vantaggio rispetto all'area da occuparsi: ed il sovrapporre i piani rende impossibile l'applicazione del s istema ogivale. Anche le spese totali


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di costruzione riescono di poco diminuile. Il Tollel vi unisce delle figure rappresentanti delle piante e degli spaccati di diversi sistemi di ospedali.

• Filtrazione delle acque impure attraverso il suolo, ed l materiali laterizi. - FoooR tReo. I-l!Jfl· Aoùl, 1883 ed Annali Cnh·ersali di Medicina). L

All'esposizione d'igiene rli Berlino figurano i numero~i appRrecchi esposti dal Fodor, professore d' ig iene a Buda-Pest. Il seguente apparecchio serve a dimostrare l'intiuenza potente che esercito la permeabilità del suolo sui fenomeni di pulrefazione e di ossidAzione che si compiono ne' suoi strati. Più il suolo è permeabile e più allivamenta si compie J'os"Si<.lazione; me ntre in un suolo compolto 'd om inano i fenomeni di putrefazione. Due tubi lunl!hi più di un metro, l'uno di d! veli'O, l'ollro di finA tela metallica, sono riempiti della medesima qualita di lert'a permeabile. All'estremità superiore di ciascuno di questi tubi si ' 'ersano 100 c. c. di un liquido contenente sostanze organiche in decomposizione, lentamente in 24 ore. Si raccoglie il tìllrato. Si riscontra che il liquido che fìlll'ò attraverso al terreno rinchiuso da filo metallico è r icco di acido nill'ico, e contiene molto meno ammonit~ca e sostanze organiche, dell'altro. Si determina l'acido nilr·ico coll'acido solforico concentJ't~to e l'indaco; l'ammoniaca col teallivo di Nessle1'; le materie organiche col permangnnoto <.li potasst1. Fodot• dimostra che le acque di fogna, se anche allravl'rsano il mur·o delle canalizzazion i, sono tali <.la non inf~llar più il suolo. P et·ciò prende una piett·a da muralura, la copre di ceralacca su tulle le faccia, salvo sulle due più strette lon,::iludiuali; col mezzo di congegno adatto fa filtrare dell'orina od allro liquido or ganico putrido, pt'ima attraverso al mattone prepat'alo, indi a terra rinchiusa in tubo di vetro, e raccogl iendo ciò che passò pet· tale tìllro, vi r iscontra l'ociclo nitr·ico, ma non l'ammoninra, o le materie oeganiche. Onll'é che lo strato di suolo di un metro di spessore può giudicare sufficiente a purificare, se permeabile, le ac4uo corrotte, nnche quelle che filtrano dalle fogrie.


n'IGIENE

84.9

Fot.lor dimostrò ancora che mentre il mattone disposto, come innanzi si è dello. lascia passare acqua limpida altraver so ai suoi por·i in quantità indefinita; se noi lo facciamo attraversare da acque contenenti sostanze organiclte, a poco a poco la s ua poros ilà scema, finché esso diventa impermeabile. Ecco quindi una proprietà che tende a correggere lo s tesso inconveniente della pel'meabilita che si lamenta nelle pareti delle fogne.

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Rloerohe sulla fognatura. - SoYKA. - (Zeitschrrfi fi.i r Biologie. Band X VH, Heft 3, 1882 ed Annali Unioersali di M edicina). La fognatura delle cillà ha d'essa una qualche influenza sulla mortalita ~ L'autore cerca di risolvere questa importante quistione servendosi dei mezzi che gli sono offerti dalla sta tistica sanitaria di Monaco. Divide la città in distr etti secondo lo s tato della fognatura , e dimostra coi risultati della statistica della monalità. dal 1875 al 1880, che la parte della città meglio canalizzata ha minore mortalità che le altre: e che in questa stessa la mortalità andò notevolmente diminuendo dopo eseg111ile le canHiizzazioni più moderne. La febbre lifoide fu la malattia che dimostrò d'esserne stata la più influenzata, in modo favorevole. Idrofobi&.

Nei giornali fu: detto che il Pasteur hveva trovato il rimedio della rabbia .... Non è esalto. Egli sarebbe stato condotto dietro numerose ed attendibili esperienze a trovar modo di attenuare colle inoculazioni progressive, il virus rabico, e r ender e i cani cosi refrattari alla rabbi& .... A vendo ottenuto dei virus attenuati e non mortiferi, confida il Pasteur possano riescire a preservare l'economia dai vir us più attivi e dai mortiferi, e si pos~a quindi s,opprimer e per tal modo lo sviluppo della rabbia nei cani morsicati da cani arrabbiati. Non tra ttasi dunque d'un rimedio della rabbia, ma d'un metodo di profllass.i della rabbia stessa, cose ben diM


850

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

verse davvero. E siamo ancora nel primo periodo delle esperienze.... Ed il Pasteur stesso invoca di poter altuat•e esperienze di secondo periodo! È quindi, per ora, una pura fiaba giornalistica la scoperl.a del rimedio dell'idrofobia. B.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Delle oondlsionl blohe 4ell& otttà di Br..ola iD rapporto alla •na aalabrltà e4 alle malattie 4'batesloDe, del medico direttore di sanit.A dott. TuLLro Bo:-:rzzAROr. - (Brescia, slabil. tip. !il. F. Apollonio, 188 ~). È un volume di 222 pagine, con note, cil.azioni e corredato

di molle tavole statistiche e di una mappa schematica della città di Brescia c9n la indicazione dei fiumi e fossi scorrenti le vie e l'abitalo. Dopo un cenno sulla posizione topografica, s ulle condizioni meteorologiche e sullo stato geologico della citt.A di Brescia, sono esposte le note sl.atistiche della morl.alilà per tifo in essa ciLtà l.anto nella popolazione civile che nel pr esidio che concordano quasi esattamente con quelle dale dal dottor Da vico (1), e questa morlalit.A è messa a confronto con quella per la stessa malattia nelle principali cilt.A e nei principali -estJrciti di Europa. Da questi dati si rileva che negli anni 3.873-77 i morti per tifo furono in ragione i ,10 per mille della popolazione; nel 18i8-82 di i,65, nel 1881 eli 2,01, nel 1882 di 2,60 e nel 1883, in dieci mesi, dal t• gennaio a tutto olrtobre, di 1,70. Nel presidio si avrebbe avul.a la morl.alilà nel (t ) Cenni

SI'"' eo•uc dr lle '''ol{lt/ie Ufùlte in Brucia- (Giornale di .fftdicina

militare, t88~ , N.!).


RIVISTA BIBLIOGRAFICA

81>1

periodo 1875-81 di 6,92 per 1000 della forza e nel 1883 (a lutto novembre) sarebbe ascesa alla ingente proporzione di i7 ,per mille. Dopo ciò l'egregio a11lore discute estesamente e con molta -copia di erudizione sulle cause dell'ileo-lifo, fermandosi particolarmente sulla infezione stercoracea propagantesi per mezzo dell'aria e dell'acqua, dimostra al pari del citato dottor Da vico, essere questa la causa principale onde deriva l'ileo-tifo àn Brescia. Descrive poscia le condizioni fisiche di ~uesta ·città e in particolare del suo sottosuolo, le quali favoriscono ao svolgimento e la propagazione di questa infezione, rias-sumendole nei seguenti capi: 1' L'impermeabilità degli strati retroposti al terreno su -cui si adagiano le case; 2' La cerchia murale che toglie la via alla uscita delle .acque dalla città che conseguentemente vi stagne.no; 3• I cosi detti fiumi sotterranei che l'attraversano, costrull.i in modo da cagionare un abbondante disperdimento dell'acqua stercoracea che contengono; 4' l rislringimenti che si riscontrano lungo questi canali imprimono alle maggiori correnti acquee secondarie alle lunghe pioggia un vero movimento di regurgilo e per esso il dilagamento dei pianterreni con le soxzure che vi sono frammiste; 5' V'hanno androni separanti, di mezzo metro all'incirca, due linee di case, in .cui da tempo immemorabile si versa da ogni piano ogni sorta di materie che aderendo alle pareti delle muraglie danno l'aspetto di vere stallatili, o fanno stagno in un così dello fosso; 6• V' è un quarto circa d~lla città, i di cui fossi non hanno, o hanno insufficiente quantità di acqua. In questi le materie si soffermano e le pioggia interrotlamflnte rimuovendoli spargono nel vicinato puzzolente dissoluzione. 7• Le acque di scarico delle fontane in cui si lavano le biancherie sporche fanno pure capo nel sottosuolo; s• l condotti degli acquai, come i condotti delle latrine nei quartieri affollali immettono, senza difesa, nei comunicanti fossi stercoracei e negli informi bottini;

l


8a''9...

IUVISTA

9° Tutte le sozzure raccolte sul soprasuolo o nel letamaio e nelle latrine trovano per le acque di pioggia la possibilità di infì!Lrat·si nei pozzi o nei condotti delle acque potabili; 10• Una o più latrine mettono foce in un solo androne comunicante coi canali centrali delle contrade e le mate rie r accolte abbisognano delle acque di pioggia per pt•enclere la via di questi canali; 11° Il pianterreno della città è pr essochè tutto umido e la umidita non solo investe i pianterreni ma talvolta gli stessi primi piani. P er. ultimo il dott. Bonizzardi discute a mpiamente i provvedimenti onde rimediare a questo stato di cose e togliere alla cillà la maligna influenza che la rende terreno a cconcio allo sviluppo dei ger mi del tifo e del colera; e conclude dicendo che la deviazione dei fiumi si presenta come l'unica via pratica e possibile pet• migliorat•e le condizioni igieniche cittadine; a cui aggiunge come rimedi coadiuvanti la istituzione delle latrine a fogn e mobili e una abbondante provvista rli acqua potabile per la quale dà gli opportuni suggerimen ti eli pratka attuazione. The Hyglene of Arm.te• hl the Fleld. (L'igiene degli eserciti in campagna) -R. RAWLlNSoN, (Londra, 1883). Illustre ingegnere e che con apprezzevolissimo ed apprezzato diritto potè e!;;porre i ris ultati dei suoi studi nelle questioni sugli stabilimenti spedaliet·i, sanitari, oggi ha voluto entrare in 11n campo che pr opr io non è a tutto diritto il suo, ed ha quindi formulale proposte che non paiono davvero molto pratiche. Sta bene che gli ospedali tutti difettino di ventilazione; è verissimo che tale inconveniente è g ravissimo negli spedali a più piani; è pure ver o che gli acquai, le fogne, le latrine non dovr ebbero mai essere vicine alle fondazioni, mai nell'interno: ma essere stabilile all'esterno e venlilate in maniera indipendente dalle sale....... Ma il difficile è di ovviare ad altri inconvenienti che in allor a si accentuano gravissimi.


BIBUOGRAFI CA

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Un eser cito, dice il Rawlinson, deve avere uno stato « maggio1·e sanitario ed il comandante in capo deve a vere "' un'autorità sufficiente per ordinare, per obbligare ad ese· " guire, e per pagare i lavori tutti necessari.. .. • Ed é giusto. Ma per avet·lo in guerra é necessario sia ordinato in pace; mentre in molti paesi, anche là ove apparentemente si lascia u

al personale tecnico uno r csponsabililo , se ne subordina ogni

.allo esecutivo, non solo al riscontro (che sarebbe cosa giustiss ima) delle centrali autorità amministrative, ma al loro .apprezzamento, al loro beneplacito, al loro incompetente giudizio. Il Rawlinson tra molle idee giuste e praticissime, ne ha ·innestate di s trane.... Che l'ingegnere possa e debba essere l'attuatore dei desiderì dell'igienista e del medico, noi lo comprendiamo, e crediamo che per quanto un po' definila e limitata così, l'opet•a sua possa essere ancora essenzialmen le ·utile, utilissima .. .. Ma che egli imponga al medico le sue idee e pretenda attuarle anche contro di lui, parrebbe davvero un po' fuor di misura. L'ideale per noi sarebbe che il medico avesse autorilll, che i s uoi desideri trovassero nel tecnico il mezzo della più compiuta ed ampia attuazione. L'ospedale è il tempio del medico e dell'igienista medico: l'ingegnere e •l'architetto non possono a ver e altro mandato che ele vario ed ador narlo come il medico crede meglio utile agli scopi dei quali egli solo é giudice competente, assolutamente competente. B. 'Tralté de1 1lpe1 de la mort, par BoucHuT.

L'illustre autore ottenne già il premio Manni e del mar-chese d'Our ches per lavot•i sull'argomento. Ora ha r iassunti ed esplicati quei lavori aggiungendovi studi e considerazioni speciali. Parlando dei segni immediati della morte, li distingue nei relativi alla mor te del cuore, del polmone, del cer vello. Enumera come essenziali: 1" L'assenza per 5 minuti dei battili cardiaci, all'ascolta..;ione, sui quattr o punti cardinali !fel cuore;


854

RIVISTA

2' Accenna alla cardiopuntura, che non è di certo mezzopratico; a• All'esame del fondo oculare (scomparsa della papilla, decolorazione della coroide, ecc.), che pur non sono mezzi: pratici; 4' L'immobilila del torace, la mancanza d'ogni soffio boccale e nasale, sono di valore assai dubbio;

5' Il rilasciamento di tutti gli stinteri, non é sempre immediato; 6' L'accasciamento dell'occhio, e la formazione della tela bavosa sulla cornea, non ~ossono poi ritenersi segn~ precisi. I segni lontani , raffreddamento, rigidità, macchie, suggellazioni, putrefazione, sono certamente segni probanti e facili a determinare . . . . ma sono lontani appunto. Quanto alla temperatura il Bouchut stabilir vorrebbe che· la discesa a 2()-, sarebbe sefZnO sicuro e perciò avrebbe ideato un apposito istrumento, un termometro, cioè, stabilitoappunto s u tale temperatura. Alla fin fine dopo 18.nto sfoggio di scienza e tanto apparato di dottrina e di fatti, la questjone resta qual era . . . . Prima dei segni reali TARDIVI, tutto é probabilissima probabili là, ma la certezza non si ottiene, almeno come dato sicuro ed apprezzabile da chiunque. B.

Prlmer oenamen trenop&tloo eQ&Dol. - (Barcellona1884).

Presso il Manicomio di Nueva-Belen vicino a Barcellonafu, nel settembre (giorni 25-28) 1883, tenuto un solenne concorso di frenopatia. Vi si è dato esito (l} concorso di 4 premi proposti pei temi dalla relativa commissione stabiliti (L'idiotismo morale. La follia puerperale. Gli studi frenopalici ed i codici europei. Le anomalie frenopatiche della volontà) e· furono lette ben altre 20 memorie su importantissimi argo· menti di frenopatia. Il presidente, direttore del manicomio, aprl il concorso COl") un elaborato discorso ed il segrdtario della commissione fece-


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BIBLIOGRAFICA

una minuta relazione dei lttvori della comnuss10ne stessa. La solennità fu chiusa con una elogiale biografia di frate Giovanni Gilberto Jofrè del quale si inaugurò la statua ... Precipuo merito di questo sacerdote fu l'aver colla predicazione proc·urati i fondi pell'erezione dei primi ricoveri per pazzerelliin Spagna (1425 Vt~lenza, 1436 Siviglia, 1483 Toledo), che avrebbe per tali istituzioni precorsa la.Germania, la Francia e l'Inghilterra stessa il cui ricovero di Bethlam (Londra) non risalirebbe che al 1547. Il grosso volume per tale circostanza pubblicato e che riporta tutte le memorie sovra ricordate é prova dell'amore col quale eoltivansi in Spagna sì fatti studi. B.

Boçltal ooutruotlon and ••nagement.- DolL FEDERICO MoNAT e H. SAXON SNELL. Bo•pltai•, lD4rmalre• an~ dlQ8DII&lre• - ÙPPORT.

Del primo libro non é uscito che il primo volume, diviso in due parti; nella prima scientifica e specula;tiva il doll. Monat tratta dei principii.da applicare nella cos\.ruzione eù amministrazione degli ospedali, perché raggiungano meglio e meglio sicuramente lo scopo. La seconda parte è consacrata alla esposizione dei modelli e tipi degli ospedali generali dei diversi paesi, da dopo l'adozione del sistema a padiglioni. Finora non si hanno che le riproduzioni degli sp~dali inglesi (otto tipi. Ospedale militare di Herbert a Woolwich,l'infermeria Blackburn, quella di Leeds, l'ospedale Saint-Thomas a Londra, l'infermeria reale di Edimburgo, quella di Glasgow-Owest, l'ospedale di Norwich, l'infermeria di Marylebone a Londra); quelli del Belgio (l'ospedale civile di Mons e quello di Anversa); quelli di Germania (ospedale della Università d'Heidelberg, il civile di Frederichshein a Berlino, ii militare di Tempelhof pure a Berlino, gli ospedali militari di Konigsberg, di Dusseldorf, di Ehrenbraitslein e di èustrin, il pubblico di Dresda, la nuova clinica chirurgica dell'ospedale civile di Strasburgo). Nel secondo volume sara fcltlo cenno dei soccorsi medici


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RI\'I STA

stabiliti nella cilla òi LonJr·a; sara poi continuala la descrizione dei diversi !"pedali rispondenti al tipo a padiglioni, degli allri paesi. Anche l'opera del doll. Opport é divisa in due parti, la teorolica e la descritliva ... È un Agregio, stringato, succo!;'v manuale, che dovrebbe essere tra le mani d'ogni medico specialmente dirigente di s anità. In diver si articoli speciali vi si tratta di ben 13 spedali a mericani, di diversi dell'Austr·alia , di 10 del Belgio, di uno di Danimarca, di 95 inglesi, 2 delle Indie, 14 d'Irlanda, 10 della Scozia, 45 della Francia, 56 de lla Germania, 15 dell'Austria, 1 dell'Olanda, 16 dell'Italia, 4 di Hussia, 2 di Spagna, 4 della s,·izzer·a ... Vi sono pure accennati molti flllri stabilimenti benclu" in motlo me no deltagliuto e speciale. Vi sono innestate 74 fl~ur·e. TI libro deli'Opport forni sce tale copia d i informazioni che sarebbe vano cercare altrove. B. Bul obolera al O&lro 4'EI'itto nell'&DDo 1883. - Ricor di del dott. PROSPERO So:-.<srNo. - (Comunicazione a lla Sociela medico-fisica òi Firenze).

Medico capo d'uno dei più importanti ospeJali speciali al Cairo, potè il Sonsino (che, lasciata Firenze ove aveva bel nome nella letteratura e nel giornalismo medico, giA da anni colà dimora) s tudiat•e estesamente l'epidemia .... Frullo della la1·ga s ua pratica e delle ricerche scien tifiche attuate, é questo succoso lavoro, ove traccia appunto i risullati e di q uella c di ques to. Lasciando della parte descrittiva della malattia , che giA purtroppo è a tulli i medici ben nota, non discuteremo neppure sugli s tadi da lu: stabiliti (di diarrea iniziale, di colerina, di colera a sfillico, di reazione salutare o morbosa), benché pur qualche osservazione possono, a nostro parere, meritare. Noteremo a vece quanto di speciale, di nuovo o di raro è nella m emoria accennato. Anzitutto, come non inutile alla interpretazione di certi fe·


BIBLIOGRAFICA

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857

nomeni del processo, vuolsi l'icordare l'osservazione che il termometro clinico nel periodo asfittico accennava una sensibile e tal fiala pronunciata (fino a 40•) elevazione della temperatura r etlale. È il Son::ino propenso &d allribuire all'anuria, causa d'avvelenamento, in buona parte lo stato tifico successivo appunto più pnrticolarmente a quelle forme nelle quali l'anuria ha lungamente perdurato .... Perciò vorrebbe denominata allora essa reazione w·emica. Egli avrebbe pur notato un certo nesso, nel periodo di reazione fra il vomito e l'uremia .... . che in alcun{ casi apparioa ai malati stessi che dicevano uscir col oomito la loro urina .... Sgrazialamente non indica a qua.li dati, a quali sensazioni i malati accennassero; né egli si è occupato di delermina!'e se quell1:1 vaga indicazione avesse un fondamento constalabile analiticamente. Constatò nelle dejezioni alvine dP.i microrganismi ma non li potè specificare non avendo avuta l'opportunità od il tempo di ciò fare. In un caso constatò l'esistenza di cercomonadi, segnalati dal Davaine fin dal185~, che però muoiono e disfannosi immediatamente pel raffreddamento delle materie al vi ne. Tentò, ma troppo scarse ed incompiute, esperienze d'ino· culazione. Le praticate necroscopie nulla presentarono di eccezionale. Spesso riscontrò degli entozoi (uova di bithar zia hematobia), qualche anchilostoma duodenale, frequentemente e talfiata numer•osi ascaridi lombricoidi. Avendo, dietro gli studi del P acini, presente la distinzione del periodo di mor te apparente da quella della morte reale, adottò misure opportune preventive e fece degli esperimenti di constatazione ..... Ma non riuscì a trarne altra conclusione che la solita e stabilita in ogni caso, non dooersi cioè precipitare le inuma.;ioni. Quanto alla cura, benché mostrisi pratico oculato e serio, appunto per ciò finisce a confessare che non t!'ova nulla di specifico, e conchiude accennando ai noti compensi, diversi


858

RIVISTA

nei diversi casi, sempre stabiliti sul criterio dei variabili, per natura e grado, fenomeni di disordini funzionali. Le iniezioni ipodermiche le abbandonò dopo infruttuose prove; non usò gli stricnoidi perché aveva preseuti gli sterili tentativi del prof. Puccianli nel 1854-55. Nell'inizio dello stato asfittico gli parve utile il bagno caldo (35- 3i"), pericoloso per le facili lipotimie, in un periodo più avanzato. L'esperienza gli accrebbe fiducia negli opportuni compensi all'inizio del male; ma incoato lo stato d'asfissia purtroppo nulla giova..... Sì solo la forza di resistenza del

malato. Il laudano a ragione ritiene non specifico, ma si rimedio utile all'inizio, e così gli oppiacei tutti. Sui metodi protilatlici a diritto dice che i più energici usati al Cairo non sono attuabili di certo in Europa (bruciar le case ove manifestaronsi casi, mandar gli abitanti ad aUendarsi al deserto)..... Gli altri che accenna sono quelli da tulli i veri pratici accennali e che anche recentemente vedemmo costituire la vera parta pratica di diverse conferenze fattesi da noi, dal Tommasi-Crudeli, dal Mantegazza, ecc., e che sono appunto sostenute da tulli quei medici che all'utile ve•·o delle popolazioni intendono. Degna di nola, come prova della non contagiosità pel' contatto (mentre incontravvertibile P. la diffusibilità a causa delle deiezioni) sono i fatti raccolti nej due grandi ospedali di Kaar-el-ain e di Ibraim Pascià. Un individuo solo (vecchio infermiere) nel primo, un altro (barbiere) nel secondo, tra il personale addetto furono colpiti dal colera e soccombettero. In ciò il Sonsino è pienamente d'accordo coll'Hunter,chirul'go generale inglese (rapporto a Lord Granville). B.


BIBLIOGRAFICA

••morte e4 artlooU 4ept 41 •peolale n9t& ohe non. ·poterono euere rlpro4otU nel rlauuntl:

Rioista internazionale di medicina e chirurgia. Sttlla contagiosità della tubercolosi - NAPOLETANI. Lo Spallanzani. Della Cairina ( Metiloxichinolina del Ficheur) nella pneumonite - B ERGONZINI e RAVIGHI. Boliettino scienze mediche. Sul meccanismo dell'antlpiresi cairinica - MuRRI. La oipera ed il suo -oeleno - BADALONI (compiuta monografia).

Rioista interna..ionale. I principali .farmaci antipiretici e modo di riconoscer/i nell'urina (Chinina-Acido salicilico-Fenali-ResorcinaCairina-Cairolina-Chinolina), Prof. RENZONE.

Giornale :le/la R. Accademia di medicina di Torino. Monografia clelr Apoatropina - Azione fisiologica - . MARCA CCI.

Reoue scientijique. La Morphinomanie - BALL. A nnalea d'hygiene publique. Paralysie simulée - BÈRANGER-FÉRAUD. Annales d'oculisiique. Ophtalmie jequiritique - VON HIPPEL, KLEIN , DENEFF E. Moniteur scien.tijìque. Nouoelles methodes pour la determination des élément& du lait et de ses jalsijìcations - Q uESNEVILLE. Reoue t:f hyg iéne. A u tour d'un poele (Recherches anémometryques) V ALLJN (È uno studio come sa farli l'illustre igienista ed un rappot·to dei diversi metodi di camini, stufe a combustione rapida, a combustione lenta - J ol y, ecc.)._


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA

La ~>ante clu peuple - EwAno (ottenne il gran premio KeynÈ una bella ed abile volgarizzazione dei pt•incipali precelli e mezzi ig ienici). Archioes de médicine et de pharmacie militaires. Resultats comparat(fs des vaccinations et rivaccinations pratiquées à moyen de oaccin de genisse el de vaccin humain - LONGET, (Il Longcl è già nolo per analoghi laYot·i, dei quali uno (1881) ottenne la medaglia d'oro dall'Accademia di Medicina dì Parigi). Élude Sltr les confusions et ruptures de l' inteslin sans lésion afil'arente des parois aodominales C!IAVASSE.

(Sono 148 osservazioni con una la vola indicante la durala della vita secondo il segmento leso dell' intestino).

Deutsche .VIilitiirarztliclte ;;eitsch r~(t. Della simulazione dei d Uètti dell'udito e della loro SCOperta - D EVERNY.

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Sulla Xerosis della COI1(/Ìitntiva e sui .renomeni che l'accompagnano. - (Deutsche Meclicinisr:he WochenschrifL, N. 2 1 e 22).

K USCIIOERT -

Jl Diretto re

Dott. FELICE BAROFFIO col. med.

Il Red attore CLAUDIO SFORZA

Capitano medico.

NUTINI \F EOERtco,

Gerente.


86 •.

NOTIZIE SANITARIE lta.to .anita.rio di tutto U B . E•eroito nel me•e di DO-· vembre iaea.- (Giorn. Mi l. Ufjlc., pubblicato il17 luglio 1884, disp. 2G·, p. 2'). Erano negli ospedali militari alt• novembre 1883 (1). 3833 Entrali nel mese . 3633 Usci ti . . . . . . . . . 4086 Morti . . . . . . . . . 72 Rimasti al t• dicembre 1883. 3308 Giornale d'ospedale . . . . . 108105 Erano nelle infermerie di aorpo ali" novembre 1883 1175Entrati nel mese . . • . . . 4178 3572 Usciti guariti . . . . . . . Id. per passare all'ospedale. 587 Morti . . . . . . . . . Rimnsti al t• dicembre 1883. . 1194 Giornate d'infermeria . . . . 36030 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo. 13 85 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . . . Forza media giornaliera della truppa nel mese di novembre 1883 . . . . . . . . . . . . . . 154902 . Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza. . . . . . . . • . . . . . . . . . O, 78 Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 1,68 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali 31 e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza. . • Numer o dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di . . . • 0,55> forza. . . • . . . . . . . . Il) Ospedali militari (principali, succursali, infermerie di presidio e apeciall) e oapedali civili. (2) Sono dedotti gli ammalati paaaati agli ospedali dalle infermerie di corpo.


86~

NOTTZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie · di presidio, speciAli e di corpo) N. 52. Le cause delle morti furono: meningite ed encefalite 1, bronchite acuta 2, bron. chi te lenta 2, polmonite acuta 4, polmonite cronica 3, pleurite 4, tubercolo~i miliare acuta 1, tubercolosi cronica 6, catarro enterico acuto 1, catarro enterico lento 1, ileo-tifo 21, febbre malarica1, caches~ia palustre 1, cacchessia per aglobulia e leucocilemia 1, edema acuto dello glotide 1, tumore mali~no 1, ferite d'arma da fuoco (in seguito a suicidio) 1.. Si ebbe un morto sopra ogni 122 tenuti in cura, ossia 0,82 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 20. Si ebbe l morto sopra ogni 57 tenuti in cura, ossia 1,75 per 1()1). Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 13, cioé: per malattia 8, per apoplessia 2, per cause a?cidentali 1, :in conflitto 1, per suicidio l.


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NOTJZJE SANITARIE

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8tato ADlt&rlo 41 tutto Il B . Eserolto nel me.e 41 dloem"bre 1888. - (Giorn. Mi!. Ufjlc. pubblicato il 27 lu~lio 1884, . d lSp. -97•, p. -9") .

Erano negli ospedali militari ali' dicembre 1883 (1). Entrati nel mese . Usciti . . . . . . Morti . .

3308

6696 5~67

97

Rimasti al 1• gennaio 188i

46-W

Giornate d'ospedale . . . 119065 Erano nelle infermerie di corpo al t• dicembre 188:3. 119\ Entrati nel mese . . . . . . 5H7 Usciti guarili . . . . . . . 425i Ici per passare all'ospedale. 732 Morti . . . . . . . . Rimasti al 1• gennaio 188' . . 1655 Giornate d'infermeria . . . . 39650 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 22 T otale dei morti . . . . . . . . . . . . • . 119 Forza media giornaliera della truppa nel mese di dicembre 1883 . . . . • . . . . . . . . . 209810 Entrata media giornaliera negli osredali per 1000 di forza . . . . . . . . . • . . . • . . . 1 ,03 Entrata media giornaliera ne~li ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza 121 . . . . . 1,87 Media giornaliera di ammalati In curn negli ospedali e n elle infe rmerie di corpo pe1• 1000 di for za .

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24

Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . .

57

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(l) Oapedali militar i (prioeipall, aoeeuraall, infermerie di pruldio • apeelall) e oapedali chili. (i) Sooo dedotti gli ammalati pusati agli ospedali dalle ìofermerlt> di corpo.


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NOT! Zl E SANITAIIIE

Morirono negli stabilimenti 1militari (ospedali, infermerie di pr esidio, speciali e di corpo) N. 85. Le cause delle morti furono: meningile eù ence falite 4, bronchil.e acuta 1, bronchite lenta i , polmonite acuta 14, polmon ite cronica 3, pleurite 7, apoplessia 1, tubercolosi cronica 5, ca tarro gastrico acuto l, peritonile 2, ileo tifo 25, meningile cer ebro spinale epidemica 2, catarro enterico acuto 2, ascessi lenti 1, febbre m alar ica 4, vespa i 1, morbillo 8, scarlattina 1, difter ite 1, cistite 1. - Si ebbe un m01•to sopra ogni -102 tenuti in cura, ossia 0,97 per 100. Morirono negli ospedali ci vili N. 12. - Si ebbe 1 morto sopra ogni 106 tenuti in cura, ossia 0,94 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti milital'i e civili N. 22, cioè : per malattia 16, per ferila d'ar ma da fuoco 2, per ferite d'arma da laglio 1, per suicidio 3.

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SOMMARIO DELLE MATEHIE CONTENUTE NEL PRESEN TE FASCICOLO.

MEMORIE

ORIGI~A.LI,

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A. Frtsa - Studio :;torico-t linico su lla polmonite crupnlc. . . . . Pag 866

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RITIST.l DI GIOR~,\LI IT.4 .1, 1.l!WI E D ESTERI.

RIVIST.\ ME:IICA. Moty - Cura della diflerito colla canfura . • . Sourìer - Rallcntamr nttl ùel polso: asistolia, smcopi.

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891 8~

RI\'ISTA DI At'\ATO~UA E FISIOLOGI.\, Lehmann- Conlribuziono alla •lotlrina dPl ~~o so del gus to • • • Bechterew e Rosenbach - Sulla Osiologia dci {;angli intcrvcrwbn1li • • Hegar - l.a l'l'tensione della midoll:t >J>inale . . • . . . . . · • •

S95 1396

898

IIIVISTA DELLE )1:\L.ITTIE VENEREE E DF:I,l,A I'EI.I,E. Dérlgnac o Moussous - E ndocardite hlcno rm~:ica . . . . • . . · .. Duhayes des Rouen - Studi sulla zona. • . . • . . . . · • · • H. von Hebra - Cura ahortiva dolll' ulcMc molli . . . . . . . • • Petersen - Il sott.onitr;tlO eli bi~mulo n~Jie mulattic I'Cnoree o della pelle . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . · · • •

1\IVISTA DI CHIMICA E F:\TIM:\COLOGIA. Husson - lli cerca del ~ar1gu o ~ullc ,·c,; ti rhC' furono llìl'ato . Krohn - L'elettrolisi applie.a ta all'analisi dei \'ini rossi . . • A(lparecchio per misur~re il fiOlJlrl' i! la ra1>itlitA Ili a;;sorbimento del nlA tenaie da mcdicat ura . . . . • . . . . . . · • " Bouma - Una reazione dcll'i odoformio . • . . . . · · · · • • • La (loreirina ed i ;;uoi sali nelle fPbbri intcrmittanli pnhrstri . · · Pouchet - Ri cerche w ilc ptomaiue c rOiliJIOSti analo!(hi . · · · • Raby - !l'uovo reazi oni c., ralleristid•c della co•1oinn. n dc ll'osculina o

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005 907 909 9fl!)

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RIVISTA DI TEC.I\'ICA E SERVIZIO MEDICO .M ILITARE. Roth -

Ricordi di un viaggio in Hu.s~ia . • . . . . . . · · · •

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9\5

{Per la conti?lltazi•me de/l'in clice, t•cdasi la terza pogll1a della coplllrl ino.).


MEMORIE

ORIGINALI

STUDIO CRITICO-CLINICO SUI.t.A

L'analisi ragionata dei falli clinici ha la sua importanza ed utilità. In medicina l'istruzioneè,edev'esseredi tuLli i giorni, e la si trova in ogni minimo fatto. La casuistica ragionata, di scussa , è importante; con essa spesso si spiegano le accidentalitil e le conti ngenze morbose, le quali , per essere nuove, oscure o complicate, ci misero già, o ci potrebbero mettere in imbarazzo. Ogni caso morboso ri chiede da sè stesso uno studio: neppure dne di questi casi si trovano simili nei loro particolari. Ed è nello esatto apprezzamento dei parti colat·i che rifulge l'ingegno del medico. Di questi scritti minori, come li chiama il De Cristoforis di ~l ilano, di questi lavori di casui stica riboccano i periodici stranieri; mentre quelli d'Italia a torto ne scarseggiano, sia per la falsa credenza che giovino a poco, sia per una malintesa modestia. Signori, appunto d'una individualità morbosa, d'un caso 55


866 STUDIO CIIITICO-CLIN!CO di pulmonite crupale del lobo inferiore del pulrnone sinistro, oggi v'inlrallengo. Questa pulmonite mi è parsa meritevole di speciale allenzionc, sia per la gravità del suo decorso; sia per la form a sintomatica, che avrebbe potuto falsame la diagnosi; e sia per la pronta e feli ce guarigione dell'individuo, che ne ftl affetto. È perciò che io ne ho raccolto la s!oria, e ve la presento, per dedurne uno studio critico-clinico su la pulmonite in generale. Fra gli otto militari aiTcLLi da pulmonite crupale. che dai primi di maggio corrente anno, ai primi di questo meso di giugno, sono stati ricoverati nel P riparto-medicina, affidalo all e mie cure, il giorno 27, detto maggio, alla vi si ta del mallino, trovai al letto N. 84, il soldato Pacelli Filippo, di questa 2" compagnia di sanità. L'individuo di debole costituzione organica, di temperamento linfatico, di regolare svi luppo scheletrico, con nutrizione generale alquanto scaduta, con panni colo adiposo sottocutaneo deficiente, con colorito della pelle pallido, e mucose accessibili scolorate, narrava di provenire da genitori sani; di aver goduto sem pre huona salute. tranne tre anni fa; epoca in cui, trovandosi nel seminario del suo paese. Pian Castaguaio, in quel di Siena, ehbe a soffrire per tre mesi le febbri malari che. Le qu;:tli in quel turno di tempo dominarono intense e frequen ti per due anni consecutivi; e nel suo collegio di 40 al unni , che erano, 1O ne furono affetti, e per lungo Lemp<Y. L'anamnesi più prossima nessun altro precedente morboso faceva rilevare. Il giorno anteriore alla sua entrata all'ospedale, senza alcun disturbo preliminare, e mentre era nelle migliori condizioni relative di sua salute, in seguito ad accertala causa reumatiz- .


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SULLA POLMONITE CRUPALE

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zante, egli veniva colto da un accesso febbrile, preceduto da brivido intenso, e subito accompagnalo da dolore solto la mammella sinistra, e da tosse molesta. Fin dalla prima visita si notò un lieve coloramento itterico, specialmente delle sclerotiche; lingua normale; condizioni gastro-intestinali buone: rilevante tumore di milza; temperatura di 37,9 del centigrado; 85 pulsazioni a minuto; lieve ansietà di respiro. Le condizioni cefali che normali; solo nolavasi un lieve grado di apatia, ed un senso di generale stanchezza, poco più accentuato, che nelle altre circostanze morbose consimili non soglia mostrarsi. Il dolore puntorio, e la tosse richiamarono l'attenzione al torace: e qui un attento esame potè far rilevare a sinistra postet·iormente alla base, in una zona circoscritta, percussione oLtusa, fremito toraco-vocale rinfor· zato, murmure vescicolare indistin to, espirazione prolungata, rantoli sotlocrepitanti. Nel resto del torace, stato fisiologico. L'espettorazione era muco-sanguigna, viscosa, e color di ruggine, piuttosto abbondante. Si segnò pet· diagnosi: pulmonite cit·cosct·itta del lobo infet·iore del pulmone sin istro, e tumore di milza cronico. La prognosi in qnel momento parea felice; ed al signor direttore colonnello medico cav. Plaisant, all'ora del rapporto giornaliero, annunziai la lieve sintomatologia verificata nel soldato PaceIli. Alla visita serale dell 'istesso giorno 27, però le cose volsero a male. I fatti fisici del torac~ erano gli stessi; ma la temperatura arrivò a 4.0 ,6; i polsi battevano 120 volte al minut9; le respirazioni nell'egual tempo erano 28; il dolore al petto mitigato, continuava la solita espettorazione del mattino; aumentata la prostrazione di forze; cominciò cefalea, subdelirio. L'indomani, giorno 28, la temperatura fu riscontrata a 39,9; i polsi a 109; le respirazioni 38. 1 fatti localieranosta,

ti


STUDIO CRITICO·CUNICO 8G8 zionarii per limitazione; udivasi sofOo bronchiale distinto; poch i rantoli alla ùase toracica; l'aia. di otlusitil alla percussione era aumentata. Alla sera del 28 la temperatura risalì a 4'1; i polsi a ·120, le re,;pirazioni a 4.0. Si notò torpore cerebrale, prostrazi one di forze, es:turimento nervoso. Il giorno sPguente, 29, la temperatura segnara 40,2; i polsi 109; le respirazioni 36. Continuava, benchè diminuita, la tosse, e scarsa la espettorazione muco-sanguigna. Alla sera si ehbe una temperatura più bassa. della sera precedente, cioc 40,6; i polsi numeravansi a 98 per minuto; le respirazioni 36. Si era ottenuto cioè maggior calma nella frequenza cardiaco-vascolare, e poca diminuzione di temperatura. In della sera si manifestò diarrea abbondante; meteorismo, vaneggiamento, subdeliri<•, adinamia. L'indomani, giorno 30 maggio, la temperatura era a 4.0,4; i polsi sal iv~no a 103; le respirazioni a 38. Il meteorismo addominale era aumentato; sentivasi distinto gorgoglio alla fossa ileo-cecale destra; il tumore di milza era aumentato. Nonostante ciò la pulmonite continuava sempre il suo decorso ordinario; i falli fisici ne rivelavano aumentata di poco la sua estensione nel lobo inferiore del pulmone sinistro; e intanto cresceva l'esaurimento nervoso, la diarrea, gli accessi di delirio, specialmente nella notte. Fin d'allora all'egregio signor colonnello medico direttore, che giornalmente visitava il mio infermo, ed agli altri colleghi della direzi•me, che tulli s'interessavano della salute di questo bravo e diligente giovinotto Pacelli, io feci notare che tm i fatti anatomo-patologìci del pulmone, circoscrilli, aLbastanza superficiali, ed i fatti generali vi era gr·ande spi'Oporzione; e che qualche cosa dovea esserci che mi disturbava l'andamento, del resto regolarissimo, di quella pulmonite così ' limitata.


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SULLA P ULMO~ITE CIWPÀLE

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Alla sera di detto giorno 30 la temperatura si elevò nuovamente a .1.·1, con •105 pulsazioni, e 40 respir:nioni a minuto. Delirio, alla notte segnatamente, aumentato; il meteorismo molto più avanzato con ventre enormemente disteso; diarrea catatTalo copiosa ed involontaria. L'individuo negli accessi di

delirio vuoi slanciarsi dal letto. Al giorno ::li, mattina, la temperatura scese a 39,9; i polsi segnavano •108; le respirazioni 36. La pulmunite risolveva regolarmente; si udivano ran lo li crepi tanti di ritorno; diminuzione del soffio bronchiale; discreta era la espettorazione caratteristica. Alla sera la temperatura era a 38, 9; i polsi a 90; le respirazioni a 36. Ma era grave l'adinnmia; perdurava la parnlisi intestinale, la diarrea, il meteorismo, il gorgoglio ileo-cecale; la milza un poco ridolla di volume. Al mattino del 1o giugno la temperatura era ancora come alla sera precedente, 38,9; i polsi 'H O; respirazioni 36. Perdura vano i fatti nervosi generai i. Alla sera la temperatura risali a 39,6; polsi 11 O; respirazioni 40. Al mattino del giorno 2 giugno il meteorismo si r·iscontrò ancora più aumentato per paralisi intestinale; grave esaurimento net·voso; vaneggiamento, carpologia. La lingua, che fino allora si era mantenuta arrossata ed abbastanza umida, si osservava più asciutta ed oscura. La temperatura segnava 39,6; i polsi ~20 , piccoli, evanescenti; 40 le respirazioni. L'ammalato lasciava quasi nessuna speranza di salvezza. All a sera dell'istesso giorno 2, la temperatura si mantenne a 39,4; i polsi H~8. Però diminuì il delirio, e la carpologia; il meteorismo andò cessando; due sole deiezioni ventrali iiquìde. Al mattino seguente, 3 giugno, enforia marc.ata: tempera-


870 STUDIO CRITICO-CLINICO tura 37,6; polsi 90; respirazioni 38. II meteorismo em cessato; scomparso il gorgoglio alla fossa ileo-cecale; vi era prostrazione di for·ze, ma il sensorio normale; la lingua era più. umida ; diminuita la diarrea; scarsa l'espellorazione mucosanguigna; la 'epatizzazione pulmonale seguiva regolarmente la sua risoluzione, come attestavano i molti ·rantoli di ritorno, la quasi scomparsa del soffio bronchiale. La miglioria seguiva alla sera, in c.ui si ebbe temperatum a 37; polsi a 90; respirazioni a 36. All'indomani, 4 giugno, la temperatura scendea a 36,2; polsi sempre 90; 30 le respirazioni. La lingua era normale; si ebbero due scariche diarroiche piutlosio abbondanti, il me· teot'-ismo era scomparso completamente. La fisonomia in brere tempo era divenuta più composta, su lo sguardo, pochi giorni prima cadaverico, già aleggiava il soffio della vita, l'intelligenza era· normale. Dopo due altri giorni, in cui la temperatura, i polsi ed il respiro volsero costantemente al nurmalo. non si applicò piu il termometro, l'individuo era convalescente, la catastrofe era scongiurata. Solo avanzava lievissimostato catarrale nel punto leso del pulmone. Dalla storia clinica ora descritta risulta chiaramente che il decorso ordinario, regolare della limitata pulmonite sinistra, . non fu sviato, ma accompagnato da alta temperatura, da profonda adinamia, da apparenza tiroidea. Risulta pure chiaro che la discesa finale. rapida, della temperatura e dei fatti nervosi generali, avvenne la sera del a giugno, cioè all'ottavo giorno di malattia, appunto come suole avvenire ordinariamente. E che In curva ter·mica presentò remissioni di un grado e più. Quindi, anco avuto riguardo ai sintomi da parte del sistema cardiaco-vascolare, la gravezza della pnlmonile, nel caso no·


SULLA PULMONITE CRUPALE

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siro, non consistè nell'anomalia del decorso, ma nell'accentuazione marcata della temperatura, del polso e dei fatti adinamici: quasi che ad ogni elevazione termometrica della pulmonite, ad ogni suo si ntomo cul mi nante, fosse aggiunta una altra elevazione di temperatura, ed allri fatti gravi da parte del sistema nervoso, per conto d'un altro agente morboso. Quel torpore del sensorio, quella grave adinamia, quell'enorme esaurimento, quel meteorismo, qu el gorgoglio alla fossa ileo-cecalA, quella diarrea, quel tu more di milza, vi mettono avanti il quadro d'una malattia da infezione. Una nogosi cosi localizzata non spiega una sindrome come quella descritta. Signor·i, è appunto questo che io voglio discutere: cioè la diagno!.i precisa della malattia sofferta dal Pacelli: Ma qui devo arrestarmi dal proseguire in codesto lavoro diagnostico per entrare in un'altra serie di considerazioni, dopo le f{Uali potrò ritornare allo scopo diagnostico prefìssomi. E, cioè, devo di scutere una quistione importante, ed ancora palpitante d'auualità, quale è la seguente: È ltt pulmonile crupctle una flog osi, ovvero è t~n(t malattia dct infe:ione? Signori, se la pulmonite in parola fosse realmente cagionata da un agente morbigeno infettivo, specifìco, contagioso; se fosse il monas-pnlmonale del Kleus, chelaprocluce: allora io non avrei motivo di r·iferire questa storia clinica. - Giacchè mi direste cosi: il nostro caso ha avuto un aspello di morbo infettivo; ma la pulmonite è un morbo da infezione; d•mque quale meraviglia pei sinto{lli riscontrati nel soldato Pacelli? Ecco perchè io devo discutere prima se la polmonite è, o non è, morbo da infezione.; e se non lo è, devo ritornare al punlo, d'onde son parlito, per fare la diagnosi clinica precisa del caso nostro.


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STU DIO CUJTI CO - CLI:\ ICO

La pulmonit c che era il tipo dell e fl ogosi pci nostri maggiori; che era quella terra di fu oco in un mare di ghiaccio, e che ad ogni costo bisognava spegnere: Il {nut t1·iom11her de ln malrulie, diceva il S.nlcnham; quell'idolo delle infìamma;d oni , sul cui altare si versò , a scopo terapeutico, tanto sangue, quanto forse non se n'era ver..;ato su ll 'altare della patria, rientrò col progredì l'e della scienza, nel concetto odiern o della flogosi, e venne trattata con l'indiri1.zo terapeuti co adeguato. Ma in questi ultimi tempi illustri patologi vogliono addirittuJ·a togliere la pulmonite crupale dal novero delle flogosi, per tra!;por1.arla nel campo delle malaui e infellive, e perfino contagiose. La malallia dal capi lOio delle bronchiti, pl euriti, infiammazioni degli organi del respiro, si vuoi fal'la saltare a pie' pari nell 'altro ~api lolodei m01·bi da infezione, accanto alle tifoidee, alle infezioni palustri , al morbillo, all'cresipela, ecc. La natum infetliva specifica, e contagiosa della pulmonite è sostenuta in F1·ancia, specialmente da MarioLLe, Bonnemaison; in Germania da Friedereich, Fismer, Jii1·gensen, Leichstenstern; in America da Rodman; in Ingiiillerra da Hardwick; ed in Italia, fra gli altri dal professore l\1aragliano, che nel X congresso medico, tenuto a Modena nel settembre •188'2, sostenne la infelli vi là della pulmoni Le crupale. Esaminerò le ragioni principali , su cui fondasi l'ipotesi della infetti\·ità; e col lume d'una critica spassionata, e desunta dall'istesso terreno clinico degli iufezioni sti, vedremo se la pulmonite è un morbo locale, o generale ; Yedremo se si ha bisogno di ricorrere ad un agente morbìgeno specifico per spiegarsi la malattia ; ovvero se la sì può intender·e appi eno col concetto di una flogo!Si pura e semplice. In altri termini vedr·emo se la infiammazione del pulmone è solo uno dei sintomi prinèipali della pulmonite crupale o è dessa tutto, e da sola basta a spiegarcì i suoi fenomeni morbosi.


SULLA PULMOX1TE CR UPALE

8/3

I.

Una delle ragioni per riporre la pulmonite u·a le malattie infellive è che dessa, come queste, ha un decorso tipico, cronologicamente circoscrillo, regolare, ciclico e definibil e con . . , gwrnr. Nei tifi, nella malaria ecc., l' agente specifico, morbigeno, infettivo invade l' or·ganismo, e vi stabilisce il suo dominio, con le sue forze, le sue leggi; in quella però che l'organismo stesso domina contemporaneamente con i suoi poteri fisiologici, e con le sue leggi, per la continuazione della vita . È un dualismo tra il g·n ùl specifico invasore, e l'organismo invaso. Cessando l'attività dell 'elemento morbigeno invasore, cessa il ciclo morboso; e restano le forze conservatrici dell'organismo, cui spetta il còmpito di ripristi nare le cose allo stato normale; di sistemare le finanze esauste per le patite spese di guer·t·a. Ora questa dei cicli, dei tipi morbosi, bisogna intenderla in un modo non esclusivo per le malattie infettive, a mio modo di vedere. Di faLLi nelle malaLLie comuni, non specifiche, è l'alterazione locale dei tessuti e degli organi, che rappresenta la infermità; e la disturbata funzionalità di questi non si esaurisce, non cessa in modo sempre uguale, regolare, dovendo il morbo seguìr·e una serie d i svariati processi, prima dì riso l vere .

Se l'essudato d'una sierosa o d'una mucosa flogosate non dovesse subire tutte le varie fasi regressive prima di riassorbirsi; se la flogosi dei t~ssuti, dopo i suoi quattr·o momenti « di stimolo, attività cellulare aumentata, attrazione di liquido nutriti vo ed iperemia )) non dovesse passat·e per le svariate fasi del suo quinto ed ultimo momento, che può essere di « migrazione, di essudazione, o di neoplasia, » deLlo essu-


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STUDIO CRITICO-CLINICO

dato, detta flogosi avrebbero anche essi il decorso determi nato, costante, cronologicamente circoscritto, ciclico. Dunque è l'alterata stt·uttura dei tessuti, e le var·ie evoluzioni del processo O.ogosi, quelle che stabiliscono l'indeterminato decorso nei morbi comuni; ma il ciclo vi può essere sempre. Solo che: nelle malattie infetth'e il ciclo è ben determinato, perchè il germe virulento ha un'alli'vil.à determinata, fissa, sempre eguale, e cessata la sua azione sull'organismo, cessa la malauia; mentl"e nei morbi comuni il ciclo diventa lungo, indeterminato, perchè la cagione morbosa è tutta nell'alterata strullura e funzionalitit d'un organo. Datemi una llogo:-i, che per la intensità e qualità del suo primo momento ~< lo stimolo », che per· le condizioni :malo-

miche del tessuto, in cui si svolge, per le sue evoluzioni patologiche, non possa perconere che una determinata, e nessun'altra fase, ed avrete trovato una flogosi a decorso tipico, ciclico; e senza che, per questo, possa dirsi l'intero processo una infezione. Questa flogosi, signori , è appunto la pulmonite fibrinosa: è questa che si trova nelle anzidette peculiari condizioni per decorret·e ciclicamente. Infatti dessa ha la specialita d' indovarsi non nei broncheoli minimi, come sulla forma catarrale; non nel tessu to interstiziale, perivasale, come nella forma purulenta; ma negli alveoli pulmonali, nei suoi elementi epiteliali. Dessa ha la specialità dell'essudato fibrinoso, che coagula. Ed è questa specialità di sede e di essudato, che spiega il ciclo della pulmonite crupale, come ora dirò. Ed invero gli epiteli dell' infundibulo, che nel primo momento della flogosi presentano l' infiltramento torbido, nel secondo periodo proliferano, e si accompagnano alla essudazione fibrinosa liquida, che tosto coagula, alla iperemia, alla migrazione dei corpuscoli bianchi, e alla diiTusione di ematina.


875 La coagulazione dell'essudato comprime i C:)pillari ; da iperemico rende anemico il tessuto . E qnesta provvidenziale compressione dell'ess.udato, che fa l'anemia, è quella che arresta a tempo fisso l'ulteriore evoluzione del processo, e ci spiega il decor·so cicli co della pulmonite. Di falli , che cosa volete che sia pét· di venire del processo crupale nel pulmone, quando si è gi unti all' epatizzazione grigia, all'anemia?- Non può essere altro che la risoluzione. Il processo morboso deve finire, il ciclo deve chiudersi. - All'anemia deve seguire la degenerazione adiposa dell'essudato, e delle cellul e prolifera; quindi il suo rammollimento ; la minor compressione sui vasi: una leggera circolazione nei capillari artet"iosi, mentre la circolazione venosa è ancora inceppata: da qui una differenza di pt·essione vasale, per cui un trasudato che vieppiù rammollisce l'essudato, e vieppiù lo rende idoneo allo assorbimento - Infine succede la rigenerazione dell'epitelio, e la nstibutio ad inlegnun della parete alveolare. Se nella pulmonite crupale non ci fosse la coagulazione dell' essudato, e la fase dell'anemia, la risoluzione a tempo quasi fisso, determinato, non sarebbe possibile ; il ciclo non vi sarebbe più. Come non vi è nelle altre flogosi pulmonali , dove manca la fase anemica descritta, che è la cagione del pro~esso di degenerazione, di riassorbimento, e di risoluzione dell 'essudato. Datemi una flogosi d'un tessuto od organo qualunque, che abbia quelle qualità di essudato coagulante, che strozzi la vita germinale, cellulo-formativa, e che fatalmente debba regredire e riassorbirsi; ed avrete una flogosi, che, senza essere infezione, ha decorso ciclico. Nella pulmonite crupale termina l'alterazione anatomico· funzionale del tessuto leso, a tempo quasi fisso ; e termina SULLA PULMONITE CRUPALB


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STl: DIO CRITICO-CLI:-ii CO

la malauia ed i suoi fenomeni ..generali di irradi azione, e la febbre. Signori, co:;i io mi spiego il decorso ciclico della malauia in esame: malattia suscitata da perverti mento locale ; senza aver uisogno di r·it:on ere all' ipo.tes i d'un agente morbigeno Q specifico, infetti vo. Ma d' altra patte io aggiungo ancora : che queHo decor·so tipico della pulmonite crupale, tanto invocato dai sostenitori della sua teoria infettiva, bisogna ri tenerlo tale fino ad un certo limite. Giacché se Io stimolo che provoca la pulmonite -crupale è più intenso. e gli elementi cellular·i stimolati tendòno a rapida proliferazione, il processo non cesserà; entrerà nella fase suppurati va. Se la compressione dell'essudato coa· gulante eccede i limiti , non si avrà più l' anemia, e la degenerazione grassa ; ma la necrosi e la gangrena. Ed allora, signo1·i , in queste form e, che pure erano pulmoni ti cru pale, dov'è il ciclo, il decorso cronologico, !imitabile in giorni'? Dov'è più il ciclo in quell'altra pulmonite, certamente crupale, che finisce con la ca~e ifl cazion e ,· e la tubercolizzazione dell' essudato ? Dovrem1110 pensare che i vir·us della puhnonite siano varii . Gli uni meno intensi, esaurita la loro attività, farebbero cessare tosto i fatt.i generali , e la localizzazione morbosa nel pul· mone. Gli altri più virulenti , dopo cessata la loro allivitit, farebbero esaurit·e la form a generale infettiva, diserterebbero l'organismo, pet· (asciarvi gli esiti lunghi di flogosi meramente locali. Ma tutto ciò mi sembra troppo ipotetico per prenderlo in seria considerazi one. Quindi, in conclusione, se é vero che nella maggioranza dei casi di pulmonite crupale, franca, genuina « come si dice» il suo de~o rso è tipico, desso si spiega per le condizioni anatomo-patologiche; e non è poi un tipo


877 severamente costante, come nel tifo, nella malaria; in cui anco una energica terapia non di ~ lurberit d'una linea l'andamento morboso, come può farlo in una pulmonite. SULLA PULliOXITE CRUPALE

II.

Altro argo ment~ è la febl11·e nella pulmonite. Essa, dicono i propugr~atori della teoria i~fettiva, è intensa, qual e si riscontra nelle infezioni; e costituisce il fatto culminan te della malattia. JnfaLLi nei lifi, nella malaria ecc., la feLbre, l'elevata temperatura, la sua durata, costituiscono il fatto sonano. Ma a questo criterio si oppone l' osservazione clinica giornaliera, la quale mostra come il fatto sovrano nella pulmonite non sia la febbre. Noi osserviamo pulmoniti con febbre moderata, e di breve durata; febbre che è ad un lirello inferiore a quella che accompagna molte afTezioni infiammatorie degli organi del respiro. Nella pulmonite non è la febb re il fallo più importante ; ma lo è invece l'alterata funzione del respiro, con tutte le sue fatali conseguenze chimiche sull'ematosi, e fisiche su la circolazione. . L' istesso J iirgensen, che è soste oi tore d'un Yirus nella pulml)nite, conferma questo fatto, quando dice: « sono ob·emodo 1·ari i {J?'adi alti di temperatnra ..... e la durata della febbre n ella maggioranza dei ca.si non è abba$/anza considueiJol.e da minacciare serii 11ericoli »;e quando in altro punto così si esprime: « la febbre se si considera per la sua qualità è benigna, ha lieve intensità, è facilmente moderabile con opportuni trattamenti».


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STUDIO CRITICO-CLINICO

Or ditemi, signori, è co:~ì che può dit·si d'una febbre infettiva 1 Quanto non è più elevato, costante e micidiale il proce:>so febbrile nelle infezioni? E quanto non è più ostinato al piU! energico trattamento curativo? Nella pulmonite cmpale, nella gran maggioranza dei casi, il 4:0,5 e il grado massimo dell'acme nelle più intense pulmoniti che abbiano regolare decorso. I casi di 4 l ,4 (Thomas), di 42 (Lebert, Jtirgensen), i 43 gradi preagonici di Wundel'li ck, sono rare eccezioni, che non infirmono la t·egola ordinaria. Di più la durata dell'elevazione di temperatura è minima in confronto di quella delle infezioni: nella pulmonite il termometro segna un mass imo per due o tre giorni al piit; mentre neUe febbt·i da infezioni sono molto più numerosi i giorni, in cui notasi il massimo, prima che la temperatura decada. Che se poi considerij amo la curva termografica in modo comparativo , tl'a la pulmonite e le infezioni, la dillerenza mostrasi ancora più evidente. Non parlo della febbre palustre, col cui decorso non può certamente paragonarsi quella della pneumonite ; ma della curva febbrile nell'ileo-tifo, nel dermo-tifo, ~ nelle febbri eruttive. Nella prima la curva mostra da principio una lunga serie (più d'una settimana spesse fiate) di remiLLenze progressivamente salienti. prima di arrivare all'acme; che ha un decot·so lungo, in determinato, anche di ~ettimane; e poi una disce~a l en ~a . progressiva, con differenze considerevoli tra mattina e sera . La curva termica del dermo-tifo poi mostra fin dal primordio un'alta salienza, che con lievi oscillazioni si mantiene per molti giorni (fin 13, ~ 7), e poi cade quasi di colpo. Nelle febbri emttive da infezione la curva termica olTre tutte quelle modalità grafiche che accompagnano i diversi pe-


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riodi del morbo, negli stadii dei prodromi, dell'eruzione, della llorescenza, desquamazione, ecc. E tulle queste curve termo-grafiche, mi pare, nulla abbiamo da vedere con quella modesta, breve d'una pulmonite genuina, fr·anca; in cui ad una elevazione rapida. che dura 3 a 4 giorni con oscillanti remissioni mallutine, segue una curva più bassa e meno oscillante, la quale al 7° ed s• giorno di malattia cade di botto.

III. E giacche siamo alla febbre, esammtamo un terzo argomento, che vi ha stretta attinenza, e che è fra i ragionamenti principali degli infezionisti. Nella pulmonite, diwno questi, vi è spesso sproporzione tra i sintomi febb!'ili, generali, ed i fatti locali : dur.·ante tullo il suo decor~o non mostra un rapporto costante tra i detti sintomi. Così che una estesa pulmonite può accompagnarsi a modica febbre; mentre un circoscri.tto focolaio, specialmente se è ali 'apice, si svolge con elevata temperatur·a. Quindi, per essi, non può ammettersi una dipendenzél. causale tra i sintomi generali, e la pulmonite; e quindi la febbre non alla flogosi del pulmone sarebbe da riferirsi, ma ad una infezione genet·ale. Con tutto, e col massimo rispetto dovuto agli insignì patologi, che questo dichiarano, mi pare che vi si debbano opporre criteri i di clinica e di patologia generale. Notate, signori, che io qui fo astrazione dai fatti flogistici che accompagnano una pulmonite crupale: cosi che un piccolo iocolaio pneumonico se, per continuità di processo (( come suoi frequentemente accadere )) sveglia una flogosi nella so-


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STL"DIO CHITJCO-CI.IXI CO

vrastante pleura, può dare fehhre piu alla di quella che dareldJe una pneumouite senza comp licanza di llogosi vicine. Nò; io mello le cose in pari condizioni, e mi spiego giusta la sproporzione tra la febbre e la e. tensione del proce,:so locale nella pulmonite; giacchi"! non è la estensione, la quantit:t della infìammazione, che fa divampare piu o meno alla la temperatura; ma è hensì la sua qua li tit, la sua intensi tit; è l'elmncnlo i:> lologici• in cui si srolge la ll ogusi, e la sp.ecialilà di quc:>La, che determinano il grado della temperatura. Una plenrite con ver::;amento lento, considere,·ole, sieroso , che vi riempie una intera cavitit Loracica, è pure una llogosi estesa ; eppure la fehLre che essa risveglia è così poco apprezzab ile, che perfì no passa spesso in ... . ~ 'l dall'infermo. Invece una più limilala pleurite, ma che ahhia e::;sudato fibrinoso quale elevazione di tempemllll'~ non vi darà in confronto della prima? Dul'lf[ue non è la estensione, ma la qualiti\ dell'essudalo, che deve prendersi a calcolo nella pulmonite. In qu , llogosi si ha un elemenlo epitelia le di facile ed abbone'.. te prolifernz ioue; si ha un essudato, che è il tipo dell'e; .dato Obrino!\o, e che si disse crupnlo per In sua plasticit· , e pro nLez7.a di rnpprenclere e congularo. Il Lessulo pul nonale olTre vnslo campo all' indovarsi del processo flogistico in parola; la sua speciale funzionalità, la sua y\~·:a vascolarizznzione gli presentano un 1erreno propizie. \o S'OlJ, 0 gersi d'un'alta felJure non dove in Lal modo se1r lbrare .;proporzione: ma legge coslanie tra l'intensità, la r ua\it~, .ell'es­ 1 sudato, della malel'ia pirogena, e la temperal: 1.\ \·a • E la febbre è alta nella pneumonile ct·upn · .,.;Yamente le ' ' non solo al pl'oce:;;so locale, e relativamente ad allr ·,,vst, per la ora enunciala legge, ma ancora p .a innervazione del Lessulo pulmonale da parte del vago L'alterata crasi del sangue nel tess uto pulmonalu trova


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più vicina, e più diretta la via riflessa, .. che non sia in flogosi di altri organi , per irritare le fibre nervose terminali del vago; le quali per mezzo dei gangli e della midolla spinale riflettono l'irritamen to nelle cellule dei nervi trofici e dei vasomotori . La cui azione più celet·amente incitata nella pulmonite, che non avvenga nelle altre flogosi, diminuisce i movimenti del cuore; in quella che induce più rapido con· sumo di materia organica; e quindi più febbre. In questa comunque la si consideri un accelerato ricambio materiale, con prevalenza dell'organica riduzione, non può disconoscer·si (De Martini) l'intet·ventO' tron co o vasomotorio dei nervi: un turbato antagonismo tra il gran simpatico ed il par vago, per irritazione centra-le o periferica. È cosi che possonsi spiegare i fe~omeni complessi, diffusi, della febbre. Ora una flogosi come la pulmonite crupale, che, per ragione di sede, più direttamente può intei·essnre l'influeuza del predello sistema nervoso, e dei centri t·egolatori della termogenesi, è regolare che più alta possa avere la temperatura febbrile. D'altronde per spiegare una temperato ra elevata non è necessario ricorrere ad una infezione ad ogni costo. Basta ricordare che un semplice cateterismo molte volte può dare febbre alta, che dura uno o due giorni . Epput·e tra il fallo locale dell'irritazione dell'uretra, e la termogenesi elevata vi è la spt·opol'zione ma non per questo, che io mi sappia, si è

andato in cerca d'un virus l Ho visto io 3 anni fa una febbre a 40 gradi, durare solo due giorni, e scomparire completamente. E la vide un ilh;stre clinico cbe sospettò di tifoidea. Ma la . tifoidea era scompal·sa dopo due giorni: si era trattato di una febbre irritali va, la quale aveva tenuto dietro unicamente ad intensa cau·56


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sticnzione, col nitrato d'argento, d'una piccola ulcera venerea, in un individuo gracile e nervoso. I n quanto al fallo della circoscritta pnlmonite con alta febbre, o di modica febbre con estesa pulmonite, non bisogna dimenticare che si ha a farll col pnlmone, l'or-gano della combustione, della ossigenazione del sangue. Quanto più estesa è una pulmonite, tanto maggior superficie respiratoria è sollratta all'introduzione di ossigeno, ed alla eliminazione di acido carbonico; e quindi sarà minore la ossidazione, la riduzione orga ni ca; e per tal modo sarà più ' moder-ato l'alteramento del ricambio materiale, in cui consiste la febbr-e. !\elle estese polmoniti, pe1· lo dimin uito scambio gassoso, passatemi la espressione, il sangue sarà più narcotizzato che noi sia in una circoscritta pulmonite; le sorgent i della termogenesi irrorate da un tal sangue, ne resteran no meno stimolate. e la elevazione di temperatura, corTispondentemente sa1·à minore. Ma io devo ancora aggiungere che spesso alta temperatura si accompagna a manifesta?.ione fisica di ci rcoscritla flogosi pulmonale. E notate che pal'lo di circoscritta manifestazione, non di Jlogosi realmente limitata. E di faLLi se la pulmonite è centrale, profonda, potrà essere estesa; eppure i segni fisici non ne rileveranno tutta la estensione, essendo dessa lontana dalla parete toracica; ed essendo interposto tra questa ecl il focolaio flogistico uno strato di parenchima pulmonale normale, sufficiente per mascherarvi la estensione del procosso. Quindi la sproporzione fra i fenomeni febbrili, e la e:;tensione della flogosi, molte volte può essere apparente e non reale.


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IV.

Altro argomento per dimostrare che l'agente morbigeno .della pneumonite crupale non è llogogeno, comune, ma bensì -specifico , infettivo, è il modo di estinguet·si dei sintomi generali; e specialmente la rapidità. con cui tnli sintomi e la .febbre si dileguano. Ed inoltre a corrobomre la ipotesi infelliva, che la pnlmo1lite sia una semplice localizzazione morbosa, la quale si s volga dopo che i fatti te1·mici sono in atto, dicono: Nei pro- ' .dromi della febbre non vi sono ancora fatti locali nel pulmone; e poi, nella risoluzione del morbo, esiste l'affezione locale, mentre non \'i è più la febbre. Ebbene, signori. a tale proposito io non fo che appellarmi .alia espel'ieriza comune, aIla osst'rvazione spregiudicata di tutti i giorni. Qua!'i sempre l'ammalato vi precisa il giorno, l'ora, dell'intenso brivido febbrile sofferto; da questo al tempo -del vostro esame dell'infermo, intercedono spessissimo solo 24, 36 ore; guardate lo sputo, l'escreato, e lo trovate già -caratteristi co, muco-sanguigno, ruggiuoso; ponete l'orecchio .al torace, e vi udite un marcato ed esteso soffio bronchiale; vi sentite la ottusità di percussione, il rinforzo del fremito toraco-vocale; in una parola vi apprezzate la condizione ana<tomo-patologica dell'epatizzazione del polmone. Cioè si è già. .nella seconda fase della pulmonite; mentre la prima fase, l' ingorgo, è tr~scorsa . Eppure questo primo stadio dell'ingorgo, dell'infiltramento torbido degli alveolari epitelii, della ip en~mia, dell'edema, deve aver avuto il s.uo tempo di svot-· gimento: appunto quelle 24-, 36 ore che abbiamo notato tra jl brivido iniziale della febbre, e la constatazione dello epa1izzamento pulmonale.

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STt,; DIO CRITICO- CLl~ICO

~t olte altre volte fin dall'inizio della febbre

si nota il primordio del processo local e, rivelato dall'af'fìevolimento del murmure vescicolare, dai rantoli sollocrepitanli caratteristici. TJunque la localizzazione tardiva , posteriore all'inizio della febbre , nel pulmone, mi pare sia un concello contradetlo dalla o~servazione clinir,a frequente, ordinaria. Specialmente se si considera . che avendo la causa renmatizzante gran parte nella etiologia della pulmonite, vi dev'essere in princi pio febbre anco per cont o di del.lo stimolo reumatico . In quanto poi al modo di estinguersi, alla rapidità co n cui i sintom i generali febbri li della. pulmonite si dileguano, ritenendo in questa la febbre prodotta dal processo locale, credo che il fallo vada spiega to benissimo col ct·iterio anatomo-patologico del processo in parola. • Antecedentemente si è invocata la qualita dell'essudato fibrinoso; si sono viste le ragioni , per cui si arrestava quasi di bollo la proliferazione cellulare, e la migrnione leucocitica ; si è discussa quella taio benefica anemia da compressione nel tessuto pulmonale, che spiegava le fasi regressive, ed il finale sollerito e fa cile riassorbimento dell'essudalo. Quindi è naturale per noi, che la febbre prodoun dnl pro' cesso locale attivo, debha segu ir-ne l'evoluzione; e debba perciò arrestarsi, appena si arresta quasi di colpo il processo progressiyo della pulmonite crupalo'. Ma, mi si potrebbe dire, nelle altre llogosi deg!i orgaui del respiro ciò non accade. - Non deve accadere, rispondo io : - fn quale flogos i pleurale, Jwonchiale, o del pulmone, elle uon sia la pulmonite crupa le, si ha sollecito e facile rinssorbimento dell'essudato? - Questo nelle predelle altre flogosi è semp•·e in una faseauiva, se ne vel'sa per molto tempo, prima eli riassorbirsi lentamente. E la febbre che è sintomo del processo loc_ale, ne deve ~eguire l'andamento; onde non può


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P UL~lONITE

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cadere di bollo, come nella pulmonite, ma deve, in modo lento ed indeterminato, esam·irsi. La flogosi della pulmonite crupale è ciclica per le sue peculiarità anatomo-patologiehe; mentre quelle altre han decorso non cirt:.oscritlo cronologicamente, nè tipico. Ecco tullo . Al 7° od 8° giorno di pulmonile crupale è cessata la flogosi auiva, e cessa la febbre; re~ta una fase passiva, regressiva dell'essudalo, che non può suscitare febbre, e che va a mano a mano scomparendo. Vi è la fase della nstitt,tio ad integ m m,.

v. Un quinto argomento di patologia sperimentale è il seguente: la pleut·ite, Ìa bronchite, una fl ogosi insomma, sperimentalmente provocata, qualunque sia lo stimolo pt·oduttot·e, pt·esenterà una forma anatomica e si ntomatica diversa nella intensità, ma sempt·e uguale nella essenza; purchè detto stimolo raggiunga il suo limite. Invece nel pulmone gli agenti stimolanti usati non provocano il processo crupale. Ebbene, signori, qui bisogna pensare ad una cosa, cioè alla maggiore accessibili lit di sperimentare su la pleura e sui bronchi; ed alla difficoltà di portare lo stimolo su gli epitelii alveolari. Ma ciò non pertanto l'istessa sperimentazione contraddice fino ad un certo punto l'enunciato asserto. Recentemente il Sommerbrodt, introducendo nei pulmoni una dose di percloruro di ferro liquido, ha provocato nei suoi sperimenti una flogosi molto paragonabile alla pneumonile crupale. E gli stessi suoi oppositori, liirgensen, Sciip, ripetendo i medesimi sperimenti, e solo variando la concentrazione della soluzione di perclomro di fet-ro, non - po:;sono a


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STUDfO

CRITICO-CLl~ICO

meno di notnre « oltre le altre altemzioni anatomiche deT pulmone » negli ah'eoli, le emazie, le cellule linfoidi, i corpu scoli sanguigni , la partizi one nucleare dell'epitelio, ed un essudato coagnlantel

VI. I l momento causa le, il raiTreddore. si vuoi detron izzarlO> dall a etiologia della pulmon ite, per fermarsi alla infezioner ed escludere qualunque altra influenza nociva. La pulmonite· a {rigore, co n un trallo di penna , e senza neanco l'onore d~ un ben se1;vi Lo, Of!gi votTebbesi cancellaT'e.

i\la ciò mi pare non troppo giusto. Che non auhia tulla la importanza che prima le si dara, lo discuterò in seguito, quando esprimerò il mio concetto su la etiologia della }Jnlmonite; ma che non abbia punto rapporto con la genesi di questa, mi pare che sia un estremo oppugnabile. I detronizzatori del raffreddore, nella etiologia del morl10· che ci occupa, ci tano il Griesinger, il quale su 212 casi potè stabilire so lo qua liro volte un intimo nesso triì il miTreddore e la pulmonite; ci tano il Ziem s~e n, che su 186 ca~ i potè di mostrare dicci Yo!te (meno male, la propor.zione e cresciuta) l'i nnuenza nocira dec isa del raiTrcùdore. Ebbene, ciò vuoi dire che questi in signì patologi non hnn potuto fare a meno di ri conoscere che in certo modo il raffreddore entra certam ente nella etiol ogia della pulnwnite. Ma d'altra parte non si deve misc.onosccre la eminenza del clinico francese Gri:;oll e che tanto saviamente si è occ:.upato dell a pulmonite. Il Grisolle ha constata to che in gran parte i pneumonici, pochi giorni prima di amnwlnre: risr·n ltlat i, si erano esposti ad una corrente d'aria fredda: o che nrnran()


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indossate vesti bagnate, od avevano bevuto liquido molt.o freddo a corpo sudante. Il Grisolle ha perfino scrupolosamente determinato il tempo, le ore trascorse tra il raO'reddore e l'in izio della malattia. Lo stesso ha constatato il Lebert. L'osservazione di certi fatti, poi, non è il privilegio esclusivo delle menti insignì. Tutti possono aver constatato l' influenza della causa reumatizzante sullo svi luppo della pulmonite. Da che professo la medicina militare, quasi tulli i miei infermi di tal malattia mi han ripetuto , e senza necessità di !!!entire: ritornavo dal bersaglio, dalla passeggiata sudato; fui colto dall'acqua in marcia, fui di guardia la notte, ecc. Ed in questi ultimi otto casi, recentemente avuti in cnra, non in UJ! O mancò la marcata e diligentemente comprorata causa reumati ca.

VII. Signori, pei sostenitori della pulmonite quale localizzazione di un'affezione generale, questa volta vi presento non più una ipotesi, ma il corpo del deliLto addi r·iuura. Vedi:~ mo: Il Klebs sostiene che la sostanza iofelliva, che genera la malattia io disamina, sia un microrgaoismo; lo ha tenuto al fonte batlesimale; e gli ha imposto il nome di monas pHlmonale. È questo, egli dice, il trasportatore morboso della pneumonile e (notate) di diverse altre malattie . Con queste ultime parole di « diverse malattie » com incia a scemarmi un pochino la fede nella pretesa speci ficità dell'agente morbigeno della pulmonite crupale.


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Ma è già un pezzo che il Klebs ha parlato del monas pulmonale, e nessu'allro ne ha oltre discor·so. Come va che oggi con tanti strenui allevatori di microrganismi, con tanti liquidi di collura, nessuno più, che io sappia, ha mostrato questo monas? · E come va che sono andati a vuoto i tentati vi di provocare una pneurnonite crupale, mediante il trasporto del secreto pulmonale dai pn eumonici agli animali? I risultat~ positivi del Klebs annunziati, con le in.iezioni di

materie espetlorate, 'furon ::perimentalmente dopo contraddeui da Veraguth, e da allri. • Mentre oggi per la tubercolosi pulmonàle almeno tutto ciò si fa e si dimostra; e nonostante i recentissimi studì, pubblicati in questi ultimi mesi dell'anno corrente, dal Formand, dallo Schottelius, che infirmano, e di molto, la teoria parassitaria della tubercolosi, molti vi oiTrono ad osservare la cavia, il porcellino d'India, la scimmia sperimentalmente contagiata di tubercolosi; e molli vi regalano quasi i bacilli tubercolari del .Kock; nessuno trora il monas. Che questo sia una specie rara, mentre la pulmonite è cosi frequente?!

VIII. Esaminiamo due altre questioni: il brivido feb1·ile, ed il tumore di milza. Questi due fatti che sono costanti nelle malattie infeltire generali, si riscontrano nella polmonite crupale? Signori, il brivido è della febbre, non delle infezioni. Se è più marcato in queste, lo è per la maggiore intensità della temperatura. Quasi tutte le feubri invadono d'ordinario col brivido, che è una peculiare sensazione di freddo; soggetliYa,


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non obbielliva. Mentre l'infermo ha freddo, il termometro già trova la temperatura elevata per lo meno d'un grado. Il bt·ivido è più intenso per quanto più rapidamente la temperatura interna si eleva, come accade nelle infezioni. Il brivido è l'alterazione del senso termico, di quella maniera ... di cenestesia «dice il De Mattini » la quale ci dà la sensazione interna della termogenesi organica. Nel primo stadio delle febnri il sangue rifugge dal sistema capillare cutaneo, per le contrazioni da spasmo vaso-motorio delle arterie afferenti cutanee; laonde le fibre nervose del senso termico, che sono distinte da quelle del senso tattile, sono impressionate dalla diminuzione del sangue, dalla oscillazione della irrigazione sanguigna; e questa alterata loro stimolazione è risentita dall'infermo solto forma di brivido. Sicchè questo non è patrimonio esclusivo delle malattie generali, infettive. Ma di piq, circa il br·ivido, dirò che in una metà in media di pulmoniti esso non esiste; o v'è legger·o, sotto forma di freddo. Il Fismer, che ha recentemente bene studiato questo fallo su 219 casi, potè stabilire esattamente la proporzione seguent~: 38.4 per% di pulmoniti con brivido; 19 per 0 / 0 con freddo senza tremito; 19/21 per~ con leggero freddo; 23,7 per 0/ 0 di pulmoniti senza freddo. Sicchè il brivido sarebbe esistito in meno d~Jia metà dell'affezione pulmonale. In quanto poi al tumore di milza acuto, che il Jiirgensen dice trovare di regola, e che il Maragliano prende ad argomento per provar!3 la natura infettiva della pulmonite, mi permetto di contrapporre la osservazione di quasi tulli gli autori che corrono per le nostre mani, e che trattano di pulmo-


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nite. Gran parte non accenna nemmeno il fallo del tumore di milza . Molti negano la sun. esistenza costante nella pulmonite. E le mie osservazioni, se pur valgono qualche cosa, non escluse le 1ecenti su gli otto casi avuti, mi provano che la congestione della milza non è sintomo della malattia pulmonite. E se lo si t·isconlra, è segno che preesisteva per miasma palustre. (Continua).


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Cura della difterite oolla oa.u.fora. - Del dott. MoTv. (Gazette des Hòpitaux, 21 agosto 1884, N. 96) .

Il dotl. Moty, medico militare, ha comunicato all'accademia di meJicina di Parig i, un rapporto sui risultati favorevolis simi ottenuti dall'u>io della canfora nella dirterite. Egli fu indotto a sperimentar·e queslu sostanza dalla considerazione che la canfor·a agisce efficacemente nei casi di cangrena nosocomiale, come ha potuto verificare duran te la campagna franco prussiana degli anni 1870 e 71. L'esperimento fu fatto nello spetlale militar~ di Bourges sopra una serie di casi nei quali ha sempr·e osservato succedere la guarigione. L'A. riconosce pet·ò una difficollà nell'applicazione di que~to J:imedio: di fatto la canfora, necessi tando un certo tempo per agirA sulle parti Cl! i viene applicala, non può, causa i movimenti continui di deglutizione del farin ge, rimanere a contatto delle placche dilterite per quel tempo necessario perchè essa òelermini il suo efretto. Ad e vitare tale inconveniente il Moty, pat·tendo dal fallo che un adulto può assorbit•e fino i O grammi di canfora al giorno senza ri sentirne inconvenienti, prescrive una dose, uguale all'indicata, di canfora per ciascun amma lato, e ne porta direllamente sulle plAcche difteriche visibili una piccola quantità con un piumacciuolo di fìlaccica, raccomandando poscia ai pazienti di ripetet·e l'operazione Lulle le ortl, servendosi del di to intriso della canfora invece del piumacciolo. L'es perienza ha indotto l'autore a pr escrivere il rinnovamento dell'applicazione de! rimedio ogn i quarto d'ora nel t• gior·11o; al principio del 2• g ior·no, ossel'vando egli giò. un miglior·nmento, rirHrovfl J'operazioue soltanlo ogni ora, e nei giorni successi vi va g r·adat.amen te an men la utlo l'rn tervallo ft•a un'applicazione e l'altra lìno alla scorupar·sa completa delle placche.


Rl\'ISTA

I vantaf.(gi di un tale metodo di cura, prescin.lendo dalla sua efficacia, sono da l ùotl. Moty compendiali nei seguenti ter'llini: 1• Facilità di eseouire la medicazioneanche senza l'intervento del medtco. 2• lv.lerlicazione punto dolorosa. ::J• P<u·e, infine, che eletta ct~ra co.stitu:sca anche t'n preser-

oatino per le perso!IC destinate ail assistere gl'infermi. Allo scopo poi di evil.are che la callfot·a si agglomeri in piccole masse, difficili a di>=gt•efta t·si, il dott. G. Oberlin propone tli mescolare la canfot'll ad una polvere inerte, giovandosi a tale effetto della seguente formala : Canfora in polvere . grammi 40 Licopod io , 2{)0lio di manJot·le dolce goccie 10 Rallentamento del pobo : a•l•tolia, •lnoopl. - Del dott. E. Sou RJEf\. - (Gazetle des Hòpitawr, N . 18, 12 settembre '1 88-i) D. . . , dell'età di anni 55, capitano in r itiro, di buona coslitu.zione, di temperamento misto, moderatamente pingue, venne a consultarci il 7· agosto 1882 pet• vertigini e r allentamento del polso. I nRno a quel tempo la sua vita fu sempr e r egolata, nessun eccesso degno di menzione, fuorch é un abuso smod erato di tabacco da fumare; abitudine che egli abbandonò nel 1882. Racconta che nel 185R, t n seguito a febbri terzane rib elli, contratLe in Cor·si,.a, ebbe rip etute- epistassi per la durala di un m ese, l e quali necessila1·ono il tamponamenlo delle fosse nasali e che furono susse~uite da anemia p1·ofonda e da palpitazioni che durarono quindici giorni. Dicci anni più tat•d i fu affetto da clolori reumatici local izzati alle spalle. Non si è r iscontrato, a quest'epoca, se esisteva una complicazione ca t•t.liaca. N el 1875le palpitazioni ricompaiono alla mor te di sua pa,lee, poscia le sue condizioni generali m i~dio ran o e quindi le palpitazioni r itorno no O Il CO l'O nel 18~0, per }a duralo. di 15 giomi, ucl mese di marzo. N el 1881 nuova fose della malattia, le palpitazioni quoti-


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diane ri compaion o in gennaio, ma questa volla sono immediatamente susseguite eia r'allenlsmento del pol so che non si accen tua definitivamente che un anno dopo. Noti.amo che a quest'epoca il capitano stesso aveva conslstato che il proprio polso batteva 55 o 60 volte al minuto. N ella 1' visita rileviamo una oltusilà un po' più estesa alla r egione precor'ùiale, leggier o rum ore di soffi o alt• tempo che si proluni!A sul 2" e lo CO)H'e; il cuure non balle che 32 a :J5 volle pl:"r minuto all o sta to di ri poso; ma d ò clte si osserva di piu slr'ano, si è che il r allentamen to aumenta ancora di più allorquando l' inJi vi.J uo cammina con celeri tà; più il m alato r espi 1·a velc,cementc, salendo ad es , pi u il polso r·,tar·tla: un ver o polso pa l'ados~a le che di ve n la i ntermi lten le ; ver tigini , si ncopi, che durano ~ a 4 second i, poi tutto si dissi pa e nulla sul vi so i nJi cu un'Bffezione cosi gr ave. Pillole di scamoneo, scilla e digital e. V escicante al la r egione de l cuor e. Di ur·etico. 26 agosto . - Leg~ ier·o miglior amento; l e ver ti gin i e l e inlermiltenze ~o no diminuile, ma il poho continua ad esser le nto. Tintura Ji iodo sulla r egione precc,r diale. Dal 7 al 15 settembre, l e inlermillenze sono scompa1•se. 3f> pul saz:oni al mattino e 50 alla sera ; un po' di dispnea, incesso penoso, l efr~i ero etlema all'~s tremità inferiori, anem fa, debolezza. Preparati di rerro, tintura di digilsle Dai i"H al 25 ollobr·e. - La s tessa i rregol ar ità dei toni Jet cuor e. Condizion i generali migliori , d i ~pnea di minuila; non é più co!>tr·etto di arreslsrsi nel salire. 7 no vernbr·e. - 32 pulsazioni n el giunger e al mio gabinello, allor quando n e aveva 60 al suo svegliarsi. Si sopprime la di gitale. 17 no vembre . - 38 pulsazio ni - lo no sistolico nello. Infusione concent1·a ta di ca ffè. N ulla di notevole durante il m ese di dicembr·e. 12 gennaio ·t883. - Da 8 o 10 gi orni l e ver·ligini sono l'i comparse: obnubilazi one in tellettuale, sincopi frequenti e di breve dur·ata. Viene inviato al suo paese.


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RIVISTA MEDICA

Rilor·na il 31 ollobre u. s. molto migliorAto in salute; può fure 10 a 12 chilomelr·i per· giorno. Le ver·ligini e le sincopi sono scomparse. Non si trova più nulla d'anormal e al cuol'e. Pulsazioni 41. Nel mese di mar·zo non baLt~"a più di 2R volle per minuto. _Fu allor•a che seguen clll l'~sempio di un nostro collega, il doll Sol'bcls (oles l.on.les) noi abbiamo somministra to la tintura di nocP vomica, ma senza r isultato fav orr.vole; le intermilteuze e le sincopi ricompa r·vero ed il polso oscil!ò fra 35 e 1~0 al minuto. Il nostro malato é deciso a non prender·e più al cun rim edio, pcrch~ dopochè e~ li ces_,ò la cu1·a, i ballili del cuor•e di,•ennero r eg-olari, lo palpitazioni c l'oppre~si one sono scompArse e :;i creJereùbe guarilo $e non persistesse tullor·a una gr·onde l entezza del polso. I n fJuesL'osservazione, cosi irrler essanle dal puuto di vista della patogcnesi, tullo è oscuro ed enigmatico: l'espressione sintomAtica cosi incostante e cosi fugace seml)l·a essere in

conlt•aùJiziotte evidente coi dali della fisiol ogia la pill t'azionale. Come spiegar e infatti questa l entezza del polso, allorchè per una marcia accelet•ala l'itTigazione c~::rebt•alc sanguigna di venta piLt abbondaute, e l'eccitamento più attivo dei centr·i psichici dovrebbet·o al contrario aumentare il numet·o delle pulsazioni 1 E queste sincopi, che sono ordinariamente prodalle da anemia, come spiegal"le allorché in conseguenza della sindromP. cerebt·o- ca t·diaco l'afflusso sanguigno più t•apido dovrebb~ al co ntt·ario impedirl e 1 S'invocheranno le influenze rilal'datrici esercitale sul cuor e dal nel'vo pneumogaskico' aller·al0 al la sua 01·igine bulbare i o le influenze acceler·atrici del gr·an simpatico? od anclte, in fine, abbiamo n oi a fare con uua dP.gcnerazione gr·assosa del cuor e 1 con un'insufficienza aor·tira ?... T utti quesiti che nllo stato alluale delle nostre cognizioni rimpiangiamo di non poter l'isolvcre per prendet·e qualche indicazione tet·apeutica. Soventi il rimedio che si csperimerJta e i l realtivo che palesa la causa della malattia che ha guarilo.


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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA Contribuzione alla dottrina del•en•o del gu•to. - D. B. LEHMANN . (P.fluaer's Are/t. 33eSt . PetersbMedic. 'Wocltensch; N. 14, 1884). Vi ha, come è noto, una specie d'initazioni, le meccaniche, che afl'ettauo semplicemente il linguale, mentre poi conosciamo una quantità di materie a cui deve attribuirsi una azione esclusiva sulle fibre gustator·ie (zucchero, chinino), poichè esse non possono provocare alcuna sensazione in nessun altro luogo che non sia innervato dalle terminazioni del glosso far·ingeo. Una ter·za specie di irritazioni (la magg ior· pal'te delltl sostanze saporose e le irritazioni elettriche) stimolano, quando toccano la nostra lingua, ambedue gli apparecchi nervosi, e provocano in par·i tempo una sensazione gustatoria e una ta ttile. Me le due impressioni sono fuse in una e non potrebbe dirsi quanta parte spelli all' uno e quanta all'altro componente della sensazione. Questa incertezza di giudizio va tanto !ungi che alcuni autori vogliono car'lcelJare la sensazione degli acidi dalla lista dei sapor·i. Lo stesso vale pei sapori salini e astriugenti. Negli uomini allo stato normale si può solo fino a un certo punto far•e la s~pa t·a­ zioné delle sensazioni provocate dalle irritazioni dell' uno o dell'allro sistema nervoso. P et·ciò un caso otfel'losi all'autore di completa paralisi unilaterale del senso del gusto con completa pet•sistenza ddla sensibilità è tale lla giovare molto alla questione. Il soggetto era un bracciante di 20 anni, sano di corpo e molto intelligente eh~ il 19 ottobre 1882 aveva riportato una fer·ita alla testa. Quando il dott. Lehmann, fece quest'3 prove il 18 e il 20 dicembre, colui si sentiva veramente bene di salute e si dispose di molto buon grado agli esperimenti per la ricerca della sua sensibilità gustatoria. Dal Jato si-


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RIVISTA

nistro (quello sano) tutti i sapori furono riconosciuti giustamente con non minore intensita che allo stato normale. A desL1·a solo la piccola regi one della punta mostrò qualche reazion e; ai margini, nel meno e nella regi one dell e papi Ile circumvAllate di questo lato mancava affatto ogni sapore. La sensibilita d'ambP. le due meta della lingua si manteneva squisita. Le soluzioni di zuccht>ro e di chinino erano completamente senza etl'etto. Si dettero anche le sostanze dolci e amare che nella più for·te concentrazione non produssero alcuna sen sazione taUile. Con l 'appl icazione dPgli acidi fu solo sentito lLl cedo b1·uciot·e, ma non mai nepput·e una traccia di sapot·e acido. Anche i sali cagionarono sui l uoghi privi del seuso del gusto solo un l eggiero bruciore con una debole cauterizzazi one; solo alla p unta e al Ialo sano fu pro· vato il SO['Ot'e sali110. Gli a!'ll'illgenli tannino e solfato di r ame cagionarono solo un l eggiero senso di pizzicore e più mnnifesto di r.ostt•izione; a si ni slt'a con queste impressioni si <;ombinar ono pur quelle del snpor·e acido e salato. Que~le os;;er·vnzioni dimostrano che gli llciJi oltre una impressione sensiliva destano anche una imp1·essione gu~tatot•ia e che anche nei sali e neg-li astringenti esisto11o degli 0l em euli sopiJi.

&una flalologia del gangli lntervertebrall . - W. B ECHTEREW e

P. RosENBACH. - (St. Pelerst. M erlic Wocitensch,

N. 14, 11:!84). Il Waller, lo Schifi" eù altri hanno slRbi lilO che con la divisione Jelle radici posteriori della midolla spinale, fr·a la miùolla e i ~angli ~pinali, la porte pe•·iferi<.:n della rnJi ce clic sta llii!'Or'n in rnpporto coi gangli consec·va la sua slrultura nol'rnale, laddove la parte centrale cade in breve ternpo in atrofìo degenerativa. Parteflùo da questo fuLLo, i tl ollori B ochte•·ew c RL1srnbnch si proposero il problema di investigare l e po:>sibili allernzioni anche ddln midolla !'pinole dopo la sepa 1·azione dei gangli inlet•vertebroli. A questo scnpo essi r·Pciset'<? nei cani lut.l!:! l e rad1d della midolla spinale che procedono dalla estremila Let·minale della midolla


DI ANAT0:111A E FISIOLOGIA

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(cauda equina) mediante la introduzione di un coltello ambilag-liente nello spazio fra l'osso sacro e l'u!Lima vet' lebra lombare (!:'pazio romboiJeo), talora anche fra l' ultima e la penultima vertebt·a lombare. Dopo la operazione gli a nimali mostrarono anest~!sia della verga, del perineo e della s uperficie interna dt>lle gambe di dietro, reazione degenet·ativa nei muscol i corrispondenti, alterazione nella maniera di camminare, paralis i della verga e degli stlnteri. La maggior parte degli animali, fra il 10• e il 30• g iomo morirono, alcuni si r istabilirono dalla operazione, ma morirono dopo due o tre m esi. La sezione del cadavere dimostrò in tulli i casi l'adesione, limitata al luogo del laglio, della coda equina alle membrane del la midolla spinale. L'esame micr oscopico del capo centrale della r adice posLe t·iore divisa dimostrò una classica degene.ra:tione (for mazione di vacuoli, alt'ofia , degenerazione granulos<l) de lle cellule nervose nella sostanza g r igia tanto nei corni anteriori quanto nei posteriori. Essa era maggiormente spiccata nelle sezioni infet·iori e nel rigonfiamento lombar e della midolla spinale, tuLlavia s i estendeva anche con intensilù decl'escente in a lto lungo l'asse della midolla spin ale e anche nei nuclei della midolla allungata si potevano dimostt'at'e alcune cellul e gangliari degenerale. Il tessuto r eticolare delh1 sostanza g rig ia pareva ne lle sezioni inferiot•i della midolla spinale torbido e lurgido senza però manifeste alter-azioni di ~ssi tura, qui s i ritrovava in parte la degenerazione df;i prolungamenti intramidollari delle fibr·e delle radici posteriori talora anche delle anteriori. Nei casi in cui le descritte alter azioni della sostanza g rig ia erano piu g ravi (particolarmente nei tag li più alti) succedevano ancora manifeste altet·azioni ne i co rdoni bianchi della midolla spinale e particolarmente nelle sezioni inferiori la d egenerazione diffusa dei cordoni posteriori, nel r igonfiam ento lombare solo limitato ai cordoni del Goll e rapidam ente decrescente verso l'alto, la degnerazione del prolung amento delle radici posteriori che in forma di piccoli fasci s al aono in allo al davanti della sostanza ge lalino ~a del Ro"' Iando.

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RIVISTA

Gli au tori nola no la mancanza d'ogni fenomeno infiammatorio nel la sostanza gt·ifda e vedono nelle a lter azioni patologiche delle cellule nervose la espressione di un disturbo trofìco. L a def!enerazione dei cordoni del Go li e degli allri c01·doni bianchi ascendenti è al contrario riguat•ùala come u11a alterazione secondaria. Il t·isullato pt·incipalc delle loro ricerche consiste nell'aver dimostralo che la separazioue di un sufficiente numero di gan~li in_lervel'tebrali dalla midolla spinale cagiona un disturbo trofìco degli elementi gangliari della sostanza g t•igia di essa che si manife!ila piu chiaramen te nella parte p t· i ''ala del suo ganglio e nella regione vicina, ma che si pr·opag11 con inlensit.9 decr escente anche in alto in lulla la c:olonna grigia . In conseguenza i gangli inlervertebrali sono da considerarsi come centri lrofìci per le cellule gangliari della sostanza g rigi>l della miri()Jia !'\pinale.

La estensione della midolla aplD.&le. - H EGAR. - ( W iener M ed. Blatter e Centra/b. fiir C!tir. , 188~, N. 19. Dalla osservazione che le affezioni ner vose dell'apparato genitale sono talora la conseguenza di un violento sfol'zo co~poreo e che dopo la guarigione di una malattia dei genitali sussistono molto frequentemente dei fenomeni nervosi, l'autore fu indotto a sospettare che l'affezione dell'apparato ::reni tale non s ia sempr e la causa, e l'affezione nervosa l'cf· fello, ma che in vece il nesso causai è s ia spesso l'inverso. Per questo I'Hegar rivol se la s ua attenzione sul modo di comporLarsi della midolla spinale nei movimenti della colonna verlebrale ed intraprese nei cadave1·i degli esperimenti sugli effetti della forte tles~ione in avanti della colonna vertebrale. Nella fl essione della colonna verlebrale, l'asse neull·o, secondo il Mayer , passa pel m.ez7.0 del corpo delle vertebre, · quindi in questo movimento lulle le parti che stanno dietro questo a sse devono rimanere tese. Che sia ve1·amenle cosi, ed anche in allo grado, l' Hegar lo ha dimostralo coi suoi l:lpcrimenti su i cadaveri. N ella estrema flessione l'allungam ento della midolla arrivo a 4 - 8 "j,. l resullamenti delle sue o~servazion i ed esperimenti l' Hegar riassume nella ::;eguente


DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

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manier·a: « Noi possediamo nella flessione in avanti della colonna vertebr'ale un mezzo per spiegare un considerevole effetto meccanico sulla midolla spinale, i suoi involucri ed anche sul cervello. La midolla spinale e le sue mernbr'ane ' ·engono distese come sopra un cilindro. Il sacco della dura madre è slitalo nella sua lungbezz11, appianalo e rimpiccolito nel suo lume; in conseguenza di che il liquido ar'acnoiùeo deve affluire verso il cervello. Forse anche i vasi della pia madr'e sono compressi o in porte vuotati mentre in compenso le vene del Cllnale vettebrale si riempiono di più. In questa dis tensione della midolla i nervi che nascono dalle estmmita superiore e mfer·iore della midolla patiscono uno sliramento nella direzione del canale verlebrale. In simil guisa deve seguire una trazione del cervello o almeno della dura maùr·e della base Yerso il canale verCebr·ale ». Alcune parli della midolla spinale possono essere esenti dall'effetto della tlessione, per esempio la porzione ce1·vicale quando la testa non si muove; ma in ogni caso avviene una piccolo. distensione, e ben anche una locomozione. Se fa trazione della midolla spinale non si estende alla porzione cet•vicale, questo dipende da ostacoli , i quali l'autore è indeciso se siano i for·ami intervertebrali o i nervi diramantisi nella colonna vertebrale e le aderenze del neurilema coi tessuti vicini. Questi impedimenti non abbastanza ben noti e i nervi insieme col cervello sono nella distensione i fattori della estensione e controestensione. L'autore melle in avvertenza contro una forzata flessione in avanti della colonna vertebrale. Questa non é senza pericolo come parrebbe a prima vista. P er attuare questa flessione l'autore raccomanda di far sedere il paziente coi ginocchi distesi sopra un tavolino e quinJi fargli piegare la lesta sopra i ginocchi; ovvero, facendolo giacere sul dorso portargli le ga~be stese sull'articolazione del ginocchio presso la testa senza fissare il bacino. Finalmente l'autore emette il dubbio che le perniciose conseguenze di alcuni movimenti viziosi del corpo possano dipendere dal non effettuarsi allora la estensione della midolla


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RIYISTA DELLE MAlATTIE VENEREE E DELLA PELLE

o dci net•vi che ot•dinaeiamente n c~i mo"imenli si ver·ifìca, pee cui accadono ra ci lmente disturbi di nutrizione e condizioni anormali di el asticità. D'altra parte col troppo intenso ed esteso lavoro muscolar e nascono dei danni in conseguenza della direlln meccsn ica par tec~pa zi one dei ruwvi. F inolmenLe l'autor e ct·ede possibile che le clorosi e i fenomeni nerv osi nel dominio del plesso lombare e sacrole eire accadono n el pet·iodo della pubert<i dopo i g t'a"i lavori campestr i pr ocedano dalla dir·ella compromissione della midolla lombaJ'e.

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE •

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Endocardite blenorragica.- Dei doti. D ltruoN,\C e O. ì\foussor.:s - (Ga:eltc me,lìcale de Paris, N. i, 16 febbrai o, 1884).

Lo bl enorragia n on ~i pt•escnla scmp1•e con unn i dentica fot·ma; ot·a costituisce un'affezione leggiet·a che ùut•a poco o scompare r1uasi senza medicazione; allt·e ,·olle pct·sisle con molla lenoci\ù, ma rim ane pet· ollr·o l ocolizzHla all'ureLPa; in ce l'li co~i i n fine ~'<i ar.com pAgna n m nn i feslAzioni lo n Lllll !'\ d ivcnlando una ve L'ti ma lnllia genel'ale che si Piflclle sul la pelle, sulle SL'licolazioni, sugli o~.:clri, sull'endocardio. , Il caso che noi qu i publJlichiamo si !' i ferisce a quest'ultimo O!'dine di folli. Si ll'alln di un giovane mu t•ato!'e, aiTt!llo pe1· la prima volta di blen orragi11 nll'elò di 25 anni. La malaLLin si p1·esenlù dappri ma coi suoi sintom i abilu ~1 li, ma questi furono accompagnali ben Loslo da fcbbt•e c ùa m alessere La le che l'in fermo, senlenc.lo!;i troppo molcslalo per continuat·e l e sue occupazioni, r esto in lellcJ. i·: in qur.sle condi zioni che tre settimane circa dopo il cominciAmento del lo scolo lli'CtJ•ale, senza. causa apprezzabile, all'infuori d'ogni specie di rofl'reddamenlo, sop1·aggiunser o


!RlVISTA DELLE MALATTIE VE:\EHEE E DEI.I.A PELLE

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violenli dolori alla spalla !>inislr.a. Poscia i dolot·i scemarono da questo Ialo per s tabilirs i e fermarsi qua lche giorno dopo alla spolla destra. I mo vimenti del braccio diventarono difflcili, e quindi pressocché impossibili. La violenza dei dolori privò il malato rlcl sonno. Questo l:ilato di sofferenze si prolungò piu di una sellimana e lo cos trinse a ricoverat·e all'ospedaln. Lo esaminiamo per In prima ''olt.a il 19 novembre e consta ti amo un 'artt·ite del l'articolazione scapolo-omet·a le destra, carallerizzata da un po' di tumefazione, eli dolot·e, di impotenza tlel membt•o, i cui movirnenli provocati rie~cono mollo penosi pel malato. Risconll·iamo inoltre uno scolo blenorragico ancora apprezzabile. Questa doppia constatazione ci porta a ricercare se real' indicare, noi abbiamo mente e come l<l apparenze sembrano a fare con un'arlt•ile blenorragica. Nulla ci permette in questo caso di pensare ad un traumalismo. Ma quest'ar·trile non è essa il risvegliat•si, solto l'azione ùella blenormgia, di dolori t'eumotici articolari anteriori? Fer definire questo punto, esaminiamo attentamente tutte le altre giunture; esse sembt•ano sane ed il malato afferma di non aver mai sofferto dolori artritici. Es aminiamo egualmente il cuore per vedere se non sia già stato intet·essato pel reumatismo e troviamo i suoi toni not·mal i ed il loro ritmo perfettamente t•egolat·e. Aggiungiamo infine che il nostro malato non ha mai sofferto di corea e non è mai stato affe tto da scat·lallina o da febbre lifoiùea, che non presenta alcunché di sifìlitico né di alcoolico e che nessuno della sua famiglia fu affetto da reumatis mo. Dura!l'lte i primi quindici giot•ni della sua degenza all'ospedale il malato rimane nello stato in cui si lt•ovava al suo arr ivo. Il miglioramento è poco sensibile da parte ùella spalla; in tutte le sere si nola un po' di febbre; il termome'.r0 però non oltt·epassa i 38,5. Lo scolo, quantunque molto diminuito, persiste.

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La soluzione del salicilato di soda non ha recato alcun sollievo. L'esame del cuore, ripetuto più Yolle, è negativo come prima. È in queste condizioni che il 5 òicembrA la febbre subisce un accrescimento brusco. Si nota un po' di agitazione; la pelle è calda; il term ometro segna 39,2. I caratteri del polso, i sollevamenti ritmici della regione pt''3Cordiale, appeezzabili colla vista e col oli lo, denotano et·elismo cot·diaco. Ascolliamo il cuore e r iscontriamo un soffio dei più netti, che ha il suo ma~simo ve,·so la puntn. si propa~ta verso l'ascella ed occupa il prim o Lernpo. Non è modificato dalla respirazione, n è dai cambiamenti di posizione. Da rrue~to giorno il sortìo è costantemente pet·cepito. Sono scorsi due mesi, p t·esenta sempre i medesimi car atteri ed anzi é diveutato più intenso. Si riscontt•a il ventt•icolo si n ish:o un po' ipel'Lrofico, la p un la batte nel 7• spazio inlercostal~ a f)uallro dita trasverse al di>:ollo del capezzolo. L a febb•·e, che aveva accompagnato la compat•sa del sofi]O, diminuì a capo di due a tre giorni per scomparire alla fine. Quanto all'artrite, essa persiste con quella tenacilà e talvolla con quelle r·ecrudescenze che sono propri e di ce1·te a••lriti blenorragiche. I movimenti del braccio sono sempr e limitati, ed è sopraggiunta un po' d'atrofi a dei muscoli delle r·egioni tlelloidea e brachia le. Per tali falli noi crediamo poter concluJcre d'ave•· avuto a r~we con un'endocardite blenorr·agica. InfAtti, é ad un'enrlocar dite sola che può essere attribuilo que!"lo soffio cardiaco, che non esil"Eeva prima, elle per siste dopo e In di cui brusca compor·sa ha coinciso con un aumento della rebbt•e, con un'e!"af(erazione nella frequenza e nell'ell el·friu del le couL•·azioni car·diache, i fenomeni che si ri scontrano abitualmente allor·claò l'endòcardite viene a compl icare un allPo slalo patoloçzico. Noi diamo a questa endocardite il qualificativo di • ble-


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norragica "• perchè si è manifestata in un individuo affetto da blenorragia, e da blenorragia grave; perché essa é venuta in seguito di una monoarlrite, la cui natura si è nettamente affermata; infine perché ogni altra causa eziolog ica abituale di un'infiammazione dell'endocardio manca completamente. Se noi abbiamo credulo dover pubblicare qut'.slo fatto, si è per le deduzioni precise che ci pare possibile trat•re. Fa del -resto sP.guito e viene in appogg io agli altri casi di endocardite blenorragica che uno di noi ha Ji già r accolti in un lavoro letto alla socielà clinica (1). La blenorragia è un'affezione specifica. Si è oggi d'accordo su ques to punto. Secondo il motto di Diday: c La donna non • può dare che ciò che essa ha "· Si sa pure che Klihne , e più r ecentemen te \Veiss. hanno segna la to nel pus blenorrag ico dei micr ococchi per fetlamente riconoscibili ai loro carallet·i obhie ltivi. • Ora, come ogni altra alli:lzione specifica, la blenorragia t• non si sviluppa che per trasporto del germe su di un terreno adAtto; 2' pr esenta degli andamenti mollo differenti secondo la natur a stessa di questo terreno. Se le condizioni generali dell'ind ividuo affetto sùno cattive, l'infezione di cui lo scolo uretrale è per logica la s ola manifestazione, si generalizza.

Lo sviluppo degli acciden ti articolari, cutanei , ocula ri, card iaci, non può spiegar si e com prender si se non si considera la blenorr agia come una mala ttia generale. Studi salla SOD&. - P e r il dotl. DESHAYES DES R OUEN. (Gc~ette cles Hòpitaux, ottobt·e, '1883).

L'autore riporta un'osser vazione di zona della bocca, dal Ialo des lrb, avente per cerla orig ine una nevrile dell e due ultime branche del mHscellare inferiore (5• paio), il nen-o (l) VC'~I!asi Le Bullelin de In Société e/inique,

188:!, Frcu1 ce dloitlicale 11cllo stesso anno, O\"C si trovcrnnno studiate la storia , la frequenza, i sintomi e l'andamento di qu esta mani fc~tazionc.


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lìnguale ed il nervo dE:nlat·io inferiot·e, nevrite sovraggiunta ad un individuo espostosi a corpo sudato ad una corr ente di al'ia freddo-umida. La zona era nettamente ed esclusivamente limitata ai tess uti animali dalle due branche nervose, cioè alla pelle, alla m ucosa, alla metà destr·a della lingua cd alla tonsilla dello stesso la lo. La malallia era cominciata con dolori nevr alg ici, seguiti bentosto dall'apparizione delle vescicole s ulla pelle, e sulla mucosa. L'et•uzione duro da cinque a sei giorni, mentre che le nevralgie perdurarono ancora per circa tre settima ne.

Cura. a.bortlva. delle uloere molli. - H. voN H E13RA. (Wiener Med. Presse, 11.18~, N. 14, e Centralb.fur Chirurg., N. 26). Dopo avere ben pulita la parte e asciugatala, s i pone sulla ulce!'a e into rno a essa dell'acido salicilico puro, e s i cuopre con un poco di ovatta che si fissa con ce1·otlo adesivo. Per lo più bastu t•innovat·e questa med icatut·a una volla il giorno, quando la suppurazione è abbonèante due volte. Dopo tre giorni l' ulcera è coperta di una ct·osta bianca mediOcremente r esistente. Allora si cessa l'applicazione dell'acido salicilico e si pone un poco di unguento r efrigerante steso sopr a una pezze ttina di tela. Pcesto la crosta si stacca, e la piccola piaga in pochi giorni cicatrizza. Con questa cura sarebbe evita lo lo sviluppo dei buboni. Notisi però che l'autore non riferisce che 10 casi.

n aottonltrato dl biamuto nelle ma.la.ttle veneree e della pelle. - O. W . PETERSI':N.- (W,.atsclt., 188\, N. 16, e Centra/b. jii.r Chirurg., i 88i , 28). Il Petersen ha, in ci!'ca 300 casi di ulcere veneree, usato con buon esito il seguente pt·ocedimcn to: Le ul cet•e sono lavate con una soluzione di s ublimato (l: 2000) quindi asciugale con ovatta salici lata, asperse leggermente col magistero


RIVISTA DI CB!:IIICA E FARMACOLOGIA '

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di bis muto, poscia coperte con un sottile strato di ovaUa. Tutte le volle che nell'orinare, la orina tocca l'ulcera, la medicatura é. rinnovata. Dopo questa aspersione l' ulcera diventa asciulla, pallida e gua1·isce rapidamente. Se per ò la suppuraziorte é abbondante e la med ico lura, e quindi l'asper s ione , non è r ipetuta abbastanza spesso, la g uarigione ritarda. Se sulla ulc·.era s i pone uno slrolo più g-rosso di polvere, s i forma una c rosta bianca sotto cui s i mantiene la s uppura· zione. Nelle ulcere fagedenich e il ma gistero di bis muto non basta, devesi allora ricon·e1·e al iodoformio. P iu soddis facenti ancora furono gli esili della méd icalura col so llonitrato di bismuto nella bolanile; anche qui devesi asperger e legge1·men te il glande dopo aYel'lo pulito. Talora bas ta far solo due volte que::>ta medica tura per far cessare la malattia. Anche nelle papul e umide, nell'eczema , nelle fessure della m ammella, g li esili furono soddisfacenti. L'autore non ha riconosciùto in questa sostanza alcuna azione calmante, ma n epplll'~' una i1·ritante. Devesi però ba· dare che non contenga piombo né arsenico.

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RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA ., ___ _ Bioeroa del •angue •ulle ve•tl ohe furono lavate. HussoN. - (Journal de pharnvxcie, ecc, gennaio, 1884).

Non è faci le lt'ovare i diversi elementi carattel'istici del sangue sulla biancheria, quando questa sia stata sottoposta a diligente lavatura. Se il microscopio e lo speltroscopio non fanno palese l'esistervi della emoglobina e della ematina, non é prudenza voler contai·e sulla ricerca della fibrina. Sarebbe un arrischiarsi a prendere una qualche cantonata solenne. In questo caso può tornar conto a porre in evi-


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denza le cure messe dall'accusato nella lavatura di una parte, piulto~to che di un'altra, delle sue vesti. L'acqua semplice in generale non basta a togliere via ogni traccia del sangue, ed è necessario adoprarvi il snpone, ed in tal caso, se la susseguente .lavatura non venne fatta a moll'acqua, è facile che la biancheria o le vesti ritengano traccie di sapone, In cui !Jresenza s i può sempr e accertare, senza nocumento alla ricerca dei cristalli del cloridrato di ematina. Ed ecco in qual modo l'autore consiglia di operare: Laglissi nel punto sospetto un pezzettino della stoffa, e messolo dentro a vetro da orologio si inumidisce con qualche goc<'ia d'acqua distillata; si colloca il vetrino da orologio sulla r ena cah.la alla temperatura di 40° centigradi, !asciandovelo pet• due ore. e instillandovi ·a d intervalli tre o quallt•o goccie di acqua , per imped ire alla stoffa di asciugat•si. Quindi si spreme il pezzetto di stoffa mediante la pinzetta, e l'acr[ua che ne scola, già indica col suo colore, se vi lta motivo a sperarne dei cristall i di en~atina. Ques t'acqua si fa svaporare a goccia a goccia s u di una las tr·icella di vetro, e se1·virà all'osservazione micrografica; se il liquido s i fos~e allai·gato di troppo sul vetro, si raschia il residuo e lo si aduna con cura al cenlr·o della Ias tricella. fermandovelo con una goccia di una soluzione ai centesimo di ioduro o di clot•uro po tas~ico. Intanto il pezzetto della s tolTa è rimesso sul vetrino d'orologio e !asciaLo mace1·are con qua.lche goccia di acido acetico pu1·o, il quale, estratto poscia colla premilura, si fa s,·aporare sopra al residuo della operazione precedente, osservando le stesse cautele. L'acido ace tico bolle nte è necessario per sciogliere il marganato di calce, che si formò du rante la laYalui·a , e che rimase fisso su lle fibre del tessuto. Al residuo, raccollo come si é deLlo sul mezzo della lastricella di vetro, s i sovi'appone un vet1·ino copri-oggetti, e soLto vi si fa penetnn·e pe1· capillarità dell'acido acetico cri· stallizzabile. Si riscalda la lastr·icella, tanto che l'acido levi il bollo1·e e quindi s i .lascia raffreddar e, avendo cura di inclinare Jegge1·mente la suddetta Jastricella, perché il liquido non evaporato si raccolga ad un angolo del copri-oggetti.


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Se ancora vi ha dell'ematina, compaiono i cristalli del suo cloridrato; se vi ci si lt'ova del sapone si scorget·anno a tulla prima delle goccioline gialle di acido oleico d'accosto ell'acido margarico, i l quale cristallizza in aghi del tutto caratteristici. Questi aghetti non sono mai compl etamente diritti, ma quasi sempre qual più qual meno storti, e a prima vista si presentano in for·ma di un C allungalo o di una vi t'gola. Se mollo era il sapone, questi aghi si addrizzano, si allungano e si uniscono insieme lormando gruppetti capelluti o arborescenti. Quando invece vi fosse in tenue quantità si aggruppano a ctue a due in J•iccoli fascetti fibrilliformi, che mostrano nll'aspetto una certa analogia colla fibrina fissa su a vnnzi di tessuti, e questa somiglianza di forma, per quanto lontana, polrebbeessere causu di et·rore. Di più il dott. Husson crede che a dimostrare la presenza del sangue non debbasi ritenere sufficiente qualche filamento di fibrina, che vi si scopra col micr oscopio, ogniqualvolla mancano i ct·islalli o i ra ggi dell'ematina. Quando la macchia lavata è bastantemente estesa per permettere una controprova, se ne può tagliare una seconda porzioncella, che si fa bollire con acqua distillala e t'JUindi si spt·eme. Il liquido si fìllr·a e si evapora a secco in capsul ella di plulino; il r e::sitluo si calcina, e si riprend e poscia con una grJccia d'acqua distillala, la quale r eagirà l eg~e r­ m ente alcalina sui bordi di una lislarella di carla tinta con torna sole arrossalo, che si faccia scorrere sui vari punti della interna superficie della capsula. ' Così pongonlli in chiaro tanto l'acido qaanlo l'alcali del sapone.

L 'elettrolisi applicata alranalial del vlD1 roaal. - (Journal de plrarmacie, ecc., npr·i!e, 1 88 ~). M onrad Kro!Jn, farmaci sta a Bet·gen in Not'Yef:ia, aventlo spet•itne·ltnto r eletlrùlisi sui vini t·ossi, é di pat·er·e che t'Jllet'ta o:l'l'n un mezzo sicur o per ricono><cerc se ln loro colorazione é nMut·al~. Due elementi di Bun l"e:l, i ctJi poli siano messi


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Rl\'lSTA

in cnmunicuzionc con tÌ uo lam inetle di plaliuo, immet•:;:c in 5 o F> ccntimelt'i cubi ùcl Yiuo lla o>:ntninarsi, Jiluili i n G vohuni di ncrrua acidulala con qualche ~occia d'acido solf'o ri co, dùnno una cort·ea te alJhaslanza ener gica per ollenore la reazione ><pccinle elle l'A. >:copet·se. Sul polo positivo, coi viui r ossi genuini, si l"ot•ma prontamente un deposito di !ami nelle r o;:><e, cm·atlcristiclte git\ all"nccliio llC)Il at·mato di Jen li, ma a~sai meglio se O>"="et'\'O.le col microscopio; queste h\mindte JH'Clldono l'aspetto di un tes;.ulo, ùi alll'Cllanto m eno coer en te quanto piu bre,·e In duralfl della eletlroli >:i ; mentre, se questa pcrdur·o. da diec1 a dod ici or e, la massa ùelle r o::<::;e lnminelle di ,·iene filla e resisten te. Dnt·nnle il passnggio della corrente si pct·cepiscc l'odor e ,di aldeide, ed il l iquido gradntame•1Le i ngiallisce, poi si scolor·a. L'eta e la diversa qual ilA e lll'OYunie11za dei Yini, quanùo siono f!enuin i, non hanno aknnn inllnenza sulr·i;;ultalo della clcttr·ol il' i. Per· muglio con Yincc r•;-;i, essere il l'onomeno dovuto nlla ma.l er il-l colonmte (o tannicn ?) del viuo, l'A. ripetè l'esperienza ~u di ,·en;i Yini bianchi, e pure su vini rossi, stuli rwimn dccol ot·nli mediante il carbone, e in nessun ea~r· ottenne il deposito lamcllar·c, fot•nito ùai Yini r·ossi f!Cnuini. Qnintli con appropt•ialo pr·occsso isolò c de)'Ul'Ò della enolina dA un ,·i no r osso, c, lli:-:ciollnla io ncqua ~t l coolizzuta ed aciduluta di acido tartar·ico, ollenne tlll liquido di colore r o!."so Yinoso, che c0lla clctll'o l i~i rorn i i l carnllerist i co deposi Lo la meli i forme. Le materie colornnti el et·O;.!ùncc, che ~i impiegano a dare o ad accrescere color e ai vini piu o meno puri o genuini, non tlànno alcun deposito sol ido o pfu·ngo11ahilc al suddcLto, ;;ollan lo rirnan{!ono scolor·atc. Qnnndo però si lt'lllti di ricono:::r.ere la coesi::> lenza di un n so~lanza colMa n le clcrop:enca colla nnlur·nlc del Yiuo, nllot·a i l ri~ultnlo non è sicuro, c lutto al più si può congcltur·rll'C la ft·ode, qm111tlo un vino, inlènsamcn tc colorato, fornisce un lcg:gct·o o scarso tlepm:ilo di enolinn, ~ul p0l 0 posi tivo dell'apparecchio elettr·olitico .


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DI CHIMICA E FAHliACOLOGlA

Appareoohio per misurare 11 potere ~ la rapidità di assorbimento del materiale damedioatura - (A llg. H:ieMr mecliz. Zeilunu, 1• a[wile ISSi-, N. '11). Allo E:pèdal c cl.i nico della uniYersità tli Ber·lino, furono non ' ha mollo, esegniLi da una Commi!"!'<ione eli mcclièi militari, guidata dnl ge11erale ntcùico crarmatn, von L auer, degli sperimenti, per pr.on1re u11 nuOYO npparccchio1 già da qualche tempo in u,-o, dc;:;lillntn a dclcrt11innre con unilu di mi!"ura il potere lo rnpidità di aE:~orbim ento dei Yar•ii mnleeiali anlisettici da medieaturl'l. Questo apparecchio con;<la di un recipiente cnn utn certo nnmet·o di ci lindri eli YCI ro g t·aduali che sn11o r·iempili clèlla materia da e:.:aminnt·si e lutti caricaLi con un egual peso di LOO grammi. Con la lo!'O e!:'lremilll infel'iore cilinclt·a di velro pescnno in tlll lirruido colorato itl lUJ•chino mediaule uua soluzione eli azzurt·o di Berlino ed aYentc a un di presso lo stessn peso spccifìco del sangue. n·o,·n in ora si può osservare il !ò<lllir e del l iquido nel contenuto tlel cil int!ro c il diYer.so polet·e di a!':sorbim cnto delle dhet·se materie. Finalmente, per mezzo di una bilancia, ò dctermirH1Ln quanto liquit!o ù stato ussot•bito in un dalo spnzio di l elllpo.

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Una reazione dell'iodoformio. - Bou~JA. - (Centra{ fiir Ch ir. e St. Peterb. metl. H'oelwns., i884, N. 2}. L'autore è d'avviso clte il fatto che l'iodof<;>rmio ha dalo in alcune clinicltc buoni risullamenti ed in altt·e ca tt.ivi, debba in paJ'te attribuirsi all'essere slnto adoperalo in que!':te ullime dell'iodofomtio intput·o. Alla clinica di L eyden del professore Jersou furonn osservati spiacevol i accidenti con l'iodoformio, solo CJUando 'llle~tn non ~rn stato ]Jl'OYato chimicamen te. Pe1' esempio, fu nella clinicn rifìuta ta una partito di iotlororme perché conteneva 8 % ili imput·ità . Questa pArtita fu comprata ed adoperata in un'allra cillò. N e scguit·orto gravi fenomeni di avvelenamento in quasi la meta delle gr·andi 0pcr azioni in cui fu adoper ato. La reazione che si usn generaimente per pt·ovare l 'ioùnformio è slatn dal fat·macisla della clinicl_l signor Agema riconosciuta per insufnciente. Esso è ~


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RIVISTA

questa: si agita la polvere tli iodoformio con l'acqua distillata, si filtra e si aggiunge al fìllramento una sol uzione alcoolica di nitrato d'argento. I l filtrato deYesi solo leggermente intorbiùare, se si forma un precipitato é certo che J'iodoforme er'a impuro. La modificazione dell'Agema é la seguente. Dopo l'aggiunta della soluzione tli nitl·ato d'argento s i lascia riposare il liquido per 26 ore. Se Yi sono delle sostanze estranee solubili nell'acqua s i produce un tleposit.o nero di argento ridotLo. L'iodoformio puro dà solo un debole intorbidamento bianco gr·igio sul fondo del bicchierino da reagenti. Tutti i preparati c he cagionarono feoomeni di avvelenamento dettero• quella reazione. Il Bouma non atfet•ma assolutamente che l'iodoformio puro non possa avere azione tossica. Egli crede inoltre che l'iodoformio put•o conserYato per lungo tempo, espo~Lo all'aria e alla luce acquisti proprietà velenose. L'iodoformio conservalo da lungo tempo cagionò una volla a lla clinica dei lievi fenomeni di avvelenamento, ma anche questo t.lclte alla prova un precipiLato nero dopo 2i ore.

La perelrina ed l suoi sali nelle febbri lntermlttentl palustri. - (Rirista med ico-cllirurglca Argentina., 23 novembre !883). La pereit•ina (Correia de los Sanlos e GooE<) o geissospermina (Bochefontaine e Freilag) è l'alcaloide del pao-pereit'O lgeissoRpermwn loeve di Baillon e geissospermum vellosii di Peckoll), vegetale indigeno brasiliano, dell'ordine delle apocinacee e noto allt·esi solto il nome di pinguacr:ba e di canudo amargoso. Il dottore Silva, antico professore ùi patologia medica a Rio-J a.neiro, fu il primo a studiare le prop1•ietà di t']Uesta pianta e ad usa l'ne in forma di decozione, e nel '1838 il farmacis ta Cor1·eia e poscia Goos vi trovarono la pereirina, che speciulmente esiste nella coi·leccia. Bochefonlaine e Freitag sperimentarono l'azione fisiologica della pereir·ina, che fu però da essi designala col nome di geissospei'mina .

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Nel 1877 O. Hesse tl'asse dalle fogl ie ùel pao-pereiro di vei'Si alcaloidi. tra cui uno CI'islallizzabile, che denominò geissospet·m ina. Due anni dopo il dollot'e Freire di Rio-Janeiro tt·ovò che la pereirina amot·fa del commercio non era un composto clelinito, ma una me::;colanza dell'alcaloide con materie amilacee e glucosiche e sostanza colorante, e però nella clinica all'uso della pereirina, si sostilui quello del cio· ridralo di pereirina, sa le solubil issimo nell'acqua, e facilmente ollenibile allo stato di purezza. Nel 1881 il dottore Lacet·da, nolo scopritore dell'antidoto riel veleno ofidico, studiò l'Azione fisiol ogica del cloridrato di pereit'iua e concluse. ·1• che il cloridrato di pe1·eirina a dosi tossiche paralizza i centri vaso-molot'i bulbo-spinali, e le diramazioni cardiache del net•vo vago; 2" che non h» azione anlilermica, anzi molle volle tende ad accrescer e la lemperatut·a cent1·ale di alcuni decimi di grado. 3• non pare .:he esso abbia influem:a sulle secrezioni, o modifichi diretta mente le proprietà del tessuto muscolare,

ne la eccilahililò ùci nervi m otori; 4• eser cita sul cuOI'e un'azione in antagonismo con quella della digita le; Questi risultati discordano da quelli ottenuti da Boche fonlaine e Freilag, forse perché questi usarono nei loro esperimenti pereirina del commercio. • Ultimamenle il sig. Almir Nina, ~ ulla Gazeta mèdica de Bahia, periodico brasilia11o, dà un breve cenno su brillanti risultati, che si sarebbet·o avuti presso la clinica del doll.ore Torres Homern dall'impiego dei sali di pereirina nel trattamento delle febbri palustri, e si propone perciò di s tudiar e in modo comple to le indicazioni e conlt·o- indicazioni del pao-per eiro e de'suoi principii allivi nella cura delle manifestazioni acute della malaria, formandone l'argomento della propria tesi inaugurale.


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RIVI STA

Bloerohe sulle ptoma.lne e composti a.na.loghl. - A. GAnnrEL Pouci1 ET. - (Jour11al de pltar m. ecc., marzo, 1884). Queste prime espet'ienze conducono l 'aulot•e a considct·ar e se non come identici, per lo meno come assai pt·ossimi , i composti alcaloidici norrnalrnente esiste11ti nelle Ul' ine e nelle feci e que lli che prendono origine nella pnlPefazione,.(uo•·i del contatto dell'ari a., delle sostanze proteiche (albumina, caseina, glutine, fib t·ina) o dr i cadaveri o dei vat·i organi dell'economia (fegato, polmone, cervello. ecc.). I divet•si composti alcaloidici che possono estt·arsi sia dagli umOI'i normali, che clalle sostanze in putt·efazio11e so11.o senza alcun dubbio costituili da mescolanze; e co11 lulla pt·obabililà da mescolanze di cor-pi omologhi, ciò elle viene ad accrcscet·e le difticolta dol l oro studio e sepat•azi one. Il processo eli estr·azione consiste in pt•epar·are dei taunoti degli nlcalnidi e nel decompor·t·e questi tan11ali mediante l'idrato di piomho i11 prese11za di alcole f'or·te, pM cia di Alcole diluilo. L"e ,·apMaz.ione dl'lle sol uzioni alcoolkl te fot•rtisce un rc::-iduo scit•opposo, che viene inlr·ouotto in un piccolo dializ- · zator·e. Dopo un tempo Yat·iaiJile c pii• o meno cornplclamen le a seconda dei casi, questo r·e;:.;iduo si separa in tlne parti; 1• Una parte li') uidn dit'licilrneute dializzrtl.Jile; 2• U 11a pa•·te con lenente sostanze cristalline e dial izzahi le faci llncnte. La parte liquida ottenuta coll'uJ'ina, cl te il s i ~ . Ponchct propone di denominar e m((tcria estrattiva rleLCnr•ina, é scir·opposa, non cr·istall izzabile, ancot•chè lasciHtA soggiornare a lung-o nel vunto secco. Pr·ecipita coi r euLlivi gcncrnl i dog-l i alcaloid i, é neutra ai r eot.tivi colora ti; fncil mcnle nltcr·n bil e all'nr in, t·esin iticahi le coll'acido cl or·iurico e rapidamente Oi".sidata per Dggiunta del clorul'o plalinico alla sua soluzione. N on f'o t•ma clol'O-patillati. L ·a no.I isi conduce coslantemcrr te alla l'o rmola: c•I-P A .o 0 '. l ialla par·te diali7.zabile l'aulol'e polé isolat·e una sost~nz n in cr·i stalli fusif'ormi r flg,!!J'llppat i a sfcl'e il'r cgolar·i, solul•ile in alcool debole, pressochè insolubil e nell'alcole concentr·alo,

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DI CHI MICA E FARlf.\ COI.OG IA

insolubile in etere, a reazione debolmente alcalina, e capace di combinarsi a gli acidi, formando sali cristallizzati. Il cloroplati nato é in prismi ortorombici, giallo-dorati, deliquescenti: la sua analisi dti, pet' la base, una delle formale:

C7 H"Az'O' , oppure C' H,.Az'O•.

Relativamente ai prodotti della putrefazione, la par te liquida (non o poco dializzabile) !JSrrebbe costituita da una mescolanza di basi volatili (probabilmente le basi iclropiridiclte segnalnle da Gautier e da Étar d) e di sostanze variabili, poichò l'analisi non da per ristùtato cifre costanti e neppure compat•abili. La parte clializzabile dà col clot·uro di platino dei sali solubili in acrrua, ma che possono venir separati coll'aggiunta di alcole e l}uindi di etere alla soluzione. L"uno di queslicloroplatinati, cristallizzato confusamente i n ag hetti pr ismatici, è

insolubile nell'alcool concentralo; l'altro invece, assai solubile in questo veicolo, non si scioglie nell"elere, che ne determina la precipitazione in polvere di colore giallo-!>porco. L"anal isi condusse alle formole: (C' H " Az' O" - H Cl)'PtCl' ,

combinazione insolul>ile nell"alcole. (C'H' ' Az•O'- H Cl)' P lCl',

combinazione insolubile nell'etere. Queste basi si avviciuerebbero dunque alle ossibelctine. I cloridrati, ottenuti trattando con idrogeno solforato i cloroplatinati, si presentano in cristalli sottili, setosi, alterabili dall'acidoclor·idrico in eccedenza e dall'ar ia. La base C' HtBA .:' 0' corrispondente a l primo sale, apparisce al microscopio in for ma di prismi grossi e coPti che alla luce imbruniscono. La base c• H t2 Az' 0' che è nel socoodo cloro- platinato, s i presenta in aghetti sciolti riuniti a pennelli e sembra meno facile aù aiLerars i. Le soluzioni acquose precipitano coi reattivi generali degli alcaloidi: i precipitati ottenuti col fosfo- molibdato soclico si r iducono assai prestamente e sono solubili nell'ammoniaca formando un liquido colorato in azzurro, come fa nelle ste;:se condizioni il pt·ecipitato fo sfo-molibclico dell'aconitina.

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RIVISTA DI CHI MICA E FARMACOLOGIA

Tutti i ~.:omposli accennati sono potentemente toss ici per le rane, cile uccidono rapidamente delet•minando torpore e paralisia con abolizioue dei movimenti riflessi. Il cuore si arre:;la iu sislole. •uove reaslonl oaratteri•tlohe della oodeln& e dell'e•ouUna. - L. RAuY, pharmacien-major. - (Journal cle pharm., ecc., maggio, 1884).

Rare e poco sensibili sono le reazioni colorate della codeina, che possano !'.ervire alla ricf\rca lo!'.!'.icologica di f{Uesto alcaloide. Le colorazioni azzurre ottenute mediante l'acido solforico concentraLo o col reattivo di Erdman (.\tfanuel de to:ricolo[Jie, Dragendorff, pag. 305, 30ti e 307) richiedono troppo tempo e molle precauzioni, e non sempre riesce di otlenerle. L'auLore fa pertanto nota una nuova reazione, sicura con piccole q\lantitA di materia, e che presf!nta il grande vantaggio di pot.ersi ottenere istantaneamente. Alla codeina, collocata su di un vetro d'orologio, si aggiungono due goccie della comune !'<Oluzione di ipo-clorito sodico; l'alcaloide si diluisce in questo liquido, poi vi si aggiungono quattro goccie di acido solforico concentrato, e con bacchettina di vetro si mescola: si produce una magnifica colora· zione azzurro-celeste persistente. Rimpiazzando l'ipocloriLo sodico con acqua bromata, la colorazione non si manifesta. L'acqua bromata sola s"intorbida quando viene a contatto della codeina; agitando, il liquido si chiarisco e diventa totalmente incoloro, ma dopo qualche minuto secondo apparisce una colorazione violella poco intensa e tuttavia ben nettu. L'esperienze falle su trenta degli alcaloidi più noti non diedct·o per alcuno di essi la bella colorazione azzun·a fornita dalla codeiua, o altra colot·azione che con quella possa venir confusa D'altra parte ripoclot·ito :;odico e l'acido solforico conccntt•ato, manipolati un po' diversamente, d!inno coll'esculina una colorazione non me11o bella. Si comincia dall'aggiungere all'esculina quattro goccia di


RIVISTA DI TECNICA E SERVIZiO MEDICO MILITARE

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acido solforico; al liquido poco colo•·ato che ne risulta, aggiungesi poco per volta ed agitando della soluzione d'ipoclorito sodico. Quando questo reattivo ha raggiunto la quantità conveniente, il liquido prende una colorazione di un violetto intenso, che a poco a poco illanguirlisce fino a sparire totalmente dopo un'ora. Oprando in modo inverso non si manifesta la colorazione. Sostituendo l'acqua bromata all'ipoclorito si genera un precipitato color feccia di vino; ma la reazione 0 meno bella e e meno sicura della precedente.

RIVISTA DI TE~Nl~A E SKR~IllU MWI~O MILlT.ARE ---~

Bloordl 41 1lD. viaggio iD Bulla. - Dottor W . RoTH. (Deutsche militiiriintl. Zeitschr~fi). (Continuazione V. numero precedente).

Delle caserme attesa la circostanza che quasi tutte erano in riparazione poco potei vedet·e; del resto poche in Russia ve ne sono. Eccettuati i reggimenti della guardia e altre truppe in Pietroburgo e quasi tutto il dipartimento militare di Mosca, tutto il rimanente esercito é alloggialo nelle abitazioni dei cit~clini o in lontani accantonamenti. Fino all'anno 1875 non esistevp. in Russia alcuna istruzione sulla costruzione delle caserme. Solo nel 1875 e 1876 l'amministrazione centrale del genio militare stabilì delle regole da ser vire di fondamento ai disegni per la costruzione delle caserme, ove sono esposte le condizioni principali in rapporto al luogo e allo spazio. Ma in fatto non si seguono queste regole, poichè le caser me non sono fabbricate dal governo o in particolare dal Ministero della guerra, ma dalle città con partecipazione finanziaria deJlo Stato sotto forma di anticipazioni. È intendimento di accaser mare, se è possibile, tutto l'esercito.


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RIVISTA DI TECNICA

Fa buona impressione la caserma Ales!"antlro in Mosca de· stinata alla fanter·ia, la quale è un'aggregazione di grandi fabbricati a più piani a disposizione lineare, cost1·utta dalla città di Mosca. Sonvi padiglioni per gli uftìciali, per la trupP,a, per gli operai e pet• iufèrmcria regg-imentale. L'aria fresca è condotta attraverso tubi di richiamo ai caloriferi e scaldata a 45• e flo• H., quella usata è condotta dal fondo della stanza in canali centrali di ventilazione che sono risc~tldati in parte dai caloriferi, in part.e da particolari camini. Così avviene elle nelle sta r w~ obitate anche nel freddo piu r·igiùo sia raggiunta una temper atura ùi 12·,i- R. e sieno introclolte al· almeno 3 sacl1ine cubiche (= 29 mc.) (l ) di m·ia per uomo ed ora. Le Cflmerat.e per la tr·uppa sono gr·a11di ~tanze con due or·dini di nnestr·e e "tauno in fonùo a un corridoio unilaterale. Nei padiglion i per gli ufììciali le camere ~ono riscul· date con stufe olandesi; i locali accessor·i come la $ala pet· In mensa hanno cnlorifer-i aù aria; nello stesso moclo è riscalc..lalo il padiglione degli oper·ai. La infermeria re)!gimentale ortlinnta per 20 letli, è riscaldata aù aria e ha ll·e stanze, una per 12, l'ultra per 6 e la terza per 2 l etti, in cui ogni letto dispouc di 5 11 8 sachine cubiche di aria. Altt·ecaserme hanno, comelacascrma Alessandro in Mo~ca ampio stanze con lestiere aù ambo i l ati. I l etti sono posti nel mezzo con le flnestt'C addos,.ate l'una all'altra. La impt·c!'>sionc che mi fecero in comples"o queste ca"crme fu, a giudicar"_ne solo tlalla costruzione, favore"ole; non le Yidi però occupate dalla truppa. I campi mi dellcr·o occas1one d'imparare a cono~cere _ i l traiLamento !iliuwnlar e ,Jel solùato russo. Questo differisce in molli rappot·ti Ja l'(uello degli allt·i escr•citi. Questo trattamen t.o è t•l'lrle in viYeri e p<Wle in danaro, parte anche in forma eli terra che è d11La ai COI'l'i di truppa in U!'ufrullo. I n viveri sono dali ogni gior·no 9i7 gr·amm i di farina di segula o ùi fr·umento e 137 gr·ammi d'orzo a lesta. Per la carne, In verdura c i condimenti è asseguato un soldo speciale che è (l} l'na ~ttclliua cul>a = 9,il2 mc.


E SEf\ \'IZIO

~IEDlCO

mUTARE

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computato in cli\"ersn maniera. Il prezzo di 20!l grammi di CArne spettanti a ogn i uomo, é stabilito annualmente per ogrù gover·no e di~tretlo e drfl"eri;:ce secondo l e l ocalità. N el ca;:o che un corpo di truppa non abbia nessun orto in usufrullo è as;:cgnato per og:1i uomo e per giorno 1/ 2 kopek c ( l ) per la compra della verdura e '1/2 kopeke per Sflle, burro, ~ras;:;o ecc., se Yi è l'or·to é defalcalo il 1/2 kopeke per· la ver·dura. l sottuffìciali e i soldati che non pr endono parte al ran cio hanno una volta e mezzo i l soldo ordinario. Una particolarità del trattamento alimentar e dell"esercito russo é CJuesta: che sonovi fi s:;;ati 169 ~iorni di rnagr·o n ei quali nlla zuppa di cavolo in luogo di 209 f!rammi di carne sono aggiunti 32,8 grammi di pe;:ce o 27 <li fun ghi. Il rancio si fa per compagnia od anche per più piccoli ripar·ti di truppa, ognuno dei CJuali ha un economo ed un cuoco ;:celti nel suo seno. È dato due volle il giorno u~ pasto caldo, pei r eggimen ti della guar'1lia anche una zuppa il mattino. Il pasto che io vidi mi sembrò Jl uono e aLbondnnte. Ln pietanza nazional e, la zuppa di cavoli, di cui vi Mno due ~pecie: il schitschi e il borcht è m ollo gustosa e certamente m olto salubre. Una particolarità del modo eli al imentazione delresercito russo è che i soldati si cuociono il pane da sè stessi. L a razione giornaliera di 1257 gr. di pane o 83R di biscotto lascia un avanzo in farina che è usato per pròparare il kwas, bevanda genet·al mente usata e tenuta come indispensabile. lo ho trovato quc;:ta bevanda così diversa •che sono d·opinione che non ;:ia pr·epar·ata secondo una ricetta uniforme. Questo modo dj cottura non ha dal lato sanitario alcun vantaggio; il pane ri sulta divet·so e non può per la sua qualità paragonarsr in alcun m odo col pane fornito all'e~ercito tedesco che per l'occcn tramen to dei forni è molto più perfetto. Il pane ru;:;so non è cotto uniformem ente, la corteccia é spesso carIJonizzata. Il pane é po;:;to in forn o nell'eser·cito russo in due molli; o liberam en te ovvero in form e di ferro. Su ambedue i metodi ha discor·so il m edico ispettor e del dipartimento mi(l) l'n 1\oprk~ NJuh·~fc n 4 rcnt~simi.


RIVISTA Dl TECNICA

litare della Fillandia, consigliere privato Henrici. ed ha assolutameute rifiutato il metodo delle forme. Le ragioni principali contro questo metodo è che così rimane nel pane una quantita mollo maggiore di acqua (invece di 32-:.J5 per cento puo arrivare a 40-55), per cui il pane è meno cotto dentro e perciò i; difficile a digerirsi, si conserYil n1<1le, ed oltre a ciò sa spesso di grasso rancido a cagione del grasso con cui sono unte le forme. E poi l'acquisto delle forme e I.e loro ririparaziOui fnr rno che r1uesto metodo si a anche piu costoso. I forni centrali, i quali producono anche un ma;:rgior lavoro dei forni regg·imentali permellono altresì di sostituire ai fomi sen tplici delle costruzioni più perfette come sono i forni W ieghor,.t o Lehmam coi flUO li è assicurata una temperatura sempre egual e, il calore essendo trasmesso per mezzo di tubi nello spazio da riscalùar·!'i, e una cottura uniforme. Poichè il soldato russo ha o~ni giom o 3 libbre (una libbra= 409 gr.) di pane, cosi un pane migliore deve aYere um1 grande influenza sullo stato sanitario dcll'escr·t;ito. Il qual pem;ierO Ot;COrre da alla mente vedendo, quando SÌ \"iSitano gli ospedali tanti catarri intestinali cronici e non rari casi di scor·buto. Il pane fornito agli speciali mi sembrò mollo migliore di quello dei solùati sani. Per quanto mi consta, sta ora ventilandosi seriam ente la rruestioue di cambiare il modo di preparazione del pane; i medici sostengono ad una YOce che e una stringente necessità quella di fMnir·c· alla truppa un pHne mi glior e. Il the, questa bevanda nazional e russa c anche nell\-lser cilo mollo usata. Non posso decitlcr·e quanto la macclriua naziona le r·ussa pel the possa intJuire a fare un Lire migliore: i o cr·edo che questo pos:::H prcparar·si ug-ualmente lJuono con altre macchine piu semplici. Il veslrario dell'eser ci to ru><~o è stato da bre,·e tempo cambiato cou tpletarnente. Quc:-to cambiamento ha ovulo per principio il punto ùi ,·i sta nazionale. niproduco la seguente eccellente descrizione del Drygal:;ki . Mc!rtre prima l'uniforme r a;.;:-ontigliaYa in general e ·a quella de ll'e:-ercito prussiano (l'elmo per ò l o aYe\"!1110 solo le guardie c i gcuerali), C(lll decreto dell'ii noYembre 1881 ebbe un compl eto camhia-

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E SER VIZIO )IEOIC:O :IIII.ITARE

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mento. L a variazione principal e consi!'tle nella introduzione di una tuni ca eli panno verde ~curo n due petti da af!ganciarsi con cinque uncinelli, e un berretto di pelliccia nera senza visiera. In servizio si u s~mo sempre i berretti eli fatica; i pantaloni, tagliati corti, sono introdotti negli !';livnli, gli uffiCiali soli li hanno con passanti e generali con larghe bande; il mantello è a due pct.li e si fer ma pure co11 ganci. Il bavero della nuova uniforme è lar go e comodo, arroLnndato in avanti e munito di uncincUi, mor bido e tutlfwia l'nlido; l'u di es>iO sono cucili dei quadretti di panno coloruto che ~ervon o per diRLinguer e i singoli r eggimenti di O{!ni divisione: r osso, turchino, bianco, verde cupo con o senza fil ettatura. I soldati cingono intorn o la vi ta un centurino di pelle nera a cui in servizi o tengono appeso due gibern e, ciascuna per 20 cnr l ucce. Ogni soldnl o porta con sè in tullo S't cartucce, delle quali l a maggior parte racchiuse in una ~ca loia eli !alla l'ono portate nel ~acco che sostituisce or a lo zaino, ov vero anche durante il combatlimenl o, nelle tasche later ali della tunica. In luogo dell'antica !'iciabnla con foder o metallico, lutti i soldnti e fp·aduati eli ca valleria e arti glieri a e gli ufficiali di fanteria ltanno una sciabola un poco più curva e pi ù Ieggi cra con foder o di l egno. Questa sciabola non l!ila apper;a a u n cinturino con fibbia, come era prima, ma a una bandoliera, negli uffìciafi gallonata, nei gradi inferiori di pell e, la qunle è por tata sulla spalla destra come già er a in uso anche prima nei co~ncchi e nei dragoni. Il maggior cambiamento è stato apportato al bagaglio. Lo zaino è stato abolito per chè l e cinghie stringevano troppo il pello e vi é slnlo soslituiLo un sacco impermeabile da appoggiar si sopra una spalla, le cui estremità inferi ori sono l egate inl"ieme sull'anca, e ad es.c;o è unito il pezzo di tendA, cl1c de ve tener e ogn i sol dalo ed anche tal volta il mnntello che !'SÌ porta a bancloliera. Questo ~ncco e con ef'~O lutto il bagaglio può portarsi in due manier e. Col primo metodo il sncco è lenuto sulla spa lla destra, men tre il sacco a pane e il mun tello cnl pezzo ùi tendA appnp-triano !'UIIa spalla ~ini­ stra. Il telo della tenda è r osto in modo da pr oteggere il


9.20

RIV ISTA DI TECNICA E SEII\' IZIO MEDICO MILITAIIE

mantello dalla umidità. Il secondo metodo differiRce dal primo in quantn clte il sacco non è fallo di materia imperm eabile e perciò è posto dentro il mantello, il fJuale alla sua volta è inviluppato nel lelo di tenda ed è portato a bandoliera sulla spalla destra. Il primo metodo mer·ita la prefer enza, poichè l e singole parti del bagaglio sono più indipendenti le une dalle al tr·e e non occon-e disfar e Lutto il bagaglio quando è neces>:ario trarre fuori qualche cosa, per esempio le \:arlucce. I l peso che porta il soldato di fanteria ru s~ era nel l 856di 80 libbre e 29 solotnik (= chi! 32,8R); fin o al '1 881 fu di libbre ii,GO l= chil. 29,330) cd or·a è di 69 libbre e 87 solotnik chil. 28,6:25). Questa uniforme sembra nell'insieme mol to monotona e lascia dil'ficilmente riconoscere i singoli corpi di truppa. TI htwrelto eli pelliccia non difende n è dal >:olc né dalla pio;tgia. Il modo di portare il bagaglio non fece nelle manovre del 1882 buona prova; se lascia più liber o il pcllo pesa però troppo gra,·emente sopra una ~ pa lla. Speciale importanza lra nell'eser cito russo il mantell o, pal'ticolarmente per ché tutte l e truppe ru~se in estate portano vestiti di tela. Anche gli urticiali hanno una veste bianca che ùeve esRere in estate mollo comoda, ma cer·tamente anche mollo costosa , per ché sia tenuta Rcrupre pulita. n mantello del soldato r usso, fatto ùi panno giallo grigio, ha la durata fissa di soli tre anni. Quando Ira fatto il suo tempo, il soldato se ne serve per u:oo giornaliero, al caldo ed al freddo, di notte come coperta da letto, come giadglio, come veste da camera; fJUeRto mantello uon è mai lavato. Secondo il GeiLowski, nn tal man tello contiene 886,6 grammi di l ordura su 3,5 cllil. di peso totale. Col microscopio si trovnno in e~so l'or·me innr·gnnir.he e forme m::muiclto viventi che llnnuo parli ~.:n l ar·e importanza in f'JURntoclré il soltlalo di notte ~ i tir·a il mantello >:ulln !eRta n inspira il RUO contenuto polveru lento. Questo mantello non difende a RUflìcienza dal freJùo ne dalla pioggia, a~'<so r·l!e rlllo molto l'acqua (un vecchio mantello :>,ùf.H chilog., uno nuovo !),3:26).

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RIVISTA D'IGIENE •

Le maroe a plecll.

(JoÌtr nal ri'IIIJ(Jiène, 20 mars 188l).

Mio caro coiiE>ga, Ho letto nel Journal d'htHJiène l'interessantissimo articolo sulle marce. pubblicato dal dotl. Schmit. Insieme ad eccellenti cose, vi lrovo un'assenioue che farà desolare gli uomini bas~i e che d'altronde sarebbe spiacevole, se si diffondesse solto l'usbel'go d\m nome autoreYole. V'é detto, per incidenza, che la celerità di marcia è funzione di statura e che la statura alta ha il predominio. In Francia gli uomini di media allezza co~tituiscono la maggioranza. Ciò varrebbe a significare che la nostra razza sarebbe inferiore ad ogni altra nelle marce 1 Fortunatamente l'esperie nza dimostra che la bi~ogna non va così. .I nostri soldati i quali non sono grandi, i montanari che son tarclùati, sono eccellenti e svelti camminatori: i Romani avevano uoa statura mezzana ed erano famosi per la loro rapidità nelle marce. La teoria conferma l'osservazione. Lo Schmit ha appoggiato l'asserto su questo teorema dei fratelli W eber. La durata delle oscillazioni della gamba é proporzionale alla radice CJnadrata della lunghezza della ~Amba ste;;sa. Donde egli ne deduce, certo per inavvertem:a, questa conclusione che non ò nelle premesse: la celerità efunzione della staiur·a! t invece il contrario; poicll•~ la durata é funzione della Iuntihezza della gamba; vale a di r e che, tanto più la gamba è lun ga e tanto n'è m.inore la celeri!A ùi oscillazione. Questo enuncialo pt·eso a rovescio é csflllo; solamente la celerità di oscillazione non è subordinata alla funzione pendular e indicata dai fratelli Weber, i quali si sono ingannati, come l'ha


RIVISTA

dimostrato per il primo Giraud-Teulon: la loro teoria cade all'esame dei tracciati grafici del Marey e del suo allievo Carie t. La cel erità della marcia dipende dall'altezza da cui il camminator e spo~ta il suo centro di gravità: l'juale sia!"i la lunghezza della gamba, per via di spostamen ti egnali dal centr o di gra vità, la velocità r e;;ta la ~te~~a: ruomo basso ricompensa col numer o dei passi ciò clte perde nell'ampiezza del passo. Il prodotto nl r esta invariabile; r appr esentando n il numero, l la lar ghezza dei passi. · Il lavoro impiegato é così espr esso:

-pn• l'

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nl rimanendo costante per una dala velocità, il lavoro impiegalo aumenta solo in ragione del peso del camminator e. Il peso d\m uomo mezzano essendo minore di quello d'un .uomo allo, ne consegue che ad egual velocità il lavoro é meno per un uomo medio; o, ciò che torna l o stesso, con un lavor o identico. un uomo basso guadagna in celerità sull'allo Insomma, la r·apitlilà e in ragione inversa del pe.<w, D(t/e (t dire llella statura: Il che è pr oprio l'opposto dell'en unciato espresso nell'articolo del 23 febbraio, nel quale é pure sfuggi ta un· allra asserzione che potrebbe indurre con fu sione: • Non oltrepassando sei chilometri all'ora, si può cammimtr e indefìnitamente •. L'uomo può disporre d'una cer ta somma di l avor o giornaliero, variabile a seconda dell'individuo, dell'ener gia, ecc. Essn s:i approsE<irr~a a :300,0110 kilogrammetri. Se si sorpa!':sa tal ci fra, l'organismo si stanca subito. Il lavoro quotidiano viene espres!'io dalla formoln:

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-o

l a qm1Ie dimostra che la duruta del l avol'O quotidiano é in r agione inversa. dei quaJroti delle veloc:iti1: si spcr dc in ragio:le del quadr·ato della vel oci là. Citi vuoi camminar·e a lu11go bisog 11a clte vada pia11o, come dice il pro,·crbio. La rapi dita del le l.<lppe ~ subordlllala alle disl.<luze dn supcrm·e. N o11 !':i puù quit tlli affermar e che sin possibile • non sujleroudo i sei


D'IGIEi'iE

9.23

chilometri all'ora di camminare indefinitamente •. I curiosi esempii riportati dallo Schmit non sono infrazioni alla regola. I camminatori han tollo dalla spesa serbata al domani ciò che nece~sitava per completare il lavoro; ma in capo a qualche giorno ciò che si é riscosso non controbilancia le spese ed il camminatore sarà obbligato di arrestarsi inerte e spossato. Quest'esperienze' dimostrano solamente, ciò che del resto fà saviamente riflettere lo Schmit, che i nostri camminatori non son degeneri e che l'uomo ancor oggi può eseguire quello ch'eseguiva nelle r emote età . È un punto risoluto, non privo d'importanza reale. Vogliate aggredire. Pare des Princes, 8 mat·s 1t!84. HENRI J)E PARV!LLE.

D para..ltbmo nella febbre gialla. - (Rù•ista méuicoIJrtirurgica ar gentina, 2:! febbraio, 188-~). La febbre g ialla figura nel g ruppo nosologico delle infezioni febbrili, e però non poteva sottrarsi alle investigazioni c.li cui furono oggetto gli altri pr ocessi infetti vi, sotto il punto di vista della loro natura parassitaria. I primi lavori di questo genere s ulla febbre g ialla datano da un'epoca abhastanza r emota, e g iova accennarlo brevemente, perc hé da taluno s i pr etese al riguardo una priorità, che per dir vero non gli spetta. Già nel ·l S:LO Rhees in Filadelfia trovò nel vomito nero i vibrioni, e così Hassal nel i il0a; nel18à6 Alvarenga, durante l'epidemia eli Lisbona, vi osse rvò dei corpicelli irregolari di color marrone scuro, 1 quali s up pose derivanti dalla combinazione dei pl'incipi biliari colla materia colorante del sang ue: delle cellule epiteliali pavimentose, dei globuli g rassi, degli a ghi cristallini incrocia ti ed a ciuffetti, e per ultimo dei vibrioni, quali alliv i~!;<imi, quuli pr e::o::oocbò inerti, e tanto in mo.gg iot' numero, quanto più violcuto s i pre~enLa va il vomito. Più r ecentemente i dotl. Freire di Rio Janerio e Carmona di MeRsico diedet·o alla questione tlll aspetto comple lumente nuovo.


RIVISTA

li dolt. Domingo Freir·e, distinto istologo bt•asiliano, era incaricalo dal governo del proprio paese di stuù~are le cause della f~bbre gialla, e di risoh·ere i seguenti quesiti : 1• Osservazioni microscopiche c collivazioue dei microbi clte a \"l'ebbe trovato negli umori; 2• Attenuazione della virulenza di queili micr·olJi e vaccinazione sugli auimal i, per vedet·e se potrebbe usarsi come mezzo profilatico; 3• Azione del sal icilalo sodico, usato internamente e per via ipodermica; 4• Determinazione delle vere lesioni anatomiche e fì sio·

logiche, provocate dal proce~so morboso. Il . medico brasiliano, verso la metà dello scorso anno, fece conoscere alcuni esperimenti, nei quali riuscì a trasmettere la malallia a ~ull ine ed a porcellini d'India, ot·a inieltandoli di sauguc carJiaco di una vittima del morbo, ora comunicandola collo stesso mezzo da un animale alrantro, e fìnalme:lle collocando porcellini d"Imlia sullo spazio di terreno, dove un aano r)l'lma era stato seppellito il catlavere di un morlo per febbre f!ialla. Tali esperienze tlimo~trando di quanto grave danno torni alla !"&Iute pubblica In inumazione dei morti per feblJN gialla, ~ con si~liarono al go,·erno la proula costruzione di un crematoio in Jujuruba per la incenerazione dei cadaveri di rruelli, che per silli1tta malattia muoiono negli o~pedali. Or·a poi il predetto rloLL. Freire con!'<iùera come risolto il p1·oblema1 e Jai [WOprii studi microscopici deduce, che in lutti gli umor·i degli int'e1·mi Ji febbre gialla esiste un mtme1·o !lSl"ai eon~ iderevo l e di Ol'gan i!"ln i di Mig-ine vegetale, come Io proverebbe il fatto della loro r esi!';Lenza all"azione dell'au1moniaca. Questi microbi paiono ballerii e cripto- cocchi, det•ivanti da uno stermiuato numero tli gr·anu lazion i minute, cbe appat•isco:JO solto forma di puntoliui net·icci, talvolta liiJeri e ùivisi, talallra in masse amo1·fe giallo ~uole, il qual colore è dovuto ad uno speciale pigmeulo 11roprio lli essi corpu~co li. Questi corpuscoli sono tlotali di movimento a!"sai r apido. Alcuni di qnc:::Li germi "i allungano, co:1verlend0>li ia viiH·ioni. poscia


D'IGIENE

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in batlerii, che si presentano articolati a due a due per le estt·emilà, oppu1·e sciolti con movimento oscillatorio. A lato di queste produzioni miceliari, e derivanti dalle suddette granulazioni, si veggono cellule di cripto-cocchi, che l 'A. osservò dal loro primo sviluppo fino allo stato arlulto; la loro evoluzione si effettua con un accrescimento progressivo, durante il quale la cellula si circonda di una l'ascia bruna, man mAno più distinta; in queslo stato sono prossime alla feconditù, e di li a po.co si r ompono, dando usci ta aù un prodigioso numero di granulazioni, che si comportano alla lor o volla come le prfmitive, e nel periodo di dne a tre giorni. Quelle, che si trasl'ormano in \'ib1·ioni, impir.gano nno spazio di tempo minore del :=;uddetlo. La facolt.ù infettante, a somig-lianza di quanto occOI'I'e nella linfa vnccinica, secondo i belli e:=;perimenli di Chaveau, risiede nei descritti corpuscoli, e non nel liquido, in cui vi\'ono. Secondo Freire, il color e :=;peciale ùel vomito nero non è dovuto a sangue decomposto, poicltè il mic1·oscopio non vi palesa alcuno deg:li elementi c.:'lratlerislici del sangue, né può opporsi, sogg-iunge l'A., che i globoli rossi abbiano gofferto una trn;;fOJ•mazione, o si :-iano distrutti per modo da non poter più mostrarsi nel campo visivo dello strumento, poichè in questo caso dovrebbe esistere nel liquido l'emoglobina, e l'analisi spett!'ale svelal'vela, ciò che non succede. - Egli crede irn·ece che il color ne1'0 del vomitò si ùebba ad una accumulazirme nello stomaco del r esto dei cripto-cocch i adulti e proliferati, e che quello dei YOmiti gialli non dipenda dalle materie coloranti ùella bile, poiché i più sensibili reattivi non riuscir ono a SYelarne la menoma traccia, ma bensì dipenùa da una materia giallognola con tenuta nei c1·ipt.o-cocchi proliferati. Ed ecco ora i l meccanismo patogenico che esso medico assegna alla fehbre gialla. I germi infeziosi entrano nell'organismo il più probabilmente per la via gastrica, donde passano nel lorrènle circolatorio. I cripto-cocchi pnjono e:=;sere gli elementi attivi dell' infezione, e!"F<endosi osservato come le loro evoluzioni coincidano colle diverse fasi del morbo. Il periodo ùi accr·e-


RLVISTA

!"cimento dei micr o- or ll'Anismi corJ'i sponde al periodo febbrile tini la malattia. Il pa<>snggio di una considerevole rruanlità d i germi nel sangue deve produrre p-r·avi pe1'turbazioni alla circolazione e movimenti congestivi in molli organi, nonché u11'azione stimolante ~u l .cuor e, e da ciò lo e~plorl ere della fehhre, la cui intensità sar ebbe in rapporto dirello col numero dei gC;>rmi in evoluzione. La com pt'e~~ione operata dai microbi sui centri ner,·osi spieg-a la lorpirlezza e i dolori delle Rrticolnzioni, e la grave ce fAial p-ia, che tanto co~lanlemente si prei'en ta. I pMassiti :r:antor,eni vivono a spese delle sostanze albu':Oinoidi tolte af!:li elementi vitali del san:;rue, che per tal fatto fissano male e scat·snme11le ros~ ip:eno; l e comhu!"tioni orp:aniche, dnpprima e;o.ag-erate, si l'anno man mano più deboli; succede un'emnto;:.i insufficiente, e consep:uentemente oppressiolle e]'i;mstrica e r espirazione affannosa. L a temperatura abbassA, il polso si rallenta e soprAvviene una specie di ljlngnore, che l'infermo atlt•ibui;:.ce n mir-:lioramenlo del suo stato. A questo punto non tardano a presentarsi le emorragie per via delle mucose, a motivo della diminuila densità del sangue, pure in causa delle inlìllrazioni albuminose, che avYcngono in questo staùio della malattia. I cripto-cocchi adulti r ompenùosi dànno origine ad una moltitudine di nuovi corpuscoli, destinali a proseguire e compiere l'opera, in cui p-ià consumal'Ono la loro energia i precedenti, e i detriti di questi, impregnati del giallo pigmento, tli cui anteriormente ;:.i è fatto Jl8l'Oia, si disgre!!ano e d isso! von!>i nel sangue, e pa>;;:.ano a comunicar e a lutti i tessuti la colorazione speciale che gli autori attrihuirono a riassorbimento della bile. I principi del JOangue, necessal'ì alla nutrizione dei tessuti, vengono consumali dai parassiti, e però ne consegue un g1·aYe indebolimento organico, che coincide collo sviluppo della nuova generazione parassita. I n tali ùepl oraiJili cii·co;:.tanze so110 completamente spiegate le emorragie ribelli, il polso l ento e depresso, il delirio e tutte le manifestazioni ata;:.sico-adinamiclie. Il color giallo della pelle si estende sempre piu, perché ad ogni tratto maggiot• numero di germi si distruggono; riappariscono i vomiti, se avevano cessato


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o continuano fa~endo;;i man mano più s~uri, poi del tutto neri per la strao1·diuaria quantit.a di det1·iti dci cripto-cocchi. Ormai i parassiti invasero tutti i liquidi dell'economia animale; i loro detriti si accumularono nei reni, otturandone i canalicoli, e quindi l'anuria e la ul'emia succedono all'albuminuria. Gli infermi, in cui la malattia pervenne al descritto grado, soccomLono. I casi benigni di febbre ~ialla, secondo questa teoria, si spiegano facilmente sia per l'abortire dei germi penetJ•ati nell' organismo, sia per il nume1·o loro limitato ed insufficiente a produrre nell'organismo f1U6i rapidi guasti e gravi pertubazioni, che tolgono all'arte ed alla natura il tempo eli porvi riparo. Queste investigazioni del medico brasiliano non sono tuttavia le ultime parole della scienza in ordine al problema etiologico del tifo icterode. Giova pur riferire le conclusioni a cui venne per altra parte il dott. Carmona Valle, professore nella facoHà di medicina a Messico, basandosi su minute ricerche microscopiche sui liquidi dell' economia animale degli infermi per febbre gialla, e sulla coltivazione del parassita, che a quanto pare la determina. 1• Nelle materie vomitate, nell'urina, nel sangue e negli altri liquidi organici rinvengousi in numero stragrande delle p1ccole granulazioni cellulari, al cui accrescimento, sviluppo e moltiplicazione sono dovuti i disordini funzionali e organici, che caratterizzano il tifo icterode; ~· Queste granulaziotù, che l' A. denomina ;oospori, si segmentano e granulauo durante il loro accrescimento, e presentano alla superficie una o piu escrescenze, che piu tardi si aUu:1gano in tubetti miceliari, la cui estremità libera si rigonfia rapidamente fino a forma sferica, presentando sulla sua circonferenza un intreccio di vescichette superficiali; 3• Le vescichette, che si osservano sulla superficie del rigonfiamento miceliare, aumentano eli volume, prendono forma sferica od ovolare, e racchiudono un'infinità eli piccolissime granulazioni, destinate a riprodurre per mezzo eli questa curiosa genesi una nuova generAzione di elementi primordiali, eguali a se stessi ed ai precede n Li;


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RIVISTA

4• Iuvesligando la provenienza di queste vescichelle, il doll. Ca1·mona ossei'YO che reslt·emilà sferiforme del tubetto miceliare é formata di fìni;;simi imbuLi, o inca.vazioni coni che col vertice al cen tro, doYe pare abbiano origine le vesciche tle, che poi, svolgenùMi , sal gono a t1·averso all' incavazione conica, matur::u1o, si fanno granular·i ed infine si r ompono dando usci ta alle ç!J•anulazioni elementari, del tutto eguali a quelle che si os~ervano sì abbondnntemente spar so negli umori or ganici degli infermi ; i)• Le ve!';cichette, che prima del l oro schiuder si sono di colore giallo carat.leri"lico, dopo schiu!>e si fanno bianchiccie e JW<?!';enlano ra ~retlo di unn cellula. Le granulAzioni morte, come gli nltri elementi acqui~lano il color e neri ccio. Tali in brevi termini le conclusioni tlel dott. Carmona, e tale tù presente l o stllto della questione circa la no.tui'O pnrassit.A.ria clel ln febbre gialla.

Sui bacilli del colera. - COinU11icnzione del dott. R oru::m·o K ocn.-(:\1/y. Wicnc:r met{i;.~r:itun;/, 188 k N.32, 3:l,:-!1-, :3:>). Il Koch fece quesla comunicflzione oll'urfrcio d'igiene ùi B erlino il261u;:rlio dopo il suo ri torno tl;,11la Franci::t. Ricordate l e esper•i enze da lui fnlle l'anllo precedente in Egitto e nell'India, ripele quanto dis~e nei suoi rapporti antecedenti, che cio•~ nelle numer ose sezioni fatte di cadaveri colerosi, col piu accurato e!<Amc rli tutti gli oq~ani del corpo e del sangue, solo uegl i inte~tini, e non mai in alcun altro luogo, trovò profonde e importanti alleraziorù. Quintli la sua atte1!zione si concentrò esclusivamente sulle aller azioni intestinali che in molli casi furono gravissime ed in al tr·i lievi . All'c'-'Rme micrO!<(•opico rlello intestino e del suo contenuto appnrve pl'Oporzionaln1nente alla graYezza delle Rllernzioni morbose, una immigTAzione di balleri . Questi btltler·i erAno in pùrlC superficiali, in pArte era•w penetrati nel tessuto. I n quanto all e materie inle~lianli fl pr·ima giunta no11 si potevo scor gere nlcuna fMma l<JlCCÌAie, poic:hè vi ~i trova'"a una fJilflntitù gr·an dis~irna dci più dh·e1·~i bRlleri che distoglievano l'allenzione dai bacilli propri del coler·a Solo ùopo eire il K och ciJbe C!<llnti-

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D'IGIENE

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nato alcuni cnsi recenti a corso rapiùo, in cui non erano ancora accaduti veJ•!::nmenti sangu ign i nella muc.::osa intestinale o scom!Josizioni put.1·it!e, r iconobbe che quanto più semplici quanto più r ecenti erano i casi tanto più n'era prevalente una determina La specie di batteri cl•e a ve va caratteri sem prè uguali Questa scoperta, come era naturale fece rivol gere sempre piu la sua attenzione a questi balleri, e in questo senso dires~e allora tutte l e sue ricerche. L a preparazione dei bacilli del col era si fa nella maniera solita. Un fìocchclto di muco tratto dalle dejezion i o dal cont enuto intestinale e ii:-leso sopra un vetrino copPi-oggetti e asciugalo. Per questo si porta 11 copri oggclli per tre volle sopra una fiamma a gas o a spirito, quindi si bagna in una soluzione di fucl1sina o di azzurro di melilene, dopo alcuni secooùi si risciac(]na e subi to dopo si esamina al microscopio . I tagli dell 'intestino che devono essere bene induriti nell'al cole sono colorali manlenentloli in una forte soluzione acquosa dell e delle materie coloranti per 24 ore, o per breve tempo u~ando il riscaldamento; quindi sono trattati nel solito modo. L 'esame microscopico basta r elativamente solo in pochi casi alla diagnosi; per lo più per la. ·p1·ima prova di bacilli é necessario il seguente processo di coltivazione. Si pone un piccolissimò fiocchetto di muco in 10 cc. di gelatina nutritiva (acqua di carne peplone e gelatina con 10 O/o di gelatina a debole r eazione alcalina) e si dissolve agitando il liquido; quindi la gelatina liquida si versa sopra una lastrina di v~ro posta orizzontalmente e raff'retlùata ponendovi sotto del ghiaccio. L a gelatina distesa con un bastoncino di vetro sterilizzato si rapprende rapidamente. L a lastri~a si melle allora sotto una campana di vetro mantenuta umida flnchè si sviluppano le colonie di batteri. Questi batteri per la loro forma particolare, il Koch li ha ch iamati bacilli a vir gola. Sono essi tanto piccoli anche coi più forli ingrandimenti del microscopio che non è possibile dare una esalta nozione della loro grossezza, lunghezza e larghezza, ma solo si possono queste con frontar e con quelle di al tri oggetti conosciuti. Posti a confronto coi bacilli tubercolari, i bacilli del cbolera hanno 1;2 o al più 2/3 della lunghezza di quelli; ma sono molto più tozzi, più spessi e l eg-

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RIVI STA

get·men le incut·vaLi. Que~ta curva no n é pel solito più forte di quella di una vit·g-ola ma pui) talora andAre fino alla fot·ma ~emici rco lare. I n molti ca~i rtnesta curva c rloppid, poiche vi ha una virgola att~ccala ad un·all•·a 1na in direzione opposta, onde ne t•isulla come la fi gura di un • · Il K och cred e cito in ambedue i casi due indi\ idui sieno t•imasti un i li in !<iome. l nolire frequentemente c.ia i bacilli del cholera si partono delle fibr e più o meno lung-he che formano delle elo~nnli >'pit·ali allungale cci hanno molta somi~lianza cnn gli sp1 r 0· chet i che si Lrovnno nel ~AnH ••e dei malnti di febbt·e ri c0rr enle. P er I(II C~ t a ra•·tiC0Iar·c forma di sviluppo, il K oclt è incl inalo a cr cdc•·e çhe il bacil ln a viegola 110 11 sia un bAcillo put·o, ma una forma di pas:-a~~io fra i hAcilli e p-li >'pirilli. Il bacillo a vir~nla rrcsre MI hl'Mio di ca t•ne cnn ~LJ·nor­ dinaria abbondanza c rapidilil, e si può U>'Rt'e r1uestn melndo per studiare l e Altt·e sue prop ri e !~. p011etulo tuta piccola goccia eli unR collivazioue nel brodo ùi Cfl r ne "01'1'1\ un colwiog~clli cd el'aminandnla direllamcnle con un forte Ìl1!!1'antlimenl o. Allora si Ycdono i bacilli n.uove•·~i con j:!r ande YÌYAcilù. l hacilli a Yir~o la Cl'e!'>cono molto abbondaulemeule e rapi. la mente nuche nel lalle. E!'>,.;i non cougelauo il lntte e non pt·ocipilnno la casc>ina come fanno molli a.Etei baltm·i elle po>:>'OI10 u ~uahnen te molliplicarsi col lalle. Il la tte nppat·i!'ce Rffatlo inalterato, ma ~e si prende una gnccia della ~upedìcie e ~i o><atnina al micrMcopio si vetle br ulicnre di hacilli. I hRcilli el'eF\cono pure nel ~ieJ'O sanl-{uigno e nella ge latina, in cui le cnlouie dei bacil li pt•endnno una fm·ma aflt1lto carallc•·islica e rll'lermiuala. Quando lA colonia è m olto ~iO\'ane, appm'il"Ce como una piccola goccella pallit.Jic:;;irna che 11011 è completamente cir colare, ma ha un c0ntor no più n me11o it•rcgolare e qua e là anc:he Yìllo!=:o o se;.rhetluto. M ollo lWO!=:lo pr ende nnche un aspetto alquanto granul o"o. Quanòo la colonia è un poco più ~t·arHtc qne"ie wanula:.doni "Piccano ><etnpr e piu chiaramente. Finalmente ec:<:a nrpal'isre COlli!' 1111 cumulo di grAnul i fM[ell)cul e refran g~nti. comt> fos~m·o tnuli piccoli pezzetl ini di Yetr·n. Crel"cenclo Ancor più, lA ~cln fitHt f::Ì l irtnefà intorno ll'l <'"lonia dei batteri, e •tuesta si afTnnda in pari tempo nella mn:-:-a di gelatina.


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n'IGIENE

!'13 1

I baci lli a ,.i t·gnla pro:::penwn meglio alle lemperntut·e fra ao· e 40•, ma r e!"istono Anche a più basse tempemture. Il lnro ~v ilupJ ·O si fa ahha~tanza hene anche a ·ti•, ~ot.to 16• sembrA ce~~AI'e. Più l>asse temperature impediscono lEI loro moiLiplicAzione, ma t!On gli uccitlono. Una coltura esposta per un'ora a una tempertura di- ·to• mc~~a nella gelAtina si ~,·iluppo senza IR più piccola difl'cr enzn. Al contrario i bacilli non :::i SYiluppnno quAndo è l oro :::ottT·ntta l'aria o l'ossigeno. Se un bicchierino contenente Jclln gelnlina in cui furono ;::etninati i bncilli ;::i pone ~otto una cnmpana dn cui con la macchina pneumatica fu tnlta l'aria, i hncilli non si sviluppano; ma l'O più tardi nella campana si fh pn;:;sare r nt·ia cominciano a l'lviluppot·;:i, qui11di e~s i non erano morti ma per la mancanza d'o!=<l'< il,!eno non potevano moltiplicarsi. L o ste;:so accnde rnetlc11do tali collivnzioni in una almM feru d'anidride carbonica. l hnci lli a virgola Cl'c~cono con una e;:lrema ra['idità. L a loro YegelAziono raggiunge molto 1we;;to il pii.! alto gt•ado nel qunle riman e f'lnzionarin !=iolo per breve tempo c •1uindi rApidam en te decl ina. I bacilli clte stnnno per u;:ctre perdono In l oro formn, or·a !>embrMtO comf' contratti, Ol'l\ sono più rig-oufì e in qne;:to >'lato ~ i coloriscono meno ed anche niente flliatlo. L e mig-liori condizioni di Yel!elazione si hanno quando le !'<O~Ianze graYide di bncill i sono ;retlatc sulla terra umicl.a o sono stese sopra un pannolino mantenuto ha~nnlo. Questa ri~o gli of'a vegetAziorre non ~i mantiene a lung-o, p-ia dopo due o tt·e giorni questi hAcill i cominciano a morire. ed aumentnno gli altt·i bacteri SP.f.!llfltam ente CJUelli della pulrel'aziono. A ccade ~imilmente nello intestino f(UAtHlo il periodo proprio della ve[.!etazione che dura breve leml'o è ce;:sato e special mellle quando ~o~uo no delle lra!'!udazioni ~angui~no nell"intestino stesso. Il K och é anche disposto ad ammettere che se i bflcilli a vit·gola si portano da un l if)uido in cui pt•osperauo in nn altro lirtuido pntrescente essi non giungono a svilupparsi, ma presto muojono. Questo puulo è particolarmente importante per ché non è mdifferenle, quando i bacilli giun[.!ono in un pozzo nero, so ivi trovano un buono o un cattivo terTeno di nutl'izione. -:\el primo caso si mollipliche-


932

RIVISTA D'IG IENE

ranno e devono essere distrutti con la disinfezione; nel secondo moriranno e non sarà d'uopo d'altra disinfezione. l bacilli prosper ano meglio nei liquidi che non contengono

troppo poca materia nutritiva. Il .brodo di carne allungalo cinque volle non é più un lerreoo mollo adatto. l terreni di cul tura, almeno il brodo e la gelatina, non devono avere, perché i bacilli vi si s,·ifuppino, alcuna traccia di acidit~. È da notare che non tutli gli acidi sembrano infesti al bacillo a vir·gola, poichè la superficie di laglio tli una palata cotta che, come è nolo ha l'eazione acida, dovuta, se non erro, all'acido malico, offt'e ciò non ostanle ai bacilli un propizio terreno di sviluppo. Quindi non si può dire senz' altro che tulli gli acidi impediscano la vegetazione ùi quesli bacilli ma cl1e pel' ogn i sostanza si dà un certo numero di acidi che questo fanno. Il Koch ha eseguito pur·e una serie ùi esperimenti sulla influenza di altre sostanze impedienti lo sviluppo dei bacilli. L 'iodo indicato dal Davain come un poteule veleno dei batteri, qui n on si é ùin1ostrato efficace. L'alcole fa cessar e lo svilupvo dei bacilli a virgola solo quando é aggiunto in proporzione di 'l parte su '100 ùi liquido ; concentrazione che praticamente non è attuabile. Il sal comune fu provato in proporzione del 2 O[Q senza che ponesse alcun ostacolo allo sviluppo dei bacilli. Il solfato di ferro Jo impeJisce solo al 2 OtO. Ma anche in questa concentrazione non ucciJe i bacilli, ma ne impedisce il loro sYiluppo e probabihncnte perché sottrae al liquido il peptone e l'al bumina che ser vono alla nuh·izione dei batteri, essendochè con raggiunta del 2 010 di solfato di ferro si forma abbondante p•·ecipit.alo. Probabilmen te anche la reazione acillo che produce sen·e ad arrestare lo sviluppo. Quindi questa sostanza non pare che abbia azione specllìca contro i balleri e quindi non sia un mezzo adottalo di disinfezione. I o credo anche possibile che con que~to mezzo si ottenga l'opposto di quello che si aveva in mira. Supponiamo che vogliMi disinfell.at•e le malerie di un pozzo nero in cui sieno giunt! precodeulemenle i bacilli a virgola. Secondo il Koch basta il processo di putrefazioue iniziatosi in r1ue1Ee mail solfato ùi terie ad uccidere i bacilli . Ora se si a""Ìun<re t:r; c


1\lVISTA DI STATISTICA

~IEOICA

933

ferro fino a reazione acida e così è interrotto il processo di putrefazione, non si ottiene altro che di arrestare l'accrescimento dei bacteri e anche dei bacilli a virgola. Ma i bacteri non sono per nulla morti, e in quanto ai bacilli a vi1·gola essi sono sottratti alla influenza per loro deleteria dei batteri di putrefazione, e quindi conservati anziché distrutti. Ques to esempio dimostra che occorre distinguere ciò che arresta la putrefazione da ciò che uccide i batteri, e che è possibile che le sostanze della prima specie servano a conservare la materia infettiva. · F ra le altre sostanze che moderano lo sviluppo dei bacilli il Koch rammenta rallume in proporzione di 1: 100, la canfora di 1:300. Dice che egli si aspetta\'a dalla canfora una forte azione, ma che molti accurati sperimenti gli hanno provato che ha una ben piccola influenza s ui bacilli a virgola. L'acido fenico 1:400. Ques ta proporzione si accorda con quanto già s i sa circa l'azione dell'acido fenico S 'l altri batteri. Olio etereo di menta peperita 1:2000; solfato di rame i:2;)()0. Questo ha quindi una discreta azione Ma se si considera la quantità che sarebbe necessaria per impedire lo sviluppo dei bacilli nel canale intestinale, vedesi che l' uomo non potrebbe tollerarla. Il chinino a~.:tisce in proporzione di 1:5000, e il sublimato che sopravanza di g1•an lunga in azione tutte le altre sostanze fino a 1: 100000.

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA ____.. a a:Cl

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•ovtmento dello •tato olvtle del Regno nel1882 (anno XXI).

Dalla nuova pubblicazione delruffìcio generale di statistica, dirello dall'illustre comm. Bodio, togliamo i seguenti dati sulla Popola~ione (calcolata al 31 dicembre 1882) pr·eso per base la popolazione di fallo al 31 dicembre 1881, aggiunte le nascite e diminuite le morti - donde un eccedenza di 273i68 abitanti - nell'anno 1882:


934

RIV1SH Popolazione

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Coml'a rtimcnl i

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93i.)

DI STATISTICA MEDICA

'M ortul ità ~econdo le ~tng:i o ni (pet· 12000 mortij: Prin1a" er a (lllarzo- maggio) 29G2 - da 20 a 30 anni 3:30R E!;'tate (g iu gno -a~osto). . 3090 id. 28~0 Autunno (setlcm.-novembre) 2662 id. 2905 hl\·et·no (dicembl'e-febb•·aio) :1281 id. 29-H M e~e di mol'lal ilil massima (da 20 a 30 anni): H60 su 12000 morti Febbraio • . . . . I d. m inima: 909 id. Giu)!no . . . . . . Morti ciolenie: N. 67H = 1:4241 abitanti: Per 100 mot•ti naturali = 0,85; maschi 1,26: femmine 0,43 hl maschi celibi 71, per 29 femmine. per 100 morti acciden tali nei maschi si hanno: l Molazione . . 0,28 AICO(Ji ismo . . 2,04 Morsi velenosi . 0,;)9 Venefici . . . • . 1,78 Estenuazione 0,18 A ssideramento . 0,74 Annegamento 22,91. A sfissia 3,21 Esplosioni. . 23,82 Ustioni. . . 8,62 Fulminazione 1,55 Cadute . . . 29,78 Schiacciamenti . 17,06 L esioni. . . 0,98 Violenze d'animali 2,·19 Valanghe . . 0,18 Cause diverse . 4,46

100

Su ieicli =Totale 1389. Massima proporzionale Emilia Minima Calabria " Massima » agosto Minima » settembre Maschi 1147 - celibi 552 - con arma da fuoco 3i9 - do 20 25 anni 163. - Militari od addetti alla difesa del paese 00 con arma da fuoco 81. B.


Stato sanitario deii'E11erelto nel •ssa.

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(Bollellini mensili - Giomale M i/ilare UJlìciale, Par·Le Il")

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. . Neg-li stabilimenti sanitar i militari • . . . .. » civili . . . . { ' Specificate. . . . . I nfettive . . . . . . Por malattie { ~ Uolle cfus~i temporariamcntc cltiu'm ulo

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Giornate complessive di cura • '

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. . . . . . 197:>521 Degenti giornalmente in cura. . . . . . . . [l~ l 2 Rimasti in cura il 1• gennaio 1884 . . . . . . . . . . 4!HO

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94-0

RIVISTA

Medie e riscontri colla for~a. Forza media delle truppe permanentemente alle armi. . • . . Media annua 197843 Id. delle classi temporaneamente chiamate (media mensile 85:353) . . 7112 id. ld . totale (massima 216.. - febbraio; minima 155'" - novembre). . . id. Entrali in cura nell'anno per 1000 della forza N. 86.} Id . in media g iornalmente id. • 2,37 Tras locati per 100 curati nelle infermerie • . " 17 Degenti giornalmente in cura per 100 della forza » 3-i Giornate di cura per 1000 di presenza » 3-i Id. per ammalato . H ,3G Id. negli spedali. . » 21 Id. nelle infermerie ,, 7,2 Morti per 1000 della forza . . . • 10/>i Iù . fuori dei luoghi di cu,·a per iOOO de lla )) 1,'>5 forza . . . . . . . . . Id. fuori dei luoghi di cura per 100 morti " H,i6 id. per malattie Id. per 1000 della forza . . . . . • 0,99 » 1,9+ Id. su 100 curati neg li spedali . . Id . id. id. militari " 1 ,8!) id. id. civili . • 1,76 Id. Id . id . negli s tabilimenti militari " 1,05 » 92 1d. /'er malaftie su 100 m0rli id. infettive s u 100 morti Id. 53 per malAttie nole . . . . . » I d. per malatt(e titìche s u 100 morti p er ,. -.>·3,...i) malattie note . . . . . . Id. per malattie morbiiJI)se su 100 mo 1·ti Il 15 per malattie nole . . I d. per malatlte (tubercolosi poimooale) su ·100 morli per malallie n ole . . • 94 ' Id. per malaitie da infezione malarica su 100 morti per malattie nole . • i ,'> 3,2 Id. pe r suicidio su 100 morti. I d. per 1000 della forza . id. • 0,:147 )l

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DI STATISTJCA MY.DI CA

94.·1

Rimasti in cura il l " gennaio 1883 per 1000 della forza • . . . . . . . . . . . . . N. 21 Rimasti in cura il ·t• gennaio 188i per IUOO della forza . . . . . . . . . . . • . • 30

Annutazioni. Degne di speciale nota sono l e cifre proporzionali dei : Traslocati dalle infermerie rappot·Lo ai ricover ali vi, giacchè ascesero ad 1.'6 (17 p. 100). Ri11wsii in cura. - Mentre il t• gennaio non erano che 21 per 1000, il 31 rlicembre (per una forza •tuasi identica) aumeular ono al 30 per ·1000 della forza. Deceduti .f<wri dei lltU!Jhi di cnra. - Furono ·J ,'>'> per JùOO della forza, e n per tOOO per malatlia. Morti. - La pr opo1·zione é notevol e (IO t,'2 p. HlOO) rapporto alla forza; però se si deducono i suicidi, le morti fuori dei luoghi di cura, e quelle pet• cause accidentali, scende a 8,87 per 1000. . . Anche deducendone sol o l e morti pelle prime due ra gioni (elle in diYel'l'e statistiche stranier e ap punlo deduconsi) si rit!UJ-rebbe a 9,'15 per 1000. Le morti per malattie infettive salgono, rappot·to alle morti note al 53 per 100; tra esse spetta quasi la mela (23,2) alle tifìche, più che 1/ 4 (15) Al mOJ'billo, t, & (9,4) AliA tuber colosi polmonale solo tf5o (i ,5) alla malaria. Proporzionatamente mite è la cifra (0,3:}7 per 1000 della forza) dei suicidi. Il morhi llo nullo in gennaio, dò già numerose morti in febbraio, ascentle ancora in marzo e ridi scenùe quasi a zero in aprile. La febbre tifoidea ascende gradatamente fino al mas!':'imo in settembre, per ri discender.e rapida e progt·essiYa. •• La stagione e l a jor~a vi eset•citano una influenza manifestamente complessa. Quasi identica è la cur va tracciata dalla tubercolosi. B.


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Anno 1883.

Dati titRtll!ltlel l!lanltarl del l . R . Eserelto Aullitro-Uuaarleo -

(Annessi alla mensile Relazione della Divisione di Artiglieria e Genio e pubblicati dal Ministero della Guerra).

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B.

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VARIETÀ Farmacia centrale mUltare. - ( Bolleuino .farmaceutico, giugno, i f\84). Oggi, dopo 2!) anni •li vita, la Farmacia cenlrflle militare ~i (Wesenlll pe1· la ;;;econcla volla alla I!AI'fl delle mo!'ltJ•e nazionAli, non per fAr. bella pompA rli ~è, mfl per mos:;lrat·e r.o~a dia al solrlalo infermo. Concor~e All'esposizione tnrines:;e rlcl 18:)8, ove ripo1·lò la medaglia pe1· la put·ezza e bellezza rlei prodotti e per l'utilità di f(nell'ol'ficina, e dopo si eclisso ~e111.a ra~ione, fJUanlunque, per (juanlo ci consta, abbia sempre per::;i:;lilo nello studio, zelo ed atth·ita per il bene dell'esercito. Il lAboratorio chimico famla ceutico mililare ehhe ,·ita in Torino nel 18(1:) al sOJ'gtwe della g uerrfl di Crimea. È rorni~o di tulti gli appAt·ecchi necessari per !11. lnhbricazione eli fJualunfJue preparato, sia chimico, sia ~aleuico, non che corredillo di macchine a vApore; possierle un completo gabinetto analitico per (jualunrp1e analis::i, sia r]ualitaLiva, 8ia quFmtitalivA, sia volumelrica. Esso fornisce i rim edi, ch imicamente puri, a tutte le farmacie del R. esercito e de[la R . marina, alle ambulanze eri agli ospedali da campo: fa analisi per ordine del Minisl ero della guerra e della marina, nonchè aJ ogni J•ichiesta di quello del l'interno e di quello delle finanze per i corpi ed iRli luli da IOl'O dipendenti. È tlufJUe que"là iRLiluzioue di g rande vantAg;xio allo SlAlO lnnto per le finanze, fJUanLo per l'igiene dei nn"lri ~o ldAii. Della capaci la e della altiYilà dei f'at•mA cisli che la compon·f!"no ne Abbiamo nella p1·e~enle m o~ tra onnrevolig;::ima provA. C1 Cl'erliamo peeciò in rlovere di cop-Iie1•e quest'ocCAsione peE" t1·ibular lode a (jueslo benemerito personale, trascurAio nei bisogni morFtli , da ch i connsce i r;ommi servi ~i che pr·o;::la non solo a vantaggio delle truppe, ma anche pe1· le cure


,

9i-7 private d~gl'impic~nli e loro famigl ie dipendenti dai Minisl et·i della ~uerra e della marina. La vett·ina della Farmacia centrale militar e nella sua elegante se•·ielil contiene circn un centinaio dei più importanti prodotti, prodolli che si giudichere hbero più ùa gahinello che }JCt' uso fMmaceulico, osser\"ando' alla lOl'Cl bellezza. Ammin1n;:i i ~n·o:-;si e l•en formali oLt11cdri t·omh0idali del t art rato potrt.~.sico · an.limonico, i l tartrato borico polas.~ico, che sembva un ~ollilissi mo vetr·o Lraspat·ente jalino. Si osserva l'arseniato di potassio in magnifici cristalli ottaeùt•ici a ba!'<e qu'ldmta, il cianuro fer rico potassico in prtsmi dritti rombo idal i con un bel color·(:} ro!'<~O rubino, il nitrato c/'a.rgento faso, il clor uro d i :;ineo o l' itl rato d i polas3io preparato all'alcoole con una bianchezza insuperabile, il nitrato d'aruenw cristaln~ato in gl'08Sè SC<'lg'l io l.ra!'<par~::nti »simc, il /;icrOt•WlO c{ammonio in ma~nifici cri:::Lalli d'un hel l'Os:-;o vi\'O, l'os.ç:./ato di ammonio in hell i;;si rni prismi Lt·asparenli eJ iucolori, il citrato (errù:o ammunù:o in pagliolle ro::;so-brune !'<ple11denti. Magnifici !'Ono i sal i eli c!t inina, arse n ialo, biclorùlrato, citrrtto, fennlo, so~(ato neutro, sa/icilrtLo, che g-areggiano con quel l i del iA lilhbrica l omhat·da. H avvi dello Jo•l uro d i potassio iu gt•ossi cubi, bianchi opachi, del bromiCr.> rli potn.~sio in pr·i!>mi rettan~olnri candidi. L'acetato rli potassio pro;:enlasi in ma:;sa fogliacea molto sof'fice, hianchi>:!'<ima; il ben~vato rli litio cot~ una bellezza non comune. !';oLevoli !'Ono anche i sali d i mor:/itta, il solfato cl'atrvpinn, e quello di stricnina, eli il fosfato di calcio medicinale candidissimo. M entre os serviam o perfetta la lavorazione del cotone fenù:atiJ, e quello irlro./1/o, fermiamo l'attenzione in modo speciale su quello pre· pal'ato con il clol'tlr o ferrico, e sopra l o io,/o,J'ormio. IJi.'-'liut.i s0110 i preparati galenici; vediatno fra questi diYersi ],f rolati, a/colati, rtfcoliti, gli estratti acrJltOSi e quell i irlroalcuolici, jJ /;rtlsamo opor/fdrloch, le cartine cantarirlate, i clisclteilini aL ropinici, quelli calaoar ici, e le netaline medicinn.li tito/ate, gar eggianti con quelle mag-nifiche dei sig-nori L eonarùi e Mot·ella: infine sono da notat·si le cartine senapate, al pari di !(Uelle d'altri stabilimenti industriali, dei quali alcun i a t orto si sono chiamati fornitori degli O!'<peùali militari.

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948

RIVISTA DI DLTOGR.WJC.o\

V algano rptesle poche citazioni a proYaro l a produllivitil di que~lo stabilimento, quantunque il numel'o dei eMpi ef'posli sia fo•·se la metà dei prepa•·ati elle escono da quellaJ)Ol'Ulorio, menll'e la ruo!Leplice vaPielà dai prodotti sia provt\ a giuùical'e ùella importanza sienlitfica. Altri produttrwi potrebber o presentar~ medicinali di bcll er.za più app<n·iscente, ma non più Jlllli'Ì. Valgano poche cifre a dimostrare a quale i11gente consumo sodd isfa la Farmacia centrale militare: In media annualmente si preparano, kg. 90 di acetato di potassio, 60 di acido tannico, 50 di ni-trato d'Arc:-onlo, 100 Ji nitrato basico di bismuto, 30,000 carline son11pnte, 20,000 cataplasmi mucillaginosi, kl. 40 di cherm es minerale, 50 rli citrato reJ'l'ico ammonico, 500 di c!OJ·m·o ferrico lit(uido, 100 di cloruro mercurioso a vapor e, 2000 di colone idrofi lo, 35 per media di ciascun estratto, 20 di fenato di chinina, 600 di jodlll'O -polassico, 300 di Jaudano liquitlo, 600 di olio di t:nandorlc dolci, 60 di solfato neut•·o di chinina, 200 di solfato di zinco, 100 di tarlrato borico potassico, 150 di tartrato pota:::sico antimonico, 1000 di ungueato m crcuriule.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Brevi cenni di alcune pubblicazlon:i pervenute alla Direzione del Giornale.

Estrazione d'un corpo estra.neo penetrato nella laringe. Dott. VITTOn to GRAZzt (Frrenze 1881). Il caso c intel'e~~u nte pel pt·otrntlo soggiorn o (-i-3 !!iorni) relatiNtmente tolle•·ato del corpo estJ·aneo (una moneta di 2 cente,;;imi) nella lariugc; pel' la uli le applicazione d"tma special e pinzetta, immaginata dal P•·o f. Corradi, anaiQp-a, ma forl"e meglio ideala, a quelle dello Schriille•· c delin Stoc•·k.

B.


RIVISTA DIOL!OGRAFI CA

94-9

Le leggi di guerra e la Convenzione di Ginevra. Bosco P , lenente nel 35. fanl.

È un completo cenno riassuntivo dei procedenti, Jei fatti nnal oghi, pelio iulento, ad es!':'a conferenza ed una breve critica delle stipulaziOtli di questa, ed un acceuno a lle modifìcazioni che sarebbero clesider·evoli. A molli però dei desideri formulati datl'cgr·egio camer·aUt, J'isponder·ebhm·o eg1·egiamente le delucidazioni agli articoli, emergenti dai protocotli delle confer enze, o ve sono appunto meglio chiariti e completati i prinripii sintetiz.zali negli articoli del trattato. Ne citerò un esempio: Accennando alla pr·etesa che un ferito serva di sa loa(J IICLrdia ad una casa, ad un palazzo, ad una villa, ecc., l'egreg io camerata non aveva il pensiero alla diclliar•azione fatt.a datlo scriv ente ed accettata da tutti ; plenipolen;iari, proprio all'atto di apporre l a firma, in nome del Re, alla conv enzione del 18C H . . . N el pr·otocollo dell'ultima seduta leggesi infatti: " E n admettant flUe le protocole de In ~ o sòance « et l'Art. 8 de la Convention fournisscnl des garanties suf:. « fì santes, M. B arollio demande toulefois qu'il soi t déclaré « au Procès- vet·bal flUe Ies demiers mots de l'article 5' ne « ùoivent pas ~lre JWis daos un sens absolu, c'est-a dit•e que ... l e prèsencc d'un seul ou de 'luelques bl e~sés ne peul de" c!Jar·ger J'habitanl du ùevoi1· dc se p1·èler en 1·aison do !:'es .. moyens, à tous Ics besoins de l'at•méc. « M. Jnef,!er schmidt èstime que lei est bien le sens que « trJ~tS Ì\l M. !es Délegués _ on t atlitché ò l'al'licle 5' , el M. l e .. Général Dufour pens aussi 'Ju'il ne peut yaYoir de ùoule sur " J'inlcr pretation tle l'article f>me, dans le !'>Cns de la decla« r ation de M . Bm·orno •. Col vocaholo ùfe.~sés si è mteso sempre pur indicare i malati: i protocolli dimostrano assol uUtmente che non si è ffllla ukuna distinzione ll'a loro . . . • Ancl1e su di ciò lo scrivente formul ò in modo esplicito il concetto nella confer enza del 186\ chiedendo che i malati si r·itenessero positivamente indicati, facendo appunto• rimar·ca r·c che essi costi· tuiscono l'immensa mag-gioranza dei militari« qui sott-..tfrent

d es atlljntes de la uuerre •.

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950 Se pella diffìcollit delle denominAzioni diver!':l', pella nece:>l:'ità tli rispett.Are le esigenze politiche non fu individuatameute de!':ig"nAta quella o questa in>;\.ituzione, non fut·ono nominati i soccort•ilot•i YOiontari, dai proLocolli però ri~ulla che lutti i personal i dai govet'ni ri conosciuti, 0q.mnizzflli o d accettati, si intendevano compro:::i nelle immunità accordale al J'CI'sonale militare propriamente detto, ed agli abif.<lnti del paese « 'fui porteront secn nr.~ (tU.r ules.wJs , .... cl te • .~ero1tl respecttis et clemeu r eron li&re.~ "· Osservet•ò che non è aver retrocerluto d'un secolo, ma camminato c0l ><ecolo, lo avere esclusa la \·aga pat·nla non <'umbattenti (l). Applicala agl i urtìciali metlici, colla ><ignilìrazione e le cot tsoguenze che gli uomini tli spada, nel pa!':>;alo almeno, vi annettevano et·a in)!iusta ed odiosa: essi, al pat•i della grande ma~ginranza degli ufficiAli, s tanno al loro po><lo, espo:::ti come il dovere lo esige, ca l mi e r es><ep-twli e ;o; enza la ri~orM dell'ecciti'IZione 'e dell'entusia>=<mo ùella lotta e della vitloria. Oggidi poi avendo il comando ùelle lrnppe ùi sAni t.à, dei dt·appelli pot·la-rerili, delle squadt•iglie ùel trouo sanitm·io, possono a!';SUtnet'e, e.~c/asia!lmente in fl(fesa d ei lrJrO ;eri/i e malati, pure il comando di un'azione. Per huoua venlnra nel noRtro cset·cilo tale denominazione non è dnla ai mcùici milit.aPi, che il l\Jini~Lero e le AuLOt'ilù supePiori militari considerano al pat•i d'ogni altr o ufficiale, e ne nllt•ihuiscono l oro tutti i dO\"eri acl accordano tutti i dit·itt i, che ai combllltenti allt·ihuiscono cd accortlano. Si potrebbero Jilre alcune altre . os;o;et·vazioni, ed ultet·irwi appunti ... Trovo però ben m eglio il lilre plau><o oll'ep-t·cgio camerata, che ha fallo opera buona ftg;itando un po' la d0r· miente questione. lA quale da noi, eccetto heu in teso le Autorità militari piu elevale e respon sabili, è ben poco nota c, oso pur dirlo, non al giusto valutata. BAFlOFFJ(I.

(l) ~·orsi' pe r la p rima vo lta la. p.~r1ola 11nn (.lllllllllll•'•tli o:• tla uui appan:a in un atto ullleial 1•. il llo•gu/foumto pet· 1" conr.•.<.<ioue degli ""'''1<1<'111i · · ctl Ila .sultilo a.>sunto v;t!orP di limitazione , minoraziono <.li 110 ùiri tto.


BIBLIOGRAFICA

95 1

Sulle si rat ijica~ioni mucose dell'inleslirw (eo leri le m embranasa) pel Doll. U. BASS I. È una monografiella succosa, della quale trasse occa-

sione da un interessante cnso pratico occorsogli.

Seyala cornuta ed A cirlo sclerolinico. L'anlipiriJw - Sua influenza sulla tcn tperatura normal e, sul po l~o, sulla pressione arleriosn e sul cali bro dei

vasi, pel doll. Qu EIROLo, assislen te alla cii n ica medica della H. ul!iveJ•sitil ùi Genova. Sono lavori aU.esLanti l' attitudine più p1·ecisa a simili slulli, che lauto costano e sì !JOCO rendono, ma che pur finiscouo per avere una vera scientifica e pralicn importanza.

Caso eli tisi pr imitiva nell'iltleslino e secondaria dei polmoni. Cancro del cardias - Diagnosi mediante l'esame microscopico, pel dott. L. MAzzoTTI, m edico primario dell'ospedale Magg. di Bol ogn~. Due importanti storie cliniche, che- allestano l 'abile accul'atezza del distinto pratico. Jahre.~bcrich t ii ber d i e Leislunycn une{ Fortscltritte at~l d e m

Gebiele rles Mi/iti.ir-Sanili.itswesen:s. (Supplemento al Giornale dei meclici militart tedesclti), Berlin o 1884 Miltlel' So h n. È uno dei soliti accurati!;;simi lavori dell'illustre m ed ico

generale Guglielmo Roth: collaborarono ad esso giornale pm'e diver si altri meù.ici militari. - f1. Parte storica - 2. Organizzazione - 3. Istruzioni sul servizio sanita1·io - 4. I giene e morbol:ii l.it militat•e- a. Prescrizioni sul ser vizio e lol'O or dinamento - 6. M alattia dell'armala - 7. Cura <.Lei rn alati militari. - Ragguagli sulla sanità mil itare - 9. Cose >'a nitari e della m ariua - 10. Varielu.) B.


952

RlVI STA

Conslderaoloneaaobrela Teonloa Blatologloa moderna.. Del Ba.oUo de Eooh en la Ta.bercoloala. - LoP.EZ GARri A dott. L EOPOLOO. Sono tlue succol'li opul'lcoli, nel primo de' f]uali l ' illw:;tre prore~sot·e lraUeggia btevemenLe, ma pu1· abbastanza com· pi uta mente, il l.ecnicismo delle ri cerche istologiche, accennando al rela~i vo at·mamenlario, ai reatli vi più u;::itati, ai divct·si m etodi di procedimento. Partigiano cotwinLo della ><ignilìcazione dei bacilli, dopo avet· accennalo all'i:"loda della "Copel'l.a, ed aver tratleggiat.o il melodil'lmo per la l01·o ricerca, promclle continuare per suo conto nello studio della que~ ti one: ma non ~i peritR tìn ti' ora tli venire a conclusioni, che saranno ef'allissim e, ma che pel momento noi r eputiamo, anche per suo conto, precoci . . . . che cioè " la rresenm del bacillo ,u KocK neqli

• elementi tlei t11ben:olosi è un .fatto MOLTO cosl(lnte e 8eroe • cùme elemento importante rlel dia!Jnostico; che in certi u ca~>i eli Li.~i dubbia, la Jlre~>en:oa o l' as~>enza. compror•ata u CO:-< VARII E RIPETUTI ESAMI I S TOCLIN I CI 1 è Un mez:!O jlrC-

« .;iiJSO JìCr affermare od e~>eltulerc il diartno~>tico di tubcr-

• colosi •.

L 'eatra.zlone lineare modlfloa.ta della. cataratta. -

Pt·o-

fessor MrcHt::LE DEL MONTE, Napoli 1 88~. Preceduto da con~ iderazioni sintetiche oppol"luni,;::.imo ed improntate al più po::.ilivo praticismo, riferisce ben 138 f'torie di operazioni, con considerazioni r elative all'esecuzione òell"AtlO operati,·o, accennando ad un suo nuovo proces~o per la incisione della cap~ula anter·iore, e preziose norme t•ela t.ive alla cura consecutiva, a n·alorate da una vasta e veramente for·lunat.a pt·atica ... P m· conto nostro noi ci soLLoscr·iviamo pia udenti alla sentenza .che r autore così formola (e che è bene applicabile a tante altre operazioni): • lo ho acquistala la convinzione che r e!"ilo òi un"ope« razione di cataratta dipende dall'accorgimento dell"oprl'au loro: una fJUalche influenza vi esercitano la natura della


B!BLTOGJ\AFTCA

953

« cataratta meclesima, mentre l'età del paziente, la stagione << e fJUindi Le vicissitudini atmo~ferkhe, i piccoli movimenti

• dell'oper·alo, cosi spesso invocati da poco allenti chirurghi; " non che la farwialura antisettica non varranno mai a fare u riuscire ad e!>i lo Lrisle una ben fatta operazione e rispet<< tivamenle a rendere innocue manovre operatorie male « eseguite •. B. "ll&nuel de l' lnfermlère-ambula.nolère, récUgé par la Commlsslon d'en•elgnement de l' Unlon de• femme• de Franee. - Un volume di 500 pagine, con numerose figure - Parigi 1884 (MASSON).

112 pagine sono dedicale all'anatomia ed alla fisiologia 60 agli elementi d'igiene - 183 agli elementi della patologia chirurgica ed alla piccola chirurgia- 58 agli elemeni.i della medicina e patologia medica - 18 (!) alle cure ai feriLi e maiali - 2:3 al• modo di tenere gli s pedali e le ambulanze 45 alla materia medica ed alla farmflcia. Insomma un ins ieme riassuntivo delle scienze mediche! E beo a ragione il Zuber (Arehives de med. et pharnt. mif.) domanda a ']ttale intento 1 ed osserva: " Per fare delle • infermiet·e d'ambulanza chè, dovendo sempre operare sul « Let·riLorio é in località imporlanti, saranno necessariamente " soLto la direzione di meciici i;;:; trutli ed esperimentali, che " daranno loro con poche parole le indicazioni utili ... Sta « bene che le infermiere di cui si lralla appartengono alla " classe is kutLa , ma un manuale di 500 pagine!! • B. Sulla dl•lnfezlone - Valore ohlmloo del cU•lafeH&DU plù usati. - G. FrLrPPr. L' el!r·egio collega, "farmacista capo nel R. Esercito dottor

G. Filippi, ha riassunto in una succosa memorietla le più importanti ed accelle cognizioni s ull' uso dei dis infettanti e sul modo di loro applicazione. Sagrificaodo alla parte chimica, alla teoria scientifica la

'


RIV ISTA

massima parte del suo apprezzevolis!'<imo lavoro, ha confinale le pt·atiche applicazioni entro tropf'O t•islr<:Jtli limiti. Noi, dominati clal pensier•o delle medico-igieniche necessità, avremmo desideralo p. e. fosse accordato piu ampio spazio alle sufl'umigazion i sol forose, perchè vi annettiamo sommo valore; e ne fosse lralle~giata più dettagliatamente la maniera di attuarle. Anche dell'azione della el evala lempet·atura avres~imo desiderato russe l'alta lat·ga pa1·ola. Accennando poi alla disinfezione ùi certi oggetti, avl'emmo desideralo l'osser·o valutati certi speciali apparecchi proposti e spcciahncnle i Destruclor del Fryer , ecc. Compt·endiamo perfettamente che i limiti dal collega assegnatisi non esigevano quanto noi accenniamo; comprendiatno come diversa possa apparit•e la questione al chimico, all'igienista, al medico ... Ma siccome riconosciamo nelrabde ed erudito collega la competenza a Lt'atlare Ja questione da lulli i suoi punti di vista, siamo dolenti ·uon l 'abbia l'a tta.

B.

Manuale dl Elettroterapia Galvanica. DOMENICO. -

(Piacenza -

M ucc1 dottor

Vincenzo Por·lu).

È un buon libro, dettato da uno speciali~la pratico, e che perciò dovrebbe figurare in tulle le bi!Jlioteclie de'· no~ll.'i spedali. L a prima parte M Nozioni sull 'u!:io delle COI'I'Cnli galvaniche» benché molto , diremo tJ•oppo, concisa, ha un carultet·e pr oprio ùi ·semplice e facile esposizione, che la rend e veramente prege,·ole. Lo !'<tesso può dirsi della secondo." l'\uzioui di fisiologia relative alle correnti ~alvaniclte » . Ampia e cwnpleta é la 1erza parte " Diagnosi ed Elettrnteravia medicochirur~ica col mezzo delle corren ti gal vaniche » . Conchìuderemo dicendo che è un eccellente mauunle.

B.


BIBLIOGRAFICA

955

Studi •torioo-orittol •ulla Kentngite oerebro-•ptnale epldemloa 1D ltaUa e particolarmente nell'eteroito.

P. E. MANAYRA. -

Non spellando alla R edazione del Giornale rli Medicina Militare per ra gioni facili a compr·ender~i, esprimere un giu· dizio sull'enuncialo lavor o, crede però di far CO!'& g rata ai collegh i partecipando loro la buonn impre~sione che esso ha destaLo nel pubblico medico, come si potrà riscontrare nelle varie bibliografie compilatene e Sl'ecialmen le nelle !(lli sotto inùicate: CASATI. - Stutlì storico- c ritici .snllrt meninyile cerebro-spi_nale eJ1idemica in llalia e fiariieolarmente nell'esercito di P. E. ~IANAYRA (Raccuglilore Merlieo , 188 ~, N. l, pag. H -46). ROSSONI e MARCHIAFAVA. - Relazione sull'opera del dottor Manayra, intitolata: Studi storico-critici sulla meninr;ite

cerebrO-sfJinale (Bollettino della Reale A ccademia Medica d i Roma, seduta del :W giugno 18ft}, pag. 173- 180,'. G.- Nederlandsclt Mililair Genees-Kunrlig Archief. 1884, 8' J aa r gang, i ' Atlever·iug, pag. !l6-6i.

R. HERNANDEZ POGGIO. - Esl~trlio hisforir:o-critiro acerca de la meninuitis ceT"ebro espinal epidémica en Italia, con particularidarl en el ejército. - (El Siylo Medico, 1884·24 agosto, pag. 5:l3-536).

11 traooma oongtunUvale e l'alt1tud1De e la temperatura. Nel congre sso internazionale dello scif'nze modiche, sezione d'ottalmologia, il Chibr·et ebbe ad asserit•e cito n el piano centraJe della Frn11cia non si osset·vavano CliSi di trAcoma cong iuntivale, che gli Aff elli provenienti ùa altr•e località vi guar h ·ano ed al postuLto non ditToudevano la malattia, chè a quelralt.iludine non sat•ebbe più cont.agio!"a. Un fatto Analogo si olS:-et·ver·ebhe per l e località egualmente elevate della S vizzera e del Belgio .. .. Egli non si é peritalo di diclrial'8re che, nei paesi !"ovraccenn&ti, il tracoma cessa d'essere con tag ioso al di là dell'altitudine di 230 m elt•i. Probabilmente l'altitudine non é fattore proprio, od esclusivo, si al!isce anche come rattore della temperatura media.

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RIVISTA BIBI.IOGRAFICA

I n Algeria a 920 metri la temperatura è ancora piu eleYata che iu Francia a 320: ora in Algel·ia lo granulazioni sono ap· punto ancora conta~iose a quest'altezza. Il Cllibret pen!>a che lo studio della geogl'afìa ollalmolo~ica condurrà a leggi allrellanto semplici che inallese: bil';Ogna pcr!<everarvi. Il Sad soggiungeva che in 10 anni di pratica in una !oca· li là ele,·ata (circa ·oo metri sul mare) al Brasile, non t·iscontrò mai un caso di lracorna che non fosso stato importalo (soprallullo dagli Italiani): giammai poi notò una trasmissione da persona a perc;onA.

Ii Seggel constatò che, nell'alli piano della Ba\'iera, ad 800 m etri sul mare, non si è mai visto un cnso di tracoma. Nella guarnigione di M onaco( 8000 uomini circa) in 7 anni non si oc;set•,·ò alcun caso di congiunli,·ite g1·anulosa gra,·e, sl solo qualche caso isolato di congiuntivite benigna, folicolare. I n alcuni casi di constatala impol'tazione !'li ottenne rotati vamonte pronta la guat•igione. Il Barde cita gunrigioni di casi di trAcoma col lungo so~­ giorno sui monti svizzeri. Alberto de Grael'e inYiavR ad Hiden òei granulosi, il che eccitò dapprima dci timori nei medici del paese; ma l'esperienza dimostrò a vece che nessun abilanle era contaminato.

Se questa o.~seroa::ioni, !le que;ste asser~ioni oen.issero con.ralùlate da ulteriori e suf.Jìeientemenlc numerosi fatti, se ne potrebbero trarre, .facile è il concepirlo, delle utili dedu· ::ioni pella cura della malattin in quei ca.~i gravi e ribelli che 111o.~lran.~i twperiori alle nlfre ri!lorse dell'arte, e che son. cau.~a di dolorosi e.~ili e di non. /ieri oneri jlnan::iari n/lo Stato. B.

Il Di rct.t.oro

Dott. FELICE BAnOFFlO col. med. Il RedaLt.ore CLAUDIO SFORZ A

Cap itano mtdo.:o NUTINI FEDER ICO,

Ger·ente.


957

NOTIZIE SANITARIE Stato aanltario dl tutto il a. Eaerolto nel mese di gennaio 1884. - (Giorn. J1il. Uffi.c ., pubblicato il 2 a gosto 188i-, di~ p. 29' ' p. 2.'). El'ano negli ospeda li militari al 1' gennaio 1884 (1). .IQ{O Enlt•ali nel mese . ·11012 8235 l,J sci ti . . 299 Morti . 7118 Rimas li al 1• febbraio 188i . 1869.\3 Giomate d'ospedale . . . . 1655 Erano nelle infermerie ùi corpo al t• gennaio 188\ 10793 Entrati nel mese . • . . . 80H Usciti guariti . . . . . . '1 901 Iù. per passare all'ospedale. . i Mol'li . . . . . . 2505 RimAs ti al t• febbraio ISSi- . . 7191-3 Giornale d'infet·meria . . . 16 Morti fu ori degli o:;,peJali e Jelle iufet·merie di corpo. 316 . . . Totale dei morti . . . . . . Forza media g iorna»ie1·a della truppa nel mese di gen naio J 88 k . . . . . . . . . . . . . . 224389 Entrata media giornaliera neg li ospedali per 1000 di forza. . . . . . . . . . . . . 1 ;)8 ' Entrala media g iornaliera negli os pedali e nelle in1,13 fermerie di corpo per '1000 d i forza (2) . . . . . Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali 37 e nelle infermerie di corpo per ·1000 di forza. . Numero dei mot·li nel mese ragguagliato a 1000 di 1,41 fol'za. . . . . . . . . . .

.

..

.

O) Ospedali militari (prìncìpali, succu•sali, inferm~rie di presi dio e apecialì) e ospedali civili. {~) Sono dedotti gli ammalali passati agli ospedali d alle infermerie di corpo.


958

1\"0TIZIE SA:'<IITAIHE

Morirono n egli, stabil imenti militari (0spedAii. infermerie di pr•esidio, speciAli ~di corpo) N. 250. Le cause dell e morti fumno: meningite ed encefalite H , bronchilé acuta H, bconcllite lenta 4, potmonile acuta 55, polmonite cronica 2, pleurite H , tuhercolo!>i miliare acuta 2, tubePcolosi cr onica 4, dissenteria i, catarr·o gastrico acuto 1, peritonite r., ileo-tifo 29, meningile cerebr o- spinale epidemica 11 , vaiuolo 4, morbillo i3, difler•ite 2, angina semplice 1, malallitt dei reni 1, ascesso acuto2, resi pola 5, otite nd otrH'I'ea 2, fer·ita lacet·o-contusa 1, fr·atlura 1, flstola all'ano e n efr·ite l. - Si ebbe un m01·lo sopt•a ogni !).4 tenuti in cura, ossia 1,81- per 100. M orirono negli ospedali civili N. 50. Si ebbe l morto sopra ogni 40 tenuti in cura, ossia 2.40 per 11YJ. M ot•irono fu01·i degli stabilimenti militat·i e ci vili N. 1G, cioè: per malallia 12, per assassin io l, per suicidio 3.

'


9i.)9

NOTIZIE SANITARIE

:r.

Stato sanitario di tutto Il B . Esercito nel mese di feb braio 1884. - (Giorn. M i/. ùjjìc. pubblicato 1' 8 agosto '1884, di sp. 31' , p. 2').

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Er ano n eg-li ospedali militari al1' febbraio1884 (t). 71'18 9 115 Entrati nel mese . ·' 8810 Usci ti. i 85 Morti . Rimas ti al t• marzo 1884. 7138 Giornale d'osped ale . . 106937 Era no nelle infe t•tne t·ie di corpo al l • febb1·aio l RS't. ~505 Entrati nel me!>e . 9720 7991 U scili guarili . lei ~e l' passa!'e all'ospeJ a le. 1830 Morti 1 2.}03 Rimas ti a l t• maPz.o 1R84. G iornale d'inrerme ria . 7:J506 23 M o rti fuori degli os pedali e d elle infe rmerie di corpo T o ta le dei mot·ti . . . • . 309 F o t' 7.a m ed ia giot·naliei·a della truppa nel mese di f'e bbi'aio 188l. . . , . 222761 Entrata meJia ginrnalieea negli ospedali per 1000 di . . . . fo rza ~,41 Entrala media gio t·nali era negli ospedali e nelle infe rme rie di co rpo per· 1000 di forza 12) . . • . 2 9'1 ' Media giorna lie t·a di a mmala ti in cura negli ospedali e n elle infe rme t•ie di corpo per 1000 di forza . 42 N ume 1·o dei mot•Li nel mese raggua gliato a '1000 di fo rza 11. ,39

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(l / Osp~dali mililar i (prioctpali, succursali , iofermeri~ di pretlc!liQ t specialil e ospedali ci vili. ('l) Sono dedoul gh ammalali passati agli ospedali dalle iofermeri ~ di eor po.


960

NOTI ZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, in fe rmerie di presidio, specia li e di còrpo) N. '1 94-. Le caus e delle Il!orli furono: meningi te ed encefalite '1 2, meningite cer ebr o-spi· naie epidemica 13, a scesso lento 1, bronchite acuta 4, bron· chite lenta i , polmonite acuta 28, pleur·ite 18, caLarro ga· slr ico acuto 2, tuber colosi cronica 6, angina semplice l, ileo-lifo 27, difler ile 2, morbillo 58, scarlattina 1, s incope l. endocar·dile e per icardite 1, perilonite 3, artrocace 1 , fra t· tura 1, ragade e fistola all'ono ·t , catarro en terico acuto 2, frenopatia 1, broncorragia 1, malattia del Brighl 5, ferita d'ar ma da punta e da taglio (tentato suicidio) 1, otite ed O· torr ea 1, alcolismo 1. - Si ebbe un morto sopra ogni 73 te· n uti in cura, ossia 1,3G per 100. Mor irono negli ospedali civili N. 92. - Si ebbe 1 morto sopra ogni 50 tenuti in cura, ossia 2 f.•" 100. Morirono fuori degli stabilimenti m il t. r•i e ci v il i N· 23, cioè: per malattia .13, per s uicidio 10. ·

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SOMMA RIO DELLE ~IATER I E CONTE:-.I UTE NEL P RE::i EN T E FAS C lC O L O.

lllEMORI E ORIGil'fA.I.I.

F. Bnrofllo. - Tcrz-1 Conferon~a intr:rnazìonnlc delle socict!• di socco rso ai •nili lari roritl nd ammalali in guerra (CrocP nossa) , , , , Paa. 961

RIVISTA li!,;DIC.~ . Trebric Brieger - :iui ]JrO<lt>lli \ C)CIIOSI olci IJalleri d1 putrcfn7.1000 Berlin - Sulla di•le:.sia . . . . . . . . . . . . . . . . . Helller - tonh ihuzionc a lla scmi ot kn 11-.ca . luton - l.n hne;t cl él cuor.~. . . • • Karg - l.n r.urn tlcl to:nno col t• uraro . . . RIVISTA r.IIJH UilGICA. l angenbeck - ln lluonza iltllJ.L r ura nr:>Cnirnl.: sulla tub~rcolosi ,Jollc at· hcoln7.ion•. . . . . . . • .\nt•uri ,ma tlcll"nrtJlria I•H)llitca • La •·ltiru n~in de• polmoni . . • • Rawa - Sulla sutura dei llPrvi . . . . . • Julliard - l.' irwbil)no an1isclliC.1 clelridrMelc . • We iss - Sulr<'•ìlo t1n:ll!• della OJlOrazlone rMiicalo dell 'hl rorelo • Czerwinskl - Sojlra un c.1~o di tendo slnovite crcvi tauto c costlluzlo nG d1 imi!'a tlt•i co< a dr tti COrJlllsr oli omoidci o r isHorcni • Guss enbauer - Una lamn <li spatln IIP,IIO s tomaco . •

1000

1~

1003 1005

1006 1007

\010 !Ol:!

RIVISTA 01 OCliU STICA Mengin de Caen - Oell~ iriL!erlOmia nPII:t oper:~zionc cld la cataratta se· 1111<' - >Il<' indica1.ioni. . . . . . . . . . . • . . · · • Stoeber - Amaurosi uoilaleralP . • . . . . . • . · · · · · " Dlnner - Cn~o ti i •·oruidcite tMI~Ialie.~ con~ecu~i va atrcstr:l?.iono di u n tl••nl(• moloro . . . . . . . . . . . . . . . . • . . • Halker - Sul \'alore torapoutico 1lcl iotJorormio nelle mal:~tllo deg li . . . . . . . . . . . . . . . . • . • . • !lrt'hi

Ul llo f !li3

tO~ 1()23

RI\'ISTA DI .\~.\TO~ IA E FISIOLOGIA. Phuhl - Il l•iù S•'m"l ic,1 1 ,roco.,~o 11cr la rirN C<t del bacillo tlclla t ubcr,. t~..J roJosl nf'gh :-ftUl i. . . . . . . . . . . · · • 10 Bergmann - Critica sul \'a lore tl ella trnsl\1:<ione dol 5:111!1° 8 • .. ~ Fl eischl - ~ n lla ll~iologia della mtinn . . . . . • . . . . • . • , v~:; • Eldelber g - Sulla temperatura del conrlotto nditi,•o cslt>nlo · · • • • IOi!G !Pt •· la conliJIUa~ione deU'i ndlcr, v t d(ld l a ter;a pooinc' dtlla tl>perta'na).


JM:EM.OR:I.E

ORIGINALI

TERZA CONFERENZA INTERNAZIONALE uF.r.r.t;

SQ.Giti~. DI SOCCORSO Al MILITARI FERITii ' .....l"

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ED AMMALATI IN · GUERRA ((;R.OC:E R088.t.)

GINEVIlA, SETTEMBRE 1884.

Essenziale scopo della conferenza fu quello di continuare e perfezionare t"opem di ordinamento delle Societit di soccorso. della quale eransi gettate le basi nella conferenza del ~ 863 (Ginevra}, basi che la conferenza del 1869 (Berlino) aveva affermate, proponendo delle modalità pella l01:o effetti va applicazione. In quest'ultima conferenza invero ollenevansi notevoli risultati, in ispecie pel fatto che lmcciavansi. formulavan si a!lzi, le pt·irn e e più essenziali norme pelle relazi oni tra esse Società e le autorità milìtad, e si giungeva a reg.olare in qualche modo praticamente il concorso di esse Societa al set·vizio saniLario degli eserciti in guerra. Grande interesse dava alla riunione di quest'anno il fatto che erano tmscorsi ben 15 anni senza che le Società di soccor:so si riunissero a discutere i l~ro ordinamenti, che pure erano stati nel frattempo messi alla pro\'a, ed era sLato sular(Yh j :;si mo campo esperì me n lato il pratico va lore della nmani:o tari a istituzione in due gt·andi guerre ..... ~. ln.-;pit:andosi appunto ai ristdtali ollenuti, valutando le difficoltà incùnlrate, 61


962

TERH CONFERE~ZA T:'{TERNAZIO~ALE

i provvedimenti e.~cogitati per vincerle, la conferenza poteva quindi riescire a determinazioni sommamente apprezzabili ed utili. Pet·ò ben divet·sa dalle conferenze diplomatic.he del1864 e 68, la conferenza alluale, pel suo carallere ben può dirsi privato, pella qualitit stessa dei membri deliberanti, pella mancanza d'una effettiva ed obbligatoria .sanzione alle sue decisioni, non poteva sperare di t·iescire a risultati positivi se non in quanto ben ponderate e studiate fossero già le questioni a proporre alle deliberazioni dell'adunanza, onde ottenessero unanime l'appoggio dei membri tutti . Per buona ventura lo squisito tatto dell'ufficio di presidenza, l'intesa. cordiale e deferente dei membri lutti appianarono la via, eliminando, quasi per tacito consenso, tutto che potesse dividere i giudizi e creare ostacoli al conseguimento dello scopo desidet·ato. E non poco contribuì ad escludere ogni causa di dissenso ed a rendere l'opera dei delegati goverHativi facile, la reiterata dichiarazione (perfettamente fatta o~servare) della presidenza a nome del comitato internazionale, che nessuna proposta fosse presentata, disc u~sa e meno poi votata, che implicas:;e comunque una qualsiasi modificazione alla convenzione dei18G4. E certamente molto si fece e molto si ottenne. Il programma provvisorio diramato dalla presidenza del comitato intemazionale colla circolare 25 gennaio 188-i, servì d'inizio alle discussioni. Fu però modificato l'ordine dei temi posti in discussione: alcune que.stioni, tra loro attinenti , furono ragg111ppate e simult~n eamente trall.ate; alcune furono eliminate, od almeno le conclusioni delle relative relazioni non furono sottoposte a votazione; di altre fu aggiornala la discussione rinviandole alla prossima ventura conferenza. Ciò si fece appunto perchè apparvero scabrose, irle di diffrcoltù,


DELLE SOCIETÀ DI SOCCORSO, J.:CC.

963

capaci di compromettere l'unanimità dei voti, ossi vero perchè non abbaslanza studiate, non abbaslanza maturate per poterne sperare accettevoli, pratici, fecondi risultati. Per unanime e doveroso accordo la presidenza effettiva della conferenza fu affidata all'illustre Gustavo l\loynier, p1·esidente del comitato internazionale. Furono nominati presidenti onorari il Langenbeck (Germania), il Longn10re (Inghilterra), ed il Sérurier(Francia). I vice-presidenti (nominati in una privala adunanza dei delegati dei comitati centrali) furon tratti appunto dai delegati di essi comitati (Holleben, Germania- Oom, Ru-ssia -, Tosi, Italia- Salomons, Stati-· Uniti d'A.1neric(L- Vernes d'Arlandes, Francia - Schlesinger·, Austria); a segrelario generale fu nominato l' Ado1·, Svi%::~ra - segretario generale del comitato inter·nazionale. Alla conferenza presero parte 95 membri, dei quali 20 come delegati governativi ; 7 come tali, ma insiememente quali delegati di comitati centrali; 68 in quest'ultima qualità o come membri effettivi di comitati: lm questi erano tre signore e miss Clam Barton, delegata del govemo e del comitaLo cen· trale degli Stati-Uniti d'America . Dei membri presenti ,17 spettavano alla Germania; .J7 alla Francia; 15 alla Svizzera: gli allri Stati erano rappresentati da un solo, da due, od al più tre membri. I Iavol'i della conferenza furono iniziati con un elaborato discorso del suo presidente sull'attività dei comitati e precipuamente di quello intemazionale; sui risultati ottenuti dalla conferenza di Berlino ad oggi; sull'operato pella r·iunione della atlunle. A premura del Mundy l'adunanza fu intrattenuta immediatamente su d'un at·gomenlo est1·aneo al progt·amma, la illuminazione cioè colla luce elettrica del campo di battaglia per continuare nella notte l'esplorazione di esso campo, raccoo-li ere i feriti, inumare i morti: di tale proposta diremo altrove. e


964-

TERZA CONFERENZA INTEit:\'AZIONALE

Era stahilito che le sedute f'urebhero ogni gionlo lprrte col In lettura dPI rapporto d'un comitato (estrallo a sortt') sutl'andanwnto drlla istituzionE' c sull'oprrn f'IJa c dei dipendenti comitati loca li; fu poi a vece stnbilito (~he non si darehlw più leltrn·a di r:>s i rnpporti, ma sarebbero pubblicati nt>l 1/rsnconlo di'Ila conf&rm::(t, che a cum del com il~to centrale Yerrebhe redallo P pubblicato. Ad istanza' del delf'gato rosso fu messa in discussione la proposta N. 8, contemporaneamente alla quale, pel nesso intimo che ve le col lPgavano, furono pure discusse quellt·· N.16e.J7. Ln prima tf'ndeva a fnr ammetlero che l'attività del comitato nazionale, f'OrTella dall'azione dei comitati dei par~i neutri , dei paesi non beli igrran Li, dovesse di preferenza PSsere con~agra t a in gnerrn ai feriti c malati dell'armnta in riti mt a. Oolle opinioni però espr<'sse dai delegati governati,-i nelle Ill'ivnte ed amichevoli conversazioni, era apparso giit quali gravi difficollit qtJf'lla proposta sollevasse, del che convinto lo s tes~o delrgato del comitato centt·ale russo, vi sostitui ,·n m•llr conclusioni della sua relazione una proposizione meno for· male cd esplicita, della nccp,;sità, cioè, d'una istituzione intemazionale asso lu tamente neutra, con anfori11l1·icot1nsriHirr dallt~ P"ten::f' sPynatarie tlella t'.flll{rnn;a del 18G4, costituente un ne;:,;o l~'qale e swhac Lra le diverse Società. Però neppurr. tale pr·opn,;fa fu nmmessa, non fu ci<lè so llopt>sla a ,.<JLm.ione e fn mutata nell'ollrn, che a cura dei comi tali C<'lll.rali fosse redalt O IW ]'1'0fjetlo di org;ln izzat.ione di una isti tuzione centrale e neu tra assolutamente, pt·ogello che dove~se o;;sere poi sottoposto all'esamr dei r·i;;peLtivi gov<'rni. L'adu n;~ma l i 111 i tò poi ancora es~a pl'Oposla deei dendo cho fo::;:;e semplicemente indirizzata a tutti i comitati centrali , i


DELLE SOCIEÙ DI SOCCORSO, ECC.

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quali la studierebbero per prest•f!ta:rlCL l(llfl ri~rllu.:iotu· clt·tLa JII'M~ima /tLltLra cnnf'el-mza. la ~te:;sa decisione fu adoWtla pelle proposte sollO i ~ . ·16 e ·17, cio.:· sullit questione« quali principii ù,evono presie(lere « ai rapporti ed alle comun icazioni dei comitati centrali tra « di loro »; e sull'a ltra. « come in tempo di guena può es« sere :)litbilit:t ht corrispJncleoza tra le Società di soccorso « delle armale belligeranL; ». l'er tprest'tdtima questi?ne impossibil e era pensare che pol('S>'P Pssere accordato ai comitati di valica.-e direllamente le line0, di pas,;are ngli avamposti ..... Si comprese su l1iLo non poter:;i che ;;t•guire la grande curva dei paes i neutri, a.d ilpera e cura del comitato intemazionale. \ 11:;ignor Gust.wo Ador, segretario del comitato internazionale, ria:;:>um endo la dis~ussione qnal rel;itore, s'è limit:tlo con molto tatto pratico a rac<:umandare il HollelliJto ·in!l•nw.:;iollrtlr• , che già puublicasi a Ginevra e le conf'er,mzt, periodiche dei comitati centrali, come i mezzi di relazione praticnmenll' attuabili . Nel tempo di guerra, rimanendo ioviolai.Jile la indipendenza dei comitati da~ punto di vista della i ulet·na loro orga ~ izzn1.ione. dovrebbero però rit enersi tra loro solitla li cd acl:eLlare gli obbligh i che da tale solidarietit discendont), Fece quindi risoILare l'tuilità, la. netessi til anzi del ~;omi ta to internazionale, come mezzo di indispensa bile legame tra i diversi comitati centt·ali; pella uoi\1CI'$ale r1cogniziono dei comitati. di nuovn istitu1.ione; e come n!!enzia in tempo ,. di guerra pelle comunicazioni , pella cotTispondP.nza, pegli ;;cam hi e distribuzione dei doni in natura, ecc., ai feriti delle parti belligeranti. Conchindeva poi essere necessario, che fino a nuovi stud i, lino alla adozione di nuove ben ponderate risoluzioni, dn prendersi nella prossima ventura conferenza, il comitato tn-

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TERZA CONFERENZA. lNTERNAZIO~ALE

ternazionale fo:-se conservato quale è oggidi organizzato, perchè è cosi accetto, riconosciuto, e gli è accordata eiTeuiva sufficiente azione pell'adempimento del suo mandato. Tulle le sovra accennate proposizioni furono sanzionate dal voto unanime dell'adunanza. Il conte d'Arco parlò dei prigionieri di guerra: dis~e che per loro il comitato internazionale avrebbe proprio un campo specinle, di larga umanitaria azione, di effettiva competenza, mentre i comitali del paese belligerante di necessità urterebbero con•.ro diffi coltà gravissime. Però di ciò egli dichiarò fa1·e semplice cenno come ricordo, come oggetto di studio, come programma dell'avvenire, sentendo di non poter oggi riesci re a formulare una proposta concreta .... .. L'adunanza perciò non ebbe nmtumlmente ad esprimere un parere,:! formulare alcun voto. Si mise quindi in discussione la proposta N.- 3. « Se c le· società. devono in tempo di pace procurat'Si gli oggetti (( necessari in guerra, e quali sono essi ogge~ti )). La prima parte della proposizione fu risolta affermatiYamente; sulla seconda, come ern facile presentire, nulla si ù deciso, chè sarebbe stato difficile, per non dire_impossibile, riescire ad un effettivo accordo. Fu poi presentala quella N. 23. «Sullo scambio tra i co« ìnitati centmli dei disegni, modelli, ecc. del mate1·inle di (( ambulanza >> e ven ne stnbililo che ogni comitato centrale si occupi di raccogliere in un albttm i disegni, le stampe, le fotografie del suo materiale e di quello dell'amministrazione militare del proprio paese, e le dimmi agli altri comilnli ed ai Governi. Per tal mezzo si polrit col tempo giungere forse ad ollenere la desiderevole uniformitiL degli oggetti, almeno più importanti, di esso materiale. Fu inoltre formulato pure il voto della crenzione d'una com-


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mi ssione internazionale per lo studio di essi modelli, de'quali i migliori e più pratici sarebbero suggeri ti e raccomandati pell'adoziooe ai comitati dei diversi paesi. Si volle in tale occasione pure esprimere il voto che il materiale d'ambulanza fosse identico per tutti i paesi; ma apparve subito impossibile spemr·ne la realizzazione; lo si limitò a ract;omandare fosse adottato un unico comune tipo di barella .... Anche così ristretto esso voto apparve, per ora almeno irrealizzabile e fu l'i dotto alla meglio acceLtevole e pratica espressione che le dim cu~ioni drlle barelle d 'ambttla~~:a si procurasse fossero unifoi'Jni io tutti gli eserciti, cosa non ' difficile a realizzare, e di immenso vantaggio. Quanto all'organizza1.ione di un museo internazionale per il materiale d'ambulanza e di soccorso in genere, la confercm~a nulla statuì , ma decise di ritrattare la questione, dopo nuovi studi, nella prossima conferenza. Furono quindi me:;se in discussione le proposte N. 1 e 6. « Quale è il miglior modo di organizzazione in pace dei solto« comitati provinciali e locali e dei comitati delle signore; quali « i mezzi per diffonderli ». Il relatore Criegern-Thumitz (Sassoni a) conchiuse il suo rapporto colle seguenti proposte: Che i sotto ·comitati debbano eoncorrere al servizio dell' esercito, senza apportare il menomo turbamento alla sua organizzazione; che devono ammet tere come principio loro fondamentale i regolamenti che loro assegna lo Stato; che d evono limi tarsi ad agire sul terreno dai regolamenti milita-ri l oro limitatamente prescrillo; che devono organizzarsi in modo d a essere pronti ad entrare in azione all'allo della dich iarazione di guerra; che per ciò devono cercare di ottenere la massi ma concenlr.lzione dir·euiva in un proprio comitato central e ..Per ogni paese: la parte amminis!rativa dev'essere lasciata ai comitali locali, in ciò liberi, indipendenti, autonomi.


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TERZA CONFERENZA 1NTERNAZIO~ALE

Ji'u deciso che impossibile è prescrivere de lle dettagliale norme iu/!wna::ionali, dovendo esse norme ordinai ive essere il portat o dell e circostanze nazionali e locali: fu però espresso il voto che tnt te le società procurassero di ollenere, se giit non l'avevano acquistato, il riconoscimento della giuridica loro personalità. ·Quanto ai comitati delle signore la conferenza lin1ito~si a dirhiarare che eranc• desiderevoli. anzi assolutamente necessari, indispensabili. Le proposte del relatore, appoggiaLe vivamente dai delegati governati vi e militari, furono YOiale alla ·uunuimi Là. Il N. 6. « (~nali sono i r:tplJorti a slilhilire in tempo di ~ guerra tra le società e l'nutorità militare )) dovcnl fare oggelto delln relazione tlffida tn al rnpp1·esentame del comitato contral e italiano, signor Vincenzo Maggiorani. Convinto che ·non pot eva~i ammettere altra r isoluzione che quolla che stabili sse l" assoluta dipendenza delle società dalla autoritiL militare e pen·.hè non sorgessero in seno all'adunanza opposizioni e discrepanze d'opinione tra i delc,!;ali dello s tt~sso paese, sollecitai e con ri conoscenza nccellai la cortese on·erta del signor i\faggiorani di riunirei per prendere, anche con l'alll·o delegato del comi tato dottor colonnello medi co Tosi, cognizionr prcvpntiva drlla rt'lazionr. E~sa relazione ci ap-parve pi Pnamr.nteaccNtrYole pci principi i che la informa, ano, e cl"ultronde il signor ~la ggiora ni colla più am ichevole defer<'nzn volle spontaneamentemodi fic:are qualche tenue asprezza, qualche duhhia fratse, dando al rapporto cosi tale form a che hen può dir·si esprimere essenzialmente il concetto che della ·difficil e quei>tione poteva e doveva for·mar -::.i l'autorilit mi lil[tre. 'Due e:;senr.i ali proposizioni costituirono la rormal é ri ,:po~ta al quesito: « Un Imita/() d' (tllean~a, disse il relatore, c! re condurrehhe ((a stabilire dei rappol·ti prat.ici tra l'assistenza volontaria e


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« gli e;;erciti, non pnre dovrebbe discostarsi dai ~;eguent i . - . .. « pnnc1pu: ·l o « Dal Ialo della Croce Rossa: « SimpatJa e dl'ferm::a verso l'autorità militare in tempo di pace; «Obbedienza assoluta in tempo di guerra; 2• « Dal lato dello Stato: « Protezione, a mezzo di leggi che assicurino alla Croce « Rossa una po~ izione speciale come istituzione riconosciuta « dallo Stato .. « llcn inteso .. sogg iun~eva esso relatore, che il rigo r~ della « formola, relativa al tempo di guerra, è npplicabile alle co« lonne mobilizzale sul campo delle operazioni militari e do( vunque vi ha un :;ervizio ~peda liere ». Data dell ' interes~a nte rapporto lettura all'adunanza, non incontrò grandi simpatie. Fu anzi messa innanzi la 7ll'"9iluliziaf,,, che cioè trallandosi di p1·escrizioni espresse iu modo tassativo, forn~ale, as~oluto non potevansi volare. Fu detto che la simpatia e la deferenza nascono dai fatLi; si acquisiscono, non ~i possono impotTe perpre;:crizioni; che l'oubedi enza poi può es;;ere il portato bensì di nrdinamemi, regolamenti, pre:;crizioni, anche di leggi se '' uol ~i, ma propri a ciascun pae.;;e, e non poteva pretender·si lo fos~e ··o ovunque, identicamen te. Gli elementi co:;titut ivi !lell'adunnnza spiegano tali r.oncetti di libera ed autonoma azione e re:;ero f( uindi inutile qunl· siasi discus~ione . ..... I principii dalrelato1·e formulati o :;ono graditi e quindi acceltati, od altrimenti nessun ragionamento vale a ciò nLtenere. Giova però, pella verilit, Hl-().{illngere che l'adunanza :>tessa alla pedìne non formulò alcun giudizio: !;C le conclusioni infatti del rapporto non furono vola Lo, non furono neppure respinte; l'adunanza limitossi a lasciar cadere la questione.


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TERZA CONFERENZA lNTER~AZIO:-IALE

...... Non era possibile che a buon numer·o di delegati dei comitati, specie di paesi militarmente meno solidamente ordinati, torna!!se gradito il prochtmare necessaria l'assoluta dipendenza esubordinazione, che pure è fatto accetto, attuato, consumato nei paesi pii.I militari, in Germania ed in Aust1·ia, p. es. ; lo i.•, almeno dispositivamenle, in Italia; è inscritto nei più recenti relativi regolamenti militari in Francia. Forse non fu opportuno che essi principii fossero patrocinati dall'Italia . .. . . . 1\'l essi innanzi dal rappre$entante del comitato centrale d'un paese che poteva sufTragarli con risullati di fatto, aYrebbero meglio potuto essere sostenuti ed avrebbero meglio potuto convincere e sarebbero pUre stati votati: l'Italia a vece non poteva esprimere che un concetto risultato di convinzione e studio, che non poteva sorreggere con fatti propri di esperienza. Le proposizioni N. 3, 4 e 22: « Misure per ottenere un « personale istrutto di infermieri dei due sessi pei di versi ser« vigi affidati alla Croce Rossa e che sia a disposizione della << società in tempo di guerra », furono risolte proponendo che si dovesse cercare: a) Di attivare fìn dal tempo di pace le colonne di tra5.porto; b) Di accaparrare alla società la cooperazione delle società dei veterani, reduci militari, ecc.; c) Di assicurarsi elle gli ascritti dei due sessi come infermieri abbiano le qualità intellettuali, morali ed anche le fisiche richieste; d) Di creare delle associar.ioni fra gli infer·mieri degli stabilimenti spedalieri e tra gli addetti in genere di già al servizio dei malati; e) di ripartit·e il personale giusta le diverse bran che spe-


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ci ali del servizio pel quale avesse maggiore ntLiludine e meglio instruirnelo e perfezionar-lo; f) di organizza re un personale di risei'Va per ·supplire alls lacune ed ai vuoti successivi che nece::;sariamente nel servizio in guer·ra produconsi. La proposta N. 23; <( Insegnamento supe"riore pelle diret« triei delle ambulanze » fu nelle conclusion i con pratico criter·io modificata adoltundo a vece dell'epiteto direffrici quello di incaricate della sorvegli'lnza delle amuulan.:e locali ed ospedali sedmta1·i dell<t Crocr Jlossa, e collo stabilire che l'insegnamento dove::;se essere tale da loro permettere di assecondar,· i medici e chirurghi nella ('8CCl~zione intelligente delle ptescrizioni Ì!lieniche. e cumtivt•. Sul, N. 5: « Quali esperienze furono finora fatte circa l'in· << tervento delle Società nelle grandi calamità pubhliche al« l'infuori della guerra » fu espressa l'opinione che le Società hanno la facoltà di associarsi nei limiti del loro possibile alle oper·e d'umanità analoghe ai lo1·o doveri in guerra, e di pre!>tare la loro assistenza nelle calamità pubbliche che esigono, come In guerra, un soccorso pronto ed organizzato. Il comitato centrale Greco, a cui apparteneva il relatore, aveva proposto che tale ri:-:oluzione fosse annessa alla convenzione di Ginevra. come articolo addizionale. i\aluralmente tale opinione non potè trovare appoggio, comecM contrar·ia alla massima dir·ettiva dall'adunanza stabilita che nulla dovesse proporsi e meno poi votarsi che pote:-:se tendere a mutare la convenzione diplomati ca del 1864, dichiarata inviolabile, indiscutibile, intan~ibile. ' I d~legati italiani opinavano che non doYevasi formalm~nte e scludere la possibilità d~ quell'intervenl•> in dati casi. Che il tener·si estranea in caso d'una gmve calamità pubblica sarebbe pella Croce Rossa per·dere del necessar·io suo pt·esligio e per-


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TERZA CONFEHE~ZA INTF.IINAZIONAI.E

dere insiemente l'occasione di e;;perimentare la bonti1, solidit.il, effi cacia del suo organismo, de' suoi or·dinamenti, il Yalore de'$uoi mezzi. Che al postulto sarebbe stato ben òiffìcile impedire ai comitati localidirellamente interessa ti, nno slancio di carità, s u ~r.i tala dal tr·iste quadro d'una pubbli ca sciagnra . D'altronde i delegati uffic.iali di molti paesi (p. e. Stati Uniti, Austt·ia, Germania, Francia), la gt·ande maggioranza dei delegati dei comitati centml i patentcmente intendeYa no rispondere afTennativamente . .. . Fortunatamente si riesci ad accordarsi, col tnglicro nlln proposta il cnrntlfwe dispositi,·o, imperativo e modi fì carla così in modo per tu Lti accettevole, come sopr·a si è riferita. Il N. H. «Misure per const..'ltare ·J'identitù dei feriLi e più «dei morti l>, diede l uo~o a diverse proposte e furono presentati pm· dei modelli di piastrelle o marche di ricogn izione; par"\"'ero però costosi, complicat i. Si pensò ad aggiungervi la fotografia. Si è giunti fino a parlare di tatua~g io Il Si concluse però proponendo eire le societi1 debban si ai! operare per l'adozione nelle rispettive armate d'u·n :;eg no di identità, se ancora non n&sono dolate (l). Fu poi formolalo il voto che i CIJmandanLi in capo dello armale belliget·tmti portino a conoscenza delle popolazioni sul (Il In Gcrmani:t lo pia~lrd l u di ricono~cilll<'lll•>, pr:r ahiluarP i ,,, r.tati a cnnscr va rl~, si !•Or lano (lnrc in tempo di ]la•·••; <'r•cr sc:ul,aro •·l tt• ll i11'11liuo insen ·ihili p~i C<lll~~~~ arncnli, non portan o cho l'iu rlir:11.ionP rlcl corpo, rP~zi­ mento, COOlJl:i~IHa e num ero di matri cola. 111 ~'rancia la p iastrella (, in metallo (mflilleclwrl ) ovah) (33 por 2:i"""). r:: st.aloili la JICr ci:1seu n nomo, fin d:tl tempo di paco " mat·cata al momento dPll'immat ri colaz innr·: rons~n·an-i pcru in apposite cas~c Ll<' nei maganini cll'i r.orpi c noo sono llistriltui lù eh<" al mom ento della mohilitaziooc. Su d'una facri:L ù incisll (con un acioloo) il nom<' t' la r l:t.>:«': ;;nll'a llra il rM)'O ed il numero di matrifoola. Forse Il miglior sistema, non volund o dL, lriloniro Il o dal tempo di pace eSSI' l'ia$lrellr , sarcbho eli racchiudèrlo, in nntt lJorsclla incolla ta nel lillrNto p~r­ sonale.


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1eatt·o della guerra, con proclamazione o dect·eto le disposizioni della propria legislazione sulle pene cpmminate conlro i 1·oditori, che spù;,;linno o mutilano i feriti ed i morti, ecc . A proposito di Lnle questione sono ricordate le deci sioni della conferenza delfi:Hilulo di dit•illo internazionale, tenutasi lLltimamenle ud Oxford, relative al iffanUCLle delle le,grJi della !Jl«'l'l'll (arl. l~ e 20), che appunto accennano nll'assolulo divieto di spoglinre e mutilare i mot'li sul campo di battaglia, ed nl diritto di inumazione non prima che siao ~ i raccolle le indicazioni atte a constatare l'identità dei defunti. Per la massimn parte, per non dir tulli, i delegati non potevano sollevare su tali proposte alr.una discussione, essendo nei codici militari di lutle le nazioni civili stabilite appunto per quei reati gravissime pene. Sulla proposizione N. 18. « Misure per preveuire l'alJUso « del segno convenzionale della Croce nossa » fu proposta l'àdozione d· un uni forme, anzi di un uniforme identico per tulle le armate; l'o ùhligo della carta di ricognizione accompagnala dal ritrallo in foto~rnfia. Si t'onchiuse col formolare il volo che siallo culolla/c mis!tt'f: le!J islnti fie ocl mwloylu· pe1· 1/l'eomin tcd.t abt~o sia il~ pace che ;,, gnerra. Parve ai più chE\ il mezzo migl iore fosse una carla di ricognizione rilasciata ùai presidenti dei com itali , ma vistnln poi dai capi di stato maggiore, doi capi delle intendenze, o cariche analoghe, in guerra. D'allronde la repressione non può spellare eh~ alle autori là n1iliLari; l'accordarla alle socielit è cosa eli fallo difficile: esse non po:;sono che clermnziare le violazioni. Pcl ~. 9. « Come si polreb be ollenct·e il concorso dei me<< dici militari disponi bili delle pol1•nze non beli igeranli, per (( le armate belligeranli , e preci puamente per gli stabiliment i


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TEHU. CONFEJIENZA INTERNAZIONAJ.E

« spedalieri di queste» sorse grave dissenso tra i delegati,

parendo ai delegati governativi, specie ai militari, proposta inattuabile e ledente alla perfine (se redatta in forma di disposizione obbligatot·ia) il p1·incipio stesso della neutralità, e costituente una immissione nei regolamenti interni militari. Interprete del comune pensiero fu il Cèlarier (med ico generale del Belgio) che pronunziò un discorso opportunissimo, assennato, concludentissi mo. Il relatore (Gurll di Berlino) avea espressa l'idea che la proposta costituisse un articolo apposito addizionale alla coD\·enzione di Ginevra .... Egli voleva inoltre che lo Stato che presta il personale dovesse sopportarne anche le spese per gli onorari e ben anche gli oneri pe~ le pensioni , indennità, ecc., in caso di ferite, invalidità, mot'le: le" potenze belligeranti sopporterebbero a vece le spese di trallamento accordato al personale proprio dello stesso rango. I medici cosi P'l'est,ati dovevano essere esclusivamente ad.deui agli ospedali, onde essere così il meno possibile esposti (l) ai pericoli di guerra. Lasciate in disparte le altt·e diverse il:cidentali relative proposte, dovevasi mettere ai voti quella del lUarthens, che con molto accorgimento dichiarava inopportuno il chiedere una formal e modificazione delle stipulazioni della convenzione internazionale di Ginevra} cosa d'altronde non concessa dietro Ja decisione adottala, e già in altri casi invocata ed applicaLa, dall'adunanza di non toccare, di non mettere menomanente in discussione quella convenzione. Egli poi assolutamente respingeva la proposta di imporre comuque alle potenze contraenti, come principio doveroso anzi obbligatorio, l'assegnazione del pet·sonale medico dei neutri al servizio dei belligeranti. Ai medici , anche militari, sarit sempre lecito invocare vo-


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lontat·iamente taio nobile e generosa missione: è impossibile che i Governi li obbligh ino ad assumerla Cl). Vista però la tendenza dell'assemblea a sancire il principio che i governi neutri avessero a cosi disporre' del personale medico militare, eccedente i lo1·o bisogni; benchè quest'ultima condizione rendesse illusoria la proposta e nulla di fatto, almeno in proporzioni apprezzevoli pei belli geranti; pure, per 11uestione di principio, fu chiesto l'appello nominale perchè almeno risultasse come il voto della minoranza, costituita qua~ i esclusivamen te dai delegati governativi e militari, avere dovesse un valore speciale.. . ... Come era preveduto e naturale la pt'oposta fu dalla maggiomnza accettata (39 sì, contro ·11 no e 9 astensioni motivate da incompetenza). Essa proposta ftt formul ata, però semplicemente rinnovando il voto espresso a Berlino ('1869), ad iniziativa dello stesso relatot·e, che anche allora chiedeva fosse aggiunto un articolo addizionale alla conferenza del1864. cosi concepito: « le potenze non belligeranti mettemnno a disposizione delle « belligeranti pel servi,: io degli ospedali i medici superflui alle « necessità del loro servizio ot·dinario: essi medici dovranno « essere posti sotto gli ordini dell'armata belligerante alla. « quale saranno stati addetti ».

Proposizioni del p1·ogramma cht• non furono di~·c nsse. La ·l i• proposizione (che riguardava le guerre marittime e accennava genericamente alla necessità di articoli addizionali,. senza formularl i, alla Convenzione tlei18G8) pan'e tanto poco (J) K clln. guerra Franco-Germanica, ali() annate tedesche furono ndctli 3'7

m ed ici s tranieri; erano riccruti se conosco1'ano la lingua tedesca (pel che venivano assoggettati ad un esperi mento di 15 giorni}: 8$ erano Olandesi, 6!J Svizzeri, 57 Americani, 49 Russi, 38 Jngl~-~ i. !~ !l.ustriaci.


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TIWZA COXFEHE.'iZA 1"\TEilNAZIOì'iALE

pratica e capace di ri:;ultati, elle fu ritirata. La Conrenzione del 1868 11011 è ancora Slllta dalla maggioranza dogli Stati mariuimi accellata; come poteva e.sser opportuno proponi delle addizioni? Anche le propos te indicate sollo i numeri che seguono, se non furono ritira/P, non furono però di~cusse. ?\ 0 i. - u Come i delegati delle so~:ietit potranno :;e~Juire i << quartieri-generali con un piccolo convoglio t ) ) Se la discussione fosse sorta si sarebbe dovuto avvertire che il campo d'azione delle società vuolè essere normalmente limitato alle seconde linee e quindi dovrebbero funzionare nelli stabimenti delle zone delle intendenze, presso i quartieri generali di queste, non ai quartieri generali di comandi, ove non sarebbe ammesso qualsiasi elemento estraneo all'eseJ·ciLo prop•·iamcnte dello; dipenderebbero così da quelle istituzioni contrali, militari e all'atto complesse, da cui dipendono tulli i se•·vizi di camttere amministrati vo, e che fu nzionano io guerra appunto sotto J'nppellati\'o di intendenze, ecc. Tale dichiarazione sc.rehbe stata tanto più richiesta io quanto nella pl·oposta era pur deLLo elle essi convogli dot>I'Oftno r.~sl'/'1) co1ulo1ti dai 1111'/llbri delln ~oril'tlÌ, marriare coll't·s,•rcito e FUNZIO;>i.\RE LIDI::JtAllEXTI!. La proposta molto opportunamente non fu sottomessa all'adunanza. ~o l O. - « Con quali mezzi si potrebbero incoraggiare le << popolazioni ad aiutare le società snl teatro di !fUrrra? » Nella Convenzione del 18G4 e nei protocolli relativi essendo la questione acccnnal.'l, non era il caso di una discussione .... No ·l ~. - « De,·ono le socieLit in Europa inviare 1lei soc« corsi ai IH~ II i~eranti in altre parti del mondo? » Presenti' asi che ~radi la tOJ"nerchbe la p1·oposta ai paesi con colonie; per gli al tri era cosa difficilissima a risolrere .... Fu quindi . pc•· ora almeno, messa in ùi:;parLe.


DEI.I.E SOCIETÀ DI SO CCO HSO, ECC.

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« L:t proposta circa ai ~occor·si ngl' insorti prima. << che fossero riconosciuti quali belli geranti » non fu presentata, fu elimiuata. N• 15. - « Sulla neutralitit dei l>astimenti-amLulanza della « Croce Rossa» non si apri discussione. Ad ogni modo esposto in mani era si fauamente generico il' quesito trovava nella Convenzione del 1868 suffì cien te rispostn. Le navi-ambulanza non ananno in ogni cnso mai a meltersi fra le linee di battaglia, o lo faranno a tullo loro rischio e pericolo. Anche sul mare nello corse per s~omLri di spedali dei porti, ecc., sarebber·o ovunque lasciate alle loro forze e risorse . Le parti belligeranti non potrebbero m:ti invero trovar opportuno staccare delle forze per dnre alle navi-ambulanza una pt·otezione diretta, massime sul riflesso che qualunque forza appoggiante toglierebbe loro. i dirilli e benelizi della neutralità. N° 1!). - « Sul modo di far· c.onoscere e r·ispettare i membri « dell e soc ietà sul campo di battaglia >> . ~on ebbe luogo la discussione ... f.i it alla sola autori ti• militare potrebbe spellare tale còmpito. ~o ~O . -<< Quali sarebbero i mezzi pe1· impedire che d~lle « società non anfori ::.:alt· :'ervansi del nome della Croce « Rossa >>. Per le societa riconosciute indiscutibile è la libertic d·a1.ione, ed a tenore della Convenzione del ,1864 il segno della croce ro s.~a non può esse1-e privilegio di una sola società .... Se mai ai.Hl :'O vi ha sta appunto nella pretesa di ac caparramento da p:trte d'una sola sorietà di quel ~e~no che la Convenzione del 18G} lta stabilito non come un privilegio, ma come il di,;ti ntiro di iJnalsiasi cooperazioue, riconosciuta ed an1nH's:;a dall'autoritit militare, al soccorso dei feriti e malati in guen·a. )la anche tale que.; tione non fn fo rtunatam~nte m essa in discussione . .N° 2 1. - « Qual i misure furono prese, o dovrebbero es-

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TERZA CO:"iPERENZA INTER.'iAZtONALE

• serlo dalle soci1Jià per difTondere la conoscenza della Conc Tenzione di Ginevra negli eserciti, nei circoli interessati, c nel pubblico? » Quanto agli eserciti non può speltat·e che alle nutorità militari il ciò fare. In alcuni eserciti (p. e. in Svizzern) :;i è già ratto, specialmente in!\erendo la Conrenzione con oppot·tune spiegazioni nei lilu-elli personali dei soldati. La proposta non fu però postn in di:;c ussionl'. 1·oti e 1'ÌKol11:ioni .'In Of!f!t'lti non compn.>.vi nd 1II'O,Q/'(WWI(t. a) Fu emesso il voto che sin usata la luce eleuricn, sul campo di hatlaglia, i1t tuili i casi < nei quali le alltorit'i mitilari lo ptTmetu•ssPrO. Queste ultimi' parole aceennano ad una

ris€'rvn chp rend e in cet·lo modo accellevole la proposta. [n onta all'appt·ezz:unemo che risnllcrt>I.Jhe favorevn le dal voto tl<'lla conf••ren7Jl, re;;ta pPrù a valutarrw l'allnnbililil. ed a pond<>rnrne con calma e giudizio i vnnl<l;!gi. L'appnrecchio prt•senlalo alla conferenza fu il tipo co:'tr·uuo dui ~ignori Lanller· Lcmonnier e Comp•. La macchina i· costituita da un pi~;•:o lu carro, che pe:;a però due tonnellate c rhe ù diffi•·ile concepi re possa es~et·c facilmenlt' l minato, sul lcrreno di ballaglin, dn due soli cavalli, r.omr si rolle asseTir~. La caldaia. ù del tipo Field (H'nsione 6 ~il. ) ; la macchina dioamo·l'lt•Urit:a i• d1•l sistema Gramme. dell'intcnsita di 600 l•ecchi Car•~els Il motore i• a 3 cilindri ( Ot·otherhnod). eapace di UOO giri al minuto; la relocilil i· da un lachimelì"'o ,;eguala per norma del fuochista: agendo direllnmcnle. senza cinl-(hic, ne i: piccolo il volume ed è quasi insl'nsiuile allo inlluenze :tlmosfPriche, alla nehbia, ali~ pio~g ia. Lo specchio dell':.tpp:trecehio di pl'oiezione i• del sistema ~l ongin, in crown, del


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diamett·o di ,}Q cm., •U doppia curva sferica, qtùnài aplanetico: può esser tollo dal carro e collocato anche a ·100"', su di un appo:>ilo soslegno; il t·occhello òel Glo lui /wc trovasi pure sul carro. Può illuminare fino a 3000 metri, e puossi ampi iare, pelle distanze mioori, il 1:ampo d i ili uminazione aggiungendovi nn appos ito apparecchio di lenii cilindriche per far eli vergere i rnggi. Anche un fascio parzi aie dei raggi proiettati può essere dt>viato e diretto ad un punto dalo me-diante degli specchi secondat·i alla Bursl) n. La l ~m pada è a carboni regolai i a mano. L'apparecchio fu esperimentato a Vienna al Pmter (oltobt·e i883), a T'arigi sul Campo di .\rarle (maggio ·1884-);ad Aldershot (luglio, ::.lesso anno); a Ginevra lo ftt sulla piazza di Plainpalais, non che sul piroscafo il .l/on /1' fJiwtr() io una gila nollurna sullago. Col'la. •12 mila ft·. almmo . La Fran cia o~g idi po:;siede :15 di tali apparecchi locomoiJil i, dei quali alclini ~o no anzi di più poLente tipo; però non fanno già parte d el materiale s<1 nitario, ma si di quello del ~enio . La f:ermania ne ha pun• divrt·:;i, Cl)ffie maleriale ~ n ssidiari o di rJur llo dei pontieri . L'Austria-t.:nghcrin nP ha e~=-n purP, ma comr .materiale militare: il 1\lundy nola m però che erano di diverso sistema (Siemens) e fissi ai carl'i. Come dotazione sanwtaria difficile è intraneùerne la utiliti1; e meno ancora poi come materiale delle socielù di wccorso . Se adollati come malaialt• milila/'1' i! ce rto che polranno f'Ssere all'uopo usufruiti come mezzo sus;:;idiaril) anche pel servizi o ::anilario, come mezzo di Csfllom.:iuw, uon gii1 di ill ~t­ mina.:iont• propriamente della ; giacchè proietta no, per la illuminazione a distanza, la luce orinontalmente. Potrantht ci oè essere utili per co nlinu~re il la,•ot·o nollurno alle grandi piazze di medicazione alle sezioni di sanitil; ma illuminare il campo di hallaglia non pare ..... La luce pt·oieltata ra::enle il


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TEI\ZA CO~ItE I\E~Z.\ I~TER:'iAZIO!'iAI.E

suolo non può aura versare gli ostacoli (siepi, flue piantagioni, hoscaglie), non può ili uminarc gli avallamenti ùcl ll'tTeno, fo~:-a ti, ecc. ln una parola non sembra un ordigno sanitario: hf'llchè non si pos~a n('gare che l'esercito dotatone per allr scopi possa tal fiata pur tral'ne un vantaf!gio pel servizio sanitario stesso . b) La conferenza formulò pure il voto che (( le medica<< zioni antisettiche alla Li;;ter siano introdotte, come di rego<< lamentare prt'scrizione nE'l servizio delle armali' tutte in (< campagna, e quindi di tutte le società della Croce Hossa. E << cl1e in tempo di pare si do,·esse istrui•·e il personale infer, « mit:re in tal e maniern di medicnzioni )\ . La proposta fu mt's:'a innanzi dal Mundy, appoggiata dalle fi rme del Lnngen heck, del Longmore, del Soci n. Fu ri cordato come. dietro l'iniziativa dell'impemtrice Au;;nsta òi Germanin, in una apposita riunione dei medici alt'mann i, che ebbe luogo nell'aprile di questo stesso anno a Berlino, fo sse stata decisa a grande maggiornnza l'introduzione nell'e:'e1·cito germnnico di essa maniera di medi~azione; ed era pur :-talo formulato il volo che c:;so metodo di cum fosse adottato da tutte le armate; c che appunto il personale infermiere fosse in tempo di pace istruito nelrnppreslarlo e man(>ggiarlo. Ma appunto perchè es~;n medica1.ione è già ammes:;a nelle armate tutte ed in pace ed in guerra, sicchè nel materiale dt mobilitazione rinviensi quanto occorre per es~a moda litil di trnllamento dei feriti, superfl uo era insisrere pella sua accettazione. A vece, eccello OGG IDÌ la Germania, esso modo di medicazione non ha in nessttn paese assunto caratlere ohiJiigatorio, appunto perch\· ciò esce dal campo delle regolaml'nLari prt'scri7.ioni, perchè si escluderebbe ogni liberti1 di apprez7.amento, t' pt'I'.~ÌitO O!Jni [li"O!JI"I'SSO, CUE GÙ SI~ iNIZIATO ED .\CCE:'iTt: ATO Al'(Zl.


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Yedendo però che l'assemblea, 110 11 riconoscendo la propria ;ncompetenza, intendeva p1·onunciarsi su d'una questione di assoluta tecnica medica, fu chiesto il voto nominale. Hisposcro sì 4 1, 14 uo, 20 appunto riconoscendo la propria incompetenza• si astennero. Coloro che votarono no, non rcspioge,·ano giil l'uso dei mezzi antisellici; r;on negaYano la atluale oppot·tunilil di fot•nirue le diverse i:;Lituzioni sanitarie di guena e di addestrare il personale inferiore nel loro uso; era semp!icemente la form<,la ta s~ ativa ed obbli gatoria della pr'lposta che credevano doveroso il respingl'I'C, e ciò perchè rifuggirano dall'idea di imporre ai medici un modo, un sistema di cura, mentre al medico è necessa rio lo agire per com inzione di studi e di pralic.:a esperienza, ed al post ull o non dere essergli vietato il prot:redire. Il roto però dell'adunanza che adouava quella prescrizione ha promosso una dichiarazione, anzi una formale prote,;ta da parte dell'adunanza, che unanime stigmatizzò energicamente l'abuso del segno d('lfa Croce Rossa e delle deliberazioni delle sue conferenze da parte di fabbricanti ed industl'iali a scopo di pubblicità, di r·C'clame, di aiTarismv .... Si sarehue anzi ,-oluto che la società, i Govcr·ni s tessi si adopet~as~ero efficacemento per impedire o reprimere siiTallo abu~o . In qualche maniC'ra questa protesta, :-grazi:Hamente di pura azicme morale, aneblle corretto uno scopo recondito, se vi fu , della proposta. adozione obbligatoria della medicazione listeriana. ll iunùmi .'ffmordi~taric .

l o Il signor Lacointa, professore all'università cattolica di Parigi, tenne una conferenza sulla convenzione di Ginevra: ne tl'acciò In :;loria, i principii, ne mi se in rilievo l'opem mora-

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TEHZA CONFEIIENZA INTER!'iAZ10:-iAI.E

lizzatri c1· , allrihuendone l'onore alle idt>e reli giose . Int e re~ sante fu il largo cenno del movimento a cui diede luogo ùall:\ sun origine e specialm ente da dopo il1870. 2° L'Appia per· incarico dell'illuslreprofessore E~ mnrc · h di Kiel, fonùatore delle scuol <' sarnnrilane, diede notizia di questn istituzione, cht> ha per iscopo di diiTondere e popolarizzarf' l1• CfJ nos,·enze dei primi soccorsi ad apprestare in caso di :u;cidt>nti. cteata nd imitazione della :-ocietà di S. Gioranni a Loudra. L'insegnamento,:- doto in sole cinque lezioni serali: la l" sull'anatomia e fisiologia umana; la2• sulle lesioni l' ft'ri Il', emonn;.:ir , avvclcna mPOli, ferite avvelenai(' ; la :1" ~ 1111 " fratture, slortillature, lus:;azioni; In 4• sulle congelazioni, l'asri,-:; in, pt>r sommf'r,-ione e soiTocazione; la t>• sul tra:-;porlo. rolle ri c hi e~le cauteli' , dei feriti ed ammalali. Fa cilitnno l'insegn:unento opportuni mod elli e tavolt• mura li non che alcune pratidre esercitazioni. Non s'ha la pretesa di forma~e dei medici , nepput·e dei chirurghi minori, si delle persone atte a :.ervirsi di ciò che !t ann() secondo i casi ~o uomarto (fazzol etti, bretP.IIe, hastuni , paglia, ecc .) per apprestarE' i primi soccorsi in attesa del medico, o per trnspvi'Lare il malato senza peri colo, senza "~;.!'g ra­ varne le soll'Prenze. ln Ger111allia uum,·r·o;;c sono le stazi oni di simili fìot('OtTitori, co ~ tituiti dalle societtLginnastiche, dei pompieri, le $0cieliL di salvataggio, le sociclà operaie, f'CC. L' insegrw ntf'nlo fu introdouo tra gl'imj)iegati delle ferrovie , dei cantif'ri industriali e marittimi, ed ha reso immensi scrvigi. Di tali socirtù ne furono istituite in tutti i paesi del Nord (Ltus ·i a, Srezia, Nor·vpgin, Danimarca, Olanda); ve n' ha io SvizzPra. La ~uciNà ingle:;e di S. c;iovanni, fondata dal Fnrle~ enumera. più che Hll mi la membri di lulle le classi. dalla fan,i glia rpale al piu umil e contadino . L ' ins e~namc nto fu cstc=-o ai l'u lirt' m el L


DELLE SOCIETÀ DJ SOCCORSO, ECC.

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Qualche cosa di analogo v'Ila in Lulle legrnndi città d'America e specialmente a Nuo,•a-Yor·k, ove per legge inoltre funzionnno pure delle ambtblan.:e civili pel pronto soccorso i11 caso di disgraziati accidenti nelle pubbliche vie, o che vorrebbero ora attuarsi a Parigi (ambulanze urbane) per opeD. del Nac hel. 3o Il Niese ha prcsen Lati dei piccoli modelli di m ezzi improvvisati di soccor·so (ferule, har·elle, bnrelle a treggia. letti. mezzi di tr·asporto, ecc.). 4" Il Port parlò pure della improvvisnzioue di mezzi di soccor·so, col corredo dei relativi modelli ( lello a t reggia, ·tr·tcli nio. bamcche, ,;uurbics, fom i; harclle. vellt.ll'e, apparecchi chirurgici diversi), delln cui fabbri cazione istantanea e del cui uso diede esperimento. Egli ha pubblicato un Albo illustralo , che sarebbe utile fosse, dal com itnto inlemazionale. che ne ha la proprietà, divulgato: a ciò varrebbe una bu.ona. traduzione in fran cese . A propo:;ito degli appar·ecchi improvvisati molti l amen~ rono' non figurassero a Ginevra quelli in pagl ia del Beck, cbe gl'intelligenti . i tecnici, avevano ·tanto apprezzati all'espo;;i.zione d'igiene a Berlino. ;so Il colonnello federale <loll Ziegler medico capo sauitario militare svizzero al dipartimento militare della confederazione. all'uopo di oggelli efl'ell.ivi, di modelli ridotti e d'un Albfl di fotografie ùimo5trò il materiale sanitari o dell'armata federale. t e veltur·e d'ambulanza sono davvero semplici, solide. ma pa r·\·enJ poco confortevoli e mollo pesa nti; heli i :;embrarono i zaini d'amltulanza; egregie le lanteme {l). 6° Fu ar·mata dal Prenet una tenda d'amltnlanza Tollet (si · s tema ogi\•ale), che si.disse adottata dnl ministero della guerra. ( t ) Lo vottnrc dtll Wurtemberg sono pure mollo pcsnnti, mrussicoic: mn hanoo il vant:t:;:;io oJ':tvcro compcns:ttivamento una dotazione completa pelle medicazioni. Le prussianc giil in uso ernno invece le:;gerissimo, ma per soli due Ce-


Tf.UZ.-1.

CO~FI"tENZA

INTEHNAZI ONAI.R

in Francia . Il telaio reu.angolar·c di uase, gl i archi, tuLLeleparli insommadello sr,heletro risultano di di,·ersi peni di aste di ferro t·iunibili, e ciascun pezzo pesa al ma ~:'irno 4·0 chilogrammi ed c adattato pel trnsporto su d'un Cll iTO ordinario. La tenda sta diritta pel suo peso ( l 300 chilogrammi circa in complesso): se!~Za pichetli,

ne corde. La tela :; pe~sa e forte che ri ~opre

l'annatura costituisce due strati discosti tra loro così da comprendere :.mo spazio d'aria isolante. Mi,;ura n m per 6 e vuols i •·apace di 20 a 32 letti. Sei uomini ~~~:rritati possono armnl'ln e mellerln in oper.:"l in 2 ore e mezzo . Costa in media 3000 fran ch i (co nsegnala alla ferrovia a Parigi). Non fu d'un sub ito fa cile comprentierne ~1. superioritit in riscon tro ad nna ben intesa. hnracca.

P re.w1 1a; ioni.

a) Il delegato governativo della Germania presentò in dono alla conferenza i due primi tomi della grnndiosa opera ( d 1ccons1erit, ultimata , di ollo volumi) su llesocietit di ~occorso e relazioni mediche relali ve agli eserciti germanici nella guerra del 18/0-'i l, puhbli cala dal quel ministero della gt1erra (l). rili cori•'~li. 1•rrù in :H' I'<'nir!' paro dehh:Htsi nt•l l'o•:>o:rcilo so~ tilui rsi con ••etlnrr •·ssr pnr" :1 :! ramlli ma per 4 fe riti. Pari'C fu>so 11dlo harcllc mc;:lio raccomandt'l'llh•. almeno pd d i s ta~camenti snn ilari, il tipo adtJIIa to or ora dalla Pru.;si<t: han no $Otto il lrall o oiL· •·ato, C(trri~ponc1r·ntP alb t f'~l.1_, nua bh•:H.·ria dw conlièllo tHtti gli o~gr•lli nor~.:'S."\ri p a r In lllNii~:\ZiOil i (COillJII'!'S~t'. bcnd~, Sllll;.!ll<'. ba d ll' lln) ro,J 3 llCIH• ti i f(lll forio. 1-\trOtliJ poi alohanolonato• le bartJIIO pio•:;l oeltJii gia rr:;olanwut.1ri, c rh~ :11rCo} noi abhiamo tc,ti• :uiHltatc. ( l) L' opo:m hn per titolo f)er Snuiltil& tlimsl bri dcn tl•·u~ll'lu•u //o•,•rfll im1\rirac orgeu Fra llkrrir/t, · ~iO. Sono ll~cili i I'Ofllllli 1° c JV• ()lilllo•r ('l ll;:lio - lkrlinu: IAA~). F: nna pnlolllic;tzionc 11ì In ~~··· cnn llltnh•rn<:<i m t• inrisinni. f••t o;:rallrhc, :'C II i7.7.i, cari•'. ;>;ctl'in•irmo co,;tilnira o>ll •• l'oluuti c sara tlbtinta in 5 parti, l'lllllmiui;lt'rili•·a, la .•llllislirct. la partr chirllt'!JiCII (3 1 olnmi: r.:rito .(!'armn da fu ocCI; azi ouo ll,;i(~t lloi proiettili - collo•7.iuw• d r•ll'lstilutv Fr<l<'rico{ìu~lirlmo: c.1si principali cd oprrazioni), la 1•a r lc 111Nlira (:! I'Ohuui; El'iùcmir; .mala ttie ùt•l sistl'ma n on·o~o), lliiJiiogr·c•(ìc, .


DELLE SOCIEÙ DI SOCCOIISO, ECC.

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b) LI barone di Knesebek, con:>igliet·e di gabinetto di S.l\1. l'imperatore di Germaniu, pt·esenlù 11na lellera dell'imperatrice stessa, colla quale fa ce,·a dono di 5 mila franchi alla conferenza, perchè ne disponesse nel miglior modo che credesse a vantaggio dell'opera. Fu deciso in un:t riunione dei delegali dei comil:tli, che quel premio sal'lt ar.cordato al concorrente che avrà presentato il miglior tipo-modello di baracca d'ambulanza mobile; fu dalo pvi al comi tnlo intemazionale l'incarico della nomina del la commissione pet· stabilire il programma del concorso, da pubblicarsi prima del dicembr·e H~84.. In una successiva seduta fu letta altra lettera, colla quale approYando la proposta, la im peratrice Augusta aggiungeva al già accordato premio una medaglia d'oro colla sua effigie. c) L'HoiT di Nanc.y pre:;entò un volume di Jstitu::iow• dri porta-frriti (Brancardiet·:;). d) Il )lundy presentò un ricco allmm. di fologrnlìe degli oggetti d'ambulanza delle societit di soccorso e del governo aus1a-o-unga r ico . Infurma; ioni.

Le societù di soc:r.orso ai feriti e -malati in guerTa, amano oggi di appellarsi dl'lla Cron!. /lussa; e non senza uno scopo .. . Esse tendono ad acca parrare cosi e~clusivo il dir·iuo ai privilegi che la Convenzione del 18(),~ lta voluto accordare a tutti i soccorritori volontari (ben inteso l'iconosciuti), alli altri ordini e sor.ielà, ecc., che hanno tale mandato od in guerra. lo assumono, alli abitanti stessi del paese quando in~endoJno a soccorrere od abbiano acconlato ricoYero e prodighino le loro cure ai feriti ed ammalr.li dell'esercito. È una aspirazione che ben si comprende ...... Ogni associazione costituita mit·a, in


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TERZA CONFilRENZA 11\"'TEIINAZIONAI.E

genere, ad escludere ogni istituzione affine. Però in Austria, in Germania, in Russia fioriscono (e non cadranno) a fianco della Croce Ros~a le analoghe istituzioni dell'ordine di Malta, dei Cavalieri di S. ftiovanni , di Gerusalemme, delle signore Elisabettiane, ecc. La Croce Rossa oramai è una istituzione che non può discnler·si, si ~\ imposta o si imporrà, ed e impossibile il disconoscer-la, il metteda in forse .... È solo possibile regolarla, contenerla nei limiti desiderevoli che il vero suo scopo e la prati ca militare comportano; ed ·è necessar·io assegnarle di fallo un po:'to ed una normale modalilil·d'azione. Essa non ha più a temere, come hen dice il ·ZtÌber, che l'indifferenza degli estranei; ma più ancora la stanchezza, la lnssezza dei suoi adtlett:. Discipliuandola, i governi · pos~ono Lrarne sommi e diversi vantaggi; non debbono quindi permetter·e cnùa, in pace specialmente, nel marasma, che ~ li ·prepari !:impotenza almomt'nlo ael biso:,'T1o. u a) [n Ge1·mania è in piena attività, egregiamente or·ganizzata e coo1·dinata, in su~sidio del servizio ufficiale, sotto la impulsione dei suoi cnpi appartenenti alla Cot·te, all'aris tocrazia, all'esercito, ai più influenti partiti politici, alla grande amministrazione dello ,St.alo. È tenuta poi continuamente yj. va ce dall'interesse e dal generoso impulso di S. M. l'imperatrice Augu;;ta , col concorso delle signore più elevate, distinte, rispettate dPI paese. Le soc i t~tà non tendono tanto ad un or·dinnmento inte rnazionale, q1tanlo al nazionale, assolutamente anz i ed esclusivamente nazionale. ~ eli' organizzazione gl"'nernle, nelle relazioni collo Rtato, nei determinati uffici a cui dedicansi 1 comitati tendono quindi a I'P.golar.~i in modo indipendente, autonomo, eins~.:uno alla sua maniera; tulli ·però ammettono inviolabile il princip io della centralizzazione dell'azione in guerra~ e


DET.l.E S OCIEÙ DI SOCCOR SO, ECC.

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quello della som missione piena, in tempo di guerra, alle autorità militari. In Pru"sia. in Sassonia, in Baviera è stabilito ed accettato il principio che ne limita assolutamente l'azione, in gue1Ta, alle zone di 2' e a· linea. ~ume rossi me sono cola esse :>ocietit e si sono dotale di un r·icco materiale che ne assicura il pronto e vali tio ufficio in guerra: l>taona parte tlel personale è già ordinato a ciò. b) In Austria anche le società di soccorso 1 cooperandovi altr·e costi tui te societit ospedaliere, sono pure largamente e solidamente ordinate. Pell e~ armate cisleitane s'hanno perfetlnnwn tf' Orf(anizzate e cnstiluite 20 colonne, quanti i relativi o.-; pedali da campo; l'a ltra armata ha pure 11O colonne; una r:olonna (la 3·1") é st<thilit:t per un corpo staccato: in sola città di Vienna concorre con fl colonne, 9 ospedali costituiti. Ogni colonna è ilotata di ·11) vet\ure-fedti , d'una pel materiale: ciascuna vellur·a è per· 8 feriti seduti, 4 coricati. Si hanno pure i mezzi per immed iatamente aiiP.stir·e due treni ferroviari di sanità. Anche l 'Au~t ri a non ammelle normalmente l' interven to delle società che nel campo d'azione della~· e 3" linea (1). (l) La Croce Jl(,ssa austria ca J>el sno pralico ordinamento ha aCtJuisito un pros ti~do cd una import:una veramente positiva: la Corto ed il Governo ne sono l'fllcaci motori. !'le sono centro il Comitato rcderalc e subor(linut;unente la socictù 11alriottica vicunl'se. :'io <· prr:;idcnte oncr:~rio l' lmpemtoro, rarprcsent:llo da un l. nrcirhtca. COOI>erano alla isti tuzione piu cho 500 societa (300 maschili, 200 rcmminil.i), cho uumo1·:•no beo 50000 membri. O~ni anno pravcntil'ansi somme considerevoli (iOOOO floriui nel 1883) por le speSt! di etluipn~~ia­ mento e notazione: od inollre dr lle somme sono attribuite per sussidio :ùic vedovo degli uO!ciali e loro figli e pei reduci bisognosi dalle 1>ntrie batlnglio: J'lm poratore per tale scopo ha accordato annualmente circa 50000 Ooriui. Lo colonne da traspor to ora completa te ascendono a ben 30: l'ordine teotonico vi ha concorso CIIUiiJagogiando 00 carri da trasporto. In diverse Iocalit.il sono instilulti d<lpositi pell 'nlle.~lìmon to di ospedali da campo. Anche nel corren te ;HJUO furono fatte delle manoH C prntichc sperimentali ~ia pel tr:~sporto del

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TERZA CONFE!tE:'i"ZA INTERNAZIONALE

e) [n Olanda dal ·1869 ad oggi i l Com itnto centrali' .della Croce Ro:e:sa ba potuto impiegare ben due mili oni pei soccorsi in guen·a, ed oggidi ha in cassa 265 mila fran chi. Durante la guerra fran co-germani ca si organizzar·ono 2 1 ambulanze conispondenti ai 21 comitati olandesi, elle con 1580 membri erano in auo all'inizio della guerra. Alla fin e di questa si erano or·ganizzaLi ·l ij2 comitati, che contavano 2 1387 membri. Ha preso partE' anche alla guerm d'Atchin e dd T1·answaal , ed a quella russo-turca. Alla fin e del ·1883 la società rwerlandrst> numerava 1 Ol ~omilati ; essa possiede un bel museo, uve sono raccolti i modelli diversi del materiale d'ambulanza. Anche questa società limita di regola la sua alli vita alla 2• e 3• liuea. d) In Francia all'atti vità larga ed entusiastica, ma forse se non individuata poco accentrata, dci comitati dumnte la guerra del '1870, ed a;;H autonomi loro ot·dinamenli dopo la guerra, è ora succedulo un periodo di regolamentazione f' ceutr·alizzazione, accentuatosi pel fatto del Decreto 3 luglio ma teriale, sia pr r lfliCll o dei ferili. Pelle rornilure sono s tab iliU annu almr nto dei ('Otllratti pro1~n li vi. Il persona le infermieri ì· in scritto, a rmolato, equipaggiato prcvcnli1 nmr ntc c sn larga ~cala.. Il per~oMIO I'Ctcmni 0:: pure pre 1·cnti· \'amonte o rdinalo, con gerarchico riguardo. Alle vedove cd ai llgli d.i cs.~i P••r· sonati la So•·iotit tlron ètle, e perciò st.~hilisco nn :tll0\10 a ss<'gno . . . . Solo dei veler:mi s'ha tli>poni bilc un personale tli 2000 ascritti. F. stabìlito clo a al segno di llllntralità ri\•IJIJa tJcr gli inrerlllicri cssf're so,•rappost o l'cmhlcnw (l'atJnila) im[lNial~. Ora In sor ict;t au$lriacho t' d unghore~i sono s•·paratc <'d indipendenti, pero v'ha hmdcli7.a ati unilìc.ule. A Vicnna pubiJiica.;i un gif'rnal•) - J.a Ct·oce llossa - rlc.d ic-~to all' islitu zionc. A n mla-Pesla la Croce Ros,;a ungltt•rC$1' s ta per inaug urar(l un proprio osp~· dalo pe1·1Jwneute, coslilui to da un corpo di rahhri ca , per aliO;:!J!i cd in r~rmt'rtll per t20 malati , o 10 hamcchc per ~00 11\lti. ~: In prima is li tuzio nr di 1..11 ;:1•ncro da llo a,;~nciazioni de lla Croco• Bos~n stuloilita . Qua le no sia l'urrtcio iu to•mpo •li pace uo u i• finora mnni f~sto: in ll'mpo d i l'pidemie c c:tla mila pu hlJiìrhc rap· presen terà uno cl ni mod i rl'inlcr vento so•·correvole della ,;ociol:'o: in trrnpu di gn~rra sa ra lo stt~ l oilimonto assegnato quale ospedale w rritoriale dalla sodnt! diretto cd a mministraLo.


989 di quc:;t'anno, che appunto intende a dett'rminarr, mi surare, limitare il funzionare di quelle societil di soccorso. Il loro regolamento fa pat·te di quello sanit:trio dell'esercito, e le società sono poste solto l'autot·ità e l'alta direr.ione milit~re dei direllot·i del servizio sanitario militare. Anche in tempo di pace i comitati devo;;o indirizzare al Ministro della guerm pel'iodici rappot·ti per fat·gli conoscere le risorse di cui dispongo!IO in pet·sonale e materiale. In guerra è stabilito un u~i­ forme, determinato dal ~linistero. [l bracciale è concesso dai dit·euori di sa nità, timbrato: vi è agg;iunta una carta personale di riconoscimento. I servizi della Croce Rossa non potranno oltrepassat·e la linea delle sezioni testa di tappa: non deve quindi comparire sul campo di'hattaglia, nè ai quartieri generali, dove i delegati superiori delle società, benemerite quanto vogliasi, non si troverebuero ad agio e potrebbero essere d'ingombro. Un fallo nuovo e veramente pl'oprio è che l'amministrazione della gnerm pagherà alle società, per ogni giomata di cura dei ricoverati militari negli stabilimenti spedalieri della Croce Rossa e per ogni giornata di trasporto nei suoi trenispedale, una rella (1 fr.). e) In R ussia vi hanno diverse societi1, specie a Piett·oburgo ed a Mosca: la Corte e l'alta aristocrazia, l'alto clero \'Ì è ascritto e ne mantengono la vita, t)e suscitano l'ardot·e .. Acca nto alle società di soccorso funzionano in un identico scopo alcune delle i:;tituzioni religiose e civili spedaliere di quello Stato. PatTerebbe che la Russia non rifuggirebbe dallo accordare a queste istituzioni di soccorso in qualche determin ata misura pure il servizio di P linea. f) Nei diversi Stati dell'Amer ica si SOtio organir.zate delle socil'là locali, ma finora non si hanno dati sulla efficace loro attività. DELLE SOCIETÀ DI SOCCORSO, ECC.

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TERZA CO~FERE:'\ZA INTERNAZIO~AI.E

Non ì· co~ì agli Stati -Unili. (.luesti, rifuggendo da ogni cagione di inter>enlo anche inùirellissi mo e da ogni com unanza nelle questioni europee, per lunghi anni resistettero, il govemo glmeno, ad ogni presi>ione per accedere alla Convenzione del 186-i. Fu l'opera costante, in ~tnn cabile, aposlolira ùirei, di mis Clara l:Jarlon che t'ÌC$CÌ aù ouenere quell'adesione. Autonome e nazionali, ma con un hen ordinato comitnto centrale, sono colti oggitli ll01·ide tali istituzioni . Quei com iiali di socco•·so presero larga parte nella circostanza df'lle inondazioni che ùesolarono il baci no dr l ~J issi!'si pi, e lasciarono così una grata e feconda impressione nelle popolazioni. cltc non poco valse ad as!'icurare l'alluale prosperità di esse societ.à. La genet·osa, p•·odigiosa attivitit della. società di soccor:;o della Croce Rossa agli Stati liuili d'America, ri sulta dalla Swria dt·lla Gmr1• ltos~ta. puh!Jiicata appunto dalla Uarton ( Washington 18H3), che comprende i trf' peri od i dt•ll'esi:-; tenza di essa sociP Là ( 1878-S l, 18X 1- 8:3. rlal l Stn ad o~gi ) .... . ~~ Vf'ramcnte ::orprendente quanto CJIIella nobil e tlonna lw sa pu to fare per l'opera, quanto ha potuto <•llenere: non fuor di propo::ito fu pt·r ciù dalla conferenza dich iarala (s ulla pt·opo!-ta dr l To~iì lwnemeri La dell'umani tit. E:-sa. utt r nne cl w ali ' e,; posizioni' della ~ ovelln Orleans, cltc a\'ril lu o~o nel fut uro dicemht·c, sia assegnalo un largo posto nl ma teriale delle società di scJCcor:;o del mondo tH Ilo: t nli <' le spese di tra sporto saranno a rarico del t·omitatn dell'esp"J:;izi one; lutti i mem bri della conferenza di Gine\•J-a vi furono pnrtit·olarmente in' itati colla promessa della più cordiali• larga ospil nlitù. I'uhhti('andosi il rpsoeonl o nrli eialo dcolla conferC'nY.a, c quindi i llllmero,;i rapporti dt·i I'Otllitali tt>nlrali sull'alti' itit e sull'(\pe1·a dt•i medesimi e dci dipe11denti wmiLali local i. lll' trarremo i cenni n cccs~a ri a complt•tare tJIII',; tc informazitlni.


DKI.I..E

SOCIETÀ Df SOCCOIISO, ECC·

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g) L'assoluta mancanza di tempo impedì mettere innanzi

all'adunanza alcune questioni di cui s'era falla parola nelle private conversazioni: sul segno sostitulif"o del bracciale e della handiera, colla Croce Rossa, pei paesi non cristiani; sull'esalta compenetrazione (rapporto alla conrenzione del -1 864), dcll'au!brdan.;a qual ~;~ istituzione co mple::~a , coll'e due sue odierne di,-ti nte ist iLuzion i sosti tut i\'e, pre~so rpwsi tutti gli eserciti, delle sezioni di sanitit ed ospedali da campo; sulla sostituzione {inopportuna però) d'una. sola handi t>rn, coi due emblemi, alle due distinte dalla convenzione dei 1804 prescritte.

Chinmra ,. p1·nssùnrl conferm::o. L'adunanza chiuse i suoi lavori con un voto d'oma~gio alla ospitale e benemerita cittil che la accoglie,·a: fu pt·oposto ch" i comii:Ui centrali di Lnllrle nazioni concorres;;ero all'ereziontl di un monumento, commemorali ro della Croce Rossa, i n (; ineY I'a, accellando il modello d(• l Kissling .... . I lbozzE'tlo, rh e era esposto alla conferenza, fl',{urava già all'esposizione di BeiiP Arli a Roma. Acl unanimità i delegali dei comitati centr-ali hanno ~!ahi­ li Lo chr la pt·oss ima conferenza au bi a ad aver luogo a t:arl::;ru he n el 188() od al più nel 18H7. Roma, li H ouohrc ·I S8~. F. 13.-\HOFFIO.


R!YISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Sul prodotti velenoal del batteri d1 putrefazlone. - Dalla clinica del profe!'sor TRI·:nmc Bn1E:r.1·:n.- (.''erliner Kfin. Wochen.s ., 1884, N. 14, e Centra lo . .(ii1' Cltir., 188i, ~- 3 ~).

Muovendo dal fatto c he molti fenomeni nelle malattie riconosciute come dipendenti da balleri (morl~ improvvisa nella dinerile in mezzo alla migliO!' salute, esito letale acuto nell'ileo-tifo, ecc.), non possono derivare semplicem ente dalla penelrazione dei ·batteri, ma a ltre cause devono intervenire, il Brieger ha intrap1·eso a ricercare, seguendo l'esempio del Nencki, i prodotti di tali processi fermen tativi e innanzi tutto quelli della putrefazione. Sembra certo, come risulta anche dai ltwori d i altri autori, che le sostanze aromatiche che si trovnno nel corpo animale (iudolo, fenolo, paracresolo. scntolo, ecc.) non vi si forman o in tan La quantità da poter p1·odurre con la loro azione un esito letale. Simili r icerche furono introp1·ese con fvrluna da Schmiedeberg e YOn Bet·gmann, da Zlilzer e Sonncnschein , da Nencki, da Elaud e Gautrer. e!:'sendo riu::;cito a i rammentati sperimentatori dj raccogliere la sepsina, che è un corpo simile all"atropina, la callidinn e finalmente la parvolina e la omocollidino. Il Nencld roccolso i! primo lo s uo callidina in così gTan quantiti.t da potet•nc determinare chimicamente la natura. Poichò solo in principio della putrefazione si sviluppano i veleni studiati dal Bt•ieger. cosi egli diresse in nanzi tutto la sua attenzione sulla albutnina come loro poss ibtle sorgente. Gli riuscì, peplonizzando questo corpo, di raccogliere una sostnnza detta pcptossina che non l1a alcuno r eazione del pep tone cd agisce come un forte veleno simile a l cur ar o sullo


RIVISTA MEDICA

ran e e su i conigli. Allri due corpi ben caratterizza ti l'aul.ore potò ti·ovare nella cvrne di cavallo putrefacentesi a lla lernperalui·a del sangue. La pl"ima di esse, la neUt·idina, cosi de lla per i suoi inlirni rappo1·ti chimici con la neurina, non é veleno~a . La sua cotubinazione con l'acido clorid1·ico sviluppa, quando, con l'aggiunta di o~sido di ai·gento, s i cerca di sepai'8I'e In base, d~;~.ppi·ima un odor e par t.icolare clte ricor da que llo dello spe1·ma, che s i fa più manife:;;to scoutpGnendosi la bas e, dando poi luogo ad un alli·o odore ributtante. La forma Cl'istallina di quesl.o sale somiglia coi suoi lun ~hi belli agl1i a quello dell'ul'ea. Il secondo corpo per le sue proprietà dtimiche, fisiche e fisiologiche è da I'iguat·Jal'si come la base v elenosa denominabile • idrato d'ossido di trimetiloinilam mina "· Mi nime quantità di queste sostanze ins lillate negli occhi ai conigli provocano un res tringimenLo della pupilla. La iniezi<me aoLLocutanea della soluzione del loro cloridi·ato, a do~e cii 3- 4 milligrammi produce già abbondante salivazioite, spu1·go dalle na rici, uscita delle fecce, dis pnea, diminuzione d e lla fl"equenzn dei battiti cardiaci, e finalmente esito letale rn m •~zzo a con vulsioni toniche e cloniche. Gli effetti ..;elenosi sono sospesi dalle iniezioni di atropina, che però non debbono troppo esse1•e ta rdate. Anche saliti· cala da ll"aciùo cloridrico, ques ta base dii reuzione alcalina. L'tni Lm·e cercò anche di scopJ•ire quali hatteri sono la ca usa della formazione di questi pt•odotli velenosi. Ei notò due fot·me di bùllPri che si riscontrano ndle materie fecali degli anima li. Sono un micrococco eJ un bacillo, di cui furono ric e r cate le forme di vegetazione e la loro azione s ulle soluzioni zuccherin e. L'azione di questi batteri s ull'a lbumina non fu studiata. Al Bri e~er venne fatto pure di ottenere un ris ultato ben definilo cii'ca l'azione di un batterio patogeno del pneumococco sulle soluzioni zucc herine . Queste osservazioni sono una nuova prova della legge !>la b ili !.n rio l Koch della co~lanza de !I n specie, la quale è c:o ~i dimO::li'flla nrn t solo dalla forma e dal cara tteristico sviluppo • m n anche dnl pt·oùollo chimico. 63

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Bulla 4lslelsla ~ - Prof. dott. R. BERLIN. Wochens, 17 luglio 1884, N. 29).

(Deut. Med.

L'autore ha chiamato dislessia un'affezione da lui osservata in cinque casi, del tutto indipendente dalle cause generalmente conosciute di astenopia accomodativa, muscolare o net·vosa. L'individuo affetto da questa infermità, durante la lettura è pre!>o tutto ad un tt·atto da un tale disturbo vis ivo che cessa in lui la facoltà di leggere le parole in or dine di successione e ciò indifferentemente che l'ammalato voglia leggere ad alta voce oppure mentalment_e e che i caratteri sieno grandi opput•e piccoli; in tutti questi casi fu escluso uno stato d.i generale debolezza o di altet·azione psichica. L'esame otlalmoscopico ebbe risultato negativo. Benché nell'ulteriore decorso dell'affezione si mani restasse qualche migl ioramento, in tutti i casi però dopo un tempo più o meno lungo enlt·avano in scena fenomen i cerebrali (cefalea, v~rti gin i, afasia, emianopsia, pareslesie. emiplegie ecc.) talvolta con esito letale. Il repet'to necroscopico fatto in due casi non somministt•ò lumi sufficienti a spiegare la natura della malattia. Pur tuttavia il dott. Berlin persiste a credere che la causa dell'affezione debba riferirsi a mala ttia cerebrale e precisamente ad alterazione dello strato corticale del cervello, di natura in gran parte flogist ica cronica. In conclusione secondo l'autore la dislessia sarebbe il sintomo iniziale di una gra~issima affezione del cet·vello.

Oontrtbuzlone alla semlottoa bloa. ( Wiener M ed. Wochens., N. 37, 1884).

Dott. H EtTLER.

1. R antolo crepitante unilaterale nella tubercolosi miliare aeuta. - Fra i sintomi piu pre7.iosi di quella forma di tuber colosi miliare acuta che viene chiamata asfitica sono da annoverarsi i rantoli crepitanti che si distinguono per una certa par· licolarechiarezza, equabilmente distribuiti, e che insoro-endo ,.., r~p~ntinamen te ed incominciando di solito nelle parti super JOrt del ~olmone, si diffondono con celel'ità in tutto l'appa· ralo resptratorio d'ambo i lati. Questi rantoli ct·epitanli colle


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alterazioni proprie e caratteristiche che accompagnano la formazione dei tubercoli ed il loro diffondersi in ambedue i polmoni costituiscono un importante momento diagnostico. Tale é il risultato dell'ordinaria esperienza clinica. L'autot·e però avrebbe avuto occasione di osservare in poco tempo tre casi di tubercolosi miliare acuta nei quali il rantolo crepitante non si è fatto sentire che da un solo lato nonostante che alla necroscopia si fossero trovate le medesime patologiche alterazioni in ambedue i polmoni, tanto in riguardo allo sviluppo e alia diffusione dei tubercoli miliari, come elle alterazioni del parenchima polmonale da questo dipendenti. La cause della mancanza di questi rantoli da un Ialo viene dall'autore attribuita alla presenza di adet•enze pleurali che in tutti i tre casi succitati si verificarono da quel lato dove i rantoli mancavano. Nel primo caso che presentava tuUi gli altri sintomi propri della tubercolosi miliare asfitica, si sentivano al Ialo destro e in modo chiarissimo i rantoli caratteristici. Al s inistro invece, tanto anterior;nente che posteriormente si pet•cepiva ovunque il murmure vescicolare aspro. Non oslante questa singolarità, e tenuto conto degli altri fenomeni e dei dati anamnestici fu stabilita la diagnosi di tubercolosi miliare acuta. Alla necroscopia si trovarono ambedue i polmoni disseminati equabihnenl~ di lube•·coli miliari; il polmone destro libet·o, il sinistro invece in lttlta la sua periferia aderente al costato. Il secondo caso, somigliantissimo al primo, diéde i medesimi fenomeni sletoscopici; cio~ a destra rantoli fini diffusi ovunque, a sinistra mormot•io respiratorio aspro. Anche tn questo caso si stabili parimenti In diagnosi di tubel'colosi miliare acuta eri appoggia.li all'esperienza del caso precedente si so!'pelt6 di aderenze pleuriti<:he al polmone sinistro; Anche qui la diagnosi venne in tutto confermata dal reperto necroscopico; s i trovò infatti, oltt·e le solite allet'Szioni polmonali, il polmone sinistro, per grande estensione, imbriglialo da aderenze, il polmone deslt·o libero. Nel terzo caso si percepiva a destra un respil'o aspro in tutto l'ambito del corrispondente lot·ace. A sinistra rantoli a piccolis!:'ime bolle. Anche qui si fecP. la diagnosi ben deter-


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RIVJSTA

minata di tube rcolosi miliare cert aderenze dei due foglietti pleurali ùi destra; diagnosi pienamente confel'll1ata poi dn! r epe1·to nec!'Oscopico. È da o~~erva1·si anco1-a che nei pdnli due c·n;-i tt•att.avasi di adesion i antiche: n.el LP.l'zO caso i reliqunli plell!'ilii\i ernno del tutto recenti. 1l r-epet·ln completamente identico di questi lre casi ci permeltl'l· di ~Labili1·e (H t·appOI·Li causali L1·a lA mancanza del ra ntolo cN•pitante e le adesioni pleUI·ali, i quali rappo t·Li :-;i srie~herebbero cnn Lulla facililu. llt·anlolo crepitante chP. !"i forma ue ll'allo in>'piratorio dallo sfl'C'game nlo reciproco ùcllc pat•eli aJveola1·i ~~~glutinale non poteva i!l r1uesli casi esplical·si. poici.Je per e ffetto dell'ader enza d elie p leore er·a impediLA la espansione degli alveoli situa ti alla periferia. L n compar sa coslanle del murmu1·e vescicol.are aspro n on cou traridice in nlllla a questa spiegazione in quanLo che il m Ul'· mu1·e vescicolai·c non Jw o1•igine negli alveoli s tessi. Adn:H[ue nei 1·nsi dove nvt•erno sintomi di lubercolo~ i m iliar·f• ucu ta non ci lo~ce 1'ern o fu orviare nella diagnosi dn1 la man<'Mza del r antolo c1·e pitanle da un luto, mcntl'e questa ,c:te~sa mancn nza ci f!Uidera a r·icono~cere quasi con cerl~zza la p1·esenza di aùe!'enze plem·itiche nel Jato corrispondente. 2. Il .fremito toracico ner;li essudati pleuritici di mediocre e.slfmsione.- È cn~n notissima elle uno dei segni più im po1·La n ti per· In d i a~nosi ditfe1•enziale lra l'inspessimento polmonal e e l'dfusione di liquido nella pleul'A è il fremito loracico, il (]uale l} i:l'lmentat0 rpwnclo il polmone c inspessi Lo, s' inùebol isce e scompare n elle eaccolle liquide pleurali. Accade però n ella pratica di osse1•vm·e non poci!P. eccezioni a questa r eg-OIIl e può man cat·e specialmente il fremit.o tor·acico nella pneum on ile per~ino in quei punii nei quali si perc:episce il soffio tubMio. D'alll'A parte mel'ila attenzione il fallo del rinforzo del fremito ln•·acico net-:"li es!'uJRti pleuriti ci ùi m ed i o cee intensi la al di s0pra del livello d12lliquido; fatto elle, secondo l'aulOl'C, ù di un g-rande valo1·e diagnostico difl'ercm::iale, trattandosi di clisliii,!!Uere ce1·ti !'!lfldii e cer te condizioni delle due malollie, pleu1·ite e polmonite. Così il Frnntzel ass e!'isce eire il fl'emilo pcltorule si sente dlia1·amenle e spesso con inlensili\ normale nei punli dove


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il tessuto polmonale compresso sla di contr·o la pareltl toracica, ma si sente nel modo stesso come se i broncui fllsser·o parzialmente permeabili ~:~ll'aria. Ancor piu esplicite sono a questo riguardo le a sserzioni ùi W inll'icù, Gerha rdt e Ei chorsl. Wintr·ich dice che il fremito vocale, nel punto dove il polmone compresso c·ppure non compre~so é addossato alla p a rete lot·acica al di sopt•a dell'essudato, può esset•e anche più i11tenso del nOI'male. Gerhardt dice: la vibr·azione vocale i • nliolila cumph~ tamenle dalle gran1li raccolte di li'(uido; pero al disopr a oli e ssa ract:o lla dove va a siluar si il poltn<)lle compr·esso si suole per cepì da piu fot·tc. Eichorsl il quale nPlla f::\UU pregievole open·a; T rattato dei metodi ji.sici. di esame clin.ico. dedica a q·uestG ll!·;romenLo un lungo eJ ac- . curAlo s tudio, si espt·ime r.osi: Tal volla il principio della zona r e lativa al fremito vocale inùebnlilc> oppu1·c ancue scomparso di ve n La chiaramente percepì bi lc•, peJ•cilé, subito al di sopt·a ùel punto ove incomincia l'essudaL{), il parenchima polmormle è spinto co·nlr·o la parete luracica e in questo modo prima IHICOt'a ùi arr ivar e al pr•incipio dell'indebol imento s i per-cel•iseono tlei tt·alli piu o meno la1•ghi che danno fr~mito vocale riuCorzaLo. Ma, osset•va l'autore, no n solo vi sono lt•alLi più o meno estesi di ft'emilo toracico rinfor·zalo, bensì lulla la r e/tione c ile st.u nl disopra ùella raccolta manil'esl& una vii)rRzione (Jiù aco~nlola. Se p. es. in un essudnlo ple ut•ilico che abbia il !iliO livello alla metà della scapula s1 sperimenta il fremito vocale, si trova il medesimo indebolito notevol111enle in corrispondenza dell'essudalo, oppure non si sente (JUnto, sia elle si percepi,.ca colù r espit•o bronchiale oppu1·e uo. Ma supcl'iormente al livello d ell'essudato in corrispondt'nza del p01!none retratto e compr esso, ii fremito sera di mollo esagerato. Un tale fenomeno nelle ora accennale condi:tioni si rileva in modo più evidente in quel li individui sui quali f!uesto fremito abitualmente manca. In f!uesti al .ii sopra dell'essu. dato si sente un vet•o scotimeulo mentr e questo non si percepisce affatto nell'altra metà sana del torace. Nella pnellrnonia dei lobi inf~riori, tale rinforzo del fremito toracico


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RIVISTA

non si percepisce al di sop1·a dello porzioni polmonali infiltrale. Adunl')ue nei casi dove é difficollata la diagnosi diffet·enziale tra polmonite e pleurite, e le dirfìco!Là sono talo ra non lievi quando si tratta di essudato piccolo e mediocre; le suddescr·itte modalil.A del fremito Loracico al di sopra della r egioiUe occupata dal liquido possono facilitare e rendere piu esalta la dia gnosi stessa. La lblea del ouore. Il Lulon (osset·vando come gli auto1·i non siano d'accordo

né sulla estensione, ne sulla forma dell'ottusilà precor diale e come variabi lissime ...ircostanze facciano mutabilissimi i risultati della percussione) ha stabihto una base che reputa ben più s icura .... Ha de terminata la linea del cuore. Si d etermina il punto corri~pondente all'a pice del cuore; da esso si tirano due linee una orizzontale, una verticale; dall'angolo retto si traccia una terza linea in allo verso lo ster no che sia bisettrice di quell'ongolo ... Essa é la linea del cuoreche dà esnltamente l'altezza del ventricolo sini ~tro; al punto a cui incontra il margine sternale sinistro; è l'o t·ificio a o rtico. Si potrebbe pur tirare una linea dalla punta del cuore all'arlicolazione acromio clavicolare destra : il punto in cui ques ta linea tocca lo s terno a sinistra ser;ue il limile della linea del cuore. B.

L& oura del tetano ool ouraro. -

KARC.. -

(Centralulatt,

fii r mecl. W issensch., N. 20, 188-i). Dopo una breve rassegna storica sull'uso del curaro contro gli accessi di te tano: l'autore riferisce sopra quattro cas i della suddetta complicazione, casi che tra di loro pt·esenlano sen!'ibili differenze, ma che possono in generale rifer·irsi a lla forma acuta ed anche peracuLa della mal8llia, finirono colla mor te e furono ll'allati principalme111te col curaeo. Mentre risultò da una parLe che il curaro può soddis fare solo fino ad un certo grado alle indicaziont del tetano, d'al t ra


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parte s i constatò indubbiamente l'azione sedativa di questo . farmaco. In pari tempo s i è veduto che le piccole dosi finora usate 1 si possonb sorpassare impunemente per ott~nere un effe tto durevole. Di solito due iniezioni di 0,05 rli curaro nel corso di mezz'ora avevano effetto, il quale era tanto più pronunciato quanto meno avanzala e1·a la malattia. Talune volle sono insorti fenomeni di soffocazione, cosicché si rese necessario praticare la re;;;pirazione artificiale e ciò si ebbe a d osservare quando le dosi del medicamento si elevavano di troppo, o perché si amministravano ad intervalli troppo piccoli oppure in forte quantità. Gli speciali sintomi di paralisi, che di preferenza colpivano la respirazione, e più raramente le estremità, erano preceduti da notevole acceleramento dei moli cardiaci; cosicché quest'ultimQ fenomeno può· servire d'indizio per sospendere a tempo l' amminisll·azione del medicamento e co~ì impedire che vengano in scena i fenomeni di paralisi. La tracheotomia praticata in due casi non si mostrò di tale utilità da incoraggia!'ci a praticarla in altri. Vantaggioso si palesò l'amministrazione per via ipodermic-.a del curar o unitamente alla morfina; m a in complesso anche con ques lfl metodo gli effetti furono passeggeri. II curaro, al pori di allri medicamenti fino ad ora conosciuli, non deve ritenersi come uno specifico contro il tetano. l'\on dobbiamo adunque ripromettei'CÌ molto d a ll'uso di questo farmaco anche a dosi relativamente elevate, ma d'altra parte in una malattia così tormentosa non è da disp1·ezzarsi del tutto, pet•ché a malattia non di troppo inoltt·ota esso vale a portare nolevoh~ remissione non solo della esagera la eccitabilità riflessa, ma anche della l'e bbre. ·


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HIVISTA CHIRURGIC A Influenza della oura anenloale sulla tuberoolo•l delle artloolazlonl. - V. LANGE:-m:cK. - (De1d. }Jed. l-Voc!Jens., 10 apr·ile 1H8l, N. 15). Il prof li..angenbeck nel cor"O del pa>'!'alo anno ebbe occasione eli usar·e in sei casi di infiammazione dP.Jle ossa e delle a r ticolazioni la cura ar·senicale. Si trattava in que!".t.i cas i di quelle prolungate suppur•azioni clte molto frer(uent.~­ m Pn te dopo le resezio ni delle articolazioni r itardano tanto la gu ari ~ion~ e traggono spesso il malato in pericolo d i viLt-. Nell'ultimo caso riferito dal V. Langenbeck alla So. eiet.à medica di Ber·lino, il eelebre chirur•go ritiene che il trattamento ar·senicale !<alvasse-addir•iltura la vita al malAto. Er·a questo un fan ciullo di s ei a nni che venne in cura dal L11ogen beck ai primi di dicembre per· una infiammazione dell'anca sinistra che durava da circ.a un anno e mezzo . Il ranc iulfo era molto scaduto, et·a rebbricilante, l'es lre mit.à e ra in flessione e rotazione inler·na e oc<.:orcialu di alcuni centim.~Lri , tultA la· regione dell'ar·tiCt)ia zione dell'anca e t•:. e"'-Lr·emomcnte tumefntt8 e fluttuante , la sensibilità così grande c he per· l'esame dovette essere adoper ato il cloroformio. Fu ><nbito falt;:~·la resezione della Articolazione dell'anca m Pdian te un taglio est·~r no. Appena il ta:;riK> p~netr·ò nella arlicolaZtone, u~ci l'uol'i uru1 gr·an quantità Ji icore fclido. La t<~s ta dci fe mnre Hra in porto dic;tr·utla. La t•e:::ezione fu fatl•1 !f'()ltn il lrocnnter·c; c l'osso appAI'\'e mollo !>Otlile, la !OO~lanza midolla re malata, talchè la diafisi del femor·e dow~tte essere rn~chiata col cucchiaio per la estensione di 5-6 centimetri. Allora s i vide una perforazione dell'acetabulo la CJUHie conduceva in una cAvitù mar ciosa nell'inler·no del bacino. Le granulazioni della cassula articolare furono diligentemente ra-


HIVISTA CHll\URG l CA

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schiate, quindi disinfettalo il cavo della ferita con !';O)uzione di sublimalo all''l:iOOO, la ferila riunita con sutura con dentro due tubi da Jrena:rgio e sopra applicatavi una medicatura con l'iodoforme. La estr emità fu poi sottoposta alla estens ione con pesi. Nei primi giorni l'andamento della fe rila sembrava volere essere mollo f~ vorevole, la febbre subito declinò, la tempe r atura cadde ai 3R• la set•a e ai 37 la mattina. Il fandullo non ebbe alcun dolot·e, la sect•ezione della ferila era mollo scal'sa. Ma dopo ollo giot•ni l·~ cose cambiarono. Tol'nò la febbt•e, la feri ta cominciò a dan: marcia profusarnenl••, ed essendo giù quasi chiusa dovr;lle di nuovo essere ape1·ta. Una suppUI'azione copiossima esaurì le forze del ma Ialo mollo rapidamente; le tempera ture della sera sHlirono a 't0-41, que lle della mattina n•m ùisresero sotto :!9,5. La somministr·azione del chinino o del de-collo di china cagionarono catarro dello stomaco con perdita deJrappelito. Dal pr•incipio di gennaio lo stato ùel maluto era tale da credersi certo l'esito letale. In queste condizioni, il Langenbeck cominciò a somminisll'are il liquot·e 'del Fowl er prima una ~accia e ·}JOÌ tlue al giorno. Uuilamenle il fan r- iullo pr·euùeva l'olio rli fegato di mel'luzzo elle p-ià g-li era stato dalo antec.>dentemfmte, ma senza alcuu e fr,~ tto. Dopo quintlir.i giorni di questa cut·a, le condizion i dd malal•> cam!Jiru•ono mollo favol·e,·olmente; la febbt•e abbas!<o; l'oppelilo numentò, la suppurazione divento miglior·e, e qtwrHio dnpo poco il Long•• nbr~ck lasciò \Vi esbaclen. rlove era il mnlalo, la ferita et·a l"idotla a una piccola str·iscin g1•nnulante. Eguale effetto il Lan~ebeck ha osser·vato in una resc;,:ione del gomito, in cui una abbondantissima suppurazione che durava da tanto ternpo e ch•! nu lla Hveva potuto fili' diminuire, scP.mò subito dopo lu somminislrazione dell'o1·:;euico, . e presto la piaga posso a guar·i gioue.


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Alleurlilma dell'arteria poplltea. - (We~kblad oan hel tijclscltrift wor Geneeslwnde, 1883, e Deu.tsche Med. Wochenseh, N. 21, 1884).

Il paziente, rlell'ctà di 3:3 anni, non a vea allri pt·ecedenli mor bosi tra nne che un ulcero duro non s usseguito da fe· nomeni d'infezione sitìlitica generale. Nel fare un salto per altravei"s are un ruscello egli cadde a tert•a sul piede sinistro, s ubito dopo provò un senso di paralisi e di pesantezza a tutto l'a rto sinistt·o, la gamba divenne più gt·ossa e nel cavo popliteo corrispondente si manifestò un tu more pulsante. RicoveJ·ato l'infermo all'ospitale sei settimane dopo, s i trovò alla r egione superiore della fossa poplilea sinistra un tumore !ondeggiante, della grossezza di un pugno; il quale pul sava isocrono coll'arteria femorale. La pressione sull'arteria lo faceva sparit·e quas i completamente e parimenti diminuiva la pulsazione e la tensione del tumore mettendo l'&rto sospeso in posizione vet•ticale, l'arteritJJ tibiale posteriore e pedidia sinistra non si sentivano che debolissimamente. La perifer ia del ginocchio sinis tl'o sopra la rotola e nel mezzo del tumore, diagnostiC!ltO un'ane urisma misto succiforme, et·a di 36 centimetri, a desll·a di 31. Per tre volte si praticò inutilmente il tentativo di intercettare il corso del sangue col metodo di Rerd m ediante la fascia elastica. Nemmeno giovò l'applicazione della fascia d'Esmarch, ed egualmente senza eff~Lto r P.slarono gli altri mezzi adoprati come la compressione digitale con sospensione dell'arto, la fissazione della gamba s ulla coscio e di questa sul bacino in flessione forza ta . All'incon tr·o riuscì perfettamente e fu s eguita da rndicale guar!gione, la legatura doppia dell'arteria femot·al e nel triangolo di Scarpa con r ecisione del vas o fl'a i due lacci. La ferita guarì per pt•ima intenzione e il paziente lasciò il letto dopo 14 giorni: tr e settimane dopo il tumore era djvantato duro e ridotto al volume d'un uovo, la perife ria del ginocchio discese a 33 cenl. L'arteria femorale si s entiva


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tino in corrispondenz« del punto reciso, invece non davano più alcuna pulsazione le arter·ie tibrali posteriore e pedidia. Da fJuesto caso si può scoprire quanto sia difficile talora Ili guarigione di un aneurisma Stlnza operazione chirurgica e I'JU anto sia de~ider·abilo che il chirurgo non perda troppo tempo ncll'applicaziono di mezzi incruenti. L&ohirurgladel polmonl- (Dcut. M ed. W ocltens., 24 aprile 1882, N. 17).

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In questi ullimi anni alcuni arditi chirur~hi hanno attirato l'atte nzione degli scitlnziati e dei profani per le loro operazioni sopra organi fin ad ora quasi ritenuti intangibili. Alc~ne affezioni della pleura infstti furono assoggettate, e con qualche successo ad operazioni chirurgiche. Ora però che la chirurgia ha fatto campo delle s ue imprese i polmoni stessi sar·cbbc tempo ùi domandur•si se anche le oper·uzioni sul parenchina polmonare sarebbe egualmente giustificate e se gli effetti ottenuti con questo procedere sieno tali che messi a confl'onto i pericoli dell'operazione cogli esigui vantaggi p orlftti all'infermo, possano tali effetti essere sempre consiùer·ati fJUali conquiste dell'arte salutare. Il più semplice metodo t; l'incisione del polmone per eYacuare a!;cessi o cancrene. Gorvnll e Lyell riferiscono che giò n ell'anno 1743 il Barry esegui l'apertura di un ascesso poimonale. Golllieb Richeldr rifei'Ìsce che consimile operazione fu porimente praticalfl da Beli. In seguito però non si eseguirono altre operazioni sull' apparato res piratorio tranne quella dell'empierna. Sollanlo in questi ultimi tempi fu rimess a in onor·e la chirur gia polmonat·e do Mosler, Gepper, Gorvall Angel e ~illiam. Determinare però le indicazioni di tali opcrazio11i non é facile cosa. Sembr·a assai dubbio se sia da raccomandarsi di operare sopra esca\'azioni cancrenose a gli apici del polmone, i quali per la loro giacitura non sono adatti al drenaggio.

P iù giustificata sembrerebbe l'operazione sulle ca,·erne in seguilo a cronica polmonite ed a bronchiettasiE\ dove il vuotamenlo delle caverne per mezzo di colpi di tosse è alquanto


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III\' !STA

difficoltoso e Rpesso è t·eso impcJssil.lile; nei quali ca!;i la massa degli essudati passando a decomposizione puLt·iJa può dar luogo ad infìammaziooi secondarie l obulari. Una terza indicazione ci vet·t•ebhe 8omministral8 rlagli ascessi t•ecenli, specialmente quelli che hanno un'ori~ine gangPenosa. Veramente avviene talvolta in questi casi la guarigione ~pon lun ea , ma appunto la natura della malallia, l'indole pulriJA della medesima costituiscono pericoli cosi minacciosi che ben poco ci resta da lusin gar·ci in una spontanea guarigione. Quindi l'operazi one !'.embrerebhe qui indicata d'urgenzn onde salvare In vita ùcll'infet·mo minnccinltl. Di tali casi ne ful'ono opet•ati due da Cupl eg e da Smilll. Benc!Jè in nessun caso si rinv enisSI:! una stabile gua rigione tuttavia si ottiene qualche miglioramento. Un alto operativo molLo auùace é quello eire Ira per iscopo di rimu ovet·e lo sLc.:sso processo mor·boso. Ciò fu fatto due volle. Con una lemer·ilà punto scusabile ,·enne eslirpaln una · grossa pot•zione del polmone atf~llo da lisi. Uno ùei maiali m orì poche ore dopo l'ope•·azion•~, l'altt·o ;:.opravvisse t:Jove giorni. K ronlein si fJronunzia contrario a questo p-enel'e d'operazioili. Pure lo sle!'lso outOI'e si trovò coslt·ello a questa operazione i n un caso di sarcorn!l multiplo delle coste t·ecidive che dapprima &veva interessaLo la sola pleura ma poscia aveva i11tacca lo anche il polmone. Egli atlit·ò il polmon e affetLo lra le labbra delta ferila e ne t·ecise la l'at•l e ommalala colle forbici. L 'emorragia fu in::; i gn ilìcanlc~. La cavità pleurale fu lavata con soluzione ;;alicilica e l.a fel'i la \'enne cltiusa, dopo di c!Je fu introdotto un tubo a Jrennggio; dopo t•·e set· timane l'indi viduo era guar ito. Questo caso può servil'e ad indicat•e la ,·iu che deve prudentemente seguire la chirurgia polmo11at·e Jimuslmndu esso che tumori de~l e coste <.: tumot·i dei polmoni possono i mpunemente essere esportali. Pat·e che i casi simili a f!U elli ot·a rilevati siano soli nei qunli sia giuslificola In t·esc~ zion e llcl polmone.


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Bulla sutura del nervi. - BAWA. - ( Unioersite,(.~k S.svestija e Si. Pelcnsb l!rf!CI' Medie:. Wucltcnsch., 188\ N. JG). l metoJi finora u!>ati della cucii u1·a tiirolla dei Lt·onchi n<>rvosi e della riunione del pcrineurio di ambeùue i tronclli !"rmbra che abbinno doli buon i risultati ma hanno anche cl!•gli inconYr>nie nti; non è po!"~i bile una cosi esalta adattazione dei troncl1i d1e tutte le fibre nervoso divise trovino il lor·o I'espe tli"o p•·olun,.:amr uto pe t·il'ot·ico. Inoltre tr·oppo f'n cilmr!llte con questa debole c uciLu•·a delle cstt·eulitit uervo:s•! accaJe poi la loro di!":.:iunzione p1•i ncipalme nle quando lo f··•·ila fu in por·le conh1:>a, c pa1·ti di nr> rvi dovettero avauti lo !:'utura essel'e e!"porlfltP. Questa separazione può solo esset·e evitata fìssR ndo per lun;:o tempo gli arti ofl'esi in una for·te flessione. Ma con ciò naturalme nte anc he la futura funt.iunalit.a dei rnuscoli ucl LeiTitor io del ne t·vo leso è posta in pet·icolo. L'auLMe quindi propone u n'altr·a mauiera di riunione più solida d<'lle estre rnil<'t divise dci nervi e questa effettua o facendo scorrere 1\Jno sull'altro i tronchi nervosi in modo che ri!<ultino dispo!"ti come gli ossi nella rratlura con spostamen to longitudinale e i tronchi cosi sovrapposti cingendoli con un fìlo o cat.:zut, o v vero sollevando insieme le due eslremil<i de l nervo diviso, e sotlo il dito e lo strumento che le tie n e avvol~en do into1·no le due e!"ll·emità un filo che cosi fissn l'uno sull'nl t•·o i lati ciel lNmco ne1·voso. Oltre cento sperimenti sugli animali hanno all'autore dimostralo c he una ta le fissazione l ~:~ terale dei tronchi du buoni resultoti funzionali. L'autore r·ecise l'isclnalico. il libiale postt~t'IOt'e, il pero neo, il va~o c l'ipogloc:so, e 6-20 mesi dopo la operazione p ro\'ala la conducibilìtil del n e r vo r iunito. Per far que!'llo e ra messo allo scopet•lo il ner vo operato e i muscoli da esso innc rvali, e'l i tendini dei muscoli vicini che polè vnno avere u na azione chilll'l\ N·ano divi!"i. Solto il nervo dn esnminat·e era passata una la<=lrina di Vl'lt'O e la parte centrale del n cr,·o e r·a sollopo,.la a diverse it•ritazioni (meccani c he chi. ' mic lle a quelle di una cor~ente d'intluzione). l muscoli p;ov e t·nati dal nervo cicatrizzato rea~i vano con not·mule co ntrazione. L'esperimento r if!sci be ne anclto 'luando s0no sto li


RIVISTA 1006 divisi dua nervi e sono slnli cucili incrociandoli. L'esame microscopico del punto di riunione fa riconoscere un sviluppo confuso di fibre nervose. In molti luoghi l'autore vide dei fatti degene1·ativi accanto a gl'Uppi di cellule di nuova formazione di diverse forme (rotonde, st.ellate, fusiformi). Spesso vide delle cellule che si e1·ano disposte coi loro prolungamenti in lunghe catene che si perdevano in ambedue i tronchi.

L'bloulone ani.1aettloa dell'ldroode. - J uLLTARD - (Deut. M ed. Wochens., 8 maggio 188i, N. 19).

In molli e molli anni l'autore nella CUI'a dell'idrocele s'al· tiene esclusivamente all'incisione antiscllica. Il ~uo processo si scosla in molti punti da quello di Volkmann. Per quanto r iguarda alla preparazione l'autore non crede opportuna la narcosi p~1·chè teme i pericoli proprii del clo1·oformio e di alll'i mezzi congeneri. Non accetta neppure l'anestesia locale mediante la polverizzazione dell'elel'e a cagione della contrazione che il freddo provoca sui vasi i quali più dilatanàosi danno luogo ad emorragie consecutive. D'altronde il dolol'e dell'incisione è cosi lieve che un uomo adulto lo soppol'la senza difficollù. P er disinfettare il campo dell'ope· razione egli adopera, onde evitare spiacevoli in•ilazioni, una soluzione carbolica 1 ssai debole (1,25:100) la quale è sufficiente. Questa medesima soluzione un p6 riscaldata gli ser\'e per la lavatura dopo l'incisione, la quale vien falla mediante un lungo la~J io allraverso la pelle, e la tun ica vaginole proprio Di quest'ultima membrana si escide l')uel Lanto perch0 ne resti abbastanza ùa coprire il testicolo s ul quale si tira la membrana stessa, pl·ondendone i due ma1·gini a contatto fra loro e unendoli con sutura anliseltica con catgul senza introduzione del tubo da fognatura. Questa sutura però si p1·atica soltanto ad emoslasia compiuta, la quale si ottienu meglio colla Lo••sione che con qualsiasi allt•o mezzo. Quindi .sollo lo Spray si procede alla sutura della fer ila cutanea che si pratica con seta, nll'estrcmità inferio1•e di questa su· tura s'introduce nel tessuto cellulare sollocutaneo un piccolo


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tubo da fognatura. Dopo d'aver coperta la ferita con proleetio l'operatore involge lo scroto con una spugna carbolica e finalmente copre il tutto con una fasciatur a di Lister la quale è mantenuta compressa con una fascia elastica. D'ordinario, specialmente nei giovani soggetti, la su~ura e il tubo a drenaggio si levano il giorno successivo all'operazione. Di ;H operati con questo processo guarirouo per prima intenzione 51 nel periodo di 7 a lù giorni; in tre casi che guarirono dopo un moderato p1·ocesso suppuralivo s i fecero degli inspessimenli cornei e depositi sanguigni nell'interno della vaginale. In questi casi nei quali si dovette procedere a roschialure, cauterizzazioni con cloruro di zinco, il dr enaggio si rt~se indispensabile. L'autore trova che il suo processo gode gran vantaggio sugli altri e quindi merita lu preferenza per il fatto della totale adesione primaria dei due foglielli della tunica vaF{inale propria e ùi questo fallo egli potè convincersi in seguito ad autopsia praticata sopra un individuo da lui operato e che dieci giorni dopo ebbe a soccombere per uno strozzamento interno. I tubi di drenaggio impediscono l'adesione n ei punti dove giacciono. Per il drenaggio son da preferirsi i tubi di gomma. Una sola volta l'autore adoperò il drenaggio osseo; il tubo si riassorbi nell'inlel·no della ferila, ma in r1ueslo caso appunto si ebbe la recidi va. Un grandissimo vantaggio dell'incisione sulla puntura colla successiva iniezione iodics (senza contare molli allri vantaggi più piccoli) consiste in ciò che l'incisione permette d'ispezionare il ~acco della voginale e In superficie del testicolo cile in molli casi occorre liberare da patologici prodotti, depositi, cisti ecc. mettendosi cosi al coperto da una recidiva. Sull'ellto flnale della o~erazlone radicale dell'Idrocele WEISS. - (Wiener. mediz. Wochensch. 188i. N. 1--i, e Cehtralb. fur. Cltir., 1884, N. 33). Il Weiss, dall'esito degli operati nella clinica del Bilii'Olh e di altri l'alli noli per le stampe, si è assunto di stabilire


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quale f1·a i metodi di oper azione, se la puntura cioè sep;uita dalle Tniezioni di ioJo o la iucbione dell'idrocele debba avere la p t•e l't' I'CilZ8. Dnll'nnno 'lRGO a l 1876 il Billrotll, su '128 ca~ i ne curò 11 :, con In puntura e le iniezioni di _ioJo, 13 con le iniezioni di clot·ofot·mio o con 11:1 COI'l'<' nlc co~lante, Jei quali 3 dovetter o poi !"n~~ÌHCl·t·e alla incisione ed uno anrl•c alla castrazione. P e t· In ,.;eguila infinmmuzioue suppuratìva, ltt incisione dovelk IJ nt he essere t'al l~:~ : una volla Cltll l'uso J ella tintura di iodo pul'a, una volla tlt·lln tintura di iodo inglese e 3 vo lle con la Mluzione del Lugol. Poscia il Billrolh U :S(~ sempre u na r-;nluzione recentemente pt·eparala della linlut·a dì ioJo ortìcialc c acqua di:;tilla ta a pal'li eguali. Segui talo 1·a la febbre, una volta fino a 40•. ma t.er-;sun fenomeno più ~ra,·e; a lla fìn e della p1•ima sellimana gli operati e t·ano in piedi, dopo cii'CO O giorni lasciavano lo speùale. La lum efnzione dei lcslicoli che succedeva per lo più a que!"la ope1•azionc du1·ò, pOI' assunle informazioni, spesso ancltc G sellima ne, n on di rado qualche mese senza Jolor e e senza impedire di lavorare. Non esiste uuu esalla slali· slica su lle r·ccidive. Dal 1 ~77 al '1883 furo uo operoli, di G3 idroceli, 51 con lo sle::;;.o rnelodo; 11 011 ne d CI'Ìvaro no mai !O piace voi i effe lli. P t>r l t: notizie clio s i poterono roccoglict·e, segu i l n r·ecidi v~ ts ,:,r) ·,-. ver·tllll~>nlc dopo più !"Pltirnone o mesi, unn volla anche dopo un tllll10. Lo Slolz ho O><i'ervato nella clinica d••ll'Esm a rch in 2G~, ca s i :l,2% di reddive, nella clinica Ji Golliuga s u 28 casi 2 r ecidive. Il Koches e il Velpeau n o n danno I ' esi lo fin ale, ma ebber o r·ispello ulla sepsi dei ris ultati spi~tr.evoli (Ve l paau 5 volLe la cangt·ona del testicolo). I n quanto al metodo dP.lla incisione: Volkmonn vide una v o lto la recidiva s u 163 CA!' i. Piuttos to freque nlemè n le e bb en·ì disturbi nell'andamertlo della fe r·ila, m a non mai di g1·ave nalurn, in media dopo 12 gior•ni i maiali furono l'imandali gunt·ìli rioi• con unu lìnèa di gTnnulazìoni. I.'Ail.>erl ebbe in 10 O!•t•rnzinni I'Odicali In ~tUll'tgi u ne ciopo 21 ~iorno, j voll•' con diHu t· bi nell'audnmcu ln della f~ t·ill•, 2 volle con m ollo soll ed iR r·ecidiva. Il Lil"l('r ebbe la g uarigion e dopo 17 g10rni,


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buon esito; l"Englisch clopo :30 giot·ni , nessuna osser•vazione sulla recidiva; il Kuster ebbe la recidiYa tre volle dopo la iniezione radicale e 2 CRsi di mor·te; un mAlato morì per· setticemia ed era stato trattato col timo!, l'altro, c1uando et-a giù alzalo fu colto da e!'esipela nella linea granulante che aneora t•imaneva e t..! i ventò piemico. P oiché la incisione dell'idrocele solo da poco tempo è tornata nuovamente in uso, cosi non si può ancora con sicurezza pre.vedet·e quali saranno i risultati definitivi rispetto alla recidiva. Secondo il. Weiss, è ancora dubbio se la incisione con le cautele antisettiche sia un alto operatorio abbastanza intenso per pt·odut-re una soiida adesione di amb edue le pagine della vaginale. Perciò l'Aibert tenne più giorni inviluppato il testicolo nella seta protettiva e il Jacobson pose fra il foglio parietale e viscerale della vaginale un pezzetto di garza inzuppata nell'olio per destare nella sierosa con la irril.azio:1e fa formazione di granulazioni. Il Billroth vide anche con la incisione secondo gli antichi metodi coi quali la gunl'igione accadeva per seconda intenzione, due volte la recidi "8. L'esame analomo-putologico occorso raramente. Il Langenb!3ck 'tr·ovò in un caso r ecidivo, trattato prima con l'iodo, delle produzioni simili a corde. L'English trovò due volte alla sezione doro la guarigione di un iùrocelé mediante la tintura di iodio avvenuta già d!! lungo tempo un residuo di cavilu vag-inule. L"Huliu in 4 gua1•igioni con le iniezioni vinose, e in 30 con la cauterizzazione, la incisione e il dl·enaggio trovò la complel.a oblilerazione della cavità vagìnaie; ma in 16 guar•igioni con le iniezioni di iodio ~olo 8 · volle la obliterazione e1·a completa, al cont1·at·io 4 volte l'adesione era avvenuta solo in pat•te e in 4 casi esisteva una ca vitù ,·oginale del lutto libet·a; e questo sarebbe l'~silo ideale. Il più impo1·Lanle vanlaggio ·della incisione p el W eiss è la poss ihililù di esplorure le condizioni anatomo-patologiche dei testicoli. ' E g li però ha scelto la massima del Billl'olh che in un male che nel maggior numero dei casi non provoca che leggieri 6--i


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disturbi funzionali debba usarsi un trattamento che tolga uomini del r esto per lo più sani il minor tempo possibile al lavor o e non li obblighi a r imanere pet• più settimane allo spedal <Y per la suppurazione che può succeder e. Nei semplici casi di idrocE'Ie con pareti non mollo offese la puntura combinata cnn le i niezioni iotl.i che m er ita di gran l unga la "!?referenza , poichù la op.?t·azione è più setuplice, il tempo neces~at•io per la guari gione mollo pnJ breve, e in caso di r ecidiva può ripetersi In o pert~zi on e o, nel pe~g i o t· caso, so stituil'si con la incisione t•adicol e. Forse questo m etodo si può anche miglioraro in m odo che ·conser vando tutti i vantaggi d i ven li con Psso pi ù f'requ en te la guarig ione r adicale. QuanJo l a vaginale é mollo i spcssila, c indicata la incisione. Fin~l m 011 le occort·e r amm entare clte il Billt·oth due volte, es· sendo l a va ginalf> mol to ingt·osRalu, la escisse in g ran pnt•te, e una YOlla esti rpo il testicol o atrofico. Il cloU.. Schmid aggiunge che pet· P.vilore che riman ga no . cavità o seni nelln tunica vnfrinal« dopo la opct·azione del-

!'idi'Ocele cd anche per• aspellar e più che è possibile la re·

e

gnlni·e nder cnzl:l òel fo~l io viscer ale e pari eta le n eo~ss aria unn intensa unifo t·me co tupressi onc dell o ~c r·o lo.

So•ra, 1m oaao eu tenélo-t~lnovtte crepitante e ooatltuzlone ohbnloa del oo•i detti oorpusooll omoidel o ri•iformt. -CzERWJNSt«J- (St . Prete r sb . .\l erl. 1!.,/oc/tensc!t. e Ccntralu. fiir Cltir., 1884, N. 2ì) . U n uomo di 34 anni aveva da due anni una len Jo-~ino­

vi k de'llu f'U aina tP.ndi nea de l1•1 cslensol'e lun go JC'l pollice e del!'e~ lcn ,..orc comune Jelle di ta, cons••guen za .ti un~:~ fort e coulusiOIH\ in proc•!sso di tempo ;:i ft.W mal'ono f! uallt·o tum or·i pintli sul dor~o t!·~ll'a \'amhro ccio e della m n no cnri'Ìspondenle alln COlllpl·e~sion e rlel li :,:n mcnlo clor·s11le dt>l cu r po. L~1 funzion e delle dita non er a nllcJ·ata, l'Oio si s tnnt.:nvnno faci lmente. L e iuci;:ion i moslt'fH'Ono clte le pai·cti d•·l sueco ernno in pnrle coper·le da pr·odu zioni pcdipose sottil mente petlunc-nlnlP, in par te dn co1·pi risifor m( di:>tesi su di e~=<C': i Lendi 11i er ano n•H·rnnl i.


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t numerosi corpi risiformi estratti mostravano in parte nel centro un incavo, in molti erru10 manifeste delle stratilìcazioni concentt·iche, mancavano elementi cellulari. L'esame chimico eseguito dal Bunge, docente di fisiologia, dette il seglif~nle r esultato. I corpi J•igonfiavano nella liscivia potassica ali u ngata e si scioglievano i n esStt facilmente e completamente col riscaldamento. Questa soluzione dava molto bene la so lUzione del Binret. Con l'aggiunta di acido acetico a questa soluzione si prod uce un inlOI·bidamento che si scioglie a freddo in un eccesso di acido acetico. I n que!'<l.a cosi ottenuta soluzione acetica il ferrocianuro di potassio opera un lieve inlorbidamenlo. ·Con l 'aggiunta del solfato di soda alla soluzione a~etica si produce un m ediocre intorbidamento che di nuovo si dil egua col calore. L'acido lannico come pure il sublimalo non producono alcun maniresto precipitato Quesli CCII'pi si sciolgono col ri scaldamento nell'acido nitrico, la soluzione colorandosi i n giallo (xanlopt•oteina); col r afft'eddnmento questa soluzione si intOI'bida senza 1'8 ppr eudcr si in gelatina. L nliscivin di potas;,a colorisce questa soluLione intensamente in ar·ancio. Con la di gestione a bagno maria i cor·pi r isiformi si sciolgono solo in parte; la soluzione non si rapprende col raffreddam ento. L'aggiunta dell'or.ido acetico a questa soluzione vi cagiona un nuovo inlorbidamento che di nuovo si schiar·isce con altra ag-~iunta del lo stesso acido. L 'a::rgiunta del solfato di suda a questa sol uzione acelic~ dii a freddo un precipitato che non si t·iscioglie col riscaldamento. Col ferrocianuro di potassio la soluzione ace tica dà un forte preci pitato. Riscalcl&.ti con l'acqua a 1!10• in un tubo chiuso ermeti cam ente alln l ampada, i cor· r~tsco li ri!>if<wmi si sciol;:rono quasi complelllm ente nello spa1.io d• l'i(L <H'P; flncl •c que!>ln soluzione non si roffr·ed.!a in !!el!,ltina col rfll'l'•·eddam enln, 11 eppur~ dopo aveela ri dotto 8 cousislenza l'ÌL'opposa a bap-no maria. La !'<nluzione cosi oll~ nuta pe•·fellam enle chia t·Hica ta con l a filtrazi one non è intoJ•bidala dHII'a ~g innla dell'acido e del solfato di soda nè 8 fred•lo n··~ al cnlor e boll ente. Anche il ferrocianm·o di potassio con l'llci,lo ace tico insieme non possono intorbidare la soluzit) ne. Un mnnifeslo precipi tato è al contrario prodotto in questa soluzione da l-


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l'acitlo tnnnico o dal ~ublimato. I corpi r isiformi falLi ùigerire pet• più giorni a freddo con una soluzione di clot·uro di sodio si sciolgono in po1·te; questa soluzione si coagulo con la coltura. L'acido a cetico anche a fretlclo vi pt•oùuce un pre· ci piloto. Da rrueste reazioni rilevasi che i corpuscoli risiformi t·esultavano in questo caso di un miscuglio di corpi albuminoidi, fra i qua li trovavasi anche In emialbuminosi. Questa perù esisteva in piccola quantitù; ciò che si deduceva dal fatt:o che, dopo la liltt·azione del liquido intorbidato a freddo dal l'<Oifato· di sodn e dall'acido acetico, l'acido tarmico nel liquido fìllt'tlto producevo ancora un forte precipitnto. Col riscaldamento u J;>o•· le sostanze albuminoidi contenute nei corpi risifol'mi erano completamente peplonizzale.

Una lama di •pa4a nello •tomaoo. - GL"SS€:-JBAL"ER. Wi<!ncrMctl. Blii'tlere Centralb.fiir C!a r. , 1i maggio 18ft~, :-\o 20).

Un « mongiatnt·e di spade • d i 10 anni , dopo che ebbe introdotto la sua spaJa profondamente nell'esofago, fece un m ovimento con la lestn in modo che i denti incisivi urt.arono nella ~pada, pet• cui fJUesta s i t•uppe più che dieci centimetri sotto la impugnolura. Ne segui subilo un violento accesso di soffocazione che ru fallo cessar e dal padt•e del saltimbanco inlroducen(IO rapidamente la sua spaJa un poco più grossa n~ll·eso fago, ma cosi il pezzo ùi spada rimasLo dentt·o fu spinlo anche più in giù. I vomilivi, come anche la sospen· sione pet• i piedi di r1uel povero disgraziato riuscirono a niente. I l (ìussembauet• non potè il giorno dopo, né con un cale lei·e di stagno iulrodollo pr ofondamente nella porzione toracica ddl'esofago, né con una sonda esofagea elastica grossa 12 mm .. nè con una sonda di osso di balena. sentire il pezzo di spada. La palpazione del collo e della r egione dello stomaco condussero egualmente a nessun risultato. Perciò il Gu;.senbauer rinuncio a lutla prima ati un allo opera ti vo. P erò la comparsa febbre, il vomito e il singhiozzo lo indussm•o il seguente giorno a operare la gaslròlomio.


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Dopo la incisione della parete addominale, il Gussenbaue t• sentì con la palpazione immediata dello s tomaco il pezzo di spada mollo profondame:1te, e in.fatLi esse .giaceva obliquamente dall'allo al basso da des tt•a verso sinistra; l'es tremita infe1·iore s i tt·ovava nella t·egione de lla pcnullima fnlsa costa, ment1·e la estremitil supel'ior e non si r aggiun geva. n npo la incis ione dello pa1·ete dello stomaco, il pezzo di spada la cui est1·emitil inferiot·e a veva rovesciato mello .avanti la parete dello stomaco :';Ì polù con qualche fc1tica s vincolare. Esso et·a lungo 27 cm., lar go 2. La punta era or.rotondata, la estremità rotta dentelltl la. Il dis ~raziato mori dopo due giorni per peritonite settica; la punt.n della spada aveva traforato la pat·ete dello s tomaco, la estremità rotta la parete posterior e dell'esofago a cm. sopra il cardia. Il !'rof. Cltiari in fondo a questa comunicazione del Gussenbauer riferisce che egli qunllro giorni dopo sezionò un secondo u mnngiatore di spada •. Quattro g iorni pd ma della morte, nel tt·a1' fuori la spada inghiottita si e ra fe1·ilo al collo. Si produsse l'enfisema sottocutaneo e una pleut·ite. Nella porzione superio1·e dell'esofago al Ialo sinistl'O e nelln parte posteriore della porzione infe!'io1·e della faringe s i trovò unn soluzione di continuità linear·e lunga Gcm. inter essante solo l'interno slrulo della mucosa, e un poco a sinistra della linea m ediana uno ferita ln11~a 1 112 centimetro, laJ•ga 7 mm. che nella metà inferiot·e aveva a-Lli'aYersalo tutlR la spessezza della pm·ete e ave va p1·ovocalo una infiammazione icoros a del tessuto cellulare circostante.

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RIVISTA DI OCULISTICA Della lrtdeotomla nella operastone dena or.taratta •enlle - •ue tndloaslont, par le docleur M eNGIN r>E 'CAF.N. - (Recueil tl'ophlalmoloaie, février 1884). Di tutte lo operazioni pr aticate in oculislica, la cat~u·alla ti cer tamente fJuella che hn più pr eoccupato gli specialisli; ess11 e oggi all'ot•dine del giot·nq e senza dubbio sarà per IUDfeO tempo og:;tetlo di numerose discussioni e mouilicazioni ùul punto di vista opet·alOI·io. E$Sil si olfa·e spessissimo eri ~:~ltacca entrambi gli occh1, nel qual caso è più comunemente operata, g iacché è n~gula di soprastot·e ove uno de' due occhi sia sano. Ques t~ opPrazione può dirsi la pietr a di pa ragone del pt·alico, poiché menll•e tutte le altre dà n no all' ab1le speciulista un risultato soddisfacent~, la estrazione del et•istalliuo 1100 por ta sempt•e ad w1 esito sicut·o. i:: specialmente il llemmooe ocular e che si ha a temet•t rù ognuno sa come si~:~si ricorso o~i al metodo antiselliro anche ù1 oculisliCJJ. Di tempo in tempo !'i i ria~ita la ques tione della iridedomia. la quale ù a«solutmnenle indicata in cet·li casi e sara consideral.a come il punto veramente utile dell'estrazione lin>'OI'.?. Ma innauzi di segnalare i casi in cui essa è richiesta w diamone le conlt'o,•et·!'<ie. Sarebbe grave crr01·e innanzi tutto d'aprir e una gt·;~n.Je enlralfl ai ragg-i lumino!->i poiché cosi si produn·ebbet·o: 1• cerchi di diffusione, una vis ione men netto, fotofohiu; ~ astigmatismo; 3· lolli~mnle cosmetiche; 4" p1•olungata o rnticosa l'operazione; u• emorragie nella camera nnt<'J'iol''•: u• e fina lmente iiiC8Sll'alUI'C Capsulat•i. 1• Le pt•ime accuse S(<rebbero in certo modo fondale.,,.


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1 ol :;

si trattasse d'iridectomia inferio1·e; il che non s i ammette che in r a rissimi casi, come uel geronloxon slt•aordinariam~nte pronunciato solo neJla part~:~ superiore della cornea, o quando la cornea nella s ua me tà supe1·iot·e fino a livello delh1 pupilla fM$e ricoperln da vasto leucom~ e non avesse liberA che la mel~ i nfe•·ior.-. A mmeltendo che l'irideclom ia dovesse esser falla sempre in allo, le acCU$8 della produzione d'un circolo di diffusione, di fotofobia, ecc., sa1·ebbero già mollo aLLenuale, nè tiovrebbP.I'O fa•·~i se non allora c he la palpeb•·a superiore non dis cnndel"se a ricop1•ir la cornea, per· modo che tutta la s uperfkie della pupillA artificiale pernu~ Llesse l'entrato ni raggi lpminosi . .MA tali cal"i souo rn1·is:-:imi. In g-ener·lllr. anche nei gio..: vani In palpelll'a super·i ore viGne aiJilua lmeule a ricopt•il'e la m eti1 superiore della cor nea e lui fa llo con l'eLà s i ac·c enlua per formn c h'è l'aro v·~der vecchi con occhi spalanca ti, in causa della diminuita CfUanlità e resistenza .del tessuto cellulare. Oltre di ciò l'0perato stesso non polr~bbe a bbassare spontaneamente la palpebra superior e per ottenere la giusta vaslità della pupilla eù il ma.-J:inwm Jella nettezza di vjsione, come osserviamo praticar dai miopi inscienlernenle? Sotto il punk> di vis ta teorico la visione sat:à senza dubbio migliol'~, mas!>i llle da l•mtano, con una pupilla assai stretta· cbe con una pupilla assai larga, ma il numero di cataratlosi opernti con iridectomia supePiore è grande e non si potrebbe desiderat·e un miglior ri!';ultato di quf'IIO che si olliene. Qualunque sia il pr·ocesso impie gato e come che splendide• il r isuHato s tesso, non si giungerà per molle cause alla perfezi o ne. Il vet ro con ves l'o primieramente non sostituirà mai il c risla llino , n~ il r agg-io vil'URI e ne attrav3rse1·à M mpre esallame.nte il centr·o, come sarrbbe indi!>pensllbile. Si rlovrà allresi tener conlu Jella presenza della capsula PllSLt-I'iOl'e, la cui perfella t•·aspArenzu e dllbbia, per modo che molti ocu listi han messo in p1·utir.n In disci$$iono MStianle di questa cApsula qualche. selli ma n a o qunlche mese dopo l'eslrnzione. È finalmente natu rale e da lutti ammesso che con l'età anche


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JUVI STA

in un occh io emmetrnpe e fisiologico , rac uilà vis i':a va progre~,;ivamcnlc indebolendo, ;i usLa la lt>gge generale a cui soltoslanno lutli gli orsrani del corpo• Il dott. AbatÌÌe, alla p. 22 del suo Trattato, dice che« dietro nu• merol"e os;:el'vazioni falle sopra individui i cui occhi e1·ano .. norma li, s i l! conchiuso che l'acuit.à v isi\'a diminuisce len" lis;:imarnente a cominciare dai 27 anni c fini sce pe 1· 1·idursi " olia mclù nei vecchi • .• Onde non pot1·ù spel'IH'Si d i avere a I'Cndcre agli operati (la c ui etù m edia oscillA f1·a i 60 e i (i;>) l'acuiti\ visiva che essi possedevano a trent'anni. N Pila gran ma ~gi oran za dei casi l'ac uilù visi va è Ja l ung i di 5, 6 ed a nche di 7 decimi, c ioè a 5 metr·i clalla scala lipo;;rafìca tlccimolc di Mo n o~'e r gli opeC'ati con irideclomia superiore leggono agevolmente la (>• la 6• ed anche la 7' linea della senln, cominciantlo a contar dal b asso e poi il N . .\ ed anche il 3 dt'lla scala del Veckcr . In qunnlo alla f•>lol'ubia , che sarebbe la conscguP.nza della iriùectUJnicu su peri or e, ra.l'issima me n le vicue accusala e quindi cor·re lla con lenti colorate. 2• Pe r l'n~Li gmati s rno successivo all'iritleclomia Ynlga il brano ;:ciju•·nte, tolto dal Trailé complet rl'oplt talmolouie, pa1· de W ceker et Landoll: « Si so n falle delle l'ice l'Cile per islabili!'e qnole fr·a i metodi opet•aliYi (nella operazione della c ata ratta) ~io il meno favorevole a [WOd ut·r·e l'ostigmatisrno. Abbio mo eseguito quasi tutti i pr ocessi d i estrazio ne c he p o!>sOilv esser~ razionalmente te ntati ed abbiamo ottenuto gaari gioni con o senza astigmatismo note,·ole in tu tti questi m rlod i. l n ogni coso, siccome l 'os ti,::;ma li~mo consf'cutivo aò una operazione ben falla è r egolare e facile ad esser coC't·elLo, CO!'r noi non abbandoniamo un metodo oper·ativo me~lio indicnlo pet· ri corre re ad un altro con lo scopo di produr1·a un astigmatismo più o meno elevalo • . a• Si è a ltresì rimpr·overato nlla i1·idP.clomia ò i cn~iona re una • !'tigmnta cosmetica "· Ciù non merita una discu,.srone. Il cieco chiede di vct!erci e poco gl'impor la se in n!to la pupillo s ia un po· sformata: d'allro nd~ le len ti in ;;1•a n parte la masclrl•r·er anno. ·i· N(• mer iterebbe discussione il rirnpr·o,·er·o eire l'il'i-


DI OCULISTlCA

declomiu sia una operazione lunga e laboriosa, poichè ciò non può arrestar menomàmente l'oculista. Certo non si agirà co!>ì tt•anquillamente come in una iridectomia semplice, poiche grande é la fet•ita della cornea e l'apparizione dell'umor· vitreo produce sempre una sensazione assai sgradevole. Ma l'operutore, giusla la fiducia che riporrà nel suo assistente, farà a que!>li eseguit"e il taglio dell'iride o gli raccomanderù la pinza. La recis ione sa rù p_ossibilmente pt·aticata in due tempi affine d'abbatter bene gli angoli e di evitare di dover poi f~1re altre manovre nell'interno dell'occhio. fl• In quanto a lla possibile emorr·agia, è un'accidentalitù dovula o alla sezione troppo per•ifet·ica. o ad una sezione del canale di Schlemm meglio che ad un fallo dell'ir ide. 6" Sarebbe da temer e un in cn~tram ento capsulare, ma il fenomeno è raro assai e non occorse vederlo che una volla sola in modo da indur·re una tAle incJuietuùine; ma il malato ne fu libet·o con un ritnrdo di qualche g iorno nella cicalt·izzazione della fe t·ita. Tullo ciò non é una declamazione in favore della iridectomia, sibbene ha per iscopo di segnalar certi casi in cui la operazione e richiesta nello interesse del risultato final e. Siccome i rimpt·oveei eivolti ad es~a hanno appaeenza di scverilù e per oma ggio ai servigi ch'esl"n può appot·tare, merila il conto di mostt·are che gl'inconYenienti i quali le si attribuiscono sono esagerati e che allot·quando essa può riuscire utile debba· mettersi in pratica senza esitare. Q11i non s'intende parlare che della catara tta senile, la più frequente; pet·chù nelle altre - quali la congenita, la zonuIare, la molle , la siliquosa ecc., ogni tipo ha pres~o che il s uo metodo operativo non pr ecisamente s peciale, ma poco variante e l'it·idectomia è sempt•e nettamente indicata o CQntro-indicala. Rapporto alla forma da da t• si alla pupilla aetifìciale, possono seguirsi due metodi: nel pl'imo la sezione non deve in tet·essare che il bordo dell' iride che costituisce la parte super·iorc della pupilla: nel secondo, che è pr·efer·ibile, si seziona l'iride fino alla sua periferia, da 2 a 4 millimetri. I casi in cui l'iridectomia é indicala sono: 1• quando esi-


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RIVISTA

·stono sinecchie posteriori; 2• nei casi d'irirle poco contrat· tile e di pupilla ·poco accamodabile; 3• n elle cetaratt.e semimolli voluminose; 4• nelle cataratte incompletamente ma1ur·e; ~· capsulo-lenticolari; G• i nfine nei mala ti affetli ùa r e umntismo. 1• Nulla ~é a di r e per il fatto ddle sineecltie ·poste riori poichè sa re bbe s uperfluo. 2• Nei casi in ç ui t' iride è poco contrattile, ci siamo impo:o:ti come ue!-!ola d'istillar sempre l'atropina n egli occhi che dovranno s uuir l'operazione della cateratte, non ella vigilia o el giorno s tesso dell'operazione, ma allorehè i malllli ven g-ono pPr la prima -volta a consulto. Nei vecchi riscontral'i ft•equentemenle m io!':i e sP.bbene il color del nucleo. visibile a luce laterale, po~tsa fare supp0rre l' esiRtenze òi una <"lllar·atla completa e dura, n ondimen<>

biso~na esa-

minar s u ben più 'Vasto !!pazio ei re quello otfe rLo da una pup illa dstretta, il colore, la natura, lo spessOI'e probabile del cristallino c he do vrà estrarsi, e tal volla altre~ i la eslen ~ione delle opacità .capsulari. Ora eccede qualche volta c he dos i anche elevate di Rlropina ·a:ziseeno pochissimo e nell'occhio irr itato l'lei collirjo manifestasi una lieve iniezio n e per ichet·atica. Quando l'iride è poco obbedien te e si l.emet•é una dinìcile fuor·uscila dello lente che po!<S8 indurre un ·CAlto lraumntico n PII'iride e presumibilmente de' fe nomeni cnn~e:o: tivi od infie m rnalorii in seguito della oper azione, to~liera qua~i sempre . o~ni dubbio unfl ir·idec temio ardilamenLe largA; In quale inoltre sara utilissima allorquando fosse ric hiesta lll18 ùisciS!>ione. s• NPi c Asi di cataratte semi-molle voluminosa, il cui nucleo é duro, ma con masse verticali perife riche gon fiate, di col n t• r;ri gio-pallido o lalti~i n oso, 1-!eneral rnen le accade che, dopo In lace rRzione della cap,u la, il nucleo e le mn ~se semim olli escano facilm enLe dAlla ferile cor·nP.alc, ma resti ne ll'occhio la maggior parte de!-!li ell•ati cortica li. In c~>r li cas i é facilissimo e:o:trar li con dolc i frizion i; ma rn nllr·i s i Ilo ·un bel frwno s ulla cor'TleA, di baE<so in alto cd anclae ol>liqrremente eli de ntro e ùi fu ori in a lto, che fJUes ti strati semùrano arlerire alla capsula. Quando si Ira innanzi


DI OCUUSTICA

un occhio Ji lal fatta sarà utile e prudente assai praLicar l'iridectomia, per la quale si a'-rà una porta, un passaggi& sicuro, un' apertura naturalmente disposta a dare esito a tulla la ~os lanza cri:-tallina; il che non ~i otterrebbe mai ad iride intatta, massime quando le mtl!lSe, le s i f'iano allocate nella parLe superio re da dove non le smoverebbero certo alcuna frizione o alcuna pres!'ione. E se il minimo :accidente infiammatorio sopravvenisse, si evjterà di trovare, di li a qualche selli.mana, una pupilla chiusa da masse opache le l(Uali, invece di riassorbirs i, avranno rappresentato un corpo e;;lt•aneo ed irr.itnnte. 4~ NeiJe calaratLe immalur•e, l e quali permettono ancora uua r•elaliva •vi-sione, si può -praticar l'operazione per liberar l'infermo dall'angoscia di di ve n tar lentamente ·cieco. 5• X-eli •~ cBLa~atte oapsulo-le nticolari, sia che la opacilà della CS!p"u la.ag~iu n~asiad una cnt~trallncompie ta erogressiva sia cl•e s imulll:tnearuente co n la trasformazione catarattos a la capsula anteriore diventi serle d' una opacilà o Nicinanza del polo antel'iore, l'iridect.omia :s 'impone egualmente ad ogni prude nte operatore. Si sa in falli che ·il ci-slotomo attacca ed incide difficilissimamente ques te opa-cilà e bisognerà neces· sariomente conlottn.al'le con la punta dell'is lrumenlo per metters i al sicuro -dalla lussazione della lente. La necessita di s copdre una larga su~ertì cie di cristallino s'impone òunque naturalmente e tanto più in quanto che spc!'SO in questi ca-si si sarà obblif!ali d'incidere la capsula seguend.o uno linea <C ur~a superiore parallela all'equatore della lente. Un secondo motivo imporrà di praticare una larga pupilla arLifìciale ee, pe1· la estens ione dell~ opacità, dopo la uscita del cr·is t.allino •]'operatot·e si decide ad estrarre anche la capsula opaca. 6" TroNasi una ultima indicazione della irideclomia in certe umide J'egioni, dove domina la influenza r eumatica. Fra -esse occupa uno dei primi pos ti, se non assolutamen~e il primo la Normandia. In relazione con le altre affezioni ocnlari , sj ha allora una cifra elevata di scleriU, sclerG-cheratiti , selero-cheralo-irHi, le quali tornano facilmente a molestare IG>


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RIVISTA

stesso indiyi<.luo nel medesimo anno e spesso con ostinazione inviucibile. In taluni casi g iova a ssai il salicilulo di soda. Disgraziatamente è grande il numero dei maloti incurabili, affelli da ir•ido-coroiditi in,•eterale con fen omrni glaucomatosi secondari , iridi scolorale ed atrofia e cecità definiti,·a, allor·cltè siffatti accidenti morbosi riconoscono per causa irili ad andamento !'lubaculo successivo, provocate pr·imitivamente da reumatismo; poichè si son formale aderenze totali del piccolo cerchio dell'iride colla capsula del cristallino. Non é r·ara una complicazione negli operati di calar·alla: verso il sesto od ollavo p-iorno l' iriJe cangia alquanto di color·e, diviene opaca e s'infiamma lievemente; è necessm·io allora protegger l'occhio, senza occluderlo completamente, con un fitto velo le ggermente ovattato; l'alr·opina sarà is lil· lata, anche di seguito se pr odurra buoni effetti, e si somministreranno tenui purgativi di salicilalo di soda. Ma ciò che particolarmente evita le g ravi complicazioni si è la mancanza d'una buona parte dell'ir·ide, poiché per tal modo s 'impedisce l'avvicinamento dei QOrdi pupillari e in consegueuza la formazione di aderenze con la capsula provocanti ostr·uzioni pupillari. Questi accidenti scompaiono con gl'su ft~ci­ litè. e non Pichiedono che qualche g iorno di cura . Ora rimane a dirsi fJualrhe cosa del me todo di ppoticar la irideclomia alcune settimane od anche qualche m ese prima della es trazione della cataratta, poiché ciò è richiesto iu varii casi abbenelté possa parere strano a chi pensi che far soffrire <iue optwazioni ad un molato sia da. oftalmologi malsicuri e pusillamini. Ma val meglio s ag:rifìca re il pt•esto al &ene; ed ecco quando: 1• Negli occhi affetti t.lù rammollimento del cc.rpo vitreo; 2• quando l' nltro occhio è perduto; a• quando l' o cchio da

operarsi riunisce divt>r se C(Jild izioni poco favoreroli all'e!'> ito felice della operazione; 4• infine pel' affl'ellare la ma turazione delle cataratte ad andamento lento. 1• Un caso abbastanza frequente è quello di un occhio in cui il rammollimento del corpo vitreo, spesso dovuto a forte miopia, induce una mnncanza di resistenza nel pinno del cris tallino, un rerto grado di degene1·azione della zonula


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di Zinn, che ha per sintomi un pr·onuncialo tremolio dell'iride al minimo movimento delrocchio. - Se nella estrazione del cr·islallino, in tali occasioni, non si dovrà far pr essione di sorta s ul globo, la cosa andrà bene; ma ove la pressione fosse indii<pensabile, come che legge rissima, si avrà da tem•lre la lussazione dPlla lente, sia per la mancante resistE\nza del piano su cui pog-gia il cristallino, come per la diminuila solidità del suo legamento sospensore; e si temerà tanto più quanto più indocile è il paziente. Ora in simiglianti casi la irideclomia distruggendo la barr·iera ir·idea, avrà aperto al cristallino una via facile e sicura. Inoltre se in tali occhi si potesse eseguire un esame ottalmoscopico. si osserverebbero spesso atr·ofie estese della coroide, la rruale, per la sua qualità di membrana di nutrimento, avrà una considerevole influenza sullo stato dell'occbio dal punto di vista della sua vitalità e della sua for za di resi!'ilenza a sopportare un traumatismo: onde praticandosi avanti la iridectomia l' occhio si troverà in migliori condizioni. 2" Sag-gio consiglio è d'operare io due volte, se un occhio è perduto, seguitando quel prece llo della gran maggioranza degli autol'i, il quale insegna di non operar mai che un occhio per volta, poiché se succedesse una sventura, si avrebbe in essa un avvertimento per la operazione dell'altro occhio. 3' Quando un occhio riunisce diver·si caratteri che lo mel · tono in condizioni poco favorevoli al burm esilo di un atto opel'ativo, s i farà nello e~a me una classifi~az ione di buone, mediocre, o cattivo operando. Fra le condi:tioni svantaggiose si può annove rar e !"infossamento niolto pronunciato del globo nella cavita orbilale, un'apertura r elativamente str etta delle palpebre, una congiuntivite o blefar·o-congiuntivite antica e ribelle 1td ogni cura, il gerontoxon assai manifesto ecc., od infine uno stato generale più o meno rilasciato, un tumor e di trisla indole ad andamento cronico con cachessia. - Quando sia questione di umanità il dover tentare la operazione in un simil caso, sarà prudente tentarla in due volte. 4" È finalmente da far qualche parola di que' cristallini


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p1U o meno opachi in certi punti, ma la cui m aggior parte di strati sembt•a restat·e indefinitamente trasparente. La vista allot·a è difettosissim a e la irideclomia può aver doppio scopo. Quello di scoprit•e e dare al passaggio de' raggi luminosi una più vasta superficie di cri stallino trasparente; o di produrre, spesso sollecitamente, una opacilà completa della lente, pl'aticando, dopo eseg-uita lu it•irleclomia, dolci fdzi oni sulla cornea e venir quindi alla estra zione ùella catar atta.

ADaurosl unila~erale. - STOEISER. -

(Anales d'oculi.~lhJIW,

a· trim. 1883). I rng~i luminosi clte attrnverf;ano due pia~tre vitree di colnre COnlJ'l ementari all'uscita si C!"Linguono, cruanùo le linte ~ieno sufficien temente· pure. BA.snndo~;:i su tale dato li;,ico, l'autore ha imma:.tinatn una ~caln special e cromatica, composta di !'<Ci quadrnlelli di \'011'0 ro~so e verde della sle!::=a ;rrondezza, disposti tre per tre in tìlu orizzontale: all' uopo eli due 1Hinlle cer·ni ere i due fo.:.!'li di cm·tnnfl, OYe !"Ono iuenstr·nti i vetri, si pMsono où.do~~l'l re l'uno all' allro e non avflre co>;i che un piccoli~;:iJnn volume. Dii'IJ·o i Yeteini ;:onn collnle di'Ile lettere nere traccinlt} >< niiH sca la der.;illlal<' del Mnnoycr. L A !"Cnln !'li ApplicA conlt'n nnn tìnc;:t,·n, e cnllo ca~i in mlllzi a!-!'li occhi dell'iudi,·iduo da c:::amiuHJ'e, eire ;:ta a 5 m~t1·i dHIItt ><C'aln, 1111 l'flin di occh inli, di cui nn ''etro è tinto in J'O!'!<O, l'oltt·o in ver·rle. B.

Caso di coroideite metastatloa oonseout1v& all'estrazione dl un dente molare. - Doll. DI:-<:O.:F:H. - (Det't. mcd. 1\·ochens, 17 lu glio Hlll8, N. 2!l). L'ault)re hn puhi.Jicalo un cn.::o di coJ·nideil e suppurHliva che i• di un inter eesc tullo sp<•ciale dal punto di visto eziol ogiC'o. Un l'uuciu!lo di 13 anni. moloticcin, che pPt·c'l non aYC\'11 fìno all nJ·a sofferto di mnlatLie d'1Kchi . amrnnlt\ per ottalrnia nll'occlr io dcs!J'O t ~ giOJ'ni prima della !.'Ua entrata n ella di ·


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n ica. Dall'esame risulto trattarsi ùi intensa cot·oi.deile suppurativa coi fenomeni seguenti: protrusione del bulbo, chem osi, essudato purulento nella camera anteriore, iriòe colo ra~a di giallo-verde, a cui si ag~iun se fistola sclerale, da cui gemeva del pu~. sotto la pre!'\~-;ione. L'anamnesi ha fallo conoscere che il t·o~azzo fJUallro settimane pt·ima pet• liberarsi dal dolore di denti si et·a fallo esLt·art·e il pt·in•o dt:nlf: molaa•e sinistro della mascella info:~riot·e, l'estr·azione fu l'atta con dif.ficollù dopo ten lA ti vi ri peluli tre volle. Due giol'lli dupo l 'opentzione si manife!?lù gonfJarnento doloro;:o alln guam;ia sinistr·a, quindi rlolori nll& gola, diffìcolti• di deglutit·c. Que;:Li fen omeni s·emendat·onò un poco dopo il quarto .g-ior'no, ma in appresso il malato fu preso da brividi di freddo chP. furono seguiti dni prim i S<inlomi delrall'czione oculare, annebbiamento del campo visuale, dolori alt'oc.chio. tumefazione òelle palpebre, e finalm ente l 'occhio si perùette p er lisi dd bulbo La causa prima del proce!'so melastalico in questo cn!'<O deve indubbiamente riporsi nel le lesioni riportole (hdla mandibc•la nei lentalivi d'eskazione dd dente.

Sul valore terapeutloo del iodofonnio nelle malattie dltgU ooohl. - O. H. H ALI,ER - (Cen.tralu. Jiir .\led. Wi.~.scnsch., N. '10, 1884). I l iodofot·mio, sotto qualunl'(ttC l'ot·ma v~ 11 gn 11ppl iratn, ù sopportato benissimo ùull'int'cl'mo. Questa so~tanza f"pic•ga specialmente lo sua efficace ozione in Lulli i pt•occssi nlcerosi de lla cornea e in modo lutto a!'!~•lLo pm·licolure nelle chet·alili con ipopion a fonclo_ infettivo, e in quei CO!'i nei quali il iodoformio fu impotente a pr evenire la tot.ale ùistt·uzione della comea la spaccatura stesso di l'(uesta membrana non valse ad ottenere m i~li ore ri sultato. Il iodofot·mio si p!'esla util mente non sol o come anli!<eltico, ma anche come ase ttico nelle lesioni recenti, sia no queste accidentali oppure falle o scopo chirut·f.!iNJ. Pr,ssiede infine non dubbie proprieta l cropculiclt c r 1!'olvenli !'Ul panno scrofoloso e >:ugli infìllrfltncnli pn t·cnchimato::-i della c·ornea.


HlVISTA DI ANAlO MIA E FISIOLOGIA Il più •emplloe prooe••o per la rloeroa del baolllo della tuberoolo•l negll•puti. - PH U I-IL. - (Deut....tfed. W ocll., N. 32). Phulh raccomanda quale più accettabile di lutti gli allri metodi per . Ia ricerca del bacUlo quello imaginato da P e tri, il quale ha il vantaggio di non esigere che dieci minuti di tempo per ottenere un preparato micr oscopico. Con quel metodo si fa a meno della soluzione d' anilina (Ehr lisb) o dell'acido fenico, della resorcina e dell' acido pirogallico (Ziehl) per ottenere la colorazione, ed in luogo ùell'aciùo nitrico comunemente usato per la decolorazione si adopera l'acido acetico. Le sostanze necessa l'ie per· questo processo sono: 1• soluzione sntura di fu csina (nell'alcool) e allungAta con acrtull distillata fin o al color·e ros~o r·ubino (5-1 0: 100); 2• soluzione satura alcoolica. oppLìre acquosa di verde di malachite; a• acido acetico; -i• ~licerina; 5" balsamo ùel Canadù. Si OIH't'a nel modo seguente: si prende il ve trino mun ito d ello s puto g iit disseccalo nei moùi prescr·illi e già fi ssato col riscalùamen lu e si colloca in un vetro d'orologio ri empito del lir1uido colorante descritto al N. 1. Si riscaldo il tutto sopra una fiamma ad alcool, finchè si sviluppano a!Jbondanli ,·spot•i; dopo due minuti si J,~ va il vetro, s i lnva con ac'}ua c si o;.per gc d'acido acetico. Tostochè é avYenula la decolorazi one fino a l rosso chiaro, si lava con a c• 1ua c si colora con ver·dc di molachite; si rilava e s i dissecca il tullv colla cn rta empore tica e si melle una goccia tli glicerina oppure di bal,.amo del Canaùil sul preparulo il quale cosi u pr·on t o pet· l'osservazione. Quando la preparazione è riuscita, i bacilli appariscono colorati in r osso rubino; i corpuscoli del pus, il muco, i bacteri, ecc., acquis tano il colore verde bleu.


RIVJSTA DI ANATOMIA E FISIOI.OGIA

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Critioa aul valore della traafnalone nel aan_gue. - E. V . Bt:RG~IANN.- (Cenl ralb.fiir med. Wissensch., N. 16, 18K.\). Il prof. Berr:rmann in un suo et·udilo discor!"o tenuto nel· l'i!<Li tulo medico m i lil at•e i l ::r:orno in cu i si !<olennizza va l'an11iver~ario della ~un fon lazione, pa::<"'Ò in r i vi~La Lnlli i più t•Prenli lnvori ~ ul l a lt·nsfu~io n e pnbblicatisi nt>ll'ultimo decennio e da que!<li o>gli df'duce come se~::ue i suoi apJ>rezzamenti sul val ot·c di que~IA oper azione. O;:ni l t'a«fu!'ione e!<rguila cnn ;:an~J.le deriht·inalo appot•la n elln circolazione un veleno di~Lrnllore dei co~·puscoli sanguig ni. La Ll'u!<fu;:ione è gi uslifìcala forse, e può offrire qual che risot·sa soltanto quando il sangue è tra smesso dall'IH'Le~·ia di un nomo immed iatAmente in una vens dell'infermn; tuttavia è sempr e discutibile sn i cot·pu ::;coli r os;:i et! i hinnchi co;:i lr·asf'u!:'i continuino a r estare in vita. Cet·tissim!lmenle ciò. non acratle quando si lt'fl;:f,mde nell'uomo il snnguo di un animale; chè anzi in que:-:Lo case il sHngne d ell'animnle che si è lrus fu so <listi'Ug~e nell'uomo il sa ngue elle anco t·a ~l i t·eslo. Ogniqualvolls medinnte la l:•fl;:f'ttsione si riu scì a sah •ar e un iufermo, ciò ·SVVt!nne pe1·ché itl liquido inii:'Llalo mtm~ntò la pr·essione vascolm·e e pose in m oto tutta la colonna srm~ui ~na. Stabilito questo fa llo, ognuno comprende di le!:'gr:ri che tnle scopo si può ollcner·e complelamenl~ co l tra ~ fonderc una ~oluzione indiflet•enle di clorut·o di s(•dio in luo~o di un::~ ;:olnzionc concentrala di nnci vi fer m enti.

Sulla flalolog la della retina. -

E. V. FLEI SCIIL. tral&lalt. (ii r M ed. Wis. (N. 29 1881-).

(Cen-

SflconJo l e rict!l'Clte di Sulzer il numero delle fibre del ·n et·vo ottico ammonta a ci r·ca m ezzo miliOlte, mentre i l num er o dei coni n ella r etina sat·ebbe sll'iocirca di tre milioni e mPzzo. Questa spr opot'zinne Ira i due elementi è sin~olare. Sicc:omc l'acutezza vi~iva nella fove~;~ cen Lrnle, come ha dimostrato Du-B••i~ Heymond, cO!'ri,..:ponrlc all'rncirca al uumut'O dei coni lrovuli da Sulzcr·, così il Fleì!"chl et·etle che (j5


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RIVISTA DI ANATOMIA E F!SIOLOGTA

ogni cono della fovea sia collegato col cervello mediante piu fibre, che nella zona conispondente alla meta della retina per ogni due coni vi · sia una sola fibra, in una zona più esterna una fibt•a net'vea serva a l!•e con i e finalmente verso la perifet•ia una sola fibra per 30 o 40 coni. A spiegare queste condizioni possiamo valerci dell'ipotesi di Exner, st:cohdo la quale tutta la perifel'ia della nostra re· tina gode in modi speciali della facoltà di percepire i movi· menti. L'autore cr ede che le singole fib r e nervee dopo il lor o ingresso nella re tina si diviùano ed i loro rami vadano a distribuirsi ai coni. lnoltt•e alla pe!'iferia della retina, i coni che sono px:ovveduti da una fibt·a non formano, nemmeno anatomicamente, un gruppo, ma sono commisti ai coni che sono provveduti di allre fibre nervee. Da questa particolare disposizione una serie di percezioni si comporterebbe o si sovrapporrebbe all'altra, cosicchè sar ebhe possibile la percezione del movimento, ma non perverrebbero innanzi al sensorio in modo suffì~iente mente distinto per poter essere esattamente apprezzaLe.

Bulla temperatura del oondotto uditivo ••terno. - A. Emr:: t..BERG (Zeitsch . fiir OhrenheWmnde XII, e Centralo. fii r . Chirurg., 1884, N. 28). Dalla misurazione della tempet·aLut·a del condotto uditivo esterno si ò creduto da alcuni di poter giudicare della attività del cervello e della prevalente attività di un emis fero sull'aHr o. L'Eidelberg sul fondamento di numerose m isurazioni falle con le piu diligenti cautele é giunto al contrario alla c onclusione che non é possibile stabilire alcuna legge generale. Egli non potè scoprire alcun ra pporto generale fra la Lempet·atura di tutto l'organismo e quella dell'orecchio, fra la temperatura di un orecchio e quella dell'altro, b enché in massima la tempera tura nel condotto uditivo aume nti con quella di lutto l'ot·ganismo, queste condizioni variano in una maniera affatto indelerminakl. In un ca:;o favorev ole non potè osservare, du rante la ipnosi, co.me neppure al momenlo della sveglia, alcun cambiamento di temper atura.


RIVISTA DEJ,LE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE 4027

P er quanto concerne le malattie degli occhi, la infiammazione acuta flemmonosa dell'orecchio medio aumenta la temperatura di un orecchio in confronto con quella dell'altro, mentre le malattie croniche dell'orecchio medio, al pari delle malaLlie del condotto esterno non producono alcuna allerazioue della temperatura. Gli at.ti operativi cagionano prima un abbassamento, poscia un'elevazione; il che si spiega molto semplicemente per le variazioni della circolazione. L'applicazione del freddo genera un lento abbassamento, quella del caldo un rapido innalzamento della temperatura, ma in ambedue i casi l'azione non è di lunga durata.

RIVISTADELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE lUoèrohe 1opra l mlororg&DlJJml della blenorragia. "\V ELANDER.- (DeLd. M etl. Wochens, 31 luglio 188i, N. 31).

In 129 casi di acuta e in 15 casi di cronica uretrite nell'uomo, ed in 79 donne pure affette da uretrile, il W elander potè riconoscere sempre la presenza dei micrococchi di Meisner, mentre non gli è riuscito di scoprirli una sola volla nell' esame di altri liquidi secreti o marcia di ascessi. In 2?"> casi l'autore ha potuto esaminare le persone che avevano comunicato il contagio e sempre Ila potuto constatare su que\le la presenza del gonococco. Le inoculazioni con materiali privi di gonococchi rimasero sempre senza effetto. Cosi -avvenil1e in 5 casi, dove il pus fetido di una balani te venne introdotto nell'uretra senza produrre blenorragia. Anche l'umore feti do segregato dalla vagina di una gravida e zeppo di microrganismi, venne inoculato nell'uretra a tre uomini senza eccitare la benché menoma reazione. Preso dn una donna af' fella da uretrite blenorragica coi gonococchi, un po' di sangue mestruo a cui si era commisto del secreto ur,etrale e in:.. trodolla ques ta materia nell'uretra di un uomo, alla fine del


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IU VlSTA

secondo ~iorno si fece abhondaute scolo ureiJ·ale e In matPria !'CI!t'epatn conlt'Heva ~onococclai. Ln grande difficolla di col lìvaee il gonococco non ci permelle di f'lnl•ilire In pt•ova !'Ciunlilica d(;l!o nalut'l:l patoacnica di'l lllt'de"imo. Audto di intWf'l t ialLi sugli animali non ehlJI't'•J buon :-:ucc~~so: I'Ollle pu t·e il metodo di cnlluea propo!'lu J n F ··ltlei,.:cn el•be t•isullalo negativo. Pueciò la prova veramenlu !:'ci~>ttlificn della ~tal.m-a palogenica di questo mict'Organismo non !:'i è potut.A otlenc!'e, pet·ò ne u!Jl>tamo la pt·obobilitù la quale (• tanto l!l'ant1 t! cl•e tocca i confint ùella certezza. Il \ Velandt>t· r·itteue p<w erronea l'opinione di BockhorJI, scrondo In qunlc i gonococchi pas~ondo fl'amezzo agli CJ•it ...lii si JHH'lCrt>bhPt'O ai Yasi linfntici d•)Jla mucosa e là giunti si mollipl iclter •·lthet·n. Stll't'bhe di un'itnportanza pra tica n• n pircnlu il pnl"t' t·i::ol vet't.l lo le I[Ue:::t ionc poichtl allot'll si poLt·rhlw co11 !"I Cili'(""ZZtl o a dnlla r e o condan nare il mHLotl() dt

lt•allamcnto co,i.idf'llo uon t·ti,·o. Ollt't'Chi· nel Séc't'èlo ut'l'lrale , i gonococchi si sonu t·in,·emtli in molti Clt~ i di asce!'si uretrali, ed una v olta in una !in l'un ;:i lo su ppnrulél. :\ elle ùott ne si sono tt·ovali ~orr nct~c. ·hi nella vngiua stJiln nto in 10 cosi, quaUt•o v ollc nellu Vllf!'itt ; l~ acuto, le allt·e uclla subac uln cQn secrezione pur·ull!nltt. ::\··1 sect·eln uler·tno più o m eno purul en to ùi alcune pt·ostiluW n on >;i r in,·enm' nlcun ~ouococco. L'aulor·e lta trovato invect! gonococchi ntollo piu spcsf'O nell'urelr·a delle donne, ciii" sop1'8 l G3 donnr. 7!1 ,·.,Ile. M enlt·e Bcwk hnt·d L cr·ede ir•t•azionale la cura aborti va, giaC"· chè, sewnòo l ui, i ~unncon;hi non snrcbber·o sull'opiloliu ma nei vas i linfnlid, il W ela ndet' propugna la terapia a.borliva pw·cué ,.,. n~o intzi<Jta al seconùo o lc z·zo giorno, quando cioè i gouococt·h• ::oi tron111o anco ra fr·ame~o allo cellule t'pi· leliuli. 11 lltt';zo ptù udttllo per fare nbot·Lit·c la gonot·t·ea l'aul cq·e cred,: !>in !OI!!npre la soluzione eli ttill'alo d'ol'l:Pnlo. non coll'i n it':r.inne, ma l(Jccn nùo la ptll'lo o n Ieri or e dPII'urrtra e ~p"cinlm ct ll•• la f<Js::<ella 11ovicolare con una pai!Pllino di baud.JDI!ifl imh.• vultl della Stlluzinno di nit r ato d'tH'/.rl'lllo . So,·ondo l'nulot·e l"ar·chhe dPI !a J\las~i mo imporlnnza la con·


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DEI.I.E liALATT!E V.ENEJIEE E DEI.LA PEI.l.E

~li1LiJzione dei gonococchi, tanto nella visita delle pt·o~titule

che di altre donne, pcl' decidet·e !-le una data bl eno t'J'a~ia sia o no contogiosa e perehè ~omminiska lumi preziosi all'ottalmojaLt·Ja e alla medici na Jegule.

.

Uir oaso dt' éritema universale prodotto dalla garza preparata col subl'lma.to. - REtCHEL. - (Centralo . .fiir J1e!/-.

Wi~sensch.,

N. 20, 1884).

H ca,:::<) !'i t·iferi:;:ce a·i un fot'Mlio di 20 anni, al quale fu peutic<.1tn I'O!'<leotonlia pet• cuearlo di un ginocchio vulgo. Dopo l'opcruzionc ~li venne invi luppato l'arto dai malleoli fino at:li inguini con una fascia di garza al subii mulo. Cinqu.e giot·ni più t!H'di l'.ammolnto cominciò a !'<entil'e forte bruc:iore cbe aumenlc'l sempl'e pi(.t finché al nono. f!iot·no si l'ù coslreHi di rimuovet·e l'appat•ecch io. Si trovò poi un erzema populove!lcicolore assai intenso al quale si accolllpa~nava un eritema gener~le, per tull.o il cot•po, ueslundone risparmiati solo l a faccia ed il caUo, Alla gar·za con sublimalo si sostilu.i l'ovalla saLicilica senza· alcun.'altra cuna acc(•ssor·i a, e l'esantema scompaPve in breve· tempo.

L'8santem& .fodofonni.,o·. - A. NF.JSSER. - (Deats. JWerf. Woelwns., 1884, N. 30, e Centra/b. fiir Cldr., 188i, N. 37). Il Neisser ha im parecchi casi O!'<~enatn 11na dermatite pr·o,·i c11te dalla applicazione e!llerna del jnclnfrll'me, a forma di un o~nntema eritematoso e vessicoluso !';vilnppantesr moll.o neullmlente, che n el ~uo ulteriore SYiluppo, secondo la localilil e le condizioni esterne forma o delle laeglte pia~ tre utnide o coperte di ct-oste o delle eruzioni puslolose e impeLi!!gino~'>e cit·eoscritt.e. L'esantema accade solo in·coloro che ·-~ ci sono prc1\ispo:;ti ossia che hanno una pnrticolare idiosin-

CJlftSia· contro l'ioùoforme, e somiglia molLo all'esantema mercuriale, in quantoché come que!lto, si estende oltre i limiti della sua diretta a.pplicazione. Però nello esantema ioùoformico non succede la dilatazione saltuaria solitA a verificarsi nell'eczema mer curiale. La somminist.razione iut:et'lla non. ha>

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RIVISTA

in due individui predisposti, provocato alcun esantema. Al contrario era affatto indifferente nell'applicazione esterna per la produzione dell'esantema se il iodotorme fosse adopet·ato in polvere o in pomata, nell'etere o nel colloùio. P el traU.amenlo di questa eruzione, il Ncisser raccomanda, oltre lo•eyitare accuraLamente ogni contatto con l'iodoforme, gli inviluppi con una soluzione al 5 0[0 di acetaLo di allumina e le lavande con lo spirito carbolico al 2 010 e quindi le aspersioni con polveri. essiccanti. Trattamento della blenorragia uretrale aouta oon lrrlgazlonl 41 aoqua oalda. - H oLIJROCK Cu RTIO. ~ (TIle medicai Record).

Se si irriga la mucosa uretrale con acqua calda, si prorluce dapprima una iperemia, quindi una anemia della muco>;a slcs>;a. Innalzando gradatamente la temperatura si put\ far passare pell'uretra acr1ua mollo calda e cosi provocare una anemia non più passe~gera, ma permanente. L'autore col mezzo d'un apparecchio di sua invenzione fa passare dell'acqua per l'urett•a dalla porzione pros tatica fino all'orifìcio esterno. Eleva la temperatura dell'acqua tìno al grado massi mo che può sopportare il paziente e dopo di avere cosi mes:;o l'uretra in coutatlo dell'acqun ri ~caldala lino a 180-190 di Fnrenheil là la seguente iniezione: R. p. Acido lllnnico.

Jodof'OI'mio . Glicerina. Acqua di!Stillala

ana 0,15 )l 2,00 " 5,00

Dopo 12 a :2.} ore l'operazione vien ripetuLa. Con que;oti metodi l'autore si vanLa di e~ser riuscito a guarir e in tre giorni dodici blenorragie acute. Per allri Cfl~i occor;::cro sei giorni e per una hlcnorrea cronica che dallwa da sei m esi bastarono ~ette giot•ni. L'appm·cccllio con;::isle in una piccolA caldaia ;::otto la q un le si colloca una lampada accesa. Quando la temperaturA dell'acr1ua è salita n 120 ~!radi si melLe in comunicazione un


DEtLE MALATTIE VENEREE R DELLA PELI.&

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tubo usceute dalla caldaia con un catetere N. 8 di numerazione inglese; lo strumento s'introduce fino alla porzione pros tatica dell'uretra e \'i si lascia fl uire !'acqua fino a che per la sua crescente temperatura non è più tollerata dal paz iente. Allora si spegne la lampnda e s i lascia scorrere acqua ancora per un pò di tempo. Con questo processo si può far passare per l'uretra parecchi lilt'i d'acqua calda. 0ura eu tutti i periodi della aUU!de ool ioduro d1 potaaaio. - Dott. GoNGENIIEIM - (Wiener Med. Wochcns., N. 35, 188't).

Il Gongenheim dopo d'avere ricordata la massima ~ià da tempo stabilita, ed ovunque accettata, che il m ercurio sia

lo specifico contro i fenomeni secondari e che il ioJuro di potassio lo sia per il periodo te•·ziario, ci comunica una serie di esperienze sull'efficacia di quest'ultimo medicamento usalo nella sifiliJe secondaria; e quindi viene alle seguenti conclusioni: 1' Ioduro di potassio e m ercurio non sono punto specifici di questo o di quell'allro periodo della infezione celtica. sono però ambedue ottimi antisifililici; 2' Le indicazioni e le controindicazioni dei due medicamenti ci sono fOJ'nite dalla data della malattia, dalla costituzione del paziente, dalla sede e dalla natura delle alterazioni. Anche nel periodo terziario il mercurio spiel!a una a ziono favorevole, specialmente cont•·o la sililide cerebrale. D'altra parte si mostt·a eftìcace il ioduro di potassio contro certe forme di sifilide seconùat·ia. L'autore ebbe a Lt·attare col ioduro di potasl:io cento quarantnl')uatlro casi di s ifilide secondaria, dei quali dodici erano giu stati cur·ati precedentemen te col mercu 1·io ·ed ha prnticalo cure comparative coll'uso interno o coll'applicazione ip0dermica dei preparati roercurio.li. E:rli dà il merito delle più sollecite guarigioni di s ifilide secondaria al peptone mercuriale; dopo questo al subii malo liquore di va n Swi elen tino a 0,15 per dose, s egue a questo pel' efficacia il ioduro di potassio alla dose di 1 a 2 gl'aromi.


•l OJz RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREIJ: E OEI.I~·\ PELLE '

L 'allloee· con.!a1111a al"~oluwment e i l li'allnmen l o i pn•lPrmico, pei·cllè l'ie~ce as:>ai dolor oso, e prov0cfl f'ucl!mente la saliva.zic.\lle. Contr o i. sintomi ini:.:iali cioè con tt·o l'ulcer&. ta nto il rner.cul'io che l'iodur o di pota ssio sp i e~a i'Q ilO pari eificacJa. Cunli'O le pupule ve~eU\11ti eJ umide dell'ano i due m edieamenli pr·otlucouo elfelli P.~wal meute r apidi. Il m(!L'C•Jrio si mauift:sla più. eflka cc contr·o la r·o seola e in gene1·P Cl)tl li'O le ~ililitli cu la 11 e·~ . Il iociur·o di potos!'! io invece, specifllm enle se a;;l"0cinlo al ll'nlln mcnlo locale agir···hbc m eglio conll'O le affezioni sifilil iclu! Jella bocca c del nAso. P1n·iruPn l i il m ci'cur·io è mr>no pra tica to a dom;JI'e lf\ alfezioni ÙùlOI'IlSe del secondo pc:rioòo, sia che quel' Le abbiano l0r o !"CJe nelle ossa, noi nei' v.i oppu r nei muscoli ; di qu(•ste afle ziom d r im etlio 5'lvr ano sarebbe il iodur·o di potassio. L a su!'tceUibililil dell'org-anismo per i due p r eparati é uguale, ma g li acciJ ell~i morbCISi provocAti dal m er curio sono molto p iu !"erii ch e •Judli dd ioù uru dj potassio. L 'autor·e l'accomanda dì faee la cura riella sJfiliùe cominciando colla dose di un grammo e st! vi sono g ia le manifestazioni sal i r e fino a tre eJ anche fino a sei grammi . L 'elfeUo n'è rapidi ssimo. ed anche i fan ci ulli t-ap portano assai bene questo metodo curativo.

Erpe• so.ter oon•eoutivo all'liso interno deU'ar•enloo. -

(Wiener M edi:::. W oclten.c:., N. :H , 18Fii).

Il doU. Bukm eli BuJupesL r iferisce tr·.:~ ct1Si di bambini ~oll'c reuti per co1·ea e L1·atlaLi per lun rro Lempo

colla snl u· zione at·seuicale di F owler. Con questo Lratt.n mento s i emendMono i sintomi della corea, ma sopraj!!.!iunse a complicare la malattia uo et•pes zoster . Queslo nel pl'tmo caS() (una funciulla ùi !) ann i) compar ve al l r t'nlesimo g iOI'IlO Ji cur&, dopo uhe rurnmalnta aveva p t·cso 157 goccie di IIIE'd i ca menlo. L o zosler si eslen<leva al pello e al dor so Nel secondo caso che si I'il'erisce ad una fanciulla di dieci anni dopo 48 gior·ni e dopo l'uso di 250 goceie d'at•seni co si svi· luppò uno zosl er sul decoi'SO dell'ultima costa d ~S t!·a , e nel terzo cuso pUI'e riguardanle una fan ciulla di di eci 91111i si


RIVISTA DJ TECNICA E SERVIZIO MROI CO MILITARE 1033

ebbe uno zos ter Jor so-petlot·ale al cinquantaquattresimo giot·no dopo che ePano state prese 320 goccie d i soluzione di Fowler. L'autore non ritiene qtresti casi per puri accidenti, e nemmeno li cPede i11 relazione colla malattia originaria cioè la corea; invece e~li li allribuisce a intossicazione arsenicale. È noto d'altronde eh~ anche Hulc.:hinson ha pubblicato osservazioni di casi consimili. I casi illustrati da Bokai conCOI'dano in modo singolare con quelli di i:Iutch inson ed è deg:110 di nota il faLlo che i primi due casi ri pot·tati dall'autore della presenlte memor·ia, furono pt•.,ced uli da catarro congruntiva le c-he come si sa è uno dei primi sintomi dell'avvelenamento deli'ai'Senico. Stando dunque alle precedenti descrizioni, l.a comparsa dello zoslclr durante la cura ar·senicale, non sarrebbe in ver·o una complicanza inqttietanle; set·vir·ebhe pePò a somministrare al medico l'indicazione per sospendere almeno temporat·iamente la cura.

RIVI~TA DI TECNICA l~ ~EH.VIliO MWILO MILITARE ---~

Bloordl di un viaggio In Kuula. - Dott. W. Ront. (Conti nuozione e fì ne. V. n. l'r-ecede n te).

Pt'ima di pal'iat•e d-egli if'tiluti sanitar-i> d'ell'eserci\o r usso, dirò che la Russia non è povera Ji spedali. Secondo il ::<ià m enzionato almanacco del Tot·opow iL numero totale degli s lauilimenti saniLar·i 1n Russin è di 1686 con ;>5311- letti; in M osca sola ve ne sono 57. con 6383- lelW.,. in Pietrobur.go 73 con 5005 letti .. Secm1tlo l'almanacco- mefiico. pe.i 188-:j del Bornet·, in Germania sono 2!)::(), st&bili·tn:enbi sanitm·u e 4600· l etLi; Berlino ha 2!1 slabilimenLi sanitar·i: e. 4600 letti, qttindi non può per tnl rigual'tlo competere n è con i\1 osca nè con Pietroburgo.


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RIVISTA DI TECNICA

La somma totale del pe1·sonale sanitario dell'esercito russo era in gennaio 1881, secondo il Dryg als ki di 2508 m edici, 256 farmacisti e 269 velet·inari. Mancavano allo stato di pace 279 m ed ici. Esistevano inoltre 35?'>oi feldscbeArer medici e farmacis ti e 2743 feldscheerer di più basso or dine col grado di s ollufficiale nelle compagnie, SfJuadr oni e battel'ia e i099 ve · te rinari. Gli ospedali, secondo il linguaggio dell'esercito russo sono gli stabilimenti sanitari fissi, m entre i lazzare tli banno un caratte1·e provvisorio (l). Gli ospedali si· dis ting uono in quattro classi, di 200, 400, 700 e 1500 letli, i quali, secondo la lot•o grandezza, hAnno 5-W posti fi ssi pet• ufficiali e 2-20 di r iserva. Se in luoghi lontani dagli osped~t li fissi occort·ono stabilimenti sanitari di m eno che 150 letti sono ivi stabiliti i coi'i detti m ezzi speciali o r eparti di ospedale, indipendenti. I n m olli luoghi i militari appartenenti all'eser cito sono curati negli ospedali civi li; la ·intende nza psgando la respettiva rnta che ò sempre più alta clto ne~l i ospedali militat·i. Ogni spedale ha come capo un ufficiale che col m edico capo e lo smatrilel (ufficiale che olt1·e le funzioni amministrative ha il comando s ul personale dello spedale) fot·mano il comitato dello spedale. L e faccende puramente m edic he s pettano ol m edico capo. Pl'csso tutti i grandi r cpnrli di lrupp~ osi~ te il materiale per lo stabilimento dei lazzarctti, con 3-16 letti secvndo la gt'!lnùezza del repa1·to (per ogni squadrone o ball1:ria indipendente 3 letti, per ogn i r Pggim ento fanteria di quattt·o battaglioni i6 letti). I n guerra questi numeri sono aumentali a 4-i8. L'apertura di questi lazzaretti in tempo di pace si fa p er ordine del r elativo comandante, tJuando nelle vicint:mze del luogo di s ua r esidenza n on v' è a lcuno spedale, o per disposizione tlel medico capo del dipartimento milita re quando i suoi spedali sono affollali. In tutti i r eparti di truppa che non ap rono alcun lazzarelLo esistono per la somminis trazione dei p rimi più nece~sari soccorsi i cosi detti locali dj accellazione (aujnahme, locale). Il numero dei letti che ivi sono tenuti (l) Corris(lomlcrcbiJ~ro alle nos tre ìnfcrmrric rrggimenlali.


E SERVIZI'O MEDICO MII.lTARE

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preparati é di 2·} (per ogni ballaglione di fanteria ed ogni Sf!uadrone). P er la g uardia esistono ancora i cosi detti lazzarelli rinforzati, di 125-200 lt!tli. Il mt!dico più anziano del r eggimento 6 in pari tempo il medico capo del respetlivo lazzaretto. In qnesli lazzoretti sono acco \ti anche i soldati di a lb·i r epar ti di truppa, come pure i soldati congedati. Il primo spedale di Piett·oburgo è lo spedale Nicolò, il quale é s ituato ·nella parl.e più orientale dello ciltll, presso la Neva, sulla riva sini::;tra. È uno spedale di 4• classe con 1500 lelli , dei quali 300 sono sempre dflslinati ai malati civili, e possono anche aumentare fino a ROO, però non sonovi accettati che gli operai. In questo spedale sonovi anche eccezionalmente 150 letti per donne, perché qui é dalo il cot·so di ginecologia s tato promosso dal già ispelLore A'enerale dell'esercito russo consigliet•e privato D. Koslow. Il corpo principale consiste di un fabbricalo mediano a tre piani con due ali laterali, a cui è a ggiunta una nuova costruzione pel corso ginecologico. Questo spedale fa una impressione di tristezza a cagione delle sue grosse mura glie, essendo stato ricostruito dopo un incendio, per ordine dell'imperator e Nicolò, in modo da essere allallatto incombustibile, è a prova d i bomba. I letti sono di fe rro con semplici sacconi, guanciali, lenzuola ed una copert.a di lana; i malati portano una veste grigiobruni:! simile al montello o rdinario dei sotdati. Non ci é altra ventilazione che la naturale; le latrin e non facevano sentire c attivo odor e. Il vitto dei malati mi sembrò buono, e lo stesso posso r ipetere per l'.tlti gli ospedali che ho vis itato. Al tempo d e lle:~ mia visita la maggior parte dei malati non erano nello spech:d e, ma in un vasto attendamento posto dietro di esso, per ché il locale era in riparazione. Tali a ttcndomenti m'oc cor se veder e a Pietrobur·go come a _Mosca e a Odessa e consistono di grond i e piccole tenrle da malati. A capo dello sped11le sta il consigliet·e di stato effcllivo D. 'Villschkowski; chirurgo consulente in esso è il consi gliere rli St.ato D. Reyher sali to in molla ri nomanza dopo la guerra russo- turca, a cui è anche aflhlalo il corso g inecologico. In quanto al servizio d'ospeJale, è a notat•e che i medici d egli ospedali sono completamente distinti da quelli delle


RIVISTA Dl 'fECNlCA.

truppe. Secondo i r egolam en li Of!ni tnedico Ila da cut•a t'i\ lìO malati, ma ordinariamente non ne ba che 3()-:,o. 11 p er~ona le inferiore è cos tituilo àai già ricordRI.i feldscheerer e allievi felù scheerer e dRg li infermieri . Questi sono soldati ciltl per rtualche motivo non sono completamente idonei al servizio e snno dali dni 1'C ~~iment1. E ssi mi sembrat•ono molto num e •·osi, e s•wondo il giudizio <.lei medici, val ~ono poco. In questo s pet!al •'· com ~ in lulli gli ospedali mililtu•i. s onovi le suore dell'or·di ne della Esal l<:~zi one della Croce, le quali ~o no tenu~e in rnulla considera7.ione e fanno una fl!.vore\'ole impress ione. Ai medici è direllamc nle s uborulltalo solo il personnle dei feltlsch ce•·eu e una parte def!li infermie J'i, nHmll·e il rimanente p e r~onal e di Se!'vizio sta s olto gli ot•dmi •!ello Smatrilel, ciJ·cos tanza che ne lla ultima guet·r a rueso-Lurca ha mollo influito sull'andamento degli s peJali. Visitando ~l i ospedali, mi parve che· in g enerale n e~! i ospedali russi vi sono malati Jo.ollo più ~r·a vi che negli osp edt~ li tedeschi. Questa osset·vazione s i deduce dallo s tato di de· b olezz& di molti malati. É noLo ehe lo scor·buto, malatlia r·arissima nell' esercito gennanico,. e piuLlos lo rrequente nel russo . I rappol'li s tatistici sanitari tlell'esercilo russo per· l'anno 1883 danno 37ì6 uomini, =4.35 per mille come malati di scol'l.JUto. Sembrano freflu entr a nche altr·e malattie aJtera n Li il pr ocesso nutrili.vo, giudicandone daU:aspeLlo dei maiali specialmente dal loro colore giallo spor·co. Ln t'fl ~i o ne di ciò , indipcnol enlem enle da particolari influenze m orbose. come la· malaria , sta n elle ptwlico laei condizio ni sanitat·ie della LJ•nppa. In quanto alla cur a- delle malattie non l!'ovai alcunn diffP.r P.nza el"~e nziRif! lra quella in 1.1.!'!0 pt·es<>o Ji noi . Vi lt·ovai. anzi lutti i pt·ogt'essi che qualificano i nuovi m ·~ lodi di lraltamento, in parlrcolare l'us o es le!'O della cur·a dei mnlnli all'at·ia fl'esca e flU ello dei ba~ni ft·edJ i nella cut·a Jel tifo e la. rigoros a t•pplica:r.ione del t1·aUamenLo nnLisellico. 1?: molto us&Lo il m icroscopio. Lo spedale Alessandr o Samenow , poslo conLro la stazione della strada ferr·ala' verso Zat·s koje-Selo er·a orig inariame nte il lazzar etto del r eggimento Samenow delle guar die che e


E SP.:HVIZ10

~IED!CO

l!IJ L'ITAIIE

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stato ampliato fino a 400 l ctli. È pr·ovveduto di calor·ifet•i atl S!'ia e di w atet·Cio:3ets. Anclte CJui er ano stabdili de:;li a tLcndarnerl ti. Il medico cApo dellt) spedale et·a il consi~.diet•e di stato ell't!Uivo dott. Schenk. Il terzo grande ospedale militare di S. Pietl'Oburgo è l'ospedale clinico della accademia medico- chirur .gica situato al . di li1 della Neva. Consiste dello spedale militare propriam ente deLlo e di nltri fabbricati in cui s tanno le cliniche dei singoli prot'e;:sori. Lu ~pedale è un grauc..le fabbricato capace di 700 letti, fra i qua li 109 per le malatlie m entali e 90 pet• l ~ donne; l e l atrine (toalercloset.~) ~onn cos Lt;ui le in pat'licolat·i torri. M ed ico capo dell0 speci~cd e è il consigliere Ji Stato effelliYO doll. Toropow autore del citalo almanacco m edico. Guidato da esso e dal r)l'of. Manasseiu visitai le copiose collezioni di questo 511fld~lle, che s tanno solto la l1Ustodia del professore K nt-puiski. Sono particol armente im portanti l e imitazioni in cet•a delle affezioni sifilitiche, i r icordi storici dell'o t·tlinarnenlo stHritari o dell'esercito ru sso, e i nuU?erosi ritratti e autogeafìe, fr a cui allras:<ero specialmente la mia attenzione CJUe ll i del barone '\-Vylie ~ene!'ale medico dell'e!>ercito rol"SO solto A;lesandr o I e del Duchnow !::ki, il principRle cr eator e rleii' A ccademia medica chi t•ur ~ica nel suo odi... t·no sci ~n l ifiro !':i!!tti ficato. M i duole di non avere potuto veder e in azion e, e!>sendo il t~ mpo di vacanza, lo insegnam ento di que~to f!ranJe istituto. Nel campo di Kt·a::;noo-Selo vi ha un ospednle per 300 letti ed inollt·e 1S lazzt~relli r eg-gimen tali comprendenti pure 300 l etti. Lo spetlal-e K t·aSJJOiJ- Selo non cor·t'isponde a quello descritto dall'H ey felder, perchè nuovamente cosll'uito all'uscita del castello ver so il campo di avanguardia. Questo · spedale circondato eia A"i ~:~nlini e boschetti é i n amenissima posizione ed il lert·euo che gli appartieue P. m_ol lo esteso, cosiccllè vi il spazio abbas tanza pel eollocamento delle tende. Il fabbf'icBlo pr·incipale ù costituilo da un Lun~o edifizio ad un piano che ha da un lato un corl'i doio con c..livC!'Se stanze che spot·goHo ver :;o l'altro ltlto. L'aria v i ù rinnovata con l a vcn lilnzione nalarale. Le latrine sono in piccoli fabbri -


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RIVISTA DI TECNI CA

cali posti di dietro con semplici fosse . Un gran numero di malati stavano nelle tende, delle quali 6 grosse pet· 12 letti e 24- piccole con 2 letti. Il vitto ·era- prepat·ato in cucine a fuoco aperto. Vi è anche un locale per bagni prov-

visto di apparecchi per docce e per bagni a vapore. Medico capo er-a il cons igliere di Stato effettivo D. F ow elin; inoltre fa ce v ano servizio due medici primari (àltere Aer.;;ie) e quattro a ssis tenti (junger e A e,..ste). Il personale inferiore consisteva in 38 feldscheerer e a llievi. feld scbeer er , di 60 infermieri della guardia e 105 della linea. R eggono l'amministrazione de llo spella le un colonnello (il colonnello Smelski) un capitano e un commissario. A ve va il comando militare di tutto l'o s pedale il comandante del campo maggiore generale Ster n v. Gwiadzkow!:"ki. I 18 lazzaretti reggimentali sono in baracche di legno alzale circa 1 m etro dal suolo circondate da una veranda con una s tanza principale in cui stanno 16 letti e due più piccole a lle estremita in cui è l'abitazione dei m edici, quella dei feldscheerer e la farmacia. La latrina sla di dietro e vi si accede per la veranda, accanto vi è una piccola cucina Le misure sono secondo l'Heyfelder9 tese o sachine (l) di lunghezza, 3 di larghezza e 2 di altezza; nel mezzo rimane un passaggio largo i sachina e 1 achina = 2,844- mm., alla sua estremi là dirimpetto alla porta si tl'ova un camino. Questi lazzaretli, in cui ad ogni malato è assegnato uno spazio di circa 30 metri cubi sembt•ano molto salubri. Di particolat·e eleganza e ra quello del battaglione dei bersaglieri ft·ancesi invernicialo coi color i francesi bianco e turchino. Mollo opportuna è la isliluziona dei depo~ili pei valeludinari dove !:'ono accolti i convalescenti in attesa di poter di nuovo entrare in servizio. Nell' ultima •c ampagna orienlal0 fu molto senti la la mancanza di questi depositi. Lo spedale mili tare di Mosca è uno spedale di 2• clos!"e, il quale rontiene 1GOO maiali siLuaLo nella pat·te più orientale d~lla cilt.à. F abbricato solto Pietro il grande é uno !OpeJale a cors ie di più piani che inchiude in sè divet·se corti ( t } Una tesa o snchina == 2,133 metri; t archioa = 0,7U m.


E SEilVIZIO MEDICO MlLITAilE

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ed è circondato da estesi giardini. Un lazzarelto d' estate per 600 maiali, è ft~lto di baracche di legno con lucernaio, ogni baracca contiene 60 malati, le latrine sono fabbricate al di fuori e sono cosi fatte come si usa mollo in Russia, che p er la forte inclinazione della parete poster iore, nessuno vi può montare sop1•a. Uu r eparto per gli alienati di mente nel fabbricato principale comprendente 15 11fficiali e 40 uomini di tt·uppa è ordinato secondo i migliori principii moderni. Il campo presso Mosca occupato da 25,000 uomini si trovava a l nord ovest della città. La disposizione generale mi sembrò eguale a quella di Kra nsoe-Selo; però le bar·acche per abitazione et·ano più numerose. Ad uso di ospedale il campo conteneva cinque grandi buracche di legno con finestre opp oste molto bene v entilate e ben tenute, allot·a occupate da 125 malati. Vi si trovava anche una s tazione pet• i convalescenti. L e condizioni locali sono p erò inferiol'i a quelle di KrasnoeS elo, poiché vi è scarsità di acqua e il lèrreno è in g l'an parte sabbioso. In Odessa visitai nno spedale di baracche corrispondente a tulle le moderne esigenze. Consis te di 8 baracche ad un sol piano con un appurecchio di aspirazione per la venti· !azione; può contene t·e 400 malati, è quindi uno speciale di 2•. classe. Un a delle bat•acche è destinata per gli uffi«iali, le latrine souo s ituate nel mezzo, ma sopra una linea più esterna ; alle esll·emità òelle baracche stanno le camere pei medici, per i felclscheerer ùa un Iato, dall'altro le stanze pei bagni e per l' alloggio degli infermieri. In questo spedale che è nuo vissimo e fa una buonissima impressione ll·ovai tutti i più r ecenti pet·fezionamenti scientifici; vi sono an~he speciali r epa.rli per• i malati delle ot·ecchie e della larin ge che sono qui mandati da ' lutto il territorio del 7• e 8' corpo cl'eser•cito (Sebaslopoli e Odessa). Nel campo della 15• divisione presso Otlessa non v'é un vero s peciale, ma &olo lazzarelti reggimcnl~ li . Questi con· sistono in fabbt•icali che hanno uno spazio per '15 le lti che · è coperto direttamente da un setto di stoppia. La ventilazione si fa per l' intervallo che rimane fra il setto e la parete.


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RIVISTA Dl T ECi'i i CA

M o lt.o impor tante è il museo della intendenza a S. Piell'obuq:m. Contiene una gnmde collezione delle unirormi elle sono state portale nell'eset•cito russo dal secolo passato. E pt·ubabilmente la piu comple ta r~:~ccul la che esisLe di qu•;slu g(:: Bere. Fra le cose piu imporlnnti pel m edico mililare che so•w in PieLt·obuqw va unnovert~Lo l'eù ifìzio della amministrazione g•~n el'HI ~delll1 CI·oc:d{ossa. Ua qu·}Slo si puo avere ~n a idea d•·l g1·ande s viluppo cl te ha avuLo in Russia il soccot·so volo nlat•io dei maia li. :\l i pat·vet·o in specia! m odo jmpot'lanli le colle..:ton i e i modelli dei quali una gran pat·te erano nlla esposizione di Mosca. . Da Pielrobm·go andai a Mosca, dove pat·Licolare inlef'e !>~e ollriva appunto la esposizione i vi aperta. Gli Qggelli iwportanli solto ilt•iguardo sanila.Pio si trovavHnO nel p1•imo gt•up po (isliluli filantl'opici e disegni di spedali), nel second n gruppo (igien e delle scuole), nel lel'i~O g ruppo (pt·odotli del labora· lurio dj i;:dene e alcune conserve), nel settimo gruppo (acque mineJ'ali, medicamen ti, proùolli chimici), nel nono g ru ppo triscaldaruenlo, illuminazione e ventilazione), n el LI;t!dicesiroo gl'lrp po) slulo ~unilat·io dell'esercito e Jella m·mat~), nel quallot·.licesimo ~ t·u ppo (due paùiglioni della Cr·oce R o~sa, treni :::u11ilaei, eec.). Degli spedali erano espo~ti quasi esclushamenle i clise:rni ft·a i qunl i met·ita di essel'e rtcorùalo qnello dell'i::lit uto eli· rllcO ù••lla gi't~ rHiuchessa Eleua, un g t•tutde spedalc a padiglionii, di ~.;u i lulle le pal'li sono collegale fra loro da u1\ eorridoio comune. Lo spedale de i bambint del principe P ietro di 01 de mburgo in Pielrobut·go, non osLanle la s ua costru· zione a piu pialli secondo il sistema a col'sie l1a il g ran merito d i permettere in moùo piu completo la sepal'nzione di lulli i mnlali Attaccali do malattie contagiose. Infot'mato a que:=:to principio è plll·e lo sp~d al e dei bambini di S Vladi· m iro in .Moscn, costt·uilo secondo le indicazioni ùel Rauch· l'li!<'- cl11: & di fferenza di que llo Ji Piett·oburg-o é fatto di v~:~Ji~lioni a uri sol piAno. L 'csposi7.ione non conleneva alcun ù1segno d i rrucl i.Jello sp.:dulc clte ù stato acctu·utnmente descriLlo dal Raucltfus!' nell'o pc t· a Die /ùnder- 1l eilcnsta l tr:n.

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E SEIIVIZIO MEDICO MILITAIIE

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Vi s i lt'OYano inollr·e i piaui dello spedale evangelico Iuternno in S. l'iett·obur·go pet• 70 lclli, un disegno pet· uno speJale per le malattie ·estel'ne n Helsinglors ec.J inoltr·e un modello e disegni per baracche Jcl ì\ obukon e un moùello di baracche del Kabat. Mi par·ve mollo impot·tan te il moùello Jclla baracca per lo sgomuro dei ferili in Jessy che fu improvvisata con una tettoia di s trada fet•ral», costruzione semplicissima che durante la g uerr·a tanta influ enza ebbe sullo sgombr•o dei ferili. Et·avi inol tre un modello delle baracche di tela d'Olona costruite dal J ohnson in OJessa durante la guerra, delle quali trovas i una esulta clet:ct'izi one in Pirogow . Mollo importante era la mostra dei numer osi m ezzi di trasporto Jei malnti e fel'i li. Vi e!'a11o mezzi di tl'asporto sui cammelli e s ui muli, e le pii.t divePSe fogge eli car ri e finalmente cal'ri da straJa ferrata della piu diversa costruzione in moJello o completamente eseguiti. Pei cammelli eranvi tante le ttighe quanti cat·ri. I numerosi carri erano a due e quattro !'uole e ve ne erano alcuni di forma atfaUo diversa da quella degli europei. In gener·ale pt•evaleva in ques ti cat•t·i sanitari la tendenza che potessero servit•e in pari tempo pei fet•ili cot•icali e pet• feril i sèduti. Mollo copiosa era la raccolta dei mezzi di tr asporto sulle strade ferrate.' Nel padmglione della Croce Rossa si trovavano molli modelli che r·appresentavano i pii.t diversi metodi di adattamento dei car ri da merci e da viaggiatori a l trasporto dei maloti. Vi erano pure molti carri da strada ferrala compl eti; così un carr·o della linea B1·esl -Mosca per otto m a lati con barel le fìsse s u due piani con molle laterali e col riscaldamento ad acqua calda, ed inollre un carro della strada ferrata Liban-Rosuncy con qunltro lelli e quattro pollrone pieghevoli, e uu carro secondo. il s istema Salukowski, in cui lo barelle 51)11 0 SOl'pe:::e per mezzo di molle. Il padiglione della Croce Rossa conteneva ancora una r icca letteratura sull'operato della Croce n ossa durante l' ultima guerra.

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RIVISTA D'IGI ENE

La COilsei'Ya al imcntnre che dA poco più di un anno e unporlatfl in Europa dai i"Aanerica meridi onale soLLo il uome di carne pura, è una polvere bru11a, d'aspè-LI.o g ranul oso, non spiacevole al! g ust.o, di ~a pore salato . . Con l 'esam e micr ol'copico yj si riconoscono i fasci c le fi!Jre muscolari l"t riate, vi ~i ril"couLrano poche cellule grassose, q unsi nC!"SuJan ·fìl.wa tendinea. Posla in infusione nell'acqua f1·edda o uell'nCC(ua calda la carne pura ri gonfìa lino a.l do ppio del suo ,·olumc; lratlala a' cal do uell'aci do aceti co o cloroida·ico diluiti r ig-onfia fino al triplo, .couserYandM i però la sl r t.:llura delle fibr e. Ma dnpo aJcuni g io rni questa slrut.lurfl s i nllcr:a, il con l.enuLo delle fibre si disgrega in minute gl'anulazioui, s pAI'i!"(;(ltlO l e ~ ll'ie tt·as,·er sali. SccOIIÙO l'annlisi dd r•·of. Kijni~. dello Stii lzer ed altri la carue pu1·a con tiene: A cqua R,::>O, sol"ta11ze alhuminol"e 72,2:3, grasso 5,7, Soli 1\, 18. Per le iiOSlallzC ul hum ino~c ecruirale ad UIIS quanlilil <,JU!1ÙI'Upla di car·n o di manzo mng r·o. I 1'ali vi souo a~:riawti perch~ si con><cni lll8[!l io. La. carne pura si ~cioglie uei sugh! ùi:.wstiYi. El"am inRndo al microl"copio ~li escrementi di chi è soltopr~ Lo a lla flliulonlazione con (]uesla carne, ad escl u~:oue di og-ni altr a, non Yi si ri,-contr-a alcunn fìhra o fascio muscolmc, in <;Ili ~ia r iconoscibile la s truttura del muscoln, 111a 1'olo dei sacclrctli vunta di sarcolcmuira o contenenti una so!<Lunza ~r·a nul n:-<n., !:'enza lrar·eia di Sl1·ialu1'a. L'autore oonfermò su se !"lesso In digerihilitù e il poterv nutritivo della carne pu1·a, alimen lnntlosi d ieci sett im ane <'O il fJUCl"ta l"0stnnzll. con rog-giunla di un poco tli bu n o, ùi pane 8 rli C{l(fò. l lll'im i giorni, dopo i pa,.li l ll'inCijll\li ]'1'0\'fi\'8 CO III C llllO l"(' ll>'llZil)fl O di ''1101.0 nello ~[O i r f;) CO, 111ft l'l'i 11011/0

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COI}'RlSPONDENZA SClENTlFICA

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senti più, ed aveva invece dopo il pasto un senso piacevole di benessere fisico e mentale. La digestione, lo stal.o della salute e delle forze non patirono alcun nocumenl.o. Il peso del corpo nella prima settimana scemò da 191 a 18!> libbre, . ma poi rimase stazionario. · Il Ronnberg conclude: che la carne pura può sostituire nella nutrizione la car ne fresca. R l.iN NDERG. Facendo seguito alla comunicazione prece(lente, l'A., dopo avere esposto il resultato degli esperimenti del Charcot allo spedale di Bicètre, da cui è dimos trata la perfetta digeribilità e il potere nutritivo flella carne pura, e la possibiUtà di nutrire con essa non solo i sani ma anche i malati, dà conto della !orma, sotto èui il dott. Meinert ha preparata una razione completa aggiungendovi la n eces~aria quantita di gra~so e di carburi di idrogeno. Questa razione consiste in dieci piccole focacce biscottate del peso ciascuna ili 60 grammi, il cui volume potrebbe con la compressione ridursi ancora molto più piccolo. Gli uomini alimentati e!':clus ivamentc con queste· focacce in un giorno di marcia sostenuer·o benissimo la fatica e si t.I'OYarono pienamente soddi~'<fatti.

CORRISPONDENZA SCIE NTIFI CA A l eltiar:rno sig. dott . Franohlnl, maggiore me<lieo.

Egregio signore, Compio al dovere di porgerle i più vivi rin graziamenti per la cor tesia che le piacque usarmi ùeùicandomi il pregevolissimo s uo scritto intorno all'uso dell'iodoform io nella cura della lisi polmonare, pubblicato tes tè sul Giorn ale eli Mer{ieina Militar e (i).

Ma , mentre soddisro a quest'obbligo imprescindibile, sento (O r.io>·>u>le di .lle!lici>l4 ,t/ililnre, rase. di :~gosto, scttemhrt~ o oUohre, 188L


COll~ISPON DEl'iZA SCIENTIFICA

il bisogno di t·ettifìcare alcune asserzioni, che se lusingano il mio amot• proprio, non sono in tutto conformi al vero. come V. S. potrà convincersene ove abbia la pazienza di leggere quanto sono per dirle r elativamente alle suacce~ nate asserzioni, le quali mi preme assaissimo di dimostrare che sono il portato d'un equivoco promosso per avventura dal non essermi io abbastanza chiaramente spiegato discorr endo con lei or so n circa tre mesi, dell'introduzione nella le ra peutica del suddetto fat·maco, affincllè da taluno non s i supponga che nd esempio della cornacchia, e sempre che mi torni, io non rifugga dal rivestirmi delle penne del pavone. Dopo d'aver ri~ordati i suoi studi sull'azione curativa dell'iodofot•mio nella tisi polrnonure che fornirono al Righini i primi .fatti che quasi le spinsero ad occuparsi di quell' ar~omento ed a dettar e quell'aureo libro che è la lotlo.formor;no.<;ie, Ella alferma in quel suo scritto che "nel campo << pure della patologia chiru rgica gl'Italiani furono i pt·imi a • spet·imenlare riodofot•mio •· E soggiunge quindi che io, nel if:!j2, lo sperimentai con felice esito nella cura del carcinoma della mammella, e che la storia di quella cura si trova r egistl'ala nell'A beil/c Medica/e del dello anno, e riguarda una rinomata cantante, la s ignora L .... Carlotta, la quale essendo afflitta da tumore carcinomatoso alla mammella destra, che era stato reft·attario ad ogni altra cura, fu in pochi mesi guarita dallo stesso coil'uso interno tlell'iodoformio. • La Memoria del dottor Manayra, prosi egue " V. S .. venne riprodotta dalla Ga;ette M~rlieale de Paris e " da allri giornali medici, ma col decorrere del te mpo fu " dimenticata. Solita ~loria delle vicende umane •.... chi « davvero dimentica e chi inflnge di dimenticare per potere • poi all'occasione esclamare Eureka! Dall'accennala Me" moria risulta adunque manifesto che il dottor Manayra • introdusse nella terapeutica chirurs;rica l' iodoformio trenta « anni prima del Von-Mosetiz-Morhof, c]1e è considerato dai • Tedeschi come il primo introdutlore del detto farmaco u nella pratica chirurgica •. (1). (l) L'iodv(rmnio nella cura della li.si polmon<Ire, pag. lt.


CORRIS PONDENZA SCIENTIFICA

È propriamente esaltu quesl'esposiz•~ne? È essa l'espres-

sione fèùele di quello che io volli dire e cr·eùo d'nver dello a lei? No certamente; e se io le narrai i falti nel senso da lei riferito, debbo confessare con grave mio rammarico che la memot·ia e la lingua mi se1•virono in quell'occasione a ssai male e mi fcce1'0 a mia insaputa uu brullo ti1'o. Eccole ora in compendio ciò che era mia intenzione di noli ticarl~ in ot•dine all'uso interno ed eslet•no dell' iodoform io da allri e da me tentato in varie malattie p1·ima del ·tRi>2. M'asterrò dal porlat·e i famosi vasi a Samo e le non men famose nollole ad Atene rammentando a Ici, in qutsla mate•·ia duce e maestro di color che sanno, che l'iodoformio scoperto da Sél'ullas nel 1852, non si sa pt·ecisamente nè da chi nè quando fu adoperalo per la prima volta qual medicamelllo. B oucharùat nel suo 1\1anaale di materia medica, <li terapcutìca e di farmacia, afferma c l•e da Ll'entacinque anni si serviva dell'iodoformio, e da lungo tempo aveva acquis tata la convinzione che sit'f11Lto far·maco era da consider arsi sotto tre punli di vista, cioè, come blando preparato iodico, come aneslesico e come disinfettante (1). Se possedessi la pl'ima edizione del suddetto lrallato potrei calcolare in che anno il sig. Bouchardat cominciò a provat•e · l'azione terapeulica dell' iodoformio, ma sventuratamente quella che ho a mia ùi!>posizione è la j • , e porta la <.lata del 1873, nè ho il mezzo di accei'Lat·e se la precitata affel'mazione del BoucharLial figul'asse gia nelia prima edizione o sia stata aggiunta in uua delle successive. S ono però in g rado di assicurare sulla fede di Minich che l'or nominato farmacologo nel HH6 fu il primo a •·accomandat'e l'iodoformio come rimeùio efficace contro le malattie linfaliclle, contro il gozzo e l'amenonea (2) . . Checchu ne sia, è fuor di dubbio cl1'io lessi nel 18~9, sul num. del 1• marzo 1849 dell'Abeill~ Méclicale il seguente articolo concernente le vit•lù terapeuliclie dell'ioJùformio rip•·odollo dal M onlhleJ; Journal oJ medecine . . (1) Ved i .J/un•wlc suinclic:tlo, tomo Il, art.. /oclu[on11iu, Jlag. il5, edizione Gcrmer D3illicrt>, P3ri;:i. Il!) Lo Sperime11tal;•, fast. di luglio 1 88~. png. 43.


104.6

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CORRISPONDE~ ZA SCrKNTIFICA

Premesso che fino allora l'iodoformio era stato poco usilato in Francia, l'autore di quell'articolo registra que~ te no ti z:ie: « Il dotl. Litchlield se ne servì contro gl'ingo r l!lti g hiandolari , contro la ~wurigin e e la lebbr·a. Questa sostanzn poss iede, a della del s unuominato pratico, proprietà esLI·e mAmeule favor·evoli contro le malattie cut.anee, la psor-iasi, l'imp etigine, IR porri:-rine e la rogna. • I l do tt. Giove•· ne fa uso nelle malattie cutane e. sotto fornm di pometn n ello proporzione di 4- grammi di rodol'o rm io s u 32 g rammi di cerato semplice. u Nella cut·a tiPI goz1.n il sig . Glover l'usa all'inlt>rno c all'e!=<lerno. AIJ'intel'M princi..,ia da due grani in tre pillole e n o n ollre pa~s o i tre grani. Sotto l'influenza di '(ttesto m ezzo s i vedono j gozzi scemat-e rapidamente di volu me • In un caso in cui la nHtlnllia durava da seLle anni t>Ù il gozzo ave\'a il volume d'u" grOS!';O ravanello, nello spazio di quattro me~ i ti tumore er'R ridotto alle dimensioni d'u na piccola noce. In un all•·o caso, in cui il gozzo es is te va da qua ttro anni ed et•a voluminoso a segno di porre os tacolo alla tl e~lutizi one, il tumore scomparve quasi completamente in capo Ad alcuni mesi. L'auLore avverte che ebbe cura di sospende1-e la m edicazione pt~ r tema di stancare g li or gani di gere 11 ti . • Il s olo efl'etto fis iologico notato è l'aumento d ella quanti tu d eli· 01·i n u •• Qui 111i tade in accon<·io Ji nvvertire che Demo•·quny, Jdla cui sutor·ilil s i g iova il Bouchardat, osserva che Mot·è-Un fu il primo, dopo il ·Bouchardat, a indagare le proprie tà lis iolog-iche e lerapeutiche dell'iodoformio e lo trovò vantagg iosissimo nei tumori cancerosi. Dell'o stesso parere furono Malli'P-, Besnier e F értiol. Questi due ullimi , com e il prefalo De marquay, l'ado perat·ono contro le ulceri s ifìlitic he e pia g he CI'On iche e r ecenti di dive rsa natura , ne llo s tato di polve re tenuissima t!i cui ne cospergevano la supe1·tìcie . L ette queste notizie mi venne voglia di sperimentat-e il nuo"o rimedio, limilanùoue dapprima l' uso in ca si nnaloghi a •JU~lli m edilati n ell'articolo surricordalo. Esso cordspose


CORRlSPONDiNZA SCIENTIFICA

sufficie nte mente alle ~peranze che aveva fatto nascere in dive1·se al'l'ezioni di natura s lrumosa e ·celtica, specie nel gozzo. oegl'ingo•·g hi ghiandolari. nelle p leiadi sifllilic be e n elle nlcet•i induJ•ate, delle quali allivò la risoluzione. L'es ito favorevol e olt(,!uulo in alc uni tumori del corpo Lir t•tde anticlli e mollo ùu1·i e r e nite nti, che ave vano t·c~i s tilo in aùdie tt·o ai risolutivi i più enf'rgici e vantati dai mig liori clinir.i, mi ~pronò a tentarne l' applicazione in un ca !'O di scirro ali& mammella, pe r cui v~.;~ nni co nsultato nel 1852. La persona c he io mi a ccinj.:e va A m eùicar·e con quel o1ezzo era una s ig-nora cile l'IOff1•iva da circa due anni e presentava uno s cirJ'o, clt' eJ-a ~i nnùato ing rossanùo a poco a poco ed a,·eva fin ilo C()ll'invnùe r e In 'fUll!'i to tali ta delht g hiandola mamma1·ia sinis t1·n . L'inf'el'IDI-I, <'h8 COlllAV8 cfa 33 8 :1~1 unni, e J'8 di temperam e nto liufali co-bilio~ o ed oll'l·;va quel colorito terreo e t"fUella pMticolat· (losçezza ddln CUlt} che C81'8 lterizza no la diates i caucerosa. E ssa ual momento che s'et·a acco rta del suo male s 'e ra falla vede r e ùa un med rco, il quale. aveva s uggeriti e m essi in opera par~cc hi compe nsi ter npeulici, che òis~ra­ ziataroe nte a nulla a pprodaro no . Oltre alla circos tan za dell'inulilalà dei rimedi Ot'tlinari a cui e r'8 s tata s in allora sollopos ta l'inferma. ed alln facoltà al tu m e nte risolutiva , clt' io ave vol'iconosciuta nell'iodof•H' rnio, mi confortavano viemeglro a ricorre t·vr i pr ospP.ri successi com; eguili da Mo1'1-!lin e da De rnurt'juoy e pubbl icati; su ben mi r ic'ot•do, poco tempo pri ma s ulla Ca sette mérl iealc t! e Paris, su cce~~ i pi~namente confo rmi a quelli precedentemente pt·o· clamali da Lilchfìeld, da Glo ve r•, e da alll·i m et.lici leùeschi ed ingle s i. N o n solleverò la <[uestione se in Ge r·mania il pl'llno o s perirne ntn r·e l'iodnf,)r mio nt>II A pt·alit:R cltit·urgica si ~:~ s tillO Vo nMo!'e liz-Mrwlwf, conte lt'o>vo ~l'gnalo nt>lln Mem o ria di V. S . a J>HJ2. 20 (us serlo c ho no n s ussisteJ·e bbe, ~lAndo a lln rwta de Il' A f1ei l/r. .\IlMieale poc'onzi in le{lr·almente ri po t·Lalo). e sa in llalin s pe llr pt·opr io o me l'o nore d'aver dischius a la via a s i~l'ntla s pet•imeutazio ne, onore c he v. S . mi attr·ibuiva l'or.:;e più con ossequios a defet·enza che con precis ione s torica.


~048

CORRISI?O:\'DE:'iZA SCIENTIFICA

AJ ogni m oùo reputo conveniente di fnr constare che, rea le od ipotetica che sia, io non l'ho mai invocata la priorila che co:Sì gene ro~A mente mi si vuo i r·iconoscere. e che non n e ho mai menato rumore nè pem· le stampe, né altrim e nti, perché, come or ora dir·6, n e lla pii.! importante applicazione che ne feci. I'iodofo rmio non si chia ri benefico come sull'i!llt•ui testimonianza io lo supponeva, e come a?pal'ir·a dalla continuazione Jet mio racconto che r·iprendo non senza chiederle venia di rruesla disgressioncella. Avendo m eco ste~so stabilito di cimcnlu r·c nella cura del su r·ipeluto tumor e scirroso f'iodoformio. cd informata di <tuei mio di vi!:'amenlo la sig nora Ca l'lotto L ..... lu quale Annui di buon gr·a.to, t•icoprii di lieve stt·ato ùi colone cardalo la mamm~>lla offe;:;A, che cosper·si poi, .s econdo il m etodo De· mttrquay, cl i iorlofol'm io lì n issimamen Le pol verizzalo, e contemporoneame nle pr·escr·is;:;i per uso i:nlemo ·10 cantir::rammi al gio rno del medesimo preparato. l m·istctli in quella medi-cazione cir·ca fJUallt•o settimane; ma non iscorgendo alcun m igliOt'OmPillO ne dal JatO del volume, n è da fJUelJO della dul'ezzn, e d'al tronde lagnandos i l'infe rma dello sgradevole odor·e che ll'amanddva il m edicamento e del m olesto prurito ana cute che il !'; UO contatto le cagiooa,·a, abbandonai quella m edicazione che si moslr·ava più da n n osa che g ioYevole e m'a pp i ~liai alla m elodica compress ione della par te con lislerelle di cerotto, adesivo m edicato, che lo s viluppo non comune delle poppe rendeva facil e Rd esP~u it•si, ed atramminis tr·ozio rte interna e pro~t·essi,·a dell'ur'!;enialo di ferro, m c rc~ i quali mezzi cd un beninteso r egime di~teti co in cui ram m a !ala ebbe la costanza di persever·are un anno, si ol· le11nc il t•omm.,ll imenLo de llo sci rr·o e In ce!"sm:io ne dei do· !ori e dei vaf'i dis turbi onde e ra stata pe t• lunto lempo lor· mr>nlala. Cnsi ~tando le cose, stH'f'hbc quasi il coso ùi concellor·e tre pal'ole su quattro, giusta il Pl't:CCtlO di n oileu u, d~ll'elo · ~io!"U. commemor azio ne a cui ella mi ' 'olle fa re se::rno, per· cltè, come sernbrurni d'aver messo ir1 sodo, ù ben sì inconte· stobile ch'io fin dal IIH-9 mi valsi del l'iodo fnrmio per comballere val'ie specie di mali, e nPI '11'!52 l'odoperai in tus et


VARIETÀ

e:clus contro lo scirro, ma non pat·tecipai al pubblico i ten-

tativi da mc faLli e perciò se taluno che al pari di me, seb· bene posttll'iormente, sperimentò l'iodoformio si · a ppl'Opriò la priorità di quella medicazione, non é da incolparsi, perchè non era obbligato a conoscere gli studi a cui io m'era privatamente abbandonalo per chiarire la virtù terapeutica del sunnominato agente. Grato a lei del la sua buona intenzione, la prego perdonarmi il disturbo che le reche1·à questa mia, intesa a dare a Cesare ciò ch'è di Cesare, a Dio ciò ch'è di Dio. ed a l'espingere, benchè non ricco, un aumento di patrimonio a cui non ho legittimamente diritto. Roma, 22 otlob1·e 188-l.

P. E. MANA'I'RA.

VARIETÀ • Un caso eU cambiamento periodico del oolore del capeW. REI;-; II ARDT. - ( Virchoco' s Arei!. XC V e Centralbl. jiir die l•1ed. Wcssens., N. 15, aprile 188i-).

11 caso rig uarda unn fan ciulla di '13 anni idiota in tùlo grado e molto arretrala nello sviluppo. P er otto giol'ni i suoi cape lli erano chia1·i di llll biondo ginlliccio1 nl conlra1·io negli otto giorni seguenti enmo scuri, color d'or o cupo. Ques to alle rnnutcsi carnbiameulo di colore non seguiYa ad un t.ralto, ma nello spazio di 48 a 60 ore. Non si ossen ò mai nè la caduta dei capelli, nè alcuna mal1:11tia di e!>si o del cuoio capelluto. Un ioganuo con mezzi di colorazione artificiale è af1atto es cluso. n micr·oscopio dimoslt•ò che i capelli chiari giallici contenevano molta uriu, particolarmente nella sostanza midollare; iJ che non c rn negli allri scuri. La culic uln dei capelli chiari


·1050 avea trua e là aspetto vellulato. Il R cinhnnlt ritiene la presenza dcll"llria nei cnpolli chia!'i com e u11 fatto patolog-ico, avuto rig-uardo alla ~UA grnn quantità. Di pari pn~so col cambiamento del colore dei capelli, !"nccedeva un cambinmenw nPIIn ~tnto p~ichico. Durnnte la settimann in cui i capelli erano piit ~cu ri, la ra~zw ~i climostra'-a irriU\tn, la ~ettimana dnpo f1nnndo i capelli cr·ano dh·enlati chiari, più stupida. Nel perioclo Ji Açritazionc ~i trovava torpore ùelln fnccia, temperatura C> l evata cd nurnentnta sr.cr ezione doli n pelle, nel periodo di quiete, ~tMi al vi~o, pelle piu fredda asciuttA. L'Autore pcn~a rhe il cambiamento del colore dei cnpelli proredl'c:l"e da cli~tnrhi trofici nel dominio dci nervi ciel cuoio capelluto. :'\cl pcrindn di shtpidità, un poco di aria, per la ru,·iditù tlclln cuticola, pountrAvft nella sostAnza corticale dci cApolli ; In 'lunntiu\ r elalivnme11fe grande rl'nrin nella sostnnza mi,Jollm·e dei cnpcll i clliat·i det·i nwa clni gns del sangue nei vnsi del cuoio capelluto, in cui durante lo stupor·c si sarebbe stnhilitn una stnsi. Nel periodo ci'A:?ilazinne nvveniva un inlurgidilnculo delle cellule midollari per inOucnzu di una aumentata innervnzione lrofica ùa cui l'ariA erA di nuovo i n gran parte cacciata via.

Lea troia époquea d'une déoouverte aolentl1lque - La clroulation du •aDg - D ASTRE. - (Rcrme deR DcrtJ': M onr/es). L 'illustre professore traltn il ditlicilc ar::omcuto con ampia erudizione, ma vest en!lolo colle piu ~mplici e fncili for mcJ. E::Ji rn con imparzialità n tutti i ~ndi mne!'\tri la parte che l or o !lpetlA nella çrron1lc seoperta ; scoperta che ebbe puro il sommo merito di inizinro lu scuola tlel l i bero esame, la scuola !lper imeutnlc. L·m•lore ramment~ lutti i ~omnù che ebbero diretta od indir etta mano nel ~nde lnvoro. PellA pr ima epocn,controdistinta dAliA l"('opertA della piccola circolazitmP o polmonare, rammt>utn fra gli Rltri il Cesnlpino, n VC!'Ifllin, il Fruoppio, il Fabrizio di Acrruapendcnte, l ' H11r vey, e r onde allo s\'enturato Ser vct il dovuto mer ito della vol~arizznzione del trovato. del


HJUEÙ

·101H

quale però intero a~~egna il dir iLto al cremone!"e Realùo Colombo, elle lavorò intorno ad c.<;go negli anlìteatri anatom1ci di Firenze, di Roma, ed insegnò a Pisa f!UÌndi a Padova, ove so~tilui il V C."'a lio (15 H). Pell'epoca seconda,car:atlerizzala ùalla scoperta dellagrande circola;;io,ne, rìcordiJLO il Cesalpino (che parlò della dirètione delle correnti), di GeTolamo Fa ln·izio (pelle valvole del cuor e e delle vene),rteccnnnto a Slenon, Bauhin, Hiolan,Silvius, Debois, dà il merito compiuto della scoperta all'Harve~·: i s uoi predeCC!"sori viclero distinti diver~'<i punti della complessa questione, eg li ne trasse da loro la co no~'<ceoza; ma a lui spetLa indiscutibile il vanto d'avere generalizzati 11uei parziali concetti, d'averne ri!"coo tralo il nascMLo legame, e trattata l'idea intera, concreta della grande circolazione. L a terza e poca ri~uarJere hbe In circola.:ione locale, capillAre. <ìiil noto ili cerilo era l'uflicio e l' illlporlanza del circolo capillare, intermetlifll"io tra l'arterioso ed il ve11oso, e costituente il circolo o.r,ganico, nutritizio. Però ta scoperta dei ne r vi vn~o·molori (eostrittor i) fatta da Claudio Be rnard (1851), gli ~l.uùi eli B1·aw11 Sequard, Vulpinn, Lepin, Mat'c y (che inventò lo sfi~ momelrol , dieclero alla circolazione locale ben altro s ig-nificato da quello che prima le fosse atlribuito. La scoperta poi ùegli antngoni.c:tici (dilataton) iniziata dallo stesso Be rr1~ll'd {corJR Jcl timpano), dal L épin e Vulpian (per pochi nltri nervi) e tìnallneute completata dal Morat e dal Dastre s tes!<o, che ::;i poterono estendere a tutto rorgani!"mo, rappreRentano lo stato attuale clelle nostre cognizioni sulla materia. Non esauriscono però l'argomento, elice il Das tre: « Dans les • :wiences de ta nature rien ne .fillit jamais .... chaque d.ér.ou" certe n'est fJUe t' inlrodnction à quetque déeouverte nottoeUe " que l'aoenir tieni en réserre. • Con molta rag ione nota poi l'illus tro Dastre che la scoper ta della ganer&la dift'usione dei nervi vaso-motori dilatatori ha 1·ipr i!';tinata l'imporhl nzn RCientifìca delln teoria di Bichat s ulla vita, che la prima isolata scoperta di Bernardaveva prolondam ente scossa. Le due vite, animale e oegetale, oggidi non possono scientifiCAmenlo mettersi in tlubbio. L'imparzialità dell' iUustre DAstre nelle sue ricerche ed a p-


VARIETÀ

pr czzamculi a noi app;-wve poi somma, r·ara ... P adauuo Jelle scuole iLalinne del f>UO, le Jice u feconda sor~e'nte di istr·ulione, '' ove le lcllcre o le scieuze, u~ce udo allora da un luugo lor,, pore, allnlC\'arro li spiriti cur·io:;i di tulle le par·ti d" Europu • e dic hiar a che • fu sopratulto una bella epoca per le scic11ZC • d'osseJ·vnzione ed in particolnre pelle naturali.,

B. Trattamento e guarigione della l e bbra. - (Reoista de medicina y ciruyia prùclica~, 7 mtorzo 1884). Leggesi nel Siglo medico un articolo a questo riguardo dove il sig. Vizcarro, dopo di ave1· parlato ùi q ualche buon risultato avuto nel t1·atlamenlo della lebbt·a tuber colosa coll'uso degli arsenicali a forti dosi, dei bag ni solforosi ed a vapore, ecc., narra di radicali e mirabili guarigioni couse· guite coll'uso continuato ed abbondante, come alimento, dP.IIa carne e del grasso del majit, g r•osso scrpe americano. Testimonio ne sar ebbe stato un st:o amico, che g lie ne diedè contezza. Nel Yaguaiaé, presso San Juan de los Rernedios, un negro lebbroso, con faccia deformata e mani e piedi r osi dalla cancrena, fu consigliato Ji cibar·si copiosamente d i mftja, c dopo alcuni mesi di questo regime guarì raJicahne nte. t:n secondo coso riflette un commerciante, che de llo suo amico trovandosi ad Habana per all'ari, ivi conobbe. Questo commerciante in vaso dalla lebbra, aveva cercato inutiJmenl<?, con lulli i mezzi possibili, pure in Europa, u na g-uar·ig ioue che ormai disperava di poter' consegurre. L'amico del sig nor Vizcarr·o, di ritorno l1fji para~ggi di San Juan , gli ::-p~Jì un'abbondante provvista di gr·asso e di carne in conscr·\·a Ji majà, e il commerciante al par•1 de l negt•o risanò per iel· ta mf:nt.e. " Mi consta, soggiun ge il narTatot·e, che il mio amico co· nasceva la malullia, né p oté ingannat•si, come non può in· gunnar·s i ciii pure una sola volta l'abbia veduta. Viùi io s tesso coll'uso della carne dei colubri ùel paese guarir·e una distinta signora Ji un erpete inve terata o


VAIUET\

1053

ribelle ai rimedii dell'arte, e così pure ristabilirsi in salute, per cura analoga, un infermo di gastral~ia cronica, d' indole erpetica , il quale trova vasi in condizioni assai gt•avi ecc. •. llanovre d'a.mbulanza a Vlenna.

Il 2i scorso apt•ile furono eseguite delle manovre d'ambulanza a Vienna in presenza dell'Imperatore, dalla Corporazione della Croce rossa che in Austria· Ungheria ha una importanza eccezionale e fornisce al Governo un notevole materiale pel servizio d'ambulanza in guerra, avendo i soli cavalieri teutonici disposto per assumere ben 41 colonne di traspor~o, con 206 vetture; l'ordine di Malta .avendo organizzato già 6 treni sanitar-i; le altre Società ben 40 colonne sanitarie. Furono queste che diedeeo prove della loro pratica organizzazione nella manovra sovra accennata. La manovra consistette nel carico e scarico di fer iti, muniti all'atto ùi apparecchi improvvisati (apparecchi di paglia alla Beck).

B. L'eço•lzlone d'igiene a Londra.

Fu aperta il ·t• maggio. Una sezione speciale vi fu riservata al servizio d'ambulanza, suddiviso in 8 gruppi: 1) Buste da medici; 2) Materiale da medicatura affidato al soldato stesso; 3) Materiale trasporl.8ito dagli infermieri; 4) Mezzi di trasporto a braccia (barell~, amacche, palanchini, ecc.) ; 5) Veicoli spinti da uomin:; 6) Veicoli a dosso d'animali (cacolets, letliere, ambulanze da montagna, fornelli portatili, casse da medicazione, ecc.) ; 7) Vetture per feriti e per materiale tecnico, cucine, ecc.; 8) Treni sanitari; riduzione delle vetture e vagoni comuni, ecc. Sarebbe stato desiderevole che a qualche persona competente nella materia fosse dato dettagliatamente riferire sui risultati attendibili di cosi importanti oggetti esposti, nell' interesse della applicabèlità ai nostri relativi servjzii in guerra. B.


4 05t

NOTrZIE

La votazione popolare del 30 lug lio 1882 aYendo in l svizzera ri::rctlala la legge giil vi::rPnle sulle epidemie, e le Camere F ederali aYendone p1·eso aLto, il dipar·limento fede rale militare con decisione del 29 dicembre stesso anno, ha abrognlc le pre,;crizio ni del 1873 e 1R7:l relative alla rivaccinazio ne delle r·eclule . La riYaccinazione nell'e,;ercito ha quindi ce~~nt,o cr es;:e,·e obhligRtorin, limitandosi l' f!uto rill:ì militare a somminis trare alle recluto che ne esprimono il desiderio, ii m ezzi pCI' es.c:er e rivaccinali all'alto della lor o ammissione in servizio. In con;:eg-uenza di tali 1lisposizioni non si prende piu nola de::rli uomini Yaccina li o no al r entrare in sen i zio. Il numero poi degli uomini elle nel1883 domandarono d'e~srre vaccinati o riYaccinnli si è ridotto alla cifra ins ig nificante di 23, mentre prima, la mct.l1 aiJneno delle reclute, era rivuccinat.a. (lflB1 = 2480; 1fl8:l= 1914). B.

NOTIZIE A complrmenlo della nolizia su lln b ella impi·es:-io ne <:h" avevano fa llo olia Mostra Nazionale di T orino i p r eparati

tarmacculici della nos tra Fat·macia Cenlrnlc MilitAre, sit~mo lie ti di annunziar e che la Giuria della Sezione X V I , Classe Il,

Ca Legor ia 2• de lla Esposizione, ha confer·ito alla Flirmacia Centrale lVlilit.are la m eda!-!lia d'at·genlo peé la bo ntu dei prepat·ali ch imi ci e farmac~' uli ci cl1e essa confeziona pcl servizio de l Soldato. LA Dli~EZ IO:-IE .

Il O i rettore

Dott. F ELTCE BAnOFFIO r.ol. med . Il R c<J.a t.tore

C LA Ufl lO SF ORZA Capitano ·m edl.:o.

~UTJ:-11

FEr> ERICO, Gerente.


1055

NOTIZIE SANITARIE Stato II&Dita.rlo d1 tutto ll B . Esercito nel me~~e d1 mano 1884. - (Giorn. Mi/. Uf(ic., pubblicato il 24 sellèmbr e 1884, clisp. 39', p. 2").

Erano negli ospeJuli mìlilal'i al 1" mBrzo 18K4 (l) 7138 Entrati nel mese. 8326 Usciti . . . . . 8638 j!)() Morti . . . . . Rimasti al 1• a prile '1881- . 61)30 Giornale d'ospedale . . . .:!OU005 Erano nelle infermerie di corpo al t• mat·zo 1884- . 2403 Enlral1 nel mese . . . . . . 923(; lJ scili guariti . . . . . . . 7743 Id. per passa1·e all'ospedale. 1ll21 M o r ti . . . . . . . . 2 Rimas ti al i• aprile 1881- . 2073 Giorn ate d'infermP.ria . . 73952 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo. 16 . . . . . T otale dei morti . . . . . . 214 Forza media giornalieJ·a della truppa nel mese di marzo 1881- . . . . . . . . • . • . • . . 22007G Entrala media giornaliera negli ospedt~ li per 1000 rli fo r zA. . . . . . . . . . . . . . . . . . '1,23 En trala media giornaliera negli ospedali e nelle in2,:J8 fe rme rie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . M edia giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e n e ll e infer merie di cor po per 1000 di forza. . . -H Nume r o dei morti nel mese ra gguagliato a 1000 di forza. . . . . . . . . . . . 0,97 O) o spedali militari (pri nei pali, succursa li, infermt'rie di prcs~<!io e 8 peciali) e osredali ch·iti. (2) sono dedow glt ammalati passa ti agli ospedali dalle inti:rmer·i~ .t( corpo.


'OTIZIE S.-\NITARIE

1036

M orirono negli sta bilimenti militari (ospedali. infermerie di pres idio, speciali e di co1·po) N. 142. Le cause delle morti furono: meningito ed en cefalite 7, meningile cerebro- spinale epid e 111 ica 11, bronc hite acuta H, bronchite lenta 5, polmon ite a cuta 21, pleul"ite 9, alli'O malattia dogli organi 1-espiralori 1, tubercolosi miliare acuta :J, peri ton ile 3, catarro enterico acu to 2, catarro enterico lento 2, malallia del Bright 4, ileo-lifo 31, morbillo 14, s carlattina 3, endocardite e pericat·dite 1, cachessia palus tre 2, itterizia 1, dinerite 1, apo· p lessia 1, adenite in g uinale destr·a 1, J•esipofa i, ascesso acuto 1, comm ozione viscerale 1. Si ebbe i morto s opra ogni 93 lt nuti in cura, ossia 1,07 per 100. M orirono negli os pedali civili N. 5i. Si ebbe l morto sopra ogni 40 tenuti in cur a, ossia 2.50 per 1()1). M orirono fuori degli stabilimenti militari o civili N. ·tG, cioé: per malattia H , per suicidio con arma da fuoco ~- per causa accidentale 1.

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GIORNALE DI

MEDICINA MILITARE ..,

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ç r ~BBLICATO DAL COMITATO DI SAliTA lltfl!ltl ~y

•••• xxzn. N.tl-lieem 1184. •

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VOGB&RA C.WU.O, Tlf'OGQA~ 'DI 8. Jil,

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SOMMARIO

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DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE F ASCICOLO

JIIEMORIE ORIGIJW.t.I.I,

A. Fresa - Stodio critico-clinico sulla polmonite crupale . Pau. 1057 M. Coct4ne - Analisi di aleune acque potabili déllà cìthi di Ra,·onna: 1078

\ BIYIST.t. DI GIORJWA.I.I'• IT.t.l.l.t.lU ED E8TE&I,

IHVISTA MEDICA.

Hallopeau - L'aziono degli agenti d'infezione nelle malattie · Forme anormali della meningitc tubercolare nell'adulto. . Sopra una forma d'esantema nel decorso della fobbro tifoidea Manifestazioni cutanee del paludismo (Erpete od orticaria) .

1090 •

l09i

1099 HOO

L'insegnamento nel corpo sanitario militare . . . . . • •

1102

VARIET.~.

Pecco -

RIVISTA BIBI.IOGRAFICA. Mauro, Nulnl e Plt41ni - Analisi cbimica delle aequo potabili della citt.i di Roma eseguita per incarico del Municipio . . . . • . • • Informazioni c studi tecnici intorno agli ospedali militari, con proposte concretate per un ospedale divisionale di 600 letti • . • • Santlnl F. - Intorno al mondo con la R. Corvetta • • • . •

11:18 1133 1136

NOTIZIE SANITARIE. Stato sanitario di tutto il R. esercito noi mese di aprilo f884 • ., • Id. Id. Id. maggio f884 . Indico genera le delle materie per l'anno f88'

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Elenco del la\'Ori scientifici pervonuti al comitato

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I GINALI

STUDIO CRITICO-CUNICO Sl'I.I.A

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.PULMONITE CRUPALE • !""

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n. Ora , signori, dia1nn uno ~g uanlo agli argoment i drlla statistira metl ica . rifl ett enti hl pnlmonitc. ro non vi pre;;enterò le cifro. gli :;per.clli , e ltt :'tenninntn serie di liwori cl1e si son falli :'ll qne~ta malnltia: noi consrntirebhe l' indo le di questo strillo; ma nnterù hrercmmHP le prinripali e più accerta le ronr.Ju;;ion i che :;i pc1s~ono tlc:>nrn ere rlal le clt>llc sta tist iclte. per r odere se dette rondus ioni propendono a favore, o no, della nnlura infoLtiva drlla malattia: (t) La pu lrnonile cr·upale si può ritenere rappre>.entaro in media il venti a trenta pet· mi ll e di tut te lo malattie che colpi,;èono l'intera popolazione della terra; ed il :;o a G!j per· mill e del lo :;ole m:-~laLLi e interno. Questa frequenza si ~p i ega 1Jenissin1o con la ma ~gio rc v ltlncral•ili tà tlel l' organo r·c;;p iralorio: continnamr nte alle prese con l' elemen Lo al rnn;;ferir.o, per sua natn ra va riabi lis:;inHJ; b) La pulmoni te ha vasto campo di dill'1tsione, e fi gura, dopo la Li si, in prima lir t~>a tra le can:;e di morLe: circa il 13 p e r cento di mortr. p1w :\11\•;.:iiJili interne ( ll ir!;clr , Ziemssen). G7


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~1l'llt0

ClllltCo-<.:Lt:">IUI

Secondo il Sormani, in Italia f1·a tulli i dcrc,;si, più del i.:l per 0/ 0 <WI'errebl,ero per pulmonite. E fra i ru rJrli pr:r a lfczioni degli organi re~piralorii, circa la tnt'lit lo ,.,arr~ltJ,cro per pulrnouiti'. Tu iLI• riò non ùit'l' nulla per la infP llil itil: accenn.1 ;;ulo alla e~tcu:> i t>IIC grande, cd alla gr.L\'~t.za (!,•1 male; r) La pulmunite ;;i prc~enla :'nllo lntli i gradi di lalitndinn, l'Oli estesa dill'u ~ ion(• gro;.mlli r·a, c roliW:O:lilllle ~~ dr•ri sa iulllll'llt.a delle :;La"ioll ,. i dr!l clima e (]elle roudizio 11i lltel\!oriclu' dei "iti. Uifalli, iu ilii'CI'IIu l' prim.,,C'ra, d.d l''di r·cmlon• al :1 1 m.lg~in . la frcqllcnza della pulrnonitc ra..:.-:i llll,::t' i ' J d i tuili i ('a;;i dell'alino; mentre in estate l'li in aut11nrw, d.d ·l" giu,.! IIO al :l() noventlll'c, essa frl.!qncnw a t'l'il a ad ' 3 dci casi (kll'allino. ~.·1 l· li111a conliltrttlalc il ma-;.; i1110 tli froqur uza ~ i \ e rilira nei tnl•.;i di marzo finu a ma!!rrio· il mini1111WI nei UH'"Ì di ,.. o ' scllemht·c a no,·cmlm~. luH'I'C nel clima iu.;ularc il mas.-i1110 rade da dirrm ln·e a feldm1io, etl il minimu da n"ÌII"IIO ad a ••o.- ltL n l.' lfir,;dl lh• lle sue slali:;t id,e rica1·a la gra nde importanza dell'alta po:<izionc llt'llc loralitil . del prctln minitJ dci ,-enti rigidi, c dci gratli alli di 11111ÌÙÌ I~L dell'aria. Dai l;mwi dt•ll' ll u''· ll all~r. rilera~i rhe più che l'alla o laa..:.;a 'C'IlliH'ralura. influi:.t'ullo :milo ~ ~· il11ppo della pulmonite le gra rrrli \<1riazi.,ni lli IPIIII'erat11ra, i laru;;chi sbilanc i, c ](• viei:'l'iludiui d<.:ila LCIIIJJt'ralurn giornaliera. Tullo ciò mi pare "'"' mi liti all',Jllo per una lt'oria iufelLil'a. Eli in1 ero, i ~"•·rn1i inf1•lli1 i uon "orrrmu••liauù :;otlu ru:ti r i gradi di lalitudinu l.'o .;si~t·no l1a un';1zioue di,.,trullil-a ,;ui mirruhi delle malattit', co me dimo,lr·ò il l'astcur. E l'o..:,;igeno l· in nwggior copia, pq;;;;iedc la magfi iOJ' tcn;;ione ed il ma ~;;imn dc·lla sua attiri lil dti1uira nelle condizioni atmo..-f··l'irhu, l'n" aria piu dL•n,;a, in rui la pulmonitc è frequente.

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Sl:I.. LA l'l!UIQ:'{ITE CIIUJ>A I. E

LHHHl e !>e la pu lmonile pre:;enta un ciclo annu:1le per la -sua fr equenza , come sncc.cde per le nudatti c !'!azionarie, endem icl1e, non e a parlare di epidemie di p1d lllonite nella primaYcrn del le re;.(ion i cont inental i; di ann i in cui la sua frequ enza ~ 1nas:;imn, c di anni in cui rlclla frequenza è min ima ecc., so1t0 un pnnl o di Yi:>ln della infezi one. l uvcce 1111Lo quello che ;;i è dellO mi paro mostri ad evi· {l enza ~.:ome la pu lmonit e è dcciM1mente inlluenr.ala dal le condizi oni meteo riche; e rome qu e;;te rariano secondo gli anni , s~co ndc> le s ta ~io ni , cosi moslra:;i frequente, o meno, la pul· llW!li IO. E poi le altre flogosi, le altre malatlie medi .:hc. non Ya · riano for:;c durante il peri odo nn11nale la lvro freq uenza? second o il rariare del ca lore alm o;;ferico. della umiditit e della dcn:>ilit dell'aria? (luci lo che le statistiche, spassionatamenlestudiate provano, mi pare si:-. la frN1 nenza della pulmonilc non nei me:'i di h:~;;!\n e co;;tanLe temperalu rn; mn nei me;;i e ne.!.(li ann i da lle in ;;tabil i condizioni mr teorieile, e dalle grandi e rapide oscillazi oni lermicl 1e d) ~ o n o:>tnnt e la ,-peciale allenzione richi amalJ dal C.ri;;olle su la frequenza del la pulmonile nelle region i palustri; e non o;;lnnte lulla la hnona vo lr)nlil del J iirgen.~en di tirare le cifre stati,;ticl1e alla ::un teoria infettira della pulmonite, [H1 1·e questo illustre patologo dai dati sl•llistir•.i a~si ­ curn non poter dare una decisa ri~po shse es i .:. l a una inlluenzn ò dle loca lità ~ullo sv iluppo delb pneumonite; così come av,·icne per le infezioni malaricile, e tili che; c) Nrssuna conclusione s tati ~ ti ca certa pnò dedursi. o per lo meno non (:dimostrab ile alcuna diiTerenza della maggior freq11t>11Za di pneumon itA fra i laroran ti al l'aria lil,era (con laòini, drditi ai larori cn mpe;;tri, ccc.). e quelli che vivono


l OliO

STt:OJO CI\ITJCO-CJ.L'\J CO

uegli spazi rin cltiusi (popolazioni d i citl it, di fa hhriclte, di ca:;c rrne, ecc. ). Secondo lo Ziems,;cn e (; ri:>oll e ri anùrcbhero so)!gf' lti più questi ul timi, che i primi. Ed nnco le $la ti ;;tiche in glesi (l t·ornntl cile il ;;0 ldato i• :l lrl'lto tla pulmonite più quando è in g u ami ~ inn e , che qunndo c in ca mpo. () uintl i si vorrclJbe dedu rne che le in ll uenze atm o~ fe ric he , co mlt nque dcld1a no esse re mn t:.~io r i il fa!-'si risent ire da coloro che vivon o all'aperto, pure vi producono minor ~ t i rn o l o o produzione di piil lllonitc. " a l'i :;lesso Grisollc pere) fa giustnmcillf' notare chl' 1111e:ile CO itrlusion i dl•i dati stati:;tici o.~p it alie ri, non sono e~a tl e . t; iare ili• !<8 fra i l :?fi i. pneumoni ci della sua ~tn ti :>ti t':t, rit·e· vuti nr;.d i o,:pctla li di PariJ.!i, fi gurano Hl:! se rri, cio~ un<l maggioranza fra per:;one che Yir n110 in ~ pazi ri nrhiu::i, in eonl'ron lo di una mi noranza fra le persone che escrcil:tn o altri mr,; ti eri, c che virono piit all'<1perto, In ragion e :;tn elle i primi, per circo,;ta nze soc iali, rico rrono ai :::occorsi puhIJiiei, all "o;;prLln lc. in ma g((ior n ~t m ero degl i ultimi, i fJnal i men o freqllentcmcnle ricoverano n(! li o~pellali; pt>t·c hè ordin;triamente sono mem bri di societiL, che hnnno t~a~.: e tli lll iJI IIO soec() r..;o, e •]uind i han m0tl o di curarsi a ca~a propri:1, e non fi.~ urano :::ullc Stali,lichc o,:peda licre . ,\I la Ctl u ciu~ i onc <ll'lle !'lali:;lir hc militari in g l c~ i :; i può OJ•pnrre, che il periodo dei cn mpi ha :::(?lnpre una durala mi nillln, in co nfronto della rlura ta del perinllO di f!Uarnigiune; ed i mesi in cui qu elli hanno luogo, non sono i nw,;i l' tHI quell e determinatr circos tanze ntmo::ferichr, le qnali ,:ono propizie allo :wiluppo delle pulmoni ti. ~l a :1ncorclt(· ro-;;:c prora lo che ammalano di qurslo morho m•· no qnelli che '' il' ono all'apert o, e pcr<·iu pii1 e.:po~ ti nlll' in llnr nzc atmo,;feridle, anzi chl) ).!li altri che rirono rin,.hiu,: i, e prrciù ,-cbtiramenle meno c~pos t i , mi p:He non dL•hha in-


SU LLA I' C LM O ~ITE CIIUPALE

106 1

fnm a rsi per questo la intlucnza eti ologicn delle condizi oni meleoriche w lla pulmonite. Pensando cioe, che i primi ordin ariamente sono più rol,u:;ti , virendo in campagna ed in aria piu pu ra; mentre i secondi sono l'ili deboli e meno resistenti. I primi risentono meno gli sbilanci di temperatura , perclt ù vi sono nssuefa Lii , indurano la pell e al rafi'reddore, all e vicissitud ini meteoriche; mcnLt·c gli altri, meno nssuefalt i, al primo so fn o di Yento, ammalano. Oggi è provato che non so no i più robusti quelli c.he faci lmente in corrono nell a pulmonite; ma in vece i più deboli pn!fa no il tri ste tril~t~Lo . I marinai, in generale, sono il tipo degl i uomini robusli; ebbene, il Gri soll e dall e stalisticlr e ur: fì ciali d e~ um e che di 2-i- mila marinai francesi, che si trorarono per un dato periodo di tempo in mare, e sotto srnr iati gradi di blit udine, ammalar·ono di pneumonile crupale solo n;; individui. E le relat.ioni statistiche del nostro Comitato di sanità mi li ta re provano che In pulmonite, per frequenza e morlnlita, ha il massimo nelln fa nteria; e poi seguono i bersaglieri, la c:n·all eria, l'arti glieria ed il genio. E tulli sappiamo quanta maggior·e robustezza presentano quest' ullirni rispetto al la fanteria. () Ometto altre co nclusioni slatistiche, che non hanno rapporto colla eti ologia della pulmonile. E concludo con poche pa role circa la pretesa contagiositi\ della malattia , dnlla quale, « si dice da qualcun o >> qualche volta si vedono colpiti par ecc hi indi,·idui della slessa fami glia, edell'istessa abitazi one. Se am or· di novità, o entusiasmo delle proprie co nvi~zi o ni non fa alterare il senso giusto delle cose, io cred o che si possa discorrere di contagiosità dell a polmonite, come della innuenza della l,una sulla 11enesi dell'epilessia! 1 falli eir e colpi scono l'os5en'azione spregi udic.ala di ogni


STUD IO

C tliTH.: O-Cf.l~ICO

giorno, e che non si fondano su le poche cifre sta tistiche delle pi cco le o:;,-ervazioni rn e~.:ol te nella cercl1ia del proprio cnmpanile, s mentiscono complctnm en te il con iugio della pnrumonite. l.' i,-tPs:;o Jiirg.en:;en, che vede nella malattia la JWttll"il in fettira cosi ;:.i esp rillle, dopo matUirO esame t1elle sue minute indagini: « Il uwriJilh ~~ roulrt!Jioso: i11 t1'C1' per la Jm''tWtOniff. f' ,,,.,. la broncltilt• lltanm nn n solo nyni dimosn·,t::iO!!I', ma ]ter{lno OfJHi iw/i.:io .. ..... >>.

x. Ora, signori , permellete che io entri pure in <\ Itri rall"ronlt tra le inf\}zioni e la polmonite, pe r redercse questa pos~a distacca rsi dal nol'ero delle malallic comuni, locali. Ed in primo luogo noi vediamo in tutte le malallie it~fe ttire­ non manrare mai il co~ i el etto periodo d'inruiJ:1Zione; que:-10 stadio cliui c:1me!t!e riconoscih il e. 11 el quale il Yiru s per.·orre nell'organismo il t' iclo del .-•uo sv iluppo e moltiplirazione; mentre nell a pneurnonite manca no i prodt omi: dall:1 sauitit completa si pas~a all a Hogosi del pulmone, che si annunzia con l'a ltea-az ione febbrile, e co i d i ~tnrhi li.-:; ici local i. Le in fezioni, una vo lta superate, lnsciano nell 'oq.:a J1i:'llll> una :'re~· ie d'immunilit, on de è difJìcile il suhirn e una seconda inlluenzn. L 'oppo~ to succede per la polmonite. I l lc:-w to pulrn onn le una volla co lto cla llogo~ i, Yi rcs t~ predisposto; onde facili le recidi r e. Grisol lecita casi in cui la pu lmonit.e recidivò lino otto v• dle; così pure aO"ermano o,:;serrazi oni di Gries in ger, t:ltutw'l. l~rank, n usch, J lirgen;:en.


1Ot.i:l ~elle infezioni ,·i sono localizzazi oni morbose profonde du-

raturP; vi è un )!rare ~··nncerto della grnr ra le nut r·izìnnP. rhe c:-;anri._,.,. l'orga ni:' mn 1wr rnoltn tempo. Tnvc1·e nella polmonite In ~rw r •·rno gPrWr<ale ~i ripri ,;tina pir'r prc!'IO al normale, ~e nza alcuna trr~ a ia l'l'"idna di alterazioni locali . J.' ;1n·f·zio ne del po lmone Certamente allera CO Il ]a ft•hhre il riraruhio materi:li P: al l'organi.,mn ù anco :-;o ttratlo mat eri:lle ppr nprra ùell' ••;;"ucl:tto. e !a nutrizione gtrH:rale J en• ri ,;Pntirn r gl i Pfl't•lli. Ma tullo (' ÌÙ non può para)!onar,;i alla grave all erazinnP nutriti va dt• lle feul1rì inf,•ttì,·e. L'indiv iclnn all'ello da pu lmonitc ge nu ina, dopo 11. giurni , si può r·ipri:;Linare in salute. li HesiC'I e l' lfuppertcon rigoro!'i metodi c"nm inanclo la inlrot1uzione di azolo, ed l'usc il(l. tli e:;so rwì prwumoHitici, fan ri~altarr. eire la eliminazione supererebbe . nel primo periodo, la introd uzione di azoto, a ~pe,;e di un qn into di quello pus~rd ulo dalt'orgaui:-;mo. E cont cmpnranrarnr.rrte diminuisce il pe:-o cl el co rpo. Questo risultato gi[t va sl'emando nel periodo de lla riscJ IIJ zion e; e<l infine della convnl cscrnza, che non si fa alt r ndrre m()]lo nella pn lmonite. sub ito si lini"cc per equi lilll·aro la tennata sproporz ione tra l'in lroito e l'esito di azotu, e ridnr!' i ai nornrale. Nel tempo che segue allafehhre il cu rpo medesimo ritorna rapidam ent e al pr i ~ tino sl:llo; e solo la cap a•· itil funziona le dell a supedirie dr l pnlm one leso resta alterala per al'jll:tnto tempo. siccl lc anru infine de ll ~1 malallia si h n alt eram enlo, che tirue ai fatt i locn li ,'c non ai generali propriamPnte parlan1lo. La crasi l> an g ui ~ na è allerala in modo diverso nelle infezioni c nella pulmonite. ~ o i conosciamo hen e lo slato del ~nnl!ue nelle fl ogosi, nel!\\ pu lnHJIIit P, mcn·i· gli esn lli lavori di Hannt, Grallchcr, Quinq nautl , e specialme nte di Ha)em, ulrimament e premiato clai J' a ~:c a(] crnia di Pa1·igi pei laYo ri sul sa n .~ue.


IOG\.

ST r UIO CH I I ICO-CI.I \l t. O

~ e l sangue d' un

pn cum oniti co la fibrina è di mollo au· moulnla ; presenta un relirolo assa i ··onsitl t• n'role per numero c SJH's,ore delle liln·ille, cl1c ~· intrer c i a no in tuiLi i sensi ed in più piani. J glfJhu li t·o::"'i, di,.,pn:-li i11 furllla di pile cnuu• nello ~Ial o normale, nnn 'i sunu diminuiti, nw es.-e J•ile -.uno in voll e da sostanza l' i:;co:-a, ~ h c le fa aderire fr a luro in modo lcn:we. L'em oglohulina t' dim inu ila (jllasi della metà; ill\ ece i gloltnli bianchi sono in anmenlo. Il potere assnrhenle dell'os sigeno per parle dei gluhuli del sang ue non è diminuito. le mal crie soln l! ili del ~ i ero sono scemate. ~ c l sa ngue parr insouuna aumentala. l'alli\ il à degli elelllPnli per opera dei prodotti IJ .,~ i s li c i \'Cr;;ativi dal proces~o JUl:alc. lnn•,·c nrl sang11r degli alrr.ui da infl'zionc, come 11olano il Li,' hcrmeisler, Tl1onws, Zuelzer. He11z. Z i c m s~en , ri::-•·outra~ i la =-ca r:>itil del n'lirolo (ihrino,-o, la dimiunzione dr i ~:o r­ pn:;eol i rc •,::.i. ùd l'alhnnlina , della fìhrin:J , la disl ruzi(o lle dei glnhuli rossi, ridotti a pi ~ fll cnl o giallo-ro:.so, scuro. In quel sangue st·uro, lluanlr. :J I'()IICO, pare SI'Ot}(C•rvi una fase regressiva pe1· 0pera tossica dt' i virus. Jn ultim o non ,·oglio tacere d'un fenomeno di stinLi,·o pi ,·cino, ma pure costante, o su di cui il Feruel spec ialmente richiama l'altenzione. L' idroa felJhrile. l'hrrpes lahìale, che di regola non appare nr lle fcuhri iufelli ,·c e frequenle al tl'rzo giorno della polmonite. Xl.

El imina l:u·u<ì la ipoll':.i d c•Ila n:\lura inft'tl i1 a della polrnunil e, que,la. secondo il mio modo òi u dt•rP. puit Ìl lll.'lldrr< i l,cnissimo cui con rPLiu odi erno d' una ll ngosi lor.:ole. CrJn t' !ll , come si c ,·islo, può spicgar:;i la febiJre, lo scon ccrlt> generale,


Sl' I.I.A l' lJ UI O;\lTE CHliPAI.E

,, oo:>

il dislui'IH> del re~ piro e tlella cir·colazione, e tuua la fi:;o nomia del morlJO . Senza ricorrere ad un virus, noi rinlracciamo la ca usa morhit!crra in parle nella causa reumatizzante rappresent ata da lraiTreddore; ed in tua::;sima pa rte. < Come provan o i recenli stu1li met('orol ogici del capitano medico dottor Astegiano>), nella in ~o l ita cos ti tuzi one almosfer1ca, per cui l'aria è eccessivame11t e tlcnsa, secca, e fredda. Pe n ~a ncl o alla continua azione stimolante dell 'aria su la su· pel'fit:ie po lmonai C', a IJUE%Lo stimolo dirello e di tutti imo· meuti. pen=-a ndo alle frequenti c n1riahili mod ifi eazioni dell'aria per le mutnhili condizioni meteo riche; non so persua denni come non :;i de h ha ri conoscere nelle mod ifica te qualità dell 'aria che si re=-pira , lo stimolo morJ, igeno della polmonite. L'i=-tessa freqttenza di questo morbo nel polmone destro, da sta re a quello del sini:; tro co me 3,·1, mi pare additi la più ' facile co nclizioll e in cui Lrovasi dett a parte della supcl'ficie rerespiratoria a risentire g~ i cireLLi delle mod ilica le qualitil dell'aria. Difatti il polmone destro co' suoi Lre lob i oll're una maggiore superfi cie re,;piraln ria dol polm one sinistro; il hron r.o destro è più co rto e più lnrgo del sinisLro, e quindi vi sono le condizioni fi:;iche opport11n e perclr è l'abnorme ~ ti molo atmosferico trovi un a Yia più IJI'CYe, e si possa introdurre con maggior veemenza ed in maggior volume nel pnlmone des tro. Lo stimoloco nlinuo, fi ~ i nl og i co df' ll 'aria qni nrli , nlt erando:;i in una dala mnniera da di,·enire più densa, più secca, più fredda; e venendo ad es~~t·e ri ~entito dall'epit elio alveolare, diventa stimolo morhigeno della flogosi fihrin osa del polmoue. E lo ùirenla Lauto più fac ilmen te, quant o più l'indiYiduo lo ri;;e nt e a corpn eslenuanle, sndato; nella q naie conclizion e il pnlmone è più altivo, la circolazione vi è pi ù celere, e quindi diven ta più acce:;sil,i le e p iù Yulnerabil e.


IOGG

'

Sl l: DI O CIIITICO-CJ.J'ilCO

Che cn~.l dovremmo pr n!;a r<> del fallo :111nualmenle verifica nt••:'i, c be n aece rl alo dali C' no;;trr ~ l a ti ,:t i1· Il P n1r d iro- mi lit:~ri. cìrcn In mag;..rìor di;;po,..izione a contrarTc la polmonite crupale da f':lrlr delle l'('('lute ('he dalle regioni mt·riùionali, nJt·die, e ùallr i.:olf', arri HIIIO a qudle :;up<>riori d'ftalia? Che co•a, se' nc,n l<' n•a!!giori iutempcri(' =-n!,ite pN un più lungo ,·ia;I<!Ìo, la man cat a acdìmatazioll(', c fJllillll i la no11 a:'sucfazioned clla s uprrfrri ~ rt'spiraloria alla slirn olazione tl ell'arin d'un clima repC'ntirwmente cangialo'? lo ammNio, signori, c he le mani fc;;lazion i si n Lo mnl iche della polmonite :'Ìano nu·iabili fra determinati confini ; ma sempre identi r hc nella e;;sf'nza. Fat ti I'Ostau ti !'f1no: l.':liiMazionc a11atomi1':1 dt>l pnlnHHJ e, cd il d isl nrho funzi onale d1' lrnspiro e della l' irrolazi011P.. La primnsi nppalrsn con !'intom i accessil1ili all'e~nmefr.:iro; il sProndo si 1·ivela con In ~pmpnrzio n e tra il r<'~piro t'd il pnl5o. La proporzione li,;iologira di i- balli Li del pol~o per o~ni re,;pirazion<', r·Psla immutata nr lle fehhri; ma nclln pulmonite la frr.qucnza del re~ piro rrcsre piu che il pol ~o . Ed il fallo dipende dalla diminuita ~ up c rfr c i e resp iraLo r i ~t , dalla cli~turhnta fu11zi onalitiLùi que;;ta nella ll ngosi del pulmone, in modo che ~i ha difcllo di eliminazioni' eli ::citlo· rarhonico dal sangue. Il !Jil<llo re;:tando più carbonizzalo inllu i~cc su la zona del vago mC'<liante l'eccilarn ento da esso pr<Hlollo su la midolla ailllllgata: rd ecco l'a llllH'IIl0 rcspirator·i o e la relatirn dirninuzi ono delle co ntrazioni canli ar he. ~ e lla pnlmonite quindi il 1li~t•trho dell'emnto,;i. c la minar·c iante insufricicnza ranliara rn::li lu i,cono tnllo l'e;;;;enziale del morho;- la tcmpert~ltll':t e;:li altri falli genrrali \'Cngono in srt·o nda li11ea. \'icercr:'a clte nr l tifo eri in altre infrzioni, dove la temperatura è il fatto culruinnnt e cs:>l'nzinlc. F. l' i .;trs~o .liirgcnsen stalt ilis•·c il s;•pìcnte giudit.io, che:


Sli l.l..-\ P U I.)I O~JTE ClllJPAI.E

·l OG7

sen7.a term ometro non ri l.• tt' r<lpia tw l tifo, tn('ntre nella po lm o ni te non ri è t('rapia '5rnza il polso. Con qu c=-to non int ('ndo ;!iit di ,; tal•ilirechc della l'orma ~ in­ tomatica della pnlmon it e cru pa le po::sa delin ear;;i in un quadretto un di::;egno slereotipato 1 e cht' a questo deiJI•:11w t l)rri :;pondere tutte le pul mouiti t'l'opal i. AO, signor:; f(ti C:'; lO non si l>en;;a ni· dell a polmonite, nè di ak uu\d tra maiali ia. l.'i:;tesso genere di morho :- i presenta al clini co nelle sue infì nite gradnazion i e forme transitorie. Al medico, piu che una maIali io, si presenta l'indiridn o ammalat o, e come è rario il terreno in cui srolgc::.i il morbo, co~ i que:;to può presentare Yari ara. la manifestaz io ne ~ in tnnta ti ca . Solo di r o cil e qneste di\ erse mnn ife:<tnz ioni moriJose delle pul monit i hanno un li mi te determinato, oltrepassando il quale bisogna pensare a quakh e altra co~a che non sia la sola polm<•nil e. Quando in f{tl <'=>ta si hann o irradinzioni si.nt omatic he in lutte le d irezio11i, che pO:':'Ono comp rend ere l'int ero orgnni::mo, e che non :; i possono SJJit>gnre w n l'alterazione loca le, l>iso~na ri cercare qualche altra co:-a che dia origine all'anormalitù dei sintomi. l)er la pulmonile, signori, è anenu to l'i::;lesso che per le pern ir io,;e malariche: tanti nomi divcr!'i per quanti sintom i ·morbo' i salienti vi si ri,;contrantno: tante entitit morbose di,·erse per nltrellanLi si 11t om i d'una unica ca usa, l' in fezi one palu :;t re. E di fat ti il ca pitrdo della polmon ite rru pa le lo si lroya arricchilo di tanti nomi diversi, per qunnle m ;mife~ tazi on i direrse ,,i s i risco ntrano. Si parla« ed in l endo riferinni :Hl autorevoli e recenti trallnti di med icina in terna »,Il i pulmoni te, atlirnnmi ca, n:;tenicn, nervo,;n, tifoidea : pn eumot iro, di pulmon ite biliosa, m insma tiC;l, nlcoo lio:n, e non bn,ta - ~ i discorred i pulmonile


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ST l" OIO CUJTI CO-CI.I'\I CO

c1i Ghetica, hril! hti ca, o perfi no di .... pulmonilc della gra ri d~ nza!

l o ('Onccdo che si po:;:'a discorrere d'una pulmonite migrante, me:;sa a~sieme alla e risi p~la da l Fried rei d t. e d· una pulmon ite ere:; ipelo-llemmono:;a come dice il Trousseau, pere hè almeno non ci discJsliamo dal processo anatomo-palologiro del pulmonc. E co n quello ng;.riunli\'o di migrant e, e di err~ipe­ latoso ~ i vuole unicnmcnle accennare alla peculiarita di migrare, di serpeggiare della llogosi del pulmone da un vunlo nll'altro, c mentre risolrc in un trall o, si accentua in trallo \·rcrno, c così ria ria. Ma quando ~i pal'la di lulle quelle enlilit m o rL o~e ora cen· n ale, io credo che la forma aoom:lla, g ra\'O, pr·r.:;rnl.a l a ria i pneum onico , non deve far(· i pensa re che in lui si lnllli di uua polmon ite crupalo direr:'n dal l'ord inaria , e qunsi d'una entità morhn~a specifìl'a . Ma in\ l'l'C' :-timo che nel raso concr·elo si ahhia a f:ll'e con altre aiTt•zioni morLose insieme :;,olle~i. o a quella :;eguenli, o da qu ella su;;citate; cioè. quando la pulmo~ nite mrpale :;i manifes ta con sintomi che oltrepass11 no quei dali limiti conce:-si, io penso a queste tre co:<e: O con la pul· monile si è complica la altra nogosi di tcs:'uli vicini, o la pu lmon ile si i.• s\·oftn qunndo ;:ii1 prco:'istcvn no nltro loca lizzazion i morho,;o, od infine la polmonite Ira ris,·c!fliato l'alliritù di precedente infezione su hila dall'organismo . Ounndo ,-edo una temperatura che :-npera i .j.Q del centigrado, quando questa temperatura prende un andamento che non i.' piu il ~ u u-conli rtuo con remis,;ioni mallinali sempre minori d'un gmdo, quando le cscur;;ioni lermometrichc sono trc,ppo nrcentual e. da far as:;umere alla fehltre il ti po remittente od allra rnodalilit, quando noto falli cerebrali pronnnzinti, ùcliri, conr ulsioui, ecc.; quando riLroro ttnn ore tli milw, quando notn:'i meleo riiìmo, diarrea (meutre in tre quarti dei


SU LI..\ l'UI.l!O'\JTB CI\ UP.\ LI::

l 00\)

Ci"l~l, di ,·,uf moniLi

la defrc<1zione è dirlìcil e), ocror"O" n ,-, Iio <llla fossa ileo-ceca le, qnantlo vedo tinta illeric:a, complicazivni ga~ tro-c nte r i c h e , qlllando nell 'orina ritro,·o w cchero. albumina, allora non battrzzo la pnlrnonite con nnOYO nom e, nun dico Lr·att:m;i tli pn eumotifo. di pulm onile mia:;mnt ica, hiliosfl, diabe tica, ccc. ecc ., ma invece ri ce rco nell 'induvi du o infermo la cagione degli atHH'Illali renomeni. E so n ceno di rilrov :u-la nella nogosi preesislcnl e, o. complicalasi, nell'etù . nella pro· disposizione individua le, nell'alcoobmo, o nel t·isH•glio tl'nua assopila infezi one, come suoi succedere in cert e circostnnzc, in cui la pnlmonile si ~vo l ge in Orf!an i:;mo clte aiJhia precedentemente Sttbito l'inlluenza del mia sma pulu:-lre. La pu lmonilc pet· me 0 unica e ti picn rra determin ati limiti di ''arinhilitit, non nel ::en;;o della .5pcc ilì citit, ma nel senso di morbo loca le. La su<t forma anumala si spiega nel modo anzi dello. Il fi :;mer, i cui h1''ori so no continua ti dal Leicill enstei n (palologi che nmm cll ono In pu lmonile infettiva con le sue forme fi eri e ;trari, per opera di tlu~ viru ~) de::crirendo le forme gnw i si c~ prim e eMi: « Sol/o il pnnto di ristct mwfo« 1110 ·pa/o/Of!Ìf'O la [ 01'11/Cl !JI'Uile .~i, r{istiii[Jlll' da qtu•lia /ir•l't: ,, Jlf'l'l'hè lt!nllo più SJ11'8SO l'Ì SÌ aCC01UfHl!J1W fdei!I'Ì/e, Ì//r'/'0 , « alhumin11ria ...... ... eri è qualifkatiw la tnml'{a:;ione fre\( q~tmle, spesso consic/Pret,ule ddla mil:;a ».

Mi pare che qu e::;te pnro le siano pi ù cousono alla mia op in ione, test è emessa, delle complica nze di altri proce5si mor· bos i, tlr lle tli:;po::izioni incliviùuali, e delri sreglio di assop ila inft'zione, :mzichè n qn r.lln (] Pila individu:t lì l~ infetLÌ\'(1 Llella pulmn1111 e.


IO/O

STCDIO t.: I\ITICO CI.ISI CO

\Il .

. SL;dtilito in lal JllOd(• il CO ilf'Cllo della p11lmonitecrupale, ritorno alla in terroua storia cli nic::t del Pace!li, il nostro !>Ohlato inferm o. Cltc in ~uc;; ti si sia tratta to di una pulm onite del loho inferiore sini stro, non può oppn;ma r:>i dal più sce ttico. Solo la cirto:::.trizione rle l procesg•) !orale, rcla tiramente alla ~ra rit à drgli altri l'a tti genera li a Sll <) luogo de;;nitti diedero alla ma· lnttia un a fi ~o n om ia che so rpn;;~a quei tali limi ti ordinari del morbo, ed oltre i quali IJi,;ngna pen ..:are.ati altre en ti ti1 lllOr· hose, ad nltre crcnienze clinic he. Stante i fall i moi'I>03i pre,:enlati tlal nost ro infermo, io mi penso che le po;;~ibilit à morbose da p o te r~ i mellcre in cam po per una diagnosi diiTerenziale er;1no due: Una tubercolosi miliare acuta con clifTusione alle meni ngi del la ila$e del cerrelloJ on ·ero una tifoidea. Per la pl·ima militarano parel'c hi fatti , ('ioè: l'im pn1n i:<a fl'uhre, il tumOI'e splcn ico, la diarrea. li• prv=-trazione di furze. il r;1pido esaurimento, preceduti da ip ere~te;;i.l rcrehra le. t' Pfa lca. deliriiJ. ~l a ben ana lizzando mancara i:l fatto sostanziale, il :'nh;;t ratn di una Luhc-rcolu;;i sul pnlmonc. où altro or)!:l OO, d:• cu i pc•i, o per una bronchite capillare, o per un rapido m o llipli \ilr~i dell'elemento Lnl1ercolare, si dill'tHtde in qua$i tuiLi gli Or(!all i, coi fenomen i della tuberco losi 111 iliarc acuta . Di più mancavano i fall i fi ::;io.:i rhc qun ~ i :'rtnpre ,.i ~i ril'conlran o di bronchit e dill'u,-a, rcm t o~,;e . t izzo~a et! e,;.pellorazione di mtu·o-pus. Non s:-~ re iJhe r o m:tnenti, pC'r tl ill'u sione rdle mening-i, le for·me co nnll ~ i i'C~·, In ri gicli ti• dei mn~roli mur<lli , le Mrillnioni e le p:1rali~ i ,.a:>o motorir del rolto. che


St; l.l.t\ l'l UI O~JH: t;tll; P.\I.E

l Oi l

fann o un a lt erna r ~ i frt:qi iPiìt e rli ro~::nrP e pallore delle gole, non :\\ rcbl11:ro f.111 0 d ifetto i movimenti di r ersi nei muscoli fa cc iali, lo straJ ,i.;mo, ere. Yi sn rchhe stiltu ip ~ rcste::;ia t:utane;l, onde gli stimol i alla pelle a\'rchhero per 1 ia riJle,;;;a ri;;vegliClto 111111 iu1enti c conlrnzioni . J'er una forma tif<J idPa poi non i• a parlare. d'un deruwtit'o. Solo pott•a pen:;a rsi ad un deo- tifu. Ebl1Pne. :;ignori, quasi tull i i ~in tonti riscontrati e ch'.;t.ritti nel !)olda to l'ac·elli ~t udiati singolan1H:11Le scmo g li sle,;si che in una li fu idt'a; ma mes..;i assii'nlf'. er.o:'lit uit o~·.o l t es::i l'intero . d cr· r~t·,;o dE>Ila lliala ll ia e..;arni11ata, ne la fanno dill'erenziare. La temperat ura che fin dalla sera del secontlo giorno di m;dallia ascende a W,G. ed alla terza seril n.~- l , per scen· dcre alla .1.• sera a }() ,() , ri111 nnlarc alla ;j• a ,} l , c poi scendere a 30, e dopo una li er e eleraz.ione di due gifll'ni a :H).6, stazionaria mallina c sera , decli na re al 3i; dcscri\·e, o signori , tale una cun•n, r h ~:: la non !'iÌ rist011tra n1a i nell'ileo-tifo . In quc:; to il derv r:<o fehloril e i· ;.:rnd<~ Lilll1 C nl c cr e5cente , con lcg· gerc O:'Cillazio ni per parcn:il i giorni , p oi ha una serie d i el e· yazioni con oscillaz.ioni hrcvi, qua::.i costa nti , di parecc hi altri giorni , ed infine una serie di dcrre~r.enze ed o:;cilluzioni luughc per rito rn t~rc I E' IIt<~m ente e per grado al normale. Ln dianea Jwll'ileo-lil'o è piit grave, consi,;te di materiale gia llognolo, o rcrda~ t ro, cli\·i;;ilJilc in un o strato lil)Uido, cd in nno sem i-:'olidll, (J co me polr crnlento, mentre uel CilSO nostro si tra ttava di IWIIeriale dia rroico cata rr:~l e . li deperim ento orga nico ndl'ileo-li io è enorme, e se l'individuo gnari.-;cc, ha una lenta c lun ga c:o nvalPscenza . Jn\'ece il no~tro l';H:elli in pochi giorni cn ngiò la fisonomia ippocrali t:a, cadave:·ica, nella fiso non: ia d ~l la vi ta. L' individuo si alzò, e da :-olo potè reea rsi in li cent.a di conralesccnza. Dunqur-: restano C:ìclusc le due sole possibilità morl,o;-;c


I Oì~

S'l rn10 CIIII ICo-CI.I 'i lt:O

e11um:i;1te; e tle1·o e~dmlere arH·ora tfll<lbiasi altra malallìa rnmpliralasi pr•r tlill'u~ione di prnl'f':-!'o, od in ror.;o ~uantlo SI"Ìiuppa,·asi la pulmonite, essendiJilC llliln c.a to a~solutameule o«ni . . criterio di;f<,!no;;tìeo . Qnindi mi re:;la a ~t uùiare l'ultimo fallo, elle io precedt'lllemenfe di cc'o di d11\'e1· r·ice r·ra r·e . qunndn la prrlmonÌiè ,;r mn::trrr t:on f"n omcni rlte ollrC'pa-.sano i lir11iti onliuari, civi• se lo sconcerto proYoralo ùall<t llogusi pulnwnal e nell'or!!anismo, al1lria lH>tulo risregli an ·i una a,:sopiln e latente ird·,,_ ~

ZIOilf'.

Signori, d a ll'anarni1 C'~i descritta fìn da p1 inripio ri,;ulla all e1 idenxn che il ~o ltla111 Pace lli :3 o i. anni fa soO'er:o;e per Ire mesi lli seguito fehhri malari cllc; arcle allora int p;:o l'hP in qnel turno di L<'mpo nel ~uo pa€':::e dominarono frrlflrerrli e grav i le soll't>renze palu~tri, e che fra i qna1·a rrla alunni tlel ,:uo seminario, dier.i, con1preso lui , ne furo1r0 coltJiLi c per lungo tempo. Il Pacf'l li, e me lu altC5ta il n1i1J E>)!regio amico e collt•ga c:-.pilnuo mc~tli ro clnlt. Bocd ria, quando t pr e~L i lo ,·isita ra nl sno :m·i\'o sollo le anni, prescnlnra giù la lumrfaxi one cronica di mil7.a. E fu annoialo llf'lle :;ue qualità fi siche: anemia, e lllmore di llli lw. :\ crerlati qursti falLÌ, non ~a mcra,·igliare di quPIIo ,.;ia.-i vrrilil'alo. L puilnowilr, comf' qual siasi altra llo)!o:<i . anc·l1be po tulorideslnr!' un';~nlica inft>zionc nwlaric'a, lìn\1llora latente. Perd1i ha an1lo lnopo di lratlare le srarialP forml' d'infe7.Ìnue palustri' , c di trornr:::i per lungo tempo i11 :< ili di malaria, 11011 ,:- slrana In ~va riai <' lìsonomia, la sl i gurnl~ iurpronla c hP il mia ~ma palu::tre può dare alle malallie comun i, quando svulga 11 :;i nl'll'i::lr,;:<, organi~mn. L'inl'ezione palustre è una di qul'lle thc!:i : tl d •arl,i c:~no n t>ll'orga ni,mo umano; rd e,;a urila la forma a<· ula, c l a,~ira. pt·imnria <lirei qnasi, vi la,;cianu il depo=- ito ùcllaloro infetti1·ità.


SUJ,LA PUUIOXlTE CR UPAI.E

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La milza è il magazzeno della merce infetta, che sgrnziatamente non può cingersi d'un cordone sanitario di quarantena. L'infezione palustre si nppalesa sotto sì svariate forme, ed influisce tanto sui diver'Si nItri morbi, da costituire un gruppo e-;teso di malattie, che potrebbero, come dice il Cantani , fornire argomento ad una specialità medica. Dalla forma subdola del miasma cronico, apirellica, lenta, alle forme febbr·ili intermittenti, remittenti, e perfino continue (Griesinger); alle f~rme intense e minacciose e complesse, da dirsi comitaLe, perniciose, alla forma di tossicemia fulminante da malaria, vi è una lunga ·serie di form e intermedie, di passaggio, ad estrinsecazione polimorfe. Ed e~aurita la qualsiasi forma sintomatica palusll'e, l'or~a­ nismo, apparentemente san o, conserva sempre il ·forllite della infezione nel tum ore di mi lza. Questa si tumefà per congestione ed iperplasia dei corpu. scoli splenici, più che della polpa; aumenta la sua attività funzionale, e le sue metamorfosi regressive, versa nel sangue i suoi proclolli ridnttivi (pigmento, leucina, tirosina, acido Ul'ico, latti co, creatina, ipoxantina), alterati nella lor·o quantità e qualità. e promuove le forme febbrili, stimolando il sistema gangliolm·e dei nervi. Il ripetersi di queste congestioni iperplasti che nella milza costituisce il suo tumore cronico, il caput mortuum del miasma. Il Rokitansky cosi si esprime in proposito del tumore cronico di milza: « È tm complessivo 7'Ùtsslmto delle molte trt me(n•io1~i awtc clell'o1·ymw, atJvcm~te nei singoli paros~>i~>mi febbrili, e restattclo superstite al cessare. d·i questi, esso mp· presenta una cagione efficace della loro ·recidiva >>. Un individuo col suo tumor·e di milza, che è l'infez ione·latente può godere relativamentejmona salute. Un bel giorno, o 68 \


STUDIO CRITICO-CLINICO

meglio un cattivo giorno per lui , casua lmente si espone ad una qualunque influenza nociva, che lo fa ammalare, o sempl icemente altera1·e nelle sue condizi on i nutriti,·e; ed ecco uno stimolo che scuote la milza: ne accelera il lavorio riduLLi vo, e la infezione si rim ani festa, o nella sua forma classica, o alterando la fisonomia dj altro morbo intercorrente. Si l'piegano coi'i i casi sporadici di miasma palustre in sili di aria saluherrima. Gli elementi infettivi poi versanti si nel torrente circolatorio, secondo la loro intensità , la loro cop ia, e specificità, producono la Yarietit dei fenomeni che possono rid!estur·5i. La loro irritazione diretta o rine~~a sui grand i centri del simpatico, di fJUesta immensa rete nerYosa. sparsa in tuili i sensi, costituente il sistema vaso-motori o e lrofico, elle presiede al la termogenesi, alla Lonicitù delle pareti arteriose, alle rarie secrez ioni, in una parola a tutti i gruppi cellulari che presiedono alle svariate funzioni organiche, spiegano, dico, i Yari disturbi c.he possono presentarsi : le iperem ie, le i~chcmie parziali nel cervello, meningi, organi dei sensi, e dei 'ari tessuti; i fenomeni del !" OJ'ganica ossidazione, dello sdopp imnenLo, della febbre ed altri feno meni d'irradiazione, e di difl"usione del sistema nervoso generale. Nel nostro infermo Pacelli, io non voglio dire che la pulmonite sia stata miasmatica palustre, no. Intendo solo dire che la ordinaria e circoscrill.a sua pulmonite, con l'alteramento febbrile del ricambio materiale. abbia portato lo stÉmolo, la irritazione, al preesi s tente tumore di milza, il quale, scosso dalla sua latente infetti vita, abbia Yersato nel sangue i suoi ~lementi riduLLivi e :-:pecifìci. La cui influenza sui diversi gt·uppi cellulari regolatori nell'intero ot·ganismo abbia dovuto certamente m..odificare Ja tisonomia della genuina polmonite, accentuandone i fenomeni .febbrili , ed altri aggiungendovene di propria spettanza. Ed l


SULLA PULMONITE CRUPALE

4075

ecco In iperemia cerebr·o-meningea, i fenomeni generali nevro~ tenici ed adinamici, ecco l'influenza dell'elemento infettivo sul centro vaso-motore, e lrofico del simpatico sulla circolazione e secrezione intestinale, che ci spiega la diarrea, il gorgoglio alla fossa ileo- cecale, il meteorismo, ecc. , ecco l'eleva ta temperatura e il suo decorrere nel nostro caso. Io mi spiegai cosi l'allet·ata fìsonomia sintomatica della pulmonite sofferta dal Pacelli. Io ritenni di dover curare una ordinaria malattia, influenzata ne' suoi sintomi dal miasma pa:ustre. Ed alla stregua di questa mia convinzione somministrai chi· nacei a giusta dose, contro l'a1.ione infettiva miasmatica, alcoolici in forma di Marsala ed elixir di China, 300 a 400 grammi al giorno, contro la profonda adinamia. e l'indebolimento enormecard;aco vascolare, ghiaccio continuo, sia esternamente, che internamente contro l'elevata temperatura, e quegli altri rimedii che il processo locale or·dinario rich iese. A qualcuno potrebbe sembrare ozioso questo mio studio criti co-clinico su la pulmouite crupale, potrebbe par·ere un mero lusso di di scussione accademica il ragionare se questo morbo sia infettivo, od un semplice processo locale comune. Invece ciò è cosa della massima importanza. Il concetto giusto d'una malauia è l'unica chiave che ci apre il campo dell'indirizzo terapeutico. Chi nella polmonite vede tma infezione, baderà in prima linea alla febbre ed ai disturbi generali del ricambio materi ale, prodotti dnl virus; al processo localizzatt> nel pulmone provvederà in secondo luogo. Ed ecco nella pulmonite i tre, i cinque grammi di sali di ~h inin o (in Germania non ne dan meno); ed eccovi leenormi d osi di alcool col sistema inglese del Tood; ed eccovi in sostanza gli altri decaJUati antifebbrili, atipiretici, antizimotici,

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STUDIO CRITICO-CLINICO

come l'acido salici lico, fenico, ecc. ecc. I quali in fin de'conti « come disse il Semmola nel congresso internazionale di Bruxelles nel 1875, come egli ripete ancora, e come dichiara quel valente terapista fr-ancese che è il Dujardin Beawnelz » devono il loro eiTelto all'azione tossica della dose. Quella quantità di farmaco che ci vuole per produrre l'abbassamento di temperatura, e per uccidere i germi infettivi, avvelena l'infermo, e sopra tutto gli organi, che sono i mezzi necessari delle manifestazioni del processo febbrile. Chi nella pulmonite vede una infezione, non penserà che la febbre, essendo sostenuta da un processo locale, non sigioverà de'chinacei, come non se ne giova quella febbre che è sostenuta da processo tubercolare, o da pleurit.e fibrin osa nei primi momenti dell'attività formativa e secretiva awnentata. E, per gli ·alcoolici, non si bada che gli eiTelti utili riscontrati, sono malamente controbilanciati dagli inconvenienti serì, che si riferiscono all'azione eccitante dell'alcool sul cuore e sul cervello, azione che aggrava i disordini generali pr-eesistenti, ed esauri sce, dopo la sostenuta eccitazione, l'attività cardiaca. Inconvenienti che si riferiscono pure alla eliminazione doll'alcool dalla superficie pulmonale, la quale ne resta direllamente irritata: e quindi si aggiunge alla nogosi del polmone un altro stimolo irritativo. E non si pon mente all'azione perturbatrice dell'alcool su la mucosa delle vie digestive, le quali devono essere ben protelle dal buon clinico, dipendendo da esse per tre quarti il buon esi lo delle malattie. Invece coloro i quali riconoscono nella pulmonite una nogosi locale con le dipendenti alterazioni generali determinato fra certi limiti, baderanno in prima linea all'alterala funzi one respiratoria, alla disturbata circolazione. Si studieranno di compensare il difello di ematosi, dipendente dalla diminu-


SULLA PULllONlTE CRU PALE

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zione della !;uperficie pulmonale; di rimediare alle iperemie collaterali , di sostenere J'atlivitil car·diaco-vascolare, di eliminazione ed il riassorbimento dell'essudato fibrinoso. Insomma cureranno i disturbi che il processo locale promuove. E solo se scorgeranno fenomeni che oltrepassano i limiti determinati, ne indagheranno tècagioni, ed a queste, e secoudo i casi, rivolgeranno i mezzi lerapeutici. Vedete, o signori , che il concello clinico della pulmonite ha s.lretlissimo rapporto col suo concetto curativo, che è tutto nella nostra scienza medica. Se in medicina perdiamo di vista l'unica mira reclamata dall'umanità i la cura)>, allora si che essa diventa scienza accademica e di lusso.

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ANALISI DI

ALCUNE ACQUE POTABILI DELLA CITTA' DI RA YENNA

La giunta muntcipale di Ravtmna, avendo delibel·ato di fare analizzare alcune acque della ci llà, ne inviava i campioni all'inseg nante d i chimica nell'i"titulo tecnico sig. prof. Leone P esci; il quale essendo occupato in a!Lri lavori affiJò a me quell'incarico. Le analisi furono esegui le nel laborator io chimico del profes sar Pesci, ove oltre a Lullo il 111aler iale scientifico occortenle trovai anche un largo sussidio di consigli et! arnma es lram~ nli per parte del prelodalo profes ~o rc al quale esprimo i piu vivi ringr·aziamenti. Oltre le acque inviate dal municipio esaminai anche fJuell e delle caserme. I n tutto i campioui sottoposti all' anali ~i fu rono 59. Siccome lo scopo del lavoro si era di determinare Ili salubri là di queste a cque, cosi ho limitato le m ie indagini alla ricerca delle sostanze piu specialmente im portanti sollo questo punto di vista. Fino a pochi anni or sono si allr·ibuiva una capitale importanza alla quantilà di materie min erali contenute n e i i"E~ cqua usata come potabile e perciò si distinguevano le acque in dolci e crude; acque dolci s i dicevano quelle che cont~nevai1o


ANALI!,I DI ALCUNE ACQUE POTABIU, ECC.

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una scarsa proporzione di sali di calce e di magnesia e venivano considerate come sane; le acque denominate crude invece venivano riguardate come assai nocive alla salute. Allo stato attuale della scienza l'acqua potabile per essere dichiara ta buona deve avere i seguenti requbili: I. Deve essere limpida, incolora, inodora e grata al palato. Il. Non deve contenere grande copia di sali di calcio e di magnesia; quindi la sua durezza non deve essere superiore a 28- 32 gt·adi idrotimetrici Boutron-Boudet, equivalenti a 1f>,68 - 17,92 gradi tedeschi. II l. Non deve contenere più di grammi 0,004 pel liLro di acido nil•·ico anidro (A Z!t 05). I V. Non deve contener e acido nitroso ed ammoniaca o almeno non più di tl'accie appena determinabili. V. Nou deve coulentH·e che tr~;~ccie di materie organiche. Un lilt·o d'acqua non deve scolcrare più di otto milligrammi di permangnnalo di potassio, ossia consumare da grammi 0,0005, 0,0025 di ossigeno. Addizionala di zucchero ::mro e conservata per qualche tempo a temperatura di + 20" circa non deve fermentare. VI. Un litro d'aequa non deve contenere più di grammi 0,002 - 0,008 di cloro. (l ) Le acque leggermente colora le o dotate di odore disaggradevole sono da rifiutare perché il coloramento corri· sponde quasi sempre ad nna rilevante quantità di materie organiche; e l'odore a sostanze o1·ganiche in decomposizione o decomposte. (Il) La quantita di materie minerali contenute nell'accrua deve essere tale da rend el'la propria e come bevanda ed alla coltuJ·a dei legumi ed alla saponatura. Una soverchia quantità di tnl i compos ti rende l'acqua impr·opria a quegli usi. (III , IV) L'acido nitrico e l'acido nitroso delle acque provengo no dalle sostanze organiche azotate. Queste, decomp onendosi, svolgono ammoniaca la quale a sua volla si ossida e s i tras forma negli acidi sopra indicati. I sali di questi aciùi possono riusci1·e nocivi alla salute quando si trovino nell'acqua potabile in dose rilevante. La loro determinazione ·


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ANALISI DI .o\LCUNE ACQUE POTABILI

è sempre impoelantissima perché ser·ve a constatare nell'acf!ua la rresenza di materie organ iche in via di conlinu& decomposizione. · La presenza dell'ammoniaca indica una i nfiltrazione diretta di prodotti lalrinosi. (V) Le materie organiche eser citano una influenza capitale sulla bonl.ò dell'acqua. S o lo nelle acfiue che scaturiscono da un suolo pregno del contenuto delle cloache e di vari detl:'iti o1·ganici di diversa provenienza esse si trovano in p1·oporzioni considerevoli. Quali siano queste materie sciolte n ell'ac:1ua, non si sa e pr·ohabilmen le la loro natu1·a varia da acqua ad acqua. Esse sostanze nella magg-i01'1lllza dei casi non hanno un'azione nociva immediata sull'or·ganismo, mo costituiscono il più delle volle un campo rl:!rlilissimo pei germi di molte maiHllie, come febbre paliiS[rP, i\e0-lif0, COlera , eCC. Nei casi quindi di epidemia una grandi~!"ima influenza può avet·e la materio or ganica delle acCJue per la diffusione del mot·bo e ciò venne tolvolta luminosam ente dimostrato (1). (VI) Una quantita di cloro superiore alla normale indica una infiltrazione di materie fP.cali le quali contengono cloro in propor·zioni rilevanlt. La determinozione di questo elem ento è importante quindi in quanto serve a •·ilevare una cau>:a clt inCJuinamento. P er·ò questo ct•ilel•io nel caso mio non può servirmi che come indizio mollo vago avuto riguar:do alla natura salmastrn del snolo, che fu un tr mpo fondo rnarino. Urùt.CCJUn c he in generale corr·i ~ponda n Ile connizioni sopra esposte potn't alle volte esser buona anche se olt1·epassa uno dei valori-limiti st~bili ti, pu1·chè la difl'erenza non sia molto rilevante. Che se la diffe1·enza è gr·ande, opput•e vengo no sorpa!3sali diversi di tali Ytllol'i , vi sa:rft gr•ande ragione per

(l) Ne l 1832-18'9 i tlctonuti de lla ~lilllmok Prison c he hcvovan o . acqua d e l 'fami~i. furono motto tormcn1:1ti dall'tlpidemia cholorira: ncll'~pidP.mia del 185~ si vcrilku '111<\Slo ratto maravig liuso, c he la malallia la quale 3\'<'V:t incomlllcial<> a rni••tcrc dello \'Ìllint;,: si arr~slò dopo sci l:ÌOrui che l'actJua fu camhiata. - (Franklalld Jom·. o( chcm. Sociely, luglio 1874, p. 5U).


DELLA ClTÙ Dl RA VE~"NA

H>8·1

ri tcn(;J'e ques t'acqua impropria ag li us i domestici, per cr·edcl'fa pericolosa alla salute. Ne lle rice rche s ulle acque di Ravenna ho determinato: a) Il grado di durezza. u) La quantità di permanganato di potassio scolorito da un litro d'acqua e corrispondente provorzio ne di ossigeno con s t. mato. c) La quantita di acido nitrico. cl) La quantità di acido nitroso. e) La qua ntità' di ammoniaca . .f> La quantità di clot·o. I nollre ho r itenuto importa nte indagare se le divers e acque a vevano facoltà di s viluppa r·e delle fermentazioni. Un'acqua s cc vt•a di germi e materie azotate · a lle allo s viluppo di ques ti, addiziona ta di zucchero puro e conservala in recipiente chiuso m ecliante turacciolo di cotone carda to si mantiene limpida pee un tempo indetet•minalo anche alla temperatura es tiva. Le aque invece che conte ngono ma terie azotale e co ntempora neamente l'occorrente proporzione di materie minet·ali co rne i fosfali, ptw ofrgiunta di una piccola q uantità. di zucchero, essendo la temperatura su l'flcic nlemente eleva ta, entra no in fe rmentHzione, con produzione contemporanea di muft".! e fun ghi. Dirò in appresso come con dussi queste esperienze .

M etotli analttici. E s porrò sommaria mente i me todi analitici che ho Reguito, i quali s i lt·ovano dellag liatame ule desct·iUi nel [(abel- T iemann, A nleilung ::ur Un tersaelwn.g oon vVasser . - Bt'8unschweig 18i4. Grado d i dure;;za, fu determinalo col me todo idr otimelt•ico di Boutron-Boudet; ogni g t•a ùo corrisponde a grammi 0,0103 di carbona to di calcio per lili'O. •' 1ate rie OT'!JcUticl. e . - La determinazione ùelle malerie Ot'!-'anic hè è s tata operata impiegando il pro ce~so di Sc hulze. Con questo proces so s i ossidano le ma terie or ganiche racenrlo a g il'O àll'ebolliziono la ,;oluzione di pol'mangnnnto di potas!'io s ull'acqua r e:;,a alcalina, termina ndo l'operazione nel liquido a cid ulato, alla temperatura ::li 60• cit·ca.

+


~ 082

ANALISI Dl ALCUNE ACQUE P OTABILI

I realtivi occorrenti sono: a) Acido solforico diluito (una parte di acido e tre parti di acqua). b) Soluzione di soda (una parte di alcali &ciolto in due parti d'acqua). . . N e) Acido ossalico, soluztone , conte nente g r. O,G:J di 100

acido per litro. d) S oluzio ne di permanganato di po tassio litolata col liquido ossalico, con tenente grammi 0,000316 di permanganato di potassio, o g r ammi 0,00008 di ossigeno per· c. c. Nella tabella r iassunti va ho indicato la quantità di permanganato e la quantità di ossigeno corrisponJrmte ad un litro di ciascun'ucqua, fa tta la d~b i ta c01·rezione per queiJe acque che contenevano dei nitriti (1). A cido n.ilrieo. - Ho espel'imenlato il metodo di Marx e quello di Schulze opet·ando sopra soluzioni titolale di nitra to di potassio. P er molLo ragioni e principalmente per avere riscontrato una maggior esattezza nei ris ultati ho dato la preferenza al secondo, cioè a q uello di Schulze. Questo metodo consiste nel deco mporr e i nilrali contenuti nell"acqua fortemente concentrata, mediante a cido cloridr iCO e cloruro ferroso e misura ndo il volume del biossido di azoto pt·odollosi. L'operazione si compie in adallo apparecchio e il gaz si raccog-lie en tro .campanella grarluata, capovolta sopra una soluzione al '10 p.'/. di soda caustica. Il volume del ,;az o ttenuto s i riduce a O' e 7UOm e si molliplica per· 2,41 3 con che s i ottiene la quantità in milli g rammi di ac ido uill·ico (A Z:! Os) contenuto nel volume d'acqua it'l'l piegAla . Quando l'acqua ollr·e a i nitrati contiene dei nitl'ili conviene corre~gere la cifr·a ollenula poichè anche i nilrili con quel processo danno bios..,ido d'azoto; la cor rezione consis te nel sollrarre per ogni mrllig1·ammo di acido nilr•oso (A .;:! 03) m1lligrammi 1,421 di a cido nitrico (A!::! Os). A cido niiroso. - P er• questa delermmazione ho troYs to prefe r·ibile il metoclo coiOJ·imet1·ico di Trommsdo1·f. (l) LarJuanlita Ili pcrmanl{:uw.lo di pot...'l~sio che viene decolorala da gr:un mi o,oor di A.::: • O, fu valutata S(lcrlmcnl;l.lmento.


W 83

DELLA CITTÀ DI RAVEN NA

Questo metodo é fondato sopra il fatto che un'a cqua scevra totalmente di ac:do nitro:so non dà la reazione dell'ioùuro d'amido quAndo vi si aggiunga dell'acido solforico diluito put·o ed una soluzione di ioduro di zinco ed amiJo. Le acque in vece chfl contengono acido ultroso p1·oducono più o meno prontamente una colorazione azzurra d'intensità r elativa, a seconda della q~antità del composto . La determinazione ve nne fatt.a confrontando il colore ass unto dull'acqua in esame a quello presentato da diversi campioll i prepa1•uti con acqua distillala alla quale fu aggiunto, in proporzioni diverse, uno sciolto di nitrito di sodio conten ente g rammi 0,00001 di acido nitroso per c. c. La soluzione di nit!·ito di sodio fu preparata sciogliendo grammi o,.}OG di nitr·ito di argen to puro e secco in acqua bollente, decomponendolo con una soluzione di clorw·o di s od io e diluenJo, senza filt rare, si no al volume di un litro; 100 c. c. del liquido limpido forono diluiti fino al volume di un litro . .Ammoniaca. - La determinazione dell'ammoniaca fu eseguita comparativamente per diverse acque col metodo di F leck e con quello di Frankland-A•·mstr ong e i risultati otte nuti in queste r icerche furono disct•etamente concordanti come appare dalla tabella seguente: '

-':.!

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= __.

;..-: ."-"

j

.

Procc.so

In tOOO parti d'aC(JUa

di Flcck

--

.

36 l Caserma S. Vitale, l cortile . . 43 l ufermeria p•·esidiat•ia 47 Piazza Vittorio Emanuele. . . . . . 24 P iazza Byt•on l . . . 48 Cortile Prefettura . . . 5i- Via Farini N. 9. o9 Via Stuoie, scuole femminili . .

.

.

. .

.

.

.

0,00212 0,01336 0,00531 0,01446 0,0~938

0,02371 0,00515

Proc<•s;o di

Franklanù

•'

Armstrong 0,002~5

0,012:JO 0,00()68 O,Ol :l75

0,02"750 0,0:!125 o,oo~: ,3

l


ANALIS I Dl Al.CGNE ACQUE P OTABJI.J

P et·b trovandonti pc t· l'Dg-ione di te mpo co~ trello a st>;:uire un solo process o ed a11zi il più s ped ito diedi pe t• il resto delle ac(rue la prefere nza al me todo di Franldand- A rm s tr·on~. Col me todo di F leck s i precipila l'ammoniaca mediante il reallivo di Ness ler, allo s l<tto di ioduro di mercurio ~mm o nio (N Hg:! I, H 2 0); e si determina la proporzione del mer cu1·io contenuto nel precipitato sci o~liendo que s to neJriposollito di sodio e valutando il mercurio mediante una sol uzione titolala di solfuro sodico polassico. Dalla quanlità di mercurio trovata si valuta la propor1.ione di a mmoniaca giLts ta il l'tl pporlo 400 Hg: 17 Az H 3. Il pr ocesso di Franklancl-A rmstrong é un processo colo rimetrico. All'acqua in esame s i aggiunge} carbonato di soda e soda caustica onde precipi la re la calce e la magnesia, E'd il lifjuido fillrato viene addizionato di reattivo del Nessler. So vi hA ammoniaca si ha una colorazione gialla più o meno intensa secondo la .sua proporzione. Si confronta questo saggio con campioni di a~qua distillata purissima ai quali si aggiunse soda caustica, carbonalo di soda, r eo ltivo del Ness!er e quantità diverse di una soluzione di clot•uro di ammonio contenente grammi 0,000025 di Az H 3 pet• c. c. Cloro. - · La de terminazione fu falla volumetricamente impiegando una soluzione ~ di nitrat<> di at·gento ed usando per indicatore il bicromato di potassio. Espericn:.e di fermenta..ioJte.- Le acque in esame furono inll·oJotte in palloni ùi velt•o della capacita di un litro, aggiun gendo per ciascuna sei gra mmi di zucchero puro: s i oss ervò il tempo necessat' io a llo sviluppo della fermentazione mantenenòo i malracci chius i con un batuffolo eli cotone ca•·dalo. La lempe•·alura, essendo!:i fatte le prove durante l'estate, oscillò da 20• a :JO•. Nel prospetto che segue presento i risultati numerici delle analis i eseguite. In testa a ciascuna colonna ho tras ct·illo i valol'i-limiti c he r appresentano la quantità massima tollerata per ciascun componente in un'acqua potabile. -


1085

DEI..LA CITTÀ DI RAVENNA

Questi limiti sono gli stessi che l'illustre professore Canizzarro adottò quando fece l'analisi di alcune acl}ue potabili per incarico del municipio di Paùova (!), desumendoli dalle norme formulate dalla Commissione di Vienna, dal Fischer, da Kubei-Tiemann, ecc., ecc. Dal laboratorio chimico dell'istituto tecnico di Ravenna, agosto 1884. M

COCCONE

Farmacista militare.

( l ) Relazione <lei pror. CA:'\IZ1.Anno sulle analisi di alcune ac([lle potabili ratto per ino'ari ro del Municipio di Padova. - lloma 1881, lip. Salvinrri.


~ 086

ANALISI Dr ALCUNE ACQUE POTABILI Mal~rio o r~auirltt•

.\ cid.,

Pcrm an- o~~j~('no nilrko j!nrwto r· .. n~u ridotto m;•Lo ::rr:.mmi :::Tamnl i graomH

In 1000 parti d'acqua

Va !ori-limiti

~-3i!

( ')

1 Via Rallazzi, ufficio pulizia mu nicipale . 2 Via Mazzin i N. 23 . . . . . . . . . 3 Via Ce1·ch io N . 48 . . . . . . . 4 V 1a Za~at·elli N. 11. . . . . 5 Via Al bePoni N. 15 . . .• . . • . . 6 Via Brancaleone N. 25 . . . . 7 Via Gerolamo Rossi N. 4!) . . • 8 V ia Calcinelli N.15 . . . . . . 9 Via P ier Traversari N. 62 . . 'l O Via Cavo ur, a lbergo Bellemilia. • • . 11 Via Cavour N. 63. • • . . • • . . 12 Via Cura N. 17 • • • . 13 Via Nino Hixio N. 5. . . . . . . • 14 V ia Fm·ini , alber go S. Marco . . lo Via F a r ini, albe1·go Spada d'Oro . . . 16 Bor go Mazzin i N . 134 . . . . . . • l 7j Borgo Mazzini N. 36 . . • . . . t 8 Borgo Gal'ibaldi, via Carrara . • . • 19 Borgo CavoUl', via P ortoncino 154 . . 20 Id . via del Pozzo 150 .

2l

Id. via Porton accio 267 . Id. via Rampini 232 . . . ~3l rv~ura di P?~ta Cavour, Nuovo Lazzaretto _4 Ptazza B ~ 1o n . . . . . . . . . :2:> Via Giuoco Pallone. . . . • . . '>6 P ortici piaz1.a V. E., caffè Commercio • 27 Borgo GaJ·ibaldi . . . . . . . . ·J8 V ia S sbbione . . . . . . . . . . ~9 Via Vincenzo Carrari . . . . • . . :30 Scuole maschili, pozzo interno . . . . 31 Id . pozzo verso via Calzoler. 3:? l d. via Stuoie. . . . :l:l L ocale orfanotr ofio . . . . . . . M Corso Gal'ibaldi N. 126. . . . . . • 85 Id. ( R. carabinieri) . . . :'J§ C aserma S. Vitale, I col'Lile . . . . . J. :J,/ Iù. Filtl·o. . . . ~:2

(t ) K t:tr&L-Tte ltA:oi:-1, Ioc. ci L pag. ti4.

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da 0,/)()(,tl(t da 11,0111\",Q a O,OC>&IO a O.IJIJ~:;11 O.OOI•>J

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74,610,0 100 1 O,OO:Z!:) 0,:!4-..::lu 12,410,0Lm3!l 0,0021 :,s 0,2 :!r.):-> 83,3 0,0315!:1 0,00/W!l 0, f:l:?37 75,7 O,OOfJli8 0,01'2i-~> 0,06t:H k2,2 0,0'116::! 0,00:2!1} 0,14:?37 88.7 O,Oi-421 O,OtJcH·d 0.129~tfl 87,!i 0,01291 o,on:l27l o.2273n 75,-; o,00!)9!J o. oot:.:J u,41o:>!1 7fi,R 0.0077-i- O,UOWU 0,1.-,lt!l 82,2j 0,01067 0,00270 ù,346H 63,8 0,00975 0.0112 ~H O, lOi t!J 120,0 0,0 l 0():, 0,002G!I OA:?!l:l!) 12-l,4 O,Oot{:,G O,n022:)l 0,37~813 111,4 o,otoot o.oo~5:l o,:!90H 1119,2 0,0 l 097 O.not7R li,ZOSlli' :>9,5 o,oo:,s2 o,on 147 o. nznz 1 1i'>0,3 O,OOiJi'l 0.00129 0,29700 165/l 0.00871 O.OU221 (>,2:>21'8 158,9 o,o2oos o,<xJ>:m o,o1:J2IJ 151,4 0,0 1130 0,002116 0,.(1117 109,2 0,01870 0,()(1~7} 0,0621~ t ;:;o,:~ 0.0151:J O.tJO:lR7 0.6:?0~ flH,8 0,00li4:, 0,001 li:{ O,Oi:{àn 9!),5 0,01185 o,OO:HIU O, J ~i~~ 96,~ 0,00820 O,no:WS O,:!~~ '' 87.U 0,021!):> 0.005:,5 0, 1·>~07 j 9!1,5 0,00871 0,0112:!0 O. \.fli4H i2:,,o o,OJ 3~:l o.on:r.:. o.oss:l2 l !)!),6 0,007 W 0.00181 0.(!11'1\15 89.8 0,01097 O.Ufl27~< O,IZ:JI8 l'i7 ,fi O,oo:,8 1 0,0111 ~7 11.1 :HIO 5~ U O00/ .U o 110 1 ~7 O,l't(i6!ll l ) 1... ' \t 87 ' 6 O' OJQ.HJ O' c ii\:!~:, O,:.c .Il\) H9:5 o:oo-;s..., o;nu Wli n. o~;,:& 1 f>9,5 O,O IHII O,l)(l:ll\2 l),l\;~3 70,1 0,00870 0,002:.!:{ 0.169:\ll \ 16,i 0,00348/ o,oooi:l~ o,o:J01>li


DELLA CITTÀ DI RAVE~NA

Acido

.~mmo-

niuca

Cloro

nitroso :unm mi

l!rnmmi

l{rnmmi

1087

Un litro d'acqua addir.ìonato di Ggrammi di zucchoro puro

fhO.Q0-.:?0 9 o t raccio Uo tracric aO,OOSO

e 0,00250 0,2:JR4 dopo 24 or e o 0,2~191 .. 48 • o 0.00(;2;, 0,3ti52 .., 48 • e o,u<.I025 0,1411 , 48 ", e lrnccie 02092 , 4.'3 ' 4R 0,00100 0,00015 0,2D68 e 0,00050 0,23Rl • 48 "" fermentò e si ebbe successiva for o 0,3274 " 48 " > mozione di 1muffe e funghi. 0,00020 o trnccie 0,'1::!63 " 48 " o 0,00250 0,2628 » 48 " o 00030 o 0,223R 48 • trnccie 0,3116 o;ooooo • 48 0,00030 0,00025 0,2~119 • 48 • 48 o Q,Oil:!QO 02997 ' .., 48 o O,OOi:)() 0,2676 , l . . . 20 giornt era ancora per fettamente hmp1da. o o 0,075i • 48 ore}fermentò e si ebbe successiva for0,03000 0,000 10 o, i:33l o tracci e O,i128 •" 48 » mozione di m uffe e funghi. o 05158 • 20 giot•ni era ancora perfettamente limpida. 0,00020 ' ento e !?i ebbe success~va fore 0,0002:.> 0·3066 • 48 ot·e{rerm maz1one d1 muffe e fungh1. o 0,00325 0,3893 • 20 giorni era ancora perfettamente limpida. tracci e t1·arcie o,;J207 » 20 "n o 0,0002fl 0Hti8 • 20 "» • ' 0,01375 0,:3017 0,00040

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0,03500 0,00050 traccia 0,2141 o 0,00 125 o,.w;5 O,OOO'tO o 0,2:)79 0,000:37 o 0,408H o O,H·03 traccie o 0,1900 o o 0,0819 o 0,00060 tracci e O,Oi30 0,00150 0,00155 0,2238 o 0,00025 O,t168 e 0,00065 0,'1655 e 0,00225 0,2451 tracci e tracci e 0,0306

" 2< 4R o•·el " fermentò e si ebbe succes~'<i va for•" 48 " 48

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•" 20 giorni era uncora per fettamente limpida.

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• 48 • e si ebbe successiva for• 48 " fermentò 48 mazione di muffe e fun ghi. • • 48 • 24 • , 24 • , )) ))

20 giorni era ancora perfellamenLe limpida.


·t 088

A:'iALISl Dl ALCUI'\ E A:CQUE POTABIU

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Va lori-lirnili

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38 Caserma S. Vitale Il I cot·lile . . . :m Id. pozzo ùell'ar liglieria. 40 Caserma S. M. in Porto (pompa) . . . Iti. pozzo dell'artiglieria. H ~2 Distretto mi l itnr e . . . . . . . . 4:1 I11 forme rio presidi aria (rompa). . . . 44 Pozzo dell'orlo pr·esso l'iufermeria . . 4'1 P ozzo di classe . . . . . . . . Pozzo clcll'l!'lituto tecnico. 46 . . . . . 47 Pompa piaz:.:a ViLtorio Emanuele. . . ~8 Pompa cortile Prefettura. . . . . 4!) Via Angelo Moriani N. 4. . . . . . 50 Via Mazzini N. 17 . . . . . . f>1 Via Tredici Giugno N. 5 (Il . . . :);! Via Tredici Giug no N. 5 (Il) . . . . 53 Via Mazzini N. 20 . . . . . . . . . . . '> 4 Via Farini N. 9. :):l Vta Mariani N. 15 . . . . . . ~>6 Corso Garibaldi 49 . . . . . . 57 Id. 15 . . . . . . :>R Id. 101 . . . . . . . 59 Via Stuoie, scuole femminili.

.

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.\r1du

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In 1000 parti cl'ncqua

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Materi\! or:,::.uirho

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..!r:lffiUti

•l:tO.(l0(/111 •l :l O,fiO~o·ol a O.OObOOI a V ,00:!::.0 G,l)l\1\l

!H,4 O,Ot271 0,00322 0.092:l7 76,8 O,OOH IG O,Oo::!ru; 0,0:-!l;!:l

fi1 ,6 O,OO~x t 0,00t22 0.07:!~rl 67,9 0,00826 000,:20!) o, 12.' #1 96,3 o.oo~:,n O,OO!Hi 0, 12:•'' 63,8 0,0U07 0,00:!:,:> 0.07 S~7 74,4 0,01477 o.oo:1:- ~ o.ow:tll 42 l 'l 0,00:>12 0,00 130 0,02!11" 84,4 0,00860 U,00:2 1X O, l l :l!IU 72,4 0,02160 0,00:) ~! ) 0,01\1:!0 84,4 0,00701 0,00177 0,227!1:.! 63,8 0,0078} o,oo 19KI 0.:2~'~~:,71 63,8 0,00i5:, 0.00 Il :1 0.0~701 72,4 O,()()f>O:l 0,00 12i O.:l()H:H 5!>,5 0,008:!5 0,01120!1 0,213711 72,4 O,OO:J:H (),0022 ~ 0,2;:,:l \U 81,l 0,0090:! 0,00228 O,OOi!lli/ 61,6 O,OO:ii l 0,00137 0,17:1:.1 70,3 O,OOW5 0,00102 0,2371>' 61,9 0,00ti!l6 IJ,tJOI'ii 1), 1 3~1!1:. 8a,3 O,OO!l:lt 0,002:lli 1),11 l !i~ 83 3 0,0 12 12 0,00307 0,197i'

'


4089

1

Ammo-

Cloro

! lrmmm i

~:ram mi

f!r:tmm i

Acido

nitroso

niaea

Un Utro d'acqua addizionato dl6 grammi dJ zucchero puro

uao.cmo

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RlV\STA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA L'astone degU agenti d'lnfeslone nelle malattie. - H AL· LOPEA U. (Recue scienlifique, N. 8, febbraio 188~). Non é lontano il giorno in cui forse tutti gli agenti d'infezione saranno considerati come parassiti; ma noi non potressimo attualmente, senza entrare nel campo delle ipotesi, a ccettare completamente que::;la a»similaziono. La trasmissione delle malatlie dette di infezione non può s piegarsi, per il loro modo di invasione, d'evoluzione e "' trasmissione, che ammettendo la penetrazione nell'organismo di elementi che sono certamente organizzati, imperocchè e!"si b anno l'attributo essenziale della vita, la facoM cioè di mol· tiplicarsi. Essi infatti si moltiplicano, sia nel cor po umano, sia al dil uori d'esso; ma non è perciò finora dimostrato che questi a genti abbiano tutti una es istenza indipendente dagli organismi entro i quali essi si sviluppano e che costituiscano cosi delle specie di animali o di vegetali alle quali si possa cor· rettamente applicare l'epitito di pa1·assiti . Non si può infatti re!<pingere in modo assoluto l'ipotesi 58· condo la quale tal uni fra di loro sarebbero elaborati dall'organismo stesso e sus cettibili di vivere e di molliplicarsi pres!;O altri soggetti, come faun o per e sempio, lo cellule epiteliali negli innes ti animali e le cellule cancerose emigrale in organi lontani dal loro focolare d'origine. D'altra parte, il periodo d"incubazione delle malattie d'infezione, lo scoppio ordi11nriamente improvviso degli accidenti che le caralleriz;~:ano, il lo1·o decorso generalmente ciclico o l'immunità che parecchie eli e sse conferiscono ai soggetti a ttaccaLi, sono nlLrelLnnli caratteri che le sepa1·ano dallo ma·


1091 lattie parassitarie conosciute finora, e giustificano la distinzione che gli autori hanno stabilito, e che noi crediamo di dover mantenere almeno provvisoriamente. Furono trovati dei microbi nella maggior parte delle malattie d'infezione, ma soYenti si può domandare se essi sieno la causa o l'effetto dei disturbi nutritizi che le caratterizzano, o se sieno indifferenti. Le obbiezioni formulate contro la teoria che considera il microbo stesso come infettante, si possono riassumere nelle seguenti: « 1• Si trovano dei microbi i quali sembrano identici in malattie diverse •. Si risponde che questi organismi sono troppo piccoli per poter esser descritti con precisione, e che d'altra parte possono offrire dei caratteri anatomici simili essendo interamente differenti per le loro funzioni : « La natura d'un fermento, dice Pasteur, non può essere vigorosamente stabilita che per mezzo della sua funzione fisiologica "· Aggiungiamo che i progressi dell'islologia permettono di stabilire delle differenze fra dei microùi che non è guarì sembravano identici; è così che Koch ha trovato dei parassiti d'aspetto diverso, nella setticemia, nell'infezione purulenta e nel flemmone diffuso, ed ha dimostrato che a queste differenze d'aspetto corrispondono differenze d'azione palogenica. « 2" Si possono introdurre sotto la pelle dei liquidi carichi di bacterii senza produrre degli accidenti "· Si può rispondere a questa obbiezione, come alla precedente, che vi sono cioè, bacterii e bacterii. « 3° La presenza dei microbi non è costant~ nelle infezioni ,. . È necessario sapere che essi non esistono sempre sotto una. forma identica. Noi vedremo più innanzi che il bacterio del carbonchio può generare delle spore capaci di riprodurlo; ora queste spore ne differiscono totahnénte per il loro aspetto e sfuggirono per molto tempo alle investigazioni. D'altra parte pare che le sostanze chimiche elaborate dagli agenli d'infezione siano sufficienti a produrre gli accidenti; se si inietta ad un animale una quantità relativamente co:1siderevole di sangue putrido, egli soccombe in poche ore, RIVISTA MEDICA


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e nei ~uoi tessuti non si riscontra che una quanlit.U im;i~ni­ ficante di microbi; e~li ve une altosr-:ica lo dalle sostanze chi· miche contenute nel sangue putrido. Se ru contrario s'inicll.a una qmmtilà anche minima di liquido pull'iùo la morte non sopravviene che a Mf'O di qualche giorno eù i tessuti con tengono numerosi microbi (Koch). • 4• L ewis so>< tiene che i mic1·obi po~r-:ono e!'Ser e •·in venuti pref<>iO ll•tti i r-:o~gèlti, e che "e essi Ci"istono in proporzione molto più grande nei casi di malattie d'infezione, C'(UO!'lO avYiene perchè i nol"ll'i tessuti allora prc~cutano un terreno molto J'iù favor emle al loro svi luppo. - Il fallo su cui si fonda L ew is é formalmente negato da P a!"teur, Cohn c Ba bes; quer-:fullimo os!"erwJlore ha con!"tatàto pre:<!"O più che tento sogl!elli rassen7.a dci microbi nel sangue e negli umo•·i: la propùrzione di L ewis è inoltro in m ani festa contradclii:ione colle er-:pcrienzc pel' mezzo delle fJU8li "i son visti dei microbi coltivati isolntamente, dar luogo allo sviluppo del carbonchio. •à" Gli accidenti delli d'inl'ezione po!"r-:Ono spiegarsi mediante la penet•·azione nell'or~ani!"mO di alcaloidi doriYati dalle materie proteiche "· Que~te sosll:mzo, !'Coperte nel 1872 da A. Gautier e Selmi, de!"crille df!que!'ll'ultimo solto il nome di ptomo.ine, studiAte dopo da Gianetti e Corona, da Brouardel e lBontmy, Gauticr e Ela•·d, che possono el'lsere estraile non sola monte dagli albuminoidi pulrefalti, ma anche. d0p0 Gautier, dalle escr ezioni e secr ezioni normali degli animali ~u ­ periori, (la n no luo~o, quando sono introòolte nel corpo umano, a dei tlislurbi gNn-i e di nAtura varia, fJHOii la dilatazione e e L'irrc~ola rit~ delle pupiUe, dilatazione alla quale 8ucccdl' snbilfl la coutrazione, il r alleutamento il'lantaneo ed il tlisor d•ne delle pul!'A7.ioni cardinl'11e, la perdita della contrattili là muscolare, le com,ul!"ioni c la mor te con il cuore in sistnlc. M. A . Ganlier crede che osse pOlll!'fiOO generarsi in quantità con;:;idereYole in certe circostanze patologiche, e che siann una deUe Cftll!'e dei di::;ordini funzionoli che !"i !'ucced0no in mnlte malAllie, speciulmente allorquando il moYimentn di cli!'a!"sitnilazione e l'eli minazione dci prodolli urinari ::;ono incagliati.


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M. Ch. Bouchard ammette, contrariamente a M. A. Gautier, che queste sostanze appaiano esclusivamente nelle malerie animali dove vivono e pullulano dei fun ghi microscopici, e con!'iideran do che esse. come gli alcaloidi dei funglli Yelenosi danno luogo al bleu di Prussia in presenza Jel fctTO·cianur o di potassio e del percl oruro di ferro, é propenso a ritenerle como prodotti di disas,-;im ilazione degli organ ismi \:egdali. Dal momento che si è riconosciuto clte i bacteri che vivono nelle materie animali morte danno luogo P degli alcal oidi, è lecito il domandarsi se altri bactt>ri che pullula11o in un organismo vivente non po!'<s&no pr odurre altre sostanze analoghe. Per verificare l'esattezza di questa ipotesi, M. Clt. Bouchard ha ricercato gli alcaloidi netle orine dei soggetti a!Tetli da malattie d'infezione, e li ha costantemente trovati in talune di esse; è vero però cl1e si trovano egualmente delle LI·acce manifeste nelle orine dei soggetti sani, ma questo

non prova affatto che non si siano formati dai vegelaU inferiori. V'hanno, allo stato normale, delle quantità enormi di microbi nel tubo digestivo; si può adun(jue credere che aei so~gelti sani, degli alcaloidi vegetali siano formati nelrintestino, !"iano assorbiti, e poi elimi nali colle urine. M . Bouchard in ratti ha con~tntato che tutte le materie fecali recenti contengono degli alcaloicU in quantità tanto più abbondante qunnto più e!'\!'C contengono dei micTobi. Questi alcaloidi sono molteplici; gli uni sono solubili gli allri no, nell'etere; reagiscono di fferentemente rruando sono trattati col ioduro doppio di mercurio e di potassio, col reattivo iodo-iodurato e col mi!'<cugl io di ferro eian uro di potassio e di percloruro di ferro. La qw:uttitu d'alcaloidi contenuta nelle urine vaPia in ragione clelia qnantita di alcaloidi contenuti nelle deiezioni; se si otliene di .diminuire (jllest'ultima quantità, si vede quelr aJtra diminuire egualmente. M. Bouchard in pr esenza di questi fatti, ba formulato le seguenti pr oposizioni: esislOJl(l degli alcaloidi allo stato nor-male nel corpo degli individui viventi; questi alcaloidi !'ODO formati nel tubo digestivo e sono verosimilment-e elaborali dagli organismi vegetali, agenti delle putrefazioni intestinali;

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gli alcaloidi delle orine normali rappresentano una parte ùeg li alcaloicli dell'intestino assor·biti dalla mucosa gas troente rica ed eliminati dai reni; le malattie che esagerano le putrefazioni intestinali, aumentano, per questo processo, la quantità rl.egli alcaloidi delle urine; ritenendo come probabile che tal uni alcaloidi in certe malallie d'infezione, ::ono, in origine, i microbi sparsi nei tessuti o negli umori, s i può consitlerare come cosa certa che nella febbre tifoidea, una part~ almeno degli alcaloidi urinari proviene ùall'intesliuo. M. Bouchard ritiene come possibilé, ma non come dimostrato che essi abbiano delle proprietà velenose, e che la loro presenza dia luogo a degli accidenti tossici nel corso delle malattie d'infezione. Stando cosi le cose, rimane a sa persi se i bacteri agiscano per sé s tessi, o per mezzo dei loro prodotti eli disassimilazione. La loro azione rimane preponùerante nei due casi; si può considerare la teoria che loro attribuisce la genesi delle malattie d'infezione come dimostrata per molti di essi, e presentemente come giit molto veros imile per la maggior parte degli alt1·i, se non per tutti; resta a sapersi se essi posseggano, per sò stessi, queste proprietà iofetti,·c, o se non le prendano in prestito llagli organismi dentro i quali si sviluppano. Molti patologi di una grande autori lA, credono iufatli, con Naegeli, che essi sono semplicemente i veicoli del miasma o del contagio. • Ciò ello rende il bacterio infettante, dice il pr•ofessore Jaccoud, è la sua provenienza, e non una effì· cacia o proprietà speciale inereute al bacterio stesso. ,. Non v'hanno bacteri speciali per ciascuna malattia; lo spirillo propl'io del tifo fu riconosciuto non di!-:simile alla specie spirillo in gene1·ale; i bactel'i globulari a bastoncini che si trovano nel tifo, nel colera, nella scarlattina uella roseola, non differiscono puu to per· i loro caratteri esterni, dai micrococchi globulari o a bastoncini di altre qualità; i microbi della difterite, delfa febbre lifoide, del vaccino non hanno ugualmente alcun car·attere proprio, spec:iAle; le proprietà iufetlanti dei bacteri sono adurH1ue delle prop1·ietit prese in prestito, p1·ove-


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nienti dal mezzo speciale ove essi si sono sviluppati; il bacterio che emana da un ammalato di vaiuolo o di difterite ha, per conseguenza, un'azio11e infettante che manca ad un bacterio della stessa natura ma di origine diversa. L'individuo affetto dal veleno del vaiolo, se egli ha dentro di sé dei bacterii, questi sono vaiolosi evidentemente; egli è vaioloso in tut~o il suo essere, e questi organismi (come tutte le altre parli o liquidi della medesima provenienza) diventano, e più specialmente in ragione delle loro facoltà di riproduzione, gli agenti di trasporto, i veicoli della malattia a distanza variabile di tempo e di spazio. Quando è diventato infettante, il bacterio conserva questa proprietà piu o meno attiva, di generazione in generazione, e parimenti per la cultura artificiale (Jaccoud)~ Il professore Peter difende la I1ledesima opinione: u Per mio conto, egli dice, se dovessi formulare un giudizio, io direi che i microbi clte ci attorniano nou sono agenti di trasmissione di malattia, se non sono pa&:ati per un organismo ammalato. Non v'ha, come giustamente fece osservare M. Robin, un microbo della idrofobia, della sifilide, ma sibbene un microbo che è passato nell'organismo di un idrofobo, di un sitìlitico •. M. Ch. Robin esprime il suo parere nei seguenti termini; u Finora nell'osservazione di pulviscoli non si sono mai trovati dei germi nocivi o mortali. In quello sottoposto alla coltura artificiale non si rinvennet·o mai che dei germi innocuL Non si riscontrarono coltivate ed inoculate, in fatto <li crittogame mot•tali e virulenti, che 'JUelle raccolte sopra dei malati o dei cadaveri, nei quali l'azione patogenica antecedente e la morte, si supposero essere dovute a queste crittogame parassitarie. Si ù per conseguenza obbligati a credere che cruesti lieviti o fermenti eulrati inotfensivi, sorti rebbero mortali, o virulenti, dall'organistuo morto, o ancora vivo ma ammalato di vaiolo o ùi colera. Questo non potrebbe essere che a motivo della loro imbibizione molecolare e nutri tizia per mezzo della sostanza stessa dell'animale divenuto virulento, la quale sostonza assimilata dalle crittogame, prima inoffensive, conserverebbe in esse la sua virulenza, la comunicherebh~> parimente alla loro, durante e dopo ciascuna cultura


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successiva. Le crittogame entraLe quale lievilo o iè.rmenlo inoffensivo, ne sortirebbero ùotaLe delle proprietà viruleute deHa roseola, del vaiolo, o de!Je proprietà inl'ellanti--del colera, della sifilide; ne sortirebbero cioè quale l'ermeulo, virulento infett.ante "· È impossibile non riconoscere l'importanza delle ri;:er ve l'atte da patologi cosi eminenti: esse ser vono a dar magg-ior for7.a ai partigiani delia nuova teoria, di non avvenlur·ars.i nella via delle ipotesi, e di non ammettere come dimostrati che rruei fatti a ppoggiati ad eRperienze affatto sicure. La natura ,parass ilaria del carbonchio, della morva, della tubercolosi, per non parlare che delle malattie osservate nel· l'uomo, può essere considera ta com e tale. l protlotli delle colture colle quali si inoculano queste malaLtie non .rappresen tano che una frazione, la quale si computa a lrilionesimi del virus coll'aiuto del quale la prima fu fatta; si può ammettere con M. Robin che i microLi in queste condizioni si siaao trasmessa una virulenza che sarebbe d'impres tilo 1 puesto sarebbe molto inverosimile; d'altra parte l'ipotesi di M. Rrbin é essa completamente in disaccordo colla teoria parassitaria ? Se i microbi derivanti dai soggetti infetti trasmettono la malattia, e se essi si mo!Liplicano in quantilà encwme presso i soggetti colpiti, non si può dire che essi sono i propagatori dell'infezione, e clte .;i compor1ano come dei veri parassiti ? Non per questo si può dire che tutti i microbi siano, propriRmente parlando, dei parassiti. È possibile, come noi l'ab· biamo g ià i11dic.ato, che con formemente alle vedute di M:\i. Bechamp, Estor, e Grasset, taluru di essi ~iauo fo rmali dall'organismo ammalalo, e trasmissibili ad altri soggetti, e che essi non esistano in natura, al di fuori del èorpo umano. Non v'lta alcuna ragione teorica che impedisca di ammetLere che delle granulazioni viventi, emanate da un organi;;r11o tnalato, non siano trasportate pre!>~O aiLt'i individui, e non diano luogo, moltiplicandosi, a dei fenom eni ruoriJos i. Sarà ques to, come taluno ha delLo, una gener·azione spontanea~ Noi non lo pensiamo; non é infatti inverosimile che possan.o nascere, dagli elementi dei nos lri tessuti, delle granu·


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!azioni animate, e che queste possano acquistare, sotto l'influenza di cause indeterminate, delle proprietà nocive: la questione non potrà essere risolta che molto tempo dopo d'aver dimos trato l'esi8tenza, al di f-uori degli organismi oiuenti, di tutti i microbi iufettanti.

Forme anormali della menlngite tubercolare nell'adulto. - (Ar·t. ·12()80, - Journal de métlieine et de chirurgie, agosto 188~). Il dottor A. Cilantemcsse ila s tudiato la mening ite tuJJercolosa degli adulti occupandosi principalmente sotto il punte di ' 'isla delle particolarità cliniche od anatomiche poco conosciute, che essa presenta. Il sig. Chanlemesse distingue anzi tutlo una forma latente della meningo- encefalite tubercolosa, che, quantunque eccezionalmente, può in certi casi rimanere celata fino al l"autopsia. Il più sovenli essa s i cela per un tempo più o meno lungo per annunziarsi tutto ad un tratto con un ins ulto apoplettiforme, epilettiforme o delirante !:'eguito a breve iudugio dal coma mortale. Ques ta fot·ma s i incontra di preferenza nei cachetrci e negli etici.. Più curiosa e più frequente é la forma delirante; essa meri la di esser di!:<tinta in due varietà; il tipo acuto il di cui e sito mor tale è t'apido e raramente ritardato oltre al !;)• o 20· g iorno; ed il tipo cronico che dura uno o piu anni. Quest'ultimo é particolarmente insidioso e g raYe piu ancora dal punto di vis ta sociale, che dal punto di vista indi vrduale. Il delirio acuto può essere il primo fenomeno nettamente apprezzabile; ora continua senza interruzione fino aJ coma, ora é interrotto da una r emissione ruomentanea. Può somig liare alla mania acuta, furio><a o svolgersi più dolcemente . È modificato dalla costituzione delrinlliYiJuo. I bevitori presentano il delirio dell'olcoolismo. Talvolta s i affeema con tendenze et•oLiche di un· incr·edibile violenzA., b enchè s i pt•esenti io persone, la di cui vita anteriore non lasciava punto sospettar e di tali esagerazioni. Questo delirio cronico può mostrarsi lungo tempo avanti


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l'insorgere degli ultimi accidenti ed è molto insidioso. Non si tratta sempre di concepimenti francamente deliranti che subito facciano porre il malato nella classe degli alienali. Si constata allora soltanto un indebolimento dell'intelligenza, che Ya progredendo per più anni, un'incuria eccessh·a, una incapacità intellettuale, un por vcrtimento delle facoltà che non permette che un apprezzamento difettoso degli alti della vita. Ma a fian co di queste perturbazioni cerebrali che non attacano che rindividuo, Ye ne sono altre il di cui carattere é alle YOlle più pericoloso e più celato e che conducono i pazieuti a subire le condanne le~ali più gravi. Il sig. Chantemesro;e ha citalo anzi dei casi nei quali questo stato int.cllett•Jale ha potuto durare 2 o 3 anni, stato ben differente per altro dalla pazzia che si é vis to sopraggiungere qualche volta

nei tubercol0si. Il sig. Chantemesse de!"crive onclte la forma spinale della

meningile, nella quale i fenomeni che s imulano lo svolgimento di una mieli te centra le tengono per lungo tempo il primo posto. Si può comprendere infatti che un focolaio tubercoloso, comparendo primitivamente nelle meningi rachidiane• dia orifdne a s iutomi spinali ~enza alcuna manifestazione cerebrale. Questa inRnmmazione tubercolo~a acuta può sorvenire in piena Mlute, come in un· osservazione del signor Rendu. Esf'a riveste allora caratter·i estremamente fallaci. Colla febbre, colla rottura delle membra, colla cefalalgia essa simula in principio l'ileotifo; poi si constata la paralisi incompleta delle estremità inferiori , della ve!"cica, l'erezione incompleta e rtuesto processo ad andam'e nto invadente fa diagno!"ticare una mielite ascendente, fino al giorno in cui accidenti cefalici vengono a dichiarare la turbercolosi cerebro-spinale. Questi fe nomeni midollari sopravvengono il più çtolle volte negli individui affetti da tubercolosi polmonare. Il dolore spontaneo intorno alla colonna vertebrale o nelle eslremtlà inferiori, l'ipcrestesia cutanea seguita ben tosto dall'ane~tc!"ia, la tens ione, poi le paralisi costituiscono i principali di ques ti s intomi. Devesi aggiungere l'erezione, che indica ello il midollo è affetto.


MEDICA

Una quarta forma infine può esser designala sotto il nome di forma emiplegica. Essa è caratterizzata dalla localizza· zione della lesione che si s tabilisce in una zona di meningo· encefalite tubercolosa piti o meno estesa, ma sempre circoscritta. Secondo la sede s uà, essa produce sintomi differenti, co,lsistenti specialmente sia nell'afasia, sia nei fenomeni convulsi vi e paralitici. Sopra 1Ul& forma d'e ...ntema nel deoorao della febbre tifoidea. - (Art. 126R3. - Journal de médeeine et de chi· rurgie, agosto 1884).

Il dott. Lemaigre ha pubblicato un lavoro sopra un esantema scarlattiniforme osservato nel decorso della febbre tifoidea. Dal punto di vista del suo aspetto esteriore, l'esantema, di cui si tratta, somiglia molto sia alla roseola, sia alla scarlattina. Nei luoghi, in cui il tessuto cellulare è molto serrato, come alla palma della mano, l'eruzione é poco abbondante ed anche nulla; al contrario è assai abbondante nei punti in cui il tessuto cèllulare è molto lasso. In corrispondenza delle giunture, e principalmente della piegatura del gomito, si nota un rossore molto più intenso; in generale non si riscontra più alcun sito, in cui il colore della pelle resta normale, talvolta anche la tinta è leggermente vinosa e somiglia molto sia alle eruzioni scarlattiniformi, sia quelle a colorazioni che si vedono in principio in certi casi di va riola emorragica. Essa dura all'incirca una settimana; poi vi ha come un momento di riposo, come una fase intermediaria di due a tre giorni d"interYallo, in cui compare la desquamazione; ora sotto forma di lamine forforacee poco estese, ora al contrario sotto forma di veri diti di guanto, come quella che si vede nella scarlatlina. Questo periodo ha pure una durata variabile, ma in media si suò ritenere di una settimana. Quanto alla temperatura, ora, dopo di essersi innalzata in principio a i o 2 gradi al disopra della normale o di quella che era precedentemente, essa ridiscende al suo stato primitivo; ora al contrario si eleva assai, poi si abbassa, ma senza


R1VI STA

che la decrescenza sia totale; la qual cosa è allora di cattiYO augut'io. l nfìne ralbuminur ia è as~ai frerruenlemenle un sintomo concomilonLe che a~~rava allora il prono~ tico. L a natura di que~Lo eritema è !;lata di:.:cus~a; a Yiceuda si è im·oCAto, per spiegarla, o un'eruzione confluente di macchie rosee lcnlicolari, o una scarl attina coincidente con una febbre tifoitlca oppure urù~r·uziooe rnollicamenLo;::a o un'eruzi0ne sudorale od infu1e un'eruzione cUatesica apparleneutc sia al reumn.Li~mo, sia alla sifilide. Si deYo però conchiudere che questo esantema Jipende dircllnnrenle dalla fcbbx·e Lifoiden, e, in certi casi, per l o me11o. compare nella mede~ima gttisa che l e er uzioui analof!he nelle altre malattie infettive.

:Kanttestaslonl out&Dee del p&ludismo (Erpete ed orUoarta). - (A rt 12647. - Jour nal de médecine et de eh ir urfjie. - L uglio 188+).

Il prof. V er neuil ed il dott. Mer kleu banno pubblicnlo neg-li A nales de dermatoloyie un lavoro sulle manifestazioni cutanee clte possono essere in certi casi strettamente lef."SI.e al paludismo. L e pi ù comuni fm queste er·uzioni sono l'el'pete e J'ortiCRria. L 'et'uzioue erpetica non ha in~~ stessa uulla di spc~;ifìco e nieut<> si può dalla ~un sola e~i sleuza concluJeresoll() i: punto di vista della nalu ra palustre Ji una fl!bbr·e. ~l a la suA frequenza é cosi grande che es"8. merita di chiamare pnrtiçOlarmcute l'attenzione. L 'eruzione può, secondo i casi, pl'eccdere gli acce-.l"i di feiJbre intermittentc, comparire durante l'uno dei lro >'h1tli de !J'ncce~~O O dOpO IO stadiO dol SUdOr e. r•:::-~a pUÒ COIIll~lrirè rtmluclo ~li accosl"i d('l\a l'ebbr o sono st.a ti !>oppre~~i dnl >'OI fato di eltiniuo. Non vi ha ÙIIIII(Ue alcuna rPiazione t•ziologiC11 l'ra l'erpete e la febbr e malgrado la !or fr el!IICIIIt> coincidenza. Le sue localiz1.azioui più abiluoli sono la faccia, il bordo


MEDICA

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delle labbra o delle narici, le palpebre, la cor nea ed i punti più riccamente innervati. Abitualmente di~creta, l'eruzione prc~enta in certe epiùemie una notevole confluenza; e!<~a può anche accompagnarsi a croste nere od essere costituita ùa vcscicole rw1·e cl1e s~mbrano appartenere alle for:me gravi e perniciose delle febbri palusl•·i. Eccezionalmente infìne r erpele paluslt'e !'<i presenta sotto forma di zona. l sigg. Vcrncuil c. Merklen conchiudono facendo notare che a cagione del la locAlizzazione abituale dell'eruzione, delle alterazioni vaso-motot·ie e della sert!'<ibilità concomitante, della po;:;J=:ibi le compAt'sa all·i11fuori dell'li acce;:;si febbr ili, si è au-

torizzali a rice•·ca•·ne la causa in una lesione ncrvo;:;a, forse in una congestione dei rami nervosi cutanei, risultan te essa stc!'<sa dalla localizzazione su questi nervi del veleno palustre. Gli autori hanno stuùialo pure l'orticaria, che di tutte le dermatosi é quella che pare più intimamente legata al paludismo. Essi notano che questa dermatosi accompagna sovente gli accessi di febbre intermiltente e che dopo un primo attacco di orticat·ia febbrile as!'<ai freryuent.emente compare una nuova eruzione di orticaria a ciaf<cun nuovo acce!':SO. Zeisse ha rife rito anzi la stor ia di una donna colla al ter zo acCC!':i'O di una febbre terzana rla una orticaria generalizzata; l'eruzione scomparve clurante l'apire!'<sia, ma 14 accessi di febbre terzana furono tutti accompa!=!'nati dall'orticaria. L'ammolat.a non ne aYeva mai sofferto per l'avanti, nè più ne soffrì per radrliel.ro. Questa orticaria nella febbre inlermittente è però una compl icanza senza valore prono!'<tico. Essa compare tanto nei casi le;rgieri, f(uanto negli access i perniciosi; ma pare che ef'sa aumenti l'intensità delle perturbazioni digestive ed i fenomeni nervosi dello stadio del freddo. Queste er uzioni di orticaria sono forse favorite dalla diatesi artritica, ma le ricerche a questo r iguardo non sono ancora sufficienti a ciò decidere. D'alll·a parte l'orticar ia può comparire negli infetti da malaria senza acce.~so febbrile e come febbre larvala, ma devesi però ricono!'<cere che 1' orticaria intermittente semplice


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e l'orlicaria inlermittenle larvata, d'origine palustre, sono il più soventi confuse sotto quest'ultima forma, potendo l'eruzione essere una manifestazione diretta del paludismo e risultare dall'azione del veleno palustre sull'apparato nerveovaso-motore e sul sistema linfatico.

VARIETÀ L' wegnamento nel oorpo n.nUarlo m111tare.

Coll'istituzione della scuola di applicazione di sanità militare apertasi in Firenze il t• gennaio 1883, rimase esaudita un'antica aspirazione del Comitato di sanità militare, ed è debito di giustizia il riconoscere che nel creare quello stabilimento a favore del servizio sanitario dell'esercito, il Minis tero della guerra vi si adoperò in modo da. farne presagire una fruttifera esistenza. In ordine all'istruzione quella scuola rappresenta il compimento d'un edifizio i:llziat.o fino dall'anno 1833,.epoca in cui fu costituito il corpo sanitario dell'esercito sardo. Infatti, fino d'allora, come si può rilevare dal regolamento di quel-. l'anno per il !;ervizio sanitar•io, il governo prefisse obblighi e norme per l'istruzione del relativo personale, tanto negli ospedali, quanto nei corpi di truppa, e negli anni succe!'sivi continuò sempre, se può dirsi, una gara fra il Consiglio superiore, ora Comitato di sanità militare ed il Ministero nello escogitare e nell'ordinare nuovi mezzi d'insegnamento per il corpo sanitario, a seconda del variare dei tempi e delle circostanze. In così lungo volgere d'anni, varii furono gli spedienti adoperali a scopo d'istruzione. Alcuni frtl essi dovettero sue· cessiYamente essere abbandonati per varie ragioni, meolre allei resistettero alla prova e continuano a dare buoni frutti,


VARIETÀ

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ai quali d'or innanzi saranno da aggiungersi quelli che indubbiamente si avranno dalla scuola d'applicazione, come ne sono garanti i buonissimi che già se ne ottennero in questi ultimi due anni. Pervenuti ora del pelago alla rioa, non è forse senza qualche imporlanza il riandare le svariate fasi attraverso cui si è dovuto navigare per giungervi, ed è perciò che si è pensato di compilare una rivisla cronologica dei falli relativi a tale argomento, dall'anno -1.833 fino al presente. Volendùsi prendere le mosse da quell'epoca remota di cui è già qunsi cancellata la memoria, é necessario premettere alcune nozioni intorno al modo con cui fu allora costituito il corpo sanitario, tanto nel personale superiore, quanto nel subalterno, cioè nella categoria degli allievi sanilari alla cui istruzione furono nei primi tempi specialmente dirette le cure del Governo. I ndipendentemente dai componenti il Consiglio superiore militare di sanità di cui la creazione data dal dicembre 1832, ed indipendentemente pure da pochi medici e chirurghi aventi un impiego fisso in laluni corpi speciali, il personale sanitario superiore fu composto di 12 medici, 95 chirurghi e 9 farmacisti. In pari tempo furono riordinati gli ospedali militari già creati nel dicembre 1831, e stabiliti in numero di selle nelle città di Torino, Genova, Alessandria, Chambery, Nizza, Cuneo e Novara, capiluoghi di divisione mililare. Tre anni dopo ne venne aggiunto un altro in Cagliari. Erano in oltre stati ancora conservati provvisoriamente alcuni dei precedenti ospedali reggimenlali, ad esempio nel corpo dei reali carabinieri ed in quei reggimenti di cavalleria che trovavansi di presidio in località sprovviste di ospedale stabile o divisionale. All'insufficienza numerica dei medici e dei chirurghi per il servizio degli ospedali e dei corpi si rimediò : 1" con la creazione d' una speciale categoria di medici applicati in sopranoumero, quasi volontari aspiranti ad una eventuale ammissione nella carriera, ma frallanto senza paga e senza anzianità, da chiamarsi in servizio secondo i bisogni e da rimunerarsi annualmente, in proporzione dei ser vizi prestati;


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2" con l'istituzione d'un corpo di i OO allievi di medicina, di c l• irurgia e di farmacia. Questi 100 allievi che formavano parte del corpo ~anitario e n e Yesli ,·ano con leg-gi ere modifìcazioni la divisa, oltre a concorrere al disimpegno del ser vizio nei corpi eli truppa e n e~li spedali, dovevano costituire un viva io per il ruturo rec lutamento del personale superiore di ciascheduna catef!Or ia. E ~iccome per· loamm issioHe in detto corpo non si richiedeva al lora , rruanto a sludii, fuorché la condizione di avere compiuti i corsi preparatori occorreuli per essere accettati nelle unive rsità, n é per altra parte, d isseminati COJue dovevauo essere nei COI'pi e negli ospedali; gli allievi avrebl>ero potuto gio,·arsi elle in piccola fraziot~e dell' insegnamenLo u!'ficiale universitario, ne venne per conseguenza che alla loro i ~ lntzione sciontifìca s i dovJlle p r ovveder e con inseg namenti speciali exlt·a-uni,·er sitari uei corpi e negli spcdali. E g li è perciò che nel regolamento del 1833 fw·ono stabilite le seguenti norme per un corso di studi medico-chirurgici, esteso a tutti i cinque anni che in quell'epoca si t·ichiec.levano al conseguimento del dottorato. Ag li allievi del 1• e del 2' anno di corso i quali vcuiYnno destinali ai cor pi di truppa, dovevano pr ovvedere i chirurghi maggiot'i dei corpi stessi, facendo loro lezioni teoriche sulla scorta dei tt'allat.i in uso per ciaschedun corso nella H. universitD. eli Torino . All'inseguamento teorico si dovevano aggiwlger e leziorù pratiche ed anche esercitazioni sul cadaver e ' quando se ne avessero i mezzi Agli allievi dei tre cor si successivi dovevasi poi compiere l'inscgnamcoLo dagli ufficiali eli sanità in capo degli spedali, mcdia11 te lezioni teorico-pratiche fatte, come nei corpi, sulla guida dei trattati in uso per ogni corso nella università torinese. I ml!dici capi ed i chirurghi capi dovevano quiJl(l : dirigere n ei l imi l i delle particolari loro attribuzioni negli s tndii e nella Jll'nlica 'Jttelli .fra i gi-oca n i alli cci i quuli, dopo avere st uui~;~ to pe r i primi due anni sotto i clùrurgbi maggiori dei corpi di truppa, erano chiamati a compiere gli altri tre anni del lo t·o corso negli spedaii .


VARIETÀ.

All'insegnamento scolastico generale doveYasi pure aggiungere annualmente un corso di lezioni sui principii e sulle particolarità del servizio sanitario in genere. Il chirurgo in capo aveva poi lo speciale incarico : 1• d" addeslt'at·e gli allievi nelle dissezioni anatomiche·, 2• di fare loro un corso d'operazioni sul cadavere, aggiungeudoYi all' uopo le speciali lot·o applicazioni ai vari casi delle ferile di guerra. Negli ~"pedali di 1· cla>:se il chirurgo di .guurrlia era per parte· sua tenuto ad ammaestrar·c nel relali,·o ;;:ervizio l"allievo che giornalmente vi era comandato. .... In molli altri articoli del r egolamento venivano poi speCificati i doveri degli Allievi, nelle lol'o qualità di studenti. Fin al mente gli ispettori del Consiglio nelle circostan zc dene i!"pezioni periodiche annuali, ùoveYauo assicurarsi dell'andamento degli studi e ùel progresso degli allievi. . Al termine d'ogni anno scolastico gli allievi che si trovassero nel ca;;:o ·di potere ;;:ubire gli esami di uno o ptu corsi, ottenevano la licenza di recarsi a Torino per soltoporvisi in quella università, e cii) .a tutte loro spese. Era in l"omma per gli allievi delle facoltà allora di~tinte di medicina e di chirurgia un corso completo d'insegnamento teorico e pratico, secondo i sistemi di studio molto limitati di quell'epoca, eccettuo.tine soltanto gli esami che rimaneYano riservati alla R. università di Torino. Ma, come facilmente si ~cor~e, il sistema era ingannevole, nè si tardò gr an fatto a vederne le disastrose consef!ucnze, le quuli altronde erano state a tempo debito pronol"ti<.:ate ùa rruclle onornnde pci'sone che allora sedevano nel Consiglio superiore militare di sanità. Membri quasi tutti del collegio medico-chirurgico della università di Torino in cui anzi uno di essi era s tato profes sore d'operazioni chirurgiche (cav. Francesco Rossi, chirurgo generale e vice pl'e!-'itlente del Consiglio) ed un altro era profel"sOt'e di chimica (Michelotli, membro slt•aordioario per la pa.rlc chimica e farmaceutica), non potevano certamente esscm;i illusi intorno al valore pratico di quel sistema d'insegnamento.

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VARIXTÀ

Perché dunque appigliarsi a tale sistema, so si preveJe,·a che avrebbe fatto cattiva prova ? Per darsi una ragione di questo fatto, bisogna l'icordare alcune circostanze di cui non si sarebbe potuto non tenere il debito conto. Prima del riordinamento del 1833, il servizio sanitario nei corpi di truppa e nei relativi spedali r eggimentali, era disimpegnato, oltr·echè dai chirurghi maggiori dei corpi stessi, da 300 circa flebotomi (Frafers) ai quali, per norma generale, non era aperta la carriera superiore. L'abolire totalmente e di punto in bianco quel si~tema economico, aumentando adeguatamente il numero dei chirurghi e rlei medici, sarebbe stato quasi impossibile. Occorreva pertanto un temperamento il quale, mentre costituisse già di per sé un miglioramento sul sistema precedente, fosse ad un tempo un modo di transizione ad una più razionale organizzazione del servizio. Difatti, il Consiglio rappresentava al Ministero che« quando • aveva proposto il numero di cento allievi come sufficiente • ad assicurare nei corpi e negli spedali il servizio che prima • era pessimamente disimpegnato da w1 numero quasi triplo • di flebotomi, avvisò di satisfare cosi alla dovuta economia, • senza però introdurre una troppo brul"ca mutazione nelle • antiche abitudini, lo quali nei cor pi militari, come altrove, • hanno sovente forza di legge •. Come si disse, le risullanze del nuovo sistema furono ben presto giudicate. Appena trascorso un anno, il Consiglio scriveva in proposito al Ministero che • l'istruzione degli • allievi nei corpi e negli spedali, ma però più nei pt•imi, • non aYeYa corrisposto all'aspettazione, colpa cet·ta.mente, • in ispecie nei corpi, della mancanza degli oppor tuni mezzi • locali, talvolta dell'inettitudine, tale alLt·a ùella poca ,·o• Iontà, se non dell"oppositione di coloro cui toccava il ca• rico dell'istruzione, e talvolta finalmente di tutte quel'te • cagioni riunita e per ciò non suscettibili d'emendazione·· A queste ragioni si sat•ebbero potuto aggiungere le seguenti: P er quanto non mancassero nel personale sanitario di quel tempo uomini rispettabili per capacitA sciontiflca c )Jl'atica


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(e chi scrive conserva grata ricordanza di parecchi di loro, avendoli ancor avuti a benevoli s uperiori nei primi passi della s ua carriera), altra cosa era per essi l'esercizio professionale ed altra quella dell' insegnamento a cui si trovavano improvvisamente chiamati. Taluni altri fra quei docenti avevano fatti i loro studi in mezzo alle vicende guerresche del p,rimo impero napoleonico, e se ne avevano riportata sufficiente istruzione pratica professionale,dovevano senza. loro colpa trovarsi impari al nuovo e non mai sognato ufficio. · Tutti poi, avendo pagl1e as$0.Ì modeste e dovendo perciò curare i proventi della clientela extra militare, non potevano sentirsi molto infervorati per mansioni che riclùedevano impiego di .tempo, e che mentre loro non fruttavano alcun emolumento speciale, li obbligavano a maggiori spese per acquis to di libri e di all1·i mezzi di studio e d'insegnamento. Era per essi il caso del lucro cessante e del danno emergente. Non ostante le sopra menzionate rimostranza, le cose non vennero mutate fino al marzo 1835. Allora si cominciarono ad abolire gli allievi del t• e del 2" anno di corso e fu stabilito che nessuno potesse ulteriormente essere accettato in tale qualità, se non avesse prima compiuti due anni di studio regolare in una Università e ri· portatone il grado accademico del .Bctecalaureato. Con questo provvedimento che segnava un secondo passo verso il meglio, si aveva la lusinga che tolli i due primi anni di studio da farsi nei corpi di truppa e l'insegnamento rimanendo soltanto riservato ai tre ultimi anni di corso negli spedali, i risultati potessero riuscil'e vantaggiosi. Ma fu un'illusione anche quella e la sperienza non tardò molLo a dimostrarlo. L'insegnamento continuò ad e~sere ins ufficiente; molti allievi dovettero s mettere dagli studji, altri non giungevano ad abilitarsi agli esami, e pochi soltanto riuscirono ad u:1 buon ris ullamento, perché forse la loro buona stella li tenne a lungo nelle sedi delle università, alle quali attingevano quell'istruzione che ad onta d'ogni ordine ministeriale non poteva loro esser impartita negli spedali.


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YARIEÙ

I n quci<to modo si giun!"e fioo all'anno 1838 in cui, ricooo"ciuln fìnnlrncnle la follacia dei metodi nn allora segttiti, si venne ad un cambiamento radicale. Gli allievi, ùa 100 ridotti a 18 e de~tioali e!';clulli ,·nmcntc ag li ~pedali militari delle ciUù di Torino, di Genova erli Cagliari, ~cd i di uni-çer~ilà, ;i dovevano quinl li innnn:ti ricevere la loro educazione scientifica, non più riai r ispettivi ut'lic:iali dì ~nutti1 i n capn, mo. bensì rlolle lowli universitù, af l'ari ao~n i nltt•o !"[udente. A ;:di urlìciali di sunila predetli era per ò consen-:ato !"obbligo rli fat·e ai prnpri Rilievi un cor~o annuale di ripet izioni in talune materia e d'escrcilaztoni sul cadavere. Ma AIJChe que!'l'ultimo rimnsu;:lio delrnntico irlcalc, !"e pur e ebhe un princi('io d'e!"ccuzionc, andò ben pr esto in disuso. 1\lunlcn uto. per i nuoYi allievi la condizione del Baccaleur .ento pC'r poter C!"SCJ'e ammc!"si nel corpo, fu pure stahilito c!Je dovessero poi venirne licenziati senz'allt•o rruelli cho pet· duo anni di seguito non I'O!"~et•o slnti promo!'\si negli esami rlel cM><O ri~pctth·o. Per nltra pat•fe, nelrinleutn ùi facili!Mno l'intervento alle lezioni universilarie, era pr e!"ci·itto che avc~!';ero alteroativo.menle una sellimana libera dal !'ervizio ,Ji "pedole, eccettuati i ;!iMni di vacnnza. Qn c~la prescrizioue non fu però alluntn ch e nello ~"peda l e di Torino. dove il numero tlogli allievi e!"sendo mag~irwe, non 110 riHIILava nkun incom·eniente nel !':ervizio di ><critlurazinne eli <'lti essi erano !'lpecinlmcnle incal'icati nei ripat·li dt'gli nnmu1lati. Succl'~!':h·amcnte veni,·ono pure !"lobi lite alcune norme, clir ell<' ad a-çe,·e himc!':!t·almento informazioni i11toroo nlla conJol\n di cin~c;hcrlun allievo nella univer!"ilà rispcLliquncnte freqncntnta , ed in una circo!"tanzo in cui rruella di T(wino apcr::r> C"ami !"CIIICS!I'ali rl'nuN·e per i piii distinti dello 18collò medico-chirurgico, ìl M inif'tero clelia gnerra ,·olle che vi (ll'cndcsf'e anche parte un allie,·o dello !"pedalo rnililat-e l ocu lc ('!).

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(l ) Civ !IUC:CI''~·· no·l 11)46. l' l'alh••\'u Jlr<'''dto il ,;~. Enulill Pl:<lullol oh 'l'oriuu. :!11.>\Un (' st udi (•<i,;.simu eh(• laun•a to> t urll'unno ,ksso ~ 'IUtruli .;ultitu 11rvtoru.so clurur;.;o m<t~<=•Or!' m !" di :!' cla,.r. mor. poi nfll UliS.


VAJU.ETÀ

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TulLi i provvedimenti fin qui ricordati, comunque si '\!0gliano giudicare, provano quanta cuL'a prendessero 10 autorità per rislruzione degli allievi e conseguentemente anclte del corpo saLlilario dl ctù essi facevano patte. Gli all ievi, aumentati poi di numero (fluo a 30) 11egli anni 184:> e 181-6, vennero finalmente aboliti col riordinameuto del corpo e del serv!":iO sanitario avvenuto in olloLre ·1850. Intanto di fianco alla categoria degli allievi era anelala sorgendo poco a poco e quasi inavvertita una speciale classe di sofdnti studenti la cui comparsa, sebbcue sul principio avversala dal Consiglio di sanità che vi scorgeva una velata ris un·ezione dei cento allievi dl poca lodata memoria, fu in seguito favorila e resa regolamenlure nel 181-:J ùa appositi provvedi tllen li ministeriali. E tu bene che ciò succedesse, percLè quei solrlati studenti, fatlisi numerosi in Lreve tempo, prestarono poi ntili ser"izi nelle ambulanze e negli spedali durante le due campag-ne di guerra degli anni 184-8 e 1849. Come il nome stesso lo dice, quei soldati erano giovani che a.ndaYano solto le armi mentre erano gia iu c01·so di studi reg-olari. in qualche universitil. A loro richies ta ottenevano la racoltù ili proseguire negli stud i, e a tale effello venivano ripartiti' fra gli s pedali militari delle sedl di uni versi ti!. Favorili e sorvegliati uei loro studi dal Ministero della ~ucJ·r·a che verso gli studenti militari era sempre benevolo e palel't1o, quei soldati studenti veuiYano poi nominali allievi a maHO a mano che fra questi si presentavano posti disponibili, ed all'occorrenza anche promossi direttamente acl ufficinli sanitari. Fi11almentequesti s tudenti ebbero pur eglino la sorte degli allie vi em.~ttivi e -çennero abolili nel 18~,2. Quelli di lot·o elle ancora esistevano in quell' anno furono incorporati nella cornpngnia iufermie1·i a llora istituita, e vi diedero p1·incipio ad 1ura t~Pza categ01·ia eli studenti, cioè a q,uella dei soldati esercen ti di medicina e difarrnacia la cui istruzione fu pure, COllltl in seguito si diril, oggetto di continue cw·e per pal'te dell'autorità fino all'anno tRIO.


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VARIETÀ

Sarebbe cosl esaurito quanto in ordine ad istruzione si riferisce agli allievi sanitari ed ai soldati studenti. Però, prima di continuare il cammino, occorre ancora spendere poche parole a rico1·do di quelle due categorie di modesti funzio nari di sanità militare. Gli allievi, come risulta dal sopra esposto, presentarono in fallo d' insegnamento, due fasi bene distinte; una poco felice che durò dalla loro creazione fluo a tutto l' anno 1838, e l'allra più fortunata che ebbe poi termine colla loro !:!Oppressione. Durante la prima fase ne furono nominati i 97 dei quali, 135 cessarono in vari modi dal corpo senza avervi terminati gli studi, uno fu nominato farmacis ta e 61 raggiunsero gra· datamente il posto di chirurgo maggiore in 2" di 2' classe, nessuno avendo optato per entrare nella categoria dei medici. Fra i pochi eletti, un quarto all'incirca percorse in seguito una lunga carriera nel corpo sanitario e parecchi di e;:si vi pervennero ai più alti gr·adi. Nel secondo periodo gli ammessi furouo 72; di essi 4:3 furono di mano in mano promossi ufficialj di sanità, 2 passarono nel corpo degli allievi sanitari della mar ina e 27 cessarono dal servizio prima d'avere ultimato il corso uni\'er· sitar io. Dei soldati studenti sarebbe impossibile precisare il numero. Nel periodo di sei anni (184G-1850) se ne tro,·at'ono notati ·163. Ma come prima del 18i5 già ne esistevano parecchi di cui andò perduta la memor ia, cosi nei trambusti degli anni 1848 e 1849 molti altri ne andarono sorgendo che pure non lasciarono traccia di sé nei regis tri del Comitato di sanità. Fra i 163 d'accertata esistenza una ventina all'incirca fu1·ono ammessi in regolare carriera nel corpo sanitario, molti andarono in congedo colle riRpetti,·e clas~i ed altri vennero incorpot·ati nella compagnia infe1·mieri. come fu già detto. Ma e ormai tempo che lasciando per un momento da parte quauto concerne i personali inferiori, si esponga tutto cio che, sempre sotto il punto di vista dell'istruzione, fu operA.to per il personale medico-chirurgico, a cominciare dall'anno 1833.


VARIETÀ

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Nel detto anno fu stabilito: 1• che l'ammissione ad un posto di medico o di chirurgo nel R. esercito non si potesse d' allora in poi ottener e che mediante el'ame distinto in due parti, una verbale e l'altra scritta, da darsi da almeno quattro membri del Consiglio riuniti; 2• che ogni chirurgo dovMSè essere laureato (precedentemente erano anche tollerati nella categoria chirurgica i semplici patentati); 3• che a taluni f1·a i corsi d'insegnamento prescritti per gli allievi negli spedali, dovessero assistere i chirurghi maggiori in 2• del presidio; 4• che negli spedali fossero obbligatorie le autopsie e la conservazione dei pezzi patologici rari, o per Io meno di quelli che fossero s uscettibili di servire allo studio. Nell'anno i838, abolili negli spedali i corsi regolari d'insegnamento per gli allievi e sostituitevi alcune semplici ripetizioni ed esercitazionr, si volle che anche a queste intervenissero i chirurghi maggiori in 2• del presid!o. Negli anni 1840 e 1841, agli esami d'ammissione nel corpo, ne furono aggiunti altri per l'avanzamento ai gradi di me. dico di 1' classe, di chirurghi maggiori in 1• (gradi corrispon' denti a quello dei capitani medici attuali) e eli chirur go in capo d'ospedale. N ell'anno 18~3 si pubblicò un programma stabile per tutti gli esami che fino allora si davano sopra temi fissati volta per volta dal Consiglio. Nell'anno 1844 gli ospedali mili"tari e le infermerie presidial'ie ebbero ordine d'abbonarsi annualmente al Giornale dell'Accademia Medico-Chirurgica di Torino, a scopo d'istruzione del relativo personale sanitario. Nell'anno 1846, riunite in una so·la le due facoltà medica e chirurgica, tutti gli ufficiali di sanità laureati soltanto in una di esse vennero diffidati ~i dovere entro un dato tempo fregiar;o:i della doppia laurea. Nel 1850, col riordinamento del corpo e del ser vizio saniLari\) stato sancito con R. decreto 30 ottobre, furono pure or dinati speciali provvedimenti per favorire l'is truzione. Eran essi i seguenti:


VARIETÀ.

i• l'u t·iconfermalo l'obbligo della doppia laurea- e ciò

,-:Lt.w le, vennero p0co a poco eliminaLi dal G:orpo tulLi quei medici e chirurghi che non vi si erru1o asl"oggellali. z· :Ou stabilit.n un nuovo programma, più diffuso e piU. ciJ•cof'Lanziato, per gli esami di ammissione e d'avanzamento; 4• Si prescri~~e che gli ufliciali di san il<~ di nuova nomina doves>'ero per un am10 almeno rimauet·e allcletti agli spedali milil.a 1·i divisionali per un Lit'ocinto degli argomeuLi speciali del scrYizio. !t" A LaJ'etretto dove"a farsi annuAlmente in ognuno dei suddi!Lli spedali una serie t.li nezioni. sulla- tecnica del sen·izio tanto degli speciali, quanto dei corpi, cosi ill tempo di pace, come in quello di guerra. ;)• Parallelameute a tale cor~o, erane pure prescritto un nllro d'esercitazioni anatomiche e tli operazioni s ul cadavet·e, con RpplicRzioni speciali t~lle ferite di guerrA. n• L'interveu Lo a si falLi corsi obbl ig aLorio per Lutli i medici del presiùio, eccello che per quelli che già vi avessero assi~lito per due anni. 1• :'\ell'intendimenlo· di con:::et·vare iu ogni ufficiale di sanità In voluta attitudine alre~ercizio della medicina e della chirue)!ia fu pt·e~ct·ilto clte i medici, escluso soltanto quello di di Yisione, dovesser o ne:;li speùali. prestare allernalivamente servizio nei ,·ari riparti, mediante un turno trimestrale o semes lt·nle, !'lecoudo le vat·ie circostanze locali. :-<• l medici capi-ri parto dovevano scrivere le slol'ie delle malattie meno comuni che ~i trovassero nel caso di aver a cura.re, e rimelterle quincli al fine d'ogni mese al rispettivo me{lico dh·isionale. · n• Vnnne ordinato elle due voHe al mese si tenessero in or;ni speùalc conferenze scieuLilicllfr, nelle quali dovevasi dare lellurn delle storie cliniclte sopra ricordate ed all'occorrenza trattare anche di cose di servizio . A tali conferenze doYeYa ù1tervenit'e Lullo il personale medico e farmaceuli ~o·, e vi poh:l\·ano pure prendere parte i medici veterinari. 10• Finalmente era deferito al Consiglio superiore l'in· carico di sorveg liare e dirigere l'cReguhuenlo di tali prescrizioni, e eli riferit·ne perioùicameuLe al Ministero.


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Con successive disposizioni dello stesso anno vennero poi meglio definite lediverse particolarità dell'insegnamento ora detto e fu provveduto in pari tempo ai mezzi materiali occorrenti . Nelranno '1 8::11, con determinazione mir:ùsteriale del 30 novembre, furono istituiti i gabinetli di lettura negli spcdali divisionali. Il primo gabinetto di letlura naCCJUe sul principio delranoo suddetto nello spedale di Genova per iniziativa dei medici di quel presidio e dietro proposta del medico di batlaglione, dotL Pietro Mottini, morto poi di cholera in Crimea (1). La novitit piacfJue; il Consiglio super·iore ne propose l'istituzione in tutti gli spedali divisionali ed il Ministero la tradusse in atto, accollandosi buona parte delle spese occorrenti sia per l'alles timento dei !ocali e del materiale, come per l'abbonamento d'alcuni giornali, e sopperendo pure ad altre maggior·i spese doYe il personale sanilario, per esser in piccol numero, non poteva bast.are all'abbouamento di tutti i giornali prescritti. Imperoccliè il personale sanitario doveva allora contribuire al detto abLonamento con una quola mensile pr·ovorzionala al grado ed allo stipendio; sistema questo che continuò fino a tutto l'auno 'l873. Col 1• gennaio 1874 ogni spesa r imase a carico del governo. Nell'anno stesso il Ministero fece stampare e drstrihuire nei corpi e negli spedali il pregevole trattato d·igienè militare del medico divisionale, cav. CarneYale-Arella, che più tardi e per anni parecchi fece parte tlel comilalo t.li !-'nuità militare·. ·11 Giornale di .\lcclicina Militare e ire ora concede benevola ospitalità a quesLa rivista, sorse pure nell'anno 1851 ed il primo suo numero porta la data del HJ luglio. Ne furono (!) Per questo ratto il dott. Mottini merita ct·c:;soro SJICcialmcnlc

rk•!nlato al corpo snniwrio. Nato in Vu lli)Jiina nel t8 t4, ontru ncll"cscrcito san tu nel t 849. n· inJ,:cgno non comune o stimolato da un costa nte l.lisoJ,:nn tl"ut~<'rosit<i, era membro di va rie accademie . .Von :1ppcnn rra :;iunto in' Crimra, dOI'O era. stato in,·iato quale IT. di medico eli rcl!;!imento, vi ru co lto dal cholr ra o ne mori il t3 agosto t855, tre ;.riorni (lrima della IJaltaglin della Cem aia che segnò, si può di re, il termine di quella malattia. nel corvo spcillhionario picmonlc:sc.


' V.\RlETA promotori gli ufficiali medici del presidio di Chambery,sotto il patrocinio del fu cav. Comissetli che allora era medico divisionale in quella città e di cui il corpo sanitario conserva viva ricordanza, avendolo avuto a suo capo supremo per oltre un decennio. L'istituzione di ques to giornale, utilissimo all'istruzione ed al decoro del corpo sanitario, trovò fino dal s uo nascere un efficace s ussidio non solo nel Ministero che continua ad esset•ne generoso Mecenate, ma eziandio nel presidente prof. Riberi il quale piu volle ebbe a sussidiario del proprio. Nelranno 1854 due ful'Ono le disposizioni relative all'istruzione degli ufficiali di sanità. Accogliendo in parte una proposta del Consiglio superiore, il Ministero autorizzò per la prima volta l'intervento dei medici di reggimento ai corsi periodici d'equitazione, stati stabiliti per i capitani eli fanteria. Nell'intendimento di potersi più tardi affrancare dall'opera dei dentisti borghe!';i, ciò che difatto ebbe poi luogo nel1857, fu prescritto ai medici divisionali di fare ai rispettivi subalterni un corso di medicina operativa dentale. Nel gennaio 185;), presentandosi imminente la partecipazione del Piemonte alla guerra d'Oriente, il Ministero ordinò che con tutta sollecitudine si facesse agli infermieri un piti accurato ini"egname nto pratico sul modo di soccorre re i feriti in guerra, e che in pari tempo si compilasse sullo stesso argome nto un manuale ta!'<cabile da distribuirsi poi agli infermieri che s arebbero !'<lati mobilizzati. Di tali mansioni fu incaricato il medico di battaglione d! 1' clal'se, doll. Solaro (per"enuto più tardi al grado di tenente colonnello medico, direttore di sanità; cd ora morto da qualche anno, mentre giù si trovaYa in posizione di riposo). Il manuale anzidetto fu poi ristamonto nel 18G3, e pot' più anni servì di testo all'insegnamento degli infermieri negli spedali. Colle debite mutazioni per quanlò rifletto il materiale che ora ò molto diYerso, quel manuale che fu il primogenito della s ua s pecie e non é secondo a nessuno dei s uoj successori, potrebbe anche attualmente s ervire di testo per la scuola dei portaferiti nell'esercito.


VARIETÀ

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Quanto era stato fatto ilal ·1850 in poi per favorire l'is truzione del personale sanitario, non bastava ancora all'indole incontentabile dell'illus tre suo capo, il prof. Riberi. Lo si vide quindi nel '18!>6 costituire del proprio e con autorizzazione del Ministero, un premio annuo di L. 1000 a favore dei medici militari, iniziando cosi quella serie di concorsi che tuttora continuano e sono un potente stimolo allo studio. Il primo manifesto di quel premio fu delli 8 agos to 18.'>6 e parve quasi un saluto agli ufficiali medici reduci poco prima dalla Crimea," ed un attestato di riconoscenza per i buoni servizi che vi avevano prestati, non senza avervi in pari tempo lasciati parecchi morti. Ora, poiché per ordine cronologico é qui occorso di rammentare il premio Riberi, torna pure opportuno ricordare ad onore di quei colleghi che vi furono vincitori, i Yari concorsi che già ebbero luogo.

t• Concorso 1856-1857. Tema: Alimentazione del soldato. Si eLbe una sola Memoria che non potè essere premiata. f!O Concorso 1857-1858.

Tema: Riprodotto il precedente. Cit1t[Ue Memorie, di cui due furono premiate: la prima dei medici di battaglione di i• classe, dottori BAROFFJO e QuAGLIOTTr, con L. 700; la seconda del cav. FRESCHr, pt·ofessore d'igiene nella R. università di Genova, con L. 300. J• Conco rso 18.59-1860.

T ema: F erite da arma a fuoco. Quattro Memorie. Aggiudi~ ..w l'intiero premio di L . 1000 a quella del medico di reggin.ento dottor BAROFFro (ora colonnello medico ispettore), e concessa una menzione onorevole alla Memoria del medico di battaglione, dottor LoMBRoso , attualmente professore di psichiatria nella R. università di Pavia.


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v..uusrÀ -1• Concorso 1861·1863.

Tema: Oltalmia bellica. Ollo Memorie e due premi. Il primo di L. iOO al medico di reg gimento, dottor Duwo GmONE, ed il secondo Jt L. 300 al medico di battaglione, dottor CARLO BIANCHETTI.

s• Concorso 1863-1865. Tema: Tifo e febbre tifoidea. Cinque Memorie: due premi ed una menzione onorevole. 1• premio1 (L . 700) al m edico di battaglione, dollor G1o. GIUDICE, ora profe~ore a~gregat.o nella R . universita di Torino; 2• premio (L. 300) al medico aggiunto, dollor G10 AsTE· GIANO, attualmente capitano medico; ·Menzione onorevole al medico di reggimento, doltar PERACCA, ora tenente colonnello medieo in posizione di servizio ausiliario.

6" Coneorso 1865-1866. (prol!·alto quindi per causa della guerra fino al 18Gi).

T ema: Natura, eziologia e cura del morbillo. Quattro Memorie: due premi; i• premio al medico direllot·e, cav. V. GIUDICI, 01'8 colonnello medico ispettor·e (L. 700); 2• premio (L. 300) al sopra menlovalo tlottor GJO. Gn.;[)JCE il quale era stato COlldiuvnlo dai m edici di baUaglinue SAI'PA ed ANDREIS, allualmente maf(giore meùico il pr1m0 e capitano medico il secondo. 7" Curtco•·su t 807-1868.

Tema: Un orgonwnto ùi libe1·a scelta, ereferiùrh nrnle relali'"o all'rg iene où alla put.ogen1a. Sei Memorie: due pr <'mi e due m enzioni onorevoli. 1• p1·emio (L . 700) al medico di !'eggimcnto doLLOI" S1t.VA1'10 SA:-~TI:-<1 ~r una MHm ot·ia suiJa miliare (il .Joltor SAN"fl:>òl mori uel i8i2 in Firenze pet• la malania che aveva illuslral.ll nel suo scl'ilto);


V.AJUETÀ

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2• premio (L. 300) al medico di balLaglione, dottor Gro. ASTEGIANo. (g ià vincitore in d ue precedenti concorsi) per una Memoria sulla patogen ia dell'itterizia; M ~n zione onorevole ai medici di battaglione dotlol'i DE REN ZI e SoRMANI, atlualmenle et~pilaoo ·medico jl primo, professore il secondo d'igiene nella R. università di Pavia: al DE RENzl per una .Memol'ia intitola ta "Sarmw di .fisica e d'ani r OJIOlogia del soldato, applte«to all'attitudine deyli Italiani al seroizio n~ilitare; al SOR\IA..'II per una Memoria s ulla

F un:Jione dellarespirazione nel.~oldato di.fanteria. 8• Concorso 18C9-1870.

Tema: Un argomento qualunque di igiene militare.

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Sette Memorie: un premio e due menzioni onorevoli Vinse l'inliero premio (li L. 1000 il m edico di r eggimento dottot· DAvtco, attuale dil'eLlore di sanila di corpo d'armala in Vet•ona, con una Memoria sulla area:::ione degli spedali. Ottenne la m enzione onorevole il medico di reggimento dollo:· MONTANARI, ot·a tenente colonnello m edico, con una Memoria Sull'igiene del solrlalo. Ebbe pure la m enzione on oPevole una Memoria sulla Clinica uronwtologica del fa rmacista sig . FACEN, ora defun to. N dlo stesso concorso ' 'ennero m enzionate onorevolmente ed in ordine di m eri to, senza però ·aprirne le schede e conoscerne gli autori, le Memorie segnate col N. 3. (P iecolo catechismo iyienico per uso del soldato di terra) e col N. 1 (Letw r e i(lienic/te a(l uso dell"e:~ercito).

o• Conc:OI'IJO 1870-71. Tema: Vaccinazione e rivaccinazione: Due 1\•I emorie. Vinse l'intiero premio <li L. 1000 il medico di battaglione dott. P RETTI, ora maggiore medico, ed ·ebbe la menzione onorevole il dott. ENRICO RAFFA ELE, medico nella R. marina.

10• Concorso 1872-73. Tema: Delle m ala ttie simulate e provocate .

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Tre Memorie. Un premio e due menzioni.


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VA.RIETÀ

Vinse l'intiero pt·emio (L. 1000) una Memoria del medico di battaglione, dott. ToMELLINI il quale era stato coadiuvato dal medico di pari grado, dott. V ALLINO, ora ca pila no medico. Ebber·o la menzione onorevole: la 2• Memoria fatta collettivamente dai dottori BAROFFro, tenente colonnello medico (ora colonne llo medico ispettore); RrcciARDI, capitano medico (ot•a tenente colonnello medico); PRETTI, capitano medico (ora maggiore medico); BoNrNsEGNA, tenente medico (morto capitano medico); e la a· del dott. POLA, capitano medico, ora tenente colonnello medico. La 2• Memoria era stats proposta per la metà del premio, ma gli esecutori del testamento Riberi non si credettero autorizzati: a dividerlo.

11' Concorso 1873-1875. Tema: Malattie, mortali Là e riforme nen• esercito italiano. Non pervenne alcuna Memoria. 1~ Concorso 1875-1876.

Tema: Riprodotto il pr ecedente con due premi da L . 1000 carluno. Tre Memorie di cui due premiate. Riuscirono vincitori il dott. SoRMANr, già menzionato nel 7" concorso, ed il capitano medico dott. RICCIAROI, ora tenente colonnello medico, segretario del Comitato di sanità militare. 13" Concorso 1876-1878. Tema: Delle resezioni. Due Memorie. Ebbe l'inliero premio (L. 1000) quella del capitano me· dico dott. RANDONE, ed ottenne la menzione onorevole la memoria del dott. G. B. DECAROLIS, medico nella: R. marina. 14• Concorso 1878-1880. T ema: Della lisi nell'ese rcito: Una sola Memoria, alla quale non si potè aggiudicare né premio, né menzione.


VARIETÀ.

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15" Concorso 1880 1881.

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Tema: Delle malattie tifiche nell'esercito con due premi da L. 1000 ciascuno. Una sola Memoria che ottenne la menzione onorevole. Ne fu autore il tenente medico, dott. PERFETTI il quale però ed a solo liloto di incoraggiamento fu in pari tempo proposto per quella maggiore somma che gli esecutori del testamento Riberi avrebbero creduto potere accordare, e che fu effettivamente accordata in L. 300. 16" Concorso 1882-1883. Tema: Le febbri da malaria nell'esercito con due premi, uno di L. 2000 e t'altro di L. iOO. Dieci Memorie: due premi e tre menzioni. 1• premio olia Memoria dei dott. SFORZA CLAUDIO, e GIGLIARELLl RANIEno, capitani medici addetti al Comitato di sanità militare. 2• premio alla Memoria del capitano medico, dott. CESARE QUINZIO. Menzione onorevole alle Memorie dei dottori BERNARDO LUIGI, capitano medico, RoSSI FRANCESCO, medico di 2• clai!se nella R. mat•ina, DE RENZI GI USEPPE, capitano medico. 17• Concorso 1883-1885. T ema: Delle ernie che più frequ(mlemente si osservano nei militari. r A questo concorso che appena da poco tempo é stato pubblicato, si augura un felice risullamento.

Dal 1856 al 18Gi non s i fece per gli ufficiali medici alcuna modificazione od aggiunta al sistema di istruzione stabilito nel riordinamento dell'anno 1850. Salve le intet•ruzioni prodotte dalle campagne di guerra del 1859 e !8GO-G1, quel s istema continuò a funzionare regolarmente. Nell'anno 186--i fu escogitato un nuovo modo d'insegnamento speciale ottalmologico, da farsi soltanto negli spedali dei capiluoghi di dipartimento milita re. • l


1l 20

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VARJETÀ

Nd mese ù'ottobt·e di quell'anno, contemporaneamente alla crP.azione di dPposiLi pet' o ttalmici granellosi (depositi che fut'Orll,) poi soppl'essi nel febbruio i 870), v enivano isliluite negli !':peùnli thpat·Lmtcnlnli ullrellanLe cliniche otta lmolo;;iche, alle I[Uuli dovevano inlerv enit·e per Lueno trimeslrale lulLi i medi<'i di battaglione ed aggiur.Li tft>llo spedttle e ùel p1·e~idio. 'Ln'apposila istruziune del Conf'iglio superiori'! s tni.Jiha il m odo con cui quelle cliniche dovevano funzionare e le nOI'me alle quali dovc\'ano au.~nersi i capi-clinica insegna nLi elle, al pal'i dei loro ussislcnli, erano a tale incarico nominati dal Mini ~LCI'O .

L e clin iche ora ckllc dut·at·onn fino all'aprirsi della campagna di guet·ra del Ho\uG. Cessate p cl' tale circoslanzu, non furono in seguito pit't t·ipdstinale (1) . :\ello stesso anno ISG:>, pet· iuizinli\'a del Consiglio s t.rperiore mili tare ùi suni lù e cuu auto t izzazione d el M iuister o, alcuni colleghi di buona volontà lent:wono d'inaugurare nello spedale divisiono.t·io di ToriJaO, un COI'SO d'in:;:egnamcnto teorico e pt•alico pet' talune allre parli ùella meJi cina, come si può t·ilcYnre dnlle !Yoti::ie sul propo>'ilo pubhlicole a pag. 12-2 ùel GiorMtle di Jtfedieina .''vl~litare di quell'anno. Quantunque il nobile prOJ)Osito non abbia 8\'ulo lunp-o seguito, mct•ilo.va tuttavia d'es!<er e ricordato siccotne quello cl te uuilnmenle all'o.llro delle eli n i elle otlalmiclte, dimostra quanto fosse iu tutli, cosi nelle auloriLù, come nei membri del cor·po sanitario, l'i m pe~no per favorire l' istt•uzione.

(l) l·:ea·o il uo mu lir;;li u rnrinli nwdici stati allora llcstiuali alla llira•zi onc etl all 'assislt·ltza tle llt• cliuid •e ottJ lmologichr:

Ospeda li T f\r11 1n ~~~h IIIJ Flft'llZ O llt fll l~ll;l P~• rJ ua

·' ·'l)tJii

P.t t'l"IIIV

l

Direttori e rlo•·onti

l Ginr~ini, morlico tliid.n•::rgitnouto l~ :tiUIIa.

G01ulolli. )l:i ra ni. S:1111:n trr:•.

irl. i• l. iol.

Mn\Jh•,

id.

I.IO!Ìt,

itl.


VARIETÀ

l 'l

I superiori ed i colle~hi che allora sobbarcaronsi alla grave fatica, furono i seguenti : CORTESE, ispettore, per ranatomia topo grafica j GRossi, ispettore, per la microscopia e l'ottalmoscopia; ARENA, medico di divisione, per le malattie speciali del soldato e per l'igiene; DAROFf'IO, medico di divisione, per le esercitazioni d'anatomia chirurgica; LoNG m, medico di reggimento, per le lussazioni, fratlure, · apparecchi, ecc.; DA v1co, medico d.i reggimento, per la chimica applicata alla medicina; FRANCHI N!, medico di batt., per le preparazioni anatomiche; GIUDICE G10., id. aggiunto, id. id. Di questi diversi insegnamenti, dei quali non si saprebbe indicare quali e quanti abbiano avuto luogo, rimane soltanto come ricordo la splendida prolusione del professore Cot·tcse, che può leggersi a pagina 129 del detto giornale. Dal t86i al187.i in cui cominciò ad attuarsi il riordinamento ùcl !';ervi7.io sanitario stato sancito colla legge 30 !';8Uembre 1873, non comparve più alcuna disposizione che modificasse l'andamento ordinario delle istruzioni negli spedali militari. Nel1874, abbandonato per la prima volta il si!;f.ema delle ammissioni nel corpo sanitario per mezzo di esami e sostiLuitovi rruello delle ammissioni mediante concorso per titoli, il Ministero col manifesto pubblicato in data 2i luglio per un concorso a 30 pos ti di sottotenente medico, ~tabiliYa: " che quei soltotenenLi medici sarebbero stati riuniti per c alcuni mesi presso un ospedale militare per seguire un " corso teorico-pratico di medicina militare e di regolamenti u militari, per poi essere ammessi a prestare servizio come « medici militari nei corpi dell'esercito •. Alcune norme indicate nello stesso manifesto, le quali vennero poi maggiormente ampliate e meglio definite mediante circolari ed atti ministeriali successivi dei 16 novem71

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V.WBTÀ

bre 1874, del G marzo 1878 e 3 dicembre sles~o anno, regolarono quelr insegnamento che durò Jìuo alla creazione della scuola rrapplica7.ione di !"&nità militare. Per quanto utile, quell'insegnamento aveva uo notevole difetto, ed era quello che essendo ri partito fra i diver~i ospedali a cui erano annualmente destinaLi i soltoteoenlì medici di nuova nomina, e fra. insegnanti che da un anuo all'altro si cambiavano, non poteva dare alristJ•uzione quelruniformitè e costam.a d' indit·izzo che sono rite n••le indispensabili ad un p1·ofìcuo risuHamento. ~on poteva quindi essere consideralo se non come un m ezzo termine imposto dalla nece!';sità c come un aniamenln ild 1111 s istema più vantaggioso, quale appunto fu quello dell'atLuale :scuola unica d'applicazione sopra .J•icordnla. Nel 187:), col nuovo regolamento cl'islruzioue e di servizio d'ospedale luLLora vig~nle, a:;rli obblighi che pree!"islevano, delle confer·enze ~cifntifìche (gia state qualche tempo prima ridolle ad una al mese), delle necroscopie e delle e~rcita­ z.ioni anatomiche ed operatorie, ne ruro•10 a ggiunti altri, cioè: Consulti clinici nei cAsi di malallie o lesioni gravi ; Esercitazioni d'ollalmoscopia e di micr oscopia; Istruzioni sui regolamenti militari, d'ammini!'traz:ione e di contabilità; Lettura delle carte topograficJ1e; Equitazione; Interveulo alle conferenze degli ufficiali d~l presidio, quando vi si trattino argomenti che possano interes~re il servizio sanitario. Dopo il 1875 non occorsero innovazioni fino al 1882 ia cui con regio decreto 1& novembre fu istiLui!.a la ridtltta scuola d'applicazione di sanità milit.a.re. F inalmente nell' anno 1883 e con minisLeriale dele rminazi.clUe del 5 febbraio, fu prescrillo per gli spedali principali e succursali un nuovo cd utilissimo insegnamento a gli ufficiali medici, e ru quello d'un corso d'eserci:z.i pratici di analis i chimica delle acque e dei vini, da farsi due volte all'anno, cioò

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\tABIETÀ

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nei mesi dì mar zo e d'ottobre, dal farmaci sta capo d'ognuno dei suddetti ospedali. Con ciò si chiude la serie dei provvedimenti specialmente direlli all' istruzione del personale superiore del corpo sanitario militare. Occorre Ol'a rifare w1 passo indietro e riandare quanto in ordine ad is truzione riguarda la categoria dei soldati esercenti nata nel 18i>2 colla creazione della compagnia infermieri. Quantunque fino dal loro nascere quei soldati avessero la facoltà di attendere agli s tudi laddove esisteva un'università, bisogna tuttavia giungere fino al i856 prima di trovare disposizioni ufficiali al riguardo. Quella facoltà, concessa a tutti, ma più specialmente a quelli che provenivano dalla soppressa -categoria dei soldati studenti, non doveva pel'Ò andare a scapit.o del servizio a cui erano obbligali nei rispettivi spedali. !l<ell"anno 187>6 il Minis tero, rendendo regolamentare ciò che prima era una consuetudine tacitamente consentita, prescriveva alcune norme sia per !"ammissione degli inscritti di leva nella categoria UJ. discorso, sia per accertarne. in seguito la regolare progressione uegli studi univeJ'>;itari. Alle pl'escrizioni del ·1856 ne susseguirono altre nel1858 e nel 1865, sempre dirette allo stesso intendimento, cioè a favot•ire gli studi di quegli inscrilti che essendo già in corso regolare di medicina o di farmacia in qualche università, o per lo meno avendo i requisiti necessari per poterlo intraprendere. facessero domanda d'esser amme~si nclla categoria dei soldati esercenti. Ma. « cosa bella e mortal passa e non dura •. Queste benefiche disposizioni, mercè cui molti poterono ~on minore dispendio laurearsi o palentarsi, o per lo meno progreclir·e n0i loro studi durante la permaneoza sotto le armi, vennero poi abolile nel 1870-1871, quando furono riordinati gli spedali militaei e soppresso il COl'PO d'amminis trazione. D'allora in poi nè ai soldati esercenti, nè agli aiutanti di sanilà che loro successero, non fu più permesso di seguire in modo uffìciale corsi universitari. Quanti siano stati i soldati esercenti che nel corso di circa


VARIETÀ

20 anni poterono giovarsi del menzionato favoJ'e non si saprebbe precisare. Stabiliti in numero di cinquanta nel lot'O esordire, e mantenulivi fino all'anno :1 860 mediante reclutamenti annui di 16 per ogni leva, a n darono poi aumentando · in pro porzione dell'aumento degli spe dali, fino a che il loro reclutamento annuo giunse alla cospicua cift·a di HO, ripartita nelle due categorie di esercenti di medicina ed eset·centi di farmacia. Intanlc>, come già dopo l'anno 1840 a fianco della calego1·ia degli allievi sanitari era nata quella dei soldati studenti, così nell'anno 1863 a fianco dei soldati esercenti risorse un'aHra speciale categoria di soldati studenti, per la cui istruzione trov,ansi pure accennali particolari provvedimenti. Fu questa la categoria dei soldati studenti in congedo illimitato che a comincia1•e dalla classe di leva 1843 veniva r eclutata fra gli inscrilti i quali avessero già compiuto il primo anno di corgo medico-chirurgico e volontat·iamenle assumessero una ferma di anni otto nel corpo d'amministJ·azione. In compenso della ferma suddetta avevano i seguenti vantaggi. t• Potevano continuare gli studi in quella università che loro piacesse, rimanendo in posizione di licenza illimitata. 2• Dopo ottenuta la laurea potev&no concorrere ad un posto d'ufficiale sanitario nell'esercito. 3" QuantunfJue obbligati a prestare qualche servizio negli spedali o nelle infermerie militari esistenti n ella città da es s i prescelta per i loro studi, non erano tenuti a vestire l'uniforme militare. Ciò non ostante dovevano conformarsi a lalune leggiere prescrizioni disciplinari, r elative ~oltanto alraccerlt~mento della loro assiduità agli studi, del che erano incttricati i medici direttori degli spedali o delle infermerie in cui prestavano servizio. Il quale s ervizio per altt•a parte non doveva mai disturbare il loro intervento ai corsi universitar·i. Le stesse disposizioni furono poi ripetute negli anni 186•. 12G5 e 18G6. N egli anni successivi non vennero più rinnovo le, essendo cessato il motivo ehe le aveva consigliate, cio eil bisogno di provvedere al rifornimento del corpo sanitario.


VAJUETÀ

..

Dalle relazioni del generala Torre sulle leve di quegli anni risulta che quei soldati studenti in congedo illimitato furono:

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77 per la classe 1843 42 per la classe 18H 37 per la classe 1845 75 per la classe 1846

in totale 23 1.

Di essi però parecchi cessarono da tale pos•z•one, quali per ragioni di famiglia e quali altri per non aver p••ogredito negli studi o per non avere in altri modi s oddisfatto alle condizioni a cui era subordinata la licenza illimitata. Quanto a quelli che continuarono a rimanervi fino al compimento del corso medico-chiru••gico, non si ll•ovarono dati per conoscere nè quanti siano stati, nè quale sorte abbiano poi avuta in ordine ad ammissione nel corpo sanitario. P ùl' terminare questa rivista, rimane ancora a rammenta•·c quanto riflette l'istruzione tecnica d'alcune o.ltre calegoJ•ie di truppa destinale a sussiùiare il servizio sanitario, cioò degli infe1·mieri comuni, degli aiutanti di sanità e dei porlo.-feri Li. L'insegnamento metodico agli infeJ•mieri Ji 8ala, per quanto c oncerne l'assistenza degli ammalati, dala dall'epoca iu cui fu CJ'eala un'apposita compagnia, cioè dall'anno 1852 (1), e doveva farsi alla sede della compagnia stessa, prima che gli in scritti venissero poi ripartiti fra i di versi s pedali. Questo sistema che aveva un Ialo buono nell'uniformità dell'insegnamento, durò per quasi un decennio. In seguito fu prescritto che tale insegnamento aYesse luogo negli s p('dali divisiomJii, ed a tale scopo, come già fu ricordato, fu fattoristampare, affìnchè servisl"e di Lesto, il manuale compilato dal dotl. Solaro nel 185;:,, s ebbene s ia es~o più adatto all'istruzione dei porla-fer·ili che non a quella degli infel'lnieri di riparto. Per questi ultimi potrebbe ora mollo più opportunamente ser vire il tratlstcllo stato pubblicato nel i8i4 sotto (l) ~ol ~cttrmhro {8~8 r ra ~Lato istituito un rnrpo rl'infermiorl mililari pros5o l'arma la in ~ucrra , mr•dianto personale tratto finilo classi di ris••rvn. Ma dopo l a c:uupagna del t849 fu sciolto col Jicenziamcnt.o di IJUellc cla~~i.


' VAIUE'J'A il titolo eli I s trtr <ione sul seroi:.io e&e d econo pr ...<~tare !Jli infe r mieri militari nell'inler no degli spedafi dall'altuale capo del corpo sani tario, il comm . Manayr·a. A l di sopra dei semplici i ofermi er·i stanno gli ai utanti di sanità ai quali, giusta q\lanto è presct•illo sul regolamento di servizio per gli spedali, devesi dare un'istruzione pr·oporzionata alle funzioni loro che sono fJUCIIe d'attendere nllc scrilt!.twazioni e di sussidiare più direttamente i medici ed i farmaci ,::li, talvolta anche di surrogor·Ji in alcune dPIIe più urgenti o delle più semplici occorr enze dei r elativi ser·,·izi. UtJ'ug-uale i,::tr·u zione o poco prel"so debbesi n egl i ~pl'd:~li print'. ipnli impnr·lit•e nei m esi \'li giu!!nO, lu gl io erl fl~nsto d'op-ni mmo Il 'fW~ i soldat i che riai r eggimenti di f'a :tl~> ria . dPi h··l'~fl,!.: l i(\J'i e.f alpini vi sono inviati a senso dt>IJ'Alln 2()7 del 2 ~ no vembr·e 18R2, per c::-servi abilitnti al servlzir) claP dovr·Elnno poi p!'l'!"lar·e nelle inferm eri e dei rispettivi cm·pi. in qunlità di caporal e aiu tante eli san i la e confot'mcm.:Jnte a (]uaulo é pre:.;cr·itto dall'A llo '106 del 1881. Viene fìnalmenle l'istruzione <lei porta feriti. Es!"a cnmi•ICLÒ nell'eser cì Lo Sardo. fìnodHII'anno 1.852 e dove\' 8 i m 1•a t·tir~i nel hl sede della compag-nia infcrmi('ri di nuoYa lormazi onc a 60 circa fr·a sotlurlìciali e soldati. N ei1R55, come fu dello. !JUCII'isl r u:lione fu particrolnrmenl e curata in p r evisione dd la ealllpagnn d'Oriente. Nel 1Rfl6, nell' alto nella costiluzinnC' del corpo d'ammin i ~lrazionù a cui fu unita la già csi ~tcu t e compa~nin int'er·mier·i, venne rinno,·ata la pre!';cri zio11c dPI l l{~•2. cioc u che gl i inf'ermiet·i pref'enl i al cor po fossero falli c::;er " cit.ar·e nel servizio delle ambtt lanze e ri c:eve,::ser o un'i:<tru« zione !'ipecialc, r elativa al modo di trasportare li feriti :::ul • campo, ai primi soccor si ai medesim i occorrenti etlnll'a!'• plicAzione dei primi appar ecchi e rlelle p r ime fn;::cinture c adotto al vario gener e di fct·iLe " · D el cho er·a iur.-arical•11 un m c,lico appositiYantenle destinato dal comando ildlù di,,i,.iOiac. U guale islntzionc !'u pl)i prescrilta neg-li ,::pctiflli r!ivisiouali a ùalare dnJ 1R6J ed il Lesto a. cui gli inSCl!llllllli ;:J dovc,·ano alleuerc era il gia r aa1menlnl o m anuale del dt~lt•H" Solaro.

Non e quindi quest'istruzione una n ovità nello esercito


VARIETÀ

4l27

italiano, ma vuolsi riconoscere che in questi ultimi anni fu elevala. a maggior importanza, poichè dalla piccola cerchia degli infermieri e degli ospedali la si estese poco alla volta a tutti i cor pi di truppa. Già nel 1874 il regolamento di servizio interno per la fanteria. (§ 79) ed una successiva nota ministeriale del 23 novembre, prescrivevano che nei distretti militari i caporali -e sol dali di ferma temporanea venissero istruiti, durante il terzo anno della loro ferma, nel servizio dei porta feriti. Nell'anno i881 la scuola dei porta feriti fu poi estesa mediante gli A tti iOG e 107, a tutll gli altri corpi delresercito. Qnantunque le pre::;crizioni relative a si fatto insegnamento nei corpi di truppa siano ben note agli ufficiali medici, si crede tuttavia conveniente di brevemente accennarle per g!i e stranei alle cose sanitarie militari. Il corso deve essere compiuto in trenta lezioni al massimo, da darsi ogni anno nei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Argomento delle lezioni sono • le norme, le manualità stret'' tam~nte neces~arie per apprestare i primi ed urgenti soc" corsi ai feriti e trasporta.rli con i mezzi esis'tenti o di mo« mentaneo ripiego » (N. 12 dell'Atto 106 del 12luglio 1881). Di tale insegnamento è incaricalo un ufficialemedicodel corpo, coadiuvato dal caporale aiutante di sanità. A que!"lì spetta. poi l'obbligo di ripetere le lezion i ai soldati meno capaci ed a quelli che fossero stati assc11 ti. Fermo rimanendo per i distretti militari ciò che era stabilito fino dal 1874, quanto agli altri cor pi fu pre!';critto che l'insegnamento in discorso venisse impartito a due soldati per compagnia, per squadrone o per batteria. Non esiste ancora un'istruzione ufficiale che debba servire di testo per l'insegnamento dei portafer·i.li. Si li l'Inno però due manuali che potrebbero farne le veci, e sono quello più volte menzionato del dott. Solaro, salve le mutazioni per quanto concerne il materiale di sanità, e l'altro più recente del colonnello medico cav. Fiori, che edito nei 18il0, porta il tiLolo eli Conj'eren;re sul ser oi-Jio dei portaferdi. Con questo ha termine la presente riYista. Emerge da essa quanta sia sempre stata così nel Mini-


RlVISTA BIBLIOGRAFiCA

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stero c1e\\a guerra, come nel Consiglio supèriore, pvi Comitato ùi sanità militare, la cura per favori1•e sempre maggiormente l'istruzione negli ufficiali medici e nei vari personali di truppa concorrenti all'eseguimento del servizio sanitario, tanto in pace, quant.o in guerra. I mezzi a tale scopo adoperati a seconda dello svolgersi dei tempi, attestano come si andasse quasi a gara nel vincere gli ostacoli e nell'escogitare nuove risorse, pure di giungere al supremo scopo d'assicurare un buon servizio sanitario all'esercito. Come ultimo e lungamente desiderato complemento di tanti sforzi è ora sorta la scuola d'applicazione di sanità militare che fu la cagione determinante di ques to scritto. Essa l1a già funzionato per due anni con ottimi risultamenti, riportando l'approvazione superiore ed eccitando anzi, per fJUanlo risulta da private informazioni, un senso d'ammirazione in illustri medici militari s tranieri che ne ebbero conoscenza. Sia questo per la scuola un lieto pres~gio d' un avYenire sempre fortunato (1 ). PECCO Colonnello mcd i co ispcllorc.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Anallal ohlmtoa delle acque potablli della olttà. dl Boma e•egulta. per lD.oarloo del llluniolplo dal prof. FRANcEsco MAURO, e dai dollari RAFFAELLO NASINI e AUGUSTO P ICCINI nell'istituto chimico dell'Università di Roma, dirello dal prof. STANISLAO CANIZZARO. - Roma 188i.

Lo studio fu fatto sulle quattro acc1ue: Marcia, Vergi11e, Felice e Paola, che vengono di fuo1·i Lt•adotle a Roma in tal copia elle ~annu di questa la cillà più largamente fo1·nita d'acque potabili del mondo tullo. (l) Ai mezzi d'islruziouo sopm mcnziouali per gli ufficiali m edici ti da ~g· g iungersi ancora il seguente cht' si ritiene di molta importanza. A cuminrtare dal1873 rurono annualmente comandati duo urtlcinli m edici ad un corso rorroviario, unitamcntc ad a ltri urncia li dcll"csercito.


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Nella dolla telazione del prof. Canizzaro che precede le analisi e ne riassume i risultati, s tabilito il tipo della buona acqua potabile (i), è fatta risultare l'eccellenza della Mar..:ia e Vergine, e la potabilila delle altre, benché la Felice contenga una più notevole quantità di sali calcarei df tutte l'altre, e la Paola contenga una piccola quantità di materie organiche probabilmente di origine vegetale. L'acqua Vergine e la Felice contengono è vero dei nitrati ed anche dei cloruri in quantità eccedente la minima che riscontrasi nelle acque di sorgente in altri climi ed altre condizioni geologiche; ma essa eccedente quantità non è di certo dovuta a materiali escrementizi, e si osserva costantemente in tutte le acque condensate in terreni vulcanici quali appunto i contornanti Roma, che sono puranco coperti di boschi. Nell'imposs ibilità di riprç>durre gli accurati studi degli abiliss imi analizzatori, ne accenniamo i salienti dettagli e le deduzioni. Innegabile è l'importanza del colore: a determinarlo valgono gli apparecchi che Crol)kes, Odling e Fidey (2) adoperano pelle aCI]Ue di Londra ... Con essi apparecchi la sola acqua Paola presentò un colore discernibile, benché la traccia sia così leggiera da non potersi misurare col sensibiliss imo apparecchio adoperato. L'ammoniaca è nelle acque di Roma in sì scarsa quantità da doversi, come inutile, lt·ascul•are il dosarla. P er ricercare l'acido nitroso ricorsero alla reazione proposta dal Gt'iess, reazione s piccatissima (coll'acido s olfo-ani-

\l) Limpida; incolom; Inodora ; Ili gnto s.'lporc; frc~ca (da 9 a 19, in mr~lia 15") o poco variabile; non contenere notevole •1uantitAdi materie or)!anich,•, sopratutto di origine animalo, nò di amn10niaca: SHtporata non devo las1·iaro pili che 50 ]:!r. per 100 litri di re.<iduu, il quale non deve e.-;~ero costituito che da sa li akalini od alralino-terrosi, non più di 30 gr. di carbonato torroso, .4 di m n:::n!l<ìa, 6 dì :Hiidrito solrorica corris pondente nl <olfali. (l!) Vuol~i si possa dal coloro doll'aequa arguire non solo In natura cd il

grado \li SClllllposizione della materia or:.;anira, ma altr.•si In sua lftHinlilà. ;'\cll'•':<orl'it o ln~ICS<J l'apparecchio tlt!l Tid y t\ :ulotl.ato como nh;zzo tl '•':<.'\1110 d cllll ac•1u~ potabili in marcia, negli ace:unpamcnti , cc•·. Ila forma tulml11re c lo spr$soro dd lo Jilr:lto d ';1cqun cs:uninatl), per trasparcn7.a, è di circa 65 cm.


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lico ed acido solforico, quindi colla naftlamina), assumendo un b e lliss imo colore rosso <'rem-isi e che basta a far conoscere anche 1 parte d'azoto (allo sta to d'acido nitroso) in 1000000000 parli d'acqua; la r ea zione sareboo molto lenta ma dopo 2 o r e si può perfettamente apprezzare. Ora l'acque di R oma diedero si un cenno di colorazione, ma attestante sì poc~ a c ido nitro~o da non pot.ers i do8are e che gli allt'i proc essi, anche i più sensibi li non avrebbero disvelalo. R igorosissim e e fatte eoi più r ecenti metodi, coi più delicati proce:--si, furono le ricer che quanlitalive, s ia per determi nare il residuo solido, e la s ilice, la calce, la magn esia, gli alcali, p e1' la ricerca dell'acido solforico, del cloro, dell' anidrite carbo nica totale, della libera e semicombinata, ~ll'acido ni. ll·ico.

P ella determinazione del l e 80stanze or~a ni che furono compnra liYnmcnte adoperati i due m eloui di determinazione, nell'acqua senza svaporarla ed a vece ne l residuo dell'evaporazione. Il primo modo di ricerca si esegui col pr ocesso di Wanklyn e Frankland (dell'ammoniaca albuminoide) e di Forcbammer (dell'ossigena) coli e modilìcazioni p el Kubel, Schuelze e Tidy; finalmente col meloclo di Fleck. Il secondo metodo si alluò col processo della ealcin.~ione e con queJlo dell'analisi elementare (Fran kland, Arms tro ng). Dele•·minarono pure l'ossigeno e l'azoto disciolti, e la durezza tempora nea e pet'manente (1). I dati cosi riscontrati in essi sag~i , raccolsero in ta bellelle speciali. Ultimata così l'e8posizione del metodo di esame seguito, in o;;ni più minuto parti cola t·e, cd indicando a nzi dei reagenti impieguli com e erano stati pr<:l parati, gli egreg i prof. nella 2' parte fanno un r agionato parall elo sul graùo ùi potabililà a ssoluta e t'eia li va delle varie acque analizza te. Premellono una succosa, ma opportuniss ima discussione ( t) Giovn pur rifo rdnrc cl1 ~ t entarono JlUl' In prova idrotirnN ric.~ (rull~ solnzipn c lilo l:ota di snpnn~) ma elle I.Jcn :. r:ogion r n otar ono c~rrc pro; a empi rir;o: le arrJUO CoJIIr eru•n ti 1111anlita con,;id en'V•J ii di m:o ~rwsin d a nno al s:tFf.oiO col s~p11ne r isultat i ruo lto i11fc rio ri a i ca lcolati , ni rca lì.


BIBLIOGRAFICA

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sui lt:mili igienici medii e tollerati per diverse sostanze che esistono nelle acque potabili, giusta i chimici eù igienisti piu eminenti che sonosi occupati di questo argomento. Essi limiti non hanno cue un Yalore relativo che infatti vario e d'assai secondo gli autori, le commissioni, ecc.; ma sul pt•oposito con v.ero scientif1co criterio fanno notare che la g t•ande at.Lenzione che mel'it.ano certe sostanze o la quantità loro, non dip~nde gia do che siano per loro stessP. nocive, ma perchè sono' e possono e ssere l'indizio di una remo.ta coutaminaz.ione . . . . È cosi che una minima quantità di materia animale inalierata basta l8. far condannare come potabile un'scqua. Ora iodica.ta la lr:ama dell'egregio lavoro, .eccone la conclusione: A cqua Verg.i ne .(viene <la Salone, a 12 kiL da Roma) <letta anche di Trevi: ha tutti i cat•alleri della poi-abilità; la temperatura ne è quasi costante (-t5•); contiene molta anidrite carbonica libera che impedis ce i depositi di carbonato di calcio; contiene forte dose di alcali, ed in ispecie di poiassa, ma simultaneamente molla silice, prova che a vece che ad animale contaminazione sono dovuti a scomposizione della cave e pozzolane. Finalmente vuol~i tener presente la massima s tabilita, die!l..ro accuratissime osservazioni, dal F odor, che la contaminazione delle a cque è dimostrata dall'ammoniaca e dalle materie 07'r;aniche; mene chiaramente ({al cloro e per nulla dai nitrati e dalla quantita rli resiclno .fi.sso, e che i prodotti eli ossida:oione non rendono mai cattioe le aCIJUC, né dimostrano che possano riuscire dannose . . . . Ovvia e quintli la <:o:nclusione che l'acqua di T1·evi é perfeU.amente potabile. Ac1na FeUce (scaturisce nella tenut.a di Pantano). Ha i caratteri fisici della potabilità; la temperatura ne è quasi costante e media (16°); è di massima purezza organica; e la poca quantità contenuta è manifestamente d'or igine vegetale. n carbonato di calce vi passer ebbe però il limite indicn to per una buona acqua potabile; non è sempre perfellamente limpida; ha temperatura alquanto elevata . . .. È polabilissima; ma ·certamente è m eno buona della Vergine. Acqua Paoza·(scaturisce nei territori di Manziana, Bassano


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e Vica.r el\o e vi si a ggiunge quella del lago di Bracciano}. _ N on è sempre limpiJa. - E colot•ila ma si poco da non potersene misurare l'intensità al colorimetrico; non è mollo grata al g usto; varia di temperatura notevolmente colla stagione. È però ben aereata; di composiz.icne chimica perfettamente normale, ecceLluato pel cloro che è superiore alla meùia indicata; contiene un po' d'ammoniaca ma in quantità minima assalutamente trascm·abile. Insomma è perfettamente potabile, benché sia la meno buona dell'altre di Roma. Aequa Marcia (viene da Arsoli; è di privata proprielà).Ha tutte le qualità fisiche delle pe1•fette acque potabili, temperatura m edia (H•). È tradotta in r.ondotto forzato sicché può essere elevata fino ai piani superiori delle cttse senza alcuna spesa. Non contiene calce oltre il limite massimo; però appare tanto perché vi slà debolmente disciolto e se ne sepa1•a con facilita. Dà appena lraccie di materie organiche; i nitrati sono inferiori al lim ite igienico; non contiene traccia nè d'ammoniaca nè di nitriti. Insomma per la co m po~izion e chimica, per le proprietà fisiche ed organoleHiche, per l'origine è ce1·Lamente la prima tra le più buone. A completare la traLlazione dell'interessantissimo tema gli analizzatori aggiunsero un breve cenno sul oalore tecnico di esse acque. Per lavanderia, notano, dovrebbesi classicare la prima la Paola, poi la Vergine, la Marcia ed infine la Felice. Anche per le caldaie delle macchine a vapore, la Paola sarebbe sempre la prima; la Marcia l'ultima. Incompetenti ad app1·ezzare il valore di quest'impot·tante lavoro, e pur riconoscendo ben scarse le nostre cognizioni per giudicarlo dal punto di vista ch imico; pure siamo lieti di dire che dal punto di vista igienico ci è apparso commendevoli.ssimo: rruante essenziali questioni sono qui veramente, pralicamente risolte, od almeno poste nel vet·o loro punto di luce! Certamente un lavoro di tal nalura eseguito solto la direz.ione d'un Canizzaro, ed eseguilo da uomini quali il Mario, il Piccini e l'ottimo nos tro amico il ~asini non poteva riescire diverso... . Esso segua un tePmine e luminoso s ulla via del pro~ resso scientifico nella di fFicile, ig ienicamente capitale, questione dell'analisi delle acque per determinarne la pota.bilitù. • B.


BIBLIOGI)'AFICA

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lnformazloDl e stucU teonioi Intorno agll o•pedall mlli· tari, oon proposte oonoretate per un o•pe4&1e 41vi•lonale 41 800 letti. - Con tavole. (Roma 188-i, Rivista di Artiglieria e Genio). È un succoso lavoro che altamente attesta la competenza ed il praticismo di chi lo ha redatto.

A buon diritto nelle Considera::ioni generali sull'igiene ospilaliera per t]uanto rUlette fili edi.[l::i, stabilisce qual con· dizione fondamentale di salubri là d'un edificio collettioo, pella conviYenza di molle persone, la circolazione d'aria sufficiente non solo alla vita, roa che valga all'espor tazione dei prodotti infezionanti della vita stessa . . . Naturalmente tale condizione vuoi essere ancora più curata per uno spedale. An· che l'aria ambiente i fabbricati vuoi essere depurata, d'onde la necessità del loro isolamento ed allontanamento. Sul limite di capacita dello stabilimento certamente non si possono formulare precetti assoluti: e certo che un ospedale modello non dovrebbe eccedere la capacita di 500 a GOO letti. Delle singole infermerie la capacità dovrebbe limitarsi a 30 letti: ben inteso che ogni infermeria dovrà essere isolata. giacché il tramezza re ampi cameroni per ridurli ad essa capacità non raggiungerebbe punto lo scopo desiderato. QuanU. alla cubatura d'aria individuale, sempre inteso possa esser.e bene rinnovellata, sarebbe determinata in 50 a 55 mc... .il r innovellament.o potrebbe così ottenersi senza ingener ar.s

u na eccessiva corrente. · Si accenna quindi alla uuica~ione, ben gius tamente riflettendo che da questo punto di vista la salubrità dipende da condizioni complesse di clima, temperie, suolo, ecc. Quanw all'or ientamento, a ragione si accenna esso pure subordinaLo alle condizioni climatiche e locali pel dominio di venti, ecc. Quanto alla forma accennati i vantaggi d~:~ li' esperienza comsta lati, dei baraccamenti, degli attendamenli stessi, ecc. si stabilisce la superiori lA degli edifici rimmovibili, d~~crivenJo i baraccamenti Tollet. Si accenna quindi al sistema raccomandevolissimo dei padiglioni staccati, enumerando gli ospedali di tal tipo (Lariboisiére, Balckburn, W oolwich, v. Tom-


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maso u Londra~, il nuovo Mauriziano <Torino», il Galliera • Genova •, il marittimo a Spezia, il futuro ospedale m ili la re a Roma}. Per gli spedali miilitari, tenuto coslanl.e il principio dei padiglioni isolati, reputasi possibile pelle infermerie pelle malattie comuni, il tipo a due piani, noncbè la suddivisione di ciascun piano in più sale. Si dà quindi la descrizione dell'ospedale progettato. completandolo con tre )Jelle tavole che ne rappresentano ùeLhl· gliatamente la costruzione. L'area é di metri 212 per 305 = m. • 43460. Sul fronte minore è il fabbricalo pl'incìpale (m. 120): dai suoi lati si stacca il porticato di comunicazione ai padiglioniinfermeria, accoppiati due a due a destra e sinistra, cosi che la stessa scala e lo stesso elevatore serve per entrambi i padiglioni. Il porticalo di comunicazione è coperto a terrazzo. l padigl'ioni distano tra loro di 30 metri, più del doppio dell'altezza; gli estremi sono ad un sol piano: le cucine, gli alloggi, ecc. sono dì fronte al corpo principale del fabbricato e comunicano con portici col restante edificio. Sui lati è la caserma, e di contro la lavanderia a vapore. Nel centro del gran cor·tila è la cappella. La camera mortuaria ed annessi è dietro il muro di cinta della parLe pesteriore dell'area. Quanto alle infermerie sono grandi sale capaci! di 20 leLti, con 4 finestre sui lati ma-ggiori ed urr gran finestrone di testata; all'altra testata, d'unione alla galleria, è. stabilita la stanza dell'infermiere, il deposito delle biancherie-,. una cucinetta, ·l'elevatore. La latrina è in una torretta sporgente verso il cortile. Il pavimeuto è in asfalto per le infermerie, ecc. Sono accennali i vantaggi, ma ci si permetterà di dubitare sia proprio il sistema preferibile. Le pareti sarebbero intonacate. a stucco lucido in modo da facilitarne all'uopo Io scrostamento. Il terrazzo sarebbe a pareti vetrate con armatura in ferr o. Il volume d'aria per Ietto è di mc. 59, pelle- speciali 70. Bagni. Sono stabiliti nel piano semi interrato d'uno dei padiglioni; comprendono una gran sala eon ·vasche, dei camerini appartati, con sale pelle docciature. L'acqua è fornàta da un gran serbatoio stabilito nel sottotetto.


BIBLIOGRAFICA

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Il r iscaldamento per l'~nfermeri e si far ebbe ad aria calda eon cal orif~ri ordinar i silualì nei sotterrane i, in !.el'!'8 r efrattaria, immettendo l' ar ia calda nelle. i~fermerie all' uopo di s erbatoi cilindrici, amovibili quando non necessita riscaldam ento; questo è regolato con reg istro a chiave, eh e permette pure l'ammissione della necessaria aria fredda e pura alla r iscaldata. Ogni calorife ro é munito d'un idrosaluratore per regolar e lo st-ato igromeLJ•ico (di regola a 72• Sauss ure). La ventilazione è assicurala da~l e ampie fi nestre, e con ventilat0ri alti alla ventilazione naturale ed insiem em ente alla artijlci ale, attuantesi all'uopo dello strato di mattoni uniti a fori com.hioa . . li s ì da costituire canale tti percorren ti tutta l'altezza delle pareti e comunicante col canale del soflìHo ed alle torrette, o'ite il r ichiamo è attivato da un a ppar ecchio a gaz. Si otterrà cosi il richiesto scambio in ragione di 100"" per ora e per letto. .Benchè brevissimo, compiuto è lo s tudio sui diversi sistemi d-i fogne . .. Si prefe risce poi quello a fogne mobiH, proponendosi per ò alcune mod'alita speciali pella loro cos truzione. Parlando della lavanderia , si fa cenno delle varie operazioni> costituenti il processo del bocato (cernita, sciacquatura, lisciviatura , insa.ponatnra e ri sciacf!uatnra, ess icamento, piegatura, stiratura, rammendatura) tracciandòne la modalità ed i rigu&rdi neces!>ari . ·.. . L'essicalura sar ebbe aiutata da apposito iar oestra ttore. La s pesa totale ealcoler ebbes i ascendere a 2 m ilioni e mezzo, vale a dire a L. 4.160 per letto; tass a inferior e per verità a quella di altri simili edifici (osped. Ma\ll'Uiano 4250, Blackburne 4225, Friedrichshain 8330, Ménihnont 16000, Lariboisièr e 1_7236, Hòtel Dieu 29888, Baracche Tollet 2812. Diversi progetti pel policlinico di Roma 8304, 13973, 12100). n progetto ha il merito di tener conto di tutte le esigenze igieniche, conciliate colle necessità pratiche e le economiche. ·: ' ciò ne forma il ben meritato elogio. B,


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SANTTNT F., medico di marina. - Intorno al mondo ooll la B . Corvetta " GarlbalcU. • L"amor di patria, di fami~lia e l'amicizia animano la lunga narrazione, che si legge da capo a piedi con piacere e con utile grandissimo. Le bellezze naturali ed artificiali, Je religioni, i governi ed i costumi de' vari popoli, le fortune t{)ccate alla nave sono descritte con ammirabile efficacia. La Garibaldi, così seri ve l'autore, armala il 1• aprile 1879 e partita da Napoli il 27 maggio toccò nel suo viaggio di circumnavigazione Gibilterra, il Brasile, la Repubblica orientale dell'Ur uguay,p&ssò poi per lo stretto di Magellano, approdando ai vari porti donde usci nell'Oceano Pacifico per rimontare al nord e toccò il Chili, il Perù ove stazionò 19 mesi, visitando molti porli, dal Peru, tagliò la seconda volta l'Equatore, da sud a nord e giunse in California, di là traversò il Grande Oceano per approdare al Giappone e poi in China, nella Malesia irnglese, e, tagliando la terza volta la linea, da nord a sud, nelle Indie Neerlandesi donde fecé vela pet· l'Oceano Indiano: toccò nlle isole Leychelles e da Mahè, col passare la quarta volla l'Equatore, da sud a nord, rimontò ad Aden, percorse l' intiero Mar Hosso, approdò a Suez, varcò il Canale e giunse in Porto Said; di là parti per Ales-

sandria di Egitto, donde, approdala per poche ore a Messina, tornò Ja sera dell'B agosto n Napoli da levante, essendone partita per ponente. Le imprese più importanti, compiute felicemente dalla Gari baldi sono state la protezione flella nostra Colonia Peruviana durante la guerra fratricida del Chili contro il Perù e la Bolivia, ed il pns;:aggio del Canale di Suez mentre più ferveva la guerra egiziana. Il coraggio e l'abnegazione, spiegati nella guerra del Perù dalla nostra marina, fanuo veramente onore all'Italia, come a sua gloria ridonda il passaggio del Canale di Suez, intrapreso dall'intrepido comandante !\forin, :<otto la sua unica Yolontà e responsabili la, col quale rassa~g io schiuse il sos peso commercio d"oriente, traendo solto la protezione di una nave da gue-rra italiana diciotto vapori inglesi e francesi, fra cui il Su rat, che portava la valigia delle Indie.


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Dal lato artistico,.se mi fosse permesso di scegliere il bellissimo fra il bello, preferirei la descrizione della tempesta attraverso il Grande Oceano dalla California al Giappone ed i ricordi del Brasile, del Giappone e della Cina. Della descrizione della tempesta sono tanto ammiratore che, se me lo consentisse la natura del giornale,su cui scrivo, la riporterei per intero. I n ogni modo non resisto alla tentazione di rifer irne alcuni squarci raccomandando al lettore del libro l'intera narrazione da pag. 279 a pag. 289. "In coperta, specialmente al primo momento, non ci si vede a muovere un passo, sì che è un pigiarsi, un urtarsi, un inciampare nei cavi, un essere sbattuti dal vento, che aumenta a mille doppi la difficoltà della manovra. Ci rendiamo presto conto della nostra seria situazione. Contro la Garibaldi si è scatenato uno di quei tremendi colpi di vento dal nord, che son causa di tanti naufragi in questi pericolosissimi mari. In terra non si può avere idea della forza spaventosa di questo vento, che, sdegnato quasi di non trovare innanzi a sé ostacoli da distruggere, par voglia sfogar e vigliaccamente tutta la s ua rabbia potentissima contro la nostra povera nave, un punto microscopico nell'immensità dell'oceano. Le tremende rafiìche:sono accompagnate da acqua che ci frusta la faccia, tanta è la violenza onde ci investe, e quest'acqua che ci percuote, ci accieca, ci fa male, non distinguiamo più se venga dal cielo o s ia sollevata per il vento dal mare. In mezzo a questo fracasso d'inferno, pur rinforzata dal portavoce, si sente a stento il comando sereno ed energieo del comandante, che {Danda la gente a riva a passare. il gerlo alle basse vele già i\nbrogliate, ma minacciate di essere divelte dal vento. I nostri bravi gabbieri volano sulle sartie che, nel grande la· vorio dell' alberata sopra il suo padiglione, ora si piegano sotto il loro corpo, ora pericolano di spezzarsi, come se facessero un esercizio in porto, escono su i pennoni serie.. chiolanti, minacciati dall' onda furiosa e dopo mille prodigi di' valore e mille pericoli riescono a ser rare il trinchetto. La maestra imbrogliata sbatte furiosamente s ul pennone, che si piega e minaccia spezzarsi, e s u quel pennone stanno ag70


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grappati intrepidi i gabbieri, clte sostengono una lotta lilanica. B1·avi ragazzi! Riescono dopo mille sfoi'Zi ad agguantare il lembo di una tela, ma il vento la strappa loro dalla robusta mano ed é miracolo che no·n li trascini nei suoi turbini violenti per gettarli nell' ample·sso di morte delle ne1•e onde spumanti di furore. Ma serrare la vela è umanamente impossibile, pare che la violenza dell'uragano raddoppi col raddoppiare dell'eroismo dei nostri marinari. Noi li seguiamo anRiosamente, coll'animo ROSpeso, col cuore commosso, con un senso misto di terrore, di ammirazione, di orgoglio in

tutti i loro sforzi erculei. Il comandante ordina di dare la randa di maestra tanto a metterli un poco a ridosso dal vento, ma poi, visto il r incarare della tempesta, che è lì lì per ingojare tante vite preziose, ordina a quei valorosi di rientrare e scendere abbasso. La voce del comando non giunge a riva e i gabbieri seguono a lottare inutilmente contro tanto furore della natura, finché da un uomo spedito sul pennone non è loro reeato l'ordine perentorio del comandante di scen·

dere in coperta. I gabbieri rientrano a malincuore, proprio per forza, ma noi nel vederli sottratti a quel tremendo pe-ricolo, che non poteva tardare a volgersi in una dolorosissima catastrofe, ci sentiamo sollevati. lo li veggo ancora, ji vedrò sempre i nostri bravi ma.rinari distesi s u quel pen · none, che mi facea proprio l'effetto dell'orlo d'un pr,,cipizio, (e che orribile precipizio presentava il mare in quella notte d'inferno!) ora aggrappati coll'inliero corpo, or quasi sospesi

nella tenebrosa atmosfera, qui sparire nella vela rabbiosa· mente sbattuta, là protendersi orizzontali sul pennone serie· chiolante, colle mani alla vela ed i piedi all'aria, sempre ad un punto dalla catastrofe ma pur ~empre intrepidi, sereni, mentre noi sentivamo ad ogni istante una stretta al cuore e, pur seguendoli ansiosamente in tutti i loro prodigi di bra· vura, volevam quasi chiudere gli occhi per timore di vederli da un momen·to all'altro sparire in (}uel tenebroso orizzonte dì morte. •

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Le vele, le nostre belle vele, non ci aiutano più:. il turbine . te ha strappate; le ha travolte nei suoi vortici, sou già lontane Jon·tane sparse e a frammen ti, volanti con velocità fui· minea sulle ali di morte dell'uragano: i pochi brandelli, rimasti sulle relinghe, sbattono in suono lugubre, sinist.ro, i nutili avanzi della tempesta. Ma pur bisogna poggiare, perchè non vogliamo arrenderci senza aver disput~to fino all'ultimo momento al mare iroso la nostra vita: Bordare la randa d i trinchetto, bracciare a poppa, grida la voce energica e tran..:. quilla del comandante. Bel comando, che può esser l'ultimo, che risuoni sulla iolda della Garibaldi! Ma l'abbiamo an· cora la l'anda di trinchetto 1 l marinai corrono veloci, si al· !ungano sulla scotta e con uno sforzo sup1·emo bordano quella randa miracolosamente dal vento risparmiata, mentre, trionfando la volontà ferrea e disperata dell'uomo s ul furore della natura, ufficiali ed equipaggio riusciamo a contro bracciare i pennoni spezzati e rivestiti di cenci. E la poggiata è compiuta! Non siamo ancora fuor di pericolo, ma pur respiriamo. Non é finita la tremenda lotta a morte, ma ribadito il colpo fatale , riprendiamo lena, ci rimettiamo in arme, ci piazziamo in dispe1•ata dife10a. Ma la nave corre in poppa, in ventura, in balia del mare, che la caccia ove vuole, che la govel'na tirannicamente, quasi rabbioso di non aver potuto inabbissarla, dopo averle spezzato nelle vele ogni arma di difesa. Povera nave! Scossa da tante avarie, vecchia, travagliata da tante contrarietà, minacciata, percossa, tortul'ata da tutti gli elementi della natura furiosa, spossata, ma non vinta, tu presenti ancora robusto lo scafo alle onde prepotenti, 'Valorosa come l'eroe leggendario, di cui porti gloriosamente il nome mondiale l E la Garibaldi, 'pur a secco di vele, fila come saetta, che raggiunge una velocità non minore di quattordici e quindici miglia. Ma il suo motore € di una forz_a strapotente, é quella furia di vento, che si precipita in corsa sfrenata, celere di sessanta, ottanta miglia all'ora. Respinta dal nord la prora nostra é ·cacciata al sud, che ci offre ancora cammino libero, ma che poi ci schiererà innanzi, quali spettri minacciosi a sbarrarci la pazza corsa forzata, le isole meridionali del Nippon irte dii scogli e senza ridosso.


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Che giunga presto il matiiuo, che smetta coll'alba tanta ira di elementi e noi, rivestiti eli qualche vela i pennoni nudi o pezzenti, ript·enderemo il governo della schiava nave! Ma la notte è lunga l unga, grave, eterna! Sembra che le ore battano a rilento e che davvero sia scesa su noi la notte senza fine! E lo spettacolo del mare e del cielo confusi in un manto di tenebre é sempre più orrido! La prora si sprofonda nell'onda rabbiosa e si rialza a stento, rovesciando un diluvio d'acqua in coperta, la poppa sembra avvallarsi sotto quell' immensa muraglia di mare, che noi vediamo sulla nostt·a testa minacciante di inabissarci. Oh ! come é nero, tristarnente nero l'orizzonte, sul quale spicca sinistra la spuma rabbiosa del mare ! Eppure lo spettacolò é imponente di una bellezza terribile ! A tratti a tratti sulla cresta dell'onda fremente si riflette spezzata, verde a dritta, rossa stra a sinistra la luce dei fanali di banda, luce tetra, che par quella di un funerale. • E qui fo punto, inviando un bravo di cuore all'egregio col· lega San tini, !l quale colla ·Sua relazione medica sulla campagna di circumnavigazione della R. corvetta Garibaldi e con questa Memoria di viaggio, ben dimostra come al valore scientifico sappia congiungere quello letterario.

c. SFORZA.

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Il Dire ttore

Dott. FELICE BAROFFIO col. med.

Il R edattore CLAUDIO SFORZA CcapUGIIO MfdiOO . NUTINI FSOER ICO, Gerente.


NOTIZIE SANfTARIE Stato 1&Dltarlo 41 tutto U B . Z.erolto ael m ... 41 aprUe 1884. - (Giorn. M il. U.fflc., pubblicato il16 ottobre 188-l, ,..,,' p. -i>•) . . . .._.. d15p

Erano negli ospedali militari al t• aprile 1884 (1) 6630 Entrali nel mese . H43 Usciti . • . . . • . • 7556 Morti . . . . . . . . 1'54 Rimasti al t• maggio 188-l 6363 Giornate d'ospedale . . . . 192121 Erano nelle infermerie di corpo al t• aprile 188~ 2073 Entrati nel mese . • • . . . 8127 Usci ti guariti . . . . . . . 6682 1546 Id. per passare all'ospedale. Morti . . . . • . . . 1 Rimasti al t• maggio 1884 . . 1971 Giornate d'infermeria . . . . 65222 Morti fuori degli ospedali e delle infermer ie di corpo. 33 T otale dei morti . . . . . .. . . . . . . . . 188 F orza media giornaliera della truppa nel mese di aprile 188~ . . . . . . . . . . . . . . . 221936 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . • . . . . . . . . . 1,12 Entrata media g iornaliera negli ospedali e nelle in2,34 fermerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali 39 e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza. . • Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza. . . . . . . . . . . . . . . . . . 0,85 (l} Ospedali militari (principali, auccursal~ inCermerie dl presidio e lpeciall) e ospedali civili. (2} Sono dedotti g lì ammalati punti agli oepedali d alle infermerie dt

eorpo.


NOTIZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio,. speciali e di corpo) N. iii. Le cause delle morti furono: conge8lione cerebrale 1, paralisi cardiaca 2, meningite ed encefalite 6, bronchite acuta 9, bronchite lenta 2, polmonite acuta 15, polmonite cronica 4, pleurite 22, tubercolosi miliare acula 2, tubercolosi cronica 8, endrocardite 1> angina crupale 1, peritonite 1, malattia del fegato 2, ileotifo 2i, meningile cerebro-spinale epidemica 7, morbillo 3, periostite ed osleite 3, cistite 1, ferile d'arma da fuoco 6. Si ebbe i morto sopra ogni 103 tènuti in cura, ossia 0,97 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 33. Si ebbe 1 morto sopra • ogni 54 tenuti in cura, ossia 1,85 per 1()1). Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 33, cioè: per malattia 17, per congestione cerebrale 2, per sincope 3, in seguito a ferile d'arma da ruoco 3, per suicidio 8.


INDICE GENERALE DELLE MATERIE PER L'ANNO 1884

MEMORIE ORIGINALI. 8.\ ROFFrO - TtJrza Conferenza internazionale delle sociota di soccorso ai militari feriti cd ammalati In guerra (Croce R()ssa) . . Pag. 96t CA~TELLI - Allacciatura dolrarteria succlavia destra por aneurisma dif-

fuso determinato da lesione dell'nscellaro .

• 769

coccON& - Analisi di alcune :Lcque potabili della città di Ravenna. • t078 DA Vrco - Cenni sullo cause dello m:tlattic tiOche In Brescia . • ~7 D~; RsNzr - Aneurisma poplileo da ateromasia guarito colla compressione digita~ •m FRANCIIINI - Il iodoformlo nella cura della tisi polmonaro • 603, 70i o 784 Fn r::sA - Studio storico-clinico sulla polmonite crupale • • 865 e tOSi Gozzr - Osscrva1.ioni critiche sopra un caso di trac!Jcotomia . • 417 MACHIA VELLI - Ferita-fratturn-comminutiva del cranio con ernia cerebrale senza alterazioni psichiche c del senso visivo . • 1133 N&RAZ7.1NI - Osservazioni mediche sulla Daja di Assab • ti e 503 0G:-11B&NE - li deutoc~oruro di mercurio nella cura delle piaghe e ferite usato in lL·llia da oltre ~ anni • 313 l'AN ARA - L'allmentazione deli'adole'!cente In relazione con lo sviluppo organico e col lavoro intclloltualo. " 385, 481, 577 e 673 Pscco - Operazioni chirurgiche SL'Ite eseguilo durante l'anno t88i negli stabilimenli s.-1ni tari militari . • ~ R&scr - Sopra un caso di lussaziono inferiore del t• cuneirorme • 193 RrccrARDI - Necrologia Cortese • 3 Rrzz1 - Studio sulla malattia del Thomsen con relati ve considerazioni mcdico-miliL'Iri . . • !117 e 319

RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI. RIVIST.\ .MEDIC.J.. Masia nel suo vero significato clinico e nelle sue relazioni con le localizzazioni cerebrali - Hoyos Marrorl . • • 7t3 .\genti d'infezione nelle IIUllattie (azione degli) - Hallopoau • 1090 Albuminuria fisiologica. (su ll') - Chateaul10urg • 619 Angina di petto (caso d') • • 449


Atrofia muscolare progwssi••a; acce,ssi epilettiformi - Vlllpian. . Pag. 451 Batteri di putreraziouc (sui prodotti velenosi dPIJ - Trcbrlc Briegcr m Chinina sulla perdita e sulla produzlvne del calore (lnlluen7.a della) Arntz • " 1!7 Cloruro di sodio introdotto per trasfusione nell'organismo dissanguato · in con fronto con altro solu1.ioni tinnucnza del) . • 1!8 Craniologia degli epilettici (sulla) - Amadei. • t~ Cuore in rapporto con la linea mammillarc (posizione dt~U'urto dd) " 718 Eulau . Cuore (la linea del) - Luton . • 998 Diabete insipido (sulla forma ~rcd itaria di) - Weil • 535 Difterite {sull'ioocula!Jilila della) " 49 • 891 Dirtonte (cura colla can fora della) - Moty • 994 Dislessia (sulla} - 84.'rlin . Distoma llingor i . 7!0 Embolia e paralisi io seguito ad irri:.:azione della pleurn - Escberich • 336 • 1099 Esantema nel decorso della Ceh lJre tifuidca t sopra una forma d') ,. 1ti Fenomeni riflessi provocati Ila vermi iutc.:;tinali - R. d·e la Plaza • U7 Fobb ro tifoidea (della tl•m(l(lratura nolla) - Jaccoud . • 6~t Fobbro tifoidea (sulla ronna api re ttica dr.lla) - Bmthier . • 537 Immagine laringoscop1ca tlsiologica (sulle varietà doii'J - Hack l nllammazioni granuloso considurat.e nei loro rapporti colla tubercolosi - Bonomo . • 129 ,. l33 Lombrico nel fl'g:tto - B. Oks . ,. 337 Malattia di Thomscn (uo caso di) - Sclluurcl<l • {097 Meoingit.e tuiJorcolaro nell'adulto (forme anormali della) • 335 Nclritc artritica (sulla) - VirciJow . • HOO Paludismo (erpete cd orlic.1ria) tmanirestazioni cutanee del) ,. 5~ Parotite cpido'mica csucccssioni morbosr della) Popt~nuria (sopra il signillcato clinico dulia) - Jalsch • 618 !141 Ploura fl'iniozione di sangue nella) - Silva . Polmonite crupalo acuta (su lla! - Canali o Z:unpettai. 234 Polso: asistolia, sincopi (rallentamento del) - Sourier . 89i ,. :iJO Salasso sulla prc~sione »anguigna (d~ll'a?.ione del) - Silva • 99, Semi otica fisica (contribuzionu alla)- Hoilicr Stenosi della valvola mitralc (della). ~37 Temperatura per mezzo di generali unzioni nelle malatt~c acuto de'bambini rahbassamcn to tlcllaJ - Co lrat • 446 Tetano (cura col curaro dol) - Karg ,. 998 Trigemino sulle percezioni sN•~oriali specialmente sul senso della vista (influenza dell 'irrìtazione del) - Urbantschitsch. " 800 Tubercolosi (il microho della) . • 45 Ulcera dello stomaco (nuovo tratt3Illeuto dell') - Dcbo•·c . " 116 RIVISTA CHIRURGIC.\. A.neurisma dell'arteria popHtea. • loot Anuria durata diciotto giorni - Orlowslti • 548 Arti inferiori (sul modo di riconoscere le all~razioni di luughol.ta dcgl11 - Fiorani . • 340 A.sccssi freddi (un nuo•·o metodo di cura dngli) - BillroU1. " :U3


Hi5 Bagni permanenti nella cura delle malattie chirurgiche (doll'u.~o e d ell'importanza dci) - Sonneoburg . Pog. t33 Canale respi ratorio (corpi estranei nel ) - Wolst . • 6!6 C.cllulite peritl'nclinosa del tendine rt·A chille - Raynal • 816 Chirurgia antisetti ca sul r.ampo di battaglia . -. 543 Chirurgia antisettica (sulle più recPnti modificazioni della)- Fillenbaum • ~ ContllSionc e neoplasmi - l.e Clorc • 459 Diabete zuccherino acuto dopo una lesione della colonna vertobrale Scheuploin . • 8:18 Elettrolisi nei calli os5P.i non consolidati - Brunr lli, Laurenzi, Scalzi • t37 Epitelioma sviluppato su di un'antica cicatrice • !45 Er!li~ (çu.ri! ri!cli~!e dell') - Polaillon , ,. 54 Ernie acldominalì (la cura radi cale delle) - Schwalbc. • 54! Ferito d'arma da punta e clolla loro forma in rapporto con quello dell'arma - Rormann . , • t37 Ferita del ventre prodotta da due proiettili di mitragliatrice - Zwir.ke • 3~0 Ferita d'arma da Cuoco d'ambidue i polmoni seguita da guarigione- Sommorbrodt . • 145 Fistele anali nei tubercolosi tcura delle·) - Vcrneuìl • 6:18 Fratturo osseo (sulla terapia dolio) - T. Schopf . 50 • 1006 Idrocele (l'intisionc antisettica dell'l - Iulliartl . • 1007 Idrocele (sull'esito finale della O!Jcrazionc radic.-.lc dell' ) - Wciss • 338 Jnvaginazionc intestinale (~pcrlmentl sulla) - Nothnngel . ,. 816 lschlalgia (cura mt'Ceanica doli') • 6tt Lussa7ioni complicato e loro trattnmento (~ulle) - Schreiber Lussazioni e fratture della testa del radio mediante la resezlone (sul trattamento di alcuno) - Lebher . • 8!7 Ma le perforante - Monod . • 14! ,. 8i3 Miosite del muscolo granii~ pf'ltonlle - Fouquo . N~rvi (sulla sutura dei) - Rnwa • t005 • $47 Ossa (sulla formazione di cavita cistiche nelle) - Billroth . • 7!4 Periostill c ost('iti consecutive alla rehhre tifoidoo (le) - Routier • t003 Polmoni (la chirurgia del) . Pscudarlrosi guarita con la elottroli sl (d'una) - CogheUI . • .818 Rcsczionc di un mso sanguigno ferito (on C.'ISO di) - Baom • 339 R!'Sezione osteoplastica dell'articolazione drl gomito (sulla) - MosetigMoorhof • 540 Seta da s utura preparata coll'iodofor mio - Partsnh • 8t 5 Sonda metallica ola.~tica • 8i9 Sordita consecutiva agli orecchioni - J.emoine e Lamnois. • 619 Stomaco (una lama di spnda nollo) - Gussenbauer • tOtt Suicidio per colpo di pistola senza ferita esterna (caso di). • 455 Sutura sccondiaria del nervo mediano seguita da ristabilimento deU'in• 7ill nervazionc (due casi di) - Tillaux Taxis nello strangolamento interno . • 53 Tendo sino vito crepi tanto o costituzione chimica dci cosl dotti corpuscoli • lOtO omoidei o risiformi (sopra un caso dì) - Czcrwinski. Trapanazione dello storno p~r la rr mozion e di un corpo e-;tranco dal mediasti no anteriore - M:uks . .. 8ie Tromba di Eustachio (della dilawzione intermittento e progressiva della) Ménìtirc • 457


1U6 Tubercol osi delle ar ticolazioni (influenza della cura arsenicale sulla) Langenbcck. Pag. 1000 Tumore di capelli nello stomaco estratto con la gastrolomia - Schoen• 5t6 born . Vene (sull'entrata dell'aria noli~)- Treves . • 538 RIVISTA DI OCULISTIC.\. • lOti Amau rosi unllaterale - StoelJtlr ,. 147 Ametropie (della corrozione delle) Chcrat.oscopio • U9 Coroideite metastatica c:onsecutiva all'estrazione di un dente molare • lOti (C:lSo di) - Dinner . Infiammazione follicolare d ella congiuntiva, ossia sullracoma (ricerche annlomo-patologiche sulla- llachlmann) . • !50 lodorormio nelle malattie degli occhi (sul valore terapeutico del) -Halker • t Oil lridectomia nella operazione dell:1 cataratta senile- suo indicazioni (della) - Mongin de Caen • 1014

RIVISTA Dl ANATOMIA E FISIOLOGIA. Bacillo della tubercolosi negli sputi (il pili. semplice proces~o per la ricerca del) - Phuhl . • lot5 llastoncini o coni nella re tina dello nere (mancanza dci) - Stricker. • 3'3 Condotto uditivo esterno (sulla temperatura del) - Eidelberg . • 10!6Fisiologia della retina (su lla) - Fleischi . • 10!5 Gangli intervertebrali (su Ila fisiologia dei)- Bechterew e Roseobach. • 896 Midolla spinale (la estensione della) - Hcgar • 898 Sangue no~gli uomini e negli animali privati di milza (cam biamenti del) - Le&1S Glants ·• 3U ')cnso del gusto (contribuzione alla dottrina del)- Lehmann • 89:. 'l'rasrusione dol sangue (critica sul valore della) - Bergmann • 100 RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE. Blenorragia uretrale acuta . • ~O~ Blenorragia (contribuzione ali:! etiologia deliA) - Bockhart • 165 Onhoni (cura dei). " 167 Buboni (sviluppo dei) . • 16S Elcttricitil in alcune forme di malattie veneree e sifi lit:iche (l') - Tomaschewski • 55! Endocardite IJionorrngica- Dérignac e Moussous • 900 Erpcs Zostcr . • !03! Eritema universale • !0!9 • tot!l Esant()ma iodoformico. • 46:t Lesioni nervose nel penngo - Meycr ,. 551 l eucoderma siOlitico (sul) - Neisser ,. 1<»7 Microrganism i della bieno rragia • 46:f Muscolì (sulla infiammazione siOlitica dei) - Neumann Orchile nccrotica . ·. . . " 549 SiOiidc (cura col ioduro di potassill) • 1'031


' Sottonitrato di bismuto nelle malattie veneree e della pelle terse n Ulcere molli (cura abortiva delle) - H. von Hebra Zona (;tudi sullo ) - Deshayes des Rour n

Pc· Pgg. 90t • 90~ • 903.

RIVISTA DI TERAPEUTIC.~. Aciùo sa licilico cor1tro i sudori dei tisici (impiego dell') • 555 Agenti diuretici (sopra alcuni) - Prihram » 100. Anti piretici (sull'azione degli/- S.'\Ssehky • i5i Arbutina (l'l - M~n che • 16~ Atropina e pìloear(lina ·azione antagonistica dell') • 5' Dromorormio (sull'azione narcotica del) - Freicher ed Albert " !50 Ca irina nella cura della pneumonitc (sull 'uso della) - F. Riegel " 56' catarro delle prime vie aeroo (l' insuffiazione di polveri medicamentoso contro il) - Goodwillie • 164 Chinino (injozioni sottocutanee di) . • 160 Creoso to nella carie denta le (il) ) 63~ Difterite (un mezzo di cura tlolla) - Gurtoyski • 63't Emostatico a 'torto obbllato (nn nuovo, o meglio vecchio)- Thompson " · 13$. Enteroclisma nell e ernie (l') - Varvclli . • 631 &~sudati nel labirinto 1>rodotti dall' azione !Iella chinina e dci salicilaU 55· - W. Kirchnor • 634 Febbre tifoidea - Maheut Formola antifebril e (una) - Dc Giovanni " 63! • 631 Forbici emos taticlme lluggi • 633 Kai rina . • 63! J.attuina Mal di mare (rimedio del) Olio di croton - liarold Senier Santonina - Lewin e Gas11ari Santonina - Datt'lstini Sublimato io chirurgia (di un nu ovo metodo di m edica tura c dell'uso del) - Kum meli • 153Vermifughi - Sze rlccki " 635 RIVISTA DI CHlMlCA E FARM.o\COLOGIA.

'

Acque (~ulle materie organiche dello) - Vassal . • Alcole amili co noll'acquavito (dosa tura dell') - L. Marquardt .. .l.pparecchio per mis urare il potere c la rapidità di .assorbimento del ma~riale da mooieatura • Doro (sopr a il) - A. Joly • Brucina nella stricnina (sulla pretesa conversione della)- tlanriot • Cartol ine esploratorie per la sco perta dull' albumina e dello zucchero nello orine • Codeina cd esculina (nuo,•e relazioni c.~ratteris tich o della) - Ra by • Elettrolisi applicata all'analisi del vini rossi (l') - Krohn . ,. Fosforo organi co n ella orina (il ) - Sotnischewsky c Zuelner • lodoformio t una reazi one dell ') - Douma. • Orina (:;aggio co11 l' ncido diazobenzo-solforico e suo uso per la ricerca del glucosio dell') - Peozoldt •

348. 60

909 63 57 345914 907 346 9Q9.

6l


1H8 Pereirina ed i suoi sali nelle febbri intermittenti palustri (la) Paq. 910 Ptomaine o composti aonloghi (ricerche sulle) - Pouchet . • 91t Reagente per scoprire l'albumina nell'orina (un nuol'o) - Ralsam. • 347 Sali di piombo nella ricerca del rosroro col processo di Mitscherlich (lonu cn7.a doi) - M. Ucckurl-; ,. 63 Sali di morllna (solubilita dci Mli) - Dott. • 349 Sangue sulle ''csti che furono lavate (ricerca del) - Husson ~ 90G Tannato di c.1nnahina - Fronmuller ~ 60 Vini sulla luce polariz7~'lta {dell'azione dei) -S. Co tton S8 vini alluminosi - H. Mal enrant 6:! RIVISU DI TOSSICOLOGIA E MEDICINA LEGALE.

Malattie simulate e procurato negli inscritli di Je,·a Galiziani (sopra di alcuno forme tli) - V. Fillcnbaum Malattie simulato e pro,·ocato - Granjux RIVISTA DI TEC!'iiCA E SERVIZIO MEDICO !fiLITARE.

Barella piegllHole (la nuova) . • Ti9 ·Carri e trcni~pcdali pel trasporto dei feriti e malati In guerra alla Esposizione di Uerlino • j6() Corpo sanitario volontario In Inghilterra (ordinamento del) 80 El!crcito germanico sul piode di guerra (l'l " 35:1 Eserci to russo (servizio sanitario dell') . • 73 Feriti (tra.•porto di) . • 35t ~ucrra russo-turca del !877-78 (con~iderazioni mediche sulla) - Knorr ~ 350 Manovre d' ambulanza. " ~ Materiale d' ambulanza " SU Os1Jcdall da cam1J0 (ordinamen to degli) - Veale . • 839 Pacchetti da medic.v.iono anliS<'tticì. • 84i Sordità (per !svelare la simulazione della) , 1l ·T be sanitary contrll.it.s or tho Uristih a od French armies durìng tho Crlmean war - Surgeoo T. Longmore • 68 Treni sanitari " 279 Viaggio in Russia (ricordi dì un) - Roth • 66, 833, 915 e !033 RIVISTA D'IGIENE. ,. 738 Acido cit rico {pro)lrietil ant.isettiche dell') - Do F. Aequo lm1mro (llltrazioni delle) - Fl'der • 818 • 739 Antisettici c batteri • 9i8 Bacilli del colera . Bagni nella !ebbre tifoidea. " 93 C:tlzatura o malattie dol piede - Spinka • 556 e 750 • 733 Carne pnra (ricerr.hc sul valora nntrith·o della) - R(}mberg ,. M Colera (malattie conla!,-ioso e qu:uantcnc d~l). "(;olora (ricerche della Commisstone scicntillca tedesca sul) - Koch " 635 .. t04~ ·Conserve alimentari . Dìsinrozione col cloro e col bromo - Fischer e Proskaoer. •• " '143 Elettuario vaccinico . • 136 • 738 Parino (la questione dellr) . . . . ~·ebbro tiloide in Parigi (sulla rrcquen1.a della) - 1Jertillon • 88 e 7'9 • 9i3 Febbre ginlb (parassitiswo nella) .


H49Feccie nella febbre tiroide . Fognatnra (ricerche sulla) - Soyka. Igiene militare - Docker . Idrofobia Linfa vaccinir.a nogli Stati Uniti d'America l!talattie zimoticbe (ri(l<llizioni delle). !llarco a piedi Missione francese al Cairo . Rn pporr sur la construction des hopitaux - Rochiard Scorbuto (sulla proflla;si dello). Tende o loro risca Ida mento (studi iulle) - Mat.zaJ Trichina. Tubercolosi (trasmissione della) per mezzo del latte - Richard Vaccinazione ·

Pag. 89 • 84!)465 849 ~

" • ~

87 86 ~l

~ ",. 843

85

• 465

,.• 73i 91

~

636

CORRISPONDUl.\ SCIENTIFICA. Lettera del sig. generale modico comm. Manayra al maggiore medico sig. Franehini • 1043IIIVISTA DI STATISTICA MEDICA. Corpo di sanità militare francc_,;e Dati statistici sulla citt.'t di Parigi . Dati sulla guerra germanica Dati statistici sanitari dell'l. R. Esercito austro-ungarico (anno 1889) Movimento dello stato civile del Ro1gno nel i88:! . Stato sanitario dell'esercito nel 1883

.. :!59

• !54 • !55· • 94i

) 933 •

936

VARIETÀ. Anuo rr.edico. Calzatura militare. Caso di cambiamento periodico del colore dei capellì. Circulation du sang . Corpo sanitario milita.re (l'insegnamento nel} - Pucco. Esposizione d'igiene a Londra . Farmacia centrale militare. Lebbra (trattamento della). Manovro d'ambulanza a Vienna M«<icazione collo zuccaro semplice o misto al iodoformio Statistiche . Tenda S.'lnitarla o tenda operatoria da sezione di sanità Termometri clinici Terremoto d'Ischia (carta del) . Tubercolosi polmonare nel Regio oscrcit.o .RIVISTA

• 354. • 564. • 1049

• IO~ •tlOt • 1053 •

946-

• 1051· • 1053

• • • •

461 641 641 64t

• 7~ " 56i

BIBLIOGRAFIC.~.

A'CQue potabili della città di Roma (analisi chimica delle) . Allacciatura dell'iliaca esterna (mezzo per facilitare l') - Bcrtola Anestesia col cloroformio mescolato, in misure titolatc, all'aria Bacilo de Kocb en la tubcrcolosis - Lopez . Bacteri (introduzione alle studio dui) - Dergonzioi Bromoformio come anestetico .

" tlt8

• 763 • 763 • 95! • 286 ~ 67i


·Ca tarntta (estrazi one lineare m 0dill cata della) - Del Mont~ Pa{J.. 97! oCittà di Broscia (condizioni fisiche della). • 850 Cloralio irlrato nell 'enterocele strozzato - Benedetti . " 671. Colera al Cairo d' Egitto nell'anno t883 . • 856 ·Corpi estranei nel condot w faringo- esofageo - Grazzi • 285 · .Corpo es traneo penetrato nolla laringe (estrazi one) - Grazzi • 948 Cura di alcune specie d 'occlusioni intestinali. • i68 .O a ti int orno alla leva sul giovani nati nell 'anno i86i - Torre. • ò6S cDisinrezi one - Valore chimico dei disinfettanti più usati - Fil ippi. • 953 Do"e s'hanno a passare gl'inverni 1 - Warlomont • 643 :Elettroterapia galvanica (manuale di) - Mucci • 9M Eterlzt.~ziòì\é !)él pollo • 671 Ferite (giudizi prognosticl nelle) • 374 'Globuli rossi nell'infezione da malaria - Xiarchiarava. • 664 Hospital cons truclion and menngement . " 855 Igiene pel circondario di Roma c suoi rapporti colla leva m ili taro- Pin w • :!86 Jnrormazioni e studi tecnici intorno agli ospedali militari, con proposto • 1133 concretato por un ospedale di visiona le di 600 letti . Intorno al mondo con la R. Corvetta Gat·ibaldi - San tini • 1136 Leggi d i guerra o la convenzione di Ginevra - Bosco. • 9~9 .Manuale di m edicature 95 Manu(ll de l'i nfermiére, ambulaoclére, ecc. - Masson . • 953 Jlemorie ed articoli degni di speciali note che non pot~rono essere r iprodotti nei riassunu • 859 .M.e ningiw ccrcbro-~pinale epillcmica sulla cirrosi del fegato - Ughctti • :!86 ~Ieningite cercbro-w ìnale - Kirchncr . • 375 Mcningite cerelmrspina lc epidemica in Iwlia c particolarmente nel • 955 l'Esercì to Neuropatologia (estudìos chnicos de)- Amangué y Juset . • ~86 •Ottalmia granulosa (~ulla cura dell') » 67t Para llelo fra le funzioni doli ' organismo animale o lo funzioni dell' orga• !!86 nismo sociale Primcr certàmen frcnopatico cspanOI • 854 Profilassi della tubercolosi • 368 .Statura dogli Italiani (sulla) - Livi • !85 The hygiene or armies in the Ficld • 851 ·Tisi nell'esercito » 178 Tracoma congiuntì valc " !155 ·1'raité cles signes de la mort • 853 Zinco·solfo fenato in chirurgin (lo) - Bottini • iSO

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CONCORSI. <Concorso al promio niberi per medici militari

• 57i

NOTIZIE S.~NITARIE. Stato sanitario di tutto il R. Esercito •

t 91, 7G5, 767, 861, 863, !157, 959 o 1055

NECROLOGJE. :\nnunzi necrologici -NOTIZIE

" 96. ·too e 764

• ll87, 384, 480 e 100 3

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ELENCO DEl

{avori scientifici pervenuti al Comitato di Sanità Militare durante l'anno 1884 e fino ad ora non pubblicati.

A.s teaiano Gioyanni, capitano med ico- Servizio sanitario in guerra presso le soczioni di sanità. aar oeehi ni E•rieo, maggiore medico - L'enteroclisma nello affezioni in. tcstinali. B i s•arri aodolro, capitano medico - Studi clinici di patologia medica. «;ape lll Giuse ppe, sottotenente medico - Igiene delle caserme. «Jone 8ilvie, capitano medico - Ospedali da campo, personale, materiale, funzionamento, ecc. C:oUini Do1ue ni eo , maggiore medico - Cenni sulla natura parassil.uia del colora morbus. D 'A.n, ona Giu•eppe, capitano medico - Amputa.zione della coscia destrn. l''ranebini E ugen io , maggiore medico - Il servizio sanitario in guerra. Pre sa A.ri ..lode mo, capitano modico - Una proposta di aggiunta all'attualo vestiario del soldato. Gialle Gioaeeblno, capitano modico - Obietto del ser vizio sanitario in guerra - !\lezzi per mcuerlo in opera - Cognizioni çhe si richiedono nPgli urtlciali medici percM un tal servizio possa riuscire allo scopo che si prefigge- Cognizioni e pratìca relativa nel personale susshlìario Croce Rossa. Iandoli «:ot~&anline , - capitano medico - Dell'enuresi nell'uomo. Jg bina Luic"i, maggiore medico - Sulla diminuzione del perimetro toracico simulata o provocata dagli inscritt.i. Laadol8 Fe de rleo, maggiore medico - Le febbri tifoidee curate nel i" riparto di medicina nel secondo semestre 1881 c 1883 nell'ospedale miliLarc di Palormo. Lon5 o !lllebele, sottotcnente medico - DI un caso di tubereo l osi miliare acuta. !llareo•Giu.eppe Ae bllle, tenente medico - Caso clinico di stringimonto urctrale. Opiheae Andrea, capitano medico - Vittorio Emanuele Il e la Convenzione internazionale di Ginevra.


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Glieli Ereole, maggiore medico - Del trasporto dei Cerili in guerra. Pe•adori ~idio, capitano medico - Servizio sanitario in campagna Per~onalc sanitario e por ta-feriti. 8f'ri11e J.a .i gl, maggioro medico - ~lcmoria sulla m:~laria. 8ironalto JWatale, capitano medico - Servizio sanitario alle tappe. 8&raao Antonio, t~nenl.l) modico - Considerazioni sui diversi metodi di apertura di bubboni. Taroeelli .t.dolro, tenente med ico - La piccola chirurgiaac![uista grandezza noi suoi eiTctti. Trari .t.le iJIJ&adro, capitano moldico - Storia d'una ferita d'arma da fuoco. Tro,·aaelli E4eaNe, tenente medico -Sopra un caso di uremia da ncfrite parcnchimat{)sa.


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