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ANNO 114"- FASC. 1
GENNAIO - FEBBRAIO 1964
GIORNALE DI
MEDICINA MILITARE PUBBLICAZIONE BIMESTRALE A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE DJ SANITA' MILITARE
DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE MINISTERO DELLA DIFESA - ESERC ITO - ROMA
GIORNALE
DI
MEDICINA
MINISTERO DELLA DIFESA- ESERCITO -
MILITARE RO~fA
SOMMARIO Pag.
Nella Direzione del Giornale M.: La tutela della salute nella concezione sociale dello Stato mo· derno. n soccorso sanitario d'urgenza ~tto il profilo giuridico c deontologico
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LISA! T.: Su un caso di avvelcnamemo acuto mortale causato da colpo di pistola da segnalazione
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DE LucA L.: Considerazioni sui dati statistici degli esami schcrmografici eseguiti dal IYS9 al 19i}2 nei giovani di leva della Regione Militare Meridionale .
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MA!'GANO
FARINA A.:
Rilievi statistici sul quadro elettrocardiografico nelle broncopneumopatie croniche
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E., FAVUZZ! E., PAntiARCA G., GRECO G.: Influenza dei raggi X sull'attecchimento degli omoinne~ti cutanei .
•P
Aunmo G., Cosn L.: Impiego di un film polipropilenico nella confezione di medicatura sterile
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CoRSI D., CICERO L.: I rettificati << A )l ed un nuovo metodo cromatografico per individuarli negli oli vergini di oliva
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8RUZZESR
R 1SSEGNA DELLA STAMPA MEDICA : Recensioni da riviste e giornali .
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Sommari di riviste medico-militari
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NOTIZIARIO: Notizie tecnico-scientifiche Notizie varie
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Conferenze
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Congressi
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'\;oti7.ie militari
'07
~ecrologi
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A NNO 1f40- F A SC. l
GENNAIO-FEBBRAIO 1964
GIORNALE DI MEDICINA MILITARE PUBBLICATO A CURA DELLA DIREZlONE GENERALE DI SANITÀ MILITARE
NELLA DIREZIONE DEL GIORNALE Il Tenente Generale Medico, Prof. Gerardo Mennonna, nel lasciare per limiti di attribuzioni specifiche la Direzione Generale della Sanità Militare, lascia anche la carica di Direttore del nostro Giornale. Vadano a lui, con quelle del più sincero rammarico, le espressioni di gratitudine delia famiglia del <<Giornale di Medicina Militare », per quanto egli, nei quattro anni in cui lo diresse, ha sapuro fare per la nosua Rivista, con l'impulso vivificatore e la guida costante. Il suo profondo attaccamento al Corpo Sani~ario ed al nostro Giornale, che ne è sempre stato la «gloriosa bandiera», ci fa sicuri che non verranno ·mai a mancarci la sua collaborazione, i suoi consigli ed il suo aiuto nel nostro lavoro. Lo seguono i nostri auguri più fervidi. Il nuovo Direttore Generale della Sanità Militare, Ten. Gen. Med. Prof. Francesco Iadevaia, assume la direzione del <c Giornale di Medicina Militare », all'alba del suo 114° anno di vita. A lui, l'augurio più fervido e più affettuoso perchè sia questa anche l'alba di una lunga e radiosa giornata di sereno e proficuo lavoro nella direzione della nòstra Rivista. Noi tutti, della Redazione - per lunga dimestichezza con lui, nei molti anni nei quali fu membro del nostro Comitato di Redazione - ben conosciamo la sua forte personalità volitiva e dinamica, le belle doti di mente e di cuore che la abbelliscono, la competenza professionale e la capacità direttiva ed organizzativa, entrambe fuori del comune; sì che, la promessa da parte nostra non può essere che quella della collaborazione più piena, pilÌ devota e più affettuosa, quale quella di gregari i quali sanno che la c< vecchia, g loriosa bandiera » (; affidata a mani salde e sicure.
L-\ REDAZIONE DEL GIORNALE DI MEDI CINA M I LITARE
N
OMINATO Direttore Generale della Sanità Militare, assumo
la direzione
del « Giornale di M edicina Militare )) . Ai miei illustri predecessori e, ispecial modo, al Ten. Generale M edico Mennonna Prof. Gerardo, il vivo ringraziamento ed il pensiero riconoscente e devoto del Corpo Sanitario per l'opera svolta alla direzione della nostra Rivista. Confido nella fattiva collaborazione di tutti i colleghi medici e chimicofarmacisti, che con i loro pregevoli ed interessanti lavori continueranno a mantenere alto il prestigio del nostro Giornale.
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Sono stcuro che la. Redazione, l'Amministrazione, i collaboratori continueranno a svolgere con pieno fervore la loro opera per una sempre maggiore affermazione della nostra Rivista: a tutti il mio saluto cordiale e beneaugurante. Agli abbonati, ai lettori, clze seguono con simpatia il nostro lavoro, il mio grazie ed il mio cordiale saluto. lL CAPO DELLA SA ITA. MILITARE DELL'ESERCITO
Tcn. Gen. Med. Prof. FRANCEsco lADEVAJA
la carica di Direttore Generale della Sanità Militare, lascio anche quella di Direttore del <l Giomale di Medicina Militare )) . A tutti, collaboratori e lettori, il mio ringraziamento, che diventa particolarmeute vivo quando si rivolge alla Redazione ed all'Amministrazione, alla cui opera intelligente ed appassionata, prestata sempre con generoso entusiasmo, si deve se questo nostro vecchio Giornale ha saputo mantenersi, nei quattro anni della mia direzione, all'altezza delle sue gloriose tradizioni. Un particolare ringraziamento alla Tipografia Regionale, che cura la stampa deLla Rivista con tanto amichevole premura. Al Tenente Generale Medico Prof. Fra11cesco ladevaia, mio successore, col mio saluto affettuoso, l'augurio fervido di buon lavoro, nella sicura previsione che, sotto la sua guida, il nostro Giornale toccherà mete sempre più alte, al servizio della Medicina e della Sanità Militare. L
ASCIANDO
Roma, 19 gennaio I 964.
Ten. Gen. Mcd. Prof. GERARDO MENNONNA
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OSPLDALr \II LIT:\RE PRit"CIPALE
S. T EN. MED. FRIGG ER! AT T iliO .M .O. V .M.
DI ROMA
Direttore:: Col. Mc:tl. Dott. G t;n>O R,r., l
LA TUTELA DELLA SALUTE NELLA CONCEZ IONE SOCIALE DELLO STATO MODERNO. IL SOCCORSO SANITARIO D'URGENZA SOTTO IL PROFILO GIURIDICO E DEONTOLOGICO T en. Col. Med. Dott. Mario Mangano capo reparto medicina
La salute è un bene tipicamente individuale, la cui tutela era in passato totalmen te (e lo è ancora in parte oggi) affidata all'autonomia privata c regolata dal principio della libertà contrattuale. Tale libertà va intesa nel senso che ciascuna delle parti è libera di contrarre o no, e può scegliere la controparte che preferisce. L'autonomia privata non è, invece, libera di determinare a suo arbitrio il contenuto del contratto, giacchè si tratta di beni indisponibi li (Cattaneo). Tale punto di vista è stato radicalmente modificato dai moderni concetti di medicina sociale e di stato moderno sociale. Oggi, infatti, la salute viene considerata non come un qualsiasi bene individuale (sia pure indisponibilc), ma, come afferma il l comma dell'art. 32 della Costituzione, « un fondamentale diritto dell'individuo ». La nostra Costituzione è, al riguardo, ispirata dai concetti che vennero approvati dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, allorché venne proclamato, all'art. 25, n. l, della Dichiarazione universale dei diritti dell 'uomo, che « ognj individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere proprio e della sua fariglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all 'abitaz ione, alle cure mediche ed ai servizi sociali necessari» . Consegue da quanto sopra che tra i fini principali dello Stato moderno sia quello di assicurare la tutela della salute a tutti i cittadini indistintamente e che, pertanto, esso debba (ornire cure gratuite agli indigenti (art. 32, comma I, Cosr.). Come, infatti, afferm a il Lessona, la tutela dell a salute pubblica costituisce uno degli scopi sociali più importanti dello Stato moderno, al punto che non si dubita da molti autori (ad es. il Calamandrei) che il « diritto alla tu-
4 tela della salute » debba essere classificato tra i « diritti sociali », al pari del diritto al lavoro e il diritto all'istruzione gratuita. Tali diritti, per la loro ~tessa natura, esigono in uno Stato moderno che questo appresti i mezzi pratici per soddisfarli . La nuova concezione della salute intimamente aderente al progresso sociale, per la quale la salute, pur restando ovviamente un interesse prima di tutto individuale, diventa anche « un interesse della collettività » (art. 32, comma I, Cost.), comporta da parte del medico, che questi, anche quando è un libero professionista, viene ad assumere la veste del privato eser<:entc un servizio di pubblica necessità (art. 359 C.P.). Pertanto, a prescindere dalla si tuazione sempre più frequente del medico dipendente da Enti pubblici, sono sorti e perfezionati, nei riguardi dei liberi professionisti, rapporti professionali di tipo nuovo che non mancano di importanti riflessi sulle stesse norme giuridiche e deontologiche. Pur non disconoscendo la grande portata dei nuovi indirizzi sociali nel campo della assistenza medica, non si deve, tuttavia, nascondere che talora essi hanno ripercussioni negative e controverse nei riguardi del nostro ordinamento giuridico e della etica professionale. Basterebbe ricordare per quanto riguarda il dovere tradizionale di conservare il segreto professionale, sancito dal nostro Codice penale, la continua violazione di esso pacificamente attuata dagli istituti mutualistici, per scopi apparentemente di importanza sociale, ma in realtà quasi esclusivamente di semplice controllo economico e fiscale. Al riguardo, i codici deontologici, pur severi depositari della tradizione medica, scendono a comprom essi attraverso riserve del tutto inoperanti. Così, ad esempio, nell'art. 7 del Codice della F.N.OO.MM. è affermato: « la trasmissione del segreto è consentita, verso E nti ed autorità, secondo legali convenzioni o nell'interesse del malato». Ora, a prescindere da quanto disposto al riguardo dal legislatore, è evidente che una « legale convenzione » della trasmissione del segreto ad enti mutualistici non è concepibile se non artificiosamenre. D 'altra parte ben difficilmente può dimostrarsi che detta violazione del segreto, se agevola gli enti suddetti, concordi con un interesse del malato, interesse ovviamente da valutarsi subiettivamente. E' evidente, infatti, che il segreto medico tutela di regola interessi prevalentemente morali del paziente, del tutto diversi dall'interesse alla salute (Cattaneo). Sarebbe logico, pertanto, ritenere che le norme deontologiche, il cui carattere è essenzialmente etico, non debbano avallare in alcun modo la violazione del segreto professionale, anche se imposta da necessità economiche c sociali degli Enti, essendo essa contraddetta da superiori esigenze etiche. La fu nzione sociale acquisita dalla medicina moderna implica, non raramente, una modificazione nel rapporto giuridico tra medico ed infermo, spe-
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cie quando tale rapporto si presenta nel modo più evidente, come quando il sanitario venga chiamato in caso d'urgenza o di pericolo di vita. Se, in tale evenienza, il medico fa parte dell 'organizzazione sanitaria pubblica (medico condotto, uffi ciale sanitario, ecc.) è tenuto, ovviamente, a prestare la sua opera in base ad una norma espressa di legge. Ove, però, il medico sia un libero professionista, dovrà prevalere il principio della libertà contrattuale o quello del dovere spettante ad un privato esercente un servizio di pubblica necessità, dovere inteso in senso rigidamente operante? La risposta dei gi uristi a tale domanda varia a seconda della loro concezione liberale o sociale del diritto medico, pur comportando detta distinzione delle conseguenze giuridiche di particolare interesse sia nel campo penale, che in quello dell'iUecito civile. Il 2° comma dell'art. 40 del C.P. stabilisce che « non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo». Nel campo penale, pertanto, l'omissione concerne solo chi ha < l'obbligo giuridico» di impedire un evento. Ora, secondo la dottrina sinora dominante, non viene riconosciuta l'esistenza di tale obbligo per il libero professionista. Questi, perciò, può essere punito soltanto se è colpevole di «omissione di soccorso » in senso tecnico, se, cioè, come dice il comma 2° dell'art. 593 C.P ., c trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona feri ta e altrimenti in pericolo, omette di prestare l'assistenza occorrente» . Secondo tale interpretazione, occorre pertanto l'incontro fisico, la presenza, e non basta, ad esempio, la chiamata telefonica. Al riguardo il Manzini così si esprime: «se l':\ssente è chiamato a prestare soccorso e rifiuta d'intervenire, non risponde del delitto in esame, bensì eventualmente di altro titolo di reato, quando gl i incombe un dovere speciale di assistenza ». Nell'articolo succitato il dovere di assistenza è, infatti, relativo, come già detto, a cbi ha trovato un .corpo umano, occ. Occorre, cioè che il m edico abbia trovato materialmente la persona in pericolo di vita. Peral tro, secondo una sentenza della Cassazione (19 maggio 1949) il termine « trovando» andrebbe interpretato in senso estensivo, potendo, ad esempio, riferirsi anche a chi si trovi in prossimità del luogo, dove il pericolante è trovato da altra persona. Rimane, tuttavia, valido sia nel campo penale che in quello dell'illecito civile, sempre secondo tale corrente di pensiero, il conc_etto che l'omissione sia fonte di responsabilità solo se esiste un obbligo giuridico di agire, obbligo che per tali autori, si sostanzia per il sanitario libero professionista esclusivamente nella disposizione dell'art. 593, comma 2°, C.P. succitato.
6 Ben diversa è la situazione del libero professionista ove si ritenga esister<' per IU1 un particolare dovere giuridico di assistenza medica, di più ampia portata e strettamente specifico. In tale condizione (che ovviamente tende a prevalere nella concezione sociale dello Stato moderno) avrebbe pieno valore l'ar,t. 40 del C.P. ed il me· dico in caso di omissione e di danno a questa conseguente dovrebbe rispondere per omicidio colposo o per lesioni colpose, in quanto appunto non impedire la morte o la lesione che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarla. Naturalmente, in tale caso, deve anche essere dimostrato il nesso causale tra la morte o la lesione e l'omissione del sanitario. D'altra parte, parlando dell'omissione, bisogna distinguere, come afferma il Cattaneo, tra l'omissione di chi si astiene da qualsiasi :tttività e l'omissione di chi nel corso di un'attività tralascia delle precauzioni che sarebbero richieste dalla natura della attività stessa. Tale secondo <tipo di omissione (che è stato ch iamato « omissione nella azione ») potrebbe anche essere compreso nell'art. 2043 C.C. (l). Infatti , il concetto di colpa implica che colui il quale volontariamente comincia un'attività, è in colpa se omette poi di compiere anche tutti gli atti normalmente idonei ad evitare i danni che ne potrebbero derivare. Al contrario chi si astiene completamente dall'agire in difesa di un interesse altrui (che non sia stato posto in pericolo da lui stesso) non è responsabile per i danni che avrebbe potuto evitare, a meno che il soggetto non abbia appunto un dovere giuridico di agire in difesa dell'interesse altrui. In tale caso c, soltanto in esso, l'astensione è fonte di responsabilità. Da quanto sopra consegue che se si ammette l'esistenza del solo dovere risultante dall'art. 593 C.P., la responsabilità non soltanto penale ma anche civile del medico sorge solo in caso di (( ritrovamento >1, ciò che ovviamente limita molto rambito del suo dovere. Diversamente, se si riconosce per il medico l'esistenza d'un obbligo di portata più generale, può sorgere una responsabilità, sia penale che civile, per il medico, persino nel caso che il medico assente venga chiamato per un caso urgente o ne venga altrimenti a conoscenza (Cattaneo). fl dovere del sanitario d'intervenire in tali casi può, invero, sembrare, almeno in linea di principio, contrario alla concezione che ogni libero professionista sia libero di rifiutare un cliente. Di fatti, la qualifica di «esercente un servizio di pubblica necessità» non porta con sè, per la gran parte degli autori, alcun dovere incondizionato di prestare la propria opera, come quello che al contrario è imposto ai pub(l) Art. 2043 C.C. - Risarcimento per fatto illecito - Qualunque btto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.
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blici ufficiali ed agli incaricati di un pubblico serv1z1o, la cui violazione è punita come delitto (omissione o rifiuto di atti di ufficio art. 328 C.P.) (Cat~ taneo). In linea di massima, detta libertà è spesso sottolineata anche nei codici deontologici, pur con l'esclusione dei casi di necessità ed urgenza. L'art. 50 del codice deontologico dell'Ordine di Torino, traduzione letterale dell'art. 35 del Code de déon tologie, dice che « all'infuori dei casi di ur~ genza e di quelli in cui mancherebbe ai suoi doveri di umanità..., un medico ha sempre il diritto di rifiutare le sue cure per ragioni personali o professionali ». Parimenti l'art. 45 del Codice deont. della F.N.OO.MM. dice che «come la libera scelta del medico curante da parte del malato deve essere rispettata, così all'infuori dei casi di urgenza e di quelli previsti dalla legge, il medico ha il diritto di ricusare le sue prestazioni per ragioni professionali o personali». V'è al rigt1a.rdo da rilevare che l'apparente semplicità formal e dei detti articoli n ei confronti dei «casi di urgenza» viene notevolmente messa in dubbio dal fatto che non sempre facile è dire, aprioristicamente almeno, cosa significhi caso urgente. E' evidente che l'urgenza così come viene spesso intesa dal profano non può identificarsi con l'u.rgenza in senso medico. D'altra parte, mentre il me· dico può considerare, nella difficoltà della diagnosi, urgente un caso che poi si rivela non tale, per il magistrato l'urgenza deriva dalle conseguenze dannose · di rilevanza giuridica che al mancato intervento del sanitario sono di rettamente imputabili. Insomma il magistrato, come il medico legale e fiscale, giudicano per lo più a posteriori, mentre il medico curante è spesso chiamato a giudicare quan~ do la sindrome morbosa può ancora non essersi conclamata in un quadro ben definito. Ciò spiega come, ad esempio, sia possibile etichettare come urgente un ricovero ospedalicro per un'affezione febbrile poi riconosciuta di natura banale e non bisognevole di cure ospedali ere, mentre, al contrario, non è possibile riconoscere l'urgenza ad un soggetto affetto da una malattia, sia pure ben più grave, ma il cui decorso si presuma cronico, anche se possibile ma non concretamente prevedibile sia l'insorgere d'una improvvisa complicanza ad esito anche fatale. Parimenti la difficoltà della diagnosi può rendere valido il ricovero ur~ geme per un 'affezione ancora imprecisata nei suoi contorni e può giustificare anche un eccesso di prudenza da parte del sanitario che ha il compito di accettare l'infermo. Tale difficohà può giustificare, a nostro parere, il ricovero u.rgente anche quando, come non di rado avviene, esso è, a posteriori, negaw dagli enti mutualistici in base a ragionamenti logici, ma che prescindono dall'iniziale
8 difficoltà di catalogare un caso che può imporre ipotesi diagnostiche diverse, anche di gravità, c sempre escluso il dolo. Sorprende perciò il giudicato di talune Corti (Corte di Appello di Ancona, 30 novembre - 22 dicembre 1961: Prcs. Lorenzi) secondo il quale, in caso di ricovero ospedaliero urgente di un assistibile, questi, ove l'ente riesca a dimostrare che il ricovero non era indispensabi le, possa essere obbligato a sopportare l'onere delle spedalità consumate. A parte che, in senso stretto, indispensabile può essere considerato solo il ricovero di chi è in immediato pericolo di vita, un eccesso di prudenza nel ricoverare un infermo di urgenza (anche se questa a posteriori non si rivela tale) non dovrebbe essere mai , giuridicamente, configurata come illecito civile, nè tanto meno penale. Nel caso concreto, poi, non si comprende come l'assistibile possa essere considerato responsabile (e tale appunto è per detto giudicato in quanto obbligato a pagare) di un eventuale errore di valutazione, commesso, se mai , dall'ospedale tramite il suo medico di accettazione. Ciò suscita ancora maggior perplessità quando si considera che il ricovero ospedaliero per rimozione di un gesso (rimozione che, salvo casi particolari, può benissimo essere ritardata di più giorni) deve essere considerato, ai fini di taluni giudicati, urgente. Le sopraesposte considerazioni, unitamente al diverso valore dato alla libertà contrattuale del professionista ed alle istanze di natura sociale, potrebbero forse giustificare le grandi differenze vigenti tra gli ordinamenti giuridici dei diversi paesi. Così, ad esempio, sempre con riferimento alla libera professione, nella « common law » si ritiene valido il principio in base al quale viene negata la responsabilità del medico che rifiuta senza alcun motivo il suo aiuto, per quanto sappia che il malato è grave, gli sia stato offerto l'onorario e gli sia stato detto che nessun altro medico è disponibile. Peraltro, secondo quanto afferma il Prosser, è in atto un processo evolutivo che potrà forse portare al riconoscimento di un dovere di assistenza a carico di chiunque venga a conoscenza di un grave pericolo che minaccia la morte o un grave pericolo corporale ad un'altra persona e possa evitarlo « with little inconvenience ». Al contrario, in qualche ordinamento, per esempio in certi Cantoni svizzeri, la legge pone espressamente un obbligo particolare di prestare l'opera propria da parte degli esercenti una professione sanitaria, addirittura prescindendo dall'urgenza dell'intervento (Kopp). Nel diritto francese è stato, anche recentemente, riaffermato come un principio che non tollera eccezioni, il diritto di rifiutare le cure, anche se non esiste altro medi co nella località, in base alla concezione che i doveri verso il malato conclamati dal Codice deontologico non sono che direttive o raccomandazioni o incoraggiamenti, giuridicamente non vi ncolanti (Kornprobst).
9 Tuttavia, come altri autori francesi affermano, rimane sempre valido, nei casi di urgenza, l'art. 63 del C.P. francese il quale punisce « quiconque s'abstient volontariement de porter à une personne en péril l'assistance que sans risques pour lui ni pour !es tiers, il pouvait lui preter soit par son action personelle, soit en provoquant un secours ». Secondo tale articolo il dovere del medico s'identifica con il dovere generico di tutti i consociati (quicongue) nelle stesse circostanze (R. Savatier). L'art. 63 del C.P. francese, pur essendo affine all'art. 593 del nostro C.P., ha però una portata più generale. Perché vi sia obbligo giuridico d'intervenire in caso d'urgenza non occorre che « si trovi >> il pericolante, ma basta solo la possibilità di aiutarlo. Stabilito espressamente anche dal C.P. tedesco è il dovere generale, valido per tutti i soggetti, di recare ai propri simili aiuto in caso di pericolo. L'omessa prestazione d'aiuto (unterlassene Hilfeleistung) viene considerata dalla seguente norma contenuta nell'art. 330-c del C.P. germanico: « Wer bei unghicksfallen oder gemeiner Gefahr oder n.ot nicht Hilfe leistet, obwhol dies nach ges~dem Wolksempfinden seine Pficht ist, insbesondere wer der polizeilichen Aufforderung zur Hilfeleistung nicht nachkoment, obwohl er der Aufforderung oooe erhebliche eigene Gefahr und ohne Verletzung anderer wichtiger Pflichten geni.igen Kann, wird mit Gefangnis bis zu zwei Iahren oder mi t Geldstrafe bestraft >>. N el nostro ordinamento giuridico va sicuramente escluso il principio, vigente in alcuni Carntoni svizzeri e già ricordato, dell'obbligo per il sanitario di prestare la propria opera prescindendo dall'urgenza dell'intervento. Resta, tuttavia, da vedere se valga in ogni caso il principio opposto che nega ogni dovere) salvo il delitto di omissione di soccorso in caso di « ritrovamento» (art. 593, comma 2°, C.P.), oppure se, invece, il nostro ordinamento imponga al medico di intervenire in ogni caso di urgente necessità. La giurisprudenza più recente è per la soluzione affermati va: «.un sanilario, sia pure libero professionista, non può rifiutare la prestazione della sua arte, allorquando egli sia venuto a conoscenza che il suo intervento riguarda un caso ur-gente e grave, in modo che il suo rifiuto possa tradursi in un serio pericolo per la vita e l'integrità fisica del paziente>> (Tribunale di Venezia, 15 febbraio 1955, in Riv. lt. Dù·. Pen., 1955, pag. 580). Il T ribunale di Venezia, al riguardo, argomentò che la qualifica di « esercente un servizio di pubb]i.ca necessi tà », il carattere perciò, almeno in parte, pubblico della professione, porta ·con sè, in una cer.ra misura, un carattere di obbligatorietà. L'obbligo è correlativo al monopolio legale dei professionisti, il quale fa sì, che, se tutti gli addetti al servizio rifiutassero la loro opera, il servizio di pubblica necessità non fu nzionerebbe.
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Quindi la coesistenza delle due qualità - esercente una libera professione e servizio di pubblica necessità - fa sì che vi sia libertà come regola ed obbligo come ecceziOne. Più precisamente, come afferma la sentenza del Tribunale succitato, l'obbligo sorge solo quando vi sia pericolo per la vita o l'integrità fisica del paziente e manchi la possibilità di ch iamare altri professionisti. Tale motivazione che fa risultare l'obbligo non dalla legge, ma da un «bilan ciamento » tra le condizioni delle parti, tra il monopolio dei medici cioè e la necessità per i malati di ricorrere a loro, è stata variamente criticata da numerosi ed illustri autori, tra i quali Pisapia, Altavilla, Concas, il quale ultimo, pur accettando le conclusionj, critica la motivazione della sentenza. Per ben valutare la portata della sentenza, già ricordata, del Tribunale di Venezia (15 febbraio 1955), è opportuno accennare gli estremi del processo da cui essa è derivata. Trovandosi una donna in grave pericolo per secondamento lento e difficile, la levatrice richiese l'intervento di un ostetrico. Il marito telefonò o fece telefonare: ' l. - al dott. Lav., il quale rispose di non poter accorrere in quanto per esigenze professionali doveva partire Ja mattina seguente; 2. - Dott. Gard. Questi assicurò il suo intervento e fissò un appuntamento al marito, il quale dopo un'ora di inutile attesa, telefonò di nuovo. Il dott. Gard. (ostetrico) rispose, questa volta, che non poteva intervenire per mancanza di adatti strumenti, ma che aveva telefonato alla guard ia ostetrica; 3·- il dott. T agi., di guardia, rifiutò il suo intervento, perchè il Comune aveva un contratto con l'ospedale per il quale si doveva intervenire solo per le gesta nti povere; 4. - il dott. Torr. rifiutò di intervenire, adducendo che non aveva gli strumenti adatti ; 5. - il dott. Str., chiamato dopo qualche ora dichiarò che la levatrice era legata ad altro ostetrico e pretendeva pertanto una richiesta scrit ta di essa. Il dott. Gard., informato che il dott. Tagl. non era andato, corse a casa della donna, ma questa era già stata t rasportata in una clinica, dove poco dopo morì per scompenso cardiocircolatorio conseguente all'anemia acuta provocata dall'emorragia del secondamento prolungatasi per due ore. Il perito, oltre acl accertare tale nesso di causalità, ritenne che soltanto con i'iniziarsi dell'emorragia, verso le due del mattino, le condizioni del soggetto cominciarono ad essere veramente gravi, rendendo inefficace qualsiasi intervento, che precedentemente avrebbe potuto salvare la donna. Imputati i cinque medici e la levatrice, questa ed il dott. Lav. furono prosciolti 1n istruttoria, gli altri quattro medici vennero rinviati a giudizio e condannati dal T ribunale il quale, però, tenuto conto del fatto che l'ultimo
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medico, il dott. Srr. venne chiamato verso le tre, giudicò che il suo intervento non avrebbe potuto salvare la donna e che quindi veniva a mancare ogni rapporto causale tra la sua omissione e l'evento. L'Altavilla non condivide le argom entazioni, qui succintamente riportate, del T ribunale, in quanto sostiene che il rifiuto del libero professionista può costituire un'offesa ai principi deontologici, etici, ma non reato. Pertanto, nel caso succitato, concorda solo per la condanna del Gard. c del Tagl. L'uno, perché avendo accettato l'incarico, senza eccepire di essere privo di strumenti adatti (il che è inverosimile per un ostetrico) e fissando un appuntamento, al quale venne meno, fu la causa vera della morte; il secondo, perché eccepì una disposizione contrattuale, quando la funzione della guardia donna in ostetrica è proprio quella di rispondere ad ogru urgente richiesta pericolo. Giustamente, al riguardo, il Tribunale ritonne che la guardia ostetrica eserciti un pubblico servizio come i medici condotti, ai quali la legge sanitaria attribuisce il diritto ad un onorario, ma non .consente il rifiuto dell'opera professionale. Mancando, però, il rapporto contrattuale od un obbligo giuridico, non può, per detto autore, sorge una responsabilità penale od anche civile nella form a di una colpa aquiliana, ovc il sanitario rifiuti la prest3zione sia pure in caso di pericolo ed anche se possa dimostrarsi che dal mancato intervento è derivato un danno alla salute dell'infermo od anche la morte. Nel caso del libero professionista, infatti, ove manchi il contratto, non esiste, per l'Altavi lla, un obbligo giuridico, la cui violazione possa essere il presupposto della colpa da cui deriva una responsabilità. Anche a mente dell'art. 40 C.P., perché si possa parlare di causalità per l'omissione, occorre la violazione di un obbligo giuridico. Questo, sempre secondo tale autore, non può identificarsi con un obbligo d1 solidarietà sociale, in quanto il legislatore con l'art. 593 C.P. (omissione di soccorso) già ha dato una disciplina limitativa, occorrendo che il sanitario, come chiunque, «trovando una persona ferita o altrimenti in pericolo, ometta il soccorso» . N on altre norme esistono al riguardo del sanitario. La legge italiana, infatti , m entre stabilisce che il notaio ed il procuratore hanno il dovere di prestare l'opera propria a chi la richieda, tace riguardo al medico. Pertanto, sempre secondo l'Altavilla, non esiste per il medico, libero professionista, altro obbligo che quello sancito dall'art. 593 C.P. che si articola sull'incontro di due eventi: l'uno relativo all'infermità del soggetto passivo t: i"altro alla condizione del sanitario che «trovi » la persona ferita od in pericolo.
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Con la frase « una persona feri,ta, ecc. » viene specificato che si deve trat· tare di ferita di cospicua gravità, capace di creare un pericolo, per esempio una lesione che provochi un'abbondante emorragia (Altavilla). Quindi dovrà imporsi al sanitario soltanto l'assistenza che, per i caratteri di urgenza e di gravità, non consente di attendere l'opera di altro sanitario. Seconda circostanza indispensabile a concretizzare l'art. 593 C.P. è l'incontro accidentale e diretto tra l'infermo cd il sanitario. Se quindi, una persona di famiglia di colui che si trova in pericolo chiede l'intervento del sanitario, questi rifiutandosi viene meno ad un criterio etico e deontologi co, ma non viola l'art. 593 C.P. Mentre, invece, cita ad esempio lo stesso aurore, se un medico, per ripararsi dalle intemperie, entra in un casolare, e ivi trova una donna che partorisce senza assistenza, in condizioni che mettono in pericolo la sua vita o quella dd bambino, non si può dubitare che, rifiutando la sua opera, il medico viola la norma ricordata. Sulla base delle sopraddette argomentazioni c del dogma giuridico « nullum crimeo sine lege », l'Altavilla critica la ricordata motivazione della sentenza del Tribunale di Venezia, sentenza dice, non applicatrice ma creatrice di norme, che osta al principio di legalità in quanto trova sufficiente la violazione di un principio etico per applicare una sanzione penale. In realtà il dovere di agire in difesa dell'interesse altrui dovrebbe essere giuridico e non soltanto morale o sociale: i doveri morali e sociali, infatti, «e ogni altro per cui la legge non accorda azione ma esclude la ripetizione di ciò che è stato spontaneamente pagato, non producono altri effetti» (art. 2034, 2° comma, C.C.). Nella mancanza di norme che stabiliscono il dovere del m edico libero professionista di prestare la sua opera a chi la richieda, non si può neanche ripiegare, secondo molti autori, sull'art. 359 C.P. Invero, detto articolo, considerando l'esercizio dell'arte sanitaria un servizio di pubblica necessità, ha daro ad esso un carattere pubblicistico; tuttavia con tale norma si è solo voluto dare una garanzia all'infermo, vietando ai· non iscritti negli albi l'esercizio professionale. Essendo poi, stato limitato nell'art. 328 l'obbligo della prestazione ai pubblici ufficiali ed agli incaricati di un pubblico servizio, non è consentita una estensione analogica (Altavilla). La concezione di 'tale illustre giurista, se ineccepibile sotto lo stretto profilo del regolamento giuridico, non può non suscitare delle legittime perplessità, anche a prescindere da ragioni etiche che esulano dall'argomento, ove si consideri la norma costituzionale (art. 32, comma l 0 ) che contempla la tutela della salute per tutti i cittadini e le cure gratuite agli indigenti. Tale norma verrebbe ad essere del tutto inopcran te se de-tta tutela venisse a cessare, per un motivo qualsiasi, proprio quando maggiore è il bisogno di assistenza, come quando esista una vera urgenza ed il pericolo di vita.
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D'altra parte, nel rispetto di tale norma costituzionale, non sembrerebbe lecita l'astensione del sanitario libero professionista da una prestazione che, per particolari circostanze, solo lui è in grado di prestare in quel determinato momento, anche se si tratti di infermi indigenti. Accertata l'urgenza non è, infatti, lecito rifiutarsi di curare se la controparte non paga prima l'onorario, giacché l'obbligo di recare assistenza è, in tali condizioni, indipendente da qualsiasi contratto e quindi da qualsiasi controprestazione (Cattaneo). Al lume delle sucsposte considerazioni sembra logico ammettere, come giusta risoluzione, guanto affermato dal Savaticr, che cioè solo c in assenza di contratto e di pericolo il sanitario può rifiutare la sua opera • · Tale affermazione potrebbe notevolmente m itigare, al meno sul piano pratico, il confl itto che l'Altavilla sembra ritenere inconciliabi le tra etica che anima i precetti deontologici e la rigorosa applicazione del nostro diritto positivo. L'importanza, al riguardo, dei codici deontologici, non solo sotto il profilo etico, ma anche sotto quello giuridico, viene evidenziata dal Cattaneo. Tale autore afferma che poiché è pacifico che in materia non dispongono nè leggi nè i regolamenti, bisogna vedere se dispongono le altre fonti del nostro diritto, cioè gli usi. L'efficacia di un uso concernente tale materia non troverebbe, infatti, alcun ostacolo, giacché si trana di « materia non regolata da leggi o regolamenti :.. Per accertare, poi, l'esistenza di un uso in tale materia occorre appunto prendere in esame i codici deontologici. Questi, univocamente, concordano nell 'imporre ai medici un dovere d'intervento nei casi di urgenza, quando manchi la possibilità di ricorrere ad altro professionista. Così l'art. 3 del Codice dell'Ordine di Torino (pressoché identico all'art. 5 del « Code de déontologie :.) dice : c qualunque sia la sua funzione o la sua specializzazione, ogni medico è obbligato a prestare le cure di urgenza a qualsiasi infermo in pericolo di vita, qualora altre cure mediche non possano a <jUesti essere assicurate ». E l'art. 57 dello stesso Codice dice : «in casi di chi amata d'urgenza, il medico ha il dovere, potendo, di recarsi immediatam ente per prestare il soccorso d'urgenza» . Parimenti l'art. 3 del Codice deontologico della Federazione Nazionak Ordine dci Medici afferm a: c qualunque sia la sua posizione professionale, ogni medico ha l'obbligo di prestare le cure d'urgenza a qualsiasi infermo, al quale non possa essere tempestivamente assicurata altra assistenza medica ». Esiste, pertanto, un univoco accordo nei diversi codici deontologici circa il dovere del m edico di prestare il soccorso d'urgenza, anche se questa è solo
in alcuni di essi raffigurata come pericolo di vita, c se in essi è enunciato spesso espressamente l'impossibilità di ricorrere per l'infermo alle cure di altri medici. L'uso promanante dalle norme deontologiche, limitate queste nd loro valore giuridico dall'impronta etica che li permea, non sembra concretizzarsi, però, per la dottrina giuridica già dominante in un obbligo giuridico nè rivestire le caratteristiche dell'« opinio iuris et neccssitatiH, quale viene intesa dalla dottrina giuridica tradizionale. Senonché recenti autorevoli studi negano che tale requisito tradizionale sia in realtà necessario perché si abbia una norma giuridica consuetudinaria (es. Guarino, ecc.). Per tali ultimi autori, il criterio per distinguere la consuetudine giuridica dagli usi non giuridici sembra debba essere ricercata nel contenuto stesso della norma, nella natura cioè dei rapporti regolati. Secondo tale dottrina è giuridica (Bobbio)« la consuetudine che tramanda regole incidenti sulla struttura, sulla natura, sulle finalità stesse del gruppo e dei rapporti di quelle persone che tramandano e tramandando contribuiscono a formare la regola consuetudinaria stessa». Se la regola è necessaria rispetto al fine per cui lo Stato organizza la professione, fine che consiste appunto nella tutela della salute, che la Costituzione considera come interesse fondamentale della collettività, non si può dubitare sulla sua natura di norma giuridica. Pertanto, sotto tale punto di vista, le considerazioni sopra riportate compiute dal Tribunale di Venezia, le quali dimostrano come la norma sia essenziale per il funzionamento di quell'importantissimo servizio di pubblica necessità che i medici devono assicurare, rimarrebbero perfettamente valide, come afferma, ·tra gli altri, il Cattaneo. Si potrebbe obiettare che per accettare la validità giuridica di una norma ha particolare importanza la sanzione, anche se si può ammettere, per esempio nel diritto costituzionale, una norma giuridica consuetudinaria priva di sànzione (Cattaneo). Ora, è vero che la norma che impone di curare in caso di urgenza costituendo, ove non osservata, una « mancanza :~> ai sensi dell'art. 38 d. pres. 5 aprile 1950, n. 221, riceve una sanzione nell'ordinamento professionale, ma è anche vero che almeno per alcuni autori, le norme disciplinari, sebbene la loro violazione comporti sanzioni disciplinari «sono d'altra parte prive di un riconoscimento legislativo che conferisca loro sicuramente il carattere della giuridicità » (Pisapia). Tuttavia, per altri autori, la sanzione disciplinare è in realtà una sanzione applicata nell'ambito dell'ordinamento statale: infatti (Cattaneo) « il potere di applicarla è affidato dallo Stato agli organi professionali, che lo Stato stesso ha istituito e regolato (art. 2229, comma 1°-2°, C.C.)».
Va anche considerato al riguardo, che la sanzione può avere effetti molto rilevanti di diritto statale, come la perdita o la sospensione del diritto all'esercizio della professione ed in tal caso il provvedimento che l'applica può essere sindacato dall'autorità giudiziaria (art. 2229, comma 3°, C.C.). Anche quando, però, questo sindacato non è previsto, si tratta sempre di sanzioni regolate dal diritto dello Stato ed applicate da organi istituiti e disciplinati dallo Stato con il fine di punire « abusi » e « mancanze» . Se, dunque, la norma consuetudinaria è sanzionata nell'ordinamento professionale, essa è una norma giuridica dell'ordinamento dello Stato, e l'ob· bligo da essa stabilito è un obbligo giuridico nel senso dell'art. 40, comma 2•, C.P. Il fatto, poi, che una sanzione sia applicata dallo Stato, sembra prova sufficiente della giuridici tà di u na norma consuetudinaria (Cattaneo). Pertanto, nonostante l'opinione avversa di illustri giuristi, sembra potersi attualmen te ammettere che il medico libero professionista abbia l'obbligo di prestare le sue cure quando vi sia urgenza e non sia possibile ricorrere ad altro medico. N aturalmente, non ogni assistenza dovrà imporsi al sanitario, ma soltanto quella appunto che, per i caratteri di urgenza e di gravità, non consente di attendere l'opera di altro sanitario. Alla base di .tale obbligo non è solo un esigenza risultante dalla natura dell'at:rività medica, ma una norma giuridica applicabile esclusivamente ai medici, che li obbliga ad intervenire in casi determinati. Ove il sanitario non ottem peri a tale nonna, è responsabile per i danni causati dalla sua omissione (sempre che venga dimostrata l'esistenza d'un nesso causale tra questa ed il danno concretamente realizzatosi) in base all'articolo 2043 C.C., oltre all'eventuale responsabilità penale per delitto colposo. Quando poi al contenuto dell'obbligo, questo sembra essere quello di prestare la propria opera, piuttosto che quello di stipulare un contratto. La stipulazion e di un contratto d'opera intellettuale può essere, se mai , un mezzo per adempiere al dovere di prestare l'opera (Cattaneo). V'è, peraltro, da osservare che ciò non sempre è realizzabile in quanto il co~'tratto può essere impossibile a <:ausa dello stato di incoscienza in cui si trova la persona ferita o ammalata, il che è facile a veri fi carsi appunto quando si tratta di soccorso d 1urgenza. Anche, però, ove sia possibile stipulare un contratto, questo è s·trettamente limitato al periodo dell'urgenza ed alle cure da questa richieste. In base, infatti, all'art. 54 del Codice deont. della F.N .OO.MM., « il medico chiamato per soccorso d'urgenza non può pretendere che il m alato affidi a lui la continuazione della cura» . Quanto all'accertamen to della situazione di fatto ch e fa sorgere il dovere dell'intervento del sanitario non v'è alcun riferimento nel citato Codice della F.N.OO.MM.
t6 T uttavia è logico pensare che non basti che il medico riceva una qualsiasi vaga notizia perché debba imervenire, ma occorre che egli sia informato in modo preciso ed attendibile da una persona degna di fede dello stato di urgente necessità in cui versa un determinato malato e del! 'i mpossibilità di ricorrere ad altri professionisti (Tribunale di Venezia, 15 febbraio 1955). Opportunamente, poi, il Codice deontologico del 1918 dell'Ordi·ne di Milano dopo aver affermato (art. 11) che « il medico non può in linea di massima rifiutarsi in qualunque ora del giorno e di notte di assistere un malato che gli vien riferito abbia bisogno di un soccorso urgente, però potrà esimersi da questo dovere quando esista un servizio pubblico di pronto soccorso •, aggiunge: « in massima il medico ha il diritto di accertarsi che l'invito per visitare un malato gli sia rivolto da persona adulta di famiglia, dal capo di una comunità o da altra persona autorizzata • . Non si può, tuttavia, sottotacere una semplice logica osservazione: la persona che informa il med ico, qualunque essa sia, è un profano il quale, tranne i casi di conclamata evidenza, può non. essere in grado di distinguere una vera urgenza da un disturbo anche banale che si muli l'urgenza. Solo il sanitario può essere (e non sempre) in grado di giudicare la reale gravità del caso, ma questo può farlo solo se esamina il soggetto. Il medico infatti, non può fare una diagnosi, nè ordinare una terapia, a distanza e senza prima aver visitato l'infermo. Da quanto sopra deriverebbe che in ogni caso, in assenza di altro profes!-ionista, il m edico dovrebbe accorrere se non altro per accertare se esista o meno l'urgenza. Tale situazione, se può essere imposta da una concezione etica della professione, non può tuttavia costituire di per sè un obbligo giuridico, soprattutto ovc si pensi alla frequenza di soggetti nevrosici ed isterici che drammatizzano ogni minimo disturbo e alla facilità con cui, specie ove la prestazione richiesta sia gratuita, si esige un pronto intervento del medico anche per condizioni morbose non di gravità o addi rittura irrilevanti. Forse, appunto, tali considerazioni potrebbero giustifi care quanto tuttora asserito da numerosi giuristi circa la validità, per i casi d' urgenza, della di· sciplina limitativa concessa dal legislatore con l'art. 593 C.P., comma 2°. Ritornando all'interpretazione odiernamente più accettata dell'obbligo giuridico per ogni sanitario di prestare le sue cure in caso di urgenza, tale obbligo, come già detto, ·orge quando non sia possibile ricorrere ad altro sanitario. Tale regola dovrebbe valere, ovviamente, anche ne-l caso di soggetto che ha il proprio curante grazie ad un'assicurazione sociale, ove questi non possa tempestivamen te intervenire e l'urgenza sia immediata. O ve essa venga confcrmata dal libero profession ista chiamato, questi non può rifiutarsi di prestare le sue cure anche se la controparte rifiutasse di
17 pagare prima l'onorar io, giacché l'obbligo di recare assistenza è, come già detto, indipendente da qualsiasi contratto e quindi da qualsiasi controprestazione. D'al tra parte, l'ente assistenziale, vagliata la realtà dell'urgenza, non dovrebbe avere alcuna difficoltà di versare l'onorario al libero professionista intervenuto d'urgenza, nel ri petto delle tariffe professionali, e sempre che la controparte non abbia già provveduto. Dall 'obbligo di intervenire nei casi di conclamata urgente necessità non è dispensato alcun sanitario. Ove, poi si presenti l'urgenza di un difficile intervento specialistico che solo un medico della località sia in grado di compiere, si verificano le circostanze che impongono l'obbligo di intervenire e non ~ero bra aver ril ievo il fatto che siano dispon ibili nel luogo altri professionisti non specializzati (Cattaneo). Non è scusabile il rifiuto di un sanitario motivato con la propr1a incompetenza rispetto al tipo di intervento richiesto, ove questo non ricllieda perizia maggiore di quella che si può esigere da qualsiasi medico. Parimenti, non vale come scusa neppure il fatto di non disporre degli strumenti adatti, quando si tratti di strumenti che ogni medico generico, grazie all a sua stessa professione, deve possedere. Anzi, se la scusa addotta è vera, il medico è per ciò stesso in colpa, per difetto di precauzioni necessarie all'esercizio professionale. Ogni carattere colposo dell'omissione viene meno allorché è comprovato la pratica impossibilità per il m edico d'interveni re. Non può, però, essere addotta come scusa il disagio o la difficoltà. Una volta ammesso che esiste un dovere, esso deve essere adempiuto con tanta maggiore diligenza, quanto più im portante è il bene tutelato dalla norma. Trattandosi della vita c della salute, si deve, infatti, esigere un grado notevole di diligenza (Cattaneo). Nell 'evenienza succitata, della comprovata materiale impossibilità per il medico d'intervenire e allorché il ritardo dell'intervento stesso impl ichi un notevole riscbio reale, può essere consentito, in via d'eccezione, che il soccorso d'urgenza venga di rerto a distanza (es. soccorso via radio). . In tale caso, ovviamente, il medico non verrebbe ad essere in colpa ove dalla cura ordinata derivasse danno all 'infermo. Ciò in quanro, in tale circostanza, non potrebbe avere vigore la norma che proibisce la terapia a distanza (F ernubehandlung). Nel soccorso di urgenza la valutazione del l'eventuale colpa del sanitario a causa del mancaro successo dell'intervento e del conseguente aggravamento 0 morte dell'infermo, non può evidentemente non tener conto deJia difficoltà t~cnica dello stesso e delle disagiate condizioni ambientali nelle quali il medico st trova, per lo più, ad agire. 2. - M.
18 D'altra parte, in tali evenienze, un medico generico può essere posto in condizioni di dover praticare un intervento che largamente superi la sua normale capacità tecnica. Ove si verifichi la morte dell'infermo in diretta connessione con la deficiente abilità del sanitario, questi, appunto per la qualifica di urgenza c di improrogabilità dell'intervento, dovrebbe essere sciolto dall'accusa di colpa per imprudenza. Dovrà, sempre, però essere dimostrato che l'abilità tecnica richiesta nel caso concreto era sicuramente superiore a quella ritenuta normale in un mcdico non specialista. Parimenti, però, esente da colpa dovrebbe essere il comportamento di un medico generico il quale, pur avendo apprestato le prime cure di urgenza allo infermo, rifiuti di praticare un intervento, che per essere nettamente superiore alle capacità normali di un medico generico, abbia la probabilità di risolversi in un msuccesso. Ciò anche nell'ipotesi che solo l'intervento immediato possa salvare il soggetto e che manchi assolutamente la possibilità di disporre di uno specialista adatto al caso o di inviare tempestivamente l'infermo in luogo di cura. Ad impossibilia, infatti, nemo obligatur. RIASS UNTO. - L'A., dopo aver ricordato i compiti sociali propri di uno stato moderno nei riguardi della tutela della salute, ne studia i riflessi sotto il profilo giuridico e deontologico, limitatamente al soccorso sanitario di urgenza. RÉsuML -L'A., après avoir rappelé les cichcs socialcs d'un Etat moderne au su jet de la tutcllc dc la santé, en étudic Ics réfléchissemcnts, sous le profil juridique et déontologique, relativernent au secours sanitaire d'urgence.
SuMMARY. - The A., after having mentioned the social duty of modern State with regard to protecrion of health, cxplain the reflexion relatively to urgent medicai service, in respect of juridical and deontologica! regulations.
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ISTITUTO DI Mr.DICINA LEGALE E Df-.LLE ASSICURAZIONI DELt'VNIVERSITA' DI CAGLIARI Direttore: Prof. Gtus1 Pl'b fl \R \O:-< E OSPED.\LE MILITARE DI CAGLIARI Dtrcttorc: 0>1. Mcd. Dott. NATALF P"FRCHJ'
SU UN CASO DI AVVELENAMENTO ACUTO MORTALE CAUSATO DA COLPO DI PISTOLA DA SEGNALAZIONE Ten. Col. Mcd. T ommaso Lisai, L d. capo reparto eh irurgia
Tra le vie di introduzione e di as~orbimento dei veleni è del tutto singolare quella mediante colpi d'arma da fuoco, dam che nessun proietti le (escluso quelli a carica chimica, la quale, peraltro, è assorbita per inalazione) è stato creato appositamente con contenuto tossico e con l'intento specifico di causare un avvelenamento penetrando nel l'organismo. Ritengo, pertanto, interessante riferire su di un caso - capitato alla mia ossen·a· zione - di avvelenamento acuto mortale da tossici penetrati accidenta lmente nelle parti molli mediante colpo di una particolare arma da fuoco, la pistola Very da segnalazione in uso nelle Forze Armate. Bersagliere F. Nazznreno. N essuna malnttin pregressn. Aveva svolto regolarmente c senza risentirne danno il fa ticoso addestramento fisico, ginnico, sportivt> e mi litnrr richiesto ai bersaglieri. Alle ore Il del giorno 17 no,·embre 1962, mentre partecipava ad una esercitazione, veniva colpito alla radice della coscia destra da un colpo partito accidentalmente da una pisc.ola Very da segnalazione che teneva, armat<1, appesa alln cintura. Dopo sommaria medicazione sul luogo, veniva trasportato in :~mbulanza all'Ospedale Militare di Ca gliari, O\'C giungeva, al Reparto chirurgico, tre ore dopo il rraun1a. Esame locale: zona di ustione irregolarmente circolare, del diametro di circa cm 20, che comprende la radice della cosci::t destra, l'emiscroto destro e la regione inguin<>-addo minale destra. La pel le ha l'aspetto di cute lcssat:l ed è ricoperta da residui di epidermide appartenenti a bolle già apertcsi. Al centro della zona di ustione si nota un foro a margini frastagliati e bruciacchiati, in parte occupato da coaguli sanguigni nerastri, del diametro di circa cm 2, che si approfonda distalmente nelle parti molli. La •palpazione della ooscia, della regione del ginocchio c della faccia interna del polpaccio fa apprezzare crepitio dovuto a gas contenuto nel sottocutaneo e nelle parti molli profonde. Prossimalmente alla rotula si palpa, al disotto dell'aponeurosi, una forma· zione irregolarmente ovoidale, della grandezza presumibile di un uovo di piccione. J movimenti dell'arto leso son·o possibili. Il paziente può sollevare l'arto esteso c flettere il ginocchio. Condizioni generali ottime. Nulla di patologico agli organi, sistemi ed apparati interni. Polso 80 al m', pieno, ritmico. Pressione arteriosa 130/80. Respiro regolare.
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La presenza del solo foro d'entrata e la palpazione di un oggeuo apparentemente e~tranco al disopra del ginocchio f:~nno presumere che il contenuto della canuccia sia
ritenuto nelle parti molli insieme coi gas della deflagrazione. Pertanto si esegue un intervento cruento. In ane~tesia locale, per infiltrazione, si pratica una piccola incisione longirudinale m corri~ponden za dell'oggetto che si palpa. Si perviene, al di~ouo dell'aponeurosi, a rcperire una ogiva in plastica, conica, di cm 3 di altezza e crn 2 di diametro, e la si estrae. Un dito esploratore introdotto nel la ferita operatoria segue il tramite verso l'alto e palpa un oggetto, che, estratto, risulta essere un cilindro di cartone rosso, della lunr:hezza di cm 7 e del diametro di mm. 15. Il dito esploratore spinto ancora più in alto palpa un oggetto molle che. estratto, si Jimo~tra un paracadute di carta ripiegato, cui stanno attaccati quattro cordoni della lunghezza di cm 50, un nodo a~sicurato con nastro adesivo, un altro cordone più robusto (Iella lunghezza ili cm 30 e, all'ewemità libera di questo, un peso cilindrico alto un centimetro e del diametro di cm 2. Si estrae, inoltre, una borra di cartone verde, di cm 2 di diametro e qualche frammento di carta verde. Si drena con garza, qua~to più in alto è possibile, il tramite di ferita, lasciando u'cire il drenaggio dalla apertur:l operatoria. In ane~tesia locale si allarga Ji cm l O, verso il basso, il foro d'entrata alla radice della coscia. Un dito esplorat'orc palpa un oggetto cilindrico che si estrae. Si tratta di un cilindro di cartone verde, lungo cm 14, del diametro di mm 25, che ~ il contenitore Jdla polvere illuminante. Esso contiene scarsa quantità di scaglie incolori brillanti. :\ltre scaglie simili vengono estr:ltte, anche queste in scarsa qu:;ntità. dal tramite di ferita (/tgttrll 1).
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Fig. t.
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I muscoli attorno al tramite e 90ttostanti alla zona di ustione si presentano come lessati e scarsamente sangui nanti. Si drena con garza il tragitto dall'alto fino al drenaggio inferiore e si lascia aperta la ferita. Il paziente ha sopportato bene gli interventi, mostrando meraviglia per la quantità di materiale che gli è stato estratto dalla coscia. Trascorre tuttt> il pomeriggio benissimo. GH viene praticata, a scopo preventivo, una fleboclisi di cc 1000 di soluzione fisiologica clorurata con mg 250 di teuaciclina e mg 25 di idrocortisone per uso endovenoso. Si somministra anche congrua quantità di vitamine del complesso B. Alla sera il paziente sta bene. Minzione regolare. Varie volte, non riuscendo ad emettere urina stando supino, si alza in piedi e rimane eretto per tutra la durata della minzione. Trascorre tranquillo la notte. Tra le ore 8 e le ore 9 del mattino comincia ad accus:tre disturbi di respiro, caratLeriz?.ati da ambascia respiratoria. Non cianosi, ma rossore intenso del viso, che è congesto. li polso è sui 94 al m', la pressione arteriosa sui valori di 130/ 80. Viene praticata ossigenoterapia per maschera B.L.B. e fleboclisi come il giorno precedente, a goccia lenta. Dopo le ore 9, si notano rare mioclonie di gruppi muscolari isolati. Pare di apprezzare lieve deficit motorio al viso e all'arto superiore sinistro. Si sorvegliano le ferite; i drenaggi sono ben efficienti, la medicatura è intrisa e la si cambia. Alle ore IO compare sudore profuso, con viso sempre congesto. Lieve rialzo termico. Aumentano i di~LUrbi di respiro. Ipofonesi su tutti gli ambiti polmonari. Polso 94 al m'.· Pressione arteriosa 135/ 80. Temperatura 38,2. Improvvisamente, alle ore 10,45, i disturbi di respiro diventano più intensi e il paziente diventa notevolmente cianotico. Si pratica endovena 1/ 4 di mg di Uabaina e 15 mg di Wyamina, senza esito, in quanto, nello spazio di alcuni minuti, si ha l'arresto del respiro. Poiché il polso è regolare, si pratica respirazione artificiale. Mentre si prepara l'intubazione endotracheale, anche il cuore cessa di battere alle ore 10,50. Nessun su~s idio terapeutico serve a far riprendere il battito cardiaco ed il respiro. CONSIDERAZIONI E' da confessare che la morte ha doppiamente sorpreSIO. In primo luogo 'perché alle ore 8 del mattino il p3Ziente non presentava segni di gravità tali da f:tr temere non soltanto una morte imminente, verificatasi meno di tre ore Jopo, ma neanche un aggravamento così rapido. In secondo luogo perché, durante l'ultima ora di malattia e durante l'episodio terminale, qualunque ragionamento diagnostico urtava contro molteplici dati contrast:~nti. Anche dopo avvenuta la morte, la causa di essa e la patogenesi di un aggravamento inaspettatamente oosi improvvilto rimanevano oscure. In presenza di un leso, con ferita evidentemente non grave, anche se complic:Ha (la u~tione grave, peraltro limitata ad una zona poco estesa. la prima causa di morte da considerare era lo shock, sia quello traumatico che quello da ustione. Troppi dati, però, inducevano a scartare l'ipotesi dello shock: non si era avuta caduta della 'Pressione venosa (negli ultimi momenti era stata anche effettuata agevolmente una endovenosa di Uabaina); non vi era stata caduta della pressione arteriosa (che si era mantenuta sui valori di 135/ 80 sino alla fint"); vi era stata sudorazione, ma non fredda, con colorito pallido della cute, bensì calda, profusa, con temperatura elevata. Si era not.'lta solo lieve
contrazione della diuresi, ma non anuria, nè compromissione grave della funzione renale. polso si era sempre mantenuto relativamente bradicardico, normoteso; il circolo venoso congcsto. Unico segno preoocupan te era stata l'ambascia respiratoria, con netta sensa7.ione di mancata utilizzaziQne dell'aria inspirata e dell'ossigeno erogato con maschera. 11 paziente era morto cianotico, asfittico. Le ipotesi da formulare potevano essere tre: scompenso acuto di cuore con ristagno nel piccolo circolo e conseguente &lema palmo· nare; broncopolmonite massiva bilaterale con sfiancamento del cuore destro; grosso embolo della polmonare con infarto rosso del polmone. Contro la prima ipotesi stavano la scarsa gravità della ferita, riportata da un giovane in ottime condizioni generali, l'assenza di gravi segni di complicazione settica dei tessuti lesi ed il breve intervallo di tempo trascorso fra il trauma e il decesso. Contro la seconda ipotesi stavano detto breve intervallo di tempo e l'evidente compromissione di entram bi i polmoni in tutte le loro parti. Suggestiva era, invece, l'ipotesi che l'ustione avesse interessato la femorale con formazione di un grosso trombo e successivo distacco da esso di un frammento che avesse costituito un embolo quasi massimo per l'arteria polmooare. Questa è stata l'ipotesi ritenuta più plausibile e segnalata come 1probabile causa ultima delia morte. Rimaneva, però, un buon margine d'i ncert-::zza, e proprio perciò presso l'Autorità Giudiziaria si è insistito affi nché fosse eseguita l'autopsia, anche perché era logico pro· spcttarsi che nella •patogenesi del rapido :tggravamento avessero giocato eventuali tossici provenienti dai componenti la cartuccia illuminante ed assorbiti a livello della ferita. Si pensava principalmente al fosforo, pur riconoscendo l'assenza di segni di avvelena. menti di tale sostanza, e pur considerando che l'assorbimento di fosforo non avrebbe avuto, in 24 ore, il tempo di ledere a tal punto la funzione epatica da determinare una morte cosl rapida. Le risultanze anatomo-isto-patologiche sono state piuttosto scarse: praticamente fenomeni con.gestizi, più o meno marcati, a carico di tutti gli organi, con modici fatti regressivi. Particolarmente, i polmoni, di color rosso cupo, con numerose ecchimosi puntiformi sub pleuriche, mostravano un 'impressionante congestione ematica ed appari· vano al taglio come spugne congeste gementi alla spremitura abbondante sangue commisto a fine schiuma rossastra. Assenza d i emboli nella polmonare e nei suoi rami. 11 reperto istologico dei polmoni è stato quello di una abnorme congestione generalizzata, di edema e di enfisema. Il cuore era sfi:tncato nella sezione destra. Nessun trombo, nè particolari alterazioni sono stati apprezzati all'esame della vena femorale. n tramite della ferita è stato n'perito leggermente ustionato e cosparso di polvere Ùa sparo combusta e di scagliette brillanti, simili a quelle asportate durante l'intervento chirurgico, costituenti la ca rica illuminante del razzo da segnalazione verde. Le parti molli dell'arto, fino al polpaccio, presentavano ancora lieve crepitio dovuto ai gas formatisi per deflagrazione della ca rica di lancio e infiltratisi attraverso il foro d'entrata. 11 tessuto muscolare lungo il tramite della ferita fece rilevare alterazioni istologiche da calore, consistenti in completa omogeneizzazione, con aspetto opaco, delle miofibre, nonché in fenomeni di dissociazione e di frammentazione delle fibre stesse. . Il giudizio medico-legale è stato quello di una morte genericamente tossica, sia da UStione, sia da eventuale assorbimento di sostanze chimiche costituenti le cariche di lancio ed illuminante, i cui residui erano rimasti a contatto dei tessuti lungo il tra mite della ferita alla coscia destra. Questo generico giudizio di causa mortis è sufficiente a lumeggiare il rapporto causa~ffetto esistente tra sp~ro - ferita . morte. Però non illumina appieno la vera pato· genesi diretta ed ultima della morte.
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Gli effetti del trauma e della ustione, infatti, erano troppo lievi e troppo spropor zionati rispetto all 'esito mortale verificatosi. Non si è notato alcun segno di shock nelle prime venti ore dopo il trauma, il polso e la pressione si sono mantenuti normali, il sensorio è stato sempre comervato, nessun segno di intossicazione si è manifestato fino a tre ore prima dell'obitus. :&1 anche nelle ultime tre ore d i vita il paziente ha presentato soltanto dispnea, ambasci:t respiratoria e cianosi blu, quale non ci è mai stata data occasione di osservare in individui 111 <rato di shock imminente o in ano, reversibile o irreversibile, o in individui colpiti da ustioni di grado clcvuto, e di notevolissima estensione e profondità. F:ra da pensare a compromissione e scompenso cardio-respiratorio d<·terminato da qualche sostanza tossica introdotta nell'organismo durante o dopo la deflagrazione della cartuccia. Ne viene di direu., conseguenza che si sia voluto indagare su quanto poteva essere avvenuto nell'arto leso, in rapporto ad eventuale assorbimento di sosta112e contenute nella cartuccia illuminante, o prodottesi durante la deflagrazione della carica _di lancio. La pistola Very (figum 2) è una grossa :urna :llla a lanci:lre razzi o bengala da segnalazione. Le sue cartucce, di notevoli proporzioni, sono di vario tipo. Quelle dette t razzo> constano di un bossolo di alluminio contenente una carica che lancia un :~stuc· cio di cartone variamente colorato, contenente una sostanza pirica che si incendia auto· nomameote al momenw del lancio. Durante La traiettoria dell'astuccio la sostanza pirica brucia emettendo una abbagliante luce bianca o verde o rossa, corrispondente al colore dell'involucro esterno dell'astuccio. La luce emessa non persi~tc a lungo, ma solo per la durata della traiettoria. Altre cartucce, invece, dette «bengala ), contengono ugua le quantità di polvere di lancio ed un astuccio più grande contenente sostanza pirica che si incendia durante la Lraicttoria (figura 2).
Fig. 2.
Tale astuccio contiene anche un paracadute di set:l o di carta, che è ripiegato in un cilindretto di cartone, dal quale si libera, aprendosi, al punto più alto della traiettoria. Lo strappo causato dall'improvviso aprirsi del paracadute determina, per confricazione Ji una capocchia di fosforo, l'incendiarsi della p(>lvere illuminante che emette luce bi:tnca o rossa o verde, corrispondente al colore esterno dell'astuccio di cartone. La combustione della polvere illuminante avviene lentamente, onde il segnale luminoso risulta persistente per alcuni minuti primi e non cade improvvisamente al suolo come nel caso del razzo, ma si abb::tssa lentamente perché trattenuto dal paracadute. La carica di lancio consiste in grammi 18 di polvere nera a grana fine, composta da nitrato di potassio (gr 9), zolfo (gr 6) c carbone (gr 3). Il bengala verde è costituito da una carica di gr 73 di miscela di clorato potassico per il 31° 0 (gr 22,63), di nitrato di bario per il 53 j 0 (gr. 38,69), di zolfo per il 10 a 1gr i,3) e di carbone di legno per il 6 (gr 4,38). Come è facile notare, si comincia a delineare l'alta tossicità delle sostanze delle quali si sono impregnati i tessuti dell'arto inferiore del paziente. Prendiamo in esame, anzitutto, i componenti della carica di lancio. Niente da dire a proposito dello zolfo e del carbone presenti in quantità trascurabile, se li consideriamo dal punto di vista tossico. Non così dobbiamo dire, invece, del nitrato potassico, che è, come tutli i nitrati, sostanza :~ltamcnte tossica, letale nelle dosi dì poco più d i lO grammi. Certo, il contenuto in nitrato di potassio, da solo, non sarebbe bastato a creare un avvelenamento tale da condurre a morte il paziente. Ma nella deflagrazione, cioè nella combustione rapida della polvere da sparo costi· tuita da nitroderivati, si hanno varie combinazioni sia con lo zolfo, sia col carbone, sia vari tipi di scomposizione del nitrato. Si ha così la formazione di notevole quantità di gas nitro~•. riconosci uti venefici fin dalla prima guerra mondiale, c di )Olfuro di carbonio, sostanza anch'essa altamente ve-nefica. Un grammo di nitroderivati può nell'esplosione dare origine :1 136 cm3 di ossido nitroso (NO), e bastano mg 1,88 di NO in un m 3 d'aria per uccidere i topi entro 24 ore. Dohbiamo calcolare che i tessuti del paziente, dato che :~ l momento dello sparo accidentale la canna era quasi appoggiota :.!Ila pelle, siano sta ti inv:~sì da ben 1234 eme circa di gas nitrosi, che sono letal i in quanrità notevolmente inferiore. Lehmann e H asegawa ave\·ano richiamato l'attenzione ~ugli effetti dei gas nitro~i fin dal 1913, ma H iltmann, dur:Jnte la prima guerra mondiale, espose le osservazioni che ~ono :Jncora oggi le più complete sugli a\·velenamenti dovuti a questi gas. Fairlie completò le osservazioni nel 1920. La di:~gnosi di avvelenamento da gas nitroso, già non è facile quando i gas nitrosi ~o assorbiti per via inalatoria. E' molto più difficile quando l'assorbimento di ga:. nnroso avviene direttamente da parte dei tessuti, meccanismo che non mi risulta sia <tato descritto. Non se ne trova, infatti, traccia nei principali e più moderni trattati di medicina legale e di tossicolog i :~ conosciuti. Il Lusrig sottolinea che << negli :wvelenamentì da ga~ nilrosi vi è sempre cianosi, c~n metacmoblobina > nel sangue. c l sintomi predominanti sono sempre a carico del· l ap_rarato respiratorio, con tosse stizzosa, spasmo della glottide, con forme broncopolmonan e non di raro emottoiche >. Nel nostro caso evidentemente non si è notata tosse srizzos:J o spasmo della glottide. perché il veleno non è stato introdotto per via inalatoria. . Ancora Lustig scrive che << la prognosi nei colpiti da gas nitrosi è quasi sempre mfau~ta quando si abbia edema polmonare con i disturbi respiratori ad esso legati c abbondante escreato sanguinolento c schiumoso. Hanno grande peso le condizioni cardio-
vasali; sono da considerarsi sintomi gravi il polso frequente, piccolo, molle e l'aumento dell'area cardiaca, la stasi, la diminuita diuresi, etc.:.. Mi pare che, a parte la diversità dci caratteri del polso e della pressione (1: vedremo il perché), ci siano contemplati tutti i segni clinici presentati dal nostro pazienre. E ' da notare, inoltre, che tutti i principali trattati di tossicologia é di patologia di guerra insistono sul fatto che in caso di avvelenamento da gas nitrosi si ha sempre la comparsa tardiva dci sintomi. Lustig scrive che la mortalità per edema polmonare è maggiore nelle prime 48 ore. Sì che è molto breve, come nel caso nostro, l'intervallo tra la comparsa dei primi sintomi allarmanti e la morce del soggetto. Nella deflagrazione della polvere nera della carica di lancio si formano, oltre i gas nitrosi di cui abbiamo detto, anche discrete quantità di idrogeno solforato c soprattutto di solfuro di carbonio. 11 primo, che è un gas, è letale per via inalatoria, ma il secondo, che è un liquido volatile, è letale sia per via inalatoria che iniettiva. Una dose di gr 2 per via sonocutanea uccide un coniglio di due chilogrammi . Siamo ben !ungi, nel nostro caso, dalla dose letale, che non può certo essersi formata nella deflagrazione d i 18 gr di polvere nera, però non possiamo trascurare anche l'idrogeno solfora to ed il solfuro di carbonio quali sostanze venefiche che possono aver contribuito a portare a morte il paziente. Prendiamo ora in esame i componenti dell'astuccio illuminante. Il clorato potassico è anch'esso altamente venefico: la ~ua dose wssica è di gr 5, mentre la dose letale sta contenuta, a seconda degli individui, tra i 15 e i 30 gr. Tra i segni semeiologici di grave avvelenamento da clorato di potassio sono citati la metaemoglobinemi:t, che induce intensa cianosi, la bradicardia e la dispnea. La morte avviene nel 70% dei casi tra le 6 ore e i 7 giorni. Il clorato potassico introdotto per via parenteralc detcrmin:., come il cloruro di potassio, la morte per paralisi cardiaca preceduta da bradicardia. Ecco perché nel nostro caso abbiamo avuto scarso aumento della frequenza del polso. La massima dose tollerata dall'uomo :~dulto è di gr 8. Il nitrato di bario si presenta sotto forma di cristallini incolori, brillanti, poco solu bili in acqua; è altamente tossico come veleno catabolico molto violento, pericoloso soprattutto per i malati di cuore. Dalla scomposizione del nitrato di bario, c dalla combinazione coi solfati dell'orga· nismo, si ha formazione di solfato di bario insolubile c non tossico. Il bario in combinazione col cloro dà luogo a cloruro di bario, che è un potente veleno del miocardio. Determina aumento pressorio del sangue, graduale rallentamento del polso, morte per sfiancamento del cuore (Risi). Il nitrato di bario, pur pooo solubile, nella dose di cgr 6 pro-chilo, introdotti per via ipodermica, uccide conigli, cani e altri animali da laboratorio in meno di un'ora; un ccntigrJ mmo pro-chilo ne provoca la morte entro 1:: 24 ore. Per un uomo adulto del peso di 70 chilogrammi sarebhe sufficiente, pertanto, meno di un grammo di nitrato di bario nei tessuti per causare la morte nelle 24 ore, e meno di cinque grammi oper determinarla emro un'ora. Il nostro paziente ne ha ricevuto nei tessuti oltre 38 g rammi, però una parte di tale quantitativo è stata asportata durante le manovre di estrazione della cartuccia dal tramite della coscia. Sull'assorbimento dello zolfo e del carbone valgono le considerazioni fatte a proposito della carica di lancio. Se fissiamo l'attenzione sulla sintomatologia dell'avvelenamento da sostanze conte· nutc nella carica di lancio, specie dopo la deflagrazione, c della carica illuminante, dob-
27 biamo riconoscere una certa identità con la sintomatologia presentata dal ferito di cui
è stata esposta la vicenda. Anzitutto, •per circa venti ore la sintomatologia è stata esclusivamente chirurgica e tutt'altro che grave. N ell'avvelenamento da gas nitrosi la comparsa dei simomi è tardiva, e l'aggravamento piuttosto rapido, come nel nostro caso. T anto il clorato di potassio, che i gas n.itrosi, il nitrato di bario, il solfuro di bario, il cloruro di bario trasformano irrevcrsìbilmente l'emoglobina in metamoglobina e dànno cianosi. TU[ti, poi, come già accennato, producono notevole compromissione dell'apparato polmonare, che va, a seconda della quantità assorbita, dalla dispnea fino alla congestione massiva ed all'edema polmonare. Negli stadi termina li si hanno scosse cloniche, convulsioni e paralisi di gruppi muscolari. E' quanto sì è verificato nel nostro paziente. Per molte delle éitate sostanze, limitatamente a q uelle volatili, è presa in considerazione la inalazione e non l'assorbimento parenterale, in quanto non è frequente, anzi, ovviamente, del tutto eccezionale, la via di assorbimento verificatasi nel nostro caso. Quasi tutte le sostanze esaminate, anche l'idrogeno solforato e il solfuro di carbonio, determinano bradicardia ed ipertensione. Nel nostro paziente, nel quale un eventuale incipiente stato di shock avrebbe probabilmente dato ipotensione e tachicardia, tali segni semeiologici sono stati mascherati dall'azione bradicardizzante e ipertensiva dei tossici. Col risul ta to che persino nelle ultime tre ore, quando la dispnea e la cianosi erano già apprezzabili, erano state motivo di tranquillità la normale frequenza del polso (90 :.l m') c la normale tensione arteriosa. Pare, dunque, sufficientemente dimostrato che la morte del paziente possa essere avvenuta non per cause pose-traumatiche e chirurgiche, ma per avvelenamento accidentale avven uro per la singolare via parenterale costituita dalla ferita d'arma da fuoco •per ~egnalazione.
La rar ità di una tale evenienza e patogenesi di morte ha fatto sì che il chi rurgo, data anche la scarsità e tardività di sintomi allarmanti, si sia lasciato cogliere imprepa· rato. La terapia instaurata è stata indi rizzata soprattutto a prevenire un improbabile shock traumatico e da ustione (mediante fleboclisi goccia a goccia di soluzione fisiologica), a prevenire contemporaneamente una pur improbabi le anuria, ed a prevenire in· fine, con gli antibiotici, probabili infezioni da inquinamento batterico del tramite della ferita e complicazioni settiche generali . AU'avvelenamento si è pensato, purtroppo, dopo la morte del paziente e dopo gli accertamenti autoptici che hanno accertato l'assenza di embolo massivo della pol monare o di microemboli nelle sue diramazioni, cd han no fatto prospettare una sia pur generica morte tossica. Ed è proprio la stranezza del meccanismo venefico verificatosi ed iJ tentativo di fo~mulare un piano di comportamento terapeutico da seguire in casi simili, che costitwscono particolare motivo della esposizione del nostro caso. Come ci si sarebbe dovuti comportare per evitare l'effetto venefico dei prodotti derivami dalla combustione di polvere da sparo a base di nitroderivatì e delle sostanze contenute nella carica i!lumi na nte del bengala? In linea assolutam ente teorica è facile dirlo. Il comporta men. to in simili casi dovrebbe essere all'incirca analogo a quello che si adotta in caso di morso di ànimali vdenosi: tempesti vo, precoce allonta namento del tossico dalla ferita ed ampia incisione della stessa per favorire, con l'abbondante sanguinamento, il lavaggio dei tessuti dall'interno verso l'esterno.
Ma per un tramite così lungo c profondo, come nella specie ossen·ata, tale pratica un accurato protratto lavaggio della ferita accidenr:~lc e di quella chirurgica non garantirebbero l'ablazione di tutte le sostanze estranee contenute nel lu ngo e profondo focolaio. Bisognerebbe ricorrere all'asportazione chirurgica di tutti i tessuti circostanti al tramite, poiché in essi potrebbe già essersi iniziato l'assorbimento delle sostanze tossiche liberatesi dall'astuccio della carica illuminante. Qualora il tramite sia completo, con fuoriuscita, cioè, dell'astuccio, la sostanza residuata è scarsa e può essere sufficiente l'apertura del tragitto o, in particolari casi fortunati, b ablazione- dei tessuti circostanti, come è con~igliato in caso di recentissime ferite trasfosse da ijrma da fuoco, per otte.ncrne la guarigione « per primam ) . Ma in un caso in cui sin stato ritenuto tutto il contenuto del bengala o comunque tutta la carica del razzo illuminante, e nel caso, come in quello da noi verificato, in cui il tramite si approfondi in importanti partì molli, non solo il trauma operatorio è di rischio non trascurabile, ma vi è la probabilità di rendere per il futuro ìnutìlìzzabili importanti parti anatomiche di un soggetto leso da una ferita apparentemente non grave. E' facile immaginare ()Ua]i questioni medic<rlegali si aprirebbero per aver c rovinato :., con un intervento chirurgico appare ntemente sproporzionato, una importante parte del corpo di un ferito evidentemente non grave. Non tanto volentieri verrebbe accettato il sacrificio di una importante parte anatomica o della funzione di essa, effettuato per ovviare ad un avvelenamento ritenuto ipotetico di cui non si scorgono i segni ben evidenti. Per contro, ad un chirurgo risulta categorica la necessità del sacrificio di qualsiasi parte non vitale (come, ad esempio, nella gangrena gassosa) per evitare guai maggiori come la morte del paziente affidato alle sue cure. Tn casi simi li a quello descritto bisogna, però, che il chirurgo, per primo, sia con· vinto della pericolosità delle sostanze ritenute nel tramite della ferita. Senza considerare la carica illuminante, non possiamo trascurare le sostanze prodot· te~i nella deflagrazione della carica di lancio. E' sufficic:nte che un colpo sia sparato realmente c a bruciapelo> perché i gas della deflagrazione, entrando dal foro d'ingresso e non potendo uscire :~ll'esterno a causa dell'impermeabilità della cute, permangano nei tessuti c vengano da essi assorbiti a som ig lianza d i quanto avverrebbe per una iniezione parcnterale d i grande quantità dci gas stessi. Il problcmn non ha rilievo nei colpi «a brucinpelo, sparati con arma da guerra . Infatti le cariche di lancio moderne, non costitui te da polvere nera, hanno tale forza di penetrazione che in gran parte i gas {uorie~cono da un 1'ressoché immancabile foro di uscita. Inoltre la loro quantità è note-volmente minore (due o tre grammi) che nelle cariche di lancio a pol\'ere nera. Sotto il profilo tossicologico b maggiort"' pericolo~ità si ha, pertanto, nei colpi a bruciapelo di armi e artifizi da segnalazione, a pa rte le lesioni e le ustioni talvolta gra\'i che essi possono de terminare. I gas penetrati da un foro d'cntrat::t determinato dallo sparo di una cartuccia da \cgnaJazione caricata a polvere nera permangono dispersi nei tessuti, come abbiamo potuto constatare dal crepitio enfisematoso del sottocutaneo dell'a rto del nostro paziente. T rattandosi di gas, essi vengono assorbiti rapidissimamente, e con altrettanta facilità le sostanze componenti passano nel sangue. Non appare umano, ad un esame superficiale della questione, procedere ad amputazione di un arto o alla ablazione di tutti i tessuti ove si percepisca enfisema. N el nostro caso si sarebbe dovuto ricorrere add irittura a creare una gravissima mutilazione per disarticolazione intcr-ileo-addominale.
~ difficile da eseguire. Un'ampia apertura del tramite ed
Agendo in siffatta maniera in tutti i casi di colpi sparati a bruciapelo con cariche polvere nera, come quelle delle cartucce da segnalazione, le questioni medico-legali aperte dall'intervento (peral tro en<>rmemente rischioso per il paziente) sarebbero di notevole importanza e delicatezza. Forse sarebbe stata sufficiente l'ampia apertura del tramite, la detersione accura ta di esso, l'asportazione delle sostanze ritenute, l'ampia messi in luce di tutti gli ankttti, il drenaggio della maggior q uantità di gas presenti, come se si fosse trattato di un flemrnone gassoso. Si sarebbe reso, però, un arto od una importante parte anatomica molto probabilmente inefficiente per il futuro, senza. peraltro, la sicura garanzia di aver NJivato il paziente. 11 caso descritto, che è forse l'unico od uno dei pochissimi del genere, vuole servi re soltanto da voce d'allarme per addit:Jre il pericolo delle sostanze venefiche contenute negli artifici sussidiari dell'armamento di guerra, affinché i chirurghi •possano scegliere la <generosa » ma pur meditata condotta di intervento che i casi particolari, le risultanze della ispezione dei tramiti e la loro personale sensibilità, arte e coscienza, suggeriscano. 3
RtASSVNTO. - V iene riferito il caso di un bersagliere ferito «a bruciapelo» da un colpo da segnalazione (bengala) verde partito accidentalmente da una pistola Very che portava, armata, alla cintura. L'intero astuccio della carica illuminante è rimasto ritenuto nelle parti molli della coscia ed è stato estratto operatoriamente tre ore dopo il trauma. Una parte della polvere era nel tramite di ferita. l gas liberatisi dalla deflagrazione della polvere nera d i lancio si erano infiltrati tla i tessuti molli determinando un locale enfisema. Il paziente, pur non avendo pre· ~entato alcuna gravità per oltre 20 ore, è deceduto quasi improvvisamente, asfittico, a 24 ore dal trauma. All 'autopsia si è rilevata congestione intensa totale dei polmoni c sfiancamento del cuore destro. Si ha motivo di ritenere che la morte sia stata causata da assorbimento di sostanze tossiche contenute nella carica illuminante (nitrato di bario e clorato d i potassio) e ad assorbimento di gas nitrosi, ritenuti dai tessuti e derivati dalla deflagrazione della carica rli lancio a polvere nera. La sintomatologia presentata dal paziente era in fatti sovra,pponibile a quella dei colpiti da avvelenamento dovuro alle sostanze contenute nella carica illum inante ed ai gas nitrosi ben conosciuti in artiglieria da posizione. Viene d iscusso il caso dal punto d i vista wssicologico, medico-legale e soprattutto sotto il particolare profilo del miglior com portamento da tenersi dal chiru rgo in casi simili.
RÉsUMÉ.. On nous informe sur ce qui est arrivé à un soldat blessé « à bdìle pourpoint >> par un coup de signal (bengala) vert échappé accidentellement d'un pistolet lumineux nommé « Very >> qui le soldat ténait, munì, dans sa ceinture. L'étui de la charge illuminante est resté retenu tout entier dans la part flasque de la cuisse et on l:a _levé trois heures apres par une opération chirurgicale. U ne partie de la poudre etatt à l' cnterieur de la blessurc. , ,Le gaz qui s'est dégagé par la deflagration de la poudre noir du lancement etait penetré parmi lcs tissus flasques en produisant un emph ysème local. Meme si le soldat n'avait présenté pas dc gr·avité pendant 20 heUJ·es, il est mo rt par asphyxic (:l'une man ière inattend ue après 24 heurcs. On a fa ic t>auto psie et on a remarqué une congestion dcs poumons intense et totale, et le coeur droit efflanqué.
On a motif de croire que la mort a été causée par l'absorption des substances toxiques qui étaient dans la charge illumina11te (nitrate de baryum et chlorate de potassium) et par l'absorption cles gaz nitreux, qui om restés retenus dans Ics tissus, provoqués par la déflagration de la charge du lancement a poudre noire. La symptologie presenté par le blessé était, en effct, la mème presenté par Ics frappés d'empoisonnement cles substancc:s renfc:rmés dans la chargc illuminamc: et p3r Ics gaz nitreux, bicn connus dans l'3rtillerie de position. On 3 discuté le cas du poi m dc: vuc toxicologique, médecin -légiste Cl surtout on 3 discuté la meilleure conduite à avoir par le chirurgico d3m ccs cas. SuMMARY. - l t has refered the case of a sharp skooter injured suddenly by a green Bengala skot, get out accidentally from a pistol Very, wearing on his bc:lt. The whole shell of lightning charge remained in tbc thigh soft parts and has been extracted surgically thrcc houres later the shock. Part of the powder was interposed in the wound. T he gas, freed from the shot, infiltraited between the soft tissues, cau~ing a local enfisema. T he patient, although not appearing in serious condiùons, almost for 20 houres, suddenly died 24 hourcs later thc shock. At rhc autopsy they refered: total deep congestion of lungs :md wceklness of right heart. lt is belicve that his death was caused by absorption of poisoned substanccs contained in thc: lightning charge (Bario nitrate and Chlorate of potassium) and absorpùon of nitrous gas, kept by tissues and derived from thc deflagration of black powder charge. T he palient symptomatologie was, infact, the simiJar to that of poiscned patient due to substances conrained in the lightning charge and to nitrous gas known in position artillery. The case is now discussed srand poim out, roxicologicaJ, legai medicai and, especially under the particulary profìle of thc best bchaviour to keep by the surger in simil cases.
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DIREZIONE Dl SANITA' DEL X COMILITER DELLA REGIONE MILITARE MERJDIONALE
Direttore: Magg. Gen. Med. Prof. Dott. L. BARTONE
CONSIDERAZIONI SUI DATI STATISTICI DEGLI ESAMI SCHERMOGRAFICI ESEGUITI DAL 1959 AL 1962 NEI GIOVANI DI LEVA DELLA REGIONE MILITARE MERIDIONALE Ten. Col. Med. Luigi De Luca L'indagine schermografica, la cu1 Importanza è ormai convalidata in tutti 1 paesi da una vastissiJna letteratura, è una metodica radiologica che consente esami di massa e attraverso questi la rilevazione di affezioni morbose che interessano la patologia tbc e non tubercolare del torace, la patologia del tubo digerente, dello scheletro e dell'apparato cardio-vascolare. Tale metodica radiologica, sperimentata a titolo di prova fin dal 1942 presso gli Ospedali Militari di Bologna e di Roma, ha subito negli ultimi anni, con l'istituzione della selezione attitudinale, un largo campo di applicazione anche nell'Esercito. Con essa, orientata come dépistagc di massa sul passaggio obbligato della leva militare, si sono raggiunti - sul piano nazionale - alte finalità medico-sociali di prevenzione, di tempestiva cura e di recupero. Si è evitato da un lato di incorporare e di immettere nella collettività militare soggetti non completamente sani perché portatori di forme silenti o ignorate tubercolari, e dall'altro di controllare periodicamente lo stato di salute del personale in servizio permanente. ·umerosi sono gli AA. che hanno fermaro la loro attenzione alla ricerca statistica dell'indagine di massa nell'età militare (venti anni), ed hanno cercato di stabilire quale valore abbia la scherroografia nel reclutamento dell'Esercito ai fini di una ricerca selettiva di soggetti malati tra il gran nun1ero di sani da incorporare. Secondo le statistiche riportate dall'lmpallomeni, su 400.225 soggetti sottoposti a ~elezion e attitudinale e schermografati dall'anno 1949 al 1956, 41 mila hanno avuto esito positivo con una .percentuale del 10,47%. Limitando le ricerche alle affezioni polmonari, su 230.993 soggetti di tre contingenti, dallo stesso A. sono state rilevate il 2,62% di alterazioni pleuriche, lo 0,32 di tbc attiva, l'l~{ di tbc inattiva. Facendo un consuntivo dell'attività svolta dal 1949 al 1956 dalla stazione schermografica ·presso il Gruppo selettore di Roma, da lui diretta, il Tosti-Croce riporta dei dati che sono maggiormente indicat.ivi: su 69. 171 reclute dell'Esercito schermografate egli trova lo 0,88% riferita a tbc polmonare attiva, cavitaria e non cavitaria, il 2,81% ad esiti di processi parenchimali, lo O,L6% ad alterazioni ilari (iper.plasie 0,07<'/o, calcificazioni 0,09%), lo 0,44% ad esiti di affezioni pleuriche e diaframmatiche. Più elevate sono le percentuali riportate dal Marchianò e Guareschi su esami schermografici eseguiti presso il Centro psicotecnico del Distretto Militare di Milano negli anni 1955-56 e 1956-7.
Su 17.353 schermografati, la tbc attiva è stara dello 0,40} , inattiva dell' 1,72° 0 , spenra del 2,37' , gli esiti di pleurite del 2,82° o · La discordanza dei dati rilevabili dalle sraristiche su riportate è derivara dal diverso criterio di valurazione dei reperti schermografici fatti dai vari autori. Addivenire ad una standardizzazione dell'interpretazione degli schermogrammi non è cosa facile, in quanto allo stato attuale la malauia non è uniformemente classificata nei suoi vari quadri morbosi dalle diverse Scuole. La ind ivid uazione dei processi t ubercolari viene fatta seguento criteri i più disparati, tenendo conto talvol ta dell'impronta morfologica del quadro morboso, altre volte di quella anatomica, anatomo-radiologica o clinica o dimensionale. Sulla necessità di una nomcnclatura schermografica che stia in Linea con le attuali acquisizioni sulla patogencsi tubercolare è argomemo tuttora dibattuto da numerosi studiosi c recentemente (1960) messo a punto anche dalla Scuola di Monaldi che ritiene di affidare alla schcrmografia non soltanto una finalità selettiva ma anche una funzione diagnostica qualitativa. Nell'Esercito la rilevazionc statistica degli schcrmogrammi viene faua seguendo le norme di cui alla circolare n. 1600 1-R.wl090-20 del 15 giugno 1956. Le alterazioni ri levate vengono raggruppate in 15 voci, per ognuna delle quali viene segna to il p rovvedimento medico-legale. E' evidente - osservando lo specchio allegato 5 - che la classifica e la nomenclatura adottata mira princip:almente alla ricerca di quelle forme morbose che hanno più specifica incidenza ai fini dell'idoneità al servizio militare. Tutti i soggetti comunque che all'indagine schermografica presentano alterazioni di dubbia interpretazione o che si presume comportino provvedimenti medico legali, vengono sempre inviati in osservazione ospedaliera per le ulteriori indagini clinicoradiologiche ed i rdati vi provvedimenti. Seguendo pertanto tale classifica, attualmente in uso pres~o le Unità schermografiche dell'Esercito, a mc è parso utile prendere in esame i risultati dell'indagine di massa praticata a 200.412 soggetti, appartenenti all'ambiente rcg ionnle della Ca~pan ia, Pug lic, Lucania e Calabria, rispettivamente giovani di leva delle classi 1938. 1939- 1940- 1941 1942 e cercare di dedu rre q ualche considerazione di ordine etiopatogcnetico c medicolegale. Sul piano operativo normale schermografico, si è cercato di sintetizzare al massimo le dizioni diagnostiche, in manier3 di distinguere le fonne tubercolari evidenziale alla schermografia in tre grandi gruppi: l o gruppo: soggetti con ~siti di processi tbc pleuro-polmonari; r gruppo: soggetti con processi pleuro-polmonari tn (/110," 3° gruppo: soggetti in trattamento terapeutico (pnx).
D ATI STATISTICI.
Dall'anno 1959 al 1963 sono stati sottoposti, nel la Regione Militare Meridionale, ;1 visita di selezione attitudinale, integrata da indagine schcrmografica, n. 200.412 giovani di leva. Di questi sono stati eliminati, a seguito di accertamenti in osservazione ospedaliera, n. 5288 per tbc a sede pleuropolmonare, pari al 2,63 0 • Questa cifra è rapp resentata d:a: gruppo: Soggetti con esitz di processi tubercolari pleuro-polmonari: a) esiti sinf isari c retr:anivi d i pleurite mono o bilaterale n. 3047 = 1,52 j 0
33 b) esiti calcifici: adenopatici o parenchimali n. 711 pari allo 0,35 %
c) esiti fibrosderotici parenchimali n. 983 = 0,49% .
zo gruppo: Soggetti con processi pleuro-polmonari in atto: a) parenchimali (tbc cavitaria n. 56 = 0,02%) parenchimali (tbc non cavit. n. 178 = 0,08"/o) b) sierositi n. 81 = 0,04% c) adenopatici n. 156 = 0,07% .
3• gruppo: Soggetti in trattamento terapeutico: Pnx n. 76 = 0,03% . Ai fini di una utile interpretazione epidemiologica, detti risultati sono stati distinti per classi di leva e per regioni secondo le unite tabelle sintetiche.
Elimmati pet· classi di let1a in tutta la Regione Militare Meridionale. 1938
1939
1940
1941
1942
Esiti.
1521
1014
IO IO
604
592
Attivi
178
73
62
63
95
In cura .
16
14
21
19
6
1715
IlO!
1093
686
693
Totali
Eliminati per classi di leva nella Campania. 1938
1939
1940
1941
1942
schtrmografati 19.597
Schermografali 21.649
Schermografati 21.744
Schermografati 21.430
Scbermografatì 25.017
Eli m.
Eli m.
Eli m.
flim.
Ofo
- -
OJo
Ofo
2,86
1,93
616
2,83
373
1,74
474
190
0,23
22
0,10
38
0,18
43
0,20
36
0,14
6
0,03
4
0,02
IO
0,04
8
0,03
4
0,01
613
3,12
444
2,05
6M
3,05
424
1,97
514
2,05
Alli v
4
3- - M.
.,.
--
562
Totali
Eli m.
418
Esiti
In cura
.,.
--
------ ---
- -- - - - - - - - -
34 Eliminati per classi di let'a nelle Puglie.
1938
1939
1940
1941
1942
Schermografati
Schermografati
Schermografali
Scbermografati
Schermografati
14. 622
12.964
8.952
7.104
6.850
Eli m.
- --
.,. . ,. - -- --Eli m .
.,.
Eli m.
--- - - -
'lo
---
Eli m.
Eli m.
.,.
- - - - -- - -- - --
Esiti .
585
4,00
762
5,87
369
4,12
196
2,75
99
1,44
Attivi
10f>
0,72
39
0,30
23
0,25
14
0,20
24
0,35
In cura
8
006
7
0,06
7
0,07
6
0,08
2
0,03
699
4,78
808
6,23
399
4,44
216
3,03
125
1,82
Totali
Eliminati per classi di let'a nella Lucania. 1938
1939
1940
1941
1942
Scbermografati
Schermografati
Schermogra fati
Scbcrmografati
Schermografali'
2764
1.764
8 27
1.100
8 50
- -- -
Eli m.
.,.
- -- --
.,.
Eli m.
Eli m.
42
1,12
91
5,15
Atti ••i
5
0, 18
6
0,34
47
1,70
97
Eli m.
.,.
------ -
--- - - -
Esiti .
.,.
18
Eli m .
"lo
- -- - - -
2,17
22
2,00
l?
2,23
0,1 2
3
0, 27
3
0,35
2,29
25
2,27
22
2,58
In cura
Totali
l
5, 49
19
35 Eliminati per classi di let'a 1tel/a Calabria. 1938
19~0
1939
1941
1942
- --
Schermografati 6.336
Schermografati 7.063
Schermografati 8.347
Schermogrdati 5.787
Eli m.
%
Eli m.
/o
Eli m.
"lo
Eli m.
Schermografati 5.645
- -- ----
0
- - -- - - - - - ---
Eli m. % "lo --- - - - -
Esiti .
42
0,66
26
0,36
23
0,27
9
0,15
14
0,24
Attivi
IO
0,16
5
0,07
6
o, 7
5
0,08
20
0,36
In cura
l
0,01
4
0,06
3
0.04
1
0,06
l
0,02
0,83
35
0,49
32
0,38
17
0,29
35
0,62
l Totali
53
l
CoNSIDERAZIONI.
Dai dari delle tabelle su riportate si possono trarre alcuni rilievi non p rivi di inte resse e che si ritiene opportuno riassumere: 1•. - fra i 200.412 ~ottoposti a schermografia, 5288 soggetti hanno presentato reperti endotoracici patologici riferiti all3 m. tbc, con un indice di morbosità media complessiva del 2,63% ; 2•. -sul totale della morbosità, n. 47 1 processi pari ;,( 0,23% dei soggetti esaminati ed all'8,90°/, dei soggetti eliminati appartengono a forme :mive; 3•. - gli esiti di processi plcuro-polmonari sono rappresentati nella percentuale del 2,36° 0 dei soggetti schcrmografati c rappresentano 1'89,65 0 dell'intera patologia; 4°. - un'alta percentuale di dene forme morbose è rappresentata da esiti sinfisari retrauivi di pleuriti pari al l ,52 " 0 ri~peno al numero dei giovani esaminati; s•. - nelle regioni esaminate non si sono verificate varianti sensibili per ciò che riguarda morbosità totale. l rilievi statistici si presentano con dati pressoché omogenei sia nelle regioni a più alta densità demografica sia in quelle con più basso livello economico; 6°. - nel corso degli anni invece, dal 1958 al 1963, si è evidenziato un indubbio decremento della frequenza dei processi pleuro-polmonari, sia allo stato di esiti che in fa!><! aniv:t. l dati da noi rilevati si discostano sensibilmente da quanto è stato evidenziato da altri AA. in precedenti statistiche. Già Baricry e Coury, in 98 statistiche esaminate, avevano osservato che l'incidenza della tbc attiva variava da una percentuale minima inferiore al 3%o (in 33 statistiche) ad una percentuale massima del 20%o (in 2 statistiche). La tbc apparentemente inattiva, in 60 statistiche esaminate dagli stessi AA., andava da una incidenza inferiore al 3%0 (in 12 statistiche) ad una incidenza superiore al 2o%o-
Statistiche più recenti praticate su giovani d i leva della regione lombarda dal Marchianò a Guareschi (1957), hanno rile\'ato il 4,03%0 per la tbc attiva, il 17,23%0 per la tbc inattiva. Le percentuali rilevate sui 200.412 soggetti schermografati dal 1959 al 1962 nella Regione Militare Meridionale si avvicinano a quelle riscontrate nell'indagine effettuata da Belli e Giobbi su 750.000 soggetti, della •provincia di Milano, appartenenti a diverse comunità, nel periodo dal 1947 al 1955 e nella quale la tbc attiva era del 2,31°{ e la inaniva del 14,85 %. La notevole diversità di questi rilievi dipende come è naturale: a) dalla variabilità del fattore epidemiologico nelle varie zone in cut sono effettuate le indagini; b) dalla diversità dei soggetti esaminati, m rapporto all'età, al sesso, alla provenienza, alle condizioni sociali ed ambientali; c) dalla non uniformità dei criteri a cui si attengono i diversi Autori nella classi· ficazione dei casi. Merita cenno comunque di rilevare: 0
l Il basso indice di morbosità - comparativamente a quello di altre statistiche può essere spiegato dal fatto che: - il m:lteriale umano c he viene sottoposto ad indagine schermografica in sede di selezione attitudinale comprende soggetti che hanno già subito un primo filtro in occasione di leva con giudizio di idoneità; - molti d i essi - prima dell'età militare - sono stati già sottoposti ad indagini di massa, quali studenti, operai di industria, addetti a servizi particolari in collettività. 2°. - La sensibile incidenza di processi pleuro-polmonari in fase attiva (8,90 °~ ) all'età di 20 anni, è da collegarsi con motivi di preminente ordine patogenetico. Nell'attuale andamento epidemiologico della tbc, quale si è andato configurando in questi ultimi anni l'età, attorno ai 20 anni, rappresenta una particolare epoca della vita nella quale possono confluire tanto forme del ciclo primario quanto forme del ciclo post·primario. Pertanto è opportuno che la \·alutazione venga anche fatta sotto un profilo qualitativo, allo scopo di assodare la pertinem~a del quadro morboso ad uno dei due cicli e la effettiva configurazione nosologica del processo. 3°. - Un ultimo elemento obbiettivo. confermato dalle nostre tabelle e g ià rilevato in precedenti statistiche è il frequenti! riscontro di esiti di pleurite (l ,52 % )· Già il Fcrrajoli aveva calcolato tale frequenza pari al 0,98% su 3973 soggetti esaminati. L'lmpallomeni parla del 2,62°~ su tre contingenti di arruolandi esaminati (230.933 giovani). Il T osti-Croce su 69.171 soggetti trova una percentuale maggiore (4,40°{.), Marchianò e Guareschi arrivano al 2,82°1.,. E' chiaro che quale manifestazione prevalentemente o essenzi:tlmentc allergica della infezione tbc primaria o post-primaria, la pleurite può dare degli esiti anatomo-racliologici, anche se la sindrome morbosa ha avuto una espressione clinica paucisintomatica o si è accompagnata a manifestazioni cliniche larvate o :tddiritrura nulle. 4• - Un breve commento hanno bisogno i dati rifcrentisi alle altera7.ioni ilari. Le alterazioni ilari possono essere riferite a reliquati adenopatici di varia natura sia in forma di esiti ormai lontani di un antico processo tubercolare sia in forma di evidenti ingrandimenti delle formazioni linfonodali, che se dal punto di vista radiologico assumono fisionomia univoca, in senso anatomo-clinico possono e~sere riferibili tanto a semplic..: processo di iperplassia quanto a vero e proprio substrato caseoso. •
-
-
37 E' ovviamente il criterio di ordine clinico e gli esami collaterali che possono dare al riguardo i d ovuti c hiarimenti. Da quanw è stato precedentemente esposto risulta evidente l'importanza che assume l'indagine schermografica nella selezione del contingente di leva. • I motivi che giustificano una sempre maggiore e più estesa applicazione di tale metodica nell'ambito militare, vanno ricercati nel decorso della malattia tubercolare che è da considerare eminentemente cronica e che molto spesso insorge ed evolve in un silenzio clinico quasi completo, mentre altre volte dà luogo a manifestazioni generali che vengono facilmente confuse con i comuni processi d i ti•po influenzale. Si c_omprende pertanto come la visita clinica può essere spesso insufficiente 3d evidenziare tali stati morbosi. Accanto ad una sempre più estesa utilizzazione dell'indagine schermografica nel campo militare, sarebbe consigliabile che nella classificazione schermografica si poss:t col tempo uscire dal generico e passare ad una diagnosi anche se radiologica più qualificata del processo morboso intravisto alb schermografia.
RIASSUNTO. L'A. esamina i risultati statistici dell'indagine schermografica praticata dal 1958 al 1963 nella Regione Militare Meridionale su 200.412 soggetti di età militare, ricavandone alcune considerazioni in rapporto alle diverse clas.si e all'ambiente regionale da cui provengono.
RÉsu~I.É. L'A. prend en examen les résultats des enquétes schermographiques exécutées, de 1958 à 1963, dans la Région Militaire Méridionale parmi 200.412 jeunes hommes examinés pour l'aptitude au service militaire, en déduissam certaines considérations par rapport aux d itférentes classes et aux a mbia11ces régionales d'où ils proviennent.
SuMMARY. - Author examines the statistica! results of the fluorot:ntgenographical . mvestigation cxerxised from 1958 to 1963 in the Regional Military Area of Southern haly over 200.412 young men subjectcd to the conscriprion (levy Òf troops), drawings some considerations in relation of the different classes and in resocct to the regional ambitnt from wh ixh that person~ coming.
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CENTRO STUDI E RICERCHE DELLA SAt'·.fLTA' :-.llLtTARE Direttore: Ccn, Med . Prof. F. lAD&VAh
3° Rl P\Rl'O • SEZIO' f KIOLOCIA Capo Reparto: Ten. Col. Med. A. F'u"·'
RILIEVI STAT ISTICI SUL QUADRO ELETTROCARDIOGRAFICO NELLE BRONCOPNEUMOPATIE CRONICH E T en. Col. Med. Dott. Angelo Farina
Scopo del presente lavoro è stato quello di apportare un contributo alla conoscenza del comportamento dell'elettrocardiogramma in forme morbose croniche polmonari che sogliono comportare gravi alterazioni dell'emodinamica del piccolo circolo per modificazioni sia della portata circolatoria sia delle resistenze polmonari. 'umerosi autori che si sono occupati dell'argomento giungono alla conclusione che nelle forme bronchitiche croniche con stato enfisematico di maggiore o minore entità è frequente il riscontro di una ipertensione polmonarc. T ale ipertensione è stata considerata, specie da parte di autori americani, la conseguenza dello stato ipossiemico cronico che suole accompagnare le suddette forme morbose. All'opposto Condorelli e Dagianti hanno potuto dimostrare, mediante numerose ricerche, che l'ipertensione del piccolo circolo è conseguenza, in particolar modo, di una grave turba emodinamica legata al danno anatomcrfunzionale delle arteriole polmonari, indipendentemente dal grado di saturazione arteriosa in 02. Nondimeno, dal p unto d i vista elettrocardiografico, sono stati eseguiti numerosi studi che dimos!rercbbero l'esistenza nelle broncopneumatopatie croniche di panicolari specifiche alterazioni. Non è da credere però che vi sia concordanza di risultati. Basti ricordare, per esempio, che mentre alcuni Autori avrebbero notato una correlazione significativa tra pressione arteriosa polmonare e q uad ro elettrocardiografico (Scott), altci (Angrisani P. e coli., Condorelli M. e coli.) negano tale rapporto. Maurice e coli. rileva· rono la precoce e frequente comparsa di segni di ipertrofia ventricolare destra; Spodick e coli., al contrario, riscontrarono raramente mie alterazione elettrocardiografica; ed ancora, mentre da parte di alcuni studiosi è stata messa in evidenza molto spesso negli stati enfisematici l'esistenza di un basso voltaggio, altri negano tale caratteristica. La pemalogia elettrocardiografica descri tta da W asscnburger e coli. (alto voltaggio della P in DII, DIII e a VF; T p preminente nelle stesse derivazioni, posizione elettrica verticale, rotazione oraria e basso voltaggio nelle precordiali sinistre), che caratterizzerebber:> il quadro elettrocardiografico dei soggetti portatori di enfisema polmonare, non è stata confermata da altri Autori. Per q urste ragioni noi abbiamo inteso studiare il comportamento dell'elemocardicr gramma in un esteso numero di soggetti bronchitici cronici capitati alla nostra osservazione in sei anni di attività al fine di rilevare il Lipo più frequente di alterazione. Inoltre abbiamo studiato anche se esistessero eventuali rapporti tra intensità o sdoppiamento del II tono polmonare e quadro elettrocardiografico.
39 Sono stati esaminati 48 soggetti bronchitici cronici di età compresa tra 42 e 68 anni senza segni di ipossiemia clinicamente rilevabile e senza segni di insufficienza circolatoria_ A tutti i soggetti veniva eseguito il tracciato elettrocardiografico (nelle derivazioni di Einthoven, uni polari degli arti secondo Goldbcrger, p recordiali di Wilson c toraciche di Condordli) ed il tracciato fon.ocardiografico logaritmico (con il microfono posto sui focolai di ascoltazione della punta, del mesocardio, dell'aorta e della polmonare)_ l risultati ottenuti mostrano, anzituuo, la scarsa incidenza (8,3'%) del quadro elettrocardiografico di •prevalenza ventricolare destra, malgrado che nel 58% dei casi esaminati esistesse un chiaro aumento dell'intensità del Il tono clinicamente rilevabile ed un evidente aumento dell'altezza delle vibrazioni del I fattore valvolare del complesso sonoro dci II tono sul focolaio della polmonare_ Ciò concorda con quanto è stato osservato recentemente dalla Scuola di Condorelli e cioè la mancanza di un rapporto significativo tra quadro elettrocardiografico di prevalenza ventricolare destra e regime ten· sivo vigente nel piccolo circolo. U segno elettrocardiografico rilevato più frequentemente nei soggetti da noi esaminati è stato una verticalizzazione sia dell'asse della P che dell'asse del QRS e precisamente un asse della P sul piano frontale di +70° e oltre nel 72 % dei casi e una deviazione dell'asse del complesso rapido QRS sul piano frontale di +70° ed oltre ncl1'82 % dci casi; tale deviazione rimane in quasi tutti i casi a sinistra di +90°, raggiungendo eccezionalmente i +100°. Di frequente riscontro è stata pure l'alterazione della morfologia dell'onda P che nel 23 % dei casi presentava le caratteristiche dell'onda P polmonare e nel 5% la morfologia dell'onda P di tipo mitralico; in numerosi casi inoltre esisteva difasismo della P (positivo-negativo) in Vl ed in V2, spesso associato con una depressione del tratto P-Q dovuta alla comparsa di un'onda negativa Tp. Il voltaggio dell'onda P, valutato in senso assoluto, non ha mai superato i valori considerati normali. Per quanto riguarda la morfologia del complesso ventricolare diremo anzitutto che l'aspetto elettrocardiografico di blocco di branca destro è stato riscontrato soltanto in una scarsa percentuale di casi (5'%). Frequente è stato invece il rilievo di uno sposta· mento a sinistra della zona di transizione con un rapporto R/ S alteratO in VS-V6 (R/ S < 1 in V5 e < 2 in V6 nel 40% dei casi)Un basso voltaggio dei complessi rapidi è stato notato soltanto nel 3°fo dei casi, malgrado che numerosi soggetti presentassero chiare note di enfisema polmonare cronico ostruttivo. Le modificazioni primarie del tratto ST e dell'onda T a tipo di ischemja su~endocardica sono state evidenziate in pochissimi casi (Z:% ), in accordo con i risultati di altri Autori secondo i quali le alterazioni coronariche nei soggetti con broncopneumopatie croniche sono di infrequente riscontro. . Il tratto QT si è tpresentato in tutti i soggetti esaminali entro i limiti della norma; mfatti l'indice di Bazett ha mostrato costantemente valori normali_ Infine per quanto riguarda le turbe del ritmo b maggiore incidenza è stata data dalla fibrillazione atriale che abbiamo riscontrato nel 18% dei casi, seguita da.U'extrasistolia ventricolare di tipo monotopo nel 9% dei casi. In conclusione i risultati da noi ottenuti mostrano: l) la modificazione più frequente nel quadro elettrocardiografico delle broncopneumopatie croniche è rappresentata dalla verticalizzazione dell'asse della P e del complesso QRS sul piano frontale d i +70° ed oltre. Anche di frequente riscontro è un'alterazione dd rapporto R/ S in V5-V6 (rotazione oraria sull'asse longitudinale}; . 2) all'opposto i segni di prevalenza veotricòlare destra, la morfologia del QRS a tlpo di blocco di branca destro, il basso voltaggio del complesso rapido, le alterazioni
primarie del tratto ST e dell'onda T e le turbe del ritmo sono presenti soltanto in una bassa percentuale di casi; 3) l'assenza di un evidente rapporto fra rilievo cl'lnico e fonocardiografico <.l'inten· sità del II wno sul focolaio della polmonare e quadro elcltrocardiogra{ico.
}{JASSUNTO. ? ioni
L'A., sulla scona di una estesa caSIStica personale, descrive le altera-
elettrocardiogr<t~iche più frequenti riscontrate nei soggetti broncopneumopatici cro-
ntcJ.
RÉsu MÉ. - Sur la base d'un gnmd nombre d'obsc;rvntions personnelle~. l'A.. décrit Ics modifìcations électrocardiogrnphiques Ics plus communcs chcz Ics sujet~ :.mcinte de broncopneumopathies croniques. SmtMARY. - The A. dcscribes the most frequent electrocardiographic change\ found 1n fony eight patient~ with chronic bronchial and pulmonic discase~.
BI BLIOGRAFIA CoNOORELLI L.: c Alti delle Giornale Mediche Triestine •· sen. 1959, pag. 99. CoNDO:RELLI L.: c Atti del III Congresso E uropeo di Cardiologia,, l, 251, 1960. DAGIANTJ A. e coli.: c Atti del XIX Congresso S.I.C. ,, pag. 59, 1957.
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CENTRO STUDI E RlCERCIIE DELLA SA.."ì!TA' MILITARE Di rc1wrc: Gcn. Mcd . Prof. F. !ADE VAIA REPARTO Dr RADI08 10WC I ,
c~po
Reparto : Cap. Med. Don. E.
BRL'ZZE~E
INFLUENZA DEI RAGGI X SULL'ATTECCHIMENTO DEGLI OMOINNESTI CUTANEI Ca p. Med. E. Bruzzese S. T en. ' Mcd. G. P atriarca
Magg. Med. E. Favuzzi, l. d. Cap. Med. G . G reco
PREMESSA.
Il problema dell'attecchimento degli omoinncsci di cute rientra nel più vasto problema degli omotrapianti di tessuti ed organi in genere. Il rigetto, da parte di un organismo, di tessuti trapiantati provenienti da un altro organismo della stessa specie e razza è stam variamente spiegato: a parte la teoria cmatologica di Spaeth (rapporto tra compatibilità dei gruppi sanguigni e sopravvivenza di innesti omologhi) che non risulta abbia avuto molto seguito, e gli studi di Rogers che attribuisce importanza fondamentale, per l'attecchimento degli omotrapianti di cute, al comportamento dei vasi sanguigni della cute innestata, due sono le teorie più accreditate. Una è quel !::t «genetica ~ di Loeb ( 1945), il quale considera di importanza essenziale le differenze genetiche tra donatore ed ospite, le cosiddette «differenziali di individualità,; tale teoria ha a suo favore il fenomeno della gemellanza monocoriale -::he tollera lo scambio dei tessuti. L'altra è la teoria « immunologica >> (Mcdawar, '944• 1945, 1946; Billingham e coli., 1956; Medawar, 1957), secondo cui la distruzione tlell'omoinnesto è dovuta ad una reazione antigene-anticorpo fra gli antigeni del ressuw che viene innestato e gli anticorpi che l'o!>pire, venendo a contatto con gli antigeni slessi, sviluppa. A sostegno di essa Hanno: il oeriodo di latenza necessario a che si verifichi la necrosi dell'omoinnesto, l'au· mento deiÌe gamma- globuline nell'organismo ospite, l'aumento dci linfociti e delle plasmacellule a livello de ll'omoinne~to durante il periodo èi latenza, il fenomeno del ( second set », Con h tlimostrazione dell'azione inibenre· dei raggi X sulla produzione degli anticorpi (Benjamin e Sluka, 1908; Taliafcrro e Taliaferro, 1951; Talmage, 1955; Taliaferro, 1957), si cercò d i favorire l'attecchimento degli omotrapianti attraverso l'irradiazione dell'ospite, nell'intento di ridurne le capacità di risposta immunitaria. N el 1947, Rabinovici sottopose dei ratti, 24 ore prima del trapianto, a panirradiazione corporea con 500 r, senza peraltro ottenere differenze d i rilievo rispetto ai controlli non irradiati e trapiantati. Un lieve a umento della sopravvivenza degli omotrapianti trovarono, invece: Dempster, Lennox e Boag (1950) erogando 250 r al coniglio subito prima dell'innesto; Hardin e W erder (1954) nel topo, sottoposto a panirradiazione con 300 r 24 ore prima del trapianto; Srark, Conway e Sedar (1955) in conigli irrad iati sul dorso, limitatamente alla sede de<l trapianto, con dosi fr:nion:ne in due settimane (in tutto 1600 r).
Irradiando conigli con 400, 600 e 1100 r, Brooke (1962) rilevò che il miglior tempo di sopravvivenza dello espianto si aveva negli animali esposti a 400 r e sottoposti a trapianto lo stesso giorno dell'irradiazione. Nell'intento di ridurre il potere antigene dell'innesto, Hardin e Werder (1954) Lrradiarono l'animale donatore, ottenendo un certo aumento della sopravvivenza dell'innesto. minore però di quello osservato irradiando il recettore. Risultati più soddisfacenti furono ottenuti da Fontana e O !lino ( 1956), irradiando nel coniglio, mediante •la plesiorocntgenterapia, le aree di cute da trapiantare con dosi da 1500 a 5000 r.
EsPERIENZE PERSONALI.
Nel presente lavoro si è studiata nel ratto l'influenza della panirradiazione sugli omotrapianti di cute, in rapporto all'intervallo di tempo intercorso tra esposizione e momento dell'innesto: a) quando il donatore sia stato esposto ad una dose letale (700 r); b) quando il ricevente sia stato esposto ad una dose subletale (500 r).
MATERIALE E METODICA DELLE ESPERIENZE.
Per i nostri esperimenti abbiamo usato il ratto maschio albino Wistar, del peso di gr 200, tenuto a dieta standard. All'animale, in anestesia eterea, veniva accuratamente depidata la parete anteriore dell'addome. Dopo avere provocato un ponfo, iniettando intraderma della soluzione fisiologica, si procedeva a scollare in corrispondenza di esso un lembo dermo-epidermico di forma losangica ed i cui diametri misuravano cm 3 x 1,5. Si procedeva intanto a depilare la regione sternale ddl'animale recettore. si scolpiva un lembo di forma losangica e si asportava: in tale sede veniva applicato il lembo prelevato prima dall'animale donatore, fissando i margini con n. 8 punti staccati in catgut 00. Si copri va quindi con una specia le garza (Solvaline) in ~astica, poi con garza semplice e cerotto che veniva acl avvolgere a mò di busto tutto il torace dell'animale. Il bendaggio veniva tolto dopo 4 giorni e, salvo particolari casi, non veniva più rinnovato. Dal quarto giorno in poi l'animale veniva ispezionato giorna~mente prestando particolare atte nzione al giorno di comparsa della pri ma area di necrosi (figure l ,Jl), al gìorno in cui la necrosi diveniva totale, e al giorno della caduta dell'escara (figure 2,2 1 ~ Per le nostre esperienze abbiamo usato n. 84 ratti i qualì fungevano da recettori e altri 95 come donatori. Degli 84, 24 sono stati considerati come controlli e divisi in d ue gruppi; l. : sul primo gruppo, IO ratti, furono eseguiti autotrapianti di cute (dall'addome al torace) come controllo della tecnica: tutti i trapianti attecchirono (figure 3 ,3' ; 4 ,4'); 2. - sul secondo gruppo, 14 ratti, fu innestata la cute proveniente da ratti perfettamente normali (controlli omoinnesti). Gli altri 60 ratti furono divisi in due lotti di 30 animali ciascuno: Il l lotto (omoi nnesti di cute da ·ratti irradiati con dose letale di 700 r a ratti non trattati) fu così diviso: - l o gruppo: n. IO ratti ricevettero cute da ratti irradiati subito prima;
-
2o grup(X>: n. lO ratti ricevettero cute da ratti irradiati 5 gg. •prima; 3° gruppo: n. 10 ratti ricevettero cute da ratti irradiati 15 gg. prima.
Fig. 1. Fig. 1'. Ccomparsa della prima arca di nccro~ì. (Controllo omoinnesti: animale n. 4: 4 • giorno dall'innesto).
Fig. 2. Fig. 2'. Caduta dell'escara. (Contmllo omoinncsti: animale n. to; 6° g iorno dall' innesto).
44
Autoanncslo do cute a 30 giorni dal trapianto.
Fig. 4·
Autoinnc\tO di cute a 90 giorni dal trapianto.
Fig. 3'.
45 ll /1 lotto (omoinnesti di cute da ratti non trattati a ratti irradiati con 50<t c) fu così Ji,·i~o:
-
l o gruppo: n. IO ratti ricevettero l'innesto subito dopo la irradiazione;
- 2o gruppo: n. lO ratti ricevettero l'innesto 5 gg. dopo l'irradiazione; - 3° gruppo: n. lO ratti ricevettero l'innesto 15 gg. dopo l'irradiazione. L'irradiazione dei ratti veniva effettuata su tutto il corpo con apparecchio MUller· Philips per radiorerapia erogante 66 r al minuto in superficie (200 Kv; IO mA.; filtro: 1 mm Cu, l mm Al; distanza: 30 cm; campo: cm 10Xl5). L'animale veniva legato in decubito addominale ed anestetizzato con etere.
RISULTATI.
Nei 14 ratti in cui furono praticati gli omotrapianti di controllo non si è avuto alcun attecchimento. La prima area di necrosi si è manifestata in media dopo 4,5 gg. dall'intervento, ha guadagnato tutto il lembo entro 6,4 gg., ed l: stata espulsa come escara dopo 10,7 giorni (tab~lla /). Negli omoinnesti di cute da ratti irradiati con 700 r a ratti non trattati (I lotto) abbiamo avuto i seguenti risultati (tab~lla l!): - l o gruppo (omoinnesti da ratti irradiati subito prima a ratti non trattati): non si è avuto alcun attecchimento. La prima arca di nccrosi è comparsa in media dopo 6,7 gg. ed ha guadagnato tutto il lembo dopo 8,7 gg. dall'intervento. L'escara è stata espulsa dopo 13,8 giorni; - 2° gruppo (bmoinnesti da ratti irradiati 5 gg. prima a rarti non trattati): nessun attecchimento. La prima area di necrosi è comparsa dopo 5,8 gg. ed il lembo i: diventato tutto necrotico dopo 9,3 gg. dall'intervento. L'escara è stata espulsa dopo 13,3 giorni;
- 3o gruppo (omoinnesti da ratti irradiati 15 gg. prima a ratti non trattati): la prima area di necrosi è coniparsa in media dopo 7,3 gg. ed ha invaso tutto il lembo clopo l O gg. dall'intervento. L'escara è sta ta espulsa dopo 15, I giorni. Per quanto riguarda il Il lotto (omoinnesti di cute da ratti sani a ratti irradiati con 500 r) i risultati sono i seguenti (tube/la !Il): - l o gruppo (omoinnesti da ratti non trattati a ratti irradiati subito prima): la prima area di necrosi è comparsa in media dopo 7,1 gg. dall'intervento ed ha compreso tuno il lembo dopo 9,7 giorni. L'escara è stata espulsa dopo 17,6 giorni; - 2° gruppo (omoinncsti da ratti non trattati a ratti irradiati 5 gg. prima): la prima area di necrosi è comparsa dopo 5,2 gg. ed ha guadagnato rutto il lembo dopo 13,1 giorni, portando alla caduta dell'escara dopo 20,2 giorni; - 3o gruppo (omoinnesti da ratti non trattati a raui irradiati 15 gg. prima): la prima area di necrosi è comparsa dopo 6, l gg. ed ha occupato tutto il lembo dopo 9,6 gg., provocandone l'espulsione dopo 14,5 giorni. DISCUSSIONE DEl RISULTATI E CONSIDERAZIONI.
L'attecchimento di lembi cutanei prelevati da donatori irradiati (700 r) ha presen· l?to, rispetto ai controlli, un aumento del tempo di sopravvivenza. l migliori risultati ~ 1 ~no ottenuti quando il donatore era ~tato sottoposto ad irradiazione con dose letale l '5 gg. prima del 'Prelievo.
TABELLA
L
0MOINNESTI DI CUTE FRA RATTI NON IRRADIATI (CONTROLLI).
l
Ratto
N.
Oiorno comparsa l ' area necrosi
Giorno necrosi totale
Giorno ca duta escara
l
6
8
9
2
4
5
6
3
4
8
15
4
4
6
13
5
4
6
Il
6
5
7
13
7
5
7
14
8
5
7
IO
9
7
9
16
10
4
5
6
11
4
5
11
12
4
5
11
13
4
5
IO
14
4
6
7
4, 5
6 ,4
10,7
Media
l
l l
Nelle esperienze condotte irradiando il recettore, il tempo medio di sopravvivenzn tlell'inncsto è stato maggiore che ncl precedente lotto di animali, raggiungendo in alcuni cnsi anche il doppio dei valori forniti dai controlli. Negli animali che hanno ricevuto l'innesto 5 gg. dopo essere st:lti irradiati con 500 r (2° gruppo), il tempo intercorso .per. ché la necrosi del lembo fosse totale è stato in media di 13,1 giorni, contro i 6,4 dei controlli, e l'escara è stata eliminata in media dopo 20 giorni, dopo un tempo cioè quasi doppio di quello dei controlli ( 10,7 ). Tempi di sopravvivenza minori sono stati osser· "ari per i trapianti effeuuati subiro dopo o 15 gg. dopo l'irradiazione dell'ospite. l nostri risultati sono in accordo con i dati riferiti da altri AA., i quali hanno os· scrvato che l'effetto delle radiazioni sulla risposta anLicorpale è in correlazione con l'intervallo di tempo che intercorre fra esposizione e somministrazione dell'alltigene. Diverse osservazioni mostrano generalmente che la reazione anticorpale nell'animale irradiato, dopo una fase in iziale di massima inibizione, tende a ritornare progressiva mente ai valori normali con l'numentare dell'intervallo fra irradiazione ed inocubzione. Taliaferro e Ta liaferro (1954), così, hanno notato che la formazione di anticorpi nel conig lio irradiato con raggi X (500, 600, 700 r) è ritardata, senza parallelo docre mento del valore massimo del titolo anticorporale, se l':mtigene (antigene eterofilo di Forssman) è somministrato da 4 gg. prima ad l ora dopo l'irradiazione; per tempi successivi di somministrazione (fino al 56° giorno dall'irradiazione), la caduta massima è osservabi le quando l'antigene è iniettato da l a 2 gg. dall'irradiazione, mentre la risposta anticorpale ritorna al valore normale quando la somministrazione avviene verso La 4• settimana dall'irradiazione.
47 TABELLA
{)MOJ!'I."NESTI
DI CUTE DA RATTI
IRRADIATI CON
700 r DI RAGGI X A RATTI
NON TRA1"fATI (l LOTTO).
Oruppo N.
Giorno comparsa 1• area necrosi
Ratto N.
O i orno necrosi totale
Giorno caduta escara
--
l (Prelie\'O di cute subito dopo l' irradiazione)
2 (Prelievo di cute a 5 gg. dall' irradiazione)
l
5
7
13
2
5
()
IO 13
3
()
8
4
4
6
7
5
6
9
15
()
8
Il
19
7
6
7
!l
8
6
9
18
9
5
7
14
IO
16
17
18
Media
6,7
8,7
IJ,8
l
4
9
14
2
6
9
15
3
5
9
13
4
5
9
12
5
7
8
9
6
5
8
12 14
7
6
IO
8
6
9
13
9
9
12
16
IO
5
IO
15
Media
5,8
9,3
13,3
l
7
2
14
16
17
3
6
9
14
l
14
Il
4
5
6
7
3
5
7
IO
18
(Prelievo di cute a 15 gg. dall' irradiazione)
6
5
9
7
5
8
4
,
9
12
14
20
IO
8
IO
15
IO
15,1
Media
l
7,3
9
l
l
Il.
.
18 18
IO
TABELLA J Il.
0MOINNESTl D I CUTE DA RATTI NON T RATTATI A RATTI IRRADIATI CON )00 r DJ RAGGT
N.
Giorno comparsa 1" art a necrosi
Ratto
Gruppo N .
l
(Trapian to di cute subito dopo l' irradiazione)
l
X (II LOTTO). Giorno necrosi totale
Giorno caduta escara
15
l
5
8
2
8
IO
19
3
7
9
18 20
4
7
Il
5
6
IO
16
6
12
20
7
9 6
8
17
8
7
9
17
9
8
IO
18
IO
8
IO
16
Media
7, 1
9,7
17,6
18
l
5
Il
2
4
12
19
3
6
15
22
2
4
7
15
20
(Trapianto di cute a 5 gg. dall' irradiazion e)
5
4
14
20
6
5
16
21
7
4
12
18
8 9
5
13
19
7
12
24
IO
5
Il
21
5,2
13,1
20,2
Media
l
7
12
18
2
8
12
14
3
3
5
8
IO
(Trapianto di c ute a 15 gg. dall' irradiazione)
4
6
8
13
5
5 6
IO
12
6
IO
16 15
7
7
9
s.
4
8
15
9
7
9
15
IO
6
IO
17
6, 1
9,6
14,5
Media
49 Questi risultati sui rapporti fra momento dell'irradiazione e stimow immunitario con antigene solubile, sono confrontabili con quelli già riportati da Dixon e coli. (1952) nel coniglio e successivamente confermati da Gengozian e Maxinodan (1958) anche nel
h d. . . . bbe . l . . topo. Sulla àse 1 queste osservaz10ru s1 potre Interpretare a maggtore sopravvivenza,
da noi osservata, dei trapianti omologhi di cute effettuati al 5o giorno dall'irradiazione del recettore, rispetto a quelli eseguiti subito dopo e a 15 giorni. Da notare che nei trapianti del 2° gruppo del II lotto l'eliminazione dell'escara dopo più di 20 giorni, q uando il processo di riparazione è già uJtimato, viene provoc.'lta dalle gittate dermo- epidermiche che, partendo dai margini della soluzione di continuo, colmano il vuoto al disotto del lembo, producendone lo scollamento. Negli omoinnesti di cute tra ratti normali (non irradiati) l'escara viene espulsa invece dopo 10 gg. circa, lasciando una soluzione di continuo piuttosto estesa. Il ritardo della caduta dell'escara potrebbe favorire, quale membrana biologica protettiva, i processi di riparazione che si svolgono nei tessuti sottostaoti. Rrii.SSUNro. - E' stata studiata h sopravvivenza di trapianti di cute omologa di ratto, dopo irrad iazione con raggi X del donatore o del recettore. L'irradiazione a dose letale del donatore (700 r) non ha mostrato di influenza re in modo notevole la sopravvivenza della cute trapiantata rispetto ai valori dei controlli. L'irradiazione dell'ospite con 500 r ha prolungato il tempo medio di sopravvivenza del lembo e di eliminazione dell'escara, fino a rad<ioppiarli per i trapianti effettuati a 5 gg. dall'irradiazione. Vien~ sottolineata J'importanza che •potrebbe assumere il ritardo della caduta dell'escara nel favorire, quale membrana biologica protettiva, i processi di riparazione. Rts u MÉ. . La survivance cles transplamations de peau homologue de rat après exposition aux rayons X du donneur ou d u recever, a été étudiée. L'irradiation léthale du donneur (700 r) ne a pas influencée de une façon remarqua ble la survivance du peau transplanté, comparée aux valeurs des controles. L 'irradiation du receveur avec 500 r a prolongée la periode moyenne dc survivance de la greffe et de élirnination de l'eschare iusq'à redoubler l'une et l'autre dans !es trans.plantations effectuées au ;o jour de la irradiation. On a soulignée l'importa nce du retard de la chute de l'eschare qui pourrait aider, de m~me quc une membrane biologiq ue protective, le processus réparatoire.
SuMMii.Rv. . The survival of skin homografts of the rat after X-rays radiation of the donnor or recipient, has been studied. Lethal radiation exposure dose (700 r) does not noticeably raise the survival of the skin homografts compared to controls. The 500 r radiation exposure of thc recipient increases the rnean time of the graft survival ~nd ~E the eschar elimination, doubling them in the trasplantations 5 days after the lrrarhation. Tt is also suggested the irnportance of .the lated elimination of the eschar favouring, as biologica! .protective membrane, tbe repairing processes. BIBLIOGRAFIA BENJAMIN E., SLUK/1.
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FoNTA:-<A
ISTITUTO CHIMICO FARMACEUTICO MlLlTARE Diretrorc : Col. Chim. Farm . Do tt. G1tLIO Au ms1o
('apo Reparto Mcdicatu ra : Cap. Chi m. F arm. Dott. LIIIGI C0:-<'11
IMPIEGO DI UN FILM POLIPROPILENICO NELLA CONFEZIONE DI MEDICATURA STERILE Dott. Giulio Audisio
Dott. Luigi Conti
La scelta <li u n buon materiale da involucro per medicature sterili è scaLo sempre un problema di non facile soluzione, specie quando a tale materiale vcnga richiesta la proprietà di conservare la sterilità del suo contenuto in modo persistente e sicuro nel tempo: e la scelta diviene ancor più rlifficile se devono essere tenuti ·presenti anche altri fattori, quali la convenienza economica, la mancggiabilìtà, le modalità d'impiego, il volume occupato, ecc. Mamenendo, per ora, le nostre osservazioni ed il nostro studio nel ristretto campo degli involucri pieghevoli e flosci (cartacei e similari) attualmente più in uso, anticiperemo che la difficoltà maggiore nel repcrirc, in tale settore, un buon materiale da involucro consiste nel fatto che esso, ap punto per essere definito « buono >, deve possedere contcmporaneameme numerose proprietà, le cui principali possono essere così riassunte: - deve essere provvisto di notevole inerzia chimica; - <leve essere permeabile al vapore acqueo; - deve mantenersi integro e stabile nelle sue proprietà, alb temperaLUra di sterilizzazione; -
deve assicurare il mantenimento della sterilità del contenuto; deve •prestarsi ad una normale tecnica operatoria.
Tutte tali indispensabili caratteristiche sono tanto più difficili a trovarsi contemporaneamente in un unico materiale, in quanto alcune di esse sono evidentemente contrastanti fra di loro: si consideri, ad esempio, che un materiale permeabile al vapore acqueo, c atto perciò alla sterilizzazione è, evidentemente, permeabile anche ai gas e all'aria, il che non assicura la sterilità nel tempo; d'altro lato, un materiale impermeabile all'aria ed ai gas in genere, assicura, sì, la sterilità nel tempo, ma non !permette il passaggio del vapore acqueo e pertanto non consente la sterilizzazione del materiale da medicatura dopo il suo confezionamento. . Sotto il punto di vista delle proprietà ora accennate, il problema, in pura Jinea teonca, potrebbe essere risolto sterilizzando preventivarnente il materiale da meclicatura <privo d.i involucro, per confezionarlo poi, in modo ermetico ed in ambiente sicuramente a~~tttco, con materiale da involucro impermeabile e a sua volta preventivamente stenllzzato. . . E' però, questo, un metodo che, in pratica, è quasi irrealizzabile perché necessita dJ Impianti assai complessi e costosi nonché la eliminazione, o quasi, dell'intervento umano nelle diverse operazioni, cosa non facile ad attuarsi.
La ncerca di adatti materiali da involucro e di tecniche che 'Permettessero convenientemente la produzione di materiali da medicatura sterili, sicuramente e nel tempo, ha sempre interessato gli studiosi e, fra gli altri, ricordiamo in particolare gli accurati e completi lavori in merito condoni da Abba e Baroni fiJ, da Tarantino [2], da Bruni [3].
Abba e Baroni [11, dopo lunghe esperienze, pervennero alle conclusioni, confermate poi dal Tarantino 121 c dal Bruni L3], che il materiale da medicatura confezionato con un solo incarto di pergamena ~o materiale simibre), pur risultando sterile al mo· mento dell'autocbvaggio, non si manteneva tale a lungo, perché rapidamente e facil mente si reinquinava per effetto delle successive manipolazioni eseguite, necessariamente, in ambienti che non era facile mantenere asettici. rn più dimostrarono che il materiale da medicatura compresso opponeva forte resi~tenza alla penetrazione del vapore 1cqueo e che, quindi. per tali materiali diveniva indi spensabìle un costante e continuo controllo batteriologico. Il Bruni (3], dal canto )UO, prendendo lo spunto da lavori di Rodembeck [4], ~tucliò la penetrabilicl dci batteri attraverso diversi tipi di carta e giunse alla conclusione
che la carta pergamena era In migliore sorto questo aspetto e quasi impermeabi!e ai bacteri: contemporaneamente, però, fece risaltare che il cartellino gommato, con l'indicazione della data dell'avvenuta sterilizzazione, che era :Jbitudine incollare sul Jato largo dell'unico involucro, dei pacchi di compresse di garza, risultava la principale causa di inquinamento, come era deducibile dal fatto che le compre~se superficiali più vicine al lato largo dell'incarto risultavano sempre inquinate. Dimostrò poi che l'inquinamento, nella massima parte dei casi, era dovuto al B subtilis ed ai mesenterici ubiquitari c che solo raramente esso era imputabile ad aspo· rigcni (pseudoretanici\. A conclusione dei loro lavori, sia Abba e Baroni, che Tarantino e Bruni, affermarono che per ottenere una buona sterilizzazione, persistente, in materiali da medicatura, erano indispensabili: - doppio incarto, in c:.trta pergamena; -- sterilizzazione a 120,6° tper un'ora; - prosciugamento in ambiente ad aria circobnte filtrata, protratto per 24 -h a 40° Il Lesseurre [5], da parte sua, in un approfondito lavoro, dopo aver messo in evidrnza la rarità di gravi inconvenienti imputabili all'impiego di medicatura ad un solo incarto e perciò non perfettamente asettica, affermò che tale rarità di inconYenienti era dovuta al fatto che il' riscontrato inquinamento della medicatura era dovuto, nella mag· gioranza dei casi, a bacilli praticamente innocui (B. subtilis e mesentericus). Mise poi in dubbio la possibilità che eventuali spore di carbonchio e tetano possano pervenire nel materiale da medicatura, anche se ad un solo involucro e che le dette spore, eventualmente prccsistcnti nel materiale grezzo, possano in esso permanere attive sino all'atto dell'incnrto, visto le particolari lavorazioni che il materiale subisce prima del suo impiego come mcdicatura ed, in specie, consideralo il drastico trattamento termico cui viene sottoposto per la sua idrofilizzazione (l). (l) lin candeggio tendente ad onen.:re valori di iclrofilità sui 25 27° Baroni, implica il mJntenimento dd materiale in autoclave a 2-3 atmosfere per oltre 18 h, in pr~nza, per di più, di solw.ioni già di per se stesse disinfettanti (soda, ipoclorito, ccc.). E' proprio in virtù di tale tratlamc.nto, e solo per esso, che alcuni produttori dichiarano ~terili i lvro prodotti g;à dopo la sola idrofilizzazione.
53 Tutti gli autori sopracitati ed altri ancora, comunque, pen·ennero alla conclusione che i materiali da medicazione idrofilizzati e sterilizzati da qualche tempo, in un solo incarto, risuhavano inquinati nella qu:~si totalità, sia pure c.Ia bacilli innocui, mentre un doppio incarto riduceva tale inquinamento a valori trascurabili. In considerazione dei citati studi c delle proprie esperienze, I'I.C.F.M., già da tempo, confeziona i materiali sterili da mcclicatura di sua produzione, con doppio incarto di (arta pergamena neutra e cellophane, sotto i quali li sterilizza ::1 vapore compresso ( l h a l atm.), prima di sottoporli alla confezione esterna definitiva. Tali materiali e metodo, però, pur garantendo una buona sterilità nel tempo, pre~ntano l'inconveniente dell'elevato costo ( l) e della scaha produtti vità ottcnibile per determinati tipi di mcdicatura di maggiore consumo cd in ispecie per le com presse di garza delle misure 18x40 c 36x40, per la preparazione delle quali occorre una preminente manualità nell'operazione di confezione, manualità obbligata dal tipo di materiale da involucro impiegato. Né tale manualità può essere sostituita con le moderne macchine confezionatrici, poiché esse sono tutte ~tudiate per utilizzare, come m:ncriale da incarto, o il cellophane rermosaldante (l:tmin:no di cellophane e polietilencf o la carta vegeule tipo svedese (autosaldantcsi per pressione a freddo), materiali entrambi impermeabili alla azione del vapore compresso, c tpertanto non atti alla sterilizzazione del contenuto. In considerazione di quan to <.letto, facendo tesoro d i quanto già acquisito, ma te· nendo presente che nuovi materiali da incarto sono da qualche anno entrati nell'uso comune, noi abbiamo preso in esame la possibilità di reperire una nuova tecnica per la confezione di materiale da meclicatura che, pratica, sicura c rapida, assicurasse la sterilità, nel tempo, della medicatura l>tessa, permettendo nel contempo l'impiego di q ualcuno dci film d t polimeri attualmente e~istenti sul mercato, sempre che essi offrissero una com·enicnza nel campo tecnico e pratico; una inalterabilità alla temperatura di sterilizzazione in autoclave; una efficiente impermeabilità ai gas cd all'acqua. Allo scopo abbiamo preso in studio i più noti film di polimeri, ma abbiamo consta· lato che nessuno di questi rispondeva alle nostre necessità o perch~ fondevano al di sotto della temperatura di sterilizzazione (polictilenc), o perché non erano termosaldabili (poli· esteri tipo Lereftalati) o, perché, infine, non erano inerti chimicamente (polimeri cloro-viniklenici). Solo il film >polipropilcnico recentcmcmc prodotto in lralia d:dla S.A. Montecatini ~ono ti nome depositato di Moplefan. si è dimostrato conveniente ~otto tutti gli aspetti c ~u di esso, pertanto, abbiamo continuato i nostri studi impieg::tndo campioni, in film
c:d in busta, gentilmente fornitici con larghezza, fin dall'inizio della sua sperimenta zione, dalla sudderu Società. Il Moplefan, come noto, ha propricùt fisico-chimiche particolari derivanti dal fatto che il polimero del p ropilcne Hl
H l
)n
C=C (
~l
~H3
è c.ostituito da macromolecole lineari nelle quali i gruppi merilici sono disposti con regolantà lungo la macromolecola stessa cd i gruppi mctilici delle varie unità adiacenti sono (l) Il t~1o della mano d Opt'ra, <lllU.tlmcmc, è di molto rinc.JrAlo td intidc loncmente ,,uj prcr.zi lli produtione.
l' 54 disposti, per lunghi tratti della catena, dalla stessa parte di quel piano che si può idealmente vedere immaginando la macromolccola stesa su di un unico piano (è ,per questa caratteristica che si usa il termine « isotattico »). Tale regolarità di struttura consente a questi poli meri di cristallizzare e pertanto per. mette la produzione di manufatti aventi caratteristiche meccaniche e termiche tali, da dotarli di quei notevoli pregi che car::~tterizzano il Moplcfan, del quale riportiamo qui sotto le principali propried fisico-chimiche 'per noi interessanti (l) e che ci hanno indotto a prenderlo in esame nel nostro lavoro: carico di rottura L.
3,5 - 4,5 Kg/ mm:!
carico di rottura 1·.
3
resistenza alb bcerazionc
40 - 200 Gr./ 25 micron
3,5 Kg/ mm 2
2 Kg / cm 2
_resistenza allo scoppio T_a massima di uso
140°
pw1to di fusione
!60'- !70°
intervallo di sa ld::~bi li tà
l 70 .- 220°
resistenza agli acidi (f.e.d.)
ottima
resistenza alle basi (f.e.d.)
ottima
coeffiòente di permeabilità all'aria a 25 °
0,87 . l o-•o
trasparenza
..... 90
lucentezza
ottim:J
resistenza ai solventi organici a t." ambiente
buona: con il crescere della temperawr::~ diminuisce: a 90° forma soluzioni, specie con i solventi clorurati e gli idrocarburi aromatici
permeabilità all'acqua ed al v:~pore
.... . 020 (2)
Tale tipo d i Moplcfan, che con la sua minima permeabilità si presenta c<Jme C?ttimo materiale da inc:1 rto anche sotto l'aspetto della conservazione, nel tempo, della sterilità di un suo contenuto, ha pure un ottimo comportamento nei confronti rlel cariccJ>-allu•~ga mento, sia prima che dopo la sua sterilizzazione in autoclave sotto forma di film, come ~ rilevabile dai dati riportati nei grafici l e 2 da noi ottenuti, app unto, da prove eseguite su fi lm d i Moplefan prima e dopo la sua steri lizzazione (3) (v. pag. 55 e seguenti).
(l ) l thti su xiporl:<ti si rifcri>tono al Mnplef;tn di l5 miuon di spcs,ore. non « orientato», non " stirato a freddo >> e che (ra i diversi tipi di Moplcfan prodotti dalla S.A . Montecatini si ri, eb p<~rti · colarmentc interessante per la sua tcrmc)saldabilirh. gr X mm (2.) Il coe[(içicnte d i permcabi li tà è espres>n in ;-J• X 2A h X cm Hg Il minimo coeffic..iente di permeabil ità del Mopkfan (O,ZO) può farlo definire il meno pcrmcabilc fra i f il m ad oggi conosciuti. Infatti per i 'in ilici è di 0,8 : 1,6 = per il poli; tirolo di 1,8 = il polie· tilene 0,4. (3) l gra(ici appresso allèj.(~li sono corredat i dalla descri1.ione del metodo <.li determinazione usato e delle dedtrzioni possibili dalla loro lettura.
A) SfN ~o LoNGITUDINALf 7 6
5
' 4
'
3
2
o
100
200
300
400
500
B) )fN SO TRA)VfR~ALf 6
5 4 '\
3 75 Kg/""'i~
3
2 1
o o
100
200
300
400
tiIlvn_romen lo ;/7 %>
500
600
c) )fNSO lONGITUDINALf 8 7 t\,J
~
6
~5
~ 4 \) .\..,
~
~
3 2 1
o o
100
200
300
400
.J llon.1crmPnlo in %
D) SENSO TRA SVfR5AL f 5 <\j
~
~
l • l
4
3,35 Kg j 'mm.2
~ 32 -~
~
~
1
o o
100
200
300
400
57 DATI OlTE"liTl AL DINAMOMETRO, ALLA VELOClTA' DI ALLU'>:GAMENTO COSTANTE DEL roo~ PER MINUTO PRIMO OSSERI'lfl/O.Vl.
Premesso che il << punto di rottura >> dt cut tn A (kg 6,300) è superiore al « punto di rottura " di ,ui in Il (kg 3,75) in conseguenza del fatto che il film subisce un tcrto nri~ntamcnto nel senso della ~nt>ionc. ù.tto che la velocità dci rulli eli raccolta è superiore alla Yclocità di uscita del polimcro fu!tl> dalla fcndiwra dell'estcusorc c che, di conseguenza, l'allungamento in D (6,.30% circa) è superiore a ~1urllo in A (4,30% circa); si possono tra rre le seguenti intcrc;s:mti dcduz.ioni, confromando i flTUfio' J C 2: al il "carico di rouura ,, ùi C (Kg. 7,350} ..: cioè del (il m ;tcrilizzato. è superiore al « e<trico d i rnuur.1 ,, di A {kg 6,300) e cioè del film non sterilizzato; m~tre i'« allungamcn:o" che si o>scrv:~ nd film ~teriliZ7.ato è inferiore a quello che si nota nel (ilm non sterilizzato. Tuno ciò può esser~ fadlmcnt.: ;mribuito ad una aumentata cristallinità del materiale. per effcuo della 'tcrilin:azionc; bi b sezione rras,·ersalc del film qcrilinato (grafico 2), prc.cnta un minore " allung,tmcnto , in confronto a quello che si riscontra nella ~ione tras1·crsale del (ilm non stc:rilr.a.ato (r:rafico I}. mentre i ·~lari di "rottura» c << >ncrvamcnto ·• {rispeuivameme kg 3,35 e kg 3,75 : 3,55 Kg c 2.90 Kg) dd film >terili:n.ato c del film non \teriliuato o;ono molto vicini fra di loro. Tale comportamento è probabilmente 001 <IlO ad una compcns.'l.zione nelle varia mi fisico-mcccanicbc, Jllmocatn dalla temperatura di st~riliz7azionc.
N.H. - Lungo le determinazioni che hanno concesso la stesm:1 dci grafici l c l, si sono eseguiti anche c'ami su alt re caraucristiche mrccauichc del materia le c di par1icolarc interesse. tra l'altro. si è 01~31<1 che nel f ilm sterilizzato (in confronto al filrn non sterìlizzato) si vcrificn un notevole abbass.1 m~nto della resistem~a alla lacera2ione, \ia nella sua sezione longitudinale che in quella tras,·ers.11c:. l valori, infani , passano, rispeuivarncntc, da 30 gr/mih a 15 gr/ mils e d.1 l.C'OC) gr/mils a 300 gr/mils. T.tlc comportamento, a nostro parere. conferma che il trauamcnto termico provoca una cristalliznziune che conduce ad un aumento del " carico di rouura • ma. on i 1mcntc c contempurancamcntc. ad un abb'"'·'mcnto delle proprietà da,tidtc del film.
PARTE SPERIME:VTALE
Mt\ TERlALI. Per tutte le tecniche spcrimcnw li e «prove:. condotte, abbiamo impiegato: materiale . da medicazione: mussola id rofila di puro cotone del peso di gr. 27 per m2 ( 12 fili ordito a titolo inglese 38; IO fili trama, a titolo 44 inglese) confezionata in «compresse > delle misure d i cm. 18x40 e 36x40; materiale da int•olucro: -3 ~accherti della S.A. Montecatini dei tipi e misure de~rini nelle singole prove (vedi appresso); conf~zionatrice: macchina automatica < ACMA > con applicato al senore di usci· ta una speciale guida orizzontale in lega leggera, atta ad essere introdotta nella estremità aperta dci sacchetti (l); .fterilizzatrice: autoclave verticale; termosaldatrice: apparecchio « SJATEM ».
TECNICH E PROVA N. l
Materia/~ da involucro: sacchetti rettangolari di Moplefan, delle dimensioni di cm.
17X30, spessore 75 micron, sovrasmmpati a colori bleu e rosso, aperti in uno dei du' lati più corti. 0) Si ottiene così la canal inazione delle compre<>><: e la loro automatica introduzione. per $pinta, nei qt"chcui, il che permette, tra l'altro, \111.1 facile conta delle comprc~,e.
Tecnica seguita: qua nrità opportune ( 12-24-50) di compresse di garza sono state incanalate negli appositi sacchetti che, saldati poi nel lato lasciato aperto, sono stati posti in autoclave e sterilizzati (t) per 1 ora a 120,6° (1 atm.). Ad operazione ultimata, operando molto lentamente, si è portato l'interno dell'autoclave a pressioni progressivamente inferiori sino a pareggiare quella esterna (2). Per quanto consenrito si è poi raffreddaw il materiale in autoclave chiuso. Risultati ed osservazioni: la tenuta dei sacchetti dopo la saldatura e prima della sterilizzazione (; risultata perfetta: dopo la steri.lizzazione si sono riscontrati, in tutti i sacchetti, una o più minuscole aperture, ma solo sui loro lati più lunghi. Jl film di tutti i sacchetti, al momento dell'estrazione dall'autoclave, ha presentato notevole deformnione e sensibile raggrincimemo sul contenmo. T sacchetti, dopo esposizione all'aria, hanno però mostraw tendenza a riprendere la loro forma iniziale, pur rim:m::ndo permanente un evidente rilassamento del film. La sovrastampa a colori si è parzia lmente fusa.
PROVA
N. 2
Materiale da iTJvolucro: sJcchetti retlangolari aperti da un lato corto, delle misure
17 x 35 cm. di accoppiato Montivel (3) dello spe~sore di r2,5 micron e Mopldan dello spessore di 38 micron, incollati tra di loro, con all'esterno il Moplefan. Tecnica seguita: come per la prova n. l. Risultati ed o,-servazioni: la tenuta dei sacchetti prima della sterilizzazione è risultata perfetta; dopo autoclavaggio si sono osservate larghe aperture sui loro lati più lunghi e notevole scollamento dei due film. Ddormazione e raggrincimento di entità inferiore a quella riscontrJta nei sacchetti della prova n. l.
PROVA
N. 3
Materiale da involucro: due distinci sacchetti, uno di Moplcfan non soffiare di spessore 78 micron ed uno di polietilene dello spessore di 35 micron (misure esterne cm. 17X30) aperti da un lato corto. TecTJù·a seguita: 25 o 50 compresse sono state introdotte nei singoli sacchetti di Moplcfan chiusi nei due lati più lunghi ed in uno dei corti. A riempimento avvenuto il lato corro, aperto dei sacchetti è stato saldaw parzialmente, lasciando in esso, cioè, una apertura di circa 2 mm. In queste condizioni i vari sacchetti sono stati sterilizzati per l ora a 128• ( l atm . 1/ 2), asciugati in autoclave. chiuso, estratti da esso con le manualità normali (e non con quelle della prova n. l); quindi sono stati rapidamente intro· dotti nei rispettivi sacchetti di polietilenc (prevcntivamente chiusi su tre dei loro quattro lati), introducendoli in modo che il lato semiJperto dci sacch~tti di Moplefan venisse (l) Per questa prova si è praricaw la st.:ril iz7.azionc solo allo >eopo di osservare il comport3mtnLO al calore tki saccheui: ht ch iusura ermetica infaui, per quanto detto sulla permc.1bil irà, [ace''~ prcsup· porre una non sterili7.zazione del comcnutn. (2) Nell'intento di evitare sbcll7.i troppo rapidi fr~ pressione interna ed esterna dei saccheni c quell:\ detrautoda\'C, sbalzi che a\•rebbero provocato la rottu ra del sacchetto sre,so. (3) Marchio deposimo del fil m poliesterc Montecat ini.
59 a combaciare, nel l' interno, con il lato più corto, g ià c hiuso, dei sacchetti d i polietilcne. 11 lato aperto di questi ultimi è ~lato poi saldato ermeticamente.
Rùult111i ed o.ruwaziom: dopo sterilizzazione non ~i sono notate alterazioni di sorta nei film, nè nella forma dci sacchetti; le saldature sono ri >ultate perfette.
PaovA N. 4 M•llmali da tnl'Oiucro: due distinti sacchetti di Moplefan, soffieuati, delle dimen sioni IOX5 x 30, di cui uno dello spessore ti i 25 micron (A) c l'altro di 38 micron (B), chiusi su tre dei loro quattro la t i. Te(ntra segui/a: 25 o 50 compresse sono state introdotte nel sacchetto A, la cui lunght'zza concede l\:1 suo mmo libero da compresse. di circa 10 cm., già quando è caricato con 50 co m presse. T:~ le tratto lilx:ro è stato poi ripiegato più volte su se stesso, a mano, ed il sacch..:tto cosl approntato è stato introdotto nel sacchetto B. TI tutto, con ancora ti IaLO corto di B ap~rto, è stato sterilizzato per l ora a 128°; estratto dall'auto~ clave con le normale manualità; unmediatamente saldato sull'ultimo lato aperto th B (l). Ri,·ultuti ed o.,·sewazioni: dopo sterilizzazione non si sono notate alterazioni di sorta nè nei film nè nelle proprietà dei sacchetti. Le chiusure sono risultate perfette.
PROVA
N. 5
Materiale da involucro: lo ~lesso di cui alla prova n. 5; Tecnica seguita: identica a quella della prova n. -1, con la differenza che ne• sac. chetti da 50 compr::~se, a di versa altezza, sono stali posti indicato ri di raggiunm tempe~ ratura sterilizza7 ione del ti po Diack Controls. L:-t stcrilizznionc è stata protratta per 1 ora a 1 zo.6·• ( 1 atm.) .
ui
Rwtltati ed ossert'uzrom: come per la prova n. 4, per quanto riguarda tl ma te· rialc. Per quanto riguarda i tubetti indice è ~tato riscontrato che quelli cposti nelle parti periferirh:: dei sacch cui sono fu si, mentre quel li si ri nella loro pa rte central e non sono fusi.
PRovA N. 6 Muten'ale da m voluet·o: lo ~te\so della prova n. 4; .
. Tccntca seglllt<l: uguale a quella della prova n. 4, con La introduzione dei cimri tndtcatori. La sterili zzazione è stata però •protratta per l ora aiiJ temperawra di 128° 1 1 1~ atm.). Rtcultatt ed ouerL•aztoni: come per la prova n. 4 per quanLO riguarda il materiale;
per. quanto rig uarda i tubetti indice, 1'80 0 dei sacchetti in studio ha pre~::ntato f usi
tutti i tubetti in e~~i com enuti, il 20 ·<,. tubetti ind ice fusi alla pe ri feria. non fusi al centro.
(Il T aie tecnica ~ q,11a seguita nel presuppo''"· confermalO poi dai risultati, che il trJ!Io n pieg-ato 'u >e '!(Wl del sacchcuo 1\ , rappre~entasse un buun m.trgi ne di ~iturt"LZa aii',Hto della cltiu,ur,l e. a ~uo tentro, dell'apertura del sacchetto Il (im·olllno 1'\tt'rno).
6o PRovA N. 7 Materiale da involucro: lo ~tesso della prova n. 4. Tecnica seguita: uguale a quella della prova n. 4 con introduzione di tubetti indice come per la prova n. 5. La sterilizzazione è stata pro trana per l Yz ora a 128° (l Yz atm.). Risultati ed osservazioni: come per la prova n. 4 per quanro riguarda il materiale. tubetti indici posti alle varie profondità dei sacchetti sono risultati fusi completamente, nel 100 ° 0 dei sacchetti in esperimento.
PROVA
N. 8
Matenulc da involucro: lo stesso della prova n. 4. Tecnica seguita: uguale a quella delh prova n. 4, con la differenza che sono state impiegate 100, anziché 50 compresse, le quali, prim:l di essere introdoue nei sacchetti A (vedi prov:J n. 4), sono state p:tssate alla comprimitrice onde renclerlc meno atte alla penetrazione del vapore acqueo. I tubetti indice (vedi prova n. 4) sono stati po~ti a diverse altezze e in modo che fossero situati all'interno delle compresse. Sterilizzazione in autoclave a 128° per l ora e Yz. Risultati c osservazioni: come per b prova n. 4. T tubetti indice sono tutti fusi. nel 100% dei pe7.zi in esperi mento.
PROVA
N. 9
E' stata eseguita con le identiche modalità, gli stessi materiali ecc. della prova n. 7, di cui è stata, praticamente, un duplicato, impiegato poi, nella quasi totalitlt, per l'esame della steri lit3 alle distanze di 6 mesi c di un anno da lla preparazione.
CO TROLLO DELLA STERILIT A' 11 contenuto dei sacchetti delle «prove :. che hanno offerto buone prospettive tecniche per una eventuale lavorazione in campo industriale (prove n. 3-4-7-8-9) lo abbiamo sottoposto al controllo della steri lità in tempi diversi e precisamente: subito dopo la sterilizzazione e dopo, rispettivamente, 5-10-15-180-365 gg. dal confezionamento. Durante gli intervalli tra un controllo e l'altro i sacchetti dei differenti lotti non ancora controllati, li abbiamo periodicamente sonopo~ti a numerose manipolazioni esterne varie, allo scopo di accrescere le possibilità di un inquinamento delle compresse in essi conservate (l). (1) Ciascun lo:to di sacchcui è tun 'or.l sotto controllo.
TABELLA
C O N T R O L L O Pro 'l a
P e r 1o d 1
dopo
5 clornl
STERI LIT A
3
4
7 "
8 p
Compresse
Comp r ess e
Comp r esse
Comp r esse
N.
tntz io sacchetti
centro sacchetti
ste ri li
tnQuinate
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nel 25 \1>
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centro
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sacchetti
sac;.chetti
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StlCChelti
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N. l.
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centro sacchetti
gl·l
Compresse
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IniZio centro sacchett i sacchetti
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ste rili steriH s te rili sterili ne l 100% nel 100% nel 100 <; nel 100 'l
ne l 100 %
s te rili
del sacch. del $&CCh , dei sacch. dci aacch. ~et sacch. dei sacch. del sacch. ~et sacch. del sacch . del sacch, dei $1lCCb. del sacch. el sacch. del s acch. del sacch. dopo IO
dopo lS
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dopo 180
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dei sacch .
t~&tt' ora eotto controllo
....O'
Tutti i controlli batteriologici sui d iversi lotti e sacchetti, nei differenti tempi, sono sempre stati praticati contemporaneamente presso due differenti laboratori: e precisamente, presso l'apposito laboratorio del Reparto Medicatura dell'I.C.F .M. e presso il Repa rto med ico-micrografico del Laboratorio di Igiene e Profilassi della Provincia di Firenze, gentilmente presratosi. I res.ponsi dei due laboratori sono sempre stati concordi per tutte le prove. Sia nell'uno che nell'altro laboratorio. per i controlli, da ogni sacchetto venivano prelevate tre compresse: una all'inizio, una al fondo e una al centro del sacchetto stesso. Per i necessari esami,' il Laboratorio di Ig iene e Profilassi di Firenze ha sem pre impiegato terreno al tiogLicollato « Fluid thioglycollate medium » (B. 226) della DlFCO, c:, nei suoi diversi certificati per i differenti campioni delle varie « prove » ha sempre indicato solamente o la «sterilità o lo « inquinamento », genericamente, salvo che per il primo esame praticato (su sacchetti della «prova» n. 3) per il quale, ha specificato ~ inquinamento per sporigeni aerobici >>. Nel laboratorio del Repa rto Medicatura del l'l.C.F.M., per il controllo della sterilità. noi abbiamo sempre seguito quanto prescritto dalla U.S. Pharmacopeia [ 6J al capitolo «controllo sterilità garze, cotoni ecc., impiegando, come liquidi di cultura il Bacto fluid Thyoglicollate Medium (B.256) della DIFCO, disidradato e reidradato al momento per i bacteri c il Bacto Sabouraud Liquid Medium (B.282 della DIPCO, disidradato e rei dradato al momento (l ). l risultati degli esami sulla sterilità dei vari campioni delle diverse prove e nei dif ferenti tempi, sono stati, concordemente per i due laboratori, q udii riepilogati nelb tabella n. l.
CONTROLLO MUSSOLA A completamento dei nostri studi abbiamo determinato poi le principali caratteristiche chimico-fisiche della mussola idrofila prima della sua sterilizzazione, dopo sleriliz zazione in sacchetti Moplefan per l ora a 120,6° e dopo sterilizzazione (sempre in sacchetti), per 1Y2 a 128°, allo scopo di stabilire se tale ultimo trattamento provocasse alterazioni nel tessuto. La tabella n. 2 riporta i dati riscontrati (che rappresentano il valore medi~ eli S saggi per ogni determinazione) dai quali risulta evidente che la sterilizzazione a 128° per l Y2 h. non provoca alterazioni alla mussola la quale anzi dopo tale trattamento assume, i n genere, una maggiore idrofilità: (l) Per ogni serie di esami si è segu it a la >cguente tecn ica : in ciascuno di 4 provetloni da batterio· logia (5 cm.; ZO cm. alt.) si fanno scendere BO cc. di Fluid Tbioglicollate (A) e in altri 4, cc. BO di Sabouraud (B): qui ndi, in 3 provettoni d i A si introducono sterilmente, rispettivamente c senza tagliarlc:, b prima compressa, l'ultima e la media (peso di ciascuna g r. Z circa) di uno stesso saccheuo. Contemporaneamente e con lo stesso procedimento si approntano 3 provcttoni di (R) prclcvandn le necessarie comprc>sc da alt ro sacchetto, provenienle però dalh• stessa preparazione di quel lo impiegato per A. Sia per la prova con (A) che con (B) e per ogn i serie di prove, il 4° provenone lo si rende sicu ramente inquinato (prova in bianco). l provetroni cosl approntati si pongono in termostato a 36°-37° e si tengono in osservazione per 15 gg. (Nelle nostre prove, i campioni in bianco per i bacteri, già dopo uM settimana preseotavan" numcrosc colonie: per le muffe la renione avven iva essa pure entro una settiman a). Di ogn i campione si sono eseguite almeno due prove.
TABI:.LL-\
N. 2.
M ussOLA IDROFILA
(gr 27 X m•: 12 d i ordito a ti t. 38 per 10 di trama a ti r. 44)
Prima della sterilizzazione
l
Dopo sterilizzazione 120,6° per 1 h ( i ' /2 ad l alm.)
Dopo sterilizzazione a 128° per l 1/t (l 1/. h a l 1/, atm.)
-Um idità (*)
5,4
5,5
5,3
ldrof. (Baroni)
27
22"
24°
ordito
~.2
9,3
9,3
trama
7,3
7,9
7,6
Numero eli rame (Brady)
0,06
0,08
0,09
Carico Rottura
j
(•) Per l'umiditit occorre tener presenre che, poiché si opera con involucri impermeabili, il tempo di asciugamento del materiale dopo steril izzazione a 128° deve essere r~ddoppiaro in confronto al tempo nonn:tlm. conce~so (40' -6o') per le preparazioni con in\•olucro di carta.
ANALIS I COSTI ALL' l.C .F.M. (*). (A) • l compressa 18 X 40 in doppio incano in ca n a pergamena c cellophane. (B) - l compressa in doppio sacchetto di Moplefan.
Co s ti
Compressa
A
Co mpr_e ssa B
Materiale medica tura
L.
5,00
5,00
Materiale confezione
:!>
0,33
0,16
Mano d'opera
"
0,84
0,30
Spese generali Reparto
»
1,78
0,64
Spese generali Stabilimento
»
5,88
2, 10
Totalj L.
13,83
8,20
. ("). L' ana11si costi è stata eseguita dall'Ufficio Tecnico e Contabilità Lavori dcll' I.C.F.M . coi sastcma industriali di analisi cosri in uso presso l' l.C .F. M. stesso.
Il'
l
CONCLUSIONI l risultati dei nostri studi e delle nostre esperienze (I) sono tali che riteniamo pote,· affermare che la confezione di compresse di garza delle misure 18 X 40 e 36X40 in sacchetti di Moplefan, condotta coi metodi e le tecniche descritte nelle prove 7-8-9, potrebbe essere vantaggiosamente applicata anche industrialmente, in quanto tali metodi e tecniche permettono confezioni che 1per caratteri di sterilità, robustezza, maneggiabilità, 1•olume, modalità eli impiego ecc., sono pari e forse migliori di quelle che presso l'L.C.F.M. si ottengono attualmente col metodo del doppio incarto in carta pergamena e cellophane. Inoltre, sul metodo di preparazione in uso attualmente presso l'I.C.F.M,, il nuovo tipo d i confezione presenterebbe il doppio vantaggio di una maggiore capacità produttiva dello Stabi limento, a parità di mezzi tecnici e di personale impiegato, nonché una forte convenienza economica. Infatti, data la sensibilissima diminuzione delle manualità 'n ecessarie che si ha col metodo al « Moplcfan » in confronto al metodo del doppio incarto, la capacità produttivaoraria di una operaia, •presso l'I.C.F.M., passa da 365 compresse pronte per l'impiego, a 840 compresse (2), mentre il costo di una compressa 18 x 40 dalle attuali L. 13,8o scende a L. 8,20, come risulta dalla analisi dei costi riportata nella pagina precedente. A conclusione di quanto innanzi esposto aggiungeremo, infine, che, a nostro giudizio, sotto l'aspetto delle necessità delle FF.AA., l'I.C.F.M. potrebbe vantaggiosamente introdurre nella sua gamma di 1preparazioni, l'approntamento delle compresse 18X40 e 36 X 40 in sacchetti di Moplefan da 24-50-100 compresse, da impiegarsi, per lo meno, per uso ospedaliero in sostituzione della similare confezione metallica da tempo soppressa a causa del suo alto costo e della bassa produzione oraria ottenibile in Stabilimento.
RIASSUNTO. - Esposto un metodo nuovo di confezionamento di compresse di garza sterili in sacchetti eli Moplefan, il cui uso sarebbe sicuro e pratico negli ospedali, gli AA. dimostrano la convenienza della applicazione di tale metodo nel campo industriale.
RfsuMÉ. - Exposé w1 nouveau méthode de confection cles compresses chirurgièales steriles avec des enveloppes à sac de Moplefan, dont l'usage serait sur et pratique dans !es H opitaux, les AA. démontrent la convenance dc l'application industrielle du méthode.
SuMMJffiY. - After describing a new method of manufacturing steriles compresses with Moplefan enveelopes, the use of wich would be safe and practical in Hospitals, the AA. demostrate the suitable industriai applicability of the method.
( r) Tali stud i sono , ruttavia, ancora in atto specie per: a) il controllo dell a sterilità a distanze superiori ad l anno; b) il comportamento degli involucri ne.i confronti degli irnmagazzinaggi in cattive condiz ioni ambientali; c} la conservazione nel tempo delle caratteristiche cbirnico-fisichc dd materiale da medicatura insacchettato; d} la pratic it~ delle confezioni per l'impiego nel le U.S.C. (2) Determinazioni interamente condotte presso il Reparto medicatura dell'l.C.F.M.
BIBLIOGRAFIA Jl ;\BB>\, B ARONI: G1orn. Medicina Militare, 1899, 57, 139. 21 T -\RA1"TINO: Giorn. Medìcina Militare, 1916, 206. 3) BsL-.:t: Giorn. Medicina Militare, 1930, 121 c 1932, 78. 4) R oDE}IBECK : Zentralblatt fiir Bakteriologie, 123, 241, 1932. 5) LESEURRE: Rull. Sciences Pharm ., 1927, 647. 6) .. U.S. Pharmacopeia >>, XVI, p. 856, 858. i) c Mcdicamenta lr. :., V Ediz., Volume primo. 8) c Manuale medicamenti M.D.E. :., Ediz. 1934, p. 709. 724. 9) Il Mopldan c non orientato:. della S.A. Montecatini, 1962.
s.- M.
CENTRO STUDI E RICERCHE DELLA SA:-IITA' MILITARE Direttore: G.:n. Mcd. Prof. F. IADE~AIA
3° R~PARTO
• ~UIOl'IE CH IMICA E BROMATOLOGICA
Capo Sezione : Ten. Col. Chim. Fdrm. Don.
DoMENICO Con1
I RETTIFICATI « A )) ED UN NUOVO METODO CROMATOGRAFICO PER INDIVIDUARLI NEGLI OLI VERGINI DI OLIVA T en. Col. Chim. Farm. D ott. Domenico Corbi Cap. Chim. Farm. Dott. Leonardo Ciccro
Le indagini spettrofotornetriche e gascromatografich<" fin dal loro apparire nel campo delle ricerche sugl i oli di oliva parevano aver messo ormai in disuso le classiche reazioni di Hauchecorne, Bedlier, T ortelli, ecc. c sembrava non rimanesse che affidare queste vecchie reazioni alla storia della Chimica bromatologica. l parametri cd i diagrammi della spettrofotometria c della gascromatografia apparivano così precisi c tali da poter inquadrare definitivamente con i loro dati un olio di oliva ed i riflessi di questa sicurezza di individuazione si facevano sentire anche nei vari progetti che si stavano elaborando per la stesura di una nuova legge sugli oli, ove que ste reazioni finivano per essere ignorate se non condannate. All'atto pratico però la realcà delle cose si presentava con aspetti diversi e contrastanti. Oli di oliva sicuramente classificati per c extra vergini :t secondo i parametri spettrofotometrici in uso aveva no invece gradi termosolforici, indici rifrattometrici, fluorescenza alla luce di Wood, ecc. non corrispondenti ai valori fino acl oggi ritenuti validi e sicuri per la definizione di tali oli. Queste osservazioni, non certo rassicuranti, ci indussero così ad approfondire l<" nostre ricerche. La centralizzazione degli acquisti di alcune derrate, ed in particolare dell'olio di oliva, da parte delle FF.AA., ha fatto affluire al nostro laboratorio in q uest'ultimo periodo centinaia di campioni rappresentanti partite di olio dichiarato dai forn itori come <sopraffino vergine d i oliva :t. La provenienza di questi oli era regionalmente quanto mai varia e gli acquisti effettuati nel solo periodo 1960-63 hanno raggiunto i 40.000 quintali. Le analisi di collaudo relative a questa non comune campionatura, concernente sia le partite accettate che q uelle rifiutate, hanno permesso di raccogliere e pubblicare [l] una prima serie d i osservazioni, ritenendo che avessero un certo inte resse analitico. Dall'esame di questi primi risul tati ouenuti fu infatti constatato che dei buoni oli vergini di oliva potevano impunemente sopportare aggiunte di rettificato A fi no al 30°,0 senza che l'indagine spcttrofotomctrica, con i parametri fino ad oggi ritenuti validi, li ri velasse. Nota. -
LH·om pervcnu:o in Hcdaziont il 16 dicembre 1963.
E' noto come molti oli genuini dì alcune regioni italiane, specialmente meridionali, trovino nella condizione dì non .poter e~sere venduti come extra, sopraffini, finì e vergini di oliva per la loro elevata acidità (51+~0) c per esitare tali oli il produllore si vede costretto, o almeno tentato nella migliore delle ipotesi, a ricorrere al <taglio :. con rettificati A che hanno acidità praticamente nulla o quasi. Lo svelare con sicurezza un rettificato A aggiunto fraudo lentemente ad un buon olio \'ergine di oliva desta ancora oggi non poche perplessità negli analisti perché questi rettificati A sono pur sempre anch'e)~i degli oli di oliva sia pure modificati in qualcuna delle loro proprietà dai processi termici, alcalinizzanti e filtranti della rettificazione. L'accoppì:lmemo della tecnica cromatografica su colonna :~Ila spettofotometria neiI'U.V. con parametri modificati [l J h:~ permesso di migliorare la situazione mn non di risol veri a. Non rimaneva perciò che orientare le nostre ricerche verso altri settori e, conside· rando che la cromatografia su strato sottile permette separazioni di sostanze affini anche in tracce in6nitesime, fu ideata una nuova tecnica cromatografica ed utilizzata la luce di Wood per la interpretazione dci cromatogramroi ottenuti. J risulrati andarono oltre le nostre preùsionì . I rettificati A, in qualunque percentuale si trovassero prc~emi in un olio vergine di oliva, lasci:wano tracce ben visibi·l i nel crom:1togramma esposto alla luce di Wood, e cioè un definito ed inconfondibile anello azzurrognolo a circa 2 : 2,4 centimetri dal centro del crornatogramma, che gli oli sicuramente vergini non presentavano qualunque fosse la loro provenienza, il grado di acidità, il numero di •pcrossidi, ecc. La tecnica di esecuzione da noi ideata e realizzata è quanto mai semplice: a) non richiede alcun tipo di camera cromatografica; b) non occorre saturazione dell'ambiente cromatografico; c) la cromatografia avviene a temperatur::t ambiente senza particolari accorgimenti per mantenerla costante durante l'operazione; d) la sostanza da analizzare (olio d'oliva nel caso considerato in questa prima nota) non ha bisogno di trattamenti o preparazioni preliminari, perché è sufficiente una semplice diluizione ncll'eluente scelto (cicloesano); e) non occorrono microdosaggi e quindi micropipette, ccc. per la deposizione sul terreno cromatografico della sostanza da analizzare; f) per la depos izione dello strato sottile non sono necessarie macchinette stenditriei speciali perché la materia prima (gel di silice, all umina o aiLra sostanza) viene stem· penna in acqua c la sospensione ottenuta yersata nella piastra ovc si assesta per semplice gra\lità; g) lo spessore dello strato sottile non ha valori critici perché è sufficiente effettuare la so~pensione con quantità note di acqua e di sostanza da srratificare; h) potendosi usare cristallizzatori o sca[Ole Petri per h:meriologia si ba una sicura aderenza e quindi migliore uniformità c maneggevolezza dello ~trato sottile in confronto delle sem plici lastre di vetro; i) non occorre mettere in essiccatore le scatole dopo l'attivazione; l) tutta l'app:,recchiatura consiste in una scatola di vetro a fondo piatto, una mezza provetta ed un comune capillare: a sifone. ~i
Mooo 01 oPERARE. Sul fondo d i un comune cristallizzatore o d i una delle d ue parti di una scatola Petri per batterio logia del diametro di ci rca 10+ 12 cm si versa una sospensione di
68 gel di silicc in acqua (3 gr di gel di silice c IO di acqua distilla~) in modo da ricoprire uniformemente il fondo dcUa scatola. Si lascia gelatinizzare lo strato per 5 : 6 minuti e quindi si mette la scatola in stufa per 251-:-30 mi nuti a 100-:- 110° C. per essiccare cd attivare contemporaneamente lo strato sottile. Si lascia raffredda re all'aria la scatola per qualche min uto, indi si fa gocciare al centro delJo strato sottile, per mezzo di un capillare foggiato :1 sifone, la soluzione in cicloesano deU'olio in esame (0,5 cc di olio c 9-:- IO cc di cicloesano) conteuuta in una provetta di ridotte dimensioni. Dopo ci rca un'ora, q uando cioè q uasi i y4 dei lO cc della soluzione cicloesanica sarà gocciam sulla piastra, il cromatogramma ottenuto potrà essere esaminato alla luce di Wood. l capillari necessari, del diametro di 8-:-9 decimi di millimetro, si sono onenuti stirando alla fiamma di u na soffieria a gas spezzoni di canna di vetro del diametro medio di 8-:-9 mm. La piegatura a sifone viene effettuata avvicinando rapidamente il capillare, nel punto da piegare, ad una piccolissima fi:-llnma di un bunsen. Per rendere automatico l'innesco del sifone capillare si sono usate comuni provette da laboratorio ma tagliate a metà in modo che i IO cc della soluzione cidoesanica rag· giungano quasi l'orlo dcUe provette stesse. Le gocce devono cadere sullo strato sottile da un'altezza di circa 3 cm e ad un ritmo di una goccia ogni 10-:-13 secondi circa. E sAME ALLA LUCE 01 W ooo.
Il cromatogramma ottenuto, esposto aUa luce di Wood, se l'olio in esame è vergine d'oliva, presenta un dischetto di colore giallo-cromo al centro, contornato di un anello di un bel colore rosso-carminio intenso e, concentrico a questo, ma più sottile c più distante (e cioè a circa cm. 2,4 dal centro), un altro anello di colore verde pisello. Tutto il sottofondo del cromatogramma assume un colore ncro-verdastro. Le miscele di olio vergine con rettificato A presentano praticamente gli stessi anell i colorati, ma di tonalità più attenuata. Il dischcuo al centro è di colore giallo-chiaro, l'anello che lo contorna è di un rosso rosato e l'anello esterno è celeste lunare. Il sottofondo del cromatogramma assume invece una luminescenZ:J azzurrastra. La molteplicità dei campioni esaminati ci induce ad asserire che un cromatogra mma ottenuto da un olio vergine di oliva, qualunque sia la sua provenienza regionale o l'an· nata di produzione, difficilmente potrà essere confuso, per l'intensità cd il tono dei suoi colori, con il cromatogramma di un olio miscelato con rettificati A. Nel caso però di eventuali dubbi interpretativi si potrà sempre fa re ricorso alla comparazione con un cromatogramma di olio sicuramente vergine e, affinché questa comparazione sia più evidente, si potr:ln no eseguire i cromatogrammi dell'olio in esame c d i quello vergine facendo gocciare le rispettive soluzioni cicloesaniche in due tpunti diversi di una stessa piastra in modo da avere d ue cromatogrammi ravvicinati sullo stesso strato sottile. REAGENTI I MPl .EGATJ.
Nella presente ricerca sono stati impiegati per la preparazione dello strato sottile vari prodotti come l'allumina, il gel d i silice, il bario solfato, ccc., ma i migliori c più evidenti risultati si sono ottenuti con il Gel di Silicc C della Merck, art. 7731 per cromatografia su strati sottili secondo Stahl.
Come eluenti è ~tata saggiata una lunga serie di prodotti come acetone, etere solforico, etere di petrolio, alcool etilico, amilico, butilico, cloroformio, cicloesano, ecc. l migliori risultati si sono ottenuti però con il cicloesano speciale BDH per spettroscopia.
OLI DI SEMI E REiriFICATI
A E B.
Con il metodo sopra descritto sono stati esaminati ~eparatameme anche gli oli di semi ed i rettificati sia A che B e la differenziazione dei rispettivi cromatogrammi è risultata netta cd inconfondibile. Sono state analizzate inoltre miscele di olio vergine con rettificati B nonché miscele di olio vergine con rettificati A c B r.ontemporaneamcnte. Ntl primo caso al posto dell'anello celeste dei rettificati A compare un anello bianco lunare luminescente, mentre il sonofondo di tutto il cromatogramma assume una luminescenza violacea verso la tirconferenza. esterna; nel secondo caso compaiono due anelli ravvicinati, e cioè quello celeste del rettificato A e quello bianco del rettificato B con un sottofondo quasi identico a quello precedente. Qualche dubbio potrebbe sussistere solo nel caso di miscde di olio vergine d i oliva cou alcuni oli di sem i, nei confro nti di miscele di oli vergini con rettificati A. Tali dubbi sono però facilmente derimibili con le ancora efficienti reazioni cromatiche 'Proprie degli oli di semi, rimanendo perciò valido il precipuo scopo del prcscme studio e cioè la sicura ind111iduazione dt un rettificato A aggiunto fraudolmtemmtt: ad un olio vergine di oliva. In successive note sull'argomento sar:Jnno comunicati :1nche i risultati delle determinazioni che si stanno effettuando, con Jn stessa metodic:J, sul burro, sui formaggi c sui grani. Saremmo lieti che queste nostre prime esperienze sugli oli di oliva, pur condotte su di un numero non indifferente di campioni, venissero confermate anche d:1 altri colleghi.
RIASSUNTO. - Gli AA. hanno messo a punto una nuova c ~e mplice metodica croma!()grafica su strato sotti le di gel di ~ilice per rivelare la presenza dei rettificati A c B, esterificati ed oli di semi aggiunti :1 scopo d i sofisticazione negli oli verg ini di oli va. La lettura dei cromatogrammi ottenuti viene effettu:Jta per mezzo della luce di Wood.
R.Éw~t.É. - Le~ AA. ont m1s a point une nouvelle et ~imple méthode chromatographique sur couche trè~ mince de gel dc silice pour établ ir la présence des rectifiés A et B, e.xterHìés et huiles de semenccs additionnécs, dans le but dc fabification, aux huilcs vierges d 'olive. La lecture des chromatogrammc~ obtenu~ est effectuée par la lumièrc de Wood.
St:~tMARY. T hc AA. have now established a new all(l simple chromatographic cc mcthod » on a thin stratum of silica gel lo show the presence of correctors A :111d B,
rnodificarions ancl seed oi ls added for the sophistication of thc vi rgin olive oi ls. The reading of thc chromatogrammcs rhus obtained i ~ clfected by meam o( Wood light.
BIBLIOGRAFIA
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!g.
r.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA
RECENSIONI DA RIVISTE E GIORNALI CHIRURGIA NovtANT Y.: Données recentes de ,·essuscitation orale et cardiaque d' urgence. -
La
Presse Médicalc, rg62, 70, 33· L'asfissia acuta e l'arresto del cuore pongono Wl problema terapeutico d'estrema urgenza, la cui soluzione è particolarmente difficile quando tali accidenti si verificano fuori della sala operatoria. Evenienza, quest'ultima, sempre più frequeme, a causa del crescente numero di infortuni stradali, di coma da barbirurici, folgorazione da energia elettrica, annegamenti, ecc. Il pronostico dci menzionati accidenri è recentemente migliorato, grazie alla messa a punto di un antico metodo di respirazione artificiale rivclatosi molto più cf. ficace dei metodi manuali classici (la rianimazione c bocca a bocca,) e del mas· saggio cardiaco esterno, secondo le modalità definite nel l %0 da Kouwenhoven. Tale è stata la conclusione dei Simposi di anestesiologia tenutisi in U.S.A. nel 1958 ed in Norvegia nel 1961. In questo primo articolo (cui fa seguiw altro sul numero 34 della stessa Presse Médicale, 14 e 21 luglio 1962) l'A. si riferisce in modo particoi:Jre alla rianimazione «bocca a bocca », detta anche c biblica,, che utilizza l'aria espirata da un ~oggetto, per far respirare altro soggetto asfittico. Trattasi, quindi, di una respirazione artifi ciale a pressione positiva intermirtente, analoga a quella praticata dagli anestesisti, in sala operatori:t, mediante l'apposito apparecchio. Essa comporta una fase d'insufflazionc a pressione positiva, durante la quale il polmone si e~pa nde, ed una di espirazione passiva, durante la quale, per effetto dell'elasticità polmonare, il viscere si contrae. Poiché con questo metodo di rianimazione non si utilizza aPPOsita miscela ricca di ossigeno, ma l'aria e~pirata e quindi normalmente povera di 0 2 c ricca dì co~, è lecito domandarsi se effettivamente siffatta ventilazione è idonea a conseguir(' lo scopo che il rìanìmatore si propone. Indagini condotte da Elma e Green hanno dimostrato che un soggetto in iperven· rilazione polmonare espira aria iperossigenata e povera di anidrite carbonica (2 t o di co2, invece della normale concentrazione del 4% 111 rianimatorc in iperventilazione, dunque, fornisce alla vitLima un'adeguata os· sigenazionè. Altre ricerche condotte sull'uomo curarizzato hanno rivelato che, dopo apnea di durata variabile da l a 2 minuti, la respirazione c bocca a bocca, riporta più o meno rapidamente alla norma il tasso ossigeno-emoglobina, già ridotto per effetto dell 'i po~sia, e fa scomparire l'acidosi respir:Horia acuta. Si può ritenere, pertanto, che l'iperventilazione messa io atto dal rianimatore risulta doppiamente benefica: per qualità (ricchezza in OJ e quantit:à dell'aria insufflata (da 1000 a 2000 cc.). L'importanza dell'apporto quantitativo di aria, nell'asfittico, è stata studiata da Safar ~u 6 soggetti curarizzati, in apnea, nei quali l:l saturazione ossigeno-emoglobina
72 era scesa all'85 ( 0 • Esercitando compressioni ritmiche sul loro torace (.respirazione artificiale manuale), in conseguenza delle quali si mobilitano soltanto 150 cc. di aria, in 3 dei 6 soggetti l'abbassamc11to della saturazione in 0 2 permaneva, in 2 climi nuiva c solt:tnto in l scomp:triva. Praticando, invece, la respirazione a pressione positiva intermittentc, con insufflazioni di 1000-2000 cc. d'aria, con frequenza delle stesse di 12 per minuto, in tutti i 6 soggeni es:tmin:lri il valore della s:tturazione in Oz del sangue tornava alla norma in 30.80 secondi. La maggiore efficacia della respirazione artificiale c bocca a bocca~. rispetto a quella manuale, non lascia, perciò, dubbio alcuno. Peraluo, essa può essere effettuata da chiunque, senza alcun rischio; nel rianimatore possono al massimo manifestar~i (raramente) ~intomi di ipocapnia (denunziati da comparsa di vertigini), i quali, come è noto, scompaiono subito effettuando una nena pausa espiratoria. Autori americani e dei Paesi nordici hanno comparato allo spirografo le ventilazioni ottenute col metodo c bocca a bocca~ con quelle fornite dai vari metodi ma nuali (Schaefe r, Holger-Nielson, Silvester). Le relative ricerche hanno fatto concludere che questi ultimi non danno risult:Hi soddisfacenti. In tutti i casi di respirazione artificiale, quale che sia il metodo adottato (manu:tle, meccanico o bocca a bocca), la libcrt.Ì delle vie aeree superiori, al livello faringe. è essenziale e condiziona in larga misura l'efficacia della vel")tilazione. Volendo praticare la respirazione bocca a bocca, prima d'insufflare con forza aria, bisogna preoccupani di mettere in iperestensione la testa della vittima, che dovrà essere posta in decubito dorsale; è opportuno che le spalle del P. siano tenute sollevate da una coperta, o da un capo di \"estiario arrotolato. Il rianimatore si inginocchia a fianco dell'asfissiato, poggia una mano sulla sua frollle e gli rovescia la testa all'i ndietro, mantenendola in tale posizione; con l'altra mano gli solleva il mento e pra tica l'insufflazione. Durante la quale, per evitare fughe d'aria, è necessario che la bocca del rianimatore aderisca perfeuamentc a quella della vittima; le fughe d'aria attraverso il naso possono essere evi Late poggiando la guancia sulle narici dell'asfissiato; quando il torace di quest'ultimo si è chiaramente sollevato, si lascia libera b bocca, in modo che l'espirazione passiva si compia completamente. Nell'adulto devo no essere effettuate dalle 12 alle 20 insufflazioni per minuto; la frequenza deve essere maggiore nei bambini. Quando il P. ri prende a respirare spontaneamente, lo si deve porre in decubito l:!terale. li metodo di respirazione bocca a bocca può essere so~tituito da quello c boccanaso », che viene preferito in Danimarca perché la corretta posizione della testa dell'infortunato può essere più agevolmente realizzata c vi sono minori possibilità di fughe d'aria; alcuni però osserva no che le resistenze attraverso il naso, durante l'insufflazione c l'espirazione passiva, spesso sono maggiori. La rianimazione bocca a bocca, oltre che diretta, può essere attuata in modo indiretto, mediante l'uso d i p iccoli :tpparecchi; in America ne vengono fabbricati di vari tipi, tascabili, deri vati dalla cannula oro-faringea di Guedel. Analoghi c tubi » (HSB) sono d isponibili in Francia, derivati dalla cannula Mayo; particolarmente efficace, nelle rianimazioni prolungate, l'apparecchio di Godei, che permette l'aggiunta t.li ossigeno. Ma anche disponendo di strumenti idonei, spesso è preferibile iniziare la rianimazione respiratoria mediante alcune insufflazioni dirette, per non perdere neppure un secondo di tempo nella ricerca di apparecchi. In U.S.A., nel Canada, in Australia, ecc., la rianimazionc bocca a bocca è ora considerata il miglior metodo di respirazione artificiale di urgenza; esso è ~tato di recente adottato anche dalle Forze Armate della NATO (benché, come è noto. in c Emergency wa r surgery handbook ~. ediro dallo Shape nel 1957, si:1 descritto il
73 metodo di H olger-Nielson). Allo scopo di diffonderne il più largamente possibile la conoscenza, in Norvegia la rianimazionc bocca a bocca viene insegnata nelle scuole primarie ai ragazzi dai 12 ai 14 anni, con conferenze, proiezioni di films ed esercita· zioni pratiche su manichini, in conformità alle raccom:Jndnioni conclusive approvate al simposio di Stavangcr del 1961. Per la rianimazionc cardiocircolatoria mediante massaggio del cuore a torace chiuso, secondo la tecnica di Kouwcnhoven, v. l'altro sopracitato articolo dello stesso :~utore.
G. PIZZIGAI..LO
M., CARBONI M.: Metodo di valutazione della funzionalità pancreatica. Intern. Med. e Chir., •9li3· LXVIII, 166).
ERMINI
Gazz.
Gli AA. - dell'htituto di patologia chirurgica di Roma, diretto da Paride Ste. fanini - esplorano la funzione pancrcatica utilizzando, quale stimolo <.'Cbolico, la elevazione della g licemia, provocata artificialmente mediamc somministrazioni orali di g lucosio (g. 0,70/kg peso corporeo). Ad intervalli ùi 30', per un tempo dì due ore, vengono dosate la glicemia e la amilasemia, di cui sono noti i valori basali. La capacità funzionale del pancreas viene valutata in base al reciproco andamento delle due curve, glicemica ed amilasemica, così ottenute. La prova. di facile c relativa rapidità di attuazione c di semplice interpretazione, offre la possibilità di indagare contemporaneamente sulla funzione esocrina ed endocrina della ghiandola. E$S:J è stata condotta complessivamente su 20 soggetti, di cui 8 normali e 12 affetti da pancreatopatia cronica (pancreatite cronica, neoplasia pancreatica, neoplasìa della papilla di Vater) obbiwivata intraoperatoriamente. N ei soggetti normali b curva glicemica e quella amilasemica, costruite sui rispettivi valori registrati ogni 30' dall'ingcstionc del glucosio, asmmono un rapporto reciproco di relati,·o parallelismo; mentre nei soggetti pancrcatopatici il rapporto tra le due curve, anziché di parallelismo, è di di,·ergenza più o meno marcata. I risultati conseguiti nei 20 soggetti esaminati dimostrano l'attentibilità del metodo conferendogli pertanto un inneg~1bilc valore diagnostico.
E. FAVUZZI
VAN
BEK.KI.iM D. W.: Requisiti p~r /'auuchimento dci trapianti di midollo osseo ~ rischi iner~nti ad esso. - Min. Mcd .. 19<)1, 52, 2068.
L'A., dopo aver rilevato che l'obiettivo del tr:1pianto di midollo osseo è tluello di ottenere l'att.:cchimento de!Je cellule trapiantate e la loro proliferazione. ne espone di,·ersi fini pratici: l - sostituire la funzione emopoietica dell'individuo ricevente, molto danneggiata da agenti lesivi (Rx, benzolo, ccc.); 2 · sostituire l'attività immunitaria del ricevenle c permettere l'attecchimento di organi del donatore (rene, acl es.); 3 · suscitnre un certo grado di reazione del trapi:-uuo contro l'organismo ospite, al fine di distruggere le cellule maligne dell'ospite.
74 Es:tmina, quindi, i requisiti fondamental i per ottenere una sufficiente funzione e;-mopoietica: a) differenza immunologica mmima rra donatore c ricevente;
b) panirradiazione. a dosi molto elevate, su tutto l'organismo del ricevente. Più inte;-nsa è l'irradiazione, maggiormente bvorito è il trapianto con successivo sviluppo di reazioni immunitarie, talvolta indesiderabili. L'irradiazione con DL 50, infatti, porta a repulsione del trap ianto per reazione immunologica dell'ospite, prima che si s1a avura ripresa del tessuto emopoietico dell'ospite stesso; c) quantità
di tessuto trapiantnto sufficiente;
d) trapi:tnto eseguito prima che si instaurino i da nni della pancitopenia.
Purtroppo un valido attecchimento del trapianto in senso emopoietico condiziona anche una buona risposta immunologica del trapianto contro l'ospite. Questo, però, può essere desiderato solo in una minoranza di casi. Siccome la risposta immunit:tria è in gra n 'Parte affidata a l sistema linfopoictico, il solo accorg-imento d i una cena validità è il cercar di trasfondere meno cellule linf:ttiche possibile. I nfine si cercherà, diminuendo la dose di radiazione, di far scomparire il trapianto dopo un ceno periodo di tempo utile al ristabilirsi d elle condizioni emopoietiche normali del ricevente. C. CoNTI
O., LAZZARI A.: La patcllutomia parziale c totale nella cura chirurgica delle fratture della rotula. - Ospedali d'Italia - Chirurgia, 191)2, V I, 1. 67.
Si:.!li:.LLIK
Gli AA. riferiscono sull'esperienza di 92 casi di frattura della rotula da loro trattati mediante patellectomia p:uziale e tot:l!e. La tecnic:1 operatoria è stata la seguente. Pulizia del focolaio di frattura e della cavità articolare con rimozione del frammento minore o dei frammenti apicali ne lla emipatellectomja; di tutti i fram menti rotulei nella patellectomia e del tessuto fibroso-perio~t:tle onde evitare la rigencrazione metaplastica di tessuto osseo nella compagine del tendine rotuleo. Nella rmipotellcctomia, rico~truzione dell'apparato estensore de l ginocchio me· diantc fissagg io del frammento osseo su perstite al ligamento rotuleo mediante sutura praticata con fi!i di catgut posti circolarmente in doppia fila c borsa di tabacco ~ ~ul contorno rotuleo; sutura mediante pun ti ~taccati di catgut della lesione capsulare c dei ligamenti :~lari dell:1 rotula. L'immobilizzazione viene ottenuta in sem plice cartone per non più di gg. 15. Solo raramente immobilizzazione in ginocchiera gessata. La mobilizzazione del ginocchio è stata ottenuta Invitando il paz. fin dai primi>simi giorni dell'intervento ad esercitare i muscoli estensori de l ginocch io mediante contrazioni r itmiche del qua· dr icipite. In questa maniera, to lto l'apparecchio gessato od il cartone viene spontaneo al paziente pa~sare alla graduale mobilizzazione attiva e pa,\iva che per i p rimi giorni viene condotta e~cl usivamente al letto. Raggiunto così un ·certo grado di mobi· lità del g inocchio, si sottopone il paziente a lle norm rlii cure fisiche. Mediante questo trattamento ,i ebbe una rapida ripresa funzionale della parte e, dopo una media di gg. 60, la capacità lavorativa del ~oggetto ritornò normale. l brillanti successi ottenu ti mediante l'asportazione parzi~1 l e, c totale, della rotula fratturata hanno indotto g li AA. a fare le seguenti considerazioni sui van taggi di questo intervemo rispetto a quello di osteo\intesi rotulea.
,.
75 N elle fratture di rotula la patellectomia parziale rappresenta l'intervento di clezion~ soprattutto nei soggetti ad età avanzata.
L'osteosintesi trova giustificazione solo nei casi di frattura di rotula negli individui in accrescimento n~ quali del resto sono quasi sempre sottoperiostcc. La patellectomia totale è intervento di necessità nelle fratture comminute, in quelle esposte e nelle fratture mal consolidaEc· T vantaggi della patellectomia, sia parziale che totale, rispetto agli altri metodi consistono nella riduzione del te mpo di immohilizzazione con la conservazione di un buon trofismo cutaneo e muscolare, nell'evitare l'intolleranza da materiale metallico necessario per l'osteosinregi ed in più in una rapida ripresa funzi.onale. Nei 92 casi non furono notati fenomeni tardivi di decalcificazione da protratta immobilizzazione, nè fenomeni degenerativi, cartilaginei ed artrosici, nè pseudoartrosi e r ifra tture. · N umerose fotografie riportate sul testo illustrano in maniera chiara ed inequivocabile i risu ltati anatomo-funzionali ottenuti nei casi trattati. C. CHrARUCt
A., TASCA G., GwLtANt G.: Comributo aLlo .audio ed alla terapia chirurgica del pectus excavatum. - Ospedali d'Italia - Chirurgia, 1962, VII, 3, 418.
CARLON C.
Gl i AA., pur ammettendo che spesso il « pectus excavatum » può decorrere in modo del tutto asintomatico e non provocare disturbi di sorta, tuttavia in base alla loro esperienza personale, hanno potuto constatare che alcune volte queste ma lfor mazioni possono associarsi ad altre m::Ilformazioni cardiache e scheletriche e provocare Janni, non solo estetici, ma anche funzional i soprattutto a carico della meccanica cardio-respiratoria. Le lesioni associate ed disturbi •provocati si possono schematizzare come segue: l o - D isturhi della meccamca respiratoria. Compressione e d islocazione del cuore con ripercussione di significato fun zionale e possibile associazione di malformazioni v!scerali, soprattutto cardiache. 3° - Deformità schelt:triche associate di vario grado e significato soprattutto :1 rarico della colonna vertebrale. Le opinioni sulla necessità di un tratmmento di correzione non sono unanimi; !a grande benignit?t prognostica del « pcctus exc:Jvatum » cd il riscontro della pressocché completa assenza di alterazioni del meccan ismo di ventilazione hanno indotto alcuni AA., come Fink e Coli., ad escludere la necessità d i una cura radicale. Ciò nonostante, quando si manifestano i d isturbi respiratorii e cardiaci, è indispensabile ricorrere alla cura chirurgica e sempre più numerose infatti sono le comunicazioni di casi operati con successo e oon varie tecniche. La scelta, tra queste, si basa in genere su tre gruppi principali di metodi di correzione: l " - Deconnessione completa dello sterno previa resezione allarga m delle cartilagini costali infossate, sternotomi:. rrasversa sotto il manubrio sternale e sternotomia n1ediana longitudinale dal al 7° paio costale. Sollevamento dello sterno così trattato e sua contenzione in vario modo. Mobilizzazione e rimodellamento del piastrone condrosternalc media nte controdotomia cuneiforme e sternotomia mediana e trasversa, con varie particolarità tec niche. Mancano in questo gruppo di interventi le estese resezioni co~tali.
zo -
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3o - Deconnessione completa d i tuno il piastrone ~ternocostale infossato e suo rovesciamento. Gli AA. hanno dato la preferenza al metodo operatorio di Brunner che consta ùci seguenti tempi: l o - Incisione mcdio-sternale un po' curvilinea con convessità sinistra. Si scolla
la pelJe dalla faccia anteriore del torace fino a liberare completamenre la conves-;ità del pétto escavato e le convessità degli archi co~tali ~ui bordo dell'imbuto. 2° - Si isolano le cartilagini costali in corrisponden7.a della convessit~ e 'ulla para~rernale della 3 costa bilateralmente alle sincondro~i delle false coste e quindi si asporta per ciascun arco bilateralmente un cuneo a base esterna sulla conves~i d ed un cuneo a base interna sulla parasternak.
3° - Si seziona q uindi lo sterno subito dopo il manubrio trasversalmente c quindi asporta per ciascun arco bilateralmente un cuneo a base interna sulla parasternale. 4° - Si seziona quindi lo sterno subito sotto il manubrio trasversalmente e quindi, dopo aver asportato l'apofisi ensiforme, si a~porta un cuneo longitudinale dello sterno a b:~sc interna. Si fissa lo sterno nelb nuova posizione con punti in seta. Ricostruzione dci piani a strati. l pazienti operati dagli AA. sono stati posti in un apparato di sospensione che veniva generalmente tolto al 20° giorno dnll'intervento. Successivamente i pnienti iniziavano ginnastica respiratoria. I brillanti successi ottenuti con il metodo di Brunner inducono gli AA. a prcferirlo agli altri, pur con quelle riserve e cautele che l'osservazione di ogni caso comporta, e aJ appoggiare la terapia chirurgica del pcctus excavatum come unica risoluzione della malformazione toracica e come prevenzione dei danni e delle complicazioni ~oprauutto a carico della mc,canica cardio-respiratoria. ~i
C. C'A II ARUCI
RADIOLOGIA SALVINI
E.: l tumori benigni dd polmone. -
La Racl. Mcd., 1962, XLVII I. 4·
tumori benign i del polmone, di raro riscontro, sono rappresentati dagli adenomi bronchiali e dagli amartomi. L'adenoma bronchiale è il pit• frequente delle neoplasie benigne e costituisce il 5°o delle neoplasie bronchiali; colpisce in prevalenza i giovam t"rl è raro nell'infanzia. Si distingue un tipo cordonale. uno ghiandolare e un tipo misto. Lo sviluppo è lento ed a tipo cspan~ivo; raramente mostr:~ tendenza evolutiva di tipo maligno. Gli amartomi sono neoformnioni costituite da tessuti diversi :t predominanza cartilaginea: i ,più frequenti sono i condromi, tumori di limitate dimensioni, loca lizzati in pieno parenchima o in sede sottopleurica; originano da lla parete di un bronco c tendono a proliferare eccentricamente rispetto al lume. Sono pt•r lo più unici c rappresentano il quadro tipico dell'amartocondroma 'Polmonare. La sintomatologia clinica non è ben definita, essendo r:~ppresentata da un insiem<> di sintomi comuni ad altre affezioni croniche dell'apparato respiratorio ed in rapporto alle d imensioni e ali:J ~ede della neopl:lsin. L'indagine radiologica è il mezzo più utile per la diagnosi. Nell'adenomn si mettono in evidenza le alterazioni conseguenti a Ila stcnosi bronchi :~ le, c cioè le bronchiettasie, l'enfisema bolloso, l'atelettasia. TI segno radiologico diretto
77 è rappresentato da una opacità r.otondeggiante, omogenea, a contorni netti e regolari situata nel mezzo dell'immagine di iperdiafania di un grosso bronco. Con la strati· grafia si precisano la sede, la estensione e i contorni della ncoformazione, si studiano le pareti bronchiali per la diagnosi diffcrt>nziale col carcinoma. La broncografia dimo stra che la stenosi bronchi:1le è di tipo trasversale, a contorni netti c regolari. Negli amartocondromi periferici l'immagine radiografica è costituita da un nodulo unico, rotondeggia11te, di varie dimensioni, a contorni netti e lobulati, di opacità omogenc.>.a o disomogenea per la presenza di arce di maggiore o minore densità, dovute a tessuto adiposo o cartilagineo o a calcificazioni intratumorali. La stratigrafia precisa la sede e i contorni c 'Permette di meglio evidenziare le ossificazioni o le calcificazioni nel contesto della neoformazione. La diagnosi differenziale va posta con la cisti paras· sitaria o bronchiale, col cancro periferico, con le metastasi, col tubercoloma c con lo ascesso cronico incapsulato. Tuttavia la vera natura dcll'amartoma polmonare è chiarita solo con l'intervento chirurgico e con lo studio microscopico. Segue la casistica, con illustrazione di ouo casi di tumori benigni del polmone, di cui sette con conferma operatoria. Di essi, solo uno è un tipico esempio di adenoma bronchiale. A conclusione dell'interessante lavoro, seguono alc une considerazioni sulla sinoomarologia clinica e sul valore della indagine radiologica, in particolare della stratigrafia, che occupa un posto preminente per la diagnosi differenziale col carcinoma bronchiale. Comunque i rilievi radiologici devono essere valutati unicamente a quelli clinici, broncoscopici e bioptici. Nel testo sono riprodotti numerosi radiogrammi c stratigrammi dimostrativi. P. SALSANO
GtoRGr G., MARsxco G., RoccA P.: Cisti aeree del polmone ad estrinsecazione mediastino · paramediastinica. -
Ann. di Rad. Diagn., 1963, XXXVI, T.
La cisti aerea del polmone è una cavità di volume vario, di forma rotondeggiante o poliedrica, a contenuto aereo, delimitata da parete come sottile cercine. Può riscontrarsi in pieno parenchima polmonare o più raramente in sede mediastinica, talvolta nel cavo pleurico. Si distinguono cisti aperte c cisti chiuse, a seconda che comunicano o meno con l'albero bronchiale. Il più delle volte la cisti polmonare è un reperto ceca· sionale; ma vi sono dei casi in cui la pneumopatia cistica si manifesta con dispnea, tosse, cianosi e talvolta con febbre, se diventa sede d i un processo flogistico. L'esame radiografico standard può dare il quadro classico a cerchi multipli interferer.ti o immagi1ù rotondeggianti iperdiafane, delimitate da un sottile cercine di tipo stria capillare. La stratigrafia è molto utile, dimostrando le condizioni del parcnchima circosta11te c permettendo uno studio più approfondito del cercine pericavitario e la scoperta d i altre immagini cistiche concomitanti. La broncografia, con la iniezione o meno della cisti contribuisce alla diagnosi differenziale tra cisti broncogcna cd enfisema cistico. Sono riportati due casi di cisti aeree polmonari ad estrinsecazione mediastinica, piuttosto rare, anche perché più difficilmente evidenziabili, perché cancellate dall'ombra opaca mediastinica che si sovrappone alla cisti. fn questi casi può capita re di osservare in sede mediastin ica una sottile stria opaca lineare, che, ad un esame poco approfondito, può condurre ad una erronea interpretazione: ispessimento pleuromediastinico, ernia mediastinica o calcificazione vascolare parietale. Solo con il complemento dell'esame stratigrafico si arriva ad una chiara dimostrazione della lesione.
Concludendo, gli AA. affermano che rimane insoluto il problema etiopatogenetico; che le cisti ad estrinsecazione mediastino-paramediastinico sono meno rare di quanto sembrino, essendo il più delle ,·olte m:~scherate dalla intensa opacità ma~~iva del mediastino.
P. SALSA:-10
SERVIZIO SANITARIO
Ricordo d~lla orgamzzazion~ ~ del funzionamento del s~rvizio Sa71Ìtario Sarda del 1859 - N~l Cent~nario della fondazione della Cmce Rossa l nternazionale. - Rivista Militare, 1963, 12.
DI LAURO F.:
n~ll'Armata
Bisogna essere grati al Generale di Brigata Di Lauro per questo articolo, che, red::ltto con estrema chiarezza in uno stile sobrio e conciso, e condotto secondo una rigida linea di serena obbiettività, fa onore allo storico nel suo tentativo, a nostro parere felicemente riuscito, di ridimensionare nel loro vero significato fatti ed avvenimenti, che le narrazioni di non pochi cronisti, guasi sempre passionali e sul piano ~drucciolevole clelia retorica, avevano in certo qual modo finito per travisare. Ed al Di Lauro dobbiamo essere grati, in particolar modo, noi medici militari, che, nel suo lavoro, troviamo una abbondante messe di notizie e d1 dati, parte dei quali finora ine· diti, che meglio fanno apprezzare nel suo giusto valore, qunnto seppe .fare durante quella dw-a campagm il Corpo Sanitario dell'Armata Sarda, con l'iniziativa dei ~uoi capi e con lo spirito di sacrificio dci suoi gregari, nel quadro di una organizzazione logistica saggiamente predisposta. Le recenti celebrazioni del Centenario della Croce Rossa Internazionale offrono all'A. l'occasione e lo spunto per una descrizione dettagliata - sulla scorta della Relazione Ufficiale su la guerra del 1859, redatta dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore circa cinquanta anni or sono - di quale era l'organizzazione sanitaria dell'Armata Sarda durante quella campagna c di un rivalutazione del come essa abbia risposto al duro collaudo della guerra. Croce Ro~s:1 significa H enry Dunant, la cui opera tenace ed infaticabile per la realizzazione dell'idea - peraltro non nuova, perché già precedentemente patrocinata dal nostro Palasciano - inizia con quel !tUO libro: c Souvenir dc Solferino:., che tanto scalpore fece in Ew-opa per la cruda descrizione dello spettacolo tragico ed orrendo che il campo dì battaglia dì Solferino offrì agli occhi esterefatti del giovane banchiere ginevrino, subito dopo c nei giorni che immed iatamente seguirono a quella sanguinosa giornata del 24 giugno 1859. Ma la battaglia di Solferino, combattuta dai francesi, non può disgiungersi, tanto sul piano morale quanto su quello materiale, dalla battaglia di S. Martino, comLattùta dai piemontesi: d'onde, la convinzione ingeneratasi in correnti pw-troppo vaste dell'opinione pubblica, che l'organizzazione sanitaria dell'Armata Sarda, nel 1!!59, fosse retriva e deplorevolmente deficitaria. Questo il Dì Lauro vuole smentire e ci sembra che vi SUl riuscito egregiamente. N..l q uadro di riorganizzazione c di totale ricostruzione dell'Esercito Piemontese dopo Novara, non erano mancate le cure più assidue per una razionale impostazione del Ser\'izio Sanitario: tanto che questo, all'inizio del 1859, presentava una intelaiatura, non solo esattamente intonata alle esigenze dell'Esercito d i pace forte di 43.000 u., ma anche suscettibile d i rapido potcnziamento onde poter far fronte alle esigenze di mobi-
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79 litat-ione e di guerra. Il Corpo Sanitario contava 133 medici e 29 farmacisti e 24 erano gli Ospedali Militari, distinti in Ospedali Divisionali di l • e 28 categoria ed Ospedali Succursali da essi dipendenti. Il 24 marzo venne indetto un reclutamento, per il solo periodo della guerra, di medici aggi unti, onde poter far fronte alle esigenze dei reparti operanti ed a quelle derivanti dall'impianto di nuovi ospedali a partire dal 20 maggio. E' del 23 aprile 1859 il nuovo «Regolamento sul Servizio Sanitario per l'Armata di Terra in campagna ~. il quale definisce i compiti del servizio sanitario in g uerra, stabilendo norme che stanno senza meno alla pari di quelle che oggi, a cento anni di distanza, vigono, in materia sanitaria, presso i più progrediti eserciti del mondo. Secondo questo Regolamento, il servizio sanitario doveva «essere sostanzialmente sostenuto col mezzo di stabilimenti appositamente creati»: le ambulanze presso le truppe, gli ospedali temporanei nel1e retrovie c i depositi di convalescenza, il tutto sussidiato all'interno del Paese dalla organizzazione sanitaria permanente e cioè dagli «Ospedali delle Divisioni, da quelli delle fortezze c dai luoghi di cura civili ». L e Ambulanze, «organizzate in maniera da poter seguitare le truppe in tutti loro movimenti e destinate ad offrire particolarmente .ai feriti nel campo di banaglia i primi soccorsi> (sembra la definizione della odierna sezione di sanità), si distinguevano in: ambulanze di battaglione (assegnate in ragione di una per ogni battaglione di fanteria e di bersaglieri e di due per ogni reggimento di cavalleria), ambulanze reggimentali (da 2 a 4 per ogni reggimento di fanteria e di una per ogni reggimento di cavalleria e per ogni battaglione di bersaglieri) ed ambulanze divisionali. Queste ultime assai più complesse, perché dotate di materiali farmaceutici, ferri chirurgici, medicamenti vari e materiale lettereccio, nonché di 20 barelle e di mezzi di trasporto che consentivano il trasporto simultaneo di 120 feriti, mentre che le ambulanze di battaglione e reggimentali non disponevano che di solo materiale dì medicazione e di barelle. Esisteva, in fine, una ambulanza per il Q.G ., la cui capacità di trasporto simultaneo ascendeva a 246 degenti, vero e proprio elemento di manov ra, in quanto destinata dal Regolamento a «fronteggiare le occorrenze che possono succedere». L'Ambulanza D ivisiona le, col materiale di cui disponeva, era in grado di impiantare un ospedale temporaneo con 300 posti letto cd aveva materiale per 14.300 medicazioni. Materiali sufficienti ad oltre 3.000 medicazioni, erano ripartiti fra le unità operanti d ipendenti da ciascuna Divisione. 1 mezzi di trasporto per le Ambulanze dovevano essere forniti dal Treno d i Armata ed era previsto, in via normale, il loro rinforzo con mezzi di requisizione locale, cui doveva provvedere l'Intendenza Generale. Gli infer· mieri per le ambula nze divisionali, erano inquadrati in apposito reparto organicamente assegnato al Battaglione di Amministrazione dell'Intendenza· Generale di Armata; i Reggimenti ed i Battaglioni provvedevano con proprio personale organico al funz iona· mento delle rispettive ambulanze. Magazzini d i riserva provvedevano al rifornimento dei materiali sanira ri e venivano reintegrati di quelli distribuiti, a cura della Intendenza. Le Ambulanze divisionali erano frazionabi li, in modo da poter essere assegnate in aliquote organiche c funzionali ad avanguardie o ad altri distaccamenti. Fornite di mezzi di trasporto in proprio, a r uote, a salma ed a braccia, dovevano provvedere alla raccolta dei feriti dai posti di medicazione reggimentali, al pronto intervento chirurgico nei casi urgenti, al ricovero degli intrasportabili, allo sgombero ed allo smistamento dei feri ti sulle formaz ioni ospedaliere di retrovia. Funzioni identiche, come si vede, a quelle di una nostra sezione d i sanità di oggi. G li Ospedali T emporanei nelle retro vie (indipendenti, aoe, dalla organizzazione ospedaliera di cui erano capaci le Divisioni operanti) dovevano essere costituiti lungo le linee di operazione, in relazione alle effettive esigenze vagliare dall'Intendenza Ge·
8o nerale, con mezzi materiali pre\'entivameme immagazzinati; prima dello inizio dell~ venne previ~to di costituire dieci di tali ospedali, ciascuno di capienz:t variahile, per un compksso di 4.000 posti letto. o~tilità,
I Depositi di convalescenza, il terzo tipo, cioè, di stabilimenti sanitari di campagna, erano destinati al ricovero di quel personale che, dimesso dagli ospedali temporanei, non risultava in grado di riprendere ancora servizio ed abbisognava ancora di un ulteriore periodo di riposo. Con w1a impost:tzione, quale quella sopra descritta, il servizio sanitario rispose bene alle esigenze reali della campagna. Le operazioni iniziali non dettero luogo a combattimenti particolarmente cruenti e quindi le formazioni sanitarie al segui to dei reparti poterono assolvere agevolmente al loro compito. Esistevano già 45 ospedali civili e mi litari nello Stato; in aggiunta ad essi ne furono impiantati altri 125 (per complessivi 400 p.l., a Genova; 2, per un totale di 1.700 p.l. :1 Torino; 5, per 2.000 posti, ad Aless:tndria), destinati quasi esclusivamente ad esigenze dell'alleato francese. Gli sgomberi su questi ospedali funzionarono bene e senza intralci. l feriti di Montebello furono smistati su Voghera ed i meno gravi - primo esempio nella storia su Genova, con trasporti ferroviari. l feriti, italiani e frnncesi, nei combattimenti di Palestro, Vinzaglio e Confienza, circa un migliaio, vennero sgomberati su Vercelli, dove, nel frattempo, erano stati impinnta ti due nuovi osped::tli di 500 posti letto. Nelle giornate del 5 c del 6 giugno, subito dopo Magenta, l'ambulanza della 2• Divisione intervenne validamcme in soccorso dci numerosi feriti francesi ed austriaci (circa 600), che, per crisi dei rispettivi servizi sanitari, erano in stato di abbandono. A Milano occupar::~, i franco-piemontesi trovarono una organizzazione ospedalicra forte di soli 700 po~ti letto: e questa subito potenziarono fino a raggiungere, entro il 24 giugno, i 20.000 p.l.. A Brescia, dove esisteva un solo ospedale, dal 14 giugno in poi ne furono attrezzati 38, per comple~sivi 9.000 p.l.. A metà giugno, con precisa previsione operativa, (la g iornata cruciale fu quella del 24 giugno), allo scopo di alleggerire gli ospedali, vennero creati Depositi a Monza, Pavia, Piacenza, ecc., sì rhe il numero totale degli stabilimenti sanitari militari dei vari tipi ascese all'imponente cifra di 258. Tutto ciò, non solo largamente dimostra di quanto ,forzo organizzativo fosse capace l'Armata Sarda, rrta consente all'A . di affermare, sulla base dei dati e dell'autorevolezza delle fonti che li forniscono, che dall'inizio della campagna fino alla vigilia del 24 giugno, il servizio sani tario si svolse egregiamente c senza il minimo intralcio. Fu solo a Solferino e a S. Martino, che l'assistenza snnitaria fallì completamente alla prova dei fatti . A S. Martino, ed ancor più a Solferino, la situazione fu, senza alcun dubbio, estremamente grave, c questo ce lo dicono, non solo le descrizioni del Dunant e di altri, ma anche e sopratutro fonti ufficiali, quali il Diario di Guerra del Quartier Generale dell'Armata. S. Martino fu il più duro combattimento di tutta la campagna e da ambo le parti si combatté con accanimento e con rabbia: le perdite furono dunque gravissime (per i piemontesi soltanto: 869 morti e 3.982 feriti), tanto da ricordare le più pesanti e le più cruente battaglie della prima guerra mondiale. Ma, nonostante tutto, il servizio sanitario, anche se non resse al collaudo di quella dura giornata, p urtu tt::~via non può dirsi che non funzionasse: si trattò senza dubbio di una crisi da superlavoro, ma l'assistenza sanitaria non mancò e fu anzi efficace e valida nei limiti delle sue possibilità, superate dalla impre\·edibile entità degli eventi; dinanzi alla quale e con i mezzi dell'epoca, riferiti unto ai tipi di trasporti quanto ::tlla loro celerità di movimento cd alla capacità logistica della rete stradale, qualunque organizzazione, per quanto perfetta, non avrebbe potuto non trovarsi in serie difficoltà. Una siffatta valutazione, non solo procede dai giudizi sul funzionamento del servizio sanitario contenuti in :mi ufficiali della campagna, ma trova altresì conforto nelle d ichia-
Br razioni che il Dunant fa nel suo stesso libro, ::tlcune delle quali, perché chiarissime e di vivo interesse, il Di Lauro riferisce testualmente. Il lavoro si conclude con l'affermazione che a S. Martino non è vero che mancò l'assisrem:a sanitaria: essa \'i subì solo c una notevole crisi, determinata dalla grave situazione di uno stragrande numero di feriti registratosi in una unica giornata di comb:mimento, una giornata di oltre cenoo anni fa, quando i mezzi a disposizione, di cura e cl i trasporto, erano quelli che erano~. Quarantanove furono le ricompense al valor militare decretate a favore di apparcenenti al Co:po San itario dell'Armata Sarda: giusto e meritato Lributo di riconoscenza arl un Servizio, «che si prodigò oltre ogni limite nella sua alta missione umanitaria nel corso della campagna del 1859 ~F. FERRAJOLI
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Considerazioni sulla terapia con epatoprotcnori negli stati disfunzionali epatici da affaticamento negli sportivi; Cairella M., Fmncesconi A., Vecchi L.: Variazioni della clearancc epatica frazionata del Ro: 'U- Bengala ]')' negli sportivi (ca notticri) dopo prova da sforzo; Melchionda E . : Omero medico militare?; Ferrario E. V.: Il medico nella Città del Sole. INGHILT ERRA JO URNAL OF THE ROYAL ARMY MEDICAL CORPS (vol. rog, n. 4• 1963): Kohn J.: Una medicatura per lo sgombero degli ustionati estesi; W heat/ey P. R.: Progetto di ospedale militare dal punto di vista del chirurgo; Midiie J., Kelleher M. F.: Porfiria - Un caso con paralisi ascendente acuta; Mitchell A. R. K.: Reazione suicidiarù in ambiente militare; B1-ittain R. P.: Bibliografia medico - legale militare; Montgomery R.: Melioidosi - Relazione su un caso mortale in un soldato inglese; Silver A. L. L.: Guerra chimica; Whittaker V. R.: Valore dell'olcttrodiagnosi nel piede cavo; Boyd f . F.: Malattie toraciche nell'Esercito. PAKIST AN PAKISTAN ARMED FORCES MEDICAL JOURNAL (vol. XIII, n. 3, luglio 1963): Burney M. l., Klzan M. I.: Indagine sul tracoma e isolamento dci virus tracomatosi da pazienti della regione di Gilgit; Choudhury M. R . : Flora batterica urinaria nelle infezioni del tratto urinario; Mir?:a M. A.: l"ormale pressione arteriosa; Ahmed A.: Un caso di sostituzione della pastorizzazione con la sterilizzazione del latte nel Pakistan; Salim M. S.: Allergia ai sulfamidici; Qureshi A. S.: Un caso di camnoma lingualc; Hamda11i S. S. H.: Stenosi pilorica ipcrtrofica congenita. PAKISTAN ARMED FORCES MEDICAL JOURNAL (vol. Xlli, n. 4, ottobre 1963): Kpan M. A.: Amebiasi; H asan M. E:: Storia chirurgica della guerra; Hafeet Q. M. S.: Problemi psichiatrici dell'adolescenza; Alam A. l. M. S., fa ved T.: Arricchimento dei cereali con riboflavirta; Rashid A.: Embolismo polmonare; Jaffar S. M. , Akhtar M.: Xeroderma pigmentoso. R EP UBBLICA FEDER ALE T EDESCA WEHRMEDIZINISCHE MlTTEILUNGEN (r963, 11): Schmitt L.: Una sentenza significativa sull'obbligo del segreto professionale; Fischer H.: Organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario delle truppe delle N. U. nel conflitto coreano; Passarge E.: Fondamenti per una Scuola di infortunistica c di chirurgia di guerra; Wille P. F. C.: Scharnhorst ed il generale medico Wicbcl. WEHRMEDIZINISCHE MITT EILUNGEN (1963, 12): Commissione Consultiva di Medicina Militate: La costituzione della Commissione Consultiva per il Servizio sanitario dell'Esercito; Fischer H.: Organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario delle truppe delle N. U., nel conflitto coreano. SVIZ Z ERA VTERT LJAHRSSCHRIFT FUR SCHWEIZER ISCHE SANlT AT SOFFIZIERE (A. 40, giugno 1963, n. r): K1·ebs O.: Sostegno per barella nel posto di medicazione d i battaglione; Beck M.: Fattori negativi della personalità umana nel carro armato; Amster H. A.: Reperti ecgrafici nei giovani soldati; Rossetti M.: Il Servizio sanitario in montagna. La chirurgia nel posto di medicazione in caso di sgombero differito; Lammuli K.: Alimentazione e dieta; Hausherr E.: Istruzione delle reclute delle formazioni sanitarie nel 1962.
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VJERTLJ AHRSSCHRIFT FU R SCHWEIZERISCHE SANIT ATSOFFIZJERE
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NOTIZIARIO
NOTIZIE TECNICO- SCIENTIFCHE
,. Un nuovo farmaco contro il vaiuolo. E' stato ricavato da un sottoprodotto del carbone dal dott. D. Bauer della Fondazione Welcome. Questo farmaco è stato usato in una epidemia di vaiuolo avutasi nel febbraio scorso a Madras, su oltre 1000 persone; dei casi trattati solo 3 hanno presentato sintomi lievi della malattia. Di altre 1126 persone, invece, che non erano state trattate e che in maggior parte erano state vaccinate, 78 hanno contratto il vaiuolo e 12 sono decedute a causa della malauia. Questo nuovo farmaco è una importante conquista nella lotta contro il vaiuolo specie se si pensa che in taluni Paesi, come l'India e il Paki ~tan ogni anno vi sono oltre 250.000 casi di vaiuolo con una mortalità del ro-so'%· La fondazione Wellcomc sta mettendo a punto altri composti per combattere altri virus quali quello della poliomielite, del la parorite c della variccll:t. (d:t « Lo Riforma M~dica », 1963, LXXVii, 45).
Nuovi vaccini contro l'influenza, il vaiuolo, la rabbia. Un nuovo vaccino preparato da :tlcuni scienziati inglesi, garantirebbe un'immunizzazione antinfluenzale di almeno 3 anni e a tale scopo è ~ufficiente una dose inferiore di un centesimo dell'attuale, che dà un'immunità massima di quamo mesi. Un prodotto destinato a sostiuire la vaccinazione antivaiolosa sarebbe stato messo a punto dalla Wellcome Foundation. Somministrato per via orale avrebbe dato ottimi risultati durante una recente epidemia a Madras. Un nuovo vaccino antirabbia è stato messo a punto da alcuni studiosi ìugoslavi dell' Istituto Pasteur di Novi Sad. Si tratta di un vaccino a virus morti ch.e non presenta gli effetti secondari di quello a virus vivi e può essere somministrato in soli 4 giorni. in più è facilmente trasportabile. Gli scienziati ìugoslavi sperano di poter ottenere presto un vaccino ·somministrabilc m una sola iniezione. (da cc Minerva M~dica », 19€}3, 54• 99· 1684). Cura locale per la rabbia. Il dott. D. J. Dean con i suoi coli. ha recentemente comunicato i risultati ottenuti trattando solo localmente alcuni animali in cui era stato inoculato il virus della rabbia. Gli studiosi hanno potuto così osservare che il siero antirabbico è più efficace q uando viene applicato localmente che quando viene somministrato per via parenterale. Risultati ancora migliori sono stati ottenuti quando alla somministrazione del siero :.i faceva precedere quella di alcuni anestetici locali oleosolubili che inibiscono la tra:.mi:. sionc degli impulsi ner;osi motori: tali anestetici avrebbero anche una azione virulicida. L'applicazione locale del :.iero va eseguita dopo accurata toilette della ferita, iniettando il siero a raggiera endomuscolo tutto intorno alla lesione. (da •< La Riforma M~dica )), ·~4· LXXVIII, 1).
La 6" malattia. Si tratta di una malattia eruttiva (esantema subitum) eminentemente benigna, quasi esclusiva della prima infanzia (sempre prima dei 2 anni) molto frequente, probabilmente di natura vira le e poco contagiosa. li quadro clinico è tipico: stato febbrile (39°) per 3 giorni; brusca dcfervesccnza e comparsa dell'csamema. Eruzione fugace (della durata media di 24 h) che appare sulla nuca, il tronco ed il dorso, formata da elementi maculari fini, rosa pallido, separati da tratti di pelle sana a ricordare la rosolia. I segni ematologici sono caratteristici: si ha, infatti, una granulopenia (3000 -7000 globuli bianchi) con neutropenia (8- 3d% di neutrofili), più durevole di quanro indicato nei testi classici (8 a 20 giorni). La guarigione avviene senza sequele. Alcune forme cliniche sono più allarmanti ma sempre a buona prognosi; le forme dispeptiche simulano le banali gastro emeriti febbrili; le forme nervose, relativamente frequenti iniziano con convulsioni c ipertermia e sintomi di meningismo (con « liquor )) normale), le forme encefalitiche esordiscono con emiplegia c con Babinski positivo ma la loro evoluzione avviene sempre e rapidamente verso la regressione a guarigione. La diagnosi differenziale si pone con la rosolia e soprattutto con gli esantemi da medicamenti. La malattia non ha trattamenti specifici; si somministrerà il gardena[ nelle forme convulsive. Da 42 osservazioni (completate in 13 casi con esami sierologici e virologici), P. Monnet e J. Fleurette (« Ann. Ped. », 1963, 190) hanno confermato la 6" malattia come entità clinica indipendente ed hanno escluso decisamente l'importanza etiologica degli enterovirus c degli adcnovirus che, tuttavia, possono provocare un quadro morboso simile. (da «A nn. Ravasini )), r964, r). Isolamento del v1rus della rosolia. Due gruppi di ricercatori ame ricani lavorando indipendentemente l'uno dall'altro alla H arvard School of Public H ealth ed al Walter Reed Arm y l nstiture of Research di \Vashingron, hanno simultaneamente annunciato la scoperta e l'isolamento del vi rus della rosolia e la messa a punto dei primi rests diagnostici specifici. I ricercatori di Harvard hanno inoculato il virus che supponevano essere presente nel sangue e nelle urine dci malati a delle colture di tessuto am niotico umano. l biologi del Walter Reed Institute hanno coltivato questo vir us su tessuto renale di una scimmia africana, utilizzandone la proprietà di interferire con la crescita Jel virus ECHO del tipo Tt. I tests diagnostici sono stati basati sull'azione di anricorpi plasmatici isolati da malati che avevano precedentemente contratto la roso lia. Questi anticorpi bloccano infatti la progressività delle lesioni patologiche causate dal virus ~ull e colture di tessuto. (da << Ann. Ravasini )) , 1963, 31). Sordità congenita da rosolia materna. Da una indagine statistica condotta da Sigujonson di Reykjavic sulla popolazione islandese è emerso che molti individui con sordità congenita sono stati concepiti in coincidenza con le grandi epidemie di rosolia verificatesi in quell'isola nel biennio r940 1941 c nell'anno 1955· L'infezione sofferta dalle donne nel primo trimestre di gravidanza avrebbe determinato nel feto lesioni dell'orecchio responsabili J ella sordità congenita, che pertanto andrebbe considerato come un difetto dipendente da una delle tante malformazioni causate dalla rosolia sofferta delle gestanti. (da « TI Policlinico )), 1963, 69, 13, 48o).
86 Scomparsa totale della malaria dall'Europa continentale. La trasmissione naturale della malaria nell'Europa continentale è del tuno scomparsa nel corso dell'anno 1962. L 'annuncio di questo storico avvenimento è inserito nel rapporto annuale che il direttore dell'Ufficio regionale europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità, dott. Paul van de Calseyde, ha letto a Stoccolma ai rappresentanti del le 32 Nazioni riuniti nella capitale della Svezia. La scomparsa della malaria mette così fìne ad un capitolo della storia di sanirà nell'Europa Continentale, che nel corso dei secoli passati ha sofferto danni tamo considerevoli a causa dell'endemia palustre in quasi tutte le nazioni e le cui uhime tracce sono ancora combauute in 6 Paesi: Albania, Grecia, Portogallo, Romania, Russia, Jugoslavia. Basta riflettere a questo solo dato per rendersi conto degli sforzi giganteschi compiuti dall'Organ izzazione mondiale del la sanità in questi u ltimi anni: nello scorso anno sono stati denunciati solo 882 casi di paludismo, mentre alla fine della seconda guerra mondiale vi erano in Europa dieci milioni di individui che soffrivano di malaria. Degli 882 casi segnalati nel 1962 ben 475 erano stati << importati)) da altri continenti, 52 furono provocati in seguito a trasfusioni del sangue, mentre solo 194 poteva no ritenersi « indigeni >l. Ma r6r dovevano considerarsi ricadute o riattivazioni di infezioni malariche pregresse. Quanto al lavoro svolto dalle stazioni malariche, per la scoperta del plasmodio nel sangue (attivazione o riattivazione) g li esami praticati sui presunti malarici sommarono a 6 milioni. Nel riferire questi dati il dott. V an de Calseyde ha fatto presente che « se oggi possiamo dich iararci soddisfatti dei risultati conseguiti, tuttavia è nostro preciso dovere restare sul "chi vive" giacchè la forte proporzione di casi " irnponati" mostra indubbiamente il danno al quale possiamo andare incontro con la ripresa della trasmissione rlel paludismo in alcune parti dd continente europeo oggi indenni l> . (da « Giornale di Clinica Medica », 1963, XLIV, 9, 962). Ricerche sulla malaria. Un migliaio di zanzare di una rara varietà che vive nelle foreste del Katanga sa· ranoo trasportate a New York, destinate ad essere allevate e a moltiplicarsi nel laboratorio del reparto di medicina preventiva della « New York Un ivcrsity )). Qui es~e av ranno la funzione di pungere ed infettare una varietà eli topo altretta nto rara che vive sugli al beri de lle medesime foreste del Katanga, ma che da un anno viene allevata anch'essa nel laboratorio newyorkese. La malaria diffusa dalle zanzare (Anopheles dureni) fra i topi arborei del Katanga è eli un tipo speciale, ed è causata dal parassita <• Plasmodium berghei )>. Essa ha destato l'interesse degli scienziati per il fatto che il suo ciclo riproduttivo sembra manca re di una delle fasi comuni agl i altri agenti della malaria, ma gli scienziati della << New York University >) hanno il dubbio che, in condizioni naturali, ii parassita possa percorrere anch'esso tutte le fasi riproduttive proprie degli altri agenti della malaria. E' per verificare questa ipotesi, e colmare una imbarazzante lacuna nell'epidemio· logia malarica, che è stata importata ed allevata la colonia dei topi arbo rei nell'Università di New York, già alla sua quinta generazione, e viene ora importata la colonia delle zanzare che dovranno infettarli. (da cc La Riforma Medica l> , 1964, LXXVJII, 4). Nuovo tipo di cornea sintetica. Durante l'ultima guerra i chirurghi hanno spesso rilevato che, allorchè frammenti di plexigas penetravano negli occhi degli aviatori, non si produceva la reazione che si
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produce generalmente in caso di un corpo estraneo. Si è dunque pensato di utilizzare le materie plastiche per sostituire le cornee opache. Dopo numerosi insuccessi viene ora re~o noto che alcuni medici hanno conseguito buoni risultati utiliz?-ando un nuovo materi:.~le di protesi. (d:.~ cc L'Attualità Medica >),
1963, XXVIII, g, .p). Trapianto della cornea. L'oculista Y. Kuwabara nella ri,·ista americana di oftalmologia scrive che un bambino giapponese ha riacquistato la vista grazie all'occhio di un gallo. Lo specialista gia pponese illustra nel suo rapporto il trapianto da lui fatto nell'occhio del bambino della cornea tratta dalrocchio di un gallo. Per un periodo di due giorni fra l'estrazione e il tr::~pi:tnto la cornea fu conservata immersa in ~iero ~anguigno ottenuto d<tl bambino stesso. E' questo il primo esperimento di trapianto della cornea di un gallo in un occhio umano che abbia avuro successo. (da " A.\'SSA >>. 1<;)63, XII. 23). Cornee di cavallo innestate nell'uomo. Sono stati divulgati i risultati di un:1 serie di imerventi di chirurgia ouica, compiuti dal prof. Piero Giani, primario dell'Ospedale cc Maria Vittoria )) di T orino. Il chirurgo ha evitato una quasi certa cecità a 30 persone, affette da cheratite erpetica (malattia della cornea giudicata sino ad ora inguaribile), innestando nella cornea dei malati la cornea dei cavalli morti da poche ore. E' la prima volta che un'operazione del genere ,·iene tentata nella chirurgia ottica; nella total ità dei casi oper:.tti dal prof. Gian i si è avuto un esito positivo: va ri am malati in procinto di perdere la vista l'hanno invece miglior::~ra nel giro di pochi mesi, raggiungendo massimi di 8-9 decimi. Gli esperimenti del prof. Ciani concludono una lun~a ~erie di studi intrapres_a con trapianti di cornea umana. Questi interventi . present::~vano però alc uni svantagg•. poichè la cornea trapiantata, dopo qualche tempo veniva irrorata, accoglieva cioè i vasi neo- formati. Vennero quindi intrapresi esperimenri di trapianto di cornea animale disseccata o congei:Jta, condotti dal prof. Giani stesso e dal suo collega Bayru di Parigi. attualmente a Boston. E' stato scelto il cava llo come « donatore n di cornea, percht questo animale, come il cane, è immune dai germi della cheratite erpetica. L'innesto è eseguito con lamelle dello spessore di 3 - 4 decimi di millimetro. Correzione chirurgica dell'alta miopia. La m iopia può cs~cre corretta solo funzionalmente coi mezzi ottici ordinari; per via c~irurgica invece è possibile modificare anche anatomicamente il sistema diottrico dell'occhio miope. l metodi di correzione chirurgica proposti e applicati più recenteme nte sono essenzialmente l'operazione di FukuJa, i vari interventi di Sato, l'accorciamento del globo oculare e l'impianto di lenùne acriliche di Strampelli, in camera :mteriore. L'operazione di Fukula in effetti consiste in diveni interventi; discissione, estrazione della cataratta a rtificialmente prodotta, eventuale estrazione di residui. Oggi si ::edotta pure il metodo equivalente dell'estrazione inrracapsulare del cristallo traspa rente. Lo scopo di questi interventi è quello di neutralizzare la miopia estraendo il cristallino,
88 cioè un valore diottrico intraoculare contrario a quello che occorrerebbe porre davanti all'occhio con le comuni lenti. L'accorciamento del globo oculare si determina praticando una resezione lamdlare della sclera. Si accorcia così l'asse antero- posteriore del bulbo che nel miope di alto grado è allungato. La tecnica dci vari inrerventi di Sato, si basa su incisioni della cornea, la cui cicatrizzazione porta a modificazioni di curvatura e quindi di refrazione, in senso contrario alla miopia. Le !emine intracamerulari di Strampelli, infine, introdotte e lasciate permanentemente nel globo oculare, correggono la miopi::~ per via ottica, come le lenti degli ordinari occhiali. (da cc Il Fracastoro », 1963, LVI, 3, r5)6). Senso cromatico ed infortuni stradali. Da qualche tempo non si dà molta importanza alla normalità del senso cromatico dei conducenti per la prevenzione degli infortuni stradali. Eppure. il pro f. Gamberg Danielse ((( Dtsch. Mcd. Wschr. "• 1<)63, 31, 1528) sostiene che la capacità di distinguere i colori deve essere del tutto normale, ancora più perfetta di quanto può risultare dagli esami comunemente adoperati nelle visite mediche prescritte per concedere la patente di guida. L'A. fa presente che esiste una differenza essenziale fra protoclisturbo c deutcrotl i ~tu rbo della sensibilità crom:Hica. Il protodisturbo è accomp::~gnato dall'amplificazione dello spettro della serie rossa. che può dar luogo a non vedere alcune luci rosse (luce finale, luce di avviso, segnalazioni visive). f conducenti con i protodi~turbi del senso cromatico sono più pericolosi di quelli non deuterodisturbi, perchè la confusione del traffico ed il rapido cambiamemo delle segnalazioni visive rendono non percettibile il rosso. Da un'inchiesta condotta ad Amburgo su conducenti che avevano percorso complessivamente 70 milioni di chilometri quelli con protodisturbi del senso cromatico, cioè praticamente ciechi per il rosso, provocano il maggior nu mero di incidenti. (da << Il Po liclinico)), 1963, 70, 39, 1397). Novità in campo trasfusionale. L:1 ricostituzione di sangue completo, a partire dai globuli rossi, c del plasma con· a bassa temperatura, potrà es~cre presto realizzato. Un nuovo metodo di conservazione del sangue basato sull':~zione di un derivato solfor:~to, il dimetilsulfoxide. è ~tato recentemente presentato da Charles E. Huggins, al Congresso annuale della Società di (( Clinical Surgery >> di Boston. La dimetilsulfoxide sostituisce la glicerina nella conservazione delle emazie prima che esse vengano refrigerate e poste in deposito. La gliceri na protegge efficacemente i globuli rossi, ma ne è difficile poi la separazione. Al contrario il dimetilsulfoxidc può essere separato dal sangue conservato con un semplice lavaggio delle emn ie con un:1 soluzione glucosata al ro% . Questo metodo è semplice e poco costoso. Centrifugato il sangue, si meneranno i globuli rossi in contatto con il d imetilsulfoxide c della soluzione glucosata prima della refrigerazione del miscuglio. Sarà così possibile conservare i globuli ros~i per 4 anni, evitandone le alterazioni dovute alla pre~~ione osmotica interna. D'altra pane il tempo che si impiega nel lavaggio dei globuli e nell'aggiunta del plasma, al fine di ottenere il sangue completo, non supera i 45 minuti per unità e la perdita dei globuli rossi è di circa il '5"\, della quantità totale. TI dimetilsulfoxide è stato impiegato con successo nella comervazione del midollo osseo. (da « Annali Ravasi11i )), 1963, 29). scrv:~to
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Bg Trasfusioni di sangue caldo. Un notevole progresso alle pratiche di trasfusione di una grande quantità di sangue è srato apportato dalla messa a punto dì una tecnica di riscaldamento del sangue alla temperatura di 37°. Ciò per evirare l'ipotermia che può provocare l'arresto dd cuore c causare una vasocostrizione nefasta ai tessuti. Questo nuovo metodo è già stato applicato su malati cancerosi per trasfusioni importanti durante gli interventi ed ha sen~ìbilmeme diminuito il numero dei decessi.
Sangue su dischi di carta per prove immunologiche.
J. A. Brody riferisce di aver utilizzato dischi di carta da filtro per raccogliere campioni di sangue in toto su cui condurre prove di emoagglutinazione- inibizione, oltre a pro\ e di neutralizzazione. Sono stati usati dischetti del tipo adoperato per i tem di sensibilità agli antibiotici: è in tal modo possibile recuperare per ciascun campione circa 0,075 mi. di siero facilmente eluibile. La raccolta del sangue è compiuta mediante puntura del dito. E' dimostrato che il titolo di attività rimane costante almeno per un mese se i dischi sono conservati n temperarura ambiente, c per 12 mesi se conservati a - 2o°C. Il metodo dci dischi può essere moùificaro in modo da poterlo adattare alle tecniche di fissazione del complemento e di agglutinazione batterica. Esso si presta in modo particolare negli \tudi sierologici su piccoli bambini. (da "ut Riforma Medica H, 1q63. LXXVII, 40). Jnsetticidi biologici.
li fenomeno preoccupante che alcuni insetti vettori di germi patogeni ~tanno diventando resistenti agli insetticidi di contallo finora adoperati, induce a ricercare nuovi mezzi per averne ragione. Ora gli studi sono orientati verso metodi biologici; distruggere gli insetti non più intossicandoli ma provocando in loro malattie letali con microrganismi verso i quali sono particolarmente suscenibili. Sembra che a ciò si prestino alcuni funghi c protozoi. Oa quanto riferisce Wcise (« Bulletin OMS », 1963, 28, 121) sarebbe stato accertato che il fungo del genere Coelomonyccs è un parassita molto letale per le zanzare, che il fungo Semmspo1·idium provoca UIÙllta mortalità d i mosche c che i funghi del genere Deutf:1·omycetes infettano zecche e tarme. D'altra parte molti protozoi sarebbero patogeni per insetti, tra i quali zanzare, mosche e blatte. Il Nosema stegomiae, ad esempio, )Ì presenta molto promettente per la campagna contro le zanzare, pcrchè ne distmgge le uova. Le esperienze finora condotte fanno sperare che si potrà contare nella lotta contro gli insetti :~nche su qualche ncmatode. (da <<Il Policlinico>>, 1963, 70, 21 , 780). Un nuovo insetticida: il '' dichlorvos >>. L'arsenale dei mezzi distruttori di imeni \·ettori di germi patogeni si è arricchito dì una nuova wstanza, il << dichlorvos » , che alle esperienze già fatte ha dato risultati molto prornettemi. E' un liquido organo - fosforato che ha la proprietà di essere volatile e quindi di agire come fumigante. Adoperato sotto ta le forma per la ùisinsettazione degli ::1eropbni ha fatto ottima prova.
Ha inoltre il vantaggio di poter e~sere incorpora[O a materie solide, come la cera. da cui e,•apora lentamente restando nell'aria ambiente in concencr:tzione sufficiente per uccidere le zanzare senza riuscire tossico per l'uomo. Anualmente lo si adopera sospendendo nelle camere pannelli di cera contenenti 23<~;, di dichlorvos e 25°., di dibutyl fiatato. Uno di questi pannelli posto in un ambiente di 14 mc uccide in 12-24 ore il 70 - 96~,, delle zanzare (Aedes aegypti, A nopheles gambiae, A nopheles funestus). Dopo un giorno la disinsettazione è totale. L'effetto dei vapori del <c d ichlorvos >> è tanto più rapido quanto più in alto sono collocati i pannelli, la cui efficienza persiste per 3 mesi durante la stagione delle piogge e per 5 mesi durante la stagione secca. L'azione profilattica contro In malaria di questo metodo è stata rilevante nei Paesi dove è stato applicato (Wakara, Sarn, H aute- Volta, Nigeri:t del Sud e ì\igeria del l\'ord) a giudicare dall'indice epidemiologico e dall'indice parassitario nei bambini fino a due anni di età. Tuttavia i risultati sono differenti nei vari mesi dell'anno e sembrano condizionati dall'ecologia degli insetti e soprattutto da quella dell'uomo. in modo particolare dall'habitat di quest'ultimo, in quanto consente una concentrazione del dichlorvos più o meno sufficienre a cau~are l'uccisione delle zanzare. (da cc Il Policlinico >J , r9fi4, 71. 6, 238).
pesci contro le zanzare. La possibilità che gli insenicidi da contatto riescano nociv1 provocando modificazioni ecologiche che rendano impos~ibile la vita di animali utili all'agricoltura (in alcune zone sono scomparsi alcuni uccelli migratori ed insetti) c la possibilità anche che le zanzare malarigene siano o diventino resistenti agli inseuicidi stessi (tale è il caso deli'Aedes aegypti) inducono alla ricerca di nuovi metodi di distruzione delle zanzare per ottenere dovunque la completa eradicazione della malaria. Si riproponc così l'impiego di pesci divoratori di larve di zanzare. E' noto che prima dell'avvento del DDT, :.mche in It:tlia :t tale scopo si solcva immettere periodicamente nelle acque stagnanti le g::unbusie (pesci che allora ri ~u l tavano i più ghiotti di larve di insetti). Ma l'impiego ne era !imitalo perchl: si dovevano trasportare a distanze spesso grandi ed in serbatoi di acqua pe~ci già sviluppati. Questa difficoltà sembra ora super:tta. Hildemann c Walford (cc journ. Trop. Mcd. H yg. "• riferito in << Brit. Mcd. journ. "• 1Cj63, 5358, 1286), nel corso di una spedizione nel Rrasile e nell'Argentina hanno O\\ervato che in seguito ad inondazioni si formano \'aste raccolte di acque nelle quali ~i wiluppa no in grande abbondanza varie specie di pesciolini che depositano le loro uova ai margini dell'acqua ~tagnante per modo che durante la stagione secca se ne trovnno sul tc:rreno numerosi mucch i. Con il ritorno dell'acqua, oppure qunndo vi ~ono immesse appositamente, le uova si &chiudono dando vita ad una popolazione di pesci sempre più densa. Le uova rimangono vitali per p:trecchi mesi e si possono perciò trasponare rapidomenlc ovunque si trovano pantani o si formino acq ui trini infest:tti da zanzare vettrici di infezioni. egli Stati Uniti sono stati costruiti numerosi acquari dove sono costantemente tenuti in ''ita 2 0 specie di que~ti pesciolini di cui è stato determinato il ciclo di ,·ira in modo che in ogni stagione siano disponibili in gran quantità essi stessi in pieno sviluppo e le loro uova. Si può così far fronte a tutte le richie~te qualunque sia l'epoca e qualunque sia la latitudine della località nella quale questo nuovo metodo di profi l:ts'i antimalarica possa avere utile impiego. (da « Il Policlinico)), 1964, 71, 3, n7).
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NOT I Z I E
VAR I E
La lebbra in Italia. Il Ministero della sa nità ha reso noto che su tutti i casi di lebbra e~isten u 1n lralia, il 92..,,. appartiene alla forma lepromatosa il che sta a signiFicare, a parere dei medici, che la lebbra in Italia è avviata clinicamente \'erso la fase di estin7ionc. La precisazione del Ministero della sanità giunge al seguito di alcune notizie di casi di lebbra - 64 in tutto - che sono recentemente scoppiati nella ~ola zona pugliese. Di questi 64 casi, \Cmpre su informazione minisreria lc, 36 sono in ~tato non contagioso, e quindi vengono a~sistiti a domicilio, c gli ::~ltri sono ricoverati negli appositi reparti. Questi ca~i di lebbra in Puglia sono così suddi,·isi per provincia: 29 a Bari, 19 a Taranto, 2 a Foggia, 1 a Lecce, q a Brindisi. Il numero maggiore di questi casi di lebbra si è verificato in un solo comune, quello di Cisternino. Sempre, però, a precisazione ministeriale, un solo caso sarebbe nuovo, mentre gli altri sette individui risu ltano colpiti dalla malattia fin dal 1949 cd appartengono a nuclei familiari in seno ai quali ~i è mantenuto subdolamente il contagio. (da " Rivista ftcllwna di lpm~ » , r<)63, 1 2, n8).
ll vaiolo in Europa negli ultimi anni. Il Comitato regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della 'anità h;t recentemente fano presente la necessità che i Paesi europei provvedano meglio a difendersi dal vaiolo tenuto conto c.Jei ripetuti ri~chi, che hanno corso negli ultimi tempi, di subire la diffusione dell'infezione. Negli ultimi 5 anni sono giunti in Europa, proveoienri da altri continenti, 50 viaggiatori aiTetti da vaiolo che hanno contagiato 250 persone. Durante il rC)63 il vaiolo importato ha causato focolai epidemici in Svezia (26 casi. 4 decessi), in Polonia (ru casi, 7 decessi) c ca~i isolati a Zurigo, l3udapest, Berlino Est e Sofia. (da « Il Polieli nico )i , I<J63, 70, 45, 1623).
Sterilizzazione media nte radioattività: un nuovo impianto edimburghcse. E' stato usato un mezzo invisibile per steriliz.zan.: materiali per suture c legature entro i loro pacchetti sigillati; ciò è accaduto presso un nuovo impianto inaugurato in Edimburgo, il 26 febbraio, da Sir Williarn Penncy, vice presidente dell'Eme energia atomica d i Gran Bretagna. L'agente ~tcri lizzatore in questione è il raggio gam ma, ad alta energia, c.Jcl Co60 • Il processo in questione è :mai più comodo e rapido di quello convenzionale mediante calore. 1ell'impianto di Sighthill, in Edimburgo, il Co'x• viene tenuto entro una cella dotata di spes~c pareti protettive ed i materiali per suture \'Cngono invi:ni entro la cella mediante trasportatore, controllato a dista nza. L'impianto, che ha unn capacità di sterilizzazione di oltre 900 kg di m:ncriali a l g iorno, è stato disegnato e costruito dalla << Nuclear Chemical Plant Ltd. ))' Ealing (Londra), dietro licenza dell'Ente energia atomica, che ha direttamente collaborato alla messa a punto dell'impianto stesso. chiru r~ichc
Sterilizzazione del materiale sanitario mediante elettroni. Il crescente impiego in medicina di alcuni strumenti (cateteri, ~onde. siringhe, ecc.) ha indotto alla ricerca di metodi razionali che ne a~sicurino la rapida steriliz?.azione, soprattutto d i quelli che agiscano a freddo. Tra i ta nti merita di essere segna lato quello
messo a punto da una ditta tedesca, consistente in un apparecchio emittente elettroni che penetrando negli oggeni ucciderebbero rapidamente tutti i microrganismi in essi contenUli, senz:1 danneggiare le sostanze di cui ~ono co~tituiti c ~enza pericolo per coloro che adoperano l'apparecchio e per coloro che maneggiano gli strumenti così sterilizzati. Si ritiene che il metodo troverà larghe applicazioni tenuto conto anche che oggi ~i vanno sempre più producendo apparecchi c materiali sanitari fani di sostMzc che non tollerano l'azione del calore c di disinfettanti chi mici. Nel la Repubblica Federale T còesca sono messe in commercio ogni mese da ro a 20 milioni di siringhe di ~stanze plastiche. (da « Il Policliniro 11 , r9!)3, 70, 42, 1)IO).
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Nuovo metodo di sterilizzaz ione delle siringhr. Alcuni medici dell'Ospedale di Salisbury ( Inghilterra) hanno messo :1 punto un nuovo sistema di sterilizzazione delle siringhe. Il nuovo metodo consiste nell'impiego di raggi infrarossi: esso è particolarmente idoneo per mantenere costante il servizio di approvvigionamento di grossi ospedali data la rapidità con cui raggiunge lo scopo. Il tutlo !.i effettua in un apparecchio ideato dal dott. O' Mullane, che consta di una vasca a 4 scompnrtimenti in cui la siringa, pass:mdo automaticamente viene lavata, ~ciacq uata, asciugata c steri lizzata con i raggi infrarossi. L'efficacia è pari a quella che ~i ottiene con la sterilizzazione mediante radiazioni atomiche, ma rispetto a questa ha il notevole vantaggio di non necessitare di tutte k complicate precauzioni che l'uso delle radiazioni atomiche comporta. (da <<La Riforma Medica 1>, 1()64, LXXVIII, 2). Il << salinoscopio »: nuovo apparecchio per m isurare la durezza delle acque. L'idrotimetro di Butron - Boudet col quale si misura ancora la durezza delle acque, cioè il contenuto in sali, seguendo una metodica piuttosto lunga e affaticante, può esser:: agevolmente •ostituito da un nuovo apparecchio a transistori denominmo salinoscopio e ideato da un fisico ungherese: l'apparecchio del peso di 8oo gr permette di dctermi narc la durezza rapidamente a mezzo di microonde in campioni d'acqua :111che di appena tre cc. (da " Il Policlinico n. tC)63. 70. 6. 2ro). Impia nti di desalinizzazione. Negli Stati Uniti a Ro~well (1 ew Mexico) è entrato in funzione il quarto impianto d imostrativo per la potabili7.zazione dcll'actlua salata. E' in grado di depurare l'acqua salmastra sotterranea al ritmo di 3.8oo.ooo litri al giorno. Si tratta del maggiore impianto fino ad oggi realizzato a scopo sperimentale, nell'ambito del programma che i: stato promosso dal Dipartimento òcii'Interno negli ultimi due anni per acce rtare b reale efficienza di tutti i sistemi di desalinizzazione. Il primo impiamo è situato a Freeport (T exas) in prossimità di un centro balneare e di un grande stabilimento industriale chimico. Gli altri due sono stati costruiti a San Diego (Californ ia) e a Webster (South DakoLa). Complessivamente i 4 impianti hanno una capacità produttiva dj 8 milioni e mezzo di litri di acqua al giorno. L'impianto di Roswell adopera un sistema di distillazione consistente nella compressione del vapore adatto alla depurazione delle acq ue salmastre, piuttosto comuni nella regione occidentale degli Stati Uniù c l'acqua dolce prodotta ncll'imtallazione viene condottata nella vicina città.
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93 Negli ulùmi ro anni g li Stati Uniti hanno speso 8o milioni di dollari (49.68o milioni di Lire) in ricerche sui metodi di desalinizzazione. Il Congresso ha approvato, su proposta di Kennedy, una spesa ulteriore di 75 milioni di dollari (46.575 milioni di lire) nel prossimo quinquennio. Nel proporre l'estensione del programma il Presidente dichiarò che la nazione che perfezionerà un sistema economico per estrarre acqua fresca dal mare potrà fare di più per l'umanità di quella che sarà prima nello spazio. (da Policlinico>>, 1963, JO, 41, 1472).
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Un nuovo apparecchio per gli esami di sangue. In meno di un minuto il sanguinometro effettua la numerazione dei globuli, la determinazione del fattore Rh ed altri esami preziosi in caso di trasfusione. E' questo uno degli ultimi apparecchi presentati all'Accademia di medicina di Washington dai biologi del Laboratorio di Oak Ridge. Esso è composto di un piccolo microscopio elettronico, di un circuito roentgen - televisivo e òi una piccola calcolatrice elettronica. (da « La Riforma Medica », 1964. LXXVIII, 3).
Apparecchio per la determinazione del volume ematico nell'uomo. Un dispositivo automatico realizzato dai fisici deli'Atomium Corporation permette òi determinare più volte, e con maggior rapidità e precisione che in passato, il volume ematico dell'uomo. TI « Volemetron » - tale è il nome dell'apparecchio - funziona nel modo segueme. Si inietta nelle vene del paziente una certa quantità di proteina, estratta dal sangue umano c caricata con una piccola dose di iodio radioattivo. Dopo IO minuti - tempo occorrente per l'assorbimento della proteina - si preleva un campione di sangue del paziente e se ne misura la radioanività. La maggiore o minore diluizione della proteina marcata indica il volume della ma~sa sanguigna. Il « Volemetron », inoltrç, può riuscire molto utile sia nel corso di un intervento per determinare l'entità della emorragia, sia per prevenire eventuali conseguenze di trasfusioni troppo scarse od abbondanti in pazienti cardiopatici. (da c< La Riforma Medica)), 1964, LXXVIIT, 3). Verso la fabbricazione del sangue sintetico.
I premi Nobel t962 per la chimica; gli inglesi Perutz e Kendrew pensano di poter giungere prima della fine dell'anno alla sintesi dell'emoglobina. Loro punto di partenza è la realizzazione della sintesi della clorofilla, grazie a cui è stato dimostrato il meccanismo d'azione della porfìrina. Costruito in Polonia un ultramicrotomo per la microscopia elettronica. Esperti della Scuola superiore medica di Poznan hanno terminato la costruzione del primo ultramicrotomo per la preparazione di materiali necessari per gli studi con il m icroscopio elettronico. L'apparecchio è in grado di Lagliare in serie detti material i sino ad w1o spessore di o,o0004 mm. Il « team » d'esperti che hanno proceduto a tale costruzione è stato diretto d::t Feliks Kacczamarek, della predetta Scuola superiore di medicina. (da <<Informazione Scientifica», 1963, IX, 392).
94 Neut ralizzazione del gas di scappamento degli autoveicoli. In Russia è ~tato messo a punto dall'ing. Pilatov un apparecchio de~tin:no a neutralizzare i gas di scappamento dci motori a scoppio, che se fosse applicato sugl i auto· veicoli, potrebbe concorrere a ridurre il preoccupante inquina mento de l l'atmo~fcra dci centri urbani. Consta di un cilindro metallico adattabile al tubo di scappamento, contenente una miscela polverizzata di ferro- manganese c di rame. l gas provenienci dal motore mettono la polvere di rame che funziona da catalizzatore in SUllo gorgogliante c passano poi attraverso un filtro fi,so costituito d;t dunite, attivata da una miscela di ossidi di nikcl c di rame. Attraversando <JUesti strati ~ucces~ivi di polvere metallica c di ossidi di metalli, il 90)(, dell'ossido di carbonio e delle nldeidi, e il 50';0 dell'ossido di azoto, contenuti nel gas degli scappamenti, sono neutra lizzati. Contemporaneamente il gas è liberato dall'olio o dalle p:micclle non bruciate in un ciclone speciale, agente in un'altra camera. L'apparecchio funziona silenzio~amente ed è particolarmente adatto per gli autocarri di grande porrata, che sono poi i veicoli che emettono gas in maggior quantità e più carichi di •osranze tossiche. I gas purificati possono essere utilizzati per il riscaldamento della cabina del conducente. (da « Il Policlinico "• t g63, 8, 284). Alimentazione spaziale. l tecnici americani hanno risolto il problema assai gra"c òell'approvvigionamenro viveri per i cosmonauti nei viaggi: essi mangeranno, nella peggiore delle ipote~i. quando tutte le altre vetro,·aglic saranno esaurire, anche il mobilio interno del veicolo ~paziale. Banane, mais, latte in polvere, farina, ,·engono trasformati in tavolette soli<.le come plastica e impiegate nella costruzione di armadi e scafhl i. (da <<Attualità Dietetica , , 1963, 7· 46). piccioni possono uccidere.
Le autorità sanitarie dello Stato Ùt ~ew York hanno in antmo di organinare una campagna di propaganda contro gli uccelli delle città ed in particolare comro i piccioni, a seguito del decesso di due cittadini per contatti direni avuti con t;1li animali. La morte fu causata da meningite prodotto da MicmcocciiS neoformosus, trasmesso dal piccione. (da << 11 Po/idinico ,,, 1963, 70, 45, 1624). L'arma totale cont ro i ratti. Un nuovo metodo di derattizza7ione è stato me~~o a punto negli Stati Uniti; si tra tta di un appa recchio clcnronico capace di emettere ultra:.uoni inudibili per l'uomo ma micidiali per i topi eò in grado di distruggere in tre giorni rutti i topi esistenti nelle vicinanze. E' un apparecchio di sicuro gran successo e di costo non eccessivo; pesa 35 kg e funziona con la corrente ord inaria. (da << Il Policlinico H, 19ii3, 70, 30, 1092). U n popolo senza malattie. Una missione scientifica france~e, cnpitanata dal prof. Boyer de Belvcscn c composta da medici, biologi, etnologi ed alpinisti, si è recata nel Casimir per scoprire i segreti costumi degli hunga, che vivono completamente isolati dal mondo in un massiccio montagnoso alto 3.500 metri, chiamato Valle Felice. l 30.000 hunga han no il
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95 privilegio di non conoscere nessuna malattia. Nessuno di loro ha mai sofferto nep· pure il mal di capo. Coloro che non raggiungono l'età di tOo anni sono ritenuti deboli. n solo problema che li preoccupa è quel lo di limitare le nascite perchè le terre che colùvano sono poco fertili. L'hanno risolto in modo radicale: marito e moglie vivono separati per 3 anni dopo che hanno avuto un figlio. (da <<Il Policlinico », 1963, 70, 46, r66r). Proced imento per eliminare la radioattività dal latte. Tre scienziati americani dell'Università di Maryland hanno annunciato di aver ideato un procedimento per eliminare lo S,'P• dal lane. Gli scienziati precisano che si trana di un procedimento che potrebbe essere inserito nei normali trattamenti di pastorizzazione e costerebbe circa tre lire per ogni litro di latte. (da <( Giornale di Clinica Medica », 1963, XLIV, 175). Carie dentaria e d ieta civilizzata. Una drammatica evidenza dell'effetto distruttivo che ha l'attuale dieta delle popolazioni civili sul sistema dentario· viene oflerra dagli isolani di Tristan da Cunha. Infatti durante una campagna di ispezione odontoiatrica condotta dal norvegese R. F. Sognacs negli anni 1937-38, questi aveva riscontrato che ben l'83% degli isobni erano immuni dalla carie, mentre l'alimentazione si presentava del tutto primitiva; vegetali verdi, frutta fresca e pesce seccato. Seguiva quindi con l'avvento della civilizzazione dell 'isola, l'introduzione in essa di grandi quantità di sostanze idrocarbonare, di lane in scatola, di dolci, di frutta conservata; e dopo circa vent'anni lo stesso A. in seguito ad una nuova ispezione, poteva accertare nel 1955 che il 22'7{. della popolazione dell'isola era ancora indenne da carie dentaria. Ora si apprende, per un preciso studio condotto da Cobb, Hay e Schram, che la stessa popolazione soffre di carie dentaria con una incidenza de\1'88% , mentre solo il 12% ne risulta immune. Effetti m orbigeni dci rumori. Un'affermazione che merita una più larga documentazione è quel la d i Kaufmann e suoi collaboratori, secondo i quali, questo flagello della vita moderna, sarebbe fattore corresponsabile dell'alta frequenza delle due maggiori ~alattie dell'apparato cardiovasale, l'ipertensione essenziale e l'arteriosclerosi. A formu lare questa ipotesi sono stati indotti dai risultati di studi sulle reazioni dell'organismo ai rumori di var io genere. Mentre i rumori intensi ed improvvisi ma brevi e non ripetuti causano uno stress generale con i suoi ben noti componenti nervosi ed endocrini di solito transitori, i rumori prolungati, invece, determinano alterazioni marcate della circolazione perifer ica ed aumento della pressione sanguigna. I disturbi endocrini causati da ta li rumori sono segnalati dall'aumento dell a viscosirà ciel sangue, dall'ipercoagulabililà, dalla diminuzione degli eosinofì li nel sangue periferico. (eia ( ( I l Policlinico>>, r963, 70, 38, 1361). Elicottero- gru con rimorchio come veicolo di soccorso. Le possibilità d ì impiego dell'elicottero come veicolo di soccorso si fanno sempre più numerose. E' stato già realizzato l'elicottero- gru che ha un dispositivo particolare per lo scarico e carico d ì persone e di materiali: ora allo stesso tipo è stato aggiunto
un aggancio speciale che consente il traino di un rimorchio. Con ciò vi è la possibilità di depositare tutto ciò che occorre per soccorrere i sinistrati in località inaccessibili per via ordinaria ed anche su spazi ri~tretti dove non è po))ibile l'anerraggio allo ~tesso elicottero. Il rimorchio volante può essere utilizzato in vario modo. Può essere impiegato come carro merci per trasportare materiale sanitario; alimenti, abiti, carburante, ed ogn i altra cosa a seconda le necessid contingenti; come vettura viaggiatori per l'evacuazione dei sinistrati; ed infine, quando sia adeguatamente attrezzato come una camera di pronto soccorso, una piccola infermeria funzionante nelle località stes~e nelle quali si trovano i sinistrati. (da «Il Policlinico >> , 19<i2, 6<), 46, 167o).
U.S.A.: Nuovo tipo di autobus- q.mbula nza nell'Esercito. Per l'Esercito USA è stato realizzato dalla « Superior Coach Inc. », Kosciuusko, Miss., un nuovo tipo di autobus a doppio impiego, trasporto personale c ambulanza. E' adibito di norma al trasporto di 45 passeggeri; in situazioni di emergenza, i suoi sedili possono essere ripiegati e stivali ed al loro posto trovano razionale sistemazione, su appositi sostegni, 18 barelle, distribuite su tre file di tre ai due lati della \'ettura, che nella parte centrale presenta un ampio corridoio. Imminente la consegna delle prime unità ai reparti dell'Esercito. (da « Anny News Features », 14 dicembre 1962).
U.S.A.: vestiario campale. L'« lnfantry Board >> dell'Esercito a Fon Benning, ha iniziato spcrimentazioni su componenti per climi caldi di un nuovo sistema integrato di vestiario spaziale. Il nuovo sistema vuole fornire protezione dell'ambiente atmosferico in tutti i climi e le regioni del mondo, in cui l'Esercito può essere chiamato ad operare. Viene utilizzato un principio di stratificaziooe che ci si aspetta possa fornire un ceno grado di potezione contro agenti chimici e biologici. « Spaziatori >> in polietilcne sono sistemati sugli indumenti interni per aiutare la ventilazione e l'isolamento fra gli )trati del vesùario. l componenti per i climi caldi dell'uniforme sono attualmente sotto esperimento nella zona del Canale di Panama; i componenti «freddo - umido l> e «caldo - ~ecco'' vengono sperimentati in Alaska.
U.S.A.: Indumenti auto riscaldati. L'Esercito statunitense ha in corso di sperimentazione un sistema di riscaldamento per indumenù che sfrutta l'umidità della respirazione e tiene calda una persona anche in condizioni climatiche rigidissime. L'umidità contenuta nell'aria espirata viene fatta passare arrraverso un idruro di ~odio e allum inio liberando idrogeno. Il gas così prodotto viene addotto, mediante tubicini , a speciali catalizzatori contenuti nelle scarpe e nei guanti. Quesù catalizzatori, anivaù dal gas. liberano abbastanza calore da tenere chi mdossa l'indumento in condizioni confortevoli. (da « Mi/itary Review "• 19<i3, 6). Il premio Nobel per la pace alla Croce Rossa Internazionale. Il Comitato Nobel del Parlamento norvegese ha attribuito il premio Nobcl per la pace r9<i3, congiuntamente, al Comitato Internazionale della Croce Rossa c alla Lega
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97 delle Società di Croce Rossa. Con tale significativo gesto il Comitato Nobel, onorando la Croce Rossa nel suo primo centenario, ha dato un ulteriore altissimo riconoscimento all'opera compiuta dalla Croce Rossa per incoraggiare la comprensione fra i popoli e per lo stabilirsi di una vera pace nel mondo. I premi Nobel attribuiti alla Croce Rossa ·sono stati tre, e precisamente quelli per gli an ni 1916, 1944 e 1963. Potrebbe anche dirsi che i premi Nobel conferiti alla Croce Rossa siano stati quattro, poichè nel r902 il premio fu attribuito a Henri Dunant, fondatore del movimento di Croce Rossa. Il premio Nobel 1963 per la chimica assegnato ai proff. Giulio N atta c Karl Ziegler. Il 5 novembre u.s., l'Accademia svedese delle scienze ha comunicato che il premio Nobel per la chimica, era stato conferito, per l'anno 1963, al prof. Giulio Natta, a pari merito con lo scienziato tedesco Karl Ziegler, dell'Istituto Max Planck di Mi.ilheim (Ruhr). La motivazione ufficiale del premio è stata comunicata il 12 dicembre, quando, a Stoccolma, il Re di Svezia, Gustavo Adolfo, ha consegnato il premio stesso ai due scienziati. La stampa italiana ed estera è stata concorde nell'affermare che i due scienziati hanno dato importanti e decisivi contributi, teorici e pratici, alla chimica industriale realizzando in laboratorio fenomeni simili ad altri che si riscontrano solo in natura e creando sostanze artificiali con una molecola molto complessa, che vengono e verranno sempre più sfruttate per la fabbricazione di materie plastiche e fibre sintetiche. (da «Informazione Scientifica>>, 1963, IX, 405, 3).
La medaglia Robert Koch a scienz iati amen can1. Durante la 29 3 sessione della Società tedesca per l'igiene e la microbiologia, svoltasi alla fine di aprile a Wi.irzburg, sono stati insigniti della medaglia Robett Koch gli scienziati americani prof. Albert Sabin, inventore del vaccino antipolio ottenuto con virus attenuato e somministrato per via orale; il prof. Jonas Salk che allestì il vaccino Salk, preparato con virus ucciso e il prof. John Enders che dimostrò la possibi lità di coltivare in vitro, su vari tessuti opportunamente preparati, il virus della poliomielite anteriore acuta, aprendo così nuove prospettive di studio e ponendo le premesse che portarono alla realizzazione del vaccino specifico. La Società Robert Koch conferisce queste medaglie per meriti speciali nel campo della lotta contro le epidemie. Nel corso del Congresso scienziati austriaci, italiani, tedeschi c svizzeri hanno dibattuto problemi attuali delle vaccinazioni. Come ha riferito il prof. Horst Habs, presidente della Società per l'igiene e la microbiologia, sono in corso ricerche speciali per stabi lire se si possono applicare anche ad altre vaccinazioni i metodi della vaccinazione antipolio Sabin per via orale, il prof. Rudolf Sicgert (Università di Marburgo) lo ritiene possibile per le vaccinazioni profilattiche contro il vaiolo, la febbre gialla e il morbillo. Anche nel campo della farmaceutica veterinaria stanno acquistando sempre più terreno i vaccini preparati con microrganismi vivi ' attenuati. (da «Notiziario Culturale Tedesco », luglio 1963). Premio biennale t< D ante De Blasi )) : bando di concorso per il 1964. L 'Istituto Sieroterapico Ita liano bandisce il concorso per il premio biennale intestato al nome di Dante De BIasi. Il premio è di L. I .ooo.ooo. Il premio sarà aggiudicato allo studioso che attraverso uno o più lavori abbia por-
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tato un contributo originale e notevole alle conoscenze nei seguenti campi di ricerca: eziologia, patogenesi, immunità, profilassi delle malanic infettive. Sono ammessi a partecipare al concorso solo studiosi di nazionalità italiana. I lavori debbono essere o pubblicati in data non anteriore al r" gennaio r9()3, ovvero tn corso di stampa o accettati per la pubblicazione da un periodico scientifico. I n questo ultimo caso il concorren te dov rà presentare le bozze di stampa o ii dattiloscritto con il visto del direttore del periodico. Gli :Ispiranti dovranno far pervenire, entro il 31 dicembre 1964, 6 estratti o 6 copie dattilo\criue del bvoro o dei lavori indirizzandoli, in plico raccomandato, alla Direzione dell' Istituto Sieroterapico Italiano - Via S. Giacomo dci Capri, 66 - Napoli. Nella do ma nda, redatta in enna semplice, ciascu n candidato dovrà indicare, oltre il proprio nome c cognome, il recapito eletto agli effetti del concorso. Il premio sarà assegnato entro il 30 giugno 19{>5 all'autore che, a giudizio inappellabile della Commissione, abbia presentato il miglior lavoro o gruppo di laYori. La Commissione g iudicatrice ha facoltà di non assegnare il premio qualora ritenga che nessuno dei lavori presentati ne sia mcritc,·ole. Tn tal caso l'importo de l premio verrà accantonato e sarà assegnato nel concorso successivo qualora due lavori risultino meritevoli . . E' consentim la presentazione di lavori dovuti alla collaborazione di più autori.
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Ban d i d i concorso per lavori mon ografici dell'Istituto italiano d i medicina sociale. L'lstimto itaiiano di medicina sociale bandisce un concorso per un lavoro menografico, del tutto inedito, riservato a laureati in medicina e chirurgia, che abbia per oggetto una trattazione sul tema: «Danno da jat·maci ». Danno evitabi le in rapporto alla qualità e alla quantità dei farmaci, alle vie di somministrazione, alle indicazioni ed alle conlroindicazioni ed alla durata dei trattamemi, con particolare riferimento ai più importanti capitoli della terapia. Verrà assegnato un premio un1co di L. 70o.ooo (settccentomila). Lo stesso Istituto bandisce un concorso per un lavoro monografico, del tutto inedito, riservato sempre a laureati in medicina e chirurgia, che abbia per argomento una trattazione sulle attività non strettamente curative dell'ospedale moderno \'iste nei loro rapporti con le fìn:tl itù e le prospettive dell'assistenza sanitaria. Verranno assegnati i seguenti premi: - uno di L. soo.ooo; uno di L. 200.000. Ai concorsi anzidetti sono ammessi concorrenti laureati, in Università italiane, in medicina c chirurgia, e che possono associarsi fr a loro nella compilazione del lavoro. La domanda di partecipazione al concorso. in carta libera, dovrà pervenire, in plico raccomandato, all'Istituto italiano di medicina sociale - Roma, via Pasquale Stanislao Mancini n. 28, non oltre il 31 dicembre 1964 (data del timbro postale di panenza). Alla dom anda dovrann o essere un ite sci copie datt iloscri tte del lavoro. La qua lifica del concorrente, o dei concorrenti, dovrà essere avvalorata dal certificato di laurea. r premi verranno assegnati, al massimo, entro il 31 maggio 1<}65. Bando di concorso per un lavoro mon ografìco. L'Istituto italiano di medicina sociale bandisce un concorso per uo Ja,oro monografico inedito, riserva[Q a laureati in medicina e chirurgia, che abbia per argomento un a trattazione sul lem a: '<La prevenzione dell'arteriosclerosi».
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99 Verrà assegnato un premio unico di L. 2oo.ooo (duecentomila), messo a disposizione dal dott. Manlio Lo Vecchio Musti per onorare la memoria di suo padre Piero. Sono ammessi concorrenti laureati in Università italiane e che possono anche asso· ciarsi fra loro nella compilazione del lavoro. La domanda di partecipazione al concorso, in carta libera, dovrà pervenire, in plico raccomandato, all'Istituto italiano di medicina socia le, Via Pasquale Stanislao Mancini n. 28, non oltre il 30 settembre 1964 (data del timbro postale eli partenza). Alla domanda dovranno essere unite sci copie dattiloscritte del lavoro, per il quale non viene imposta alcuna limitazione circa il numero delle pagine. I premi verranno assegnati entro il 31 dicembre r964.
CONFERENZE All'Istituto superiore di sanità.
Il prof. Max Ferdinand Perutz, premio Nobel per la chimica, direttore del Laboratorio di biologia molecolare del Consiglio delle ricerche mediche di Cambridge (Gran Bretagna), sul tema: « La struttwa dell'emoglobina ossigenata e ridotta ». Il prof. Jean Brachet, direttore del Laboratorio di morfologia animale della Facoltà di scienze dell'Università libera di Bruxelles, sul tema: « Osservazioni recenti sulla funz ione degli acidi nucleici nella morfogenesi >>. 11 prof. J. David Robertson, del McLean Hospital della Harvard Medicai School di Belmont (Mass., U.S.A.), il 20 febbraio u.s., sul tema: « The unit membrane ». All'Accademia Lancisiana di Roma.
Il prof. i\ldo Cimmino, direttore dell'Istituto di microbiologia di Roma e preside della Facoltà di medicina e chirurgia, il 19 novembre u.s., sul tema: « La toHeranz:~ immunitaria in medicina e chirurgia ». Il prof. Raoul Beghè, primario anestesista, il 18 febbraio u.s., sul tema: « Il Centro di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Roma: attività clinica in un anno>>. Il prof. Oreste Mazzarella, primario chirurgo degli 00. RR. di Roma, il 25 febbraio u.s., sul tema: « Elcttrostimolazionc del cuore », con proiezioni filmate. Alla Scuola di Sanità militare.
Il prof. G. Puccini, diretto re dell'Istituto di medicina legale dell'Unive rsità di Macerata, il r8 novembre 1963, sul te ma: « Fondamenti di traumatologia generale. Dal trauma alla malattia l>. ll prof. U. Teodori, direttore dell'Istituto di semeiotica medica dell'Università di Firenze, il 20 novembre 1963, sul tema : cc Recenti concetti sulla classificazione degli itteri >>. Il prof. E. Scolari, direttore della C linica dermosifilopatica dell'Università di Firenze, il 28 novembre 1963, sul tema: « La diagnosi del melanoma maligno >>. Il prof. F . :De Gironcoli, primario urologo c dircnorc dell'Ospedale civile di Camerata, il 3 dicembre 1963, sul tema: « Importanza cl inica delle malformazioni renoureterali >l . 11 prof. O. Malesci, direttore della Clinica delle malattie nervose e mentali dell'Università di Firenze, il 6 dicembre 1963, sul tema : cc Le emozioni nel soldato come causa di malattia >>.
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11 prof. M. Rosselli, direttore del Centro cardiologico della Clinica medica dell'Uni· versità di Firenze, il 9 dicembre t ~3, sul tema: « La fonocardiografia nella pratica clinica ll . Il prof. A. Severi, direttore della Clinica chirurgica dell'Università di Firenze, l'u dicembre 1g63, sul tema: « Il cancro del retto ». Il prof. G. Mazzetri, direttore dell'Istituto d'igiene dell'Università di Firenze, il 13 dicembre 1963, sul tema: « Igiene c medicina preventiva )). All'Ospedale militare principale di Roma.
li 25 gennaio u.s. è stata tenuta presso l'Ospedale militare principale di Roma la prima di una serie di conferenze su argomenti medici di aggiornamemo, dal titolo: l< Indicazioni e metodiche di trattamento e di rianimazione >>. Erano presenti oltre al Direttore generale della Sanità militare, ten. gen. med. prof. Francesco Iadevaia, un folto uditorio costituito da ufficiali medici del Presidio e dal personale sanitario ausiliario. Il Direttore dell'Ospedale, col. med. prof. Mario Zollo, promotore dell'iniziativa, ha presentato l'oratore: il magg. mcd. Carlo Altissimi, dirigente il Servizio di anestesia e di rianimazione dell'Ospedale militare di Roma. La esposizione è iniziata con brevi cenni generali sulla rianimazione, sulla sua evoluzione storica e sulle sue acquisizioni. Sono quindi state citate le indicazioni rianimative divise in circolatorie e respiratorie. Tra le circolatorie sono state menzionate tutte le forme dalla vasoplegia marcata fino alla asistolia. relle respiratorie sono state inquadrate quelle mediche (neuro - infettive, tossiche, broncopneumopatie, ecc.), quelle chirurgico- traumatiche e le forme dismetaboliche e disenzimatiche. Sono state infine dall'oratore tratteggiate ampiamente le varie metodiche di rianimazione che, per il circolo, comprendono prassi da eseguire a torace chiuso ed a torace aperto. Tra le metodiche respiratorie sono state lumeggiate quelle per insufflazione, le manuali e quelle meccaniche. Ne è derivato, a conclusione della esposizione, l'indirizzo sulla necessità della istituzione nei Cenrri osped:tlieri e clinici maggiori delle Unità di terapia intensiva. Il maggiore Altissimi è stato attemamente seguito dai presenti e al termine è stato complimentato dal Direttore generale di sanità militare, il quale ultimo, nel prendere la parola, si è detto propenso a diflondcre anche in periferia la conoscenza e l'attuazione dei nuovi principi rianimativi. Un film illustrante il metodo di respirazione bocca- bocca ed il massaggio cardiaco esterno ha concluso l'interessante riunione.
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CONG RESSI lll Congresso italiano di medicina forense. Si è svolto a New York, nei giorni fra il r8 ed il :z.s settembre 19<53, il III Congresso italiano di medicina forense, promosso dall'Accademia di medicina forense, sotto gli auspici del Presidente della Repubblica italiana e del Presidente degli Stati Uniti. Al Congresso, vero incontro della nostra cultura con quella statunitense, hanno partecipato, con il Ministro per la giustizia, sen. Bosco, presidente del Congresso e con il Sottosegretario al tesoro on. avv. Natale, presidente del Comitato ordinatore, moltre tra
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le più qualificate personalità del mondo medico e giuridico italiano, nonchè numerosi rapprescntand della cultura statunitense. La Sanità militare italiana ha partecipato ai lavori con il suo D irettore generale, ten. gcn. med. prof. G . Mennonna, e coi magg. gen. mcd. prof. F. Jadevaia, direttore del nostro Centro studi e prof. G . Piazza, comandante della Scuola di sanità militare. Messaggi augural i del Presidente Kennedy e del Presidente Segni hanno dato maggior rilievo alle importanti assise, apertesi con il discorso inaugurale del Ministro scn. Bosco, al quale ha fatto seguito l'indirizzo augurale c di benvenuto ai congressisti dell'Attorney Generai Robert Kennedy. Impossibile riassumere, sia pur brevememe, le importanti ed interessanti relazioni, svolte durante i lavori. Il prof. Carlo L. Cazzullo ha trattato il tema: (( Aspetti psichiatrici e sociali della delinquenza giovanile», ed il prof. Pietro Gismondi quello dei << Matrimoni di infermi di mente nel diritto italiano c nel diritto canonico ». Una relazione sull'argomento << Biologia e scienze morali >> è stata svolta dal prof. Massimo Aloisi, seguito dal prof. Alfonso Giordano, che ha trattato del tema: « Melanina e melanogencsi: osservazioni al microscopio elettronico sul tumore di Cloudman S 9r ». Nei giorni successivi, sono state ascoltate, sempre fra il più vivo interesse, le relazioni del prof. Carlo Sirtori (« Malattie del progresso c loro prevenzione a livello bio· psicopedagogico e p re -concezionale >> ), del pro f. Giacomo Debenedetti ( << Il personaggio "uomo" nell'arte moderna »), del prof. Giuseppe Dellepiane («La ginecognosia preventiva come base alla ambientazione della donna nell'era moderna »), del sen. prof. A ntonio Bonadies («L'evoluzione tecnica dell'uomo e la vita dello spirito»). Alle relazioni hanno fatto seguito le comunicazioni: del prof. Guido Guida («Sviluppo dci servizi radio- medici in campo internazionale »), del pro f. Massimo Bartoloni e del prof. Giuseppe Cozzo («L'aumento delle malattie mentali. l traumi psichici nella vita moderna: Considerazioni sul problema della causalità psichica in psichiatria »), dell'avv. Girolamo Santucci («Diritto e redenzione sociale») c del ten. col. med. dott. Elvio Melorio («Il criterio di imputabilità nell 'ambito delle psicosi schizofreniche in rapporto alle moderne terapie »). L'ospitalità americana, come sempre, Larghissima. Superiore a qualunque elogio, la perfetta organizzazione delle riunioni e delle molte manifestazioni turistiche e mondane che hanno allietato il Congresso.
li Simposio di stausttca medica: la relazione del gen. med. prof. F. Iadevaia, in collaborazione col ten. col. mcd. prof. A. Cirrincione e col dott. A. Colini sul tema « R icerche statistiche sui tumori n ell'Esercito ». Si è svolto a Roma dal 27 al 28 ottobre scorso il Il Simposio di stausuc.a m edica sul tema: « La statistica sanitaria nelle ricerche sui tumori », organiz:zato dall'Istituto centrale di statistica. A tale Simposio è stato invitato a partecipare il Centro studi e ricerche della Sanità militare, che ha presentato ad opera del gen. med. prof. F. Iadevaia, del ten. col. med. pro f. A. Cirrincione e del dott. A. Colini, una relazione sul tema: << Ricerche statistiche sui tumori nell'Esercito >>. Queste ricerche statistiche rappresentano un primo saggio di analisi rigorosamente statistiche, come testimonia la presenza, accanto ai due relacori militari, del dott. A. Golini dell' Istituto di demografia dell'Università di Roma. Sono apparse quanto mai opportune le note introduttive della relazione, che riportiamo in parte: « La statistica sanitaria militare è servita egregiamente per decen ni a sottolineare ogni fenomeno quantitativamente e qualitativamente rilevante e a indirizzare più prontamente le ricerche per studiare e contenere soprattutto le man ifestaz ioni epidemiche o
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per stabilire, di concerto con la clinica, le norme di profilassi e di cura delle popolazioni alle armi. << La funzione sociale che essa ha adempiuto nel passato si inserisce ogg• m un più ampio campo di iniziative nazionali, alle quali spesso attinge per adeguarsi in ogni momento al progresso, all'esperienza c ai compiti più vasti della statistica nell'ambito civile. << Tuttavia ci sembra doveroso ricordare la paziente c spesso oscura opera del medico militare attraverso decenni: la completezza, la esatta riiC\·azione delle tabelle statistiche, le sobrie cd obiettive relazioni, per molti anni formarono l'oggetto dell'attenzione di molti studiosi, che si riferirono alle statistiche sanirarie militari come :~d un modello. <<E' dal r851, attraverso la pubblicniooe del "Giornale di Medicina Militare", che la Sanità m ilit:tre ha regolarmente tenu[O al correme medici cd autorità sull 'ancia· mento delle ma buie, sulle cause di morte, sulla morbosità e mortalità, spingendosi talora a ricerche che potevano app:~rire se non superflue quanto meno apparentemente irrilevanti. << La statistica sanitaria militare può fornire dati medici di notevolissimo valore. In nessun altro ambiente si procede alla raccolta di dati statistici su centinaia di migliaia di uomini, con la possibilità di avere contemporaneamente un gruppo di controllo costituito da una popolazione ben omogenea. E ciò si raggiunge med iante una serie di direttive uniformi e coordinaLe riguardanti il mcLoJismo dell'esame fisico, i sistemi di terapia, le misure profilauiche, la classificazione diagnostica, ecc., ottenendo così una documentazone ad alto livello di uniformità. c< La partecipazione a questo Il Simposio di statistica medica desidera anJ:ue al di là del nostro modesto contributo c ravvivare il ricordo di quella che, fin dalla fondazione del Corpo ~an itario militare, rappresentò una delle sue più naturali vocazioni. 1< Il nostro "Giornale di Medicina Militare", nel suo primo numero compnrso più di un secolo fn, stabi liva espressamente che una parte rilevante fosse dedicata alle inJagini statistiche. Ci limitiamo qui a ricordare appena quel Ridolfo Livi, vanto della Sanità militare, che al culmine della sua carriera diresse la Scuola di Applicazione di Sanità militare di Fi renze, e che fu per ben 22 anni il redattore capo del nostro "Giornale di Medicina Militare" (dal r8go al 1912). Figlio dello psichiatra Carlo Livi, e padre eli Livio Livi, ordinario di statistica all'Università, è stato più volte ricordato per le sue geniali ricerche antropologiche, cui '> i sentì spinto dagli studi di statistica, che aveva coltivato per molti ann i con grandissimo amore indiriz:r.ancloli alla statistica sn niraria del nostro Esercito, che si può dire è quasi tutta opera sua. Egli ha consegnato alla Storia della statistica quella completa pubblicazione sulla antropometria militare, che bastò da sola ad assicurargli la fama. Il ricordo che abbiamo voluto brevemente fare in questo Simposio di Ridolfo Li,·i, varrà, ne siamo certi, a rendere più immediato e meno eufemistico il richiamo alle nostre vecchie uadizioni. c< Ed eccoci infine a sottolineare l'espressione più attuale della medicina militare che la ritrae come il tipo stesso della medicina ecologica, nel semo che essa rappresenta precisamente, come fel icemente si espresse il gcn. meJ. francese De Benedetti, " l'adattamento plastico di mctoJi generali c particolari ad un determinato ambiente umano in condizioni di vita particolari". In realtà il carattere particolare della popolazione militare, che costituisce gli effettivi dell'ucrcito, le circostanze inerenti alla vita militare, propongono quasi spontaneameme lo studio dei rapporti tra questi ed il loro ambiente, trasformando la medicina militare in medicina ecologica, in hmzione di condizioni geografiche, climatiche, economiche e sociali. << L'impiego delle tecniche statistiche varr~ pertanto a rappresentare oggi, anche in questa Jirezione, un metodo di ricerca molto importante, e siamo certi che nell 'ambito militare, esso potrà fornire interessanti prospettive di lavoro u.
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La relazione, corredata di 30 tavole statistiche (altre 200 costituiscono materiale di consultazione e documentazione presso il Centro studi e ricerche della San ità militare), data la sua ampiezza e complessità viene riassunta nelle sue linee fondamenta li: i relatori, attraverso le ricerche statistiche dei tumori in ambiente militare, nel decennio 1953. 1962, ci hanno portato a considerare alcune caratteristiche peculiari della statistica sanitaria militare che, quando si opera in un gruppo scelto ed omogeneo di popolazione, risultano di eccezionale valore nell'orientare l'analisi verso una sperimentazione statistica <( in vivo >> vera e propria. T ali caratteristiche che si riflettono anche sui metodi e sulle fonti di ricerca, meritano di essere segnalate agli srudiosi di statistica che oltre tutto possiedono nel gruppo militare un vero «campione» di ricerca, sul quale si può fare sicuro affidamento per la elaborazione di dati di confronto con gruppi analoghi della popolazione civile. I relatori hanno indicato ancora la circostanza che appare tanto preziosa c singolare e che nguarda la possibilità di avere notizie totalitarie sulla morbositcì (fatto questo che consente, al contrario di molte altre ricerche statistiche, che debbono limitarsi alla sola mortalità, di ampliare e approfondire l'analisi delle manifestazioni patologiche). Esaminando l'evoluzione temporale della morbosità dei rumori nel complesso è staco rilevato come il quoziente di morbosità sia andato continuamente crescendo negli ultimi dieci anni c come l'incremento appaia accentuato a partire dal 1959. L'andamento di fondo del fenomeno denunciato dalle rette interpolatrici, consiste in particolare in un sensibile aumento della morbqsità da rumore benigno ed in una quasi stabilità di quella derivante da tumore maligno. Fortunatamnte i colpiti da tumore maligno costituiscono una assoluta minoranza (poco meno dcl1'8%) nel complesso dei malati di rumore, ma l'esito, così frequentemente infausto, li (a diventare la compagine di maggior interesse clinico e sociale. Anche la mortalità in complesso appare cresceme negli ultimi dieci anni, ma il suo andamento è stato di minore entità e in questo senso l'equazione intcrpolatrice dei dati osservati mostra come il ritmo di incremento annuo sia veramente minimo: il quoziente quinquennale passa da 10,7 per centomila nel r953 · r957 all'n,3 nel 1958 · 1962. E' singolare la circostanze che la morbosità da tumo re maligno sia rimasta stazionaria in contrapposto alla mortalità che invece è andata crescendo. Questo andamento lascia supporre che sia aumentata nel tempo la lctalità e dim inuita invece la vita media degli amma lati da tumore maligno. Fortemente differenziata appare la d inamica della mortalità da tumore maligno nell'Esercito in confronto a quella del complesso della popolazione italiana maschile, per la quale l'incremento della mortalità da rumore maligno è stato ancora più intenso (3,5 nell 'Italia contro 0>3 nell'Esercito). La causa che contribu isce a creare questa forte differenza è senza dubbio il fattore età: la popolazione italiana va gradatamente invecchiando col trascorrere del tempo e poichè, com'è noto, la probabilità di morte per tumore maligno aumenta col crescere dell'età, il quoziente generico di mortalità per questa causa crescerebbe nel tempo per questo solo motivo, anche se restasse costante l'incidenza del fenomeno patologico. La popolazione militare ha invece struttura per età sostanzialmente costante. Peraltro non è questa la causa che possa determinare la forte differenza fra l'andamento della mortalità nella popolazione in complesso e quella militare, intervenendo anche aspetti differenziali della mortalità da tumore maligno. Lo studio della localizzazione dci tumori, ha indotto tra l'altro a stabilire per i tumori maligni che le differenze fra le distribuzioni di queste localizzazioni nell'Esercito e nella popolazione italiana (di•età 20-25, 45 • 50 e so ·ss) sono lievissime; peraltro le sedi più colpite sono risultate l'apparato respiratorio, quello digerente ed i tessuti linfat ico ed ematopoietico. Nella analisi del fauorc età per quanto concerne la morbosità è stato notaro che la percentuale dei tumori benigni sul complesso dei rumori diminuisce rapidamente col
crescere dell'età, mentre il contrario avviene per i tumori maligni. Indicazioni indirette su questo fattore si sono avute anche esaminando i quozienti specifici per grado ove l'incidenza morbosa dei tumori benigni è soprattutto a carico della truppa, mentre per i rumori maligni è più elevata nei sottufficiali e negli ufficiali. Anche la mortalità da rumori maligni si è presentata più alta nei sonufficiali ed ufficiali che nella truppa: i quozienti specifici per grado, infine, hanno consentito un utile confronto di massima fra la mortalità dell'Esercito e quella della popolazione italiana, che è risultata più elevata di quella della compagine militare. L'analisi territoriale del tumore è stata condotta sulla regione di nascita e ~u quella di malattia: si è potuto così conoscere che _la morbo~ità e la mortalità più elevala si ha per i nati e i resiùenti nell'Italia centrale. Esaminando i risultati per mese, i tumori non sembrano rappresentare un fenomeno stagionale, mentre l'analisi del fattore profe~sionale (amecedente al servizio di leva) ha fornito utili indicazioni sui diversi livelli di mortalità. Nell'esame della distribuzione dei mabti c dei morti secondo l'Arma, i risultati più significativi sono stati quelli forniti dalle differenze dì morbosità c monalità: in proposito si segnalano i più alti livelli, rispetto alla media, nell'Arma dei carabinieri ed in quella dci servizi. L'approfondimcmo q uantitalivo delle prime generali indicazioni richiede una attenta disamina delle manifestazioni differenziali dcii:~ morbosità e della mortalità al fine di tenmre di determinare ed individuare alcune componenti causali di natura biologica e sociale che possano condizionare il fenomeno. Proprio in questa possibilità risiede l'utilità e la validità della statistica sanitaria in generale, mentre quella della statistica sanitaria militare sta, come si è deuo, nella possibilità di saggiare fattori non tutti ritrovabili nell'ambito delle rilevazion i pubbliche generali, in un contingente omogeneo discriminato secondo più caratteri. La relazione conclude osservando che l'attitudine che il contingente militare ha rilevato per lo studio di fattori ambientali, non mancherà certamente di riproporrc il tema per un utile approfondimento del problema conoscitivo del tumore, anche in questa direzione. ll Congresso nazionale dell'Associazione nazionale di fisiatria e riabilitazione.
Nell'aula magna dell'Associazione nazionale mutilati cd invalidi di guerra ha av uto luogo nei giorni 28 e 29 ottobre il Il Congresso nazionale di fisiatria c riabilitazione. sotto la presidenza del prof. F. M. Gozzano. 11 Centro studi e ricerche della sanità militare ha partecipato con le seguenti comunic~r zioni , presentate dal ten. col. med. prof. A. Cirrincione c dal dott. A. Guerra: 1) « l problemi della ri:~bi l itazione dei traumatizzati cranici in ambiente militare»; 2) « Aspetti psicologici e psichiatrici della riabilitazione nelle Forze Armate>>; 3) l< Aspetti tecnici ed organizzativi della riabilitazione nelle Forze Armare degli altri Paesi ». Simposio nazionale sulla prevenzione primaria e secondaria del suicidio. La Lega italiana di igiene e profilassi mentale ha svolto a Roma dal 20 al 2 1 dicembre un Simposio sui seguenti temi: 1" - t< Suicidio e tentativi di suicidio nelle diverse età dell'uomo e nei suoi vari aspetti >>. (Relarori: G. Bollea, G. Reda, C. Gerin, L. Canestrelli, P. Bella si, Don dc Menasce);
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ros 2" - <<Studio settoriale del problema del suicidio >>. (Relatori: B. Di Tullio, G. Pastore, R. Mayer, M. Corsini, A. Cirrincione, M. Moreno); 3• - « Profilassi del suicidio>>. (Relatori: C. De Sanctis e V. Porta, D. De Martis. G. Cerquetelli e R. Priori). Il prof. M. Gozzano ha pronunciato il discorso di chiusura. Il Centro studi e ricerche della Sanità militare, invitato dalla Presidenza della Lega italiana di igiene e profilassi mentale, ha presentato la relazione: « Il suicidio in ambiente militare. - Contributo statistico e psicopatologico )). (Relatori: ten. col. med . prof. A. Cirrincione e cap. mcd. prof. M. Moreno).
Simposio internazionale sulla clinica e terapia delJa idatidosi. Organizzato congiuntamente dalla Fondazione Carlo Erba, dalla Società romana di chirurgia e dall'Ente Settimana medica ospedali di Roma, si è tenuto presso la Clinica chirurgica dell'Università un Simposio internazionale che ha avuto per tema: <<Clinica e terapia dell'idatidosi >>. Ha diretto il Simposio, quale moderatore, il prof. Pietro V alcioni. E' noto che l'idatidosi è come la malaria, nel senso che può invadere qualsiasi organo, dal cervello ai muscoli, dal polmone al fegato e alle ossa; al pari della malaria l'idatidosi è malattia dei Paesi sottosviluppati: l'Egitto, la Tunisia, il Libano, la Giordania, parte della Spagna insieme alla Sardegna e a qualche zona dell'Italia centro meridionale, sono tra le più colpite. Altrettanto noto è il fatto che l'idatidosi colpisce non solo l'uomo, ma anche gli animali: in specie bovini, ovini e suin i. In Sardegna almeno 45 -000 pecore vengono a morte ogni anno, mentre circa 200.000 bovini ne sono infetti. Ed immensi sono i danni economici di tale malattia, che, per la sola Sardegna, sono valutati in tre miliardi all'anno. Per contro l'idatidosi è stata debellata in Islanda, che sino a pochi anni fa poteva essere anc.he essa considerata un suo feudo, tanto che più del 20% della popolazione ne era colpito. Oggi più nessuno; c questo miracoloso successo si è avverato col solo rendere obbligatorio il controllo di tutti i cani (dei pastori e da traino), ai quali veniva somministrato un tenifugo. Infatti si deve ancora rammentare che, mentre nell'uomo c negli ovini, bovini, suini l'idatidosi si manifesta con le note cisti, .nel cane, nel gaLto, nella volpe c nello scoiattolo la malattia si avve ra in forma di tenia. Da questa nascono le uova del parassita, che, el iminate, vanno poi a contaminare frutta, verdura, acqua, lane, burro, ecc., nuove fonti di infezione sia per g li altri animali che per l'uomo. A lla seduta inaug urale, che si è aperta la mattina del r9 gennaio nell'aula delia Clinica chirurgica dell'Unive rsità di Roma, erano presenti le autorità politiche, sanitarie, accademiche, ospedaliere dell'Urbe oltre un folto uditorio dd mondo universitario italiano c straniero; fra gli altri Mons. Angelini, il prefetto Adami, il ten. gen. mcd. prof. Francesco Iadevaia, D irettore generale della Sanità militare, il prof. Piero Alonzo, Sovraintcndente degli Ospedali Riuniti, il Preside della Facoltà medica e quasi tutti i cattedratici medici dell'Università di Roma. T lavori scientifici sono stati aperti dal prof. Carlo Sirtori, che ha recato il saluto tlella Fondazione Carlo Erba, promotrice del Simposio. L'oratore ha sottolineato come il problema dc ll' idatidosi assuma aspetti sociali ed economici di grande portata in molte zone della nostra penisola, presentandosi con caratteri di assoluta gravità in Sardegna, auspicando pertanto che anche da noi (come in Islanda dove la malattia è ormai scomparsa) siano prese urgentemente tutte quelle misure profilattiche capaci di risolvere i n maniera radicale la triste realtà dei fatti tuttora perdurante. Successivamente ha ufficialmente dichiarato aperti i lavori scientifici della prima
ro6 ~eduta il prof. Pietro Valdoni, il quale fra l'altro ha ricorduto che « in attesa che venga scoperto una specie di chinino o di penicillina che guarisca o ci protegga dalla idatidosi, ed in attesa ancora di urgenti misure profilattiche che ~i impongono, noi oggi possiamo contare solo sulla terapia chirurgica che va affinata, per rendere sempre più rapida la guarigione degli ammalati c più completo il loro ripristino )), augurandosi infine c< che nel corso del prossimo ventennio l'idatidosi sia del tutto e per sempre debellata ,,_ Il prof. Stcfaoini, direttore dell' Istituto di patologia chirurgica di Roma, ha quindi tracciato la cron istoria dei vari tipi di intervento per la rimozione delle cisti provocate dalla idaridosi (le quali talvolta arrivano ad assumere le dimensioni anche di un pallone da foot- bali, contenendo sino ad otto litri, in qualche caso), rilevando come i moderni metodi di narcosi e l'impiego della chirurgia a torace aperto abbiano consentito di raggiungere sostanziali progrc~~i nel campo della idatidosi. Il prof. Biancalana, dell'Università di Torino, ha richiamato l'auenzione sui fenomeni migrawri che si sono verificati in questi ultimi anni nella nostra Penisola, indicando negli operai che si trasferiscono dal Sud al l"ord dell'Italia, i veicoli della idatidosi, che appunto è notevolmente aumentata in Piemonte in quc~ti ultimi tempi, mentre prima era quasi sconosciuta. Su particolari tecniche chirurgiche da porre in atto nelle localizzazioni polmonari della cisti idaridica, ha riferito il prof. A. de La Fuente Ch::~os, di Madrid, dando conto delle sue: «Esperienze su 500 casi di cisti da echinococco del polmone: diagnosi e trattamento», mentre il prof. Bordiu, pure d i Madrid, ha ricordato che la cisti va ::~sportata in blocco con la porzione del polmone che le ~la attorno. Sempre in tema di idatidosi polmonare hanno poi riferito i professori Biocca, di Palermo; Lanzara, di Napoli; Ficara, di L'Aquila; Guerreri, di Roma; Basso, di Catanzaro; Rubino, di Bari; Spano, di ' uoro, ecc. "ella seduta pomeridiana, dedicata alla 11 Diagnosi e terapia dell'idatidosi epatica n, dopo due chiare ed efficaci introduzioni sull'argomento dei professori Fegiz e Cirenei di Roma, si è tenuta una Tavola rotonda sull'« Echinococco~i epatica )), alla quale hanno preso parte i professori: Provenzale di Cagliari, Pettinari di Padova, Sciacca di Roma, Mcstiri di Tunisi, A. Maklouf di Beyrouth c L. Imperati di Sassari. Nella seconda giornata, sempre con la presidenza del prof. Valdoni gualc moderatore, si è trattata la questione dcll'idatidosi in sedi rare, con una T avola rotonda alla quale hanno partecipato i professori: Bracci e Bondolfì di Roma, « Tdatidosi renale »; Mattioli e Placitelli di Bologna, sullo stesso tema; A. de La Fuente Chaos di Madrid, sull'idatidosi nel si~tema nervoso centrale, mentre il prof. Libero L. Ugelli, di Roma, che ha parlato con molta competenza della localizzazione encefalica, riferendo gli otto casi da lui operati tra il 1952 c il 1963, più due casi di cisti da echinococco dell'orbita, due di echinococcosi vcnebrale con compres,ione midollare, ed infine nove casi di cisticerchi endocranici, indicando nella carotidografia il mezzo di ricerca che offre il maggiore aiuto per la diagnosi, con la dimostrazione di una estesa arca avascolare, di forma sferoidale e con vasi fortemente spo~tati; Gangitano di Grosseto, che ha riferito ~ul l'idatidosi del diaframma e della mi lza; K. Gurkan di Tstanbul; Cerqua, direttore dell'Ospedale italiano del Cairo; e G rassi di Roma, i quali tutti han no trattato del le localizzazioni eccezionali dell' idatidosi. l n fine, nella parte conclusiva del riuscitissimo Simposio, dedicata a: cc La idatidosi come problema sociale», si sono registrati g li inter.-enti di Redi c Sebastiani di Bari; del prof. Giromini, vice- direttore generale sanitario dell' l ~AM; ed infine del prof. Pellegrini, del Ministero della sanità, che hanno lumeggiato acutamente i vari lati del comples~ problema, tutti augurando un rapido ed energico intervento dello Stato perchè si a\'veri quanto auspicato all'inizio dei lavori dal prof. Valdoni, e cioè che nel corso del prossimo ventennio la idatidosi sia eradicata per sempre da tutti i territori della Penisola e da guelli insulari.
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NOTIZ I E
MILITARI
L1 Tcn. Gen. Med . Prof. F. Iadevaia, nuovo Direttore Generale della Sanità Militare.
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Il Tenente Generale Medico, Prof. Francesco ladcvaia, promosso al nuovo grado il 31 dicembre 196_3, è stato, in seguito a deliberazione del Consiglio dci Mimstri, nominato Direttore Generale della Sanità Militare e Capo del Servizio Sanitario dell'Esercito. Ha assunto tale carica il 20 gennaio u.s. e, contemporaneamente, anche quella di direttore del nostro Giornale. Nato a Pictrav~1irano (Cascna) il 9 novembre 1906, laureato con lode nel 1931 prcs~o l'Università di Napoli, entrò a far parte del Corpo Sanitario Milirare l'anno successivo. Capitano medico nel 1936, maggiore medico nel 1940, egli deve queste due promozioni ad esami a ~celta, sostenuti c brillantemente superati. T enente colonnello medico nel 1942, colonnello medico nel 1953 e quindi maggior generale medico nel I959· Non meno brillante la carriera scienti fìca e professionale. Assistente militare presso la Clinica chirurgica dell'Università di Roma, vi consegul nel 194 r, col massimo dci voti, la specializzazione in chirurgia generale. Aiuto volontario presso la Clinica chirurgica dell'Università di Genova, orrenne, nel 1943, la libera docenza in patologia speciale chirurgica e propcdeutica clin ica c, nel 1956, quella in clinica chirurgica c terapia clinica. Studioso e ricercatore serio ed onesto, il generale ladevaia è autore di 38 pubblicazioni scientifiche, molte di note\·ole pregio, alcune delle quali videro la luce su questo Giornale; e, pertanto, :1ssai larghe sono la stima e la considerazione di cui egli gode nell'ambiente scientifico ed u nivcrsitario. Lo confcrm:1 la notevole attività didattica che egli svolge da anni presso le Università di Roma e di Perugia: insegnante, nella prima e dal 1953, di << Organizza1.ione chirurgica militare e chirurgia di guerra>> presso la Scuola di perfezioname nto in chirurgia generale, svolge annualmente anche il corso di u Traumatologia di guerra>> agli spccializzandi in chirurgia generale dell'Università di Perugia. Non è facile cosa riandare la lunga e luminosa carriera del nostro nuovo Direttore. Ci limiteremo a ricordare le non poche, magnifiche realizzazioni da lui conseguite nei campi, direttivo, organizzativo e tecnico professionale. Operatore sereno e ~icuro diagnosta ricco di intuito ma soprattutto di ponderata prudenza, assai noro cd apprez· zato anche nell'ambiente civile, egl i tenne per molti anni il reparto chirurgia dell'Ospedale militare pri ncipale di Roma, circondato dalla stima e dalla considerazione di superiori e colleghi e dalla affettuosa riconoscenza dci suoi malati, specie per quel calore umano che egli ha sempre saputo creare fra sè cd i suoi pazienti.
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Ancora tenente colonnello, nel 1952, venne scelto a dirigere lo stesso Ospedale cd in tale incarico continuò da colonnello e fino alla sua promozione a generale. Quale Direttore del oosuo massimo Ospedale, egli donò, con generoso entusiasmo, tutta h sua straordinaria e dinamica attività per riorganizzare i servizi ospcdalieri, potenziarnt> l':mrezzatura e rimodernare i vari settori, riuscendo in tal modo, con appassionata, continua, diligente e fattiva laboriosità a portare l'Ospedale del Celio a quell'alto, perfetto livello organizzativo e funzionale, che tuni sanno. Tanto lavoro di ricostruzione e di adeguamento alle più moderne esigenze ospcdaliere, non impedì al gen. Iadevaia di continuare a svolgere la sua infaticabile attività nel campo scientifico e culturale. Si debbono, infatti, a lui quei cicli di conferenze annuali, con la partecipazione di noti ed illustri maestri c docenti universitari, che tanto plauso riscossero e che contribuirono, fra l'altro, a fare sempre più stretti i legami con l'ambiente universitario ed ospedaliero della Capitale. Le Giornate mediche della Sanità militare sono, poi, una sua diretta creazione, chè sua ne fu l'idea, come sua ne fu la faticosa ed insuperabile organizzazione delle quattro edizioni che di esse abbiamo avute. Da ricordare anche, sono la sua direzione, il riconoscimento, da parte della Facoltà di medicina dell'Università di Roma, dell'alto livello, dal punto di v.ista organizzativo, tecnico e culturale raggiunto dall'Ospedale Militare del Celio, sì da farlo includere fra gli istituti ospedalieri idonei ad accogliere i medici cd i laureandi per il tirocinio pratico di sei mesi, da compiere prima degli esami di abilitazione all'esercizio della professione. Con la promozione a maggior generale medico, il generale ladcvaia fu nominato Direttore del Centro studi e ricerche della Sanità militare incarico che assolse fino alla sua nomina a Direttore Generale - di quel Centro studi del quale tanto si sentiva la mancanza e che egli volle con infles~ibile tenacia, curandone la realizzazione in tuni i più minuti parùcolari c quella organizzazione, che, senza tema di smentite, può oggi dirsi perfetta, tanto da farne un complesso scientifico di prim'ordine ed un Centro :tltamcnte qualifìcato di ricerca, all'avanguard ia dci più moderni istituti similari. Consulente chirurgo generale presso l'Ospedale militare principale di Roma dal gennaio r9fio, è anche consulente superiore medaglia d'oro, per la chirurgia generale. della Marina militare. Segretario generale delle «Giornate mediche delle Forze Armate >> in seno alle Giornate mediche internazionali torine~i del r9fi1, e Segretario generale del Comitato ordinatore del Il Cor~o internazionale di perfezionamento per giovani ufficiali medici, svoltosi a Firenze nel giugno 1962. E' presidente del gruppo di studio, costituito dallo Stato Maggiore della Di(esa per il coordinamento, in caso di emergenza, tra i Servizi della Sanità militare c le autorità sanitarie civili. Ha svolto importanti missioni all'estero. Dal 1959 è rappresentante italiano delle FF. AA. presso il Comitato medico 'ATO e partecipa, quale rappresentante della Direzione generale di Sanità militare, alle conferenze annuali di SHAPE. Ha partecipato alle campagne di guerra dell'Africa Orientale cd a quelle della recente guerra, sul fronte occidentale e su q ucllo balcanico. E' decorato di due Croci al merito di guerra e, tra le molte onorificenze, di Medaglia d'Oro al merito della Sanità Pubblica, nonchè di Medaglia d'Oro al merito della C.R.I.
Ordine del giorno al Corpo Sanitario del nuovo Direttore Generale della Sanità Militare. Ufficiali, sottuffìciali, graduati e soldati della Sanità Mili1a1·e.
Assumo oggi la carica di Direttore Generale c Capo del Servizio Sanitario Militare del! 'Esercì to.
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Al mio predecessore, ten. gen. mcd. Mennonna prof. Gerardo, il saluto riconoscente e la viva ammirazione del Corpo sanitario per il difficile lavoro compiuto. Mi inchino riverente alla nostra gloriosa Bandiera, ai nostri Caduù che, morendo sul campo dell'onore per servire la Patria, ci insegnarono la via del dovere. Il lavoro che mi attende non è facile: ma, animaLo da sicura fede nell'avvenire del Corpo sanitario, affronterò con animo sereno le inevitabili difficoltà. Sono sicuro che voi tutti cun la tenacia e l'alto senso di abnegazione che in ogni tem po ha distinto l'opera della Sanità militare, con la vostra preziosa, indispensabile, competente collaborazione, con la capacità sempre dimostrata nell'assolvimento dei vostri doveri, mi sarete vicino per rendere meno arduo il compito che mi è stato affidato. Sono certo che la Sanità militare anche in futuro sarà degna del suo glorioso passato e manterrà quell'alto livello di prestigio che oggi le è riconosciuto. Abbiamo il dovere di migliorare le nostre Istituzioni, perfezionando sempre più la preparazione m ilitare c professionale, per portare il Servizio sanitario ad un livello tecnico fu nzionale degno dell'incessante progresso della scienza medica. Consapevoli delle delicate responsabilità, assolveremo il nostro com pito con onestà, tenacia, passione, attingendo le energie all'esempio dei nostri gloriosi Caduti, all'amore verso la Patria. Con la certezza di raggiungere mète sempre più alte, porgo a voi il mio fervido saluto augurale che estendo al personale civile e religioso. U n saluto cordiale rivolgo altresì ai colleghi già in servizio che, in ogni occasione, dimostrano vivo attaccamento al nostro glorioso Corpo. Roma, 14 gennaio 1964. !l Capo della Sanità Militare dell'Esercito Ten. Gen. Mcd. Prof. FRANCEsco IADEVAIA
Promozioni nel Corpo sanitario militare. Da Maggiore medico a T en. Colonnello: Altissimi Carlo.
Libere docenze. I seguenti ufficiali medici hanno conseguita la libera docenza, nella disciplina accanto a ciascun nome segnata: ten. col. mcd. Bongiorno Angelo: clinica oculistica; ten. col. mcd. Caputo Domenico: clinica odontoiatrica; ten. col. mcd. Pepi Salvatore: semeiotica medica; ten. col. mcd. Lisa i Tommaso: sel;Ileiotica chirurgica; ten. col. mcd. Ciciani Mich ele : igiene; ten. col. mcd. Cirrincione Antonino: psichiatria; magg. med. Amato Aldo: anatomia chirurgica e corso di operazioni; magg. m ed. Favuzzi E nrico : patologia speciale chirurgica e propedeutica clinica; cap. mcd. Dainelli Corrado : semeiotica chirurgica ; cap. mcd. Panissa U mberto: semeiotica chirurgica. Ai valorosi colleghi le più vive fel icitazioni del nostro G iornale.
Il O
Attività culturale, nell'anno 1964, presso la Scuola di sanità e dali militari.
nostri Ospe-
Saran no tenute, nel corrente anno, presso la Scuola di sanità milita re e presso gli Ospedali militari, le segue nti conferenze: SCUOLA DI SANITA' MILITARE Prof. Vincenzo Baccari, ordinario di chimica biologica pres!>O l'Univer~ità di Firenze: «Alcuni aspetti della struttura delle proteine >>. Prof. _Pier Luigi Tanzi, primario de lla 2• Divisio ne medica dell'Ospedale sanatoriale V illa d'Ognissanti, F irenze: «Attuali aspetti della terapia nella tubercolosi polmonare ». Prof. Achille Gallinaro, primario della Divisione chirurgica dell'Ospedale sanatoriale Villa d'Ognissanti - Firenze: « Sul tr:mamento chirurgico di alcuni stati di insufficienza respiratoria » . Prof. Albeno Terzani, primario della 1a Divisione medica dell'o~pedale generale di Careggi -Firenze: 11 l quadri clinici della insufficienza delle sezioni sinistre del cuore n. Prof. Giuseppe Mazzetti, ordinario di igiene nell'Università di Firenze: «Orientamenti sulla profìbssi dci tumori >>. Ten. coL med. clou. Guglielmo P izzigallo, insegnante titolare di Servizio sanitario nella Scuola di sanità militare: «Organizzazione dello sgombero feriti e m:1lati dell'Esercito di campagna, con particolare riferimento all'impiego di elicotteri n. Ten. col. mcd. prof. Michele Ciciani, insegnante titolare di difesa A.B.C. nella Scuola di sanità militare: 11 Effeni delle esplosioni nucleari sull'organismo umano: aspeui clinici ». Ten. coL mcd. dott. Gennaro Sparano, insegna nte aggiunto di medicina leg:1lc nella Scuola eli sanità m ilitare: « Su alcun i aspeui medico-legali della tubercolosi nell'attuale fase epidemiologica della malattia H .
REG lOKE MILITARE NORD-OVEST Ospedale militare principale di Torino. Magg. gen. mcd. prof. Pasquale Scaduto : l< Considerazioni su di uno schema di controllo a scopo profilattico nei riguardi della virus - epatite>>. Prof. Luigi Biancalana, direttore dell' Istituto eli patologia chirurgica dell'Università di Torino: 1c T raumatismi del torace >l. Prof. Alessandro Bcreua Anguissola, direttore dell'Istituto d1 parologia medica dell'Università di T orino: 1c Circolazione viscerale >l. T en. col. mcd. prof. Matteo De Simone: l< Sindrome addominale acuta >>. T en. coL mcd. don. Arturo De Fel ice: 1c La eruzione ,.omplicata del 3° molare inferiore >> . Ten. coL med. dott. Arturo De Felice: 11 La micointerapia della sifilide». Ten. coL mcd. clou. Igino Santella: 11 La selezione attitudinale in rapporto alla funzione visiva >>. Magg. med. prof. Enzo Liesch: u Aspetti clinici meno frequenti dell'infezione reumatica l>. Cap. m ed. dott. Piero Brig nardcl lo: 11 La cardiopatia i~chem ica >>. Cap. med. dott. Oscar Di Tiz io: 11 Personalità psicopatic:• c suo distacca mento nella collettività militare>>.
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Ospedale militare di Genova. CoL mcd. dott. Felice Napolitano: << Scompenso cardiaco>>. Col. med. dott. Gerardo Giordano: u Argomento da stabilire ». Ten. col. mcd. dott. Onofrio Varano: cc Il test tonsillare nella diagnosi delle tonsilliti croniche ». Ten. col. med. dott. Girolamo Cicio: « Dimostrazione di casi radiologici più imponanti dell'anno 1963 ». T en. col. med. dott. Arcangelo Pagliarulo: «Le infermità mentali in relaz ione al Servizio sanitario militare». T en. col. med. dott. Giuseppe Scarnera: « Tumori odontogeni ». Ten. col. mcd. dott. Vittorio T urchini : « Tratt:~mento chirurgico delle ustioni ». Magg. mcd. dott. Mani io Manica : « Sindromi vertiginose». M:~gg. mcd. dotç. Calogero Icmmola: u Reazioni immunologiche delle ustioni». Magg. med. dott. Angelantonio Abbattista: «Valore diagnostico delle retiniti nelle affezioni in generale >>. Cap. mcd. dott. Gio Batta Merello: u Etioparogenesi e clinica delle colelitiasi >>. REGIONE MILITARE NORD- EST Ospedale mjjitare principale di Padova. T co. col. mcd. dott. Luigi Perillo c Tcn. col. med. dott. Virgilio Colangelo: u Sull'organizzazione e funzionamento dell'Ospedale m ilitare principale di Padova in pace ed i n guerra >>. Prof. dott. Sergio Curri, dell'Istituto di anatomia patologica dell'Università di Padova: «Traumi cranici - Considerazioni cliniche >> . Prof. Michele Aslan, direttore della Clinica otorinolaringoiatrica dell'Università di Padova: « La· vertigine: aspetti clinici e terapeurici >> . Prof. Pier Giuseppe Cevese, di rettore dell'Istituto di patologia speciale chirurgica • dell'Università di Pado\'a: «Errori in chirurgia toracica ''· Prof. Gino Patrassi, direttore della Clinica medica generale dell'Università di Padova: « Moderni aspetti di classificazione delle malattie reumatiche >>. Ospedale militare di Verona. Magg. mcd. dott. Vincenzo Spallino: (< Gli stati di shock ». Col. med. prof. dott. E veli no Melchionda: cc Il riflessogramma achilleo nella psiconevrosi respiro - circolato ria >l. Magg. med. dott. Giuseppe Gaudio: « Disastro del V ajont : la TV Sezione disinfezione nell'opera di bonifica». Magg. mcd. dott. Aldo Salierno: « Considerazioni cliniche su un caso di acalasia cardiale di recente osservazione ll . Magg. med. dott. Angelo Montanariello: (( Art. 6 El. B >> . Col. mcd. prof. dott. E velino Melchionda: « Spunti di patologia clinica e terapia del diabete pancreatico >>. Ospedale militare di Udine. T en. col. med. dot t. Ennio Rucci: « Tecnica del congelamento del sangue c sua utilizzazione a scopo u·asfusionale >> .
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T en. col. mcd. dott. Mario Archidiacono: << La carie dentaria alla luce delle recenti acquisizioni etiopatogeniche profilattiche e terapeutiche ». Magg. mcd. dott. Calogero Castronuovo: « Gli innesti eteroplastici di ossa di montone nelle cure chirurgiche dell'ozena nasale ». Magg. mcd. dott. Ugo Di Lorenzo: « Stato attuale della venereologia. - Legislazione e andamento epidemiologico delle malattie veneree ». Cap. mcd. dott. Giuseppe Claudio: « Le ipoacusie professionali da trauma acustico ». Col. mcd. dott. Alessandro Rocco: «L'anestesia tronculare del nervo dentario inferiore per via orale>>. T en. col. mcd. dott. Giuseppe Trombetta: « Corioretinite centrale e periflebite rctinica conseguenti a vaccinazioni polivalenti ». Cap. med. dott. Alberto Begnini: << La resistenza osmotica leucocitaria e le piastrine nel radiologo >>. Cap. mcd. dott. Donato Cola tutto: « Considerazioni clinico -1adiologichc su alcuni casi di broncopolmonite con Wassermann positive>>. Cap. m ed. dott. Carlo Cannavina: << L'incidenza della lue primaria nei militari di leva in servizio nella Regione militare nord · est nel quinquennio po~t - legge Merli n
(r959-19l>3) ». Magg. mcd. dott. Cesare Biggio: <<Ernie dello hiatus esofageo ». Cap. mcd. dott. I calo De Angelis: « Reazioni psicogcne c fattori di disadattamento nella vita militare >>. Magg. mcd. dott. Natale Foti: « Cause di morte in anestesia " · Ospedale militare di Brescia. Col. mcd. dott. Paolo Denza: << Importanza della Scuola medica salernitana nella storia della medicina l> . T en. col. mcd. dott. Antonio Bellissimo: « Il problema dell'otosclerosi )). T en. col. mcd. dott. lsidoro Frazzetta: « Lesioni cardiache da traumi>>. Ten. col. mcd. don. Pietro Piccolo: « L'ipertensione arteriosa iniziale nei giovani iscritti e militari di leva>>. Cap. mcd. dott. Ferdinando Olivieri: « Sfregio permanente da perdita di denti incisivi >>. Cap. chim. farro. dotl. Attilio Puglisi: « L'antidoto universale come soccorso di urgenza ». Sottoten. farm. Sandro Bazzi: << L'assorbimento dei farmaci e farmaci ritardo». Sottoten. mcd. dott. Bruno Rotoli: « Attuali orientamenti in tema di malattie focali ». Sottoten. fa rro. dott. Pietro Pisati: « La storia degli antibiotici ». Sottoten. mcd. dott. Nilvano Soldi: << Vasculopatie cerebrali a focolai ».
REGIONE MILITARE TOSCO-EMJLIANA O spedale militare di Firenze. Magg. med. dott. Giustino Gallo: cc Gli attuali orientamenti fi~iopatologici e terapeutici delle glomerulonefrosi ». Prof. dott. Angiolo Sordi: « L a sindrome infartuale: in fartogenesi l>. Cap. mcd. prof. Corrado Dainelli: « Nuovi criteri orientativi allo studio della distribuzione dell'arteria renale (mediante calcoli in resina poliesterc) in riferimento al problema chirurgico delle resezioni )).
r r3 Ospedale militare principale di Bologna. Magg. mcd. dott. Loris Crapanzano: « La nosologia dd territorio soma lo e l'alimentazione dei soma li». Ten. col. mcd. dott. Giustiniano Sblendorio: " Le simulazioni delb vi~ionc e mezzi idonei per svelarle ». Cap. mcd. don. Giancarlo Fantini: « La tonsillite p:~latina "· Prof. Raffaele Zanoli, direttore dcll'bmuto ortopedico Rizzoli di Bologna: " Lt lombalgic >•. Prof. Renaw Zanasi, dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna: " Le lombalgie da ernia del disco >•. Ospedale militare di Livorno. Ten. col. mcd. dott. Annibale Morlino: " Condro~i tntervertebralc. - ln\ufficienza intervertebrale n. Ten. col. mcd. òott. Mario Marzi: cc Attività medico - legale collegiale negli ()~pedali militari dell' E~erc ito ». T en. col. mcd. don. Salvatore Tanteri: << l"ote di cl in ica c di terapia della pancreatite acuta emorragica >>.
Ospedale militare di Piacenza. Cap. mcd. dott. Virgilio Monti : " Illustrazione di alcuni casi di morbo di Osgood Shalatter; rapporti paLOgenetici c freq uente pretestazione d i origine traumatica da parte di militari già arruoi:Jti >>. Magg. mcd. dott. Umberto Piazzi: <c lllustrazione di un caso di peritonite tuber~olare ricoverato in reparto medicina con rilievi hsio - patogenetici sui vari ver~amcnti peritoncali >>. Dott. Mario Pagani: « Il problcm:1 profilattico delle malanie veneree in I t:~lia ».
REGIONE MILITARE CENTRALE Ospedale miJitare principale di Roma. Magg. mcd. dott. Carlo Altis~imi: u Indicazioni e metodiche di trattamento di rianimazione "· Prof. Attilio Omodei - Zorini: u Adenoma bronchiale». Magg. mcd. dou. Enrico Favuzzi : « Ipertensione ncfro - vascolare H.
Ospedale miHtare di Perugia. Prof. Ezio Morctti: « L'infermità mentale >>. Prof. Ferruccio Chiuini : « L'arrc~to cardiaco ». T cn. col. mcd. dott. Pietro Piri~inu: « Effeui biologici cd effetti patologici dell'energia radianLe. - Danno da radiazione acuta e da radiazione residua ». Ten. col. mcd. dott. Ettore Scano: « Le laringiti croniche edematose aspecifiche )>.
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Ospedale militare di Chieti. Ten. col. mcd. dott. Michele Bellusci: << L' indagine radiologica nelle ~indromi ad dominali ac ute ». Ospedale milita re di Cagliari. Prof. Spanedda, direttore dell'Istituto di microbiologia dell'Università di Cagliari: << Morfologia dei virus>> (con proiezione). Prof. Faraone, direttore dell'Istituto di medicina legale e delle assicurazioni dell'Università di Cagliari : « Alcoolismo e delinquenza>>. Prof. Racugno, aiuto nell'Istituto di radiologia dell'Università di Cagliari: << Moderne tecniche radioterapichc dei tumori ». Magg. mcd. dott. Dclrio, direttore dd gabinetto oftalmico dell'Ospedale militare di Cagliari : « Moderne vedute ctiopatogenichc e terapeutiche sul glaucoma l> . Ten. col. mcd. dott. Lisai, capo reparto chirurgia dell'Ospedale militare di Cagliari: « Moderne vedute sui trapianti omoplastici >>. Magg. med. dott. Canu, direttore del gabinetto neurologico dell'Ospedale militare di Cagliari: « Le epilessie >>. Magg. med. dott. Marini, direttore del gabinetto odontoiatrico dell'Ospedale militare di Cagliari : •< Dilfu~ione della carie dentaria in Sardegna arrraverso l'esame di reclute sarde >>. T en. col. mcd. prof. Lisai. capo reparto chirurgia dell'Ospedale militare di Cagliari : « Organizzazione del soccorso ai traumatizzati della strada >l. Ospedale militare di Sassari. Prof. Giovanni Lissia, aiuto nella Clinica dermosifilopatica dell'Università di Sassari: « Aggiornamenti epidemiologici, clinici, sierologici e terapeutici delle malattie veneree». Prof. Luigi Tavolara, libero docente in oculistica: « Le affezioni oculari in rap· porto alle malattie interne ll. Prof. Palmerio Delirala, libero docente in chirurgia: << Malattie dell'apparato urina rio di interesse chirmgico >> . Dott. Antonio Murincddu, medico deil'Ospedalc psichiatrico provinciale di Sassari: « Sindrome psicosomatica >>. Cap. mcd. dott. Andrea Virdis: << Ripercussioni psichiche della funzione tiroidea ll . Dott. Vindice Pianu, della Clinica medica dell'Università di Sassari: << I vizi valvolari del cuore destro e comunicazioni anormali tra grande c piccolo circolo >l.
Ospedale militare specializzato di Anzio. Prof. Giuseppe T ancrcdi, incaricato ùi ortopedia e traumatologia dcll'Universilà di Perugia: << L a tubercolosi osleo:trticolare >>. Prof. Anton Luigi Maccagno, primario dell'Ospedale sanatoriale l. ·.P.S. Carlo For· lanini: << La kinesiologia respiratoria ». Magg. mcd. dott. Vittorio Contreas: " La terapia specifica ed aspecifica della tu· bercolosi polmonare n. Cap. mcd. dott. Eugenio Emanuele: « lttero in corso di terapia antitubercolare ll .
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REGIO 'E MILITARE MERIDIONALE Ospedale militare di Napoli. Ten. col. mcd. prof. Angelo Bongiorno: 11 La rnalau:ia oculare nel diabete rnellito '' · Ten. col. mcd. dott. Domenico Villari: << Le epistassi ». T en. col. m cd. dott. Alfonso Maffei: « [ limiti della sanità mentale " · Ten. coL mcd. dott. Lucio Tramonti: « Sindr<lrnc di Waldcstrongh. - Illustrazione di un quadro clinico >>. Cap. med. dott. Mario Chef: « Diagnosi radio logica delle pncumopatie acute atipiche ». Ospedale militare di Bari. Prof. dott. De Marcht:
<t Algodistrohe o~see "·
T cn. col. mcd. dott. Domenico Caputo: « Su alcuni casi della frattura della maudibola recentemente curati nel reparto stomatologico dell'Ospedale militare di Bari con il metodo ortopedico e con la riabilitazione funzionale chinesiterapica mascellare con l'apparecchio di "Armenio'' ». Prof. dott. Redi: «Arteriopatie obliteranti periferiche 11. Col. mcd. dott. Raffaele Tomasi: « Valutazione attuale delle nevrosi da indennizzo •·· Prof. dott. Malaguzzi: « L'insufficien:r.a epato - biliare >>. Ten. col. mcd. dott. Adamo Mastrorilli : << Traumatologia della ~trada 11. Prof. dott. Rizzi: « Etiopatologia dei tumori (recenti acquisizioni) ». T en. col. mcd. prof. Giuseppe Tanselln : << Gli anomali del carattere nei riguardi del servizio militare )).
Ospedale militare di Caserta. Prof. dott. Annibale Puca: << Sindromi depre,~t\C '' · Ten. coL mcd. don. RaA"aele Fusco: 1< Tranamento inrrafocalc delle affezioni tbc. o~tco - articolari >>. T en. col. med. dott. Enrico Fodcrà: " Sindromi mediastiniche all'indagine radiologica >>. Cap. mcd. dott. Emidio Lombardi: " Le sequclc psichichc dei traumi cranio- encefalici chiusi ». Magg. mcd. dott. Donato Proto: <<Orecchio interno nelle malattie del collageno ''· T e n. col. m ed. dott. :-Jicola Leone: Malania reumatica e i suoi riflessi nella col lettivirà militare 11. Ten. col. m cd. dott. Pietro Mercogliano: << Le termodermatiti nell'ambito della medicina militare >J. Cap. med. dott. France~co Romandi no: " Ln idoneità al la\·oro proficuo nct congiunti di iscritti ». f(
Cap. med. dott. Vincenzo Petrarca: " Lombalgie da ernie del disco " · Cap. mcd. dott. Giovanni Salemi: « Le ombre ilari nel corso delle tomilliti n.
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REGIO 'E MILITARE DELL:\ SICILIA Ospedale militare di Palermo. Prof. Giuseppe D'Ale~sandro, direttore dell'htituto d'igiene dell'Univer~1tà di Pa. lermo: " Epidemiologia e profilassi dell'epatite vira le )). Prof. Pietro Cignolini, direttore dell'Istituto di radiologia dell'Università c..li Palcr mo: << Il funzionale che pare organico e l'organico che pare funzionale nella diagnosùca radiologica dell'apparato d1gerente u . Prof. Aldo Ree ine. direttore della Clinica ortopedica dell'Università di Palermo:
" Le endoprotesi " · Prof. Gioacchino Nicolosi, direttore della Clinica chirurgica dell'Università di Pa !ermo: cc Problemi attuali c..li chirurgia polmonare ». Prof. Angelo Patania, direttore del Centro traumarolog~eo e di ricducazione del l' INA IL di Palermo: u Le lesioni interne del ginocchio 11 . T en. col. med. dott. P elice Bartolotta: " N evo del tessuro connettivo "· T e n. col. mcd. dott. Damiano Rizzo: " Le p~eudo appendiciti e le appendiciti larvate ». Te n. col. med. dott. Salvatore Sunscri: " Considerazioni medico - legaJi sulla gua· rigionc della tbc. polmonarc >>. Magg. mcd. dott. Lorenzo Longo: «Problemi di cardiologia in medicina legale militare ». Cap. mcd. dott. Filippo Rinciari: « Moderni orientamenti sulln profil:l~si an n tuhcrcol :~rc >>.
Cap. med. dott. Uomenico Calì: " La ne\'fosi nei riflessi della vita soc1ale 11 . Cap. mcd. don. Gaetano Valenti: " Ln pielonefrite ero n ica 11. Ospedale militare di Messina. Prof. dott. Filippo Romeo. direttore dclln Clinica medie:. dell'Università di Mc,. sina: cc Le ncfrocalcinosi "· Prof. dott. Luigi Carmona, direttore della Clinica chirurgica dell' Università di Messina: « L'ulcer::l duodcll::lie >> . Prof. dott. Lcnerio Canna,·ò, direttore della Clinica delle malanie infetti' c c tropi c:tli dcii'Universit~ di Mc~~ina: " Malattie virali di recente acquisizione >J . Prof. dott. Gu~tavo Barresi, direttore dell'Istituto di patologia chirurgica dell'Uni \Crsità di Messin::1: cc Cancro e fumo"· Tcn. col. mcd. dott. Attilio Milici: " Le concnuse » . Ten. col. f. Fr::~nccsco biente nucleare >>.
'iEosi: " li 'ervizio sanitario a livello divisionale in am-
Ten. col. mcd. dott. G:~crano lmbcsi: " l mportnnza del ln intradermo- re:11.ione n d -
le istopla~mosi ''· Ten. col. mcd. dott. '\latale Macrì: cc L:1 scs~ualità dei batteri "· Magg. rned. Giuseppe Mazzeo: cc Su di un caso di reazione suicida m epilettico"· T cn. col. chim. farm. don. Carmelo Battaglini: " Su un reccnrc metodo di con~ervazione di medic:1menti cd :1limemi >> .
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NE C ROLOGI 11 15 gennaio 1964 si è spento in Torino, a soli 67 anni, il T en. Gcn. Medico Dou. RAFFA ELE SQUl LLACIOTl. Sono trascorsi appena quattro anni da quando, il 3 marzo 1~, io glt ~ucccdcui nelle cariche d1 D irettore generale c di Capo del Servizio sanitario militare deli'Escr· cito. ed è per me difficile e doloroso imieme do\'erne rievocare sulle pagine di questa Riùsta, della quale egli fu Oireuorc, la cara figura di medico, di ufficiale, di capo. Di Raffaele Squillaciori io ero divenuto amico cd nmmiratore fin dag li esordi della mia carriera di ufficiale medico. Un periodo di imcnso comune lavoro nell'Ospedale militare di Napoli - lui capo rep;mo chirurgia. io addetto a l repa rto infettivi cd al laboratorio di biologia medica - mi aveva dato modo di apprezzarne le singolnri doti di uomo, di medico, di ufficiale: i no\tri rapporti furono facilitati dalla comune ansia di dedicarci completameme al continuo miglioramento della preparazione profe~sionalc. per corrispondere insieme alla no,tra vocazione di medici c alle esigenze del Servizio snnitario militare, nel quale ci eravamo inseriti. Per vnri lustri io sono poi swto impiegato in sedi lontane da quelle nelle quali prestava ser vizio l'amico Squillaciori, ma ne ho sempre seguito le attività e il destino mi ha riav,•icinato a lui nell'epilogo della mia carriera. Prima di raccogliere i dati biografici ,. le notizie di carriera, destinati a fissarne la memori:1 per i posteri, sgorga <.!all'animo mio il bisogno di una testimon ianza di stima, di affeno, di gratitudine per quanto egli ha dmo di ~è. durame la sua lunga carriera militare, agli innumere\Oii malati da lui curati, ai colleghi ufficiali medici, a l Servizio ~anit:trio dell'Esercito. Egli è swto soprattutto un grande chirurgo, cscmplnrmcntc generoso, in guerra negli ospedali da campo e nel nucleo chirurgico, in pace negli ospedali militari -li Padova, di T orino, di ~apoli: O\ unquc io lo accompagna.,,i, ho sempre \'isto militari di turri i gradi avvicinarglisi c palesargli gratitudine c devozione per le cure rice,. ~l~, per la salute riconquisra ta, c lui accogliere tutte quc~tc manifestazioni con scmpltc!tà e con distacco, t:111to esse J ovc;vn no essere per lui abituali. Raffaele Squilbcioti è naro a Squillace. in provincia di Catanzaro, il 17 m;1ggio 1896. ha ~po~ato in 'a poli nel 11;121 la 'ignorina Ida Ro~'i cd ha avuto due figli: T eresa t Antonio. Durante la pnma guerra mondiale lntZla il ~uo ~en·1z1o militare nel no,cmbre IIJI): gh sono state riconosciute le campagne di guerra del 1917 c del 191!!. . Laureatosi a Napoli in medicina e chirurgia il 5 luglio l l)20, in quello stcs~o anno v~ene ~ominato sottote nente medico, com:mdato al corso d i :1pplicazione prc-.so 1:.1 Scuola d.' samtà mili tare c promosso tenente mc.:dico in s.p.e. Il suo servizio di subalterno medico ~ 1 C\plica presso l'(hpcdalc militare di 'apoli e presso il 39" reggimento fanteria pure
118 in Napoli. Dal 1922 al 1924 lo troviamo in Cirenaica. per un cerro tempo presso l'Ospedale civile di Bengasi. Promosso capitano medico il 30 settembre 1924, fa servizio per oltre un anno presso il 6° reggimento alpini, compiendo così il suo tirocinio presso i Corpi. Dal 1926 comincia la sua intensa attività negli Ospedali militari, per breve tempo a Padova, dal 1927 al 1932 a T orino, dal 1932 al 1940 e dal 1943 al 1950 a Napoli. Dedica i primi anni di permanenza a Torino al suo perfezionamento in chirurgia presso la Clinica chirurgica di quella Università e si fa apprezzare per la sua valentia: madre natura lo aveva dotato di un temperamento particolarmente adatto alla attività chirurgica: risoluto, dinamico, capace, mai, però, disgiunto da illuminata prudenza. Non ci meravigliamo di trovarlo già nel 1928 capo del reparto chirurgia dell'Ospedale militare di Torino. Il Direttore del tempo, col. mcd. dott. Franchi, che doveva poi ascendere al più alto scalino della carriera, poteva definirlo valorosissimo chirurgo operatore, aggiungendo che negli interventi anche molto difficili Squillacioti accoppiava atl'impcccabile tecnica chirurgica, sicurezza, calma, serenità veramente ammirevoli. Nel 1929 consegue briUantemcnte la spccializzazione in chirurgia c successivamente con intenso trasporto e passione egli approfondisce sempre più la preparazione dottrinale e si perfeziona nelle tecniche chirurgiche più aggiornare. Per le sue spiccate doti diagnostiche egli sa affermarsi come chirurgo di eccezionale valore, ricevendo ovunque le più ampie testimonianze di ammirazione. In questa fervida attività supera gli esami a scelta per l'avanzamento al grado di maggiore medico c viene promosso a questo grado il 17 agosto •935· La promozione a tcn. col. mcd. lo raggiunge il t 0 gennaio 1940. Nel giugno 1940 pane per Tripoli quale Direttore del 45u :--!ucleo chirurgico e fa poi parte anche della Comrnbsione medico -legale di guerra della Intendenza Superiore A. S. Nel 1942 per una grave contusione toracica e per una pleurite post- traumatica viene ricoverato in ospedali da campo della Libia e poi trasferito all'Ospedale militare di Napoli, nel quale, a guarigione conseguita, ricomincia a far servizio. Gli sono state riconosciute le campagne di guerra del 1940, 1941, 1942, 1944, 1945. Promosso colonnello medico il 1° luglio 1947 l: nominato Direttore dell'Ospedale militare di Napoli, nel q uale rimane fino al 15 gennaio 1951, qua11do è nominato Direttore di sanità del Comiliter di 1\.'apoli. L'Ospedale militare di Napoli, dopo gli eventi del 1943, non aveva ancora raggiunto il dovuto grado di organizzazione e di funzionalità. Il col. med. Squillacioti appena nominato Direttore si dedica a dare a questo Stabilimento un asseno migliore, promuovendo una efficace attrezzatura tecnico- scientifica dci reparti e curando l'aggiornamento professionale degli ufficiali dipendenti con cicli di conferenze e con discussion i semciologiche e cl iniche al letto degli ammalati più importanti. Quando egli lascia la Direzione dell'Ospedale, i superiori possono affermare che sotto la sua direzione l'Ospedale aveva raggiunto un grado di funzionamemo che poteva dirsi perfeuo. Nel breve periodo di Direzione di sani tà - meno di un anno - è ricco di iniziative, con azione direttiva, di coordinamento e di controllo, as~icurando il buon fun zionamento degli Stabilimemi sanitari dipendenti e curando tutte le attività igienicoprolìlaniche. Alla fine del 1951 viene promosso maggior generale medico c passa a disposizione del Ministero Difesa- Esercito per incarichi speciali. Dal Direuore Generale dell'epoca. gen. med. prof. Ferri. gli vengono affidate ispezioni c consulenze tecniche: egli, oltre a ponare alla periferia il pensiero c le direttive della Direzione generale di Sanità militare, sa vedere le difficoltà e appianarle, sa dare suggerimenti consoni a speciali situazioni. salvaguardando sempre gli interessi dell'Amministrazione e dei singoli.
Promosso ten. gcn mcd. in data 12 settembre 1955, due mesi dopo viene nominato Direttore Generale c Capo del Servizio sanitario militare dell'Esercito, rimanendo in tali cariche fi no al z marzo 1960. In queste alte cariche spiega sagace e illuminata opera direttiva e organizz::ttiva, intesa a sempre meglio adeguare l'ordinamento e il funzionamento degli Stabilimemi sanitari alle necessità del servizio cd è largo di provvidenze per migliorare le condizioni igienico - sanitarie dell'Esercito. Durante la ~ua Direzione viene mantenuta la tradizionale collaborazione con gli ambienti accademici e professionali civili e vengono organizzate s\•ariate manifestazioni culturali, tra le quali mi limito a ricordare il « Convegno sulle applicazioni della medicina nucleare e sulla d1fesa civile contro l'offesa atomica>> del 1956; le «Giornate mediche della Sanità militare >> del 1957 con la trattazione di argomenti. relativi alle trasfusioni cd alla schermografia; quelle del 1958 con la trattazione di argomenti relativi alla traumatologia di guerra; quelle del 1959 con argomenti relativi aUe ustioni. Sotto la sua Direzione Generale, l'Ospedale militare principale di Roma, diretto dall'allora col. mcd. prof. Iadevaia, si. arricchisce di una nuova alti\'ità, divenendo « Ospedale militare e Centro studi della Sanità militare», a decorrere dal 1° luglio 1956. Con il 1° febbraio rg6o diviene autonomo un (<Centro studi e ricerche della Sanità militare», con sede propria in Villa Fonseca e sotto la Direzione del magg. gcn. mcd. prof. Iadevaia. Il generale medico Squillacioti partecipa sempre alle conferenze annuali dei capi dei servizi sani tari delle Forze Armate della NATO e nell'aprile 1959 svolge una apprezzata relazione sul (( Servizio sanitario militare nella guerra di montagna ». La sua attività di Direttore Generale viene tanto apprezzata da meritare encomi dci va ri Ministri della Difesa del tempo. Lasciando la carica, egli ha avuto la soddisfazione di vedere apprezzata l'opera sua, come capace di elevare il prestigio e l'efficacia del Servizio sanitario militare. Nè gli sono mancati alti riconoscimenti negli ambienti sanitari civili : tra questi, ricordo la sua nomina ad Accademico dell'Accademia Lancisiana di Roma. Passato in soprannurnero, egli si proponeva di dedicarsi nuovamente all'attività chirurgica. Purtroppo la sua salute lasciò subito a desiderare ed egli dovette più volte ricoverarsi nelle cliniche e negli ospedali c sottoporsi a cure. Avendo deciso di trasferirsi a T orino, residenza della figlia e del genero, tcn. col. mcd. prof. De Simone, per l'aggravarsi del suo male dovette ricoverarsi nell'Ospedale militare. A nulla valsero le assidue, amorevoli cure dei familiari e degli ottimi ufficiali med.ici di quell'Ospedale: egli si aggravò progressivamente e in piena lucidità mentale n cevette i con forti della nostra rel ig ione. Con l'animo rivolto ai suoi cari ed agli uyficiali del Corpo sanitario dell'Esercito con i quali aveva passato quasi tutta la sua VIta, reclinava il capo c rendeva la ~ua anima a Dio il 15 gennaio rg64. La sua scomparsa lascia un grande vuoto: a rendere più amara la sua immatura dipartita sta il ricordo del suo aspetto giovanile, del suo carattere fermo ma gioviale, della sua inclinazione al sorriso ed alla benevolenza, fin negli ultimi tempi della sua vita. . Credo di interpretare il comune sentimento del Corpo sanitario militare dell'EserCito affermando che d i lui conserveremo assai grata memoria e che ci inchiniamo commossi dinanzi alla sua figura di uomo integerrimo, d i chi rurgo esimio, di capo e di am ico.
Direttore responsabile: Tc.:n. Gen. Mcd. Prof. F. IADEVAIA Redattore capo: Magg. Gen. Mcd. Prof. F. FERRAJ OLI TIPOGRAFIA REG I ONALE • ROMA -
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Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano <c SCLAVO » Siena (Italia)
S. p. A.
Direttore: Prof. Dott. D. d'Antona
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GIORNALE
DI
MEDICINA
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MILITARE RO}lA
SOMMARIO Pag.
0Moou ZoRI!'->1 A.: L'Adenoma bronchiale
121
Lo~cHIAVO F.: Studio schermografico sulla morbosità tubercolare nelle reclute
l 53
GIUDITTA E., GuERZONI P.
L.: La cura chirurgica delle fratture di cla·vicola con filo di Kirschner endomidollare
159
CoRBr D.: Cromatografia su strato sottile di bario solfato
168
Auomo G., RucctERI R .• Co~•• L.: Stabilità in ~oluzionc delle: Vitamine B,. e B, in nssociazione con il dicloroctan:.tto di diisopropilammonio .
173
$\LIER:"O A.: Contributo ~ul potere riducente di un preparato per uso orale di tetraciclina cloridrato sui reattivi di N\·lander e Fehling in vitro ed in vivo e ricerca di un metodo semplice, rapido c sicuro per la differenziazione della pseudo-glicosurin tetraciclinica dalle glicosurie vere .
185
RASSEGNA DELJJA STA.\.IPA MEDTC.I:
Recensioni di libri
202
Recensioni da riviste e giornali
203
Sommari dì riviste medico militari
212
NOT/7./ARIO: Notiziario tecnico-scientitico :-.J'otizie
v:~ric
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Conferenze
228
Congressi
230
Notizie militari
231
Necrologi
232
MARZO.APRILH 1964
ANNO 114•- PASC. 2
GIORNALE DI MEDICINA MILITARE PUBBLICATO A CURA DELLA DIRI!ZlONE GENERALE DI SANITÀ MILITARE
L'ADENOMA BRONCHIALE
Prof. A. Omodei Zorini, direttore dt'lla Clinica tisiologica dell'Università e del Centro studi «C. Forlanini >> deii'LN.P.S. di Roma
L'Adenoma bronchiale è un argomento di attualità, anche se la prima osservazione di Chevalier Jakson senior risale al 1917. Io da 12 anni ho fissato la mia attenzione sul problema diagnostico degli adenomi bronchiali (A. Br.) e già nel 1952 avevo sostenuto il concetto della possibilità di arrivare a una diagnosi clinica di probabilità ancor prima delle indagini broncoscopica e bioptica, ed avevo tracciato nelle sue grandi linee il decorso dell'affezione, suddividendolo in 3 fasi. In scritti successivi ho ulteriormente sviluppato queste idee riferite anche in congressi nazionali e internazionali (Stoccolma 1955 - New Delhi 1963, ecc.), soffermandomi in modo particolare sul problema della diagnostica differenziale fra adenoma bronchiale, tubercolosi polmonare, bronchiectasie e suppurazioni polmonari, cancro bronchiale e cancro-ascesso del polmone. Il problema diagnostico, com e spesso succede nella m edicina moderna, è affrontato c risolto in modo diverso a seconda dei vari punti di vista, dal radiologo, dal broncologo, dall 'istologo, dal chirurgo e non v'ha dubbio che la certezza si potrà raggitmgere solo dopo un accurato esame broncoscopico e bioptico; tuttavia, va da sè che questi esami sono tardivi e per lo più condizionati a un lungo decorso clinico, per cui - se vogliamo anche in questo campo tendere vieppiù alla precocità della diagnosi e del trattamento - è giocoforza cercare di migliorare le nostre conoscenze e l'interpretazione patogenetica dei sintomi iniziali e degli sviluppi successivi della malattia. Già prima di me, un gruppo limitato di Autori - a cominciare da Chevalier Jakson - si era soffermato sulla sinromatologia ed aveva ammesso l'esistenza di una sindrome clinica degli A. Br., relativamente distinta da quella dei cancri bronchiali (Chevalier Jakson e Notris; Robin e Neuhof;
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N. C. Dclarue; Eveo-Leroux e Lecouer; J. M. Lemoine; A. Duroux e M. Fourestier; Kappert; M. Brea; F. Agui lar e A. A. Santas; Huizinga e Iwcma; U. Cocchi di Zurigo; M. Chauvet e R. Laserra; R. McBurney, O. Tm. Claget, Morsch e McDonald della Clinica Mayo, ecc. e, tra gli italiani, P. Valdoni, L. Tonelli; Grasso e Malanotte; Canepari, G. Franchini e N. Masera; A. Vago; G. Merlo, G. Fornara e V. Lazanio; Brunetti e qualche altro); ma - come ho già rilevato altra volta - per lo più questi Autori si sono limitati ad una elencazione dei sintomi in rapporto alla Joro frequenza e non hanno proceduto ad una razionale coordinazione e successione, in modo che risulti chiara la figura dell'adenoma in un tutto armonico, distinta dalla tubercolosi polmonare e dai tumori maligni dei bronchi e dei polmoni. Soltanto due lavori, quelli del tedesco A. Kappert del 1948 e dei medici argentini M. Brea, F. Aguilar e A.A. Santas del 1950, mi parevano particolarmente interessanti per lo scopo prefisso e dedicati prevalentemente allo studio cli nico e radiologico dell'affezione. Tuttavia, anche in essi è mancato un esame accurato degli elementi diagnostici differenziali con k varie forme di tubercolosi polmonare e di bronchiectasie che soprattutto nelle prime fasi possono confondersi con l'A. Br. Nei lavori precedenti miei e della mia Scuola (L. Pigorini; L. Pigorini e G. Tricomi; O. Sossi; R. Motta) io avevo illustrato- sulla base della letteratura e di 11 osservazioni personali raccolte dal 1950 al 19'55 - le caratteristiche cliniche dell'affezione nelle seguenti fasi: l) Una si11drome iniziale pre-occlusiva, che il più delle volte è pseudotubercolare, denunciata dall'insorgere improvviso in soggetti relativamente giovani di ambo i sessi c in pieno benessere, di febbri elevate interrnittenti o fortemente remittenti accompagnate a sintomatologia bronchitica acuta; sor,erue di emottisi di modesto grado, che tendono a ripetersi con ritmo più o meno frequente; talora di dolori toracici a tipo puntorio e costrittivo o di una banale pleurite essuclativa di apparenza tubercolare, o di una sindrome astenica o tossicmica; mentre radiologicamente con la tecnica comune non si osserva nulla di patologico; oppure si nota soltanto la presenza di addensamenti, di solito situati nelle regioni ilari o parailari. Altre volte - se si può seguire il decorso clinico durante i primi mesi o nel primo o secondo anno di evoluzione- non sarà arduo riconoscere molti elementi che possono orientare la diagnosi verso una sindrome brouchiectasica conclamata o lartrata (tipo Omodei Zorini): così il ripetersi delle emottisi , l'insorgenza periodica di attacchi bronchitici acuti ricorrenti da ristagno bronchiale, con cessazione della sintomatologia acuta dopo l'emissione molto difficile di una espettorazione purulenta cd emaLica, costantemene koch negativa, la persistenza e la fissità di rantoli a pioggia delle basi posteriori, laterali o anteriori, mentre lo stato generale si mantiene buono e tale da
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permettere nei periodi imervallari una vita normale, specie se vengono istituiti opportuni cicli di terapia antibiotica. 2) Una seconda fase di occlusione bronchiale fino ad un certo punto caratteristica dei t umori benigni endobronchiali, dominata dai processi infettivi acuti respiratori bronchitici e broncopneumonici reciditJanti, dalle emottist' ricorrenti, da fasi alterne e successit'e di enfisema ostruttit10 e di atelettasia seg mentaria, lobare o bilobare. Tale sindrome è di regola denunciata dai seguenti sintomi: a) sensazioni vaghe subiettivc di respiro mozzo in fase in- od espiratoria, talora di qualcosa che sbatta o sventoli all'interno dell'emjtoracc, da tosse stizzosissima ed accessualc, da senso di costrizione toracica, e talora da vere crisi asfittiche asmatiformi, da respiro sibilante o rantolo orale del Galvagni; mentre i dolori toracici, la dispnea, il deperimento organico ,la cianosi sono molto meno frequenti ed intensi che non nel carcinoma bronchiale; b) segni obbiettivi di stenosi bronchiale e di atelettasia lobarc o bilobare o totale, che possono confondersi con versamenti pleurici, oppure di enfisema ostruttivo, con o senza rantoli umidi dovuti alla coesistenza di broncbiectasie; qualche volta è possibile di riscontrare nella regione interscapolovertebrale destra il sintoma ascoltatorio da me definito del « distacco bronchiale ~ caratterizzato da un respiro m uto nella prim a fase dell'inspirazione, cui segue un rumore come di distacco di due superfici accollate e poi un respiro an(orico e metamorfosante nella seconda metà dell'inspirazione; che deve far sospettare una stenosi incompleta del tratto intermedio del bronco principale destro; c) alternarsi di periodi di assoluto benessere con episodj emoftoici ricorrenti e sindromi polmonari febbrili a carattere suppurativo in coincidenza con esacerbazioni dei sintomi occlusivi, che cessano con l'emissione spontanea di pus per via canalicolare o in seguito ad estrazione strumentale da puntura esplorativa o da bronco-aspirazione, associata a intense terapie antibiotiche, ciò che di regola non si verifica nei cancri bronchiali; d) successione e mutevolezza dei quadri radiologici nativi e stratigrafici, che documentano le varie fasi della malattia dalle semplici massule ilari o parailar i, a:ll'en.fìscma ostruttivo parziale lobare o totale, all'atelettasia segmentaria lobare o plurilobare, alla pol monite cronica ostruttiva. T alvolta le stratigrafi e nelle due proiezioni ortogonali permettono di osservare l'immagine diretta del tumoretto nell'interno dei bronchi principali o lobari a tappo di bottiglia (Pigorini) nonché la sua posizione transmurale ed extrabronchiale, ad « iceberg~ ciò che si è verificato 6 volte tra i nostri 21 casi clinici; e) caratteristico decorso molto knto e fondamentalmente benigno della
sindrome n eoplastica che può evolvere per anni c perfino per uno o due decenni in modo subdolo, m ascherando altre malattie, sen za incidere gran che
sullo stato generale dei pazienti, né dare quasi mai metastasi broncogangliopolmonari o lontane. 3) Una terza fase, per lo più tardiva, contraddistinta dal quadro del c.d. polmone annegato, quando la occlusione di un bronco principale diventa permanente, che passa sotto la falsa etichetta di fibrotorace tubercolare, o di versamento pleurico empiematico, o di ascesso cronico polmonare o di tisi bronchiettasica. Tale sindrome terminale spesse volte è comune anche a quella dei cancri broncogeni occlusivi (cancri-ascessi polmonari), ma se ne differenzia per il lungo decorso, per il minore grado di malignità ed aggressività, per la mancanza di metastasi, per la rarità delle bronchiectasie e per l'assenza di cellule ncoplastiche nell'escreato, per i risultati delle indagini broncoscopichc, broncografiche e istologiche, nonché per la possibilità di guarigioni complete e durature nei pazienti in seguito ad interventi chirurgici di exeresi polmonare. Ad avvalorare o meno la diagnosi sospetta di A. Br. si rendono indispensabili - come è universalmente noto - la broncografia, la broncoscopia e la biopsia, trattandosi di neoplasmi che di regola si sviluppano in sedi facilmente accessibili all'indagine broncoscopica. Fanno eccezione i rarissimi casi di adenomi bronchiali periferici. Secondo L. Pigorini e coll., d'accordo con qualche altro AA. (Kappert; Brea, Aguilar e Santos; U. Cocchi; Lenk, Stutz c Vieten, ecc.) il tipo di stenosi apprezzabile all'indagine broncografica appare lrasversale col Limite supe,·iore, mentre il lume bronchiale cranialmente alla stenosi è regolare e no11 ui sono seg1li di compartecipazione parietale. Dobbiamo, tuttavia, ribadire cotl L. Pigorinì il concetto basilare i quadri radiologici, stratigraft"ci e broncografici sono spesso suggestivi e fortemente indicativi per un orientamento diagnostico, ma non sono patognomonici e devono quindi essere valutati con prudenza e sempre vagliati allume del quadro clinico e dei rilievi broncoscopici e bioptici. Anche questi ultimi, del resto, non sono immuni da critica e devono essere interpretati con criterio clinico, e non solo col puro dato morfologico. L'istologo non è sempre in grado di stabilire da solo il carattere benigno o maligno di questo tipo di tumore e talora, è indotto a diagnosticare un tumore epiteliale a cellule indifferenziate c quindi maligno, mentre tale diagnosi istologica contrasta con l'andamento cronico, relativamente benigno del processo morboso e con la rarità di metastasi linfoghiandolari e lontane. Per quanto riguarda la diagnosi istologica, sono di fondamentale importanza: a) l'assenza di necrosi; b) la rarità delle mitosi; c) lo stroma scarso e con estesa metastasi ialina che non presenta una marcata infiltrazione infiammatoria. In questa mia conferenza, non sono in grado di trattare il problema istologico ed istogenetico, nonché il moderno significato attribuito da alcuni Auto-
ri a questa singolare categoria di tumori epiteliali fondamentalmente benigni. Esso è stato dibattuto nel simposio da me diretto in occasione del l Congresso Nazionale di Pneumologia, renutosi a Torino nel novembre 1963. e ne farò solo un rapido cenno. Istologicamente - come è a tutti noto - l'adenoma bronchiale si presenta sotto forma di carcinoide (nell'80-900fo dei casi), o di cilindroma (nel1'8-10% dei casi) o di tumore muco-epidermoide (nell' l-~lc dei casi). Secondo una recente concezione - peraltro molto discussa, ma condivisa dalla Scuola di Biancaìana (D. Gullino e P. G. Perrero) - l'adenoma bronchiale è un tumore delle ghiandole periferiche endocrine (o paracrine), l'organo a cellule chiare dell'albero bronchiale (Feyrter). E' da notare, infatti, che oltre alle comuni ghiandole endocrine profonde raccolte in organi compatti, esistono alla periferia del corpo umano, alla sua superficie, interna ed esterna e cioè nelle mucose e nella pelle, delle ghiandole mdocrine o paracrine formate da elementi epiteliali talora singoli, talora raccolti in piccoli ammassi e distribuì ti nello strato basale degli epiteli di rivestimento o che si approfondano oltre la membrana basale del corion. Si tratta di elementi che si distinguono per una tonalità più chiara e che contengono nel loro citoplasma numerose e fi ni granulazioni giallo-chiare, le quali presentano un insieme di reazioni istochimiche più o meno caratteristiche: ingiallimento dei granuli dopo trattamento con agenti ossidanti, come bicromato di potassio, iodato di sodio (cellule cromaffini, secondo Erspamer e Vialli) e intenso imbrunimento dopo trattamento con soluzioni di nitrato d'argen'to ammoniacale (cellule argirofile). In questi granuli è localizzata la enteramina, o serotonina, sostanza di derit,azione dell'amino-acido triptofano, alla quale si attribuisce la funzione di ormone. A questa amina studi recenti conferiscono una complessa azione biologica sui più vari organi: così, l'aumento del tasso ematico di detta sostanza provocherebbe una !abilità pressoria nel grande circolo, una ipertensione del piccolo circolo, un'azione stimolante sulla muscolatura liscia vasale, gastrointestinale e bronchiale che può arrivare a un broncospasmo diretto e riflesso, un'azione antidiuretica e favorente le manifestazioni allergiche. Ora, secondo questa moderna teoria, il carcinoide ed il cilindroma bronclziale, derivando dall'organo a cellule chiare dell'albero bronchiale, ne riprodurrebbero le caratteristiche morfologiclze, biochimiche e funzionali. lstogeneticamente questi rumori paracrini prendono origine da gemme di cellule chiare endofitiche nel corion, per cui il loro sviluppo sovente in profondità, ad « iceberg», sulla parete del bronco non è del tutto espressione di una crescita infiltrante, a carattere relativam ente maligno. A questo proposito, il G ullino ed altri AA. vorrebbero considerare queste neoplasie, come delle semplici displasie a progressir•itùlimitata nel tempo e nello spazio insorte
!26 su di una matrice iperplastica, idea tuttavia non condivisa dalla maggioranza degli Autori. Dal lato biochimico, le determinazioni pre-operatorie del metabolita urinario della serotonina eseguite dal Gullino in 6 pazienti affetti da A. Br. hanno rilevato valori compresi nei tlimiti superiori della norma o più elevati della norma. Ciò che è più singolare, le determinazioni dei tassi ematici di serotonina postoperatorie su soggetti operati da un tempo variabile fra 10 anni e 2 mesi, senza alcun segno di recidive o di metastasi, hanno dato nel 50% dei casi del le cifre fino a dieci volte superiori della norma. Clinicamente esisteva uno stato di labilità-vegetativa con facile sudorazione, dermografismo rosso, tachicardia, ]abilità pressoria con tendenza alla ipotensione. Questi rilievi biochimici e clinici sarebbero una ulteriore conferma che si tratta di soggetti con estesa iperplasia dd sistema a cellule chiare bronchiali. Inoltre, è da notare che l'attività secretoria degli elementi dell'adenoma è stata dimostrata al microscopio elettronico. Nello stesso si mposio, il Ricci, il Gallinaro ed altri hanno tuttavia negato che la serotonina fosse aumentata per effetto dell'adenoma bronchiale. Noi non abbiamo eseguito determinazioni del genere. Trattasi, quindi, di una questione sub-judice, di notevole interesse teorico, ma che non riguarda direttamente il nostro tema diagnostico differenziale.
CONSIDERAZIONI SUI NOSTRI CASI CLIN ICI.
Sono colpiti dall'adenoma bronchiale soggetti in età relativamente giovanile, in media dai 30 ai 40 anni, ciò che contrasta con l'età media dei carcinomi bronchiali (55 anni). Il soggetto più giovane della mia casistica era una ragazzina che presentava all'età di 13 anni una sintomatologia di adenopatia ilare des~ra, e che è stata curata per 3 anni con cicli di terapia chemioantibiotica, pri ma della diagnosi di sindrome del lobo medio e dell'intervento di lobectomia. Nella letteratura mondiale si ha la segnalazione di una bambina di 8 anni, la quale era affetta già dall'età di 5 anni da una sinromatologia di bronchite asmatica (McReynold e Panish). L'età media dei miei soggetti allo inizio apparente della sintomatologia è stata di 30 anni circa, con estremi di 15 e 58 anni; e l'età media all'atto dell'operazione di anni 36. Il sesso femminile è colpito nella stessa misura di quello maschile, nella mia casistica; nella letteratura si nota anzi una prevalenza dell'adenoma bronchiale tra le donne (60%) ed anche guesto dato è in contrasto con la clinica dei cancri bronchiali, dove, almeno (i no ad oggi, sono in netta prevalenza gli uomini sulle donne. Il tempo decorso tra l'inizio della sintomatologia clinica e la diagnosi di adenoma è stato in media di 4 anni c 3 mesi, ciò che coincide con i dati
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della letteratura medica; tuttavia, nella Clinica Mayo, su 102 cas1 osservati fi no al 1955, tale lasso di tempo era ridotto a 30 mesi. E' da notare che nel nostro secondo gruppo di 12 casi osservati in questi ultimi 7 anni, tale periodo si è fortemente ridotto ed è di circa 20 mesi, ciò che starebbe ad indicare un miglioramento della conoscenza della sindrome clinica e delle possibilità diagnostiche, in seguito al più largo uso della broncografia e della broncoscopia. In uno dei nostri casi, la diagnosi clinica per una fortuita coincidenza, si è potuta formulare in epoca precocissima, dopo soli 12 mesi di apparente decorso clinico. Si trattava, com e vedremo meglio più innanzi, di una donna di 31 anni che presentava un adenoma del limite distale del tratto interlp.edio del bronco principale di destra, con atelettasia totale del lobo inferiore destro e parziale del lobo medio, diagnosticata in seguito a stratigrafia e broncografi a. A questo proposito, devo ribadire il concetto fondamentale che le turbe respiratorie iniziali, a tipo febbrile brot~chitico, o broncopt~eumot~ico, o pseudogrippale, o broncoasmatico, prima a carattere secco e poi con espettorazione più o meno abbondante, che si ripetono a periodi più o meno lunghi con gli stessi caratteri, senza incidere granché sulle condizioni generali, rappresentano il sintomo più &equente e quasi costante anche nella mia casistica, non hanno in sè nulla di caratteristico, potendo figurare nell'anamnesi dei soggetti bronchiectasici cronici, delle tubercolosi croniche broncoasma'tiche ed enfisematose, dci bronchitici cronici con enfisema essenziale, dell'asma bronchiale, e così via. La tosse che si accompagna ai fenomeni suppurativi dell'apparato respiratorio, inizialmente è secca, stizzosa e si associa talora alla sensazione di corpo estraneo, di qualcosa che sventola nell'interno del torace, a respiro mozzo e strozzato, a dolori toracici costrittivi o puntor1, a sibilo orale espiratorio e spesso esplode in crisi accessuali asfittiche o srnatiformi; essa è d0vuta per lo più all'irritazione del tumore che sporge nell'interno dei grossi bronchi. Più tardi, quando si verifica il ristagno bronchiale con la formazione di sacche purulente, la tosse diventa produttiva accompagnata da espettorazione purulenta, qualche volta sotto forma di piccole vomiche. Tuttavia, è molto raro osservare una vera e propria trasformazione putrida dell'essudato, come si verifica nei comuni ascessi c nelle bronchiectasic infettate; il pus che si raccoglie nelle sacche enfisematose di solito è sterile. Le emottisi vengono in seconda linea come frequenza nelle_fasi iniziali (6 volte nella mia casistica); tuttavia esse rappresentano spesso per la loro importanza e la loro ricorrenza il sintoma basilare che domina la scena clinica, specie n ei mesi e negli anni successivi alla fase di esordio, che spaventa i pazienti, ma nello stesso tempo fa deviare l'attenzione dei soggetti e dei
128 curanti verso una forma di tubercolosi polmonare o di bronchieclasie emoftoiche o bronchioliti bronchiectasiche di Omodei Zorini. Esse di solito intervengono bruscamente, senza cause apparenti, ma per lo più sotto accessi di tosse spasmodica e durante i processi febbrili infiammatori delle vie aeree e svaniscono senza lasciare strascichi di disseminazione broncopneumonica aspirativa, come succede nel corso di una tubercolosi essudativa recente. Per lo più, sono di modica entità, costituite da sangue rosso vivo rutilante e nelle donne possono comparire in periodi mestruale o in gravidanza. Esse evidentemente dipendono dalla rottura spontanea dei vasi sanguigni dei ncoplasmi, che sono molto vascolarizzati. In una seconda fase, quando coesistono processi polmonari suppurattvl, le emoftoi diventano quasi costanti, ma cambiano carattere e i·l sangue diventa scuro, misto a pus ed all'emoftoe vera e propria segue una espettorazione ematica per giorni o settimane. L'origine del sangue non è più unica, ma può venire sia dal tumore, come dalle bronchiectasie infettate a monte della stenosi. Anche dopo broncoscopia e biopsia bronchiale si possono osservare copiose emorragie, tanto che nella letteratura si lamentano casi mortali in conseguenza di interventi operatori per via endoscopica. Ciò non toglie che l'emoftoe manchi in un certo numero di casi, quando il tumore _sia rivestito da una mucosa bronchiale ispessita con accentuata metaplasia piatta dell'epitelio. In 4 casi l'esordio della malattia è stato dato da pleuriti essudative concomitanti a focolai di broncopolmonite acuta, che non presentano alcun carattere differenziale <:on le pleuriti tubercolari; si deve tuttavia rilevare che il più delle volte, quando 11011 si sia praticata una puntura esplorativa, si tratta di false diagnosi di pleuriti secche, basilari o diaframmatiche, che sono invece l'espressione di atelettasie lobari o segmentarie dei lobi inferiori. In un periodo più avanzato, del polmone affogato, si possono presentare dei quadri pseudo-empiematici, dovuti alle raccolte pioidi che si formano nelle grosse cisti aeree da enfisema ostruttivo. La sindrome astenica e tossiemica con febbricola ricorrente e perdita di peso corporeo è molto meno frequente come sintomatologia iniziale e in questi casi se la radiografia è negativa o si nota una tumefazione ilare, è più facile lo scambio con una tubercolosi incipiente; mentre è più abituale delle fasi avanzate ed ampiamente suppurative del processo morboso. Anche i dolo!Ì toracici sono meno frequenti, né così intensi come nel carcinoma bronchiale. Per lo più sono di tipo puntorio e costrittivo e si associano a fenomeni di atelettasia, essendo legati alle crisi ostruttive ricorrenti. Il sibilo orale espiratorio e i/,·a11tolo orale del Galvani sono relativamente freguenti e sono spesso sinonimi di ocdusione bronchiale parziale; si verifi-
cano soprattutto nel periodo di passaggio, prima della comparsa di una aLelettasia totale. In un periodo avanzato la sintomatologia è dominata dalle sequele dell'occlusione bronchiale. I pazienti diventano dei febbricitanti, dei tossicolosi cronici, con abbondante espettorazione purulenta ed ematica, la dispnea si accentua, le condizioni generali decadono. Il quadro clinico terminale è quello del c.d. polmone annegato, per <:ui la diagnosi in questo stadio è essenzialmente broncografica e broncoscopica. Non sempre però tale sindrome è tardiva rispetto all'inizio appariscente dei fenomeni patologici , perché dipende anche dall'ubicazione e dal volume del tumore che, quando è localizzato in un bronco principale vicino alla carena o in sede trachea-bronchiale può dare tale sintomatologia già dopo qualche mese dall'esordio della scena morbosa. Quando il neoplasma ha una sede purulenta tracheale, ciò che è raro a verificarsi, la sintornatologia è presso·ché muta, fino a quando per il crescere lento del tumore non venga fortemente ostacolato o impedito il passaggio della corrente aerea, poiché allora cominciano le crisi asfittiche ricorrenti. Ma questa forma dinica non entra direttamente nel nostro tema. Il reperto obiettit'O è estremamente variabile a seconda del periodo di evoluzione, della sede, del volume del tumore, del maggiore o minore interessamento della parete bronchiale e del parenchima peribronchiale, delle complicanze polmonari a monte dell'ostacolo, delle terapie chemioantibiotiche praticate, e così via. Talora, specie in periodo iniziale, preocclusivo, e in fase intervallare agli episodi flogistici acuti respiratori, può essere del tutto negativo. Di regola, tuttavia, ad un esame accurato del torace, sarà possibile di rilevare - quando il tumore interessa il tratto intermedio del bronco principale di destra o i bronchi inferiori - una ipofonesi od ottusità basilare a topografia lobare con rantoli a tipo bronchiectasico lungo i margini inferiori accompagnati talvolta da un cigolio intermittente da stenosi bronchiale o del sintomo del « distacco >•, ciò che deve far sospettare l'esistenza di una stenosi bronchiale ad evoluzione cronica e di natura benigna. Quando il tumore interessa i bronchi superiori e solo parzialmente i bronchi principali, sono più appariscenti i sintomi dell'enfisema polmonare ostruttivo che si alternano con quadri di atelettasia. In questi casi il rilievo obiettivo è più difficile, se non si pensa - in base all'anamnesi accurata -, alla possibilità di un A. Br. e il sospetto diagnostico ci proviene solo dall'indagine stratigrafica e broncografica. Se il neoplasma è impiantato sul bronco lobare medio, l'obbiettività toracica è pressoché nulla, a meno che non coesistano evidenti bronchiectasie, udibili sulla zona mammaria destra; infatti, in tali contingenze, i due lobi superiore e inferiore sono iperdistesi e coprono del tutto il piccolo lobo medio
che per lo più è retratto ed atelettasico. La qiagnosi clinico-radiologica si orienta - se non si ricorre alla broncografia c alla broncoscopia - verso una sindrome adenobronchiaJe di natura tubercolare o da altre cause. Se, infine, la neoplasia interessa ed occlude parzialmente o totalmente un bronco principale, allora è quasi costante e relativamente agevole la dimostrazione dei segni obiettivi stetoacustici del c.d. polmone distrutto o annegato, da polmonìte cronica ostruttit•a o da occlusione bronchiale che può simulare fino a un certo punto il quadro del fibrotorace cavitario. Non sempre, tuttavia, sono evidenti i rantoli di tipo cavitario o bronchiectasico, nè i cigolii sonori da stenosi bronchiale, perché il polmone può essere completamente eséluso dalla respirazione al momento dell'esame clinico. QUADRO RADJOLOGICO E BRONCOLOGJCO.
Studi molto accurati ed originali dei segni radiologici dell'A. Br. sono stati eseguiti nell'Istituto C. Forlanini da L. Pigorini e magistralmente esposti nel volume sulla «Broncografia» (1). Anche U. Cocchi ha tenuto nel 1954, in occasione delle Giornate Mediche Triestine, una importante conferenza su questo argomento che ha interessato numerosi Autori in epoca moderna. In sintesi, si può affermare che il radiogramma comune solo in via eccezionale potrà darci l'immagine del tumoretto nella sua prima fase di sviluppo e mostrerà, per lo più, un'ombra ilare ingrandita o un addensamento parailare, come è avvenuto due volte nella nostra casistica, ma seryirà a dimostrare le alterazioni più o m eno grossolane dovute agli effetti del meccanismo valvolare, e cioè l'atelettasia e l'enfisema ostruttivo, i processi broncopneumonici, e così via. Ciò che è relativamente caratteristico della sten~si sostenuta da un tumore endobronchiale con pareti bronchiali poco o nulla infiltrate, è la mutevolezza degli aspetti bollosi e pseudo-cistici da meccanismo valvolare della stenosi, quando il controllo radiologico venga eseguito a breve intervallo. Secondo alcuni Amori, è importante anche lo studio della funzione del mediastino e del diaframma, mediante l'esame radioscopico e radiografico in profonda ispirazione ed espirazione, grazie al quale si può constatare il caratteristico « movimento pendolare mediastinico » o il « movimento a scatto», quale conseguenza di una stenosì bronchiale. La stratigrafia nelle due proiezioni ortogonali occupa un posto preminente, soprattutto quando consente (come è avvenuto sette volte su 18 casi) la visione diretta del neoplasma nell'interno dei bronchi, con una immagine che è stata paragonata da L. Pigorini alla « pallottolìna di vetro nel collo ( l) PicORINI L., IJ1 GuGLI ELMO L., CrrRoNr G.A.: c Broncografia», Ed. Il Pensiero ScicnLifico, Roma, 1957.
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delle vecchie bottiglie di gassosa ». In 6 casi si è potuto rilevare uno sviluppo extrabronchiale del tumore (ad iceberg), ciò che è particolarmente importante, per orientare la tecnica operativa, e che viene considerato dagli ~utori come un indice di inizio di malignità. Di solito però la massa extra-murale del tumore presenta limiti abbastanza netti verso il parenchima polmonare, al contrario del cancro. La stratigra(ia, inoitre, è sovrana - assieme alla broncografia - per delimitare le zone di ateleltasia che possono essere parcellari, segmentarie, lobari, bilobari o totali, a seconda della sede e dello sviluppo del neoplasma. E' questo il reperto pressoché costante delle indagini radiologiche che si è riscontrato in tutti i nostri casi. L'enfisema ostruttivo è meno frequente e si è verificato in modo evidente in 7 casi della nostra serie clinica. La broncografia, fra le varie tecniche di esame, è quella che nei casi di A. Br. può fornire quadri più suggestivi. Essa può evidenziare la morfologia della stenosi o dell'occlusione che appare di tipo trasversale, a limite superiore convesso (Lenk; Pigorini e Tricomi; Stutz e Vieten, U. Cocchi, ecc. I cancri broncogeni con stenosi bronchiale danno in genere aspetti differenti (stenosi a manicotto, imbutiformi, a becco d'uccello, ecc.); tuttavia, anche un carcinoma a sviluppo endobronchiale può dar luogo ad un arresto della colonna opaca a tipo trasversale; in questa evenienza, però l'infiltrazione parietale c le coartazioni extraparietali tendono a rendere ben diverso il tipo della stenosi, evidenziando irregolarità parictali cranialmente all'interruzione vera e propria, com e difetto di riempimento, colpo d'unghia, ecc., indici della parziale compromissione della parete nel tratto prossimalc::. Nell'adenoma bronchiale la parete subito al di sopra del tumore appare indenne c il lume bronchiale regolare, solo di regola un po' dilatato per la presenza della massa endobronchialc che preme in senso centrifugo; questi rilievi sono altamente probativi, anche se non possono considerarsi patognomonici (L. Pigori nì). La broncografia è assai utile per l'identificazione di eventUali bronchiectasie a monte e per dimostrare gli spostamcnti notevolissimi dell'albero bronchiale, dei lobi non direttamen te interessati a spese dci ldbi atelettasicicome succede di regola nel decorso delle stenosi a lento svi luppo.
Noi riteniamo, in defìnitù,a, che sulla base del complesso dei dati anamnestici, obiettivi, stratigrafici e broncografici sia lecito al giorno d'oggi di forrmulare una diagnosi clinica di adenoma bronchiale, come vedremo meglio più innanzi, che andrà poi, natumlmente, accertata mediante l'esame broncoscopico e bioptico.
Ed ora passiamo all'illustrazione di alcuni casi clinici che possono simulare - come abbiamo detto - una tubercolosi polmonarc o ganglio-polmonare.
CASO N. l
Caso di A. Br. simuLante un infiltrato precoce tisiogeno. D. A. LUIGI, di anni 33, .cacerdote. Nel febbraio 1945, broncopolmonite destra. 1el novembre 1945, emotti~i impro'· ,·i~; nel febbraio 1947, nuova emottisi. Diagnosi di tbc. polmonare. Entra nell'Istituto Forlan.ini il 25 maggio 1947. Alla radiografia: quadro di infiltrazione parailare destra con qualche arcola di ipcrchiarezz:l, interpretato come infiltrato in via di rammoUimento (Koch negativo) (vedi j1gura 1). Pncumotorace artificiale destro (4 giugno 1947). La collassoterapia veniva continuata poi fino all'aprile 1948, ma non aveva alcun effetto benefico sulle emottisi che si ripetevano periodicamente quasi ogni mese. Nell'ottobre 1947, pleurite metàpncumotoracica de~tra e oper:1zione di frcnixoexeresi destr:l. NeU'agosto 1948 l'espettorato divenne Koch positivo. Intanto il paziente aveva praticato cure di streptomicina (100 gr) c di PAS (1000 gr). Nell'ottobre 1948, piccola vomica fetida. La radiografia e la stratigrafia dimostr::t· v:mo (vedi figure 2 e 3) la presenza di aree multiple iperdiafane circinnate, a tipo cistico enfisematoso e bronchiectasico nel terzo inferiore di destra, per cui si è pensato ad una
Caso :-\. r. - Fig. r.
Caso
. r.
Fig.
2.
Cam N.
1. -
Fig. 3·
Caso N.
1. •
Fig. 4·
CaXJ N.
1. -
Fig. 5·
Caso N.
1. -
Fig. 6.
l34 associazione fra tubercolosi polmonare e lobo policistico-bronchiectasico e si è consigliata una indagine broncoscopica e broncografica, che il paziente però sistematicamente ha rifiutato. Solo nel dicembre 1949 si riesce a convincere il pazieme a praticare questi esami, che indirizzano finalmente ad una giusta diagnosi; si nota, infatti, una brusca interruzione a tipo trasversale del tr:mo intermedio del bronco principale di destra, mentre una piccola parte del liquido opaco ha superato l'ostacolo e ha iniettato alcune sacche cistico-bronchiectnsiche sottostanti. La broncoscopia dimostra l'esistenza di una grossa tumefazione endobronchiale fa· cilmente sanguinante che stenosa fortemente il tratto intermedio, dilatando il bronco. mentre la mobilità bronchiale respiratoria è conservata. La biopsia h:t messo in evidenza un tumore epiteliale a piccole cellule rotonde, tutte eguali, a nucleo ipcrcromàtinico, con frequenti aspetti simil-ghiandolari, a rivestimento unico o duplice (vedi figura 4). La nostra diagnosi è stata quindi definitivamente orientata verso un admoma bronchiale associato a tbc polmonore. Il paziente rifiuta l'intervento di cxeresi polmonare, sentendosi in complesso abbastanza bene, malgrado la persistenza delle emottisi recidivanti. Ma nei due anni successivi, il quadro è andato lentamente peggiorando per il ripe· tersi dei processi suppurativi, delle vomiche di pus, delle emottisi di notevole entità, fino al costituirsi del quadro del polmone parzialmente annegato in seguito alla formazione di abbondanti raccolte di pus nelle bolle da enfisema ostruttivo, più volte evacuate (vedi figura 5). Il paziente accetta alla fine l'intervento proposto e viene operato dal prof. Di Paola il 28 marzo 1953 di bilobcctomia media e inferiore di destra. Il preparato anatomico (vedi figum 6) dimostra le gravissime alterazioni del parenchima polmonare dci due lobi fusi tra di loro, che sono completamente distrutti e trasformati in ampie sacche purulente. Nel terzo medio si notano i residui del tumore che ha superato le pareti bronchiali e interessato il tessuto vicino. L'apice del lobo inferiore Ì': tempestato da una miriade di noduli miliariformi e acinosi di natura tubercolare. ·TI paziente è vissuto ancora due anni in discrete condizioni di salute; ma il processo tubercolare Ì': andato incontro a riaccensioni c a disseminazioni pseudomiliarichc omo- e controlaterali, complicate da empiema destro fistolizzato, per cui il paziente Ì': deced uto nel marzo 1955 per emottisi fulminante.
CASO .V. 2
Caso clinico simulante all'inizio un'adenopatia ilare tubercolare. T .A., di anni 21, studente. Marzo 1953: tosse stizzosa, senza febbre, nè dolori per r5 giorni. Luglio 1953: febbre a 39°, tosse cd e~pcttorazione vischiosa, non ematica. Una radiografia dd 26 agosto 1953 documenta la presenza di una massa ilare sinistra, assai simile a quella di una adenopatia primaria ilare. Trattamento chemioantibiotico a base di strep. tomicina e isoninidc c con preparati di calcio e vitaminici. Febbraio I 954: :mcora attacco febbrile intermittente, dolore puntorio regione mammaria sinistra, tosse stizzosa che dura quattro giorni e che si ripete nel marzo successivo
!35
Caso N. 2. - Fig.
1.
ca!>Q
x
2.
rig. 3·
con gli stessi caratreri per 12 giorni. Il pniente ripete un cicio di terapia con antibiotici e iniezioni. Egli giunge alla nostra os:.ervazione nel giugno 1954. L'obiettività toracica si limita ad una lieve iperfonesi timpanica sull'emitorace d1 sinistra, con diminuzione del fremito vocale e del murmure vescicolare (enfi~cma). Ad intervalli è dato d i udire nella regione interscapolovertebrale sinisLra un lieve cigolio so noro inspiratorio da stenosi bronchiale. Allergometria tubercolinica negativa con la tubercolina M.D.C. anche alla diluizione di l/ 5000. La radiografia mostra la presenza di un enfisema polmonare a sinistra e l'adden~a mento ilare (vedi figura 1). La stratigrafia nelle due proiezioni ortogonali è decisiva c pone in rilievo il processo massivo a limiti netti con stenosi di tipo trasverso e a profilo arcuato verso l'alto del bronco principale sinistro, sotto forma di una pallottola inserita nel lume bronchiale e che si continua con la massa extrabronchiale di dimensioni superiori a limiti ondulati quasi ad c: iceberg, (vedi figura 2). Alla broncografia, la stenosi del bronco è più evidente e a tipo convesso verso l'alto; una piccola quantit.1 di lipiodol ha superato l'ostacolo ed è penetrata nel bronco lobare inferiore, senza mettere in evidenza bronchiectasie. La persistenza degli episodi acuti ricorrenti delle vie aeree, la negatività delle reazioni tubercolinichc contrast:mte con l'immagine di pseudoadenopatia ilare, i sintomi obiettivi toracici, la mutevolezza di immagini radiologiche di atelettasie e di enfisema polmonare facevano già sospettare resistenza di una stenosi bronchiale non tubercolare, in un soggetto di 21 anni; e le indagini stratigrafiche e broncografiche documentavano l'esistenza di un tumore benigno, di probabile natura adenomatosa. La conferma broncoscopica e bioptica venne data dal compianto prof. Métras di Mar· siglia, al quale il paziente si è rivolto per l'intervento chirurgico da noi consigliato. L'operazione venne eseguita nel luglio 1954 (a distanza di 16 mesi dall'inizio della sintomat<>logia clinica) e il chirurgo ha trovato che il tumore, del volume di un piccolo mandarino, occupava il bronco principale sinistro, invadeva il bronco lobare superiore, il quale era occluso e si estrinsecava nel tratto iniziale del lobo inferiore senza occluderlo completamente. Il lobo superiore era atelettasico e l'inferiore in stato di enfisema ostruttivo. L'intervento è consistito nella sezione del tratlo cartalagineo del grosso bronco sopra il tumore; nell'asportazione del lobo superiore atelettasico e nella sezione della parte cartilaginea del bronco lobare inferiore per enucleare bene tutto il tumore. Quindi l'operatore ha proceduto alla sutura termin<rterminale della superficie di se-z;ioni del bronco principale con quella del bronco lobare inferiore. · L'esito è stato ottimo. Il paziente è guarito perfettamente ed è stato controllato da me più volte. L'ultima radiografia e la stratigrafia del febbraio 1961, a distanza di circa 7 anni, dimostrano la perfetta ricspansione del lobo inferiore, che è ben funzionante (vedi figura 3). L'esame istologico del tumore ha messo in evidenza i caratteri del c.d. epitelioma bronchiale a struttura carcinoide in alcuni campi e cilind romatosa in altri.
CASO-:-.·. 3
Caso di A. Br. simulante una adenopatia ilare con (pitubercolosi. P.E. di anni 24, contadino. Primavera 1953: febbre elevata con tosse ed espettorazione mucosa durata pochi giorni.
Caso 'J. ~- - Fig.
1.
Ca~o N. 3· - Fig. 3· 2. - ~f.
Ca'o
' 3· - Fig. 2.
1
38 Autunno 1953: emoftoe di licye ent1là, tosse e fehbricob. Successivamente, numero:.e emottisi recidivanti e<.! episodi acuti respiratori. Gennaio 195-1 : radiografia toracica che sembra negativa.
Giugno 1954: febbre elevata a carattere intermiuente con le solite turbe dd l'apparato respiratorio. Diagnosi dì scissurite destra. Durante i due anni successivi si sono alternati a periodi di pieno bt:nessere, questi episodi emoftoici e infettivi acuti a carico dell'apparato respiratorio, a cui si è aggiunta talora una sintomatologia di crisi di to~~e stizzosissima, con sensazione di soffocamento, di grave costrizione toracica, come da corpo estraneo nel polmone di destra, cui seguivano febbre elevata e accentuata dispnea da sforzo. Il medico curante rilevava allora una zona di ottusità nei due terzi inferiori di destra con riduzione del murmure vescicolare ed attuava un trattamento pcnicillinico; il reperto clinico si modificava rapidamente e già dopo 24-48 ore la zona di ottusità si andava rischiarando. Venne anche sottoposto più volte a punture esplorative per la ricerca di liquido, che furono tutte negative. Evidentemente tratta\·asi di episodi di occlusione bronchiale acuta infiammatoria che si dileguavano rapidamente per l'intervento della terapia antibiotica . li paziente è stato esaminato da un mio ex allievo di Cosenza, il dott. C. Aragona, il quale lo indirizzò a me, gi~ col sospetto clinico di un adenoma bronchiale. Io l'ho visitato il 29 agosto 1956 (dopo tre anni e mezzo dall'inizio della sindrome clinica) ed ho confermato il sospetto diagnostico del dott. Aragona. Era evidente una atelettasia del lobo inferiore di destra, con stenosi bronchiale e rantolo orale sibilante. La radiografia e la stratigrafia nelle due proiezioni ortogonali hanno posto in rilievo la presenza di un processo addensante in sede ilare c parailare destra che interessa gran parte del lobo inferiore, specie nel suo segmento apicale (vedi figum l). L'esame hroncografico pone in rilievo una grave stenosi del bronco lobare inferiore al suo inizio; anche il lobare medio appar<· parzialmente stenotico, probabilmente per una compressione estrinseca; sul tratro intermedio, lungo il profilo esterno, sono pure presenti i segni di una compromissione estrinseca (Pigorini) (vedi figura 2). La broncoscopia ha confermato l'esistenza di una tipica formazione adenomatosa peduncolara e mobile che occupa il bronco lobare inferiore al suo inizio e in parte anche l'orifizio del lobare med io (Montanini ). L'intervento eseguito dal prof. G. Zorzoli il 12 settembre 1956 è consistito nella asportazione del lobo inferiore destro atelettasico, (figura 3), nella broncotomia longirudinale con resezionc cuneiforme della parte postero-lateralc del tratto intermedio, al fine di enuclea re completamente il tumore, il quale risale anche per breve tratto nel lume del bronco princi pale, stenosando parzialmente anche l'orificio del bronco lobare medio. Si procede quindi alla sutura della superficie Ji sezioni bronchiali, dopo di che si constata la buona pervietà del bronco lobare medio e del lobo rispettivo che non sembra alterato · nella sua struttura. li decorso post operatorio è stato normale e il paziente è gua rito totalmente. Il controllo recente, a diManza di 4 anni e 6 mesi dall'intervento, dimostra che il lobo superiore e il medio sono bene espansi e funzionanti (figura 4 ). L'esame istologico de! tumore dimostra una struttura adenomatosa, tipo carcinoide. Il lobo inferiore contiene numerosi focolai di pneumonite ostruttiva ascessuale. Le ghiandole linfatiche sono iperplasiche ma non contengono metastasi.
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CASO N. 4
Caso simulante inizialmente una sindrome astenica e toss1emica con febbricola cronica e successivamente una sindrome del lobo medio. H.S., d1 anni 16, casaling.J . Novembre 1956: inizio subdolo con diminuzione di peso, cefalea, astenia c febbricola. Radiografia negativa. Cure calciche e vitaminiche e di estratti ep::nici. Gennaio 1957: miglioramento. La paziente riprende g li studi. Agosto l 957: ricompare la ~inlOmatologia tossiemica con febbricola e velocità di sedimentazione elevata; alla radiografia toracica si nota una accentuazione delle immagini ilari (adcnopatia ?). Si pratica una terapia di i ~oniazide (300 mgr p.d.). Nell'ottobre 1957, presentando la stessa sintomatologia, si aggiunge una terapia di 40 gr di streptomicina. Segue un nuovo periodo di benessere per tutto il 1958. 13-4-1959 - Improvvisa emotti~i, che venne interpretata come di origine linguale e faringea (varici). L'espettorato è stato Koch-negativo. La radiowafia toracica mette in evidenza un quadro che fa pensare ad una adenopatia ilare con incipiente infiltrazione del parenchima circostante, per cui la paziente viene sottoposta ad un nuovo ciclo di streptoinicina (gr 50) e isoniazide (dn 300 a 500 mgr/ p.d.). 6 giugno 1959: nuovn cmouisi cui segue febbricola. lo vedo la paziente il 3 giugno 1959 c successivameme il 5 ottobre 1959. L'esame oggettivo toracico era del tutto negntivo. Le radiografie e la stratigrafia nelle due proiezioni ortogonalt hanno dimostrato la esistenza di una atelettasia del lobo medio, che appare notevolmente retratto con una massa adiacente al bronco lobare medio e al uano intermedio dd bronco principale (vedi figura 1). La paziente non ha voluto praticare la broncografia da noi consigliata, e la diagnosi clinica si è orientata verso una sindrome adc110bronchiale del lobo medio di destra, tenuto conto della particolare sintomatol ogi~l astenica e tossiernica che non è abitu:.tle negli adeno_ mi bronchiali, e del buon effetto terapeutico, sia pure transitorio, dci vari cicli di terapia chemioantibiotica antitubercol:l re praticati nel passato. T una via, l'emottisi così persistente avrebbe dovuto richiamare maggiormente la nostra :menzione sulla eventualid dì un adenoma bronchiale. L'intervento di lobecromia media è ~tato attuam dal prof. G. Zorzoli il 7 dicembre 1959. Il polmone destro appare formato praticamente da due soli lobi, perché il lobo medio è completamente ricoperto e nascosto dai lobi superiore c inferiore separati dalla grande scissura. Il lobo medio è completamente retratto. fusiforme, e contiene in \'Ìcinanza dell'ilo ·una massa si m il cal>eosa del vol ume di una noce. Alcuni gangli linfatici adiacenti sono notevolmente iperplasici, e sono quelli che radiologicamente davano l'immagine erronea di una sindrome ::~denobronchi ale, mentre l'opacità del tumoretto era confusa con quella del lobo atelettasico. L'adenoma si spi nge con In sua estremità superiore fino allo sbocco del bronco medio nel tratto intermedio, ma non vi aderisce, cosicché il chirurgo può enuclearlo e procedere ad una buona sutura della parte bronchiale media, senza seztonare il bronco principale (/igum 2). L'esame istologico ha messo in evidenza una struttura di adenoma tipico di Jakson col quadro pseudo ghiandolare di cilindroma (figura 3\. nel parenchima polmonare circostante si notano bronchiectasie e suppurazione del parenchima polmonare. che !>Ono le responsabili della febbricola cronica presentata dalla paziente: Il decorso post-operatorio è stato buono. La paziente è guarita. Scrive di stare bene a di\tanza di 16 mesi ùall'intervcnto (figura 4).
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C:t'o ~. 4· . Fig.
1.
Ca~o
Ca~o
N. 4· . F ig. 3·
N. 4· . Fig. 2 .
CASO X. 5
Caso di diagnosi precoce, dopo solo due mesi di swtomatologia clinica, a trpo pseudo-grippale. F.A.S., d1 1111nÌ 31, casalinga.
Tr:Jttasi d i un caso fortuiro di diagnosi precoce, poiché la paziente dopo solo due mesi di dccoro~o clinico è stata sottopo\t:l ad indagini stratigrafiche e broncogr:1fiche che hanno portato alla identificazione di un probabile adenoma bronchiale, c dopo circa tre mesi ~ ~lata op~rnta.
I prim1 ~intomi morbo~i risalgono, infatti, al S!:ttembre 1955, quando la paziente Ì; stata colpita da una flogosi acuta ùellc prime vie aeree. con rosse, febbre remittente a 38 ~ , angina tOn\illare, senza espettora7ionc, regredit:a dopo una scltim;,na. A distanza di un mese. nell'ottobre 1955, si ripete la stessa sindrome, con febbre in. termittcnte a 39°. preceduta da hnviclo, che viene curata con penicillma. L-. paziente non ha presentato emoftce, ma probabilmente guesta sarebbe comparsa in un secondo tempo, come di solito succede, se non fosse intervenuta In diagnosi e l'intervento tempestivo. La p:1Zicnte è ricoverata al forlanin i (reparto Indenni) il 6 novembre 1955. L'inùagine clinico-radiologica comune richiamava già l'attenzione sul fatto di una atelettasia a squadra del lobo inferiore destro occupame l'angolo epatocardiaco e di una attrazione verso destra del mediastino (vedi figura l). La stratigrafia conferma l'adùemamento del lobo inferiore c mette in evidenza i segni di una occlusione bronchiale del tratto intermedia. La broncografia dimostra nel modo più evidente la stenosi di ùpo trasverso del bronco intermedio nel suo tratto più di~tale. Il bronco lobarc medio appare coartato al suo inizio e ruotato medialmente e in basso, cos~ da simulare la presenza di una iniezione parziale del territorio lobare infe riore (vedi figura 2). La broncoscopia (Motta) e la biopsia {Panà) confermano il reperto di un tumore a tipo adenomatoso, molle, encefa loide, di colorito roseo, mobile con i movimenti respiratori, istolog-icamcme di tipo carcinoidc. . ~'intervento, praticato dal prof. Di Paola il 7 dicembre 1955, è ~tato di bilobectomia (mfenore e media ). L'adenoma situato nel lume del bronco lobare inferiore aveva l'aspct~ di una neo-formazione carnosa c.lel volume di un fagiolo, aderente alla superficie medaale •n prossimità deUa carena, con rotazione parziale Jel tronco \te~~o (vedi figura 3). La paziente è guarita c sta bene a distanza di oltre 5 anni dall'operazione (\·cdi frgur<J 41.
CASO N. 6
Caso simulante un empiema con suppurazione cronica polmonare (jJolmone affogato). (Caso avanzato) O.M., d, anni 31, impiegata.
Mar~.o 1945: broncopolmonite ~ini~tra complicata da pleurite e~~udativa . Apnlc 1947: pochi giorni dopo un p:mo, dolore puntorio a ~ini~tra, febbre, tosse ed CSJX'ttorazione. Ottobre 1947: un episodio acuto dell'apparato respiratorio, con l!indrome asmatiforme e abbondante espettorazione purulcnt:J.
Caso N. 5· - Fig.
Caso
1.
' 5· - Fig. 3·
Caso l\' . 5· · Fig. 4·
Caso N. 6. - Fig.
t.
Caso
Caso . . 6. - Fig. 3·
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6. - Fig. 2.
Caso N. 6.
Fig. 4·
Caso N. 6. - Fig. 5·
Dicembre 1947: emissione di vomich::: purulente. Una puntura esplorativa praticata alla base dell'emitorace sinistro dimostra la presenza di un essudato purulcnto, tanto che si pone diagnosi di empiega con perforazione polmonare. Gennaio 1948: quinto episodio dello stesso tipo, accompagnato da emoftoe abbondante. Si fa ora diagnosi di tubercolosi polmonare e la paziente viene inviata in sanatorio di media quota. Nel novembre 1948 viene trasferita al Forlanini. L'esame clinico radiologico comune metteva in evidenza « grosso modo ) un quadro di cirrosi polmonare sinistra con c:tverne multiple ed empiema (vedi figura 1). L'espettorato era però Koch negativo. Una puntura esplorativa a sinistra diede esito a 100 cc di pus denso. Nei mesi successivi si continuarono le toracentcsi, ogni settimana, associate a trattamento streptomicinico e penicillin ico con buon esito temporaneo sulle condizioni generali e tossiemiche. Ma le indagini stratigrafiche misero in evidenza numerose sacche idroaeree parenchimal i ed una netta interruzione del bronco principa le eli sinistra, 2 cm al di sotto della carena, per bpera di un corpo ovalare orcludente il bronco (a tappo di collo di gazosa sec. Pigorini). La broncografia confermò lo stesso dato con una tipica immag ine di occlusione bronchia le a tipo trasverso convesso verso l'alto del bronco principale sinistro (vedi figura 2). Venne quindi posta diagnosi sospetta di tumore benigno andobronchiale. La broncoscopia eseguita dal prof. Motta confermò il risultato, mentre la biopsia fece concludere allora per una neoplasia epiteliale a cellule indifferenziate. Ad un esame successivo, dopo aver constatato il decorso clinico, si è corretta la diagnosi istologica nel senso di un adenoma bronchiale a eipo carcinoide (Panà) (figura 3).
La paziente si fece operare solo un anno dopo, nel settembre 1950, di pneumonecto· mia sinistra (prof. Monod). Il polmone asportato è un terzo del volume originario ed è carnificaro. Nel suo interoo si trovano varie sacche cistiche idroaeree, ripiene di pus (polmone affoga to). Il bronco principale è ostruito da una massa peduncolata alla parete laterale del bronco (vedi figura 4). La paziente vive a Trieste e scrive di essere in buona salute a distanza di oltre IO anni dall'intervento (figura 5).
CASO N. 7
Caso simulante bronchiectasie basilari (o bronchioliti bronchiettasiclze). B.G., di anni 42.
Dicembre 1945: polmonite e pleurite essudativa destra. Febbraio 1948: nuovo processo acuto respiratorio durato 15 giorni. Successivamente si è instaurata una bronchite cronica con riaccensioni acute, periodiche, specie di prima vera. All'inizio del 1950 venne posta diagnosi di bronchiectasie basilari di destra (Koch negativo). Tn quell'epoca è comparsa u11a improvvisa emottisi. Un'intensa terapia di penicillina e streptomicina ha dato buon esito. Nell'ottobre 1951 nuova emottisi improvvisa. Il 23 gennaio 1952 il paziente viene a consultarmi. Accusava la solita broncoblenorrea con emissione quotidiana di 50- 100 cc di espettorato nettamente emorragico il mattino, che poi diventava mucopurulento, senza c foetor ex ore> e Koch negativo. All'esame oggettivo presentava rantolo orale sibilante ed i segni di una ipofonesi timpanica posteriore destra, dalla metà della scapola in giù, con respiro affievolito e accompagnato da rantoli Ul:tidi sonori c cigolanti, fissi e costanti. Era presente il segno del «distacco :P. Di fronte a un quad ro di questo genere, mentre in un primo momento pensavo all'eventualità di una sindrome di bronchiolite bronchiectasica, dopo un accurato esame oggettivo, mi orientai verso una forma di bronchiectasie conclamat:: inferiori di destra, secondarie a una stenosi del bronco principale di destra che aveva determinato un'atelettasia del lobo medio e inferiore. La radiografia ha dimostrato una opacità da atelettasia parziale del lobo inferiore, con molteplici aree di iperdiafania da interpretarsi come bronchiectasie in territorio atelettatico. La broncografia (Pigorini) ha confermato la stenosi quasi totale del bronco con l'aspetto a tappo di bottiglia che interessa il tratto intermedio del bronco principale de· stro; al di sotto si sono iniettate alcune bronchiettasie cilindriche e sacciformi (vedi fig ura l). La broncoscopia e la biopsia hanno (liroostrato l'esistenza del tumore a tipo adenomatoso (carcinoide) a disposizione pseudoghiandolare (figura 2). l i paziente è stato operato di lobectomia media e inferiore di destra dal prof. P. Valdoni il 21 marzo 1952. Il decorso post-operatorio è stato regolare ed il paziente è stato controUato negli amu successivi e sta bene. La radiografia del 25 agosto 1954 dimostra solo i postumi dell'intervento, con sollevamento dell'emidiaframma destro verso l'alto (figura 3\.
CASO X. 8
Adenoma simulante una lobite tbè. superiore destra, in soggetto già affetto da tt>tbercolosi polmonare si11istra. Suor P., anni 43 . r~hgio!a. Un fratello ha p_rescntato 1o1n'cmotrisi nel 1941. Uno zio paterno fu colpito da giovane di tbc. polmonarc. In giovane età frequenti tonsilliti. A 20 anni, sinusite frontale bilaterale, a carattere ricorrente. FrequenLi episodi grippali durante le stagioni fredde. Nel 1951 , a 31 anni, tubercolosi polmonare micronodulare localizzata prevalentemente nella lingula. Venne da me curata con streptomicina, PAS e successivamente isoniazide, con regressione del processo specifico (figura l). Nell'agosto 1958, episodio acuto, diagnosticato come polmonite virate e guarito in 20 giorni. Una radiografia del settembre 1959 dimostrava solo gli esiti fibrocalcifici dei pregressi focolai lingulari di sinistra. Nella primavera del 1960, a 40 anni, processo a tipo scissurite superiore destra, in· sorta io modo acuto. Tale processo aveva la caratteristica di regredire in breve tempo. sotto l'azione dei trattamenti chemioantibiotici antitubercolari, ma si ripresentava con ca· rattere ricorrente, con (ebbre, tosse stizzosa, e sensazione subbiettiva e obbiettiva di gemito bronchiale e crisi dispnoiche di modica intensità. Tuttavia, una radiografia del maggio 1961 dava un reperto del tutto normale. La paziente fu sempre curata con terapia antibatterica c clima di montagna. L'espet. torato, esaminato più volte, è stato Koch negativo. L'ultimo di questi episodi acuti si è verificato nel dicembre 1962, accompagnato ad espettorato ematico. In quell'epoca una radiografia documentava l'esistenza di un incipiente processo lobitico destro con tendenza retrattile dello stesso lobo (figura 2). L'espet· torato era K och negativo. Tuttavia, tenuti presenti i precedenti specifici dell'inferma, si è pensato a un nuovo processo tubercolare con interessamento del bronco lobare sup~ri.ore e dei suoi rami se,(\'mentari, e si è istituito un trattamento a base di kanamicina, cicloserina, tioamide e Pas, ma con scarso risultato. Una stratigrafia metteva in evidenza che l'immagine opaca aveva i caratteri di una zona atelettasica (figura 3) e la broncoscopia confermava l'esistenza di processi infiammatori con stenosi del bronco segmentario ventrale e parzialmente di quello apicale superiore destro. Venne allora deciso un intervento di lobectomia superiore destra che fu eseguito dal prof. G. Zorzoli il 6 maggio 1963. L'esame deL pezzo dimostra che il lobo superiore destro è dimi nuito di volume, di consistenza dura nella metà inferiore, mentre i segmenti dorsale e apicale sono ben :Jereati. Dal bronco lobare sporge una massula rotendeggiante a superficie liscia e plurilobata del volume di un nocciolo di ciliegia, impiantato sulla parete bronchiale su di una ~uperficie di 4 cm di lato (figura 4). Nel segmento anteriore, il parenchima presenta una e~tesa area grigiastra con sclerosi interstiziale da polmonite cronica o~truttiva (figura 6). llltologicamente, il tessuto neoplastico aveva l'aspetto carcinoide (figura 5). La paziente ha presentato qualche mese dopo l'intervento un ittero virate (da siringa), regredito in due mesi, ed ora sta bene e non presenta più sintomi morbosi a carico dell'apparato respiratorio.
Caso N. 8. - Fig. 3·
Caso , . 8. - Fig. 4·
C:~'o
K 8. - Fig. 5·
Infine, dobbiamo discutere il problema della diagnosi differenziale con il cancro bronchiale e soprattutlo col cancro-ascesso. Come sintomi differenziali si citano : l'età relativamente giovane dei soggetti, la distribuzione pressappoco uguale tra i due ses~i; la frequenza e la ricorrenza delle emottisi, delle infezioni respiratorie c delle bronchiectasie associate; in lungo e talora lunghissimo decorso clinico col mantenersi di un buon stato generale; la mutevolezza dei quadri radiologici con rapida alternanza dei quadri di ateLettasia e di enfisema, i dati straligrafici, bi'Oncografici e broncoscopici. La biopsia, invece, non è sempre decisiva c talora l'istologo diagnostica sui dati morfologici un epitelioma . maligno quando trattasi di una forma relativamente benigna, o - più di rado - un tumore benigno, quando invece l'evoluzwne diventa aggressiva e infiltrante. In ogni modo il reperto istologico riveste sempre un grande valore, ma va corredato dai dati clinici. Invece, come già è detto, la ricerca diretta delle cellule neoplastiche nell'escreato è per lo più negativa nell'adenoma brondtialc. Nelle fasi più avanzate dell'adenoma com plicato da suppurazione polmonare, la sindrome si può confondere con quella del cancro-ascesso polmonarc; ma se ne differenzia per il minor grado di mali gnità e di aggressività, per l'assenza di veri fenomeni distruttivi e metastatici e di cellule neoplastiche nell'escreato e per tutti i dati che si possono ricavare dai mezzi sussidiari radiologici e broncoscopici già tante volte menzionati. La diagnosi differenziale fra adenomi bronchiali ed altri tumori dei bronchi benigni, che sono molto più rari (angiomi, condromi, amartomi, miomi c lciomiomi, fibromi, papillomi, ecc.), è estremamente difficile dal lato clinico, po1ché nella maggioranza dci casi danno origine alla stessa sintomatologia
subbiettiva e ad analoghi reperti obiettivi di stenosi ad evoluzione benigna di una diramazione bronchiale, con fenomeni di atelettasia, o di enfisema ostrurtivo, o di bronchiectasie a monte dell'ostacolo. Alcune differenze si notano tuttavia alla indagine stra:tigrafica e broncografica, che non è quella abbastanza tipica del «tappo di bottiglia» come nell'adenoma bronchiale. La diagnosi si basa in questi casi essenzialmente sui dati broncoscopici e sull'esame istologico ricavato dalla biopsia o meglio dal pezzo anatomico. TRATTAMENTO.
Al giorno d'oggi, il trattamento mediarrte Roentgen- e radium-terapia e l'elettrocoagulazione endobronchiale è generalmente ritenuto inefficace. Gli adenomi bronchiali sono poco sensibili e l'irradiazione può anche provocare un aumento dei disturbi per effetto dell'esaltazione dei processi flogistici. Anche l'elettrocoagulazione endobronchiale rappresenta un metodo difettoso che ha avuto una certa diffusione un tempo, quando non erano ancora perfezionate l'anestesia e la tecnica delle resezioni polmonari (Chevalier Jakson, J. M. Lemoine, A. Duroux, M. Fourestier, ecc.). In genere, essa serve per completare la asportazione endoscopica della massa neoplastica c si applica sul peduncolo o comunque, nelle forme sessili, sulle zone di impianto dell'A. Br. L 'asportazione per t1ia broncoscopica rappresenta l'intervento più antico. Il primo caso è quello operato da Chevalier Jakson nel 1917, che ha segnato una data storica per la broncoscopia. Successivamente, dal 1930 in poi, il metodo si è diffuso ed è stato usato largamente. In genere, occorrono varie sedute per ogni caso .clinico - anche per evitare copiose emorragie, che si verificano con grande facilità - al fine di ottenere l'asportazione completa del tumore, ·o almeno la rimozione di quel tanto di tessuto neoplastico che basti per ristabilire la pcrvietà del bronco. Non mancano, tuttavia, osservazioni nelle quali l'intervento ha .condotto a complicazioni gravi e talora mortali, per emorragia o per asfissia. Al giorno d'oggi prevale nettamente la tendenza di riservare l'asportazione per via broncoscopica a qualche raro caso di forme peduncolate della trachea o dei grossi bronchi, in cui l'assenza di fenomeni suppurativi secondari lascia sperare nella guarigione clinica, una volta che sia stata eliminata l'ostruzione bronchiale. Così pure, quando le condizioni generali controindicano l'intervento radicale, l'asportazione broncoscopica può rappresentare un uti le palliativo per il drenaggio dei focolai suppurativi broncopolmonari. La tecnica della broncotomia transpleurica è stata sostenuta in questi ultimi anni da A. Goldman ed ha avuto una discreta diffusione in casi di A. Br. ben incapsulati cd isolabili dai tessuti circostanti con possibilità di escissione completa locale. Condizioni permettenti l'intervento sono le seguenti:
I')I
a) assenza di metastasi o di una massi va infiltrazione del]~ pareti bronchiali;
b) mancanza di processi suppurativi o di bronchiectasie a monte dell'ostacolo; c) sede accessibile del tumore in un bronco lobare; o principale, o sulla carena o nel tratto inferiore della trachea; d) mancanza di uno sviluppo estensivo e~rrab ronchialc e di necrosi d~i tessuti da compressione; e) forma peduncolata del tumore, oppure forme sessi:le, ma limitata come base di impianto a non più di due-tre anelli cartilaginei; f) la parel:e bronchiale deve essere soffice e suturabile senza provocare una stenosi dopo l'escissione locale del tumore; g) se l'adenoma è recidivante dopo la rimozione incompleta per via bronchiale, esso deve essere ben localizzato; h) lo stato delle cavità pleuriche e dell'ilo polmonare deve permettere di accedere facilmente al grosso bronco. Gli interventi di lobectomia e pneumonectomia rappresentano la terapia di elezione nella maggioranza dei casi . La scelta dell'uno o dell'altro metodo di exeresi polmonare è condizionata alla sede del tumore, al maggiore o minore interessamento del tessuto circostante, trattandosi spesso di tumori ad « iceberg » sulla parete bronchiale; all'eventuale coesistenza di alterazioni bronchiectasiche o ascessuali del parenchima polmonare a monte dell'ostacolo . e COSl VIa. In genere, le .linfoghiandole ilari non sono sede di metastasi, per cui si potrà procedere con criteri .chirurgici di economia. T risultati, nelle mani dei chirurgici esperti, sono molto brillanti, la mortalità operatoria è molto più bassa che non per il carcinoma bronchialé, tenuto conto anche dell'età, di solito più giovanile, di questi pazienti, ciò che con'tribuisce al successo. Il rischio operatorio, secondo le statistiche più moderne, si aggira sul 5%. Anche i risultati lontani sembrano decisamente favorevoli, soprattutto per gli A. br. a tipo carcinoide, meno per i cili ndromi, i quali più facilmente possono trasformarsi in tumori maligni. Fra le statistiche operatorie più rilevanti, citerò quella della Clinica Mayo (R. Mc Burnej , O. Th. Clagett, J. Mc Donald), su 102 casi: su 39 soggetti non resecati, ma trattati solo per via broncoscopica, i sopravvissuti, ma con sintomatologia morbosa, dopo un periodo di 5 anni erano 25 (6~/0). Su 63 opera'ti di exeresi polmonare (32 pneumonectomie e 31 loboctomie), 50 erano v~venti e sani (79%). Dal 1948 in poi, nessun paziente è stato più trattato per VIa broncoscopica. Le metastasi a distanza sono molto rare. Nel caso dei cilindromi le statistiche sono più severe e dopo 5 anni dall'intervento la maggioranza dei pazienti è deceduta per recidiva o per metastasi. \
R. H. Overholt, J. A. Bougas e Dr. P. Morse hanno operato 60 casi di resezione polmonare, di cui 20 da più di 10 anni, con un solo deceduto per metastasi. Anche tra gli ultimi 40 pazienti operati in quest'ultimo decennio, il successo si è ottenuto nel 95'% dei casi. Tra gli italiani, ricorderò la statistica della Scuola di Biancalana (G. Cullino e P. G. Perrero): su 8 casi operati (di cui uno di broncotomia transpleurica, 3 di pneumonectomia e 4 di lobectomia. Al controllo, dopo un periodo variante da 3 a 46 mesi, i pazienti erano tutti viventi, godevano buona salute e avevano ripreso la loro attività. La terapia nei nostri casi è stata la seguente. Due pazienti hanno rifiutato l'intervento. La prima è deceduta all'età di 30 anni, nel 1959, in seguito a broncopolmonite occlusiva ed a polmone destro distmtto, dopo 13 anni di decorso clinico. La seconda è ancora viva, dopo ci rca 8 anni di decorso clinico. ma va incontro ai soliti episodi ricorrenti di polmonite occlusiva c di emottisi. Gli altri 19 casi sono stati operati di exeresi polmonare, tra cui 8 pneumonectomie (4 a destra t 4 a sinistra) e 11 lobectomie o bilobectomie. Tra i soggetti trattati con exeresi totale, l è deceduto per collasso cardiaco nella prima settimana dall'intervento; gli altri 7 pazienti sono viventi ~ sani, dopo un periodo variante da 3 mesi a lO anni e non presentano metastasi. Undici pazienti sono stati trattati con lobcctomia semplice (7 casi) o bilobectomia inferiore e media di destra (4 casi); tuttavia, in due di questi alla lobectomia è stato associato un intervento parziale di broncotomia e sutura del moncone bronchiale. Uno di essi è sopravvissuto per due anni dopo l'intervento e poi ha presentato una evoluzione progressiva della tubercolosi polmonare e dell'empiema concomitanti ed è morto per emottisi. Gli altri ro controllati a distanza di tempo variabile da 3 mesi a 7 anni stanno bene e 8 di essi han no ripreso le loro occupazioni ( 1961). N o n si sono mai osservate metastasi. Quindi, anche la nostra casistica depone nettamente a favore degli interventi radicali di exeresi polmonare, poiché il più delle volte la diagnosi è tardiva. Un ulteriore progresso delle nostre conoscenze delle fasi iniziali del processo morboso dovrebbe però contribuire a migliorare la situazione terapeutica, evitando nel futuro molti interventi di pneumoctomia e dando maggiore estensione alle operazioni meno demolitive di broncotomia transpleurica e di lobectomia. E' da segnalare, infine, che l'incidenza degli A. br. man mano che si vanno affinando i mezzi diagnostici e la loro identificazione negli ambienti sanatoriali, dove spesso questi pazienti vengono confusi con i tubercolotici, non è affatto trascurabile e la sindrome rappresenta quindi un capitolo di notevole interesse della moderna pneumologia.
CLfNICA DELLE MALATTIE INFETTIVE E DELLE ~ALATTIE TROPICALI E SL:BTROPICALI DELL'UNIVERSITA' Dl MESSINA Da rettore : Prof. L. C•l'lN·WÒ OSPEDALE MlLIT ARE DI MESSINA Direttore: Col. Med. Oon. M. LoMRARnt
STUDIO SCHERMOGRAFICO SULLA MORBOSITA' TUBERCOLARE NELLE RECLUTE D ott. F. Loscbiavo, specialista in tisiologia
Cap. Med. F ilippo Neri, specialista in clinica pediatrica e in igiene e medicina scolastica
In considerazione delle sue 3pplicazioni in seno alle masse e nell'ambito delle collettività sociali, l'in dagine schermografica rappresenta oggi, uno strumento particolarmente idoneo per il controllo clinico-statistico e profilattico assistenziale di molti quadri morbosi a spiccato carattere biologico sociale (cardioangiopatie, pneumoconiosi, neoplasie, ecc.). ~el campo delle specifiche indicazioni medico-sociali del metodo fotoradiografico, un ruolo di primaria importanza si deve poi attribuire alle ricerche schemografiche volte alla ricerca ed allo smistamento di casi di tubercolosi polmonare, dal cui sistematico dépistage scaturiscono, sul piano biologico-sociale e profilattico-assistenziale ddl:! malattia, ragguardevoli, vantaggiosi risultati (Babolini e coli.). Particolare importanza assumono in questo campo le rilevazioni schermografiche condotte su materiale selezionato (età uniforme della popolazione esaminata, processi primari cjo post-primari depistati), in cui possono da re ragguagli assai significativi circa il conti ngente dinamismo epidemiologico ambientale cui soggiacciono, in ambito territoriale regionale, le relative modificazioni nosologicbe dell'en demia tubercolare (Morelli e Daddi; L'Eitore, ecc.). Pertanto, il dépistage di massa c su passaggi obbligati • cui i componenti della collettività vengono sottoposti all'ano di compiere, per legge, determinati atti (reclutamento militare ecc.) rappresenta la più razionale utilizzazione dei servizi schermografici in rapporto alla delucidazione dei complessi problemi connessi all'andamento epidemiologico della tubercolizzazione e rel3tiva morbosità in seno alle collettivid circoscrizionali (Giobbi e coli.).
La prima, sistematica applicazione, nel campo della medicina militare, del metodo fotoradiografico è stata realizzata da Schulz, da Douglas e da Clemente i quali, nel corso delle operazioni di arruolamento delle Forze Armate delle rispettive nazioni (Germania. Inghilterra, Italia) hanno sonoposto le relative reclute all'esame schermografico in serie dell'apparato respiratorio per il c rilevamento • di eventuali alterazioni pleuro-polmonari. Successivamente, Dinkloh (Wermacht), Klarnett e Zecca (Armata Francese), Chose e Coffay (Military Navy U.S.), Salzano, Torelli, Ferrajoli e Murolo (Esercito italiano) riportando i risultati statistici dell'introduzione dell'esame schermografico del torace ìn
3. - M
seno agli arruolandi delle rispettive comunità militari, sottolineano, tra l'altro, l'effettivo rendimento del metodo sia in riferimento ~dia ra7.ionale organizzazione dei servizi profilartici antitubercolari, sia, soprattutto, in rapporto all'applicabilità di un appropriato sistema di controllo circa l'evoluzione epidemiologica del fenomeno tubercolare. Al riguardo, Mariotti, Voci c coli., riferendo l'incidenza dei reperti positivi per manifestazioni tubercolari primarie e post-primarie dell'apparato respiratorio in differente grado evolutivo [ (4 casi di complesso primario attivo) Mariotti] riscontrata nella massa delle reclute « dépistate :., mettono in risalto il precipuo contributo della ricerca schermografica circa l'adeguata valutazione delle vicissitudini clinico-epidemiologiche della malattia. Infine, Tosti-Croce studiando la frequenza dci reperti pleuro-polmonari di natura tubercolare, ottenuti nel corso di una indagine schermografica del tor.ace in sede di reclu· tamento militare (70.000 giovani), rileva l'incidenza delle ombre ilari e iuxtailari « depistate :., il cui riscontro, secondo l'A., assume un notevole valore per la valutazione cpidemio!ogica dello spostamento del fenomeno della tubercolizzazionc verso età inoltrate della vita (età militare).
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..
Le os:.ervazioni sopraesposte ci hanno indotto ad eseguire uno studio clinico-statistico degli schermogrammi ~ppartencnti alle reclute affluite al Centro di selezione attitudinale di Messina nel tricnnio 1960-62, al fine di potere avanzare alcune considerazioni di ordine clinico-epidemiologico circa il dinamismo biologico-sociale dell'endemia tubercolare nelle nostre circoscrizioni regionali. Abbiamo pertanto esaminato complessivamente n. 37.063 schermogrammi eseguiti con films 70 X 70 mm. relativi ad altreuanti giovanj di età compresa tra i 20 cd i 23 anni, provenienti dalle diverse province della Sicilia Orientale e della Calabria ed affluiti presso il Servizio schermografico del Centro di selezione attitudinale di Messina.
Il materiale schermografico è st:tto suddiviso per ogni singolo anno del triennio di osservazione e catalogato in ordine alla classificazione anatomo-patologica del Servizio schermografico del Ministero della sanità. Osservando i risultati ottenuti (tabella 1) risulta che il maggior numero di schermogrammi è stato c:.eguito nell'anno 1961, mentre nell'anno 1960 è stato esaminato il minor numero di reclute. Comparativamente, le cifre dei reperti positivi ha toccato il valore più elevato nel 1961 e la quota più bassa nel 1960 (grafico l). TABELLA N. l A n ni
Totale 1960
1961
Casi esaminati
8.423
16.21J
12.427
37.063
Reperti negativi
8.311
16.000
12.181
36.492
IO
Il
16
37
19
55
1962
- - --- -- --------- - - - Complesso primario (attivo) . Epitubercolosi
14
22
l ~filtralo preccce
3
5
2
IO
Esiti di processo pleurico
50
IlO
109
269
tbc pohnonare .
35
65
100
200
1
55
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578
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1960
1961
Grafico
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1962
1.
l proces~i polmonari tubercol::lri del ciclo post-primario (infiltrato precoce di Assmann c R:.cdeker) sono stati complessivamente lO (tabella l); il maggior numero è stato rilevato nell'anno 1961, mentre la cifra più bassa è stata osservata nell'anno 1962 (grafico l). Per quanto concerne invece le manifestazioni morbose del ciclo primario, i reperti corri ~pondenti al complesso primario attivo sono ammontati a 37 (tabella l). Di essi, nell'anno 1962 è stato riscontrato il maggior numero di casi, mentre nell'anno 1960 è stata o~~rva ta la percentuale meno elevata (grafico l). Similmente, le manifestazioni epitubercolari (processi allergici primari di Monaldi) sono stati complessivamente 55 (tabella l), con la percentuale più elevata nel 1961 e con quella più bassa nel 1960 (grafico l e figu•e l, 2, 3). Infine, 469 schermogrammi, comples~ivamenre, riguardano reperti relativi a pregrcs~i processi tubercolari plcuro-polmonari: 269 corrispondono a lesioni cicatriziali della sic.ros;t pleurica, mentre 200 appartengono ad alterazioni specifiche inattive del parcnchtma polmonare (tabella r).
La disamina analitica dei dati riportati consente la deduzione di alcune considerazioni, assai significative, a nowo parere, sotto il profilo epidemiologico e profilattico· sociale, circa l'andamento della morbosit.ì tubercolare nelle nostre regioni (Sicilia Orientale e Calabria).
Fig. 1. • Recluta A. M., clas~c 1940. SchcrmogramrnJ n. 31.430 del ro mar.lo 19{)o. Ne l ·l· spazio intercosta lc sin. in sede parac.ll"diaea si rileva una zona eli opac1tà densa, irregolue. Altra zona di opacità densa, a contorni irregolari 10 ~de puailarc omologa. (Complesso primario tipico con adenopatia consen)uJie).
Fig. 2. • Recluta F. G., classe 19-fl· Schermo· gramma n. 29.r8o del 7 aprile 191)2. Si rileva nettamente, una zona di opacità disomogenea in pieno 4° )pazio intercostale cix. Altra zona eli maggiore densità c a contorni maggiormente netti in sede parailare omologa. (Complesso primuio in fase allergica).
Jnnanzitutto, nel triennio considerato, i casi di tubercolosi polmonare post·primaria (infiltrato precoce di Assmann e Raedeker) rappresentano, nei confronti dei restanti processi attivi, la percentuale meno elevata (grafico 1). Tuttavia, i relativi dati (tabella l) confermano l'utilità profilatlica e clinico-sociale del dépistage sistematico delle manifestazioni polmonari post-primarie, il cui riscontro, nel corso delle operazioni del reclutamento selezionate, riguarda le reclute affluite al filtro schermografico durante la fase predinica o c subclinica :. del relativo processo in~iltrativo polmonare.
1
57
3 b. Fig. 3 (a, b). -Recluta G. G., clas~c 1942. Schermogramma o. 34.1j8; radiogramma n. 1.109 del 4 maggio 1962. Schermogr.: Presenza di opacità irregolarmente toodeggiante io sede parailarc su p. si n. (fig. 3 a). Rdgr.: Conferma della descritta opacità con pressochè equivalente percettibilità di dettaglio (fig. 3 b). (Adcnopatia ilare allergica).
Viceversa, assai significativi risultano, nel quadro della nostra inchiesta clinicoepidemiologica, i rilievi schermografici relativi alla morbosità incidente (Monaco e coll.) per manifestazioni tubercolari polmonari del ciclo primario (complesso primario attivo, epituberC()Iosi o processi allergici primari di Mona ldi). I corrispondenti reperti (grafico l ) riscontrati nel corso della nostra indagine schermogr~fica nelle reclute, dimostrano, in modo abbastanza evidente, come l'andamento epidemiologico della tubercolizzazione sia attualmente contrassegnato, nelle nostre circoscrizioni territoriali (Sicilia Orientale, Calabria) da un suo progressivo spostamento dall'età scolastica verso le epoche più inoltrate della vita (Morelli e Daddi; Daddi e Giobbi; Monaldi, Mazzola e Meo; Basunti e Donateo, ecc.). Inoltre, costituendo il complesso primario (attivo) cd i susseguenti processi adenopatici (allergici) la grande maggioranza dei processi tubercolari polmonari del ciclo pri~rio (Daddi e Giobbi, ecc.) appare, in sostanza, assai evidente l'importanza della ricerca do corrispondenti reperti circa la conoscenza della diffusione ambientale c della conseguente intensità del contagio (tubercolare) in ambito regionale ( Daddi e Giobbi, ecc.). . Pertanto, i rilievi schermografici in ordine ai processi del ciclo tubercolare primario, ~rscontra ti nçlle reclute d urante il triennio !960-62 (tabella !; gmfù·o l) documentano, m modo abbastanza chiaro, l'avvenuta realizzazione, nell'ambito delle nostre circoscrizioni territoriali (Sicilia, Calabria) d i una progressiva diluizione delle fonti di contagio ambientale. Concludendo, possiamo ùunque affermare che nelle nostre regioni (Sicilia Orientale e Calabria) la fase epidemiologica della malattia tubercolare è, attualmente, caratterizzata da un signjficativo spostamento del fe nomeno della tubercolizzazione verso età più inol-
trate delJa vita il cui rilievo, nel quadro del mutato dinamismo biologico-sociale della malattia, coincide, verosimilmente, con l'impiego di nuovi e più razionali servizi di lotta antitubercolare (organizzazione profilattico-assistenziale; terapia chemioa ntibiotica). RIASSUNTO. - Gli AA., conducendo un'inchiesta schermografica in seno a 37.063 reclute, affluite al Servizio schermografico del Centro di selezione attitudinale di Messina, sottolineano l'importanza dei processi tbc del ciclo primario, il cui riscontro, secondo gli AA., è assai sig nificativo circa la delucidazione dell'andamento epidemiologico e eli. nico-sociale dell'endemia tubercolare in Sicilia e in Calabria. RÉsUMÉ. - Les auteurs, en conduisant une cngucte schermografique parmi 37.063 recrues envoyes au service schcrmografigue du Centre de sék ction aptirudinale en Messina, souUgnent l'importance des processes tbc du cycle primaire. Les auteurs pensent que la présence de ce cycle est bien significative pour expliquer la marche épidémique rt d inique-sodalc de l'endemie tuberculeuse en Sicile et Calabria. SuMMARY. - AA., inquiring about schermografic contro! of 37.063 recruits at "Dispositional Selection Center > in Messina, they emphasize on tbe importance of primary tuberculosis thev found i.n those young men. They say that is very expressive in order to explain the epidemiologycal, clinic and social proceeding of tubercular endemie in Sicily and Calabria. BIBLIOGRAFIA l 4--
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OSPEDALE MILITARE PRINCIPALE DI BOLOGNA « S. TEN. MEO. CUCCI LI O M. O. AL V. M. ,,
Direttore: Col. Mcd. Dou. Ntcot>EMO C ATAlANO REPARl·o
CHIRURGIA
Capo reparto : Magg. Mcd. Dott.
E LVIO
Gw on·rA
LA CURA CHIRURGICA DELLE FRATTURE DI CLAVICOLA CON FILO DI KIRSCHNER ENDOMIDOLLARE Dott. E. G iuditta
Dott. P. L. Guerzoni
P REMESSA.
Le fratture della clavicola, già nella pratica civile, presentano un alto indice dì frequenza che, secondo alcuni AA. sì aggira intorno al 6,2% (Zappoli), secondo altri arriva fino all'Il'% (Malgaigne) ed al 15% (Matti), rispetto alla totalità delle lesioni o ~see.
Nei militari alle armi comunque detto indice è particolarmente alto per il tipo di vita della comunità sottoposta a continue occasioni traumatiche. La discreta frequenza delle fratture in oggetto nel nostro ambiente merita quindi alcune considerazioni sia riguardo al tempo occorrente per il recupero del militare infortunato, sia per La valutazione degli eventuali danni che da detta lesione potrebbero derivarne. lJ metodo di cura indubbiamente è determinante sia ai fini del tempo di guarigione sia per quanto riguarda gli esiti. Da ciò la necessità di adottare un sistema curativo il più possibile rapido, semplice, efficace, tale da non lasciar prevedere gravi menoma"lìoni estetiche o funzionali. l metodi per il trattamento incruento delle fratture dì clavicola sono moltissimi; i metodi cruenti mirano tutti alla osteosintesi dei frammenti clavicolari. comunque essa venga realizzata. Nel nostro lavoro ci occuperemo della o~teosi ncesi mediante ìnfibulamento cndomidollare con filo di Kirschner. La facile applicazione del mewdo, i rischi relativamente scarsi che comporta, i risultati brillanti cui conduce, fanno si che noi ci sentiamo pienamente soddisfatti di tale tecnica, tanto di ritenerla in alcuni casi assolutamente insostituibile. C ENNI STORICI.
La cura chirurgica delle fratture J i clavicola è abbastanza antica. Uno dei pnm• metodi di osteosimesi clavicolare fu la sutura metallica dei frammenti di frattura. Durante e Postem ski la praticavano già nel 1888. Soda (1892) la eseguiva per via per· cutanea.
x6o Deua tecnica, seppur con qualche variante personale, veniva successivamente attuata su vasta scala da altri AA. italiani: Baroni (1904), Rossi (1906), Fieri (1914). Fra gli stranieri menzioniamo: Fergusson (1896), Taylor (1.903). Lejars, in caso di fratture oblique, praticava la osteosintesi mediante cerchiaggi metallici. Lambotte (1910) praticava le prime osteosimesi assiali di clavicola servendosi d1 una vite endomidollare la cui testa veniva annidata in una nicchia della corticale: successivamente (1917) utilizzando una placca metallica che veniva ancorata ai fram menti mediante punti metallici transossei o piccole viti. Lccène e Lèriche ( 1929) si dichiaravano fautori convinti della cura cruenta, definendo la tecnica c semplice e sicura ... Non diverso l'orientamento interventista di Pollidori (1929) e di Carossini (19331 che fra i primi attuava l'osteosintesi con materiale riassorbibile. L'infibulamento endomidollare con filo di Kirschner fu praticato la prima volta da Joly nel 1939, seguito da Murray (1940). La tecnica si generalizzò rapidamente specie in seguito alla comunicazione di Merle D'Aubignè all'Accademia di Chirurgia di Parigi. Fra i successivi contributi italiani alla tecnica dell'infibulamento restano fondamentali i lavori di Re (1946), Operti (1952), Tranquilli-Leali (1954), Boccanèra e Salvagni ( 1959). EnoPATOGENEsr.
Le fratture di clavicola possono verificarsi a tutte le età, ma ogni stausuca è concorde nell'ammettere che il secondo ed il terzo decennio sono i più colpiti, in quanto la massima attività lavorativa propria di questo periodo è quella che maggiormente espone ai traumi. Il meccanismo responsabile della lesione, come per ogni tipo di fattura, può essere sia indiretto che diretto. Le fratture clavicolari da causa diretta sono rarissime (caduta di un grave colpo eli fendente) a giudizio di tutti gli AA. Esse infatti si verificherebbero quasi sempre con u n meccanismo d'azione ind iretto che può agire con due modalità: aumentando o diminuendo l'angolo delle normali curve della clavicola. Ciò è quanto tipicamente si verifica nelle cadute sulla spalla o sul gomito, o anche sulla mano a braccio esteso. Se i complessi capsulo-ligamentosi delle articolazioni sterno- ed acromioclavicolari resistono, è l'osso che cede, nel punto dove le forze d'azione opposte vengono ad incontrarsi. La sede in cui più facilmente si verifica la frattura è al terzo medio, punto d'incontro dclle due curve clavicolari, dove maggiormente si fa risentire il meccanismo flessorio imposto dal trauma. Ed è anche a questo livello che si verifica il maggior spostamento dei frammenti per azione delle inserzioni muscolari opposte. Le fratture del terzo esterno, fra articolazione ac~omio-davicobre ed inserzione del legamento coraco-clavicolare, sono meno frequenti e comportano sempre uno scarso spostamento dei frammenti, soprattutto se le connessioni con la coracoide restano integre. Le fratture più rare sono quelle del terzo interno ed interessano quel tratto di clavicola che va dall'articolazione sterno-claveare al pun to in cui essa passa sotto alln prima costa. Anche in questo caso lo spo~tamento dei frammenti è sempre di scarsa enticl.
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Per quanto rig uarda il quadro anatomo patologico è possibile rinvenire qualsiasi tipo di frattura, da quelle a legno verde, proprie della infanzia, alle oblique, trasversali o pluriframmentarie. . . _ . . .. Non è il caso d1 perdcfSl a lungo sul quadro smtomatolog1co, sempre d1 nbevo grossolano. L'atteggiamento del paziente, la deformità locale, il crepitio, le ecchimosi spesso imponenti, permettono d i addivenire in breve ad una diagnosi facile. Ciò però non deve esimerci dal compiere un esame radiografico che dovrà sempre essere eseguito nelle due classiche proiezioni antero-pos teriore cd ascellare, o nde renderei conto del numero c dello spostamemo dei frammenti . Le complicazioru immediate per les ion~ da parte dei frammenti del fascio vascoloncrvoso succlavio sono sempre da tenere presenti e da temer.e specie nel nostro ambiente òove spesso il traumatizzato deve soggiacere a lung hi ed incomodi trasfrimenti prima di raggiungere un posto attrezzato. TECNICA OPERATORIA. Pazien~e in decubito supino con braccio accostato al tronco e testa ruotata verso il lato opposto. Anestesia generale o, qualora le condizioni del paziente lo impediscano, anche loc~le. Si pratica una piccola incisione rettilinea, parallela alla clavicola, a livello del focolaio di frattura. Si sezionano così i piani superficiali ed il platisma facendo poi l'emostasi rlei piccoli vasi. Scoperte così le estremità dei framment i di frattura si liber:1no per breve tratto tutt'attorno ,dalle inserzioni muscolari per via sottoperiostea e con cucchiai no di Volkmann si asportano i coaguli che ricoprono il piano di frattura. Se esistono piccole ~chegge ossee si asportano, mentre i frammenti più g randi vengono accuratamente isolati cercando di mantenere le loro connessioni con la guaina periostale. Con. perforatore elettrico od a mano si perfora ora il canale midollare del frammento laterale, per tutta la sua lung hezza, sino ad usci re dalla corticale posteriore. Anche il canale midollare clel' fra mmento mediale viene perforato per qualche cen· ti metro. Mediante apposito manico-guida si imroJuce nel frammento laterale un filo cli Kirschner dello spessore di 1,5-2 millimetri, spingendolo fi no a farlo uscire dalla cute nella regione postero-laterale della spalla. Si applica ora il guida-filo all'estremità a ppena uscita dalla cute e lo si ritira fino a che l'altra estremità sfiori il piano di frattura. Mentre un assistente tiene giustapposti i monconi di fra ttura mediante d ue pinze di Codivilla, si sospi nge gradual mente il filo nel canale midollare del fran1mento mediate. A questo punto è bene eseguire un controllo radiografico per rendersi conto della riduzione ottenuta c del grado di penetrazione del filo. Se esistevano altri frammenti minori, questi verra nno rimessi nello loro sede ori?inale, come se si ricostruisse un mosaico, ed ivi mantenuti mediante una legatura tn catgut. I lembi periosteo-muscola ri vengono risuturati sul focolaio di fr:.~ttura. Ricostruzione del sottocute e sutura della cute con piccoli punti staccati in seta. Per impedire una migrazione del filo in senso mediale, si possono applicare alla s~a estremità libera alcune palline di piombo che faccia no presa su di esso. Altrimenti Sl può troncare il filo a livello della cute ricoprendone poi la estremità con la cute s_tessa. Ciò fatto noi eseguiamo una medicazione accurata ed applichiamo una fasciatura tlpo Desault.
Dopo 7-8 giorni si rimedica l~ ferita operatoria ed il foro di uscita del filo; ~• confeziona quindi apparecchio gessato roraco-brachiale con arto abdOlto di 45-50° ed anteposto di 10-1,5° che il paziente manterrà per 25 giorni. Dopo tale periodo rimuoviamo il tutore, asportiamo il mezzo metallico di sintc~• e diamo inizio ad un congruo ciclo di fisio-çhinesitcrapia.
C.;,srSTICA.
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Le fratture di clavicola curate presso l'Ospedale Militare Principale di Bologna nel periodo luglio 1959-dicembre 1961 sono state 44. Il livello di frattura è risultato: 36 volte al terzo medio; 6 al terzo esterno; unà volta al terzo interno. Un solo paziente presentava frattura al terzo medio di entrambe le clavicole. L'età media dei franurati è stata di 26 anni con punta massima di 48 e minima di 21 anni. li meccanismo di frattura è risultato 42 volte indiretto (caduta sulla spalla, sul gomito o sulla mano) e solo due volte diretto (caduta di un mattone sulla regione cla · vicol~tre in un caso, investimento automobilistico nell'altro). Per quanto riguarda la terapia eseguita, tenendo sovrano il principio di ottenere sia dal punto di vista anatomico che funzionale la completa restitutio ad integrum, non ci siamo attenuti ad una rigida linea di condotta interventista o non interventista, ma abbiamo sempre pensato di dover applicare caso per caso il rimedio più adatto. Cosl, in due casi di franura al terzo medio ed in quattro casi di frattura al terzo esterno in cui esisteva scarso spostamento, abbiamo attuato una ter~pia incruenta me· diame apparecchio gessato toraco brachiale per un periodo medio di 30 giorni. I risultati ottenuti sono stati ottimi. Nel caso di frattura al terzo mediale siamo intervenuti cruentemente praticando osteosintcsi con cerchiaggio metallico. La consolidazione della fr:ltlura è stata buona, ma dopo 5 mesi abbiamo dovuto reintervenire per asportare i mezzi metallici che il paziente non wllerava. Tn tutti gli altri casi (38) la terapia è stata cruenta cd attuata mediante infibulamcnto cndomidollare temporaneo a cielo scoperto con filo di Kirschncr. Su 32 casi di osteosintesi clavicolare che abbiamo potuto rivedere ad una distanza dall'imervcnto non inferiore ai tre mesi, i risultati ottenuti sono stati i seguenti: buoni 27 (84,3% ); discreti 4 (12.5° ); cauivi l (3,1 , 0 ). l pazienti non più rivisti \Ono stati 6 (15,7° 0 ). Nei casi da noi definiti buoni si era otlenuta perfetta ricostruzione anatomica del rosso fratturato ed ottima callificazione del focolaio di frattura. Tn 4 casi era residuata lieve alterazione del profilo anatomico della clavicola, anche se perfettamentè consolidata: li abbiamo giudicati risultati discreti. fn un solo caso si è avuta come complicazione precoce un processo ostcomielitico cui è residuata netta pst::udoartrosi Jassa della clavicola con accorciamento di 1,5 cm della distanza acromion-stern:~le. Per quanto riguarda i particolari di tecnica, mentre per circa la metà dei casi abbiamo lasciato sporgere il filo di Kirschner dalla cute della spalla per qualche centi metro, negli ultimi tempi abbiamo preso l'abitudine di tagliare il filo più corto e di infossarlo sottocute. Ciò naturalmente richiede, all'ano della rimozione del mezzo di sintesi, di eseguire una piccola incisione cutanea a livello della estremità del filo. Basta praticare un piccolo pomfo di anestesia novocainica c la tecnica non offre alcuna difficoltà.
F1g. 1. - Frattura del • 1 mcJio della clancola dx con accavallamento notevole dci frammemi e diastasi.
Fig. 2. - Riduzione cruenta della \tcll.l con filo di Kir'>Chner cndomidollare.
Fig. 3· · Controllu radiolog1co ~ tre mesi d1 d1s1ann.
Fig. 4· - Frauura del 'J medio della clavicola sn con djasta>i e acca' alla mento dei framm enti.
Fig. 5· - Riduzione con Jìlo di Ki r~ch ncr endomidollare.
Fig. 6. - Risultato a due mesi di distanza.
J66 Siamo giunti a que~ta ~oluzione più per scrupolo che per reale necessità. Solo qualche volta infatti ci era capitato di osservare una reazione infiammatoria cutanea in corrispondenza del foro di uscita del filo, con presenza di qualche gocciolina di pus. Nel timore di una diffusione del processo infiammatorio al focolaio di osteosinte~l abbiamo perciò preferito ripiegare sulla seconda tecnica.
CoN sro.ERAZION I c oN CL u s 1VE. L'aver ottenuto, fra buoni c discreti, il 95,8°1., di risultati soddisfacenti, ci sembra un dato sufficientemente eloquente per illustrare la bontà del metodo terapeutico m esame. L1 tecnica della ostcosintcsi mediante infibulamento cnoomidollare con filo d1 Kirschner ci pare decisamente insostituibile nei casi di frattura con grave spostamento dei frammenti, in quelle bilaterali, nelle fratture pluriframmentarie, specie quando un frammento appuntito si disponga normalmente all'asse clavicolare, costituendo una vera spadn di Damocle per i vasi succlavi e per l'apice polmonare. Anche se le fratture di clavicola non costituiscono il problema principale della trau matologia militare e civile; anche se le fratture di clavicola sono sempre guarite prima de ll'applicazio ne d i detto metodo rid uttivo cruento, non possiamo sottovalutare l'impor· tanzn di q uesta tecnica semplice e sicurn che ci permette unn rcstitutio ad integrum nel senso più completo della pnrob ed in tempo relativamente breve del traumatizzato. RÉsuMÉ. - Les AA. rapportent une ~tatistique d:.: 38 c~s de fraçturcs de clavicuk sanglantemem au moycn de cerclage endomedullairc par fil dc Kirschner. On a ohtenu parrni bons et pa~sables, 95,8° 0 de resultats satisfaisantes. lls mettent en valeur la ~implicité dc la méthode qui permit de gagner des tèsuJtab. (0Jt anatomiques, soit fonctionnch, C"<cellents, en un lap~ de temp relatiYement brcf.
trJit~s
SuMMARY. - 38 case h 1 ~Lorics of clavicular fractures openly treated by cndomedulbry nailing with Kirsc hncr wirc are rclatcd. In !)le whole Q5,8 of satisfactory resulb wcre obtained. Attention is called upon thc semplicity of the operative procedure allowing excellent both anatomica! and functional results in a comparatively short lenght of cime.
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CENTRO STUDI E RICERCHE DELLA SANITA' MLUTARE Oirenore: M3gg. Gen. Mcd. Prof. Dotl. FaA"cEsoo hoEVAJ~ SEZIONE CHIMICA E BROMATOLOGICA Oirenore: Tcn. Col. Chim. Farm. Dott. DoMllNJCO CoRSI
CROMATOGRAFIA SU STRATO SOTTILE DI BARIO SOLFATO Ten. Col. Chim. Farm. D ott. Domenico Corbi
Le leggi chimico-fisiche che regolano il fluire di un liquido su di un letto granular<. sono materia attuale di attento esame per la complessità non sempre appariscente de1 farrori che regolano questi movimenti. Il reg ime fluodinamico che si stabilisce tra un fluido e lo strato sottile di un materiale inerte attraverso il quale questo fluido si muove, è funzione, oltre che dei normali elementi come pressione, temperatura, concentrazione, saturazione, polarità, ecc., anche di tutta una serie di valori che vanno dalla viscosità cinematica a quella interstiziale, dai numeri di Bodcnstein Reynolds, Schmidt al diametro delle particelle costituenti lo strato sonile, alla diffusibilità molecolare, ecc.. Alcuni AA., come Gottslich, Turner e più recentemente Foraboschi e coli., hanno tradotto questi parametri in formule alle quali in definitiva ci si può riferire anche per i moderni mezzi di indagine cromatografica su strato sottile. Questa nuova tecnica micro-analitica si è ormai talmente sviluppata da divenire un pratico ed efficace strumento nelle mani del ricercatore e dell'analista. Polveri di varia natura sono state impiegate per costituire lo strato sottile ed unitamente a queste tutta una serie di collami organici ed inorganici destinati ad ottenere una migliore aderenza dello strato sottile alla lastra di supporto. Nei confronti della cromatografia su c.a rta, quella su strato sottile ha il vantaggio di non essere ancorata ad un particolare tipo di supporto, e cioè la c.arta, ma di poter adoperare strati assorbenti di varia natura e attività. La sensibilità ne viene ad essere centuplicata ed è possibile separare c visibilizzare quantità di sostanze dell'ordine di 1()-3 mg. Con la maggiore efficacia di separazione si ha anche un risparmio di tempo, perché in genere la dura ta media di una cromatografia è di 30+40 minuti e si hanno inoltre maggiori possibilità di rivelazione perché la costituzione inorganica dello strato sottile può permettere l'impiego di reattivi rivelatori molto energici che la carta non sopporterebbe. Le sostanze fino ad oggi più comunemente impiega le nella costituzione dello strato sottile sono il gel di silice, l'allumina e la terra silicea, e tra i solventi, in ordine secondo la loro azione eluotropa, l'esano, il tctracloruro di carbonio, il cloroformio, l'etere etilico, l'acetone, gli alcoli etilico e isopropilico, il metanolo, la piridina, il fenolo c l'acqua. L'indubbia importanza di poter disporre di metodi analitici rapidi, semplici c relativamente poco costosi, ci ha indotti per la preparazione dello strato sottile a rivolgere la nostra attenzione verso sostanze di minor costo, come l'ossido d i calcio, l'ossido di zinco,
Nota. -
Lavoro presentato in Hedazione il 9 novembre 1963.
il solfato di caJcio, il soliato di bario, ecc., e tra que)te il solfato di bario ha dato risultati non trascurabili specie nel campo dei coloranti artificiali ematti da sostanze alimentari e nello studio del metabolismo degli amminoacidi.
P ARTE SPERIMENTAtE.
Si sono preparate delle la~trine di vetro comune, lunghe circa 20 centimetri e larghe 4""' 5 cm, sottoponendole ad una accur:Ha sgrassatura per assicurare una buona aderenn al successivo strato sottile da di~tendcrvi sopra. Lo strato sottile è stato formato con una 1>oltiglia d i BaS0 4 ed ::acqua distillata (circa gr 30 di BaSO~ e gr 60 di H20 sono sufficienti per circa 15 lastrine). L1 stra tificazione sul \'etro è stata fatta indifferentemente con )'::apposita macchinetta o con una bacchetta di vetro che veni\·a spostata orizzontalmente sulla lastrina. Dopo 4-;-.5 mi nuti dalla stesura del B::aSO,h le bstrine veniv:mo attivate tenc-ndole per 10' in stufa ad ari:t a 115 .;.. 120• C. c successi vamentc raffreclùate i n essiccatore. Nello S\'olgimento di queste operazioni si è avuto cura di mantenersi lontani dai \'apori del laboratorio. Per effettuare ur1 controllo sull'attività delle lastrine ~i depone su una delle lastrine Hesse una goccia di una solm:ionc d i due o tre colomnti noti (giallo vittoria, auranzi:t, eosina t. Dopo q ualche minuto si versa sulla m:~cchia formata dai tre coloranti qualche goccia di elucntc come l'isobutanolo saturato con NII 3 • Dal g r:tdo di separazione dci tre coloranti si potrà dedurre il v:~ l ore dell'attivit~ deUo strato sottì le. L.: ta~trine si presentano maggiormente attive subito dopo l'es~iccamento in stufa e questa maggiore attività può venire utilizzata per la cromatografia di sostanze idrofobe. Per l'analisi c.li queste sostanze (grassi, oli, cere, ccc) si può ottenere una ulteriore sensibiliz7.azionc impregnando lo strato soni le con olio di silicone, con paraffina oppure con idrocarburi ad alto ounto di ebollizione, come l'undecano, in modo da ottenere uno ~trato permanentemente· idrofobo. In pa rticolare tale sensibili7.7.azione è s~ata applic:ua per la separ:tzione degli esteri metilici degli acidi grassi usando come fase mobile duente una miscela di acetonitrile (80 0 ) e acqua (20% ). Riprendendo i lavori di H.P. Kaufmann e coli. 03) è stata anche provata h sensibilizzazio ne con paraffina per la separazione di acidi gra~si saturi a lunga catem previa. men te tra~formati in esteri colestcrinici, ma in entrambi i casi la ulteriore sensibilizzazione dello str:lto sottile di BaS0 4 con undecano o paraffina non ha dato risul tati sodJisfacenti 0 comunque attendibili. Per avere una migliore uniformità dello strato sottile è stato usato anche dci BaSO~ ottenuto per decantazione, e cioè spappolando con acqua in eccesso dd BaS0 1 in un capace bccher ed utilizzando con deca ntazioni successive le frazioni che rima nevano in sospensione . . , Dopo attivazione, gli strati ottenuti con questo sistema a\·evano una migliore unifor. mt~ ed una maggiore aderenza, ma i risulrati final i erano pressocché identici e comunque talt da non gi ustificare q uesta complicazione tecnica c la relativa j>erdita di tempo. L:t tecnica operativa è pr:tticamente uguale a quella della c romatografia ascendente su carta.
L:t sosta nza da analizzare deve essere possibilmente disciolta in solventi apolari o poco polari.
4. - M
IJO La deposizione della goccia sulla lastrina deve essere fatta con le solite micropipctte e ad l cm. dal bordo della lastra. Se si vuole avere una maggiore concentrazione, si possono deporre anche due o tre gocce della sostanza asciuga ndo con aria calda ogni goccia prima di deporre la successiva. Si possono usare anche più lastrine contemporaneamente avendo sempre cura che la camera di reazione sia la più ristretta possibile in modo che l'ambiente venga ad essere completamente saturato dai vapori dell'eluente e nel minor tempo possibile. Una deficiente saturazione dell'ambiente di reazione porta agli effetti marginali. ossia all'incurvatura del fronte del solvemc e conscguenziali d ifferenze nei valori degli Rf. La costanza della temperatura ambiente (da 22 a 25° C.) è un fattore imponante per ottenere dei buoni cromatogrammi.
ALcuNE CAUSE or r.'lSUCCEsso. L'eluente non riesce a muovere la so~tanza in esame, oppure ia sostanza si muo,·e insieme all'elucnte. Questa causa di imuccesso è dovuta quasi sempre all'elucnte non adatto ed allora si fa ricorso alla tecnica micro-circolare già descritta da Stahl, e cioè si depositano in diversi punti di una lastrina attivata, tenuta orizzontalmente, alcune gocce della sostanza in esame e vi si gocciano sopra \'ari tipi di eluenti cominciando da quelli meno duotropi, ossia meno polari, a quelli più cluoLropi, come l'acqua. OsserYando come si muove la sostanza in esame si può scegliere iJ più appropriato eluente. Le nostre ricerche hanno confermato che una sostanza quanto più è polare tanto più deve essere polare l'cluentc per ottenere cromatogrammi attendibili. ELUENTI.
La composizione delle miscele eluenti usate nelle nosLre ricerche è stata orientata verso l'impiego di solventi piuuosto polari come il butanolo, propanolo, metanolo variandone le caratteristiche di volta in volta con aggiunte di acqua, acido acetico, ammoniaca e acido cloridrico.
Per gli amminoacidi: ottimi risultati si sono avuti con eluente a base di fe nolo 80~1, . acqua 20';1 . Per i coloranti di interesse bromatologico: a) gialli, arancio, rossi e violetti del gruppo delle fluoresceinc (Diiodo, Tetraiodo, Dibromo, Tetraclorofluoresceina, ecc.). La soluzione eluentc usata è stata la seguente: Butanolo 100 cc, Acqua 88 cc, NH~ eone. 2 cc, Etere etilico 40 cc; b) verdi, violetti e bleu (Malachite, Violetto di metilc, Bleu patente, ecc.). Sono ~tatc usate le seguenti soluzioni:
l ) Tsobuta nolo 90% c H C I N. 10% oppure 2) lsobutanolo 85°. 0 e TH 3 15 0 oppure 3\ Metanolo 85 % e HCI 10 N. 15% , c) gialli (tipo Carotene, T artrazina, Crisoina, Giallo naftolo, Au ramina, ccc.): l ) Propanolo 80% e acqua 20% ; 2) Propanolo 60°.{, Acido a!:etico 20 0 c acqua 20%;
171
dt gialli, bleu e neri (tipo Acido picrico, Arancio di mctile, Fbvazina, Giallo chinolina. ecc., Bleu all'acqua, Azzurro tolu idina, Azzurro d'indaco o Alizarina, ecc., Nigrosina, ~ero briUante, ecc.): - Soluzione al 2 0 di Citrato trisodico in ammoniaca al 5 0 • N:1turalmeme per ottenere l'inùividuazione precisa del colorante e valori degli Rf che avessero una certa attendibilità !>i sono inizialmente eseguite determinazioni di confronto deponendo sulla stessa la~.trina singolarmente od in miscela una serie di coloranti noti il cui comportamento si avvicinava al colorame da individuare .
RI VELATORI.
Po~sono essere usati tutti gli ste~si rivelatori della cromawgrafia su carta ed in più, •JCr esempio per e,·ideoziare alcooli, aldeidi e chetoni, ~ stata impiegata una miscela solfonitrica contenente lo 0,5 /o di una aldeide (p. dimetilamminobcnzaldeide, vanillina, aldeide 'kllicilica, f urfurolo).. Per b rivelazione dci carotinoiùi, degli ormoni sessuali e surrenali e della Vi t. A si è us:uo il reattivo di Carr e Pricc (22) :l base di SbCia-CHCla in soluzione satura anidra e analcolica cd un altro sale di antimonio, il SbCl0 -CC14 (20 lo V/ V), va bene per g li idroc.trburi policiclici ed i mono, bi e poli terpeni. In entrambi i casi la rivcln ione di questi sali di :~ntimonio viene evidenziata riscaldando le lastrine intorno ai l oo•c. Per i perossidi organici è !>lata impiegata (31) la soluzione all'l 0 di ioduro di potas,io in acido acetico all'80° con aggiunta di zinco in poh•c:re. :\Ilo spruzzamento di questa soluzione si deve far seguire uno spray di una soluziorw: di amido solubile all'l 0 • Con la cromatografi?. su str:~to ~ottilc di BaS04 si sono individuati i principali coloranti di interesse bromatologico c separati e dosati i principali amminoacidi presenti nelle orine umane e di topo. La soluzione da cromatografa re era ottenuta partendo da 2 cc di orina che venivano idrolizzati con 10 cc di H C I in tubi di vetro chiusi alla fiamma e mantenuti a 100°C. per sei ore, desal ificati in cella clcttrovoltaica e liofilizza ti sotto vuoto con anidride fosforica. Come eluente è stato usato fenolo saturo di acqua (soluzione a circa 1'80% di fenolo). L a temperatura di la\'oro è oscillata da zs• a 27• C. Le b~trine di vetro avevano le di mensioni di cm 20 X 4 in modo da poter effettuare, oltre Jlle determinazioni degli Rf, anche l'introduzione nell'apparecchio c Spinco Analytrol , per le valutazioni quantitative. Una sicura aderenza dello strato sottile al supporto e quindi risultati ancora p iù soddbfacenti, specie per quanto concerne la ricerca qualitativa, si sono avuti imp iegando al posto delle lastrine di vetro, dci comuni cristallizzatori od una delle due parti delle scatole Petri per batteriolog ia (diametro 12 ..;- 14 cm). Lo strato sottile viene preparato miscclando in un piccolo becher 3 grammi di BaS04 con IO cc di H 20 dist. e versando questa sospensione sul fondo della scatola Petri in modo che per semplice g ravità la sospe nsione si distenda uniformemente sul fondo d ella scatola stessa. Si lascia gelatinizzare lo strato così ottenuto per IO + 15 minuti e quindi si mette la scatola in stufa per 30+35 minuti a 11 0-120 gr:1di C. per essiccare ed attivare contem poraneamente lo strato sottile. . Si lascia raffreddare la scatola all'aria (od in essiccatore a seconda dell'impiego successivo), dopo di che si p rocede come per le comuni cromatografie circolari su carta. Per le presenti ricerche è stato utilizzato il comune solfato di bario per usi radiolog ici.
1 72
RrASSt;'ITO. - L'A. ha descritto le po~sibilità di impiego del comune ~olfato di bano nella cromatografia su strato sottile. Rrsu~tf. - L'A. a décrit les possibilités d'emploi du commun solfate de barium dam la chromatographie dessus couchc subtilc.
SuM:O.!AR''· - The A. describes th: po~~ibility of using the common barium sulphatc for the chromatography on thin layer.
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ISTITUTO CHlMTCO FARMACEUTICO MILITARE Direttore: Col. Chi m. Farm. Dott. G1 l!~IO AUDISIO
Capo reparto iniezioni: Magg. Chi m. Farm. Prof. Dott. R uccERO Rt:cCIERI Capo reparto medkarura: Cap. Chim. Farm. Dott. LUIC! Co:-'Tr
STABILITA IN SOLUZIONE DELLE VITAMINE Br z E Br IN ASSOCIAZIONE CON IL DICLOROETANATO DI DIISOPROPILAMMONIO Prof. Dott. Giulio Audisio
Prof. Dott. Ruggero Ruggieri
Dott. Luigi Conti
La rkerca di un metodo per la stabiJizzazionc delle vitamine B 12 e B1 associate fra loro e che, così congiunte, hanno larga formulazione galenica c speciJiistica, in particolare per la cura delle nevriti e delle artropatie in genere, è uno studio di sempre t.,rrande attua lità malgrado i nuuerosi lavori in merito dei diversi autori. Recentemente la specialistica si è orientata verso la sostituzione della vitamina B 1 con la Cocarbossi lasi (TDP), di attività più pronta, rivestendo essa di già un carattere enzimatico cd entrando con la più spiccata azione nel metabolismo glucidico, interessato nelle suddette forme mo rbose, azione completata, poi, con la Difosfopir idinnucleottide (DPN) cd il Piridossalfosfato che meglio attivano il gruppo B in quanto, per ragioni analoghe a quelle su esposte, sono forme a profi lo enzimatico più attivo delle vitamine PP e B6. Sull'argomento è tuttavia interessante non d imenticare, ai fini della terapia, che negli organi col piti da artropatie e nevropatie, facilmente si genera uno stato di tossicosi tissulare, conseguente ad anossia, che aggrava la respirazione tissularc stessa. L'accennato problema della stabilità in soluzione delle \'itamine 8 12 e B 1 associate, sorto al nascere della surricordata terapia vitaminica, si risolveva però, nella constatazione di una instabilità delle due vitamine, tanto più elevate quanto maggiore era la quantità di vitamina B1 nella associazione [l J; d'altro canto si era add irittura risco11r trata [2] una instabilità nel tempo della vi tamina B 12 in soluzione, con una progressiva perdita che, dopo un anno a temperatura ambiente, raggiungeva il 10 /~ · Alcuni autori [3 J, studiando tali fenomeni, identificarono l'agente di alterazione nei prodoni tiazolici provenienti dalla rottura della molecola de.lla vitamina B1 e l'identificazione dei prodotti di degradazione a tipo tiazolico venne confermata anche dal fatto che il tiocromo, composto più stabile a tre anelli condensati, non provocava alterazioni nelle soluzioni di vitamina B12 [ 4] e che dette soluzioni erano più stabili all'ebollizione quando attraverso ad esse si facesse passare [51 una corrente di gas (aria, 02, N, COz). Altri autori [ 6] constatavano forti alterazioni nella sterilizzazione e, pertanto, la proibivano per le soluzioni di vitamina B 12 e B1, pur accettando una loro tindalizzazione a condizione, però, che la vitam ina B1 fosse contenuta in quantità inferiore a rrig. 10/ ml. . Il Ponci, dal suo canto [7-8 ] riuscl ad ottenere una buona stabilità di soluzioni di VItamine B 12 B1 ; B 12 B1 PP, aggiustando opportunamente il loro pH, tratramento che consente una leggera sterilizzazione.
+
+ +
1
74
risultati dei citati studi portarono logicamente al tentativo di risolvere il problema della stabilit.\ delle vitamine in istudio, mediante l'aggiunta nelle loro soluzion i di uno stabilizzante chimico, farmacologicamente compatibile, c, già nel 1935, I'Organon L9 J brevettava un suo metodo di stabilizzazionc che consisteva nel trattare le soluzioni <.h vitamine con HCN, di cui eli minava poi l'eccesso sotto vuoto, aggiungendo, in fine, dc· terminate quantità di vitamina C. Tale metodo, anche senza tener como della modifica che I'HC. porta nella vita mina B12, a nostro parere, non presenta molta pr:uicità se trasferi to da un labo r:~torio di ricerche ad uno di preparazioni farmaceutiche. Autori diversi hanno, poi, proposto altri prodotti come stabilizzanti, quali il ()JH4)2 so1 in 25 pp. [IO J; sali di ferro sotto forma di Fe ammon io citrato; Fc•+ gluconato; FeC1 3 ; Fe•+ glicerofosfato [nj; gelatine; gl icerina; esosi; disaccaridi 12-13]; cobalto cianuri; molibdocianuri; ferrocianuri; ferricianuri [ 14]; KCN ed alcool benzilico; composti cianici [1 5]; per i ciano-composti, sempre a nostro parere, possono essere mossi gli appunti sopra esposti. Altri ricercatori, infine, hanno suggerito il Ca gl uconato; il Ca lattam; i galolanati [ 16]; sali di fe associati ad EDTA {17]; Na2 MoOr 24 H 10; (NH 4)t.MOP 2 4 -4 H 2 0 [lRl; KCNS P9J; solfocianuri akalini e di ammonio, con l'aggiuma d"ell'l " 0 di alcool benzilico (20]; EDT A solo L211. Noi, nel riprendere in esame il problema, tenuti presenti: (1) gli srudi dci vari au tori sulla stabilità e stabilizzazione delle as\ociazioni vita· mina B12 e vitamina 8 1; b) i fenomeni di rossicosi tis~ulare da anos~ia che accompagnano quasi sempre le ne\'ropatie ed artropatie; c) che da qualche anno, come prodotto capace di un migliorato apporto di ossi· geno ai tessuti con conseguente diminuzione dello stato di tossicosi cellulare provocata da carente respirazione tissulare, è stato segnalato un ammonio quaternario, il dicloroetanoato d i diisopropilammino (DADA);
r
abbiamo voluto esaminare la possibilità di ottenere soluzioni stabili d i vitamina B 1 ~ e vitamina B 1 con l'aggiunta di determinate quantità d i DADA, il quale ul timo, in vista delle sue proprietà riassume in c) dovrebbe migliorare l'esito delle cure ' 'itaminiche in uso per le citate forme morbose. Nell'affrontare il problema, però, abbiamo avuto presente sia che la sommm1stra· zione di elezione della associazion~ ,·itarnina B12+ B1+DADA è, ovviamente. quella ipodermica e che pertanto è utile l'aggiunta nelle soluzioni di un anestetico; sia che, per il detto motivo, la sterilizzazione della detta associazione si presenta indispensabile. Va ricordato che l'associazione della vitamin:l B12 coi coenzimi del gruppo B è limitata alle forme anidre (liofilizzati in ispecie) poichè 1:1 riconosciuta instabili tà in soluzione d i tali associazioni consente solo una loro solubiJizzazionc estemporanea e che la sola correzione del pH , mantenuto fra 4 e 5, proposta dal Ponci [6-7), conduce ad una buona stabilizzazionc nelle associazioni di vitamine B12 con vitamina 13 1. Per quanto sopra detto, abbiamo condotto i nostri studi preparando, di volta in volta, soluzioni acquose standard (sempre uguali c approntate con la medesima tecnica) tali da contenere, in o~n i caso, sia in presenza, o meno, di percentuali varie dei diversi prodoni aggiunti (anestetici o meno):
DADA gr 0,50 , 0, 100 Vitamina B1 • Vitamina B12 . "( 1.000 ogni 2 cc. d i soluzione
IJ)
cd abbiamo poi determinato (v. parre sperimentale) la eventuale degradazione dei vari prodotti associati, in rapporto: alle variazioni dd pH , in presenza o meno di percentuali diverse di differenti anestetici; alla steri lizzazione; al tempo (con esposizione alla luce o meno). l risultati delle nostre esperienze sono poi stati raccolri nelle tabelle appresso riporutc. PARTE SPERIMENTALE.
Le soluzioni in esame, opportunamente corrette nel pii con Na,HPO~, ~ono state infialettate in fial e di vetro neutro bianco dal ml 2 c sterilizzate alle temperature volute. Le vitamine B12 e B 1 sono state separate croma tograficamente col metodo a colonna su coppia di resine anioniche (IRA 400) e cationiche (IR 120) rigenerate con NaOH (IO 0 ) ed H 2S0 4 (2,5 °~) La colonna impiegata presentava il diametro di mm. 25 con un primo letto di resina anionica alto cm. 8, sormontato da uno strato di eguale altezza di resina anionicacationica l: l. La carica è sempre stata d i mi 4 di soluzioni in esame el uiti fino a mi 25 con H 20. Le letture sono st:lte eseguite: a) per la vitamina 8 12. allo ~pcttrofotometro a mj..L 361 e 550; b) per la vitamina 8 1 (di cui una quantità corrispondente a 1 80 veniva preventi\'amcnte trasformata in tiocromo mediante K3Fe(CN)6 all'I "' e ~aOH al 20 °, (1 : 1) c susseguente estrazione con ml 25 di is-ButOH) allo spettrofotomctro attrezzato e fluorimetro contro scala. Alla luce dei nostri lavori e dci dati raccolti nelle riportate tabelle, noi riteniamo di poter enunciare le ~eguenti osservazioni: l o - la stabilità di una soluzione di c Vitamina 8 12 -+ Vitamina B1
++ DA DA
(~oluzione W.):. non è più sufficientemente stabile correggendo il pH. da 4 a 5, come
precisato dal Ponci (6-i): infatti in tale associazione, già una sterilizzazione per 20' a 100° fa perdere il I Olo d i Vitamina 8 12, perdita che sale fino al 20% q uanJo a detta ~oluzione venga aggiunto, quale anestetico, (nota l ) la Lidocaina (vedi tabella l - sol uzioni A c B); 2• - la stabilità della soluzione citata in a) aumenta ~ aUa soluzione \V. viene aggiunto il 0,25 0 di cloretone. ma ralc aumento si verifica solo in a~senz:J. di Lidocaina: infani il cloretone, nel caso di una sterilizzazione a 100° per 20', riduce la degradazione della Vitamina 8 12 al 5° - mantenendo il pH . fra 4,5 e 5 - ma non permette l'aggiunta d i Lidocaina perché, in tal caso, la perdita della Vitamina Baz sale al IO% (vedi tabella 2 - soluzio ni C e D); 3o - la stabilizzazione della soluzione W. non crelocc au mentando la quantità di d_oretone aggiunto (fino alla percentuale del 0.5 °fo : vedi tabella 4 - soluzione G); l'aggiUnta, in\'ece, di glicerina al cloretone - sempre in soluzione sterilizzata per 20' a l?<Jo - riduce la perdita di Vitamina 8 12 al di sono del 5 0 , anche in presenza di Ladocaina (vedi tabelle 3 e 4 - soluzione E, F e H ); {l) La oo\'OCainn, in confronro della Liclocaina, nuoce alla swbil izzaz ionc specie nd con fronti ddl.t_ lun!? con>ervazionc (•·cdi tab. 9 - soluzione F - 180 gg). Per t:tlc mOti,·o noi abbiamo preferito la Ltdocama.
TABELLA T.
SOLUZI ONE A DADA
SOLUZIONE B gr. o,oso
DADA
gr. o,oso
B,
gr. 0, 100
Vitamina Rr
gr. o,roo
Vitamina 13 !2
1.000
Vitamina Br2
"(
Lidocaina
gr. 0,00)
Viramina
"(
Hp q.b.
a cc 2
Hp q.b. Dopo sterilizzazione a 100• per 20'
Sol uz ioni
--
p~l
solutione di partenza
Sol.
l
-- -- --
l
Dopo 12 giorm a 45° in luce
l
-- - - - -- - - --
Contenuto di Vitam. 8 ,.
pH
(''.)
Contenuto di Vitam. 8 11 rise.
pH
(%)
a cc
Dopo 40 giorni a 45° in luce
-- ---- -
Contenuto di Vilam. 8 11 rise.
p ti
("/o)
---
l
Contenuto di Vitam. Ba rise. ("/o)
1.000
2
Dopo 180 giorni in scatole
-- -Contenuto di pH
--
Vitam.
s,. rise.
(•t.)
- --
A
4,50
100
4,)6
80
4,20
70
4,40
52
4,40
56,5
A
5,0J
100
4,72
93
4,75
86,5
4,40
67
4,30
93,5
A
5,50
100
5,18
93
5,13
89,5
4.68
69
4,60
93,5
6,00
100
5,71
91,5
5,70
68.5
5,40
41
5,46
58,5
A
l
B
l
8 B 8
l l
2, 80
100
2,28
85
2,70
59,5
2,73
52
2,81
75
4,10
100
3,81
84,5
3,71
80,5
3,96
56
3,90
79,9
4,90
100
4.78
76
4,73
56
4,36
40
4,16
79
5,60
100
5,27
76
5,15
68,5
4,73
57
4,65
81
T ABELLA%.
SOLUZIONE C
SOLUZIONE D
DADA
gr. o,oso
DADA
gr. 0,050
Vitamina 13 1
gr. o,roo
Vitamina B 1
gr. 0, 100
Viramina Bu
'(
Vitamina B 12
y
CloreLOne
gr. 0,25%
Lidocaina
gr. 0,005
Cloretone
gr. 0,25%
l .ooo
q.b. cc 2
1.000
q.b. cc 2
Dopo sttri\izzniont n l 000 per 20'
Soluzioni
Sol.
l
pH soluzione di partenz.a
--
c c c c
Contenuto di Vitam . B,.
pii
("f.)
Contenuto di Vitam. B.t rise.
-
Dopa 40 giorni a 45° in luce
Dopo l h a i24•
pH
Con tenuto di Vitam. B,, rise.
---
p !l
(~.)
(%)
Dopo 180 giorni in scatole
l
Contenuto di Vltam. 13 11 ri se.
pH
(%)
Contenuto di Vitam. B,, rise. (o.) ------
3,50
100
3,30
92,3
3,10
3~.2
3,19
80,6
3,08
~.oo
100
3,85
90,6
3,10
3~.2
3,81
51,6
3,61
75,8
4,50
100
4,30
94,6
3,81
45
4,16
70
3,95
95,6
5,00
100
4,70
97,6
4, 15
63,6
4,39
71,3
4,18
94 ,b
88,6
86,3
D
3,50
100
3,35
93,5
3,08
35,8
3,40
77,4
3,12
D
4,00
100
3,85
84,6
3, 41
35,8
3,87
62
3,60
79,3
D
4,50
100
4,30
89,5
3,92
42
4,21
75,8
4,00
94,3
5,00
100
4,71
81,0
4,16
42
4,43
76,6
4,22
89,3
t>
l
TABELLA
SOLUZIONE F
SOLUZIONE E
DADA
gr. o,oso
DADA
gr. o,o5o
Vitamina B,
gr. 0,100
Vitamina B,
gr. o,IOo
Vitamina 13 , 2
y
1.000
Vitamina B,2
y
o.s%
Clorctone
s'lo
Glicerina
Cloretone Glicerina aa. q.b. a mi 2
So lu zioni
- - -- -pH
Sol.
soluzione di partenzn
-
- - -Contenuto di Vitam. B"
~--- l Contenuto di
("/o)
I.OOO
o,s% s'l'o aa. q.b. a mi 2
Dopo st~ril i t.zazione a 1000 per 20'
ptl
Vitam. B., rise. 0
fo)
l
1l
Dopo 40 giorni a 45° In luc~
Dopo 1 h a 124"
pH
Contenuto di \ itam. 8 11 rise.
pH
(%)
Contenulo di Vitam. B,, rise.
Dopo ISO giorni in scatol~
pH
(".)
Contenuto di Vitam. B: rise. (•.)
--1-----------1- -------1--------- -------·-----------1--------1-------- ------- ------ ----1 (
E
3,50
100
3,50
96,6
:1,08
35,4
3,11
66,7
3,16
83
E
4,00
100
4,00
98,00
3,53
35,4
3,76
49,4
368
78,5
53,4
3,97
92,2
56,6
4,27
91,5
E
4,50
100
4,50
9~,00
3,81
59,4
4,00
E
5,00
100
4,87
97,00
4,15
56,1
4,36
F
3,50
100
3,41
97,7
3,18
42,1
2,95
62,2
3,23
81,5
3,88
96,6
3,63
26
3,57
58,8
3,70
7~,4
F
4,00
3·
100
F
4,50
100
4,44
98,00
4,09
32,8
4,15
56
4,17
62
F
5,00
100
4,95
97,7
4,51
35,4
4,60
46,5
4,60
77
T ABELLA 4·
SOLUZI ONE G
SOLUZIONE H
DADA
gr. 0,0)0
D N) A
gr. 0,050
V ita mina B,
gr. 0,100
Vitamina B,
gr. 0,100
Vitamina B 12
'(
T.OOO
Vitamina B, 2
'(
0,5•1.,
Cloretone
Cloretonc
1.000 0,5 %
Glicerina
q.h. a mi 2
5%
aa. q .b. a ml2
-l
Soluzioni
sol .
pH sol uzione di partenta
-o o o o
l
Contcnutodi Vitam. B,,
t••>
Dopo sttrili77Azione a 100° per 20'
Dopo 1 h a 124°
l
Dopo 40 giorni a 45° in luce
- -Contenuto riscontrato
pii
--
--
V1lam. 8 11
Vitam. B,
~~.)
( •·.)
pii
Contenuto di Vitam. B,
rìsc. (•·.)
l
Dopo 180 &forni a 45° in luce
pii
- --
l
l
1Conttnuto di Vitam . Brt ri se. (Dfo)
pii
Conte nuto di Vitam. 8, rise. (•,)
--
Dopo 180 giorni in scuole
-
Contenuto riscontr. pH
\' ilam. B.,
c•.> - - - - --
l Vilarn. a, (•.)
4,00
100
3,95
87, 5
91,3
3,80
40,5
3,82
57,8
2,29
47,5
3,84
75,8
66,8
4,50
100
4,43
91
88
3,91
45,7
4,04
68,9
2,18
67,2
4,00
98,5
53,8
5,00
100
4,91
ç8
81,3
4,21
50,8
4,38
72,3
3,21
90,8
4,26
96,7
40
5,50
100
5,.2
96
82,3
5,06
b9
4,78
68,3
3,57
59,5
5,02
51,8
78
H
4,00
100
3,98
83
93
3,70
49,2
3,75
49,3
1,95
50,5
3,72
71,8
80
H
4,50
100
4,45
94
85
3,83
51 ,7
4,09
59,6
2,22
63,8
3,92
96,7
63,2
H
5,00
100
4,98
94
81
4,18
63,8
4,32
61,8
2,85
72,7
4,25
88
44,4
H
5,50
100
5,41
95,5
80
4,51
71 , 4
4,63
70,2
3,30
72,7
4,60
94,1
30
TABELLA
SOLUZI ONE I
5·
SOLUZIONE L
DADA
gr. o,oso
DADA
gr. o,oso
Vitamina Br
gr. 0,100
Vitamina Br
gr. 0,100
Vitamina B 12
.(
1.000
Vitamina B12
y
1,5%
Alcool benzilico
r,s%
Cloretone
o,s%
Alcool benzilico
q.b. a mi 2
1.000
q.b. a m l 2
l --
Solu~ioni
pH
p ti soluzione di partenza
--- - -
Contenuto di Vitam . B.,
Dopo sterilizzazione a 100° per 20' l
pH
Contenuto di Vitam. B., rise.
-
l Contenuto di
l Contenuto di pH
Vita m. 8 12 d se.
pH
Vitam . Bit rise.
Dopo 180 giorni in scatole
----- - pii
c•c.J
(%)
( %)
(%)
Dopo 40 giorni a 45n in luce
Dopo l h a 124°
Contennto di Vifam. 8 11 rise. (O/o)
I
4,00
100
3,72
71,5
2,42
19,8
3,64
39,5
3,70
67,2
l
4,50
100
4,21
75,9
3,08
29,2
4,01
67,2
4,00
81,2
I
5,00
100
4,52
74
3,56
34,4
4,32
55
4,22
82,6
79,1
4,70
41,7
4,71
52,6
4,62
84,3
I
5, 50
100
5,12
L
4,00
100
3,78
71,7
2,07
26,8
3,60
38
3,56
62
L
4,50
100
4,35
71,b
2,77
25
3,98
52
4,02
79,7
L
5,00
100
4,48
79,9
3,40
34,6
4,26
54, 3
4,25
82,5
L
5,50
100
5,15
73
4,22
43,2
4,73
54,3
5,10
57
TAULLA 6.
SOLUZIONE N
SOLUZIONE M
DADA
gr. o,o5o
DADA
Vitamina B1
gr. O, I OO
Vitamin~
Vitarlùna B 12
y
s% q.b. a mi 2
gr. O,IOO
B,
r.ooo
Vitamina B, 2
1
Lidocaina
gr. o,oos
Glucosio
s%
1.000
Glucosio
gr. o,050
q.b. a ml 2
Dopo sterilizzazione n 1000 per 20'
Soluzioni
--pH Sol. s<>luzione di partenza
--
Contenuto Vitam . B,
Co ntenuto riscontrato
pH
(OJo)
-Vttam. 8
10
Vitarn .
(OJo)
(Ofol
Dopo 180 giorni a 45° in luce
Dopo t h a 124°
s,
Contenuto riscontrato
pii
Vitam . 8 11
Vita m.
(OJo)
---
("lo)
s,
Dopo 180 giorni in scatole
----
Contenuto riscontrato
pi-I
Vitam. 8 ,,
YltAm. Ba
("/o)
("/o)
--
C.onlenu to riscon trato
pH
Vitam. B"
Vitnm. 8,
(%)
(O/o)
M
4,10
100
3,93
98,5
97,1
2,40
21,6
88,8
2,88
55
80,5
3,91
86
83,5
M
4,50
100
3,97
101
96,2
2,8t
39,4
69
3,12
68,4
50
4,10
t01 , 7
65.5
M
5,00
100
4,65
100
94,8
3,42
37,4
65,6
3,29
76, l
46,5
4,28
101,7
66,5
M
5,00
100
5,31
IO t
94,9
4,04
29,4
42,2
3,34
56,1
37,8
4,80
9J,2
51
N
4,00
100
3,87
95
98,3
2,18
19,8
88,8
2,93
44,8
91,5
3,65
87,5
94
N
4,50
100
4,38
IO!
97,1
2,91
30,2
78,1
3,12
69,8
81,5
3,95
102
91),8
N
5,00
100
4,67
99
98
3,22
38,7
54,5
3,31
79,3
44,5
4,15
100
66,5
N
5,60
100
5,46
96,8
95
4,28
48,5
46,8
3,18
57,8
l \lO
5,12
63,9
59,4
l
TABELLA
SOLUZI ONE O
7·
SOLUZIONE P
DADA
gr. 0,050
DADA
gr. 0 .050
Vitamina B1
gr. o,IOO
Vitamina 8 1
gr. 0,100
Vitamina B 12
"(
Vitamina B 12
y
Lidocaina
gr. o,oos
I. OOO
Sorbitolo
s%
q.b. a mi 2
1.000
s%
Sorbitolo
q.b. a mi 2
So
Sol.
Dopo sterili•zalione a too• per 20'
l u zio n i
pH soluzione di partenza
Dopo 1 h a 124°
-- -- - - - - --Contenuto riscontrato
Contenuto Vita m au Vitam. a,
pH
(Ofol
Vitam. a11
Vitam.
(Ofo)
('lo)
a,
Conten. riscontr.
pii
---
Vitam. Bot
Vita m. 8,
(Ofo)
(Ofo)
--
l
Dopo 180 giorni in luce
Dopo 180 giorni in scatole
- - -Contenuto riscontrato
-pii
Vitam. s .. l \'itam.
a,
pH
( 0 fo)
(Ofo)
- --
Contenuto riscontrato Vitam.
a..
Vitam. B,
(O/o)
(Ofo)
99
- --
-
--
o o o o
4,00
100
3,87
97,5
98,1
2,20
38,6
99
2,90
41,4
96,8
3,50
94
4,50
100
4,43
100
96,8
2.88
36,2
73, 5
3,45
40,1
75, 1
3,85
98,4
95,6
5,00
100
4,69
100
89,6
3,37
38,6
67.8
3,63
56,8
66,7
4,02
101,4
66,8
5.50
100
5,35
96,5
96,2
3,92
49,1
44,5
3,40
60
46,6
4,53
102
50
p
4,00
100
3,96
98,2
99
2,35
28, 5
97,2
3,03
40,2
97,8
3,66
93,4
94,6
p
4,50
100
4,38
101
98,6
2,86
24,2
89,1
3,12
64,8
83,6
3,9'l
101,2
90
p
5,00
100
4,75
100
97,1
3,39
34.6
61,3
3,44
52 ,6
61, 1
4,09
99,2
66,6
p
5,50
100
5,51
100
96,6
3,94
39,4
44,4
3,36
57
44,6
4,52
93
59,2
4' . la ~tabilizzazione della soluzione \V. è fortemente compressa dalla presenza in c.'sa di alcool benzilico c la forte perdita di Vitamina 8 12 che si verifica, non viene diminuita od ostacolata dall'eventuale aggiunta di cloretone (vedi tabella 5 - soluzioni l e L); 5 una stabilizzazionc decisiva della soluzione W. si ottiene mediante l'aggiunta dd 5 di glucosio e del 5° 0 di sorbitolo. Con tali aggiunte, ' inoltre, si ollcngono soluzioni isotonichc, :.c si ha l'avvertenza di correggere le soluzioni nello spazio di un cerro pl-1. L:t steri lizzazione per 20' a 100°, lascia inoltre inaltera ta la Vitam ina B12, :mche in presenza di Lidocaina (vedi tabelle 6 c 7 - soluzioni M c N • con pl L5).
Per quanto riguarda la Vitamina B., per evidenti moti\·i, ne abbiamo determinato I'C'\'enruale degradazione solo nelle soluzioni a buona stabilizz.n ione della Vitamina 8 12 (soluzione G.H.M.~.O.P.), ottenendo risultati dimostranti che il cloretone, da solo o agl!iunto di glicerina, non frena la degradazione della Vit:tmina B" dopo sterilizz:tzione per 20' a 100°, degradazione che tocca il 10-15 °. 0 , raggiungendo anche il 35-40 ° .,. dopo l'immagazzinamento delle fi::tl<: in condizioni ambientali normali. Si ottengono, invece, ottime ~t:tbi l izznioni dopo sterilizzazione per 20' e 100°, per la soluzione W. aggiunte di glucosio o sorbitolo, stabilizzazionc che ~i dimostra anco ra migliore se le soluzioni sono mantenute a pH . bassi (pl-1.4). Fiale di soluzione W. aggiunta Ji sorbitolo e a pl-1.4, infatti, dopo 180 gg. di immagazzinamento, presentano il pl I. 3,5, mentre rim:tne inalterato il titolo della Vitamina B,: in questo caso, però, il titolo della Vitamina B12 decresce del 5°" circa (\·cdi tab~lla 7 - soluzione 0). Quanto sopra dimostra, pertanto, che le soluzioni c O:. e c P:. (vedi tabella 7) sono quelle a maggior margine di ~tabilità e a pH . iniziale fra 4 e 4,5 e che, per quanto riguarda la V itamina 8 1• la soluzione di cui in c P :. è migliore della soluzione di cui in c O ) . Abbiamo, i nfine, condotto delle prove accelerate di stabiliuì 122 - 23 J della soluzione W., sottoponendo le soluzion i stesse ad una forte sterilizzazione ( l ora 124°) ed i risul tati li abbiam o confrontati con quelli ottenuti in soluzioni mantenute in temperatura a 45°, esposte alla luce. Per quanto- riguarda la Vitamina B1 i risultati. a nostro avviso, sono nettamente negativi : infatti, tale Vitamina, così sollecitata, non perde ecces~iva01ente in titolo purché il pll. sia mantenuto, come massimo, a 4: abbiamo risco.ntrato che così operando, le perdite coincidono con quelle che si hanno in soluzioni conservate per 180 giorni in piena luce. . . Per quanto riguarda, invece, la Vitamina 8 12, possiamo dire che essa è molto sens~b•le alla suddetta forte sollecitazione termica: infatti sterilizzata a 124° per un'ora, r~d uce i! suo ti tolo al 30°1, , mentre esposta alla luce in termostato a 45°, per 180 giorni n~uce il suo titolo al 60% : il che dice chiaramente che una forte sollecitazione ter· mtca dà tassi di ridu zione in titolo elevati e pertan to meno indicativi che per la Vita· m1na B1.
Mantene ndosi, però, in questi standard, si può estrapolare un giudizio d i stabilità anche per la Vitamina 8 12, nei limiti delle prove descritte. CoS CL USIONT.
+
Per rendere stabile alla sterilizzazione una soluzione di Viwmina 8 12 Vitamina B•+ DADA, nelle rispettive q uantità di y 500, mgr. 50, mgr. 25 per mi., non è suf-
ficiente, come per l'associazione Vitamina B 12 e Vitamina Bh la sola correzione del pH. :1! valore 4,5/ 5, nè il cloretone solo o con glicerina, buo n sta bilizzante del la Vitamina B., impedisce sufficientemente la degradazione di questa, degradazione che si ripercuote poi in una alterazione della Vitamina B12. Buoni risultati dà il glucosio al 5% (isotonica): ottimi il sorbimlo al 5 fo . Il sottoporre a leggere sterilizzazioni (20' a 100°) queste soluzioni fornisce un giudizio di stabilità delle medesime per quelle applicazioni in cui non necessitano sterilizza7ioni. Alte sterilizzazioni (l ora a 124°) danno giudizi di stabilità sovrapponibili a soluzioni esposte alla luce viva a 45° per 180 gg., estrapolabili secondo standard, per la Vitamina B12. RtASSt,;:-<To . . Studiata la stabilizzazione alla sterilizzazione dell'associazione antineuritica-antiartritica c: Dicloroetanoato di diisopropilammonio (DADA), Vitamina B 12 e Vitamina B 1 per uso ipodermico >, gli AA. ne espongono i metodi di preparazione, riportando i risultati ottenuti e giudizi di invecchiamento artificiale. RrSt,;MÉ. - Apres avoir étudiés la stabilisation à la sterilisaùon de l'association antineuritique-antiarthritique c: Oicloroétanoate de diisopropylammonium (DADA), Vita· mine B12 et Vitamine B 1 pour usage ipodermic >, Ics AA. exposent les méthodes de preparation de l'association; énoncent !es rcsultats obténus et jugements à propos d'un vieilis~ment artificial. SuMMARY. - Thc stabilisation to the srerlisation of antinevrithic-antiartritic association for ipodermic use « Dichloroetanoate of Diisopropylammonium (DADA), Vitamina B12, <~nc.l Vitamina B1 > is stuc.liec.l; methoc.ls of its prcparation are proposed; results and judgements also about artificial aging, are exposed. BIBLIOGRAFIA
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OS PEDALE MrLITARE PRI'iCIPALE
G. ,-\. OALL.-\ 80'1 \
• VERONA
Direttore: Col. ~{cd . Prof. EHLt'òO Mucmo-ro'
CONTRIBUTO SUL POTERE RIDUCENTE DI UN PREPARATO PER USO ORALE DI TETRACICLIN A CLORIDRATO SUI REATTIVI DI NYLANDER E FEHLING IN VIT RO ED IN VLVO E RICERCA DI UN MET ODO SEMPLICE, RAPIDO E SICURO PER LA DIFFERENZIAZIONE DELLA PSEUDO - GLICOSURIA TETRACLCLIN ICA DALLE GLICOSURIE VERE
Magg. Mcd. Dott. Aldo Saliem o, capo reparto medicina
L'articolo 5 del vigente Elenco A delle imperkzioni ed infermicl rig uardanti l'at· titudine fisica al servizio militare prescrive che sono senz'alrro da giudicare permanente· mente non idonei coloro che presentano una <glicosuria, anche a carattere transitorio :.. E' da ritenersi, quindi, necessario e sufficiente che si dimostri la presenza di glu· cosio nelle urine, perché l'articolo della legge diventi operante, prescindendo, in linea puramente teorica, dall'accermmento di tutti gli altri momenti etiologici che, ad esclu\ionc del fattore pancreatico (esplicitamente menzionato dal legislatore nello stesso articolo), siano capaci di determinare una eliminazione urinaria del glucosio. Ciò premesso, è facilmente intuibile la importanza che assume nella pratica medico· legale lo studio di quei soggetti giovani, in età di obbligo di leva, i quali vengono inviati, affatto infrequentemente, alla nostra osservazione perché affeni da <glicosuria> e per i quali la conferma di una tale ùiagnosi, sia pure quanto mai generica perché sintomatica, impone, « ope legis >, l'adozione di un provved imenro esime nte no n sempre indesidemto. A tutte le n umerose e note cau~c morbose capaci di provocare la comparsa d i una glico~uri a, (che vanno sempre accuratamente ricercate, a mio parere, oltre che per una sentita ed imprescindibile esigenza di precisione diagnostica, :tnche per una più corretta :tpplicazione dello stesso elenco infermità). si deve aggiungere l:t possibilità che un:t glicosuria possa essere legata all:t introduzione di svariate sostanze, che possono agire \'uoi determinando iperglicemia (cortisonici, ACTH, curaro, adren:tlina, morfina ecc.), vuoi impedendo il riassorbimento del glucosio a livello dei [Ubuli renali (florizina, ACTH). [n tali casi si tra tta ùi una glicosuria vera, a carattere transitorio, che cessa in più o meno breve tem po con la sospensione della sosta nza che l':tveva prodotta. 11 problema diagnostico delle glicosurie, già di per sé così complesso ed impegnativo per la molteplicità delle cause, endogene ed esogene, cap:tci di interferire sulle varie tappe del ricambio g licidico organico, si è in questi ultimi anni ulteriormente complicato per la avven uta scgn:tlazione, ad opera di vari studiosi, della comparsa di un potere riducente nelle urine dei ~oggetti trattati con :tlcuni antibiotici e chemioterapici (penicillina, streptomicina, PAS. tetraciclina. isoniazide, cicloserina, novobiocina. sulfamelOssipiridazina). Questi medicamenti agiscono nel determinismo del potere riducente urinario non interferendo sul ricambio glicidico {e quindi non determinando la comparsa di una
5. - M
r86 glicosuria vera), bensì provocando una pseudo-glicosuria (medicamentosa), la quale è_· legata alla loro stes~a presenza nelle urine in fase di eliminazione. E' noto che i metodi chimici normalmente in uso per la ricerca del glucosio nelle urine (reattivi di Nylander e Fehlingl non sono ~pecifici, dato che ne S\elano la capacità riducente, la quale è posseduta da svariate altre sostanze, tra cui ~i annoverano anche gli antibiotici dianzi menzionati. Un persistente potere riducente urinario, perciò, svelato dai reattivi comunemente impiegati nei nostri laboratori di analisi, specie se fossimo pressati, come sovente accade, dalla necessità di esaminare giorna lmeme un gran numero di soggetti, potrebbe senz'altro indurci in interpretazioni diagno~tiche false e Yalutazioni medico-legali del tutto errate. Le prove di fermentazione del g luco~io e la polarimetria, d'altra parre, le uniche che potrebbero garcntirci dn simili inconvenienti nei soggetti che, nd arte o per fim terapcutici, abbiano assunto sostanze oggi di co~ì facile reperimento ed innocua as~un zione quali i prcdeni antibiotici, sono indaginose e comunque non utilizzabili come metodi di « routin<::. diagnostica, in -.oHituzionc dei metodi tradizionali. ScoPI DELLA RICERCA.
Ho ritenuto intere~sante, quindi. per fini eminentemente pratici, - controllare il potere riducente conferito alle urine da preparati di tetracichna per uso orale, sia in vitro che in vi,·o; - studiare le concentrazioni mimmc di tetraciclina sufficienti a conferire :tlle urine potere riducente in vitro; - studiare il tempo di comparsa della tetraciclina nelle urine di giovani adulti, sani, in età di obbligo di ser\'Ìzio militare di b·a, ed ossen·are la evoluzione che tale potere riducente subisce nel tempo ed in rapporto alle \'arie dosi di tetraciclina ~om mini~trate;
- studiare la ~ensibilità alla tetraciclina dei più comuni metodi di laboratorio usati per welare il potere riducente sulle urine (reattivi di Nylander e Fchling), sia in vitro che in vivo; - ricercare un metodo ~1 curo e rapido che, al vaglio di una rigorosa sp<-rimenta. zione, si moHri capace di differenziare in tutti i casi il potere riducente conferito alk urine dalla tetrnciclina (e da ;variate altre sostan7e) d:~ quello che solo intere~sa ai fini diagnostico-clinici c medico-legali, legato alla presenza di glucosio nelle urine. SCELT:\ DEI SOCGE1T1 E LORO SUDDIVIS IONE IN GRUPPI IN BASE ALLA DOSE DI TETRACICLI 'A
SOMMI~'ISTRAT....
Particolare cura si è po~ta nella ~celta dei ~oggetti nei quali è stata compiuta b spcrimentazione, nel semo che: - trattasi di giovani c~cnti da malattie dr! ricambio, delle ghiandole endocrine, Jell'apparato digerente c ghiandole annesse e del sistema urinario, o da malattie acute. febbrili in atto; - da ogni soggetto è ~taro hasalmente sagg1aro il potere riducente delle urine con i reattivi di Nylander e Fehling, con risultato neg:nivo nella quasi totalità dei casi; - risultato costantemente negati\O ha dato anche l'e~amc preliminare delle urine con Tes Tape (cartina a nastro trattata in maniera speciale dalla casa produttrice. la
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ELI ULLY di Indianapolis), ritenuto specifico per il riconoscimento (qualirativo e quantitativo, calorimetrico) del glucosio nelle urine; - i soggeni prescelti non avevano assumo sostanze medicamentose di alcun genere nei 15 giorni precedenti l'inizio della sperimentazione; - tale astensione dalla ingestiooe ed assunzione di qua lsiasi altra sostanza medicamentosa è stata rigorosamente mantenuta durante tutto il tempo di esecuzione della prova. I soggetti esami nati, in numero di 40, sono staù suddivisi in 4 gruppi, ciascuno dei quali costituito da IO soggeui: da un primo gruppo è stata somministrata n. l capsula di tctraciclina, mentre al 3° e 4° gruppo sono ~tate ~amministrate, rispettivamente ed in unica dose, n. 2, 3 e 4 capsule di tetracìdina. Og ni capsula dell 'antibiotico era dosata a 250 mg di tctraciclina cloridrato. Preparato som ministrato: quello prodotto dall' T.C.F.M.
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TECNICA DELLE REAZIONI.
Esulando dagli scopi immediati del la nostra ricerca la determinazione anche quanùtativa del potere riducente conferito alle urine dal preparato tctraciclinico, non abbiamo impiegato mai le tecniche di determinazione quantitativa. Per rendere agevole, comunque, la descrizione dci risultati delle tecniche qua litative, abbiamo ritenuco di esprimerne quantitativamente i risultati mediante una traduzione grafica di essi, sulla base della intensità e delle gradazioni dci colori ottenuti. Ciò, p ur essendo del tutto arbitra rio e senza d ubbio impreciso, ben ser ve, a nostro avviso, a rendere con una sufficiente approssimazione la intensità della positività delle reazioni. E' noto, infatti, come in presenza di soscanze ri d ucenti il Fchling venga ridotto in misura va ria, con viraggio ciel colore che va dal verde azzu rro al rosso mat· tone. Dal colore è già possibile, nella pratica clinica, formu lare delle p revisioni quantitative, essendo il colore rosro mattone indice Ji positività per presenza d i sostanze riducenti su periori all' r%. Altrettanto può dirsi per il reattivo di Nylander, la cui positività, attraverso tutta una serie di gradazioni intermedie, va ria da l bruno sino al nero.
Rappresentazione grafica (colorimetr-ia) dei risultati positit.•i forniti dal reattivo di Fehling qualitatit'O:
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Criteri d1 mass1ma e metodica dt esecuuone della prot,a: - Soggetto a digiuno dalla mezr.a notte; - alle ore 7 somministrazione della tetraciclina iu unica dose, previo svuotamenco della vescica, esame basale delle urine emesse ed assunzione di cc. 500 di acqua; - alle ore 9-11-12-13 15-17-19-21 e 7 13 e 19 de1 due giorni successivi, raccolta separata delle urine e saggio del p.r.; - alle ore 12 del 1" giorno (dopo 5 ore dall'inizio della prova) somm1mstrazionc di un pasto, costitui to da una bistecca ai ferri, un uovo sodo. un formaggino, un panino, mezzo litro d'acqua; - a partire dalle ore 17 ( 103 ora dall'inizio della pro,·al non è stata attuata alcuna restrizione dietetica.
Rappresentazione dei risultati : I risultati ottenuti ~ono rappresentati nelle tavole [-11-I!I-IV-V-VI- Vri.VIll. CoNCLUS IONI.
Sulla scorta dei risultati ottenu ti, mi pare si possa affermare che : - la tetraciclina conferisce, sia in vitro che in vivo, potere riducente alle urine: - detto p.r. in vitro Ì! in rapporto diretto con la concentrazione della sostanza nel mezzo (urina); - p.r. è confe rito alle urine anche dopo somministrazione orale d i una dose unica di tetracicli na; - anche nel vivo detto p.r. è risulrato per intensità proporzionale alla dose d1 sostanza ingerita;
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- nessuna import<lnza rilevante, invece, ~embra che la dose somministrata abbi:t sulla durata di detto p.r. urinario; - ambedue i realti\Ì adoperaù (di .F ehling e Nylander) vengono ridotti dalle soluzioni di tetraciclina in virro e con sensibilità pre~socché sovrapponibile sino a concentrazioni di g 0,075°1 ; - la sensibilità è risultata migliore per il Fehling in vitro per le concentrazioni inferiori a g 0,075 " ~ ; - la concentrazione mi nima Ji tetraciclina capace di ridurre il r. di Nylander nelle urine in vitro è risultata di g 0,37 fc, , mentre il r. di Fehling" è stato ridotto sino alla concentrazione di g 0,0045 ° (vedi ttu•ola I}; - il r. di Fehling si è mostrato forse anche nel vivo più sen~ihile del r. di Nylander soltanto per le basse concentrazioni (vedi tavoLe Il III-IV-V); - nel \i\ o mi sembra di poter affermare che il r. di Nylander si è mostrato complessivamente più sensibile limitatamente alle prime 6-10 ore, entro le quali è pre~u mibile si sia verificata In e liminazio ne urinaria delln massima parte della tctraciclina ingerita: - la comparsa del p.r. nd vivo si è osservata nel maggior numero dci casi (.31} dalla 4a alla 5" ora dalln :JSSunzione del medicamento, pur essendosi talora verificat:l una compars:t precoce, dopo 2 ore (in 4 ca~i ) e ritardata, dopo 6 ore (in altri 4 casi) c dopo l O ore (in l caso); - la dur:tta del p.r. si è protratta nel maggior numero dci casi ( 12 soggetti) s1no alla 36a ora dall'inizio dtlla provn c sino alla 59a ora in 6 casi; - in alrri 16 soggetti tracce di potere riducente si sono dimostrate ancora alla 59" ora: Il Tes T ape non ha mai virato, ne 10 vi\'O in presenza della tetraciclina, nì: in vitro se cimentato e con le dosi scalari di tetraciclina e con le :tltre sostanze anch'esse capaci di conferire p.r. alle urine.
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11 ,uo mo quindi nella pratica diagnostica delle glico~urie è da ritenersi quanto mai utile e raccomandabilc, quale mezzo di facile e rapido impiego e di indubbia -~ificirà;
-- in una percentuale di ca~i comprc,a tra il 20 ed il 50 , dci \'ari gruppi esamisul totale degli es:1 mi n:ui ), si è notata alle nati (in una percentuale media del 35 ore 15 (dopo 8 ore dall'inizio dello prova) una caduta critica, tran~itoria del p.r. delle urine, di incerto significato.
RtA<.SCNTO. - L'A., dopo aver ricordato la comple~~ità dd problema diagnostico delle glicosurie, esamina le numero~c cause esogene capaci di provocare o simulare una ~licosuria, con particolare riguardo alla pscudo-glicosuria da anubiotici e chemioterapici. Dopo aver saggiato in vitro la sensibilità dci r. di 'ylander c di Fchling e del Tes Tape a dosi scalari di tetraciclina, passa a saggiare con gli ~te~~i reanivi il potere riducente urinario in 4 gruppi di ~ggetti, ciascuno composto da 10 elementi, dopo somministrazionc orale in dose unica rispettivamente di 1-2·3 e 4 capsule di tetraciclina cloridrato. Il Tcs Tape non ha mai vir:Ho, n\· in vitro nè in vivo, in presenza della tetraciclina e di altre sostanze capaci di conferirr p.r. alle urine: ciò lo rende particolarmente raccomandabilc per fini diagnostico differenziali nella pratica di laboratorio. Il r. di Nylander ha mostrato in vitro ~cnsibilità sovrapponibilc a quello di Fehling sino a concentrazioni di g. 0,075° . Migliore la sensibilità del reattivo di Fehling per concentrazioni inferiori, analogamente a quanto osservato anche nel vivo. Concentrazione urinaria tetraciclina minima capace di ridurre il r. di 1\:ylander: ~ 0,037 . C...oncemrazione minima capace di ridurre il Fchling in vitro: g 0,0045 ° . Periodo di compar~a del p.r. urina rio dopo somministrazionc della tetraciclin:!: tra la 4• ~ la 5• ora dalla somministrazionc nel maggior numero dei casi. Per la durata (sembra non in rapporto con la dose di sosmnza ingerita) il p.r. ~i è protratto sino alla 36" ora in 12 soggetti e sino alla 59a ora nettamente in 6 casi ed in tracce in altri 16 soggetti. Dopo 8 ore dall'inizio della prova è stata notata nel 35 degli esaminati una CJ· cluta critica, transitoria del p.r. urinario tetraciclinico, di incerto '>ignificato.
Rtw:-.tF. - Après a,·oir rappclé la complexité du problème diagno~tic cles glycosuric~.
I'Auteur exarnine le' nombreuses causcs exogène~ pouvanr pro,·oquer ou ~imuler une glycosuric, et en parùculier la r~eudo-glycosurie résultant d'anribiotiqucs ou de la chimiotérapie. Après avoir expérimcnté in vitro la sensibilité dcs réactife de Nylander et Fehling Cl du Tes Tape à doses dc tétracycline progressivement réduites de moitié, il pa~sc à l'expérimentation, avec Ics mcmes réactifs, du pouvoir réduisant de l'urine d:tns 4 groupes de IO sujcts chacun, après administration orale, cn une seulc do.e, de l. 2. 3 et 4 capsules, respectivemcnt, dc tétracycline chlorhydr:lte. Le Tcs Tape n'a jam:Jis viré, ni in vitro ni in vivo, en prescncc de la tétracyclinc ou d'autrcs substances capable~ de donner un pouvoir réduisant à l'urine, ce qui le rend paniculièremcm recomandable pour les diagnostics différenricls cn laboratoire. Le réact.if dc ~ylander a fait prcu,·e, in ,·itro. d'une sen~ibilité égalc à celle du réactif de Fehling jusq'à dcs conccntraùons de 0,075 gr. Pour de' concentrations plus faìbles, la sensibilité du réactif dc Fehling est supérieure, commc cela a été ob~rvé é~alement dans l'organisme. ~
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Concentration mtntmum de tétracycline capablc de d-dui re le réactif de Nylander dans l'urine, 0,037°,0 gr. Conceotration minimum de tetracycline capable de réduire le réactif de Fehling in vitro, 0,0045 ~0 gr. Delai d'apparition du pouvoir réduisant de l'urine après administration de la tétracycline, entrc b 4ème et la Sème heure dans la plupart cles cas. Quant à la durée (qui semplc ne pas etre en rappon avec la dose dc substance ingérée), le pouvoir réduisant s'est prolongé jusqu'à la 36ème heure chez 12 sujets, et jusqu'à la 59ème heure de façon nette dans 6 cas, et traces seulcment chez 16 autres sujcts. 8 heures après le début de l'cxpérience, on a remarqué chez 35% des sujets examinés une chutc critique transitoire du pouvoir réduisant dc la tétracycline dans l'urine, phénomène dont la signification est inccnainc.
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Sv.M MARY. • The Author, after recalling the complexity of the diagnosnc problem in connection with glicosuria, examines the various exogenous causes apt to give rise or to simulate a glicosurie, with particular emphasis on pseudo glicosuria caused by antibiotics and chemotherapics. After tcsting in vitro the sensitivity of Nylander and Fchling reagentes and of the Tes Tape with gradually diminishing doses of tetracycline, he thcn tests, with the use of the same rcagents, the urine reducing powcr in 4 groups of subjccts, each including 10 elements, aftcr giving orally, in a single dose, l, 2, 3. and 4 capsules of hydrochloride tetracycline respectively. The Tes Tape never changed color, both in vitro aod in the human body, in the presence of tetracycline and of other substances capable of producing reducing power in urines; for this reason it is highly recommendable for lab differential diagnostic purposes. Up to a concentration of 0,75";0 grammes, the Nyl::tndcr reagents has ~hown, in vitro, a batter sensitivity than the Fchling reagent. The sensitivity of the Fehling rcagent is considcred better for lower concentrations, as observed in rhe human body. Minimum urine tetracycline concentration capable of reducing the Nylander reagent: 0,037 / 0 grammes. Minimum concentration capable of reducing the Fehling reagent in vìtro: 0,0045% grammes. Period for the appearance of the urine reducing po\\'er after giving tetracycline: in most cases, bctwccn the 4th and the 5th hour. As regards duration (which is not always in Kecping with the dose given), thc rcducing power was prolonged up to the 36th hour in 12 subjects, and up to the 59th hour, clearly in 6 cases and with tracc~ in 16. After eight hours from the beginning of the test, in 35°,0 of the subject~ a critica!, transitory fall of the tetraciclinic reducing power of uncertain meaning wa~ noted.
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6. - M.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA
RECENSIONI DI LIBRI PRovt.."ZALE L.: Manuale di Semeiotico Chirurgico. - Editore Pozzi, Roma 1963, pa~in:: 1071, con 233 figg. in nero e 25 taYole a colori, Lire 14.000.
.. La Medicina è :1rtc c scienza. Sulla indiYidualità della scienza chirurgica non ,i può discutere; il p-dtrimonio del chirurgo in conoscenze di Parologia ch.rurgica, di Medicina opcrarona c di T ecnica operawrin è talmente \'asro c monumenrale che per se stesso s'impone come scienza applicata. L'arte è rappresent:tta dalla capacità dia· gnostica, le cui premesse sono le conoscenze di Semeiotica chirurgica )). Così il prof. Pietro \'aldoni nella presentazione che ci fa di questa bellissima opera e noi non possi:1mo non condiYiderne il pensiero c le parole. La semeiotica è la schia\'C della clinica, è di congiunzione fra questa c la patologi,J. Ben,·enuto quindi il ,·olume di Pro,·eRzale, che, nella sua grossa fatica a prcpararlo, h;~ rcnuw conto delle metodiche seguite nella scuola dalla quale proviene. L'opera in stJCccssi,·i capitoli trau a J'an:1mnesi. l'esame obbicttiYo generale, l'esame obbictti,·o locale elci singoli organi, sistemi cd apparati; nello studio di questi ultimi, resposizione della metodica d'esame \'iene preceduta da cenni di anatomia clinica c seguÌta dall'illustrazione. sobria ma completa. degli e~ami strumentali, di laboratorio, funzionali. Per quanto riguarda le figure, l'Aurore ha ritenuto più dimostrati,·o - c con ottimo risultato - ricorrere a disegni sohematici anzichè a riproduzioni fotografiche. Elegante c dignitosa la ,·este tipografie:~. L'opera c ui basta come raccomandazione l'autorità indiscussa del suo A. c, $Opranuno, ciel M aestro che la presenta ed al quale è clcxlicata - è di grande interc~sc non ~olo per gli studenti, cui offre guida per una buona preparazione alla clinic:t chirurgica, ma anche per i medici. A questi cd a quelli ] ;~ segnali:lmo.
E. f '\H' ZZI
O t-. GE'<:-.'.'\RO G.: Nozioni di Omlùtico per /'a.;si.rten:::a sanitaria scolastica. Ti p. Ospeclale Psichiatrico Pro' inci;.Jc, 1963.
. a poli.
L'A. espone in modo succinto cd efficace la patologia oculare, con il fine di atwarc un:t profila~i. quanto più possibile precoce, contro le malattie di pertinenza ofr:.lmologica. Questo è l'intento riuscito delle lezioni, per il corso m:t!,ristralc di assistenza oculistica scolastica e profilassi del tracoma, tlel prof. Giuseppe De Gennnro. Per analogin, ri,·olgcndo l'A. la sua attenzione alb colleni,·ità scolastica. promuo· ,·endo un interessamento igienico-profilattico del personale preposto, l< Nozioni di ocu· listica per 1':1ssistenza sanitaria ~col:m i ca ''· a mio parere. può esrenclere l ;~ sua ut il it~ anche in camro milit:lrc.
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A liYello b·a, a Ji,·ello selezione attitudinale, al corpo, l'u.lificiale medico può anin· gere nella estesa monografia chiarimenti utilissimi nel campo della specialità oculistica. Tale utilità, oltre che nella chiarezza della esposizione e nella sìste!Th1tica dei capiroli, ,·iene rav,·isata anche nelle .illustrazioni, capaci di orientare sorto il profilo diagnostico, in modo efficace, il perito sanitario.
T . DE NEGRI
RECENSIONI DA RIVISTE E GIORNALI !GlENE
A., B.WMANYAR M., GHODSSI M., BALT,\ZARD M.: Traitement d es mordus par loups enragés en Iran. - (Comunicazione alla seduta del 7 novembre 1963 della Società Francese eli Microbiologia), Annales dc l'lnstitur Pasteur 106, 303, 1964.
SA liETI
Gli AA. riferjscono sui risultati ottenuti con l'applicazione sistematica da loro effettuata dal 1955 in poi, a tutti i morsicati da cani e lupi .rabbiosi e sospetti rabbiosi, ddla siero-prevenzione antirabbica. Essi pratica,·ano una in iezione unica intramuscolare di siero fresco o l.iofìlo contenente 5000 LlJ. antirabbiche, fino a 150 U.I./ kg di peso nei casi più gra,·i, in rutti i soggetti che arri,-a,·ano alla loro osscrYazione entro i tre gjorni dalla morsicatura. Le siero-pre,·enzione era seguita (dopo almeno 24 ore per evitare .inre.rfe.ren~e tra siero c ,·accino) dal trattamento ,·acci nale tradizionale com· plew. T ale pratica ha permesso di ridurre la mortalità nei colpiti dal 12.% all' l,5% . Anche limitandosi a considerare i casi di rabbia certa, la pcrcenruale dei morti scende dal 25% al 4% . Nei colpiti agli arti ed al tronco i clecessi decrescono dal 14.5% n ei casi tnmati col solo Yaccino fenicato, allo D-% nei casi trattati con l>Ìe.ro + vaccino.
L.: Aspecu modernej· hygiéniques t:1 épidémiologiques dtt problème de l'eau dans les Armées - A cquisitionj· .<cientifìques récentes. - Le Medecin de Resen ·e.
Cot.OBERT
59 • 1%3, 150. L'articolo, che si deYe al maggiore medico dell1Esercito francese L. Colobert (Ma'itre dc Recherches cles .Services de Samé cles Armécs, Chef de la Di,·ision dc Microbiologie du Centre de Recherches clu SerYice de Samé cles Armées), è una messa a punto aggiornatissima del ora,.--e problema clell'approHigionamcnto idrico delle col· · b lettività militari. L'approvYigiona memo id rico di un esercito in campagna c la depu razione del le acque supcr.fìciali a scopo aliment<lre, han no finora rappresentato uno dei più grossi problemi per medici ed igienisti m ilitari, che, però, da non molto sono d iventati anche problemi di angosciosa attualità per gli igienisti ci,·ili, costretti, per soddisfare ai bisogni sempre crescenti (Ielle grandi collettività umane, a ricorrere alle acque superficiali di laghi e di .fiumi. Le acq~c sotterranee profonde, c quindi pure, sono ormai divenute del tutto insufficienti, specie ai grandi agglomerati urbani, c ciò, non solo per l'aumento sempre crescente delle popolazioni (nonostante i milioni di morti delle due gue-rre mon·
diali, la popolazione della terra. dal principio del secolo, t! r::Jddoppiata e raddoppierà ancora nei prossimi 40 anni), ma anche per il consumo che dell'acqua fanno le indu· strie, anche queste in continuo accrescimento. Di qui, la necessità, che va cd andra sempre più aumentando, di rifornirsi del l'acqua, anche per uso alimentare, alle acque superficiali, necessariamente inquinate dai rifiuti delle città c delle industrie.
il fabbisogno in acqua degli uerciti in campagna. - Non è facile a calcolarsi, ma. comunque, esso è da considerarsi assai note,·ole, non lontano da quello del tempo di pace. A questo proposito, L'\. riporta le cifre minime, fissare per l'esercito francese in tempo di pace, e riconosce che, nelle condizioni di guerra, il fabbisogno in acqua non è di molto inferiore: 82 litri al giorno c per uomo, dei quali 43 di acqua potabile (d1 questi, 3 litri per bere c 15 litri per la preparazione degli alimenti) e 39 di acqua non potabile; gli litri diventano poi 105 per le <truppe dislocate nei climi caldi, quali l'Africa Settemrionalc Francese. Detti Yalori, però, non tengono conto di bisogni acces· ~ori, quali l'educazione fisica, il nuoto in piscina, la puli7ia eli alcuni locali, ecc., ccc.. che raddoppiano, :Jd esempio nelle scuole militari, I:J cifra :Jnzi detta fino :1 160 litri al giorno e per cia~una persona (per i ci,·ili, la Sanità Pubblica Francese riconosce un fabhisogno giornaliero di 125 litri a pero;ona). Ma anche i materiali consumano acqua: il fabbi~ogno, a tale riguardo, oscilla da un minimo di 30 litri al giorno (in territorio nazionale) per un ca\'allo o per una moto, ad un massimo di WO litd, sempre al giorno, per un carro armato. Per l'avia· zione militare, il consumo deYc essere considerato notevolmente superiore, .1 causa dei molti senizi supplementari.
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se
Gli apparecchi mobili di patabilizr:a:::ione. - Destinati all'esercito in campagna. questi apparecchi assicurano una buona depurazione fisica dell'acqua (che viene resa limpida, incolore, inodore ed i1'lsaporc) ed una altrettanto buona dépurazione dal punto di \'ista miorobiologico, per non contenere più dopo il trattamento germi p:uogcni; senza però assicurare :~!c una depu razione chimica, per la quale s:~rebbero neccss:~ri mezzi :~ssai complessi e, per di più, adattabili, volta per volta, alle qualità chimiche della acqua da trattare. D'altro canto, O\"e si escluda la contaminazione da parte del nemico, è da presumere che, anche in guerra, le acque che si incontrano non siano mai tossiche. ma che al massimo si allontanino chimicamente dalle norme raccomandate. per il contenmo in sali ed in materie organiche. Non essendo capaci di alcuna depur:~zione chimica, è e\·idcnte che tali apparecchi non possono assicurnre la depurazione <lell'acqua da sostanze radioattive che vi si trovassero disciolte. mentre garantiscono l'el iminazione della m~1 ggior parte delle polveri o dei prodotri radioartiYi insolubili. La depurazione dell'acqua da sostanze radioattive in essa disciolte resta un problema assai grave e che non ha ancora trovata la sua soluzione: siamo ancora al punto che, nei casi di ricadute radioattive di radioisotopi di,·ersi, solubili ed insolubili, siamo costretti a far ricorso a procedimenti combinari di filtrazione c di demineraliz7azione, che vogliono impianti complessi e ad installazione fissa. Per un maggior rendimento dei procedimenti di filtrazione, si utilizzano oggi mezzi fì ltrall[i dotati anche eli proprietà assorbenti, come il Kiesclhruhr, il carbone attim, la \'Crmiculite, ecc. L'esercito francese dispone oggi di tre tipi di apparecchi mobili per la depurazione dell'acqua in campagna, tutti, per ciò che riguarda la depurazione fisica, sfrunanti lo stesso procedimento: quello della Jìltrazione attra,·erso filtri assai spessi, ri,·estiti di uno strato di K.ieselguhr. La sostanza 'iene aggiunta in sospensione all'acqua da tra t· care e con la filtrazione ,-iene a depositarsi fra le maglie dello strato filtrante, che acq uista così ;v1chc proprietà assorbenti. L'apparecchio portatile di (i) litri-ora, desti· nato ai bisogni d i piccoli distaccamenti isolmi, pesa solo kg. 3,2., è :~ssai poco ingombrante (32 x 21 x IO cm) c permette di ottenere una torbidit:ì inferiore a 30 gocce di
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mastice, anche quando si utiliz:z,i l'acqua più torbida, pullulame di batteri, protozoi, alghe, ccc.; l'acqua _filtrar:' viene q~indi t~attat_a con -~ prodouo, depurante dal_ pu~t? di vista microbio1og1Co. L apparecchro mobrle dt 400 lrtrr-ora, per l uso da parte d1 umta in morimento· od anche di presidi, ed il cui funzionamento è assicurato da due uomini cd e 1•entual menre anche da una sola persona, pesa 79 kg cd è contenuto in 5 colli, il più ingombrante dei quali è lungo m r,ro, largo 25 cm ed alto 20 cm; l'aggiunta di K.iesclguhr all'acqua da t·r attare viene interrotta non appena l'acqua filtrata appare chiara; que.~ta l'iene quindi raccolta in recipienti e trattata con un prodotto sterilizzante, di cui l'apparecc hio è dotato. Il gruppo di depura:::iwe di 6 m etri cubi-ora, in dotazione alle unità specializzate del Genio o del Servizio di Sanità, è tuttavia di assai facile m aneggio, tanto da poter essere af.fidato anche ad unità non specialiu.ate: bastano a farlo fW1zionare ne uomini e, se necessario, anche due; pesa 1.450 kg cd il suo ingombro è d.i m 3,65 x 1,80 x 1,85; l'acqua, pompata da una pompa a motore, passa attraverso dodici manicotti filtra nti, di una supedìcie totale di mq 2,6, potenziati come ;~) solito dalla aggiunta all'acqua da trattare di Kicsclguhr; l'acqua filtrata subisce la surdorazione, grazie ad un dispositivo automatico e regolabile, dopo di che, onde eliminare il sapore del cloro, viene fatta passare per un filtro di carbone ani1·o.
La depurazione microbiologica. - (Rappresenta oggi un problema complesso e di difficile risoluzione, non solo per gl i eserciti i n campagna, m a fina nche nel caso di impianti fissi che alimentano le cin à: c ciò perchè le acqtJe superficiali, quasi sempre inquinate da scoli di fogne, contengono, oltre che germi, virus i più vari; 1·erso i quali i procedimenti di depurazione di cui oggi disponiamo, sufficientemente efficaci verso i batteri, non sì è sicuri lo siano altrettanto. Grazie ai nuovi metodi di culture cellulari, siamo oggi in grado eli \'ai uta.re su?lçientcmcntc la resistenza dei virus ai diversi antisettici, essendosi resa possib.il'e la ricerca dei ,·irus nelle acque residue c la loro titolazione. Ai comuni metodi di prelevamento si è sostituito oggi il ·nuo,·o metodo, detto del tampone, ideato nel 1952 dal Moore, in Inghi lterra, che consente di reperire, nell'acqua di sprcmitura, il virus, c ciò impiegando la tecnica di 'Melnick (1954) (distw· zione dci germi, mediante a.ggit~nta di amibiorici, concentrazione del virus per )YJssaggio attraverso resine a scambio d·i ioni, Amherlite XE 67 o Dowex l, e successiva semina del materiale su cellule sensibili, fra le quali, per gli enterovirus, sono da preferire le cellule di rene eli scimm ia e le cellule HeLa o KB). In tal modo, il problema di tecnica è stato risolto per numerosi vi rus, quali i 1·irus pol iomielitici, molti Yirus del gruppo Coxsaokie ed i vi rm ECHO. Il problema si presenta sempre, però, anche se recenti studi degli <Jmericani comunicati al recente congresso di microbiologi;~ di Montreal lasciano bene sperare, per il virus dell'epatite epidemica, che tanta importanza ha per i militari, a cama delle non poche epidemie che esso h:1 sempre provocaro nel cor~o delle guerre. Comunque, in base agli stud i ed alle ricerche più recent~ si può oggi affermare che l'inquinamento virale delle acque superficiali e di fogna subisce 1·ariazioni st:tgionali notevoli: verosimilmente presenti in permanenza, ma in troppo smrse quantità per poterli e\i ndenzi:.~re in alcune stagioni, i ,·irus risultano particolarmente abbondami duran te l'estate. Così anche è stato precisatO il comportamento degli enteroYirus verso gli ordinari metO{li di dcpurauone clell'<~cqua: la flocculazione elimina una gr:ln parte elci virus, mentre inefficace risulta la filtrazione anche attr<l l·e.rso fi ltri di sabbia molto spessi. Per ciò che riguarda la resistenza degli emcroYirus agli a ntisettic~ sappiamo or~ai che, cont-ra riam ente a quanto si credeva, il ,·irus della poliomielite non è . molto reststente al cloro, i cui ,·alori, dati come sufficienti, sono dell'ordine ~l i 0,4-0,5 p.p.m., rientrando quindi per le dosi abitualmente usate. L'ozono è ugualmente assai efficace \'erso il YÌrus della poliomielite, che Yienc distrutto i11 due minuti da 0,5 p.p.m. di ozono. Lo jodio è anch'esso efficace: non cosi il pcrmangan<~ro di potassio.
206 Per qu;mto riguarda il Yirsus dell'epatite cpidcmic.1, sembra che per dimuggcrlo si.t necessaria la surclorazione, il che Yuole, naturalmente. il \UCccssi,-o trattamento d· neutr:llizzazionc del cloro in eccesso. Su tali premesse, dO\·cndo scegliere un procedimento di depurazione microhiologica per apparecchi mobili anzi descriui, d01'endosi come è on-io e~cludcre in ... ral !azioni complesse e pesanti (ad es. l'ozoni77azione), si è costretti a far ricorso a quc procedimenti chimici basati sull'aggiunt;t diretta di .mtisenici all'acqua cb tr::marc· tra q uesti, do1·endosi scartare lo jodio, che può a lungo and.tre riYel:lrsi tos~ico, .:,! il 1::ermang:~nato di potassio, Ferchè inefficace a dosi accettabili, non restano che i composti di cloro o di bromo. a condizioni sempre di u~arli a dosi massi,·c, c quindi con tutri gli inconYeniemi del catti,-o sapore dell'acqua trattata e della indispensabile succes~i,·a correzione. Sorto un tale punto di ,·ista, sono utilizza bili: il cloro gas~oso, gli ipocloriti. il biossido di cloro, le clor:unmine, ccc.; in rutti i casi, però, il principir arri1·o è sempre rapprcsenrato dall'acido ipocloroso (CLOH) e precisamente, anche .,olu zionc in acqua, da quc!b pane non dissociata di essa, ramo maggiore quanto piLt basso è il pH della soluzione (in soluzione, l'ac. ipocloroso si ionizza ptrzialmcntc in ioni H e ioni CLO, inatti1·o). Ne risulta, nozione t:\scnziale, che l'atti l ità battericida o 1·irulicida dei prodotti clorati è tanto piu cb·ara quanto più è basso il pH. Nella prmica milit:tre, i doranti prcsern ano r~tlrro incOJ11'eniemc. della instabilità e della difficoltà di conservarli per un tempo sufficientemente luogo nei magazzini. Il sen·izio di sanità francese, fr:t i tJnti dorami. dà la preferenza. per la stabilità. al cloruro di c:tlce in pre~enza di un eccesso di calce viva: la cui produzione, però, fìni~ce per costare troppo cara, a causa dci guasti che ne clcri,·ano agli impianti, delle gr.tn,ii precauzioni eia adottare per la protezione degli operai, ccc. Per tali moti1·i, l'A. è stato inclono a riprendere in esame il problema e ad oricntaHi in una nuo1·a direzione, che egli non esita a definire rivoluzionaria. E' ri~aputo c he l'azione microbicida è do,·ura alla libcr:nione di radicali idrossilici cd alb loro :t7ione in presenza di ossigeno di~iolro. Ora que~to çi può Fraticamcntc orrenerc m.:dianre l'impiego del ~istema: ossigeno disciolto nell'acqua, ione rame, acido ascorbico: è stato, infatti. prO\·ato che l'acido ;tscorbico, in presenza dello ione rame c di os~ igcno molecolarc disciolto ncll':tcqua, si comporta come un sistema di ossido-riduzjone, nel quale lo ione rame è .tlte'rnatiiJmente ridotto ed OS\iJaro c passa dalla 1·alcnza due ali:~ 1·alenza uno e Yicc1ersa. Questo sistema assicura, in tal modo, la rotazione del ciclo " ione os~idato ~ ione ridouo )l, fino a che l'<tcido ascorbico, che funziona quale donarore rli eleuroni, non ,-enga interamente consumato. Ciascuna rotazione in quanto reazioni a catena, porra alb formazione eli radicali liberi iclrossilici e peridro~,ilic i . cui si dc1c l':tz;ionc microbicida. Le proporzioni relati\·e ottimali sono, per ciascun litro di acqua da depurare, di 0.2 millimolc eli acido a~corbico c di 0,66 millimole di solfato di rame. il che cqui,·al:: J dire 35.2 mg di acido a.scorbico c 0.4 mg eli ione rame: quantità del tutto pri1c di tossicirà, potendo l':tcqua contenere, secondo gli espert i dell'O.M.S., fino ad l mg òi rame per litro. Praticamcme, per la depurazione di un'acqua sufficientcmcnrc aereata. sarà sufficiente scioglicrl'i w1a compressa comcnenrc i reani,·i nelle quantitj suindic:uc, cd :menelcrc IO minuti, per ottenere la distruzione di qualunque batterio (csclu;c le spore cd i micobatteri per la dim uzione dei q uali si renderebbe neces~::tr io un maggior tempo di azione), delle amebe nelle forme l'egctati,·e (le furcocercarie della bilharzia e le cisti amcbichc resi~rono), eli rutti i 'irus studiati (specialmente di quelli della poliomielite, dell'influenza, dell'herpes, degli A.P.C.), c dei. b:mcrofagi. Che il siqcma sia efficace, lo hanno dimostrato gli esrcrimen ti fatti sull'acqua del Rocl:lno, preb·ata in piena città di Lione. il cui swro di inquinamento può comidcrarsi estremo. ed .1lla
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quale è stato aggiumo il Yirus dell:t poliomielite: s1 c ottenuta la distruzione d i curti i microrganismi nelle forme vegetatiYe, del Yirus poliomielitico e dei batteriofagi. Il tempo di dieci minuri deve considerarsi un tempo minimo, che la pratica ha dimostrato sufficiente in linea di massima. Ma esso può essere prolungato, quando lo si rireng<~ necessario, dato che, una ·vob aggiunti all'~1cq ua l'acido ascorbico ed il rame, la for mazione di radicali liberi continua per parecchie ore, d'onde una efficacia del sistema tanto maggiore, quanto più lungo è ·il tempo per il quale lo si lascia agire. Comunque, poiché sembra indispensabile arrestare la formazione di questi radicali liberi prima che l'acqua Yenga consumata, è necessario, a tale scopo, scioglìen·i una seconcla compressa contenente una sostanza capace di fissare il rame; fra le tante, la scelta è caduta sulla istidina o sulla cistina, che in dose equ imolecolare a quella del rame, inibiscono totalmente, ìstantane:unente e clefiniti,·amente la formazione di radicali liberi. D am la completa atossicità di tali sostanze, se ne consiglia l'aggiunta in dose doppia di quella ohe sarebbe rigorosamente necessaria, e quindi di 0,13 millimole per litro d'acqua. L'A. considerà in tal modo risolto il gra\'e problema del la depurazione microbiologica del l'acq ua da be.re. Il sistema proposto, non solo è semplice ed innocuo, ma, con esso, si aggiungono all'acqua elt!menti, che debbono considerarsi esser1ziali :ri fini della alimentazione. Il procedimenro che egli consiglia, sembra alrA. - in quanto, come mezzo individuale, superiore alle compresse di alazone che sistematicamente vengono distribuite con h1 razione alimentare, e, come mezzo di depurazione per colleniYità, f:Jcilmente adattabile agli apparecchi ed alle installazioni mobili di campagna degno della più seria considerazione e del più sicuro aHenire, una volta che venga ufficialmente approvato dopo a,·er subi to il ,·agl io dei più severi controlli. F. FERRA)Ol.I
IGIENE MILITARE
S.U., ZAIO A.: Il pericolo dell' ossicarbo11ismo per gli equipaggi dei carn ar· mati. - Ri,·ista Militare. 1964. 20 (1), 26.
D'ARCA
Gli AA., dopo una bre,-e d isamina sulle c3use degli inquinamenti atmosferici da ossido di carbonio e sui pericoli dell'ossicarbonismo per l'organismo umano, hanno ,·ol~to contrc)llare la consistenza dì tale rischio per gli equipaggi dei carri armati. La ncerca dell'evenrualc presenza di CO prodotto dai g::ts di scarico dei motori è stata effettuata nell'aria circostame aJ c::1rro, all'altezza del volto dei piloti nell'interno ciel carro, c nelle va rie condizioni di impiego di questo. H metoJo prescelto per il dosaggio del CO è stato quello serrùanalitico. L'apparecchio usaro è i l rivelatore Drager mocl. 21/ 31 al penrossido di iodio. Gli AA. ne illustrano brevemente le canmeristiche e ne moti,·ano b scelta per la estrema praticità d'uso e per la possibilità di una rapida v::tl utazione delle varie concentrazioni di CO. . Dai risultati ottenuti essi hanno poruto stabilire che per gli equipaggi di carri non esrste un vero e concreto pericolo di intossicazione da CO; tuttavia, le pur modeste concentrazioni di CO costantemente evidenziate anche a distanze rilevanti tra carro e carro, potrebbero, se a lw1go respirate, pro,·ocare negli equipaggi alcuni disturbi che menomerebbero la loro integrità fisica. Gli AA. accennano infine acl alcune eventuali misure di protezione.
208
NEFROLOGJA
G., MUIESAN G., P,~RDELLJ G., MARJ NOZZJ V. e BosMAN C.: Diabete renale o tubulo-displasia glicosurica. - Min. Nefrol., 1963, 10, 42-66.
M oNASTERIO
La glicosuria normoglicernica sperimentale con la florizina ·è stata spiegata con una inibizione della esocbinasi, ma non è ancora chiaro se il diabete renale idiopatico, congenitO e spesso familiare, sia dovuto ad un analogo difetto enzimatico oppure ad alterazioni organiche del rene. ·Gli AA., sulla scorta di precedenti osservazioni iswlogichc, aveYano già localizzata la loro attenzione sulle alterazioni dell'epitelio dei tubuli contorti prossimali. Recentemente, sulla base di esami funziona)j ed iswlogici (microscopia elettronica, rnicro· dissezione nefronica, rnicroscopia ottica), eseguiti io due casi di diabete renale idiopatico, sono venuti alla conclusione che i•n questa malattia esistono gravi alterazioni degenemtive dell'epitelio dei tubuli contorti prossimali, rappresentate da alterazioni dci mitocondri e dell'orlo a spazzola. Resta pertanto pienamente giustificata la denominazione di « tubulo-displasia glicosurica ». Le suddette alterazioni non sono però riferibili ·ad alcuna causa nora e sembrano essere l'espressione di una alterazione congenita a caranere dominante. M ELCH JONDA
MoNASTERI O G.: La cronzcrzza.z10ne delle nefropatie infiammatorie. --
Min. Nefrol.
1963, 10, 1-5. L'A. precisa che limita la sua trattazione alle nefropatie glomerulari ed inrerstiziali infiammatorie, trascurando pertanto le nefroangioiti c le tubulopatie, essendo le prime rare e le seconde non amonome. ma associate strettamente alle lesioni glom::rulari, interstiziali e vascolari del rene. Le nefropatie infiammarorie poss_ono aYere un esordio cronico o po$sono di,·entare croniche dopo un esordio acu to. Il primo problema che si impone è pertanto se quesw differenza nell'esordio sia legata ad una di,·ersa criologia oppure all'influenza di altri fattori atti a modificare i car-atteri e l'evoluzione del processo morboso, pur essendo uguale la 'fiOxa responsabile della nebropatia. Smentite le affermazioni di Addis che la glomerulonefrire cronica sarebbe in ogni caso l'esito di u11a forma acuta, smentita anche l'affermazione di ·Ellis che il tipo 2 di nefrite, ad esordio cronico, sia ca.rarrerizzato dalla presenza di una sindrome nefrosica, resta confermato che la glomcrulonefri te acuta, spesso emorragica, evolve nella maggioranva dei casi wrso la guarigione clinica, mentre in altri pochi ca~i si cronicizza. Quali sono le cause di questa diversa evoluzione? a) Le glomerulonclriri clinicamente primitive non possono essere attribuite ad una solo etio-patogenesi (incostanza dell'etiologia streptococcica; frequenza di una etiologia ,·irale). b) rL:~ cronicizzazione della glomerulonefrite- acuta si suole attribuire_ alla persistenza del focus, per lo più tonsillare, o comunque ad una nox-a ancora flttlYa. c) Le di,·crse modalità con cui si S\'olgono i fenomeni immuno-patologici auto-aggressi,·i nel rene possono essere responsabili, oltre che della diversa gravità del quad ro dinico, della <di,·ersa tendenza alla risoluzione e. pertanto, alla cronicizzazione. d) •ù ; alterazioni caratterisriche della fase oronirn sono fondamentalmente prod~t ti,-e e regressive e fanno capo alla scleroiahnosi.
Le ncfriti imersciziali ematogene (nefrite scarl:minosa) hanno gener:~lmente un decorso acuto, m a la ncfrite tubercolare assume un andamento cronico ed indipendente da quello della m alattia primitiva, extrarenale. Nelle pieloncfriti il processo infiammatorio pu(> progredire indipendentemente dalla presenza della infezione c di ogni ostacolo al flusso urinario, per quanto si sia data molra importanza alla stasi urinari.1, mentre una grande influenza sulla loro e\·oluzione esercit:mo le altera7ioni dei piccoli vasi arteriosi del rene. Ma, indipendentemente dalla noxa che ha determinato la nefropatia, :litri fattori •ono atti ad influenzarne il decorso; essi sono: a) il contenuto proteico della dieta (aumento); b) l'ipertensione arteriosa; c) l'uso prolungato di fenacetina, di cortisonici, di sulfamidici; d) la dcplez.ione di potassio. fattori della cronicizzazione delle ncfropacic infiammatorie sono pertanto numerosi e complessi ed in gran parte non ancora sicuramente individuabili. ME.J..CHIO'IOA
FF.RRJ~I
0., B!!STAGNo M., PERRONI G.L., ScARSI G.M ., Cn;ZZJN J G.'F., BtASSONI P.: l radioisotopi nell'esplora::.ione funzionale del rene. - Minen·a Nucle:1re 12. 515-525, dicembre 1963.
In questa comunicazione tenuta al 1~1 Congresso Generale della Unione Medica Mediterranea a S. Scoostian nel giugno 1963, gli AA. fanno il punto sull'impiego dci radioisotopi nell'esplorazione funzionale del rene. iNcl passato si erano determinate le \'arie cle:1rances renali con sostanze marcate, ma l'applicazione più importante è il poter studiare la funzionalità dci due reni contemporaneamente mediante misure di supcrfice della radioattiYità locale dopo introdu zione cndO\·enosa di un ad:mo tracciante. Il tracciante cle\'C avere alcuni requisiti; di ordine generale: massima atti\·ità specificn. purc-~za chimica e ·radiochimica, stabilità, bas.~o costo c di ordine particolare: specifico nefrotropismo con ass~nz:t di fenomeni di depurazione cxtr:Jrenali e sopmttutto epatic::~. de\'ata efficienz:J di dcaranccs. Gli AA. hanno usato nello loro indagine clinica di \·arie ncfropatie J'ippurano 131 J che presenta un'elevma eliminazione renale :1ccanro a una minima concentra zione ep::~tica. La radioattività delle due logge \'iene misurata contemporaneamente per mezzo di due fotoscintillatori collegati ciascuno con un racleme tcr cd un registra· tore grafico. Gli AA. riportano un 'ampia documentazione dei casi indagati con la nefrograiia; discutono infine sulle po.~sibilità, validità c limiti dell'indagine nei \'ari tipi di nefro· patic mediche e chirurgiche.
M. B<.TONERBA
T JsCHLER \ ' .. jACI=-'A
J., GoMBOs :\., SKoKA' l.: Studio della fun::;ionalità di rem tra·
Fedcration Proceedings - Tran ~l;nion Supplcmem, n. 4 T 6<58, luglio-agosto 1963 (traduzione dal cecoslovacco).
piantati in cani. -
\'Ol.
22.
Gl i AA. hanno reso tolleranti, mediante cxsanguino trasfusioni praticate entro 5 giorni dalla nascita, cuccioli che adulti hanno accenato l'innesto di reni dci donatori di sangue. Gli impianti, sopran·issuti in alcuni casi per più di 580 giorni, \·enivano
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escguau nel collo, anastomiuando i \\lsi ro::nali con l'aneri,1 carotide comune e con le \Cnc giugulari. L'uretere resta\a e~reriorizzato, suturato :~Ila cute. così che si pote,·ano raccogliere facilmente le urine e condurre lo studio della funzionalità ren:~le. In tutti gli anim:llì ~ono srati eseguiti i clcarance con inulina c PAH, indagau la fun;.ionc di riassorbimcnto tubu l.lre dell'acqua e il cle.mmce em:~tico del fosforo inor ganico c dell'acido citrico, cd effettuati esami sistcm:~rici microscopici c chimici delle urine. Sono m ai anche rlos;~ti l'azoto non proteico, il pot:lssio, il calcìo, il fosforo inor ga nico, i cloruri e l'acido citrico nel plasma. In b:ase ai risultati gli AA. concl udono che reni omorrapinnrati in cani con tolkranz:l immunologjcJ acquisita possono funzionare per un periodo di tempo pratica mente illimirato, e non si comportano passi,·amcnte. ma adattano la loro funziom: secondo le richieste dell'organim10 ospite. L, consen·azionc dei reni propri clell'anim.tlc ~pire ritarda lo s\·iluppo fun7ionalc dd rene trapiantato mentre l'ablazione precoce dea reni poru all'ipcnrofia del rene trapiantato. Quest'ultimo è cap..tce di manrcnere l'equ alibrio clenrolitico dell'ospite r..er un temro illimitato. Toce.'
RADJOLOG/.-1 L., Cm.m:o E.: Le proiezioni del rachide cervicr.J!e 11 doppia ohliquità ndle ccrvicohrachialgie. - A nn. dt Rad. Diagn .. 1<}63, XXXVI. II.
SA!'!';AZZAO G .
Le p roiezioni sundard onogonali per l'esame radiografico del rachidc cervicale non ~ono ~ufficienti a t"vid:c-nziare evemuali lesioni a carico dci fenomeni int::rvertebrali.
Occorrono particobri metod iche a complemento e gli AA. nel lavoro rendono note le loro osservazioni scaturite dallo slUdio di una casistica di 100 casi. Premettono cenni anatomici sulla costituzione elci for:uni di coniugazione e sugli elementi vascolonervosi che li attraversano c richiamano l'attenz ione eh:: la porzione sensitiva del ne rvo intervcrtt>bralc è in immedi:na vicinanza tlcll'articolazione :~pofis:~rin e quindi maggiormente esposta a insulti traumatici di origine ossea. Il nervo sottoccipitalc di Arnold emer~e tm l'arco posteriore dell'atlante e la lamina dell'epistrofeo cd ha particolare importanza cli nica per la sindrome nevralgica cui può dar luogo. Per la comparsa di una cervico-branchialgja possono intervenire fattori diretti compressivi (meccanici) e indir::ui (reumatici o flogistici). Tra gli agenti compressivi diretti m olto importanza h:~nno g li o~tcofiti di origine uncovertebrale o intcr:~pofisaria c le compressioni di origine traumatica. Si ritiene però che, anche preesisteudo un fattore mecca nico, d::hb:~no int::rvcnire fauori sdrtcnanti di v::~ria na(Ura, perché compaia la sindrome dolcr ifica. G li AA. hr::vcmente trattano della sintomatologia clinica della nevra lgi:1 cervico-branch iale r d elb sindrome simpatico-cervicale posteriore di B:m éLicou. Trarta ndo della tecnica radiografica, g li AA. ritengono che la più idonea è quella proposta da Colicz e De Seze, che propongono, per lo studio dei forami di coniugazione cervicale, una obliquità del paziente di 60 g radi e un'altra del raggio incidente di 20 gradi in direzione caudo·craniale. I forami di coniugazione assumerlO l'aspetto c:~ralte ri~tico :1 c buco di serratura •Le o~servazioni personali su 100 pazienti adulti hanno permesso di rilevare alterazioni dei forami di coniugazione comisrenti in manifc~tazioni ostcofitich:: interapofisaric o uncovertebrali nel 4 5 - 0 dei ca~i. La forma dc:gli osteofiti è vari:l: oltre alle carntc·
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ri\tirhc c ~pine •, gli AA. hanno O\~ervato formazioni rotondeggianti, ovoidali, bmellari. Frequente la osteofitosi bibterale. Esi~te un rapporro costante tra il lato io cui ~i manifc:\ta la sintomatologi:t cervico-branchiale e quello in cui è presente l':~lterazione tiri forami di coniugazione. Concludendo gli AA. affermano: 1° - che la tecnica rad iografica dei for:tmi di coniugnione del rachide cervic:~l.: propo~ta da Coliez e Dc Sézc è sodd isfacente; 2° - la osteofitosi dei fora mi c.li coniugazio ne in tervenebr:tlc è tra le ca u~e più frequenti dete rminanti la insorgenza di cervico-bra nchialgic, con l':tggiunta però di un fattore sca tenante, infi:tmmatorio o vasomotorio; 3° - l'es:~me radiografico della colonna cervicale, per c~scrc completo, dovrebbe: compre·ndcre sempre una corrcua esplorazione dei forami di coniugazione inten·er· tC"brali. Nel testo sono riponati 15 radiogrammi molto dimo~trati' i.
P. S\LS.\~0
M., SANNA G. : L'esam e rudiografico senza mezzi di contrasto nella diagnosi di ernia del disco. - Ann. di lbd. Diagn., r963, XXXVI, l.
MrcHt:LACC I
Gli AA. espongono i rilievi r:tdiogr:tfici in 200 casi di ernia del disco, con c~am.: 'enza mezzi di contrasto e accertati al tavolo operatorio. Quc~ta indagine serve a met· t('rc in evidenza quelle alterazioni che spesso coesistono con l'ernia discale, come malformazioni, spondilolisi, spodiloli~tcsi. l segni radiografici per la diagnosi di ernia del disco sono i seguenti: u} restringimento dello spazio intervertebrale, valutabile sopratutto nei radiogrammi in proiezione laterale: l: dov uta a degenerazione del disco, che si accompagn:t spe~~o ad e rnia del nucleo polposo. Nel radiogramma in proiezione ventrodorsale il re~tringime nto è spesso asimmetrico. maggiore nel lato opposto :~ ll 'emispazio in cui è indovata l'ernia laterale. La rid uzio ne dell'inte rspazio però può essere determinata anche da semplice degenerazione o ipoplasia del nucleo' polposo; quind i no n è patognomonica dell'ernia;
b) retroli~tesi, cioè un mode,to scivolamento posteriore dcll:t vertebra soprastame al di \Co sede dell'ernia.
c) presenza di osteofiti, che. se limitata ai corpi vertebrali interes~ti al processo di erniazione, assume un certo valore diagnostico; -gli osteofiti sono dovuti ad una reni o ne sclerotica secondaria; d ) sclerosi delle superfici dci piatti vertebrali, per abnorme attrito delle superfici vcrrcbrali delimitanti lo spazio ~ede della protrusione del nucleo. e) dismorfismi della regione lombos:tcrale: sono sta ti chia ma ti in causa nella genesi dell'ernia del d isco, quali f:ttm ri coadiuvanti ·per gli squilibri funzionali della smticJ della colonna, in particolare la sacr:.tlizzazione mono o bilaterale della q uinta vertebr:~ lombare. Reperto di raro riscontro è la ,·i~u:tlizzazionc diretta del disco erniato, e il .:rollo an teriore dell'interspazio. Concludendo. perché si formi un'ernia del disco è: ntcessario che questo sia in preda a fenomeni degenerativi. Per un certo tempo può il di~o mantenere una discreta e~fi<" iC" nza del suo stato fun'l.ionale e l'interspazio conservarsi. Ma in seguito, per il disturbo deri,·ante alla static:t c dinamica della colonna vcrtebr:~ le, !e superfici dei d ut corpi delimitanti il d i ~co crn i:.tto, si addensano per le sollecitazioni cui sono ~Ot·
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topo~te e reagiscono con produzione di osteofili. Quindi ..Ila riduzione dello spnio intrrsomatico si aggiunge una osteofitosi premarginale e un'artrosi apofisaria. Queste sono le caratteristiche radiografiche dirette della discopatia. La presenza però di un quadro radiografico così completo si verifica in un numero limitato di casi e gli AA. hanno potuto constatare b coesistenza di questi segni nel 10 \,, circa dei ca~i con ri~contro operatorio.
P. SALSANO
SOMMARI DI RIVISTE MEDICO- MILITARI INTE RNAZIONALE REVUE INTERNATIONALE DES SERVICES DE SAI':T E DES A~\1EES DE TERRE, DE MER ET DE L'AIR (A. 36, maggio 1g63, suppl. al n. 5): Klug~ T., Lonnum A ., Udjus L.: Il Servizio Sanitario della Forza di Emergenza delle Nazioni Unite (Medio Oriente; Kluge T.: La gamma-globulina nella prevenzione dell'epatite virale; Bovre K.: La dissenteria bacillare tra le truppe delle Nazioni Unite nel Medio Oriente. Uno studio batteriologico sull'enterite acuta; Lonnum A.: Complicazioni neuropsichiatriche della dissenteria bacillare. FRANCIA RE\'UE DES CORPS DE SAI':TE DES ARMEES TERRE MER AIR (vo~. IV, n. 3· giugno 1g63) : Boisson: Il ~rvizio di psicologia applicata della marina; Quèro, Mowgne: Alcune tappe di uno studio sulla professione del medico di marina; C ai/le E. f., Schieber f. P., Charles D., P/atei R.: Contributo allo ~tu dio psico-fisiologico del sonno in ambiente sonoro marittimo; C01Lle E. J.: Alcune riflessioni sul ruolo del medico di marina in tema di problemi umani del lavoro; Boisson, Mor~ign~: Alcune riflessioni sul ruolo del medico psicologo del Servizio Sanitario del1e FF. AA.; Pa/em R. M.: Igiene mentale, diagnostica e terapia da parte del medico psicologo dei servizi di psicologia applicata alla marina; Beaudounard: La psicologia applicata in ambiente marittimo africano; Bouchaud Le Tendre H .: Un ospedale francese a :"Jew York nell'isola di Bedloe dal 1793 al 1796. RE\"UE DES CORPS DE A .TE DES ARMEES TERRE NIER AIR (vol. IV, n. 4, ago~to •9l'3) : Ramo n G.: Le \'accinazioni associate in generale e le vaccinazioni associate antidifterica, antitetanica, antitifoparatifoidca, antipoliomielitica in particolare; Bernard J. G., Galiay C., Bercovivi J. P.: Decessi per affezioni mediche nelle For7--<: francesi in Algeria nel I~o- 1 961; Bereni: Un'epidemia di ittero da epaLite; Pedoussant P.: Il servizio san itario di un campo di prigionieri di guerra (ranccsi nel Iord-Vietnam ( 195o-1953); Perrouty P. , Berton E.: Caraneristiche psicometriche e psicosociologiche di una serie di 8~ alcoolisti cronici trattati 11eii'Ospedale marittimo di Cherbourg; Benet•ant R. G.: Riabilitazione della pro,•a della voce sussurrar;~ nella pratica audiologica. JUGOSLAVIA VOJ OSA ITET SKI PREGLED (A. XX, n. 7, luglio 1\)63): Petkovic B., Ziro1ev1c f. , Bogdanov L., Arsie B. , Birrasevic B., Paunovic S.: La\·oro sperimentale sulla pre,enzione della febbre reumatica in guarnigione; Miletic B., Perrovic D., Han A. , Brdar B.: Alterazion imorfologiche da raggi X in cellule animali in culture; Popovic
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R., Horvatin. M.: Dosaggio di aminoptrma, fen~cetina e caffeina nelle tavolette compresse; Sokdovski B. : Identificazione _del batteriof~~o nell'acqua e. valutazione del s_uo titolo con il metodo dell'agar a doppio strato; Dmtc M.: Dosaggw spettrofotometnco della sulfametossipiridazina; Sivic A.: Alcuni problemi della protezione sanitaria integrale; Britvic M. : Metodi di addestramento in tattica sanitaria; Antonovic M.: Malattie acute delle vie respiratorie inferiori nei reparti di truppa e negli ospedali. VOJNOSANITESKI PREGLED (A. XX, n. 8, agosto r963): Nikolis G.: Il terremoto di Skoplje; Svecenski B., Stojic L.: Aspetti psicologici e psichiatrici delle reazioni della popolazione in occasione di terremoto; Miletic B., Han A., Brdar B., Petrovic D.: Analisi quantitativa della sopravvivenza delle cellule animali irradiate con raggi X; Kronia T.: Orientamenti attuali sulle cause delle nevrosi; Britvic M.: Considerazioni sull'impiego tattico delle formazioni e delle unità sanitarie in rapporto al trattamento di improvvise perdite di massa; Dimkovic' D.: Metodi di insegnamento della chirurgia di guerra; Gmovac B. : Terapia dell'ascesso polmonarc. VOJNOSANITESKI PREGLED (A. XX, o. 9, settembre 1963): Jevric S., Pavlovic M., Radojcic M.: T bc polmonare c postprimaria nei soldati jugoslavi; Spt·uno L.: Casi di epatite epidemica trattati nell'Ospedale militare di Serajevo; Han A.: Caratteristiche e\'olutive delle cellule animali irradiate con raggi X; Larovic D.: Addestramento metodico pedagogico del corpo insegnante dell'Accademia Sanitaria militare; Vuksic L.: Metodologia dell'istruzione sull'epidemiologia militare nelle scuole della sanità militare; Tosic S., Rafajlovic M.: T ossinfezioni alimentari con dilatazione acuta dello stomaco; Gasparov A., Smireic P., Filipovic B., Elakovic M.: Trattamento della teniasi con yomesan.
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Hornos R.: Le malattie trasmissibili ncll'E!>ercito;_ Tun·cnt Fcrnandez E.: Progetto per 1:1 organizzazione e il funzionamento dell'Unità « Centro de Salud ,, nell'Esercito me~ sicano; Albarran Trevino C., Llrenas Ochoa f.: Ernia inguinale. Rassegna di 622 casi dell'Ospedale Centrale Militare.
REPUBBLICA FEDERAL E TEDESCA WEHR~1EDIZINISCHE YIITTEILUNGE ' (1~4,
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WEHRMEDIZI:--IISCHE MITTEILU 1GEN (1~4, 2): Sturde H. G., Rraun B. : Contributo sulla situazione epidemiologica, diagnostica e terapia della sifilide; Kit·chhoff H. W.: Ricerche combinate sulla circolazione e sulla respirazione a differenti concentrazioni di o~~igeno; Naumann P. : L'infermeria della na\'e-scuola " Deutschland '· SVIZZERA VIERTEL )Al!RSSCHRlFT FUR SCHWEIZERISCHE SANITATSOFFIZIERE (A. 40, n. 3, settembre 1963): Tobler !f.: Esperienze relati,·e ad un centro chirurgico di una clinica militare ospedaliera; Riickert F.: Problemi addestrativi della truppa di Sanità; Do/der R.: Esercitazioni ~ulle moderne armi chimiche; Fischer H.: T abelle sul trattamento delle lesioni di guerra. VIERTEL )AilRSSCHRIFT FUR SCHWEIZERlSCliE SANITATSOFFIZIERE (A. 40, n. 4, novembre 1963): Loederer R.: Difesa spirituale del Paese; Pifiuet G.: Traumatismi maxillo-facciali; Fischer R.: Valutazione sanitaria degli iscritti di leva; Fucher E.: Le epidermofizie dal punto di vista medico-militare.
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NOTIZIARIO
NOTIZIARIO TECNICO - SCIENTIFICO L a leucemia nei superstiti di Hiroshima e Nagasaki. Secondo recenti rilie,·i statistici sarebbero ancora 1n vita 74.000 superstiti del bom bardamento atomico di H irosh.i(Tia e 25.000 di quello di Nagasaki. La leucemia, che in un primo tempo fece strage tra coloro che si trova,·ano ne· perimetro di 1.500 metri intorno agli scoppi, ha cominciato a decrescere nel 1952. Fino ad allora ]'ìnciden:r-a della malattia giunse a 50 volte superiore a quella deUa popola 1.ione di tutto il Giappone, ora lo è di due o tre volte. E' da notare tutta,·ia che '>l tratta di cifre relativamente alte perché il tasso di mortalità per leucemia nel Giappom: è aumentato piu ohe in altri paesi: da 13 per milione di abitanti del 1930 si è saliti a 15 nel 1950 e a 215 nel 1958. Questi rassi non comprendono ·i casi dei superstiti dei bom bardamenti atomici rra i quali prevalgono le forme di leucemia cronica. (da " Il
Policlinico n, 1964, 71, l, 37).
N uovi tentativi sperimentali d i cura per la leucem ia.
Un metodo di cura della leucemia, dimostratosi efficace al 70% su animali da laboratorio è in corso di esperimento su soggetti umani. Il nuo,·o metodo, il primo dimostratosi efficace contro questa malattia del sangue è stato annunciato e illustrato dallo scopritore, dott. Ralph Johnson dell'Istituto nazionale del cancro. al con,·egno di Chicago della Società radiologica del Nord Americ:1. Finora non vi era cura per la leucemia, che colpisce nei soli S. U. quasi 20.000 per· sone all'anno, in gran parte bambini con 15.000 decessi. La malaria è causata da una form.'l di cancro degli organi ematopoietici c può essere arrestata per periodi di qualche mese o un paio d'anni con la somministrazione di steroidi c di altre sostanze chimich~. Ma la ricaduta è inevitabile e l'esito è mortale. Il dott. Johnson basò il suo nuovo metodo sul fatto che le cellule leucemicbc ~~ trovano nel cerYello e nel sistema ncn·oso dci pazienti malgmdo non vi sia alcun sin tomo di complicazione locale. E' anche noto che la cosiddetta <c barriera cerebrosanguigna >> blocca l'adito di so stanze chimiche al sistema nervoso centrale. Questi fatti fecero apparire plausibile la teoria che la ricaduta mortale, ohe fn seguito fatalmente all';.~rrcsto temporaneo della malattia, potesse essere do,·uta aci una nuova invasione del midollo delle ossa da parte di cellule leucemiche soprawissute all'azione dei farmaci nella zona immune del si · scema ncn·oso. Questa teoria fu messa alla pro,·a irradiando dei topi con i raggi X sul cranio e sulla spina dorsale contemporaneamente alla somministrazione dci farmaci antileuce miei. ll risultaw è stato superiore a ogni pre,·isione perché il 700/o degli animali l: sopravvissuto per oltre 60 gg. Questo periodo, nella breve vita dci topi corrisponde ad oltre 5 anni di vira umana. sufficiente normalmente a far presumere la guarigione nei
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c.1si di cancro. T topi esposti alla sola irradiazione sono moru Jll\'ece entro 10 gg. e quelli trattati solo con la farmacopea chimica sono moni entro 14 gg. Una conferma clell'efficacia del nuovo metodo di cura radio-chimica si è avuta nelb autopisia dci ropi guariti, che ha dimostrato l'assenza completa di cellule lcucemichc anche nel \isrema nen·oso centrale. In base a questi risultati sono stati iniliati esperimenti clinici su pazienti umani che hanno dimostrato finora di non risentire effetti dannosi dal nuo,·o metodo di cura. (da u L'Informatore medico-sociale >>, gcnn. 19(J4, l , 39).
Rapporti fra virus e tumori. Un pos~ibile meccanismo con cm 1 virus potrebbero c:tusare l'insorgere di tumori malign i ed i duetti eredit::u·i è stato riierito c illustrato dai proff. H ans Stiah c T.C. H su al Comegno annuale della Società americana }"'ef la biologia cellulare che si tiene a ~ew York. Il rapporto dei due \CÌCnziati ha suscitato nore,·olc interesse perché ha posw in luce la disgregazione o la rottura dei cromo5omi del nucleo cellulare da parte di alcuni virus con sospettata capacit3 cancerogena. La rottura dci cromosomi sotto l'azione di agenti chimici o di radiazioni è da tempo oggetto di studi e di esperimenti, ma il medesimo fenomeno, come conseguenza di un arracco di virus, era staro finora tra sturato. l due scienziati hanno compiuto esperimenti con 6 virus. di cui due, gli cc adeno virus >> "5, e "7 » non sono mai stati sospettati di attività. cancerogena, mentre gli altri quattro, gli cc adenovir us » cc 12 >> c <c 18. » e gli agenti dcll'<c herpes simplex H c dell'11 herpes zoster >> lo sono stati. G li 11 adenovirus H sono gli agenti di disturbi re spira tori. I due litudiosi hanno constatato, a quanto appare nel loro rapporto, che gli ultimi quattro ùms danno luogo a numerosi frazion:uncmi di cromosomi cellulari, mentre i primi due non posseggono questa capacità. La capacid cancerogena e quella di fra· zione dei cromosomi del nucleo sembrano quindi concomitanti, c un<.t ripro,·a sarebbe stata ottenuta d ai due scienzoiati causando LUmori in animali di laboratorio mediante l'inoculazione di cellule i cui cromosomi cr;u1o stati frazion<Jti dagli cc adeno,·irus)) cc 12 >> c (( 18 . A parte la seconda scoperta del pos~ibilc meccanismo di operazione dci virus can· cerogen·i, gli esperimenti dei d ue scienziati americani potrebbero essere di grande valore diagnostico, permettendo di accertare la capacità ca ncerogena potenziale dci vari virus, fra cui quelli attualmente usati nelle ,-accinazioni. (da « L'Informatore medico-so· cio/e >•, genn. 1964, 1, 40).
Un mezzo per distruggere iJ cancro? Un nuovo c straordinario mezzo per distruggere il cancro sarebbe stato trovaw dal ~rof. Mose, direttore dell' Istituto d'igiene dell'{.jni,·ersirà di Graz. Questo nuo,·o meno SI chiama cc Stamm m 55 >> ed
è un u clostridium buryricum , un prowripo di batteri che
form::~ spore e che, iniettato nel corpo per via endO\·enosa, distruggerebbe ogni rumore
maligno. Gli esperimenti compiuti sugli animali hanno tutti avuto successo. Dopo l'iniezione, l~ massa rumorale di,·enta molle, si liquefa e viene per lo più espulsa. oppure assorbna dai tessuti.
7· - M.
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Il prinap10 fondamentale di questo metodo consiste in un aztone di bartcri cht:, preparati in una certa forma c inicttJti nel corpo, tro,·ano da sé la ,·ia per arri,·arc al rumore maligno, si sviluppano c si molriplicano rapidamente, e nel corso d·i questo processo distruggono il tumore. 11 tipo più efficace dì batteri è appunto il detto « St:.lmm m 55 >> trO\'atO dal prof. Mosc c da sua moglie. Jn teoria, l'impiego di questo rnetoJo sarebbe possibile :mchc sugli uomini, ma nel momento presente una pratica applicazione clinica sarebbe prematura, pur essendo stati realizzati grandi progressi negli ultimi mesi. Agli studi del prof. Mose hanno collaborato anche specialisti tedeschi c americani. come il dott. Gericke, direttore del Llborarorio di studio del cancro delle " Farbwerke H occhsr n (Germania), c ·il dott. Boxer, direttore del f-1borarorìo di studi sul cancro Ò1 Rahway (S.U.), i quali, jn rela7ioni tenute al terzo Congresso internazionale di rer<tpia chimica, a Stoccarda, hanno pienamente confermato i risu ltati positì,·i degli esperimenti. (da « ANSSA >> 1963, XII, 80).
Studi sul cancro. I consumatori di crostacei, di pc~ce c di frutti di mare sono minacciati dal cancro in maggior misura degli altri esseri umani: lo afferma il prof. Le Chuiton, medico-generale della marina francese, che ha esposto le sue teorie in una comunicazione all'accademia dì medicina. Il prof. Le Chuiton è specialista in batteriologia c direttore delle scuole dci senizi di sanità della marina. Egli sostiene che gli animali che 'Ì\Ono nelle acque inquinare dal petrolio e dai suoi deri,·ati contengono spesso sostanze cancerogene e che il loro consumo può quindi essere pericoloso. Per far fronte a questa minaccia, lo scienziato ha chiesto l'applicazione della con· ,·enzione recentemente stabilita a Londra in materia e ha auspicato l'installaz1one obbligatoria, a bordo di tutte le imbarcazioni di un apparecchio, che filtrando gli scarichi, sah-aguardi la purezza dell'acqua del mare. Un Frogresso \erso la preparazione di un Yaccino contro il cancro ,·iene riferito in un rapporto all'Associazione americana per gli studi sul cancro da parte di un gruppo di scienziati del Centro medico deU'Oklahoma. Secondo il rapporto, un estratto canceroso di un organismo, iniettato in un soggettO di specie diversa, nvrebbe prodotto un siero efficace contro il cancro in un soggetto appartenente acl una terza specie. Durante gli esperimenti, gli scienziati deU'Oklahoma hanno iniettato in un coniglio l'estratto di un tumore umano, inoculando poi il siero del coniglio in un certo numero di ropi di un ceppo particolarmente suscettibile ad una specie di cancro, il !informa. r topi ''ennero comcmporaneamente inoculati con un estratto di linfoma, ma rimasero immuni da ogni affezione cancerosa. Nuovi esperimontì verranno compiuti al riguardo, con una sovvenzione della << American Cancer Society )). (da << ANSSA >>, XII, 8 giugno l%3, 46).
Nuovi sistemi di diagnosi precoce del cancro. E' stato reso noto recentemente nel corso della seconda sessione del Foro atomico tedesco a Monaco che sono stati svi luppati presso la Università di ColollJÌa e il PolitCC11ico di Aquisgrana nuovi procedimenti tecnici per la diagnosi precoce del cancro
bronchiale. T ale diagnosi precoce può venire ottenuta soltanto mediante la streua colbborazione di medici, fisici cd ingegneri elettronici. Col nuo,·o mewdo, chiamato i otoporadiografia del torace, si tenta di riconoscere il qu.tdro della malattia dall'interno. Al paziente ,·iene fano inalare un gas radioatti,·o, il Xenon 133, e il medico può FOi stabilire se questo gas si è distribuito uniformemente in tutto il polmone. Se il g.ts non riesce a penetrare in runc le parti dell'apparato rcspi ratorio è indizio di disturbi ohc po~sono essere causati da un principio di cancro bronchiale. Il profes~or H . Venrat, (Un iversità di Colonia), che collabora allo s,·iluppo del nuo'o metodo, ha mostrato a Monaco delle radiografie polmonari eseguite col \'ecchio metodo che non presema,':lno nulla d'anormale. Film rcali7.7,1li col nuo,·o sistema cldb isoroporadiografia del torace ri,eJa,·ano nei medesimi razicmi la presenza di di~turbi. Questa nuo,·a tecnica diagnostica consiste nel fotografare le irradiazioni dd ga~ inalato. Ciò è possibile solt;lnto con apparecchi registratOri sensibilissimi caraci di scatt;tre istantanee chiare fin nei minimi denagli di processi che si s\·olgono in una frazione d i secondo. A questo scopo è stato s\·ilupp.1to nel Politecnico di Aquisgrana la " Gamma-Retina ••, uno strumenro speciale. illustrato a Monaco da G. Schumacher. La nuo' a tt:onica può venire usata anche per cs:trn~ del cuore. E' ncccssarin però in primo l uogo b presenza d i un reattore nuck~trc nei pressi della clin ica nel quale i nuclcidi debbono venire attivati poco prima dell'uso. (da <<Notiziario culturale polacco ll, maggio 19{)3).
Alcune novità meàiche.
1\'ei laboratori dell'Istituto superiore di sanità sono st:ne condotte in questi ultimi mesi due n uo,·e importanti esperienze, che fanno compiere alla medicina un ulteriore passo ;1\'a ori. La pr~, in ordi ne di tempo. riguarda la pre,·enzione c l'immunizzazione da una delle più pericolose malattie soci:Jii: il tracom a ; la seconda b determinazione precisa degli effetti delle radiazioni sulle cell ule dell'organismo umano. Contro il tracoma, che affligge attualmente nel mondo quattrocento milioni eli persone delle zone più depresse cci è pro,·ocato da un ,·irus, i ricercatori italiani hanno preparato un vaccino che alcuni di essi stanno ora sperimentando in Africa. L'Africa c l'~ia sono i continenti nei quali è maggiormente diffuso questo morbo. Se i risultati del suo uso su larga scala, saranno quelli desiderati, si aprirà, per le popolazioni di queste zone, una nuo,·a era. Il tracoma, infatti, costi[Uisce uno dei grandi problemi dei nuoYi stati sor(i in questi continenti. E' uno dci principali freni al loro sviluppo economico c sociale, perché produce una riduzione delle c:.tpacità Yisive e, di consegucnz:~, impedisce alle persone che ne sono affette di s,•olgerc un Ja,·oro specializzato. Non è che non esistano farmaci capaci di fa ,·orire la sua estinzione: gli an tibiot<ici, per esempio, sono molto efficaci, ma contemporaneamente sono costosi e eli difficile distribuzione. Per q uesta ragione, il ,·accino viene considerato dagli studiosi l'unico meno per debellare completamente l'affezione, e i danni da essa pro,·ocati. T anto che, aUa SUJ preparazione, si sono dedicati, nell'ultimo am1o ~oprattutto, i ricercatori di mo~t i paesi, tra i quali, quelli di Israele che, come quelli dell'Istituto superiore di sanuà di Roma. ne anebbero scoperto uno, atrualmeme in fase di sperimentazione. L'altra novità, ancora di maggiore rilie,·o, potrebbe aprire la strada allo studio di f.1rmaci capaoì di proteggere le cellule dagli effetù noci'i delle radiazioni. Sull'argomento, si conducevano da tempo ricerche, utilizzando cellule ,.i,·e tratte dal rene di
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scimmia. Al microscopio, si era riusciti a vedere, su questo tÌfO di cellule, alcune lesioni provocate dalle tradiaZJ.ioni. Gli scienziati avevano notato che, quando la cellula ne veni1..1 colpita, into11no al suo nucleo principale si formavano altri micronuclei: si verificava cio~ una cc mostruosità J> . I r icercatori, nonostante gli esperimenti più diversi, non ave1·ano tutta ria potuto stabilire quale tipo di radiazione deternùnasse tale cc me>struosirà » nella cellula, in modo da poter iniz•iare lo studio di farmaci capaci di eliminare o per lo meno correggere le alteraxioni. · Questo studio venne iniziato due anni fa dai ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità, che è munito di uno dei più attrezzati laboratori europei per la coltura delle cellule. Partendo dall'osservazione che le cellule <C'aggredite Jl divenivano mostruose. gli scienziati italiani hanno dimostrato che, al li,·ello cellulare, non solo si ha una cc mostruosità JJ ma si verifica una mostruosità tipica, ben riconoscibile e .tanto pi Ì1 grave quanto piu alta è la Yariazione delle radiazioni. P roseguendo negli esperimenti essi hanno potuto accertare che un certo tipo d.i cc mostruosità >l nella cellula è causato da un speciale tipo di .radiazioni e partìcolanuente d ì quelle comprese tra i 300 e i 1.500 roenrgen. Gli studiosi italiani sono poi riusciti a trovare quale sia la percentuale di cellule, che subisce una alterazione grave da parre di queste radiazioni. Si tratta di un c< test » che amplia e trasforma l'intero tecnica finora usata per studiare la materia. La tecnica attuale comprende due sistemi: uno basato su una specie di <<analisi microscopica » della crescita di una cellula, e l'altro basato sullo studio delle lesioni dei cromosomi cellulari. Entrambi i metodi permettono però l'osservazione eli poche cellule i.nsieme, così che non risulta possibile osser;vare tutta, o quasi tutta, la gamma di lesioni provocate da un certo tipo dì radiazione. La possibilità di poter studiare ciò, costituisce oinvece una delle principali caratteristiche del metodo italiano. (da « ANSSA », 27 aprile 1963, XII, 34).
Dichiarazione di un biologo sovietico su effetti della radioattività. Un biologo sovietico Maxim Meisel ha fatto alcune dichiarazioni alla cc T ass n sulle conseguenze della radioattività sull'organismo umano commentando il recente accordo di Mosca per la sospensione parziale degli esperimenti nucleari. Il prof. Meiscl ha eletto tra l'altro: cc Da~ più recenti studi compiuti dagli scienziati sovietici è emerso che nell'organismo umano si sta verificando un aumento di molte migliaia di Yolte della concentrazione degli elementi radioattivi sparsi. La causa che provoca questa concentrazione ha spiegato lo scienziato è data dal fatto che gli organismi viventi sono in grado di .trasferirsi l'un l'altro le particelle di elementi rodioattivi: dai microorganisnù e dalle erbe marine esse passano agJ.i animali minori, che le mangiano, poi ai pesci e, infine, penetrano nell'organismo umano. Le particelle radioattive che arrivano nell'organismo umano nelle sue varie parti costituiscono <J.UaS>i dei << microreattori atomici »; esse sconvolgono il metabolismo delle cellu le e provocano mutazioni ereditarie, che talvolta l'organismo non riesce a superare n. Spiegando il meccanismo di questo processo, il biologo Meisel ha de~:to che le sostanze che vengono danneggiate sono quelle che hanno una struttura complessa c più delicata, come gli acidi 111ucleici. L'alterazione della loro struttura causa la formaz1one di proteina estranea m utata. A sua volta, il tessutO estraneo provoca l'apparizione di crescite maligne. (da << ANSSA n, 1963, Xl'l, 71.
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Innesto da valvola aortica umana.
J! don. C. Duran deii'Uni,·ersirà di Oxford ha recenrcmemc annunciato all'annuale riunione dell'Associazione medica britannica di aver sperimentato con successo l'impie~o di , ah·olc aonichè um:-anc in ~ostituzione di quelle in plastica, sino ad ora usate per Lt sostituzione delle 1·ahole aortiche nelle insufficicn7e di alto grado. T ale tecnica consiste nell'innesto di ,·almlc di soggcui gio1•ani venuti a morte per incidcmi. Le valvole di soggetti d i etJ superiore ai 20 :-anni presontano car~ttte r isrichc di ;U1clasticità che ne rendono impo~sibilc l'uso. Le valvole prelevate subito dopo morte, vengono sterilizzate e consen·are pre1·io congelamento a secco 1ossono essere utilizzate ciOJ o no1·c mesi di conserYa7.ionc. Lo stu,lioso sta ancora cercando Ji risoh-ere problemi rcl:-ali,·i alla compatibilità dell'innesto con il cuore del pazienrc. (eia " La Riforma M t'dica • 1964, LXX.Vlll, l).
Criochirurgia. E' ben notO che negli ulrimi 100 :-anni alcuni r:icerc:uori hanno iml·icaro la poten:.dalc possibi lità di produrre uua distruzione dci tessuti con l'uso delle h:Jsse temperature. Il primo rapporto su questa idc:~ ì: del 1883 e si riferil'a ad una necrosi da freddo pro· 'Ol-ata sul cen·ello. E' 01 1·io che il freddo impiegato come ageme chirurgico orTrc combinandoli, i \':tntag~i di un anestetico, di un C<ktgulanre senza che b restante rarte dell'organismo. poss;t in qualche modo soffrirne. Ining S. Coopcr. chirurgo di New York. propone ora un particolare sistema di criochinargia che utilizza azoto liquido. il quale sottoposto ad una adatta pressione raggiunge una temperatura d.i - 1% . L'apparccchiarur:t complera è messa a disposizione da una ditta di New York. L'csrerienzJ del ricercatore si basa su oltre 800 c1si sopratutto di nero-chirurgia e permcttl' di affermare che indubbi:1mcntt: la criochirurgia merita u na pi~1 vasta applicazione sia in clinica che in fìsiolQgia. (da u A nn. l?at~a.sini li, 1%3, 33).
Un succedaneo del plasma per i climi freddi: la siero . albumina uma na concentrata. Allo scopo di on·iare ai noti incon1enienri (congelamento del solvente o del soluw) dell'impiego campale del pbsma nei climi freddi, ,·iene suggerita 1\nilizzazione so~ti tutil·a di siercralbumin:t uman:t concentrata, confezionar:~ in piccole ampolle da cc. 100, atte Jd essere conservare all'interno dell'uniforme e già pronte per l'uso. Soddisfacenti i risultati orrcnULÌ durante le campagne in1·ernali di Corea., particolarmente nei casi di shock caratterinati da •nu lla o scar~:1 disidratazione organica. (eia <• Wehrmedi:::inische Mitteilungen 1>1 1962, l, 15).
Trapianto di un cuore umano. . Sia pure con risultati solo parzialmente posmvt. una importante operazione di traptanro, quella di un cuore umano, è stata effettuata di recente presso il Cenrro medico d~ll'Università del Mississippi, a }-:~ckson. 11 malato sul quale è stato effettuato il trapianto è sopravvissutO solo poco pitl d i un'ora, ma il trapianto ~tesso in quanto tale
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- dichiarano i sanitari - è stmo coronato da successo. Sarebbe quesw il primo esperimento del genere riuscito, nella ~toria della chirurgia um:1na. L'innesto durato tre ore, è stato operato su di un uomo il quale si trovava in con dizioni di~perate, io seguito a crisi cardiaca. Durante l'opcr:~zione, il cuore da trapian tare è stato conservato mediante iniezioni di sangue ossigen:1to, a bassa temperatura. Purtroppo la mone del paziente è stata inevitabile perchè il cuore disponibile si L rivelato di dimensioni troppo piccole rispetto a quelle necessarie per il malato. ll malato era affetto da dbturbi cardiaci cronici da molti anni. Nessun particolare viene per ora fornito in meriLO all'operazione c all'identità o all'età mnto del « donatore» quanto del malato oggetto del trapianto. Un portavoce del Centro medico si è limitato a dire che il cuore proveni\':1 " dall'unico donatort disponibile ». 'egli scorsi anni i chirurghi del Centro, lavorando collegialmeme avevano cfTt:t· tuato trapianti di cuori su oltre duecento animali; il trapianto qui citato - v1ene ass1 curato - ha confermato l'esattezza anche per l'uomo dei metodi claborari io precedenz:> nei confronti degli animali. Da altre fonti si è appreso che, appena trapiantato, il cuore era stato messo in mo vimento mediante uno speci:llc app:!rato elettrico. (da (( A.\'SSA ll , T964, xrn, 9)·
Sostit uito il polmone uma no. I medici della Clinica medica uni,·ersitaria di jacbon (Mi~si s>ippi ) hanno reso noto di a' cr effettuato il trapianto di un polmone umano. Si ritiene che sia la prima vol ta nella storia della chirurgia che viene tentato un trapianto del genere. r medici hanno riferito che il polmone canceroso di un uomo di 58 anni è stato sostiruim con un polmone prelevato da un donatore non imparentato con il malato di cancro. Nessuna delle due persone è stata identificata. L'operazione è durata 3 ore e le condizioni del paziente sono buone. T dottori hanno tuttavia aggiunto che è ancora troppo presto per poter fare una prognosi a lunga scadenza. (da <l L'Arcij-pedale S. Anna di Fet'rara >>, 1963, XV I, IIT, 731).
N uovo sistema di vasi scoperto nel corpo uman o? Un gruppo di ricercatori nord - coreani ha scoperto nel corpo umano un nuo\'O st· stcma di \'asi che appare nettamente distinto dal si.~tema ner\'OSO c dai \'asi sanguigni c linfatici. L'importante scoperta che, ~c confermata, potrebbe rivoluzionare gli studj della moderna biologia, è stata annunciata dall'agenzia << Nuova Cina ,. in un dispaccio proveniente dalla capitale nord coreana di Pyongyang. Nel corso delle ricerche è stato uov:Ho un nuovo elemento, il corpu~co lo « Bonghan ,, (chiarnaro co;Ì probabilment;: dal dott. Kirn) che si trova negl i ~trati profondi della pelle c intorno ai vasi sanguigni e agli organi interni. l corpuscoli « Bonghan " scorrono lungo canali che penetrano ne1 vasi sanguigni e linfatici. Fino ad oggi la scienza medica ignora,·a l'esistenza di altre \trutture oltre al sangue c alla linfa contenuti rispctti\'amente nei vasi sanguigni e linfatici. Gli esperimenti secondo l'A. hanno dimostrato l'esistenza di una vera e propria rete di canali dd genere, rete che è appumo quella che il gruppo di ricercatori nord · coreani ha chiamato sistema << kyunggrak >>. (d::1 « La Riforma Medica », 1964, LXXVIIT, 4).
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Era stato ipotizzato da tempo che le ghiandole salivari, come il pançreas, oltre alla funzione esocrina, ne avessero una endocrina. Ciò ora sarebbe definitivamente accertato. Nella seduta del 22 ottobre 1963 dell'« Académie Nationalc de Médecine >> è stato comunicato che Tto, direttore dell'Istituto di chimica fisiologica dell'Università di Tokio, ha isolato dalla parotide dei bovini e poi anche da quella dell'uomo, una sostanza « la parotina » che riassorbita attraverso i linfatici ha determinato azioni biologiche: a) riduzione del calcio nel sangue; b) diminuzione e poi aumento del numero dei leucociti in circolazione; c) accelerazione della calcificazione della dentina. Successivamente lo stesso lto ha isolato anche dalla ghiandola sottomascellare e dal siero sostanze (da lui, rispettivamente, chiamate (( parotina S » e ((siero- parotina ») con proprietà chimiche e attività biologiche afFini alla parotina secreta dalla parotide. La presenza della parotina è stata riscontrata nella saliva e nell' urina dell'uomo. E' stato sperimentalmente dimostrato che influisce sullo sviluppo scheletrico e mesenchimale. Come aveva fatto presente Ogata, che rilevò la coesistenza di condrodistrofia fetale e di atrolìa delle ghiandole salivari, la carenza di parotina può causare sindromi condromalaciche delle ossa e delle articolazioni. La malattia di Kaschim- Back, endemica in M a nciuria, ed alcune malattie particolari delle regioni vulcaniche del Giappone ~arebbero dovute ad atrofia degenerativa delle ghiandole salivari. Alla stessa causa sono stati attribuiti casi di poliartrite cronica evolutiva, di spondilartrite anchilosante, di paradentosi, di piorrea ah·eolare dell'adulto, di miastenia ed nn che alcuni disturbi della senescenza. (da « Il Policlinico », 1964, 71, 2, 8o).
La pentazoci.na sostituirà la morfina? I lunghi sforzi degli scienz1at1 per produrre un analgesico della potenza della morfina, che non causi rossicomania, sembra che siano per essere coronati da successo. Uno scienziato americano dell' Islituto Sterling - Winthrop ha messo a punto un prodotto del tutto sìntctico identificato con la sigla Win. 20228 e con il nome di pentazocina, ottenuto da sosta nze carbo - catramose, che ha azione analgesica più forte della morfina stessa. Il nuovo farmaco è stato sperimentato su migliaia di pazienti ed ha dimostrato un'azione analgesica talora due volte superiore alla morfina, senza che la sua somministrazione abbia mai prodotto tol;sicomania di sorta, pur se impiegato per lunghi periodi e a dosi massive. T ale farmaco è destinato, se le ulteriori ricerche confermeranno i primi risultati, ad alleviare i pazienti che soffrono di mali guaribili ai quali difficilmente ora si somministra morfina, appunto per evitare quei fe nomeni di tossicomania. (da <<La Riforma Medica», 1963, LXXVTl , 36).
Prossin10 in Russia l'uso di farmaci ultra- ritardo. Entro i prossimi 12- r8 mesi i medici sovietici avran.no a disposizione preparazioni farmaceutiche che consentiranno una lunghissima permanenza nell'organismo anche per un mese imero della sostanza atti va . . ~Secondo guamo ha rifer ito S. Ushakov, membro corrispondente dell'Accademia soVIetica delle scienze e dedicatosi alla soluzione di <Juesto problema, il suo laboratorio ha già sintetizzato 20 diversi polimeri con proprie~à biologiche.
La penicillina, per es., combinata con essi rimane nell'organismo per un tempo 30 - 40 volte maggiore del solito; gli amicoagulanù e certi antitubercolari per 15- t6 ore Quindici sostanze assolutamente nuove, capaci di conferire ai farmaci la lunga du rata d'azione, sono state messe a punto da Ushakov c sono ora al vaglio clinico prc~~o numerosi isùturi sanitari di Mosca, Lcningrado e Kiev. (da «La Riforma Medica ''• r963, LXXVII, 35).
NOTIZIE VARIE Assegnato il premio Nobel 1963 per la medicina.
Il Premio Nobcl 1963 per la Medicina è srato assegnaco a sir John Carew Eccles, di Canberra (Austral1a), a Halan Lloyd Hodgkin, di Cambridge, c a Andrew Fieldin ~ Huxley, deii'Uni,crsity College di Londra. Il premio è stato assegnato a i tre scienziati per le loro scoperte cc relative al procedi mento ionico dell'ecciwzione c dcll'in·ibizione nelle membrnne periferiche c centrali della cellula nervosa». Il prof. Bovet membro dell'Accademia delle scienze di Parigi.
Il biologo italiano Daniel BoYet, rremio Nobel di Medicina per il 1957, è sta~o eletto membro corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Parigi. Insieme al pro fes~or Bovet l'Accademia ha eletto il prof. Swings, direttore dell'Istituto di astrofisica di Liegi. Il prof. Bover e il prof. s..vings sono stati rispeui,·amentc eletti ai posti lasci:ni vacanti dal fisico danese Niels Rohr c dallo zoologo Davicl Kcllin, deceduti l'anno scorso. (da «La Riforma Medica))' 1964, LXXXVlJI, 8, 22.4). Assegnato al prof. G iulio R affaele il premio E. Brumpt. La Commissione giudicatrice del premio E. Brumpt, della facoltà di medicina deiI'Uni,·ersità di Parigi. ha deciso all'unanimità di anribuire il premio stesso al professor Giulio Raffaele, direttore dcll'lstiruto di malariologia "E. Marchiafa\'a " di Roma. Tale ambita distinzione è stata conferita all'illustre scienziato irallano, in conside· razione dei suoi numerosi e fondnmcntali la,ori sulla parassitologia e la patologia ~otic:1 n. (cb "Notiziario deii'Ammir1i•trazione Sanitaria n, 1964, XVJI, l, 40).
Alto riconoscimento al prof. Gaetano Boschi. Al prof. Gaetano Boschi, professore onorario d'Uni,·ersità, già Magnifico Renorc:, presidente onorario della Società iraliana di medicina sociale e della Socierà italiana di neurologia, è stato conferito il tirolo di Présidem d'H onneur de I'Union Euro(Jéenne de Mcdccine Sociale. Si tratta della piu alta qualifica accademica europea nel campo Jella medicina sociale. Essa è stata conferita per la prima 'olta :1d un italiano. (da « Notiziario dell'Amministrazione Sanitaria», 1964, X VII, l, 41).
La medaglia d'oro della C.R.I. al prof. T ommaso Oliaro.
Il Comitaro cenrralc della C.R.I. ha conferito la Medaglia d'oro al prof. Tommaso Oliaro, medico-chirurgo, Maggiore medico di complemento, Direttore generale del gruppo giornalistico di " Minen·::t medica " per l'orera da lui S\ olta a famre dci militar~ degli internati c dci rifugbti iraliani in terra di Francia durame la guerra 1940-45 con la seguente mori,·azione: « Incaricato dali:! Croce Rossa lt:tliana, animato da alti scnrl· menti um:miwri, si prodigò con tutti i mezzi e con notevoli sacrifici a fa,·ore dci prigionieri civili italiani residenti in Francia dopo 1"8 scucmbre 1943, c per il rimpatrio dei militari italiani pro,·enienti dalla Germania, coopernndo con la Croce Rossa .Francese alla migliore solu7ione dd problema degli internati italiani. (Guerra 1940-45) ,,, (da " Min. Med. ,, 1964, 31, 32).
La «medaglia Henry Duna n t ».
11 Consiglio dei delegati delle Croci Ro~se nazionali ha appro,·:uo la proposta fatta dalla Croce Rossa australiana della crc;tzione di una distinzione onorifica internazionale, la ,, Medaglia llcnry Duna nt )), destinata a rico mpensare le persone che abbiano resi eccezionali senizi alla causa della Croce Rossa: essa sar3 conferita ogni due anni ad un massimo di l5 rersone. La Commissione permanemc della Croce Rossa internazion;ilc, ìncaricarJ di fissare i criteri per il detto conferimemo, prc~emerà un rapporto in proposiro in occasione della XX Conferenza imern,tzionale della Croce Rossa nel 1965. La sola distinzione della Croce Ro~sa Internazionale conferita finora in modo per· manenrc è l:t '' Medaglia Florence Nightingalc >l, riscr\'ate alle in fermiere c ai ,·olontari della Croce Rossa che abbiano dato non comune prO\C di dedizione :1l sen·1zio dci feriti e dei malati in tempo di guerra o di racc. Istituita nel 1907, in occasione della Vfll Conferenza inrernazionale della Croce Rossa, essa ,iene conferita ogni due anni dal C. l. C.R. sulle proposte a' anzate dalle società nazionali. (da '' L'Attualità Medica "• 1%4, 3, 58).
Sorge l'Istituto H enry Dunant. Col lina nziamcnro assicurato dal go\·erno, da un gruppo di industriali e da alcuni privati sorgcd presto a Ginevra l'IsriLULO Ilenry Duna nl: una parte dell'immobile sarà messo a disposizione del Comitato internazionale della Croce Rossn per ospitarvi l'l'fficio centrale di ricerche. L'Istituto, che Yuole essere un dono del popolo S\;Z7ero al movimcmo della Croce Rossa, permeucrà di accogliere un centro di sludi e di rice vere ospiti come anche studiosi. Sono prc' istc una grande bibliou:ca e una mostrJ di documemi storici. (da <c L'Attualità Medica», 1964, 3, 58).
Associazione di medici e ausiliari reduci di guerra. Un reduce della seconda guerra mondiale, anualmenrc giornalisr::t presso un quo· ridiano di ew York, SL:l cercando di coslituire un':tssociazionc mondialc.di red uci elci serYizi sanitari di guerr:l, sulla base delb premessa che gli uomini che sui campi di battaglia hanno rischiato la \'ita per sah-arc altre Yite possono fornire un prezioso comri· buto alla p:1cc mondiale. Patrono dell'associazione secondo il progetto del giorn:tlista
L:nnence Lafer, di 40 anni, 1·errebbe designato un ex infermiere dell'esercito italiano, il sergente Giuseppe Ronc:ll li, di1·enuto poi Papa Giovanni XXIII. Gli ex medici e san itari delle Forze Armate, osson·a Lawrence Lnfer, sono di1·cni dagli altri reduci: il loro compi w non è di uccidere, ma sakare. Spes\O hanno rischiato le loro \itc per consolare, curare o tr:lfrc in sah·o uomini che i loro commilitoni ~ta · ,-ano tentando di uccidere. Il giornalista Lafer, per la costituzione del so:lalizio, h.1 rivolto un nppello a tutti gli ex membri dci corpi sanitari del mondo perché faccwno pervenire la loro adesione. (da «La Riforma Medica H, LXXVIII, Il , 1964, 308). Attività del C.I.R.M. durante il 1963. Il "Centro Internazionale Radio-Medico'' (GIRM) ha compiuto il suo Ycminon~ simo anno d i \'ita. Da un'ampia relazione invia'ta ai Min-isteri competenti dal suo prc.~i dente, prof. Guido Guida, si apprende che il C IRM durante 11 1963 ha rice1 uto ~ trasmesso n. 8161 messaggi medici; ha curato n. 1016 mai:Jti; ha s1olto, in collabora zione con la Marina e con I'Aeronatnic;l militare ed i mezzi na1·ali della Guard •·• di Finnnza n. 4{) missioni ncrona,·ali di soccorso in f:l\orc dei na,·iganti c delle popola · zioni delle piccole isole del Mediterraneo. Il prof. Guida in un recente viaggio fano negli Swti Uniti ha a1·uro uno scambio eli idee con le Autorità :1mer·icane allo scopo di potenziare in collaborazione il soccorso e l'assistenza radio-medica ncll':\tlanrico. Il senizio san1tario na1igame S\Olto~i con l'appoggio <iella .Marinn militare ha dato anche quest'anno ottimi risultati per quanto riguard:J il comrollo delle malattie social i dci marittimi. La " Sezione ricerche" del CI R.\1 per i suoi larori scientifici ha acquistato notel'olc importanza; quest'anno i: sww s1·olro un ampio studio sulle malattie dell'apparato digerente della gente di mare con un'apj endice sulla :1limenrazionc e l uno sulla pato· logia dei marittimi. (dn " La Riforma medica "• 1964, LXXVlll, 3, 84). Scuola di specializzazione in Medicin:1 aeronautica p resso l'Università di Roma. Presso I'Uni,·ersità di Roma si S\Oigono quest'anno i corsi della Scuola di srecializzazione in Mcd1cin:l :~cronautica c ,rnialc. Alla Scuola sono ammessi i laureati in medicina e chi rurgi:J; al termine dei corsi, che si s1·olgono per la durata rli un biennio, con sede presso l' Istituto òi igiene, agli ::~llic,· i idonei ,·errn rilasciato un diploma di spccializzazionc. La S::uol::l, diretta dal prof. T. Lomonuco, h:1 come docenti i Frofl. Di M:mci, Gozzano, Bicui, Tur.lno, Cerquiglini, Paterni, Cremona, Cimmino, Del \'ecchio, Mes::hieri, Cianetti, Scano, Lalli e Strollo. Nel Centro di Sturli c Ricerche di Medicina aeronautica c srazi<lle, si è SI'Oita una riunione nel corso della quale sono st:Hi esaminati i problemi rcbti1·i alla Scuola. T r:1 gl i argomenti all'o.d.g. sono stati particola t mente mmari il programma di insegnamento c i com; iti didattici dci 1ari docenti, le mo1alità di :1mmissione degli allie,-i al secondo artno e la loro prcrarazione sr-ecialistica. (dal " Noti-::iario deii'Ammi
nistra:ione Sanitaria"· 1964, X\'U. 48). Lo scrptron, cervello artificiale. Una grande fabbrica americana m<.:ccanica di preCISione ha prodono una piccolissima e< cellula di ccn·ello" in miniatura costituita da alcune centinaia di migliaia
di sottili fibre ortiche, la quale può percepire e comprendere i comandi umani e reagire ad e~si. T ale cellula battezzata cc Sceptron )) porterà alla produzione di strumenti dot:tti di cc memorie fotografiche )J per mezzo dci qual i gli operatori potranno cc p~rlnre » agli elaborati elettronici c ad altre macchine. Lo Sceptron è in grado di di~tinguerc tra differenti voci e suoni. Apre la strada alla realizzazione, per esempio, di telefoni privi di quadrante, di registratori di cas~a senza tast..i e di macchine per scrivere che operano ~otto dettatura. 11 tipo sperimentale che è se n ito :1lle dimostrazioni mi,ura,·a circa 25 mmc. Un elaboratore elettronico da tavolo, compJe,so come un cervello umano, dovrebbe contenere IO miliardi di c:tnali di memoria, o Sccptron, corrispondenti appunto al cervello uma no che contiene 1o miliardi di ncuron i. Sostituendo la sezione «entrata " lo Sceptron è in grado di reagire nello stesso modo anche agli stimoli visivi. (da <l La Riforma Medica "• 1963, LXXVII, 27).
Trasm issioni telefoniche di elettrocardiogrammi.
11 prof. Lian ha riferito, in una recente seduta del Centro d'.informazioni delle ap· plicazioni di elettronica di Parigi, che i dotrori Minot c Bécache, hanno messo a punto un dispositivo con il quale si possono tra.,mctterc per telefono gli elettrocardiogrammi. L'apparecchio trasforma le corremi del cuore in suoni, che trasmessi dagli ordinari circmti telefonici, ~ono atrarri,·o rnr:hformati in corrente da un « traduttore " che rico~truisce il tracciato elettrocardiografico. Secondo gli 10\cntori il mcLOdo ÙOHebbe rendere grandi ~crvigi. L'invio dci tracciati potrebbe e\\erc fano anche da una infer· micra, ed il cardiologo, rimanendo al suo tavolo, potrebbe riceverli, lcggerli c così ~or vegliare molti malati di una clinica, perfino d i una città. Potrebbe anche dare pareri in casi di infortunati o di malati degenti in campagna o in piccoli centri, perch~ l'even· tua le loro trasporto fos~e fatto a ragion 'ed uta c con le opportune cautele. (da •< Il Polidmico », 1963, 8, 285).
Endoscopia delle cavità cardiache. T orsten S ilanùcr ha presemato a l recente X l Congrc~so della Societ~ europea di chirurgia cardiova~colare un procedimento di endoscopia delle cavità cardiache da lui sperimentato su 6 ammalati. Si trana di uno Mrumcmo che, introdotto nella vena giugulare de~tra può essere spinto fino all'atrio demo. Questo endoscopio è munito, alla sua estremità Òl\tale, di un palloncino di gomma trasparente c gonfiabile tale da permettere l'osservazione delle lesio ni anatom iche de lla cavità destra del cuore. (da 1< A 1111. Ruvasini ». 1<)62, XLV, 35).
Camera televisiva per esami endoscopici. Alcuni studiosi australiani hanno m,·emato una camera televisiva in m1n1atura. d1 qualche centimetro di diametro, del peso di 250 gr e dotata di transistors. Essa sarà util.izzata per esami endoscopici, che potranno essere eventu:~ l mente associati ad esami rad1ologici ed il tlllto potrà essere tr:lsmesso per cavo coassiale. Le immagini ottenute potr::tnno ::tl tresl venir conservate. (da « M inerva Medica)),
!(}63. 54· 95· t584)·
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CONFERENZE All'Istituto italiano di medicina sociale.
n prof. Vittorio Punconi, emerito di Igiene nell'Università di Roma ed accademico dei Lincei, il 7 aprile u.s., ha rie\'ocaro Guido Baccelli. Il prof. Aldo Cimmino, preside della F acoltà di medicina e chirurgia e direttore dell'Jstituto di microbiologia dell'Università di Roma, il 4 marzo u.s., ha parlato sul rema: « Le vaccinazioni profilattiche per i la voratorì >l. All'Ospedale militare di Roma.
Il 'magg. meclùco prof. Enrico FaYuzzi, il 21 marzo n .s., sul tema: ccdpertensione nefrovascolare Il, All'Ospedale militare di Verona.
Il coL medico prof. Eve.lino Mclchionda, il 13 febbraio u.s., sul rema: cc O mero. medico militare >>. Il te n. col. medico, dott. Mariano Guarncra, il 5 marzo u.s., sul tema : cc Caratte· risriche degli isoropi radioattivi in rapporto alle applicazioni nel campo radiologico ''· Il magg. mcd. dott. Mario Corcioni, il 9 aprile u.s., sul rema: « Pedire dentarie e sfregio permanènrc >l. U ren. col. mcd. dott. Mariano Guarnera, il 16 aprile u.s., sul tema: cc Contaminazione da isotopi radioattivi. Gli omogenati di milza nella prevenzione e terapia dd danno biologico prodotto dalle radiazioni >l . .Jl col. med1co prof. Evel1no Melchionda, il 23 aprile u.~., sul rema : c< L'atomo. am·ico e nemico dell'uomo >l. All'Ospedale militare di Milano. Il ten. mcd. dort. GioYanni Jacovelli, il 26 marzo u.s., sul tema : « Il t-rattamento con endoprotesi nelle anroplasriche dell'anca >>. Il tCJ1. col. med. dott. Eh-io Melo rio, il 25 aprile u.s., sul tema: « l.:t n osografia della depressione. Rassegna sintetica delle ma·nifestazioni distimiche nei gioYani in SC!\'ÌZ ÌO d i leva Jl. All'Ospedale militare di Novara.
Jl ren. col. mcd. dott. Sa\'erio Giordano, il 29 febbr. u.s., stù tema : c< Aspetti clinici, radiologici e medico-legali della rorula partita, con particolare riguardo all'etiologia dell'affezione''· Il prof. F austo Leinari, primario chirurgo dell'Ospedale Maggiore di No,·ara, il 20 marzo u.s., sul tema: ~~ Uso e abuso degli antibiotici in chirurgia>>. All'Ospedale militare di Brescia. Il col. med. doDt. Paolo Denza, il 25 marzo u.s., sul tema l< L'importanza della Scuola Medica Salernitana nella Storia della medicina ». Il s. ten. med. dott. Bruno Rotoli, il 30 aprile u.s., sul tema: « Attuali orientamenti in tema di malattia focale>>.
All'Ospedale militare di Udine. Il ten. col. mcd. don. Ennio Rucci, il 16 marzo u.s .. sul tCmJ: u Tecnica del con· gclamenro per la consen·azione del ~angue a scopo trasfusionale ••. Il ten. col. med. dott. Mario Archidiacono, il 16 aprile u.s., ~ul tema: " La carie dentaria alla luce delle reccmi :~cquisiz.ioni etiop3rogenetiche, profilattiche c terapeu· tichc >>. All'Ospedale militare di Perugia.
Il prof. Ezio Moretti, primario dell'Ospedale psichiatrico di Perugia, il 18 marzo u.s., sul tem.l: Il concetto di infermità mentale. cosi come è inteso nel C.P. e nel C.C. è aderente alla evoluzione delb scicm.a neuropsichiatrica? n. li prof. Ferruccio Chiuini, dell'Università di Perugia, il l 5 aprile u.s., sul tema: '' L'arresto cardiaco ''· All'Ospedale militare di Chieti. Il ten. col. mcd. dotL Michele 11ellusci, il 21 marzo 1.1.s., sul tema: '' L'indagine radiologica nelle s~ndromi addominali acute H . All'Ospedale militare di Cagliari.
Il prof. Vincenzo Racugno, dell'Istituto di radiologia dell'Unl\crsità di Cagliari, il 18 aprile u.s., sul tema: "Stato anuale della radioterapia dci tumori "· All'Ospedale militare di Caserta.
Il ten. col. med. don. Enrico foclerà, il 23 marzo u.s., sul tema: c< Sindromi mc· diasrinichc all'indag,inc radiologica >>. Il ten. col. mcd. dott. Nicola Leone, il 3 aprile u.s., sul te ma: '' Malattia reuma· tica c suoi riflessi nella collettivit~ militare>>. Il magg. mcd. dott. DonaLo Proto, il 29 aprile u.s .. sul tema: " L'orecchio interno ne!le m;~ lattic del collageno >>. All'Ospedale militare di Bari.
Il ten. col. mcd. prof. Giuseppe Tansclla, il 18 aprile u.s., sul tema: u Gli anomali del carattere nei confronti delb medicina legale militare "· All'Ospedale militare di Messina.
Il tcn. col. mcd. do~t. arale Macrì, il 3 ap-rile u.s., sul tema: "La sessualità dci batteri "· . Il magg. mcd. don. Giuseppe Maz7.eo, il 17 aprile u.s., sul tema: " Su un caso d t reJ7ione suicida in epilettico n. Il ten. col. chim. farm. don. Carmelo Battaglini, il 2.4 aprile u.s., sul tema: « Su un recente metodo di conservazione di mcJicamenti ed alimenti"·
CONGRESSI Il XVII Congresso italiano di tisiologia. An?ì luogo a Napoli Jal 18 al 21 giugno. Temi: l) " La wbercolosi.polmonan cronica >• (relarorc generale c coordinatore A. Blasi - Parma) con le relazioni: a) La situ:ti'.Ìone :muale (rclatore 13. tRcscigno e F. Bar.iffi - Napoli); b) Stati patologici poi· monari conscguenri alla cronicità de.lla tubercolosi (relarore G. Dadd1 - Milano); c) Ri· fks~i della tubercolosi polmonare cronica su organi c appamrì extrapolmonari (relarorc A. Omodci Zorini - Roma); 2) " Il cancro primitivo dd polmone ,, (relarorc generale t ' coordinatore V. Monaldi - Napoli) con le relazioni: a) La diagnostica del cancro pr; miti\'O del polmone (relatorc G. Babolini - • apoli); b) Anatomia e istologia parologic.1 del cancro primiti,·o del polmone (rebrore E. Catena - 1\'aroli) c) Bronchi e "asi J cl cancro primiti,·o del polmone (rclatore G. D'Alfonso e G. Melillo - Napoli); d) La terapia del cancro primiri,·o del polmone (rebtore E. Rughricri - Napoli per Ja rerapi.t chirurgica, V. Verga - Napoli per la terapia radiante, G. Curci - ~apoli per !a chemio rcr:tpia); e) Rilc,·:tzioni st:trisriche (rebtorc V. Nitti - Nopoli); f) Cancro del polmone cd altri stati morbosi. ,] nformaz·ioni :tl Segretario Generale: Prof. Gino Babolini - Istituto «Principi di Piemonte n deii\INPS - Napoli. IXL Congresso della Società italiana di ortopedia e traumatologia. Nei giorni 20..22 settembre 1964 si terrà a Venezia il IXL Congresso della Società italiana di ortopedia c traumarologia. I lamri del Congresso si svolgeranno Jlel P;t la~.zo del Cinema al Lido di Venezia sotto la presiden1~1 del prof. Sandro :Marconi. 1 temi di relazione sono: l) « Trattamento chirurgico della sub-lussazione congenita dell'mca ». Relatori: proff. S:.Jntacroce (Bari), String:t e Fi>neschi (Firenze), Zanasi (Rologna). 2) « Trattamento chi rurgico della coxarrrosi ». Relatori: proff. Casuccio, Bcrrolin, De Dastiani e Malanorrc (Pado,·a), Gambier (Venezia), Mirabella (Lido di Venezia). Per informazioni rimlgcrsi al prof. Nino Mirabella, Segretario del lXL Congresso - OsFedale al Mare - Lido di Venezia. Simposio internazionale sulla gotta. Si terrà a Fiuggi nei giorni 14-15 settembre px. sotto la presidenza del prof. C. Frugoni. Tra i relatori figurano gli stranieri Seegmiller (Nord-America), Lavcr.n.ieux (Francia), Barcelò (Spagna), gli italiani proff. Messini, Luchcrini, Scalabcino, Robecchi, Balbbio. XI Congresso della sanità.
Avd luogo a Ferrara, a Ca~a Romei nei giorni 23 c 24 maggio 15)64. Sarà presieduto dal prof. Guido Bossa, direttore della Clinica medica dell'Università di Napoli. Per informazioni • ·.. olger~i al segretario, prof. Luci:tno R:tmclli, Clinica chirur_gic;o dell'Università di Ferrat .
NOTIZIE MILITARI D Sottosegretario alla Difesa, sen. Natale Santero, ha visitato l'Ospedale Militare del Celio.
li Sortosegretario di Stato alla Difesa, sen. Natale Santero, accompagnato Jall'aiura.nre di campo Medaglia d'oro al Y.M. ten. col. Bastiani, si è rec~to in visita ufficiale all'Ospedale militare principale di Roma. RiceYuto dal magg. gen. medico dott. Sessa, di rerwre di sanità dell'S" Comiliter in rappresentanza del Comandante della Regione Militare Centrale, e dal col. med. prof. Zollo, direttore dell'Ospedale, il senatore Samero, ha ,·isitato il grande complesso ospeùal'icro interessandosi particolarmente all'attiYirà dei repa.Pti di cura e alle notevoli attrezzature scientifiche con la particolare competenza che gli deriva dal suo passato di illustre clùrurgo. Al termine della \'Ìsira il sen. Samero ha esternato agli Ufficiali medici il suo compiacimento.
Libere docenze.
I seguenti ufficiali medici hanno conseguito la libera docenza, nella disciplina accanto a ciascun nome segnata: col chimico farm. Audisio Giulio: tecnic~ farmaceutica; col. chimico farm. Maggiorelli Enzo: tecnica e legislazione farmaceutica; ten. col. med.ico Altissimi Carlo: a.nestesiologia. ten. col. medico M. O. Reginato Enrico: igiene. Ai Yalorosi colleghi le più vive felicitaz-ioni del nosrro Giornale.
Promozioni nel Corpo sanitario militare. Da Capitano medico a Maggiore: Moschetta Sergio Sansone Pasquale Brignardello Piero Sanni.ni Tullio Claudio Giuseppe M:on,ti Virgilio Piras Giuseppe Lista Luigi Pinna Rodolfo Con:leschi Angelo Di Cosmo Giacobbe Neri Filippo Segala Umberto Lombardi Enùdio Coreno Mariano Scbia,rone Gregorio
Petrella Angelo Cucciniello Guido Colatutto Donato Chef .M.ario Romano Vincenzo Ornano Francesco Laur'ini Tommaso Dc Maglio Marcello Romano Leonardo Sisca Antonino O livieri Ferdinando De Negri Tullio Vox Carmine Di Tizio Oscar Barba Pietro Ba rucchi Francesco
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NECROLOGI Ten. Col. Med. Dott. T ommaso Berruti.
Il Ten. Colonnello medico Tommaso Berru~i. segretario dell'Ospedale Militare Priu cipale di Torino, è scomparso il 2 m:uzo 1964, stroncato da un triste ed ingiusto destino, che tanto precocemente lo ha strappato all'affetto dci suoi cd a quello degli innume· revoli amici.
Nato a Napoli il 2/l. scnembrc 1910, si era laurento uel 1937 presso quella Uni,·cr sità. Allievo ufficiale medico c souotenente medico di complemento nel 1938, partecipb alle operazion i d.i polizia coloniJle in A.O.I., doYe rimase fino alla promozione a tenente medico in s.p.e., nel 1939, conseguita in seguite a concorso nazionale. PartcciJ:X> alle operazioni belliche del fronte occidentale ed in seguito, promosso capitano nel 1942, a quelle del Mediterraneo. Prigioniero nel fano d'arme di Gela e resùmiw nel· l'ottobre del 1943, dopo un brc,·e periodo trascorso in sen·i;r.io presso l'Ospedale Mili· tare di Napoli, venne assegnato al Gruppo di combattimento << Cremona », con il quale, come direttore di ospedale da campo, partecipÒ alla guerra di liberazione. Nel 1945, lo troviamo nuonmente all'Ospedale Militare di Napoli, membro c Segretario di quella Commissione rnedic<H>Spedaliera, finché, nel 1949 non fu nominato comandante della Sezione di disinfe7ione del Corpo di spedizione della Somalia, dove rimase fìno al giugno del 1951. Rimpatriato cd assegnato all'O spedale Militare di Trento 11 19 OL· robre del 1951, dopo .Ja promozione :1 m::tggiore, nel 1952, venne ~rasferito all'Ospedale Militare Principale di Torino, dove, sempre nella carica di Segretario, anche dopo pro· mosso tenente colonnello nel 1960, rimase fino alla sua morte. Decorato di due croci di guerra al merito, gli erano stare riconosciute le campagne eli guerra dal 1943 al 1945. Il suo libretto personale è turto un riconoscimento delle sue belle virtù militari e professionali. Figlio di medico, a,·e,·a fatta la scelta della professione con enrusiasmo e per ''ocazione. Medico colto, prudente e cauto nella diagnosi. oculato nel trarramento terapico, amorevole nell'assistenza al malato, era altresì valutatore medico-legale pronto ed obiettivo, sereno in quel coscienzio~o equilibrio fra interesse dello Stato ed interesse del singolo, che nobilira la figur::t fiscale del medico militare. In guerra, calmo sulla
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linea del fuoco c sprezZJnte del pericolo, ri ,·elò capacità organizzati 1·e non comuni, specie negli incarichi dirctti1·i affid:nigli, insieme ad uno stile di comando che gli assi· curò sempre la più larga, cb·ota ed entusiasta collaborazione dci suoi dipendent'i, d'on-1..: l'elevata efficienza delle Unirà affidategli. Fin qui, in succinco, il suo librcrro personale. Parla re ora di lui non è facile per mc, che lo ebbi per tanti anni am11.:o c.arissJmo e fra terno, oltre che .collaboratore impareggiabile per capacità ed affettuo~a devozione. L1 sua scomparsa mi ha duramenre colpito c non so se, con tanta commozione che mi preme sul cuore, riuscirò a scrivere di lui, così come mr.rci. con ordine e con efficacia. Ricordo il suo arrivo, in una brumos~• giornata <li ottobre del 195·1, all'Ospedale Mi· lira re di T rcnw, che allora io dirigc1·o. li giovane capitano medico fierruti rientrava dalla Somalia, do1c per due anni ;wc,·a comandata la ~ez.ione di disinfezione di quel corpo di sped;zionc. Aho, distinto, signorile nei modi, '>obriamente elegante. riser1·aro ma cordiale con rutti, si af!ermè> subito nell'ambiente. conquisrand~i l'universale simpatia lll tutto l'ospedale. Una delle sue principali amatti1•e era una certa bonaria, distaccata .ironia, con la quale sapeva considerare le piccole cose, che purtroppo in molti assumono signi ficato, spesso derermimtntc giudizi scl'eri e conseguenti, altrettanto se1·crc determinazioni: e sotto l'ironi.J, c'era il calore um:lllo, la parola buona per lUtti, l'azione cquili· hrata, che tanto contribui,·a alla buona ,Jrmonia fra quanti lo drcond:n·ano. L.1 su.1 intelligenza, l'ele,·:uo potere di autocritica, il buon senso non comune, l:t m1~ura e l'equilibrio dell.1 \U,l j-'Cr~on:tlità silenziosa ed instancabilmente attiva, imiemc ,11la su.1 preparazione profes~1onale c ad una esperienza di 'ira e di ~enizio - troppo 1·aste t: complete per la sua età e per la sua permanenza nel servizio, per non dover'i logica· mente ascri1·erc, con la sicurezza nei giudizi, a rare doti di intuito, di sen~ibi l ità squisita e di sol idità mor:~ le ·- si imposero subito alla mia .menzione, tanto d.1 indurmi a farn e il mio aiutante maggiore. E nessuna scelta auebhe Fotuto essere più felice: ché, nomin:uo nell'anno 'eguente direttore dell'O spedale ~lilirare Princip:tlc di Torino, cercai cd ottenni che il maggiore Rerruri mi seguisse. quale segretario di quell'importante stabilimento ~.l11itario, nel quale tanti problemi di ordine organizzatii'O urgevano, nella ricostruzione d.tlle tra~iche ro\ine della guerr;l. lE Tommaso Berruti, che ricambiava il mio affetto con U ll.l gene· rosità che io ho sempre sentita superiore :~i miei meriti, mi seguì a Torino. dovt: insieme lavorammo senza riposo e scn:ta soste, con sola ricompensa il benevolo ricono· scimento di superiori, colleghi ed inferiori, che il nostro l:ll oro giudic:trono crccllente: un lavoro, che, certamente. io non sarei \taro capace di compiere da solo. L'Ospedale Milit.~rc di Torino era e continuò ad e~~erc, anche dopo che 10 ne la~ia i la direzione. un raro esempio di ordine e di armonia fra rutto il pen.onalc di qu:~lunque grado, di comprensione reciproca, di generoso afTratdlamcnro. Di questo egli seppe essere il migliore artefice, con la sua solida personalità, la sensibilità sguisita che gli con semi\ a di av,·ertirc in tempo le mi nime disarmonie, l'umana comprensione con la quale riusciva :t dare a tuuc le cose cd a rutti gli a,·,·enimemi le loro giuste dimensioni, l'inmito felice che Jo porta1a a pre1•edere, il garbo con cui riusciva a cor· re{!gerc, la bonari:t ironia con Ja quale SJjJC\J smontar<:: uomini e cose. che un raro buon senso gli L1ce1·ano sentire fuori delle normali proporzioni. I~1 sua morte è stata quale fu la sua 1ita: buona, silenziosa. misurata. Ai colleghi, che intorno al suo letto furono presi dalla disperazione perché impotemi a contendere :1lla morte ·ram o amico. egli rivolse parole ammonitrici. 'crcnc cd :tffettuose. Oggi, Tom· maso Berruti non (.· più. Egli lascia in tutti no~ che lo conoscemmo e che lo amammo, un acuto rimpianto cd il ricordo sereno. pacaro di un uomo buono, gentile. generoso
8.
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M.
che la 'ita ha saputo 'i'ert· ndl.t 'U.l giusta mi~ur.t. ,ilcnzio,,tmcnte, oncM.tmt:n:t". 'trcn,tmc.:ntt:. -\ll.t 'ecc h i a mamm;t .•11la 'cd o' .1..t Ile sorelle. le commo"t ._ondo,gli:mze del no't ro Gwrnak , F. FERRAJOl.l Ten. Col. Mcd. D ott. Vi ncenzo Ma rcello. Il I X febbraio 1964 si è ~pento in C:mrta impro\ 'is.tmentc il T cn. Colonnello !vh .beo in congedo dottor Vincenzo <\1.trcello. :uo a Pietramelara 1"8 ago~to 1906. burearo in Mechcin.t ,.ro'o I"Uni,·ersità di :\".tpoh nel 1934 c specializzatosi in Dermosifiloparia nella stc,sa L'n i' ersità, entrò a f.. t p.lrtl ddl.t famiglia militare, quale tenente medico in ~.p.e. nel 1940. P.1rtccipb :1lle operazioni 1-x-lliche in Africa Senentrion.tk. e fu dc.:cor .no di med.tgl 1
di bronzo ;ti Yalore milit.trt: con moti\·,tzione che mette in luce le sue alte 'intt d t \·aforo<.O combattente e di 'erena, incondizionata abnegaziont: nella 'ua atri\ irà pro ie,sionale. Er.t insignito .m~hc dt due croci al merito di guerra. Dopo lun go periodo di pt igiont.t riemrè1 in patria. Particol.n mente ricordata e. l .J)' prvz;u.t la sua opera di speci.tli'>t:t rresso l'Ospedale Militare di Caserta, do,·e. per gr<l\ r infermità. fu costretto :1d interrompere la su ::t carrier:1. I:J,cianclo largo seguito di 't ima t di affetto in tutti quelli che ebbero modo di cono~Ct'l c le ~ue eccczion:1li dot1 di hont\ di :1mentico valorr profes~ionalc e di esemplare mo.lesti:L Da queste pagine giunga ai f,u11igliari tutti, cosi durnmentc: <olpiti. l'espressione più 'i' ;1 della nostra costnn.H.l 1X1rtccipa;ione al lutto. Ten. Col. ~1ed. Dott. Fernando Srgre. Il giorno Il gl'nnaio 1%4 è dccc lu•o in Torino :1 T et . Co'onndlo chimico b.· m.Ki,t.1 clelia risen a don. Fernando Se!_! l t: . • aro :1 Siena il Il ottob1 c: !901, tcnemc chimico fJ1m.tt 1\la in -..p.e. dal llJl4. pre\tÌl \Cnizio negli Osped;tli ~filit.tri di P:ldo,·a e di S;l'>,,tri c j•ll''W l'lstitllto Chimico
f .umxcunco .Militare. )(d 19-11. promo"'>O maggiore, fu ;h,cgn.Ho Jl ~faganino ~.mi· rario dci!'Jmcndenza Superiore delle FF.. \A. in Greci.J. :-.:r:ll'orrobre 1943 fu catturato dai rcdeschi ed imernaro a Dor,tcn. L1ber:uo nel N45, }',11111 o ~uçcessi,·o fu as~egnaro all'I.C. F.\1., presso il quale co!llribuì. con capacit1 c rc:nacc .m.lccamenw al scrYizio, all'orx:ra di ricostruzione .1ppcn.1 ini.tl.lt.t. :'\cl 1952, promosso ren. colonnello, fu trasferito aiLJ St:uola di Sanir~t :\!ilit;lrc. come inseg nante titolare e direttore dcll'lstituto di Chimica. Nel 1955 lasciò il sen·izio aui1 o e si trasferì a Torino. !)i rettore della Farm.~<.:ia dell'Ospedale S. Luigi. a1·endo 'into i l relati,·o concorso. La immawra scomparsa del te n. colonnello Segrc ha 'i 1 .l mente .1dcloloraro qu.lnti lo conobbero e ne apprenarono la prep.lra7ionc profcs~ion.ilc, 1.1 'crietJ c l'imp~gno nd t;,, oro. l'ingegno ;lr~uto e ,·crsatik. !.t modesti.! e h gencro\it:t
D1rettore re.<pon;abde· Ten. Gen. :\1eJ. Prof. F. lmFV\1 1 Redattote capo. Magg. Gen. Mcd. Prof. F. FrRR IJOLI TI ror,R IH \
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ANNO ll4° - FASC. 3
)(v l li- ''t~l-
GIUGNO 196<
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GIORNALE DI
ME DICINA MILITARE PUBBLICAZIONE BIMESTRALE A CURA. DELLA DIREZIONE GENERALE DI SA.NIT.It' MILITARE
DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE MINISTERO DELLA DIFESA- ESERCITO - ROMA
GIORNALE
DI
MEDICINA
MINISTERO DELLA DIFESA - ESERCITO -
MILITAR E ROMA
S OMM AR IO Pag.
Sua Sanùtà Paolo VI in ,·isita all'Ospedale Militare del « Celio»
237
UcELLI L.: Diagnosi e terapia dei tumori endocranici
240
MEJ..CIUONDA E.: Il riflessogramma achilleo nella psiconevrosi respiro- circolatoria
255
SA:.TEJ..LA l. : La selezione attitudinale nell'Esercito in rappono alla funzione visiva
268
M.unoRu..u A.: V alucazione medico -legale delle lesioni traumaùche articolari
284
SBARRO B. : Considerazioni su alcuni casi di intossicazione da anticolinestcrasici organo - fosforici
294
MAzzEo G., B ARBIERI ì\. F.; Su un caso di reazione suicida in epilettico
302
Cou1 D., CICERO L. : Cronoprotidi polienici c porfirinici negli oli renificatl A
310
FERRAJOU F. : Guido Ferri .
314
RASSEGNA D ELLA STAMPA MEDICA: Recensioni di libri . Recensioni da riviste e giornali
322
Sommari di riv iste medico- m ilitari
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NOTIZIARIO: ~oùziario
tecnico- scientifico
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MAGGIO-GIUGNO 1'164
GIORNALE DI MEDICINA MILITARE PUBBLICATO A CURA DELLA DIREZIONE GENF!RALE DI SANITÀ MILITARE
SUA SANTITÀ PAOLO VI IN VISITA ALL'OSPEDALE MILITARE DEL « CELIO » Il 17 maggto u. s. Sua Santitù Paolo VI ha Nsttato l'Ospedale Militare Principale del " Celio ,, di Roma portando il Suo saluto e la Sua alta parola di co?Jforto ai militari degenti. Dopo di at,er ricevuto gli onori militari da parte di un Reggimento dÌ formazione schierato in Piaz;;;a Celimontana, il Santo Padre varca la soglia dell'Ospedale, salutato dal volo di centinaia di colombi vtaggtatori. All'ingresso de/1'0 .ipedale erano a ricevere il Sommo Pontefice, il M inùtro per la Difesa, On. Giulio Andreotti, il Sottosegretario alla Difesa, Sen. Natale Santero, i Segretari Generali delle tre Forze Armate, il Comandante della Regione Militare Centrale, l'Ortlinario Militare Eccellenza Arrigo Pintonello, il Direttore Generale delLa Sanità Militare, Tenente Generale Medico Prof. Francesco Iaaevaia, il Direttore dell'Ospedale, Colonnello Medico Pro/. Mario Zollo.
Il Santo Padre rivolge la ~ua paterna parola agli ammalati di una corsia.
Sua Santità, accompngn:uo dalle Autorità, at,raversa i giardini dell'Ospedale del Celio.
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Il Santo Padre, dopo essersi recato nella Cappella dell'Ospedale ed essersz raccolto in adorazione ai piedi dell'Altare - mentre gli allievi della « Nunziatella dei Cappellani >> intonavano il Tu es Petrus - iniz iava la visita ai vari Reparti del Celio. Accompagn ato dalle succitate Autorità, Paolo V I visitava vari reparti di cura so/fermandosi al letto di molti malati, ai quali rivolgeva parole di conforto e di speranz a. Al termine della visita, t! Ministro rivolgeva un saluto al Sommo Pontefice, facendogli omaggio della copia del foglio matricolare del più insigne appartenente alla Sanità M ilitare: il sergente di sanità Giovanni Roncalli. Il Sommo Pontefice rispondeva cou elevate e paterne parole, impartendo infine la Benediz ione a tutti i presenti. La cerimonia, che si è svolta in una cornice d'entusiasmo e di calorosa umanità, ha destato il più vivo compiacime11to fra tutti i presenti.
DIAGNOSI E TERAPIA DEI TUMORI ENDOCRANICI P rof. Dott. L ibero Ugelli primario chirurgo dell'Ospedale S. Camillo di Roma
Più di 10 anni fa, nel 1953, ho avuto già l'onore ed il piacere di intrattenere i colleghi ed amici di questo Ospedale sui tumori endocran ici. Potrebbe pertanto sembrare superfluo ritornare sul tema anche perché in questo ultimo decennio non si sono acquisire novità importanti nella diagnostica c nella terapia d i questi tu mori. Sta però di fatto che l'argomento è, purtroppo, sempre di viva attualità e su di esso sono ancora radicare opinioni che l'esperienza ha dimostrato assolutamente ine~atte. E mi spiego subito. I tumori endocranici oggi non debbono essere più consid erati una malattia rara. di diagnosi difficile e di ancor più difficile trattamento. Questi tre concetti meritano di essere discussi uno per uno. La pratica quotidiana e le statistiche dimostrano che i tumori endocranici sono tutt'altro che rari. Il 9 % di tutti i tumori osservati nella Mayo C linic ha sede nel sistema nervoso centrale; ed in questa clinica i tumori d el nevrasse sono risultati, con uno scarto di poco più dell'l'0{ , altrettanto frequenti dei tumori dello stomaco, del colon, del retto e della mammella. Secondo Russcl Brain l' l fo di tutte le cause di m orte è dovuto ai tumori endocran ici che rappresentano circa il 17'/o dci tum ori malig ni dell' uomo. Secondo punto:la diagnosi di tumore endocranico oggi 11011 è difficile e ciò grazie al pcr(ezionamento delle metodiche di diagnosi strumentale soprattutto radiologiche. La diagnosi clinica, fondata sull'esam e neurologico, conserva sem pre la sua importanza. Una accurata indagine anamnestica ed un correno esame obbietrivo sono la base essenziale per la diagnosi o almeno per il sospetto di tumore endocranico. Il prof. Lucio Bini, i n una sua conferenza tenuta pochi anni fà, ricordava che la descrizione classica della sinromatologia di questi mmori distingue sintomi generali di ipertensione endocranica (cefalea, voNota. - Conferenza tenuta il 24 aprile 1{)64 pre~'o ro~pedale ~l ilitarc Principale " Celio " di Roma.
mito, disturbi psichici, papilla da stasi) e segni di focolaio (deficitari o irritarivi). Bini richiamava l'attenzione sul fatto che all'inizio della malattia queste due categorie sindromiche si presentano per lo più isolate e che la diagnosi di ipertensione endocranica deve farsi, quasi sempre, in base ad uno o due sintomi. Il medico che vuole attendere, per porre la diagnosi, che la sintomatologia sia preseme in rutta la sua imponenza, non potrà mai fare cosa utile. Il medico generico, che spesso è il primo che esamina questi pazienti, deve conoscere cd applicare in modo esatto la metodica dell'esame clinico ambulatoriale in modo di essere in grado di fondare un sospetto diagnostico anche su uno o pochi sintomi. Solo in questo modo potrà evitare quelle diagnosi «di comodo» che sono state cosi bene illustrate nella conferenza di Bini e che vanno dalla diagnosi di cefalea nelle sue varie forme (tossica, vasomotoria, sinusitica, psiconevrorica, ecc.) a quelle di epilessia, di arteriosclerosi cerebrale, di encefalite, di malattia mentale, di sifilide cerebrale e di affezioni viscerali le più varie; i ncurochirurghi sanno, ad esempio, quanti cosidetti vomiti accronemici ddl'infanzia sono invece espressione di tumori della fossa cranica posteriore. Una volt:l posto il sospetto diagnostico, questo potrà essere facilmente confermato o meno d:~gli esami compkmentari, soprattutto dalla neurondiologia. Lo studio radiologico dit·etto del cranio, sia con le tecniche standard che con la stereo e la stratigrafia può già, in alcuni casi. mettere in evidenza t• localizzare ombre calcifiche o alterazioni delle strutture ossee della volta e della base, spesso patognomoniche di lesioni espansive (figure l, 2 c 3). Tra gli esami radiologici con mezzi di contrasto, la pneumoencefalografia, la cisternografia, e la p17eumot'eut1'Ìcolografia permettono la visualizzazione, usando l'aria come mezzo di contrasto, degli spazi sottoaracnoidei, delle cisterne basali e dei ventricoli cerebrali (figure 4, 5, 6 c 7). La iodoventricolografia, che impiega come mezzo di contrasto per lo studio delle cavità ventricolari, composti iodati, ha indicazione molto più rare (figura 8). Queste tecniche sono riservate oggi, per lo più, allo studio dci tumori sopratentoriali mediani ed endoventricolari e di quelli della fossa cranica posteriore. Nell 'ultimo ventennio la ricerca radiologica più comunemente eseguir:~ è l'angiografia cerebrale, sia del sistema carotideo che di qudlo vertebrabasilare. l vasi di questi sistemi possono essere resi visibili con l'introduzione. a mezzo di semplice puntura percuta nca della carotide primitiva o ddla vertebrale (o della succlavia) di un mezzo di contrasto iodato. L'angiografia carotidca, oggi la più usata, rappresenta un mezzo prezioso di diagnosi, che non disturba il paziente e non è pericoloso ; il suo impiego. per la semplicità tecnica, dovrebbe essere largamente diffuso anche nei piccoli ospedali. La carotidografia permette, nella grandissima maggioranza dei casi, non solo
,
Fig. 1. - Radiografia diretta del cranto : segni d'ipertensione endocranica in caso di craniosinostosi.
Fig.
2. -
Radiografia diretta del cranio: meningioma parasaginale calcificato.
Fig. 3·
Radiografia diretta del cranio: meningioma parasagittalc calcifìco con iperostosi spiculare ddla vol t:~ .
•' Fig. 4· • Pneumocisrernogralì:~: difetto di riempimento nelle cisterne perisellari da adenoma cromofobo dell'i poli~ i.
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Fig. 5· - Pncumoencefalografia m proiezione antcm-posteriorc: meningioma para~agittale.
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Fig. 6.
Pncumocnccfalogralia in proiezione laterale: meningioma parasagittale.
Fig. 7· - Pneumovenrriculografìa in proiezione laterale in tumore delia fossa cranica posteriore: idrocefalo triventricolare con dilatazione e spostamento anteriore dell'ac(luedotto Ji Silvio.
Fig. 8. - Ioùoventricu lografia in proiezione laterale in tumore della fossa cranica posteriore: dilatazione del terzo \'entricolo e dell'acquedotto di Silvio che (; spostato anteriormente e amputato.
2.- M
la diagnosi precisa di sede e volume della neoplasia, ma spesso anche quella di natura e, informandoci sulla vascolarizzazione c sui rapporti con le strutture vicine, permette di valutare caso per caso le possibilità di terapia chirurgica e di precisare la condotta operatoria (figg. 9, 10, II, 12, 13, 14, 15 e 16). Un breve cenno su altri mezzi moderni di indagine nel campo dei tumori endocranici, non entrati però, per ragioni diverse, nella pratica comun : . Così l'elettroencefalografia che, dopo un periodo iniziale pieno di promesse, è considerata oggi, nell'ambito della diagnostica dei tumori. di valon: molto limitato. Per la complessità del merodo non ha avuto applicazioni pratiche neanche l'impie,9:o della jlu01·esceina sodica, sostanza che, per Ja proprietà che ha di fissarsi nei tumori cerebrali, può renderE visibili al tavolo operarono all'osservazione sotto luce ultravioletta. Di più recente, seppure ancora limitata applicazione, sono la gammaencefalografia e la ecoencefalografia, metodi di esplorazione dell'encefalo. che si valgono dell'impiego rispettivamente degli isotopi radioattivi c degli ultrasuoni e che hanno già dato risultati molto promettenti, specie il primo. E veniamo al terzo punto: i tumori endocranici oggi non debbono essere considerati come malattie 1wn curabili e tJon guaribili. Trenta anni fa Bailey
diceva che «esiste un solo trattamento razionale dci tumori cerebrali ed è l'asportazione chirurgica appena fatta la diagnosi )}. Questa affermazione è da ritenersi pienamente valida anche oggi. Dal 1884, anno in cui Francesco Durante, clinico chirurgo di Roma, riuscì per primo ad asportare w1 tumore cerebrale con guarigione del paziente, la chirurgia dei tumori endocranici ha fatto, soprattutto in questi ultimi tempi, progressi veramente spetracolari. Il merito maggiore di questi progressi va attribuito certamente al perfezionamento di metodi di diagnosi radiologica, ma anche ai miglioramenti della tecnica operatoria dovuti al perfezionamento sia dello strumentario -chirurgico che dei mezzi di emostasi. Fattori importanti di progresso sono stati anche i nuovi farmaci per la terapia dell'edema cerebrale (come i cortisonici e l'urea) e soprattutto le conquiste nel campo dell'anestesiologia. Queste ultime riguardano da un lato l'impiego sistematico dell'anestesia generale con intubazione e l'uso di apparecchi per la respirazione automatica, dall'altro le moderne tecniche dcll'ipotensione controllata e dell'ipotermia indotta che consentono l'aggressione chirurgica di tumori molto vascolarizzati e molto edemigeni. Non bisogna dimenticare il grande contributo che nel trattamento di questi tumori è stato portato dalla terapia ionizzmzte specie con le moderne.: tecniche di roentgenterapia con supervoltaggio e di telecobaltotcrapia. La terapia radiante è oggi sempre più largamente usata come complemento
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...
Fig. 9· - Angiografia caroridca in proieZione laterale: meningioma rlel terzo anteriore della falce.
F ig. t o. - Angiografia carotidca in proiezione laterale: meningioma dello sperone sfenoida le (fase arteriosa).
Fig. 11. - Lo ~re~~o ca'o della fig. 10 111 fa~e 'eno~a Lardn :1.
Fig.
12. Angiografia carotidea in proiezione laterale: circolo immaturo di gliobla~Loma multiforme temporo-p:uiet:~le.
Fig. 13. - 1\ngiograiìa carotidea in proiezione antera-posteriore: spostamento controlaterale delle arterie cerebrali anteriore e media da astrocitoma cistico temporale.
F ig. 14. - Lo stesso caso della fig. 13 in proiezione laterale: notevole sollevamento dell'arteria cerebrale med ia.
Fig.
I).
:\ngiografia carotidea in proiezione laterale: tumore mcta>tatico parietale.
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Fig. t6. - Angiografia ,-enebralc in proic7.ione laterale: cmo::111g iobl:1stoma sol ido del cervelletto.
della cura chirurgica dei tumori infiltranti o come sola terapia di quelli giudicati inoperabili. Recenti casistiche dimostrano che anche tumori un tempo ritenuti radiorcsistenti, come gli adenomi cromofobi dell'ipofisi cd i craniofaringiomi, possono giovarsi di queste nuove tecniche. Vanno anche ricordati i risultati incoraggianti ottenuti con l'introduzione di perle di cobalto nelle cavità residue all'asportazione di glioblastomi e con l'impianto, mediante tecnica stereotassica. di oro o iridio radioattivo o di altri isotopi nella massa o nella immediata vicinanza di tumori inoperabili. Un cenno merita anche la crioterapia dei rumori cerebrali. L'impiego locale del fredd o per la cura dei tumori maligni, tentato per la prima volta in Inghilterra nel secolo scorso, è stato ripreso e perfezionato e recentemente applicato nei tumori encefalici da ricercatori britannici e statunitensi. Nel tumore viene introdotta una speciale cannula « criochirurgica » nella quale circola una miscela refrigerante che permette di indurre nel tessuto neoplastico temperature di - 20" cd anche molto pil:1 basse. Il tumore viene così distrutto in situ, oppure, ridotto com'è ad una massa congelata, esangue, può essere asportato con estrema facilità. Infine debbo ricordare i tentativi di trattamento di tumori cerebrali maligni, profondi , specie metastatici multipli, con la perfusione regionale intracarotidea di agenti alchilanti, di antimetaboliti e di altri farmaci cancerolitici, così come recentemente si è cominciato a praticare nei tumori maligni di altre sedi. Sono, tutti questi che ho brevemente ricordato, metodi rerapeutici ancora in corso di esperimento e di perfezionamento. E non c'è dubbio che questi metodi si avvantaggeranno degli studi che si compiono in centri specializzati, soprattutto negli Stati U n iti, sulla biologia dei tumori dell'encefalo con ricerche sulla epidemiologia c sulla genetica, sulla elcttrom icroscopia e sulla istochimica dci tumori gliali , soprattutto nei riguardi dell'attività enzimatica. Ricerche sperimentali che riguardano anche il trapianto c la riproduzione dei tumori encefalici c gli effetti della immunizzazione sul loro accrescimento. Sono studi di enorme interesse e che meriterebbero una relazione approfondita se ciò non esulasse dal nostro tema. Comunque queste ricerche potranno forni re un contributo forse decisivo alla soluzione dell'angoscioso problema dci tumori. Oggi però è ancora alla chirurgia che si deve ricorrere come mezzo principale per la cura dci tumori in generale e per quelli endocranici in particolare. Occorre appena che io vi ricordi, come premessa, che questi tumori possono essere suddivisi in due grandi gruppi. Un primo che comprende i tumori origi nati dalle cellule della glia: i gliomi n elle loro diverse varietà isrologiche.
Un secondo gruppo comprendente tumori non ongman dal tessuto nervoso, tra i quali troviamo (come oncotipi più frequenti): l o - tumori delle meningi: meni ngiomi, 2o - tumori dei nervi cranici: neurinomi, 3° - tumori dell'ipofisi: adenomi ipofisari, 4° - tumori vascolari: angioblastomi, 5o - rumori congeniti o discrnbriogenetici: craniofaringiomi, cisti dermoidi cd epidermoidi. A parte vanno considerati tumori metastatici, originati per lo più da carcinomi bronchiali. La percentuale di frequenza di questi diversi tipi tumorali varia entro i limiti piuttosto ampi nelle diverse statistiche. Nella tabella sono riportate le cifre percentuali riferentisi a tre casistiche: quella svedese di Olivecrona, (1uella statunitense di Grant e la nostra.
l
Scrnfimerla7arrt di Stoccolma
l Uuhcrsity llo~pilal l Ospedali Riunih di Filadrllia
di Roma "o
O liomi
~6.-
50,2
)8,7
Meni ngiorn i
18,7
17,5
l3.6
N~urinomi
7,7
4,7
5,8
Adenomi lpofisar i
8,6
8,8
4,9
rumo·rì vascolari
2,.;
3,1
3,.;
Tumori congrnili
4,2
2,7
4,7
Tumori metastatici
3,7
8,4
5,6
Mtscellauea
10,2
2,.;
3.
La nostra esperienza di questi ultimi 10 anni comprende CJrca 1.600 tu mori endocranici operati da me e dai miei collaboratori. Le possibilità di trattamento chirurgico di questi tumori sono subordinate a tre fattori che influenzano, del resto, l'indicazione chirurgica e la prognosi di tutti i tumori c cioè: - la varietà istologica, - la sede, - la precocità della diagnosi. o
l. - Per quanto riguarda la specie istologica esistono tumori benigni, ben circoscritti, a lento accrescimento, non recidivanti dopo asportazione completa e tumori altamente maligni, infiltranti rapidamente le strutture vicine, praticamente inasportabili in modo radicale e pertanto destinati a sicura recidiva.
2. - Per quanto riguarda la sede, di fronte a localizzazioni tumorali circoscritte, di facile accesso, in zone di nessuna o di scarsa importanza funzionale e che si prestano pertanto a vaste demolizioni chirurgiche, abbiamo tumori più o meno estesi, in sedi praticamente inaggredibili, sia per difficoltà di accesso sia perché di grande importanza funzionale come il corpo calloso, i nuclei della base ed il tronco cerebrale, il chiasma ottico, la· corteccia motoria, l'area del linguaggio. 3. - Per quanto riguarda, infine, la precocità della diagnosi, è da tenere presente che tutti i tumori endocranici con. il loro accrescimento lento o rapido, espansivo o infiltrante, finiscono con il compromettere clefìnitivameote dal punto di vista anatomico e funzionale, le strutture vicine ed anche lontane. Cosicché, se la diagnosi è tardiva, l'opera del chirurgo diviene sempre più difficile per i rischi immediati dell'intervento e soprattutto per il recupero funzionale. Da quanto ho detto consegue che i tumori endocranici, anche quelli benigni dal punto di vista istopatologico, presentano molto spesso una malignità clinica dovuta soprattutto alla sede e, rispetto ai tumori di altri organi, possiedono, ai fini del trattamento chirurgico, una sola caratteristica a loro vantaggio, quella di non dare mai o solo eccezionalmente metastasi, di fronte a molte altre circostanze decisamente sfavorevoli. Poste queste premesse, possiamo considerare, nella chirurgia dei tumori endocranici, un trattamento radicale ed un trattamento palliativo. 11 trattamento radicale, è ç>vvio, consiste nell'asportazione completa del tumore e rappresenta l'unico mezzo che possa condurre a guarigioni definitive. Il trattamento radicale è possibile, di regola, nei tumori circoscritti, non infiltranti e situati in sedi accessibili e funzionalmente d'importanza non vitale. Quando non si verificano queste condizioni si deve rinunziare all'intervento e ricorrere, se è possibile, alla terapia ionizzante oppure ripiegare su operazioni palliatit'e che presentano varie modalità di esecuzione. Una di queste consiste nell 'asportazione pm·ziale del tumore. Questo procedimento che, nella chirurgia dei tumori di altri organi, non viene con siderato se non eccezionalmente nel programma preoperatorio, e costituisce, semmai, uno spiacevole ripiego intraoperatorio, è abbastanza frequentemente e utilmente impiegato nella chirurgia dei tumori endocranici. Sempre in tema eli cura palliativa dobbiamo poi considerare particolari interventi diretti a combattere l'ipertensione endocranica. Sono queste le operazioni clecompressive e le operazioni di derivazione. Le operazioni clecompressir'e sono oggi sempre meno frequentemente impiegare ed hanno lo scopo di aumentare la capacità della cavità cranica con resezione di tratti più o meno estesi di osso e apertura della dura.
Le operazioni di derit·azione sono destinate a ripristinare il circolo li<.juo-
rale nei casi di blocco da tumore non aggredibile direttamente e sono equivalenti alla gastrodigiunostomia cd alle anastomosi bilia-intestinali rispettivamente nelle stenosi maligne del piloro e delle vie biliari. La figurcr 17 riguarda un soggetto portatore di un tumore della parte posteriore del lll ventricolo, praticamente inestirpabilc. Questi tumori molto spesso crescono assai lentamente ed esercita no il loro effetto dannoso soprattutto per l'ipertensione provocata dal blocco li<.juoralc. In questo soggetto è stata praticata
F ig. '7· Radiografia diretta di conrrollo in protcztone laterale dopo venrriculo-ci~ter no~tomia posteriore con sondino di gomma.
una vcntriculo-cisternostomia indiretta posteriore, od operazione di Torkildsen. Si è messo in comunicazione cioè, con un tubetto di gomma lasciato a permanenza, la cavità di un ventricolo laterale con quella della grande cisterna cerebello-midollare saltando così. con un by pass, il III ventricolo e l'acq uedotto di Silvio bloccati dal tumore. Nella nostra casistica figurano pazienti così operati, in buone condizioni dopo più di 10 anni dall'intervento. I progressi della chirurgia dci tumori endocranici, oltre ad aver portato al miglioramento dei risultati sia immediati che a distanza, permettono oggi di estendere la cura radicale anche a tumori un tempo ritenuti non operabili ed a limitare sempre più l'impiego delle operazioni palliative specie di quelle decompressivc. Rimangono però sempre casi, come ho detto, nei quali la sede e l'estensione del tumore rendono, se non impossibile, molto rischiosa l'asportazione completa sia per i pericoli immedi ati sia per i gravi deficit
funzionali che possono residuare all'intervento. A questo proposito è necessario tener presente che si tratta di tumori di un organo di grande importanza funzionale quale è l'encefalo c che pertanto la guarigione definitiva ottenuta con l'asportazione radicale non deve essere l'unico obbiettivo del chirurgo o almeno non il solo; l'ideale dell'intervento è quel lo di realizzare anche il recupero delle funzioni lese dal tumore. Comunque l'operazione radicale c. ovviamente, ancor più quella palliativa, debbono rispellare al massimo le strulture nervose sane in modo da non aggiun gere mai danni funzionali a <.jUclli prodotti dal tumore. Per venire adesso a considerazioni pratiche ci si può domandare come si deve comportare il chirurgo di fronte ad una diagnosi di tumore encefalico convalidata e specificata dall'angiografia cerebrale. Di fronte a tumori benigni. non infiltranti, come, ad esempio, i meningiomi, i neurinomi dell'acustico, gli adenomi i.pofisari, le cisti dermoidi ed cpidermoidi, gl i cmoangioblastomi, i papillomi dei plcssi corioidei ed alcuni astrocitomi, di fronte a questi tumori non c'è dubbio: si deve intervenire cd asportarli in modo radicale. Talora però, anche in questi oncotipi chirurgicamente favorevoli, si è costretti a ricorrere ad asportazioni parziali, come. ad esempio, in alcuni mcningiomi della base dell'encefalo che circondano i grossi vasi ed in alcuni ncurinomi dell'acustico che aderiscono al tronco encefalico. E' proprio in questi casi che il chirurgo si trova di fronte al dilemma dell'asportazione compl eta con i gravi rischi che essa comporta o dell'asportazione parziale che espone inevitabilmente a recidiva. Si tratta di problemi che vanno risolti caso per caso, al tavolo operatorio. Con l'asportazione completa dei meningiomi c dci neurinomi dell'acustico, si ottengono guarigioni definitive cd in circa il 50-70% dci casi si realizza un recupero totale o quasi cl::lla capacità lavorativa. Però anche l'asportazione parziale di questi tu mori, nei casi nei quali non (: possibile rexeresi radicale, può dare risultati non disprezzabili, con sopravvivcnzc superiori ai 5 anni in circa il 60-70'<, dci casi c con capaci tà lavorativa più o meno completa in circa metà di questi. Un a paziente della nostra casistica. 14 anni dopo l'asportazione parziale di un neurinoma dell'acustico, era in grado di occuparsi dei normali lavori domestici. Anche per gl i adenomi cromofobi dell'ipofisi si è costretti all'asportazione parziale, non tanto per ragioni di difficoltà tecnica, ma perché l'asportazione totale dell'adenoma porterebbe alla distruzione di tutto il tessuto ipofisario funzionante ed esporrebbe al pericolo della cachessia ipofisaria. Tuttavia il 90% dei pazienti operati di vuotamento parziale di un ad~ noma dell'ipofisi, vive più di 5 anni, con sopravvivenze molto spesso assai lunghe e assimilabili a guarigioni definitive; circa il 70% ottiene tm recupero della
funzione VISiva di vario grado, ma sempre tale da consentire una buona capacità lavorativa (più o meno completa). E veniamo ai tumori maligni. I tumori infiltranti, come i gliomi , non passibili di asportazione radicale, rappresentano. purtroppo. circa la metà di tutti i tumori endocranici. In questi casi, per ttuanro riguarda k indicazioni e le modalità del trattamento chirurg ico, ci troviamo dì fronte ad una serie di problemi non sem pre facilmente risolvibili. Per ogni pazien te è necessario valutare di versi elementi quali l'età. le condizioni generali, il decorso clinico ed inoltre la possibilità o m eno di estese demoliz ioni del tumore, possibilità dedotta dalla sede, dall'estensione e, soprattutto, dalla varietà istologica dd glioma rivelata dal quadro angiografico. E questa valutazione non sempre (: sufficiente ad illuminare il chirurgo sulla linea dì condotta più utile ·per il paziente. Quando si prevede già prima dell'intervento che non sia possibile il trattamento radicale (e nei gliomi questo, come si è detto, rappresenta una evenienza molto frequen te per non dire la regola) non sempre è facile fare il bilancio tra fattori negativi quali il rischio operatorio e la eventualità di una sopravvivenza sofferente e socialmen te inutile. e fattori positivi, cioè la possibilità di concedere al paziente, con un in tervento palliativo, un periodo di parecchi mesi e forse di alcuni anni di benessere con recupero temporaneo, parziale o totale, della capacità lavorativa. O ccorre però tener presente g li errori di diagnosi. Se è vero che i m ezzi diagnostici attuali permettono, in una altissima percentuale di casi, d i precisar: prima di un intervento anche il tipo istologìco di tumore, esiste sempn: la possibilità di errori. Non sono rari, anche nella nostra statistica, casi di tumori diagnosticati come gliomi c che all'intervento si sono rìlevarì come meningiomi e sono guariti con l'asportazione completa; com e pure casi di bambini operati con fondato sospetto clinico di meclulloblastoma, nei quali si è trovato un astrocitoma cistico o reperti ancora più favorevoli. Alcuni anni fa ho potuto asportare in modo radicale e con felice risultato un ascesso cronico dell'emisfero cerebellare destro in una bambina di 6 anni nella quale, avendo sottovalutato il dato anamnestico di una pregressa otite. avevo posto diagnosi di medulloblastoma ed ero in dubbio se intervenire. Inoltre, a parte questi errori, è dimostrato che anche nei g lioblastomi multiformi (che sono i più frequenti ed i più maligni dci gliomi, tanto che alcuni AA. ritengono controindicato l'intervento) è dimostrato, dicevo, che anche nei glioblastomi il raffronto della durata media c delle condizioni di vita tra pazienti operati c non operati segna certam ente alcuni punti a favore dell'i ntervento. Ricordo casi della nostra statistica nei quali siamo intervenuti in paziemi in condizioni anch e molto g ravi ottenendo sopravv1venze di 2-3 ed anche 5 anni, talora in condizioni molto buone.
Per tutte queste ragioni, se non esistono particolari controindicazioni, è sempre consigliabile, anche se si è fatta diagnosi clinica e angiografica di glioma, procedere ad un intervento esplorativo. Questo dovrà essere eseguito con un ampio lembo osteoplastico e mai con piccole cranioresezioni definitive o, peggio ancora, con punture esplorative attraverso fori di trapano. L'intervento potrà, a seconda d ·~i casi, permettere demolizioni più o meno estese, parziali, subtotali o totali, con lobectom ie quando è possibile in modo da asportare il glioma con un margine più o meno esteso di tessuto sano. Oppure dovrà limitarsi ad una semplice biopsia seguita da una vera operazione decompressiva. Seguirà poi la roentgenterapia se il tumore si dimostrerà radiosensibile. In tal caso l'intervento avrà fornito informazioni utili al radioterapista e la decompressione potrà limitare i rischi dell'irradiazione. E' necessario poi ricordare che, oltre ai tumori gliali di estrema malignità, come i glioblastomi multiformi ed i medulloblastomi, esistono anche quelli relativamente benigni, come gli astrocitomi cistici del cervelletto frequenti nei bambini nei quali è possibile l'asportazione completa c la guarigione. In altri tipi di gliomi, poi, anche una exeresi parziaJc può permettere lunghi periodi di sopravvivenza in condizioni di vita buone, talora eccelle.'lti: sono questi gli astrocitomi fibrillari, gli oligodendrogliomi e gli ependimomi. La nostra casistica comprende diversi di questi casi operati, con pazienti tuttora in ottime condizioni dopo oltre 10 anni . Una recente casistica di Mc Carty riporta sopravvivcnzc di 5 o più anni nel 36]'0 dei gliomi operati. E qui permettetemi una considerazione. In questa chirurgia voi avete sentito parlare spesso di sopravvivenze e non sempre di risultati definitivi. Ed è cosi infatti: in una certa percentuale di questi tumori la chirurgia può concedere sopravvivenze anche lunghe, ma non vere guarigioni. Dobbiamo per questo dichiararci sconfitti? Se a un paziente affetto da tumore encefalico non suscettibile di cura radicale possiamo concedere, con una operazione palliativa, un periodo di sopravvivenza più o meno lungo ed in buone condizioni di vita, dobbiamo sottovalutare questa possibilità? Certamente no. Cos~ operando compiamo il nostro dovere di medici che è quello di guarire o almeno di prolungare la vita e alleviare le sofferenze ed anche in questo secondo caso raggiungiamo spesso un obbiettivo di grande importanza umana e sociale. Vi basti un esempio tra tanti: circa 7 anni fa ho operato una giovane sposa, al 4° mese di gravidanza, con un medulloblastoma del verme del cervelletto, uno dei tumori più maligni che si conosca. Venne praticata un'asportazione parziale c successivamente un ciclo di roentgentcrapia. La paziente diede felicemente alla luce una bambina e fino a pochi mesi fa era ancora in eccellenti condizioni, si occupava regolarmente dell'andamento della casa e dell'allevamento della figlia.
E' ora di venire alle conclusioni. Se vogliamo riassumere i risultati del trattamento chirurgico dei tumori endocranici desunti da statistiche le più varie dell'ultimo ventennìo, possiamo rilevare quanto segue: - circa il 20% degli operati viene a morte a più o meno breve distanza dall'intervento. La mortalità operatoria varia naturalmente entro limiti molto ampi nelle diverse casistiche. E' ovvio che il chirurgo che tende ad operare anche i casi gravi cd opera in modo radicale, aggrava la propria statistica di una maggiore mortalil~t , ma vede, d'altra parte, migliorare i risultati a distanza. L'inveno accade al chirurgo che preferisce ripiegare su interventi palliativi ; - il 30'/o degli operati sopravvive meno di 5 anni; - il 50% vive oltre i 5 anni, con un'alta percentuale di guarigioni definitiv e e i 4/5 di questi operati recuperano condizioni di vita normali o quasi normali con capacità lavorativa più o meno completa. In rapporto al tipo istologico si può ritenere che il trattamento chinirgico può dare guarigioni definitive in circa il so~~c dei tumori endocranici e lunghe sopravvivenze nel 20%, vale a dire risultati positivi in circa il 70 , ~ dei casi. Nell'altro 30% i risultati della chirurgia sono da considerarsi, in complesso, come negativi. Ci riferiamo agli oncotipi più maligni: i glioblastomi multiformi, i medulloblastomi e i tumori metastatìci. nei quali, tuttavia, come ho ricordaro, la chirurgia può ancora dare qualche risultato parziale. Da queste cifre potremmo essere indotti a conclusi on i piuttosto pessimistiche, ma dobbiamo tener presente che si tratta di tumori quasi tutti di grande malignità biologica o clinica. Si deve inoltre rilevare che in questo ultimo decennio i risultati, sia immediati che a distanza, sono nettamente migliorati. La mortali tà operatoria è certamente oggi molto inferiore al 20% e tende a dimezzarsi. Merito particolare, lo ripeto ancora, della diagnostica radìologica che consente diagnosi precise e soprattutto precoci. Questo della diagnosi precoce rappresenta un fattore dì capitale importanza: come, del resto, nella chirurgia di tutti i tumori. E purtroppo i pazienti con rumori endocranici vengono spesso, ancora oggi, invitati nei Centri Neurochirurgici troppo tardi, quando le possibilità dì trattamento utile sono già compro' messe. Spero di avere dimostrato che per questi tumori esistono mezzi facili e sicuri dì diagnosi c buone prospettive di cura c che i risultarì giustificano i rischi innegabili di questa chirurgia difficile e piena di insidie che, se conosce qualche volta l'ombra della sconfitta, può vantare anche luminose vittorie.
OSPEO \LF \!ILI L\RE PRINCIPALE DI \"I· RO:'\A Oireu orc: Col. ~kl. Prof. Equ-;o ~hLctuo' n '
IL RIFLESSOGRAMMA ACHILLEO NELLA PSICONEVROSI RESPIRO -CIRCOLATORIA E. Melchionda
In un mio la\·oro monogr:1fico 'ulh cosidett:l neno~i c:milaca. che in quella occa sionc preferii definire < psiconc\· ro~i rc,piro-<:ircolatoria > (p.r.c.l [ lo J, scris~ che canone fondamentale in medicina p>icosomatica in genere e nelle psiconcvrosi in specie è eh(; la diagnosi debba essere fatta per \an diretta e non per esclusione. Per Weiss ed English [22] b di~gnosi per esclusione è un errore <.lbvuto al deside rio del medico d i trovare una spiegazione ta ngi bile della mal::tttia, conseguenza dclln tradizio ne organica della mcdic i n:~, cd a poca conoscenza p:1rte del medico delle malat tie cardiache. Anche Walker l2 1 J scr.isse che il fanore più importante per una corretta diagnosi dipende d:~1\a abilir~ dell'esaminatore di ricono,cen: la psiconevrosi .: di diagnosticarla con meni pMitivi e che senza questa abilit~ egli deve escludere parecchie malattie. Riconosciute giuste queste affermazioni. sarebbe inutile.: parbre di diagnosi differen ziale in tema di p.r.c. e supe:fluo s:~rebbe anche il presente ~tudio. Ma rabitudine invetcr:na nella maggior parte dei medici di trovare sempre nellJ ginnastica mentale di una diagnosi differenziale il conforto p"r confermare o per criticare una certa diagnosi mi ha spinto a comunicare q ue;w contributo sperimentale per una m:1ggiore precisazione ctio-patogenetica della p.r.c. Se la p.r.c., per il faao di essere u na psiconevrosi, coinvolge tutto il sistema ncurovegctativo e q uindi può sorn:1tizz:1rsi sintomaticamente c sernanticamente con la più grande va rietà di m:111ifestazioni funzionali degli organi, due sono le malattie organiche che più di tutte e più frequentemente vengono alla mente del medico c che possono infi rmarne la serenità del giudizio finale: le cardiopatie organiche c la malattia tiroidea nel senso di una iperfunzione di questa ghiandola endocrina. Quella che interessa in questa trattazione è proprio la diagnosi differenziale fra una p.r.c. cd un ipertiroidismo, Già però nella mia monografia succitata avevo elencati alcuni segni fondamenta li che neltamente fanno differenziare le due malattie: a) la tachicardia dcl1:1 p.r.c., ~e pure con grande frequenza presente in clinostatismo, è sopr:Jtu tto una tachimrdia ortostatica, ancor meglio caratterizzata da una ne tta bradica rdia relativ:1 (e no n raramente perfino assoluta) nel ritorno dall'orto- :1! clinostatismo; la tac hicardia ipertiroidea (; invece una tac hic:Irdia persistente che mostra scarse modificazioni nelle varie misurazioni posturali. Ma nf>n ba~ta. La tachicardia da p.r.c., oltre ad essere chiaramente influenzata dal colore emotivo dei più vari avvenimenti, cede decisamente durante il sonno ad una normocardia e molto ;pesso perfino ad una bradicardia, a maggior confe rma della sua etio-patogcnesi emotiva. La tachi ~ cardia ipertiroidea, come (: noro. per;i;te anche durante il sonno;
un
b) il tremore delle mani nella p.r.c. (; un tremore a grandi scosse, spesso perfino con policlonie diffuse, mentre quello ipcrtiroideo è, come è noto, a scosse fin i, q uasi
a vibrazioni che a volte possono essere messe in evidenza solo con il solito mezzo del foglio di c:lrt:J sul dorso della mano prote~a in avanti; c) le mani del paziente :~ffetto da p.r.c. sono umide. ma rmorizzare e bluastre, :1 volte sino alla acrocianosi, c fredde: le mani dell'ipertiroideo sono sì anch'es~e umide. rna calde. A questi segni semplici ma preziosi che fa nno netta mente d ifferenz iare le cJuc ma lattie. si aggiunge infine il principe ~torico <.lei tests tiroidei, il metabo lismo ba\ale cht' nella p.r.c. l: stato tro\·ato costantemente normale. Ho detto volutarncnte «principe storico,, parlando del M.B., in quanto è noto quanta sia la critiGl che giustamente lo ha detronizzato dal ~uo valore per la diagno~i funzionale della ~hiandola tiroide c lo ha ~oppiantato con le fini ricerche modernt (lo l sieroproteico, il rapporto di conversione dello J ll1, il ric:1mbio dello 1311 ). Ma queste moderne ricerche sono piuttosto complesse nella loro e~ecuzione, se no n a \'Oltc controindicate, come per esempio nelle donne gravide, nelle quali l'uso di 'iOStanzt radioattive, sia pure a tempo di dimezzamento breve come J'Inl, possano portare gramlt' noc umento al prodotto del concepimento. Ad ovviare a queste difficoltà cd a permettere una più facile c rapida documenta zione mi~urata del distiroidi~mo (~ia iper- che ipo-), ~ stato <.la alcuni anni introdotto nella strumcntalicl d i un lahor:Jtorio medioo, anche il più semplice, un apparecchio dcnominato dal suo ideatore cinemometro. H o \·oluro anche io sen·irmi di esso per testare i soggetti ammalati di p.r.c. che in numero non scarso si presentano a lla nostra osservazione in occasione della chi amata alle armi c ne riporterò in seguito i risultati. Prima però ritengo necessario riportare alcuni cenni storici e descrittivi di questo apparecchio e dci suoi risultati, in quanto e~so, se pure ide:JtO da non pochi anni e se pure colla udato sc ientific:.~me n te da autorevoli studiosi, non pare che sinora sia diffuso nei vari laboratori scientifici universitari od ospedalieri italiani, fone proprio :1 cama della sua grande semplicità di costruzione e di tecnica di esecuzione.
A) TI cinemometro. - Dopo la prima cbssica descrizione dd mixedema dell'inglese Gull, nel 1873, Ord, il coniatore del termine « mixedema :., fu il primo a richiamare l'attenzione, nel 1884, sulla alterazione de i riflessi tendinei nelle malattie della tiroide quando scrisse: « Le altcrnioni dei rifles~i sono prodotte con considere\·ole ritardo , n eli 'i poti roid ismo. Endocrinologi successi vi (Erb 1887, K ramer 19 18, Zondck 1926) riconfermarono questa ossen·aziQne di Ord e comunic:Jrono che nei casi gra\"i la ri~po~t.l muscolare alla percussione del tendine può essere perfino a car~tterc « vermicolare ) . Essi precis::~rono che la torp idit:ì dci riflessi è particol:mncnte evidente 3 carico del patellare e dell'ac hilleo e che vi sono casi di mixedema con sintomi cerebellari. nei 'luali soltanto le alterazioni de1 riflessi permisero l'orientamento diagnostico. Nel 1936 Eckcrstrom L5J riferì di un raso di mixedema con sintomi cerebellari, nel qu:~le il riflesso del tendine di Ac hi lle era di tipo miotonico. Harrell e D:~niel l7J riferirono nel 19-t l che nel mixedema il riflt·~so bicipitalc si normalizzava dopo tratt:~mento. 11 segno della torpidità del rifles~o achilleo nel mixcclema andò poi sotto il nome di segno eli Woltmann. Secondo Zondez [23] è ragionevole auribuirc le alterazioni dci riflessi ad un di~turbo insito nei muscoli, in quanto anche l'azione muscolare è similmente torpida. Osservazioni istologiche e bioch imiche.: hanno tentato di spieg:1rc questo fenome no che regrcdisce con la tiroidina, ma oscuro ed impreciso rim:tne ancora I'e~:Jtto meccanismo biochimico a partenza endocrina di questa alterazione muscolare nei distiroidismi (!po-
ed ipcr·J e comunque rim2ndo il lNtore per informazioni dettagliate alla bella monografia di Bertolini e coli. [ l ) sulle malattie muscolari primiti\·e. ~el 1924 Chaney [2] riconfermò le osservazioni cliniche precedenti, affermando: aj che nei casi di mixedema i riflessi tendinei producono un movimento lento delle parti colpite tale c he esso può essere riconosciuto senza l':~iuto di apparecchi; esso è un segno di notevole valore nella diagnosi della malattia; b) che nei c:tsi di mixcdcma , rer risvegliare un riflesso tendineo, è necessaria un:~ stimolazione maggiore che nella persona normale; c) che il periodo o l'imc r v:~ llo Ji tempo di un riflesso tendinco di una persona nelle stesse condizioni rimane sempre lo stesso cd è indipendente dalla quantità di stimolo applicato; d) che in tutte le condizioni a"ociall: con un M.R. lento, ad eccezione del mixcdem:~, i riflessi tendinei sembr:~no corrispondere in ogni modo :1 quelli di un:~ persona norm:~le;
e) che quando un paziente con mixedema è tr:lttato c port:~to al normale sì d:~ perdere le abitudini caratteristiche di questa malatri:t, i suoi riOessi tendinci ritorn:mo anch'essi al normale ed il p:tragone dci riflessi concord:~ con le cifre del M.B. Egli tentò quindi, nella Mayo C li nic, d i misurare qu :~ntitat i vamente la lentezza del riflesso achilleo nel mixedem:t, ma, benché le sue osservazioni fossero esatte, i suoi me. todi di registrazione erano troppo complessi per la clinic:J pratica. Dopo il lavoro originale di Chaney, parecchi altri ricercatori hanno studiato ncll'ipo·tiroidismo il riflesso achi lleo. ~cclto come il più pratico dci vari riflessi tendinamuscolari e \':tri altri apparecchi furono costruiti i quali però avevano, fra gli altri, il ~rande difetto di registrare onde monof:Hiche, cioè inglob:-tmi 'ia il tempo dì contrazione che quello di rilasciamento, cioè processi dinamici fìsiochimicamcnte e meccanicamente separati. La risposta di questi app:>recchi era pertanto una rìspoM:t isomctrica, mentre il riflesso achilleo libero, quale esso è :lttu:~l mente registrato, è un:t rispost:J muscolare isoronica. Queste le premesse storiche e bibliogra fi che dell'attuale cinemometro. Come si vede, apparccchi <ttura ancora complessa c fi sio logicamente ines:ttta c limitazione della patologia dei riflessi all'i po-tiroiclismo e per esso al mixedcm:t. 1cl 1959 John D. Lawson [12) , allor:~ maggiore medico de ll'Esercito statunitense, r.rematuramente scomp:trso, pubblicò il ~uo origin:tle bvoro sul riflesso achilleo nell'ipo· nroidismo e neU'ìper-tiroidìsmo, prc~entando un apparecchio di ~ua ide:~zionc e ripor tando le sue osservazioni su dì una \'a,t:t casistica, sia in soggetti normali che in quelli ipo. ed iper-tiroidei, nelle quali. confermato il rallentam::mo del riflesso nei pnm1, è riferito e misurato l'accorci:tmcnto negli ultimi. Alb sua prima pubblic:~z io nc alt re ne seguirono d:t solo 113, 14 1 ed in collaborazione [1 5] , nelle quali studiò il riflcs~o ac hilleo lih:::ro ::anche in a ltre malattie, l'effetto della vitamina B12 per vi:t parc nte rale sulla contrazione muscol:t re neU'iper-tiroiclismo [14]. TI suo :tpparecchio e le sue osservazio ni furono riprese da successivi AA., i quali tutti conferm::arono le conclusioni d i L.1w\on, altri ,-ollero modific:trc l'apparecchio originale. Fra i primi i france'i De Gcnne' e coll. [3. 4), SelJon Mann P91. Shermann e coli. [20]; fr:~ i secondi va SC!!nalato Gilson [o]. Horh:~czew,kì [8] \Olle studiare im·ecc il riflesso achilleo nei pazienti schi7ofrcnici. riportando cht" i tracciati cinemometrici h~nno mo)tr:Jto in questi ::tmmabti una ,omigli::tnza con quelli dei p::az.ienti ipertiroidei P~ù r he con quelli ipotiroidei c con i soggetti norm:-tli. ipotctiznndo in questo modo ~u dt una aumentata :tttività tiroide:~.
3· · M
Il cincmometro, come ideato e costruito da Lawson, si compone di tre parti fon damentali: a) un magnete a ferro di cava llo fissato al calcagno del paziente; b) due bobine uguali girate attorno a nuclei di ferro dolce identici a forma di L; esse sono poste da un lato e dall'altro in serie; c) un elettrocardiografo standard che trasforma il movimento del magnete in 'f un tracciato. Il circuito magnetico registra gli spostamenti di grnnde ampiezzo paralleli ;~cl un.1 direzione prestabilita (verticali); spostando~i la placca calamitata, induce nelle hohi ue una corrente in funzione della velocità di spostamento. Si tratta in definitiva di una registrazione di velocità, cioè di un ballistogramma di velocità, in quanto viene rc ~• strata la velocità e non già l'ampiezza di spostamento del tallone in ~guito alla contr:1 zione muscolare. De Gennes e Coli. hanno apportato lievi modifiche all'apparecchio di Lawson, nu.:u tre Gilson e, dopo di lui, Sherman c Coli. hanno ritenuto di eliminare il magnete applicato al calcagno, servendosi invece, per registrare i movimenti di questo, di ur a cellula fotoelettrica. Essi hanno chiam:no il loro apparecchio fo~motografo cd hannn registrato anche un tempo diverso da quello di Lawson, cioè il tempo imercorré.ntc f1 :1 il colpo del martello c la metà del tempo di rilasciamento. B) L1 t~cnica della reg1.<trazione . . li paziente è inginocchiato ~u di una sedia rig• J.1. ma coperta da un panno ~pesso, per permettere una posizione comoda che impedisca ]., provoca:r,ione di movimenti muscolari parassiti o di tremori d.<t sforzo. T piedi sporgono dalla sedia, mentre le mani sono appoggintc sullo schienale. E' d'altronde la tecnica pç1 la ricerca c lo studio del riflesso achilleo. Il magnete applicato al calcagno (destro o sinistro indifferentemente) deve risult:m perfettamente orizzontale e perfettamente contrappo~to al trasduttore, dal quale de n essere distante l>Olo di pochi millimetri. Si percuote il tendine di Achille c011 un comune martelletto da rifle~si con un colpo deciso e rapido. La registrazione viene effettuata con l'inserimento di un comune clc1 trocardiografo a penna ~crivente con il commutatore in D 1. L:l velocità di scorrimento della carta, per una esatta misurazione del tracciato, è di 50 mm / sec. E' da notare che l'intervallo SD (v. oltre) non è influenzaro dalla intensità Jel colpo per la ricao del riflesso. come è stato precisato da Lambcrt .o; coli. [10, Il]. C) il tracciato (v. figura 1). - E' formato essenzinlmcnte da tre componenti in cui gli spol>tamcnti sono la i~oclettrica (onde negative) e sopra J'isoelettrica (onde positivl t sono causati dai mo,·imcnti del magnete rispettivamente in basso ed in alto. La prima componente è formata d:~ un'onda iniziale negativa e da una succcssi' a onda positiva, ambedue di breve durata. Esse sono dovute ai movimenti impressi nl tallone dal martello ed il tempo intercorrente fra l'inizio della prima (punto S) e l'apice della seconda è detto spostamento iniziale e misura il tempo necessario a percorrere l'arco dio\taltico tendine-midollo spinale-muscolo. Si tratta di un riflesso neuralc. mio taùco, breve che, pure c~sendo sotto l'influsso dei centri ner••osi superiori, inibitori cd eccitatori, non sembra però essere da questi influenz:Jto nei distiroidei e pertanto la su:t durata è la stessa sia nell'iper. che nell'ipotiroidismo. Dam la costanza clcUa sua durata, questo tempo viene incluso praticamente nella misurazione totale del riflesso (tempo di contrazione), come del resto succede anche in elettrocardiografia per la misurazione del tempo di conduzione a ' nei riguardi dell'onda P.
La seconda componente, che va dall'apice della prima onda positiva al ritorno alla isoelettrica della seconda onda negativa (.punto D), è proprio quella che interessa nello studio della funzione tiroidea e la sua durata misura il tempo di contrazione del muscolo. La terza comporlente, che comprende la seconda onda positiva (ad inizio nel punto D ed a termine nel punto di ritorno alla isoclettrica o punto F), misura nella sua durata il tempo di rilasciamento del muscolo. Essa è dimostrata non utilmente impegnata nella patologia del riflesso achilleo. In definitiva, quindi, la misurazione del riflesso achilleo riguarda esclusivamente il tempo di contrazione ed, inglobando il tempo dello spostamento iniziale considerato costante, viene anche detto intervallo SD. E' questo tempo che risulta allungato nell'ipoc raccorciato ncll'iper-tiroidismo.
Fig . t. · Tracci;no tipico ti i un riflessogramma achilleo normale: I mrn. = 20 mi ll iscc. In qu<:>to tracciato SD = 22o milli scc.
E' da avvertire incidentalmente che ogni t!eformazione di questo tracciato ed ogni aggiunta di onde diverse per forma c per tempo a quelle descritte sono tutte espressioni di movimenti muscolari attivi e quindi parassiti. Di essi sarà eletto oltre, nei risultati delle ricerche personali. Infine, data la velocità di scorrimento della carta, il tempo viene misurato in millisecondi. D) L'intervallo SD nel distiroidist~o . . Numerose sono sta te le misurazioni del riflessogramma achilleo fatte dai v:~ri AA., oltre che nei normali, nei soggetti distiroidei, nei quali la d iagnosi di ipo. o di iper-tiroidismo era stata fatta da endocrinologi con i moderni rests basati specialmente sull'uso dell'l radioattivo. Tutti sono stati con~ordi nell'affermare che, mentre nell'ipo-tiroid ismo l'intervallo SD è allungato, accorciato lflvece esso risulta ncll'ipcr-tiroidismo. 1\on concord i sono invece le cifre limite delle v~rie forme morbose, in quanto nei soggetti normali vi è una zona discretamente vasta d, durata che va dai 200 ai 280 millisec. Praticamente però s! può :~ffermare che, mentre cifre notevolmente lontane da questi limiti possono permetter.:: di concludere decisamente per una forma di i per- (es. SD= 160 e meno) o eli ipo-tiroidismo (es. SD= 300 ed oltre), una cena prudenza è necessaria quando si hanno cifre fra i 180 c 200 millisec. (iper-tiroidismo) o fra i 280 e 300 millisec. (ipo-tiroidismo). Paragonato con i vari par:.~metri funzionali della tiroide, il riflessogramma achilleo si è dimostrato, nell'ipo-tiroidismo, notevolmente superiore ai dati della colesterolemia, del M.B. e dell' l proteico, uguale al test della fissazione dell'l 131 c nell'iper-tiroidismo praticamente uguale ai tests iodici.
vantaggi di quesrc metodo co~ì semplice, che Lawson definì il te~t più fedele per apprezzare la funzione tiroidea c Scldon Mann un reatti\'0 di funzionalità tiroidea nettamente più preciso e attendibile dci parametri abitualmente usati c singol:trmente presi, sono numerosi: a) La sua estrema semplicità c rapidità di esecuzione, rcalizzabile perfino ncll'am~ bulatorio uel medico pratico. b) Il suo notemle contributo per svelare i casi subclinici delle due principali disfunzioni tiroidce. c) Il suo insostituibile contributo nella condotta della terapia. ~ella medicazione sostituitiva dell'ipo-tiroidismo, infatti, esso permette di valut:une l'efficacia e di consi~ g liare la cessazione, prima che si instauri un iper-tiroidismo i:.urogeno: a questo pro~ posito è bene precisare che, nei pazienti sottoposti a terapia tironinica, si ha un:. risposta iniziale paradossa, ciol: si ha un allungamento deli'SD per parecchi giorni prima dello accorciamento definitivo. Questo fenomeno paradosso sarebbe anzi un mezzo utile per potere meglio diagnosticare i casi limite dcll'ipo-tiroidi~mo, le forme atipiche, in particobre nei soggetti anziani e nei casi secondari ad insufficenza ipofisaria. Negli ipertiroidei sottoposti a tempia iodica esso è anche prezioso, sia per la buona condona della mcdic:1zione antitiroidea, sia per impedir(' la insorgenza di un ipe-tirni dismo iatrogeno. Per effetto della terapia tiouracilica, l'allungamenro alla norma dello intervallo SO occorre dopo 3-6 settimane, mentre in un soggetto normale esso è più precoce (2 settimane), rappresentando :.nchc questa risposta un mezzo di migliore indi~ ,·iduazione dei c:1si limite. 'ella ter:~pia con lo 1131 infine è: noto come i tcsts di fissazione ulteriori h::tnno poco valore e pertanto ~uperiorc diventa la ricerca del riflesso achilleo. d) Il riflesso ::tchilleo non risente dell'azione dei f:1r1naci e dei supplementi alimentari che, contenendo iodio, vengono invece ad infirmare la validità delle determinazioni della iouemin c uell'as~'Unz ione di iodio radioattivo. Pare invece che alcuni farmaci ad alte dosi (salicilati. :.nfetamina) cd alcuni ormoni (ACTH, cortisone, estrogeni) provochino un accorciamento dell'inten·allo SD. Sono risultati che hanno ancora bisogno di essere ulteriormente controllati. E' interessante segnalare qui l'effetto accorciante della anfetamina, farmaco che non raramente \'iene usato a scopo di frode medico-legale per proYocare una tachicardia c per simulare quindi una p.r.c. farò fra hreve ricerche in questo senso, ma mi preme ricoruare che gi:t in precedenza ho comunicato della ricerca della ippuricuria giornaliera di b::tse nella p.r.c. [17] per svelare, con diagnosi differenziale lavoratori~tica, questo tentativo di frode fl8l e) La ricerca del riflesw achilleo 0\'\ ia alla ncces~ità delle prove con 1m nelle donne gravide con sospetto distiroidi,mo. Per concludere \ui dati sperimentali t!el riflesso achilleo, riporterò che esso è st1to misurato nelle più svariate malnttic (acromegal ia, nanismo armonico criptogcnetico, miotonia ipertrofica congenita di Thompson, miotonia atrofica di Steinert, trombosi cerebrale, m. di Adclison, anencef:tlia, ernia del disc:o, srompenso cardiaco rongestizio. m. di Schilder, m. di Fabry, sifilide nervosa, tubercolosi polmonare, sarcoidc di Beck. m. di H odgkin, ipoparatiroidismo, ipocalcemia, tetania da ipenentilazione, urcmia, iperkaliemia. iponatremia, ipoproteinemia. anemia, s. ncfrosic:., ~tati ansiosi, diabete insipido, enfisema grave), nelle quali è ri,ultato sempre norm:.le. In particolare \ ':1 precisato che normale esso è :.nchc risultato nel gozzo semplice diffuso o nodulare. Vanno r.icord:ltC le scgna'lazioni preliminari di Horb:.czcwski nella schizofre ni:t, delle quali ho r ifer ito precedentemente.
RICERCHE PERSONALI.
'a) L'apparecchio (v. figura 2): è costituito essenzialmente da un trasduttore di tipo elettromag netico, formalo cla una bobina di filo di rame sensibile ai movimenti in senso verticale di una piccola calamita f issata sul tallone del paziente. Il principio di funz ionamento si basa quindi sulla forza elettromotrice indotta generata, per trasforma· zione, dal trasduttore e che, adeguatamente amplificata da un amplificatore in A.C. (di tipo elettrocardiografico) viene in seguito registrata.
Fig. 2 . • Scht·,na dd clnt·rnomctm (co>Lr. ingg. lbngoni e Battaglia, Bolog na): (t) staLivo per il ,ostegno tlcl trnscluttore; (2) rnorserto per b messa a punto in altt·zza c ùistanz;~ dd trasduuore : (3) trasdutrore deuromagnetico; (-!) magnete con molla di fi,saggio a] rallonc.
b) Il metodo di esecuzidne: il p. viene fatto inginocchiare a piede c caviglia nudi su di una sedia ed invitato a stare ribsciaro nella sua muscolatura per imped ire i movimenti attivi parassiti del piede. Per q uanto rig uarda il nostro tipo di pp., psiconevrotici, debbo far rilevare che a volte è necessaria non poca pazienza per ottenere il completo rilasciamento, avvertendo t pp. della completa innocuità della ricerca, non dimenticando che in essi, particolarmente sensibili alla modesta teatralid emotigen:t che di per sé provoca un apparecchio, si aggiunge il rraum:t emotivo dovuto al fatto che la percussione del tallone, essendo fatta a tergo, instaura a volte una scarica emozionale. Bast..·mo però poche parole e la ripetizione a breve distanza della ricerca per permettere una efficace collaboraz.iorte del paziente. c) I soggetti: sono stati testa ti l 00 giov:mi in grande maggior:mza iscritti d i leva o selezionandi, dai 20 ai 23 anni; pochi sono stati i militari già incorporati. Essi presen·
cavano una chiara sindrome clinica di p.r.c. In non pochi di essi il riflesso achilleo è staw ripetuto a di~tanza di giorni senza che si siano osservate differenze nella .Jurata dell'intervallo SD. d) l risulrari:
durata de ll 'i.SD d::t 160 a JRO rnillisec. n. 2 durata dell'i.SD Ja 180 a 200 millisec. n. 5 durata dell'i.SD Ja 200 3 280 millisec. n. 87 (media 248) durata drll'i.SD da 280 a 300 millisec. n. 6 In aggiunta n questi soggetti con p.r.c. sono stnti restati n. 14 g iovani affetti da gozzo semplice diffuso o nodulare. In tutti l'intervallo SD è risultato fra 1 200 ed i 260 millisec., confermandosi co~ì i dati riferiti in antecedenza. In conclu ~ione pertanto di queste ricerche si può affermare che, se si eccettuano pochi dubbi casi di accorciamento dell'interva llo SD (2%) c di suo allungamento (6''/,). la quasi totalit.1 di soggetti con p.r.c. ha presentato un intervallo SD di durata decisamente normale. E pcrt:toto anche il rifle~~ogramma achilleo si aggiunge ai dati dinic1 e di laboratorio già noti per confermare che nella p.r.c. la funzione tiroidea è c<?mple tamcnte normale. La t:Jchicardin, e con es~a tutto il corteo sintomatico e semantico della p.r.c .. \'J spiqrata etio-patogcncticamente al di fuori della tiroide e precisamente ,.a imputata ad u113 disordinatn impostazioni" funzionale dci centri ncuro-veget:nivi mesocdalici, sue cubi a loro \'Oit:J di un turbamento emotivo della psiche.
RHss~,;:o-;To. L'A., dopo una brc\'C premessa sulla utilità di testare la funzione tiroidca nei soggetti con psiconevrosi rtspiro circolatoria, cita la bibliografia sul riflessogramma achilleo, Jcscrìvcnclone l'apparecchiatura, le modalità di esecuzione e riportando i risultati nei distiroidei. Ha testato con questo metodo 100 giovani soggetti con p.r.c. che hanno presentato in qun~i totalità un inten·allo SO normak. Viene concluso eh<. nella p.r.c. la tachicardia non i: di origine tiroidea.
R( St'MÉ. - L'A., après une brève introduction sur l'urilité cles tests de In foncrion thyro'idicnne chez cles sujcts présentant une psychonévrose rcspiro-circulatoirc, cite la bibliog-raphie concernant le rérlexograrnmc du tendon d'Achille dont il décrir l'appa reillagc, Ics moc.lalités d'cxécution et !es résultats c hc7. ùes dysthyrp'idiens. Il a testé par cette méthode 100 jeunes sujets atteints dc p.r.c. qui ont pésenté, dans la plupart des cas, un intervallc SD norma!. TI en conclut que, dans la p.r.c., la t:Jchicardie n'est pas d'origine thyro'idicnnc.
St..:M~!ARY. After a hrid foreword on thc value of resting the thyroid function 1n paticnts affected by respiro-circulatory psych neurosis, the A. rcfers to the piblio graphy on the charting of thc Achilles rcflcx, describing the app:•ratus and the procedure.s for its cxecution and slowing- the rcsults in thosc affected by dysthyrcosis. I k testeù with this methocl 100 young patients affected by r.c.p., who nearly ali slowcd a norma! SO intrrval. Ile concludcs that in r.c.p. the tachycardin is not of thyroid ori gin.
BIBLIOGRAFIA
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CU':\ICA OFTAL:-.fOLOGJC,\ DFLL ·u~J\'l:.RSIT \' DI D~rettore: Prof. Ricc.,RDO G ·\LI l.r;cA
TORI~O
OSPEDALE Mli.ITARE PRl'JCIPALE "A. Rlllf:RI,. DI TORINO Direttore: Col. "led. Dnn. OR \LJO C"ru LI
LA SELEZIONE ATTITUDINALE NELL'ESERCITO IN RAPPORTO ALLA FUNZIONE VISIVA Ten. Col. Mcd. Dott. I gino Santella capo repa rto ofta lmico
La capacità visiva pre~critta per l'idoneità al senizio militare incondizionaro è qudl.! prevista dall'art. 34 A. dell'Elenco delle infermità, e che a scopo di maggiore chiilf('7.7.a si riporta: «Le imperfezioni o gli e~iti permanenti di mal:nric o di traumi del globo oculare. lhe - corretto l'e\·cntualc \izio di rifrazione - riducano l'acutezza visiva al grado sottoindicato: ol meno di 3/ 10 dell:J normale tn ambo gli occhi; b) meno di 1/ 10 della normale in un occhio ) . Idoneità
Ridotta attitudine militare
Riforma
5/ 10 in 00, oppure
da 4/ 10 a 3 / 10 in 00 ovvero
-3/ 10 in 00
i/lO in O ed 1/ 10
tra 6 10 e 3/ 10 in O e tra
ovvero -
nell'altro O
4 IO c l l O nell'altro O
tnO
1
l ' lO
Avvertenza: La riduzione dell'acutezza \'isiva sar:\ causa dì ridottn attitudine mili tare quando sia da 4/ 10 a 3/10 in cia~cun occhio ovvero compresa tra 6 IO e 3 ' 10 in un occhio c tra 4 ' IO e l IO nel l'altro occhio. (Vedi art. 2, Elenco B.). Il visus deve essere determinato a cinque metri ron scale onotipiche decimali imernazionali. Pertanto per la idoneità al servizio militare incondizion:no si va Ja un massimo di 10/ 10 in ambo gli occh i senza correzione ad un minimo di 5 / JO in 00 oppure i / 10 in un occhio cd l / IO nell':tltro. Il visus suddetto si intende anche con correzione di lenti tollerate. Per quanto riguarda i vizi di rifrazione: Al La miopia superiore in amho gli occhi alle 5 diottrie dà luogo alla ridotta atti tudllle militnrc (R.A.M., nrt. l, Elenco Bi c quell:~ superiore alle 7 diotrric in ambo gli occhi cl3 luogo alla riforma (art. 36, Eknco A). 8) La ipermctropia c l'astigmati\mo ipermetropico non dànno luogo a pronedi· mento. qualunque sia la loro entità. purché con lenti tollerate si raggiunga il \Ì~us richtc
sto dall'art. 34, Elenco A. Lo stesso dicasi per l'astigmatismo miopico, sempre che, in quello composto, la m iopia su tutti e due gli assi non superi le 5 oppure le 7 diottrie. poiché in ta l caso subentrerebbero gli artt. l B. e 36 A. C) Le forme di anisometropia danno luogo a riforma quando l'acutezza visiva risulta ridotta al grado indicato dall'arr. 34, Elenco A dopo b più utile correzione pratica tollerata dal soggetto. Nell'esame dei rapporti tra selezione attitudinale c capacità visiva, occorre non considerare quelle alterazion i o malattie Jell'apparato visivo, che pur consentendo un visus compatibile con l'idoneità al servizio militare incondizionato, sono di per se stesse inabilitanti a detto servizio, ma, prendere in esame la funzione oculare unicamente in relazione a: a) vizi di rifrazione: m iopia, ipermetropia. astig matismo, e le varie forme di anjsometropia; b) deficit visivo, quale e~ i to stabilizzato d i pregresse mala ttie non facilmente reci· divabili o di infortuni agli occhi. Ora mentre •per queste ultime fo rme, la selezione del soggetto va praticata in rapporto al visus residuato, per i vizi di rifrazione si rende necessario la valutazione del vizio stesso allo scopo di esaminare i suoi riflessi sulla funzione visiva in rapporto al rendimento del soggetto. Poiché nell'organizzazione di un Esercito moderno, ad una idoneità generica al servizio militare, è subentrata, per la maggior parte dei casi, una idoneità specifica, occorre valutare per ogni singolo individuo, le sue attitudini ad un determinato lavoro e le sue facoltà intellettive e sensoriali, onde impiegarlo nel modo più adeguato. Tale appunto lo scopo della selezione attitudinale nell'Esercito, che, non diversamente da quella industriale, studia il soggetto nel modo più completo, al fine di utilizzarlo nelle varie specialità od incarichi a seconda delle proprie possibilità e capaci tà. Che la funzione ocula re giochi un ruolo di primo piano per la suddetta valutazione è fuori ogni dubbio. L'alta percentuale di soggetti riscontrati con disturbi dell'organo visivo ne rendono indispensabile un esame accurato. Su un numero di i5.567 giovani selezionati, Buongiorno e De Gennaro ne riscontrarono 1.039 con rcfrazione ipermetropica, 3.603 con rdrazione miopica, 6.246 con affezioni congiuntivali in atto o pregresse e 1.056 con esiti di traumi pregressi agli occhi, con un totale di 11.944 individui per i quali si è dov uto adottare un provvedimento med ico legale tper la ridotta attitudine militare o la non idoneità in rapporto alle condizioni dell'apparato visivo (De Gennaro: « j\ pparato visivo in rapporto al lavoro"). Che il lavoro manuale, anc he in campo militare. sia stato in gran parte ridotto e che ad esso si siano sostituiti requisiti eli carattere attitudi nale è un fatto ormai da anni acquisito. L'introd uzione nella vita militare di macchine ed apparecchi sempre più perfetti, hanno reso più indispensabili facoltà di carattere intellettivo, attitud inale e senso riale. Intelligenza generica, capacità di osservazione, rapidità fisico motoria. capacità di adattamento in sempre nuove situazioni, volenterosità, sono requisiti sempre più richiesti ed indispensabili per l'esecuzione rapida, disinvolta e precisa di un lavoro man uale; ma tali qualità di natura attitudinale comportano anche una capacità visiva che cleve essere a~eguata ai compiti da eseguire, per cui stabilita per ogni singolo elemento una idoneità CÙ carattere generico. si rende necessaria l'esatta v:J lutnione clelia funzione visiva, particolarmente per quelli assegn:~ti ad un impiego di carattere specialistico. Non sfugge certa. mente, anche ad un esame superficiale la notevole diffe renza di capacità visiva richiesta
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per un incarico dd tipo: attendente, trombcuiere zappatore ecc ... ed altri quali: fono relemetristi, goniometristi, stereotelemetristi, osservatori, conduttori di automezzi ecc ... A questo punto è da notare che 1a R.A.M. esonerando praticamente i giovani dal servizio militare, esclude da detto servizio soggetti con visus di 6/ 10 in w1 occhio ~ 4/ 10 nell'altro, oppure giovani con 5,50 diottrie di miopia in ambo gli occhi, elemenr che se dotati di salute eccellente ed anche di istruzione adeguata, potrebbero e~sere • im piegati con notevole profitto in moltissimi incarichi. E pertanto opportuno l'entrata in "igore del nuovo elenco infermità. che, sostituendo quelli A. e B. ora in atto, riduc~· la capacità visiva richiesta per l'idoneità al servizio militare incondizionato. A tale scopo è utile esaminare a titolo comparativo i criteri seguiti cd i requi,iri visivi richiesti per l'idoneità nell'Esercito francese (Bailliart e Magitot: c Manuel d'Oph talmologie • · 1950).
ARME. - Armé de terre: L'insieme di un certo numero di coefficienti (uno è fornito dall'esame della ,·ista) dà, per ciascun soggetto, il c profilo detto medico ~ che serve a determinare l'impiego nel quale ciascun militare darà il miglior rendimento. In tal mo Jo si trov:t soppressa la vecchia classifica: in servizio armato o ausiliario. Vi contribuiscono sette elemenri: stato generale - vista-udito - arti superiori c1 inferiori - facoltà intellettive - stabilità emotiva. Di ciascun elemento esistono cÌnqtK' gradi che van no dalla .perfezione (l) all'inabilità (V). Il grado, da qualunque elc mento sia determinato, comporta l'inabilità ad ogni ..ernz1o. li I grado (rappresentato dal coefficiente l) comporta una capacità funzionale cc cdlente e l'idonciùt a rutti i servizi. Tra il primo (idoneità a tutti i la,·ori) cd il quinto (inabilità a~'oluta) vi sono ~c guendo il c profilo:. cd i suoi gradi, tutti i casi intermedi. II grado: idoneità alla maggior parte dci lavori di linea ed al servizio d'oltremare. III grado: idoneità ad alcuni lavori di linea e a turri quelli delle zone di tappa c delle retrovie. IV grado : idoneità solo ad alcuni servizi di retrovie. Per il primo grado occorre a\'ere coefficiente l per tutti gli elementi di profilo. mentre per le tre seguenti categorie i diver~i elementi che vi intervengono po~~ono com pensarsi tra loro. Per quanto riguarda la ''i sta i coefficienti sono così ripartiti: Coefficiente l o: vi~us uguale o superiore a 8 ' l O per ciascun occhio senza corre· zione; campo visivo normale; senso cromatico normale. Coefficiente 2° : visus IO' lO in un occhio e S/10 nell'altro occhio anche corretto: campo Yi~ivo normale. In questa categoria possono essere anche classificati i ~oggetti con 9/ 10 in un occhio e 6/ 10 nell'a lrr·o. Bisogna che il totale siano 15 con non meno di 5/ 10 in un occhio. Coefficiente 3° : 5/ l O in un O cd I t 20 nell'altro O corretto. Campo visivo normale per l'occhio migliore, quasi normale per l'altro. Coefficiente 4° : visus in un O ~uperiore o eguale a 3/ l O. nell'altro inferiore ad 1 120 anche con correzione. Campo visi,·o periferico per l'occhio migliore normale. Coefficiente S0 : Acutezz:t visiva inferiore a quelle sopra indicate. Per quanto riguarda i vizi di rifrazione, la miopia bilaterale superiore a 12 diottrie. la miopia forte unilaterale e le miopie complicate a lesioni oorioretiniche, estese e pro· g ressivc. riport:mo al g rado so (non idoneità). Una miopia che non superi in ciascun occhio le 4 diottrie od in uno dei due, a condizione che l'acutezza visiva sia riportata con correzione a IO/ lO in un O e 5 IO nell'altro. riporta al grado 2°.
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Per l'ipermetropia conta il solo visus corretto (categoria da 2 a 5). 1 paracadutisti possono essere ammessi fino al coefficiente 2.
AcCERTAMENTI VISIVI PRATICATI IN SEDE DI VISITA PER LA SELEZIONE ATI.ITUDlNALE.
Alla recl uta sottoposta a visita di selezione, vengono praticati i seguenti esami per quanto rig uarda l'apparato visivo: l 0 - acutezza visiva; 2o - senso cromatico qua litativo e quantit:nivo; 3° - baroscopi:!; 4° - ricerche fotometriche sul senso luminoso. Per i suddetti accertamenti, l'esaminatore dispone di una cassetta d i lenti di prova e di un optometro panc romatico Guasco Mod. SA della ditta UREMA. Detto apparecchio viene posto a 5 metri di distanza dal soggetto che è seduto su di uno sgabello ad altezza regolabile in modo che la fenestratura del batoscopio corrisponda al livello degli occhi del soggetto stesso. li quadro d i comando va posto presso l'esaminatore e questi si mette dal lato del soggetto in posizio ne adatta alla manovra ed all'uso della scatola delle lenti di prova o di altro dispositivo che lo sostituisca ed in condizioni di poter registrare i dati degli esami. La determinazione del visus si esegue con tabelle oprometriche decimali. Vi è anche una determinazione del visus a luce variabile. L'istruzione allegata allo apparecchio spiega che l'uso della mira variabile è da riservare principalmeme alla misura del visus con luce colorala per la selezione di massa, per escludere la simulazione e la dissimulazione e per determinare l'optimum di visus luce. Da quanto sopra risulta evidente che in sede di visita per la selezione atti tudinale si può giungere ad un adeguato esame della funzione visiva, ma detti esami com portano un notevolissimo impiego di tempo per ogni singolo soggetto ed alla loro integrale esecuzione si oppongono la scarsità sempre crescente di personale ed il continuo aumento dei giova ni da selezionare. Inoltre se è abb:tstanza agevole determinare l'acutezza visiva in ciascun occhio per il minimum separabile riesce più complesso ed indaginoso valutare la visione binoculare. Ora è appunto questa che condiziona l'a ttitudine a molti incarichi in una organizzazione militare moderna ed influisce sul rendimento dei soggetti cui si richiede un lavoro con esigenze visive elevate. Si riscontrano in numero semp re più crescente soggetti che, pur con un visus di l 0/ l O in ambo gli 'Occhi, presentano disturbi dell'equilibrio muscolare (eleroforie), vizi di rifrazione d i g rado lieve (spesso astigmatismo ipermetropico sempl ice di l - 2 diottrie) e questi difetti si trad ucono, al termine di un lavoro faticos'O c di applicazione visi va notevole, in cefale::t e disturbi della fusione. Ma le modali tà della visione binoculare rientrano in un campo di pertinenza esclusiva dell'oftamologo, ed il giudizio eli questi dovrebbe sempre in determinati casi associarsi a quello dei peri ti generici. A chiarimento di quanto sopra è perta nto utile fa re un cenno sui viz i di rifrazione e del loro rapporto con la capacità visiva, al fine dell'i mpiego dei giovani selezio nati.
M JOPIA.
Considerata da un punto di vista puramente ottico, la miopia è uno stato dell'occhio in cui il fascio di raggi paralleli provenienti dall'infinito converge in un pu nto situ:tto avanti la re tina e non sulla re tina stessa. Questa pertanto non riceve più una
imm~gine
netta. ma un cerchio di diffusione (Honnet: Ophtamologie diniqut •· 19521. Diverse cau~ po~~ono drterMinarc tale nz1o di rifrazione: aumento dcll'as~r antcro posteriore del globo, aumento della rifrangenza dci mezzi diottrici; ma qualunque sia la cau~a detcrmin:111te, vi è uno st:llo di squilibrio tra la lung hezz:-t antcro po>teriore del gloho e In forza di rifrazione del sistem::t corneo-crist:tllino. Tr:masi comunque di solito di predisposizione congenit:l (eredità continua o di>continual, e può es>cr..: aggr:~,·ata da mal:mic organiche debilitanti, pur non t~'::ndo legata particol:umeute a ne,suna di e;se. La miopi a può essere distinta in: u) miopin lieve, quclb che non >upcra le quattro diott rie; b) miopia media, quella da quattro ad ouo diottrie; c) miopia forte. quella che >upera le otto diottrie. Dal punto di \'ista militare ,·anno considerate ~olo le prime due forme; la terza dà luogo senz'altro all'esonero dal scn·izio, unitamenLe a quelle miopie d1 carattere patologico in cui oltre al Yizio di rifrazione, si associano alterazioni estese della coroide. La miopia lic"e c quella media (quest'ultima evidentemente in modo piLJ_ note volc) può d::tr luogo ai seguenti disturbi funzional i (Bonnet): a) insufficienza della convergen7.a, con a volte strabismo divergente periodico allorttuando il giovane è privo di lenti correttive oppure quando l'attenzione non tatrirata verso un oggetto; b) astenopia muscolare od eteroforia; cl spa~mo dell'accomodazione. La insufiicienzn dclh convergenza nella miopia non corretta viene spiegata nel che «essendo l'::tccomodazione in detto vizio rli rifrazione meno csercitata, la convergenz:~ accomodativa viene anch'essa meno stimolat3:. (Toselli ). Ne consegue da part<" dell'occhio una riduzione a mamcncre a lungo c ~enza sforzo la comergenza dei bulbi ocului. w mancata o ridott:! richie~ta accomodativ:t determina nel miope una tendenza all'exoforia e tale stato è quasi sempre pre>ente nel miope astigmatico c cht non riuscendo ad ottenere mai una visione chiara, pre~enm qu:~si sempre una exofori:1 dapprima da \'icino c poi per lont:1no :. (D uke EIJer, 1949). Il miope lieve ha la tendenza ;~ll'ummiccamcnto, perché strizzando le palpebn: determina una compressione del bulbo oculare; con tale azione ouiene una modificazione della cur\'atura corneale, che, attenuando il \'izio di rifrazione, miglior:~ il visus. La riduzione del visus nel miope è in relazione all'entill• tle! vizio di rifrazione. Un miope di l d1ottri::t possiede un visus non correno di circa 5 IO, di 2 dionrie un visus di 2-3/ 10, di 3 diottrie un ,·isus di circa l 15. Que,ti cbti però vanano notevolmente in rapporto all'età. Ai di~turbi per la visione per lontano, il miope comr:1ppone il vantaggio di lavo rare da vicino con meno fatica clell'cmmetropc. Di tale cond izione è opportuno tener conto. ai fini dd rendimento in ~ervizio. nelle opernioni di selezione attitudinale. ~enso
IPERMETROPlA.
L'ipermetropia è un VIZIO di rifrazione in cui i raggi paralleli, pro\·enicnti dall'infinito. vanno ::1 convergere dietro la retina; detti rag~i pcnamo, intercettati Jnlla retin~l prima della loro convergenza , formano su d i essa non una immagine netw, ma un cerchio di diffu:.ione.
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Etiologicamente l'occhio 1pcrmetrope de,·e essere considerato un occhio insufficientemente sviluppato. . ei piccoli già si riscontra abitualmemc una ipermetropia di t • 2 d iottrie che spesso scompare con la crescenza o spontaneamente o con correzione d i lente cjl positi,·a di grado lieve. Una ipermetropia di 5 - 6 diottrie si osscn·a più raramente mentre quella eli 8 - l O d iotrrie è da considerare eccezionale. Accade .spesso che, esaminando ad un giovane il visus col metodo subietÙYO, l'occhio es:tmi nato rivel:t un'acutezza ,·isiva normale, mentre qu::~ndo ~i passa all'esame obbietti vo col metodo schiascopico si constata un'ipcrmetropia di 2-3 diottrie; si è verificato in tal caso che l'accomodnionc avendo riportato sul piano retinico i raggi par:tllcli, ha compensato col suo potere. il vizio di rifrazione esistente. Un giovane ipcrmetrope d i 3 diottrie può pertanto \'edere bene da lontano utilizzando il suo potere accomodativo inconsape,•olmemc c <;enza ~offrire di alcun di-,lurbo e può anche vedere bene da vicino utilizzando ancora di altre 2 o 3 diottrie di potere accomodaùvo; ma in q ueste condizioni l'occhio non è mai allo stato di ripoo;o; è sempre in gioco la rifrnione dinamica c non '' ì: mai rilassamento dell'accomodazione. Ora se il soggetto deve eseguire un lavoro ~uperficialc c discontinuo può anche non accusare alcun disturbo, però se al precedente ne subentra uno più impegn:nivo e che comporti notevole applicazio ne visiva ed attenzione, cominciano ati apparirr quei disturbi che vanno sotto il nome di astenopia accomodativa. « 11 lungo lavoro da vicino diviene difficile; la vi~ta si intorbida dopo un poco di kttura c come se glì occhi mancassero di forza; l'ipermetrope ì: obblig:lto ad interrompere il suo lavoro. Dopo qualche minuto l'annebbiamento scompare e il lavoro può e~sere ripreso. ma la stanchezza si manifesta di nuovo. Se ai primi segni di fati ca l"ipermetrope non abbandona il lavoro, la st.1n chezza si accentua; ~i instaura una cefalea alla fronte con impressione di nausea ~ (Bonnet: < Ophtalmologie cl inique •· 19521. Unitamentc alla astenopia accomodaùva può instaurarsi una astenopia muscolare dovuta ad csoforia, stato a cui tende orJinariamente l'ipermctrope astigmatico o meno (Lcmpp, 1912: Roelofs, 1913; Ca~ol ino. 1920). l sin tomi suddetti possono essere aggravati da particolnri d isturbi Ji carattere generale: astenia generale, surmenage fi~ico e mentale, stati ansiosi e depressivi, prcoccupnioni; condizioni quest'ultime non infrequenti in giovani soggetti allontanati dalla propria famiglia e dalle loro normali occupazioni di sLUdio c di lavoro.
A sTIGMATisMo.
L'astigmatismo ì: un \"17.10 di rifrazione prodotto dal divcr~o grado di rifrazione della cornea nei suoi meridiani. !\'ella cornea astigm:nica i due meridiani principali perpendicolari fra di loro, sono rappresentati. uno da quello con la massima rifrozio ne, l'altro da q uello con la minima. Gli a ltr i meridiani h:1nno rifrazione intermedia :~ i d ue principali e vari:1bilc in rapporto alla loro vicinanza a ques ti due. In condizioni normal i la cornea si presenta come un segmento di sfera con raggio di curvatura (7,() mm. circa) qua'>i uguale in tutti i suoi meridiani. ma anche in tali condizioni di normalid, nella maggior parte dci casi, il meridiano verticale presenta un raggio di cun·atura inferiore di grado lievissimo :1 quello orizzontale c tale diversità di rifrazione viene pcn:uuo de tto astigm:lù~mo fisiologico , _ In relazione a quamo sopra l'astigmatismo regoiare ~i distingue in: a) diretto o <;econùo regola se il merid iano verticale o quasi verticale ~ p1ù rifrangente dell'orizzontale; b) imerso o contro regola nel caso contrario.
Varietà dell'astigmatismo: a) astigmatismo semplice: quando un asse è cmmetrope c l'altro ametrope. Quando l'asse ametrope è miope si ha l'astigmatismo miopico semplice, se ipcrmetrope si ha l'astigmatsimo ipermctropico M:mplicc: b) astigmatismo composto: q uando i due assi principali sono entrambi nmetrop1. Si ha l'astigmatismo miopico composto se i due assi sono miopi c l'astigmatismo iper metropico composto se ipermetropi; c) astigmatismo misto: quando i due assi principali sono entrambi ametropi. ma uno è miope e l'altro ipcrmetropc. Quando i due assi principali non abbiano una direzione verticale ed orizzontale, ma una posizione intermedin si ha un astigmatismo obliquo. Dn un punto di vista ottico, nell'occhio dell'a~tigmatico, i raggi paralleli che arn vano alla cornea, non hanno un pw1to focale unico, ma si incontrano in due distretti rappresentati ognuno di essi da una linea diritta; ne consegue che l'astigmatico non vede mai gli oggetti ben definiti in quanto l'immagine dell'oggetto, qualunque sia la distanza dall'occhio di questi, non si forma mai nettamente sulla retina. ~el caso < 1 un astigmatismo secondo regola si ha nel distretto anteriore una prima immagine for mara da una linea verticale. Nei distretti intermed i si formano immagini sfum:lle meno luminose e cioè dei cerchi di diffusione. Gli unici piani in cui l'immagine è pitl netta sono quelli delle due lince focali. Quando la retina si trova m un piano intcrm<. dio a quelli delle due lince focali nessuna parte dell'oggetto sarà vista nitida in quanto nessun punto dell'immagine avrà il suo fuoco sulla retina, cd <1 secondo che su di ess:1 venga a c:~dcre il pi:mo focale anteriore o posteriore, l'astigmatismo vedrà gli oggetti più accorciati o allungati. Dal punto di vista funzionale, l'astigmatico di grado lic,·e può non :l\'ere alcu n disturbo, in quanro il potere accomodativo interviene, unitameme all'ampiezza dd forarne pupillare, nd attenuare i fenomeni ottici; qunndo però il vizio di rifrazione è di un:1 certa entità, comincia ad apparire una fatica visiva, che si traduce in cefalea ed arros~amento delle congìunti\C e dci bordi palpebrali. P:1~~iamo pertanto ad esaminare il rapporto tra incarichi cui può essere assegnar;~ la reclut::t c la capncità visiva necessaria per una soddisfacente esecuzione di eletti inca richi. iniziando da quelli per i quali ncce~sita un vi\US migliore.
CoNOU'rfORI 01 Au·roMEZZJ.
In campo militare gli automezzi possono csM:re sommnriamentc distinti in due grandi categorie: u) automc7.zi di natura bellica con o senza dotazione di armi (autoblinde, mezz1 corazzati, mezzi nnfibi); b) automezzi vari (automezzi con motore a scoppio, cliesd, motocicktte, macchine stradali, grue, escavatrici, trattori ecc...). Per quanto riguarda i primi, la perfetta funzione visiva è indispensabile. Trattasi di automezzi quasi sempre in movimento su terreni accidentati e durante esercitazioni di tiro. Essi sono souoposti a sbalzi notevoli che rendono quasi impossibile cd oltremodo pericoloso l'uso di lenti corrctti\·e. Il personale addetto deve anche provYcdere alla perfetta manutenzione dell'automezzo ed al suo carico e scarico in caso di carrcllamento o tr:1sporto ferroviario .
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Per gli automezzi vari è necessario riportare b distinzione che il Codice della strada, attualmente in vigore, fa degli autoveicoli : a) autovetture: veicoli destinati al trasporto di persone capaci di contenere al mas~imo nove posti compreso quello del conducente;
b) autobus: veicoli destinati al trasporto di persone con più di nove posti, compreso quello del conducente;
c) autoveicoli per trasporto promiscuo di persone e di cose di peso complessivo a pieno carico fino a 35 quintali capaci di contenere al massimo nove posti compreso quello del conducente; d) autocarri: veicoli destinati al trasporto di cose; c) trattori strada li ; f) autoveicoli per uso speciJle o per trasporti specifici; g) autotreni; h) autoarticolati; i) autosnodati. Risulta evidente che mentre per ogni automezzo civile è previsto un uso ben specificato, non sempre lo stesso può dirsi per gli automezzi militari che, per esigenze di servizio, possono servire contemporaneamente per uso promiscuo e cioè trasporto di cose e di persone. Sarebbe pertanto indispensabile una differenziazione della val utazione della capa· cità visiva tra il conduttore di una autovettura où un motoveicolo ed il conduttore di un automezzo pesante su cui possono essere trasportati un numero notevole di militari. Occorre tener presente che i trasporti mili tari possono verificarsi frequentemente nelle ore notturne, in condizioni di visibilità scarsa, durante esercitazioni estenu:Jnti, e su strade poco conosciute al guidatore. All'autista militare manca inoltre quella lunga esperienza di g uida quasi sempre presente negli autisti civili conduttori di veicoli des tinati al trasporto di persone, esperienza che può in parte bilanciare eventuali deficienze sensoriali. Men tre pertanto è cb ritenersi soddisbcellle l'attuai<" acutezza visiva richiesta c cioè « 10/ l O in 00 tollerata corretta purché il visus naturale in 00 non sia inferiore a complessivi 12/ 10 con non meno di 5/ 10 per t'occhio che vede meno per le autovetture e motovetture », è consigliabile per i conduttori di automezzi pesanti aumrizzati al trasporto d i persone un visus natu rale di 10/ 10. E' opportuno che uni tamente al visus sia sempre eseguito con scrupolosità il campo visivo. Zeglio ha segnabto una dive rsa capacità di comporta mento nella nebbia di gui· datori, che, ad un esame del visus in condizioni normali, presentavano una identica capacità visiva. Si rende pertanto necessario accertare se vi sono notevoli variabilità del visu~ nell'i1~d i viduo a bassi livelli di illuminazione, ed il suo adattamento alla visione crepuscolare. Della visione notturna come del senso cromatico, ricerca quest'ultima anche importantissima nei g uidatori, sarà. in seguito, fano accen no più . diffuso. MILlTARI ADDETTI ALLE ARMI DA FUOCO.
I militari addetti alle ann i da fuoco svolgono il loro inca rico nelle condizioni plU diverse: da fermo, in movimento, su carro armato, su autoblindo, in addestramento come a fuoco. Ne consegue che oltre ad una capacità Yisiva perfetta è da escludere
qualsiasi po~sibilità di correzione con lenti. I militari addetti ai pezzi devono potcrst sostituire in caso di necessità e pertanto in ognuno di essi occorre una vista che òia la po~sibilità di valutare esattamente le distanze, di riconoscere i mezzi nemici e ~ti m:trne la velocità quando essi sono in movimento (carri, aerei ccc.). Quando poi il loro lavoro si svolge su ~emovcnù, il disagio cd il dinamismo assumono una spiccata intenstta, con aumento note,·ole anche della tensione quando Llzione si svolge a conuno col nemico come nel duello carro anticarro. Alcuni poi, come i mortaisti da 81, i puntatori di artiglieria da campagnn ccc., dovendo :tpplicare nozioni di goniometria, calcolo e misure nngolari, operazioni effettuate a mezzo di congegni o strumenti di precisione, devono oltre che possedere una ottima visione in lontananz:t, poter eseguire lavori da vicino senza accusare astenopia muscolare cd accomouativa. La perfetta efficienza di ambo gli occhi è indispensabile, perché nei militari ~od detti, che devono eseguire il loro incarico ~u terreni accidentati, polvcro~i o fango'>i cd esposti all'offesa del nemico, una minima lesione dell'occhio più efficiente, come la presenza eli un piccolissimo corpo estraneo, potrebbe determinare l'impossibilit~ , s1J pure temporanea, ad eseguire il proprio cc.mpito.
MTLrTARr ADDE1ll AtL'ossERVAZ l ONE.
La maggior parte dci militari addeni all'osservazione espletano d loro inca rico impiegando strumenti di misurnione e di alta precisione: (aerologi~ti, goniometri~ti, stcrotelcmetristi, fonote lemctristi ccc.). Molti di questi incarichi sono notevolmente f:tticosi o perché esplicati in modo continu:nivo ed intenso, in ore notturne e diurne oppure perché a periodi di intensa attività ed attenzione, si alternano lunghe c snerv::~nti attese (specializzati per l'o~servazionc:, per l'avvistamento degli aerei, per il rad:1r, per il tiro ecc ...). L'inconveniente più frequente cui possono incorrere quelli addetti a strumenti di pr(·cisione c misurazione è l'astenopia. Notevoli a riguardo le ricerche di Angius; que,ti ha segnalato varie forme di astenopia riscontr:na ne1 tclemctristi c cioè:
a) astenopia accomodativa, b) astenopia muscolare,
c) astenopia retin ica,
d) astenopi:t i'terica, e) astenopia d:1 luce intensa tipo Elliot.
Pra queste più di tutte frequente è quella :tccomodativ:~, che all'inrzio transiLOri:t e periodica, diventa sempre più frequente poi costante, e sempre più accentu:~ta nel tencltivo di eliminarla. IJi tale forma di :tstenopia '>i è già abbastanza :tccennato nei vizi Ji rifrazione. Seconda per importanza è quella mu,colare, che si manifesta nello stesso modo di quella precedente. ma i cui disturbi si attenuano con la chiusura di un occhio, in quanto detti disturbi ~ono dovuti ad eteroforia. Col telemetro tJUesta forma di stanchezza oculare è car:lttnizzata da un offu~camento del bersaglio e suo successivo sdoppiamcnto, Angim (195 1) cd inoltre da un costante errore di telemetria: gli exoforici sonovalutano c gli esoforici sopr:n·,·alutano le distanze: Vannas ( 1953) icholson ( 19281 Ask (19291 .\ngius (1951). Per gli addetti :~!l'osservazione il r:1pporto tra eteroforia e senso di profondità si pone in modo particobre. Le ricerche a riguardo ~ono numerose e le conclu.,ioni dei
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vari autori sono contrastanti. Brailey (1919) Junker (1940) Counscll (1941) Kirschberg (1946) Nicholls (1940) negarono ogni rapporto tra percezione di profondità ed eteroforia, al contrario H oward (1919) Clcments (1919) Flack (1920) Thorne (1930) sottolinearono l'importanza che l'equilibrio mmcolare esercita )ulla vi)ìone stereoscopica. Un rapporto assai stretto tra equilibrio muscolare c semo dì profondità è stato confermato da Focosi e Mìn ìeri ( l 945); questi autori però escludono ogni influenza della eteroforia sull'acutezza stereoscopic:J. A parte tune le conclusioni tlei v:1rì Autori, in questi soggetti sì rende indispensabile un completo esame tlcll'apparato visivo, ricercando nei candidati eventuali vizi dì rifrazione col metodo schiascopìco, lo stato dell'equilibrio muscolare, il senso luminoso ed il campo visivo. Per i vìzì di rifrazione, ricorrere, nei casi dubbi, all'atropìnìzzazìone. Poiché ì compiti precedentemente segnalmi e cioè conduzione degli automezzi, osservazione, funzionamento delle armi da fuoco vengono e~gu•u anche nelle ore notturne, si rende indispensabile e~amìnarc, nei giovani addetti a tali incarichi. il comportamento della visione a b:t~sa illuminazione sia naturale che artificiale. E' accertato che, a misura che la luce naturale o artificiale dell'ambieme diminuisce, sì verifica una notevolissima trasformazione fun7.Ìonalc al livello della fovc:t; <.]UCSta infatti contrariamente alla retina periferica, è totalmente cicca alla bassa illumìnnìonc. Per una maggiore comprensione di detto fenomeno sì rende utile riportare alcune cognizioni sulla visione notturna. La visione viene divisa in due tipi: l 0 ) quella diurna o fotopica, che corrisponde alla luce diurna che è colorata c per la quale l'elemento ~morìale utilizzato sono i coni; 2°) quella notturna o scotopìca che corrisponde alla luce della notte che è incolore cd alla quale provvedono come apparaw sensoriale ì ba~toncellì. Fra questi due tipi estremi dì visione si inserisce un tipo intermedio detto c visione mesopica o crepuscolare, e che corrisponde alla vi~ìone che si ha al crepuscolo od a illuminazione artificiale. Nella maggior parte dci casi, l'apparato visivo è in condizione di adattarsi a qut'stc variazioni di luce dell'ambiente, ma in altri si verificano le seguenti modìficazìoni fun zionali:
1° • ahbassamento dell'acutezz:t visiva; sì ha una diminuzione del potere scparatore dell'occhio e della capacità dì apprezzare le forme nell'oscurità. Già nell'occhio normale si ha un abbassamento dell'acutezza visiva di l 50; 2° • aumemo dello scotoma centrale; la fovea è formata da coni -che sono quasi ciechi all'illuminazione lieve. L'importanza dì tale fenomeno 1\0n sfuggì alle autorità militari inglesi nell'ultima guerra; infatti H Commodoro dell'aria Lìvingstone ritenne opportuno mettere a punto una tecnica di misura per lo scotoma centrale allo oscu•o, allo scopo di eliminare i soggetti, dota ti dì un notevole scoroma centrale, dalle funzioni di mìtragliatore o cannoniere notturno, perché non adatti a tale compito. Detta tecnica è la seguente: il soggetto è sed uto a l metro da uno schermo nero, nella Dscurìtà totale alla quale è stato ad:lllato per un'ora. Il punto dì fì~sazìone è un punto rosso di 3 millimetri di diametro costituito da un filtro W ratten 89. A rosso ìllumìnato dà un'am polla dì 3,5 V regolabìle con un reostato. La brillanza non è fissa ma regob_bile ai più bassi gradi possibile. Gli indici di Lìvìngstone resi fluorescenti da un sale d t radio, hanno una lumìno~ità dì~po~ta tra 40 x IO-' foot-candlc. Per queste intensità lo ~otoma ha una e~temione dì l o 2°. Questa grandezza corrisponde perfettamente alla regione maculare pro\·vìsta unicamente dì coni; 3° - il senso cromatico scompare allorquando sono solo ì bastoncelli a funzionare. Primo a scomparire è il rosso c sì ha una persistenza del bleu sotto forma di
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lumin:mza lieve (fenomeno del Purkinje). Il senso cromatico (: già fortemente alte raw nella visione mesopica o crepuscolare; 4° - aumento del potere dionrico nell'occhio nel senso ch.e nell'emmetrope ~ luce diurna, si ha una miopia di circa 1,5 diottria; 5° - diminuzione del senso stereoscopioo con nltcr:1zione nell'apprezzamento delle dismnze. Tale fano è ùa attribuire alla caduta dell'acutezza visiva ed alla cat ~ ti va fissazione centrale. Da quanto esposto appare evidente la notevole influenza che gta 111 un occhio normale ha la visione notturna; l'argomento ha interessato gli oculisti durante le ulti mc guerre. Le importanti ricerche di Angius a riguardo consentirono all'Autore le segue mi deduzioni: l 0 - gli individui norm::tli prc~ntano note\·oli differenze di \·irus crepuscolan.: a parità di visus e di rifrazione; 2 - l'apprendimento c l'allenamento migliorano .la ,i,ione crepuscolare, cht· peggiora invece con la fatica diurna; 3° - solo mezzo :ttto ad aumentare notevolmente la vi~ione crepuscolare di individui normali è 1::1 loro esclusione dalle luci intense, con permanenza da s~·cgli al chiarore della notte (Angiu~. l 946). Una ricca letteratura vi è inoltre sui c:uatteri della visione crepuscol:!re e dei <uot legami con staù patologici generali e dell'occhio e con carenze alimentari (Bucci:unt. !\ngelucci, Gallenga C .. Gugliancttt, Lo Cascio, Gallcnga R., Accardi, Scullica, Eietti G. t.
I NCARICHI PER I QUALI :-iECESSITA UN'ACUTEZZA VISIVA MASSIMA (lQjlQ) ~ATURAU
Per deui incarichi, l'accertamento dell'acutezza visiva può essere limitata alla sol.t lettura dei comuni ottotipi, e perwnto, a differenza di quelli esaminati precedente mente, possono essere ome~~e altre indagini di natura speci:~ l isticn quali la schiascopia, l'oftalmometria, la campimetrin, la stereoscopia ecc.; si rende solamente indispcnsabil(· l'esame del senso luminmo, sia ricercando il grado di adattamento all'oscurità comt quello della visione notturna. [n questo. gruppo po~~iamo comprendere: alpini sciatori; assaltatori; esploratori: informatori; mitragliatori; pionieri del genio, della fanteria e delle truprx corazzate; specialisti e sen·enti per l'al\llebbiamento. La necessità di un 'acutezza visi,·a massima in ambo gli occhi è giustificata dal fatto che detti incarichi vengono eseguiti in condizioni di disagio, e nelle più svariate condizioni di illuminazione ambiente; comportano inoltre un notevole rischio pcrsonnle e competenza dell'incarico. Circa il comportamento dell'apparato visivo in alta montagna e nei soggetti affa ticati per escursioni alpine, è stato segnalato un allungamento dei tempi di accomod:tzione e riduzione dell'ampiezza accomodativa e di convergenza, modificazioni dello '>taro di equilibrio dei muscoli estrinseci (Guglianctti). midria~i dovuta anche in parte alla diminuita capacità dello ~fintere irideo (Gallenga R.). Acutezza ,·isiva mas~ima è inoltre necessaria per i: piloti natanti per fuori bordo di barche a motore; teleferisti (specie per i capisquadra montaggio, montatori e manovratori, impalmatori e stenditori di cavi); ferrovieri per ponti metallici scomponibih. Per quest'ultimi, esposti a lavorare su ponti ed impJlcaturc, l'esame della visione binogua~tatori;
culare è importantissima, ad evitare che una eteroforia di g raòo elcvaro possa determinare vertigini e false visioni c-on conseguente caduta od altro infortunio. Un visus massimo di l Ol l O, ottenuto anche con correzione, si rende indispensabile per le seguenti categorie di militari: A) Meccanici elettrotecnici. Questi militari a secondo del loro incarico e specialità devono p rovvedere al funzionamento di apparecchi radi·ologici, alla sistemazione e funzionamento di apparecchi a frequenze vettricì, all 'impianto e manutenzione di centralini, centrali telefoniche c tclcscrivcnti, stendi mcnto di linee campali per illuminazione e forza motrice. Vi sono inoltre elettricisti magnct1st1, meccanici di centrali contraerei, meccanici di radar, meccanici elettricisti per gr uppi elettrogeni, motoristi per gruppi elettrogeni e radiomontatori ecc. B) Meccanici in ;enso generico o distinti in varie specialità come: meccanici di autoveicoli, meccanici eli precisione, armaioli, motoristi, montatori, aggiustatori, torni· tori, operai di artiglieria ccc. Questo g ruppo di militari come si nota, eseguono lavori di meccanica eli specie diversa, e per ognuno di essi necessita una capaciuì visiva in relazione all'incarico da eseguire sia con attrezzi che con macchine operatrici. Per quest'ultime, come per esempio per la sega elettrica, occorre tener presente la pericolosità del lavoro, cosl come per i meccanici di preòsione bisogna considerare la notevole ap· plicazione visiva da vicino. Di tutti questi fattori occorre che tenga considerazione l'Ufficiale selettore nell'assegnare il soggetto alle vnric speci::~ lirà , come l'Ufficiale medico oculista quando gli spetterà correggere l'eventuale vizio di rifrazione.
C) Tel~fonùti e stenditori guardafili: C]Uesti devono provvedere allo stendimcnto, manutenzione, e funzionamento delle lince telefonkhe. Per que$t'ultima catcgori:1 si rende indispensabile l'esame accurato del senso cromatico. La presenza di soggetti affetti da discromatopsia è più frcquent<.: eli quanto si possa immaginare, e non è sufficiente l'esame con lane colorate per svelare anomalie del senso cromatico. Su 1450 soggetti esaminati in sede di selezione per il Corso Allievi Ufficiali di Complemento presso l'Ospedale Militare di Torino l'esame con lane colorate aveva messo in evidenza una percemuale di 2,35 % di soggetti anomali, ma un ulteriore esame eseguito con le tavole di Stilling e di Ischiara aveva riportato detta percentuale al 6,25'% · La lettura di dette tavole e quelle cleii'O.A.C. (American Optical Company) mette in condizione d~ svelare con certezza la presenza eli soggetti discromatopsici. L'esame va fatto a luce drurna, con il soggetto rivolto con le spalle alla sorgente luminosa e l'esaminatore deve tenere lui in mano l'atlante delle tavole. La risposta deve essere celere (5 secondi) e l'<>rrore corretto dal soggetto entro questo termine deve essere considerata come rispost:t giusta (Càsell:tto). I soggetti che commettono solo 4 errori nella lettura delle t;vole dcll'O.A.C. sono considerati normali; non sono invece tollerati errori nella lettura delle tavole di Ishiara, salvo quella della mvola 17. Nell'indagine eseguita sugli Allievi Ufficiali già -precedentemente accennata l'errore notevolmente più frequente nella lettura delle tavole di Tshiara è stato quella della tavola 9 che veniva letta col n. 71 invece che 74. · La lettura delle tavole suddette permette solo di svelare la presenza della discro· matopsia; la classificazione di detta anomalia può essere eseguita solo con l'anomaloscopio di Nagel - t ipo II e meglio con i testi d i Farnsworth (Le Farnsworth-Munsell 100 H U ·test}; questi è un apparecchio composto di 4 astucci contenenti un totale di 96 pastiglie. Si domanda al soggetto di classificare le pastig lie di ciascun astuccio secondo la progressione di tonalità; si può in tal modo, in base alla lettura di uno speciale diagramma vedere se vi è confusione dei colori, d iagnosticare l'anomalia ed il suo grado
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cd inoltre svelare l'associazione di due :tnomalie (per esempio protanomalia leggera dcuteroanomalia), ed infine di riconoscere facilmente i r:~si di sensibilid diffcrcnzi:~le :mcnuata « Low discrimination >. 11 diagramma tracciato consente di conscrv:tre agli atti il risultato dell'esame praticato.
lNCARICHT PER l QUALI NON SI RENDE I NDISPENSABILE UNA PARTICOLARE ACUTEZZ-\ VISIVA.
In questa categoria possono essere compresi tutti quegli incarichi cui può essert· assegnato il militare, che al momento della visita di selezione attitudinale pr::~enta un visus che è al limite della idoneità al servizio militare incondizionato, sia quale visw, residuo di mabttie pregresse non fac ilmente recidivabili od esiti non inabilitanti Ji lesioni traumatiche, oppure che r:.~ggiungono tale minimo con correzione di lenti tolle rate. Come già precedentemente accennato, attualmente è prevista una ridotta anitu dine militare, ed alla lettera A delle avvertenze che precedono detto elenco delle imperfezioni ed infermità che riducono l'auitudine a! servizio militare « Elenco B > è detto: « Gli inscritti di leva che si trov:111o nelle condizioni fisiche di ridotta attitudine militare specificate nel presente elenro devono essere considerate idonee a l servizio militare incondizionato c come tali sono 1cnuti a compiere il servizio militare>. Quanto sopra, d'altro canto, rispecchia il concetto medico legale di idoneità al sen·izio milit:.~rc; tale concetto prevede una idoneità totale o parziale a seconda che il soggetto può compiere incondizionatamente ogni incarico in relazione :.~l servizio milir:tre, oppure, a cau~a di alcune sue imperfezioni essere idoneo solo :t determinati servizi , anche essi indispensabili nella vita militare. Ora detto Elenco B comprende soggetti con miopia superiore a 5 D. c fino a 7, oppure con un visus ottenuto con lenti tollerate di cui si è già fatto cenno all'inizio del presente lavoro. Queste condizioni di capacità visiva sono ben lontane dall'impedire ad un giovane qualsiasi incarico di natura militare e, d'altro canto, la sua assegnazione alla R.A.M. lo esonera praticamente dalla rhiamata alle armi. Il futuro unico Elenco sostituirà in modo aggiornato i due già esistenti, ed a determinare l'impiego del soggetto, interverranno i vari coefficienti di natura ~ia fisica che attitudinale. Al profano di ogni cognizione di vita militare e della ncces~ari:.~ atti· tudine fisica per la stessa, arruolare giova ni dichiarati d i ridotta attitudine militare. significa inserire nella vita dell'Esercito soggetti in condiz ioni di salute non adeg uate. Gli incarichi che possono essere espletati dai soggetti che si trovano nelle condizioni di capacità visiva suaccennate, sono in linea di ma~sima i seguenti: - attendenti: sono addetti al p:.~rticolare servizio dcll'UHicialc; - ciclisti: disimpegnano il servizio di staffetta in bicicletta; - cucinieri: provvedono alb confezione del rancio. Per questa c:.~tcgoria sarebbe opportuno evitare di assegnare giovani abbisognevoli di lenti, per l'appannamen to cu1 queste vanno incontro a causa dei vapori; - orJinanze: disimpegnano lavori di pulizia c sorveglianza degli u(fici; - trombetticri: ~ono addetti ai -.egna li d i tromba; - zappa tori: ~ono addetti ai lavori di stcrro. Poiché detto incarico può essere espletato anche in prossimità delle lince di combattimento è opportuno che non sia indispensabile l'uso delle lenti per raggiungere il minimo del visus; - conòuccnti: aLldetti ;~ l governo, carico e condotta del mulo. - palafrenieri: aòdetti al governo dei quadrupedi; - infermieri 'per quadrupedi;
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-- dattilografi, scritturali, stenodattilografi, tipografi. Per questi incarichi si rende indispensabile una esatta correzione dell'eventuale vizio d i rifrazione, allo scopo di evitare astenopie accomodative e muscolari; - aiutanti di sanità: devono compilare sotto de ttatura i documenti clinici dei reparti e mantenere il car teggio ed i registri del reparto stesso; - bagnini: eseguono ed applicano le prescrizioni idroterapiche; - infermieri: sono adde tti all'assistenza dei malati. -- odontotecnici: addetti alla preparazione delle protesi dentarie. - conduttori di ca ldaie a vapore: addetti al funzionamento delle stufe fisse e mobili; - d isinfettori: provvedono alle d isinfezioni e disinfestazioni; per questa ca tegoria, dato il lavoro faticoso e pericoloso e d i non sempre facile esecuzione, è opportuno assegnare soggetti con un minimo di capacità visiva, anche senza l'uso di lenti correttive; - portaferiti: addetti alla raccolta dei feriti barellati; anche per questi valgono le condizioni dette per i disinfettori, allo scopo di assicurare il loro servizio anche in caso d i perdita di occhiali, evento facilmente vcrificabile in combattimento. Un visus d iscreto, ottenuto anche con correzione di lenti è opportuno rich iedere per i seguenti militari: a) addetti ai Comandi militari di stazione; b) allievi caporali sìano essi istruttori oppure addetti ai servizi inerenti al loro grado. Molti incarichi saranno cercamente sfuggiti in questa breve rassegna, che ha avuto l'unico scopo di puntualizzare l'importanza dell'apparato visivo ai fini della selezione attitudinale nell'Esercito. Assegnare a ciascuno, nei limiti consentiti dalle necessità, l'incarico più adeg ua to alle proprie capacità sensoriali ed attitudinali, deve rappresentare per l'Ufficiale selettore, lo scopo essenziale del proprio lavoro.
RIASSUNTO. - Premessi i requisiti visivi previsti dall'Elenco delle infermità per la idoneità al servizio milita re incondizionato cd accennati gli esami eseguiti in sede di visita di selezione per quanto riguarda l'organo della vista, l'A. fa rilevare l'importanza d<..lla funzione visiva ai lìni di un'accurata selezione dei soggetti. Esamina i vari vizi di rifrazione e la loro influenza sul rendimento dei giova ni in rapporto alle varie mansioni da disimpegnare cd inoltre pone in evidenza la notevole importanza di un accurato esame della visione notturna e del senso cromatico per l'assegnazione a determinati compiti. Passa inoltre in rassegna la quasi totalità degli incarichi disimpegnati dai giovani durante il servizio militare, indicando per essi la capacità visiva necessaria per la loro migliore esecuzione.
RÉsUM:É. - A la suite d'avoir dédaré cl'abord Ics qualités vJsJves prévues par le Role des infìrmités pour l'aptitude au service militaire inconclitionné et après avoir décrit !es examens exécutés pendant la visite de sélection au regard de l'a pparci! visuel, l'A. fai t noter l'importence de la fonction visuelle pour une exacte sclcction cles sujets. fl examine Ics différents vices de réfraction et leur influence sur le re ndement de cha~ue militaire en relation aux différentes attribuitions qu'on doit accomplir et de plus il met en évide nce la notahle importance d'un complct cxamen de la vision nocturne et du sens chromatique pour l'assignation à spécifìques emplois. De plus il passe en revue presque tous les charges exécutées par les recrues pendant le ser vice mi!itaire en
meuant en evidence pour eux la capaciré fonctionnelle VISive nécessaire pour une meilleure exécution.
SuMMARY. - The visual reguiremcnts given in the list of infìrmitics for suitahility for unconditional military serv ice introduce the paper and mention is made of thc cye examinations carried out by the selection board. The importance is stressed of sight for a carcful sclection of subjects. The various refraction Haws and their influence on the performance of young people in relation w the vario us tasks to he fu lfìl led are cxamined. The great importance of a careful cxamination of n ight vision and chromatic sense for the assign m ent of particular tasks in emphasized. A review is made of almost ali the jobs required of young peoplc during rhcir mi litary service and an inJication is given for them of thc visual capacity nccessary for carrying them out bcst.
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OSPEDALE MI L! T ARE « BONO.'.IO » - BARI Direttore: Col. Med. Dott. ELMO AI.VIM REPARTO CHIRURGIA
Clpo Reparto: Tcn. Col. Med. Don. Ao.•~«o ~hsnoRII LI
VALUTAZIONE MEDICO-LEGALE DELLE LESIONI TRAUMATICHE ARTICOLARI Tcn. Col. Med. Dott. Adamo Mastrorilli, specialista
Lo studio delle lesioni traumatiche articolari ha notevole importanza in tutta la mc dicina legale, ma soprattutto in quella militare, che a loro riguardo, deve rispondere non solo a quesiti ~ulla idoneità o meno al servizio militare incondizionato ma anche sui!J idoneità al lavoro proficuo, sul nesso di causalità tra evento di servizio e lesione cd infim: sulla riduzione della capacid lavorativa del militare colpito, per causa di servizio ordinario o di guerra. c deve infine riconoscere e valutare il conseguenzialc danno ai fini ri~arciti\i . Questa valutazione sarà basata soprattutto sulla conoscenza: u) del tipo c ~de della lesione articolare; b) del meccanismo di sua produzione; c) del decorso clinico delle varie lesioni; d) delle complicazioni ed e~iti più frequenti c loro etiopatogenesi. Con questi dati potremo formulare la diagnosi clinicJ dalla quale si JXIrtirà per giun gere a quella medico-legale, dopo aver vagliato i seguenti altri fattori: u) evento di servizio; b) suo grado di efficenza nel determinismo della lesione articolare; c) decorso clinico e :.ua durata; d) c~iri e postumi funzionali articolari a sè ~tanti c nel quadro della funzionalità generale dell'organismo. Stabilita così la diagnosi medico-legale sarà facile da parte nostra applicare i ,·ari concetti di val utazione medico-legale per rispondere ai vari quc.iti dinanzi espo~ti. Esaminiamo ora un po' i vJri fattori esposti al primo c secondo gruppo p:.:r poter trarnc successivamente le varie comiderazioni c valutazioni medico-legali. Prima di tutto definiamo cosa intendiamo per articolazione. Per « articolazione:. si intendono delle formazioni anawmichc cap~ulo-legamento~ : che contengono e mantengono affrontati due capi ossei a ~uperficie articolabile c preposti alle funzioni del dinamismo d i tutto lo scheletro o di parti di esso. Sappiamo anche che queste articolazioni sono localizzate in varie -.cdi del corpo umano, sono di vario genere (sinartrosi, sincondrosi, euanrosi ccc.) e ~i dividono in grandi e piccole articolazioni con funzioni, valori funzionali e limiti diversi ed alcun~ interdipendenti tra loro. Non possiamo in questJ modesta trattazione di aggiornamento parlare delle varie lesioni traumatiche singolarmente per ogni articolazione, cosa questa che ci porterebbe molto lontano, ma ai fini di una conccttuazione generale, noi tratte· remo di tutte le lesioni traumatiche articolari in genere per trarnc le dovute conseguenze medico-legal i.
Per un razionale schematismo s1amo soliti dividere le lesioni traumatiche arti colari in: l) Contusioni ; 2) Distrazioni e distorsioni; 3) L ussazioni, sublussazioni, fratturc-lussazioni; 4) Ferite osteo articolari; 5) Lesioni dei legamenti; 6) Lesioni menisco c d isco. Cerchiamo d i definire brevemente ogni singola lesione, di precisarne gli orientamenti etiopatogenctici, sintomatologici unicamente a lle loro complicanze cd ai loro postumi più frequenti. Cominciamo dalb contu.rione articolare: è una lesione a rticobre indiretta prodoua da un agente vulnerante a su perficie di contatto piuttosto la rga con conservazione della integrità cutanea e che esplica la sua maggiore forza viva sulla su perfic ie articolare provocandone la compressione. La lesione si esplica soprattutto a carico dei vasi pericapsulari (ematoma) o verso la cute (ecchimosi) o nella capsula articola re ('emartro). La sintomalogia sa rà perciò caratterizzata dalla ecchimosi cutanea. non sempre presente, dal dolore più o meno intenso sia alla pressione che alla motilità, sempre possibile e completa anche se limitata da l dolore stesso. Anatomopatologicarncnte non vi è lesione dci costituenti anatomici dell'articolazione ma solo imbibizione edematosa dei tessuti pericapsulari c della capsula. La sua guarigione avviene per processo di generale riassorbimento ematico in un tempo relativamente breve (da 3-8 gg.). La terapia, semplicissima, consiste nel ri poso articolare per alcuni giorni. Praticamente, se ben trattata, la contusione g uarisce senza alcun reliquato anatomofun zionale apprezzabile. Delle eventuali complicanze e degli eventua li postumi d iremo più ava nti complessivamente unicame nte alle complicanze ed ai postumi delle a ltre lesioni articola ri. Distor.rione - distrazione: si intende in entrambi i casi, il violento allontanamento dei capi art icolari senza perdita definitiva però dei rapporti articolari stessi. ll meccanismo di produzione è il più delle volte un meccanismo di torsione nella pri ma e di trazione nella seconda, di violenza limitata, che si esplica soprattutto sulla capsula a rticolare e suoi legame nli extra ed intracapsulari. In tale situazio ne la lesione anatomo-patologica è ca ra tterizzata da lacerazione di fi bre capsulari o legamentose oltre che di vasi, che a loro volta, porta no alla forma.zione d i edema per imbibizione dei tessuti, ecchimosi ed ematomi. La sintomalogia può presentarsi completa sin dall'inizio o anche gradualmelltc fino ad alcun i giorni dopo il trauma. Essa è dominata soprattutto dal dolore violento, ma d i breve d urata o leggero ma prolungato; dall'edema articolare e da lla limitazione funzionale modica, che può durare più o meno a lungo a seconda della entità del trauma e dell'articolazione colpita. A questi tre segni fondamentali può aggiungersi: l'ecchimosi, l'ematoma o l'emartro. La terapia ~ uguale a quella della contusione, cioè l'immobilizzazione. Deve solo essere più prolungata per dar tempo alle fibre lacerate di essere riparate da tessuto fibroso cicatriziale. L'immobilizzazione non d urerà perciò meno d i 10-15 gg. e la ripresa funziona le dovrà essere graduale.
Lussazione- sublussazione . e loro /Jarietà: si intenùe per lussazionc la brusca perdita ùci rapporti fra i capi articolari in maniera totale. Quando la perdita di tali rapporti è parziale si ha la sublu~sazione. In tale violento allontanamento, che si verifica per un brusco c ,·iolcmo meccam~mo ùi tr:lzione e torsione, di intcmità notevole, si hanno lacer37.ioni non soltanto di fihrt cap~ulari e legamentose ma aùdirittura della parete cap~ubre in blocco a tutto spn~ort'. sì da permettere la protrusione dci c:~pi articolari. Inoltre si può avere rottura dei lega men ti intra cd extra capsubri con versamento ematico imra cd extra articolare, le~ion1 delle cartilagini articolari c, talvolta, anche fratture ossee (fr:ltturc·lussazionil. La sintomarologi:~ s:~rà perciò carauerizzata dalla alterazione del profilo estetico arti colare cutaneo, dalla tumefazione oltre che per l'edema, per presenza di ,-crsamentu ematico intra ed extra articolare, dolore vivissimo al minimo movimemo. possibilità J1 compiere alcuni movimenti abnormi cd impotenza funzionale. Per ogni tipo di lussazionc o sublussazione ,.i è un atteggiamento carancristico Jd segmenro colpito. 1\on è rara la cocsi~tenza di fratture scheletriche, come abbiamo gi:ì detto, quando la violenza dd trauma è srara tale da interessare nnche lo scheletro. Inoltre la protrusione dei capi nrricolari può essere così violenta da ledere i te~suu sovrastanti e metterli in contatto con l'esterno (l ussazioni esposte). · E' da tener presente inolrrc la C\'entuale presenza eli le~ i oni ncr\'osc periferiche (pa resi par:.llisi) da compressione, ~tiramento o lesione Ji nervi particol:~ri provocate dalla cxtra·po>izione violenta dei c:1pi nrticolari. L1 prognosi naturalmente ~arà in rapporto alla sede articolare lesa, al tipo ed all.1 gra\·irà della lussazione. alla loro C\"Cntuale esposizione: alla prescnz:~ di lesioni periar ticolari scheletriche, ncn·osc, \'asali ed alla durata della lus~nionc. Comunque essa o"·d lerà tra i 15 e 60 gg. La terapia si baserà sul concetto generale della rapida riduzione dei capi articohui c della successiva immobilizznzione onde permettere la riparnione della lacerazìone dcll.1 capsula. Essa potrà essere attuat<l con metodi incruenti o chiusi, rappresentati dai \'MI metodi di rid uzione, distinti per ogni articolazione c per ogni tipo di lw.sazione; e con metodi cruenti o chiru rgici seconJo le diverse tecniche operatorie. Se trattate subito ed opportunamente le lussazioni guariscono in genere senza lasciare postumi apprezzabili. Ciò non ::Jvvicnc sempre c frequentemente b riduzione, sia incrucnta che chirurgica. comporta delle difficoltà do\'Ute alla particolare cxtraposizionc dei cap1 articolari (lussazione superiore dcll'omero, onuratoria dell'anca). Altre volte ci si tro\ .1 di fronte a lussazioni mal ridotte o non ridotte affatto che a~~umono atteggiamenti fun· zionali abnormi a cui il paziente finisce per abituar~i e dalle quali. mediante opportuni accorgimenti, riesce a ricavare una certa funzionalità che gli permette di lavorare modesta mente (lussazioni mal ridotte in,·ctcrate). Frequentemente ci ~i trova di fronte a lussaziom che si ripetono saltuariamente per un minimo trauma {lussazioni recidivantiJ. Ferite articolari: intendiamo q uelle soluzioni d i continuo dci costituenti articolari capsulari o legamcntosi in qua lsiasi modo prodotte, senza discontinuità dei rapporti arti colari scheletrici stessi. Quando interessano anche i capi O'>sei si chiamano ferite osteoarticolari. L'agente etiologico è rappresentato da una violenza traumatica diretta o indiretta che vince i limiti di elasticità Jei tes~uti articolari. Possiamo quindi riscontrare ferite da taglio. <.la punta e taglio, Ja anna da fuoco e da scoppio, lacero-contuse. Que~te ultime sono le più frequenri mentre quelle da scoppio rappresentano le più gravi.
La sintomatologia è rapprcscntam. a \econda la sede. dalla ~oluzione Ji continuo, che raggiunge, lede legamenti, capsula o capi ossei a rticolari singolarmente o in blocco 0 dalla più o meno grave impotenzn funzion:tle cons::-guenzalc. A questi fanori stessi è legata la prognosi. La terapia non può e non Jevc essere che chirurg ica cd è rappresentata dn lle vane tecniche di ricostru zione (:utropla~richcl note. Lesioni l~gamentoJe: sono do,·utc ~cpratutto a mcccanl\mi di trazione c tonwn: violenta, più che a meccanismi uaumatici cot1tusi,·i . Sotto il punto di vista anatomopatologico e ~ in tomato l ogico sono rapportabi li alle distorsioni in genere. Hanno importan7.a specie in alcune gra ndi articolazioni (omero, anca, ginocchio) per la :tbnorme mobilità a cui d:1nno luogo. per cui è necessario mettere in atto tutta una serie di manovre semeiologiche (segno Jel tiretto, ~egno dello scano) e di particolari esami xgrafici (pncumarrografia) per la loro C\ idcnziazione. Dal punto di 't\ta tcrapeutico nelle Je,ioni parziali il trauamento è uguale a quelle delle distorsioni gra,·i. l'elle lesioni complete il tratt.1mento po~,ibile è solo quello chirurgico con risultan ti, quoad functionem; discutibili, non per l:t tecnica ma per le complicazioni ed i postumi cui danno luogo; per cui ad un certo punto occorre domantlnrsi fino a qual punto convenga illlcrvenire. Lesioni memscalr ~ discali: la colonna H:rtcbrak: ed il gtnocchio nel loro meccanismo articolare comprendono oltre all'imieme cap,uJO-legamento,o. altre formazioni anatomiche importanti: il difco interurtebrcrle, con funzione di ammortizzatore delle ~olleci tazioni statico-dinamiche wi vari segmenti della collana vertcbr::t le: il menrsco, con funzione di giunto cartilagineo preposto ad evita re il diretto attrito dei capi anicol::tri del ginocchio. Entrambe (ormazioni c:~ rribgincc, poco vascolnrizz;nc. delicate, posw110 subire lesioni, in genere fratture, parziali o torali per un meccanismo traumatico violento ma di notevole potenza, o, più frequentemente, per l'azione di microtraumi ri petuti che instaurino a lungo andare uno staro di sofferenza. Queste formazioni da elastiche cd incopressibili, diventano compressibili, friabilt e quindi facilmente fratturabili . La sintomatologia, per tluanto rigunrda il ginocchio ì.· uguale a quella del le Jistorsioni; c'è solo ùa aggiungere un altro ~cgno semeiologico im porta nte; il bloccaggio articolare causato Jalla intcqrosizione del frammento menisc:tle nella prima articolare; inoltre il dolore netta me nte localizzato sulla intcrlinea e la facile recid ività di versamenti reattivi cap~ulari (idrartro rt-çiJivante). Per il disco intervertebrale invece, tutta la sintomatologia si compendia nel termine « rachio-lombo-sacro-sciatall!ia ~ con tutto il corteo simomatologtco minore da ricercare con opportuni mezzi di indagine xgrafica. e~ame neuro-elettrico, e~a me del liquor, prove varie di carie<o della colon na, ecc. 1\:on trattere mo quc~to a rgomento che ci porterebbe molto lontano anche dal pumo d i vista prognostico. La terapia il più ddlc volte conservativa, incruenta nel ca~o Ji lesioni discali, non lo è altrettanto in casi di lesio ni men i ~ca li. le quali compo rta no un trattamento c hirur~ico per la guarigione. Queste, nelle linee generali le lesioni traumatiche delle articolazioni. Esse possono dar adito ad una serie di complicanze che a loro \·olta comport:tno modificazioni nel qu::.dro sintomatologico iniziale, diversid tli tmttamento. modi ficazione del g iudizio prognostico e che, purtroppo, g uariscono il pilt de lle volte, con reliquaci anatomo.funzionali. che dobbiamo valut:trc, dal punto d i ''ista med ico-legale, variamente.
288 Tali complicazioni comuni e frequenti a tutte le lesioni articolari sono :
t• . Emartro: versamento ematico intrarticolare consegu enziale a lesione articolare con imere~sa mento di vasi; 2• - Idrartro: il più delle volte conseguenziale al p rimo o dovuto a fatti di stimolazione irritativa della sino\·ia da parte di frammenti cartilaginei articolari staccati; 3• - Piartro: trasforma z ione setticn dei precedenti per penetrnzione dall'esterno o dall'interno, per via ematica, di germi in cavità articolare. Loro segno caratteristico il hallottamento rotu leo, pi ù o meno accentuato in rapporto alla tensione della capsula arti colnre; la limitazione funzionale, la febbre. La loro terapia consiste nello svu o ta mento e nell'immobilizza:t.ione articolare associata agli antibiotici per l'ultima forma. La guarigione è in rapporto al tipo di lesione, alla tempe~tività e bontà del trattamento ed è legata anche a fatto ri costitu7.ionali generali e loc::tlì, per cui fa cilmente s1 passa alle f::tsi succes~ i ve. che, in tal caso. assumono caranere di irrever~ihilità e quindi di postumi definitiù.
Artrite cd artrosi postraumatica: la prima sem p re conseg uenzialc a processi in fiam rnatori che ~i instaurano nella capsula articolare. t: legata al tipo di germe che in essa ~i localizza. L 'artrite acuta è di e ntità qua~i trascurabile perché dominabile con la terapia Jc~crittJ per il piartro a cui sintologicarncnre si p uò anche riportare. Il problema cambia quando si im piantano nell'articolazione processi infiammatori cronici (tubercolosi-reumatismo). In tal caso, non t: il trauma che gioca un ruolo fonda mentale ma sono i fatto ri costitu:t.ionali in genere, i proces)i di avitaminosi che provocano una anergia organica tale dn consentire ai germi di locali7.Z:-trsi nell':micolazione lesa. I:I quale co~tiruisce sempre un locus minori~ resistenriae. La trattazione di q uesto argomento non può essere oggetto del no~tro lavoro m::t la ::tbhiamo voluta accennare pe rché ci si ricord i sempre dei mpporti tra tr:luma e artrite cronica. Un'::tltra complica:t.ione frequente t: l'artrosi. E' dm•uta all'attacco da parte di va,i o ncoformazioni connctti\ali dei te~suri cartilaginei ::trticol::tri le>i, con fatti di d egenerazione e di necrosi e loro sostituzione con a rtrofit i ed eccondrosi, tutti dipendenti da i processi ri parativi clell::t lesione articolare. Il lento decorso ~ubdolo è progressi\O; il dolore ~ordo ma persistente; la limita:t.ione funzionale c lo scroscio anicol:!re, la caratterizzano dal punto di visto sintomatologico. L'artrosi non ha tendenza alla guarigio ne, perciò pos~iam o considerarla più un postumo definitivo, anche per il suo ca rattere d i progrcs~ività. Il distacco di formazioni cartilaginee articolari, anzi di loro frammenti, su cui ~i depositano successivamente i sa li di calcio, danno luogo alla forma z ione di cosidetri 4: corpi mobili articolari o topi ». Altra complicanza e postumo nello stesso tempo, di freq uen te ri~comro. di importanza note\·ole per lo Mudio della genesi artritica o artro~ica post-traumatica. Altra complicanza da t ener presente t: la «calcificazione dti ltgam enti periartrico!ari e degli ematomi ». Sui legamenti lesi e sugli cmatomi periarticolari ~i sviluppa spesso un proce~so di calcificazione d ovuto all'azione di frammenti di periostio mohilizzati del trauma e che trovano ne llo stravaso ematico il pabulum adatto per accentuare la loro funzione di fissatori dci sali di calcio in circolo nell'orga nism o .
La sinwmatologia, caratterizzata da l dolore e dalla scarsa mobilità articolare, è subdola e può sfociare in quadri morbosi ir reversibili ormai facilmente diagnosticabili ma poco o punto trattabili (morbo di Pellegrini-Stieda, mor bo di Duplaj, ematoma calcifico periarticolare), che danno luogo a postumi funzionali talora molto gravi. La valutazione medico-lega le si basa soprattutto sullo studio della funzionalità arti· colare. Passiamo a C(msiderare ora i postumi, cioè quei reliquati ormai definitivi ed irreversibili conseguenziali alle lesioni articolari, che offrono larga messe di lavoro alla medi. cina legale militare in tutti i suoi campi di applicazione. Anche di questi postumi noi descriveremo in ordine di importanza: l'ipotrofia muscolare, e la luuazione, sublussazione
irriducibile e mal ridotta. l'anchilosi. La prima ha scarsa importanza medico-legale ai fini ri~arcitivi in C]u:lnto è legata ai fattor i costituzionali, ma è importante quale elemento per stabilire la gravità e la durata del processo patologico che hanno complicato la lesione traumatica articolare vera e propria. E' importante ai f ini medico-legali w lo quando si accompagna a grove ipofunzionalità articolare dovuta alla degenerazione delle fibre muscolari connesse con i capi articolari e non più c:tpaci di esplicorc la loro funzione.
Lussazioni, sublussazioni recidivanti ed irrudicibili: sono postumi da attribuire ad imperfezione di tecnica della riduzione, che non dovrebbero oggi più verificarsi; altre volte a fattori costituzionali, ~pecie .per quanto riguarda le prime due, in quanto esse sono dovute ad una lassità congenita dei legamenti e della capsula o ad un difettoso processo dì cicatrizzazione deila lacerazione, sostituito da tes~uto fibroso anelastico. Le lus~azioni e sublussazioni recidivanti sono importanti in medicina legale militare per la valutazione nella pretestazione e nella simu lazione. Esse ben si prestano, in soggetti psichicamente tarati, con formazioni articolari all'uopo esercitate, naturalmente mal costituite, ad essere prima nascoste c successivamente attribuite ad un immaginario trauma; o ad essere messe in evidenza siJ ai fini della idoneità al servizio eh::: per la causa di servizio o per il risarcimento del danno. Lo studio accurato funzionale, la mancanza d i scrosci articolari nei movimenti normali, il trofismo musco!are, la continua sorveglianza dd soggetto, lo studio del meccanismo traumatico allegato, ci metteranno nelle condizioni d i distinguere le vere lussazioni e sublussnioni reciòivanti post-traumatiche da quelle volontarie o a scatto. Parliamo infine de l reliquato più g rave e più importante dal punto di vista me· dico-legale che p uò interessare un'articolazione a suo tempo traumatizzata: l'anchilosi. Per at1chilosi si inreude la fusione dei capi ossei articolari conseguenzialc a distruzione delle superficie cartilaginee c loro sostituzione con tessuto fungoso osteoide sul quale si depositano successiv<~mente i sal i di calcio portati dal circolo ematico. Essa può essere il postumo definitivo di una qualsiasi lesione articolare. Ha carattere di assoluta irreversibilità e non è soggetta acl altra terapia che a quella chirurgica. protesica. E' caratterizzata dal fissaggio dell'articolazione nella posizione più varia ed è in rapporto alla entità del trauma subito cd alla importanza funzionale dell'articolazione colpita. Circa la posizione si distingue in due forme: anchilosi « retta~. ed anchilosi « in flessione ». Al processo degenerativo c di saldatura partecipano oltre i capi ossei anche tutti gli altri componenti dell'articolazione intra ed extra capsulari, sì da formare tutto un blocco aderenziale; i muscoli a loro volta si atrofizzano man mano che aumenta la i~mob ilità e tutta l'articolazione, non adempiendo più alla sua funzione, finisce per dtsturbare cd a lterare la funzione statica-d inamica dello scheletro in genere.
Da ciò deriveranno accorciamenti, extrarotazioni, flessioni, rigidità degli arti , deformazioni degli assi della colonna. L'anchilosi, comunque prodott:l, genera anche un danno estetico, oltre che fun . z!on1le, anch'e~so da valutare. L'anchilosi in flessione è misurabile 1n gradi p:1rtendo dal valore limite rn:Js~1mo di un angolo piatto ( 180" ). Stabiliti così i concetti generali patogenctici c clinici delle lesioni traum:~tich,· :micolari c delle loro ccmplicazioni c po~tum i: pa\<iamo alla ,·alutazione medico-leg:tl\', che. come abbiamo visto, si ba~erà sopratutto sullo studio della funzionalità articohrt· basato su una serie di manovre semeiologichc, di cs:m1i di laboratorio c xgrafici. Detto ~tudio t!evc partire prima di tutto dalb conoscenza dei movimenti normali .:h.: ogni articolazione può compiere ed entro quali limiti. Un primo esame <"he ~i c~eguirà di routine, s:lr~ perciò l'es:unc xscopiro cd xgrafic,,, .1nchc con mezzi di contrasto, che ci dnrà elementi preziosi ~ulla normale posiziont· t sui movimenti dci capi articolari ossei e sul la loro integrità. Per alcuni elementi parti cobri di alcune articolazioni. disco mn:rtebralc o menisco data la loro consistenz.1 canilagenea e quindi sc:u ...am<.nte radiopaca, bisogncd ricorrere a particolari ~ecnich xgrnfiche con mez:Li di contrasto (mielografia, pneumartrogr::lfia semplice e, recen tl mente di contrasto). L'esami· clinico di un'articol<Jzionc va sempre fatto comparativa mente a quella controlateralc. Si misurerà il perimetro articolare e quello delle masse muscolari ~opra c sott< stante l'articolazione per determinare fatti di ipotrofia; si misurerà la lunghezza du vari segmenti scheletrici c di determinati angoli scmeiologici per stabilire accorcia menti veri o falsi degli arti o rotazioni del bacino (triangolo di Brjand, losanga d1 Michaeli~) . Si pa\serà dopo allo studio della motilit:l attiva c passiva dell'articolazion·· fatto dettagliatamente, tenendo presenti i punti di repere articolari e misurando 111 gradi i vari deficit partendo da valori limiti diversi; l'angolo piatto (180°) nella fle~w estensione, l'angolo giro (360") nella prono.supinnzicnc, e l':111golo retto (90°) nel l'adduzione e nell'abduzione. Si aggiungeranno le pro,·e da carico (flesso-estensione forzata); l'esame della dcam bulazione per gli arti inferiori, mentre per le mani si misurerà con dinamometri 1.1 forza di prensione e di pressione. Dalla valutazione di tutti questi dati noi ric:l\'Crcmo il deficit funzionale artico lare che sarà espresso in valori percentuali e che ci servirà per i \'ari giudizi medico legali. Ai fini della idoneità al sen·izio militare le le~ioni articolari ed i relativi postumi sono considerati negli art. 22 e 23 el. A. Avendo trattato di lesioni traumatiche. un'altra ,·alutazione da fare sarà quell.1 relativa alla dipendenza o meno dJ causa di servizio. Q uesta valutazione si baserà sopr:Huno sul nesso di causalità tra evento di servizio e lesione. Si metteranno perciò bene in evidenza i fattori ctiologici del rrauma per compararli nclb loro efficienza con quelli del scn i zio che :lVrcbbcro provocato la lesione; si terd conto del criterio cronologico tra evento di servizio e inizio della lesione; del criterio topografico; dell'c,•entuale sindrome a ponte tra evento di servizio-prcesistente alter:t zione p:nologica organica o funzionale articolare-lesione; si terrà conto delle concau~l' efficienti ed aggravanti ed infine si \ edrà se l'efficienza del Lrauma è stata tale d~t provocare la lesione.
;\i fini della idoneità al lavoro proficuo la no~tra valurazione si deve ba~•trc sul concetto dell'effettiva riduzione della capacità l:n·orati,·a del soggetto e quindi la lesione 0 i postumi dovranno essere giudicati in rapporto non alla idoneità ad un servizio specifico quale è quello militare, ma alla capacità che il ~oggetto avrà di attendere ad un qualsiasi lavoro in maniera costnnte c continua. Ne viene di con~cgucnza che lc~ioni più gravi ed i postumi debbono rivestire carattere di assoluta impotenza funzionale perché possano dare adito al provvedimento di non idoneità al lavoro proficuo in maniera assoluta. Il più delle volte però tali lesioni e po~turni ammettono uno stato di non idoneità relativa, in quanto, a meno che non vi ~iano anchilosi bilaterale e multiple di grandi articolazioni, il soggetto può compiere un particolare lavoro ~~~ {1ualc si sarà abituato a poco a poco. In tal raso le indagini previste dall'articolo 336 del Regoh1mento ~ul T.U. sul Reclutamento, fatte dai Carabinieri, dovr<~nno accertare la utilizznionc o meno da parte del soggetto di que~ta rc~idua fapacità lavorativa in maniera costante e continua e conscguenziale capacità di guadagno, anche se ridotta. Un'ultima 'alutazione dobbiamo fare ed è quella relativa ai danni arrecati dalla relativi postumi c ciò ai fini risarcitivi. D:1llo studio delle.: lesioni articolari abbiamo visto che esse possono guarire scnz:1 postumi ed in wl c::1so, non residuando ::1lcun danno non danno diritto ad alcun
le~ione e
ri~:lrcimento.
Quando guariscono con postumi esse producono un danno fw1zionalc pit't o meno grave passibile di miglioramento, o stabile, che dovrà essere risarcito. Per la valutazione di questo danno varie considerazioni entrano in gioco. Prima eli tutto il tipo c la gravità del postumo, la sede, l'attività che il soggeno svolgerà, possibilità o meno di miglioramento dei postumi, neces~ità di ulteriori cure c :mistcnza. Questa valutnionc varia da un minimo ad un massimo; c cioè sarà mas~ima per l'anchilosi, relativ:lmente a tutti gli :litri fattori che inn:111zi abbiamo detto di dover tenere presente; sarà minima per i lic'i fatti artrosici. L'indennizzo è stabilito da apposite tabelle di pensione, uguali sia per le lesioni di guerra che per quelle provenienti da causa di servizio ordinario. Varierà solo la procedura per la loro a'~egna zione. Le attuali tabelle pcnsionistichc prendono in considerazione come postumi solo l':~nchilosi e la lussazio ne non riducibile. La prima, a seconda della sede, varia di categoria a cominci;uc d:llla 1•, dove viene per esempio considerata l'importanza fondamentale ai fini della nutrizione e quindi delb vita, di una piccola articolazione; la temporo-mandibolare. Dopodiché in ordine decrescente, come categoria, viene considerata l'anchilosi delle grandi articolazioni dcll'anc:t, della colonna, della sp:tlb. delle ginocchia e delle altre articolazioni. La lussazionc che viene considerata da lle t:Jbelle è solo quella non pitl riducibik (5• cnt.). Tutte le altre forme non sono direttamente considerate e pure possono raggiungere un certo grado di graYità per cui il soggetto non hr~ che residue, modeste capacità di lavoro. Come regolarsi in m li casi;; Seguendo il concetto che perdit:t di funzion:: equivale a perdita anatomica, noi potremo classificare tutte le altre forme o in tutte le altre categorie o ascri,·erle quanto meno alla mbella B, quando raggiungono un danno compreso tra il 10-25 % . Altro postumo non considerato dalle tabelle e che è fr~quentc è l'artrosi, b quale per il suo carattere di lenta progressività può anche sfociare a lungo and:.1rc nell'anchi' . 10s1. Anche per <-luesta vole quanto nhbiamo detto precedentemente.
Le lesioni ed i postumi assegnati alb tabelb A potranno fruire anche dell'assegno supplementare e di quello di previdenza. Nei casi molto gravi di anchilosi potrà es~ere conce~sa anche l'indennità per :le· com pagnatore previsto per gli amputati. Concludendo: la valutazione medico-legale delle lesioni traumatiche aticolari dt'( essere la più precisa possibile e basata sulla ricerc:~ accurata dei reliquati funzion::tla di ciascuna articobzione a sé stante e nel complesso di tutt:l b statica c la dinam ica del corpo umano, mediante tutta una serie di pro,·e funzionali e di esami xgrafici. Ciò in rapporto oltre alla idoneità al ~en·izio militare e al lavoro proficuo anch1· in rappo rto alla valutazione del rischio, del danno da esso derivante ed alla sua ri~ar· cibilità. Però pur e~sendo la nostra pensioni~tica militare più generosa di quella inforru nistica civile, tesa tutta ad un fine recuper:ttivo al massimo della funzionalità per ri ~:tr· eire il meno possibi le, si notano sempre dubbi che ogni pt:rim deve tenere presenti e dirimere col proprio buon senso, alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche. nell'ambito delle disposizioni di legge, tenendo presente sopratutto l'ultimo concetto espresso: perdita di funzione = perdita anatomica. RIASSUNTO. - L'A., :~ttraverso un'ampia disamina clinic:~ e semiologica delle varie lesioni :trticolari traumatiche e delle relative complicazioni, arriva alla valutazion<.: medico-legale di esse per la idoneità al servizio militare incondizionato, per la dipendenz:~ da causa di servizio, per la idoneità a proficuo lavoro e per la pcnsionistica ordinaria c di guerra. Mette in e'idenza sopratutto l'importanza dd concetto che la perdita di fumiont di un articolazione è da considerarsi equivalente alla perdita anatomica dell'articolazione stessa. RÉst.' MÉ. - L'A., par un ex:Jmen clinique et sémiologique étendu des divcrses lésion-. articulaires traumatiques et cles rclatives complicaLions, arrive à l'<.:xpertise médico·légalc des memcs pour l'aptitude au sen·ice militaire inconditionné, pour la dépendance de cause de service, pour l'aptitude à un ouvrage utile et pour la retraite ordinaire et dc guerre. Il met en év.idence surtout l'importance de l'idée que la pcrte de la fonction d'une articolation doit etre considcrée comme la pene anatomique de la meme anicolation.
SuMMARY. - T he A., through a broad clinica ! and symthomatic analy~i s of the va rious articular and traumatic infractions and of thc relative complications, comes to the medicolegal conclusion of them, for the fitness to inconditional military service, for the dependcnce based on service, for fitness to occupational activiries and for ordinary and war pension. Hc primarily puts in evidence the importance of the conception that the loss of the f u nct ion of one articulation is considered to be equivalent to the :111atomic loss of the articulation itself.
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ISPETTORATO DIFES1\ A.B.C. SCL"OLA IDJ ICA INTfR FF. AA. PER LA OIFESA ATO~IICA - BIOLOGICA - Cl ll~II CA
CONSIDERAZIONI SU ALCUNI CASI DI INTOSSICAZIONE DA ANTICOLINESTERASICI ORGANO-FOSFORICI Magg. Med. Dott. Benedetto Sbarro
Allo scopo di pro~pe.ttare. alcuni rilievi sulle into~~i cazioni da amicoline,terasici organo-fosforici, pre~emia mo un sintetico quadro comp:tr:nivo dei sintomi repcriti m quatt10 soggetti intossicati, scdti da un gruppo di osservazioni riportate da B. Fischeui [l ] . QuADRI CLINICI
CASO N. l Il primo caso riguarda un'intos~i cnione acuta non mortale in un uomo di 19 anni , esposto al tossico (in questo caso p:mnhion) a causa del suo lavoro, consistente in preparazione di miscele contenenti l'insetticida, per 69 ore in un periodo di IO giorni [2]. Da notare che per quanto l'operaio facesse uso di tuta, guanti, copricapo di gomma e Ji un respiratore, il suo lavoro si S\'olgeva in ambiente chiu\o c in condizioni climariche sfavorevoli (caldo umido). La sintomatologia iniziale si manifesta impro\ vi sa mente con malessere, poi nausea, cefalea. vertigini, disturbi ,-isivi, difficoltà respiratori:1. Ricoverato in infermeria, dopo 2 ore l'infermo presenta vomito, notevole compromissione della funzione respiratoria, astenia profond:.t c in segui to stato comatoso. Ecco i dati dell'esame clinico a questo punto: pressione arteriosa 155/ 85, polso 180, toni cardiaci normali ; sull'ambito toracico all'ascoltazione si rcperiscono rantoli umidi, dalla bocca e dalle narici fuoriesce un liquido schiumoso siero-ematico; forte miosi delle pupille che non reagiscono qua~i affatto alla luce e alla accomodazione; congiuntive arrossate, congeste: addome normale; riflessi tendinei bilateralmente attenuati. L'intossicato nel franempo cade in preda a crisi convulsive tonico-cloniche intcrmittenti. Al ricoverato viene somministrata (insieme a cornmin::1, soluzione fisiologica contenente glicosio, a Luminal sodi co e a Scconal per prevenire c combattere le convulsioui) atropina nelle seguenti proporzioni: 2 mg s.e. al momento dell'ospedalizzazionc, Il mg nel!e successive 8 ore, Ji cui l mg i.v. Inoltre. dopo la respirazione artificiale, gli viene somministrato os~igeno per imubazione tracheale. Dopo 8 ore dall'inizio dei sintomi la respirazione manifesta i caratteri del respiro di Cheyne-Stokes dapprima, poi di quello <li Kusmaull ed infine si normalizza. Quadro del secondo giorno di ospedalizzazione: respirazione normalizzata; perdita della coscienza persistente; polso l 00/ IlO; diminuzione delle secrezioni provenienti dalle vie respiratorie. Si continua !J somministrazione di atropina nella misura di 7 mg s.e.
nelle 24 ore, oltre al Scconal, alla soluzione fisiologica, al sangue totale endovena, all'ossigeno, e si inizia un trattamento tcrapcutico con antibiotici per prevenire complicanze infettive dell'albero respiratorio. 11 terzo giorno si nota: attenuazione della miosi e graduale ripresa dell'attività colinesterasica; persistenza anzi accentuazione degli accessi convulsivi. Si somministrano 4 mg s.e. di at ropina. Quarto giorno: remissione delle crisi convulsive; perdita abbondante di feci poltaccc e liquide; normalizzazione del diametro pupillare. L'atropina (; somministrata nella dose di 3 mg s.e. nelle 24 ore. Il quinto giorno il paziente ritorna, dopo 84 ore, allo stato di coscienza, scompaiono del tutto gli accessi convulsivi, il polso (; a 100. In seguito a questo generale miglioramento del quadro clinico, si sospende il trattamento atropinico mentre si continua la somministrazione degli antihiotici, dei sedativi, le trasfusioni e le fleboclisi con soluzioni fisiologiche.
CASO N. 2. Il secondo caso si rifcr.isce ad un uomo di 28 anni, dottore in chimica, esposto, per ragioni di lavoro, all'azione tossica del parathion [3]. Nei 3-4 giorni precedenti l'incidente, il pazicnre aveva avvertito malessere generale, modesta astenia, inappetenza; il mattino lavora dalle 9 alle Il in laboratorio senza accusare alcun disturbo; alle l l entra in una grande tina cilindrica <lperta in alto, sul cui fondo sono depositati circa 10 Kg di parathion da disti llare che diffondono nell'interno delh tina vapori caratterizzati da un forte odore agliaceo e, rimastovi circa mezz'ora, nonostante la consueta difesa dei gua nti c degli stivali di gomma accusa grave cefalea, capogiri, astenia, senso di oppressione del respiro; si porta a fatica fuori dalla tina ed è ro!ro da nausea intensa e vomito. Ricover:Jto in infermeria, gli vengono somministrati ossigeno c 0,'5 mg di atropina endovena . Dopo mezz'ora da ll'inizio dei sintomi, .il quadro clinico è il seguente: pressione arteriosa 145/100, respiro superficiale, suclorazione intensa, tosse con abbondante escreato, copiosa salivazione, oppressione del respiro, spie· cata miosi bilaterale con discreta reattivit~ alle luci, intensa lacrimazione, fibrillazioni muscolari. All'esame dell'apparato respiratorio si rileva respiro aspro con rantoli a piccole e medie bolle. Colincsterasi serica, secondo il metodo di .Morand e Laborit ridotta del 45% . Un'ora e mezza dopo la comparsa dei primi disturbi, nausea e vomito cessano e, dopo la somrninistrazione di altri 0,'5 mg eli atropina per os, scompaiono vertigini e fibrillazioni muscolari, diminuiscono dispnea ed espettorazione. Quattro ore e mezza dopo l'incidente anche la miosi è quasi scomparsa; viene somministrata un'ulteriore dose per os di 0,5 mg di atropina e il giorno dopo il paziente non accusa altro disturbo che modica cefalea c inappetenza.
CASO N. 3 Il terzo caso è di intossicazione acuta monale in un uomo di 24 anni per ingcstione di 3 cc. di E 605 forte [ 4]. Immediatamente ricoverato in ospedale l'intossicato è cosciente, non avvene dolori, ha ~iflessi normali con leggera eccitazione motoria, è pallido ~n volto, le sue pupille r~ag1scono normalmente alla luce e all'accomodazione, i toni cardiaci sono puri. Sull'ambito toracico si riscontrano rantoli diffusi non consonanti; la pressione arteriosa· è 270-240.
Oltre alla Ja,anda ga~uica, gli \engono subito ~omminisrr:ni 0,5 mg di atropina. A poco più di mezz'ora dal rico,ero l'intossicato perde la co\cienza per non più riantui~rarb; dopo qua:.i 2 ore ~uhentr:J edema polmonare acuto e, contemporaneamente, forte miosi delle pupille e scompar\3 della loro reatrivit:ì alla luce. Lo stato di ::~gitaZJOile rimnnc modico ma, in progrcs•ionc di tempo, si ha abbondante perdita di urine, ~udora zione imensa, completa ardlc~sia, abh:~ssamcnto della pre,sione arteriosa. 1'\onostanrc le ripetute :.omrmn rstrazioni di atropina (•/, mg ogni 30 minuti) il paziente, cadut:1 Lt rrcss ione arteriosa, muore dopo 6 ore dall'ingestione del tossico. C.1SO :V. 4.
Il quano caso è sempre dr intm.~icazionc acuta mortale in uomo di 46 anni che h.r ingerito una forte ma impreci\ata quantità di E 605 forte [5). l primi sintomi di malessere, pallore, sudorazione, nau-.ea c vomito si manifestano dopo un periodo di tempo calcolato in 3 ore circa dall'ingcstionc. A un profondo ~en", di :l~tenia seguono perdita della coscicnzn, dispne:-r, fuoriw.cita di secrezione muw'a di odore sgradevole dalla bocca, tremori e fibrillazioni mu~colari. Ricoverato in ospe(Lde, l'cs:une clinico mette in rilievo i seguenti dati: stato comatoso, edema polmoriare con dispnea, cianosi, fuoriuscita di schiuma biancastra dalla bocca c ranwli a piccole, medie c grosse bolle; perdita di feci c urine; midriasi e debole reauiviùa alla luce dclk pupille: i toni cardiaci sono puri, la pre~~ionc arteriosa 160/ 30; il reperto addominale è negati,o; i rifles~i tendinei .sono torpidi, lo stato della muscolatura degli arti inferiori è lievementt· spnstico; l'esame elettrocardiografico denunzia bradicardia sinu~ale. Kella terapia, tco;.J :.opr:-rttutto a combattere l'edema polmonare, è assente l'atropina; è Mata n:nuralmeme pr:nicnta la la,·anda ga~trica. Intanto l'edema polmonare ~·aggrava ulteriormente, l..1 bradicardia non si attenua e dopo circa 7 ore dal presunto momento dell'inge~tione 1l paziente muore.
LE VIE DI ASSORBIMENTO Oggetto di considernzaonc nei quattro casi presentati sar;111no le vie di introduzione del tossico, la sintomatologia durante il decorso dell'avvelenamento c la causa della mortt· ~ote,·ole importanza acquistano i rilievi sulle vie di introduzione degli anticolinestera sici organo-fosforici ncll'organi)mo se si pensa che il variare delle vie di penetraziont possa determinare il ''ariare del quadro tos~ico nel senso che alcuni sintomi vengono ,, prevalere e a permanere su altri :1nchc dopo la remissione delle manifestazioni più gran. Nel primo caso preso in esame è verosimile che l'a~sorbimcnto sia avvenuto soprat tutto attraverso la cute e la mucosa congiuntivale. Da rilevare che l'osservanza dcllt' consuete norme protettive, cioè l'impiego degl i ind umenti d i protezione e l'uso del respi ratore, non ha impedito tale assorbimento, il che conferma una permeabilità di deui indumenti dopo un contatto prolung:-rto, anche se non continuo, con la sostanza. Rileviamo inoltre che la liposolubilità degli esteri organo-fosforici ne facilita sensibilmente. la pene trazione attra,·crso la cute. rc1 secondo caso invece l'azione è stata presumibilmente svolta <.!ai vapori che il soggetto ha inalato durante la sua permanenza nella cina e, frn i \'ari sintomi, il senso di'oppressione toracico, la tosse con abbondante escreato, unitamente al rilie,·o ascoltatorio di respiro aspro e dci rantoli a piccole e medie bolle diffusi su tutto l'ambito, sottolineano unrr prevalente partecipazione dell'apparato respiratorio alla sintomatologia iniziale del
l'intossicazione. A queste brevi considerazioni aggiungiamo che molro di frequente alla via cutanea si può associare quella respiratoria.. egli ultim i d ue casi mortali la via di assorbimento è ovviamente quella gastroenterica, e ricordiamo a c1uesto proposito che la liposolubilità del tossico favorisce il suo assorbimento anche da parte della mucosa gastrica. E' inte ressante osservare nei casi riportati c1uella certa prcdominanza dei sintomi, cui accennavamo più sopra, a carico degli o rgani artraverso i quali la sostanza velenosa è penetrata c c he sono stati perciò interessati per prim i e pi Ll direnamcme. Così le congiuntive del primo soggetto sono marcatnmentc iperemiche e congeste; così nel secondo è accentuata la d iffìcoltn respi ratoria. Per contro sta la gravissima e tumu l tuo~a sintomatologia nei casi letali per la rapida e violema azione tossica della sostanza ingerita in quantità cospicua al punto che sintomi da c1uadro muscarinico e si ncomi da quadro nicotinico vengono a sovrapporsi.
l~D ICE LETALE MEDIO E TEMPO Dl LATENZA
Se difficile è stabilire all'anuale grado di conoscenza la dose minima mortale degli esteri organo-fosforici quando l'avvelenamento a,·venga per ingestione, a~;ai più d ifficile è dare indicazioni precise qunndo il tossico venga assorbito per contatto o venga inalato. Nei casi di ingestionc dell'E 605 forte :1lcuni Autori indicano dosi letali medie oscillanti fra 20 c 35 mg per Kg di peso corporeo [6) (mentre per il DFP la DLso s.e. in animali da esperimcmo è d i 3-4 mg per Kg); nei casi di oont:Hto la dose mortale per l'uomo sarebbe di 3 g per individ uo [7] per quanto gli Autori non siano concordi su guesla indicazione; alcuni idaui ritengono che per procu rare l::t morte dell'uomo occor· rono 12-20 mg di sostanza tossica per contatto o innlazione, altri addirittura stimano sufficienti per l'esito letale lO mg o anche meno. Il tempo che normalmeme intercorre nei casi letali rra le prime man ifestazioni ddl'nvvelen:~ mcnto e la morte è ri portabile a una media di 9 or~. Nei d ue casi però che abbiamo esaminato q uesto intervallo è stato assai più breve appunto per b dose elevata e l'alta concentrazione d i E 605 fo rte ingerito da entrambi i soggetti. L'unico dato preciso di cui disponiamo si riferisce al primo dei due casi letali in cui la dose di 3 cc. di E 605 forte ha provocato la morte nello spazio di 6 ore dal momento dell'ingestione. N ei casi non mon ali la sintomarologia può du ra re da poche ore fino a 4-5 giorni (come è evidente nei d ue casi presentati ) tenendo conto di u na notevole pcrsiscenza della sola miosi, come osserve remo in segui to. Anche il periodo di latenza, che intercorre tra l'assunzione della sostanza tossica c la compa rsa dei primi sintomi, è ovviamente vario secondo il variare della q unntità di tossico ingerito, inalato o ve nuto a contatto dell'i ndividuo e secondo il varia re della concentrazione d i esso; in linea genernle si può dire che è re lo tivamente breve. N atu ral mente per esteri o rgano-fo;forici eli più elevata tossicità, usati a nche come aggressivi chimici, come i ncrvini cbssici ad esempio, la dose c il tempo occorrenti per la prima ma ni festazione dei sintomi e per l'esito letale sono enormeme nte inferio ri a q~elli sopra accennati. A q uesti aggressivi chimici alcuni Autori attribuiscono un grado dt tossicità elevatissimo (tnd ice letale med io i nferio re a 100) ment re il periodo d i latenza fr~ l'assunzione cella dose letale e la comparsa elci primi sintomi è solta nto di q ualc he mmuto [8].
GLI EFFETTI DEL L'lì\TOSSlCAZIONE Dal punto di Yista farmacologico riscontriamo in tuui i casi descritti alcuni sintomi che caratterizzano appunto le into~~icazioni da esteri organo fosforici i quali, com<: è noto, bloccano o distruggono nell'organismo q uell'enzima ~pecifico chiamato colinestuasi cht" regola la concentrazione Jcll'acetilcolina, mediatore chimico prevalente degli im pulsi nervosi . L'apparato respirator io è compromesso note\'olmente fin dalla prima m a ni festazion~· de ll:1 si ntomatologia: infatti hroncospasmo e ipersecrczione trachco b ro nchiale, respiro superficiale e frequente, sintomi comuni a tutti gli in tossicati, vanno man mano accc n tu:mdosi; col progredire del quadro tmsico si rilevano all'ascoltazione rantoli a gros,<., medie c piccole bolle tino all"imtaurazione, nei casi più gra\ i. dell'edema polmonan:. Per quanto concerne l'apparato carJioYascolare notiamo che nei casi di into~~•n 7ione lie\'e la frequenza carJiaca è normale o quasi: taiYolt:l si può riscontrare. ndb f:~sc inizi:~le, una lie\·e braJi c:~rcila c mlaltra, invece, una tachic:JrJia più o meno pro nunci:na; la tachicarJia poi compare con una certa fre<.1uenza nel progredire del quad ro tossico. Nei casi letali invece la hradicarJia è: comune e rilevante. Altro sintomo comu ne a tutti i casi J i intossicazione acuta, monale o no, che ah biamo presenta to, è l'ipertensione, a nche se l'ipotcnsiunc potrebbe sem brare u'na p1ò natu rale risposta dci riceuori coli nergici periferici a ll'azi<HH: dd wssico. Nei casi letali la morte è q uas i sem pre preceduta da lla caduta della pres~iom: arteriosa. In linea gencrak dobbiamo sottolineare che il comportamento della pre~~ione, essendo legato alle alter;t zioni respiratorie, varia ua Gl\O a caso c da momento a momento nel corso di un.• m<.desima intossicazione e non (: possibile registrarnc caratteri di coManza e unifor mità [9]. A carico del sistema nen·oso centrale !>i registrano c<.falea, vertigini, tendenza .ti delirio, sonnolenza, atassia. Secondo alcuni Autori anche le convulsioni tonico-donich debbono ;Iscriversi al S.N.C. anzichè a fatti di eccitazione muscolare di narura periferica. "Kci casi gravissimi si ha perdita delht coscienza talché è impossibile rilevare altri sintomi r ifer ibili all'azione del LO~~ico su l S.N.C. Nei casi r ifer.iti abbiamo nomro fra i sintomi più rn:tn ifcsti na usea e \·,omito; i11 quelli leta li :tlla perJita delk u rine si accom p;1gna talvolt~• la perdita d i feci liquide <" polt:tcce, tanto che può parlarsi Ji vera c propria incontinenza dovuta a dis tonia. La sudorazionc profu~a c abbondante riscontrata in tre dci yuattro soggetti dcH auribuir!>i alla stimolazionc colinergica dei ricettori delle ghiandole sudorifere le qua li. nonostante siano innervate J:Jll'ortosimpatico. hanno un paradossale comportamento fisiologico perché le loro fibre nervose liberano acetilcolina im·ccc Ji simpatina, con 1.. conseguenza che dette ghiandole vengono quindi influenzate d:ti farmaci del parasim patico. l rilievi sull'occhio hanno una grande importanza per la d iagnosi di intossicazion< d:t anticolineste rasici orga n o- fo~fo r ic i. G li intossicati desc ri tti, q ualunque sia i l gr:~do dt gravit.:'t clcll'avvclename nto, presenta no t utti, fra i p rimi si ntomi, miosi, oltre a lac ri ma z ione per gli effetti par:Jsimpatici de ll'acetilcolina; una miosi non facilmente rid ucibilc, che dura in tutte le fasi dell ' i nto~~ icaz ionc, che spesso rc~iste al t rattamento atropin ico <. per~iste per varie settimane anche nei pazienti avviati alla guarigione. Non ugualmcntt co~t:lnte c marcata è invece la diminuzione della reatti\·ità delle pupille alla luce c al l':Jccomodazione. Peraltro, come abbiamo già ossen·ato a proposito della pressione, in qualche caso alla miosi si sostituisce la midriasi. A q uesto pu nto conviene osscn•are che l'apparente contraJdittorict.ì d i questi ~intomi ~ gi ustificata da lla divcrsi~'t clelia dose di tossico
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aswrbita dall'organismo. Al variare della dose infatti risponde la varietà degli effetti quantitativamente, come è ovvio, ma :Hlche qualitativamentc.
L'AZIONE ANTICOLJNESTERASICA Sappiamo che gli anticolinestera~ici organo-fosforici, come la denominazione loro attribuita chiaramente e~prime, agiscono inibendo la coline~li..'Ta~i. tanto la vera coline~tcrasi quanto la p~cudocolin~tcrasi, tanto le colincsterasi ccmrali quanto le pcnferiche. Dal t 1uadro muscarinico prodotto dall'nione dcll'acetilcohna a livello delle ~inapsi terminali delle fibre nervose vegetative si passa più o meno rapidamente al quadro nicotinico per l'accumulo abnorme tld l' ncetilcolina a livello de lle sinapsi ganglionari e delle placche motrici muscolari. Molto spe~so, specie nei casi acuti e gravi, i due quadri si presentano qua~i contemporaneamente c, ~ovrapponendosi, realizzano un quadro fun1ionale complesso e ,·ariabile determinando nell'organismo rispo!>te amagoni~re.. Gli effetti nicotinici delle cellule gan.,glionari sono inoltre vari secondo la quantità di acetilcolina accumulata a livello delle sinap'>i; \ari infine sono g li cffcni conseguenti all'influenza che può avere la secrezione di :tdrenalina indoua d:lll'azione nicotinica dell'acetilcolina a livello della midollare surren:1le. Ne deriva che nt'l quadro sintomatologico, che è la risultante di inCluenze diverse condizionate dal LO\sico su un medesimo sistema effettore, al posto della miosi può prc~entarsi midriasi. tachicardia in luogo di bradicardia, ipertensione in\ece di ipotensione. A proposito di questa ~intornatologia complicata e contraddiuoria, ricordiamo che numerosi AA. hanno messo in dubbio che la capacid anticolinesterasica degli c~tcri organo-fosforici sia l'unico fattore della loro tossicità, avanz:~ndo l'ipote:.i che nel rnecC"anismo d'azione delle sostanze anticolinesterasiche entrino in gioco allri fattori :111cora non sufficientemente esplorati. Heyrnans, ~1d esempio, in base a risultanze sperimentali ottenute per l'eserina, il DFP e altri anticolinesterasici organo fosforici asscri:.ce che c accanto alla loro propriet<Ì anticolincsterasica esse posseggono alrre proprietà farmacologiche presumibilmente responsabili di alcuni sintomi da C\se pro,·ocati .. l l Ol· Comunque non è superfluo riaffermare che, anche se non tutte le manifestazioni possono c debbono ricollegar~i all'anività anticolinesterasica degli esteri organo·fosforici. l'inibizione delle colincster:1si è ~ernprc un fattore di indubbia importanza c validità nella determinazione del quadro tossico. Infatti quando l'attività colinesterasica non scende al di sotto del 60-50cfo dei suoi v;1lori normali l'intossicazione si defini~cc lieve, ma se si aggira intorno al 50-35 - _ di c~si si parla già di intos:.icazione di media gravità c di intossicazione gravis~ima se scende al di sono del 20 .
LE CAUSE DELL'ESITO LETALE L'esito letale è dovuto alla compromi~sione della funzione respiratoria, si:1 di ongme centrale che pcrifcricn. Autori diversi riconducono la morte nd una delle ~egucnti cause fond::~men tali: inibizione diretta del centro respiratorio, paralisi periferica d3 blocco neuromuscolare dci muscoli respiratori, broncospasmo, edema polmonare. Ognuna di queste ipotesi è avvalorata da considerazioni scientifiche di indubbia ''aiiditi• e attendibilit3. La prima tesi poggia sull'azione depre~siva dell'acetilcolina, talvolta preceduta da un:. fase di stimolazione, sui centri rcsriratori in concomitanz:J all'azione pure depressiva degli :Jnticolinestera~ici su l :.istema nervoso centrale. Per quanto riguarda la paralisi
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periferica dei muscoli respiratori si deve considerare che in ~guito all'inibizione della colinesterasi, si ha un accumulo abnorme di acetilcolina in corri~pondenza delle placche motrici muscolari, con sintomatologia da eccitameruo prima cui fa seguito la parata,. con conseguente anossia deri,·antc da deficiente ossigcnazione del sangue al livello poi monare. A sostegno di quest:l ip<>tesi vi è il fatto che nei casi di intossicazione da organo fosforici la respirazione artificinlc, vincendo l'anossia, molle volte riesce ad evitare la morte, 'e praticata tempestivamente. li broncospasmo, determin:lto da ll'azione dell'~tcetil colina ,ulla muscolatura lisci::l bronchiale e al quale <1ualche A. ha voluto attribuire una parte predominante nell'arre~to respiratorio, è indiscutihilmente partecipe della compromis~ione della funzione re~piratorio . Ma nei casi letali considerati è >tato soprattutto il quadro dell'edema polmonare :tcuto a caratterizzare il dccor'o dell'intos~icazione anche ~e in entrambi riesce difficile individuare il meccanismo Jdla l>Ua insorgenza. Ricordiamo a que;to propo~ito che la parogencsi dell'edema p<>lmonare è tuttor t discussa. La subitaneità del suo insorgere, la vasocostrizione periferica che precede il suo inst.wrarsi, l'identità sintomatologica dell'edema polmonare cardiaco c neurogenico hanno motivato l'opinione di molti fisiop:nologi che nella genesi dell'edema polmonarc carùiaco intervengano fattori nervosi. Oltre a fattori nervosi e meccanici '>i annoverano, fr:~ k c;tusc, f:Jttori chimici, fisico-chimici cd umorali; è verosimile che gli uni o gli altri di essi partecipino prevalentemente o interferiscano rcciproc:tmcnrc nell'insorgenza delle diverse forme di edema polmonare. 1:\:ei casi esaminati è po.,.,ibilc che una crisi ipertcn siva, frequente, come abbiamo visto, nelle forme gravi di intossicazione, quale ri;po~t.l ndrenalinica della medullo-surrenale all'eccitazione colincrgjca, nbbia pro\'OCato, cor• l'aumento della pressione nel grande circolo ed improv,·i,a in.. ufficienza del ventricolo sinistro, un ri,tagno nel circolo polmonare con soHaccarico di <,anguc nei capillari poi monari, trasudazionc di liquiùo e formazione dell'edema. Inoltre è- po~~ibile che rifles" nenosi dovuti ad aumentata eccitabilità del sistema neuro,egetati\O possano anch'e,,i con trihuire all'insorgenza dell'edema polmonare. ). Sallé in esperienze condotte su cane con la somministrazione per via endo venos:t di dosi mortali di parath ion h:~ provocato, inizialmeme, aumento della freq uenza e dcll'::tmpiezza degli alti respiratori e suctessivamentc rallentamento del ritmo e d imi nuzionc dell'ampiezza fino all'::trrcsto respiratorio, riferendo l'iniziale azione ;timolante ad un meccanismo riflesso che si sv iluppa tramite i chemorecettori senocarotidei [Il]. Riportancloci a queste esperienze si può pensare che una aumentata eccitabilità dei re rettori senocarotidei dopo l'assorbimento del tossico possa originare stimoli che, raggiun gendo i centri nen·osi e da que'>ti in via riflessa i capillari polmonari, determinino la loro dilatazione e un'aumentata pcrmeabilità cioè un 'ipcrcmia atù,·a del polmone e con seguente trasudazione di siero dai capillari [12]. C'è da aggiungere che, :tppunto in casi di inalazione di <,ostanzc tossiche, stimoli nervosi possono insorgere anche in altre zone, come la trachea e la glottide e con le medesime conseguenze. ln base a osservazioni sperimentali condotte in specie ;tnim:tli di\·crse con differenti sostanze anticolinester::tsiche semhr::l accertat:t l:t possibilità di un::t pnrtccipazione contem poranea dei vari meccanismi fin qui considerati nell'arresto della funzione respiratori:t. con predominio dell'uno o dell'altro in rapporto alla ~pecic animale. RtASSUNTO. - L'A. presentati alcuni casi di into~;icazionc da anticolinesterasici organo-fosforici espone brevi considerazioni sulle vie di a;;orbimemo dei tossici, il decono clinico c le cause dell'esito letale.
RÉsUMÉ. - L'A., exposés quelque~ cas d'intoxication par poi~ons orgue-phosphoriq ues. pré~nte des breves consideration sur Ics voies d'ab~orprion des toxiques, sur la marche clinique et sur Ics causes de déct-s. S u MMARY. After introducing some c:tses of organic phosphorus compounds poisolling, the wri ter turns his attention to thc absorption ways of thcsc m:Heriab, to the clinica! coursc and to the causes of dca Lh.
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CLI::-JICA DELLE MALATTIE NER\'OSE E ~IENTALI DFLL'L"'-=1\ER$11'\" DI MES~I".\
Oarcttore: Prnf. DO\IE'ICO P"'"' OSPt.DAI.F J\IILITARE 01
MESSI~A
Darcttorc: Col. }.led. Dott. A. GE\1\1111 \~"
SU UN CASO DI REAZIONE SUICIDA IN EPILETTICO Magg. Med. D ott. Giuseppe Mazzeo neurologo dell'Ospedale Militare di Messina Dott. N. F . Barb ieri assistente della Clinica Ne uropsich iatrica dell'Università di Messi na
L'accertamento dei fauori causa li e dei momenti scatenanti della reazione ~uicid,l, non sempre (: un prohlem:t di facile risoluzione. Alle cau~ di natura essenzialmentt psicologica s'intrecciano elementi di natura sociale, p~icologica cd in un modc~w numero di casi di origine etica c religiosa. E' nota infatti la tesi sostenuta dai sociologi, i qu:tli ritengono il ~uicidio un 'espre' sionc di patologia sociale. Per es\i nell'atto autolcsi,·o sono quasi ~cmpre in gioco fauon psicodinamici risalenti a difficoltà ~ociali. a questioni economiche, a frustrazioni :~f fenivc c politiche. La psichiatria, pur non negando una componente cau~:1le di natura sociale ndl:1 complessa etiopatogenc~ i del suicidio, ritiene q uesto essen7.i:llmcmc c~prc~sione di un.l 1:1ra psicopatologica individuak o Ji una costituzione psichica anomala non ri levotasl fino ~di'estrinsecazione del l'atto ~uicida o del suo LcntaLivo. Anche quando l'istinto di conservazione in determinate siwazioni (: travolto da una ahnormc impulsività emoti'a ~i tratta sempre di per~onalità p~icop:niche. Il suicidio non costituisce un aspetto fenomenologico co,tante di una determin:ltJ inft•rmità mentale. Oltre che nelle sindromi deprcssi"e, ricorre con una cerra frcqucnz;l in altre malauie, dalla schizofrenia alla psicosi senile. tbll'alcoolismo alla epile~~ia. Tn panicolare per quest'ultima malattia la reazione suicida era ritenuta rar:a (13riere De Boismont, Vi:Jllon, Altavilla, ccc.). Tn una serie di hl\ ori :.~pparsi in quest'ul timo decenn io è stata rilevata invece piu ttosto in maniera frequente. Delay e coli. nt·l I'e~~1 me di 34() epilettici la riscomrano in 112 a mmalati. Un:1 med ia d i un tullaLO su icidio per ogni tre amm::1bti. Tale medi:1 è confe rmata da altri :~utori . L'epilettico con le sue manifestazioni accessuali e le car:lttcristiche psicop:JtichL della personalità, già in notevole difficoltà per un norm:~lc adattamento sociale. ì. escl u~o dalb. collettività militare per i gravi inconvenienti cd i gros~i problemi che Lnalmemc verrebbero a creare. Si comprende quindi come tuui gli sforzi siono ri,ohi :~ll'climinazione dei soggetti epilcnici nei filtri seletti\i di arruolamento. Il compito diagnostico di,·enta però poco age,·ole quando la malauia (; dissimulata coscientemente o ignorat:l. L:1 prima ipotesi è possibile :~llorché l'epilessia presenta una nosodromia accessuale a prevalente fenomenologia psicopatologica a lunghi intervalli
e nelle \'arierà atipiche c marginali difficili ad interprctar~i cd a diagnosticare :.e non osservate direttamente. Quando la mabttia è ignorata sia perché i precedenti fenomeni accessuali ~ono ~rati male interprcmti sia perché una vera e propri~ c risi paro~~istica non è ancora intervenuta, possono insorgere notevoli diFficoluì diagnostiche quando la fenomenologia critica è rappresentn ta dJ un tentativo eli ~uicic.lio o c.Ia comportamento antil.Ocialc che da reati minimi possono estender'i ai delitti più efferati. A ppare quindi Ù1 un cerro imeres:.e esporre un raso clinico capitato alla nostr .. osservazione per un tentati\o di suicid1o effettuato da un militare mentre esplica,·a un tldicato servizjo di guardia e che per certi :!'>petti poco ch1ari dell'atto auto!t:sivo rischiava di Jvere delle conseguenze disciplinari strie per il mi litare. L'atto autolesivo è infatti intervenuto nel cor~o di una crisi acrc,su:de che è stata la prima manifestazione di una epilessia psichica. L'interes~e è accresciuto <bi fatto che il militare aveva potuto effettuare quasi diciotto mC\i di ser\'izio di le,·a senza a\TrC dato luogo a particolari rilie\'i.
CASO CLINICO.
A. Ma rio, di anni 22, Distretto milit:lre di Roma, m:mnaw.
Anamnesi patologica familiare. - 11 padre, funzionario di un m1mstcro, è affetto da diabete mellito. La madre, anche lei affetta da diabete mellito, ha condotto a termine sei gravidanze. I fratelli del p. godono apparente buona salute. Nessuno elemento di rillt:\'O in ascendenti e collaterali. Anamnesr penon<tle. - ::-.Jaw a termine da parto cutocico, dopo una gra\IJanza fisiologica. Allattamento materno. '\lorm:~li i primi ani della vita vegetativa e di reln:ione. H a frequent:Ho l::t scuola dcmcnt:1re e la scuola med ia conseguendo la relativa licenza. Idoneo alb leva ed alla scle4ione, ha preso parte acl un corso di qualifica professionale conseguendo b qualifica J i elettricista. Le note ca ratteristiche del ~uo foglio matricola re portano le seguenti .In notazioni: t buon elemento, disciplinato, huon vogatore. buon nuotatore, tcndenzial mente apatico c bhogno'o del comi nuo \ti molo dci propri superiori nel\'esplicamento dci compiti affidatigli • . Anamnesr patologica remota. - C:omuni esanremi dell'infanzia. Qualche episodio febbri le di tipo in[Jucnz:Jie nell'adolt:sccnza. Alle arm i come marinaio dall'8 m:uzo 1962. Durame il servizio militare è ~lato ricoverato una prim:~ volta nel fehlm1io 1963 per intervento chirurgico di fimosi congenita. Il 24 marzo 1963 trasportato d'urgenza all'Ospedale militare di Taranto per una sindrome confusionale imona in seguito all'ingestione di alcool. Risoltasi nello spazio di poche ore la sintomatologia, fu rin\'iato in ~enizio. un terzo rico,·ero t: anenuto nel giugno scorso per enterocolite. Anamnesi patologica pro.•sima. - A Ile o re 4 del m:mino del l o ottobre 1963, comandato di guard ia sulla plancia di una nave da g uerr:t, veniva sorpreso tla un sot· tufficiale e dal compagno, che Jovcva dargli il cambio nel turno di guardia, mentre con un coltello tentava di recidersi i \'a~i del polso. T rasportaLO immediatamente al pronto soccorso dell'infermeria ,·eni,·ano suLUrale le numerose ferite ai piani cutanei dci due polsi c quindi lo ~i trasferi,·a aii'O~pedalc militare di Me~sinJ. Interrogato quivi ~ui morivi che 1'~1\'t: \'ano spinw all'atto autolesivo, il militare, che presenta va depre~sione con ra llent:lmento ideativo, riferiva di non r icordare asso l~tam~te nulla di quanto g li er:l :1ccadu ro e d i ave re ripreso coscie nzJ della propri:.a SttuazJOne mentre veni\'a ~uturato tl:~ll'ufficiale medico. Nelle tasc he de l marinaio
veniva trovata una lettera, in cui egli chiedeva perdono ai genitori del gesro, che st:l\'a per fare, esprimendo sentimenti di colpa e rammaricandosi per la sua condotta di non essere degno della fam iglia e dei suoi fratelli. T!.same clinico: normolineo in buone condizioni generali di nutnzwne e san!!:uificazione. Cute e mucose visibi li rosee. Muscolatura tonica e trofica. Non seg ni di adenopatie all'es:~me .delle stazioni linfog hiandolari esplora bili. I ntegro l'ap p:mto osteo - schelet rico. Lingua impaniata, arida, screpolata ai margin i. Apparato rardio circolatorio: itto in sede. aia card iaca nei limi ti. Polso frequenLe e normorirmico. Pr. 110/ 65. Apparato respiratorio e digerente: nessun elemento clinico di rilievo. Esame chirurgico ai polsi: numerose soluzioni di continuo interessanti i piani cutam:i e dermici, lineari, di circa 5 cm. di lunghezza ricoperte da croste ematiche e sutur:ltc a punti staccati. E same neurologico: normole. Esame p<ichico: Facies con espressione tri~te, mimica p:.1rc:.1, atteggiamento com posto, gesticolazione povera. Ordinato nella persona e nell':~bbigl iamento. Orient:~to nel tempo, nello spazio, nella persona propria e nella altrui. Attenzione labi le. J;'rocessi di rieYoc:nionc !enti c difficoltosi. deficit della memoria di fissazio ne; insiste ncll'a~ soluta mancanza di un ricordo preciso di quanto aveva effettuato quella none. Modico ra llentamento ideativo. Umore depresso. l peremotività. Ammette che d:1 qualche :1nno va incontro a period iche crisi d i ma lumore della durata d i qu:1lche ginrno. Dice infatti: « Mi sento triste, malinconico, irascibile, perdo la cJima per stu pidaggini, non riesco a comprendere perché debba senùrmi così. I miei fa miliari lo sanno e mi lasciano in pace. Sotto le armi chiedo visita e mi apparto. Anche l':1ltra sera mi sentivo <<nero ». Ho chiesto di non fare la g ua rdia e ne ho ricevuto un rifi uto. Allora per ~uperare questa malinconia ho cercato di bere mezzo litro di vino prima d i mo n tare la g uardia ». Nei giorni successivi il militare diventa più comunicativo c più adegunro alla vita di reparto. Persistono per qualche giorno mancanza di iniziativa c disforia dell'umore. mancanza di ropporti con gli altri rico\'erati; tale complesso sintomatologico regredi ~ce nel g iro di una settimana. Esami speciali.
Esame dell'urine: nella norma - Azotemia: 0,37 ~ - Glicemia : l % - Mac-Lagan: neg:Jtiva. E. E .G.: il tracciato elettroencefalografico presenta una mediocre regolarità dd ritmo fo ndamenta le di frequenza 8-9 c/ s, di ampiezza 50-70 mcv . La reazione di arresto med ian te apertura degli occhi è presente e pronta. Al ritmo fondamentale sono fra mmisti abbon danti, brevi treni d'onda t hcta con voltaggio l 00/ 130 mcv, diffusi. A volte si hanno scariche d i ipersincrouismi lenti bilaterali e diffusi. Alla prova di élltivazionc mediante iperpnea protratta per 5 m' si hanno oltre a modificazioni legate :1d attivazioni del ri tmo fondamen tale, un'accent ua zione dci grafo elementi lenti diffusi. In fine della prova di at tivazione si ha nno frequenti scariche di ipersincron ismi lenti bilaterali e diffusi con comparsa anche di scariche anomale a tipo complessi puma-onda atipici. Il tracciato in sintesi mette in evidenza una netta disritmia cerebrale d iffusa. Psicogramma di Rorschach : discreto patrimonio intellettivo con scarsa capacità ideativa, rappresentata dalla povertà degli engrammi e dalla ba na lità dd pcnsicr~ che appa re scarsamente adattato a l 1pcnsiero di g ru ppo. L'affettività appare labile e coartata
D
O Regioni esplorate da dementi ansiosi e disforico-<lcpressivi a grave orientamento ipocondriaco (Anat. 38% ). A carico della personnlitil: Note di infantilismo c cl i rcgressione con elementi di narcisismo (Anat. = rilievo).
=
CONSIDERAZ IONI.
11 problema diagnostico in epilettici. che hanno effettuato un tentativo di suicidio, non present.'l difficoltà quando il malato manifesta un quadro conclamato della mal~ttia ; offre maggiori difficoltà allorché la reazione suicida è espressione iniziale della stntomatologia epilettica.
Nel caw in esame sono ~tati considerati come elementi d i orientamento per una (orma epilettica : i processi di rievocazione lenti, il rallentamento ideativo all'ingre~so in O spedale, la riferita in gestione di \i no prima del gesto suicida, i dati anamne~tici riferentisi :1llc periodiche crisi di malumore, di cui soffriva il militare. In proposito (; da ricordare che fra i ricove ri precedenti ne ri,ultava uno per «etilismo acuto». obbiettivato~i con una sindrome confu,ionale e manifestazioni ipercinetiche epilt:ttifor mi; il sanitario a\cva ritenuto di potere ascri,·ere la fenomenolog i:-~ psichic:-t come una forma reaniva abnorme alla ingestione alcoolica, tra~curando pcrtnnto di appro fondire gli accertamenti e rinviando il mnrinaio in sen·izio. Alla luce degli an·eni menti sucres,ivi si può ritenere quell'epi,odio di natura epilettica, scatenato dall'alcool. L 'indagine elettroencefalografica, che come si ~ deuo ha dato unn netta disritmia cerebrale diffusa, conva lida il sospetto cliagno,tico. Il militare perLanto, benché a\'esse eff<'ttuato un lungo periodo di sen·izio. è stato proposto per la riforma. L 'atto ,uicida e la criminJlità nell'epilettico hanno dato sem pre adito a profonde discussioni ; i due fenomeni, psicologicamente legati per inre n,ità d'impulso e per agg ressività, detcrminrano conseg uenze oppo~te, ma di uguak g ra\'ità c per l'indi,·iduo c per l:J \Ocietà e :.ono da ritenere un o degli a\pcrti più pcricolo~i nel comportamento ;Jntisocialc degli epilettici. L'atto aucole~ivo come gi:1 riferito ~i presenta con una cena frequenza ndl'cpilet· tico. Clinicamente è imporrante notare : la tendenza a recidivare e la costante a~>SOCIJ zione con manifc~tazioni p~icopatologichc della malattia. Piuno~to rJro invece il tentativo di -.uicidio come sintomratologia iniziale della malattia. Delay c coli. l'hanno riscontrata in appenn 14 casi su 112, rancora più rara in lavori di altri autori. Fra k modalit.1 ~celte l'ingc.,tionc di barbiturici, la reci~ionc dei \':l~i del pol,o, la impiccagc;ione, l'annegamento. In un particolare studio ùi Marchand c Ajuriaguerra ~ui tentativi di suicitlio effettuati da epilettici sono state enumerate le condizioni psicopatologiche, in cui il fenomeno è pos~ibile. Secondo tali AA. una reazione suicida in epilettici è possibile in corso di automatismi epilettici, durnnte i quali il tentativo di suicidio è nnua to in completo stato d'incoscienza c residua amne>ia completa dell'a\'\'cnimento. Purtroppo durante tali paro~~ismi gli ammalati realizzano inco~cicntemente <Juello che più temono allo stato cosciente. In alcuni di questi casi il contegno ordinato, la capacità di orientarsi, la coordinazione di determinati atti, che sembrano intenzioilali, dànno l'imprcs~ione di una perfetta lucidità mentale, mentre in effetti la crisi acccssuale assu me le caratteri~tichc di uno stato crepuscolare, che non lascia traccia nella memoria o soltanto qualche parziale ricordo. l malati ripresa coscienza rimangono perplessi e stupiti di t luanto successo. Si può avere :lllche dur.111tc ~lati dcprcssi,·i, intesi come depressione prim iti\':1 del tono afietti,•o, qui11di con sintom:Jtologia psicop:nologica analoga alla malinconia. J\ffiorano sentimenti di colpa c <.li indegnità, si m .wifestano ~1ncora idee di morte e d i rovina. Il ~oggetto, attraver~o il tcntati,·o d i suicidio, come il malinconico. tema di porre fine ad uno ~t:Ho divenuto insopportabile. A volte si riscontrano durante stati desprcssivi reattivi: in quc~to caso la renione w icida è coscien te c consapevole, rcauiva alla incurahilità <.Iella malaLtia ed :tlle difficoltà di natura sociale. Sembra questa 1:1 modalità più frequente del tentativo eli sui cidio degli epilettici. In alcuni il tentativo di suicidio as~umc tonalità isteriche. quando è effettuato con mezzi inefficienti e moda lità teatr:Jli per ri chiamare la attenzione dell'ambiente esterno.
Tentativi di suicidio sono stati descritti anche durante stati allucinatori: l'epilettico pure essendo cosciente, ubbidisce ad imperativi allucinatori. Si trana di allucinazioni post-critichc. La reazione suicida può avvenire ancora pt>r impulsi mnesici a coscienza integra, senza una motivazione apparente, m:1 sotto l'azione di un :.~hnorme impulso non control· lato e non motivato. Il suicidio infine può essere l'espressione concomitante della malattia e dei disturbi psicopatici associati. La maggior parte dei tentativi di suicidio in cpilctrici si può inquadrare nelle prime tre modalità. TI caso da noi descritto, per le sue peculiari caratteristiche, può essere interpretato come stato depressivo primitivo. li soggetto prima del tentativo di suicidio ha scritto infatti una lettera, in cui esprimeva sentimenti di colpa c di indegnità chie· dendo perdono ai genitori dell'atto che stava per compiere rammaricandosi d'essere inferiore ai propri fratelli. L'umore depresso riscontrato all'atto del ricovero conferma ancora la nostra i ntcrprctazione. Nel chiudere le nostre considerazioni sul caso in esame, non si può fare a meno di sottolineare la grande importanza che gli aspetti psicopatologici dell'epilessia possono assumere in una collettività particolare come quella militare: sia nelle sue manifestazioni parossistiche, sia nei periodi intercritici con i disturbi della condotta e della personalità epilettica. La malattia è compatibile con una intelligenza medio-normale ed anche superiore, ma g li epilettici sono in genere facili all'eccitamento cd all'ira, sono impulsivi ed impetuosi e quindi predestinati alla ri~~a, alle violenze, ai reati sessuali, agli omicidi (Delay). Meno frequentemente souo predisposti allo scoraggiamento, :.~1 pessimismo, alla depressione e diventano dei candidati al suicidio. E' compito quindi delicato ed importante elimin:.~re al più presto dalla collettività militare tali malati, per sottoporli :.1 cure opportune e ad una eventuale ricducazione, quando quest'ultima bisogni, in istituti che esulano dal dominio militare. L'elettroencefalografia oltre ad avere apportato fondamentali contributi alla fisiopatologia ed alla patogenesi della malattia epilettica modificando la vecchia nosografia, ha facilitato il problema diagnostico e medico-legale, specialmente nel nostro ambiente, ove, per motivi svariati, l'epilessia è frequentemente ancora oggi simulata o dissimulata. A questo proposito (; opportuno riportare le conclusioni raggiunte da Planques e Grezes.Rueff nella valutazione medico-legale de ll 'esame bioelettrico del cervello: in un soggetto, anormale psichicamente, l'E.E.G. patologico riveste un preciso valore diagnostico; in un soggetto, normale psichicamente, I'E.E.G. patologico presenta un elevato valore diagnostico. Nonostante la normalità psichica, implica infatti un equilibrio psicologico imperfetto che da un punto di vista medico legale può giustific:~re l'atto antisociale di un individuo. Tn conseguenza l'E,E.G. patologico, in un soggetto psichica· mente sano può essere per la collettività militare elemento sufficiente per la sua e liminazione temporanea o definitiva. Se invece il tracciato E.E.G. è normale, l'esame non può essere valorizzato in quanto una certa percentuale di epilettici presentano nelle fasi intercritichc un tracciato nei limiti della norma.
R IASSUNTO. - Gli {\A. illustrano il tentativo di suicidio di un militare, intervenuto durante le manifestazioni psicopatologiche di una crisi epilettica. Vengono quindi analizzate le condizioni, in cui una reazione suicida è possibile nell'epilessia. Richia· mando l'attenzione sulla fenomenologia psichica di questa malattia, insistono nella
assoluta ncce~~ità ùi un pronto riconoscimento di tali malati con l'esame clinico ed elettroencefalografico per un:> immcùtata eliminazione dalla colletti,·ità militare. RÉsu:-.1É. - T.cs AA . ont étuJié la tentative dc ~uic iJc d'un militain:, pcndant les manifestations p~ychop:nhologiquc~ d'un crise épilcptique. On ana lysc, cnwirc, les conditiom, donr une réa::tion suicide est possiblc chez la épilepsic. En :mirant l'attention sur la phénomènologie psychiquc Jc la maladie, ils considérent l'indtvidual is:~ rion soudaine et ab\olue de ces mabdcs par l'examen clinique et electroénceph1lographique pour une élimination immédi:ttc de l'armée. St:M1\1ARY. The attempted ~u i ciùc of a soldier during psycopathological manifestation of an cpilcptic crisis is dcscribetl. The conditions that in epilepsr can gi'e rise to a suiciJal reaction are cxamined. Afterwards thc Authors cali rhc auemio•l on psychic phenomcna of rhc cpilcp5y and emphasizc thc nccessity of a quick diagnosis rrough clinic and electoencephalographic examinatiom in order to the rcmoval of thne patients from militan• community.
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6. - M
CENTRO STUDI E RICERCHE DELLA SANITA' MILITARE Direttore: .'vlagg. Gen. Med. Prof. Dott. FRA:ocEsco IADEVAIA i 0 ~EPARTO • SUI ONF. CHIMICA E BROM.nOLOCICA Capo Sezione: Tcn. Col. Chim. Farm. Dott. DoMENICO CORRI
CROMOPROTIDI POLIENICI E PORFIRINICI NEGLI OLI RETTIFICATI A Ten. Col. Chim. Farm. Dott. Domenico Corbi Cap. Chim. Farm. Dott. Leonardo Cicero
Le campagne allarmistiche sulle frodi alimentari hanno ormai largamente diffusa nell'opinione pubblica la convinzione che, nella impossibilità pratica di assicurarsi sulla genuinità dì un olio di oliva, il minor male sia l'uso di un rettificato A chiaramente d ichiarato. Considerando che per molti paesi l'olio di oliva « lampante ) costituisce i 2/ 3, ,e non la totalità, della produzione, ci si renderà facilmente conro dell'enorme quantità di ol i rettificati che vengono immessi al consumo sia come tali, che in miscela con oli vergini per abbassare l'elevato grado di acidità di gran parte di questi ultimi. In precedenti note sull'argomento abbiamo avuto occasione di riferire i risultati delle nostre osservazioni su centinaia di campioni di oli provenienti dalle varie regioni itali:1ne e particolarmente nell'ultimo lavoro sperimentale [l] rifletteme un nuovo metodo pn l'individuazione dei rettificati A negli oli di oliva. Trattandosi di ricercare in un olio di oliva la presenza dì un rettificato A, che ;:. pur sempre anch'esso un olio eli oliva, abbiamo utilizzato i più sensibili mezzi di incbgìne al fine di poter stabilire qualche imponderabile dfferenza fra i due oli che ci con· sentisse la di fferenzìazìone. · La perfezionata tecnica dì alcune industrie olearie germaniche permette ormai <h ricostruire un olio di oliva miscelando quantità stechiomeLriche di acidi grassi saturi ed insaturi, di svariata ed incerta origine, in modo tale da sfuggire anche all'indagine ga~ cromatografica, mentre l'indagine spettrofotometrica nell'u.v. ci ha rivelato [2] che si possono impunemente aggiungere rettificati A ad un olio di oli va vergine senza che i parametri convenzionali in uso ne rivelino la presenza. Ma se questi moderni mezzi analitici non ci hanno perciò consemito di mettere in luce con sicura evidenza quelle differenze che ~i andavano cercando per individuare m i scele di olio di oliva e rettificati A, non altrett::mto si è potuto dire per le analisi crom ~1 tografiche su colonna, strato sottile e carta. Infatti i risultati di queste ricerche hanno permesso dì individuare con sicurezza 1 rettificati A aggiunti agli oli vergini Ji oliva. Le primi analisi furono orientate verso la cromatografia su colonna. impiegand<> colonne in vetro della lung hezza di circa 30 cm per l cm di diametro riempite di volr:1 in volta di gel di silice, o di allumina, o di BaS0 4, ccc. Nota. - Lavcro pervenuto in redazione il 15 dicembre 1963.
3I I Come eluenti furono usati alcool etilico, amilico, butilico, acetone, trielina, cloroformio, cicloesano, ecc. Le colonne di allumina ed il cicloe~ano come clucnte dell'olio in esame hanno dato i migliori e più evidenti risultati. L'e~ame della colonna veniva effettuato alla luce di
Wood. Migliori risultati e pi LJ evidenti ~i ebbero con un nuovo metodo da noi ideato di cromatografia su strato sottile (di si lice o di allumina) sul q uale si faceva cluirc una soluzione allo 0,5-1'% tlell'olio in cicloesa no. ] n entrambi i casi la luce di W ood rivelava b presenza tli anelli conccntnc• vivacemente colorati in giallo cromo, rosso carmin io e verde quando si tr:lllava di oli vergini di oliva, mentre gli stessi anelli apparivano forteme nte attenuati nei gialli e nei rossi ed i verdi apparivano celesti quando >i era in presenza di miscele di rettificati A e oli di oliva. In presenza di solo rettificato A gli anelli si prcsenta\·ano tulli di un bianco lunare. Naturalmente se lo scopo e>>enziale della nostra ricerca poteYa dir>i completamente raggiunto da questa chiara differenziazione colorimcuica, non si poteva trascurare quello che era emerso dalle innumerevoli osservazioni sulle colorazioni che la luce di \Vood rivelava sia sulle colonne che sulle piastre cromatografiche. [niziammo perciò una serie di p:1rticolari a nalisi cromatografiche al fine tli renderei perfettamente conto sulla natura de lle sosta nze che determinavano quelle vivaci colorazioni solo negl i o li vergini di oliva mentre non si osservavano nei rettificati A. PARTI! SPERI MENTALE.
Con la stessa semplice tecnica già descritta nella precedente nota sull'argomento [l] furono perciò approntati una diecina di cromatogrammi circolari ùi olio ,·ergine di oliv:J su strato sottile di gel di silice in modo da avere a disposizione un buon numero di anelli colorati da potcrvi asportare la maggior quantità possibi le di cia~cuna sostanza colorat:l per le successive analisi. Gr 0,200 di ciascuna sostanza colorata co~ì asportata dai cromawgrammi veniva eluita in IO cc d i cicloesano e cromatografat:J su piastra di gel di silice. Sulla stessa piastra a distanza ravvicin:lta si faceva cromatogmfnre una sostanza colo. rata nota disciolta in 10 cc di ciclocs:111o e che si presupponeva identica a quella da individuare. Si sottoponeva quindi alla luce tli Wood la piastra contenente i due cromatogrammi e cioè quello della sostanza sconosciut:l e quello della sostanza nota in modo da poter para gonare la tonalità delle due colorazioni c misurare gli Rf relativi. Si poteva aYere così di volta in \Olta, per ciascuna sostanza, la conferma o meno sull'identità del composto esaminato. l risultati furono oltremodo lusinghieri perché come avevamo intuito si è potuto stabilire che i colori che si rivelavano sia a lla luce naturale che a quella più selettiva d i Wood, erano costituiti da cromoprotidi polienici (carotinoidi), da cromo protidi porfiri nici (crorofillici) nonché da tocofcml i, steroli e Iosfatidi a carattere lipoitle. E' noto che ai carotinoiJi propria men te detti, con 40 atomi di carbonio, appartengono i tre tipi di caroteni :z, Be ·t· il Licopenc, la Y1ixoxantina, la Rubixantina. la Criptoxantina, la Capsantina, ccc.; mentre ai carotenoidi con meno Ji 40 :nomi di carbonio appartengono il Crocene, il Bixenc. l'Azafrcne, ccc. . Al gruppo dci porfirinici appartengono i d ue principali tipi di clorofilla ossia la g1alla c la verde. Si trattava perciò di tutta una >erie di sostanze cromoprotidichc e flavonoidi di alta nobilt.ì c se per molte di esse la vera struttura chimica è assai incerta, è inYece ben nota
la loro azione protettiva sia nei riguardi delle complesse attività enzimatiche, che del sistema capillare sanguigno umano. Moderni studi farmacologici hanno anzi dimostrato che il complesso dei flavonidi ha nella protezione del nostro sistema capillare azione molto più spiccata degli stessi chetoni (metileptil e metilnonilchetone) come la nnina, attualmente usata in terapia. i\ questo punto della ricerca abbiamo iniziato con la stessa tecnica cromatografica le analisi di numerosi campioni di rettificati A reperiti dall' industria olearia c rettificati t\ prodotti nel nostro laboratorio con un ridotto impianto sperimentale. In nessuno dei rettificati A esaminati sono state rintracciate le sostanze appartenenti ai gruppi sopradetti sia che si foss<::ro eseguite operazioni di rettifica sotto vuow a bassa temperatura. f ltrazioni con terre varie, carboni o filtri di amianto, deacid ificazioni con ammon:aca, ecc. CoNCLUSIONI. La rettificazione di un olio di oliva portava dunque con le sue inevitabili operazioni di demucillagginazione, fi ltrazione, dcacidificazione, decolorazione, dcodorazione e de· margarinazione alla scomparsa quasi totale di quelle sostanze che, anche se presenti in piccole quantità. sono necessarie e forse indispensabili nell'alimentazione umana. Nel corso delle nostre ricerche abbiamo a n che osservato, sia pure sommariamente, che distruzioni molto simili a quelle che avvengono nella rettificazione e raffinazione degli oli di oliva si verificano :lnche nella lavorazione degli oli di semi di girasole, ara· chidi, colza. soia, cotone e sesamo. Naturalmente l'argomento me riterebbe di essere maggiormente approfondito specie per quanto concerne le distruzioni apportate dalle operazioni di rcttificazione sui tocofcroli. sugli idrocarburi, sugli steroli e sui fosfatidi. E' noto infatti tra l'altro che sulle schiume del distillato acquoso proveniente dalle operazioni di dcodorazione a pressione ridotta di un «lampante» [3 I] si possono ritro· va re galleggianti la quasi total ità de i tocoferoli presenti nell'olio ed in particolare del!'o:-tocoferolo che si può identificare con la Vit. E, come pure è stato da noi rilevato che sui vari matenali filtranti costituenti i filtri-pressa viene ad essere trattenuta per azione chimico fisica la maggioranza dei cromoprotidi polienici e porfirinici.
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RIASSt;NTo. - Gli AA., per mezzo d i analisi cromatografiche su piastre di gel di silice e di osservazioni alla luce di vVood, hanno constatato come le operazioni di rettifica e raffinazione, comunque condotte, sugli oli di oli va portano alla scomparsa quasi totale negli oli stessi dei gruppi cromoprotidici così utili e forse indispensabili nell'alimenta· zione.
RÉsuMÉ. - Les AA. au moyen de analyses chromatographiques dessus cles lames de gel de silice et de observations à la lurniére de Wood, ont constaté cornmcnt Ics opérations de rectification et raffinage, de toute façon conduitcs, sur Ics huiles d'oliv<: portent à la d isparition presque totale dans Ics hui les mèmes dcs groupes chromoprotides tant utiles et probablcment indispensablcs dans l'alimcntation humaine. St:MMARY. - The A., with chromatographic analysis on silexgel plates and observations at Wood lig ht, noticcd that operations of purification and refining on olive oils produce in the same oils an almost complete disappéarance of chromoproteins groups, so usefu l and probably indispcnsable in the human feeding.
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O U l DO f E RRI Il 25 giugno u. s. è tragicamente scomparso a Roma, il Tenemc Generale Medico Prof. GUIDO FERRI, Presidente della Croce Rossa Italiana e, fino al 1955, Direttore Generale della Sanità Militare e Direttore del Giornale di Medicina Militare. 1\ato a Bibbiena il 12 settembre 18go, si era laureato in medicina e chirurgia presso l'Università di Firenze, nel luglio 1913. Sottotenente Medico nel dicembre dello stesso anno, dopo un breve periodo trascorso in Tripolirania, entrò a far parte dei ruoli permanenti del Servizio Sanitario Militare, quale Tenente Medico, nel gennaio del 1915. Inviato subito in Colonia Eritrea, qui, mentre prestava servizio presso i battaglioni co loniali, veniva promosso Capitano Medico, nel 1916. Rimpatriato nel 1917, partecipò alla prima guerra mondiale: prima, quale dirigente del servi:t.io sanitario del 45• Reggimento Fanteria - guadagnandosi una Medaglia 'di Bronzo al Valor Militare - e, successivamente, quale direttore dell'O.C. 056. Aiutante Maggiore dell'Ospedale Militare di Firen:t.e dal 1920 al r923, nel 1924 Lo troviamo assistente della Sezione di Fisiologia del Centro Chimico Militare e, nello stesso tempo, assistente dell'Istituto di Fisiologia dell'Università di Firenze: in ambedue gli incarichi Egli rimarrà fino al 1930, lavorando intensamente sotto la direzione e la guida del Prof. Gilberto Hossi. Le sue ricerche nel campo della fisiologia della respirazione attraverso resistenze ed, in special modo, della fisiologia del soggetto, portatore di maschera antigas ( rr Ricercatore appassionato, dotato di assoluta probità scientifica, di intelligente iniziativa, di acuto senso critico,», scrive di Lui l'eminente fisiologo di Firenze). vedono ben presto la luce, iniziando la serie delle molte e belle pubblicazioni che do vranno guadagnarGli h libera docenza in Tossicologia d i guerra. Nel 1930, il Magg iore Medico Guido Ferri (era stato promosso a scelta nel 1928) viene trasferito al Laboratorio del Centro Chimico Militare di Roma, quale Capo del!J Sezione di Fisiopatologia. Continuano qui i suoi studi c le ricerche sperimentali sulle protezioni individuali, sulla difesa antipritica e la bonifica umana. sull'azione fisiopatologica di numerosi aggressivi chimici di guerra, sui metodi e mezzi di terapia e di bonifica di colpiti. sui mezzi di difesa antigas individuali e collettivi, ecc. Trasferito nel 1939 alla Scuola eli Sanità Militare, vi tenne per circa tre anni la cattedra di tossicologia di guerra, con impareggiabile nobilrà cd eleganza: apprezzatissime dai giovani medici allie\·i, le sue lezioni, chiare, ordinate, dense di sapere, forbite ed agili netta forma. Promosso Colonnello nel 1942, \'enne, con la promozione, destinato, quale Direttore, all'Ospedale Militare di Messina; il suo eroico comportamento, sotto una violema incursione aerea, nello sgombero e nell'assistenza dei suoi ricoverati, Gli guadagnarono una Croce di Guerra al Valor Militare. Nel febbraio del 1943, Egli \'iene nominato Direttore di Sanità della Difesa Territoriale di Napoli. Al momentO dell'armistizio, riuscì «con la sua energia, la sua capacità " .. . ,, a mantenere in vita ed in piena attività il Servizio Sanitario affìdatoGli )) .. . e ciò rr tra il generale, deplornole sbanclamento ... )) : «col suo alto prestigio riuscì a fronteggiare fieramente le intricate e tragiche difficoltà che gli a\'venimcnti provocarono "· Sono parole, queste, contenute nella motivazione della Croce di Cavaliere delt'Ordine ~I ilitare d'Italia, che, nel 1950, venne a premiare il suo magnifico comportamento in quelle tragiche contingenze.
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Durante l'epidemia di dermotifo e d1 'Jlolo a Kapo!t, Eg!t ~ppe prodigarsi, sia nell'opera direttiva, sia in quella dell'a.,,i-.ren7a diretta al leno dei malati, con tamo generoso slancio e sprezzo del pericolo, d:J meritare l'alto riconoscimento della ~lcdaglia d'Oro per i Benemeriti della Salute Pubblica. Direttore di San ità dell'lntendenza della V l Armata e, ~uccc~~i,·amente, del Comando FF- AA. della Campania. il Col. Ferri destò l'ammirazione di tutti i 'uoi Coman· dJnti: per l'energia, la competenza, con cui ~ppe tenere sald::tmcnte nel pugno e con tinu.1Jllente org::tnizzare, nelle diverse difficili contingen7e, il Servizio Santtano affìdataGii; per l'abile tatto, l'onesta franchezz:l con le qua!t riuscì a creare e a mantenere
rapporti con le Autorità Sanitarie Alle:ttc, improntati :llla massima reciproca stima e alla più comprensiva collaborazione. Nel febbraio del 1945, Egli tornò alla 'ua Firenze, quale Direttore di quella Scuola di Sanità che tanto ama\'a. Promosso Maggior Generale :\1edico nel marzo del 1948, tu nominato, qu:t~i subito, nel maggio successi,o, Direttore Generale della Sanità :O.Iilitarc, ~uccedendo al Generale Medico Siro Fadda. Promo~so Tenente Generale Medico il 1 • giugno 1ç52, continuò n~lla carica fino al raggiungimcnw dci suoi limiti d'ed, la,ciando il sen·izio attivo nel dtcembre del 1955Avcva partecipato all:.t campagna it~t l o-tu rca del H)IT-12, alla prima c alla ~econda guerra mondiale, alla guerra di libcr:Jzione. Oltre le dccorJzioni al Valor Milirare sur-
ricordate, era insignito di 2 Croci di Guerra al Merito, delle massime decorazioni nazionali e di non poche decorazioni straniere, tra le quali la Legion d'Onore. Parlare di Lui non è cosa facile. Guido Ferri possedeva una personalità co~ì complessa ed armoniosa nella sua poliedricità, che il cercare di tratteggiarla scoraggerebbe chiun1_ue tentasse di farlo. Ma la sua era, nello stesso tempo, una personalità tanto ricca di umanità, così abbellita da garbo c gentilezza, che un tale tentativo può essere perdonato a chi, nel farlo, si abbandoni a quella simpatia che Egli sempre sapeva destare in chi aveva la fortuna di avvicinarLo e di praticarLo. E' con profonda commozione che mi accingo a rievocare di Lui. Troppi comuni ricordi ci univano, anche se Egli mi precedeva di una generazione. Scorre dinanzi ai miei occhi una lunga sequenza eli inquadrature della nostra Scuola di Sanità, l'alma mater del nostro Corpo, nella quale Egli fu apprezzatissimo insegnante titolare di Tossicologia di guerra ed, in seguito, i mpareggiabile direttore. Guido Ferri era, alla catte dr..:, oratore facondo, che numerosi corsi di giovani medici riuscì ad avvincere alla poco duttile materia che Egli insegnava, tanto arida nei suoi indispensabili presupposti chimici, ma che, nella descrizione e nell'interpretazione dei meccanismi patogenetici e d i azione tcrapeutica, trovava in Lui il fisiologo illustre. severamente prcparatosi alla scuola del Rossi in una lunga, diuturna dimestichezza di lavoro con l'insigne Maestro e con altri. in seguito non meno insignì, :1llievi di questi. Sl che le sue lezioni si riversavano limpide e concettuose, su un uditorio tenuto avvinto da una oratoria, esuberante di richiami storici, letterari, filosofici (lo soccorreva infatti una preparazione umanistica di primissimo ordine, degna eli altri tempi), colorita, talora toscanamente arguta, mobilissima, che, senza nulla togliere alla scientificità del tema, ne facilitava per l'uditorio la co:nprensione fino a livelli capillari. Cosa dire di Lui come Capo? Egli aveva il grande dono di intuire, di sentire, fin dai primi contatti, la persona nella quale si imbatteva. La sua intelligenza, la sua conoscenza dell'animo umano faceva no il resto: talchè ben presto, Egli aveva inquadrato, in un giudizio sicuro e sereno, ciascuno di coloro che lo circondavano. Umanità, garbo, signorilità, Egli possedeva in gran copia. Su questo complesso di doti, p rincipalmente, riposava il suo stile di comando. Giudice rapido c sicuro, non solo d i persone, ma anche d i situazioni, Egli sapeva intervenire sempre al momento giusto, prevenendo o correggendo, sempre nel pieno ec1uilibrio di se stesso, sereno, tranquillo, misurato nei gesti c nelle espressioni, cercando e trovando, sempre e ovunque, una umana giustificazione all'operato altrui. Sobrio nel lodare, era altrettanto misurato nel biasimare; ma nella lode o nel bi:Jsimo, tu sentivi sempre il calore di una umana simpatia, che, con l'arguzia, nella lode, ti tratteneva nelle tue vere dimensioni c, che, con la paterna affettuosità, nel rimprovero, ti confortava c ti impediva di abbatterti. Di qui, l'ammirazione e la simpatia, [a stima e l'affetto, la devozione e la fiducia in Lui, di tutti coloro che ebbero la fortuna di essere alle sue dipendenze: qui il vero segreto del perchè tutte le sue iniziative fossero sempre coronate dal successo. Quale Direttore della Scuol<1 di Sanità Militare, l'allora Colonnello Ferri seppe dare veramente la misura delle sue superbe qualità di organizzatore, facendo risorgere l'antico, glorioso Istituto, cui è devoluta la formazione dei nostri quadri. La Scuola usciva dalla guerra, impoverita nelle sue attrezzature, disorganizzata nel suo personale e nelle sue strutture. All'opera di ricostruzione Guido Ferri attese con fede e con silenzioso entusiasmo, realizzando iniziati ve sempre accur:ltamente ponderate e sempre studi ate nel più vasto quadro delle nuove esigenze del Servizio Sanitario Militare. Non fu questa, però, la sua più grande fatica. Il suo grande merito fu quello di aver saputo pazientemente. giorno per giorno, ricostruire lo spirito clell'lsti tuto, quello spirito
andato pressochè distrutto con la guerra perduta. e del quale la desolazione morale del dvpoguerra sembrava aver distnHto anche il seme. A Guido Ferri, il Corpo Sanitano Militare dovrà sempre andare riconoscente dell'opera educativa da Lui svolta in quegli anni, paziente, amorosa, intelligente, volta a risvegliare nei cuori, con il culto delle tradizioni, tutti quegli imperativi morali, che nohilitano la figura del medico militare, e nei quali non pochi di noi, umiliati, >tanchi, disillusi, avevano perduta la fede. Nel maggio 1949, il Maggior Generale Medico Guido Ferri veniva chiamoto alla carica - nella qu:.~le doveva restare per oltre sette anni, fino al dicembre del 1955 - di Direttore Generale della Sanità Militare e di Capo del Servizio Sanitario c, conseguentemente, di Direttore del nostro Giornale. Si iniziava così per Guido Ferri un nuovo periodo di lavoro ancora più intenso, ancora più arduo; si trattava, infatti, non solo di riorganizzare l'intero Servizio Sanitario Militare nei suoi vari settori disa>tr:ni dalla guerra, ma anche di ciò fare secondo le esigenze di un servizio sanitario moderno, fuori dai vecc hi schemi, nella visione nece~sariamente imprecisa eli un domani, risultante di un presente in continua cd ansiosa evoluzione. Una impresa del genere - dinan:Gi alla q uale non pochi si sarebbero scoraggiati - lo trovò combattivo c deciso: Gli furono di grande aiuto la profonda conoscenza che Egli aveva del sen·izio (maturatasi attraverso la faticosa trafila, fatta du rante la lunga carriera, nelle sue varie branche), l'intelligenz:1 vivacissima, la cultura professionale, il metodo severo e stringaLO, il tatto cd il ga rbo nel trattare uomini c situazioni, il largo prestigio di cui godeva negli ambienti sia militari che civili. Ascoltatissimo dalle alte autorit~L militari - che tenevano gran conto dei suoi giudizi e dei suoi consigli - Egli godeva, infatti di non meno larga considera:Gione negli ambienti civili. specie universitari e scientifico-culturali in genere, ed in quello sanitario. La chiarezza del suo carattere, la lealtl e la bontà , la signorilità e l'umanità, la rigida onestà e la correttezza scrupolosa, Gli avevano poi conquistato, con l'ammirazione, b · devozione e l'affettuosa collaborazione dn parte di tutti i Suoi ufficiali, e al centro e alla periferia, le cui esigenze. tra l'altro. Egli sapeva comprendere e cercare d i soddisfare al massimo. Alla riorganizzazione dei nostri. Ospedali militari territoriali, Egli volle specialmente dedicare parte notevole del suo lavoro, raggiungendo risultati inspcrati. All'opera sua pa7.Ìente e metodica, alla sua oculatezza c prudenza amministrative, alla larga visione delle moderne esigenze, si deve se, in pochi anni, i nostri stabilimenti sanitari, rimosse le distruzioni della guerra, poterono raggiungere c1ucl livello strutturale, e di organi:Gzazionc c di attrezzature, universalmente riconosciuto e del quale, a giusto titolo, tanto andiamo orgogliosi. E, nell'ambito delle moderne esigenze di un servizio sanitario, non poche furono le realizzazioni, dovu te alla sua iniziativa, volute dalla sua tenace volontà, rese possibili dalla sua instancabile attività; l'indagine schermografica negli arruolandi, le emoteche e le banche del sangue che prccorsero le istituzioni similari nella Sanità civile; i reparti di traumatologia ed ortopedia negli Ospedali Militari Principali; il completamento e l'aggiornamento con i mezzi di indagine più moderni dti gabinetti specialistici ospedalieri; la creazione di specialisti nelle varie branche; la revisione cd il potenziamcnto del materiale sanitario di mobil itazione, le innovazioni nel campo dell'assistenza ai feriti di guerra (istituzione dei Centri trasfusionali), ecc. Membro autorevole del Comitato Internazionale di Medicina e Farmacia Militari, partecipò attivamente ai vari Congressi medico-militari internazionali, sempre asc~lta· tissimo ed applauditissimo. Ottimo conoscitore delle lingue straniere, seppe essere, in tal modo, un prezioso divulgatore della cultura e della signorilità italiane, fra i medici militari stranieri, nei quali è sempre ancora assai vivo il suo ricordo. Fu durante il suo periodo di comando che venne concessa alla nostr:.J Bandiera la Medaglia d'Oro al Valor Militare, con la motivazione superba che tutti conoscono. Ciò lo commosse profondamente.
Colpito dai limiti di età, uscì dai ranghi del servlZlo attivo nel dicembre del 1955. Md, i legami con la Sanità Militare rimasero sempre, fino all'ultimo, assai intimi, chè troppo « larga eredità d'affetti >l Egli aveva lasciato tra i Suoi u[fìciali, perchè ciò non fosse. E, con i Suoi ufficiali Egli amava rincontrarsi alla più piccola occasione, e li ~e guiva nella loro attività e gioiva dei loro successi. Una personalità di cosl elevata statura non poteva restare inutilizzata: troppe prove essa aveva dato di capacità, di onestà, di rettitudine, di dedizione al Paese. Ed infatti sul Generale Ferri cadde la scelta, nel 1959, per la carica di Presidente della Croce Rossa Italiana, incarico riconfermatoGli nel 1963, al termine del primo quadriennio. Ora Guido Ferri ha voluto !asciarci. La sua umanità, la sua bontà, la rigida onestà, la scrupolosa rettitudine Gli hanno aperto sicuramente il paradiso dei giusti. Noi tutti, i Suoi ufficiali, ci inchiniamo reverenti e commossi alla Sua memoria. Qualcosa, noi tll[ti, sentiamo di aver perduto con Lui, qualcosa che ci fa sentire più poveri. Nella vita che ci resta, ci accompagnerà il ricordo di Lui: il ricordo di un Uomo buono e giusto, la cui morte ha voluto essere il supremo atto di fede in quegli ideali che avevano informata tutta la sua vita. T1 Servizio Sanitario Militare inchina reverente la sua Bandiera.
F. FERRAJOLI
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA
RECENSIONI DI LIBRI GtRIN C., Fucc1 P., ANGELINt Ro'IA M. : A.<pettl medico-soda/, dellu prostituzione con particolare riferimento alle attuali norme di legge. _ Vol. di pagg. 45. Dopo una approfondita analisi dci più recenti studi sulla personalità della mere trice, gli AA. affermano come non ~ta possibile riconoscere nella donna dedita al meretricio carattemriche differenziali bto-psicologiche tali da offrire una sicura base naturalistica al fenomeno della prm.tituzwne ~tessa; fenomeno che risente di un complesso di elementi c d i situazioni di natum psicologica c soçiale, tra i quali (: difficik identificare sul piano generale quelli aventi valore causale. Si tratta di materia che mal si presta ad una sistematica <;eientifica c che addiriuu ra può risentire in maniera di,er~a di una mede~ima situazione sociale a second..t che si riguardi !"uno o l'altro dei componenti la coppia prostituta-cliente. La diversa influenza che nelle ~ingolc fattispecie e~rcit:mo fanori propri della personalità ed altri di natura più strertameme ambientale ~piega , almeno in parte, 1::1 difformità dci risultati ottenuti dai v:tri studiosi in questo campo di indngini. Le differenze notate sono del resto di facile spiegaz ione tenendo conto anche della diffusione del fenomeno incriminato tra individui provenienti sempre più da categorie sociali diver~ c da regioni diverse ove tra gli stessi ~og-getti di normale condottn sessuale esistono di,·er~ità caratterologiche. tcmperamentali. intellettuali, ecc. di grado anche elevato. 11 che impone di affrontare l::t (IUe~t ione sorto il profilo di uno studio cl inico individualizzato dcii~ prostituta come fenomeno irrepctibile. Successivamente ~ono tranati i problemi medico-sociali più strettamente collegati alla legge sulln abolizione della regolamentazione dd meretricio. Sottolineato come dal regolamentari\mo classico si sia passnti all':ntualc \istema attraverso una fase di pre-abolizionismo, gli AA. rib·ano come soprattutto neglt ultimi anni sia stato constatato un progressivo aggravamento delln prostituzione vagnnte, ~pecie nelle sue manikstazioni esteriori pii:t deleterie. Accanto :1 lla prostituzione abitunle debbono essere considerate. però, n tutti i fini medico·sociali ed in particolare a quelli che riguardano la profilassi delle malattie veneree. la prostituzione occn~ionale o quella omose~suale ma~chile. Su quest'ultima gl; AA. richiamano in special modo l"nttenzione, ponendo in evidenza il suo :tumetlto preoccupanre e la sua pericolosid sociale, per cui si impongono provvedimenti che consentano di perseguirla con grande severità. Per quanto rigu:mb più specificamente l'aumentatn morbosità della sifilide, viene posto l'accento ~ulb difficoltà di poter esprimere un giudizio rigorosamente obiettivo
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sui rapporti esistenti tra la gente abolizioni~ta e l'aumento delle forme pnmo-:.econ ùarie eli lue nel nowo Paese. <Comunque, anche senza pretendere di voler dimo'>Wtre la preci~a influenzJ che la legge del 20 febbraio 1958 può a\·er csercwuo su tale .1Umenw della diffusione della sifilide, si deve ri tenere ben vali<:la - precisnno gli Autori - iJ richiesta di provve<limenti legislativi atti a combattere con la massi ma efficacia il contagio prove n iente dalla pro~tit uzione. la quale è senza alcun dubbio la fonte più pericolosa del comagio venereo, ma non l'unica ; per cui tali provvedimenti si debbono in•erire nd quadro più generale di una ben condotta profilassi delle malattie ve neree~ ln questa azione di bonifica sociale, l'intervento del medico è essenziale, non ~ol tanto per quanto si riferisce ad obblighi impo.!>tigli dalle dispo~izioni di legge, m:1 soprattutto per una capillare opera di educnione sanitari:~, che rienrra appunto nd· l'ambito dd le funzioni medico-social i a lui :lffidate d::tlb collettività. E' evidente come l'opera congiunta del giurista, del medico, del sociologo c dd morali~ta potrà infiU<.nzare ogni .tspetto dd problema in di.,cus~ionc, sia per quanto si riferisce al malcostume sessuale, sia per ciò che concerne i problemi igienico s:Jnitan ad esso collt:gati.
U.: L 'asnruraziom: .(ociale d1 malattia. - Quana Ecltzione interamente rivedum c aggiornata. Ed. ( ;i uffrè. Mil:lno, 1964, p:1gg. '560.
CHIAPPJ:LLJ
Ecco, in altro breve spazio di tempo, la <.JU:lrt:t edizione. ancora c di nuovo completamente riveduta ed aggiornata, di que~t'opcra cui ha arriso un particolare ~uccesso. destinata com'è ad offrire un inve ntario, al massimo vniricro ed onesto, di un:1 forma di previdenza sociale cui sinora è mancata un:-. completa c metodica indag ine. L1 vorticosa espansione della assicurazione sociale di malattia r anche testimoniata dal progressivo aumento dello spes~ore del ''olume. c he si presenta aggiornalO in ogni HJO particolare con quel metodo c con quella critiGl delle fonti che ha nno caratterizzato le pregrcssc edizioni, oggi del t utto superate (la prima edizione pngg. 366; la ~econda e la ristampa pagg. 426; la terza pagg. 536. questa quarta edizione pagg. 560: ogni volta, dunque, ed anche aùe<o\O, un'opera nuo,·aJ. 11 volume, ricco ùi un nutri to c minutissi mo indice sistem:nico che rende agevole c pratica b consultazione. è indispensabile acl ogni cultore della m:ncria e ad ogni operatore sociale.
L.: Chirurgia del cancro del colon e del retto. (Con la collaborazione d i C. Idebon. Napoli, 1963, pagg. 310. figg. 208 in bianco c nero ed .t colori, L. 7 .ooo.
I MPERATI
Co!o~imo).
~ Ringrazio il proL lm perJti per il compito assuntosi c cosl brill::tnrcmeute assolto di esporre i risultati del nostro la,·oro e della nostra esperienza c mi auguro che chiunq ue ahhia interes~c a que~t.t c hirurgia concordi con me nel giudicare b sua opera come una assai esauriente c ben documenta ta monogr:tfia ~ull'a rgo menw ».
Così il prof. Pietro Valeloni nella prefazione a questo studio monografico sulla chirurgia del cancro del colon e del reno, di viva atlualità c di grande importanza per il chirurgo, f rutto eli una indiscussa competenza sull'argomento e di un lungo lavoro di ricerche e di osservazioni condotte nella patologia e nella Clinica chirurgica di Roma. Gli studi anatomo-chirurgici sul grosso intestino, i risultati ottenuti nelle varie scuole italiane, francesi , anglo-sassoni, oltre che naturalmente l'esperienza della Scuola romana, dalla quale l'aULore proviene e fondata su una casistica di oltre 500 casi operati nell'ultimo decennio, vengono esaurientemente illustrati e documentat! con schemi, radiogrammi, tabelle abbastanza dimoslralivi. Viene segnalato l'orientamento moderno favorevole, sempre che sia possibile, agli interventi di exeresi conservativi della funzione anale piuttosto che alle mutilanti amputazioni addomino-perineali. La monografia, dalla bibliografia accurata e dalla veste tipografica bella c dignitosa, ci è sembrata di g rande interesse soprattutto per i chirurghi ai quali siamo ben lieti di presentarla.
E. FAVUZZI
ANTONELLI F.: Psicologia e psicopatologia dello sport. • Ediz_ Scientifiche Leonardo, Roma, 1963, pagg. 358, L. 5.500. La grande importanza del fattore psicologico nella valutazione, nella guida e nel rendimento dell'atleta è giustamente e diffusamente avvertita, ma la letteratura scientifica era ancora priva di un testo che ne offrisse una visione chiara e completa. Tale lacuna è stata colmata con questo libro che incontrerà il sicuro favore c..lei medici sportivi, degli psicologi e dei medici tutti - oltre che dei dirigenti sportivi, degli atleti stessi e di chiunque si interessi d i sport - perché un argomento così interessante ed anuale è stato trattato dall'Autore in una felice combinazione eli rigida impostazione scientifica e di chiara esposizione didattica. Il prof_ Antonelli ha trasfuso in questa opera l'esperienza pluricnnalc degli esami psicologici cui ha sottoposto numerosi atleti di interesse nazionale, oltre alla sua sicura e ben nota competenza di psichiatra, psicoterapeuta e psicosomatista, ed ha maneggiato la complessa materia in modo da rendere queslo libro un trattato di elevato valore scientifico m a anche un manuale di pratica consultazione. La prima parte del libro considera: g li elementi psicologici dello sport, inteso come sintesi di gioco, movimento, e sopralutto agonismo, gli aspetti etico-sociale, igienico-mentale, psicopedagogico e psicoterapeutico dello sport; !e prime osservazioni psicologiche su alcuni sports tra cui calcio, pugilato, ciclismo, ecc.; note sulla psicologia dello spettatore, dell'arbitro, dell'allenatore, della donna sportiva. La seconda parte è un sintetico ricordo della psicopatologia generale: funzioni psichiche, psicosi, nevrosi, reazioni psicogene, personalità psicopatiche, concetti di psicodinamica e psicoterapia, orientamenti psicofarmacologici. La terza parte contiene un'originale descrizione di una psicopatologia sportiva [sindromi da paura dell'insuccesso o dd successo (nikefobia) J, tendenza all'incidcnle sportivo, affaticamento ecc., cenni c..li neuropatologia dello sport, malattie neuropsi-
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chiatriche controindicanti l'attività agonistica, criteri di assistenza psicologica c psìcofarmacologìca agli aùeti. Il volume inaugura la nuova « collana di monografie di medicina dello sport c dell'educazione fisica », diretta dal prof. Venerando, presidente della Federazione medico sportiva italiana.
RECENSIONI DA RIVISTE E GIORNALI CARDIOLOGIA
F., PwRIN1\ZZI R. C.: Considerazioni sulla sindrome di Wo/ff- Parkinson White nell'infanzia. - Min. Mcd., 1963, 54, 2741-2751.
FEDELE
Gli AA. iniziano la loro rivista sintetica precisando che la primitiva definizione ecgrafica-clinica della sindrome di Wolff - Parkinson - Whìte (s.W.P.W.), nel 1930 (brevità del tratto PQ, alterazioni del complesso vemricolare con allargamento d:l tratto QRS, vario comportamento del tratto ST, presenza di crisi di tachicardia parossistica, assenza di sicuri segni di miocardiopatia), va oggi limitata ad una entità ecgrafica coi caratteri sopradettì, in quanto, mentre da una parte la tachìcardia paross1suca non è costante (o sostituita da fibrillazione o flutter atriali), dall'altra a volte sono associate chiare alterazioni miocardìche. La sindrome, ritenuta un tempo rara nell'infanzia, è stata successivamente osservata e non raramente in bambini delia prima e della seconda infanzia e perfino in lauanti cd in neonati (ampia letteratura riportata). Gli AA. fanno un'analisi delle alterazioni ecgrafiche e concludono che l'accorciamento del tratto PQ, pur molto frequente, non è costante, che le alterazioni dd segmento ST e cteU'onda T non hanno carattere determinante, mentre patognomonici della sindrome sono l'allargamento c la deformazione del complesso ventricolarc iniziale a causa della presenza dell'onda delta. Gli accessi di tachicardia parossistica sono sopratutto della ferma sopravcnrricolare, ma non mancano casi dì tachicardìa parossìstica ventricolare e di fibri llazione o flutter atriali . Importante da rilevare, durante la crisi t.o'lchicardica non sono visibili nel tracciato ecgrafico le alterazioni ca ratteristiche della sindrome, per cui la diagnosi potrà essere posta solo dopo la cessazione della crisi tachicardica. Gli AA. ricordano che sinora non è stato ancora raggiunto un accordo fra le opinioni dei vari AA. (Wolff ne ha elencate 6o!), ma, fra le principali, due sono quelle che raccolgono i maggiori consensi, in quanto basate su obiettivazioni anatomoistologiche e sperimentali. La prima, sostenuta inizialmente da Holzman, è fondata sulla presenza di vie anomale congenite (fascio di Paladino-Kent, fibre collaterali alte di Manhaim, ecc.) che funzionerebbero da corto-circuiti anomali atrio-vetnricolari (rispetto alla normale via attraverso il nodo di Aschoff-Tawara) e l'altra (documentata
da Sodi-Pallares) è fondata sulla presenza di un nodo di eccitazione vemricolare localizzato di preferenza :~lle regioni alte del setto inten·entricolare o nel cono della polmonare. Comunque si:J l'impostazione patogenetica, il ri>ultato finale rimane sempre una anticipata eccit:~zione ventricolare, caratterizzata da lla precoce comparsa di un'onda lenta, onda delta, che, iscrivendosi sul tracciato ecgrafico, ne determina le caratteristiche modilicazioni, cioè in definitiva i venrricologramrni sono sempre il risultato di battiti di fusione ventricolari, originati dallo stesso impulso sinusale. Gli AA. ricordano inoltre che parecchi studiosi, fra i quali Sodi-Pallares, hanno distinto due fondamentali tipi ccgrafici: un tipo A con as~e di QRS vertic:~le o nettamente ruotato a destra e ventricologrammi evidentemente positivi nelle precordiali destre (simili al blocco di branca destro) eu un tipo B con asse ui QRS rotato verso sinistra c ventricologra mmi positivi nelle precordiali sinistre (si mile al blocco di branca sinistro). Tra i fatti eziologici possono essere trovati anomalie congenite (associazione di cardiopatie congenite), alterazioni acquisite (le più varie cardiopatie) e disturbi funzionali (comparsa di s.W.P.W. durante un cateterismo). Uguale incertc7.Z:l esiste ancora nell:1 spiegazione tlell'insorgenza delle crisi tachicardiche: - un focolaio ectopica che si scontra con grande rapidità, ed anche una ~erie d i focolai multipli; - un ritmo Circolare di rientri; - un'anomala comunicazione atno-,·entricolare. Numerose sono Mate naturalmente le prove neurovegetative e farmacodinamiche, ma bisog na concludere che ad esse non può essere attribuit:l im portanza nella formulazione diagnostica che riman.e esclu~ivamente affidata alla Jingnostica ecgrafica. La prognosi è generalmente buona, se si esclutlono le cardiopatie congenite od acqu1Mte associate. In assenza di disturbi tlel ritmo, la s. W .P.\V. non rich1ede particolare tranamemo, mentre durante le crisi di tachicardi:l parossistica si usano gli stC\si presidi tera peutici di questa (chinidina, procainamide, digitale). Gli AA. ri pormno infine una c:tsisticn di due bambini. E' interessante che nella prima paziente, che presentava una chiara s.W.P.W. ecgrafica e clinica, divenuw adulta, mentre persistevano :1ncora brevi crisi di pnlpitazione, l'ecg rivelava invece la scomparsa delle alterazioni ecgrafiche c:lr:lttcristiche. Proprio basando~i ~ulla presenza della s.W.P.\V. nei b:tmbini. gli AA. concludono che la casistica pcdiatrica è la più adntta a far ritenere che 1:.1 malattia ha d'abitudine un substrato congenito. MELeHIONDA
\VALKER R.P. : Mortalità per cardiopatia coronarica m alcuni gruppi etnici di Johanne· sburg. - Amer. Hcart Journ. 66, 293, 1963.
Numerosi studi ~tntistici hanno chi:1mme nte dimostrato che la mortalitù per cardiopatia coronaric11 presenta ampie differenze fra nazioni dello stesso continente, fra regioni della stcssn nazione eu anche fra vari g rup pi della popobzione di una >tessn
città. Le differenze di mortalità sono ancora più divergenti nelle città dove esistono po polazioni di razze diverse. Forse il più grande contrasto si riscontra a Johannesburg, dove la mortalità per cardiopatia coronarica nel gruppo ebreo della popolazione bianca (; estremamente alta (il doppio della mortalità che si verifica fra gli altri bianchi ddb città), mentre la mortalità fra gli Africani Bantù è molto hassa. Da altri studi risulta che g li Indiani del Sud Africa presentano una insolita di;posizione alla cardiopatia coronarica, con una mortalità abbastanza elevata. Fra i Samburu, al contrario, una popolazione nomade che si nutre essenzialmente di latte e la cui dieta contiene una quantità di grassi superiore a quella della dieta degli Stati Uniti, l'incidenza della cardiopatia coronarica è irrilevante. Dopo aver analizzato le possibili cause di questo diverso comportamento della mor· talità fra i vari gruppi emici di una stessa città, l'A. viene alla conclusione che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, non possiamo valutare esattamente il ruolo che gioca nella genesi della malattia coronarica ciascuno dei vari fattori invocati (eccesso di gra;si nella dieta, peso corporeo eccessivo, ipertensione arteriosa, inattività fisica, stress emotivi, ecc.) e che ulteriori studi sono necessari per chiarire il problema. In considerazione delle incertezze che ancora regnano sulla patogenesi del la malattia sarà bene non essere troppo ottimisti sull'effetto preventivo dei vari mezzi terapeutici tendenti ad abbassare ìl tasso del colesterolo serico. A. FARINA
D.: Il fattore dietetico nella etiopatogenesi della malattia arteriosclerotica . ... Min. Mcd., 1963, 54, 2551 -2556.
CAMPANACCl
L'arteriosclerosi è un sovvertimento degenerativo cronico, ma con fasi di acuzic e di remissione, a carico della parete arteriosa; esso morfologicamente può condurre a perdita di elasticità, indurimento, restringimento, occlusione ovvero dilatazione del lume del vaso e clin icamente ad alterazioni anatorno·funzionali del rispettivo territorio organico irrorato. Non poche sono le obiezioni che si devono porre contro la patogenesi alimentare della malattia arteriosclerotica (abuso alimentare dei grassi): a) l'arteriosclerosi sperimentale con carico di lipidi è stata possibile in alcuni ani mali e non in altri; altrettanto dicasi per la forma spontanea; b1 non sempre ad una patologia distrettuale (coronarie) corrisponde una pato· logia sistematica; c) la patologia vascolare geografica non si dimostra sempre legata al consumo dei grassi; d) il tasso serico del colesterolo è da considerarsi più come indice della tendenz:.t aterogena che non come causa diretta dell'arteriosclerosi; e) non è rara una discrepanza, nell'uomo, fra tasso plasmatico lipidico e lesioni morfologiche; f) non sono solo i lipidi alimentari, ma anche i glicidi, i protidi, l'apporto globale calorico e la cronologia dei pasti che debbono essere valutati;
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g) non è solo la quota lipiùica alimentare che deve e5sere valutata, ma sopratuuo quella effettivamente assorbita; h) non è solo la carenza Ji aciùi grassi polinsaturi pericolosa, ma anche un loro supcrdosaggio dietetico. l fattori etiologici della arreriosclcrosi umana sono molteplici (costituzionali, ambi<.ntali, dismetabolici, flogi~tici, ccc.), mentre quelli patogcnctici pos~ono essere dismetabolici c neurovegetativi o corticoviscerali. L'errore dietetico, ~c rappre~enta solo uno fra i molteplici fattori ambientali, assume però grande importanza nella terapia e nella profilassi. · L'A. riporta i risultati di ricerche cliniche e sperimentali di precedenti ncercatori e della sua Scuola, dalle quali risulta che un carico alimentare di grassi ad alta saturazione sposta gli equilibri enzimatici della coagulazione c della fibrinolisi verso la formazione c la deposizione di fibrina, fa\·orendo probabilmente la trombogenesi e ritardando la trombolisi fisiologica, mentre i grassi ad alta ino;aturazione non influenzano la bilancia emostatica. lmp<,rtanu sono anche, tra i fattori enzimatici, le proteasi, come la clastasi e la fibrinolisina. La quota di grassi nella dieta assume pertanco un signific<lto peculiare, incidendo sia sulla componente disli pidemica, sia sulla rermcabilità endoteliale, sia sull'equilibrio enzimatico elastina-elasrasi che su quello coagulativo. Come in ogni prescrizione dietetica, conclude l'A., il canone fondamentale deve essere rappresentato non solo dall'equilibrio fra i singoli componenti ma anche dalla moderazione in senso quantitativo, potendo un carico lipidico alimentare massivo rompere l'equilibrio cmocoagulativo. Ne è doc11mentazione clinica frequente l'osservazione che un episodio vascolare ohliterati\'o succede ad un gra\·c disordine dietetico. MELCIIIO!'OA
MoRRIS WtLSURNE, Jom FrELDS: La rianimazione nella malattia coronanca acuta. j.A.M.A. 184, 453, 1963. l pazienti affetti da infarto miocardico acuto possono andare incontro a morte improvvisa per arresto cardiaco o per fibrillazione vemricolare. Secondo la teoria di Beck della c instabilità elettrica:. la fibrillazione ventricolare sarebbe provocata dall'instaurarsi di un potenziale elettrico nella zona di confine tra miocardio normale e miocardio ischemico, potenziale che si può sviluppare anche in presenza di alterazioni ischemiche di minima en tità. La concezione di Bcck ha trovato riscontro in num~::rosi recenti studi an:ltomo-patologici dai q uali è risult:1to che in circa due terzi di morti improvvise provocate da malattia coronarica acuta le condizioni anatomiche del cuore non erano tali da giustificare la morte. Con le moderne tecniche di rianimazione, d'altra parte, sono sempre più numerosi i casi di ripristino ùell'attività cardiaca dopo arresto i m pro' viso del cuore a seguito di malattia coronarica acuta. Ootter ha calcolato che negli Stati Uniti potrebbero essere salvati annualmente centomila soggetti morti impron·i~amente per infarto. Gli AA. perciò ritengono che l'abitudine attuale di ricoverare i pazienti affetti da infarto miocardico acuto nelle comuni sale di degenza costituisce una procedura antiquata. Essi
7· - M
propongono di istituire uno speciale reparto addcuo esclusivamente alla cura cd 3\\i\tcnza degli infartuati. Il rep:1rtO dovrebbe essere attrezzato con un si~tema <~: mon i tor :. a c:lnali multipli, col quale dovrebbero essere evidenziati continuameme per ciascun pnieme l'clettrocardio gramma, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca c respiratoria. 1\:cl sistema dovrebbe essere incluso un apparecchio elettronico che elia l'allarme visivo c sonoro in caso di fibr illazione venrricolare o di cadum della pressione arteriosa. L'intero circuito dovrebbe far capo alla sala centrale di controllo delle infcrmier<". Il personale medico ed infcrmieristico del reparto dovrebbe essere particolarmente :~d de~tr:uo in tutte le moderne tecniche di rianimazionc ed a\·crc a portata di mano u11 carrello mobile C<Juipag-giato con un defibrillatore, un scgnapassi cardiaco esterno, un;l sonda endotracheale ed alcuni medicinali cssc n zi:~ l i (vasoprc~so ri, lanatosside C, pro cainamide, lcvophed, ccc.). Il piano di rianimazionc, che deve essere attuato entro un tempo massimo di 4 n1', è il seguente: l. · massaggio cardiaco a torace chiuso t60-80 al m'); 2. · respirazione boccn a bocca (15/ m'); 3. · somministrazionc di ossigeno ( l 00' 0 ) a pressione positiva. Se esiste fibrillazione vcntricolarc occorre applicare lo shock elettrico mediante dc fibrillatore esterno; se, ciò nonostante, la fibrillazione persiste, si pratica iniezione intra canliaca di 5 cc di cloridrato di procaina all' l%o e si continua il mass:~ggio cardiaco esterno. Se l'arresto del cuore è dovuto ad a~istolia cardiaca c il massaggio esterno in siemc con la respirazione bocca a bocca non determinano il ripristino dci battiti cardiaci entro cinque minuti, è bene iniettare nel ventricolo sini;tro 0,5 cc di adrenalina all'lo/cc e, dopo due minuti, 5-10 cc. di cloruro di calcio al IO 0 • Ultimo tentativo è l'applicazione del segnapassi c~ Lc rno . La durata delle pratiche di rianimazione non può essere stnbilita con ccrtez7.a. Sono riportati casi in cui si è avuto il ripristino della funzione cardiaca dopo 20 minuti di massaggio cardiaco esterno cd altri in cui l'effetto si è avuto dopo d ue ore.
A. FARIN~
Th.: Lo Jhock precordiale con corrente continua nella terapia delle aritmie. J.A.M.A., 186, l, 1963.
KrLLIP
11 ripristino del ritmo sinusale nei pazienti affetti da aritmie cardinche può essere, a volte, un compito difficile. Q uando i sedativi o la ~timolazione vagale risultano incf· ficaci, l'uso dei farmaci antiaritmici (chinidina, procainamide) che, come è noto, hanno un 'azione deprimenre sulla funzione miocardica può provocare, talora, effetti tossici, che possono essere deleteri nei pazienti affetti da cardiopatie organiche. Per tale motivo molti studiosi sono andati alla ricerca di nuove tecniche, che permetta no l'abolizione delle aritmie col minor danno possibi le per il miocardio. La cura della fibr illazione \'entricolare meuiame shock elettrico esterno è una forma di terapia ormai già affermam e largamente praticata. Dopo gli studi di Lown e coli.,
t
che hanno dimostrato la maggiore efficacia e la minore azione dannosa sul miocardio della corrente continua rispetto alla corrente alternata, è stato introdotto in terapia lo shock precordiale con corrente cominua. In questo lavoro di Killip vengono riportati 1 risultati ottenuti mediante tale tecnica in una estesa casistica di aritmie, comprendenti tachicardia atriale, tachicardia atriale con blocco, flutter atriale, fibrillazione atriale e tachicardia ventricolare verificatesi in pazienti affetti da cardiopatia reumatica, infarto del miocardio, aneurismi ventricolari, cardiopatia ipertensiva e cardiopatia tireotossica. La durata dell'aritmia variava da poche ore in alcuni pazienti ad oltre 15 anni in altri. Lo shock precordiale è stato provocato mediante il « canlioverter » di Lown, che eroga una scarica di corrente continua della durata di 25 millesimi di secondo. La scarica è stata provocata nel paziente sotto leggera anestesia con tiopental sodico esattamente O,Oi secondi dopo l'inizio del complesso QRS dell'elettrocardiogramma, utilizzando un apposito circuito di sincronizzazione, allo scopo di evitare il cosiddetto «periodo vulnerabile». Dagli studi di Lown in fatti è risultato che se la scarica Yiene erogata durante altre fasi dell'attività cardiaca e specialmente dopo l'inizio dell'onda T si possono avere effetti oltremodo dannosi. I risultati ottenuti dall'Autore sono stati ottimi nel 90.~~ dei casi trattati; non sono stati notati effetti noci\·i ùi nessun genere, ad eccezione eli un caso nel quale a seguito dello shock si è avuto la comparsa di fibrillazione Yentricolare; ma tale inconveniente è stato attribuito dall'amore ad un difettoso funzionamento del circuito di sincronizzazione, per cui la scarica (; capitata, in quel caso, proprio nel periodo vulnerabi le. In tutti gli altri casi né la determinazione della transaminasi, né gli elettrocardiogrammi praLi· cati in serie prima durante e dopo lo shock hanno mai messo in evidenza l'instaurarsi di un dartno miocardico a seguito di tale terapia. L'autore pertanto conclude che lo shock precordiale con corrente continua costituisce un metodo sicuro, semplice ed efficace per la terapia delle aritmie cardiache.
A. FARINA
B uRCH G.E.,
DE PASQUALE N.P.: Relationsllip of dentistry to car·diology. -
Am. Heart
J. 1964, 67, 99-105. Gli AA. si propongono di porre in evidenza quamo sia utile la collaborazione tra cardiologi e dentisti per una corretta condotta di terapia tan to nelle cardiopatie quanto nelle odontopatie. Dopo aver premesso che fra le odontopatie <Juelle che più interessano il cardiologo sono primariamente la carie dentale e le periodontopatie, in quanto possono essere responsabili di malattie sistcmiche cd anche perché possono portare il paziente con cardiopatia dal dentista, passano ad anal izzare alcuni aspetti dentali eli cardiopatie specifiche. Così nelle cardiopatie congenite soprattutto nel difetto del setto ventricolare e nella persistenza del dotto arterioso, lo svilup po dell'endocardite subacuta è più frequente, non soltanto per la presenza dell'anomalia congenita a carico del cuore ma anche, in alcuni casi, per le alterazioni che si possono avere nel periodonzio dovute allo strepto· cocco vi ridans.
Infatti culture positive del sangue sono state riportate dopo spazzolamra dei denti o dopo masticazione di una sostanza resistente. Il problema presem~ aspetti particolari nella cardiopatia arteriosclerotica cd ipertcnSIV3.
Nella prima infatti ci si trova di fronte a soggetti anziani in cui la patologia dentaria è frequentissima. La paura, il dolore, l'ansietà che necessariamente il dentista determina in quc~ti sog getti possono essere deleteri in quanto una tachicardia, un'angina e persino un infarto possono seguire a stimoli emozionali anche di lieve entità in soggetti con coronarosclerosi o cardiopatia ischemica. Se si tiene presente che una scarsa tgtene orale può portare anche a squilibri dietetici che nell'anziano possono essere dannosi, e se a questo si aggiunge il problema degli anestetici da usarsi nell'estrazione, si capisce quale importanza abbia lo scambio di idee tra il dentista cd il cardiologo. Per la cardiopatia ipertensiva basta ricordare che spesso nel suo determinismo gioca un ruolo importante la componente psiconevrorica del soggetto che si può esacerbare <~.IL1 sola vista del dentista, come anche una cena reazione ipertensiva possono avere gli anestetici a base di adrenalina e protossido di azoto. Gli AA. passano quindi a considerare il compito del cardiologo nel trattamento dentale. Il cardiologo non deve fermarsi all'esame personale dei denti: infatti una in fezione periapicale può essere presente in assenza di sintomi subbiettivi e obbiettivi. Se si permette che la odontopatia si sviluppi nel cardiopatico, il chirurgo orale ha da fare con un paziente che ha bisogno di cure dentali ma che ha una scarsa risen·a cardiaca: ne scaturiscono dei compromessi terapeutici che risolvono ben poco. Di qui l'importanza che la cura dentale sia precoce anche perché il cardiopatico può essere soggetto ad accidenti vascolari che lo possono condurre in coma o su una sedia a rotelle, condizioni queste che rendono praticamente impossibile una terapia dentale adeguata. Si capisce quindi che il cardiologo con pazienti affetti da malattie dentali debba avere alcune precauzioni. Cosi nella coronarosclerosi è opportuno che le estrazioni non siano superiori a due per volta, che negli anginosi venga somministrata della nitroglicerina prima che il dolore si sviluppi. Il paziente iperteso, che sia stato trattato con rauwolfia, è necessario che aspet(i almeno due settimane prima di sottoporsi ad anestesia generale, perché questa operazione possa considerarsi innocua. Ancora, il pazien te con cardiopatia congenita o reumatica, qualora necessita di estra· zione, è opportuno che venga sottoposto a trattamento penicillinico o eritromicinico p:~ renteralc, usando la via orale solo quando esiste la completa cooperazione del soggetto. E se il cardiopatico reumatico riceve come profilassi della penicillina, è opportuno ricordare che le dosi di penicillina che si impiegano contro lo streptococco betaemolitico sono insufficienti a prevenire una endocardite batterica. Pertanto dovrebbe essere somministrata della penicillina addizionale per raggiungere alte concentrazioni del farmaco nel sangue.
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Gli AA. concludono ricordando ancora una volta come siano non soltanto desiderabili ma necessarie quelle comunicazioni che i progressi della terapia medica c dentale han no creato fra i medici ed i denti~ti. M. CoRCIONr
A., BLACKBLR:-1 11.: Il terreno dJ base dei malati d1 crtrd10patia coronanca. Progr. Patol. Cardiovasc. 1963, 6, 51 O 549.
K EYS
«Fra le affc1.ioni mortali la cardiopatia ischemica è for~e la più accettabile ~ia sociologicamentc che dal punto di vism del paziente ... Si può tollerare la morte improvvisa per causa dell'età avanzata in presenza di infermità peggiori. ma l'alta e crescente frequenza di essa nell'età media e anche prima, sorprendcntt·mente ~pesso all'acme della produttività quando corpo c mente non denunziano altre deficienze. è un 'allra cosa ~. Aprono con queMc parole gli ,\A. una lunga disamina Jdle cosiddette variabili nella cardiopatia coronarica (c.c.), ma, prima ancora di iniziare questa analisi, essi affermano che « in rea ltà la c.c. colpisce in tutte le varietà di tipo fi~ico, personalità, impiego c stato economico-sociale>. Dopo brevi capitoli sulla ricerca del rrofilo del paziente coronarico (il sistema migliore è costituito dal follow-upl, sulla uuendibilitii della dwgnoSI di c.c. (difficolrà notevole per l'angina pcctoris, ma non rara anche nell'infarto del miocardio), sul problema del tempo e della t'tu·iabilità (molto blbcet, sui fattori genetiCI e familiari (non ancora molto chiari), ~ul sesso (non vi sono effettive prove che in gem:ralc tra uomini c donne prima della mcnop:~usa abbiano importanza nel terreno di fo ndo della c.c. variazioni individuali dell'atti,·ità degli ormoni sessual i), sul tipo costituzionale (resta non conosciuto il contributo che lo stato di nutrizione dà al sommotipo riferiro c quindi alla tendenza alla c.c.\, gli .\A. affrontano l'analisi delle più importanti variabili og-gi in discussione nella p:nogenesi della arterio~clerosi c quindi della c.c. Sovrappeso e obe<itiì. - Benché da ,·arie statistiche sia stato constatato che negli uo· mini in sovrappeso vi sia una certa tendenza alla elev:rta frcquenz::t alla c.c., in realt:ì, se si escludono d:~ questi gli iperlesi, gli uomini in sovrappeso mostrano verso b c.c. un eccesso di rischio molto scarso. Pressione a;teriosu. - Le statistiche ri,·dano che in molte zone vi è una imistenza di rapporti fra livelli di pressione arccrios::t e colesterolemia. E' chiaro che il rischio relativo di c.c. è più alto in coloro in cui ~i combinano elevara pressione arteriosa c colesterolemia, ma è altrc\Ì indubbio che fra le tre variabili , peso corporeo, pressione arteriosa e colcsterolemia, questa rimane il fattore piLr nlto al rischio di c.c. Lipidi del sungue. - Essi comprendono chilomicroni, lipoproteine (bet:1 ed alfa) c acidi grassi non esterificati. La maggior parte dei lipidi nel siero (o plasma) estratto a digiuno è costituito dalla frazione dcii<' betalipoprotcine, che sembra la più significati,·a per la c.c. I nfatti In quasi totalità del colesterolo serico totale è trasportato nelle betalipoproteine, sicché la comune determinazione del colesterolo corrisponde ampiamente alla mis ura di queste ultime, delle quali circa la metà è costituita da colesterolo. Le statistiche epidemiologiche sono concordi nel riconoscere che vi è una dire tta proporzionalità fra ipercolesterolcmia e incidenza della c.c., ma non si conosce ancora un
33° valore cnttco di colesterolo che separi i gr::tdi di rischio. E' da tenere presente però che vi è una gra nde va riabilità nel lo stesso individuo, per cui sono neccs~arie mburazioni nel tempo per un perodo di diversi anni. Il significato del tasso dei trigliceridi c~i~tente prima della malattia nei confronti dello sviluppo della c.c. e del rischio dell'infarto è sconosrìuw. l rappor ti tra dieta e colesterolo ematico non sono ben chiarì, ~• sa anzi che il colesterolo della dieta ha ncll"uomo un effetto molto ~carso, per cui si pema che pro babilmentc il tasso imrin1.eco di colesterolo è ~tabilito dalla dieta tenuta nell'infanzia e nell'adolc~cenza come pure dalle caratterizzazioni genetìco-ormonali. Dieta c c.c.. - Le statistiche internazionali sono di :lppoggio all:l ipotesi che il con sumo di calorie pro,enìenti da grassi totali e specialmenre da quelli ~aturi è in r:~pporto con la mortalità d:1 c.c., ma il \Ìgnifìcato reale del posto della dieta nella p:nogene,i c nella prevenzione della c.c. potrà essere tr:Hto sohanto d:~ studi i n i zia ti in gioventù o anche nell'infanzia c cominu:ni rino agli anni in cui la frequenza degli att:lcchi ,11 c.c. è pilt alta. Attu•ità fisica c onupaziom. - Se si può sonoscri\·çrc il principio che in generale la mancanza di attivid fisica può essere deleteria c che gli attacchi di cuore possono riscon trarsi in misura minore tra gli uomini che b~t nno un'attività fisica all'aperto, la yuc~tione dell'effetto profilattico dell'atti,·ir.ì fio ica nei confronti della c.c. è tutt'altro che definita. Sforzi e personalità. - E' yue~to un argomento quanto mai .diocus'o con afferm:~zioni contrarie, ma in realtà mancano ancora le prove per un:l parte chiaramente dimostrabil(' degli sforzi nella patogenesi della c.c.; maggiori indagini poi sono necessarie per quanto riguard:l la personalità. Fumo. - Anche yui le stati,tiche epidemiologiche ;ono molto contrastanti, ma è certo che la relnione tra frcyuenza della c.c. c abi tudine di fumo non ; i possa spieg:trc sulla base degli studi del le variabili fisiologiche c biochimiche. E' vero che l'effetto pressorio ::~cuto del fumo può a\·ere una parte nello ~carenare eventi coronarici nei predispo~ti da una artniopatia subclinica, ma non ,.i sono baoi con,·incenri né teoriche né sperimentali che il fumo pos~a giuocare unn p:~rte patogcnetica nell'aterosclerosi o nella trombosi. Relazioni con altre malattie. • Per quanto riguarda il diabete, l:1 lettera tura :1bbonda di opinioni che variano ampiameme circa 1:1 sua importanza nella patogenesi c nell'acce lerazione del processo patologico coronarico, ma i dati a;;icu rati,·i indicano che nel dia· bete vi è un eccesso di morti cnrdiache e ur1 rischio dì mortalità crescente con la :Jnormalit:'t dc ii :~ toller:.tn7.:l del glucosio in ~tssenza d i di:tbete clinicamente stabilito. Sono ancora da studiare con rigidità scientifica i rapporti tra affezioni 11roidce c coron:1ropa· tie, specialmente nei riguardi del mixedem:l e dell'ipometabolismo. E' stato frequente· mente descritto I':.IUmento della frequenza della c.c. tra malati d i ulcera peptica, ma sorge il proble ma se vi sia un rnpporto diretto fra le due malattie oppure non si tratti dell'effetto delle diete ipcrlipidiche alle q uali vengono sonoposti gli ulcerosi. D ati ccgrafici precedenti alfa malattia. . Se non debbono essere trascurati i casi non rarissimi di tracciati normali in soggetti che poco dopo sono morti per infarto miocar· dico, non si può d isconoscere che le note alterazioni di tipo coronarico, come la dcpres· sione bchemica deii'S-T, specie se studiata con la prova da sforzo, conscn·a ~cmpre un significato proferico di notevole importanza. MELCHIOKDI\
l
$URAWICZ
sio. -
B., GnTES L.S.: Due me,'Canismi dell'arresto del cuore prodotto dal potasCirculation Rcscarch, 12, 415, 1963.
E' noto che un aumcmo della concentrazione extracellulare del potassio provoca l'arresto del cuore, dovuro, come recenti studi con microelettrodi hanno dimostrato, ad una diminuzione dei potenziali- di membrana delle fibre dell'atrio, dci vcntricol i e del siste· ma di Purkinjc. ln apparente contrasto con questa nozione gli AA. hanno osservato che cuori isolati di coniglio perfusi con un liquido a basso contenuto di potassio possono essere arrestati mediante la sostituzione rapida del liquido di perfusionc con un liquido contenente una conccnrrazione fisiologica di potassio. Questo fenomeno in realtà era stato già descritto precedentemente ed era noto sotto il nome di fenomeno paradosso di Zwaardemaker e Libbrecht. Surawicz e Gettes però hanno p(Jtuto d imostrare che il ft:nomeno paradosso di Zwaardemaker-Libbrecht è dovuw ad un meccanismo completamente differemc dall'arresto del cuore prodotto da alte concentrazioni extracellulari di K. Essi hanno condotto una serie di esperimenti su cuori di coniglio isolati e perfusi con soluzione di Krcb~·Hen sclcit. La perfusione con liquido a basso contenuto di K provoca la comparsa di battiti ectopici ventricolari e sopraventricolari, tachicardia ectopica ed in ultimo fibrillazione ventricolare. Se, prima della .;omparsa della fibrillazione, si cambia il tipo del liquido di perfusionc, si passa cioè al liquido con contenuto normale di K, si svil u pp<~ il fenomeno di Zweardcrnakcr-Libbrecht, cioè il cuore si arresta q uasi istantaneamente. La registrazione degli elettrocardiogra mmi e dei potenziali di membrana ventricolari ed atriali ha dimostrato che nel fenomeno di ZwaarclemakerLibbrech.t si verilìca un notevole aumen to della velocità eli ripopolazione, che non si ha invece nel caso di arresto del cuore per perfusione con liquido ad alto contenuto di K. Durante il fenomeno paradosso la conduzione negli atri c nei ventricoli e dagli atri ai ventricoli non è disturbata e quindi l'arresto del cuore deve essere attribuito ad un'a;c.ione selettiva sull'attività del pace-ma ker, nel senso d i una sua inibizione. Resta da determinare se questo tipo di arresto del cuore si verifica soltanto nei cuori isolati oppure possa verifica rsi anc he nell'animale intatto o nell'uomo quando il miocardio si t r·ovi in una condizione di tleplezione potassica c la concentrazione di K nel plasma venga rapidamente innalzata. A. FARI :--IA
GtJERtN F., GoO'EA u
P., M ACREZ C.: l nfarto del miocardio e blocco di branca .iinistro.
Arch. Mal. Coeur 56, 186, 1963.
J., M A UR ICE P., LENEGRE J. : Blocco dì branca smzstro completo ed infarto del mioan·dio. (Studio anatomo--elettrico di 40 casi). - Arcb. Mal. Coeur 56, 445, 1963.
B ARAGAN
La identificazione elettrocardiog rafica di un infarto del miocard io in presenza di blocco completo della branca sinistra è uno dei problemi più difficili e più discussi dell 'elettrocardiografia.
Numerosi segni sono stati proposti per permettere In diagnosi di tale associazione, gran parte dei quali, molto ~pesso non rispondono allo scopo. La questione \'iene affrontata da F. Guerin, P . Gode:m e C. Mncrez che, nel primo dci sopracitati articoli. fanno una revisione critica dci vari c ri teri clettrocardiografici per la diagnosi di infarto del miocardio associato a blocco di branca sinistro e da J. Baragan, P. Maurice e J. Lencgre che, in uno studio anatomo-dettric6, ba\ato sulla correlazion( tra quadro elettrocardiografico e reperto autoptico, analizzano, sotto il duplice aspetto della fedeltà e della sensibilità, i segni elettrocardiografici più comuni proposti per t:llt diagno~i differenziale. l criteri più sicuri ~econdo la esperienza di P . Godcau c coli. ~ono i \eguenti: - per g li infarti :antero-settali: la dentellatura della branca ascendente dell'onda S in V3-V4 (segno di Cabrera), la presenza di un'onda Q oppure di un complesso r~R' in DI, VS e Vo, la diminuzione progressiva del miraggio dell'onda R da VI a V4; - per gl i in farti posterocliaf ramrnatici: l'unico criterio sicuro è la presenza di un'onda Q o del ~uo equi\'alente rsRl in 02. Baragan e coli., a loro volta, a conclusione del cir:no studio anntomo-dcurico, ha nno trovato che i segni più (cdeli sono, in ordine decrescente: 1) la presenza di un'onda Q in D2 c D3, segno che ha rivelato ~mpre, al riscontro anatomico. la esistenza di infarto postero-senale (o casi ~u 6); 2) la presenza di un'onda Q in V6-\'7 a'sociata aJ onda Q in Dt c ad VL, che ha rivelato la esistenza di infarto a mero-setta le in 8 casi •u li; 31 la pre,cnza di un'onda S in una o più deri\·azioni \'CnrricoJari sinistre (DI. aVL, V5, V() o V/). che ha riYelaro la esistenza di infarto laterale in 6 ca!>i su Il. Per quanto riguarda la sensibi lità, gli AA. hanno trovato che i segni più sensibili sono, in ordine òecresccme: Il la pre,enza di un 'onda S nelle deri\•azioni Yenrricolari sini~tre. che ha permes'o In diagnosi di 6 su 7 infarti latera li associati a blocco di branca 'inistro: 2) la presenza di un'onda Q in V6-V7. in Dl c/o in aVL. che ha assicurato 1:\ diagno~i di 8 'u 13 infarti antero-~ttali associati a blocco di branca sinistro; 3) la pre,enza di onda Q in 02 e D3, che ha permesso di riconoscere o su q infarti postero-laterali associati a blocco d i branca sinistro. FARI~;\
SzEI-.KLY P., \Vyt't-;t: N.A.: . J::ione deii'EDT.1 sulle aritmie cardiache da digitale.- Brit. Jiearth J., 25. 589. 1963. Molti studi hanno già dimomato che le aritmie cardiache provocate dalla digitale possono essere abolite determinando nei pazienti uno stato di ipocalcemia; è noto, infatti, che l'abbassamento del tasso calcemico diminuisce notevolmente l'eccitabilità del miocardio, e, contem poraneamente, :1umenta la concentrazione intracellulare del potassio. E' del pari noto il sinergismo esiste nte tra digitale c calcio. Partendo da questi presupposti gli AA. hanno voluto sperimentare nelle aritmie da digitale l'azione dell'EDTA (acido etilen-d i:1mino terr:1-acetico), sostanza chclame che secondo gli studi di Popowici, Bcssmann ed altri, somministrata per \'ia endovenosa.
'
333 produce una rapida c transitoria ipocalcemia. Gli esperimenti ~ono stati condom ~u 46 gatti c 2 cani, nei quali l'aritmia è stat:J pro,·ocata mediante iniezione endo\cnosa di tintura di digiwlc; ad c~~i veniva succcs\i\'amente praticata un:.t iniezione endovenosa di EDTA alla dose di 10-20 mgr pro chilo ui peso corporeo. 111 un :J lt ro gruppo ui animali la digitale e I'EDTA venivano sommini~trate contemporaneamente, allo scopo eh accertare la dose di digitale necessaria per pro,·ocare l'aritmia. La tachicardia ventricolare e le extrasistoli ventricolari prmocate dalla digitale venivano invariabilmente ~oppresse dalrtnie:t.ione di EDTA. ~e1 casi in cui è ~tata somministrata la digitale contemporaneamente aii'EOTA l'aritmia c poi la morte per fibrillazione ventricolarc ~i ~ verificata soltanto quando la dose di <.ligitalc è stat:J raudoppiata. Controlli clinici dell'effetto <.leii'EDTA sono stati cf[cttu:lti dagli /\1\. in alcuni casi di gravi aritmie da digitale (bigemini~mo extrasistolico e fibrillazione, tachicardia ventricolare) nei quali la somministrazionc endm·enosa del chclante a dosi variabili da l a 2 gr è risultata altameme efficace. Gli :\A. pcnanto concludono che l'l.~OTA può essere considerato un farmaco utili~'imo in situazioni di emergenza provocare dalle aritmie da digitale rhe. come (: noto, qualora non \'engano riconosciute cd adeguatamente trattate, possono wlora provocare la morte per fibrillnionc vcntricolare.
M . ILATTIE !NFF:TTIVE CAVE Bo~m G .. CIAno A.: Terapia della brucello.•i.- Policl. sez. prat., 1962, 69, 175ì1772.
La terapia della brucellosi, al contrano di quelle di altre malattie infenivc (salmoncllosì, c coccosi esclusa la statìlococco~i - . perfino la He~~a tubercolosi c la ~il-ilide). non ha raggiunto :u1cora una soddisfacen te soluzione. Questo è dovuto alla caratteristica cronicità della brucellosi e acl alcune peculiari tà dcll'infe:L.ionc: a) fugacità della fase batteriemica; b) tropismo spiccato reticolo-endoteliale dopo la fase battcricmica iniziale, tenendo conto della ubiquitarictà eli questo tcs~uto. anche se la localizzazione prediletta ~ quella splenica; c) la comparsa, attorno al germe, di un tessuto di ~ranulazionc (g. Ji Ajello), che fa paragona re q uesta malattia nlla tubercolosi; d) elettiva localizzazione splenica (punti di avvicinamento con la malaria); e) localizzazione endocellularc del g-erme (dimostrata negli animali, ma :mcora dubbia per l'uomo); f) quota allergica specifica infettiva che poi si disancora dal meccani~mo etiologico primitivo (meccanismo autoaggres~i,·o). pro,·ocante il fallimento dell'azione chemioantibiotica. Anche per l:t brucellosi vale l'afori ~ma che la migliore tcropia è la profilas.ci. Questa va naturalmente condotta su di un duplice piano, veterinario e<.l umano:
334 a) profilassi V(terinaria: idemificazione degli animali ammalati; creazione di barriere fra zone indenni c zone infe tte; segregazione; abbattimento (~e la percentuale dc gli animali non su pera il 10 0.,,); vaccinazione profilanica;
b) profilassi umana: cont rollo sulle derrate a litncntari (nei consorzi per la rac colta del latte, nei caseifici, nelle centrali di sterilizzazione); son·eglianza ~u dcterminatl categorie lavoratrici ( vetcri nari, pa~tori. contadini. stati ieri, macelbi, addetri a i cn~eifici. ai laboratori di ana lisi\: ,·accinazione profilanica degli stc,~i (sia con \'accino ucci\o, sia con vaccino vivo). Terapia. Superate oramai la climatoterapia, la chemioterapia compre>a quella sul famidica, l'ascesso di fissazione e la sieroterapia, la terapia attuale della brucellosi >i 1111 pcrnia su di un tripode: antibiotici, ,·acci no, cortisonici: a) antibiotici: fra tutti quelli attualmente prodotti, 1l migliore re~ra sempre ),, a ureomicina, che però può essere sostituita dalle altre te tracicline, d i alc une delle quali è pos~ibile la imroduzione cndon:nosa nei ca>i di forme iper:1cute; la loro somministrJ · zione, che molto spe~so è affid:ll:t alla es perie nza di ogni medico la quale d'altrondl' trova corrispondenza nella variet:'t dei ceppi battenci locali, de,·c essere condotta iu dosi sufficienti (es. g 2 di aureomicina od l di tetracicli na pro die in dosi refra ue) cd .1 lu ngo, magari anche per 3-4 mesi: bJ varnno : il 'uo mo dc,·e essere endovenoso. con le note modalità, cioè della ~u;1 somministrnione ripetuta ~o lo quando l: cess:ua la reazione generale della inieziom precedente, tenendo presenre che l'cflicaw1 del \'rtccino è denunziata dalla pire\)ia : r) corti<onici: in do~i modeste (5-10 mg d i prcdnisoncxo, nelle forme iperpirctichc: o con shock, di idrocortisone endovenoso). L 'uso dei cortisonici l: giustific:Ho da par<:c chie consi de r~1 zioni : nnzitutto l'azione depres~i,·a sulla i rnmunog~:nesi anticorp::tle è :1< ereditata solo dalle alte do~i ormonali e non dalle piccole cd in <econdo luogo, anche: se questa è operante, viene controbibnci::na da lla stimolazione antige nica del vaccino: l:1 nora azione antigranulomatma ed amiallergica dei cortisonici, assume grande importanza in una malattia, quale la bruccllo,i, ne lla quale proprio la presenza di gran ulomi e della allergia aspecifica sono un grande ost:tcolo all'azione efficace degli antibiotici;
d) in appendice la tempia r htrurgira nei casi nei quali la milza diven ti di per se stessa causa di complica7.ion i gravi (s. b::tntiane. emolitiche. werlhofianc) e nei qu::di pertanto la splenectomia ~i impone; a volte, in casi di orchite bruccllare resistente all.t tcr::tpia, p uò cs;,erc necessa ri o operare una orchicctomia. La guang10 ne della brucello\1 non è mai esattamente dimostrabile, ma vi ~ono cri reri buoni per ammetterne In in~ta urazio ne : un periodo d i apiressia stabile per almeno 20 giorni, la ;,comparsa della splcnomegalia. la normalizzazionc della formub leuco citaria, specialmente degl i cosinofi li, la nega tiv iz zazione o per lo meno la atte nuazione della intradcrmoreazione con melitina c soprattuno la negativi7.zazione della prova d1 De Renzi e Gndd uci (assenza di reazione febbrile dopo la imroduzione intramuscol:m: di cc 3 d i ca\Cillato di calcio). A concl usione del lavoro, vengono consigliati alcuni schemi di terapia per le varie fo rme cliniche: acute tipic he, ipcracule g ra,·i a p re,·alcme componente tos~infeniva, acu te recidive, croniche. E. M rLCHIO'<D\
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SOMMARI DI RIVISTE MEDICO. MILITARI INTERNAZIONALE REV UE 10iTERl'\ATIONALE DES SER\'ICES DE SA~TE' DES i\RMEES DE TERRE, DE ~1ER ET DF.. L'AIR (A. 36, nn. y· rn, ~cucmbrc-ottobre r963) : Cheymol f.: La ~pcr imentazionc umana; TriJtan M. , V odin A., Hr)'goo E. !?. : Lalilariasi e ndemica ndl'Eserciro del Nf:ldaga~car; Delaha)'e R. P., Allain Y.: Valore dei d ifferenti metodi rarliologici impiegnti nel la selezione e nel comro llo polmonarc dd personale militare navigante; Steigner: I problemi ddl'emotras[usionc c della r.omer\'azionc del sangue. REV UE 1NTERl'\ATIOJ'\ALE DES SER\'ICES DE S:\ 'TE' DES AR.\lEES DE T ERRE. DE \fER ET DE L'AIR (A. 36. n. rr, no\embrc HJ6)): XVIJ CongreHo Internazionale di ,\ /edicina e Ftlrnwwl .\lditat·e (Caracas, 7 14 luglio 1<)63): Paredès T' lvas E.: Storia del Sen·izio Sanitano \'cnczuclano; Pe.•seretw G .. .\.lonteil R.: Chymoral e coabulazione. REV UE ll'\TER0i,\TI0:'\TALE DES SERVICES OE SA0iTE' DES ARM EES DE TERRE, DE MER ET DE L'AIR (A. 36, n. 12. dicembre 1<?6)): CineJtet, Frezieres, Pon s: Organizzazione di un centro max illo-facc ialc in tempo di guerra: Wet·sland K., Gimncs 1-1. T., 1-Iar/an M. C.. Rour.-ier f., Rissdorff N.: Necessità di un serv izio odonroiatrico nelle FF. AA. - Suoi rapporti con la Sanità Pubbhca c con i ser\'izi sociali; Pnserau G., .\fonteil R.: Chymoral e coagulazione. REVUE INTERK\ TIOl'\.\LF.. Dl:.S SER\'ICES DE S.\1'\TE' DES AR\fEES DE TERRE, DE \1ER ET DE L'AIR (. \. 37, n. 1. gennaio 1904 ~ : XXV Sessione dell'Ufficio di Documenta:::ione d1 .\fedmna .\lilitare (Losanna (;inc\ ra, settembre 1963); Congresso del Centenario della Croce Rossa Internazionale (Ginc,ra, agosto-settem brc 1963). REV UE INTERKATIOJ'\t\ LE DES SERVICES DE SANTF.' DES AR.'vfEES DE T ERRE, DE MER ET DE L'i\lR (A . 37, n. 2, febbraio 1964): Cuérisse A.: Consider:rzioni sull'organizzazione c: sul funzionamento dei scrvi7i >anitari della Forza di Emergenza delle K azioni Un ite; Violme F.: Effetti fisiologici dcll'as~enza di gra\ ità; Servizio Sanitario dell'Esercito del ,\/adagascar : La \'accinazione con il BCG nell'Esercito del :\fadagascar.
ITALlA AN 71\Ll DI l\IEDICIN.\ NA \ ' ALE ('ol. LXIX. fase. 1, gennaio-febbraio rg64): Ve Rinaldis P., Pantaleo R.: Sulla protezione chim ica e biologica del danno da radiazioni ionizzanti; Mancini L., Beni G., Itri G. B.: Anticorpi irnmunofluorescenti antisomatici e anticiliari dopo vaccinazione antitifica; Cipolat C.: Esperienze nel trattament? dci traumi toracici in guerra nel Katanga (Congo); Russo C.: La prevenzione del rrschio trasfusionale negli ospedali militari marittimi; Pisci te/li Al .: Sulle , indattilie congenite; Vatalaro L.: Considcra7.ioni \u ll a medicina del mio in marina, elicottero e pilotaggio; .'vfelcflionda E.: Omcro medico militare?
NOTIZIARIO
NOTIZIARIO TECNICO- SCIENTIFICO
Possibilità di sfruttamento di alcuni vegetali come bio- indicatori di contaminazione radioattiva. Il Laboratorio centrai~.: per b prore'lionc radiologic.t eli \ 'crs:l\ia ha recentt•mcmt: pubblicato i risultati eli un'indagine su alcune piante "eh-miche disronibili tutto l'anno. in funzione di un loro sfrunamemo per il rib·amcmo dd fallout. \"egctali semprc,·cnh. quali il muschio, la pulmonaria, l'erica c gli aghi di pino Mmo ~tati riscontrati afleu i dalla radio:mi,·ità pitl clcl·aw. P oiché le fore~tc di Fini coprono il 17% Ji supcrlìcie della Polotù~t. e i pini sono pre\'alenti negli altri Pac~i settentrionali, l'atti\'ità degli aghi di pino è stata ~tud i m:1 per il pcrio:lo 1959 61 c messa a confronto coi risultati di 2 st:tzioni di controllo ~itu:ltt nelle \-icinanze. E' stata in tal modo riscontrata un 'ottima corrisronclenta tra il li,·ello del fallou t e l'anidtà totale delle ceneri di aghi di pino. Si è potuta rib·are io modo e' idcnrc l.t rapida diminuzione del fallout del 1959 seguita da un lie' c aumento nella prim:t\ era
del 1960. E' stato anche notato che durante i periodi di fallout d i li,·ello eb·aLO l'aLLÌ\'iL:l degli aghi di 2 anni, era all'incirc:t 3 \Oite superiore riscpetto a quella degli aghi di un anno, mentre nel periodo c.Ji u calm:J atomica ·• in corrbpondcnza del 1960-61, non ~i rilc,-a,·a alcuna clifierenza. Da ulteriori e~perimenti si è così potuto concludere che tra i materiali esamin,tti gli aghi di pino gio,·ani rapprcsentn,·ano l'elemento pitJ omogent'O da sfruttare come indi c;ltore di fallout. (da "NeliJ Scienti.rt .., 27 luglio 1%3).
Sostanza anti- virus. La scoperta di una sostanza antH·Iru~. estratta dalle ~rriche, è stata annunciata da un gruppo di ~cicn'liati americani ;JI C'...ongresso della Federazione delle società ame ric:me di biologia sperimentale. Gl i scienziati, ·appartenenti all'Istituto Nazionale di S:tnit~ d i Bethesda. nel Maryland, riferiscono nel loro rapporto che gli studi t:bbcro origine nel 1960 quando uno di loro ~omministrò a u11 certo numero di topi il succo di un mollu~o marino raccolto c 'cncluw a scopi alimentari nel sud degli Stati L:niti. Egli constatò che i topi mo~rrano una note,·ole resistent.a alle infez.ioni del 'irus della poliomielite. Gli scienziati esrcsero le loro ricerche ad altri organi~mi marini. frn cui ostriche, tdline, datteri di m::trc, polpi, e finalmente estrassero ~!alle o~triche quella che sembra essere la sostanza :mi,·:l anti-,·irm, che si presenta come una JX>h·ere bianca, ~ol u bilc nel l' acqu ~. e resistente tanto al calore quanto all'az'Ì <>ne elci succhi gastrici. Alla so~tanza è stato dato il nome d i u paolin », desunto dJ l nome cinese dell'abalone.
337 Gli esperimenti compiuti dagli scienziati di Rethcsda mostrano che l'iniezione òi " Paolin >> Yale a ridurre della metà la morr::tlità per poliomielite nei topi. Questa è stat:l del 26 per cenro nei topi che J\.e\·ano ricc\·uto le iniuioni, di fronte al 53 per cento in q uelli non inoculati. L1 scoperta degli scienziati del Maryl.md Yienc con~idcrata importante non per quanto riguard:l la j'Oliomielitc, I:J. cui prC\'Cnzione è oggi ass i cu i~Jt:l con i \'<1Ccnii, ma perché la sostanz~t ci.J essi isobra è una delle rarissime che sembra s\'olg:mo la loro azione non soltanto su batten, come b quasi roralirà degli antibiotici, ma anche sui \·irus che sono gli agenti delle più \'arie malattie, dal raffreddore e l'influenza ::ti Yaiuolo cd alla rabbia, e. secondo alcuni, al cancro. (da " ANSSA "· 19&+, X lll, 35).
Emozioni e lipem ia. Mul lcr, Fishman c L.oepplcr dd cc Na tional Institme of Menta! llcalth" di Bethersa (Maryland, U.S.A.) hanno eseguito uno !>tudio teso a ribare l'influcnz.a delle emozioni sul conrenuto di acidi grassi liberi. Le esperienze ~ono st:Jte condotte in modo rarricohlre in quanto gli stress emoti\·i (collera, paura, :lftlizionc) sono stati indotti nei 16 soggetti, presrarisi \·olonmri.tmeme, in ipno~i, il che ha consemito di analizzare i concomitanti fisiologici delle emoz1oni megl1o di quanto \Ì rossa f:Jrc in staro di \eglia. Olrrc Jcl imporranti \·ariazioni ormoniche hanno riscontrato aumento di acidi grassi liberi nel sangue. Questa ossen·azione porterebbe un altro contributo :tlla concezione patogcnctica delle angiopatie, le emozioni concorrerebbero alla produzione dclrarteriosclerosi oltre c he attì\·:tndo il gioco vaso· motorio modi..6.cando il contenuto dei lipidi nel sangue. (d:~ " il Policlinico", 1%2. 69, 33, 1169).
O colesterolo non sarebbe la causa dell'arteriosclerosi. Il colesterolo, da vari anni ritenuto il principale responsabile dell'arteri~lcrosi e degli infarti cardi.tci, sarebbe ìnn•ce estr:tnco alla loro patogenesi, secondo gli esperì· menti compiuti cli1 un gruppo di scienz·iati della (( joh n H opkins Uni\·ersity d i n altimora )). Questi esperimenti mostrerebbero che il processo d'indurimento e d ' ispc~simento delle arterie non è causato dal li\·ello del cobterolo nl sangue e quindi dalla ma~giore o minore ingcstione di questo acido grasso nella dieta giornaliera, ma è legato al nor· male processo di ill\·ecchi::tmento dell'organismo. I dottori IRobcrt M ilch, j amcs Jude c j ucrgcn K naack, de lla Facoltà di medicina della (( John H opkins Cn.i\·ersiry )), hanno srudiaw i processi chimici connessi con l'im·ccchiamenro del collagene, che è la sostanza collo,a che soMienc la struttura della pelle, della cartilagine, delle ossa, dei tendini e delle pareti dci \·asi sanguigni. Questa sosranz:1 indurisce con l'avanzar dell'età, c il processo è stato riprodotto arùfìci;dmente dai tre scienziati. E.~si hanno esposto l'aorta di cani vi\·i all'azione della gliceraldeide, che è una sostanza essenziale dei processi biochimici dcll'organ.ismo. ed hanno rib·ato che .il collagene subi\·a il processo d'indurimento caratteristico dell'età avanzata. l n tutti i c.1si la semplice azione della gliceraldeicle dererminaYa ncii'<Jorta lo sviluppo del l'arteriosclerosi gcncr:~lmenre imputata al colesterolo, senza alcun mutame nto nella dieta del1'<1nimalc e senza alcun innalzamento nel liYcllo del colesterolo nel sangue. I tre scicnziari non escludono che il colesterolo ro'sa a\·ere una qualche p:lrte nell'arteriosclerosi, ma si tr:mcrebbe di u na p:trte del tu tto secondaria cd accessoria, :non
tale cl::t giusLifìcarc le complicate norme dietetiche attualmente ~eguite da buona parte del pubblico americano. (da " ANSSA .., 1963, XII. li).
Diagnosi dell'infarto per mezzo della scintillografia. Un medico dell'Uni,·ersità di ~lichigam, ad Ann Arbor ha me~~o a pumo un metodo di diagnosi dcll'infano de l miocarcl io per mezzo del cesio 131 di cui si inietta un.1 d~c di l /l millicurie endO\ enose. Tre ore più tardi il disegno dell'infarto si prolil.1 nettamente. Dopo un lungo periodo di esperienza sull'animale, il procedimento è: sn ao ora applicato :lll'uomo con sorprenclemi ri;ult:ni . (da " Minerm Medica ••, 1963, 5~.
99, 1684).
NOTIZIE VARIE Un tessuto antibatterico. Secondo l'opinione di alcuni ~tudiosi sovietici, i co~monauti, i bambini, i chirurghi, i lavoratori ac.lc.lcLLi all'industria :1limentare dovrebbero indo~sarc abiti fani di fibre biologicameme attive; tale tipo di fibra è gi3 ~tato sintetizzato in un laboratorio scientifico di Leningrado ed ha la capacità di inibire l'accrescimento di viru\ e banen c di ucciderli anche entro un raggio di ro- 12 mm. LI tessuto fatLo di ta li lìbre si l: dimosLrato in grado di distruggere le infezioni enteriche, quelle polmonari, quelle purulente e quelle causate da germi dermotropi. Le fibre ,·cngono rese antibatteriche grazie alla loro impregna7ione con alcuni particolari reagenti c mie proprietà resiste fino alla completa usura c non scompare dopo lavaggi a caldo c con s:~po nc. (da " Il Policlinico», 1~3, 70, 31, 1128).
Banche dei denti. Le banche dei denti potrebbero beo pre'to di\'enire una realtà, almeno secondo uno stomatologo di Chicago. Originario c.lcll'Ungheria, egli aveva effettuato be n 86 trapianti prima dd 1957, anno in cui fu obbligato ad abbandonare il proprio Paese. Dopo di che ne effettuò ;o negli Stati Uniti, di cui 48 con 'uccesso. (da « Minuva Medica», 1963, 54, 92, 1548).
li termografo, nuovo apparato diagnostico. E' entrato in uso sperimentale presso il Centro medico Einstein di Filadelfia (USA) un nuovo app:!rato per la diagno'i delle malattie interne; detto congegno, denominato termografo, permette di riconoscere stati morbosi latenti in ~oggeni :1pparentemenrc sani, mediante la regi >Lrazione e il confronto della temperatura delle varie parti del corpo. (da «Il Policlinico n, 1963, 70, 46, 1664).
339 Bagno di mercurio per la rìcducazione di arti infortunati. Il dott. Morel- Fatio con la collabornione del dott. Lalar drie ha recentemente comunicato che un bagno di mercurio costituisce il mezzo più pratico per realizzare una compressione regolabile e globale suscettibile d i far regredire l'edema negli arti infortunati o o perati. Le curve di volume dimosrrano chiaramente l'efficacia del bagno di mercurio dal momento che una sola seduta di circa mezz'ora, può assicurare una riduzione dell'edema che si rivela con una diminuzione del volume dell'ano infortunato d i 10 - 15 eme. T ale nuovo metodo si effettua immergendo la marto in una vasca contenente 7 litri di mercurio, per un tempo che varia da caso a caso ed è sfruttabile negli edemi da franura e negli edemi post- operawri. (da <<La Riforma Medica», 1963, LXXV l! , 36).
Cuscinetti a sfere per le vertebre. Nella Svezia è stata messa a punro una nuova tecnica chirurgica che consisre nell'interpolazione di un cuscinetto d'acciaio inossidabile nella colonna vertebrale tra due vertebre, al livello del d isco intervertebrale. Questa tecnica è utilizzata in casi di sciatica o rottura dei dischi e non prese nta alcuna reazione dei tessuti a contatto del cuscinetto d'acciaio. Sola complicazione, sinora osservata in pochissimi casi, può essere rappresentata dallo spostamemo del cuscinetto. (da << Attualità Medica >) , 1963, XXVIII, 9, 41).
Nuove maschere per i chirurghi. Un batteriologo americano ha realizzato una maschera per chirurghi capace di filtrare il 99% dei microrganismi, contro il 10'" 0 delle attuali classifiche. La maschera è composta d i una leggerissima Jìbra di vetro racchiusa tra due spessori di tessuto e capta i germi che tentano d i attraversarla. grazie a una debole carica elettrostatica . (da << Attualitlz Medica>), 1963, XXVITJ, 7, 36).
Irradiazioni protoniche invece del bisturi. Alcuni neurochirurghi ame ricani hanno reso noto i ri~ultati ottenuti sostituendo al bisturi in alcuni interventi, irradiazioni corpuscolari di protoni. G li interventi praticati senza alcuna mortalità comprendevano 21 ipofisectomie da retinopatia diabetica, 8 tumori maligni ed I benigno, 4 ipofìsectomie da cancro del seno con metastasi e 2 trattamenti de l morbo di Parkinson. (da <(Attualità Medica 11, 1963, XXVIII, 9, 41).
Radiologia portatile. Un Laboratorio sovietico ha inventato la radiologia portati le. Si tratta di un apparecchio delle dimensioni d i una mela, f un zionante non ad elettricità m:l grazie ad una cartuccia contenente un isotopo radioattivo del tallio. La semplice pressione di un pulsante è sufficiente per mettere in azione l'apparecchio che dà immagini fortemente c~ntrastate ed utili soprattutto nella diagnosi dd le malformazioni. (da << Attualità Medzca )), 1963, XXVIII, 7, 36).
Un apparecchio elettronico contro le occlusioni intestinali. Alcuni studio~i dell'Un iversità del Minnesota hanno mc,so a punto un apparecchio elettronico capace di stimolare l'intc~tino e liberare i malati colpiti da ileo p::trnlitico posr-opcratorio o eli altra origine. (Ja <<Attualità Medica)), 1963, XXVIII, 9• 41).
Una maschera contro il freddo. Un medico americano ha in\·enr;no una maschera che si ri~calda grazie ad un:. baucria tascabile. L 'apparecchio, costruito per portarsi davanti al naso e alla bocca, ~ destinato a risc::tldnrc l'aria ed a proteggere gli individui cui l'inspirazionc di :1ria fredda è particolarmente dannosa. ciot· per i sofferenti di insufficienze coronariche, dt enfisemi, di asma, di bronchiti ed anche solo di allergie di freddo. (da l< Minen·a Me-
dica n, 19<)3, 54· B· 570).
Apparecchio per la rianimazione degli an negati. La << British Oxygcn C>> ha co~t ruito uno speciale apparecchio destinato a n:Jnlmare gli annegati. L':1pparecchio. :1! quale (; stato dato il nome di « Srephenson Minutiman )) funziona autom:uicamente. Pesa kg I r compresa una bombola contenente 327 litri di ossigeno. Questo viene insufflato mediame ma~chera c quando raggiunge nei polmoni la pressione di 14 mm di mercurio determina automaticamente uno scatto che esercita sulla maschera un'aspirazione per modo che i polmoni sono distesi a 9 mm di mercurio. Continuando l'insufflazione il fenomeno si ripelc e così si stabil isce un ciclo di inspirazioni c di espirazioni. L'apparecchio fa parte dcll'cguipaggiamento degli agenti di sah·ataggio della polizia fluvi:1le del Tamigi, nel quale ogni anno cadono circa 150 persone. (da « Il Policlinico>>, 1963, 70, 42, I5IO).
Pipa parlante per i muti. Grazie ad un piccolo apparecchio elettronico posto in una normale pipa da fumarori. i muti potrebbero parlare. Questo :1pparecchio consta di un genera core transistor - rriodo. funzio nante a 8o- 90 c fs e azionante un vibratorc elettromagnetico che trasforma le oscillazioni in vibrazioni sonore. La corrente Ì! fornita da qualtro pile a secco impermeabili all'aria. Le vibrazioni della bocca sono portate all'apparecchio tramite un cannello in polietilene o in cloruro di \"inilc. Attraverso i movimenti della lingua, del palato c delle labbra, il soggetto emette un ~ussurro che è trasformato in un suono udibile dall'apparecchio. Si riesce a parlare correntemente dopo due settimane di allenamento. (da « La Riforma Medica>>, 1963, LXXVII, 28).
La protezione dei medici dal vaiolo. I membri di una Commissione specializzata del Ministero degli interni della Rcnania- \Vestfalia h::mno messo a punto una «campana » di plastica destinata a proteg· gere dal contagio i medici che curano i malati colpiti da vaiuolo. Questa <<campana >•. che costituisce un me:tzo di protezione di nuovo genere, ha una forma conic:1, è in materia plastica, molto sotti le e trasparente, può essere arrotolata c dopo l' uso viene distruua. (da <<La Riforma Medica >>, 1963, LXXVII, 34).
Un nuovo baston~ p~r i ciechi. Un australiano ha ideato un bastone per ciechi che essendo munito di molti accor· gimenti aumenta la sicurezza dei medesimi durante i loro sposwmenti per strada ; tra l'altro esso è munito di un lampeggiatore a luce rossa che segnala di notte la posi7ione del cieco ed è fornito all'estremità di una ruota gommata la quale trasmette ad un indicatore tattile posto all'impugnatura i dislivelli del terreno incontrati e la loro altezza. Infine è fornito di una antenna antiurto la quale aziona una suoneria ogni volta che è posto dinnanzi ad un ostacolo. (da '' Il Poltdrmco "• 1!}63. 70, 46, 1664). Apparato antismog obbligatorio per gli autoveicoli in California. Una delle cause maggiori dell'inquinamento atmosferico è rappresentata dai gas di combu•tione degli autoveicoli circolanti, specie grossi camion a motore diesel. Per tale ragione le autorità della California hanno disposto che tutti gli autoveicoli circolanti nelle zone più inquinate debbono, entro tre anni, essere muniti di un apposito depu· ratore dello scappamento. Nella sola Londra infatti, e nel solo mese di dicembre 1962, 400 sono stati i decessi causati dallo smog mc:ntre a Los Angeh:s innumerevoli sono stati i casi anche gravi di congiuntiviti e bronchiti enfìscmatose. (da " Il PolicliTZico », 1963, 70, 15, ss6).
CONFERENZE All' Istituto superiore di sanità: Il prof. Holger Erdtm:w. professore di chimica organica nel Reale Istituto di Tecnologia di Stoccolma, sul tema: •• The discovery of the xylocain type of local anae· sthetics >l. Il prof. T. Oavid Robertson del Mcleans H ospitai della f larvard Medicai School di &lmont (Mass. U .S.A.). sul tema: " Thc unit membrane "· All'Accademia m edico - lombarda: 11 dott. Gregory Pincu~, dtrettore Jcll:t Wo rcester Founclation for Experimental Biology di Shrewsbury, Mass., sul tema: " Cancro e steroidi polmonari ». All'Ospedale militare di Milano: Il ten. col. mcd. dott. Gaetano Marcl tianò. il 23 maggio 19<)4. sul tema: « Lussa· " zionc abituale della spalla " · All'Ospedale militare di Verona:
li col. mcd. prof. E velino Melchionda, il 23 maggio T<)64. sul tema: " Scienza, carità e diritto al fonte battesimale della Croce Rossa ». All'Ospedale militare di Brescia: Il sottoten. farmac i~ta Jott. Pisati Pietro, il 23 maggio 1964, sul tema: " La storia degli antibiotici )).
8. · M
Il sonoten. med. dott. Nih:ano Soldt, il 3 giugno 1~;{>4, sul tema: " \'asculopati(.: cerebrali a focolaio >>. All'Ospedale militare di Udine: Il magg. mcd. dott. Caloge'ro Cn~tronovo, il 15 maggio 1964, sul tema: " Gli in ne sti ctcroplastici d i ossa di montone nella cura chiru rgica dcll'ozena nasale "· Il magg. med. dott. Ugo D i Lorenzo, il 25 giugno 1~-64, ~ul te ma: «Stato attuai< del la vcncreologia. Legislazione c :111damento epidemiologico delle mai:Jttic veneree "· All'Ospedale militare di Perugia: Il ten. col. mcd. dott. Pietro Pirisinu, il 13 magg•o 1964, 'ul tema: t• Effetti gtnc tici delle radiazioni ionizzanti . Il ten. col. mcd. dott. Ettore Scano, il 17 giugno 1()64, 'ul tema: " Le laringiti ero nichc edematose aspecifiche "· All'Ospedale militare di Caglia ri: Il prof. G . Faraone, direttore dell' fstitu to di medicina legale c a~sicurazioni dd l'Università di Cagliari. il 19 mnggio 1964, ~ul tema: "Alcoolismo e delinquenza '' · All'Ospedale militare di Sassari : Il prof. Luigi Tavolara, il 23 aprile 19i>4. sul tema: " Le malattie oculari nei loro rapponi con le malattie interne "· rt prof. Palmerio Delirala, il 6 giugno r9l)4, sul tema: , Malattie dell'apparato uri nado di interesse chirurgico''· All'Ospedale militare di Roma: Il prof. Piero Mazzoni, titolare della Cattedr:l di ancstc~iologia dell'Università th Roma, il 20 g iugno rg64, ~ul tema: "Ba~i teoriche ed applicazioni cliniche della circo la:ztone extracorporca " · All'Ospedale militare di N apoli: Il ten. col. med. clou. Lucio Tramonti, il 12 maggio 19(54, sul [ema: " Sindrome d t W aldcmongh ». i\ II'Ospedalc militare di Caserta:
li ten. col. med. dott. Pietro Mercogliano, l' n maggio 1964, su l tema: Contributo al le dermatiti fisiche nella medicina m ili[are u . All'Ospedale militare di Bari: Il prof. Giacomo Armenio, ordinario di Clinica odonto-stoma[ologica dell'univer~ità di Bari, il 13 maggio r<)64, sul tema: « Moderno inquadramento delle nevralgie essenziali del trigemino l>.
343 11 prof. Enzo De March i, direttore della Clinica ortopedica dell'U ni versid di Bari, il 10 giugno 1964. sul tema : <• Lombosciatalgie >•. All'Ospedale militare di Caserta:
O cap. mcd. dott. Vi ncenzo Petrarca, il 29 maggto 1964, sul tema : <• Lombosciatalgia da ernia del disco >>. All'Ospedale militare di Messina:
n prof. Letterio Cannavò, direttore della Cli nica delle malattie infettive e tropicali de!l'Universit?t di Messina, il 6 maggio 1g64, sul tema : « Malattie virali di recente acquisizione >> . Il prof. Luigi Carmona. d ircuore della Clinica chirurgica dell'Università di Me,. sina, il 23 maggio 1964, sul tema: " L 'ulcera gastro-ù uodcnale con particolare riferimento nei giovani "· n prof. Gustavo Barresi, direttore dell'Istituto di patologia chirurgica dell'Un iversità di Messina. il 5 giugno 1964. sul tema: " Fumo e salute "· Alla Scuola militare alpina di Aosta: Il IO maggio 1~4, il ten. col. mcd. \lla~~i mo Cirone, della Direzione generale di sanità militare, ha tenuto ad Aosta una conferenza ~ulla ~pcdizione scientifica italiana dell'Istituto Geografico Polare, che, organizzata e diretta dal prof. Silvio Zavatti, operò nell'estate 1963 sulla costa orientale della Groenlandia. La conferenza ha avuto luogo di fronte ad un uditorio rappresentato dai quadri e da circa 700 A .U .C., A.S.C. ed A.C.S. della Scuola Militare Alpina. Erano presenti anche il generale TaYerna, comandante della S.M.A., e numerosi ufficiali del Presidio. · Introdotto dal magg. med. Pietro Ragni, d irigente il servizio sanitario della Scuola, l'O. ha illustrato le caratteristiche geografiche, climatiche ed ambientali della Groenlandia, iotegrandole con richiami storici relativi alle tappe succe~~ive della scoperta dell'isola. Avvalendosi della proiezione di diapositive a colori, il ten. col. mcd. C ironc si è, quindi, ampiamente soffermato sugli scopi e sugli itinerari della m issione, avente come principale obiettivo di indagine la popolazione eschimese di Angmagssalik, che, essendo stata acquisita all'occidente in epoca relativamente recente, si trova attualme nte nella delicata fase di transizione dai modelli culturali primiti vt e tradiztonali a yuelli di tipo occidentale. La particolare ricerca fu condotta dal prof. Zavani nel settore ecologico-etnografico e dal ten. col. mcd. Cirone nel campo della psicologia, che per la prima volta faceva il suo ingresso in Groenland ia. 53 groenlandesi adulti - 26 maschi e 27 femmine, di età oscillante tra 17 e 54 ann i - vennero esaminati con test non verbali di efficienza mentale (disegno di persona umana secondo Machover, subtest Passalong della scala di Alexander per la misura dell'intelligenza pratica, Progressive Matrices serie A-AB-B 1947 di Rave n), nell'intento di mettere in rapporto le specifiche risultanze con il grado di adesione dei soggetti agli schemi culturali importati dagli occidentali. A scopo integrativo furono anche effettuati rilievi d i personalità (matu rità emozionale, ascendente, integrazione sociale) e compilate apposite schede individuali per la raccolta dei dati sociologici e psicologici. I risultati acquisiti dal ten . col. mcd. Cirone - elaborati presso l'Istituto nazionale dì psicologia del Consiglio nazionale delle ricerche, sott<J l'alta consulenza del prof. Luigi Meschieri, direttore dell'Istituto, e con l'assistenza del ricercato re dott. N icolò Venier saranno presentati al XV Congresso internazionale di psicologia applicata.
344 CONGRESSI l Congresso mondiale di psichiatria sociale. Dal l i al 22 agosto 1964 avrà luogo a Londra il l ° Congre~so mondiale di psich1a tria sociale, organizzato dal prof. Joshua Bicrer con la collahorazionc dei più emincnu studiosi di questa materia. Nel programma del Congresso non sono previste riunioni plenarie quindi non vi sono temi fondamentali, !>e si eccettuano la sessione di apertura e quella di chiusura. Purtuttavia il Congresso ha degli scopi che possono essere riassunti nei seguenti termini: l ) precisare i confini di questo campo nuovo ed in via di sviluppo; 2) permettere ai membri delle differemi discipline di discutere problemi di intc resse comune; 3) porre le basi per una organizzazione permanente a carattere multi-disciplinare. Le lingue ufficiali del Congresso sono: inglese, francese, tedesco c spngnolo. Sarauno trattati in Simposi separati vari argomenti attinenti ai !>egucnti settori di studio: a) ricerca; b) epidemiologia; c) studi interdisciplinari; d) profilassi ed educazioll\. circa la salute mentale; t') comunità terapeutiche ed assistenza c p:rrt-time :.; f) post-<:ura; g) studi socio-psicologici; h) studi sui fauori politici; i) infanzia; j) criminologia; k) di namica c sviluppo famili are; 0 problemi sessuali); m) trattamento farmacologico e CO· munità psichiatrica; n) alcoolismo c tos~icomania; o) psichiatria c inc.lustria. Per informazioni: Segreteria italiana del Congresso (Dott. C. Ravasini e Dott. P. :\forselli . Clinica psichiatrica dell'Uni,·ersità di Milano. Via G.F. Bcsta n. l - Affon Milano).
Giornate di studio sulla microcitemia. Promosse dall'Istituto italiano di medici na sociale. in collaborazione con l'Associaz ione nazionale per la loua contro le microcitemie in lwlia e con lo Clinica pediatrico dell'Università di Palermo, si sono svolte in quella città. nei g iorni 21 e 22 ottobre 1963, d ue «Giornate :t di studio sulla microcitemia. l la,·ori sono stati aperti dal prof. Umberto Chiappcl!J, presidente dell'Istituto italiano di medic-ina sociale, il quale, dopo un brc,·c ~aiuto ai congres.,i'>ti, ha illustrato k finalità del Convegno. Il prof. Vittorio Puntoni, presidente dell'Associazione nazionale per la lona contro le microcitemie in Italia, ha ricordato, quindi, l'origine e lo sviluppo della lotta svolta in Italia contro queste sindromi morbose attraverso il Centro nazionale per lo stud10 delle anemie microcitemichc e delle Sezioni creare nei capoluoghi delle Provincie più colpite. Il prof. Michele Gcrbasi, preside ddla Facoltà di Medicina e chirurg ia e direttore della Clinica pediatrica dell'Università di Palermo, ha svolto la relazione " Problema sociale e clinico delle emoglobmopatit' in Sù·i/ia :t . L'O. si ì: soffermato sulla diffusione
345 della thalassemia in Sicilia riferendo i risultati delle ricerche statistiche volte acl identificare la presenza della srimmata e la dimostrazione d i molti casi di thalassemia major. L'aver osservato, in venti anni, più di mille malati di thalassemia major (Cliniche pediarriche di Catania, Messina e Palermo, Reparti ospedalieri di Catania e di Messina) rende evidente il significato sociale della malattia per la sua frequenza, per l'esito inf:msto con cui si conclude, c per l'assistenza morale c materiale che richiede. Passando a considerare l'aspetto clinico di yucste malattie, l'O. ha sottolineato alcune delle particolarità più interess:mti, che risultano dall'associazione della thalassemia alla drepanocitemia (malattia thalassodrepanocitica e microdrepanocitica di Silvestroni e Bianco) e dalla presenza di thalassemia senza splenomcgalia o con tumore di milza ap· pena accennato. Eventualità questa di manifesto interesse clinico, dato che la notevole companecipazione della milza al quadro morboso era ritenuta fondamentale sino a pochi anni fa. L'O. ha esaminato, (luindi. il problema del trattamento curativo che, imperniandosi principaJmente sulle cmotrasfusioni (particolarmente globulari) cui conviene associare la splenectomia, allarga il problema assistenziale, poiché tali cure non esercitano azione risolutiva sul •processo morboso, ma servono ad allungare la vita del paziente migliorandone anche le condizioni di sa lute. Per quanto concerne la profilassi, l'O. ha ricordato quanto sostenuto sin dal 1948 (relazione sulla malattia di Cooley al l o Congresso di patologia mediterranea a Palermo): cioè a dire sconsigliare l'azione fra portatori della stimmata. li prof. Ugo Carcassi, professore di Scmeiotica medica nell'Università di Cagliari, nella relazione «Aspetti medico-sociali della microcitemia in Sardegna ll , ha ricordato le più recenti ricerche che hanno consentito di estendere ulteriormente lo studio della diffusione e della incidenza percentuale della microcitemia nelle varie zone della Sardegna e di raccogliere dati di notevole interesse nei confronti delle varianti thalassemie. L'O. dopo essersi soffermato sulla scelta delle tecniche diagnostiche, è passato ad analizzare i dati riguardanti l'incidenza della Ù1alassemia in Sardegna: in provincia di Cagliari su 8665 soggetti risultarono positivi 1494 con una percentuale del 17,24% ; in provincia di Nuoro su 6687 soggetti studiati furono trovati l 079 positivi, pari al 16,13% , in provincia di Sassari su 438 1 soggetti sono risultati portatori 670, pari al 13,86% . Ha preso successivamente in esame le possibili cau~e responsabili del mantenimento di così alte frequenze geniche e della irregolare distribuzione nell'isola della thalassemia. Fra le altre cause, in parte non identificate, la malaria, fattori carenziali e la contemporanea presenza di una eritroenzimopenia sembrano essere elementi importanti se non esclusivi del meccanismo selettivo che ha condizionato l'attuale distribuzione delle frequenze geniche talassemiche. cd il mantenimento di valori così alti delle stesse. L'O., infine, ha preso in esame le varie possibilità di lotta e di prevenzione della talassemia ed i risultati fino ad ora raggiunti in questo campo in Sardegna. Ha svolto, quindi, la relazione «Aspetti medici e sociali dèlle microcitemie in Cam pania», il prof. Nevio Quattrin, primario degli OO.RR. di Napoli, direttore della Sezione della microcitemia di -Napoli. L'O., prendendo in esame gli aspetti epidemiologici delle microcitemie in Campania, ha messo in evidenza che: a) il numero dei soggetti riconosciuti affetti da anomalie
o sindromi cmoglobinopatichc in ~enso lato rappresent:J circa un terzo di tutte le emo· patie comunque diagnosticate in qucst' uiLimo triennio; b) i Comuni campani nei qu:Jia sono stati riconosciuti casi di microcitemia c di altre emoglobinopatie r:~ggiungono tJU;J., i il centinaio: essi sono condensati di preferenza in un vasto territorio comprendente k parti finitime della provincia di ~apoli c di Caserta con largo epicentro nella zona Flc grea, Terra del Lavoro. 7ona costiera fino a Mondragone; c) il numero di m. di Coolcy accertati attinge a cifre relativamente as~ai elevate c precisamente circa il 5 'lo rispctto a tutti i soggetti comunt1uc cmoglobinop:ttici: dj il rapporto di incidenza. fra '>in dromi microcitcmiche da un lato e tutte le altre emoglobinopatie o la sola falccm1 .J dall'altro, risulta 92/8 e, rispctti,·amente, 95 5; donde si rica,·a l'importanza ep•lk miologica tutt'altro che marginale anche delle emoglobinopatie non microcitem•:ht c segnatamcntc della stigm:na f:t!cemica; e) seconda, per frequenza, delle emoglobino patie non microcitemiche ~ risultato I'Hb D, presente in 12 ~oggetti appartenenti
;l
3 famiglie non apparentate delle provincie di Napoli e di Avellino. Ricordato come in 3 circondari differenti e lontani fra loro della provincia d• Napoli e di Caserta si;-~ stata rilevata una frequenza media della microcitemia di 4,69 (su 1364 soggeni non :lppnrentati, complessivamente esaminati), ha dimostrato come tlall'insiemc delle indagini wolte si po~s:J ritenere cht" in Carnp:wia vivnno non meno di 150.000 portatori o malati Ji emoglobinopatie di cui una non del gruppo microcitemico.
cou~i~tenre
minor:mz:1
Ha concluso, infine, indicantlo le mi~ure di ordine preventivo ed assistenziale p•Ù adeguate Ja adottare per una concreta soluzione de l problema. Il dott. Giovànni Mola ed il dott. Marcello Pirtroiusti hanno svolto, quindi. la conferenza su c l problemi organizzativ1 della lotta contro le microciumie in Italia -. Gli 00. hanno esaminato i vari problemi organizzati,·i tenentlo conto di quan to hanno evidenziato sinor:l le campagne di ri cerca. Gli :1spctti, oggetto del programm:1 organizzativo considerato, riguardano in particolare: la prevenzione, il dépistage. questo particolare sct~
l'attuale Mato di terapia e i problemi organizzativi connessi tore, il controllo degli infermi e il loro rccupero,
:1
Altro problema: l'aggiornamento Jclla cla~se s:mitaria caz1one ~anitaria delle popolazioni.
queste malattie e l'edu
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Gli 00. hanno concluso, analizzantlo l'apporto che è stato dato cb studiosi, Enti ed A~sociazioni e quanto ancora può e~sere s,·olto da e~si, perché ~i possano attuart più completi cd efficaci interventi nei confronti delle malattie oggetto del Convegno. La rdazione «Emoglobine umane ed emoglobinopatie allll luce delle modam· wnoscen:::e », ~ stata svolta dnl prof. Ezio Silvestroni, primario ematologo degli OO.H R. di Romo e diretrore del Centro nazion:1le per lo stutl io delle anemie . microcitemich · di R0ma: dal prof. Ida Bianco, aiuto nel Centro nazionale per lo studio delle anemu.: microcitemiche di Roma: dott. Carlo Brancati. direttore della Sezione della microct tcmia di Cosenz:l. Gli 00. hanno dapprima messo in evidenza come <l:J nozioni ass:11 scarse d elementari si è passati, nel volgere di pochi ~1 nni, a conosccnr.e quanto m:1i vaste t" preci.;c sui car;-~neri clinici e mutturali, sulle proprietà fi~ico-chimiche. ~ul l'architt'ttura ~paziale Jella molecola emoglobinica, e ~ui rapporti tra funzione c strut tura dell'tmoglobina umana.
347 Si sono sofferrr.ati. poi. ~ulle microcitemie, le quali hanno come difetto genetico non un"a!trrazione suurrurale di un gene emoglobinico e della corrispondente caten:t pollpepudtca, ma una ridotta anività funzionale di uno o più geni. Il mc::canismo genetico che determina l'inibizione funzion:~le dei singoli geni è ancora o~curo. E' stato prospcuato l'intervento di un ~istcma Ji controllo del tasso di sintesi delle catene polipcptidiche, dello stesso tipo già indi\'idu:1to in sistemi batterici. E più JCccnlemente è st:lta proposta un'ipotesi, del tutto diHercntc n:a :~ssai sugge~tiva, e cioè che le v:uiami microcitemiche siano espressione d i combinazioni di alleli abnormi che si formano per cro,·ring over ai loci emoglobinici. L'ultim:t relazione c: Attuali t·onoJCenze sul problema etzologtro dello talassemia , è stat:.1 svolta dal prof. Ignazio Gatto, direttore dell'Istituto di puericultura dell'Università di Palermo. Al termine di una dettagliata esposizione e discussione circa le moderne \edute in argomento, l'O. ha concluso accennando alla possibilità che la talassemia oltre a geni che conuollano la sintesi della globina, sia dovuta anche ad altri geni coeSistenti, che controllano la sintesi dell'cne e delle proteine non emoglobiniche del globulo ro&so, ed affermando che la t~1bssemia, sebbene eterogenea per i vari caratteri ema tologici, presenta un comune denominatore e cioè l'ostacolo ereditario della emo· globinogerwsi in assenza di emoglobin::1 anormale specifica (Ccppcllini, Gerbasi). Nume rose ~no state le comunicazioni presentate, inerenti i temi di relazione.
Convegno su rad iazioni ionizzanti. Si è concluso a Villa Rec:tlc:ni un Convegno sulla c: Protezione delle popolaziom dall'! radiazioni ionizzanti ,, org:111izzato dalla Sezione Lombarda della Società italian1 di medicina sociale e dall'Ospedale di Circolo di Varese, sotto gli auspici dell'Università di Milano. . ella prima g iornata del Congresso, presieduto d::.l prof. Cattabeni, rettore dell'Università di Milano, ~ono stare svolte cinyue relazioni, dal proL Perussia, direttore dell'Istituto di Medicina nucleare dell'Università di Milano, dal dott. Iacchia, direttore della protezione sanitaria dell'Euratom di Bruxelles, dal dott. Polvani, direttore della Jivisione di biologia c protezione sanitaria del c, EN, dai professori Maccolini e Cutrufelli dell'Ufficio di igiene del comune di Bologna, e dal prof. Marinenghi. Sono stati trattaù gli aspetti biologici, medico-sociali e giuridici riguardanti l'uso delle radiazioni ionizzanti in medicina, nell"indu~tria e nella ricerca scientifica. Hanno fatto quindi seguito alcune comunicazioni su aspetti particolari del tema del congresso. Nella giornata conclusiva '><lno ~tali esami nati i dati relativi al conuollo della radioattività nelle acq ue, alb riduzione della dose in radiodiagnostica e radioterapia, ai riflessi psicologici conseguenti all'uso delle radiazioni ionizzanti, alla riduzione della dose in radiodiagnostica e radiotcrapia, all'impiego sperimentale e clinico di farmaci radioprotcttori, agli aspetti genetici. E' stata infine illustrata c commentata da pane del prof. Oliva, direttore dell'Istituto di radiologia deli'Univer~id di Siena c dell'an. Belli del Mini~tero dell'indusuia e commercio, la nuova legge che disciplina l'impiego clinico, indusuiale e sperimen· tale delle radiazioni ionizzanti.
Congresso biennale della Sezione italiana dell'Intemational College of Surgeons. Si è svolto a Milano, dal 7 al 9 giugno 1964, il Congresso biennale ùella Seziom italiana dell' lnternational College of Surgeons. I giornata: " Il chirurgo generale di Crome al problema della profila~~i e terap•a del tetano"· •) G. Oselladore: Introduzione al tema; 2) G. Pezzuoli: «La eziopatoge nesi del tetano n; 3) A. Giovanardi e G. M. Fara: « In fluenza della vaccinazione della sieroprofilas~i e del trattamento anti biotico sul focolaio di infezione tetanica )); 4) B. Vei' zoso: << La vaccinazione antitetanica profil~tttica dal punto di Yista sociale"; 5) Eckmann " La prevenzione del tetano nel ferito e nel traumatizzato e criteri di applicazione " 6) G. Zanussi: « La clinica del tetano con particolare riguardo alle forme fruste, par ziali o di incerta diagno~i "; 7) G. Dania: " La terapia del tetano conclamato>>; 8) C. M. Cattabcni: « Aspetti medico-legali della profilassi e della terapia del tetano >> ; 9) G Oselladore: Conclusioni. Il giornata. « Il chirurgo generale di fronte al problema della diagnosi c terapia dc.:i tumori endotoracici >•; a) Problemi diagnostici. 1) C. Sirtori: << Possibilità c limiti dell,t ciwdiagnost u; 2) A. lbtti: « Possibilità e limiti della radiodiagnostica n; 3) F. Carne vale-Ricci: « Possibilità e limiti dell'e~amc endoscopico »; b) Stato attuale della terapia chirurgica dci tumori endotoracici )). r) G. Oselladore c L. Belli: « I tumori del polmo ne »; 2) P. Valdoni e G. Fegiz: « l tumori dell'esofago n; 3) E. Ruggcri: « I tumon del mcdiastino )) : 4) A. ~l. Dogliotti: " l tumori del cuore»; 5) A. Basile, S. Currò: " I tumori ncurogeni endotoracici » ; 6) T. Rock: « l tumori della parete toracica ». III giornata. << Problemi organizzativi nella lotta contro i tumori >>. Tavola rotonda; moderatore prof. P. Bucalossi. 1) A. Parentela e U. Veronesi: " Il problema della prevenzione e della diagnosi precoce"; 2) M. Pietrojusti: " Organizza zione dei servizi».
Convegno di dietologia ospedaliera. Ha avuto luogo a Roma, il 7 e 1'8 marzo, il Convegno di dietologia ospedaliera, indetto dal Pio Istituto di S. Spirito ed OO.RR. di Roma c dall'Ente Settimana Mc· dica Ospedali. Ha tenuto la prolusionc il prof. T. Trémolières, direttore del Laboratorio di nutrizione umana dell'ospedale Bichar di Parigi, sul tema: c La diétetique dans rorganisation hospiralière actuelle ~. Prima ~uta: c Aspetti dietotcrapici in medicina ~. moderatore il professor A. Bettolo (Roma); seconda seduta: c: Aspetti dictoterapeutici in chirurgi:t :., moderatore prof. A. Cirenei (Roma); terza seduta: · « Organizzazion.: t funzionamento dei servizi <.lietetici ospedalieri :..
II Congresso nazionale di igiene alimentare. Il II Congresso nazionale di studi di igiene alimentare, organizzato a cura <.lei· l'Ente autonomo per le fiere di Bolog na nell'ambito del Vll Salone internazionale dell'alimentazione, si è concluso dopo <.lue giornate di lavoro nel cor~o delle quah
349 sono stati presi in considerazione i problemi che concernono gli alimenti indispensabili all'organismo uma;1o. l problemi attuali dell'alimentazione proteica sono stati esaminati da studiosi e ricercatori nella prima giornata del Il Congresso d i igiene alimentare che si svolge nell'Università di Bolog na. promosso dalla Fiera cittadina. Il prof. Marino Finzi, presidente del Comitato scientifico dei lavori, ha presentato la sua relazione sul tema « premesse e considerazioni in tema di alimentazione proteica >>. Egli ha rilevato i difetti della dieta tipica italiana, riscontrando ad esempio che è carente il consumo di Jatte e di uo va, i quali viceversa sono alimenti molto ricchi di valori proteici. TI relatore ha insistito nell'affermare che occorre la necessità di dare all'italiano una educazione alimentare, utile almeno quanto le vaccinazioni di massa. !l prof. Mononi ha poi parlato del « fabbisogno proteico nella prima infanzia ~. il professor Cari nei degli « attuali orientamenti in tema di fabbisogno proteico senile » c il dottor Bernardi degli «aspetti del problema dell'alimentazione proteica nelle g randi convivenze». Nella seconda giornata, il prof. Domenico Miraglia ha affermaro che l'evoluzione qualitativa dei consumi potrà essere decisamente .favorita se, a fianco dell'azione govern:~tiva, le iniziative d irette dci produttori agricoli e degli operatori commerciali concorrono ad accrescere disponibilità di prodotti a prezzi più accessibili alle capacità di acquisto delle popolazioni, verso le <.Juali potrà utilmente rivolgersi una più diffusa educazione alimentare. Soprattutto su questa necessità di una « educazione alimentare> sono tornati coloro che hanno fa tto interventi nel dibattito; tra gli altri, il dottor Bernardi ha rilevato che il problema dci consumi richiede « una perfetta organizzazione di mezzi economici e di una competenza ben fondata, da parte degli organi preposti agli approvvigiona menti. Parallelamente, occorrono strumenti g iuridici più consoni, e meglio e più fac ilmente adattabili agli avve nimenti congiuntu~ali , sia positivi che negativi >J. Sono seguite numerose altre relazioni, tra le quali quel le dei dottori Stacchiotti e Occhi, su « aspetti tecnologici dello stoccaggio del latte allo stato congelato >, del dott. Amedeo Ma ttcuzzi, sulla cc liofilizzazione degli alimenti in genere e proteici in partkolare », del dott. Alice, sul cc riso nella alimentazione umana » . del dott. Bo ngiovanni, sui « moderni processi tecnologici e il controllo sanitario per l'allevamento e la macellazione del pollame~, del prof. Ca nella, sul «fabbisogno protcico del malato», e del prof. Carbone, sul « miglioramento della composizione del latte in rapporto alle esigenze .dell'alimentazione ». Nel Congresso, in sostanza, è stata portata una precisazione docu mentata sulla situazione attuale dell'alimentazione, anche nei suoi riflessi economici: gli italiani debbono imparare a consumare meglio, a distinguere e a scegliere.
Le vaccinazioni profilattiche per i lavoratori. ll 4 marzo u.s. ha avuto luogo, presso la sede dell'Istituto italiano di medicina sociale, un « incontro degli amici della medicina sociale» sul tema: « Le vaccinazioni profilattiche per i lavoratori ''· Relatore il prof. Aldo Ci mmino, presidente della Fa-
colcl di medicina c chirurgia e direttore dell'Istituto di microbiologia deii'Umvcrsiù di Roma. L'O. ha messo preliminarmente in evidenza la grande cCficacia dei provvedimenti immunizzami ncii':Jmbito della prevenzione di molte malattie infeuive, soffcrmandosi. in particolare, sulla disamina delle più importanti vaccinazioni attualmente realinatt a difesa della salute dci lavoratori c rile,·ando come il razionale impiego delle vaccinazioni profilattiche costituisca, senza dubbio, un mezzo di grande efficacia nella prevenzione di determinate malattie infetti\c, che mettono in pericolo, assai spes,o. la vita dell'i ndividuo in genere, e quella di alcuni lavor:nori in particolare, per la ~peci fic ità del rischio cui essi sono maggiormente esposti a causa delle particolari l:wora ztont cut sono addetti. Tali misure preventive, realizzate secondo una organica c seria predisposizionc dei sen·izi profilattici, c con rigorose modalità operative, concretizzano un piano di difesa della salute del lavoratore, secondo i dettami della nostra Carta Costituzionale TI rclatore ha considerato, poi, partitamente le varie vaccinazioni - che vengono praticate proprio in considerazione del fatto che le varie categorie di I:Jvoratori, :t mo tivo dell'amhiente di lavoro in cui vivono, sono esposti al rischio di contagio attraverso un anali~i delle finalicl cui le vaccinazio ni profil:miche tendono, dci metodi eseguiti per la loro corretta realizzazione, dci risultati positivi ottenuti nello specifico settore attraverw documentazioni scientifiche e pratiche, della loro efficacia, delle \'ac cinazioni obbligatorie ai sensi di legge c di quelle di cui se ne consiglia ormai b pratica, attesi i benefici effetti che ~ono wtti conseguiti in molti settori lavorativi.
11 relatore ha illu~trato, quindi, i vari aspetti della vaccinazione antivaiolosa; di quella contro le m:1 lattic respiratorie c:JUsatc da virus, particolarmente so ffe rmanùo~i ~u quelle <Jnti-influenzale; di quella antitubercolare, che si inserisce nel problema di più vasta port<Jta della tubercolosi del lavoro: di quella contro le leptospirosi, molto frequenti, come è noto, tra i Ja,·or<Jtori addetti alle risaie, c, infine, di quella antite ranica, che in que~ti ultimi tempi ha dato luogo a non pochi casi mortali. Que~t'ultima. in p:~rticolare, con legge ùel 5 marzo 1963 ~ divenuta ohbligaro(ia per talune categorit> di lavoratori quali gli ag ricoli, i ca nton ieri, stradini, operai dell'edilizia, asfaltisti. str.1ccivendoli, netturbini, addetti alla fabbricazione della carta, e per g li sportivi al l'atto della affiliazione al CO~J. Per quanto concerne la tubercolo~i. il relatore ha elencato le categorie che mag· risultano esserne colpite e, precisamente, filatori. tcssiwri, tintori, mur:norì. st.1gnini, macchini!>ti, vetturini, carrettieri, sottolineando la efficacia della vaccinazione antitubercolare che viene ampiamente praticata con positivi risultati, c che costitu isce, :~d :1vvìso di grandi tisiologi, igienisti c microbiologi, un valido mezzo di immunizzazione di cui si comiglia la estensione al maggior numero possibile di persone. in forma si.tcmatica e seletti,·a. in tal senso. sarebbe opportuno con~iderare una profilassi specifica per i la,oratori, soprattutto per determinate categorie. attraverso un vasto c completo programma di lotta contro la mal:lttia tubercolare. Al termine dell:t sua esposizione, il rclatore ha espres~o la nrcessità di disciplinare :tcleguat::unente l'esecuzione delle V:Jccinazioni più efficaci nei confronti delle v:1ric: categorie di l:JVoratorì. e la opportunità della istituzione della tessera sanitaria, che ~iormeme
• costituisce il documento più importa nte, attraver:.o il quale è dato conoscere l'anamnesi personale del lavoratore. Sono seguiti gli inten·cnti. llanno preso la parola: pro f. Umberto Chiappelli, sen. prof. Cesare Rotta, prof. Vittorio Del Vecchio, prof. Ludovico Paterni, prof. Alberto Barettoni Arleri, on. prof. Beniamino De Maria, Jou. Ezio Borgognoni Castiglioni, prof. Cesare Chia rotti, prof. Emilio Ercoli. A tutti gli intervenuti ha esaurienteme nte risposto il relalOrc.
NECROLOGIO Il giorno 29 marzo t9lJ4, è deceduto in Roma il Colonnello Chimico-Farmacista R.O., OOLt. P IETRO PALM ERTO. Nato a Guardiagrele (Chieti) il 2 marzo 1897, partecipò alla prima g uerra mondiale, quale sottorenente di complcmemo di Fanteria, entrò nei ruoli permanenti dell'Esercito nel 192;, quale Tenente del Corpo di Amministrazione. Conseguita la laurea in .farmacia, passò, nel maggio del 11)28, nei ruoli permanenti del Corpo Sanitario Militare, quale Tenente Chimico-Farmaci~t:l. Promos:.o Capitano nel 1934• \Cnne trasferito in Tripolitama, quale direttore della Farmacia dell'Ospedale ~lilitarc di Tripoli, alla cui organiz1.azione si dedicò con pas· sione c con entusiasmo: a Lui 'i de,·e, fra l'altro, l'impianto cd il funzionamento del primo laboratorio militare di analisi bromatologiche della Colonia. Maggiore nel 194r e Tenente Colonnello nel 1943, ricoprì la c:lrica di Capo della Sezione Chi mico-Farmaceutica della Direzione Generale di Sanit:t Militare presso il Ministero della Guerra: qui svolse attività alacre e prezws•sslm:t, dedicandosi in special modo all'org:tnizzazione della produzione bellica dei materiali ~an ì tari, raggiungendo risultati che furono quanto m:ti :tpprezzati. Lasciò il servizio effettivo da T enente Colonnello. Promosso Colonnello nell'ausi liaria nel gennaio del t9)I, passò nel Ruolo d'Onore nell'agosto del r952. Ai familiari le espre~sioni del pil:1 vÌ\O cordoglio da parte del nostro Giornale.
Direttore respon<abde: T en. Gen . .\1ed. Prof. F. L\I) E\"AIA Redattore capo: Magg. Gen . .\1ed. Prof. F. FERRAJOLI T IPOGRAHA
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DI MEDICINA MILITARE MINISTERO DELLA DlrESA- ESERCITO -
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per gli ufficiali medict e chimici farmacisti s1a in s.p.e. che delle altre categorie e per i medici civili convenzionati
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LUGLIO - AGOSTO J964
iV!fj~ {fJ1 GIORNALE DI
ME DICINA MILITARE PUBBLICAZIONE BIMESTRALE A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE DJ SANITA' MILITARE
DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE MINISTERO DELLA DIFESA- ESERCITO - ROMA
GIORNALE
DI
MEDI C IN A
MINISTERO DELLA DIFESA- ESERCITO -
MILI TARE ROMA
SOMMARIO Pag.
PuccL'lr C . : Fondamenti di patologia traumatica. Dal trauma alla malattia .
353
LA RoccA V., PREITE E., RENZULLJ L, VI VOLI G.: Ricerche e considerazioni su di un episodio di tossinfezione alimentare da S. Typhi murium verifìcatosi in una collettività militare .
36-;
MANGA:'•/0 M. : Il concetto di causalità e di nesso cau~alc con speciale riferimento alla pensionistica privilegiata ordinaria
380
REBUFFAT G., RaMANESE C.: Un interessante caso di traumatismo multiplo .
393
AMoN"o F.: Moderni criteri di valutazione audiologica delle ipoacusic per le Commissioni mediche per le pensioni di guerra
397
C!òNSABELLA V.: Metodo rapido e preciso per la determinazione degli zuccheri nelle sostanze alimentari. Metodo Solomos
410
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA: Recensioni da riviste e giornali . Sommari di riviste medico-militari
53 1
NOTIZIARIO: Notiziario tecnico-scientifico
437
Notizie varie
449
Conferenze
449
Congressi
45°
Notizie militari
455
Necrologi
456
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LUGLIO· AGOSTO 1 '64
ANNO 11 40 - FA SC. 4
GIORNALE DI MEDICINA MILITARE PUBBLICATO A CURA DELLA DIREZIONE GENERA LE DI SANITÀ MILITARE
FONDAMENT I DI PATOLOGIA TRAUMATICA DAL TRAUMA ALLA MALATTIA
Prof. Dott. Clemente P uccini Direttore dell' Istituto di Medicina Legale dell' Università d i Mace rata
PR I CIP I GENERALI.
l principi di forza c di energia dominano la fisica moderna e, di riflesso, la biologia. Essi trovano la massima appl icazione nella traumatologia c ne costituiscono il fondam('ntO. Nel suo significato originario il termine di trau.m a equivale « feri ta n (tp!ZO!J.Il = ferita, •P~'Jfl.C!'tt ~o = ferisco, tpil~fl.~''afl-6; - feri mento) corrispondente al latino vul11us; in senso più lato esprime un concetto generico di danno, come attesta l'uso presso i classici greci : riferi to a navi significa « avaria, falla :t, riferito a eserciti « disfatta, rotta. sconfitta ». Nella terminologia medica questo termine ha assunto un significato preciso designando l'azione lesiva di natura meccanica o, come anche si usa identificando la causa con l'effetto. la lesione meccanica stessa. rn traumatologia il fattore causale si iclentifica col principio di forza. La fisica definisce forze quelle cause che determinano il movimento di un corpo, cioè cbe modificano lo stato di quiete o di moto uniforme di un corpo. Tutte le volte che vogliamo spostare un oggetto, romperlo o tagli arlo, dobbiamo esercitare su di esso una forza. Si dice che a un corpo è stata applicata una forza quando questo, essendo in quiete, tende a mettersi in movi mento in modo
- ----Nota. bre l963.
Conferenza tenuta nella Scuola di Sanità Militare in Firenze. il 18 novem-
354
che esso, se è libero di muoversi, si muove effettivamente mentre, se è trattenuto nella sua posizione da un qualsiasi vincolo, trasmette ai vincoli una sollecitazione che li deforma in misura diversa secondo la loro rig1dità. Ecco un principio di fisica che costituisce un presupposto fondamentale della traumatologia. Ogni aggregato vivente ha un suo equilibrio. cio~ tende a mantenere invariata la posizione, la forma, la struttura c la funzione. Sorto l'azione di una forza un organo modifica la sua posizione spostandosi dalla sede naturale c. oltrepassato il limite fisiologico di resistenza delle connessioni che lo trattengono, perde i normali rapporti anatomici (dislocazione); un tessuto modifi ca la sua forma e, superato il limite di coesione dei singoli clementi strutturali. subisce una soluzione di continuità (discontinuazione). In fisica caratterizzano una forza - c in rraumarologia caratterizzano un trauma - l'intensità, i! punto dì applicazione, la direzione e il verso. Il potere lesivo di un qualsiasi oggetto dipende dal1a sua energia ci1letica, che è la capacità di produrre lavoro da parte di un corpo per il fatto di essere in movimento, espressa dalla quantità di lavoro che se ne può ricavare quando il corpo si ferma. Il concetto puramente statico di forza si integra. dunque, con gucllo dinamico di energia cinetica in funzione della massa <.: della velocità. L'espressione F = ~ m v2 è pienamente valida per la traumatologia e le applicazioni biologiche del principio « massa in movimento » riconoscono un rapporto aritmetico col peso e un rapporto geometrico con la velocità. Questo vuoi dire che un corpo avente un peso doppio di quello di un altro ma che si muove alla stessa velocità possiede un 'energia cinetica doppia, mentre se ha uno stesso peso ma si muove a una velocità doppia possiede un'energia cinetica quadrupla. Le conseguenze traumatologichc di questo principio si osservano specialmente nelle azioni lesive dci proiettili. In senso strettamente fisico una lesione traumatica è dunque un lavom che compie nell'organismo un corpo in movimento quando si ferma. L'esempio più comune è quello di una ferita da corpo contundente. Lo schiacciamento dei tessuti richiede una certa forza d'urto, ma un oggetto di adatta forma, dotato di potere penetrante, penetra profondamente nei tessuti con una m.inima energia cinetica : è questo il caso della ferita da punta. La parte di energia che non viene utilizzata nella produzione della lesione si trasforma in calore che si disperde nei tessuti. A parità di forza d'urto utilizzata gli effetti lesivi variano secondo molteplici ci rcostanze. La concentrazione cronologica dell'azione traumatica è uno dei fattori più importanti, poiché la resistenza di un corpo di fronte a un urto improvviso è sempre minore di quella opposta ad un impulso protratto. Si hanno azioni di «percussione» quando la massa in movimento colpisce un tessuto
355
in modo violento e rapido cessando immediatamente il suo contatto, o quando l'individuo in movimento urta contro una resistenza rigida; si hanno azioni di «pressione» quando la massa in movimento agisce in modo meno rapido c meno istantaneo e il suo contatto con la regione colpita si protrae per llll certo tempo. Gli effetti della decelerazione. rapida oppure prolungata, si rendono evidenti in talune circostanze traumatologiche. particolarmente negli incidenti ~tr adali. La ripartizione della forza d'urto su una superficie ampia attenua gli effetti lesivi c, viceversa, li aggrava quando essa è concentrata in una superficie ristretta: un'altra componente importante è 4uindi l'estensione dell'area traumatizzata. La trasmissione della forza d'urto avviene direttamente ~u l tessuto colpito, ma si ripercuote anche a distanza; si hanno così azioni lesive « dirette ~ nd punto di applicazione della forza e azioni «in dirette» a varia ,distanza c profondità dal punto colpito, talora perfettamente simmetriche rispetto a questo (contraccolpo). Altri fattori di rilievo che condizionano gli effetti dell'energia cinetica di un corpo sono la unicità e molteplicità dei traumi, la si multaneità o la reiterazione di questi , la resistenza opposta dal tessuto alle sollecitazioni (trazione, compressione, torsione, flessione) secondo la sua struttura, forma, posizione, rapporti, modificazioni fisiologiche e pregressi stati patologici (c. d. condizioni o cause predisponenttf La traumatologia classica fa riferimento escl~sivo all'energia cinetica, ma la fisica insegna che esistono altre forme di energia (termica, elettrica, radiante) capaci di produrre un lavoro. In generale, ogni energia è idonea a determinare una lesione organica, per cui le cause lesive possono considerarsi molteplici secondo la specie dell'energia responsabile delle lesioni da essa prodotte. Oggi vi è infatti tendenza a estendere il significato originario del trauma oltre il senso ristretto di azione meccanica ed a scgtùre un concetto più ampio che comprende fra le cause traumatiche energie fisiche esterne all'organismo (cinetiche, termiche, bariche, elettriche, radianti). energie interm: prodottesi nell'organismo in circostanze eccezionali (sforzi corporei) e anche emotive (c.d. traumi psichici). N elle applicazioni biologiche, gli effetti delle energie lesive non possono considerarsi al la stessa stregua di quelli determinati nei corpi inerti. Alla nozione di trauma va sostituendosi quella più generale di aggressio11e o di stress, la quale tiene conto della reazione difensiva dell'organismo di fronte all'agen te aggressivo o stressante. Questa reazione è locale c generale e si manifesta attraverso modificazioni neurovegetative, endocrine, metaboliche o tossiche, che assumono talvolta caratteri di persistcnza e fisionomia netta di stati patologici generali o di organo (sindromi e malattie post-traumatiche).
Il passaggio da una lesione a una malattia traumatica (l) è talora relativamente semplice, come quando la malania consegue direttamente agli effetti locali del trauma; spesso però è assai complesso c si manifesta attraverso tutta una serie di modificazioni patologiche concatenate fra di loro, di cui l'una ì: la causa dell'altra (successioni traumatiche). La dimostrazione di questi rapporti sul piano rigorosamente scientifico è pos~ibilc soltanto ricostruendo i momenti patogenetici che legano la lesione iniziale alla malattia traumatica; cioè esaminando gli effetti locali imm ~diati o secondari del trauma, le complicazioni precoci o tardive, la reazione generale dell'organismo all'azione.: lesiva, le successioni traumatich<:: fino agli eventi duraturi c mediati che caratterizzano la malattia traumatica. EFFE'I· n
..
LOCALI E MALA'J"J'IE TRAUMATICHE.
Gli effetti locali sono quelli strettamente localizzati nel punto di applicdzione del trauma; si distinguono in primari e secondari. Gli effetti primari sono il risultato diretto e immediato dell'azione traumatica, cioè il lavoro compiuto dall'energia fisica nel ledere direttamente 1l tessuto. Tali sono un'<::cchimosi, una ft:rita, una ustione. Prendendo come.: paradigma la violenza meccanica, si hanno effetti primari semplicemente contusi vi (ecchimosi), àiscon ti n uati vi (escoriazione, ferita, frattura). dislocati v1 (ptosi), oppure distruttivi con mortificazione dci tessuti (necrosi primaria traumatica). Alcune di queste lesioni semplici sono sempre e soltanto di natura traumatica: una ferita non è altri menti provocabile che con un 'azione meccanica, una distruzione traumatica presenta caratteri morfologici che la cli~tinguono da una qualsiasi altra distruzione patologica di un tessuto; altre invece sono dovute anche a cause non traumatiche (ecchimo~i, fratture) c pre· sentano caratteri morfologici e clinici simili, per cui non sono raci lmentc differenziabili fra loro. Una ferita cutanea guarisce senza conseguenze importanti qualora non intervengano compl icazioni in fettive gravi (setticemia, tetano), ma una corrispondente lesione discontinuativa di un viscere può essere causa di morte o dare luogo a manifestazioni di rilievo anche a distanza di tempo dal trauma. (l) Ln distinzione frn le..-ione c maluttia non su~si~tc in medicina legnlc, poiché entrambe ~i identificano di fromc :alla legge; però, ndlo ~tudio etiologico degli evenll traumatici, quc~ta distinzione finisce per ricorrere !>eoondo i concetti generali delb patologia. Nelle valutazioni medico-leg-ali si tengono invece distinti i termini di lesione, menomazione c danno: b lesione rappresenta l'alterazione primaria, anatomo-funzionale dell'organismo (es. frattura); la menomaz/one è la conseguenza della lesione o dei suo1 reliqu:ni ~ull'efficienza della person:t (c~. indebolimento di un arto fratturatol; il danno è b conseguenza della mcnomazione ~ul l 'attività lavorativ:• e sulb vita di relazione in rapporto alle particolari esigenze individuali.
l
357 Come consegu-.:nza diretta di una frattura n di una conru~ione ossea si può avere un'osteoporosi o una necrosi asettica dell'osso; da una semplice contusione muscolare, attraverso l'organizzazione dell'ematoma e del focolaio distruttivo del tessuto muscolare, si instaurano lesioni permanenti che sfociano in una miosite ossificante. Le contusioni viscerali offrono gli esempi più significativi. Grosse contusioni a focolaio della parete del cuore, con distruzione meccanica di un tratto muscolare importante, possono dare luogo a una sintomatologia immediata con i segni clinici e elettrocardiografici dell'infarto spontaneo («contusione infartualc »); a distanza di t::mpo residua una vasta cicatrice parietale con conseguenze molto tardive (aneuri~ma del cuore, rottura secondaria). Una distruzione traumatica, anche abbastanza superficiale e circoscritta. della corteccia cerebrale è causa diretra di sindromi immediate da lesione corticale, con prevalenza di segni deficitari, disturbi della parola, delb vista, ecc. (monoplegie, afasie, cecità corticale, emianopsie corticali). Sindromi post-traumatiche a insorgenza più tardiva conseguono agli esiti riparativi del focolaio distruttivo (cicatrici corticali epilcttogene). La celebre esperienza di Cl. Bernard ha dimostrato che una lesione meccanica anche minima (puntura) del pavimento dtl IV ventricolo dà luogo a una ipergliccmia con glicosuria, generalmente transitoria; una distruzione localizzata ipotalamo-ipofisaria si ripara senza conseguenze, oppure determina un diabete insipido; in certe condizioni di sede e di predisposizione individuale, una distruzione traumatica primaria del pancreas può portare a un diabete mellito. Ecco, dunque, numerosi esempi di passaggio da una lesione locale abbastanza elemen tare a una malattia traumatica. Gli effetti secondari di una violenza meccanica su i tessuti viventi comprendono alcuni fenomeni locali, i più importanti dci quali sono l'emorragia, la necrosi secondaria, la trombosi, l'embolia e l'infiammazione asettica. L'emorragia, come effetto dovuto alla discontinuazione di vasi nell'area traumatizzata, è il più notevole segno della « reazione vit?lc » dei tessuti. Le manifestazioni dell'emorragia. quando essa non conduca con g rande rapidità a morte, sono di ordine gener:tlc c locale. Le manìfcsta7ioni generali sono legate all 'anem izzazione, allo shock emorragico, ai fenomeni tossici che sì accompagnano al ri:lSSorbimento di voluminosi ematomi (ittero, febbre), alle infezioni batteriche che si svi luppano in sed e di emorragia come complicazioni secondarie del rrauma. Le manifestazioni locali vanno dl quelle noco importanti e transitorie (dolore da sti molazione delle terminazioni nervose) fino ai fenomeni meccanici distruttivi o compressivi od ostruttivi che portano a una malattia traumatica. Così un'emorragia che colpisce la parte ghiandolare dell'ipofisi può essere causa di un morbo di Simmonds. T grossi ematomi
intracerebrali traumatici SI comportano in mtto come le apoplessie cerebrali spontanee, con una sintomatologia che varia secondo la sede e l'entità del focolaio distruttivo emorragico c con si ndromi post-traumatiche a distanza legate agli esiti della lesione primaria (cisti cerebrali). Lesioni traumatiche del tessuto nervoso e dei vasi possono rappresentare il presupposto per una emorragia cerebrale traumatica tardiva (sindrome di Bollinger). Voluminosi ematomi intraepatici (da rottura centrale del fegato} comportano a distanza di tempo l'evoluzione in cisti, in ascessi o in rotture secondarie tardive del viscere. Esempi altrettanto dimostrativi si hanno quando gli effetti meccanici compressivi dell'emorragia hanno luogo in spazi relativamente ristretti o poco distensibili. Così si comportano gli ematomi epi- e sottodurali che determinano sindromi da processo espansivo endocranico a insorgenza immediata o ritardata, oppure manifestazioni più tardive in rapporto all'evoluzione di un igroma sottodurale post-traumatico, di un ematoma sottodurale cronico o di un,t p<~chimeningite emorragica interna traumatiCl. Gli effetti dell'emorragia intrapericardi ca sotto tensione si manifestano con fenomeni compressivi del cuore, che portano al tamponamento cardiaco. Gli cmatomi perirenali, determinando una ischemia del rene per compressione globale del viscere o del peduncolo vascolare, possono dare luogo a una ipertensione :uteriosa nefrogena post-traumati ca. Una emorragia massiva sotto tensione ostruente le cavità renali e l'ureterc determina una ematonefrosi traumatica che col tempo porta a un'atrofia lenta del rene. Le necrosi traumatiche si formano, oltre che per azione meccanica diretta del trauma (necrosi primaria), per anossia da alterazion i circolatorie nel territorio traumatizzato o per turbamento del metabolismo locale (nec rosi se::condaria). l tessuti devitalizzati sono sede di processi di autolisi da parte di fermenti endoceil ulari. Se la necrosi è limitata, per esempio, ai margjni di una ferita, essa non dà luogo ad alcuna manifestazione importante o al più favorisce le complicazioni microbiche locali. Quando è estesa, i prodotti di autolisi del tessuto mortificato che entrano in circolo possono determinare fenomeni tossici generali (febbre traumatica) o si ndromi particolari. Questo si osserva specialmente nella distruzione di vaste masse muscolari degli arti, dalle quali si liberano grandi quantità di mioglobina che danneggiano il rene (sind rome da schiacci amento}. La distruzione necrotica di una parte dd fegato, che si ha nelle contusioni dell'organo e come conferma l'esperimento negli animali così traumatizzati, è seguita dai segni di una tubulo-nefrosi oligurica e iperazoternica per danneggiamento delJ'intero sistema tubulare da parte dei prodotti di scissione autolitica ddle ceJlule epatiche o di sostanze tossiche del ricambio proteico intermedio conseguenti all'alterata funzione del fegato (sindrome epato-renale traumatica).
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359 La trombosi, arteriosa o venosa, interviene come il più importante meccanismo di arresto dell'emorragia cd appare, almeno all'inizio, circoscritta ai vasi lacerati compresi nel focolaio traumatizzato. Una trombosi secondaria si ha quando la contusione di un vaso porta a lesioni delle pareti che sono causa di una occlusione trombotica con tendenza ad estendersi oltre l'area traumarizzata; la stasi ematica conseguente allo spasmo del vaso contuso e allo shock secondario favorisce la formazione del trombo. Quando si parla di trombosi traumatica generalmente si intende riferirsi a quella dci vasi periferici (in un arto traumatizzato, con o senza frattura ossea) con le conseguenze circolatorie locali della occlu~ione arterio~J o venosa c le ripercussioni a distanza dipendenti dalla embolizzazione. Ma le trombosi vasali in organi meccanicamente lesi occupano un posto importante nella patologia traumatica. L'impiego oggi diffuso dell'angiografia cerebrale ha mostrato che le trombosi della carotide interna c dci suoi rami non sono evenienze eccezionali dopo traumi cranici; la sin d rome da occlusione vasale che ne deriva - e che ha come substrato anatomo-patologico la malacia del tessuto nervoso interessato - realizza una malattia traumatica vera e propria, che può stabilizzarsi e concludersi con un quadro dominato dall'atrofia cerebrale. L'infarto traumatico del miocardio, da trauma unico contusivo precordiale, è oggi l'entità più interessante della patologia traumatica del cuore, che si manifesta col quadro della sindrome infartuale comune e che dipende da una occlusione molto spesso tromboti ca delle coronarie; in questi casi la trombosi si verifica in corrispondenza di una placca atcromatosa distaccatasi per la contusione del vaso, o è secondaria a un ematoma intramurale, oppure avviene a livello di una lacerazione traumatica dell'intima o di un'area di necrosi asettica della parete, ovvero è di origine emodinamica per paralisi distrettuale del circolo coronarico. Allo stesso ordine di processi vanno ascritte le trombosi traumatiche dei vasi dell'ilo renale e dei loro rami, che portano all'infarto rotaie o parziale del rene. Analogamente per gli infarti traumatici del fegato, della milza e delle surrenali. Credo che un semplice cen no basti a ricordare l'importanza degli embolismi post-traumatici nel determinare conseguenze rnortali da occlusione massiva dell'arteria polmonare, oppure processi patologici a inizio più ritardato e a evoluzione più lenta (infarti e ascessi del polmone) 0 addirittura cronicizzanti, come la trombosi embolica cronica dell'arteria polmonare c dei suoi rami , che porta a una sintomarologia ipertensiva del piccolo circolo e si conclude con un « cor pulmonare ». Di evidente significato traumatologico sono gli emboli di midollo osseo reperibili nei vasi del polmone in corso di fratture ossee e gli emboli di tessuto epatico che si rendono liberamente mobili in
seguito alla frantumazione di una parte del fegato e vengono tr::tsportati nel cuore destro c nel circolo polmonare. Un processo tipicamente reattivo e secondario al trauma è l'infìammazìone asettìca, che si manifesta non soltanto per azione di determinati agenti fi sici (calore, radiazioni) o chimici (caustici), ma anche in conseguenza di un trau ma contusivo. lnizialmcntc, nei tessuti meccanicamente lesi, compare una rea zione vascolarc che porta a un::~ vasodilatnione (talvolta preceduta da una vasocostrizione transitoria) c a un aumento della permeabilità capillare comt' risultato di azioni non completamente conosciute (stimolazione traumatica d iretta delle terminazioni nervose vasali, liberazione da parte delle cellule le~c di polipeptidi da perturbazione del metaboli smo proteico locale) che detenninano la migrazione dei leucociti e il passaggio di proteine plasmatichc dai vasi nell'interstizio del tessuto. Seguono la precipitazione di fibrina e la neerosi cellulare, che completano i fe nomeni morfologici dell'infiammazione. l focolai di fl ogosi asettica si riassorbono senz3 conseguenze, oppure evolvono in un tessuto di granulazione che esita in una cicatrice, come nelle infiammazioni comuni. Queste flogosi traumatiche asettiche interessano principalmente il tessulo cellulare sottocutaneo c i muscoli scheletrici corrispondenti a una zona di con tusionc periferica; si hanno cosi cellulo-dermiti c miositi anche per trauma unico. che vengono ritardate o del tutto abolite quando predomina la distruzione meccanica del tessuto o l'emorragia distruentc. Anche le con tusion i di organi interni possono portare a reazioni infiam matorie asettiche, indipendentemente dall'intervento di agenti microbici. Si conosce una « miocardite traumatica», oltenibilc anche sperimentalmente traumatizzando la regione prccordiale di animali, con focolai fl ogistici disseminati a vario livello nel miocardio che guariscono col riassorbimento dell'essudato interstiziale oppure evolvono verso una miocardiosclerosi diffusa non diffc rcnziabile dagli esiti di una mioca rdite infettiva; la malattia cardiaca traumatica presenta tutti i caratteri clinici ed elettrocardiografici di una miocarditc evolutiva. La riparazione di lesioni disseminate dell'encefalo da trauma contusivo, attraverso l'organizzazione e la cicatrizzazione di necrosi focali, di piccok emorragie interstiziali e di arce di edema, può portare a un quadro patologico conosciuto come «encefalite (o encefalopatia) traumatica>>. Talune for · · mc di epilessia, che hanno come substrato anatomo-patologico una gliosi diffusa della sostanza nervosa specialmente del tronco encefalico, rientrano in questo gruppo di encefalopatie traumatiche e così pure certi casi di Parkinsonismi traumatici (con lesioni cicatriziali nella sostanza nigra, nel corpo striato
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e nel n. pall ido) o di malattie cerebrali evolutive ad interessamento più diffuso che esitano in una atrofia cerebrale post-traumatica. Questi sono alcuni esempi di sindromi e malattie post-traumatiche eh~ conseguono a una lesione locale secondaria di un trauma. EFFETTI GENERALI E MALATTIE TRAUMATICHE.
Gli effetti generali del trauma comprendono manifestazioni molteplici dovute all'interessamento diretto di determinati organi (commozioni viscerali), alle ripercussioni sul sistema circolatorio (shock traumatico) e alla reazione dell'organismo che cerca di ristabilire l'equilibrio interrotto dal trauma (sindrome post-aggressiva, sindrome generale di adattamento). Le commozioni viscerali esprimono un disturbo della funzione di un organo che insorge quando la violenza traumatica trasmette all'organo un urto (onda scuotente), con improvvisa depressione delle funzioni cellulari, la cui patogenesi è almeno in parte dovuta a una vasocostrizione riflessa con anossia del tessuto e perturbamento metabolico locale. Alla ischemia conseguono lesioni regressive parenchimali, modificazioni della permeabilità capillare e vasodilatazione, con edema interstiziale e piccole emorragie capillari. Queste alterazioni, anche se poco appariscenti, concretano un danno anatomico e sono suscettibili di ulteriore evoluzione (sindromi post-commotive). Le si ndromi post-commotive offrono uno dei più comuni esempi di evoluzione graduale da un effetto immediato e generalmente transitorio verso quadri clinici persistenti, di durata varia, aventi il significato di malattia traumatica. Basta ricordare le frequentissime sindromi post-commozionali da trauma cranico, le sindromi vertiginoidi isolate da commozione labirintica, i reliquati della commotio cordis. Lo shock traumatico è un'entità molto compl essa nella sua patogenesi, nella quale concorrono fenomeni di ordine circolatorio, n eurogeno, endocrino e metabolico. Spesso coincide con una perdita di sangue che riduce notevolmen te il volume della massa liquida ci rcolante (shock em orragico); altre volte la sproporzione fra capacità del letto vasale e liquidi circolanti è dovuta a una vasodi latazione riflessa per stimoli provenienti dai tessuti traumatizzati o a sequestrazione di imponenti quantità di sangue nei territori viscerali, con caduta della pressione arteriosa e squil ibrio elettroliti co (shock secondario). La sede del trauma condiziona alcuni importanti meccanismi dello shock. Nei traumi cranici p revalgono gli effetti dello shock neurogeno, nei traumi precordiali quelli dello shock cardiogeno da cedimento dell'attività ·cardiaca, in taluni traumi toracici si hanno i segni dello shock pleurico, nei traumi addominali la sequestrazione di sangue nei territori vascolari dell'area splacnica è
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causa di uno shock secondario. Si includono fra gli shocks traumatici la sindrome da schiacciamento delle masse muscolari, lo shock da laccio, da evtscLrazione, da esplosioni. Per effetto di energie fi~iche non meccaniche si hanno shocks da ustioni, da colpo di calore, da elettrotraumi, da radiazioni mas~iv (· (incidenti nucleari). Quando lo shock non è prontamente reversibile e il deficit circolatorio ~i protrae per qualche tempo, l'anossia tissutale prolungata finisce per danneggiare organi importanti (centri encefalici, miocardio, fegato, corticale renalc) con degenerazioni, necrosi acute e relative conseguenze cliniche. Specialmcnk nel rene si osservano gli effetti dello shock. I n ogni ~hock secondario si ha un immediato arresto nella eliminazione di urina (::muria post-::tggressiv:l), volto ad impedire ogni ulteriore perdita di liquido circolante nei vasi. eh _ regredisce con la ripresa delle condizioni generali. Perdurando l'ischcmia dJl'organo si instaura una insufficienza renale con albuminuria, cilindruria, ipcrazotemia. Le lesioni renali consistono in fenomeni degenerativi e necrotici del sistema tubulan: che colpiscono ora l'intero nefrone, ora i segmenti più alli (nefrosi prossimalc), ora quelli bassi (ncfrosi distale); i tubuli contengono cilindri jalini e granulosi, gocce di albumina, globuli rossi e detriti cel lulan: albumina si trova anche negli spazi capsulari e vi è una sofferenza dell'intlro glomerulo. Un altro tipo di lesione rcnale (oltre quella già ricordata dciL1 ~indrome da schiacciamcnto) è la necrosi corticale bilaterale, su base ischemio, che compare in taluni casi di grave shock traumatico. L'insufficienza rcnal: progressiva e l'uremia sono spesso gli esiti di questi danni renali. Ecco, dunque, alcuni esempi di un effetto generale del trauma cui consegue una malattia di organo. La manifestazione più estensiva dell'organismo di fronte a un trauma (. rappresentata dalla reazione organica post-aggressit•a, nella quale sono coinvolti il sistema neuro-vegetativo, neuro-endocri no e metabolico. La «sindrome generale di adattamento>> non è che un aspetto di questa reazione estremamente complessa, veduto in rapporto all'aumentata attività adrenocorticotropa ipofisaria che a sua volta determina la liberazione di grandi quantità di ormon i da parte della corteccia surrenale; questo effetto si rende evidente nei primi giorni dal trauma cd è documentato dalla perdita di lipoidi nella corticosuircnalc. La reazione post-aggressiva insorge quando il trauma meccanico è rilevante (altre cause fisiche sono le radiazioni e il calore), si manifesta rapidamente e altrettanto rapidamente scompare quando lo squilibrio post-traumatico è stato rip::trato. Talvolta, però, può assumere l'aspetto di una reaziont; eccessiva, persistente e abnormementc prolungata. Si entra allora nel campo delle malattie traumatiche. Il protrarsi della fase catabolica iniziale (questa dipendente dalla libera· zione di adrenalina c di gl icocorticoidi) determina infatti un complesso di sin-
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tomi che si sviluppano a varia distanza di tempo dal traumatismo e che consistono in dimagrimento, ancm izzazione, iperglicemia con impoverimento del glicogene epatico, parcsi intestinale adrenergica, distruzione di proteine plasmaticbe, ritardo nella cicatrizzazione delle ferite, tendenza alle infezioni. Queste turbe generali post-traumatiche assumono non di rado caratteri di gravità più o meno durevole. Gli esiti a distanza della sind rome post-aggressiva persistente non sono completamente conosciuti. Una protratta secrezion e in eccesso di ormoni anteìpofisari e cortico-surrcnalici può rendersi responsabile o favorire l'instaurarsi di lesioni cardio-vascolari, articolari c rcnali, quali si riesce a provocare sperimentalmente negli animali e quali si osservano anche nell'uomo dopo cure protratte con cortisone (degenerazione jalina delle piccole arterie, nefroangiosclerosi, miocardiosclerosi, poliartrite, ulcerazioni gastro-duodenali, coli ti ulccrative). Nell'uomo è ancora dubbio che in sorgano queste <<malattie da adattamento >> dopo traumi unici meccan ici, le yuali presuppongono una persistenza dell'aggressione traumatica e uno squilibrio neuro-endocrino antecedente al trauma. Peraltro, se un trauma dà inizio ad una serie di reazioni sistematiche, a catena, che così profondamente impegnano l'intero organismo, non è facile prevedere quando questi cambiamenti avranno termine. Un importante capitolo, ancora in parte oscuro e del più alto interesse, si apre così alla patologia traumatica.
LE SUCCESSIONI TRAUMATICHE. Una grande varietà di sindromi e di mahttic può conseguire. come si è visto, agli effetti locali e generali di un trauma. I fatti che condizionano questo passaggio non sono né semplici né sempre accertabili nella loro successione. Oggi che è diminuito il rischio delle complicazioni infettive post-traumatiche si conoscono meglio gli eventi generali non infettivi che fa nno seguito al trauma e che la fisiopatologia moderna studia in profondità. Quando il trauma delermina lesioni di tessuti superficiali o di organi, fin dall'inizio accertabili, le manifestazioni morbose successive sono più facilmente riconoscibili come dipendenti dal trauma. Le distruzioni estese dei tessuti, le contusioni degli organi profondi, le perdite di sangue notevoli vengono già a creare le condizioni per l'insorgenza di turbe post-traumatiche durevoE o per la riacutizzazione di stati patologici preesistenti e clinicamente silenti, che sono risvegliati e accelerati nel loro decorso . Questi effetti si considerano la risultante dei fenomeni meccanici distruttivi o compressivi locali, di una intossicazione generale determi nata dai prodotti che si liberano da tessuti traumatizzati o da processi infettivi locali, di complicazioni vascobri n ell'area traumatizzata o di reazioni vasom otorie ge-
ncrali con ipotemionc e anossia dci tessuti, di disturbi del m etabolismo che generalmente si riparano in modo completo ma che talvolta persistono danda luogo a fenomeni locali e generali più durevoli. L'intervento del sistema ncuro-vegetativo ed endocrino è molto importante nella genesi di molte sindromi generali post-traumatiche. Le ripercussioni psico-somatiche che conseguono più o meno evidenti ad ogni traumatismo rilevante e la reazione individuale co,ì diversa da soggetto a soggetto sono clementi tutt'altro che trascurabili nel giuoco complesso delle successioni traumatiche. Numerosi rattori di volta in volta si sovrappongono agli effetti propri d1 un traumatismo: le eccessive stimolazioni dolorose a livello del tessuto traumatizzato che aggravano o prolungano le conseguenze dello shock, l'anestesia, gli interventi operatori, le immobilizzazioni degli arti, il decadimento dci poteri di difesa nelle degenze protratte. Alle volte vediamo una sorprend ~ nt similitudine fra la sindrome generale post-traumatica c la sindrome post-op~ ratoria, dove concorrono gli stimoli nervosi, umorali c circolatori originatisi nel campo operatorio, l'eccitazione dci centri neuro-vegctativi ipotalamici c la reazione che coinvolge il sistema endocrino, circolatorio e metabolico. Per mol te malattie traumatiche il rapporto con gli effetti locali o genera\ · del trauma non si stabilisce in modo immediato; se si prescinde dalle conseguenze dirette di una distruzione meccanica di un organo o dagli effetti local i di un'emorragia distruentc, che si instaurano rapidamente, nella grande maggioranza dei casi il tempo intercorrente fra l'evento traumatico e l'iniz io clinico della malattia è assai lungo. Un vero silenzio sintomatologico, senza alcuna fenomenologia «a ponte ~ , caratterizza non poche malattie traumatiche. Talora un effetto generale del trauma nasconde inizialmente i segni di una lesione di un organo. Così. la fenomenologia generale di uno shock traumatico da contusione del torace può nascondere i sintomi propri di una commotio o di una contusio cordis, i quali si rendono manifesti dopo la scomparsa degli effetti dello shock. La sindrome da tamponamento cardiaco può essere mascherata dai gravi segni generali dello shock traumatico e la rottura del cuore non venire prontamente riconosciutJ. con pregiudizio per la stessa vita del paziente. Altre volte sono i sintomi di una complicazione infettiva che sì confondono con le manifestazioni iniziali della malattia traumatica. Quando si tratta dell e ripercussioni generali di una infezione microbica locale (ferita infetta, ad esempio) è ancora possibile b distinzione fra queste c i sintomi propri della reazione generale post-aggressiva; tuttavia non bisogna dimenticare che le complicazioni infettive costitu_i. scono talvolta l'anello di passaggio da un effetto locale del trauma a un efferw più generale e duraturo che poi si concreta in una malattia traumatica. Talune manifestazioni generali, come le ipertcrmie post-traumatichc, non sono sempre imputabili a una compli cazione infettiva sopraggiunta. Nella
«febbre traumatica asettica » il perturbamento dei centri tcrmoregolatori è dovuto ai prodotti tossici liberati dalla necrosi dei tessuti traumatizzati, al riassorbimento di focolai emorragici, all'entrata in circolo di tossici enterogeni quando vi sia una paresi intestinale, alla eccitazione diretta locale di questi centri come nei traumi cranici, oppure all'eccitazione riflessa attraverso i neJ:vi periferici corrispondenti alle arce traumatizzate. Anche l'adrenalina, che si libera dopo ogni aggressione traumatica, aumenta la termogcncsi. Queste ipertermic possono prolungarsi per molti giorni senza apprezzabili ripercussioni. ma una caduta termica molto rapida è seguìta da ipotcrmia e da un collasso pericoloso. Studiando le successioni traumatiche bisogna considerare gli effetti di un'azione traumatica unica e concentrata nel tempo e quelli di un'azione ripetuta e protratta. Talvolta vi è un rapporto fra questo diverso modo di agire del trauma e le conseguenze che ne derivano. L'esempio più comune è il trauma unico contusivo che determina una semplice ecchimosi cutanea e i traumatismi contusivi ripetutamente inferti in una stessa regione che dànno luogo a una cellulo-dermite pluricontusiva, abbastanza caratteristica per riconoscerne la genesi politraumatica; nell'ecchimosi si ha una semplice infiltrazione emor· ragica da rottura dei vasi sottocutanei, nella cellulo-dermite si sviluppa una vera infiammazione traumatica asettica cronica che interessa la cute, il sottocutaneo e anche i tessuti sottostanti c che esita in una sclerosi. Altre volte questa correlazione non è evidente. La ripetuta traumatizzazione cranica porta a una sindrome cronica conosciuta come «encefalopatia dei pugilatori »; in essa i segni clinici multiformi e le Jcsioni anatomo-patologiche potute osservare (rammollimenti cranici focali , ispessimenti gliali, lesioni atrofiche cerebrali a vario livello) non diversificano sostanzialmente da certe encefalopatie evolutive che conseguono ad un unico trauma contusivo del cranio. Il problema dei pluritraumatismi è stato discusso con particolare interesse nella genesi dei tumori, in aderenza con la teoria irritativa degli stimoli fisici protratti inducenti una spinta proliferativa cellulare in senso ncoplastico; si è anche affermato che i traumi multipli m eglio possono spiegare l'insorgenza di tumori epiteliali, mentre il trauma unico è più frequentemente riconosciuto nella genesi dei tumori mesenchimali (osteo-articolari in particolare). Una dimostrazione abbastanza chiara è offerta dalla contusione di un muscolo che porta a un::t necrosi e a un ematoma intramuscolare; a questo livello il tessuto connettivo giovane di riparazione può organizzarsi in una metaplasia ossea che esita in un osteoma. Spesso certe successioni traumati~he appaiono più chiare quando è possibile ridurre problemi complessi , come quello dci rapporti fra trauma e tu· mori, a esemplificazioni più semplici che offre l'esperienza. I carcinomi eu-
tanei che insorgono in breve volgere di tempo (da 12 a 20 giorni) sulle f~ritr.: o sulle piaghe da ustioni recenti (c.d. « cancro acuto » delle ferite o da ustione) mostrano un saggio di esemplificazione con significato quasi sperimentale di cancerogenesi umana; qui il rapporto di dipendenza fra trauma e neoplasia s'impone in modo evidente. nell'ordine delle successioni patologiche, dd ta l'importanza dci processi rigenerativi degli epiteli cutanei in atto a livello della ferita o dell'ustione, con deviazione dalla normale linea proliferativa. Quando una malattia insorge nella stessa sede dove ha agito il trauma t: più facile dimostrare la serie delle successioni traumatiche. come si è visto per le malattie che conseguono agli effetti locali primari o secondari del trauma. Per le malattie di un determinato organo, dipendenti da effetti generali del trauma, è possibile riconoscere un preciso rapporto attraverso ben noti dati di fisiopatologia, come le malattie renali da shock. Per altre malattie più generali, che conseguono alla reazione organica post-aggressiva, 1 problemi delle correlazioni patogenctiche col trauma divengono, come si è visto, più complessi. Situa1.ione non diversa si presenta di fronte a quelle sindromi cardio-vascolari e neurologiche molto interessanti che si manifestano dopo elettrotraumi e sono dipendenti dalle azioni generali della corrente d::ttrica che attraversa l'organismo. L'approfondirsi delle conoscenze nel campo delle malattie traumatich :: porta a vedere molti rapporti un tempo oscuri c apparentemente incsplicabik E' il caso delle « neuropatie riflesse » estenso--progressive (a prevalenza am_iotrofica, motoria o sensitiva), che traggono origine da stimoli partenti da irritazioni in una qualsiasi arca periferica traumatizzata (contusioni, ferite, ustioni, lesioni elettriche degli arti); tpJi s'introduce il concetto importante di « riflessi nocivi» capaci di <bnneggiare i ncuroni a differenti altezze nel sistema nervoso centrale. come anello di congiunzione patogenetica fra il trauma peri ferico e le malattie di org:ll)i che non hanno alcun rapporto topografico coli la sede del trauma. Generalmt:nte si afferma che i traumatismi cui è sottoposto l'organi~m o sono molto freguenti, men tre le malattie che fanno seguito ai traumi e che: di questi costituiscono l'dfetto sono relativamente assai più rare. Questa considerazione, improntata a un concetto statistico, non ha pregio nella teori 1 generale della causalità cd è priva di significato medico-legale. I comuni criteri eli valutazione (cronologico, topografico, di adeguatezza Jesiva, di continuità sintomatologica. di esclusione, ecc.) hanno valore soltanto orientati\·o c molto generico, ma non servono ad affrontare in profondità il problema patogenetico delle malattie traumatiche le quali, in fondo, non differiscono dalle altre di natura spontanea se non per la diversa etiologia.
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MI'\ISTERO UIFES .\ ISFRCITO - DIRr/.IO:-..t-. CE:-\fR.\1.1' S.\~1'1 \ ' MII.IT \RF Direnon· c., nt r.dc·: T t•n. C. cn. ~kd. Prof. l R\'< C I \CU l \O EV \1\ JSl 'ITUTO D'IGif· NE DI l. L 'GNIVI'RSJT,\ ' DE<, LI STLJI)[ DI .\!OI>T •q
RICERCHE E CONSIDERAZIONI SU DI UN EPISODIO DI TOSSINFEZIONE ALIMENTARE DA S. TYPIII MURIUM VERIFICATOSI IN UNA COLLETTIVITÀ MILITARE V. La Rocca
F.. Preite
L. Ren zulli
G. Vivoli
Questa nostra nota tratt.t di un cpi~otlto di tossinfczione aitmentarc, verificato~i in una collettività mili tare di Modena (Accadcmi:.t Militare) nel giugno 1963. L'entità dello episodio intesa sia come e~prcssione numerica degli individui colpiti, sia wme entità dci sintomi clinici presenti in un considere\ olc numero di c:'hi, è stata più che notevole.:, in considerazione anche della ngoria dei soggetti, tutti giO\·am e fisicamente -.clezionati. Per tali ragioni, oltre che per la peculiare omogeneità della comunità in que~t10nc. ci ì: scm hrato di particolare interesse.: approfondire l'indagine eptdcmtologica. All'epoca dell'episodio g li allievi componenti la collctti\'ità erano circa 600, di et~ compresa tra i 18 e i 21 anni {nel computo sono esclw.i gli ufficiali, i sottufficiali, i mi litari di truppJ. c i civili addetti ai servizi, che usufruiscono di altre mense). ,\1 mo mento della loro ammissione all'Accademia erano stati rutti trattati c-on 3 dosi di \"accino misto formobto T.A.B.Te. a di-.tonza di 15 giorni !"una dJII'altra: di c''i 243 a\'enno ricevuto una iniezione di richi:uno circa due mesi p ri ma dell'insorgenza dell'episodio in oggetto. I primi rico,eri presso l'infermeria dd corpo si ehhero b mattina del 21 giu)!no: il numero degli infermi raggiun\e \'erso sera le 49 unità; aumentò progressi\'Jmente durant" la notte c il giorno seguente ( 103 soggctti allettati). L'afflus'o andò esaurendo~i nel po rncriggio del 23 giugno ( l O colpiti): quindi nel giro di due giorni 162 soggetti, pari :1 c:irca i.l 27~ deg li allievi, erano rimasti colpiti dalla forma gastro-entcric:~. li quadro clinico apparve ~in dall'inizio di una certa entità, :.JCCOmpagnandosÌ :ti segni di sofferenza dell'appar:Jto gastro-enterico una spiccata compromissione dello state generale. Infatti tutti i malati prescmavano alitosi con lingua saburrale, nausea e vomito di tipo alimentare; dolori addominali diffu,i a tipo cr<lmpiforme; diarrea profusa accom pagnata cb emissione d i gas fetidi e d:-. tenesmo rettak; febbre conrinuo-remiuentc le cui pun te ma~sime oscillav:-~no tr:.J i 38,5 ° cd i 40° C, accompag-nata cb adina mi:.J, foto· fobia, cef::tka, fenomeni di disidratazione.: c spiccata ipot<'nsion~. In un notevole numero di casi si rilc'ò epato-sp!enomeg:.~lia, in altri ancora disrit· mia cardiaca con extrasisrolia a salve. mioartralgie a !iYdlo scapolo-omerale ed intersca· polo vertebrale. Per un solo malato si rese necessario il rico\'ero in ambiente ospitaliero. a seguito della comparsa di ittero imen~o. La simul taneità dell'insorgenza della ~intomatologia clinica orientò ~ubito i san ir:tri militari verso la diagno'>i di tossinfezione alimentare e. in base ai dati clinici, si pensò ad u na Salmonella quale agente eziologico.
Gli es:1mi colturali eseguiti d:1l Laboratorio Provinciale di Igiene c Profib~~i di Mo dcna (su 5 campion i di feci, sul materiale vomitato da alcun i amm:JI:Iti c su 3 campioni di sangue) conferm:Jrono il sospetto cUnico; infatti da 3 campioni Ji feci furono i'>obti i ceppi bauerici che per le caratteri~tiche morfologichc, colturali, biochimiche e ,ierolog;i che. furono identificati come Slllmonella typhi murium. T ale diagnosi fu successivamente conferm::na dal nos tro Istituto e <hl Centro per gli Emerobatteri patogeni di Mi lano . .t\onostante la terapia subito instaurata in base al sospcno cUnico e consistcme in cloramfenicolo (3 g al dì), sulfamido guanidina, flcbocli\i glucosate, cardiotonici c c:~r diocinetici, vitam ina C e com plesso B, la durata della mnlattia fu piuttosto lunga, usci). lando da un minimo di 9 ad un massimo di 19 giorni, con una degenza media per allievo di I l giorni. Nel frattempo l't\ utori~à sanitaria militare aveva imziato l'indagine epidemiologica tendente ad accertare l'alimento responsabile dell'epidemia e quale fosse stata la mod:~lit~ del suo inquinamento. Tenendo prese nte il periodo d i incubazione delle Sa l moncl l o~i. si sospettarono i cibi consumati durante i pasti del giorno 20 giugno: tagliatelle alb hologncM:, spiedini di carne glassata a pranzo; uovo sbattuto in brodo di manzo, •n' o l tini di carne ripieni di prosciutto cotto ed aromi, dolce a base di farina di patate, uova e z ucche ro a cena. U na serie di esami colturali su campioni di carne d i manzo e di vitello della partita impiegata per la preparazione del brodo e delle pietanze, sulla carne rcsiduata, sul dolce, sul frullato d'uovo c sulle acque di lavaggio del frullatore e del tritacarne, eseguiti dal predetto L aboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, diede però esito negativo. D:~ nessuno di questi cam pioni fu infatti possibile isola re enteroba ttcri patogeni. Ne consegue permnto che gli alimenti summenzionati non sembrano ritenersi ,·ei ~oli responsabili. C'..on maggior probabilità, invece, è da sospettarsi il brodo (unica vivand:J non analizzata per la impossibilirà di reperirne gli avanzi), sia per un criterio di esclusione, sia perché il germe inquina nte trova i n esso un pabulum ottimalc per la sua molti· plicazionc c successiva disse minazione in massa. Q uesta ipotesi potrebbe altresì spiegare il grande numero di soggetti colpiti contemporaneamente.
A q u e~to punto ~ono incomi nciate le indagini da parte dell'Istituto di Igiene. Es~c ~ono consisti te nella:
! 0 - ricerca di C\'Cntuali portatori di Salmonclle tra il personale civile (27 persone) addetto :1 Ila cucina ; ricerca delle Salmonellc in alcuni alimenti in g iacenza presso la d ispensa;
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3 ° indagini sierologichc nella q uasi totalità degli allie,·i colpiti, in un largo nu· mero di quciU rimasti indenni, e nel personale di cucina (459 soggetti complessivamente}.
J. - R ICI'RCA DEI PORTATORI NEL PLR~O~i\LE DI CUCINA.
Le feci del personale addetto alla cucina con varie mansioni (cuochi, sguatteri, ecq sono state seminate in « Selenitc 13roth » c « Tetrathionatc Hroth ~ c dopo 18-22 ore di permanenza in termostato a 37°C da ciascun w bo si è proceduto all'isola mento in S.S. Agar c Bismuth Sulfitc t\gar. Le colonie sospette sono ~tace riprese per la identificazione biochimica e sierologica. Non è stato però pos5ibile evidenziare germi appartenenti al genere Salmonella.
2. • RI CERCA DELLE SAL~fO:>Il:.LLE. IN \LCUNI \l.IJilF.KTr. Gli es:-emi colturali, ese~uiti 'u .tkuoi alimenti rircnuri incrimm:.htli, sono st:Jti del p:-eri negativi, non essendmi repcrt:-eti cntcmbatter! pato~eni.
3. • RrcERCHE s r EROLOGtCHE. Rimasti senza probante rispo~ta gl i inte rrogativi riguard:lnti l':~ lirn ento responsabile dcll'epidemi:J e le modalità dell'inquinamento, indirizzammo la nostra ricerc:t verso l'inJagiuc sierologica condotta sulla qu:t~i totalit3 della collettivitit cd intcs:~ a studiare il comportamento del tasso anticorpalc cb vaccinazione e di <.Judlo derivante dalla infezione dovuta alla Salmonella sia negli individui che avevano sofferto della forma tossinfettiva (e che in seguito saranno indicati come « malati >>). che nei 'oggetti rimasti indenni da qualsiasi manifestazione morbosa (indicati come c sani ~ ). Abbiamo quindi eseguito a distanza di 15-20 giorni d.11l'episodio 459 prelievi di sangue dei quali 146 da malati, 2!!6 da soggetti sani cd inoltre 27 d:tl personale di cucina. l sieri raccolti sono stnti cimentati con sospensioni batteriche fenobte allo 0.'5°·" allestite con S. paratyphi A, S. paratvphi B, S. t1·phi murium, S. <·ho/eme suis, S. typhi H 901, S. typhi O 901, S. entet·itidi.c (di collezione dell'Istituto) c con lo stipite isolato dalle feci di un malato, denominato Stipite c Accademia"). Di quest'ultimo sono state anche approntate sospensioni previo trattamento con al .:ool per eliminare l'antigene H. La ricerca delle agglutinine è st:lta eseguita cimentando i suddetti antigeni con sieri diluiti l: 20 ed l: 40 e leggendo i risultati dopo permanenza in termostato a 37"C per 8-10 ore e successiva esposizione per 12-16 ore a temperatura ambiente. I sieri che provocavano agglutin:tzione al titolo l: 40 venivano ulteriormente cimentati fino alle diluizioni massime alle quali si aveva positività. I risultati ottenuti sono riportati nella tabella l , in cui sono esposti, separatamente per il gruppo dci malati, dei sani c degli addetti alle cuci ne, il numero dei sieri risultati positivi e la rispettiva percentuale, il titolo di agglutinazione c la relativa media geometrica. L'esame di questi dati consente d i rilevare quanto segue: - Per quanto concerne gli anticorpi agglutinanti nei confronti della S. typhi murium , è interessante notare l'elevato numero di sieri positivi ad :tito titolo. La percentuale di positività e la media geometrica dci titoli sono risultati più eJe,·ati nella categoria dei malati che in quella dei sani. Tali valori sono molto simili a quelli ottenuti cimenr:~ndo i sieri con l'antigene O dello stipite bolato durante l'epi~odio tO\\infettivo, il che conferma che l'agente responsabile della tos~infcz ione è S. typh1 murium. - Da rilevare inoltre che g li anticorpi verso gli antigeni ciliari dello stipi te Accademia si sono ritrovati in una percentuale in fe riore a quella dci ~ie ri po~itivi nei confronti deg1i antigeni somatici (18,3°fc, rispetto a 29,2 /.,) e con una media geometrica de i ti toli più bassa, il che dimostra ancora u na volta che all'inizio di una in fezione sal rnonellosica si verifica principalmente la produzione di agglutinine somatichc. - Da considerare ancora l'elevata percentuale dci sieri positivi a titoli elevati verso i suddetti antigeni tra il gruppo degli allievi che non er:tno statt implicati nell'episodio tossinfcttivo: a nostro parere ciò può indicare che in un numero note\·olissimo dt individui ~i è verificata una infezione decorsa senza manifestazioni cliniche e\Ìdenziahili soggettivamente cd oggcttiv:~mcnte. D'altra parte v'è da rimarcare che una certa per-
370
RISULTATI DELLE AGGLUTINAZIOKJ ESEGUITF. SUl SIERI PRE LEVATI
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37 T T.\RFLI. \
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372 centualc di allievi malati si è dimostr:Ha priva di agglutinine specifiche anti S. /.''fh' mtmum: ciò ~i può probabilmente :Jttribuire al precoce c ma~siccio trauamento con cio ramfenicolo che. come è noto, ostacol:t od inibisce la produzione d1 :~gglutinine. Scars:J la positività nei confronti di S. cholerae mir e S. enrerl/ldi.c
- Le agglutinine :Jnti S. ryph1 H 901 sono presenti in un numero di soggetti pcrcmtualmcnte assai vicino (21,1 Q,, 19, l ·~ 0 ) e con medie geometriche dci titoli di agglu ti nazione molto sim ili ( l : 49,64 . l : 50,80) per il gruppo dci malati e per quello dei sani. - Le agglutinazioni con l':uitigcnc somatico d i S. ty['hi risult:wo positive in un;: esigun quantità eli soggetti e sempre 3 titolo molto basso, a conferma che lo stimolo vac cinale provoca essenzialmente la formazione di agglutinine anti S. typhi H. - (;)i anticorpi agglutinanti S. parat\'phi A sono presenti in un numero percentualmentc piccolo di soggetti e, \alvo qualche eccezione. a titolo molto basso.
- Le agglutinine anti S. part1ryph1 B invece, sono c1·idenziabili nel 45,1"' de1 sieri del gruppo dei malati e nel 29,1 dei sieri dei sani; anche le medie geometriche dei titoli di agglutinazione sono piuttosto elevate, in maggior mi~ura per i malati (l: 70.47 rispetto a l: 56,64). L'elevata percentuale dci sieri agglutinanti :~d :Jito titolo S. paratyphi J; è difficilmente attribuibile al tr:ltt:~mcnto vaccinale, come del resto lo dimostra anche il sensibile divario esistente tra i titoli del gruppo dei sani e eli quello dci malati. Poiché si ~ potuto constatare che spesso alla positività verso l'antigene S. typhi murium si accompagnava, sia pure a titolo più basso, una positività verso S. paratyphi B, si può avanzare l'ipotc~i che nel determinismo del fenomeno si debba chiamare in causa l'identità deglt antigeni somatici e ciliari aspecifici tra S. paratyphi R c S. t.vphi munum. Se si prescmde quindi dai dati rc:I:Jtivi a S. paratyphi B, l'e~aua valutazione dei quali ~ probabilmente falsata per i sopracitati moti,·i. notiamo che ~li :Jnticorpi da vaccina zione sono stati reperiti in una percentuale relativamente esigua di sieri cd a titoli non elevati nonostante che 243 soggetti esaminati (pari a1 56,25 ; o) fossero stati sottoposti anche ad una iniezione di richiamo due me~i prima del prelievo di s:tnguc. Per quanto riguarda il comportamento dci sieri del personale addetto alla cucina si può notare che solo un numero esiguo di essi ha dimostrato possedere anticorpi aggluti nanti sia nei confronti della Salmonella responsabile dell'episodio che di Sa/monella typhi , paratyphi A e paratyphi B. Si trattava infatti di persone, non vaccin:Jtc contro il tifo c i par:Jtifi, che all'epoca dell'episodio non avevano accusato disturbi di sorra e che usual· mente non consumavano gli stessi alimenti degli allievi. Di particolare interesse il rilievo della scars:J percentuale - a differenza di quella riscontrata negli allic1 i che pure non a1·e vano presentato segni di malattia - di sieri positivi nei confronti di S. fJ•phi murium e dello ~tipite Accademia, il che conferma quanto sopra detto, circa la diffusione di infezioni clinicamente mute.
Le ind:~gini sono state riprese a distanza di circa 6 mesi dall'cpi;odio. l n questa occasione si è pr:nicara: ,,) l'inJagine sierologica ~u Ji un campione di 50 alliel'i (27 Jd gruppo dei malati c 23 Jd gruppo dei sani), scelti tra quelli che avev:~no presentato un elevato titolo anticorpalc all'epoca del primo esame; b) la ricerca della presenza eventuale di portatori nello stesso c:~mpione.
373 U controllo sierologico è stato eo,cguito cimentando i sieri con le stesse sospensioni di antigene usato per"le prove precedenti (eccello S. enterrtidzs e S. cholerae suis nei con· fronti deUe quali si erano avuti scarsi ri~ultati positivi) a partire dal titolo l: 40. NeUa tabella Il riponiamo il comportamento dci singoli ~ieri nelle due determina· zioni, disting uendo rispeuivamcntc il gruppo dei malati dal gruppo dc i snni. Dall'esame di questi dati si può desumere che il comportnmento è stato qu:mto mai diverso da soggetto a soggetto. Infatti ad esempio: - il tasso degli anticorpi nnti S. trphi murium è risultato in dicembre lievemente superiore ai valori ottenuti in luglio in ~oh 8 sieri mentre per 36 è sceso a livelli pill bassi; - le agglutinine v.::rso l'antigene ciliare dello stipite Accademia sono diminuite in 12 sieri ed a umentate in 16; - il comportamento dei sieri verso l':111tigene somatico dello stipite Accademia ricalca i risultati riscontrati n·rso S. 1){'111 murium: inf:mi si è avuto un aumento o compar'a delle agglutinine in soli 7 casi di fronte alla diminuzione in ben 38 ca,i; - per quanm riguarda le agglutinazioni per s. paratyphz n il secondo prelievo ha dimostrato che si ~- nvuto un decremento, che in qualche cnso è giunte> fino all:l scomp:usa delle agglutinine (:1lmcno fino al tirolo l :40) in 22 sieri ( 15 del gruppo dei malati c 7 del gruppo dei sani\ mentre in 18 sieri (8 appnrtenenti a mnlati e lO ai sani) si ~ assi· stito ad un incremento del titolo o addirittura alla compar\a eli agglutinine prima assenti; - di non particolare rilievo sono stati i dati relativi all'antigene somatico di S. t_1•phi, mentre per l'antigene ciliare si nota una diminuzione del tasso di agglutinine in l l casi ed un incremento in 22, mal!{rado che nell'intervallo intercorso tra i due prclic\i non ~ia stato praticato alcun trattamento v~1ccinale di richiamo.
l risultati compkssivi sono riportnti nella tabella Il!, dali:\ quale si deduce che: - il numero dei sieri agglutinanti S. typhi murium e le sospensioni di antigene somatico dello stipite Accademia, subisce una diminuzione percentuale passando rispetti· all'82 e dal 98 al 70%, mentre le medie geometriche dci titoli di vamente dal 94 ag-glutinazione scendono da l: 220 a l: Il 7.7 e da l: 209 a l: 1165; - per guanto riguarda le sospensioni H preparate con lo stipite Accademia, la percentuale dci sieri in possesso di anticorpi cd il valore m ed io del titolo dì agglutinnionc aumentano sia pure in misura moc!estn. Ciò potrebbe essere attribu ito al f:Juo che all'epo· ca del l o prdicvo il ta,so d ì agglutinine ciliari non aveva for~ rapgiunto il suo acme; - gli amicorpì an ti S. para t .\ phi A sono presenti in un numero di sieri pitì pie· colo che a luglio ed a titolo più basso; - le agglutinine verso S. parat1phz H si ritrovano in percentuale eguale a 'luella riscontra ta nei sieri del luglio, mentre la media geometrica del titolo di agglutinnione scende da l: 120,5 a l : 99, l ; - gli anticorpi :1gglutinanti nei confronti dell'antigene ci liare eli S. ll'phi nppaiouo in aumento, non .,oJo per il numero dci sieri positivi, ma anche per il titolo medio.
Le coprocolturc sono state eseguite in dicembre mcdianre la tecnica precedentemente esposta ed hanno con~entito l'idcntific:tzione di due portatori di S. t)'phi murium tra co· loro che non a\·evano sofferto in luglio clelia forma morbo~a (e i cui sieri sono contra'> segnati nella tabella l! con i numeri d'ordine 445 e 500). Su questi du e $Oggetti, sottoposti per 7 giorni a trattamento con 2 g pro dù' di cloramfenicolo. b coprocoltura è stata r ipetu ta i n febbraio, con esito negativo.
TABELU.
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377 CO"'SIDERAZIONI H CONCIXS IONI.
L'episodio tossinfettivo descritto ci sembra di particolare interesse per il numero notevole dei soggetti colpiti nello ~ pazio di sole 48 ore ( 162 su di una comunità di circa 600 individ ui), e per la rilevante entità del quadro clinico, che ha comportato una degenza med ia di I l giorni. Le i ndagini coprologichc promamenre eseguite hanno permesso di identificare l'agente eziologico responsabile in una S. typhi muri11m; che questn Sal monella sia stata sicuramente l'agente eziologico ddl'epidemia lo dimostra tr:l l'altro anche una evidente corri·· spondenza nel comportamento dei sieri ver~o l'antigene O dello stipite isol:tto nell'episo· d io e una S. typhi mur·ium di collezione. Tale Salmonella è la specie più frequentemente implicata in epidemie di questo tipo come dimostrano i numerosi contributi bibliografici sull'argomento. I nfatti come riporta Buonomini ( 1948), Seligman e col l. hanno riscontrat..'l questa spc· cie in circa il 37°;0 dci loro casi c Rubinstein nel 48 °fo•; Kauffmann ne valuta la freq uenza flno a circa il 60-65° 0 di tutte le Salmonellosi. In Italia su 26 episodi di tossinfezione alimentare che Maccolini (1941) ha desunto dalla bibliografia dal 1905 al 1941, ben 15 furono provocati da S. typhi murium. Giovanardi (19481 illustrando l'attivid del Centro Italiano delle Salmonelle nel periodo 1939-46, riferisce che su 458 salmonelle identificate, 57 appartenevano alla specie typhi murium , in buona parte (321 isol:ne cb forme gastroenteriche acute dell'uomo ed ~fferma che tale salmonella è la causa più frequente di tossinfezioni alimentari. Anche le più recenti inchieste svolte da Bcssler c Proja (1956, 1959) sulla diffusione delle tossinfezioni :~limentari nel territorio nazionale confermano quanto affermato da Giova nardi. Infatti S. typhi murium ha provocato nel triennio 1952-54, 40 episodi 'tossinfeuivi e nel triennio 1955-57, 60 episodi pari ri ~pettivamente al 57,14°1, ed al 51!,25'% di tutte le manifestazioni di Salmonellosi. Ci sembra interessante ricordare alcune ~ignific:~tivc tossinfezioni eli origine aliment:lre sostenuLe da S. typhi murìum. Denes e Monaci ( 1948) isolarono S. typhi m urium nel corso di un episodio verifica· tosi nell'asilo di Pontelongo; Biffi-Gentili nel 1948 descri~se una tossinfezione verificata;i nel Mugello a seguito del consumo di carne di coniglio infetta. A Palermo nel 1949 per l' uso di carne tritat:l si verificò un vasto Focolaio tossinfettivo con 100 colpiti (Cefa lù. 1950). Più recen temente a Cremona il consumo di carne di cavallo dichiarata non commestibile perché salmone1losica h:-t c:wsaw gastroenterite acuta in oltre 100 soggetti (Marian i, 1955). A ncora l'immissione al consumo di salsicce confezionate con carne della quale era stata ord inata l'interramento provocò a Minervino Murge (Bari) un episodio con oltre 150 colpiti (Maggi e Marino, 1956). Di notevole portata anche quello studiato da Di Lorenzo. Paoletti c Familiari ( 195 1J, verificatosi in altra comunità militare e sostenuto da S. typhi murium e da S. pat·atyphi B; quello descritto da Ferrari (!959) dovuto n gelato contaminato preparato in un piccolo esercizio di Stradella (Pavia) e quello riportato da Palmisano ( 1960). Da segnalare infine per l'elevata letalità (9,6°/o) la salmonellosi verificatasi a Montegal lo di Osimo per consumo di carne di volatili lavata in una pozza d'acqua inquinata (Calisti c Duranti, 1959). Per q uanto concerne il veicolo :llimentare che ha costituito il mezzo di diffusione delia tossi nfez ione in oggetto, v'è da ripetere che solo in via presuntiva si possono sospetmrc gli alimenti consumati durante i pasti del g iorno 20 giugno, ed in particolare il
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M.
brodo M:rvito nel corso della cena dello stesso giorno. In quest'ultimo caso la modalità d1 inquinamento potrebbe essere attribuita a qualche ratto, la cui presenza, è re~a possibile dall'ubicazione dell'edificio, sotto il quale scorre uno dei collcuori principali della fogna tura ciuadina. l risultati onenuti dalle indagini '>ierologiche hanno permes~o di compiere qualche osservazione degna di rilievo, la più importante deUe quali ci ~embra essere quella che 1l num~ro dci soggetti implicati è staro molto più rilevante di quanro lo dimostrasse la estensione clinica dell'episodio ste~so; infatti oltre la metà degli allievi che non avevano presentato alcuna sintomatologia clinica, possedevano anticorpi specifici anche a titolo piuttosto elevato per S. typhi murium c per l'antigene somatico dello stipite Accademia. A questo proposito è interessante ricordare che tra il gruppo di 23 soggetti sam scelti per gli esami coprologici alla di~tanza di sei mesi dall'infezione, in base all'elevato titolo agglutinante del loro siero vcr~o gli antigeni della salmonella isolata, sono stall idcmificati due eliminatori di S. t~·ph1 murium, mentre nes~uno ne è stato repertato tra i 27 militari del gruppo degli ammabti. Questo dato, ottenuto su di un campione di limitata comistenza numerica e a scguno di un solo esame coprologico, fa presumere che l'instaur3rsi del fenomeno portatore ero nico di salmonclle debba ritenersi una evenienza tutt'altro che infrequente tra i wg getti che non hanno presentato, pur implicati in un episodio di tossinfczione alimentar<::, segni evidenti di malatti:~. Quanto abbiamo fin qui espO!>tO pone in risalto l'importanza c l'uti lità, in caso di episodi di tossinfezione, di estendere a tutta la collettività interess:lla l'indagine copro~ierologica volta ad identificare gli infetti inapparenti onde valutare l'esatta estcnsiont dell'epidemia e adottare i provvedimenti profilattici più idonei. RIASSCNTO. - Gli t\ A. de~cri,·ono un episodio di to~sinfezione ali me mare da S. '.\ ph1 murium insorto tra gli allievi dell'Accademia Militare di Modena nel mese di giugno 1963. Degno di rilievo è il numero di soggetti colpiti ( 162 in una collettività di circa 600 individui) e l'entità del quadro clinico che h::~ comportato una degenza media di Il giorni. • Le indagini sierologiche espletate hanno svelato la presenza di anticorpi specifici anu S. typhi murium ad alto titolo anche in unJ larga percentuale di allievi che non avevano sofferto de\IJ forma gastroenterica; ciò fa presumere che l'infezione salmonellosica abbi;1 presentato una estensione maggiore di quanto clinicamente accertaro. RÉsuML - Les Auteurs décriem un épisode de toxmfection alimentaire par c S. typhi murium • qui se vérifia parmi b élèves de \'Académie Milimire de Modène dan' le mois de june 1963. C'est à remarquer le nombre de ~ujets affectés ( 162 dans une communité d'cnviron 600 personnes) et la gravité du cr~dre cliniquc <.Jui exigéa un séjour moyen à l'infirmerie de Il jours. Les recherches sérologiques effectuées démontrèrent la présence dc titrcs éléves d'ami corps specifìques pour les « Sr~lmonellae typhi murium n am~i dr~ns une large pcrcentagc d'é!èves qui n'avaient pas wuffcrt dc In maladie g:tstro-intestinnle; cela fait penser quc l'infection par « Salmonella » ait afTccté bien plus de sujeD que ceux qui montrèrem dc'> manifestations cliniques évidenres.
St :liMAR\'. - The Author~ rclate thc outbreak of an alimentary toxic infection cameJ by c S. typhi murium • :tmong~t thc cadets of the c: Military Academy, of ~odena in june 1963.
379 Thc number of sick individuals ( 162 in a community of about 600 menj and the )Criousness of the clinica! featurc,, which required an a\·erage of smying in sick-quarter\ of Il days, are pointed out. The serological tests which \\ere carried out revealed high titb of ~pecific anti -bodie~ anti-S. typhi murium also in :1 considerable percentage of cadet\ which h1d not ~ufferefl from any gastro-emeric discase; it can be presurned therefore th:n the infection by «salmonella >> had affected much more individuals than those who demonstrated clinica! mani fest:Hions. BII1LlOGRAFL\
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28), l~.
OSPEDALE MILITARE PRINCIPALE - ROMA Oin:ttorc : Col. Med. Dott. Gnoo R'G'I
IL CONCETTO DI CAUSALITÀ E DI NESSO CAUSALE CON SPECIALE RIFERIMENTO ALLA PENSIONISTICA PRIVILEGIATA ORDINARIA Ten. Col. Mcd. Dott. Mario Mangano capo reparto medicina La materia relativa al rapporto di causalità è regolata per la pension1st1ca pri,·ile J;iata ordinaria essenzialmente dal R.D.L. 21 novembre 1923, art. 13, n. 2480 e dall.t legge 11 marzo 1926, n. 416 (art. Il), che fissano i regolamenti relativi agli accerta menti medico-legali da effettuare nei riguardi di lesioni o infermità ri•J)Ortate in servizio da l personale militare o civile dipendente dall'Amministrazione mi lita re. Il trattamento privilegi:.~to ordinario, cui si riferiscono i disposti di legge, costi tuisce il risarcimento economico da parte dello Stato di un danno alla persona provt:niente da causa di servizio. Condizione indispensabile ai fini pensionistici è (Mandò) la esistenza di un rap porto di pubblico impiego o di sudditanza speciale tra il ~oggetto e lo Stato e quello di uno stretto nesso di causalità. comprovata dallo ~te~~o ~ubietto di diritto, tra evento eli servizio ed invalidit.-1. Mentre, pertanto, per quanto concerne il riconoscimento di infermità da c.s. vigt nella pensionistica di guerra il principio della praesumptio iuris e l'inversione del· l'onere della prova, tluest'ultimo ~ ncll:J pensione d i •privikgio ordinaria a carico del l'interessato. Nella prima, la dottrina c la gi urisprudenza non conferi~cono particolari contributi alb concausa, in quanto per ammencre il nesso di causalità è sufficiente provare che la vita alle armi ha concorso, comunque, alla genesi del danno (De Vincentiis), nella seconda il diritto alla pensione viene ammesso soltanto quando il servizio abbia costi tuito la causa unica diretta ed immediata dell'i nfermità, della bione o della mone (an. 13 del R.D-L. del 21 no,·embre 1923, n. 2480). Tali ultimi attributi (che fanno ricordare per analogia ttuelli richiesti dall'art. 1223 C.C. per il risarcimento del danno in tema di inadempimento o ritardo delle obbliga zioni) parrebbero escludere i! riconoscimento della dipendenza da c.s. ordinaria per la quasi to ta lità delle infermità, eccezion fatta per quelle con i ca rat teri dell'infortunio da causa violenta. · Pertanto i! rigorismo ecce~~ivo della legge sulla ca u~al i t~ unica, diretta ed immediata è stato opportunamente mitigato nella giurisprudenza della magistratura di me· rito, in quanto viene comunemente c~te~o il diritto alla· concessione della pensione privilegiata ordinaria anche ai ca~i in cui il danno sia derivato da fattori concausali, ai casi cioè in cui il servizio militare abbi:-~ costituito la concau~a del danno medesimo. Ad evitare, però, un 'interpretazione troppo lata dell:.1 norma che fi nirebbe per rendere questa del tutto inoper:.Jnte, \i richiede che detto fattore concausale possegga alcuni indispensabili attributi: per riconoscere che un determinaro evento di servizio
abbia concausato un danno giuridicamente rilevante c risarcibile occorre che l'evento stesso possegga, per quanto riguarda il meccanismo causativo dell'infermità, i requisiti ddb necessità e della preponderanza. Tenuto conto dei numerosi clementi che concorrono alla gcne~i d'un danno, necessite rà perciò sceverare gli antecedenti concausali cui estraneo è il x:rvizio (giuridicamente irrilevanti) da quelli intimamente ad e~so legati (fattori di rilevanza giuridica). Solo se questi ul timi abbiano acquisito rispetto agli altri ed al ~u sscg uente dignità di causa o d i concausalità necessarin c prepondcrantc, potrà essere ammessa la dipendenza di u•1'infcrmità da c.s. ordinario. Premessa indi9pensabilc alla rctt:1 interpretazione della legge è il concetto di causa c d i causalità. Il concetto di causa, nell'accezione comune, implica l'idea di produzione da pane di ciò che chiamiamo causa di ciò che diciamo effetto. In ciò è implicita la necessità d'un rapporto tra causa ed effetto c di succe~sione temporale dell'effetto alla causa. Causa è ciò che precede c produce. Tuttavia è ben noto come detto concetto ~ia stato c ~ia variamctHc interpretato a seconda delle diverse correnti filo~ofiche, biologiche, giuridiche. Così il classico concetto di causa della metafisica tradizion:1lc (cau~a est ratio essendi et fiendi) è rifiutato dalle mctafisiche meccanicistichc che interpretarono il divenire delle cose come l'effetto di una causalità efficiente c materiale. Secondo la teoria critica della conoscenza, cama è una c:negoria gnoseologica, è cioè una forma della intelligibilità dd reale, una di q uelle che Kant chiama forme del pensiero, nel senso di forme del cono,ccrc. Per le dottrine finalistiche, invece, la causalità è csprcs\Jone di un principio trascendente che muove necessariamente le cose al fine cui sono de~tinatc per decreto di vino o per opera d'un fato che agi~ce a l d i fuori del cor~o della storia e della realtà (finalismo trascendentisrico); per il finalismo immanenti~tico il corso degli eventi è realizzazione di un'immanente necessità finalistica. Per l'idealismo logico t<lle corso è invece espressione dì una razionalità d ialetticamente opera nte e storicamente concretantesi: la causa è pertanto caus:J sui, autodeterminazione assoluta di un principio creativo (lo, assoluto, idea, spirito, atto). Si nega perciò la trasccndenza della causa rispe tto all'effetto c cioè l'cwimechezza dci termini del rapporto causale. La causalità meccanica e quella finaliHica tradizionale ,·ennero anche negate dalle teorie contingentistiche. le quali affermarono la spontaneità di ogni e\'ento che ha in sè la sua ragione di essere, intesa come invenzione d'un fine. l problemi relativi al concetto di ca u'a c di causalità, variamente interpretate anche dalle recenti correnti filosofiche (meccanicismo positivisrico, spiritualismo della scuola francese, neovitalismo, evoluzionismo emergente, filosofia dell'organismo di Witehcad, etc.), sono stati risolti dalla scienza moderna in modo sostanzia lmente diverso. All'antico concetto metafisica della causa-ratio si è infatti sostituito il concetto di causa-legge: la causalità viene interpretaw cioè come ~ucccssionc di fenomeni secondo leggi quantitative. Al problema di sapere in cosa consiste l'efficienza della ca u~al i tà si è sostituito C(~el lo del significato e del valore delle leggi scientifiche c della validità dell'induzione sctentifica che ne è il fondamento logico. Con maggiore aderenza alla realtà attuale i problemi logic1 c mctodologici relativi al concetto di causa-legge hanno finito, perciò, di prevalere !>U quelli mctafisici intorno alla ra tio esx:ndi ed ficndi del rc:~le.
Bi~ogna, tuttavia, ri.:ono~cere che nel campo delle ~cienze biologiche, nonost<ll1tt gli incessnnti progressi, è arduo intra\'vedcrc una costante npplicazione dd concetto ,J. causa-legge. ovc soprattutto ~ i consideri l'uomo nelle sue manifestazioni patologiche Un contributo particolarmente proficuo, invero, (: daLO dai moderni sviluppi ddh genetica, scienza la quale ~ non ~i occupa solo delle modalità formali, M'condo le tjua l1 un dato carattere si tra~meue da una generazione alla successi,·a. ma \tudia nnche gh aspetti mer:tbolici c biochimici, secondo i qu~di es~o 'i rcnlizza quale npparc nel k notipo ~. Le particolari strutture che app:~iono nel nucleo cinetico della cellula madre 11 cromosomi) rappresentano b reale e principale imp::~lc:nura morfologica cui sono legau i complessi macromolecolari (i geni) dai quali dipende la manifestazione dei carattl.'n Tuttavia alla concezione della geneticJ classica per la quale il gene ~arebbe l'umc t unità fondamentale, si è so~tiLUita attualmente. in base alle più recenLi ricerche com piute particolarmente su funghi, virus c haucri, il conceuo che esistano, in tale campo, tre tipi di unità fondamentali: il mutonc o unità di mutazione (il più piccolo dt mento del cromosoma che. quando ~ia alterato. può dar luogo ::~d un mutante); il recone o unirà di ricombinazione (il più piccolo elemento cromo~omico capace dt subire uno scambio, attra\'erso una ricombinazione genetica); il cistrone o unità d1 funzione (i l più piccolo segmen to del cromosoma nel quale alterazioni e cioè muta zioni puntiformi o segmcntaric - intcrcs~anti cioè piLI siti - conducono tutte al mcd t· ,imo ri~ultato definitivoi. Da un punto di vi~ta funzionale. perciò. un gene è sì suddi,·i,ibilc in diffcrcn n sub·unità capaci di mutare c di ricombinar~i, ma l'effetto definitivo, qualunque ,1.1 la sub-unit:ì alterata. è sempre il medc~imo. Per tale costanza di funzione I'origin~tri " concetto di gene, come unitiì dotata di funzione Slp<:cifica, ed il più moderno conc<'ttn di cistrone si equivalgono. Gli studi recenti della genetica, oltre :1 dimo~trarc la realizzazione costantt> d1 taluoe leggi biologiche, hanno ancht' dimo~trato la possibilità che sul delicato fenomeno clella tra~missionc dei carancri pos~ano in vario modo agire molteplici fattori cxtr:1gc nici e fattori lesivi diversi. Basti considerare l'dfcuo sulle cellule viventi delle radiazioni ionizzanti: effelll chimici (costante inibizione della sinte\i dcii'ADN subito dopo l'irradiazione: dopo tale fase precoce di inibizione, progre,siva riduzione del blocco metabolico di tal. <ostanza). funzionali, morfologici. genetici. Detti effetti se sono già presenti quando si considerino le cellulr in intercinc'i. divengono evidenti allorché le radiazioni ionizzanti ~~gi scono sulle cellule in riprQdu zione. Esse, come è noto. possono, infatti, indurre nel patrimonio ereditario dcl k -:ellule delle mutazioni che, tra~mes~e alle cellule figlie, ~ono in grado, se compatibdt con la vita, di alterare profondamente le caratteristiche specifiche dci nuovi organismi. L'importanza in patologia di dette mumzioni è data dal fatto che le mutazioni · favorevoh sono rare. Al pari delle radiazioni ionizzanti, c~crcitano un'azione dannosa ~ullc cellule degli organismi superiori molte SO\tanzc chimiche, spesso usate nella terapia delle en10'paw.: e delle neopla~ie. Esse ~volgono la loro azione attraverso un meccani~mo chimico-fisico. alterando l'equilibrio colloidale del protopla~ma o reagendo chimicamente con il ~ub strato cell ulare. interferendo così in v;1ric modnlitil ~u alcuni fondamentali proccs~i intracellulari. Particolare importanz:.l hanno ndla clinica quelle wstanze che agbcono in ~en~o :mtianabolico cellulare. in base al principio dell'inibizione competitiva da analogia di struttura.
Tunavìa, al di fuori dei fattori bìv1 ~uccìtatì e per quanto si riferisce alla patOlogia più intimamente lcgat:l alla costituzione del soggetto, non sono accertati fanorì lesivi di tale entità da >piegare, di per ,l:, sotto il profilo ùd dctcrmini,mo causale, la io~orgenza di affezioni, ùcl tutto indipendenti dalle fondamentali proprietà della materia ereditaria c del terreno costituzionale. Si deve ritenere, pcrdò, che anche dal punto di \'ÌMa hìologico non è consentito dilatare il concetto dì causalità senza alcuna restrizione logica. Nè può dimenLicarsi che in un c:1mpo di ap plicazione giuridico c medico-legale quale è quello ùella pensionistica privilegiata . il concetto biologico debba necessariamente essere armonizz:no ed integrato ùa principi giuridici c da concetti medico-legali per loro natura ben delineati da limiti netti c precisi. Im·ero, una interpretazione della norma ,ul puro piano della biolog1a non sembra possibile, a meno di rendere inopcrante nella pratica attuazione la norma stessa, in quanto i fenomeni biologici per la loro complessità e la loro incompleta conoscenza non possono essere inquadrati in schemi fi ~si c rigidi, per qu:tnto soprattutto riguarda il loro determinì~mo causale. Ne deriva che se utile cd mdillpt:nllabdc alle finahtà biologiche cd al 'Progredire della scienza ~ono l'intuizione teorica c l'induzione ,perimentale, sicché valida rimane ogni ipote~i scientifica anchc se ardita, nd campo gi uridico e medico legale debbano contare solo la realtà scientifica c la interpretazione fenomenic:1 già univocamente accettate dalla maggioranza degli studiosi. D'altra parte i concctu naturalisun dn·ergono dai concetti giuridici anche sotto un altro punto eli vista: qut:,ti ultimi ~ono. infatti, come dice il Gri~pigni, dì natura teleologica, ~ono cioè formati in modo da ~ervire allo ~copo di ricongiungere ad essi degli effetti giuriùici. Ciò ,piega perché il diritto non fa quasi mai propri i concetti della ~cienza senza trasformarli (Radbunch). Si deve, tuttavia, riconoscere che le 'tienze giuridiche, pur rifuggendo dal con· cetto dì causa metafisica c pur non accettando incondizionatamente le leggi biologiche, non sono ancora g iunte ati un concorde concetto di causalità, come sono prova la molteplicità e varietà di teorie propugnate <.!::ti cliversi auwri c la mancanza di valida c costante accettazione di una o l'altra ùi c,,c da parre della dottrina. Tra tali diverse teorie che dimostrano la traYaJ!liat<l cd ancora incompiuta elaborazione d'una teoria univoca. è opportuno. anche ai fini dell'attuale lavoro, ricordare le più note. Cosl, per l'Ortmann c:lUsa è la condizione che completando la serie degli antcc:cdenti, determina senz'altro il risultato. Tale teoria, che si accosta a quella della causa pros~ima e della prevalenza del Binding. prende le mosse dal brocardo: c in iure non remota causa ,cd proxima spectatur •· In realtà, come affermò F. Bacone, « llarebbc per la legge un compito indefinito giudicare le cause delle cause c le influcnzc delle une sulle altre: è 1X!r questo che css::t si appaga della causa immediata c giudica cosl i fatti umani senza ri~alìre a gradi remoti :.. T ale principio che trovò credito nella dottrina inglese. nordamcricana e applicazione anche nel Codice Napoleonico, d::tl quale pas'ò ndl 'art. 1223 C.C. vigente (ovc si parla di conseguenza immediata c diretta dell'inaclempimcnto, per il danno risarcì. bile) venne d ichiarata inaccettabile da molti Autori, tra cui l'Antolisei, in base al fatto che in moltissimi casi il diritto attribuisce l'evento a chi ha posto in essere un antecedente che non pre!><:nta quel cannterc:.
In effetti, se causa è ogni antecedente che si spiega come energia produttrice di un determinato evento (Sabaùni) non può limitarsi la nozione di causa a quella immcdiat• prossima o prevalente, quando anche altre concorrano con essa a produrre l'evento. Cht: la causa si;l immediata, in quanto operi senza l'interposizione di a ltre cau~t a determinare l'evento. ovvero mediata, in quanto e~~a determini un <::vento, il qua k a ~ua volta fun ziona da causa dell'c,·ento considerato dalla legge, è indifferente, giar rhé i:l mediatezza o immcdiatezz:t non sposta il r:~pporto causale qu:~ndo ~us~ista il nesso di causalità tra la c:1us:1 prim:1 c l'ultimo evento: causa causae est cau~a causati (Pannain). Per il Rirkmeycr caus:t nel semo del diritto è la condizione che di più contribuisc<.: alla produzione dell'effetto, è cioè la condizione pit• efficace. La teoria della causa efficiente propugnata dallo Stoppato ed accettata, tra glt :~l u i, dal Manzini, Longhi c Del G iudice, :1fferma che per l'esistenza del r~pporto causale necessita evincere la causa efficiente del risultaw. Causa efficiente è c la forza o l'essere che con la ~ua azione produce un fatto qual unque :t. Essa è ben dis tinta da lla condizione (ciò che per mette alla causa effi cicnte di opera re o disponendola all'operazione o togliendo g li ostacoli) e dalla occa ~ione (coincidenza o circostanza, più o meno fa,·orcvole, che invita alla azione1. Tale teoria « non regge da sol:~ ~ul terreno del di ritto (Dc Marsico): ha bisogn1• di contem pera rsi o con quella della adegu:llczza o con il criterio della previdibilid. Meglio può dirsi con entr:~mhi perché dalla adeguatezza scaturisce la prc,·idibilit3 o può a nche dirsi, questa ha in q uella il suo coefficiente necessario ». Del resto lo ~tc~so Stoppato ammise che «se l'evento... non rappresenterà l'effetto ordinario proporzionato dell'atto umano, non sarà imputabile all'uomo come a sua causa immediata c diret ta :t. D'altra parte, non potendo ammetter~i che un effetto derivi (eccezion fatta pct la condotta omissiva) d;~_ uno stato ùi riposo e d'inazione della causa, carattere nece~ 'ario della causalità d iviene l'idea di efficienza (M a~i) . Causa efficiente t, infatti, per la Scola~tica « id :1 quo cns fit id quod est • · Dato che l'efficienza è insita nel concetto di cau~l. in quanto se l'antecedente non fo:.se efficiente non sarebbe causa, parlare di cama efficiente può significare aggiun gerc al concetto di ca usa un'aggettivazione dal \'alore pleon:J:.tico, che non dà alcuna luce a l fenomeno messo a fondamento di un clrmento gi uridico di responsabilità ci,·ik c penale (De Cupis). Per il Kolher nella produzione dell'evento si Jistinguono degli ekn.enti statici eh<.: non sono cause, ma semplici condizioni. e degli elementi dinamici che rappresentano le vere cause dell'evento. Causa, pertanto, è la forza che decide della qurtli tà dell'effetto . mentre 1<.: condi zioni sono g li elementi che consentono alla causa di agire. Per H orn la causa ì: d movimento attuale che determina il ri:.ultato, mentre la condizione ~arebb<.: l'energia latente. Maycr affermò che causa è il mutamento che mediante la propria forza determina l'effetto con il pre~upposto degli stati esi~tenti (condizioni). Di particolare interesse è la teoria della causa umana esclusiva sostenuta dall' An to li;,ci in base alla profonda differenza che e~iste tra la causalità umana e quella meccanica. L'uomo è un essere fornito di coscienza e volontà e questa sua qualid C!>Senziale ha un peso decisivo nelle relazioni che si stabiliscono tra lui c il mondo esteriore. Per mezzo della coscienza, infatti, specifica detto Autore, l'uomo è in grado di re n der~i
.:onto delle circostanze che ostacolano o favoriscono la sua azione eu, aiutato dall'esperienza, può calcolare in anticipo gli effetti che derivano da determinate cause. Mediante la volontà egli può inserirsi nel processo causale ed imprimere ad esso una direzione desiderata, eccitando le forze esteriori che sono inattive, a rrestando quelle in moto, oppure lasciando che le forze stesse si muovano liberamente. L'uomo, perciò, può dominare in virtù dei suo i poteri conoscitivi c volitivi un campo più o meno largo: i risultati che rientrano in questo possono considerarsi causati dall'uomo, perché, se a nche egli non li ha vol uti, era in g rado d'impedirli. Tali risultati, dominabili dall'uomo, va nno imputati a lui: egli ne è la causa . Gli altri effetti, e cioè quelli che si svolgono al d i fuori del" raggio d'azione dell'uomo e che per tale motivo non possono essere controlla ti da lui, non ~ono opera suu. Per l'Antolisei è però al di fuori delle possibilità umane solo il fano eccezionale. Pertanto, per detto Autore, l'esistenza del rapporro di c:msalid nel senso del diritto richiede due elememi, uno positivo etl uno negativo. Il positivo è che l'uomo con la sua azione abbia posto in essere una condizione dell'evento e cioè un antecedente senza il quale l'evento stesso non si sarebbe verificato. Il positivo è che il risultato non sia dovuto al concorso d i fattori eccezionali. In tale ultimo caso il rapporto tra azione e risultato può di rsi occasionale <:: può parlarsi tli esclusione del rapporto giuridico di causalità. Le teorie, però, che attualment<:: si contendono il favore, sotto il profilo dd diritto positivo, sono essenzialmente quella Jella conditio ~ine qua non c quella della causalità adeguata. La prima ha p<:r base il concetto esposto da Stuart Mill, che cioè « cau~::~ è la totali tà degli elementi indispensabili per il verificarsi dell'effetto :t> . Per tale teoria, denominata anche del Von Buri da l criminalista tedesco che per prima la e nunciò nel campo del ùiritto, tutti i coefficien ti di un evento sono ugualmente essenziali c nessuno di essi può essere scisso d:~ l complesso senza mettere Ìl' quesùone l'evento, quale si è ve rificato in concreto. Affinché si abbia, pertanto, il rapporto di causa lità è sufficiente che l' uomo (per quanto a lmeno attiene al diritto penale) abbia realizzato una qualsiasi condizione dell'evento, basta cioè che abbia posto in essere un antecedente indi!<pcnsabilc per il verificarsi dell'evento. In tale concezione fondata sulla inva riabilità della sequenza incondizionata ad una somma di condizion i positive o negative, vie ne ad essere elimina ta ogni d ifferenz:: tra causa e condizioni ; ogni singola cond izio ne deve conside rarsi causa, causa è ogni condizione che non può essere soppressa con il •pensiero, senza che venga me no l'evento nella sua forma concreta (teoria deU'e<Juivalenza delle cause). Alle ovvie critiche di questa : eccessiva estensione del concetto di causa, con risultati in contrasto con le csigen71e del diritto e dd sentjmento di gi ustiz ia, si potrebbe forse, rispondere con il Pannain, che anche ammessa la suddetta di latazione del concetto di cause, dovrebbe sempre csigersi, perché esse as~um a no rilievo giurid ico, che fossero cause « responsabili» dell'evento considerato. Secondo, invece, la teoria della causalità adeguata, tletta anche dell'adeguatezza, enunciata la prima volta da l fisiologo Kries, è causa solo quella condizione che è in generale idonea a determinare l'evento, quella cioè che «era adeguata ), all'evento stesso. Vero è che la totaljtà delle cond izioni de termina necessa riamente l'evento e che tutte ess.e possono essere ugualmente indispensabili. Senonché le condizioni possono essere in concreto •produttive de ll'evento, ma non averne astrattamente, d i regola, l'attitudine.
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L'esperienza mostra che tra dau antecedenti e dati con,cguenti, solo talunc volte esiMe un rapporto co~tante. Allorché l'esperienza attesti che la sequenza è costante 'ICCondo l'id quod pk:rumlluc accidit, si deve senz'altro ammettere che un nesso causale intercede tra quei dati. Il problema si riduce, pertanto, (Pannain), ad un giudizio di comparazione. de'unto dai grandi numeri dell'esperienza, onde la possibilità di constatare che, di regola, ad un dato antecedente ~gue un dato cono;eguente. In base a tale criterio, si negherà valore causale agh clementi. che non ' ono in rapporto di causalità 'ltatistica con l'evento e si riconoscerà, in\·ece, valore causale all'an · recedente che stati~tiC:amente si paleserà connesso al comeguente C'vfassari). A tale teoria ~ stato obiettato (Antolisei) che il requisito dell'adeguatezza non i certo necessario per l'esistenza del nesso di causalità fra i fenomeni della natura, perché tale nesso non esige altro che una succc~~ionc invariabile e, se si vuole, necessaria. F,,.,a poi non ha, sempre ~condo tale Autore, alcun fondamento nel diritto positivo, a meno che non si voglia accoglierla a proposito del tentativo. in quamo cioè l'evento non .,. è prodotto. Sono poi evidenti non pochi inconvenienti pratici: enorme difficoltà, ~e non lm· pos~ibilirà, di determinare la tipicità del fenomeno e l:t serie ~tatistica, possibilità, nel diritto penai<.:, di evit:J re la sanzione della legge, ovc il ~oggetto, pur :tvcndo agito con dolo c avendo raggiunto lo scopo prefisso, ha avuto la scaltrezza di ricorrere :1 mezzi eccezionali. Altre critiche ~ono esposte dal Mezgcr che :tffcrma c"erc la teoria dell'adeguatezza non una teoria della causalità. ma della responsabilità; dal Carnelutti che scri\·e ~~i dice causa adeguat:l perché si teme di dire causa efficiente c questo si teme perché ~• confonde causalità efficien te con cau~:t lità sufficiente ) . Secondo il Grispigni, la teoria dell'adeguatezza sembra :1cccttata 'Ciallo ~tesso Manzini (pur assertore del la teoria della causa efficiente) il quale, nell'ultima edizione del \UO trattato scrive: ( quando si dice causa efficiente si dice necessariamente causa ade guata, cioè produttiva dell'evento. Non è adeguata la causa che non è su\Cclti\'a ~~~ produrre l'evento e, se ha tale idoneità, cs~:1 è necessariamente "causa efficiente" o più semplicemente "causa" , _ Alla rcoria delb causalità adeguata il Grispigni apportò una modificazione d i essenziale importanza: l'idoneità o meno del la condotta deve accertarsi non in via generale, ma tenendo conto delle p:1rticolari contingenze dd caso, cosicché può aversi causalità adeguata, anche quando un:1 condotta, di per ,(: inadatta in generale a pro durre tluell'effetto. è stata compiuta ~apendosi o potendosi sapere che avrebbe agiro insieme con altre circo,tanze prccsistenti o \usseguenti in modo da essere capaci, tutte insieme, a produrre l'evento (teoria della condizione pericolosa). Mentre quindi la teoria della causalit:l adeguata richiede che dalla condotta sia da attendersi l'evento con probabilità, quella della condizione pericolosa si limita :1 richiedere una possibilità di una certa rileva nza (pericolo). V'è da rilevare che il Grispigni parla di condizione qualificata e non di cnusalid. perché dal punto di vista n:tturali~tico si tratta solo di una condizione e non dclb causa. D'altra parte. come dice Carnelutti, l'espressione c c:tusalità adeguata , ì: impropria. in quanto una causa non può essere non adeguata. Ci è sembrata utile la breve elcnca:z»one delle principali e più note teonc sulla causalità, perché ci è sembrato logico che l'interpretazione del concetto che ispira la legge di pensionistica privilegiata nei ri~uardi del nesso di causalità tra servizio cd
mfermità vada ricercata nel comune terreno giuridico, dal <luale la norma, ~1a pure ::on modalità diverse, si espnme. Per quanto concerne la pen~ioni~tic:t di guerra, il legi~latore, al fine di tutelare con la maggiore ampiezza possibile ogni con~eguenza danno'a derivante dallo stato bellico, no n ha voluto porre delle remorc re~trittive ,1lla pcn~ionabilità. Ciò è ampiamente gi ustificato, oltre che da evidenti motivi ctico-sociali, dalla considerazione della difficoltà da parte dell'interessato di esibire una documentazione valida, tenuto conto delle particolari contingenze io cui il ~n·izio è prestato. E' chiaro. infatti, che in tempo bellico, proprio i militari dei reparti più impegnati ri~chiercbbcro di venire non protetti per una carenza di prove, ad e~\i ceno non imputabile. Pe rtanto nel l'ambito Jclle pensi<lni di guerra si verifica una vera c propria inver· sio ne de ll'onere stesso: « in occasione delb prestazione del servizio di guerra in reparti operanti, ovvero « tlurante lo ~tato di prigionia presso il nemico,, il tlanno (morte, invalidità) si pre~ume causato dal ~rvizlo medesimo, salvo prova contraria. L'onere di tale 'Prova, pc:rò. idonea ad escludere il rapporto cau~:tle compete all':\mmini'>trazione dello Stato. Inoltre, ~emprc nell'ambito della pcn~ionistica di guar.1 non vengono conferili alla concausa particolari attributi. Si s<>~tiene anzi che debba venire ammes~o il rapporto d i causalità anche ~e il fatto concausa lc sia dotato di minima efficienza. Sembrerebbe, pertanto, convincente [>Cn~are che in t:-~lc campo (pensioni di guerrat il criterio del legi~latore sia stato guidato dalla teoria della conditio sinc qua non. Perché, infatti, possa essere amme,~o il rapporto di c-au\alità è sufficiente che i fattori lesivi legau al 'l<!rvizio di guerra abbiano reahzz:no una qualsiasi c-ondizione dell'evento c cioc dell'infermità; baMa cioc che essi abbiano posto in essere un ante cedente qualsiasi indi~j>en~abile per il verificarsi dell'evento ~ tesso. T a le ipotesi ~ m:.ggicmnentc resa va lida dall'esame dell'art. 5 del n. 1383 D.L. 21! agosto 1929 che dice testualmente: c: Per escludere il diritto a pensione od assegno Ji guerra per le infermit~ .. è necessario provare che il servizio prestato non abbia e'>ercitato nell'insorgenza o nel decorso delle lesioni o delle infermità alcuna nociva influenza , _ Se tale articolo ~uscita comprensibili riserve dal punto di vista medico-leg-ale e biologico, nondimeno esso sembra la translazione, sul piano ·pen~ionistico, della teoria sopracitata. Anche, infatti, se penetrando nell'intimo del proces>O morboso, possa attribuirsi ad una condizione un plus di efficienz:t causale rispetto ad un'altra, le varie condizioni non cessano di cs~re equivalenti tra loro. in quanto imo.,tituibili di fronte all'effetto dannoso (Dc Cupi~). Ciò non esclude. ovviamente, che nell'applicazione della legge, debbano essere rispettati i criteri medico-legali: l'amministrazione cioè do,·rà provare ·per ogni singola f:mispecie che il servizio d i g uerra è st:ltO cronologicamente, quantitativamcnte, qualitati vamc nte c mocl:tlmente idoneo a c.bre luogo al danno contemplato dalb norma. Devesi infatri evitare che vengano riconosciute dipendenti da c.s.g. infermità dovute esclusivamente ai comuni fattori eziologici, le quali c si sarebbero ugualmente manifestate o aggravate ancorché il militare non si fosse trovato in servizio,, Sostanzialmente diverso appare il criterio del legislatore ove si ponga mente alla norma che regola la dipendenza da c.s. nella pensionistica privilegiata ordinaria, per la quale si ha diritto al trattamento pcnsionistico soltanto quando il servizio abbia costituito la caus:t unica, d iretta immediata de ll'infennità, della lesione o della morte.
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E' evidente che l'interpretazione della norma deve c~~cre faua sotto il profilo giuridico, in quanto, anche il concetto di causa unica, come dice il Dc Vincentiis, non risulta fondato su presupposti naturalisticamente attendibili e del tuHo arbitrario sarebbe il tentativo di isolare da l ciclo produttivo c.legli eventi una c.leterminata fao;e, conferendo ad es~a l'attributo della causa. Neces~ita, pertanco, isolare nella vasta gamma c.li concause c condizioni che con corrono all'evento dannoso gli antecedenti di rilevanza g iurid ica che concernono il servi;.)io militare. Soltanto questi potranno acquisire dign ità causale e costituire di conseguenza la «causa unica:. <Jcl danno tutelato da lla norma (De Vincentiis). Per quanto riguarda le espre~sioni « diretta cd immec.liata :., la prima concerne k modalità con cui ha luogo la ~uccessi one dei fenomeni. la 'econda riguarda soltanto l'epoca nella quale l'effetto ~i è verificato e quindi è relativa ai rapporti cronologici intercorrenti tra questo e la causa. La pensionabilità del danno può 'enire ammessa soltanto se ricorrono entrambe le circostanze previste dalla norma, relati,·e all'epoca di produzione dell'e,•ento danno~o e alle modalità con cui esso si è realizzato. V'è, peraltro, da rilevare che il rapporto si considera parimenti immediato anche se intercede non tra la· causa giuridicamente unica legata al servizio c l'evento, ma tra la prima e l'attivarsi del processo c:lUsale che si conclude con il da nno. Premesso quanto sopra no n sembra possibile dilatare eccessivamente il significato degli att ribu ti richiesti dalla legge nella pensionistica di privilegio orc.linario, né di conferire ad es~i l'i nterpretnione \'Oluta dal Dc Cupis nei riguardi dal danno contem· plato nell'art. 1223. Tale autore, a proposito di detto articolo, afferma che il danno immediato e direno va sempre ri~rcito, purché sussista un ncs>o di condizionalità. In altre parole. rispetto alla con-.cguenza diretta si dovrebbe far capo ad un nesso causale « puro e semplice:. cioè non t(ualificato. e <JUinc.li al contenuto concettuale della teoria del la « conditio sine qua non:.. E' logico pensare che ~e tale teoria doves~e vigerc nel campo della pensionistica privilegi:na ordinaria, d iverrebbe viziosa la richiesta di attributi n.:strittivi, quale diretto, immediato c diretto, e, soprattutto non si sa rebbe ricor~o, d<l parte della magistratura di merito, a l concetto di concausa prcpondcran t<: e necessari:~, appu nto pe r ridurre, benevolmente, la rigida applicazione della nor ma. Con più aùerenza al vero, sembra doversi sostenere che il dettato legislativo ncli.J sua st<·,ura origi nale volesse re~tringere il riconoscimento della dipendenza da c.s. ordinario, e'elusivamente ai fattori traumatici o a lesioni attivate. in modo diretto ed immediato, dai traumi occorsi in scn izio. Successivamente, la considerazione dell'importanza aC<jUi~ita nel mecca ni~mo causai~ di malattie esogene dagli eventi di servizio, ha spinto la magistratura c.li merito a dar valore alla concausa prcponderante c necessaria. Ciò ha particolare valore nel campo delle malattie infettive. dove effettivamente il rischio del contagio, le particolari condizioni di vita c.lel servi zio, con tutti gli stress fisici c psichici che esse comportano, •possono fa re configurare nel servizio le caratteri · sùchc della concausa come sopra config urata. Ben difficilmente però tale npplicazionc può rig uardare le affezioni a carattere squisitap1ente costituzionale che sono poi quelle c he maggiormente intcre~~ano il per sonalc di carriera. E' evidente, infatti, che in ogni individuo sono presenti delle tendenze patogene costituzionali che finiranno un giorno per tradursi in malattie . .\ meno Ji non valorizzare indiscriminatamente l:1 pericolosa massima del « post
hoc erga proprer hoc», dovrà in ogni caso esaminarsi se effettivamente gli eventi di servizio hanno concorso in modo predominante c necessario al verificarsi del danno. Non ri teniamo conforme allo spirito della legge, ammettere, come alcuni auwri (Mandò), che un momento causale seppure eli lieve e ntità, connesso al servizio, possn :!Vere valore « determinante o preponclerante » nella genesi del processo morboso. Ciò può significare molte volte eliminare ogni d istinzione tra causa, condizione, occasione, ecc., termini medico-legalmen te ben delirnitnti e distinti. E' ben noto in fatti , come dal punto di vista medico-legale assurgn a dignità di causa, q uell'antecedente di significato e valore giuridico, dal quale dvpende l'avverarsi della modificazione peggiorativa, pur essa giuridicamente rilevante, della persona (Gerin). Il concetto di causa si differenzia pertanto nett:l mente d :~ quello di condizione eu occasione. Questi sono elementi estri nseci, se pur non estra nei alle genesi dd danno. Inoltre, come dice il De Marsico, mentre l'occasione è circostanza propulsiva alla condotta, la condizione è una circostanza passiva, uno stato di fatto passivo, su cui l'azione o l'omissione si sviluppa, e la causa attiva il suo ciclo fino all'evento. Detta distinzione è indispensabile in terreno medico-legale e dal p unto di vista natw alistico, anche se in senso normativo ogni fattore che concorre all'evento è ~pesso, per la teoria della conditio sine qua non , considerato elemento causale. Per il Grispigni, poi, anche l'occasione ì: una cond izione. Nell'applicazione pratica del dettato legislativo alle malattie costituzionali non st può non tenere p re~ente :.1 scopo interpretativo quan to codificato dalla prima pane del 2° comma, art. 4 1 C.P. « le cause sopravvenute escludono il rapporto di causalità quanJo sono state sufficienti :1 determinare l'evento ». Per analogia, applicando tale concetto alle malattie costituzionali rivelatesi in scr· vizio, bisognerebbe J imostrare, perché ne venga riconosciuta la dipendenza, che gli eventi lesivi di servizio (cause sopravven ute) si:~no stati da soli sufficienti a determinare la malattia. Solo in tal caso, infatti, sarebbe escluso il rapporto Ji stretta causalità t ra predisposizione costituzionale e infermità conclamata. Sotto tale punto di vista gli a ttribu ti prepondera ntc c necessario potrebbero essere qualificati come indispensabi li e insosti tuibili nel meccanismo causale dell'infermità. Solo, pertanto, se l'evento o gli eventi J i servizio allegati assumono nel complesso determinismo del la m:~lattia il ruo lo Ji fa tto re indispensabile ed insostituibile, si deve concedere la d ipendenza. Ciò potrebbe succedere ben d ifficilmente, solo se si pensi alla importanza, per lo più insostituibile, dei fattori di predisposizione nelle malattie costituzionali endogene e alla congerie di elementi esogeni legati alla vita ordinaria e non intrinseci al servizio, che coadiuvano al manifestars i Jella malattia. Tale interpretazione che sembra la più ade rente alla norma, anche se molte volte in netto contrasto con la prassi gi urisprudenziale, non è l'applicazione di nessuna delle teorie sulla causalit3 sopraenunciate a meno che non voglia considerarsi espressio ne particolare della teoria della causalità adeguata. N ecessi terebbe, secondo il principio dell'id quod ple rumq uc aocidit, che da ti statistici seri ed estesi comprovassero che gli eventi di servizio. come ordinariamente configu rati, determinino nel personale di carriera malattie con una percenrualc netramente superiore a quella delle alt re categorie di lavorawri . ll rapporto statistico tra evento di servizio e danno dovrebbe essere mfatti costante, sempre accettata l'interpretazione Jella insostituibilità e della indispensabilità come requisiti idonei a br accogliere la dipendenza da c.s. di una data infermità.
Il rapporto di cau sa e di concausa come sopra definito importa, infatti, non soltanto quello di successione nel tempo, ma anche quello di su ccessione costante ed inconver ti bile. Ritornando all'interpretazione del 2° comma dell'art. 41 C.P. è da rilevare con l' Antolisei che un fattore il quale concorre con altri a determinare un risultato, vale a dire una concausa, non può essere da solo sufficiente a determinarlo. Ciò in quanto sufficiente, cioè bastante, (; unicamente 1:1 caus:1 vera e propria. Pertanto, concausa ~uf ficiente è una « contradictio in adiccto ». Ciò comideraro, i fattori sopravvenuti (nel caso in esame l'evento.> lesivo legato al servizio) dovrebbe, per lo ~pirito della norma, avere avuto un'efficacia causale csclu siva nella p roduzione dell'evento, sempre ~ono il profilo giuridico. ~on molto dissimile dalla suddetta è l'opinione del Battaglini per il quale il fat torc sopravvenuto deve rivestire il ruolo di causa, c cioè produrre l'evento per esclusiv:t forza propri:~. Per il Gri~pigni le cause sopravvenute escludono il rapporto di causaliùt « quan do nel processo c:1 usale hanno avuto una rilev:~nza causale così grande da apparire comt se fossero state da sole ~ufficicnti a determinare 1\:\·ento) (criterio delb preponderanza c:1usale o del 1:! pa rticolare cfficienz:.t c:~ u~:-tle ). L'Antolisci concord~t. pcr:~ltro, con quanro ;~fferm:tto dalla Corte Suprern :~. che cioè l'esclusione del nesso causale contemplata nella nvrma in parola si ha qu:tndo l'evento t: stato dctermin:~to dal sopravvenire di fatti del tutto impre,edibili c cwc di f:~tti che presentino « il c::tr:mere di as~oluta anormalità ). Quando ciò si verifica, il fattore ~traordinario sopravvenuto as~ume il ruolo di vc:r;t causa del risultato e il precedente viene considerato una semplice occa•wnc. Pertanto il nesso di ca usal ità, per quanto concerne il 2° comma. art. 41, è etclu~(' quando il risultato è dovuto al sopravvenire di un avvenimento assoluwmente :~normalt il che è quanto dire al 'opr:~vvcnire di un :~vvenimento eccezionale (Antoli,ei). Tale interpretazione. che inrroducc una netta limitazione alla teoria dell'equn;l lenza causale, trasferita alla norma che regola la pensionistica privilcgiat:l, conferisce :11 f:morc sopravven uto (cvcnw di servizio) c nei riguardi delle malattie costituzion;tlt peculiari car:ltteri che ~oli possono escludere il rapporto causale tra prcdispmiziom costituzionale ed infermità Certamente ben difficile, come già detto, è penetmre naturali~ticamentc ncJrinu mo del processo di determinazione dei fenomeni biolo_gici pa accertare la parte che ogn• antecedente vi ha avuto. Ma appunto tale difficoltà giustifica la <;eYerità della norma che non si contenta, anche nella più lata interprcmzione. di un rapporto concausale quahiasi tra servizio t malattia. ma pretende un rapporto di tale evirlenza ed entità. da es~re qualitativa mente e quantitativamente indispensabile c insostituibile nel complesso meocani,mo biologico della infermità. Tale criterio, necessariamente restrittivo, sembra il più :tele rcnte alb norma e perché e~~o non sia f:ll,ato, necessit:l ~i:t applicato secondo ben dcfi niti principi medico-leg:~li. Ciò vale, ad esempio, quando ~i vogliano consider:1re i r:tpporti c~i~tenti tra un;J malattia a fond:~ta genesi co~tiruzionale ed eventi lesivi :1nchc intensi c protratti, i qualt potranno e~serc invocati come conca usa preponderante c necessaria. solo 'c tra la prima e i secondi esista :1lmeno un nesso c ronologi co medico-legalmente va lido. L'inrerprct:tzione della norma legisbtiva che regob 1:1 dipendenza da c .... ordinano ~uscita spesso nella pratica delle notevoli perplessità, ~opmnuno quando alla mcntalit:, g iuridica e mcdico-leg:~lc ~i sostituisc.ono criteri sociali ed umani.
Questi ultimi sono indubbiamente meritevoli di comprensione 111.1 non possono un operato del medico 1n contra~to evidente con i principi della norma e di quelli medico-legali. O'allra parte introdurre nella valut:tzione della lc~ivitiì del ..erVIZIO il criterio po> sibili~u co signific:t aprioristicamente rinunci:tre ad una nena coscienza medico·legale, rifugiandosi nei meandri e nel bizantinismo di una dialettica, che se può essere utile nel ca mpo puramente speculativo, riesce oltremodo dannosa sul terreno pratico, sia per· ché subordinata a punti di vi't:l stn.:U<lm<..:nt<..: personali, ' ia p<..:rché concorre a crea re quell'alea di incertezza su ogni problema biologico, che offre al magistrato la possibi liti\ di emettere talora giudizi ingiustific:tti biologicamente c medico-legalmente assurdi. Il superamento del contrasto tra norma di legge e necessità sociali non può otre· nersi con il mascheramemo delle rognizioni scientifirhe e con un criterio ~ubietti\'Ct che ~i risolve in beneficio di alcuni e nece,~ariamente in d:tnno per altri. Unico mezzo razionale, non contrastante con i princip• generali della biologia e del diritto, per sanare tale profondo di~sidio, non può essere che b ~oppressione d'ogni discriminazioni nei riguardi delle infermità occorse in servizio, ferma restando l'appli· cazionc del crite rio proprio dcl l'infortunistica :~i tr:~umi occorsi in servizio e per c:~ma di servizio. Per tutte le comuni m:.Iianic, il moderno concettO d i $icurezz:t sociale, di cui possono considerarsi interpreti gli articoli 32 c 38 della Costituzione, porta ad escludere la necessarietà d'un rapporto causale o concausale tra servizio c infermid. Secondo gli attuali principi. potrebbe di f::ttto, apparire \trano. '>l' non :murdo. l'aiuto economico ad un dipendente affetto da malatti:J che in effetti scar~amente incide sulla ~ua capacità la,·orati,·:~, \Oio perché gliene è '>tata ricono,ciuta la dipendenza da c.\., mentre si deve negare, ~ccondo la retta imerprcmzione della norma vigente, qual· ~ia~i beneficio economico ati un ..oggetto affetto da malattia grave cd incurabile (ad es. tumori maligni), se non potr~t trov:Jr~i nel servizio l'elemcnro concau,ale ncce>sario e prcponde r:tnte al determinismo di C\\:J. In una collettività modern:l socialmente elevata, uni ::o crite rio nell'assegnn ione d i un tjUalsiasi beneficio economico nei rigu:1rdi di ~oggetti :~ f fet t i dn in fe rmità, dovrebbe essere la gravità c l'incidenza di tlucsta .,uJia capacità la\'Orativa. d imostrare in base a criteri rigidamente obbiettivi, e non già J'e,·entuale dipendenza tb eventi di servizio, ipotiu.ata molte volte in ba~ a criteri biologici e medico·legali dd tutto fragili e arbitrari. La realizzazione di tale concetto.•tdercnte allo 'Jllrlto dcii:\ Costituzione ben ptu di norme legislative viete c ormai ~orpassate . eliminerebbe ogni pcrple,~ità d'inrerpre tazione e solleverebbe il sanitario, nell'ambito della sua funzione medica-legale, dal pc noso .::onflitto tra l::t retta interpretazione della norma vigcmc (notevolmente rest rittiva) ed i pressanti motivi socia li cd umani, i lluali però sono v:~ li di ~olo se universalmc!ltC applicati c non ristretti ad un:t categoria d i soggetti , per vari motivi, pri vilegiati. giu~ti fi carc
. ~~A!.SUNTO. - L ':\ .. dopo aver ricordato il conceno di cau ~a c le principali teorie 1\~U rl(hc he sul nesso causale, ne ~tudia i rifles<>i nell'ambito delb pcn~ionistica privile·
g•ata ordinaria. SuUa base della concezione sociale più moderna, ritiene necessario pro· porr~ che unico criterio valido, per la concessione del beneficio pensionistico, venga con ~t,lerato quello della gr~n it:. d'un'infermità e dell'incidenza reale che essa ha sulla ca p:~cità lavorativa del ~oggetto di diritto.
RÉsuMÉ. - L'A., après avoir rappclé la conception de causalité et Ics principales théories juridiques \Ur b conncxion causale. en étudie Ics réflexes sur Ics pensions ordì naires privi légiéc~. Sur la base de la conception sociale la plus moderne, il croit nécéssairc de propo~..:r que l'unique systt':me valable p our l'adjudication de la pension soit la gravité dc l'in fermi té et sa récllc incidence sur la capacité de travail ùu ~ uìet de droit. SL- ~tM.\RY. . The A., after having rccorded the conception of causalit\ :1nd th<.: principal juridical theories regarding the causai relatìon, examincs its cffc~ts on tht· privileged ordinary pcnsions. According to thc most up-to-date social thcorics, he proposes that the only rcliabl<.: system of assessi ng thc :~llocation of thc pensions should be the gravity of thc discaM.: :md its actua l incidence on the suhiect\ working c:tpacity.
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OSPEDALE MILITARE DI TRENTO REP., RT() CHIRt:RCIA
UN INTERESSANTE CASO DI TRAUMATISMO MULTIPLO Col. Med. Dott. Giulio Rebuffat, direttore e capo reparto Ten. Mcd. Dott. Claudio Romanese, aiuto
Viene ritenuta utile la presentazione di un particolare caso eli trauma multiplo ricoverato nel nostro Reparto, per le considerazioni di ordine eziologico e patogenetico che in appresso si faranno. CASO CLINICO.
F. Giuseppe, di anni 23, in forza al 4° reggimento di artiglieria pesante campale di stanza in Trento, artigliere. Viene ricoverato d'urgenza presso il nostro Reparto il 9 giugno 1962. Anamnesi familiare, fisiologica e patologica remota negative. Anamnesi patologica prossima: nel pomeriggio del 9 giugno '62, alle ore 15 circa, durante un'escursione sulle pendici del Monte Bondone, scivolava e cadeva da un din·po, finendo, dopo un salto di circa 30 metri, sul sottostante terreno accidentato c coperto di piante di mugolio (pino nano cespuglioso). Entra in Ospedale alle ore 21 circa. Esame obbiettivo generale: normotipo in discrete condizioni generali. Al momento nel ricovero appare in stato di shock traumatico primario: cute e mucose pallide, respiro superficiale e frequente, polso molle, ritmico (96 pulsazioni al minuto); pressione arteriosa 100/ 70. Coscienza e sensorio integri; notevole stato di agitazione. Non amnesia retrograda o anterograda. Esame obbiettivo loca le: l'esame clinico e radiografico accertano l'esistenza ddlc seguenti lesioni: - lussazione anteriore extracoracoidea della spalla sinistra; - lussazione posteriore esposta del gomito sinistro; - frattura scafoide carpale sinistro; - frattura pluriframmentaria ciglio cotiloiaeo e branca ischiC>-pubica emibacino sinistro; - frattura comminuta perone SJ111Stro; - frattura epifisi ulnare gomito destro; - frattura di Bennet l 0 metacarpale destro; - contusioni ed escoriazioni di~use. Decorso: la se::ra stessa delJ'entrata, dopo la terapia d'urgenza contro lo shock, veni_ vano ridotte le lussazioni della spalla e del gomito sinistro in anestesia gen,ralc; il giorno 13 giugno, superato ormai lo stato di shock, si procede alla confezione di: apparecchio gessato pelvi-podalico sinistro; apparecchio gessato di polso sinistro; apparecchio gessato pols<r-1 o metacarpo destro; fasciatura :li la Desault comprendente gomito e spalla sinistra.
4· - M.
394 Dopo 40 giorni si tolgono l':tpparecchio gessato pelvipodalico e quello della mano de~tr:t; il controllo ratliografico tlimostra buon consolitlamento delle rime di frattura.
Dopo 45 giorni si toglie l'apparecchio di polso sinimo; poiché al controllo rlJiografico non si not:t formazione di callo osseo, viene confezionato un nuo,·o appare·:rhio gessato di polso. Il paziente è sottoposto a fisio kinesitcrapia. Viene dimesso il 4 agosto 1962 con apparecchio gessato al polso sini~tro.
Putogenw: delle lesioni. La contempor:1nea presenza Jcllc tre lesioni (frattura dello scafoide, lussazione po-.t<. riore dd gomito, lussazione anteriore extracoracoidea della spalla) a carico dell'ano >U JK riore sinistro, dimostra sia la rilevanza dell'agente traumatizzante sia h sua azione 't. condo due direttrici diverse. QueMo viene spiegato dall'analisi del meccanismo p:ltogcnctico di ogni singob le ~ione, e confermato dall'esame clinico dd traumatizzato. La patogenesi delle singole lesioni è la seguente: -- fr:mura dello sc:~foide: nella quasi totalità dci casi essa si produce in segui w ad un:~ c:~duta sul palmo della mano atteggiata in iperestensione (flessione dorsale J t:l cnrpo); - lussazione posteriore del gomito: la forz:~ traumatizzante, applicata gcneralmenk sulla superficie volare della mano, si trasmette lungo l'asse maggiore dell'avambracc1r · n:nuralmente la lussazione avviene a gomito flesso, alrrimenti si produrrebbe una lu ~ sazione della spalla od una frattura a livello dell'articolazione del gomito. Quindi <:~'· si verifica per caduta sul palmo della mano a gomito flesso; - lussazione extr:>coracoidea della ::-palla: perché essa ~i realizzi, b sollecit.'lzion traumatizzantc deve agire in modo da spingere l'estremità superiore dell'omero ver'" l'avanti. Quindi essa si verifica nelle c:1dute ad arto superiore abdotto e spostato po\t<. riortTlCille all'asse frontale dell'anicolnione scapolo-omerale. Naturalmente può avvenire sia a gomito flesso che este,o. Dall'an:~lisi dei singoli momenti patogenetici ~i deduce che le prime due le~ion 1 cioè la frattura dello scafoitle c la lussazione del gomito, sono avvenute per cadut:t su l palmo della mano ipere~te~a, a gomito flesso; la terza lesione, cioè la lussazione del! ~pal!a, per caduta sul gomito flesso c rctroposto. Lo Messo paziente prcsenra\'a altre fratture alla metà sinistra del corpo, e precis; mente a carico della porzione anteriore dd ciglio cotiloideo e alla branca ischio-pubic:.1 dello emibacino sinistro. Queste fratture, che non raramente si trovano associate tra loro, sono causate in gen.:re da un trauma che ngiscc sul g r::tn trocantere del (emorc; evidentemente la kn tura dcll:J branca ischio-pubica, permettendo lo spostamento tlcll'emibacino in sen'o media le, ho evitato lo sfondamento del fondo dd cotile c la conseguente lussazione cen tra le della testa del femore. Infine il paziente presentava una frattura comminuta del terzo inferiore tlel peronc: e dd malleolo peroneale di sini,tra: la comminuzione è stata probabilmente causata Jal1.1 accidentalità del terreno. Confrontando fra loro tutte queste lesioni, si nota come il trauma abbia agito con magt{iore intensità sull'arto superiore, e quindi con intensità decrescente sul bacino t sull'arto inferiore del lato sinistro del corpo.
395 Controllo a distanza. Nel mese di gennaio 1963 abbiamo richiamato il paziente, che nel frattempo era stato congedato e aveva ripreso il suo normale lavoro di impresario edile, per una visita di controllo. Abbiamo rilevato in questa occasione: Spalla sinistra: modica ipotrofia del deltoide (fasci anteriori) e del trapezio. Modest.l limitazione dell'elevazione dell'arto (-20° rispetto al controbterale). Normale l'esecuzione degli altri movimenti, per quanto nei loro gradi estremi venga accusata lieve dolenzia; gomito sinistro: sintomatologia artrosica di modesta entità; polso sinistro: è accu5:tt::l lieve dolenzia nel grado estremo del movimento di fles· sione dorsale della mano; emibacino sinistro: modico dolore provocato con la pressione sul gran trocantere. Non rilevabili asimmetrie; ' caviglia sinistra: discretamente tumefatta dopo prolungata stazione eretta. La flessione dorsale del piede è limitata di qualche grado. Normali i movimenti di prono-supinazione del piede, con modesta dolenzia nei loro gradi estremi. Deambulazione normale; gomito e mano destra: non sono rilevabili postumi traumatici. I controlli radiografici hanno dato il seguente esito: <<Gomito sinistro: corpi mobili endoarticolari. Mano sinistra: scafoidc in fase di consolidamentO. Perone sinistro: frattura consol idata. Ben consolidate anche le fratture del bacino e della mano destra " · In complesso, l'unico postumo di una certa importanza è quello a carico della caviglia sinistra, dipendente da una alterazione del circolo di ritorno c pr:-tticamcntc costame dopo un periodo di immobilizzazione dell'arto inferiore per lesioni della caviglia. Tale edema da stasi si risolve sempre completamcme dopo un bsso di tempo variabile da qualche mese a due an ni da! trauma .
Discussione. La vita moderna e le varie imprese che in essa si compiono, di ordine sia civile che militare, per eventi bellici c non, ma in tutti i casi valendosi di tutti i mezzi meccanici e motorizzati che la tecnica moderna ci consente, ci hanno abitu:tto ad osservare ed a curare un gran numero di traumatizzati e eli politraumarizzati di ogni tipo e grado. Ed in verità le risorse della terapia chirurgica ed ortopedica moderne sono tali e tante. da farci considerare con serenità la terapia ed il successo fi nale in casi che una volta avrebbero avuto ben poche possibilità di una completa guarigione. E' difficile tuttavia ritrovare un caso nella letteratura che, come il nostro. sia giunto a guarigione con un coacervo così imponente d i lesioni da un lato, e dall'altro con una guarigione tanto notevole per la pochezza e la non importanza degli esiti costatati. l motivi specifici della segnalazione clinic<1 sono i seguenti: l o - La molteplicità delle lesioni in uno stesso arto. Nel nostro caso: lussazione della spalla, lussazione esposta del gomito, frattura dello scafoide carpale. Se si tien presente la modalità abituale di produzione d i queste lesioni sorprende come in questo caso vi sia stata una forza tale agen te in tre pun ti diversi, quando in condizioni normali una sola delle lesioni suddette è sufficiente ::td assorbire l'impatto.
2° - La diversa direzione necessaria alla forza agente per ognuna delle tre lesioni suddette. Non è infa tti possibile pensare acl una forza in scorrimento lungo un asse continuo, che si annulli a momenli successivi.
3o - La prestanza fisica eccezionale del nostro soggetto, dotato di un sistema scheletrico compatto e robustissimo, con masse muscolari potenti, allenato ed :~bituato alb montagna. Ciò accentua l'intensità e la forza vivJ dell'impatto traumatico necessario a produrre le lesioni avutesi. Tn realtà ha sorpreso, tenendo conto dell'altezza di cadut:1 libera, del peso della persona e della molteplicità dei trau matismi nello stesso arto, il non riscontrare una lesione da scoppio dello stesso, come con tanta frequenza si constata alle autopsie dei cadaveri di grandi traumatizzati in condizioni analoghe. Un corpo morto che caschi dall'::tlto tende « a scava rsi il fosso~. come suoi dirsi, nel terreno, se il terreno è molle; ma quasi sem pre >i verifica un vero e proprio scoppio traumatico dell'arto che per primo ha toccato il suolo. T utto questo a noi pare si possa spiegare ogevolmcme tenendo conto delle singole lesioni riscontrate e delle caratteristiche della zona di caduta. Infatti: a) i punti d'impatto al suolo sono stati molteplici e praticamente contemporanei, in modo che la grande potenza d'urto complessiva è ven uta a sucldividersi in t:mtc frazioni, ognuna delle quali è stata assorbita da un punto ·diverso dell'organismo, dctcrrni· nandovi una relativamente modesta lesione in sito; · b) la zona eli cadma è ricoperta da pino m ugolio, pianta bassa con ramaglia spessa e fitta ma dura, sì che il terreno appare come ricoperto da un materasso cespuglioso di circa 40 centimetri di spessore. Un corpo che vi cada sopra può urtare contemporaneamente molti punti solidi del materasso duro-elastico, rcalizz;:mdosi in tal modo la condi· zionc necessaria a moltiplicare le lesioni !imi tandone l'entità.
RIASSUNTO. Viene presentato e discusso un raro caso clinico di molteplici traumi contemporanei prodottisi a seguito di caduta dall'alto e guari to senza postumi di rilievo. Considerati in particolare i tr:lUmÌ di spalla, gomito e polso dello stesso lato cd il meccanismo patogenetico delle lesioni. Importanza delle caratteristiche del luogo di caduta nel determinismo della entiLit c prognosi delle lesioni stesse.
R ÉsuMÉ. - On a décrit un rare cas de lésions multiples à la sui te d'une chute Jibre en montagne de 30 metres, et terminé par guerison sans suites d'importance. . On a consideré en particulier trois lésions de I'èpaule du coude et du poignet dc gauche, et le mécanisme pathogénétique de chaque lésion. lmportancc cles caractèristiques physiques du lieu de chute dans le déterminisme de l'cntité et prognosc cles lésions.
SuMMARY. - A case is described of a man who, while climbing a mountain range, lost his grip and made a free falllanding on the bushes 30 metres below. The man got quite a number of Jesions but in the end he recovered without serious sequelae. Three lcsions are in particular described: the ones concerning the left shou!der joint, the left elbow and the left fist; the pathogenesis of each one is analized . Thc na· turai characteristics of the fa lling site are of great importancc in dctennining the entity and prognosis of the lesions.
CLINICA OTOR II'\OLAR INGO I.CX;!Ct\
DELL'UI'\IVERSITA'
D I TORINO
Di rettore: Prof. F. BRt:'lr:rn OSPEDALE MILITARE PRJ:-;CJPALE "A. RIBERI >> DI TORINO CO~!:-.IISSIOI"E MED ICi\ PER LE PEI'\SJON l D I c;LTERRA
Presidente: Col. ~led. M. ~~~GARO
MODERNI CRITERI DI VALUTAZIONE AUDIOLOGICA DELLE IPOACUSIE PER LE COMMISSIONI MEDICHE PENSIONI DI GUERRA F. Aragno
PREM ESSE.
Lo sviluppo assunto i n questi ultimi an ni d::~ ll'Audiomerria, ha permesso di approfondire sempre piLJ la conoscenza della fisiopatologia dell'udi to c dei complessi meccanismi che intervengono nella trasmissione c nella recczionc dci suoni e in campo medicolegale ha completamente rivoluzionato quelli che erano i metodi tradizionali per determi nare e valutare il danno uditivo: la voce parlata e i diapason. L'esame audiometrico infatti è ormai applicato comunemente in ogni tipo di perizia ed il calcolo della perdita uditiva viene fatto oggi solo più sulla base della curva audiometrica tonate e vocale. E' pur vero che nella maggior parte delle leggi e dei regolamenti si fa ancora riferimento alla voce afona ed ::~Ila voce di conversazione, ma si tratta generalmente di norme fissate quando ancora l':mdiometro non esisteva e la voce umana e ra l'unico mezzo comodo, facile e natur:1lc, anche se poco esatto, per misurare la capacità udi tiva. Con. l'audiometria tonalc si determina una curva di li vello uditivo be n definita per ciascun orecchio, la quaìe precisa assai bene anche le cause dell'ipoac usia e consente di determinare anche altri elemen ti collaterali della per d ira udi tiva: gli acufeni, il recruitment, le frequenze extravocali, ccc. Con l'audiometria voc2le invece ;i ottiene il grado di penlita udiùva nei confronti delL'l voce umana e dalla forma e dalla posizione della curva si possono ricavare ul te riori elementi clinici, complementari di quelli desunti dalla cur va ronalc. L'introduzione del'audiometria in campo medico-legale ha creato però dei problemi parricolari di indole va lutativ::~. Se la voce wnana infatti è lo stimolo più idoneo c fisiologico per l'orecchio, non si può negare che oggi, con la ricchezza di suoni di vari:~ frequenza che sono presen ti nella vita moderna, la voce umana non possa più considc· rarsi come l'indice piLI adatto per determina re il g rado d i menomazione uditiva di un individuo nei confronti della vita di relazione. E' di comune constatazione infatti come i suoni d i bassa frequenza ed ancor più quelli di frequenza elevata (trilli, sibi li, fischi, ccc.l nbbiano un'importanza assai r ilevante nella vita d'oggi e assai spesso rappresentino ::~ddirittura dei veri e propri suoni di allarme per l'individuo. Di consegucnz::1 sembrn logico, nel cnlcolare la menomazionc uditi va, tener conto anche di questi fatt i, senza limitarsi alla sola perd ita uditiva nei confronti della voce umana.
FORMLLE PER IL CALCOLO Oi:.Ll~ ~IIS0:'-1<\ZIO..;E UDITI\'.-\,
Le formule proposte per il calcolo del grado di menomazione udinva si basano alcune sulla curva tona le ed altre sulla eu n ·a 'ocalc. Fra quelle basate sull'audiomctri3 ton:ùe la più semplice è quella del Beli Telephon. Laboratory che prende in con~idcrnzionc le frequenze 512, l 024 e 2048 come le più import:'lllti per la voce d i convcnazione: b percentuale di perdita uditiva si ottirne dalla med i:~ a ri tmetica delle perdite in dccibcls su queste frequenze, moltiplicata pe r 0,83. Q uesto me todo è però a~sai poco preciso rla to che l'import:tnza de lle varie frequenze nello spettro sonoro della \'OCC di wnvcrsnionc è d iverso per ognun:t d i esse: sulla base di particobri studi oscillografici che hanno permesso ùi analizzare le frequenze che .con~ corrono a formare la \'OCe ùi conversazione, Fowlcr e Sabine han11o allora elaborato un « auùiogramma calcolatore • present:no al Council on Physical Therapy dell'A.YLA. od 1947, nel quale si considera che :1lb perdita uditi\'a ùi ci:tscun orecchio la frequenz.1 512 partecipi per il 15° "' 1:! 1024 per il 30 : ~ · la 2048 per il 40 , e la 4{)96 per ti 15°,.(.. Pa ogni 5 db di perùit:J ~u ognun:l di queste frequenze ·viene stabilito un detcr minato \'alare proporzionale di perdita percenttllle. Un d ifetto d i tale formula (; rapprc~en tato dal fatto che, essendo stata elabor::na pt:r le lingue :1 nglosassoni, :-t pplicandola ~dia lingua italiana può tbr luogo :1 qualche difk~ renza tr:1 i v:1lori dell':tudiogramm:l tonalc c <.[uelli dt>lla cur \':1 di intelligibilità; per k lingue ncobtine infatti la frequenz:1 card ine è intorno a 1000 Hz c non a 2000 llz. Rocc::a c Pellegrini, studi:-~nclo l'importanza relativ:l delle \':tric frcqucn?e nclb composi zionc fonetica della lingua italiana hanno allora proposto una nuo\'a formula dove la frequenza 5 12 h:t un coefficiente dd 25 e la 4096 soltanto dd 5 Anche Arslan, in una formub da lui proposta per b lingua it;lliana, adotta v:-~lon :maloghi: 25~ ~per la frequenza 500 llz, 35 per la 1000 Ilz. ·Hl 0 per la 2000Hz. Nel 1961 1'~-\ . M .A. ha adottato un nuO\'O metodo in cui non si d3 più un pc'o c un valore differente .1lle v:uie frequenze, ma la percentuale Ji menomazionc \'iene ducrminata soltanto in ba~e :.tlla somma aritmetica delle perdite in dccibels sulle frequeoL.c 500, l000 c 2000 H z (tabella l). l n tluest'uiLimo metodo si è anche te nuto conto dd h tto c he il campo d i meno rn :-~ zionc uditi\':! non è esteso quanm il campo uditivo tonale umano; inf:nti una perrlit:l intorno ai 1'5 db su ciascuna frequenza (corrispondente ad un totale di 45 d b) è ancor:-~ valutata come O .,. mentre un v:dorc di 245 db (corrispondente ad un:-~ perdita intorno a 82 db per le tre frequenze) è già valutato come 100~ , , anche o,e il campo tonale umano arri\•a sino a 100-120 db, perché ad un tale Ji,ello la menomazione è da considerar>! come totale. Fra le formule basate sull'audiometria tonale è ancora da ricordare l'Indice ù.: Pene Aud itive (l.P.A.) di Fourn!cr nel quale, la perd ita ud itiva è da ta dalla media :-~ritmcti c:~ delle due medie fra 500 e l 000 H z e fra l 000 c 2000 Jlz. Con essa si può cvit:J re q ualsiasi c:-tlcolo perché si ottiene l'indice direttamente ~ull 'a ud iogramma, unemlo il pun ro intermedio del segmento d i cur va ;,ud iometrica compreso fra 50 e 1000 H z con quello fra 1000 c 2000Hz: il punto eli mezzo d i q uesto n uovo segmento dà direttamente l:J padita uditiva. Secondo Fournicr, con questo metodo molto semplice e rapido, si a\rehhcro degli scarti non superiori al. to- rispetto ai valori di pt·rùita uditiva dercr~ minati con l'audiometria \'OCale. Fra i metodi basati ~ull'audiomt'tria \'ocale quelli più l:lrgamcnte :.dottari sono il S.A.I. (Social Aùcquancy Index) di H. Oavis, I'I.C.A. ( lnùice de C:1pacité Auditi\'C) c il P.P.A. (Pourccntage de Pene Auditi\'CI di Fournier i quali calcobno la perdita uditiva face ndo la media <.Iella perdita in db :1i \'ari li,·elli dell:J curv:1 VOC':tle: d ifferiscono tra
t
399 TABELLA :-<.
T ABELLA PER LA CONVERSIONE DEL LIVELLO UDITIVO PRESUNTO
I!'< PERCENTUALE D l MENOMA7.lONE UDITIVA LATERALE
PER
LA VOCE
(A.M.A. , 1961).
S.O.L.U.
45
so
55
()()
65
70
75
80
L.U.V. P.
15,0
16,7
~8,3
20,0
21,7
23,3
25,0
26,7
28,3
P.M. U.M. •;
o
2,5
5,0
7,5
10.0
12,::.
15,0
17,5
20,0
S.D.L.U.
90
95
100
105
11Q
115
120
125
130
I...U.V.P.
30,0
31,7
33,3
35,0
'l6,7
38,3
40,0
41,7
43,3
P.M. U. M. ~.
22,5
25,0
27, 5
30,0
32,5
35,0
37,5
40,0
42,5
S.D.L.U.
135
140
1H
ISO
155
160
165
L. U. V. P.
45,0
46.7
48,3
500
51,7
53,3
55,0
56,7
58, 3
J'.M.U.M. %
45,0
47,5
50,0
52,5
55,0
57,5
60,0
62,5
65,0
S. D.l... V.
180
185
190
195
200
205
li O
220
L.U.V.P.
60,0
61,7
63,3
65,0
66,7
68,3
70,0
1215 71,7
P.M. U. M. •
67,5
70,0
71,5
75,0
77, 5
80,0
82.5
85,0
87,5
S. D.L. V.
225
230
23>
240
245
250
255
260
216
75,0
76,7
7$,3
80,0
81,7
90,0
92,5
95,0
97,5
100,0
L. U.\'.P. P.M.U.M . •.
l
r.
1 170
85
175
73,3
S.D.L.U.: Somma 1n db elci livelli w h !l\ i per le rrequcnzc soo, TOU<) . 2000. L.U. V.I'.: Livello uditivo prc\unto (in dh) per b voce. P.~1.U. M .:
P<:rc.. ntualc di nlenomazione udim.1 monolJltr.ll<'. (< 1.1 I'EST\L0 77\ c L<77\RII"I ) .
lo ro per i livelli con~iderati: per il S.A.J. i livelli sono a 55,70 e 85 db sopra la soglia di percezione, per l'l.C.A. quelli a 30,45 e 60 db sopra la soglia di Jetezione, per il P.P.A. quelli a 20, 30, 40, 50, 60, 70 e 80 db sopra la so~ lia di detezione, contando doppi però i valori di 40, 50, 60 db perché questi livelli sarebbero quelli che hattoo la maggior importanza per la no rmale voce di conversazione. Quest'ultimo metodo è tt uello abi tualmente impieg:no anche per la lingua italiana poiché vari AA. (Anlan, Pe~talozza, De Stefani ) ne hanno documentata l'utilitit anche per la no~tra lingua. Tutti questi metodi danno però soltanto la percentu:~le di menomazione monolaterale per ciascun orecchio. )Jel caw però di iooacusia bilaterale è im·ece necessario poter cal cobre il grado di menomazionc complessi\'a, che è quello che in effetti intere~~a conoscere per va lutare il grado rellale di inva lid itn nei confronti della vita sociale. E' noto infatti che l'orecchio destro e l'orecchio ~inistro sono due parti simmetriche costituenti un organo unico: l'org:tno dell' udito. La efficiente percezione biauricolare ~
essenziale per la percezione ~tcrcofonic:~, per l'orientamento acustico, ecc. (Menzio) men rre ''icc,·crsa la menomazione di un ore-:chio può Ycnire in parte compensata da un.1 buona funzione dell'orecchio oppo~to. Per una corretta valutazione dì d:tnno uditivo ì: quindi necessario considerare non l:t perdita sing-ola di ciascun orecchio, ma la perdita binaur:tle. Un.a prima formub, propo~t:J da Fowler c Sabine imicme al loro audiogramma calcol,nore, moltiplica la percentuale di menomazionc dell'orecchio migliore (O.M.) pçr 7 e vi aggiunge la percentua le di mcnomazione dell'orecchio peggiore (O.P.): dividendo per 8 il riwltato si ottiene i:J percentuale di perdita binauricolarc: "' perdita O.M. X 7
+
0
.,
perdita O.P.
perdita binauricolare
8 Un'altra formula, proposta da Motta e Profazio, moltiplica invece l'O.M. per 3.5, lo somma all'O.P. e divide per 4,5. Una terza, proposta rccentcmen!c cbll'A.M.A. insieme al nuovo audiogramma calcolatore, moltiplic:1 l'O.M. per 5, lo somma all'O.P. e divide il totale per n. Un'altra formula infine, propost:t da U. Maggioroui. moltiplica I'O.M. per 3,9, lo somma all'O. P. moltiplica LO per l, l c divide il totale per 5, per ottenere la pcrccmuak di mcnomazione uditi,·a bilaterale, per l O per ottenere dirett:Jmcnte l'invalidità lavorati va. Questa formula è basata \ulla legislazione infortunistica italiana la quale stabilisce per !a cofosi unilaterale un ta~'o in,·alidante dell'Il " e per b cofosi bilaterale un tasso del 50 ·~ . Ciò significa che, 50 - l l 39, il secondo orecchio, l'orrcchio migliore, partecipa alla sordità globale per il 39 ~ · mrntrc quello peggiore per l'Il 0 ~ · da cui si può derivare la formula: "{ pcn.lita O.M. X 39
% perdita binaurìcolare ~
+ ' perdita O.P. X Il 50
Paragonando fra loro que~te diverse formule si può not:ue che. eccettuata la prinu di f.'vwlcr e Sabine. tutte le ::~ltrc approssimativamente si equivalgono, per cui l'adozione di una piuttosto che dell'altra non (: morivo dì particolari problemi ed è nello ~tesso tcm po prova che gli AA. sono orientati vcr;o un rapporto fra orecchio migliore e peggio!'\" intorno a 3,5: l, e comunque non 'upcriore a 5: l.
C\1.<':01.0 DELLA MEN0:\1AZIO~E l 'l) lTl\'\ PFR Lt: PENSIOJ'J DI GlTRRA.
Jn un precedente lavoro (Ar:1gno c N::tddeoì furono esposti i risultati ottenuti applicnndo i metodi audiometrici alb pratica medico-militare e ~i ern g iunti alla conclusione che pur essendo indicata dai regolamenti come termine di mi~urn la voce eli conversa· zionc, nelle perizie medico legali militari il metodo di scelta crn l'nudiometria tonak. ri~ervando quella vocale a casi part!cobri o a quelli in cui fosse n<X:cssario applicarla per wclare eventuali simulazioni. Con l'audiometria tonalc infatti l'esame ì: molto esatto. forni,ce anche gli clementi clinici per inquadrare l'affezione causale c permette di determinare anche la percezione per via o~~c::t. il recruitmcnt c la perdita sulle frequenze extra· vocali. clcmemi necess:Jri per un'equa 'alutnionc. che invccr sfuggirebbero a un'indagine
blSata unicamente sulla prova colla voce umana ed infine, cosa non trascurabile, la sua esecuzione è assai più facile c rapida. Si è pertanto adottato lo stesso metodo tonate anche per gli accertamenti medico-legali praticati per la Commissione medica per le pensioni di guerra. In questo lavoro però non ci si è limitati a studiare soltanto l'applicazione pura e semplice del metodo audiometrico alla determinazione del danno uditivo per le pensioni di guerra, ma si è cercato anch<:: di affrontare tutti quei problemi che sono emersi in questo settore a seguito dei recenti progressi in campo di fisiopatologia dell'udiro. Sono state anzitutto esaminate e valutate tutte le varie formule per calcolare la menomazione uditiva di cui si è parlato nelle premesse. Le formule del Beli Thelephone Laboratory è stata quasi subito abbandonata perché troppo livellatrice dell'importanza delle diverse frequenze. La formula di Bocca e Pellegrini, quella clell'A.M.A. del 1961 e quella di Fourgier (I.P.A.) sminuiscono troppo l'importanza delle frequenze 4000 Hz, la prima valut.,'lnùola solo il 5%, la seconùa e la terza non considerandola neppure, poiché nella voce di conversazione la sua importanza sarebbe molto scarsa. Bisogna però tener conto che la menomazione uditi va di un individuo nei confronti delb vita sociale non è data solo dalla sua menomazione nel percepire la voce umana, ma è assai più estesa perché il campo delle frequenze presenti nella vita moderna comprende anche un gran numero di frequenze extravocali, soprattutto frequenze acute, che devono pur esse venire adeguatamente valutate. Non è raro, negli esami audiometrici per le pensioni di guerra, riscontrare delle ipoacusie rcccttive di vario grado, dovute o complicate da trauma acustico cronico (provocato da spari, scoppi di bombe, esercitazioni a fuoco, ecc.) in individui che senza dubbio vengono acl esserne menomati nei confronti della vita di relazione, anche se talvolta in maniera non grave. Adottando le formule sopra citate questa menomazionc veniva ad essere completamente trascurata come inesistente, adottando invece la formula di Fowler e Sabine (l94ì) in cui la frequenza 4000 è considerata per il 1s ·;;,, si viene ad avere una valutazione alquanto più equa, che senza farla giungere, quando è da sola, al limite minimo di pensionabilità. ne aumenta leggermente la valutazione quando accompagna una perdita uditiva in <1ltri settori della curva ton<1lc. Per questo, pur riconoscendo l'innegabi le valore delle altre formule, seguendo i suggerimenti ministeriali , si è adottata quest<l formu la la quale, pur essendo la meno recente ed agli effetti della voce di conversazione superata come precisione da altre, è tuttavia la più adatta per questo genere di valutazioni. Per la determinazione delb perdita uditiva binaurale, come già si era potuto constatare rig uardo ai criteri per stabilire l'idoneità al servizio militare, la prima formula di Fowler e Sabine (sette volte la perdita di O.:vt. più una volta quella deli'O.P., diviso 8) sminuisce eccessivamente l'importanza della menomazione dell'orecchio peggiore nei confronti di quello sano o comunque migliore, portando a risultati troppo discordanti sia dalle disposizioni vigenti, sia da quelli che paiono essere dei giusti limiti di indennizzo. D'altra parte, come si è visto, è opinione concorde C:i vari AA. recenti, che il rapporto fra perdita dell'orecchio migliore e perdita dell'orecchio peggiore debba essere intorno a 3,5: l (Maggiorotti; Mott<l c Profazio, Arslan), al massimo intorno a 5: l (formula dell'A.M./\. 1961). Concordando quindi con gli AA. itali:ll1i si è adottata la formula di Maggiorotti.
% JXrdita binauricolare
?~ perdita O.M. X
39
+ 50
0
/0
perdita O.P. )/ Il
la quale portando sostanzialmente a dei risultati che sono sovrapponibili alla formub di Motta e Profazio, ha il vantaggio di usare lo stesso rapporto e gli stessi criteri che ven gono impiegati ormai comuetudinalmente nella pratica quotidiana delle perizie infortu ~ nistiche, permettendo in q uesto modo di usare un metodo unico di valutnionc sia per le perizie medico-legali milit:ui, sia per quelle infortunistiche. Per comod it3 di calcolo sono state preparate due tabelle: la prima è l'aud iogr<~mm a calcolatore di Fowlcr c Sabine inscritto su una comune tabella audiometrica e la seconda la form ula della perd ita binaurale con i si ngoli valori già calcolati. Iscrivendo s ull'audi o~ TAB ELLA N. 2.
TABELLA AU DIOMETRICA CON L'AUDIOGRAMMA CALCOLATORE (foWLER e 128
256
5 12
1024
o
l
l
l
10
l
l
0, 2
l
20 - -- -
l
l ~:~ l
30 - -
l
l
-
1,8 1 2,6
2048
1',3
2. 1
l
3,6
l
'---~
1,3 2,9 4,9 7,3
l
l
40 1------~~------~1~_!_:_~__~1 1_~:-~ -, 9,8 1 [
l ~:~ l
1
l
501- - - -1- -
60
9,6 11,3 12,8 13,8
15,7
18,0 l 21,5 23,5 25 5
70 14,6 H ,S
27,2
14,9 15,0
2?,8 29,0
28,8
80 -
90
12,9
__ 13,0
30, 0
l
17,3 22,4
25,7
l 28,0
l l
l
Au S. (blu)
8192
Au D (rosso) o
512
%
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102.;
"lo
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0
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0,1
0 ,4
0,0
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l
l
0, 3 0.9 1,7 2,7
l
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Totale
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l
f'erd. bila t era le
"lo
Acufeni
"lo "lo
30,2 3?. ,2
l
12,5 13,5
Recru itrn .
34,0 35,8
14,2 l 14,6
Via ossea
l 14,8 14,9
Perd. g lob .
37,5 39,2
15,0
%
- - -~,.
PAR ERE:
Osservazioni : 100
g ra mma della prima tabella la curv:t tonale si avran no immediatamente le percemuali di perdi ta per ogni singola frequenza le quali, trascri tte nel casellario a m:trgine, vengono poi sommate fra loro; i valori che si ottengono dan no la perdita percentuale per cia:.cun orecchio: riportati sulla seconda tabella come su una tavola pitagorica darznno la perdita uditiva binaurale g ià calcolata. A questa v:1 poi aggiunta la percentuale per :1cufeni c rccrui tment, quando sono presenti, e livello della via ossea. Per gli acufeni la cifra può andare da O fino al 2°~ a seconda della loro intensid, freq uenza c d isturbo r he arrecano al pazicme, analog:1mente per il recruirmenr si può dare una valumzione fra !o O
e il 2% . (Riguardo all'idoneità m ilitare si era proposto una valutazione del recruitment tra O e 4% dato che si trattava anche di dare un ceno valore alla prognosi P?C<> favorevol_e r ht: riveste la presenza di q uesto sintomo in soggetti che debba no prestare !l serVIZIO militare; nel caso delle pensioni di guerra invece si tratta solo più di valutare una menomazione esistente ed allora può essere su fficiente il 2 %)· Pure da considerare è il livello della via ossea, soprattutto perché se la via aerel e la via ossea si trovano entrambi ad u n livello molto basso, il recupcro con una protesi acustica n on è più possibile, mentre invece se la via ossea è ancora ad un livello discreto, vi è ancora la possibilità di un certo rccupcro con una protesi per via ossea. t\ nchc qui la val utazione può andare sino al 2 %·
T ABELLA N.
3·
T ABELLA PER I L CALCOLO DELLA PERDITA UDITIVA BIAURICOLARE .
'lC
mt .
7,5 7
8
4
3
o
a .c .
I
2
~b~--~I5~~2~0~2~5___:3_o ___ 3~5~----4o____ 42~·~5--~4~5------~5o____~5~5_______6o______6~5__7_o 75 8o 65 ID
~
0
4
8
12
16
20
24
28 32
36
40 44
48
52
56
60
64
68 72 76
80
84
88
92
90.
O O Op I~ 26 3,5 41 5,3 6,2 7,0 7;J 1\8 97 10,6 II,4 1~3 13;! 19 I5P 15,9 16,8 17,7 18,5 19,4 293 2J,l 8 4 QS 4,0 4,9 5~ 6p 7,5 8,4 9,3 IOf? II,O IJ.i3 Iifjl 13_,7 1~5 I5,4 I~ IV 1B} 19,.0 19,.9 2q8 2r_? 22,5 2.14 24.J 7,5 20 8 I jj 4~ 8,0 b9 9,8 TOp 11,5 12,4 q3 14,2 15) I5f3 Io,8 rp 1~6 1 ~4 20} 2:1; 2~ 230 23,9 24ft 2~7 26,5 2'?,4 7 25 12 2{> 5,8 8,9 12.0 12,9 IJIJ I4,6 15,5 T6A I7,3 I$;? I~ 19,9 20~ 217 '22p 2~4 24) 25,2 2G} 270 27~ 28,8 29} 3q5 16 3.5 6,6 9,8 12,9 16,0 1613 n}ò 18,5 19,5 2q4 21~ 2<r 23o 23;3 24,8 2?;7 2.,,~ 21t 2~ 292 3d_r 31,0 Hfl 32,8 3.t7 5 3o 20 4.4 7? 10.6 13/l r6,9 2op 20$ 2115 22,6 23? 24~ 2;~ 26,2 21p 27,9 28/3 29,7 30,6 31,4 3i3 3-j~ 34,1 35,0 35jl 36p ~ 5 24 5,3 8,4 11,5 14.6 17,8 20$ 24,0 248 2)8 26{> '27p 28f+ 29,3 30,2 31p 3Ijl 32,8 33,7 34p 35'~ 36,3 3'(,2 3~ 39,P 39,9 e~ 9,JI~I~1~2IJJ2~2~2~2~)~3~~3~3~3~3~3~37;73~3~ 4~4~4q 4 ~ 4 k o 32 1.0 10;2 13,3 16,4 19.5 22{> 2)13 209 32,0 32,.9 33? 34{> 35;> 36t4 37,3 3~2 39,0 3~ 40/l 41,7 4~6 4.\4 44,3 452 46,! l !,".;,. 36 79 11,0 14,2 17J 20,4 23;> 26{:> 29,8 32;3 36P 369 31{J 38,6 335 40,4 4l.,J 4)2 43,0 4~9 44,8 45,7 4ft> 41jl 4{Ù 497 l"" 40 8,8 U ,9 1 ~0 18.2 21,3 24,4 275 30,6 3Jl3 36,9 46,0 40f3 4~!l 4<:,6 435 4414 4>3 46,2 47,0 479 48/} 4~7 50p 5r;4 52,3 2 45 44 9;7 12,8 15,9 I9,0 22;;. 25) 2i!,4 31,5 34,6 37/3 40fJ 44Jl 4 4~9 45/3 46,6 47,5 4f!,4 49,3 5<J2 51'0 5I9 52J3 5.!.7 54{> 55,4 48 10.6 13;7 16{3 19.9 23.0 26,2 29~ 32,4 Y)!> 3:'{> 41/J 4~ 4 o 48f3 49}3 506 sr,5 524 53.3 5~,2 s5,o 559 s$ 57;7 sa-s. 1 50 52 II4 14{> 17:7 20,8 23,9 27.0 307 33,3 36ft 3915 42{> 4?,8 4 >;3 52,0 52,9 51,8 54,6 555 56.4 57.3 58,2 5~0 5~ 60,8 6Il 56 123 1s,4· I&6 2I:f 24.8 21~ Jr,o 34,2 37,3 404 qs 46,6 49/3 52,9 56p 56f3 578 s86 59,5 60,4 61,3 6~ 6~ 6:\9 64fJ 55 Go 13,2 16.3 19.4 22,6 2'>,7 28/:J 3I[.I 3 s.o 35; 4~ 4~J1 47.5 5S6 '>3/3 5§9 6op 6c(9 6I,S 62{> 635 64,4 6~ 6 2 61,o 67,9 qs 64 H,I 17,2 20,3 23,4 26,6 29;7 32,8 359 39,0 421 45,3 4ff,4 5;5 5416 51/3 6Q9 64P 649 65,8 6~ 6715 6~f 6 107 n p 68 15P I8,I 2I,2 24,3 27,4 3CJ;6 33;T 36j3 39f3 43P 46;2 49.3 52,4 555 58,6 6I8 64,9 68'0 68p 69/J 70{> 71,5 72jl 73.3 74;1 16o 12 15,9 19p 22.1 25,3 28.3 31,4 34,6 nr 4op 43Jl 41,0 Sdf! 53,3 s6,4 59,5 626 65,8 682 12,0 7~9 738 74{> 755 764 11,3 1 76 I6,8 I 9,9 23.0 26,1 29,2 32,3 3514 3(\6 41,7 44ft 47:; 5~ 54;2 57,3 60,4 63 ;! 66,6 6<yl 72p 76,0 169 718 7Sp 79.5 8~ ~5 8ç 17,7 20/3 23,9 27.0 30,I 33,2 36i3 39,4 42{> 4)~ 48/l 5 5<fp 58'1 6~.3 64J1 67,5 7?f' 7J,8 76[.1 800 80, 81,8 8~6 8:\5 o 84 r a,5 21;7 24/3 27,9 3rp 34,I 3 2 40,3 4.3,4 4~ 49;7 52/l 55fJ 59p 62,2 G~J 68,4 H;> 74fi 778 840 84,9 858 86/l 56,8 s~ 63.0 66,2 69,3 7~4 75,5 ?Bp 8I,8 84:; 8e,o 81\'9 89)l ..,.h5 88 19.4 22:; 25,7 2s,a 31,9 35,0 38,1 4I;2 H,3 47(; sof> ,~o 92 20) 23.4 26,5 29;7 3~8 35.9 39.0 42j[ 45,2 48,3 51,4 5~6 5'! } 6 8 63.9 67p 10,2 7~3 76(' 79;5 a~ 85/3 88p 9~0 92,9 0 :o5 96 2I,I 24,3 21;. 30,5 33,7 36/J 3~ 43P 4EY: 49f 52,3 5' 4 5tJp 6 1 64,8 6~9 n,o 14J 773 8q4 8~5 8Sf5 898 926 9~
s;;1
sqg
E' e vidente che i dati riferiti sono puramente indicativi e sta all'otologo te ne re conto eli tutti gli clementi clinici che concorrono nel caso in esame ad assegnare un det~rm i nato valore aggiuntivo a seconda del tipo, del grado e dell'entità della lesione oggetto della perizia. Questi principi valuta t:vi sono stati applicati ad una serie di circa 300 audiogrammi e~egui ti i n questi ultimi anni nel reparto otorinobringologi:o dell'Ospedale Militare eli T orino, per conto della Comm issione modica per le pension i eli guerra e con cri teri clinici r medico-legal i se ne è. studiata la corrispondenza con le leggi in materia di pensioni di guerra a ttualmente in vigore. per vederne l'applicabilità c per risolvere gli eventuali problemi che ne potessero derivare, tra ttandosi di leggi e di regolame nti elabo rati q uando
ancora la \'Oce umana era l'unico mezzo semplice e pratico per determinare il grado d1 menomazione di un individuo.
Le leggi per le pensioni di guerra attualmente in vigore stabiliscono l'indennizzro della M!ttima categoria per le ipoacusie bilaterali con voce di conversazione percepita ,, 50 cm, dell'ottava categoria per quelle in cui la voce di conversazione è percepita fra 50 cm e 3 metri e l'indennizzo secondo la tabella B X 2 quando la voce di conversazione è percepita fra 3 c 4 metri. Per le ipoacusie unilaterali invece è previsto l'indennizzo secondo la t:~bclla B, precisamente, moltiplicato per 5 quanJo e~is tc cofosi in un'orecchio c udiw normale nell'altro, per 3 quando l'orecchio malato percepisce la voce di con vcr~azione ~ino a metri 2. per 2 quando la percepisce fra 2 e 3 metri e per l quand., la fkrcepisce fra 3 e 4 metri. Quando la ipoacusia è causata o accompagnata da alterazioni di tipo infiammatorio cronico dell'orecchio medio, allora la menomazione viene indcnniZ?:na in categorie supe riori. Cmì le ipocusie bilaterali con \'OCe di conversazione percepita a meno di 50 cm. passano nella quinta categoria <;e vi è anche otite media purulenta cronica semplice (' qudb con voce di conversazione fra 50 cm e 3 m. passa nella 'ettima, mentre l'otit. meJi:t purulenta cronica semplice bibtera le è indennizzabile m·lla ottava categoria quando la voce di conversazione è percepita comunque fra O e 4 metri. Per l'otitc media puru lenta cronica semplice unibterale, con o senza ipoacusia è previst:l l'ottava categori:.~. memrc se la perforazione l: nei quadranti superiori è prcvist:J ]n settima e se vi sono gr~mubzioni della cassa, carie degli ossicini e delle pareti ossee o colcstcatorna, o perforazione cpitimpanica, segno di cpitimpanite grave, vengono considerate come complicazioni aggravanti e si indennizzano nella quinta categoria. Molto opportunamente vengono distinte le ipoacusie semplici dalle ipoacusie accompagn:Hc da fatti infiammatori cronici dell'orecchio medio, ma non vengono invece presi in alcuna considerazione altri elementi clinici di indubbio rilievo quali gli acufeni (che: talvolta a~'ai intensi e fastidiosi, possono essere fonte di ulteriore menomazione), il re cruitmcnt (che avvicinando esageratamente la soglia di udibilit3 alla soglia doloros.1 possono ridurre sensibilmente il campo di comoda udibilità), le frequenze extra-vocali (alle qunli spetta una cliscret:l importanza nel la moderna vit:l di relazione in cui i suon1 ,tcuti, sotto forma di trilli, fischi, sibil i, ccc.; sono talvolta addirittura dci suoni di allarmt:t ed infine la perdita per via ossen, elemento clinico assai importante nella distinziont: fra ipo:1cusic rcccttive cd ipoacusic di trasmissione ed in certi casi elemento assai utile per giudicare sull'applicabilità o meno di una protesi acustica. E' O\'\ io infatti che una sordit;Ì che non consenta alcuna po~~ibilità di recupcro è assai più gr:l\e di un danno uditiyo perccmualmente eguale ma di cui sia almeno possibile un parziale rccupcro rnediantt· uno di tali :~pparecchi . A tal fine, come noto, occorre tener conto del livello della curva. della sua forma, della presen7.a o mt•no di acufeni, di recruitmenr, di fatti infiammatori acuti o cronici sovrapposti, ccc. Riguardo ai limiti fr:1 le varie C"atcgoric, dalla tabella 4 si può const:Jtarc che mentre la settima categoria (ipo:tcusi:~ bilaterale con voce di convcrsa7.ionc percepita fra 0,5 c 3 metri) viene a corrispondere ad una perdita compresa fra il 40 cd il 60°<, , sono invece lasciati fuori e classificati nell'elenco B una rofos! completa da un orecchio accompagn:na da ipoacusia con voce di comersa7.ione a 3 metri dal lato opposto, valutabilc in,·cc(· come perdita hinaurale intorno al 49-50 . Questa ( ingiustizia , diventa ancora mag~iorc mano a mano che si procede verso i gradi meno elevati di ~ordirà. Così una ipo:tcusia hilatcralc con \'oce di com·ersazione appena al di sopra dci 4 metri c una menomazione rota!t• del 28-29 ' 0 non è già più indennizzata, mentre è indennizzata nella ta.bclla H un:1 iroacusia monolateralc normale. dove se la menomazionc dell'orecchio malato da solo
TABELLA N. 4·
LE VARIE CATEGORIE DI MENOMAZTONE UDITIVA BIAURICOLARE SECONDO t'ATTUALE LEGGE PER LE PENSION I DI GUERRA: SI NOTINO LE l'Oll.Tl D!Fl'ERENZE Dl VA LUTAZIONE PER MENOMAZ IONI Dl PARI ENTITÀ.
1tC
~
•
8
7,5
7
5
15
20
25
30
8
12
mt.
11 o
4
16
OIJ l/} 2,6 3.5
35
20
24
28
3 x l
l
4
3
2
I
40
42, 5
45
50
32
)6
40 44
l
B x 3
B x ~
48
52
1l x 5 a.o .
o
65 70 75
80 85
80
92
q5
56
60
55 60
6 4 68 72
76
84 88
96·
4~
5,3 6,2 1,0 11J 8,8 97 10,6 II,4 I~) 13J H) l~ 15,9 16,8 17.,7 18_5 19,4 29) 2;,I 8 5 4 4,0 4,9 5,8 6,6 7,5 8,4 9,3 ro~ rr,o 11,9 r2p IJ} 1~6 15,4 r~ I'F r ~ r~o r~ zqa 2r,1 22.5 2~4 2~ 4,9 8,0 89 9,8 IOfi II,5 12,4 IJ3 !<1,2 I~ I51J 16,8 17.,7 11\6 19,4 20} 2!,2 2~ 2~ 23,9 24_8 2~7 2~5 2'1} 7,5 20 8 5/3 8,9 12P 12,11 l~ Hp 15,5 I ~ 17,) 1 7 25 12 l~ 19,9 20fl 217 22fi 2~4 2~ 252 2 '} 210 21JJ 288 291 )~ 16 6,6 9,8 12,9 16,0 l 1J !1Jj I8p I9,5 2q.l 2I~ 2 2)0 23JJ 24.,8 25;7 2 ,6 2 ~ 21:(3 292 3* 3!,0 3* 3~8 3~ 5 o 20 4A 7,5 10,6 !3/3 16,9 20p 2rx,J 2Ip 2~/i 23;; 2'tl 2>,} 26f 21p 27,9 28{3 29,7 30,6 31~ 3~ 3 2 34,I 3 o 35~ 3 p 24 5,3 8,4 II,5 14.6 1?,8 2o;J 24,0 24,9 218 26{> 21;; 28f. 2~ 30,Z 3IP 3IJl 328 33,7 34{> 3 ft 36',} n2 3~ l9Jl 39,9 ~5 28 62 93 12.4 15,5 186 21,8 24,9 2<.0 28,9 2'Jf> Jòf; 3I,5 3:(4 33j 34,2 350 35~ 368m j8,6 3<i4 4tll 4!2 42'~- 4_io 7.0 lOf 133 16,4 19.5 2~~ 2 ~f! 2C,S 32,0 3~ ~~ 3~ 35j5 t~ 37..3 J9}' J~ 40/} 41,7 4~6 ~~ 4<) ~~ 46}: 4 40 79 r r,O r ù 17.3 204 235 26~ 2q8 3~ 3 P 3 37 385 3 5 404 4 4~2 4.\0 4l9 448 4~7 4 4i A 4 49.?_ 3 40 6.8 Il,9 1~0 :~ 21) 24,4 275 jVp 3 36/J 4u,u 401' ~7~ :~~ 4-!,) 44,4 42 46l 47fJ 4~ ~~~ 5~ 51,4 52,3 44 9;1 1 2/> I 5,9 190 22;2 25,) 28,4 31,5 2 5 3~ )7/J 4rx,J 44p 44,9 45/3 4o,6 47,5 4 ~ 49,3 sqz 5 o 519 5 5 7 54{> 5~ 48 106 I Ù. r6iJ I99 230 262 293 3Ù 3>,5 3lf> 4IJ3 4~ 4~o •8,9 49/3 so6 5}5 524 5~ 5 ;z s5.o 559 577 5 6 I 50 52 ll4 14,6 17:1 20!! 23,9 2'1.0 3~ 33,3 36f 39? 42[> 4'/4 >J 52,0 5~9 5XB 5 ,6 s</5 s ,4 m siJ;a 5cJ,o 59,9 6o8 6:r';r 56 123 15,4 1&6 21? 24,8 27,9 3 o 34;2 37.3 404 43,S < p •':Jil 52,9 5 p 561J 57f3 5S6 59,5 60,4 61,3 6~ ~~ 6$9 64/J 55 60 13,2 16,3 19.4 22,6 25,7 28,8 )l, 35,0 38;> 4Q 4,4ft 4id 5~6 53/3 5~9 60p 6q9 6I,h 62fo 635 64,4 6~ 6 2 6 ,o 67/) I U 172 20.3 234 266 291 328 35,9 39p 42f 45,3 4 4 5 5 54,6 5 ,8 G'f 64P 649 s;:a 6M 675 6 6 7Ò,2_ 1ip o:; 6684 ISP t8,I 21,2 24,3 27,4 3op 337 ~~e HP 4!fo 4~ 52,4 555 58,6 6 8 64,9 16~,~ !~ ~~ 70,o 7},' 721+ 'ì3 7 4)2 o 72 r ~9 19,o 22) 2~ 28.3 31,4 34,6 n:r 39;! 40,8 43JJ 4 5 ~ 53,3 56,4 5~5 62;6 6?f3 6~ 7 o 7~9 7~8 7 {> 7~ 7 4 77,3 76 16,8 19,9 2),0 2 ) 29,2 3~3 35,4 38,6 •r,1 Hfl 5~o 5~ 5~ 60,4 63:; 666 6 n ,9 1 o 1~ 1 .p 745 ao,4 5 8C> 17,7 20/3 23;> 27,0 )ql 33;1 3~3 39.4 42{> 4~ 48Jl s 9 5 p 5 6}3 64~ 6~5 706 738 76~ 8 ao~ 81,6 8is a~s o 84 ra:; 21:1 24,8 27,9 n,o 34,1 3 ,2 ·~ 43,4 4 497 5~ ssJJ 59p 6 f_ 65.3 6 4 TI? 1•'p n,s a~ 84,o 8~ as'8 86/> .... 5 88 19,4 225 25;7 28/3 31,9 35,0 ) 5,I 4 2 44,3 47~ 5Cìfo '·(.' 56,8 5~ 63,0 66,2 69,3 7~4 75,5 78ft sr,s 84,9 8~o as,'9 89)1 o 92 20.3 23.4 26,5 29;7 32,8 35,9 39P 42;t 4 5,2 48,1 51,4 5 6 577 6 6~ 61P 10;2 1Ì 3 761• 79,5 8;>,5 85/J 8 Il 92,0 9~ o 8 5 96 2I,I 2~3 27/l JO,S 33,7 36fl 39,9 43,0 46,I 49f 52,3 5?4 si!ft 6 ,1 6 Jl 619 11,0 1 1,2 773 8cj• 8~5 s6ft 898 92{> 9~ o
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•1,p
Bx 5
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B x 2
8a c tg.
?a c tg.
è del 30%, è però a~;s:J i bene compensata dalla normale funzione dell'orecchio opposto e la perdita binaurale (che è quella che poi interessa ai fini della vita sociale e di rela· zione) viene acl essere appena del 7% . Questo inconveniente d'altronde non è imputabile all'impiego della formula della perdita binaurale, perché l'impiego della formula
O.M. X 7
Bo c tg.
+ O.P. X l
O/
IO
8 porterebbe a discordanze assai maggiori, me ntre un'al tra formula che all'opposto ridu· resse al di sotto di 39/ 50 la partecipazione dell'orecchio migliore, sarebbe in deciso contrasto colla realtà dei fatti e delle esperienze, che riconoscono una d iversa importanza funzionale all'orecchio sano cd a quello ipoacusico c la possibilità di un compenso fun· zionale. Perché la valutazione della menomazione uditiva globale venisse a concordare colle attuali leggi sulle pensioni di guerra, sarebbe infatti nccessar.ia una formula che valutasse praticamente allo stesso modo orecchio sano c orecchio ipoacusico ed il rapporto fra orecchio migliore e orecchio peggiore invece che 39: 11 lo considerasse l: l , cosa del tutto assurda.
7• c tg.
Allo scopo di ovv1are a questi inconvenienti e soprattutto alle distorsioni che !1(; derivano nel Vllutare il danno uditivo, si è cercato, sempre mantenendo il criterio zonaL: per categorie, proprio delle pensioni di guerra, di armonizzarlo con quelle che sono k categorie di invalidità per lesioni di altre parti del corpo, con quelle percentuali che \i erano proposte per l'idonciti1 al servizio militare e con le tabelle di indennizzo per glt infortuni sul lavoro. Non si tratta di introdurre variazioni di carattere essenziale, m a soltanto di tener conto della menomnione uditiva bilaterale e globale invece che delb perdita singola di ciascun orecchio. Si è quindi pensato di proporre la ripartizione per categorie nel modo seguente: nei casi di ipoacusia semplice senza fatti infiammatori, nessun indennizzo sino al 20 ' di perdita uditiva gl(}balc (compresi acufeni, recruitmcnt, ccc.). Questo valore viene pro posto tenendo como che la legge attuale sulle pensioni di guerra ha come limite di inden nizzo una ipoacusia bilaterale con voce di conversazione a 3 metri (corrispondente ad una perdita del 28% , oppure una ipoacusia monolaterale con voce di conversazione fra 3 e 4 metri (corrispondente ad una perdita dell'8-9% ), e considerando inoltre che era stato proposto come limite per l'idoneità al servizio militare il 17,5% ; il valore del 20 viene ad esservi assai prossimo, ma nello stesso tempo da questo separato di quel tanto che è necessario per evitare che il minimo pensionabile si confonda coi gradi piè! ~as;-i dell'idoneità militare. Perché in tal caso potrebbe verificarsi che un soggetto idoneo ma con menomazione uditiva prossima al limite di idoneità militare, all'atto del cou gedo, senza aver subito alcun aggravamento della sua ipoacusia chieda un indennizzo per causa t!i servizio, simulando una curva tonalc di pochi db inferiore a quella reale, ma tale da farlo giudicare già come indcnnizzabile. Una tale simulazione assai difficilmcmc potrebbe venire svelata, perché di assai lieve enùtà. Oppure, senza che si abbia una ver.t c propria simulazione da parte del soggetto, potrebbe essere sufficiente una delle insopprimibili cause di errore dovute :-tll'audiometro (si ammette di solito uno scarto di + 5 db come limite di errore) o all'esame audiometrico eseguito da persone diverse o con differenti audiometri, o a distanza di tempo, o con diversa metodica (esiste, ad esempio, un certo scarto fra la soglia determinata «in salita» da quella determinata «in discesa »), ecc., per dare dei valori percentuali lievemente diversi, ma tali già da far superare il limite fra idoneità e pensionabilità. Stabilendo invece due valori differenti e separati fra loro da una specie di «zona neutra» è meno facile che si verifichino questi inconvenienti. Si potrebbe obbiettare che si viene ad escludere dall'indennizzo un certo numero d i individui che per causa di servizio venissero a contrarre una menomazione compresa fra 17,5 c 20% . Ed effettivamente questa obiezione avrebbe un reale fondamento; si tratta però di una eventualità più teorica che pratica perché le probabilità che una percentuale di menomazionc venga a cadere proprio entro quel 2,5% sono assai scarse, inoltre quando questo si verificasse, w1 ulteriore approfondimento (ad es. con l'audiometria vocale) o in .:aso dubbio la revisione a distanza di tempo (difficilmente non si verifica un miglioramento o un peggioramento) potrebbero sempre contribuire ad una maggior definizione del grado di invalidità. Il limite del 20% inoltre si armonizza con quello che è il limite minimo di indennizzabilità in campo infortunistico. Questo infatti corrisponde all'Il % dell'incapacità Ja. vorativa, e poiché il l 00% di perdita uditiva bilaterale viene valutato come 5Q% di incapacità lavorativa, questo 11 % viene a çorrispondere ad una perdita uditiva bilaterale del 22 % , assai vicina al nostro 20% . Per le perdite uditive comprese fra il 20 ed il 40% si propone l'indennizzo dell:t rabella B, e poiché le leggi attuali prevedono nell'ambito di questa gradi diversi di inden-
nizzo, questa categoria potrebhc cs~ere così suddivis:1: fra 20 c 25 ~ · tabella B X l; fra 25 c 30" 0 , t:~bc:lla B X 2; fra 30 c 35 . tabella H X 3; fra 35 c 40 , tabc:lb B x 4. Per le perdite uditi,·e compre-.e fra 40 c 60" c • l'indcnnino donebbc: essere quello della ottava categoria, per quelle fra 60 e 80 " quello Jdla settima categoria e per quelle fra 80 c 100 0 quello della scst:J cJtegoria. Questi limiti fra le cJtcgoric sono scelti c proposti in ha~e a ben precisi criteri clinici ed nll'esigenza di ripartire in modo omogeneo le varie categorie (gli scatti fra ognuna di esse è sempre del 20~0 ). La perdita de l 40 % corrisponde a quello che era stato proposto come limite per la non idoneità completa al servizio militare, inoltre a questo livello (corrispondente ad una ipoacusia bilaterale con voce di conversazione percepita fra 2 e 3 metri) è già necessaria una protesi acustica perché l'individuo possa ancora avere dei contatti con l'ambiente e svolgere qualche attintà. Oltre l'so ~ 0 la menomazionc uditiva è molto grave, tanto da do,er essere consi derata come una sordità completa, e la stessa formula dcll't\. M.A. 1961, quando la perdita uditiva ~ulle tre frequenze 500. 1000 e 2000 Hz supera 1'82 , . non fa più alcuna distinzione e la considera come una sordità completa al 100 . l)'altr:t parte a questi livelli si possono incontrare gravi difficoltà anche per l'applicnione di una protesi acustica, per cui difficilmente una tale sordità è ancora rorreggibile. Sembra quindi ovvio che ne vada ri conosciut:J l'indennizzabilitù in una categoria superiore. Si potrebbe obbiettare t he nell'auuale legge la sesta categoria non è prevista per alcuna menomazione uditiva, passandosi direttamente dalla ~ellima categoria alla quinta quando esistono fatti infiammatori cronici sovrapposti ad una sordità qua~i completa. l\:on è p(;fÒ questo un motivo perché la se~ta categoria oon dehb:~ e~-.ere adottata per indennizzare le ipoacusie più gravi. In caso di fatti infiammatori cronici sonapposli l'indennizzo passerebbe nella cate· goria superiore, come già è stnbilito nell'attuale legge, per cui i casi con un grado lieve di ipoacusia, fino al 40°'0 apparterrebbero alla ottava categoria, lJ Uelli fra 40 e 60 '"{ alla settima, quelli fra 60 e 80°1~ alla scst:~, quelli fra 80 e 100 lo a\1:1 quinta. Un ultimo problema è qudlo delle ipoacusie che devono cs~crc corrette con una protesi acustica. I problemi inerenti sono essenzialmente tre: quello di stabilire se sia giusto diminuire l'indennizzo qu:111do la ipoacusia è correggibile con una protesi; a chi spetti la spesa per l'acquisto della protesi; a chi spetti l'onere del co~to di esercizio dello apparecchio. T enendo conto per analogia di quanto è ormai legge e comuctudinc per menomazioni in altre parti del corpo, sia in campo di pensioni di guerra, sia in campo medicoinfortunistico, si può ritenere giusto che la spesa della protesi acustica debba far carico all'Ente previdenziale, su semplice domanda dell'interessato (a lla CJUale sia allegata la ricevuta dell'avvenuto acquisto o copia dell'impegno in caso di acquisto rateale - e in questo c:~so potrebbe essere lo stesso Ente previdenziale a vcrs:~rc l'importo de lle rate alla Ditta fornitrice della protesi - ), lasci:111do piena facoltà all'individuo di adottare o meno la protesi ed il tipo di protesi che più gli è consono. La possibilità d i correzione protesica d'altra parte non dovrebbe comportare ncssun.1 diminuzione di indennizzo, sia perché il grado <li menomazionc pt"rsonale dell'individuo non viene diminuito, sia perché lo si incoraggi<~ a cercare di migliorare le sue residue capacità uditive c sia perché in questo modo anche l'onere non grave del costo di eser· cizio deU'apparecchio gli può es~re messo a carico come una quota parte della pensione che riceve. Con queste modifiche si possono rendere più equi gli indennizzi delle pensioni di guerra senza ,·ariare so~tanzialmcnte quanto è disposto dalle vigenti leggi. In pari tempo
vengono valutati anche tutli ttuegli elementi clinici e di fisiopatologia uditiva che sono stati oggetto delle più recenti acquisizioni. Si ottiene inoltre di avere una base di valutazione comune con il regolamento pèi l'idoneità :JI servizio militare, con le leggi italiane in materia di infortuni sul lavoro et anche con quelli che sono i metodi comunemente più impiegali nelle perizie civili t: penali. Questo potrebbe essere l'avvio verso l'unificazione su base nazionale dei metodi per valutare le mcnomazioni da perdita uditiva, necessità oggi sempre più sentita d,1 coloro che si interessano di questa materia. RIASSUNTO. - Gli AA. hanno studi:lto l'applicazione del metodo audiometrico alla determinazione dell'invalidità udiliva per le pensioni di g uerra. Il procedimento di scelta è l'audiometria tonale. M"ediante l'audiogramma calcolatorie di Fo\der e Sabinc (1917! ed il calcolo della perdita uditiva bilaterale (colla formula di U. Maggiorotti) si ottiem la percentuale di menomazione uditiva dell'individuo. ln base a questa percentuale ~~ stabilisce la categoria di indennizzo. Vengono affrontati inoltre il problema della valu tazione degli acufeni, del recruitrncnt, del trauma acustico e quello delle ipoacusic cor rcggibili mediante protesi acu~tica. Vengono proposte alcune modifiche e precisazioni alle attuali leggi per le pcnsiom di guerra, redatte ~ncora sulla base della voce di conversazione come termine di misura, per rendcrlc più precise e consone ai moderni progressi audiometrici. Rfst.MÉ. - Lcs .-\A. onr étudié l':!pplication dc la méthodc audìométrique à la détermin:ltion de l'ìnvalìdité auditive pour Ics pensions de guerre. C'est l'audiométrìe ton:~lc qui constituc le procédé de choix. Au moyen dc l'audiogramme calculateur dt: Fow!er et de Sabinc (1947) et le calcul dc la pertc auditive bilatérale (par la formule de U. Maggiorotti 1. on obtient le pourcentagc de diminution auditi,·e de l'individu. C'e~t sur la base dc ce pourccntage que la catégorie d'indcmnisation est établic. lls traitent ensuitc du problèmc de l'évalu:~tion des :1couphènes, dc la réparation, du traumatisme acoustiquc et cles hypo-acousics, qui pcuvent etre corrigécs par des prothèses acoustìques. Les AA. proposent certaincs modifications et précisions aux lois actuelles pour le~ pensions dc guerre, qui sont encorc établies cn se hasant sur la voix dans la convcrsation comrne terme de mesurc, pour Ics mettre micux en :-tccord avec Ics progrès audiométriques modernes.
SuMMARY. - Thc application of che audiometric:ll method for the determination of auditive invalidity for War pensions was studied. Thc procedure of choice is tonni a ud iomctry. Thc audìogram calculator of Fowlcr and S:~binc (1947) and the cn lculation of bilatera! auditive Joss (using U. Maggiorotti's formula) give thc pcrcentagc of auditi\"e impairmcnt in the individuai. On the basis of thìs pcrccmage the category of indemnity is established. Also discussed :lrc the prohlcms of tinnitus, recruìtmcnt, acoustic traumJ and thc problcm of hypoacou~ias correctable by means of acousLic prosthcsis. Some alterations are proposed for prcM:nt laws for war pcnsions, which are stili drawn up on the basis of the voice in conversation as a measurcment, to make them more precise and in linc with present-d:J)' :-tudiometric:ll progress. BIBLIOGRAFIA AMERIC.\1' M"EDICAL AssociATIO:-:. Col.7:-<cll. O'l PHYSICAI. THERAPY: c Tentati,·e standarci for evaluating the percent:Jgc of hearing in medico-legai cascs :., J.AM.A. 124, 33, 1947.
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5·
M
OSPEDALE MJLJTARE PRINCIPALE Dl VF.RONA Direttore: Col. Mc:d. ProL Dott. EvEuNo MELCHJONDA
METODO RAPIDO E PRECISO PER LA DETERMINAZIONE DEGLI ZUCCHERI NELLE SOSTANZE ALIMENTARI. METODO SOLOMOS Cap. Chim. Fann. Vito Censabella
PREMESSA l laboratori bromatologici degli ospedali militari sono costretti ad eseguire num,c rosc analisi su sostanze alimentari contenenti zuccheri, di cui si deve stabilire sia la quantità m per cento, sia la <jualità. l metodi chimici generalmente usati per tale determinazione ~ono: - il metodo volumetrico, di cui il più classico è quello di Fehling; - il metodo ponderale. Entrambi presentano, com'è noto, div<>rsi inconvenienti, di cui i più gravi possono riassu rnersi in questi: l o - la fine della reazione non è mai netta, per cui è necessario fare delle prove secondarie o aggi ungere degli indicatori interni che alterano il valore del risultato finale ; 2° - la soluzione si altera con molta facilità e si è costretti a titolarla continuamente o a sostitutrla, con grande perdita di tempo e di sostanza; 3o - h titolazione è lunga c difficoltosa, tanto che si deve ripetere diverse volLe h prova per essere sicuri del risultato; 'l - la preparazione della soluzione zuccherina defecata non è molto rigorosa, per cui il risultato finale è sempre approssimativo. Stando così le cose, io credo di fare cosa gradita ai Colleghi riferendo di un metodo che, eliminando gl'inconvenienti suddetti, ha anche il pregio di essere semplice, rapido e preciso. Si tratta del metodo Solomos per il dosaggio della glicemia nel sangue, del quale Me!chionda ha riferito sul Giornale di Medicina Militare ed attualmente adottato sia nel gabinetto analisi, sia nel 1aboratorio bromatologico di questo Ospedale Militare. lo lo riporto così come è stato descritto da Melchionda, aggiungendo solo quanto è stato necessario al fine di potere applicare questo metodo per il dosaggio degli zuccheri negli alimenti. PARTE I: DESCR IZIONE DEL METODO. PR11'1CIPIO.
Si basa ~ulla proprietà che hanno alcuni zuccheri di ridurre a caldo, in soluzione alca!ina, il fe rricianuro di potassio KsFe(CN) 6, in ferrocianuro di potassio K 4!Fc(CN)G· Il primo in soluzione diluita è giallino; m entre il secondo è praticamente incolore.
V.ETRERTA:
l pipetta, tarata ad 1/ 100, da cc. l; 4 pipette, tarate ad 1/ 10 , da cc. 2; l pipetta, tarata ad 1/ 10 , da cc. 5; l pipetta, tarata ad 1/ 1O , da cc. l O; 3 provette da 30 cc. circa; ] bacchettina di vetro; l imbutino; ] capsulina di porcellana a fondo piano; 1 cilindro graduato da cc. 10; 2 palloncini tarati da cc. 100. REAGENTI .
a) Soluzione di ferricianuro di potassio puro per analisi, cristallizzato (Ksf'e(CN)a) al 4,57 per mille. La concentrazione è stata stabilita, come per il liquido di Fehling, in seguito alla considerazione che una g-molecola di glucosio riduce 5 g-molecole di fcrricianuro di potassio: CeHt206
5 K 3 Fe(CN) 6
180,10
1646,20 = l
x
1646,20 9,14
x
180,10 per cui, 1000 cc. di soluzione eli glucosio all'l %o corrispondono a l 000 cc. di soluzione di fe.rric.ianuro di potassio al 9,14%o. Quindi, facendo una soluzione di ferricianuro di potassio al 4,57%o, abbiamo chP. cc. l di questa soluzione corrisponde a g 0,005 di glucosio, c poiché la ourczza del sale ferrico è del 99"t'i>, in pratica abbiamo che cc. l di soluzione ferrica ~iene ridotto da g 0,00495 di glucosio. b) Soluzione di glucosio al 0,50 per mille. TI glucosio deve essere preparato facendo sciogliere a caldo, nell'alcool metilico puro, g 4-5 di glucosio puro e secco del commercio, si filtra su un filtro precedentemente lavato nell'alcool metilico c si raccoglie il filtrato in un cristallizzatore. Il giorno successivo i cristalli vengono polverizzati ed essiccati nella stufa, prima a 80° c poi a 100°. c) Soluzione di acido tricloracetico al 25 per cento. à) Soluzione normale di NaOH (al 4% ). Dato che non si tratta di titolazione acidi mctrica, non è necessario che essa sta titolata.
e) Acetato basico di piombo. f) Soluzione satura di cloruro o solfato sodico. Tutte queste soluzioni dovranno essere perfettamente limpide c vanno conservate m flaconi chiusi . Il sale ferr ico deve essere conservato m flacone di vetro colorato con tappo smengliato e ri parato dalla luce.
La soluzione di glucosio si può conservare m boccetta ben secca che si farà poi sterilizzare in autoclave. TITOLAZIONE DELLA SOLUZJONE DI FERRICIANURO DI POT,\SS IO.
Si mettono nella capsula di porcellana cc. l d i soluzione ferrica, cc l di NaOH :~l
4<y,, cd infine 3-4 cc d i acqua distillata. Si poggia la capsula su un tre piedi muni w di rete metallica e si porta ad ebollizione molto lenta. Si fa cadere, quindi, a goccia a goccia, per mezzo della pipetta da cc. l, la soluzione di glucosio al O,SO%o, agitando con l'agitawre di vetro ad ogni goccia caduta, fino a che la soluzione giallina di ferricianuro di potassio si sia decolorata. <)uesto momento, che è il momento delicato del procedimemo, è facile a sorprendersi, perché il liquido decolorato lascia trasparire in pieno il fondo bianco della capsula. E' bene ripetere una seconda volta l'operazione, aggiungendo in una sola volta tutra la quantità della soluzione zuccherina impiegata nella prova preliminare. Se, :~d l:Sempio, nella prima prova si sono impiegati cc. 0,50 di soluzione zuccherina, nella seconda se ne aggiungeranno subito cc. 0,45 e poi, poco per volta, si aggiungerà la so luzione necessaria per ottenere il viraggio. ' Letta la quantità di glucosio impiegata, il titolo T è dato dalla seguente equazione:
T = q . 0,50/ 1000; q = cc. di sol. di glucosio impiegati nella titolazione. Il titolo della soluzione ferrica resta invariato. Tuttavia è opportuno rifare la tito· !azione almeno ogni 6 mesi. Si riporta, qui appresso, il titolo della soluzione ferrica al 4,57% 0 per i vari zuccheri ; cioè cc. l di soluzione ferrica al 4,57%0 viene ridotto da grammi 0,000494 di glucosio; 0,000515 eli zucchero invertito; 0,000537 eli levulosio; 0,000741 di maltosio; 0,000676 eli lartosio idrato; 0,000515 el i lattosio idrolizzato.
PROCEDIMENTO.
A) Determinazione degli zuccheri riduttori. Si versano nella capsula di porcellana cc. l della soluzione ferrica, cc. 2 di NaOH al 4°~ e cc. 4-5 di acqua distillata. Si porta il tutto ad ebollizione molto lenta, poggiando la capsula su un tre piedi munito di rete metallica e servendosi di un becco bunsen o di una lampada ad alcool; quindi si lascia cadere dalla pipetta da cc. l, a goccia a goccia, il liquido defecato fino a decolorazione. A questo proposito valgono le stesse norme e le stesse osservazioni fatte per l:1 titolazione.
Calcolo. - Nella quantità q di filtrato, impiegato nella titolazione, esiste la quan · tità di zucchero corrispondente al titolo della soluzione ferrica T; ma, poiché, per la dcfc· cazione, la sostanza si diluisce nel rapporto di l : 4, la formula finale sarà:
T.4.1000 l) g zucchero %o =q
se si vuole il tasso per mille:
T.4.100 Il) g z ucchero
0
~ =
q
se si vuole il tasso per cento. B) Determinazione del saccarosio.
Per la determinazione del saccarosio è necessaria l'inversione. Si divide il filtrato, già defecato, in due parti e si determinano gli zucfhcri ridu rtori su una parte ed il saccarosio sull'altra, dopo inversione.
Inversione. - Si prelevano cc. 2-3 di filtrato e si pongono in un cilindro graduato da cc. IO, vi si aggiungono cc. 0,5 di HCl D = 1,10 c si procede all'inversione a b.m., alla temperatura di 67°-70°, durante un quarto d'ora. Si neutralizza approssimativamente l'acido cloridrico con cc. 1,5 di NaOH al 4".<,, senza usare indicatore, si raffredda sotto un getto d'acqua e si porta al doppio del volume primitivo. Con questo procedimento il sacca rosio si trasforma completamente in zucchero inver. tito; invece il lattosio non si altera affatto, richiedendo per l'inversione acidi più concentrati, ovvero una prolungata ebollizione; il raffinosio s'inverte parzialmente. Tenendo conto della diluizione farra per l'inversione:
T.8.1000 lll) g zucchero invertito %o q
se SI vuole il tasso per mille;
T.8.IOO TV) g zucchero invertito 0 ~ = - --q se si vuole il tasso per cento. Il saccarosio si ricava moltiplicando il risultato per 0,95.
Nota. - Se qualche soluzione risultasse molto concentrata, per cui non è possibile determinare lo zucchero invertito, si diluisce la soluzione nel rapporto di l: IO e eli que· sto si tiene conto nel fare i calcoli.
PARTE Il: APPLICAZIONE DEL METODO SOLOMOS PER LA DETERMINAZIONE DEGLI ZUCCHERI lN ALCUNE SOSTANZE ALIMENTARI. l. - NEL LATTE. Determinazione del lattosio. - Si pongono in una provetta cc. 2 di latte, vi si aggiungono cc. 2 di acido tricloracctico e cc. 4 di acqua distillata; si omogeinizza con la bacchettina di vetro e si filtra su un piccolo filtro asciutto.
Sul filtrato si determina il lattosio procedendo come in A, e, poiché sì vuole il tasso per cento, si applica la formula II: T.4.100 g lattosio %
q Esempio.
(
Supponiamo di avere impiegato nella titolazione cc. 0,6 di soluzione zuccherina. allora abbiamo:
q =
0,6;
T = 0,000676;
per cui
0,000676.4. 100
0,2704
0,6
0,6
4,05.
g lattosio %
2. - NEL LATTE CONDENSATO ZUCCHERATO.
Determinazione def lattosio e del saccarosio. - In un pallone tarato da cc. 100 SI pongono g 20 di latte condensato, ben rimescolato; vi si aggiunge un poco di acqua calda per renderlo fluido, e, dopo raffreddamento, si porta a volume. Si pongono in una provetta cc. 4 di questo latte, cc. 4 di acido tricloracetico ed in· fine cc. 8 di acqua distillata. Si omogeinizza con la bacchettina di vetro, si filtra su filtro asciutto e sul filtrato si determina il lattosio da una parte, procedendo come in A. c. poiché si vuole il tasso per cento, si applica b formula Il: T.4.100 g lattosio %
(vedi latte).
q Sull'altra pane, invece, si determina, dopo inversione, il saccarosio procedendo come i n B, e, poiché si vuole il tasso per cento, si applica la formula IV: T.8.100 - - - . 0,95.
g saccarosio %
q Esempio. Siccome la soluzione, in genere, è moho concentrata, conviene diluirla nel rapporto di l: lO. Si preleva, pertanto, cc. l di soluzione invertita e si porta a 10 in un cilindro tarato da cc. lO e si procede alla titolazione. Supponiamo di avere impiegato cc. 0.48 di soluzione zuccherina invertita. che divi~i per 10, per riportarci alla soluzione pri mitiva, corrispondono a cc. 0,048. Jllora abbiamo: q =
0,048;
T
=
0,000515;
0,000515.8.100 g saccarosio 'l'a
per cui 0,4 12
0,95
0,048
0,95 0,048
8,15.
Il ri~ultato, sia del lattosio che <.Ici saccarosio, si moltiplic:t per 5, per riferirsi a 100 g di laue condensato zuccherato. 3. - NEl Vl~l DOLCI. a) Determinazione degli zuccheri riduttori. - In un palloncino a collo largo si versano cc. 10 di vino e si neutralizzano esattamente con una wluzionc di socb o potassn caustica N/ 10, badando che la soluzione non diven ti ::tlcalina. Si evapora il liquido a b.m. fino a ridurre il volume a circa un terzo del primitivo, in m::tniera da scacciare tutto J'nlcool, e si versa in un cilindro tarato <.la cc. lO, lavando il palloncino con acqua distillata; si lascia raffreddare e si porta al volume d'origine. Cc. 4 di questo liquido si mettono in um provetta, vi si ag,giungono cc. 0,5 di aretato b:tsico di piombo, cc. 1.5 <.li soluzione satura di cloruro o solfato sodico e cc. IO di acqua distillata. Si omogeinizza con la bacchettina di vetro e si (iltra su un piccolo filtro asciutto. Sul filtrato si determinano gli zuccheri riduttori ed il ~accarosio eventualmente presente. Per gli zuccheri riduttori i r i ~ultati si esprimono in zucchero invertito. Gli zuccheri riduttori si determinano procedendo come in /\, c poiché si vuole il tas~o per mille, si applica la formu la l:
g zuccheri ridunori
rc o
T.4.1000
q Esempio. Supponiamo di avere impiegato nella titolazione cc. 0,2 di soluzione zuccherina, allora ahbi:~mo:
q = 0,2;
T = 0,0005 15;
g zuccheri riduttori %o
per CU I
0,000515.4 .l ÒOO
2,060
0,2
0,2
l 0.3.
b) Di'terminazione del .<accaros/0. - Una parte del liquido in esame s'inverte procedc.1do come in B, e poiché si vuole il tasso per mille, si applica la formula III:
T.8.1000 g zucchero invenito '%o
q Se, nelle deter m inazioni elci saggi a e b, si han no risu ltati uguali, rim ane esclusa
la presenza di saccarosio; se, invece, il risultato del saggio h ~ maggiore, si deve am· mettere la presenza di saccarosio, il qu:.~le si calcola moltiplicando la differenza dei saggi
o ed a per 0,95.
4. - NELLI'. MARMELLATE.
Determinazione dello zucchero mvertito. - Si pes:.~no g 2 eli marmelbta, si sremper:.~no in una capsu la di porcellana con 50 cc. circa di acqua di~rillat::t calda e si versano
in un pallone tarato da cc. 100. Si lava la capsula con altra acqua che si versa pure nel pallone, si lascia raffredàarc c si porta a volume. Si aggiunge, allora, un pizzico tli carbonato di calcio precipitato per sawrarc gli acidi organici liberi eventualmente pre· senti, si rimescola bene, si lascia a riposo 24 ore e si filtra. Si pongono in una provetta cc. 4 di filtrato, vi si aggiungono cc. 0,5 di acetatll basico di piombo, cc. 1,5 di soluzione satura di cloruro o solfato sodico e cc. 10 di acqu:.l distillata; si filtra e sul filtrato, dopo inversione, si determina lo zucchero procedendo come i n B, e poiché si vuole il tasso per cento, si applica la formula lV: T.8.100 g zucchero invertito % q
Esempio. Supponiamo di avere impiegato nella titolazione cc. 0,3 di soluzione invertita, allo r:~ abbiamo:
q= 0,3;
T
0,000515;
per CUI
0,000515.8.100
0,412
0,3
0,3
g zucchero invertito %
1,373.
11 risultato si moltiplica per 50 per riferirsi a 100 g di marmellata. 5. - NEL CONCENTRATO DI POMODORO.
Determinazione degli zuccheri n'duttori totali e del quoziente di purezza. - In un pallone tarato da cc. l 00 si mettono g. l O di conserva e con la quantità d'acqua necessaria si porta a volume. Si aggiunge un pizzico di carbonato di calcio in polvere per saturare gli acidi organici liberi, si agita, si lascia a riposo per qualche tempo e si filtra. Si pongono in una provetta cc. 4 di filtrato, si aggiungono cc. 0,5 di acetaw basico di piombo, cc. 1,5 di soluzione satura di cloruro o solfato sodico, cc. lO di acqua distillata, si omogeinizza con la bacchetta di vetro e si filtra. Sul filtrato, dopo inversione, si determinano gli zuccheri riduttori, calcolandoli come zucchero invertito, procedendo come in B, e, poiché si vuole il tasso per cento, si appliè:a la formu la IV: T.8.100 g zucchero invertito %
q Esempio. Supponiamo di avere impiegato nella titolazione cc. 0,26 di soluzione zucchcrin<.t invertita, allora abbiamo:
q = 0,26;
T -
0,000515;
per cui
0,000515.8.100
0,412
0,211
0,26
g zucchero invertito ~o
1,58.
Il risultato \i moltiplica per IO per rifcrirlo a 100 g di concentran di pomodoro, per CW
l ,58 . lO -
15,80°~,
il quale va poi riportato al residuo ~ceco gc11uino, e supponendo che questi sia ugu::~le a 30, abbiamo:
1580 30
15,80
100
'(
52.o6
x -
30 che rappresenta il quoziente di purezza.
6. - NEI BISCOTTI DOLCI. D~terminazione del saccarosio. - Si pesano g 5 di sostanza, ~i ~temperano in mortaio con acqua distillata calda e si \'er~ano in un paUone tar:no da cc. 100. Si lava il mortaio con altra acqua c:llda che si versa pure nel pallone, si b sci:J r:~ffreddare, si porta a volume e si filtra. Si pongono in una provetta cc. 4 di filtrato, vi ~i aggiungono cc. 0,5 di acetato basico di piombo, cc. 1,5 di wluzione satura di cloruro o ~olfato sadico. cc. IO di acqua distillata, si omogcinizza con la bacchettina di vetro e si filtra. Sul filtrato, dopo inversione, si determina il saccarosio procedendo come in B, e poiché si vuole il tasso per cento, si applica la formula TV:
T.8.100 . 0,95.
g sa cc:~ rosi o ~·~ q E.<~ m pio.
Supponiamo di a\'Cre impiegato nella utolazione cc. 0.33 di soluzione invertita, allora abbiamo:
q
0,33;
. o g saccaro~JO 0
T = 0,000515:
per CUI
0,0005 15.8.100 - - - - -- . 0.95 0,3)
0,412 0,95 -
1,157.
0,33
11 risultato si moltiplica per 20 per rifcrirlo a 100 g di ~OManza.
7. - N EL CIOCCOLATO. D~terminazione del saccarosio. - Si pe~ano g 2 di ~ost.mza e si stemperano in mortaio con acqua di\tillata calda. Si versa la poltiglia in un pallone tarato da cc. 100, si lava il mortaio con altr3 acqua calda che ~i \·ersa pure nel p31lone, si lascia raffreddare e sì porta a volume. Si pongono in una provettJ cc. 4 di questo liquido, vi si aggiungono cc. 0,5 di acetato basico di piombo. cc. l ,5 di soluzione satura di cloruro o solfato sadico, cc. l O
di acqua distillata, si omogeinizza con la bacchettina di vetro e si filtra su piccolo filtro asciutto. Sul filtro, dopo inversione, si determina il saccarosio procedendo come in B, e poiché si vuole il tasso per cento, si applica la formub IV: T.8.100 g saccarosio %
. 0,95.
q
Esempio. Supponiamo di avere impiegato nella titolazione cc. 0,35 di soluzione invertita, allora abbiamo:
q
0,35;
T = 0,000515;
per cui
0,0005 15.8.100 g saccarosio %
0,412
= - - - - -- . 0,95 = 0,35
0,95
1,128.
0,35
Il risultato si moltiplica per 50 per riferirlo a 100 g di cioccolato.
CONCLUSIONE Questo metodo, comparato con i metodi classici in uso ne• laboratori bromatologici , ha, come si è potuto vedere, i seguenti vantaggi: l 0 - è più rapido c preciso; 2° - la fine della reazione è netta; 3o - si può determinare lo zucchero anche su una piccola quantità di sostanza; 4• · la soluzione di ferricianuro rimane inallerata per lunghissimo tempo; 5• - la defecazione della soluzione zuccherina da titolare è semplice ed esatta ; 6° - richiede un'attrezzatura minima.
RIASSUNTO. - Viene riportato «il metodo Solomos » per la ricerca degli zuccheri m alcune sostanze alimentari e vengono illustrati i vantaggi di esso. RÉsuMÉ. - ça vico reportée « la méthode Solomos » pour la rccherchc des sucrcs dans certaines substances alimenteres et ses avantagcs ils som illustré.
SuMMARY. - ft is reported « the Solomos melhod >> for the research of the sugars m some feeding substanccs and are shown thc advantages of it.
BIRLIOGRAFIA MELCHIONDA E.: « Il dosaggio della glicemia secondo Solomos », Giorn. Mcd. Mil. 1956, 106, 525.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA
RECENSION I DA RIVISTE E GIORNALI
DIABETOLOG!A LouBATl~Es
A.: .'v!e(canismo d'azione d et mlfamidici tpogltcemizzanti. 1963, 54, 10731077.
Min. Mcd.,
I sulfamidici ipoglicemizzanti (s.i.) sono dei derivau del tiodiazolo oppure ddl'urea. Essi sono totalmente inattivi nell'animale depancreatizzato. Per la loro azione pancreatotropa, stimo lano il pancreas a secernere insulina. Mentre in un primo tempo si era pcns;no che i s.i. agissero distruggendo le cd· lulc alfa degli Ì\oloni di L·wgerhans, impedendo pertanto al glucagone di effettuare la sua azione ipcrglicemizzame nella regolazione del tasso glicemico. oggi è chiarnmenre dimostra to dJ numerosi argomenti istologici c biochimici che essi agiscono in· \ecc direttamente sulle cellule bera degli isolotti di LangerhJns, stimolandolc e pro vocando la mess.1 in circolo della insulina (.1zione heracitotropa e stimolarrice dclb secrezione insulinica). E' quest:l h rngione principale per cui questi farmaci h:wno una grande efficacia nel trattamento del diabete umano earatteriaato da una ct:rta (( pigrizia " o dcpres· sione relativ:J dci processi insulino-secretori, mentre sono inefficaci nei pnienti ;Jffetti Ja diabete grave giovanile (go\\'th-onscr diabetes), nei <JU<lli il pancreas è privo di insulina. gli isoloni di L'lngerhans sono atrofìzz:ui e le cellule beta sono profondamente alterate. Nei pazienti in\·ece affetti da diabete della maturità (m:Hurity-onsct diabetes) gli isoloni di L.mgerham conrengono numero~c cellule heta normali. E' così che si spiegJ anche come, con l'uso dci s.i., molri casi di diabete risul rame da una ccrt:1 cc pigrizia» dd n1ecc:1J1ismi .insul·i·nosec·reLori possono essere portati :1 Ha guarigione. P recisato co~ì il meccanismo d'azione dei s.i., ~ lol{ico dedurne che essi po\~ono essere usati, non ,oJo per la ter:lpia eli un diabete da cc pigrilia "· ma anch~ come proWattici nei casi eli prediabete in soggetti con t ara famik1re e q uindì con .momalc rolleranze al glucosio. ME!.CIIJ0'-:0\
ENDOCRINOLOGIA
CoLO BERe M., L\II.SO-.. F.C.: T h e A chi/Ics reflex. A diagno,·tic test o/ t h p oid dy.-func· tion. - I..:mcct. 1%3, i, 243-245. L'A. riprende lo swdio del riflesso achilleo nella valutazione dclb funzional it3 tiroidca, servendosi eli un apparecchio c he modifica quello prcccdentemcmc ideato cl:J Lawson. Yfemre que~ti, infatti, si ser\'iva di un magnete a ferro di c,J\'allo che 'i
applicava al tallone del paziente ed era collegato con un clcurocardiogr:1fo, l'A. si scn·c im·cce dì una cellula fotoelettrica. l movimenti del piede nel raggio h1minoso generano un cambiamento di voltaggio della fotocellula c la registrazione (foromotowamma) è pr<XIotta da un elettrocardiogmfo ordinario a penna scrivente cd a ,·clocità doppia di quella ordinaria. Viene co~l registrata un'onda il cui apice rappresenta la fine della contrazione cd il cui ritorno all:1 linea isoelettrica rappresenta la fine del rilasciamento. L'A. si è ser\'ito di soggetLi normali eutiroidci e doi soggcni distiroidei (ipcr- cd ipo-), nei quali la diagnosi era stata fatta in base ai consueti te>ts conYenzionali. La registrazione del tcmFo del rii!csso è stara eseguita anche nel tempo, per ,·aiutare le: mod ificazioni indotte dalla terapia. Mentre nei soggetti cutiroidci il tempo medio del riflesso è swto di 310 mi lli.,econdi, nei soggetti ipeniroidei questo è stato di 230 millisccondi cd in quelli ipotiroidci è stato di 460 milljsecondi. E' eia notare che la misurazione del riflesso :-~chmeo fu significati,·amentc piLJ eYiclcnte nella distinzione fra eu- ed ipo-tiroidei che fra eu- ed ipcr-tiroidei. L1 terapia ha decisamente riportato ai valori normali i tempi parologici. La misurazione del tempo-riflesso è stata trO\·ata precisa come il test dello I radioaui,·o c più precisa del test dello I proteico, del ~1.B. c delb cancentr.tl.i<ìiiC serÌ<"<l del colesterolo. T ,·antaggi della misurazione del tempo-riflesso come rcst della funzÌ<IIlC tiroide~• \0110 molteplici: a) il riflesso achilleo non è modificato da molti medicamenti; nei pazienti che sono sottoposti a terapie ed a diete che contengono quantità di iodio sufficicnri ad invalidare i test com·enz·ionali, nessuna pratica m<Xlificazione -.i ha im·ccc nel tempo del riflesso; b) il test permette di seguire i pazienti trattati con ormoni tiroidei; c) il te~t puè1 essere eseguito rapidamente e senza équipe entro pochi minuri e con risultati utili; d) nelle donne gra,·ide, nelle quali, come è noto, non può essere usato lo l radioattivo per b diagnosi di disfunzione tiroidca, il tesr del riflesso <1chillco è un pratico, utile cd innocuo sostiruro. MEJ.('I-IIO'<DA
MALATTIE INFETTIVE
J.A.: Ln determinazione delle beta-l1poproteine quale test per le epatiti infettive. - Centrel Laboratory O.U.N.Z. Levoca (Czechoslovakia). - Clinica Chimic:l Acta, 1964, 2, 138.
Kt, LLEN
Gli aumenti dci valori delle beta Lipoprotcine sono strettamente in relazione con le lesioni del parenchima epatico. Tali beta-lipoproteine vengono determinate con un metodo torbidimetrico con eparina. Nelle epatiti, l'aumento delle beta-lipoprotcinc si è riscontrato nella mi~ur:1 del 50u0 nei casi manifesratisi 5 anni prima c nella misura del 34 % in quelli m:-~nifcsratis i 10 anni prima. Se vengono attentamente eliminnte le altre cause della iperlipoprotcinemia (arteriosclerosi, diabete, nefrosi, ecc.) l'aumento delle beta-lipoproteine indica uno stato post-epatico (anche quando le pro,·e epatiche di routine sono negative).
~
l
Il semplice metodo torbidimctrico di determinazione delle beta-lipoproteine (suggerito dagli AA.), è un metodo conveniente ed utile per eseguire esami in serie specie nei controlli dei donatori di .!>angue. Anche una falsa positività può essere significativa.
F. BoNAREL.LI Ru1..u
T oLIZN1.tNO P.: Le manife.rtazioni emorragiche delle mulaltie infettive. -
Min. Mcd.,
1962, 53, 2087-2092. E' una lezione clinica, nella quale l'A. approfitta di un caso di purpura fulminea tipo Henoch-Glanzmann post·scarlattinosa con iperfibrinolisi. occorsa in un bambino di 3 anni, per fare una classificazione di queste manife~tazioni morbose. Le manifestazioni emorragiche occorrenti nelle malattie infettive possono essere occasionati (complicanze) o faccmi parte dello stesso quadro clinico della malattia. L1 loro classificazione può essere: u) etiologicu: m. batteriche (streptococcie, meningococcie, brucellosi, salmonellosi, difterite, listeriosi, tubercolosi); m. virali (varicella, vaiolo, morbillo, rubcola, mononu· cleosi infettiva, epatiti, m. citomcgalica, rickettsiosi); m. proto:waric (malaria, leishmanio· si, roxoplasmosi); b) topografica: emorragie esterne; e. interne; e. inrerstiziali (petecchie, ecchimosi, ematomi, suffusioni); c) putogenetica: è la classiftcazione che l'A. preferisce !><!guire. La classificazione ~u base patoRcnctica può essere così schem:nizzata: a) deficit di protrombina e/ o dei fattori V e VII (leptospirosi, epatiti virali, febbre gialla); esso può essere primario (insufficienza epatica) o secondario (carenza di vita· mi na K, come nelle colostasi); b) piastrinopenia (varicella e vaiolo emorragici); essa può essere immunologica (virosi), da splenoinibizione midollarc (malaria, leishmaniosi infantile) o da sequestra zione viscerale {tifo, brucellosi); c) 1wgioputie (arteriole e capillari); essa può essere dovuta a tromboangite micro· bica (scpsi rneningococcica, endocardite lenta, rickettsiosi esantematiche, toxoplasmosi), ad esotossine (difterite, scarlattina), ad endotossine, a virus (epatiti virali, rn. citornegalica, virus ECHO), a meccanismo allergico e complesso. Su que~t'ultimo meccanismo l'A. si diffonde ampiamente. La porpora di SchonlcinH enoch riunisce le due varianti. la pdio~i reumatica di Schonlein e la porpora addomi nale di Henoch; il suo meccanismo allergico si può avere sia in mnlattie infettive streptococcichc, sia in sindrom i allergiche non infettive. Ln porpora gangrenosa de lle sepsi meningococciche può essere ~piegata con una associazione di un fattore tromboem· bolico batterico con un fenomeno eli sénsibilizzazione allergica. Altre manifestazioni eli que\lO gruppo sono riconducibili al fenomeno di SanarelliSchwanzman, il quale si differenzia dalla ,·era anafilassi per la mancanza di specificità antigenica, per la mancanza di incubazione e per il carattere tipicameme emorragiconecrotico delle lesioni. A deno fenomeno debbono essere ricondotte le lesioni necroticoemorragichc delle placche del Peyer nel tifo. le enteriti ulcero-emorragiche da coli ente-
rigeni nel neonato, le lesioni emorragiche cutanee e diffuse della brucellosi, delle salmonellosi c della colibacillosi ed infine la emorragia surrenalica occorrente nella scpsi meningococcica (sindrome di Waterhou~e- Friederichsen).
E. ~ f.LCHIO:->OA
MEDJCIN 1
C.M., HucH-Jo=-<M P., McNrcOJ. M.W., PRiot: N.B.: f.tl diagno..-i di enfi uma polmonare in presenza di bronchite cronica. - The Qu ~1rrerly Journ;d o[ Medicine, 125, 33, 1%3.
F Lt:'fCIIER
l..a diagnosi differenziale fra cnfi,ema polmonarc prtmttt,·o, bronchite cronica t' cronica con enfisema rone molto spesso problemi di non facile soluzione: non solo nel campo clinico ma anche in quello medico-legale. Se infatri il termine enfisema risale a Laenncc (1834), è solo in qtresti ultimi anni che studi autoptici hanno consentito di stabilire cs:mamenre le car:meristiche morfologiche dello statr• enfiscm:noso puro, vale <1 rli re non complicato né scconcbrio c solo nel 1961 I'Orga· nizznzionc Mondiale della Sanità (Comm issione per il cuore polmonare cronico) (· giunta ad una soddisfacente definizione cl inica di esso, qu:1lc <<cond iz ione del polmone c:trattcrizzara dalla dilatazione abnorme delle caYità aeree distali al bronchiolo termin:dc, con distruzione delle loro pareti ». Premesso questo, è owio che ci si è rivolti a tutti i mezzi clinici c di laboratorio ani :~d c~arramenre porre in \'ita la diagnosi di enfisema primario. A questo scopo Fletcher c coli. hanno studiato comparari,•ameme tre gruppi di J:l.1zienti rispetti,·amcnte affetti, dal punto di Yisw clinico, da enfisema primario, bronchite cronica t: bronchite cronica con enfisema. L1 selezione s'è basata su un ',tn:lmnesi accurata. sull'esame obbiettivo tradizionale c sul reperto radiologico, quest'ultimo di importanza decisi\'a c costituito, nell'enfisema, dall'iperdiafania dei campi polmonnri c dalla ridu zione eli numero e di diametro delle arterie delle zone ·polmonari centrali e periferiche. Si è quindi passati all'esecuzione di tulli i test di funzionalità respiratoria . i\.nziruno la capcità viwlc (CV), il volume respiratorio massimo <JI secondo (VEMS), la ventibzionc massima (VMx) e la ventilai'.ione a riposo. Si sono poi praticate le prove di più compbsa esecuzione, quali la capacità totale (CI), che presuppone la determinazione del ,·olume residuo (VR) mediante il sistema a circuito chiuso con elio, la capacità di diffusione (DL) col sistema di Ogih·ic del respiro singolo al CO. una pro,·a d.1 sforzo standard ed infine l'ossimetria c la determinazione del CO~ col sistema di Van Slyke. Da ultimo si sono anche ricercare le pressioni intratoraci~hc mediante un elettromanomctro endocsofageo. L'esame dci pazienti è stato complet:no da un telecuore e da un elettrocardiogr;rmma. L'analisi dei risultati ottenuti h:1 consentito di evidenziare b differenza dei ,·alori fra i soggcui dei 3 gruppi e particolarmente le peculiari tà fun;donali dcll'en fisem;.J primario. Infarti l'insuffic ienza cardiaca destra è un elemento preminente nei hron chirici cronici c non negli enfisematosi; la ventilazione ridoll:l con ipcrcapnia c ipos· siemia è riiCI'a:m: nei bronchitici cronici, mentre gli enfisem:~rosi hanno un PCOz arterioso normale c solo una mO<Icsta ipossiemia; l'assunzione di CO è normale nei bronchitici, ma ridotta negli enfisematosi, che hanno altresì un :!li mento della capa· bronchit ~
\' R cità rotaie. che è invece normale nei bronchitici, mentre il rapporro C T eguale in rutti c tre i gruppi ~tudiati.
è quasi
In dc.finiti,·a, molte delle pro,·e di laboratorio che solitamente ~ono reputare dcporre per uno stato di enfisema, sono proprie della bronchite cronica, ad eccezione della riduz-ione della capacit~ di diffusione polmonare. L'enfisema polmonare primario di grado elevato è caratterizzato, oltre che l) dalla ridu7.Ìonc della capacit~ di d iffusione, 2) dal mantenimento di POC2 c 02 arteriosi pressoché normali, 3) da un sovrac carico Yent ricolare destro modesto e 4) dall'aumento della capacità rot;Jic. SrLvr
SrMON DACR:
Terapia della sindrome di Adams-Stoke.r.
Am. 1;-!ean J. 66. 579, 1963.
Gli attacchi sincopali che si ,-erificano nel corso di un blocco atrio-ventricolarc completO o, più freq uentcmcnte, nella fase di passaggio d.1 un blocco :mio-vcmricolarc parziale acl un blocco completo, menono in serio pericolo b vira del paziente. E' bene quindi che il medico pratico si renda edotto di tutte le risorse che la rernpia moderna offre per fronteggiare la gra,·e situazione di emergenza. L'iniezione inrramuscolare di 0,5 cc di una soluzione di adrenalina 1% o di 0,2 mg di isoproterenol (huprel) è il primo pron-edimemo da prendere; contempora neamente occorre stimolare meccanic:-tmcrne le contrazioni cardiache mediante colpi ritmici impressi sul precordio col pugno chiuso. In caso di insuccesso si ricorre alln iniezione intracardiaca di adrenalina o eli isoproterenol (0,1 mg). Il paziente ,-iene quindi collegato ad un pace-maker elenrico esterno c ad un elettrocardiografo munito di cinescopio, in modo che si possa a'-cre un controllo con· tinuo dell'elettrocardiogramma, e si ini7ia subito una fleboclisi a goccia di isoproterenol o di :1drcnalina all' l % , alle dosi, rispettivamente, di 2 mg o di 2 cc in 1000 cc di soluz·ione glucosata, regolando il deflusso in modo da somm in istrare approssimativamente 2 cc d i soluzione nl minuto. Se la fregucn7a cardiaca non arriva a 4D-50 battiti al minuto si aumenta la dose dell'isoproterenol a 4 mg o dell'adrenalina a 4 cc. E' neces~ario seguire continuamente il tracciato elettrocardiografico allo scopo di scoprire per tempo l'eventuale comparsa d i extrasistoli o di tachicardin, nel qual caso la velocità dell'in fusion e tb •e essere ra llcntota. Raggiunta b stabilizz.nione del ritmo ca rdiaco, c he può Ycrificarsi dopo parecchie ore od anche parecchi giorni, la flebocli~i può essere sospesa e sostituita da inie7ioni intramuscolari imermittcnti di isoprotercnol (0.2 mg) o di adrenalina (0.5 cc) e clalla somminisrrazione di isoprOtcrenol per ,·i:t perlinguale ogni l 4 ore o meglio di proternol (isoprotercnol ad azione protratta) per ,-ia orale ogni 4-6 ore. In alcuni casi la somrninistrazione rapida di corricosteroidi può s:1 lvare la viL;l del paziente, specialmente nei blocchi arrio-vcntricolari che si verificano nel corso d i infarto del miocardio o eli una miocardire. Il dosaggio deYe essere piuttosto alto cominciando con 60·80 mg al giorno di prednisone o 3<MO m g di rriamcinolone, ridu cendo progressi,·amente, dopo parecchi giorni, la dose giornaliera a met3 eli quella iniz•iale, dose che sarà poi mantenuta fino al ripristino del ritmo sinusalc o alla srabilizzazionc rlel ritmo idiovcmricola re. N ei casi gravi la tera pia pu~> essere inizi:-tt:t con una iniezione endm·enosa immediata di 100-200 mg di idrocortisone, a cui si fa seguire la somministrazionc per via orale, come innanzi detto. Per la terapia di mantenimento il farmaco di scelta è l'isoproterenol per ,-ia perlinguale nel inren·alli fre<Jllenti (5-15 mg ogni 2-4 ore); più prarico è l'uso del proterno! a li~ dose di 30 mg ogni 4-6 ore. E' bene ricordare che la d igitale \'a usata con molta cautela in questi casi in quanto essa, deprimendo 1:~ conduzione mrio-venrricolarc, può determin:~re un ulteriore rallentamento del ritmo \'entricolare e predisporre così •i pazienti alla a5istolia ''entri-
colare. Per b stessa ragione occorre evitare sia la procainamide che la chinidina, anche in quei casi in cui la sindrome di Adams-Stokcs è prO\OCata da tachicardia ventricolare. Un alrro grande progresso reali.lZ.ItO nella terapia della sindrome di .\tlams-Stokt~, è rappresentato dalla stimolazione eleurica del cuore mediante elettrodo intracardiaco a catetere, che, introdotto nel \·cntricolo destro attraverso una \·cna dclb piega dd gomito, \'Ìenc collegato ad un pace maker clcnrico c pcrmetre il controllo completo della frequenza ventricolarc, senza gli svantaggi legati alla stimola.lionc elettrica estern.L Il meroclo pub essere applicato ::~i p11zienti con asistolia o fihrilla7:10ne vcm• ;colart' ricorrente o con frequenza venrricolarc mollO hassa ed ai pazienti che non traggoth• giO\·amento dall'1soproterenol o dall'adrenalina. Ultima efficace risorsa. in~ine, è rappresentata dall'impianto chirurgico del pace makcr elettrico. La tecnica chirurgica (• ~cmplice c l'atto operatorio \-1cne sopportato bene anche da pazienti con precedenti di infano miocardico e con d;ll1no \·cmri..:obrc esteso.
DARSl f KO~ N.A.:
Ricerca sperimentale .rul/'a::::ione della .<treptomzrma "elellrofori::::::::ara " nelle malattie da pioe_eni. - Feder. Proceccl. Transl. Suppl. vol. 22, n. 5, parte 11. setr. orr. 1963, T. 797 (mdu7ione dal russo).
L'A. :1cccnna brevemente ai vant:~ggi cd agli svantaggi della terapia srrcpwmtcuuc;l nelle affezioni cmance c muscolari d.1 piogeni. Questo antibiotico, utile nei confronti dei germi pcnicillino-resistcnti, gram negati\·i cd acidoresistenti. può pro,·ocare, nel1;1 terapia· condona per ,..ja parenrerale. fenomeni spiacevoli di intossicazione e allerl!ia. D'altro canto la terapia locale, condotta su lesioni non superficiali, non si dimostra molto efficace, dato lo scarso assorbimento e le conseguenti basse concentrazioni a li\·ello ciel focolaio infetto. L'A. rirorta quindi una sua metodica, sperimentata su cani, che sfrutta l'eletrroforesi per realizzare concentrazioni terapcutichc d i srrcpromicin:1 anche in strati cu tanei e muscolar·i profondi. T ocCA
CHAPTAL
J., JrAK R., Ro'-1:-.:ET H., Ar.IIAI E., ~hRn M.: La sindrome di Suvens-fohnson
nrll'infaw:::ia. -
Min. mcd., 52. 4321 -4327, l96l.
Gli .\A. riportano una casistica Jler\On:llc di 3 casi occor~1 Jn bambini. uno ad espressione cutaneo-mucosa pur;1 cd un altro con pre"alenza digesti1·a. ::~mbeduc ad e1·oluzione fa,·orcvole, mentre il rcoo, a componente digestiva, polmonare, ma soprat· Lutto neurologica, <Hl C\'Ohmione inf:wstn. T.:~ s. di Ste\·cns-Johnson, che Fiessinger e Re ndu defin irono <( cctodermosi erosiva pluriorifiz.ialc » e che Badcr e Behçct completarono con le loro osservazioni rispetti\·amente stomatitichc ed oftalmologiche, viene oggi definita, secondo la proposta di Robinson, come una " sindrome oculo curanca-mucosa , c, ~econdo quella di Cottini. come una " sindrome cutaneo-mucoso-intestinale ", La sua \·era rerminologi1 invece dovrebbe essere quella di ,, sindrome cutanco-muco~o-viscerale ", riuncndo~i c;~ì le principali c.~rnttcristichc di essa. In realtà però è difficile riunire in brCI'C terminologia rurre le mul rifonni localiz· zazioni di questa malattia. Infatti. :JccaJHO alle ben nore manifesra7ioni dermatologiche
(eritema polimorfo, eritema marginato od anulare, lesioni ve~cico-bollosc), accanto alle manifestazioni mucose (stomatiti, riniti , ano vulviti ed ano-balaniti), :tccanto alle ma nifesta7ioni oculari (chemro·congiuntil'iti), tuui gli apparati possono essere sedi di lesioni concomitam~ dalle 1·ic respiratorie, all'apparato Jigerenre, a quello renale, car diaco, nervoso ed arricolare. Q ueste localizza7ioni 1iscerali non hanno però alcun.1 caratteristica specifica c possono essere considerare piuttosto come complicazioni do1·ute :td •infc.tioni soprag· giunte. Si conoscono forme acute e croniche, rccidi1·anti, queste ultime ad anùamcnto molto grave e spesso con esito letale. Fra es~c, le più gr:n i sono le complicazioni poi· monaci, digesril·e e neurologiche. Per quanto riguarda la etiologia c la patogenesi, e~se rimangono ancora nel campo delle ipotesi, per qu:Jnto si rada sempre più :1ffcrmando la ipotesi viralc per la prima e quella allergica per la seconda. Quest'ultima ;wrebbc un elemento fa,·orevolc per essere sostenuta a causa del carattere frequentemente cicuco, rccidivante, delb malatùa. In definitil'a però ne~sun meccani~mo (i~iopatogenetico può essere ritenuto soddi· sfacenre e l'esatto determinismo della s. di Ste1·cm johnson rimane pertanto attuai mente oscuro. I cr.iteri biologici ed i valori ematologici sono di minimo aiuto, per cui sono le lesioni dermo-mucosc che indirizzano alb diagnosi, per quanto anche esse non si.lno aliano specifiche, essendo di ripo infiammatorio banale. Kella terapia l'impiego associaro di .tnribiotici e di corticoidi riesce spesso a dare risultati soddisfacenti e successi ritenuti prima insper.1bili. M F.LClliO'<DA
D.F.J. e coli.: A:::ione delfùoproterenol nell'embolia sperimentale grave con e sen:::a collasso postembolico. - America Heart J. 65, 208, 1%3.
H u.MAGYII
Gli AA . hanno studiato le modificazioni indotte clall'isoproterenol, somminisrr:no per via endovenosa, su vari pammetri cmodinamici e cardiopolmonari (pressione arte riosa polmon:trc, pressione .ltriale desrra, saturazione in msigcno del s:tngue arterioso e del sangue 1·enoso misto, rilassanza polmonare, 1·olume correme, consumo di ossi· geno, ecc.) in un lotto di pecore a cui veniva pro1·ocata una gra1·e embolia polmonare. Come ma teriale embolizzame si sono serviti di una emulsione di solfato di bario iniet· rata d·irettamcntc nell'arteria polmonare o in una vena degli arri. In alcuni animali è stata praticata dapprima un'infusione endovenosa di isopro terenol e successi,·amente è stata pro,·ocara l'embolia polmonare. In alrri esperimenti trema minuti dopo l'iniezione emholizzante di solfato eli bario è stata praticata una infusione continua di 0,33 mg r pro kilo per minuto di isoproterenol. L'iniezione di solfato eli bnrio negli animali di controllo .non trattati ha dcrcrmi· naro Wl forte rialzo della pressione arteriosa sisremica, aumento delle resistenze arte riose polmonari e diminuzione della rila,sanl.a polmonarc. L'iniezione embolizzantc in,·ece praticat;l durame l'infusione endo1·enosa di isoprorerenol ha pro1ocato gli stessi fenomeni ma di entità note1olmenrc inferiore. 'Molto più e1•idente è risultato l'effetto dell'jsoprotercnol nei casi iJl cui è staro somministrato dopo b provocazione spcrimen· tale dell'emholia polmonare: si è ,·erificata una caduta della pressione e delle rcsisten7.e arte riose polmonari, un aumento della saturazione :trterios:~ in oss-igeno, del Yolumc corrente e della rilassanza polmonare cd un rialzo della pressione arteriosa sistemic.l, fenomeni particolarmente Cl iclenri negli animJli con collasso postembolico. C'.-on la
6.
M
sommmistrazione di nor-adrenalina ,1l po~w ckll'i~oproterenol non si è an1w, rer contro. nessun miglioramento clellJ gra\c situazione postembolica. L'i~oprorerenol è la prima MNanza che abbia prodotto un benefico effetto nel l'emholìa polmonare sperimentale c pertanto gli AA. propongono che essa venga aòo perat:l nella terapia d'urgenz;J clclrembolia polmonare in sostiru;ionc della nor-adrena· lina. che 1>i t' rivelata inefficiente contro il collasso postembolico.
fJAS\ ' 111
E., ScUiw L.A.: Diagnosi precoce c profilaJ·si del!t· sidé-rocromato:;i_ 1962, 69, 1241-1266.
Policl.
~cz. prat..
La denominazione di "siderocrom;uosi " (s.) de,·e ormai 'ostituirc b ,-c.:<:hia di ' crnocromatosi ••, perché il pigmcnro accumulatosi negli organi, pur potendo a\ ere un'origine cmatie<J, molto più spesso ha in,·cce una origine divers:J. 11 termine • side· rocrom:nosi " inoltre comprende un abnorme accumulo di ferro (siderosr), ed un accu· mulo di altre sostanze non ferruginose capaci di pigmem:.1re gli orglllli (cromatun). La s. pertanto appartiene al gruppo tesaurismosi e rappresenta un quadro clinico che, partendo inizialmente cbl la sola ~iderocromatosi, pu(> sfociare nella classica triade di H anot c Chauffard (cirrosi epatica, mclanodermia, diabete mellito). Ncl1':1mbito delle s. couvione anzitutto rlistinguere una .i. primitiz,a n idiopati<-.t da una s . .-econdaria. Mentre la prima ha una pawgenesi ancor<~ non chi<Jriro. rur essendo c,·idcnte una familiarit~, 1.1 seconda può classificarsi in\'cce in quattro forml': s. medicamentora, s. anemico-emolitica, s. dietetico-carenziale, (, epatopatica. La diagnosi precoce ha un grande 'J!ore, specie per le forme secondarie, )_X'r cu1 non bi~ogna attendere che si sia in\taurata la triade suddettJ. Essa si fonda su: a) presenza di segni clinici imputabili al danno siderocromatosico; b) dimostrazione dell'aumento eli scorre di Fe nell'organi~mo (siderosi) e dtlb presenza in alcuni tessuti, oltre al pigmento ferruginoso, di altri anomali pigmenti. Jipofucsine c melani.ne (cromatosi).
A) Diagnosi f»'Ccoce della s. primitiva: a) dati di ordine clinico: epawmegalia, diabete mellito, mclanoclermia, iporensione arteriosa, lesioni miocardiche. ipotrofia delle gonadi, tricoressi pubica e sopra ciliare; b) studio del metabolismo del ferro: ipersideremia. diminuzione della tran~fer rina serica, cun·e sideremiche da carico orale ed endoveno~o condotte specialmente con ferro marcato (dalle quali si fX>S~ono trarre preziosi indici); c) biopsie: gastrica, duodenale, epatica.
B) Diagnosi precoce delle s. secondarie:
a) s. medicamentosa: trasfusioni, terapie marziali incongrue; b) s. anemico-emolitiche; c) s. dietetico-carenz iale (citOsiclcrosi): abnorme apporto alimentare di fe rro da recipienti. carenza dietetica di fosfati; d) s. epmopatica: cpatop:ttic croniche (non acute). alcoolismo. La profilassi della s. primiti,-a non è o,·viamente possibile per quanto riguarda il paziente in esame, ma può interessare i:wece e\·entuali familiari portatori di un.1 forma sulxlinica. A questo rigu:lfClo essa si impernia su tre ordini eli carattere gene rate c ~peciale: a) profilassi dietetica: riduzione degli alimenti ad alto contcnuro ferrico (fegato. cuore di \'itdlo e di _manzo, frutta secche, legumi secchi, semola di ri~o. ostriche, me
•
lassa, rabarbaro), limitazione di alimenti· o so~t:mzc che fa\·oris..:ono L1"orbimemo del ferro (acido ascorbico. merionin:1, acido glummatico. cisteina, acido folico), concessione di alimemi che ostacolano l'as~orbimwro ciel ferro (pane integrale, lane, pesce, for· maggi freschi, \·erdure fresche. in genere alimenti e medica mc m i ricchi di fosfati); b) profilassi medicamenros;1: so~t.lnte chclami: B.:\.L., E.D.T..A.; c) salassi. l..a profilassi delle s. secondarie è in parte simile a guclln per l:1 ~. primHJ\':1 (alimenti, mcd·icamenri, non on·iamcnte il sabsso), ma soprattutto si {onda su di una oculatezza nella condotta delle 1·arie terapie trasfu~ionale c marziale.
J., jEZKO\A Z.: Significato dtgli .a udi immunologiCI nel/t malallit t•ascolari periferiche ohliteranti. - Circul:llion Research 11-6-1962.
PoROR"\
Nonostante le \'arie metodiche di l:tborawrio, in molti casi non è agc\·ole giungere ad una esatta diagnosi eziologica di un quadro clinico di angioparia obliterante. Le ricerche di laboratorio correnti si hns:mo su principi biochimici, i~tologici c in questi u l~imi tempi anche immunologici, nel presupposto ddl'c~"'Ìstcn'l:l in alcuni di questi pazienti di anticorpi antivascobri. Pokorny e Jezkov:~, sulla base di queMc considera· zioni, hanno messo a punro un'ind:tginc sierologica al fine di ~t:-~bilire: l) la reale esistenza c consistenza degli anticorpi in questione c 2) il loro divero,o compon:~ menro in varie forme di angiopatie c, n:uuralmentc, in soggetti sani. Come antigene è stato usar o un c'tratto di \·asi normali cci <Il Cl ~clerorici, prele· \'ati durante inten·enti chirurgici (la di\·ersa prO\·enicnzJ dcll'cstr:nro non ha prO\'OCato variazioni nell'esito del test). Questo antigene \·iene cimentato con \':Jric diluizioni del siero in esame c successi\·amente con un sistem:t emolitico. In dcfiniti\J quindi si trana di un test particolare di fissazione dd complemento. L'appUcazione di questo test in un gruppo di ZOO soggetti sani ha dimostr:uo la sua ncgatività o al massimo un'cccer.ion:tlc leggcr issim:~ positività. In vece nei soggetti con vari quadri di angioparic si sono avuti i seguenti risultati: nella flebite migrante titolo elevato di anticorpi, mentre nelle flebiti superficiali o comunque di\'erse clalb forma classica rli flebite migrante s'è rile\·ata assenza complcra di anticorpi. Nelb tromboangioite obliterante in fase acuta, accompagnata eia segni di flogo'i'i venosa, il test ha dato \·alori alci e significativi di anticorpi, mentre nelle forme di tromboon· gioire senza segni flebitici esso è stato positho solo in l caso •u 145. 1ell'aterosclcrosi obliterante jnvece, gli anticorpi anti\·ascolari si sono rh·elati presenti e in misura note· vole nelle forme in cui accanto a un quadro generale di arteriosclerosi si potc\·ano rile· vare per quanto riguarda la circolazione periferica zone nettamente ischemiche, mcmre nei casi in cui l'unico sintomo di un':nerosderosi obliterante ern costituito dalla claudicatio intermittens, i risulrat·i sono stati assolutamente negativi. Va infine riferito che un elevato titolo di anticorpi è stato altresì rilevato nei pazienti con sclerosi coronarica, seguita da infarto miocardico, nei quali la punta massima di anticorpi s'è veri· ficata al 10° giorno dall'infarto. Naturalmente l'esatta intcrprcta7ione di questi risultati dchicdc ulteriori studi c soprattutto il confronto di es.çi con i dati biochirniò, en7imarici ed istolog ici delle malattie prese in esame. M a fin d'ora si può sottolineare l'imponan7a di quesro test nella diagnosi differenziale delle due più frequenti angioparic obliteranti: l':ucrosclerosi delle estrcrnit~ con tcsr negarim e la trombo:mgioite obliterante in fa~ acuta. con test invece positi\'o. SrLvr
RADIOLOGIA
V ALLEBOM D.: Osteofito.;i e .<Ìndesmofiton. -
La Ratl. Med., 196~, IL, 3·
Nelh diagnosi cliffcrenzink tra spondi lonrtrosi d<.:form:mte e spondilite anchilosante si dà la massima imporwnza all'ostco(ita caratteristico della prima e al '>in le: smofita. caratteristico della seconda. l\:ella pratica spesso si riscontrano delle forme òi nspetto imermedio. Vi è poi una terza mal nni:t, che ha le caratteristiche della ~pond i · loartrosi c <.Iella spondi litc anchi l osr~ n te, ed ~ la iperostosi anchilosante vertcbralc senile. Gli osteofiti sono caratteristiche sporgenze bernoccolute sulle parti anterion e laterali del corpo vertebrale, che tendono ad unirsi al corrispondetne osteofit:t dd.a vertebra adiacente. T:.~lora gli ostcofiti partono diretwmente .hl margine del corpo Yer· tebralc per l'attrito delle superfici ossee a contano nei cnsi di imeressamento dd disco. Nel tratto dorsale l'osteofita è più frequente a destra, perché a sinistra la colonna contrae rapporti con l'aorta. che, con la sua ritmica azione pulsante impedisce la formazione di osteofiti. I sindesmofiti sarebbero dovuti alla msificazione dei legamenti paravertebrali. per cui si viene a costituire una ver:J fascia ossea molto spessa, che r icopre tutto il rachide. Le differenze tra osteofita e sindesmofita sono dovute alla diversa etiologia e alle diverse condizioni nnatomiche in cui si sviluppano. L1 osteofitosi sarebbe in prevalenza con~eguenza di cause ormoniche o meccaniche. La sindesmofitosi sarebhe in prevalenza consegu(;nte a stimoli infettivi. Nel caso dcll'osteofita il disco è degenerato e sporge «a tappo di spumante :.. T sindesmofiti appaiono come formazione ossea situata anteriormente e :lntero.-lateralmeme ad unire i corpi vertebrali. La produzione ossea deUa iperostosi anchilosante vertebrale senile ha origine nelle parti anterolaterali dei cor pi verteb rali e passa a ponte sugli sp:.~zi discali. Gli aspetti radiografici delle varie formazioni sono i seguenti. Gli ostcofìti si trovano in genere leggermente scostati dal margine vertcbrale, possono essere di varie dimensioni e forma; sono situati anterolateralmente; possono esservi le cosiddette ossa intersegmcntarie, ai margini del disco, che poi si saldano ai margini vertebrali; essi hanno base di impianto più larga e sono più svilupjXlti a livello delle cerniere. Nella sindcsmofitosi si ha l'aspetto tipico «a canna di bambù :. che è dato in prevalenza dalla ossificazione della p:1rte periferica dei dischi imervertebrali, oltre che dei legamenti . . Nella iperostosi vertebrale senile le formazioni iperostosichc a ponte assumono aspetto diverso a seconda del tratto vcrtebrale colpito. La diagnosi differenziale tra osteofiti e sindesmofiti è basata sulla direzione delle formazioni: S\'iluppo in senso trasversale ncll'osteofita, longitudinale nel sindesmofita: base di impianto leggermente scostato dai margini del corpo vertebrale ncll'osteofita. :1 livello dci margini nel sindcsmofim; larg hezza della base d i impianto maggiore nell'osteofita, minore nel sindesmofita; tendenza a saldarsi a ponte dei sindesmofiti; struttura spongiosa nell'ostcofita, compatta nel sindesmofita; spessore notevole nell'osteofita, minore nel sindesmofita. La colata ossea della iperostosi :~nchilosante senile di Forcstier si distingue dalla sindcsmofitosi perché è visibile prevalentemente nei radiogrammi di p rofilo cd ha uno spessore maggiore. Segue la casistica, che illustra con abbondante iconografia dimostrativa, 15 casi. 5 dcl I gruppo, 8 del Il e 2 del fil gruppo.
P. S ALSi\NO
•
REUMATOLOGIA L l r<: II ERJNI
T.: La cortiJ"onorej·isten::a nella malattia reumatoide. --
Polid. sc1. pr:ll.,
69, 629..036, 1962. L:l cortisonorcsisrcnza (paragonahilc, in campo ormonalc. alla insulinoresisrenza) può essere distinta in tre forme (ciascuna delle quali a 1>Ua volta distinta in generale e locale): -- relativa: limir.na al Jerermin:uo ormone impiegato; ~ pimtosto frequente e si osserva quando l'effetto benefico del medicamento si :menua o si csauri~ce nel tempo. Essa è dominabile o con Lmmcnto delle dosi o con la sosriruz,ione con altro preparato; - assoluta: piurrosro rara; è caraueriZ7ara clall:J inefficienza curati,·a di ogni prodotto cortisonico alb sua prima applicazione, anche se a dosaggio medio o alto; - forma di pouaggio: esaurimento dell'attività terapcutica da parte di quaJ,ia'i prodotto cortisonico dopo un periodo pitt o meno lungo ùi ~omministrazionc. E' la forma assoluta la più interessante, anche se !.1 piìt rara. L'A. riporr.t tre ca~i di artrite reumatoidc tutti occorsi in donne, nei quali ebbe :td ossen·are un:t conisono resistenza assolma sia in via generale che in ' ia locale. In ruui normale era b funzione epatica c quella rcnale. Oscuri sono i momenti etiologici capaci di creare condizioni dì conisonotesistenza assoluta, m:l l'A., a titolo puramente speculati' o, ne prospetta alcuni: - poiché il cortholo enòogeno, se coniugaro con una proteina (tr:mscortina). diventa inattivo, analoga evenienza potrebbe accadere anche per il corticosteroidc c~ogeno; - alterazione, a li, ello dei ressuti, di qualche sistema enzimatico, indi~pcnsahilc a creare il c. clima favorevole" alla cortisonosenS>ibilit?l; - i cortisonici, pur non avendo una struttura proteica (come ad es. l'insulina), potrebbero ugualmente rossedere una attività antigenica (prO\·ocazione di :lnticorpi antiormone); - incapacità dei coni~onJCt :td agire su clementi cellulari che abbiano una Impermeabilità. o meglio una insensibilità congenita o acquisita nei loro confronti.
Ronlic C Hl A., n. Vnì'ORlO s.: Sono rea/m m te necessarie h <timola:::ioni periodiche del corticosurrene in cono di terapia corticosteroidea protratta? - ~fin. ~fcd., 53,
917-921, 1962. Gli /\A., dopo .tlcuni riferimenti sui non rari ca~i di imolleranza .1llo :\ CTH riferiscono i ri~ultat i ottenuti da tUl question:Jrio i111·bto a pitt noti rcurn:ltologi italiani e stranieri. La domanda del questionario cr:t: ,, ln corso d i cure cortico steroidee molto prmrane in malati di artrite reu matoidc. Lei crede sia yeramrntc necessario c opportuno fare periodiche srimolazioni del conicosurrcne per mezzo di inie· zioni ripetute di :\CTI I ? "· Al questionario hanno risrosto in 'enso dccisamemc ncg.Hi,·o 23 studio$Ì, hannf> risrosto in modo deci~amente positi\O 8 srudiosi cd in modo meno c:Hcgorico, e facendo alcune riscrl'c, 7 ~t ucl iosi. Gli AA. ritengono pcrtanro che possono essere fissat,i alc uni punti deri,·anri dall.t loro esperienza e eh qucl i:l clelia maggior:mz:1 degli .A..A. intcrrog:ni : (<~ llerg i a),
a) In corso di cura corticosreroidea protratta i cosiddetti "cicli dt .\CTll , sono inutili e talora dannost. Que,te periodiche stimob7ioni della surrcnale ddlt dur:ua di uno o pochi g iorni scmhr:1no prive di interesse soao l':tspetto teorico. in quanto alb loro imerru7ione ~i ristabilisce immediatamente quell.t condizione J; ni hil'ione surrenalc che con le iniezioni di ACTH si è cercato di elimin:lre. In pratil:l. i cicli di ACrT I possono pro,·ocare ormono-rcsistcnze e soprattutto p<>~osono essen· causa di effetti secondari sfa,·orc,·oli, tali da far correre al malato ri\chi molto gran ,. tali altresì di rendere inattuabili successive somministrnzioni di ACI1I rese~ JH't'cs sarie dal desiderio di interrompere b cura corticostoroidea, da shock operatori, tr.•u m:uici. ecc. b) Quillora in corso di cu ra corticosteroidca prorratt<1 si intenda :mcncrsi :dLt tecnica ter:~peutica dei ribnci periodici del corticosurrcne a mezzo dei • cicli di ACTH •. si cle,·e tener presente che nei !!iorni di somminisrrazione dcii'AGrH i corricosterm.l non de,·ono assolutamente venire sospesi e ciò perché dopo un 'immcd iat:t (se pur normalmcJtte sc.1rsa) risposta del corticosurrene Yengono ad esaurirsi se pur tempo raneamenrc le riser,·e lipidee della ghiandola. Per qualche giorno l'organismo YJ t:nt: con ciò ad essere [)rÌ\'0 sia dei corticosreroidi di apporto esogeno sia di quelli di pro duzione cnrlogena, situa7ione che, oni:tmente, può ,l,·ere comeguen7c gra' issime. c) C\'Cntuali " cicli di .\CTH ,, non demno m:Ji a,·ere durata inferiore :1i (,./ giorni. così eia superare b fase di esaurimento delle ri5crve lipidee. d) L1 sommini~tr:Jzione di ACTH, la quale de'c essere fatt,J in .:-aso di interru zione clelia cur:t cortico\tcroidea, deYe cs~crt: .mu:na con tecnica esatta e prccis<Jmcntc. somminiMrazionc contemporanea di conicosteroidi c di ACTH per non meno di 4 5 giorni. dopo di che i dosaggi giornalieri di conico,tcroidi ,·erranno grad.Jtamentc 1 i dotti sino acl una terza fase della dur:na di qualche giorno ncll.t quale si sommini strcrà soltJnto I'ACTII. e) I ~1 somministr~vione di AGTH a do~i terapemiche cle,·c essere sempre prc ceduta da un'intradermorca:.::ionc diretta a saggiare la sensibilità dell'individuo all'or· mone: questa misura precauzionale è necess:tria sopr:Jtturto nei mal:tti :1i qu.di fu gt.'t 'ommini.. rrato ACTH in precedenza. Gli AA. accennano :mcora :tlla proposta fana da alcuni stuclimi di associare a1 corticosteroidi ~li ;mabolizzami, ~~~ fin e di on iare all'inibizione corticosurn:nale. Imere<>sam~ è la risposta di ~1orandi, il quale attirò !':menzione di non sommt nistrare l'AGri I in caso di malattia infctti,·,l intercorrente per '' e,·irare una possihik loc:tlizzazione a li ,·ello surrenalc se la surrenc fosse così indottJ alla iperattiYità" (mcc· c:tnismo .tnalogo :1 quello imoc:no per l'orchite da p;~rorite in w.tieolo funzionante) . MELCi uo:o;o '
STORIA DELLA MEDICINA MEI.CHIONIM
E.: Omero medico militart•?- Ann. Mcù. Nav. 1963, 68, 947.972 e 1964,
69, 85.111.
E' b prima pane di una escgc~i mcdico·umnnistic:~ dei poemi omeric1. Dopo bre\'c documemazione c critica sulla ' questione omcrica • nella quale ritiene di potersi affer· mare la realtà ~torica del poet:J greco, l'A. trae dalla lettura dell'lli:~de i documemi probativi che Ornero fu un medico miitare. Il bvoro si articola 'u tre capitoli: Omero medico. Omero medico militare, Omcro psicolog-o Militare.
?'Jdla prima pane sono elencate le ferite nel loro numero. nell'arma ledente. nelle varie regioni anaromo-topografiche, nel loro effetto lieve, grave. letale. Vengono ripor· tate le morti im pro' vise, le similiLUdini, le morti raccapriccianti, le emorragie. il rantolo agonico, la psicosomatica (dolore, brivido. lipotimie, shoks psichici), dalle quali tutte emerge chiara la profonda conosc<"nza medica di Omero. Nella seconda parte, dopo una di~amina ~torica delle origini della medicina greca. si parla delle cognizioni omeriche su l servizio sanitario. dei medici militari, del servizio di pronto soccorso, di quello det portaferiti, del ser\'izio igienico, dell'alimentazione del soldato, dello sport. ~ella terza parte viene condotta una analisi psicologica degli eroi, specialmente di Achille, la cui stori::t psichica va dalla «diserzione» alla violenza guerriera, alla ira, alla esasperazione ed infine alla pietà che acqueta il suo intimo tormento. L'A. chiude con una critica della concezione omerica della guerra e della necessità di un esercito di difesa.
SOMMARI DI RIVISTE MEDICO - MILITARI INTERNAZIONALE REVUE INTERNA T ION:\ LE OF,S SFRV ICFS DE S.-\1\"TE. DES .\RMEf·:S DE TERRF, DE .M ER ET DE T:.\IR (.'\. 37. n. 3, marzo 1964): Am•alo L.C .. Pimentel M.E.: Studio di 50 C:l~Ì di ginecomasti,J tratt;lti presso ro ..(X'dalc Cenrr;tlc delle FF.AA.: Sanche::; Landatta P.: Il cemro eli selezione c di ripartizione delle FF.AA. del Venezuela: ,)'anche-:; lAndaeta P.. Dd Olmo .\1.F.: Studio di cl:l~sifica· zione gerarchica mecliantc rest ~oc.iomctrici; Pa..-..-acau G.. Mon~t-il N.: Iml iego del Chymoral negli u~tionati. REVUE JNT.ERNA'riON1\ LE DES SERVIGES DE SANTE. DES t\RMEf:S DE TERRE, DE MER ET DE I.'AIR (:\. 37, n. 4, aprile 1964): Delahaye R.P., Laaban / .. Mangin H ., folly N. Rour.riquot P.: Il cli~ma opaco nell'amebiasi intestinale cronica: Chang Su Choi: Effetti delle pressioni id rauliche e delle elevate pressioni atmo~ferichc sugli elementi del 'anguc c loro azione ,1ccclerarricc sulla co:1gubzionc del sangue; Pimentel M.E.: TnmfEicicnza tcsticolarc rubul.1re primaria.
ITALIA t\:\'NALI DJ MEDICIK\ 'AVALE (Vol. LX IX, n. Il. marzo-aprile 1964): Patti M . : Sui fattori di rcsisren1..1 contro la guarigione nel h: affc11oni croniche 111 gene· rale c nelle ne,·ro~i in particolare; Itri G.R.: farmaci cardiotonici, an:tlcu ici t neuro· stimolanti. Loro propricth c indiCazioni alla luce delle moderne cognit.ioni Ltrmacolo· gichc. Impiego nell'ambiente M.tvf. ; Muretti C.: !..1 teori.l della decom 1'ressione ed il calcolo delk tabelle eli dccomprc~sione per le immersioni ad ari:1 ~ccondo b procedura degli autori americani; Pons N..: Pcr~onalità ed ambiente; Patti M., Nata{~ D.: Su alcuni casi di fr:mur:~ della colonna \'Crtehrale: Rodriguc::; N.: Sopra un caso di sin· drome dell'arco ;Jonico: Pùcitdlt M.: Sulb ...1feneaomia per arrO\esci;lmemo meJi:1nre un nuovo tipo d i flebocstrattore; Pe::;::;i G.: Nicolì1 Tana glia nel !.l mcdicin.1 cd ingc· gneria na\ ak: Cu!apinro l..: Bre\'c storia dd mercurio.
43 2 A TNALI DI MEDICI!':A 'AVALE (vol. LXIX, n. Ili, maggio-giugno 1g64): Patti M.: Labilirà ncr\"(>s:t c ncuro,·egctativa nell'età evolutiva; D'Errigo P.: &hcm.1 di inquadramento clinico ed anatomopatologico degli esiti e postumi neuropsichiarrin di trauma cranioccrebralc; Dal Pra L.: Arresto cardiaco c ri:mima;-,ionc; Alfano A.: Il b~1rbiturismo acuto; Chiappini A., .1/e.mmdri M.: ConsiderazJoni a propo,lto tldl.t riduzione incruenra di un ca~o di lussazione pcrilunare dd carpo con fratttlr:l ddlo sc;:rfoidc e della apofisi stiloidc del radio: Patti M. : La reazione da terapia term.1~c inrcsa come fmica omeost:Jtica c i suoi riflc~si ncll"atti\ ità sporti\'a; Jandolo M.: L'e,·o luzione del pensiero ctiopatogenetico dall'antichità ad oggi; Colapinto M.: Gli swturi del Nobil Collegio degli Speziali di Roma nel 1872. RlVISTA DI MEDICINA .NERON/\'U1UCA E SP:\ZIALE (A. XX\'1. n. 4, w robre-dicemhrc 1963): Sesto Congre,so \-1ondiale c Dodicesimo Europeo di Mcd ic111.1 Ac ronnmica c Sp:1zialc 0tom:J, 1-5 ottobre 1963). ARGENTINA REVISTi\ DE LA SANIDAD MILITAR A.RGBN111NA (A. LXH, n. l , gcnnaio-m:mr.o 1963): Marcado H ., R. Bianchi Vonaire P.: .\ortografia; Fra11ini f.E. · Vaccini TAD e properdina; L(lperuta A.M., Suare::: M.: Studio compar:ui,·o delle concentrazioni ematiche ottenute con le diverse tetracicline; Schiavonc EL.: Considna zioni sugli asi etti fisiologici c sanitari ddl.1 qualità dcll'acqu:1 pot:tbilc; San::.:o/ R.N.: Organizzazione di un centro di prematuri; A nte/o !?.A.: Uronefrosi alte; Puù;cgur f.A.: Sterilizzatore elettrico amom:11 ico tas,cahilc. REVI\STA DE LA SANJDAD MJUTWR ARG.E..'ì~INA (A. LXll, n. l. aprilegiugno 1963): Giordano A .F.: ulcer;J della gamba; Frattini J.F.: Spettro sieroprou:ico e gammaglobulinemia nell'immunizzazione antipoliomielitica; Sanzol R.N.: La sindrome della membrana ialina polmo11are; Ve U;taran J.K., Carcaval!o R.U., Ma:::.zaftro E.V., l..evero11e L., Antesana E.: IR;1pporri sul ,·iaggio di studi epidemiologici in Bo Ji,·ia; Puissegur f.A.: Iniezioni senza ago. FRANCIA REVUE DES CORPS DE SA:-.ITE' DES ARMEES TERRE, MER. AIR (\·o!. IV, n. 5, ottobre r963): Fabre f., Ginet J., Rozte J. : Gli incidenti aerei di origine indeterminata; Bourret, Salvagnac A., Fabre J., Divine J.: Studio fisiologico di una eiezione sonica con lesioni gravi; Jacquemin C., Var?ne P.: Orientamenti della fisiologi:~ respiratoria applicat:J alla biologia aerospazinlc; Padriel G.: Affezioni psico-somatichc oculari in medicina aeronautica; Bastien f.: l ncidtnza delle nuO\'e tecniche della chirurgia dell'flrecchio medico ~un'attitudine fisica all' impiego del person:~le militare aeron<1vigante; Grognot P., Rourdinaud J., Gimene::: A.: Esperienza sulla protezione chemioterapica contro gli stress sonori; Loubiere R., Pfister A., Rambo111·g A.: Effetto delle forze emodinamichc sulle surrenali del ratto: Dcbenedetti: La Croce Ro'isa e l'Esercito. REVUE DES CORPS DE SANTE' DES 1\RMEES T ERRE MER A IR (vol. IV, n. 6, dicembre 19().3): Foulhoux P.: L'arma chimica attuale, aspetti tossicologici e terapeutici; Vittori J.: Sui colpiti da lesioni multiple; Pellegrini Y ., Drape M . : Tecniche particolari di esplorazione radiologica del mas~iccio facciale; Ardisson H. , Catan:;ano G . Frequen7a dell'epatite da inocula7ione dopo trasfmione di plasma; Doulat, Dumas : Sull'interesse dell'impiego di un nuo\'o antiglogi~tico, il G 27 202 (« Tanderil », Geigy) in traumatologia militare.
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433 REVUE DES CORPS DE SANT E' DES ARMEES TERRE ~1ER AIR (Vol. V, n. r , febbraio 19<)4): Baylon H., .Krcis II., K/einknecht D.c La puntura-biopsia rcnale;
Girard V, lAbat f.: Il trallamento medico delle paraplegic traumatiche c delle loro complicazioni; Bn-nard f. G., uw~rdant C., Hainaut J.: l problemi delracclimatazione dd giovane soldato in Algeria; Du/uc f., Labouch~ F., Harreau f.: 1\spetti clinici attuali della sifil ide recente nella marina; Uelahayc R. P.: Accidenti acuti da calore.
INGHILTERRA JOUfu."JAL OF TIIE ROYAL ARMY iM.l:illiCAL CXJRPS {\'ol. I lO, n. l, 1%4): Drew W .R.M.: Il debito della medicina nei confronti cldl'+l~crcito; M ahon l' JJ.f., Moran J. G.: Un focolaio di colera in Mnlacca; Noblt f.E.: Vibrione colerico. ,, Ma· lacca n; Velia E.F.., Mecfic W.G.: A n elena mento da funghi; Macaulay M.B .. Mani A.K. : A\'\•elenamento da bomba fumogen,l; Macfarlant· R.G.: Ornitosi; Forsytht-Jauch W.E.I., R obinson R.G.: Pianificnione ecl esperienze dd trattamento c dello sgombero sanirario in occasione delle celebrazioni per l'indipendenza del Kenya; Steele G.A.: Il sostegno logistico sanitario per l'esercitazione del G:1llcs; Boyd f.F.: Malattie toracichc nell'&crcito: Nicol(on J.C.: A\ \Cntura trausahariana. JOURNAL OP T H E ROYAL ARMY MEDTCAL CORPS (vol. r1o, n. 2, 1964): Dretv W .R.M.: La sfida della medicina tropic;lle; Dofllnie C.G.R.: Pericarditc purulenra amebica; Taylor D. V., Wayman J.B.: Fluoruro c .:arie dcn1.1ria; Gordon f.L., Rosembaum S.: Arruolamemi speciali; Cowan D.J.: \'isita .1gli Stati Uniti; MillnR.A., Ftrguson H .C.: L'alcolismo nelle FP.AA.; Fie/d T.E.: Jmmunizza7ione TAB per via intradermica; Thompson G. W.: Alopecia towlc; Pinion F.C. : Sep.1nnore di plasma; Chambn-lain D .A., Wil!iams ID.: Pancrearirc :1cuta indolore.
JUGOSLAVIA V OJNOSAN ITET SKI PREGL ED (A. XX, n. 10. ottobre 196~): JJrkic E.: Trattamento chirurgico delle contratture della mano secondarie ed ustioni; ,\filetic 11., Pretrovie D., Rrdar B., Drakulic M.: Restauro delle cellule animali irradiate mediante frazioni subcellulari isologhe; Kraljevic L., Jakobusic A., Sokolic f., !vancevic D.: Ap,Piicazione del reticolo d i tlacron (mersilcne) nella ri parazione J i estese perdite di so~tanza dd dia(rnmma, delle pareti toraciche eJ addominali c delle ernie recidivaoti; Mikic E., Hltbcc F.: Pressione arterio~a ~istolica nei <;Oggetti sani c nefritici; Kaljalovic R.: Metodotologia di insegnamento sulle mnlattie infctti,·e in tempo di guerra; Baum f.: La stazione balneare militare Ji Him~ke T oplice come centro di r iahilitazione deii'E~ercito; Radojicic IJ., Plecas V.: Contributo alla diagnostica della toxoplasmmi acquisitn negli adulti; Popovic M., Bunta S.: Un metodo di controllo del personale addetto all'alimentazione nell'E~rcito Popolare Jugosla,o. VO JNOSAN lTETSKI PREGLED (A XX, n. 11 , novembre 1963: Sveccnski R.: Personalità normnle c patologica nelln selezione dei conduttori d'automezzi; Pctrovic D., Miletic B .• Sasel L.: Influenza dell'acido de~o~siribonucleico i:.ologo :~ltamente polimerizzato sulla sopra\'\'i,enza delle cellule L nelle culture irrndiate con raggi X; De-;;e/ic .\1 , Popovic R., Crujic- Vasic J.: Ricerche polografiche sull'autos~ida7.ione della vit::nnina C e il problcm:~ della sua sterilizzazione; Derganc K.: L'ep:~ ti tc infettiv:~ ncli:J nostra sezione clinica dal 1957 al 1962; A1ilikovir A.: :\fctodi di insegnamento della batteriologi:~ di guerra nelle scuole sanitarie militari; Ju::nic ,\/., Rert•ar \l.: Le,ioni multiple del colon ascendente :t -.cguito di numerose ferite dell'addome: Vujosevic K., Dordevic D.: Un caso di psicosi ehdrcnica dn trauamcnto del capo.
434 VOJ~OS.\~ITETSKl PREGLED (A. XX, n. 12, dicembre 11/}3): Stevanovic .\1. : Me todo dì determinazione della so~t:mza attiva nelle soluzioni di annina e composti ~i mìlari; Likar D.: Influenza delle differenti I'Ìe dì applicazione e dd ne~~o sulla tos~icnZt acuta dell'annina nei raui albini; Petrovic {) ., Brdar R., Milctic B., llan A.: Influenza del colroamfenicolo ~ulla moltiplicazione c ~ulla sopra\'\'ÌI'enz.a delle cellule L in cultura: Dimkovic R., Binenfcld Z.: Piridin:1-2-aldossina metilcloridrato (PAM-2Cl); Svecemki M.: L<:iomioma del d ig iuno, causa ricorrente di invaginazione associata con gra\'e cnrc rorragi:1; Plamj .\/., Kolaric !\.., Bunarevic A.: Miocardìtc idiopatica isol:lta (FrìcLII<."r).
MESSICO REVISTA DE SANIDAD MILITAR (1·ol. X\' 111 , n. l, gennaio-febbraio 19(-tl): Ve LA T.osa Saldlvar A., Meneses Betan:::;os lJ.: Annuario statistico dell'O spedale Cmtrale Militare; Leon M. A., D e La Huerta S.R., Nayen A.: Vah-olc del sìgma; FuoJU< A guiltJr R., Rui:::; M oreno f.A.: Coriocarcinoma; Come::: R eguera L.: S!.llo attu:lle del l ratta mCilto dci rumori 1cscical i. PAKISTAN P.\KISTAN ARMED FORCES MEDICt\L JOURNAL (vol. XIV, n. l. gennaio 1964) : Choudhury M.R.: Il test al trìfenil terrazolo cloridrato nella diagnosi laho· raroristica di batterinzia ; Oamar M.HH., Ahtn('d KA .: Metodi epidemiolog ici per il controllo delle malattie professionali; Burney M .l., Malik S./.: lsolanwnto del 'iru' della rahhia cl alla sali1·J umana; Khan M .S. : Nistagmo; Sandhu C.R.: Esame chim1ro dcll'acc1ua; Mir:::a M.A.: Limiti della pressione arwriosa normale: Ct~mPbell A.C.P.: \ 'ah-ulopatic cardiache; Masood C.M.N.: Un c1so di ostruzione: del dotto ror:Jcico; Adam M., Choudhury A.M.: Spondilitc tbc. PAKTSTA~ AR~ffiD FORCES MEDICAL JOU RJ\'AL (vol. XIV, n. IJ, aprile 1<}64): Burney M.l.. Zaharuddìn: T reponematosi a Gi lgit; Choudhury M .R.: Rapporto sull'isol,Jmento di un ceppo in usuale di Salmonclla; Mir:::a M .A.: Vari:JZionì fisiologiche de lla norm:1lc pressione arteriosa; Farooque M .A., Alam S., Siddiqui ;/.A .. /at•ed T.: \ ',dore nutriti,·o di frutta e Ycgerali del Pakistan Orientale cd Occiden1:1le: Ah m ad M., Akhtar M.: Porfiria ep:1tica; Abba.fÌ / .A.: lnl":lginazione intestinale.
REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA WEHR~fEDJ ZI 'JSC IIE M:ITrEILU CE ' (1%4, 3): K orntr F.: T rattamento c hirurgico in caso di perdite massi1·c. con particolare riguardo alle lesioni uro genit:lli; He )•man f.: Contributo al trattamento delle lesioni della mano; Sturde H.C. , Rnmn R.: Co~tributo sulla situazione epidemiologica, diag nostica e tcr:1pia della sifilide.
\VFHRMEDIZANISCHE MITTEILUNGt!t\ (l%4, 4): Uipelmarm /.: Sul significato delle paradenziopatie dal punto di \·i~>r:J odontoiarrico militare; Schonfeld G.: E.-.pc . rienze medico mili1.1ri sul tratumenw ambulatoriale delle g:1stropatie acute c c roniche scn~a particolare regime dietetico: Dinner !:'.: Nuo\'0 metodo di rianim::~zionc manuale medi;mre cornpre,,ione cruro-addominale. WEHR!MEDIZINISC HE MITTEILUNGE (1964, 5): Schulkr W. : Diagnosi delle lesioni del ginocchio nel soldato; H crrmann F.c; Denominazione del scnizio di appartencnzJ c del grado degli ufficiali dei Sen izi Sanitari delle P F. AA. di se: i Paesi ad eremi alla .ATO.
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-135 SPAGNA :-.lEDI C l A Y CIRUGIA OE GUER R.\ (vol. XXV. n. g. ~cnembrc 1963): Illusioni scnsoriali in volo; \fengJ f ..'A.: Due ca~i di cpiloia o morbo di Pnnglc-Rourneville; Picazo Cuillen f .: Il labor:-ttorio nelle porpore trombopen iche; Requcsen.\ M anterota C., Moli De RequeJcns .H.: Anca paralitica - Metodo operatorio originale; .4/varez Astor f.: Stcroidi e reumatismo; 1-fernandez Garrido R.: ~ l icosi polmonare, presentazio ne di un caso. MEDI C INA Y CTJWG!,\ DE GUERRA (,·ol. XXV, n. 10, ottobre 1963) : Parrilla 1-fermida .\1.: Il simpo~io di chirurgia militare di Roma; Perez-Cepe1da Piiwro F.: T1 aumatismo craniocercbr:~li; Picazo Guillen f .: Il comport:~mento del medico di fronte acl un conflitto [et-materno da Rh; Alfaro Drets E . : Il cardiogramma della punta nelle val vulopatie mitraliche. MED ICIKA Y CIRUGIA DE GUERRA (mi. XXV, nn. 11-12, no\·embre-dicembre lribarren Cuartero ! . : La Sa n it~t Miliwre d i fronte nel un grave rischio di epidemia nell'ambiente ci\·ilc; De Quadros T ejciro M . : Chirurgia delle vie bilinri principali; Marco Clemente J. P.: ~{assaggio cardiaco esterno; Pere/lo Palop .\.f.: Ulcera gastrod uodenale e ~en izio milit:tre - s[Udio radiologico; Diaz Prieto f.: Sistema nen·oso centrale e pos~ i bilit~ J i ri:tni mazione. 1~3):
MEDICI:'\A Y C'IRUGT/\ DE GUERRA ('o!. XXVI, n. 1, gennaio 1<;64): Parrilfa H ermida M.: Sulla teoria delle no~tre pubbhcazwni medico-m1lttari nel loro 100• anniversario; E.•cudero Valverde f . ; /. : La gucrr~ psicologica; D'Ors Perez f. P.: Molecole biologiche di ~inte,;i: lo ~pagnolo Sc,·ero Ochoa. premio Nobel Jella Medicina. MEDICIKA Y CIRL'GIA D GUERRA (\01. XX\'1, n. 2, febbraio 1964}: /Jravo Oliva f. , De Orbe Machado A.: Pre\·enzione della peste nelle unità m ilit::tri; Moya Rodriguez J.: Determina~ione del glucosio nei prodotti biologici per meno della rcsorcinJ- acido solforico; Lot1ez Navarro f. .1., Dominguer De &opo::: N,wai·ro M. A.: Stlezione del 'oldato ~pagnolo mediante la p~icometria; .\.fozotcl Sagardm f. R.: Dalla ch irurgia cl:mica alla ch irurgia funz ionale dell'orecchio; Ursula Puert11 M. S.: Un med ico militare spagnolo negli Stati Un i ti. MEDICfK ,\ Y CIRUGIA DE GUERRA (vol. X..~n. nn . .H• marzo-aprile 1964): fimenez Torres f .: QuanJo la chirurgia si ~contra con la logi~tica; QuetglaJ Moli f.: Ttrap i :~ idro-m inerale nei pazienti di chi rurgia pln~tica; D e Requesens Manterola C., Aymeric/1 f.: Cisti m~ee essen7i:tli: Dominguez Carmona M .: l 'toplasmosi; Carro A migo S.: Bre\·i osserva; ioni sull'c,perienza ottenuta nel com·:tk~ccnziario campale di Cahel ::t de Play:t dc El t\ aiun per cpatop:tzienti; A brii llernandez f . : Un caso di oligofren ia fcnilpiru\·ica.
U. S.A. l\HLITARY MEDIC I :'-lE (vol. 128, n. 12, dicembre 1 96~): Ochsner , l.: Il ri.,chio del carcinoma polmonare e sua prc\·enzionc; Cooch f. W.: Le operaz10ni di soccorso per l'aliU\ ione del .\fa rocco; Belat•al G. S.: Relazioni tra mct:tholismo glucidico ed anafì l a~si. U n possibile ruolo del sistema enzimntico dell'acetilcolina; foy R. f . T. : ,\ lcuni problemi ~anitari Jellc operazioni artic he: .\ le Farland R. , /., Moore !? . C.: La prevenzione degli infortuni nelle FF. /\.\ .; Curtis f. L.: Imperfezioni oculari inahilitanti nelle reclute dell'aeronautica; Mc H enry L. C., Wil/iam Alexander l !ammonti, Capo del Servizio snnitario dell'Esercito; Lorvry T . P.: L'ipervcntilazione nd l'ad clcstra mento militare: Hamburger E .. f..<Icovara D. f.: Uno stuJio fi,ico e p~icol<;>gico wi tatuaggi degli
internati 111 un tstnuto correttivo federale; Lubetsky J. Kisel J. R., Blume R . .\f.: Un sondaggio 1·alutativo del progrnmma del scr\'izio di comultazione campale di 1gienc mentale; Trent S. C.: Relignati di dissenteria amebica; Minsuy N . .\1.: Un semplice metodo di filtrazione :1 sistema chiu~o; Camp F. R.: L'org:tnizzazione trasfusionalc nel le oper:1zioni militari oltremare alla luce di un decennio di esperienze.
MIUTAIRY MEDICINE (1·ol. 129, n. l, gennaio 1964): Boone J.I.: Esperien7c per· sonali di un ufficiale medico della Marina; Brody S.I.: Faringite di origine miofasciale: A braham rQn N.H.: L'istru7ione sanitaria post-laurca negli Stati Uniti per i medici del· I'Amcric:J I~1 tina; Ket•orkian J., Nico! N .. Nea E.: Trasfusione diretta di sangue eli cadavere; Berrey B.H.: Scomparir~ il medico militare ?; Strick!and H.A.: Obietti1·i ;n tuali in biocastronautica c medicina aerospaziale: H ennes;y /I.T'., Vm•enport F.M., Horton R.f.M., Napia f.A., FranCÌ• T.: Tnflucnz:1 asiatica; Joy R.J.T., Poe R.H .. Daoi,· T.R.A ., Z:rohlich E.D.: Influenza di precedente :~cclimarazionc al caldo sul rcnciimento miliwre nei climi caldi;B!ank H. : Attività della Commissione sulle m t.Iattie cttt;tnn· nel 1962; Koontz A .R.: Il Generale Lec e due sue lettere inedite; P!etcher K.E.: T e rapia prc1·entiva; M ariette R .H.: Tnmamemo supplementare dell'artralgia temporo man · clibolare con meprabonaw, etorptarina cd acido acetilsalicilico. M IUTARY MEDICL E (1·ol. 129, n. 2, fehbraio 1964): Ca!lotuay C.B.: Ricerc.1 medica di oggi · Risorsa militare di domani: Fùk S.C.: Sen·i7i sanitari federali: Milburn C .L.: Ricerca medica nelrr::SerciLO - Una risorsa sanitaria; Kenney E. C.: Pro gramma della ricerca \an·itaria nella Marina: Nieu O.K.: Ricerca medica di oggi. RIsorsa militare di domani; Terry L. L: Ricerca medica: tma risorsa militare e ci1·ile: McNinch J.H.: Lt ricerca medica nell'Amministrazione elci Veterani: -;uo contributo al porenziale umano <leUa Nazione; Pox L.A.: Dottore - Soldato · Gentiluomo della Virgirùa; Lctt•ison E.F.: Carcinoma lobularc in si m della mammella; Hagood C.D.: T rattamento dell'emorragia massh·a di origine ga\tr<Hluodenale; Mc D. Hammon Il' .. Sather C.E.: Problemi di identificazione dei 1·ims della Dengue; Casey M .f.: T r:luma renale; Roddis L.H .: Dalla letteratura casistica di lppocr.1te; Lukeman f.M .. Skt•orak M .f.: Utilizzazione di plasma e~tratto d:1 sangue intero scaduto c contenuto in recipienti di plastica; Craig F.N., Cummigs E. C., Blet•Ìns W.V.: Pneumorachigramrru riln;ni in situazione simulata di attacco di nico di sorprcs:~; Ryan.,· P.f.: L'assistenza ·nell'Esercito: Sample D. W., Bukatman B.A.: Il test tubercolinico nelle reclute dell'E.serciLO; Ricktr H .A.: Tcrapi:1 b1·orativa. M~LI TAIRY MEDICINE (vol. 129, n. 3, man~o 19(l4): Casberg M.A.: L'istituzione sanitaria nelle nuove Nazioni: Knauf C.M .: T_, medicina sp:niale nel programm;J di volo spazialc pilotato; Mayo C. W.: Erniorrafia l entrale con riferimento ad una nuo1 1 tecnica per rasi particolari: Boone J.T.: Prospetti1·c della complcss:1 medicina di oggi: Wiemer j.B.: Pro'>pettire della ricerca militare; Btrklt(:r L. l'.: L1 scicn7a medica Suo ruolo nella rivol u7iom: scicnrifica; Nieu O.K.: L1 medicina come mumcnto dcii.! pan mondiale; Fenton H. C.T.: Centro di appro,·igion:Jmento sanitario delb Difcs:~; Kendrirl( D.B.: (À.:ntro ospcdalicro in Europa progcttaw per un migliore trattamento òci pazienti; Pa!mtr E.D.: Complicazioni cliniche dell'epatite cronica; Christy R.L.: Ruolo ,·i tale c missione milit;tre dell'ufficiale medico; Lentz E.C.: Sopran·i1cnz:~ e smaltimrnto dci rifiuti: Norrù P.T.: Evoluzione negli schemi di cur:1 dei pazienti :.mbul:noriali: Hll•rh P.f., Wilron l .D.: Correla? ione tra esistenza militare c selezionate pro1·e lahoratori~ticht• di idoneità fisica; noberneck R.C., Nunn n.H., La Conte M.L .. /-lim/er A .. Pu/a,-ki E.f.· Comportamento delle culture batrcriche tenute in occasione di inten-cJHi effettuati in iso latori chirurgici di plastic:~: Hick.• C.C .. Put l?.fl .. T)oo/q• ES: Tra,pono nade t cutaneo di Staphylococcus aun:u~ in amhienre arrifici;tlmcntc freddo.
NOTIZIARIO
NOTIZIARIO TECNICO- SCIENTIFICO Nuove scoperte in campo sililografico.
J. Portnoy in una recente comunicazione Worum mondi.1lc sulla sifilide c sulle rreponematosi - WashinJ!ton) ha illustrato i \'3lltaggi ~u un nuo\·o test di laboratorio che permene di porre la diagnosi di sifilide in meno di 10 minuti direuameme nello studio del medico pratico. Quesw procedimento chi:~mato 11 r:~pid plasm;l reagin card test,, si è rivelato eS3llO in 2.400 casi di sifilide. Una piccol:1 quamit~ di sangue dd pa:>iente sos~erro si rone in un \etrino contenente l'antigene RPR. Se l'indidduo è in fase di posirività sierolo).!ica non wrdano ad apparire una flocculazione cd una agglutinn.ione \'isihile ad occhio nudo. ~l prindpale \'anwggio eli questo test è di rid urre al minimo il temro di latenza intercorrente tr:l la di:1gnosi cd il trattamento. Nicolas del Dip:~rtimento cii sanità pubblica di Philadelphia, ha trattato con successo 240 sifilitici in stadi conr:~gianti con benzarin·pcnicillin;l G alla unica dose in unic<J somministrazionc d i 2.400.000 U. Dopo IO g iorni dalla sommin istrazione il 100/100 delle sifilidi primarie ed il 50"/o delle sifilidi secondarie presentavano tests sicrologici ncgati\·i. R. W ilcox da Londra segnala che meno dell' l% dei malati \·enerei trattati con una sola inic7ione di penicillina hanno presentato una reazione secondaria all'antibiotico. Al contrario la percentuale saliva al IO quando la penicillina era :-.onuninistrata in iniezio'li multiple. Su 78.00) casi studiati l'A. ha a\'Uto un solo caso di morte da shock analìlauico. (da u A nn. Ravasini », 1963. XLVI , 4). T est salivare d'azotemia. E' noto che il tasso d ' ure:J nella s:JiiYa non cor•rispondc al t:Jsso dell'me;~ sanguigna, poiché l'urea subisce, nella sali\'a, una idrolisi di origine sanguigna o batterica. Misurando la toralità dell\11oto sali\ .Ire non proteico, ureico e ammoniacale. si rit:·scono però ::t rro\·are dci \·alori molro prossimi a quelli dell'azoto del sangue. Questo ~ il prif'cipio del test salì\·;m; messo :1 punto da H. H abib, D. Macdonald c A. Mofadden (1. of Urol, dicembre, 1963) con il quale si possono a\•ere. entro due o tre minuti, i risultati sen:za rlm·ere ricorrere al prelievo eli sangue \·cnoso. Lt tecnica è quanto mai semplice: b1 sali\·a e l' ureasi sono mescol:ne insieme in parti uguali, dopo l'idrolisi, l'af•giuma del re:miYo d i N esslcr permette di misurare per colorimerria il tasso di :Jmmoniaca formatasi. Questo test porrà essere utile per le determinazioni urgenti c per il sistematico controllo delle uremic croniche. (da .. A nn. Rat•afini "• 19(~, XL\'II. 9). U tilità di un piccolo intervento chirurgico nell' iperidrosi ascellare. Nell'ascella, come ì: noto, la maggior parte delle ghiandole sudoripan: è localinata nella regione cutanea centrale. Allorché l 'ipcr;mivit ~ di queste ghi:wclole determina u na sensibile ireridrosi a~ccllare, condizione che puè1 co~titui re per l'indi\·iduo un wa\·e
"handicap" dal punto di ''ista dei rapporti umani e sociali, <;embn:rebbe possibile, secondo H.). Hurlcy e W.E. Shellcy (l.A.M.A. 2, 109, 1963) un piccolo imcnento chirurgico assai semplice. che si effettua sotto nnestes·ia locale e sen1:1 che si rcnd .1 ncce<;sario il rico\'cro del paziente. L'inrencmo consiste in una piccola incisione elli uicn lung.1 circa 5 cm, circo~cri, ,.e11Lc un a su perficic cutaJlCa di ci rea l cm di lnrghezza, c nella rese7 ione clelb pelle t del sonocuranco della zona incis:.1, cioè del centro del ca\'0 ascellare. \' iene così aspor tata la maggior parte delle più atti,·e ghiandole sudoripare. L'incisione <b-e essere tr<l svcrsale, cioè eseguita parallelamente alle pliche cutanee di flessione. ln tal modo l.t sutura riuscirà assai facile c la , cJcrosi pcricicatrizialc inibirà anche 1 ane delle ghian dole sudorirare rimnste i n vita. T.'inter\'cnto ~ staro eseguito su 21 po rtatori di ipcriclrosi ascellare, nei quali Lt sudorazionc, ,·enne ricondotta a ,,tlori normali. Quattro soggetti così orcrati sono stat tenuti sotto osscr\':t7ione per 1,3 :mni e gJj ottimi risultati post·oper:Jtori si sono man tenuti tali. Secondo gli AA. l'inrervonro potrebbe dimostrarsi utile anche nel tralt.t mento dell.t bromidrosi ascellare. (da " A nn. Rat,asini "• 1964, XLVII, 12).
Una prova rapida per il dépistage dell'ipovitaminosi C.
W.M. Ringsdorf ed E. Cheraskin hanno messo a punto una tecnica per ri,·el.~r.: moòo rapido una ncntuale diminuzione dcll'ac. ascorbico. I ~1 tec nica è semplice cd attu:tbile in brevissimo rcmpo a casa del paziente. Si prende una goccia di diclorofenol,indofenolo c la si depone ~ulla lingua del raziente: si attende che il colorante si espanda su tutta la superficie lingualc e ~i COJ1trolla il tcmro (in secondi) in cui la colorazione scompare. Se il soggetto ha un ras~o di 'i r. C normale, in 2" il colore impallidisce, in 15" il colore è pressoch~ scomparso. in 20" non si \'Cde più traccia del colorante. Se, al contrario, il paziente presenta una ipoavitamjnosi C, la decolorazione è più lenta cd il grado proporzionale in un minuto indica che vi è già norevolc abbassamento dd tasso di tale ,·itamina nel sangue. T;,lc reazione S\'ela anche la ipervit:tminosi, la quale si manifest~l con un abbas\.L· mento del tempo di scomparsa del colorante. (da " La Riforma Medica "• 1 96.~. 111
LXXVIII, 30). Anticorpi specifici antisperma e sterilità.
R.R. franklin e C.D. Oukcs, rifacendosi a quella larga percentuale di casi eli sterilità che non può essere spiegata se non da un punto di vista immunologico, attri · buiscono grande importanza nel determinismo di questo fenomeno alla formazione di anticorpi sr-ecifici amispcrmawzoi nella donna di una coppia infeconda. Usando semplici recniche di agglutin:1zione in vitro gli A A. hanno proceduw alla ricerca di anticorpi amispcrma nel sjero delle donne in ossen·azjonc. I n 15 su 19 donne (J9 /,) la cui sterilità era in precedenza rimasta inspiegara fu tro,:ata una reatti vir~ anti!>permarozoica n ei confronti dello sperma maritale. Ciò fa pensare che gli spermatozoi dcposri in ,·agina possano, in particolari donne. costituire uno stimolo antigene che ha per risultatO la prodm~ione di anticorpi circo· l an ti. A Ilo scoro di determinare se c quanto tale condizione di "sterj]ità immunologica " sia da considerare rnersibile, gli AA. si sono avvalsi della collaborazione di 5 coppie infeconde che per tutta la durata dell'esperimento (2-6 mes·i) si impegnarono acl aste
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439 nersi dai rapporti sessunli o comunque :1 diracbrli il più possibik. ln ruttc e cinque k donne fu Yista una marcata riduzione dci titoli di anticorpi circobnti. Le tre donne ill cui tali Ji,'elli si ridussero a limiti non piLJ rile,·abili di,·enncro gravide dopo la ripresa de.i normali r:-.pporti coniugali. Gli AA. sono estremamente C:Juti nella Yaluwzione di tali risulwri, ma ritengono tutca,·ia che la determinazione degli anticorpi amispermJ, Yi~t:l la suJ Ltcilità di C'>C· cuzione ed il suo limitato costo, possa entrJre a f.~r rane dl·lle indagini diagno,riche sulla steri litÌl come prova di routinc. (da <c Am1. Rtmlìini ,., 19M, XLVIII, 3). Etiopatogenesi dell'enuresi. Quantunque l'enuresi venga cons icl er:n:~ generalmente un disturbo psicogeno. recenti osserYazioni hanno dimostrato l'intenento frequente di cause org.tnichc, com'è srato confermato rlallc ricerche condotte da E. Zapp (Dsch. \fcd. W-.chr.. R9, 37Z. 1964) in 1M bambini, sottoposti alle seguenti indagini: analisi complcr:t delle urine, tests di fun z ionalità renale (fenobulfonftaleina, cisrografia), piclografi:-t c urogrnfiH, c, in casi selezionati, cisroraria. E' \taro in tal modo possibile acccnarc l'c,istenza delle seguenti lesioni: l) disturbi di S\ uotamcnto della \ cscica in rapporto ad ostruzione rlellc basse 'ic minarie (10,1%); 2) difetti di s\·iluppo dello sfintere vescic::tle e dell'metra (7,6%); 3) difetti urogcnici di S\ uotamento della vescica (2,8%); 4) proces~i irrit:lli\i nel sistema uro~enitalc, \'aie a dire infezioni urinaric (50,4°/) c altre malattie (12,6 / ): 5) anomalie latenti dd tratto urogcnitale (16,5°{). ln molti c:1s1 la gu~lrigione è seguita al controllo delb causa determ inante. Alcuni bambini mostr:Jvano disturbi del comportamento, per lungo tempo com.iderati causa dell'enuresi: m:l essi sono risulLHi in•ece il risultato dell'enure~i sres~a. di origine org:wica. Da questi ri-.uhati è age,ole rilc\·are l'importanza di un'attenra indagine urologica in tlltti i casi eli enuresi. accompagnata o meno dn turhe emoti,·c. (da u Arm. Nav(tJini ", 1964, XLVII, 10-11). Isolamento di un virus in pazienti leucemici. Di grande interesse è il reperto ottCJlULO da G. Negroni (Rrit. Med. f .. 5388, 9l7,
1964) nel corso di ricerche effettuate su pazienti leucemici nell'intento J i accerrare l'esistenza di un rapporto tra ,·irus c leucemia: dai c.1mpioni di midollo o~~o prele vati a lO di tali pazienti, inoculati in coltura in embrioni di pollo. è stato inf:mi isolato un virus, risultato poi citopatico per le cellule nel corso di passaggi scriali. Tutt:tvia questo virus, che è termolabile c sensibile all'etere, non ha sinora prodotto alcuna alterazione organica dopo inocul:tzione a ropolini, criceti c furetti ne~nmi. Considerando che il virus risulta antigenico per il coniglio e che viene debolmente neutralizzato da sieri di pazienti leucemici, l'A. ritiene ragione,·ole ammettere che la leucemia umana si accomragni alla presenza di un Yirus o di un gruppo di virus geneticamente correlati. (da A nn. Ravasini n, 1964, XL\' II, 16). Ossigeno iperbarico e batteri patogeni. W. I. Tlorkinson c A.C. Towerss (Lancet, 7322, 1360, 1963) hanno studiato gli effetti d i varie tensioni di Ch su 12 ceppi di stafìlococchi congulasi-positivi, 12 di stafilococchi coaJ:,rulasi-negativi, 6 di F..~cherichia coli. , 4 di Pseudomonas piocyanea c a di P roteus. Questi ceppi sono stati posti in incubatrice per 18 ore :1 37°C sotto Yarie tensioni di 02, mentre gruppi eli controllo dello stesso ceppo e rano mantenuti all ':1ria cd <Jlla normale pressione atmosferica.
Da un es;tme dci risu ltati ottenuti sì può dedurre che già una saturazione in 01. pari a 2 atmosfere rende difficoltoso lo sviluppo delle colonie baneriche, c che un.l saturazione in 02 pari a 4 atmosfere inibisce la colonizzazione batterica 111 maniera ancor più sensibile. Questi risultati lasciano scorgere la possibilità di usare le for ti tensioni di 02 come presidio terapcutico in alcuni casi dì scpsi. Con applicazioni interminenti infatti potrebbe essere forse possibile inibire lo s,·iluppo dei batteri pawgeni nell'organismo permettendo così ::1Ì meccanismi narural di difesa di lavorare in condizioni ressutaJ i d i ossigenazione massima. (da << Ann. Ra/f/1 sini "• 1964, XLV If, 5). Scopert o in U.R.S.S. un vaccino contro il morbillo.
Il morbillo non è più la fatale, ine,;tabìlc mal:tttia infantile a c:m~a della quale ogni anno mori1·ano circ:t due milioni di bambini, soprattutto nei paesi sonosvilup patì: lo ::~fferma sull'" Jsyestia ,, il membro corrispondente dell'Acc:tclernie delle scienzr mediche de ii'UR!SS, A. Smorodin zev, già ·noto come uno dci creatori del 1·accino so vietico contro la poliomielite. ·il quale, a capo di un gmppo di ricercatori, ha messo .1 punto un 1·accino comro il morbillo. Si rratta di un 1·accino ,.i,·o, co~riruito, cioè, di 'iru~ del morbillo indeboliti, co~ì <la risultare innocui per •i bambini cui Yerrà iniettato. l l'irus, coltivati sui rcssuri v111 di una cavia o di un embrione di gallina, perdono la cnpacità di generare alcuni dc1 sintomi dell'infezione del morbillo; essi non possono inoltre moltiplicarsi nelle 1 ie respiratorie, m::1 si Sl'ilupp:mo bene se inictt:ui ncll'org:mismo. 'l b:unbini fino a 9 anni saranno immunizzati; oJa 1·accinazionc si accompngna all'apparizione di alcuni sintomi della malattia, ma in forma molto attenuata. Il 1·accino so,· ietico si rl i~1 in<•ue da quello americano messo a punto quasi contemporaneamente per la facilità con cut può essere soppormta !:1 rcaz•i one post·vaccin:ltoria . Nell'Istituto di coidemiologia c microbiologia di Lcningrndo 'è sr:na impostata la produzione in massa del l'accino cht·. pro1·ato su un milione di b;lmbini di erà variante fra l c 8 anni si è rivelato efficace e innocuo. I n alcune zone della K irghìsia e della Molcla,;a la malattia è praticamente scompnrsa. l medici sovietici da quattro anni controllnno con esiro positivo -rutti i bambini Yaccinati. Nel cor~o del 1964-65 in molte repubbliche 1crranno ,·accinati rutti i bambini da l a 8 anni. (da ., l Problemi del/a .ricurez::a sociale 11, 1964, XIX, l, II5). Scoperto in Austria un fa rmaco per i deboli di memoria. Il prof. W altcr Birkm:~ycr, specialista delle malattie nerYose, h:1 scoperto cd clabo rato una nuova sostanza affine alla vit. B~ che anebbc la proprietà di rafforza re nore,·olmenre la memoria. eliminando così gli incom·enicnti connes<;i ad una diminuit.t facoltà eli concentrazione mcnt:tlc e ad un affie1·olimenro della intelligenza per l'CC· chi:tia . TI nuovo prepnrato non è uno sLUpdacentc né un eccitante, ma Sl'olge a:t.ione toni ficante \ulle cellule nen·osc e si distingue per la sua ottima tollcrabilità. (da " L'in/or maJore medico-sociale ll, genn. 1964, l, 25). Segni labiali d ell'ulcera gastrica e duodenale. Un chimrgo dello Jowa College Uni,·ersi ty, il clr. )ohn Gius, ha comunicato di avere r iscontrato che i malati d i ulcera gastrica o duodenale presenta no spesso sulle labbra piccole formazioni ,·asali. Si tratta di alterazioni che poi in collaborazione di
44I altri chirurghi, tro1·ò frequentemente diffuse sulla muco~.t del tubo digerente degli ulcerosi. Le interpretarono come manifestazione di un 'anomalia dell'appar;tto 1asalc d i tutco l'orga nismo, la q ualc in cerro senso potrebbe concorrere alb parogcne~i del· l' ulcera. Uno studio più approfoncEro delle formazi oni 1·asali sulle lnbbra, le quali sono visibili ad occhio nudo e possono perciò costituire un s(;gno di probabile esistenza di ulcera gastrica o duodenale, ha consentito di distinguerne tre tipi : a glomeruli, che hanno aspetto analogo a quello dei glomeruli rcnali; a cctasia 1·enosa: a punti 1crmigli somiglianti a piccolissime ciliege. (da " Il Policlinico"· 1963. 70, 38, 1360). Metodo per la conservazione del midollo osseo. Gli studiosi del Centro medico prcshiteriano eli S. Francisco hanno messo :1 punLO un metodo molto efficace per la consen·:~zionc del midollo osseo. Le cellule del midollo sono me~colate a poli1·inilpirrolidone e la tcmperawra del miscuglio è portar a .t -25°. in ragione di l o :~l minuto. Lo ~tock è poi portato a
- 195°. Dopo sei mesi il miscuglio è scongclato lema mencc con hagnomaria a 3r, po1, previo esame a l microscopio a contrasto di fase, è sper1imcnww. Per notare b ~oprai"I"Ì\·enza si marcano le cellule midolbri con C radioatti1·o e si pongono in prescnz;t di glicerina. Se le cellule sono .mcora atti1e si nutriranno eli questo aminoacido. L'efficacia di t;tle metodo si è dosar:~ iniettando a dci topi irradiati il midollo co~ì consen·aro e si è 1·alur;~ta la capacità di questo a sostituire funzionalmente il midollo distrutto da lle radiazioni. T ali esperimenti hanno d imostrato che il 40% delle cellule midollari così conscrv;Jte restano :min' sino a sci mesi. (cb u La Riforma Medica»,
1964, LXXVIII, 1). Scoperta della sostanza fis iologica che ind uce il sonno. Dallo studio del metabolismo dell":~c. gamma-amino-hutirrico su cellule del si~tema nen·oso cenrr:1le, W.N. Fishhein e S.P. Blcssmann hanno ottenuto impren:dibilmc:nte acido gamma idrossihutirrico, nonostnntc che !:1 degradnione si nora nora, dell'acido gamma-amino-butirrico passasse per l 'acido succinico c indi si immettesse nel ciclo di K rebs. Partendo dalla con,idcrazione che r.IC. gamma-idro~sibutirrico \"Cnil·a utilinmo in F rancia quale aneMctico òi sintesi. senza eh~ si sapesse della su,1 nresenza nel mctaboli,mo fi siologico delle cellule nervo•e, g li .\A. proseguirono gli M-udi e ottennero, d urame anestesia con tale ~ostanza. un tracciato EEgr:1fico iclt:nrico a quello che si ot· tiene clurante il sonno fisiologico. Da questi risuh:~ti gLi AA. ritengono d i poter idcnrific:~re nell'ac. gamm:t-idrossi· butirrico la sostanz;J che determina il sonno fisiologico. (cb .. La Riforma Aft-dicu "·
1963. LXXVII, 33). Sbagliato il calcolo dell'ov ulazione? Alcun i medici :tmcricani. dopo :11·er rigorosamente studiato le cun'e stabilite del vaginogramma di 600 donne ossen·:nc giorno per giorno, hanno ri1·claro che b data sinorn fissata per l'o' ulazione è err.1t;1. ·Ess:~, infatti, non si effettuerebbe nl 14° giorno
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del ciclo mestruale, bensÌ J) 20~ prinw della fine del Ci( lo stesso CIO<: \"erso 1'8° che segue l'inizio dei mestmi. (da H L'AttualittÌ medica ", 1963. XXVIII, 41). Delinquenza minorile. Secondo il dr. H. Woods la delinquenza minorilc \:Jrebbe influenzaLI d:l ur fattore organico che agisce come causa preparante. Si tr:mcrcbbe di uno ~tress biu logico che favorisce una condizione di :t~gn.:ssirità, b cui presenza è rib·ara d.dl ,1 comparsa rli un'onda abnorme nel tracciaro EEgrafico. Tale onda si ripete ogni 6 o1 pure 12 secondi. (da " Malattie da infe::iont· ·, 1%2. YIII, l. 124). Tossicomania guarita in tre giorni. Grazie all'impiego di due nuo,·e ~o,tanze. l'aminofennzolo, o 24 dìarnino~5 feniltia zolo, e il cloridrato di tetr::~idroarninacrìna o THA. (: po,,ibile curare c guarire i lO"l com:mì da oppw, morfina c eroina c fetidina, in tre giorni. Questo (· quanto hanno potuto accertare Shaw c coli. deii'Uni\'ersirà di Melhourne su un gruppo di .~6 wssico:nanJ. l due prodotti sono attualmente in vendita in fiale o in cachet. (da " TI Policlinico ·•,
1963, ]0, 45· 1624)· Emozioni e Jipemia. Mullcr, Fishman e Locppler del (< Nation;t) Institute of Mell[ale H e.tlth n di lkthcrsa (Maryland, U.S.A.) hanno eseguito uno studio lc~o .1 rile\·are l'influenza ddll emozioni sul contenuto eli acidi gra~~i liberi. Le esperienze sono ~tale condotte in modo panicolarc in quanto gli streo;s emotJ\' (collera. paur;1, afflizione) sono stati indotti nei 16 soggetri, prestatisi Yolontariamentr. in ipnosi, il che ha consenLito d ì an:llizz:lrc i concomi1;1nti fisiologici delle emozioni meglio di <Jllanto si possa fare in stato di n:glia. Ol rrc ad imporranti Yariazioni ormo· niche hanno riscontrato aumento di acidi gr.tssi liberi nd sangue. Qucsra ossen·;~zion•. porterebbe un alrro contribut<> alla concezione parol?.eneticn delle angior.nic, le emo zioni concorrerebbero aii.J produzione dell'artcro~clerosi oltre che arti,·;mdo il gioco '.1 somotorio modificando il COlllCilUtO clei lipidi nl'l san~H: . (da (( Il Po/iclinim "· 1962,
m.
33, 1169). Il colesterolo non sarebbe la causa dell'artcriosclerosi. Il colesttrolo, da ''a ri a nn i ri ten uto il princip:t le responsabile cldl':trteriosclcrosi ,. degli infarti cardiaci, s:Jrebbc ill\'ece estraneo aii:J loro patogcnesi, secondo gli esrcri menti compiuti da un gruppo di scienziati della " john Hopkins Uni,ersity di Ral timora n , Questi esperimenti mostrcrehhero che il processo d'indurimento e d'ispessimenro delle arte rie non è causato dnl li\'ello dd colesterolo nel sangue e ()Uinòi dalla ma~ giore o m inore ingcsrione dì questo acido grasso nella dieta giornalicril, ma è kg:no a l normale processo di invecchiamento dell'organismo. I dottori Robert Milch, )ames Jude c jucrgen Knaack. della Facoltà di mc.Iicin;t della " John riopkins Lni,ersity .., hanno srudi.~to i processi chimici connessi con l'in
443 ,-ecchiamento del collagene, che è la sostanza collosa che sostiene la srruttura della pelle, della carrilagine, delle ossa, dei rcnclini e delle pareti dei vasi sanguigni. Questa sostanz-a indurisce con J'a,·anzar dell'età, e il processo è stato riprodotto artificialmente dai tre scienziati. Essi h::mno esposto la aorra di cani YiYi all'a;>;ione della gliceraldeicle, che è un:J sostanza essenziale dci processi biochimici dell'org::Jnismo, cd hanno rilevato che il collagene subi,·a ·il processo cl'indurimento caratteristico dell'età avanzata. In tutti i casi la semplice azione della gliceraldeide tleterminava nell'norta lo s,•ilu ppo dell'arteriosclerosi generalmente imputata al colesterolo, senza alcun mutamento nella dieta dell'animale e senza alcun innolzamento nel li,·ello del colesterolo nel sangue. I tre scienziar·i non escludono che il colesterolo possa a,·ere una qualche parte nell'arteriosclerosi, ma si mmercbbe di una parre del nmo secondaria ed accessoria, non tale da giustificare le complicate norme clicteLichc at tuJlmentc seguite da buona pane del pubblico ame ricano. (rl:! "ANSSA n, 1963, XII, 21). Diagnosi dell'infarto per m ezzo della scintillograna. Un medico deli'Uni,·ersità di Michig;:~m, ad Ann Arbor ha messo a punto un metodo di diagnosi dell'infarto ciel mioc~mlio per mezzo del cesio 131 di cui si inietta una dose d i 1/2 millicurie endo,·enose. Tre ore piLJ tarò·i il disegno dell'infano si profila netramenrc. Dopo un lungo periodo di esperienza sull'animale, il proceclimemo è stato ora applicato all'uomo con sorprendenti risultati. (da "Minerl'tl Medica'', 1963,
54, 99. 1684). Sostanza anti - virus.
La scoperta di una sostanza anu-vuus, estratta dalle ostriche, è stata annunciata da un gruppo di scienziati americani ;rl Congresso della Fedcr:1zione delle società amc· ricane di biologia SjXrimcntalc. Gli scienzimi, appartenenti all'Istituto Naz.ionale d>i S:.mità di Bethesda, nel Ma ~ ryJand, riferiscono nel loro rapporto che gli studi ebbero origine nel 1960 quando uno d i loro somministr(l a un cerro numero di topi il succo di un mollusco mar-ino r:~ccolro e vend uto a scopi alimenta ri nel sud degli Stati Uniti. Egli constatò che i topi mostravano u na no teYole resistenz:1 alle infezioni del v i n1 ~ della poliomielite. Gl i scienziati estesero le loro ricerche ad altri o rganismi ma rini, fra cui ostr•iche. tellinc, datteri di mare, polpi, c fina lmente estrassero dalle ostroiche quella che sembra essere la sost:HJza attiva anti-virus, che si present<l come una poh·ere bianca, solubile nell'acqua, e resistente tanto al calore quanto all'azione dci succhi gastrici. Alla sostanza è dato il nome d i (( Paolin », desunto dal nome cinese dell'abalone. Gli esperimenti compimi dagli scienziati di Berhesdn mostrano che l'iniezione di « Paol in n vale :1 ridurre della metà la mortalità per poliomielite •n ei topi. Questa è stata del 2.6 per cento nei topi che avc,·ano rice\'uto le iniezioni, di fronte al 53 per cento in q uelli non inoculati. La scopert::J degli scienziati del Maryland viene considerata importante non per q unnto rigu arda la poliornielire, la cui pre,·enzione è oggi assicurata con i Yaccini, ma perché la sostanza da essi isobta è una delle rarissime che sembra s\·olgano la loro azio ne non solmnto su batteri. come la q uasi totalità degli antibiotici, ma anche sui virus c he sono gli agenti delle pi LJ Yarie malattie, da l raffreddore c l' influenza al va iolo ed alla rabbia, e, secondo alcuni, al cancro. (da « ANSSA >>, 1964, XIII, 35).
444 NOTIZIE V ARIE Le lenti a contatto di plastica. Nella Clinica ocu li ~ti ca dell'Università d i Praga sono in corso da tre anni studi (' ricerche su lenti a contatto fabbricate con una nuo,·a materia plastica flessibile, permeabi!<. ai liquidi ed al ga~. Si tratta di un iJrogelo, simile ad una gclée. Quando non ,i tr:>vano sull'occhio Jd paziente. esse ,·engono conservate in una soluzione salina i-atonica. II48 pazienti le hanno sperimentate. alcuni portandolc giorno e notte senza inrer ruzione, ed alcuni per un anno intero. I risultati sembrano soddisfacenti. (da "La RIforma Medica "' 1964, LXXVITI, 8). Membra in plastica. Al IX Conwesso della Società canade~e di medicina c rieclucazione fi~ica " ._. molto rariato delle mcmhra in pJasricJ. più leg~ere trenta \'Oite di quelle fJbbricarc in legno c dieci volte di quelle in alluminio. Alla leggerezza si aggiunge la fle~sibilit:ì cd il basso prezzo. :\fatcria prima per b fabbrical.ione è h1 resina policsten: Laminac prodotta dalla Cyan:unid International. (da c< Minerva Medica ))' 1<)(54, 55, 31, soB). Le onde supersonichc contro la miopia . .\ Tokio nel quartiere eli K omagomc Runkyoku. il don. Yukio \'amammo h:1 messo a punto una tecnica che riduce sensibilmente la miopia c la guarisce spc,<.o d<"l tutto. Scn·endosi delle vibrazioni :d :1h:1 freouenz;J cos•itPe"ti le onde o;onorc d dott. Yamamoro h.1 costruito un aprarecchio che permette allr onde supcr~oni chc di t ra passare in modo assolutamente indolore c rer la durar:~ eli rre minuti, i globi ocuLu·i dci pazienti. Su 22 1 casi di miopia a rosrc riori si è a•·uro ll'la percentuale di miglioramento dsi,-o dell'80"/ r:~ggiungendo persino un massimo di sette diottrie. Le esperienze condotte dal dott. Yam.1m01o aii'Ospecble Torirsu di T okio h:mn<> suscitato un enorme interesse al congres~o annuale di of•almologia tenutosi nella c:~pi tale giapponese. (da« Minerva Medica>>, 1964, 55, 31, 508). Filtri per sigarette con carbone di legna. Alcuni medici americani, sen·endosi di una speciale m:1cchina harwo studiato !.1 · azione dei gas contenuti nel fumo delle sigarette sÙlla trachea cleoli :tnimali ed in p.lr· ticolarc sul tempo di passaggio nella rr:~chea di alcune particelle contrassegn:nc 1:. st:lto in questo modo pro,·aro che solo i filtri a base di c:1rbonc di lc~n<~ impedi,·ano 1:1 pnralisi dell'attività delle ciglia cibratili dell'albero respira torio. E' noro inf:nti che rù· paralisi aumenta il tempo di contatto · tr:1 l':~ lhero respi rato rio ed il fumo con le sue parriccl le c:mcerigcnc. (da a Minerva Medica >l, 1964, 55. 31. 508). Infermiera 11 elettronica >>. Il controllo della pressione arteriosa, della temperatura. del polso, del ritmo rc,pir:Jtorio c di quello c:1rdiaco potrà, in futuro molto prossimo essere fatto da un'111fer· mi era << elettronica». Il s istema verril presto costruito c sperimentato cb urw nora i ndustria elcttrontc:.l inglese: il costo dell'impianto sembra rientrare nei limiti economici, mentre i l':llH:Iggi
445 (risparmio eli tempo, di personale infermierisrico e cost::mte controllo degli ammalati c q uindi possibilità di un inte n ·enro là dove si renda necessario) sono evidenti. Il sistema consiste in un quadro centrale eli lettura che è in grado di raccogliere almeno 5 dati per ciascuno di 9DO pazienti: ma il sistema è abbastanza elastico c permette rinserimento di altri controlli. Su ogni pazienre vengono sistemati dci trasmettitori elettronici di minime proporzioni c di nessun fastidio: i dati raccolti da questi apparecchi vengono convogliati in una seconda scatola installata alla testiera del letto; ogni scatola è collegata al telefono interno e per ca\·o telefonico i dati vengono trasmessi al quadro cenrrale. Un solo operatore è in grado di et leggere H le condizionj eli ciascun paziente c trascri\·erc i dati nella caPtclla clinica; gLi ospedali maggiori potranno attrezzarsi con una tele· scrivente per la raccolta di tutti gli clemen ti ritenuti urili per il controllo di un pa· ziente. Jl sistema elettronico prevede anche un segnale di allarme che SC:ltta appena superata una soglia prefissata. L'infermiera '' elettronicJ l> potrebbe avere fortuna in Inghilterra dove la viw degli ospedali (: anualmente resa difficile d;dla penuria di personale infermieristico. (da <<L'Informatore medico-.;oàale >•. genn. 1964, l . 34).
Pillola elettronica. l:110 scienziato sonet1co ha messo a punro un piccolo prodigio tecnico che in f uturo potrà dare pre-t.·iosi dati al medico sulla funzionalità gastrica, senza ricorrere alle fastidiose e non sempre ben tollerare manowe necessarie per le analisi attuali. Lo scienziato ha messo a p.unto un apparecchio demonico a forma di un:l piccola piUola che, dopo essere st:Ha ingerita. trasmette dati sulla moti l it~ gastrica cd enterica. Durante il suo sogJ[iorno nello stomaco la pillola trasmette al sanitario anche le condizioni chimiche dell'ambiente in cui si tro,·a, fornendo utili dati circa l'acidità e la presenza di sostanze normali ed anormali nel succo gasrrico. (da ''L'Informatore me· dico sociale », gcnn. 1964, l , 35).
Il consumo del latte in Italia.
N ell'Annuario di >·tatistiche zootecnichc, pubblicato recentemente dali"ISTAT, sono riportati ·i dati statistici, concef\ncnti la produzione e la destinazione del latte di Yacc:-1, di bufala, di pecora e di capra. In base a rali dari è possibile esaminare come risulta dist ribuito il consumo del lane fresco in Italia . . . Nel complesso del Paese durante il 1959 sono stati consumati i seguenti quantitatlVl : 28, l milione eli quintali cii latte di yacca e di bufala; 1.3 milioni eli quintali di latte di capra ed appena 261 mila quintali di latte di pecora; in totale poco meno di 29,7 milioni di quintali, su una produzione che si anicin<J ai 79 milioni di quintali. N ell'ltalia settentrionale e centrale si consuma in massima parte latte di ,·acca (98-99%); nell'I talia meridionale la percentuale del latte di vacca si abbassa al di sotto d~l'80% e nelle due grandi Isole scende al 60% ; ma nella sola Sardegn:~ i quantitatiYi d1 latte di pecora e di capra superano quelli dd latte di V8cca, data la brga diffusione della pastorizia. . Le q uote massime pro capire risulrano nella Valle d'Aosta (kg 174), nel Trentmo-A.Ito Adige (kg 149) e nel Veneto (kg 121); però bisogna tener conto che, specialmente durante la stagione csri\·a. molti turisti italiani c stranieri affluiscono nella Valle d'Aosta c nel Tremino-Alto Adige in particolare c Yi consumano anche il latte. Né ~i possono trascurare gli scambi di latte fresco fra regione c re-gione : per esempio la L1guria viene rifornita giornalmente di latte dalle province confinanti del Piemonte. dalla Lomb:ud>ia, ccc. Comunque il consumo medio generale risu lt:~ di kg 94 a resta
nell'Italia settentrionale, di kg 41 neii'Iralia centrale, kg Zl nelrlwlia meridionale c kg 33 nelle Isole: media nazionale kg 59. Del latte consumaro, solo un;l parte risulta trattato igienicamente nelle cosiddcnc "Centrali del latte,, e nei centri di pastoriuazionc: per il latte di 1acca, il 31 %. (da a Documenti di T'ita ltalif171a "• 1962, Xli, 126). La legge in Svizzera sulla Protezione Civile.
La legge sulla protezione ci1·ile, entrata in vigore in S1·izzera nel 1963, :-.cnLa a1·er b pretesa di es~ere perfetta, rappresenra senza d ubbio un prezioso elemenro di base per guei Paesi che vogliono istituire una protezione civile ex n0\'0 o che 1·ogliono trasformare una organizzazione già esistente. 1-1 legge tratta dettagli;Hamente dci di,·ersi aspcui della protezione ci,·ile, degli obblighi ai di,·ersi li1·elli di gO\·erno (nazionale, regionale c locale, che in s,·izzera corrispondono alla Conferlerazione, al C::~ntone cd al Comune), delle c:ncgorie di rcrsone interessate obbligatoriamente o per ::~<..lesione volontaria, come anche dei loro do\'e ri e dirilli. dell'adde~tramento, dell'equipaggiamento. ccc. Quest:~ realizzazione si .Lnserisce nel gu<ldro dei grandi sforzi. che presso numerosi P:1esi oggi sono di retti al fine di rendere opera nte una protezione civile efficace. Il JegisJatOI'C S\'izzcro, che ha :1\'UtO il coraggio di ::Jffrontare il gr;t\'C problema COStruenclo un tutto coerente. h.1 creato una legge ferlerale che, non a1·enrlo prO\OCJto un referendum d'oprosizione, lu ,1\"Uto implicitamente l'approYazionc del popolo el,·erico. Oltre ai testi, fr:~ncese, terlesco ed irali:1110 - le rrc ling ue nazion:~li in Sl'izzcra. nelle quali la legge è stata pubblicata - il Scn·izio di informazioni deii'OrganiLZazione imernazionale di protezione ci\ile (O.I.P.C.), che risiede a Gineua, ha in corso eli pub hlicaz.ionc la traJuzionc ing-lese del resto integrale. Il Segretario generale deli'O. I.P.C. ha, infine, giiì trasmeS\O il testo della legge, per in for m:1z.ione, a tultc le organizzazioni, che si interessano della protezione e dei soccorsi alle popolazioni, di 200 Pae~i e territori autonomi del mondo intero. L a durata media della vita negli U.S.A. Secondo i dati più recenti fatti conoscere dalla Compagnia m(•tropolitana di assicurazione sulla vita (" ~1etropolitan Life Jn,urance », ago~ro l%1) la durata media ddla 1 ita del nord-americano di razza bianca ì: salita ad anni &],7: risultando di anni. 67,3 per l'uomo, c di anni 73,9 per la donna. Quanto :~Ila popolazione degli Stati Uniti di razza non-bianca h1 durata media della \ ita è: uomo 60,9 anni, donna 66,2 anni. I dati principli circa l'aspettazione della ,·ira (' it.l rcl'idua tra parentesi) ri~ulrano in merlia: 30-35 anni (43); 50 55 (25); 6065 (17,5); 70-75 (1 1.2); 8085 (6.4); oltre gli 85 anni (4,7). (da "A .f',:SSA », l %3 , XII. 3). P ossibilità di sfruttamento di alcuni vegetali come bio- indicatori di contaminazione radioa ttiva. l'l Laboratorio centrale per la protezione radiologica di Varsa,·ia h:1 •rccemcmente pubblicato i risultati eli un'indagine su :1lcune piante selvatiche disponibili tutto l':mno. in funzione di un loro sfrutt.mlcnto per il rile,·amento del fallout. Vegetali scmpre\erdi. quali il muschio, la pulmonaria, l'erica e gli ;1ghi di pino, ~ono st::~ti riscontrati affetti dalla rad ioattiYità ri LI elC\":lta.
447 Poiché le foreste di pini coprono il 17% di superfic'ie clelia Polonia, e i pm1 sono prevalenti negli altri Paesi settentrionali, l'attività degli :1ghi di pino (• stata studi:ua per il periodo 1959-61 c messa a confronto coi risultati ui 2 stazioni di controllo si· tuate nelle \ icinanze. E' stara in tal modo ri~comrata un 'ottima corrisponòenza tra il livello del fallout e l'att'ivid rotaie delle ceneri di aghi di pino. Si è potuta rib·are in modo c,·idente la rapida diminuzione del fallout del 1959, sc~uita da un lit:,·e aumento nella pr·im;n era del 1960. E' stato anche not~to che durante i periodi di fallout d i livello elevato l'attività degli aghi di 2. anni, era all'incirca 3 volte super-iore rispetto a quella degli aghi di un anno, mentre nel periodo di "calma atomica>> in corrispondenza elci 1960-61, non si rile,-ava alcuna differenza. D a ulteriori cspcrimemi si è coo;l potuto concludere che tra i materiali esaminati gli aghi d i pino giovani rappresema,·ano l'elemento piìr omogeneo d:t sfruttare come indica tore di. fallour. (cb "Neu' Scientùt n, 27 luglio 1963). E' vivo ancora a 155 an ni. Il pitt vecchio uomo dd Kas:tbtan è Ivan Ccrni\ce,·, che ha compiuto recente mente i r55 anni. Sua moglie, Paolina Cernisceva, l: di 71 anni più giovane del marito. Ivan Ccrnisccv c gl·i altri ultraccnrrnari sono gli oggett·i di studio di un libro « Ritratti di \'Cechi" puhblicaro ad Alma Ata. La prefazione dice. che il Kasakstan occup:1 uno dci primi po~ti del mondo per il tasso di natalità e per l'incremento namrale della poj'<lla7ione. Il numero dei Yccchi aumenta sistematicamente. Rispetto al 1939, per esempio; il numero delle persone di oltre 80 anni è aumcm;n;1 di 3,8 ,·olte, quello dci centenari eli 2,9 vol te. Il Kasakstan è ·la sede della pri~a Società gerontologica dcii'URSS. che ha due filiali nelle pitt grandi ciui\ bsacche. (da "T.a Riforma Medica ''• 1964. LXÀ'VIIl, H). F umo e dura ta della vita.
La durntn media dell:t ''itn degli :1mericani che hanno oggi cinqunnt\tnni e siano di raz7a bi:~nca potrebbe C\<;ere prolung:na di un anno c mezzo se nessuno fuma .. ~c più: queqo t' quamo risult.1 eia uno studio compiuto dal prof. Theodor Abclù1, dcll;l Scuola di pubblica sanità di H an·ard. Se n'altra parte si considerano gli americani di cinqu:1m'anni che fumano un pac chetto o pi Ìt di sigarette al giorno, le srat•istiche del pro f. ,1\ beli n d imostrano che es~ i muoiono, in media, tre anni e me-zzo prim::t dei non fumatori. Lo studio ha destaro note,·ole interesse negli ::tmbicnti scientifici, perché esso pone in relazione il fumo òelle ~igarene con la mortalità in generale. c non solo con quella causata dal cancro polmonarc. Q uanro ;1 <"]Uesr'ultimtl. il problema delle sue came, specialmente nei riguardi del fu mo delle sigarette. form:l :tttualmente oggetto di un attento c minu'lioso studio d:t parte di una speciale commissione di tecnici, statistici e sanitari nominata dal capo dell'Ufficio federale della pubblica saniri\. Il rapporto della Commissione 'errà pubbl i caro all::t fine dell'anno. Lln tale risult;lto, rilc,·a il prof. :\beH n, equi' aie a quello ottenuto negli ultimi quarant'anni con nmi i ritrovati della scienza medica. Il rapporto del prof. t\bdin è stato presentato al Congresso annuale dcll'A~socia zione amet'icana della sa11ità, attualmente in corso ::t Kans:1s City. A questo convegno il problema ciel fumo è srato considerato :mche ùa un punto di ,·ista di,·erso: quello dell'economia nazionale. Il Commissario per l'agricoltura dello Stato della Carolina del Nord (uno dci principali stati produttori di tabacco negli Stati Uniti) Ballentine. h:1
rile\'ato che le \·cndite di tabacco e dei suoi prodotti ammontano .t otto mili:trdt dt dollari aJI'anno, e che b manifattura, b pubblicità e la venclira di sigarette contribuiscono al benessere di \';tsti settori dell'economia e della popolazione americana. (da "ANSSA ))' 1963, XJJ, 93). Il fumo provoca neonati più piccoli. Le donne incinte che fumano d:mno in gcner;tlc alla luce neon;tti piLt piccoli o prematuri. Lo afferma il dottor Jay Zabriskit:, capitano medico all'ospedale milit.trl' di Fon C:mon (Colorado), in una relazione rc~a pubblica dall'Associazione amen(,tn:t degli ostetrici e ginecologi. Le conclusioni alle quali è giunto il dottor Zabri,kie si b.1sano Mt uno 'tudio d fcnuaro su 2.000 parti ,t\'\·enuti all'o~pedale milirare di Triplc:r a Honolulu (f Lm ;111) tra il novembre 1960 e ·i l maggio 1961. Le madri erano ~tate d i,·ise in due gruppi: 759 che fum:l\ano e 1.1)43 che non J\'e\·ano fumato durante la gra,idanza. l risultati principali dello smdio sono i scguenri: l o Le donne che fumano durame la gr:n·idanza danno alb luce neonati (he pe\ano in media circa ZOO grammi di meno di quelli nati da madri che non fum.tno. zo l parti prematuri sono due \Oite e mezzo pitt frrquemi nei ca~o di donne che fumano. 3° l casi di aborto sono più frequenti tra le donne che fumano: lZ,6 per cento contro 8,8 per cento tra le donne che non fumano. Il raprorro precisa che nessuna apprezzabile differenza di peso \: stata constat:tl.l tra le donne incinte dei due gruppi pn:~i in c~amc e che si deYe perciò concludere chç gli effetti sul feto sono dontti proprio al fatto che le madri fum:111o e non arl :drn: cause. Il dottor Zabriskie raccomanda alle donne che hanno avuto diversi aborti o pani prematuri di .non fumare durante la gra,·idanza. (da "ANSSA >~, 1963, Xl•l, .B). nostri pronipoti saranno dei giganti ? Il C.-entro internazionale per l'inbn7ia con sede a P:uigi sta conducendo un'tn· chiesta assni dettagliata sull'altezza e sulla crescita dci bambini nel mondo imero. Da ogni parte del mondo, da :-.Jc,,· York. Dakar, Zurigo, Stoccolma, Roma, Sydney, Londra e così \-i a i medici hanno in,·iaro i loro risulrmi: essi misurano non solo ral tczv.:~ dei bambini ma anche il peso, la vel ocit~ della crescit:t delle oss:l, la supcrfic.:ic del corpo. ecc. l primi risultati sono sorprendenti: ·in Francia i bambini di Z :tnni sono più alti di 7 cm dei loro genitori alla medesima età, mentre in s,·ezia le rag;Jz7e di Il anni sono più alte <ii 15 cm delle loro no1tnc alla medesima er?t. (da " Mintnra Medica,,, 1963, 54, 17, 276). Fondazione <<Nicolò Castellino »: IV Premio internazionale d i medicina del lavoro. La Fondazione " Nicolò Castellino •> bandisce un concorso a premi per un 'opera originale cd ·inedita in medici n:t del l:t\'Oro, su wna lihcramente scdro, 3\ ente carattere di rigorosa trattazione scientifica. Al concorso sono ammesse le opere di studiosi di medicin:~ del lavoro, italiani o stranieri che, alla data del presente bando. non abbiano sup<:rato ·il ~So anno di et;Ì e non ~iano professori uni' ersitari titolari dj cattedra. Il premio consiste nella somma di lire ital iane un milione ed è indi ,·i~ihile .
449 I hwori donanno es.~ere red:mi in una delle seguenti lingue: italiano. francese. tedesco, inglese, spagnolo e donanno pcn·cnirc, in sette coric d:miloscriue, a mezzo plico raccomandato, entro e non oltre il giorno 15 gennaio 1%6, alla Segreteria della Fondazione « icolò Castellino "· pre~o l'INAIL. in Rom:J, na f\' 1\:0\·embrc 144. l lavori dovranno essere anonimi c doHanno essere contra\\cgnari solranto da un motto. N ello stesso plico raccomand:no dorr~ essere inclus.1 un:~ busu sigillata, sulb quale dovrà essere r ipetuto il mollo d·i contr:~ssegno e che dovr?t contenere: le genera lità e l'indirizzo dell'autore, un documento ufficiale attestante l'et;\ dell'aurore cd un:t dichiarazione con la quale l'autore, sotto la Stl:l personale responsabilidl, attesti: che alla data dd pre~entc bando egli non era professore uni,·crsitario titolare di caucdra; che il lamro prcscnt:Ho è originale. 1nedito. non presentato in altro concorso. Per i la,·ori in collaborazione la indicazione. il documento c la dichiarazione di cui sopra donanno essere prodotti da ciascuno degli autori.
CONFERENZE AJJ'Istituto superiore di sanità:
Il prof. Pau! Weiss, capo del Reparto di ncerche biologiche dell'Istituto Rockcfeller di Ne..... York, il 5 maggio 196-1, mi rema: The .1'-:ern· Filx:r . A System of rx:rpetual growth and flow "· All'Ospedale militare di T orino:
Il prof. Alessandro Beretta Angui,sola, il ll maggio l%4. ~ul tema: " L'ipertcnzionc nrtcriosa essenziale>>. 11 magg. gcn. mec.l. prof. P:t~quak: Scadmo ·il 25 giugno 1964, ~ul tem;.J: "Consi dera7ioni su uno schema di accertamenti a scopo c.liagno~rico prcn'ntÌ\O nei riguardi <.Iella \'irus epatite"· All'Ospedale militare di Milano:
li tcn. col. mcd. Giuseppe Ct,tro, il 25 giugno 1964. sul tem,l: , Luci cd ombrr in elettrocardiografia n. All'Ospedale militare di Brescia: Il t<:n. col. mcd. Antonio Bellissimo, l'Il luglio 1964. ~ul tcnu: " Il problema dell'otooclcrosi >>. Il rcn. col. med. Isidoro Frazzctta, il 28 agosto 1%4. ~ul tl'lll.l: ,, Lc,ioni cardiache da traumi "· All'Ospedale militare d i Chieti: Il tcn. col. mec.l. Silvio Ronga, sul tema: ., L1 sarcoidm1 .
All'Ospedale militare di Palermo: Il dotr. GiO\·anni Russo, direttore elci Centro trasfusionale dell'Ospedale della C.R.I Sofia •• di Palermo, 1'8 m;1ggio 196-t, sul tema: "A~(JCtti militari delle trasfusioni "· Il cap. mcd. Domenico Calì, il 15 maggio 1964, sul tema: « Le nevrosi nei riflessi dell;l ,·it:t sociale n. Il prof. Pietro Gi~ nolini, d·ircttorc dell'Istituto di radiologia dcll'Un·ivcrsità di Pa. lerrno. il 21 maggio 1964, sul re m:1: a 111 funzionale che pare organico c l'organico che pare funziona le nella diagnostica radiologica dell'apparatO digerente n. TI prof. Aldo Recina, direttore clelia Clinica ortopedica dell'Università di Palermo. il 25 maggio 1964, sul tema: " Sintesi cd endoprotesi in chirurgia ossea n. TI magg. mcd. Lorenzo Longo, il 30 maggio 1964, sul tema: " Prohlemi di cardiolo!.(ia in medicina legale militare "· Il prof. Angelo Patania., direttore del Cemro traumatologico c di ricducazione del l'I.N.A.I.L. di Palermo, il 13 giugno 1964, sul tema: ' Le bioni inrerne del f!i· nocchio n. Il te n. col. mcd. Felice Rartolorta, il 22 giugno 1%4, sul tcm:1: a Ne,·o elastico del tessuto connettivo >>. TI prof. G ioacchino Nicolosi, dircuorc della Clinic:1 chirurgica deii' Universitj di Palermo, il 25 g iugno 1%4. su l te ma: '' La chirurgia excrctica del polmone secondo gli attuali orientamenti n. Il cap. mcd. Gaetano Valcnri, il 6 luglio 1964, sul tema: " La piclonefritc ero nica "· Il cap. mcci. Filippo Rinciari, il 13 luglio 1964, sul tema: " \foderni oricmamcnri dell.1 profila~~i antitubercolare n . Il te n. col. medico Damiano Rino. il 20 luglio 1964, sul tema: , PseuJo-appendiciti c :tppendiciti lan·are "· Il ten. col. mcd. Sal\'atorc Sunscri, il 25 luglio 1964, sul tema: '' Considerazioni medico-legali sulla guarigione dell.l tubercolosi polmonare 11 . << \ 'iPa
All'Ospedale militare di Messina: Il cap. mcd. Antonio Lentin i, il Il g iugno 1964, sul tema: " f>roriclog r:~m m a elet· tnforetico nell'uomo medio siciliano». Il prof. \ ' ittorio Scaffidi, direttore dell'Istituto di patologia medica dcii'Uni,·crsità di ~fcssina, il 16 luglio 196-t; sul tema: " Prospetti,·c etiopatogcnctichc cd aspetti clinici delle aneropatic dell'adulto ~io,·ane ''·
CONGRESSI Conferenza medica di SH APE 1964. Dal ( .li 3 giugno 1964 si ~ wolra a Pa rigi, presso il Com.lrHlo Supremo delle Potenze Allc:1te in tEuropa, la ,, Conferenza medica di SHAPE "• che ,·iene annualmente organizzata presso detto Comando con la partecipazione di esponenti dei Ser ,.i7i S.mitari Militari di t utte le ';17ioni Alleate e di rapprcscnami del Comitato /\ledico 1'\ATO. I Scn izi Sanitari !t.JiiJni sono 't ati rappresentati cb i Direttori Generali de·i Scr· yjzi S.mir;1ri delle rrc Forze Armare: 0
Tcn. Gen. med. prof. dott. France~co lade,·aia (E~rcito); Tcn. Gen. med. dott. Gimcppc Pezzi (l\larina) ; Ten. Gcn. mcd. prof. don. Tomaso Lomonaco (Aeronautica) cd, inoltre dal ten. col. mcd. Domenico Mario Monaco (Esercito), dal ten. col. mcd. Achille Alfano (Marina) c dal ten. col. mcd. Giuseppe Carlo Cor'i (Aeronnutica). l temi pr·incipali della Confcrcnz:• nano: << l progressi più recenti in medicina militare, n ::~,·ale cd acron;lutic::t 11; 11
L'organizzazione dei Servizi d i Sanità nelle Forze A rm::Hc "·
Il Servizio di San·ità dciPEscrcito nell':~mbito di questo ultimo argomento, ha atti· yamente partecipato ai Ja,·ori mcdi:mtc una esposizione, in ling ua inglese, sul tema: « Gestione delle scorte di rifornimento ~anitario nell'Esercito i1:~li :mo "· fatta dal ten. col. mcd. Monaco. La gestione è stata esaminata derragliatameme noi suoi tempi 'uccessi,·i di a~qui sizione, imballaggio, ·immagazzinamento. distribuzione geografica c decentralizzazione, rotazione dei m:neriali cd, infine, loro distribuzione alle unir' mobilitate. Le scorte sono state esaminate diYise per gruppi, e cioc: medicinali generali. nntibiotici. plasma e succedanei, prodotti biologici, mcdicature ed equi paggiamcnro gener:Jle medico-chirurgico. Particolare ri lic,·o è stato dato al problema òelb 1'0t3zione degli antibiotici e dei succedanei del plasma. L'esposizione è stata rnoho apprenara nell'ambiente rlcll;l Conferen73 ed il Comando SHAPE, al quale si sono :mociat·i lo Stato Maggiore Difc~a c lo Stato j\1aggi.ore E.~erciro, ha fatto pencnirc ~l Direttore Generale della S3nit1 MilitJ re &ercito, ren. gen. mcd. prof. dott. lade,·aia, cJ al ten. col. mcd. dott. Monaco un lusin)!hiero elogio per la fattiva partecipazione ai Ja,·ori della Conferenza Ja parte del Sen izio di Sanità dell'Esercito.
IV Giornate mediche dell'agosto Vihonese. N ei giorni 7-8 agosto 1964 si ~ono svolte le IV '' G iorn:ttc Med iche" Vibonesi, che comprenck\':lno oltre ·un:J prima riunione su rr Aggiornamcnri di medicina e chirurgia», ben sei Com·egni: Mt'flicina miliL3r<', PreYcnz.ionc, StorÌ3 dell:t medicina, Mc<licina so· ciale, Pediatria ed O stetricia, Dietologia. N el quadro del com·cgno eli Medicina militare, tenurosi nel corso della prima giorna t3 vibonese. molto interessante l' stata giuJicat:J la partecipazione del Centro Studi e R icerche deli:J S:!nità \1ilirarc•Esercito che ha prcsentJto una rebzione del r. col. med. prof. A. Cirrincione, cap. mcd. dott. E. Bruzzesc c cap. mcd. dott. R. Stornelli sulla " Pre,·enzione degli 1ncidenri ~tradali nell'Esercito n . T rbultati di. ricerche ese~'l tite dopo una importa-me 'cric di 3Ccnt;lmenti ed indagini per l;t ,-alurazione del fauon.' umano nella genesi dd l'incid('(lt<.: stradale, ha per· messo di riJe,·are che il fenomeno in fort unisrico presenta neii'EscrciLo un andamento decrescente C c he le pro\·e psicotccniche integrate da tCStS di p<.'rSOnaJità e daJl'es3rnC E.E.G .. consentono un più utile dépistage per i conducenti di autoYeicoli, comrihucndo così alla prCYenzione degli incidenti stradali.. !egli altri COn\'egni ciriamo k relazioni ciel prof. Philip TT. r Jenneman su " ~[c. dica! a!.pccts of rcnal stone' ''· del prof. Carlo Panà ~ulb • Tubercolosi nel momento attuale •, del prof. Do!!o sulle Banche dei tessuti nella moòerna chirurgia •. del prof. Malizia sulle " Inrossicazioni accidentali "· del prof. Maggio sulle " Influenze del calore nel ]a,·oro "• del prof. Antonelli ~ull.1 " Diagnosi e cura dç~Ji ~tali depressivi "• del prof. Lino Rminco su " L'uo\'o fresco: qualid biologiche c dicrologiche ''·
I C on g resso internaziona le di psichiatria sociale. l)a) 17 al ll. agosto 1964 si l: S\'olro a Londra il l Congrrsso interna;iorJJlc d1 psichiatria sociale, organiz7x1Lo clal prof. Joshu;, Riercr, direttore dell'I1winn of Soci.d Psychiarry deli'Uni,·ersit:l di Londra. 11 Congresso ha riunito rappresentanti di tuni i paesi e ha tranato, in simro'i separati, tutti gli argomenti teorici e pratici attinenti alla psichiatria sociale. Panico~;uì simpo6i sono stati declicat i ai p roblemi teor1ci c di ricerca, all:! epidemiologia c proli lassi delle malattie mentali, alb psichi:aria infamilc, agli studi socio psicologici, .11 rapporti fra psichiatria ed industria, ai ,·ari metodi di rr:mamento pichiatri.:-o amhul1 roriak, ai problemi Jelb famiglia. C i è gradito segnalare la partecipnione del Centro studi c ricerche dc:lla S:11111\ militare, con un gruppo di medici militari, che in una sc-1ione dd Congresso ( Psychiat -~ an d \-1ilitary Sen ice) hanno presentato le seguenti comunicazioni: A. Cirrincione. A. Guerr:1: "Phenomenology o[ Sensiti\t: Delu~ional Swrcs in the },11 lirary Environment"· A. Cirrincione, B. Callieri, L. Frighi: "Soci;~ l Dimensions of \ filitarv Psrchi.Hq . A. Cirrincione. R. Cali ieri, L. Frighi: " Automarion in rhc Arm, as :1 r~ctor. of Grou p Dcstruction >>. A. Cirrincionc. A. Semcrari: 11 Psychop:•rhologic;~l Medico-Legai. Considerations on tht Problem of Dcserrion "· A. Cirrincione, A. Semerari: 11 Phenomenological Analysis of ;l Conscicnrious Dl·· fector ,,, E. Mclorio: " La Criminalité au sein des Communatcs Militaires de Recreutemen t •. Nel corso della discussione il ten. col. med. prof. A. Cirrincione. considerando l'interesse sempre crescente che la socio-psichiatria ri,·esre nei problemi delle colletti,·il ~ milit:Jri, ha p roposto che nel meeting venisse appro,·:~w una mO'Lione allo scopo di creare in una forma stabile e organizzata fra i ,·ari Paesi, in seno alla As,ocinione in· tema7ionalc di socio-psichi.nria, una Sezione Militare. L:1 Delegnione italiana al Congresso è stata numerosa c 1:1 delegazione uffici:llc. guirl:lr.-. dal prof. C.L. Cazzullo, direttore della Cl inic:~ psich iatrica dell' Uni\crsità di M ilano, comprendc,·a numerosi titolari di canedra e direttori di ospedali psichiatrici (proff. Fazio. Gomirato. Sarteschi, Dalla Volta. Canestrari, Boni, \ 'irgili, Dc Caro, Basaglia, T orre).
IV Congresso italiano di scienze biologiche e morali. <Dal 3 al 15 ottobre J%4 si svolgerà nel Messico il l V Congresso irali:mo di scienze biologiche e morali. che aHà per rema a La f:lmiglia nei ~uoi aspetti biologici, sociali c giuridici ». Il programma red:1 Uo da l Prc~idenre dell'Accademia on. Lorenzo Natali e d.1l Segretario generale an. G. Bucciante prevede la partecipazione di elette person<1lità della cultura c della scienza italian.l e messicana, che daranno 'ira ad un incontro ad altissimo liYello su uno dci problemi così \'itali della società moderna, quale è quello della fa migl ia. Il tcn. gen. med. prof. F. Jadcvaia, direttore generale della Sanità militare e C~l(>O del Servizio Sanitario dell'Esercito, s\'Olgcrà la relazione che ha per tema: " L'influerll.l del la collettività militare sulla stabilità della famiglia ». Gli altr i re latori sono il prof. A. Torrente (Problemi n uO\i in tem a di [ilinionc), il prof. G. Delle Piane (L:lbilità dd matrimonio), il prof. M. Gon:mo (Matrimonio e
453 malattie mentali), il prof. D. Gazzullo (Psicopatologia del matrimonio), il prof. F. Perrarotti (La famiglia nella società industriale), il prof. A. Bonadies (Limiti deLla steri· lizzazione), il prof. De Marsico (Diritto penale c famiglia), il prof. R ubino. (Separazione fra i coniugi) ed il prof. P. Gismondi (Le libertà fondamentali della persona nel matrimonio). Per il Messico sono relarori: dot.t. Luisi Recanses Sichcs, dott. M:~nuel .Septién, dott. Ramòn Parres, prof. Ricélrclo Franco, prof. Juan M nnoz, dotr. Coroua Uhink, dott. R. Solis Qui roga.
XX Congresso nazionale della Società italian a di storia della medicina. Si terrà a Roma nei g iorni 10-11 ottobre 1964. Saranno s,·oltc le seguenti relazion i: re Jl pensiero Galileiano nei suoi ri fl essi prossimi e remoti, diretti c indiretti, nel progresso medico )); rr Il secolo di Galilei "· Per informazioni rii'Olgersi alla Segreteria del Congresso, presso l'Istituto eli storia della m ecl ici n~1 deii'Unj,·e r~irà ài Rom~1 · Viale dell'Università 34'/.A.
Le V Riun ioni medico . chirurgiche internazionali di Torino.
Il Comitato organizzato re, riunitosi recentemente a T ori.no nel Palazzo Mincrva Medica, ha annuncia to che le V Riunioni internazionali si svolgeranno a T orino dal 5 al 13 giugno 1%5. Le ruu nion i medico·chirurgiche jnter.nazionali di T orino si S\'Olgeraru10 in occasione d1 un a,·yenimenro d i grande importanza per l'Europa: l'apertura clej grand i trafori alpini. Pe r q uesro morivo saran no dedicate a due scienziati piemontesi: Camillo Bozzolo ed Edoardo Pcrroncito, i cuj nomi sono strettamente legati al tr:Jforo del Sempione <.Id secolo scorso. poiché la loro preziosa opera permise di debellare in q uella circost::mza l'anchilostomiasi che :J\'e,·a gravemente colpito i minarori con un'aha percentuale d i mortalità. Alle celebrazioni <;i affi;1ncherà alla Facoltà med ica torinese, la Facoltà eli mcdicina veterinaria, che ebbe in Perroncito uno dei suoi più grandi Maestri. Come Jlcllc precedenri, :111chc in questa cd iz:ionc delle Ri unioni Torinesi, b Sanitn :Militare sarà presente con le Giornate dedicate alle PF.AA.
IL Congresso della Società italiana di ortopedia e trau matologia. N ei giorni 20-22 settembre 1964, si terrà a Venez,ia il 49° Congresso della Società Italiana di O rtopedia e T raumatologia. I laYori del Congresso si svolgeranno nel P alazzo del Cinema al I.iclo d i Venezia sotto la Presidenza del prof. Sandro Marconi. l te m i cl i relazione sono: l) a T ranamcnto chirurgico della sublussazione congenita dell'anca"· Rclatori: p roff. Sanracroce ( Ba ri), Stringa e .Fi neschi ( Firenze), Zanasi (Bologna). 2) rr T rattamento chirurgico della coxartrosi )), Re l a tori : proff. Casuccio, Bertol in, De Bastiani, Mclanotte (Padova), G ambicr (Venez-ia), Mirabeila (IJdo eli Venezia). Per .i nformazioni riYolgersi al prof. :'-Ji no Mirabella - Ospedale al Mare, Lido di \ 7enezia.
454 Symposium sui radiosensibilizzanti c radioprotcttori (~1ibno). ()uattro " premi _ obel •. rersonalirà dd mondo scientifico L circa 300 srudio,j c ossen a tori di 15 raesi di tuuo il mondo si sono riuniti al M useo della scienza l clcll.l tecnica per il I Symposium internazionale sui farmaci radioscmibilit.zami e su quelli ad azione radioprorerti\·a. organiu.no sono l'egida della Società europea di farmaco logia biochimica, della quale ì: presidente il professor Chai n, premio Nobel. Gli alLri cc N ohd ,, prcsenri al convegno sono il prof. Von Eulcr di Sroccolm:1, il prof. Hc ,·e~y. anch'egli di Stoccolma c il prof. W arlmrg di Berlino. l r:ul ioprorertori dei quali ~ i occupa il symposium sono veri c propri farm:1ci che permettono di controbattere i d:mni causnti d:~ una esposizione più o meno prolungat.1 alle radiazioni jonizzanti. Le altre sostanze cui è dedicato il srmrosium sono i radio sensibili7/anti, anch'essi farm:~ci, i quali rendono più efficace Ltrm:~ pitt preziosa che abbia oggi a disposizione la scienzn medica per la lotta contro i wmori m<lligni e numerose altre malattie. cioè i raggi X, il radium. i radioisotopi, b bomba al cobalto, il betatrone ccc. Il symposium è organizz:no ~u dicci .,czioni che :~bhracciano praticamente turti , campi della radiobiologi:1 c <Ielle sue applicazioni cliniche, sia per qu:Jnto riguarda farm;1ci ra cl ioproterrori che qud li radiosensibilizzami. l rclatori che si susseguiranno nelle ere giornate di l,l\'Ori del conl"egno sono 94 italiani c 11 5 stranieri. J Ja,ori del symposium sono stati aperti dal Presidenre prof. Trabucchi, il qua k h:1 rilev:tro quali imrortanti contributi >iano stati portati dapprim:t nel campo cli11ico e poi nel campo sperimentale d,t numerosi studiosi italiani, fr:1 i quali il gruppo del fotoradiorcrapico dell'lJniversità di Firenze. Il prof. Chain ha ricordato l'importanza sociale. oltre che stn:tr:lmentc scientifica. del wmcgno c degli argomenti allo srudio, richiamando !';menzione sul contributo fondamentale portato dalla farmacologia biochimica al rinnmamemo profondo degli studi radiobiologici \"Crificatosi negli ultimi anni. Il premio Nobcl prof. Otto Warburg, del Max.;PJanck institute di Berlino, al quale risr~ l e il merito eli aver per primo d imostrata w1a cJjfferenza biochimica fondamentale fw cc1l ul,1 normale c cellula t umorale, hn esposto i risultati dei suoi studi sul meccanismo d'azione dei raggi X, che deprimono i fenomen i respirarori e prm·ocano ltn<l dcvinzione conseguente delle normali vie di fornitura cnergctic:J della cellula. fino a porrarl:1 alla degenerazione carcinomatosa. !'\el pomeriggio nella sala delle colonne, sotto la presidenza del prof. Szyhalsk~ dcll'Uni,crsità di Milano, hanno S\"Olto relazioni il professar Alcxandcr di Londra e lo stes~o profcssor Szyhalski; 11 comunicazioni sulla radiobiologia degli organismi inferiori sono state presentate da ricercatori inglesi, tedeschi, bulgari, jugosla,·i, russi e italiani. Contemporaneamente, nel la s:da del cenacolo, sorto la presidenza del proL Rajewski (G<:rmania) c del prof. Orestano della Uni 1ersità di Genova, ì: ~t:lta svolta una serie di relrt7.ioni c di comunicazioni ~u l la possibilità di modificare, con adatte sosmnze la risposta alla irradiazione di determinati sistemi chimici. <Relarori sono stati il prof. Pihl del N orskhidro's inst itutc for canccr research di O sio e il profcssor I Iaissinsky dd Curie laborarory di Parigi. Durame le giornate, numerose relazioni e comunicazioni scientifiche sono state s1·oltc al l symposium sui farmaci radiosensihilizzanti e sui radioprotettori in corso al museo della Scienza e della tecnica. 'ella sala delle colonne. SOHO la presidenza del prof. Anhcllu (Olanda) c clel proL Ccpellini (Italia), si è parlato degli dfctti delle radiazioni ionizzanri sui ma mmiferi c della possibilità di modificare questi stessi effetti.
455 secondo le esigenze, in senso maggiorativo (radiosensibilizzazione) ed in senso mmorativo (radioprotezione) con determinati farmaci. Hanno svolto relazioni il prof. Eldjarn d i Osio, il prof. Paoletti di Milano, c il professor Brimkman, di Graninga (OI.1nda). Nella sala del cenacolo sotto la presidenza del prof. Graul (Germania), ckl prof. Storti, di ModcJ1:l, c del prof. GaratLini, di Milano, sono state S\olte le relazioni c le comunicazioni della sezione « effcui sui tumori sperimenrali » ; tra gli altri hanno parlato i professori Bcnas~i di Torino. Greco eli Catania, Withficl. del laboratorio hiolonico del Centro nucleare di ISPRA dell'Euratom, Daberte (Inghilterra). Quinrilian1, l'htituto superiore di Sanità. e i cccosloYacchi Kkana e Konecny. Sono cominciati poi i laYori della sezione rclali\a aò indagini cliniche coi far· maci in oggetto, sotto la presidenza del prof. Tubiana, di Parigi, del prof. Scolari, di Firenze, c del proL Lcnarduzzi, eli Paclc)\·:J, e quelli della sezione «protezione c sen~i bilizzazione mediante sostanze chimiche •, sotto la prcsiclcn7:t del prof. L1gendorff (Germania), del pro f. Di ~1attei, di Roma, c del prof. Mus:tio, di Pado' ;1. (da cc ANSSA », 19<}4, Xlll, 43).
'dei-
NOTIZIE MILITARI r 3 1 • Annuale della fondazione del Corpo Sanitario Militare. I n occasione del 131 ' Annuale della fondazione dd Corpo Sanitario Mili1arc, il Sig. Ministro della Dtfcsa, on. Giulio Andrcotti, ha fatto pene n ire il seguente messaggio: 4 giugno 11)64: " i\t ufficiali meùici et chimici farmaciMi, Jt sottufficiali graduati Cl soldati sanità che nel ricorùo gloriosi Caduti et lìeri proprie nobilis~ime tradi~ioni, celebrano 13r • Anniv<'rsnrio fondazione benem~:rito Servizio Sanitario, mi est particolarmente gradito f:Jr giungere mio piLt fervido b<:ne augurante 'aiuto alt Andr<'otri Mini stro Difesa alr "· 11 Sig. C:tpo di Stato Yfaggiore dell'Esercito, Generale C. t\loia, ha emanato il seguente ordine del giorno all'Esercito: cc Su tutti i fronti di guerra, dall:1 campagna di Crimea ;'!Il' ultimo conflitto, di' id~:ndo con le unità operanti l'onore di ogni bauaglia, il Serv izio Sanitario ha pol"t~lto ovunque nei suoi J3t anni di vita il conforto della su:t altissirn:1 opera umanitaria. Presente nell'infuriare dei combauimcnti e negli o~ pedali da campo nell:1 trepid:lnte an~ia di s:tlvamento di Yite umane, ha sempre offerto sublime esempio delle più alte virtù militari mai disgiunte da um:tna solidarietà anche veno lo stesso anersario dolorante sul campo di battaglia. Primo fra i servi7i di campagna, non h:1 posto limiti al suo ardimento fondcndo il sa ngue dei suoi eroi con quello degli a ltri eroi della prim:. linea. Lo attestano nobilmcntc una medaglia d'oro, due d'argento c una di bron:1.0 confer ite alla sua Bandiera e le 23 medaglie d'oro individuali al V. M. Nella con~apcvolczza di così insigne passato illuminato dalla puri~sima luce della più serena dedizione al dovere, il Sen·izio Sanitario celebri con legittimo orgoglio la sua ultraseeolare esistcnz:t trascorsa sotto il segno dell'onore militare, secondo le leggi della scienza c della coscienza. L'Esercito (; fiero del suo S~:rvizio Sanitario e, nella fausta ricorrenza, si uni,cc a me per porgergli il pitl rcrvido saluto :.uguralc )). La fausta ricorrcnzo è stata degnamente celebrata presso tutti g li Stabilimenti Sanitari_
Promozioni nel Corpo Sanitario Militare.
Da Colonnello medico a Maggior Generale: Parenti Ugo.
Da Ten. Colonnello medico a Colonnello: Anzalone Salvatore; rusco Raffaele.
Da Maggiore medico a Ten. Colonnello: Favuzzi Enrico; Mari Sergio; Ripollino Rocco; Parini Allieto; Rombolà Filippo; Comrea~ Vittorio; Di Stefano Francesco; Sbarro Benedetto.
Da Maggiore chimico farmacista a Ten. Colonnello: Mercanti Achille.
Da Ctzpitano chimico farmacista a Maggiore: Ingratto Paolo.
NECROLOGI Gen1•ralc Medico Dott. Lorenzo Ingria. E' morto a Roma il 29 maggio 1964, a soli 62 anni, il Generale Medico in s.p.e. Lorenzo Ingria, Direttore di Sanità della Regione Militare della Sicilia. La carriera dello scompar~o fu ricca di eventi che, in pace cd in guerra, caraw:rizz:trono la sua figura di medico c di soldato. t\ato a Palermo il 6 gennaio tC)02, comeguì nel '924 a 22 anni, la laurea in medicina e chirurgia. Sottoteneme medico eli complemento nel 1925. fu nommato l'anno seguentl·: in \eguito :J concorso. T enente medico in s.p.e. e destinato in Somalia. A~sistcnte pre~'o I'Ospcd:~lc Coloniale di Mo~adi-.cio, -.i di~time per la sua dedizione :~1 servizio, per la <agacia, la prudenza, l'equilibrio nell'esercizio della profe~'ionc, per l'amorevole assistenza agli amm::tlati ed ebbe appre7.7.amenti lusingheri per la ~ua attivitj ch irurgica. Rientrato in Patria e promosso Capitano medico nel 1929 fu chiamato a svolgere le funzioni eli Dirigente il Servi7.io Sa niwrio del Reggimento Cavalleggeri << Vittorio Emanuele Il )), nel 12" Reggimento Genio e nel I0° Reggimento Bersaglieri. In questo periodo de l ~uo servizio i colleghi d i Arma trovarono in lui uon soltanto il medico valoroso che sentiva la profe~:.ione come un apostolato, ma anche l' uHiciale che sapeva tro\·are con c~trema facilità i punti di contano con loro, che apprezzava i valori dello spirito di Cor?O e partecipa\'a a que~ti \"alori inserendosi in pieno nella vita dci reggimenti. Dal giugno 19.35 al mar7o llJ37 ebbe in Africa Orientale il Comando di un reparto della Sc7.ionc di Sanità della 2" Di\'i,ione Eritrea. Dotato di grande ::~scendente sui dipendenti indigeni e nazionali si dedicò subit9 al loro addcwamcnto c ne fece ben
457 presto una Unità sanitaria, che fu cirata a modello. La sua geniale iniziativa, la grande capacità organizzativa emersero soprattutto durante le operazioni di guerra contro l'Etiopia, nel corso delle quali le sue magnifiche virtù di combauente gli meritarono la concessione di 2 Medaglie d Bronzo al V. M. per aver difeso con le armi il suo reparto minacciato dal nemico e per aver soccor~o innumerevoli feriti sotto il fuoco delle armi automatiche. Promosso Maggiore medico nel 1940, comandò la 38" Sezione di Sanità della Divisione « Piemonte >> sul fronte greco- albanese, ricoprendo anche le funzioni di Capo Ufficio di Sanità della stessa Divisione, ed anche in quel settore operativo mise in evidenza le sue elev:~te doti di medico e di soldato.
Promosso Tenente Colonnello medico nel 1943 ebb<:, dopo il ritorno in Patria, la carica di Segretario dell'Ospedale Militare di Palermo e di Segretario della Direzione di Sanità dell'XI C.M.T. Soprattutto nella riorganizzazione degli impianti dell'Ospe· dale Militar<: di Palermo, che portava in quel periodo i segni molteplici delle offese della guerra appena finita in Sicilia, fu un valido, prezioso collaboratore del suo Direttore. Nell'ottobre 1952, dopo la frequenza del corso di S. M. presso la Scuola di Guerra di Civitavecchia, fu nominaw Direttore dell'Ospedale Mìlitare di Livorno e, nel marzo 1956, dopo la prommjone a Colonnello medico, Direttore dell'Ospedale Militare di Padova. In tali cariche d irettive, con la sua multiforme, appassionata attività c con le sue doti di organ izzatore avveduto e tcnace, conseguì brillanti risultati ed i miglioramenti all'assetto edilizio degli Stabilimenti ed alle attrezzature tecniche dei reparti portarono ad un più alto livello di funzionamento il servizio ospedaliero. Nel febbraio r~o assunse la carica di Direttore di Sanit?J della Regione N.E., che resse per tre anni con mano sicura. profondendo le sue qualità eccezionali di medico e di soldato, elevando il tono del servizio, l'organizzazione, la funzionalità. Nell'ottobre 1963, promosso Maggiore Generale medico, fu nominato Direttore di Sanità della Regione Militare della Sicilia. Ricornò così, dopo lunghi anni di assenza, alla sua città, lieto di concludere la carriera che con tanta passione aveva intrapresa negli anni della giovinezza, nell'ambiente a cui lo legavano i ricordi più cari. Si dedicò al lavoro con il consueto entusiasmo, dando subito alla sua azione direttiva l'impronta del suo dinamismo e della sua spiccata personalità.
S. - M.
La sua cordialità, la mano sicura e lieve ad un tempo con cui sapeva esercitare l'azione di comando, la serenirà con cui affrontava e risolveva, pur nelle difficoltà di personale e di mezzi, i problemi che si presentavano resero lieto il nostro lavoro. Ebbe piena collaborazione ed affettuosa devozione da noi tutti, che presto sentimmo che non soltanto ci legava a lui il dono di un lavoro facile e lieve ma soprattutto il suo affetto, che ricambiavamo con pienezza. Era un generoso con un grande cuore, pronto a gioire ed a soffrire delle gioie c dei dolori degli altri. La cognizione del grande dolore che la condizione umana com· porta lo rendeva sollecito verso chiunque avesse bisogno di soccorso, in un'ansia inces· sante di dare lUtto di sè, senza risparmio. E talvolta sembrava che apparisse dietro il velo della sua giovialità l'ombra fugace di uno profonda tristezza. Per questo suo grande amore per l'umanità egli ebbe innumerevoli omici, cui resta l'indelebile ricordo di ciò che egli diede ed un incolmabile vuoto.
R.
D'AMICO
Maggior Generale Chimico Farmacista Dott. Walter Parri. Il IO aprile 1964 si è spento in Firenze, colpito da repentino ed inesorabile morbo. il magg. gen. chimico farmacista in congedo dott. Walter P arri. Naw il l4 marzo 1866 a Mercatello, in proYincia di Pesaro, si laureò ~iovanissimo in chimica e farmacia presso l'Università di Torino e nel 1910 iniz iò le tappe dell:1 sua luminosa carriera. Nel 1912 partecipò alla campagna l·ibica ed :1! rientro in patria prestò seHizio presso l'Ospedale Militare di Genova e, successivamente, presso la Far· macia Contrale Militare di Torino che era ·il vero centro tecnico scientifico del Ser· vizio Chimico Farmaceutico Militare. Qui nel 1921 lo raggiunse la promozione J CapitaJ1o. Maggiore chimico farmacista a scelta sin dall'anno successi,·o, fu assegnato ali:l Segreteria generale della Commissione Suprema di Difesa, quale addetto agli osscr· vatori i.ndustriali, importantissima carica che seppe tenere con grande prestigio e com· pe·tenza. Trasferiro alla Scuola di Sanità Militare, quale insegnante tirolare di chimic:1 far· maceutica e bromatologica, ,.i ottenne un'aJtra promozione a scelta speciale nel 1934. Nel 1936 fu attivissimo membro della Commissione ·di avanzamento in Africa Orien'tale. Dopo un'intensa atti,·ità svolta nel campo della ricerca scientifica presso l'Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, dore era stato :Jssegnato nel 1938, prese pane alle operazioni belliche sul fronte greco-albanese, distinguendosi per coraggio, alto senso del dm·ere c spiccatissime capacità tecniche cd organizzati,·e. Promosso Colonnello nd 1942, ritornò alla Scuola di Sanità .Militare. che a,-c,·:t sempre prediletta ed amata, per riprendere l'insegnamento di chimica farmaceutica c di chimica bromatologica. Furono questi gli anni più fecondi delb sua opera di stu· dioso, di ricercatore e di didatta. Geloso custode delle tradizioni della Scuola, organi'l.zÒ e potenziò l'Istituro d i Chimica, facendone un centro di studi dalle più larghe possibilità. Affettuoso e pieno di premure verso gli amici ed i colleghi, comprensivo con i dipendenti, cordiale con gli umilì, godette della simpatia c della hene,·olenza di t utti. !.e schiere di allievi, passate in tanti a•nni artra\'erso le aule della Scuola, ·lo ricordano con affetto e devozione, non soltanto per la sua preparazione scientifica eccezio· naie e la profonda cultura umanistiea, ma anche per l'innata modestia e per la sua
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e paterna bontà. Di carattere profondamente semplice c comprensi"o porta,·a in ogni discussione un senso di equilibrio e di signorilità che, unito alla competenza, valeva a dirimere ogni controver\ia ed a smussare ogni e\ entuale angolosità ~na dal conrrasto dci pareri. Il profondo senso umano che ::~lcggia,·a in lui lo spron:l\'a ad :tiurarc chi lo met· tcva al corrente delle proprie sofferenze e ciò f::tce,·a anche quando, per raggiungere lo -.copo, dove va affrontare difficolt~ c sacrifici. Ricercatore m eticoloso e studioso appassionato, dedicò la su a viw al la"oro sperimen tale c portò :t re rmi ne brillantemente moltissime indagini, :tlcunc delle quali sono riport:ttc nei più diffusi testi scientifici. Tra le moltissime sue pubblicazioni, ricordiamo il Ja,·oro " Detonazione ed antidetonanti n, premiato con medaglia d'oro al concorso bandito nel 1931 dalla u Ri,·ista Aeronautica n, c gli studi ~ulle neoplasie c sulla possibilità di una cliagnosi precoce attra,·erso la ricerca di metaboliti nelle urine. Per molti anni si dedicò allo srudio degli aggrcssi,·i chimici cd in particolare agl i effetti della yprite sull'uomo allo scopo di trO\·are efficaci antidoti. Durame queste espc· rienze, non csirò a eseguire su ~c 'tesso difficili c pericolose pro,·c, sino a riportarnc gravi lesioni, dalk quali guarì ~olo molti ann i più tardi. C<>lloc:Ho in :wsiliaria per r:tgg iun ri limiti di età nel 1946, non abbandonò J1l:IL l'Istituto di C h imica della Scuol;1 e continuì, ad inseg;nare, animato ~cm prc dalla stessa inesauribile passione. fino a pochi mesi dalla morte. C<>nosciuto ed apprezzato ;mchc ncll'<1mbienre professionale civile, dal 1946 al 1951 ricoprì, con sicuro prestigio. l'incarico di chimica hrom:nologica presso I'Uni,·er~it~ degli Studi di Firenze. Am:tnte del sapere pur non trala~iando mai l'attiYità rigorosamente scientifica, si ded icò con fen·ore e costan7a agli studi umanistici. dando alle \tampe diverse e prege,·oli opere. N el 1956 fu pubblicato da una c:tsa editrice fiorentina il ,·olumc •( Anno del ,-iaggio c giorno iniziale della commedia " che sra a testimoniare la sua cccezionaJe dote di studioso. I n considerazione delle sue a lte benemerenze, era insig nito di ,·arie onorificenze. rra cui l'Ord ine eli S. M aurizio e Lazzaro. O ggi, la fam iglia clcsolat:1 e i parenti lo piangono, gli amici cd i d iscepoli lo ricordano con affetto e cerc:1no di onorar·n e la memoria sforzandosi di seguire il suo esempio c di emulare le doti del suo animo. L:1 Sanità M ilitare, ricord.111do con commozione l'Uomo che ne onorò le più alt<> tradi7ioni, nel momento dd dolore, porge ai congiunti tutti, la pitJ fen ida attestazione di solidarietà. A. At.F.SSAJ'ORO
Direttore re.•ponJabile: T cn. Gen. Mcd. Prof. F. IAOEVAIA Redattore capo: Magg. Gcn. Mcd. Prof. F. FEAAAJOI.I TIPOGRAFIA
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SETTEMBRE- OTTOBRE 196.
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GIORNALE DI
MEDICINA MILITARE PUBBLICAZIONE BIMESTRALE A CURA DELLA. DIREZIONE GENERALE DI SANJTA' MILITARE
DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE MINISTERO DELLA DIFESA- ESERCITO - ROMA
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GIORNALE
DI
MEDICINA
MINISTERO DELLA DIFESA- ESERCITO -
MILITAR E ROMA
S O MM AR IO
Pag. T ERZANI A. : I quadn clinici della
insufficenza delle sezioni sinistre del cuore .
461
FRENI S., SANFILtPPO F., BrRNtNt A. : L'adattamento bioumorale delle reclute nei primi giorni di servizio e durante l'addestramento ."
476
FAvuzzt E.: Il laringocclc. Contributo clinico-casistico
492
SANTELLA I. : La dominanza oculare nei tiratori scelti
509
CoRsi D., CrcERO L.: Sull'attendibilità dei gradi tcrmosolforico e rcfrauometrico negli oli di oliva .
521
RASSEGNA DELLA ST A MPA MEDICA: Recensioni da riviste e giornali . Sommari di riviste mcdico·militari
537
NO T IZIARIO: ~otiziario tecnico-scientitico ~otizie
varie
Congressi Necrologi
55°
PRIMO ANTINFIAMMATORIO DELLE VIE AEREE
INAM • INAOEL 1 TIPI GOCCE - S UPPOSTE AMMESSI CON ONERE l TIPI·
SCIROPPO · COMPRESSE
ANGELI N l
y e GIORNATE MEDICHE DELLA SA.-~UTA ' MILITARE - 1965 Nei giorni 7 ed 8 maggio 1965, presso l'Ospedale Militare Principale di Roma, saranno tenute le cVe Giornate Mediche della Sa nità Militare». Il tema che sarà sviluppato, continuando il programma iniziato con le IVe Giornate Mediche della Sanità Milita re dell'aprile 1961 , riguarderà gli «Orientamenti sulle indicazioni curative dei traumi di guerra». Saranno svol ti i seguenti symposia:
1) Lesioni da radiazioni ionizza nti: Moderatore: Prof. L. TURANO, Roma.
2) Problemi attuali e moderne acquisizio ni nella prevenzione e nella terapia dello shock traumatico: Moderatore: Prof. P. MAZZONI, Roma.
3) Lesio ni d ell'o recc hio: Moderatore: Pro f. D. FILIPO, Roma.
4) Lesio n i maxillo-facciali : Moderatore: Prof. G. SANVENERO - ROSSELLI, Milano.
5) Lesio ni dell'occhio: Moderatore: Prof. G. B. BIETTI, Roma.
6) Us honi e congelamenti {recenti acquisizio ni): Moderatore: Pro f. l. TONELLI, Firenze. Sarà consentito ai partecipanti di prendere la paro la, in sede di discussione, su ll 'argomento di ogni symposium. In un successivo comunicato si darà notizia del programma dettagliato. Per ogni eventuale in formazione rivolgersi alla Segreteria d elle Giornate Mediche, presso il Centro Stud i e Ricerche de lla Sa nità Militare - Via S. Stefano Ro tondo, n. 4 - Roma.
SE.TTEMBRB·OTTOBRB 1964
ANNO 114° - F ASC. 5
GIORNA LE DI MEDICINA MILITARE PUBBLICATO A CURA DELLA DIRI!ZIONE GENERALE DI SANITÀ MlLIT ARE
ARCISPEDALE DI SANTA MARIA N!JOYA 1:-.1 FIRENZE
I QUADRI CLINICI DELLA INSUFFICENZA DELLE SEZIONI SINISTRE DEL CUORE Alberto Terzani, primario medico
Nel complesso capitolo della « insufficenza cardiaca» (l.C.) si sono venuti delineando nel tempo dei quadri di settore che possono restare per sempre tali, oppure, il che è assai frequente, sfociare nella insufficienza cardiaca totale; non deve sembrare strano che si sia giunti alla definizione di quadri riflettenti il danno di varie sezioni del cuore; dice Fromcn t: « t'isto sotto un certo angolo il miocardio è tmo, le insufficienze cardiache globali basterebbero a dimostrarlo, ma sotto un altro angolo egli è anatomicamente e fisiologicamente differenziato e certe cause patologiche sovraccaricano elettit'ameute l'una delle sue cat•iteì; così può ossert'arsi una insufficienza t•entricolare sinistra (I. TI.S.) o destra (I. V.f.) praticamente pure, almeno durante la fase assai lunga della el'Oluzione ».
E' proprio alla patologia di una delle sezioni del cuore - la sinistra che è dedicata la nostra trattazione. Noi non le abbiamo posto a titolo quello assai più comune di !.V.S. e ciò per due ragioni: l o - perché, se pure l'i nizio del quadro patologico è a carico del ventri colo sinistro, in un secondo tempo l'altro manifesta la sua sofferenza: lo stesso Bard, del resto, preferisce il termine « deficenza del cuore sinistro ~ ; 2° - perché vogliamo includere in questa trattazione anche il quadro clinico legato alla stenosi mitralica che non ha niente a che fare nella sua genesi primitiva con un danno ventricolare. Nota. -
Lezione tenuta alla Scuola di Sanità Militare in f-irenze il 23 marzo 1964.
Noi esamineremo in due distinti capitoli i due quadri clinici, quello pnmitivamente, ma non assolutamente né definitivamente, ventricolare sinistro c quello da insufficienza di deflusso atriale con le sue conseguenze retrograde della stenosi mitralica.
STORIA E CENNI GENEltJ\LI.
Fu l'inglese Hope che agli inizi del 19• secolo concepì una tale forma clinica più tardi bene individuata all'inizio di questo secolo da Merklen e L ian. La insufficienza sinistra (LS.) è la forma più caratterizzata e più frequente dei vari quadri di insufficenza cardiaca (I.C.): ha una sua fisionomia clinica bene delineata, riconosce una serie di cause precisate, ha una fisiopatologia sua propria, una sua evoluzione particolare, una terapia che in gran parte le è propria e non a comune con le solite malattie del miocardio: il fenomeno fondamentale è rappresentato dalla congestione del piccolo circolo cui facilmente si arriva, o per la impossibilità allo scarico dell'atrio (come nella stenosi mitralica), o per la incapacità del ventricolo a f::tre progredire il sangue nel grande circolo, donde ristagno ventricolare, indi ristagno atriale, da cui - per la m ancanza di valvole di sbarramento fra atrio e vene polmonari ristagno del sangue nd ptccolo circolo: tutti i fenomeni clinici soggettivi ed obiettivi prendono le mosse da questo elemento fondamentale. Tutto ciò è chiaro ed è logico : « Ogni ostacolo alla circolazione agente sul ettore in direzione retrograda- dice H ope- fa sentire il primo danno sulle cavitù imme· diatamente a monte » : perciò ogni ostacolo situato nel circolo arterioso, o sull e valvole aortiche, esercita prima di tutto la sua azione nociva sul vcntricolo sinistro: è a lui che si chiede il massimo sforzo quando la circolazione è accellerata ed è lui che deve lottare contro delle cause di ipertrofia più numerose che per ogni altra cavità del cuore ed è, perciò, il più esposto ad una tale ipertrofia. Fino a che il ventricolo sinistro (V.S.) resta capace di fare progredire il sangue che gli deriva dal soprastante atrio, questo, protetto dalla valvola mitralica non risente alcun danno: ma se la ipertensione sanguigna, o un ostacolo sul circolo arterioso, vince la potenza espulsiva del V.S., né può bastare la ipertrofia a questo scopo, allora il contenuto ventricolare non può essere normalmente evacuato, ostacola la discesa del sangue atriale: in tale situazione l'atrio si dilata, e l'intoppo circolatorio può propagarsi contro corrente al circolo polmonare e di qui fino al cuore destro. (Destrizzazione della I.S.). A questi elementi primitivi si aggiunge la deficenza di irrorazione del circolo generale con dan no dei vari organi.
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LA ETIOLOGIA. La causa è rappresentata da quegli stati che impongono un sovracarico di lavoro al ventricolo sinistro: vi (ig urano la ipertensione arteriosa isolata, o accompagnata da ncfrite cronica c da rene grinzo primitivo (ma in alcuni casi già si vede l'ipertensione nel primo stadio c, ancora più, nel secondo della glomerulo-nefrite diffusa), le lesioni aortiche come ~tenosi e insufficienza in campo endocarditico o arteriosclerotico (ma più raramente nel primo caso); l'arteriosclerosi del circolo generale in genere con ipertensione; le lesioni coronariche e le lesioni miocardichc specie se arteriosclerotiche agiscono mi nora ndo l'attività dinamica del V.S.: in cuori minorati sforzi eccessivi, o strapazzi fisici, possono precipitare in quadri clinici. acutamente insorti, stati morbosi latenti e apparentemente bene dominati. Gli stati morbosi sopra ricordati conducono pressoché tutti ad una ipertrofia compensatrice cui può seguire una dilatazione (o può esistere o precedere com e nella insufficienza aortica) c quindi ad una T.V.S. U na etiologia a parte è quella rappresentata dalla stenosi mitrali ca. l L QUADRO CLINICO GENER->.LE : L>\ SINTOJ\lATOLOGIA.
Il quadro clinico comporta una serie di scgrù clinici, radiologici, elettrocardiografici in relazione con il sovracarico, o la lesione del V.S., cui si aggiungono le manifestazioni della carenza circolatoria generale. Dai segni modesti di una sofferen7.a che possono aprire la scena si giunge fino aì quadri gravi cd estremi con segni a carico del cuore e del respiro: in certi casi qualunque fase iniziale, o premonitoria. m anca e la I.V.S. si instaura brutalmente con quadri gravissimi di asma, o di edema polmonare, cui non raramente il malato rapidamente soccombc. Oppure la malattia, dopo superati i primi episod i, si adagia in un quadro clinico relativam ente monotono, costellato, però, non di rado dagli episodi acuti dei quali faremo più tardi particolare esposizione: sono essi del resto - l'angor, l'asma cardiaca, l'edema polmonare acuto gli elementi che caratterizzano (specie i due ultimi) il quadro della I.S. La dispnea da sforzo è il primo segno : essa può essere lieve al mattino c progredire gradualmente fino a divenire molesta nella serata: la dispnea può, senza apparenti ragioni. aggravarsi, o può farlo dopo una malattia infettiva, o una affezione coronarica : la dispnea può essere non legata allo sforzo ma essere continua, e, soprattutto, parossistica: una tale dispnea, segno di ingombro circolatorio polmonare, può migliorare allorché cede la energia del V.D.: in uno stato di insufficienza combinata sinistra e destra la digitale e i diuretici possono portare inizialmente un aumento della dispnea, per la mobilizzazione degli edemi c per il miglior tono dato al ventricolo destro con il che si aumenta la gittata nel circolo polmonare.
La dispnea può avere la fi gura di dispnea da decubito, accessionale o continua, e al lora il malato si siede sul letto con gli arti inferiori pendenti. o lascia il letto per passare la notte in poltrona: è questa forma la più caratteristica e può comparire in soggetti che non lamentano dispnea da sforzo. In molti casi si notano fenomeni premonitori al quadro conclamato della I.S. e di questi il più importante è una dispnea dolorosa, ove si associano dolore tipo angor e dispnea: lo sforzo, come anche il semplice cammino, provoca l'ambascia di respiro cui segue costrizione retro-sternale con irradiazioni dolorose alle spalle, al dorso, alle braccia (specie al sinistro). Le forme accessionali di dispnea saranno descritte più tardi nei loro aspetti più g ravi, ma piccoli accessi notturni, anche in tono minore. debbono evccare sempre nella mente del medico la idea della J.S. c paventare la minacCia incombente di un edema p.a.: tanto ptù la mente deve essere vigile in quanto questi segni respiraton mino ri contrastano violentemente con l'assenza dt segni di stasi epatica o di stasi periferica. A questo punto possono riscontrarsi altri elementi della I.S. come il frequente titmo di galoppo, l'accorciam ento della pressione differenziale, i segni elettrocardiografici di ipertrofia sinistra (dalla deviazione a sinistra dell'asse elettrico ai disturbi di conduzione nella branca sinistra, o talora un aspetto ischemico più o meno franco): questi segni e.c.g. possono precedere di anni o dt m esi, il conclamato quadro clinico e permettono - se bene valutati - dt prevedere e, quindi, prevenire, o ritardare, la I.V.S. nel suo aspetto maggiore. Completano il quadro semeiologico altri elementi, più o meno frequentemente rappresentati e dei quali faremo qui cenno dedicando maggiore interesse ai segni principali più caratteristici e più g ravi nel significato. EvoLUZIONE DEL QUADRO DELLA I.C.S.
Vi possiamo, con Froment, distinguere due fasi: in una prima fase si presentano i parossismi notturni della dispnea, o del dolore prccordiale. clementi caratteristici della I.S.: essi possono essere - come abbiamo già detto la prima manifestazione del danno cardiaco sul quale essi vengono a richiamare l'attenzione del paziente: in linea generale, però, sono preceduti d~ segni di allarme quali la dispnea da sforzo, il cardiopalma, il dolore retro-sternale, l'angoscia e l'ambascia respiratoria: il presentarsi di questi seg ni non dice che si è instaurata una cardiopatia ma che questa cessa di essere bene tollerata: così in un iperteso, conosciuto per taJe, valgono le sal ve extrasistoli che, le crisi tachicardiche, o nell'e.c.g. la inversione di T t: tali clementi indicano senza dubbio la incapacità funzionale del V.S. La dispnea notturna, caratteristica di queste forme, che sveglia il malato con un senso di angoscia come da un sonno penoso, può raggiungere i gradi estremi dell'asma cardiaca e dell'edema p.a. ed essere seguita dalla morte subitanea.
Procedendo oltre, la dispnea notturna può assumere il tipo di una respirazione periodica tipo Cheyne-Stokes, o ondulante tipo Cantani: queste dispnee particolari possono mancare - anzi mancano abitualmente in un primo tempo - durante il giorno, o a malato sveglio: una insonnia ostinata può essere un segno di allarme. Altro segno importante è l'angor da decubito (Vaquez), cioè non legato allo sforzo, in genere a proiezione toracica più ampia che in quello da sforzo. In questa fase si riscontrano i diametri del cuore aumentati a carico del V.S., l'irto è più esteso c vivace; può aversi ritmo di galoppo o polso alternante: più raramente in questa prima fase un soffio sistolico da insufficienza m itralica relativa; l'esame della pressione mostra il riavvicinamento dei due valori sistolico c diastolico per diminuzione del primo, o per aumento del secondo, o per ambedue i motivi. I n una seconda fase la stasi polmonare, elemento contingente c prima solo episodico, può divenire permanente e il circolo polmonarc subire i danni di un ingombro progressivo con un abituale sovraccarico polmonare: agli accidenti drammatici della prima fase si sostituiscono i segni di danno polmonare permanente: qui possono presentarsi facilmente gli infarti polmonari, edemi polmonari subacuti, fegato da slasi: non rara la compartecipazione renaie, poi gli edemi periferici: la I.C.S. si è fatta allora totale. La evoluzione della I.S. nel tempo è variabile soprattutto in funzione della malania fondamentale da cui essa deriva: « insidiosa spesso, con poussées brutali e drammatiche che possono essere mortali», in altri casi è molto lenta e concede alla terapia il tempo di opporsi al fatale fallimento del cuore (malattia di Corrigan, alcune ipertcnsioni arteriose), mentre certe malatti e fondamentali sono più gravi nel loro determinismo morboso (ipertensione mali g na, coronariti, certe aortici luctiche, ccc. - Froment).
J SEGNI FISIC I PRINCIPALI E l QUADRI RE SPIRATORI P l Ù CARATTER ISTIC I. Qui ci riferiamo essenzialmente alla comune I.V.S.: dopo in un capitolo a parte parleremo della stcnosi mitralica. I principali segni fi sici si hanno a carico del cuore e dell'apparato respiratorio: seguono quei segni propri della I.C. globale (edemi, fegato da stasi) allorché viene interessato anche il cuore destro. A carico del cuore i segni specifici della I.S. non debbono essere ritenuti le alterazioni dei diametri che corrispondono alla malattia fondamentak: qui parl iamo dci segni che il cuore dà allorché si manifesta la sua insufficienza fun zionale. La tachicardia, la monotoni a dei toni c delle pause, la extra-sistolia, la aritmia completa non sono fenomeni specifici: tra questi, invece, segnaliamo il polso alternante bene apprezzabile con il bracciale dello sfigmomanometro e in cui la successione dei toni non deve ingannare per un bigcnimismo extra-
l sistolico in quanto il tono debole è più vicino al successivo che al precedente: da segnalare anche la comparsa di un soffio sistolico puntalc per insufficienza mitralica relativa. Importante nel suo significato è il ritmo di galoppo. Non riteniamo accettabile l'opinione di Romberg che esso possa riscontrarsi in soggetti sani : l'errore può spiegarsi con un terzo tono fisiologico nei giovani: il ritmo di galoppo, che coincide assai spesso con la ipertrofia del V.S. c con la ipertensione arteriosa, non è segno di questo stato, ma di una dcficcnza contrattile del cuore: una volta vi si attribuiva un pessimo signi ficato prognostico mentre. oggi, da tutti è riconosciuto che esso può precedere di molti mesi e di anni la conclamata insufficienza cardiaca: è un segno prezioso indicativo e una terapia bene appropriata e bene condotta può farlo recedere come recedono oggi molti quadri di I.C. : valore semeiologico maggiore ha la triade galoppo-aritmia extrasistolica-tachicardia. Nel ritmo di galoppo i toni sono sordi, specie il primo, dipendendo la intensità e la nettezza dci toni dalla forza contrattile del miocardio: la caratteristica di tale ritmo è - come ben si sa - l'aggiunta ai due toni normali del cuore di un terzo tono, assai spesso percepibilc dalla mano che palpa con una sensazione tattile che bene si apprezza ascoltando direttamente con lo orecchio la zona cardiaca. Quale ne è la patogenesi? L'onda discendente in prcsistolc viene a trovare il V.S. già parzialmente riempito dal sangue che passivamente discende dall'atrio nei periodi precedenti della diastole e provoca la distensione della parete vcntricolare: se 1l miocardio è valido esso, con la sua reazione tonico-elastica, smorza questo eccesso di pressione, mentre se il miocardio ha perduto il suo Lono c la sua elasticiLà quando riceve l'ultima onda in presistole non riesce ad attutire il colpo e «t'ibra sotto questo impulso che lo distende» (Mattioli) : avvenendo ciò in presistole si comprende come il tono aggiunto del comune ritmo di galoppo si presenti in tempo presistolico: il galoppo può essere anche protodiastolico, o mesodiastolico ed è indice allora di una più grave compromissione miocardica (noi non riteniamo che la fase proro-, o mesodiastolica, in cui s1 percepisce il tono aggiunto sia semplicemente dovuta all'aumento di frequen, za del cuore). Secondo alcuni AA. (Laubry c Pezzi) per aversi un ritmo di galoppo deve aversi, oltre la ipotonicirà ventricolare, una forte spinta impressa dall'atrio al l'onda che ne discende. La pressione si presenta in modo vario: noi non riteniamo che essa nella crisi aumenti come conseguenza della I.C.: in genere la pressione è alta per la malattia precedente e può non raramente aumentare criticamente nella im minenza dell'attacco presentandosi allora come figura causale di questo: è segno, invece, di progressiva insufficienza la diminuzione della sistolica e l'au-
mento della diastolica che m certi cas1 abbiamo visto gwngere fino a 180 mm/ Hg. Prima di lasciare questo capitolo dei segni cardiaci segnaliamo ancora una volta la importanza del grave elemento soggettivo rappresentato dall'angor: questo, nella sua figura qui caratteristica, non è come il comune angor da sforzo: esordisce alla sera, o alla notte (angor da decubito), con improvviso dolore nella regione cardiaca che si diffonde al dorso fra le due scapole, o alla spalla e al braccio sinistro con senso di angoscia grave e progrediente e la impressione di una morte imminente che non è poi eccezionale. L'angor può essere isolato, ma non raramente è presente insieme a altri due fondamentali segni della l.S., cioè l'asma cardiaca e l'edema p.a.: io ho veduto in una malata la successione cronologica dei tre fenomeni angor-asmaedema se non si interveniva rapidamente sul primo. I segni a carico dell'apparato respiratorio rappresentano i principali quadri clinici, come è naturale, manifestandosi la insufficienza delle sezioni sinistre del cuore con il quadro dell'ingombro. della congestione del piccolo circolo: abbiamo anche qui dei segni non univoci di aspetto meno drammatico fino a quelli più gravi come l'asma cardiaco l'edema p.a. N ei primi descriviamo le alterazioni del ritmo del respiro significative della deficenza di circolo e del danno dei centri nervosi: ci riferiamo al respim dissociato descritto da Croceo, nel quale si ha una dissociazione fra la azione del diaframma e quella dei muscoli respiratori toracici (cioè fra respiro toracico e respiro addominale): segnaliamo anche il respiro ondulantc senza pausa, da Cantani descritto, rappresentato da una serie di respirazioni progressivamente crescenti e poi decrescenti in una successione continua : questa aritmia respiratoria si presenta sotto forma di accessi anche molto distanziati fra loro e si accompagna ad ambascia a dispnea e anche a stertore tanto che fu chiamata « asma lipocardiaco » : l'accesso insorge general mente di notte. 11 respiro di Clu:yne-Stokes rappresenta l'alterazione paradigmatica della insufficenza di circolo pure non essendo esclusiva del quadro della I.S.: in questa tale respiro si verifica più facilmente quando essa appare in anziani, arteriosclerotici cerebrali c ipertesi specie dopo oppiacei e forti sedaLivi: può presentarsi anche al di fuori delle malattie del circolo, ad esempio, in malattie cerebrali: può associarsi a modificazioni periodiche del ritmo cardiaco (bradicardia, ritmo nodale, vari gradi di blocco cardiaco): durante il respiro periodico la pausa può accompagnarsi con ottundimento del sensorio e con contrazioni delle braccia e delle gambe: si presentano nella pausa miosi c bradicardia o bradisfgmia e aumento della pressione. n respiro periodico può vedersi (almeno in un primo tempo) solo durante il sonno c, perciò, può sfu ggire all'attenzione del paziente se egli dorme
solo: può in questa figura (si sa che è normale nel sonno dei neonati e si dict:. che così accada anche in certi vecchi) precedere di anni ogni altro segno dt I.S. della quale però è già significativo. La genesi del respiro di C.S. è legata a due fattori: la diminuita scns1 bilità del centro respiratorio (Traube) e la inadeguata concentrazione di CO per stimolare tale centro: Luciani lo ritiene legato ad oscillazioni periodich L della eccitabilità e degli stimoli automatici del centro respiratorio: tal i varia zioni possono essere provocate da tossici (uremia, morfinismo), o da variaziom della concentrazione del G02 nel sangue, o da lesioni arteriose del centro respiratorio (Bufano). Un'altra interpretazione (Scherf e Boyd) riporta il re spiro di C.S. alla liberazione del centro bulbare del respiro dalla influenza del centro superiore cerebrale perché il respiro del centro bulbare sarebb' periodico e alternante: una tale diminuita influenza superiore cerebrale pw\ aversi in via normale nei neonati per lo sviluppo insufficiente del cervello c nei vecchi per alterazioni regressive. donde nel sonno un respiro periodico: l.t indipendenza del centro bulbare può avverarsi in lesioni cerebrali o meningec vascolari o flogistiche: sperimentalmente in animali decerebrati come in am mali ibernanti. Allorché i centri superiori sono gravemente depressi anche un normale contenuto di C02 può essere insufficiente a stimolarli donde temporanea apnea: durante la fase iniziale della apnea diminuisce la saturazione arteriosa di 0 2 e l'anossiemia stimola il centro respiratorio a riprendere i suoi comandi, cosi come nella stessa (ase apneica l'aumento di tensione del COl stimola direttamente il centro: questa esagerata stimolazione del centro per l'anossiemia e per l'eccesso di C02 provoca le fasi di crescendo del respiro con conseguente iperpnca: questa a sua volta riduce il COl nel sangue e così la profondità del respiro si fa decrescente, poi assente c in tal guisa il ciclo si ripete: si è veduto che la somministrazione di C02 impedisce il respiro di C.S. (Friedberg). Il migliorato flusso sanguigno cerebrale dovuto all'azione della Aminofillina porta al mi glioramento del tono del centro respiratorio e alla cessazione del respiro periodico. Una manifestazione apparentemente minore a carico dell'apparato respiratorio è rappresentata dalla tosse, che, se è presente in ogni crisi acuta di dispnea o di edema polmonare, può presentarsi anche isolata, premonitrice o no, di tali accessi: può presentarsi solo di notte, o aggravarsi durante questa: può essere provocata, o favorita, dalla posizione nel letto: può essere un segno di I.S. in luogo della dispnea (vedi importanza di essa in anziani, in ipertesi, in arteriosclerotici): essa aggrava la presente dispnea e aumenta la fatica del ventricolo destro elevando la pressione dell'arteria polmonare (Scherf c Boy d). Segni minori a carico dell'apparato respiratorio possono essere la raucedine per compressione del ricorrente sinistro per la dilatazione dell'arteria pol -
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monare, la cianosi, la emoptoe, l'espettorato rugginoso per la presenza in esso di «cellule cardiache>> contenenti cmosiderina nella stenosi mitralica con congestione polmonare: completano il quadro dei segni respiratori la possibilità di enfisema polmonarc, la presenza dei rantoli nell'edema p.a., l'idrotorace sia a sinistra che a destra (a liquido essudatizio) per un infarto polmonare. Siamo giunti a trattare dei due grandi quadri respiratori: l'asma cardiaco e l'edema polmonare.
L 'ASMA CARDIACO.
E' una forma di dispnea accessionale in genere notturna, legata in parte al sonno {tanto che può presentarsi anche di giorno nel sonno) di cui rappresentano cause occasionali la posizione della testa c dd tronco nel letto senza cuscini, dei brutti sogni, la distensione addominale, i pasti della sera copiosi con liquidi abbondanti: la posizione distesa nel letto favorisce il ritorno del sangue venoso al cuore destro mentre il sonno, per la diminuita eccitabilità del sistema nervoso centrale, favorisce la congestione polmonare nello stesso tempo che non permette al paziente eli difendersi con il cambiare posizione, o con il modificare la profondità del respiro dalla minaccia che gli incombe segnalatagli da una lieve dispnea. L'accesso si annuncia con un senso di ingombro toracico, con angoscia, ansietà, pallore, sudorazione, senso di soffocazione: il malato si siede sul letto, o corre alla finestra nella illmione che gli manchi l'aria ambiente: la dispnea può durare poco tempo, o prolungarsi per delle ore: in genere si calma verso il matti no, scompare durante il giorno per ripresentarsi, o no, nelle notti seguenti: in un accesso isolato, superato che sia, il paziente riprende il giorno le sue occupazioni normali, ignaro della sorte che può attenderlo nelle notti seguenti: se l'accesso si ripete per piLI sere il malato guarda con terrore il suo letto nel quale non può riposare c deve sedersi su una poltrona: in certi casi la crisi di angoscia. di ansietà e di terrore, prima ancora che di dispnea, si presenta al primo calare delle luci alla sera costringendo il malato fin da questo momento a rinunziare al suo letto: io ho veduto mal ati passare la sera e le notti su un terrazzo anche in pieno inverno intabarrati in un mantello e coperti di plaids. L'accesso dispnoico può essere sostituito da una profonda sudorazionc senza motivo, che insorge di notte c che ha lo stesso significato di una crisi rivelatrice di I.V.S. La dispnea può essere inspiratoria, o solo espiratoria, prolungata e talora sibilante come nell'asnia bronchiale, il più spesso mista: il respiro è profondo, talora rumoroso, gorgogliante: ad esso può fare seguito un chiaro
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47° edema polmonare : dopo una tale notte il malato è esausto c ancora più, 0 meno, dispnoico. Elementi patogenetici sono : la congestione del circolo polmonare per Ipcrafflusso favorito dal maggior r1torno del sangue venoso al cuore destro, dc mento base su cui agiscono come agenti intensificatori stimoli patologici par. tenti dal cuore e dall'~orta: l"eccitamento critico del centro del respiro p:r la concentrazione aumentata di col, o per alterazioni vascolari del centr•> stesso, o per la inefficenza brusca del V.S. (Bufano): l'aumento di eccitabtl it.t del centro può essere favorito dallo spostamento verso l'acidosi n elle ore notturne dell'equilibrio acido-base del sangue: favoriscono tali accessi la pos•zione sdraiata che il malato può assumere venendo a scivolare dai cuscini ~·ti quali la sera si era accomodato : li favorisce pure il sonno, che, diminuendo la eccitabilità del centro, aumenta la congestione polmonare e impedisce al pJzientc di cambiare decubito al primo avviso di una lieve dispnea premonitri cc t\on basta evidentemente a spiegare tali accessi la teoria classica ddl,t insufficenza V.S. dovendoci domandare perché essi prdcriscono la notte quando il cuore e il circolo sono in riposo. mentre mancano, o possono mancare. nell'attività giornaliera: n eppure basta la stasi polmonare di per sé perché al lora dovrebbero essere più frequenti nella stenosi mitralica dove all'opposto, sono assai meno comuni: c, ancora, se proprio fosse la I.V.S. a provocar.:: l'asma dovrebbe in tal caso cadere la pressione arteriosa il che non si avvera. o non sempre si avvera, se non in casi preagonici, o da trombosi coronarica. o da grave degenerazione rniocardica (Scherf e Boyd): ci si chiede, ancora, perché la morfina esplica la sua ottima azione pure non influenzando affatto la forza del V.S.? Si profila allora la teoria della origine centrale degli accessi: l'a:tione principale della morfina consiste nella diminuzione dell'eccitabilità dei centri nervosi e, quindi, del centro respiratorio: essa può anche a piccole dosi essere usata come preventivo. La teoria neurogena viene appoggiata anche da varie considerazioni (Scherf e Boyd): gli accessi sono indipendenti dalla stasi, c, relativamente, anche dagli altri segni di scom penso : la saturazione del sangue in 0 2 è normale, nè vi è sovraccarico di C02: i parossismi si accompagnano ad angoscia, sudore, pallore (su questi elementi giovano in senso terapeutico farmaci promazinici) senza altri segni di insufficienza cardiaca in malati che di giorno stanno bene: l'alterazione del c::ntro respiratorio sarebbe provocata da una diminuzione della irrorazione per incapacità del V.S. a provvedere ai tessuti il loro normale bilancio con la diminuzione della portata circolatoria: l'altcra7.ione metabolica e l'accumulo eli prodotti intermedi disturba tra i vari tessuti anche il centro respiratorio a tali alterazioni estremamente sensibile : in tale via si capisce meglio l'azione della morfina.
47! Dobbiamo ancora dire, però, che se gli accessi dipendessero rigorosamente dall'accumulo dei prodoni intermedi e di acidi non ossidati essi dovrebbero essere frequenti nelle stenosi mitraliche di alto grado con portata arteriosa molto ridotta: e qui, invece, gli accessi mancano, o quasi, come nella insufficienza destra (Scherf c Boyd). Ma perché gli accessi vengono preferibilmente nella notte? Si deve invocare l'aumento notturno del tono vagalc, (qui torna utile anche per questa ragione, oltre che per altre, associare alla morfina ratropina): in tale modo si spiegano le crisi notturne di asma bron chiale, le coliche biliari, l'inizio frequentemente notturno dei dolori del parto (Scherf c Boyd): nel sonno si accumula, per alterata eccitabilità del centro, C02: durante il giorno il centro respiratorio midollan: è sottoposto continuamente al controllo dei centri corticali che possono intervenire provocando influenze e reazioni con respiri profondi , ciò che di notte non avviene: la irrorazione del centro anche nel normale diminuisce nella notte. EDEMA POLMONARE ACUTO.
Come abbiamo già detto l'e.p.a. può present~mi come l'episodio terminale di un angor, o di un'asma cardiaca, ma può presentarsi anche come prima manifestazione di una I.S. per quanto in genere esso compaia in soggetti che già presentano crisi di asma: l'e.p.a. può essere preannunziato da crisi di tosse secca insistente c sempre più violenta: l'e.p.a. ripete le stesse cause dell'asma cardiaco, cioè, l.S. per ipertensione, coronariopatie, nefropatie, stenosi mitr;).lica: sarebbe più frequente di giorno che di notte (Bufano): il quadro clinico può essere subito gravissimo e la brusca inondazione alveolare può portare alla morte rapidamente, anche senza espettorazione, con grave cianosi (forma broncoplegica). Il paziente accusa senso di pieno, o di costrizione al torace, ha tosse ed emette un escreato schiumoso anche abbondante, incolore, o, il più spesso, tinto i n rosa salmone : l'espettorato può essere anche francamente ematico (forma emorragica nella stenosi mitralica): il liquido emesso è ricco di albumina (2-3°~) : il malato in accesso è fortemente dispnoico, pallido, sudato: il respiro t; rumoroso, sia per la inspirazione cd espirazione forzata, sia per la essudazione intrabronchialc: all'ascoltazione si notano rantoli fini inspiratori ed espiratori che, rimontando dalla base, invadono tutto il campo polmonarc: l'accesso può durare un tempo breve (mezz'ora o 1-2 ore) ma può protrarsi per giorni : nei casi che volgono al peggio si ha la morte per asfissia: sul suo decorso e sui suoi esiti ha g rande valore la terapia medica più o meno rapidamente, più o meno correttamente istituita. Secondo Frugoni si distinguono alcune forme cliniche di e.p.a.: oltre la emorragica già segnalata, si avrebbe una forma angosciosa e anginosa (di
472 ongu1c coronarica), una forma idrorroica (nella sclerosi cardiorenale), una forma collassante (nell'infarto miocardico). La patogcncsi è complessa: la causa scatenante può essere rappresentar. t dall'eccitamento determinato dalla ipos5ia dei centri nervosi regolanti la circo lazione polmonare (Frugoni), ma è chiaro che alla produzione dell'c.p.a. nnn basta la sola dcficcnza del cuore sinistro (si pensi alla qualità del liquido ddl'edema-Bard): vi si aggiunge, come fattore coadiuvante, una dilatazione attiv<t polmonare dovuta a riflessi vari, inefficente da sola, ma idonea se congiunt.t a I.S. (Vaqucz): tra i molteplici (attori meccanici, fisici, fisico-chimi ci e neuru -vegetativi che concorrono alla genesi dcll'e.p.a. si deve porre in primo piano da un lato l'abnorme permeabilità dci capillari polmonari c la natura stcss:t del teSSUtO polmonare le cui cavità « prendono racqua » COn particolare faCIlità (Froment), dall'altro lato la considerazione che, di fronte al fallimento della pompa aspirante (V.S.), sta il pieno funzionamento di quella prement...: (V.D.): non sono da trascurare fattori ncuro-vegctativi attraverso i quali Jl sistema nervoso provocherebbe la crisi mediante stimoli provocati da istamina liberata in circolo (Frugoni), che, giunta nei polmoni, altererebbe la permeabilità capillare unendo questa sua azione all'elevamento della pressione idrostatica capillare per l'intensificato ingorgo venosa polmonare da ostacolato scarico c da continuato afflusso dal cuore Jestro (vedi azione benefica dei lacci c del salasso) ; in breve, la base di un e.p.a. è sempre la rapida. o improvvisa. intcnsificazione della congestione polmonarc dalla I.S. provocata, su cui agiscono fattori scatenanti di ordine vario ma agenti attraverso ad un aumento del ritorno venosa al cuore: fattori vari come il d ecubito (il clinostatismo aumentJ il volume sanguigno intraroracico c riduce la capacità toracica per sollevamento del diaframma), i pasti copiosi, gli sforzi, la gravidanza (stenosi mitralica!), le trasfusioni di sangue o plasma, le infusioni endovenose di soluzioni saline. Da un lato, quindi, come base la congestione polmonarc propria della LS. su cui gioca un suo aumento improvviso e l'accentuazione dell'alterata permeabilità dei capillari polmonari la cui pressione idrostatica viene a superare la pressione oncotica delle proteine: ma una parte dci fenomeni preparatori c scatenanti spetta anche al sistema nervoso se vogliamo spiegarci l'effetto benefico della morfina.
l QUADRI DT l.$. NELLA STE:-.:OSI MITRAUCA. In questo caso la I.S. non è dovuta a impossibi li tà da parte del V.S. a vincere g li ostacoli opposti nel grande circolo come nel caso degli ipertcsi o dei vizi valvolari aortici, ma a difficoltà che la orccchietta sinistra trova a far discendere il sangue i n essa contenuto nel sottostante ventri colo attraverso l'orifizio mitralico ristretto: è una deficenza, quindi, primitiva dell'atrio, seb-
473 bene le conseguenze si facciano risentire anche sul V.S. che riceve una minore yuantità di sangue e, quindi, sul circolo generale: in ultima analisi, però, la base dei vari fenomeni è anche c1ui la congestione del piccolo circolo determinata, sia dal difficoltato scarico dell'atrio, sia dall'arrivo in esso del sangu~ d a parte del V.D . normale, anzi ipcrattivo come tentativo di superare con il suo gettito l'ostacolo mitralico: ciò costituisce pur sempre: un motivo di compenso al vizio, forse attraverso a meccanismi m essi in azione in maniera r iflessa se si pone mente al fatto che il V.D. può agire con la sua energia solo in fase sistolica per correggere l'o5tacolo da vincere che si presenta nella l"ase diastolica: i vasi polmonari. posti così fra un V.D. a potenza contrattile ac.::resciuta per la ipertrofia c un ori(izio mitralico ristretto che ne ostacola il dcflusso nel V.S., sono soltopO!>ti ad uno sforzo che supera il loro potere di resistenza c, in unione ad altri fattori cui prima abbiamo fatto cenno. può aversi il quadro del gra\'c ingorgo (a\ma). o della essudazione ah·colarc (edema), o la rottura delle pareti vasai i con fuoriuscita di sangue negli alveoli (emoptoc - 10% c.lei casi - , apoplessia polmonarc): la dispnea, la cianosi, la tosse, sono i segni più o meno abituali. L'asma cardiaco è più raro nella stenosi mitralica che nella J.V.S. da lesione del grande circolo: esso, come, c tanto più, l'e.p.a. è meno limitato alla notte ed alla posizione orizzontale e risente più che l'altro di cause accidentali (sforzo, gra,·idanza, parto): alla \lla genesi sembra che sia essenziale una buona efficenza del V.D.: la sua minor frequenza nella stcnosi mitralica che nella I.V.S. d'altra origine forse si spiega per il fatto che la congestione polmonare si svi luppa piLI lentamente sì da provocare più agevolmente degli adattamenti polmonari. L'e.p.a. della stenosi mitralica, evenienza pÌLI frCtJUC t'ltc dcir asma può prcscntar~i sia in ritmo sinusale che in fibrillazione: può ~eguirc ad una rapida digitalizzazione e può essere scatenata da una crisi di tach icardia parossistica. La gravidanza domina il capitolo prognostico della stenosi in modo estremamente serio. TERAPIA DELLA INSUFFICIENZA CARDIACA SINI STRA.
Oltre le norme genera li per un cardiopaziente d i riduzione di attività, di riposo, di m oderazione dci pasti, specie alla sera, c alle norme di terapia generica nello stesso (aminofil lina, teobromina, barbiturici ccc.) nei quadri sopradescritti ci dobbiamo occupare di una particolare terapia ad essi aff:::rente, terapia da adottarsi il più rapidamente possibile poiché spesso proprio nella sua rapida attuazione sta la chia,•e del successo. Nel contesto di questo capitolo abbiamo segnalato particolari fenomcn~ respiratori come il respiro di C.S., l'asma cardiaco, l'e.p.a. ; di essi ricapitoleremo la terapia.
474 Per il respiro di C.S. possono usarsi le inalazioni di ossigeno (appar.:!nte contrasto con quanto alcuni dicono delrazione impedente del COz) e l'aminofillina endovena (noi in certi casi facciamo delle infusioni endovenose protratte per molte ore di essa in soluzione di levulosio). Nell'asma cardiaco !"intervento deve essere rapido, immediato: così, c ancor più, nell'e.p.a. seconda tappa non raramente della sintomatologia: si interverrà con morfina (eccezionalmente si ricorra alla via endovenosa - Lenègre) che calma l'angoscia, blocca le reazioni vasomotorie ed agisce da sedativo del centro bulbare dd respiro: è bene associarvi della atropina: l'uso della morfina è sancito ormai dall'esperienza, benché delle ricerche su soggetti sani abbiano mostrato che la morfina aumenta la pressione venosa (Jandolo c De Rysky): se vi è ipertensione si dovrà ricorrere al salasso: della applicazione dei lacci parleremo più tardi nell'e.p.a.: l'uso .dei diuretici, che, riducendo il volume della massa sanguigna e dci liquidi interstiziali, abbassano così la pressione venosa centrale e aumentano il debito cardiaco. è indicato nell'asma e tanto più nell'e.p.a.: i diuretici possono essere i mercuriali. o quelli del gruppo della clorotiazide. Nella terapia dell'e.p.a. la condotta deve essere ancora più energica, rapida, decisa: si inizierà con la solita morfina (se per endovena non più di un centigrammo e diluita in soluzione glucosata). con la aminofillina endovena (con aggiunta di un antiistaminico secondo Fromcnt): si porranno i lacci ai due arti inferiori per provocare una stasi venosa locale c trattenervi una quantità di sangue lontano dal suo ritorno al cuore destro (prudenza nel toglierli con gradualità!): ovc tutto ciò non basti si proceda al salassa che, più che abbondante (ciò può c~sere indicato solo nell e grandi ipertcnsioni), deve essere rapido, eseguito a mezzo di un bisturi: noi abitualmente insieme a queste pratiche, più o meno complet: a seconda dei casi, usiamo delle iniezioni di cloropromazina e la iniezione di un diuretico clorotiazidico; la inalazione di Oz è di regola. Ci siamo lasciati per ultimo di parlare dell'uso dei digitalici e ciò a ragion veduta. Intanto non vi sarà alcun bisogno (anzi proprio il contrario!) di usarli nella I.S. da stenosi mitralica e negli altri casi ci regoleremo nel loro uso d~lla valutazione di quanto spetti alla deficenza contrattile del nùocardio in senso assoluto o relativo: in questo caso, più che alla digitale purpurea, ricorreremo ad una digitale ad azione più rapida (glucosidi della lanata). o, meglio, ai preparati di strofantina per endovena (magari in infusione endovena con aminofillina in soluzione di g lucosio): il farmaco, rinforzando l'energia delle contrazioni e riducendo l'attività della circolazione di ritorno (Fishbcrg, Katz). diminuisce la ipervolemia e la ipertensione venosa c rileva il debito cardiaco. Ad accesso superato il malato sarà opportunamente istruito sulla condotta da tenere e sulla importanza essenziale da dare a piccoli segni premonitori l
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475 (dispnea notturna, tosse) per un rapido ricorso all'opera del medico, che in molti di questi casi è di una risoluzione \'eramente dr::lmmatica. A questi quadri presenzia sempre il medico pratico più che lo specialista: è il medico condotto, o il medico di famiglia, che per primo accorre presso il letto del malato: la vita del paziente è nelle sue mani, nelle mani di un uomo privo della luminosa aur:ola della spccializzazione: a questi quadri egli deve essere bene preparato: essi sono la medicina pratica di ogni giorno, delle case come degli ospedali, delle nostre sale di medicina generale più che degli istituti specializzati dai grandi complessi apparati investigativi, che, purtroppo, tanto spesso prendono il posto del razioci nio c dello sforzo della meme indagatrice. Leggiamo ciò che scrive un cardiologo di alta fama (I. Chavez - 1958): « E' t•ero che la specializzaziouc porta in sé un'enorme forza espansit•a di progresso, responsabile in gran parte dello sl'iluppo spettacolare di etti noi siamo attualmente testimoni : ma essa coutiene anche il germe di una ,·egressione nell'ordine intellettuale e spirituale. Specia/izzazione t•uol dire frammentazione, risione parziale, limitazione del nostro orizzonte. Quello che si guadagna in profotJdità lo si perde in estensione ... E in questo dramma dell'uomo di scienza attuale si profila uu rise/zio imminente: la disumanizzaziour del medico ... « L a scienza nou coprirà mai il campo intero della medicina; per grandi, per smisurati che siano i suoi progressi, resterà sempre un campo assai largo per l'empirismo della conoscenza, per la "casta osservazione" dei nostri antenati. Se tutte le 1'eazioni organiche potessero un giorno essere misurate, t·egistrate e anche rip1"0dotte nel lctborato,-io, le reazioni psic!Jiche del malato, le sue sofferenze e la sua angoscia, resteranno sempre al di fuori del controllo 1·igoroso della fisica e della chimica, come l'oscuro fattore genetico che ci governa fino dalla notte cl ei te m pi >> .
SCL'OL \ DI S,\ '\JT:\ ' ~fiLI T \RE Com"nd3nt~: M:t~g.
Gcn. Mcd. Prof. c:noo l'"u'
ISTITl..'TO DI IGJr.I':E E :\IICROBIOLO<,JA Dirt·ttorc: Tcn. Co l. Mcd. Dott. SA t ' ITORL FRESI
L'ADATTAMENTO BIOUMORALE DELLE RECLUTE NEI PRIMI GIORNI DI SERVIZIO E DURANTE S. Freni
L'ADDESTRAMENTO F. Sanfilippo
A. Bernini
Di comune acqum7tone ~ l'importanza che ri1·e~tc in qu:-tbi:~'i addestramento l'inten·ento eli un'azione coordtnat~ ci'ordine eminentemt:nte sanitario che ri~ponda sia a prcci~i criteri di prevenzione sociale, ~ia ad una finalità scletti,·a per una razionale utilinazione Jei singoli. Nel cor~o degli ultimi ckcenn.i, superata la semplici\tic:~ l'~igen7a terapcutic:-t ed info~ tunbtic:~, gli srudi ri1·olti :~l chiarimento del fauore o dei fattori che condizionano nel l'organismo um:~no, per l'~spt:tto attirudinario e per qudlo preventivo, !::t migliore rispo~ta, hanno realizzato note1·oli progressi. Da una pane, la prohlemarica <kll'idoneità. non più limitata acl un concetto d i salutL' es:lmi1·amcnte inteso nell'accertamento di e1·entuali tarc e m:1lartic pregrcsse od in :mo tali d:t pregiudicare le possibilità lh rendimento nttu.tli c lo srato fi ~ico futuro, si è naturalmente esu:~a al tipo tli art h ità, cioì: alla valutazione dell'efficienza in rapporto all'i m. pegno psico-fisico particolare. Dall'altra parte. la conoscenza che lo svolgimento pratico di un adde~tramento pi:L nificato, anche se rispontlente nell'impostazwnc all'unica condizione capace di miglior:~re la salute e l'efficienza de lla ma~~a ed identificabile nella progressione quantitativa c <lua litativa ddl'attilità, non può non risentire specie nei primi momenti di una serie di fattori interferenti quali clima, :tmbientc fi~ico, :tlimcnt:Jzione. tipo e ritmo d i atti1·ità. situJ zioni psicologiche, condizioni cmoti1·c. ecc., ha contribuito a definire, a lato di una pura applicazione di e~ercizi a progres~iva difficolt;,, il signific:no d i una estima zione più accurata c completa dell'indi,·iduo quale complesso in adattamento alla 'ita colletti la cd alla nuova funzione. Con riferimento all'interc.,.,e di una colletti l irà militare, il problema addc~trativo risulta sempre l'ivo sia per la stessa ragion d'essere che l: soddi,fatta unicamente dalla con. tinuità della mas<,ima efficienza si:~ per la car:meristica prevalentemente <1ualitati1·a che in es~a va assumendo l'impiego dei componenti. Es~ndo evidente che il metodo addestrati,·o non può cs~ere condizionato csclmil'amentc da l numero degli uomini da addestra re né d:.tl rinnovo pl'riodico del potenziale umano e neppure dalle situazioni infrastrutturali o dalle comingenzc finanziarie, la più redditizia utilizzazione del tempo e dci mezzi a disposizione, per non derogare dal fine di un utile impiego, presuppone l'inrerl'ento di una or!!anizzazione complessa e l'applicazione di una tecnica c>tremamente :J!llnata in ordine al profilo del combattente d'oggi,
477 al sistema ordinativo-logisrico, all:l dottrina militare, :~ll':llnbicntc politico-sociale cd economico del Paese. Le caraueristiche d i resistenza fi~ica, di a rdimento, di endurance acquisita (resistenza più ~offeren z:1, secondo Mollen e la capacità di portare :1 termine la missione affidata in ogni evenienza, non po~wno d'altronde essere intese come acquisizioni d'intcrcs.;e pur:.~mente ind ivid unle ma devono cs~ere inquaùratc nel rapporto collettiYo, poiché su queste ba ~i è l'anicolazione delle unità e tlci \ervizi ai 1·a ri !il-elli c nei diversi ambienti tattici. Se ciò delinea ~ommariamente le ùiflicoltJ ùa superare, chiarisce altresl il prcdomi narc in un esercito moderno dèl l:l per~onali1~1 del combattente cd esige un ancor più stretto legame tra finalità dell'azione \:lJlitaria eù idoneità relatil'a al tipo di attil'ità. Nell'Esercito it:J iiano. già da !XLrecchi nnni, l'ndùestramcnto è posto su un piano organico e razionale. L'attuale suddivi~ione in cicli ndde~trari1· 1 ri~ponde ad un criterio di progre\sionc: formazio ne del combattente inclil'idualt:, su:t pn.:dcsignazione c specialì7.zaziont· nell'in carico, acqutstzionL della capa.:ità opcrativ:t a lil'ello dapprima delle unità elementan e poi di quelle fondamentali di ciascuna Arma o Sen·11io ed mfine impiego in cooper,1 zione nell 'ambito interarmi cd interforze. Accanto alla valorizza7ione delle funzioni ùi ogni unità nel quadro di un renùimento che ~arebbc nullo 01c a quello di cia\cun complesso non si associasse il rendimento degli altri, si riconosce, per altro, un r:1pporto ùireno con l'uomo. qu:1lc entlla biologica c psichica, specialmente nclb merodologia iniziale dell'addestramento, rapprc_ sentata d:~lla ~uddi1·1sione in tre fa~i dello stcS\o primo ciclo (addestramento preliminare, avanzato di I c TI tempo). Durante queste fasi, ncll'ctlucnione f isica. nell'addestramento formale sen.7.a armi, nell'apprendimento teorico-pratico sull'impiego dell'arma individuale c sulle modalit:Ì con cui il singolo combattente deve muovere ed agire sul campo di battaglia, la pro gressione dell'impegno è prevista in ordine ad una g-radualit:• quantitativa e quali tativa riferita a piccoli ag~ruppanv:nti di reclute con caratteristiche d'idoneità similari, senza sollecitazioni fisico psichichc app:trcntcmente al di E. dc'~~ possibilità di adattamenw e con compenso dei bisogni anc he atLr<lVerso un ritmo eli lavoro sufficientemente elastico. Per quanto si riconosca in dert:t pianificazione una impo,lazione prcttamcntc scien tificn del condizionamento biologico e psicopeùagogico dell'uomo-soldato, è tutta' 1a c1·i dente che 1:1 formul:t7.ione pratica può non risultare aderente al massimo rendimento, oltre che per la vari:1bile imcnsit.à di ::tlcuni fattori gi~ prc1·isti (cambiamemo del genere di \'it:J, li1<:llo medio dell'alimentazione. ecc.1 per l'intt·n·ento tliscominuo di :~Itri fra i quali i rapporti con l'ambiente, con l' btrut tore, con i commiliton i, ed il fatto di 1iYcre in una collettività basata sull'applicazione di u n regolamento di disciplina. In ordine quindi al problema della reatri1ità indiùdualc c di mnssa nell'ambiente mil itare, abbiamo riten uto opportuno, a completamento di precedenti ricerche. esaminare ul teriormente alcuni aspetti della vita militare attraverso la definizio ne delle modifica _ zioni da essa indone nel ~lllgolo e nella collcttil'ità. E, premesso che la capac ità aJauativa è pcrfettibile con L1rmonica correlazione dei fa ttori anato mico-strutturali c funzionali dei l'ari org:1ni cd apparati c che un:J sua occu rat:J l'alutazione può realiz7arsi solamente :lttra1·erso uno studio complesso. il quale da un esame anamnestico e clinico ùi bnse si completi nclb esplorazione ddle di1·erse fun. zioni organiche sia a riposo che soprauu tto nello sfor7.o- quest'ultimo, inteso come atto fisiologico dinamico non nece~sariamente correlato alla intensità del ]al'oro, può rendere nece~sario in alcuni indiYi:.lui c non in altri, a sccond,t della robustczz.1. della costitu-
zione fisica, del grado di allenamento, l'intervento <.li panicobri meccanismi intemifica tori peculiari dello sforzo, conseguenti cioè a necessità subiettive in~ite nella pcrsonalit.1 del soggetto - abbiamo condotto le indagini limi tatamente alla valutazione <.li alcur. fattori umor:tli. ritenendo valida la diretta ed immediata relazione tra modificazioni dd mezzo inter iore ed economia tutt:l dcll'org<lllismo sia r1el senso di disponibilità energetica che in quello di resistenza. rendimento, dilazione delb fatica, ecc.
..
..
Lo studio (; stato condotto m duecento reclute del CAR di Siena c svilup pato >ÌJ nei primi giomi di permanenza nella collettività militare che durante il secondo c te rzo ciclo addestrativo. Es>o si \: indirizzato alla ricerca ed al dosaggio degli elettroliti del siero, della fosfo rcmia, uricemin, glicemia, colcsterol~mia, protidemia, lipidemia, fo>f:!tidemia, lipo c pro tidcmia frazionat:.J, degli esosi totali c di :tlcunc anività enzimatiche del siero. Il rilie1·o dei valori u momli ~ stato effettuato in cond iz io ni di riposo c dopo )0' da uno sforzo st:tndard consistente in 30 flcs,ioni effettuate in un tempo di 30". T soggetti, provenienti dalle \arie regioni d' ltali<r, tutti di <tà compresa tra i 21 c 22 anni. prcvia conferma della loro idoneità al servizio militare incondizionato, sono suni co~ì raggruppati: - un lotto di 40 r~clute, d quale è stato \Ottoposto ad irtdagìni ripetute quotidianamente nei primi cinque giorni di permanenza; - un lotto dì 160 militari, che(> ~tato mc!Jiviso in quattro gruppi di 40. esaminali rispettÌ\'amente dopo il L 11, Ili c l V giorno dall'arri,·o; - un lono d i 36 soggetti, rica\'ato dal secondo, che \: stato r icontrollato anche dopo otto c quauordici mesi di atti,·ìtà addcstrati1·a. P er le de terminazioni ~ono state impiegate metodiche colorimetriche, spettrofotome trichc, elcttroforetiche c più precisamente: ,pctlrofotometria a fiamma per gli eleurolitì. metodo di Fiske Subarrow per il fosforo inorganico. metodo Folin- rewton per l'acido urico, metodo Kìngsley-Gornall per le p rotei ne totali, me todo 1\saator-Kìng per la g lice mia, metodo Mac rntyrc-Ralston per il colesterolo totale cd e\terificato, metodo Mona sterìo per i lipìdi, metodo Zilversmit-l)avis per i fo~fol ìpidi, metodo Menini-falholt Lam per i polisaccarìdì totali, metodo 1\ntonini-Piva per la protidemìa e lìpoprotiJemia fra . zionata, metodo di Quick per l'attivit;Ì protrombinic:~, metodo Sìbley-Lchninger per l'aL dolasi. metodo Frìcdmann-llaugen per le transaminasi, metodo \Vroblelwskì-La Due per la l:!tticodeidrogen:Jsi, metoJo Grifols c King-K ìnd per le fosfatasi.
••• N elle tabelle 1, 2 e 3 sono raggruppatr 1 dati relativi a l cont ingente, suddivisi in relazione alle professioni, alb pro1·enienza, alla classificazione morfologico-fun zionale dei soggetti e ciò perché un esame d 'insieme. pcrmcnendo una valutazione generica dei sog· getti, può fornire un utile elemento dì riferimento nel giudizio complessivo dci rapporti intercorrenti fra collettività, ambiente cd addestra mento. 1'\ella tabella 4 vengono sintetizzati, oltre alle modiiicazioni riscontrate dopo 30' dallo sforzo standard, i valori di ripo)O del primo lotto di reclute, rispetti1•amcnte dopo l, 2, 3. 4 giorni di permanenza nella collettività militare e ciò a chiarimento del p reva lente rapporto tr:l ambiente collettivo c capacid adattiva individuale. Nella tabella 5 sono registrati i livelli umorali dei gruppi appartenen ti a l secondo lotto, ~uddivìsì anche essi in ordine al tempo cd alle condizioni basali e dopo ~forzo.
479 T\llELLA ~.
l.
COMPOSIZIONE DFI. CO:-:TI"\Gt:-<TE P t. R PROI'I·'>S IQ-..;1. E RESIDENZI\.
%
Il
ResiclcrlZ•
%
Agricoltori
12.3
-,l
Piemonte
3,3
Artigiani
15,7
Lombardia
19.7
Oper:l.Ì
19,6
Veneto
18,1
Operai specializzati
23. 1
Ernili;1
X,4
Commercio
4.4
T osc;lna
11,6
Impiegati
<), l
Lazio
12,R
Studenti
3,7
Campania
3,1
Altre profe.,.,ioni
12,1
Puglic
10.2
Calanna
4,'5
Professione
- - - - -- - -
!1 r,
l,
l Isole
lU
T \IIELLA
CoMPOS IZIONE DEL CONTIKGENTF SECONDO INDI CI MOR FOLOC I CO·FUNZION \LI.
l,_ Mediocri Normali Buoni Ottimi
l
indite di rcsi;tcnz.t di Pignct
Indice di robustcv • c;trdiaca di Ruffi.:r ~--
8.9
0,6
17,8
1,7
21,2
47.6
52 ,1
50, l
100,0
100,0
N. 2.
TAIH:LJ.A
N. ).
V \I.ORI ~fEDI TOTALI. Prim.t
Na
mg
.K
,
Dopo ·fort.o
33(i
359
»
19,3
li!5
Ca
b
11,7
11,9
P inorganico
,
2.91
us
2.7
2,8
Acido urico
0,9'i
O,t\7
Colesterolo totale .
..
1705
174,9
Colesterolo esterificato
9
116,1!
1205
Colesterolo lilx:ro
l>
5~.7
5·1,4
Lipidi totali
,
519,1!
49H5
<;!i-:emia
Fo~foro lipidico
)>
7.2
1\,9
bosi tot:J li
~
l20;1
11(1,5
7.29
7,23
Proteine totali
g
Protroml>in:.J
JO()
100
Albumin:t
'>
58,01
'56.68
::Zl
:'>
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4,4 1
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•
8,26
8,48
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11.97
')
17,()
18,46
Alb. Cl ·> b.
1.38
1,32
pia
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2.86
., l
Aldob~i
LI.
7,!\
il, l
Lauicodcidrogcnasi
•
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Transaminasi O
•
11,1
11.9
lU
8.-f
Tr:1nsaminasi p Fosfatasi acida
•
3,0
2,9
Fosfatasi alcalina .
;,
9,R
i!. i l
\
livelli che pOSti 111 relazione l quelli del l n lotto forni-.cono un certo conforto sunistico alla ,·alutazione del primo. Nella tab(l/a 6 sono comp:1rati Lr:l loro i tassi riscontrati nel terzo lotto e rilevati sia all'inizio dell'addemamento che dopo 8 e 14 mesi di attività, in corrispondenza cioè al secondo e terzo ciclo :tddestr.Hi,·o. c sempre nei due aspetti basale e dopo sforzo, sui quali l'elemento predominante è palesemente rappresentato dall'ndclestrarnento effcuu:no. Una disamina particolareggiata del comple~~o dci repeni ac<luisiti nei diver~i mo menti cd in seno ai v:Jri gruppi induce ad alcune considerazioni in merito ai movimenti umorali ed alb dinamica metabolica. 'ell':mcggi3mento :~ssunto dagl! elt:uro!it1 l. chiar:-tmente rl'.'\ is:-tbile una risposta rea L riva dei mecc::mismi regolatori del ricambio mtnerale e<luilibrnta :1lle sollccit:lZioni. Nott' di un certo impegno in senso minerakorticoidc, quali l'incremento della n:ttriemia c contcmporane:-t riduzione della bliemia, sono presenti nelle b~i iniziali; tuttavia es~e -.i Jttenu::mo molto rapidamente 13' gi:>rn:H:J) !ndin· ciò di un non ~uperaw nurginc di siclL rezza della capacit..1 :tdattiva. Anche il tipo di risposta fornito dopo 8 c l-t mesi di adde~tramento, •oHappontbile al fi5iologico ,·ariare che si m:lllifesta dopo un allen1mento, assicura sul completo :tdeguamento dd ricamh10 elcttrolnico :tlle ncces~id. La contenuta e transitoria ipoglicemia dopo ~forzo, tra l'altro assente al secondo c terzo prelievo, rileva come fm dall'inizio i meccanismt glicorcgolatori 'i adattino alla prestazione fi~ica ed allo st<llO di tell)ione p~ichica mediante processi tli restaurazione molto rapidi anche per l'integrità funzionale dd medullo~urrene. Il decremento quanti tati\'amentt. appena acc.ennaro ddb quota glicemica di hase del l o louo è in,ece più da considerare come un'osci llazione dipendente da comuni fattori, quali lo 'taro di nutrizione e l'::~rco di tempo del digiuno più prolung:Ho per il milimrc. l valori della forforenua presentano un andamento uniforme con variazioni :tffatm significative tr:tnne che per il naturale lieve incremento dei livelli dopo sforzo. Il ta.;.;o urìcemùo medio nelle di,·crse condizioni non rie'cc ad offrire spunti capaci di richiamare una qualche alterazione del met:tboli~mo proteico esogeno ed cntlogeno, significando con la cost:t nza <.lei v:llori una completezza dei meccanismi d i compenso di fronte :~Ila entità c qualità dci!li stimoli. Analogo è il comportamen to del compleuo protrombinico la cui atliVtta sempre in ordine alla normali1à (100 · ., ) segnala altresì un risultato prcuamentc fisiologico della esplorazione proridometabolica a livello epatico. Non dive rso è anco ra l'indirizzo dei polìsrwcaridi totali non g lucosnrninici legati alle proteine; infaui le modeste variaz.ioni dopo lo ,forzo h:mno andamento parallelo alle fra. zioni del protidog-ramma ricche di carboidrati c ciò è particolarmente espresso dalla correlazione fra esosi protido-leg:lti e fraz ione cx. 1 delle globuline. L'anali\i del ricambio hp1dico, con il modico aumento della colcst~.Crolcmia concordante fra l':tltro con il lievi.,.,imo incremento del rapporto lipoprotcico e della frazione ~ del protidogramma, con la riduzione dei fosfatidi c della lipemia totale, mette in evidenza la normale dinamica per la necessità dello sforzo delle quote \'eurici dai depositi alle sedi di utilizzazione, il che esprime anche b normalità dell'adattamento endocrino nei suoi molteplici nspetti (funzione glicoaniva corticosurrenalc. incrczioni ipofisarie, pancreatichc, ecc.). L'o~cillazionc giornaliera piuttosto modesta dci valori hasali del primo !otto dà conferma altresì che il metabolismo lipidico non reagisce all'inizio con un indi-
ph
N. 4.
T\8ELLA
LOTTO (
0 :
VALORI U M O R\LI .\lEDI, PRIM.o\ F DOPO ")f'ORZO, RFLAn VJ ALLO STES~O CJlCPPO
Oopo Z ~o:iorni
Dopo l giorno
l
Ot:Ro\I'Tl I PRI.\11 G IOR:'\1 1>1 PER M ANHOZ.· \.
Dopo 3 giorni
Dopo 4 giorni
D
p
l)
B5
382
354
387
350
372
Hl
356
K
l 20, 1
19.4
19,8
19,2
19.1
19,4
19,2
19,3
C.1
11,5
11.7
11,6
11 ,4
11,5
11 ,7
11,6
11,6
P inorganico
2,8
3,1
3,0
3,0
.3, 1
3,2
3,0
3,1
Acido urico
2,6
2,6
2,6
2,7
2.7
2,8
2,6
2,6
Glicemia .
1,0
0,75
0,95
0,80
0,90
0,80
0,90
0,80
Colesterolo totale
171,2
172,9
168,6
169,5
170.1
176,3
l 74,3
175,7
Colesterolo cstcrific:tto
114,1
1175
11 6,4
121,1
118.2
124,1
121.7
122,4
Colesterolo libero
57,1
52,2
48,4
51 ,9
52,2
52,6
53.3
Lipidi totali
524.3
519.2
51l.6
502,1
508,7
511,3
7.0
6,9
7.0
7.0
7,1
r..R
i,O
l '2.l
Il~.'
12"'1,4
L !l,/
llh,2
115,5
l 14,6
7, 15
7, 18
7,24
l
Fosforo lipidico
Esosi tot:.1i Protc:.\ne tota\ì.
!: /.
D
7,26
7,12
7,30
7.24
D
501,5
l 10,0
7.19
Protrombin3
100
100
100
100
100
56,74
58,41
57,09
56.62
57,19
57,60
58, 15
58.34
Albumina
4,62
4,39
4,47
4,40
4,98
4,77
4,34
4,29
8,44
8,21
8,27
8,37
8,43
8,26
8,45
8,3 1
11,6~
11,50
11.63
11,76
11,95
11,58
11,82
11.60
18.75
17.4 1
18.61
16,5)
18,23
18,63
17,84
17.32
l ,l l
1,40
1,33
1,40
1,30
l ,33
1,35
138
2,80
2,76
2.74
2,8!
2,78
2,75
2,71
2,7 1
7.8
7.4
7.8
7.6
8,4
7,4
8,0
75
27.4
27.1
27,6
27,2
26.8
27,0
27,)
27.6
L::nticodeidrogen:t\Ì
12,9
11,0
12.5
11.2
10,4
12,7
10.8
11.8
Transaminasi O
7,7
8,0
8.1
9,6
7.8
8,3
7,5
8.2
T ransaminasi P
2,9
3,0
2,9
3,0
3,0
3,1
3,1
3,1
Fosfatasi acida
Q,6
]0,8
9.4
9,0
10,8
9,8
10,4
11,6
Fosfala\Ì alcalina
"''
'(
Alb.jGiob.
Aldobi
u.
100
i'\. s.
To\HfLLA LOTTO 2° : T<\f:.~ l MLDI t•RIMo\ 1- DOPO MORZO "\rt GRl"PJ>l 1 "'\\11:\"-\1'1 DOPO
(;ruppo 1°
lìruppn 4°
D
f)
Il
JH
!59
339
!61
351
164
!26
347
K
19,1
1/.H
185
17.6
18.7
18,4
20.8
20, 1
Ca
11,9
12.1
12, l
12,1
11.8
11,6
11.4
l 1.8
P inorganico
2.8
u
2,9
3.1
2.8
2.9
3.2
u
Acido urico
2.8
2.9
2.9
2.8
2.7
2,7
2.4
2.i
Glicemia
0.90
0.85
l ,05
0.90
0,95
0,90
0.90
0,85
Colesterolo totale
180.5
189.i
165.0
165.7
l 74,1
174.5
160.8
170.2
Colesterolo esterificato
124.3
129.!
l l'i, l
l 15.2
l22.i
120.5
l l 1,8
l 18,7
Colesterolo lihero
56,2
60,4
49,9
50.5
515
54,0
47.0
515
Lipidi totali
535.4
518.1
50i,7
485,8
529.2
50!,2
i!8,9
506.i
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f'o>foro lipidico E'iosi totali
l
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100
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58,29
57,65
58,74
57.31
55,63
-
57,93
54,47
4,67
4,5 1
4,54
4,43
4,73
4,62
4,58
4,48
7.92
8,17
8,27
8,62
8,45
8,24
8,22
8,39
l l,H
12,28
l 1.39
10,91
l 1.05
l 1,65
11.81
12,43
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16.47
16,75
18.15
li,JO
18,46
19,86
17.46
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rizzo ~>pecifico, come ~embra invece indicare il confronto dei v::~lori del terzo lono do\'<: si registr:tno e !:t modesta climinuizione dci tassi b::~sali cd il minore aumento di quel11 dopo sforzo, in chiara relazione con il fattore addestramento. Il quadro s1eroproteico dei primi giorni eli permanenza nella collerti\·ità. pur con modi ficnz ioni parcdbri e valutahili nell'ambito dei valori normali, presenta una fisionu_ mia ~ ulficie nremente defin ita che si car:ltterizza in una ipoalbuminemia associata ad incre mento delle fwzioni a 2 • ~ e particolarmente ·r delle g lobuline. Se è lecito su pporre eh<. l'aumento delle y globuline non possa e\\ere dovuto per tale penodo ad um esaltat< sintesi, il contemporaneo ridotto perfezionamento ddl:J molecola alhuminica, l'incrcmenrn delle frazioni C<2 c r~. c non della Cl.p la deflessione del la protidcmia, suggeriscono l'ana logia del quadro con quello della sindrome di adattamento. In ordine però all'entità delle modificazioni che a carico delle suddette frazioni imn vengono di solito per la semplice esigenza del trasporto di maggiori quantità di materialt dinamogeni (glicidi e lipidi), l'insieme delle variazioni (; Ja ritener~ i più intimamente conness:1 ai bruschi mutamenti cmodinamici, cardiovascolari c renali ed alla i m pro\'\ i ~:1 esaltazione di vivaci scambi idrici fra sangue e tessuti, come appunto può ,·erificar\i nello sforzo, piuttosto che Jd una ~ituazione di \Cro e proprio impegno corticosurrcnale per azione degli stressori attraverso la via diencefaloipofisaria. Con riferimento a ll 'attività adclestrativa il protidogramma si presenta piuttosto con fuso, anzi con tendenza ad orientarsi nel senso opposto a quello iniziale, con variazioni meno marcate, per cui riesce diHicile esprimere un commento ,-aluwti\'0, tranne che per !e y-globuline il cui aumento ~· dovuto, almen:o in gran pane, ad attivazione mcsenchimale specifica r:1pponabile ai trauamenti immunit:1ri subiti dai soggetti (rinforzi e richiami del 6° mese).
Il comportamento degli en:::1 mi non presenta in complesso una fisionomia particolare; i valori regimati infatti poco si discost::mo dai limiti della variabilità fisiologica. Il lieve incremento denunciato da lle aldolas i e dal le rransaminasi potrebbe fare am. mettere o che l'insieme delle trasformazioni che adducono alla liberazione dcii:~ energia di contrazione abbia esaltato le attività enzimatiche regol::mici dei numerosi proce~si specie di fosforilazione o che vi sia un aumento della permeabiliaì cellubre connessa con fenomeni met:Jbolici di fatic:J; ma l:t non persistenza olu·e le dodici ore dei valori :Jcquisiti, Li M:1bilid Jei titoli <.Iella buicodeidrogenasi e la ten<.lenza alla ri<.luzione del tasso delle fosfatasi, specie alcalina, prospettano le sud<.lette ,·:uiazioni come dovute prevalentemente a fatti di cmoconcenuazione che conseguono ad attivitJ muscolari anche mode~tc. Un:1 conferma indircna (~ del resto fornir:~ dal <.liverso comportJmcnto delle aldolasi e transaminasi a ll'8° e 14° mese quando coesistendo una preparazione JJdestrativa l'in_ f!uenza delle modificazioni circolatorie vaenc note,··olmente ridotta.
Le modificazioni rilevate permettono quindi alcune considerazioni conclusive sia per quel che riguarda l'aspetto adattivo della massa ~ia nei confronti del rendimento ,·aiutato anch'esso quale esprc~sione della normalità òei meccanismi di compenso. Mentre nel gruppo dei giovani esamin~lli dopo 8 e 14 mesi <.li attività a<.ldestrntiva i tassi medi basali e dopo sforzo esprimono l'orientamento metabolico fisiologicamente cons<:guente a sollecitazioni utili (:Jilenamcntot, la situazione umorale dei primi giorni di ambientazione non appare altrettanto significativa per sostenere in quesw fase un superamcnto dei limiti di re~istenza.
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La mancanza di una risposta nel senso dell'esaurimento secondo Seyle pona di conseguenza ad ammettere che l'entità od il ritmo degli stimoli non deroga dalla normale intensità e successione cui è adattata la rnagg-ior:mza della compagine o che per lo meno essi non si evidenziano con una immediata modificazione bioumoralc. Del resto la risposta allo sforzo moderatamente impegnativo quale è quello cui i sog. getti sono stati sottoposti fa rilevare come, dopo 30' dallo stesso, l'azione dei meccanismi compensatori abbia quasi sempre equilibrato la condizione bas<Jie, espressione ciò di una capacità reattiva non alterata dai rapporti di collettivit~ ed ambiente. L'indirizzo poi delle piccole modificazioni, la cui entità rientra spesso nell'oscillare normale del determinismo tecnico, definisce ancor più il quadro nel senso fisiologico. Attraverso l'indagine condotta su alcune costanti metaboliche, è quindi possibile affermare, che esiste fin dai primi momenti nelle rechJte un adattamento dinamico alle esigenze che insorgono con il murare delle condizioni di ambiente e di attivit~. Lo spostamento degli equilibri verso nuovi livelli si manifesta inoltre senza particolari impronte in quanto i numerosi meccanismi di smorzamento propri dell'organismo umano ed il margine di capacità funzionale dei grandi sistemi di compenso riescono ad assorbire e neutralizzare le diverse noxae, a ripristinare la normalità, ad esprimere un rendimento utile anche se, dovenJ.o~i considerare il rendimento sul piano biologico integrale, cioè quale espressione di etluilibrio fisico c psichico, non sono da sottovalutare, particolarmente per l'aspetto preventivo, tutti gli stimoli psicoemotivi la cui e fficacia stress:mte può rendersi manifesta :1 volte in un tempo successivo, attraverso ur, esaurimento a ripercussione suil'economi:J generale, come vera e propria di~armonia metabolici. E' evidente peraltro che molti elementi influiscono sul!:t rispo~ta: tra essi si sotto. lin<>a l'accertata idoneità, l'accurata selezione psicofisica, la congrua alimentazione. Emerge altresì chiaramente con 1:1 gradualità de ll'impegno cui è wttoposto il giovane ::~Ile armi, un:~ « ra~ionalit:ì '-' de l metodo che investe sia l'ambiente che l'attività e l'uomo. Alle difficoltì ambientali intese nel senso degli stimoli fisici c delle situazioni ~sicoemo tive cui non è possibile sottrarsi, all'attività espressa spesso cb atteggiamenti e sforzi concatenati Ja una logica tecnica che rich iede il dominio di ogni reazione istintiva, si oppone la linearilà di un metodo che, nel quadro d i un rendimento fi sico elevato, esalta l'individualità del soggetto attraverso la completezza delle qu:Jiità morali, Ji volomit e di coraggio.
R l!\SS1.::>~To. Ribadita l'importanza che neli':Jcldestram~nto militare riveste, per l'aspetto preventivo c per quello atritud inario, la razionalità del «metodo», vengono esa. minati alcuni aspetti dell'adattamento bioumorale della collettività. Lo studio, svi luppato su reclute nei primi momenti del loro ambientamento e duran te il Il e Ill ciclo addesrrativo, è stato condono con una serie di indagini sul comportamento di alcune costanti metaboliche. Si è rilevato fin dall'inizio un adatta rsi d in::~mico alle esigenze che insorgono con il mutare delle condizion i di ambiente. di attività e lo spostarsi degli equilibri verso nuovi Jivclli senza particolari impronte reattive, il chè, nel yuadro di un rendimento elevato, sottolinea la rispondenza della formulazione pratica dell'addestramento alla capacità della massa di assorb ire le diverse noxae.
Rf.sur,nL - Lcs AA., après avoir souligné l'importance de la rationalité de la méthode dans son but prèvcntif et aptitudinaire, examinent des aspects de l'aclaptation hiohumoral de la coliectiviré militaire.
L'érudc a été efféctué sur rccrucs dans la premu: re pcriode de lcur vie militaire ~·t durant 13 Il et III p hasc du entralnement avec des reche rches sur Ics variations <.Ics quelqucs co~tantes mraboliques. Lcs . \A. ont rema rqué, au debut, une adaptation aux exigenccs qui se sont préscn tées avec les nouvelles conditiom de milieu et d'activité. Aussi ont demontré, 3\CC un'an :~ lysc détaillé, une correspondcnce entre le gc nre du cntraìnement cfféctué et la capacir~ de la masse de absorber plusicurcs noxae malg ré dem;andcs plus élevécs.
S u MMARY. Confirrning thc irnportance of the r:nionality of < method :., during military train ing, both undcr :tptitud inal and preventive point of vicw, the AA. cxaminc some aspects of humoral responsc to thc bìological ad:tptation of mihtary collectiYene~ ·· Thcrcfore, a number of rcscarches on thc va riation of some merabolic rates, hav<.· been carricd out on recruit~ during their first adaptation to military !ife and during 2nd an d 3rd milit:try t ra ining periods. Since the beginning, th~ AA. havc ob1erved a dvnamical adaptation to the change' of environment conc.litions and activitics, nnd the displaccment of halance towards ne'' bel~ without particular reactivc marks, which, became o[ high cfficiency obtained. underli.ncs the respondcnce of rhc praticai fo rmulation to the capaci ty of :tb~orbing ~tre~scs.
B1BLJ OCRAF1A ALB~RCHll'.\
G., FRINI S., C10'II A .. c.,.,rRt·ccr D .. FR\"CHI F.: Minen•a :\ff'dim -!<>.
59-64, 2289, 1958. L., B EN(; tNr A., TANG\"'EI.LI C.: Ro!l. Soc. /tal. B10l. Sper. 35, 1346, 195<>. L., Br.NCIN L A., Nuzuc1 G.: Ro/1. Soc. !tal. Bio/. Sper. 35, 1.348, 1959. A"'TOI'.l·LLl F.: c Psicologia c psicop:ttologi:t dello ~port • · EJ. Scicnt. Leon:.trdo. Ro m:t. 1963. B A t. Ul'CC r M.: Boli. Soc. l ù1l. Hiol. Sper. 29, 930, 1951. c... sstN I !I U.: Gior. Mcd. Milit. i8, 10, 54 1, 1930. CASULA D., CHERWI P., SPrN.\Z:WLA A.: Ciorn . Clin. Mcd. 5, 42, 4Y9, 196!. C.\sn.A D., CHJ~ R CHI P., FuiCHJ:.Sl: G., SPINAZZOLA A.: Cior. Cftn. Med. 6. 42. 619. 1%1. Cr:RRITO A.: Rass. Med. l nter. 26, 320, 1957. CHAILL I, Y- Br:RT P., Pt.AS F., P A'I, L ,\RDY G.: Presse Médicale 15, 705. 1962 . D F M ARCIII R., L>E Novr:LLIS M., L uBJCH T., M ANzt:-.n E.: Med. Sportiva 14. 3. 107. 1960. DE PERCOLA E., M OI'GELLI-SCI\:-.1\AMEO N.: Minert'a M edica 18, ii7, 1961. Drr:z S.: Rass. M ed. lnd. 2, 3, 193 1, Dr M Acco G .: « M alattia e diJposizione •, Ed. Mincrv:t Medica, Torino, 1959. CAGLIO M., MrNEO R. : Med. Sportiva 14, l , 1!. 1960. GEoRGOPO U LAS LA., PROGDFIT W.L.. PACE I.H.: Circulation 23, 567, 1%1. GoasATO F., ZAGAR ESE G., T v RCIIETTO P.: Ltworo Umano 6, 241, 196 1. HERLIT7.KA A.: « Fisiologia del lavoro umano •, Ed. Garzanti, Milano, 1948. LA CAVA G.: M ed. Sportiva 13. 9, 434, 1959. L A CAV,\ G.: c l nrroduzione alla medicin:t ~partiva:., Ill Stage I ntcr. d'Emr. Ph)•s. Sport. M ilit., Formia, 1957. LAP I CIR EL LA V., ALilON I F., FANPANt M.: Cardiologia Pratica 7, .3, 223, 1956. ANDHOTTI
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OSPEDALE MILITARE PR INCIPA LE DI RO.M:\ Dircnor": Col. .'.lfd. Prnf. Oou. \1. ZoLL<> RHPt\RTO ClliRURG lA Capurcp.trtn: Tcn. Col. Med. Prof. Dnu. E.
f:\\TZZI
IL LARINGOCELE CONTRJBUTO CLINICO- CASISTICO
T en. Col. Med. Prof. Dott. E n rico Favuzzi
L'eccezionale rarità del laringocclc ci h:~ indotti J riferire ~u due casi capit:Jti ali.• m'>cn·azione, l'uno nel reparto chirurgia dell'Ospedale Militare di Perugia (g1:1 peraluo og,gctto di una no'>tra precedente nota, 1957). l'altro, recentemente, nel reparto chi rurgia Jdl'Ospcd::.Ie Militare Principale di Roma. Il laringocele - ernia a contenuto, almeno inizialmente, aereo della muco~a laringe:~. che si presenta comunemente in corrispondenza dell'appendice del wntricolo J1 Morga gn i - rappresenta infatti una delle :1ffczioni più rare della p~nologia laringca. Riconosciuto per la prima volta. nel 1829, da Larrcy, chirurgo dell'armata napoleon•· ca, in alcuni sacerdoti egizi !.almodi:uni ad alta \'(>':C, \'iene illu,trato anatomo-topograh camcnte nel 1837 da Hilton c descritto nel 1861 da Hutchinson. Da allora le osscrvazion1 si susseguono le une alle altre. Wayoff. nel 1952, ne r;Jccoglie 285 casi; Rizzetti. nel 1962. parb di 350 casi complessi,·amcnte illustrati nella letteratura mondiale. Fra i casi più recenti segnaliamo quelli di: Butler, Lawson, !vfeycr, O'Kccfe, Keirn e Lcvingstonc, H orowitz, Thomas. Baird c Thompson, Chemineau, Hoo\'er, Frceman. S" inburne, Meda, Montanari , Brobeck, Lachapelle, Lure, Aubry. Sencchal e Rourdon. Rouyer, Debain, Leroux, Ilill c Kippcn, Terracol e Gucna. Bourdon, Di Maggio c c~e p:~nyi , Di Lauro, M:.~ttiol i , Vago, Gignoux e Moindrot, Rlavicr, \.Valb. M:nzkcr, Cremonesi, .\>iollicn, Galeui e Gioffrè, Nucci e Sulsenri. Fim~i, Grimaud, Wayoff ~ Charb. Rizzeni. no~tr:l
C.\SISTICA PE.RSOK \LI:..
Ouervazione N. 1. M.A., di anni 24, da Imperia, soldato, ricoverato ncll'a~o~lO '56.
Anamnesi familiare negativa. Anamnesi personale. Ha avuto parotite a 5 anni; non ricorda altre malattie degne d1 nota. H a sempre praticato il mestie re d i autista. D:-~ molti anni fuma circa 20 ~igarctte al giorno. Riferisce che da due anni è portatore, alla regione laterale ~inistra del collo, di una tumefazione che, comparsa improvvisamente senza causa apparente ed in pieno bencs· sere e dapprima qu:Jnto una nocell:1. è ancbta progressivamente aumcnt:1ndo di volume fino alle attuali dimensioni di un uovo di gallina. Dopo qualche mese insorge disfonia
l
493 che però non si aggrava ulteriormente. Nel novembre '55, ricoverato in altro Ospedale, gli viene praticata puntura esplorativa che dà esito ad aria; al pazien te, dimesso a richiesta, non viene riferita la diagnosi formulata. Da qualche mese ha cominciato ad avvertire modificazione del timhro d i voce c si accorge che, con opportune manovre di compressione, la tumefazione si riduce, in parte, con un rumore di gorgoglio in gola. Esame obbiettivo. Normotipo in huone condizioni genera li di nutrizione e di sanguificazione. Indenni clinicamente i vari organi ed appa rati endotoracici ed <>ndoaddominali. Nulla agli arti. Alla regione antero-lmeralc sinistra del collo notasi una tumefazione della grandezza e forma d i un uovo di gallina, limitata dallo scudo tiroidco medialmente ed in ava nti, dallo sternoc leidomastoi~ec. in dietro cd in basso c dalla porzione orizzontale dell'emimandibola in alto; ricoperta da cute normale, segue la laringe nei movimenti di deglutizione; è mobile al disotto della cute e sui piani sottostanti, a superficie liscia, di consistenza molle elastica, indolente alla palpazione, non pulsante, riùucibile parzialmente per poi diventare più evidente e più consistente con b manovra di Vals:~lva; alla pcrcu~ sione dà suono timpanico ch iaro (fig. l J.
Fig. r. All'e.-ame omfm·ingoJcopico non si nota 11ulla di notevole. A.ll'e.<ame laringoscopico sulla bccia superiore clell'epiglottiùe a SII11Stra si nota una rilevatezza cistica della g randezza eli una nocciola che appare peraltro ncnamentc isolata dal seno piriformc omolateralc e che non subisce variazioni d i volume durante gli atti espira tori forzati. La corda vocale sinistra è ben mobi le e presenta sul suo te rzo ante riore una formaz io ne mixomatosa. l ventricoli di Morgagni bilateral mente non appaiono affatto alte rati nella loro forma. Comprimendo la tumefazione dall'esterno la formazione cistica
494 sopraepig lottica non aumenta di volume e pertanto si pensa che tra le due sacche non c1 sia comunicazione.
Gli esami di laboratono - esame urine, notem ia, glicemia, esame emocromocirome trico, reazione di vVassermann, velocità di eritrosedimentazione, metabolismo b::tsale non evidenziano nulla <.li particolare.
L"esame radiografico, pr:lticato in doppia proiezione, evidenzia una abnorme zonJ .1 contenuto ::tereo, grossa qu::tnro un uo,·o circa, in sede latero-cervicalc sinistra 1/igu r~ 2 e 3). Con diagnosi di laringocele esterno si sottopone il paziente ad intervento chirur gico. Preane~tesia con narcobasina. 1\ncste~ia locale no,·ocainica. Tag lio rrasversale di cm. o circa, estendemcsi dal margine :lllteriorc dello stcrnocleidomastoideo fino :1d un cm. circa dalla linea mediana, lungo il bordo superiore dello scudo tiroidco; incisi la
Fig. 2 .
F ig. 3·
cute, il souocuranco ed il pbtisma, >i cade sulla sacca che, ade rente ai tessuti circosta nti, è isolata con circospezione specie nella faccia posteriore dello sternoclcidomastoideo dato che si approfonda in prossimità del fascio vascolo-nervoso del collo; indi la si cscide legandone c sezionandone il colletto in corrispondenza della membrana tiroioidca al disopra della cartilag ine tiroide. Antibiotici in cavità, drenaggio in para, sutura. Il pezzo asportato presenta superficie lisci:! (fig. 4); al taglio fuoriesce aria c qualche goccia di liquido mucoso; la parete è souile, la superficie interna non presenta al cunché di particolare rilievo. All'esame istologico la parete è costituita da uno strato esterno di fibrille collagene ricche di vasi, qua c là infiltrate di cumuli linfocitari, c da uno str:lto interno epJtcli:~lc, composto di cellule in parte stirate, appiattite, in parte cilindriche disposte in un unico o rdine; al disotto di questo uno strato di connettivo lasso in seno al quale ~i intr:~vedono lumi ghiandolari ri,·estiti da cellule cilindriche alte (fig. 5).
495
Fig. 4·
Fig. 5·
fig. /).
Fig. 1 •
Decorso po~t-operatorio normale. L'esame radiologico di comrollo, c~cguito in doppia proiezione, a 12 giorni dall'intervento, rivela un'immagine normale, documentando così l'avvenuta guarigione (figure 6 e 7). ln 153 giornata il paziente vtenc dime~so guarito (/tg. 8).
Fig. H
Ouerl'azione .V. 2. V.S., di anni 23, da 0bpoli, allievo guardia di P.S.
Anamne.<i fomtliare negati,·a. Anamne.ci personale. Non ric:orda rnalatlle degne di nota. Prima dell'arruolamento ha sempre praticato il rne~tiere di sano. Da qualche anno fuma 20 sigarette al g iorno. Riferisce che IO anni prim:l, all'et3 di 13 anni, mentre giocava a scherma con al cuni coetani, era colpito accidentalmente da una spada di legno che gli penetra\'a in bocca, traum:Hizzandolo internamente in un punto che il paziente localizza dall'esterno in corrispondenza della tumefazione di cui ::~ll'esame obbiettivo; seguivano rialzo ter mico, disfonia e disfagia, che dumvano per alcuni giorni durante i qu::.li gli veni\'ano pratic:Hc cure antibiotiche; non sa meglio precisare. Poi è Mato sempre bene fino al settembre del 1963, epoca in cui si è :~ccorto di <:>Sere portatore, :tlla reg ione later:Jie dest ra del collo, di una tumefazione, che, com· parsa impro,·visamente senz:~ caus:J apparente ed in pieno benessere e d::.pprima quan lO una nocdla, è andata progressivamente aument:mùo di volume, raggiungendo nel gennaio successivo le dimensioni di un uovo di piccione. Il paziente precisa che spesso con opportune m:Jnovre di compressione la tumefazione si riduceva con un rumore di gorgoglio in gola per poi ricomparire spont:lncameme o dopo ponzamcnto. Un sani lario gli ha fatto praticare cure antibiotiche )Cnza alcun risultato. Dallo scorso genn:1io b turnef2zione non ì: più aumentata d i volume; ne s1 è ridotta con le opportune manovre di compres~ione che il paziente era solito fare. Preoc·
497 cupato per questo c consigliato dai genitori il milit:trc viene alla nostra osservnione nell'aprile di quest'anno. Esame obbiettivo. Normotipo in buone condizioni generali di nutnz10ne c di sanguificazionc. Inde nni i vari organi cd app:tr:tti cndotoracici cd endoaddominali. Nulb agli arti. Alla regione antera-laterale destra del collo notasi una tumefazione della grandezza e forma di un uovo di piccione, più evidente a testa eretta e s.otlo ponzamento, limitata dallo scudo tiroidco medialmente ed in avanti, dallo sternocleiJ.omasLoicleo in J.ie· tro ed in basso e dalla porzione orizzontale della emimanclibola in alt.O; ricoperta da
Fig. 9· cute normale, segue la la ringe nei movimenti di deglutizione; è mobi le al disotro della cute c sui piani sottostanti, a superficie liscia, di consistenza teso-elastica, indolente alla palpazione, non pulsante; riducibilc s-oltanto e parzialmente con la flessione del collo si rende di nuovo evidente a collo esteso c con la manovra di Valsalva; alla percussione dà suono timpanico chiaro (fig. 9). All'eJ/lme orofaringoJcopìco e /aringoscopico null:J di particobre rilievo. Gli esami dì laboratorio non evidenziano nulla di notevole.
L'e.rame radiologico, pratica to in doppia proiezione, evidenzia una abnorme zona a contenuto aereo delle dimensioni di una grossa noce in sede latero-cervicale destra (figg. lO e Il ). Con diagnosi eli laringocclc esterno sottoponiamo il pazienle ati intervemo chirurgico. Anestesia loc.1lc novocainica, Taglio trasversale di 6 cm circa, dal margine ante-
Fig. 10.
Fig. I I.
499 riore d ello stcrnocleidomastoideo fino a d ue c.m. circa dalla linea mediana, lungo il bordo su periore dello scudo tiroideo; incisi la cute, il sottocutanco cd il platisma, si ca· de sulla sacca che, fortemente aderente ai tessuti circostanti, è isolata con c ircospezione fino al colletto il qua le sembra essere obliterato e perciò non comunicante col ventricolo laringeo; indi la si escide legandonc e sezionandone il colletto in oorrispondenza della membrana ti roioidea, al disopra della cartilagine tiroidea. Antibiotici in cavità, drenaggio in para, su tura. Il pezzo asportato si presenta tlella forma e volume d i una sfera (fig . 12); al taglio fuo riesce a ria e d iscreta quantità d i liquido muooso; la parete è sottile; la superfi. cie i nterna non presenta alcu nché di particolare ri lievo.
!1' 5/''1'11161"' 'l"~I"III"Ul" ''l, '~l''" l' '~ Fig. 12.
All'esJ me istologico la parete è costituila da uno strato esterno connettivale fornito di fasci di f ibre collagene nel c1uale si osservano numerose oormazioni vascolari , e da uno strato imerno epiteliale; al disotto di q uesto si nota uno strato di connettivo lasso contencmc cellule linfatiche (fig. 13). A forte ingrandimento l'epitelio appare di tipo cilindrico plur istratificato; l'orletto libero degl i dementi cilindric i superficiali appa r<:: provvisto di n u merose ciglia. L 'epitelio presema q ui nd i nel suo insieme le caratteristiche morfologiche della mucosa di tipo respiratori>o (fig. 14). Nel decorso post-operatorio lieve secrezione sierosa da lla ferita . L'esame rad iologico d i controllo, p r:Hic:Jto subito dopo i'in tervento ed a 15 giorni da esso, rivela u na immagine normale documentando così l':Jvvenu ta g uarigione (Vigure 15 c 16). Il paziente è dimesso in 25' g iornata guarito (fig. 17).
so o
Fig. r3.
rig. , 4.
fig. 15·
fig. J6. VI
o
.....
502
Fig. 17.
Frequenza, età, sesso. Considerato il nu me ro complessivo de i casi - 350 - re~1 noti in tutta la lettera tura mondiale, il laringocelc è cb ritenersi tutt'altro che frequen te. Si riscontra di solito nell'uomo, nell'età adulta, ed appare per lo più legato all'esercizio di alcune attività - ~uonatori di strumenti a fiato, cantanti, strilloni, soffiatori di vetro, ecc. - o ad affezioni tussigene, insorgendo talora lentamente, talora rcpentin:~mente (Lcrichc. Lcroux. Bourgeoi~. Fortunato) . . on m:~ncano però i casi descritti in s<>j!geni di sesso femminile (Rigaud e Viela), cd in bamhini (Rigaud e Viela in un bamhino di -l anni, Leriche in un lattante di 8 mesi, Donadei in un piccolo di l 7 g iorni l.
ETIOPATOCENESI.
Num<>rose sono le ipotesi etiopatogenetiche formulate da i v:~ri autori che si sono Interessati all'argomento. Ricorderemo solo quelle c he :~nribuiscono il laringocclc ad origine atavica (Mayer, Rend u) o disembriogcneric::~ (\Vayoff) per sottolineare il fatto che in alcune grosse scimmie antropomorfe esistono le cosiddette tasche laringee (,·eri laringoceli!) che di solito si estendono fino alla regione anteriore del torace. · Numerosi sono gli autori (Bouy<'r, Lach:welle, Horol\'it:.q che. basandosi su dari di anatomia comparaw, riferiscono l'affezione at.! «anomalia con~cnim » dc:ll'appendict: rle l ventricolo di Morgagni. Tal;: appendice. la cui comparsa a\'vicne alla fine del 2' mese di vita fetale, rcgrcdiscc di solite al 6° an no di vit:~ exrrauterina (B:.~rtels. 13uùer), In una ristretta percentuale di casi - 3 '~ sec. Tricomi - permane, assumendo a volte notevoli dimensioni, fino :1 5-6 cm. di lunghezza. e potendo così dirigersi in alto c posteriormente verso b plira ariepiglonica, in alto verso l'osso ioidc o l;1 fossett:J glossoepiglottica, od in avanti dopo aver auraversato la membrana iotiroidea. Da queste estroflessioni dell'appendice ventricobrc ::~vrebbcro origine i laringoceli. Altri autori Ìn\'ocan·o << l'iperprcssionc vcntricolare » quale può esistere in persone dedite a particolari attività - i su menzion:~ti suonatori di :.trumenti a fiato, strilloni, cantanti, ecc. - o soggette :~t! affezioni tussigene. A sfavore di tale ipotesi starebbe però il fatto tlella manc:H:t dibtazione e dell'assenza di lesioni a ca rico tlei pur fragili alveoli polmonari, i quali sarebbero mttoposti :td identica ip:;-rpressione (Bouyer). Appare pertanto più logico pensare che le dut: teorie si integrino a vicenda nel senso che la iperpressione acre:~ agirebbe su un sacco preformato, rapp resentato tlalla appendice ventricolare preesistente e congenitamente anomala. Vago non trascura l'ipotesi che il b ringccclc - che per i suoi parricolari aspetti anatomo-clinici può essere considerato un:.1 ver:~ ernia da pulsione (Mollica) - possa essere effettivamente provocato da iperpressione quando a livello dell'apertura del ven· tricolo o della sua appendice si stabilisca un meccanismo a valvola in un sol senso; ipotesi anche da noi condivisa, se si tien presente che durante i colpi di tosse ati esempio la p ressione aerea espiratoria può raggi ungere valori superiori alla norma di circa cinquanta volte (C haussc e Magncl. Cremonesi, partendo dalla COihtatazione che l'affezi·one è eccezionale nei bambini, nei quali da una parte l'ap pendice ventricolare è di maggiori proporzion i dall'altra• sono più frequenti le affezioni bronchiali tussigene, invoca qu:1le concausa un indebolimento progressivo di tono dei muscoli tiroepiglottici ed ariepiglottici, di quei muscoli cioè che c ircondano la parete superiore dell'appendice stessa.
PROFILO ANATOMO-CLIKICO.
Anatomia patologica. Il laringocele si p resenta generalmente come una fo rmazione anatomica per lo piLl piriforme - sacco erniario - a contenuto, almeno inizialmeme, aereo, comunicante attraverso un colletto con la cavi tà del ventricolo di \1orgagn i o della sua append ice. Il sacco, costituito dalla mucosa del l'appendice ven tricolare, ha una parete a volte molto sottile e lacerabile, a volte più spessa e resistente, che ralora aderisce ai muscoli ed al connettivo èircostantc, dai qua li però si riesce il più delle volte ad isolare. A seconda del l 'estrinsecazione del sacco il laringocele presenta tre varierà: i n terno, esterno, misto.
1'\el tipo interno il sacco si sviluppa all'interno dello scheletro cartilagineo - pro· trudendo così nel lume bringeo - ed è contenuto nella plica ariepiglottica, o nella fo, setta glossocpiglottica, o nel seno piriforme. A volte l'affezione è bilaterale (0pp1kh n. fer, Butler). Nel laringocelc esterno il sacco - extra laringeo - ~i ~vilupp::. verso l'e~Lerno c~trin· M:candosi lateralmente verso la hase del la lingua. o Yerso l'os~o ioide, o verso la rcgion,· l:ucrale del collo attr:t\'erso la memhr::Jna tiroioidea: o medialmente per via trarhtiroini dea, transtirocricoidca, o, eccezionalmente, transcricotracheale. Può essere anch'c,,o h1· laterale (1'\eumann, Butler, Lawson). Nel tipo mi~to o a bisaccia, per lo più latero-cervicale, il sacco pre~enta ,,·iluppo contemporaneamente all'interno ed a ll'esterno. Circa la frequenza, il più fn.:qut:lllt.: sarebbe, secondo alcuni, il tipo esterno (Rcn· du): secondo altri, il tipo interno (LinJ~ay. Perez, \Valb . .\-fatzker). A riguardo si reng.1 presente il fan:> chc il limite tra il tipo interno e l'esterno t' rappresentato: secondo Jl cuni autori dallo scheletro cartilagineo hringeo. secondo altri dalla membrana tiroror dca. il che spiega i di,·ersi Yalori rile\ati circa la fre(1uenza delle due forme. Il colletto erniario, a ,·olte non identificabile, è più o meno stretto, talora :-~ddìn ;. rura ~trozzato od obliterato a causa di processi flogisti<.: i e q uniche volta neopla~tici: ~ in tali casi che nclb sacca oltre che ari~' può trov:.usi anche liquido, siero-muco~o (Ta~ lorì, mucoso, muco-purulento, purulcnto a~cttico (Freeman), purulemo settico con netu po~irività delle culture. Comunque b retrnione del colletto, di solito di natura infi:un matoria od epematosa. può portare :~Ila formazione di una cavid cistica chiusa o solo imcrmittentementc apcrtn. Istologicamentc la parete della sacca presenta uno strato estt>rno fibroconncui,·ak. percorso da numerosi vasi; uno strato interno epiteliale. per lo più ad alte cellule cilin driche a ciglia vibr::rtili, simili a quelle della mucosJ laringea: uno strato intermedio connettivale, con tenente numerose cellule linfatiche, ~imi l i " quelle che ~i trovano , livello della sortomucosa del l'appendice del ventricolo di Morgagni . Sottolineeremo il fatto che qualche volta lo strato mucoso è assente: ~i tr.ttta in questi casi di laringoccli falsi o spuri che insorgono in ~cguito ad un proces'>O patologico che abbia provocato una soluzione di continuo della mucosa laringea c ptrtanw una comunicazione abnorme tra il lume laringco ed i tes~uti circostanti. attra,·erso L1 qu::rlc ed a seguito di iperpressionc interna si infiltra aria determinando la formazion~ d i un::r sacca .tcrea priv:.1 però de l rivestimento muco~o.
SintQmatologia. La sinromatologia dipende dalla loc::rlizzazione del sacco crni:1rio: a -;econda che questo .,ia e~trinsecato \'Crso l'interno o verso l'esterno prevarranno o mc· no i sintomi funzionali dovuti a limitazione dei mo\·im('nti della glottide. Il laringoct>k interno si presenta per lo più con disfonia, la quale tende a pc~gio· r:rre c può accomp::rgnani a dispnea, prcvalentementt> inspiratoria, tosse riflcs~a. e. a volre, disfagi::r. All'csnmc lari ng:o~copico spesso è dato di vedere una tumefazione gri gio-rosea, per lo più sferica, ricoperta di mucosa liscia. di v:.1 rio volume, a localizzaziu ~ ne nella plica aricpiglottica, nella fo~sctt:l glossoepiglottic::r, o nel seno piriformc. Il ùpo e>terno di solito non presenta sintomi funzion:~li laringei, bensì sr rnanite· \ta con una tumefazione di forma c ,·olume ,·ari: per lo più sferica od ovabrc: ricoperta da cute normale; allogata ;n una wna quadrilatcra compresa i! più dcllc \Olrc tra la br:lllca orizzontale dell'emim:mdihola in alto, il b:>rdo anteriore dello >terno r.leidomastoidco posteriormente, la linea median:1 dd collo mcdialmenre. la cl:wicoh in basso (Vagol; che segue la laringe nei movimenti di deglutizione; di consistenza molle cla~tica; mobile ~ui piani profondi cd ::rl d isotto de lla cute; riducihi le fino alla compler~1
scomparsa per poi r icomparire nuovamente spon taneamente, od in seguito a colpi di tosse, o col soffiarsi il naso, talora irriducibile p<': r stenosi del colletto crn i ::~rio; ipersonora alla percussione. Di solito soggcuivamcntc è muta, talora il pazie nre accusa tosse, disfonia, a volte il timbro d i voce è mDdificato. Il laringocele misto si manifesta con sintom:llologia comune ad entrambe le forme precedentemente descritte. E' interessante notare il fatto che spesso nelle forme miste la compressione della sacca esterna provoca un aumento d i volume della sacca inte rna.
Diagnosi. Facile nei casi di laringocele esterno laterale, diventa più difficile nelle rutre forme. L'indagine radiologica della regione cervicale, eseguito in doppia proiezione, conferma la d iagnosi. Montanari consiglia la stratigrafia frontale; Aubry, Sencchal, Bo urdon, la stratigrafia assiale trasversa. Dato fondamentale è la presenza eli aria nella sacca anche se a volte, per il sovrapporsi di fatti flogistici con conseguente p:1rzialc o totale trasformazione del contenuto della sacca da aereo in liquido, l'esame X non chiarisce la diagn·osi non avendosi nei racliogrammi la tipica immagine iperdiaf::tna. A volte riesce utile l'esame radiologico con mezzo di contrasto. La d iagnosi differenziale va posta: per le forme esterne con: le cisti congenite del collo (si mani festano per lo più nell'infanzia, in individui di sesso femminile, si svilupp;,no lentamente, sono irriducibili); gli aneurismi ddle gi ugubri (diminuiscono od aumentano di volume rispettivamente alla ce>mpressione al disopra o al disotto della tumefnione); l' ipcrrrofia delle linfoghiandole prclaringce (sono dolenti alla palpazione) ; i diverticoli alti del!'esofagò (l'esame X prcvia ingestione d i pasto op~lw chia risce la diagnosi); le cisti tiroidee (spesso coesistono fa tti d i distiroidismo); per le forme interne con: le forme ìpertrofiche della falsa corda, poli pi fibromatos i, mixomi, ;,ngiomi, condromi, tumori cistici, gomme luetiche; per le forme miste: con le cisti congenite della laringe. Decorso, complicanze. Il decorso è benigno, anche se l'affezione non ha alcuna tendenza alla regressione; talora, come detto prima, per il sovrapporsi di fa tti flogistici - faringiti, corizze, rinofa ring iti, tonsilli ti - il contenmo della sacca può trasformarsi da aereo in idroaereo, o siero mucoso (Taylor, Lewi~ì, o mucoso, o addi rittura puruleoto (laringopiocele). Comunque se il laringocclc è raro, :mcora più rar:~ è b sua su ppurazionc (Gaietti c Gioffrè), anc he se non mancano nella letter:ltura i casi descritti (Charlier e Dunet, Kistner, Tapia, Allman e C01·dr:~y. Freem:m). A ltra complicanza, seppur anch'essa rara ('Rigaud c Vieb), è data dallo strozzamento della sacca aerea. L'associazione l:lringocele-ca ncro, eccezionale per Mattioli, si manifesterebbe con una frequenza de ll' l ~ sec. Meda, del !5 °~ sec. Leborguc; essa app:~ re in uno dei cmque casi riportati recentemente da Mollica. TRATTAMENTO.
La te ra pia, varia bile a seconda che si tratti di laringocele interno, esterno, misto, può essere mcdic<r o chirurgica, quest'ultim:. dt gra n lunga la più segui ta c dai migliori risultati. Per quanto ri guard:~ le forme esterne Aubry, Sencchal c Rourdon, 1953, consigliano iniezioni locali d i acido tricloroacetico al l O0/ 0 (d;, notare che molto prima, nel 1941, Fortunato guariva un uomo portatore di una raccolta t!'aria nel tessuto con-
soG ncnivo perilaringeo inienanJo nell:t sacca, se pur a scopo diagno~tico, olio iodato .1: 40 , 1. Il trauamento chirurgico consiste nell'isolamento ed asportazione del sacco er niario previa resezione del colletto. . cl l:lringocele interno il tr:mamento medico - introdu1ione nella sacca di acido rricloroacerico al IO- 0 - Jà buoni ri,ulr:ni. Migliori se ne hanno con l'intervento ch t rurgico di exeresi che può essere eseguiLO per via interna o. meglio, per via esterna.
CONSIDERt\Z!ONI.
I casi riportati si prestano a qualche considerazione. Essi riguardano entrambi due individui di sesso maschile, rispetti,•amente di ann1 24 e 23, nei quali per il particolare mestiere esercitato prima dell'arruolamento - au tista l'uno, sarto l'altro - manca quabiasi fattore ipertcmivo endo,·entricolare cui potu attribuire l'origine dell'affezione. Pensiamo pertanto che, almeno per il caso n. l, essa si sia stabilita partendo da ba'< malformativa, sulla quale poi molto probabilmente potd a,·er agito gualche episodio d t iperprcssionc ventricolare (colpi di tosse, ccc.). Sottolineamo !:t coesistenza di una for rnazione cistica in sede epiglouidca e di una formazione mixomatosa interessant<; b corda vocale di sinistra. Nel caso n. 2 non si può escludere che l'evento traumatico, riportato 10 anni prima. abbia determinato un locus minoris resistentiae sul quale successivamente episodi d i ipcrpressione, costituiti prevalentemente da fattori tussigeni, abbiano potuto instaurart' un meccanismo valvolare. In entrambi i casi la tumefazione presenta gli stessi caratteri; solo che nel primo caso si riduce con adatta manovra. L'irriducibilità della sacca nel secondo caso ;: da riferire, come si è visto all'intenento, ad ohliterazione del colletto erniario, molto vero similmente per esiti di processo flogistico; comunque sono assenti i segni della suppurazione - disfonia, dispnea, disfagia - come confermato dal reperto operatorio che h1 evidenziato nella sacca la presenza di solo muco, oltreché di :tria. La sintomatologia funziona le, presente nel caso n. l è da riferi re alla obbiettività laringea di cui all'esame laringoscopico; essa infatti, dopo l'intervento, si è soltanto, anche se notevolmente, attenuata, senza regredire del tutto. L'esame radiologico stand:trd è stato in ambedue i casi abhastanza dimostrativo: non abbiamo ritenuto pertanto di procedere ad esami stratigrafici, anche se nel zo ca'o la mancata riducibilit:à della sacca alla pressione pote\·a far pensare ad una cisti congenita del collo. La terapia chirurgica di <.'xere~i ha risposto bene 111 entrambi casi.
R t,\SSUNTO. L'A. riporta due casi di laringocele o~servnti c trattati chirurgicamente con buon risu ltato, l'uno nell'Ospedale Militare di Pe rugia, l'a ltro nel reparto chirurg ia dell'Ospedale Mi litare di Roma. Traccia quindi un rapido quadro etio-patogenetico, anatomo-patologico, clinico del l'affezione, tra le più rare della patologia laringea, alla base della quale starebbe un.1 malformazione congenita dell'appendice del ventricolo di Morgagni su c ui agirehbe una iperpressione aerea endoventricolarc. Sonolinea i buoni risultati che si ottengono con l'intervento chirurgico di excre'i del sacco erniario e conclude con alc une considerazioni di caranerc clinico sui casi presentati.
IU!>t.rMÉ. L'A. rapportet ùeux cas dc l.1ryngocèlc ob~ervés et traités chirurgiqucment avcc un bon rés u l t:~t, l'un d:llls l"Hc>pital Militairc de Perugia, l'autre t.la n ~ le pavillon chirurgique de l"llòpital Milit:tire dc Roma. L'A. decrit synteti<juemcm les aspect~ ctio-parhogéni<JUCS, anatomo-p:nhologiques et cliniques dc l'afft.-ction, qui pourrait ~tre mise en rclation a\CC une malformation congenita! de l'appendice du 1entricule dc !vforgagni, \Ur la quelle agirait une hyper· pression aérienne intr:tventricu lai rc. L'A. met en valeur !es bon~ rc~ultars qui ~ont obrcnus par l'c cxere>i » du >ac herniaire et il fair des remarqucs cliniques sur Ics cas r:~pportés.
SuMMARY. - The A. memions two c:lscs of « l:lringocclc » surgically rreateù with good result, one in the Perugia Military Ilo~pi tal, anù thc other in the surgical secrion of Rome Yfilit:try Hospital. Aftcr that hc outlincs the affection under the etiopathogenetic, anatomo-pathologic, clinic point of wiew. This affcction is one of rhc rarest in lary ngc:~n pathology at the basis of which is a congenita! mi,formatiOJJ of the appcndix of Morgagni's venrriculum with successi1·e facto; of aerea! iperpressure 11 ithin the ventriculum. The A. then stre>~s upon the gooù rcsult, which :1re obraincd by surgic:1l intervention and conclut.lcs with some clinica! con!>iderarions conccrning !>Uch ca!>e~.
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MEDA P.A.:
CLINICA OCUI.IS1 IC.\ DELL'l.;"Nl\'ERSIT.\' ni TORINO Dir<:ttorC' : Prof. Rrc C\kUO G \ L LI ' c ' [)J TO RI'=O OSPEDALE MILIT.\RI: PRI'=CIP \I.F " .\. RIBERI Dircttnrc: Col. Md . Dott. O•uro C\\Tftu
LA DOMINANZA OCULARE NEI TIRATORI SCELTI Ten. Col. Med. Dott. Igino Sanrella capo reparto oftalmico
Il dc~iderio di perfezionare ~empre più la selezione dci gio,·am mihtari, specie per quanto riguarda la funzione vi,iva, i~pira queste mie ricerche ,ulla Jominanza oculare. Argomento interessante perch~ ancora Jiscusso sotto alcuni aspetti cJ importante per quanto rig uarda l'applicazione dclb vista in alc une manifestazioni fisio logiche (p un· reggio, telemetraggio, ccc.) c p:ttologiche (a~ tenopia visiva, ccc.). La prima nozione scicntific:t nei ri gu:~rJ i della dornin:tnz:t ocul:Jre risale a C. M. Hum phrey ( 1861\. Questi per primo segnalò nell'uomo un':mivirà preferenziale di un occhio sull'altro. Lo stesso argumento fu in seguito ripreso c trattato Ja Calla n ( 1881 ); l'idea poi di uno stretto rapporto intercorrente tra la dominanza oculare cd altre funzioni dell'organi~mo fu per la prima volta avanzata da V an Hierdict ( 1889). Questo Aurore ritenne a~sociata alla Jominanza oculare sia quella manuale come :tltre Ji natura sensoriale quale l'acustica, l'olfaniva, b tattile. ecc. La natura Ji questo complcs~o fenomeno fu ,·aria mente interpretata dai vari .\t\. ed una ricca letteratura è fior ita al riguarJo. alcuni riportandolo aJ un fatto di natur<l sensori:.1le, altri d i natura moto rio. Ja,per c Raney ( 1937) sono ~icuri che la domina nza oculare nella visione binocula re \: es~enzia l mente una fun zio ne mo10ria fino a quando non vie ne di mostrato che l'occhio domi n:mte non è in relazione con l'occhio che possiede un'acutezza visiva migliore. Per Walls (1951) un occhio (: dominante perché con esso uno accerta la direzione nella quale giace un punto, con rikrimento allo stcN> come centro di uno spazio vi!>uale ~oggctùvo. Questo Autore ha riesumato ,·ari test, che in seguito riporteremo, e dopo a,•erli suJdivisi in cinque categorie, ritenne in effetti che due \Oltanto fossero da prendere in considerazione, e cioè quella in cui i test erano bas:tti sul controllo motorio degli occhi, e l'altra con quelli basati sulla imposizionl· visiva soggettiva. Varie Jcfin izioni sono state jX:rl:.lnto Jettate per b dominanza oculare. Per H. Davson (1963) essa è intesa come la « condizione in cui un'immagine rctinica attrae abitualme nte l'attenzione a prefcrcnz:t del l'a lt ra :., oppure per Toselli ( 1957) « la su premazia funzionale che nella visione binocul:tre un occhio assume nei confronti dell'altro». W :hhburn (1934) definisce b dominanz.1 oculare come «il c:~mpo visi,·o destro o sinistro tendente a rimanere nella coscienza più a lungo che non l'altro nella rivalità retinica ~ . L'occhio dominante (; stato JX.rtanto definito: occhio guiJa, occhio maestro, occhio os-,en·ante, occhio prc,·alente, occhio preferito. fava! propo~e il termine di occhio direzionale perché tale denominazione meglio lega il fenomeno della dominanza alla visione binoculare. Per Updegraff (1932) ed Em.,lq (19131 la dominanza inizia :.1 stabilirsi al termine del 3° anno di ''ita. ma per Vamara ( 1962) la fine del primo anno di vita segna gin
SIO l'inizio di un grad uale stato di m::nurazionc ::m atomica e funzionale dell'apparato \'Ì~t 1·n che porter:t :t quei particolari a~petti di fi~sità ed :tutomatismo nell'adulto, e che acqui_ ster:tnno caratteri di irre1·ersibilità, :t meno che non intcn·cngano eventi patologici n<:. l'occhio dominante: P a non ( 1924 J; Cuff (1930) tutt:tlia trattando dei rapporti tra dominanza oculare c manuale poté constatare che il 20-30 '10 nasce m:mcino c che pane d i es~i col tempo diYenta dc~trim:111e. Vi sono condizioni di marcata ed e1·iùente supremazia funzionale quando per r;•gioni patologiche od evidenti \'izi di refr:nione la vi:.ione dei due occhi è differente; predomina in tal caso l'immagine dell'occhio sano c questi diventa nett:Jmente dominante: Fink ( 19381; quando però tutte le condizioni sono uguali c la visione binocu lare è normale. pur essendovi in tali condizioni di uguaglianza una supremazia funzionale di un occhio, l'evidenza di tale dominanza è piccola c pertanto più difficile a svelarsi. retta elaborazione di un'unica immagine finale delle due retiniche percepite simuL taneamente, si possono 1·erificare tre e1enienze: A) le due immagini retiniche sono identiche; B) le d ue imm:tgini retiniche sono differenti ma stimolano punti corrispondenti de lla retina; C) le due immagini retiniche sono differenti e stimolano due arce differenti della retina.
A) Le due immagini retiniche sono identiche; si ha una sensazione binoculare unica. La visione si effettua in cal caso come se al posto dei due occhi ve ne fos~e uno ~olo alla radice del naso <occhio ciclope ~ di Helmotz. oppure c occhio doppio ~ di Hering. B) Le d ue immagi ni retiniche sono d ifferenti rna stimol:tno punti corrispondenti ddla ret=na; il ri<ultato può essere un prodotto intermediario o qualche cosa d?! tutto differente. eJ in tal c:~so non si è: stabilita una netta dominanza oculare. Importante a tale riguardo l'osservazione di Crccd (1935) nell'osservare attrave rso uno s tereoscopio d ue francobolli diver~i nella forma e nel colore; egli infatti notò c he nessuna immagine 1 i usciva ad Jn certo momento a prevalere sull'altra completamente e cioè nella forma e nel color-; ma >i pt-tcva ad un certo momento avere un'immagine finale rappr.:sentata dal d isegno di un fr:1ncobollo c dal colore dell'alt ro; nella maggior parte dci ca\i le intmagini o v•' ngono percepite alternativamemc, avendosi così una visione imwbi!c ciclle due •mmagtni, oppur<. come più spesso accade interviene la dominanza oculare c si ha co~\ 1.1 r,f'ulrali;-,znione o soppressione ddl'immagine percepita dall'occhio non c!omin:~ntc:.
L'esistcnz.l di quest'ultimo fenomeno può essere facilmente constatata con la seguente o~sen·azione riferita da Manunza ( 1936): c che si riesce a scaglionare con tuni e due gli occhi aperti d iversi punti in un'unica line:t d i visione, come avviene quando si miri alla pistola tenuta d ista nte 30-40 cm dagli occhi ripeto :1perti. E' ovvio che in qu<>sti casi il mirino e l'intaccatura corrispondente presso il percussore, 'i dispongono non in una linea mediana di 1•isione ciclopica, ma secondo soltanto uno dei due as~i cculari convergenti nel punto più ùistante o di m ira; cd inoltre sig ni ficativo che non viene percepita così l'immagine appartenente all'altro occhio, che dovrebbe essere così percepita lateralmente, 'cmpre tenuto co'ltO dei due bulbi ocubri. c li fenomeno risult:l ancor:l più netto e controllabile nelle sue caratteri•tichc mediante il seguente :1ccorg imento: se si fiss:1 con ambed ue gli occhi aperti un punto ad esempio hrill:tntc un po' lontano c quindi si interpone in direzione del punto fissaro un dito. in modo che b punta di esso stia ~ubito al di~otto del punto medesimo, si constaterà che l'immagine del dito verrà perccpil:t come unica e che giacerà sull'asse vi,ivo di un solo occhio secondo quanto potrà age\'olmente controllarsi chiudenùo altcrna tiv:Jmcnte l'altro.
5l I La seconda immagine non sarà ri,elara c soltanto con ~forzo e ponendo ~pcciale attenzione sarà possibile ritro,·arla :td un lato del punto fi~~ato. Quindi non solo accnde nella circostanza suaccenn:ua di :~vere una co~tante preferenza per uno dei due assi oculari, ma come regola e incosciamente, l'immagine che appartiene all':1sse oculare non preferito, non arriva all'ambito della coscienza • ·
C) Le due imma~ini rerinichc sono differenti ma stimolano due aree differenti della retina: si può avere in tal caso una sovrapposizione delle due figure con una percezione simultanea delle stesse. Se con un aploscopio presentiamo da una parte, per esempio all'occhio destro. una figura rappresentante una piccola sentinella, oppure un topolino oppure un uccellino che stimolino la fovea, e dall'altra parte (occhio 'inistro) una garitta oppure una trappola od una gabbia che stimolino la ragione intorno alla fovea, potremo avere b percezione simu ltanea del soldato nella garitta oppure del to• polino nella trappola o dell'uccellino in gabbia. Come precedentemente riferito vi sono condizioni per le quali la determinazione dell'occhio dominant.: riesce agevole in quanto essa è decisamente manifesta; in tal caso le varie prove non fanno che confermare l'esito dei primi accertamenti sia pure superficiali; quando però tali ~:ondizioni non sono ben definite occorre ricorrere ai numerosi esami e solo i risultati concordanti del le varie prove consentono di indicare con ~icurezza q uale dei d ue occh i sia dominante. Walls (1951) elenca i v:~ri test per stabilire la domiuanza, eh<: g ià Ro~embach (1903) Quinam (19301 Manunza (i936) Crider (194 1\ cd altri a,·evano indicati, c li suddivide in cinque categorie; ne riportiamo i più importanti. E' da t·onsiderare dominante: l o - l'occhio la cui immagine 10 condizioni di ri,·ahtà prevale nella co~cienza per un tempo maggiore; l'occhio col quale uno allinea il dito o la matita nell'indicare un oggetto quan· do entrambi sono nperti; 3• - l'occhio che viene regolarmente scelto per fissare quando entrambi non possono e;sere usati; 4• . l'occhio usato per fissare, quando un soggetto suppone di guardare con ambo gli occhi mentre in effetti non lo fa. 5° l'occhio col quale un soggetto nota un minore ~balzo in una prova di co pertura; o• - l'occhio che meglio si ad:m:~ alla mi ra col fucile o con la pistol:l; r - l'occ hio In cui occlusione (come per la scoperta tli una etemforia latente) dà luogo ad una minore facilità e confidenza nella deambulazione; g• · l'occhio che fissa quando vi è disp:~rità di fissazione. 9° - l'occhio in cui risieda la minor quota di eteroforia orizzontale o \'c.:rticalc: 10° l'occhio che in caso di strabismo non è ne deviante né ambliopico; Il • l'occhio la cui immagine nella visione al microscopio è meno i~norara o soppres>a; 12• - l'occhio che continua a fis;ar<: nella convergenza massima; 13° - l'occhio davanti a l q uale uno tiene u n foglio da leggere; 14• - l'occhio che è più difficile a chiudere o strizzare; 15• - l'occhio che in una diplopia fisiologica di una sor~ente lumino;a offre l'immagine più brillante; 16° _ l'occhio la cui postimmagine permane più a lungo; 17" · l'occhio del lato della mano predominante.
z• _
D uke Eldcr ( 1938) suddivide in tr<.: gruppi le prove per b deter minazione dcll:1 do. minanza oculare. F.ssi comprendono il l o - prove basate su ll'efficienza funzionale dei due
occhi; il 2 - prove basate sull'equilibrio muscolare oculare; il 3o - pro,·e 'ISIYC mon u !aterali. Questo te rzo gruppo comprende le prove che danno maggiore nttendibilità c sono pertanto le più usate; se ne ripo rtano le più importanti con il nome dell'autore che k ha scgnnlnte: l o - Rosembach ( 1903). Si fissa con tutti e due gli occhi un pumo situato ad u1 1a certa distanzn e si antepone un dito in modo che l'oggetto sia visto attrn\er>o l'immagmc del dito stesso. Si chiudernnno poi alternativamente i due occhi; l'occhio aperto che con. sentirà di vcJcre sempre l'oggetto coperto d~l d ito sarà q uello dom inante.
2° Lud'' ig e Linehach (1928). Sulla parete chiara di una stanzn si tira una linc.1 scura perpendicolare. Alla distanza di 2 o 3 metri dalla stessa parete si sospende al soffitto un filo nero a piombo. li soggetto wrrà posto a breve distanza da detto filo in modo tb poter vedere la linea scura Jipinra sulla parete coperta dal filo teso dal soffitto. Come nelb prov:. preccdcrue. l'occh io :tperto che consenti rà di veder sempre copertJ b l ine:~ dal filo sarà quello dom inante. 3Q - Parson ( 19241. F.' una prova c~cguita con un manoscopio; questi c costituito da un tronco di cono aperto alle due e\trcmità; la parte più larga deve adattarsi al \ i,o dell'osservatore in corri~pondenza dei due occhi e perciò essere di forma ovale. L'altrei estremità dovrà essere fornita ::11 cen tro di un foro molto piccolo che consenta a ll 'os~cr vatore di vedere un oggetto situato a dbtanza con un occhio solo. Dalla direzione in cui l'osservatore dirigerà automaticamente l'c,trcrnità libera del cono. chi esnmina si accorg~.; se il soggetto in esame guarda con l'occhio l.inistro o destro. L'occhio che guarda è quello rlominantc. 4a Quinam (1930). Il soggetto deve puntare una pist-ola; l'occh io scelto per b mira è quel lo do minante. La prova deve essere eseguita usando succe~~ivamcnte le due mani allo scopo di evitare che una preferenza degli ani wpcrio~i po~sa avere la sua influenza nella scelta dell'occhio. 5° - IJolman (19191. E' la prova più precisa eù è stata quella scelta nel prc~ente lavoro. Ne sarà fatto cenno in segui to. )/umero~i :\A. hanno fermato la loro nttenzione sui rapporti tra dominanza ocul:tr{· cd altre funzioni; più numerose di tulle le pubblicazioni riguardanti i rapporti tra dominanza oculare e quella manuale, alcuni escludendo Manunza ( 1936), Buxton e Cro_ slanci (1937), \Voo e Pcarson (1927), Milcs (1929) altri confermando Goulù 11908). Par;on t l924). Stcvens e Duchas•e (192 1), Ki rshmann (1927), Streiff (1934) una netta in fl uenza ~ull'imta u ra zionc de lla dom inanza rn :~nuale da parte d i q uella oculare; non ., i riscontra però in questi lavori alcun accenno ad un eventuale influenza sulla esatta e\e· cuzionc di una determinata auività la\·orati,·a riferibile ad una dominanza oculare de-tr:t o sinistra. ,\ tale scopo ~i è voluto esaminare i risultati con~eguiti in unn esercitazione dt tiro da un B:nwglione di :1l lievi carabinieri, sllldianùo in 42 soggeui, e cioè nei 21 mt gliori e nei 21 peggiori ti r:nori, la dom in ~111zn ocu lnre. La scelta tlei soggetti è stata fatta tr:t gli nllievi G!rJhinicri essendo noto lo zelo che questi milit~•ri pongono nel disimpegno Jei loro compiti; ~i è in mi modo e'·itato che un eventuale di,imeresse per l'esito dcll'cscrdtazione, a\·esse potuto influcnz:tre il risultat•> negatim dci 21 peggiori tiratori. Inoltre i ~c,eri es:~mi praticati all'atto dell'arruolamento degli allievi (per il visus sono richiesti 9/ 10 natumli in :1mbo g li occhi ) e~cl udev:~no in q u<llsiasi modo un influsso del ddicit visivo nei risultati peggiori. Comunq ue, oltre alla riccrc:l delb dominanza oculare, ~ono stati eseguiti v:~ri esami, :.d C\'itare che :.Itri fattori di na tura Yisi\ i (' izi di rifrazione. disturbi latenti dcll'etluilihrio muscolare od un deficit vi-
sivo sfuggito all'arruolamento) a\·e~~ero potuto avere una parte determinante nel risul· tato. Gli esami praticati sono i 'eguenti: l 0 - esame ,·isu~: è st:uo c~guiw con ta\·ole ottotipichc decimali internazionali alla distanza di 5 m; r - ricerca di eventuali 'izi di rifrazione. La schiascopia è stata eseguita alla distanza di l m usando il portalenti con lenti di prova al posro dclb ~tecca. !'"i casi Jubbi si è proceduto a ll'atropiniz7.n7ionc; 3° • ol{talm{)metria; 4° - esame della
vi~ionc
binoculare; a tale scopo sono \Late CM:guite le seguenti
pm ve: a) 11 c W in~ test~ di MndJox: questi e un app:trecchio basato sul principio delb separazione o diùsione dci campt binoculari per permettere lo studio delle forie nelb vi~i one da 'icino. Consra di uno ,chermo rettangolare nero a .B cm dal piano oculare e sul quale è figurata una croce con la hr:mca orizzontale binnca e quella ,·erticale rossa. Sullo stesso schermo e precisamente ,u} <-JUadrante inferiore 'i rro,·ano segnate due frecce. una verticale bianca di cui l'c~.tremità è al livello dello zero della br:mca orizzontale. c l'a ltra orizzontale rossa di cui l'estremità è all·o zero della graduazione verticale. Un dispositivo di sep~razione consisreme in due schermi neri disposti l'uno in direzione sagittale c l':tltro in direzione obliqua c,mscn te all'occhio destro di vr<krc solo le due frecce c all'occhio sinistro solo le due hr:lllche della croce graduata. La ri~pettiva posizione delle freccr sulla croce ~egmbta tl:-~1 ,ogl"ctlo indica ~c vi è ortofori.t (frecce .. ullo zero) oppure eterofo: ia ,·erti cale od orizzontak. b) Dischi di \Vorth: con quc~t:t pro'a ~i ~rabilisce se è pre.,entc una ,-isione bincculnrt" sinqob. E~sa è basata sull'impo~~ibilit.ì di riconoscere un punLO rosso o ,·erde ~c si pi::77:l a,·a nti all'occhio un ,·etro di colore complementare (ris~ui,·a:ncnte wrde e roo;sol. L'npparecchio è r:~ppre>entato da una '>Catola chiusa b cui parte anteriore è munita di quattro vetri a forma di disco c disposti a croce; il disco ~uprriore è nNO, i due orizzontali verdi e l'i nferiore bianco. Detti d;schi vengono illu rn innti posteriormente. 11 sog. geno posto a distanza di 5 m viene munilO d i un portalcnti con un vetro rosso a destra ed uno verde n si nistra, esattamente romplememari :1 quelli dcli:l scaLOln. ] n q ueste con· -~izioni il so~get to con visione binoculare normale 1·ede quattro dischi: uno superiore ros. ~o. due intermedi verdi e quello inferiore s:trà visto bianco ro,ato se vi è domin:tnza oculare de~tra oppure bianco ,·crÙ:htro '>C vi è dominanzn oculnrc ~ini>tra. c) Cilindro e croce di !viaJdox: ì: una pro1·a importante JY.:r ,,·dare i ca~i di etr roforia; occorre avere a di~po~izionc un ctlindro e la croce delle tangenti di !viaddox. li primo ~ un cilindro che tra~forma :l causa della sua rifrazione una sorgente lumino\a puntiforme in una lineare perpendicolare all'asse del cilindro, pertanto tale raggio appare: ,·erticalc se il cilindro è orizzont:tle c viceversa. L a croce di Maddox è formata da due bracci a croce con una mir:t lumino~;t al centro. Su i due hr:~cci vi ~· un~ doppia nurner:tz ionc: b più piccola per l'esamç a llo dist<111Z<l d i un metro c b più grande per l'esame alla Jbtanza di cinque mcrri. L'esame v;1 praticato in u n ambiente S<"mio,curo usando al cemro della cwce una so r~tcnte luminosa non troppo fone allo scopo di evitare In tendenza a fondere le immagini dissociate. Il sog~etto è piazzato a resra dritta di fronte al punto luminoso: da1·anù all'occhio demo si pone il cilindro Ji Maddox (ogni ca,setta di lenu ne t pro,.,.i,ta) sen·endosi di un p:>rtalenti. mentre l'occhio sinistro rimane scoperto: in tal modo l'occhio de~tro 1edrà un r;~ggio luminoso \'Crticalc od orizzontale a seconda della po~izione del cilindro c l'ocrhio sinistro un punto luminoso. li ~o!!gctto de,·e indi care l.t po,izione del raggio in rnpporto nl punto e si pos..ono a,·cre le seguenti conùizioni:
ELENCO DEl MILITARI TIRATORI SCELTI
RI SULTATO DEGLI ESAMI 1-:SECI.;ITI.
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-& = ortoforia,
01= esofona, lo = exoforia, nelle forie orizzontali ; _Q_ = iperforia d.,
O= ipcrforia s., nelle forie verticali.
Uno scarto di l cm al la c.listanz:l di l m c quello c.li 5 cm alla di~t~tnza di 5 m co1 rispondono ad un angolo di diottria. d) Esame dell'equilibrio muscolare nella conH:rgenza mas~ima; si è voluto rc•n questa pro,·a esaminare s-:mplicementc quale dei c.lue occhi deviava improvvisamc.ntc nella convergenza massima, senza procedere alla esatta mi~ur:~zionc del ru nto pros\imo. T ale esame è sraro eseguito con l'apparecchio di L i1·ingston ed è servito anc he per stabilire la rlominanza oculare; infarti uno dei criteri ritenuti 1·a lidi per stabilire la domin<tfl7.1 ocu!arc è appunto quello che sia dominante l'occhio che manti.:ne la fissazione nd l1 :::om ergenza :na~sima.
s• - Prova di Dolman (19 19): per questo esame è solo necessario un cartoncino in mezzo a l q uale è stato praticato un foro di 3 cm di diametro. Il soggetto tenendo in mano il cartoncino alla distanza consentitagli dalla lunghezza delle sue braccia è in,itatu a Essare binocularmente attraverso il foro una sorgente luminosa posta all:l distanza di '5 Il metri, poi con movimenti piuaosto rapidi è in,·itato ad :tccostare, sempre fissando il punto luminoso, il cartoncino agli occhi; ~i potrà constatare che il foro del cartoncino. s:1r.'1 accostJto sempre a l medesimo occhio che è appunto que llo che riesce a conservare la fissazione della sorgente luminosa e che è da ritenere dominante. L:t prova deve c~\<.. rt: eseguita alternativamente con le due mani. Riporti:tmo i risultati delle pro\'e con il nominativo dci militari cui sono state eseguii suddividendo quest'ultimi in due gruppi c cioè il primo comprendente i soggetti che ha n no ottenuto un ottimo risultato ed il secondo con quelli che hanno conseguito un ri, ul taro pessimo nelle prove di ti ro. (Vedi tabelle alle pagine 514 c 516). TABELLA RIASSU!'\TIVA CON RIFERIMENTO .\~CHE ALLA DO~U NAKZA MANGALE, I <t I
DATI SO~O STATI DESUNTI SEMP LICEMENTE DALL INTERROG.\TOR10 DEl SOGGETTI. 1
A) Tiratori .ree/ti: N. 21 di cu1 con: l • - Dominanza O.D. ~. 19:
2•
Dominanza O.S. ~. l:
3•
Domina nza incerta N. l:
desrrimani K 18. mancm1 n.n. indifferenri N. l (Bruno Z.): esegue alcune oper;J zion i con la m~no cl. (mangi::t, beve, adopera gli attrezzi da la1·oro) cd altre meno impegn:Hil • con la s. (guida la bicicletta, lancia sassi, ecc.J. dcmimane ( Rolanc.lo S.): usa la mano s. solo p1.r sparare. dcstr imane (Bern::trdo B.): usa la mano s. solo pu sparare.
81 Tiratori scadenti: N. 21 di cui con: l o - Dominanza O.D. N. 11:
2• - Dominanza O.S. 1'. 8:
3• - Dominanza incerta N. 2:
c.lewimani N. Il. c.le~trimani N. 7. m:tnci ni N. ) (Aldo B.) : usa la mano c.l. solo p<..·r sp::tra re. destrimani X 2.
J
I dati emersi dalla presente r icerca non possono fa r concl udere che la dominanza ocu lare destra sia un requisito indispensabile ed assolutamen te determinante nella precisione del tiro; ma non può essere sottovalutato che la quasi totalità dei soggetti che avevano conseguito un ottimo risultato alle esercitazion i, 19 su 21 soggetti esaminati, avessero una marcata dominanza oculare destra, e che fra i t iratori scadenti vi fosse un numero rilevante di soggetti, 8 su 2 l , con domina nza oculare sinistra. Ricerche su un numero p iù vasto eli soggetti potrà meglio approfond ire l'argomento; è indubbi o però, che nell'avviare i giovani selezionati a particolari reparti nei qu ali la precisione nel ti ro rappresenta uno dei compiti essenziali, la ricerca della dominanza oculare può costitu ire un accertamento non del tutw superfluo in sede di selezione attirudin:tle. RIASSUNTO. -
L'A. r iporta le v:~rie teorie su ll:l dom in.-.nza ocu lare ed i criteri r itenuti
valicli dai vari AA. per poterla stabilire. Elencate inoltre le p rove più attendibili per la determinazione di detta dominanza b r icerca in 42 soggetti scelti fra gli allievi cara binieri risu ltati la -metà tiratori scelti e l'altra tiratori scademi, allo scopo d i accertare una eventuale influenza di essa sull'esito dell'esercitazione di tiro eseguita. RÉsuMÉ. - L'A. présente Ics différen tes théories sur la dominance oculaire et les critéres tenus pour valable par les diffé rents a uteurs pou r l'etab lir. Apres avoir énuméré !es tests les plus sù rs L1our la détermination de cette dominance, il la recherche chez 42 sujets parmi !es élèves carabiniers, pour moitié tircurs d'dite et pour moitié mauvais tireurs, en vue d'établir une infl uence éventucllc dc cellc-<i sur l'issue de l'cxercicc dc tir. SuMM;\RY. - The various thcories of ocular dominance and the criteria held valid by the various wo rkers in Ù1e ficld fo r stabilizing it are reported. A list is given of the most relia ble tests for the dcter mina tio n of this J ominance. A report is then made of the research carried ou t in 42 sujects chosen from among carabinieri in training half of whom were crack shots and the oter half poor shots, with thc object of asccrtaining its possible in fluence o n t he outcome of the shooti ng cxercices carried out.
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CENTRO STUD I E RICERCHE DELLA SANITA' MILITARE Direttore : Magg . Gen. Med. Prof.. Dott. FR.\~cEsco IADE\'AtA
3• REPARTO · SEZIONE CHIMICA E BROMATOLOGICA Capo Sezione: T en. Col. Chim. Farm. D ott. D m tEKtco Co&nr
SULL'ATTENDIBILITÀ DEI GRADI TERMOSOLFORICO E REFRATTOMETRICO NEGLI OLI DI OLIVA T en. Col. Chim. Fann. Dott. Domenico Corbi Magg. Chim. Farm. Dott. L eonardo Cicero
Nelle molteplici proposte presentate per la formu lazione di un nuovo progetto di legge concernente i metodi ufficiali di analisi e le caratteristiche degli oli di oliva, avevamo notato come, tra l'altro, non si parlasse più dd grado termosolfor ico Tortelli se non per decretarne l'abolizione. Questo elemento di giudizio, che fin dai primi del secolo era ritenuro uno tra i più importanti nella valutazione degli oli di oliva. sta subendo la stessa sorte nei congressi e nei simposi ove eminenti persona lità del mondo oleario sostengono che, nella migliore delle ipotesi, si debba prestar fede al grado termosolforico solo quando il suo valore rientri nei limiti a suo tempo accettati (4lo-4r). · E' pur vero che esiste una parte di assertori della validid del metodo che sostiene la propria tesi, chiamando in causa alcuni oli genuini del Savonese (zone di Toirano, Finale, Arnasco, varietà Colombaia, Arnasca, ecc.) e della Sardegna (zone di Alghero, Sassari, Serrasecca, varietà Palma, olio de Ozzu, ecc.) che presentano gradi termosolforici fino al 49,5, mentre altri sostenitori attribuiscono k errate valutazioni alla poca ortodossa condotta di analisi. Per la parte che ci riguarda, specie nel lavoro di << routine » a carattere preminentemente fiscale, avevamo ri levato gradi termosolforici superiori alla norma solo in oli di oliva sofisticati e quindi non eravamo del tutto convinti che si dovesse abbandonare w1 mezzo d 'indagine dimostratosi fino ad oggi per noi efficiente. Il numero sempre crescente dei giudizi contrari che si andavano raccogliend0 sull'argomento e la indiscussa competenza d i chi li emetteva, ci hanno indotto ad intraprendere nuove ricerche allo scopo di tentare di individuare le cause dell'elevato valore del grado termosolforico anche in oli di oliva sicuramen te non sofisticati. Abbiamo perciò cominciato con l'eseguire accurati controlli sulla concentrazione deL l'acido solforico, sulla prova in bianco con l'acqua, sull'esattezza dei termometri, sul valore della coibenza dei recipienti di reazione. sulla velocità di defl usso dell'acido, sulla velocità eli agitazione e sulla stabilità e uniform ità della temperatura dell'olio, dell'acido e dell'acqua. L'insieme dei dati raccolti ci ha portato a concludere che le cause delle d iscordanze o inesattezze andavano ricerca te in ben altra d irezione.
522
In un nostro precedente ~tudio [ -1] sui parametri ~pettroforomctrici avevamo <:~e· guito ~ugli ~tessi oli esaminati neii'U.V., :lnche determinazioni marginali di rifrauonk tria. acidiùt, numero dei pcro~~idi, ecc. per constatare qu::tli \Jriazioni pote\·:tno ~ubtrc · que'>ti valori a causa del preventi\o passaggio degli oli su colonna di allumina. :'-Jaturalmente si rrana,·a di ricerche secondarie alle qu:~li non '>i s:1rebbc data SO\'lr chia impornnza se occasionalmcntc non si fosse notato [5] come la '>Cmplice filtrazion<: preventiv:t su comuni filtri in uso per la chiarificazione ndl'industria oleari:J, sottrac.,~c all'olio gran pane dei suoi prodotti policnici e porfirin ici, stcroli. tocoferoli , ecc. Considerando quindi b decis:J influenza che potev:. assumere un'operazione :~ppa· rentemcntc innocua come la « fi ltrazione » :~bbiamo orientato le no~trc indagini in que>t.l direzione.
P .\RTr !>PF.RIME:-;T.-\LE.
Sul fondo di un comune imbuto di Bi.Y.:hner a gro~~i fori. abbiamo applicato. P"r semplice sovrapposizione. un disco filtrante ricavato dai comuni canoni usati nell'indu stria olearia per filtrare e chiarificare gl i oli. Si ì: proceduto quindi a fi lrr:ue gli oli in esame :JttraYcrso questo imbuto al qu:1k avevamo collegato una normale pompa aspirante che esercit:lVa un'aspirazione masstma c.li 0,70 Atm. Sono stati poi determinmi su quc~ti oli i valori dei gradi termosolforico Tonelli e rifrattometrico prima e dopo la filtrazione. Per ragioni tipografiche abbi;tmo raggruppato, per regioni c simc:tizzati nella tabel!tl che ~egue, i risultati ottenuti.
~
Rrgiorw d i provcmcnza dci campioni
Lombardia Liguria Vencto-EmiEa \Il arche Toscana Umbria Lazio Abruzzi Cam p::tnia 8:Jsilicata Pugli:1 Calabria Sicilia Sardegna
(;rado te rmmolforico
f; r.ulo rifr.-1nnmçtrit:o
"5
c
:.0
; l 2 3 -1 5 6 7 Il
9 IO Il 12 13 H
prima tkll<~ filtr:v. ionc
dupo l.t (il:ra7.iont•
pr inu dcll .t fi J: r.l'l.iOilC
46,10 46,50 47,00 4-1.30 45,60 44.20 47,00 44,60 H,IO 4-1.30 -16.50 -17.10 -16.10 47.10
47,/0 41.50 -18.50 46,10 48.00 47.00 -19,50 41-1.10 -15,10 ifl.l)() -18.50 -19.00 47.80 ..JH.50
() 1.-10 61.-10 fil .50 (il ,80 61,80 61.30 6 1.60 61.20 61. ~o li i.RO 61.110 61.00 62,00 6130
dopo 1.•
l
fib:tz ionc
61.70 62.00 61.70 62.20 62,-10 61.80 62,.30 6 1.90 62.00 62,10 61.40 61.50 62.40 61.!!0
CoNCI.t:SIONJ. l risultaù esposti nella tabella non hanno hisogno di particolari interpretazioni per· ché ci indicano chiaramente come la !>emplice filtrazione di un olio extra vergine di oli\·a. quella filtrazione cioè pcrmcs~a ùnlb \·igeme legislnzione c che viene normalmente praticata dn tutù gli stabilimemi o lenri, ~ ia ~ufficientc ad cb·arc il grado termosolfurico Torrelli fino a farlo coincidere con i \'Jiori propri di oli comunque ~ofisticati. Anche il grado rifrattomctrico viene :1d essere influenzato tlalla filtrazio ne, sia pure in misura minore, m a tale ua rentle re duhbio se non negativo anche questo importante elemento di giudizio. Volendo ora tentare di ~piegare la causa di queste moùificazioni potremmo riallacciarsi agli studi di Gonslich (8], Turner [9] , Hischoff [Il J e più recentemente a quelli di Foraboschi e coli. L121 che hanno studiato e trasformato in formule matematiche i fenomenti chimico-fisici dci regimi fluodinamici che si stabiliscono tra un fluido e lo strato sotùle di un materiale inerte attrawrso il quale quesro fluido si muove, impegnando elementi come pressione, temperatura, concentrazione. '>aturazione, velocità cinc matica ed intersrizialc. Jiffusibilirà molccolare, diametro dei Yacuoli costituenti lo strato filtrante, ecc. Per renuersi conto della complessità d i questi fenomeni basterà soffermare il pensiero de l valore che viene ad assumere la superficie di svilu ppo dell'insieme dei piccoli canali di scolo esistenti in un fi ltro. Un ùm 2 di un comune filtro da olio dello spessore di 2 mm ha uno ~viluppo di su perficic, sia pure empiricamente calcolato, di alcun m 2 • Comunque allo stato dei fatti se :.<>no constatabili gli effetti della filtrazione non si può dire altrettanto delle modificazioni che intervengono. Si de\·e perciò concludere che il grado termosolforico era un dato da ritenersi attendibile solo quando gli oli di oliva vcni\·ano immessi al consumo direttamente dalla produzione avendo subita la sola operazione di sedimcnwzione naturale nei recipienù di raccolta c non certamente oggi che il con!>umatorc, forse infl uenzato dalla campagna albr. mistica sulle sofisticazioni, vede ne lla limpidezza di un ·olio un elemento di genuinid, influendo qu i ~di sia pure indirettamente sulla ge neralizzazione degli impianti di filtrazione.
R1 \S~IJ:"TO. - Gli AA. mcnono in C\'idenza come b ~emplicc filtrazione (oper:l· zione ammessa dalle \·igenti ùi~po!>izionil degli oli di oli\a faccia \'ariare alcune costanti chimico-fisiche ed in ~pecial modo il grado termosolforico. co'ì da far considerare non rispondenti ai requisiti richiesti oli >Ìcuramente puri. RbuMF. - Les AA. mcttcnr en éviùence commc la simple filtration (opéra tion aclmisc pnr Ics ordonnances e n vigueur) de!> huiles vicrges d'olive en fait changcr quelq ue~ constantcs chimiquc · physiques et particulil:remenr le degré thermosulfurique. Ainsi on ne pcut pas les considérer comme ay:ull Ics qualités requisc~ des huiles effectivcment purcs. su~ll\L\R\'. The .\. cmphasize that the simple filtration (action allowed by la\\'S force) of the virgin olive oil, lead> to ~uch \'ariations of ~ome chemical and physical constant~ (part.icularly the degree thermo-!>ulphuric) th:n it is pos~ible to esteem certainl~· dear oils as adu lterateci ones. 111
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RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA
RECENSIONI DA RIVISTE E GIORNALI ANESTESIOLOGIA P., REALE A., VALENTI F.: Effetti emodinamici della ventilazione m·tificiale dei polm10ni attuata con respimtori diversi. - Aera Anaesrhesiologica I, I, 1964.
MAZZONl
Il lavoro rappresenta la prima messa a punto di una Scuola anestesiologica europea degli effetti sulle cavità cardiache e sui grossi vasi provocati da diversi mezzi meccanici per la respirazione artificiale a pressione positiva inrermittente e positivo-nega· ti va. Lo studio è stato compiuto su di un .gruppo di pazienti affetti da stenosi mitralica usando tre differenti tipi di respiratori ed una premedicazione e narcosi standardizzate per l'intervento. Le considerazioni positive, maturate, denotano la presenza, in ventilazione meccanica, di scambi alveolari adeguati ed uniformemente buoni. il ritorno venoso al cuore non viene ostacolato in maniera clinicamente importante sia M: si usa la respirazione positiva imermittente che quella positiva-negativa. Sempre modesti gli effetti emodinamici sulla pressione arteriosa sistemica. A livello della pressione arteriosa polmonare vengono registrati a volte lievi aumenti. C. ALTISSIMI
CHIRURGIA
R.E., MoscARELLA A.A .. FITZPATR tCK H.F.: Local gam·ic hyprothermia. (Tpo. termia gastrica locale). - Archives of Surgery, S6, 272, 1963.
MlLLER
Gli AA. presentano IO casi di grave emorragia gastrointestinale alta trattati con ipoterm.ia gastrica locale. Tale pratica servirebbe in numerose circostanze a dominare l'emorragia ed a dilazionare l'intervento, specialmente ove si tratti di pazienti in cattive condizioni generali; essa non arrecherebbe inoltre danni né alla mucosa, né alla parere gastrica. Gli AA. hanno a\·uto risultati favorevoli in 6 dei loro malati. Da sottolineare che in l dei restanti casi l'insuccesso fu dovuto a rottura uello stomaco per lo scoppio del pallone. Gli AA., però, affermano a riguardo che tale evenienza oggi è alquanto rara, data la perfezionata tecnica di costruzione del materiale in esame. Raccomandano quindi che l'uso dell'ipotermia gastrica locale venga riservato e limitato esclusivamente ad emorragici in precarie condizioni generali. E. FAvt:zzr
P., SAR \CC\ L., ERMIKI M.: Lo ronztgen ccopi<~ telet'ISII'a intraopcrutontl del le t•ic biliari. - Gazz. lntern. Mcd. e Chi r., LXVII, l 435, 1963.
STEn:-:1:-11
Gli AA. denunciano i limiti delle indagini colangiografica e manomctric:a neiLt diagnostica intraoper:ltoria delle vie bili:Hi, indagi n i che, qualora siano eseguite in rno do distimo, forniscono dali che assai difficilmente po~~ono essere coordinati nel giu di7.io diagnostico, in ttuanto manca una reale e costante corrispondenza tra aspetti mor fologici e situazioni funzionali pre~~orie. Espongono pertanto le ragioni che hanno in dono all'adozione della colangio~copia intraoperatoria, la quale realizza b coorùina zione dei dati morfologici c funzionali. Vengono descritte quinùi le caratteristiche tecniche c le modalità d'uso tld complesso ra uiochirurgico istallato a questo scopo nell'lstÌtlltO tli patologia chirurgica dell'Università di Roma, it cui elemento fondamentale l: costituito dalla roentgenscopia televisiva. Questa ,·iene realinata mediante una apparecchiatura rocntgenteJe,·isiva, basata sulla utilizzazione di un amplificatore di immagini che consente contemporaneamente la visione televisiva e l::t ripresa radiografica e cinematografica. La televisione presenta infatti indubbi vantaggi. tra gli altri quello di g:1ramire b protezione ddl'c~am i natorc da lle radia<.ion i e l'altro di rcnùere possibile l 'o~scrva 7ionc simultanea di qualsiasi numero di persone, in particolare dell'incera tlluipc chi rurgica direttamente interessata :~Ila .,oluzione del problema diagnostico. La diagno-.rica ill(raoperatoria Jdlc biliopatie. mediante tale apparecchi:Jtura. si anicob sulla contemporanea esecuzione Jelle indagini colangioscopica, colangiografica. radiomanomctrica e Jella roentgencinematografia, indagini che ~i integrano c si potenziano reciprocamente consentendo un giudizio diagnostico più dettagliato e pert:lllto più sicuro.
E. F\VU'l.'l.l
l! trapianto dd polmone. -
The L:Hlcet, 7326, 209. 1964.
G li studi cd esperimenti sul trapinnto del pol mone ri~al,gono al 1947. Sull'uomo non è mai stato tell(ato. Per qu:lnto concerne gli anima li c precisamente i cani. l'autotrapianto ha 6to ri~ultati soùdisfacenti con soprav,·i,·en<.e fino a 2 anni c mezzo. li polmone asportar,> può \'Cnir consen·ato a -! per alcune ore, comunque n<>n oltre le 2-1. Trapiantato, esso recupera le sue funzioni gradualmente. Ad ogni modo non si può procedere né all'asportazione immediata né n quella totnle, sia pure procrastinata, del polmone controlatcralc, pena la morte del l'animale. Se invece il polmone non trapiantato viene estirpato gr:adu:almente tramite lohectomic c cauteri<.zazioni. il polmone trapiantato consente la sopr:~vvivenza dell':1nimale. Per quanto riguarda im·ece l'omotrapianto, il problema è soprattutto d'ordine immunitario. a somiglianza Ji quanto si 'erifica per il cuore ed il rene. :\d ogni modo, ricorrendo ai cortisonici e citostatici e facendo uso Jelle cautele messe in auo per l'autotrapianto, con J'omotrapianto si sono ottenute sopr:1vvivenze dell'organo fino ad un mese. c~~o
SII. V!
E.\fATOLOGIA M.: Concetti attuali sulla cronologia dei reticolodtt e loro appltca::::tont pratiche in medicina. - Rif. mcd., 76, 354-356, 1962.
M oRSI/\ N l
Le ricerche sul ricambio emoglobinico, i metodi immunologici e sopranutto le indagini condotte con i~otopi raùioauivi hanno permesso di definire che la durata Jcl ciclo vitale degli eritrociti adulti ì: di 110-120 ?iorni. Sono note le notcmli ed tmportanù applicazioni che ~i hanno di quc~ti dati in ematologta 5ponranea e pro,·ocata. Notevole interes~ ha anche fis5arc la citocronologia dci reticolociti, cioì: il tempo che è necessario perché tali elementi perdano la sostanza gr:mulofilamer1tO>:l, :~equi stando così le caratteristiche proprie dcll'eritruciw maturo. HeiJmeyer ha classificato i rcticolociti in 5 gru ppi (dal gruppo O a quello lV) a seconda del loro st:~dio e\·olutivo, co,truenùo così una vera ~ formula reitcolocitaria :.. Ciascun gruppo ha una ~ua cronologia, ma in defini!in elllro la 72" ora la m:Hurazione completa può dir~i ancnuta. L'A. ha confermato i dati cronologici precedentemente trovati Ja vari ,\;\., ~r vendosi del metoùo sperimentale Jcll'int0~5icazione da aminopterina negli animali. L'interesse pratico di questa cronologia è t.luplicc, meclico-kgale c diagno~tico: a) medico-legale: nel cadavere cessa la immissione in circolo dei rcticolociti m tdollari, ma perdura b maturazione eli <1uclli già esi~tenti :~!l'atto della monc nel crrco!o periferico. Una c formula rericolocitaria , eseguita nel ~angue di un cadnvere può permettere pertanto Ji fissare con grande npprossimazionc b c.lata del decc"o, !>C 'ii tiene presente che, per esmpio, alla 36' ora il 100' 0 di rcticolociti tro,·ati app:mcngono già al lV gruppo (test Ji cronotanatologia); b) diagnostico: negli essudati, nei trasudati, nei liquidi fisiologici, estratti con le consuete centesi esplorative, e nei qua li si constata macrosce>picamcntc o microscopicamente la presenza di eritrociti, non sempre ì: possibile stabilire se si trana c.li una emorragia traumatica (acciùentalc) di una emorragia p:ltologica c. in questo scconùo caso, la cronologia del versamento emorragico. Una c formula rcticolocitaria ,, c~guira nel liquido estratto, permette di risolvere i vari quesiti, cioì: la data della emorragia. Soprattutto nel liquur può riuscire utile sapere che il rintracciarvi delle emazie con sostanza granulofil::tmcntosa ad un tas~o elevato o comunque vicino ::1 quello del sangue periferico è indice Ji emorragia recente. al massimo di poche.: ore, mentre il non riscontrarne affatto in un liquor emor ragico cd in un paziente con t::tsso reticolocitario circolante normale. è inùice pure altrcuanro sicuro di cmormgia rimontante cd almeno quale giorno prim::t. E. \1 f.LClii0:->0 \
o
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Mi n. Mcd . 1902.
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La storia Jclla semciologia ematologic:J è rappresentata da tre tappe: l) 1832: Th. Hoùgkin pubblica la ~ua memoria sulla malattia che poi sar:J. studiata c chiarita da Sternbcrg c da Paltauff; egli quindi può essere considerato il fondatore della semeiologia ematologica fi~ica, analOmo-clinic:t. 2) 1898: Ehrlich pubblica il wo ~tuùio sulle car:mcristiche cromatiche delle cellule s::t ng uigne, distingue ndo così i v::tri tipi dci globuli bianchi e distinguendo i mieleciti dai linfociti; egli quinùi può d i r~i il fondatore della emato logi;~ citologic::r per la
quale la ricerca sul \'ivente riuscì a superare l'esame aMtomo-patologico cl:assico. ~o nostante gli enormi progre~si ottenu ti dalle varie Scuole, specialmente it:ali:me, in questo ca m po, m olte incertezze ancora rimanevano, fra le qua li per esempio la possibilità di differenziare un emocitoblasto linfoghiandolare da uno midollare. 3) 1949: Pauling e Coli. riconoscono che la base etiopatogenetica della ancm t.. falciforme è dovuta alla presenza di un:a emoglobina anom:ala, la cosidena emoglohi na S (quella normale è l'Hb A), la quale si differenzia per una diversa composizione della g lobina. Con questa scoperta si è potuto spiegare a nche la talassem ia, la qual, pertanto rientra fra le emoglobinopatie da eredità molecolare. E' con la scoperta di questi AA. che nasce la prima doc umentazione del ruol o che giocano le macromolecole per il determinismo dello stato di salute e di malattia ~ nasce il termine di « malattia molecolare ,. E' stato proprio la ematologia il campo di studio più fertile per questa patologia con i su oi studi sulla immunologia (vedi fa ttore Rh, test d i Coombs, a nemie emoliti che. favismo, ccc.). L'A. si diffonde ampiamente sugli studi di genetica che ne sono derivati e che h:1nno posto in risalto l'importanza del O~A. stu di che si riallacciano strettamente con quelli di virologia e che oggi impegnano il lamro di numerosi stu Jiosi per le applicazioni diagnostiche, patogenetiche c terapeutiche che già in parte si intr::tvedono, ma che lasciano sperare in confortanti successi in un prossimo avvenire. Non bisognn mai però dim enticare la frnsc « mortu i vivos doccnr) e cioè che «la eli nica si fa al letto del mnlato , _ E. MFLCH!O:-!DA
MALATTiE I NFETTiVE LASS. R., Scr:PHARD E.: Mumps arthriti.c. (Artrite da Parotite epidemica). .Medicai Journal 2, I6IJ, dicembre 1~1.
British .
Sebbene l'insorgenza dell'artrite, in cor~o di parotite epidemica, costltlusca oggetto di menzione nei testi di malattie articolari (H ollander, 1960), di pediatria (Griffith c Mitchell, 1941) e d i malattie infenive (Wesselhoeft, 1951; Stimson e I ioJes, 1956), tale condizione merita una più ampia trattazione. Il Rillict ha descritto il primo ca~o dt artrite da parotite epidemica nel 1850. A ltri casi sono stati successivamente illustrati dal M aisondieu ( 19241, dal Wilson (19261. dal Magida ( 195 1), d a Applebaum e coli. (1952), da Senise c coll. (1957). Il Maisond ieu ha riscontrato 6 casi di artrite in un g ruppo di 1334 pazienti affetti da parotite epidemica, con una percentuale dello 0.44 L'artrite, come si rileva dalla casistic:a raccolta sull'argomento, mostra una predilezione per il ~esso maschile rispetto a quello femminile con un rapporto di 7 a l. L 'età più colpita risult:J compresa tr:l g li Il e i 47 nnni. La sin tomntologia articolare può precedere l'insorgenzn della parotite o fnr segu ito ad essa (da 8 giorni prim:1 a 29 giorni dopo). La sua durntn, dai dati statistici raccolti, è risultata compresa tra i 2 giorni c i due mesi. Una o più articolazioni possono essere interessate d:al processo infiammatorio. La rcstitutio ad integrum risulta completa. Il quadro e matologico, nei casi osserv~ni, ha messo in evidenza un:J lcucocitos i poli· morfonucleare ed un aumento della velocità di eritrosedimentazione. Il virus della parotite epidemica è stato repcrito nella sali\'a, nelle urine, neUa tiroide. nel liquido cerebrospinale c nel sangue. Non è stato fino ad oggi possibile otte-
~
\
nere l'isolamento delle articolazioni. E' comunque possibile che l'anrite rcumatoide sia dovuta ad infezione ,·irale del tessuto articolare in quanto essa insorge di solito in concomitanza con altre complicazioni nelle quali il ''irus parotiùco è ri-<ontrabile negli organi colpiti. l tre casi illustrati dall'A. si riferhcono ad una artrite manife~tatasi 12-14 giorni dopo l'insorgenza di parotite, a carico dell'articolazione dell'anca o clelia caviglia. Tn uno dei casi era anche presente una orchite ed in un altro una probabile pancreatite. I sintomi articolari consistevano in edema e dolore sia spontaneo che alla palpazione c scomparvero completamente dopo pochi giorni. Frequentissimo risulta il reperto di infezioni con virus parotitico (pancreatiti , orchiti, me ningiti) senza presenza di parotite. I n tali casi la diagno~i è solitamente b:1sat;1 su un significati,·o aumento nel ~:111gue dd titolo de~li anticorpi neutralizzati c devianti il complemento. ~on sono stati riportati in letteratura casi di artrite da virus parotitico senza paroùte.
NEUROC HJRURGIA FALER C.A.:
Positivi vantaggi della stereoencefalotomia nel pat·kinsonis111o. -
J.A.M .A..
9, 703, 3-3- l 962. Quando si passano in rassegna i numerosi metodi chirurgici fin qui impiegati nel trattamento cruento del morbo di Parkinson, ci si rende facilmente conto che essi possono di,idersi in due grandi gruppi: da una parte i metodi stereotassici che riposano su corrette basi ncuro-fisiologiche, ma con una tecnica assai indaginosa e che richiede un grande dispendio di tempo per il reperimento certo del preciso punto sul quale il chirurgo deve operare; e dall'altra parte i metodi non stereotassici di più facile e rapida attuazione, se pure meno p rcc i ~ i. In questo lavoro l'A., d irettore del reparto neurocbirurgico della Clinica Labey di Boston, riporta i risu ltati di un suo me todo di chirurgia stereotassica (partendo dalle indicazioni di Cooper, che ha al suo attivo una statistica operatoria qu:mto mai lusinghiera), risulr:ni che si possono così riassumere: su di un gruppo di 45 pazienti affetti dal morbo di Parkinson, e con l'impiego di un nuovo metodo stereotassico, che conseme di abbreviare note,·olmentc i tempi di reperimemo, vennero indotte delle le~ioni nelle regioni del globo pallido c della capsula talamica, allo scopo di alleviare tremori e rigidità che affliggevano t!a anni tali 45 pazienti. L'A. praticò complessivamente 63 atti operativi di stereo cnccfalotomia (alle volte si dovette operare bilateralmente), con un completo successo in ben 58 interventi. ~ei pazienti, nei quali non fu dato rilevare vantaggi di qualche rilievo, ~i t rattava di lesioni, che si erano istituire da trop po lungo tempo c eli estrema g ravit~. L'A. aggiunge che mentre le bioni portate sul globo pallido facevano cessare immcdiatamenre la rigidità, esse non portava no alcun beneficio al ca r:ltteristico tremore dci Parkinsoniani operati. Invece le lc~ioni indotte nella regione btero-ventrale del talamo e della capsula interna-posteriore si traducev:1no in un completo successo su entrambi i sintomi denunciati dai pazienti: tremore e rigidità. Tuna,·ia l'A. riconosce onestamente che il neurochirurgo Ya ancora incontro acl un certo numero di insuccessi, anche in quei pazienti che presentano solo sintomi unilateralmente. pur col sussidio delle più perfette appa recchiature ~Lereotassichc c con l'impiego della più affinata tecnica neurochirurgica odierna.
.YEUROPSICA.\"ALIS/ Pnmr :r-.:.: Le strutture mbcorticali ed i prorc.<.<i psid1icr c011 .rpecia/e riguardo al/,, con dotta umana. - Policl.- Sez. prat., 191)2, 69, 1049-1055· TI moderno indirizzo della medicina c della psicologia della persona totale, dt: moliti il duali~mo cartesiano cd i moniltmi contrappo~ti dei biologisti e dei P'icogt netici. illuminato dalle parole di due grandi Santi, Paolo di Tar~o e Toma5o d'Aquano, deve fare affermare che le tre omeostau basilari del/a rorulità ed unità del/a per .< onu individuale-sooale (la omeosuui-fiSio!ogica od umorale, l'omeo.cuui psicologica od armo11ia c la omeoJ!ti.<Ì interpersona!e) trovano la loro comune organica condizionantl nel diencefalo e cervello interno. E' la civiltù moderna che sta cacando i soggetti cosiddeni iperdicncefalici, nct tjuali domina uno stato di abnorme eccitabilità e di abnorme funzionamento di quesn centri encefalici, per cui essi diventano dci disadatti alla \'ita associata e comunitaria. In essi, psichicamcntc immaturi, dominano le tre fiere d::~mcsche, la lmsuria, l'ambizione di potere m::~tcriale, la superbia aggrcssi\·a, cioè la barbane Ìllle//euuale. L'A. si diffonde nmpiamente ~ulla anatomia dei centri suddetti, analizzandon.: tutte le singole caratcristichc fisiologiche c patologiche con un vastissimo contributo spcrimenralc personale c d i molti autorevoli studiosi. La mente per le sue idee, le sue volizioni morali c le azioni ha biso~no del ccr• vello per funzionare. ma si deve intcnc.lere il cen·cllo come un < centralino telefonico » che non può funzionare senza l'impicgam addetto al ~uo funzionamento (l'io cosciente). ~ella condotta umana l'intelligenza è il faro che illumina la strada, mcmrc il cuore con i suoi senti menti è il motore che ci fa percorrere la diritta via. Fra le altre deduzioni d i ordine pratico, una ve n'è e molto importante di valore medico-legale ed è che la cosiddetta « cnpacità d i intendere c di volere~. invocata nel giudizio sulla re~ponsabilità c la imput:tbilità dell'individuo, che deve essere modificata con un articolo che dica: c capacità di intendere e di volere e potenzialità cerebrale di agire :t. E' la dottrina del Cristo, logos incarnato nel bios, che ha dato il posto preminente :tllc virtù del cuore cd all'amore, più che alla sapienza, tanto che questa, per la redenzione umana, è •pcsso stoltezza agli occhi di Dio.
E. MELCIIIONflli\ RADIOLOGIA :'vi \STROP.\DW C., DACQt ' JNO: L'uti!ittÌ della gammaencefa/ografia nella diagnosi delle /e.(ioni cerebmli. - Min. Nucleare 1903, 4, 153-157. G li AA. pre~ent:tno una casastacn di 190 esami gammacncefalografici eseguiti :1 r, 24, 72, ed in alcuni ca~i 9iJ e a6!l ore dopo iniezione di ,ieroalbumina marcata con 1'3'. Lo studio dci dati ottenuti ha permesso di distinguere tre tipi di tracciati che .1 dc11:1 degli AA. esprimono i diversi tipi di positività cui le forme morbo~e possono dar luogo. Il primo tipo di tracciato comprende alterazioni c precoci, circoscritte e co~tanti » e di c grado notevole :t; il secondo tipo ~i differenzia per il fatto che la comparsa delle altcrnioni è tardiva mentre le altre caratteristiche rim:lllgono identiche; il terzo ripo è costituito da alterazioni «di grado mo<lcsto se circoscritte, o di qualsiasi entità se diffu~e » o « fugaci » nel tempo.
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Dalle <>~~ervazioni ripon:ne ~emhrcrebbc potersi concludere che il pnmo tipo di tracciato sia prcvalememcnte do,·uto a mcningiomi, mentre il secondo tipo parrebbr ind icativo delle reciJ ivc dci glioblastomi c d<::l le meta~ta~i. Tutti i c:~si di ~ J iobla;toma hanno altresì pre~cntaro -.emprc un tmcciato Ji primo c 'econdo tipo. Il terzo riuni rcbbc un materiale più eterogeneo costituito soprattutto da le,ioni ,.a,colari c da sin dromi comiziali. Questa cl:~ssificnionc dei tracciati ~ poslti,·i) COibente agli t\A. di tb~tinguere un tracciato inJicativo di lesione espansiva (primo e secondo tipo), da uno indicativo di bione vascolare o comizi:~le {terzo tipol. L:l d istinzionc Lr:l i primi due tipi facilita la diagnosi di natura nell'ambito dci tumori. .\. YfEZZETTI
VESPIGNAN I L.: l ,;egni urografici del t·ea:nte pa.•.•aggio di m/coli uretcrali. Mcd., XLVIII. 12, dicembre 1962 .
La RaJ.
. ella pratica quotidiana capita spesso che in pniemi con ttp1ca colica renate. l'c,ame radiografico diretto non metta in eviJenza immagini di c.t!coli urin:tri e che la uro g rafia d imostri ~egn i di st:t,i di modcst:l entit:l nel tratro inferiore dcll'uretere. L'A., avendo notaco, in urografìc e~eguite a bre\'e distanza di tempo da una eolie:~ renate, un gruppo di :.egni piuttosto <O~L.inti, tali da far prospcnarc probabile la di:tgnosi di pa•saggio recente di calcoleni un:tcrali. h:t ne.,aminato tutto il materiale urografico degli ultimi due anni. conser\'ato nell'Archi,·io dell'htituto, :.elezionando i ca~i accertati Ji emissione del calcolo ur(.:ter:~le. Dalla ca,istica riportat:t, relativa a 12 pazienti, risulta che i reperti urografici piLI importanti ri~contrati dopo il recente pa~saggio di calcoli urctcra li, ~ono rapprcsent:ttì da: a) as~ottigliamento del tratto intramuralc dcll'uretere; bj dilatazione Jel segmento pelvico dell'urctere: c) asimmetria del cercine interureterico. L'as~onigliamento del tr:~tto terminale dcll'uretere, limitato di ~olilO alla parte intramuralc, è in rapporto con lo stimolo irrit:~tivo infiammatorio determinato dal pa~ saggio del c:~lcol o sulla mucosa delle vie escretrici inferiori c dell'orificio urcte rale. Concorrono :t determinarlo l'edema infiammatorio d~lla muco'>:! e lo stato ipcrtonico o Ji contranura ~pastica. L a dilatnione dell'urctere pel"ico :1 monte della por7.10ne intramur:ale è in genere moderata; in certi casi si accentua dopo la minzione, perchè ~i h:~ una pitt marcata contrazione del tratto intramur:ale già in ~Lato irritativo. L 'asimmetria del cercine interureterico (c.i. u.), che è sollevato d:1 l lato arTetto, è dovuta all:t tumefazione del tr::mo intrarnurale per cui vi è una maggiore distanza rr:1 il segmento di~tale dell'urctere e il comorno del c.i.u.: questo dal \aro affetto è com·e~~o verso l'alto, oppure è più solb·ato che di norma; in qu:tlchc caso il c.i.u. si presenta, oltre che ~ollevato. anche con margine più sfumato che tbl lato sano. Tutti i rilie'i u rog rafici trovano corrispontknza nei reperti cistoscopici. Le maniftstazioni urogr:~fi c he in que.,tiont.: sono influenzate da vari fattori: durata e intensità dello stimolo irrit:Jti\'o, sede pregrcssa del calcolo, inrervallo di tempo tr1 colica espul.,i,·a ed es:tmc r:tdiografico; ,·ol ume dei concremenri e maggiore o minore rcgolarit:l dclb loro superficie. l "egni urografici descriui possono essere presenti tutti c tre dopo il p:tssaggio dd <alcolo, oppure.; uno o due di es~i possono mancare. L 'A. conrluJe che i reperti u rografici il lustrati. specie se associati, hanno un valore pratico specie per una dia].!no~i retrospeuiv:~ di colica reno-ureterale litiasir:~.
r. SALs,:-;o
GvARnAn \SSl L., P.\~TRFMOLl A.:
Osservaz1oni clinico-radiologiche Ìll tema di a/tera-:.10m pieliche secondarie ad ostacolato def/t.mo uri11ario. - La Rad. Med., XLV III, i . aprile 1962.
L'idronefro~i è cnrauerizzata dalla dibrazione del bacinetto e dci calici e dall'atrofia ischemica progre~~iva del parenchima renate. Il quadro radiologico della idronefro~i con ~ clamara è daco da: immagini picliche più opache dal l:lto dell'ostacolo; immagini piclo calicali incomplete; assenza di immagine pielio; evidente ncfrog rafia. Queste evcnienz~: riguardano solo i casi inizi:lli di idronefro~i. mentre un ostacolo più grave al deflus'iO dell'urine può dctcrmin:ue forti dilatazioni dell'albero urinario. Nei casi in iz ial i Ji idronefrosi si impone l:1 consennionc del rene, mentre nei casi di gra\·c idronefrosi, con scomparsa più o meno completa del parenchima renalc, ~i im pone l'a\portazione chirurgica del rene. Nei casi int<•rmedi, per una decisione sulla condotta terapeutica, mohi autori danno import:mza più al grado di funzionalità renale. che alla entità dcll:t <lilarazione. Si è ricorsi alla ch imografia, allo \tudio radiocincmatografico dell'idrondrosi c si è concluso che per l'inter\'ento chirurgico hanno preminente valore le condizioni della muscolatura pielourcterale. non il grado di ectasia. Nella interpretazione patogenetica dell'idronefrosi, alla concezione di una sacca inerte al d i sopra di un ostacolo, si è sostituita quella di un apparato muscolare uretero-pielocalicalc, tu rbato nel suo funzionnmcnto. Al rcrturbamento della moti lit.à scgul: la ritenzione urinaria e infine la dilatazione delle cavità. Questa non è costante, nè proporzionata alla entità della causa che ostacola il deflusso dell'urina. Il comportamento delle vie urinaric è analogo a quello di tutti gli altri organi cavi fomit i di apparato m uscolare c di in nervazio ne vagosimpatica. Perché l'apparato urinario funzioni sono necessarie la intcgrid anatomica delle vie di evacuazione c la integrità degli elementi dinamici che presiedono la peristalsi e nel complesso gioco della escrezione urinaria è predominante il valore della qualità del tessuto escretore (fibra muscolare liscia 1. Seconda la esperienza degli AA. valore predominante nel determinismo tlella id ronefrosi hanno le aherazion i della funzione rcnale, sopratutto q uella dei pu nti estremi: del giunto piclouretcrale e della palpilla vesc icale. Seguono le osservazioni per~onali rappre<oentate da 20 casi scelti su varie centinaia di esami pielourowafici eseguiti negli ultimi 15 anni. A nche dove è d imostrato u n ostacolo meccanico, è ~cm pre la fu n zio nalità della fib r;~ pielo-u retero-vcscicale, q uella che in definitiva condiziona l'alterazione delle vie escretrici e quindi il destino del rene.
P. SALSA~O
G.. AcCO:'>L\ZZI F.: Lo co/eci.<tografia orale c npetuta ~ na soggetto normale. La Rad. Mcd., XLV ll1, 5, maggio 1962.
GASPARI"I
Jn ~oggetti normali si sono riscontrate a volte differenze nei risultati dell'esame colecistografico a distanza di tempo, nel scn\O che in alcuni casi ad una prima indagine si è avuto risultato negativo, mentre alla ripetizione della colecistografia orale, si è avuto nor male o pacizzazionc del la colecisti. Il Brcwer sostiene che u n paziente da 24 o re a d ieta priva d i grassi, può prcscnt:lre nella colecisti un ristagno fisiologico d i bile molto densa e concentrata, che impedi~ce alla bile secreta di recente e \'Cicolante il mezzo di contra~to, a penetrare nel viscere. Condizioni fisiologiche, come la gra\·idanza c l'alla~ tamento, possono essere responsabi li di mancato opacamcnto colecbtico.
533 Gli AA. hanno voluto ricsaminare il problema, sottoponendo uno stesso individuo normale ad esami colccistografici ripetuti. L'indagine è stata condotta su 31 soggetti, 15 maschi e 16 femmine, per un totale di 93 coslecistografie e la ricerca colccistografica è ~tata fatta per tre volre in ogni ~oggetto. con intervallo di una ~euimana almeno tra una prova e l'altra. Si è rivolta particolare .lllenzione all'alimentazione. I radio[.!rJmmi ottenuti sono stati analizzati ~condo criteri standard. Per la misurazione dtl volume della colecisti gli AA. hanno utilizzato il metodo volumctrico di \Vieser su colccistogrammi ottenuti in stazione crctt:1, più aderente alle condizioni fisiologiche. Hanno ottenuto opacizzazione della colecisti nel 100% dei casi con soddisfacente grado di opacamento; qualitativamente non hanno apprezzato variazioni accertabili ad occhio nudo nello stesso soggetto. L'estesa variabilità delle dimensioni della colecisti a riposo os-;crvata nei 31 soggetti esaminati, fa concludere che le dimensioni iniziali della vescichetm non possono venire utilizz:~te con su.;:cesso secondo criteri clinici. l risultati relativi alla risrost:t :tllo ~timolo colecistocinetico docum\!nt:tno che in molti ~oggetti, mentre si ottiene ogg-i un reperto normale, dopo qualche giorno la concentr:tzione vescicol:~re può ri~ultare minore o maggiore, senz:~ che ~iano riconoscibili bttori esogrni o fisiologici cui attribuire wle comportamento. Le cau~c 'i llovrcbbcro ricercare nella sfer:1 del sistema neurovcgctativo. Pertanto, mentre si deve ritenere come nettamente patologico un mancato contra5to della cistifellea, minore importanza de,·c essere attribuita alle dim{'n~ioni della colecisti e ad una scarsa risposta alla prov:t di Bronner. Quindi è consigliabile b ripetizione della indagine colccistografica in ca~o di m:1ncata o ~carsa rispost:t alla prov:1 colccistocinetica, prima di portare h diagnmi di discinem della fellea.
P. SALSA.'iO
U.: La duodenografia ipotonica1 nelle affezioni pan<rftllico-varrriane. Mcd. XLVIII, 5, maggio 1962.
FELCr
La Rad.
Le modific;-~zion i nell'anello duodcn:~le sono più frequenti nelle affezioni a c:tr:Jttere espansivo, localizzate alla te~ta del pancreas (allargamento della C duodenale, deformazione di essa, interessamento diretto delle pareti del duodeno). Per vimalizzare queste :1lterazioni in uno stadio rebtivamcntc precoce, è stato proposta ed ::muata la duodenografia ipotonica, che ;i realizza con l'op1cizzazione elettiv:J medi:~nte sonda. dell'ans,t duodenale, previa preparazione farm::~cologica ad effeno iporonizzante. L'esame viene condono •,otto il controllo radioscopico e con radiografie mirate. A questa prima fase, segue lo ~tudio con doppio contrasto, che realizza la duodenogra[ia c: in strato sonilc :.. La duodenografia ipotonica è i~truttiv:J p::~rticolarmente nelle pancreatiti croniche. L'esperienza dell'A. si bas:1 su 30 esami duodenografici e insegna :1d essere molto pru· denti nelle deduzioni diagno;tiche. Un allargamento dell'ansa duodenale per aumemo in toro della testa del pancreas, si accompagna quasi sempre ad una 4: impronta:. a largo raggio sul bordo interno del duodeno; se l'aumento di volume del p:111creas determina una prenlente compressione posteriore, si osser\'erà un «doppio contorno -.. medi:~lc con parziale consen·azione del disegno mucoso; grande importanza ha il disegno delle pliche margin::~li: immagini :t «denti di sega:. o a « spina di rosa:. documenwno uno stato infiammatorio della mucosa o aderenze tra parete duodenale c pancreas; il «segno del 3 rovesciato > (Frostbcrg) o dell'c ipsilon:. è sostenuto da tumefazione circoscritte nodulari aventi sede nel bordo pancreatico e separate dal coledoco nel suo tr:1tto terminale.
6. - M
534 Il carcinoma della te~ta del pancrea~ si differenzia dalla pancrcatite, perché ~~ :tccom pagna ad irrigidimentO e deformazione della parete, con scomp:trsa del disegno mucoso o !>i manifesta con immagini lacunari dovute a produzioni vegetanti o con imm:1gini bcunari e da esc:tvazioni ulcerose, nelle forme associate. Con la insufflazione g::ts\o\a ,, precisano e documentano meglio la rigidità della parete, le formazioni sporgenti nrl lume e la anarchica disposizione del ri lievo mucose. Segue la illu~trnionc di sette ca~i. i più dimostrativi, ben corredati dalla riproduzion · di radiogrammi dimomativi. A conclusione dell'interessante lamro, l'A. afferma che alla duodenografia 1pmonic.. si devono riconoscere notevoli possibilità di integrare e migliorare i dati relativi all'esame :tbituale. Perché il metodo possa dare risulmti positivi è necessario che l'afferm:tzione infiammatoria o tumor:~lc della testa del pancreas, ne interessi le porzioni m:~rginali, che· ~ono ad intimo contatto con b parete duodenale. l segni descritti però sono da con!>iderare non così sicuramente patognomonici come era stato indicato (bi primi ricercatori. P. SAL'>A"O
UROLOG!A E., C ·\LI.IV"l'iOt-:E A., STRAU<\JOLI G., Tese.\ L.: Studio di 66 casi di neop!aJitl vesàcale sottoposti 11 telecobaltoterapia. - Rassegna Urologica, 1962. 1, '5.
ZA'IhTT!
La terapia delle neoplasic Yescicali rappresenta ancora oggi un capitolo difficile e delicato. Gli ,\,\. - dell'Istituto di Clinica urologica e del Reparto radiologico degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano - riferiscono i ri~ulrati da loro ottenuti su 66 pazienti affetti da neoplasia vescica lc, istologicamenre :~cccrrara, c sottopo~ti a tele· cobaltoterapia post-opcratoria (41 casi) o alla sob telecobaltotcrapia (25 casi). Questa è st:~t:t condotta in tutti i casi irradiando l'intera vescica cd i linfarici adia~enti con dose complc~si,•a relativamente clc\·ara (dai 6.000 ai 7.500 r di focolaio} e fra zione al mas~imo (roo-r ~o r per seduta) e facendo sempre ricorso alla tecnica di irradia zwne a campi fissi. l pazienti sono stati suùdivisi in qu:mro gruppi sewndo la classificazione clinico· i,tologica di Dt La Pena, L ange e Ravasini (rumori limitari all n m ucosa - infi ltrami lo strato muscolare - infiltranti il pericistio - infiltranti organi vicini); c, dopo il term ine ùi trauamento, sono stati controllati per un periodo di tempo da due a cinque anni. TI 55° 0 di tutti i pazienti trattati sopravvive oltre i due anni, mentre il tasso di sopravvi\tnt.:t a 5 anni, sempre calcolato su tutti i pazienti, ammonta :ti 20 - 0 • Viene pertanto so.,tcnuta dagli A.\. l'utilità dell'impiego della tclecobaltoterapia, sopranutto negli st:Hi più avanzati del tumore, nei quali essa è in grado di ottenere risultati soddisf3ccnri con un minimo disturbo per i malati.
E. f.t\Vll7.7.1
G. L., Yf\RHN PF.ROJ.r'<o R., ToRRETn A .. F\RJ'<ET G.: Studw citolo(Jico dei carcinomi t'escicali trattati con telecobaltoterapia. Miner\'a Fisioterapica e Radiologica, r9f'l2, 7, 23-28.
$\'1!':.\ZZ'\Rl
Gli AA., sulla base delle esperienze condotte da Rarigozzi e Cusmano (1947), si sono p roposti di saggiare le poss ihi l it~ delle tecniche citologiche nella evoluzione delle
535 neoplasie vescicali, in corso c dopo telecohaltoterapia (TCT). Infatti, non essendo possibile praticare l'esame cistoscopico ed il rilievo biopsico per il numero di volte necessario, gli effetti della TCT sul tumore non si possono studiare con precisione e continuità, potendosi avere solo un'idea approssimativa dalla valutazione dell'andamento della sintomatologia urologica. I metodi citologici, che hanno trovato larga diffusione in questi ultimi tempi (in ostetricia, broncologia, ecc.), si basano sulle osservazioni di vari AA. (Caspersson, ccc.), i quali misero in evidenza, con particolari colorazioni, il comportamento degli acidi nucleinici nei fenomeni di accrescimento e moltiplicazione, sia nelle cellule normali che neoplastiche. In queste ultime, inf:llti, gli acidi nucleinici subiscono modificazioni anomale e caratteristiche, tali da consentire l'individuazione di 2 tipi cellulari: - cellule di tipo A, proprie delle cellule ncoplastichc in fase proliferativa; - cellule di tipo B, peculiari delle cellule cancerose in fase regressiva . . Gli AA. esaminarono 40 pazienti affetti da neoplasie vescicali, ciastoscopicamente ed istologicamentc evidenziate, che furono sottoposti a T CT con dosi fino a 6oo rad. Con il materiale prelevato in modo diretto (raccogliendo gli ultimi 10-15 cc. di urina) od indiretto (cateterismo, in corso di cistoscopia), dopo cermifugazionc cd essiccazione, furono al lestiti gli strisci, successivamente colorati con metoJo panoprico sec. Pappenheim (May Grunwald c Giemsa). Gli strisci furono eseguiti settimanalmente. durante la TCT, e, ogni 15- 20 giorni, dopo la cura radiante. l n ogn i controllo citologico, contati 100 clementi, la attenzione fu rivolta alle modificazioni morfologiche e quantitative, nel tempo, delle cellule normali e degli clementi ncoplastici. I risultati ottenuti dimostrarono risposte non univoche alla TCT, cui corrisposero differenti quadri citologici c clinici. Fu JXlSSibile, pertanto, suddividere i carcinomi vescica! i i n 2 gruppi. Nel primo furono inclusi quei casi, a decorso favorevole. che presentarono, due mesi dopo la TCT, un quadro citologico con assenza di cellule ncoplastiche. Nel secondo gruppo furono con~iderati guci casi che, pur potendo presentare un miglioramento della sintomatologia, dimostrava, a 60 giorni dall'i rradiazione, una persistenza della eliminazione delle cellule neoplastiche, ciò che depone per una incompleta sterilizzazione del focolaio neoplastico c per un decorso meno favorevole della malattia. Gli AA. concludono affermando la grande utilità delle tecniche citologiche, sia come mezzo diagnostico del tutto innocuo al paziente, nn sopratutlo come mezzo prognostico, consentendo di decidere sull'opportunità, o meno, di intraprendere ulteriori cicli di terapia radiante (irradiazione di una recidiva o ciclo d i consolid:tmento).
P. TARANTINI
VARIE
S ANCIORG I
G.: Medici di D'Annunzio. -
Annali Ravasini, 14, 15 maggio 1964.
Gli scritti del Sangiorgi - quale che sia il tema proposto - si leggono sempre col più vivo interesse. E per fortuna dei lettori, la penna dell'insigne \<bestro, dcll':~cuto sociologo, del raffinato umanista, continua acl essere operos3 e feconda (ben 260 lavori e p t l bblicnzioni personali, fino ad oggi!). In quest':~rticolo l'A. ricorda, nel ccntcn:1rio della nascita di D'Annunzio, due Y3lorosi
colleghi, entrambi chirurghi, che il de~tino chiamò accamo al Poeta-Comandante 11 momenti difficili per la sua vita: Francesco D'Agostino cd Antonio Du~c. Tenente medico il primo, « dal temperamento di meridionale, vivace cd arguto, eh · lo rendeva simpatico a tutti ». Assistette il Poeta a Venezia, durante la prima gucn 1 mondi:~le. quando. orbato di un occhio, fu costretto a ritirarsi nella c Villetta rosa sul Canal Grande. D'Annunzio lo chiamava « Scrafico :., perché porta,•a prO\'\'it.kn zialmente nel nome i due santi della sua carità e del ~uo ::trdore... :.. L'altro, il dott. Dusc, chirurgo a S;:~lò. curò il Comandante della lesione al capo riportata il 13 agosto 1922, a Gardone, nel Vittoriale, «dove era già :1ndato ad isolar~i nel raccoglimcnw e nel silenzio... >. Dell'illustre Infermo, il Dott. Du~e divenne amicf• e confidente, c, durante la lunga convalescenza, « di lui raccolse immagini e parolt deliranti tali che aHebhcro potuto dar lo spumo a considerazioni le più sorprendcnu . •mche per uno sperimentato psicologo... :.. Il profilo dci due medici espresso da l Sangiorgi risulta nitido, c:.1ldo, lum ino~o; anche se molto remoto nel tempo, ancor vivo è nel suo cuore il ricordo dei due Yalorcsi colleghi che l)' AnnunziCJ considerava i suoi «dottori della vita e maestri celesti:Jli ,. Quel ricordo, tra l'altro, e\'OC:J alla mente del ~aestro. rendendolo fiero, il periodo d• ~ervizio militare prestato a Venezia, dur:~nte la prima guerra mondiale.
G. PrzzJGALLO
BosCHI G.: Torquato Tasso: Folie ou nhrose? -
Encephalc, 1961, 6, 599-610.
E' unn conferenza tenuta alla Faculté dc Lettres et dc Scicnces Ilum:~ines en Sorbonne. Dopo aver ricordato la distinzione Cra diencefalo e mesocefalo. ro. ricorda come questi centri neuro,·egetati\i sono particolarmente susceuibili e vulnerabili e la loro mura può trasmettcrsi alla discendenza fino alla più lontana posterità. Gli uomini di genio discendono da una linea tarat:l c rappresenwno uno di quei fenomeni di compenso che sono oggi cosl freq uenti in biologia, una specie di sforzo iperevolutivo compensatore, ultimo splendore di una fiaccola che è sul punto di spc gnersi. I suicidi sono molto frequenti nelle f:lmiglie degli uomini di genio. In questi i centri neuro,·cgetativi, che hanno f:Jvorito questa specie di gigantismo dello spirito, mostrano una certa labilità, per cui le nevro~i (meglio, p~iconevrosi) sono quasi la regola, mentre la follia è l'eccezione. L'O. passa inoltre a considerare la grandezza poetica dclln « Gerusalemme Libnata , che egli chiama « monumemo eterno,, citandone alcuni passi, meraviglio~i a volte anche per la onomatopea. T asso mo!>lrÒ delle stravaganze veramente impressionanti, ebbe un carattere a ,·olte quasi insopportabile, fu ira~cibile, impulsivo, omosessuak (o forse bisessuale), si lamentava a volte che uno spirito folletto lo tormentava. fu pertanto veramente un pazzo? lnvero non può concludersi con questa tlffcrmazionc, perché i fenomeni presentati d::~ l Poera rientrano nel quadro clinico della psiconevrosi. Anche le allucinazioni non sono dei fenomeni interessanti strettamente b funzione irr..tellettuale propriamence detta; esse sono dei fenomeni mesocefalici, corrispondenti precisamente a delle dispsicoestesie: di allucinnioni soffrirono anc he Lutero e Goethe. Come tutti gli uomini di genio, il Tasso portava ·in sè le tare che sono inerenti a questa meravigliosa disarmonia che è il genio. Le turhe delle quali egli soffriva erano turbc che giustificano la diagnosi di psiconevrosi.
l
J
537 La scritta posta davanti all'Arcispedale di S. Anna a Ferrara, nel quale il grande poeta rimase prig ion iero per più di sette anni, e nel quale « la tenebra del grande spirito ebbe meravigliosi baleni», dovrebhc essere così modificata: « il procelloso balenante spirito... scontò il dislivello del genio immortale di contro alla mortalità dei comuni mortali».
E. MELCHIONDA
Anna/es de Droit lnternational Médical. - Pubblicati dalla Commissione Medico Giuridica di Monaco, Palais de Monaco, Monaco. Da molti anni la Commissione medico-giudirica di Monaco pubblica una notevole rivista: «Anna/es de Dmit lnternational Médical ». Lo scopo principale di questa rivist.1 è quello di promuovere lo sviluppo uei concetti relativi al diritto sanitario internazionale e di contribuire in tal modo alla « umanizzazione della g uerra »- La Direzione si sforza con successo di raccogliere tutt:l la documentazione relativa a tale argomento. Nell'ultimo numero della rivist;-. (d icembre 1963), M. Fontaine analizza i concetti di neutralità politica e neutralità sanitm·ia. La caratteristica essenziale della neutralità sanitaria, dichiara l'A., risalta là dove la posizione dd medico presenta maggiore an3logia con quella di uno Stato neutro. Così come quest'ultimo osserva verso i belligeranti una attitudine di assoluta imp:Hzialità, il medico, nell'esercizio della sua missione, non dà ascolto a sentimenti personali per dedicarsi alle vittime che reclamano il suo aiuto senza discriminazione alcuna per quanto concerne la loro nazionaliu\. ln un altro anico!o, i MM. Voncken e Rigaux i.llustrano il concetto della collli· ntutà del l'opera del medico, che è essenziale sa lvagu::trdare ed assicurare sia nei territo ri occupati, sia nel caso dei prigionieri di guerra, sia nei Paesi da poco indipe ndenti. Citiamo ancora la notizia di informazione, relativa :~l Diritto della guerra cd al Diritto umanitario: questo numero riporta i rendicon ti del H Congresso internaziona le del Diritto penale militare c del Diritto t.li guerra, che ha trattato della protezione della popolazione civile in tempo di guerra. Oltre que~ti articoli di fondo, una parte documentaria e analitica, notevolmente ricca, com p!eta la pubblicazione.
SOMMARI DI RIVISTE MEDICO- MILITARI FRANCIA
REVUE DES CORPS DE Si\l"T.t. DES ARMÉES TERRE, MER, AlR (vol. V, n. 2, aprile 1964): Vigne: Incidenze professionali e medico -legali delle lombalgie in ambiente militare; Gan·igou f. , Souquet T?.: Sul problema della ripresa del servizio da parte dei tubercolotici polmonari a lunga ferma; Laaban f.: J soflì cardiaci a 20 anni; Thabaut A. Coupry A.: Le sh igellosi nella collettività m ilitare di Algeria; Perdriel G.c L'interesse dell'elettroretinografia in patologia medica; Roux M. l sabellon: Il trattamento rapido in can1pagna delle uretriti acute mediante spiramicina. REVOE DES CORPS DE SANTÉ OES ARMÉES TERRE. MER, AIR (vol. V, n. 3, giugno 19<}4) : Bonnel P. H.: Una missione informativa negli Stati Uniti; Goutx: Il servi zio chirurgico in squadra: Carré A., Siré f . : Igiene navale e febbre dei vascelli
nel XVlii secolo; D1llemann M. G.: Stona dell'uniforme dei farmaci~ti della M.trin.t ; T..aurent C.: I mu,ei dell'Ospedale militare di Bre~t.
JUGOSLAVIA VOJ~OSt\ 'lTETSKl PREGLED (a . .\XT, n. 1, gennaio 1~4): Carparov A . Smircic P., Filipovu· B., fovanovic M.: ~1oditìcazioni della mucosa gastrica rilevate m( diante biopsia da aspirazione prima c dopo le cure idropiniche a Vrnjacb Bahja. Brdar B., Petrov1r D., Drakulic M., Miletic B.: Influenza dci raggi X ~ul metabolismo degli acidi nucleici c delle proteine di cellule coltivate del ceppo L.; Lalevic P., Pe.ric M . Stamekovic L., Gajaic R.: Arresto acuto del cuore in cor~o Ji anestesia e di intervento· Il ranilovic A.: Rifornimenti di materia le sanitario in occa~ione del sisma catastrofico di Skoplie; Vuko.ravljevic R.: Ruolo dei fattori soggettivi nella determinazione dcll'ido ncità fisica delle reclute basata ~u rilievi antropologici; Mihailot'ic D., l\'ikol1c O. Tecnica di applicazione dell'anestesia c dcll'ipotermia in due casi di riparazione d i difetto del setto interatriale; Stainer .1.: Metodo di insegnamento della chirurgia maxillofacciale; Manajlovic - /JokonJÌC O.: Po~'ibilità del trattamento fisioterapico nel l:t parai i" radiale da compressione; Gerbec M.: Importanza delle culrure lissulari in virologia
VOJNOSANITE.TSKI PREGLED (a. XXI, n. 2, febbraio 19<}4): fuznic M .. Rogdianov L.: Swdio sperimentale dell'cffcrto degli antibiOtici sulla cicatrizzazione delle ferite contaminate; Kos E., Drakulir M.: Pos~ibilid di prcsenazione ddl'integrit~t dell'acido desossiribonucleico dopo irradinione ionizzantc in vi,o; Bervar M.: Diafisotomia posteriore - Contributo al trattamento operatorio dell'osteomiclite cronica della tibia; Stamatovic L., Devic M., Milenkovic D.: Epidemia di angina e di faringite in una unità militare; Pavlovic P .. Be/tram f.: La nostr:l cspcric.:nza sulla prcp:trazione, con~ervazionc ed applicazione del $iero - tc.:st liofilizzato A fiO; Pleterski M.: La fissazione rigida delle fratture delle o~sa lunghe; Svéceruki B.: Contributo allo studio delle.: reazioni psichiche della popolazione nel sisma catastrofico di Skoplic; Kicic M.: Metodo di insegnamento della medicina interna militare; Apostolsk1 A., Stammkottic P., Vlarkovic V.: Contributo allo studio degli avvelenamenti da insetticidi organofo,forici. VOJNOSANITETSKI PREGLED (a. XXI, n. 3, marzo 1964): Cosic V., Arsenijevic M .. Kandic IJ., Grbesa B.: Avvelen:1mento da CO nc.:lla miniera d i Banovici; fovanovic D. A., Polovina J.: Contributo alla determinazione palladometrica del CO ematico; Drakulic M., Kos E.: Possibilità di conservazione dell'integrità dell'acido desossiribonucleico dopo irradiazione con raggi gamma in 'i,·o; Savicevic M., Petrot•ic L: Recenti punti di vista sulla terapia del santrnismo industriale; Hamcevsk1 D.: Trattamento di alcune lesioni nelle unità corazzate; Jovanovic S.: Contrihuto alla ~tandardiz znione del m:Herialc per le suture cd allacciature; Beciric T., Milenkovic P.: Meningite recidiva nte e rinorrea cronica post- traumatica; Sokolovsl(i IJ.: Epidemia di dissenrcria da Shigclla Sonnei; Grbesa B., Ercegovac N., Kandic H.: Sindrome cervico-brachiale. VOJNOSA'l\"ITETSKI PREGLED (a. XXI, n. 4· aprile 19<}4): Arsie B., Dordenivic D., Haranfìlot• S., Miladinovic T., Sokolovski B., Zi>ot•ski A., Pavlovic M.: Dose unica di ossitetraciclina nella terapia della dissenteria acuta bacillare; Gerbec M., TurkDrobnjakovic A.: Variazioni dei viru~ A e B dell'influenza e loro ripercmsioni sulle epidemie; Pop - Nikolov D.: Distribuzione della carie dentaria nelle reclute; sua etiologia e profilassi nell'Esercito; Skof(ljev A.: Anestesia genera le media nte tracheo tomia in chirurgia maxillo- facciale; Smodlaka f., Crbe,·a B.: EEG negli irradiati accident:~li
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539 di Vinca; Hranilovic A.: ~uovi obieuivi della produzione d1 rn<~tcriale sanitario in tempo di pace; Bunta S.: Corsi di medicina pralica pre~so 1',\ccademia ~lcdica Yfilitare; Piscevic s., Dunjic S., Mihailov/C KraSO]t:I.!ÌC D.: li n ca~o di bione complicata con emorragia gra,·c; Sokcic A., Mi trovic M., Radoniic D.: Caso specifico di un corpo estraneo nell'esofago artificiale; Petrasinoc H.: Errori di medici pratici nella diagnostica e nel trattamento delle aiTczioni del ~cgrncnto oculare anteriore.
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REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA WEHRMEDlZI~ISCHE MITTEJLUNGE:-J (1~4. 6): Prinzhom G.: La ncurolepranalgcsia, un nuovo metodo di :mc~tesia generale; M et:: R.: li problema degli ornotrapianti cutanei; KirchhoO Il. IV.: Valutazione del tracciato EKG.
WEHRMEDTZI!'\ISCHE MTTTElLU. GEN (15)64, 7): G/acs A. f.: Considerazioni sulla psichiatria militare ncll'e,·entualità di un attacco ma,~ivo; Rrickenstein R.: Un campione di reclute c la sua idoneità dal punto di vista psicologico; Baldermann M.: Organizzazione e funzionamento del servizio sanitario ncll'ambi10 dcii:! brigata.
SVIZZERA VIERTLJAHRSSCHRIFT FOR SCWLZERISCHE SA!'\ITXTOFFIZIERE (a. 41, n. I, maggio 1904): !Jler IV.: Dimostrazione del Servizio Sanitario dell'E~ercito del Servizio della Croce Rossa e del Scn izio assistenziale femmmile nella regione della Jungfrau il 7 settrotbrc I9i}3; Jourdan F.: Col. Mcd. C. w. Hugcl; Perret H.: medico militare; Unger, Taillens: Alcune ossen·azioni sull':mività dei cappellani; Probst C.: F.a.f. cranio- encefaliche; Bircher J.: Possibilità di trattamento chirurgico selezionato nell'ambito divisionale.
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SPAGNA MF.DICI!'A Y CIRUG IA DE GUERRA (vol. XXVI, n. 5· maggio 1~4): Mas !sarre M., So/soma M otre! F .: Profila~si neli'EserciLo delle infermità trasmesse per via aerea; Arribas Castrillo f. M.: Contributo allo studio delle aptoglobine; De Mendiju,. L. M.: .:'\!orme deontologiche ~ul prolungamento della vita. MEDlCI:-JA Y CIRUG fi\ DE GUERRA (,·ol. ~'CVI, n. 6, g1ugno r9li4): De Quifiones y A/onjo R. V.: Il medico di Balcr; Clemente J. M.: Il medico miliLare e il diporto; Bafiuelos Perez f.: Studi citogenerici in diverse anomalie se~suali e loro relazione con le oligofrcnie; Silgo Gamero f.: Possibi lit.l del massaggio cardiaco esterno e della respirazione bocca a bocca per un solo soccorritore; Muiiiz Gonza/es J.: Diverticoli inteslinali.
U.S.A. MIUTARY MEDiCI 'E (vol. 129, n. 4· aprile 1()64): lo/finger R. M. , Thomas D. E., Glass A. f., Scott .\'. M ., Collen A., Hedberg C.: L'ulcera duodenale nei pazienti militari; Tolins S. H.: E~perienze sul melanoma maligno in un Ospedale !\:avale degli S. U.; Levi n M.: PaLologia forense; Leavitt H ayne; L.: Unità di cura intensiva; Sumnicht R. TV.: Odontoiatria prcvcntiYa; Rivera f . C.: Sindrome da decom-
pressione; Borgia C. A.: Coccidinia: diagnosi e trattamento; Fox L. A.: Nulla di nuovo nei rapporù tra evoluzione della scienza e del pensiero; Farricr R. M.: Hegistrazior < elettronica dei pazienti; Nova H . R.: Applicazione militare del nastro microporoso JJ sutura; Lyon W. B.: Fattori associati con la dimissione dal servizio navale per cauM di indole psichiatrica; H udgens R. W.: H trattamento psichiatrico in un grande ospc dale militare. MILIT AR V MEDICINE (vol. 129, n. 5, maggio r964): Zubrod C. G.: AlcurK leucemia acuta; Wisscman C. L.: Vaccini contro la febbre Q: Vana C. R.: Alcuni aspetti attuali della missione del Servizio Sanitario dell'Esercito; H ughe< F. f.: Esigenze ed orientamenti circa il perfezionamento dci laureati nei Servizi Sanr rari Federali; Ebcrt R . V.: Orientamenti nel l'istruzione sanitaria civile in relazione ar Servizi Sanitari Federali; H umphrcys f. W.: Problemi ed orientamenti nell'istruziont professionale dci laureati nei Servizi Federali (con particolare riguardo alle disciplinl chirurgiche); Rcifcnstein G. H.: I programmi ospedalieri di addestramento militare o'· servati retrospeuivamentc; Musser M. f.: Orientamenti c problemi relativi al program ma addestrativo dell'Amministrazione dei Veterani; Vrccland E. M.: Orientamenti nel l'istruzione infermicristica in rapporto ai Sef\·izi Sanitari Federali; Stanmcycr W. R .: Esigenze cd orientamenti addestrativi profe~sionali nei Servizi Odontoiatrici Federali ; Lipscomb M.: Nuove c'igenze ed orientamenti nel Servizio Dicte~ico degli Ospedali Federali; Carlin E. f.: Esigenze cd oriemamcmi circa il perfezionamento dei laureati nei Servizi Sanirari Federali; Long est C.: Problemi di reclutamento del pero.onale ~•u,i liario nei Servizi Sanitari Federali; Zanca P., Weaver D.: Adenocarcinoma cistico (cilindroma) del palato; Levi n M.: Alcuni aspetti legali della medicina preventiva mili tare; Bmdens IV. D., Bowman F..: Il <c fenomeno del divorzio " in relazione alla chirurgia ortopedica; Math1s f. L.: Thomas Jonatham Jackson; Coopcr l. K., Caccres C. A.: Trasmissione a distanz:r di tracci:rti ECG ; Scopp l. W.: Progrnmma ad dcsLrati vo odontoiatrico. os~ervazioni sulb
MILITARY MEDICIJ\'E (vol. 129, n. 6, giugno 1 ~4): Schultc f. H.: Accidcnu di immersione e metodi di trattamento; fone.r A. F.: Prevenzione del carcinoma m:lln· mario; Bach S. A.: Il clinico di fronte alla statistica s:~nitaria ed alla registrazione automaùca dei daù quantitativi; fordan W. S.: S\·iluppo e ~truttura dei virus; W d liams G. Z.: Elaborazione dei dati ed automazione in patologia clinica; Levin M.: Responsabilità del Governo Federale per illeciti colposi in campo sanitario; Chandler A. W.: Storia dell'odontoiatria na,•alc; Dc Rakcy S. c L.: Il medico mili tare e le comunica7ioni scientifiche; Millcr L. F.: Infezioni respiratorie acute nel personale navale; Finkcl M., Parker C. W., Fansclau H. A.: L'epatite rndiologica nella diagnostica dell'ipertensione rcn:rle; Giffin R. H., Caines S.: La diarrea in un raggruppamento tattico statunitense impiegato in Thailandia; Shortlcy H . F .• Traccy f.: Trattamento delle fratture del piatto tibialc; Fcldman V. F. , Bungc W. R . : T onometria; Allcrton W. S., Vicsko B., Maddcn B.: Terapia lavorativa ed :rs;etto emozionale dei pazienti psichiatrici.
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NOTIZIARIO
NOTIZIARIO TECNICO~ SCIENTIFICO Esperimenti sull'artriu. Un meteorologo americano ha dimostrato scientificamente la veridicità dell'as~erzione di molti artritici di poter prevcdcrt: la pioggia, asserzione da molti considerata priva di fondamento. Il prof. J. Hollrmder, dell'Università della Penosylvania, ha compiuto un approfon· dito studio, ed ha riferito i risultati dci suoi esperimenti in un rapporto alla Società americana di meteorologia. Su istruzioni dello ~cicnziato, l'o~pedalc dell'Università ha costruito <.Ici locali di abitazione isolati sia contro i rumori esterni sia contro mutamenti di temperatura, di umidità e di pre~~ionc barometrica nell'atmosfera circostante; la tcmperarur:1, l'umidità e la pressione potevano tuttavia venir regolate a piacere (bll'esterno dagli scienziati addetti agli esperimenti. Nei locali, mobili:ni e muniti di tuni i comforts ~ono ~tati ricoverati per vari giorni alcuni artritici, i quali sono ~tati sottoposti a mutamemi di temperatura, di umidità e di pressione. I soggetti non avevano idea di quale esperimento si trattasse e non avevano modo di riconoscere i mutamenti di pre,,ione barometrica nè - tranne in caso di ,·aria zione ampia e brusca - quelli di temperatura e di umidità. L'aumento o l'abbassamento di temperatura hanno dimostrato di non produrre alcun effetto sui do lori degli a rtr itici, c così pure - tr:1nne ca~i singol i - l'aumento di umidità o l':1bbassamento della pressione. Ma quando ~i è abbassata la pressione barometrica e al tempo ~tesso si è aumentata l'umidid dell'atmo~fcra - i due fenomeni che precedono normalmente la pioggia - tutti i paziemi, con una sola eccezione. hanno accusato i noti dolori nelle articolazioni. prcmonitori del m;altcmpo. (da " ASSSA "·
19(}3. XII. t). Sangue placentare nella terapia dc-ll'artrite deform ante.
Lo scienziato 'ovietico Grigory Talc,ky ha annunciato al V Congresso europeo di rcumatologia d'a,·er utilizzato con succC\'>O il sangue della placenta umana nella terapia dell'artrite cronica deformante. Su 70 malati. molti dci quali afflitti dal temuto morbo da oltre 10 anni, 4 T ~i 'ono liberati dci dolorosi gonfiori cd hanno ripreso a muoversi e a lavorare. Alcuni pazienti hanno mostrato un sorprendente miglioramento dopo poche iniezioni, mentre lunghe cure a base di metodi rr:~d izio n al i come gli ormoni e la trnsfusionc dd sangue si erano rivelate inefficaci. (da " La Riforma Medica», rg6~, LXXVII, 34). Enuresi e spina bifida. Molti urologi ritengono non e:.seni relazione alcuna fr<1 enuresi notturna c spma bifida occulta; e d':dtro canto, pur essendo stati pubblicati numerosi tentatiVI intesi a va lutare la percentua le dci casi di e nuresi con associata unn spina bifida occulm , nessuno dci lavori finora comparsi ì: pcrvenuro ad una conclusione sicur:J e precisa in proposito.
Basterà rammentare, comunque, che in un terzo circa di tutti i radiogrammi della zona lombo- sacrale \Ono riscomrabili dci d ifetti della saldatura delle lamine: \Ì che almul( questo reperto è certamente assai più frequente che non quello dell'enuresi. (da Um Med. )), 1962, 272). Enuresi psichica ed enuresi organica. L'enuresi è generalmente considerata un distw-bo d i ongtnc psichica, ma ricerchL rece nti hanno messo in evide nza che può essere causala da un'affezione organica dd l'apparato w-ologico. L'attendibilità di que\ta etiologia è stata confermata da Zapr (Dt~ch . Med. Wschrifr, 8g, 372, 1q64) in base ai ri:.ult::tti dell'osservazione di r64 raga;,.n affetti da enurr.si. Tutti sono stati sottoposti ai seguenti esami: analisi citologica e batteriologica ddl'urina prele,·ata con cateterismo; prova della funzionalità renate specie con la feno · sulfolcina; cistografìa e uretrografìa minzionnlc; radiogralìa. e nei casi più importanti, pielogr:1 lìa ed ispezioni strumentali. Si riuscì CO\Ì a rilevnre che nella metà dci casi erano presenti alterazioni di natura organica così di~tribuite: r 0 - disturbi dello wuotamcnto della ve~cica da ostacoli a li' ello delle vie urinaric inferiori ( 1o, t"'(,); 2" - anomalia di s\ iluppo dello sfintere vescicale e dell'uretra (7,6' .); 3° - disturbi neurogcni dell'evacuazione \'escicalc (2,8~u); 4" - processi irritati vi dell'appa rato gen ico- urinario: infe7.ioni (so.4'}:',), alrn: ~af fez ioni ( 12,6% ); 5o - anomalie latenri dell'apparato gena m- urina rio (r6,)''.,). In molti ca~ i si ottenne la guarigione eliminando il fattore etiologico e con la guarigione dell'enuresi si normalizzò :~n che il comportame nto del ragazzo. L'A. ritiene che i di,wrbi psichici concomitanti dell'enuresi ne ~iano l'effetto e non la causa. (da « Il Policlilllco », r<j)4, 71, 12, 47~). Effetti della radioattività. U n biologo •ovietico, Maxim Mci•el, ha fatto alcune dichara'l.ioni ~ulle conseguenze della raclioattivid sull'orga nismo umano commentando il recente accordo di Mosca per la so~pensione parziale degli esperimenti nucleari. Il prof. Mei~cl ha detto tra l'altro che dai più recenti studi compiuti dagli scienziati sovietici è e merso che nell'organi~mo um:1no si sta verificando un aumento di molte migli::~ ia di volte della concentrazione degli clementi radioattivi sparsi. La cama che provoca questa concentrazione, ha spiegato lo scien ziato. è data dal fatto che gli organismi viventi sono in grado di tra\ferirsi l'un l'altro le particelle di elementi radioattivi: dai microrgani~rni e dalle erbe marine essi passano agli. anima li minori, che le mangiano, poi ai pesci e, infine penetrano nell'organismo umano. Le particelle radioattive che arrivano nell'organi,mo umano nelle sue varie parti costitui,cono qua'i dei « microreauori atomici ,,; esse ~con volgono il metabolismo delle cellule c provocano mutazioni ered itarie, che talvolta l'organismo non riesce a superare. Spiegando il meccanismo di questo processo il biologo Mei,el ha deuo che le 'ostanze che ''cngono danneggiate M>no quelle che hanno una struuura complessa e più delicata, come gli acidi nucleici. L'alterazione della loro struuura causa 1:! formazione di proteina estr:anea muwta. A sua volta, il tessuto estraneo provoca l'apparizione di crescite maligne. (da (< Difesa Sociale n, luglio - settembre 1963, 337).
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543 Vaccmazione contro le irradiazioni radioattive. Un gruppo di '>pecialisti della Società di \tudi sull'energia atomica, in Austria, ~ta la\'orando presso il Centro del reattore di Seibersdorf, sotto la guida del docente. dottor Kaindl, per rea lizzare una efficace « vaccinnione '' comro le irradiazioni radioattive a mezzo di cosiddetti farmac i psicotropici. Attraverso c~perim en Li compiuti ~u cavie è risultato che, dopo la somministrazione di detti farmaci, la mortalità si è ridotta dal 100 al 25 ',. 1\'cl corso dt ulteriori s\iluppi si ,·uole passare alla sperimc:ntazionc sull'uomo. (da « Difesa Sociale " · luglio · settembre 1q6~. XLII, 328).
Riflessi d elle scienze spaziali in medicina. La ricerca spaziale americana ha prodotto frutti imprevisti per la cura dei malati a quanto ha d ich iarato il gen. Don vVengcr, chirurgo dell'Aviazione amcricnna, nel corso della confercnzn annuale t.kll' Associazione o~pcdaliera americana svolta si a Ne w York. Moltissimi congegni mcs'i a punto per gli esperimenti spaziali - ha detto lo studioso - \'engono già applicati con successo nella chirurgia e nella medicina gene· rale. Tra q uesti il gen. Wengcr ha citato una v:~hob di preci,ione costruita per 1 motori dci razzi la qunle viene ora usata come valvoln cardiaca artificiale: un minuscolo dosimetro a tran~i stors che permette per ln prima \'oltn di mi,urare esattamente la quan tità di radiazioni impartit:J ipodermicamente a te,\uti cancerosi; il radioelettrocardiografo mes~o a punto per i piloti spaziali: i sostegni ad aria costrutti per i giroscopi del missile « Jupiter >> che ''engono ora usati per l'isolamento del le pi:~ttaformc dei cardiografi nella misura?.ione delle scosse im p:Jrtite d:~ l cuore al corpo umano. (d:1 « La Riforma Medica », UJ6j. LXXVII, 35).
Antivirus contro l'influenza. L a scoperta, annunciata dalla Società "Du P onr li , di un preparato con azione profilattica e curntiva contro l'influenza ed altre malattie prodotte da virus ha destato grande interesse negli ambienti medici amcric:~ni, giaccht: queste malattie erano rimaste finora r ibelli ad ogn i azione c ur:~tiva con i moderni antibiotici. li nuovo rimedio viene identificato come « idroclo ruro di 1 - ::~da mantan amina " e designato in forma bre'e ,, Exp 105 · I " · L:~ scoper ta ~ 'Lata annunciata in un rapporto del dott. Herbert \Vendei al Congresso della F ederazione delle Società americane di biologi:~ sperimentale, ed in altri rapporti suppletivi. Jl r:tpporto principale riferisce l'esito di esperime lllÌ compiuti cou il nuovo brmaco durame l'epidemin d'influenza asiatica dcll':mno scorso ~u circn ottocento detenuti di una prigione di filadelfia . di cui la metà ricevcrte do~i del preparato, mentre l'altra metà ricevette, a scopo psicologico, dosi analoghe di una smtanza neutra c inattiva. L'incidenza dell 'infl uenza fra questi ulrimi risultò quadr upla rispetto a quella degli altri. Un secondo esperimento su individui g ià colpiti dall'influenza, ha mostrato che il farmaco ha anche doti curative e che la sua somministrazionc ai malati, se non abbrc· via la durnta della malattia, ne mitiga grandemente i sintomi. Un altro esperimento con lo stesso preparato è stato compiuto da scienziati dell'Università del M ichigan in un'epidemia d i rowlia, simi le a quella che imperversa attualmemc a New York. Anche contro questa malau..ia il fn rmaco ha lllO\tr:lto la sua azione profìbrtica e curnti,·:~. L a rosolin, come è noto, per leggeri che appaiano i suoi sintomi può avere conseguenze estremamente gra,·i se contratta da donne nei primi me~i di gestazione, giacchè essa può produ rre defor mi tà e viz i congeniti nei neonati.
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544 Se l'azione del nuovo preparato contro l'influenza ed altre malauie da virus vcrd confermata da ulteriori esperimenti, sarà la prima volta che una so~tanza chimica dimostra un'efficacia generica contro i virm. Finora l'unica arma contro questi agenti era quella profilattica dci vaccini, che runavia ~i erano dimo\trati inefficaci contro le infezioni in corso.
Vaccinoprofilassi antitubercolare con BCG. In Italia, la vaccinazione antitubercolare con BCG ha avuto inizio verso la fin e del 1924• poco dopo che erano stati resi noti i buoni risultati delle prime vaccinaziont effettuate in Frnncia da Calmette e Weill- Hallé. Pn:cedentementc per<'> il clinico medico Maragliano aveva studiato e promo\SO la vaccinazione con bacilli uccisi al calore, me· rodo che doveva successivamente essere sostituito dalla vaccinazione con bacilli ucci~i chimicamente (Anatubercolina Petragnani). E' ~taro l'htituto Vaccinogeno Antitubercol:lre, fondato appunw nel 1924, a Milano. da Alberto Ascoli, a curare la comervazione del ceppo origin:~rio dell'Istituto Pasteur, a preparare da esso il vaccino, a farne b distribuzione e a promuovere la vaccinazione antitubercolare con B.C.G. in Italia. Da allora, l'Istituto Vaccinogeno Antitubercolare è sempre stato non solo l'unico Ente di preparnione del vaccino. ma anche il centro promotore di ogni iniziativa a favore della vaccina7ione B.C.G. Tutta' ia, la vaccinazione BCG in lLalia non ebbe successo per moltissimi anni, e ciò soprattutto per le seguenti ragioni: 1) a'>senza di precise disposizioni di legge: 2) incertezza determinata dal dualismo di metodi: bacilli uccisi (Anatubercolina Petragnani) e bacilli vivi (BCG); anzichè giovare, tale dualismo ha nuociuto moltissimo alla profilassi vaccinale; 3) impegno mas~imo degli emi antitu bercolari nella lotta contro la tubercolosi sul piano clinico (diagnosi precoce, ricoveri, terapia). Così dal 1924 al I931J· all'inizio della seconda guerra mondiale, vennero vaccinati, esclusivamente per via orale con le dosi classiche di Calmette (6 ctgr), circa 3500 bambini prevalentemente figli di tubercolotici. In comple~so, dopo una serie di lavori sperimenta li attuati da r\ . Ascoli c da suoi allievi (sperimt:ntazione che ebbe larga eco internazionale e che sen·ì a dimostrare l'alto predominio di efficacia dei bacilli vivi attenuati). venne attuato un :1mpio progr::tmma eli v:Jccirwzione BCC negli allevamenti bo,·ini di oltre trecento aziende agricole di ventiduc province italiane. tra quelle a più intenso sfruttamento zoorecnico. La seconda guerra mondiale c la chiu;ura dell'htituto Vaccinogcno :\ntitubercolare di Milano determimtrono una lunga interruzione nell'attività di -.tudio e di applicazione della vaccinazione con BCG. Nel •949· il Sindaco di Milano, prof. Ferrari, ottcnev:l la Jinpertura dell' Istitu to e riprendeva quindi anche 1n Italia la vaccinazione con BCG . Dal 1949 al 1962 circa 200.000 dosi di vaccino BCG per uso umano vennero di\tribuite dall'Istituto Vaccinogeno nmitubercolare di Mi la no, che è l'unico in Ttalia che prepara il BCG. l'\egli ultimi anni. il Mini~tero della >a nit3 ha r ipetuwrnente sollecita to i tisiologi e specialmente gli Enti pubblici antitubercolari a promuovere c ad attuare la vaccmazionc. Con circolare del 3 gennaio 1g63 lo stesso Mini>tero della ~an ità ha disposto pcrchè la vaccinazione venga effettuata almeno in alcuni settori. negli ambienti con probabilit:Ì di contagio, nei pre,•entori e negli i~tiruti comimili. Con questa d ispo>izione rimane sancito il principio della volontarietù da parte dei vaccinandi e della obbligatorietà da parte di alcuni emi particolarmente demandati alla lotta contro la tubercolosi di attu:1re dei programmi di vaccinazione. Questi Enti sono i Con~orzi antitubercolari, uno per pro,·incia. Ad essi compete, ora, il compito di :lltuare la \':Jccinazione antitubercolare in determinati ~ettori, valen-
545 dosi della collaborazione di Enti come gli Uffici comunali d'igiene, i preventori, gli ospedali, ecc. Oltre ai Consorzi, ogni istituzione sanitaria ed ogni medico può procedere alla vaccinazione, facendo poi affluire le schede dei vaccinati ai Consorzi a11titubercolari delle rispettive province. In casi particolari, qualche Ente può svolgere la vaccinazione attraverso una propria apposita organizzazione, come ad esempio il Comune di Milano che provvede a vaccinare con BCG g li alunni della 1"' e della sa elementare delle scuole cittadine. L e modalità di vaccinazione RCG in Italia sono stare Jettate da un Comitato tecnico scientifico, costituitosi presso l'IsLituto Vaccinogeno Antitubercolare, e del quale fanno parte i direttori delle Scuole universitarie di tisiologia, igienisti e immunologi di fama, ed esperti di vaccinazione BCG. La vaccinazione è orientata attualmente in due sensi: a) vaccinazione selettiva: neonati figli di tubcrcolotici, bambini appartenenti a famiglie contagianti, disagiate o sovraffollare o soggeLte alla immigrazione interna. alcu ne categorie professionali (medici, infermieri, studenti in medicina, parruéchieri, netturbini, religiosi, personale di laboratori di ana lisi, alimentaristi); b) vaccinazione estensiva: alunni delle scuole materne, e della 1~ e 5 elementare. La vaccinazione è riservata ai soggeui negati vi alla prova tubercolinica e negativi all'esame clinico· radiologico. 11 metodo di elezione è quel lo dc lb t'Ìa intradermica; in progressivo aumento anche il m etodo delle punture multiple. Nei neonati si ricorre talvo lta anche alla via orale. Viene impiegato generalmente il vaccino fresco; qualche vaccinatore usa il vaccino liofilizzaw. Pure in progressivo aumento è l'uso del vaccino IMI - resistente, specialmente per gli infermieri dci reparti sanatoriali. Ogni tipo di vaccino BCG viene forniro gratuitamente dall'[stiruto Vaccinogeno Antitubercolare d i Milano. (da (( Aì\'SSA >l, 1964, XIII, 7). Complicanze della vaccinazione antivaiolosa. Sono trascorsi ormai r65 anni dall'introduzione della vaccinazione antivaiolosa e può dirsi che questa pratica ha salvato milioni di vi te umane ed ha mutato radicalm ente l'epidem io logia della terribile malattia. C iò non deve mai essere dimenticato specialmeme quando si parla delle com plicazioni della vaccinazione, complicazioni che in tanto attirano l'attenzione in CJUanto sono rare e si presentano laddove il vaiolo non è più praticamente conosciuto. Le complicanze più comuni come il vaccino generalizzato, l'eczem a vaccinatum e l'encefalite post- vaccinica sono ben conosciute ed è anche noto che esse si presentano con magg ior frequenza quando la prima vaccinazione abbia luogo dopo il 4° an no d i vita. Esistono però alcune condizioni meno note su cu i qui si v uole far convergere l'auenzionc. Soness (Arch. Di~. Child., 32, 220, 1957) fece notare la stretta relazione che inter· corre tra vaccino generalizzato e ipogammaglobulinemia e suggerì di studiare mediante elettroforesi il siero dei b ambini che presentano quella condizione morbosa. Kozlowska e coli. (Arch. Di s. Ch ilei., 37, 442, 1962) c Daviclson c col i. (Br it. Mcd. J. 1., 790, 1962) riferiscono di bambini lcuccmici o comunque sotto trattamcmo corticosteroideo che possono anda re incontro a gr avi complicanze per la vaccinazione. Caldera e coll. (Ann. Ped., 8, 217, 1961) riferiscono 9 casi (7 in adulti e 2 in bambini) d i miocardite grave da vaccinazione. E' stato descritto un vaccino primar io accidentale della lingua di Scott e Steigman nel rg6r (2 casi); un caso in teressante per la singolarità è quel lo d i W ithem (Lancct, 202, 1962) il quale r iportò d i un vaccino della faccia e dell'orecchio in un pugilaro re che aveva combattuto con un antagon ista vaccinato d i recenre. Humphrey (Am. J. Obst. Gynec., 86, 460, 1963) descrivendo 3 casi di vaccino accidentale della vulva in ragazze di età scolare, passa in rassegn a 67 casi precedentemente noti.
TI feto non è immune dalla infezione, come ri~ulta dalle o~servazioni di Lvnch nel 19p e di McDonald e Mac Arthur nel 1952 (in entrambi i casi si ebbt I:J n;scita prematura del bambino afTeuo). H y:m (Pediatrics, 32, 288, 1963) riferisce 2 casi ran: nel primo, un bimbo di 3 me~i Yaccinato in corri>pondenza del deltoide, si ~viluppò una linfoadenopatia a~cellarc 12 giorni più tardi, ~eguica cb una linfangite dal luogo del vaccino fino al dorso della mano, su cui eruppero le tipiche vescicole che manca,·ano nel luogo di inoculazione; nel secondo caso, alla riYaccinazione p('r mancato aneccht mento, seguì lo ~viluppo di un abbondante ipenricosi nella sede circostante il punto di inoculazione (arca deltoidca). Queste rare e curiose sequcle della vaccinazione antivaiolosa conferiscono il massimo interesse al nuo,·o antivirale (marboral) descritto da Benc'1 Brit . .\feti. J. !., 1517, 1<)62) che avrebbe una specifica attività sul ,·irus vaioloso (Brit. Mcd. J., 4 gennaio 1g64). (da « Ann. Ravasini ))' 1964, XLVII, 12). P rofilassi d el vaiolo.
l medici ingbi sono convinti che sia molto cfticace nella profilassi del ,·aiolo l'azione antivirale di un preparato chemioterapico utilizz:Ho sperimentalmente in topi infettati con vaiolo. Si trana del ·- metili,atin beta tiosemicarbazone che in India ,·enne sommini strata ad individui che er:mo in contatto con i vaiolosi. Su t.lOI soggetti così tra ttati si svilupparono solo 3 casi di \':Jiolo mentr{' nei 1.120 controlli i casi furono 78. Il medicamento è innocuo ma tal,olta pro' oca senso d1 nausea c 'omito. (da " L'l n formatore Medico- Sociale », aprile 1964, 4, 51). Meningoencefalite da parotite. All'Ospedale pediatrico di Toronto (Canada) nel primo seme~tn: del •0 ~ 'ono swti ricoverati 45 bambini con meningocncefalire, c.li cui 24 presentavano parotitc in atto, 39 ~egni di infezione parotidea e\·idenziata da esami di laboratorio e 15 'enza alcun sintomo a carico delle ghiandole salivari. In 18 casi fu i\Olato il virus dal liquido cerebro spinale tre giorni dopo l'inizio dei sintomi meni ngei. (cb u Il Polidinico )), 1964. 71, 31, 1205). Vaccino russo contro il morbillo. Tn Russia ~i sta sperimentando dn 4 anni un vaccino comro il morbillo, prep::t~:tto da Smorodinze, membro dell'Accademia delle Scienze di Mosca. Si tratta di un vaccino costituito da viru\ del morbillo colti\ati su embrioni di pollo o tessuti vi\ i di cavia, i guali sono attenuati con speciale procedimento. Avrebbe su quello americano il van taggio di provocare reazioni immediate più tollerabili. Proc.lotto in grande CJU:tntità nell'Istituto di epidemiologia e microbiologia di Leningrado, è stato gi:ì sperimentato su un milione di ragazzi con età tra 1 e 8 anni e ha dato ottimi risultati per efficaci:.t immunizzante cd innocuità. In alcune Repubbliche dell' Unione Sovietica il morbillo è praticamente scomparso. In base a tali risultati è stato dccic;o di procedere con lo ~tes\O metodo alla vaccinazione antimorbillosa di masse sempre più grandi di ragazzi. (da «l/ Policlinico >>, 1964, 71, l), 598). Test per il virus della rosolia. A Filadelfia (USA) il dott. Butler, parlando ad un Semin:trio o rganizzato dalln sanitj, ha comunicato che il virus c.lclla rosoli:~ è stato identificato c colti,·ato e si può
547 perciò eseguire una prova degli anticorpi. Può venire i~olato g1a una ~ettimana prima della comparsa dell'esantema. E' presente nel feto di donne gravide ammalare di rosolia e può rimanere attivo nel bambino per un anno dopo b nascita, es~endo la reazione di anticorpi del neonato inadeguata nei primi mesi di vita. (da <l li Policlinico >> , 1964, 71, 31, r207)· T est rapido ed economico per la lue. All'Associazione chirurghi delle FF. AA. americane in Wa~hingron, il dott. Portnoy ha presentato e descritto per la prima volt.a un test sicrodiagno~tico per la sifilide che può essere e~eguito nel giro di 3-8 minuti e non richiede un laboratorio particolar mente attrezzato. Per il pla~m.a necessario al te~t si ma uno speciale canoncino plastifi cato, con un incavo centrale a formJ reuilinc:J - circolare (a buco di scrratur:1) ricoperto di anticoagulante e lecitina, stabili a temperalllra ambiente; i quali servono ad agglutinare gli clementi figurativi ~ia bianchi che ro>,i. Per e~eguirc il test, si fanno cadere ncll:J cavità circolare 3 gocce di sangue prelevare dal polpastrello del dito, o dal lobo dell'orecchio, Ie \i rne,cola e si muo'e poi licw· mente il « ,·ctrino " di cJrton~.: plastific:~to 111 modo da far girare il sangue in circolo entro la dcpres~ione rotonda. Quando si (· onenum una netl~l agglutinazione delle cellule ematiche, si spiega il cartoncino ad angolo e si appoggi:~ :1 una ~uperfìrie piana i11 modo che tutto il pla•ma liberato pos~a drcn:~re nella tacca di raccolta: il che richiede circa un minuto. Con un capillare grJdu:no, ,i trasfen,cono allora 0,3 gocce di plasma, a temperatura ambiente, ~u un :1ltro speciale c:1rroncino ricoperto di plastica e munito di inca\'0. S1 aggmnge infine una goccia di sospensione di antigene us:1ndo l'ago cd il contagocce d i plastica, contenuti nella confezione. La ~o~pensione di antigene \'aria in confronto a quelle u~ate in altri test rapidi perch~ contit:ne una certa dose di sottilissima poh·ere di carbone ,·egetale, che permette, in ca~ di positi,·irà, una lettura macroscopica di retta. L a stabdit:l della sospensione è norc,·ole: essa rimanl· inalterJta anche dopo 6 mes1 a temperatura ambiente in fiale sigillate. Si mescolano antigene e plasma con uno stuzzicadenti c si continua ad agitnre muovendo il cartoncino. L'osservazione si fa ad occhio nudo: i sieri che si agglutinano sono positivi; il che aniene ~ia nel volgere di pochi secondi che in un intero minuto, a seconda della maggiore o minore po,itività. Un confronto con la classica << VDRL " basato su 2-t<XJ casi, ha ùimo\trato che d nuovo te•t ha sensibili t~ c specificità adeguate In 6oo casi di sifilide non :1ncora tratt:lla, i risultati hanno pressappoco coinciso con quelli del <c VDRL ». 1ei luctici già tratrati la discordan7:1 dei risultati è stata invece del 15°,, ma tali differenze non ne infirmano la validità perchè sono comuni anche ad altri tem sicrologici. Il dott. Portnoy ritiene quindi il nuovo test di grande \'alore potenziale per una rapida cd economica selezione di massa di tutti gli individui sospetti e ne prevede la rapida diffusione, considerato anche il fano che esso non richiede laboratori, nè microscopi, n è personale: il necessario per eseguirlo, su roo persone, è contenuto in un pacchetto di cm 30 x 30. (da «Gazzetta Sanitaria )) , 1964, XXXV, r • 2, 74). L a nuova malattia: il « kuru " · Proseguono gli studi per definire l'e tioparogenesi ed cvenrualmcnte i mezzi per Impedire la diffusione e trattare In strana malania di recente identificazione e che per ora colpisce esclu\ivamente una trihù, detta Fou, che vive allo stato selvaggio negli ahipiani della . uova Guinea. La mabuia ì: chiamata u kuru " che nel linguaggio della
tribù significa tremore. Jn effetti i primi sintom i, e sempre persistenti, sono tremori intensi ai quali si accompagnano in successione rapida, disturbi più gravi: lncoordina zione motoria di tipo cerebellare, impossibilità di camminare. poi di parlare, infine di deglutire. Ciò conduce al decesso per inanizione o per marasma, a meno che l'instaur::rsi di gravi fatti polmonari intercorrenti non acceleri l'esito. La limitazione razziale del u kuru )) ha indotto i primi osservatori a considerare questa nuova sindrome come una mal:ntia puramente genetica, tuttavia è ~lato accertato che negli ultimi anni l'affezione comincia a colpire anche territori limitrofi c alcune popolazioni confinanti mentre ne aumenta la sua frequenza. Pertanto "gli esperti ritengono che non debba trattarsi di soli disturbi genetici, ma che debbano essere mcs)e in campo altre cause, finora del tutto sconosciute. L'eventualità che si tratti di un'infe. zione c che il contagio po~sa estendersi anche a popolazioni civili non è esclusa, donde l'interesse dello studio della malattia. Per ora è stato assodato che dal punto di vista an atomo- patologico è affine alla sclerosi a placche ed alla sclerosi laterale amiotrofica. (da 11 Il Policlinico)), 1~4, 71, r3, 515). N uovo rimedio contro il tetano. Un gruppo di. medici dell'Ospedale St. Michael di T oronto ha preparato un nuovo siero contro il tct:1no, estratto dal sangue umano. In una relazione aii' Associnione amc· ricana dei chirurghi, il dott. Leo Mahoney, dell'Ospedale St. Michael, informa che il nuo\O siero è più efficace di quello attualmente in uso, generalmente estratto da sangue di ca\·allo c che non in tutti i casi agisce. In più il nuovo siero non provoca le gravi conseguenze negative che il siero tratto dal sangue di cavallo causa nel 1X. dei casi. Secondo M ahoney, il siero ora in uso risulterebbe completamente e immediatamente a dispo~izione di tutti <<se solo ci fos~e abbastanza sangue umano per produrre il nUO\O siero >). (da 11 Difesa Sociale n, luglio- settembre r!}63, 339). Gran Bretagna: Isolato da un medico italiano il virus della leucemia. Il 11 Rritish Medicai Jo urnal )l del 10 aprile ha dato notizia di un importante pa ~w m ov:lnti nelle ricerche miranti a trovare una cura per la leucemia. Uno scien6iato italiano, il dott. Gavino Negroni, che lavora presso l'htimto britannico di cancerologia. ha isolato - a quanto afferma il periodico - un virus << la cui frequenza con la leucemia è notevole )). Egli ha isolato il virus, chiamato « llL 1 », nel midollo osseo di 10 leuccm ici su 25 tenuti sotlo osservazione, menLre non ne ha trovato traccia in 13 pazienti affetti da altre malattie. Comunque, resta da accertare se il virus sia veramente la causa della leucemia o non sia invece « un compagno di viaggio)) del terribile male che colpisce soprattutto i bambini in età compresa tra r c 5 mesi. cc Questa - ha dichiarato il dott. Ncgroni a una conferenza stampa - è la prova più convincente, finora ottenuta del rapporto fra virus e leucemia. Ma non possiamo affermare che questo virus è la causa del m:1le perchè dobbiamo ancora provarlo. Dobbi::tmo iniettare il virus in cavie animali, in modo da provocare la formazione di tumori, ma finora non vi siamo riusciti )). Lo scienziato italiano ha precisato di aver isolato il virus per la prima volta nel 19()<> e di averne identificato la classe lo scorso anno. 11 dott. Hugh Clcgg, direttore del c< British Medicai )ournal », ha deiinito gli esperimenti <c un progresso di estrema importanza nelle ricerche su un terribile male» ma ha anche avvertito: c< Siamo ansiosi di non suscitare false speranze circa la cura. Questa ricerca non avrà per risultato alcuna cura, almeno non nell'immediata c neppure in abbastanza lontano futu ro )). LI cc British Medicai Journal )) rileva, tuttavia, che se il virus non fosse la causa della malattia, anche un virus «passeggero » potrebbe ::tvere la sua importanza. Una
549 infezione persisteme potrebbe in fluenzare l'evoluzione delle cellule leucemiche, attraverso lo sviluppo selezionato in certi tipi di cellule. La scoperta del dott. Negroni ha smcit:llo grande interesse negli Stati Uniti, dove il dott. Kennett Endicott, direttore dell'Istituto nazionale di cancerologia, ha c~presso la speranza che il proseguimento degli s[Udi da parte degli scienziati britannici (e naturalme nte del don. Gavino :\lcgroni) poni alla prova ~icura che 1'« HL r » ~ il virus della leucemia cd ha aggiunto che sulla ba~c dei dati (orniti dall' l ~rituto britannico di cancerologia, anche nl Centro ricerche dell'l,tituto americano sono immediatamente iniziati studi sul virus " HL t " · (da « I Problemi della Sicurezza Sooule » , r9<)4. XIX, 2,
251).
Sostanza an ti- virus. L a ~coperta di una sostanza antrVIrus c~tratta dalle ostriche, è stata annunciata da un gruppo di scienziati americani al Congresso della f'cdcrazionc delle Società americane di biolog ia sperimenta le. Gli scienziati, appartenenti all'lslitulO nazionale di sanità di Rcrhe~da, nel Maryland, riferiscono nel loro rapporto che: gli studi ebbero origine: nel r<)()o quando uno di loro somministro a un certo numero di topi il succo di un mollusco marino raccolw e venduto a scopi alimentari nel ~ud degli Stati Uniti. Egli constatò che i topi mostravano una notevole resi~tenza alle infezioni del virus della poliomielite. Gli scienziati estesero le loro ricerche ad alcuni organismi marini, fra cui le ostriche, telline, datteri di mare, polipi. c finalmente: estrassero ùalle ostriche quella che \Cmbra essere la ~o~tanz:J attiva amiviru~. che si presenta come una polvere bianca, ,olubile nell'acqua. e resistente al calo re quanto all'azione de i succhi ga~Lrici. Alla so~tanza è stato dato il nome di c< paolin >> desumo dal nome cinese dell'abalone. Gli e~perimenti compiuti dagli scienziati di Bethesda mostrano che l'iniezione di « paolin >> ,·ale a ndurre della metà la mortalità per poliomielite nei topi. Questa è stata del 26••,. nei topi che avevano ricevuto le iniezioni, di fronte al 53°;,_. in quelli non inocu la ti. L a ~coperta degli scienziati del Maryland viene considerata rmportante, non per quanto riguarùa la poliomielite, la cui pre,·cnzione è oggi assicurata con i \'accini, ma perchl- In sostanza da essi isolatn è una delle rarissime che sembra s\'olgano l..r loro azione non soltanlO sui batteri, come la quasi tOLa!id ùegli antibiotici, ma anche sui virus che \Ono g li agenti delle più varie malattie, dal ra!Treddore c l'influenza al vaiolo ed alla rabbia, e secondo alcuni, al cancro. (da « L'Arcispedale S. Anna di Fr:rrara " · I~4· Il, 442). L a reazione alla puntura delle za nzare è Wl fenomeno allergico? Seconùo una relazione di WeM alla Riunione annuale della " 'ew Jersey Yfo,quito Extcrmination Commb~ion >> , il senso di prurito e la boli.:~ che ~i forma sulla pelle dopo la puntura della zanzara sarebbero una reazione allergica provocata da un agente che si tro,·a nella saliva della zanzara. T neonati c molti inùìvidui sono tcmpor~neamente immuni a questa rca:tione, ma vengono sen,ibilizzati in ~eguito. {da " Il Policlinico •>,
1g64, 71, ~I, 1200). Triptofa no nella tossina del botulismo? t\ lla Società americana di microbiologia Daniel A. Boroff ha comunicato che alla luce ultravioletta la tossina del botulismo diventa fluore~cente per il suo comenuto di aminoacidi, fra cui il triptoflno, considerato il mezzo per cui la tos~ina si attacca alla
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cellula nervosa. Distruggendo il triptofano, entro la wssina, si provoca la formazione di anticorpi capaci d i proteggere dall'effetto dannoso della tossina. (da « Il Policlinico )), 1964, 71, 31, 1205).
NOTIZIE VARIE O spedali prefabbricati. Una d itta inglese specializzata nella fa bbricazione di apparecchiature elettroniche per invito e su istruzioni d i un gruppo di chi rurghi clcll'<c H~mmcrsmith Hospital 1> sta progetta nel o una speciale camera operatoria adattabi le a progressi della tecn ica chirurgica. La camera dovrebbe essere affiancata agli ospedali e dovrebbe essere anche trasportabile su carri ferroviari e su autoveicol i in modo da poter essere adoperata in caso d i emergenza. A ta le scopo e per poter essere adattabile ad ogni nuova esigenza, anche là dove funziona stabi lmente, ha forma ottagonale in modo che su ciascuna delle 8 facci:tte possano adattarsi altri amb ienti e dispositi\·i (sale ausiliarie per l'anestesia, il lavaggio del chirurgo, la steri lizzazione degli strumenti c del materiale, la preparazione del malato, ccc.). E' costituita da un telaio di acciaio lllbolare e da pareti a doppio >lrato di plastica. Il soffitto è anche ricoperto d i metallo e contiene il d ispositivo per il condizionamento dell'aria. L'arrrezzatura di controllo elettronica può essere prontamenre installata nell'intercapcdine delle pareti. L'energia elettrica necessaria per l'azionamento di tutti gli apparecchi e per l'illuminazione, qualora non potesse essere fornita dalla comune distribuzione. è prodotta da una dinamo con motore a scoppio. (da <c Il Policlit1ico ))' r964, 71, 3, 1 r9). Il clinibox: clinica ambulante. Allo scopo di contribuire più dfìcaccmcntc alla soluzione dei problemi sanita ri dello Y emen, la Croce Rossa l nternnionale ha spedito a quello Stato una clinica ambu lante il cui complesso di apparati e strutture può essere agevolmente contenuto in una grande cassa lunga m 4,5 c larga m 2,4; le dimens ioni della cassa consentono fac ilmente il trasporto sia su autocarri che su aerei ed è stata perciò chiamata scatola clinica o clinibox. Una volta aperta, si può, col materiale in essa contenuto, organizzare u n piccolo ospedale Ji 24 mq con due sale operatorie ed una di tera pia. Al complesso può essere aggiunta una grande tenda per so posti letto da campo. (da <C Il PoliclirJico », 1964, 7r.
s. 197)· N uovo sistema per l'isolamento degli ammala ti. Un nuovo sistema d'isolamento de i pazienti a m ezzo di g iganteschi involucri eli sostanza plastica viene sperimentato all'Ospedale Milimre Walter Reed di W ashington. L'involucro, trasparcnre e ventilaro, racchiude com pleta mente il paziente col suo letto e lo protegge da ogni contatto con l'atm osfera ospitaliera e con i germi che essa contiene. L'apparecchio è d estinato specialmente a proteggere le v ittime di gravi ustioni, e i pazienti ch e abb iano subito grav i operazioni di trapianto di organi, ma può servire anche ad isolare i pazienti affett i da malattie contagiose. TI paziente, in un letto rcgolabilc elettricamente, giace in ~n grande sacco o pallone di cloruro d i polivinile. Un sistema di ventilazione purifica e cambia l 'aria completam ente ogni minuto, e ape rture a comunicazione erm etica perm ettono di inserire nel-
l'involucro cibo, bende e mumenti chirurgici senza inquinare l'aria. Una serie di lunghi guanti, che dalla superficie c.lell'incvolucro si protendono all'interno, permettono ai S:l nitari ed agli infermieri di p render cura del paziente. Le prime prove col nuovo sistema d' isolamento hanno dato risultato favorevole. (da « ANSSA », 1964, XliL so). Anestetico denominato «CON>>, m dotazione all'Esercito in Gran Bretagna. L 'Esercito britannico ha atlottato un anestetico d i breve durata, contenuto in fiale. adatto p er l'impiego campale. Denominato « CON », guesw farmaco è il risultato di ricerche ed esperimenti eseguiti da l « Corpo Sanitario >> clcll'Escrcito. Esso i': stato provaro in tutti i modi negli ospedali civ ili c mi limri, c viene ora prodotto dalla Divisione Sanitaria della (( British Oxygeu Co. >•. Il suo nome deriva da ciclopropano. ossigeno cd azoto, i tre gas contenuti nelle fiale. L'impiego del ciclopropano come anestetico di breve durata non è nuovo, ma esso era ritenuto poco pratico in relazione :1l pericolo di esplosioni che presentava. Tale pericolo è stato eliminato miscelandolo, in opportune proporzioni, con l'ossigeno c l'azoto. L'apparato per la somministrazione dell'anestetico è costituito da una maschera facciale. un sacco di gomma della capacità di 6 litri c un semplice dispo~itivo per immettere la miscela anestetica nel ~acco. Questo metodo di anestesia è semplice, efficace ed offre un ampio margine di sicurezza. (da c( Daily Telegraph )), 10 dicembre r$)63). Oltre centomila americani morti per incidenti nel 1963. In tale anno sono morti per incidenti p iù di wo.ooo americani, ne sono stati feriti quasi 10 milioni, mentre 37o.ooo sono guariti con postumi permanemi, che vanno dalla perdita eli un dito, alla cecità o alla invalidità totale permanente. E' stato cosl registrato un aumento del 3°/,, del tasso di mortalità per incidenti rispetto al 1962. I danni complessivi ammontano a 16 mili~mii di dollari. Riguardo a lle cause, il 4% è stato causato da incidenti stradali, il 20,5'',, d<1 cadute, l'8 '~o da ustioni, il G •;., da annegamento. (da
<( Il Policlinico l>, 1904, 71, ry, 756). Prove di sanità mentale per la guida di autoveicoli.
In Islanda so no stati resi obbligatori, per il conseguimento della patente di guida di autoveicoli, accertamenti psichiatrici senza i <"}U:Ji i non è possibile ottenere tale permesso. Gli accertamenti consistono nella presentazione di tes t psicologici proiettivi e di livel lo allo scopo di determinare il quoziente di intelligenza e lo stato di sa lure mentale. (da c( // Policlinico H, 1964. 71, 25, 992). Statistica delle vittime di viaggi aerei. Da dati statistici definitivi risulta che nel 196r in conseguenza di sinistri aerei di lince regolari in rutto il mondo morirono 794 persone ed in conseguenza d i voli turistici ne morirono 255· Questo solo per i mezzi civili adibiti al trasporto di persone. Mancano peraltro i dati interessanti l'Unione Sovietica e la Cina. In complesso nel 1961 in confronto dell'anno precedente il traffico aereo è risultato più sicuro. TI numero dei morti per ogni roo milioni di passeggerif km è disceso da 0,77 a o,68; quello degli incidenti mortali per 100 milioni di km percorsi da 1,3 a o,7r (in numeri asso luti da 32 a 22); per roo.ooo ore di volo gli incidenti mortali sono d iminuiti da 0,37 a 0,27.
55 2 L'inunissionc in servizio degli aerei a reazione non ha aumentato il tasso dei sinistri. Quantunque abbiano esplicato il 50% del traffico totale, nel 1961 furono ad essi imputabili solo il terzo degli incidenti mortali c del numero delle persone ucci~e. (da « /l Po liclinico », 1963, ]O, ], 242). Carne frigo- disidratata per la razione del soldato negli U.S.A. Il Dipartimento dell'Esercito degli Stati Uniti ha annunciato che entro breve tempo verrà iniziata la distribuzione, in via sperimentale a tutti i reparti del te rritorio metropolitano, di pasti a base di carne frigo- disidratata. Si comincerà col servire bistecche di manzo, ma successivamente saranno introdotti altri alimenti frigo- disidratati quali costolette Ji maiale, pasticci di pesce e pasticci eli carne di manzo. Questi provvedimenti fanno parte dell'attuazione del nuovo programma alimentare del Dipartimento dell'Esercito che prevede l'introduzione nel sistema di vettovagli:.tmento di nuovi tipi di alimenti realizzati da cnli di ricerca militari e dell'industria privata. La frigo - disidratazione è un nuovo metodo di conservazione degli alimenti che comporta prima la refrigerazione e quindi la disidratazione dci generi freschi. Gli alin1enti conservati in tal modo sono considerati molto più accettabili, sia come sapore che come apparenza, rispetto agli alimenti consen·ati coi normali sistemi di disidratazione. Confezionate in scatola, le carni frigo - disidratate non richiedono refrigerazione e sono di peso estremamente leggero. Una volta che sia stata preparata per essere cucinata, la carne frigo · disidratata ha l'apparenza della carne fresca e può essere cotta alla graticola come le normali bistecche o cotolette. Questo nuovo metodo di conservazione degli al imenti consentirà di servire alle truppe pasti caldi nutrienti e gradevoli, anche in condizioni operative e dove difettino attrezzature per la refrigerazione, il trasporto e la conservazione di generi freschi . (da <<Net/)s Release Dpt. of Defence ''• 21 ottobre 1963). Le proteine dei pesci nell'alimentazione dell'uomo. Nelle riunioni sull'alimentazione tenutesi recentemente presso l'Università di Giessen si è convenuto che le proteine dci pesci sono le più adatte alla nutrizione dell'uomo. Sono innanzi tutto facilmente digeribili; il succo gastrico penetra tra le fibre della carne di pesce molto più agevol mente che tra quelle di mammiferi c di uccelli per l<! scarsezza o mancanza di tessuto connettivo. Le albumine sono poi costituite in prevalenza da aminoacid i che l'organismo umano non può prodmre da sè; sono perciò rapidamente uti lizzate per la nutri zione dei tessuti costru ttivi; specie di quello muscolare. Si spiega come i giapponesi, la cui aJimentazion.e è tra le più basse per numero di calorie e per apporto di proteine, essendo in prevalenza mangiatori di pesci, ~iano muscolosi ed agilì. Altrettanto può dirsi degli scandinavi che sono i popoli più snelli dell'Europa, pur dovendo per ragioni climatiche osservare un'alimentazione abbondantemente calorica. il che, peraltro, è loro consentito dalle prospere condizioni economiche. Queste considerazioni fanno pensare che la moderna tendenza al mantenimento della linea possa essere favorita cd anche incoraggiata consigliando una dieta nella qu:-de prevalga il consumo di pesce, che dovrebbe in parte o in tutto sostituire l'apporto di proteine fornito da altri an imali o da proteine vegetali necessariamente legate ad idrati di carbonio. E' Ja aggiungere che le carni eli pesce per il loro contenuto di iodio e d i fosforo favoriscono il ricambio materiale ilonchè il migliore sviluppo c l'irrobustimemo dell'organismo. (da « l! Policlinico "• 1963. ]O, 33, 1 r89).
553 T roppo sale nell'infanzia. L 'ipertensione dell'età adulta trarrebbe 1:1 propna origine ~10o dall'infanzia a causa della grande quantità di sale assorbita. 1\ tali conclusioni sono giunti alcuni medici dd Centro medico di Brookhaven; la dieta impo~ta agli adulti, non ha, secondo Joro, che poca influenza e la sospensione tot<~ le del ~aie non guarisce l'ipertensione provocnta dal regime dei primi anni di vita. (da " Medicina Sociale », 1<jl4• 14, j, u2). Funzione an ti- colesterolo del clima di montagna. Una spedi7.ione scientifica russa ha ;ottopo~to ad acccrwmenti medici con particolare riguardo per l'ipertensione arteriosclerotica cd il colesterolo. più di s .ooo montanari della regione di Tian - Chou della Chirghi~ia che si nutrono e~scn7.ia lm ente d i carne molto ricca di colesterina, accertando una percentuale bassis~ima di ipencnsioni arterio~clero tichc e di ipcrcolestcrolcmic. La stes~a 'pedizione ha trovato conferma di ciò ~pcrimen talmente alimentando con forti dosi di cole~terina cani in montagna ed in pianura cd accertando che tale alimentazione è innocu:~ per i primi mentre è noci,·a dal punto di vista c:~rdiocircolatorio per i secondi. E' '>l:lto anche propmto di costruire stazioni climatiche in alta montagna per la prevenzione dcll'artcriosclero;i. (da «Il Policlinico)), 1963, 70, 6, 21 I). D igiuno per la cura dell'obesità. La possibilità di un digiuno quasi a'soluto. per periodi eccezionalmente lunghi con buon risultati nella cura dell'obesità e del diabete, è stata dimo,trata dai medici del Cook Counry H ospital di Chicago, dove quattro pazienti hanno supcr:~to periodi di digiuno di sette mesi. Tun i c quattro i pa?.icnti soffrivano di obesità, c due d i essi di diabete. La direzione dell'o~pedale ha or:~ annunciato che alla l1ne dell'esperimento tutti avevano raggiunto un pe~o normale, c i diabetici non mo~rravano più alcun ,intorno della malattia. Durame l'intero periodo di digiuno, interrotto solo da due 'ettim:~ne di nutrimento normale, ì pazienti hanno rice\'Uto solo due cap~ule di vitamine alla settim:~na, cd an1ua a discrezione, con c~clu~ione assoluta di quabia~i altro nutrimento. Un paziente ha mantenuto il digiuno per più di duecento giorni, un altro per centottanta, altri due per pe riod i minori. I p:t7icnti, che pesavano origi nariame nte su i ccnrocinquan ta chi logr~unmi. hanno perduro da un C]uarro alla metù del loro peso. (da "ANSSA », ry64, .X lii , 50). Sei mesi di dieta chimica. Da sci mesi, dietro una parete di acc1a1o nel maniconio criminale di Vaca' i ile (C:t· lifornia), è in corso ~u 17 cavie umane, un e\perimemo dal quale gli scienziati :.i attendono importanti ri~ultari per guanto riguarda il «programma uomo nello spazio», c, più in generale, la soluzione dei problc111i del l'alimentazione nd mondo. Le diciassette c:wie umane vivono d:1 sei mesi nutrendosi in base ad una « dieta chimica >> realizzata dal dott. Milton Winitz, un biochimico di 39 :~nni. T re volte al giorno, i dicias~enc uomini be\"Ono una << bibita >> (un litro al giorno) che è un \ero e proprio « cocktail " di tutte le sostanze chimiche nece~'arie all'organismo umano, aminoacidi in primo luogo. Come concessione al palato delle <<cavie um:tnc " • il <<cocktail >> è aromatizzato artilicialmcnte: i sapori più graditi, a quanto hanno ri(crito i medici, sono quelli :d ia fragola, al pro~ciutto affumicato, alla pesca cd a l cognac. All'ini?.io dell'esperimento, i volontari erano 24 ma, dopo pochi giorni, sette non ~ono
554 riuscttJ a resistere alla mancanza di cibi tradizionali. Gli altri diciassette, hanno riferito i medici, si trovano in ottime condizioni di salute. In effetti, stanno molto meglio di quanto siano mai stati: i grassi sono dimagriti e i magri sono aumentati di peso. La riuscita dell'esperimento presuppone un rigoroso e costante controllo c per questo i diciassette volontari sono stati isolati dai loro comp:1gni e radunati in un'ala del manicomio separata dal rcsw dell'edificio da una parete di acciaio. Nei giorni di visita le c< cavie umane » non vengono condotte in parlalorio ma in stanze riservate dove. sotto sor veglianza, si incontrano con i visitatori. Tutli i volontari hanno accettato di partecipare all'esperimento per interrompere in qualche modo la pesante monotonia della vila del manicomio criminale, situ:lto ad una ottantina di chilometri ad est di San F rancisco. (da << ANSSA », 1964, XIII, 6). L' « esobiologia))' nuova branca delle scienze spaziali. Il premio Nobel per la medicina, dott. )'Oshua Lederberg, ha illustrato in una COI1· ferenza alla Stanford University le linee fondamentali d i una nuova branca delle scienze spaziali da lui ribattezzata « esobio logia J> o biologia extra · terrestre. Dopo ave r ricordato che Marre e Venere sono i principali obiettivi immediati di questo tipo di scie nza spaziale, data la probabile presenza di uno strato temperato che potrebbe consentire l'esistenza di forme biologiche d i vita. il dott. Lederberg ha sottolineato che le piante, gli animali e i batte ri terrestri hanno in comune un numero notevole di componenti biochimici nascosti da acidi nuclcici. Se la vita extra terrestre esiste, dipende anch'essa dagli acidi nucleici e dalle proteine come la nostra? Una risposta probabile potrebbe essere ottenuta piazzando microscopi ad ultravioletti su Marte, in una zona apparentemente ricca in maniera inconsueta di materia organica. Lcderberg ha, inoltre, prospettato la possibilità che i veicoli te rrestri, nel raggiungere alt ri pianeti, trasferiscano la vita batterica della Terra su a ltri corpi celesti, con conseguenze incalcolabili anche di portata geochimica. (da c< La Riforma Medica >l , 1963. LXXVII, 33). Le « monoccllulari ))' compagne dei cosmonauti. Il « Bureau Sovietico d' Info rmazioni» del 1° giugno r962 riporta una interessante notizia, ristampata anche da « La Presse Médicale n (n. 49, 1962), sulle funzioni di certi esseri viventi monoccl lulari. L'attenz ione degli studiosi è stata attirata - come è noto - nell'ultimo tempo dalle alghe più semplici, le monocellulari, che possono essere utilizz:Jte per la rigcncrazione biologica dell'aria nelle cabine chiuse delle navi cosm iche e potrebbero servire, nello stesso tempo, di supplemento di riserve alimentari dei cosmonauti. Nel laboratorio di fotos intesi d i Timiriasev si studia appositamente il « microclima >> che permette di coltivare e seguire il comportamento di certe alghe monocellulari. Le :tlghc vengono poslc in un recipiente, ove si può variare la te mperatura, l'illum inazione e la pressione. Un compressore speciale permette di mandare nei recipienti l'aria carica d i acido di carbonio, la cui concentrazione può essere va riat:1 da 0,003~" a w'\,. Si è riusciw già ad ottenere interessanti selezioni tra le varie alghe da utilizzare per b rigenerazione biologica d eli ' aria. (da « L'Attualitù M edica », febbra io 1964. XXIX, . 2. 42 ). Navi per campagna radiologica. Data la speciale conformazione geografica della Norvegia, che comport:J il difficile accesso a loca lità sul mare, una nave è stata attrezzata per eseguire radiografie a tutta
555 la popolazione, secondo una campagna indcua a questo scopo dalle automa sanitarie. La nave costeggia la Norvegia fino a Kirkene~~. confine con la Rmsia, eseguendo esami radiologici delle popolaz ioni che abitano lungo i fiordi c nelle migliai:1 di isole sparse lungo la costa. L'esperimento sta ottenenuo gran succew>. (ua " Il Policlinico "• l<}iJ, 71, JI, 1204). Rivoluzione tecnica in radiologia. Alcuni ingegneri inglesi hanno messo a pun to un apparecchio per esami radiologici del tutto diverso da quelli ~i nora conosciuti: dà una immagine per.,istente circa una mezz'ora dopo l'esposizione e non necessita di alcun s,·iluppo. L'apparecchio è com· posto di uno schermo ricoperto da una compo~izione fosforescente, aHivato da una cor rente continua ed è sensibile anche ai raggi ultravioletti, :~gli in&aros~i, alla luce c alk radiazioni nucleari. Volendo si può anche riprodurre fotogr;~ficamemc tale immagine. (da « Minervu Medica>>, I<)il3, 54, 43, 754). Studi sul cuore a distanza. Un esteso studio sulle condizioni cardiache dei lavoratori è stato iniziato dalla << Sun Oil Co.>> <.li Fi l;~delfia me<.liante il « radiocardiografo », un nuovo apparecchio che permette di constatare il funzionamenro del cuore a distanza menrre il soggcuo esaminato è in piena atti,·ità di la\'oro. Questo apparecch1o consenurà di studiare l'attività cardiaca assai più completamente c denagliatamcntc che non con i comuni clcnrocardiogrammi. Lo ~tu<.lio è stato intrapreso dalb '' Su n Oil Co.» allo scopo di impiegare i suoi lavoratori in mansioni che ~i ano le più adatte alla loro « capacità car<.liaca », ma potr~ fornire anche ri~ultati di notevole interesse pubblico e ~cicnrifìco. Esso potrebbe, ad esempio, anche contribuire a ri~olvere la comroversa questione se siano più dannosi per il cuore gli sforzi fi:.ici o la tensione psichica. (da « A.VSSA n , 191}3, XIII, 36). Elettrocardiografo minimo. Un nuovo apparecchio è stato inrro<.lono negli ospeda li americani: un piccolo elettrocardiografo, che è in grado di registrare c segnalare istantaneamente le più lievi alterazioni del cuore e di tracc1arc rapidamente. a comando, un elettrocardiogramma. L'apparecchio, che può !>tare agc\'Oimente sul comodino del paziente, può inoltre effettuare delle registrazioni automatiche di dieci secondi ciascuna, a intcrv:.~lli regolabi li in anticipo, c segnalare tempestivamente il sopraggiungere di crisi pericolose. Un appar:Jto utilissimo, come si vede, il cui impiego su larga scala potrà sa l v:.~re molte ,·ite umane. (da '' La Riforma Medica "• aprile 1y64, LX.'{VIIJ, 16). La termografia, nuovo mezzo di indagine corrente. Da più di un secolo i nH.:dici misurano la temperaLUra del corpo a mezzo di termometri clinici; recentemente è in,·cce l'impiego di uno speciale apparecchio, il termografo, che, fotografando i raggi infrarossi cmes~i dal corpo c che sono proporzionali al calore emesso dai vari tessuti, permelle di rcgi,trare con la ma~,ima precisione, le differenze di temperatura dei vari punti del corpo. Un !>Ìmposio tenuto in meriro presso l'Acca <.lcmia di Scienze di New York ha permc \~O di porre in rili<.:vo l'utilità di ta le indagine nelle vasculopatic periferiche, in ostetricia per localizzare la pbccnta (di~tacchi per emorragie), in oncologia, nei traumi c nelle u'tioni, nelle allergopatie. (da " Il Policlinico ». 1963, /I, 12, 483).
Esame della funzione polmonare. In Inghilterra è stata costruita una apparecchiatura consistente in una cabina in cui siede il soggetto e in cui viene misurato il volume dell'aria inspirata ed espirata nonchè la pressione negli alveoli. Questo plerismografo può essere di grande utilità per determinare rapidamente c senza fatica per il paziente la presen~a di lesioni doYute ad ostruzione ( silicosi, ecc.) o a restrizione (fibrosi polmonare, ecc.). (da (( Il Polidinico )), 1964, 71, JI, r2Ò7). Sistema elettronico per individuare i veleni. Un sistema per identificare istantaneamente le sostanze tossiche nelle vittime di a\·vclenamenti accidentali è stato ideato c realiz;;:aro dal don. Henry West, che presta la sua opera come capo farmacista· presso il St. John's Hospital, in collaborazione con il padre ingegnere. L'apparecchiatura, che può essere fatta funzionare con facilità, è collocata accan to al telefono nel cosiddetto « centro controllo veleni », dell'Ospedale, in maniera da poter essere utilizzata come me~zo di consultazione tempestiva dei medici impegnati in casi di avvelenamenti all'esterno. La macchina elenca su una « carra elettronica dci sintomi » i più comuni agenti wssici esistenti nella regione di Pittsburgh e le piante velenose che vi crescono. Quando perviene per telefono la richiesta di una diagnosi da un medico, l'operatore preme i bottoni corrispondenti ad ognuno dei sintomi riscontrati sulla vittima dell'avvelenamento. Per ogni sintomo, si accendono sul quadro di controllo alcune lampade- spie poste accanto ad una forma di avvelénamento che presenta un quadro clinico analogo. Quando tutti i sintomi sono stati riportati sui tasti della macchina, le sostaoze tossiche in corrispondenza delle yuali si saranno accese più luci indicheranno la causa più probabile dell'avvelenamento ed il medico all'altro capo del telefono sarà così in condizione di sapere quale antidoto dovrà somimnistrare. La tempestiva diagnosi resa possibile dalla nuova macchina è destinata a salvare vite in pericolo in casi di estrema urgen&a o ser1za indicazioni precise per un intervento riparatore. (da ( ( L a Riforma Medica )), 1964, LXXVJII, r5). Apparecchio elettronico segnalatore di gas tossici. Nell'Tstituro di ricerche del Politecnico dell'Illinòis è stato messo a pumo un apparecchio che avverte la preseoza di gas e di particelle di sostanze tossiche di vario tipo, come i composti di boro, largamente impiegati nelle ricerche sulla propulsione dci razzi. Il dispositivo può essere modificato per misurare quantità minime di altri vapori tossici o infiammabili, come idrocarburi e biossido d'azoto. Questa specie di «naso meccaoico )> è talmente sensibile da rilevare in pochi secondi la presenza di una parte di pcntaborato su 1 oo milioni di parti d'aria, concentrazione che sembrerebbe mi· nima, ma che può avere effetti gravi se vi si resta esposti per otto ore. L'apparecchio funziona con un meccanismo semplice: pompa aria attraverso una lampada - pilota a gas. La fiamma di questa lampada resta incolore sino a quando passa una sostanza non contaminata, ma assume una colorazione caratteristica quando passano anche piccole quantità di gas tossici: ad es., la presenza di pcntaborato dà alla fiamma una colora· zionc verde pallida. Un tubo elettronico ordinario, denominato fotomoltiplicatore, misura poi l'intensità del verde, riportandone i valori numerici su uno strumento. Una suoneria di allarme entra in funziooe quando il « noso >) elettronico avverte una concentrazione tos;ica di gas. (da << Il Policlinico )), 1964, 12, 71, 479).
557 Il livello igienico- sanitario della popolazione italiana. Il Ministero della sanità ha condotto una com pleta indagine sulle condizioni igienico- sanitarie del la popolazione italiana, in seno ali:~ tju:Jie il numero dei morti per malattie infettive è sceso dai 12o.ooo casi circa del 1901 (pari acl una mortnlirà de l 3,7%o) ai 12.464 del 1961 (pari ad una mortalità dello 0,24%o). Il gruppo di mabttie che, per qu:-.nto riguarda la morbilit<Ì, sembra 3ttualmente manifestare una tendenza all'aumento, è quello delle malattie da Yirus: l'encefalite lerargica ha registrato un aumento ciel 9ll,2 , rispetto al HJ) l. il morbillo del 109,3 , , la parotite epidemica del 12.2 ,, la poliomielite anteriore :-.cuta del 22,7 .. L'indagine mini~teriale fa notare rhe tale andamento delle malattie da viru>, in netto contra~to con quelle microbichc, potrebbe essere mes;,o in relazione con gli ~car~i mezzi terapeutici di cui si dispone contro questo gruppo di allezioni. Più numermo, per contro, è il gruppo delle malattie che mostrano una diminuita diffusione: la febbre tifoidea c le infezioni da paratifo hanno avuto una diminuzione del 45"'<>, la difterite del 49".,. la pu\tol:~ maligna del 70,4 , la brucello'i del 14 <;, , il tracoma del 63 , la malaria del 24,7 ',, la pellagra del ìO.lJ . . (da « Difesa Soctale », ottobre -dicembre ufi ~. X LI I. 302). Assisten za sanitaria in U .R.S.S. Nell'U.R.S.S. ~ono stati compiuti notevoli progressi nel campo dell'assi~tcn7a sanitaria. !\'el •CJ6• esi~te\'ano So Facoltà mediche con circa r6o.ooo studenti. l medici ~vol gono un'ani\·irà profes~ionale di 6 ore e mezzo al giorno. cd ogni 3- -1 anni frequentano corsi di aggiornamento, durame il quale periodo ricevono il normale 'tipendio. Il numero dci posti letto è aumentato: attualmente è di ll, 1 per mille abitanti. E' invece ancora da risolvere il problema del person:Jic sanitario nelle zone rurali. Nel Paese sono in fuuzioue vari sanatori i quali assistono (oltre i tbc) malati cronici gravi e convalescenti. L'assistenza o'peùaliera, medica c farmaceutica, ~ono erogate gratuitamente, ad esclusione dei farmaci per le cure domiciliari. (da « Medionu Souale » , 1964, 14, ~. 112)Bulgaria: Alcun i dati concernenti la salute pubblica. L a salute pubblica in Bu lgaria, secondo alcuni dari ufficiali pubblicati dalle ~lutorità del Paese, ha sub ito negli ultim i anni d ei mutamenti radicali. Mentre prima del 1944 all'assistenza pubblica erano accordati 45 centesimi di << Lcw » all'anno per ogni abitante, pari a circa p lire italiane. nel 1{}61 lo Stato ha ~tant..iato allo stesso >copo 18,3 lew, una cifra corrispondente a circa 1.200 lire italiane. In questi anni mno aumentati anche gli ospedali: i 174 con I 1.000 letti del 1944 sono diventati nel 1g61 467, di cui 280 ~ituati nei piccoli centri, con un tot:.le di 39.000 leni, \'aie a dire un letto di ospedale per ogni 2.000 persone. l medici che esercitano la loro profes~ione nd P:lC' 't" ~ono oggi 12.ooo contro i ~-500 del I944· Nel corso dell'ultimo decennio la media della vita negli uomini bulgari è aumentata di T~ anni, nelle donne, di r8. 1'\umerose m:dattie come la malaria, la tubercolosi e la poliomielite sono state \'inte o molto circoscritte. (da « Difesa Sociale », ottobre- dicembre 1</)2, XLI. IV, 284). Aumen to della d u rata media della vita negli ultimi venti anni. 1l prof. Dc Gc:nne~ in una confc.:rcnz:~ sulle malauie moderne, organizzata dall'Unione mond iale degli intcl lertuali, h:~ afTc:rmato che le m ~tla ttie hanno cambiato totalmente volto. Le malattie sono d iventate più rare, più curabi li, più sopporr;:1hili. M :1 gli
558 stessi progressi compiuti dalla ~cienza sono la causa di una \'era patologia nuo,·a e « dato che non ~i muore più delle malanie guaribili, bi~ogna pur rassegnar~i ::1 morir~ di quelle inguaribili 11. Il conferenziere ha passato quindi in ri vista le prin c i p::~l i cause di mortalità. L'in fano cardiaco è i11 testa alla gradun toria, rappresentando cs~o più del 30°{, della mor talità dell'uomo (esso uccide 9 uomini per una donna). L'età delle sue vittime ~i accorcia ~empre di più. Ormai siamo al di sotto della quarantina. t\1 secondo po~to vengono i wmori, a proposito dei quali il prof. De Gennes dic~ che circolano molte leggende. E~~i infaui non rappre~entano che il 6delle cause di mortalità. Le statistiche indicano che il 98 'o dei soggetti colpiti da tumore polmonarr sono fumatori di pù di 40 sigarette ::~1 giorno, ma altri rilievi compiuti in America hanno mostrato che su 300.000 fumatori di più di 40 sigarette al giorno è stato trovato un solo tumore al polmone. Il rischio dunque ~ poco più grande di quello che si corre per una traversata aerea dell'Atlantico, ha detto il conferenziere. Le malattie infettive sono praticamente scompar~e come causa di morte, ma sono state ~ostituite dalle mabttie virali. I YÌrus non si sono moltiplicati; ~i propagano più velocemente grazie ai progres~i dei trasporti. Un'epidemia dì influerna può ormai fare il giro del mondo in 48 ore. 11 conferenziere ha parlato infine dei progressi immemi realizzati in medicina c dci quali abbiamo una prova lampante neii:J durata media della vita umana, portata da 64 ann i nel 1945 ai 74 nel r963. (do« L'Informatore Medico-Sociale>l, genn. 1964, r, 30).
r ..
Centenari in Russia. Il Ministro ~ovietico della ~anità, Serghei Hurascia,·, ha dichiarato che l'U.R.S.S.
è conosciuta come la « terra della longe\ ità 11 perchè nel suo territorio ,.i,·ono più di 21.000 persone che han no superato i cento anni. Sotto il comuni~mo la durata media di vita del citt:-~dino sovietico è aumentata di oltre il cento per cento, pass3ndo da 32 a 70 anni. (da "La Riforma Mediw n, 1g63, 17, 476). Guariti dal cancro r .200.000 americani in 25 an m. Oltre 1.200.000 cittadini guariti dal cancro \'ivono oggi negli Stati Uniti grazie a1 progressi degli ultimi 25 anni nella lotta contro il terribile male. La American Ca nccr Society (ACS) nella sua relazione ann uale pubblicata nei giorni scorsi alla vigilia del I X Convegno annuale della Società, fa ascendere ad almeno 177.ooo quelli che saranno colpiti da cancro nel 1963 e che potranno essere sal\'ati. Sul totale indicato, circa 44.000 non a\·rebbero potuto essere guariti se fossero stati colpiti da cancro qualche anno fa. La ACS sottolinea che il cancro dell'utero, che una volta era la causa principale della morte per c::mcro tra le donne, è \tato ridotto del so" .. negli ultimi 25 anni per effetto di tempe,tiva diagnosi e migliori terapie. Secondo le relazio ni della Società, i casi di cancro polmo narc potrebbero essere ridotti del 75'% se no n esistesse il fumo. Si prevede che l'anno prossimo ~;.ooo uomini e ; .ooo donne moriranno di cancro negli Stati Un iti. La Società americana del cancro fa ascendere a 700.000 pazienti in cura negli ultimi cinque anni, e che potranno guarire dal cancro, oltre :lÌ 1.200.000 dci quali \i è parlato. l 700.000 verranno conteggiati '>Oitamo quando a\·ranno superato un periodo di 5 anni senza altre manifestazioni del male per il quale ~ono ~tali curati a \UO tempo. Nell'esercizio lì nanziario del ty6r - 62, la ACS ho spcw per ricerche sul cancro 11.549·598 dollari (pari a circa 7•172. wo.ooo lire). Dal 194'5 sono stati spe~i complessiv::uncntc ro8 milioni di do llari (oltre 62.656 milioni di lire). Le somme dedic:1te alla lotta
559 contro il cancro sono ~al ite da 1 milione Ji dollari del 19_37 a 170 milioni del 1g62. l risultati di questo imponente sforzo sono più che C\'idcnti ovc: ci si soffcrmi ~ulle percentuali delle guarigioni. ~ui 20 mcdicinnli realizzati per la cura Jd cancro c su l numero delle cliniche negli St:lti Uniti c nel Canada, salite da 240 nel 1937 a 7!l9 nel 1962. Cancro e data di nascita.
Il medico olandese Oiibtra ha rib·ato una netta preJominanza di cancro del poi monc negli individui n;~ti nei mesi im·crnali. Egli ha cercato di ~piegare d fatto con l'ipotesi che la carenza invernale di vit~1mina A proYochi nc:l neonato una mctaplasia dell'epitelio bronchi:~ l e, predisponendo così il soggetto alla futura neoplasia. (da " M~di cina Sociale)), ry64, 14, 3· 112). Gruppo sanguigno e ra~ioterapia. Alcuni medici americani hanno csnminato l'efiÌcacia della radioterapia \UI cancro del collo dell'utero in funzione del gruppo sanguigno della pazicnre. Ne è ri~ultato. dopo lo spoglio dci dossiers delle malate traltatc tra il 1952 e il 1958 che le apparte· ncnti al gruppo O h:111no una perccnHI::tlc di sopravvivt:nza di almeno 3 anni 'upcriore del 2d0 ;, a quclln dei re~tanti gruppi. (<.b « Minerva Medint », 196.3, 54, 43, 754). Fili di « caproni •• al posto di legamenti intrarticolari. L'ortopedico russo t'\ikolai Gourgnenidze, dell'htituto traum:Itologico della Georgia, da tempo effettua oper::tzioni di innesto di fìli di caprone al posto dei legamenti intra· ::trricolari del ginocchio lesi per traumi; d i tali interventi ne hn praticati più di cinquanta, con successo cd in particolare in giocatorì Ji pallone anche di squadre molto note. (da « Il Policlinico 1> , •1i4· 71, 25, 992). La bio - mano. Un laborawrio dell'Università di Ylosca è riuscito a comu ire, in pochi e~emplari unn mano artificiale, detta «bio- mano n, che è stata gi:ì applic:Jta in diversi cn~i con risultati eccellenti. l meccani~mi di ljUesto nuovissimo ed originale ano :~rtifìcia le (che cel:t nel suo interno una ~cric di 'ervomotori elettrici) ~ono comandati non già da contr:ltioni mu~cola ri, ma direttamente d::t correnti nen'O\C. Gli ideatori dell'apparecchio - in :wanz::tta fa~e ~pcrimentale - pen;ano che es~o potrà veramemc costituire, dopo la ~ua definitiva mes'>a a punto. un valido prc;idio terapeutico in chirurgia ortopedica. ((:., "f.,t Riforma Medica >• , 1964. LXXVIII, 28). Il " Golos '' : laringe artificiale. Pres;o un laboratorio spccializzaro eh Leningrado (U.R.S.S.) è staro rcalizz:Jto un particolare appart:cchio elenronico denominato '' golos ,, (voce) destinato ai soggetti ope· rati di loringectomia per tumori ::tlla gola; l'apparecchio pc>a appena 150 g c ~o,tituisce praticamente le corde: \'Oc:J ii mancanti: per le sue piccole dimensioni lo si può agevolmente carnurTa rc c viene distribuito :t i m:tlati che ne fanno richiesta. (da " 11 Polidinico », 1964. Ì I, 2), 992).
s6o Gessi ortopedici a form a di giochi. bimbi curati per fratture ali'O~pedale ortopedico di Lo' Angeles sono ben fortunati. In luogo dell'ine~tetico ed ingombrante gesso, viene applicato all'arto fratturato un gesso 3\'ente la forma (e quindi dipinro) dell'animale preferito. Si t: notato che pur es~endo l'ingessatura ugualmente ingombrante i piccoli pa7.icnti ~apportano meglio il lungo periodo di immobilità. (da « Minava Medica», 1963, S4• 92, 1548). Lenti che aumen tano l'acuità visiva. 11 dott. W. Feinbloom, capo del dipartimenco di vmone subnormalc del Centro optometrico di t\'ew York, ha recentemente comunicato che minu,cole lenti fatte eli vetro speciale, ottenuto dalla combinazione di terre rare, applicate a normali occhiali aumentano del 400° 0 J'acuità visi\'a. Queste piccole lenti, che si staccano facilmente dagli occhiali dopo l'uso, consentono di determinare granuli di polvere di un diametro inferiore ai 3 milbimi di millimetro. Utilissime per lavori di precisione, esse saranno sfruttate quanto prima anche a scopo scientilìco. (da <<LA Riforma Medica ,., r9')4, LX.\:VllT, 24). Un nuovo tipo di tenaglie odontoiatriche. Un nuovo tipo di tenaglie odontoiatriche, basato sul prine1p1o delle vibrazioni mtcromctriche, è stmo inventato dal bulg:1ro Veselin Georghiev. Le tenaglie, cui un motore imprime vibrazioni dell'ampic7.7.a di millesimi di millimetro, possono estrarre un dente ~enza bisogno dell'anestesia c ~enza alcuno sforzo da parte del dentista. 11 nuovo strumento chirurgico è in corso di perfezionamento presso l'Istituto spe· rimentale di Mosca. (da << Lo Riforma Medico,,, 19(}4, LXXVIII, 19). Epidemiologia delle malattie quarantenarie. Da i cnsi rnccolti dall'Organizzazione mond iale della sanid, risulta che le malattie ~oggeue a quarantena per convenzioni internazionali, nel 1963 hanno avuta una recrudescenza. O :ti 1" gennaio al 29 novembrl rC)(i3, furono denunciati 88.442 ca~ i di vaiolo con 25.544 decessi, mentre nell'intero anno 1g62 i casi furono 73.728 ed i morti 14·737· Il continente nel quale il vaiolo fa il maggior numero di \ iuime è sempre l'Asia ed è di là che quasi sempre partono i contagi, che danno luogo ai focolai epidemici più o meno importati in altre parti del mondo. lello stesso periodo del 191}3 i casi di colera furono 57·092 con 18-400 decessi con· tro 39·936 e ri~pettivarnente 1 1.634 di w no il 1g62. Anche per la febbre gialla ~i è avuto un certo incremento: 144 ca~i con 71 decessi contro 64 e 57· Solo per la peste è stata registr:Ha una diminuzione tanto dc.:lla morbo:.ità che della morta lità: nel 1962 i casi furono 1.420 con r71 morti mentre dal r" gennaio al 29 novembre tg63 furono 75 t con 88 morti. Il focolaio pestilenziale più importante è sempre la regione centrale dell'India meridionale. (da <<l/ Policlinico l> , 1964, 71, 19, 752). Peste bubbonica negJj Stati Uniti. Il primo caso mortale di peste bubbonica è staro registrato ne~li Stati uniti e si riferisce precisamente ad un indiano dell'Arizona contagiato probabilmente da mor~i di un coniglio selvatico ucciso e scu<>imo dal medesimo per ~ervirc da pasto al suo
cane; nel rc)6r furono registrati altri 3 casi di peste, tutti nel ~uovo Messico, dove del resto si verificarono 12 dei 19 c:1si mortali o~servati negli ultimi 15 anni; il contagio si è sempre vcrific:llo per mez7o di animali serva tic i. (da «Il Policlinico », 11)64, 71, 12.
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Rosolizzazione preventiva delle donne prima de lla gravidanza. Di recente è '>lato isolato c colth·am da Parkan c Brcscher dcll'btiruto militare di ricerche di Washington. il ,·iru~ della rosolia, responsabile maggiore di molre emhriopatie. Data la frequenza del virw. nella popolazione mnto che e~~o può e~scrc isolato nell'8z% dei soggetti os~ervati c tenuto conto della su:t innocuità, esso può essen: ino· culam prevenrivamente, senza alcuna attenuazione, nelle donne in modo da provocare in loro una mabtua immunizzante prima delle gra\ idanzc. Si tratterebbe, perciò, più che di un:J vaccinazione antiro'>olia. di una \era e propria rosolizzazione. (da " Il Policlinico Il, 1963, 70, 6, 2II ). L otta contro il tracoma. Dopo b campagna amitr:-acomatosa, s,·olm dali'OMS in Tunisia, la percentuale dei colpiti cht: nel 1954 ammontava :il yo'%, è sces:-a nel 1961 al 45",. nella provincia di Gabes, una delle più colpite. L'O~S ha sottopmto a terapia antibiotica oltre due milioni di soggetti, tra i quali circa mezzo milione di bambini delle ~cuolc. Il servizio d1 ricerche fisiologiche del Centro oftalmologico di Tuni ..i. con l':tiuto deli'OMS, ha isolato ceppi di virus prelevati dn soggeui nfTcni da trncoma, e si ha la speranza di poter oucncre in avvenire un vaccino efficace. Sostituzione dell'aorta c della valvola aortica.
Per la prima volta è stata ~ostituita non ~ol o l'intera aorta ascendente fino al primo ramo, ma anche la valvola aortica. I dottori Wheat. Wilson e Bardcy della Florida (USA) riportano un caso di aneurisma in cui era necessario procedere ad una così estesa sostituzione con tubo di materiale pbstico. Tredici me~i dopo l'intervento il soggeuo riprese il suo lavoro di imbianchino, :trrampicandosi sulla sc:lb senza alcuna difficoltà. (da « Il Policlinico », 1904, 71, 31, 1206). C olla sintetica per impieghi chirurgici. Da (jualchc anno alcuni scienziati dell't1 btituto di apparecchi e strumenti chirurgici spcrimcnt:1li n di ~osca stanno bmrando :momo ad una colla sintetica da impiegare in chirurgia. L:~ so~tanza denominar:~ " ciakrin ... che ì: st:tt:t orginariamcnte sintetizzata da V. V. Kor~hak c ;\. M. Poblcov:t, non ha dTetti nocivi sui tessuti e può essere impiegata per congiungere superfici umide. Mediante l':1ggiunta di particolari ingredienti. po~~ono essere rc:tlizzate robmte conne"ioni che col tempo di\ entano cJa.,liche e porose. permettendo in tal modo la creo,cita di tessuti attorno :tll:t giuntura. Secondo il suddetto ,, Istituto >J sono swri effettuati con pieno .. ucccsso inn e~ti del femore nei can i; la crescita eli ~o~ta n za ossea attraverso ai pori della colla sintetica ha re\O b giunzione perfino più resistente dell'osso originale. Sempre secondo l'rstituto. ~ono stati ottenuti anche buoni ri'>ultati negli innesti e nelle suture di vasi sanguigni, benchè in questo caso si sia incontrata qualche difficoltà. (da cc Ncw Scienti.rt "· J<)l'i4).
Ricoveri ospedalicri <<a domicilio >l sperimentati a Parigi. Nel comune di CJichy, :11la periferia di Parigi. è attualmemc m corso un espcri mento che de,·c sen-ire come .. test '' per din1lgare il " principio negli altri comun• della " banlieuc parigina. Si tr:ttt;l dcll'ospcdalizzazione a domicilio: i malati ci<X· sono curari a casa propria da un personale ospedaliero diplom:no invi:'lto <bila direz ione degli ospedali. Lo scopo eli questo esperimento è eluplice; si vuole c ioè ccrcJrc ~li dccongestionarl' g li ospcd:1li parigini che ogni giorno dì più si dimostrano in~ufficienti per le necessit2J de lla numerosa popolazione del la capitale e della sua immediata periferia, oltre che C\'itarc ai paz-ienti lo spaesamemo del rico' ero, fattore che spesso nuoce alla loro guarigione. I pazienti « rico,crati <l domicilio '', oltre all'asshtenza ''Jnitaria riccYeranno anche aiuto di carattere casalingo quando si trana di persone che ,-i,·ono sole. Sottoposti a questo tipo di " ospedalizzazione " saranno nella magg ioranza paziemi affetti da forme :~cute o croniche che richiederebbero una lunga degenza o~pedaliera (IO per cento elci casi). '\Jaturalmcme anche sul pì:mo finan7Ìario la giornata dì " osped.Jlìzz;l7.ionc a domi cilio " ri~tdt;l meno onerosa di quella in un ospedale: circa 2.250 lire anziché le 7.25d :mualmcmc richieste secondo le ·t:lriffc concordate con la Sécurìté Socì:llc. (da « DifNa Sociale "• Ott.-dic. 1962, XU, IV, 291). l)
Numero degli ospedali e posti -letto in U.S.A. Secondo i dati più recenti raccolti dall'Associazione :lmcric:ln;l degli ospecbli cont:l\·ano nel 1960 negli lJ.S.: osreclali n. 6.8'76: posti letto: n. 1.657.970 per una popolazione presemc di circ:J ]~\) milioni. Riguardo alla loro <ie-tìnazione (posti letto tra parente~i) gli ospedali sì suddi,•ìdc,ano così: generali: 5.659 (747.779); psichiatrici 531 (789. 101): anriLUbercolari 2'51 (6.796); cronici e con' alcsccnzìari 101 (30.396); ortopedici 53 (4.364): cd altri minori. Negli O spedali P~ichiarrici risultavano ricove· rmi 542.135 i nfermi: quelli amme~si nel corso del l'ultimo anno solare r iportato f uron o 222.79 1, dci quali per primo ricovero 137.862, mentre i riammcssi a~somma, ano a 84.923. l decessi negli ospedali psi..:hi.urici nell'anno decorso furono regist rati in 49.647. (d.J " f)ijua Sociale "· ott.-dic. 1962, XLI. IV, 298). ~i
Il fabbisogno di posti -letto ospcdalieri in Italia. Dalla relazione al disegno Ji legge « Provvedimenti per l'edilizia o~peda liera '' present:HO n! Parlamento dal M inistro per la Sanità, occorre accrc~cerc la :mualc disponibilit~ ospcdaliera eli 205.000 posti letto, di cui 70.000 per Jml.!ri :lcuti, 90.000 per mala ti di lu nga degenza e 45.000 per m:Jiati di mente. (da (( 11 Policlinico ''• 1963, 70, 42, l5ll).
Studenti di medicina e m edici in Ita lia. Secondo i dati raccolti dall'Organizzazione mondiale della 'anirà, l'halia ha tra 1 P:1e'i eurorei il più alto numero dì studenti di medicina; negli ultimi anni accademici 430 ogni 100.000 abitami. Si diMinguc anche per ecce~so di medici: 166 per ogni 100.000 abiranri mentre la proport.ione più conveniente secondo la prcJeua Organizzazione sarebbe 102 ogni 100.000. (da " Il Policlinico "• 1%2, 69, 41, 1476).
medici israeliani sono i più preparati. In seguito ad alcuni esami cffcttu.ni negli CS.-\ ~otto gli ,tu,pici di un'organizza· zione universitaria americana cd :ti quali presero parte medici di tutti i Paesi rlel mondo intero, desiderosi di intraprendere studi negli U.S.A., ri,ulurono al più alto li,·ello di prejXlr:tzione professionale i laureati della facolt~ di meùicinJ di Gcrusa· lemme, specie per qu:1mo concerne b medicina interna. la medicin:1 generale e la pediatria. (da « Lo Riforma Medica ''• nov. 1963, 47).
L1 situazione dei medici nei Pat·si dittro la cortina di ferro. Sulla sramra imernazionalc sono ap1 arse notizie inrere;,;.;lnt i .,uiJa di,rrihuzionc dci medici nei Paesi dietro la cortina di ferro. In panicolare, si rile,·a che nelle zone rurali scarseggiano i s:mit;tri, fenomeno del resto comune anche in alcuni Paesi del· l'Europa ~~cirlenrale. In Bulgaria, il numero dci medici è molto cb ato: uno per 740 abitami. Gli stu · denti di medicina de,ono stahilin,i in un di•>trctto loro assegnato, do,·e ,·errà loro conferito il diploma di laurea dopo un ce1to periodo d i tempo. La libera professione non è del tutto :tbolit:t: un medico doro un certo numero d i ann i pa~~<lri al servizio dello Stato può dedicmi :t11a lihcr:t :mi,·iù clb Germ:tnia dell'Est cd a Berlino Est il numero dc:i rndici pratici c'o: pas~aro da 10 mila nel 1954 a 2.500, co~icchl: ,j ha un medico per og111 5 mila abitanti, mentre nella Germ:mi:t occickntalc l'indice ~· eli un medico per ogni l.l·tO abiwnti. D:tl 1961 il Go,·crno cerca di impedire l'c~O<Io dci medici con una ~crit· di mt~ure più o meno coerciti\'e. Meclici pro,·enienti da altri P.1esi comunisti 'ono a'segnati :t la\orare per due o tre anni nelb Germania deii'Fsr. Difettano i merlicinali. pcrch~ ~ proibita l'im portazione dalla Germ:mia ocddent<tlc. In Ungheria è particobrmcntc gr.t,·e b deficienza rli medici nelle zone rurali. In· f:mi, ](}J distretti non hanno neppure un medico. N ella città di 13udapest, che dispone di 26 mila posti-letto O'-pedalieri, escrcit:t la professione il 43% dei medici. N el Paese vi (: un medico per ogni 15 mila ahiw mi. La prep:trat.ionc professionale Jasci.l alqu.mro :1 desiderare. Tn •Roman i:~ la medicina (: tot:tlmen re n::tzion<Jliz7:tta. D:tl 1958 la libcrJ profes· sione è abolit:t. li numero dci medici ì: cle\'ato: uno ogni 740 abitanti. ì\'elle città 1:1\or:mo 27 mila medici c nelle c.tmpagnc 6.600. In Polonia solo il 3';;: dci medici, che assommano a cir,·;l 30 mila. csercira neiiL' zone rurJli. do1·c ,.i,·e pit'1 clelia rne1:'1 della popolazione. Per Ot:lll IO m.ib :tbirami funziona un centro sanit:trio. Di rt'ceme h::1 a\·uw inizio la na11onalizzazione delb medicina. (da " ANSSA , 1962. X li, l). L'assistenza sanitaria per la popolazione italiana. N ella " RelazioJlC Genera le n su lla situnione economica del no,tro paese, sono riportati i seguenti dati in merito :.~ll': 1 ss ic urazione conrro le malattit• di Yaric categorie eli persone distinte generalment<· per le loro attività hi'Or:tti\C c quindi con esclusione: di quelle che non possono inserirsi in nc~sun:1 classe sociale. Anualmentc 83 itali;mi su 100, c-.;mamemc 83.17 ~ , sono coperti clall'assicura7.ionc ohblig:uori.1 contro le malattie. Ri-.petto :1 una popolazione rc~ideme di circa 50.f64.000 risulta\ano as~icurate. infarti. al 31 cliccrnbrc 1%1. 41.968.403 persone. così sudrli\·ise: 21.467.43 1 (a,·oratori ; 14.580.038 loro famili:tri. 3 milioni 89.()44 pensionati, 2.029.890 familiari d i questi.
Più del 59,2% beneficiavano del regime generale gestiro dall'INAM; in complesso circa 24.850.GOO elemenr~ dei quali 10.389.000 lavoratori, 3.115.000 pensionati e 11.346.000 familiari degli uni e degli altri; 5.907.529 tutelati dali~ENPAS, dali'IEJ.WDEP e del 1'INADEL; 317.122 dalle «casse>> per la gente del mare e dell'aria; 154·781 dall'ENPALS (lavoratori dello spettacolo); 47.812 dalla ONMAF (impiegati agricoltu r:1 e foreste); 8.6r6 daii'TNPGI (giornalisti); 6 milioni 316.293 coltivatori diretti; 2.4oo.ooo artigiani; r .6)o.ooo commercianti, 316.256 assicurati delle «casse >l del Trentine - Alto Adige. Dei 473,1 miliardi di lire spesi in totale, lo scorso anno, clagli emi assicuratori per l'assistenza eli malattia e di m:~rernità, 44,5 ·r isultano corrisposti per prestazioni economiche c 42.8,6 per prestazioni sanitarie. Queste ultime hanno comportato le segu0nti spese: per medicinali, miliardi 148,6; per rette ospeda liere, miliardi 134,8; per onorari medici, mili<1 rdi 94,1. per prestazioni ambulatoriali, miliardi 25; per alt re prestazioni miliardi 6,2. (da <• Il Policlinico n, 1962, 69, 21). C onsumo del pane in Italia. Quasi tutti in I talia mangiamo ogni giorno del pane ma solo poco più della metà di noi, ha il pri,·ilcgio di bere una tazza di latte. Questa la conclusione di un:J inchiesta che l'Istituto Dox:J ha condotto tra le f::tmiglie eli tutta I talia per stabilire il consumo di !arre c di pane. Dall'indagine che è st:n:~ condotta con il metodo G:dlup si possono 'trarre una serie di osservazioni per quanto riguarda le abitudini e il livello d i vita degli itali;.mi. E' e,·idente, infarti, che il consumo di due generi al imenrari foncbmentali come il latte c il pane è fortemente indicati,·o in merito. Ci si accorge subire, per es. che o~gi stiamo meglio di 2 anni b : il consumo ciel latte si è esteso, quello dd pane si è ridotto. O gni famiglia in media ne consuma un kg al giorno contro il kg e 2 etti del 1959. Questo è un sintomo senz'altro positivo. IL pane è il cibo dei poveri. TI fatto che adesso gu italiani ne mCJngino un po' meno, srn a significare che l' hanno sostituire con qualcosa di più sostanzioso. C'è però un alr ro fattore che influisce sulla diminuzione {')el consumo di pane: l'attenzione che nmi noi met ti:1mo, le donne in particolare, nel conservare la linea. Si è calcolato che più di un quarto delle donne ir~~liane Yuole di magrire. Questo ~piega il gra nde ilumento eli Ycndirc di grissini e di cracker e la messa in sotrordine del pane. l .<1 moda è pa rr icolarmenre diffusa nelle c;.negoric più :lhbienti, ta nt'è vero che il consumo d i p:lne è maggiore nelle famiglie il cui capo smlge una attivit~ manuale, che in quelle di imprenclirori, professionisti o im piegati. L1 ,·alidità del rapporre inverso pane-benessere, di,·enta poi pitì chiara qualor:J si considerino le cifre del consumo nelle varie parti eli lr:tlia. Menrre nell'Ital ia se-ttentrionale il 63% delle bmiglie acquista meno di un chilo di pane al giorno, nel Mezzo· giorno 1'8<Y'Io ne acquista piìt ·di un chi lo. Esiste ancora l:J vecchia ohitudine di f<tre il pane in casa? Pare di sì. Su 100 fJ · migl ic conwcline, più di 40 non acquista il pane in negozio, e consumano esclusivamente pane casereccio. (da « L'Attualità dietetica "• 1962, VTJ, 4, 43). Innesto di un avambraccio. A Saigon, ad un soldato, che per l'esplosione di una g ranata aveva riportato l'amputazione di un avambraccio, è stato praticato con successo L'innesto di un ava mbraccio prelevato da un cadavere dopo IO minuti dalla morte. L 'intervenw, per le gravi lesioni
provocate dallo scoppio della g ranata, è du raro quasi 8 ore. 11 p., dopo l' intervenlO, è stato trattato con prcdniwne, eritromicina, eparina, trasfusioni e sicrotcrapia antitetan ica. Subito dopo l'operazione sono stati ~amm ini strati vasodilaratori periferici e si è contemporaneamente instaurata una ipotcrmia locale per ridurre le ncce~sitiì metaboliche dei tessuti. Dopo 3 giorni dall'intervento, lo staro generale e quello loc::de er::tno soddisfacenti, anche se la circolazione sanguign::~ non si era completamente ri s t:~hilira. (da « La Riforma Medica », 1964. LXXVIII, 24).
n teflon sostituisce la dura madre. P. T eng e C. Papatheodorou hanno reccntu11en tc comunicaLo i vantaggi che >i ottengono dall'uso del teflon in neurochirurgia. Esso è stato adoperato in 31 c::~si per sostituire I:J durJ madre, in 4 casi per rivestire l'osso in corso di crnnicctomie per craniostenosi, ed an un caso per ricoprire il nervo sciatico - popliteo esterno. Il rimpiazzo durale piLt che per sostituire la dura si rende nece>sa rio per evitare aderenze meni n go - encefa liche, responsabili <ii turhe convulsive pmt - operatorie o post traumatiche: il tcflon è la sostanzn più idone<t a ciò: è chimicamente inerte, re~istc bene alle alte temperature, non è tossico c non viene :1ssorbito, oltre a possedere una notevole elasticità. (dn " La Riforma Medica "· 1964, LXXVLIL to). ChirUJ·gia senza sutura. A Londra, per l'affrontamento cutJneo è stato proposto un cerotto adc$ivo panicolare, costituito da una trama di fibre di rayon :.1 struttura microporosa c da un composto acri lico a polimerizzazione rapida, le cui proprietà adesi\'e dipendono dalla pressione esercitata. L' uso di ciano- acri lati non è tuttavia limitato alla chirurg ia della pelle: eccellemi r isultati si sono avuti ne lla ch iusur<1 d i laccrazioni vasali c bronchinli, nclb cura degli aneurismi endocranici, nelle anns tomosi intestinali, oltre che nell'emostasi epatica e rena le. Kon vi è alcuna reazione infiJmmatoria nelle zone cutanee ove il cerotto viene applicato, anche nei soggetti con pelle de licatn. Il metodo sernbrn p:micolarmeme indicato nei bambini, in qunnto non ri chiede anestesia locale ed è rapido. Buoni risultati si sono avuti nella riunione secondari::t delle ferire e soprattutto negli innesti cuta nei, in quanto si el imina il pericolo di emorragie sottostanti, si assicura una buona immobilizzazione c si può controllare l'innesto attraverso il cerotto semitrasparente. E' infine da rilevare che g li acrilati non aderi>cono ai guanti di caoutchouc nè at peli, c che il cerotto può essere sterilizzato. (da (( La Riforma Medica>,, 1904, LXXVITT, 7). P rogressi eccezionali nella neuroch irurgia. La morta lità degli operati eli tumo re cerebrale è sces:~ dal 30"0 a circa il 3' 'u nello scorso anno. Si pensi all'opinione corrente al principio del >ecolo, lJUando il sommo chirurgo americano Tooth, attorno a l 1910, dichi:1rava che il meglio che si pote\'a offrire ad un pnzientc affetto da tumore endocranico er:1 una decompressione chirurgica, senza nemmeno pensare nlln follia della eventuale rimozione del processo csp;msivo cc rebr:~le. Venne poi la gigante>Ca opera ùi Cushing, il quale partendo da una statistica operatoria per mortalità d i circa il 30'\, attorno a l 1932. riusciva :1 r idurre g li insuccessi operatori a solo il 13°:, negli u ltimi t re ann i de lb sua attività professionale.
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Ma dati srraordin:Jriamente confortanti ci vengono offerti ora ùal neurochirurgo dr Chicago, Sean Mullan, il quale cita i più bassi valori statistici sin qu i registrati, rcsrimo niando come su cento casi consecuti,·i non selezionati da lui sottoposti a inrervcnto operativo, la mortalitù sia stata di solo il ~%. Dei 34 pazienti con tumor i cerebra li benigni, 26 (o~~ia il 76''1,>) ritornarono :Jil t proprie normali occupazioni in perfetta efficienza fisica e spiriwale; dei 28 pazienti co11 tumori infiltrativi (sloly progressive infilrrarivc wmors) tg (ossia il 68'7,,) ritornò a l lavo ro; c dei rimanen'tì 38 pazienLi con tumori maligni, primitivi o metastatici, ;olo 4 (os;ia il ro')c,) riprese il lavoro. Nel complesso la mortalità operativo è stata del _ f '(,, come sopra ricordato. Si è avverata così la profezia del sommo Cush ing che nel r932 scriveva: (< Abbiamo trovato trent'anni fa, all'inizio della nosrra opera neurochirurgica una mortalità Ji oltre il 6d''.·,... che oggi abbiamo ridotto al 30 ',,. Fra trent'anni ;ono certo che la mortalir2t cadrà attorno al 4 - s';., per tutti i tumori cerebrali da noi operati >>. Que~LO ;traordinario ~ucccsso è dovuto, secondo Mullan, ai seguenti fattori principa li; d i:Jgnosi p recoce dell:t lesione espansiva endocranica, rigo roso impiego dci mezz i di contrasto (e stereotassia); mezzi anestetici più sicuri e meglio tollerati; impiego degli antibiotici; ricorso al le ;oluzioni di urea come mezzo antiedemizzante (per l'abbassamento della pressione endocranica). (da " ANSSA )), 196~, XTT, 4). Borse di studio e premi. Il Consiglio d irettivo della Società italiana di medicina interna bandi;ce per il 196'5 un concor~o nazionale per un premio di 2 milioni ed un secondo di 1 milione da asse gnarsi a que i la\'ori che portino un reale contributo, preferibi lmente originale, al progres;o delle nozioni o applicazioni nel campo delb meùicina interna. 11 concorso è aperto a tutti i medici di nazionalità it:1liana, esclusi i professori ordinari e straord inari delle Università e degli Istituti superiori. Potranno essere presentati un la,·oro o gruppi di lavori sullo stesso argomento ;ia ùi un solo autore come di piLJ autori, ma in ra l caso dovrà essere evidente il carattere collaborati,·o e la parte sostenuta dal concorrente. Le pubblicazioni dovranno essere inviate in plico raccomandato in 5 esemplari entro il 31 marzo 1965, alla Segreteria della Società italiana di medicina interna, presso la Cl inica medica di Roma, e as~iemc dovranno esservi conclusioni riassunrive, pure in 5 copie di non o ltre 5 p::tgine. I lavori dovranno essere pubblicati entro il periodo da l 31 marzo 1963 al marzo 1965 ; sono esclusi i dattiloscritti. Possono essere presentate anche monografìe originali; non trattati.
v
I V premio internazionale medicina St. Vincent. L'Accademia d i medicina di T orino ha aperto il concorso per l'assegnazione del IV prem io internazionale St. Vincent per le scienze mediche, dell'importo di 10 m ilioni di lire. Il premio verrà assegnato nel giugno 1965 a St. Vincent. Le preceùcnri ediz ioni vennero vinte dal prof. Waksmann (1954) per la scoperta della streptomicina, dal pro f. Vallebona ( 1957) quale iniziatore e realizzatorc del metodo stratigrafico nella diagnostica racliologica, c dal prof. Raganar Granit di Stoccolma (1961) per l'eccezionale contributo al p rogresso della ncurofìsiologia. Laurea « honoris causa )) al prof. L. Turano. l\'el cor so delle manifestaz ioni giubilari cinquante-nar ie che si stanno solennemen:c svolge ndo all'Università J. W. Goethe di francoforte sul Meno. è stata confer ita da
quella Facoltà di scienze n:nurali la laurea "Doctoris philosophiac naLUralis honoris causa» al prof. Luigi Turano ddla Facoltà di medicina dell'Università di Roma. Corso di perfezionamento in reumatologia, all'Università di Roma. Durante l'anno accademico 1964-65 av rà luogo presso l'Istituto di n:urnatologia dell' l.Jniversità il corso di perfezionamento in reu.matologia a norma del D.P.R. 20 agosto 1959, n. 7')8. Il corso anà la duraw dell'anno accademico e si S\'olgerà seguendo il calendario accadem ico. G li insegnamenti impartiti sono i seguenti: 1'\ozioni di anatomia c lÌ>iologia dell'apparato motore: Anatomia patologica dcii<.: malatti<.: reumatiche; Nozioni di semeiotic:1 coo speciale riguardo alle malatcie reumatiche; 1\'ozioni di radiologia osteo - articolare; Clinica e terapia delle malattie reumatiche; l\:ozioni di chirurgia e ortopedia riguardanti le malattie reumatiche; Aspetti sociali delle maLmic reumatiche e loro profilassi; Statistica eJ epidemiologia delle ma latti<.: rcumaciche; Nozioni di fì~io - terapia applicata :~Ile malattie reumatiche. Le lezioni ,·erranno integr:He da conferenze eli esperti, <.:~ercitazioni pratiche e da un tirocinio clinico. Al corso snr:~nno ammc~si i laureati in meJicina e chirurgia ed i posti sono limitati n quaranta. In caso di eccedenza di donunde, la selezione \'err~ effettuata mediante concor>o per esame. A coloro che ananno frequentato il corso e superato gli e~ami noHchè una pro\'<l di cultura generale. comprensiYa di un esame a l leuo del malato e della discus;ione di una dissertazione.: scritta prepar:Jta dal candidato, verrà rilasciato un certificato che attesti l'effettuato perfezionamento.
CONGRESSI III Simposio di statistica medica. Organizzato dall'Ist ituto centr:. le di st:nistic:l, ~ouo il patrocinio del Ministero della sanità pubblic::~ . si s\·olger?t a Roma, ncl'aula magna dell' Istituto ~tesso (vi::t C. Balbo, 14). il III S im posio d i sratistic::t medica, nei giorni 2y c 30 novembre p. v. Jl Simpo~io tratterà il tema: « La statistica nelle ricerche ~ulle malattie card iova~colari '' · Svolgeranno relazioni sui Yari aspetti dell'argomento i proff. D. De Castro. N. Federici, V. Masini e B. Cincina, V. Puddu, L. Ajello, M. Melis c S. Dc Marco. E. Greppi e B. Ca ini, V. Lapiccirella, A. Strano e S. Biancone, P. Valdoni e A. Reale. A. Va llebona. G. Agnese c A. Passeri, e L. Villa. Il ten. gen. med. Prof. F. ladevaia. direttore generale della Sanit3 Militare c direttore del no,tro G iornale, svolgerà, nel pomeriggio della prima giornata, la sua relazione dal titolo: << Ricerche statistiche sulle malanie cardiovascolari nell'Esercito"· XX Assemblea generale c XXIV Congresso internazionale di sc•cnze farmaceutiche della Federazione internazionale farmaceutica. E' stato tenuto ad .Amsterdam dal 7 a l 12 settembre 1904 la XX Assemblc~1 generale cd il XXIV Congresso internnionale d i scienze farmaceutiche della Federazione internazionale farmaceutica. Tra le ~azioni aderenti alla F.I.P. erano presenti a questa XX Assemblea genera.le i rappresentanti mili ta ri dell'Italia, Stati Uniti, Francia, Germania, Svezia, Belgio,
Olanda, Polonia, Inghilte rra, Turchia, Thailandia, Sviucra, Canada, Austria, Spagn;l , Portogallo, Jugosla\·ia e Finlandia. l lavori del la Sezione militare sono srati presieduti dnl col. Alm (Svezia) cd i prin cipali argomenti trauali sono ~rari, in sintesi, i seguemi: problemi di sterilizzazione. effe :ti delle radiazioni nucleari, compiti in seno alla Difesa Civile degli ufficiali fanna cisti della riserva, nonchè l'organizzazione de i L aborator i campali chimico- farmaceutici bromatologici in relazione alle nuove necessità della Difesa A.B.C. Sulla sterilizzazione sono stati relarori il prof. M. Guillot (Francia), il dott. Linner (Germania), il dott. L R. Ehrlen (Svezia), il dott. J. Polderman (Olanda) e il dott. O. L. Davics (Inghilterra). Particolarmente i nteressantc è stata la relazione del lo svedese don. L R. Ehrlen sul l'impiego dell'ossido di etilene miscclato ad anidride carbonica o freon per b ster i ~ iz zazione anche di materi<lli alLerabili col calore, come gomme, plastiche, ecc. Sul le radiazioni ed i loro effetti hanno presentato lavori, tecn icamence molto deltagliati, il capitano A. Petit ed il dott. R. Faucher, entrambi appa n enemi alla Dife\a A.B.C. francese. Per l'organizzazione. b preparazione tecnica e l'impiego deg li ufficiali f:l rmaci,ti della riserva nella Difesa A.B.C. hanno parlato il capitano A. Petit (Francia) e il colonnello Kovacevic (Jugoslavia), i quali hanno riferito anche su i la vo ri preparatori effettuati dal colonnello Rarreto (Brasile) c dal maggiore Couvreur (Belgio). Per i Laboratori campali chimico- farmaceutici bromatologici hanno prescnrato le: loro relazioni il colonnello Kat:Jlinic (Jugoslavia), il dott. A. Pirnie (Inghilterra) ed il colonnello Kleinknecht (Germania). l rclatori sono stati prcssochC: unanimi nell'auspicare I<Jboratori dot:Jti di mezzi semplici e rapidi d'indagine, anche se ciò dovesse comportare un~ eve ntuale minore esattezza nelle determinazioni. A chiusura dei lavori ~ stato confermare nella carica di Presidente della Sezione militare il colonnello A. Alm (Svezia) c di Segretario permanellle il ren. col. J. Reusse (Francia) c sono stati stabiliti tre gruppi di lavoro per il Congresso di Madrid del r96o concernenti la standardizzazione dei metodi d i anal isi e dei rcanivi per i laboratori chimici, biologici e tossicologici in tempo di guerra. All'Ita lia, in collaborazione con la Germania e la Svezia, è stato assegnato il terzo gruppo c cioè i metodi di analisi tossicologic<J. L ' Italia era rappresentata dal magg. gen. chi mico farmacista dott. Ettore Coffredi per l'Esercito e dal ten. col. farm ac ista Sibilio per la Marina.
II Cong resso internazionale della ncutralit;t ddla medicina. ~ei giorni da l 1 2 ;, [ r5 novembre 1964, avrà luogo a Parigi, organizzato dal Com itato internazionale della neutralità della medicina e ;otto la presidenza del prof. Ch. Richct, il li Congresso internazionale della neutralità della medicina. Gli argomenri, posti a ll'ordine del giorno, sono i seguenti:
r 0 - Piano d'azione per la diffusione delle Convenzioni di Ginevra (rebtori: Comitato internazion~lc della Croce Rossa, Jugoslavia, F ra ncia, Germania); 2" - Formazione e statuto del personale incaricato d i concorrere all'applic:uione delle Convenzioni di G inevra cd a l controllo di detta applicazione (relatori: Commi>-sionc medico- giuridica di Monaco, Spagna, Jugoslavia);
3° - Specificazione del personale sanitario ausiliario (relatori: Ita lia, Belgio, Francia): 4" - Neutralità de lla med icina, ai fini clcll'a~sistenza alle \·inirne dei disastri o dei .:onflitti (rclatori: Francia, Belgio, Germania).
LXXI Meeting della Association of Milita ry Surgeons of the United Statcs. Nei giorni 20, 2r e 22 ottobre c.a. si è svolLo in Washington D.C. il LXXI Congresso annuale dell'A.M.S.U.S. (Association of Military Surgcons of thc United S tates). Ai lavori ha pa rtecipato come delegato ufficiale ital iano il ten. col. mcd. Altissimi dell'Ospedale Militare Principale di Roma. L a riunione si è svolta nei vasti locali dello Sheraton Park - Hotel. 11 rema del Congresso concerneva: << Il progresso militare attr:l\·erso il fatto re scien tifico Il . ella prima giorna ta sono stati trattati : la nuova immagine cic li :~ medicina militare, la modificaz ione dei criteri medici selettivi negl i Stati Uni ti e la collaborazione tra i Servizi sanitari d i terra, mare e c ielo. Nella seconda giornata d i particolare interesse un Pancl ~ui « Problemi chirurgici attuali >> con una schem:nizzazione della parte organ izzariva e del trattamento d i équipe. Il terzo giorno eli notevole interesse un Simposio su i " Particolari problemi medici delle zone dell 'Oriente asiatico>> . Sono stati messi a fuoco il t r:lttamcnm del colera epidemico, della leptospirosi e della malaria. Un accenno a parte è stato fatto ~ulle epatiti infcuive, frequenti in Corea. Nel pomeriggio sono stati trattati alcuni aspeni tossicologici della guerra con uso di missiLi e d i armi nucleari, c sono ~lati scor~i i vari tests eseguiti per saggiare le funzioni dinamiche dei pri mi equipaggi spaziali. Collateralmente g li odontoi:mi, i veterinari, i farmacisti, il Corpo delle nurses, gli ~pec ia l is ti e il M.S.C. (Med icai Sen•icc Corp) tenevano meetings in sale separate. La visita agli stands delle novità in campo tecnico - san itario. ha dato modo d i notare tra l'altro una ma~chcrina chiru rg ica in materiale plastico poroso, che mantiene la ste· r ilità per 7 o re e di co,lo minimo (9 cents), gl i Stcri- Strips per la sutura cutanea atraumatica di fer ita a lem bo, il complesso d i tende per ospedale da campo c baracchetta operatoria per ambienti artici (ac.l elementi gonfiabili con ar ia a pressione c con riscaldamento autonomo). XVII Congresso della Società italian a di anestesiologia. Si è tenuto in Pa lermo nei giorni 25, 26 c 27 orrobre c.a. il XVII Congrc~so della Società ital iana d i anes tesiologia . Sono stati trattati i seguenti te mi eli relazione: u Alterazioni della coagulazione del sangue e l'attività fibri no litica ematica in r:1ppono all' anestesia ed all'inten·ento chiru rgico >> c " In fluenza deg li anes tetici sul sistema nervoso centrale >>. Le sedute sono ~La te completate dalla presentazione d i numerose ed interessanti comu nicazioni: tra le q ua li una port;.~ ta dal la Sa nità militare ( te!l. col. C . Altissimi e ten. col. D. C01·bi) in collaborazione con il prof. Piero Mazzoni su '' Considerazioni sull 'im piego deg li idrolisati proteici nell'a limentazione parenter;~ l e )) _ I V Congresso italiano di scienze biologiche e morali.
Il IV Congresso lt:Jiiano di Scienze Biologiche e Morali hJ avuto luogo a ~lexico dal 3 al 15 ottobre 1964, sotto l'au torevole g uida del Segretario Ge ne rale Av,·ocoto Gi,lseppe Bucciante, che ha voluto sottolinenre ancora u na ,·olta un rapporto di lavoro e eli ricerca comune tra umanisri e scicn 7.iati sul tema pro p,)slo: ,, La fa m iglia nei suoi aspett i biologici, sociali c giuridici " · Dopo il salu to r ivolto, a nome clell'i\ ccademia, al Presiden te deg li Stati Uniti del Messico L icenciado Don Alfonso M atcos, che aveva accettato la presidenza o no raria del Congresso, il poeta e pre mio Nohel Salvatore Quas imodo ha pro nun z iato il d iscorso inaugurale, segu ito da lle parole del Prof. don Alfonso Guzman )Jeyra. Presidente della
.\lexico : Pmcbmaz.icone dell'apertura del IV Congresso ital iano d i ,cicnzc biologiche e mo rali.
Suprema Corte di Giustiz ia del Messico, che ha tracciato una sintesi delle caratteristiche culturali che uniscono le nazion i mes~icana ed itali:.~ n a, per risalire all'essenza dei princ ipi europei e cr istiani che costituiscono la base del la fam ig lia occidentale, così come quelli degl i ind ios costituiscono la pietra angola re della vita sociale c politic:.~ del Messico. Molto segu ita è st:.~ta la relazione del Prof. N icola Pende sulla « Riologia e famig lia , , che ha ribacliw, nella definizione della famiglia, come principio costituti,·o fon Jarnentalc, la biologia e la psicologia sessuale d ifferenz iale, ponendo in luce l'importanza dell'educazione sessuale dci g iovan i e deplorando l'assenza di una legislazio ne ?Cr preveni re c pun ire i "delitti dci genitori " nelle loro va rie manifestazioni . Il Prof. And rea Torrente si è sofferrnato sulla r1 Riforma degl i Istituti familiar i » , seguito dal Prof. Piero G ismondi che ha trattato nella sua relazione la problernatica dei rapporti personali tra i coniugi, e dal Prof. Domenico Rubino che ha approfondito il temJ della separazione coniugale per g iusta causa o incolpevole, mentre il Prof. Delle Piane ha affrontato il problema della !abilità del mauimonio, ::tllra\'erso un'interessante e p recisa documentazio ne, fornendo le basi che re ndono sempre più necessari i consu lto~i matrimo niali. Le relazioni del Prof. Mario Gozzano sul << Matrimonio e psichiatria " e Jel Proi. Lorenzo Gazzullo sulla " Psicopatologia del matrimonio >> , hanno forn ito una dotra. approfond ita ed autore,·ole indag ine sug li aspe tti psicologici c psic hiatric i del mat rimonio. introd ucendo lo studio d i tutti i fat tori che influenza no le condizioni psicopato-
logiche di uno o di emrambi i coniugi, e arricchendo l'argomenro con le p•u attuali conoo;cenzc dei meccanismi p~icodinamic1 della moderna p~ichiatria. Sul " \" alore biologico dd nucleo familiare " si è intrattenuto hrillantemente 1! Prof. Serg•o Certluiglini. Il teologo Prof. Spiazzi ha tratteggiato acutamente i rapporti e le correlazioni tra leggi biologiche e morali nel matrimonio.. concludentlo che ndl'atkguarc il tliriuo :~Ile esigenze tlella re:~ltà non bi\ogna mai padere d i vista le e'igenze dell'ideale che è a fondamento dell'istituto della fam igl ia. Alle rebzioni della delegazione it~1 lian a sì sono :J itc rn:Jte quelle della delegazione messicana ( Dott. Manucl Scptien, Don. Ramo n Parres, Pro f. R icardo Franco, Dott. Desiderio Graule, Prof. Perez ~lufioz. Dott. Guillermo Corona), 'll\citando un interesse notevole sia per gli argomenti tratrari che per la eb·atena dottrinari.• dci singoli rclatori. Al Congresso era pre~entc una Delegazione militare italiana, in rappre~ntanza delk tre Forze Armate. della quale fa ce\<mo parte il Ten. Gen. ~ledico ladevaia Prof. Fran cesco (Direttore Generale della Sanità ~lilitare Esercito), il Ten. Cen. r>.tedico Pezzi Prof. Giuseppe (Direttore c;enerale ddb Sanità ~1ilitare .\l:lrirtuna), il T en. Gen. t\lc dico Leo Prof. Giuseppe (Ispettore Ceneralc, Capo dcll'bpeuorato della Sanità t\eronau tica Militare). il ~lagg. Gen. Medico dell'Aeronautica .\filitarc, Poliai Dou. Alessandro e il Colonnello Menico Zollo Prof. Mario (Direttore deii'Osped:lle Militare Principak di Roma ). Fra i congressi~ti era prc~ente il Ten. Col. Mcd. Cirrincione Prof. Antonino. La stampa messicana ~i t:· fatt:l larga eco del Congresso tenuto dall'Accademia di Scienze Hiologiche e Morali ed in modo particolare ha ~tigmatiz:.-ato l'importanza di rav vi1•are e consolidare nella co'cicn:.-.a degli indì1·idui e dci popoli il riconoscimento che la famiglia è il centro intorno al 'luale gira l'ordine 'ociale. lJUalunque esso sia. In particolare il giornale • Excehior " di Città di Mexico ha rilnato: .. I teorici ~ praticanti del materialismo di,umamzzato non hanno potuto fare a meno di riconoscere questa realtà. Dopo di a1·erla di,prcnata e 1·ilipesa. accettano ormai il fatto che la fa miglia costitui~a una istituzione permaneme sulla quale .~i ha~a la \tabilità. l'equilibrio e la continuità delle collctti1·ità umane, così come la sicureua degli indi1·idui che 1:~ integr:wo cd il suo perfezionamento in lutti gli ordini social i. Es~i ,anno che la famiglia è un:~ istituz io ne superiore allo St:no e che la !'\azione non è che la somma eli un com plesso di famiglie raggruppate per il conseguimento di fì ni comuni. Per q uesto, ignorarla sarebbe come ignorare i supremi interessi morali c materiali •• . Tali concetti hanno trovaro uno specifico richiamo alle parole del Prof. Iadevaia che è stato il Rclatore ufficiale tlcl Congresso dell'Accademia di Scienze Biologiche c Morali sul tema: " L'influenz:1 della colletti,·ità militare sulla 'tabilità della famiglia .. (eh<. riporteremo per esteso nel pro\\imo numero della Rì1 i'ta). Il successo del I\. Congrcw> Italiano delle Scienze Biologiche e Morali è stato an· che assicurato da una perfcna organizzazione di cui bisogn:1 tbre atto incondizionata mente al suo infaticabile animatore. An·ocato Giu~eppe Bucciante.
NECROLOGI T en. Gen. Medico P rof. Filippo Massa. Il 29 ago~to 1964, si è ~penro a Roma il Ten. Cen. Med. Prot. Filippo MASSA. ì\'ato a Siena il 2ì febbraio J!!l)2, Filippo Massa entrò ncli'F.,ercito ancora studente univer~itario, allo scoppio della prima guerra mondiale. il 1 giugno ll)I). quale allievo ufficiale di complemento alla Scuob ~1ilitare di \1oden:~: di do\ e u~cì, pochi me~i dopo, ~ottotcnen te dei granaricri, per rag~iungere subiw la zon:1 di guerra. Laureato~i nel H)17, venne subito tra~ferito nel Corpo Sanitario e - qunk ~ottotc:nente medico
prima c, da l dicembre 1917, quale tenente medico in s.p.e. dopo - partecipò ~ltlÌ\'a mente alla guerra, passando da un ospedale da campo ad una sezione d i sanità e, da questa, ad un reggimento di fanter ia d i linea. Finita la guerra, nel 1919, lo troviamo, dapprima in Macedonia con quel Corpo d i spediz ione, c quindi in Albania: d irettore di un lazzarctto, prima, e di un ospedale da campo dopo. Rientrato in Patria nel 1920 ed assegnato all'Ospedale Milita re di Bologna, egli vi resta fino al d icemhre 1923. T rasferito in Colonia, trascorre due anni in Tripolitania, pane presso un battagl io ne eritreo - con il quale partecipa ad operazioni d i guer ra. guadagnandosi una medaglia di bronzo al valor militare - parte presm l'Ospedale coloniale V. E. di T ripoli.
Capitano medico nel giugno del 1924. al suo rientro 111 Patria, venne as~egnaLO, quale comandante, alla Sezione di disinfezione del Corpo d'Armata di Bologna. Comandato, quale assistente militare, presso l'Istituto d 'igiene dell'U ni versità di Bologna, lavora intensamente nei due anni accademici dal I9.P al 1934, sotw la guida dell'Ottolcngh i - che questo suo all ievo tenne in grande stima - dedicandosi alla ricerca scien tifì.ca con entusiasmo e con passione e portando a termine importanti lavori originali, dai q uali si rilevano l'attitudi ne e le capacità di spcrime nraro rc, la prudenza, la matù· rità eli giudizio. I nviato in Somalia nell'agosto del 1935, partecipa attivamente alla pn.:parazionc della cam pagna ed alle o perazioni di g uerra contro l' Abissinia, quale igienista di quel Corpo di spedizio ne. Con intelligenza, buon senso, competenza, dando prova d i c::~pacità organizzative eli primissimo piano. egli affronta i complessi, g ravi problemi dell'igiene relativi ad un così numeroso Corpo di spedizione, che deve combattere in zone tropicali e tanto lontano da lla madrepatria: tutti, egli li risolve e brillantemente, riscuotendo, con il più caloroso plauso delle autorità militari, il più completo consenso di quelle sanitarie c scientifiche. Lavoratore inde fesso, trova il tem po, in q uesto periodo, d i red igere ben r4 lavori scientifici, chiari, precisi e l i ne::~ r i , riguardanti l'igiene e la patologia coloniali,
573 nei quali sono condensate le import:mti ol>~en·azioni, che egli ebhe modo di fare in tanto interessanti l>ituazioni, valutate.: attraverso singolari capacitoì Ji ponderata indagine e di acut:t critic:t. Promosso maggiore medico a ~celta 'pecialc, in '>eguito ad e\ami brillantemcntt su pcr:tti, egli rimpatria nel luglio ll!.)7 ed assume la caric:1 di tgicnista del Corpo d'Arm ata di Roma, continuando in tali mansioni anche dopo la prom07iunc n tenente colon nello :JVvenuta ne l gennaio HJ4<>· Libero docente universitario di igiene, svolge in tale periodo corsi universitari npprczzatissim i, fra i qua li quello di igiene militare agli a llievi ufficial i di complemento della l V Legione · uni,·ersitaria cd :lÌ corsi di addestramento tecnico sul servizio sanit:.lrio rnilit:Jre in guerra, per gli ufrìci:tli medici in servizio cd in congedo. Our:mte la dominazione tcdc~ca, partecipa atti\·amemc alle uioni di 'abotaggio fino .tlla liberazione di Roma. c quindi prende parte :tlla guerra di liberazione. 1'\el 1947• 'iene trasferito al Ministero Difesa E,c.:rcito, Direzione Gencrak della Sanità Militare. con le mansioni, prima di capo della Sezione di igiene e profiLt"i. c quindi, con la promozione :1 colonnello giunmglt nell'aprile dd 1948, con l)Udlc di capo della II Oi\·i sionc tec n ico - scientifica. Si debbono a lui - con la riorg::tnizzazione dei laboratori dci noHri i:.tituti di cura, così duramente ~quas>at i dalle vicende belliche - l'intera attrc:t.:t.atura igienico-profì lattica dell'Esercito, l'organi7.7.a:tionc delle emoteche c dci scrvi7.i tra~fmional i, quella dei servizi schcrmografìci per la schcrmografìa di ma~sa, gli ~tudi r.: le prime rea l izz~, zioni nel campo della selezione at!ltutlinale; nel campo medico - legale, particobre cura. ~orrctta da \icura competenza, egli portò, sia al complc,so c delicato ~ettore del recluta mento, 'in a quello non meno complesl>o td importante Jc:ll'infortunil>tica. Promo"o maggior generale medico nel 1951, continuò a dare. quale generale medico ispettore. la 'ua più appassionata collaborazione nei \·ari \Cttori dd Scn·izio, sempre apprczzati,sima. Collocato in au,iliaria per raggiunti limiti di età nd 1<;55 e promosso nello \tC\\0 anno teneme generale medico, passò a prestar \crvizio presso la CommissioJh. Medica Superiore per le Pensioni di Guerra. E' unanime il giudizio più lusinghiero, circa il contributo da lui apportato in ta le settore, canto delicato ed importante. Lasci<Ì defin itivamente il servizio nel fcbbr:tio de l 1963. ru v:tloroso combattente di tutte le guerre: gli erano \l:Hc: , infatti, riconosciute le campagne della prima guerra mond iale dal 1915 al 1920, yucllc per l'1\ frica Orientale del 19~5 e t<)36, quelle dal 1940 al IIJ4) per la ~cconda guerra mondiale c quelle, infinr. del HJ44 e del 1945 della gucrr:t di liberazione. Oltre che l:t medaglia di bronzo al valor militnre. numerose croci di guerra al merito testimoniano le.: 'uc alte ,·irrù militari. 1\"on 'ar:Ì facile a chi lo conmceva dimtnticare l'alta figura ,i:Jnciara. il ponarnenw signorile:, il viso aperto c sorridente di Filippo Massa; a noi, :~miei, che intimamente lo cono..ccmmo e che tanto lo amammo, ciò sad impossibile. Rc~tcr:t ~cmpre vivo in noi il ricordo dclb sua fine e garbata ~ignorilirà, delle sue m<ln iere gentili. della sua arguzia bonaria, r icca di umnna compren sione. R icorderemo semprl· il suo ca rattere lim pido e lineare. l'animo reno, l'nssoluta fedelt:ì a principi morali, granitici nella loro severità. Il garbo, in lui innaw, f:tCC\';J 'ì che le manifestazioni di tanto onesta e forre pcr,onalità, ne venissero ammorbidite, quasi che egli non rifuggi~'c da una certa duttilitìt; ma, chi lo conosce\':! a fondo hen sapc\·a quamo quc,ta fos~e in realtà solo apparente, chè. l>C larga era in lui la compremione (e ciò per l'intelligenza aperta ed una conn:nurale saggezza), egli. pur indulgendo alla forma, era, nella ,o,tanza. il gentiluomo della vecchia maniera, saldamente ancorato a principi fermi cd irre,ocahili. l"o n era perciò facile re~istcre al in 'impatia che egli crea\ a intorno a sè. La parob fac ile ed elegante. l'umorismo fine c 'ignorile, l' ideazione rapida. la cu ltura, la mondana
574 nprricnza, ne face\·ano. oltre tuuo, un conversatore avvincenre c com 1ncente. tanto eh ti \'eni\'a fatto talvolta di immaginarlo chiu~O in una mar'>illa di diplomatico. f giovam "pccialmcnte, ne erano attratti c con loro egli era sempre largo di gencro'i comigh Ma, il medico c lo ,tudio~o non erano da meno. Gli \tudi univer~itari, condotti ,evcramcmc nell'Ateneo Pat:l\'ino, gli ave\·ano date una cultura cd una formazione di h::~'e notevolissime. grazie ad un:1 intelligenza vivace ma anche ponclcr:na, a capacità di mctouo tenaci c volitive, ati un am.ioso deside ri o di approfondimento c di completezza. La ricca umanità dd suo carancrc, il suo rispetto c.: 1:! calda comprensione per le :t ltrui ~offerenze, furono alla h:hc tlel grande interesse che in lui destava l'ammalato c Jcll'::unorevolezza con la qu::1ic egli a questi seppe sempre gcncro~amcme dedicarsi. Egli fu quindi un medico completo, che seppe riscuotere la riconmccnza. la stima. l'am mirazionc di quanti ricorsero a lui e dei colleghi che lo conobbero. Ma la clinica c la professione pr.ttica egli dove\·a ben prc\tO abbandonare. attratto dalla medicina pre\·entiva e di ma,sa. Giovane capitano medico. c~li .,i dedicò all'igicnt ed a,,i,tente militare presso l'htituto d'igiene dell'Università di Bologna, là si formò ali:! \Cuoia severa deii'Ouolcnghi, ndl:J quotidiana dimesrichcn:J con altri g iovani al lievi che :mursero in seguito :~i più :~ lti f:Jstigi Jcll'igic.:nc itali.m:~. Ricercarorc >iknzimo. ~crio cd onesto, anim:Ho da un:1 ansiosa curiosiù scic.:ntifica, dotMO di uno spietati, potere Ji autocritica, fedele al mcwdo più severo, egli condu~~c.: ~tutli interessantissimi e di notevole: sviluppo pratico, che dovevano farne uno dt:i più upprezzati ed ascoltati igicni~ti militari, largamente ~rimato fra g li igienisti civi li. t\ ssai numerose si contano le 'uc pubblicazioni scientifiche, molti,,ime dedicate al l'igiene delle collcnività militari e non poche a quella dei p:1csi coloniali: dalle ricercht ,pcrimunali, di ~ignifìcato fondamentale, sui vaccini amitifo • par:nifici. agli studi sull'epidemiologia delle febbri tifo · paratifoidce; dalle ricerche sull'acllUa c ~ui mcui di depurazione, agli studi <.ulla malaria. l'amebiasi, le fehhri ricorrenti africane, la varicella, b mcningire cerebro- >pinale epidemica, ecc. :\ITezionato collaboratore del nostro Giornale, ,.i pubblicò ben \'cntuno dei suoi lavori, tra i quali ricorderemo ancora quelli sui servizi trasfusionali nell'E~ercito, 'ulla razione alimcnt:Jre del soldaw. sulla guerra batteriologica e ~ulla bomba :.nomic:J. Libero docente universitario in igiene, la docenz~ egli c;crcitò con assiduità c s~.:mp rc nobilmente: larga ~.:ra l'estimazione di cui egli go· deva negli ambienti univcrsit.ari c fra i cultori dell'igiene. Entrato g iovanissimo nel l 'E~ercito, egli :Jveva abbracciat:J la professione del medico militare. con entusiasmo c con fede.:: nl: queste si erano affievolite durante la lunga c brillante carnera, chè, anche pc.:rvcnuto agli alti gradi ed alle più impegnative cariche ùirclli\ c. egli sempre si dedic:J\ a al suo lavoro con la ~tessa fede c con lo stc~o cntu siasmo. Valoro~o ufficiale in guerra, egli fu un ~ilenzimo costrutlort in tempo di pace. portanùo in tutte le mansioni affì tbtcgli, il comribuw di un.1 profonda e \·asta prc para7ione professionale e di una e>perienza preziosa. perch~ maturata attraverso il vaglio di capacità notevolissime eli osservazione e di critica, di una o~servazione continua, attenta, vig ile ed oculata - •pinra sempre fino al demglio - eli fatti e di per 'one. l)i queste, egli seppe <.:~~ere.: ~c:rnpre un g iudice obicnivo, preciso, sereno c, quando severo, sempre giuscamentc.: severo. Fu perciò, un organizzatore di primissimo piano. ricco di iniziative inrelligcnri, sensate c, nelle rc:J iizzazioni . proficue.:. Questo, l'uomo, il medico, lo \tudimo, l'ufficiale, quale lo conobbe un amico a lui aiTezionari-;,imo c che egli ebbe molto caro. Di tutto, il tempo affic\olirà il ricordo. ne l!offocherà i dettagli. l'\oi lutti, che lo conoscemmo c che lo a\'Cmmo ~uperiorc o collega, non potremo, però, mai dimenticare l'alta figura ~orridente c la <• chiara onesta faccia " di Filippo Massa. la \Ua um:~nir3, la fiera pcr~on:Jiità, fana di gentilezza e di fcrmez7:l.
F.F ERRAJOLI
575 Magg. Gen. Medico Dott. Vincenzo Sessa. Il 9 settembre, in Mogadiscio, nella terra che egl i am:lVa come una seconda Patria,
è tragicamente deceduw il Magg. Gen. Mcd. in s.p.e. Dott. Vincenzo SESSA. E ra nato a Roma il 3 settembre 1909 c, dopo avere brillantemente compiuw gli studi, si era laureato nell'Università di Napoli in medicina c chirurgia il 6 ottobre 1933. Nel gennaio 1934, quale AUC, aveva raggiunto la Scuola di Sanitit militare e nello stesso anno era stato promosso tenente medico in s.p.e., a seguitO di concorso. La sua carriera da allora è ~rara talmente piena di evemi che non è cerro agevole sintetizzare quanto egli, in patria ed oltremare abbia operato e realizzato. Da tenente medico aveva disimpegnato l'incarico di dirigente il Senizio ~anitario presso i l 12" ed il 93° rgt. frr., nonchè di as~istente presso il reparto medicina dei i'Ospe· dale militare d i Bologna. Nel 1935 veniva destinato in Tripolitania col 93" rgt. ftr. mobilitato. luiziava C<~SÌ la sua vita nei territori d'oltremare e si accendeva in lui <juelb passione per le terre d ' Africa, che non clol'eva più lasòarlo. Trasferito successivamente alla Divisione « Libia », r;:tggiungeva l' A. 0 ., a;segn:no al l'O~pedalc da campo della predetta un ità sanitaria, con b CJUale partecipò a tutte le operazioni belliche. Nel novembre del 1937 rientrava in Libia, assegnaw all'Ospedale militar<: di Tripoli, ove rimase sino al 1941, dopo avere svolto molteplici, delic:Jti ed impegnativi incarichi. Nel 1939 veniva promos~o capitano a ~celta sp..:cialc. Rientrato in Italia, veniva assegnato all'Ospedale militare principale di Roma quale aiuta nte maggiore prima e segretario poi e nel settembre dd 1941 gli vcni\·a conEeriro l'avanzamento al grado di maggiore per merito di guerra. L'8 settembre del t943, in te rritorio metropolitano occupato, riu,civ:J a sottrarsi alla cattura per ricongiungersi ad un Comando italiano. Ufficiale di non comune resistenza fis ica, portato per temperamento alla \'iLa attiYa dei reparti, otteneva - a domanda - nel luglio del 1944 il trasfe rimento al Comando Divisione Paracadutisti « 1\:embo " c. successivamente, al Gruppo d i combattimenLO «Folgore •• con l'incarico d i capo ufficio di San ità divisionale c lì r imase fino a l 1947· Fu un periodo imensarnente vissuto che egli ricordava come uno dei pitr belli della sua vita. Da l 1947 al 1949 d isimpegnò la carica di capo ufficio militare negli Ospedali "Forlanini ••, " Ra mazzini " c poi anche d i Presidente della C.M.O. di Roma. Il des iderio di un suo ritorno nelle terre africane era in lu i r imasro sempre vivo e già durante la sua permanenza in Libia ed in A.O. aveva studiato con particolare inclinazione la patologia di dette regioni, raccogliendo anche molte osservazioni cl iniche ed acquisendo una preparazione non comune dal lato professionale, che completò nel 1942 con la specializzazione in ''clinica delle m:~latt ie tropicali e sub- tropicali" presso l'Università degli studi di Roma. Costituitosi in Caserta un Ospedale m ilitare. per destinazione in Somalia, chiese ed ouennc d i esservi assegnato e nel ~ettembre del 1949 con la predett:l unità raggiungeva il terr itorio africano. Nel marzo I<))O veniva promos~o tcnt:nte colonnel lo con tinuando nel ~uo incarico d i direttore dell'Ospedale mili tare d i Mogadiscio p rima c, dal luglio del 1952, di capo Sezione di San ità d d Corpo di Sicurezza. Il ro gennaio 1954 veniva trasferiLo al Servizio civi le, tjuale \·ice ispttLOrt d i Sanirà della Som:1lia e poi di capo Sezione di Sanità, dircHore dell'Ospedale militare principale <<De Martino •• di Mogadiscio e d i Presidente della C.M.O. della Somalia. Nel settembre 1956 venivo promosso colonnello a scdt:l c nell'ottobre de!ìn itivamcme r im patriava. lasciando innumcri tes timonianze di una attività intelligente e fat·
tiva c. nella popolaziont:, un sentimento di ammirazione, di ~tim;l, di gratitudine unanim1. Dal 20 febbraio 1g6o al 30 ~enembrc 1962 dires~e l'Ospedale militare di Cagliari. A nche in q uesto incarico dette l'apporto del suo entmia~mo, del ~u o spir ito organizzativo, della su a v:l~ta esperienza, riuscendo in bre \'e ad accatti var~ i la stim a e 1 ':-~(fet tuosa collaborazione dci d ipendenti tutti de i q u al i curò pan ico l:~nnente 1::~ prcpar:~ z ione in campo professionale. Il ro giugno rg63 assume'a b Direzione di Sanità del Comando M ilitare della Regione Cenrralc che tenne sino al r" maggio di quest'anno, profondendo ogni sua migliore energia nell'organizzazione c perfezionamento dd noHro Servizio nell'ambito del territorio - e d:mdo costame esempio di dedizione e di instancabile opcrosit:l. Promosso m aggior generale medico il T0 genn aio 1963. Il 7 m ag g io 1964 lascia infi ne l ' lt:~ l ia , Jestinato in Som alia per un de licato inc:1rico tecn ico. affidatogli ù~d Ministero J cgli affari esteri. L 'opera svolta da ttuesto brillante uffic iale ~ stata \'eramcmc multiforme c costrut ti va: lo testimoni:mo quamo egli ha realizzato nei molteplici incarichi in p:nriJ ed i riconoscimenti anni, quale medico combaucnte e. cioè: un a' anzamento pt:r merito eli guerra, una croet· di guerra al V. M.• 4 croci al merito di guerra. un encomio. Ora non t più. m:1 ,.i,·o resta il ricordo di lui in quanti lo conobbero, lo stimarono. lo ama rono. Semp lice nei mod i, di un a cord i :1l it~ profond:1111t:ntc:: umana ''erso tulli, sccvro tb c~ibizionismi c formal i ~m i , a\'eva dd la vita a nche per lunga e d ura e~perienza una ''isione n:albtic~• che traduceva talora in espressioni di amarezza ma mai di abbat~ t1memo, sorretto sempre da profondo senso dd do' ere. d:. an:.ccamento alle 1\tituzioni militari, da amore per il nostro Sen 1710 al quale aveva offerto il meglio t.! i '~· Oi un dinami'>mo intelligente c fattivo, geniale organiaatorc, mente apert:J :.d ogni innovazione. ad ogni idea anche :mlu::t, sapeva trasfondere in chi gli e r~ 'ici no il suo cn tu, iasmo, la su a rcllit ud ine. la su a volontà. L:. pitt bell~ p;1gina de lla su a brill:.n tc carriera egli l'a\C\':1 scritt a in Som;~ l i:J, ove per lungh i anni a' C\ a :aflìanc:Jto alla 'ua :mività di capace profe.,sioni~ta una capillare opera di umanit;t e Ji civiltà nel nome delle no,tre migliori tradizioni. E qucst:1 opera egli tenacemente '>ognò c sperò di rinnovare, di ,·ivifìcart·. di perfezionare. una ,·olta prc,cclto per un compito ,·eramentc arduo ed altamente impegnativo. Lo sognò non per ,(· ma per l:t famiglia nostra cui egli, colpito negli :~nni più fiorenti in un grande :lf'fctto, :~veva orm;a i ded icato tutto se ~tc~w. L 'ho ved uto ancora un a vo lta prima della su a parte nza per un viaggio che no n doveva avere r itorno c m i risuonano anco ra le sue p arole~ una p rofessione di accorar:t volontà. d i sper:tnZ:l, di Jevozione per il nostro Serviz io, di amore per Cju:mti lo :t\'C· \'ano collaborato. c questi semimcnti di devozione e di :amore riconferma il suo ultimo serino, che è ancora un ano di fede. Ora, per 'uo ,·olcre, le sue spoglie riposano laggiù. in quella terra che egli :l\'cva t.111LO :11nata, affìd:~te ati una gen te che non dimentichcr:\ f:tci lmenre la su:~ opern di medico, nè la ~ua ge nc rosir~ di uomo. A noi non resta che inchina rci ::db 'ua mem oria con an imo profondamente.: comrno~!>o e nel ricordo indelebile di yu:1n1o egli ha offerto ~ l nm tro Sen ·izio.
B.
Direttore responsabile: Ten. Gcn. Med. P rof. F. IAnEVAJ..\ Redattore capo: Magg . Ccn. Mcd. ProL F. F ERRAJOJ, J T ! POG M FtA
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hnH<~.•. Cap. Med. Don. E. BRL'7.7.Ht.. R1cerd1c <peri-
mentali 'ugli effetti bioloJ:ICi dd radiofosfom (PJ~) 'ommini~tr.uo per via inttrna nel topo- Nota concltmva l'roi Dott. C. BtAGt'<J. Prot. Dott. A. llc<t.tu, Cap. Mcd. Dott. E. BuJnUJ, Cap \f<"d. Dott. G. GRECO, S. Ten. Mcd. Dott. M. Buo'<FRB.\, Don. A. Cr.NTI-COI rtLA. S 'lcn. Mcd. Dott. G. DANIELE. Doti. .\. llri\TOLOlll" Studi <ullc po .<ihilitia di tmptc .o '" trrapia della perfu.ìone odctti,·a con radiu1>ot •P• or• \'C penodo fisico. Ricerche $perimentali con Dy1U Pro!. Dott \. fERJtAJ.A, Cap. \led. Dott. G. MnHt, Don G. \h'<co: Azione rip:lr.ni\a dd m1d• Il <' • ..:o autol•,b con<er ato nel danno e!l'aucn ia radiazron~ • Cap. Mcd. Dott. E. 8RUZZESE 1 S. Ttn. Mcd. Dott. G. PATKI\RCA, Magg. Med. Prof. Dorr. l' Fwuzz1. C1p. Mcd . Dott. G. Gnco: lnlh1cnza cldla 6-mcrcnptopurina c dc1 ra,~:~ri x sugh {•moinn• oli di eu t·
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75~
T en Col. Med. Pro(. Dott. G. Ct:RATOLA, Cap. Med. J.)on . .R. SJOR'<FIIt, Tcn , Med. Dott. A. Dt ADDA,. lO: La vitamina B12 nella carne liofilizzata cd irradiata con r.1~gi ~amma da cobalto 6o Ten. \icd. Dott. M. rocc.<, Cap. Mc:d. Dott. R. StuR'Illll: Sul comportamento delle deidrogenasi lauicJ e malica nel legato c nella milza di rauo irradi:II<J con r.1ggi X
I.Vf)ICE DELLE ,\f.-ITER/E PER L'.IN.VO IIJO-i
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ANNO 1140 - FASC. 6
NOVEMBRE· DICE!MBRE: 1964
GIORNALE DI MEDICINA MILITARE PUBBLICATO A CURA DELLA DIREZIONE GENERALE DI SANlT À MILITARE
PRESENTAZIONE In questi uLtimi anni è stata sempre più avvertita dalla Sa11ità Militare la necessità di un adeguamento delle proprie strutture alle nuove esigenze imposte daL progresso scientifico e dalle recenti conquùte della tecnica. Nel quadro di questo adeguamento si inserisce l'istituzione del Centro Studi e Ricerche della Sanità Militare, quale organismo che accentri l'attività di controllo e di ricerca per i più pressanti problemi dell'assistenza sanitaria dell'Esercito. In questo numero del Giornale di Medicina MiLitare viene presentato un rappo1·to parziale sull'attività di ricerca in corso presso il Centro. Nel primo gruppo di lavori sono 1·iferiti studi tendenti a valutare alcuni dei principali effetti biologici che seguono all'introduzione per via interna di isotopi radioattivi. Il programma prevede di giungere ad una valutazione di vari mezzi di protezione e di riparazione del danno indotto dai radioisotopi nell'organismo dei mammiferi. In questa prima fase di ricerca sono state svolte indagini con il P32 , elemento largamente rappresentato allo stato stabile nei tessuti dell'organismo animale, particolarmente nel tessuto osseo e nel sistema emopoietico.
Jl secondo gruppo di lavori concerne ricerche condotte in collaborazione con alcuni Istituti dell'Università di Roma e con il Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare, sull'applicabilità in terapia di radioisotopi a breve periodo fisico mediante nuove tecniche chirurgiche. Alcuni aspetti di queste ricerche presentano interessanti rapporti con problemi inerenti alla contaminazione radioattiva c ai mezzi di decontaminazione.
In questo gruppo di lavori, sono riportati anche i risultati di esperimenti sulla recuperabilità, dopo trasfusione- trapianto di midollo osseo autologo conservato, delle lesioni indotte dalle radiazioni sul sistema emopoietico. Un gruppo di tre lavori completa t! rapporto. Il primo riguarda l'lll flue?Jza dell'irradiazione con mggi X e del trattamento con sostanze ad az io ne antimetabolita sull'attecchimento dei trapianti omoplastici di cute. Nel .recondo lavoro vengono riportati i risultati di ttiM indagine sulle modific,, zioni del contenuto di vitamina B ,.l orservate nella carne di bue, fresca eliofilizzata, dopo irradiazione con alte dosi di raggi gamma. Il terzo lavoro, infine, concerne il comportamento di alcuni enzimi nel fegato e nella milza di ratto sottopoJto ad irradiazione con raggi X. Vada il mio ringraziamento ai chiarissimi ProfeSJori P. Va/doni, L. Tu rano, C. Biagini e C. Po/vani per i preziosi suggerimenti nella i m postazione delle ricerche e per aver permesso una fattiva collaborazione con gli Istituti da loro diretti. Ai miei collaboratori giunga l'augurio di tw fecondo operare per la maggiore affermazione della Sanità Militare.
Tcn. Gen. Meo. Prof. Dott. F. lADEVAJA Direttore Generale della Sanità Militare dell'Esercito
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MECCANISMI DELLA PROTEZIONE E DELLA RIPARAZIONE DELLE LESIONI FONDAMENTALI PRODOTTE DALLE RADIAZIONI IONIZZANTI. POSSIBILITÀ E LIMITI DELLA RICERCA SPERIMENTALE Cap. Mt'd. Dott. E. BruzZt'se
PREMESSA
Il presente laYoro verte princip:.tlmente sui mezzi capaci di influenzare con interventi esterni il danno provocato dalle radiazioni negli organismi dei mammiferi c ~ulle possibilità di valutare in maniera quantitativa i fenomeni relativi nel campo del la ricerca sperimentale. Per poter precisJre meglio il meccanismo di questi processi, si sono considerate schematicamente le nozioni fondamentali connesse con l'effetto biologico dellt rad iazioni ed i concetti relativi alle modalità di riparazione spontanea delle lesioni . Alcuni modell i interpretativi per esprimere l'entità di questi processi in mani era gener:1lc sono stati anche riporrJti. Sugli argomenti trattati non si è tentato di com piere una rivista esauriente ,lei dari noti d:1lla letteratura. ma piuttosto si è cercato di esporre gli aspetti generali e di considerare, entro i limiti della trattazione. lo stato attuale dei problemi che si pongono alla ricerca sperimentale.
l. · LESIONI FONDAMENTALI PROVOCAT E DALLE I{A[)lt\ZJONI. LORO R IPARARILITA' ]. -
EHE'l · n IHOLOGIC! PRODO'JTJ DALLE RADIAZTONT.
La catena di reazioni che dai processi fisici primari di ionizzazione e di l'ccitazione delle molecole conduce all'effetto biologico. non è chiaramente not.t. Per la materia vivente si ammette che è forse impreciso distinguere un effetto direlto da un effetto indiretto delle radiazioni, perchf le due modalità
s8o di trasferimento dell'energia interferiscono e sono complementari (Bacq, 19'54; Alpcrt, 1956; Turano c Biagini, 1957; Alexander e Hamilton, 1960). Le lesioni provocate dalle radiazioni sulla sostanza vivente, non han no carattae di specificità perché lo stesso tipo di danno può essere i ndotto d 1 agenti di,·ersi. Da un punto di vista generale, le alterazioni indotte dalle radiazioni sull.l cellula, sul complesso delle popolazioni cellulari c sull'organismo comprendono tutti i gruppi di lesioni che sono classificate nella patologia. Le modificazion della cellula in seguito ad irradiazione possono riguardare la membrana cellulare (alterazioni della pcrmeabilità), il citoplasma (vacuolizzazionc, rigonfiamento torbido, metamorfosi ialina), gli inclusi citoplasmatici (lesioni dc1 mitocondri, dei centrioli, dei filamenti, dei corpi di Golgi, degli acrosomi), il nucleo (vacuolizzazione, cariorcssi, cariolisi, picnosi, rotture ed aberraziom cromosomiche, aberrazio!1i cromatiòiche, ritanJi della mitosi, mutazioni ) o l'intera cellula (necrosi, necrobiosi, disturbi della meiosi). L'effetto letale può manifestarsi nella cellula dopo un certo numero di suddivisioni («morte mitotica o genetica») o senza che si manifestino fenomeni di suddivisione cellulare («morte interfasica » ). L 'ipotesi che, nelle cellule dei mammiferi, la sede sensibile alle radiazioni risieda nei cromosomi c che il danno cromosico prodotto dalle radiazioni sia la sola o la prima causa della morte cellulare (Puck e Marcus, 1956; Puck, 1958; Engelberg, 1959), non è ancora chiaramente confermata (Elkind c Sutton, 1960). Se il danno è primitivamente di natura genica, è da aspettarsi nelle cellule discendenti una trasmissione di tipo ereditario delle lesioni a carattere sublctale. E' dimostrato, tuttavia, in cellule di mammiferi coltivate «in vitro » che il danno da radiazioni può accumularsi prima che si abbia la risposta letale e che anche le cellule sopravviventi risultano danneggiate; inoltre è stato rilevato nelle cellule sopravviventi che la riparazione del danno subletalc è completa prima ancora della prima divisione cellulare c he segue all'irradiazione c che il sistema re· sponsabile della riparazione non è attenuato dall'esposizione ripetuta (Elkind e Sutton, 1%0). Le anomalie del complesso delle popolazioni cellulari riguardano le alterazioni dei tessuti e degli organi per modificazione del numero e del volume.: delle cellule e comprendono processi progressivi (iperplasie, ipertrofie, infiltrazione di glicogeno, anaplasie) ed alterazioni rcgressive (ipoplasie, steatosi, glicogenosi, fibrosi, necrosi, necrobiosi). Le modificazioni che hanno luogo dopo irradiazione nei sistemi viventi or·ganizzati, dagl i organismi unicellulari all'uomo, comprendono i fenomeni precedentemente descritti c si estrinsecano in patologia attraverso gli effetti genetici c gli effetti somatici . Il danno genetico si manifesta con aberrazioni e rotture dei cromosomi, con aberrazioni cromatidiche, con fenomeni di mutazione. Le conseguenze del
s8r danno genetico dipendono dalla quota delle mutazioni, ossia dalla percentuale dei gameti gravati da mutazione e dal numero delle mutazioni stesse, ossia dal totale dei gameti lesi dalle radiazioni. In altri termini, si ottiene lo stesso effetto sia con la somministrazione di una dose di 100 r ad un solo individuo, sia con la somministrazione di una dose di 0,1 r a 1000 individui. La probabilità di indurre alterazioni genetiche di tipo ereditario, come le mutazioni, è proporzionale alla dose totale accumulata nelle gonadi. La proporzionalità fra dose-gonadi e quota di mutaziom è lineare nella Drosophila secondo Russel e Russe! (1958) ; nel topo invece l'aumento della quota d i mutazioni è relati vam ente un po' maggiore nell'ambito delle .dosi basse e assai minore nell'ambito delle dosi alte. Il fenomeno è stato spiegato con il fatto che la fecondazione è operata soltanto dai gameti più resistenti alle mutazioni, m entre i più deboli soccombono precocemente. Quanto all'influenza esercitata sulla quota delle mutazioni dal tempo di esposizione, il fa ttore tempo risulta irrilevante nella Drosophila nella quale può subire variazioni dell'ordine di l: 100.000 senza che si abbiano modificazioni della quota deHe mutazioni. Nel topo, invece, è stato osservato che per raddoppiare la quota di mutazioni sono sufficienti 33 rem se l'irradia· zione è di breve durata, ma sono necessari 200 rem se l'irradiazione è protratta (Russel e Russe!, 1958). La regola è valida soltanto nel caso di irradiazione degli spermatogoni, quando cioè partecipano alla fecondazione gam eti che derivano dagli spermatogoni irradiati (Russel e coli., 1960). La maggior parte delle mutazioni sono nocive con possibilità di trasmissione ai discendenti; altre sono letali. La g ravità di una mutazione non dipende dalla distribuz ione cronologica d ella dose : le mutazioni provocate da una determinata dose d i radiazioni , somministrata in tma sola volta o frazionatamente nel tempo, non risultano più gravi delle mutazioni che si verificano spontaneamente. E' stato notato però che nella Drosophila la comparsa d i mutazioni letali (Sobels, 1961) può essere influenzata dal frazionamento della dose e dall e cond iz ioni del l'irradiazione (presenza di O:t o dì N nell'am biente, pre o post-trattamento con HCN, CAF, ribonuclcasi). In varie specie di mammiferi, invece, avrebbero importanza sulla possibi li tà di comparsa di mutazion i letali alcun i fattori relativi alla specie, alla razza ed alla fase di sviluppo dell'embr ione. Ad esempio, fra cavia e coniglio si sarebbero riscontrate differenze di radioscnsibilità da l a 10 (Searle, 1961). Le lesioni somatiche riguardano diversi tipi di effetto (sindromi da irradiazione, accorciamento della vita, invecchiamento precoce, malformazioni, neoplasie). La comparsa di tumori t di forme leucemiche rappresenta per i sistemi viventi più compl essi, la lesione più g rave di tipo tardivo. La possibilità di mutazioni somatich e è anche dc.scritta. Ad esempio il mosaico di colori osservato in alcuni fiori come l'« Aatirrhinum '> (Darlington e La
5-2
Court, 1945) e sulla pelle di alcuni bovini (Burnet, 1959) l: staiO interpretato come il risultato di una mutazione somatica spontanea o indotta dalle radiazioni; la leucemia, il cancro, le malformazioni c le deficienze somaticl '-• la sterilità, la morte prenatale c precoce, l'accorciamento della vita, osseP tt dopo irradiazionc sono stati considerati da alcuni Autori come il risultno di una o più mutazioni somatiche (Hard in e Jones, 1955; Failla e McCLment, 1957; Ford e Mole, 1958; Szilard. 1959; Yockey, 1959), Secondo Ru ~ scll e Major (1957), il tasso di mutazione somatica, calcolato sul topo irradiato durante la vita fetale, è di 7,o x 10- 7 rllocus; il tasso di mutazione genica negli spermatogoni è di 2.-1 X 10 -7 rl locus per quattro loci,
2, -
Rll'ARABILlTI\
DEL DANNO PROVOC,\TO DALLE RADIAZ10NJ.
In linea generale, la rccuperabilità del danno provocato dalle radiazioni appare legata a due tipi diversi di proces:.i: quelli che possono aver luogo dagli stessi elementi lesi dalle radi::tzioni (« recupcro >>) e quelli che han11o inizio in elementi diversi da C]uelli colpiti («riparazione»). Si riportan0 schcmaticamente le varie possibilità di evoluzione delle lesioni a vari livellL Pt:r l)Uanto rig11arda le possibilità di recupt-ro delle lesioni cellulari, queste dipendono dal tipo e dal grado dell'alterazione. Ad esempio, pos~ono essere suscettibili di recupcro i proces~i come il rigonfiamento torbido, l'infiltrazione di lipidi c di glicidi; sono processi irrcvcrsibili la metamorfosi ialina, molto probabilmentt: l'ami loidosi e, per la .loro stessa natura, la degenerazione grassa, la necrosi, la cariolisi c la vacuolizzazionc ci toplasmatica c nucleare. Quanto alle alterazioni funzionali, rifcrcndoci ad una lesione fra le più caratteristiche dopo irradiazione, quale è l'arresto della divisione cellulare, risulta che diffici lmente si raggiung~ nella cellula irradiata un ritorno alle condizioni di normalità una volta che sia comparso un ritardo o un blocco delia divisione. Ad esempio, in amebe (A. proteus, A. discoides) e in ciliati (Tillina magna) è stato osservato che la rccuperabi lità dd ritardo della divisione cellulare è fenom:;:no solo apparente, in quanto il ritardo della divisione ricompare nei discendenti (Harris e coll., 1952; Bridgmann c Kimball, 1954). Nei ciliati, dopo 4-12 divisioni, compare per lo più l'effetto ktale; la morte rit,flrdata risulta proporzionale alla dose c non è da attribuire, secondo gli AA. a fenomeni di mutazione. Per quel che riguarda i fenomeni genetici, le rotture dei cromosomi in certe condizioni possono essere riparate. Alcuni esempi di risultati sperimentali ottenuti in Reparto sull'argomento, sono riportati nella fig. l. Secondo S'vvanson (1955, 1957), le possibili conseguenze delle rotture dei cromosomi possono così schcmarizzarsi: restituzione, semplice ricombinazione, non-riuJHone.
f Fig. l
1.
E!>empi di nhcrra7ioni cromo~omiche indotte da raggi X (250 r) in cellule di colti\ ate " in \ itro "·
C.oriutipo nurmak.
Hamster
R P1.1\tr.1 m~tJta>ÌCJ con runur.1 ''ocrnmauchc.l. C. I'IJ,lr,l m<'IJfa,ica con crnmo,oma d•centrico.
Sperimentalmente è dimostrato che numerosi fattori fisici c chimici, ad esempio: tem peratura, ossigeno, azoto, inibitori metabolici, inibitori delle sintesi protciche, possono influenzare oltre il n umero cd il tipo delle rottLirL' provocate dalla irradiazione, la possibilità di riunione e la funzione dci frar menti spezzati. La riparazione delle rotture dei cromosomi, quando si verifica, si effettua entro poco tempo dalla irradiazione. Ad esempio, in Vic •.l Faba irradiata nel vuoto, la riparaz ione è completa in 30 minuti (Wolff L Luippold, l956), nei mammiferi in poche ore. Per i cromosomi della lin~:a cellulare di ovaio d i criceto (li nea CHEF 125), è stato osservato in Reparto 40 u
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Fig. 2. - Esempio d'andamento del tempo di riparazione di rotture di cromo>omi. Effeuo del frazionilmcnto dcll:~ do~c sulln percentuale di aberrazioni a due uni indottt da raggi X in cellule di Hamster colti\ .ne " 10 'itro ... Sull'ordinamento ~· indicata la percentuale di anelli c di d iccntrici e .~ul l'asci\\:J il tempo intercor\o tra la prima e la \Cconda irradiazione ( 150 - 150 r ).
che il tem po di riparazione de.lle rotture cromosomiche dopo irrad iazione « in vitro Hon 300 r di raggi X (150 150 r), è di circa 2 ore. L'andamento della curva sperimentale è riportato nella fig. 2 ( l). Il rito rno a lle co nd izio ni della normalità mor(ologica. però, può non essere raggiunto a notevole distanza di tem po ·d all a esposizione alle radiazioni. Su 8 uomi ni accidental-
+
(1) l r i~lJlLati di esperimenti, riportati di recente, dimostrano che l'andamento ddl.t curva delle " aberrazioni a due urti • (anelli e dicentrici) in cromo\Omi di leucociti um 1nì coltivati e irradiati " in vitro " con dosi frazionate di raggi X, prc~cnla un andamemo bifasico in funzione del tempo intercorso tra la prima c la seconda dose di irradiazione. Il ~ignifìcato del fenomeno osservato è tuuora in corw eli studio (Evan$ H. J., comuni c:~zionc tenuta al Simposio su: " Radiation Do'c fractionation effects •· . Londra 29- >'l ~ennaio 1965).
mente esposti alle radiazioni di un reattore nucleare, ad esempio, le alterazioni cromosomiche rilevate nei leucociti del sangue periferico 29 mesi dopo l'irradiazione, erano ancora presenti in una c:::rta percentuale di casi J distanza di 42 mesi dall'esposizione (Bcnder e Gooch, 1963). Quanto alla possibil ità di recupero delle mutazioni, è da osservare che le mutazioni indotte dall e radiazioni, come le mutazioni spontanee di recente comparsa, hanno carattere recessivo; la rccc;ssi vità, tuttavia, solo raramente è completa in quanto è possibile notare gualchc effetto sui discendenti anche se il gene mutato è stato ereditato da un solo dci genitori. Ad esem pio, nel topo irradiato con una dose dell'ordine della metà della dose letale, la semisterilità (riduzione della discendenza alla metà. in media, di quella normale alla specie c al ceppo) assume carattere dominante nei successivi incroci tra i discendenti (Russcll, 1952). Oltre la rcccssività, vi sono altri fe nomeni che apparentemente potrebbero essere attribuiti a un recup~ro del danno genetico. Ad esempio, la riduzione dell'incidenza della semisterilità nella progenie di topi concepita dopo la quarta setti mana circa dall'irradiazione con dosi semiletali ( H ertwig. 1938), può essere espressione del normale processo di maturazionc di cdlule (spermatogoni) che non hanno subito alcun danno dall'irradiazione. E' stato dimostrato, infatti, in topi sottoposti a dosi di radiazioni dello stesso ordine di grandezza di qudla sopra considerata, che la ripresa della fertilità che si osserva dopo 4-5 settimane dalla irradiazione, è da attribuire all a comparsa di nuove generazioni di spermatozoi prodotti dalle cellule germinali primitive del testicolo. dotate di maggiore radioresìstenza (Russell , 1952). Agli stessi fattori può essere attribuita, lJUindi, la comparsa di di scendenza dopo che è trascor!.o un breve tempo dall'irradiazione. Premesso quanto sopra, possiamo osservare che le mutazioni molto gravi come quelle a carattere letale non presentano possibilità di riparazione per il loro stesso carattere; lo stesso vale per quelle nocive a carattere grave, se non si considera la possibilità che il gene mutato venga rapidamente eliminato per processi di selezione naturale in quanto ben pochi individui sopravviveranno per trasmetterlo. N el caso dell'influenza esercitata dall'azione continuativa dell'irradiazione naturale è stato calcolato, ad esempio, che lo stato di eq uilibrio viene raggiunto dopo 30-40 generazioni perché si verifica una eliminazione dei portatori di mutazioni precedentemente indotte, nu meric;.~ mcnte equivalente ai portatori di mutazioni recentemente insorte. Se il gene mutato è scarsamente nocivo. un più gran numero di individui risulterà danneggiato e la sola possibilità di riparazione sta nella mutazione tnversa. Le possibilità, però, di una mutazione inversa sono molro scarse se non improbabili . Un certo grado di riparazione della sostanza genetica dopo l'insulto radiante, tuttavia, sembra possibil e nella irradiazione protratta delle gonadi
Fig. 3· Varie possibilità di andamento, in funzione del tempo. dei processi di ripara7ione dopo irradianonc. A. ~bncato ritorno alla norma. B. Apparent~ ritorno alla norma. C. Riparazione con difetto. D. Ripar::~7. ione con eccesso temporaneo. E. Ripara7.ione con ~ccesso permanente. F, G. TI Comparsa di tumori c leucemie: dopo apparemc ritorno alla norma (f). dopo parziale rigenerazione (G), dopo nparazionc con ClCC"o. (da Turano c Biagini, T<;)7).
dci mammiferi e quindi verosimil mente anche nell'uomo, a giudicare dai risultati osservati per raddoppiare nel topo la quota di mutazione in rapporto a diverse ripartizioni nel tempo della dose di radiazione (Russell e Russe!). 1958). Per <.JUanto riguarda i processi di riparazione del danno a livello dei singoli tessuti e gli stati finali raggiunti dopo irradiazione, <.JUesti sono ben noti sia negli animali che nell'uomo. Per i parti colari si rimanda alle opere di carattere fondamentali (Warren, 1942, 1943; Bloom, 1948; Furth t; Upton, 1953; Hollaender, 195 4; Laca~sag n e c Gricorouff, 1956); <.JUÌ ci si limita ad esporre brevemente alcuni problemi relativi ai caratteri generali di questi processi. Le modificazioni che seguono nei complessi di popolazioni cellulari dopo irradiazione. ripetono nei loro caratteri le varie possibilità di evoluzione delle lesioni morfologiche riportate per le si ngole popolazioni cellulari. La presenza, però, nello stesso tessuto di popolazioni cellulari con caratteristiche differenti e la possibilità di complesse correlazioni anatomo-funzionali, possono influenzare in maniera diversa e non uniforme l'andamento dei processi di riparazione nei vari tessuti. Ad esempio, è stato osservato che, tra frequen za del numero delle divisioni cellulari, grado di radioscn sibilità e pro-
cessi di riparazione c.li vari tessuti, vi ~ in prima approssimazione un rapporto diretto; tuttavia, in alcuni casi, l'esame dei rapporti tra tempi di riparazione dopo irradiazione c tempi di rinnovamento normale delle cellule, dimostra un andamento complesso tale da far supporre che i processi di riparazione del danno in vari tessuti ed organi come nella mucosa digiuncrduodenale, nel testicolo, nel midollo osseo, nelle linfoghianc.lole, sono influenzati da fattori diversi, peculiari ai singoli complessi di popolazioni cellulari (Turano c Biagini, 1957). Un tentativo di schematizzazione, secondo Turano e Biagini (19'57), delle varie possibilità di C\'Oluzionc dei processi di riparazione in vari tessuri, per poter giungere ad una definizione analitica dci principali parametri fisic1 e biologici che possono influenzare l'andamento di questi processi, è riportato nella fig. 3. In conclusione, le alterazioni a livello cel lulare presentano uno scarsissimo grado di recupero. Sia per le lesioni morfologiche che per quelle fun zionali si può osservare che risulta improbabile la reversibilità della lesione cel lulare. La recuperabilità del danno Ja radiazion e nei singoli tessuti, risulta, quindi, essenzialmente legata al comportamento dci complc.:ssi di popolazioni cellulari. L'andamento di <.jUCsti processi rimane, però, tuttora complesso e dipendente da variabili non s:.:mpre ben definibili. Quanto alle lesioni generiche. possiamo osservare che, se escludiamo alcuni fenomeni di riunione dei frammenti dei cromosomi, il cui significato genetico nort è ancora completamente noto (semplice riunione, restituzione), non risulta che :.ia probabile un recupero del danno genetico da radiazioni; la riparazione del danno risulta in genere legata ai discendenti: è pertanto lunga nel tempo ed il suo effetto diventa s:;nsibile solo nei lenti processi dell'evoluzione biologica.
Il. _ J>OSSLBLLITA' DI LNFLVEN7.(\RE CO~ INTERVEJ'.:TI F.STERNI IL DANNO PROVOCATO D.\LLF. RAD IAZIONI
In linea teorica, è possibile distinguere due tipi di effetto <.JUando si esamini la possibilità di influenzare con interventi est<.:rn i l'entità del daru1o prodotto dalle radiazioni: quello rel ativo alla possibilità di ridurre l'entità delle lesioni interrompendo la catena delle reazioni che dai fenom eni fisi ci primari portano alla comparsa dell'effetto biologico (" effetto di protezione u) e quel lo relativo alla compar!>a di influenzare l'entità del danno intervenendo successivament<.:, quando la lesione si è già manifestata (<<effetto di riparazione ''). In pratica, una netta separazione tra i due tipi di effetto non sempre è pos~i bile, tranne nel caso che si intervenga a danno avvenuto, per cui ci si limita
5 88 a distinguere due ordini di fenomeni, sperimentalmente osservati dopo intervento con mezzi esterni, che in linea generale possono essere riferiti ai due tipi di effetto descritti: quelli relativi alla possibilità di influenzare l'en tità delle lesioni intervenendo prima dell'irradiazione e durante l'irradia7.i on~.: (« fattori di protezione») c quelli relativi alla possibilità di influenzare l'enut.'1 della riparazione, intervenendo dopo l'irradiazione («fattori di riparazione »).
2. - POSS IBILITÀ DJ INFLUE NZARE LE LE S IO);l PRI~1A DELI.'IRRADii\7.IO~E E DU RANTJL1IRRADI:\Z IONE ( « FATfORI DI PROTF.ZlONF. »).
Nel gruppo dei fattori che dimostrano di influenzare l'entità delle lesioni prodotte dall e radiazioni intervenendo prima dell'irradiazion e o durante l'irradiazione, possiamo considerare due classi : t)Uclla dci « fanori protettivi propriamente detti » e quella dci «fattori di dccontamina7,ionc radioattiva ».
A) Radioprotettori. I mezzi che dai dati speri mentali noti dalla letteratura. dimostrano unJ azione protettiva nel senso indicato, possono così essere riuniti schematicamente:
Mezzi fisici Schermatura d'organo cnt1co. Riduzione della temperatura. Riduzione della tensione d'ossigeno. Riduzione dell'umidità ambiente.
Mezzi chimici Introduzione di sostanze : ~ali organici cd inorganici; acidi organici, acidi polibasici; derivati fenolici; ammine; amminoacidi. peptidi; alcoli , idrati di carbonio; agenti chelanti; composti riducenti; sostanze aromatiche ed aniliniche; composti metaemoglobinizzanti; inibitori dei sistemi respiratori; so~tanze ad azione su l sistema nervoso di relazione e ncurovegctativo; vitamine cd ormoni si ntetici.
Mezzi biologici A~po rtnione chirurgica d'organi critici (trapianto dopo la irradiazione). Parabiosi. Circolazione crociata. Introduzione d i materiali: sangue; proteine del plasma; sospensioni di cellule; omogenati ed estratti di tessuti c di organi; ormoni, enzimi, vitamine; fattori alimentari o dietetici.
Fra queste possibilità riferiremo brevemente sui « fattori chimici» della protezione. L'azione protettiva esercitata da alcune sostanze chimiche sul danno da radiazioni è spesso limitata a determinati sistemi biologici e a determinati
tipi di effetto. Ad esempio, nel pulcino la cisteamina è dd tutto inefficace contro l'effetto letale delle radiazioni, mentre debolmente attivi risultano la triptamina c il dietil-ditiocarbammato (Beaumariage, 1958); nel topo esposto a 500 r di raggi X, la cisteamina non protegge dal danno genetico valutato sulla base delle frequenza dell'effetto !::tale dominante (Kaplan c Lyon, 1953). Nel topo, la MEA (cisteamina) si dimostra particolarmente attiva nella protezione delle lesioni del tenue, I'AET (amino~tilisotiourea), la MEG (mercaptoetilguan id ina) c l'AMPT (ami nopropilmetilisotiourca) risultano, in vece, particolarmente efficaci contro le lesioni del sistema emopoietico (Doherty, 1960, 1961; Maisi n e col i., 1960; Maisin e Dohcrty, 1963). Il fenomeno della radioprotezione è un fenomeno di carattere generale. Bisogna però nettamente distinguere nei di,·ersi sistemi radiosensibili, suscettibili di protezione (macromolecolc sintetiche e naturali, organismi unicellulari, organismi pluricellulari), i fenomeni che hanno luogo in materiali biologici inerti c negli organismi relativamente semplici, da quelli che si verificano negli organismi più complessi fino all'uomo. I dati sperimentali osservati non sempre possono essere direttamente confrontati per l'interpretazion~ dei fenomeni radiologici. In linea generale, la confrontabilità dei dati diminuisce con l'aumentare della distanza, nella scala biologica, dei sistemi osservati. Irradiando una colonia di Escherichia coli in presenza di cistcamina, la dose di irradiazione necessaria per ottenere la stessa percentuale di mortalità di quella osservata in assenza della sostanza è circa 10-12 volte maggiore (Hollaender e Stapleton, 1956). Secondo dati più recenti il coefficiente di riduzione della dose oscilla tra 4 c 12 (Hollaender e McCarthy, 1959). Negli organismi dei mammiferi, il valore più elevato del coefficiente. ottenuto con i radioprotettori, è appena di 2. Ad esempio, nel topo il fattore dose-riducente è di 1,8-2. E' stato osservato, tuttavia, che le sostanze che dimostrano «i n vitro » una buona azione protettiva sul metacrilato (polimcro sintetico), rivelano generalmente una analoga azione protettiva « in vivo» nel topo e in altri sistemi biologici (Alexander e col i., 1955). Il significato del fenomeno osservato rimane però sconosciuto. Le ricerche sperimentali confermano che l'efficacia del radioprotettore su un sistema sensibile alle radiazioni dipende dalla sua presenza nel sistema prima che avvenga la lesione; a danno avvenuto, il radioprotettore è inefficace. Ad esempio, la iniezione endovenosa di una forte dose di cistcina, diminuisce nel ratto l'effetto letale dei raggi X, se l'iniezione è fatta qualche minuto prima della irradiazione; nessun effetto si osserva sulla mortalità da radiazione se la sostanza è somministrata dopo l'esposizione (Patt e coli.. 1949). U meccanismo con il quale classi così eterogenee di sostanze chimiche, yuali sono guclle dci protettori, riescano a determinare l'effetto di protezione,
590 rimam: ancora da chiarire. Numerose osservazioni sperimentali sono a favorl· dell'ipotesi che a livello cellulare l'azione dei radioprotcttori si eserciti sull 1 catena. indiretta degli eventi c he segue alla liberazione di radicali attivi d,d l'acqua (Lea, 1946; Patt, 1952; Gray. 1954; Alcxander c Goldberg, 1960! Tuttavia, è dimostrato che l'azione dei protettori può esercitarsi anche sull.1 catena degli effetti diretti delle radiazioni perché la probabilità di compars.t dell'effetto diretto delle radiazion i, secondo la teoria di Lca (1946) ritenuto indipendente dalle m odificazioni dell'ambiente esterno, può essere influen zata in sistemi di macromolecole {polimcri , proteine, virus) dalle variazion ; della temperatura (Bachofer c coli., 1953) e della tensione d 'ossigeno (Alexander e Toms, 1958) e dalla presenza di altri fattori di protezione come addittivi a basso peso molccolare, cisteina, composti sulfidrilici, cisteamina, glutationc (Alcxander e coli., 1960; Gordy e Miyagawa, 1960). Ad esempio, l'aggiunta di cisteina riduce la radiosensibilità di sospensioni di batteriofagi esposte alla sola azione diretta delle radiazioni (IIoward-Flanders, 1960). I meccanismi d'azione più generalmente ammessi da vari Autori sulla base delle ricerche sperimentali, si possono riunire in un certo numero di ipotesi basilari che si riassumono brevemente:
u) L 'entità degli effetti d ei raggi X c gamma dipend e in parte dall a tensione parziale di ossigeno nel sistema irradiato. Il protettore provoca un~: anossia del sistema per via diretta attraverso il consu mo dell 'ossigeno present\! nel mezzo o per via indiretta attraverso, ad esempio, il rallentamento della circolazione (Patt, 1954; Gray, 1956; Van der Meer e coli., 1958; H eiffcr c coli., 1962).
b) Il protettore inattiva i radicali liberi formatisi dall'acqua c quindi previene lo svi luppo della catena delle reazioni ossidative, responsabili dell'azione chimica e biolog ica del le radiazioni (Smallcr e Avcry, 1959; Maisin c Dohc rty, 1963; Orm erod e Alexancler, 1963). c) Il danno fond amentale prO\'Ocato dalle radiazioni (: di natura biochimica (Barron, 1950; Eldjarn, 1961 ; Hutchinson, 1961; Shapiro e col L 1963). La lesione biochimica da irradiazione si localizza a livello d ci ponti S-S. l protettori solforati mascherano l'arca sensibile delle m olecole attraverso un temporaneo legame con i gruppi tiolici delle proteine e degli enzimi, con formazione di clisolfuri misti radioresistenti (Eldjarn e coli., 1955 ; Eldjarn e Nygaard, 1956; Eldjarn c Pihl, 1958). Un'azione analoga di mascheramento protettivo è anche esplicata sui doppi legami degli acidi non saturi della serie alifatica c delle basi pirimidiniche, presenti in molecole racliosensibili (Yak ovlev c lsupova, 1963). d) Il protettore riattiva i g ruppi funzion ali della molecola radioscnsibilc, inattivati dalle radiazioni (Patt e col i., 1949; Alexancler e Charlesby, 1954; Alcxander c Stacev. 1959; Ormerod e Alexander, 1962). J
e) L'energia ceduta dalla radiazione è in tercettata dal protettore c viene dissipata attraverso la rottura dei ponti S-S con conseguente ossidazione (Pihl e Eld jarn, 1956) ovvero attraverso il trasferimento ad una molecola « non critica» situata nella stessa cellula o a distanza considerevole da questa (Gord y e Miyagawa, 1%0).
f) Il protettore assorbe l'energia delle radiazioni elettromagnetiche secondarie (emissione ultravioletta), d otate di alta reattività chimica. L'effetto di protezione dipende dalla capacità del protettore di assorbire le radiazioni nella gamma dello spettro dell'ultravioletto (Fradkin, 1963). Delle ipotesi riportate, nessuna è valida per permettere una interpretazione generale dei fenomeni connessi alla protezione chimica delle radiazioni con i diversi fattori . Alcune ipotesi sono limitate a particolari gruppi di sostanze, ad esempio l'i potesi dci gruppi sulfidridici. L'ipotesi dell'anossia si limita alk sostanze autossidabili com e i composti che contengono ad esempio gruppi SH, esclude altre sostanze dotate di alta efficacia protettiva come il glicerolo c l'etanolo e non è sufficiente a spiegare gli effetti di protezione locale osservati nel topo e nel rauo ed il meccanismo di azione, nei mammiferi e n ei batteri, di sostanze ad azione protettiva come la cisteamina c la cisteina. Altre ipotesi sono ancora in attesa di conval ide sperimentali. Per l'ipotesi dci disolfurì, ad esempio, non è ancora dimostrato che il disolfuro misto sia più radio-resistente della molecola iniziale c nemmeno che la lesione biochimica, determ ina ta dall'azione delle radiazioni. sia localizzata a livello dei ponti S-S. Per a!cunc sostanze, inoltre, sono necessarie più ipotesi per polerne spiegare gli effelli ed in molli casi, infine, l'azione di protezione osservata non può riferirsi alla particolare struttura chimica della sostanza né alle caratteristiche del comportamento farmacologico. Dal punto di vista farmacologico, ad esempio, molte sostanze !>Ono prive di attività; per altre, l'attività farmacologica raggiunge il massimo dell'effetto <.Jualche tempo dopo la somministrazione, guando il potere dì protezione è ormai in fase di declino (Bacg, 1957). In alcuni casi, però, l'attività protettiva può essere correlata con la distribuzione della sostanza. Questo è stato ben dimostrato con alcune mercaptoalchìlg uanidine (MAG), nella protezione d ì alcune formaz ioni cellulari (Bradford e coli., 19'57, 1961); con la cisteamina, nella protezione contro l'effetto mutageno dell e radiazioni . Nei microrganismi, l'azione della cisteamina contro l'effetto mutageno delle radiazioni è palese: per esempio nel caso dell'irradiazione, con piccole dosi, delle sporc di Aspcrgillus terreus (Hollaender c McCarthy, 1959) ; nel topo, la cisteamìna non diminuisce l'azione mutagcna delle radiazioni (Eldjarn c Nygaard, 1956). el topo l'osservazione è stata spiegata con la mancata concentrazione del fattore di radìoprotczione nel testicolo.
D al punto di vista della struttura chimica, si conoscono sostanze come la cistina cd il suo estere dimetilico che danno origine e disolfuri misti, ma queste sostanze sono sprovviste di azione radioprotettiva; inoltre, la cistcamina <.: la cistamina, sostanze sulfidrili che, proteggono mol ecole come l'ADN ed altre macromolecolc che non contengono un solo atomo di zolfo. Per altr: sostanze, invece è stata sottolineata l'importanza della struttura chimica nt·, determin are l'effetto di protezione. Ad esempio, per le aminoalchiluree (AET, A PT) e p!:r i loro prodotti di derivazione a pH neutro, le mercaptoalchilguanidi.ne (MEG), c per le mercaptoakhilamine (MEA), la massima attività protettiva è stata riscontrata quando il gruppo basico (amminico o guanidinico) non è separato dal gruppo sulfidrilico da più di 3 atomi d i carbonio. Un aumento della distanza dei due gruppi nella catena carboniosa Jella molecola, aumenta la tossicità del composto e riduce il potere protettivo (D oherty c Burnct, 1955; Shapi ra e coll., 1957). Queste osservazioni sono importanti perché permettono di determinare i gruppi chimici attivi che sono alla base dell'azione di protezione esercitata da alcune so~tanze e la disposizione strutturale Jella molecola perché si verifichi l'effetto. Un esempio di risultati sperimentali da noi ottenuti in questo cam po di ricerca, è riportato nella fig. 4. L'aumento del numero dei radicali sulfidrilici (ATET), la sostituzione del g ruppo basico amminico con un gruppo di tipo ammidico (A TET), o di tipo aromatico (TET), non potenzia nel topo l'azione di protezione sull'effetto letale 100/30 giorni di nuovi composti di sintesi della 100 90
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Ftg. 4· - Andamemo della letalità nel topo dopo wmministrazione di compo~ti della ~crie sulfid rilica (s. L: soluzione fisiologica) (v. testo).
593 serie delle aminoalchiluree (AET). L'efficacia protctti\'a espressa in termm1 di rapporto tra: dose effica.:e per la protezione/dose tossica. e in termini di attività protettiva su base molare sulla DL 100/30 giorni, risulta più elevata per l'ATET (rispettivamente, AET: 0.638 e 10 3 moli; TET: 0.555 c IO 4 moli; ATET: 0.412 e 10-s moli). Non si conosce ancora il significato da attribuire all'effeuo osservato sull'andamento della lctalità in funzione del tempo, tra i primi 15 giorni dal trattam~nto e i succc'>si,·i. dopo somministrazione di AET o di TET c dopo somministrazione di ATET. In sintes;, nessuna delle osservazioni e delle ipotesi riferite è in grado di spiegare in via del tutto generale il meccanismo che è alla base dell'azione protettiva esplicata dai fattori chimici della protezion e. Non vi sono ragioni per limitare ad un singolo meccanil.mo le modalità d'azione dcii::: varie sostanze dotate di azione protettiva. La possibilità che meccanismi di\'ersi di natura fisico-chimica e biologica intervengano in maniera simultanea e ~iner gica nel determinare l'effetto di protezione chimica sul danno prodotto dalle radiazioni sui vari tessuti, risulta verosimile.
B) Sostanze ad aztone decontaminante. Le informazioni riportate in letteratura sulle possibi 1ità dci radioprotcttori di influenzare le lesioni da racliazion~. si riferiscono principalmente al danno prodotto negl i organismi dalla irradiazione esterna; nel caso dell'irradiazione interna (<<contami nazione radioattiva>>), le nostre conoscenze sull'efficacia di mezzi capaci di influenzare le lesioni prodotte dalle radiazioni emesse dai radionuclidi presenti nell'organismo, sono più limitate e frammentarie. In linea generale, dobbiamo considerare due possibilità di intervento con mezzi esterni dopo introduzione di radioisotopi n::ll'organismo; quelle relative alla possibilità di influenzare i meccanismi della protezione e dell a riparazione delle lesioni con gli stessi mezzi in uso nell'irradiazione esterna c quelle relative alla possibilità di allontanare dall'organismo i radioisotopi introdotti. Per alcune sostanze impiegate contro la contaminazione con radioisotopi, va anche considerata l'eventualità di una azione determinata da due o più dei meccanismi sopraricordati. Per gli agenti chelanti ad esempio, in particolare per l'acido etilendiamin o-t::Lraacetico (EDTA), per il clieti lditiocarbammato e per il tri-idrossi-N-metilindolo, è stato possibile osservare, dopo irradiazione esterna. un elevato potere di protezione sull'effetto letal e del topo (Bacq e coll.. 195.3) cd è staw notato che la struttura che favorisce l'effetto di protezione è la stessa di quella che determina la chelazione (Alexancler c coll., l 955; Jones, 1960). Finora, però, tutti i metodi terapcutici impiegati nella conlaminazione dell'organismo con radioisotopi, si sono limitati in genere a promuovere l'eliminazione dei radionuclidi assunti, ad impedirne l'ulteriore as2.
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594 sorbimento ovvero a dislocare il materiale radiattivo incorporato, in punt1 meno sensibili («azione d econtaminante»). La probabilità di influenzare mediante la c decontaminazione » l'entità delle lesioni prodotte dalle radiazioni dei radioisotopi introdotti per \'ia in terna, dipende dalla possibilità di intervenire durante l'irradiazion e, cioè entro il periodo di tempo in cui il radioisotopo è presente nell'organismo. Li maggior parte dci formatori di complessi finora sperimentati, ad esempio hanno dato risultati soltanto se somministrati prima o per lo meno contemporaneamente all'assunzione del materiale radioauivo; la somministrazione tardiva è riuscita ad influenzare l'eliminazione del materiale radioani\'o soltanto in casi eccezionali . Schcmaticamcnte i mezzi finora conosciuti che hanno dimostrato effetto decontaminante in ricerche sperimental i c in osservazioni fatte sull'uomo. possono numrs1 come segue: Dieta. Introduzione di sostanze: acqua; composti chdan ti; composti ad azione diuretica; resine a scambio ionico; composti ad azione sull'equilibrio acido-basico; composti allo stato stabile capaci di essere scambiati ncll'orgamsmo con il radioisotopo per fenomeno metabolico. Pcr(usione con liquidi fisiologici. Le fasi principali del metabolismo di un radioisotopo delle quali si de\·e tener conto e sulle quali si può influire con i _vari mezzi di decontaminazione sono riportate nella fig. 5. All'introduzione di un radioisotopo nell'organismo segue un complesso eli processi di assorbime11to che rappresentano il primo passo per giungere poi all'effetto biologico. Qualora il radioisotopo non venga introdotto direttamente in circolo, il suo assorbimento dipende da complessi fenomeni fisici e chimici che possono far variare anche ampiamente l'effetto. E' stato dimostrato, ad esempio, che facendo inalare delle sostanze radioattive disperse in liquidi sotto forma di aerosol, l'entità del danno è funzione delle dimensioni delle particelle disperse. Nelle contaminazioni da prodotti di fissione delle esplosioni nucleari, la via di introduzione di maggiore importanza risulta essere quella del tubo digerente; l'assorbimento dell e scorie radioattive è minimo attraverso le vie respiratorie. Interessante è a questo proposito l'osservazione fatta sugli abitanti delle isole Marshall, i quali subito dopo l'esplosione atomica sperimentale del 1954, presentavano un'alta radioattività corporea dovuta ad accumulo di l m, Sr89, Cs137, lh140 e di certe terre rare. Tre mesi dopo l'abbandono delle isole, essi presentavano una diminuzione della radioattività e l'attività residua risultò soprattutto imputabile alla presenza nell'organismo di Cs137 • L'attivid tornò ad aumentare rapidamente dopo il rimpatrio avvenuto nel 1958. V c-
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Fig. 5· - Rapprc~enta~ionc ~c hematica Jei mezzi :ltti a ridurre il danno proJono dai radioisotopi introdotti nell'orgnni~mo.
rosimi lmente l'aumento della radioattività corporea era da riferire all'ingcstione di cibi contaminati, prevalentemente di origine marina. In rapporto alla possibil ità di influenzare le vie di introduzione e di assorbimento del radioisotopo, varierà l'impiego dei mezzi di decontaminazione. Ad esempio, l'entità dell'assorbimento può essere diminuita con l'uso di resine a scambio ionico, nel caso dell'assunzione di radioisotopi per via gastro-i ntestinalc. Alla fase eli assorbimento segue talvolta a brevissima distanza di tempo, altre volte lentamente, il complesso di fenomeni che portano alla concentrazione nei tessuti e negli organi critici delle sostanze radioattive. L'effetto può manifestarsi a distanza dal punto di introduzione se il radioisotopo è in forma solubile e penetra nel torrente ci rcolatorio; ovvero nel punto stesso in cui è avvenuto il contatto con l'org::tnismo. L'entità dell'effetto s:uà in h.mzione della concentrazione del radioisotopo, delle sue caratteristiche fisiche e del suo periodo effettivo, della radiosensibilità del tessuto. Non vi sono regole per stabilire se un radioisotopo o una classe di radioisotopi tenda alla concentrazione nei tessuti o alla el im inazione. Solo l'esperimento può precisarlo. In genere, è possibile stabilire che la legge fonda-
mentale che regola .]a distribuzione di un radioisotopo nell'organismo, è quella della concentrazione elettiva in un determinato organo o tessuto («organo o tessuto critico >>). Il radium, il plutonio, lo stronzio, si depositano di preferenza nell'osso; il cesio nel tessuto muscolare, l'arsenico negli annessi cutanei, ccc. In questi casi il radioisoropo può raggiungere nel tessuto una concentrazione efficace per determinare il danno. Nella popolazione delle isole Marshall, ad esempio, è stato osservato che durante il periodo di prima ricaduta radioattiva, il tratto gastro-intestinale e la tiroide ricevettero le dosi più elevate di radiazione ad opera dei prodotti di fissione, rispetto a qualunque altro organo e sistema. Il tratto gastro-intestinale per fenomen i di semplice contatto successivi all'introduzione dci prodotti di fissione per via orale; la tùoide, per fenomeni di concentrazione selettiva dclri 131 nella ghiandola (Conard, 1961). Sulla fase di distribuzione e di concentrazione di radioisotopi negli organi c nei tessuti critici, possono influire ·la dieta e l'attività di speciali sostanze introdotte con lo scopo di competere con g li isotopi radioattivi più pericolosi. Ad esempio, la somministrazione di un sale tetrasodico di tetraidrossichinone si è dimostrata utile per ridurre la concentrazione d:llo Sr90 nel le: ossa. Le possibilità di concentrazione di un radioisotopo nell'organismo possono essere diminuite, infine, mediante l'impiego di sostanze capaci di favorire l'allontanamento del radioisotopo durante la fase di eliminazione dall'organismo. Il rapporto tra assorbimento ed eliminazione, infatti, è il fattore che condiziona la concentrazione del radioisotopo nell'organismo e in buona parte l'effetto biologico. Tn linea generale si può dire che l'organismo tende spontaneamente all'allontanamento dei radioisotopi in esso presenti, eliminandoli per diverse vie. La durata dell'eliminazione dipende dalle proprietà .chimiche del radioisotopo e dalle condizioni degli emuntori. Le sostanze radioattive allo stato 14 gassoso (radon, C 0 2, N 14 , ecc.), ad esempio, abbandonano l'organismo con grande facilità. La rapidità è tanto maggiore quanto più sono volatili; le sostanze liguide o solide (in soluzione), si el iminano tanto più rapidamente quanto più sono diffusibili; le sostanze in solubili sono in generale el imin at~.: attraverso la stessa via di introduzione (apparato gastro-enterico, apparato respiratorio). L'eliminazione può essere pronta e tuttavia lenta. E' questo il caso della maggior parte delle sostanze radioattive, le quali dopo una prima fase di eliminazione rapida della durata da poche ore a 15-20 giorni, presentano una seconda fase di eliminazione lenta della durata di anni, dovuta ai meccanismi con i quali la sostanza, accumulata negli organi critici, vien e gradatamente liberata per fenomeno metabolico e per processi di discriminazione biologica.
597 Nella maggior parte dci casi, pertanto, la durata del periodo effettivo del radioisotopo, i fenomeni connessi alla distribuzione elettiva in tessuti ed organi critici per l'organismo, le caratteristiche fisiche del radioisotopo, impongono l'impiego di mezzi che accelerino i naturali processi di decontaminazione. L'azione dei radiodecontaminanti più noti sfrutta di solito le possibilità di guesti processi. Un esempio è rappresentato dall'uso del cloruro d'ammonio che, producendo uno stato d'acidosi, è capace di aumen tar<.: l'eliminazione dello Srqo, a scapito dci fenomeni di concentrazione. Per la rapida eliminazione attraverso il filtro rcnalc agiscono anche i sali dell'acido etikndiaminotetraacctico (EDTA). Nella fig. 6 sono riportati i risultati di ricerche eseguite presso il Reparto sull'andamento in funzione del tempo, della eliminazione dell'EDTA marcato nell'uomo e in alcune speCie ammali. 100
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rig. 6. Cune ùi elimina~ione percm1uale. in funzione del tempo, deii'EDT t\ - Dy •'·~ sommini,lraro per ,·i a endoveno~a.
L'azione decontaminante dei sali di EDT A presuppone la possibilità di formazione di complessi con i radioisotopi. Il chclante, infatti, si è climo!>trato efficace in molti casi, ma è inattivo nella contaminazione con Sr"'1 e con Ra 117, la cui eliminazione puè essere favorita somministrando dei citrati o dci sali di zirconio. Ri sulta ancora indfi cace sull'effetto letale c sull'andamento della radioattivit?t in alcuni organi c tessuti del topo contaminato con P\2, come è !>lato possibile osservare in ricerche effettuate in Reparto. L'eliminazione dt:i radioisotopi va graduata se i r::tdioelemcnti al loro passaggio attraverso gli emuntori possono provocare azioni accessor1e o se-
conciarie (ad esempio, azioni su l tessuto renalc, polmonare, epatico), dovut ~: all'alta conct:ntrazionc che raggiungono nel tessuto deputato alla loro cltminazione. Questo è il caso del plutonio per il fegato e per il rene. Se pot l'orga no d'escrezione è in precedenza alterato, l'eliminazione può essere fortemente rallentata e l'azione secondaria è accentuata. In sintesi, è possibile intervenire con i radiodecontaminanti in tutte le fasi della distribuzione di un radioisotopo nell'organismo per cercare di ridurre i processi che determinano la comparsa del danno prodotto dalle: radiazioni. Nelle prime fasi del metabolismo dci radioisotopi (introduzione, assorbimento, distribuzione), le possibilità d'impiego dei decontaminanti sono più ampie e l'azione risulta più favorevole c più efficace. Dal momento che un radioisotopo si è concentrato in un tessuto, si riducono le possibilità di ottenere un effetto utile con i radioclecontaminanti c gli effetti biologici, dovuti alle radiazioni emesse, si possono ostacolare forse attraverso l'azione di protettori chimici che si sono dimostrati efficaci nell'irradiazione acuta ovvero con l'impiego di mezzi biologici e chimici che favoriscono i processi di riparazione del danno. 3· · POSSIB ILI TÀ DI INFL UEN ZARE DOPO L •IRRADIAZI O"'E f PROCESSI DI RII'.\RAZION~. DELLE LES I0:-..'1 ( « F \1~f0Rl DI RlPA.R:\7.[(1~'1' >> ).
Le ricerche sperimentali hanno dimostr:Ho che è possibile i nnuenzarc favorevolmente dopo l'irradiazione i processi di riparazione del danno indotto dalle radiazioni, in varie classi e specie d'organismi viventi: virus. miccti, batteri, alghe, cellule in sospensione di vari sistemi biologici, organismi di mammiferi. f mezzi che si sono dimostrati utili. possono così elencarsi:
Mc:zzi fisici Variazioni della temperatura. Fororiattivazione.
Me -zzi chimici Inibitori di sistemi enzimatici. Ormoni sintetici. Chemwt:;-rapici.
Me;d bwlogict Parabiosi. Ci rcolazione croci:.tta. Riduzione dell'attività metabolica. far tori nutritivi, alimentazione. Antibiotici. Enzimi. ormoni, vitamine. Autolisati, omogenati, estratti di tessuto o d'organo. Trapianto di tessuto o di organo. Tra queste possibilità riferiremo sui risultati delle ricerche ~perimentali. relativi ai problemi dci « mezzi cellulari di riparazione ». Nel termine sono riuniti tutti i fattori di riparazione di origine cell ulare, siano essi rappresentati da cellule integre come le sospensioni di cellule e i trapianti di tessuti o
599 di organi («fattori cellulari di riparazione») che da prodotti del metabolismo delle cellule come gli aurolisati, gli omogenati, c gli estrani di tessuto o di organo («fattori umorali di riparaz-ione »). Sin dal 1949, Jacobson c coli. osservarono che la sch::rmalllra della milza durante l'irradiazione o il trapianto splenico dopo l'irradiazione, erano in grado di favorire la ripresa dell'ematopoiesi (Jacobson e coli., 1949 a, 1911 n) c di influenzare la sopral'l'icen:::a (Jacobson e coli.. 1949 b, 1951 b) in topi irradiati con dosi diverse di raggi '<. In seguito altri ricercatori poterono dim0strare che analoga influenza sull'effetto letale nel topo irradiato avevano l'iniezione di omogenati di milza, effettuata da l a 45 ore dopo l'irradiazione (Cole c col l.. 1952; Cole e Ellis, 1958) c l'iniezione di. estratti di milza fetal:: omologa iniettata per i 5 giorni consecutivi all'irradiazione (Ellinger, 1956): c che era possibile aumentare la percentuale di sopravvivenza in topi. iniettando per via endovenosa o intraperitoneale, dopo irradiazione, sospensioni :-1 omogenati di cellule di midollo osseo isologo c in alcuni casi eterologo (Lorenz c coll., 19'51; Lorcnz e Congdon, 1954; Jacobson e Simmond s, 1960). L'efficacia sull'effetto letale del trapianto o delle iniezioni di sospensioni ~ di omogenati di altri organi come timo, fegato, linfoghiandolc. fu indagata con risultati negativi. Ad esempio. l'iniezione di sospensioni di cellule timiche (Brown c coll., 1955) o di omogcnati di timo (Cole c col i., 1955) dopo irradiazione, non è efficace sull'effetto letale nel topo. Risultati simili a quelli precedentemente- c~posti, furono descritti in altn animali, primati compresi (Crouch e Q,·erman, 1957; Overman, 1958). Nell'uomo, i risultati del trapianto di midollo osseo isologo, autologo e omologo si .sono dimostr:ui piuttosto modesti ~e non negativi, sia in caso di trapianto effettuato dopo irradi:~zione per motivi terapcutici (Atkinson e coli., 1919; Thomas e coli., 1959; Mathé 196 1), che nel caso di esposizione aocidcntalc alle radiazioni di reattori nucleari. Dci cinque soggetti trasfusi dopo l'incidente vcrificatosi nel 1958 presso il reattore di W inca (Jugoslavia), uno decedette per l'alta Josc di irradiazione dopo av:::r ricevuto senza alcun vantaggio un trattamento con sospensione di cellule di fegato fct2.le; gli altri soggetti che ricevettero dosi inferiori di irradiazione e furono trattati con midollo osseo omologo adulto, presentarono apparentemente una ripresa del quadro ematologico (Jammct c col i., 1959; Mathé e coli., 1959; Mathé, 1%1). Secondo Fliedner (1961), il confronto fra i dati cmatologici rilevati in soggetti ch t: avevano subìto delle irradiazioni su tutto il corpo a seguito di incidenti avv.:nuti in centri nucleari nel 1958 e che non erano stati sottoposti a trapianto midollarc c quelli riportati dagli AA. francesi sui tecnici jugoslavi trattati con trapianto midollare, non dimostra alcuna differenza nell'andamento dei pro cessi di recuperabilità del danno nei tessuti emopoietici in funzione del t::mpo. Per cui rimane da dimostrare l'effettiva influenza esplicata nell'uomo dal trapianto midollare dopo irradiazione.
6oo Quanto alla possibilità di influenzare utilmente. con l'impiego di mezz1 cellulari di riparazione, altre conseguenze dell 'irradiazione oltre quelle riferite in precedenza, dalle ricerche eseguite è risultato che in molti casi questo è· possibile. Il trapianto di milza feta·lc o l'iniezione <.!i sospensioni di cellule ~pleniche, effettuati dopo l'irradiazione, riducono le variazioni osscrv:tle, con spostamento verso i valori normali, nell'nttività adcnosintrifosfatasica nella milza di topi irradiati; analogo effetto sul timo ha la somministrazionc endovenosa di sospensioni di cellule splcniche o epntichc (Peterson e coli.. 1956). L'iniezione endoperitoneale di sospemioni di cellule di midollo osseo ha aziont> ~ulla ripresa pondcrale del timo (Brown c coll., 1955) e sLilla capacità di sinlesi degli anticorpi (Smith e Ruth, 1955); il trattamento con omogenati di milza. infine, ha influenza favorevole sulla ripresa di peso corporeo (Col<.: c coli., 1952), sulla ripresa ponderai<: c sulle lesioni istologiche della milza (Cole c Elli ~. 1953), sulla fissazione di precursori marcati ncll'ADN di milza ~ di midolio osseo (Main e coll., 1955) e sulla fissazione del P'~ nelle linfoghi~mdole d.i ratto (Turnno c Biagini, 1957). La possibilità che l'azione dei mezzi cellulan di riparazione fosse legata ad un meccanismo di natura umorak è stata sostenuta da diversi autori. Cole c coll. (1955), ad esempio, dimostrano che è possibile ottenere un aumento della sopravvivenza in topi tratati subito dopo l'irradi azione con estratti spknici acellulari o con la sola frazione nucleare degli elementi cellulari; Kaplan e coli. (1953) riportano che la ripresa ponderalc del ti mo di topi irradiati c trattati con omogenati di midollo osseo non è proporzionale al grado della contaminazione cellulare degli omogcnati stessi. Numerose osservazioni. però, confermano la « teoria cellulare» nel meccanismo, di riparazione, con mezzi biologici delle lesioni da raggi. Così ad esempio, la velocità di accresci mento del peso del timo di topi irradiati e trattati con midollo osseo, risulta proporzionale al numero delle cellu le iniettate (Hirsh c coli., 1956); una relazione diretta è dimostrabile tra numero delle cellule di midollo osseo trasfuso c risposta in termini di sopravvivenza a 30 giorni (Urso e Congdon, 1957); infine, è possibile dimostrare in modo diretto, negli animali irradiati c trattati con sospensioni di cellule midollan isologhe, omologhe o eterologhe, la sosti·· tuzionc del tessuto emopoietico orip-inalc con quello trasfuso (Gengozian c col l., 1957; M::tkinod:m , 1957; W eyzm e Vos, l ()'57). Di regola. trascorso un ct:rto tempo dall'impianto del midollo, se Il tessuto trapiantato provicn.:- da individui clelia ste~sa specie (<<trapianto omologo») o di specie diversa (« trapianto eterologo »), tra i tessuti dell'ospite c quelli del donatore si stabilisce una competizione immunologica che impedisce la convivenza e conduce a mort·e l'ospite (« malattia ritardata ~ ). E' discusso se la comparsa della malattia ritardata sia dovuta alla riattivazione dei mecca nismi immunitari dell'ospit:: contro le cellule dd tessuto trapiantato (Maki-
6or nodan, 1958; Hol!ingsworth, 1959) O\Vero sia responsabile un'aggressione dell'ospite da parte delle cellule trapiant;Jte (Wayzcn c Vos, 1957; Dc Vries e Vos, 1958). Numerosi tentativi sono stati fatti p::r superare l'ostacolo della morte ritardata. L'associazione all'irradiazione di fattori capaci di inibire ulteriormente la sintesi degli anticorpi, diminuisce la risposta dell'ospite allo stimolo antigenico c prolunga la sopravvivenza c.l: trapianti omologhi. Noi stessi abbiamo potuto o%ervare nel ratto irradi~to c trattato con 6-mercaptopurina un prolungamento del tempo di attecchimento d'innesti omologhi di cute (Bruzzesc c col!., 1964 a, b). L'impiego però, degli antimctaboliti e di tessuto emopoieoco fetale, l'uso di steroidi, di ormoni sessuali. di cortisone, di antibiotici, non ha modificato randamento della mortalità negli animali irradiati e trattati con midollo omologi. Per questo motivo è stato osservato che il problema che pone la ricerca sperimentale sul trapianto di midollo os~eo in soggetti irradiati, non è quello relativo al tempo di sopravvivenza del tessuto impiantato, ma quel lo rappresentato dal tempo di sopravvivenza dell 'ospite protetto (Santos c Cole, 1958). ln conclusio!1e, i risultati delle ricerche sperimentali sui mezzi cellulari di riparazione dimostrano che è possibile intervenire utilmente sulla re.:uperabilità del danno dopo irradiazione sia influ:':nzando i processi di riparazione dei tessuti (« fattori umorali di riparazione»), sia favorendo l'attecchimento rli nuovi stipiti cellulmi nell'ospite («fattori cellulari di riparazione»). Nel caso dell'azione sostituitiva con midollo osseo, l'efficacia è circoscritta al danno provocato dalle lesioni del sistema emopoietico. La possibilità di influen7.are in modo utile con i mezzi cellulari altre conseguenze immediate dell'irradiazione acuta, come il danno a carico del sistema nervoso e le lesioni dell'apparato gastro-enterico, delle gonadi, dell'occhio, non è dimostrabile. Numerosi problemi, però, rimangono ancora da risolvere per la possibile applicazione pratica deJle tecniche di trapianto.
III. - POSSIBlLITA' E LIMITI DELLA RICERCA SPJ::.RIME TTALE NEL CAMPO DELLA PROTEZIONE E DELLA RIPARAZIONE DEL DA\!l'\0 PRODOTTO DALLE RA DI/\ZlONT. PROBLEMf ORG/\~IZZAT IVI E DEFINIZ IONE Dl UN MODELLO SPERL'vfF.NTALE ). - (;F.~ERAUTÀ.
Gli argomenti precedenLemente Lrattati hanno permesso di precisare alcuni aspetti relativi all'azione biologica delle radiazioni cd ai mezzi capaci di ridurre il danno da queste prodotto negli organismi dei mammiferi. Sulh
base delle considerazioni espresse, sono ora esaminate le possibilità dt alcunt indirizzi della ricerca sperimentale, proposti per affrontar~ la soluzione di problemi relativi alla protezione ed alla riparazione del danno in sistemi biologici complessi. Perché i limiti degli argomenti trattati risultino meglio detìniti, viene considerato un modello sperimentale in tre fasi, valido per giungere ad una definizione quantitativa dell'effetto biologico delle radiazioni negli organismi complessi . La possibilità di valutare l'efficacia di mezzi capac! di influenzare l'entità del danno indotto dalle radiazioni è anche presa in considerazione. In accordo con il programma di ricerca in corso presso ti Centro, particolare riferimento sarà fatto all'impiego di radioisotopi introdotti per via interna. TI modello però può essere considerato valido per condizioni sperimentali diverse.
2. - DEFINIZIONE DEI CA RATTERI DI VAR IABILITÀ DEL MODELLO SPERIMENTAI.E. li complesso dci fattori che si sono dimostrati capaci di influenzare, talora ampiamente, l'utilizzazione dci dati e la confrontabilità dci risultati nella ricerca sperimentale sui mezzi di protezione e di riparazione del danno provocato dalle radiazioni negli organismi biologici complessi, anche nel caso del rilievo di fenom eni radiobiologici relativamente semplici, può essere ricon òotto fondamentalmente a due variabi li: substrato biologico e moda! id dell'irradiazione. Per ciascun gruppo, i parametri fondamentali da prenderr in considerazione sono schematizzati di se~uito. Substrato biologico Razza. Ceppo. Sesso. Età. Condizioni generali. Flora microbica endogena. Dieta. Stabulazione. Fattori ambientai i.
l rradiazione Tecnica impi egata c stima della dose. Fattort: dose-. Fattore tempo. P:ntore di distribuzione spaziale dell e dose. Un a revisione dei singoli fattori esula dai limiti della trattazione. Qui t• mfficicnte ricordare che per la maggior parte delle variabili consider:ue è possibile ottenere spesso, se n on sempre, un comportamento uniforme e riperibile o almeno definirn~ l'errore in m aniera ~tatistica. Si può così giungere ad una limitazione dei caratteri di variabilità del m odello spen· mentale.
3. - A1'Al.lSI QU.\1'\Tll ·HIV.'\ OEGI.I F.FFETTI BIOLOGICI I'ROI)(H n DALLE R \I>IAZ101'\I. In questa fase(; necessario dcfinirt: l'andamento t]Ua ntitativo dei fenomeni biologici provocati dalle radi azioni . Nd caso dell e radiazioni emesse dai raclioisotop~, le tre variabili più importanti sono: il tipo di isotopo, la dose somministrata, il tempo.
I tipi di isotopi che sembrano avere maggiore importanza, dalle informazioni not:; dalla letteratura, nell'uomo esposto alle radiazioni dei prodotti di fissione da ricaduta radioattiva per esplosione nucleare, sono rappresentati da Mn.).l, Zn6', Sr8~. Ru 10~, T'·'' - ' 1\ Ba 140• L:1 140 e da Sr"<1, Cs'u. Altri radioisotopl possono essere studiati a seconda delle possihilità di estensione del programma o dell'interesse della ricerca sperimentale. Ndla tabella l sono riportati i principali isotopi sicuramente derivanti dai processi di fissione nucl eare e sono ricordate alcune loro propri età. Come è noto, l'effetto biologico, a parità di do~c <.:di modalità di introduzione, vari~ notevolmente in dipend<.:nza delle caratteristiche fisiche (energia della particella o del quanto emesso, periodo fisico, tipo di emissione radioatti\'a). Nel caso dell'irradiazione esterna, ad esempio, (; stato rilevato che utilizzando raggi X di varia energia, raggi gamma del Co'~). raggi X cd elettroni veloci prodotti dal betatrone. i processi di riparazione del danno hanno caratteristiche diverse a seconda del tipo c dell'energia della radiazione considerata (Biagini, 1960) e che le possibilità di confrontare tra di loro gli eff<.:tti eli due tipi di radiazioni diverse sono ancora limitare dalla scarsa applicabilità del concetto di « ERR » (Icru, 1956) e del concetto di « LET » (Biagini, 1959). Per ogni singolo isotopo sarà necessario somm inistrare a gruppi di animali da esperimen to, quantità progressivamente crescenti di radioisotopi per studiare la di stribuzione dell'elemento t:d osservare gli effetti a varia distanza di tempo dalla somministrazionc. Per lo studio della distribuzione del radio isotopo sono stati proposti divasi modelli teorici in rapporto a varie situazioni sperimentali («teoria degli ~ompartimenti » ). Un esempio di risultati da noi ottenuti sull'argomento è riportato nella fig. 7. Per analizzare l'entità del d:tnno prodotto dalle radiat.ioni. i più differe nti metodi sono stati saggiati in molte specie, variando ampiamente le condizioni sperimental i e quelle di controllo. In linea orientativa, si ri correrà in un primo tempo a metodi fisiologici (es.: scpravvivenz<l, eritema, crescita di peli. fertilità) c a « test » ponderai i (es.: peso dell'animale. peso degli organi), per passare poi ai « tests » istologici ed ai metodi anatomici (es.: numero delle cellule per unità di volume, indice mirotico, volume degli organi, malformazioni embrionali, rigcncrazione di un membro amputato, induzion e di leucemie, cataratta); in un secondo tempo, l'analisi sar;1 approfondita con l'impiego di metodi biochimici cd autoradiografici (es.:
TAnELLA N.
r.
{SOTOPI PRINCIPALI FOR";\f.\Tl 1:-i SEGUITO .\LLA FISSIONE DELL,t;RANIO 235 O Dr. l
239· LA RESA DI F ISSIONE E' .ESPRESSA IN I'ROBAIHLITA' I N PER CENTO
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tempo in ore Fig. 7· - Antlamenlo tlella tlistribuzione dell'ElJTA • Dy• 6 ~ nel topo norm:1 lc. Modello a tre scompartimenti reversibi li a ciclo aperto . 'compartimento n. 1 : san)!:ue; scompanimenw n. 2: c"'"· fegato, miL~J: o,compartimcnLo n. 3: rc>tami tc,suti cd organi. B. Mnddln tCMICo (111 pc'o medio in !,>T.tmmi del compartimento: 1 - qu.lnlJIJ tot;llt• di radioatti\ltl per comparumcnto, in fi-e: c = concentrazione in iJ-' ' 1.: per ccunpJrttmcnto •·1. \lu:ldlo 'Jlenm~ma.lc:
(q / m): 1\ - cmt,tnt<' di ,rJc.cil:t prr unnà di tempo: a elnninatJ per unità di tempo).
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contenuto in AD in un te!.suto, eliminazione di taurina nel ratto, incorporazione di precursori marcati) e di << tests genetici (es. : mutanti letali, aberrazioni cromosomiche). In conclusione, per analizzare l'entità del danno. ci si può valere di lutti i classici effetti delle radiazioni rappn:sentabili con quantità misurabili. Gli effetti sui tessuti e sugli organi verranno analizzati in funzione del tempo ed in ba!IC :ti risultati s:tranno scelti i tempi di osservazione più adatti per ottenere le curve do~e-effetto in funzione della dose di irradinione. Lo studio dell'andamento del le curve potr~ giungere ad una formu lazione matematica gènerale per un determinato fenomeno OSSlTYato. Si Jovrà quindi procedere ad una valutazione il p1Ù possibile precisa della dose assorbita a 1ivello di vari organi c tessuti . Si potrà procedere con tre metodi, i risultati dei quali verranno messi a confronto. Il primo metodo consiste nel calcolare teoricamente. in base a modelli fisici e geometrici. l'energia ceduta dalle radiazioni emesse dagli isotopi al materiale biologico, in corri.,;pondenza delle varie strutture. Il secondo metodo è rappresentato dall a misura della radioattività presente nei Yari tessuti, sacrificando i soggetti in esperimento a vario tempo dalla introduzione delle sostanze radioattive. Un terzo metodo che si può applicare è b dosimetria biologica. Il metodo si propone di risali re attraverso la misura quantilati va dcgl i effetti 1l la dose biologic:Jmente efficace che è stata assorbita. )>
4·- VALUTAZIONE DELl.'EFFlCACT.A Dl !\lEZZI CAPACI DI RIDURRE IL DANNO PRODOTTO D.\l. LE R.\niAZION l.
Come si è accennaro è possibile intervenire tn vari mocli per cercare di ridurre gli effelti biologici delle radiazioni o per aumentare l'entità dei pro cessi di riparazione del danno. In questa terza fase sarà saggiata l'efficacia protetti' a o riparati va di mezzi diversi allo scopo di giungere a possibili co'lclusioni di carattere pratico. ln un primo tempo t: necessario definire le proprietà c!Jimic!Jt· e farmacologiche del composto studiato: forma chtmica per l'impiego, via d'introduzione, tossicità acuta e cronica, distribuzione, :mività farmaco-dinamica. Nella fig. 8 ~ono riportati alcuni esempi di andamento della tossicità di alcune sostanze studiate nel nostro Reparto. ln un secondo tempo sar(lnno effettuate: pro\'c per saggiare l'effetto di protezione o di riparazione. L'intervallo di tempo utile per ottenere l'effetto tra momento della ~amministrazione del composto ed esposizione alle r:tdiazioni, sarà determinato. L'efficacia della so~. tanza sarà valutata esprimendo l'effetto i n termini qu:mtitativi. come: sopra,·,·ivenza a 30 giorni dopo esposizione a dosi letali di radiJZioni, dose rossi<.a letale 50/ dose protettiva (inttrvallo protettivo), dose efficace su base molare,
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Fig. 1\. - E'empi tli risulrari di determinazione ~pc rimentalt' tlcl grado di tossicità J i sostanze nel topo. A. Determinazione Jdla DL 50 / 5 g iorni di sostanze ad azione protettil'a (·l'ia inmperitonea le). B. Determinazione della DL 5015 giorni Jcli'EDTA-K l c dell'EDTA-Ca (1·ia intraperitoneale).
ecc. Di solito, la valutazione dell'efficacia viene effettuata per confronto con un'altra sostanza che abbia dato i mi gliori risultati per l'effetto studiato (ad es.: per l'effetto letale, AET) ovvero per confronto con l'effetto ottenuto dopo irradiazione, in presenza ed in assenza della sostanza (ad es. : fattore di riduzione della dose). Nel caso dell'irradiazione esterna, l'effetto dci radioprotettori potrà essere espresso in termini di riduzion e del danno (azione di protezione) o valutando l'andamento dei processi eli riparazione (azione di riparazione); nel caso della introd uzione di radioisotopi per via interna, l'efficacia di una sostanza potrà essere espressa anche in termini di effetto decontaminante, ad esempio sul tasso d'escrezione del radioisotopo o sulla concentrazione del radioisotopo in vari tessuti dopo sommini strazione della sostanza. Nella fig. 9 sono riportati i risultati ottenuti, sulla base dei dati esistenti in letteratura, valutando l'andamento dei tempi di riparazione di alcuni te3-
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Fig. 9· - Esempi di ~md::uncnto J i proces~i di riparazione.: dopo trattame nto con ~ostanze protettive (v. tc~to ).
suti del topo dopo trattamento con protettori e dopo irradiazione esterna. J tempi di riparazione sono espressi come numero di giorni trascorsi dall'irradiazione fino al raggiungimento della condizione di apparente normalità. La fig. 9 l A dimostra il risultato ottenuto riportando graficamente i tempi di riparazione del numero delle mitosi della mucosa intestinale, in funzione della dose di irradiazione; la fig. 9l R riporta il risultato relativo al numero totale delle cellule contate nel midollo osseo (femore). D all'andamento delle singole curve si nota che i processi di riparazione del danno dopo irradiazione, sono favorevolmente influenzati dal trattamento con AET. Una indagine preliminare sui rapporti esistenti tra quantità di radioprotcttore somministrato c andamento dei tempi di riparazione è riportata nella fig. 91CI per il numero totale delle cellule contate nel midollo osseo. Per l'AMPT, i tempi di riparazione non risultano influenzati dalla quantità di sostanza somministrata dopo irradiazione con 900 r di raggi X.
Per quanto riguarda la possibilità di esprimere con metodo analitico i diversi fenomeni indotti sulle lesioni dall'intervento dei mezzi esterni di protezione, alcune teorie sono state elaborate per analizzare in maniera matematica l'andamento quantitativo dei processi di riparazione (Lca, 1938; Reid e Landau, 1951; Reid, 1952; Davidson, 1957; Errcra e Forssberg, 1961). Malgrado il loro interesse teorico, alcuni modelli sono ancora di difficile applicazione pratica nello studio guantitativo di problemi di radiobiologia.
RIASSU:-ITO. - Sulb b:~se de1 d:~ti della letter:Jtura è ~tata tracçi:Jta una sinte~;i sul meccanismo dell'azione biologica dt>lle radiazioni ionizzanti , sulla protezione e sulla riparazione del danno biologico. Come introduzione al programma Ji ricerca in corso prt>sso il Centro Studi e Ricerche Jelb Sanità Militare, sono state discusse le possibilità e i limiti di vari metodi sperimentali. La trattazione è divisa in tre parti: la primo riguarda le lesioni fondamentali provocate dalle radiazioni ionizzanti e la loro riparabilità; la seconda si riferisce alla pos· sibilit.à di influenzare con interventi esterni il danno prodotto Jalle radiazioni; la terzo tratta Jelle possibilità e dei limiti della ricerca sperimentale nel campo della protezione c della riparazione del danno prodotto Jalle radiazioni. Vori punti della trottazione sono stati illustrati riportando dati sperimentali ottenuti nel Lahor:ltorio. SuMMARY. - On the ground of literature data, a synthesis as been outlined on the mechanism of biologica! action of ionizing radiations, on the protection and reparation of biologica! injuries. Possibilities and limits of severa! experimental methods have been discussed as a preface to the research program under way at tl1e CSRSM (Army Medicai Corp Research and Study Center). Dealing is divided in th ree p::trts: first, concerning fundamental injurics caused by ionizing radiations and rheir possiblc reparation; second, concerning possibility of acting on injuries ca used by radiation with outside interferences; third, dealing on possibilities and limits of experimental research on the field of protection and reparation of rad iation induced injury. Severa! points of that dealing have bccn cxpb ined with experimental results obtaineò m our laboratory.
RÉsuMÉ. - D'après les donnés de b littérature, une syintèse a été faite sur le mécanisme de l'action biologique cles radiations ionisantes, sur la protection et sur la riparation clu dommage biologique. Comme introduction au programme de rechcrche en cours près le Ccntrc Erudcs et Rcchcrches de la Santé Militaire, on a cxaminé les possibilités et les limites de méthodes experimentals divers. La relation est divisée eu trois parts: la première concerne les lésions fondamentalcs provoquécs par les radiations ionisantes et leur réparabilité; la deuxième considére la possibi lité dc influencer avec interférenccs externcs le dommage provO<]Ué par l'irradia· tion ; b tro isième traitc dc la possibilité et cles li rni tes de la recherche expérimentale dans le domaine Je la p rotection et de la ripararion du dommage causé par !es radiations. Plusieurs points de la relation ont été illustrés par donnés experimentals obtenus dans le Laboratoire.
3· · M
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Direttore: l'noi
Dott. Ln<. l TlR\"
ANALISI QUANTITATIV A DEGLI EFFETTI BIOLOGICI DEL FOSFORO RADIOATTIVO (P ~ 2 ) NEL TOPO Cap. Mrod. Dott. E. Bruzzese
Cap. Med. Dott. G. Greco
S. Ten. Mcd. Dott. M. Buoncrha
S. Ten. Med. Dott. G. Mascioli
PREMESS.\
I dati riportati in questo lavoro fanno parte di una serie di ricerche in corso, tendenti a valutare l'azione protettiva di varie sostanze sugli effetti biologici prodotti da radioisotopi introdotti per via interna. Negli ultimi venti anni le espcr i ~nze condotte su ll'azione biologica dci radioisotopi sono ~late molto numerose; tuttavia, solo scarse informazioni sono rilcvabili nella letteratura sui caratteri quantitativi degli effetti osservati. Pertanto, prima di iniziare le ricerche sull'azione delle sostanze protettive, ~~ c ritenuto necessario giungere ad una valutazione quantitativ<~. del danno hiologico provocato dalla somministrazione di radioisotopi. Nel presente lavoro si riportano i risultati di un'analisi d::gli cffclli del fosforo rad io?.llÌvo (P32), somministrato per via cndopcrilOneale nel topo. la sce lta del radioisotopo è giustificata dal fatto che il P 12 si distribuisce largamente in tutti i tessuti ed organi dci mammiferi cd in particolare si accumub nel tessuto osseo; i dati quamitativi rilevati possono perciò essere utilizzati anche per lo studio di sostanze capaci di ridurre l'accumulo di radioisotopi nell'osso. Tenendo conto dei dati esistenti sull'andamento in funzione del tempo della captazione del radiofos(oro nei vari tessuti, non si è ritenuto utile, ai fini dell'economia dell'esperimento, analizzare tutti i fenomeni a vario tempo dalNota. - Ringr~l/.I;JI110 il proi. C. Bragini, aiuto Jell'l,rnuto di radiologia. profe>>OJT incaricato Ji Fi>ic~• nucleare applic:na :11la f\kJicin:~ dell"Cnl\cr,it?! di Roma, cnn,ulentc del C'-entro, per l':~s~i,tcnz:~ preswta ncll'im postaziom: dciL1 ricerca c nd la ,-:rlurazionc dci risultati.
l'introduzione del radioisotopo; 5i ~ preferito utilizz:~rc un modello sperimentale basato sul rilevamento di alcuni parametri biologici ad un tempo unico dalla somministrazione del radioisotopo c di altri parametri a tempi successivi. Le esperienze sono state condotte con quattro dosi di radiazioni progressivamente crescenti, comprese tra una dose capace di produrre effetti biologici solo sui tessuti più radioscnsibili cd una dose letale per il 100 per cento degli animali impiegati. Gli effetti sulla sopravvivenza c sul peso corporeo sono stati rilevati, per ciascuna dose, sino al centottantesirno giorno dal trattamento; le variazioni della distribuzione del P.l2 nei tessuti in funzione della dose c le modificazioni ponderali cd istologiche dei diversi tessuti cd organi sono state determinate al decimo giorno dall'introduzione del radioi5otopo. Il tempo di IO giorni è stato scelto entro i limiti del tempo di soprav,·ivcnza degli animali trattati con la dose più alta, in base ai risultati di esperienze preliminari. Il programma prevede di estendere lo studio ad altri radioisotopi e di utilizzare i dati rilevati per una successiva analisi dell'azione raclioprotettrice di varie sostanze. \IIATERIALE E METODI
l. -
A:--II~HLI DA ESPERIMEr--;To.
Sono stati impiegati topi Swi\s albino. di sesso maschile. di peso variabile da .32,5 a 35,5 g, allevati presso il nostro Centro. Gli animali sono stati tcnutt in :! mbiente ad ari:. condizionota (UR -= 55 j ,., ; t - 21 C) con dieta solida standard bilanciata c dieta liquida libera. Gli animali neccssnri alle esperiem~e sono stati selezionati in b:tsc all::t curva dtll"accrcsci mcnto ponderale, seguita per un periodo di mscrvaziont· di l '5 giorni . .2. -
32
PRF.PAR.\ZIO:-..-E E SOl\1'\lll'I ISI R,\7.10:--IE DEL P
•
Si è fatto uso del P' 2, « carrier-frcc >> , fornito dal << Radiochcmical Cent ~ r » di Amersham sotto forma di ortofosfato di sodio in ~oluziom: salina sterile JSOlonica (pH = 7). La soluzione madre è stata diluita con soluzione fisiolo~ica in modo da ottenere concentrazioni finali rispcttivamcntt' di 2, 5, 10 e 20 t._c/ 0.02 ml. L1 soluzione così preparata è stata inietlata per via endoperitoncak in unica dose.
3. -
PREP.<\RAZIO>:E DEL M \TERIALE H!OLOGICO.
Per lo studio della letc1lità e delle variazioni del peso corporeo. sono stati utilizznti 240 topi divisi in 4 gruppi, ciascuno corrispondente ad una diversa dose di radioisotopo. Ogni gruppo di 60 ani!11ali comprendeva 30 soggetti non
LETALITÀ Il'\ FUNZIONE OEL TEMPO E DELLA llO ~F. ~l.
Tr~lt~Hi con ::! [J.'
Non trau.tti
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Letali ti!
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6t8 trattati come controllo. Le modificazioni ponderali ed iscologiche degli organi c la distribuzione della radioattività nei vari tessuti sono state determinate al 10 giorno dal trattamento sui seguenti gruppi sperimentali: 15 animali, trattati con 2 p. c/g; 20, con 5 :~c/ g; 16, con l O 1~/ g; 10, con 20 p.c/ g. Come controlli sono stati impiegati due gruppi di 16 animali ciascuno. Gli animali sono stati sacrificati mediante inalazione di etere. I campioni di sangue sono stati prelevati mediante rccisioni di un piccolo tratto della coda, prima della narcosi. I campioni di organi c tessuti sono stati lavati i n soluziOne fisiologica, ~sciugati su carta da filtro e quindi pesati. Per ,]o studio della distribuzione del P 12 , i campioni sono stati disciolti in volume noto di HNOJ concentrato e t:nuti a bagnomaria a 3rC sino a completo dissolvimento. Del campione liquido cosi ottenuto. 0,5 mi sono stati trasferiti su piattino di acciaio inossidabile. Si ~ proceduto, quindi, all'essicamenro del campione sotto lampada a raggi infrarossi. 4. -
MISURA DELLA RADIOAT'J'IVITA DEl CAMP ION I.
Le misure della radioattività sono state eseguite con tubo G.M. a finestr:t terminak sottile di 2 mg/ cm 2• connesso con un apparecchio per misure a basso fondo in anticoincidenza, con cambiacampio:ti automatico. A ll'inizio delk esperienze~ stata determinala la curva standard con campioni ad attività nota. L'attività delle soluzioni impiegate è stata determinata prima di ogm trattamento. '5 . -
ALLESTIMENTO OE I PREPARAT I ISTOt.OCJCl.
Sono state allestite sezioni multiple di milza. testicolo, linfonodi lateroccrvical i, intestino tenue, fegato, rene. polmone, pancreas, ghiandole surrenali. ghiandole sottomascellari. Il campionamento è stato fatto su materiale proveniente da topi sacrificati al decimo giorno del trattam~nto. Per ciascuna dose sono stati sacrificati 5 topi. I pezzi sono stati fissati in formalina ( 100 0 ) ed inclusi in paraffina; le sezioni di 5 micron di spessore sono state colorate con ematossilina-eosina. Preparati degli stessi organi sono stati allestiti da animal1 non trattati. RISULTATl
1.
LETALrrA .
l risultati riportati si riferiscono ad un periodo di osservazione di 6 mesi (jtg. l). La letalità a 30 giorni dall'introduzione del radioisotopo è stata del 100 per cento negli animali trattati con 20 p-c/g ; del 73 per cento negli ani-
20 !JC jg 90
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160
in fun:tione del tempo, nd wpo rrattato con do,i per 'tJ endopcriront·ak.
di,·er~e dr p ,>
mali trattati con lO t~c / g; del 40 per cento in quelli trattati con 5 1~c; g; dclln O per cento negli animali trattati con 2 t~c/ g c in quelli non trattati. I ,'incidenza massima della letalità (tab. l) ~ stata osservata nella seconda ~e ttimana per gli animali trattati con 20 !i.C/ g (2R/ 30) c nella terza settimana ptr gli animali trattati con 10 c 5 11.e/ g (15 30 c 8 ~O rispettivamente). La letalità cumulativa a 6 mesi dal trattamento è stata di 29 su 30 negli animali trattati con IO t~c g t96.6 per cento) e di 18 su 30 (60 per cento) in quelli trattati con 5 (~e/g. 'cssuna variazion~ significativa della lctalità è stato osservata nei topi che avevano ricevuto 2 !J.c / g. rispeuo 1 q~td l i non trattati ( ri~pwivamentc: 2/30 e 4/ 301.
2. -
A~D:\\11::-no 01-.L PESO CORPORLO.
Le variazioni del peso corporeo sono st<J.rc seguite per rutto il periodo di osservazione (6 mesi). Nella figura 2 sono riportate, per gli an im ali trattati e per yuclli non trattati, le curve del peso fino al ce!1tott:mtcsimo giorno. In tutti gli anin13li trattati, tr1nne che in quelli che avevano ricevuto una dose cE 2 tt..c g, è stJt~t osservata una riduzione del peso corporeo. LJ riduzione è stata più marcata negli animali successivamente venuti a morte. In llllesti, in genere, il d<.:cremento ponderalc è stato meno accentuato nei primi d icci giorni dal trattamento; successivamente sì è avuta una bse rapida Ji cad uta ciel peso corporeo fino al l:l mort<.: del l'ani male rntro otto o dicci giorni
dal suo inizio. Alla dose di 20 1-1<=/ g la caduta del peso, iniziata alla ventiquattresima ora dal trattamento, è stata rapida e progressiva sino alla morte di tutti gli animali entro l'undiccsimo giorno.
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Fig. 2. Andamento dd peso corporeo, in funzione del tempo. in LOpi trattati con dosi diverse di PJ> per \·ia endoperitoneale (T ) c in Lopi non trattali (C).
Anche per i sopravviventi è stata costante una caduta iniziale del peso corporeo nei primi quindici o venti giorni dal trattamento. La perdita ponderale è stata meno accentuata c meno rapida che negli animali venuti a morte c si è arrestata verso il quindicesimo giorno dal trattamento; subi to
dopo si è avuto un lento, ma progressivo incremento del peso. Tuttavia, mentre negli animali trattati con 5 'tJ.c/g è stato osservato un ritorno al peso iniziale entro la terza settimana circa dal trattamento, per quelli trattati con 10 p.c/ g, il peso si è mantenuto costantemente inferiore. Rispetto agli animali non trattati, la differenza ponderale al centottantesi mo giorno dall 'introduzione del radioisotopo è risultata tanto maggiore (da l a 7 g), quanto più alta è stata la quantità di radioattività sommin istrata (da 2 a 10 1~c/ g). L'andamento della riduzione percentuale del peso del corpo in funzione della dose, a vari tempi dal trattamento. è riportato nella fig. 3 A. I punti sperimentali relativi alla massima riduzione di peso in funzione della dose, si allineano su di una retta, ponendo la dose (in p.c/ g, da 5 a 20 1-~/ g) come funzione esponenziale e la riduzione percentuale del peso in scala di << probit » (fig. 3 B). A
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B
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20
Fig. 3· - Andamento della riduzione percentuale del peso corporeo in funzione della dose nel topo trattato con PP. /l. A vari tempi dal trattamento. B. Al giorno della massima riduzione del peso corporeo (scala di « prob it >•). T ABELLA
IL
ENl'IT.~ DEU..A RIPRESA DEL PESO DEL CORPO, IN FUNZIONE DELLA DOSE A PARTIRE DAL G lORNO DELLA MASS I MA R IDUZIONE.
(Va/ori in g e tn percentuale della
massima riduzione pondera/e).
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gg.
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gg.
6o gg.
g
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g
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IO (J.c / g
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23·5
s,s
ss
7·2
105
V .\RIAZIONI OEL PESO DEGLI ORG.\>Jl OEL TOPO A IO GIORNI 0.\l TR\TIA~fE!"TO CON 2 JJ·C/ g DI P.F. Trallati {2 IJ.cfg)
- -- - -
Non trauau
C(Jnfronto wn 1 non traltati
Organo m(mg) ± D.S.
;:;;(rng> ± D.S.
p
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Te ~ticolo
117·3± 15,87
114.8::t: 29-52
H
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0,7 0,8
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142,6+ 47·'5 1
134·6= 52.12
p
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o.6 0,7
F<.:g:uo
2048.y ± H)2. l O
1931)·3 ± 3°5·79
B
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0,2 0,3
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203,6+ 39·02
2 7!.7 ±
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B
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0,02 0.0)
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1.)0.7 + 2 1,o2
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163,4± 18,)'5
.rl5.6± 2),28
p
0.2l)
0,7 0,8
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122,4 ± 6-j.cYj
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9·48
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44·4± 13·56
22
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3c..l·4 ±
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8)·'5±
1)1 111
O. l
0.2 0,00 1 O,OI
o,os 0.1
Per due valori delle dosi di radioisotopo somm11mtrato (5 e 10 p-c gl.
è stato possibile valutare l'entità della ripresa del peso del corpo, in funzione del tempo, a partire dal giorno della massima diminuzione. L'andamento del fenomeno è riportato nella mbella TI.
T.o\Bf.l.l \
VARIAZIONI DEL l'ESO DEGLT ORGANI DEL TOPO :\
IV.
1 O GIORNI DAL TRA'ITAMENTO
coN '5 rc/g m P3 2 • Tr;lll.lti Cc; !J.c/~)
'-:o n traUJti
OrJ.!lno
-;;;{m~)= D.S.
Cunfronto con i
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p
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10 GIOR l r>AL TRATIAMENTO.
Nelle tabelle III-Vl sono riportati i \'alori mcdi dei pesi degli organi c.:spressi in mg, per le diverse dosi di P32• Una riduzione del peso si osserva per i seguenti organi: timo, milza, testicolo, fegato, rene, cuore, salivari. A carico del polmone si rileva un aumento del peso, che diventa sempre più mar-
TABI:.LL.~
VARI ,\ZIONI DEL PESO DEGLI ORGANI DEL TOPO ,\
v.
IO GIORNI 1>.\L TRA1TAMENTO
co:-< ro p.cf g m PP . Tr.tlt.ni (10 p.r l g)
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Or):.ano m(m):) ±
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7 1,2 ±
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30
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0,02 o,os
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162,) ± 2q,l)6
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O,OOJ
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l
196·3 ± 24 ..F
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43·5 ± 8.94
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.)
l
O, l
O, J
0.2
0,05 O,J
(),2 O,j
cato per le dosi più alte; nessuna varinzione pondcrale degna di nota risulta, invece, per il femore ed il surrene. La dose minimn alla qualt> la differenza delle medie ponderali fra gli animali di controllo c quelli trattati risulta significativa è, per il timo, quella di 2 p-c/ g; per la milza, la dose di 5 1-'-C/ g; per il fegato ed il testicolo, la dose di 10 l~c/g ; per il rene, il cuore e le salivari, la differenza risulta significativa solo per la dose di 20 Ile/ g. Per il polmone, il calcolo statistico ha fornito valori non significativi: è da considerare che l'aumento di peso dell'organo riguarda solo pochi campioni , con una notevole variabilità dei dati individuali.
TABELLA
VI.
VARIAZIONI DEL PESO DEGLI ORGANI DEL TOPO A JO GIORNI DAL TRATTAMENTO cON 20
[J.c /g 01 P.F . T rattati (20 [J.~/g)
:"'on trattati Confronto con
Organo m (m g) ± D.S.
m ( m g) ± I>.S.
L
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p
n
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126.6 ± 10,09
!l),9 ± 13· 19
2-f
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.o,ool
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131,6+ 31,49
24-4 .L
8,48
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21)0,6 ± 90,)0
1248,0 ± I?J,)O
24
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0,00 1
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26<},1 ± 33·50
l!lO,J ± 41,63
24
5,H,
o,oor
Surrene
2,26 ± 0,)5
2,07+
0,22
24
om
0,4
Salivari
!l4,8 ± 18,84
')6,8± 10,94
24
3·83
0,00 1
Cuore
182,0 ± 25,07
129,0± r6,76
24
5·89
0,001
Polmone
lq0,3 ± 24·4 1
254· l ± 106,81
24
2.10
0,02 0,05
Timo
43-'5± 8,tj..f
5· 1 4 =
.H7
24
!3,00
0,001
Osso
74·' ± 15,20
70,')0 .L "·78
24
o,63
o,6
O,)
O,)
Riportando in funzione deJ\a dose i pesi degli organi, espressi in percentuale di quelli degli animali non trattati, si osserva che la riduzione di peso è progressiva per il timo, la milza cd il testicolo, mentre per il fegato, il rene, il cuore e le salivari, la riduzione è evidente solo con le dosi di 10-20 !t..c/ g (fig. 4). li decremento dei valori per la milza c per il timo in funzione della dose, viene confermato anche se si esprimono i pesi degli organi in percentuale del peso corporeo; per gli altri organi si osserva un incremento (jigm·a 5). Ciò è dovuto alla contemporanea riduzione del peso del corpo che diventa, alle dosi più alte, percentualmentc maggiore di quella degli organi, 4· - ;'vi
62G 200
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polmone surrene osso
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2
5
Fig. 4· - Andamento dclk variazioni del peso degli organi, in funzione della dose, nel topo a ro giorni dal trattamentO con Pl'. (Valori in pcrc<.:ntuale di quelli degli animali non trattati).
tranne che per la milza ed il timo. Se si esaminano i valori del rapporto peso dell'organo dell'animale trattato . . d , espressi tn perce ntua 1e c 1 peso corpeso dell'organo d ell 'animale controllo porco, risulta (tabella VII) che questi sono sempre inferiori ad l per gli organi più radiosensibili come la milza ed il timo e sono tanto più bassi quanto più alta è la dose; per gli altri org:mi, i valon del rapporto aumentano. in genere. con l'aumentare della dose.
4. -
DisTRIBUZIONE DEL P
32
A 10 GIORNI DAL TRA'JTAMt::NTO.
l valori mcdi dell'attività. ottenuti per ciascuna dose, sono riportati nelle tabelle VIII - JX - X - Xl. l valori di massima attività si riscontrano a carico del femore; l'attività risulta particolarmente elevata anche nel pancreas e nel surrene. Non vi è una evidente correlazione tra il grado di attività proliferativa o il grado di attività metabolica dei vari tessuti e l'incorporazione del pl2 misurata al decimo giorno. Ciò è dovuto, verosimilmente, all'andamento della radioattività in funzione del tempo, che assume nei diversi tessuti caratteristiche differenti. Nella fig. 6 sono riportati su scala semilogaritmica i valori medi dell'attività per 100 m g di tessuto o di organo in funzione della dose. L'aumento della radioattività nei tessuti risulta proporzionale alla quantità di radioele-
T Alii:.LL.\ V II. MODIFICAZI0:-<1
PONDER,\LI
DEGLI
ORGANI
RELATIVI
E
l :-l DI Ci
DI
RID UZ IONE ( RAPPORTO
B/ A)
NEL
TOPO
TRATT.\TO
C0:-1 DOSI DIVERSE DI P F . (X GIORNO DA L TRATT.\ME:-:To ) . \) Org.tno
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Polmone
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mento sommi11JStrma. L'andamento delle curve assume carattere rettilineo per b cute e l'intestino (tenue e crasso), rnèntre ha caratteristiche pÌLJ complesse per gli altri tessuti ed org:mi c per il sangue. 10, 0 tegaro
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Fig. 5· - Andam<:nlo delle variazioni dd pe'o degl i organi in funzione della dose nel topo a ro giorni dal rrattamcnlo COli Pr . ( l pesi degli organi 'ono ::spressi in percentuale dtl pe>o corporeo).
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~surrene
O, OOI L-~-L--~~------~----------10 20 2 5 })C~
Il t:.J.s~o d'i ncorpora;.iom: percentuale per organo totale (/i({. 17) decresce con l'aumentare della dose per alcuni tessuti come il timo, la milza ed il pancreas, mentre :lllmenta per altri tessuti come il polmone, il fegato, il fcmon.: ed il surn:ne. Per d timo e la milza, il decremento d'incorporazione del radioisotopo può riferirsi alla diminuzione pondcrale osservata in guesti organi in funzione della dose somminisrr:lta.
T.~BELLA
VIII.
VALORI DELLA RADIOATTIVITÀ IN VARI ORGANI E TESSUTI DEL TOPO t\ 1 O GIORNI DAL TRATTAMENTO CON 2
Organo o
fJ.Cj g nr P P. (Media dei va/ori).
(l)
tc~~uto
( .,)
( ;)
( 2)
l
-
l-
- -
-
Sangue
o,0035 ..t o,oor8
Timo
o,o3 14 + 0,0<>70
o,oo82 ± o.oo ~ 1
0,040
(),012
Milza
o,o26o ± o,oooll
0,0~92
± (),() 112
o,o3H
0,0)74
Linfonodu
o,o289 + o,olllo
Fegato
o,o2o r ± o,oo59
u . ~859 ± o,t•r;o
0,029
o.:;C.so
Stomaco
o,ou8 ± o,oo57
o.o229 + u,owH
0,024
0,0424
Tenue
o,0179 ± o,oo62
(J,0)3
C rasso
0,0151 ± 0,0070
0,027
Parotidc
o,oJ8o ± o,oo411
o.o l 78 ± 0,004!\
0,026
o.025H
Rene
o,org8 ± o,oo42
0,05.)4 ± 0,0120
0,029
0.0782
Surrcne
1),0442 ± 0,0170
:>,ooo89 J: o,oo04()
o.o65
0,0011
Polmon e
(),0 l )6 ± 0,0054
0,0257 ± o,o l 39
o.org
o.os ~7
Pancrea~
0,0475 to,OI 47
0,0427 ± 0,01 [l)
0.0!)5
o,oll54
Cervello
0,0157 ± 0,0038
O,O'j7?-= 0,0020
o,ov
n,ll)O
Cute
o.o 144 J: o,ro8(}
0,026
Mmeolo
o.or67 ± o,o049
0,024
Cuore
o,o tR r to,oo31l
n,o)o8 ± o,oo62
o,o2<l
0,04)0
Femore
o.r y6o ± 0,0426
n.1H20 ± O,OL )O
o,28ll
0,2670
Testicolo
0,0223 + 0,00~7
0.02)9 + 0.0\)29
O,OB
0,0379
(• ) tJ.c i iCJo mg (2)
1
n.s.
iJ·ç lfH~l i org"no - l '•.:..
(_))
0,005
0,042
/·c / 100 mg l' ,
:J.c rota 1 tnH.:t.
;;.c tCJtali organo X
I O(J
(.J )
x
Jl )(l
630 T\ BH.I.\
IX
' TN VARI ORGANi E TESSUTI DEL TOPO A I O G!OR~ l VALORI DELLA RAlHOAITIVITA DAL TRATTA MENTO CON 5 !J-C / g DI
OrgJno o
(1)
tC\~UlU
P32 • (Media dei valori). (;>
(l l
(.j)
---- Sangue
o,oooy + o,oo w
Timo
o,o6<n ± o,o 123
o,o •26 ± o,oosH
0,0~8
o,oo7H
~filza
0.0)8 1 ± 0.0 121
O,O)H ±0.0182
0.032
0,02<.j6
Linfo noclo
0,0001 l 0.02 15
Fegato
o.oso8 ± o,o1o4
1,o~ ro ± o.z8yo
0,028
O.)jiO
Stomaco
o,o2o2 ± o,oo6~
0,0472 ± (),0165
o,or8
0.0~~ l
Tenue
(),() )04 + 0 .007 ~
0,021
Cras'oO
o.o~o2
± o,oo68
0.021
Parotide
o.oso6 ± o,o r 16
0,0)40- 0,0260
0.028
0,029':)
){C'm:
o,o45H ± o,ooH 1
o. !275 ± O,OFO
0,025
O,Oj06
Surrcnc
o.oH4o ± o.oo4o
O,OO l j +o,O<Xl)
0,0)2
0,00 1t
Polmone
0,04)0 ± 0.0210
0,09ì 3 ± O,O.t).l
0,025
O,O)N
Pancre:1 ~
0.0879 ± 0.0174
0,07 17 I 0,0220
0.002
0,0)03
Cervello
(),O 334
t 0,007 ~
o,o 1)63 ± o,o2c)H
0,023
0,09'56
Cute
0,0 175 ± 0,0047
0,012
\{u,colo
0,0449
=
0,024
Cuore
0,0391 ± 0,0075
0.0644 ± 0,01 ~~
0.022
0,0350
F emore
o,6_)3o ± o,v9o
0,)010 ±O, 1650
0 ,3)0
0,2771
Testicolo
o.04lJ) t o,o079
o.os.P t o,oo47
0,027
(),029)
( t) fl.c/ 100 (2)
lllj!.
0.033
0,0101
t I>.S.
,c totali o rgano 1 l >.S . 11
0,004
!J-c to tal i o rg.ann
[J.c / • <IO rng
(l)
.
;J.c wr.li1 inict.
x
[O()
<-+> [J.c tOt3 rt .IOtCI. .
x " "'
TAB ELLA
x.
VALORI DELLA RADIOATTIVITÀ I N VARI ORGANI E TESSUTI DEL TOPO A JO GIORNJ DAL TRATTAMENTO CON 10 p.çj g D!
(l)
P32 • (Media dei va/ori). ( l)
o.oos
Sangue
o,on6 ± 0.0047
Timo Milza
Q.
l HJI ± 0,0280
o.o~s
0,0 141
Linfonodo Fegato
Stomaco
o.O)')H ± 0.0220
2.27oo ± o•.v8o
0,04 1
o. !007 t 0.03 15
0,02)
Tenue
0,0279
0,022
Crasso
0,06)4 ± 0,0347
Parotide
o. 11 36 ± 0,0234
o.o8o2 ± o.o2o2
0,0)3
o. 186o ± 0,05 72
n,oo39 ± o,oo17
0.0)5
O,OTj
Rene Surre ne
0,0012
Polmone
0,222\) + 0 .!220
o.oG'jO
P:tncre:ts
o.1 24o ± o.osll'i
0,0344
Cervello
0 .020
Cute
o,o 308 ± o,o 1n8
o,oo8
Muscolo
o,ro3o ± o,oq2
0,030
Cuore
o, ro64 ± 0,02 17
O,OJl
Femore
l ·5360
± 0.27!8
1
o,o;o8
m87 ± 0.2335
Testicolo
± D.S. ( 2) !-'·' total i or,:ano ± n.s.
0,08.)0
0,0313
u.c totali organo
li· c j 100 111g
( 1) [J.cjJ(J(> mg.
(3)
tJ·c totali inict.
X
100
(4) ~c totali inict.
x
100
6_p T\RU.l \
Xl.
' I N VARI ORGANI E TESSUTI DEL TOPO A 10 G IORNI VALORI DELLA RAOIOATTIV ITA DAL TRA'J'1 AMENTO CON 20
Or.:.tnet u lCS\UlO
:J.c/ g nr P32 • (Media dei valori). (~)
(t)
!;)
l4)
---Sangue
0.0400 t o,o ll2
Timo
0 ,2540 ± 0,0]02
0,0228 ± 0,02HJ
0,04 1
o,oo;6
~lil;.a
o.~ ~o~ .t o.o 45 H
o,ollO<j ±o, 1.)9.2
•1,0)4
0,01 ~t
LinfonoJo
0.2q2!l J. 0.018)
Fegato
o. p7o + o ,o939
.j- T.200 ± l •4520
<1,053
o.6s6o
.Stomaco
0,1 141 J:0.020l
O.HJ92 "'!: 0,0{~()
•J.O I)
0.02)('
TuJUe
o. P57 ± o.2o7n
0.041
Cr:t\~0
0,2257 ± 0,0704
0,029
Paroridc
o,2<J35 ±o, 1240
ll. I66!l -':O,O I70
0 ,047
(),02(1)
Rene
o,) l p ±O, TI 87
0.-f884 =o. 17Ho
n.oso
0,0!!12
Surrene
0,5040 t 0.2 302
o.o l l 2 + 0.0044
o.ollo
o.oo 17
Polmone
o,:!~ 10- o,c8•J3
o.fll r 5 :=o. ))IJO
0.037
o,CXJ7~
P:lllcreas
O, 3427 -r O, 1088
o, 1925 + o,cJ8m;
0 ,044
0,0247
Cernilo
0, 147' +0,0941
0,6202 + 0.-f~O.j
0,019
0,07<J0
Cult
(),l 122
.t 0.1_)<)0
0,014
:\hhmlo
o,29H :t o.1 i)6
0,040
Cuore
0 ,2728 ± 0.0914
0 ·35l0
± 0 · '473
0,043
o,o55H
rcmore
2,8 16) i 0,79(,6
2.6128 J:: o,p7z
0,~00
n, 3358
Tc,ticolo
0.2720 ± 0.0') 18
o.z41 4 -o.o681'\
o.043
o.o~84
( t ) :J.c/10" mg. ± D.S. (2) IJ.c tot:tli organo :t D.S.
0,007
•J,040
.J.c towh organo
'J.' / •oo m.~ ( •) - · --
.) :;.c totali tnict.
x
100
,.
c4) :; c t.ocali in ict.
'
100
5. -
LESIONI DEGLI ORGANI A
10 GIORNI VAL TRATTAMENTO.
Lesioni macroscopiche. - Negli animali trattati con 2 e 5 !lc/ g non si sono notate variazioni delle condizioni generali di nutrizione. All'esame aulOptico, non è stata osservata - alla dose di 2 tlc/ g - alcuna modificazione 10
.. . femore ,sur rene
;',Pancreas
.:;~{~-:~; ~laat
-1
.. o ,: .::: re n t>
10
l
.,. E
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·:t ·.'
teS t iCOlO muscolo · ·· .. ,ntestino :::·:_-_··timo · ..•··rinfonodo :·· ... '•p olmone
~:
-2
·:.-_...~ ··cervello
10
•·•.:·s t omaco cute ...... sangue
::..
.4
10 ~2~5---lL0------2~0~------SJC/9
Fig. 6. - Andam<:lllo, in funzione tlella dose, dcll'auività specilì ca ( 11.c j roo mg) in vari organi e tessuti del topo a 10 giorni dal lrattamcnro con P F .
dell'aspetto macroscopico degl i organi ad eccezione di una riduzione del volume del timo. Con dosi dì 5 ]lc / g, si sono rilevate riduzion i del volume del timo e della milza e soffusioni emorragiche in alcuni tratti del tenue.
J Gli animali trattati con 10 \l<:/ g hanno presentato condizioni generali alquanto scadute, con notevole riduzione del tessuto adiposo sottocutaneo, arruffamento del pelo con caduta a ciuffi; nel sottocute. i linfonodi avevano aspetto diffusamen te emorragico. All'apertura della cavità addominale si sono notate 1. 00
~-
feg at o
femore
polm on e
0.10
o
'2
.
e "'
-z "' C7'
c
u :l.
panc reas
u :l. o
m1lza
----~·
timo
0 .01
Fig. 7· - lncorporazione del P>>, in funzione della dose. in v:ui organi del topo a 10 giorni dal trattamcniO. (l valori sono espressi in percentuale della t] Uantit~l so mministrata ).
soff usioni emorragiche a livello del tenue e del testicolo. La milza è apparsa notevolmente ridotta di volume, di colorito scuro, di consistenza aumentata con superficie grinzosa. Il (egato ha presentato riduzione del volume con superficie pallida. A carico degli organi endotoracici, oltre alla notevole riduzione di volume del timo che in alcuni animali è apparso del tutto atrofico
cd era difficilmente isolabile dai tes~uti circostanti, si sono notate nei polmoni zone emorragiche. Con la dose di 20 t-~c/g, le lesioni erano notevolmente accentuate: la riduzione di volume degli organi è stata ancora più marcata ed ha interessato quasi tutti i parenchimi, soprattutto il timo, la m ilza. il fegato ed i l rtnc; le soffusioni emorragiche sol'IO state evidenti in diversi tessuti. particolarmente nd tenue e nei testicoli. Lesioni mrcroscopide. - Si riportano per ciascun organo, preso m esame, le allt· razioni rilevate alle diverse dosi . .Milza. - Con 2 e 5 IJ.c/ g, è stata osservata una riduzione di volume dci follicoli. la cui popolazione cellulare è risuhata composta in maniera prevalente da cellule del reticolo in evoluzione linfoide; nella polpa rossa si sono notati fenomeni degenerativi. ispe~simento delle trabecole e modiche infiltrazioni cmorr:~giche. 'umerosc le celluk· gig;mti plurinucleatc !fig. 8).
F ig. 8. - M ilza di topo u artaLO con 2 1J.c/g d i P3 2 (X giorno dal trattamento). Riduzione di volume dei follicoli. Presenza di cellule giganti plurinucleare. (Ematossilina-eosina; 100 x). r\ Ila dose di l O 1.1c/ g. i follicoli erano ridotti a piccole i~ole di cellule reticolari d•~poste mtorno alle arterie centrali, circondate da fibroblasti. La polpa rossa era invasa da tessuto fibroso che partiva dalle trahecolc c si estendeva nella ma~sa necrotica del tessuto. S<:m pre più evidenti sono apparsi i focolai emorragici. men t re più limitato è stato il reperto <.li cellule g iganti.
Fig. y. Milza th topo trattato con 20 JJ-C 1 g di P3' (X giorno dal trattamento). Deplczione cellulare con piccol i gruppi di cellule del reticolo intorno all'artcrio i:L Fibro~i diffu~a. Depo.,iti emo~id<.rinici. (Em:nossilina eosina; 250 x).
hg. 10. - Linfonodo di topo rranaLO con 20 ;J.c f g d t P-•2 (X giorno dal trattamento).
ecro~i diffusa. D<· posi ti emo~idcrin ic i . (Em:nossilin :~-eo~ina; 160 x).
Fig. n. - T esticolo tli topo trattato con 5 :J.c g di P P (X giorno dal trattamento,. Riduzione degli ,permatogoni e della \permiogt ne\t. ( Emato~~i lina-eosina: 250 x).
Fig. 12. - Polmone di topo tranato con 20 lJ.'' g di P P (X giorno dal tranamento). Focolaio tli polmonite intcr~tiziale. (Emalo,,iJina co .. ina; 63 x).
Con 20 IJ./ g (fig. 9), piccoli focola i sparsi d i cellule reticolari ricordavano lo p resen1.:1 dci foll icoli; la polpa rossa era quasi del tutto ridotta ad un a m mas~o d i te~~uto necrotico con abbondanti depositi emosiderinici; si notavano ancora alcune cellule giganti. Linfonodi (!:nero-cervicali). - Nella maggior parte de i prepa rari osser vati erano freq uenti le emorragie, ta nto pi ù d iffuse q uanto pi ù alta era la dose somministrat.1. In questi linfonodi era anche frequente il reperto di follicoli e di focolai dis:.eminati c,m cellule del reticolo in attegg-iamento linfoide. I n generale, si poteva notare un:1 grave deplezione cellulnre con maggiore estensione delle strutture fibrose di sostegno (f ig. IO). Intestino tenue. - Con 2 !J.C 'g. non è ~tata rilevata nlcuna modificazione della struttura dell'organo e variazioni apprezzabili non sono state notate anche alla do'<.: di 5 (J.C / g. Con IO e 20 1-1-c/g, sono state evitlcnz iatc gravi degenerazioni tlell'epitclio d i r ive· sùmento dei vili i e delle ghiandole del Galeazzi-L iebcrk uhn, edema della \OllOmuco\a, deplezione delle placche del Peyer con evolu zione linfoidc delle cellule reticolar i. Volu m inose le cellule calicifo rmi nella parete del villo e de lle g hiandole. Testicolo. . L'::mali~i citologica dci tipi cellubri pre~enti nei tubuli seminiferi non sempre ha fornito reperti confrontabili fra gli animali dello stesso gruppo e fra i di,·er,i campion i dello stesso animale. Si riporta no di segui to i re perti citologici più freq ue nte· men te rileva ti alle va rie dosi. Con 2 !J.C lg, è stata nor:na u na riduzione più o meno netta degli spermatidi e degli ~permatozoi in alcuni tubuli. Con 5 J.lC , g, la riduzione cellulare interessava sopratutlo gli spermatogoni; che erano limitati :1 pochi clementi addossati :1 lla membrana ba~ale . Si notava, in genere, u n arresto del la spcrm iogenesi (fig. l l ). Alla dose di IO IJ.c lg, la maggior parte dei tubuli presentava un'assenza quasi total·· degli ~permatogoni; scarsi ed alteraLi apparivano sia g li ~permatidi che gli spermatozoi. Con 20 IJ.C/ g, in q uasi tutti i tu buli si notava un prevalere sug li alt ri t ipi cellula ri dello spermatocita con scomparsa quasi totale degli ~permatogoni; g li spcrmatozoi, se presenti. appari\·ano degenerati e frammentati. In alcuni preparati l'architellura delrorgano appa· riva gravemente Jlterata do frequenti infiltrnioni emo rragiche nell'intersti zio. N essuna lesione è stata osservata a car ico delle cellule del Scrtoli e delle cell ule dell'interstizio. Fegato. - Alterazioni evidenti non sono ~t:lte osservate alle dosi di 2-5 c IO (J.C , g. Con 20 !J..C/g, sono stJte ri leva te alterazioni del diseg no lobula rc localizza te in genere nella parte periferica del lobul o, consbtenti in fenomeni di degene razione torbida c necro'i dell'epitelio g h iandolare. Rene. - Alterazioni d iffuse del le anse dci g lome ruli c feno meni d i dege nerazione tubulare nella corticale sono state osservate alla dose d i 20 IJ.C/ g. Polmone. 'cssuna alterazione apprezzabile è stata notata alle dosi di 2 e 5 1-1-c g; fe nomeni e morragici nei setti in t<'ralveolari sono stJti osservati, in alcuni cam pioni con 10 IJ.C/g. A 20 IJ.c/g, sono stati ri leva t i frequenti depositi e mo,iderini ci ncll'imersti· zio e in 2 campioni focolai di epatizzazione con infi ltrati interstiziali parvicellulari ljig. 12). Pa ncreas. G h iandole sali vari (sotromascella ri ). - Pt:r tu tte le d osi, non sono st:ltc notate nei cam pioni esaminati apprezza bili variazio ni morfo logiche e struuurali dei parench1 mi ghiandolari. G hia nJole ~u rrenali . - Alle dosi impiegate non sono state rilevate mod ificazioni istologiche deg ne di not:.l.
COI\:SIOI::.RAZIO~I
Lo studio della distribuzione del IY2 nei tessuti ~1 decimo giorno dal trattamento, ha confermato, per tutte le dosi, il maggiore accumulo del radioisotopo nell 'osso, osservato da altri autori anche a tempi diversi di trattamento (Cohn c Grecnberg, 1938; H evcsy, 1939; Pecher, 1941; H evesy, 1948; Kolctsky e Christie, 1951). Valori elevati di incorporazione sono stati rilevati, nell'ordine, anche nel pancreas, nel surrene, nel timo, nella milza e nel fegato. L'andamento della radioattività nei tessuti in funzione della dose ha caratteristiche complesse. L'attività specifica aumenta con diverso tasso d'incremento nei vari tessuti, con il crescere della dose. P er la milza, il timo ed il pancreas, l'incorporazione relativa per organo del radioisotopo decresce con l'aumentare della dose; il decremento è tanto più marcato quanto maggiore è Ja riduzione d el peso dell'organo. Alla dose di 2 ~Le/ g, non sono stati rilevati fenomeni generali , ma si sono potute osservare lesioni istologichc a carico dei tessuti li nfatici e del testicolo cd una signi ficativa riduzione del peso del timo. Alle dosi maggiori, il danno biologico non era più limitato agli organi più radiosensibili, ma ha interessato l'intero organism o con effetti sia generali (letalità. decadimento dello stato generale, variazioni del peso corporeo) che locali (modificazioni ponderali ed istologiche degli organi e dei tessuti). Gli effetti, in generale, sono apparsi evidenti già nei primi giorni del trattamen to, con perdita progressiva del peso, caduta d el pelo, prostrazione. Questa fenomenologia è stata progressiva nel tempo cd ha raggiunto la massima evidenza fra la seconda e la terza settimana dal trattamento, periodo in cui è stata anche notata la maggiore incidenza di mortalità. Non risulta, pertanto, con (ermato nelle nostre condizioni sperimentali, il periodo asintomatico di 3-7 giorni descritto da altri autori nel ratto trattato con dosi letali 50 di P1l (Koletsky e Christie, 1951). Le percentuali di letalità ottenute a 30 giorni dal trattamento appaiono in buono accordo con quelle riportate nella letteratura, sia per il topo {Anthony c Snyder, 1947; Murray e coli., 1948 ; Mcwissen e Comar, 1959, che per il ratto (Sikov c Noonan, 1949; Cornatzer e coli., 1950 ; Friedell e Christie, 1950; Kolctsk y e Christic, 1951). A 6 mesi dal trattamento, mentre per gli animali trattati con 2 ~Le ' g non è stata osservata, rispetto ai controlli, alcuna variazione della letalità, con le dosi di 5 e IO ~/g le percentuali di lctalità sono ulteriormente salite rispetto ai valori ottenuti a 30 giorni, raggiungendo rispettivamente il 60 ed il 97 per cento. All 'esame autoptico, lesioni evid emi (riduzione di volume, emorragie. congestione, friabilità) sono state osservate nella milza, nel timo, nel testicolo, nell'intestino tenue, nel fegato, nel rene e nel pol mone. l stologicamente, alte-
razioni importanti sono state notate nella milza e nei linfonodi già alla do~.: di 2 I'·C/ g. L'elevata sensibilità del tessuto linfatico all'azione del P32 è in accordo con precedenti osservazioni (Grad e Stevens, 1950; Koletsky c Christie, 1951). Nella milza di topi adulti, ksioni sono state evidenziate anche con dosi di 25 llC d1 pn per animale (Warren c coli., 1950 a); :Vfurray (1948), però, non ha notato alcuna alterazione del tessuto splcnico in topi trattJti con dosi di P32 comprese tra 0,15 e 2,5 p.c/g. Il reperto di cellule giganti plurinucleatc, descritto da Platt (1947) nella milza di pazienti trattati con dosi ripetute di pl2, è stato confermato nelle nostre osservazioni soprattutto alle dosi più basse (2 e 5 Ile 1g). Alle dosi più alte, le lesioni hanno interessato anche altri parcnchimi comc il polmone, il fegato ed il rene. In tutti gli organi frequente (: stata J'osser,·azione di infiltrati emorragici anche in assenza di a1trc lesioni. Nessuna \'ariazione del quadro istologico è stata osservata nel pancreas e nelle ghiandole sali vari. Per il polmone, solo al la dose di 20 \lC 'g è stato osservato in alcuni animali qualche focolaio di epatizzazione con reazione interstiziale parvicellulare. In accordo con altri autori (Warren e Gates. 1940; Platt, 1947; Kolctsky e Christie, 1951), tuttavia, è difficile stabilire yuanto delle lesioni osservate sia da attribuire ad in fez ioni intercorrenti c quanto ad azione diretta del p-! 2, A carico del fegato, lesioni dell'epitelio ghiandolare erano evidenti solo a dosi di 20 (lc g. Gli effetti sul fe~ato dci raàioisotopi introdotti ptr via intern:J. sono poco studiati. Sulla basc delle attuali conoscenze ~i può affermare. tuttavia, che solo scarse modifi cazioni morfologichc possono essere evidenziate ne l parcnchima epatico, anche dopo somministrazione di radioisotopi che si accumulino elettivamente in esso come Se-Il>, Mn'"', Co';0 , Cu';\ La140, Au'Q8 (Rhoadcs, 1948 a). Anche Warren c col l. (1950 b) hanno cvidcnziJto solo pr~ccssi regres~ivi di moderata entità in topi trattati con dosi di 2 mc di P~ 2 per :mimale. In contrasto con la rarità di alterazioni 1~tol ogiche wno, però, le precoci modificazioni biochi miche osservate nell'organo anche con dosi di 05 !LC 'g di PJ1 tlrving c Pcrkinson, 1960). Per quanto riguarda le alternioni ri scontrate nel parenchima ren1le, que~te potrebbero esser:: attribuir~ almeno in parte alla conce-ntrazi0nc del materiale attivo nel nefrone durante il processo di eliminazione. E' da notare, però, che alterazioni cellulari degenerative e presenza di materiale amorfo nelh capsula del Bowman sono riscontrabili, in accordo con Bloom (1948), anche negli animali non tratt::~ti. Nessuna variazione: sign ificativa del quadro i~lo l ogico delle ghiandole surrenali è stata osservata con i comuni metodi di colorazione, in accordo con i risultati di altri autori (Dejardins, 1928; Rhoades, 1948 b). E' noto, nmavi:1.
che modificazioni biochimiche e funzionali dell'organo sono rilevabili, dopo irradiazione esterna, con dosi anche modeste (Zunz e La Barre. 1927; Parr c coli., 1947; Lawrence, 1949; Betz, 1956: Goodal e Merritt, 1959; Soanes e coli., r961). La riparazione del danno, studiata sulla base delle curve dell'andamento ponderak negli animali sopravviventi, inizia subito dopo il periodo acuto di lctalità c prosegue nel tempo. Tuttavia, l'incremento ponderale al termine del periodo d'osservazione risulta, negli animali trattati. inferiore a quello dci non trattati. La percentuale d'incremento al centottantcsimo giorno dal trattamento è stata, negli animali trattati con 2 p.c g, del 18.6; in quelli trattati con 5 p.c/ g, del 17,4 ed in quelli trattati con lO \I.C g, del 4.7 (non trattati: 24,3). l dati istologici disponibili non sono sufficienti per dare un giudizio sull'entità dei processi di riparazione esistenti nei vari tessuti al decimo giorno dall'introduzione del radioisotopo. 1\ei tessuti linfatici (milza, linfoghiandole, placche del Peyer), i quadri istologici osservati potrebbero essere espressione di fenom::ni di ripara7.Ìone in atto; ma è possibile che anche in altri tessuti. l'evoluzione del danno fosse in fase riparativa.
CONCLUSlONl
In base ai risultati ottenuti si possono trarre le seguenti conclusioni: L - Il modello sperimentale impiegato, basato sul rilevamento a tempo unico cd a tempi successivi degli effetti di guattro dosi di P32 progressivamente crescenti (da 2 a 20 \I.C 1g), risulta bene utilizzabile per una definizione quantitativa di alcuni parametri biologici. 2. - Fra i dati ponderali rilevati al decimo giorno dal trattamento, quelli relativi ad alcuni organi più radiosensibili come il timo, la milza ed il testicolo, rappresentano la migliore espressione quantitativa degli effetti del p>~ in funzione della dose.
3. - Nei limiti dell'esperimento effettuato. meno utilizzabili multano le curve della riduzione ponderale del fegato, del rene. del cuore e delle ghiandole salivari, data la scarsa risposta, osservata irr questi organi, in funzione della quantità di radioisotopo introdotto. Nel polmone e nelle ghiandole surrenali si è osservato un aumento del peso, ma la proporzionalità dell'effetto con la dose non è completa, per le quantit?t ùi radioi sotopo impiegato. 4. - Le misure della radioattività nei vari organi e tessuti sono risultate in ogni caso ben correlate con la dose; i dati relativi ai singoli tessuti possono essere utilizzati per analizzare l'eventuale influenza di sostanze capaci di far variare il grado di incorporazione dcll'isotopo.
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5. - L'analisi della lctalità dimostra una diretta proporziooalità degli ef(etti con la dose per tutti i tempi analizzati da 20 a 180 giorni. 6. - Lo studio delle modificazioni del peso totale del corpo, effettuato per un periodo di 180 giorni, indica che il maggior numero di informazioni quantitative, relative alla riduzione di peso ed alla ripresa ponderalc, sonu rilevabili entro 50 giorni dall'introduzione del radioisotopo con le dosi adoperate. I dati rilevati a 180 giorni indicano una persistente proporzionalità d ~ gli effetti in fun zione della dose, utiiizzabilc per l'analisi degli cfferti tardivi delle rad iazioni.
RI.\S!.L''<TO. _ Sono state ~tuùiate le possibili t;, di impiego di un modello spe1 imentale da utilizzare per h dcfini7ion(' quantitativa ckgli effetù biologici prodotti da radioiwtop• ;ntrodotti per via interna. Il modello 'pcrimentale impiegato si basa sul rilevamt·mo Ji alcuni param,.tri biohgici :~d un tempo unico dalla introcluzionc del r:lCiioisotopo c sulla definizione di altri p:uanwtri :1 tem p i successivi dalla somministr:nione. Con ta le mo dello sono stati studiati alcuni aspetti qu~mtit:tti,·i dt·gli effetti drl P 12, sommini\tr<tl<> per 'ia endoperitonealc nel topo in dmi progrcs,i\'am~.:ntc crescenti. L'analisi degli dfetti rilt·v.Hi al dec imo gior no (bila somministrazione dd r~•d i oiso topo ha dimo>trato una proporzionalità dell'dfetto, in funzione della dose introdotta (da 2 a 20 !J.C g di P 32 1, per le modificazioni ponderati d1 alcuni organi più radio,ensibili (timo, milza, testicolo) e per le misure di radioattività nei vari organi c tc>> uti. t\ tempi ~ u::ccs;ivi dal tratt:Jmento, fino al ccntott:mtc>i mo g iorno, sono risultati ben correbti con la dose i d1ti relativi alla lctalità, alla riduzione dd peso corporeo ed alla ~ucces;iva ripresa ponderale. Il moddlo sperimentale im p iegato risulta bene utilizza bile per un'analisi quantitativ:l Ù<'ll't\entualc efficacia di sostanze capaci di far variare il grado di incorporazione dd l'isl")tOpo o di esercitare un 'nione protell i\'a 'ug li effetti della rad iazione.
SuMMAR\' . Pos~ibilities of apphc:nion of an expcrimental mode! utilizable for the quantirative de finition of biologica] effecb caused by radioisotopcs introduccd by inucr way. ha \'C occn stuùied. Experimental moùel employed grou nds on the sur\'ey of some biologica) parameter~ at the 'ame t imc from the rad ioisotope introùuction and on th.: definition of other parametcrs a t successive times from rhc administration. With such mode! some quautitati,·e aspects of the effects of P32 gi,en intraperitoneally in mice at progressively ìncreasing doses ha\·e becn studied. Analy; is of effcrts Eound at the tcnth cloy from P ' 2 administration, demostrated a cffcct proportionality, as a funnion of the adminimated dose (from 2 to 20 !J.clg of P 32 J, for pondera) modification of some more radioscnsiti,·e organs (thymus, spleen, tc>ticle) and for radioactivity measu res in severa! organs aml rissues . At successive timcs from the rreatrnenl, till ro the 180' 11 ùay, data relative to lelhal iLv. hody-weight dccrea'e an d \Uccessi\·e wcight increase did appear in good corrclalion with dose. Experimcntal mode! employcd appcars Uliliza blc in good way for a qu:wtita t ivc ana lysis of possiblc cffectivc ness of ~ub,ta nce~ ~ble to induce ,·ariation thc uptakc degrec of thc i~owpc or to ,helter from ra<h.nion efb:ts.
RI>.LMt - On a étudié Jc., po>'>lbilité., J'emploi J 'un modèk npérirncntal urilisahk pour la Jéfinition quantirativc dcs dfcct., biologiqucs pronx1ués par le~ raJioisotopt:~ admìn1qrés par voie interne. Le modèlc cxpérìmcntal emplo~é c't basé ~ur le rclhcmcnt dt. quclques param{·tn:' hiologìqu.:s à un seui temp~ aprt·s l'aùmmistration Ju radioìsotopc cl \ur la définition de ~lutrc• paramètres à temps ~uccc~~jf., Jc l'administratìon. Par tel mod(·Jc on a été érudie q urlquc:~ aspcct~ tJU~ntitatih cles cffct~ du P 32, administré par voic cnùopcritoinelle dan• la souri.,, à closes progrc~~Ì\'emcnt cmis,:lntcs. L'ana lyse des effets rcrnarqu~s au d ixit-mc jour de l'admini~ti<Hion du radioisoropt. a montré une proporriona lité dc l'dfct. cn fonction de la Jo,e admini.,tréc: (de 2 iì 20 J..Lcl g- dc P32 ), pour !es modifications du poids de qudques organe., plus radioscnsibk~ (thvmus, rare. rcsticulc) et pour Ics mc.,urc~ de radioactivité dan~ le différents organc~ cr rim1s. F. n remps >ucces~if~ du rraltcmcnt, jus~u 'au ce n t yuatrC·\ ingtième jour, ils som résuhés bicn correlés a\ec la dme b Jonné~ relatifs à la léth<tlìté, à la diminution du poìd., du corps et à la succe~si,·e reprisc du poids. Le modèle expérimental crnployé ré,ultc bicn urilisable pour une :mal~ •e quantit3ti\·e d\! l'évcntu:tle efficacité de ~ub.,tatKC\ capahles de changer le degr~ <k- l'1ncorporation tie l'i~otopc ou d'cxercer une action protective sur les effeb dc~ radiatiun~.
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CF.NTRO STUOI E RICERCHE DELLA SAKITA' M ILITARE Direll<>rt'; :\1~~!1?. Gt:n. Mcd. f>rof. Dott. F. [ ""' "' 2•
REPARTO - SF.ZIONE DI EMATOLOGIA
C:1po Sezione : C:tp. Mcd. Dot t. G . MHFFt
ANALISI DELLE MODIFICAZIONI EMATOLOGICHE INDOTTE NEL TOPO DALLA SOMMINISTRAZIONE ENDOPERITONEALE DI P.P Cap- Med. Dott. G. Maffci
Dott. G. Mango
PREMESSA.
Nel presente lavoro si riportano i risultati di una indagine sulle modificazioni del quadro ematologico midollare e periferico rilevato nel topo trattato per via endoperitoncak con dosi di P32 comprese trl 2 ttc/ g e 20 ttc,'g. E' noto che la somministrazionc di radioi~otopi per via interna determina uegli organi ematopoietici modificnioni simil i a quelle prodotte dall'irradiazione esterna (Rloom. 1948; Murray, 194Ra-b; Jacobson e Coli., 1949; Latta e Coli., 1954; Doghcrty e Coli., 1955; Edington e Coli., 1955; Anderson e Coli., 1956; Edington e Col!., 1956; Owen c Col l., 1957). L'entità dèl danno è funzione della dose di irradiazione e della sua distribuzione nel tempo. Nell'irradiazione per via interna, però, il grado delle lesioni dipende anche dall e caratteristiche fisiche del nuclide (tipo cd energia di emissione, tempo di dimezzamento) e dalle sue proprietà biologiche (distribuzione ne1 tessuti dell'organismo c metabolismo). A parità di dose assorbita, il danno ematologico dcter · minato da un radioisotopo, quindi, è tanto maggiore quanto più ampia è la ~ua distribuzione nei tessuti ematopoietici. 11 P32 è. sotto questo riguardo, uno dci radionuclidi con più intensa azione lesiva ematologica (Greff e Coli., 1946; Bloom, 1948; Murray, 1948a-b; Warren e CoJl., 1950; Koletsky e Christic, 19'51; Burstonc, i952; H :mkins e Coli., 1953; Mitr~ e Col i., 1953). Esso, infatti, si distribuisce largamente nei tessuti ematopoietici (Hevcsy, 1930 ; Erf c Coli., 1940; Lawrence e Coli., 1940 ; LowBeer e Coli., 1942 ; Koletsky e Christit, 1951) e presenta fenomeni eli accumulo nel tessuto osseo (Hcvcsy, 1930; Cohn e Greenberg, 1938 ; Pecher, 1941; Hcvesy, 1948; Kolctsky c Christie, 1951).
M.\TF.RIALT E METODI.
Sono statt impiegati topi Swiss albino di sesso maschile, del pc:so corpon.:o tra 32 c 35 g, allevati presso il nostro Centro. Gli animali tenuti a dietl solid.t standard e a dieta idrica libera. sono stati selezionati in base alla curva dell'accrescimeno ponderak. Il PJ2 è stato somministrato per via endoperitoneale a 4 dosi diverse: 2, ), 10 c 20 t~c g. in unica somministraziont'. Sono stati utilizzati in totale 220 animali, di cui 20 sono stati usati come controlli normali e gli altri sono stati divisi in 4 gruppi di SO animali. Ci:.~ scun gruppo corrispondeva ad una diversa dose di radioisotopo. Per ogni gruppo si sono sacrificati due animali per p.icuno, pn i primi IO giorni; due animali a giorni :t!terni fino ~l 24" giorno. TJ sangue per l'esame emorromocitometnco t: Hato prelevato per tagli ddla coda, mentre il midollo os~eo è st~to ottenuto per svuotamento dci due femori subito dopo il sacrificio dell'animale mediante etere. Per la colorazione degli strisci abbi:-tmo seguito il metodo di May-Grunwald c: Giemsa, a pii - 7.2 con tampvne fosfati di Sorensen. Ri sULTATI E co:-.:cLust0'\1.
Si riportano i risultati conclusivi dell'indagine ematologica effettuata nel topo dopo somministrazione di radiofosforo. l. L'analisi delle lesioni em.1tologiche in funzione del tempo, t: possihik solo alle dosi di 2 ~~c 'g c di 5 :~c g di P'1• La gravità c la prccocità delle lesioni osservate e la breve sopravvi,·cnza degli animali trattati non permettono di seguire l'evoluzione del danno con le dosi più elevate. 2. Con tutte le dosi impiegate è stata evidente nel quadro ematologico p..:riferico, una tendenza uniforme all'abbassamento del numero degli eritrociti. Una ripresa, con ritorno ai valori della norma alla fine del periodo di osservazione, è stata possibile osservare negli animali trattati con 2 (le g c con 5 :le g. Per i lcucociti, è ~lato evirknziato un diverso comportamento tra gli animali trattati con 2 t~c g e quelli trattati con le altre dosi. Nei primi, inratti. dopo un iniziale abbassamento dei valori, ~i è notato un ritorno vcr~o la norma al sedicesimc giorno dal trattamento mentre con le altre dosi non sono stati riscontrati segni di ripresa. Varinzioni significative dei valori percentuali dci diversi tipi di cellule non sono state osscrv:nc nella formula leucocitaria. ella fig. l è riportato un esempio di andJm<.:nto, in funzion e del tempo. del numero dci globuli rossi c dci globuli bianchi nel topo trattato con 5 ~ ~.c di P12 •
G
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5 )J.c.
8
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9
8
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3
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1
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18 19 20 H
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l1 H 24 Ci i ORNI
Fig. 1. - An<.lammto, in funzione del tempo, <.lei numero ddle cellule <.lei ,angue periferico nel topo trattato con 5 :J.C, g di P3 2 • Il numero <.Ielle cellule contatt ì: riportato ,ul!c or<.linare in miliom per i globuli ro"i ('l . w'') c in migli.ti<l per i glohuh bianchi (10 . t•,l).
Una valutazion~ quantitativa ddle rnodihcazioni osservate nel Lluadru t·matologico periferico rlopo somministrazione del radioclcmento non è stata pos~i bile per l'ampia variabilità dci valori rilevata, nell e nostre condizioni sperimentali. tra gli animali trattati c quelli e non tratt:tti. 3. l dati relativi alle modificazioni del quadro midollare risultano. per la loro maggiore co~tanza ed uniformità. più utilizzabili per una analisi tluantitativa delle lesioni cmatologiche provocate dalla sommi nistrazionc di P". Con la dose Ji 2 :~c g, le altcra7.Ìoni nei vari tipi di cellule si sono manifestate con una prcvaknza delle forme mature della serie granulocitaria al secondo giorno c con un blocco della maturazione in fase basofila degli eritrohla!>ti al terzo giorno. :\ella serie mcgacariocitaria, lesioni nucleari sono comparse al quarto giorno dal trattamento. Con 5 tlc g, il quadro midollarc pres~nta analoghe alterazioni. Con le dosi di 10 c 20 t~ g. il quadro è quello di una aplasia globale molto marcata: la sopravvivenza è mollo ridotta c non s1 notano segni di ripresa dell'attività proliferativa.
Le modificazioni osservate confermano yuelle già riportate da numcro~ i Autori. 4. Informazioni sui processi di riparazione del danno ematologico si ut tengono con la dose di 2 p.c j g. Con ljLH.:sta dose si nota una tendenza alla ripresa del processo proliferativo midollare entro la seconda settimana, sc.:guita da una normalizzazione dei valor1 ematologici periferici verso il ventesimo giorno. La riparazione delle lesioni è stata osservata successivamente : nella serie granulocitaria (]O giorno), in quella piastrinica (10" giorno) ed in quella c.:ritrocitica (12° giorno). Con la dose di 5 !J.C / g, la ripresa del danno è stata parziale e meno rapida. Con dosi più elevate di radioisotopo (lO c.: 20 f'·C 'g), non si rilevano fenomeni di riparazione e si notano definitive manifestazioni di aplasia. RJASst::·-no. · Le motlificazioni del quadro ematologico dd ..angue perifenro <: tld midollo osseo. provocate dalln somrnini ~traz ione, per via endoperitoneale. di do~1 d i P32 comprese tra 2 ~Lc lg c 20 l-Le/g. >ono '>late ~ tudiate nel topo. el sangue periferico una riduzione del numero degli dementi della ~cr ic ro~,.l e della serie bianca e stata o~;e n·ata con ttlltC le dosi impiegate. La formula leucocitaria non ha presentato modificazioni apprez7abili dei valori percentuali dci vari tipi di cellule. Nel midollo osseo, le,ioni sono '>tatt· O>'>ervate in tutte le: 'cric di cellule em::nopoietiche. La gravit~ del d:111no è risultJta in mppono con la do~c impiegata. Entro i limiti de l periodo tli os~e rvaz ion c della ricerca, informazioni 'ui p roces'i di riparazione dd danno si sono ottenute con la dose di 2 !LC'g. St:M:"o!ARY. The .\uthors im·e~tlgatcd on the moòificationo, ot blood anò bone mar row patterns induced on rnice given intraperitonealh P'2 :u closes ranging bet\\'een 2 !LC g and 20 \LC f!!· Thcy noticed a decrea'c of erythrocyte' and lcukocyte~ '' it h :!Il of the cmploycd ÒO>c: tbc lcukocyte òi(fcre nti:!l count òid not ~ hO \\ :-tny appreciablc modific:uion. In bone marrow, they noticed inju ri e~ on cvcry kind of hematopoietic celh , thc damage dep th hcing in conncction with the cmployed doo,c. \Vithin limit~ or research duration. it \\'a' possihle to ohtain, with 2 ILC g do,è. 'nmc infurmation concuning reparati\T procc,~e,.
RÉsu:-otÉ. Ù;o, modificntions hématologiqut:o, du o,ang p~riph~rique et Je LI nwell{' o~'c u\e, provoquéc, apr~s l'aclrninistratìon, p:tr voic e ndopéri tot·nclle. de 2, '5. 10, 20 lt/g dc P 12, om été étudiées dans la souri,. D:.~ns le sang périphériquc, une dm1 1nution du nornbrt. dc' elements de l:t o,érie rouge et de la série bbnchc a été ob<;t>r\'ée ,1\'ec toutcs Ics dt'\C~ cmployée~. L:1 formul•: sanguine n'a pas préo,cntée cles modificatiom apprtciablcs dan~ b pourcentage deo, dif frr<'ntcs sortes de globulco, blanc,. Dam la moeÙe m,o,cusc·, on a ob.,en·~ de., lésions dans toutc, Ics sérieo, de cclluk~ hC:matopoietiques. La gravité du dommagc C\l rés ulrée en r:~pport avec la dose cmployée. D:111s le limite clu périocle d'olm.:rvation, on a obtcnu dcs re nseignemc nb '> llr le, llrocè~ de ripar:ltion d u dommage seulemcnt 3 la dose de 2 !LCtg dc P32•
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.\NofR~OS \V. A., z\--I)I:R G. E ..
CENTRO STUDI l
RICERCIJE DELLA SA:".ITA' Mll.ll \RI·
DirC'ttore: M.Jgg. Gen. Ml·<l. Prof. !Jotl. 1'. ~
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SULLA FLORA BATTERICA INTESTINALE NEL TOPINO Ten. Col. Med. Prof. Don. G. Curatola
Cap. Med. Dott. A. Zaio
di'uomo e negli animali sofferenti da malattia acuta da radiazione ~ particolarmente nella sindrome intestinale si instaura, con (rcqumza crescente con la dose di radiazione, una infezione spesso generalizzata. Le osservazioni cliniche e sperimentali che suff ragano tale evenienza sono passate in rassegn:1 in un Ja,·oro di Curatola e Andreoli (1961). L'apparente mancanza di drammaticità per la smorzata reattività organica e la guasi assenza di foci purulenti conseguente alla distruzione di quegli elementi che concorrono alla loro formazione (Millcr c Coli., 1951), l'opinione che gli antibiotici possano dominare il processo infettivo, hanno distolto gli studiosi da un più vivo interesse per l'argomento che merita un più approfondito esame. l nvero nella sindrome acuta da radiazione il problema biologico immediato è il trattamento dell'infezione (Thomas c Coll., 1959). Le conclusioni che possono essere tratte dai reperti sperimentali è che do\Ì. anche sublctali, di radiazioni specialmente quando sommi nistrate per panirradiazione, sono costantemente seguite da un decadimento dell'efficienza dei meccanismi immunitari (Taliaferro e Taliaferro, 1951). Le trasfusioni terapcutichc di cellule ematiche staminal i con il ripopolamcnto del midollo c dci nidi linfatici possono favorevolmente influenzare i vari parametri della malattia da raggi, ma i processi immunopoietici sembrano i meno beneficiati. La funzione midollarc può essere restaurata, ma l'organismo può ugualmente soccombere per scp~i precoce o tardiva. f crrebee c Coli. (Fcrrebee c Coli., 1958) hanno ottenuro trapianti midollari attivi in cani irradiati con 800-1200r ma gli animali succcssi,amente sono morti per infezione. Probabilmente la ripresa dell'attività immunopoietica è stata meno effici ente c più tardiva di quella emopoietica. Makinodan e Col i. (1956) hanno osservato che le sospensioni di midollo osseo protegge\'ano il 95°~ dci topini irradiati con 950r ma la capacità a produrre agglutinine antipecora od antiratto compariva rispetti\'amcnte 30-60 g10rn1 dal trattamento : irradiazione e midollo-trasfusione.
La terapia antibiotica, a parte i suoi riflessi sulla crasi ematica già compromessa e la necessità di guidarla e mirarla, se sortisce spesso effetti benefici, tuttavia è lontana dal ridurre la mortalità per sepsi entro i limiti auspicabili. I germi responsabili di sovente sono ordinari commensal i del lume intestinale come Proteus, Pseuòomonas ecc. scarsamente antibioticosensibili (Aiexander c Coll., 1949; Howland c Coll.. 1950; Furth e Culter, 1950; Koletsky e Christie. 1950; Miller e Coll., 1951). Nella valutazione dell'efficacia dell'antibiotico-terapia è bene tuttavia tener presente che le ricerche in maggior parte sono state condotte su topini c ratti ossia in animali che di per sé godono di una straordi nari a resistenza alle infezioni, forse in ragione del loro elevato tasso serico di properdina (Pillcmer e Coll., 1954). Dalle ricerche condotte nell'uomo da Thomas e Coll. (1959), sugli animaìi da Warren e Whipple (1923), Chrom (1935), Lawrcncc c Tcnnant (1937), Burrow e Coli. (1950), Miller e Col!. (1951), ecc. si può dedurre. nella panirradiazione anche a dosi sublctali, che: - la b:1ttericmia c la setticcmia sono di frequente riscontro; - esse sono generalmente sostenute da germi intestinali « nativi » od « avventizi >>; - questi trovano facile accesso agli spazi linfatici cd al torrente circolatorio per distruzione della barriera epiteliale intestinale; - il loro attecchimento nei vari tessuti è facilitato dalla compromissione del SRE c dalla scomparsa dei poteri immunitari di difesa. Per tali stud i sono state utilizzate sorgenti esterne di radiazione X. gamma, ncutroni, mentre sono state scarsamente impiegate sorgenti interne, quali i radioisotopi, forse per la loro recente introduzione in biologia e medicina. Nella letteratura esaminata abbiamo rilevato che solo Koletsky e Coll. (1950) hanno studiato le lesioni indotte da batteri in ratti trattati con P32 evidenziando il ruolo giocato dalla tossiemia batterica nella morte per radiazione interna. ScoPo DEL LWORO. Abbiamo pertanto creduto utile apportare il nostro contributo sperimentale sulle modificazioni della flora batterica intestinale e sulla capacità di questa a ingenerarc infezioni nel topino trattato con P 32 intraperitoneo. TECNICA SPERI~NL\l..E.
Animali. Sono stati impiegati topini dell'allevamento del nostro Centro eli ceppo Swiss albmo del peso di 30 L 2 gr esenti da infestazioni ad un esame microscopico del sangue e delle feci, tenuti a dieta libera di mangime cquili-
brato cd acyua. Gli animali venivano stabulatì in uumero di 4 a (i per gabbie~ dì plastica di cm 30 X 19 X 13, in ambicntc a dim:1 condizionato. Irradiazione. Ad ogni animale è stata inoculata intr:1pcritoneo una dcll c: seguenti quantit~ di P 11 corrispondenti a: 2 - 5 - IO- 20 tt.c g peso corpon:o. Per ogni dose sono stati utilizzati gruppi di 20 topini. Detenniua:::ione della flora batterica fecale. In 20 animali sani c mantenuti nelle stesse condizioni di ;alimentazione c stabulazione degli animali inocnlatì, ~ stata prcventivamente determinata la facics microbica dell 'i ntestino tenue, crasso ed appendice e sono state eseguire colture del sangue cardiaco c milza per escludere la presenza di infezioni. Analoga ricerca è stata eseguita in altro topino normal e contemporaneamente per ogni a111m:tlc dei 4 gruppi m esame. l topini trauati con 2-5 c lO tt.c g di P 32 venivano sacrificati in decima giornata, al 7" giorno yuelli trattati con 20 t~c / gr di P32• Per quanto concerne la distribuzione della sostanza nei \'ari organi c tessuti, le lesioni istologiche. rimandiamo al lavoro di Bruzzesc e Coll. (1%4). Dall 'an1m alc immed iatamente dopo il sacrificio. il sangue prelevato in asepsi dal cuore messo a nudo. veniva insc: menzato in brodo carne peptone c:d in Eugonbroth BBL, entrambi i terreni con e senza aggiunta del 4::>; 0 dì sangue defibr ìnato di con iglio. Negli stessi terreni veniva portato 0,5 cc di una sospensione in soluzione fisiologica di omogcnizzato di milza. Operando in sterilità, tutto il pacchetto intestinale asportato dal piloro all"ano veniva diviso nc:i segmenti: tenue, colon e appendice. Il con tenuto di cìaswn segmento, aperto longìtudinalmente, YcniYa fin :mentc disperso in 5 cc di soluzione fisiologica in mortaio con polvere di quarzo. 0,5 cc dì ciascuna sospensione diluita l: 10 per il tenue, l: 100 per l'appendice. l: 500 per il colon, veniva inoculato in ciascuno dei seguenti terreni: brodo carne peptonc, con e !>enza sa ngue, T etrarhionatc Broth Base Difco, Enterococci Prcsuntive Broth Difco, Lactobacil lu s-sclection Broth BBL, Wort Broth BBL. Dopo 20 ore di sosta in tcrmosta[O a ~7 C c dopo 48 o più in ca5o di mancato svi lu ppo, dalle colture in terreno liquido sono state eseguite colture « strisciate ~ : per Enterobactcriaccae in Bismuth Sulfite Agar, Difco-MacConkcy Agar, Difco-Endo Agar; per Lactobacillac in Lactobacillus-sclection Broth reso solidifìcabile per aggiunta eli Agar; per gl i enterococchi in Enterococci Confìrmatory Agar Difco; per gli streptococchi in terreno di Bierkowski (Ma~tromattco e Pisu, 1959); per i miccti levuriformi in Wort Agar BBL. Per l'isolamento di altri germi sono stati effettuati strisci in Agar brodo carne peptone ed Eugon Agar addizionati o meno di sangue.
Per la ricerca degli anaerobi dei diversi materiali prelevati venivano eseguite piastre «versate» in Anacrobic Agar BBL con o senza aggiunta di sangue. Una anaerobiosi spinta veniva raggiunta sostituendo, in apparecchio di Maimoni, l'aria con azoto. Le colonie isolate venivano subcoltivate in Eugon Broth 1% di Agar c conservate a temperatura di refrigeratore fino alla identificazione. Le densità della popolazione batterica intestinale o delle varie specie, venivano dedotte per approssimazione degli strisci diretti, colorati con i metodi di Gram o di Fontana-Tribondeau, dal numero delle colonie sviluppate in
+
Agar brodo carne da una goccia delle varie sospension1 1n soluzione fisiolog ica, dal la fre<.Juenza di isolamento dei vari tipi di colonie. RI SULTATI.
Negli animali normali sono state repertat<:~ le seguenti specie batteriche: - nel tenue: E. coli, Acrobacter aerogenes ed in numero esiguo rispetto ai precedenti germi: micrococchi c streptococchi gram-positivi, e forme del genere bacillus; - nel cieco: la flora quasi esclus1vamente gram-positiva appartiene al genere bacillus (B. megatherium, cereus, subtilis) ed al genere clostridium (Cl. butyricum). Quasi costante è il Lattobacillo acidofilo. Frequente è la presenza di blastomiceti e di Ramibacterium. Negli strisci colora6 al Tribondeau sono osservabil i forme di Spirochetaceae; - nel crasso: la flora è mista gram-positiva e gram-ncgativa con predominio ora dell'una ora dell'altra. Quella gram-negativa è rappresentata da E.coli, Paracolobactrum, Alcaligenes faecalis e recti, Protcus. Quella gram-po · sitiva è 'costitui ta in prevalenza da B. subtilis, cereus, megatherium, Kurthia. Ramibactcrium, streptococchi, Streptococcus faccalis. I germi non isolati in almeno il 25% degli animali venivano giudicati flora non indigena ma avventizia del canale alimentare e non presi in considerazione. Negli animali trattati con 2 e 5 1~c / g di P 32 non sono stJte apprezzate, rispetto agli animali non trattati, modificazioni significative e nel numero c presenza e ripartizione delle specie batteriche nelle sezioni intestinali consJ clerate. Negli animali trattati con lO e 20 I LC si nota (tat'ole l e 2): - 1,1na riduzione fino alla scomparsa delle specie gram-negative, parti· colarmente a livello del tenue. ed una alterazione della facies microbica del cieco c del grosso i n testi no; - nel materiale fccaloide appendicolare Je bacillaceae son9 presenti in forte numero negli strisci mentre le colture danno sviluppo più abbondante
Co~TROLLI
S.tll)(ll<'
B.mcr i
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++
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++ + +
es. direl.
llacillus colture B. clomidum
Spirochetab Blastomiceti
l.f'g"nda :
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~
-
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4
++
+ + - J(~l-2:tH t colonie + + + = 21111 -JttO colonie
"!t.JCO wlonie
di micrococchi, streptococchi ed cnterococchi. Diviene costantemente negativa la ricerca colturale del lattobacillo acidofìlo e divengono cii più frequente riscontro colonie di lieviti c degli anaerobionti: catcnabacterium filamentosum c ramibactcrillm ramosum; - nel crasso la flora relativamente povera rispetto a quella appendicolare è rappresentata da cocchi c streptococchi gram-positivi c rare bacillaceac
6ss T 1\'01. ' l l. A"'IMALI TRATì'An
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+
A. ~Lrcptococch i
Lactobacilbccc Kuni<l
es. dirct.
f _J_
colture
+ +
Racillu~
B. clostridum
l
Spìrochetab Bbstomìcetì
+
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!-
Ramibactcrium r.
(,) Ri,ultati riferiti ~ N. 18 topini sopra\'\'i,~,,~i c sacrificati dei Zll tr3tl:ui. hx) In dut• tupini.
Le forme gram-negative più fn:quenti, anche se non numerose, sono: Coli communis, Aerobactcr aerogencs, Paracolobactrum. Si rcpcrta pure frequentemente l'Aicaligcne~ faccalis cd il Proteus; - la b:tttcriemia ricercata mediante colture del sangue cardiaco e di omogcnati di milza è risultata assente nei topini trattati con 2 c con 5 t~c. Per escludere la battcriemia preagonica sono stati eliminati dai calcoli quei topini che mostravano segni di grave sofferenza.
T \\'OL \ III. A"'IMA.LI TRA1"l'ATI coN 20/ !V.:
B~ueri
hl
Sangue can.li~ten
12
or P .
-\ppendicc
Milz.1
Colon
1~. coli
A. acrogcnc' Paracolon
J_ '
.\ lcaligene~
+
Protcu~
t- •
+ +·
Micrococchi Enterococchi \. streptococchi
1-++ ++-
++, +++
' ' -,-·
+-+l
++
l+
Lactobacillacet Kurtia
Ca tcnabacterium
'' +,-
Ramtbacterium es. dircl.
L
·+
++-1-i
colrurt
+
B. clo>triJ ÌUIJl
+
Spirochetab Bla,tomiccti
_
_L
·+
l\) Ri,uh~•i rifrriti ,, 11. Il lopi n i sopt.n li"uti c sacri fic.<IÌ dci !Il tt.lll.lli. ('>:\ )
In un topino.
Tn 2 dei 18 animali esaminati dei 20 trattati con lO II.C è stato isolato dal sangue cardiaco un Paracolobactrum ed in uno dei 12 esaminati dei 20 tratwti con 20 t·~c, sempre dal sangue cardiaco, è stato evidenziato un Proteus. Negative in tutti i casi le colture di milza.
CoNsiDERAZIO!"J
r: co-.;cLUSIONI.
Le modificazioni nel numero, nella varietà delle specie rnicrobiche, nella ripartizione di queste nelle diverse sezioni intestinali, hanno indubbi riflessi nella demolizione cd assorbimento delle sosta11ze alimentari, nella moltiplicazione e virulentazione di stipiti potenzialmente patogeni e nella sensibilità dell'ospite alle infezioni. La scomparsa del bacillo acidofilo (; particolarmente significativa sotto questo aspetto. Per Dubos e Schaedler (1960) è chiaro che molte caratteristiche ritenute inerenti all'individuo possono essere in realtà determinate dalla flora del tratto intestinale. Tali AA. rilevano sperimentalmente che la lctalità o no di una determinata dose di endotossina, per una data colonia di topi, può essere l'espressione di una suscettibilità determinata da alcuni componenti della flora intestinale. Per Dineen (1960, 1961) la riduzione dd numero totale dci germi vivi intestinali rende il topino, più facilmente che l'animale con flora intestinale normale, soggetto all'infezione da Stafilococco aureo e da Klebsiella pneumonia inoculati endovena. Il fenomeno sembra correlato alla depressione sperimentale della flora gram-negativa ed esso è reversibile mediante ripopolamento del lume intestinale con i comuni enterobatteri: quando P. Pyocyaneus, P. vulgaris, A. acrogencs, somministrati con l'acqua da bere ripopolano l'intestino dcgli animali, questi riacquisterebbero, di fronte all'infezione, il comportamento dei topini a flora normale. Per Dubos c Schaedler (1960) i topini « pathogen free >> con facics microbica intestinale caratterizzata particolarmente da assenza di coliformi lattosiofermentatori c dalla assenza o quasi di coliformi lentoferrnentatori, si mostrano molto sensibili all'infezione sperimentale con Kl. pneumoniae c Staph. aureus. Tale sensibilità può essere nettamente smorzata facendo ingerire agli animali 2 settimane prima una sospensione di intestino omogcnizzato di topino normale. Se alla notevole riduzione della flora potrebbero ascriversi gli effetti sopra prospettati, il meccanismo con cui questi si estrinsecano sfuggono ad una corretta interpretazione. Forse tali germi, mediante un continuo stimolo antigene terrebbero desta una immunità specifica e di gruppo. In polli e ratti « germi-free», Cutinelli (1962) riporta che la monocontaminazione con specie batteriche varie, dà luogo acl un notevole aumento delle plasmacellulc, dei follicoli splenici e delle gammablobuline. Questo 5tcsso Autore riferisce che gli animali « germi-free » resistono molto di più alla pan-irradiazio!1C, sopravvivendo per un tempo per lo meno doppio rispetto ai controlli. Anche la modalità con cui tale riduzione si attua, non sembra ammettere una spiegazione univoca. Nei topini trattati con radiofosforo cd uccisi
6.
M
per decapitazione, per eliminare gli effetti dell'anestesia eterea, i movimenti peristaltici del tenue sono pigri c le anse intestinali si presentano alquanto distese e con vasi sanguigni iniettati. T ali reperti inducono a scartare, nella nostra situazione sperimentale, l'opinione di Dixon (1960) della pulizia meccanica del piccolo intestino per azione di una peristalsi molto attiva c resa pitt efficiente dal conglobamento dei batteri da parte del muco. Si potrebbe invocare una maggiore azione battericida del P 32 a livello del tenue o per una più abbondante escrezione del radioclemento a questo livello, specie ;1 pareti intestinali denudate dall'epitelio, o una azione del p32 più efficienti! sui gram-ncgativi od una maggiore captazione dell'elemento da parte dei germi in rapporto a particolari loro situazioni metaboliche (Curatola c Zaio, 1964). Nei topini trattati con 10 e 20 !lC gr di peso corporeo, il fosforo escreto nell'intestino, anche quando non venga eliminato con le feci per parcsi intestinale, non può raggiungere la dose di l millicurie necessario secondo Guelin e Lepine (1960, 1963) per arrestare o rendere meno intensa la crescita batterica di Shigella paradyssenteriae in soluzione di peptone all'l 0 {,. Tuttavia per gli stessi AA. già 5 p.c;' gr sono sufficienti per infrcnare lo svi luppo microbico con intensità dipendente dalla maggiore o minore quantità di P 31 contemporaneamente presente al P'2, e dalla densità della popolazione batterica iniziale. Non si può d'altra parte escludere che i germi che abbiano assi milato fosforo radioattivo, affievoliscono il loro potere patogeno, come sembra indicare la possibilità di isolare una maggiore percentuale di colonie in fase ruvida in subcultura di germi moltiplicatisi in presenza di sostanza radioattiva capace di ridurre od inibire la moltiplicazione microbica. La batteremia e quindi la mortalità potenziale è stata maggiore nei topini trattati con 10 tt.c (2: 18) che in quelli trattati con 20 ILe (l: 12). Tale differenza può essere considerata casuale dato il numero ristretto dci casi e lo scarso scarto, tuttavia citiamo che Koletski e Christie (1950) in ratti trattati con P12 non hanno trovato corrispondenza tra mortalità e dosaggio: in due casi con 4,5 p-c/g di peso corporeo, hanno riscontro una DL 100, mentre in altri esperimenti con 5-5, 5-6 llC una DL rispettiva di 73, 67, 80. In conclusione, ci sembra, in base ai nostri dati sperimentali, di poter dedurre che la frequenza dell'infezione generalizzata in topi trattati con 10 e 20 !lc/ g di p32 è inferiore a quella comunemente riportata per dosi subletali e letali di raggi X c gamma. Le spiegazioni addotte possono assumere valore di ipotesi di lavoro. Dci vari parametri condizionanti l'infezione, nel presente lavoro, abbiamo preso in considerazione principalmente il germe, il ruolo giocato dai fattori immunologici dell'ospite sarà oggetto di altra nota.
RrAsscNTO. - ln topwr trauati con P31 intraperitoneo ~ stato rilevato, nel periodo di danno una modiiicazionc della f:lcics microbica intestinale: riduzione nume· rica dei germi vitali c p::trticobrmentc delle specie gram-ncgative cd una alterazior.e della normale ripartizione nei vari tratti intestinali. L'infezione batterica generalin:Jta è stata del lOo;_, ed inferiore a quelb comunemente nportata per dosi letali e suhletali Ji raggi X e gamma. ma~simo
ScM~1AR\'. - ln mice poisoned wirh i.p. P 32 a modific:1tion of their intestin:ll micro-
bical « facies, have becn noticed during the period of the greatest damage: it consists in a numerica! riduction of vita! bacteriurns and expecially of gramnegativc species and in change of thc natura! distribution in the intestina! ~egments. The bacterial in fe~ tion has tbc percentage of 10% and its is inferior to thc infection rel:-~red for lethal and subletal doses of X and pan-irradiations. RÉsu"tÉ. - En petites sauris trances avec P 32 intrapéritoinc a été rélcvé, dans la périodc du maximum de dégats, une modification de la facics microbique intestinale: réduction numérique cles germes vitales et particuliercmcnt cles espèces gram-negative et un alteration de la normale ripartition dans les div.~rs traits intestinaux. La infection bacterienne a été du 10% et inferioure à celle reportec pour cles doses >ublctalcs et letales de X et pan-radiation.
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CE'<TRO STUDI E RICI-.RC!IE DELLA SAN ITA' MlLil ARE
Direttore: Magg. G~n. l'vlt-d. Pf<li. Dott. P
h ll l\'11.\
3• REPARTO · SEZIO:--iE M ICROB!OI.OGi i\
C.1po Sezione: Ten. Col. 1\•fed. Prof. Dott. G. CL'RITOL \
AZIONE DEL P32 SULLA MOLTIPLICAZIONE DEI GERMI : SALMONELLA TYPHI MURIUM ED AEROBACTER AEROGENES POLIMETAFOSFATO POSITIVO Ten. Col. Med. Prof. Dott. G. Curatola
Cap. Med. Dott. A. Zaio
PRE:'v!ESSE.
In nostre ricerche, in corso sulb captazione del P 32 da parte dell a flora intestinale di topini tr::tttati intraperitoneo con dosi diverse del radioelemento, ci era dato osservare che:
a) germi isolati da topini normali sviluppanrisi in terreno sintetico la cui fonte di P era rappresentata quasi esclu~ivamente da p32 presentaV3no una « Jag >> fase più lunga ed una densità di popolazione nettamente più ~ssa degli stessi germi sviluppantisi in terreni uguali, ma la cui fonte di P era rappresentata da P·11 ; b) in presenza della stessa guantità di P·12, si aveva un tempo medio di generazione più lungo in terreno definito, quando il tampone fosfatico era sostituito da quello al T ris-(idrossirr.etilamm inometano); c) i fenomeni ril evati non si esprimevano in modo significativo quan-
do al terreno povero si sostituiva un terreno al b.rodo-carne-peptone c parti.. colarmentc se arricchi to con estratto di lievito. Quest'ultimo evento poteva spiegarsi con ]a brga disponibi lità di sostanze nutritive che permetterebbe superare: qualche inceppo ingenerato dal radioelemento ne1b catena degli eventi m etabolici c particolarmente quell i pertinenti al biochimismo dei composti fosforati. Jaroslow (1960) r iporta che gli e~ tratti di lievito sono capaci di restaurare completamente l'attività anticorpo-poietica soppressa ·clall'irradiazionc. La depressione della moltiplicazione microbica in sola presenza d i P 32 e assenza di P 31 poteva giustificarsi con una più intensa fissazione del P~2 •
Negli esperiment1 111 cui al terreno sintetico venivano aggiuntl, tnsiem~ all'ortofosfato radioattivo, quantità variabili di ortofosfato stabile (onde assicurare una adeguata sorgente di fosforo ed un ottimale livello di pH) coerentemente al concetto corrente che gli isotopi radioattivi vengono metabolizzati dalle cellule allo stesso modo degli omologhi stabili, vi era da aspettarsi che l'effetto sulla moltiplicazione microbica, estrinsecata dalla presenza delle due forme di P, fosse, a radioattività specifica costante, entro certi limiti , proporzionale al rapporto p3 1/ P32 • Contrariamente all'attesa si osservava una meno rapida e una meno intensa inibiz ione dello sviluppo microbico per piccoli spostamenti in favore del P3' e senza rapporti di proporzionalità. Le nostre osservazioni si riferiscono anche a dosi di p-c/ cc non inibenti lo sviluppo batterico. Il fenomeno tuttavia non era sempre ripetibile con netta sovrapposizione dei risultati, forse, per la contem poranea alterazione dei rapporti del P31 col 2 p-1 e di quelli del P totale con gli ioni Mg +~ e K + che tanta parte giocano nell'assorbimento al livello di membrana e nella utilizzazione metabolica del
POJ. La costituzione quantitativa e qualitativa in ioni del terreno di crescita, e le loro variazioni nelle varie fasi di sviluppo microbico, non sono senza importanza nella dinamica dell'assorbimento degli ioni stessi: Bullen e Coli. (1963) hanno osservato che cellule normali di Azobacter agilis, non richiedono F e e Mo per incorporare N2 15, ma sono stimolate dal Na+ e in minor grado dal Mg++; ed inoltre che un « lag » periodo intercorre perché l'aggiunta di Mo a cellul e molibdeno-carenzate possa stimolare l'assorbimento di N/5• Harold (1962) ha rilevato che il micelio di Neurospora crassa, crescente per una notte in un terreno contenente P 32, quando trasferito in terreno fresco non targato, aumenta in otto ore di tre volte il contenuto di P delle frazioni acido tricloroacetico solubile e insolubile, mentre il P12 originariamente presente nelle due frazioni era perduto e trasferito ad altri componenti. Tale aumento non ci è sembrato doversi ascrivere, almeno del tutto, alla nuova dispcnibi lità di sorgenti energetiche e nutritizie ed avanzammo l'ipotesi <li lavoro di un assorbimento ed utilizzazione selcttivi del fosforo non targato da parte delle cellu le. Guélin e Lépine (1963) in un recente lavoro hanno rikvato che culture Shigella paradysscnteriae in terreno sintetico, inibite nello svi luppo dalla pre32 senza di P , riprendono la moltiplicazione per aggiunta di P 31 in quantità sufficiente, mentre le culture contenenti già P 31 continuano nel loro ritmo abituale di sviluppo malgrado l'aggiunta della stessa dose di radioattività che in precedenza.
I due autori in terreno radioattivo povero in P'11 repertano un ritardo ed un 'inibizione della crescita microbica, una riduzione della durata di sopravvivenza cd una diminuzione della resistenza alla radioattività. Secondo gli AA. surrifcriti il rapporto fra il fosforo radioattivo cd il fosforo stabile non si spiega unicamente con l'apporto nutritivo di p3' o con la radioattività del P32 : una radioattività relativamente intensa di ~elmi non impedisce lo sviluppo dci germi se la cultura contiene P31 in quantità sufficiente; la riduzione del !>11 nel terreno diminuisce la resistenza dei germi al radiofosforo. I rilievi sperimentali ci sono sembrati di un certo inleresse in quanto porterebbero alla revisione dei concetti sull'assorbim ento del J>32 cla parte delle cellule, quando permeate da liquidi a contenuto diverso di sostanze fosforate, specie se ad elevato livello energetico, oppure esse stesse ricche di tali sostanze. ScoPo DEL LAVORO. Abbiamo creduto utile · riferire nella presente nota: - della moltiplicazione microbica in presenza di una sorgente esterna di fosforo radioattivo e di dosi diverse di fosforo stabile; - della moltiplicazione in presenza di p32 di germi carenti in p3' o che presentavano nel corpo batterico riserve dell'elemento: sorgente interna di P".
MATERIALI E METODI.
Germi: sono stati utilizzati un ceppo di Sal monella Typhi murium ed un ceppo di Aerobacter aerogenc!'. Entrambi i ceppi medianle passaggi a giorni alterni, nel periodo di 30 giorni, sono stati abituati allo sviluppo in terreno minimo definito. La formazione di riser\'e eli polifol>fati (granuli di volutina) veniva indotta neli'Aerobacter, coltivando il germe in terreno con minime quantità di fosforo e quindi passandolo nello stesso terreno contenente quantità sufficienti di ortofosfato (terreno completo cli Sayum). Nella subcultura, nella maggioranza delle cel lule batteriche, in 2-4 ore, si aveva la formazione di 1-2 granuli di volutina. Questi venivano evidenziati col metodo di colorazione mct:~cromatica eli Del Vecchio (1956) al blu di metilene e Lugo! a caldo. Conta dei germi: la conta totale (vitali più morti) veniva eseguita col metodo di Wright-Fries (1937) usando come confronto una sospensione ben dispersa e a titolo noto (conta all'em atimetro) di S:lccharomices cervisiae cd applicando la formula:
vol. sospensione Saccharomices
somma dei batteri contati
vol. sospensione batterica
somma Sacchar. contati
x
.K
dove X - numero dei germi vivi + i morti. K = titolo della sospensione confron to. La conta dei batteri capaci di moltiplicazione veniva allestita in· capsule Petri contenenti uno strato solidificato dello stesso terreno impiegato per lo sviluppo batterico. Tale artificio veniva usato per evitare lo sciamare delle colonie al fondo della capsula. Le conte venivano effettuate a distanze di tempo ravvicinate nelle fasi di latenza c logaritmica ed ad intervalli più ampi nelle fasi successive. J valori intermedi, tra quelli sperimentalmente repertati, venivano determinati impiegando l'equazione di Buchncr: log b - log a l) numero di bipartizioni = -
-
- - --
log 1.6 dove a = numero dei germi tnscmenzati b = numero dei totali al tempo l tempo 2) tempo medio di generazione =numero di bipartizioni Il numero dci vitali ad un dato tempo è dato dal prodotto dei germi di partenza per la potenza a base 1,6 ed esponente il valore delle bipartizioni nello stesso per1odo di tempo: tempo tempo medio d i generazione Il numero dci vi\'i p1u t morti può essere ottenuto moltiplicando il numero dci vitali per la media aritmetica del rapporto morti / vivi dei punti :.mtecedente e susseguente sperimentalmente ottenuti nel diagramma. Un numero determinato di germi, de! Yalorc non inferiore a 6.000 cd eccezion al mente di 30.000. è stato insemcnzato nelle culture con fosforo radioattivo cd in quelle controllo con fosforo stabile. E' stato scartato l'inoculo di un numero alto di germi per evitare il fenomeno di allelocatalisi ossia di mutua stimolazione, e preferito quello di un numero basso per ridurr<:' la quantità di P apportato col soma batterico nelle culture c perché secondo
66 5 Guélin e Lépinc (1963) la sensibilità dei germi alla irradiazione diminuisce con l'elevarsi della concentrazione dci germi all'inizio della cultura.
Terreni: Terreno al brodo-carne-peptone Terreno sintetico di Sahyum (TM). così composto (1948): (NHq)zSO. gr 4,716 Glucosio » 2,00 NaCl » '5,00 KH2P04 sol. M/ 5 cc 1,6 NaOH sol. N >> 16,4 Miscela di MgClz, FeCh, CaCh al 5"'/0 » 1,00 Volume finale l litro; pH 7,6 Stèrilizzazione per filtrazione. ll terreno è stato da noi arricchito con triptofano (sol. 0,003% cc 0,1). Nello stesso terreno, quando impiegato per lo svi luppo dei germi fosforocarenzati il contenuto in KH2P04 era ridotto a g 0,00001 per l 00 cc e quando utilizzato per lo sviluppo microbico in presenza di P31 o di P 32 il rimanente P era rappresentato da quello apportatovi dai germi insemenzati e dal solfato d'ammonio quale impurità (mg 0,0005 per 100 g). Il pH del terreno così carenzato osciJ.lava tra 6,8 e 7,1 al pHmeter. I terreni quando necessario venivano resi solidificabili per aggiunta del ZOfo peso/ volume di Agar Noble Difco. I terrenj solidi e liquidi in talune esperienze erano arricchiti con O,l'~z, di Ycast Extract BBL. Il P32 sotto forma di soluzione sterile i~otonica di ;12HP04 a pH 6,8 era fornito dal « Radiochemical Center » di Amersham . CoNDOTTA SPERIMENTALE.
Esperienza l: Si descrive un esperimento tipo di cu1 alle tal'ole l, 2 e 3. Ad ognw1a di tre provette contenente cc 2.9 di terreno TM carente in P veniva aggiunto 1 cc di una sospensione di S. Typhi murium a numero noto di germi (24.000) ottenuto per diluizione con lo stesso terreno di cultura eli 0,10 cc di una cultura madre in TM titolata col metodo di Wright.Fries. In una prima provetta venivano addizionati, in 0,10 cc della sol. di ortofosfato (mg 0,08 di sostanza), 80 !1.<:. In una seconda provetta w1a quantità pari di ortofosfato stabile. In una terza provetta mg 0,08 di ognuno dci due isotopi con una radioattività di 80 tt..c. A volte è stato utilizzato un terreno sintetico addizionato con 0,21'1,, di estratto di lievito.
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Tav. 1. - Comportamento della moltiplicazione microbica in presenza di 5 c 20 !J.C di P!> in terreno contenente o non Pl'
Volume finale 4 cc- Germi 6000/cc - pH 6,8 nella prima e seconda provetta e 7,2 nella terza. In altri esperimenti consimili variava soltanto la dose dì radioattività. Ogni esperimento veniva condotto in doppio ed i risultati rappresentano la media dei valori di ogni determinazione.
Esperienza 2 : Come per l'esperienza l si procede in terreno sintetico TM privo di fosforo alla costruzione del diagramma dì sopravvivenza e di quello della popolazione vìvi + mortl, confrontando con le stesse dosi di P31 e/ o ])l2 l' Aerobacter aerogcnes normal e e con o senza riserve intracellulari di P. 11 fosforo adsorbito sulle pareti cellulari od eventualmente presente nel terreno delle culture, da cui le subculture in esperimento, viene ridotto a quantità trascurabili durante le diluizioni con terreno TM carente in fosforo per la preparazione dell'inoculo a titolo noto.
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Tav. 2. - Comportamento della moltiplicazione microbica in pre~enz:t Ji 5 c 20 IJ.C di P31 in terreno contenente o non p ;• .
I n ogni provetta di un a serie di tre sono stati aggiunti: -
Terreno T M privo di P cc 2,9;
-
Germi nel volume di l cc dello stesso terreno 25.000;
-
Dose desiderata di P 32 nel volume di 0,10.
In altra serie identica (controllo) il P 32 era sostituito con la stessa quantità di ortofosfato. L'esperienza veniva condotta in parallelo col germe avente riserve interne di P (presenza di granuli di volutina) c col germe cresciuto in terreno con contenuto di P appena sufficiente ad un confacente sviluppo batterico. Le dosi di radiofosforo _impiegate sono oscillate da un minimo di l ad un massimo di 20 p-c/ cc.
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Ta'. 3· - Comportamento della moltiplicazione microbica in prc~cnza Ji 5 c 20 !J.C Ji P>2 in terreno contenente o non P >•
RI SULTATI E CONSlDERA'ZlONI.
(Ved i tat 0f e l, 2 e 3). 1
Quando nei terreni di crescita il fosforo è presente, pressoché esclusivamente nella forma radioattiva, si ha una depressione fino a quasi J'inibizionc della moltiplicazione microbica. Tale azione comincia ad essere apprezzabik alla dose di l ~J.C/cc ed aumenta progressivamente d'intensità con l'aumento della dose. A 20 p-c/cc la densità della popolazione viva è ridotta a meno di 105 rispetto a quella di più di 107 raggiunta dal germe in sviluppo nello stesso terreno con solo eguale quantità di ortofosbto stabi le. Alla dose di 20 l~~c/cc inoltn:. a circa la seconda ora di s\·iluppo. si inizia una caduta del numero dei vitali seguita da una rapida ripresa della moltiplicazione. La caduta dci vitali potrebbe esser~ ascritta alla mort e di quei germi più radiosensibili che dalle fasi di quiescenza o di interfasc passano
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a qudla di profas<.:, ossia dalle fasi di radioresistenza a quella di radiosensibilità. La pronta ripresa della moltiplicazione potrebbe essere riferita all'insorgenza di una ipermitosi compensatoria (Friedman e Coll., 1955). Non è però da escludere l'instaurarsi, o per selezione tra i germ i presenti nell'inoculo c/ o per mutazione, di una popolazione batterica relativamente più resistente alle radiazioni. Una stessa dose di P 32 , in terreno privo di ogni altra fonte di P, esercita un'azione lesiva sullo svi luppo, maggiore di quando nel terreno è contempora31 neamente presente del P • Ciò non ci sembra potersi spiegare soltanto col fatto che la presenza del J>l', proporzionalmente alla sua quantità, riduce l'assorbimento contemporaneo del P' 2, giacché il numero dei vitali, nella fase di moltiplicazione logaritmica ed in quella di moltiplicazione uniforme, sopravanza nettamente il numero aspettalo dei vivi per la quota di P 32 da ritenersi assimilata per un dato rapporto P 31/ P 32 •
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T a'. 5· - Sviluppo in present.a di 5 re di PP di cellule contenenti o non ,·olutina.
Nel confronto dei diagramm1 dei germi ricchi di granuli di volutina c di quelli privi, precedentemente cresci uti in terreno carenzato eli fosforo, si osserva (tcll'ole 4 c 5) che : - nei volutina positivi in presenza di p32 la fase di moltiplicazione togaritmica presenta un coefficiente angolare quasi eguale a quello dello stesso germe nello stesso terreno in presenza d i P 31; il numero massimo dei vi tali è di poco inferiore c il periodo di moltiplicazione uniforme è più breve; - nei germi privi di volutina il numero massimo dei vivi è nettamente inferiore a quello dei germi con volutina sviluppatisi nelle stesse condizioni in presenza di P32• Il numero dei morti, inoltre, aumenta più rapidamente. In breve, dall'esame anche sommario dei diagrammi dello sviluppo dei germi con e senza volutina cimentati con il racliofosforo, si può affermare
che la presenza del polimetafosfato ritarda ed infrena l'azione del radioelemento e per quel periodo di tempo che si può ritenere necessario allo smaltimento metabolico del polimcro accumulato. All'ottava ora infatti la volutina non è più evidenziabile negli strisci colorati. La spiegazione di questo fatto non può non risentire della frammentarietà ed incertezza delle acquisizioni relative alla costitu7.ione chimica della volutina, alla sua dinamica metabolica, funzione e rapporti con i vari organiti cellulari. Costituita, sembra accertato, da polimetafosfati, secondo Widra (1959) ha una struttura complessa ed i polimetafosfati sono legati a lipoproteine c RNA. Secondo Smith e Coli. (1954), la fromazione della volutina, anche in condizioni di nutrimento sbilanciato, è fisiologica in quanto non accompagnata da morte cellulare o danno delle capacità di sviluppo nelle subcolture. Essa sarebbe un metabolita intermedio formantesi nel corso dell'as~imilazione del fosforo, probabilmente come prodotto di energia di riserva e che in condizioni normali non si accumula perché rapidamente utilizzato. Widra (1959), in base al la coesistenza, negli stessi granuli, di lipidi e polifosfati, indica come comune precursore il 2-fosfoenolpiruvato che formerebbe "'®per la formazione di metafosfato e CHlCOO"'® per la sintesi dei lipidi. Sebbene non provato inequivocabilmente, il polifosfato sarebbe in equilibrio con AD . Quando la velocità di formazione di ATP eccede quella della sua utilizzazione, si avrebbe accumulo di polifosfati mentre in caso di necessità di ATP questo verrebbe formato «via>> ADP a spese del polifosfato con la mediazione di una polifosfatochinasi. Si avrebbe cosl il sistema di renioni reversibili: ATP + (pol ifosfati) , _,
(polifosfato)n + ADP ATP
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I lughes e Coli. (1963) incubando estratti di Chlobium lhiosulfatophilum con ADP e polimetafosfati completamente targati con P 1z, hanno repertato il radioelemcnto incorporato in I-hPO~, ADP e ATP. Harold (1962) studiando la deplezione del pool di polifosfati nel micclio di Nucrospora crassa svil uppan tcsi in carenza di P, ha osservato la formazione di composti fosforati acido solubili, P inorganico e ATP inclusi, con susseguente incorporazionc negli acidi nuclcici e fosfolipidi. Nishi (1%61) ha dimostrato che le riserve di polifosfati e (osfolipidi, pre'>Cnti nelle sporc di Aspergillus niger allo stato di quiescenza, forniscono durante le prime fasi dì germinazione la maggior parte del fosforo ai composti fosforati intracellulari: zuccheri fosfori lati, acidi nucleici, acido ribonucleico, mentre circa il 50/' dell'ortofosfato liberatosi dai polifosfati effonde nel liquido ambiente.
Si ha ragione di riten ere che situazioni consimili si ripetano durante la scomparsa dei granuli di volmina, venendosi a realizzare: - presenza nella cellula di ortofosfato in quantità che può eccedere le necessidt metaboliche del momento ed entrare, a livello di membrana in concorrenza col fosforo ambiente la cui penetrazione nella cellula v1enc così limitata; - presenza di frammemi a basso peso molecolarc derivati dalla scissione dci polifosfati e che per ]a loro immediata disponibilità intraccllulare possono essere prontamente utilizzati per le diverse sintesi od incorporati in organiti di alto valore biologico. L'effetto apparentemente protettivo verso il radiofos(oro esplicato dalla presenza di volutina può essere pertanto spiegato con il limitato accesso di Pl2 nella cellula batterica c/ o con l'uti lizzazione per un certo tempo di solo o quasi composti fosforati intraccllulari normali . Con l'esaurirsi delle riserve fosforate il p lz troverebbe facilità di penetrazion e nella cellula e di ingranarsi nel metabolismo diventando parte costitutiva di mctaboliti cd organiti essenziali che possono essere così danneggiati più direttamente. Rr ·\SSUJ'\TO. - Gli AA. hanno studiatO l'azione del P 32 sulla moltiplic:tzione microbica, rilevando un effetto pn.>tctrt\O esplicato dal P11 contemporaneamente pn:sentc nel terreno di crescit:t. Un uguale azione era evidenziabile per le ric;erve intraccllulari di polifnsfati (volutin:~l arratamtnrc indotte in Acrobacter aerogcnes. St.M~IARL - The AA. h:t\C srudied th-: action of P 32 on the bacterial multiplication; the~ ha\'e noticcd a protcc•;,.e effcct explicated b~ Fl1 that was prescm at the
sarnc tirnc in the culture mcdiurn. A sam(. action could be put in evidencc for the intra-cellular reserves of polyphosph:ue (volutin) that wcre inducc<l artfully in A. aerogenel>.
RFsn.fÉ. -
Lcs Auteurs o nt étudié l'action du P 32 ~ur la multiplication microbien-
ne en rcmarquallt un dfet protcctif expliqué du P 31 en memc tcmps present dans le milieu de croissance. Une pareille anian était évidentiable pour les rcserves intracellulaires de polyphosphatc (,·o!utine) artific:eu~ment induit::-~ en A. aérogènes.
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7· - M.
CE:-.'TRO STUDI E RI CEJ{CI l E DELLA SM..;ITA' MILITARI
Dircltnrc: '.lagg. (;cn. :'\kd. Prof. IJou. F. ht>F\ " ' ~·
RI·.P,\RTO
SEZIONf MICHOI\IOLOCI,\
c.,po SezHIIlC: Tcn. Col. :'lkd. Prof. Doli. (; , Ct RATOL~
DI ALCUNI INDICI IMMUNITARI IN T OPINI TRATTA TI CON P32 Cap. Med. Dott. A. Zaio
Tcn. Mcd. Dott. A. Di Addario
Cap. Mcd. Dott. R. Stornelli
In un precedente lavoro elaborato 1n questa sezione, Curatola c Zaio (1964) avevano rilevato che topini trattati con IO {'-C di fosforo radioattivo, introdotlO endoperitoneo, presentavano una percentuale di batteriemia, da germi intestinali, significativamente inferiore a quella riportata nella letteratura per dosi sublctali c letali di raggi X o gamma panirradiazione. Gli AA . facevano notare, come probabile spiegazione, che una dose X o gamma capace di indurre una sindrome acuta da irradiazione è inoperante sui germi resistenti fino ed oltre 40.000 r, mentre quantità minimali di radiofosforo escreto nel lume intestinale e assi mi lato dai germi, potrebbero provocare un qualche inceppo nel loro sviluppo od un affievolimento del potere patogeno. Quest'ultima ipotesi sembra suffragata dalla possibilità di isolare una maggiore percentual e di colonie in fase ruvida in subcolture di germi moltiplic:.t ntisi in presenza di sost:.t nza radioattiv:-~ capace di ridurre od inibire la moltiplicazione microbica. Strettamente correlata ed interdipcndente con l'agente microbico è la situazione organica profondamente turbata dalla radiointossicazione agente in senso preinfcttivo, mediata dallo smorzamcnto, fino all'annullamento, di tutte le difese antiprotozoarie, antivirali, antibatteriche c verso clementi cellulari anormali per l'organismo. In quest'ultimo decennio, particolarmente, la letteratura sul danno da irradiazione esterna sui centri, fattori c meccanismi deputati all 'immuno~ poiesi si è andata arricchendo di contributi sperimentali sempre più numerosi e risolutivi. A ciò ha dato valido impulso l'uso delle X~irradiazioni per indurre tolleranza a trapianti di midol·lo osseo, cute, organi (Gengozian c Makinodan. 1956; Thomas e Coli.. 1959; Torclli e Co'l., 1959: Howard e Coli., 1962) per modificare la sensibilità alle infezioni degli animali da cspc~ rimento (Richou e Lallonette, 1963) cd usare, quali tessuto-colture in vivo. animali trattati con dosi letali di irradiazioni (Makinodan e Coli., 1962).
La immunopoiesi c, in particolare, l'entità della risposta anticorpale in riferimento alla relazione temporale tra X-trattamento e somministrazione di antigene, la radioscnsibilità o meno della fase di induzione c della risposta anticorpale allo stimolo di richiamo sono stati studiati con risultati più spesso discordanti da diversi Autori. Su tali argomenti una sintesi quanto più aggiornata, anche se rapida, è "luclla esposta da Makinoòan c Gengozian (1962) al Congresso di Praga sui mecca nismi di formazione anticorpale. La batteriemia susseguente a panirradinione degli animali è stata anche messa in relazione causale con la distruzione della propcrdina (Pillemer e Coli., 1964). Ross (1956) in ratti panirradiati con 500 r osservava una rapida caduta delb properdina scrica nelle prime 48 ore òall'irradiazione, seguita da un ulteriore lenta deplezionc che diveni\'a completa in l~ giornata mentre, in concomitanza, il complesso totale aumentava a 150 . il C1 si elevava a 300"/ . il C4 al 200"/o, mentre C1 c C2 rimanevano immutati. Secondo lo stesso Autore 14 di 22 topi sottopo•;ti ad una panirradiazione di R20 r ed inoculati in tra vena con 50 unità Ji propcrdi Ila bovina sopravvivevano per almeno 16 mesi mentre, nei controlli, la mortalità era stata del 100 l in 7 giorni. Effetto benefico ha anche dimostrato b somministrazionc di zimosan che ha potere stimolante mila form~Lion~ di properdina. Strond c Brucs (1959) hanno osservato che la frazione serica c,, ass~ ..::iata :tlla quale è la properòina. t:splicava azione protettiva, sia pur parziale, nei topi irradiati. Questa ed altre numerose ricerche sulla battericmia c sui poteri naturali ed acqui~itt nell'irradiato sono state condotte mediante sorgenti esterne di radiazioni, mentre limitato, per ovvie ragioni. è stato lo studio di tali argomenti mediante l'impiego di radioisotopi . Dalla letteratura esaminata ci risulta che solo Kol etsky e Christie (1950) hanno studiato la letalità per infezione in ratti trattati con P'2• Le radiazioni ionizzanti, siano esse somministr3.te per via esterna od interna, a livello molecolare estrinsecano la loro attività in modo pressoché uguale, il risultato tuttavia può essere diverso quando il danno è indotto d:1 elementi radioattivi persistenti nel tempo, a livello di organici sensibili e di cui possono divenire parte costitutiva. I poteri antinfettivi, quindi, negli animali trattati con radioisotopi potrebbero presentare un comportamento non del tutto almeno sovrapponibilc a quello rilevabile nelle radiazioni esterne. ScoPo DEL LAVORO. I n ba~e a tali premesse 3.bbiamo creduto utile studiare il potere battericida, e quello opsonico, il tasso scrico di properdina negli animali trattati per via peritoneale con il radioi~otopo P32•
TECNTC>\ SPERIME~ALE.
Ammali. - Sono stati impiegati topini dell'allev::~mcnto del Centro, d i ceppo Swiss, del peso di 30 g circa c tenuti a dieta libera di m~mgime equilibrato cd acqua. Gli animali, di sesso maschile, durante il periodo di preventiva quarantena c di irradiazione, sono stati stabulati in numero di 4 per gabbie di plastica Thomas di cm 30X19X 13, in ambiente a clima condizionato. Irradiazione. - Ad ognuno dci 60 topmt sono stati sommtntstrah mtrapcritonco IO :t.c/ g di peso corporeo, di NaH1PO~. a pH 7 del « Radiochemical Center » di Amersham.
Raccolta dei sieri. - A 96 ore dalla somministrazione del P 32, e ogni 4"' giorno successivo fino al 24 ", da 8 a lO topi dei sopr:wvissuti, per volta, c.: per un totale di 58 topi, sono ste~ti sacrificati per decapite~zione. Di ogni lotto veniva costituito un pool di sangue citratato per la determinazione della battericidia; il rimanente sangue ve n i va fatto si era re cd il siero raccolto per centrifugazione a + 4°C, subito dopo la rctrazione del coagulo, veniva distribuito in due fiale nella quantità utile alla determinazione del potere opsonico, della properdina e conservato a -80oC fino al momento dell'uso.
Battericidia. - E' stato utilizzato il metodo di Lusena ( 1929) con sangue in toto estratto al momento c reso incoagulabile con una goccia di citrato sodico al 20% per cc d i sangue. Ad l cc del sangue così trattato veniva agg iunto una goccia di brodocultura di 18 ore, diluita l : 10 di S. Typhi murium . Con una goccia di tale miscela si esegu iva una piastra «versata» come per la conta dei «vitali». La prova di battericidia veniva ripetuta a 30, 60, 120, 180 minuti. Nel frattempo la miscela germi-sangue veniva termostatata a 37"C. Due controlli venivano contemporaneamente allestiti: un controllo costituito da una goccia di coltura diluita ed l cc di brodo. L'altro era rappresentato dal la sospen sione batterica c sangue di topo non irradiato.
Potere ed indice opsonico. - Sono stati r icercati con la tecnica di Wright (1959). l leucociti sono stati raccolti dal la cavità peritonc:tle di topo normale iniettato 6 ore prima con 2 cc di brodo concentrato. La sospensione batterica era rappresentata da una sospensione in soluzione fisiologica di un'agar-coltura fresca di S. typhi murium virulenta. La sospensione batterica e leucocitaria sono state aggiust:1te a densità idonee alla lettura al microscopio degli strisci colorati al May-Gri.inwald: 8-10 germi circa per ogni neutrofilo.
D'Jsaggio della properdi11a. - E' stato effettuato con il metodo di Diacono e Castay (1958) che, per Casini e Coll. (1960), è di semplice realizzazione ed elimina possibili fattori di errore legati all'RJ e che inficiano la metodica di Pi1lemer e Coli. (1956). Il metodo si basa sull'uso di un « RP emolitico» ossia di un siero litico verso i globuli rossi antigeni, privo di P e contenente tutte le frazioni del complemento. Nello stabilire il volume di RP è opportuno che l'ambocettore sia presente per il corretto dosaggio del complemento, nella quantità di 3,4 unità per ·cc del volume di reazione (Basevi e Furlani, 1956). E' opportuno altresì che siano note le unità di complemento presenti nel sistema di reazione e che il CJ sia effettivamente la frazione « limite ». In nostre mani tali precisazioni si rendavano necessarie giacché l'RP di cavia emolitico per le emazie di topo presentava un numero basso di unità emolisiniche (10-20) ed unità di complemento sensibilmente differenti néi diversi pools di RP. Perciò per ogni pool di RP: a) è stata indagata la sua eventuak anticomplcmentarietà; b) è stato esaminato il contenuto di Cz rispetto C1 osservando se in provette parallele a quelle di dosaggio del complemento l'aggiunta di R1 contenente C1 aumentava sensibilmente il titolo di emolisi 50% ; c) sono state determinate le unità di complemento emolisi 50'j0 che, per semplificazione, sono state assunte come unità CJ; d) sono state titolare separatamcnte Je unità emolisiniche e quelle dd com plernen to. L'unità di complementc emolisi 50% è stata determinata in un volume finale di reazione di 2 cc e sono stati adottati gli accorgimenti suggeriti da Easevi e Furlani (1956). Per il calcolo delle unità è stata uti lizzata la risolllzione grafica dell'eqèlazione eli Krogh (Kabat e Mayer, 1958):
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riportando su carta bilogaritmica in ascisse i valori di - - ed in ordinata k 1-y diluizioni del siero (Dantona e Coli.. 1959). La retta intersecante l'ascisse d: valore l è stata costruita con più punti sperimentali corrispondenti alle percentuali di emolisi utili al calcolo presente nelle diluizioni in progressione geometrica di ragione 2 a partire da l: 6 ed l: 8. · Per il dosaggio finale della properdina venivano seguite le indicazioni Diacono e- Castay. Le unità di properdìna sono espresse in U. Pillmer; una unità Pillmer distrugge 120 unità C 3 e nel nostro caso 120 unità di compiemente, emolisi 50:>( .
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Fig. 1. · Comportamento del potere baLtericiJa nel sangue el i topo tratt ato con ro lJ.c/g d i P32 • o
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RI SU.LT<\Tl E CO:-JSIDERt\ZlONI.
Gli effetti delle intossicazioni da radiofosforo sul potere battericida sono illustrati nella figura l. [] sangue di topo norm:1le, se nvn porta alla sterilità delle colture, tutt:lvia, nei contatti fino a 60', riduce notevolmente la carica microbica. La S. typhi murium è ritenuta resistente all'a7.ionc battericida dei sieri immuni o normali (Osawa c Muschell, 1964). Nel sangue di topo irradiato si registra, fin dal 4° giorno dal trattamento un affievolirsi del potere battericida che al 12•-16° giorno può considerarsi nullo. L'attività battericid:t riappare in 20 giornata ed in 24• tende ad approssimarsi a1 ,·alori dell'anim:tlc normale. I valori rilevati del potere ed indice opsonico sono riportati nella tabella l. Già fin dalla 4• giornata si o~~crva un indice opsonico di 0,'55. Rispetto a tale valore si nota, in W giornata, un aumento apparentemente paradosso e di difficile in terpretazione. Si verifica successivamente una flessione fin quasi alJo nzcramento in 20a giornata c quindi in 24' gwrnata un elevarsi dell'indice che rimane tuttavia inferiore al valore unitario. TI t:tsso di properdina (figura 2) che negli animali normali era di 18 unità. ncgii ammali inoculati con P' 2 non era più dosabile dopo 1"8" giornata. Essa, ~uccessivamentc, ,-~niva evH.Ienziabile in 20' giornata c raggiungeva la metà dei v:1lori dei topi normali in 24• ~iornatJ.
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V ARIAZIONI DEL POTERE E DELL INDICE OPSO:>:I CO IN TOPI TRATTATi CON IO ',1-C/G nJ
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Polcrc op..onicu
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Giorni dell'irradi:l7. iont
Siero
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Siero
Siero lc>pu
l irr3dialt> l normale
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All'8" giorno
190
2i{l
1,90
2,70
1,90
- 0,74 2,70
Al 12 giorno
1 ~0
270
1.30
2,70
1,30
- 0,48 2.70
Al 16 g10rno
40
270
0,40
2,70
0,40
0,14
2.70
Al 20' g1orno
1'5
270
0.15
2,70
0.15
0,05 2,70
Al 24 • giorno
IlO
270
1,10
2,70
1.10 -
2.70
0,40
1.
68r Il declino e la ripresa sembrano procedere consensualmente nei tre fattori di difesa. Tuttavia senza un'approfondita conoscenza dci complessi fattori che favoriscono, inibiscono o mascherano l'estrinsecarsi di tali attività, non è possibile affermare rapporti di interdipendenza. Comes (1957) dopo rimozione della properdina dai sieri normali osserva potere battericida residuo verso la S. typhi. Per Invcrnizzi e Coli. (1960) una quantità minima di properdina è sufficiente e necessaria per l'esplicarsi del potere battericida. Per Fornct e Poster; Neulfeld e Bickel ecc. citati da Arditi (19'56) tra potere battericida ed indice opsonico non esiste alcun legame. Dai dati esposti sembra si possa dedurre, inoltre, che il periodo di massimo danno a carico delle difese immunitarie studiate decorra all'incirca dal lOo al 20o giorno. Tale periodo di tempo coincide con quello in cui è più frequentemente dato rcpertarc una batteriemia come da noi riscontrato (Curatola e Zaio, 1964) in topi sottoposti a tale trattamento. In conclusione l'irradiazione interna come quella esterna incide notevolmente sulle difese immunitarie naturali rendendo l'organismo facilmente passibile d'infezione. RtAsst.::·no. - Gli AA. hanno studiato i poteri battericida ed opsonico ed il livello scrico di properdina in topini trattati con P 32 intraperitoneo. H an no notato un netto deca. dimcnto di tali poteri di difesa e tendenza al ripristino dei valori normali in ventesima giorna ta dal trattamentu. S uMMARY. - The Authors ~tudied, on m ice given P32 intraperitoneall y, bactcricidal and opsonic powers and properd in serum levels, noticing a sharp decay of such defcnsc powcrs and a tcndcncy to Ùle norma[ value restoration on Ùle treatment twenticth day. R f.suMÉ. - Les Au te urs ont étudié les pouvoirs bactéricide et opsoni<.JUe et le nive<'Lt d u sér\.lm de properdine dans b souris traité avec P 32 entre-péritoine. Ils ont remarqué un net déclin de tels pouvoirs de defcnsc et un pcnch:1nt ~~ la rcsrauration dcs valeurs no;males dans la vingtième journéc dcpuis k rraircmcnt.
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CENTRO DI STCDI E RICERC!IE DELLA SANITA ' Mll.ITARE
Dirctton·: Magg. Gt:n. Md. Prof. F. (AOEV.\1\ ;• REPARTO: SEZIONE BIOLOGICA
Capo Sezione: Tcn. Col. Mcd . Doll. A. F 'R",
ANALISI DELLE MODIFICAZIONI ELETTROCARDIOGRAFICHE OSSERVATE NEL TOPO DOPO TRATTAMENTO CON P~ 2 Tcn. Col. Med. Dott. A. Farina
PREMESS.<\.
Lo studio degli effetti biologici delle radiazioni sul sistema cardio-vascolare è stato lim itato, per lungo tempo, quasi esclusivamente alle alterazioni indotte sui vasi sanguigni. Furono queste, infatti, le prime lesioni da raggi ad attrarre l'attenzione degli studiosi, fin dagli albori della terapia con i raggi x. La maggior parte degli AA., per contro, ha ritenuto che il cuore, al pari di ogni altro muscolo, fosse relativamente insensibile alla irradiazione. Fra i vari AA. che hanno sostenuto tale tesi citiamo Sahrazes e Riviere che fin dal 1897 osservarono come il cuore di rana, esposto per w1'ora ad intensa sorgente di raggi Roentgen, non presentasse alcuna modificazione apprezzabile. Kotzemberg e Kauts (1919) erano ·convinti che il miocardio non viene mai leso dalle radiazioni, tanto che essi curavano l'asma cardiaco e l'angina pectoris con i raggi X. Gordon nel 1924 e Warth in c Pohble (1927) sostennero che il cuore è uno degli organi dotati di m aggiore radiorcsistenza. · Dcsjardins (1932) in una rassegna delle r icerche eseguite su tale argomento nel primo trentennio del secolo pose in risalto che la radiosensibilità del cuore è scarsa, essendo in g rado di tollerare dosi di radiazioni molto superiori a quelle terapeutiche. Anche Colwell c Russ (1934) e Warren (1942) erano della stessa opi n ione c ritenevano che soltanto dosi estremamente alte possono provocare un danno miocardico ; in questo caso però il danno più che ad azione diretta delle radiazioni sulle fibrocellulc miocardiche sa rebbe dovuto all e modificazioni indotte dalle radiazioni sui vasi coronarici. Bloom (1948), a conclusione di uno studio anatomo-patologico eseguito su animali irradiati, affermò che il cuore è resistentissimo alle radiazioni . Patt c Brues (1956) nel «Trattato di Radiobiologia >> dell'Hollaender affermarono
che mentre le radiazioni possono esercitare un'azione locale sui vasi sanguigni, il miocardio si mostra abbastan:ta resistente. In tal senso si espresse Ellingcr (1957) nel suo Trattato di radiobiologia e, più recentemente, anche Tori (1960) nel suo Manuale di Radioterapia. Jones e W edgewood (1960) aHermarono, ugualmente, che tanto la patologia umana che quella degli animali da esperimento indicano che la radioscnsibilità del cuore ~ bassa. Più recenremente Vaeth e Coli. (1961) non hanno rilevato danni significativi, sia all'esa mc clinico che alla indagine elettrocardiografìca, in un gruppo di pazienti tral tati con alte dosi di radiazioni sul prccordio c ritengono che se un danno cardiaco può venir provocato dall'irradiazione, esso è di così scarso ~ignifìcato da non giustificare modifìcazìoni delle attuali terapie radianti. Non mancano, d'altra parte, in contrasto con tal1 vedute, studi anatomopatologici, clinici ed clettrocardiografìci, specialmente di questi ultimi anni. che hanno messo in dubbio il concetto dell'alta resistenza del cuore alle radiazioni ionizzanti. Il problema non ha valore puramente teorico, ma anche eminentemente pratico, particolarmente oggi che la introduzione su larga scala delle terapie radianti con alte energie e con isotopi ha portato acl un considerevole aumento della dose profonda rispetto a quella cutanea e che l'impiego della energia nucleare si va estendendo in altri campi oltre che nella radio-terapia. La ricerca di eventuali modìli cazioni che le radiazioni possono indurre sul cuore, che è uno degli organi che più frequentemente viene esposto ncila comune pratica radioterapica a dosi spesso elevate di radiazioni, appare quindi molto importante. La discordanza di opinioni dei v:u-i studiosi su tale argomento è da attribuirsi indubbiamente al fatto che gli ~tudi sulla radiosensibilità del m iocardio non sono ~tati svolti sempre nelle identiche condizioni sperimentali: le dosi di radiazioni impiegate hanno variato molto da un autore all'altro, la modalità di irradiazione e l'ambiente di esposizione, fattori che possono influir<· notevolmente, a parità di dosi, sugl i effetti biologici delle radiazioni, non sono state uniformi nelk varie inda~mi sperimentali. Per quanto si riferisce poi alle osservazioni sul danno miocardi co rilevato su soggetti umani irradiati a scopo terapeutico, bisogna considerare che non sempre è facile sceverare quanto debba essere attribuito all'effetto delle radiazioni e quanto invece dipenda dalle condizioni patologiche prc-csistcnti; infine occorre tener presente che: esistono ampie differenze di radioscnsibilità fra i singoli individui, differenze: che possono interferire in vario modo nella interpretazione degli effetti delk radiazioni sul miocardio. La mancanza di identità di vedute fra i vari AA. sulla azione delle radiazioni ionizzanti sul miocardio e l'esistenza di notevoli differenze sulle modalità tecniche dci vari studi sperimentali c clinici ci ha indotto a riesaminare
68 5 la questione e ad iniziare una serie di indagini sperimentali, intese ad accertare l'esistenza o meno di una vulnerabilità del tessuto miocardico da pane delle radiazioni ionizzanti. Nel presente lavoro, che si inserisce nel quadro degli studi intrapresi nel Centro Studi e Ricerche della Sanità Militare sugli effetti biologici dci radioisotopi. riferiamo su alcune prime indagini clettrocardiografiche condotte su topi trattati con dosi variabili di fosforo radioatti\'O (J>l~ per via parenteralc.
MATERIALE DI RH':ERCA E TECNICA SPERIMENTALE.
Le nostre ricerche sono state condotte su topi bianchi di ambo i sessi, del peso medio di gr 25, provenienti dallo stesso allevamento e mantenuti nelle stesse condizioni di ambiente c di alimentazione per tutta la durata dell'esperimento. A ciascun animale è stato registrato l'elettrocardiogramma prima del trattamento parcnteralc con P 32 e poi ad intervalli vari di tempo da tale trattamento. La registrazione è stata effettuata sotto aneste~ia intraperitonealc con Nembutal soÒICO (alla dose di 0,03 mg pro grammo di peso) con l'animale in posizione prona. Ci siamo serviti di un elettrocardiografo ad alta velocità (100 m m / s) idoneo a registrare, senza distorsione, i potenziali vc-ntricolari di questi piccoli mammiferi, che, come è noto, hanno un'altissima frequenza c:lrdiaca. La s{'nsibilità è stata regolata in modo che l mV fosse equivalente ad una deflessione di 20 mm. Come ekttrodi abbi;\mo adoperato speciali morsetti a coccodrillo (muniti su una delle branche di un ago di acciaio di circa 3 mm. di altezza). che permettono una rapid3. ed accurata registrazione dei tracciati. Sono state registrate k deri\·azioni periferiche di Einthovcn, k unipolari di Goldbergc.:r c due precordiali che ahbiamo indicato come V ant. (a livello della apofisi ensiforme) e V lat. {alla stessa altezza della precedente sulla linea ascellare anteriore). Prima di p:lSSarc all'~malisi dci risultati ottenuti sad bene premettere alcune considerazioni sulle caratteristiche dell'elettrocardiogramma normale nei topini, dato che i tracciati di tali animali sòno alqu~mto differenti dagli elettrocardiogrammi umani normali. Ciò è dovuto essenzialmente alb mancanza del tratto ST: non vi è cioè un segmento isoelcttrico tra il complesso QRS c l'onda T, per cui b T inizia direttamente al di sopra della linea isoelettrica. Essa appare, talvolta, come una semplice annodatura della branca discendente del QRS. tal'altra è piu chiaramente in.Ji\·iduabilc come un 'onda costituita da una branca ascendente 1apida ed una discendente più lenta, che si continua gradualmente con il tratto TP, descrivendo una linea con lieve concavità in alto, discendente da sinistra a destra.
686 Questo comportamento della fase di .ripolarizzazione, in contrasto col processo di ripolarizzazione dei ventricoli umani, crea una rassomiglianza spU·· ria con lo slivellamento in alto del tratto ST. Ma, in realtà, l'osservazione attenta del tracciato fa rilevare che il tratto ST non esiste e che ciò che appare come tratto ST sopraslivellato è dovuto alla prima componente veloce dell'onda T , che inizia prima che la branca discendente della R raggiunga la line3 isoclettrica (v. figura l).
D:r
Dm a.VR
o.VF"
Vctnt Vtc.tt
Fig. 1. - Elettrocardiogramma normale di topo nelle derivazioni periferiche, unipolari degli arti e precordiali.
Per lo studio particolareggiato deil'onda T abbiamo seguito le indicazioni date da Caster, abbiamo cioè misurato b distanza verticale fra l'inizio della prima componente ddl'onda T (St) e l'apice della T stessa (Tt), nonché l'altezza di St al disopra della lint:a isoekttrica (T2). prendendo come base per quest'ultima il tratto PR. Altri parametri studi:olti, oltre all'onda T, sono stati la frequenza cardiaca, la durata dell'oncia P c dd complesso QRS, l'intervallo P-R, il voltaggio dell'onda R, l'asse elettrico. Le varie misure sono state prese sui tracciati, prima c dopo trattamento con Pn, in D II, con l'ausilio di un comparatore microscopiCo.
Un primo lotto di lOanimali è stato trattato con 2 \t.<: l g di P·;Z, un secondo lotto con 5 t~cl g, un terzo lotto con 10 p.c/ g ed un c.1uarto lotto di 20 topi ni con 20 ~t.c/g di J>l 2• Praticato l'esame elettrocardiografico di base, si è proceduto ad un controllo. per tutti i lotti, al quinto cd al decimo giorno della somministrazione del P' 2• Non abbiamo ritenuto opportuno praticare controlli più frequenti, in quanto abbiamo constatato che i topini tollerano male le anestesie c le iniezioni ripetute. RI SU LTATI.
l vari parametri elcttrocardiografici presi m esame non hanno mostrato modificazioni di rilievo, rispetto al tracciato base, sia !lel primo che nel secondo lotto di animali . Tralasciamo pertanto di riportare i vari dati relativi m suddetti due. lotti. Moclificaziom d! una certa importanza si sono invece verificate negli dettroc:m:liogrammi dei due lotti trattati con do~i maggiori di P'2• Nel lotto di 10 topini trattati con 10 ~~c/g di P' 2 al lOo giorno risultavano deceduti due animali c nel lotto di 20 topi ni trattati con 20 p.c/ g di P'2 ne risulta,·anv deceduti cinque. Quindi il controllo elettrocardiografico al ) e al IO giorno è stato praticato nel primo di t:tli lotti su otto animali e nel secondo ~u quindici. I risultati dell'esame analitico dei tracciati sono ri:.m unti nelle tabelle l e 2. T A81-.LL\
'1 .
J.
DATI ELETTROC.\RL>IOGR.-\FIC! ( VALOR I ~t EDI) REL.-\TI\'1 AO UN LO'rl'O DI OTTO TOPI, l'RIMA E DOPO TRi\'l"fA MENTO CON 10 !J-C DI
P32 (I L VOLTAGGIO È ESPRESSO TI'
MILL!VOLTS, LA DURATA TN MlLLI SECOKDI). V~lor i
el i ba;c
~ --/\1 1° gin=-- l
al
l() O
giorno
p
IO
IO
IO
P-Q
35
~8
35
QRS
R
8
8
Rt
23
20
19
R2
4<1
{<)
34
TI
lo
IR
21
T2
Il. l
-3
-7
A sse ektt rico
6!\
74
78
FrequCI17.3
')Jfl
530
506
68R T A BELLA t>. 2. DATI ELE'ITROCARDIOGRAFICl (VALORI MEDI) RELATIVI AD U~ LO'ITO DI QLT~DJCI TOPI. PRIMA E DOPO TRATTAMENTO CON 20 !J.C DI
P32 (tL VOT.TAGGIO È ESPRESSO
IX MILLIVOLTS, LA DURATA TN MILLISECONDI).
V.dori di base
Al 5° g iorno
Al l o· giorno
p
10
IO
IO
P-Q
32
33
3-l
QRS
7,2
7.3
7,4
R,
19
19
11
R2
.~7
32
26
T,
9,3
12,1
17,1
Tz
6,3
- 0,2
-4,1
Asse elettrico
70°
73"
84°
Frequenza
514
566
508
1-
Da esse si può rilevare come, s1a nel l che nel II lotto i valori relativi alla durata dell'onda P, dell'intervallo P-Q c del complesso QRS nonché della frc;qucnza cardiaca non subiscono variazioni di sorta sia dopo cinque che dopo Jieci giorn i dal trattamento con P 32 • In entrambi i lotti si verifica una diminuzione progressiva del voltaggio dell'onda R in D I ed in D II insieme con una lieve rotazione oraria dell'asse elettrico. Le modificazioni più importanti però. si verificano a carico dell'onda T; appare chiaro come, sia nel lotto trattato con 10 p-c/ g e ancora più intensamente in quello tratt:no con 20 p.c/g si ha un progressivo aumento del voltaggio di T , contemporaneamente ad una progressiva notevole diminuzione dell'ampiezza di T~, il che significa che si verifica un graduale abbassamento di s,, che così viene ad avvicinarsi sempre; più alla linea isoelettrica, fino a sorpassarla e ad acquistare valore negativo (v . .figura 2). Data l'importanza di tali alterazioni a carico della fase di ripolarizzazionc ai .fim di una ohbiettivazione del danno miocardico, non ci siamo accontentati del semplice confronto fra le medie, ma abbiamo voluto sottoporre ad analisi l>tatistica, mediante l'impiego della funzione « t » di Student, i dati relativi alle modificazioni dell'onda T. L'analisi è stata effettuata usando le seguenti formule:
689
D:t
~'-"--"--"-.:.."-'-
D:u:
-.:~\.._L"._~L~(_\.
O:m
_l_l..._l.J-.J..,_J._l_L_l._
o.VR
rrrrr.-w,r-rrr
a.VL o.VF'
1/J~
- '--\_J"--J
v ctl'\t
..;'-.J~\...J~"-.J\......\..
V l .. t
.."-..•.J.,__J....__]_j~u'-
Fig. 2. - Elettrocardiogramma del topo di cui alla fig. 1, dopo trattamento con 20 '.J·cfg di PJ• (ro· giorno).
(M • - Mz) : a M, M2
t -
M• - Mz v~ a
a
- --
m
n
m +n
l
+n-
-
2
.
(m!: (x j - M t}-, + ~ 11
i-t
i- •
(Y
j-
Mzl)
dove M = med ia: m ed n - numero delle osservazioni. La significatività statistica di difFerenze dì medie per i valori di T t c Tz relativi al lotto di topi trattati con 20 1-LC/ g di P32 è riferita nella tabella 3. Da essa si rileva come, se si fa eccezione per i valori di T, al So giorno, per i quali la probabilità trovata è inferiore. sia pure non di molto, al limit::
8.
M.
T Al\EI.LA :-.;. ""'· VALORI DI p PER DIFFER.EK/E DI MEDIE STATISTlC.-\r.JE"iTF S IG ' IFIC:\TIVE
O AI IXMITI DI:.LL.\ S IGNIFIC.\TIVIT.\ STATISTIC.\.
5 gwrno
p
0,81
al 10° giorno
p
0,99
:ti
S' giorno
p
0,99
al 10° giorno
p
0,999
al
fiduciario del 95,-0 , la significati' Jtà delle differenze fra le due serie di valori con)ìder;lti (valori basali di T. e di T2 rispetto ai valori dopo cinque c dopo dicci giorni dal trattamento con P12) è molto elevata, avtndosi una probabilità P - 0,99 per T. al decimo giorno c per T2 al quinto giorno ed addirittura una probabilitit P - 0,999 per T2 al decimo giorno. ron vi è dubbio quindi che i valori b·ovati sono statisticamente molto significativi. Cor-:siDERAZIO~I E coNcLusiO!'.'E.
I ri~ultati delle nostre ricerche concordano con le conclusioni a cui sono giunti gli AA. più recenti che ammettono l;esistenz:1 di danno miocardico da radiazioni ionizzanti. In writà gtà nel 1924 Davis irradiando il torace di cani c conigl i aveva rilevato alterazioni a carico del miocardio atriale consistenti in nccrosi cellulari, emorragie e proliferazioni di tessuto connettivo. Nello stesso anno Sweizer segnalò come conseguenza della irradiazione in un giovane trattato con X-terapia per morbo d t Hodgkin un 'atrofia delle fibre miocardi che, con reazione interstizialc c vacuolizzazione. Hartmann c coli. (1927) notarono, a seguito di irradiazioni dirette al cuore in dosi superiori a 1000 r, fenomeni di necrosi del muscolo cardiaco, nel:a fase acuta c, successivamente. una reazione fibro-connettivale. Identiche alterazioni furono descritte da Thibaudcau c Mattich (1929). Goucharcnko (1957). misurando i potenziali di reazione del cuore del ratto, const:~tò una progressiva modifi cazione nella forma dell'onda di potenziale da 7 a 11 giorni dopo irradiazioni con 500 r, il che è riferibilc, naturalmente, a danno miocardico. Caster (1957) mise in rilievo nei ratli bianchi sottoposti ad irradiazione pancorporea con 700 r una significativa òiminuzione di costituenti del cuore fisiologicamente importanti quali l'actomiosina e l'acido desossiribonucleico, oltre ad alterazioni clettrocardiografichr di varia natura che potrebbero essere espressione, secondo l'Autore, di marcate lesioni degenerative a carico del miocardio. Whitfield e Kunkler (1957) segnalarono sia in animali di diverse razze
· sottoposti ad irradiazione nel corso di ricerche sperimentali sia in pazienti sottoposti a radioterapia, lesioni istologiche del cuore consistenti in atrofia delle fibre ed infiltrazione di plasmacellule e cellule mononucleari c, contemporaneamente, modificazioni elettrocardiografichc interessanti particolarmente la onda T. Comberiati e coll. (1957) in uno studio cl inico elettrocardiografico notarono la comparsa di extrasistoli in pazienti trattati con telegammaterapia. Pcarson (1958) ha descritto una occlusione coronarica osservata in una donna irradiata sei mesi prima e nella quale non erano mai stati osservati segni di danno coronarico. Teplov c col!. (1959) ammettono l'esistenza di una cardiopatia da irradiazione, che si sviluppa verso il T-9" giorno sia nel caso eli irradiazion·~ pancorporca a dosi letali o subletali sia che si tratti, invece, di irradiazione locale della regione cardiaca. Essa è caratterizzata, essenzialmente, da moditìca7-ioni clettrocanliografiche, cui corrispondono lesioni istologiche. consistenti in processi distrofici sullo sfondo di un'iperemia c nccrosi. Joncs e Wcdgcwood (1960) iP. un gruppo di donne trattate con 250 r per carcinoma mammario e studiate elettrocardiograficamente per due anni hanno riscontrato modi ficazioni elettrocardiografichc nettamente patologiche nel 16% dci casi, specialmente n elle pazienti con cardiopatia ischemica preesistente all'irradiazione. Catcrall c Evans (1960) invece, pur ammettendo l'esistenza di alterazioni miocardiche provocate dalle radiazioni, sostengono che si tratta di lesioni reversibili che non lasciano cicatrici miocardiche residue. La possibile insorgenza di una miocardiopatia da raggi è stata confermata anche da Maccarini e Voltolini (1962) in base ad osservazioni sia sperimentali che cliniche. Alterazioni elettrocardiografichc sono state osservate da Noburu Kurata in uno studio sperimentale sull'irradiazione del cuore di rospo e da Barbarini e La Selva in conigli irradiati con dosi da 750 r a 12.000 r di raggi gamma di Co(j). Questi ultimi AA. hanno anche evidenziato alterazioni istopatologiche consistenti in fenomeni degenerativi delle fibrocellule miocardiche, di grado più o meno grave si no alla necrosi, quadri di fibrosi acuta subendocardica e processi di proliferazione mesenchimale sino a quadri di conclamata miocardiosclerosi negli animali sacrificati a maggiore distanza dal trattamento. Scalabrino c Rossi {1961) hanno rilevato in conigli irradiati con Co(j), alterazioni di natura flogistica delle valvole carcliachc c dell'endocardio parietale (valvulite da raggi). Queste alterazioni sono evidenti già dopo sei ore dalla erogazione di 750 r e presentano una completa regressione entro 1-3 giorni dal trattamento, anche in animali trattati con dosi molto elevate (sino a
12.000 r).
Kursciakov e Kirsev (1962) hanno riscontrato nella malattia acuta da raggi una miocardiodistrofia reversibile simile a quella presente nelle avitaminosi e, in taluni casi, una miocardite tossica con evoluzione successiva verso la miocardiosclerosi. Ndla irradiazione cronica, poi, hanno rilevato, in uno stadio precoce, disturbi funzionali cardiaci e, negli stadi più avanzati, alterazioni distrofiche del miocardio, connesse a turbe metaboliche da ipossia tissutale. Le modifìcazioni da noi rilevate dell'attività elettrica del cuore a carico della fase di ripolarizzazionc indicano chiaramente l'esistenza di alterazioni miocardiche negli animali trattati con alte dosi di fosforo radioattivo e costituiscono un'ulteriore prova a sostegno del concetto dell'azione dannosa delle radiazioni ionizzanti sul miocardio. La natura di tali alterazioni può essere visualizzata meglio, considerandola alla luce di altri eventi che si verificano negli animali: essi vanno infatti soggetti ad una progressiva perdita di peso corporeo e ad una manifesta deteriorazione delle condizioni generali nei giorni successivi alla somministrazione del IY2 e la letalità raggiunge intorno all'undicesimo giorno per gli animali trattati con 20 t-~cl di P 3z la percentuale del 1000/o. Uno dei fattori principali della morte, stando ai risultati delle nostre esperienze, può essere considerato il danno subito dal miocardio che è di entità tale da portare al progressivo scompenso cardiaco. Non abbiamo eseguito, in questa prima fase delle nostre esperienze, uno studio istologico del miocardio; dei risultati di altri AA. (Leach e Suguira, Rhoades cd altri) sembrerebbe però che non sono dimostrabili alterazioni istologiche a carico dei cuori sottoposti all'azione delle radiazioni ionizzanti. Tali risultanze non ci sembra possano essere in contrasto con le conclusioni a cui ci ha fatto pervenire il nostro studio: infatti è ormai pacifico che la tipica lesione da radiazione si verifica a livello molecolare ed è quindi possibile spiegare la negatività dei reperti istologici, pur in presenza di gravi alterazioni ftmzionali del miocardio. Il nostro punto di vista trova conferma nei risultati degli esperimenti di Caster, il quale, come abbiamo innanzi citato, ha riscontrato, per effetto delle radiazioni ionizzanti, una progressiva diminuzione nel tessuto miocardico della concentrazione dell'acido desossiribonucleico, cosi: come si verifica nei testicoli ed in altri tessuti radioscnsibili, ed inoltre, anche una diminuzione dell'actomiosina e della concentrazione del K. Considerando il ruolo che ha il potassio nel fenomeno della ripolarizzazione e le relazioni esistenti fra la struttura dell'actomiosina e la concentrazione di K ci si può spiegare come una perturbazione dell'equilibrio ionico fra il tasso intracellulare ed il liquido tissulare possa dar luogo a gravi alterazioni funzionali del miocardio con consecutive modifìcazioni del tracciato elettrocardiografico.
Dai risultlti delle no~tre esperienze possiamo pertanto dedurre che il P3~ esercita un 'azione nocivJ sul muscolo cardiaco, probabilmente attraverso una influenza perturbatrice sul metabolismo delle so~tanzc deputate alla produzione di energia, con conseguente alterazione della funzione miocardica, come le constatate modificazioni a carico della fase di ripolarizzazione mettono bene i n evidenza.
RtAM•L).ITO. L'A., dopo .1\'l:r me~~o in rilievo, attra\'erso un'nmpia ra~~cgna degli stutli e delle ricerche di \'Jri Ai\., L1 discordanza tli opinioni fra ~li stutlio'i sulla sen sibilit:'t del miocardio alle radiazioni ioni7.zami, espone i risultati di un'imbgine elettrocan.howafica condotta su topi trattati con alte dosi di P 32. La nccrca ha messo in e\'idenza la comparsa, nei tracciati clc.:ttrocardingrafici degli animali, di :.tltcrazioni statisticamente ,ignificati\e a c:~rico della f:t!>C di ripolarizzazione. Tali alterazioni costituiscono la pro\'a dell'esistenza di tbnno mioc:1rdio prowx::~to chi fosforo r:tdioatti\'o. SuMMAR\. A wide rewie\\ of litcr:uurc is made on the suhject of myocardial scnionizing alterations. Thc.:n iht• i\urhor exooses the resulr- of :111 clectroc:~rdio graph.ic study on White mice treated whith high d~sage of P32 • Tht tracings exhibit alteratiom of repolarization . which, accordmg to the A .. are cxprcssion of myocardial damagc. ~ihi!itv to
Ri,..,u:o.IF. - L'Auteur, après 3\'0lr an:~lysé nombreux étmk-s et récherches sur la sémibilité du myocarde aux radiations ioniz:lntes, éxpose les ré~ult:m ù'une récherche élcctrocardiographiq ue su r des souris traités avec doses élevée~ de P32• Lcs resu ltats de certe réc herchc prouvcnt l'existence d 'alrer:Hions dc la phase ùe répolar ization q ui, scio n l'A .. révélcnt une lésion d u myocarde.
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CE:-ITRO STUDI l
RICl RCHF DELL \ S \ '-:IT \' \111.11 ,\ RE Direrrore: \laJ.;.t.:. (,t·n. \lnl. Prot Dott. Fa"c "o l•o• "'" Rfl' \RTO DI R,\DJOHIOL<X;I \ C.opo r~p~rto: C.1p. Mcd. Dott. E. BRUZZF'f
SEZ!O:\E 01 DIATOLOGIA Capo ,czionc: CJp. Med . Dott. (;, M,J J>J
MODIFICAZIONI DEL QUADRO ELETTROFORETICO SIEROPROTEICO DEL TOPO DOPO TRATTAMENTO CON P P. Cap. Med. Dott. E. Bruzzese
Dott. F. Bonarclli Rulli
Cap. Mcd. Dott. G. Greco
PRE:\1ESSA.
L'effetto delle radiazioni sulle proteine del siero è stato studiato, dopo ir' adiazione esterna, in diversi animali di laboratorio. Le ricerche sono state condotte con diversi livelli di dose e a vario tempo dall'espo~izionc. Nei primi giorni dopo l'irradiazione, Wcstphal c Coli. (1953) hanno osservato una diminuzione deJle proteine totali nel ratto esposto a 880 r di raggi X; nel criceto (Ditzcl, 1962), nel ratto (Wcstphal e Coli., 1953; Fischcr c Coli., 1955; Hohnc c Coll., 1955), nel cane (Ingram c Coli., 1961) e nella scimmia (Leone c Coll., 1959) è stata rilevata una diminuzione delle albumine. Per quanto riguarda le frazioni globulinichc, diversi AA. (Wcstphal e Coli., 1953; Fischer e Coli., 1955; Ilohnc e Coli., 1955) hanno evidenziato una diminuzione delle gamma-globuhne. Un aumento delle alfa e delle beta-globuline è stato notato da Westphal c Coll. (1953) nel ratto, mentre Fischer e Coli. (1955). hanno confermato nel ratto esposto a 800 r di raggi X l'aumento delle beta-globuline, ma non hanno evidenziato modiftcazioni della frazione :1lfa a 7 giorni dall'irradiazione. I-Iohne e Coli. (195'5) hanno dimostrato un aumento delle alfa"- globuline nel ratto, 3 giorni dopo l'esposizione a 650 r. Winkl er e Paschke ( 1956) hanno os~ervato nel ratto un aumento delle alfa" c delle beta-globuline. Werder c Coli. ( 195 7), nel topo sottoposto ad irradiazione con 300 r, hanno notato solo una diminuzione delle gamma-globuline, ~enza modificazioni delle albumine, delle frazioni alfa" e beta-globuline. Una diminuzione del rapporto A G è stato rilevato nel cane esposto a 500 r da Cornatzcr c Coli. (1953). Secondo Kohn (1951) la variazione di questo rapporto ~ il più precoce indice delle modificazioni biochimiche prodotte dalle
radiazioni nel sangue del ratto, essendo osservabile già due ore e mezzo dopo la irradiazione. Goldwater ed Enterm:mn (1Y57), studiando nel cane l'influenza della irradiazione corporea totale sulle proteine plasmatiche, hanno constatato che le modificazioni delle glicoproteine rappresentano un indice più sensibile di quelle delle Jipoproteine. T risultati riportati dimostrano che le radiazioni determinano delle varia-· zioni del quadro sieroproteico. Lo studio di queste modi.fìcazioni potrebbe essere utile per una valutazione del danno prodotto nell'organismo dei mammiferi dai radioisotopi introdotti per via interna. Nel presente lavoro si riportano i risultati di una indagine sulle modifi.cazioni del quadro sicroproteico elettroforetico prodotte nel topo dalla somministrazione di dosi progressivamente crescenti di P 32 , da 2 p.c/ g a 20 ~~c/g, per via endoperitonealc. MATERIALI E METODI.
l. - Animali da esperimento e materiale biologico. Le indagini sono state condotte su topi Swiss albino, di sesso maschile, del peso di 28-32 grammi, allevati presso il Centro. Gli animali sono stati tenuti a dieta solida standard bilanciat3 e a dieta idrica libera. Gli esami elettroforetici sono stati eseguiti su miscele di sieri ottenuti dal sangue di 5 animali per ciascuna determinazione. Su 6 gruppi di 5 animali non trattati sono state eseguite determinazioni del quadro elettroforetico normale del topo.
2. -
Somministrazione del P32 •
Gli animali sono stati trattati con pn « carrier-fre~ », fornito dal « Radiochemical Center » di Amersham sotto forma di ortofosfato di sodio in soluzione salina sterile isotonica (pH = 7). Il radionuclide è stato somministrato per via endoperitoneale a 4 dosi diverse: 2, 5, 10 t 20 p.c/ g in unica sommin istrazione.
3. - Elettroforesi. L'elettroforesi è stata effettuata impiegando carta da filtro Schleicher e Schull 2043/ A con soluzione tampone di Michaelis a forza ionica 0,1. Migrazione per 18 ore a voltaggio 60. Lettura diretta con apparecchio Spinco Analytrol. Proteine. Deposizione cc 0,01 circa. A migrazione avvenuta, essiccaggio del le carte a llOo C per 30 minuti. Prelavaggio con alcool metilico e colorazione con blu di bromofenolo. Decolorazione con acido acetico al 5% . Essiccaggio per 10 minuti cd alcalinizzazionc in ambiente ammoniacale.
B A
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28 . 2. 7
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<4. 2.1
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Fig. 1. - Esempio di quadro elenroforetico sieroprotcico d1 topo non trattato (A) e di topo trattato con 20 il-c f g Ji P ' 2 • al 5 giorno dal trattamento (R).
%
VALORI DEL QUADRO lLElTROFORETICO SIEROPROT.ElCO XEL TOPO NO~ TR \TI \TO Gaorna d.al tr.attJ · mento
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Non tratt.ltt
Tratwri con
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2
Albumine
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0,2~
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GLicoproteine. Dcposi:;o,ionc marcata. Colorazione delle strisce con metodo P.A.S. A migrazione avvenuta le strisce di carta sono state essiccate a 60oC <: fissate in alcool assoluto, quindi sono state poste in soluzione di acido periodico ed in soluzione riducente; dopo abbondanti lavaggi in acqua disti llata sono state poste in soluzione fucsina solfito per 40 minuti. Quindi sono state lavate in soluzione di metabisolfito di K - acido cloridrico e a!>ciugatc. Lipoproteine. Deposizione abbondante di s1ero prccolorato con SudanSchwarz in alcool etilico. A migrazione avvenuta le strisce sono state essiccate all'aria c lette.
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NEL TOPO TRA'J'T.\TO CO:-: DOSI I>IVbR!:>E Dl Pll (vALORl IN g ED I:-< " ) . ~
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19·59
0,4 1±0,10
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l l), Il)
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0,24±0,09
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0,99±0.0)
17·74
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o,89±o,or
15,9)
0,42
1.38 ± o.o~
26,1)
l ,66 ± 0,04
31·44
0,19::0,()()
3,61
0.5)
I, II ::0,08
19,8l)
1,88 + 0,12
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1,21 ± 0.12
21.64
1.R1 _ 0.14
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0,26±0.0)
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28.t)7
0,18, o.o6
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0,4()
Un esem p1o di quadro clettro(oretico sieroprotcico di topo non trattato e di topo trattato con P 32 , è riportato nella figura l. RISULTATT.
T dati ottenuti dalla determinazione del quadro sieroprotcico degli animali tranati con le diverse dosi di P 32 a vario tempo dal trattamento sono riportati nella tabella l. I valori sono espressi in g/100 cc ed in percentuale della proteincmia tot.ale. Le oscillazioni, rispetto ai valori normali, rilevate per le singole frazioni sieroproteiche non sempre appaiono esprimere soltanto le mo-
PltOT( I tH TOTAL I
20
10 ~-L----~------~~----------------~-----10 2 lO 5
o
o L-~----~--------~----------------~-----40 5 20
Fig. 2 . - Andamento delle p rotei ne totali e di alcune frazioni sieroproteiche elettroforctichc in fun7ionc Jella dose. In or-
70 [
ì.
10
~LI < OAL 8 U H I K(
5
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OL--lL---~------~10---------------l~O-------~-/S
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rnata, sono riporrari i valori ~perimentali rdati\'i alle ma~ ~m< oKillnioni •i«on<co« in "'"'""' fmion<.
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702
T AllELI \ N. J. VALOIU DEL QUADRO ELETTROFORETICO GLICOPROTEICO E UPOPR.OTEICO NEL TOPO !"\0"\ TRATTATO E !"\EL TOPO TRI\.TI'ATO CON DOST DTVERSE DT
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5
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3.14
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1,66
49·48
56-40
1.12
o,H 1
l dificazion i indotte dal trattamento con P32• ma sono rifcribil i almeno in parte all'ampia variabilità dci valori, osservata anche nell'animal e normale. Dall'esame dci dati riportati, tuttavia, ci sembra possibile defi nir<.: il com· portamento dì alcune delle frazioni sieroproteiche nell'animale trattato con P12 : una diminuzione della protcìnemìa tot2le, delle albumine c delle gammaglobuline cd un aumento delle alfa"-globuline è evidente per tutte le dosi; in genere, il decremento o rispettivamente l'incremento appaiono tanto maggiori quanto più alta è la dose iniettata.
Una riduzione dd rapporto A / G è osservabilc con tutte le dosi ed ai diversi tempi di osservazione; negli animali trattati con 2 p.c/g è evidente un ritorno al valore della normalità al 30• giorno dal trattamento, parallelamente a quello delle albumine. I risultati delle determinazioni delle glicoproteine e delle lipoproteint: (rapporto beta/ alfa) sono riportati nella tab. 2. Per le glicoproteine, si evidenzi:~ una diminuzione ckllc frazioni legate alle albumine ed alle gamma-globuline; un aumento rispetto ai valori normali si può notare per le frazioni alfa e beta. Il rapporto beta/ alfa lipoproteine ha presentato un incremento con le dosi di 5 e 10 1~c g. con ritorno ai valori normali negli animali trattati con 20 p.c/ g. Le modi fìcazioni osservate risultano più evidenti se si considera, in funzionc delb dose, il valore di massima oscill::!zionc.: riscontrato in ogni singola frazione rispetto ai valori normali (j1 zura 2). CoNSIDERAZIONI E coNcLusroNt.
Dai multati riportati si possono trarre le seguenti considerazioni conc'uSIVC :
l. - 11 trattamento con dosi di P'2, comprese tra 2 c 20 tJ-c/g, determina nel topo modifìcazioni del quadro elettroforetico sieroproteico che si evidenziano precocemente. Le variazioni si rilevano già con dosi non letali di radii)Jsotopo, corrispondenti a 2 ~~/g c sono tanto più marcate quanto maggiore ~ la dose iniettata. 2. - Il periodo d'osservazione che risulta più utilizzabile per esprimere quantitativamente i fenomeni osservati è quello compreso tra il 5o e il 10 giorno dal trattlmento. 3. - Fenomeni di riparazione sono stati O!)Servati, entro il 30° giornv dal trattamento, soltanto per la frazione albuminica ed il rapporto A/ G negli animali trattati con 2 p.c/ g. 4. - I dati rilevati sulle modifìcazioni del quadro sicroproteico prodotle nel topo dalla somministra7.Ìone del P' 2 sono in buon accordo con quelli ripOJ tati da altri autori in animali sottoposti ad irradiazione per via esterna.
' ''·~ ·" .....
Rl\::.st-:-;To. - Sono \l<llt· studiate le \:lriazioni dd quadro elettroforetico sieroprotcico del topo trattato, pt:r '1a endoperitoncale, con dosi di P32 comprese tra 2 /~l'i!, c
20 p.c/g. L:.~ wmministrnzionc del r:~dionudidc ha provocato modificazioni dd quadro che .-c1no rilcv::bili (!ià con b do~c di 2 !le/g. Una diminuzione della protcincmia tota le. dd rapporto A/G, delle alhurHine e delle g:uo1ma p-!obulinc cd un aumento delle alfa"·t:lo buline sono risultati e\idenll wn tutte le do,i.
Una buona corrcla7ione è stata notata tra dose somm1n1strata ed effetto osservato, se il danno è espresso, in funzione della dese, c<>n il valore della massima oscillazion< riscontrata nelle singole frazioni. Negli animali tr:llt:Hi con 2 p.c/g, un:.t riparazione dd danno è stata rilevatn entro il )0° giorno Jnl Lranaml:lllO.
Yfodifications of serum protein clectrophorethic pattcrn have been on micc givcn intraperitoneally P 32 at doses bctwcen 2 Jtc/ g and 20 !t/ g. P 32 administration causccl modifications of that pattern already noticeable with 2 ttc/g only. With all of the doses a decreasc of total scrum protei ns, of A/ G ratio, of albumins ami gamma globulins and an increasc of alpha"- g lobulins did appear cvidcm. H the dam:~gc i, expressed (as a dose'~ function) with greatest fluctuation value (noticc on singlc fractiom). a good correlation ha\'C heen noticccl bctween dose givcn and obser\'ed effecl. On mice gi\·en 2 11c g. a reparation of the damagc h:ts been noticed a thc 30th trcatmcnt day. St:Mè\IARY.
in\c~tigated
RF.su~É. - On a çtudié Ics v:mat1ons du cadre electrophorctique cles protéincs clc la souris traitée p:u qu:mtités de P32 compri$cs cntre 2 et 20 1~c l g (voie endopcritoinclk). L'administration du radionucléide a provoqué cles modifications du cadrc, remarqueés aussi a\'ec la dose de 2 ~te g. Une diminution dc la proteinemie totale. du rapport A /G, de~ albumincs et cles gamma-globulines et une augmentation des alpha"-globulines, ont été rclcvé~ 3 toutes le:; doS<'S. Une bonne corrél:nion a été rem::trquéc entrc b dose ::tdministrée et l'effet observé, si le Jornmage est cxprim~ cn fonction de la dose, par la valcur de la oscillation la plus grande remarqul-e dans chaque fraction. Une riparation du dommagc da n~ b mimaux rraité~ par 2 I.LC 1g, a été relevée, dans le trentième jour du tnitement.
Rl BLIOGRAFIA COR"'ATZI:.R W. E., F:"'GtLSTAD 0., DAvwso~ J. P.: « Effcct of whole body x-irradiation on blood constituents ~ . Am. f. Pht<iol., 175, 153, 1953. D1trtEL }.: c Thc effect of total body X-irradiation on Serum Proteins in thc Hamster~. Radiation Re.<., 5, 694, 1962. r.~CliER M. A., MACI·.I• M. z., CoUI.TFR E. P.: « Studies 011 the Serum Protcim of thc irradiated rats ,, Arch. Biochcm. Riophl'j·., 56, 66, 1955. G 1RARO M.: « Pr:nique d'électrophorèsc sur papicr cn biologie cliniquc », Doin & Cic Editeur~, Paris, 1958. GOJ.DWATER \V. T., E>-~TF."'MAK C.: c ~:nure of scrum protein changes in the irradi·ned dog ~ . Am. J. Physiol .. 188. 409, !957. HollKE G., Kt:'IKH.ll A., AL'CER R.: c Scrum protein of rhc rat after whole body irra· diaùon with 3000 r :., Klin. Wochsch., 33, 284, 1955. lNGRAM M., MA!-.ON W.B., WHrPPLE G. H., llowr.ANO J.W., 1952, riportato in Bacq Z.M. e Alcxi1ndcr P., c Fuudamenta!s of radiobiology », 2" Ed., Pergamon Press London, 1961 .
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9·- M.
CENTRO STlJDI E RICER CHE DELLA SAN ITA' MILITARE Diretmre: Yfagg. Gcn. Mcd. Prof. Dott. F. !A!>EV." ·' ; • REPARTO • SEZIONE Cl 11~11 CA E BROMATOLOGICi\ Capo Sezione: Tcn. Col. Chim. Farm. Dou. n. CORRI
EFFETTI DEL P3l SULLA ESCREZIONE URINARIA DEGLI AMMINOACIDI NEL TOPO. METODI DI DETERMINAZIONE E DEFINIZIONE DI UNA TECNICA PER L'ANALISI QUALITATlVA E QUANTlTATIVA
Ten. Col. Chim. Farm. Dott. D. Corbi
S. Ten. Farm. Dott. L. Morselli
PREMESSA.
L'azione delle radiazioni sulle molecole protciche, sia per azione diretta che indiretta, si traduce in modificazioni dei legami covalenti c quindi risoluzione delle configurazioni secondarie e terziarie c in alterazione della configurazione sterica sino alla rottura della catena carbonica e del legame peptidico con relative frammentazioni ed insolubilizzazioni (Arnow 1935; Barron c Finkelstein 1952; Jayko e Garri so n 1956, 1958; Alexander c Hamilton 1960). In particolare, per gli alfa-amminoacidi, costituenti basilari delle proteine degli organismi animali, si ha di regola una desaminazione, eccetto che per la cisteina che passa alla forma ridotta. Così l'istidina è attaccata nell'anello immidazoico e il glutatione si trasforma in derivati solfonici. Dai dati sperimentali rilevati sugli organismi dei piccoli mammiferi di laboratorio e sul cane c dalle osservazioni fatte sull'uomo, risulta che anche «in vivo » sono evidenziabili dopo irradiazione totale gravi modificazioni delle molecole proteiche (Kirschner c Coll. 1949; Barron e Flood 1950; SmitJ1 c Coli. 1951; Hevesy 1952; Lourau-Pitres 1954). Nel plasma è stato dimostrato un aumento del tasso degli amminoacidi non glicogenici, mentre scarse variazioni sono state rilevate per gli amminoacidi glicogenici (Bernstein e Coll. 1956). Para,llelamente è stato osservato un aumento dcila escrezion e urinaria della cisteina (acido cisteico, taurina), della leucina, della valina, della glicina (benzoi l-glicina) {Schreier e Coll. 1954a, 1954b; H asterl ik e Marinelli 1955 ; Mcfferd e Martcns 1955; Kay e Coll. 1957; Hunter 1957) e degli altri prodotti del catabolismo proteico ( totale, N proteico: acido urico, basi puriniche, creatina, creatini na) (Haberland c Coli. 1955; Williams e Coli. 1957; Jackson
e Entc.:nman 1958). Da altri autori, però, non sono state rilevate variazioni qualitative e quantitarive dcll'escn:zionc urinaria degli amminoacidi e dello azoto urinario (totale. amminico. imminico), dell'urca e della creatinina dopo madiazione (LJmerton e Coll. 1953; Acbi e Coli. 1957). La catena di reazioni che porta dai fenomeni primari, che sono alla base della interazionc fra le radiazioni e le! materia vivente (ioniz.zazionc cd eccitazione) all'effetto biologico, non è chiaramente nota. G li effetti delle radiazioni a livello molecolare sembrano legate sia al trasferimento diretto dell'energia dalle radiazioni alla materia attraverso i fenomeni fisici primari («azione diretta >>) che alla liberazione di radicali ad elevata reattività dalle.: molecole di acqua attivate. Nella materia vivente, le modificazioni delle molecole possono manifestani in maniera causale, se un;formementc distribuire; ovvero in maniera elettiva, come è stato dimostrato in alcune macromolecole, se l'energia delle radiazioni ~ assorbita elettivamente da particolari legami o gruppi chi mici. Sui protid i. il cui castel lo mo lccolare è rigidamente sorretto dalle valenze secondarie dci legam i idrogeno, è stato dimostrato (Lea 1946; Pollard c Coli. 1955) che le proprietà biologiche ed in particolare le attività enzimatiche po:,sono essere ridotte «in vitro ~. sia per « azione diretta », quando le proteine sono irradiare allo stato secco, che per « azione indiretta », quando le proteine sono irradiate in soluzione. A parità di dose assorbita, l'azione diretta risulta più efficiente. D a lavori sperimentali {Barron 1952; Lange e Coli. 1959) è riwltato infatti che una sola coppia di ioni è sufficiente per indurre l'inattivazione enzimatica della molecola proteica irradiata allo stato secco, m entre sono necessari e 10-1 00 coppie di ioni per produrre lo stesso effetto sulle molecole proteiche in soluzione acquosa. La m aggiore efficacia della azione diretta risulta legata ad un processo di denaturazione dell'intera molecola proteica (Piatzman c Franck 19'58). Nel caso dell'azione indiretta, la curva doseeffetro assume un andamento esponenziale, dimostrando che dci radicali OH liberati nel mezzo acquoso, ~ efficiente solo quello che reagisce con il gruppo critico della molecola (Dale c Coli. 1949; Okada 1957). L'aumento del livello plasmatico e del tasso di escrezione urinaria degli amminoacidi non glicogenici. in contrasto con le scarse variazioni rilevate a carico degli amminoacidi glicogcnici è interpretato sulla hase dell'osservazione che l'aumentata d istruzione proreica è seguita cb un'aumentata sintesi del g licogeno epatico (Kay et col i. 1916). Le discordanze rilevate sul destino metabolico delle proteine dopo irradiazione, possono essere in parte attribuite alle diverse condizioni speri mentali cd al fatto che non tutti i meccanismi che regolano la smtesi e la degradazione proteica risultano alterati dopo Irradiazione (Richmond e Coli. 1951: Kohn 1951; Niz.et e H erve 1954; \Vinkkr e Paschke 1956; Leone <. Col i. 1959). Rimane poi sconosciuto il ruolo gio-
cato dal rene nel regolare l'escrezione urinaria dei prodotti del metabolismo proteico dopo irradiazione (Bernstein e Co!J. 1956). Nel presente lavoro si riportano i risultati della determinazione qualitativa e quantitativa degli amminoacidi glicogenici c non glicogenici, presenti nelle urine del topo, prima e dopo il trattamento con P 32 • Gli effetti del radioisotopo sull'amminoaciduria sono stati rilevati al decimo giorno dal trattamento, in funzione della dose somministrata. I risultati di una analisi di diversi metodi di determinazione e la definizione di una tecnica per l'analisi qualitativa e quantitativa degli amminoacidi nelle urine del topo, sono anche riportati. L'esperienza rientra in un programma di ricerche sperimentali, tendenti ad una valutazione delle modificazioni dd metabolismo protcico, determinate dai radioisotopi introdotti per via interna. MATERIALE E METODI.
Materiale biologico. Sono stati impit:gati topi Swiss albino, di sesso maschile, allevati presso il nostro Centro, con peso compreso tra 28 e 32 g. Gli animali sono stati tenuti a dieta libera idrica c solida equilibrata. Gli animali scelti per randomizzazione sono stati stabulati per 10 giorni prima del trattamento, in ambiente condizionato e suddivisi in 4 gruppi di 20 topi.
Jrradia.z:ione. A ciascun gruppo di topi sono stati somministrati rispettivamente, per via endoperitoneale. 2-5-10 e 20 '!J-C di P 32 per grammo di peso corporeo, sotto forma di NaH2P04 del « R:1diochemical Center » di Amer~ham, in 0,02 cc di soluzione salina isotonica sterile (pH= 7). Preliet'O e prepm·a.z.ionc del campiom· d'uri11a. Campioni d'urina sono stati prelevati al mattino in ciascun gruppo sperimentale di topi, al termine dtl periodo d'osservazione e a 10 giorni dal trattamento con P 32• Le quantità raccolte non superavano in genere 1.'5 cc per topo. L'urina prelevata è stata idrolizzata, desalificata e liofilizzata. Per ciascun campione si procedeva conlt' segue: l cc di urina 2 cc di HCl concentrato (D = IJR) venivano riscJid:1ti per 24 ore in un tubicino di vetro. chiuso alla fiamm2, in stufa a llOo C. Avvenuta l'idrolisi si portava il contenuto del tubetto a 10 cc con HzO. Questi IO cc di idrolizzato si desalifìcavano nell'apparecchio Picuger (« Chromato Desalter »)a membrana a scambio ionico (Pleuger di Amsterdam cat. n. 83-183). Inizialmente si erogava, attraverso il reostato dell'apparecchio. una corrente di 50 mA alla cella desalificante; l'operazione aveva in media la durata massima di 10 minuti; comunque la completa desalificazione si riteneva avvenuta quando la corrente. che diminuisce di intensità man m:mo che procede la desalificazione, si sta-
+
blii'l-Zava. :\d cor~o delle no~tn: t:.pericnze si è potuto constatare che la corrente si stabilizzava sui 40 mA dopo 7-8 minuti circ:-1. Dopo questa operazwne il lit)Uido veniva liofìlizzato in apposito ;:~pparecchio ad anidride fosforica. 11 prodotto liofi lizzato veniva ripn.:so con 0,5 cc di acqua bidir;tillata e la solul.ione era co~Ì pront:t per l'csam<;>. Determina:;1ont qu,ditatira ,, qutmfll.l!ll"il degli amminoacidi. Le possibiln?t di v:.ri metodi \Ono state confront:lte in una serie di prove preliminari tendenti a gJUngen: ad una definizione ~malitica qualitativa c quantitativa, quanto migliore possibile, dci singoli amminoacidi. Si riport:lno i metodi impi egari e le tecniche sc::guite, soffcrmandosi in !):trticolo.re su quelle che, durantc le pro\C. presentarono una maggiore riproducibilità dci d~ti sperimentali .
. \nalisi qualit:~ti,·a. L:t cromatografìé~ monodimensionalc, sia in fase ascendente che discendente, c la cromatografia bidimensionale sono state eseguite impiegando carta Whatmann n. l c 11. 3. Per le soluzioni eluenti abbiamo ~pcrimentato 3 diverse composizioni: a) una soluzione di butanolo, acido acerico c ac<.1ua (75, 15, 101: b) una soluzione acquosa di fenolo all'800fc ; c) collidina c lutidina, miscelatc in parti eguali. I cromatogrammi venivano eseguiti m cella di vetro di ridotte: dimemioni appositamente costruita. in modo da poter raggiungere in breve tempo una migliore: c più completa saturazione dell'ambiente, condizione essenziale per una buona riuscita dell'operazione. La temperatura della cella e ~uella ambiente hanno oscillato da 25, a 27" C. Per h cromato~rafìa ~u disco ~ono stati impiegati gli stessi tipi di carta Whatmann. Al centro del disco vcni\'a praticato un foro del cliamctro di 2 mm circa ed in e~so veniva introdotto un rotolino di carta dello stes~o tip(J usato per il disco. 11 cilindro aveva b funzione di :tssorbire l'eluente che si tre'· vava sul fondo di un cristallizzatore usato per la cromatografia. La soluzione di amminoacidi da determinare veniva depositata circolarmente sul di sco alla base del rotolino. · l l sistema clas~ico di cromatografia q! disco a goccia cadente fu impiegato .tll'interno di un cristallizzatore:. utili:rzando come contenitore una vaschetta di ridotte dimemioni connessa con un tubo capillare graduato. Per la tecnic.t cromatografica con linguetta di cart:1 ricavata dal disco ~tcsso, si procedcuc come segue: si t:-tgliava. in un disco di carta Wh atm~tnn n. ~ del diamctr(' di cm 30 circa, una sottile striscia di 4 mm che: andava dal margine fino al ccntro e la si pieg:.tva verso il basso. La lunghezza c b larghezza da dare ali :-t lin~uetta furono ricavate dopo una serie di prove n. ndenti a stabilire quali fossero le dimensioni più idonee in modo che l'clucmc paresse essere assorbito dal disco nella giusta misura. La soluzione di amminoacidi veniva deposta al centro del disco e cioè praticamente nel punto dove nasce\'a la linguetta. La carta così preparata \'enÌ\'a messa in cristallizzatore
710
con il solvente (fenolo RO% in soluzione acquosa) facendo pescare il peduncolo nel liquido. Al termine dell'operazione della durata media di 19 ore, quando il fronte del solvente era arrivato quasi all'estremo del disco, si toglieva cautamente la carta dal cristallizzatore. Si segnava il fronte raggiunto dal solvente per il successivo calcolo degli Rf e si poneva in stufa ad asciugare ad una temperatura di IOOo C. Il cromatograrnma veniva spruzzato, mediante un polverizzatore, con ninidrina all'l per mille in alcool butilico terziario, facendo in modo da evitare ogni eccesso di spruzzatura che avrebbe prodotto delle sfumature sul cromatogramma. Per lo sviluppo è stato necessario un successivo riscaldamento in stufa a llOo C per il tempo occorrente a far comparire i classici anelli dei vari amminoacidi. Sul cromatogramma così ottenuto si circoscrivevano gli anelli con la matita, si segnava il loro punto centrale e si misuravano le singole distanze: punto centrale della macchia - punto di partenza. n rapporto di questa distanza con la distanza: centro del cerchio - fronte del solvente, dava il valore degli Rf. In tutti i casi, per l'individuazione di ogn·ì singola macchia dei cromatogrammi si procedette parallelamente, oltre che alla determinazione del valore degli Rf, alla deposizione, a fianco della soluzione incognita di amminoacidi, dì un amminoacido noto che serviva da confronto. Le soluzioni di amminoacidi note sono state preparate con la prima e con la seconda serie di amminoacidi Merck. La cromatografia su strato sottile e l'elettroforesi sono state anche impiegate. Gli strati sottili sono stati preparati con AhOJ (Merck), gel di silice (Merck), BaS04 e CaO; l'elettroforesi è stata eseguita su striscia di carta Whatmann n. l, usando come soluzione tampone la soluzione « universale » di Michaelis (verona! sodico g 49,046; sod io acetato g 32,380; acido cloridrico N / 10 cc 300; acqua distillata g.b. a cc 5.000), migrazione per 18 ore a voltaggio 600.
Analisi quantitatil'a. Per la determinazione guantitativa degli amminoacidi, quantità esattamente note erano prelevate dalle soluzioni in esame con una micropipetta cd erano poste a migrare. Individuata la posizione raggiunta dalle sostanze dopo lo sviluppo, si effettuava la determinazione quantitativa. Sono stati impiegati i seguenti metodi:
a) Eluizione. Il tratto eli carta :.ulla quale si trovavano i singoli amminoacidi veniva tagliato c posto tra due vetrini, immergendo il tutto in acqua distillata. La soluzione ricavata veniva sotroposta alle opportune reazioni. La percentuale di errore che ahbiamo constatato nelle prove in bianco è stata del 7-8 per cento. Per la cromatografia su strato sottile è stato impiegato come eluente il fenolo in soluzione ;-tcquosa all'80°(,.
7II
b) Confronto delle superfici occupate dalle macchie. 11 confronto delle superfici occupate dalle macchie sfrutta il principio che l'area occupata da una determinata sostanza è indirettamente proporzionale al logaritmo della sua quantità. Si procedeva alla determinazione quantitativa di ogni singolo amminoacido confrontando la superficie da esso occupata con t]uella occupata da una <.luantità nota dello stesso amminoacido.
c) Densitometria. Jlluminando il cromatogramma o la striscia elettroforetica e valutando la quantità di luce assorbita in corrispondenza delle zone occupate dalle sostanze preparate, si risaliva alla concentrazione dei singoli amminoacidi. Per le determinazioni su disco cromatografico venivano scelte le zone dove la deposizione degli amminoacidi era più regolare; se ne tagliava una striscia alta 4 cm in senso normale alle circonferenze degli amminoacidi depositati e si portava direttamente tale striscia alb lettura in apparecchio « Spinco An al ytrol ». RISULTATI.
Le tec niche impiegate per la determinazione qualitativa e quantitativa degli amminoacidi nelle urine del topo, non sempre hanno dato risultati utiliz.zabili nella nostra ricerca. Non senza influenza è il tipo di idrolisi che si presccglie. Quella acida che si può effettuare con acido cloridrico e con acido solforico (il primo risulta più utile guando ci si propone di isolare i monoamminoacidi), è quella più generalmente adottata, per guanto con essa il triptofano e l'istidina subiscano alterazioni. Gli alcali in pratica non vengono mai usati, fatta eccezione del metodo Folin per la determinazion e del triptofano, perché racemizzano e distruggono l'arginina c la cistina. L'i{lrolisi enzimatica, invece, non sempre è completa ed è anche molto lenta. Quanto ai metodi impiegati per la separazione, fra tutti quelli presi in esame risultò preferibile quello cromatografico su disco di carta con linguetta. 1 risultati qualitativi ottenuti con la cromatografia monodimensionale in fase ascendente o in fase discendente e con la cromatografia bidim en~ ionale, sono stati pressocché identici ed abbastanza soddisfacenti, ma non altrettanto c1uelli quantitativi, considerata la pratica impossibilità di valutare con esattezza le macchie prodotte dal rivelatore alla ninidrina. Con il sistema cromatog rafico su disco, in fase ascendente o a goccia cadente, l'eluentc veniva portato sul disco troppo rapidamente per cui non si aveva una separazione completa c regolare di tutti gli amminoacidi. I risultati ottenuti con la cromatografia su strato sottile e con l'elettroforesi, sebbene buoni, non furono uguali a quelli ottenuti con la tecnica della linguetta di carta ricavata dal disco. Nella tabella sono raccolti i valori percentuali dci 14 amminoacidi rivelati nelle urine del topo, prima dd trattamento ed al decimo g iorno dal trat-
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V ALORl PERCENTUALi DEGLI .UtMil'\OACIOI DELLE l"RIN~. DI TOPO l'RIMA l> EL TRATTX.\1EXTO E DOI'O SOMMI NISTMZIONE DI ]> P (ro" GlOR~O). Dnpo lran.tn1tnlu c.ou 1>'2 .\rnmino.>ctdi
Prima del
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con 10 J•c/g
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7.20
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7.20
31 Li~ina
3,10
uo
ton
uo
uo
4) Mctionina
7.20
7.00
7.20
7.30
7.30
Valina
-l.ln
430
-1,20
-1.1 ()
-1.00
h) 1-.tidin:-.
IY,90
19.!15
l Y.!:l()
19,!\X
19.90
7) Tirosina
3,07
Hl2
~.00
V'i
3,00
X) Al:tnina
6.10
6,00
6,10
1\.00
6,10
9) Tr('onina
-1.10
-1.20
-1.05
4,10
4.17
IO) Gh.ina
6.10
(1,10
5.90
1\,00
(i.J o
Il) Serina
-1.20
-1.10
-1.40
430
4.20
12) Acido glutammi co
3,27
).17
3,20
3.10
3,26
13) i\cic.lo .1spartico
13.57
l HO
l ),4R
H,') l
13,57
11.91
I l ,R'i
li,R7
IUH
11.9 1
'5)
14) Co m po~r i triptofano
del
l
1amcmo con P31 per via cndopcritoneale. Le Yariazioni percentuali osservate dopo somministrazione del radioisotopo sono di entità trascurabile e da attribuire alle normali oscillazioni fisiologiche ed ai limiti d'errore ddla tecnica analitica. Nessuna variazione d egna di nota, rispetto al quadro riportato nella tabella, è rilevabile dopo trattamento con le altre dosi di Pl 2• CoNSIDERAZIONI E coNCLUSJONJ.
La necessità di disporre nella presente ricerca di una tecnica sperimenrak in grado di permettere una Yalurnione qualitativa c <.JUantitativa degli amminoacidi presenti nelle urine del topo. ha richiesto l'analisi di vari metodi di determinazione in una serie di prove preliminari. Dal confronto dci risultati
ottenuti è stato possibile osservare che il metodo più utilizzabile era quello della t ecnica c romatografica su disco di carta con linguetta e con valutazio ne quantitativa dei dati mediante fotodcnsimctro. Impi egando tale metodo, non sono state osservate, al decimo giorno dal trattamento con dosi di P
32
comprese tra 2 c 20 J.Lc / g, modificazioni qualitative
e quantitativc dcll'amminoaciduria nel topo. Kon si può escludere che modificazioni siano rilevabili più prccocem<.:ntc.
RIASSUNTO. - Al decimo giorno dal tr:Htamento con dosi progressivamente crescenti Ji p32, comprese tra 2 c 20 J.l.C per grammo Ji peso corporeo, non si osservano modificnion i gualit:nive e quantit:ltivc dell'e>crezione urin:ui:J Jegli amminoacidi nel topo. l risultati dell'analisi d i vari metoui impiegati per la determinazione qu:.~litati\·a e quantitativa degli am minoacidi presenti nelle urine dd topo sono riportati. SuMM:\RY. At the 10th J~y of trc:\Lincnt w1th progrosively incrcasing Joses of P32 r:wging between 2 and 2(} J.L/ gj body-weight, qn:tlitative ancl guantitative changes of ::~minoacids urinary clearance on mice are :1bsent. Results are reporred concer:-ting the analysises of rhe different methods for tl1e qu:1lirative and qu::tntitative urinary aminoaeids determinat1on on mice. RFst'MÉ. J\u dixième jour depuis le traitement p::tr qu:.~ntité progressivement croissantes Je P32, comprises entre 2 et 20 ~Le par gr:tmme de poids corporei, on n'observem p:ls des modifications qualiwtives et quantit:~ti1·es de l'excrétion urin:Jire cles amino-:tcick; t!ans le ra t. Les résultats de l':111alyse de d ifférentes méthode, employées pour la détermination <lu:~litat ive et quantitative des amino-acides présent rbn\ les urines Ju rat sont r::~pponés.
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CENTRO STUDJ F. RlCERCll E Dt: l.LA SAN !'l ,\· M!Lt'J',\HF Direttore Magg . Ce n Mcd. l'rof. Dott. l'. l \lJEnl\
RICERCHE SPERIMENTALI SUGLI EFFETTI BIOLOGICI DEL RADIOFOSFORO (P.P) SOMMINISTRATO PER VIA INTERNA NEL TOPO NOTA CONCLUSIVA
Magg. Gen. Med. Prof. Dott. F. ladevaia
Cap. Med. Dott. E. Bruzzese
E' stata eseguita una ricerc~1 ~rcr imentalc tendente a valurare alcuni degiJ effetti biologici prodotti ddla somministrazionc di P 12 per via interna. Il radioisotopo è stato somministrato nel topo per via endoperitoncale in dosi progrcssi,amente crescenti da 2 a 20 Ile g di pe~ corporeo. Dall'analisi dei risul tati riferiti, si possono tr:-~rre le seguenti note conclusive. l. - E' stato possibile definire alcuni dei principali effetti biologici cltl radioisotopo. Con guantità di radioattività comprese tra 2 c 5 ~-~.e / g, il danno è risultato prevalentemente limitato ai tessuti c agli organi più radiosensibil i come quelli emolinfopoietici. Con queste dosi. gli effetti del radioisotopo si ~ono manifestati anche nelle frazioni sieroproteich e, studiate con metodo clettroforcti co. Con l'aummtarc della quantità di radioisotopo introdotto (10 c 20 P< g). si è accentuat:J l'entità dell'effetto nei tessuti e negli organi più radioscnsibili, il danno rilcv:-~to istologicamente al decimo giorno dal trattamento si è man ifestato anche in altri parenchimi, sono risultate signi fìc:!tive le modifìcazioni dell'attività elettrica del cuore. Il potere battericida del siero, il potere opsonico cd il livel lo sierico di propcrdina, rilevati per la sola dose di 10 t~c /g di P32 , sono risultati diminuiti talora notevolmente e variazioni del numero e ddla ripartizione delle specie batteriche dell'intestino sono state notate anche con le dosi di 20 tlc 1 g. Nonostant<.: le modifìcazioni rilevate negli indici immunitari, la riduzione di numero dci leucociti e la diminuzione della frazione ga mma-globulinicJ clcttroforetica del siero, al1'esame autopti co ed istologico ~ono stati riscontrati rari fatti infettivi e scarsa è ~ tata la positività dei quadri batteriemici (2 V:ì c l/12 negli animali trau Ili rispettivamente con 10 e 20 Ile g). L'infezione b:-ttterica generalizz;1ta è risultata inferiore a quella comunemente riportata in letteratura dopo trattamento con dosi sublctali e letali di raggi X e gamm:-;
JIJ bisogna osservare, però, che per escludere la batteriemia preagonica, sono stati eli.min::tti dall'esame quegli animali che mostravano segni di grave sofferenza. Nei casi in cui fu rilevata una battericmia, questa risultò essere sostenuta da germi g ram-negativi di origine intestinale (Paracolobactrum, Proteus). 2. - La proporzionalità delteffetto con la quantità di radioisotopo introdotto è risultata ben evidl"nte per alcuni fenomeni come l'effetto letale da 20 a 180 giorni dal trattamento, le variazioni pondcrali degli organi radioscnsibili al decimo giorno dalla somministrazione del rauioisotopo, le modificazioni delle frazioni proteiche espresse in termini di massima oscillazione rispetto ai valori della norma. 3. - La riparazione del danno, rilevata sulla base delle curve dell'andamento pondcrale negli animali sopravviventi con le dosi di 5 c 10 P·c/g, delle curve ematologi che con le dosi di 2 e 5 ~le / g, di alcuni indici immunitari con la dose di 10 1~c/g c della frazione albuminica clcttroforctica con la dose di 2 1-1e/ g, è iniziata entro i primi 15-20 giorni dal trattamento con il radioisotopo, subito dopo il periodo acuto di letalità. 4. - Le misure di radioattit·itù, effettuate in vari organi c tessuti al decimo giorno d3ll'introduzione del raclioisotopo, sono risultate in ogni caso ben correlate con la quantità di P~2 introdotta; nessuna correlazione evidente, invece, è stata osservata tra incorporazione del radioisotopo e il grado di attività proliferativa o metabolica in vari tessuti ed organi. I valori di massima attività sono stati riscontrati nel femore; l'attività è risultata elevata anche nel pancreas e nel surrene. 5. - 11 maggior numero di informaàoni quantitatit·e è r il evabile entro 20-30 giorni dall'introduzione del radioisotopo. Per le variazioni relative alla riduzione del peso totale dd corpo ed alla ripresa ponderalc, il tempo più utile è risultato quello compreso entro 50 giorn i dalla somministrazione dell'isotopo. Per tm 'analisi degli effetti tardit'i delle radiazioni del P32 possono essere utilizzati i dati pondcrali rilevati a 180 giorni dal trattamento. La ricerca sperimentale eseguita ha permesso di analizzare alcuni dei principali effetti biologici prodotti dal P 32 introdotto per via interna nel topo. Per molti parametri biologici studiati è stato possibile osservare una proporzionaEtà dell'effetto con la quantità di radioisotopo somministrata ed è stato possibile ottenere un'espressione quantitativa dell'effetto osservato. I dati rilevati risultano utilizzabili per una successiva analisi del1a eventuale efficacia di sostanze capaci di ridurre il g rado di incorporazionc dell'isotopo ovvero di es~r ci tarc un'azione di protezione o di riparazione del danno.
ISTITL:TO DI CLL'-TICA CHJRURGJCA DELL'UI\'IVERSITA' Dl RO MA Direttor<' : Prof. P . VALnO~t JSTITUTO DI RADIOLOGI /\ DEl.l.'lJI\'lVERSJTA ' DI RO~f i\ Direttore: Prof. L. Tl·'"' "O O STRO STL1Dl E RICERCH E DELLA SANITt\. MILITAR E . ES ERCITO Direttore : Magg . (;en. Mecl . Pro[. D ott. fR .\ 1-'CEsco IH>f.VAI.\ REPARTO DI RAD!OBIOLOG IA Capo Reparto: C~p . Med. Dott. E. lhl '7.ZFsE ISTITUTO DJ FISICA N UCLEARE APPLICATI\ ALLA MF.DICI. A Direttore: Prof. C . Br •w :<r
STUDI SULLE POSSIBILITÀ D'IMPIEGO IN T ERAPIA DELLA PERFUSIONE SELETTIVA CON RADIOISOTOPI A BREVE PERIODO FISICO. RICERCH E SPERIMENTALI CON Dyt 6s Prof. Dott. C. Biagini
Prof. Dott. A. Ficari
Cap. Med. D ott. E. Bruzzese
Cap. Mcd. Dott. G. Greco S. T en. Mcd. Dott. M. Buonerba D ott. A. Centi - Colella S. T en. Mcd. D ott. G. Daniele D ott. A. Bertolotti
PREMESSA
Una delle principali limitazioni all'impiego terapeutico delle tecniche di perfusione selettiva regionale con radioisotopi è rappresentata dal danno che può derivare ai tessuti sani dell'org:mismo clal passaggio del radioisotopo dal circolo di perfusione a quel lo sistemico (« leakage »). L'applicazione di tecniche operative capaci di limitare guanto più possibile i fattori di << leakage » c l'impiego di radioisotopi con periodo di dimezzamento confrontabile, per durata, al tempo della perfusione (1/2 - 2 ore), possono aumentare le possibilit?t di applicazione pratica del metodo (Browncll, 1960). Nel presente lavoro si riportano i risultati di ricerche preliminari stù possibile impiego di radioisotopi a breve periodo fisico nella perfusione seJettiva regionale. Nelle ricerche eseguite è stato utilizzato il disprosio-165 (Dy165) per le seguenti ragioni: l " - Il suo periodo di dimezzamento dell'ordine di 139 minuti è favorevole in rapporto alla possibile durata della perfusione ed è abbastanza breve perché le dosi assorbite attraverso le perdite nel circolo generale non risultino troppo alte. NoM. - c;ti AA. ringra:&iano i òouo ri S. Tagliati e O. Ilari della Divioionc .li Fisica Sanitaria del Comitato N n iouale Er:er(!i:.t Nu~k::trc - Casaccia. per :.tver oermcsso con la loro collaborazione b realizzazione clcl presente lavoro. , '
2' - L'emissione beta è di energia sufficiente per ottenere l'assorbimento di una dose biologicamente efficace e remissione g:1mma è di energia non troppo elevata, per cui i problemi di protezione, quantunque di notevole entità, sono minori nei confronti di altri radioisotopi. 3" - Il d isprosio 1 ~5 è otten ibi le in .-eattore per reazione (n, Y) dal disprosio1"4 con un valore di sezione d'urto molto elevato ed in condizioni di purezza tsotoptca. L'isotopo radioattivo è stato impiegato sotto form::t di complesso con il sale sodico dell'acido etilendiammino-tetracctico (EDTA-Nru), più comunemente noto sotto la sigla di « versenc >> (Linke, 195R ; W est e Sykes, 1960). Le caratteristiche fisico-chimiche del complesso permettono una rapida elim inazione, attraverso il filtro renale, della sostanza presente nel circoio generale (Hart,
1960). Il programma di ricerca svolto ha avuto i seguenti scopi:
l o - D eterminazione del grado di tossicità chimica della sostanza impiegata.
r - Studio della distribuzione dell'EDTA-Dy ~ in vari organi c tessuti 1 5
di animali normali e di animali portatori di tumori sperimentali. Analisi della cinetica ddla sostanza.
3o - Messa a punto delle tecniche di perfusionc selettiva di vari distretti corporei, con registrazione continua della radioattività e valutazione del « leakage ». Applicazione del metodo nell'animale da esperimento, utilizzando il Dy ~
.
4" - Valutazione della dose integrale e della dose distribuita a vari organi e tessuti c al tessuto neoplastico, nell'introduzione del radioisotopo per via generale e con le tecniche di perfusionc selettiva. MATERTALT E METODI
1. -
ANIMALI DA ESPERI\!ENTO.
Per le prove oiologichc sono state impiegati topi Swiss albino e ratti Wistar di sesso maschile, allevati presso il Centro Studi e Ricerche della Sanità Militare. Le esperienze per lo studio della distribuzione negli animali portatori di tumori sperimentali sono state condotte su topi portatori del tumore solido d'Ehrlich e su ratti con tumore di Walkcr. Gli animali sono stati tenuti in osservazione in ambiente ad aria condizionata ed alimentati con dieta solida standard bilanciata e dieta idrica libera. Per le prove di perfusione regionale è stato impiegato il cane.
720
2.
SosT.\NZE IMPIEG.-\TE.
Il disprosio è stato usato sotto (orma di ossido (Dy20J), puro al 99,9 per cento (« Fluka » ); I'EDTA, sotto forma di sale sodico ( « Ricdcl »). 3. -
CoNDIZIONI
ur IRR \CGI \:\fE:-<10.
L'ossido di disprosio è stato irradiato nel reattore « Triga » del Centro Nu clcare della Casaccia, con flusso di ncutroni di 1,8.1011 / sec. Quantità variabil• da 2 a 10 mg sono state utilizzate per la preparazione dei campioni nelle varie c!>perienze. I campioni erano posti prima dell'irradiazione, in contenitore apposito di polictilcne. 4. -
PREP.\R \ZIONF CHIMI<\
nEr.L'EDTA - DY 111 ~ .
Per la preparazione chimica deli'EDTA-Di6; è stato seguito, con parziale modifica, il procedimento suggerito da Ralcius (1962). Il contenitore con l'ossido di disprosio irradiato, posto dietro schermo protettivo per radiazioni betagamma, veniva aperto a distanza e vi si introducevano 1-2 mi di una soluzione lX di HCl; si scaldava in bagnomaria bollente per 5-10 minuti e vi si aggiungeva l m l di una soluzione di EDT A-Na2 in quantità equivalente. La soluzione ottenuta era titolata a pH 6,5 con aOH in soluzione lN, usando come indicatore il rosso neutro (0,05 per cento).
5. -
METODO DI PERFUSIONE F. TECJ\'ICJIE CHIRURGI CHE.
Per la circolazione cxtracorporea è stato impiegato un circuito basato sulla tecnica di Crecch c Krements (1958) con aspirazione e spinta dd sangue n .noso nell'ossi~cnatore. L'apparecchio ossigenatore c scambiaton: di calore, di forma cilindrica, è stoto studiato appositamente pn permettere nelle tecniche di perfusionc con radioiso topi, un circuito di pcrfusione di limitato riempimento: 100-400 cc contro i 2500-3000 cc di quelli impiegati usualmente nella pcrfusionc con chcmioter:tpici (jigura l ). Nella pcrfusione clell';•rto posteriore del cane è stata incannulata l'arteria iliaca esterna al di sotto della biforcazione; in quella dell'arto anteriore è stato isolato il distretto vascolare dell'arto al cavo ascelbre; nella pcrfusione del distretto cefalico sono state incannulate le arterie carotidi esterne. 6.
MrsuRE m RAl>IOi\TTIVrTÀ.
Le misure su campioni di organi c di tessuti, per lo studio della disrribu7.ione dcll'EDT A-Dy' 65• sono state eseguite con uno scintillatore da banco del
721
A
v
~ ~IGENATORE E SCAMBIATORE 0/ CALORE
Fig.
1. -
T
Jt
Ossigenatore c sc:nmbiatore cilindrico di calore, impiegato per le tecniche di perfusione con rndioisotopi.
tipo a pozzetto con porta-campioni a pro,•etta. Per lo studio della distribuzione deli'EDTA-Dy 165 con metodo autoradiografico, gli animali uccisi mediante inalazione di cloroformio, sono stati tenuti a -4°C; quindi sono stati posti tra due pellicole radiografiche e tenuti in essiccatore ed in ambiente a bassa temperatura per 12 ore. Per le misure di radioattività esterna nelle prove di perfusione, sono stati impiegati due scintillatori connessi con un sistema di registraz ione grafica (Stehlin e Coli., 1961; Field, 1962). RISULTATI
l. -
DETERMINAZIONE D.EL GRADO DI TOSSICIT.~ DEL DISPROSIO IN FORMA STABILE.
Le ricerche sul grado di tossicità della sostanza impiegata sono state condotte sul topo impiegando l'isotopo allo stato stabile in for ma ionica (solfato di disprosio) e in forma complessata (versenato di disprosio) c somministrando i composti per via endovenosa c per via endoperitonca'e (Bruzzese e coli.. 1963 a). La DL/ so/ s gg è stata calcolata con il metodo di Lietehfield e Wilcoxon. I risultati ottenuti dopo sommi nistrazionc delle sostanze per via endovenosa sono riportati nella figura 2. La DLso per il solfato di disprosio è pari a 43 mg1 kg (L.F.: 39-47,3 mg); per il vcrscnato di disprosio è pari a 76 mgj kg (L.F.: 69-84,2 mg). Per via to.
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OYsolfato
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20
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OLSO O Y - verstnato
Fig. 2. - Andamento della letalità nd topo tran:no con solfa w e con \ er:.enato di di~prosio per \'ia endovenosa.
cndoperitoneale, le DLso sono risultate di 300 mg kg per la f.orma ionica e d i 400 mgj kg per la forma com plessata. Le lesioni provocate da l trattamento con le due sostanze in vari organi e tessuti, sono state studiate in topi trattati con dosi uguali od inferiori alla DL/ 50/ 5 gg c sacrificati al 30o giorno dalla somministrazione. Si riportano, lim itatamente ai topi trattati con verscnato di disprosio per via endovenosa, i risultati degli esami istologici. Con dosi di 43,7 mg/ kg, si sono rilevate alterazioni di tipo nccrotico c degenerativo vacuolare a carico degli epatociti: nulla di patologico si è osservato a carico degli altri parenchimi. Con dosi di 76,6 mg / kg, sono state evidenziate alterazion i a focolaio nel fega lo, senza modificazione della stwttura trabecolarc e consistenti in fenomeni degenerativi citoplasmatici di tipo vacuolare con lesioni n ucleari di tipo rcgrcssivo (figura 3 a); i reni hanno pn:scntato alterazioni n:grcssive tuhulari (figura 3 h).
A
Fag. ~· ,\ltuazJOni i~tologichc tld fegato (A: em:nmsilina eo,ina, Ho x) ~· del rene. (B: em:Jtm~ilina-eosina. 100 x) di topo al trentesimo giorno dal trattammto pl'r vi.J endo\enosa con 76,6 rng j kg di \Cr,cnato di di~pro~io (\'. testo).
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Fig. 4· - Andamento, in funzione del tempo, dell'attività specifica di vari orgam e tessuti del topo dopo trattamento per via endovenosa con EDT A-Dy•6s, (Sulle ascisse, tempo in ore; sulle ordinate, A.S. = IJ.c j JOO mg di tessuto).
DISTRIBtniO~.E DELL'EDTA - DY 16 '> 1~ ORGANI E TESSUTI DI ANl.\{ALl
2.
NOR~iALI E DI A!"'IMALI PORT\TORI DI Tl.i.MORJ SPERI.\iE 'TALI. ANALISI DELLA
CINETICA DELLA SOSTANZ.\.
a) Distribuzione dell'EDT A - Dy'65 nei tes.çuti di animali normali. Le modalità eli distribuzione dd versenato di disprosio radioattivo sono state studi:lte nel topo c nel ratto normali mediante misure della radioattività ~u campioni di organi c di tessuti e con metodo autoradiografico (Bruzzese e Col!., 1963 a). Riportiamo ~dcuni esempi di andamento della attività specifica (A.S.), in funzione del tempo, nel topo trattato con 40 !LC g di EDT A-Dy1"' per via endovenosa (figura 4). L'andamento della curva della radioattività nel sangue presenta due fasi di discesa: una rapida dovuta al passaggio della sostanza negli organi cd alla sua diminazione dall'organismo; una lenta da riferire alla intcrazionc tra i vari compartimenti dell'organismo t:d il sangue. Comportamento simile a quello del sangue presentano diversi organi c tessuti come rene, tessuto muscolare, testicolo, polmone, cute, intestino tenue. Nel fegato, l'andamento della radioattività in funzione del tempo, presenta un fcI O . O . - - - - . - - - r - - - . - - . . . - - - . - - - - - - - - - - - , r - - - - - - - - ----,
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rig. 5· · Antbmento. in funzwm. del tempo. dell'ani' ità 'pt:cifica di alcuni org:mi di topo. (L'atti\ ità Sp<.'Cifìca è espressa in perccmu:tle della ()Uantità di radioi~oropo trattenuta nell'organismo).
nomeno iniziale di accumu lo con una successiva lenta diminuzione nel tempo; in maniera simile si comportano la milza e l'osso. Le differenze di andamento della radioattività in vari organi c tessuti, risultano più evidenti se si espri mono i valori della A. S. in percentuale della quantità di ratlionuclide trattenuta nell'organismo (figura 5). La rapida diminuzione dell'attività specifica di alcuni tessuti è da porsi in relazione con 1 fenomeni di escrezione del versenato di disprosio. L'importanza dell'escrezione è tale che già nella prima ora la quantità eliminata della sostanza è pari a circa il 70.., della qua ntità somministrata per via generale:.
20 ANDAMENTO IN r uNZIONE DEL TEMPO OELL'AfTIVITA' SPECiriCA DEGli ESCRE TI
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TEMPO IOREI
Fig. 6. Andamento, in funzione del tempo. della r:ulioan iv ità nelle urine c nelle feci <.li topo tr .lllato
EDT:\-Dy'"'·
Fig. 7·
t\utoradiografin ~~ 10 minuti dall'iniezione endovcnosn di 200 ',1-c / g di F.DTA - Dy•n5. (K = ren~:; S ~ milz:1).
Fig. l:L - Autoradiografìa :Hl un'ora dall'tnirl'ione di 200 (B = \'C~ica urinaria; L = fegato).
IJ.c / g di
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l-'i~. 9·
Autoradiografìa a 2 on; dall'iniezione endovenosn di 200 r,J.C f g di EDT A Dy'''' (S - milza).
Fig. 10.
Auloradiografia a 6 ore dall'iniezione di 200 rcfg di EDT A-Dy '~'i. (V. testo).
73 1 L'A. S. nelle urine è elevatissima nei pnnu minuti quando la radioattività dd sangue ~ in fase di rapido decremento, diminuisce in seguito ma progressivamente quando la curva dell'attività specifica del sangue presenta una pendenza meno accentuata. L'escrezione della sostanza attraverso le feci, invece, raggiunge il suo valore più elevato intorno alla 4'-5• ora per poi decrescere nel tempo (figura 6). L'andamento nel tempo della distribuzione dell'isotopo nei vari organi può essere studiato anche con il metodo autoradiografico (Bruzzesc e Coll., 1963a). Si ottengono in tal modo informazioni non rigorosamente quantitative che tuttavia, nelle lince generali, corrispondono ai dati già riportati. A 10 minuti dall'introduzione di 200 t~,c/g di verscnato di Dy'6-\ appaiono, per effetto autoraòiografico, le immagini sfumate dei reni e della milza (figura 7); ad un'ora dal trattamento sono C\'identi: le immagini della vescica urinaria che è dislocata rispetto alla sua sede normale; le immagini di alcuni lobi epatici, i òue reni e numerose formazioni scheletriche (figura 8). Dopo due ore, la vescica urinaria è appena iniettata; si notano ancora le immagi-ni renali, mentre le immagini dovute al fegato sono molto marcate. Il disegno scheletrico è ben evidente (figura 9). Dopo sei ore, i contorni del fegato risul-
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Esempi Ji andamento dell'attività spcci(ìca. in funzione del rcmpo. vari org::tni e tessuti d i ratto portatore di tumore di Walker.
73 2 tano completamente delimitati, le 1mmagm1 scheletriche sono ancora CVIdenti (figura IO). b) Distribuzione deli'EDTA - Dy'''5 llCI teuuti dt animali portat011 di tumori _çperime11tali. Negli animali portatori di tumori sperimentali, l'andamento della radioattività in funzione del tempo nei tessuti ha dimostrato un comportamento ~nalogo a guello degli animali normali (Bruzzcse c Coli., 1963 b). Alcuni esempi di curve dell'A .S. in vari organi e tessuti di ratto portatore di tumore di Walker sono riportati nella figura 11. Per quanto riguarda il tessuto ncoplastico, la radioattività raggiunge il massimo valore alla seconda ora dal trattamento per diminuire poi rapidamente (figura 12).
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r tg. 12. .\ndamento. in (unzione dd tempo. lkll'3ttivit:t \rx;cifìcn nel tumore di Walker nel ratto. Analoghi comportamenti delle curve di radioattività, in funzione del tempo, si sono rilevati nel topo portatore di tumore solido di Ehrlich. Nonostante non vi siano, in funzione del tempo, fenomeni di accumulo dd versenato di disprosio-165 nei tessuti neoplastici, si può osservare che i rapporti di incorporazionc relativa tra tumori ed altri tessuti non sono sempre sfavorevoli. Se si riportano, in funzione del tempo, i valori del rapporto dell'incorporazione relativa tra tumore c tessuto muscolare e tra tumore e osso.
733 st può osservare come nel tempo il rapporto tende :td aumentare a favore del tessuto neoplastico (figura 13).
c) Cinetica della distribuzioue deli'EDT A- Dy 105 uegli animali normali. Per ottenere una dl"scrizione analitica dclla distribuzione della radioatti,·ità nell'organismo, si possono utilizzare dei modelli teorici, nei quali si tic:1e conto dei rapporti esistenti tra varie sezioni del corpo definite come «com-
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12
(ORE)
Fig. •3· - Andamento, in funzione del tempo, Jcl rapporto tra gli indici di incorporazionc tumore / tessuto mu~colare e tumore t o~'a nd ratto portatore
Ji tumore di Walker (!C _
AS quantità trattenuta
. •oo).
parti menti » (Solomon, 1953; F rancis e Coll., 1959; Monasterio e Donato, 1960; Rescigno c Segré, 1961). ~cl caso della distribuzione dell'EDTA-Dy 1 ~\ ~i è fatto ricorso ad un modello a tre compartimenti (Biagini e Coli., 1963). Si è supposto, cioè, che le misure della radioattività del sangue fossero espressione dell'andamento dell'attività nel sangue e nei liquidi interstiziali (compartimento n. l) c si sono distinte, fra i vari organi c tessuti, le due situazioni
734 fondamentalmente diverse rilevate rispettivamente nel gruppo di tessuti caratterizzati da una continua e progressiva eliminazione (compartimento n. 2: reni, tessuto muscolare, intestino, polmoni, cute, sottocute, ecc.) e nel gruppo di tessuti con relativo accumulo (comparti mento n. 3: scheletro, fegato e milza). Nella presente trattazione ci si è limitati ad eseguire la valutazione dci parametri fond:tmentali relativi alla quantità eliminata (qc), alla quantit~ trattenuta (qr) cd alla quantit~ decaduta (q"), esprimendo l'andamento in funzione dd tempo ed in termini di percentuale della quantità iniettata (q0 ) . I risultati finali sono riportati nella figura 14. q • • q P • q'
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6h
12 h
Fig. 14. - Andamenro, in funzione dd tempo, delle frazioni dì radio:mìvità trancnuta (q1), decaduta (<l) ed eliminata (q•) nd topo dopo trattamento con EDTA· Dy' r.~. (l \ alori ~ono c~prcs'i in percentuale della quantità di r:tdìoattìvità iniettata, q").
La formulazione matematica completa del modello a tre compartimenti è molto complessa ed è tuttora in corso di elaborazione. In prima approssimazione, il sistema può essere rappresentato con le seguenti equazioni relative
735 all'equilibrio dinamico, in cui la somma elci flussi di entrata in ogni scompartimento eguaglia la somma dei flussi di uscita (Rescigno e Segré, 1961): dq r( dt = - (ktae + k , a ~ + k1a 3) q1 + k2h, + k,c~ dc12 / dt = k ,a.z. - k 2b, dq2j dt = k,a3 - k 3c3 con q, = go , q2 = O e <.j 3 = O per t = O, e con k 3c3 = k,a 3 k ,a2 = k2b, k ,ac = k 3c3 + k2br . Le soluzioni sono per ciascun compartimento del tipo Ae-:H + Be-br .L + cc-et.
3.- APPLICAZIONI DELLE TECNICHE Dl l'ERFUSIONE SELETilVA DI VARI ))JSTRETTT CORPOREI DELL'ANIMALE DA ESPERIMENTO, UTILIZZANDO
L'EDTA - Dvt65 .
Gli esperimenti di perfusione sclettiva regionale sono St:lti eseguiti nel cane mediante l'apparecchio già descritto (Ficari, 1963). I rilievi della radioattività sono stati effettuati per rutta la durata d r llc prove, sia nel circolo pcrf uso che in quello sistemico, mediante misure esterne dell'attività con scintillatori connessi a sistemi di registrazione grafica e mediante misure dell'attività su campioni di sangue prelevati dai due circoli e su campioni di urine (Bruzzese e Coli., 1963 a). Nel caso di incannulamento di entrambe le carotidi (circolo cefalico), la notevole diminuzione della radioattività del circolo pcrfuso è in relazione al più elevato valore di « leakagc », valutabile intorno al 50% (figura 15); nel caso di perfusione dell'arto posteriore, il « leakage >> è dell'ordine del 5-100/o (figura 16). Una prova di pcrfusionc è stata effettuata anche in un cane portatore di un osteosarcoma spontaneo del radio. La perfusione della durata di 50 minuti è stata eseguita incannulando i vasi brachiali ed iniettando 60 mc dcll'isotopo. Nella figura 17 sono riportati i risultati della rcgi~trazione grafica della radioattività. ln questo caso l'animale è stato sacrificato al termine della prova c si è· proceduto al prelievo del tumore per eseguire esami autoradiografici ed istologici. L'autoradiografia della sezione mediana del tumore mostra che l'effetto autoradiografico, ad w1'ora dal termine della perfusione, è presente nelle parti periferiche sotto forma di bande di annerimento, mentre è ridotto a zone puntiformi nella parte centrale (figura 18). Il reperto istologico ha dimostrato che nelle zone periferiche il tessuto tumorale è ricco di lacune vasali (figura 19 a), mentre nelle parti centrali la componente vascolare è .limitata a semplici spazi capillari frammisti a spesse travate eli struttura osteoide (figura 19 b). Alcuni esempi di andamento in funzione del tempo delle curve di radioattività rilevate con la registrazione continua esterna e con le misure su cam-
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Fig. 15. - Perfusione del circolo cefalico dopo incannulamento di entrambe le carotidi comuni. In alto, l'andamento della radioattività nel circolo generale (fondo scala: 30 c f sec); in basso, andamento della radioanività nel circolo di perfusione (fondo scala: 300 c f sec).
pioni di sangue, dopo standardizzazione dci relativi valori (Biagini e Coll., 1963), sono riportati nella figura 20.
4. -
VALUTAZIONE DELIA. DOSE INTEGRALE E DELLA DOSE DISTRIBUITA A VARI ORGANI E TESSUTI E AL TESSUTO NEOPLASTICO, NELL'INTRODUZIONE DEL RADIOISOTOPO PER VIA GENERALE E CON LE TECNiCHE DI PERFUSIONE SELETTIVA.
Date le caratteristiche fisiche dd Dy 165, il contributo principale alla dose assorbita è dovuto a!l'attività beta. L'attività gamm a contribuisce in misura inferiore al 5% e può essere considerata trascurabile nelle condizioni ordinarie (Brownell e Coll., 1960; Ilari e Tagliati, 1963).
737
Fig. 16. - Pcrfusione tld l'arto posteriore Jcstro del cane. Curva superiore: nndamemo della radioattività nel circolo generale (fondo ~cala: 10 c fsec): curYa inferiore: andamento della radioattività nel circolo perfmo (fondo scala: 30 c sec).
Fig. 17. - Registrazione grafica della radioaui' ità nella pcrfu\ione di un sarcoma spontaneo dell'arto anteriore sinistro del cane. Tn alto, andamento della radioattività nel circolo generale (fondo scala : 300 cfsec); in basso. I';Jndamenlo della radioattività nel circolo di perfusionc (fondo scab.: 3000 cfsec). Il.
M.
A
H
Fig. J8. -. Sarcorna o~Leogcnico spontaneo dd cane perfuso per 50 minuti con 6o mc di EDT A-Dy' 1' \ A. Reperto radiografico. B. Reperto autoracliografico dopo 2 ore dall"inizio della perfu~ionc·.
I valori della dose beta infinita assorbita in vari organi c tessuti del topo trattato per via general e con EDT A-Dy 10\ sono stati calcolati su :la base delle curve di distribuzione della radioattività in funzione del tempo (Hine t: Brownell, 19'58; Johns, 1961; Polvani, 1962). La dose assorbita da tutto il corpo corrisponde a 36 rad dopo somministrazione di 40 p.cj g del composto per via endovenosa. In queste condizioni, le dosi assorbite nel rene e nell'osso sono intorno ai 120 rad, del fegato di 48 rad c nella cute c nel polmone di eire..:~ 20 rad. Per la milza, per il sangue e per il tumore si sono ottenuti valori intorno ai 18 rad. L"intestino tenue, il mu scolo ed il testicolo ricevono rispettivamente dosi pari a 8, S c 4 rad. Supponendo di voler raggiungere una dose tcrapeutica di 6000 rad in un volume di 500 mi e per un tempo di perfusione di 30 minuti , è stato calcolato che la quantità necessaria di EDTA-Dy 165 (; intorno ai 7 curie. In queste condi7.ioni. cxtrapolando all'uomo i valori ottenuti nell'animale da esperimento, le dosi calcobte agli organi con un « kakage » del 10% sarebbero le seguenti: ai reni e all'osso circa 30 rad; al fegato, 12 rad; al mmcolo c al testicolo circa l rad. amralmente, con un « leakage » del 500<,. le dosi sarebbero molto più elevate e il problema più grave sarebbe rappresentato dalla dose assorbita dal midollo osseo. Bisogna tener presente. comunltue. c.h :.:
739
A
B
Fig. r9. - ,\,IX:lll Mrunurali dell'o,teosarcoma del cane. •\. Zona peri ferica del tumore. Il tessuto tumorale è preYalcntcmernc costituito da cellule fu~atc ed elementi polimortì ed è caratterizzato da una ricca irrorazione v:~~cohm:. B. Zona CCiltrale dd t umore. Prc1 alentc struttura osteoiclc dell:l pruliferazione tumorale con tendenza :llla forma7 io ne d i trabccolc ossee.
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10
30
50
min.
Fig. 20. - Esempi di andamento, in funzione del tempo, J.elle curve d i radioattività rilevate con la registrazione continua esterna (cfsec) e con le misure su campioni di sangue (orcfcc), dopo standardizzazione dei relativi valori. (C.P.: circolo perfuso: C.G.: circolo generale).
questa stima di dose, essendo stata effettuata per extrapolazioni di valori ottenuti negli animali da esperimento, può non essere valida per l'uomo. In ogni caso, accorgimenti particolari possono ridurre le dosi assorbite dagli organi e dal corpo intero, o limitando ulteriormente il « lcakage » ovvero variando favorevolmente l'azione radiobiologica sul territorio perfuso (effetto ossigeno, aumento della temperatura).
74 1 CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI
Nd presente lavoro sono riportati i risultati di una ricerca sperimentale wl possibile: impiego del versenato di disprosio-165 nella perfusione regionale selettìva. Dai dati rilevati si possono trarre le seguenti considerazioni concluslve: a) Il grado dì tossicità chimica della sostanzJ si è dimostrato dì scarso rilievo in rapporto alle quantità di composto allo stato stabile, necessarie per ottenere un'azione radiobiologica utile nella zona <.l'interesse. Si può considerare che esiste un fattore dell'ordine <.li l: 200 tra le quantità di versenato di disprosio necessarie per ottenere una dose di 6000 rad in un volume di un litro in 30 minuti e quelle capaci di provocare nel topo una letalità del S'ìo·
b) La rapida eliminaZIÌone dall'organismo 1del versenato {li disp.n>sio-165, è favorevole al possibile impiego della sostanza mediante tecniche di perfusione regionale. Dopo poche ore dall'introduzione del complesso per via generale, si ritrovano nei tessuti quantità della sostanza in percentuali assat limitate. c) Le mo<.lalità di distribuzione del verscnato di disprosio nei vari organi c tessuti degli animali normali e degli animali portatori di tumori sperimentali risultano complesse e non evidenziano un'elettiva coptazione della sostanza nei tessuti neoplastici. Tuttavia, poiché la concentrazione della sostanza varia con il tempo nei diversi tessuti, i valori del rapporto di incorpO· razione relativa del versenato di disprosio tra tumore c tessuti sani non sempre sono sfavorevoli in funzione del tempo. d) Il calcolo dosimetrico dimostra che;: l'osso. il rene e il fegato sono i te;:ssuti e gli organi che ricevono le: dosi più eltvate di radiazioni nella somministrazione del radioisotopo per via generale. Nel caso della perfusione, le dosi assorbite nei tessuti del territorio non perfuso dipendono dall'entità del « leakage » . Datl la rapida eliminazione dall'organismo deli'EDTA-Oy165 presente nel cir-colo gencralt:, si può supporre che lo scarto tra dose assorbi ta nel territorio perfuso e dose assorbita nei restanti tessuti dell'organismo può essere anche notevole. E' qa tener presente che accorgimenti particolari possono ridurre ulteriormente la dose assorbita dagli organi e dai tessuti sani del corpo, anche nei clsi meno favorevoli.
e) Dal calcolo <.losìmetrico, infine, risulta che la possibilità di applica-
zione pratica del metodo comporta problemi particolari di protezione radiologica, nonostante il D /~5 abbia emissioni gamma di bassa energia. Le ricerche sperimentali eseguite hanno permesso .di precisare particolari modalità tecniche ed hanno chiarito problemi di ordine biologico che rappre-
sentano la necessaria premessa alla possibilità di applicazione delle tecniche di perfusione selettiva con radioisotopi a breve periodo fisico. RIASSUNTo. - La presente ricerc:. sperimentale verte sul possibile impiego dei radioisotopi a breve periodo fisiro nelle te~niche di perfusione regionale selcttiva. Dai ri~ult:!ti ottenuti con l'impiego del ver;;enato di disprosio-165, sono tratte le seguenti conclusioni: a) 11 grado di tossicità chim!c:1 della sostanza si è dimostrato di sc:1roo rilievo in rapporto :~Ile quantit<Ì di composto a llo st::no stabiie. necess:.rie per ottenere un'azione radiohiologiomenre utile nella zona d'intere~~c. b) La rapida eliminazione dall'org:mismo del ver~enato di disprosio-165, è favo revole al possibile impicj!O della sost:~nza mediante tecniche di perfusione regionale. c) Le modalità della distribuzione del complesso nei vari organi e tessuti degli animali normali e degli animali portatori di tumori sperimentali non evidenziano una c!etriva captazione della sostanza nei tessuti neoplastici. Non sempre, tuttavia, i valori dd rapporto di incorporazione rcbtiva della sostanza tra tumore e tessuti sani sono sfavorevoli in funzione del tempo. d) l tessuti e gli organi che ricevono le dosi più elevate d i radiazioll'i nella somministrazione del radioisotopo per via generale, sono l'osso, il rene e il fegato. Nel ca;o della perfusione, le dosi assorbite nei tessuti del territorio non perfuso dipendono Jal e le::~kage ». Si può supporre che accorgimenti particolari e la rap ida eliminazione dell'organismo dell'EDT A-Dy 165 presente nel ci rcolo generale, possono ridurre ulteriormente l:l dose assorbita negli organi e nei tessuti sani del corpo. e) La necessità di impiegare alte quantità del radioisotopo p<"r ottenere un effetto rad!obiologicamente utile nella zona d'interesse, comporta particohri problemi di protezione racliologica. Le ricerche eseguite hanno permesso eli precisare modalità tecniche sperimental i ed hanno chi::~rito problemi di ordine biologico che rappresemano la necessaria premessa all'eventuale app licazione delle tecniche eli perfusione selettiva con radioisotopi a brew periodo fisico
SuMMARY. That experimental research is about the possible application of shorr lived radioisotopes on regional sdective perfusion techniques. We got following conclusions from resu lts obtained with application of Dy165 versenate: a) Chemical toxicity degree has b<::en proved to lx: or low relief as regards th~ quantity of th:lt compounrl, at the stable state, necessary to obtain a radiohiologicallv useful action on the int.-::rcstccl field. b) Dy 165 versenate quick re.moYal from the org:wisni is favorable to its possihle app!ication with regional perfusion techniques. c) Modality of clistribution 011 of that substance in different organs and tissues of norma! ancl cxperimental tumor-bearing anima!s, does not enp h :~sizc any clective uptak·~ of the sub~tance on tumor tissucs. Nevcrtheless, walue~ of substance comparative uptake rJtio bet11·een tumor and norm:JI tissues are not alwavs unf:lvorable as a time function. d) Tissues and organs receiving highest doses' during administration of the radioisotope by genera! way, are bone, liver and kid1:ey. As to the pcrfusion absorbed doses of non-perfused tissucs are deper.ding on the leakage. lt is possible to suppose rhat special devices and quick removal from the system of EDTA-Dyl 65 being on rhe
743 generai circulation, will be able to reduce ;,g:~in the :tlhorbecl dose on norma! body o•·gam and tissues. c) \leccssity of t•mploy!ng high doses of radioisotopc to obtain raèiobiological useful effcct on the intcrcstcd area, require~ \JlCCtal prohlem~ of radi:nion protection. Performed researches allow<:J to specify tcchnical and experimcmal modalitie) anJ aphincd ~cvcral problems of biologica! dcgrce represcn ting the necc~s:~ry prelnnin:~ry to rhe posstblc application of selectiv~ pcrfusion techniqucs with short-lived radioi~otopPs. RÉst.:Mf. - La pré~ntc rccherche cxpérimentale concerne le possthle emploi dc~ ra ~ ' lioisotopcs 3 href périodc physiquc au moyen Jes techniqu<·s de pcrfusion régionak sélecrivc. Dcs r~sultats ohrenus ~ar l'cmpoi du vcrscn:nc de dv•pro~ium 165, on a tiré J,..s sni\·antc\ ronclu~ions: <tl Le degré dc toxicit~ chimique Je b ~ ubstancc a <iemontré peu Je importancc par comp::~ra ison à les quantit~s dc b subsrnncc 2t l'état stable, nccéssaires pour obtenir un'acrion radiobiologiquemcnt utile dans 1:1 zone d'intérct. h\ La rapide eliminat:on dc l'organi,me du ver•en:Hc dc dysprosium 165. est favo~ r::~b!e :Ju possible emploi de la ~ubstance au moyt·n de techmques <k pt:rfmion régionale. c) Les modalLté• de la dimihution dc l"cnsemble d:ms les divcrs organes et tissus des animaux normnlcs et dcs :1nimaux portcurs de tumcurs cxpérimentals ne montre!lt p:~s une C:kctivc captation dc la ~ub~t:Jncc dan" les ti~~~~' n~opb~tiqucs. Cependanr, !e; va!run Ju rapport J'incorporauon rclati\·e de b substancc cntre le tumeur et Ics tissu; >ains ne sont pas toujours désavantageuses :wec le temps. d) Lcs tissus et b org:1ncs qui rccevcnt b doscs plus élcvécs de radi:~tion après l'admini~tration du r:~dioisotopc p:1r voie gén~rale, s0nt l'o~, le rein cl le foie. Dnns le c:.1s dc la nerfusion, Ics doses arb~orbées d:ms Ics tissus du tcrritoire non pcrfusé dépenclent de le ~ lc:~kage ~. On peut supposer que cles 3\isements l~.uticuliers et b rapide elimina~ tion dt- l"organismc dc I'EDTA-Dy 165 préscnt d:ms b circul:nion, P"uvent réduire ultéricuremcnt la dose absorbée tbns Ics organcs et da ns !es tis~us sains du corps. r) L.1 né:e•:té d'-·mpiO\cr d<-, quantité~ élevée~ Ju r:u.!ioisoropc pour ob~cntr nn effrct radiobiologi<.JUCment utile dans la zone d'intérct. impose dcs particuliers problème> dc protcction radiologiquc. Les rcchcrches cffcctuées ont permis dc préciser dcs modalit~~ tcchniques cxpérimentalcs et ont écbiré des problèmcs Je ordrc biologiquc qui représentent la prémise necéssairc à l'évcntuclc application de~ tcchniques de perfu~ion sélective avcc radioisotopes à bref période physiquc.
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2 ed., 1960.
CENTRO STUDI E JUCERCtlE DEl. LA SANIT r\ ' MlL!TAR[ Dircuore: Mlgg. Gcn. Mcd. Pror. Dott.
REPARTO
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SEZIO"lE DI EM ,\TOI.OGI.\
C:>.po >Cl'innc:' Cap. Mcd. Don . C . M nH t
AZIONE RIPARATIV A DEL MIDOLLO OSSEO AUTOLOGO CONSERVATO NEL DANNO EMATICO DA RADIAZIONE Prof. Dott. A. Ferrara,
Cap. Mcd. Dott. G. Maffei
Dott. G. Mango
PREMESSE.
Nel quadro delle ricerche sugli effetti del DY 165 introdotto nell'organismo, un 'indagine ematologica sul topi no ci ha permesso di riscontrare che questo isotopo esercita un'azione lesiva sul sistema ematopoietico riconducibile per i suoi caratteri alla nota sindrome midollare da irradiazione. Tra le possibili misure contro il rischio aplasrico determinato dalle radiazioni, l'impiego della trasfusione di midollo osseo autologo, prevalentemente conservato, si è dimostrato utile cd attuabi·le nel l'esperienza pratica, per quanto non esente da complicazioni tecniche. Il principio su cui si basa è il seguente: preventivo prelievo di una certa quantità di midollo dal soggetto da trattare, adeguata conservazione, a bassa temperatura, e trasfusione di esso dopo il trattamento. In tutto ciò, la difficoltà maggiore è rappresentata dal reperire un metodo di conservazione che mantenga il midollo vitale anche dopo un periodo di tempo abbastanza lungo; in particolare, l'attenzione degli slUdiosi è oggi rivolta alla ricerca di sostanze protettive delle cellule contro i danni che si \·erificano nel raggiungere le basse temperature necessarie per la conservazione, ma anche nel ritorno a quelle fisiologiche. Nelle nostre ricerche, sulla scorta dei dati della letteratura, abbiamo pro\ato l'azione comervatrice del glicerolo, del polivinilpirrolidonc e del dimetilsulfossidc, infmc fermandoci su ques'ultimo per gli evidenti vantaggi sulle altre. ln pJrticolare abbiamo indagato su due punti: la sopravvivenza in vitro delle cellule conservate e l'azione riparatrice delle cellule stesse sull'animale reso aplastico.
MATERIALE E METODO.
Per le prove di vitalità cellulare, espletate con indagini citochimiche in vitro, abbiamo impiegato midollo osseo di 15 cani, prelevandolo in leptonarcosi dall'epifisi distale di un femore per puntura transarticolare, in contenitori sterili eparinati, usando come mezzo di sospensione il TC 199 Difco; si ottenevano così tra l c 2 x 109 cellule con una sola puntura. Veniva poi aggiunto glicerolo 15% oppure PVP 2Cf'/ o o, infine, dimetilsulfosside l O "~ · Il midollo veniva successivamente portato fino a - 2l oC con raffreddamento graduale (-l o C/min) e posto in cella frigorifera a -80o C. Al momento dell'uso, si praticava il ridiscioglimento rapido a +3T C 111 bagnomaria sotto continua agitazione. Per le prove di trasfusione abbiamo impiegato 12 cani adulti ibridi di taglia media (12 kg circa) sottoponendoli a irradiazione su tutto il corpo mediante sei campi contrapposti, alla dose di 900 rad. calcolata al centro del corpo, mediante una unità di tclecesiotcrapia con erogazione della intensità media di 46,6 r/min. Agli animali da trasfondere, il midollo veniva prcvcntivamentc prelevato e conservato, con la tecnica descritta per l'altro gruppo, con dimeti•lsulfosside. La trasfusione di midollo veniva praticata a 12 ore dall'irradiazione: a tutti i cani trasfusi veniva somministrata per due settimane Penicil lina e Streptomicina alla dose rispettivamente di l milione di Unidt e di l grammo pro-di e. Come controllo sono stati mantenuti senza trasfusione 4 cani, 3 con terapia antibiotica c l senza alcun trattamento. Nelle prime due settimane veniva effettuato il control 'o ematologico perife rico ogni due g iorni, con particolare riguardo alle modi(icazioni a carico degli clementi lcucocitari, delle piastrine c dei reticolociti. In seguito i controlli erano cffettuati ogni cinque giorni. l sopravvissuti venivano sottoposti a biopsia midollare per puntura costalc al ventesimo g iorno dall'irradiazione; tale controllo era effettuato tra l'ottavo e il decimo giorno negli animali che non mostravano segni di ripresa della empoiesi, sottoposti in seguito, dopo la morte, a riscontro autoptico. RrsuLTATI.
Per quanto riguarda le esperienze condotte in vitro sulla conservaziom: del midollo, si è avuta una soddisfacente sopravvivenza delle cellule (percentualmcnte 60-65% ) con l'uso del glicerolo c del polivinilpirrolidone. Con il dimetilsulfossidc la sopravvivenza delle cc:llule è stata del 75-8~/o.
747 Abbiamo anche cercato di evidenziare il grado di vitalità delle cellule così conservate con alcune indagini citochimiche, riscontrando la persistenza di atti\'ità enzimatiche cellulari (pcrossidasi e tostatasi alcalina) c minime diminuzioni della tingibilità alle colorazioni per i polisaccaridi cd i lipidi. Per quanto riguarda l'esperienza « in vivo>>, nessun animale del gruppo di controllo è sopravvisuto: i cani trattati con antibiotici sono deceduti in 12' giornata, mentre quello mantenuto senza alcun trattamento è deceduto in 3' giornata. Abbiamo per contro ottenuto risultati positivi in più di un terzo dei casi trattati con midollo osseo autologo, con una sopravvivenza di tre su otto animali. All'esame autoptico degli animali deceduti, si notano soprattutto alterazioni del tratto digerente consi~tenti in emorragie mucose c sottomucose, zone di degenerazione del tenue c distensione del colon che ad esso aderisce, comprimendolo. La milza è congesta, ridotta di volume, molle; nei reni, fortemente congesti, sono presenti zone di emorragie sottocapsulari; simile è il reperto a carico del fegato. Il sistema linfoghiandolarc l: fortemente ridotto in ogni sua sede. Il midollo è costituito quasi esclusivamente da cellule del reticolo ricche di inclusioni citoplasmatiche, alcune 111 atteggiamento reattivo. Dagli esami ematologici negli animali di controllo risulta la rapida caduta, nelle prime 72 ore, del tasso leucocitario, i cui valori raggiungevano, pitl lentamente, la quota minima di '500/mmc in 6' giornata, restando poi costanti fino alla morte. Per quanto riguarda b formula leucocitaria si osserva h rapida depressione d,•lla quota linfocitaria (ridotta allo 0-P/o) con neutrofiiia relativa. La caduta del tasso piastrinico ha avuto un andamento particolare con una prim:1 brusca caduta nelle prime 72 ore di un ulteriore decremento dalla decima alla dodicesima giornata. A carico degli eritrociti si è avuta una costante diminuzione. per quanto di modico grado. Uguale andamento si è riscontrato nell'<mimalc deceduto alla 72~ ora. Dagli esami ematologici del gruppo di animali trasfusi, si devono considerare due serie di risultati, riguardanti gli animali deceduti e quelli sopravVISsuti. T primi hanno mostrato un andamento sovrapponibile a quello degli ani. mali di controllo, con eguale comportamento dei valori degli elementi considerati . Negli animali sopravvissuti si assisteva invece, per quanto riguarda i !eu· cociti, ad una meno brusca caduta iniziale dei valori (1'-3' giornata) mentre
la quota minima, raggiunta in 6' giornata, è in media di 2.400 lcucociti/mmc, contro i 500/mmc dei controlli. Da questo giorno si verifica un graduale incremento dci valori leucocitari che raggiungono livelli subnormali (5.500/mmc) in 20' giornata, c nor· mali 6.800/mmc) al 100° giorno (figura 1). Per quanto riguarda la formula leucocitaria, si ha brusca caduta dei linfociti (con neutrofilia relativa) fino alla 6' giornata, poi, dal la 12', inizia un lieve aumento, preceduto dalla comparsa in circolo di numerose cellule reti-
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colari, che si mantiene pero m limiti m odesti, concordando con i presupposti teorici . Al l 00° giorno, persi ste la depressione a carico dei linfociti (figura 2). La curva dci valori piastrinici ha un comportamento sovrapponibile a quella dei gruppi precedenti, ma, a partire dalla 9' giornata, mentre in <.juesti ultimi si registra una brusca caduta. si not:l un rallentamento della discesa t.: dal 12o giorno inizia un lento c g raduale incremenro che porta le piastrine circolanti sulla media di 100.000/mmc aJ.!a 20' giornata, c di 180.000/ mmc alla 100' (figura 3).
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Fig. 3· - Curva dei valori delle piastrine nei tre gruppi di esperimento.
7'50 Minime sono le variazioni a carico degli eritrociti, che dopo una lieve e progressiva flessione, tornano, dalla 12• giornata in poi verso i valori di partenza, talora superandoli. DISCUSSIONE.
Dall'esperienza da noi condotta risulta confermata Ja superiorità del dimctilsulfossidc sugli altri additivi impiegati: con ogni probabilità questa maggiore efficacia dipende dal suo rapido passaggio attraverso la membrana cellulare, cosa che evita in massima parte, soprattullo al momento del ridiscioglimento, gli sguilibri osmotici che sono alla base dell'irreversibile danneggiamento del nucleo e del citoplasma. E' inoltre da tener presente che questa sostanza offre il vantaggio di evitare, all'atto del ridiscioglimcnto, ogni lavaggio o manipolazione ulteriore, potendo il midollo essere direttamente trasfuso. Risulta altresì confermata l'efficacia dell'azione riparativa della trasf usione di midollo osseo autologo, conservato con la tecnica descritta; infatti, su otto animali trasfusi, rre sono sopravvissuti, con una quota di esiti positivi superiore a quella media riportata dalla letteratura per dosi di irradiazione sicuramente letali, quali quelle da noi impiegate. Né deve sorprendere che la trasfusione di midollo autologo risulti inefficace in una rilevante parte dei casi. perchè è da considerare che dosi tanto elevate, oltre a danneggiare in maniera irreversibile la matrice ematopoietica e condurre quindi l'animale a morte per aplasia totale, danneggiano irrcversibilmente anche altri organi vitali, spesso impedendo all'organismo colpito di superare la fase critica c di riparare i danni in tutti gli organi. Anche dai dati della letteratura risulta una sopravvivenza massima del 25'% alla dose di 850 r c del S(ffo per 700 r, mentre con dosi minori la sopravvivenza è quasi del lOOOfo senza differenze con i controlli. Quanto all'importanza degli antibiotici, essi proteggono l'animale dal facile impianto di fatti infettivi per la profonda leucopenia con caduta delle immunitarie. In conclusione, la trasfusione di midollo autologo conservato con la tecnica da noi impiegata ha dimostrato di esercitare un'azione riparatrice sul danno midollare del cane, anche dopo irradiazione con una dose corrispondente a 900 r al centro del corpo.
Gli AA. e~pongono i risu!t:ni d i un:l ricerc:t spcrimcnt::ile ~u lla con mitlollo os..co :tUe h1sse t~mpcraturc con dimctilsulfo~sido (DY!SOI e sul l'cffic:tcia tcrapeuti ra m un lotto tli 12 cani rc~i :1pl:.lstici merli:~nte irndi:~7ionc (900 r di telcccsioter:l pia). RrASSUNTo. -
~avnion~ del
75 I SuMMARY. - The Authors exhibit the results of an cxpcr·imcntal rcsearch on low temperature prcscrvation of bone marrow with DMSO and its rherapeutic effectiveness on a group of 12 dogs made aplastic with radiation (900 r, telece$iumtherapy). RÉsuMÉ. - Les Auteurs exposent !es résulLés d'une recherche expérimentale sur la conservation de la moelle osseuse aux basses tcmpératurcs par DMSO et sur l'cAiCJciré thérapcutiquc dans un g roupc dc 12 chiens rendus apbstiques par l'irradiation (900 r cle téléoesiumthéra pie). BIBLIOGRAFIA ALPEN E.L., BAuM S.Y.: « Modification of X-radiation lethality by autologous marrol\' infusion ir. dogs », B!ood, XIII-XII, 1168, 1958. AsHwooo R., SMrTH M.Y.: « Viability of mome bone marrow frozen to -79°C in the prcsencc of dimcthil-sulfoxide », P1'0c. Physiol. Soc.. 155, 26, 1960. C.wrNS J.A., SHIEI'PEJ KASAKL'RA, DoNNAL THOMA'> E .. FERREBEE ).\V.: <r. Recovery of Lethally lrradiated Dogs Following lnfusion of Autologous Marrow Stored at Low Tcmperacurc in Dimethyi-Sulphoxiclc 1>, B!ood, XX, 730, 1962. CoLF. L.J ., ALPEN E.L.: « Homologous Bonc Marro1v Transplantation in Oogs Receiving X Radiatiun plus Urethanor 6-Mercaptopurine », Hlood, XXl/3, 373, 1963. CRISTOFF~:-JJNJ A.P. in TocANTIS L.M.: « Progress in hematology », vol. 30, pag. 360. Grune ".- Stratton, Ncw York, 1962. OA-\iESHEK W.: « Bo ne marrow transplantation: a prcsent day chalenge », Blood, XII/ 4 32 1, 1957. FADEM R.S., BERLI N l.: « Comparisons betwecn Bo ne Marrow Differentials Prep~recl from Particles and from R;ndom Samples of Aspirate nnd D<'terminations of the Dilution of Aspirate 1\'Ìth Peripheral Blood Uti1iz.inr R:tdioactive Phosphorus (P32 ) '· R!ood, 6, 160, 1951. joRDA:-J G.L.Jr., CoLLINS V.P., 1-IETTJG R.A.: «A Study 0f the Late Effect of Total Bodl' lrradiation », f.A.M.A., vol. 183, n. IO, 859, 1963. LocuTF. H.L.Jr., SHI:-<t>EJ KASAKURA, KARETZKY M., FERREBEE J.\V .. DoNNALL THOMJ\~ E.: « Tnfusion of Marrow in the Mou~e and Dog :~fte r Th i<~TEPA ">, Blood, XXI/4, 424, 1963. LovELOCK ).W., B1 SHOP M.W.H.: « Prevemion of F reezing Damage to Living Cclls by Dimethyl-sulphoxide 1>. Nature, 183, 1394, 1959. M,\N'l JCK J.A., TJ-JOMAs E.O., FERREBEE J.W.: « In Vitro :ll1d in Vivo Asscstmenr of thc Vinhility of Dog Marrow after Storage , , JJ!ood, 15, 517, 1960. Mc FARLAND vV., G RANVILLE N.B., DAMESHEK W.: « Autologous Bone Marrow Infusion as an adjunct in Tberapy of Malignant Discase », BLood, 14, 503, 1959. PoRTER K.A., Couctl N.P.: << Marrow Treatment of lrradiatcd Dogs n, Brit. f. Exper. Pat/1., 40, 52, 1959. · ScHOFIELD R., HAIGJI M.V., PATERSON E.: « .'\.utologous Bonc Marrow TrcatmenL of Lr · thally Irracliatcd Rhesus Monkeys n, In t. f. Rad. Bio!., vol. 6•, n. l , l , 16, 1963. SToRTI E.: « Large Doscs Associarion between X-Radiation and Chemotherapy allowed by Autolo~nus Bo ne Marrow Grafts », Chemother., 8, 41 i, 1960. DoW<,ILL T J-JOMAS E .. CoLLJ:-JS J.A., H ERMANN E.C. jr., FERREBEE J.\V.: « Marrow Tran-;. plants in Lerh:~lly lrradiated Dogs Given Metolrexate ». H!ood. 19, 217, 1962. \VITTE S. : << Die Knocheumarktransfusion », Lchmanns ).F., Monaco, 1963. \VooDRUFF: « The Lransplant·uion of ùssu..: ~1nd o rgan~ ». C.C. Thom<1s, Springfield, 1960.
CENTRO STUDI E RICERCHE DELLA SAN!Tt\' MILITARE Dircnorc: Maltg. Gen. Mcd. Pro(. Dotr. FRAsc r sco 1\I)EV.,tA REPARTO DI RAIJIOBIOLOGIA CatJO reparto: Cap. Mcd. Dott. E. BRtll f'E
INFLUENZA DELLA 6-MERCAPTOPURINA E DEI RAGGI X SUGLI OMOINNESTI DI CUTE Cap. Mcd. Dott. E. Bruzzese
S. Ten. Mcd. Dott. G. Patriarca
Magg. Med. Prof. Dott. E. Favuzzi
Cap. Mcd. Dott. G. Greco
PREMESSA.
Si ammette generalmente che il rigetto degli omotrapianti di cute sia determinato dalla reazione anticorpalc dell'ospite agli antigeni del tessuto trapiantato. Nelle ricerche più recenti sull'argom ento si è c;::rcato pertanto di favorire l'attecchimento degli omoinn csLi attraverso l'inibizione dci fattori responsabili della reazione immunitaria. Dopo la constatazione dell'azione deprimente. esercitata dai raggi X, sulla formazione degli anticorpi (Renjamin c Slub, 1908; Taliaferro e Taliafcrro, 1951; Talmage, 1955; Taliafcrro, 1957). l'efficacia delle radiazioni ionizzanti sugli omoinnesti di cute è stata sperimentata da molti au tori. L'irradiazione dell'animale reccttore con dosi variabili di raggi X ha dcterminato un certo prolungamento del tempo di sopravvivenza del trapianto (Rabinovici, 1947; Dcmpster, Lcnnox e Boag, 1950; Hardin e Werder, 1954; Stark, Conway e Sedar, 1955; Brooke, 1962; Bruzzesc, Favuz7,i, Patriarca e Greco, 1964), l'i rradiazione del donatore nell'intento eli diminuire le proprietà antigeniche del lembo da innestare ha provocato, invece, effetti di minor rilievo (H ardin e Werder, 1954; Fontana e Ollino, 1956; Bruzzese, Favuzzi, Patriarca e Greco, 1%4). Risultati interessanti sulla inibizione della anticorpopoiesi sono stati ottenuti anche con le sostanze antagoniste delle purine, in particolare con la 6-mercaptopurina (6-M p). Da vari autori (Schwartz, Stack e Dameshek, 1958: Berembaum. 1%0; Robinson e Christian, 1960; Goh, Millcr e Diamond, 1961) è stato dimostrato che la 6-Mp può modificare la risposta anticorpalc all 'antigene proteico so~ u bile in modo da provocare una temporanea tolleranza immunitaria nell'animale adulto trattato con dosi dai 3 mg/ Kg/ dic ai 12 mg/Kg/ die per 10-20
753 giorni. Secondo Schwarz, Stach e Dameshek, in particolare, i rnìglìori risultati sì sono avuti in conigli trattati con dosi di 6 rng/ Kg/dìe della sostanza per 14 giorni dal trapianto. L'utilizzazione della 6-Mp nel deprimere la reazion e immunitaria dell'ospite ;1cl corso degli omoinncstì di cute non ha fornito tuttavia risultati univoci. Infatti Mcekcr c coli. (l959) hanno osservato un prolungamento della sopravvivenza degli innesti di cute in conigli trattati con dosi della sostanza di G-12 rng/Kg/die, ma analogo prolungamento non hanno rilevato nei trapianti effettuati sul topo. Nessun aumento della sopravvivenza, poi, viene riferito da Hubay c coli. (1960) in innesti omologhi di cute su topi, ratti, cavie c conigli trattati con 6-Mp.
RICERCHE PERSONALI.
Nel presente lavoro si riportano i dati di una indagine sull a sopravvivenza degli omoinncstì di cute nel ratto dopo trattamento con 6-Mp praticato subito dopo il trapianto. Si è indagato, inoltre, sull'efficacia della sostanza somministrata al comparire della prima area di necrosi, in ratti sottoposti a pan-irradiazione con raggi X prima del trapianto, cd in ratti sani innestati da ratti irradiati subito prima dell'innesto. METODICA.
Sono stati impiegati 90 ratti albini Wistar maschi del peso medio di 200 g. Di questi, 40 sono stati impiegati come recettori, i restanti come donatori . I lembi cutanei, di forma losangica (cm. 3Xl,5 circa), erano prelevati, secondo la tecnica da noi riferita in un precedente lavoro (Bruzzese, Favuzzi, Patriarca e Greco, 1964), dall'addome ddranimale donatore ed applicati su una analoga superficie cruentata della regione sternalc del recettore, dove erano fi ssati con punti staccati in catgut 00. Si copriva, quindi, con una speciale garza in plastica (« Solvalinc », Lohmana), poi con garza semplice ed infine con cerotto che avvolgeva tutto il torace dell'animale. Il bendaggio veniva tolto dopo 4 giorni e non veniva più rinnovato. Dal 4° giorno in poi, il lembo innestato era ispezionato giornalmente, annotando il giorno in cui la necrosi compariva, il giorno in cui essa invadeva tutto jl lembo ed il giorno della caduta della escara. L'irradiazione dci ratti veniva effettuata su tutto il corpo con apparecchio Muller-Philips per radioterapia, erogante 66 r/ min in sup~rfice (200 KV; 10 mA; filtro: CuI mm, Al l mm; distanzd 30 cm; ccmpo lQ'. 15 cm). I ratti cr:~no contenuti in decubito addominale sotto anestesia eterea.
r2. •
M.
754 La 6-Mp, in preparazione iniettabile (1), veniva sommmtstrata intramuscolo {regione volare della coscia) alla dose di 6 mg Kg/ di e, fino alla caduta dell'escara c comunque non oltre 15 giorni di seguito. r 40 ratti, impiegati come recettori, sono stati suddivisi in 4 gruppi di 10 ratti: l o gruppo: omotrapianti di cute tra ratti non sottoposti ad alcun trattamento (controllo omoinnesti); 2, gruppo: omotrapianti di cute da ratti non trauati a ratti trattati con 6-Mp a partire dal giorno dell'innesto; 3° gruppo: omotrapianti di cute Ja ratti sani a ratti irradiati subito prima dell'intervento con 500 r e sottoposti a trattamento con 6-Mp al com1Jarire delb prima area di necrosi d el lembo; 4o gruppo: omotrapianti di cute da ratti irradiati subito prima con 700 r a ratti non irradiati e trattati con 6-\1p all'apparire della prima arca di neerosi del lembo. l ratti sono stati tenuti in osservazione, anche dopo la caduta dell'escara. per un periodo di circa tre mesi. R ISULTATI.
Nessun attecchimento è stato notato negli omoinncsti di controllo (tt~ bella l) : la necrosi è comparsa in media dopo 4,4 giorni cd ha invaso il lembo dopo 6,5 giorni dall'intervento. L'escara è stata esclusa dopo 10,3 giorni. Negli omoinnesti degli animali trattati con 6-Mp, la prima area di ne· erosi è com parsa dopo 9,9 giorni c si è estesa a tutto il ·lembo dopo 14,3 giorni. provocando la sua espulsione dopo 21,4 giorni dall'intervento (tabella 2). Un ~olo ratto è deceduto per cause imp recisate in 15" giornata con il lembo, ormai ridotto ad cscar:I, ancora « in situ ». Nel 3" gruppo (omoinncsti di cute da ratti sani a ratti irradiati subiro prima con 500 re successivamen te, all'apparire del la necrosi, trattati con 6-Mp), la necrosi t- comparsa dopo 5,4 giorni. ha im·aso il lembo dopo 11,1 giorni ed ha portato al distacco dell'esca dopo 18,7 giorn i (tabella 3). Nel 4° gruppo (donatore irradiato con 700 r, recettore trattato all'apparire della necrosi con 6-Mp) b necrosi, compar~a dopo '5,2 giorni, si è estesa a tutto il lembo en tro 8,2 giorni cd ha provocato la cadu ta d ell'escara dopo 16,3 giorni (tabella 4). Un solo ratto ha presentato in 15a giornata (dopo la caduta dell'escara) un flemmone all'arto an teriore destro, per cui è stato sacrificato. Nessun ratto (fra i recettori), oltre LJuelli ricordati. è andato incontro ad infezione o morte durante il periodo di osservazione. (r) Gli AA. ringraziano la Sociclà Simes per a\·er gcnlilmemc fornito il quanlitativo di sostanza. necessario alle e~pcricnze. in preparazione inienabile.
75'5 TABELLA
N. l.
0MOINNEST1 DI CUTE FRA RATTI 1-<0N TRATTATI. Ratto
G iorno comparsa
N.
la arl'a nccro5i
--
G iorno nccrosi totale
---
IO
4 5 4 5
5 7 5 6 7 8 7 7 6 7
Media
4,4
6,5
l 2
-t
3 4
4 4
5 6 7 8 9
5 5
4
G iorno caduca escar~
li Il
lO 7
IO Il 12 li
l
8 12
10,3
l
T ABELLA N. 2. 0~toiNNESTI DI CUTE I N RATTI TRATTATI CON 6-MP ALLA DOSE DI 6 ~W j KG j D lE. Durata
Ra 110
Giorno compar"t
t r~ua mc n to
~.
l a arta necro~i
(giomi)
l
15
2
14
G iorno necrosi totale
16 7
19 9
li
Giorno caduta e,ça ra
21 + in 15 con escara « in situ :~~
' 3 4
12 15
7 6
5 6 7 8 ? IO
lO
-t
15 15 15 15 14
7 8
15 24 5
32
12 20 9 32 15 39
2(,
31
9
14
-
9.9
14..~
21,4
Media
l
l
9
G 12 )()
l
T\R FLL.\ • . j_
5QQ R Dl RAGGI X
Ql\.f011\""ESTI Dl CUTE IN RATT I lRRAD!ATl CON
E TRATTATi CON DOSJ DI
6 MG/ Kc/om O! 6-MP
ALL' APPARIRE DELLo\ PRIMA AREA D! NECROSl DELL'ES PLANTO. Durat,t tr.lU.tmcntn (giorni}
Ra•to
:\.
Giorru, cadut.t ...,,.tra
c;iorno necrfhi tot.1lc
c;iorno comp.tr'a 1a arca ne.·" rn'i
~---
15 8 15
l
2 3 4 ()
7 8 9 IO
12 26
40
40
15 9 5
4
ì
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()
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7
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7 7 7
x
12
9
15
x
17
5,4
]1,1
18)"
15
5
23
4 7
IO 6 IO
5 4
Media
TABEI. I ,I\
N. 1.
0MOlNNESTl DI CUTE DA RATTi I RRADIATI CON 700 R O! RAGG I X A RATII NORMALI, TRATI'ATI, ALL'APPARIRE DELLA PRI~lA ARE-\
l
l
D I I'ECROSI OELL'ESPLANTO, C0:-.1 6-Ml• (6 MG KG DIE). Durata trattamento (giorni )
R:.IIO
N.
l
- --
l
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13
8 8
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Il
5
Mcdi:r
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7
l
-
4 4 8 6
l
5 6
Giorno caduta "'<.11":1
c;iorno nccrosi totale
Giorno wm par;a l • arca nccro<i
l
5,2
l
l
<)
8
l
8.2
l l
17 21
16,3
CoNSIDERAZIONl.
Dall'esame dci dati precedentemente riportati risulta che, rispetto ai controlli, il trattamento con 6-Mp e l'associazione della sostanza ai raggi X hanno prolungato il tempo di sopravvivenza degli omoinnesti. l migliori risu'ltati sono stati ottenuti con il trattamento mediante 6-Mp all'atto del trapianto, con periodo medio di sopravvivenza del lembo trapiantato intorno a valori doppi rispetto a quelli dei controlli. L'associazione della 6-Mp ai raggi X, secondo le modalità da noi seguite, non è apparsa più attiva del trattamento con il solo antimetabolita nel favorire l'attecchimento. I risultati appaiono pressoché confrontabili con quelli ottenuti in nostre precedenti esperienze sugli effetti dei raggi X negli omotrapianti di cute (figura l). dell'escara o > ..."' '-
"' 0
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...
~
.. necrotica 5
tempo
Fig.
1. -
in
10
15
20
g io rn1
Confronto dell'azione dei raggi X e della 6-Mp sulla sopravvivenza degli omoinnesti di cute nel ratto.
Il trattamento con 6-Mp, quindi, risulta più efficace nel ritardare il rigetto dell'innesto, quando venga praticato all'atto del trapianto. Allo stato attuale, non si hanno dati sufficienti per una fondata interpretazione degli effetti osservati. Le modalità attraverso le quali le radiazioni ionizzanti e gli antimetaboliti esplicano la loro azione inibente sui processi immunitari non sono a tutt'oggi completamente conosciute. In linea generale (Murphy e Sturm, 1925; Jacobson e Robson, 1952; Taliaferro e Taliaferro, 1954; Ficht, Wisslcr, La Via e Barker, 19'56: Calnc, 1960; Zukoski, Lee ed Hume, 1961), si ammette che l'effetto sia legato alla aplasia dei tessuti linfomieloidi, responsabili della reazione anticorpale, tramite il blocco della sintesi deli'ADN. Taliaferro (1957), in base ai dati sperimentali sugli effetti delle radiazioni sui processi immunitari, ritiene che la formazione degli anticorpi si svolga
attraverso tre fasi successive. Secondo l'autore. la reazione anticorpale comprende: un breve periodo della durata di qualche ora (2-6 ore), nel quale l'« informazione» della presenza di una struttura estranea all'organismo avvia i processi per la sintesi degli anticorpi («periodo di pn:-induzione »); un secondo periodo in cui avviene lo sviluppo dei meccanismi anticorpali («periodo dell'induzione »); un terzo periodo, in cui si verifica la vera e propria formazione degli anticorpi («periodo della produzione»). La sensibilità agli agenti che inibiscono le reazioni immunitarie va decrescendo dalla prima all'ultima di queste tre fasi, per cui assume importanza il concetto che l'efficacia di tali agenti sia condizionata dall'intervaJlo di tempo intercorso tra la loro introduzione nell'organismo c la somministrazione dell'antigene. Il risultato d elle nostre ricerche sembra in accordo con l'ipotesi su accennata, secondo cui l'efficacia della 6-Mp sulla sopravvivenza degli omoinnesti di cute nel ratto appare diminuita quanto più il trattamento con questa sostanza, anche se combinata ai raggi X, viene distanziato dal periodo di <<induzione anticorpale ». R1 \SSt;:-;To. - Il trattamento con 6-Mp, praticato per 15 giorni dal momento dell'in~esto, prolunga note,·olmcme il periodo di ~opravvi,·enza degli omotrapiami di cu((;
nel rauo. Rispetto ai controlli, il tempo di sopravvivenza è raddoppiato. ll •rattamento con 6-Mp, praticato per 15 gio rni circa dal momento della compnr~n della prima aerea di necrosi ed associato all'irradiazione (con raggi X) del donatore (700 r) o del recettore (500 r) subito prima dell'intervcnlO, non risulta più efficace. RÉsu:.tÉ. - L 'adminimation de la 6-mcrcapwpuryne, effectuéc pcndant 15 jours après la transplantation, prolonge dc une façon remarquable la survi,·ancc dcs homograffes dc pcau dans le rat. Comparée aux valeurs des controlc~. la periode de survivance t·~t rccloubléc. L'administration de In 6-mcrcaptopurync pcnclant 15 jours apr~s la apparition dc la prcmicrc zone de n écro~c . associée à la cxpo~ition aux rayons X du donneur (700 r) ou d u rcceveur (500 r) avant l'operation chirurgicale, ne résultc pas plus efficace. St:M-'f,\RY. • The 6-Yf p administration, during 15 days aftcr the grafting, incrcasc~ noticcable the survival of ~kin homograft~ of the rat. C..ompared 10 controls, the ~urvival time i~ doubled. The 6-Mp administration, during 15 dnys a[tcr the appearancc of rhe first arca of nrcros is, associateci with X-ray cxpo~ure of thc donnor (700 r) or rccipient (500 r) bdorr the surgical trcatment, docs not result more cffcctual.
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CENTRO STL'DI E RICI-.RCHF D FLLA SA:-.IITA "
~11 LITAR E
Di rettore: Magg. (òen. Md. Prof. Dott. Fa.1"crsco l•m' \11 3• REPA RTO • \1-/.IO'JE MICROBIOLO<; J.\ Capo Rq><~rto: T cn . Col. Mcd. Prof. (,. CL R<rol\
LA VITAMINA B1 2 NELLA CARNE LIOFILIZZATA ED IRRADIATA CON RAGGI GAMMA DA COBALT0~60 T en. Col. Mcd. Prof. Dott. G. Curatola
Cap. Med. Dott. R. Stomelli
T en. Med. Dott. A. Di Addario
La disponibilità di alte energie erogabili dai sottoprodotti di fissione dell'uranio rende faitibili, a costi econom ici relativamente bassi, la << sterilizzazione fredcb >> c la << radiop:tstcurizzazionc » di sostanze alimentari faci'l~ mente deperibili. Al presente, esiste tra i ricercatori una profonda divergenza di opinioni sulle potenzialità future della sterilizzazione mediante radiazioni l l J ed allo stato attuale la irradiazione degli alimenti non può essere considerata una tecnica di conservazione già rc3lizzabile bensì un problema di ricerca fondamentale cd applicata f21· L'interesse per tale procedimcmo può essere dedotto dal numero dci laboratori impegnati nelle ricerche, dai programmi e stanziamenti da parte di govern i cd industrie private [31. f·n U.S.A. il Quatcrmaster Food & Con~ tainer Tnstitute for the Armed Forccs ha, fin dal 1954, intra preso un vasto programma di lavori fr~1 cui la costruzione di un centro pilota di sperimen~ tazione. L'attenzione dci militari è vivamente attratta oltre che dal processo di conservazione in se stesso, dalla conoscenza delle alterazioni che forti do~i di radiazioni, come nel caso di esplosioni nucleari, possono indurre sulla salubrità e potere nutritivo degli :dimcnti. Risultati soddisfacenti sono stati ottenuti col riuscire a prolungare la durata media di conservazione in fri gorifero mediante prcirradiazione a basse dosi ('50.000 a 200.000 rep) 14, 51 . Il metodo è stato impiegato pure con successo nel prevenire la germinazione di grani c tubcri come pat:1te [6] e nella bonifica di alimenti infestati da macroparassiti. D'Arca c De Paola [71 rife. riscono che 15.000 r di radiazioni gamma da Cd,o sono sufficienti per la ste~ rilizzazionc sessuale delle larve di trichinc presenti nelle carni mentre occorrono 18.000 r per inibire la loro maturazione. Le carni così trattate non presentano alterazioni organolettichc apprezzabili. né provocano, per ingestione, nell'uomo e negli anim~li d(etti dannosi.
Keil [8] riporta le dosi rep nccessane per esplicare determinati effetti m alcuni sistemi biologici: dose toller:tbil c per ruomo inibizione della germinazione per patate e cipolle . dose letale per l'uomo dose letale per insetti . dose letale per le forme vegetative dei batteri . distruzione odi<: forme sporali batteriche nei cibi inattivazione wssinc ed enzimi
0,3 per settimana
800 12.000 2'5.000 50.000 - 500.000 1.000.000 - 4.000.000 oltre 5.000.000
Le dosi di oltre 100.000 rep circa possono impartire ai cibi odori c sapori sgradevoli e compromettere il valore nutritivo degli alimenti per alteraziont fisica e chimica dei principi costituitivi. Fra questi, le vitamine vanno incontro a radiolisi più o meno marcata a secondo della loro natura e costituzione degli alimenti in cui sono contenute. Kung, Gaden e King [91 hanno ri~contrato una diminuzione significativa in contenuto vitaminico in cibi irradiati a temperatura ambiente con raggi gamma da Coli) Fra le vitamine la B12 presenta una spiccata radiolabilità. Markakis, Goldblit11 c Proctor IlO l hanno osservato una distruzione del 68% di una concentrazione iniziale di 15'% ! ~g per una dose di 14.600 rcp. La irradiazione diretta con neutroni della B 12 la rende radioattiva per contenuto di Col<l. I cristalli non sono visibilmente alterati e l'attività microbiologica conservata [Ill. Per minimizzare gli effetti negativi delle radiazioni sui caratteri organolettici e su akun i, almeno, principi nutritivi ~ stato tentato associare al·la irradiazione la liofiliz7.azione preventiva, con risultati spesso incoraggianti. La sottrazione di acqua operata dal processo di liofilizzazione comporta una notc\'ole riduzione di radicali liberi e quindi di relativi processi di ossidazionc e riduzione attraverso su cui si e~trinseca l'azione indiretta della radilzionc stessa. ScoPo DEL LAvoRo. Nel presente lavoro. dato l'importanza, nell'alimentazione, della vitamina Bu da essere considerata la vitamina delle vitamine, abbiamo creduto util e studiare il grado di distruzione che essa subisce alle dosi di radiazioni ordinariamente utilizzate per la stcri li7.Zazione fredda ed il grado di protezione esplicato dalla liofilizzazionc.
TECNICA SPERIMENTALE.
La metodica di dosaggio, in piastra con il gc;rme test: E.coli vitaminadipendente, è nelle sue linee fondamentali quella di Harrison e Coli. 1121 e Lees c Tootil [13]. Nella messa a punto dci vari momenti tecnici abbiamo, anche, tenuto presente i suggerimenti riportati da Adrìan l14l per l'estrazione della vitamina, yuellì di Pesce [15] per la colorazione degli aloni con cloruro di trifeniltetrazolio, di Gcrra ll6] per aumentare la sensibilità del dosaggio, di Salvini Bolzoni ll7] per il calcolo del titolo con il disegno sperimentale del «quadrato latino ». Terreni: a) Di mantenimento del ceppo:
Acirl hydrol ysed casei n (Allen an d Hanburrv) fosfato bipotassico solfato ferroso (7 H 20) L-asparagina (sciolta a parte con acyua acidulata con acido cloridrico) Jcqua distillata
6,0 g 0,2 » 0,005 )) 0,15 ~ 700 cc
L1 acid hydrolysed casein può essere sostmutJ con eguale quantità di Bacto-Casamino acids Difco. Dopo soluzione, a caldo e nell'ordine dato, dci vari costituenti e dopo filtrazione si aggiungono g 2 di glicerina a g 20 di agar (agar purificd Difco). Si porta a 1000 con acqua distillata. Si aggiusta il pH a 7,2. Si steri lizza a 120 per 15' c dopo aggiunta di 400 gamma di B12 steri le si ripartiscc in tubi lasciati raffreddare con inclinazione da ottenere un fondo alto. b) Terreno di inoculo:
peptone (esente da rame) cloruro di sodio acqua distillata fino al volume di
1,4 g 2,5 >> 1000 cc
Aggiustare a pH 7,2. Distribuire in palloncini c nella quantità per ottenere un 'ampia superficie ed uno strato spesso circ::t 2 cm. Sterilizzazione a 120· C per 15'. c) Terreno di analisi a doppia concentrazione:
fosfato bipotassico
1,4
g
fo~fato monopotassico
2,0 1,0 0,2 2,0 0,1
»
sodio citrato (2 HD) magnesio solfato (7 H20) ammonio solfato sodio cloruro
>>
»
)) »
pH 7, sterilizzazione per filtro Seìtz, distribuzione dì 60 cc in palloncini da
200 cc. Al momento dell'uso si aggiungono: '5 cc di una soluzione sterile di glucosio al 35% e 0,8 cc di una soluzione al Z% di cloruro di trifeni ltetrazol io. d) Agar doppia concentrazione: Purified agar Difco al 3,6% in acqua distill ata distribuito m provettoni in ragione di 60 cc c sterilizzato a 120 per l '5'. Soluzioni standard d i vitamina: sono state ottenute con preparati d1 Citamen Gbxo spettrofotometricamente titolare.
Germe: E.coli M 200. Il ceppo veniva conservato mediante trapianti settimanali e la eventuale insorgenz:t di mutanti vitamina-indipendenti controllata coltivando in terreno da saggio privo di vitamina. Preparazione del substrato: Fette rettangolari di carne magra di carrè di bovino <ii recente maccllai'IOne dello ~pessore di 5 m m e del peso di g 50 venivano conservate a - 60·c ed altre sottoposte a liofilizzazionc in apparecchio Martin Christ gamma fino alla perdita di circa il 96 /o dd 72'% òcl tenore in :tequa tessutak dosato alla stufa a secco a uo·c fino J peso costante. Carne fresca debitamente scongelata c carne liofilizzata veniva sospesa entro sacchetti di plastica nella cavità di un irradiatore a raggi gamma da CotfJ (12, 500 curie, l, 27 < 106 rads/ h iniziali nella cavi tà) cd esposte alla dose Ji 4 X 106 rads. La ca.:-nc fresca irradiata e no; quella liofilizzata r-trattata c no (dopo restiLuzione del suo tenore in acqua) venivano separatamentc omogenizzate mediante supcr-omogcnizzatore Bi.ihler in provettoni da centrifuga. appositlmente adattati all'apparecchio e contenenti volumi noti di acqua distillata. (Vedi nota). PROCEDI!\ fF. NTO.
Minime quantità di scmcnte ven gono trasferite con ago in terreno di inoculo da una cullura vecchia di non piLJ di 7 giorni c controllata per escludere l'insorgenza di mutanri vitami na-indipendenti. Dopo incubazione per 22 ore a + 3o· c, un cc. di cultura viene di~perso in 60 cc. di terreno di analisi a doppia concentrazione, equilibrato a + 44 "C in b.m. A questa sospensione. attentamente dispersa per ev itare formazion e di boll e, si aggiunge immediataNota. ùi~posizione
La vitamina titOI:na ed il ceppo E.coli sono ~Lali gcntil m(:'nLe mc~si a nosLra dal prof. 1\. Dd Campo dei Laboratori Glaxo di Verona.
mente un egual volume di agar a doppia concentrazione anch'esso mantenuto a 1- 44 C. Il Lutto viene versato in piastra in perfetta posizione orizzontale ed in cui era stato in precedenza stratificato una eguale quantità dello stesso t~r reno ma privo di germi. Vengono quindi fissati sull'agar 36 cilindretti spaziati tutti di un eguale intervallo dalla parete della piastra e tra loro. ln questi venivano versati eguali volumi di due diluizioni e dello standard e di ognuno dci campioni in esame. Per comodità di calcolo l'intervallo fra le due diluizioni è stato di lO essendo il log di lO eguale ad l. Sono state impiegate piastre di plexigas e cilindretti di vetro del diametro interno di mm 4,5. Determinazioni sono state eseguite anche sulla vitamina in soluzione acquosa. RISULTATI E CO~S IDERAZIONI.
Ciascuno dei valori riportati si riferisce alla media aritmetica di n. 3 determinazioni per la vitamina in soluzione acquosa e di n. IO determinazioni per il tenore in vitamina nella carne. I risultati delle nostre ricerche possono riassumersi nei seguenti dati: - la esposizione di l gamma di Bu per mi di acqua distillata a 500 r di raggi riduce l'attività della vitamina di circa il 2'5').<, ; la esposizione della stessa soluzione alla dose di 4 ' 106 r distrugge quasi completamente l'attività della B12; - nella carne al naturale sono stati repertati 6 p.g di vitamina per 100 g d i sostanza fresca; ·- tale contenuto dopo esposizione a 4 > 106 r ha subito una riduzione del 60 °1 /o ·> - nella carne liofìlizz~ta c rinvcrdita con quantità note di acqua, prima della rligestione triptica, il tenore in B12 è stato di 6,85 JJ.g con un aumento apparentemente paradosso di 850 mr rispetto alla carne fresca; - la stessa rlose di radiazione nella carne preventivamcnte liofilizzata ha indotto una perdita in B12 di circa il 20 rispetto al contenuto nella carne allo stato natmalc. Il processo di estrazione e quello di irradiazione della carne in diverso stato fisi co-chimico: allo stato naturale o Jiofilizzato, possono con intensità di\'ersa operare la trasformazione della B11 nelle forme B12a, Bub, B12. c la liberazione di sostanze protettive stimolanti come la mctionina, inibenti come la tiamina, ad effetto variabile come la omocistcina. Una tale situazione si riflette sulla crescita del germe test e quindi sulla dderminazione del contenuto reale di vitamina nel campione in saggio.
L'aumento apparente di B12 nella carne dopo liofilizzazione in confronto alla carne non sottoposta a quest'ultimo processo. data l'entità relativamente modesta, può essere ascritto ai difetti insiti nel metodo di dosaggio micro· biologico. Abbastanza significativa è, invccr, la differenza tra quantità di vitamina distrutta nella carne irradiata dopo liofi lizzJzione e quella non trattata con tale processo di conservazione. La protezione osservata nell'irradiazione dell'alimento allo stato secco potrebbe essere dovuta. secondo i concetti correnti. alla rimozione dell'acqua e quindi del danno indiretto da r.ldiazione provocato dalle reazioni del soluto con radicaJi reattivi liberatisi nel solvente. Non è però da <'scludere che durante la disidratazione per congelazione l'aumento della concentrazione salina fino al punto eutectico possa indurre modificazioni nello stato fì'ìico e chimico dei costintenti alimentari che possono interferire con l'nione delle radiaziom. La protezione osservata sembra commercialmente inten:ssanle perché consente di associare vantaggiosamente il processo di radio-sterilizzazione a quello di liofi lizzazione che viene esteso ad un numero sempre maggiore di sostanze alimentari facilm ente deperibili. R1 \SSI.,NlO. - Gli AA. hanno :.tudinto l'ctfcuo delle rnclin1on1 da Co~. a dosi 'tc:rilizzanu., sul contenuto di vitamina B12 nclb carne ed hannc> not:.to che mentre Pella carav: :ti n.tturale b distruzi'>n~ ammonta a circ:t al 60 . ndb cn rnc preventi vamente liofilizzata il danno si riJuce a circa il 7.0° , . SuMMARY. -- T hc A/1.. stutlied thc effech of Co60 r:H i i~tion givcn in sterilizing quanti t ics, on contents of R12 vitamin and rhcv nuticed that whik thc dcstruction is about 60' in natura! meat. it i~ rcJucrd [O zo:· in frcezetl .lltd dricd bdorehand.
Rll>t:ML - Lcs AA. ont étudié l'cffct dc' r:tòiations dc Co~"l. :1 ~tc:rilisations dosages \ur 1~: con:•'"IU de ,.it:!mine B 12 dan\ la vinndc et ont ob,crn~ quc: tamli-. que t 1ans le '1anÒt .1u nature! In destrunion enta\\C 3 em·iron le 60 • dans la \iandc pr~\entive ment liof:lì7éc le donrn:tge se rcduit à environ le 20' .
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CENTRO STUDI E RICE'-RCHF. DELJ, i\ SA N ITA ' YIILITARE DirctLOrc : Magg. Gen. Mcd. Prof. Do tt. FR.\:-.'Cl"Co
[AOFVAJ A
; • RE PARTO - SEZ ION E DI MICROBIOLOGJ J\ C~o po reparto :
! cn. Col. Mcd. Prnf. G. Cn .\TO'-'
SUL COMPORTAMENTO DELLE DEIDROGENASI LATTICA E MALICA NEL FEGATO E NELLA MILZA DI RATTO IRRADIATO CON RAGGI X Ten. Med. Dott. M. T occa
Cap. Mrd. Dott. R. Stornelli
Le variazioni plasmatiche, seriche o tessutali di alcuni livelli enzimatiCI sono state già studiate in rapporto a v:uie condizioni sperimentali. Si è trattato Ji studi condotti con impostazioni diverse e con diverse metodiche di dosaggio dell'attività enzimaric;1 che perciò hanno dato spesso risultati non comp:uabili o contrastanti. Per quanto riguarda più particolarmente le malico e latticodeidrogenasi, questi due enzimi, cosi importanti nei meccanismi metabolici cclltùari, sono stati seguiti nel le loro modifìc:{zioni di attività in animali sottoposti a diffefenti tipi di stress. Nella letteratura più rt'cente troviamo l'impiego dello shock sperimentale emorragico (Vesell e Coli., 19'59), la somministrazione endovenosa di cndotos~in e (Vesell e Col!., 1960), i·l trattamento con catecolamine (Highman e Coli., 1959), l'esposizione ad alte quote (High m:m e Col i., 1960) o a basse temperature (Highman e Coli., 1962) o ad accelerazioni positive e tangenziali (Lal\i e Coli., 1963). Per <.jUanto riguarda le modifì cazioni indotte dalle radiazioni sui sistemi enzimatici, si è passati da'Ila speri.mentazione in vitro a quella in vivo, ottenendo risultati in parte contrJdditori. Infatti Barron e Coll. (1948) avevano ottenuta una inibizione dell'attività della LDH in soluzione acquosa già da parte di piccole dosi di raggi roentgen e Ki.ihn ( 1)160) aveva ottenuto lo stesso risulNoul. - Sono slale u s:~te le segucmi abbrevi;:~zioni:
LDH = Lmicodcidrogenasi. MDI-l = Malicodeiclrogcnasi. DPN i = Difosfopiridinnucleoticle ossidato DPNH = Difosfopiridinnucleotide ridotto.
tato con l'uso di protoni len ti. Ma in vivo le radiazioni non sortivano sempre lo stesso effetto inibente. Fisher c Coli. (1953) infatti avevano trovato che l'attività della LDH non subiva alterazioni nel fegato, milza c rene di ratti irradiati con una dose letale. Più recentemente Amoroso e Coli. (1963) hanno ottenuto gli stessi risultati per ciò che riguarda la LDH del fegato e della mil za, cioè una indifferenza alle radiazioni. Per contro è stato osservato che il livello della LDH serica c tcssutale è più alto nei tumori (Meister, 1950) c diminuisce in seguito a terapia radiante (Hoch-Ligeti, 1962). Infine una CJduta dell'attività delle deidrogenasi malic:.1 c lattica nel fegato e nella milza di ratti sottoposti a raggi X è stata seguita da Kivy-Roscmberg e Coli. (1963), presentandosi la flessione dei livelli enzimatici tessutali immediatamente dopo l'irradiazione (5-10 minuti) e permanendo lungamente (presente ancora dopo 4 settimane). Questi stessi Autori hanno notato che nel fegato b diminuzione ~ più precipitosa e .significativa, rispetto alla mil za c da ciò hanno derivato un criterio di divers:l radiosensibilità. ScoPO DEL LAVORo. Abbiamo quindi ritenuto interessante e di attualità rivolgere lo studio alle variazion i tcssutali di alcuni enzimi nell'animale irradiato, allo scopo di ottenere dati sperimentali utili ai fini del proseguimento della nostra ricerc..t, che ha per obbiettivo ultimo l'osservazione del comportamento degli stessi livelli enzimatici in animali irradiati e trattati con radioprotettori. TECNICHE F. \1ATERIALI.
Sono stati usati ratti femmina Wistar del peso di g 200. L'irradiazione (: stata effettuata con apparecchio a raggi X Phi lips 200 kV, 10 mA, filtri 1,0 Cu + 1,0 Al. Tntensità 60 r/min. Distanza fuoco-pelle 40 c.m. Panirradiazione 900 r. I ratti, irradiati contemporaneamente, venivano qui ndi sacrificati per decapitazione a vari giorni dall'irraggiamento. rn precedenza si era procednto alla determinazione dei li velli enzimatici in animali normali , non trattati. Jmmediatamente dopo il sacrificio dell'animale si procedeva al prelievo del fegato e della milza. Questi organi venivanc• asciugati accuratamente poi di ciascuno veniva pesato con precisione su bibncia elettrica un frammento. I frammenti venivano quindi omogenizzati in ;:~pparecchio di Potter-Elvejhem dopo l'aggiunta di una soluzione NaCl OJ 5 M in ragione di 0,04 cc di soluzione per mg di tessuto fresco. L'omogerrizzazione, come ogni altra tappa della metodica veniva condotta alla temperatura di + 4·c. Si procedeva quindi alla centrifugazione dell'omogenato otre-
nuto, in centrifuga refrigerata, a 4500 giri/min per 15'. li sopranatante veniva utilizzato per la determinazione della LDH e della MDH. L'attività della LDH è stata valutata seguendo la metodica di Bergmeyer c Coli. (1963 a) che sfrutta la capacità della LDH stessa di catalizzare la segucn te reazione: lattato + D P N 1 ::;.:~ piruvato + D P N H
t- H 1
L'equilibrio di questa reazione si trova spostato ampiamente; dal lato del latrato c del DPN. L'attività della LDH viene quindi misurata controllando il tempo di trasformazione del piruvato e del DP~H. rappresentando il DPNH la grandezza di misura. La determinazione viene eseguita spettrofotomctricamente a .HO m!J. e vit:ne espressa in unità Wroblewski/mg di tessuto fresco. L'attività della MDH è stata d eterminata sfruttando la capacità di questo enzima di catalizzare la reazione (Bergmeyer e Coli.. 196.3b): malato + D P N + :;.:~ ossalacetato + D P N H + H + nella quak reazione l'equilibrio si trova d.tl lato del malato. Quindi la misura dell'attività viene effettuata usando l'ossalacclato come substrato c il DPNH come coenzima c viene quindi misurato spcttrofotometricamcnte l'assorbimento a 340 nw. Essendo l'ossalacctato instabile in soluzione acquosa, venendo ad essere parzialmente dccarboss.ilato a piruvato, nella metodica da noi seguita esso viene direttamente prodotto nella cuvetta dello spcttrofotometro partendo dall'cx.-chctoglutarato c dall'aspartato mediante l'enzima glutamato-ossalacetato transaminasi (GOT), ottenendolo poco prima della determinazione dell'attività della MDH: a-chetoglutarato + aspartato :.: ossalacetato + glutamato La quantità di ossalacetato trasformata nell'unit~ di tempo è proporzionale nl consumo di DPNH, il che rappresenta la misura dell'attività della MDH, che viene espressa in unità Wroblewski / mg di tessuto fresco. RISULTATI E CO~CLU<;ION!.
l risultati sono riponati nelle tabelle l e 2, mentre dal grafico si ha l'andamento nel tempo delle attivit~ enzimatiche con i valori degli errori standard.
t~.
M.
77°
CoMPORTAMENTO DELLA LDH NEL FEGATO E NELLA MILZA DI RATTI IRRADI AT
Controlli
Fegato
o,99±o,o6*
r--
l
24 h
48 h
72 h
9(, h
ua irradiazio ne
da irr~uliazionc
d a irrad iazione
da irr.adi:)i' i<:ne
-
-
2,04 ± 0,22
2,39 ±0.21
9C
d
--
tr·99 :L o.oH
2-49 ± 0,12
l!
Milza
0,"]2 ± 0,07
8,q±o,II
9·04 ± 0,41
l
5,9s ± n.~~
7·45 ± 0·3°
l
* Errore stanJard.
CoMPORTAMENTO DELLA
Co ntroll i
MDH NEL FEGATO E NELLA MILZA Dl RATTI 1RRAVIA1
2-f h
ua irrnd iaz io nc
l
~·
.--4R h
i2h
d ~ irrad ia·t-ione
da irr;;cl inionc
l
90 h da irra<.lia7.ione ~
Fegato
24,)2 ±2,21
4>92 ± 0,41
4·98 ± 0,2)
),18± 0,28
7,II :;- 0.36
Milza
44>48 ± 3,12
44,68± 2,52
45,21 ± l , I l
48,91 ± 4,ll
53,12± r,8o
'
-
771 TABELLA N. I.
00
r). l RISULTATI SONO ESPRESSI IN UNITÀ WROBLEWSKl j MG DI TESSUTO FRESCO
120 h
l44h
168 h
192 h
2t6 h
240 h
cb irrndiazione
da irradiilziont:
da irrad iazione
ti <l irradiazione
da irr :tdiat.ione
tl:t irradiazione
1--
-- - ----
l ,)1 ± 0,20 l
J,28±o,o6
1,96 ± 0,14
2,28 + 0>31
2,19 ± 0,34
2,0) ± 0,25
1,66 ± O,I I
!
4·6o- 0,12
4>29 ±0,40
4,02±0,32
2,39±0.09
2/l5 ± 0,13
T,\BELLA N. 2 .
)00 r). l RISULTATI SOJ\0 ESPRESSI IN UNI'L~ WROBLEWSKijMG DI TESSUTO FRESCO
uoh
1 44 h
J.68 h
192 h
2 16 h
240 h
d a irr~d iazionc
da irrad iazione
da irradiaziom:
d a irrad iazione
da irradiazione
da irradiaz ione
6.72 ± 0.09
6,<)9±0,24
8, 12 ± <>,25
8,42 ± o,8r
8,48 ± 0>41
8,60 ± 0,13
59·54± 3> 13
6o,o8 ± 1>32
60,21 ± 2,So
)8, '3 ± 3,0)
55• 12 ± 2,1 I
54,84 ± I,98
1-
77 2 Dall'esame dei risultati ottenuti si osserva che in seguito all'irradiazione il comport::tmento delle due deidrogenasi è differente. Memre infatti la deidrogenasi m~ùica non subisce modifìcazioni significative nella milza e viene addirittura depressa precocemente nel feg::tto, la deidrogenasi lattica al contrario presenta un rapido c notevole aumento di attività sia nel tessuto epatico che in quello splenico, anzi in quest'ultimo l'aumento è ancora più significativo.
o
80 ~ 70 ?
~
60~ E
50"-.. ~ J
40 ~ ·o
~
30 '.:! ·;: 20 :> :t:
o
10
o
2
3
s
8
~
9
Questo sdoppiamento di comportamento suggerisce l'ipotesi che in seguito all'irradiazione totale, con dose letale, nell'animale, a livello dci tessuti del fegato c della milza non si abbia una inibizione dei complessi dcidrasici ma al contrario si verifichi un potenziamento del metabolismo cellulare con conseguente elevazione delb glicohsi anacrobia. E' infatti la via glicolirica quella maggiormente interessata, rappresentando all'::tpposto della via ossidativa, il processo metabolico di emergenza (Krebs e Coli., 1949), adattandosi più facilmente al fabbisogno cellulare. · Quindi le modifìcazioni enzimatiche da noi osservate ci sembrano inquadrarsi nell'ambito dell'atteggiamento energetico tissutale suddetto. La LDH infaui, enzima connesso direttamente al ciclo glicolitico (catalizza l'ossidazionc n.:versibile del l.rlattato a piruvalo). subisce un cospicuo incremento di attività, mentre la MDH che è 'legata al ciclo di Krebs per la intcrconversione del malato in enolossacctato, tende alla diminuzione del consum·o o in senso assoluto o rebtivamentc al comportamento della deidrogemsi lattica. Questi primi risultati ci sembrano interessanti e il loro significato nell'ambito del metabolismo della cellul::t irradiata potrebbe essere meglio definito dai dati in elaborazione, relativi alle attività di altri enzimi in numerosi altri organi dell'animale irradiato.
773 RrASSU:"'TO. - (;]i AA. hnnno ~tudi:Ho il comportamento delle deidrogenasi ma lica c lattica nel fegato e nella mi lza di ratti irradiati (900 r) Si è rikvaw una rnO<lificazione, nelle atti,·ità di questi due enzimi, che fa ocnsare ::td una aumenWt:J ~lico\i annerobia dopo l'irradiazione dei tes~uti esaminati. · L
SL' M'-1\RY. - Lactic dehydrogenase (LDi ll- and m.dic dehydrogenase (MDH]coment in C\tracrs o( ]i,cr and 'plcen of total body X-1rradiatcd (900 r) rats was determined. lt was found :1 modific:ation of \1 DH- nnd LDII-activities that suggests a n incrcascd anaerobic g lyco ly.. is in tissues ( livc r :Jnd 'Jlkcn) irrndiatcd.
RÉ.,t "L - Le., .\ \. ont ctud1é le comportemcnt de~ rnalicode.,hvdrogéna'e et lacticodcshydrogénasc tbns le foie ct dans la r:He dc rats irr:tdiée (900 rl. Une modification a cté r~l cvée. dans Ics activités dc dcu x enzymc5 qu i fait penser ~~ une augmentéc glywlyse anacrohie aprè~ l'irradi:Jtion dans les tis~us cxaminé.,.
HII3LlOGRAFIA L.. Loss1" H .• Osw\I.I> H.: Stmhlcnu:rap1e. 121, 269. 19ot E. S. G .. DH KMA:'-1 S .. MPr-;TZ J. •\., SI:"<Gr.R T. P.: J. Ccn. Phr;io/., 32, '5~7,
A~wRoso C .• \\'FR.,.rR B ·\nRo'l
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F rsJIER
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Vr.sE LL E. S .. P.'\t.MIIRo C. F. P.. FR.\NK E. D.: Proc. Soc. Exp. Bio!. Med., 104, 403; 1900.
INDICE DELLE MATERIE PER L'ANNO 1964
LA \.ORI OR ICI .ALI
AI\AGNCJ F.: Moderni criteri di volutazionc audiologica delle ipoacusie per le Comm issioni mediche per le pension i di guerra . t\ uDrsro G., Co:-~n L: Impiego di un lì! m polipropilenico nell:t confezione di mcdicatura sterile Al·otsto G .. Rt:GGIFRI R., Co:-:n L.: Stabilità in soluzione delle \ 'itamine 13t2 c Rr in associazione con il dicloroctanato di diisopropilamrnonio . iltAGl:-1! C., Frc.~Kl A., BIWZZESE E .. GKI.CO G .• Huo:-o:ERBA M., c~.:-:TI COJ.ELLA A., DANIELE G., R.txroLo·•·n A. : Studi ~ulle possibili t~ di impiego in terapia della perfmione ~ele tti va con rnd io i ~otopi a brne periodo lìsico. Ricerc he sperimentali con Dy'r,5 131\l!ZZI:.'>I:. E., F.wt·zzt E., F.ITRI.IRCA c .. GKt.CO c;.: lnfluenn dci raggi x \Ull'attecchimento degli omoinne~ti cutanei RRUZZESF. E.: ~leccani,mi della protezione c della riparaztonc delle lesioni fondamemali prodotte dalle radiazioni ionin.anti. Po~sibilità c limiti della ricerca sperimentale 13RUZZf.SF. E., GRECO G., BuoNERilA M.. MASCtOLI (; ,: A nalisi llllanlitatil·a degli effetti biologici del fosforo radioattivo (P3•) nel topo HKU7.Zt:.sE E., Bo:>~ARELLI - RULL! F .• GRECO G.: Modificazioni del quatlro elettroforetico ~icroproteico del topo dopo trattamento con p ;• BRt ·zzt.s~:. E., PATRIAKCA G., FAvczzt E., CREco G.: Influenza della 6-mercaptopurina e dei raggi X sugli omoinncsti di cute . CENSABELLA V . : Metodo r::tpido e preci~o per 1:~ determinazione degli zuccheri nelle sostanze :~li m emari. Metodo Solomos CoRBI D ., CtcERO L. : l rcttillcati " A " ed un nuo\'O metodo cromatografico per individuorli negli oli vergini di olil'a . CORRI D.: Cromatografia \U ~trato sottile di bario solfato CoRRI D., CJCERo L: Cronoprotidi polienici c porfirinici negli oh rettificati A COKBI D., C 1CERo L. : Sull':me ndib il i t~t d<.:i gradi termosulfo rico c refrattometrico negl i ol i di oli va CoRBt D.. MoR~ELLI L. : Effetti del i' >' sull:l escrezwne urin::tria degli ::tmmim,acidi nel topo. Metodi di determinnionc c definizione di una tecnica per l'analisi qualitati' a e quantitati\ a CvKATOLA G .• ZAtO A.: .\zione del PJ> sulla flora batterica intestinale nel topi no CuRATOI.A G ., ZA IO A.: Azione del P32 sull:t moltiplicazione dci germi : Salmo nella T yphi muri um ed Aerobacter ae rogenes polimetafosfa ro sensirivo
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775 CURATOLA G., S1'0RNELLI R., n, ADDAR!O A .: La vitamina Rr2 nella carne liofìlizzata ed irradiata con raggi gamma da cobalto 6o .
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760
D è L ucA L.: Considerazioni su i dari statistici degli esami schermo grafici eseguiti dal 1959 al 1962 nei giovani di leva della Regione Militare Meridionale
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FARINA A.: Ril icvi statistici sul quadro elenrocardiogra iìco nelle broncopneumopatie croniche FA lU NA i\. : An a lisi delle modificazioni elcurocard iografiche osservate nel topo dopo tr<J ttamento con P3• . FAVCZZI E.: Il laringocele. Contributo clinico-casistico . FERRARA A., MAFFEI G., :VI.~NGo G.: Azione riparati va Jcl midollo osseo <Jutologo conservato nel danno ematico da radi:1zione FRlNI S., SANFILIPI'o F ., BERNINI A.: L'adattamento bioumorale delle reclute nei primi giorni di servi:t,io e durante l'<Jddestramento . GruDI'i"l'A E.. GuERZOKI P. L.: La cura chirurgica delle fratture di clavicola con filo di Kirschner endomidollarc .
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))
IADEVAIA F., lhuzzE~E E.: Ricerche ~perimentali ~ugli effetti biologici del radiofosforo (PF) somministrato per via interna nel topo. Nota conclu.riva LA RoccA V., PREITl:. E., RF.NZULLl L., V1VùL1 G.: Ricerche c considcrnioni su di un episodio di wssinfezione alimentare da S. Typhi murium verifìcatosi in una collettività militare LlsAI T.: Su un caso di <Jvvelenamento acuto mortale causato da colpo di pistola da segnalazione Lo ScHIAVO F., K"ERl F.: Studio schermografico sulla morbosit~t tubercolare nelle reclute
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~[AFFF. ( G., .\1A~GO c;.:
Analisi delle moditicazioni ematologiche indotte nel topo dalla somministrazione endoperitoneale di P 32 • MA:-!CANO l\-1.: La tutela della salute nella concezione soci:Jle dello Stato moderno. 11 soccorso sanitario d'urgenza sotto il profilo giuridico c deontologico MA:-!CAKO M.: Il concetto di causal iù c di nesso caus:Jle con ~peciale riferimento alla pensionistica privilegiata ordinaria 1V1ASTROR!l.Ll A.: Valutazione medico-legale delle lesioni traumatiche arti· colar i MAZZEO G., BARBJF.RI :"J. F. : Su un caso di reazione suicida in epilettico MELCJilOKDA E.: li riflessogramma achilleo nella psiconevrosi respiro-circolatoria 0MODE! ZoRrNI A. : L'adenoma bronchiale
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Pueci><r C.: Fondamemi d i pawlogia traumatica. Dal trauma alla malattia REBUFBT G., RoMANESE C.: Un interessante caso d i traumatismo multi plo .
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353 39.)
SALIF.RNO A.: Contributo sul potere riducente di un preparato per uso orale di tctraciclina cloridrato sui reattivi di Nylander c Fchling in vitro ed in vivo c ricerca di un metodo se!Tiplice, rapido c sicuro per la diHerenzinione della pscudo-glicosu ria tetraciclina dalle glicosurie vere .
))
SA'IH.LLA l.: La scle1ione attitudinale nell'E•ercito in rapporto alla funzione VISI\'a SAN1 ELLA I.: La ùominnnza oculare nei tir:nori ~celti SnAI\1\0 B.: Considerazioni su alcuni casi di intossicazione da an t icol inesterasici organo-fo~forici . TERZANI A.: l quadri clinici della imuftìcienza delle ~7ioni 'ini,tre del cuore ToccA ~!., SroR:-IELLt R.: Sul comportamento tlelle deidrogena'' !,mica e m:1lica nel fegato e ndla milza di ratto irratl1:1to con r:aggi X . Ve F.LLI L.: Diagnosi c terapia dei tumori entlocranici ZAtO A., Dr AnDARlO A., STOI\NELLI R. : Di alcuni indici immunitari 111 topini trattati con PP
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Nella Direzione dd Giornale Sua Santità Paolo V I in v i ~ita :~ll'Ospednlr elci " Cel io .. FERRAJO!.I F.: Guido Ferri
P:ag.
RASSEGNA DELL,\ STAMPA ~IEDICA Reccn;-ioni di Libri
PROVtNZALF L.: Manuale di semeiotica chirurgica . DE Gt:-1'-ARO G . : :-Jozioni di oculistica per l'a,~i~tenza sanitana \Cala~l!ca GERIK C., FL·cc1 P.. AM;~LIKI RoTA M.: .\spetti medico ~ociali della pro\lituzione con particolare riferimento alle attuali norme di legge C!IIA I'PEI.Lt u.: L'assicurazione sociale di malattia fM I'IlllATI L.: C hirurgia tld cancro del colon c <.lei retto ANTONEI.Ll F.: P>icologia (' r~icopatol~gia dello sport
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Recens1oni da Rll•l.<te c Giornali
ANESTESIOLOGI/l MAZZONI P., R EALE A., \' ALENTL F . : Effetti emodinamici della \'Cntil:tzione anifìciale dei polmoni attuata con re,pir:ltori diversi
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)2.2
CA RDIOLOGIA FmEt.., F., PwRINAZZI R. C. : Considerazione sulla sindrome di Wol((- Parkinson - White nell'infam~ia
777 WAJ.KER R. P.: ~lortalità per cardiopatia coronarica in alcuni gruppi etnici Ji Johanncsburg . CAMI'Al\ACCI D.: Il (attore d it•tetico nella etiopatogenc)i della mal:mia arteriosclcrot ica 1\loRRI~ \\'n.suR:o-E, ji,SII FrFIII': La riamma11one nelb mal:mia coronarica acuta Kn•••• TH.: Lo ~h<Kk precordiale con corrente continua nella terapia delle aritmie BtRCII G. E., DE PMQLALE 1'\. [J.: Rdatio nship o[ dcnu,try w caròiology . KJ:.\' .\., BuCBléR:-< l I.: TI l{'rreno di ha~e dci malati di cardiopatia coro narica SuRAII'ICZ B., (;ETTI:.' L. S. : Due mecc:anismi ddl'arresto dd cuore prodotto dal pota,,io C11rRI!'o L. ConEAt P.. :O,.IAcKf7. C.: Infarto del m1ocanho ç blocco di branca sinistro B\KAG,\'1 J., ~lAl'Rin r .. LtWC.RE J.: Blocco dJ branca ,ini\tro completo cd infarto del miocard10 . Sz•·.I·KJ.Y P., WY r-:NI !\'. A.: Azione ddi'EDTA ,uiJc a1itmic cardiache da di)!it:Jic
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CH!fWRG/ , /
l'\'o\ IA~T Y.: Don n~' recente, de rC~\li\CJtation orale et cardiaque d'urgencc ERMtl\l M., C.\KSO~I 1\1.: Metodo di v:1lutazione della fun zionalità pancreatica \ 'AN l:h.KKLIM O. W.: Re<jlll,lli per l'attecchimento dct trJpianti d1 midollo O\~Co c rischi inerenti :1d csw SEBHLI:-- O .. L\ZURI A.: La patellcctomia p;trziale c totale ndl;.~ cura chirurgica delle fratture della rotula C.\Rt.ON C ..\., TA~c:A C ., Cwt.I.\Nr G.: Cont ributo :-tllo ~t udio cd alla ter:api.l chirurgica del pcctus ex: a\·atum 1\.IJLuR R. E., ~vfo><.:AKI'.LL.\ t\. A .. FrTZPATRIK H. F.: Local g;r\tric hypothennia. (Tpottrmia gaMi e:~ locale) . Sn ~A'> I ='l P., s,\RACC\ L. ER~II:--1 ~L: La rocntgenscopia teiCYi~I\:J intra()peratoria delle vie bil iari Il tra pianto del polm()ne
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DI / IIJETOU>GIA
Loea.\rtÌ:.Rr\ A.:
~ kcc:wi~mo d'azione dei ~ulfamidici
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E.\IATOLOGIA MoR~ IANl M.: Concetti attuah sulla cronologia dei rericolociti e loro appli
cazioni pratiche in medicina Pou1 E. : A~peni della semciologia funzionale nelle emopatic
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ENDOCRINOLOGIA GotnnERG :\L, LAK~Or.. F. C.: Thc Achille~ reflex. A diagnostic test of thyroid dy~function IGIENE s.\BETI A., B.nr~t.\~\ .\K M., GIIOll~\l t-.1., 8 ,\LTAZ.\RO ~{.: Traitcment Jes mordus par loup\ cnragé' cn Iran Cot.OBERT L.: thpcct' moJcrnc' hygiéniques et épidémiologiqucs du problèmc dc l'cau dan' (c, .\rméc, Acqui~itions sciemifiques récentes
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IGIEN E AIIUTARE D'ARCA S. V., ZAHI :\.: Il pericolo ddl'ossicarbonismo per gli etjuipaggi dei carri armati MALt·ITTTE !NFET7'IVE CAvE Boi':DJ G., C t:\TTO .\. : Tcrap i :~ dcii;, brucellosi KEr.t.E.l' J. A.: L a determinazione delle bct:J lipoproteine quale test per le epatiti infetti \'C T otEJ\'nNo P.: Le rnanifc,tazioni emorragiche delle malattie infetrive . LAss R., SeE.T'IT.~JW 1:.: Mumps arthriti\. (Artrite da Parotite epidemica) JfEDICI.V.-1 FLETCIIFR C. ~l., l h : c.H Jo'F' P .. ~le 'tcoL .\L W ., PRmF. l'. B.: La dia gnosi di cnfì~ema polmonare 111 pre,enz:r di bronchite cronica SrMOJ\' O \CK: T erapia della 'md rome di Adarm-Stokes . BARSUKOv l\'. A.: Ricerca sp<..rimcntalc sull'azione della streptomicina "der troforizzata .. nelle malattie da piogeni CHAPTAL J., }EA!.. R., Ho:-::-.t.l li., .\ GHAJ E., t-.I.~KTY M.: La sindrome di Ste\'ens-Johnson ncll'infanz i:J I-lALMAC.Yfl n. P. l. c coli. : /\'lione dell'isoproterenol nell'embolia sperimen tale grave con c ~cn z:1 colla ~so po~tcmbolico . riASC II [ E.. SeUI(() L.. \.: Di:tgnosi precoct: (: profilassi delle sidt:rocromatosi PoKCJR:-1\' J., JEZKUVA Z. : Sign ilìcato degl i ~tmli immunologic i nelle malattie vascolari pt:rifcrichc obliteranti .
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NEFROLOGfA ~lGNA~HR r o G., M u r F~A" C., PAROELLJ <;., ~IARr:-<ozz•
V., RosMA:-< C.: Dia· bete renalc o tubulo-d i\plasia glico~urica . MoN.~>HRIO G.: La cronici7.zazronc delle ndropatie infìarnmarorie FERRI:-il 0., RE>TAGI'O .\1., PI:.KI\C.:-<1 c; . L., ScARSI G. ~L. CAUZZI~l G. F., BrAsso:-~ r P.: l radioi,otopi nell't\plorazione funzionale del rene
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779 Tr,cHLER \'., J \Cl-.:\ J•• Go\lsos .\.. S"-OKA~ l.: Studio della funzionalità di reni trapianr:ni in cani
Pag.
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NJ:.'UIWCII!RURG! , / FutK C. A.: Pmiri' 1 'antagg:i della 'tneoencefalotomia nel parkinsonismo
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XEL'JWPS!Cd.\' 11.1.\1 P~:-.~n~o
N.: Le strutture ,uhcorticali cd 1 proce~si con speci:.lc riguardo alla condotta uman~a .
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R./DIOLOG!.t S.\L\ 1:-.1 E.: l tumon benigni del polmone (;wR<ji C .. ~~ \R\Ico (,., Roc.cA P. : Casu :aeree del polmorl<. ad estrinseca :rione medi:~>tino p.tramcclia~tiuica s,\'INAZZI\0 G. L.. C<JM I'IO E.: Le proiezioni dd rachiùc cervicale a doppia obliquità nclk ccn·icobrachialgic MacHI:.LAcci ,\L ~~'':-.' C.: L'esame r:1dio!-!.ratìco ~enza mcui eli contrasto ' nella diagno'a da nma del Ùi<oco \'\I I.EI!C:-..~ D.: Ostcofitosi l sinde<omotim<oi ~~A~TROI'AOI.O C., l) \CQI' 1:-o: L'utilit~ ddl.a gammacnccf:llogratìa nella diagnosi delle k'<ioni cerebrali Va.>PIGNANI L.: l <egna urografici dd recente passaggio di calcoli ureteral i . Ct'AROABASSI L, p\,llti:.\HJL.I A.: Os;-en·azioni clinicoradiologiche in tema di alterazioni pieliche 'tcoudaric ad ostacolato deflusso urin:ario . GAq'\RI"l G., :\cc0\1 \ZZI F.: La colcCistografìa orale " ripetuta • nel sog· guto normak FI:.LCI U.: L:J dumknogr<JIÌa ipotonica nelle aHezioni p<1ncrc.1tico vaterianc
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T<RUMATOLOC!A Loc~IERJ-:t T.:
L:1 corti'onoresistenza nella malattia reumatoide . Ro!II:.COII .\., D1 \'1TIOKIO S.: Sono re:almente necessarie le ~timolazioni periodiche del cortico,urrene 111 cor~o di terapia corictosteroide:J protr:Jtta?
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SERVIZIO SANITARIO
D t L.~tiRO F.: Racordo dt:ll'organi:n.azlone c del funzionamento dd Sen·izio 'anitario nell'.\rmata Sada del Ill:;<;. :-:d Centenario della fondazione della Croce Rossa l ntcrnazionale
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STORIA DF.LI-. 1 :\!ED/CINA l'vii..LCHlOKDA E.: Omcro medico m ilirare ?
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UROLOGJA ZANETTJ E., GALLIVANONE A., STRAL>AJOI.J G., ToscA L.: Studio di 66 cas1 d i neoplasia vescicale sottoposti a telecobaltoterapia .
Pag.
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SANN.~ZZAltl
G. L., MARTEN PEROI.!NO R., T oRRETTA A., FARJ!'ET G.: Studio citologico dei carcinomi vescicali trattati con telecohaltoterapia
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VARIE SAKGJORGJ G.: Medici dj D'AIUJunzio Bosc111 G.: Torquato Tasso: Fo\ie ou né vrose? Annales de Droit International Médical
Sommari di 1'/VC.<te medico- militari
Pagine: !ì1, 212, 335, 431, 537·
NOT[ZlARIO Notizie tecnico- scù·ntifiche
Notizie vane
Pagine: 91, 224, .).)!ì, 449, 550. Conferenze
Pagine: 99, 228, 341. 449· Congre.1si
Pagine: roo, 2,30, 344, 450, 567. Notizie militari
Pagine: 107, 231 , 455· Necrologi
Direttore responsabile: Ten. Gen. MeJ. Prof. F. lADEVAJA Redattore capo: Magg. Gen. Med. Prof. F. FERRAJOL!
Tll'OGRAFTA REGIONALE - ROMA · 1964
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530 537
GIORNALE DI MEDI CINA MILITARE MINISTERO DELLA DIFESA- ESl:.RCITO -
RO~fA
CONDIZIONI DJ ABBONAMENTO PER IL 1964 ITALIA: -
per gli ufficiali medici e chimici farmacisti sia in s.p.e. che delle altre categorie e per i medici civili convenzionati
L.
2.000
~r
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3.000
ESTERO
gli Enti, Stabilimenti e civili
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5·000
CAMBI DI INDIRIZZO Ad evitare disguidi nella spedizione dd Giornale, i ~igg. abbonatt - particolarmente i •i~g. ufficiali, più ~oggetti a trasferimenti - sono pregati dt ~egnalare tempestivamente eventuali cambiamenti di indirizzo.
NORME PER l COLLABORATORI La collaborazione è libera, ma la Direzione si riserva il giudizio nella scelta dei lavori senza essere tenuta a rendere conto delle eventuali non accettazioni. Le opmioni manifestate dagli autori non impegnano la responsabilità del periodico. Tutll i lavon inviati per la pubblicazione devono essere inediti c devono pervenire aiiJ redazione nel te)to detiniti,o, corretto, firmati dall'autore; devono inoltre essere dat• tilografatt o scritti con carattere facilmente leggtbilc. \d ogni lavoro è concesso un massimo di 10 pagine di stampa; per la pubbltcazione det lavori che supenno le 10 pagine gli autori sono tenuti al pagamento della spesa per le pagine in riù, a prezzo di costo. Per ogni la,·oro (escluse recensioni, notizie c. sommari) sono offerti gratuitamente w estratti con frontespizio c: copertina. Per stampa anticipata degli estratti e per un maggior numero tli essi la spesa relativa viene addebitata agli autori a prezzo di costo. Le spese per clichés, tabelle c tavole fuori testo '>Ono a carico degli autori. Le bihliogratie annesse ;~i l:t,·ori originali, perchè siano pubblicate, devono essere hrcvi c redatte corrctt:unc:nte. Cia~run lavoro deve cs<crc: seguito da un bre\'c riassunto (non più di 15 righe) nelle lin~uc italì:lna, francese e inglese. l manoscritti non vengono remtuiti, anche se non pubblicarì.
Servirsi, per i versamc:ntt, dc:l conto corrente: postale: 1 /8551 intestato al Giornal~ di M~dicitJa Militar~ - Minist~ro Difesa- Es~rcito - Roma
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