GIORNALE MEDICO DEL
R: ESERCITO EDELLA u; ~IARINA VOL. I Anno XXXIV.
R OMA VOGHERA CARLO, TIPOGRA f'O DI S . M.
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1886.
!
MEM.ORIE
ORIGIN.A..LT
DEl
BAGNI NELLA TRUPPA SOTTO L'ASP8TTO ll~ I EJ\1CO LPllura fatto nelle conferenze ~··i~nlilkho3 tli giugno ,.. luglio 1885 dal dott. f:, nnroe.,h ini, ma:.:;riure m~'dktl.
Fra i mod iocatori della vita militare i più importanti ~o no certo le abiLnùini, le r esli, la alimentazione . Ye ne sono però altt·i che, seubene non esercitino :m:; inlluenza così cnpitale, hanno pur tuttavia unn consi dcreYole importanza sulla vita del soldato. Fra questi de r esi annoverare la pu lizia della pelle. cb o si ottiene co i bagni. L'utilità somma dei bagni , ì;rìenicnmente parlando, vC'nne l'iconoscittta in ogni tempo e luogo ,e basta rivolge re uno sgunrrlo ttlla storia per onninam enle couvincersene . Presw i popoli nntir,hi in,•ero i bagni costiLniYnrlo la prima delle lt>ro cure p~r -sonali ed ogni abitazi one civile co nt eneva il bagno. l Greci, tenuti a ragione come il popolo più civile dei tempi andati , facevano grnnde uso dei IJagni , ed ogni stahilimento baln eaJ·io, dapprima com•ncralo ad Ercole, possedeva luoghi ed aurezzi di ginnastica e le Esedre, sale di conferenze nelle quali i ulosofl davano Je lor·o lezioni, per cui n.lla pn lizirt. nel co rpo s i accoppiaYano lo svil uppo del corpo stesso e quello della mente.
DEI BAGi\'1 NELLA TRUPPA
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T•r·esso i 1\omani sembra che i bagn i non sicno sta ti conosciuti che verso gli ultim i tempi delia Repubblica. Essi sotto JZii imperatori acquistarono un grado di perfe1.ione elevatissimo l asc~ iando dietro d.i sè di mo lto gli :<tabilim enti ana loghi dei Greci. ~n !la uguagliava la mun ifi cenza dei monumen ti che Nerone , Do miziano,Tr·aia no, Caracal la edificarono con spese ingenti pet sodd isfare l:t passione che trascina n i Homani verso le Terme, come si chiamavano. Daremherg nelle preziose note agg iunte alla sua traduzion e di Oribasio ci dir la de~c rizi one dell'edifizio e dei quattro atti del bagno romano nel modo seguente: l o Apodyteri'tull o spoLiatorinm, luogo d' ent.rata nel qu ale si lasc iavano gli ahiti in custodia a speciali impiegati, detti capsart. 2° Laconic·1~m. n sndar.io, stufa secca ove passava no il primo atto del bagno. Quando in,'ece di aria secca e calda , si voleva la .;; tnfa umida, si fa,~eYn evaporare dell'acqua in vaste caldaie: ciò che cosLitui\'a allor·a il O(tpora·r iwn. 3° Cu.ldw·ùMII , J'h,~?"mnlnssùt- Balncmn propriamente dell o. Uscit.i dal Laconitnm. si ent rn vn nel Caldm·iwn per pre ndere il bagno d'acqua ca lda; secondo at.to che consiste\'a neiJ'astergers i il sudore. di cui si era coperti, median te lozion i, immersioni ripetnte ed nffusioni. Queste operazioni avevano 1uogo, sia nel Lalwwn, :;pecie di bacino poco profondo. che pot.eva r i t~ev ere più persone; sia neii 'A l vens o Piscina, bacill o molto più [!l'fl11de, e assai pr·o f'ondo, perchè uno vi potesse nuotare; sia infine io piccole vasehe particolari, Solia, dest inate ad una sola persona. Era il luogo il più l'requentntn. 4° Fr i!Jidarinn,, terzo al.lo del bagno. Tn questo luogo, non ri scaldato, :;i Lrovava un gran bacino delto Pi.~cina o Ba.ptis /I'I'Ìnm pieno d'acqua frectda, nella iJtta le n no andava a gettar' i e nn otaYB per aleuni is tanti.
SOTTO r.' ASPETTO IGIENICO
!$ Tepidarium . Come lo indica il nome, il upidarium era una sala in cui si manteneva una temperatnra. morlerata; lit s i terminava il b<tgno mediante più opennioni, usitalissime anche ai nostri giorni nei bagni oriental i: frizioni , massaJZ).!i, unzioni ,ecc.Unacircostnnza,chcpiù autori hanno notata senza insistervi sufficientemen te, si'" che il bagno fìnival à eome ave:1 incominciato, vale a dire col sudore: solo questo era meno abbondante che il primo e si otten eva med iante allri processi, mellendo a proullo la. reazione cbe risultava dall 'imm ersione nell'acqua fredda. Galeno, che scriYeva in un tempo in cui le term e erano nella mr~ gg ior vogn, dice e:;pressamente: quando i t bagno completo è stato ben ammin is/'l"(l./0, si tm.~pi·ra dopo l'·uso dell'acqua fredda. 6° Eleotheriwn o unctariwn. Er~,a pnl'lare propriamente il magazzeno ove si richiudevan o gli olii con profumi destinati alle unzioni; forse queste operazioni Yi P.rano q uniche rolta praticate. Le sal e dei bagni ·ven ivano riscaldate per mezzo di fuocl1ì posti nell'Hypocausttun che ne formavano il soLto snolo, e, di piti, da tllbi in terra colla che circo lavano nello !'pcssore dei mut·i , lrasmettendosi il ca lorr du ll'HypoNwstmn , col qualE' conispondevano dal basso . I Roma ni presso cui l'uso dei bagni era divenuto un vero f01·ore, avevano spin ta tant'oltre la raftin;l!ozza del bagno da renderlo non solo conforlerole luogo di neuezza, ma di delizie che si 1;onfond evano colle prati che di un brutale senstwli5mo, gt·aziealla pr·omiscuità dei sessi che :'i era permesso di stauilirsi nelle te1·me. Ragione questa per cui quaudo appan e il cristianesimo, anstel'O e sprezzante deJI<l uelth terrestre, trovò più. semplice di condannare le terme anzichl} ten tare la riforma di una pratica primitivamente tanto igienica . (Arnou ldl. La pelle dell'uomo , che Currie chiama a ragione sonpazd' 0
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DEl DA GN I NELLA TRUPPA
dr ~nil'rtl, ,·al vola di sicurezza del la macchina umana, qt~ando rimane abbandonala, si copre rapidamente di uno strato impermeabi le, formato dal sudore secreto dalle ghiandole ~udo riprn·e m i~to ad aYanzi di sfogliaziono epider·mi ca, all e po lve ri esterne ehe vengono a fissa rvisi. Questo strato oblitcr;, i pod della ente e sì oppone co:si al r·icam bio atmosferico, alla vera respirazione ~ h e si fn per l•l sua superficie, la quale è indispensabile alla vi ta. La fi sio logia ci insegna con1 e obli teraml<> con intonachi artificiali la superfìt:ie di evaporaz ioue cutenea, si determinano def!li accidenti aslìLLici,seguìli da morte negli :mimali sottopo5li nll'esperimento . Oltre a ciò le secrezioni cutanee sono uno dei veicoli i più aLLivi, che la. natura impiega Jler l'eliminazion e degli agenti morbos i, perciò Li sogna r he i pori siano costantementé apcr·ti o che, in general e, le fun zioni dell'omb ito cutanao possano esercitarsi con libertil intera. Taccio delle malotti e le più spaventevoli , ~ h e il medio evo, t·egno del sudi ci umf> corporale il più odioso, ci presenta solto forme le più oubrobriose, e di cui il :\1 ichelel ci dipinse un quadro dai colori i più crudi :-:i , ma pure tanto esalto. Certe pat·Li del co rpo più esposte nl contauo degli oggelli esterni , la faccia, le mani deb bono specialmeute essere di frequente pulite; in altre regioni questo rinnovamento di loziorù ù el i necessitit assoluta pc1· togli ere i prodotti di secrezione che vi si trovano più abbondant i che allt'O''e. Tal i sono le ascelle, le piegature del l'i nguine, il perineo, gli organi genita li ed i pi edi. Questi in ragione dei servizi incessanti e peni hili che loro si richieggono, malgrado la calzatura di cui sono forn iLi, o piuttosto a c.1usa delle ai.J itual i anfrattuosiltt della calzalu r·n stessa, i piedi, dico, meritano spccinl i rigunrd i igieni ci. Forse più rice<> delle altre parti in glrianùolo sudoripare e sebacee, il piede s i trova più esposto a conservare il prodotto òi queste sec: ro-
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zioni, e a subire le co n ~eg uenzc dell'irritazione locale che esse determinano per qnesto fatto che le di ta sono ranici nate in modo permanente nella calzalnra ccc . nulla ne può trapelare fuori coi movimenti orcl iuari , come ciò avverrebbe llnl le mani , per esempio , se que~le fornissero dei detriti analoghi . Questi prodotti di secrezion e s i aecomulano, rermcn lnno, sono l'orso riassorbiti in parte; essi macerano l'epidermide del piede, dispongono alleesr.ori azioni , o. al contnn·io, aquelle reg-etazioni ed ,a quei indnrimenli 11<'1 derma chP la prc~;;ione della scarpa provoca d'altra. parte n che :;i chiamano wllosiuì. I piedi do\'l'chl1ero c~sere l'oggello el i lozioni tutte le sere, piuttosto di lozi oni fredde che fii un hn~ n o tiepido, sopralutto presso color·o che han no una J·ìron oscìnta di spo:;izione, anche non esagerala, al sudore, allo e;:corinioni epidermiche. L'Hufelaod nel ::;n o macrobiotica o l'arte di prolnn(fa-?'tl la vita dell'uomo, nota cl1e l'ultimo degli nomini ha l'in lima convinziono che la curQ. della pell e ù necessa1·ìn alla sn lnte degli animali. Il palnfreniere trascura tutto per slri~XIiare e lavare il suo cavallo, e so qnesto :unmal< 1, tosto suppone che forse ne venne LrascQt·atn la pulizia. A tulli ò noto di qual i c quante cm·c sieno oggello i cavn lli negli eserciti relativamente alla nellezza t1ella pelle: c.iò deve essere di forte ~pi nw. all'uomo nel non trn;;cn rare qnest'obbligo capitale dell' igiene. Se la pnlizia personale ù infli~pensnhile alla sa lute dell'uomo isolato, lo è poi a più ft)rle rngione per quell i che menano vita in comune. Spiegare questo vero al so ldato col ragionament o è un 'eccellente misura, ma non basta: ocrorre alt resi esi~erc da lu i la più SCI'upolosa pulizi a. personal e, c0me :'i es ige qu ella delle armi e deli e vesti. Il soldato deve e~serc rigo t·osamentc pulito den tro e fuori,
0.1::1 BAG:\l 2\'eLLA THUPI'A
mi si pa~s i l'13:;pre:;sione, e possedere facilità di mezzi a tale scopo. Non si potrà dire tJuliLo ttuel militare che presenterà i suoi abiLi e le sue armi ben tenute, brillanti , quando poi di· rnoslm tnrswr·atezza nella pulizia corporale. Dal sin qui deLl o consegue Ghiaramenle la necessità di far prendere ai soldati dci bagni molto frequenti; uni eo mezzo per raggiungere la meLa della nelLezza personale. Il.
Col nome di bagno. in generale, si suole iudicare il soggiorn o piu o meno prolungato del corpo. o di una <>ua parte in un mezzo li,Juido, solido, vaporoso o gazoso. ~e deriva che i bagni si possono di vicler·e in bagui liquidi, bagn i d'ar i af~atda, bagni cl! vapore, bagni diga:;, ba~ni solidi c semisolidi , come i bagn i di sabbia, cenere, amido, di feccia di Yino, di feccia di oliYe, di letame, eli fango. Il hngno non può esse r~ che una abluzione genemlc rapida, un'all'usione fredda o calda, un'aspersion e :solto forma di doccia -::on l'acqua divisa, o a nappo , un semplice invi lup}Jo in un lenzuolo bagnato, secondo il processo di Pri essuilz. Qualch e volla è il passaggio in un'atmosfera riempila el i va pori caldi . o anche in un'atmosl'era calda e secca, di tal maniera c.hc il bnj.tnO reale sia forniLo dal sudore (bagno a Yapore. di stufa secca, uagni russi, ccc.). Piu abitualmente è il soggiorno nell'acqua a temperalure variabili , il CO IJJO im merso inli eram eme, tranne la faccia. Solto il rapporto della lemperalura, che ha un'importanza decisi va (Arnould). i bagn.i si distinguono in: Bagni freddi al disotto di 20"; l3agn i freschi ùa 20" a 20";
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(Bagn i di mare e- dì riviera il più ordinariamente) ; Bagni tiepidi da 2!5" a :iO": Bagn i caldi alla temperatun1 del sangue :li "; Bagni caldissimi al dbopra eli 37°. Bagni f?·eddi e freschi. - Questi con tribuiscono il meno alla proprietà corporal e, così hanno bisogno per nellare completamente la. cute, eli essere coadiuvati da frizioni semplici o saponose, o di un soggiorno prolungato nell 'acqua, che diventa facilmente pericoloso . La. loro azione, coopera di mo lto alla purificazione del Legnmento. L'imme1·siono ncll"acqua fredda respin ge il sangue dalla periferia verso gli orgnni p1·ofondi: a hbassa la tempera tura ani· male, diminniscf' la lreqnenzadel po]i;o, attiva la combust ione respi1:atoria, an chera llentanclo i movimenti dell a respirazione: quesLi soltanto sono pi uampi e la respi razione è più profonda. Sulla dimim1zione det la temperatura animale che può essere: di 2" gradi sotto l'ascella; di •l" a 2° nella boeea; di ·l 0" a 12° nel paltno della mano, :-i uasn il metodo di B:randt pel trall ament.o della l'ebbre Lifo ìdea. I baf!ni lie.pidi dai il1> 0 ai 30° sono ~enza inlluenzn sul la tempemt.ura animale, e l'acceleramento del pol:;o . Questi ba· gni , secondo Arnould, danno alla pelle la sensazione di freddo , come i bagn i freddi e fresch i e non ne possiedono i vantaggi sLimolm1 ti. Il Prousl è di parere che essi calmino l'eccilazione nervosa e producano un benessere generale nel solleYare il co rpo dalle fatiche clut·a teJ dispongauo al sonno, e quando sono pro lungati e spesso ripeluti possano cagionare una certa dei.Jo lezza. L'effetto loro precipuo è di lavare la pelle e di sba razzarla dei residni di secrezione che ne la ricoprono. Le restituisco no la sua morh idezza edelastici tit, la rendono
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Dfa BAGN I :'lELtA TI\U PPA
piit alla all a sua funzione tanto necessaria al mantenimento della salute. Essi hanno quindi per l'igiene una prezio~a ri:;orsa . Arrogi cbe quando il corpo e all"aticato, stanco, si è ad essi che fa duopo r ic;orrerc, di preferenza elle ai b a~ ni r,·cdr1i, onr1e dargl i morbidezza eù agilità, procurargli in una parola un salutare soll ievo flctr;nt caldi . - t il punto di tempera.tura in cui prc:sso a poco non avv i scambio fra la J,J elle e l'acqua del bagno. Al ùi~ouo . la cute assorLe dell'acqua : al disopra, ne abhanrlonn . Essi accelerano i halliti del cuore ed aumentano la cciC'ri Lit ùel polso . Troppo prolungati, e Lroppo caldi possono produrre la sincope c lo wen imenlo, com e pure cngionare conge:-Lione negli organ i interni. l bagni troppo ca hl i producono abi tnalmen te, dOJJO ·l 0- 1i) minnti, peso al capo, sonnolenza, slorclimcMo, ,·ertigine, ccc, Allo rquando la temperatu ra si appross ima a qnella del calot·c proprio, essi diminuiscono l' eccitabil itit ncn o.;a ed ~serci tan o un'azione seùa.li,·a a rondizionc però clte siano di cor·ta durata. L'uso troppo frequente dei bagni caldi llrolungali e~e rc ita una influ enza del.ti litante sull'organ ismt• . Sotto il punto di vista igicn:co devono essere proscriLLi. Esgi sono piuttosto agenti terupeut ici e in questo caso la loro d11 rata non deve mai oiLrepas!WI'C i :ilO minuti . Secondo Arnould però usando il bagno caldo a scopo terapeutico, vi si potrebbe rimanere delle ore, e medcsimamente dei giomi inti et·i, senzace::sared i tro,·anisi <~ggrad eYo lm e ntc : <Ju alche volta ::ervi rcuhc co me mezzo di trauamento appl icato ai feJ'iti , nei quali le lesioni \'CJ!gono alla cancrena, sostenendo convenientemente la tesln, essi clormono nel ba.gno t ne~ l io d10 nel mi){lior letto.
SOTTO L'.\. PETTù IGIE:'ilCO
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Stt6(e. - Bagni mssi· l!trc!ti-mori. - Le stufe sono speeie di sale in cu i i malati sono sottoposti al conlall.o dei npori secchi o umidi. La sw{a muida o il bagno a vapore, ù un polente fallore di traspirazione, che può l'ar su!Jire al corpo una perdita di i-00 a 600 , od ecceziona lmente, 800 grammi. I bagni a vapore so, ente ripetuti espongono l'organi ~mo a cause di sfinimento. Cosi per meLLere l'orgnnismo nelll' con· dizioni di reagire contro lo ~lato di spossamentoprodollo dal bagno a 1;apore si immng iuò di l'ar seguire l'applicazione calda da una doccia freclih o da un bagno freddo. Egli ù a questa pratica che si diede il nom e eli bagno t·u,;so. Le stufi• secche .:;ono sale, ove la temperatura cad un grado più o meno t' leralo e che può c~ se re spin In sino a ·l 00". Queste stufe pro\'ocnno la u·n.spiraz ione, nt tivono il polso, scaldano la pelle, ma non agiscono sensiui lm cn le ~u ll tt respirazione. Questo processo di bagno praticato con nt>gl igenza non va esente da pericolo. La stui'a secca nei sogge lli nervos i produce un grande sovraeccitam en to. Favorisce le congestioni interne: può, causando un cel'lo eecilamcnto cereurale, promuovere vertigini e :-incope. Come per la stufa IUHida, è utile ~olloporre il corpo all'uscire dalla stufa secca, ad uua applicnzione Jredda, e stu in ciò la base dei uagui lurclti e mori. I resullali felici prodotti da questi uagni furono mollo esageraLi. Secondo il Pwust quando sono faLLi troppo frequente· mente. cagionano e!Tetti snervanti, tleui lilauli. L'al terazione delle condizioni ~cnerali di saluLe, la diminuzione del le forze e il dimagrameulo sembrano essere il re::ullalo più generalmente ollcnuto; cd egli crede che il loro successo sia piuLLosto dovuto alle prat iche accessorie, che sodd isfano la sen!-ualitil
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DEl BAG:\1 NELL.\ TRUI'PA
ùel bagnante orientale, che agli efTeai salutari che se ne possono ritrarre. Si deve dare adunque, nella maggior parte dci casi , la pre(erenxa ai bagni a Yapore susseguiti da una applicazione fredda di corta clumta, ciascuna volrn che nrolsi provocare un r·ichiamo del sangue alla pelle. Pres::>o i popoli del Nord essi costitt;iscono una pratica molto igienica, richiamando ali:1 periferia il liquido sanguigno, <' he il freddo areva accumulato nei Ynsi e visceri interni. 11 bagno a \apore cosi inteso rende l'organismo meno impressional.lile :l lle Yariaxioni atmosferiche, abituando il corpo ai bruschi cangiamenti di temperatura. Più di qualunque altra specie di bagni, esso tende a con!'enare alla pelle In sua regolll re funzion e. ldrotempia. - Doccie. - A&Lnzioni. - L'idroterapia e le sue di,•erse pra tiche sono riguarda te come agenti igienici di pl'imo ordino, e ''engono sempre più adottati da tutti quelli che hanno cura de lla loro igiene e :-al ule. Importa far rilerare che le rnodalitit idroternpich0 sono di facil e applicazioue e si esegui~co no rapidamente. E ~se non hnnuo l'i nconvenie nt e dei \ari i sistemi haluenri, di fat icare qnnlche volta e r ubare un tempo ilssai lungo. Amministrala sollo forma di docci<t, d'abluzione, d'immersione, l'acq ua fredda, posto che 1:~ sna applicaziouo i\Ìa di corta dur;\ta, !lit tonicil.it e morbideua alla muscolatura e attiv-a le varie funzioni dell'economia. Nella stagione esti va l'aclpta fredda c un prezioso soccor:;o per correggere i c;tllivi eO'eni del Ci'llor·e troppo grande; nell'inverno, essa mantiene in equilibrio il calore proprio, attivando le combustion i int erne. Uno dei grand i Yantaggi, inoltre, delle applicazioni fredde , quotidiane, si è di abituare il corpo n sopportare le brusche Yariazioni termometrirhe.
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Le applicazion i idroterapiche però devono essere di breve dtJl·ata e susseguite da. frizioni vigo rose. Presso gli adulti simili operazioni vogliono essere subordinate a dascuna costituzione. Nelle persone di temperamento sanguigno, i bagni tiepidi, rin nova ti ogni allo giorni, o le affusioni quotidiane, sembrano e;;sere le pratiche le più vantaggiose. Nelle tempre lin fatich e bisogna , al contrario , aver ricorso ai bagni freddi, nlle doccie, o alle nblnzioni fredde quotidiane; in una parola ra d'uopo impiegare i mezz i, i più eccitanti, i più tonici: egli è per tali motivi che in questo caso , i bagni di mare r iescon o di nn a utilitì1 inconte:;t.abile. Quanlp ai soggetti nenosi, bisogna temere per essi i mezzi troppo eccitonti, e spesso egl ino si trovano meglio coll e nlfnsioni tiepide che colle doce,ie frerlcle. Perciò si dovranno loro proibire (in generale) i bagni di mare, la cui composizione e temperatura producono degli effel.li eontrari a qnelli che si cercano pe1· q.nesta specie di temperamen.ti. Le persone predisposte al reumatismo o alla go tta faranno bene nhitu11rsi di buon'om ai sudamenti e all'u::o dell'acqua fredda. I soggett i debol i e del icati , lluell i che la loro pro fessione condannaall'immob ili tà, devono, per conserva re il huon funzionamento della pelle, fare ciascun giorno delle ahluz ion i fr·edde. Lo stesso dicasi di eh i si abbandona ad un lavoro t'aticoso. In questo caso l'acqua moderatamente fredda è preferihile. E!;li è dietro tali considernioni che i bagn i a doccia, dappoichè la meta del hal'no sta esse nzia lment e nell a nettezza del tegumento, come ù il caso dei soìchll.i sani, furono reputati il mezzo piu adatto all ' uopo , imperò alltl ragione economica , t]uando si adopera acqua liepid<1, al ri:)parmi o dell'elemento liquido, va uni ta In lwevit iL de l tempo. Invero ù cosa evidentissima che per una simil e pratica non·
DEl BAGNI 1\ELLA TRUPPA
occorre un ettoli tro d'acqua, nè una mezz'ora di immersione in un bagno elle ingombra, situato in nn camerino individuale. I medici mil iLari, a i quali stette e sta sempre a cuore l' igiene della truppa, da lungo tempo studiarono il modo di dimin uire il tempo e la qunnLi tit d'acqua abitualmente nece:;saria per un bagno. - Cosi Grellojs (18(H) ("), proponeva l'i mpiego di una piscina di 7 et.Lolilri, potendo servire al la nettezza di i.>O uiJmini; Riolacci (•1866) (2), aveva immagi nato il lavacro indi viduale in bacini prorondi 2·1 centimetri, nei quali l'uomo rim::tneva seduto e si ripuliva coll a spugna per \'enti minuti, non essendo nal.urnlmente immerso. ·1 bagn i per a!Tusione fredda prat ica ti a Marsiglin dal dotto re Duna! (3) , conLcncvaiw iu germe il sistema del bAgno n doccia: gli uom ini si ponevano tre alla volla. e duran te Lre minuti, sotto un tubo bucherellato ad innaffiatoio, da l quale l'aequa cadeva da un'altezza di metri ·l ,60 al disopra del suolo e per la durala del tempo stesso :>i fregavano con sapone . La doc.ci::t era f1·edda e non po teYa convenire che nell 'estate eli un paese ca ldo. Bisognn.va trovare il mezzo ni d:u;e il hngno caldo in ogn i tempo. L'onore eli aver realizzato pel primo questa prntica salutare devesi o.l dottore Merry-Delahoste (k), che. dal 4873 l'appl icaril ai detenuti della prigione di Rouen e ne proponeva In generalizzazione a lutti gli stabilimenti penitenziari francesi; (i) K - Sur /es lJMns d.e Pr(Jprietc a l'·usage de la t·r oupe. - (llccu.eil de 1némoires rle médicine militai·re., 3• serie, Y, 186-1). (2) lhOr.At:GI. - 1Youveau sysléme de IJaillg appliqur.es au f.1• balailtons d,· cltas~ett.I'S a J!ied. ( Recueil de me'moirrs de mi!decin e mililai•·e, 3• ;;cric XV III, !867). (3) OCN AL- Xotice swr 11!.1 affusions f•·oides em]Jl01JC<JS dam /.,! .1.1• ile fi(lne. - ( l vi).
(!•) ~[!>Rl\Y-D!>t.A nOSTF. - !\'o te sw· 1m sy.lièrtll< d'ttfllulions p;·atique~s a la 1n·ison .de l?ouell el a·pptical!te ci Iom ks gnm ds !!lal;l.issements pcnitentim·io~ el an11·e.s - (.-inm1l~s d'Jiygitine, 2• seri e, .\1.1 11, t875).
' SOTTO
r: ASl' ETTO lG I E~ ICO
dell"acqua scaldata a :34° o 3i:i 0 discende da un serbatoio elevato a .J4 metri, e cade a piogj2in da sei tubi che terminnno in una specie di palla trltfor·;llil an ioaftìatoio, muniti di robinetti indipendenti . Il pavimento della sa la ùa bagno è eli cemento e leggermente inclinato . .In quailro o cinque minuti si dà allo stesso detenuto 4. o ;) docci:Hure con un mezzo minnto d'intervallo dal l'una all'ahra, du rante la quale intermissiono egli si frega con sapone nero. 1:: nn :llu·o detenuto che manol'ra il robinetto. Si ammeLLono naturalmente sei ha~nanti nlla volta. Dopo la doccia ciascuno rientnt coperto da un accappatoio in uno "compartimento, che precede la sala del bagno. ove ba deposto i propri efTeLti, ossia il vestiario. QuLdcb e anno più la rdi, in frflnC i<ì, il clot tor Haro (:J) e il co lonnel lo Louis !'tab il irono nl uno reggimento fanter ia, un sistema di ab luzioni analogh e c f'orse più appropriato ancor·r~ al le modeste risorse di cu i èli:<ponl!ono i corpi di truppa. La doccia era fornita da una pompa ad inamamento ordinario. munita di una tinozza, nella quale si ,·ersa\a una parte d'acqua uollentc per due d'acqua fredda e eli dove il fascio liquido u:;civa per mezzo eli una lancia lles=-ihile coll'c~ tremo libe ro fo ggialo ad innaffiatoio. Un bagna!lte di rige,·a il getto d'alto in has:>o per ciascun uomo posto in un hncino eli zinco e, per conseguenza, coi piedi nell'acq ua. Si poteva in tal modo IHtgnare tullo il reggimen to ( l aoo uumini ) in quindici giorni, col la S!Jesa di un centesimo. a testa l n un quartiere modello. a Drcsda. si regolarizzò que:;to sistema collo slauilimenlo permanente, in una sala adaua, di tubi a doccia clte scorrono al tempo ste:::so sollo la Yolla e sopra _I l ) ILI l\~. -Note Stcl'!e systemc r!P lmin~ 'fJM asp~1·sion cmployli~s tt.t! Il!!• P· gtrncnt d l>l(anteric. - (llec. de mhn, clc mM. mi!., 3e serie, XX'ì ll. 18ifiJ.
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DET n... G~I i'igt.LA TIWPPA
il suolo, e che permettono di lavare l~ nomini in,;ieme. D'inverno> soltanto, l'acqua è scaldato. W. Hoth ( l) , medico gcnPrale dell'armala sassonc, mostrò con legittima sodd isfazio:1e qnesla uti lità. igienica all 'a:";soci:lzione tedesca eli igiene pn hhl i~:a , riun ita a Dre5da nel ·t 878. Con questo apparecchio si perviene a lavare c.i a ~cun so ldato una volla ogni otto giorni - rpw lche bagno è tenuto in riserva per nettare prima i più ~ ud ici. tali che le reclute al loro arrivo. U consumo d'acqua è di 2 a tre litri a testa. l n Francia, l' ingegnero Totlet ('2) associa lo slabilimento dei bagni-doccia regolari ai . uoi progelli di nuore caserm e. Alcuni reggimenti di cavall eria in Francia hanno ntilizzato, molto ingegnosamente, il calore che si sviluppa dal In ferm entazione dei letamai, per scaldare l'acqua necessaria ni bngn i. Vali in (:~) semln·a encom inre questa ma n iera. di ng-ire; ma come egli la cou~:i li n, osserva molto m·gntamente l'illusi re igi enista francese Arnonld, co lla uecessiliL di allonlannrt' il più sollecilomente possibile i concimai dalle ca:'iCJ'me e dalla ritlit? E qui cade in acconcio l'osservare che l'I talia, ,;e non fn la prima, non fu certo l'u lti m:1 delle nazioni nello istituire il bagno-doccia per l' eser~:ilo. Senza contare che da p:Lrecchi anni la scuola norma le di fànteria e caYalleria di Modeon; la regia accadem ia mi litare di Torin o: quella narale di Li vorn o ed <dlri stahili menli eongeneri, possiedono il bagno tloceia, ~ h c toma rL locle di chi pre~ iede a istituii siil'alti e 11el medesimo tempo a :'\ommo vanla).!gio dell'i~ie n e degli alli e1i, nel-
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(l ) RuTu W.- (}/m· die ltyyirui.•cllr f.'illricltliwgen uulillirbcwl<'ll Ut'tStlflll. ( 0. riel'leljafl,·sscll, (. 11//". Grsmtdheil.<p/1. XL 18i9). (21 ToLu:T. - /.a 1·r(ornw de Ca3Uittllttnl. - Le buins douclle.ç, Parb. 18ii . 1!!) VAt.LtS El!.- lfn sy,1 /èlltl' prulique d ' n/JiuliOIIS.- (llrvw: <L' Jlygi(nP,
1, !Si~ l.
llu rnèm,~ lt'() II.!'C$. -
De l'ulilisnllott d•J In clwlew· dt~.~ {umiers pom· lP lrr.wry•• 1lti
(lvi, 18i9J,
SOTTO 1.' ASPETTO IGIENICO
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l'anno 11883 una ùisposizione, non mai abbastanza lodata, emanata dal ì\finistero t1clla guerra (1), stab ili va cile pre:;so le varie guarnigioni sì avessero all ìstitn i1·e dei bagn i-doccia per assi·curare il ser vizio della IJaf!naLura in qualsiasi local itit, ed in ttHLe le stagioni dell'anno, usando aequR tiepida nella sLagione invernale e aCCJ:Ua fretlda nella state, siccome il miglior modo di raggiunge1·c lo scopo tlella proprietà corporale. Con una simile misura, altamente igienica, si colmò un vuot.o da ann i J·eclamato.pel benessere dell a Lrnppa , la quale potrit così venire in gt·1m pa.1·te sottratta a non poche morbose Gtll.anee aliezioni e ad altre dinatura rnoi reumatica v noi infettiva. La doccia eh) io Yidi funzionare nel ~188'~ in Modena nella scuola normale accennata, per squisi t.a gc n tile~za dell'egregio collega e carissimo amico dottor Giovanni Astegiano, cap itano medico allora addett•> nlla seuola, eonsistc in ~O cameri ni, salvo enore, muniti el i tuho a doccia el:1stico, che tcrmin:1 in nn piccolo tronco di cono d'ottone bucherellato ad innaffiatoio ; a questi stanno di fronte altri 20 camerini, che ;;ervouo di spogliatoio, divisi dai primi per mezzo eli uno spa~ i o mediano, che mette i came1·in i in rappol·lo f1·a loro. ·J tubi a doccia in comunica1.ione con Hbbondonle rnccoll.a cl'acqua, vengono faLt i agire tlall' istesso bagnante che può diJ'igere il getto su CJ:nella parie del corpo cile desidera c in c1ue o tre minuti bagnarsi comp letamente. Come si ~corge , con nn simile sistema in due ore e mezzo circa, Lennlo calcolo tlel tempo per asciugarsi e '"estirsi, si può far prendere il bagno a -i-00 individni . TI bagno doccin , che si Ya man mano alluanclo prcs;;o le (t) Vcdì N. ilo! del Giorn. Jl!ili/.. U({ic .: Servi:io sanila1·io- .\'ol-!.t N. 'H. -
~h·~zione pe1· ì'i·rnpiegop?·e~~o Il' vcwie ytw1·nigio•ti dei ùa(Jni" <locriall.'ttcgìla eptda Pe'l· 1a truppa. - 16 l ng li o.
2
IX
fl.l::l llAG;'\1 4\EI.I.A T llul'I'A
vario gnaruigioni. si comlJOIIe, t;orno è nuto, ùi ùuo ambicnl i. qurllu della hagn:ttum e lo "(lO)!Iiatuio. Nrl primo 'i sono il for nello c la peutola per la prorluzionc clell'acqun hollente: la pentola ha una cnpari tà non inferiOJ·c ll 100 litri. Uu rPripientc prr l'acqua tiepida oiLeu11ta mo:wnlantlu in dclrrtninalo IIIOdtl l'iiClJUil JwllelllC l'Un quella frc~ra ha la raJ)lli'Ìlil ùi l 00 a l :W litri. l"IIU pompa rolatÌ\ a dte :ttlilli-(C l'acqua ticpiu:t dal I'CCIpi cnte or-a dello e l:r :. piu ~ow c;on uua ~e rt a vclociltl sui llaguanl t per mPI.W eli 1111 1nl10 di c·anape o di raoulclwuc lerruinato da una larwia fnrPIIala. l)uallro Hl"chc!lc per la IHI''IIHiura dei piedi: i lm~nauti -.i •;ollot:ano rilli tlc•ntru di l':iSt' ll(lll'allo di r·ic:everc la docc.:ra. l na 1<1\'ola della illll !!hezza di nwlri 3,:;1) c dell a laq.dll:t.l.ll tl i metri }, lll'lla qual«• =-onu t'OI!ut·ate tJIIallr·u caLinellt- ùr zinco. o di !alla, pci laracri r·on ·•ntua. fr·e_<;t·a del 1 iso l' delle mani. lino sr:1leo snlla :\orurn ila dd •Jtlille si a ~s ide l'uonw incarir'nltl tlr dure• la ùuc.a:ia ai 1~<•:-:nantr. clirigPtHio il gello cl.tll'allu al has,;u mediante.· lalaHGJ:I appartenente all.t pompa. Cn ramainoln. oò altro lllPtbilc. pet· trarasarc l'arq11a rr·èsert )i iét oelltt caltlui:l éioll ':ll:qr r:t hnl lelll t' per alimcnl arla. ,.jn nel r·ccipic>nk ddl'uc~•lna trepida. rome Jllli'CJH'I' lra\'a,.arc 111 r-,,o l'acqua bollente. rt pa ,·imenlu di'l luc:ale i· tli mall'rinle impPrnwah ile c· ùi:- (JOSto rolla pcnùcnza oe~:urr'l.•nt.ro per erogare lnlla l'acqua cl w :;i 't' rsa su d i c~,;o . la q wde rirl're ~ ru !.!ll per lllezm di dli;n·ichelle fuori ùel luntlc. \ l di sopra di dello pa1 trttenlo .,, porw nn pakhcllfl di lt.>.-(JIIl Ili La le :.l t ullura ùa Lraltcuert· il piedt· t•tl iuqJcdin: dr c
SOTTO L' ASPETTO IGLENICO
Hl
sclruccioli, oiò che avverrehhe facilmente :;e fo:;:;e liscio a causa dell'acqua saponata che vi !\COt're sopra. Lo spogliatoio deve precedere il locale del bagno: il pavimento i'! formato di t1n nssilo o :;u tnlta In superficie. od lllmeno su cPnna striscia lungo i m1tri perimc~rali, a.flìncbè i bagnanti nllorchè depo ste le loro vestimenta , passano nel lor,r~.le della bagnalnrn e pia anwra quando questa ultimata, ritornano nei·I(J ~pogliato i o , non f>iano co~tr-eL Li a poggiat·e i piedi nudi su di un pavimento frodùu. Sul contomo dello spogliatoio vi :-<Ono le panche occonenti perchè i bagnanti possa no ::::pngliarsi e vestirsi. Contro le pareti in corrispondenza delle pancllc sono collocati i palchetti e rastr·cllier·e per p'lrt·c ord inat(lmeulc le ve~li e gli effetti dei bagnanti. -~ello spog-liatoio \"Ì t' una stufa de:5linala a mantenere la t.emperntura dell'amhi en le non mo llo ùiversrt tla Cfllella del locale del bagno. tlt)\'e per In prc~e nza tlel l'o mello e per lo svolgimento del molto vapore ncf]_u eo. es;;a ~ alrpla tH o elevala t·i.speUo a quella eslct'JHt. L'acq ua tiepida , cl1e altinta meL1iallte l11. pomr~t ,·ienr Yct·!il\la a doccia sni bagnanti, dere awrP nel recipiente donde ::i nllinge, una temperalurn di dl'!.:n :1oo cP nlif!rarli , r.lte si ottiene mediante il mesr.uglio ò'una qnnntilit d'ncqna bollente con una cloppia o triplo. di quella fresr.n a srconda della tcmperalura di ernesta. n personale inferiore del ~errizio del ha~uu si compone Ili i nomini LTnlli cla!!li stessi hagnflnti al tcrnanc1o;;i fra loro in modo che tutti ricevnno lLt hagnatur·n. Uno di essi sln presso il fornello e le -vasc he; :1limen tn In combustione, opera le immis:)ioni tlcll'acqua nei rari t·cripienti. t·egolando quelle l'elnt.ive nll a l'0rnwzione rlell 'ar.qtut tiepida secondo le indicazioni dell'ufficiale medil"o. qualora '' i assista, o del souurnciale tli 5ervizio.
D.El BAGN I NEL LA 'J'fl UP PA
Cn al tm sta presso la pompa rotatiYa. e fa girare il volante. lin terzo sta sedtllo sopra lo scaleo e dtl la doc.cia ai ba-
gnanti. Un quarto fornisce l'acqua fresrn ai bagnanti) allorchè, terminato il bagno, si recano pregso la tavola per lava rsi mani e viso. lu massima la bagnatura vicn fatta lutti i giorni per Lumo ad una compagnia (squadrone, baLLeria): sono stabil iti aicuni giorni per la bagnatura dei ::oltufliciali. La durala per la bag-natura di una compagnia c per lo più eli un'ora, potendo cosl ciascun uomo di truppa hagnar~i due volto e piLt al mese. LCL bagnatura ''iene fattn per gruppi di !,. uomini ciascuno nel moùo seguente: gli uomini del l o gruppo, messisi a nudo, passano nell a sala da hagnu e si collocano in piedi uclle 1. va:;chetle messe sul tavolato del pari monto; in tale posizione e rivolgendosi in Lutti i modi 'erso il )tOLlo d'ncqnn, ricevono la òoccia. L'acqua tiepida hagna ripetutamcnle le varie parti del <;Orpo che sLropicdaLe colle mani abbandonano una parte del sudiciume; una parte di dotta acqua cola u e ll~" vnscuette solto i piedi. ~icchè questi si LrO\ ano immersi nell'acqua tiepida e rinuu1e agevolala l'operazione del lavncro el i quelle parl i infer iori del corpo, clte si presentan o sempre piu sudicie delle altre. Terminata quesla prima operazio11 e gl i uomini del l o gruppo si recano presso la tavola, e dopo :.were insaponato le varie parti del corpo, si sottopongono novollamente alla doecin per asportare defini tivamente il sudiciume ed il sapone. Essi r itornano quindi alla tavola: e dopo aver lavato il viso c le mani rapidnmente, passano nello spogliatoio per a ~ciugarsi od indossare di mtovo gli abiti, mentre si avanzano quell i del z<>
SOTTO 1.' ASPETTO JGIE~ICO
gruppo i qua li operano nella stessa guisa di quelli che li precedelter~, avendo cura di vuotare le vascheLte del l'acqua sudicia, prima di mettervisi riLLi a ricevere la prima doccia. Parimenti operano i vari grnppi suc.cessivi onchG siano tutl i esauriti . · Le oper·azioni per ciasc.u.n gruppo sogl iono essere compiute in tre minuti circa. Le spese per combustibi le, sapone ed uso di bia ncheria ascendono a mi ll es imi 1:) a ·18 di lira per uomo e per bagno seconclo la stagione . Questo sistema, come ::;i scorge, è pre::: ~ochè analogo a qnello adottato a Marsiglia dal douor Raro e dal colonnello Louis co· mandante il 69° reggimen to fanlcria.. Anche relativameme alln _spesa i due sistemi presen tano i medesimi rantaggi. Certamente quell o adoLtato in It<tlia è più perfezionato, e per con$eguenza sotto l'aspetto igienico superiore al rrancese. Colla benefiea innovazio ne testè accennala, nella stagione fredda la truppa potrit sempre sottoporsi a lavacri generali e locali e li berarsi qui nd i tlel sndieiurne, dei det riti organici , che tanto facilmente imadono le regioni innanzi ricordate. Nell'estate po i le docciature fredde, ol tre al mantenere l<t pulizia generale del r-orpo, serviranno mirabil mente a da re lonichù e vigoria ai tessu ti e prepararli per tal modo ad affron lare le fati che inseparab ili da l serv i7.io .
H I.
Stimo eonveniente di fermarmi 1m altro poco sull'azion e dei bagni freddi, merilamenl e repntati tanlo utili all'economia animale . . Questi, come già accennai, :-~hba$sano la temperatura ani-
DEl 8.\ GNI NELLA THUPP.\
l~
male, diminui~cono la frecJnenza del pol~o. attivano la I'Omhu · slinne respiratoria. L'acqua fredda o;ollrae r·alore ;Il t·orpo, c, quando t' corrente, il movimento dell'a•·qua rinnovando ro):lanLemenle il contallo, ne det·iva nn r·afTt·Nhlamenlo più con~ider·{',ole. per ,·ui in eslate, quautlo la lt'lllperalura dei fiumi non :>i allonlaiw sensihilmenle dnll'almo;;fer:l, il IJaf.!nn sembra ft·e:;co. Inoltre il bagno pare lauto pilt freddo. quanw piit \'i ::i rimane immobile. L' impre.~sio u e Ùt·l frcdrln su lla pelle vrorluce nell' organismo una successt•tne ò i fenomeni. Il vrimo effenu che si manifesta in chi si ln ffn. ncl l'acqtw ft•edcla .:~ una sensnzione ùt conceulramento ùi liquidi afl'inlrtno del t'nrpo, a~:~o:otnpa gu<Ha ùa i)oiTocazione e da pcnr~ al n~spim. La cute si :-t:tJiora, :;usser{tlO clelia pelle d'oca, <lr l brivido. del ln' molìo. I cnpezzuli "i rizzano ed i Leslit•oli rigalgnno ver..;o ~li anelli inguinali. ~el medel>imo tempo il pol~o si fa dru·o e conlra.tlo. A tfiiCSla specie di occ ilamcnlo j!Pnerale :;ucceùc ben Loslt• nn periodo ùi calma, ritorna il calore della pelle ,. i lmtliti del cuori' anmenttlno di ft'lH IUPnza. ~e l'azione del freddo i• prolungata, insoq.!t' di nuo' o un hri,·iùo ùi freddo g(•nerale, òosi~oalo ahitualmenlc col nome di st·rondo bri t'ido. t(nesto deve esser·•· evitalo. esso inùiett rh e il corpo 1\ rimasto lrOppo lttngameniO e:;po~IO al rreddo, e che IJ Uesl'uiLilllo )J1'1'11ÙO il sopmvwnlo nella lolla rhe a\\ iene rra lui e le for1.e Orf.!anirhe. Allorchè uno si rit irn diii hngno rrrcldo, prima dì uu ,;iwile i,tante. prova unn ~crie di fenomeni. cni si diede il nome di r··aziow·. l' n senso di calore comincia a perçorrere le meJtlbra, un vivo rossore si man ifc:;Ltl alla culu. La n·~p ì raz i o u e si fa piu ampia c facile, la circul.lzione si accelera, i mo\'imenti anptisLano forza, si anerte in to lti gli organi maggior morhidezza cd energia ùi priuw dr l bagno.
SOTTO 1; ASI'I\TTO IGIE:-i!CO
l.a reazione riene farorita cln un e<:ercizio moùcmto e chi·
l'ele\uzione della temper-ntnrn del mezzo nel qual<' p-;,;n si opern. Que~l e rlne condizioni ~ono egualmente ntili prima dt>l hngno; ma ù necessari'o t'Ile l'e.;(lrrizio no11 sia spintn ~i no alla fa tica. poichè in questo c·a'o l'rronumia non anchhP più In l'or'ztt surfioienLe per pt'O(l nrrc la rertzione (Pr·oust). l~ risaputo clte non vi 1., alcun prril'olo a bntlnr;.;i nell'arcpw fredùn allo1·q unn<lo sm ha caldo r si è in sudore. L'n~o ,! .!ÌOl'naliei'II dei hngni rns;:;i r turchi ne i· una prova hlmpnnlt'. ì\on è In stato di calore e di tra-;pirazion" del NJrpo rhc 'i d('\'O temPre. bensi la sna ;.;0\erchia fatic•n. Egli è spe~intmc n le nrtta stagiont• ralùa, 1'111•, rome ,i tli:-:-C. tornano vanlnggiosi:;;::imi i ltagui frrdtli a qnellc lmppr 1·he ~ i trovano in cillit bagnate dni linmi. ~ei nostri climi i hngni l'roddi . in genornle . possono nsu rsi <la lln mCiii di g in ~ n o nlln metà òi sollcm hre: 11na tnlc· epo<·a però l'e~ la :'nhordinata allo condizioni di clima, •li rr~iune. 1li IP111p~'l'alnra :u:ritlentale. nag1~i rli ntol'e. - l h•1 gni di mare pl'Oùurono elfelli mornvi,!lioJ:i ::;ulle ro:'titnzioni linfatidtl'. sul rad1iti::;mo. lt'anemie, lP displ'psie. ('~:r. TI freddo, il mo' l!nrntu, la sai5Nlinc 1lell'ncqun. la purezza dell'aria m:trinrt :'l:tnno per la proclnzione di -;imili risultati. Le tr·uppe acquartierate o accantonate nella stagiunr e'ti m in r·iva al mare, trovemnno 11 ei hogni di accpw mar·in a nn po· Lente mezzo di stimolo pr.r In lc,ro ~alule. E I'Ttalin hagn:Ha l'Ome essa è 1l:t tre mari nella "na Pste:>issima zona litor:~nl'n, riuni~ce in ~(' tutte le r:ontlizioni rkhie;.;tP. per pol<'rnc e:>n· berantemente approlillat·r. rornr :.:ia sP rw \aie of!ni anno per coloro che pre$entanu :tiTPzioni o rcliquali morun5Ì eli natura SCI'OI'olosn oppure alLinrnti a linfati~mo . Il !iìOio sog~iorno eli una rPJ 11a clnraln nl marP. uno-tluc mesi, le pas~cgginre ~ ulla ,nftl,ia nl solr. ngl i nomini il rui
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DEl BAGNI i'o ELI.A TllUPP.\
stato reclami l'uso dei bagni marini, sono qu as i egualmente utili rbe l'immer·:>ione stessa - Vanmeris - Sarebbe perciò as~ai \antaggioso stabil ire sopra più punti del litorale camp i di Lri)!ala muniti di baracche dest inalo a ri cevere Io truppe. l ca mpi di brigata cito ''ennero istituiti por parecchi ann i a Viareg$!iO e a Piclrasilnla (Toscana) riu ~ci vano doppiamente uti li . vale a dire per J'i:;truzioue e per la sa lute del soldato. Cosl pure devesi dire del pol igono di Cecina. uve coll'i:;Lru · zionc del Liro si a vva11 ta:-;gia altresì lo stalo d i salute del soldato.
l\'. f>r,·scri.:ioni iyie11ichr Jlet' l.a lntpJiftche n·casi ol/J(tyno .Dal fin qni dellO ~i rileva che In truppa de,·e ay,·iar:;i ai
Il il
il l
IJ<tgni a passo ordinario ed anche un pochino acceleralo, ma senza affalic!lrsi. ,\rt·ivala al ba~no occorre che gli uomin i dopo pochi rniuuti si svestano in frolla per impedire che la cute si asciu gl1i, o si rafl'rc<ldi. essendocbè sia contrario ai principii igienici l'al leutlere cl1e il sudore elci corpo pressochè nudo ,: j dissipi prima. che l' individuo si git.Li nell 'acqua; per la ra~.{ione clte esso :;i rafTreddu c l'organ ismo è re:-o in seguito mcrw I.Jen disposto accio la reazione .~ p ontauea si faccia co11 r enicnlernente. Cour e si è dello e ripetuto l'immersione nell 'acqua fredda rospiup-P il ,:n nguc dalla pcriferin agli organi profomli: lfU esto erreuo brusco non è inolren:-;i\·o ttlle persone il cui circolo pulmonare ù imperfell o, al seguiln di un cen o gmdo di enfisema o di aderenze pl eurali: tircostan za anatomica aliiJastanw frequ ente e qunsi aiJitnalmcnto igllOI'ala durante la vita dei suf!geu i. Una disuguaglianza considerevo le trn la lCllljJCl'alurn del -
SOTTO L'ASPETTO IG I ENlCO
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t'acqua e quella del cor po può occasionare una rap ida. morte. Wiel e Gaehm citano l'esempio di dtte gionni d1e pagarono colla loro vita la temer i~it di aver voluto prendere un ba:;no di mare a ,1oo. Le persone che non sanno nuotare sono più compromesse di quelle) clte, pel movimen to energico del nuoto, reagiscono cont ro il ralfrcdùamento pcril'erico e l'a('.cnmolo notevol e del sangue. Del resto vi hanno delle suscettibilità indi viduali spaven teYoli , dalle qual i i nuo tatori stessi non vanno esenti. Alcuni lli questi muoiono nell' acqua senza causa apparente: d'ord inario le vili ime sono sorprese da una sincope . Secondo i di stinti medici d'oltre Alpi, Tourraine, Bédié, (}Tandjux ('l), un sintomo premouitorio della sincope, sarebl1e un 1·ossore sca?'laltinoso dcJlu. 0ute, corrispondente secondo la spiegazione razio n al i ~sirna di Grandjux, alla paralisi v-Mo-motoria che succede alla costri~.ione ''iolenta per il fredélo dei vasi periferici; ma sim ile parali si può eflcnuarsi eziandi\1 nei cen tri nenosi. Se la ~incope si prodnce nell'acqua è possibile che l' uomo sparisca sema che alcuno se ne avveda. Allorquando si fa usci1·e dall'acqua il bagnante che presen lò simile rossr.re, non è raro che la :=:incope abhia luogo Llll.tavia qualcbc minuto più tard i, ma allora essa non presenta pìù altra gravilit che hl sincope volgare (Arnould). La durata del soggiomo nell 'acqua vm·ia naturalmente secondo la sua tempcralura, quella dell 'aria e secondo h. persona. In generale si rimane mollo lungamen te nel bagno freddo. L'azione to ni ca è allora controbilanciata dalla perdita di calorico che subi sce l'organ ismo. È quindi molto piit conveniente di non prolungare il bagno più di 1 O a 15 minuti nei fiumi, e meno ancora nel mare, non restando ferm i,, ma (! ) G nANOJ UX L EO:'\ , -
/) es li CCiilm l s rlrlcnninf.lj/UI' tes uains {f'OÌ(l/; el
we-
cèdli$ d' tme colo·l'isettion 1'01tge inlense rle /()u/1! la pea1tx. - (Ree. de mem. de méd. mil, serie XXX li, !Si6).
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OEf n'AG~l XEJ.!,A TllUPPA SOTTO L'ASPETTO IGIENICO
muovendosi oppure nuotando . Non nppena si risente un'impressione <lì freddo continna.. anche prima che si al• hin dei br i· vicii> fa d'nopo nscire dall'acqna. Crcòo int ttilo :wvcrtirc clte non si Lralla giit di quella prima impressione di r1·r.ddo clto ~ i prova entrando nell':wpHI. che si dissipa molto rnpidnmcnte. Dopo il bagno i :-,Oidati si asciugh eranno per bene, si vestiranno colla massima sollecitudine possibile, P ili hnoH passo riflnlreranno in caserma per fnrorire la rcnzionc. Il un;.mo non dovrit mai esser preso sub ito dopo aver man· ~iato, potendo in lal caso av\ enit·e serii inconYeni r.11Li (indigestione, svenimenti, sincope), ma ,-ih hcne dopo lrai'COrse nlrnetiO tre ore Jal vitto: l'ora più propii'.ia pe1· i uagn: i.· il mattino. Per le nnzidelte osservazioni , rim nne inteso che l'11so dei bagni freddi dovrà essere proìhilo a Lnlti i malaticci , convalescenti e elle l'acqua non dovrit avere una Lempernturn inferiore ai 20 centigradi . àl bagno oltre agli ufficiali del corpo, rloVI'it sempre assistere un uflìciale medico, come tl el re,;lo :-;i pralira e si ì.• sempre prnlicato a normn tlelle vigenti prescrizi oni regolamentari, allo scopo di esentarn Cl all 'immersione coloro rl1e venissero colli da momentnneo malore epre:;tnr tutle qnell o cure clte si richiedono nei casi di sYcnimenlo, sinrope, sommcrsione. s· intende da su che il medico dowit recarsi ni hagni mnni to di Lullo l'occorrente (eoperte tl.i lana, :;pano le tln frizinni, eccit:mti difTusivi, ecc.) ri con o~ci11 10 utile per ri r.h iamare la Yita iu coloro che ne fossero minacri:tti, specie Pf'r .s incope od a::;flssia, riCOITetHlo scnzn iud ngio. in rp1csti cnsi, alla respirazione arliflcinle.
NOTE DI GEt lGHAFlA ~mDIC.\ RACCOLTE DURAXTF. IL \JAGGIU Ili CJqCOMNA\'IGAZIOS~
R~ CO RV E T T A « CARA CCl OL O >• ( 1881-88· 83·84) DA l. llOTTORB
FILIPPù .RHO
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~ elle brevi stazioni di un ,·iag~i<) di circumnavigazione, colla smaniA e la t't·eLla nalut·alissime di vecloru un po' di tutlo, non si possono raccogliora oslServaztOni c notizie accurate, estese ed ader.ruate all'impot•la 'lza del so~g~lt•.1. E pet·ò queste note presenlet·twno lacHne t!i mnlto, e spropot·ziouatn parrà lo. bt·evità loro su di alcuni paesi colla prolic;sita tenuta rig uarùo ad altt•i Spello ai coll•'ghi, che l11mno o;;cas ione di fare dello lunghe ~lazJOni nelle r egioni più frcquf'nlalo dalle nostre na\'i, di s- l~ndere ùell~ mono~r·aflc compl••le di geo!!rafia medica, che po!'~ano P.sscr c u tili ai nuovi nrrivali. Se questo lavoro in,·ogli<.:t'il l'fUalcuno u fili' di piu e m egl ro, avrà raggiunto lo sc•)pO pe1· cui ru !!crillo ( l).
Jladera, (2:) 26 diccmot·e 18'1).
Funchal, piccola cilla di l UOOO aiJitanli, ù lo capitale di t~uesta bellisima isola , famo sa pet• il s uo YÌIJO e pet• il suo dima . .Ma le \'i~ne desolale .tall'oidio c dalla lilossct·a non danno li) È mio do•cre Ili rirordar<' rh.. :Jicuot.' .ti •ruc;tt.' uult• ~ono do>vull' :d •tut·
tor~ cav. Leopohlo Calahr-t•~. mcdi•·•• eli l" cla•~e. •'li~ ;~q•re m1 fu lar~o •li ron~lglio e di niuto.
zB
~OTE DI
GEOCR.-\ FI.\ llEOIC.\, "CC.
più p!'Odotti deg ni dell'anticn l'a ma, ed in t[ue:-li ultimi anni
c anche g i'ande menlP decaduta la re putazio ne ùelrisola come
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s taziono in ve rna le pei Lisici ; ior&B perclté la purez7.a e le rru alila a~elliche dell'a ria sono in!!ompalibili colla riunione di un g l'an nume ro ui malati. Tu meu ia vonno u ~faù e t·a non più di 300 forestieri all'anno, IR maggior parte inglesi, mentre s i dice che in a ltri te mpi g-iungcssel'O tl'inveJ•no fino a 2500. A ltre s tazioni invernnli tq;ualmc.n te buon•3, ma più vici11e e più comode, son sorte sul t.Ieclite rranco, f' la 111oda sempre più concorre a far poi·re ì\lllJera nel ùimenlicaloio. Del r c!:.tLO e natul'ale che un mnlato rinunzii volentieri ai tlisagi di un lungo viaggio di ma1·e, specialmente s e ~ i Lralla J i Lisi in s tadio avanza lo. Vi sono pero tlei casi di tuhel'colosi, c "Paci a lm e t~le quelli con Lenù e nza all'ernopLoe, che poss ono es;;ere munùoli a Madet·a con Ya utaggio a causa rlel clima mili;.;:-irno c gencJ·al menLe um ido: inlo!'no a l quale è iuulil e che mi dil unghi, pe rchf:: abbastanza l0 si conosce per gli sludii Il i mo lli autori c pt'es!'O eli 11oi del ManLegazza. E nolo come la popolazione intl i_,_:oua ùi Matlera cominciò a fo 1·nire un con lin geule molto forte alle mala llie tli pello dacché si !<lt,bili l a fama r limatologica dell'isola, faLlo ch e s i ci la fl'ù gli allri a p i'Ova della contagiosi tà della lubercolosi. La h·isle malaltia é fa,·o ,·ita nella sua dilfusio11 e do{.ili stenti e dalle fati c he ma l eelt•ibuito a c ui sono assoggellali i maschi. e 1lai lavori <li !'icamo e di tri ne a cu i !'i <ledicano le don ne (l). L'i mpcea LI'ice del Brasile, vedoYa di n. Pedro I , mossa a pietà tli tanta mis eria, fece della s ua villa un os pizio pei po''eri lisici: l'edifizio l- forse il più bello di Mader a, ed un giardino ameni s5imo ne l'end c me no dolo rosa la dim ora a~l i ammalali , cile vi lumno, prodigati dalle s uot•e e ùa1 m et.lici, le cure e gli ngi indispensabili a rallentare e r endere m eno terri bil~> l'incalzai'C òel morbo. L'ospizio pol'la il nome della fl g lia della f'onJalricf>, Jonna Ma r·ia Amelia, ch e vi 1110 1i. Vi e anche un ospedale munidpale "ituato n el Prado, ma le sa le comu ni son ma l ten ute; v i ;;o110 pet•r) delle discrete com ere sepat·ate pe•· i malati a pattameu to . (l) r,a popolazione tolalo tl oll'isola é di 100000 ahi tanti rirc;o; moltL;sim i eml·grano 0 1'~111Ìf:!TaZÌOnt' 1\ dìJ'{:ft:l SJWI'ln!Jll('Ji lt' a ll i' ]:l(J(t' :::andiiÌ r iL
è\O'IE DI GEOGRAFIA \l EO!CA, EtC.
S . \ ·incen.:o di CaJIO l'erde (1- -i ;.renna1u 18'2). Porto g rande, ollimo ancoraggio òoll"isola tli S. Vincenzo,
é mollorrequenta loediventa sompl'll piuimpodanloco me ~calo ùi a pprovvigio namento e ili ~oslù pet' le linee couHuercioli ft'a l' EUI'Opa e l'Amot•ica me rid io na le. La popolazio uu dcll'isoln è riuni ta lulla su questa r aJu nel paese t.l1 ~1indello e 'ive de l movimen to commercialo del porto; n:;ceudt> a iUG!t abitanti. f1 a cui conlansi 112 porlo;.rhe~i, z:, italiani e-;;, tli alta·o nozioni. Vi pi'Opouder a il sessu masc!Jile c he s upt:•1·a l'ullt•o d1 352 individ ui. Il vincolo mulrimonial•· é poco ~cn lilo; cio nondimeno la popolazio ne, compo"la di più di '1, rli 1wri o mula lli, é mollo prolifica. Im·er o, ud l~ O vi fu la propOI'7.ioue di un uulo s u ·14,28 do nne, compt'•:!'io l[uelll:l non alle nlla generaZione , e prop1·ia m e nle si ebbero GO ma~clu e 70 femmine, ossia in totale 130, di cui ben 8!) illegittimi. La cit'1•a della tnor talttà ò m ilissi rna: nel IHhO cessa1·ono dr "'''ere iG indidividui,cioéil 18,? "t •• dclln popoluzione. CircA la melàJei morl1 (:!2) è dala da bambi1H l't·a il l" e il i • anno d'ulà, o, sen ;-.n dubbio, questo bi'Ullo risulltllo lo si deve ulla poca eu t'a che la razza net•a ha dello pt'OJWia llgl iuobnza. 11 clima di S. Vince nzo .. buono, r elativamente alla maq~ior parte de1 paesi caldi, poichè lo pioggia v i sono ruN e poco obbonùanli onchC' nella stagione che è t.lolla caLli va. I mesi più piovosi sogl iono csse•·r dicc m bt·c e ~ellemb1·e, il rrimo .con circa n gior ni piovosi, il secondo con sei. Da oss ervazioni pl'alirale nel 1880 ;:;i rileva ch e la le mpc t·ul ut•a massima si ebbe " ' novemb1·e, t'agg-iunl!cndo 31ì·.~, della scula di Cels io, e che la minima, non minOI'e di 21",5, si ronslalò in genna io. La tem peratura media annuale l'i sulla di gradi 2U,Il. La ~carsilà dc liR piogge, l'allezza della lempora lu t·a, l'al'ldit.a del s uQlo non pe t•mello rt l.l vel-(elaziune t'igogliosa, e percio no n vi ba colti vaziOne di sot·la. L'occhio o ,·unf!ue divaghi non scor~e elle coni di vulcani spenti e slra li{ic.:uziolli tli ceneri e la pilli; u no spettacolo desnlauto che ha solo risconlr0 n elle costo oude e l'iul'se de l ~I ar H.osso e del Pe1'Ù. S ir F rancis Dr·nke, l'audace bucaniere inglese, ùescr·i,·c con paro10 di e nlusi&$m o la f1'eschozza e l'es ube ran za de lla ve-
30
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XOTE DI GI::OGR.\FIA )IEDICA, F.CC.
gelazione di 'luesLe isole; la m ano avida del colono pot'toghese le ha ridotte al presente stato spogliandole delle loro secolari foreste. Le allt·e isole cons ct•vano ancora qua e là nelle Yalli f!UR lche tratto che t•ammenla l'antica t•icchezzn t: el' a flot·a, e a S . Vincenzo si mostra un Yecchio tamaf'indo come una meravig lia. li popolino eh(' vive dei hwori del porto, si nult·e abitualmente d i una specie di min estt·a mal cOn!lila, in cui en tra , come ingrediente pr·incipale. il granone, che ,·ien (H'ima rrantumato in un ro:ao mOI'f.aio. Sono elem enti acccssoJ•ii di tale vivanda le palalP, i fol!iuoli ed allt'O ,·e rdure. Lu carne per· il popolo è alirn('nto eccezionale c, come le alli'C derrate alimentari, v iene importala da lle isole viciue. Le bevande più comuni, oltre l'acqua, sono la bir!'a <' t'ac•JuavitP, ma a 11d 1e di q ues te fa a meno buona par·te della popolazione. Kcll'i;,;ola trovansi pnrecchie sorgenti di nc(jua polabile, r.he ba!"le!'cbbe al iA popolazione ovc rosse incanalala e condolla in città. Le più ,·ici ne di 'iucste sorgenti sono a 12 chilometr·i dall'ahilato; l'acCJUEI t\ perrio oggetto di commercia e l'i vende da 20 a 25 lire la tonnPllata. I pozzi di Mindello rorniscono solo 8C'(U8 ;<alma stra. l nfino la popolazione fa anche ui'o di acqua ù isLillala, C'he le società inglesi dci carboni vendono ai baslimenLi in rada allo stesso prezzo ùi quelle delle l'<Ot·genli. Il climu, come si é accennalo, o caldo eù asciutto; l'isola non ha paludi nè maremme, le slrocle delltt cillà snno pulite, le abitazioni in genet·ale ben l~nule e di costruzione adatta ai paesi <·aldi, e per ciò le condizion i igieniche sono buone. A questo sem.a dubbio ùe,·esi l'est1•ema rarilu delle ma lallie da infezione; poc·hi sono in vero i ca!'i di l'ebbre tifoidea, pochissimo le rebb r·i m alal'icbe, e generalmente lratlasi di individui ello conll'assero la malallia sulla pt·os!>iciente costa afr•icana; il col<' l'a v' infìeri solo una volla (185fi); del lutto sconosciuta é lo f'ebbr•e frialln, Cf•Jantunqno non sio poco il traf'lìco con Le colonie f1·anc('si del Seuegal, che da molto tempo son d ivoutato un foco loio di questo morbo. LemalAlt.ie più ft·ecruenti sono quelle da cau"e comuni, 5pecialrnente t!ell'arparalo re::.piralorio e degli ot•gani della di gestione. Lu
ISOTE 01 GEOGRAFi A MEDICA, EC C.
numot•ose met'etrici n on vunno soggelle o.d alcun r egola mento sanitario, onde non fa m eraviglia, che la sifi lide Yi sia frequenLe in LuLte le sue manifestazioni. U n piccolo e misero o spedale pt·o vvisorio ricovera gli ammalali poveri che vi son cura li dal dolt. Cusladio, l'un ico sanilat·io dell'isola. Vi è però un ullt'o nosocomio, il quale rispondera meglio ai bisogni della popola?.ioue che va crescendo ogni anno.
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Temperatu·re mecl i e di S . T'ineenzo (1880}. Gennaio. Febbraio Mat·zo Aprii e Maggio . Giugno Luglio Agosto Settembre . OLtobre . Novemb1·e . Dicembre .
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1 'elitfJe rat.ure e11trem e.
Massnna 3G,5; m in i111a 21,5.
Giorni eli p ioy{Jia. Maggio 5; giugnb 2; luglio !-\; agoslu 1; settembre 6; novembre 2; dicem bl'C !l.
Pernamùneo (ùal 1G nl Hl gennaio 1882). Il Brasile, per la g t'ande estensione del ::;uo lcnilOt'io. per le diverse condizioni orografichc ed idro~ ratìche delle :>ut:> Pl'ovincie,presenla una g r·ande varietà di clirni, che s ono p el'èl tulli compresi fra i ca ldi, i caldissimi e gli a rden ti. A pt'O vat'e questa varie tà bu~<li l'accennare il fatto che le pio~gie (uno dei fatlot•i più impor ta nti del clima) a ella pro vincia di
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Df GEOGIIAYIA MJWICA. ECC.
Pernambuco sono frequentissime d'in verno P. rare d'eslule, 1nentrc succede precisame nte l'opposto per Rio J aneiro, o n~ ila provincia di .Ylaragnao avvengono con eguale l"•·equcnza in ambo le stagioni. Cosi pure le condizioni climatologiche del vasto bacino delle Amazzoni, che va soggello a periodiche inondazioni, c il cui spartiacque non si eleva in cet•ti punti a più ùi iOO m etri sul livello del mare, del1bono esser·e hen diverse da r1uellc delle provincie apparLenenti a l s istemo orogratico brasiliMo propriamente dello. · La cilla di Pet·uarnbuco conta J l(jQ7·1 abitanti, comprel'i gli schiavi, ed è s ituata s ulla foce del Rio Oeberibe, che divirlr ndosi ~u LL'c cAnal i :::cpara l'uua dall'altra le LJ'C pal'li dt>lla citlu conoscit!lc sotto il nome di ]{Pcife, S. Antonio, ,, Colonia l Habcl o Boa Vist(l. La pianura nei d in torni el i P em a rnbuco i~ collivnta etl ,., ondulata da piccole rollinclle, che sono lo ultime di J'oma zion i del s is tema o t·o~ran co propr·io del Bras ile. Lo. co rren~c aet•ea che segue l fU Cila de l fiume e le brezze costanti di mare m iti~a no alquanto il clima a l'dente, cruaJ.e dove• es~et·o 'JUello di un paese situa to ad s· ùi latitu,Jinc sud , e senzA dubbio vi contri buisce aucot·a la rigogliosa vegetazione del suolo fertilissimo. Da osser·vazioni latte nei Lre quoetieri della citlò risulta elle la temperatura ùi Colonia lsabel ~~ un po' pi1'1 dolce di 'luella di S ..\nlonio e di Recil'c. Cosi, mentr e la Lemperalur·o. mas;;ìwa (med ia di ;. nnni) e d i 33,7 pel' Colonia Isabel, p et• n. e cil'e è di 3::,• ,:3 e per S. An ton io ò d i 37, 7. La mediu generale ù di 24• per Colonia Isabel, 2G•,2 pee R ecile c 2::,•,5 per S. Antonio . Se consideriamo poi che la variazione media non supera i !)•,z e nelle singole stagioni i i9•,i, siano in do tti a conchiudcre che i l climn d i Pemarn buco oltr e di e::.: ser e &l'de n Le ò anc lte costante. Tali falli sono resi più eviù1~nli dalla se~ u enle tabella, in c ui son l'iunile lo med ie L<!rmomelriche di /~ anni (1876- 80) per i tre doni sunnomina~i.
NOTE Dl GEOGRAFIA :IIEDICA, ECC.
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Temperatura massima l> minima. Variazione estrema Temperatura massima r11eclia. . ~ minima media media " Variazione media Media invernale . estiva . Variazione. ))
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I venti predominanti (alisei) elle somano da E, S., SSE., dopo aver attraversato l'Oceano, ~iungono alle spiagge brasiliane carichi di vupore acqueo che ~i condensa in fo r ti e frequenti pioggie. Questo fenomeno, come già si é accennato, si verifica a Pernambuco speeialmenle nella s tagione invernale perché, per la mancanza di alte mon tagne, i venLi non deviano dalla loro direzione, c. solo d'inveJ'IlO la pianura relativam.enle f!'edda può condensare '[Uei vapot'i. A Pe!'nambuco è dunque sconosciuto quel caldo umido eli molti paesi tropicali che li rende quasi inabitabili per gl i eut'opei . 'h:cco riunìCi in una tabella g li ullt·i dali meteorologici che ca.rattel'izzano il clirna di Pcn1ambuco. 1876·77 1i877-78,18'i8-7011879-80
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Media
Pressione massima media 762,1 762,:! 762,3 761,7 761,1 • minima metlia . 760,2 7G0,4 7G0,5 760,0 760,3 ' Tensione del vaporeatmosferico 1V)32 '17,:30 20,62 20.05 19,:32 Umidità re;al;va. (~ell.in): 72,00 71,':> 73,3 7:!,9 72,4 1 Gio!'ni di pioggia. 2:31 11:3 170 18G Quantità di pioggia in mm. 363~1,!) 17!t2 q.!.(j5-~ 'l2')'i :f3·~ 1'J , f<5 ~
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Ol CJWG HAFJ.\ lJJ::DlCA, ECC .
In una città ove i caiOt'l sono co~i forli dut•unle la sta!!ionc eslha, e do,-e i ,·enli c<'slanti O!!lli ~~orno solle-vano 111 nu,·ob la poi vere cl elle strade, cuu~a cl i fl f1'Bzion i polmonat•i e ofLAItnirh e. sai'Cl>be nece~1"8l'in l'iri'Ì !tltZione quolidiana c l'ipclulo delle vie; ma l'acqua manca assolutunu·nlt> P fa difcltn per!'=ino pel' gli u<:;i domec;lici. l moder ni ig-iPnisli opiuauo pc;ser n c ces!>ario clu• in o::n1 cillì1 si cOJIStltuino nlmentt :100 lill'i nl rriol'll() (li" l' o~ni abitt.olc. Pt>r lo pnssato Il Oli era l'l'l l'O che in o,. la le i po!.i:i tli HP.cii'P non fol'ni"HPro JH'lllmcno unn goccia d'acqua . }i el 18 :1 pot·ò ti Cnn le di Boa Yi-<ll\ c·ostilui una cOlli· pug niu pt->1' la fOI'IIilut·a ucii'1H'•1ua pttlnllile; mn lu SI>Cietil so1·ta con pochi <·apilali C•)mmic;o l'et'I'OI''' di ra t·c i la\'OI'i '-li pil'dn di 6C01101JIIU: Utlo)kl'll luht li'OflJ•O l'<lrelti, dtt• facilmente c'oi o~lruisco11o, ::-i t·JsparmJò il lusso di un iug<Pg'ltl"t'e e, nnta con poc.:u vilul ilil, \'Ì\'1· una \'Ì lt\ ~leulu ln, l'orne11du uon JHÌI di 15 Jilrl al ~ÌOI'IlO [>el' O~ni AÙilaDlP. J>i J;!l.ollO rn~c ciii' !-OnO 3 Pct'IIUIIIllllt:n ~uln 111 illr- H lllO rol'n il c l l"tH'•Illn, e In m n !!g'ÌC\1' pUI'll' degli ahila11 Li ciP \ l} pt'(ov vedt•J•:-d alil: l'o11 lnn e p11hblicloe, le quali uC'I quArliet·c di ft•·circ ~o\'enli l'imnngono U'-ciullE'. l ,'e~errilJO C J l JUUJllliC•n.-;iune dt•lll-' (ogni' t' pure aftitlaln ad una C.O ill Jlti l!llia, la qnHit•, pBr J'nt•n una in.~laul'at/o ((!,imi.~ ]111ldar.tenlii>,COIDI1lc.:lùdullo ~lulJiliJ·•· nella tnO,:!!ior pa1·te doli~ coc:~ e ùe;:rh elitfiz.i' puhLhci ;.di art·at·ecchi ttlrouhci tldle la· trino; ma uvo,'o falLo i conti SC117.1l I'IJste, t\ioè ~en7.11 l'ltCCf:.!a. l lnhi di c:colo peeciò si oslntisconn e la cmnpug-nia 1\ cosln;llu a fnru cet•le vollf' la lav,,tur·a g .. tu•rule der canali, d DI'aule la qunl•~ operazitmc, nvcuùo luc•go pa!'-:>Hgg-io el i prodotti ~nsso~i nell'inlcrru• dPllt" ca""• !!l'HitJUillini (ICI' pet·icolo di ~ofl'ocai'C
sono oiJIJli;.:ali di ~cappurc in i~LI'Odn. ll ~isl••n1a ùi (u:.wuture a dollalo rPconlCIHCnlP dalla l'illù ùi I'Prnalulour., non ltn punto r ic;;unolo il l>IIO sollo':.'uolo; il sislt>mo dellu t·:uwhzzazwue ap plicalo con Jnc;;;o di ~pe"o o ubLon lonza tl'ncrJua. COBIC in qualcunu tlclle cillù euro1u•P, può tln1·e ùPi l'i;;u)lall '-uddi::lil· cenli. ma nell~ odtol·ne condiziont tli qul'sla c:tlà ~m·ehLP slalo moiLn 111'eft>t'ihi le quello dei pozzi nct•i amovibili. SOI'C!)be lungo l'enunh!rat·r le ctHI>~e che r"ndon o mnlsano 1TUf.>l> 11\ bella C'Ili<.~, la fiUUIC pC l' llllllii'I'O ili al)llanh c• )ICI' irn · pt1I'IHI1Zll COIIltnf'l'Cif'l~ è In l'CCOIId(l del um... ile. L 'anunaza-
.NOIE D1 GEOGRAFIA. m:o lCA, ECC.
toio pubblico di Caban1tS 1 per mancanza d'acqua e di sput·~h i e pet• il pessimo sistemo di cosll·uzioue, è Jonle inesauribile di miasn1i; o cosi pure lo ;:o11 n certi canali di navil!azione s econdarì in cui si a ccumulano immo uJizie c r istagnouo l e acque producendo un pulridumo micidiale. Esalazioni miasmaLiche si Pl'Oducono put'e i11 certi pantani csi:s tonti in prossimila dell'abitalo, e pet•o sono fr,>quen~i le l't>bhri Ji mal11ria semplici e perniciose. ~ei mesi più caldi la JissPnleria, •1ua;;i sempre con car·aUeri di r erulcnzs, col pisce tn olli iudi\'itlui, che (lenno u n f'orle conlingenlt> ngli uspedali. L a stagione delle pioggie faccmdo cl'lmbinre il liYello delle acque del sotlosuolo, segna sempl'e Ull r ialzo delle febbri tifoiùee e di altre mo.latlie infelli\·e. l~ tla JlOlat•si a lfUP.sto proposile che l'anno 18Ti, elle a Pet'llnmbuco fu Pslrcll!amenle secco (vedi lobella), tiO II f u runrstato rla geaJ tdi malattie d'infezio ne e si ebbero solo a Jamenla1'e pochi ca;:;i ùi va.iuolo e pochissimi di l'ebbt·e gialla. :Ma l'estrema si<'cita ie causò allora allt•i ~ uai, cbe snno anche oggid i oggcLLo l'ref}Uenle di <liscot•so LleJ:u popolazione. Dal me~e di a~os lo alla metà di novembre non caJJe una goccia d'acqua, la carestia infleri i n modo orri bi le, le çompRgnc viarse et•ano abbanc.!o· nale dagli animali e clnlla popola ~.ionc, c he si riversò ~'<nlla città per non soccomùet'P Ll'n1anizioue. .\Iigliuifl di persone reri t•ono nel viaggio etl al l1•e uw lle u Pernnrnhueo, do \·e giu n te emaciate dagli shmLi venne1·o ammucchiale in capanne di legno. La 1110ncanzu dei t·ornocli i'UilicienlL pel' si gran numero di i ndi viùu i COiltribui mollo od ag-gTaval'e i loro OJ.alij molli poi, con1u ,.;uole occ·atler e i11 ~imili c.:i rcnslonze. per ignoranza t·ilìularono il ;:.,ccur:<o dei mc:diei. Qunlun'JUe malattia colpi sse f"JLJOsLi emigt·uuli1 i l Lipo era sc111pre dci più gr•avi, e, non potendo 'luegli ot•gunismi eslemcali t··~agi re Yantagg ios amente al m urho, l'esito era qunsi "empro t'alale. Molli, fra quelli che p ill a ve vano r·et:.i~'<li lo allo c auso c.om uni di ma~llìa, caddero ammftlnti di hel'ib.,t•i. e ta le fu in un cert o tempo ti nurnero d i infet•mi colpili tla questo morbo, che, uon bastan(lo g li s tabi limenti su niL<H'ii ,Iella ci lta çtd alhr.rgat•li. i'uN>no mantlaLi all'Jsola Fet·namlu - l& co-"i della Eui'Opa ùet po,eri - ove la maggior pot·te guflt•irono.
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"'\OTf: Dl C.EOGBAFJ.\. lii::OIC.\. ECC.
Mal~l'&do
la lcmpet·atut·a eccessi vnllle n le cal da, la c illil d~ Pernamurtco sar·el.tbe r elalì ,·amen Le salubr e ;oe la <'alli,·a i~aene pub.UIIco non fosse causo t'Oslanle di mal::ania. Da ciò elle si é detto nou pu t·rà s ll'HilO C'Ile, nn!'J ro negli anni i n c ui la fcbbr·c gialla non "coppin in forma cpidem1ca, la mot·Lalilà arr ivi nl 40 ·;••. Tol:zo da una l'l'CeJJLP ~lalislicu ( t xRl-) alcune cifre che piu pOi'l-'<.100 inLCl'P.s-<at•e. Su di un lolalè eli ~~Ou mo1·li, B22 sono ul l t•ihuile n l ulJer colosi polrnortA I'e, !J a f'e l1hre ~Zialbl, 27 U fehl.H'f' uiliO!!:'l, 85 a f-,bbt•e eiA malaria, X7 8 fo•hln·e p·~rni<:io-<a, .i!l n hPa·ibera P 513 a ''aiuola . l l vn i11olo fa strag-i quul'li ngn i ann o pet•chè un solo CnJJtisario cmciwulor coii'PSI!.!UO stipendio di ifiOOO reis 1~ari a li l'e ~00. non pu«"o alleuolet·e a tuto vac<'iuAziono periodica tlu~li odulli. ~elle catnpll~ne potallmvalo Ili Jcnner ù a:;solutarnrnle gcon os<·iulo, c ~li nmn1alnli di vai uolo Ll'aspoPloti r1egli n~pe · dali dclht ci Yi pt•opagancJ il rn01•bo. La Yact·inazione ~~E'~sa so,·enli non è cmc11ce, pet•clw male si la raccolla e pe~g-10 la consN·vazione 1l t~ l pus vac<'inico, o a ~tlo non fu mor·a ,·ig liaclae l'innc... tn non alle<·thisca. :\ella mu~git)r parte dello cillà alelI'Amet•ica mer idiuno.lc i l fn1·aslicr o é colpito dal numet•o dei bullerali dal vaiuolo e di quelli che portano i segni dt ma· r1 i feslnzi0ni l erzia r•io !Iella sifi lide. Le 1·elazioni ra·c.lucnli coi pM!'i della zonA messicanu c,l a nlillena do,·ellero piu d'una volta e hon spesso appot•Ln t•e la J'e blm.! g iolla a li P cos te lwusiliane: infatt i v i com parve prr la pl'ima ''olla nPI Hi81ì nd Oli11tla (l), dopo roccupazio a u~ di Perna111buco da p:II'IO dci Porloghe!:'i. Ma d'allot•a i n poi non se ne fa prit mcmrot·io pca· lun:.:o ll'l\llO eli lPmpn, cioè tino ulla m c lù del nosL1·o secoli). N el 1 ~/t\J la d tl !:l di 13alaiu fu infe~lata dal • Rrnzil • prove11iente dalla ~uova Orlean~, e Hio d!' Jaueiro dal • NaYnrr a , provcnacn le du Hall io; lu m nlntlia ~ i csll3$C poi n Pca·nn m!Juco, Al Ps r•ù, ud .\.lf!Oas. l'l'C., fHcendo ovunc1ue 1111 ara n numt>r·o da ' Il lime. Tla rtucll'epora lt! m anifcl-'lazioni drlla i'ebhre ~dalla o Pernambuco son ,IJ.
Ila
rn
{l) [lifl,•ulo' l' illnJ!L'ill pro·~~·' l'Prwuul111~o. ullimn 1·esti~io tll',;:li anlichi <1•1r ol 1'""-'esso •lei llrasilc•. lotlim~oli ol:lnole•i. cii<' n•••mla 1,• lolt" romb~lluto• rr.1 lo- •lu•· D3liunl rinli l'
~01'E DI
•
CF.OGilAFL\ MEDICA, t::CC.
,·enlalc comuni e non é più poss1hilc aUrihuir lm·o un'ot•igintef-ilerna; la malattia è realmente diventat.u onùemica, poichò in ogni sla:rione si hanno dei casi sporatli<·i e d'e:stntc son frequenti le recruùescenzE>, che acquistano una ~t·antlu intensità e l'i vestono il carattere epidemico. l~ noto che la febbt·e gialla é, per co~i dire, unicamente endemica nelle cillA della costa, e che i gt·andi po t•ti solaml'nle divculnno focnlai pet·manenli, perché non vi mancano u1ai i quarlie!'i lul'iJi ove il miasma amarillico troni lerrenn fnYore,·olo al suo s,·iluppo; nella mag$iot• porte d èlle regi nui O\'e regno, basta nbitat\! in campagna anche presso il mn:•c pe1• andar·e immuni dall'infezione. Perciò, fJuando il m ot·ho scoppio in fo1·ma epid~:.~ mica, i ricchi forosLie1·i o molli pe1•namlnrclw:si lro::tportano i loro penati au Olinda o megliO a Caxun;.ra, luog hi eli villeggiatura n pochi chilomell'i d11llu cillù. Quanto al beriberi , lo ~lot'ia e flfl'uLlo t·occ nle. KE>l 1:-;:-J rt•a i delenuli delle carceri c.JJ Pc!'llarn!Juco CO IIIJifiT'Ve uua n:rove malattia fln"allora scono"-ciuta. Cuo. t·otnmbsiotw di met.lici, nominata per sluùiare la c!Ma, riconobbe lrollat>si di beribet·i. e dopo ò'allor•a lu slalislira ùelln muJ·Lalilù ùi Pt>r·nam!Juco contiene una cifra t·ispt"ltuhile t.li dpce;;;si ('t't' que~la malattia. Ciò non vuoi dire cue Cl'i"a pt·untl d"allorn non e:-t"lcsse al Brasile, mo piuttosto, r he, a seconda delln prevaiPnza ùei sintomi, i deces!'i di Lcl'tbel'i et•ano asrt'illi Alle afl'uzion i cat•c!iache, o del midollo !>piualP, o olle idropi«ie in f!etH'rP. Prima ancora che a P e1·namlmeo, nel l~ria a Hahi» r a tlenzione dei medici si rivolse ad uno malatllfl, la 'luule , i pt'esentavA con uno speciale quadro ~intomotico, !'t•uza che ~:<i potes!'e l'tubilir·e con certezza la diagnosi. Quolcht• anno dopo si rouslalo la identità dei sintomi di questa oscut·o malattia con quella tlel beriberi, ello I'Cgna da Leutpo immemorabilo nelle Indie Orientalì. Nella guerra del Paraguay l'esercito e l'armala perdeltero per essa gran numero d"u•mtini. Finalmente nel 1 SO una commissione gove t•nalivR, iurn ricaLn di s tudiare l'estell s ione e la gravità del mulc , fece couosceru che il beriberi è spa~so in lulle le pronncte del ,·asto im1wro. ~l' fa tnE'raVJglta che tanto tempo ;.iasi intlu~iaLo a rtconoscl're qnesli faW, gidcchè s ulla palogeuc;;;i c s ulla eziologia (lt•l beribet•i
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NOTE Dl GEOGRAPI.\c 11 EDICA, ECC.
furono enunciale dai divor:>i autm·i lP più opposle teo1·ichc o le pii1 svoriate opinioni. Il b 1~ribet• i è CfH'a Llei·izzal(> cli11icamenle da dislul'bi piu o meuo pronunziati della motililù, d~>llu sensibilita, ùolla cir colazione c delle sensazion i; a11eslesia della pelle, ipercslPria e pru•al 1si dci muscoli, !=<pPciolmente degli erli i11fedo1'i, cm·diopal mo e l' Umo r i cardiaci e llt'terioli, opp1'essio 11e pl'cco rdiale, edem i, anasat·cfl sono i sinlon1i pii'1 l'ilevanli. che si manifest<liiO a poco a poco S~'mp l'l} cres(·endo dt intem:1ta. É t'LJI) fatLia di decot"so c1·onicn o subocuto, e pu(, ~lss um~we la .forma idropica o t'dem(l!osa, ca t•ullt>r•izznla da sufl'usioni siel'OSI•, o la fO T'rn(l, pat·alitir:a n atr o.flca, Jn c ui pt•edomi nNn o l'indt!bo lime nlo della moll lik'l, opput·c anche una forma mista in c ui enLI'l\110 in scenA luLLi ~odesl i fenomeni. Lo rno1·laliL!l varia dal 15 al :!:, ' '· e son fr·erruènli l e l'e<'iltive sernprc piU. gra ,·i; ma i nuo vi arrivali s()nO r ispar·mi ttti, ed è necee-snl'io un ceno g l'ado rli accl imaruon lo prima dl esser s usccLLibi li di tl mmalat·nc. ){.H, sta1·emo ud ingoi l'arei ncll'anoli si di IIUt!Sli sinlomi e nella discussione della pulogenesi dell a rnal alLia , Lanlu piu elle 8\Temo occasione d i par lanre a lungo in altro luogo. Quon lo all'c~ zio l ogia , i medici delle colonit> inglesi ed olandesi l'allribuiscono in spccial modo o.II'Rlimenlazionc so verchia lnen le povel'll tl i !';O!=~ lan :te azo lA Lf', unllt'lmenLe al la rnancanzn di una buona ipiene. l medici bra,;iliani Ìll\·ece, ron slalanù o la rnalaLLia anr lte in fl CI'SO IW agio lc, l'igellano 'liH'Sla opinione e allribuiscouo quasi unanirnemenle uuu par te prepondel'anLc ai modifìca lori m cl eoi·ulogici , in special mode all'uroid ita ( !). P ct·ò l10 1l uisogna dimcnlicut•e che IH hasa dell'alimentazione aucbc .lei r icchi al Bn'l:;;ih.: é lu farin h cc o fecola el i 1nand iocu, la qual e nlalamc nle sosliluisce il pane. e la c81'ne disseccalo conlenenle sostanze albuminoidi dj qualità infe t·io re c d i dimci lc di g estione e d ussimilazio ne. Anche il
(l) A11cbe le navi <lr•lla mari 11 n. lmpMia le d:11100 O!:!ni ~u no un rorh~ contingent~ :t que~ta m:~latlh• ·~. , c.,ondo i m)IJ'OTII d•·i mcdu~i di Lurdo, i ltou.timt:llti
che t>fTrono minori ;.:aranzie rontro l'nmitlita, ' ' che sns tengono delle lu ng h17 can•pagne 11111ln. stagione• <kUo ping;!i.', so niJ 'JIIClii •·he nr sono più trtll :t::lia:i.
,
::\OTE Dl (,eOGn.u·u \I EDIC.\. ree.
fallo che a P ernambuco nel 1817 (annata e:-lremamcnte ~ecca), molli individui di IJUella populazionc rnt a ie o l'lama l n ammalaroo::;i di bet>ibcri, padu conlr·o l'opinione pr~Yolente al Bral"ile. Alcuni poi ~o.,lcng-ono clt•• la rausa rtsiedo iu un minsma di na tura ign<•la . c '1\IP"ti, rorr1c 1 faut ,., lellt> cau"e meteorologiche, !<i basano sul follo che l'impot'lanza dl"ll'alimenlazione non pnò ~piC!!81'C il lwncfìco cllello ù!'i ''IA::!:;ti anche di pochi chilomclJ' i. t!n cui !'>i ottiene snlillo un mi!!lioramenlo o la guarigtorw. ~I a "t 1 uo obhietlar,. eh,., facendo r1ueslo viaggio in r egioni u,..:nalmPnle umide p.) ove rc!!nn pure la rnalallio, il ric.ullulo è c>!wn lmrnLe b uono. Il fallo poi che, come .tappet·IHltn, al Br·as1le il beribert colpisce spec.ialmenle individui dali ati P5t>rcili ;.moùatameutc faticosi (facchini, ric•·hi tli""oluti, ecc·.) o TU•·lli cl1~ !JOilriscono in una completo inrrzia lì~Jcu (cHJ'Ct'ruli, ccc.), ci p are confermi l'importanw cziolodra rlt>l di-.~r-s to d i nutrizionc>; nc[lli uni pel soverch io "~P t·ci z io t• fncil,. elle "ul bilancio ft·a consumo e ripa•·azione ;:i tro,·i 1111 tlc_ltrit, nc.?li aiiJ•i il •·allentato J·icambio m!lleriale 111 un clima co~i caldo può condurre allo stesso l'ffello. Le ricerche nnalomo-pnlolo:.nl'be, l'omc nelle colonie tropicali dr.ll' !nghillcrm r dt>ll'Ulando, S(lnO state poco numero"~~ nel Brasile e non l umno ratkl avanzare il pt·oblema della localizzazione cl,.l be1·iberi. Pc••ò nel Gmpponc, ove lui mor bo é conosciuto col nnu1e di kakl.-e, il tlolt. Baelz, co11 nnmet·oso autopsie coneùate .Ja o::;serntzioni mirroscopicbt>, ha dimostrato che le peincipnli lt!;:ioni risiedono n~Jle fìbJ'c del «isterno nerYoso rcrJf.., t·icu c simpatiN'. c con"islouo in uno degenerazione /!l'tlllulo -g rus ~u dello. nt ie linn c un a pr·oltfera.zione nuclear e ncllu ~uni n a ti ello Scitwaun, comi! a n·iPnP. nella seziono dei ncr,·i. Il Bac>lz, b;~sondo~i " U I'JUP"le alterazto.,i anatomirhl', ·lieti e p"'r il pt·imo una sod.tic:l'a.cenle -spie gazione delle m alliù!;:tazioni clmiche Jet mo1·bo. Egli con"idcra perciò il berihcl'i r.om~ una infinmrnazione degenernth·a dei nervi per iferil'i c eon"Pguentemènle .lei mu.:coli,t' crede sia d'origine rniasm n tico, ' luanlunrJUC finora il rnict·or~anisw o parassita sfug!:a Alle invc:::ti!..ru~inui . Però !'e si con!"idcrn che anche al Gi upp• •llf' ti r ic;o è il prin t:ipale aluneuto <Ielle !'er-
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SOTF. DI GEOGI\XFL\ JIEDIC.\, ECC.
sone che van ::;oggelle al male, c he la so;::liluzione ol t'iso
di cihi più ozola li (carne, orzo, fave) è un mezzn impot•tante di cut·a . c tl1e infine lo stesso Baelz hA conslalo to nel beriberi w1n progl'c!'>siva dimiuuzi(lne dt>i :;lohol i ros"'i, -fìnc hè qu0slo parassi ll:l 11011 v~nga u1esc:o ~~Il<~ I:Jce - t'· lecito snppor·r·e c he la degener·aziono ncr,·co-muc:colar•e, dimostrnla dal do llo Lede~ co, ahbiu ol'igine da una dise1·asia sang-uig11R cau sa l.~l d<:Jll<) im; uilìcie nxa di al imeuti azotali. C•Jsi consitlet'alo, il be t·i he t•i en lt'e t·e Lhe, co me lo sc·orbuln •• l n pella~I'A. 11elle d i !"crt1~ie cuusu Le da ulimènLazione fJUulil~liva tn •mleo rynantilaliYumenl!:l incompJ,~ La . Cl1eccld· ne :::10., qucslu walallia, cl 1c per m01lo lempo s 1 eilcnne limilalu alle Indie nrieuLnli. vn t•ivenrlicA IHio il suo di rillo .Ji cosmopolili;;mo; col Giappone ha !!ià ollf'epos~ato i climi l1·opicali c v'ha c l,i a!let·mu (Pragf't·) cho lfl piit misere popolazioni rl ult'lelandu, delln lè ia nd r·a, Prussia ~ Slt>"ia sasebbct'O sc>vPz lli col pile tnol'lalmeute dal l•·rribile rnalot·r. Stabilimenti sanitari i. - Gli altcnali souo incar cer ati (ù lu pa1·olu nsata dall'lspellot·c di :-;nlulc pubblica ùotl. P edm de Allaybe L:Jllo Moseoso) ( l) 11egli tl nlicili e l'i><l rf'lli ~si lll i lo-
cali della Santa Cas a ùe 1\1 iser·icot·dia d i Olinda. F n spavento (ò l"ernpro il .!oll. M uscoso che parla) come 1:10 indi· di vidui J'arnbo i se~si s iano rin c ltiu~i in coo:ì piccolo !=paxio . .M u quel eh o è pe~gio,quegli 1nf'elici 11011 r ice vono quas i nessu na cura rnetlica c son" abbu udonali a lla fol'za ro er!icaLPicn dt>lla natura. Se $Ì eonsidez·u d u:, gli a lienisti stimano e lle il 40 •1. dei loro mulali sono ~tH.\I'iiJili, uben da compiangez·c fu condizione eli quei dio:graziali. Ulli ma mente con somme liwnile dalla carità pubhltca !'lt clietle pt'ÌIIcipio ad un nuovo manicondo; si corninciò la fabbricuztone tli tt·e padigl ioni, \IliO pet' l'amlll in isll·n:>.ion~, c he ru ler·minalo, e ùno u!lt•i per· gl i aliena li, Ji c ui pe rò, por· la mnucanza di capitnli, non ci sono fin ora c ito l e fondamenta, in Huisa che i poveri m~;:ntecaLli con · tinuauo a $-lare in cat·cerr:. L'as ilo di mendicilà da ri cover o a 200 povcr olli di avan( l) A qu~slo C{!'rcgio runlionarhJ »On tlov ute l:t m;~ggior f'arlc eli fj ncste notizio su Pcrnambuto, rhr ~on tratte da uu S Utl lltlo.l.rdr• nprc~rnlndc• '"' flr r,sitiCHIP. tln flr oL•iltcia, 1879.
NOTE DI GROG R:\Fl A ,\IEDI CA, ECC .
.\ l
zalu età, in cor te sale, ('he, ft·A !fii al tl'i r apiLali dil'eLLi , llanno tjuello gravissimo di a vet·e le lAtrine fclidiR><ime apr·en Lisi n el l'inlel'llO dello sal e str:::~e. Tullu qnella ~ente poi non si occupa cho da mangim·e e dortnirc , pcr·chè finora ue!>suno ha pensaLo a dar lavo ro n tnnL1 ind, vi,Jni . L'ospedale Pell ro Il ò nn impor tAnte slnbdimen to, che lolla con molle difftcolt.a, sp0cial mj•r•Le d'OJ•tline finnnzin r io,ma che tuttavia da ricover·o a.! un nurner·o ma!!giore di iurermi che non comporli l'a mpiezza Ile• patliglion1 esistenti . Essi son nove cou 30 lclli ciascuno, cho po,;~ono el'.SC'I' C por·toli fino n ~O (360 in tu tto). :'\ l!lla slagiorH' eli carc!':lla dPI 181i gl"infermideJlo !'i pedale solit'Oilo !in n n II)Ou. l.e sale ~01111 hen aerale ed il ser•vizio chnico e l'allo in IIIOt!o soJ.tbracenle. L e lt~ lrine secondo il solito lal'-riano molto a tle~itlcr:u·u, ma fJUPslo sat·~bbe un mele l'a.cilmenlu rimediabile . .\ P er na mbuco ~i sen te la ma nca nzu di uno spedalf' per le malatìie i nfetti ve, che ora con ~ l'll\'e danno dt'~li allri infermi ,-eogono cura te nell'ospedale Perlro Il. (Co ntinua).
RISULTATO hii, LI.!
ESPEHIENZE COLL'AH-. EN1C O 1
QUAL 1 RE\'~Yfll0 eo:Yflto L\ U\1..\RI \ SU ~ttLII~TI S'l' \~/IATI mL' f.~'ll.\lllll \TXETII NELL'ESTATE
ED
AUTUNNO
D EGLI
ANNI
1983 E
1894
(!: g1ù 110to da llllllto tcmpn che l'a•·senico, specialmente ::;a
Rmnmimi"lrnto conlclllpnJ·aneamenle nllu chinina. spiega una azionu benefìco. con tro le i 11t'e7.io11i malaricl1c e l'riucipaJmeHic contro lo aflezioui croniche di t[uostn unlura. PerdcterrHinarc se 1'8l'~tmico p-odn nnche ui llll'cl'ficacia non c::olo curaLi m, ma nuche pr ese•·vali"A da rotesl e malaLlie, "i l'OliO i"tiluiti nell'estate ed autunno degli anni J 88:~-1fl84 su soltlali l"lan;r.ioli nell'!'slwwio veneto nlcuni csperi10enli, colle gelatine ar~enicali del Do C111n, l'i'<J clli qunenl,1 dir·etli tl ui ùollori Scarp<l e St.occaùn. Trattandosi eli un rim<>dio, cl•e ancl1e iu minime do><i, se non viene amministrato ;~otto la continua e diligente SOJ'\'Cglianz.a
delle persone dell'arlu, pu!'l produrre nell'organismo pernicioso cousegueuze, l'l i reputò n<>cessnrio di affìdnrne lA somminislrnzionc al medico a di lasciare ai militari la. liber·tù ùi ~otlo por·si o non a taio e!"perimcnlo, per cui tutti quelli a cui fu amministralo l'i prestar ono \Olonlariamcntc e senza nessuna specie ùi coercil:ione. In ambedue gli anni si scelsero 100 soldati dèUa 2• compaguin Ji di!:=ciplina lutti nelle uguoli condizioni e tuili parimeuli e::posli all'infezione malnrica.
RISULTATO DELI. E ESI'RIUE:.\ZE CO I.I .'AliSE~lC0 1 Et.:C.
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A 50 di questi si continuò, in ciascun anuo, per il quatlrimestre lug li.o-oLLobro l'amminis Lr·azione dell'ars enico a scopo pr eventivo; agli altri 50, destinati a solo esame eli riscontro, non fu somministrato i l r iulediLI ( t) . In tutli questi esperimenti, cotue in quelli Ct<eguili dal dottore .Magnaoi nel 1 88~) s ulle guardie ùi finan:c:e in CerYia, nou si verificò in media aumenlo del peso ùel corpo. Il doLt. J)Jagnani attribuisce questo rntlo ~ all'aumento eli lavoro e di fati ca a cui sono assoggellati gli agenti dur•aole l'esb1le •, la (]1tale spiegazione può ragionevolmeule valere andiC~ poi m il ilari. Ecco ora i risultati ottenuti. t lt1M
1883.
Nell'anno 1R83 furono sotlr>('Osti ad e~porinwnti JOU soldati. dei (juali 50 erano stati immuui da lbhi.Jri malariche e 50 era no già stati colpili da esse in e poche pr ucMlcnl i. Dei 25 immuni tclte preE<e1·o il presenalivo) furono colpiti da febbre N. 8, di cui 4 r ocidivarono dnn volte cd 1 lre volte. (t) Le [;elntino Juro uo dislri lHti l!l :o cinscl1~du roo tkl l rnildico, il• tlla le n dta per •·oJta no son·!'"~liava kt dc•glulizionc. Dc•l rc.;lo. sit·c·ornè i utilitari "rano liLcri di rìflul<tr~i all'o> tltJrimon lc\. llù rt v·~m roC·Jljiiii'C ntl(iouc oli tTcdr,r(' clte usnsscro la snperchlcrla di nou ill_,\hi<~llirlè. ~c·ll<l :<ttmmi nislrazioow ~i u•n nc il ru nclo se• ~onte: nel rrimo gioruo si fucommdu rou tncz7.t) qn:tdr:~lo'lfo, twl ~ecourlo ur.<l diviso In cluc ])arti cl:o pretHI••rsi do jlO i t·anei (co nlcut•ncto O(;tli rna:ldratellu ti LLe mitligrami di nciùo :tr~enh»•)): w·l tt:'I7.0 uno c wcno, cio.! uno nlf;~ mattina e mezzo nl ÙO j)lì prnnzo; nt•l tpwrllt tlLt~, ila prcnlkl'lli uuo nlla lllatliuu etl uno
al do])o pranw; nel qulnLo dne ,. mezzo, uno c mezzo al kt t un U ìn~ t'c i 11110 al dopo pr,mzo; noi :;c:sto trr., ··lot! uno u me7.zu ••Ila utnltlna ètl uno c mPzLo il dn('C. pranzo; Ilei ~oLLimo t re e onuzzo. cluo; o Ila malli ua O<luuù e mezzo ;d t lo {lo prl\nzo; neil'othwo;riOrni' tJIHtltTI) llil'i<i in tlnr• '<11tc ,cmpre do("> con.;umati i ranci. Arrivati a qn e:;to jlttlllo SI llO illi rlllli (l liislriJ.mìro rrunttro qmulmlr.lli al l(ÌilrtlO (ler Ci3SCWl so hJato, (ltt<: nll n malLi 11 a c dtttl al tlojlll pra otzo. Ad alcuni ruililnri fu ll•'~CSS:trìo di so>pNILit•rc per qnalcùc rtionto In ;ornmìni~tmzione delle\ golttli tlo> at·smliC<tli a c: . ;;lc.o~w di cl istnrl il ~astro-l lll,.; tl nnll , il Che dimostra :mcom che il rlnll'dio <•r;• nou ,;jr lo •l~~lutito m.t eh•' SllÌCI\"31':t nell'organism o In su n azione •·on:motn, l) t•~r 13k motil •> non si cro·rloi (lrtul~nlc di Cll trcpassnre la •losP di f(Uallro Cjltafiratd ll al f(ir,mo.
1\IS!.:I.TATO
!l
Il
Degli altt•i 25 immuni (che non presero il preser vativo), 13 fumno colpiti ùa feiJbri mnlaricbe, dei quali 3 recidivarono due volle e 2 tre volte. Fra i ci11quantn, che a ve vano giu so ffe rto !"ebbri malariche, ?5 pr eser o le gelatine arseuicali c di questi 11 furono colpiti da febbri, di cui 4 rccidivarono due volte; g li altri 25 non presero le gelatine e di essi soltanto G rurono colpili da febbr i. d i cui 2 t'Ccic.li varouo tre volle.
Dei .iO assoggettali all"amministraziooe ùell'ar.,;euico, 25 erano stati sempre imMuni da febbri malariche e :2.:5 r~ 'c rano gia slati colpi li in epoche precedenti c l'i ebhero i seg uenti: RIS ULT ATI.
nei 2~) immuni furono colpili da l"ebhri N. 6 RimAsero fii'<?Sert•ati . . . . . • . . . . . . » IV l Jei 25 slali in p receJ.euza affolli da fehbt·e non e bbero ricadute . . . . . . . . . . . . . . » 20 v·urono ripresi da febbre . . . . . . n 5 Dei !'iO non assoggettat i all'arsenico, 25 non et'!mo stati uHli a ffelti da l'ebbre; Di' rJUCsli 2~>. fnrono pt·esi da febbr e . . • 6 RimRSero immuni . . . . . . . . . " 'l() Dei 25 gia slali colpili ùa reùbrc ricaddero " 5 RimaEero immuni . . . . . . . . . . " 20(1) Il doLL. Mag nani afferma che ;;u H 3 che fecero la cura nel 18F-fi, soli 15 entra rono t~ ll'ospcdale pe r l'ebbri m alariclJe (cioè 1:3,27 per cento; mentr e su 3G cliC non fecet·o la cura se ne contarono 11 entr·ati all'ospedale con febbri (cio,:, 30,5Cl per cento). Egli soggillltge: « Ad onor del vero però bisogna a ggiung ere elle s i ebber·o a cura1·e molli casi di l'ebbri leggiere, (t ) A dimostrar~ l'esattezza con cui fu rono falli questi ~ultino gli all~f-'llli A o B.
cspcrim•·nti, si con-
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che cedettero subito ad una o d ne dosi (li vino chinalo, e che non si dovettero r imettere ne ppur e all'ospedale " (l). Pare a noi che il non aver compreso nelle suesposte cifre questi molti casi di febbre faccia pe t'dere mollo valore all'esattezza della s ua s tatistica. PI·escincleudo dalle difficolla pratiche, cll!.! t1·a ttandosi d'un rimedio qual' è l'arsenico, devonsi inevitabilmente incontrare per applicar questa cura pr eser vo ti.va ad ioti ere popolazioni,(:!) gli esperimenti finora eseguiti nei w il ituri uon sa l'ebbero per ora tali da incoraggiare, come sar·ehhe <.lesider abilc, le spnranze concepite mercè l'uso eli questo sistema presenalivo. LA RED.\Z!O:-<E.
(i ) Att~ <!ella 1·eale accaclemia rl ei Lincei, rumo !SSH&!5. Vol. l, f<tsc. 27, pag. so.~ . (2) Poicllè sarà molto cl iflìcilc che >JtWsL' ,unministrazione ncllt1 rolnl<" d•lsi sia sc.mpre Ja tt~ a ciascuno, come. ne ll~ cspt•ricnzc cscf(uite in Chio;(gi~, ll:J 111 1 , mcdlco, il quale ne possa sospendere l'uso tosto che il rimedio t•rod\lta fJI I:<Ic liC sintomo molesto.
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ELENCO n•Jmin"livo df'rJli illllil'icllti 1lellct 2' tOIIIJiti[J nia di tlisciJ;IirH, SI'IF.G.\ZIO:'\E IlEI 1-l. Es.d1 1 ~0 ù alla p resa . -
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tl oltlrO al lo •t.. noo. 1 Il~ a,c:tl<to Pll t r·:oto ail 'iuf il<'r IHJiirt' L'S ùcllo:u,;citonc. LI 9 :1!(osto crltrat.o ail'inf•lrlllo'rla JWr fèLhre n•umati~:t- 11 Il IG oll'lto useilo n... Il J:i SClll'tubrc ricnlrato,·i per ilolèrtlllltéll ln, Il 2rt ci o•Uu ll't:ilOill'. Il to a;ws t.:o l'Il i ralo ;tll'rll fe ruH·rin 11er fcloh ro. 11 2i tlt•llu 1 usci ton<•. Il ~!! detto ricntratol'i !lt'r Cebhre. Il i set· l··mlor,• u,o·llo nt•. Il 19 tlellu rièlllrHlO\'I Th'r febbn•. II GO!IIIIoruusoi tont•. ll IRdctlo en l r;o l ovi JIOI'CODI' Ul- 1 sionl. Il 2:1 dwllo lltil'i!OIIe. 1.' Il ;rl(o->11.1 entralo all'i11f~ruwrra per f··L·br., ~_t<r$lrica. Il L5th•llo u,;t:llmw. Il ':!0 lul(lio cnlnllo ;ll l'infom n rl'iro pur dì:trrea. Il '27 dL! LI.o II Scitrmc. Il 311dc llq r ie!llnilln' l l'!'r intermillèule. Il la ai(Ooln uscltmll'. Il 13 «'llPmhro ricutrat.,,·; Ju•r fl'hi>rt). Il 211 ckti<J ll'l<'ilvru•. Il 9 ol lohro rlo•n tra l•;vi f' t'l' inl ermilll•nto. Il 2Gunito uscilonc . Il 1:1 luglio •·ntmtu nll'lurcmwria J)t'r adenite ::inliti<'a. 11111 u,:osto u:n·itorw.
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1US ULT.-\TO N. 25 Individui immuni da febbri di confronto ai primi 25.
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lore ~t ginocchif> <iuislro. ~7 •letto usdton••. :; ot LtA~re rir•ntr:IIO\'i (Jer interrnilto•ntc. Il H rlc•ltn u~citnue. Il 15 eletto ric•utmtori per cutcrmitto•nt.•. Il ~ drlto uscitunc. Il ~ ageo~to fllllr:tto nlriofo•rmc,.ia pc•r felchrc rc•llmalic'a. Il :11 d!'lto u~ritune. Il ·~ ottohrc I'Otrato t~ll'iuferm~:rh r•·r intc·rrnilti'0!··11 19 eletto mwitone.
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Il 16 :;ct Le111 brc• 0ntr~Lo all'in flll'llluria 111'1' fcl ohro rc•umatic:a. Il t:J detto ustilonc•. ti \1 nt tol or<> ri""tr:•L•H'i flnc· intormittunte. Il 17 d(' t.to IISCilrml'. Il :l5 !ietto 1 ~ ntnll o all ' o.>ll{'(];l lc militam di Vom czia [H:r ill lt:r-
lllo: lt l L11lgi . . . )l;~t• xo c:ùil1 . . .
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Potc·ax?.oli B~llccll'lto Pra.Jdn f:.'ltllìO . . B.tzz:uco Franct'1WO . Ru,;..;o 1• Culo
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ruiltento:. Il 17 settemb re ecll.rato all'infermeria per fcbhc·o r~u m~tica. Il 23 detto u:;citone. li lih•ettrmbre rntrato al l'inf~rtuPri:l (Je r c:otarro ~as lro mtl'sl ina ro. Il IY detto uscilo nu.
Il 29 :J,_:o;;tu Plltra lo all' info•rml'ria fl"r congiun ti vite so·mplict•. Il ~ seth'mbrc u,cilonc.
Il lll lu~lio o·otrato alr i11f~rmPria p4'r seu lo cronio·l).
Il 2:t tiC! lo usdlonc. Il 4 ac<•JSiot l'nlrato all'osjh'olulo m ilit.;oro• •1i V•·nezia (1tlr bl~nvrragia cronic:o. l :; IJItabro uscilone. Il 23 lu!!:lin entmto all'infermeria per intl'rmittl'nte. Il !l OC'Ilo u~cilonr•. 11 e ottobre rient rato\ i t•er iul<'rmillente. Il ~ d••tto uscilone. Il :?5 ottobre entrato all'infermeria per inll'!rmitlenlè. Il 1• no,·enchre uscitonc.
DELLE ESPERIE\Z E COI.I.'AHSJ!:NICO, ECC.
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N. 25 Individui non immuni da febbri di confronto ai secondi 25.
\XXIJTAZIOXI
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l Mngnallit Pas((uale. Mlnuin o l<rancesro.
.\lnnl!tii;Jlft Siro . . Mal(a:rhuli Enrico . \llnr:lat·cll l nouiam.
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P.tll'lrPih GIUsrjlJIP.
l•wzioo;i GPn'aso. ltr1~pu t:ia•:omo
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n 19 fU{(.fin t~ll l ralu :lfl' ifi[OI'IIIOI'Ì:L JlCl' gas ttk i$11111. Il l 22 deLlo us<'il on•:. Il 2:; ottobre l'i cnl·ral oYi P• ·r rcu·
matismo.
\;.rrirnuo .\ nlonio 1 l'url ••lli \'iuceuw t htunl l~:uazio
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11 2 setUlntiJTI' all' inrcrmcria in os.<rn·aziOil•' per [()h!Jro. Il '• , h'tto usritone ""nza :l\,... ,.;oJrri'L(I morbo ak tl ll''·
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L' U ottubro ••u tral••·:lll'inf•'l'lll •'ria per inlcrmillent~. IJ 13 d1•ltu li'>CÌI<JIII'.
n 3 ap:oslll <'Ìllmtu :rll'inr~ruwria ,,l}r i><:hi~l!!ia. Il 17
detto uscitone. Il ~ -•·ltl'ml,r•' rientra l m i p•·r •·ane•·Pna alla ~aml•1. Il G •lt•tln traslocato all"o<p•··lalll militar<' 11i Ve1u·zia.
11 31 luglio rntr:rt(l llll'h •f•·I'IIICri:L P•'r tle!Jolr7.7.:l. li 2 agosto u:-riLOJI<'. Il 2 11ttobrr rientrato\ i rwr· inlt•l'mittenLr. fl G "•'Ilo n~rilrHH'.
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Pltvan Cori olano.
111Cm11Ului Cu rio. Mllrchetto Elisco Mli l'n~lu i
l.ulgi .
Il 6 ot tohro ~ntr·ato a l l' i n l'~:l'llh!l'i:l 1wr )!a:: trit'i>mr•. Il t& 1lll llil u.-r.ilull t'. Il l !) ri<'Ll •l ri•·ntr:d.uvi lh'l' ìulllt'mitlenlr. Il 18 luglio unlral'o :lll'inrt·rm•·l·ia [Wr diarrca. Il :H •letl o
ilum:ont> 1nlonio Hnnolini non1enico
l~;l \'ICI h Giov~onì ~ehi•·r~ \lariano.
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SQt tota<a Giacomo.
U~Ci!OIH'.
Il n sellt'lllhrn ··n Irato ;ofl'inf•'rmcria per in!.'nl)i!tcnte Il 1° ottohr~ n:wtiOut·. Il 16 tletto rientra tu• i I•Pr iutcrtniltt·ut•·· Il :1:1 tlt•llo nsl:itnrw.
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Sant11ro !•Domenico Torrt• Silwstro . . ti 23 luglio J'lllralO all' infPrlllCria (ll'r Ce!J!Jn• I'I'UIU:ltica.. Il 'o a.zo,Lo u;c·itun1·. tltt detto riP.IIlmltl\i pèr inlermìltPnl.t•. Il '23 tlellu IISCilllhl'. Il ::li clt· lturi••ll - ~ 1 tmtovi l•èr internull<'" LI'. Il ~O tl>'llo tr;~slo•·:l tu ~Il'" spedaio rn i lilar" di \' ••nrzin. Il Hl .;r,l tewl ore usdlon('. •l
Il~(.onò ~ol~crclii Giovaru1 i. Nicola . . .
- l Dim()s tt·n.zione elci C OIIS.UIUO .. Era la rimanen1.a n1 1o Ju"'liO 'JUndrate!li arsenicali . ~ . N. 781 •;. '.\ ' :-;. l!i CfJH:t<il'l·tiJ ~~ 1/! 1 ~\1 1.<! tlall osped. militare di l ormo 1 Jllndra~lli arscnu:ali • !GiOO • .:!_3~ . lotale carico • li481 •;, • 319 i ti. 3~ t':. l'!.:u:lll' \ itl. 3G 'tt D"trlLuglio ~ *~36 • 1 a :.:••lallnt• l•uill> \Agosto: : qua~ra - : 5i30 ' irl. :~1 no! Settembre telh arat.ofluicnli l~ iù. Hò •lltottobre. : sen!cali • iò. M • G8 ') 3-'~9 distribuito • H481 •;.\ itl. 31 '/ a Dcduces1 il caricam~nto • t748'• ';~ 1 Il 3~9 id. :~. Rimanenza • - - - - ; itl. Citil>,qgin, l i 2 1J/Iob1·e 188'1. Il .1/l•tlìro 1Ji1't•t/r,,.,. !l,·l/'iufi•t·w rrirr,
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RIVISTA MEDICA
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Teoria della febbre, pt'l' il doLl. Ono. - (T!te l ancei, 21· oLlobt·e 1885. Leading l'll'licles). LA leoria della febht'o por;;e il principale at'gomenlo al dott. Ord nella allocuzioue di aperLtll'a della Società Medica, argomento che il redallot'l! del Lrmcet chiama a t·agtonc uno dei ptù impot'lanli problemi fisiolog-ici e clinici, che pO!'St1 presentarsi allo sLuJio ed alla di:.;cus,ione del medico. La teoria della pircssia, soslenuLH dal do tt. Ot·d, può essere designala quale la ipotesi del la in llucuza della innct·vazione LPofìco, e con lt•asla pole'nlcmentu colle leot•ic della r-ecessiva pt·oduzione e della diminuila dispersione del calore. l\ el suo indirizzo il Presiden te della Società .Medica informò i suoi uditori come egli si fossù ap pagato delltt teoria della combu~tione in rig uardo alla febbt··~, fìnchè gli occorse di leggere la nola del dott. Burdon Sandet·son sul processo della febbre, pubblicata nel 11315 (1). Una proposizione, che è Jn·czzo dell'opera cila1·e di nuovo da qucsla,saggia nola, ~:;uona srccorne appresso: •< La conclus ione gr.nerale. alla 'JLIOle ci cond ucono i precedenti fattori at·gorncntativi, è di a lla i mpor·tunz<~, cio0 ell e, abbcr~chè la p r·oduzione di calor·c in un individuo i'e bbr·icilaule s in écccsl"iva, se si raffronta colla produzione di caiOI'e di un individuo tenuto a dieta febbrile. pur tuttavia non è in modo alcuno mal?gioi·e della produztone di calore, cùe si avvera nello stato di salute. Il doll. Ot·d dichiarò come egli fosse tot·nalo a leggere p1ù e più volle rar•licolo del dott. Burdon Sandet'son e che, pur e essendosi diretto in proposito a parecchie autorità nella malet·ia, egli s i trovava coslt•eLto ad ammettere l!he la (Il llepo1·ts o{ 1/w illediocll ()({icr.:· o{ lhe Prir!J Counid (o•· 18 i.i.
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teoria della aumentata combustione era una spiegazione insufficiente. Un'acconoia illustra7.ione, for·nita da un proces!:o <iomeslico, pose il dott. Ord in condizione di d imoslt'at·e innanzi ai suoi uditori un metodo facile per compr endere le vedute sulla piretosia , che egli era disposto ad adoUare. Un bacile meta llico contenente acqua riceve calore du una fiamma sottoposta, ma la temperatuJ'a dell'acqua non monta m&i ol ~t·e il punto di ebollizione, finché una porzione di acqua rimane nel bacile. La evaporazione compensa sempre per la sommo del calore assol'hito. U n fallo parall elo venne indicato tra questo fenom eno e le norme della tempet·atura nel cor po umuno. Se la evaporazione dell'acqua nella illustrazione famigliare del bacile viene impedi~o da uno strato di olio s parso sulla superficie dell'acqua, la ~empcralura dell'acqua monta, {!Ome monterebbe il calore del corpo nella ipotesi della riten2ione di questo calore . Se tutta l'acqua contenuta nel bacile è ·lasciato libet·a di evapor a re, allora il calore fornilo al bacile non è reso più a lungo la tente, e la tempet'Alura del metallo aumenta rapidamente. Ora, il calot•e non essendo consumalo, non essendo converti to in uno forma latente di ene rgia, rimane libero o c in ~tico G riscalda sovrabbondan temen to il sistema metallico. Cosi, come venne in proposito argomentato, nel processo febbrile dell'organismo animale, il cnlot·e P. fornito dal metabolismo d ei tessuti, ma la costruzione è sciupata, non v'ha integrazione e consegnentemenle non coni'lumo di calore, ed il cor·po si sente più caldo dell'ot•dinario. Appunto in proporzione come il calore non viene r eso latente dolla coi>lruzione di nuovo materia le co!'i esso montu, lt'al"moda e l'iriscalda sovrabbooda n lemente i tessuti. Ora qui sta la que-stione, la quale l'Ord non toccò, ma che è pur degna ùi molta attènzione, e ch e fu chia•·amente in d icala da l ùotlot' BurJ.on Sandet-son, e questa è che noi s iamo completamente all'ignoto del modo di comportarsi dei tessuti protoplasmatici sotto la influenza dei differenti g l'adi di temperatura . A r endere ~le idea più pian a, noi dobbiamo form ula re la seguente questtone: « Quale è la proporzione del metabolismo ad una temperatura di 10t• Far. ? L'aumentato calore del corpo, alla
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"Ua volla, accresre ancora di ptit il pt•oce:>!<o ùi!'LJ•ullivo, dal fJUale dipende la proùuzwnc del cal0re? Alcuni anni indietro. nella dil"cussione sulla untu•·a dPIIa l'ebbt·e innanzi una di'Ile f\Ocielu scientificlJe, fu mollo conteo::o, •> primo il J\lut·chison !'CCSe nell'agone, che i pl'OCCSSi CO struLLivi fossero !!>cmp•·e Ol'compagnati dA pced ilt\ di ctdnre. \'ennP pure ronleaslalo che llllicamenlc i pr ocessi .J,~trulli\i polcl"sero tflwe origine olia febbre a umentala. r .. ,·a lt•·o non poteva esser pcmlcssochcque"l"' prnpo:>izioni compl,meolari fossPt'O acc~ltale l"cnt.o opposizione. Abbenchà i piu tle:rli arg-omenti fl priori.,. più "'pe<'ialluenlc la dottrina delll-1 COOSCI'\'S.ZiOOI' tleiJ't>ntrgw, St'-ntbJ'liiO 8f•pog~iare la nozioni' che •·oll'aumento in allo v 'lt:l :-I'OmpAI'i'a òi en..-t·gia ciuelicfl, JIUI'f', siccome il ùnll. Ot•d as,-cl'i, non ,.i él'i'lllO 81'gomeuli a fiOSleriori O falli ~JIC fÌIH CI1 lO i i l1 (' l'O VII de]l'enunc·ialo. A meno, in,·er·o. che Yogllusi accelloJ'I' luli l'atti come possono eE~scn•e Lr·ntli dtli fenomP.n i dd cAlor·c del cn1'po presen la li dut•anlo Il sonr10 lauto a rlifìcia !H che naturale. In connessione con CJP, è pbl' noi :::urfìcienle t'i"olg-ere l'alll'n:t.ione olia possibili lt~ di motlitìcar·c lll "ariazionc ~1ornaliera dPIIa temperalur'S del corpo. Il doll. Ord IUl p1·atiçato lalune inlet·esf'anti iuvc~ligu7.ioni "'llllo «lato della lt•muet·nlura delle l'rulla in r•:rv!!lw. come i n:trnwli cd t hananr. La conclu'-ione gPner ale, alla quul•• t>g:li ~iunS~', è che la rlimimtiL11 lempe•·aluJ•n ossel'volA 111 'Jilelle t'J·ulla od in parti tiJ ft·uUu in Riolo di tntllura:ttone. t~ do nU1·i . huirs i non g iù ad alcunn perd ilu di eu lero pl·t· l'Ì><ttllontcnlo rli evaporazione, rn11 a poE~iLrva scomparsa di Cfl](ll'l', ..-sit., del pr ocesso cosLr·u ltivo. In hr·rvc, il motlo di vcrle1·e d·•l doll. Ord. e ,.j può a!!'g"ÌUJt~··r·c t!'Jetlo ti el dvtt. Ilr'<)8dbenl. sullu lll3!1Jera onde si produce lo p1re~eia, si riepiloga co1r1e sc~uo: " Il s•stemR nervCl~O llit·J~e. !{O\'ernn il cosll'ullivo Al pal'l che il tlisLrullt vo met.ubolisnto d t! l col'po, nella fcbbJ•c le fnJ·zp nervo!'.!' ;:ono viziate, de"iotc>: Cfuc,:le 111111 perduto il polcr~" dt quidRre più a lungo le meLamorl'o;;J dei lt>~suti: i bocconi souo allontanati. dalle /,occfte dei f!l'oce:ssi mo/ecolari: la dislt'Uzione aumenta, la costt·uzione dmtinuJ!>Ct>; il pt·imo proceE~!'O fornisce il calore, e, poicl: é In iiiLOgi'Ozionr. P. scemula, il calot·r' cinclico
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non ~i trast'orma, e cosi l'o1·ganismo manifesta più alla temperatura che nello <~lato naturale ». Per fe1·mo che l'interesse delrargomento è in ragione tl1relta dellu sua diftlcollil, specie al riguardo di pronunziarsi pel' un snutlicio. ~oi studiamo l'•mpo1·tante soggello, lo segnaliamo alle investigazioni dei colleghi ma non ci sentiamo di risolYerlo e neppure di accennare allo scioglimento del r•·oblema Dott. F. S. coll'emettere un'opinione qualsiasi. Edeml perlferlol di origine nervosa. - (Journal rie nv'dèeineei de chiruraie. - novembr e 1 8~5).
Il Weill ha studiato in una inle••essanlo memor·ia certe forme di edemi che possono verificat•,;i in seguito ad aller·a · zioni nervose, e descrive subito quelli che manifeslansi talora consecutivamente ad una lesione, specie traumatica, del sistema ner•voso perifet'ico. Questo gener~ di edema ha una -data ùi apparizione var•ia, potendosi p1•esentai'e alcune Ol'l', al<'uni giorni od anco alcune settimane dopo iltl'auma: eù ora ha uno svolgimento v-Rpido, di oroj talvolla invece pr·ogredtsce l.e nlamente. pt•ogressivamente. Spesso !imitalo alla zona del nervo leso, in altr i casi si a dtlimostra nei LCI'I'ilori più o meno litnHJ•ofl. La sua pl'odu~ ione può coinciùer:o con la co m~ parsa di dolori, dovuti alla lesione pr-itniliva del nerYo, o cou pressioni contemporanee allo ct·isi dolorose. pe1· iscompa1·ir• negl'inten•alli. Variabile d'altra pal'te nel suo aRpello, que:;lo edema puo assuroet·e la flsonomia del flemmone od ingam181'e il pl'alico !:'nlla sua vera natur' a. Si è osser·vnlo dopo il s alassa; o. in ,·arte rtJgioni, dopo ferite pe1· armi da fuoco; od anche in cerli! nevralgie, specie in quella facciale. L'edema inoiLr·c può esset·e legato ad una les ione ùoll'as!:'e ccl'ebro- !>pinale e addimosll•at'Si in cert~ emiplegie, lunitandosi pero al Ialo paralizzato: sill'alle inlilll'azwni si possono suddivitlere in edemi precoci e tal'l.li\'i. eli cui i pt•imi soo t•iu coralleristici: al qual proposito quelli che si appalcsano n ~:L l'atassta locomolrice hanno un parlicola t·e inleresse. Il \Veilt ha desct·illo una forma speciale da lui osset·,·ata in una Jo~
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mestico del sig. Sée. Accadeva s pesso che i dolori rolp-oranli fosser Eeguili da impulsioni d'edema n el m e~lesi mo luogo in cu i quelli scoppia vano; al la faceta , ai malleoli e sulle parli addominali : e questo gonfior e che modificava la fisonomia, deformandola, ap pari vano dopo uno o d ne giorni c he i dolori avean ùuralo . Questa forma d'edema s'accom pagna spesso ad al tr e mnnifeslaz ioni della stessa natura, suùori, er·prli,I!CC. c 10i produce nelle s tesse ci l'Costa nze che Jc macchie eli porpora descrilte dallo SLraus negli a tassici. Non v'Ila s igniOcalo prognoslico. Gli edemi di origine ncp,·osa si mostrano ancora nell'ister ismo o sotto la influenza ùi cer li avvelenamenti come quello di ossi ~to carbon ico: risconlrans i altt·esi ne l r eumatismo, nella gotta, nel diabete, nella febbre inter·millen Le . Sono state de8cl"ille lPe forme di edema r eumatico : il p;:eudofl em m o n oso, il fugace non dolo roso ed il pseudo-lipoma sopr·a · eia vicolnr e. ~ella goLla esistono egualme nte certi edemi localizzati e ordinariamente fugaci . Il Rendu parla pure di una mala ta la quale offri va delle impulsioni d'edema ora alla rr·onte, or·a a lle b1·accia, O l'a vcr>'O le r·egioni sopr a ·clavicolar·• c ciò piu facil mente; e ques li fenom eni co incidevono con u n catar·t'O nasale, o con nevralgie lumpor uli eccessive. In q uan to agl i erlemi del diabete !'embi'!! che essi abbia n da rient1·ar e in quell i per caches!'ia. Infi ne l'ede ma della in fezione palus lt·e si pr oduce Jur·an le l'accesso febbr ile ad a ndamen to Ol'dinat·io o dumnto l'accesso di una forma lar vala. È un edema hianco, elastico, indo!ot'O, r'apido nel com par·it'e, ad evoluzione sollecita, in gcn el'ale di dura la bre \'issima. Epidemie periodiche di dissenteria dovute au·uao d'acque alterate. - (Jour>nal di'l nu!décine et de cld r u r [Jie pr atitJUe8 . - novembre H38:'>). Il L t;on médical pubblica dagli JI T·ch it,es rle li1 édeeine militai re, l'analisi di un lavoro di Anull il quale mostra come de va l'i anni la g ua1·nigioue tli Sa int Gcr·m&ill in Laye vada in-
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con tro a ser ie epidemi e d i s~ente r·i cl JC, che ins::orgono nei mesi estivi. La epidemia essenrlosi riprodolta nc>l 1S8't, malg1·ado le misure i gieniche gene1·ali pre~e pC!' evi la l'O la ricompar;;;a , l"Amal pensò che solo una caul-a ;::pecitica aV!'('bbe potuto dar la spiegazione di tale pel'sislenza e pa r·e r abbia infatti trovata nelle acque che bcvonsi u Saint-Gcrmain. Una parte di e~se proviene da un pozzo, ;:<ca\'alo u Pecq, i l cui l i vHllo vario, massime in estate, col livello clelia Senna, oude é evidente cbe lo acque del fium e vi ;.ien mc;:<eolatc e le analisi praticate al laboraLoio municipale hau climostrnlo ch"p;;se contengono mol le sos tani.:~ orgNnichc: oen rruesl'acquo non si ùislribui alle caserme di Sainl-Geru1ain che poco innanzi ttèlla compat·sa dello epidemia. Primo di t ale epocu l'aet(lla potabile pr oYoniva da R etz cd era di buona qualità. Per i l che ru 1leciso <li sottoporre alla ebQllizione tutta l 'acqua dn bere desli11ula nlla truppa e la epidemia per tal modo si n1·restò immeJ iatamente. Qual controprova si ebbe il caso di \'edere affetti <li d i:>senLeria nel me!:;e di agosto alcuni soldati i quali, t'ranctolentemenle. com'e!Jhero essi medesimi u confessar poi, nvean bevuto ai l'ubineLli \>i eta Li. La influenza delle acquA rla bere ù una delle piu note o meglio stabilite fra le caa>:e della di;::scnteria. BisognA però tener conto della infl uenza delle• ~ IR g ion i , l u qual e si fn ~en lire in lutti anni in un f:'l'an numer·o <ii guarnigioni , ~enza cambiamenti nella quul i là dell e ur.q ue consumale dAl le truppe. I folti osservati dall"Amal e i ei~ttllali ottonuti con la ebollizione non banno m i norr impol'tanzfl: <Jn esta misura prev.e ~tiva sar·ebhe d"ora i nnnn1.i ulilmeule applicabile, al prin~1P10 della state, in c;iascuna delle g na r·ni g-ioni , si nume!'ose rn F r ancia, facili a dar luo~o alla dissenteria.
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Forma emorragica. della. ereslpela. cine et cle ehi: rurg i e pratir1neiJ).
(Journal de mérlé-
SoLto questa denominazione il Blaise stut.lia nella !".ua lesi taluni accidenLiemoPraqici, i quali po,sono pl'Odursi nel co1',o della eresipela e che , quantunque no 11 siano stati elle t'ara-
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menLc ;:,eo-nalali, costituiscono pure una conferma della natura infeziosa di questa malallia: l'eu1or·rngia inratLi è> la car·atlerislica di tulle le malallie int'ellive: ond'é singolare che non si palesi cosi frequentem ente. La forllla emor·ragica della e resi pela può pt·eudcre 11spelli divct•si: le emot•ragie sono cutanee o mucose. Le prime ~on costituite il piu spesso da porpot·a, la quale ora é circoscrilla, Ol'a diiTu;;:a su larga supcl'iìcio. Nei casi os"erva li, l'eruzione generalmente appal'iva rluo o tt'e g iol'ni o piu dopo che la colol'azion e cresipelalo~a aveva lasciato i punli invasi dul ia porpoea. L'eruzione emort·agica sembrava seguire l'eruzione e resipelatosa nel suo camm ino, vale a di r e ch'ella non si dimostrò mai se non in quei punti ch'erano slali sede della cre~ipe la.
In un fallo riferito daii'Rér·at·d però, la por;>ora ~i estese a Lutto il coPpo, ~ebbene la ere;.:ipclx si rosse limitata a lla faccia . Ond'è che la causa non può t·itener·si loeale, ma geHera lo pl'oducenrlo la infc•zionc dell'ol'ganis mo intiero. Invece della pot·pot·a possono osRcrvat·si delle ecchimosi, delle effusioni sanguigne, più o meno vaste, alle quali Lcngon dielro talvolta delle cscat•e ocl e!:iulcernzion i. Le ernot·t·agie delle mucose ponno esO<or gravissime. Si è specialmente notata 1<1 epi~la ssi, indi la c~rnatut• ia e la r~rnoL lisi . Dallo ossePvazioni falle in conclusione t•isulta che la formn emot·eagica della eresi pela aggrava lo stato e la pl'og n osi. La morte n'e quasi costanlemenLo l'osilo. ~1a nel rnenlt'e la porpora, c h'è pnsseggera, che s i moslt·a nei lnog hi (.!11' r1uali e scomparsa l'l!ruziono eresipelatosa e che pnò r iapparit•e iu var·ic riprese, è rela tivèlrrtenle henigna, le aiLt·e emorragie, ma..:,::irne lo effusioni :;anguignc profonde, sono di unu gnlvi L1'1 eceezion alc. Della obesità. - (Jnurnal de medecine et de chir urgie {ll'atiqnes, novembre Ht85). Il professor S 1~e ba esposto sulla obe;,ilà una comunieazione !1• cu i lcrapeutiche concluo;;ioni sonu in mussima parte in opposizione alle idee generalmente ammesse: su questo 4
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argomento si rimarche r·anno specialmente le prescrizioni r~· lati ve all' uso dei corpi g t·assi e déi lirtuidi che Yen gono tn geoeeale pt·oscritli nei regim i arloltati contr·o la polisarcia. 11 regime lisiologico n e l lea ll;~rnen to dell a obesita, co n clud(~ il Sée, comprende da 120 a i 30 gTa mrni di peincipii azotali provenienti da 250 a 300 grammi di t at•ne mu:::colat·e o d'albuminali, da 100 a i20g rammi di f!t·assi ucutt•i. più 250 grammi d'id rocarburi fornili da 300 o 400 gt•arnmi di fecola e zucchero: siffaUe propOl'zion i debbono esser modificate in maniera che le sostanze m usçolo- a lbumin nse nou s orpassino sensibilmen te la 1'azio11 e normale, percltù la came in ecces~o dividendosi former.• ebbe es:::a med•:sima il gt·asso: i cot·pi (!rassi facili da digel'irc possono senza inconvenienti essere utilizzati sila dose tli t.O a 90 grammi: ~l'id t·ocar·buri saranno ridolLi alla minima dose: in !tuanto allo e1·be, non contenendo nulla di nutr itivo, non debbono esser i! prosceitte dall'a\ime ulaziÒne. Le bevande, !ungi da.ll'esser sopp!'essf3, :;at·anno aUJnenlate per facili tare la d igestione e a llit•ar·e la nutrizione generale: bisogna pct·ò i>opprimere i liquidi alcool ici, la birt·u in ispecial modo, non che le aC11ue minerali abitualmente. Queste bevande saran n o sosliluitc da bibite di caffè e sopra tullo da infusiou i di lilé il più possibilmente calde. Sar11nno imposti esercizii co!·por·ali di quals iasi gentlre. I sudo1·i, i bagni a vapor·e, i bag ni caldi e specialm en te l'idroler•apia possono dar qualche vunt.aggio . F ra i medicamenti, i piu utili sono i iodur i in piccol issime dosi, le acque clot·urate ~odicltc, le quali non agiscono clte tempo ranea mente. Le a cque e le preparazioni alcaline. cosi potenti contr·o i diabetici gt'!lssi, non hanno alcuna pr·c.cis a azione nella obesità vol§2ar·e. Ogui altra medicazion e è per lo meno inutile .
lllellte aubacuta. consecutiva ad una nevrite del nervo aclatico - morte - autopsia. - Doll. E. Bo.\t PARO. (Ga:eette des !Mpilau:r, N. 118, ottobre 1li85).
La mieli te è idiopa li cs o consecutiva. le cu use della mie li te idiopatica, invocaLe il pi(t spesso, sono per ordine di frequenza: I'a1.ion e J.el l't•eddo, le fatiche muscolal'i prolunga to,
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gli eccessi venerei - specialmente il coito in piedi - la soppt·essione repenLir w di uno scolo sa nguigno, s ia mens tt·uo, sia emorroidario, la soppressione di un esantemA o di un sudor e loca le; mo le due pr·irnt; sole sono certe, le uiLt·e non sono che ipotetiche. Per le mielili conset:utive le cause sono molto più numerose: ferite o contusioni della midolla . lumol'i tl(~J canale ra· chideo, lumot·i della midolla, infiammazione delle menin~.d, mAlattie delle vie ut·i narie, Lt:llfl no, ecc. Kus!'(maul ha Mgualato come causa possibile della mielile una dr.:(Jen.erazione ciel neroo seiatir:o. Qrtes la mielite s i svilupperebbe, seconclo Leyden, per la propagozione dell'infiammazione dal ncr'vO alla midolla spinale. Ti<'sler c F einbet·g banno poluto determinare negli animal i il r•urnmollimcnto della mitlolla lombare irritando il nervo scialico. I l dott.. .HAyem ha corts LaLalo in una !::'e r·ie di esperienze, che lo slrappamento ed anche la semplice r·esezione dell'uno dei nerv i !::'cialici potevano produt·rc una miclite cliiTusa genet·alizzata. K lem m Ira oltAnulo gli stessi ril:'ultali iniettando una. soluziont~ arsenicale . nel mw t•ilern ma dello scia lico. u ~on si può contestare, dico il tlotl. Hallopeau, ehe i ri· sultali tli queste esperi enze costituiscano fMli pr·csunz ioni in favore della tcoriu di Leyden; nessuno per altr o ha potuto tino ad ora dame, in a lcun ca;;o, nell'uomo la dimoslrazionn dit•ella "· L' osservazione seguente darebbe, a paret'e dell'autor e, 'luust.a dimost razion e in modo eviùm1Lc.
:--1 . :--1., domes tica dell'età di 2::1 anni, entrò all'o~petla le di Essa accusava vivi dolori in lutto l'arto inferiot·e destro: l'inizio della malallia datava ùa p iù ~iorni. La palpazione era molto dol oeosa specialmente nelle t•egioni sncro-iliacn e lrocnnterica: lo stato ge· net·ale era abbas ta nza sodd is f'a cenlc; non vi Ct'a l'e bbre. Prescri~i.one - Vi!Scicanle volante in corrispondenza dell' i11cisum scialica, iniezione solloculanea di morfina (l cenVilry-le-Fr·atll~oic; il12 g iugno 1885.
li~rarnma).
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20 giugno - La malata si lagna di flori bianchi abbondanti; i doiOJ'i sono sempt·e molto vivi; costipazione. PrescriJtione - Inie zioni d i acqua di foglie di noce; applicazione di un nuovo vescicanle volanle, con tinuazione delle iniezioni sottocula.nec di morfìna, la valut·e con 60 g rammi d i miele mercurial e. 22 giugno - Pè r sislono i dolori: l'inferma rimane nel decubito dorsale, co lle estt·emitil infet•iori un po' flesse; la pe Ile ha assunta una lintn te rt·ea R tut to il corpo spande un odol'e cadaverico. 25 gi«gno - I dolol'i ~ono più viole n ti e si fa nno sentire anche uell'allro arto: viva ipe t·estes iu delia pelle: l'inft• t·ma. 110:1 può soppol'tare nemmeno il peso delle copRrle: paralisi degli sfinteri vescicale ed anale : anoressia. l" luglio - Escat•a in corrispondenza llef gean teocautere destt·o; ro;;sore alla r egio ne l oml>o -s~H: t·a ie; dimagt·umento considerevole; evacuazion i a lviue molto a bbondanti, senza cbe la malata n e ab bia coscienza : polso not'rnale. 6 lt,glio - Si cons taLa pe r la pr·irna vo lta una pa t•alisi dei due arti inferiori; l'ipet·estesia pm•si!';te; i dolor i sono sernpl'e molto viole nti alla palpazionc. L 'csexra a umenta rapidame nte; il gran trocantere ò quasi nudo : uu'ultra escat·u si è l'ot·mata ella regione lo mbat'f'. - Medicazione cou wdofot·mw, polvere di chjna, be nzoino , ccc. 10 luglio - Ct~l'u lc~L - Applicazioni tli compresse ft•edJo sulla testa.
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20 luglio - N uo,·a escara in cort•ispondcnza del gran lr ocantet·e sinislr•o. l ùolo t·i di Lesta cessa110 tli tanto in lsnlo per lo!'to r icompal'irc. Agosto - Lo ::;LaLu generale va aggrovanllosi sempre più.
Febbre legger·u. 1" settembre - Edema alle es lr e rnilu infe riori, fino un po' al disopra ue i m a lleoli 6 se/temure - L'i11fet·ma muol'e nf\1 mamsmo dopo lun ga agonia .
.4.utopsia- Ven nf< l'alla 12 ore dopo la m or te. ..VProo scialieo e/estro - Pot·zionc iuf'eriore sana fino a l1 ' uscita dali' mc isura; u ' tues to live llo e a l disopra è ecchi-
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11 1\'lST.\
mosalo, piu appiattilo che ullo stato normale e diminuito di volu 11te; st:.on1 par·sa 1li uno g r•a n pur·te della $Oi'lUt lzu n ~ r vosa: c>mor·ra!!ia nel nevrilemma Jfùfoflo spt!l(t{e - Abbondanzu di liquido ce fulo-rncllidiano, con~eslionc dci va~;;i venosi p~r·imidollari. principalmente alla par·te inferiore, ,·erso le ultime vertebre Iom ba l'i: m f"ningi intatte; in legl'illt del canale O!'seo. ~ulla al hulbo, nù alla midolla allungala. Rl:lmmollimenlo genet'ale ùel mit!ollo «pinalt! pi'OprinmenlA Jello tanto più acccnlualo quanLo piu ~ i avvicinA alln par·Lo it l'e t•io!'e. Alla par·tp >:.upe r·i(ll'C scnmparsa tlellc scisc:ur e anler·ror c c postel'iore; la sostanza gt·igio, anco rn dis Unta dallu bianca, scompol'e a poco a poco e non •' più \'i~ibile \'L't'so la fJUinla vertebt•a dorsale. All'apeJ'tUJ'i:l •ldlc rncnìngi hl midtlllo appa re t•ammollila e di con:;islenza c r·emosa; non vì ha nè ipe•·emia, nì• color•ozionc g-ialla; vi è un rammollinwnlo binnco. A li\'ello della nona vertebra dor«ale esislo unu soluzrone d1 cnnlinnrlà quusi comple la ùdla sostAnza ne r vosa. I net·vi dellu coda ec1uiuu emeq:tenli 1la una sostanza t·ummollita e dir/lucntl'. I COJ'doni ner vosi eme t·genti dallo par·li lale t·uli sono intalli. Ceroello. - S t1·a vaso siero so sotloaracuoidco mollo al>bondanlc: adet·cnzc meningee uniformemente dislt·rhuile su1 due emis i'Pr i; plcsso cor oideo edematoso. Nulla nel ventricoli. Cer,·elletto legl!et·mente t·amm(}llilo. 1 tuusr~.o l i del dorso e della t•eg ione lomba t·e sono llOt'm Aii. Di truzione J i parti molli esten•lentc•!<Ì profondamente in cot•rispondenza dei due lt•ocanlet•i: il !'Ucro è '!UOsi denudaLo. Il cor·po inlier o i• di una magpezza t•slrcma: l'apice del poi· m ono dcst•·o ò l'ipicno di tubet•coli ; la par·lo posler•io•·e del polmone sinisl•·o è conge!:!lroualo . Gli alt ri or'P'811i nulla presentano d'anol'ma le
Onomatoma.nia . bre 1 X!;\,
'na::elte d es Hdpilaux N. 123, :H otto-
Che CO!<u è l'onomuLomunia ( E uno malattia nuovn o 11 0 11 ancora del;critta 1 ~on é cl•e un nome nuovo dato ad tlllO sla lo patologico conosciuto? Tale è la pl'ima 'luesl10ne che ~Cirge a lla lellut•a di questo l•lolo.
~ EOICA
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Cha•·coL e Magnan hauno co rn inciuto la <'loria dell'onomatomania nell'ulLimo fascicolo Jegl i A rehioes de Neurolortie. Essa non è che una nevrosi o un perlurhamenlo sintomatico consistente s ia i n una pt•eoccupo.zione pressa n le oJ an· gosciosa nella ricel'ca ùi una pat·o la , !"ia in un infa!"lidime nlo od in un'impuls ione provocata ùa nna paJ•ola. Sarebbe, secondo i p redelli A . la manie rlu mot. Questa mania può manifesta••si in condizioni e sollo forme mollo diverse. c~rte parole pt•onunciale ne l corso di una conversazione pre ndo no nella m en Le di un moniaco un signiflcslo par·licolarroenle !",mesto. All r·e voll~. al conh•at·in, ~i Lralta di p arol e che banno u tùnnue nza be tH)fìca c preservatriee. Cbat•col ~ l.\1,agnan non ripol'lano nella primapn1·le del lor o studio s u questo oggello che deg li ·~semp i de lla Picerca ungosciosa di una paro la . E ccone uno. N. N p;iu nto all"ela di !iO unn i, dopo avcr!"olfel"lo più voi LP eli perlurba,menLi ro e nlali, un giot•no ù colto sul,ilaroenLe dai seguenU s intomi. Passeggiando nei v ia li d(~ i Cuamp$- É ly .,ées, ' ' incont ra un Slgoo•·e che aveva c<>noscìut<l, durAnte un viaggio a Roma, si fe!'mtJ, discor1·e con lui A <lopo ave r lo laseitllo, cer cll d i rlsovvenirsi del di lui nome. Non r•iu:Sc.~ndovi, cc.;rcn di rivolgere il suo pensie 1'0 ad all1·a coso, ma il bisogno d i •·itrovar<~ (Juel nome s'impo ne e. d ivicue m gen te. InrasUdilo . fruga inutilmente nella sua rnemol"ia , p ro,·a un ~l'anclissimo male!Sser·e, si senle oppt·esso, s lt•elto a llo stomaco; la sua t·accia !>i copre di sudoee, !c s ue mani dive ntano fre(hle ed egli, paventando di svenire. tenta con premu1'a di r ientrare In se stesso, lame n La n dos i, desola ntlosi, perccwrenòo con lunghi passi il proprio appartame nto iu nno s lulo rl i angoscia
e;; trema. Simili scene si rinnovarono dopo cl'allo i'A rrequenlernente, e per rirnediarvi l'N. N. lta trovato un rnPzzo: !'i nm·etl>l. dnP?chè ha ve•Julo Ull A persono, a s c!'ive!'P il eli lui nome ;:u d: un foglio di CSI'la. Co mpiuta 'luesla piecola formali tà , e~li 51 sente ."Più lt'antruill c>. ~I a, come accade soYenli in simili casi, il per Lurbamenti.o psicil ico, invece Ji limilar:::i, s i e!'\ lel"c
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RlVJS'I'A l!EDICA
vie più e bentosto 8i vide il malato spinto a domandare il nome di sconosciuti, di ~ente che inconLI'a per· la s tr·ada, quithli auclu~ il nome ùi pel'sone che passano in vettul'a ed infine di via~<gia lor•i che si Lt·ovano i n un tt•cno ferroviario che ~li pa !:~sa davanti. L'impossibi l ità di realizzare tali desi· derii lo trAvaglia , l o esaspel'a, lo rende l'ut·ioso e r ohbliga a non guardar·c più alcuno pet' islt•ada. od a cer•cnr e i luog!J i solitat•ii, ()Uindi infine a confinarsi nel suo appartamento. Con delle gr•adazioni o del !e varianti nell'espt•essione di questo gener e di delirio, l e altre osset·vazioni hanno una g t•ande t•assomigl iunza con questo esemplare. Ecco, in poche parole, come Char·cot e Magna n, riassumono il ()nadr·o dell'insieme di cui ciascuna delle loro osservazioni gli ha fcwnilo i tratti pr•inripali. Vi sono al cun i inJividui cbe sono Cùlti ùa tulti i sintomi dell'angoscia, che divengono ogitati , pallidi, sono copcr·ti di sudore fPcdd o, !;i sentono oppt'essi, hanno lo s tornnco serrato, il petto compt·esso ecc. allorche essi non trovano il nome, sia tli una person a, siu di una cosa, sia di una città, la di cui ri cer ca s'impone in un dalo momento al lor·o pensiero. QuP.sta crisi d'ansiet<l, così dolorosa, alla quale essi non possono soll!'arsi, cess11 dopo che il nome è r itrovato. Questi malati hanno d'allm porte coscienza del loro stato. Quindi pet' evitare simili crisi s'ingegnano di aver· so lto la mano i nom i rhe essi temono di non poter ricor·dare Secondo C ht~r·cot e l\'Iag nan lutti gli individui che pr·esentano que~to feno meno morboso hanno tutti fr•a i loro ascendenti degli alienati, degli inùivic.lui che soffrirono di affezioni nervose diver se, tutti ebbet·o degli antecedenti patologici. La r•icer cu angosciosa della parola non è sta ta il primo episodio mMhO!':O della l oro esistenza: molti avevano pr esentato avanti di ci6 alll'i si~ttom i 11ervosi, dci ve t•i accessi di delirio melanconico ecc.
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HIVJSTA CHI RURG ICA V&lore della trapanazlone n el trattamento delle fratture complicate recenti del cranio. - Pro!'. K LESER. (Berliner f{linische Wochenschrtft, N. 49 e 50, clicembt'e 1 ~85).
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Il lavoro del L~;.er è un interessH nle sludi•J compiuto su tulli i casi di fa·allua'è complicate recenti del cranio, che, durunle gli ultimi dieci anni, furono trattati con la ta·apanazio ne nella Clinica cl1irurgica di Halle. Dirò innanzi lutlo che i J'Ì· s ullali furono eccellenti, imperciocché di 36 operati g uarirono 32, e quanto agli aHr·i quattro, si vede cltia a·arnen Le dalle l'a;>petlive stot•ie cliniche che perirono in conseguenza de ll e lesaoni primitive, le CJU&li furono tanto gravi ùa pt'odunc la morte malg rado le tt·apanazione. . Il valore di que!:'la oper azione e stato per oltre un secolo og:zello di animose coutroversie, e solo da pochi anui essa ha ottenuto un pos to incontrastato fra le t•isor se della c llit·ur·gia attiva ~ Ma i pericoli iner enti a ll'apertura dell e g t·andi cavitA hanno tt·attenuLo e trattengono ancora i chirul'gi dal ricort•et·e alla lt•apanazione, massime quando essa do vt·cbbe ec;sere intrapresa per la cura di morbi inlracranici. l n che consistono intanto coLesLi pet•icoli? Sono essi tali c.ia poter csset·e evitati? È quesLo che l'autor e pone in cltiat·o lìn da pr incipio, e lo fa in un modo semplici ssimo, cioè eliminando degli er rori , che polt•emrno chiamar gt~osso l an i se uon fo s· sero pt•ofessaLi ancora oggi da ri spelL~lb ili chirurgi. Ecco cosa egli dice. È stato ritenuto nella scienza, fino a pochi anni f11, che tutte le gt·a vi manifestazioni conseculiYe a lle ferile e specialmente all'apet·lura delle grandi cavi là fossero dei falli puramente reallivi e stessero in r elazione diretta unicamente col trauma. Non solo la suppurazione, ma lutti i disot•d ini
Ili VISTA
che con essa si collegano ertmo considet·ati come un aumento quantitalivo della t•eazione consecutiva al trauma; si riteneva clte i sacchi »ierosi e gli organi in essi contenuti fosser o maggiormente disposti aù esager ati proce~:"i reallivi e fosser o quindi eccessivam ente vulnerabili. Oggi pet'IÌ noi sappio.mo che le minacciose infiammazioni e le IOI'O conseguenze non sono effetti dit•elli della le,:;ion•} ll'attmatica, e che il g t·ado ùell'infiammazionc e della suppurnzion e non è in t•n ppo!'to con l'intensi la e con l'estensione della soluzione di continuo, ma è condizionAlo allo sviluppo di agenti no~ogeni penell'ali dRllo est01·no, cioè ad una infezione. lnsomnto, il conce tto della infezione loco.l c ha sos tituito •(nello della r eazionP dei tessuti, e la speciale Yulnerabilitù dei sacchi sicrosi é spi egata rlalla facilità onde e::>s i dànno l' icel l•) c svilu ppo ai ger·mi infettanti. E tale spi egazione ò ovvia se si co n ~idcra eh~ i micr organismi trovano nel liqui,Jo che gia In cavi là contiene fi siologicamente, nel sangue f' lte vi si vei'Sèl e nei po~f. i bil i pt•odolli infìammaloJ·ii, un fond o propizio alla lol'o rnolliplicozione, Lunlo piu peopizio in quanto <'Ile la sua Lempet•alm•n ò Alevatn c costante. fn particol:tr modo ciò accade pe l cer vello e pci suoi involucl'i : il cervello è quasi imme!'so nel lif(uiclo ccl'ebr o- spinole, ù t·ivcstilo dal losco, soffi ce e ri ccamente vascol ol'izzalu Le.ssuto tl ella pinIOAd i'A, ed il obbligato a cornpier·o, in virl i't della ciJ•rolazicinn :::anguigna, dei m ovimenti che gio\·ano mollo alla diffusione doi gel'mi patogeni. &: pet•ciò che un pr-oce;:;so scp lico iniztatosi nella cavilit c t·anicA produce altet•azioni g t•avissi1ne e ri esce r·apidamenle m or·tale. Stabilite queste premesse, é evidente che le fratture com· plicatc del Cl'anio r·i chiedono un tt•alLamento ancot· l'iii ri go · roso che le fra tture complicate delle ossa lun~he, per le quali vi è poi sempre la ri sor·sn dell' on1 putazione quando sinno ullaccatc do g t·nvi p t•occssi septici. Pet· que!'le ultime i l Volkmann ha i ntrodotto in cbit·u t·:rin, già da rrualche anno, l o sbrigliamento come i l rnezz•J piìt sicuro per ottener•e un decor so asollir.o ; o i falli gli hAnno dalo pienomente r agiOnP.im perciocché fino1·a nellacliuica di H alle si !"OliO esC'guili trecento sbt• igliam enti per l'r'atlut·e compi i eu La di osso
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CHIRURGICA
tubulari e non si sono perduti che quattro feriLi, di cui duo mor irono per delirium t-remens, uno per ernholismo adiposo e;l uno per gangrena traumatica p rogresgiva, contro la ·quale fu proposta l'àmputazione, che il paziente rifiutò. Or tali S'Jccessi hanno animato il Volkmunn e i suoi a llievi ad adoltare anche per le fra tture complicaLe del eran io il sistema delle energiche disinfezioni in primo tempo, ciò che non sarebbe possibile senza praticare un'aperLura artificiale. N on si può negare elle talvolta g uariscono benissimo dell e ft•alLu t•e complicate del cranio, per le <{uali nessun energico atto operativo è s tato intrapreso allo scopo di ottenere una rigorosa disinfezione; ma questi casi sono delle eccezioni molLo rare, c: he il eh irurgo non é in grado di pt•evedere e che non bastano a giusti-ficare un trattamento inatLivo, da cui non può aspettarsi, come reg:ola genet·ale, che la perdita del fer ito. ~er poter praticare in primo tempo una disinfezione, che assicuri, nelle fratlut"e complicate del c r·anio, un decorso favorevole, non v'è allro mezzo che la lt'apana;::ione, la qtw le va considerata come operazione profìlaltica. Come mai si polt'ebbe, senza la 1.-rapana<::ione, raggiungere la superficie interni:\ dei i'rammetlti per rimuovet·e i coaguli, f'or·se g·ià contaminati, eslsLenti ft'a la d uramaclJ"e e le ossa? Come sarebbe possibile allontanare dalla durarnadt'e il s udicium\:1, che talvolta vi lascia il corpo vulnCI'antl:'? Senza una larg"a a perLura qella calvaria non s i possono portai' via neanche i ciuffi di capelli e i corpi estt•anei che per avventur·a siano pf-netrati profondamente fra le ossa, ollee che poi non ><i pnò esplorare esattamente la lesione per g iud icar e della sua estensione e per vedere se qualche scheggia O!'\"-ea abbia lacerato la duramadre e sia penetrata nella sostanza cerebrale. Qui devo avvertire che l'autore inLende per Lrapanazione qu~luncrue perforazione, falta a scopo ch irurgico. delle rarett del cranio, sia che tale pot·forazione s i olLen ~a col tt'a · pano, sia cb.e r isulti dall'aspol'tazìon e di frammen ti Jibt?.J'i o dtstaccati a forza di scalpello. Anzi nelle sue storie clin iche par~a piu spesso di Meisselu nu (impiego dello sealpelln), MeUJseUrepanation (Lrapana_zione con lo scalpello), che di una vera e propria trapanazione.
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HlV!S'I A
Dopo un'acc urata d isiul'eziow~ ùel cuoio cupellulo per una cet'ta estens iorte in lom o al la l'el'ila, ques ta. se è n ecessario, viene dila tata, se ne asportano i bordi sfeongiati o contus i, si pone a llo sco ve l'lo il sito della ft·attm·a, c si p r·ocedc ud un a ccurato esame della lcsiono. Esscntlo\'i molli fr·o.rnmenti, bisogna allontanare subito •tuelli che sono pet•feltame nLe libel'i, ancor ché tuttavia alquanto ~deronLi al peri 0slio, poiché possono complicat·e non poco il cor :;;o della fer ila. Al cune volte ò nece;.;sario pm'lat· via con lu sca lpello •tuulclle bot·do osseo che imped isca l'eslt·aziono di una scbof(~ia ; operazione in certi cas i insign ifi ca tt lo, m n in cct·Li alll'i di •Lualclte entità per l'est'3sa aperturH cbe bisogna fa re pet' asportare i ft•ammenti e s copri t·(~ 11-1 duramaclt'o. F r•a quesln o le ossr.o si kova nel maggior nvmet·o dei casi u11 coag ulo; e se la dura madre è fer.ila, può accuùeJ•e di vcdet• uscire dall'llpe!Lura del sang ue r apprcso e del liquido cerobt•o-spinale. T ali coag uli sono spesso gia stati contam inati dal sudiciume aderoute all'isLeumeuto l't-Jri Lor e, e la d ut•amad re, dopo c he i coaguli sono s tati rimossi, può trovarsi oncLr'essn piir o m eno sporca. l principali fom iti cl'in f'ez io ne sono cer·tame nte ques ti COtl guli, imper ciocchè il sangue versatosi in una fel'i La e forse fl'a tutti i liquidi del COI'po quello che pi (t facilmente va in pulr ef'a zione e più poteulernen le es~rcila u n'Flzione seplica. È dunque clelia più alta importanza allontanarli con m olLiss ima cura. Le fe r·ite della du!'arnadre aumentano assai i p el'icoli delle frallure s coverle del ct·anio, le quali quindi merita no essere clac;siflcate io frallut•e con c Ct'u Llura senza f•w ita della durama,] re. Il trattamento vada i n conseg ue nza : do po che s i é eseguita la lrapa nazinne, Il'! feri to della dur amadr e viene accuratamente nettata ed un corto drenaggio viene situa to in modo da giungere tino ad c~ssa. Se la duramadt·e ò estesamonLe lacerata e s fran giata , s e la sostanza cer ebrale ra ernia, so cor pi es tr a nei sono penetra ti n ella massa encefalica, allora s i asportano cou la pinzelLa e con le fot•bici i bordi ir regolari, e si toglie con le forbici la soslanza Cl)t'P.braleerniala. l corp i estr anei sal'a nno pm·Lali v .ia solo quando si e beole in gl'ado di scor gerli e fJU&udo si può raggiungere l'in lenlo
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CIURURGICA
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senza produrre ulteriori lesioni della sostanza encefalica; e ciò va dello in modo particolare per le ft·otlure da arma eia fuoco. Un proiello, specialmente se piccolo, come capita non di a•arlo nella p••atica civile in casi di tenlalo suicidio, può fermarsi nel cervello senza modinca1'e in alcun mouo il processo di r iparazione della fe:-ita, la 'lllale può guarire senza falli di reAzione. È fuori dubbio eh~ la p resenza di si08ltì c01·pi esL1•anei nel ceryello pOl'La con sè dei pericoli; mtt, d'altra par te, rtuesli, esSPnrlo più o meno lon tani, non giuslìficl terebbel'Odegli aLli.ope· ralivi i quali potrebbero por1·e immediatamente in pericolo la vita del fe1•ito, senza otf1•ire neanche la cerlPzza ùolla eSll·azione del col'po estraneo. Se il <!anale che il corpo e:slraneo ha scayalo nella massa cerebr ale ù ampio e dislHso, s i può situar vi per le prime 2.~-iS ore un drena g-gio, che il cervello tollei•erà mollo bene, c om e è provato du parecchi dci casi clinici addotti dall'autore. Le ferilo della sostanza C'er ebra.le so~liono guarire rapidumenle per prima intenzione; laonde si potra anche tare a me no del Ù l'C 11a g~ io introcerebrale lull~> le \Oi la che esso non s ia assolutamente richieslo dal timore di 'fUalche profuso emorragia o di ritenzione o riassorhimento di sec1•eti caus ati da fot•Le contusione della sos tanza nervea. Se é possibile, s i ra ln sutura della fe1·ita cutanea, lasciando solo u n piccolo foro per il drenaggio. Quanto alla medica lw·a e slet•na, nella clinica chi 1·urgico di Balle da circa sei mes i si ò abbauùonalo il lipico appaJ•ec.chio dt Lister e si sono adottali i cuscinetti di torba. Sullo. fe ~ila si spar~e del iodoformio so ttilmente polverato, s i apP~Jca poi una piccola quantilA di garza anti!:;eLtica, e al ili sopra dJ :ptesta si pone un cuscino di torba sufficiontemenle g rande. Gh s trati impermeabili sono aboliLi ; anzi si cerca di te ner ventilata la medicatura, afftnchè i liqu1di che la impr egnano possano ropidamente evaporarsi; o tale scopo si raggiunge perfettamente, talchè la garza acquista cosi slrelta ader enza con 1 ~ superficie cutanea, che quando si rinnova. l'appa~cchio è più conveniente lascia1•1a in s1Lo come si trova. Se 10 qualcho punto vuolsi eviLare il disseccamento, bisogna
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applicarvi del proteclive. - Questu relativa secchez?:a dello apparecchio anche nei casi, iu cui nelle prime ore dopo la sua opposizione vi sin slala emot·ragia o prorusa 1>ecrezione sieJ'O-sang~Jinolenta, ò un altro prog1·esso, dice l'autore, nella cura antisettica ùelle feriLe. Ed è un progresso che niuuo vorJ'Ò porre in dubbio, ma esso non si è r ealizzato ora nella clinica di Halle, come parrebbe dalla memol'ia del Leser: la medicazio11e asciutta fu proposta. largamente applicata nella clinica di Tubinga e trovata sommamente vantaggiosa dal pro f. Paolo Bruns tre anni addielt'O (V. Berliner Kl. Woch . 20 maggio, 1883, e crucsto giornale, sellcmbre 1883). Dopo 3 o 5 giorni si rinnova l'apparecchio, ed è allora M· dinal'iamente che si tolgono i dPenaggi. Se non vi sono graYi lesioni cer ebrali o altre cond izion i che rendano necessat'ÌLl il riposo, si può. $!ià 2i- o1·e dopo la lrapanazion e, permettere al paziente t]; alza•·si . Per lo più gli ammalati vn11no coi p1·oprii piedi ne lla sala delle ope1'azioni per farsi loglim•e la prima medicatu1·a; prova cotesta che l'ope1·azionc non esercita per sè stessa un' appPezzabile influenza s ullo stato generate, quando è eseguiLa con le debito rigorose noPme antisettiche. La seconda medicalura può la s~ia rsi a posto per nn tempo più lungo che la prima, e i punti d'ordinario si tolgono quando ess a viene rinnovata. Sul sito privo d'osso si applica e si lascia per qualche tempo uno placca d i gomma elastica vulcanizzala o una lamiera di latta 1·i ve"tita di panno. t:aulot•e pone termine al suo lavoro con alcu n (~ raccomundazioni. Vuole. e giustamente. che non si sollopon~a l'operato di lrapanazione ad a lcun metodo antiflogis tico, impeJ·ciocchè, se si ollicnc un corso asettico, si può esser certi che Peazione loca le non ve ne sarà, e se disgt·aziatamenlc il c!Jiru1·go non ha saputo o non è r iuscito a p1·otegge••e la ferito dalla scpsi, non eliminerà c~>rlo con la più rigorosa dieta e col ghiaccio le manifesLo.zion i roa llive. Anzi un'alimen tazione troppo scat•sa può indirettamente essere nociva, e l'applicazione del ghiAccio pur'• inumid iJ·e la medicatu1·a c ne utPalizza •·e i gr·andi Y8nta t;gi della medicazione asciull~. - T ali co nsider azioni, del
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resto, sono applicabili, e sono anzi te nute presenti ogg igiorno nel trattamento antisellico .!i qualunque ferila. La cos tante assenza di falli reattivi nell e vas te ferite chiru1·giche trattate con la medicazione occlusiva ed antisettica è una prova di fatto, se il ragionamento non basta, dell'assoluta inutilità dei mezzi refrigeranti locali. T.
Cistite mortale dovuta a pparentemente a fimosi. - Dollol' SAuLER del BecketL Hospilal, Bat·nsley (Laneet. oct. 17}.
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Si traLla di un infermo molto attempato, che d uran te tutta la vila aveva avuto un prepuzio estrema mente lungo, senza perallro averne disturbi di sor ta. Pure sogge llo per alcuni anni a frequente minget•e giot·no H notte, non aveva mai a vvertilo diffìcolt.a alcuna nella emissione dell'urina. Scaduto in sej:tuito di salute, mos lrava da alcune settimane il prepuzio enfìato al punto da n on poter e emettere che poche goccie di ul•ina ad un tempo. All'ammiss ione nel l'ospedale l'in fermo era macilento ed assai p rostrato. Sulle mani e su i pie<!i si t::onstatavano piccole s paccature secche e nerastre, quasi s'i· niziasse una cangrena secca . Il prepuzio era mollo lungo, ede· matoso, du ro ed infiammato, ed ammetteva a stento l'introduzione di una piccolissima tenta. La vescica era mollo distesa. Passata una sotti le sonda se llo il prepuzio, questo venne di · viso in due alla sua base. Quindi venne inll·odoLlo un ca teLet·e d'ar gento, n. 12 inglese, sen z~)tl i fficoltà, neiiR vescica, donde vennet•o e!Slratti parecchi lil1·i di ut·ina intensamente fetida H purulenta con alcuni grumi decomposti. La vescica venne lavata, e la lavanda fu ripetuta pal'ecchie volte du!"anle le prime ventiquattro ore, ma l'infermo non rinvenne mai dal s uo collasso e si spense ll'anquillo.mentc il giol'no seguente. F . S.
Jlarooma generalizzato. - Dott. TRÉLA T. - (Ga:aette d es H()pitaux, N. 11 8. - 13 ottobre 188~l).
J Tra ttasi di ~n'inf~lice giovine dell'età di anni ven tuno, per a quale la chtl'Ul'gta è assolutamente impotente. Da tre anni essa soff1·e alla gamba destra, in corl'ispon -
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denza de ll'estr em ità superior e, la quale a poco a poco è aumenlala di volume fino a l'aggiun ger e dimensioni considurevoli . La gam ba destra misura nella sua parte supeJ•iot•e 51 centimetro di ci t•confer enza, men tre che la siniska. al medesimo livello, non ne m is ur·a che 20 o 22 . Tale ò lo sviluppo che essa lta acquistalo nello spazio di tre onni . L'infel'rna durante questo lempo soffr iva quando camminava; fu curala a lulta prima come atl~Lta da reumatismo. Da 5 o (i mesi la tumefazione e l'impotenza l'ltanno coslrella a l.enere il lello. I dolori sono continui: non ha piu sonno e trovasi in islat.o di pronunciato murasmo. Quanto al tumor e, esso é fis so ed adet·on te nll'osso !:'oltos tanle, cioè al perone, c si arresta aliA par·te infecior e del g inocchio. Pt•esenta qualche leggiera r·ilevute;:za; è nn po molle a lla pur te anteriore o duro, a l contrario, in tutto il resto della s ua estensione. Es.so è inRomrnu un lnmor•e sviluppato:>i nelln spessore del perone, e costituisce un sm·coma osseo . Essendo tale tumor e ben ciJ•coscritlo e consumando es:;o Ja malata pei dolori incessan ti che cag iono, pm· la privazione del sonno , era intenzione dell'A. di 1·icorrere pr·ontamenle all'abluzione o megl io all'amputazione dell'at·to inferiOJ'e. Ma un esame pil1 completo dt.Jlla malula fece rilevaJ•e l'esistenza di uu secondo tumor e al dorso, ~lalla parte !'>rn is Lr'tl, in vicinanzu delle apofis i spinose della colonna vertebra le e delle ultime coste. Questo nuovo tumore misura già 12 centimetri di lun ghezza su (i o 7 di larg hezza, ì.; dUI'O, fisso ed appat·tiene alle coste e forse a nche a lla colonna ver·Lebrale. Esso è dolor oso alla pr essione : la ma lata per altm 11011 ne aveva punto tenuto parola. Proseguendo l'esame ed interrogando diligentemente l'in ferma, s i ' 'iene a conoscer·e che es~a ha per·dulo la vis ta ùul lato destro e che qnesln cec.ità assoluta é unc l1e accompag nala da una paralis i incompleta del 6" paio. Ora osservando l'occhio s i constala che esso e sano, clte pt·csenla appena un legger issimo g rado di neVJ'ile ollicu. Da ciò devesi conchiudere che si lraLla di un'amaurosi e di una pat·alis i del 6• pa io.
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Questi accidenti da parte dell'organo v1s1vo sarebbero, a parere dell'A., molto probabilmente la conseguenza dell'esis tenza eli qualche tumot•e r esidente nell'orbita o uel ce1·vello, lumoi·e, in tutli i casj, che interessa il 6• paio ecl il neno ottico. Trattasi fjuiodi nel caso in discorso di un'affezion e sal'comatosa gene1·alizzala, di un s ar coma con m a nifestazioni multiple. Io simili condizioni e egl i permesso di interven ire chirurgicalmeote? Non è egli possibile di fa1· ciò, non già con qualche probabilità di guarigione, ma colla speranza di proluoga1'e la vita della malata? L'A. crede che si debba rinunziare ad ogni operazione. Si sa che, quando, in simili casi, si cCI'Ca di operare, la recidiva è fl'equcnte e !"o venti rapida . Ora l'aulot·e non osa amputar la gamba per il timore ùi ved er sopraggiungure uno morte improvvisa, l'apida, nei primi giorni che seguir ebbero all'oper ozionP, come piu d'una volta si ebbe occasione di o~servat•e. Tullo l'intervento deve dunque limìtal':>i, se~ondo l'A. a ricorrere ai soli mezz i che possono far cessare o per lo meno attenuare i dolori, vale a diL·e All'uso delle iniezioni ipoder· miche ùi morfin a e dei clot'Bi io internamente .
Nota. IU due casi di para lisi transitoria della metà. inferiore destra dell'orbicolare labbiale consecutiva all'estirpazione di ganglii. - Doll. RE:-IE ùuzÉA -(Cazette cles H6pitaux, N. 120, 1885). l fatti di paralisi più o meno estese conseculiYo u tt·aumo.· lismi ope1•atorii sono !ungi dall'esser ral'Ì : esse sono allora la conseguenza eli sezioni nervose e pet·sislono, se non :ndefi nitamente, per lo meno un terr.po assai lungo fino a l m omento, in cui i tuhi nervosi s i siano cicutl'izzali e r·igc uerali. Nulla dì consimile, al conlrArio, si osSCI'vò nei seguenti due casi, n ei quali la paralisi, quanlum1ue molto accentuala fin .dall'inizio, è stata per altro delle più transilot•ie: essa infatti durò appena tre o quatt1·o giorni . 11 primo fatto riflette una giova ne di 18 anni, le quale a ., eva nelle regimJi parotidea e sollo-mas cellure una corona di 4 o :'>
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gangli slr umosi che persistevano da più mesi malgr ado lo peunellazioni di tinlura di iodo. il iodnro eli potassio inLet•namente ed un tratta mento a nti$Cl'ofoloso enc•·gico. Insistendo l'inferma per essere liberata dalle sue masse gap-lionari, venne oper a ta. p r eviu anoste!!!izzazione. Nulla di par ticola t·e du r·anle l'operazione a ll'infuori di un'in"ign ifi cante emorragia. I ganglii erano di già ca seosi al loro centro: con difn collà furono enuc leati e separati dai tessuti circostanti nei quali essi erano come inc•·ostali. Le iniezion i e rauo penetrate fino a l Les;;uto cellulare soltoaponeu rotico, ma l'enurleazione era s ta ta fa lla colle dita e nulla poteva fat• pl'esumerc la lesione di un ramo importante del facciale. Per· cui, non poca fu la Mrpresa allorché, al t•is,·eglio della malata, si oss ervò che la metù in f'c t·iorc del suo orbicolure boccale del lato destro era completamente par alizzata; la m ela dùl labbro er a spinta in avanti dagli s forzi respir·at.orii, le fattezze <leviate dal lato opposto. Non vi era alcun turbamento della sensibilitil, la quale era pet•fellamenLe conser· va ta ; il mov imento solo fuceva completamente difetto. Si c•·edelLe a llora ad una ~ezione o acl una roLLura del ramo boccale inl'c•·iore destro. )fes::un cambiamento 111la ~era: la paralisi è delle più pron uncia te. Nond imeno , fin dall'indomani rnalLina, si constata un notevole migliOI'amen to; la malata non può a nco ra contrarre volonla l'ia mente la metà inferiore del suo lablH'O destro, rna solto l'i nfl uen:~.a di una pu ntur a rli spillo si consta ta una lo~ggera contraziC\ne riflessa. TI gior no do po, i l migliora mento ha fallo ~rand i pt•ogressi: la malata contrae volonla•·iamente il s uo labbro, che presenta appena una leggera deviazione persistente nel riposo. Tnfine, noi g iorno successivo il mo vimento è completamente ristAbilito, e •·imane appena una leggerissima deviazi<>ne delle l'a ltezze. Il secondo caso s i r ifor·isce a d un uomo di sessa nL' a nni, stato operato qua lche mese primo. di un cancroidc del labbro in t'el'iore e che r icovel'6 di nuovo all'ospedale per una recidiva gan~l i onarc .
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La ferila boccale era completamente cicatrizzala da lungo tempo e nulla presenta va di pa r licolal·.e; ma a~ ~isollo ~ella branca orizzontale della mascella inferiOre, a sm1sLr a, SI vedeva un tumore ganglionare duro, non aderente alla pelle ed ìuùipendenle egualmente dal masce llarll, ma che si esteudeva assai profondamente ed e r'a co mpletamente inclinato nella loggia della glandola sottoma!;cellare. Si sentiva la carotide esterna cbe batteva immedia tamente indietro del lumOl'6 e che pareva anzi adel'Ìrvi. Si fa un'incis ione di 4 o 5 centimetri ad J IJ2 centimetro all'incil'ca al disotto !iella bra nca infer iore del mascellar e , si apre la loggia sottomascellare e si perviene sul tumor e ganglio nare facente corpo colla ghiandola sollomascellare : si enuclea facilmente eolie dita, s i portano via le ullime pt~ rti celle e s i neLla completamente la loggia. Nçllo stes so modo che nel primo caso, al momento in cui il malato si risveglia e fa degli sforzi pe1· pal'la re, si cons tala una paralisi completa della metà sinistra del labbro ìnfct•iore. Ora, anche in questo cas o, mollo più sicuramente che nel precedente, non si può riferire questa paralis i ad una sezione nervosa, percbè l' incisione fu por tata almeno a due centimetri al disotto dei rami boccale e m entoniero, i quali vanno ad innerva1'e l'Ol'bicolare ed il muscolo inferior e della commtlssura: essa incisione non ha potuto interessm•e che gli ultimi filetti dello branca cervico-facciule che non for·nisce alcun l'amo all'orbicolare od ai muscoli ùella commessura. Del l'este, anche in questo caso, la para lisi s i ò modificata molto presto; la sensibilità é sta ta costantemente normale, e lt~ motilita si è ris tabilita cornple tamente a capo eli 4 giorni dopo l'operazione. Dai dettagli operatori esposti e più ancora dalla rapidità colla quale la paralis i s i è modificata co!'.i completamente deve~< i deduJ're che no n s i lr'alta di una lesione ner vosa rilrella. Essa non si può attribuire che ad una paralisi riflessa consecutiva ad un trauma operatorio o fors e anche allo s tit'amento prodolto a distanza s u cet'li filetti nervosi per gl i sforzi necessitati dall' estirpazione del tumore. L'uulore t'iferi ~" e inollre che in un terzo malalo che pl'C-
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sentava un ingo1·go ganglionaJ'e consecutivo ad un epilelioma labbialc e nel quale l' estirpazione fu praticata seguendo esattamente la medesima via che nel secondo caso, nessun fenomeno di paralisi è stato constatato un parte del l'orbicolare o di allri muscoli della porte i nferiore della faccio.
RIVISTA DI TERA PEUTICA I bagni idro-elettrici, loro azione fisiologica e terapeutica. -G. LEHR.- (Cenlralh. Jii..r die Medie. Wù;senseh., N. 4o, 1885) Il Lchl' ha sperimonlalmenlc ùimosleato che il corpo urnnno nel bagno è att1·avcrsato dalle cort•enli elettrich~ a c!Jo la forza della COI'l'Cnle diminuisce in ragione della distanza ualle laslri11e polari. Anche le parli del cor po clte ~>Lanno fuor·i doll'o.cquu (specittlmente gli Ot·gnni dei sP-nsJ) sono attt•twer sate dull::~ corrente c da essa stimolate, conto il Leht· dimostrò su se stesso. ;\'[ on Lt· c le sue t•icerche sulla azione clettJ·olili~u e calnforica dei Jmgn i el ellt•ici è t•imasta lìnora senza resullato positivo, gli riu sci però dimostrare ch e n el bagno l't~rad i co <.Iella durali~ Ji !O minuti con una COI'rùnto di mc.ld iu fo1•za, tanto la eccitabilità farad i ca rtuanto la galvanica so11o t=wrncnl.nLe, mentre 'tueslù effetto nel bagno galvanico è ince1·to e pa!:=sa rnpidamente in un stadio che (particolarmente pr•olungondo mollo il bagno) si distingue per l'abb<:1Ssamento della eccilabililà motori a. La sensibilità farado-culanoa 6 dappr·ima aumentata nel bagno faradico, ma pt•eslo scema considerevolmentP- , loddov('} il bagno galvanico abbassa subito la sen!!ibilità farado-culanea (solo in alcuue persone si tr·ovp aumentala nel bagno calode, diminuila nel bagno anodo). Come sulla sensibilità farado-cutanea, il bagno ftH'adico agisce pUJ·e sul senso dello spazio, mentre nel bagno galvanico le parti illfl ucmw te dal
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calode provano un aumenlo del senso dello spazill, le r egion i influenzate dall'anode pat-iscono una di minuzione . Nel bagno dipolare sì faradico che galvauico lu frequenza del polso é diminuita, poi torna allo s tato normale; con le correnti Corti e da lunga du rata, la fr·equenza del polso tornu già di nuovo dur•anle il ba gno ad aumen tare . I n ambedue i bagnj l'ondata del pol so e più piccola, l'arter·ia più Leso. e più dura. Con le correnli for Li il polso s i fa ii·r13gola r·e. La respirazione nal bag no dipolare faradico e gah·anico diventa piu breve e più profonda, n el bagno monopolare questi e ffeW sono assai meno spiccati. Il bagno monopolape abbassa la temperatura del cOL·po, il dipolar•e vi ha appena azione. Cir ca la influenza sul r icambio della matel'ia azotata nel cor·po, i bagni eloLta·ici dipo la l'i la hanno maggiore dei mon opolari. I bagn i agiscono fa,·orevolmente sulla digestione, sti molano l'appetito, pro muo vono i movimenti intes tinali, l'ti v vi vano (spe(;ialmenle i ba~ni fa radici) lo spirito; aumen ta uo il bisogno di d() rrnire. Al trattamento coi bagni e lettrici fu a·on o soLLoposti i neurostenici (con esito fa vore"olo), gli affetti" dalla molallia eli Basedow (con buon ri!òulla lo); ebbsr o puro mi g liot·amen to i mal ali di emicrania, il tremo l io, gli spasmi e parimenle la corea, la isler•ia e la ipocondria, rnanlt'u le ne vralgie, le rna lul.tie or·ganiche del cer vello e della midolla non ne riportarono alcuna favorevole inJ-luenza. La gotta e il r·eumalismo rur'ono cll!·ati con buon effetto; gli Slati di debol.nza per rnot·fìnis mo, il r eumatis mo ntuscolare e l'artr•ite mig lio ra r ono. Contr•oindicazione ai bagni elelll"ici s ono i g ravi vizii di cuore; una cura di 3 o 5 scltima ne (20 o 30 ba~ni) é sufficiente nel maggioa· numero dci casi. l primi bag ni si fa nno ~on corr enti deboli e pet' breve tem po; la tcmperatur·a dolI acqua del bagno de ve essea·e 32·-~;:,· c• (fol'se n elle molaLtio reumatiche un poco pii.! a lla); In dura la di un bagno di u n quarto fino a mezz'ora. Dal Lehr sono pl'efeJ'ili i bag ni dipolari, usando per lo piLa i bugni faraùici. Nella mal attia del Basedow, nellt~ corea, nel La·emolio ~i p r·efeei>;ce il bagno gtllVt)nico monopolare, nella g otta e nel reu matismo al contrario il di pola, .! .
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S ulle iDjezionilpodermiche di ollo. - .J. V.- SCHOE~IAKEIL - (Philadelphia M edicai. Timr.:s, 30 maggio, l l<80).
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Il dolL .J. V. Schoemaker di Filadelfia lesse alla Sor iclà medica americana una memoria. in cui rift- rì i risultati della ammini!:-trazione solloculanea dell'olio. Ricot•dò gli sperimenti Jel .Mengel e del Perco co11 le inie:doni ipoJ e rmiche d i olio nei cani, le quali dimoslt·a ro11o lo asso r·birnenlo Jei grassi quar:Jo inlr·odolle sotto la cute. Pos<;ia, il Krueg in un demente c he l'ifiulava di mangiare e il Whell !'! ket' in un cas o di ulce1·a ga:slt•ica si valsero di f{Ueslo modo ~l i f"ornminisLrazionc con c·isulloli molto ~oddi sfacenti. Il Schoernakcr lo ha messo in opera in molli ca~i, e raccomanda ulteriori sperimenti . Ei <.!ava urJI\ Jramma di olio o di oliva o di feg ato <li met·luzzo in a ggiunta alla d ie ta orclinar·ia. Sosp<.:ndendo og ni altt·o nulr•irncuto, le iniezioni dcvl·ebbero essere falLe ogni ùue ore. Una o due iniezioni di olio di castoro cagionono ordinariamente tff'elto purgalivo. Riclticdesi uno schizzelto reletlivamenl•j grande e la iniezione c.le\'(~ esser e falla in una pai'Le ùel cot•po ben pt•ovvi3ta di lessulo connettivo. Cura c on l'acido lattico delle malattie della. la ringe, della. gola e delle narici . - D. EuoAROO JEL rXEK. (Allg . Wùm. mediz. ZeiLu n[!, 188:J, N. :1-7). Il dott. Joliuok che da oltre quattro mes i ha nella clinica ùel pro!'. Scltroltcr u:;;ato l'Acido latLico in molteplic.;i o numerosi ca 8i, viene alla seguente conclu!;ione: L'acido lattieo applicato col peunello s ulla ruuco><a sana della lat·iuge della faringe o dello narici cagiona Ult rossore passeggio ro. talora intorbidal!lcnto epiteliale, ma JJOn escara nè dolor·e. Le parti malate, seg11ntamerrte quello inr-Htratc el'lamatose ed esulcerale re~tauo cauterizzale produce ndosi nel tc.'mpo s te:;;so un l'orte dolore ~cotum t e . ~ ella la ringe si ùe:-.ta Jo ~lirnolo alla too::::c e lo spa sm o della ~lollide; l'Or Ja qual co ~a ~ r·egoln di cominciat•e con Je soluzioni deboli, del20 ·, . che o rdinariar11cntc ~"Ono bene lollera.le. Con le pennellalure pre -
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ve:ttive di cocaina si possono anche evitar e in gr·an parte gli cfl'eLLi spiacevol i, ma la r eazione, IJr Oseguendo In cm·a, presto diminuisce, cosicchè più tar( l i si può sem:a limo N:! fa r·c le pennellatur e anche con lo soluzioui concentrate. L'A., dopo le soluzioni al 50-80 •; •. é m·rh·ato ad usare l'aciùo lalLico puro. Fece poi conoscere i gran di Yantaggi olLeuuLi 11ella tubercolosi della laringe per abha;,sar·e lò tumefaz.ioni e lo inflltrazioni edematose che si producono n eli n formazi one delle ulcel'e. Ei vide in questi casi :;paril'e in brevissimo lcwpo il gonfiore e i disturbi della degluliz.ione o del respiro. l n questo forme bisogna avere dappr·incipio molta <'Amtela nel pennellare per evitare gli acces;.i di soffo cazion e; solo nei malati c!Je hanno sostenuto la laringolomia :::i può (ìn da principio agire energicamente e con le fodi soluzioni, l o sgonlìamcnto allora succede rapidamente. Menzìoua uno tli questi ca~i in cui ù<;~po 20 giorni di cu-ra pot•j esseJ'e rimossa la c.nnnula. An cJ , ,~ l'intìltrato sodo ha visto in 4 o 5 sellinrano spa r ire :::enza che ~i producesse e~cara. Bi.:;ogna dunque amlllellere che avc><s~ avuto luogo una azione as~orhente. Quanto alle ulcere. il dott. .Tellnek os"et·,·a che conùiziou i della loro guat•Jgione, come èulle ul cer e tubCJ'Colari di nlll'e parti, sono la di&f,ruzioue e la r cmozione di tuLlo il tcs:::uto malato. Se la parte alletta r imane in riposo, l:;e é t•iparata dall'aria esterna, e pt•incipt~lmenle "o nell'or ganismo esi;;le bu.ona disposizione, allora 1\rl cer·a può gutl rir-e. MR poichè il riposo dell& laringe e Ja esclusiow} dell'a•·ia cslernn è impossibile, le speranze della 1-(uat·iginne so no a priore: 'mollo deb~li. E poicbò inoltre la diRtruzione e in par·licolare la r e~ozrone del tessuto mal ato c.lella l ar·inge por mezzo dell'aCI~o lattico, non sempre può faro;i radicalmente (per la diftl~tle penetrazi one del medicamcmto o per· la lr oppa cstens~one della malaltia), co~ì ue avYieue elle ~olo nelle tJlcet·c v•ccole, poco profonde c racilmente Accer<;o;iiJili, con contorni :-ani. e in individui non mollo deperiti può per lo piu olleners• la guarigione. Que;;Le ulce•·e po!:'sono infatti cicntrizzare ir1 tre o quat~ro ~ett i mano. E quel'ilo par e che piu pre;;to a~v~nga nelle ulcer e marginali del le corde \'OCali (nel do~llllC> della glottide ligamen t.osn), poicl!è qui si può più fo crlmente .r am· llvere con le penncl lalul'e il tesRulo cauto•·iz-
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7.aLo. :Vfo. anche nei casi sfavorevoli ~i ossena che il fondo e i con torni ùetrulcera ~i detergono, e il processo, durante la cura, !i:i 8.1'I'C!"la, e la maggior parte ùei malati dichiarano auche di F<enlirsi meglio. Qu·mdo si sa che la reazione è mediocre, le pcnnellaturc non devono es!':ere fatte con molta forza. Se si forma una quAlche escara, si ùe,·e a~pcttare prima di ripcterle, che una parte di os!i'a. sia distaccata, ciò che accade dopo 2 o 3 giorni, e ùi poi ~pennellarlo giornalmente. Delle n1alAllie della faringe, la faringite grangrenMa è stata dall'A. lraltam con rruesto metodo con esito tàvorevolc. Succede molto rapidamente la delimitazione, il distacco del tess uto cangreuoso, e con una Yiva produzione di granulazioni rwesto l"eguc In guarigione. Auche nella difterite della farin ge raccomando le pcmnellature con la soluzione di a cido lattico a l :iO fino all'SO •; ,. Nella fùrin gite granulosa, con le r] uotidiane energiche pennella lure fatte con la soluzione all'SO '1. e anche con l'acido puro vide in cit'ca quattro settimane sparire le g ranu lazioni. Nella faringite secca presto si staccarono le ct·oste e la ~e erezione dirninui; nella faringite ipertrolìca laterale fu osS'3rvAta la pronta deLumefazione e l'abbassamento del tessuto tl'lalato. Lo stesso nella rinitc ipertrofìca e nella ozena. H icorda anche la favorevole inftuenUl dell'acido lattico sul cattivo odore. L'acido lattico agisce molto favo1 evolmente anche nella riuile ulccrosa (scrofolo~a) con formazione di granulazioni facilmente sang-uinanti che prel"lO si ulcerano. .!\elle narici non bastano le semplici pennellature, il medicamento deve es!i'CI'e tenuto in più lungo contatto con la mucosa, il che si fa introducendo nelle narici dei tamponi di ovatta inzuppati nella soluzione, i quali s i, lasciano stare applicati per circa un'o ro. L'A. ritiene la cura con l'acido lattico, in particolare nella tubercolosi lat·ingea, un importante acquisto Lera.peulico c crede debba trovare una estesa applicazione.
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RiVISTA Dl TEC~lCA ESERVlliO MEDI~O ~llLlTARE
----<·---Il trattamento delle ferite nella. g u er ra. Serbo-Bulgara..
- Lettera del pr of. MosETIG-MOORHOF. - (Allg. Wiener. Med. Wochens., !886).
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Se vogliamo farci un'idea sulla cura delle ferile nella guet·ra che a~tualmenle si combatte nel paose dei Balcani, fa duopo distingue•·e in essa cura due periodi dive1·si; il passaggio tra l'uno e l'altro di qnesti periodi è rappresentato dall'intervento della.. Società Internazionale di Soccorso . Pl'ima d! questo benefico ecl umanitario intervento, noi non vi troviamo eserci\ala che quella chirurgia la q:1ale oggigiorno dovrebbe a v or e !'fl\lanto un valore storico, quella chirUI·gia che il Trelat ha cosl energicamente l'timmaLizzaLo colla qualifica di chirurgie sale; soltanto colia com parsa del soccorso internazionale fu inaugurala la chirurg ia antisettica. I risultati della cura attuala nel primo periodo furono, come ognuno può immaginar·e, abbastanza sroraggianli. Tutte le ferile, salvo qualche rara t>Ccezrone, manifestavano i sintomi di settica infezione in gr·ado •naggiore o miuor e. Sotto la filaccia impias ti·icciata si vedeva la piaga di quell'aspetto lur ido che i moderni chirurghi da lunga pezza avevano dimenticato od anche non a vevano mai co.nosciuto e gl i ospedali emanavano quel tanfo car atterisli(\0 chG é proprio del processo sellico. Fu uno spettacolo ben doloroso, dopo lutto quello che si è dello e fatto in favore della medicazione antisettica nella chirurgia militare, il veder ~· comparire e venire da ogni pa l'le la filaccia ogni qual volta il demone della guerr a spiega la sua azione devastatrice. l medici degli eserciti serbo-bulgari erano provveduti soltan lo di filaccia, di a cido carbolico concentrato con alcune fasce e pochi triangoli. L'a<!ido fenico in quelle condizioni ha corr,lsposlo poco allo scopo dell'antisepsi che era malamente
RIVISTA DI
TEC~ICA
Pl'alicala, e per di piu contribui di mollo n provocar e Jl'rJla zioni e caus tic.azioni delle f<~r ile e delle parti a lol'o vicine. Causa principale di questo inconveniente era, a mio avviso, la mancanza di mezzi diluenti cioè acqua e olio ed anche la mancanza. di quei recipienti ed utensili che s~l'vono ad allungare le soluzioni concenlrol.c. Ma anch e fo~se allungalo l'aciclo fenico adoperalo in quel modo non s i potrebbe ri tenere quale un efficace e dura turo a ntisettico impet·occhè da una parte esso è una malct·ia volatile, dall'altra, la fìlaccia che si adopera per applicarlo non è anti~ellica, cosicché i germi zimolici in e:>sn contenuti po~sono ben pr~sto spiegare la Jor·o delel.et·ia azione. Una medicaziowJ f'altl) con fila ccia, " io puro imbeYuta di acqua feni ca o di olio fenicato non si può chiamare sul serio medicazione antisettica, poichf> non ostante l'acido fenico essa appa r lien~ l'lncm·a allu chirurgia wrlieia. La nota sentHn za pri1tcipii.s obRta ha il massimo valore nelln chit•urg ia di g uerra. Le ferite recenti dovono essere protette daH'azione dei principii zimogcni e ÒP\'Ono essern continuamente al coper to dei lnro attacchi. Ottenere ciò sarà sempre il pri ncipoli~simo dovere di ogni rhiJ'lll'g"O militare al posto di medicazione. Il prof. Mund y ha ripctutamente raccomandato che ui posti di medi cazione siano odd<.:lli chirurg hi abili e sperimen tati anzi i migliOl'i chirur·ghi. Chiunque vogli:) spassionatamente m ism·are tulla l'importanza clelia promassi antisettica non potr à fare a meno di app t·oYat•e il pt·ecetlo rlel dotto professore. .Ma di che cosa dovranno pl·ovv~d e rsi i chirurg hi s ul posto di medicazione pet' prolegg-el'e le feri te dal flagello che le minaccia contin uamcntf'? Se si tien conto delle condizioni dei posti di medicazione, se si tien con to ùel numero slragrandedi fet•ite che in bJ•ovio:simo tempo !'i accumulano in quei luoghi, :>e s i calcola ancora che molli di questi feri li debbono porlar·c un primo apparoccbio per molti giorni primo di tt·ovarsi nella possibililù di avet·e una nuova m edicazione; consideralo tutte queste cose si "ieno alla conseguenza ~he il malet·ialo anLiseltico adoperalo deve ave r e i seguenti requ isiti. 1• 11 suo modo d'npplica;:ione deve essere dei più ~emplici.
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2• Non deve essere volatile. 3• Adoperato anche allo s tato di purezza e senza mescolanze non deve agire come caustico nè spiegare azione nociva qualsiasi sull'organismo. Ammessi questi postulati, tutli gl i antisettici solubili ed applicabili sollanto allo stato di soluzione allungata sarebbero da bandirsi dal posto di medicazione, e per contro ci'ammettersi soltanto l'uso·dei medicamenti applicabili allo stato di po lvere. Ora sotto queste t'orme noi non possiamo accordare fid ucia che a due soli medicamenti cioè l'acido salicilico e l'iodoJ'crrmio. Sui vantaggi e sugli inconvenienti di queste due sostanze si é tanto detto e scritto in questi ultimi anni che sarebbe ora superfluo, anzi un vero perditempn, parlarne ancora. La dotazione delle ambulanze con sotitanze polverulente è di facile maneggio a scopo antisettico dovrebbe essere il desiderio di ogni -medico; sancire poi questa dotazione con apposito regolamento dovrebbe essere il còmpito di ogni. autorità cui slia a cuore la conservazione del soldato ferilo. Si è già delLo che tra il sesto e l'olta vo giorno dopo le decisive battaglie di Dra., Silonica e P irot, la società di soccorso internazionale cola intervenuta trovo le ferite in preda del processo set~ico, che solo allora cominciava ad essere domato. Come e con che s i sia ottenuto questo benetìco effetto si dir·à or ora. Naturalmente ad ottenere questo felice risultato non concorsero soltanto gli an tisetlici, ma ancot·a tutte quelle cure che avevano per scopo il libero sgorgo dei materiali, la nettezza delle par-ti ferite, e la oppurtuna posizione e tìssazione delle membra. Per ciò che r·io-uarda la scelta deo-li antisct"' ,., tici, l'acido fenico non f'u adoperalo che per tavat·e le mani e gl'islrumenti. M entre che per la medica7.ione delle fer-i te furono usati quasi esclusivamente il sublimal.o e l'iodof,,r~io; il primo in soluzione di 112 fino ad t pe1' m ille l'<:.d Lrc' 10 polvere in emulsione e solto forma di bastoncini e colla garza. Tutto ciò si è iat~o in genet·ale neo-li ospedal i di Bel?ra,do nei quali pure la mortalità fu rnin.i~a. Naturalmente JO non posso riferire che suo-li ospedali affidati al mio patrocinio. Tn · quel]j posso dire"' d'aver sempre veduto che l'io7
ll H' lSTA DI TECNICA
Jot'ormio faceva ùivenla1· nscltica ogni ferila e ciò 10 dico non pe1·ché dappr ima l'ossi dubbioso dell'azione aseLlicu ùel tOdoformio, ma perché in qucstt ultimi tempi e da medtci e da pi'Ofa ni si è tanto ~;hiacchieralo sulla debole azione loculc di qnesla sostanza cho m i piace coglier~< uncor o u11a volla qucs L'occasiol1e p er pi'OV8l'O[1t·a ticame f1Le i t contrario di quan to c~o::;lùl'ù as.se.t·iscotto . lu posso <rSsicut'are d tc l'iodofot·mio 0 l'u~t ic·o m ezzo che pieuamc nle cotTispond.e allu !Oc:;opo della ..:bit'Ul'gia anti::;ellica, che cs::;o è ca pace di doma1'e il p t·ocesso infelt.i,·o, quando con lcmpManearuenle si Yogtia pt'O\n:dCI'C alle allr·c condiziOni, come al libero sgoqro del puo: eJ alla buona posizioue o.: fìssazione della parle. Ptu volte io fui richiesto Jd pct·ché cosi calorosamente t·accomandava la pura metlicazione al iodofor mio e r iliulAva la IDL~,J icuz ione m i;;ta di iotlùl'u t· mio e a<:itlo renico. Qu i mi sia perm esso qualche parola dt s piegazione. Io ri t'ì ulo assol utamc:n lc ogni mctlicazi•me m is l<i di iodofot'mio cJ uciùo fonico pel'ehé t•ite ngo che p er l'<•ziunc d i •tuesl'u!Limo s ulla fl! ltZi Ont l'i.malu re sti impedila r etiminaziol! e del iodio dall'ot·ganismo ed allu manc<:~ la eliminazione Jcl iodio io <:~ llri buisco i renomeni tossici del iodoformio. I tutti cliniei COitt'•!t' m;mo il mio H!>"•~l'lO 111 quanto che, i casi tl'avvelenan•eulu ioùol'ot·mico linm·a conosciuti o;ono sempt'0 U\'Ycnuti in seguito ullu medirllzione mista ùi iodof01·min <>d acido fenico, nessuno se ne è \'Ì::;Lo che sia seguitato :tllu medicazione pura m ente iodo· for mica. Parime nti ri ~-:c llo la medicazione mi!',ta eli ivdot'oetllio c s ubli mulo pcrchè, ptl t·Lig-iu no rruale io sono dei m elodi semplici, lt·o,·o ne l iodo l'ot' Jnio bastevole e f'lìcacin anti - , sclLica per eiteuc t'e s upt•t·flu u l'unione con og n'altr·a sosla 11:ta ::otu bile; credo però elle il s in1ulla neo uso riP I iodof'o t·m io e del ;. ublimato non sia punto tlan uoso qua ndo queste due sostanze sieno adopet·ale ~;oli pt·udenza. l: n pal'ticola t·c vantaggio propt·io clel iodofor mio o u m&glio di t•e della ;;arza al iodofot•mio, ci si offre nei casi in cu i si Jebbano m anlenc t'ù a~ellicltc tlellt! reeile dt>l lu bocca o Ileil'intestino r etto, eJ uuc:;lie r1uu ndo la lesione pel' !'.un nalur·a richieda il taul p o 11am en lo ~ pe1·ma nenza. Cosi mi .accadde di osscr val'e u·e casi di emorrag ia s econ-
.E SF.llY1ZlO MKD1CO MJLITAllE
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dar·ia a 1·tel'iosa i11 ~ eguito a ~.:on~usioni delle par eti artet·iose provocate da pr•oieLtile. Tt•a il sesto e l'ottavo giorno tlopo la caduta della por zione di vaso necr olizzato si era110 sviluppati più o meno estesi aneur·ismi spurii diffusi. Le arterie reril.e er•ano: la succlavia, 1~1 vertebeale e finalmente la hbìale posleriord. Nei pr imi due casi l'allacciatura in loco era impossibile, uel terzo io avr•ei dovuto lego1·e la femorale nel canale tlegli aùduttol'i. Ebbene, col tampone di ge.t·za iotloroemizzata si !'iusci ad otler~~:n·e in tulle e ll·e le ar·teric l'emostasi permanente. l lamponi della succlavia restarono in posto dieci gio1·ni e ùopo tulto rtuesto tempo erano p t?.rfettamente inodori. Anche K11sler r ipor ta un caso di ùcf1uitivo arresto d'emoeraj.ria arter·iosa ottenuto nello stesso modo. Da ttuesti quattro casi ben t•iusciti non dovremo uoi conchiudere che la garza al iodoformio possa sostiLuir·si alla legalut·a quanùo que::;la per ci t•costanze spec iali non si possa eseguire in loeo~ Altre sosl~nze non possono avere la stessa efficacia pcrcilè un tampone che soggiorni pee così lungo tempo in una fùrita perde le sue virtù ailtisetliche. E qui mì sia permesso di espl'imermi reancamenle contro un metodo di medicazione iodol'ot'mica clJe mi accadde di osser vaee più volle. Questo consis te nell'applicare la poi vere dj iodol'ot·mio e quindi copl'ire il Lutto con semplice ovatta Bruns senza escludere il contatto dell'aria esterna. Al contatto dell'aria atmosferica, lo stra lo di ovatta più viciuo alla ferila in l>t•eve tempo si converte coi malet·iali seo-rc«ali dalla . o .., tet·tta stessa in ul)a crosta rigida e tenace che impedisce il !ibero sgot•go degli umori e che può pt·ovocare pt>t•ciò dei disturbi non piccoli generali e locali. Tali meJicazioni elle io col Langenbeck potrei chiamare med1cazioni iotloformi··he a crosta, possono essere accellate soltanto quando vi sono cont.li:z.ioni ta li elle la rer·ita po s~a eiuscire a guut·igione
sotto cr•osta. .Ma se queste condizioni mancano, il metodo in ùiscor·so è. un vet·o controsenso e P•'oduce pt·eci~:=ameute l'opposto ùi e•ò che è eichieslo dalla chit•ur•gia antisettica, specialmente .col r ender nullo uno dei più impor ltmti postulsti di essa clu-
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RIVISTA DI TECNICA E SErtVIZJO MEDICO lllLlTAHE
rurgia che è quello di dar libero corso ai materiali segreg ati. Perciò sopra ogni feritn medicata al iodoformio, io sog lio applicare un pezzo di carta gommata e sopra questa mettere ovatta o coLone, oppure chiudere ermeticamente lutto l'apparecchio. Ma quest'ultimo processo richiede troppa g rande quantila di malel'iale irnpermcabilc; però in compenso l'apparecchio si ~;compone piu a t•ilenlo ed offre rn•1ggiore durata. Con questo metodo (:uralivo noi abbiamo mantenuto nello stato ped'ctlamenle asettico p i Lt di 600 l'eri ti senza cb e mai si sia vet·ificato un caso eli avvelenamento iodofo t•mico. TuLLi i ferili iodofoJ•mizzati godevano di un buon sonno, di buon appetito e pt•osperavano. Se poi a questo non picco! uurnero di cnre io aggiungo all'incirca J2000 medicazioni al iodoformio che bo eseguito nella mia pratica d'altri tempi e senza roai vedere nemmeno una minaccia d'avvelenamento credo che le mie asset•zioni sulle innocuilà di questa sostanza possano r itenel'si come abbastanza a ttendibili. Servil'anno queste cifre a convet'lire gl'inct·eduli? Ne dubito, perché in generale si trova più comodo seguir e ç:iecamen Le i teoretici precetti di qualche dottrinario. piuttosto che andare a ct'lrcar la verità da sé e convincersi coll'esperienza. Non ebbi qui intenzione di far vedere l'opera chirurgica prestata dalla società internazionale in Belgrado; ciò forme1·à argomento di altro mio lavoro che fra poco sara pubblicato. P ec ora ho inteso !imitarmi a dimostrare ancora una volla l'importa nza e la possibilità di una perfetta anlisepsi in guerra ed in particolar modo l'importanza somma del iodoform io come sostanza più addetta a questo scopo. I l ioùoformio in qnesla occasione non solo ha giustifìcato ma ha sorpassato eli molto le nostr e prev isioni.
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RIVI STA D'IGIENE L& etiologia del col era asiattoo. - Rappot•lo della commissione inglese. (The Lancet, novembre, 1885).
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Incaricali dal Segrelat·io di Stato per l'India i doLtot'i Klein e Gibbers si accinsero ad istudiare l'at·gomen lo in ques tione e ne riferirono dinanzi alla Reale Societa Medico-Chit•m•gica, mentl'e il relativo rapporto veniva sollo mosso, per disposizione dello stesso ministro, all'esame di quelle eminenli a utot·ità professionali che si riconoscono neli'Ailken, nel Burdon Sanderson, nel Cltevers, nel' de Chaumont, in sir Fayt•or, in ~i l' Gull, in sir Guye1· Hunter, in sir Jennet', nel Timotlty Lewis, nel Maspheron, nel Marslon, nel Su lherland, in ~;; it' Smat'l. B'u deferila n sir W. Jenner la presidenza di lunlo competente comitato. Giova osservare come la missione dei doHori Klein e Gibber s intrapresa per consiglio di sir J oseph Fayrer, fosse diretta ad investigare la questione s orta dalla scoperta di Koch , onde questi stabilisce la causa del colel'a in un micro·organismo, appellato da lui \( /comma bacillus '' Il t'iconoscere al Koch la scoperta del bacillo virgola nelle dtliezioni coleriche è incircH l'unico punto. nel r1uale le conclusioni del Klein e del Gibbes confermano pienamente i ra pporti del Koch. l mpercioccbé la commis sione vuole porre in rilievo un :.liretto conflitto di evidenza tra le tre proposizioni principi dell'argoment0 di Kocb : cioè, t• che il numero dei micro-organismi in forma di virgola nei tessuti iutestinali e nei contenuti di questi è in proporzione all'acuzie dell'attacco e che questi organismi generano nel corpo un ferm ento, onde l'iotiero sistema rimane avvelenato, 2• che que' micr oor ganismi si rattrovano esclus iva mente nel colera, e ;3• che la loro pl'esenza in una cisterna, la quale forniva l'acqua i~ Calcutta a speciali villaggi infe ttati dal colera, era pralrcamente una prova dellà connessione causale tra i detti or-
Ili VISTA I O:! guni~mi e In mnlallia. Sopra ciascuna tli sit'fatle qu•·~lioni lu
commic:sione f.lt t•iporta Rlle t't·lozioui del K !Pin A .lei Gibbe<>, che carnltPriz;m qunle un tentativo per confermar•· o rifiutat•e lu dottrina, che ril'OilO"'CP rlue;:ta malallia cau;:ntA ~~~ 1111 •)rtxanic:mo mict·ospico a forma di virgola, ed i ri~ttltAmelllt genenli Ili tali r·irerclw ~engono ricpilo~all come appt•e:;;con t• Gli ot•tmnismi in l'ol'lll8 di vir~ola sono ot•din:wiarnenl•' p t·~senli nello ,!eiezioni delle persone infermo di cholcrn. 2.• Non si rin' enp:onn nè n P! ~angue n .. in airuno d Pt LP-."IIli, incluee In mucO"U del pil•rolo inLe;:Lino, sP ctuec:to viene e:;Fiminato tli l't·esco. 3 Gli Ot'!!flllic:mi rn I'Mma di virgola •il a11 psrenze mor· fologicllo !'trelltllnf'nle affini sono pel' ordin>~t'io pr~>sPnti in olilfet'OJtLi pal'li •lE' l canalo alilllent,nee nello s lnlo t! i >"fllute: e<~si sdlnppRno in eslen"iono gl!'aor.linaria in lalunc cieli•· inl't•t•mità c·at·alter·izzalr da iperserrezione dell'ìn le;::~ inn: v' ha rA ~ioni r e•· pt•rst tll\ere che, quondo se ne osMl'VA ttnA t'ol'mfl preclmninantc, quesla s'hn in grande par te a•l allt•illllit·e Alla nnlllt'" di •tne .. la S<ecrezione. 4• l bacilli vit·~oln t•iscnnlt'itli d'ordi na t'io nel clioiPI'A non tn,Jucono l'infet·mita ne!!li animali infe>l'iot·i, ,. non ,.1 sono t'PAli At'~nmenli per pre!;llltl*'t'e che In inducano nell'nnm~t, menlr'è la circostanza òi ,,;:~pt•e stati lro,·ali nello cil"lt•rm~, . che COSltlni!<COI\1) l'lll'clinaria prOV'<iSl{l d'll1'(}118 flo•i \ ill8$-r!!i alioct•nli non le!tllti clalln prP8cnza del colera. coudnte n l ~>melle l'e oplltiono non <"011!'0110 nIla Leot•in :!el K o eh. C1 A;:sociamo nll'al'licolislll del Lancet nel desitlPrat'é cl w, tpur •IUI\Iltlo «i ahbia !'a~ione tli abbandonare la tloltr•ina tiPI " Koclr), Bllrn !-H' ne po-;sfl mettere in carupo. lnl;tnlo 1'• moli\O d t comptncitnenlo per la sc1enza la di"Po"izione 11llnnla ciel Govt•rno delle Indie perchè l!li slutlii sulle mniPrie nbbianr, a pr·o;::ogllit•si solLo la dire7.ione clt-•1 Cun ninglta m. 11.\fe,,~oranrwm tlella comtnisi:\ione inf!lcse Cr1nrhiuoll' sA~· ~iamenle in reilt.'l'llt'O le con "inzioni delln inulililé. ciP i cMdoni sanìta l'i o rlel]P re~ L!'izion i q ue t•nnlr.na r ie, le (]Uali toenono dnnnose altresì col pl'ovocare l'allol'ulo eri impe.lire rosl Jl pt'Of.!I'O""'O di valevoli misure sanìlat•iP. F'. S.
n' rr. r" 'i'E
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n problema della acclimatazione e d il prof . Vlrohow. (T/te La.ncet, ollobro 188.'>).
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Alla iulere<isante t•ivi~ta, eh•~ ;:;ul lavor o ciel cloll. Huil Plnlt (edito dul Philatlelphia meclical Times) pubblicò il no~trn ~iornaiP nel fascicolo dP.ll'ulli rnn <:Pllcmbt·c, an-i!::'o non torni 1nulilc na-giunw~re in riep i lo~o qnnnlo in propo"itn•h•lla 'H'dirnalazionc esprosse il Vircltow nrl recente Co11~r··""O lrnulo da i medici e na turalisti ledf';:;clti in Strasbut'.!!O. Tt•fwo ciò nel Lancet c lo t•ilevo con pin<'ert•, pcrrhè mi pen::o rome Olmi contributo che c:i po"sn ret·nre allo sturlio <lf'l uon fnrUr problema della neclimotnzinne, nzzi. in couseu-uenzn ·ll·lle no!'lre stnz1oni militA r i in Africa, ciPhba itnpe!:!'na1·e lll o;:;«f'rvazione dei metlici dell' E"ercito, romt• :::Prnpr~ ha riCI\'ut .., reclnmarl\ l'appliCIIzione di qnl'lli dl'll'.\1'mnta. Di"l'<f' 11 Virchow c-he ••gli. non cntrnu.to 11'31 cnmpo pfll itìcu dello colonizzazioni' gennanictt. a\'l'ehht• "llo a,llit •tn quanto vasto scopo .ti inve<>li!!azionc cocit•nliflcn indit:n"'e la acclima lszionc>, mentre siffalt" rrce!'dw pote,·ano inJin<'nl..ll't', inf()rmure le SlPSSP tli!~positioni ·lelln Stalfl Ili mr.•rit • xl probl"ma in discorJ<o. 11 Virchow tlirf'f'!:'C la " 11!1 r chilltnò l'nltenzion~' tiegli uditori. nl <'011!!1'f'"'"n ,Ji nw.ticino colonwl" ndnnalo l'anno sco t-so in A tn"'t•·rclnm, 't unii' a pt•m·n e,.-i lrnl~> •lPl rlP:.idt>rio ognore più vivo di !'""'l'l'l' rnAc-ginl'tnPnle ic;trutti in o;.rm cosa concernPnLe le condizinnt della 'ila ed 1 cambiamenti che l'umann or~tanic:rnn .;pPrinwnta ~otto diverse con·lizioni climatiche. Quando un individuo ~i lt•ac:fcri"CI' m un cltmo mollo rliver so da quello in mezzo al rprttle ordiu:u·iamentl' ~ve, ed ovc è nato, egli !'i s<'nle . in ""Ile pt•inte e('ce"c:h•amente a suo dif'a!!io (tiiWOtr~{orlaMe), c cnt'l'ono alcun" !!eltiman e prima chP e~li lrO\·i rhe il !òiiO nr!!nni::mo ha riN>n•JUislalo ti propt·in cquitibt·io .•\llnra O!!li '-'Ì i> nrcomo.Jato, assuefaLlo alle nuove c•ondizioni; i c:uni oraoni hnnno " 0PPOrlalo un cambiamento, un'ullct·n7.ione tnAlcrialc: egli ò nffPtto ùi indic;po~izione o ùi malaltia dirMlica . .Bencbè riguardo a f'JUC"la quf'<>honP ric('l) ~ia pt-r In pnbbhctlà il conlributo dc~li ingle:::i P •lei frnnrP:::i, Lnlla ,·in lo rJcercb" ~"Opra le spel'iali &•lern7IOHi, c·he prect• J,.no ltt lcl·"'r-
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minAzirme sintomatica clel ia ma lotlii:l sono del tutto scarse. !'e 11011 affalto mancanli. D'altra parte é illnegabilecbe lo studio clinicodellemalatlic tropicali hamolti;;simo pPog•·edito. Chiunque s tudi!'! l'accliwatozione, Jeve dirigere le sue ossen•azioni per tal guisa che si cet'cbi di slabilit·e limiti ~eografìci certi ùi pr oviucie etuologicbe analoghe alle p!'Ovincie bo taniche c zoologiche. Quindi il professore procedette a discutere i limiti della capacità ric.mosciuta alle razze bianche per la acclim.atazione, c dimostrò che le razze semitiche la po!-<seggono mollo più polente dello ariane. e che tra lo razze ariu 11e le meridionali (pot·toghesi, spagnuole, ecc.) la esplicava11o più fot·te delle settentrionali. Le razze meticcio r..on forte innesto semitico si acclimatizzano molto più facilmente che la pura schiattR ariaJaR. Ques te razze si sono sviluppate nel NordAmerica, i Francesi nel Canada, i Yankees negli Stati Uni ti, g li inglesi in Au~lralia, ma non nelle sue parli nordic.he più calde. T utti r1uesti abitano latitudini non gual'i diverse dalle Eut·opee, <} p.ure spe!l!;;O divengono stet'ili e la popolazione dect•cscc. Gli individui nat: noi nuovo paese dalla popolazione immiJ..!ranle non eccedono mai le tt·e gene1'azioni, pere~cmp i o, !l"li ingll!si in l ndia. Anzi, ad onta dei tentativi direlLi a consolidar e la colonizzazione at'iana delle l ndie a mezzo di mis ure sanitaPie, non si è approdato a positivo risultuweu to. È ai Medici delle Marine da gw;rt'n e ùellc mcr'r.anlil i e <ld l;lltl'i tli s tudial'e queste condizioni sollo l'a!>petlo della Fisiologia e coll'a iuto delle leg-gi di que~la. Quali sono gli elemellLi che mag-gioi'H\en te 1< i richiedono perché qu,:.i tenlativt, quelle mism'e so1·Luno il desidera tn s uc ces~o? È l'anemia tropicale una diminuita foJ•mazione ed un·au nac nlata rlislruzionc del saHgue? L\10cmia tropicale si cons l-al.u non pure neile regioni, ove rej:ma11o ill nwlal'ia, le febbri pBrnicio~e recidive, la dissenteria o la febl>Pe gial la, ma occorTe diagnosticarla ezianùio la ove queste infermiltl non ltanno dominio. Silfatto aumento nella di~inlegPazione del sangue eccita una grando teudenza Rllu affezioni del fegato, ecl è appu a1to il fegato il p1·incipale punto di a ttacco per le malattie della acclimHla.zione. Lo invesligarc le parlicola l'i maniere di di;;ordini pPovocati della. acclimata~ione negli oe-
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gani individuali é. disse il prof. Virchow, il sup1·emo do~•er~ che s'imponga alla scienza tedesca. Questa non deve lascu~rs1 governare da speciali esempi i, ma ha a basarsi sulla detel·minazione scientifica delle condizioni della esistenza per· la vulnerabile r azza degli emigranti F. dott. S. Conferenza per dl1outere l a questione del colera. (Allg. Wiener Medi:~. Zeitung, N. 38, 39 e 40, ·J885).
Nel mes1.1 di maggio di quest'anno fu tenuta a Bel'lino una confo1·enza sul colera, àlla q uale peesero parte gli scienziati più competenti nella materia, il Kocb, il Petlenkofet·, il Virchow, ecc. Si per l'importanza e l'opportuni la dell'argomento e il pregio della discussione a cui delle luogo, sì pel nome chiaro degli oratori, ci sembra non dov'1r lasciare di far conoscere ai nostri leLLor·i ti tenore di questa discussione dandonè un sunto abbastanza esteso. Primo a parlare fu il dott. Roberto Koch, il q uale cominciò CfJI l'espinger e gli assalti diretti contro il suo bacillo a \'il'gola dal Finkler-Prior, Klein, Emmerich ed altri, dimostrando il loro poco valc1·e con la esposizione di nuove osserva1.ioni od esper ienze e con la citazione di autori che confermat•ono nei loro sLudi sul colet•a la s ua scoperta. Il Koch iniettando negli animali un misto di una soluzione sodica e di br·odo colerico e s ubito dopo tintura d' oprio, riuscì a provocut·o in quelli i fenomeni del colera. Così, per esempio, di :35 pOI'cellini d'India trattati in cotal guisa, ne morirono 30 di colera. Altri animali trattati nello stesso modo con alll'i batteri palogeoi rimasero pet' lo più in vita. 1 bacilli del colera non penetrando nel sangue, possiamo comprender ne l'azione, secondo il Koch, solo ammettendo che essi producano delle materie tossiche appal'lenenli a l gl'uppo delle ptomaine, lo quali siano ass01·b ile e agiscano quindi sul generale organismo. In quanlo alla stabilita dci bacilli del colera, ùai nuovi esperi menti é dimostralo che mescolati con acquA di fonte vi si possono ritrovare fino dopo ~O giorni . Nell11 melletta delle fogne di Berlino si con set•vano solo 6 o 7 giol'ni, mescolati con materie s Lercot'acee solo 27 ore c nelle mu-
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lliVfSTA
l.eri e dei pozzi nel'i non et'Ann pil't climo!'òl t•nhi li dopo 24 nr r•. Sui p11nni nmidi dopo :3 o '~ IJURllro g-iot•ni et·ano gU1 morti. Allo "talo asciutto morivano anche pil't pre~lo. X~>i liquidi contenenti 5.0 ·1. d' acido ff!Hico, i haci lli d~>l coll'ra erano mot·li in poehi m ill Uti. :\.n ello i l sol fat() d i ret·ro, il :-:()ll'nlo d i r ame ed nl tri !=:S ii metallici, 1'(ll10 attivi: pi'l'Ù il K 0cll tlil a~ !"OiulnmMlP. la pt•ererenzA nll'nci.lo fl'Hico. Un rnedii'O che prPse parte ai cot·si su l colerA n llc l'linn, nn11nalò rni sinlomi di una ~t·n ve coiPr inn, e i l 1\.ncll annellfl f1 fJIIP~ln nr-:set·vazionc nn A !::Tnnde impot·tnnu1, poicJa,., In infezione nccArlolc in !.al luo!!o P. ~cmpn, pet· cui non poteva ''"!-'PrY i nllt·a ori!:!ine .lelh\ inrezione colf:1·osn fuo1'd1ù per In 1nanipolAzione dei bArili i. Nel le rlAiezioni di quesf.o m n IAtn furonn lJ•nvxli mani rc~ti i bacilli n vir gola. Unn fnr mn ro:tnbile di rr u~!" li bacilli !llll'tlnga allo l'lato di spora di altri hncilli, il 1\.orh non l'ha J•is;l"ontraLa, Pc! crron eP .::;l'no quindi, !>I'COntlo lui, lP con Lrar io n lf·~ •·mazioni <1•~1 C"'ci, tlc l Fm'l'f111 cd n lll'i. De' fiO il Koch pArli~ il PeLlenkOf<·\f'. LA costanzA lir i bacilli a vir!:!'OIA scopertn dal Koc il n conff>t'mata da rnolli o<><;er vatot·i é 1111 f!randr acqni!;;IO della no!"ll'a s;cic'~za ptllolngicn sul colo1·a, ma per sù ;;:olR non (l ~'< uft k i !'nl~ fl pt•rtYflt·c che in rrnP;;ti hacill i de l Koc il r is iedo lA ('R nsA t111l colc J·a. Polt•nbbP->;i ben unchP. nmrnollei'C\. che lragu<tnn Ol'i!.!ioo tla~li !llpit·illi e vibrioni cnn tenuli nm•malmenla nPll'inlC'l'ILinl' e che 111'1 pr oceS!"O coh~roso Lt•nvino ~or o le cn 11di~ioni fAvo!'evoli alla loro esi>< tenza e al lor0 :::; vo lgimentn. Del le g t·uvi con sid t' t'u:t.io ni >'lù llt to t~o nlro lo importanza <:Hn!':atc dei llt~ cilli a vir·aola. Le loro proprietù vitali pn~"-Onn !<alo forzalamenle m eltct•c;i ò'accordn rnn le cond izir111i che la Mservazione dP.lle epi demiB dimo!';lra nella mn LPI'ia i nfe tti vo ciel colet•o. l hacil l! 11 vi l'gola non IJo nno um1 fo t·ma stabile; essi sono !':enza re!';islcnza anche aliP più deboli azioni cJ,imicltP., pet• e!'empio, All'ncirlo dello stomaco, JWP.slo muninno Anche dopo l'r>ssiccazione; laddove il colcnt nella ~m1 potl'i~l, e nrlem il!f1, nel Bengala int'eriore, si m anife!'\1<1 con rna!.!gior forzo lll'e(·isomAn lt> nellA stagione dell'anno più ralda e più n><cinlta , e più rlebolmPnte nella !'òlaginne Cf1lll1'Ì alli'Ptlallln ralrla dPII•' pi()!!~ie. l hlltteri del la putr·ci'Azi0 nP cliP. lt'i''·atl "' i ovm1• p1e ed Rnclt l:\ nnp:li in-
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ll'f'tini umani !'Ono, secondo l'affermazione del Koch, i lor•o pru neri nemici. a cui essi «occombono nPlla lollt1 per· l'esi«lt>nza. l o non mi poE'sn flcurare, dice il Pelleukofer. come rnrcror•gani~mi che hnnno lali propl'ielil portin o sr'll o in cerli luogh i e m rer·li temri le epidemie e cito sPmpr'P per• l'Rppm;to i luos:thi piu sudici dove si lr·ovnnn in !!t'nn.li~simn rprantilà i hlllleri di putr·efazione ne siano mA!!giormente colpiti. L'opinione che ì bacilli R vir·l!oln sicno gli erci\alori coul'Aii clel rolet·A contraste con la mas!<ima :::labililR dAl Korlt "'"""0 che gli eccitatori di una infezione d+>hbnuo lt•ovarsi •wl luogo della malattia. OrA i bAcilli non <>i tro,ano negli organi pAlolo~icamen Le aller·ali, ma O"istono solo negli inl(''llini, cla cui dovrebho svol ger si la loro a'l.iono tossica . Pnt• btl moclo il r.olera diffèrirehbe riAIIt> nllre mR.IalliP infetlive f) •IO\'t'ebbe designarsi come unA malallia mi~lu, pHLe infdbva e parte tossica. Contro l'ipole!'i dell'a;.:sor•himento rla,:rl'tnteslinl di 1111 0 rnaterit'l velenoso f'o t•rnaln dai hn.cilli n vi1·~nla !'La il faUo sper•imenlalm~>nle climoslroto rhe il tubo dil{~>t•enle dei colerosi non a'3sorbi::;cc. St polt•ehbr al più Lrnl!Are del paqM~:.:io :tella circolazione eli minime qunntita di veleno. le quoti per provocer•e errcLLI rosi dclelPt•i cnrne sono quelli dei coh~t·a, dovrPbbero es!'Pre clt uno vir·ul•'llZA i'lraot'tlmar ia. Jl Koch ha cer·cato dimn~lrnt'P l'esil'Lenzn di rtu.e;::to tpotelrco veleno dandone per prova il òisfacimcuto dci cnt·puQcoli t'ossi del sa n ~ue con la collivazione dri IHH'illi a virgola nella ge lt~lina. nutritivo. La>iciando slot'C che i cot•puscoli tw•si del san;.."Ue sono facilmente ùi~lrulli da molli fi!!Pnli ~'hìmici. lo stesso fenomeno accodP, rome ti doll. Giovanni Buchner ha dimostralo, anche con gli schizonnc-eli non JHllo~eni, sej:tnalamenle coi vib t•ioni rlel Finklcr·Pri or. Quc!' ta LPoria tossica sembrò anche a mc, !lui pr incipio, non invProsimile e volentieri feci i ~ltluire degli e:::pPrimenti pPr la l'tcP.rca di IJUCslo ,·elPno. Fu per IJU6!'la rAciont' che io mi Adoperai pet: mandar e Il Nnpol i il dnll.. l•:mmueirli per c;ltè pot•tn«sp -una cullu ro isolnta di bacilli a vit·goiA llll'l"tilulo I!!iPIl!Oo •li MonAco. Il òoll. Giov'\nni Huchnet• hn fallo moltirli(·a•-e in ~ran I')Uanlilè neJ brodo al ·alino di Clll'Oe i badili vu·golfl ch e I'Emmerir..lt ha colli voto per fellomen Lr puri e chn
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anche in ~fonaco da m olli competenti nella materia sono l'Iloti riconosciuti come bacilli virgolo del K och, c che pct·ci6 avt·cbbero do vuto produrre molto ,·elcno, ma gli espr t•i menli dimostrarono che gran rptanlilà llella soluzione nulriliYo tnLt·odollfl nei conig li e noi porcellini U.'l11dia, anc he m ediante la iniezione inl1·aperiloneole non provocavano alcuna azione deleteria. Per questa ragiOne 10 tengo la teoria df-1 Koch Mila infezione e intossicazio11e solo come un'ipotes i Onoro non uimoslro.la e poco probabile. Dopo Lutto, per ciò che noi c:appiamo tlella natura ùel coler a, é mollo probabile che e:,.::oa s ia una put·a malattia infettiva, la qual u suppone i mic rorganismi ca usnli non solo negli intestini, ma anche nelle altre par ti del corpo. Le ricerche ulleriori dovran no ')Uindi eslenrle t•si a lulli gli organi, e t[ltesto poll'onno essere non solo le m icroc:copiclie, poichè non è certo f1 priori che i microt'gani~mi d~l colera esistenti nei tec;~uli abbiano lo stesso modo tli reagi t•e ai coiOI'i de lla a nilinn come g li l'lllri F-~C it izomiceli. Quindi il risultato negativo dell'esame mic1·oscopico non ha un Yalol'e assoluto. È pt•obabile, o pet' lo meno sicut•amcnle possibile, che i batteri lrovali dall' Emmel'ich negli ot•ga ni , nelle pa1'eli intestinali o nelle muterie contenute· negli intestini dct colcro!"J, rappresenli!lo il vero agente ciel proce::oso del colc1·a e il vtbr iolle 1lel Koclt s i sviluppi solo secondot·iamente in •rueslo processo. Può anche pensarsi che •1uello esistenuo normalmente nel canale digerente umano fra altre forme ùi vib1•ioni 11011 anco1'a eflnminalo lla vicino, pe•· l'essudato alcalino im mediulamenle separato dal ~au~ue e 'tu indi contenente possibilmcnlt• ossigeuo, acqtusli le condizioni pel s uo ma ggiore svtluppo. Fincb6 lu formo dei vibrion i o degli spi .. illi che vi,·ono not·malmenle negli intestini umani non saranno mef!"lio couosciulr o studiate, non si potrà dat·e a fJUCsto proposiLo un fonda to g iudizio né in se nso posi Livo nè ucga li,·o. Dopo Il Pellenkofet' rf'plica ti Koch , il quale ùice aYere p~:r cosi indiscutibilmente dirnostrato il t'a pporLo cuusale l'l'O i llaciJli a Yirgola r> il colt.-t'8 da non f:S:<e1·e tfuopo d'altre prO\'~, di ' luelle speciahnen te tratte da espet·ienze sugli a nimali. Si ti sempre slaLi persuas i tlelln speciticilit di cet'Li poeassìti pe r
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deleiiJinate malattie infetth·e. per l'orma che siamo auloriz·
zaU a concludet·e alle ps·orwicla paLogenc di un microJ·ganlsmo e al suo rapporto causnle con la malattia anche quanùo
Jo llp!lrimento suf!li animali ci ablJallllona. In quanto ai bacilli
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la loro presenza nelle cullur H as·Liflciali ~picca co5'i chiaramenteehe sru•ebbe impos:-oibilc passm;ses·o iuosses·vali quando si trovassero anche isolati n•·ll' uomo sono, e quulcuno dei numerosi osse1•valori avl'chbe •luvulo imbattersi almeno una volta in una lal colo nia di hAcilli fl virgola. Ma questo non é mai occorso; quc«li b~rilli si !:;Ono lrO\·uli soltanto nel vet·o colera asiatico. T.a ipolPSI d t-1 PdL•·nkofet• clelia tl·asrormazione dei bacilli a viPgoln nel prot'Psso colcr o!'\o, il K och la tiene, secondo le ~'\perien1.c bf•lltlrtologiclle finora conosciute, come iusoslen ibile. Quel-li ballcl'i ~ono mollo CO!'\lanti nel loro aspetto e nellu loJ'O propri Plà u HOH s i cambiano in allra specie; crescono <=umpr() nella s te.-.«a caratteristica waniera, liquefanno semp1·e la gclu linn o infettano g li anima li con glt stessi sintomi. Il Kocll l'i,~tell.~ qniudi 1 hacilli del colera scoperti daii'Emmel'ich e ~i difendo dolla obiezione dt!l P èllenkorer del mancare le prove di una fo1·ma stabile dei IJAcilli n virgola, la qunl4~ non l:!ut·ebhe tH'cosso l•ia, poicht'• la csper.enza rielle epi lemie depone contro un tale s tato ,(i con~er vazione della m nlct·ia iul'c.)Uivo del colePo. Allo s lolo nmido i bacilli a virgolA si pos~ono conser,·at·o 81'lilicialmenle, pe1· esempio. sull' A ga ,·-.\~n l' pet· ben cinque me!'\i. La obiezion<> che essi s'incollll'tliiO dnpp ~ rlulto coi bacilli ùello pulrcfazione e da questi do vt·<>bbcro esset·e sopl'all'alli, tnent,•e il colera si annida c.li pre f~ 1·enza dove regna il sudiciUme e la putredine, non é punLo conclu·lenlc. Allo stato eli naluJ'a i bacilli non vivonCI sem pt·e così "icini fs·a loro come nel bicchierino da r eagenti, e<=st hanno occasione ot· qua or llt di ~lllbilirsi in colon ie vC<gOlanLi. ,Mf)llo bene le divPI'Se s pecie P<>ltebbero dunqu,.. vi,·et•r, le une uccanlo ali(~ allrc senza elistruggersi a vir.enda. Anche la neceS!'\OI'ia concentraL.ione t.lella rnaleria nutritiva si Lroverù in alcuni singoli luoghi dove I]UesU balteri polt•a tmo bene prospemt·c. Il Koch confuta ancora la obiezione del Pellenkofcr rclo.liva al corso della epidemia nel Be nga la. Quella pol'le della s ta gione as ciutta in
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ftlriS'fA
cui avviclle il rapido au me nto della mortalità pet· colet'èl, non è compldamenle senza pioggia; o Jal pt·incipio di g iugHo la pioggia è solo più fl'equenlo e più abbvmlante, i bacilli a ,·irgola trovuno allol'll troppa acqua, e nonostante il colera non s pat·isce t'l lfa tLo, ma scrmde fino ucl avere ur r quaelo o la. melù della mo,·talilù. Il Kocll conclude ~.:o n lo ~egue nti pal'ole: ~ Non mi è po~sibile l!·ovare fl'u le proprietà conosciute dei ba.;illi de l colera, e i rutti epidemid nessuna <.:OIItradizione. PoLJ•ei aw.i dal cauto mio dirige1·e al s ig 11or v., Pet.lenkofer la domanJu: come egli u1etLe d'accordo le propt•ietè J<·i bo· cilli d1 Emmel'ich chl'l egli riguarJa come la causa probabile del colera con la sua leoria localistica e con i fatti epidemici. Hanno i lh1tLeei dell' Emrnericlt \llla fo1·mu ùut·evole clH.l il s ignor v. Poltenkofut· non eiconosce nei lmcilli del colet·u? MosLJ•ano e!<si la Jipcnùenza da condizioni di luog-o e di tempo voluto. dal Peltenkol'ct· '! Co me si può conciliare con la teot·ia del suolo c !JG essi trasportati <la Na poli in un vetro da reagenti, qui ndi l'alli veg~tm·e in collu ee isola~e e s0uzu essere venuti in alcun conlallo col suoi•> e senza alLt•avet•saro un pet·iodo di maturazionc, potet•ono fare amntalat·e di colera le scimmie o i porcellin i r.l'lndia? E come il l?eltonkMel' può m eLter o tl'acco edo i ba LL•~ei J~ ll' Em merich con la sua nt) ta t~oria dell'x, !J e z? lìappresentano essi la ..c o la z? Kella seduta successiva parlò ùi nuovo il Peltenkofel'. Sect.;ndo le t·iceecbe fa lle a Mont\CO, i bacilli a vi r·gola non sono punto costa nti , ess i s i muta no, coltivati in Jiversi liquidi, in forme di catene c Ji spil'illi, e si lasciano lin!llmenle l'iconùurre nello stato desct•illo dal Koch. Questo l'icerche fu!'o11o faLLe da l Duclmee in Monaco e dal Gl'ubet· in Graz, e il Peltenkofer· l.! s tato testimone dei loru dsu l ta ~i . Il Kocii ammette un cct·Lo stato dure vole dei bacilli, e questo puo spiegarP il corso di alcune epiùemie, che spesso sono in notevol mot..io iuterr·olle e poco dopo Lomano a t•icomparire. li PctlP-nkofer ricorda la div is ione in ùuc della epidemia del 1873 in Monaco, in cui si ebbe una epidemia d'csLale e una ù'in· ,·e•·no, la qual cosa, con la teoria conlagionista, con Ili ll·a smissione della malutti1:1 dal malato al sano, non si può in ulcun m odo s piegm•e. Questa !'ipul'lizioue fu lanto più nole-
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vole in quantochè (u non solo di tempo, ma anclle di luogo. Del 'resto Lutti i ratLi epidemici nell'India e f uori fan no penstlre ol;te la infezione del colera sia in sostanza simil~ alla infezione della malaria e non alla infezione della sHilide chu si trasmette da uomo a uomo sempr·e senza inlermeùio. Se il colera si vuole u na maluUia con~agiosa, così si dovra pm chiamal'e la febbre malal'ica, poichc anche questa procede da un J'ungo, ed è, pare, Lr·asmissibile da persona a persona. Per me aocettet·ei anche il bacillo a vir·gola, conclude il Pl~t lenkofer, quando f'o sse chiaramente dimostrato il suo r apporto con la ilisposiziotle di luogo e di tempo realmente esistente pel colet·a; ma, come la infezione della malaria non é al pr esen te rispetto al batlet•io bene stabilita, non lo è neppure la infezione del coler'a, ed ambedue sono ancor a da s tudial'si. Prende quindi la par ola il Virchow t•ammentando che in un!tl intie t•a categor ia di mala ttie che crediamo di certo provenire da una delel'm.inata causa non possiamo tuUavia dimostt'al'lo con lo sperimento sugli animali. Se l'Emmel'ich riusci con la introduzione ·dei suoi bacilli nel corpo anirnale a PI'ovocare la forma. J el colet·t~ , il Virchow ricorda che egli nel !847 pt•ovocò negli animali gli s tessi fen omeni iniettando loeo sostanze pulride. Già allora egli disse: fenomem della stessa specie si possono pl'ovocare in tull'allro modo . Sintomi simili Cut·on•) oss~rvati anche nell'avvele namento at'senica le. Del L'OS LO con la jniezione dei prodotti della scomposizione putrida possono esser·e }W0\1 0COLi sintomi che si accoslano a quelli del colera più di quelli che possono produrre l'Emmeric:h col suo bacillo napoletano e il Koch· col suo baci llo a vit·gola. • ro, dice il Vircbow, faccio più. colera di h>ro. Essi non pt·oàucouo nè il voroitù nè la diarrea: io produco l' uno e l'allt'a. Essi fanno una specie di colera interno incapsulato, io facc io u~, <:olera manifes to all'esterno 11. L'or'alor·e attribuisce questo d ~fe~to ~i sintomi a un difetto di m etodo e speea che più tardi s~ r•usc•rà ad un ris·ullato più. completo. Quindi passa a con$tderare la somiglianza s e.,.nalata dall'Emmerich fra i suoi batteri e i ballei·i della dif~erile, accenna alla unione tante volle da lui osservata del colera con le malattie d ifter iche di alcuni organi (difterite della vagina, della cislii'ellea, dell'eso-
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fago, dei bronchi, degli ureteri) e pone a vanti la questione se J'Emmel'ich non si fosse appunto imbattuto in questi tali ca~; i di coler a che sono associali alla difteri te . Egli quindi potrebbe formulat·e la lesi alr inverso del P cttenkofer ; il Koch ò nel vero, e il ballerio deii'Emmerich si trova solo([Ualchc volta, nello stesso modo che il colera non sempre porta con se la difterite, ma solo in certi casi. Il Viechow non può cr·edere gli organismi deii'Emmerich i portatori specifici del coleea; ol contrario du una parte la costanza della presenza dei bacilli a viegolu del Koch nei ma lati di colera, dall'allt·a la costanza della loro o:~ssen za n elle nHr·c persone sono state così esattamente osservate da non p oter dubitare che trattisi qui di un essenziale elentenlo della malattia. L'in lesli no deve essere rig uar dato come la serle della malaLlia e •1ui i bacilli a vi t•gola si accumulano in enorme qua ntità; i batteri trovati dali'Emmerich negli o rgani inter·ni sono pel Virchow di nessuna importanza. AILt•i osset·va tori possono essersi imbattuti in qualche cos a di simi le (Klob, P acini), ma q uesto non menoma punto il merito del Koclt che sembra avere propr·io irovaLo la buona via pe1· venire ad una conclusione. P er quanto rig uarda il corso di alcune epidemie, il Virchow rimanda a lla storia di altt•e malattie epidemiche (moscar•dina, malattia delle pa la Le, vaiuolo), per le CJuali non si é ancora messa in ch iaro la causa della loro maggiore o minore propagazione ed é fo1·se perchè gli stessi fu nghi posseggono in di versi tempi c in divet•se cir costanze diver so g rado di virul enza. Non essendo sompre eguale la virulenza negli stessi fung-hi morbigeni è facile comprendet•e come in cer ti anni il vaiuolo s ia più contagioso che in altri, come il colera talvolta si mostri più, tal altr·a meno attaccaticcio; cvme la epiclemia che un anno fu grave, violenta, in allei anni 1) invece mollo leggera. L'oralot·e pro pone quindi la questione: " N Oli vi hanno tempi che sono più favorevoli allo sviluppo del fungo, nei quali il fungo s i molliplica megliu e in sé forma copia t11aggior e di sostanze attive 9 Questo accade anche in a ltre piante. 8 fu or di d ubbio se noi consideeiamo, p. es ., le piante v elenose, ch e non ogni anno s ono adatta te o. produrre erbe o semi egualmente a ttivi , che s ieno peovvisti di
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veleno della stessa forza. Lo stesso può avverarsi pei funghi microscopici, e cosi ~ i r isolver·ebbcro. molle questioni r•ela · tivro al corso ·ecl alla violenza.delle epidemie. TI Virchow parlò pure delle diverse forme di vegetazione dei bacilli a vir·gola quali furono osser vate dal Babes e così malamente inlf'rpretale dal Ferr·an, poichè qui non può essere questione di rm·mazione di spore, e concluse con le seguenti parole: « Il ql!mor v. Pellenkofel', io credo, ha pronnnLiato una specie rli corulanna contro laluni di noi, supponendo che noi voldiamo in certa maniera risolvere lulla la do ttrina del colora tn una specie dì antologia, e che, lega ti ad un bacillo, lutlo Il resto ci é indifferente; io voglio qui formalmente c francamenlt> ùicbiar•at·e che ogni disposizione di tempo, locale o indi\'iduale trovera in noi dei veri e caldi difensori. Io ho sempre «eguitr. col più grande interesse gli ardui ù vasti lavori che il v_. Putlenkoffer ha in tanti anni compiuto con una pazienza ed un successo di cui t1bb.iamo pochi esempi. La nos~ra ùil'fet·enza non sta qui, non è questo il nodn della questione, ma è. a parer mio, nl'l decidere quale é il parassita eccitatore dellu malattia "· Quindi fu drscusso sulla propagazione del colera per• mezzo del commercio umano, in particolare per mezzo dei pellC'gr·ini e delle navi. 11 Koch riferisce la ces~azione di un'epid emia nell' India allfl visita fa lla ai pelleg r·i ni. La frequenza dt•l coJet·a in Puri, per esempio, corrisponde, secondo Koch, esal· tu rnt>nle alltt frequenza dei pellegrini; di fronte al polente fallore ùel commercio umano passano in secondn linea le inlluenze melereologiche; il principio della slagione delle P•~ggie elle in altri luoghi fa quasi sptH'ire il cole~a, r·imnn Pqut senza effetto. Il Pellenkoffer· a rntnelle che dall'India ovr il colera<· on-
demi~o, il suo germe lrova da estendersi ~er mezzo del commerciO umano, ma impugna che le 08rovane dei pelle"'r·ini twll'lndia sieno un ffiPZzo per la dill'usione òel colet·a· ~ciò 1 ~er .la ragione che le epidemie non si estendono vers o tulli 1 ~ala con le delle carovane. Ciò elle ordinariamente si constùera come effetto della visita personale, P ellenkotl'er lo J•i-
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fer·iscu alle condizioni Jncal1; poich"' in di ver gi luoghi sotln code dale influenz~ si p1·oducono dei cambi 11menti che sono in tlinJrso g1'ado ftt,'OJ'evoli o sfavol'evoli allo aUccchirr epi demico del gol'O)C colcrigcno. Sulle nnvi il colera si estP.ntl<' pochissim<J, la li1nitazione ad alcuni g1·uppi di uomini (soldali, ma1·ir•ui, ecc.), che c un fatto frerruenlemente osseev"'" sulle naYi, non può spir~ar~i pPr la infezione <la nlcuui ma la l. Fu poi discot•so deiiR influenza del :;uolo, dell'aria e ddl'ac 11111, e fìnnlmenlc dc!IP. con~egnenze pratiche in rappol'l<• ai proYvecliutc·nli da prendet'~i cc•nlt'O il colrra. li Kt•clt dict• " Cir·c·a ai PI'OVVI;dimcuti contro il colera, devesi anzitull" consider·or·o chr In mttleJ•ia inf.~ ttiva è prodotta nell'uomo r•d è contemJia llfllle su,• •!eiezioni. Pet• r,,nderc innocua l<t 11 1" l eJ•ia iuf'otllva dnvo11si pct·dùwec:colaJ·o subito l·~ rnate1·ie cvA cunto co n l.\' l i Flpp!·npt·ial.i ag-•)n ti di sin retta n ti. A mio n vvif<o. la ;;olnzinll c di ucido fei JÌCO é la più adatta, e irr vem una f<OIuziune ~11 ;, •r., so lllt:scolnta a pnrti egual i cor t le 'dciezio ttl o lt> H1Hl eJ·ie d<~l vomi to, è pit'l lll.nn ·~n le sui'Hcienl•~ o disl.l'ug;.rere i b<hli lli dol r?OieJ·H. Se l"•l»sr possi bile! ricever-o in "~'~"i tutte lfl rna l••rir I'Ìgt'\LtalP. tlai co leJ'n>"i e s11 bito trallarle eoi clisi 11 fr.t l an Li, sur·r h be l'aci le r~ si eu rn lfl rl istruzionP. della rnalcl'ia infelLiva. Mfl cb iunqun hu 1'\vnl.c• (·he far·e eou colernsi sa ],cne che snlo una pat•te di quelle mate1·ic si rie.c:ce a r·accoglierc ll('i vasi, il I'ÌiltAnonte si Sl!>~t·a:·~ per tcl'l'a, nel l~>lto. · sulle v~:sli o le ruani clèi mRiali ·~ •!e!.:'li assistenti. E pereii1 mesliet•i ~:hfl lt:Lio ciò ehc ò stato o pnò .c:olo cs!'.•~t'e stato a contflllo con Il' maleJ·ie dPi colerosi sia egualmente disinfcllato. L:1 hiArH.:Itet·ia spor('a deve essere ~ubito imm('rsa in una -:oluzioue Hl ;, ·r. di acido i'<!nico o in Rltr·o liquido di!'<inrellantt~, i rapi di vesliat•in che 11011 possono HS,;erc tt'llllAli coi li•Jllldi disinr.. ttauti , i materassi, ecc., devono esser·e di::;infAtlnti in pat·ticolari ilppaJ•ecchi di disinfezione con una cor•t•onte di vapor·e aequeo alla temperatura !li 100" C. Gli altr i oggetti cl1e non possono essere d i~inft>llali nA coi disinf'ellan ti lif[nidi né col cHio re umido, come gl'ossi rn ohili, car' 1·i che hanno i'iùrvi l. o al lt'aspO!' Lo dc~i colemsi e ;.;im i li. vorrr-i che fOSi'\OJ'O rn es!->i pcl' lrmgo Lem po fum·i d'uso e tAnuti in un luogo ove f'o><se t•o esposti ad una cor rente d'aria
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~::;ctulla, poicbè pe 1• me s ta che la malet·ia infetLiva ali~ stalv secco pt·esto muOI'l'· J n campagna nei piccoli lu~glu_ d~ ve mancano disinfellanti e apparecchi di disinfezione, 1! m1 gltOt' pt•occdirnento sat·à di bruciar·e . tulti g li _ogge L~i. di po~o _va~ toro: corne vecchia biancheria, vecch1 ve:>t1t1, saccom d ~ pal:{iia. ecc .. ed esporre per lungo tempo all'aria le cose d t ma.-..ior valor~. L'aet•eazione e l'asciu~arnento, quando~ pos::;ibiì; aiutalo dal calot•e e dalle corren ti d'a ria mi semb1·a, anc!J~ per la dismfel.ione delle camet·e dei malati, il meno migliore. Lo disinfezione con sostanze gassose, pr~ncipal mente col bruciare lo zolfo, che LJI'ima era tenuta ~n gron couto, dagli ullimi speeirnenti é stata dimost1·ata mal s icura e pet· lo p1ù mefOcace. Gli infet•mieri, i pa1·enli che stanno intorno al malato, dovrebbero esser·e esortati a la\'arsi le mani piu spesso cbe ~.i a possibile, a non portare le mani alla bonea, ed ogni volla che le mani sono spo1'che di mater ie c.oler iche, come pt:re ogni volla rwanti tli mangiare. a di::;inl't~lt&rle con acido fen ico o soluzione di s ublimato; e innanzi lutto non si deve pet'ntE>ttere di mangiare nelle st·~sse stau~:e dove sono i coler·o~i. come spesso s i fa nelle case dei povet'i. Ma anche cou lutti questi provvedimenti non si riuscil'a a distruggP.t'e tult.a la materia infetti va poichè nella ùe:;crilltt maniera si pu6 solo p1'oceùere cotltro i ca!:<i gravi di malaLt1u che giungono a pubblica cognizione; ma le numet'ose lievi <.llat'reo coler iche cl1e non hanno bisogno eli soccot·so medico ij non sono denunciate si sottraggono a tutte qu&ste cauteh:. E tuttavia queste diarree sotto il r ap(JOl'lO ddla dilfusiun~ dcllu malattia sono fo1·se più pet'icolose dei casi dichiarali di colet'B, poichè le deiezioni di coloro che soffr on0 di diarrea Ct•l~t·ica contengono i hatteri del colera, ma i maiali sono in Eti'ado di ~;~ttenùore alle loro raccellde e ùi aver commercio eoi loro vicini, inconsci del pet•icolo. Pe1· allolll&llare più chf:l è (JO!'!'iiJile il pel'icolo devono esse1·e poste in opet·a lulle 1 JUelle misut•e generali di difesa che hanno pel' scopo di togliere la mate1·ia i:1fettiva dalla vicinanza degli uomiui. cd ove que~to non possa farsi che impel"ftlltamente, impedit•e la pcnelrazwne della mateeia infettiva nelle vie digestive. Sì -coll:>egue il pr imo inten to allontananLIO completamente le ma·
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lf'rie fecali e le aeq ue che ltnnno se t•vito ag-li usi domestici dalla vicinanza delle nostre Abitazioni. P e r allo ntanare le ucq ue spOl'Che il mifrl ior· mezzo è la canalizzazione. O ve no•• esiste eanalizzazione, s i po t·Lino viAle matcl'ie f<.lcali, e le acq •te che hanno servito a lava t'e e risciacquare ~i disin telti no. La disinfezione delle cloache, delle luLI'ine, ccc., non la ct•edo necessaria, poiché i batlfH'i del colet'a dai luoghi urnidi si elevano nell'aria molto meno ifegl i allri baUct•i o quindi non pos~o no da li<· la trine tot·nar·e con le l'Sala1.ioni ~asso~c enlt'•J le n ostre ca!ìe. L'un ico modo con cui questo 1\ po,.sibile, é per mez:w dell'acquA alli11 ta dal s uolo, ma rptest.o per icolo pttò OYilursi con le pt·~>cauzioni che diPento. O!l.re a ciò, secondo le fatto esperienze. i l.Jar illi muoiono ro pitlatnenle nelle fecce e anche per ciò non é nèressat·ìa uua pnrticoliwe disinfezione delle la trine. Pt>r impedire la peuott·azione dell~ maleria in fellì va nelle viP digesti ve, ch1• è il ~o lo modo onde e JlOSSibiiP. la infezione, biso ~n a RVe t• CU1'8 c he l u ~te le SO !'lanze alimenLa.d, e in parlirok11·e l'acqua, ~ieno po~le a l riparo dall'es sct·e con lamit talfl da q uella matet·ia. Per l'tlcquu ci Yogliono buone condullurc•. In quan to nllo sostanze alimentari, propl'iamenle delle, si r ac·comanda la vigilanza sulle botteghe, sui me t·cali, ed io in pa rtico lare vo rrei cltP si ponesl'e attenzione al commer cio del lAtte. Quono.lo l'act[Utl ~~. le vc:!ltovaglin pt•ovettgono da t'onti non del lutto !'ic11r e ,levo ne essere falle bene c t'ipelul.am PHLe bollire e cuoret·e prima di permelleme l'uso. Il c.:omba ttore il coltwa in un luogo é naturalmente tan to più difficile, 'IUèll)lO tn8!Z!!iOI'(> e 18 estens ione che lta preso la m alattia. È per ciò 1lella piu geande im- ' portanza di fa l'e pe t· tempo i necessm·i prepaPalivi (l•' t' opplicare subito i t•inJerli al primo scoppiat•e dell' Ppidemia. È ù'uopo q uindi elle ~iano riconosciu ti cou siclll·ena i primi casi di coleJ'a. Fortunatamente oggi s iamo in g rado di l'i lr ciò con la dimostrazione dei bacilli del colero. Se !'aranno diag nosticali i p t•imi cHsi, e con lu lla prudenza ed enel'giH sal'onno posti in o pera i necessa ri provvedimen ti, s i r iuscira nel rnoggiot· numero dei casi a soll'ocare i n gel'me l'epidemia. Ma peJ'Chè ques lo s ia possiiJile, è mestiet·i che lulli i rneuici o almeno un sufficiente nu111e ro di e~ si s ieno esorci lali a l'i-
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conoscere i bacilli del coler a, cosicchè si possa dappcl'lullo nel pilt breve tempo possibile fa re la diagnosi del colel'a. Se dapprincipio solo uno o poclù casi di colora si rnanil'eslano, (ruindi sul cominciat·e di una epide mia, sar·a necegsario separare il malato e manrlo rlo al lazzaretto e sottopone ad attenta sorveglianza coloro che ebbero rapporti can lui, ovvero, 'fU&ndo può farsi, lASCiare il malalO in C8Sfl, facendO USC'Ìre ~li altri infJuilini. Particolare considerAzione meritano in tempo di colera le riunioni popolari e i trasporti di molla gente inl'lieme. Le prime devo no, per rpu:ln ln è possibile, essere. impediLe, gli altl'i tonto quèlli sulle navi quunto sulle s trade r~ r l'ate devono esser e attentamente in vig ilati . Necessario complemento dei provvedimenti contr·o il colera deve essere una istruzione piu cbe é possibile esLest\ ecl adattat.a alla intelIJgenz.a e alle condizioni di lulle le classi sociali. I tnperoccho:., quando anche le autorità sanitarie facciano tutto quello chfl è ·in lor·o potet·e, vi s ono Lutlaviu mol te regole di precauzione che .gli iiltliviclui de vono applicat'e per loro difesa, le ' (Uali re!Slano lnosse1·vate se non vi s i r·ichiama sopra e>;pressamenle l't\Llenzione. E quindi necessario istruiJ'e il popolo in modo intelligibile sulla dieta che conviene jn tempo di CCIlera, sulla impot·tanza di evitar e ogni non n ecessario rapporto coi c.ole1·o<>i e co1 luoghi infestati dal colel'a, sul motlo di prestare assis te nza ai malati di colera, sulla puliziu e la disinfezione delle munì, sul governo dei vestiti e della biuncberia sudicia, s ui pericoli che in gènerale accompagnano la spedizione e la lavatur a delle robe di questi malati, sulle prc·cauzioni che devono aversi in rappot·lo all' acquR da bere e alle vivande, s ul trntlamento dei cadavel'i dei colet·osi o sopr·a molte altre cose che devono es:;ere !asciale a lla cur·a ùegli indella divid ui o per le quali le autorità sanitarie hanno biso<•nu t> ~~ooperazion e del pubblico. Occorre appena ricordare che i11 tempo d.i colera s i deve badare che non manchi l'assistenza medi.ca e i medicarnenti. Ma purtroppo é d' uopo confessare ~he 1 soccorsi tèrapeulici non hanno mai frena!'J un'epidemia o abbassato la proporzione della mortalità. Nè poco impOI'lant~ mi sembra la cooperazione della beneficenza p1•ivata, a CUI va lasciata la cura di appres tare un sostanzioso e ben
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rrepurato ali mento per le classi povere della popolnzione, di fornire ai malati bianchet·ia, letti, ecc., e di s tabilire nei piccoli luoghi dei loz7.at·elli pei colerosi "· Alla ùorna nda del prof. Gunlllct• sull'acqua dei po;.~zi di una ciUà flelln Sasso nia , il Koclt !'iSJH>ndr: " che nell'acr1ua imporla principalrncnl.e e~arninat•e la quantità dei mict·org~nismi conLPuutivi: nelle buone ac(luc il numero dei germi ~uscPlli,•i di sviluf>po vat·ia l i'Fl lO c 150 per eme.; s<> il numero dei germi :::n le a l 000 P p iù , una La le acqua no n dovt·rbbc, a lmeno dut·anlc una t'piclcmia di colet·a, essc-r e p rH· m e~sa co me bevanda ». Il Vii·c llow t t'ALla ID ~'IUCslione delle quarantene. ~: favorevol e a lle rfllat·an lene p le isole, quando le sue coste pos!"Ono esl'<ere rigo!'osamcl lttl iuvigilale; lt> quora11tene per le vie di let'ra e anche per mare in paf.si che IHmno estesi confin i lt' t're<:lri, pci r1uali s i l'a pure il con,met·cio, fJIIiscono pt•alica m,>nte allo SC'OjJO. Il Koclt tornando :;ullc disinf'ezioni dice clte un buon •nelodo per di~infellarc le !"tanzc è eli da r e una m a no di calce ft•esca allu pnrPti e al sofflllo. Lu imbiancaluea delle pt~reti e nell' India Ll!ta i!rt1n parte dci provvedimenti contro il colct·a; ed io tengo pet· fermo che insiem e con i'asciuganwnlo delle case é uno dei migliori morli per la Lli>~infezio11e delle stanze, ed é 'fuindi da de~itlerare clw andte presso noi trovi in tetnpi d i colcr') la più estesa applicazione. In qu"'~lo modo "a rà~p o ss ibile rendere in bt·evc te m po IIUOV<lrnonle abitabtli le case della povera gente. La !'lanza do,·rà esst>re IH'i<'l!ginta per un paio di gior·ni o uPI Lcm po slcs >'O t•iscaldala pcrchb asci u ~hi pt·esto, il pa,·im enlo disinfettalo con acido fen ico o subliu1alo e le ptlreli e il soffillo si coprira rtno con un nuovo sku Lo di c.:alce. Que::-to procedimento polt·a es!"ere modil:icato secontlo le cn·coslAitze, 'Juindi ora baslerà t'are t~sci u gal'e bene !t' ~lanze, in allt' i casi Eoara udoperato l'acido fenico c aiJ'occorenzA ancltf> il "ublimoto. In nlcuni cAsi converrà purH logliel'e dallo pureti la incalcinatura o lfl toppezzer·ia, quando :;ono molk umide, e applical'''i allr·o in tonaco otl altra tappezzeria . In breq•, il me-
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D 'JGTENE
dico deve sapersi regola1·e ~ccondo i ca!:<i, e nou è possibile dare una esatta. i~truzione che li comp!'enda tu \.li. Cit'ca il ·valore del :sublimato corne ùisinf',~ttante. il Koch dico che ~SSO e di gt'all lunga s uperiore all'aeido f,~nicO pCt' impedire lo sviluppo dei battet·i. Lt) sl<~sso, se.condo le prove fatte, vale per la disi nfezione. Già piccol issim<' quantità cli s ublimalo bast.a.no pe r uccide re i bacilli del colet·a. Con tutto ciò però non et•ede sia da con,.:;ig liarsi il s ublimato nelle ù.isintezioni in gt•an<le, perchè è un mezzo tt•oppo per icoloso, e vot•t•ebbe che si. usasse soln in casi eccezionali, nei qLwli le disinrezione può farsi con la vigilanza d i pet•sone intelllgenti. L'acido fenico negli sperimenti t'atti dal Koch p. e., si è sempre dimostralo come uno dei più attivi fra quei disinfelllln li, al cui uso pratteo . nulla vi ha che si opponga. L'acido J'enico pu6 aversi in ogni tempo in g r·an qua n li là e con poca speso. Esso è iooltJ'~ facilmente lt'osportubile e non forma come i ~ali metallici coro.binazioni inet·ti con le sostanze Ol'gan iche. Per riguardo a queste peopeietà ed alla lunga ecl estesa egperienza eire abbiamo della. sna azione disinfettante, il Kocb dù all'acido 1'eoico la pr~ret·enza. rl PeLtenko(fei' è d'avviso che si pott·eb1)Ct'O ljm ilal'e alle men coeJlose Je misure che si usano per tranquillità del pubhlico, poiché numerosi falli dimosleano eire anche non facondo • nullo di quel genere, r epidemie non dovenlauo più gravi. I1 Pò~tenkoffe_r cita l a espeeienza fatta a tal rig uardo in Bt~ vie••a nel 1876, e dirnostt'a che i vi la epidemia ebbe un coeRo molto lieve1 benché allora il colera si riguardasse come assolutamente non infettante. Secondo il Pettenl~offer dunque l'importante non <'1.a nel 1<C:porat•e e disinfettare i malati e non vi è alcun pericoio se cmeste regole non sono osservate rigorosamente. A. quesLa sentenza del Pettenkoffer si oppone il Kers~wdt, il qnale, come pubblico u fficiale sl è spesso persua;:;o dei buoni eflàlli dell'isolamento dei maiaLi, dello sgombrare e disi•1feLlaee le case in Gui si man ifes ti il colera, ed ha specialmente notf).to nei luoghi sto ti p iii volte visitati dalla epidemia che con la osc;ervanza di queste regole, il morbo rimase Jimilato al cehti'O peimo di infezione , la:ldove rptH n•lo furono
RII'IS'IA o'tGit:èl lè
lru,:cut·ate O\'Vct'o con por~t esallrzzn os>~•·••,·ate queste <~au L\•le, lu lllalHLtifl Ìll t[U6Sli :-;tes!<Ì luoghi t.IOtnii)Ò ruriosamenl\'. An clu' il Vi rchow rtsponò•· al Pellenlwfl'··•·, ùichiut'tlllt.lo eli~:
le ~.:ondtzitHII nelle quali una C!Jì•IPmiu è io !t n~a o dt!bole ::.ono ancora dn dimol>Lt'urRi con s icut·uzza. Secondo il Vu·clw''" ::,0110\'i cit·coslanze nelle quali la vit·uleuzu dolla matet·tA iufeLtivu e fJUindt In rut'ililò. u conlt'<U'r•· In malo l li n ù mnggiorc, e nu~stc cir eosla nze po~>sono coi 11citler e eon le condizioni di tempo è di luo~u del sl!mt)r ' . Pcltenkolfet•.
Il P ellomlmffel' precisH il suo pensiero un' allru volt.n co11 lt> seguenti pat•olt•: I o teng-o per inutili tullu h.: pt•ecauziont conla~ionislt. e posso .,oJu ammdlerc pt>r lt·utH(Uilltta Ù• l pulJbli~o:IJ quelk ~,.;be scmo di pocu sposa. Alla .lomunda tlit·ettu dol Coh•r al Koch, quale con"igho cl.{li tlas·cbb · sul teum·t: di vita da seguil'~i dui'IIIILC lu inft:zione, il [{ nch t·i:>pond•J t·iulan•llwdo al 1 egtJia1nento ing!cse pot· le u·uppe doli' I noli\ (Rale.~ reoarrlin.y lhe maesures t o be ndoJ'ted l). t lite Ot'tf,refl!. o) cltfJle1·a or appcarance rJt'
sma llpo.e .
VARIETÀ Trapiantamento dell'ooohlo. - (T!te I.an.f'Ct, dicembr e 18>!5) .\ Ltl••lu .ti seuaplke curiosità intot·nwtivll pei O•J,.:tra colt'tfcl'iamo ttueslu ::;lraoo tenlaltvo dell'a rte op•~r!ilor·ia. Nella :it!dulu dol lu Socielà di ch it•ut•gia in Purtgi il 2 tleccmbl'c ullimu ti TcrTi!'t' l!'sse uno inleressaole relazione a pi'Opo::.ilo tli uu·u,..:>er \'ut.ione [ll't'SCnlala alla slc~sa a,.,s<.:ntblea u olln scor 3o ugo;-;Lu dul do tt. Rohmol' di Nan cy. Donde appt·endiamo come il ~Ioim deli'•JCChio J1 un cane lrapinntaln su ,Ji una donna di 12 l•llni adcri.,se per· pt•imfl inlcnt.tOIIC alll.l parli tnolli tldl'orhita, si 111nnifesLasst! lo sfac,.lo <lelln lo~hi
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cornea al i• giomo è ~c~utss~ l'utr ofia del globo. Risulta dal rappot·to del Terrie t· e lle lino Rl d'oggi l'operuzione in .ltscor.w è stala pt·aticala ciu tue v Q l te: la l ' dal dott. Clul,..t>l H 4 maggio 18~5, la ~· tlal Tet•t·wr il i5 giugno; lt1 3' du1 Rohme t• il 22 giugno; la 4' dal Dt•ailfOl'd il 9 di agosto: la~~· dal Terrict• il i 9 ottobre. Delle quali operazioni solamen l· · una può rlit•t~i a boia rRg::iunl• Il '<Uc ,e,!'o, q w• Ila del Ur:HiforJ. il •tuale im piegò un oc;c!Jin ·li coru~l io. Lo citate esper ienze non consiglierebbero occupae:<J ;rrao co!'a della scelta dell'occhio, comeché siu nppuulo •tucllo tli cane, il piu affine ver volumo e per stl'utlur·a all'umano, clw ha mancato nell'tmica operazione, per la quah· fu adopet·uto. Nella opet·a · ziouu rJUscila il paziente aveva ;oJ:, Hllllt, l'<l il metodo opot·abvo l'u di congiungere pt·irna con "'u lur•n il uet•vo ottico. poi th allaccare i muscoli relli ul tessuto counellivo 8ollooongiunlivale del globo, c rinalluenle Ji cuc•re la membrana conglunlivHle, moltipltcando cv~>'r i pun ti di a ltaccn e fomendo an·occhio un fermo sostegno. ~ella ~ua pt·imu opt!rnziun~ fu cura Jel Tert•ier il la:-;ctnre un buon maegine di corm•a all'occhio da tl'npamlarsi Hd uhl10nJante lessolo solt.o-congtunlivale. il quale, di contro, VOJHW eliullnt~Lo dttl Chilr-;el, imperoc.:hA apparve rappreo:ent.are uno tl••;.di elementi di in· successo. Venuoro prolicul.n otlo :suture Ll'ù I L~ ccmgi uu Li v o, ma segui l'enLropiou della pa.ipcbru iurct·iorc ed al :1• giot·no si slahili lo sl'acelo della cot·neu. Al Rohmor, che l:li attenne ad ugual metodo, occor·se Sl•t·p•·en<lcre lo sl'acelo delltt C<JI'Ilt!tl al o• g iorni'). ~cl suo secondo <·af<o T el'l"ict· sef!ui in pal"le il rnel.udo del clururgo amt•ricano, c ptèiZZò ::,utur~ tt·u le cun· gmnlive od i muscoli Pe LLi dt!l l'tl~iontc o la congiu nliv11 de ll'occluo lrapiaulalo Jal cunJf,-liO . .\ù impccli•·e l'ealropion le p11lpebre veunet·o se1·r·ato con sulurr· all"tlrgenlo. Si ossot·va a t•agione nel La1tc:et come lu opcraz.to ne !~tu lullor·a lt·oppo giovine por predire mollo t•iguat•do al :.uo 8\' 'enir~:. Ucl resto, pur ·mancRuùo la uperuL.ione, nou :semhra ucbbano cons eguirn~ calli vi risul tamenli, eh è, qualot·u il globo traptanlato cag1oni dolot·e, può essere elimrnalo m tempo ultlc Pti1". rmpetlit·e cambiuulenli simpatici. Gli è pet• l'ermo fallo cut·ruso. l'aversi uvuto l'urueo successo uul coso, nd quule fu pt·&llcala la !'' '•H·a del nervo ollico. F. s
.n
Accasermamento. Da uno slutl io pubblicato nel Bulletin de la Rewtion des q(Jiciers (N. 5 e seguenti) Log liAn10 i ~eg L< C nli brev issimi cenni. La (JU6!>lione altamente inlet·e~=-a il militut·t>, pcrrhè questione di sal ute Cl ben' es~e rc . L'agglo mcruzir, nH è causa d i g t· avis!'lirni inconvenienti : IJ i«rJ.!!nn nel limite dd possibile a llenuat·rw le conc:eguenz.e . Lo vc t·a caset'IIH:l c"• di i~liLuz.irmc recente: le anlt cbo l'iunion i d i l t•u ppc ut·ano piu ltoslo sta::ioni che <:ul'rmnc. L " i•l'itnc ca sortne fLII'Oun c r·elte pPi g ionizZ!.ll'Ì L 'acca'-'>'rmamcnlu moderno fu iniziato ùal \"auLa n. Melz; eube una <.:ill-;P I'ma nel l 731; ia pritna a. P r:u·igi risa le u l 1745. l n Russia fu t·onn coslrultc dellH r.a:-;e nnc mo,Jello fin dal ·JH:J5. .. Da allor·n i perf'eziollamenli furono continui, ma chi li t'P Aiinò pii1 compiuti ì> I'Inghillct•r•a. La cnoe r ma pr·nssinna fino a l I H~O fu 1lel Upo quad J·ilaLero a col'le inlet·rw, con piccole carnet'!' comuuicAnli per un corrid oio lungo la I'Arciala o l'asse lon~iludinale. Dai 18211 !;Ì incaJ•iriJ il Gov rrno dell' et'!•z.io!le d Hik c::~ ser·rn ,• <~ c t·<·<·l i'am,rnini:stra:::ione eli [J IWI'tli{Jione; pcr·ò non fu el11• n el P~'~:J che fu a dollulo il !'.Ì!'Ilema lon~ilutlin:lle nol ali luler·ali, ù parligli0ni dislinti, eiascuno per· un bal.laglion(~, colocantlo i pad igl ioni allineati, !• su Lt•e lati , 1:h iud ~\ ndo l'ampio COt' Lil<~ con u11 parli[!lione di manorrct. pat·Lc iulegra nle ùi Lulte le ca-
seJ•me prussiane. Gli annessi, I'P.I'è lLorio, !oucine. lavander ie, s ale da bugni,
npifi ci, rnag u.:z in i; ecc.; f->vno n el sollosuolo, i piaui "'ono in gener·l' lt·e, compt·eso il lt>t•rcno (rez-cle-chaussee); nei sotlolelli sono i magazzini d'ahhigl ia m enlo (uno per compugnia). Vi ltauno tre scule <lue ,)i !ali, l;na i11 m e zz r,; un co nidoio lungo la facciata che guar·da. la co t•lc serve alla c0municazione di. lulte le Clln\Cl't>, che sono per 8 o IO ur,mini. I lèlli sono in re rt·o; ogni ca111e r'a Ila nn lovolo a Cll::;sctli, 1111u la· vola-In vabo, un t~ lwoccn, una secdtia per l'ucr tu a sud i~itl, una sputa.ccqiera. una slufa. un cofanPUo !>el contbu.::Lihil(': o~ni indiYiduo ha un tll'mar!J r> llo, u11 lamburre LI.o per- i<t.:dilt•, una ca tinell;\;
· 'tl s uolo· Cueine. - In gener e u na oç;ni due compop-r111~; ne é pnvimentalo in pendio ; v'hA una ~i st~t·nR . pP~' l'~c()~ a di t•igello che vuotasi con uno po111pa: l utq~ll\ e d_•strt b~tl~ con tubi a rubinetto; vi é a nnessa U11<1 canl11l8 pet pomt dt te rra ecc., una piccola dispens a coo carncr elln osc_u:a. vc ntilnla pella cat·ne, colle m uraglte a piaslt•elle .'·P.t'ntctate.. • Il r efettorio è regoll!menlar.-; va sempt•c umlo alla cucmao vicino: ò cupace di 150 uomini e le liUe rompa~niB vi rnungiunu l-<UccessivamenLe; o.;ni uornv hu uno spazio di f>f> cr!nlimelri; il mobilio consta di tavoli e panche. Il locale della mensa dei sotturfìciali é pii• conrot•Le,·olmenLe addobbalo; il for nello di ghisa pella pt·cparazione degl i alimenU è nella cucina della compagnia; la c1ispensa separata. Oozni compAgnia ba un bagno di 6 melt·i quadrati. La lav~lll del'iU è per ballagliou l:l; 111 cerlt:l g 1·anJi g uat·n igioni ve 11'ha u na sola pella guar nigione tulla , u vapot·e con secca to io. D~i porlaman lelli s u una specie di grande cornice, nella corte, se1·vono per bal~ere gli abili; la puliz.ia si fa in un locale specìa l ~:~, al sollo,;uolo dl regola. Le latrine !>Ono colloc!l Lc nella· (·ot·le, son di 20 s•!dili pel' b atlaglion~ : nella notte colloca nsi dep-h orina toi mobili uei corridoi (6 per compagnia). Pe t cor pi dt cavaller ia le scuderie, e rela tivi accesso t•i, sono dispo"tedieko il rubb ric.slo, in sem i-cerchio, n ferro el i cavallo. Analoghe sono le caser me a nnoverasi, però i dormiloi sono di~:<linli d11lle camere o ve s tanno gli uo mini nel giorno: l'aum-> nlo pei'Ciò rich iesto pei loeali si é cet·calo minorarlo riJucendo l'area (lo came•·e d1 giot·no han no meno di /m' pe1' uomo. i dormiloi meno di t 2). ~ell e caserme Sasso ni si segue lo s tess o sistema. Lo ca sermA r ecen te m ente costm iLa per· un reggimen to fuciliet•i a Dresda è costituita da un ct>rpo di fabbrica lollg-itudi nale a p iccole ali , pet• ·1000 uom ini e per un ce1·to numero dt ufficiali (16); di faccia al fùndo de lla g t'a11de cor·lo v: é l'edificio pei magazzini; sulla linea di questi a i dùe angoli dell a corte c'i> da un Ia Lo la roacellcr'ia, dall'allt·o i locali di punizioni'. La ca set· :~a è a soLLos uolo, pianter reno, due p iani, un p iano s 1llol~" llo. 1 dorm1 toi sono dislinti dall e sule di soggiorn o dlUl'llO: q ueste .sono per 3ì uomiui ciascuna (con l m ' ,50 e Vm'
IH
fAHIEÙ
pot· uomo); i dorm iloi sono pel' piu eh~: lUO leLLi (m' 2,i0 e 11' pèl' uomo). Le latrme ~ono negla annessi accollali all' 8\etll· cor po centt•ale del ftlùbm:alo; le fosse nere !'>Ono ad apparecc.bt di vi,:;ori, e media n l~ un rornelln ~:;e mpre u<.:ceso ::-e ne ottiene lo cos tante venlilaziono conslbgu sopra il l~Llo. Tutli i :servizt Ù1cucina, bagni, hlvlutdcria, pella distribuzione dell'acqua ecc. sono attuali o. vapore, ~"Oli i :.tencralori collocali nel solto suolo. L'Ausll·iu aveva cusenne nell•• forwzzo nn J.al xvtu Sf'colu; solo più lardi 5;e ne costr uirono (a tipo quadrato) pelle guarnigioni m•dinar•e. La casc1·ma Francesco-Giuseppe di Vienna (11H91 ~ co~liluila da due gt•andi quat•lieri distinti, re l· t.uogolart, c<1n corle inl~ rna, Allineati tra loro. Ciascuno ha ai due angoli (•stet'll i, delle toJ•ri ollaugolart, sotJo o lre piani ollt•e il Le1·reno ed il sottosu Jlo. Ogni camera e pet' 20 uomini (con t:; 111' per uomo); comunicano per un corr1ùoio che contor na la corte inLGI'na Vi lta.ntro lalrirw a Lutti 1 piant; una cucina pr•r• compagn ia. Benché occupino complessivomente ben IO mila metri quadr·oli, essendovi stabJ!rli due rt>g!rimenti di fanteria c :1 !Jau~rre d 'arli ~liet·iu, sono veraml'ntl' ingombre; le camere sono scHrsamente ventilate, tlC<: ..... Pm·c la worlalilà vi sie. perciò semp1·e notevole, olevala. Il r·egolomento t x; l slabih~cc che le C8.'\t!!'llle devono couslArl' di padiglioni tli<>ltnli per ognr hollllghonc, o 3 squadt·onì o· 2 buLtet·io, che gli nn nessi dt!vono essct·e in locali separuli; Il• cu met•e d.• vono et;~PI'C per· 18 tt221cLti, con 15m• per uomo. La f!l'an le caserma di Cracovto fu coslrutla ... u tal tipo. L•· latl'ine e curme sono rwl locale [>l'incipalc, c ad ogni pittno. In Ingli i ILCI't'a dal 185;, diolr·o il pare n~ di UIIU apposita commissiom•, f11 slùhililo: cbu le caserme uon dovcs::>cro essere nell'inteJ'IlO della città; chH lulta la guarnigione fos:;e concerJlt•ata in un punto. Le scuder·ie, lall'ine, bagni de,·ono e8sere separati dagli allo~giamenti. Le camere devono U\' Cl'C almeno due •·spo;:ilioni. La di!Opo<>izione mtgliore é l'ulliu ..amento no rd->' ud, co rt fineslt'E' Rulle due facciale . l fttlJbri<:ult pal'allelt devono esser·e disposti cosi che ti sole pos.:;a liberame•tte lolalmenle itWt'5lÌI'•! ciuscuno. Lè gt'UIIdi caSl'l'lllt: polt•nnno OS!"er·e cli;.,posle a r·eLl8ttgoln, ma a lati apet'lt. In
~:enerP rlc ,·on···•"l••re n•.l nn sol piano, olll·e il terreno, ove devono I'~S"l't• i IUAgfiZZini, urnct, ref~Llori , insomma l locali lulli di :-;oggiot•nn diurno. ~! ai 50t'Ù per alloggismenll oceupalo il snllosuolo. Le cnme1·e dt•vo no essere al piu per 30 uomini, con l l 1n' olmeno per uomo. la ventilazione dovrà dat·e un cambio •l'Aria •li almeno :34 m• per uomo ed ora. Ti pi dt simili ca~erme ~i lu'111no 111 •ruelle tli Chelsea (fanteria) e Colschester(cuH.IIlt>l'taJ; sf!rt17.ir~lamrnle è impossibile dtll·ne qual· sin"i clesct·izirHtC "cm:a l'uìulo d'un di'Segno. Le vecchie rt~" •'t'me 1'1·ancesi .. ono IJU&drale, o ad E con C'Orrirloio :i lutli j [lÌillli, (ìi'A PRterno, 1)1'8 inte rno; 0 CO~l deUe a ~cale •ccm -"r.ale di due 111 lue camere). Da l !S'iO l'u· rono co~lrutl.P. cnset'lll"' t! t ben d t \'•·r so tipo. Un ltpo é co~tituilo do u11 !!l'ttn Le t•r·r no rruad r·nlo c.ltiu~n dH un muro: nell'interno s<~no dic.;po!'Li :1 lflbbricnli uno parallelo ati un Ialo, J.tli altri due perpendicoln1·i: l'cnlr·nta è nPI mezzo del Ialo rispondente alle LlSLr amita ~Lt•elln clu i due fnbbriCt11.i laternlt, ed è cos liLutla d!! unt~ t·an<~ellaltl limi tato da due pict•oli l'l 'lb· hncali (cnt•po d t ~uarJia, priqi.,nt. alloggio tlf'IJ'aiulanlt• ma~ ~oriore, uffici, ecc.). Alle òufl egli'PmiliJ dPI muro d1 cinta del lato opposto sono ùa un lnLo le cueine, dnll'ellro lo latrin e. Ogni padiglione c per H eompa~nit•, ed ho :i scale d'accesso ai pieni superiori. La truppa è alln!,!~iata al primo e serondo piano; ai risercisti è ri.:;e1•vato il terzo (!:~Otlotelto). Questo lipo (1874) fu pe rò condunnalo olnlla comrnic;sionc rl'ig:iene pubhliea.
r Piu lardi sì coslrusscro (a BE'sont;on, Bout·sre!', ul catnpo '
!
1
Chàlons, a quello di Salhonay, di Vahon11c, ccc.) tlellè Ctl·
~l! l'm~ a Patliglioni isolati ti po T oli el. Ogni (Htd i!!lionc ha 40• ci i
d' 1 largo, 6 ·l'nlteua; sono a sezione o~h·alc ad intltuatu.•a in feno, pa re Lt dt20 <:Pll lim elri, n doppio muro (l'm· ~rn~ dr. matto ni vuoti); In volto t'l d'un solo HL t•ato di matlo111 'uot..• rJcoperti d'uno l>ll'&lo di !!e!'"Cl all'inte rno, di cem en to ull'e:~terno. Il pavimento c di ct.•menlo di Po rlland c l elevato dal. suolo 7!) cen Lim e Lri. llll..,.O () ~~~
~ • •·
SI OMc~:,verà che co!>l sottili pAr eti son più adallo per bar•acc.he che per caserme; che suno impolf'nti conll·o le varia:t.tont tlella l('n•poratura; ta li padiglion i esigo no e norm '' s pazio;
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VAIU ET\
sono d iffìcil i pella vigi lanza, p!:'r Lnlli i servizi. ... Per andare alla latr·ina ed al le cucine devonsi per correre alme11o '!50"'. Dureranno poi poco. Vi ha un buon, principio nel sistema Tolle t., ma l'aprl icazione sua pra lira non s i è ancor·a tt•ovata. T quartie ri rl i cavall eria sono tt•isli in Francia, pet·cbè a s istema m i!O to (i <·avAll i al lf'l't'eno, gli uomini ai pian i s uperiori): · la commissione san ilaria li ha per ciò e0ndannl'lli, s ta.·b ilendo ell e d'ora innanzi sa 1·anno sempre f:l i .uom ini separati dalle scude rie. Se m fli fu vero l'an tico adagio c:he l'ottimo è nem ico del bunno, ìo è ce1·to n ella questione dell'accasermam ento. Per riescit·e a bene é 11ecessario s tudia r la an ticipalamenfe. Stabilire quel lipo che può e:>sf'r e aL momento reputato iltr.i§!liot·c, il convenien te, possibile; procurando sia s uscettivo di q ualche miglioramento M i detlagli, ecc.; adoLlarlo, ed al mAno pel' l unghi anni !?eg'ltirlo in vi, .tabilmen le. Cosi fece la Pt'n~sia; cosi ha ot·a s tn bilito •li l'at'e la Svezia, e riescirà come quella é r iuscita . B.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
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li solet>le edito!'e Jovene tan to benemeri to del la )!iO\·entù s tudiosa e parlicolal'menle di '1uclla clte coltiva le mediche d iscipline, Il a teste pubblie8La la 2· edizione del Manuale di medicature, fase iatnre ed apparecchi del del siJI. do tt. Gennaro Fabiani, chiru rgo nell'ospccl<d e dei P èllegt•ini. Qui fa d'uopo notare che l'egrPgio autore non s'é !imitaLo a r iprod urre pet' la ::econda volLa il lavoro che e!};!i pt'eceden lemen Le dettava, ma vi t'e ce m olte aggiunte e migl iorie r·ec!arnate dal con tinuo pl'op:redir·e della scienza e destina Le a rende !' più com piuto il te:elo e p'ìù evidenti i precelli , mercè il gr·an numet·o di figure (3501) onde è co rTedato il libero che da que l l<'lto nulla ha da in vicl iare alla tecnica della chirurg ia di guerr a
Rl\'lSTA 810L10GRAF ICA
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autore arricchilo di mo:tt• <l1. .., .~!'!mareh, ·1 1 ' 1uale ru dall'ec::imio · · •
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,.ignelte percbè, com'egli giustamente osserva •. queste auttono In memoria assai pii.t d'una lunga descr1z1one .. Nellu prera 7 ione alla rit:tampa del su~ }danu.ale Il dot\{•r Fahiaui, dopo rl'aver ringraziato il pubblico med1co dellà h :>nevol~>uza con cui acc~ ltò il suo poveJ'O libro, soggiunge cltl\ " I.'avB1•11 a, dopo breve Lempo dov uto fare come secondA • edizione è da attribuirsi per la rnt'lgg ior parte precisamente • nll'irululrrenza ... di coloro cbe l'hamhJ letto, piuttostochè al bi• !<MWO che ~i sentiva di un lnl libro e tanto meno al va" !ore del libro stesso •. lo uon pos,;o non encornint·e la modestia Jell' esimio aullll'e, tnnlo più pregevole quanto pii.t ra rA si va fa~ndo ft•a dotlt e indotti ai tempi che cot•t•ono siJTa tta virlù,ma mi st r;qucPtln <li dare ad ognuno ciò che g li !'pella e d'inlerpt•clnt·l' ~econdn il vero suo sign ificato il fallo a cui accenna il ~mhiPllo rlollore. Su la pt•im!l adi:done clC:ll Manuale clelle medieature. fa:wt'rttt,re ed apparecchi l'u s i pre~to esaurita, ciò provn meno la hrnf'vOIPnza dei lettori che l'intrinseca bonta del tl'attatn. Nello .. u-~so m odo che, secondo Ovirlio . "Horrea formieae tenrl11nt ari inania nttn?ttam. 11 gli studiosi non t•icet·cano i libri ..:cipil•. mal falli di poco o nessuno vantaggio. E pel'tanlo ~e i ~iovani medici corSCI'O come mosche al miele all'ope•·a del dotl. Fabiaoi, ciò avvenne non ~ià per mera "tmpatia (lA rruale doveva d'altronde po~<giare sovt·a una bo se di quAlche !'!olidità) ma pel merito e pot' l'utilila pra tica che in e:;;sa venne generalmente r·iconosciuLa. Prw ro nto mio son pet•sueso nn d'ora che ques ta nuO\'EI edizione s.-.rA Anche più ricer·cata della precedente, perché mnrllot.a COI't'etta e modificata conformemente alle esigenze eri ui nuovi Acq•1isli della scienza c dell'arte in guisa da lasciAI' nulla o poco da desiderare e da tornar pt·ontlcYole a lutti i chirurj:thi, siano essi novellini o provetti, civili o m ili· lat·i, poiclrA ai precetli applicabili in genere a lutti i maiali fu annessa unn speciale istruzione relativa ai fe1·iti in gue1'rA e~ al l'lro lrAs.porto dal campo di battaglia ai posti di rncò tcelurn, che senza dubbio sal'à gt•adita ed apprezzala con-
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1\l\'lSTA OJULTOGR.\FJCA
venientern ente dagli ufficiali medici, ai quali t"• più particola!'rnente consac·rala. Giacchè sto discoreendo ùellf> pubblicazioni medico-chirurgiche dell'editor e Jovene, mi ct·edo in obbligo di J'ammf'nlaru che da qualche me:::e è te r minata la stampa (3' edi zione italiana) degli Elementi di patologia chiruf'gica di X élaton Lt·adnlti ed annotali dal prof'. O'An tona. Intorno al valor e di quesl'operEJ rlassi ca dell' insi~ne clinico feancese è superfluo In spendr J•o pn r ol e, poicltè Lutti sanno da un pezzo che essa costituisce 01 1 monumcnLo nere perennius, che può star a fronte dei più ceiPbt·i trattati antichi e moderni, ma reputo opportuno rravve t•Lire che il professar D'A.nlona colla sue note e arldizioni hn eoJ'rHJalo l't>· dWzio, e l'ha portato n li" altf'zza dell a !In l LPina e clel r P-spe-
rienzn odiemc. MPI'ilano adunque lnde tanto J'anno lalot·e eh~ l'ed iLot·e, i quali non badarono n fatiche nù a spese por mettere a porlata del pubblico sanilal'io un lavm·o inleressanlissimo rlesttnato a servire di IMo ~ eli ::ruida ai pratici nei casi più oscut•i e difficili clelia clinico chirur gica. i\J.
11 D i rc•tlore
Oot.t. FEL1 CE HAHOFF" JO col. med.
l
l l CollaboraroC'e per la. R .• Marina
Il R cdA.tt.o re
Al\DHE.4 T oRE t. LA .1/ellico eli 1• classe.
C L A Ull ! O S F' ORZA
~UTtNJ FEDERICO,
Ccrpilano mrtlico.
Gerente.
DELLE
VAR\E FOlL\JE DI ME NlN GITE CrRATK NRLLO SPEDALE MILITARE DI PARM~ DURANTE IL 1' QUADRI'MESTRE DEL 1884 DE~ DOT'l'Oli B
EN l'HCO
F I NZ I
CAP11'ANO MSt>ICO
Comunicazior.e fatu1 alla conferenza ~ci entilìca
tt•nutaw>llo spcdalo mili~r~ di Parma, nei mesi dì giugno e luglio 1885.
r. Le meningiLi che eh bi in cura neHo speda\e militare di l1 :trma nt:'l 1° qundt·imestre del 1884 furono, in con[ronto <.li quelle 1'111~ nef,:li anni precedenti veri,ficaronsi nell o stesso spedale, cosi rccezionalmente numerose, che in sul principio, tanto pt>r In ltreve distanza che separò fra di loro i primi casi nella loro apparizione, quanto per In fot·ma che quei primi casi offcrscro. temelli che si fosse alle prime avvisaglie di una epi demia di meningile cereuro-spinale. Codesto timore, già pet· sé stesso abba:>tam a fondnlo, Yenivn avvalorato ancora dallo svi luppo parallelo di <·.a:;i non meno ercczionalmenle numerosi eli pleuriti e di reumatismi at·ttcolari; ciò che dava alla costituzione medica allora dominante t[Ut!lla sp<'ciale impronta colla rltmle non di rado si è 'i:.Lil coincidere l'apparizione della meningite cerebro :'pinale in forma epidemica. 9
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LIELLF. I"Aili.E FORli!-; Ul )I EXI~GJTF.
Fortunatamente non se ne ehbe che il dnbbio: i casi cht:' in segui to ili eb bero a verifi care HOn solo Hon s' incalzarono l'tu1 l'altro in hre\'e spnzio ili tempo, ma non offersero Lnll i la forma r-erebro-~piuale putn; sicchù, per qnanlo si fosse· cosl rclti ad ammettere la e>.islenza di nna inlluenza motbosn speciale, il sospello el i trovarsi di fronte alla minaccia 1lr lll1<~ epidem ia andò prrsto di leguan1losi. La imporlanza no:;ologica che ha per se stessa In meningile curne infermità thc, nr.llr sue molteplici forme di e:>lrinsecazione, tosl.itui;:;ce il subslrato morboso ad una grati parte delle malatt ie cerehral i llf'Oprie del periodo delia vira compreso Ira l'infanzia e In virilili1; la importanza del Lutlo speciale rhe pella medicina mililarr lta as;;ulo la forma cerebro-spinale da circrt H ln:;lri. dall'epoca r.ioè in cu i la si vide colp ire epidemic:nmellte qua. e colillc truppe, lasciando talora inc\•lnme la popolazione civi le f'ra t;ui quPII e si lrov:wnno , mi l'anno apparire non del tu Ilo priro d'interesse il còmpilo rh e mi sono proposto, di tessere la :-. Loria de i cas i più importanti che fm·ont• sotl oposli :dle mie eure, c di a~g i un geni quegli apprezzamenr i inlor·no alltt natu ra. nlle cause, allo eomp li ca nzo ed alla cur;1 del morbo, che pos;;ano servire di illn!'lrazione ai falli che anu esposto. l l.
Il primo ca,;o, che fu ùi meningite cerebro spinale, "i rer ificu nello iuscrillo uella classe HHì3, Yelerc SalYnlore del o9" fanteria, da poc: he sell imane giunto soLIo le armi. Ammalato dn due giorni per febbre e cefalea, il Vetere vcnira invi:-~to nIl o spedale il:) gennaio 18tH in i stato co:>i J!rarcda non poter dar· conto di sè. rriro di co:;cienza. ed in pr·rda a delirio Yivacc. che non r eni vtt interrollo che di tra.uo in tn11.to dal vo-
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CORATE NEttO SPEOAL E )IILlTARE DI PAR\L\, ECC.
milo, esso a\'e\'tl assunto decubito clorsnle colla nncn info~snla nel 1-{Uanciale, cogli occhi socchiusi perchè inso11'erellti della vi,·a luce. e coli n froo le corrugata acl esprimere il ùolore che gli martelliwa il cranio. Le pupill e erano ristrette, la respiruzione lenta e snper6ciale, i pol:-i frequenti, irregolari, i mu· scoli della uuca spasmodicamente contratti, l'nddome avvallalo, la temperatura a 39° C. Persistette in questo stato qua liro giorni. dumnle i quali il ventre fu quasi sempre cl1iuso, i vo· miti andarono scemando di frequeH7.a per poi cessare clel tullo: ma la rigiditl1 si estese dai muscoli nuca li a quelli delle doccie ''el'll'brali inclu c~do noteYole orto lono. La tempcratu1·a ose illò in questi quallro giorni fra 39°-39° 5 C. In ~eguit o il delirio non fu che notturno , menu·e di giorno la coscienza andò gra· datumenle rischiarandosi , e colla rigiditi1 degli estensori dorsuli la felJbre sce:se a :38°- 3H•5 C. Il 13 gennaio, malgrado un rialzo della temperultna a 390, il migliOI'arnenlo era già nole' ole ùal Ialo tlella intuiligenz<'l che si era fatta cosi nperta da permellere a\l'intermo di rispondere alle domande, ciò che fa t'e' a con un?. certa loquacità che esprimeva il persistente ecr.itnmento della sua ideazione. Successivamente e ono al ?O gennaio, colla temperatura fm i 31° 8 ed i 38r C. il miglio· rnmento si este::;e all~t contmlLura del la nucu, al l'ipri::;tinamenlo delle funzioni intestinali ed alla cessazione della iperidellzionc. Tulto insomma accennava ad un avviamento verso la guarigione, quando 11 z l gennaio, 18' giorno di malnttin, sotto un rial7.o febbrile a 3!)~ C. riLornaYano in campo tulli i smtomi coi quali il morbo aveva esorditO, cioè cefalea> vomito. o1·totono, delirio. Dal 2~ al 25 l'agg ravamento fu notevole quale non si era Yerifìcato nemmeno nella prima fas e della malallia. Al delirio tenne dietro il sopore; le pupille si fecero midrialiche, mentre l'infermo in uno stato ùi generale abban<lono olfri\'a incontinenza delle orine e delle feci. 1
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DEI.LE V.I.IIIE ~'ORliE DI \IENI:'iGITE
Dal :n in pfli :;i rerificòdi nuoro un lento mnj!raduulemiJ.dio•·umento; allo stupore ·u3scgui prima confusione di id~t', indi loqundliL disordinala, insonnia, infine si ri:;talJili un :;nflkienLe riordinameulo delle racollt• intellettuali; 111n col rid e· "lar:;i della inlelli~enza :;j i'Ct'C manife~tn un di:'tmlinc funzionale non meno grare di •tucllo che prima esiste' a: l'infermo t>ra òivcnlnlo compiclamen lc sor·do. ~el mese di fe l•uraiu hl ~.:o n va l esccn zn progredlregolnrm eutL'; l'infermo che on• ridotto aù un nolel'olC' ~rado tli tleperirnt!nto. rilomatu l'appelit•J c ripristinata la normalr fnnt.iunalil:'a de~li organi ùi::e:;ti\ i riprt•:;e a poco a poco le for?.e tanto che alla fine del mo~e. ~c non fo:;se per~i,lila la completa sorditi1. il Yetrrc polPI:l:'i dire t•omplelamrntt~ gu,trito. ~l i consta rltt' sei me:.-i dopo Ln' cn uta guar·igioue della meningite, la sonliti• pcr:; i,.lt'\U im mula tn. La cnr:-~ praticata, r·onsislctlc nel pri mo periodo in dm:.tir.i niLcrnali t·on calomelano n òo~i refralle, e contrmpot·nueamente in l'pitemi ~hi:u·riali al capo. lu se)!nilo oppiati a dosi rlc1nlc t' ua;.(ni f!enerali t:nlùissimi ripet uti da 11'1' a ftuatlro 10itC rwllt' :!i. ore con sun:cssin) inriluppo in WJWrlo di lann. lntinc ioduro tli pola'lsio. Ili.
Il ;;rcontlo caso, che fu pnre di mrnini!ile t:erC'IIrn ~pinah:. si ,·erifici, cimt tre :;etLiuwne dopfl. Il t.7 gennnio von i1:l in · r i:llo à.IIO :;pctb lo il furi ere IICI 10° l'anlcriu, Frlflli rtnlo, dcll'etit di anni ~i. l ndil'iduu di costituzione n>lm;;l:a. ma figlio di padre rada il i('o. a rera il rranio mal ronfornHtlo per· tlift>ltosa sino5losi. JWI' cui scorrenclo t·ollt• dita lungo lo p1·iucipali .~ulllre se nr poterano percepire i rilievi . ll ~uo "Ialo, pt>r quanto appari~~e gra>e ·in dal principio, non arent però nnco t·a oscurato In sua intelli genza al punto éla impedirgli di tlar
Cl'RATE 1\EI.tO SJ>~:DAI.E mi.JTAII E 111 P..\llll.\, ECC.
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13:l
conto delle sue sofferenze. Immune d:-~ precedl'nti moruosi 1li importanza, asseri,-adi aver risentito da quauro giorni nn gerw· rale males ere, irrequietudine con anores;;ia; di essere molt•~Lato da viva cefalea, la quale, limi lata prima alla regione rrnntnlo, si esLese poi all a occipi tale, ed inline che lc1 l'e bbre a1·· cnmpagnata da orripilnzioni ripetulr e da frequenti vomiti. l':n•ova collo il giom() preccdenlr a qu(lllo del suo ingre!'-sO allo speclale . .\1 Jll'imo esame dell'infermo, si rilcvù come avc:;se il vollu ac1·eso. gli occhi splendenti, in;;ofrerenti della luce, lieve IJ'i· ,ma. rigidità dei muscoli nuca! i, 'entre anallato, dolori lungo la colonna vcrtebrale, polsi frequenti ed ampi. respirar.ione no•·male. <' temperaLm·a a :19°2 C. Questi sintomi rimasero immutati due giorni, dopo dei tptr~li In r·espimiione si fece lenLn esupc1·0ci:dc ed il po l ~o pure lento. li :lO si manifestò unn penosa. sensazione costrilli va alla base llt•l lOral'e, mentre la intelligenza non era più cosi lucida come ne1 giomi precedenti , ed crasi determinata J'itenzione di urina che esi~elle l'uso del cateterismo por vuotare la rescica. La fehhre in tanto era scesa a :~so:} C. Il ~ di febl>raio la cefalea su l>i una notevole rec rudescenza. crasi fa tta cosi intensa da strappnre lamenti all'infermo; lu spnbmo muscolare si estese dalla nuca a Lulli gli estensori della C<llonna ''erlebrale, cosi che il tronco dell'infermo erasi falLO Lutto d'un pezzo. L'insonnio, che giù tu rbava le s11e nolli. comi nciò acl essere agitalo da deli rio; la febbre crehbo a 39' 4. C. All'indomani !\ensibililtl cutanea esacrerata. i moti t'io . esanerati c lle~,..i, sussulti spontanei per tollo il corpo . Dal1'8 al 15 fehbmio, mnlgrndo che persistessero e la cefalea, cd il delirio notturno. c In ideazione confusa, l 'orlotono diminuì, la vescica riprese la sua funzionalit i•, e l'infermo si mantenne apiretico. L\al l:.> al 20, insieme ad una costante ipotermia fra :JG~-
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DELLE VA!ll.I:: F'OIOCE DI .\lE:'Il:'{GJ'I'E
:!()o~ t:. si manifestò nna ~e n ct·alc prostrazione accompagnnta da miclria<;i. smemoralezzn. olmu)Jilazioue rlcll tL coscieuza, r.: ni 'i a~Jgiunsero in seguito romiti, tendenza al sopot·e, paresi del det r n ~o re vei\cicale. In quC'slo periodo la mia :1llenzione fu ri chiamata da parziali paralisi \'asomotorie che si ri,elaYano al volto in chiazze di vivo rossore alla punta del naso ed ai zi :-:omi . Il 2:.>, malgrado un cet·to risveglio della intelligenza c la dim inuzione della generale drbolezza. comparYe incontinenza delle orine e delle rcci che durò due solo giornate. Dal io feburaio al7 ma rzo si operò nn progrcssi,·o migli(•l·ameuto. ta tempcraturn ri:>alita :-~Ila normale, ce;;:;ale l:t pro:.trazione e la incontinenza. si :;ciolsoro gli ::pastni muscolari o le rondizioni generali avrC'hhcro potuto C•J usidcrarsi i>odd is.raccn ti se non fossrro state turbate da frequeati YOlll iti. Questi si rillestavano talot·a dopo l'a:;snnr.iune rlegli alimenti, tal alr.m alt:une ore dopo, e spl'sso \'Cn iv:-~no deterlllinati daljualche brusco movimento tlel corpo eti cr:mo pree ed uti da una seusnzione di Yc rtiginc. l)uesta succes:;ione morbosa t'il;ndaYa il ristabilimento dello infermo la cu i nutrizion e era !li~~;e:;a ad nn not evole grado di deperimento. Costituendo pct·ò essa l'unico reliqu:-~to della grave rneni11 gite soll'erta, uutriva.s i fid ucia cl1e presto sarebiJes i di leguala e che null,t più anci.Jhc allra\ersnLo lu definitiva guarigione. \ la 1'8 marzo un nuoro peggioramento, o meglio nna rccidint, renne a deludere le concepite speranze. L'infermo ridi renne smemorato, lento nel concepire le idee, tardo nel comprendere le ùonwndc che gli \'eni vauo dirette, ed a ljltesto talo di obnullilazione del sensorio si af!giunse presto la ineonli ncnza delle orine e dell e l'eci, apatin. sopore interrotto soltanto clai Yomiti. L'ortolano çhe giù era cessato, :;i ricostiln.ì òi nuovo ma con mi nor rigiclitit della prima volla, ù le snll'usioni che ~ti il aYera o~serrato nel 'olio come eiTetto
CU RATE Nb:LLO SI'"DALB )JlLITA~H~ Dl PA lDL\ , ECC.
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di paralisi vnsomolorie, riow1parono la sede primiLim estendendosi dippitt alla fr·ontc. L'infermo perdurò quntll'o ~iorn i in tali condizioni, c S('mhran che più non se ne dO\ esse tialZ<ll'e; finalmenl c nncorn nn a \O ila la sindrome (enomenica anllò a poco a poco dileguando=-i, lasciando come wrmento;;o ricordo In cefalea ed i ,·omili. Alla lor rolta rc~sarono anche que~li :{intomi; allot·a l'infermo, che era ridotto al mat·asmo, potè nutt·ir~i, ed il 311 marzo potè es:-erc itwiato in licenza di conrale!lcenza, rinfrancato nelle forze. C11lla intel ligenza così Incida ed in tale stato di nulr·izione che non ;;i :-;arebbe sospettato che avesse superato una malallin co~i lnu ga e co~i grn,·e. La cura fu presso a poco come rp10lb prrll icnlu nel \'etere, salle lr speciali indicazioni fornite :;peeialmenlc dai rom iti, a dal lu ngo poriod(l di prostrazione in cn i l' infermo ~i ù trovà.to . Anche in quesLo caso fec i nso degli oppiaLi a dosi moll o alle, e dei lJngni ca lt1issimi con ~ llCCBS:S ÌI;O inr ilu.ppo in coperlC di lana, bngn i di cui l'infermo soll ocitava l'ordinazione allorqu;mdo lo slnlo delia sun iulelli gcnza. nel clecorso del morbo ;::l i permeLLcva di 1n.lntarne il bene(ico eiietto .
IV. Il terzo C<ISO fu di quella forma di meningite cerebro-spinale aculissimn che suolsi ch iamare fulminante. L'infermo, Callani Alessandro, soldato nel G9" fanteria della dasse l uz, inrialo allo spcdnle la sera del t fel,l)l'aio, rimoriva alla mattina successiva. Reduce da poco da locali là infette da 1aioolo, do\'e era stato colla sua compagnia in scn·izio di pubblica sicurezza, trova vasi da uua settimana in osservazione colla compagnia slessa e perciò e!'\onerato da. ogni servizio. R.isu ll a che ci rca quattro giorni prima del suo ingresso alln speda le il Cattani fosse indisposto per malessere, ed anoressifl.,
JlELLI<: VAll i !': FO I:mb: 01 MEN I 'iGITI~
ma che non abbia daLo importanza a questi primi sintomi del sno male, Lan lo più che per Le concliziou i tli osse n'azione in eui ;;i tt·ovava non do>eYa sottostare ad alcuna fatica . Nel giorno stesso in cni frt invinloallo spedale, il suoslalono u accennnYa a ~·Tu vezza eccezionale. non :~•endo olrerlo L'infermo che febhr<' nlln e cefal ea intensa. Fu nella nott e ei re lo ~ I alo grave si dichiarò t·epenlinam<'nte con' iolenli sintomi di occitam.enlo rerehrale, impul si locomOlo ri. delirio perdita df! lln co nost~enzil. indamo comhnlluli ~:oll'idrn t o di dorai io e colla cuma di glri:H:cio. All a visita del mal lino lrovH i il C<Hlani aj.(on i ;~,zan t e: tl i sin tomi di ec,·illll11Pilto, lin o dall'allm, crann iìllcced nt.i quelli di grave cl epress ionr e l'oco doiJù era morto. L'nu t op~ ia ri,·,.lò :;riluppalis:>illli i corpi del l'acchioni, normale la dnra madre; la pia ipcremica e lor.hiùa; essudato lì i.Jrinoso nhl•ondante tra h pia e l'aracnoide alla Cnii\Cssila cerebral e. pil1 :;carso alla ltn~e cd in torno al nlidollo :~llun ga r o . L.f\ iuiezione della Jlia e~tendcras i alla re~10ne cervicale del midollo. Poco siero 11ri n~ n ll'it·ol i; :::osLam.a cerebrale normal e per co usi::Leuza e puntu in iellata. Gli allri orf{ani ::a ni meno la milza il r,ui volume era tre volte nw;.rgiorc del normale. on aYe\a i r:nnlteri di tumo re acnto di milza ; per cui anzicltè alla meni ngite ~ i dovette attribuire l'iperplasia ;;plenica a lenta infezione malarica, e~ · ~endo l' infermo oriundo di paesA dove qu esta infezion e i• endemica . \' .
.:\ ell o :> Lesso J!Ìorno in cui an r ni,·a il cleces:'o del Callani. Yf' lliva itWitJIO all o :;pedal e il soldato E'oli J'lichele c1 ~ f Q\)o fanferia della stessa compagnia . e perciò , come il l:allani, prnvenient o da localilir infetta da Yni uolo e da parecr.l ri giorni e::o nerato da sen-izi perch(· mant enuto in os::er>a?.ione. Ila
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CUllATE NKLLO SI'IWALE rnLlTAI\E DI PARMA, ECC.
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ùue giorni era st:llo colto da febbre, con cofulcn inl.cnsn, fotofoh in e sensazione di :>Liram cnto doloroso ai museo l i della cervice. Rispondeva tordo alle nomande che gli vcn i-v::mo dirette, sfuggiva la luce, da\'a :;egni di grave dolore fronlal r. La fehbre era motleratn :18".:j C. Nella notte insonnia , ::uudelirio. Ali" indomani r·iscontrnYasi ventre :wvallato, stipsi, lieve 111iosi, e rigidità. dei muscoli nuC!lli. Al lerzogim·nola stessasiut.lrome rna più accentuata, con maggiore obnuhilnzione élcllil intelligenza, c nessun aumento della febbt·e. Dopo allri due giorni eli stnzionarielil di questi sintomi, cominciò prima la intelligenza n farsi gradatamente più lucida; colla cessazione dell'a\ rallamento dell'addome ~cqmparvela slipsi, finalment e cedeLle la r,efnleu, etl nltima a scomparir!} fu la Tigiditit nu1':lle. Quantunque nel primo periodo non $ÌTJOtesse esi tare nriconosem·e uel morbo una forma meningiticn, la cui n::ttur·a cer·phro-:$pinale venha an:llorala olll·echè rla i sintom i aoche dai cas i ell e la prece<letlero, pure in toosideraziont' della mitezza dci sin torni stessi, del poco notevole aggmv:lmerHo sub:i Lo ed infine dalla loro ra1Jidt1 evoluzione vet·so un esito favorevole, feci diagnosi di ipet·emia delle meningi, fermo J1Crò nel concc Llu ch e si •rallasse di meningite cerebro-spina le di forma benigna. Per non r:ipeteJ·mi, interrompo per un istante l'ordin o cronologico nella esposizione dei fatti, ed nggiuugo che due fot·nH• n nnlo~h e di meningite n decorso mile d10 diagnosticai come iperemie delle meningi, si ,-crificarono in ~t'guito rispelliYame.nLe il 4O.ed il •l 4- apri le . (n un solo di qnesti casi constatai l"ernzione dell'erpete lnbiole al 3o ·giorno di moJaLLin: ciù che meri ta di essere se· gnulato perchè questo sintomo non appane n~ nei casi precedenLi n è in. quell i che andrò descrivendo in appre3so. La cura fu affidata in questi tre casi al calomelano, ai drastici ed alla
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DJ::I.LF. VAIUE F01{.'1E 01 m.:Xl:\Gtn:
Cllflìll ùi ghiaccio nel primo ]Jeriodo, succe:;si\'nmenLe al chi-
nino a:;sociato all'oppio au alte do:;i. Pel Foli nei primi tre giorni fet· i pu,, 11so del ha ~no ndt] i ~s imo come negli ammalat i precedenti. \'1.
LI gio rno .H marw io :'Lt'sso invia1a allo spNI:lle il soldato nel locnle distretto Cerchiara Giuseppe, dell:l classe ·18() l. Avevn li eve febbre a JK° C. c non uccus;ll'il.t-he malessere, calilt'f'O hronchialt-, c do lori di fTu si agli arti: ma ricordo che fui colp ito assai dallo sinio di dcprcs,;ione in cui si trol'aYa e t:he non cr:L in J'H!Jporltl rd· eoll'alt.rr.za della fe bbre nù colla 111itezza relatira tlcll e solfcrrnzc da lni allc).!ale; per cui mi tleci,;i di inviarlo nllo spcdnlr. più pcl ,:ospettu che quella depressione fo,;se ]H'odrom icn di qualche gral'e fo rma morbo::;a che pt'rchè mi fos~i formato nn concetto esalto della malattia che in lui stava per detrrminarsi. Avendo dol'lllo per poch i giorni ahbautlonare il :-:c rviz io dello ;;;pedale, non ri,·idi questo infermo che una scllimana dopo , e lo tro1ai in preda nd una meningite cerebro-spinale gi~t nettamente cn rntteri zr.nta. ::'\ on descriverò la formn morbosa rho fu rlrl lutlo analo~a ::t quel! n del solrlalo Vetere ( l n r.n~o) . solo aggiun;Ierù che nei dtte ull imi giorni di vita comparvero contratture r.;;tese non solo ni muscoli esten;:ori della colonna r ertehralc, ma eziandio a taluni gruppi muscolari d~llee~Lrem il it, per cui le ditn del!,, mani averano nl'snut o l'all rggiamenlo ad artiglio . Qne:;le co ntrallure ~i dissiparono ::ollanlo pocho ore prima della morle che a\'\ enne il (i aprile, tred ices ima giornata di malallia. Per ciò che r iguarda la cura debbo notnre che a cl iiTerenza di quanlo ,·eu ne praticato nei rasi antecedentemente descri tti ed in qu elli che si cle::crivernnno in appresso, al Cer-
CURATE NEL.W Sl'lWHE MJUTAHE DI PAI\MA , ECC.
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chiara fu fatta un'applicazione di mignauc alle regioni mastoidee, dal medico ~:Ile mi sos tituil'a nella direzione del riparto, non appena si didJiat·arono i fenomeni meningilici. .\ ppli cai anche a rruesto itll'ermo i bagn i caldissimi, ma troppo lat·di, avendone a~,;unla la cura tptnndo il periodo initali\O era in gran parte cessa lo ed 11\'eva giil dato luogo a quello eli depr·essione. L'autopsia fu praticata 31 ore dopo la mor·te ed accenno a questa circostanza pct·<: h(), pers i.:;Lendo anco1·a la rigidi la cadn\'erica, t·ile' ai che i n~ieme alla compar:>a della rigiditit cad:tverica si erano ript·, ,(lolli all e eslremil;\ e spec ialulente al le mani gli alleggiamenli ad at'lil!lio nella slc:'i'a forma in cui eransi constatali dne giorni prima dell a morte . TI reperto co nfermò la diagnosi di meniugitr cerebro-spinale formulata in vità. L'essudato racco lto Lra la pia metlinge ù l'aracnoide era prevalentemente sieroso c molto piu abhonùanle alla ba3e cheallaconvessitit . Ycr:-o il chiasmn l'e.;;wdnto arev:t un a consistenza ge1atinosa . l ventrico li l::tter<d i erano assai ùi latali per la presenza di copioso e~suclalo sicro:'o. Le menin g-i spinn li offrivano pure insieme a noterolc iperem ia abbondan te ver · samento nella parte posteriore: In cu n ~i;;teuza del cerrellello el'a. diminuita. La prevalenza dell'essudalo alla base, la ~ua consistenza quasi gelatinosn facevano quas i sospettare che la meningi te potesse essere di natura tubercolosa: ma per quante ricerche siaosi fatte, non si poLè rinven ire traccia di tnborr.:oli. Tutti gli altri visceri emno normali-compresa la milza.
vl l. Altra forma. meningitica inlere ~s(ln le fn quella presentata dal soldato B01·~lti Uli.~"C clel G!)0 fanteria della clnsse l ~63 inviato nll(• spedale il :..> aprile.lndirirluo tli poi.'.o roll n~ln co-·
OF:I.I.l!: VA IIIII: F0 1Dll1. 01 \f t:N l ~GIT l1.
.:tiluzicmc. di tcmperamentulinfalico. di ahitocachellico. il Bor~hi a'eHt ;;oJTcrlo una pleurite ,;inisLn• all'etit di fu anni. e ~uperala uua plruriLe destra app<'na ~iunlo sullo le nrmi. Allorcb ... entrù allo 'pedale ••ra lanlo d<'{JCrilo e ,;ofl'crenLI' rhe ~emh r:tHl non alju·incipiu. ma nl lCrllline di 1-(ntYe malauia. Era amma lalo ùa Olio ~iurni. e ft'II C' ndo del la perfella lul'iùitil della sua inLelligenw puti• riferirt' con esattezza la prima fnse della sua malallia Lra,..corsn per la mag~ior Jlill'lt' all'iMenueria del corpo . Comirwiò r·cut ).!l'a'e ntalt'':<Cn'. ::tantheu.a, anores,;ia •· •·e falt::l, ai 1ptali si tll tlllll Il!'gli ullimi quallro giorni si Nano :Jg~:nnli r,,fiJ,ru moderal<t. ''omiti, e !>liramenlo :dia region·~ nncale. irreqniPituline ed in:;onnio: nello niLime due notti suhtlclirio . ..\l primo esame praticato sull'infermo ronslntai che ht ;;un lt>mperarurn. crn a :l8°,G: r il ov~ i miosi, la colonna v~r lcllrnle irrigidita nIle regioni cen icnlc e dorsnle. il veutre a,._ v<.lllaro wn len=-ionc più nnterolc dci mns,·oli nddominr~li di de5tra. l \'omiti l'rano ce,<;aLi, J'nlro era dtiu:'o. la n:;cica funziona ,·a regolarmente•. Di ~oggettivo l'infermo accns;na dolore \'Ì \O alla p:~rle sinistra del t'apo. tensione dolorosa alla nnca, cù una sensazione 111 olcs1a el i tralitlura a ruLLo I';11'Lo ,;n pcrinre de5tro. ed alla dcsrra del 1oracc e d~>ll'nddome. E,.a minatn In cont.rauili lil rnnseola ro si co nslalò p:1resi di :;eH80 e òi molo all'arto .-:u periore cl estro. pare ·i di rui l'infermo a,·cnl piena coscienza e la cui origine ri ~aliva al ~i orno antt•ccdcntc. Per due giorn i non :,ti riscont rò alcun mut:11nenro in questi sintomi; solo ~i ora aggiunto n loro 11n nbhondanlc ~co l o di muco tlalla narice ùeslra. Mn al Ler7.o ~ i n ruo sot to nn riah o fe l)bl·il o n 39° t:. diminuiJ·ono i òolo1·i ri:-entiti al1;1 parte desu·a drl tronco. diminnt la rigidi ti• della colonna ' crtcbrnlc. l' colla persistenza ùei sintomi parcti ci al braccio de-"li'O, comparv(' un ro:;sore <'l'l'-
CUl\ATR S ELI.U SPf.U.\LE 'LII.ITAH E DI PARli . ECC.
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:;ipelaloso alla pinM nasale cle"tra. 1\ ll'indomani l'infermo era apireti co; malgrado riu la ri,-ipola :;i rste:-e allo zigoma uc~lro, o nei giorni SHCCC!\s i1•i pel co r:;o di untt scll.imnna in mez;:o nd una completa apiressin . la ùern•atite C'IC'i'ipclalosa. ,·aJi cato il dorso del naso, si dilfuse alla p:u·te ;;ini~l ra ùel volto per<"O rrendone tolta la superficir ed arre.:tamlusi alle regioni frontale c temporale. lntanlo il I C' nlrr tWrt pi[t aHallnLo :>i em sciolto: la p:u·esi graùatamentl' :;e(,mpan u od infine ccth'lle nnclrc la t·igidiLit nucale. II ,IGmn ggio il 1\orghi assa i deperito. ma con questa sola traccia della malallta :;oll'rrta. fu in' !alo in licenr.a di convalescenza di un anno. .\ I'C>a fallo diagno·i di meningite ll'nta pat·ziale prot.ahilmeute di natura tubercolare cd affidata h• rura primu agli oppiati. per vincere le ipel'algesie, po~wi a ali'jolluro di potas::io per coadiLll':tre il riasso,rbimenLo degli CS:i iHlali circoscri ll i ai qu .~ li allrihuiva i fenomeni paretiei. 1 111.
L' ultimo caso mcritHole tl i menzione fu òi meningi Lc cerebrale :>ccondaria ati otilc I'CriOcata:;i nel soldato IJandinell i Domenico del reggimeuto c;nallerin \t:uiclu) invialo allo :'pedale il li.> aprile. II Banùiuelli a1era giil superaro duo me ·i prima il morbillo. c nell'anno prccrtlcnte, d nrantc le grn nJi manon-e, come molti rlcl suo rcgginwnto. :i\ CHI contratta la infezio ne malari ro, la C'jn:tl e andava estrinsecandusi eon necessi di febbre a pcrio<Jo che di lratlo in trallo Io COJ!Iie\'ano. Era aplJUnlo per una ùi tali recid i' e che il l:) npri le veni\:l in,·iato allo spetlale: senonchè nei primi Ire giom i di spPùalità il Bandi nel! i si era mantenuto sempre apiretico, e siccomo non esisteva alcun al tro sinlotuo oli re a<l un di5crcto ~ ra tlo eli oligoemin e di Lnm0r di milza, ril enni che, pel momento, fosso
DELLE VA!UE FO H.\IE Dl MENJXG11'E
esaurito il periodo di recidi,·n del le sue febl11·i , e mi acci n ~ i a rone~?gerc con tonici e ri co~lilnenti la discrasia oli goemira che l'infermo presrn lnl'a. Al mattino del ·18, quarta !!Ì01'11nla di dc:;enza , in mezw nd una completa apiressia, si manifeslù nna copios11 sccrezionr [lumlen la dal condolto urlili,•o destro, dissociala cla qua Lsiasi ~i n tomo eli acuzic, quantunque. secondo la as!'erzione dell'iuftmno, fo~~e la pri ma ndla che l'olile lo cogliesse. Alla sera tli cruel giorno ingrui fehb rc a a0",5 c. non preceduta da hriridi hen dclìn iti , mn aceompaf!nala da iuten~a cefalea . Dopo qnarant'ollo ore la oton ea era ce!\sala: la membrana deltimp:-tno appari va integrn, ma mollo ini ellalrL la cefalea oecllpn' [ l prepond ernn lemen te In metit destra drl ca po, e ~i era falla di nna grarrzz ~1 intollera bile e fa febbre, che nel mattino era discesa a aH" C. raggiu nse nel pomeriggio 't.()Q() C. Il '20, Lerz:1 giornata <li rrne:;la snccessione morbosa. alla febbre che si mantenne i ntorno a 1.1)•;3 C. si a!!giunse grf\ nde prustra7.ione, sensazione ro~ lri ll i Y :l ull 'cpigaslrio , dolore alla fo ssa ileo ccc:ile c lie"e diat'l'N, la intelligenza :;i era fino allora conset'Y:Ita iu· togra . Per tre giorui ancora la prostrazione si era faUa quasi minacciosa accomp<lgnata da vaghi turbamenti della sensilJ ilili• spar~i qua e li1 pel tront·o, quando nella notte del 21- ,'on fe ldwea w·HC. comprlrYe irreq uiel.uditlC, delirio vivacissim o. tf'ndenza :1 fug!2'ir tlal leLLo. All' indomani ril ent r asi completo il quadro morhoso della meningite con miosi, rigiditit nneale, addome depresso, idca7.ione ecc ilata, i per e~ Les ia cutanea: malgrado cir', l'infermo con>.ernwa ancora su fd r.:iente coscienza del suo stato dn poter dar conto dell e sue ~oJfe renze . l'o n descri rerò le successive fa,;i del morbo: esse furono quell e tipiche della meningile cerebrale con dill'u:;ioflf' ~ pinal e perchè l'orlotono orcupam lulla la spina.
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CURATE SF.I.tO
PF.DAI.E lliUTAIIE DI 1'.\RliA, ECC..
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.\nelle in questo ca ·o come in quello giil descrillo di'l fu riere Fanti si notarono al naso ed alln guancia sinistra del l(' c hit~zze eli vivo rossore. Una setLimann dopo lutti i :;in tomi meningiLici volgevano n miglioramenLo; perdurava solt anto l'ortotooo. quando l'infermo ,-enne colto da pleurite secra tleslra senza notcrole elevazione di tempel'iltura che :>i mantenne sempre intorno a 38° C. Alla m tl lit di rnnggio anche l:t pleurite era gnarita: ma Mi giorni 17. IS , Hl comparvero tre accessi ben deonil.i di febbre quotidiana preceduti da hriYitli e seg ulli da ca lore o da sudore; ern la :;ua infezione malarica che seguin1 il suo cor:;;o punto turhata da tanti precedenti morbo~i. li 2!l maggio l'infermo potè lasciare l'ospedale completamente ristabilito·, ed essere avv in.to in patria per l'ruire di nna liccnzn eli convalescenzn di 11 11 anno. Nel periodo del morbo in cui 1:1 diagnosi non poteva formularsi nocora con sicurezza. aYera aflìd;tta la cmaal chiuiuo con oppio ed albi ruffia di ~hiacl'io: poscia, riconosciuta la meningite secoutlaria, ricorsi agli oppiati nd alle dosi, al bro· muro di potas,; io erl ai lwf!ni c;lld i:>si mì ro me nei casi precedenLi. (Contintw).
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NOTE DI GEOGRAFIA }ffiDlCA RACCOLTEDURAKTEILVI.\GCIOUl CIRCUMNAVIGA7.10NK Lli'LLA
R~ CO R V ET T A « CARA CC l O L O >~ (~ B Bl- B 8- B 3 -B4: ) V A L IJOT1' 0 11K
F tLI PPO RH O )IIOICO DI ~loCL & UC ttLL4 ft,. lUMif'A
Rio cle Jane~ro (dal 27 g enua io al i l feb braio 1882). Clima ed igiene pnbbliea. - R io de Jnnei1·o ha un clima caldo-umido costan Le. La tempet'a lura p1·esenta una med ia annuale di 21,•,5; è meno elevAla nei mesi ùi giugno , lug-lio ed agos to, n ei quali può scende re sino a cit'ca 1W, conservando una m edia ù i cir ca 21•; e raggiunge la maggiore elevuzione in gennaio, febb r'aio e mar'7.o . in cui, mentre i l gt'ado m assim o è talvolta 34• e piLI , la medio teemom e lt'ica é s eg nata da q uasi 26•. La pressione bat'ometr ica va geuoralm onte discendendo dal mese di agosto s in0 a dicemb1'e e gennaio (m edia m m. 754,2) pet' poi gt:adatamente aumentar e fino a Luglio, iu cui raggiunge la media di 760,12. Lu minima è ui 75 1 rnm., la nHlssimo. di 764 mm. e la media annuale di circa i ':ii. In Ull anno si hanno or dina ria mente 78 g ior ni completamente set'eni, 187 di ciclo nuvoloso e 100 di pioggia, a scende nd o l'a ltezza plu viom CLI'ica a m m. '1113. La m edia tensione del vapore ac'lueo è ùi circa J9• e quella dell'um idilù r eluli va r aggiunge p l'esso a poco gli 85•. L'igt'Om elt'O ti i Sa ussure segna quasi :;empre u2•-!(1• e non è r aro che salga a nche a 100' .
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NOTE 01 GEOGHAFlA MEDICA, ECC .
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Aprile .Maggio . 23,7 23, 1 24,6 Giugno 22,6 19,'9 20,9 Luglio 22,0 1!),8 20,:) Agosto 2:1,8 20,(3 :!1,:-. Settemhl'e . 23,0 20,7 21,:) Oltob•·e . 2~1, 1 2 1,5 22,3 No vembre. 2 1t;l 22,5 23,2 Dicernb•·e 23,7 22,(> 24-,!l ~l edie .
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La suprema tii1·ezion e sanilat·ia de ll'impero del Brasile e affidala Ad una Junta Central de Hugiene publica, pre!3ieduta dal doll. José Pereira nego, che pe•· le sue benemet·enzo fu fallo barone di La vradio, e composta dei più reputati m edici di Rao .laneiro. Uuesto consesso da informazioni al Governo sopra rrnestioni d'igiene pubblica e polizia sanitaria; richiama airesecuziono dei regolamenti sanitari tanto i p1·ivati quanlo i pubblici runzionart, ove contt·avvengano alle dispo.,izioni delle leggi vigenti, compila le sta1isliche nosologichc e dei dece::;si e infine é in corrispondenza con gl'lnspeclorcs rle saude rmlilica, cl1e
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~OTE DI GEOGII.\ F IA l!EDICA,
ECC .
risiedono in ogni capoluo,go eli pr·ovincia ("1). Ma qua ntunque il bar·one di Lavr·udio ecl i s uoi collabor·atori facciano di tutto pe t' mi g liorat·e le cond izioni igie niche dcll'i mp E'I'O c specia lm en te della capitaie, bas ta cons idcr aJ'O l'aceennalu pr•opo rzione della mo r·talità per convincersi come a poCtl cosa riescano i loro sfor·zi. li vaiuolo e la febbre gialla con tinuano ad esscr·o il fial!ello di questo vasto, bello e ricco paese, la cui popolazione è lr·avagliata dtllle l'ebbri perniciose, tifoidee, ecc; .anche le a llr·e rnulal ti t>, comuni ad ogni paese, si pt·esentano q ui con ~pec i a l o g ra vi tà; lllscia nrlo s ia re le a rrezionidci centr i ner vosi', de lle vie digesti v.;, dell'oppar·ato circolut.ot·ic•, ecc. citer emo, fl'a le malattie che occupano un posto cospicuo nella statistico mo rLuat•ia, la lisi polmonar·e la qual o ùu il 1:3,24- "/ . dei decessi. P e r• migliorare <rueslo s tato di cose è necessario lottare contro rnol le e g randi difficollù . alcune delle quali sono quasi ins upet•flbili. L'inerzia degli abilanti, l'indiffer enza delle pubb lichP. amministrazioni, la routùw seguita da lanti a nni è diventala una seconda na l ura, i tr·adizionali pl'egiuélizi, la configurazione del suolo ricco di paludi e lagun e e sopr atullo il clima caldo ed umido, sono altrettanti ostacoli conll'o cui si frange l'altivitù d i pochi. Stando ad alcuni autori brasi lian i, la tris te fama d i R io Janeir·o sa r•ehbe a ffallo modet•rra . Costa Aze vedo, in un a l.1em or ia fllosojica e patologica (!808) s ul clima di Rio, elice che altr e volle la s ua salubr ità le aveva valso il sopr·annome d i patria dei vecchi (Berço dos velllos) . Il peggioramento delle condizioni igieniche cominciò qua ndo si prese n popolare il piano nella località o ve ora s i trova il centro della vita tluminens e e coincise con la distruzione dell e f01·este , che copr ivano c1uella p ianura ed assicu l'avano la pt.rificazione dell'or·ia e la sal ubrità delln ci Lta. P er lo s boscom ento i nuovi qua t•liet·i , sorti sopra un Lcr reno alluvion ale, rimase ro circonclati da pal udi senza che si pensasse a pr·osciuga r le e a spurp-nt·c il sotto( l) l llel« lo,·ios dus teporticoes dt $Cmde publim sono una (lliiJblieazionc
.armonie de lla Jt~nlfl centrai , ed ù (b una serio di essi che togliamo la maggior J•arto doi <bti riguard;ulti Hio Ja nei ro.
NOTE DI GEOGIIA'FIA MEDIO, ECC.
-suolo con un ben inteso dt•enaggio. La differenza dello con-dizioni igieniche fra la co~\ del t.a Cilade Nova ed alcuni punti <lell'nbiLato, che ora for'roano i sobborghi di Rio, è riconosciuta da tutti i medici. Le piu terribili malattie del paese 1fanno poche villime nei quartieri di NicLheroy e Bntofag~ e sono affatto st:onosciule sulle alture che circondano la cillà, ·quali sono il Morro di Santa Thereza, il Morro clo Castello, S. Bento, ecc. lovero i punti elevati dei col li, poco umidi in genere per il facile scolo delle acque, rappresen tano dei luoghi d'abitazione eccellenti nei paesi caldi; la lernpet'alura elevala vi è piìt sopportabile perché il libero giuoco òei venti non --.•i lascia stagnare l'aria, e là non si impone come nella pianura la necessita dello ~boscamenlQ. È a queste condizioni di salubrilà e alla saggia igiene, che gli OJ'tlini re'igiosi rli .Rio, nei loro monastet'i posti sulle vello dei colli, poterono sfug~ire !'empre alle stragi delle epidemie; o si capisce come r1uelle incanl~voli allure r;.i trovino oggidl seminate di ville e <'i giardini dei più ricchi Flhitnnti ,It,lla capitale. Vi è perr) qualche eccezione a fare p<:i Morros di S. Rodriguez, Pau/o .\lato e do Libramenlo nei versanti che scendono verr;.o la valle occu!)ala ùal Canal do .\1anoue ed altre acqu~ palu·~lri (1).
Quanto alla Citacle Noo"a, prescindendo dalla cost i~uzione del suolo, che a dire dol barone di La vradio, è forroato di terreni di ali !l vione e di immondizie d'ogni genet•e (nella fab,bricazione i dislivelli e le accidentalità del terreno Yennero
(l) Quando si pensò a rimediare in qualche modo alla mulsania della capitale 1 lavori vennero "'(111\dall alla Compony O( Clly illlp1•Dve-menls, la quale ha cominciato a fumionare oel tSM. Primo lavoro suo fu Q\lCSto Canat cio .~fanquc (canale dolla pa' lud()), eh() è un collettore mol to lungo e largo a cielo scoperto, scavato nei vasti terreni [Jaludosi 1Mangul"), su cui si ole,·ò la Ciltule 1\'ova; esso l'attravorsa dall'est all'ovest o va a sboccare in un seno della rnda fra Praia Pm·tnosa e la Praia dos La:aros. QuPsto canale, anzichò migllorare, sembra non abbia (alto cho peggiorare lo cose, giacchè il barone di L.nvr~llio, il prorcssor Torres llomem ed altri ne segnalarono subito i danni per la saluto pubblic:J pecialmente per l'infloriro dello febbri malariche c delle linrangioiti pornicios~ •llPIIe sue vicinanze. • ·ùell'imp~ro si cominciò prima dì tulto dalla canalizUJzìone.
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'ìOTE DI CEOGH APIA lfEOI CA. f.CC.
colmale colle f'ozzure), esistono molli focolari miel"molici, fru i quaJi cil.et•emo: t• l pantani sia (Wrmanenti che accidPntali t> gitua li nelrinlerno e ne' dinlot•ni della cillà. 2• Le abitazioni coslrulle pet• la maggior par te ~enza alcun prP.::etto igienico, basse, cioè col solo piuuo tcrt·eno, !>enza cantine, prive di luco r d aria, c011 lfllt·ine immondo e dovo pull ula una popolazione lurida, dcusa, ingnm·aute, r ho t'CilpÌ1'8 un'aria pregna di principii mefllici. 3• Le infilll'azioni di malerio immonde risultonli da o!>lt·uzione di canali pPr mnncanza d'acqua e pet· vizi t•adi<:oli m~lla CO!=:li'Uzione dPii•' ro:.rnc ~· Il ~isl•·ma di fotrnalui'n che conduce le l"ozwr e ~~t·l po1·lo infeltnncinnp, lo ~riof!gie A le acque, invece di porta r lu lungi dalla ('llht a fec:-ontJol'r i rompi. Questa par·Le cieli n l'illù . n alO col peccato ortginolc cù o~ getlo del le prl'occupnzioni della ~i unta d'igiene, et t'ÌCOI'Cia lo s lnlo sanitor•i•ì tl i alcuno c illit italiane. Nel vrwcltlo c nel nuovo mondo ~i tenta di porvi t•imPdio. ma non è da !IPCI'&r;;i una immeJiata /ZUnJ'igioue dt>i mali rhc si lPnln di cu r·ore; il male• è lt•oppo pt•ol'ondo Pd nllt•e genct•azioni pa~heranno colle loro YillimP. ~li ert·ot·i dei path•i, po1cltè co~i vuniP una IPgge lantu ingiust~ qunulo naturale. Se non che agh t~nliC!Iì ~rt·ot'l :; sono aggiunti i uuovi, t- non lutti i pt'O\'\'edimeuti pt·e::oi tlellt> anlorila ltanno cinto buoni ft·utti. Qui, como p1•esso di noi, ho t'l'lgione il dello ùi quell'ammini~trator•·, il (ruolt~ nll'èt·mav" che c i vogliono 2:> nn n i per uc·corgerst che uno di~po:.izt ono cw,crAnica sin enatu , Ad uiLri :.!;) re e corre~gl'.['lu . ~on biso~n•a pCt'Ò lncere cL,. in questi ultimi 11nui qualclw pa«so s ullo \'la ùpJ pro;.!t'esso l! stalo rutto. Chi !tu vi-;italn Rio .Janeiro una venlino d'anni fa non la t·iMnosc·pt't•bbc piLt, lo pulizia de lll' slt•adc• è ora mollo cw·ata, le immondizie nnu s i accumulano piit nei dintot·ui dell'ab:tato e le curo:.rne di animoli. che unn volta si lu«eiaqmo impulritlit'l' per l•· v1e c sull•• ><piaggie, si po rlo nu o~giùi ull'isola Sapuc·uia nllo ~cnpo di essPre sollome!:'SC ari uu procc~~o d'incinot•aziono. A Rio de Janeiro lu roolaue pubbliche sono obbunùauti, l'acqua f'ot•n iLn da i CO!-,\ de lli cltajari:;.es o l'o ntanu pui.Jbliclw.
~OTE DI GEOGRAFIA MEDICA, ECC.
viene quasi Lulla dal Ca,·cocado pet• un magni!lco acquedollo costruilo ne1 17·W e conosciuto solto il nome di Ca1·ioca. P ochissimi) per•ò sono le case fornile di acqua potabile, la quale viene da negri aouadores traspol'lala dalle fontane e ven~uta per l'uso domestico. Si capiscP come la mancanza ùi comodità e )a spesa che si deve fare per ollenel'la. contribuiscano a renderne limi tato il consumo. f~ poi affa tto insufficiente l'acqua l.lestinat.a a· servizii pubblici. Perciò l'inafOamPnlo delle vie lascia molto a desidera re. La mnncnnza tl'a crruo ~i sente tanto piit, inqu anloché :1 l"t!'!lema dl fognolul'e atlotta Lo nella ci ttà ne r ic bioùOJ•elJbe uno qua nli tù oltl'emoJo maggio1•e. Anche a Rio si è ripetuto l'errore ùi Pernambuco; le fecce ed allrs immondizre, ciao oJovrebbet·o e!i~ere lras por late pei raoali sotter1•anei, a causa della mancanza d'acqua. si consolidano ed ostruiscono i canali l-LP~si, ne cagiona no guasti e finiscono per inquinar·c sempre p1ù il sollosuolo. Anticamente le fecce venivano raccolte e lrosrorLate lungi dalla ci ttà ~ questo sis tema che coi pc.rfez.ionamenli moch•r ni è buonissimo pet• i paesi in cui vi è scarsezza d'acqua, vedèsi funzionare per fettamente in molle citta e uropee. A Rio si 1\ voluto far meg lio, applica ndo il sis tema basato sulla fluidilicazrone delle mater ie per m ezzo dell'acqua che se•·ve da ''Cicolo di e sportazione: ma si è finilo col dar ragione al pl'Overbio: il meglio lj nemico del bene. Del resto le sorp-enli so no così a bbondali nei din to rni di Rio, che facilmente s i polrebbe for nit·e la città dell'acqua uecessaria. Abbiamo faLlo un quadt·o delle Linle oscur·e sullo stato sanitario di questa belliss ima cilla, che contende a Napoli e Costantmopoli il van lo di esser posta s ul più bel golfo del mondo . .Ma esso ci spiegn come la mortalità di Rio ascenda al iO,~ • •• lasciando ne lla popolazione uu deficit ann uale, che solo vien compensato dall'immig r·azione eu r· opeu. F ra le ma lattie che ùauno luogo a si br·utti risultati s i è \'isto che banuo perle eo-;picua le infettive, e non sarà tlisutile l'intrattenersi alquanto su alcune fra esse, che, pe r· il loro car attere esotico, allirnuo maggiormente l'aLtenzione e l'inlel'esse di chi visita .quel paese. Linjangioite palt<sir•e per niciosa.- Nulla di più piltoresco
no
NOTE Dl GEOG II AFIA lii.I!DIC A, ECC.
uei monti che circondano !\io JaneÌI'O, montagne ùolle ere t.._ uude e t·occi ~~e c doi fiaocln amm11ntali di forcsLil clel'lluruen Lo vet\legg ia n ~ i. l~t ca nlevo li sono le a ltur e elle in due cntene pal'allclc lìanchc~giano la p1auura, !>U c:ui é coo.;lJ'Uila la pul'le piit estesa dello ciUà. ~l a dal lu to igi<:>nico qu(•Rle moulugnc c questo colline, d i spo~l6 io <hreziono normale n1 \'eu li 11llsei dol ltll'go. ese•·cilauo una calli\•a inllut!nza, chiu.lcn•l•, l'ubiluto 111 un'atmosfèJ'a s ta~nonle c calJa, In quale ll:5Sol'bC 11110 tulo quunlilù th \'&poro acc1ueo du nHinleum·c quu~i co~tante;nenlll l'igrometro di Suussu1·c u !12•, n::;· e pc•·siuo 100• g1·aJi (1). li nuovo ari·h·alo vede Ul'l'ugginir·si le cl tia,·i e 1 h-!111per·ini nelle propt'Je lus<'he ~~scopre ogni gio1·no su cerlt PfTclli d'uso unu filln vt:getnzione d t rnullil, mentre ~eult• il suo corpo conlllluamcnt~ imm:;!rSO in un Lag-no •ll suùut·~;. Questa iulensilit ti'! J'JllOi~t·•Jmelri('u tlu uno pu t· te fuvo 1·isct' la pl'oduziouc e l'u-;sorhitnenlo Ji e111anozioni m ia::;maliclte c doll'ollra afTt·clln l'nnpo,·erimenlo tlstolo)gico, dtc ueì paesi lmJliCali finisce pot• s nervat'c i Lompci'U:nen l i più enPI'gi..::i. P t•ulunganJo il SO;.!~IOroo in qucslo cliuHl, non lttrJa o proùut';<t un toJ·pot·P pt·o~•·e!'\Sivo delle funzilmi digel:>Lrv.:, don· l~ un lUI'batn enL•J dollu rlll ll'iziono ed ulabonlzinuc del su ngue, nel 'Jutl le dimiuutc:cono di numPrù i globuli ruc:si m•·ulre aumeula pl'oJIOI'Ziunnlmenlc In massa sie•·osa . S•lh-1Uo ~l•• lo d'unPmiil rlcllo Lt•opicalu è c•J Jll une a t u llì gl i eu mpui ,-j vo•ll li so llo i ll'o p ici, cd un le;.!~e t·o ::r•·aclo di e!>sa rorwa Jl rouùn tlclla cosliluziouo do•gli indigt-nizzali. l n rJUoslu s tato il sangue, sovel'l:ltia mcnle t'i<;CO di 1\l(llBI'ÌOii lirjllidi, tlClVe fumi l'Coi LB S!'Uti muggi•Jr CO(llll eli umOI'è nulrili~io per· pt·ov,·ed•••·c lo•·o uun uulrit.i<llle suflicienle. I l sistema linfatico, Jnpu lntu u l'iCOJ tdtaTC nel cit·c·()(O pcneNtlc i m11lcriHii eli ri luziono c ::rli <'lcJnenti liquidi !IPl sa:tgue non ulilizzal• ù<~lla nulrtziouc, t•eslti pe1·ciò sopt·uccn · l'ico di linfa e deve pe1·ò aumeulnt•o.• In :;uu tillh·i là funzionale. ti ) l.'aucuragg'io che orùin:triami'IIIO vico pre•o d:ù I.H~>limeuli 1la gul'rra non otfrc tutti lltll'sll ino•un ,·~uiruti. l rirl'lu, S[ICCialm~nlll l f11r~~li~rl, si sottru;:";:ono a •IUC>!a nocha inllut•Jtlll altilundo MtiiC allurc l' 'lllt:g;;ianol u a Tijw:a Il nella nnwnissinta Ctltadin:. eli l'ctropoli~. situata ~ui monti •·hc furmauo lo •fundo clel ~olro, o su,:ziorno di ,•,late dcii.• Corti' c •lclrl•iylt lift nnmiw:n>•'·
NOTE DI GEOGRAliJA MEDI CA, ECC.
Dalo un sovercluo la vo•·o di un sistema or·f!anico, 1 limiti fi. s ioloaici di esso son fo cili a:~~.l Cl'SC I' s upet•ali. E 1l ~~ ciò e lle M· rade ~el sistema linfalico nei l'limi l!·opicali r.omc quelli di Rio J a nei••o; illemprramenlo, speciolmenl" dt>gli individui di rn7.7.A bianca, diventa schie llamenle linfnlico, e p4>1'Ciò IJOn l· s lNIIlO che li ll·oviamo facili alle Hnfaugioiti, ollc adeniti, alle J'i>"ipole, ~c~ lla c hiluJ'io, rtll'ele fa nliasi, olia SCI'Ofo la, ecc. Por qu este eontlizioni speciali d i cerli climi ll·opicali o speciahnenlr di 11io, si spiega come l'infen'on.e malar·ica «i complichi sovenli con ll11fangioili violente, i c ui fen o nte ni JHlRsono CRser e più o m eno imponenti, donde il nome di lil~fangioile palustre semplice o fll?rrticiusa a seconda de l g rado di gravità di questo l'loto n w r!Joso del sistema linfalico. Q!.lanlunrrue noi uon ci trovassimo n Rio ncllu sllu:ion~ prù favorevole, ci ru••ono m osLN1Li nell'ospedale della Mi:;o,·icol'dio parecchi casi delle du(' forme di linfan!!ioit.c. Lascia ndo star~> la linr11gioile poJusll'e semplic~, in cui nna rosse~giPra eri!'ipela int(•••viene in una l'ebbre mtl l&l'ico. J i pocu cJtli lù, nw •·itn •Jttalche parola di più lo linfanrrioite pernicio!!a. Es,a colpi-.cc t11 prefcr~nza indiviJui rli lemp oram~ nlo l in fati co, pallidi, dulie mucose scolor ùle, t.lui ganglii !infeLic i ingor gati, JlOr lo più oli bassa eond•zione e ~finili dalla miseria; ma sovente si pre · !ienta pu1·e in per son e d i clnsso a ginla, an e miche o convale"cenli. Talvolta sem.a cau«a occaRionale apprezzabile (ma •1uasi sempre in individui predisposti da altr e linfa n gioiti ~1:'111· plici pt·eRresse, o porta tori ùi qualc he sol uzio ne el i con lirnr ilò't 111 qualche pat·te del tegumento), la Jinfangioilc pcrnicro,.:a !-!COppio in tu tto la s ua vio le nza, in luogo di un acce><so di l'ebbrE' malorira ritorna nte a giot•no fisso . o a nche in me1.zo ulla salute più perfetta. l n questa malaLlia s i osserva no de i fenom e ni ge uc 1·nli gnwi solto forma di parossismi simili a tJUC!Ii oli una febbre p~t· · 11icioso, ma ad essi si aggi ur.gono dei fenomeni lncali non rneno impoue nli, cat•tnLeri zba li da una l info u ~i oi Lo ehe pct· lo più si localizza agli orli inf~riori c nllo scrolo. ma in alcuni c asi si diffondo ad allt'O parli del cot•po in for ma spo r·~a o va~anle . Se l'inllammazione si limita ai linfalici superficiali la malalliu si protrae piuttosto a lungo, ma te rmina felicemc;1le
~OT.E l>l G.EOGitAf11A MED ICA,
ECC.
colla risoluzione della linfan~ioile. Se in \·ece rinfìammazion ~ invade i linfalici pt·ofond i, il s uo e si to è la gaugr cna locale o la s uppurazionc, c la magg-ior parte delle volle, malgrado il peonlo intervento tnedico e chirut·~ico, l'ammala lo muo t·c durante i parossismi t•rbh rili, in segui to dei fenom eni a tassico· aùinamici, che li uccotnpag nono. Che tale malallia ricun uscn come momento eziologico una intossicazione mias ma li ca d'ol'ig ine pal ustre è opinione univ~ rsalmente ammessa dai mAùici di Rio Jane iro. Tllle opinione è validamente :;ostcuula dal dottor Claudio Dc Silva, aulot•e della più completa mo n o~t·atìa sull'at·~omento (1), e il bArone Di Laveaclio OJ!IIi anno dimostra nei suoi Relatorios piu volle citati, come le località O\·e do minano le febbri mali.lt'iche siano le uniche i11fest ato dalle linfangioi Li e come o mbeclue le enderruc s ia no più g ravi nei mesi piil caldi, da oltobt•e a febbraio. Ciò non log lie che Tones Homcrn, una delle illustrazioni della fu colta medica di Rio. con lu!'>SO di argomenti e dovizia di e t•uùizione, abbia voluto logliet·c •[ues le linfang ioili dal geuppo dr·llc endemie palustri. Anchilostomiasi. - :\b biomo visto che per- l'influenza esercitata do! clima calùo ed umido s i osserva sempre un cet·lo grado di anemia negli individui indigenizzali, ma essa è cosi poco g rave, che si può conl';idet·m·c come uno slalo fis iologico dell'o rganismo umano nei paesi caldi. Questo caratter e di universalità e di poca g t·a vilù la fa differenziare dall'unct:-Jia pat•assitat·ia pt•od oLLu d !Il l'il nchilostoma duodenale, che è pUt'C molto frequente 11e l 81'asile. La pa togencsi di l']ues la malattia, descritta solto il uomc di otlila(:ao (oppilazione) dai primi Autori brasiliani, rimase pe t· lungo tempo un problema ins oluto; la si confuse con g li ultimi s tadii della cachessia palustre e fu perciò chiamata anche cachessia acquosa, quantunq ue si fosse constata la la s ua rarità pt•esso i bianchi e la sua :requenza pt·esso i neg•·i, i quali, piu di ogni alt•·a raz7.a, son alli a resistere alle in(IJ Dott. Ct.At:DIO DE Sti.VA - /, ym)>httlilrs 71erniciosas, Ilio, i874.- Vedi su rptosto argomento nn 'ìnt.eressaulo rìvìs tt~ negli Arcl!ives ùt~ illéil ecine 1Ya1mte. t OIDI) 33.
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nuenze dei climi tropicali e del miasma palustre, e allri la considerarono come l'elretto ultimo detrallerazione del sangue per influenza del clima e la chiamarono ipoemìa iniertr•opicale, e tulli questi nomi son rimasti nel linguaggio volgare e nella tt~rmin o l ogia medica ùP.l paese. Più lardi (Pereit·a Rego, poi barone di Lavradio, 1840) si stabili la sua dift"erenziazio:-.e clinica dalla cachessia palustre e dall'anemia per inanizione o per riparazion~ insufficiente, facendo rilevare: t• l'insuccesso dei tonici e ricostituen ti che n elle ordinarie anemie sono i più si.curi mezzi Lerapeutici, z• la costanza di cet•li sintomigastt·o-addominali (diarrea, dolori di venLee, melena ecc.), rari e sconosci uti in altre rot·me t! i anemia, 3' l'impoverimento del sangue non gia simullaneo con ([uello dei tessuti, ma mollo più r&pido, di modo che i sintomi dell'anemia si fan minacciosi mentre l'mùividuo è ancora grasso e oppm·entemente ben nutrito. Pet•6 solo nei 1866 ·wucherer, dotto medico tedesco s tnhililosi a Ballia. comprese che l' oppilazione brasiliana era la s tessa cosa della clorosi ,L' Egillo, che Griesinget· aveva descritto ne[ 1835 e aveva dimostrato esser prodotta da un nematode albergato nel duodeno e scoperto dal Dubini a Milano nel1834. Dopo aver dimostrata colle autopsie la pre· senza di numerosi esemplari dell'anchi lostoma duod!;:nale, \Vucherer, da osservator e sagace e prorondo, studiò l'evoluzione dell'entozoat•io e dimostrò pel primo come venga introdotto dall'uomo nel tubo digerente allo stato di larva con l'acqua dei luoghi pantanosi. Stabima la natura parassilaria della malattia, si provò su· bilo la cura con gli antelmintici e venne riconosciuta l'eftica.cia del succo lattoso della Gamellaria (Ficus doliaria) e di altri prodotti della ricca flora bt·as iliona. L'ipoemia per c ui morivano prima i due terzi dei maiali diventò così m eno temu la. Gli studii cbe su questo argomento si fecero in Italia, in occasione dell'anemia svil.u ppatasi negli operai del traforo del Ga llardo, vennero apprezzali nel Brasile, come appare da una memoria del dottor Silva Lima. Q O ankylostomo rluo .(,/,enal em Tur im • (1879) ed allre s ucces!,;i ve; ma non sop i"ei
1'ìOTE DI GEOCII.U 'lA MED ICA, ECC.
d it·e se vi sia s la lo ben uccollo il lt·a LLamento pm p oslo da Bozzolo con l'acido limico e quello Jj Perroncito co11 l'e ~tr·allo etereo di felce maschio, che pr esso di noi diedet·o s plendid i r isulluli. Poiché s i è parlato d i elminti accennet·ò clte, secondo alcuni medici di Rio, in alcune forme di dian·ea a derot·so cr onico o con ft·equenli t•icadute e l'ibelli a lll'allamen lo abitua le, Si t•isconlt•a la pt·e~O I IZU uell e la r ve doll'Angaillnla !) Rltalnlitis .~tercoralis; ontlo si può concltiudet•e per l'ideulilà Ji 'lueste foeme dissenlel'iche con la Jiat·rea ùi Cocincina o m eg-lio inlCJ' lt·opiea le, q ua 11 tunque a l l:kas ile ~i prese uti iu ;;t:nera le con cai'Olleri poco g r avi. Feb!Jre gialla.- Questa malattia infdliva importata rwl Bt·as ile nel JlH!I, orf\ non ccs"a ma i del Lutto in R io .Taneiro, dovo c dive11lnln e ndernka, scoppian,Jovi spr,sse volli' in l'orti epidemie P lt·ovandovisi poi sempre in cast isolati. Il Governo impel'iale, allat·rnutosi per lu corrsc;;uenle compt·omi~sione dell'irn mi graz iono ~ degl'inlet''!Ssi commer·cial i, nominò u11a cornmissiorre allo ..;;copo di ;;tudiare le cause eire ffHOt)scono lo SYiluppo di qut>sla ed allt'e malattie infettive cd i m ezzi di por vi t•ipal'o. Tale comm is!' iOnc fece di p ubblica r agiorw il suo a vv iso, diede i SLLOi consigli su lle rnis ut·e da pr·enùel'si, ma ars longa. vita brer:is, c non c certo la presente genet'azione che Yedrà scom plll'ire la fcbbPe gialla ùa i porti brasiliani. La l'e bbr e g ialla l'iconoscc pel' causa un fermento o miasma specifieo di nalut•a ot·ganica, che in cet·le e delcrmimtlc circosLauw .in va de l'or gani smo urna 110. pPoùuc;endovi la manifesta zione di uno speciale slnlo mor boso . Qua ntunq ue poco si conO!'Cf\ la natura di rtnel'lo mias ma , pat·c rnot·i ili dubbio che conJizioDi essem:ia li del suo svi luppo siono una te nl pera lut•a elevH ta e lo s utura zio m~ eli um idi tà deìl'ar ia e del s uolo, c.mtr ibue ntlo\'i podet·osamcnlP l'a.lmosfer a IIHll'illima, specie dove le ucquc ed rl 'iuolo ;:;ono Cot'l'Olli per ,Jell•iti organici . Qua nto a R io, le co ndizioni Lopog t•Afìch·~, geografidw c clim ateriche sono più d :e ::;ul'ficienli per alimentat·e e favot·ire la permanenza e !'inrremento di questo germe. :Ma se si con-
NOTI': Dl GEOG HA FIA MED ICA, ECC.
sidera che per lungo tempo la capiLale e le citta minori tlclle coste bt•asiliane fut•ono i lllmuni da l ler l'ibile nagello, bisogna ammettere che vi contribni:òcl!nO pure polenlemE:>nle l"iufìlll'azione di sostanze or ganiche dt>com posle nel soHosuolo c l'inquina mento dei por·t i per mancanza cfi una buona igien,.. pubb lica. Questa m anr.anza s i fa sentil'e a ncor più oggidi, p(wchè le immor•dizie delle. nuove generazioni s i sono aggiunte a i resti delle pr ecedenti ed hanno t·a ~giunlo st1·uti più 1•r ofondi del sottos uolo, in m orlo che l'altcma t·si, secondo le stagioni, delr asciullezza e dell'umidità di queg-li Sli'Sli (causa pt•Ccipua dello sviluppo ùei m iasm i or go tlici secondo gli s tudi eli Voil e PellenkofeJ') si fa sentire più intensamente; mentre d'altr·o lato l'a1,1 mento della popol azione s tessa ho molliplicnlo la prod uzione annua dello sozzure in cui pt·ospet·ano i mict•o•·gunismi nernict degli 01·ganismi più elevati. Nei tempi in cui le e pidemie di febb re g-iol lu infìerisro no maggiormente, un buon ser vizio sanitAI'ÌO Yienc sto bili lo; comm issioni e delego ti p.erman e nU bM r etr ibu iti nelle diver ;,e pur· racchie della cillà ispezionano incossanlernenle le case, racenùo d1sinfezioni e p•·endendo le misu r e opportune perché 13 nor me igienici!~ più essenziali ~iuno osservate. Gl'immigranti recentemente arrivati vengono mandaii nell'inlel'llo a· suffl cienlo dis tanza dol mare nei luoghi ove lu malallia non può aLlecchire, imperocchè la mancanza di acclillluzione è una delle più fa vorevoli c.ond izion i per co nLt•a t•t•e il mOf'bo. Gl i am· maiali affetti vengono isolati o con.:!olli in un apposito ospizio, mentre vien disinfettato ogn i oggett o, che sia stato i11 contatto dell'in f'e rmo e l'abiiazionP. stessa in cui ha tlimOJ·ato. E poiché il ma ggior numer o dei casi é dato da' rnarinari dei basti menti, che s i trovano alla fonda nel por·to, è s lolo all estito un ospedale m $r illirno nell'isola S. I:>abel, dove vengono tra· spor·tati glì am ms la LI, tos tocbé i capita ni avvertono l'a ulol'i là sanila 1•ia òi aver a bot·do il triste morbo. A noi inle!'essa di notare il fallo elle gl'Italiani da nno un co n ti n~en le non moltogt•a nùe a ques to ospizio, ma nello s tesso tempo la mor·talilà è pet· e.s!:!i propor zionalmente maggio re di quello di alll'e naz iona,l itll . Di falli muor·e 1~ 9,52 •;. dei Brasiliani, il 2:3. degli
NO'l t-; DI GKOGliAFl \ l i EDil:A, ECC. Irt~lesi, mc nlre def.{rltaliani co lprLi
do febbre gialla !'10ccoml.Ju (l); la med ia J~i m orti o di 21 • •. lu fJUe ..lo o~pedaJe i rncdic1 hunno opportunila di fa1·e o,.. se1·vazioni cliniche e necr oscopid1e numerosis:.ime, e però c i piace di lt·arre pt·olìllo della loi'O cspol'ienza in questa malet'Ìil, acccunanJo ~c~ Ile mRnife8tuzioni eJ al trattAmento della febbt·e gia lla c he log-l la iTlo da una relazio ne ( Jt\i 8) ùol dire l · tore di quello stahilimer.Lo. Nf'l pt·tmo periodo. in cui par·e !>i s tabilisca uua :olaRi san~uigna iu lutti i cApillot·i, si Ira rubefazione di tulla la pelle c ~pt!cia hnenle ùi •1uella ùellu raccia e parte supor·iol'e anterior e ùel to r·aco; lo cor·rwe s i l'utJdollO lucenti, le congiunLi ve si pt't>>'enluuo iuic tlalu in !.!IIÌ5'8 che gli ammolali semb rano as~um c re la fisi onomra clell'ubbl'iaco. Gl'infermi a ccusano un mole~sere genet•al<'. si ln~n ano di peso e C:oiOJ'O :;opr•aorbitalo, di lombo:.rgme the t.alvolla -si <1!'lll'iflera di m ollo, e di dolore ai polpncc:i. Il pol~;o n 11 m e r•a ùa 100 a 120 pul:itlzioni per minuto: lo colonna Lcr·m omelric.:<~ v~t·ia du ;JU• c rlecimi u u• e -d•·crmi, e ~olo in c1ualchc caso oltrepAs sa siiTulla sllf'zza; la l'espirazione raro volLe !"i alte•·o. La lrngua è umhlo, coperta di uno tenue palma bian ct.e~gianle, coi bordi t•oc;si; vi ha alito ffl lrdo, vom rl i biliolli e cos ti pa~i o ne vr u lt·ale. Nel secondo per· iodo (pe t·iodo g t·avt>, ,li;,;crosico, emot·t·a g ico di "omilo nero, nllnrruiuurico) ti poi!>O e;ale Jo 120 a 150 pulsa7.ioni, ta lo r·a però 6 t·ita•·Jato; la re:;pirazionc si a ccelera: l a tcmpet·ulura s i co n~erva a 40• e decimi o . come piu genep~ t· In meno il ~O "f.
(l) t:~ s t t•<~a proporzlor•c si lro'a nello s tallstl t;ho ui llltlrl<tlitit • l••~o:li altri slahilnncnll s;t nitarii; jturtropjHt le contllz1oni tlella m:tv:lior parte d••t coloni itah:uu a Ilio Janeiro >Ono mi:.N('\'Oli: l'"l abllano l guarlicri JliU luridi c.l e;;rn·ilano i piu bassi nw~tirri. I..:J cost•lrun morlalila di quc..'ll nostri ronn:t· zionnll l"'r fcllbre gialla hn rlsrnn tro noi fa llo con,tatato durante la Sl•ediziouc frmw!'"' :d Mt•,,JC<I (Corro). ,\ V••ra Cruz l soggl'lti 1•iu Vtl(orusi l' nu•nu acchlllltl uU ora'"' att:tcc~ u pr·t· i r•rlmi, m:L OIJ flOI1•W:tno ;~ltrcsl t•i li rcsl~tcnza all a ,·iolt•Ut.:t •le' l male e uc '1lpcr:\\'ano meglio ;rli I'ITeLtl r.he non gli aucmici e :;11 acc:hm:~t:\11 . t]uanto pru forli'. Uoreote, Jlil•lorka è la costilu7conc. chcc Grt~' sinj(t•r nèlla su~ cla:;,iru opera, tant.o m:c~::.~um• ,. la susCI'ttihihta •Id nuu,•i arrh·:ati ~ ~ontrarre l'info'l.lOue. Cio c• ''~rv, ma non lu ,. l'a liro en uncint.o che . 1 ::nuli lo•::;.:cri •l'anemia. ~' cltcrpati d:al SO!li(ÌHTliO •h•l papsi ralcll. :lllmcntin{l l~ ,fo rzu tli rcsis t•·uza •: tlclla rosls!l•m:t :•ll 'IM,lt.ionc, sl, all!l s trutlu •lr.l ma lc, no.
NOTK 01 Gf.OGHAJI' fA ll1EDICA, ECC.
ralmenle succeùa, discende a ~8·; l'emissione delrur·ina diminuisce in Alcuni nasi, in ullr·i cessa completamenle, ed in casi rari é abbondanlil'1'ima. i·: con l'esame ùell'urinR, che il medico può riconosce r·e, senza tem1:1 di el't'are, il momento in cui la malattia entra 11el 2• periodo, nel quale la pPese n z~l di albumina è un ~e~no che 11011 ma11ca mai. Il calor·e diminuisce nelle estrerì'lilà, nn landl\1'1 nna ~'P t'o pol'zione tra la temperntura ùi quesi.H e del r esto del ,·, u·po. !.'Ammalalo ::: i mostra agitalo, non trova posiz.ione cnmoda nel letto, molte YOltc lo abbandona e si s londe al suolo. no n di r·ndo leva i m aterassi e s i corica $ulle t>1vole. Chiede ncq~.;a conlinuamente, accusa peso ecl ardore nella r egione ep1~astrira, uaus\!8 e voglia di vomitare, e lalvo llu pt'ovoca il vomito inlroduc(lndo le dila nelle fauci. Altre volte a questi fenom•:ni l"Ub('nlru il delirio, che in alcuni casi diviene fu r ioso; gli ~·mma l ati cat·r·ono p(W le infermerie, vogliono buUa t~i dalle fincfiLre. A tultn questo corteggio di sintomi segue il vomito ne t'O (romito prela), dopo la cui comparsa gl' i<Jferllli si sentono ollevittli c d icono di slat•e bene, tna non tardano nelia ma~gioranza dei casi a soccombere. Vi sono ammalati che rlopo lo s tato di esallazione cadono Jn coma, ed in ques lo s i Ato di tlept•essiune cessano di vivete, lasciando s cot•rere dopo la mlJrle granùe qnanlilà di sangue nero dalle commessure lnbia li c presentand0 un a fisi onomia cadavPrica di uu carat.Le re nllhLLo spedale. In a!Lt•i casi i pazienti sono presi da convulsion i epilelLifoemi t! così socco mbono. Le e morrag ie sono feequ en li e lA p iù comune è l'epistassi, la quale jn laluni casi é LAIC da non polcr~i arrestare, ancorché s'impieghino i mezzi più enc r·~ici, e g-l'ilafermi ;;occornbono esangui ed a llel' t•iti alla visLa Ji la n Lo sa11g ue. Dopo l'epistassi, è l'emort·ag ia ~astro-intestinale che si t·enùe frequente. [n alcuni ::;i manitestnno ultre e mot'J'agie, como dalle superficie \!escicaLOI'ie, dalle cicalt·ici, dalle congiuntive or;ulat·i, dal condotto auditivo, dalla pelle dello ~ct·oto, Julla muCOSA del l'et lo, ecc. Il color·ito più o rno11o i tlPl'ico che incomincia fin ùal pl'imo stadio della malattia, non ~inlomo di grtlnde intportanza. Ft·a t.utli i sintomi che accompag nano jl secondo pet·ìodo è, senza dubbio alcuno, l'anul'ia fJuello cl•E<, dopo la sua comparsa, non lascia uessuna speranza di sul-
e
~OTE
DI r.EOCIIAFI.\ \IF.OIC.\, ECC.
''l'ZZ<l u r.onlt·o il 'luale nt•<>!:'Uil rn t'Z7.o finora Ira olt\lo buon risnllaln; é segno SC!!uilo «l•mpr·e oln moNe. La disuJ•in <'Ire !".i oc::-:ervn in aknni ammal11li, l· anclre un sC'gno ùi pr•c no'ilico >:ernpre fatale. L'ini'Onnia ;. un fomomeHQ molto <·oslonle in que:-:la mnlallia, ma cede p,cn,.r·a lment~ all'impi t:'go rlcl t·lo'T'alio. La clispnea,dw dop<) I'OIIIll'in ,·,un s intomo qua<~i :-:rmpre !Piale, in alcuni casi r e;:i<: lu nll' nso tli o)!ni mezzo ler•frpeulico. Dnll'e~ame <lell· ur'inn c della tf'mpcralura i dollo1·i P into. Xt>lto o Texeira J eii'Mpedalc eli S. lsnhcl hanno tralto !P "e,:tuenli conclusinui: l" L'nlbuminn non compa1•iscc nel p1 imo pcrioolo th>lln malallia. Quando c;i mnnift-'<>la r\ callivo rrulizio. é se~no che la molallia pn:-:snol periodo gr·a ve. 2' Quando dopo la manifPstazione dPII' Albumina <:i ogpiungano n quesll\ g-li cle menti tlella bile, c·irì cos tituisco uu segno prono!:'lico fJUOl"i se mprr~ favorevole. :l' La colonnn l('l'IUOmeldca. nel pl'imo re· rioclo sale ot·dinuriamentc l lll alli gradi, e tonto piu g rave i• il caso quanto piu eleva ta é la lempPralura os::>enat.a. 1• Qul\ll lo piu lun ga é la permonenza dalla colonna let·momelt•ica in olli g racli Ulnto pe!!gÌOI'e è rl prOIIOSlico, il lfU8le è fJI•OSi !!'Cnlf l'C fatal e qua nùo per lr·a giorni con::oecnlivi la lem per·oLu ra t'imano sopra i 4()'. ::,• Il decorso della malallin non l> ne molto rapido nt> mol to lento; la morte non sopravviene p1•ima dicomplelarsi il 'JUarto giomo; né Ot'clinnriamcnte !=:i ha a ùeplo1·are un risulta to fa tale dopo il nono g iorno. Il IJ•allamenlo impiegato dai dollol·i su citali è rlr! i piit Rr: mplir•l. Dopo r amministrazione Ili Ull put•gante, che gene•·almr nle è di olio di l' reino, l'ammAlaLo ò solloposto all'ttzi0nO ùi un clioJorelico; la formula impiegata dal dotl...,~ello ù lo seguente: l nfusiona di foglio~ eli ioborantli gr·ammi 150, tintura di iobot'tmdi g r. 8, tintura eli digìtRie gr. l. Secondo l'inten sihl della J'ebbt•e e la frer1ue1.za del polso vi aggiunge o meno della tintura di veratrino. e·lusa dei senapismi e olei !'etlilu,•ii. Il doll. Tex~i ra impieg:a quesl'allro diaro,•etiro: Infuso di fiori tli sambuco e vino di OpMto gr. tOO, Li n tura d'oco nilo g r. l , acelolo d'ammonisca g r . 12, tintura tli belladonno ccnlgl'. GO, sciroppo g r. :lO. Vi associo. anche lo. v e ralri n<~ e la digilaiP., ·srcondC\ lo indicazioni ùcl pol!'!o o del termometro. So con
NOTE DI GEOGHi\ Fià )11-.:DH.:.\, eCC.
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questi me7.zi usati pee uno o dne giorni la malattia oborlisce, cioè se, a prescindere dulia diminuzione tlell'inlP.n'lilll di lulti i sintomi e senza la manifestazione ùi niLr·i, la febbri! cPùe, impiegano in Lal caso semplici limonate~ nel 4• gio1:no l"l ~~~ la convnlescenza dell'ammalato. Qutlndo però mamfc.;;la"t rl secondo periodo con lullo il suo c01·leggio di ~intomi. impiegano i diuretici, che ltan da lo lor·o buon risultato. Preferiscono Io spir ilo di nilt•o dolce in un decollo di specie diuretica - c.>me il medicamento che più facilmente è lolleralo dallo stomaco dei pazienti- a cut u~::ti ungono il \'i no diuretico di Corvisarl; danno in pari lempo per bevanda le limouee granite. Nel resto il trallamenlo è purnmente sinlomalico. Contro il vomito adoperano l'azione epispnsticfl nella regione epigastrica, e se nono~lanle ciò es!:>O pcr·dura, il ~htoccio, la ma~nesiR di Murray sono i rimedii usati di pr·eferenza. Là dispnea è combattuta col bromuro di potassio, l'insonnia col cloralio, le emo1•ragie col precloruro di ferro. Ollt•e que!'!li vi ba allt•i mijzzi adoperali nei cosi di anuria, come il solfato di chinina in alle dosi, le ventose, i vPscicanti e lo frizioni sui lombi, i cal&pl11«mt ben calcli sull'epigastrio. Con ctuesta lerapin hanno ottenuto di ristabilire la secrezione urinar·ia in individui, in cui questa da più di 21- ore era sospeso l'l nei quali l'introduzione del catetere in vescica rivelava l'assenza completa d'urina. N<!i casi gravi l'unico alimento usato è il !alte, il quale serve come cibo perfetto e di facile digestione, che ha pure una leggiera azione diuretica e purgnlive. l mllùerni studi! sull'origine parassitaria di molle malattie infettive non potevano rimanere leLtei·o morta nella capitale del Bra.. ile, ove non ì• certo il materiale di studio che faccia difetto. Il dott. Domingos Freire da parecchi anni ha intt·apl'eso degli sludii spet•imenl&li sulla febbre gialla, ed i risultati delle suo ricerche videt•o la luce a Rio Janeiro in una ser•ie di pubblicazioni dal 1880 in poi. A lui spella la priorità di sperienze ben direlle relative al microbio amar illico, che egli descrive solto il nome di Cryplococcus zanlogenicus, e di cui pote seguire l'evoluzione e la riproduzione in tutti i liquidi dell'organismo. Riso Ilo cosi il problema etiologico, spiegò il processo
Juo
i'iOTE DT GEOGI\AF IA liEDLCA, ECC.
patogenico del morbo collef!ondo le singole fa~i dellts malattia a ciascuno dei periodi di sviluppo del parassi ta; br'illante teoria clte qt!i SAr'E::bbo il caso eli t'i fr r•ir'•.! se questo Giornolr di Medici-na militare non ne avesse gi;\ fallo par ola in u11a delle sue riv iste ( l ). lnvuro , ognuno é propenso ad appl icu l'e anche a questa ma lottin infetliva lo S(•duc;euli leor'ie di PasLeut', per'ò vi S tll'a ge mpre ')Ualclu> :'\Crtlico. finchè al lJ•i "perimenlì non wngano a st>rvire ùi contr opr•o ,·a a quelli !!iù i:-<tilniti dal pmt'. FPcire:. Per·ch t'• le esper·icnze siuuo posttivAmentc convincen ti bisogner ebbe che fo .. st' I'O e"e$!uite dello inocu lazioni in locali l$ ~f\nl', rioè l11rq..ri dnll'ambienle amt'll'ile, :-<u di m·ganismi indubbiamr.n le 11lli H (:rtrrLl'Hl'r'e l'inl'eziont• t• pl·~re ribi l mente sull'orgaJJismo umnno. Le ricerche eli Domingos Freirc ><ono però gia sli\le coni'Prmale da quelle falle •tuagi contemporanenmente tlal p1·of. CM·morw y Yalle del M essico, ctl a111bèdue gli auloei hanno l'nllo delle culture fuOl'i deli'Mga nismo utnllno. :"-!on è molto, leg-gevo nel Laneet (::!r che il mcdieo bPasilil'lno ha ultimamEnte pl'alicato delle inocul azioni con li quido di tOILuraattenuuLa,coJne mezzo pt'C>lilal lico conli'O la febbre gialla. ::'\ei prin1i Ire H1esi di quesL'unno, si opel'ò su più Ji mille persone ùi ùh·e1'~a nazionaliléi cd età. tulle vet'8anti in pcs:::ime condizioni i~if'nichc, a!Jilarulo nei q·uarli<-ri hrPidi, fìet·amente colpiti di\ll'cpiùemia. Tutti pt·csenlH l'ono ekvuzione d i ternperalul'l\ YIH'iante fra i :ri•,;:, c i 40", cefalalg itl frontede, dolot'i ar·lirolAt·i. intlisposiziunc gone t'al e, ed i11 aleuni. leggera oppt·essio rr e epigu8lr ira, - ~ inl.o nri d1e cl!.ssar·ano senza alcuno i11lt' n·e11ln medico in :20-40 ot•e. ~ essuno dP.gli inoculati fu colpilo dalla malall io. Riu!\cendo l'inoculazionc r eal m ente efficare, si tleve presurnet·e <:hf! po:<sa ([are i'immunilù pet• lungo peri odo di tempo, poichè (~ nolo che r urissimi sono i Cflsi di indiviLltti cc,lpili più di una vulta dalla l'ebbr·e g-ial lA. TI pror. FrP-ir·e, basandosi sull 'origine speci fico della l'ebbr e g ial la, ha inLt•odotto una nuova Lcmpia e si vale !=:pecinlmcnte del salicilalo di "oda pPr iniezione ipodcrmi ca (do 30 ccnligl'. ( l) IL pti/'IJ8Siliww llCilll r~IJIJI'e !iÌIIIICI,
(:!) 'l'i!l' Jli'Cwutiutl o( )',•/liJic {trer. -
r..-c. di ottobre 188'.. '/'/ce Lalicel, 9 may t8S:i.
NOTE Dl GEO(TRAFIA )fEDlCA, ECC.
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a 1 graroma). Se in capo a 24 ore la teroperalura non si abbassa e se i fenome ni del i" periodo conser vano la stessa intensità, fa una seconda iniezione. Nel2• periodo s i può conlinuarP. l'uso del salicilato, ma a dosi minori, e nello ste;:so tempo si adopet·ano i tonici. Con que!::'to tratlamento il Freir·e avrebbe ottenuto una s tatisti ca migliore che non col consueto metodo di cura sintomatica. r~aiuolo. -Il vaiuolo che dal '1650, epoca della sua prima inva!:;ione in Rio de Jane iro, ha causato nel Brasile tante devastazioni. è anche oggidj uno dei mali che pesano maggiormente suqueslopaese, sottr·aendogli ogni anno migliaia di vile. Citi si aspetterebbe un simile stato di cose, do!JO che Jenner ha t•egalato all'umanila un mezzo profllattico semplice ed eflì.cace. che nella maggioranza dei casi riesca a proteggere dal tert•ibile morbo~ Eppure è così. Solo in questi ultimi anni il governo si è deciso a migliorare Je leggi sanitarie e a ren der e piu facili al pubblico i mezzi di ottenere la vaccinazione e la rivaccioazione. L'istituto vaccinico principale esistente in Rio Janeiro è d iretto dal bar•one di tavradio e pr·ovvede di tubi cou linfa vaccinica tutte le \!Onservatorie delle varie pmvincie. Og-ni anno va crescendo il cons umo di questi tubi, ma da l numer o massimo r•aggiunlo (10000) appare evidentemente che con troppa ind1fferenza i privati acco lgono l'indispensabile mezzo profllallico. Vero è che, per insufficenza di stipendio, chi è incaricato della vaccinazione poco se' ne cur a, e che soverchimnen te e:;;iguo è il numero dei medici vaccinatori e conser·vatori del ptts vaccinico. Una buona sistemazione di questo importante servizio e l'obbligatorietà dell'inoculazione ripetuta, sono incontes labilmente i soli meni per a ttenuare d~ mollo le stragi che il vaiuolo va ogni anno facendo nell'rmpero. Pe1· misura di precauzione gli equipaggi delle navi che vanno di stazione nell'America del Sud, dovl'ebbero essere rivaccinali prima della loro partenza dall'Italia. Stabilimenti sanitarii. -La capitale del Brasile~ ricca di bellissimi ospedali; Jr·a questi primeggia la Santa Casa de Misericordia, che rico\'era annualmente da 7000 ad 8000 a m11
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NOTE DI GEOGRAl'IA HEDfCA, ECC.
maluLì dì tutte le nazìonaliLà. L'edifizio costruito in pietra o monumenlale. Le ìnf'er mer·ie sono grandi e ben ventilate, dappertutto regna la più scrupolosa pulizia, il (Javimento in legno levigato e cerato ò Lenulo cosi bene da presentard gli stessi vantaggi delle sostanze impermeabili; ad ogni modo è superiore al pavimento in rnaltoni di molli nostri ospedali. l bngni son ben tenuti e fm·nili di tutti gli upparecchi idroLerapici; vi sono giardini ameni ed ombrose passeggiate pei convalescenti, ed in grandi e belle cucine si prepara un cibo sano e sufficiente e di buona qualità. Le latrine hanno però bisogno di essere t•iformate. Altro istituto che onora altamente il paese é il manicomio {A.sylo des alienados ed Hospicio de D. Pedro Il ). È un grandioso edificio, posto sull'amenissima spiaggia di Rotafogo. Inaug urato n~ l l852, non è inferiore ad allr·i stabilimenti di simile genere di Europa, sia per la distribuzione dei locali, sia per la cura ed i trattamenti dei poveri mentecatti. Quegli infelici vi sono occupati a far par ticolari lavori, com e fior·i artificiali, sigat•i, ricami, ecc. Stabilimenti importanti sono ancora l'ospedale di S. Isabel , che si apre solo durante l'epidemia di febbre gialla, l'Hospital de Sa.ude, che ricovera annualmente 3500 infer·mi, e parecchi altri minor i. Alcuni mesi dopo la nostra partenza, si inaugurò a Rio un ospedale italiano, che vive coi soccorsi della Sociel<i di be:... neficenza di quella nostra colonia e col prodotto di private soUoscrizioni. (Continua).
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OPERAZIONI CHIRURGICHE STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO 1884
NEGLI STABltiMiNTI SANITARI ~liLlTARI
Conformemente a quanto s i è fallo per i cinque precedenti anni, fu compilata l.a seguente rivista delle operazioni chirurgiche state esegu:le duraple l'anno 1884 negli ospedali militari e nelle inf-ermerie p11esidja.rie e speciali, desumendone gli elementi dalle solite fonti. Le operazioni anzidette salirono anche in quest'anno alla Tagguardevole cifra di 500 circa, senza tenere conto di molte altre cbe occorrono quasi giornalmente nelle cliniche chirurgiche e sono per ciò considerate cQme alti ordinari e di poca importanza. Come si vedré., i risullamenti continuarono ad e;ssere in complesso abba,slanza s.odc:lisfaceoti. Le morti, e queste neppure tu~le dipendellli dalle malattie {;h,e motivarono gli a,tti operativi, furono soltanto 28; né gli insuccessi ed i succe_ssi imperfetti furono soverchi. 11 numero delle operazioni spellant~ ad ognuno degli stabihmenli sanitari sopra menzionati ri!i<ulla dal seguente prospello.
OPERAZIONi CHIRUI\GICOE
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Ospedali ed infermerie
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OSJledali ed infermerie
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70 37 34 33
.
31 26 26 22 18
17 1?
16
. 'J4.
14 H '12 '12
1111 1
Perugia Pat•ma Padovf\ &avigliano Lido (Venezia). Pavia.
9 9 8
7
Vene~ia
7
Chieli . Bari Messina . Mantova. Ancona H.eggio Calabria . Reclusorio di Gaeta. Udine . Gaeta Ravenna.
7
7 5 4
4
4 4
.,
l
3 3 3
Ne contarono soltanto una o due le infer merie di Savona, Treviso, Teramo, Siena, Nocera, Co::;enza, e non ne segnar ono alcuna le in fermerie di Sassari, P iner olo, Casale, Cremona, Aqui la, Trapani, Girgenti, Catania, Siracusa. Nell'espor re ora in modo circo$lanziato e secondo l'or dine precedentemente seguito i diversi atti operativi, si continuet·anno ad indicare per i più irnpot·ta nti lo :;pedale in cui occor sero ed il nome degli operatori.
STATE ESEG UITE DURANTE L' ANI'iO 1884, ECC.
•165
A.tnputazlool .
Le amputazioni fUI·ono 25, delle quali (tutte seguite da guarigione) 9 di coscia 9 di gamba (1 morte ed 8 guarigioni) 2 di braccio \ 1 d' antibraccio ( (tutte segui~e da guarigione). 1 d'ossi metacarpei \ 3 di falangi ) Amputazioni di coscia. - Selle furono motivate da ~o narlrocace, una da sarcoma ulceralo alla gamba ed un'altt·a <.la cancrena secca della gamba, consecutiva ad ileo-tifo. Otto ftJrono prelicate col metodo circolare ordina rio ed una con lembo anteriore esterno. In uno degli amputati per gonartrocace e quando era già guarilo dell'amputazione, si svolse un secondo artt·ocace nel gomito del lato opposto. In questo operato l'idrarto che aveva preceduto il gooartrocace, era stato inutilmente curalo colla paracenlesi mediante un aspiratore (1). In altro amputato per gonarlrocace erano pure slale falle precedentemente parecchie paracenlesi, alcune nel 1883 ed una nel 1884, tre mesi prima dell'amputazione. È desso l'operato di paracenlesi articolare doppia e ripetuta di cui fu falla menzioue nella prec.edente rivis ta (paq. 385 di questo giornale, anno i885). Finalmente in un terzo amputato, il gonarlrocace era stato preceduto da carie del calcagno dello stesso Ialo, contro la quale erano slate inutilmente praticate parecchie raschia tu re, mediante il solilo cucchiaio. Delle 9 amputazioni di coscia, due furono p1·aticale nello spedale di Torino dai capitani medici clollori Favre e Gozzano, una in quello di Savigliano dal capitano medico dottore D'An tona, una in Parma dal già capitano medico dottore (l) Questo operato terminò poi per morire noi mese di settembre 1885. Oltre .n Quello del gomito, gli si era puro sviluppato un nrlrocace nel piede supers tite.
166
OPERAZIONI CHIRURGICHE
Longo, una in Fit•enze (capitano medico dott. Fresa), una in Cagliari (capiluno medico dott. Besia), due in Napoli (capitano medico cav. Falcone), ed una nello speciale di Cava dal giu maggiort3 medico cav. Sorr·ati. Le amputazioni di gamba furono eseguite in oUo casi per sino vile fungosa del piede ed in uno per lesioni motivate ùa accidente ferroviario ; operazione questa quasi irnrneù ia tu, riuscita a buon esito finale, ad onta di gr·avissime fasi percorse per cancrena del lembo o poscia del moncone (ospedale di Udine; maggiore medico Carasso dolL. Giovanni). In questa calego,·ia si ebbe un morto. Ma tale esito fu la conseguenza d'altro podartrocace nell'arto opposto e di Luber· colosi polmonale, svo!Lisi r1uando la ferila Jell' emput3zione era quasi guHrita (ospedale di Genova; opet•otore maggiore medico cav. Rolanùo). In un altt·o amputato di gamba e (1uando la ferita fu pros · sima u guat·igione, si svolse un secondo artrocace in una mano (ospedale di Cagliari; operatore capitano medico ùot .. to!'e Offt'ecli). Lo altre sei ampuLC!zioni ebbero felice esito e vennero praticate negli ospedali di Alessandt•ia (maggiot'e m edico cav. CoLLini), di Savigliano (capitano medico dott. Cl"lsalini), di Verona (maggiore medico cav. PreLLi), di Bologna (capitano medico dott. Pabi~), di Ancona (tenente medico doll. .\1endini), di Messina (capitano medico dott. Uglicngo). Le amputazioni eli ln·accio furono motivato in un caso da at·Lrocace radio-carpeo con inlìllrazione o seni Dstolosi estesi fino al gomito (ospedale di Piacenza; opera loro · maggiore medico cav. 13arocchini), e nel secondo da or·Lt'Ocace del gomilo (ospedale di Messina; operato1'e capitano medico dottore Ugliengo). Ambedue sortit•ono un esito felice. L'amputazione d'antii.JT•aeeio fu pure motivato da ar·tt•ocuco to.dio-carpeo o riuscì a guarigione (ospedale di Bologna ; operatore capitano medico cloU. Pabi;:). Delle minori amputazioni di un osso metaearpo e di falangi, la pr ima fu occasionato. da arLrocace della giuntura
STATE ESEGUlTE DURANTE L'ANNO 4884, ECC.
167
meLaO'arpo~fa1angea del 2• dito (ospedale di Par~a;. opera-
Late dott. Longo), e delle altre una dà osteo·perwst1le e du~ qa trau~aL~smi. Tutte ebbero bnon rjsultamento (~sp:dal~ ~~ Piacenia, operatore maggiore medico cav. Bernabo; dt Clu~L1, capitano medico dott. Giglio; di Na poli, capitano mediCO dott. Corvà). Dlsartlcolazloul.
Le disarticolazioni sommarono a 22, delle quali: i di piede - tot.ale, i ili piede - parziale, 1 scapolo-omerale, 1 di mano, 8 di diti in totalità, 10 parziali di diti, tutte seguite da guar igione. La prima fu accompagnata dalla r esezione tlei due malJeoli e venne fatta con lembo interno calcaneare in un caso d'artrocace s uccessivo a primitiva carie necrotica del calcagno, p•3r la qna.ìe era riuscita inutile un'operazione dì sequestrotomìa esegttila lre mesi prima (ospedale di Napoli; operatoTe (!8pilano medico cav. Falcone). La parziale disa.r ticolazione del piede, che dai documenti non potè riconoscersi se sia stata tarso-metalarsea o tarsotarseaJ fu motivata da. processo carioso e guarì per prima intenzione (ospedale di Mantova; operatore maggiore medico cav. Monari). La disarticolazione della mano fu immediata per ferita di arma da fuoco al cat>po, con vasta distruzione dei tessuti molli e lesione arteriosa (ospedale di Venezia; operatore tenenle medico dott. Turs ini). La disarticolazione omero-scapular e (processo d' Esmarch) vem1e neceesitata da un (umore encefaloideo della gt·ossezza di una testa d'adulto, ·situato nella regione anteriore interno. del braccio sinistro, dal gomito all'ascella. Dopo 47 giorni .l'operato fu dimesso compiutamente guarilo (ospedale di Firenze; operatore ·maggiore medico cav. Mengoni).
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OPF.fiAZIONI CHlRURGIClfE
Delle otto clisarLicolazioni di dili in totalità, quaLLr o furono motivate do processi CAt'iosi e le t•imanenli da traumatismi. Di ()_ueste ultime, due furono immediate e due consecutive. I n una dello immediate, oltre all'e!lportazione del dito medio d'una mano, s i dovoLl(' pure disarticolare la falangetta dclJ'inùice. Finalmente delle 10 disarticolazioni parztali di diti, sei furono occal'!ionale da palerecci o quattro da kaumatismi. Nove furono sec()udarie cd una immediata per laccra:doni prodotte dall'ingranaggio d'una macchina tipografica. llcsezlool .
Selle fut·ono le t'csPzioni, cioè: 1 d'omcro, 1 di gomito, 1 di cubito, 1 eli libia, l ùi per one, 1 metalar<io-falangen d'un alluc.e, 1 dt falao~e. tutte riuscite a buon es1lo. 1 l nlorno a llo primn, s tata pralicala nello speLla le di Do- ~ logna (opet•atore maggiore medico Ct\V. Guerrier o), s i trovarono soltanto i ~eguenti cenni sommari, c1oé: resezione del collo chirurgico dell'omei'O !':inistt·o, con eslt'azione di frammenti ossPi della spalla in un caso di fet•ita <.la arma a fuoco. Oper·aziont> consecutivo . La rese1.ione del gomito fu totalo e venne rnol1vata da una ~inovite fungosa della giuntura; tnalaLlia questa svollasi spontaneamente in un convalcscenl.e di ascessi multipli all'antibt·nccio dello stesso luto, pOI' i quali era stato utilmente adopel·ato il ripetuto vuotamcnlo con un aspiratore. L'operazione fu eseguila col metodo Olliet• illil novembre 181H- e l'operato e1·a ancoro in cura a11• gennaio JSS:>, p1·esentando pct·ò una cct•La tendPilUI alla guarigione (o~ped ale di Firenze; opel'atore maggiore medico cav. Olio li). La resP-zione ciel cubito fu praticata in un caso di ft·atlura comminuta di dello osso con fuo1•i uscita del frammento inferiore. J!u resecato quesl.o frammento e cosi venne ridotta la frattura, otlenendoseno la guari::done, superstite però l'anchilosi del gomito (ospedale di P alet·mo: opeJ•atm•e C$\V. Mallese, tenente colonnello med.ico).
STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO 1884-, ECC.
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AILPa resezione per fuMi uscita d'un ft•amm ento fratturato fu quella della tibia. La frattura era comminuta ed il frammento fuori uscit.o era il ::ouperiore. Guarigione (ospedale di Napoli; operat.ore capi tano medico dolL. Ct'rva). La resezione di pet·one fu motivata da carie dell' osso di cui si espOJ•tarono sei centimetri. Out·ante la s uccessiva cura si svolse nell'oper ato una tubercolosi polmonare. L"ammalalo era tuttora in cura (ospadale di Caserta; operaLore tenente medico dCilt. Strano). La resezione metatarso-falangea l'u praticata sopra un dito per periostite. Guarigione (ospeùalc di Bresci>l; operatore cav. Matlaschi, ot·a tenente colonnello medico). La ralangea finalmente venne fa tta ~d un dito d'una mano in seguito a paterecci o oss eo, con esilo fa vot·evole (infermeria di Nocera; oper ator e capitano medico doll. Patruno). Nella precedente rivista ru notata una r esezione della branca orizzontale destra ·d' una mandibola e ùell' angolo d'unione colla porlliot\e verticale, operazione in cui la guarigione er a stala susseg uita dalla comparsa di acce!;si epileLLif'ormi giornaUeri, che però non ris ultava se s i fossero r esi permanenti o no. A tale J•iguar·do si possono ora ag§!iungeJ'e le seguenti informazioni, L'operato - un carabinict·e de lla legione di Caglia ri ~rau s itato poi in quella d'Ancona - continuò ad essere di quando io quando colpilo da identici accessi, ai quali si aggiunse inoltre un tal quale g rado di balbuzie labio-coreica. P er tali malatti e, che erano conseguenzG ultime d'un evento di servizio comandalo, fu testè ammesso a pensione (3' categoria). Altre ope rllzlonl &~ur;ll ossi.
Sollo questo titolo si comprendono: i • ~ette sgorbiature, delle quali le più notevoli fu rono le segue11 ~1 : due di libia (luberosilà superiore esterna); una di cres~a •llaca; due di calcagni ; una di clavicola; tutte per proe~~sl cariosi ed una sola designata come susseguita da guartg•one (quella della c resta iliaca; ospedale di Bologna; operator e dolL. Guerrier o). In una delle due prime s i ebbe esiLo
170
OPERAZIONJ CUHIORGICIIB
letale, ma per altre successioni mo r·bose. Delle altre, o l'esito !u_nullo o non fu indicato. 2• Estra-3ion.i di sequestri e di scheggie. - Fra queste meritano m~nzione la sequestrolomia di calcagno già accennala pal'lando della disarticolazio11e tolllle d'un p iede ed una di s terno. Nella prima il sequestro e1·a mobile e voluminoso ed all'estrazione di esso si aggiunse la cauterizzazione del cavo superstite. Dopo un primo ed a pparente avviamento alla guarigione, la caJ'ie !;'i es tese e rese n ecessa r·ia l'ablazione del picùe. La seconda fu praticata in 2• tempo in un caso di ferila <la arma a fuoco i n cui il proiellile, dopo aver atlravel'sato l'anlibraccio sinistro, fJ'O.LLuran,Jo <:OmrninulivAmente il radio al 3' medio, si dir esse nl torace scl1eggiando lo sterno al punlo d'i11serzionc della ca rtilagine della 3' costa destra che venne distaccata, rimanendo allo !'~Coperto il cavo pleurico. Era guarila la rraltlm~, era b(>n avviata la cicatrice della fe. r·ita loracica che aveva pure sorvito alla serJuestrotornia, f] UAndo l'oper•ato impJ•ovvisamenlo mor·ì (e1·a uno dei ferili dal nolo Misdea,. Amhedue que~te sequestr·olomie furono pr·alica.Le nello spedale •li Napoli dal capitano medico cloltor COJ'V8.
Le rimanenti eslrazifJIIi •li ~cqueF>tri o di schrggie furono cose di poca entità.
Estr ,u:hmi di rn•olt>ttJll . Se no trovarono rru.:nzionale soltanto cinque, ma alcune di queste pr·csentarono qualche importanza. In un raso di gravissima iscUJ'itl che datava da ol lt·c SO ore, venne esL!'allo dal lo l'Cgione bulbo membr·ancJsa deJI'urctra, mediante un'incisioni' di tre centim etri di lunghezza, un proiettile di br•onzo cho da molli anni slavu inoffensivo in vrscica ad insaputa del soltlato elle lo portAva (ospedale di Ma nto va; operato re t~nv. Pastort~ l l o, or a lenente colonnello medico). Da una s toria mollo cir costanziata del fatto, stata Iella dal eu v. Paslol'ello ncll'ndunanza 4 ollobre 1885 nello spedale di Ch ieti, si rileva in proposito rrua1llO segue.
ST.\TE ESEGU ITE Dt; RA..'iTE t.' ANNO
188-i-, ECC.
li t
Il proiettile estratto ora quasi sferico, di un cenli mell'o abbondante di dia metr o e del peso di otto gt·ammi. Circa otto a nni prima l'op•3rato et•a s ta to colpilo a ll'in guine cleslt·o dalla scat·ica d' un fncile-lt•ombone di cui te ntava t·ialzare il cane. Dalla g r avisr:;ima fe rita da cui g uarì dopo cir c.:n tre mesi di cura, usci ~ponLaneameute una palla di b ronzo. Ln guarigione ru cosi perfetta. cha il l'• •rilo polé poi essere abile alla milizia e quast aveva perduto lo memoria del fallo, lanlo piu che l'ignorunza dull'esi;:;tenza tl'u"! secondo pro iollile nell'arma, lo aveva salva to da ogn i (H'o.!Occ upozione s ulla. sor·to tlt::l secondo Solo ùue mesi primo dell'operazione era stato sorpreso ad un traLto e senza cnufla upprezzabilo da i!<curia ohu tosto cessò mediante alcune ore di ripoc;o in !eLlo. L'operato si r·is labilì in tempo relnlivarnente breve od in modo dà poter l'ip1·ender e il servizio. Venne estrullo (ospedale di Genova; operatvr e capitano tnE'· dico dotl. De PeaLi) un proie Llile di r·cvolver che da CÌ I'Cil selle mesi !:!lava na ~ccJs lo neiJ a put· Lo infe J'ÌOt'G tl'unu coscia, ft·a 11 femot'o cd il tendine del b1cipite e vi si era ravvollo 10 una cis lt. Altro proielli!e, n on fu dello quole, che da quallro anni dimorava nella r egio ne lenare d'una tmwo, fu eslr tlllo nel reclusorio di Gaeta (opet·alore capitano medico dott. Supe1·chi). In uu caso di fer ila d'a1·ma a ruoro ad un piede, il proieltile venne eslrallo dal l a to interno del calca ocrno/ mediante inci. S1one (ospedale di Bo logna; opera lOt'e mag giore meùico dollot' Guerriero). L'ultima fu una semplice estrazione d'un pe;.;zo di cap!{uln conficcatosi in un dito pollice nello sparo di un·ar•ma a fuoco (ospedale di Livorno; operatore dott. Ga ra bel li) .
. Polipi . - Ne fu r egistra lo uno solo sotto il ti tolo sommario
Ùl t~more poliposo all'ano, estir palo con e!;ilo (infermeria dj
Pavra: op~ralore doll. Semplici, capitano mC() ico). Tumor t ce·s t·ccc.· - Se ne trovo t·ono rnenziona li 21, s Lali
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OPERAZIO~I Cll lllUilClCHE
curali con buon esito, 20 coll'~spo rlazione, uno colla puntura e coll'iniezione iodica. In uno dei primi, situato sullt~ fr onte e del volume d'una noce, l'opera:z.ione fu susse~uila da l'ipelule emorragie che si polerQno frenare con tlifiicolLà (ospedale tli C'lgliat·i ; ope· ·ra.Lore capitano medico dott. Mas-sa). Jn un altro, posto sullo sterno ed assai voluminoso, ocCOI'Se un'incisione lunga 9 cenLimetr·i e si ottenne la guarigione per· p1·ima intemione (ospedaJe d'Alessandria; operatore capilano medico cav. Della Negra). Tt,mori maligni.- Un sarcoma voluminoso col diametro di 10 cflnlimetri alln base, posto in una regione temporale ed aderente all'osso. Esportazione con successivo raschiamento del fondo osseo car•ioso; r·iproduzione (ospeùale d'Alessandria; operatore maggiore medico cav. Ca.rasso Antonio). Un e pitelioma ad un labbr·o ; esportazione col processo ordinario c guat'igione (ospedale dt Livorno; lenente colonnello medrco CAv. Can telli). Fibromi esportali 11uali coUa legatura e quali col taglio. Fr•a. que!=<li è da noi.Arsenc uno della g1·ossezza d' un pugno ad una regione mammar·ia. Esordito tlall'elà di 14 anni, era andalo Jonlamunle aumentando da prima, e quindi pi(t celer emente dopo l'arruolamento dell' ope1·ato. L' operazione fu -eseguita previa clorofor·mizzazionc, con tulte le cautele antisettiche. L'esito fina le fu o ltim~·, sebbene parte del lembo fosse cadu ta in necro!:'i (O!>;pedale di Perug ia; operaLot·o capitano medico dott. Volpe). Un osteoma mobile neiJa regione piantare d'un metala rso, grosso quanto un uovo di piccione, stato •·mucleo.lo con esilo di guarigione (ospedale di ~apoli; operatore~ capitano medico dolL. Corva). Due angiomi sLali espor-tali uno col taglio e l'altr'O colla legatura. Un encondroma dalriolerno d·una guancia, sLalo enucleato. Cinque adenomi, fr·a cui uno sotLo-ascellal'e Jet peso ùi 200 grammi, slato PSpuJ·Lalo uniLamenLe a molta pa1·tc dei tegume nli alter·a ti, pre via cloroformizza1.ione e M lle cau tele antisettiche, ollenentlosene una sollecita guarigione (ospedale di Verona: ope ra lot·e ca!)itano medico, dott. Dellachà).
STATE ESEGUITE OURA:STE L' ANNO 1884-, ECC.
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Due em.atomi, spuccati e gual'ili. Mi:~:om.i al collo esportati con guarigione. Tonsille ipertroflche (l:l), esporlale coi solili m.:zzi, e con buon esito. Un ir;roma ad. un gomito, slolo vuotato con aspiratore, al che si fece succedere iniezione di tinlura di iodio, ma s~nz.a risultato. Un tumore oerruc0$0 ulle pareti addominali, enuclealo. Operaz i oni !J11gll or,;.. ol ~eulto-orloarl. 101Lrequell3 gia segnata nel pamuraro lldl"I!>Lraz.inne <li proiettili).
Puntura della oescica. - Ne occorse una e ru p1·aLicala con l'asph·alore del Dieulnfoy in un vecchio $elLuagenario per iscuria datante da tr e giorni, causala da ingrossamento prostatico che aveva reso inutile ogni LAnlalivo di rt'telerismo. Guarigione (ospedale di Napoli; operatore capitano med;co doli. Corva). In un caso di fistola ureit·o-perineale da ascesso pet•itleale, senza stent>:ii ureLI·ale, sulla ftUida d'un ralelere scanocllalo furono ravvivati i bordi della fìslola, espo1·tandone una porzione, cosi cho ne ris ultò una ferilu conica ron baso all'esteJ·no ed apice al canale urell·ale. La f.(Uari~ione fu completa (ospedale di Xapoli; operatore dolt. Corva). Estra:zione di calcoli incuneati nell' u.retra. - Ol.:e cas:i; in uno !<e ne fece l'esll·azione per l'urell·a !.'le!<sa, mediante la dilatazione forzata di questo., il calcolo essendosi fermalo a suli Ire contimetri dal meato (informcl•ia di Reggio Calabria; operatoJ•e capitano medico ùoll. Metelli); neii'Alli'Os i dovl:'lle ricorrere all'uretrotom1a eslet·na. Ma su 'luest"ullimo non si fornirono maggiot•i pat•ticolari (ospedale Lli Palermo; operatore cap1Lano medico doll Mane$Ctslcbi). l n ambed.ue 1 casi si olleo no la guarigione. A mptila:;tone del pene, stata pt'&Licatu in causa d'ulcere canci'Gnosa esteso, con isolamento dci corpi cnvernosi, giù slala causa di grave emorragia cui si era dovuto proHedere col caustico allualo. Escisione pr evia legatura; g uari-
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OPERAZIONI CHIRURGICHE
giona (infei'meria di Reggio Calabria; operatore capitano medico dott. Iannelli). Semi-castrazioni. - Ne furono eperate tre nello speclale ·di Napoli; due per orchite caseosa (capitano medico dollor Corva), ed una per sarcocele (cav. Falcone). Uno dei d ue primi operati, dopo essere guarilo dall'operazione, morì per tubercolosi polmonai'e. Operazioni di jìmosi e pat'ajimosi: quindici delle prirne ed una delle seconde; tu lte con buon esito. In due delle prime si dovettero pure sciogliere aderenze balano-prepuziali ed esportare condilomi. Openaz ioni d'idrocele. - Furono 23, tutte praticate colla ·solita puntura, ora semplice, ora combinata con iniezioni iodicbe, meno una che fu faLla colla spaccatura per complicante orchite s uppurata. Operazioni per ostacoli uretr ali. - Furono 17, di cui 14 seguite da guarigione e 3 da miglioramento. In 10 fn usata la dilatazione graduale. In 1 la dilatazione forzata nell'inizio e quindi la graduale. In 1 lo slrìngimenlo essendo al meato fu incisa J'ugola ..mucosa che lo costituiva. In 2 fu usato il divulsore del Voellemier. Toraeentesl.
Gli individui stati sottoposti ad operazioni di tGracentesi ·(O d'empiema) furono 82. Le oper-azioni pl'aticate furono ·t32,
perché laluni vennet'O operati quali due v.olte e quali ripetMtamente fino ad otto volte. Sopr-a 82 operati, il numero dei m0rti fu di 24. Fra gli altri 58, alcun-i (i) guari11ono così bene e prontamente .da poter essere t'es tituili ai rispettivi cor-pi per riprendervi servizio; altri, in maggior numero, ebbero soltanto bisogno di brevi licenze di convalescenza; pochi rimasero in cura nell'anno 1885; la maggior p.arte furono riformati e fl'a questi alcuni con super-stiti fistole toraciehe. Tutti gli spedali, meno quelli di Torino, di Brescia, di BoJ ogna di Bari e di Catanzar0, ebbero occasione di praticare
STATE ESEGUI TE DURA1!TE
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ANNO 1884, ECC.
17t)
Loracenlesi. Ma quelli che ne ebbero maggiore opportunila furono quelli di Genova e di Milano . Nello spedale di Genova che contò 2i'> operati con 43 operazioni (operatori capitani medici dottori De Prati e Veeri, tenente medico, dott. Marco), si ebbero i seguenti esiti: 1 morto; 5 restituiti g uarili a i corpi; H inviati in breve licenza; 2 in licenza lunga per rassegna; 4 riformati; 2 rimasti in cura (1). Sul quale proposito s i legge nella relazione di quell'ospedale: l " che appena ir1 un caso (in quello seguito da morte) l'operazione fu fatta come di necessità mentre l'ammalalo aveva una t.emperalura di 40 '/,; l'autopsia rivelò poi trattarsi di pleurite tubercolare; 2• (:be l'operazione fu sempre falla coll'aspiratore del Dieulefoy e colle precauzioni necessarie per impedir·e l'entrata dell'aria; . 3• che fu ripetut{l cinque volte in un a mmalato, quattro in due, tre in cinque e ·due in tre; 4• che in molti ca si eli v~rsamenli pleuritici nei quali l'uso delle iniezioni ipodPrmicbe di pilocarpina (dal quale si ebbero quas i sempre g randi vantaggi) era !>lato inefficace, dopo che colla toracentesi si e ra sottratta una certa quantità di liquido, spiegò un'azione energica nel far riassorbire il ri{Ilanente, in ciò coadiuvata dal contemporaneo uso del ioduro ad alta dose. Nello spedale di Milano si ebbero nove operati con 16 operazioni, e gli esiti furono : 3 morti; 3 riformati; 2 rimasti in cura; 1 di risultato finale non indicato. Gh 82 oper ati si ripartivano in llorti
59 per idrotorace . . . . . . . . . . 4 per piolor.&ce consecutivo ad idr otorace. ·19 per piotorace primitivo . . . . . .
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2 ù
(l) Uno di questi due, che era stato operato d'empiema, terminò per uscirs d.allo spedale nel meso di settembre ll!$5, present.:tndo le seguenti condizioni, croé: ~stola toracica cicatrizzata; funziono respiratoria in gran par te rist.abilìta; nutrlz•one ftorida. ·
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OI'Elv\ZION! CIIIRUl\GICHE
Meno pochi casi (9) in cui fu prallcalo il laglio ed alcuni altri per i quali non fu indicato il modo d'opeeazione, i mezzi operativi stati adoperali furono ~li aspiral.ori nella grande maggioranza, e dopo questi i LJ•equarti di vet•si. Paracclltesl articolari.
Ne furono praticate quallr o, tutte ai ginocchi, due per a scesso, una per idrarto cd una per raccolla di naLut·a uon indicata. In un caso di r accollu marciosa comunicante colla borsa mucosa del quaJricipile, dilatata sino al volume d'una lesta di ra ga zzo, se ne fece per cinque volte la vuotatur·a coll'aspiratore del Dieulafoy, aggiu n~endovi in principio la vatu re con acl(ua fenicata (al 2 '! t e 3 '/,), poi iniezior1i di tintur a iodica allungala e Onalmenle di linllH'a ÌOdiCa pura. L'esito fu la guarigione (ospeLiale di Palermo; operatore lenente colonnello med ico cav. Campetti). l n un altro, pm·e d'ascesso nella giuntura, giA s tato oggetto d'uguale opeeuzione nell'anno precedente, una nuova vuolatura coll' aspi1·atore non potè impedire che piu la rdi si dovesse ricorrere all'amputazione della coscia (o:;pedale di Cagliar i; opet·alore capitano medico dotl. Offt·edi). C~uale risultamenlo ebbe la pu1·acentesi motivata da gonidr·ai·to, cioè non hu impedi to il passaggio alla fa se d"ar ll'Ocace e la necess ità defl"a.mpulazione (ospedale di Parma; operator e capitano medico dott. Finzi). Nel caso nnalmenlc in cui la nalur·a dell'essudalo non fo indicata, la parace nLesi t'a Lla coll'aspit'alore del DieulaCoy e bbe per esito la g ua!"igionc con r igidità (ospedale Ji Rom~:~ ; operatore maggioee medil:O cav. Di Fede).
Ke furono ricordate cinque, delle quali d ue in casi d'idl'opeascite per ideoemia susseguite da relativo buon esito , o tre d'asciti sintomaticlw d'epatite o di nefrite parenchimalose con esito infausto.
STATE ESEGU1TE DURANTE I.'A~~O
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Operazloul a u to 1•la s t leb e.
In un caso di grave ed es tesa fer ila lacer o-contu sA nl ~'apo eù alla faccia, mrHl cando in par!e i lembi pel' Picoprirla ,
vi 81 t•iparò colr au toplastia meùia·nte tt·azione ~ s~ivol ~1nc>n lo, oLLenendosene pieno l'is ull•Jlnfm lo(in fermet'lfl d1Pav1a.; opet'&lot'e r·apitano medi.;o ùotl. Semplici). 1n uu altr o di fe1•ita da arma a fuoco alla faccia, con pr 1·d1la ~stesa di tessuti al nas o ed al ma~eellar·e sini~lro, ~ i e!<t>guirono due tent.ali\'i d'autoplnslia, metodo indiAno, a :::!1 glot·m di distanza, rua non s i ottenne che uu' adesione incompleta (osped&le di Roma; operator e maggior e m edico cav. Ui Fede).
Ne occorse un solo caso e fn una legatura d'a rteria cuhilalè per vasta ferita verso la piegatura del braccio, co~r~ e fu 80nunariamenle indicato (os pedale di Palermo; operatore maggiore medico dott. Eliantonio). R o ttura d 'ade r e n z e aao r•n all .
l n un ammalato di ft·attura di femor e non ancora consolidalo per callo osseo dopo s ette mesi, i cui frammenti accavallaLi erano fra loro riuniti da tessuto libròso, si tenL6 la lncet·azione d! tale tessuto mediante l'ol'lc es tensio ne co.l p oli plaslo, unila.men té a maneggi di tors ione e fregamento dci !rnrnmenli, attenendosene momentaneamente la riduziOtlf3 qua<>i coinplela che si cerco di mo.ntenere con apposito Apr~u·ecr.hio. Ma questo non fu loller alo e le cos e lornal'ono allo stato di pr ima, con r·isull~lo fi nale Ji pseudarLrosi e di racr orcìamenlo di 5 c entimetl'i (ospedaltl di Caglial'i). E siccorna il ll'aumatismo era avvenuto tn e pe1' servizio, l'ultimu conseguenza ne fu la g iubilazione con assegnazion e nl ln 2• cnlcgoria.
11 l't•attu rato era un carabiniere Jclla legione di Cagliari, 12
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OPERAZI.ONL CHIIlL: llGJCl!E
il IJUale, cavalcando in se!'vi:t.io d i giea.t.a, caùde col caYal10 in nn profondissi~o bur rone, t·imanendovi morto sul colpo il cavallo, e r ilevando egli slesso, fe r·matosi pee buona ventura alla profondila di soli 48 metr·i, mo l ~ep l ici graYissimC' lesioni al capo, al Lronco, nlte e:stremi tà superiori , oltre ad una frat tura d'un perone ed a quella del femot·e. Curalo per par ecchi mesi nello spcdall' della Compag nia delle miniere di Sardegna, fu poi Ll'~ sl oca to nello spedale militare di Cagliat·i. Operazioni sugli ocehl e p n rtl tln nesse.
Si ebbero· 3 operaz ioni di fìslol a lagriiuale, una con esito buono e due senza risullaLo; 1 opArazione di calaralla molle (proc. di Gt·aefe), senza riuscita per s opravvenuta iridite bilaterale pas sa ta ad esili {ospedale di Roma; operator e cav. Di Fede); 1 pa1·acen tesi corneale per notevole ectasia. con buon r isultato; 1 esportazione di tumorelto palpebra!e, d i poca importanza. E r n i e strcu r.zate .
Due sole ne occorser o , ambedue inguinali, state r idotte col taxis, una con felice esito, l'allr a con esito infausto. l n questa, dopo a lcuui giorni d'apparente guar·igione, sopravvenne l<:~ morte ed all'autopsia fu trovata ancora incarcerala una porzione del colon trasver-so . Ope razion i di fistole anali .
Sommarono a 57, Ci cui M pt·aticale col lagl io e 5 colla legutur•a elastica; 54 ebbero esito Javor·evole; 3 furono senza r isulta to; 2 r·irnusero in corso di cura. Nessuna eli esse pl'esenlò circostanze m eritevoli di menzione ('1). (i) Vuole tllllav ia ;:sscre nOI.a lo il loro numero eonsidcrcvole. Sommando
tu tte le o per:1zioni di fistole ana li regisl.rate nello p rcccrlanti ri l'istc ù nell 'attuale, s i sale <J lla ;;ifra d r 263. Tratt~mdosi di soldati giovruli, rolmst i, la c1ri
<diment;lzione è s:llla r. non t ro ppo st.imolante, quali mai possono essere lr· c;m se tli l;mt.a fre•1uenza di a, ccssi pr•riaMii. e q uali i m;)zzi di prc ,·cnirliT
STATE ESEGUITI! D{jJlANTE L ANNO 1 88~·, ECC. 1
1/fl
A ltre Oflera:.r.lonl .
Spaccatur'f di seni fistolosi. - Ne furono menzionate 1.9' s iccome notevoli o per la lunghezza del seno o per altre Circostanze, quali, ad es. le !:.'uccessive cau~Licazioni delle pareti o la contemporanea enucleazione di adenomi. Tutte furono se~uile da guarigione. Suture cruente. - Fra queste, che furo!'lo in piccolo numero, vogliono essere ricordate: 1• Uno neurot·ofla s lala praticata nello spedale di Roma dal maggiore m edico cav. Di Fede (vedi storia pubblicata in queslQ giornale, fasci colo di luglio 1885); 2' Una sutura di molli lembi in un caso di gravissima ferila ad ambe le mani per lo scoppio d'una castagnetta, con lacerazione dei tessuti molli, con l'ealtura d' ossi di cui si estt•assero molli frammenti, con distacco quasi compiuto dei pollici e con lesione d'una arleraa radio-carpea che fu legata: non osta11te sifl'alte lesioni, si riuscì a conset•varo i pollici e parte tlelle lot·o funzioni (ospeda le di ~a poli; capitano medico dol~. Corve). Cauleriz;a;ioni, tanto attuali, quanto potenziali. - ~E: furono accennale parecchie, praticate con buon esito, specialmente in casi d'infiamm azioni croniche delle giun~ure. Eslirpa~ioni d'unghie incarnate. - F urono 53 e non presentarono circostanze speciali. Oneolomie, sia col laglio, sia colla puntura. - Mol le ne furono eseguile con ambi i processi in raccol te mal'cio!ie di natura non sempre ben definita, ma ::>empee di molta importanza per sede, pel' profondità o per complicazioni. Sopra 33 ammalati stati sottoposti ad alli operativi di qualche entità, uno mori, alcuni non ritrassero vantaggio, gli allt'i guarirono. Fra quesli è da menzionarsene uno che in seguito ad innesto di vaccino animale ebbe un vasto ascesso all'asc~lla deslt•a, con piaghe nel sito dell'innesto (ospedale di Bologna ; operalot•e maggiore medico cav. Sappa) . . Opera; ioni per ranule. -Ne accorsero due sole, una conSIStente nell'applicazione d' un selone c l'allra nella puntura con iniezione iodata; ambedue con esito.
1;;o
OPEIIAZIONJ CHlRultGJCllE
..-1perture di paterecei. - Poche e di poca importanza . .A..limentazione artificiale. - In un reclus0 alretlo da cit•ca un mese tla vomi to ostinato si ricor se eon qnalche profìtl<> all'alimentazione ar tificìal e med iante l'apparecchio [i'aucher c~ coll'enlet•ocl is mo. F r atture e lu!tsazlonl . ~ell'anno 1884 i fealluroLi di truppa furon o 226 o gli afTelti da lnssazione 57. Nella g ran rrwggiora nza .!(j casi lP- inrormazioni che se ne cliedeJ'O, furono soll.anlo sornmarie. A proposito ùei rrallurnli mi si permella di t•ilornarc con poche pot·ole sulr argomPnlo delrapparecchio P i.,tono che fu oggetto di specia le pubblicazione in quef.Lo giornale (vedi fascicolo di giugno 1885). In seguito a ([Uella pubblicazione parecclti collogl1i mi furono cot•lesi d'apprezzamenti e di informazion i al r ig uat·do. Posso quindi, loro merce, n10difìcare o cornplclut·e alcuni dali intorno agli ospedali che sono pt·ovvisti di questo apparecchio. L'esemplare già ceduto cfnl soppt•esso ospedale dei veterani in Al>ti a quello di .\l es!'andria, trovnsi nello spedale succm·so le di Savigliano. e non in unA delle infermerie di Casale o di Pavia come si et•a ~ upposto . Quello di cui era prov\'is lo lo spedale di Pl'rugia Hra sla lo cedu to fino d.al diccmbt·e 1882 all'infermeria presidiaria di Siena, apertasi in quel tempo. Lo spedale di Perugia, che ciò sta n le ne ern stnto privato, se no è l'i fornilo recentemente, acquistando l'esemplare che fu esposto nr.lla circostanza del Congresso m euico tcnutosi in P eeugia nel settembre 188!\ e valse a l coslrullo1·c (At-rigo Sco.laffà, sueressore Ghisi, rli ?llilano) una meJu~=:Jiu di merito per l'eleganza del lavoro. X e é pure provvista da molti anni l'infermet'iA speciale della scuola di M•>dena. È un bell'esemplare, mollo elegante, lutto d'o tton e, e venne lestè completalo e m odifi(!a to cosi da poter u tilmente essere adopct'aLo al!" occorrenza. Lo s pedale di Li vorno ne possiede ugunlmente un esem-
STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO 1884, ECC.
18•1
plare che per cura del dit'ellore, sig. cav. Cocch i, fu teslé fallo opportunamente ripal'ar·e. Gli ospedali di Bologna, di Bari e di P adova, o se ne sono già provveduti o slanno provvedendosene, come i rispettivi direttori Abbero la cortesia di rar·mi conoscer a. Anche dallo spedale di Cava dei Tirreni mi fu partecipato aversi l'intenzione di provvedersene sul silo. Io avrei dunque r•aggiunto in par·le il mio scopo, che et•a quello d'invogliar e i miei colleghi a prMdere in considerazione un a ppar·ecchio che credo mollo utile. E siccome volle for tuna che lo str umento potesse far bella mostr·a di sé nella cit•costanza del Congr esso ultimo di Perugia, non dispet•o che anche qualche collega borghese possa essersene invaghito. In ordine fìnalmenle all'utile pratico dell'apparecchio sono lieto di potei' qui rifet•ire alcune parole che l'onorevole collega e colonnello medico cav. Da Vico ~i compiaceva sct·ivermi m esi sono: • nello speclale di B r·eseia l'apparecchio • Pislono fu applicato con ottimo successo in un caso d, « f raliw·a çlr.,ppia eli un .femore, in individuo irrequieto ". PECCO
Colonnello modico is)'ettorc.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVIS'rA MEDICA
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P atogeneai del tifo addominale. - FRA E~KJ'::L.- (/)eulsche medi::. lVocltenschr(ft, ~. 1, 188G). Fra le ricerche di Putologia ;:pcrimenlsle che 01'8. ~i compiono con lo scopo di conoscere la pato:;:encsi dello malallu; riten ute infdlivc, meritAno una particolar e co n~iùet·uzio u e quelle ese~uile Jai pror. Ft·aenkel e Stmmon.I~ sul ltfo aJùominale. Sono slu,Jii lunghi e set•ti condotti a leruune ùa SI Grimentatori provclLi c CORcienzios i. Ecco, in bre,·c, rosa l'it'et·i in pt•oposilo ti l-rae11kcl all'.\ccademia Ji mcdicinu ùi \ lllbut•go. Lt· indag ini f'urono unzilullo dit•otte a pol'l'e in r•videnzu Jl IJfH't llo ùel liro, prncuramlo ùi oLlenel'lo dal sang111• t.legl' infet·mi; ma i tentativi in l')ue;:.to 'lenso riuscirono infruttuosi, ctò cfte, in ver itu, parv<• ~lt·t~ no. poiché i L11gli ntict·oscopici li un fegato di Lifoso avevano mostrato all'uulorP- che i bociUi Jel tifo addominale :-ono contenuLi nei va;;i. L'allenzione, t.lopo ciò, fu l'ivollu alle deiezioni d.-i lrfos t, roa solo in lre cu::.i su ..elle fu po;;;sibile òimoslrat·e i bacrlli ~pacifici; il cbe prova cl,o l'o~o me micr'oscoptco dello f•~ccc non può , uei ca ::;i dubbii, oJY'I'it·o un crit~rio per la dio g 11o>:i. L'esam ~ della n1 ilza, nl con lt·ariu, nei caùuveri di per·so11c m or·le per lili> aJdotninalc, diede r·rs ullati mollo po:-itivi. !Ji dnc.lici milze, undici pt•csPnlorono il bacillo, il quale poi ndlu culture ar'liliciah e nei t·isullati delle inoculozioni fu t·tconusciulo come il vero bacillo dell'ilco-lifo . )>el dodtcosimo cu«o i mezzi di cullum l'imasct·o slet•ili, ma ciò co t·t·i ~po~e al lt•ovato una tom o-patolo;.!ico, Ila cui risultò che il proct>sso trprco si era esaurito P ti paziente et·a 1110rto pet· cangr•c:nu pul nw nnl<'. L'avere Ll'o vnlo un numero nssai scot·so di bac·i lli nei tag li rnicro;;copiri tlellt.: milze !'olloposle pl'es lo a lt'inclur itueuto e lo averli riscoutrot1 abbonùanti nelle m ilze immot•se nel-
I\IVIS1'A MEDICA
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l'ulcool ~ore dopo la morle, indusse ad ammellcre, d'arcorJo con Rcher, la loro molLiplicazione pos lmor·Lale. Premesse queste osse1·vazioni, il Fraenkel pas~a nd espCJrl'e 1 "UOi Psperimenli di inoculazionc negli animali, f\\"\"Crlendo che g j servi delle collivazioni pu1·e di bacilli oUenuli da !'elle casi di tifo addominale. Le inoculazioni furono fatto da pprima tltrettomente nell'intestino, medianle la laparolomia, pt·esccl!lienòo due volle il di!Odeno eù una volla il lenu•', ma gli unimeli non presen tarono nulla di anormale, ollt•e ì falli t•clalivi alla ferila. Risultati parimenle negativi ~~ ebb!·rc• ùalla inalnzione dei liqu1di di cultura polverizzati e dalle in1ezìoui sottocutanee ed intraperiloneali. :\la ben altrimenti 1wocedellero le cose quando si ricorc;e alle inieLioni nelle vene, impe1·ciocchè, di 27 conigli. ai quali l'u inlmdollo il Httuido delle culture direttamente nella circolaziont• rol m~zzo di iniezioni m'Ile vPne auricolori. 15 mor·irono, in un periodo di tempo che vat'iò da poc:he ore a tre :.:torm 1lopo l operazione, fra i sintomi, più o meno grovi, del t~ro. Il reper•lo anatomico in questi casi fu costante: lumeraztune delle glandole linfaliche ascella1·i col inguinali, tumore tli milza piuttosto notevole, rigonflumenlo torbido dei reni c de! regalo, iperplasia di alLo gt•ndo delle placche di Peytw e dello g landole rnesenlet•ichc. Su altri animali si ottennero ri!iultnti presso a poco irientici. Nei preparati coiOI'ali tlelle milz~> di lopi inoculati si ri~conh•arono al micr oscopio eostantemenle i car11 tLor•islici bac1lli; nei preparati tlelle milze olt>i conigli "'-i riuscì solo qualche volla a vederli; Sl~m pt•e però , j ottennero delle culture artificiali che non lascitwano duo bio t·i r•ca la presenza del parassita. :\lu v'ha d1ppiù. J.i'ur·ono as!:ogp-ellati agli esperimenti anclae nnimali più gr·andi,orùinar·iamenle a due per· volla, ilùCllAnùosi ut ognuno metà di un medesimo liquido di collut•a; e Accadde che alcuni morirono, allri sorn·avvisscro, ma in lutti Ri sv<:l-.ero, con varia intensità, i renomeni tifici. E degli animali ehe !!U~erst•ono il male tutti hanno finora sopportato senza alcun dtslurbo una secondo inoculazione. I siutomi dell'inf..,_ zion~ furono ~stanternenle proporzionali al grado di concenlrazrone Ùl'l hquido inietta to nelle vene.
lUVlSTA
Dalle espos te indagini r·is uiLa abbastanza pr·ovato che il bacil in dell'i leo-tifo ha verame nte delle proprielu pa togene <: induce in alcuni animali delle ullet·azioni a natomiche analogiH' a qrwlle che si verificano nell'uomo ammalalo eli tifo. Di ttrlfl idoJIItità assoluta non è a par l&l'<l, poiché, pur· prescinclen.t o dall'esperimento, po ro che finor·a non sia s tata osservata llt>t"li u rrimali nemme no un' affezione tiiJca spo nLuiiCCI som igliante a quella dell'uonlO, cd oll r(1 u ciò a nche a ltre mala ttie tla infezione, tra pianta le ar·lificialmente negli animali, sono sem pr··· più o meno noLovolmenLe ùitl'erenli dalle stesse mulaltie nell'uomo. È un gran fatto, in O!-(lli modo, l'aver· potuto dimos ll'at·e l'identil~r do lln cau!"i=l , c:ioi· l'a ver provulo c he il bacillo del lifo uma no pt•oduce ne;;li nnimali una infezione di na lut·a tifka. Cosi la dollrina tiPII'az;ione palogena dei mitl'Oparassili l'iceve una novella conferma, c Ji un'allr·a rnalallia ci di ve111U nola la causa e l'inlirna essenza. T.
Sulla terapia. del tifo n9ll'ospeda.le presldiario di Monaoo . -
A. VoGL. -
(Centrai& jur Chir. , ~- 41, 1885).
Da una r eluzrone sta ti~Lica sui cas i di ileo-Lifo curati negli urtn i 18G1~-·1 88l nell'ospedale 'pro;;id ia r'io di Monaco risullu c.:llù colla 'iut r·où uzione del metodo c ur'alivo iùr ole rapico di Br11nd m•ll'anno ·t8GR lu mo r lalilà discese nella pr oporzione di 8. 5 per cento (cioà dAl 20,1 a l 1:.!, 2 pet' cento). Solamente dopo il 1876 in ambedue i riparti di quell'ospedale fu praticata e rterg ica me nte qu esto Le t·apia. Auzi in uno di quei t•iparli fu olLualn con rigo r·oso metoùo la c uea di Branc.l cioè quando la temperatUI'a rollale s ali va a 3fl• C. s i presrriveva ogni due o Lrc c r·e urr bagno ft•cdtlo a 12-H R. e della durata di urr quarto d'ora omollcndo ogni medicat.ione pe r uso interno e le nendo sempre i malati nelle ba1·acche. Menll'e nel sel!ont!o l' i parlo , der·oga rHIO alquanto dalle regole dale dn Ikand si prescr ive vano medicamenti an Li pit·e lici . Si è osser\'alo che col primo metodico traltamenLo la m o rtalità fu in media. del 2,7 pet· cento. Col sec:onrlo modo di l1·ottomento cioò colla cura comb ina ta la m Ol'lalità ascese a l
MEDlCA
7,6 per cenlo. Col me lodo curativo di Brand si ottiene un buon abbassamento di lemper alu!'a senza notevoli remissioni; al · !!opposto d i ciò che :-:j ha col la amministrazione degli antipiretici i quali possono bensì farci ottener-e in dati momenti l'apiressia ma a coslo di ragguar·devoli es acerbazioni vespertine. A questi vantaggi s'aggiungano quelli della favorevole in.fluenza che il bagno fr eddo esercita su l processo morboso locale dell'intestino, sulla ci l'colazione, sulla respirazione ecc. · U ll'a btamento çuralivo d i Ries s coi bagni caldi prolungati e permanenti prodl:Ce una diminuzione ancor più notevole delle esacerbazioni ed anche più accentuate remiss ioni elle col bagno freddo, però bisog-na confess a l'e che non ha la stessa influenza vivificatrice sul sistema nc1·vos o, sulla circol ~;~zione e sulla respirazione, e per di più è diffìci_le a pt·aticarsi bene. Gli antipit·etici amminisll'ati internamente abbassano colla temperat·u ra anche la t'orzadel cuore e indeboliscono la t'esistenza vitale tanto necessaria all'or ganismo. P er tutto questo l'autor·e r accomanda calorosamente il metodo curativo Iii Bt·and come quello che per il)nocuità ed efficacia sorpassa (jualunque altro.
L e paralisi aloooliohe. -
Dott. W.
0ETT! NGER. -
(Ga-
;;ette Médicale de Paris, 12 dicembre 1885). ::'1-Ientr e per mollo tempo l'attenzione dei medici fu por ta ta quasi esclusivan:ente sulle manifestazioni cer ebr ali che pres entano gli individui affetti da alcooìismo, fu assai Lrascurato lo ~ludio ~el s istema n er voso per iferico in quegli stessi individui, m speCLe lo s tudio delle paralisi. Senza dubbio il fatto dipese ·dalla poca frequenza d elle manifestazioni pel'iferiche di fr•onte a quelle prbsentale q.al sistema centr ale, nonchè dalla d'ifficollà della diagnosi. ~'autore dopo una serie dj osser vazioni proprie e ·raccolte SllJ periodici, riusci di tracciare l'andamento e la fis ionomia clinica delle paralisi alcooliche for mandone una lesi di cui eccone il sunto. Secondo detta osservazioni queste paralisi col7ono le estremità delle membra , """ · d. e11 e m.eriOrJ. · r • · Esse ,.., ....assime sono sim-
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RIVISTA
metriche e mai si accom pagnano a eontr·atture; procedono da m uscolo a muscolo o da un gruppo muscolare distinto all'altro; i ritlessi sono nbolili. Gli snnteJ•i anale e vesc i ~ale ne :sono ei:<po.l'm iali tranne nel per iodo estremo del morbo. La con Lr·allilita, solto l'azione della corrente fa1·ad ica, è diminuita od abolita ed i mu~coli paealizzati finiscono pe r· atrofizzarsi. ~elle membra inferiori il p t·imo muscolo a venir interessato è l'estensore pt•oprio dell'a lluce, poscia gli a llt•i estensot'i dellt~ clittt; i l piede pt•ende a llora un'allitudino particolare, cioè si por ta nell'estensione e l egg~rm enle all'illfuol'i, le dita ::<i fiettono e p iù di Lulli il dito g-t•osso. La flessione volontaria del piede é impossibile. In seguito sono colti da par al is i i mnscoli de lla gamba, ma il Libiale anter·ior e sernbr·a resis ter e più a lun go. Alla coscia ne è sopra llulto interessato il l1·i cipile. Sono se mpee rispellali i muscoli del Leonco c de!Ja faccia . L'a utore distingue tre forme di paralis i relativamente al lor·o decorso. 1o Forma :egl}era. - È piuttosto una pm·esi che scom· pnre eapidarnente per ript>odut·si dopo uu inlePvallo va t·iabile. 2° Forma cronica. -Gli accidenti in rruesta forma persistono per mesi ed anni, e gli infom1i, obb ligati a tenere il lètto, finiscono peP morire di cach es sia a lcoolica o di malallla intercorrentH. Questa fo rma tu ttavia è va t·i ab ile in molti casi. 3° Forma acuta. - Le pnralisi si generalizzano in breve lempo alle r1uaLlr·o es tremila e gli a mmalali succo rn bono dopo a.Icune s ettimane o dopo qualche mese . A tassia alcoolica. - T alvolta nei be·vilori si osservano dei dis turbi di coord inazione motrice che rico1·dano q uelli della tabe alassicu. Distur-hi di sensibilità. - Ques ti dislul'bi il p.iù sovente precedono od accompag nano le pat·alisi . Essi consistono in senso di fOt'micol io e di hruciatuJ·a, dolori folgoranti, iper es tesie O!l an estesi e. Ta io m nolansi dei ritardi nelle trasmissioni delle impeessioni sensitive e dei distur·bi uella sensib ilità latl ilc.
.llEOI CA
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A Ja to di questi fenomeni si possono presentare dei dis turbi vaso-motori e lrofìci, dei sudori locali, edemi !'\Ile eslt·cmità ed anche delle escar e. Infine è di regola che lutli quan ti i s nmmenlovali accidenti corrispondano coi sintomi genet·1.Jii ubiluali dei bevitori, fra i quali si oss et•va talvolta uno stato m entale lutto pat·Licolat·e, sul quale ha insistito Charcot, eo nsistenle ne ll a perd ita deJJa memol'ia e nella incoscien7.a di se stessi, di g uisa cho negano energicamente le loro abi tudini alcoolidte. Anatomia p atologiea. - Lo lesion i cbe si risconlt•ano nei uerv1 sono: aumento di volume del nucleo cellulat•c, lutuefazione del p rotoplasooa, divisione tlolla m i0linu, la quale s i r iunisce in bolle, divisione ud cilindt'O dell'asse, CCC., SiliO olia scomparsa completa degli elementi nervosi. Le desct•ilte lesioni s i vet·ifiCEJnO nei ner·vi muscolat•i ecuta nei; s i tratta di una de:;!enerazionP, o se vnolsi ùi una nevrile par·enchimatosa senza parLecipazio ue t!el te::;sulo connettivo. La les ione è tu nto più a vanzala quan to più s i studia il nervo lontano dal suo capo con leale. Lesioni muscolar'i. - l muscoli sr lt'ovarHJ in prl~ tl a ad uno s tato atrofico. sono di colo1·e giallo-pullido; all'esame microscopico lasciano scorg1~re una ùegdnPrazione granulo-adiposa della sostanza m uscola r<~ . Bela rillpola. 1ia. sempre contagiosa.. - Dott. A. 1\·lown:\'ERor. (Annali Univ. di medicina e ehirur17ia, ottobre e novembre 188;>), L'autore riassume in una succinta esposizione le idee pub-
ll~icate nel nostro secolo, dai piu riuomali pntologi sulla r i-
s rpola,e sulla s ua conta giosità , ba~u le s ulla osser· vazimw dinica. Descrive quanto recentemente è stato puhblicalo intorno al mi~rococco r isipoligeno, lo streptocoeco. u dimostra come non ~~ possa accettar e che la ri~ipoln dipenda unicamente da q ueU organismo. Combatte anclre la teoria tlelle due forme di risipola da s treptococchi, la vi r ulenta, e J'aiiemwta. L'autore ammette la r isipola provocata dallo streptococco, e la risipola determina !.a esclu:-iva menle da ~tiroolo flogistico.
·18S
RIVI STA
La prima senza dubbio e contagiosa. Ammette p ur anclle che altri microrganis mì paLogen i, fra cui i micrococchi della pioemia e se Lticem ia possano aggìm1gersi alla r isipola J-logistica già in corso, ma con tutto ciò d imostra che non è sostenib ile che il contagio r esipelaLoso sia una proprietà nc•cessariainente e vigorosamente legala al processo di questa maJa LLia. Siccome lo streptococco, ammesso oggidi come il vero mierorganismo della risipola, cl1e si pr esenta sotto forma di coc(·hi r iunili in (:atella, senza movimenti propr i, ha sede intima nei diversi tessuti, nei vasi Jinrat ici e 1wi sanguigni, cosi è facile intendere come la I:isipola tipica, quella rlte decorre senza flemmone, senza ascessi, senza ni ttBne, non può essere trasmessa dallo strepLocco. Perciò il doLlOl' Monteverdi dice cbe il fare unicamente dipender·e la ris ipola dal microrganismo risipoligeno, trascende il faLLo cl inico, rifiuta l'esprrienza secolal'e che deve pur pesar e qualc ln~ cosa nella bilancia del raziocinio medico. Non ammettendo che la ris ipola sia in ogni caso il prodoLio dell'azione dei par assiti, eOJ IChiuùe che non sempre la riSiJIOla è contagiosa. La Cocainomania..- (Deut.s. 1\fecl. Wochens. N. 4q, t885).
S ulla coca ina che appena da pochissimo Lempo ru ammessa a far pat·te del materiale terapeulico e rico nosciu~a dai pratici come uno dci più preziosi medicomenli, com inciano g ià a correre delle cattiv e notizie . I casi di avvelenamento d i cocaina sono già abbastanza noli e si t'a nno sernpt'C p iu l'l·equen ti e come ciò no n bas tas se ora ci si annuncia dall'America la com parsa della cocainomania, un'affezione cl 1 ~, a quanto semhra, sat·ebbe mollo più grAve e micidiale rli quel la consecutiva alrabuso dell'alcool e della morfina. P erciò il dott. Baud1·y ammonisce s eriamente d i non esser troppo COlTivi nell' usar·e questo medi.:<Jmento e racco(Handa specia lmente che dovendolo prescr·iver e non lo s i lasci mai a disposizione del malato.
MEDI CA
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Sede e forza. del battito ca.rdiaoo nelle malattie del pe rlcardto, del cuore e dei grossi vasi. - Dol.l. DE RENZI e RE ALE. - (Rivista Clinica e Tc rapeutica . setle rnlJJ'e 188:•). Gli aulot•i hanno raccolto in quaùri speciali 80 osset·vazioni praticate in un quadrien11io nella clinica m edica dell' Università ùi Napoli. Ecco la conclusione di tali ricerche : t• Nella per·icardi te d'ordinario il ballito é fol'le e si o~ serva n s inistra della linco m edia na. 2• Nella insufficienza dello valvola m itrale il battito ò ùebole. Si osserva quas i sempre nel quinto spAzio intet•cos tate e solo eccezionalmente nel !';l!r< Lo. Su 17 infer•mi d'ins urficiomza, solo 2 presentarono il batltlo nel s esto spazio. In circa la m età dei casi, il battito ò all'interno (a des tra della linea papillarel; nell'altra mela dei casi il baltito é ne lla linea papilla re od all'es terno (verso sinislJ'a). 3• Neìla slenosi mil!·al ica la pulsazione del cuor·e in generale i-> forte: li'ovasi un marcato impulso (battilo del cuor e). Ha sede quasi sempre nel quinto s:pazio inle rcosla le, ecce~iona lmente nel sesto, e si trova al di la della linea papillare, vcr·so sinistre . Solo rar ame nte si nota nella linea papillare od a ll'!nlerno. 4• Nell'insufficienza aortica il bollilo d'ordinario è fol'Le e tipesso anche sollevan te. Nell'ultimo periodo del la vita s'indeboliscP, ma non in grado spiccalissimo . Nel ma~gior numero dei casi ha sede nel s esto s pazio in te r·cost~o~le (15 su 28 infE)J•mi), più raramente ne l quinto (8 su 28) ed anche più raramente nel settimo s pazio (:J su 2$3). In press oché tu tti i cusi la sede del battilo é all'esterno della linea pa pill are sin ir-LI'O, fr·a ques to linea cioè e l'ascellar·c anterinre. 5• Nella stenosi aortica il batti to è debole. Si trova ù\11'dinario nel q uin to s pazio intereos lale , un po' al l'es temo dr ll!t linea pApilla l'e.
s• l n un caso di slonos i cong1•nita della polmonare, il battilo cardiaco, d i m ediocre intens ità, si avve r·Li va nel qua 1·to spazio inlercoslale, fra la. linea poras tel'nnle e la linea papillare. 7• Nei casi di aneurisma dell'aorta toracica (fl osser \'11-
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z ioni) il ballilo del cuore si trova q ua~i sempr·e nel quinto spazio inte~:costa l e e spostato ver so sinistra, sulla linea papillare ed all'esterno. s• Da un esame comparativo del ballito cardiaco in lutti i vizi di cuore t'isulla cbe il medesimo si sposta vet·so sinistt·a nell' iperlro fia l'i levante del ven tricolo destro, come nella stenosi mitralica; e s i sposta ver·so ba sso nella ipertrofia eC('(~nlr ica clBI ventricolo sinis tro. Inoltre esso e forte ne ll'ipertrona eccentrica del ven Lr icolo s in is tro, è debole, se i'ipertr·ofia, dipendendo da !:< lenosi aorLica, é semplice o conr.en lPica. La debolezza del battito in quest'n llimo caso deriva fot•sc sopt•attnlto dalla mancanza dello spostam ,~nto del cuoi'e i n basso ed in avanti cimante la sistole. Sulla. pseudo-para.lisi generale per intossicazione lenta. da. ossido di carbonio, del dott. G. Musso. - (Sun to dalla Rivista Clinica, agosto 1885).
L'a utore descrive i sin tomi di una nuova specie di pscuc.lopa ral is i ~en era l e, che colpisce le persone le quali in ambien ti poco venti lati, pe1· settimane e mesi, respiearono i vapori pl'odotli da una eombustione non completa el i sostanze car bonose. Finora alla paralisi gen er ale progro;;;siva l1anno fallo seg uito, acqui stando il car·a ttere di en lilà morbosa, le cosi dette pseudo-paralisi; e cioè l'aleoolica, la sifì li tica, la satumina, la pellagrosa; il dolt. Musso , pro pone che s'introduca u na quinta foPma, e cioè la earbonica. l casi studiati s i ri feriscono ad uom ini che esercitarono il mestiere di cuoco; quindi i più pr·edisp osli sono coloro che devono allendere a p1'o fessio:1i in luoglli a ngusti, di mm zi a ·forneJJi fortemente l'iscaldati con car·bone, da cu i oltr e la anid ride carbonica, s i svolgono non piccole quan tita di ossido di carbonio, e di id roca1·bu ri. Non é ancora ben determinato, dice il dott. Musso, se l'azione eli quesLi ga s s ull'or ganismo animale agisca per impe !ilo assorb imento di ossigeno o pet• paralisi vaso- motoria, oppure pet· un'azione tossica specifica sui eentpi nervosi: esso pe!'ò crede che vi abbiano pa r te tu tti
~f.EOICA
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tre. Però è d' op inion ~ che colla teoria della atonia vasa le si spieghino meglio le parastesie, le ceft~lee, e il l01·pore ccr~ brale, che sono i sin tomi del primo periodo. Dopo pt~1'ecch1e settimane si pr~sentano altri fenomeni di irritazione sensoriale come scintille, bagliori, sibili , for micolio delle estremità, ansia precordiale, car diopalmo, vertigini, insonn}o· Più lardi compa 1•iscon o sintom i di indebolimento pt•ogresstvo delle fa colli:~ inlellelluali, di debolezza mu,:;colare, e di incoordinazione molor ia più evidente nei muscoli degli arti supet•iori ed in ferio1·i ed io quelli della loquela; talvolta si presentano anche accessi epilettiformi ed apopleltit'ormi, a questo punto la malattia assumerebbe le parvenze di pal'alisi generale progressiva tale da fa r e una p rognosi inf'ausla; invece, stabilita bene la diagnosi ca usale dell'intossicazione di ossido di carbonio, e bene applicala la c ura, si vedono a grado a gr·ado migliorare i sintomi, e nel corso di pochi mesi l'ammalato può guarire complelamente. L'autor e dice che, in questa forma di pseudoparalisi, s i not& che coll'indeboli nlento dei poteri men•ali, non si trova mai il delirio di grandezza, ma irwece si N:sserYa il delirio melanconic<', o quello di persE•cuzione. Un altro sintomo importante è quello dell'anemia, e del la denutrizione gener ale. Infine non s i riscontra ma i l'esagera zion e del r inesso rotuleo, ma lalvolLa vi è l'abolizione completa. Anche il riflesso pupillare è lardo, per contro i riflessi cutaneo-muscola r i sono cooser·vati. L'autor e conclude col dimostr·are che nelle persone le qual i per molle ore del gior no du rante un tempo che varia, da poche settimane a due o tr·e mesi, respiraeono un'aln10sfera inquinata dai vapor·i di carbone, si sviluppano alter azioni gr·avi della sensibilits, delia m olilità, dell'intelligenza e dell'innervazione vaso-motor·i ~ . Il complesso di queste alterazioni, per quanto si avvicini al quadro clinico della paralisi generale progressivo, non è però tale da . identifìca r si con essa , sia per il modo con cui siffatle allerazion i esor discCino, s ia pe1· i loro CSI'&lleri speciali e l'ulteriore evoluzione; in questi ammalati il momento etiologico, l'aspetto clinico e la possibilità di guarigione, mostrano trattarsi non di un processo patologico, o infiamma-
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RI VISTA ll EOlCA
torio o degene ratiYO, sempre inevitabilmente fnlale dei centri ner·vosi, bens ì invece d i unti intossicazione de i centr·i s tessi, le con seguenze della q na ie, n som ig lianza de lla into:;:- ic azion e alcool ica, s ifilitica, sa tul'n inu , ec.c., pos s o no d ilegna•·e, sempre quando vi si p1·estino le concl izio ni dell'OI',1!8 11ismo dell'individuo, l'ambien te in cni ,.i,·e eù una cu ra oppoduuamcnte istituita.
RIVISTA CHIRURGIC A _ _., __:- c-.-
Resezione del g ozz o . - Prof. S. ~f iCU L JCz. .fiir C!tìrurrJie, ~ . 5 1, 18 !i).
(Ceniralblatl
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Ciò c ht.: i u q ues ti ultim i tempi s i scr itto inlo i'IIO a lla c osi ùettn caches~ia s trumipi' iva, per qua uto s ia Lnlto ra oscuro il n esso cunsalolra le forme che la costi tuiscono c lo. lot.ule estirpazione della glan,lola liJ•oide, sarebbe già abbastanza per r endet·e i chiruJ'gi poco c01·rivi all'operazione del gozzo. E nondimeno v·è altro u ltCoJ·a da Lli I'e contro questa ope1·azione,giacchè è no n I'SL'III Il e nte ~egu i ta di'd tetano, com e an·et'mano W eiss, Lie breelt l ll Mieulicz, da e r n rn pi epile ttic i (]\.·1ir·u licz, Obo.tinski) e da pa l'a lisi de i musr·uli ln r·ingci '''Ji l't>il'lliv i iJ' J'epa i·abili d isturbi fonici e respi r·a Lorii ( l). Oe ~ cltia i'O e lle dillU II Zi a La n ti pe1·icoli i più at·Jiti opcra lOJ'i del gozzo ùebbano ''cdcesi costeclli ad indiel!·cggiarc. Ma <'ilme si fal'à allora nei casi in cui l'allontanamento di una glandola tit·oiJc ipct·ll'ofìca sia pro pr-io nccessaf'iu 1 I l Micu licz, professore u Cracovia . ba idea lo e po::;l(ì in a lto, in o tto cAsi, un n uo vo espediente, c iotl l'aspot'\azio nc parzia le, che, per no n con fo ndc r ln eon crne lla unilnlei'AIC, ha denominala re.~e;ione del go::::o. Ln segucnl!:l illustr·azione di un caso clinico dal'à Ull conccllo alquanto esatto del pt·ocesso opel'aLi,·o. C n contadiuo di 1G anni aveva un gozzo enol'memenle vo( l } lANKO II' ~"' - Deulsclw Z ci!H iit'if'l (iir Cil ii' IW!/i C. 1!(1, X XI I J•. 16&.
KIVISTA CRlRUUGICA
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Jurnino$o, che era gipp~o a schiacC<~are la trachea in modo da rendere appena poss.ibil~ un limil~;t,to pas:>aggio dell'aria e ùa abolire qyasi la fonaziope. Il ~ic.uJicz,. che flno a quel tempo (maggio 1884) non s i e ra mai ttllon,tanatQ dal tipico pr·ocesso di estirpazione, si acci·n se all'operazione cominciando dal rimuovere il lobo sinis tro, che era il più gTande, nell!'l spera!').z a di non essere ol;lbligato ad. operare anche sul destro. Nel cor•so dell'operazione però scopri che il lobo clestt·o era in parte sottosternale e po!eva per sè solo pone in pericolo la vit'i del paziente. Allora, in vece di proseguire anche qu i l'estirpazione nel modo tipico, risecò il lobo. Dapprima lo isolò còme meglio potè, portando sui piccoli vasi una doppia legal.ura al catgut, e poi legò sul corno superiore dell'osso ioide l'arteria e la vena tiroidea s uperiQre e sul corno inferiore i vasi superficiali. Procedette quindi a staccare con pic.coli colpi di forbice la parte del tumore aderente a lla trachea, s enza spinger~i troppo in dietro, per év ilare ·di J~dere il nervo ricorrente. Cosj tutta la massa della tiroide r•imase pendente clall'Rn.golo fra la trachea e l'esofago, e su questo resto .del gozzo l'autore operò corne sul grosso e corto peduncolo di una cisLi ovarica, cioè vi portò parecchie legature in illl:ISS!i col calgut. Mentre un assistente faceva la compr essione sui vasi che pe· neLrano nell'ilo della glandola, l'autore divise il peduncolo in toolle parLi, nel senso del la lunghezza, applicò su ciascu,na sezione una forte pinzetta emostatica e le legò poi una ad una col catgut,, il quale poté essere assai bene applicalo sui profondi solchi lasciati dai,le pinzette. Nessuna goccia di sangue venne fuori dalle l'endelle legalej solo tr•a esse ne gemè una piccolissima quantità, e si rimediò subito col\ piccole leftalur•e supplementari. La parte di. tiroide rasciala in sito si rett·asse nell'angolo f'ra la trachea e l'esofago e 's i ridusse quasi al volume di una castagna. Nè l'arteria tiroidea inferior·e nè il ner~o ricorrente di questo lato rimasero allo scoverto. Ciò che si riferlsce al cor so della guarig ione ed all'esito ftnale é mollo semplice. La 'ferita cicatrizzò per prima intenzione, e dopo 10 giornL l'opera.to se ne tornò a casu guarito. La respirazione divenne libera e là voce chiara e reo·olare o ' quaotun.crue per qualche teq1po rimanesse un po' debole. 13
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JHV!ST.\
TI felice risultato d i questa operazione reco comprendere èl ll 'autore che il gozzo può esset·e t'isecat.o, c g li fece inli'O· vedere nella resozione il migliore espedienlo per ottenere !11 rimozione del gozzo senza affrontare gl'inconvenienti cb<: spesso vanno legati alla totAle ablazione della glandola tiroide. Laondo esegui allre sette vollo nella ~sposta guisa, sa l vo ledi r1'<3rem-:e imposte dai s ingoli casi, la l'esazione del gozzo. l11 qu<1tlro casi, come nel primo, fu dappr ima estirpala una mela del tumore, ed es~endosi poi vista la necessita di allontanare l'allJ'a metà, venne· 'luesta semplicemente risecala. Unn volla , l.t•allunclosi di ~rnzo complicolo cnn morbo di Basedow, r iS'lCÒ tutte e ilue le metà . Negli ultimi due casi fu risccalr, solo il lobo degenel'alo di un Ialo, mentre l'altro, non essendo ingrandito, fu lasciato inlallo. l piccoli monconi legali non diedero mai luo~o n l'alLi t•eallivi; essi guaril'ono LulLi asellicam ~nle . In n~ss un caso la voce l'imAse allerala ; auzi si constatò quattro volte un miglioramento no tevole Jel la voce che prima clell'ope•·azione era u11 po' fioca. I disLUJ·bi della respirazione cessal'ono costan t em~nte. ln nessuno dei primi sei ca~i l' opm·azionc fu segui la da disordini generali, e l'autore crede esser e in gr·ado di a/fermarlo dopo un periodo di osseevazione ell e Vtll'iò da 'JUUtlt·o a diciassette mesi. Il numero de lle osservazioni di'Il Mosetig ò senza dubbio ancor troppo limitato. e la dUl·ata di esse non ò ancora abbas tanza lunga pe r poLet' sostenere che la resezione del gozzo merita essere senza eccezione pt'eferit.a <d ia estirpazione Lipiea di luila la glanclola o eli una s ua metà; ma i risultati otleuuLi da ll'aulor è sono già tanto favorevo li da incoragg iat•e ultri chirurgi ad imitarlo. L'accennato p••ocesso del .Mo!;;elig, s e sa•·a accettato, tronche•·<\ mollo que!'llioni che, senza contare i r eali inconvenienti sopra ac~B nnHli , o•·a tengono in ce r·lo modo paea lizzati g li opcratol'i. Chi vede nella til·oidc un organr) importante per la vita, sia che lu considPri come un regolalore della circolazione sanguigna inL!'acranica o come un organo emalopoelico, sia che la creda destinala a segregat·c tlll prodotto necessario all'o t·ganismo o a nascondere impOl'lanli tìb!'c c
CHIRURGICA
-cellule simpatiche, cb i per tali considerazioni fisiologiche condanna l'estirpazione del gozzo, potrà essere socldi;;:falto dalJ1espediente del Mosetig . Quelli poi che attribuiscono r1uasi tutte le eatli ve conseguenze della estirpazione alla lesione dei ner vi che si trovano dietro la glandola, e fra i quali dobbiamo porre anche il nen•o ricorrente, devono riconoscere che, almeno dal loro punto di vista, ogni pericolo è eliminato. T.
La cura operativa del ginocohlo va.lg9. - Dott. MAzzecCHELLr. (A rchioio di, Ortopedia, dicembre 1885). Il dott. Mazzucchellì espone in compPndio i diversi metodi di cur·a del ginocchio valgo, che consistono nella osteolomia -e nella osteoclasia manuale, ovvero strumen tale, e dimostra come ogg'i la cura di tale deform ità sia diversa, secondo 1' analo~ia patologica e la patogenesi del ginocchio valgo. Com,piuta l'esposizione descrittiva conchiude dicendo che nei bambini fino a quattro anni di e tà, si possono spe.rare buoni risultati dagli apparecchi mecet~nici; dai quattro anni fino ai diciotto, è oppoetuno il racldrizzarnenlo forzato, e solo in casi molto gravi, si .:lOVJ'à r-icorrere a ll'osleolomia. Ollt'e ai diciotto anni, quest'ultima operazione è la sola ct.n·a indicata, come anche l'osteoclasia sLrumfmtaiB, qualora si possa o tle·net•e uno strumento pratico e sicuro. Circa l'osteolomia riconosce pt·ereribile la lineare sop•·acondiloidea del Macewen, e in taluni casi anche quella del Billro!.h sulla tibia.
La decapitazione del femore nella. lussa.zione congenita dell'anca, - Do l~. LA11,JPUG:-<ANJ. -(A rchivio di Ortopedia, dicemb:-e t885). La prima e la seconda r esezione della lesta del femore fu·roJ\o eseguite dal dolt. Margary. L'autore pubblica ora il terzo caso con una modincazione importante. Esso, dubitando -che sia troppo il decapilare con sezione pet'pend icolare il femore rasent~ al collo, ha pensato che potrebbe bastare una
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regezione par ziale della lesla obliquamente dall'allo al basso, e datrin tem o all'ester no. Cosi ha eseguilo l'operazione nel caso ùa lui descritto. IIJ·isultato della sua ope1·azione sembra. che abbia gins lificaLo il processo eseg!lilo . Un p roblema imperlante s u questa operazione !> lu ql,les lion e rifer~bi le all'età del pazionle. Il dolL. Lampug nani è di opinione che s.e ver so la prima ela esiste un limite, veJ·so l'ad ulta non vi s ar·obbo pr opriamente un confine, ed il cli inu·go sarebbe sempr e autOJ'izzulo ad operare: p rupendc pe1'ò, da qua n lo semb ra, a dare la prefet•enza all'eta dell' aùolcscenza. Osteotomle per anohllosi del cotile. - Doll. P. PA:-lZEHJ . (.4 r ehioio di Ortopedia, dicembre 188o).
L'autor e riassume brevemente le note cliniche di a lcuuo osteolomie da lui praticate pe r• la correzione di deformità roxa lgiche. l corollari che ne trae sono i seguenti. Esili fo1·tunali quowl oilam, che esso attribuisce »Ile scrupol o~e precauzioni an tisettiche c a lla fac ilità della pr ecisione degli alti operotot'i. La condizione assoluta per operare le osteotomie per anchilo~i di co~ilc, è che il proces~o mflammatorio s ia coroplelamenle spento per non andare incontro. n possibili acutizzazioni, o pr ogressi del cox arLJ•ocace; o qua nto meno a r ecidive della defoJ'milà . T om a molto util e, per il J'isu ltato funz ionale dell'arto, l'esis tenza dì un certo gr ado di m obilità arlicolaJ'e, poiché alloJ·a s ono evitali g l'in convenienti delle anchilos i anche r eUiliuee del cotile, o l'oper· ato l'icsce a cammina J'e mol lo beue, e può sedersi anello su sedie basse . Osteotomia per callo deforme da frattura della estremità. Inferiore del ra dio. - Dotl M ARGARY. - (Archi,ìo di Orw,,edia, dicembr~ ll~S:)).
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Il dott. ì\·largaJ'Y dic!Jiaru che non è sta to il pr imo a penS<11'e eù eseguire l'oslcolomio come m ezzo per concggere quello Jeforrni tà eli ~ J'is u!La dalla frattura dell'eslrcmitu in-
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fdriore del radio, cui tal volla è anche associata l'impotenza funzionaltl dèlla mano. Lo ha preceduto Ilouilly nel 1884 eseguendo l'osteotomia linear e del radio per correggere la sudd'e lla deformità. L'autore è di opinione che non basti l'osteo~omia del t•adio, ma che convenga anche di operal'e sul cubiLo. Narra un càs!J di deformitA consecutiva a ft•attura del radio in cui quest'osso era incurvato a guisa di forchetta, con sporgenza del cubito, e abduzione radiale marcata della mano. Eseguì una osleotomia <!uneiforme del cubito, qnil'tdi l'altt·a lineare del ra'dio. Ciò fatto con oppot•luni movimenti, corresse la deviazione della mano. ùopo due mesi l'operato uscì dall'ospedale guarito, avendo t•ipresi lutti i movimen ti attivi delle dita e della mano. 11n ca•o d1 eplle••la e nevdte ottica guariti ooll'enuoleazlone del globo oculare ferito. - Pro f. GALEZOWS KJ. (Journal des Sociétés Scienti)ì1aes, 30 dicembre 1885). Si tratta di u11o dei casi più gravi e più violénli ùi epitassia avvenuto in un uomo ancora giovane, che sei anni prima pet·delte l'occhio destro in causa di una lesione riportata alla caccia. Quest'occhio fu ridotto ad un monco•1e, dopo l'amputazione dell'emhsfero anteriore. Sei anni dopo l'a!Lro occhio fu collo da una nevrite oLLica che coincideva coll'apparizione degli allacc.hi epilettici. L'infermo cominciò a soffrire vomiti e cefalgia la più violenta, che si ripeterono dopo 8 giot•ni; un coese dopo si ripeterono i medesimi falli accompagnandosi a fenomeni convul sivi: dopo altro breve lasso di tempo nuovo allacco di accidenti suaccennati ai quali sì aggiunsero dei sintomi epilellici. Da questo momento la visione dall'occhio sinistro si lu!'bò. Galezowski conslalò alfora it\ quest'occhio una nevro-t•elinile con stasi venose, in fìllrazioni peri-vascolari e qualche focolaio emorragico. L'occhio desh'o era sensibilissimo ed iniella lo. Si giudicò, dopo un consulto tenuto, di dovet· addivenire all'enucleazione dell'occhio stato dapprima les o, la quale venne appunto eseguita.
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Dopo l'operazione l'ammalalo non ebbe più attacchi epill~ t lici e la visione all'occh io sinistro s i ristabill gradatamente; tuttavia il campo visuale rimase abolilo nel segmento lt·ian~ol are inferiot•e, la papilla resto pallida, in parte atrofica, le sue al'let•ie soLlili e contornate ùa una listerella bia nca. L'esame microscopico del rnoncone tollo, fece constattu•e che il nervo ottico presenta Ya delle fìbrP. nervose ridolle a piccoli filamenti atrofici: l'arteria centrale avvolta da un cerchio spesso di tess uto con11eLlivo: ovunque scorgcvnnsi delle inlliLrezioni di cellule linfoidi, massime all'intorno dei vasi sanguigni. L'autore non esitò aUribtùre nù un'azione t•iflessa simpatica la causo di questa nevro-ret111ilc e dei disturbi cerebrali che l'accompugnavo110. Ha dovuto rwodu rsi, dice rautore, sia nelle mcningi, sia in una parte I'[Ualunque della sostanza cerebrale P delle IJendeJelle olticile, una lesione analog-a a quella della papilla; li'Ombosi dci vasi ed infillJ'OZioni delle rib1·e neJ'vose. All'appoggio di q•Jesta ~upposizione giova la sensibililli COl'Allet·islica del globo ocular e, apprez:wb1le al !.allo, sinlotuo che indicu sempre uno degenerazione dei tessuti inlerni òell'occ!~ i o (come nel caso attuale) cop~tcc eli provocor c deg li accidenti J' illessi s impatici. Circa il modo di lt•asmissionedella malattia dall'occhio ferito all'altr o ed al cervollo, i ledesclli, e Kniess in ispecie, ammettono la tt·osm issione dell e nogosi lungo i vas i linfa tici deL 11ervo otlico; ma oggidl non h possibile aifer1nare l'esis tenza di quelle vie Iinfalicbe. Galezo\YSk• pensa invece essere più facil e di spiegare la ll'asmissio110 del processo infiammato1·io ed irrilalivo simpatico per la via dci vasi sanguigni o piuttosto p et' mezzo dei net•vi vaso-motori fino a l clliasma e di là lungo le bendelelle oltic!Je, sino ul cervello da una parte, poi l ungo il nervo ottico dell'altro occhio fino alla papi !la producendo delle conLI·allure delle p a1·eli, delle trombosi c dell e peri-a r teriti, con la n evrile otLica consecutivo . L'autoJ·f' 1·icorda ancot•a un allt·o fallo gia segna to nel suo !l. t/ante di CJ,(ialmoscopia: la n evro- retinile in qucsli ca si è pt·odotta rla un·enrlal'Lerite oblilet•antc simpatica . In seguito
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dell'eslir paz.ione dell'occhio prim i ~ivamenle ferilo la nevrore linile come le essudazioni vascolari scompaiono. Quesli falli denno forse la spiegazione del modo di ~ras missione delle oftalmie simpatiche lungo le pareti vascolari p 1•oba~lilmen~e per· l'intermediario dci nervi vaso-motori , .tonde le trombosi le endarlerili simpatiche colle loro conseguenze. Nuovo prooe110 dl resezione del ginooohio . - Dollor ~fo:sTAZ. -(Jou1'nal c.les Soeiétés Scienlifiques, 2 settembre 1885).
Monlaz de Grénoble osserva come nella t'esazione del ginocchio fa d'uopo cercare ùi ottenere un'anchilosi r e ttilinea e );o!ida, al qual fine si a rdva risparmiondo il più che sia possibile le parli molli legamenlose e lendinose. Aggiunge che l'acc1denle funzionale più a lemer si é la flessionP. lenla della . g1.1mba s uUa coscia che può aver luogo se l' anchilosi non rhl"cl, od anche riuscendo, quantlo si fossero conservate le Cllrlilagini di congiunzione. Questa flessione è probabilmente rlovnla alla sezione del tendine rolul co che avviene in tutti i processi di resezione fin qui desel'itti. È bensì ver o che alla fin e dell'operazione si effettua la riunione tendinosa, ma •Juesla riunione operala su di un tendine alterato Ad avvolto da tessuto ammalato, manca sovente. Il tricipite crurale perde allora la SUl\ azione e non può più conLrobi lanciare quella dei flessori ad esso antagonisti. L'aulore ba perciò cercslo di evilat•e la sezione del leodine •·oluleo, conser vando anche i legamenti dell'articolazione. Nel suo processo e vitò le in'cis iooi un iche di Lan · genbeck, di Esmarc h, di Mackensie, di Erichsen, le q uali noo aprono abbastanza l'articolazione e non permellono Ji veder bene i Lessuti a mmalali; cosi pure le incisit~ni multiple anteriori di Volkmann, di Symo, di Par i<, di Morean, di Fet'gus.son e di 0 11iet• che lagl iauo il. tendine rotuleo. In· ve<>e egli pratica un'incisione ad H sulla faccia interna del g~nocclùo, seziona di travet·so dal mal'gine inter no del tend~ne roluJeo fino al legamenlo lateral e inlet'IIO, Laglia i lt>-
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RlY!STA CFirRCRGlCA
ga me nli ct·ociaLi, ed i capi ar ticolari sporgono allora in fuor i, r escca questi, nella bene lo parli, fa la sutura ossea, la la mt·dicazione antisettica ed immobilizza la par te operata. Con questo proce!'so, dice l'a'Ulore, non si sacr ifica che una pat·Le del legamento laterale , ma si ha più spazio che negli a llri pr ocessi. Ebbe già occasione di esperimenlat·lo una volta s ul vivente con pieno s uceesso.
RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA --->o<- - Vitalità muscolare durante il peri odo della rigidità oadaverloa. - BRow:-~ -S.;;QcARn. - (JournaL de& Socic{é.~ Scienti}i<J ues, 18 novembre 1 Rii~).
L'anlore, in una comunica:>:ione l'alla all'Accad emia de lle Scienze, cerca dimostrar e che Anche durante alcune settimane dopv là mot•le esiste una cel'ltl v•lalità nei muscol i la quale c·~sserebbe subito coll'iniziai'Si della pulrefazione. Secondo lui, la slel;sa ri~id ità cadaverica sarebbe, almeno in parte, dovuta alla persistenza della proprietà essenziale oi tessuL1 l.:Ontrallili viventi . Già da espe t•ieuz,~ Anl~>. t·i ori s i e1·a stabilito c he si puo ridcn·e la vilati Lù, in <~ppèl t'tm:.::u scompar sa, ai muscoli rig idi. in ie i.Lando nei muscoli s te;;F~ i del sangue fo r temente ossigenato; ma le espel'ie nze J'('Ccnli dell' à utore mostran o inoltre che i rn11scolì rig idi prcsenLtmo, dopo un tempo più r) meno lungo, delle tPaccie tli vitalita manifestanlesi sotto fo rma di contt·azioni ed a llungamenti ft·a di loJ'O altemanLisi, fenomeni questi che sembrano do vuti all'influenza eccitatrice dei cambiamenti chimici che vi si producono costantemente e che preparano la putt·cfazione. P et' ver ificar e e precisare le condizioni di delll fenomeni , RI'Ow n·Séquard ha impiegato ir metodo grafico, mercé cui ottenne delle lraccie indicanti nel modo piu preciso, il fallo .che i m uscol i rigid i s i con l.r·aggono e si all ungano alle t•na-
Riti STA. DJ AN"A tOMI A E FlSlOLOGIA
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tivamente da un ~iorno all'altro. o, il più sovente, ad e-poch~> ir1•egolari. Tali ricerche renderebbero probabile il fttUo che la rigidità cadaverica non è già uno stato di morte dei muscoli, ma benst uno stato dj transazione, una specie di passaggio rra la vita e la mor~e, passaggio la cui durata può ragg-iungere artehè seltiman~e. '
Degli elementi oostltuentl il dleoo prollgero dell'ovaia della vltella; del prof. P. LACIII.- (Lo Sperimentale, dicembre 1885). L'autore con questo lavor o completa quello già da esso pubblicato sulla granulosa ovarica della vitella di cui studiò la forma delle cellule éhe la compongono; in questo studio riferisce le !'ioerche da lui fatte s ulle cellule costituenti il cumulo o disco proligero. Esso ha trovato: 1• Che nel cumulo proligero s i trovano tre tipi d1 cellule, come nel resto della granulosa . 2' Che nei follieoli non maturi il disco presenta cel!ule del primo tipo dappet·lutto, fuorché in quella par·te che g uarda l'intercro della cavità, ossia nella pat·te più sporgente dove si trovano ancor·a quelle del secondo e del Let·zo. :r Che col matur·are rlei follicoli. le cellule interposte fra quelle che rivestono l'uovo e quelle basnli delltt granulosa, prendono nel cumulo r aspelto di quelle del secondo ed anche del terzo genere, condizion e questa molto' opportuna per prcpartn•è l'uovo alla sua fuor·uscil..a .
lnflQenza dell'alcole e dell'acido sallolUoo sulla dlgeettone dello etomaoo.- E. ScHuTz. - (Prager M ed. Wochens, N. 20, 1885, e Centralb . .fiir die lvfed. Wtssensch., N. 39). Gli sperimenti de! Buchn~r s ulla digestione artificiale per giudicare della azione dell'a lcole sulla digestione non potevano esser e al tutto esalti per la scelto poco opportuna della sost~m'l.tt sottoposta alla digestione (dadi d'albumina indurito
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lUVlSTA DI ANATO)IlA E FISIOLOG IA
col calore). Migliori resullali si ottengono con la determinazione quanlila liva del prodollo della digestione formatosi nell'un ità di tempo. È evidente che un intìevolimenlo della aziono della pepsina per l'aggiunta di qualche sostanza deve tr•adursi in una dimin uzione del peptone formatosi in un determinato tempo, e ques ta climinm:ione, dopo l'aggiunta dell'alcole sarà indizio e misura dello inn uenza di questo sulla azione della pepsina. Come materia digestiva fu usata una soluzione concentrala di alb ume d'uovo contenente una rleter·minola quan · titù di albumina. Il ''olume di ogni saggio, eea tOO ccrn. , c ognuno conteneva 10 ccm. di soluzione albuminosa, 20 rcrn. di una soluzion e all' uno per 100 d'acido cloridrico e 5 ··rm. di soluzione di pepsina; ftn àlmenle era aggiunta tanta acq ua da formare il volume di 100 cero. compr eeavi la quanlila di alcole <.:he volevasi aggiunger e. l saggi er ano sempre falli a due a due con l'aggiunta di alcole al 96 • • e senza. Dopo 16 ore il peptone e ra separato dagli a ltr i COI'Pi albuminoidi col processo del Hofmeis tet· (precipitazione co n clorm•o di ferr•o e acetato di soda e susseguenlP- neuLt•alizzazione) c la quanlitù del peptone era misurata con la r·otozione nel polarimetro. Gli sperimenti dimostr arono che giù con una p1·oporzione del 2 •.1. di alcole no las i unA manifesta diminuzione della pr·oduzione del peptone (62, 4' di r·otazionc contro 7:.1, 4 nel sa ggio di riscontro); con I O•t. di alcole la di minuzione del pcptone è già mollo considere vole (27. 1\. contro 7:3, 4') e con 15 •;. erano rorrnate s olo tra cce di peptone (i 2' di r otazione). RispeLlo all'acido salicilico, di cui fu U!òOla una soluzione acquosa satura avente una concentrazione di l : 370, lo Sclrlllz tr·ovò che con l'agg-iun ta di O, 06 di acido salicilico s uccede un manifesto r itardo, e con O, 1 "1• nn ritardo notevole nel pro· cesso della rlizeslione.
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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE ~-
Leaoo4erma slfilltioo. - Pl'of. O. RosE:>~THAL. - (Ber liner Klinische Wochen..~clt r ij't, K. 3, I~RI3). Da gran tempo é nolo che la sifilide può inùu1-re nello cute dei cangiamenti ct'oma tici. Hardy, nel Hl53, e, dopo di lui, parecchi autol'i francos i, inglesi ed amerirani descrissero delle forme di sifilide pis;tmentaria, le quali cbbei'O svariate deno· minazioni, ma essenzialmente poco o m11la differivano l'una dall'allra. Esse cons i:;levano in una disseminazione di macchie brune, della dimens ione di una len te o poco più, che ne i pt•irni due anni dopo l'inf'ezione si presr.nlava no specialmente su arubo i lati della nuca, se n~o t'ispaPmiar'e lui volla a lll'e parli Jel cor po, come il volto, il do rso e g li ar ti. Nalur·alrnenle non si trallava di quelle pigrnenla2Jioni silililiche che osset•viamo luLti i gioi'IIi e che rappresentano il r esiduo di produzioni cutanee scompargc. - Do qualche anno intanto ha corninciatoa richiamare part;colarmenle l'attenzione e ad osset·e considerato come poLo logico il colol'i lo bim1co esistente fra le macchie brune. o ~i è no tato clte esso s uole essere più rilevante nelle donne si tìliliche di 30-35 an n r. Gia il Simon aveva posto in J•ilievo ques to follo quando, nel ~ ~~3, comparve un lavoro del Neisset· sulleucoclerma sijililico, cioè i:lppunlo sull'accennala for•ma, per· cosi dire, negativa di pigmentazione sifllitica d~lla cute. Il Neisser diede importanza , piu che ad altro, alle pat•ti di eu Le che si pt'esen la no anormalmente biancho, e ritenne che in ({nei p unti donde sia scomparsa la roseola rnaculosa o papulosu, e solamente in essi, si possano formare delle macchie bianche, le quali sieno più pallide della pelle allo stato normale ed ab biano 1a te11denza acl estendersi. Tali macchie furono da lui considerale come delle diminuzioni o perdite di pigmento in un fondo ben pigmentalo, e le macchie brune come dei punti in cui il colorito bruno carico normal e
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RIVISTA
fosse rima~Lo immutato. Questo autore dunque invertì interamente l'interpt•etazione dei fa tti. L'impor tanza diagnostica poi ch:e egli diede ai leucodm·mi è grandissima, impet·ciocche s tabili che essi, nei primi due anni della infezione sifilitica, possano bastare, in mancanza di altre manifestazioni, a far d iagnosticare la sifilide; e si apprende dalla citata sua memoria cile il leucoderrrta sifililico si riscontra nel 45% delle donne colpitè da infezione celtica e solo nel 4-;. degli ammalàti dell'alll'o sesso. Ma alcune delle sue <:onclusio ni sono state tr ovate un po' tr·oppo assolute dal Taylor (Journal oj eutaneau$ diseases, apt•ile '1885), il quale riconosce il valore diagnostico attribuito dal Neisset· ai leucoùermi, confenna la rr equenza onde essi si presentano nei sifilitici, ai !ali del collo più che altr·ove, ma riferisce pul'e dei casi, per veeita un po' ra t•i, nei quali egli ed altri clinici hanno constatato delle vet'e macchie pigmental'ie brune, senza che tra. queste fos se possibile osservare delle diminuzioni o perdite di pigmento. Insomma il Ta ylor conchiude ammettendo tanto il leucoderma sifilitico quanto la sifìlid~ pigmentaria, ed attribuendo ad ambo le form~ il me1esinto significato diagnostico. Premesse qneste nozioni, il Rosenthal rifer·isce la. slot•ia di llll inteeessante caso. -Nel luglio ultimo si presentò alla sua Policlinica una donna di 30 anni, maritata da circa sefte anni e fino a pochi mesi prima sempre sana. Non era stata mai incinta, nè aveva patito affezioni uterine. Nel novembre del 1884 suo marito la contagiò ùi sifilide, e quf.indo, selle mesi dopo, senti il bisogno di curarsi, i segni della infezione erano manifesti: defiu vio dei Caf.lelli, tumetazione delle glandole di eoLI'ambi g l'inguini, papule umide ai genitali, dolori di capo notturni , ecc. Ma ciò che maggior·mente colpiva a prima vista et'a un cloasrna giallo scuro esteso alla maggiore par-te del volto, che era comparso nel marzo dello scof'SO anno, quattro mesi dopo l'infezione. Sottoposta l'inferma al trattamento mercuriale e, iodico, si libero d i tutte le manifestazion i della sifilide, ma non otte nne che una semplice diminuzione d'intensita nel melanoderma. Nell'ottobre ultim(\ intanto fu colpita da una recidiva, e a.Hoea non solo si presentarono le solite manifestaziot~i sifìlitiche, ma richiamarono l'attenzione delle
DELT.E llAI,A TTlE VENEREE E DELLA PBU.E
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macchie leucodermaLiche sulla nuca ed sui lati del collo, alcune grandi quanto una lente, allre perfino quanto una moneta da dieci centesimi, non conseeutive a roseola e notevoli pel contrasto che facevan o col bruno colorito della cute normttle. Orbene, sottoposta l'ammalata alla cura del sublimalo per iniezioni ipodermiche, la psor iasi palmare, le ulcerazioni e le altre manifestazioni di questa recidiva si dissiparono; anche il cloasma si ridusse a proporzioni insignificanti, ma i leucodermi, quando l'autore pr esentò ia donna all'Accademia di B$r)jno, nella seduta del 2 dicembre, persistevano inall.el'ali. L'autore non si ferma sul valore cliagnosticodelleucoderma, possedendo un numero ancora troppo scal'so di osset·vazioni~ ma crede di poter tra rre, solto l'aspetto palogenetico, qualche conclusione del caso ora esposto. Noi vediamo. egli dice, quattro mesi dopo il contagio, un enorme deposito di pigmento, la c1,1i origine non può l'ifer irsi ad alcun'altra influenza ruoJ·cltP. a quella esercitala da lla s ifilide; e allorclJè la cute del volto comincia a riacquistare il suo normale colorito, si p1•e;:enlano sul collo le macchie bianche sopra un fondo marcalamenle buono. Vuoi dire adunque, e1Ili conclude, che in questa inferma si è trattato nè più nè meno che di una irregolare di· sLribuzione del pigmento, e che, almeno per· quanto da questo cl;\so ~ d!\~<> ~rgomentare, la s ifìlide pigrnenlaria ed il leucodorma non sono c he due manifestazion i di un solo e medesimo fatto. Tale ipotesi pe1·ò fu comballula, nel seno dell'accademia, dal Behrend, il quale sostenni' che quel cloasma norr era di natur a sifililica e che le macchie bianche osse1·vale sul collo erano dei vet•i leucodermi diretta mente dipendenti dall'infezione cellica. l)a questi pochi cenni r-isulta che il leucoderma sifìl itico e, con molta probabililù, una forma cutanea autonoma , e le divergenze di alcuni auLo1·i par-e che s ieno delle solligliezzc, più che aUro. In ogni modo, la queslione, massime solLo l'aspello diagnostico, non ù priva d'inlceessu, e mollo potranno contribuire ad ill usll'arlu i medici militari. T.
Il i VISTA
Considerazioni $Ulla natura. della ittiosl, del dott. P. ToMMASOLJ. (Lo Spel'imenLale, dicembre 1885).
L'autore narra un caso l.ipico di ittiosi. Passa in rivista le varie teorie nella natura di questa malattia, e mentr e non nega la predisposizione ereditaria, dice che vi sono casi in cui la ittiosi si svolge spontanea, sen'z<l che nessuna cagione r isalga a lla vita inlrauterina. L'autore intende l' illìosi una malattia dalla quale il fa lto anatomico più saliente, e f(Uasi l'unico, è l'ingrossamento dello strato corneo, a produrre la crnale concorre una r.am:a qualunquP., elle agisca lentamtmte sulle cellule malpighiane, e lurbandone le attiviti.t vitali, le sospinga in assai maggior numero c ron assai maggior rm' stezza alla loro fase finale, la corneifìca7.ìone. Una tal causa può essere tanto interna, cile esterna, cosi congenita, come acquisita, o distrofia generale o locale, da influenze per es. atmosferiche, o lesione nervosa, o s udiciume . Il Tomrnasoli .ammette cl1e il più delle volte Yi sia la p1·edisposizione che si porta dal grembo materno, ma sostiene che questa non è> la sola necessaria. Conclude dicendo: I.' L'ittiosié malattia della epidermide, consisten lei 11tlll ing rossamento del suo strato più esle1·no; 2. Le cause ehe possono peodurla sono indeterminate; ·ma rappresentano sempre lm agente cb e in modo lento e mite agisce nell'epitelio culanPO in gui:::a da corneifìcarsi <'sle~a menle e con rapidi tà; 3. Queste cause sono molteplici: io tra ed extrauter ine, interne ed esterne~ : Pcl hanno energia dive!'sa secondo la loro entità, la loro durata, e secondo che agiscono da sole o combinate; 4. In ragione di queste cause J'ittiosi é talvolta ereditaria, tal altra acquisila: spesso é congonita, e più spesso ancora è la somma della predisposizione congenita, accoppiata alle influenze acquisite; 5. In ragione del le diverse cause che la producono, nell'iltiosi talora e solo possibile un rnigLior-amr nto sintomatico, talora é andte possibile una guarigione radicale: c il segreto
UELbE l\f HATTtE VENEI\EI!: E DELLA Pl~LT.E
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di questa possibile guarigioneslarPbbe nellamod~fic~zi~I~C delle attitudini P delle energie vitali delle cellule ep1telial1, mdotta 0 dall'acido salicilico o dalla resorcina, o dalla -potasse., o da ogni altro medicamento che abbia le stesse virtù di quelli. Sopra una nuova. forma. di malattia. outa.nea « Linfo· dermia. perniciosa. " e suoi rapporti oon la leuoool temia. - .\l. KAPOSt. - (Wiener med. Jahru., 1885, e Centralb. fiir die med. Wissensch., N. 40, 1885).
Una donna di 39 anni aveva da circa un anno un eczema difl'uso alla lesta, alla faccia, al collo, limitato qua e là irregolarmente al l!'onco e alle estremita; al q11~le eczema si era associalo una g rande tumefazione pastosa e ispessimento delle parli corJ•ispondenti della pelle. Oltre a ciò si trovavano in dive1·si punti del corpo, parte nel corio, parte nel connet,Livo soltocutanco, molli tumori della grossezza di un pisello o di quella di un uovo di piccione, ora duri, ora manif'eslamente fluttuan ti, che or qua or ià trapassavano insensibilmente nel gonnameoto rh fTuso del cotaneLtivo sottocutaneo, e con la loro spontanea o at'llfl cialc apel'LUJ'a davano esitll a un liquido cremoso purulenlo. La orina non conteneva nè albumina né zucchero, si sviluppò iuvece un notevole Lumore di milza e un a sempre più manifesta condizione leucoemica del sangue. La imbibizione sierosa e lo spessimento rlella pelle raggiunsero dopo un passeggicro migliQI'amento, sempre maggiore prop01·zioni; i nodi su parte dei quali si formarono s uperficiali per dite di soslam:a andarono aumentando in numero e grandezza, ed insieme con lo enfìore difl'uso sfigurarono le parli, specie il viso, fino a renderle irriconoscibili. La malata morì subilamente dopo cinque mesi di soggiorno nello s pedale. Alla sezione cadaverica si. l!•ovarono in COI'rispondenza dci nodi della pelle nel tessuto sottoculaneo esLr·emamente edematoso pezzelli di grasso avvolti in una massa feccio sa biancor ossestra , la cute formava sui g rossi tumori uno s trato lerdaceo non bene limitato in basso . Il microscopio mostrò costituili lutti i nodi di uno stroma scarso di vasi, a fìbl'e delicate, le cui maglie -erano riempite pa cellule linfoidi s trette
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RIVISTA
t'ra loro e da granulazioni. NoJuli simili si r·i!>COulrat·ono put·e riei polrMni; la milza, il midollo delle ossa e le glandol~ ave· vano i cnraLLeri propr•i della leucocileroia. Il r•appOl'lo fl·a la dermatosi e il processo leucocitemico sembr·u indubilalo.
Una. nuova fornu1. di tubercolosi cutanea. - Doll. RrEHt.. - (Jottrnal des Soclélèll Scient~/lques, i nnvembrt> l . 5). Fino a questi ultimi lempi si classificarono Ll'e gruppi tli malattie cutanee nello tubercolosi. 111 · gru ppo è for·iualo dalla lubet·colosi miliare a decorso subaculo ùesct·•llo !Jcl primo da Jari;;ch: gli altri dut> comp1·endouo il lupus c•ulyaris c la ~e ro fola. à. queste tre forme di malalLit> cutanee bi~ortna aggiunp:er·ne una quarla che pr esenta dol punto d1 '"is tu clinico ed !lnalomico luLli i caralleri di uun lu!Jeecolosi cutaneo indipundente. Rieul ebbe l'occasion e eli sludiu1·e 1:1 casi di qu<-sla mo.lallia, la quale et·a sempr,. carnuerizzat.a dalla compor·sa di placche ''er·rucose nrrolondite di varia ù1mensione, localizzate rost.anlemcnlc !<ulla mano e sul terzo inferiore ùell'avambt·accio. Lo sviluppo delle placche si rou1pie nel st•guente modo: all' inlor·no ud un punto anter·iorrnenle ammnlalo apparisce un cer chio et·itemaloso sul quuiH dopo qualclw g-iorno compaiono delle pustole superficiali irl·c~ol arm ll iile disseminale: durante l'eruzione pustolare il ce1·chio erilemoloso s i ingt•antli.,ce. In !leguito le pustole Si dis.,eccano El formano delle ct·o~tt. le quuli cadendo lasciano una super flc1e di un colol'ilo blunosLt'O o rosso livido. Dopo qualc·he sellimana, nel punto in cui avvenne il pt·ocesso descritto, s i !;IJ lJevano delle macchie ver1•ucose o papillomi la cui estr emilù libr 1'a si copt•e di sostanZII cornea , solto la quale ~i t'isconll·a il pus. Da questo momento incominria il periodo r·t·~~·e!<slvo della malattia: In suppurazione cessa, lr verruche dopo qualche m~se si oppialliscono ù per•don'l u poco a poco lo stra to ~:orn eo che le coprono; In pelle apparisce allot'8 sotto fo1·ma oli una cicatrici' superficiale i' iCOJlct·la di un'epitlcrm id e lisciA. Parecchio eruzioni di placche vcrTucoso s i possono fut·-
D.EI.I,,E M AL.~'fTIF. VENEJ\Ef: F. DRLLA PP.LI. E
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mare, nei quali casi l e placche invece di rimane•·o arrolonJale assumono la forma anulare o serpiginosa. 11 pr ocesso locale della malaltia non si accompa ~na mai a tumefazione 1-{latldolar e; lo stato geno•·ale dell'infermo non viene turbato. I l decorso è essenzialmente cronico. L'autore ha sempre riscontr ata l'affezione in individui robusti, di saJ ute abitualmente buona. L'esame i slologico ha conferma to la diagnosi anatomico, ciné che ~i LroUi di una fot·ma di tubt>r<:ol osi; •li folto i bacilli tubet·colari furono ~emprc r iscontt•oli ncliP placche. L'autore propone di dore alla malattia ii nome di tuber-
colosi oerruco:w della pl?lle. La prognosi in generale è t'avorevol t>, le l esioni locali guat·i!<cono spontaneamenlP e lo stato genet•ale non ò pet• null a rnoditìcnlo; tuttavia bisogna por mente ulla possihilità della pr opagazione dei bt~cilli tubercolari alle vie linfa.licho. ·Lo cura consiste nell'escissioni:! o nella t•aschiatura dello plf•Cl:bc•; la ferila consecutiva si medica col iodoformio. Si put\ anche r icorrPre al tcrmo-cauler io Otl ai cau$lici.
Una. forma. rara. di epidldlmlte stfllltloa. - D'>ll. H.1~ CLUS. (Journal cles Soeielé!l Scientijlqlles. 23 dicemb1•e l Sfl). Il caso os<~t'rvato dall'autore riguarda uno studen te in cui s1 $viluppò progt•essivamentr una tumernzione rlull't>pididimo
sotto fo1•ma di uno mas!'a bernoccolulR che avvolc:P l'epidic.limo. Il dimagramento rlell'arnmalalo, r esi!'.lenzn tli quella iumefazìone lungo il canale dererenle, il decorso in.•idio>;o e l'iudolenza della malatlio, fecer o pensa t'e ad una l<'sione tuber colare. Il lraltomenlo che fu istituito in relazione alla diagnosi ratta, migliorò lo stato gene1·ale rl el\'mfPrm o, ma il tumc•t'l'l au111entò notevolmente o nel tempo stesso si svol~e uH 'esoslosi sulla libia destr a. La suppurazion e ùi una gomma in cor ri~pondenza del tumore giunse & conf••t·mare la dia!!nosi di lec:ione sifthtica l erziarja all'epididimo. • 14
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RIVIST.\ OEI,I.E ~1AT.ATT1R VENEREE n DELI,A PELLE
La cura io·dica condusse alla scomparsa r apida degli accidenti. Il easo é interessante dappoichè è raro di osset•vare le alterazioni sifililielte invadeee dapprima l'epididimo; inoltl'e l'autor e fa osservare come 13·li accidenti siansi sviluppati s ette mesi dopo di un coito sospetto, che non ru seguito da verun seg-uo ben definito eli sifilide. S i i.J'aUò adunque d i un caso dJ sifìlide larvata, nel I'"[Uale, contrat·iamentc al l'opinione deg li a utich i, l'apparizione di gomma G s tata assai precoce.
RIVISTA Dl TERAPEUTICA Della azione nociva della coca.ina sulla cornea. - BuNGE. (Centra/b . .filr die medie. Wissensch, 49, N :l885). Il Buuge rii'eJ•isce tre casi, nei <rual i dopo la instiilazioue di una soluzione di cocaina al 3 % prima della operazione della cateratta seguì una ahr·asione epiteliale della cornea, cosicché la operazione dovette essere ditl'etita. Sotlo la fa~cia Lur a compres s-iva, l"affHzione corneale guari completamente nel corso di pochi g iol'11i , ~ quindi si potè procedere al.la es tra.zioue della cateratta senza la cocaina. In un quarto caso L\. vide, sei g iorni dopo la .instillazioue della cocaina, svilupparsi, solto la fasciatura antisetLica, una cheratite vescicolare, che solo alla. 'luinta settimana comincio a migliorare. Ossenò inol tre in sei malati di cateraUa, alcuni g iorn i dopo la operazione, manil'e starsi sotto la medicatura a ntisettica degli intorbidamenli parBnchimatosi della cornea, che egli crede imputabili alla i11 Slillazione rlBlla cocaina ln una signora di i5 anni lo intorbidament.o J'u cosi iutenso da permettere il passaggio di appena un poco più eli luce della lente intorbirlata. Kegli altri cinque casi la prognosi non fu così sfavorevole.
IUVJpTA DI TEilA.PIWTlCA
In tuLti i casi fu usato come antisettico il sublimato in soluzione 1 su !5000. Dopochè cessò dall'usare la cocaina, non {)stante l'uso perma11ente del sublimato, non ha mai piu osservato affezioni corneali.
di
Impiego dell'antipirina nel trattamento locale dell'epi•ta•ltl.- (Journal cle Médécine et de Chirurgie p1·atiques, novembre i885).
Il doLI. Lavrand cita nel (Jo~-trnal cles Sciences méclicales de Lille, due osserv~:t i oni le quali mostrano l'az(one emostalìca potente dell'antipirina nelle epistassi. La sua azione sernbra sicur<l e pronta ed )la, sul per.clorut•o di ferro, il vantaggio <l'essere incolore e non offende i tessuti. Si è usa la sotto fo1·ma di soluzione acquosa a.! titolo di Jfao. Per utilitzare questo mezzo basl.a inzuppare un pezzo d'ovatta nella soluzione acquosa e d'inlr odurla abbastanza in alto nel.la narice, la rruale . vien pi~i a ta col dilo esternamente perchè il Lampone venga hené a conlallo ovunque con la mucosa. Il Lavrand, pl'ati-cando l'ipetutaménte per tal modo, è riuscito a frenare emorragie contro le quali iltamponamento completo era stato inefficace e r.:osì può sostituit•si una opera:tione facilissima \l q uella penosissima e spesso di diftlci l.e esecuzione È a rruestG proposito utile ricordare come sia dimostl·ato -che la piu parte dell'epistassi so n dovute ad una lesione ben localizzata, essendo ordinariamente alla porziçme antero inferiore del !1\etto, e ch'è possibile di N~ggiuugere direttamente con un caustico; la qaa! cosa se non si può ottenere, basta generalmente il lamponamento anteriore colla compressione (\elle nariei per domare l'emorl'agia.
L 'antiplrlna e la ·sua azione pericolosa. - Dott. G. CA· SAORANDE, Raccoglito,·e meclico gennaio 188fi.
Il dott. Casa grande ammalatosi di febbre tifoidea nello scorso autunno (1885) sperimentò s u di sè stesso l'ar.lipir·ina alla dose di due grammi, divisa in 6 parli. Dopo presa la f{ua rta dose, soffr i di leggero tremolìo generale, che andò aumentando col
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RIVISTA DI TEIIAPE(;TICA
prendere le a ltre due poeti, in modo che dopo m ezz'ora si >:enti straordinariamente tremolante specialmente nc:;rli ar•ti l'uper·iori. l n seguito pr·ovò grave malessere, e pl'(·Slr uziono di for·ze. Dopo venlic'jllaltro ore i fenomeni gr avi si mitiga rono, ma il l!•emore alle munì durò ancor·a per qualcire gior•no. Tutlo il l'isultalo ter ape ulico fu uu notevole abbassam ento tf\rmico per poche or·e, ma il doll. Casagraudc non ebbe più il corap-g io di pr edet·e a lc una a ltra dose di antipir·ina. Esso nar ra che in una contadina . pu c·e inl'el'tnu di ~tra ve li J'o idea , con febbr·e tra 40 e 41 g radi, p t·opina tasi J'a 11lipil'ina, si notarono gli stessi effe tti, cui si aggiunsel'O sintomi gravissimi di ~euor·ale colla!':SO, che facevano temer·e una pr•ossima fine. L'autore conclude dicendo (;(linO sia nece~sario una g rande dilip-enza nel sor·ve~lin rc r fenomeni che produce CO· desto med ica mento, i C'(Uali pos:.:ono por!at·e a CO II ~el!uenze fu neste .
Trattamento razionale della. difterite.- Dotl. V. T r.oESC III . - (Ricista veneta eli scien~e mcd iche, novembre 18R5). Il dott. Tedesc hi dando massima im pol'tanza ai microorganismi della difler·ile, ha esperimentalo con ~randc :.:ucce!'tc:o la cura colla galnuw- cou"ticn . Il dolor e pr·odollo dal cau~tico . e la r eazione che ne coosr~ue, ;:,ono in8ignificanli. Al solo conlallo del platin o colle parli difle riclw, le membrAne si s laccauo anololanrlo vi<:i ~ u Lf>nacem enle. L' 811Lor fl non virle m ai il traLLn difle r·ieo cauterizzalo, t'if'ars i diflet•ico, né d iffo ndee:.:i il processo: IH rlif'rus ione la nolo snllanlo, r1uando la placca non !'u r auli.H'izzttta in tutta la sua estens io ne . Dopo la cauter izzazione ha notato la scomparsa della febbre nello stesso giorno della '!aulerizzazione, nnnch'• il dilegu1.1r ;::i dell' ingor·t:-o glandultlrt> tlel collo, e del suo cdt>ma. L'e~cnra <:ade fra 1'8• e il1 • ~io rn o . Subito dopo l'opf>l'Hzionc ù ulile il ghiaccio, poscia le inalazioni di vapore, nonchù le irrigazioni nelle fauci di acqua ùi c11ke allungata .
RIVISTADl CHIMICA E FARMACOLOGIA Vuellna, glicerina e aoatanze grasse, eooipientl o v etoolo 41 medioamenti toplol. - Nota di VIGJER. - (Jow·nal de Pharm. et de Chim., t• nov~mbre 1885). La ~ugna e gli olii grassi bagnando la cul~ sono i migliori Vt'icoli pe1' medicamenti lopici. Gli idrocarburi solidi e liquidi, che hanno il grande vantaggio ùi essere inalterabili, si oppongono però, fino ad un certo punto, all'ass01.'bime nlo dei medicamenti, o per lo meno l() l'i tardano considerevolmen le. · La glicerina ed i g liceJ•ati, non bagnando la cu te, si oppongono del tul.to all'assorbimento. Non debbono p.:>rlanlo esse1'e adoperali, se non come lopi~i sui generis; come eccipienti non sono da adoperare. Conviene pel'ò valersi della glicerina come "eicolo, quando si vuole evitare l'assorbimento di una sostanza, o attenuarne gli effetti irritanti; quindi la ~liceJ•ina sarà un veicolo Accellenle pel cloeur o mercul'ico, per l'acido fenico, per l'arnicu, ecc. Quanto alla vaselina in paelicolaJ·e sembra deslinala a tenet·e un bel posto in terapia; solamente sarà J~ecessaJ'io di s tudiar·ne più a fondo lo pl'Opt·iuta . Bulla. panlftoaztone, pa1· M. BALJ.AND, pharmacien-majvr. (loumal de Pharm. et de Chim., t" settembre 1885).
Il sig. Chicandard in una sua monog1·afia sulla fermentazione panaria pose in dubbio che, dur·ante questa fermen L&zione, abbia luogo la produzione di materie .:ucchei'ine e la successiva loro trasfot•mazionc in alcole eJ acido carbonico (1). (l) Vedi Gionwle eli ,ifedicina Mìlitm·e, robh raio 1885.
IUVISTA
Il sig. Balland in\·ece coi suoi esper imenti ha potuto accol'lare il vel'ificorsi dell'u no c dell'ollro l'aLLo, e c r·ode c he lo zucchero, del pari che racidilà, prendono o1·igine in una pm•z.ialc ll·asformozione del glutine e ùelrnmirlo. solto r inJluenza dello stesso rerwcnto nalurole del ~r·auo, perché tali sostanze allora appariscono, clte il furmcnto é posto in azione dsll'inler\·enlo tleli'aC~U8 O di Ull CfiiOI'8 Jnoolei'SlO. Le fal'ine lasciate a contallo con tlCfJU8 fr·edda eu a basstt lemper·alurn danno appcua l•·accit• di zucclwro e di aciJ ità. e non ne danno nfl'allo coll'acqon bollente, che~ distn•gg"' il fermento . Una dolce temperoLur·a ò parlir.olarrnanlt• fuvorevole a ll'evoluzione del fermento, e quindi anche nlln pr o•Juz.ione dello zucchero ed allo ~ uccessiva "'UU lrasror•mazionu. L'autore, avendo diluilo 50 grammi di fa••ina in toocc di acqua fredda, a cui aggiun$e loslo ed in una sol volla 41JOcc di acqua bollente, tro,·o Jupo 2 ore gramu1i O,H6 dr zucchero Jl8l' 100CC del liquid o, e !JOSl'iO, dOpO l. 2, 5 g iOl'liÌ I IU l!'O\'Ò rispetlivamenl.e ..!l·ammi 1,93, '!,2:1, :!,2:!. P ur~ in unu u1esco hwza falla con 50 t{ra mmi di fariun e 50Qt·c di acqun l'r·eJda, e mantenuta dur•anle il gwr·uo a mite teruperaturn, agitandola di quando in quando. verificò il ~raduaiP aumt•ulo dt1llo zucchero, con w1 massimo di gr·ammt 1,~!:3 per· llX>c" di liquido, tlopo <"~· gior•ni. Gli acidi minerali, ramm•mraca, ecc .. sono di o~lacolo alla prot1uz10ue dello zucchero .
Sulle farine, pa 1· M. BALLA :-IO, pha !'mo.cien-major·. - (Journal de Pltarm. et de C!tim. r>h l. 8, pag. 3~7. ~:i~, 501, L88:J).
Le fa 1•ine aùoprate nella ponificszione militare in F•·aucio contengono la tulaliLà del ftor·e della far·inu , più le t•imacina · Lul'e t..lei Lr·ilelli ùinnclli t= bigi. L'abburaltt~menlo e l'nlto nella pt·oporz.ione di H 100 per le farine di grano tlur·o, e di S!OftOO per quelle ùi grano tenero, detlott(\ le perdite per· m ondatur o, u1ociuozionC' e a bburallamenlo. Il pane C'ho esse fornif'r,ono, Jll'J' l'msieme dellu su~ propr•ietà, ltene il poslo ùi mezzo fr·u lP due primo· qualità ù»l pane comruercrulu. Per· e~pe ri eu za é nolo come le rur·ine, pèl' c:::sere aclopralo
Dl Clli MICA E J.'AIUIACOLOGIA
nella paniflcazione. non )evono essere di roacinazio~1e affatto recente; torna conto di ut1lizzorle d ue o l.re mes1 dopo clte fJrono macinate. Al di là di questo limite e&se nou migliorano piu; possono cnn ser·vat•e per· qualche tempo ancora tutte lo loro qualità, ma in segu1t0, più o meno prontamPnte ed in j.CNU.lo diverso, si vnnno olle•·ando. L'autore intr aprese lo studio delle allera7.ioni, che le farine f'. ubiscono invecchiando, indagò lo cause ili queste alloraztoni 11er dedurne i mezzi onde ovilarl <', nello scopo speria l· menlt! oli prolungare, n el miglior· modo possibile. la cnn-'cr varioiH~ di quelle deslìnatP all'app•·ovvi!'ionamentn di g uet•ra. Dall'insieme degli esper imenti faLli pe•· determinar·o le rnnùillcuz1oru, che provano le farine in vecchianùo. si dedur·rebbtii'O 1 ratti seguenti : t• Le farine, coll'invecchia•·c, p1·ovu no modi!icazioni di •li ver'l& nalura. La pl'O porzio ne dell'acqua è poco variabile; cresce o ,,,. 1ninuisce io rapporto allo slato igl'omclrico dell'aria; 11elle condizioni ordinarie le difTeronz~ possono raggiungere 0,80 li
1 ,00 pC l' 100.
Le mater•il) .wccherine diminuiscono, ma di una quanlilà t·he non ha r elazione alcuna cotraciùttà della ra rina. L'acidità var•ia coLla naLurn del ~··an o; è piil rapida a pr·o· oi UJ'~I e più intensa colle farinu di grano tenero, che non coiiP ftlrine di g rano duro. Valutata in acido solfor ico 1110uiùrato, può, nelle prime, e levar•si da 20 a 120 g rammi 1-w r quinlulo toet1•ico, e n elle secondo de 20 a 70 grammi. ~!.;sa sembra in r elaz.ione diretta colle modillcazioni subìle tlnlle sostanze albuminoidi. Ques te so~La nzB m·llu buona rarilt tl sono pressoché per intero allo stato d1 g lutine insolubile, 1na, c·oll'invecchiare ùellafadna, a poco u poco !;i disgregano, però l'UIIZO. duninuire di peso; il glutine s1 !luidifica c scomp&l'C con lulle le sue qualittì. Anchf' le matcl'ic ~rasse, col tempo m odiCJcandosi, quas i per intero scowpaiono. La !ilostanza amilacea non Re ut br·a ntodificarsi. 2• Nelle farine scarsumentr obbut·altale l'acidità è m ug~·ore, e cosi pure io maggio•·i propoJJ'J.ÌOni vi si tro"a.no il \
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legnoso, le mater ie grasse e z ucche r ine, ed anche il g lutine. Queste fal'ine si crnser-vano male. 3" Lo fa rin e nei sacchi !"i al te! t'ano più pr esto di quelle poste iu vasi chiusi. ;.• Per grado eguale di stacciatura, le Jarine macinate collo:! comuHi macine s i conseJ•vano bene qut:~ nto q uelle otten:!le colla macinazione a cilindd; esse non presentano diiTercnza di aciel ilà ; quiudi l'acid ità delle farine è inclipendente dal s is te m<1 di macinazion e. 5° La parte i'arinacea del g rano che StH verso la pet•i rcria , é più acida della porzione ceulr•ale, è più ricca di glutine o piil prontamente allet·abile. Il g rado d i altcr·azionc delle farine essendo in rt•pporto colla !"parizione. più o meno eomplela, del l!lutine. l'autore, pt•ima di poLer determinaJ'e le cause di qu estA sparizione, dovette far·e numerose C!"perie11ze. ci a lle quali lr·asse le seguenti conclusioni: t• Da uua ~ t essa l'orina ~i possono avet·e quanlilà diverse Ji glutine a seconda del ffi(Jolo con cui se ne opera l'estra zione. Le differe nze dipe ndo no SOJH'alullo dal g rado di idratazione di esso ;.{l ulinP c da!la lav;:tlura. A eui è solloposlo. 2" Il g lutine pu6 eE;:>c! r·e idt·atato in dive rsa propot·zione; l'::tcqua s i lt·ova iu copia ma:.:giorA nel gl utine di grMtO tener o, che non in quello nelle fat· in e d i gTano dut·o; in minot'e qunnti là ne! glutine eslt·allo !)uhilo dopo l'alla la pasta, che non in quello eslt'aLLo due Ot'e dopo clw la pu::;la fu prepat·ata; eù i n minore quanlitù e7.ianclio nel g luli ne eli l'at·ina in vecchiAta. :~· Talune sosla n:te, CJUali il clo ruro sodico, l'acetato ammo nico, il carbonato di po lt~ ssa , la g licer•ina ecc., pos sono logliel'e acqua »l glutine e disidrauwlo; per ò colla lavatura a molt'arqua, questo glutine, c he ha pe t·duto una parte del s uo peso e s i é inJurilo, ripce nde col peso primitivo anche le altre qualila di un buon glutine. i·· Le tt·o ppo t• hbondali e pr•oJ un gate lavature fann o perdere al !-'l uline parte del suo peso. Il g luti ne proYenie11te da fArina di g t•ano dur o pe r·de iu pe:òo, per lavalut·a , me no di quello, che proviene da farina di g ra no tenet•o; il gl utine cslnli.Lo da r<lSta l'econte pet•de egualmente
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meno, in peso, eli quello esLrallo due ore dopo che la pasta fu preparat.a; il glutine delle vecchie farin e ne perde più di quello delle farine giovani. Una massa di g lutine di farina giovane, posto in acqua per 24 ore e quindi lavato, percle in m edia tO/ too del peso pr imimitivo; quello di farin e inver.cb iale, 20/too e più. 5• Per evitare err01·i nel dosamento del glutine umido converrebbe operal'e nel modo seguente: Preparare la pasta con 50 grammi d i l'ar i na e 20 a 25 gr ammi d i acqua; !Asciarla in ri poso pcl' 25 minuti, e quindi dividerla in due parli eguali; estrarre il glutine da una delle due parli, tmmedialameoLe, e dall'aHra, un'ora dopo; pesare il glutine, dopo di averlo compresso str ettamente sulla mano e quando l'acqua della lavatura scola affaUo limpida, risottoporlo ad una seconualavalura pet• altri 5 minuti e pesa rlo nuovamente. Operando in questo m odo, si ottengono per una ste~sa l'orina quattro dali, dei qua li si dovrà prendere la media. Coulinua quindi l'A. le pr oprie investigazioni s ulle cause delle alterazioni delle farine e conclude: 'i • Che a ll'infuori di ogni causa estrinseca, il g l'ano ~ tesso contier.e un fermento capace di produrre naturalmente l'alterazione. Questo fermen to, a <luflnlo appa r·i sce, ha per punto di partenza le vicinanze dell'embrienc; è iusolubile; possiede i car atteri dei fermenti figurati; t'esislP- 8lla tempero tura ~ecca di+ too•, ma l'acqua bollente lo dislr·ugge; l'ar.qmt ed il cnlore moderatò sono indispensabili alla ;oua Pvoluzione, e specialmente gli conviene una tempet·alnnl umida eli 2~~· C.; la ~ ua azione è dirella al glutine, eh<~ fiuidilica. Per una macinazionc ben fulta, il fermento rimane in gran part-e nella crusca, c la ft~rina ne contiene tanto meno, q nanto meglio fu ab burattata, vale a d ire (jUa11lo meno crusca contiene. Lo s fregamento esageralo delle macine, la tl'oppa velocità a queste impressa, hanno per· effetto dì dividt:>rt~ piu completamente la parte corticale del g rano, e conseguentemP-nle di fa r passare nella farin a una quantità mag!!iOre di fermento, donde il rapido a!Lerar f;i delle for·ine, che fu r·ono, come si dice, scaldate dalle macine . KcllH macirwzione coi cilindri, si!'falli incon venienti sono evi tati.
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~· Che l'acidità delle farine invecc hiate non è, come comunemente si cr ede, causa dello scolllpat·ire del glutine, ma !Jensi conseguenza di qu esta scompat·sa ; uon precede punto l'alterazione, rnli lu segue. 3• Che il glutine sembra preesisleule nel gru no allo s tesso titolo, che l'amido. Nulla può l'al' supporre, che esso ùceivi per l'azione ddl'acqua su di una sosta nza glutino(lena particolare. Le espet'ienze invocate in appoggio <.li una sitnile tpotesi (J) possono spiegat•si divet·sanwnle. Come g ili fu accennalo, il g luLine puù eontenet'<.\ una dtversa qua nlitù d i acq uu u certe sostanze, ad es. Jl clol'uro sod ico, si oppongono alla sua di~aggt·ega;.:ionc; altre so;<lanze invece, ad es. l'acido t~cetico, rendono la disaggregazione immediata. Questa do ppia azione s i manifesta noi t'a tti seguunti : mescolando della buonu farina con acqua sulala, dallo pasta che ne risulta, non si puil estrarre il gluline, se prima non la si !usci in riposo, ta nto cbe il gl!.tliue abbia te1npo di idratars i, oppure non s i re11de soll ecita questa idrntazioue coll'aggiu11 ta alla pasta di una certa quantità di glutine umido. Coll"nctJo acetico diluito la disuggregtlzione del glutw e è immediata l~ cornple lu. tan to che torno. <impossibile di ritit'rtl'lo in massa. 4• Che nelle farine prosciugate alla stufu, il glulinP sussiste con tutte le s ue pr opl'ietu. L'azione Jel fet•mento é quasi t>ospesn u motivo della mancanza di ocqua; rna esso ll OII P, punto tlistt•utto, e ~i rid e~ ta la sua atlivi t~, col t·iLornare dell'Hcqua è del calore. ;;• Che le condizioni a sodrlisfar e pfll' eon seguire unu lung-a conservuzione tlelle fllt ·ine, sono l'impiego di grani ben mi\I.!JI·i P. sani e pr·et'eribilmenle di ~n·ani dut·i, la macinAzione ben dil'ella, !JCI' non infrang-ere troppo minutamente le parli cot•Li ~al i, J' ubburattarn enlo dell e farine ad una proporzioru~ p i(l alla della comune, e la .:onset·vazione di esse in t'eci pienli, dove siano al t·ipat·o del calore e della umi<litA. L'u!;o dt>lle casse metalliche, c t·m elicamente chiuse, per conservarvi le farin e, soddisfa a<.l 11t1a pllt' Lfl delle condizioni e!o'poste; por·6 sarebbe vantagg ioso che l e~ farine ùa consel'\'tlt'e, fossero
(t} Pr::1. 11 a\T.- Cltimie (IJJpliquéiJ n l'a!J!'icul/'tu·e, t•ag. 376. Pari~, Mas;;on. lti83.
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qu~lle di grano duro e di primo getto, vale a dire non miste al prodotto clelia rimacinatura dei tritelli. L'aggiunta dei lrilelli è una sorgente di alterazione, ma non può cet·Lamenle fat·sene a meno nel ser vizio cot•t•ente; sar ebbe una perdita pel soldato, poichè i tritelli sono ricchissimi in principì nutrilivi. Tuttavia si poteebbe provvecler·e alla buona conseevazione rlelle fa rine non mescolandovi i lritelli se non al momenlo ùel bisogno, inv ece di mescolat•veli, come si uso, al l'uscire dai molini. Vi sat·ebbe anche un interesse reale a non conservare che la farina di pt'imo gello e a rnescolat'la al momento della panifiCj!zione con trite lli recentemente macinati, perchè come si sa pet• i lavori di Pat·menlicr sulla cr•usca, tale aggiunta avrebbe per effetto di ringiovanire le fa rin e alquanto mveccbiale.
Vaselina. boraoioa. - VIGtER.. Chim., 1• novembre ·1885).
(Journ.. de Pharm. et de
La voseli.na, che non ha il potere di sciogliere l'acido bor•co, scioglie invece ii borace (biboralo sodico), ciò che in cel'li casi può lornat'e utile di conoscere. Grammt 25 di vaselina possono sciogliere, coll'intervento di un calore moderato, g rammi 1 d; biborato sadico. Della ricerca dell'uro-indioano o del suo valore semeJottoo. - OoLL. CERVESATO. - (Rioista Cl inica e '/'eraf1eutica, dicembre i 885) . L'autore, dopo un breve riassunto sui l'alli più importanti f:iuora noti circa l'origine dell'uro·indicano, descrive la maniera C0!1 cui esso lra lla l'analisi. Ad una ctwla quantità di ul'ioa filtrala agg tunge una terza parte, o una metà del suo volume di acido sotrorico che fa cadere a goccia a goccia nell'ul'i ua. Dopo qualche istante, tanto che il liquido si rafft'eddi un poco, vi aggiunge un terw del suo volum13 di clot·ofor·mio, e poi agita fortemente la miscela. Dopo breve riposo si vedono in quel liquido due strati djslinti: l'uno superior e quasi trasparente di color giallo ros-
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suslro. laiOI'a roseo, tal'altra volta color calfe chiaro, c !"altro inferiore, denso. opaco, torbido, ùa pr•incirio rolor bianro !alle che si ra poi azzurrognolo. o anche bleu meno cark1' . QucsL'ultimo, previa decantazione dello slralo c:upel'iore, in seguito a lenta evaporazionE', abbandona una polvere br·una e llo al micros copio s i mostro costituita rla g r·anuh e cristalli dr indaco azzurm, rnsieme a cl"istalli d'altra n aluJ•a. L'autore però ha noi.Ato lah·olta che la presenza ùi •tualcht> altra sostanza, rmpedrva o confondrva la solita reazione dell'indaco. Dubitando che l'abbondanza dei salt e specralmenl1~ dclrurobilina fOI'SC' (;ousa dell'insuccess0, t>bbc la feliçe idea di rilentare la r eazione t!opo ùr avere eliminalo Lulle r1uelle sostan1.o mediante l'tH·d~lo di piombo basico. L'urina co~>r lrnllata e qurndi filtrata rcr la ~iunta dell"aciùo solfol'ico, non pr·esenla prll una serre di variate colorazioni, ma una tintu unicn color \fola. E m fine, in seguito ad evaporazione, ha potuto olteiiCI'e bellis~ìmi ct·i~I.AIIi ,nndaco. alcuni a~hiformi, ~Itri prismul•ci. L'ou lo re 1'oncluJe d•ccndn: 1• L'urina normale contiene la ~ostanza madre dell'indac(l, il c:uo cromogcno, l'uro-indicano, dnlla cui !<composizione ar litìciole o c:ponlanea ha ori gine l"mdaco. 2• Si giud ica della presenza dell' ur·o-indicano mPrcé la Jimoslraz one dell"md!lco. :l• Pet• la t·icer ca .lell"indaco azzu1·ro dell'urina baslann in molli rasi l'acido solfortco e il cloroformio. 1.• È scmpt·e utile Ji Lrallar•c prcviamenle l'urina colla soluzione di oceLalo di piombo busico; ciò ,.. ll!<!'Oiulllmente nece~snrio quando rurma sia scarsa, densa e follemente Cf\ loralo. 5' L'acido "Oiforico é pr efcr•bllc al cloridrico, oer·ché lo r eazione riescA più fa ci1(1, più pronta e più spiegatA; perrh~ non havvi bisogno 111 ri!' caldo m~nlo; perché inlìne si evita una facile fonte di ••rrorf' ofli>l'ta dal colNamento pure violetto che l'acido dol'iùri ru produrJ•ebbe in pr csen1.a dell' olbumina, sperialmcnlP pPI' pr·olungnla azione e col riscaldarn!'nto. s· La .lelerminazioue <tUanlitali\"8 Jell"indoco, meglio chè
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DI CBllliCA E FAIUI:\COLOGIA
col metodo colorimetro, sarà da tenlarsi col metodo \'Oiumetrico, e meglio ancora col metodo spetlrometr1co di Vierordl. 7• Non basta fermare la noslrn attenzione sull'indaco az1.urro; bisogna eziandio determinare la presenza e l o va riazioni quantitlilive dell'indaco l'OSSO, inquanlocbè noi giudichiamo dello quantità dell'indicano do quella dei suoi prodotti di scomposizione, nè scompouenùosi l'indicano òa origine ad uguali pt·oporzioni d'indaco ros~o e d'indnco azzurro; tutti e due devono pe1·ciò essere determ~noti. 8• Negli individui ~ani l'induco lmvusi in piccolissi ma I'JUuolité e lievissime varioz1one sub1sce per influenzu deJ se'Iso, dell'età, del sonno, della vcglin, ecc. Aumenta alquanto per una alimentazione prevalontcrnenle carnea. Aumenta d'assa1 per ~ sommioistrazione dei romposti aromatici. Diminuisce, ma non scompal'e m!'li cornpletamcnLe col digiuno ~oltanto le urine dei neonati, p1u·chè raccolto subito dopo il par lo, non ne presentano truc~in. 9' L'indaco trovasi aumentnlo speciulmcnle nelle malattie dì consunzione e d ioaniz•one; nqJie malattie degli orp-ani addominali, specie dell'intestino, in molte malattie ner,·o~e, nell'anemia splenice, nella cirrosi l't>nale, nel diabete, nell'avvelenamento cronico per piombo. E invecA scarso nelle rebbt•i, nella nefrite parenchimato~a e nelln lisi r enate: nella cloi'Osi, 11el morbo di W erlbof e nella scrorola; nella lisi ovanzala od u corso rapido disglun La dA fenom eni intestinAli; nelrillf>rizil'l cat.art•ale, nella cil'rosi epatica e nei tumot•i c.lell'ovaia. 10. Le variazioni quantiLalive c.lell"i11daC'.Onelle di\'cr sc malattie, anzichè dipendare du più o meno proluugala influrnza del succo pancrea~ico su! contenuto intestinale, Mt·~>hhero da attribuirsi a modificazione dellu c:tecrezione pnncreat•cn per· influenze ner\'osc. 11' È da raccomandarsi ctlldt~m<'nte che nelle malattie dl'l pancreas venga fermalA l'otlenzione sull'uro indicano, tanto pi(t che in Lt~li malattie si nota1·ono altl'e alterazioni dell'ul'inn ~ipu1•ia, meiiLul'ia). 12• f~ deside1·abilc infine cito i medie\ faLlisi pcwsuosi una
z::?z
lliYISTA Uf CllHfll;,\ Jo: FAIUIACOI.OG IA
volta che I'UI'ino uOI'tnSIP, in 'luanto a mal.erw I'!Oioranlt hPill' caralle1•izzalc, contieni' ~ollanlo un pil!menlo, l'urobilinn. ed 1111 cr omogeno, l'indicano, a qwsLi rj volgano i lot·o stud1 t: le 101'0 Of'SBI'VAZioni, in luogo d1 pe1·de1•si nHlltl l'icerrfl dell'ur ofein A rli Hellt>r, dl'll'uromeloni,.A, dell'l'tnOf·•ina rli Gluber. dell"u•·oPrilrina di H rlle1·. P ùi altri !'imih pigmenti di non p1•ovntu Pf'i~le nza, ùi iurerln dimostrazione c di cqnivocn signilicazinne.
RIVISTA DI TOSSICOUIGIA E~HWH~INA I~~GAU: Un caso di grave avvelenamento di oooalna tn seguito ad lstilla.ztone della medes tma nelsaooo oongtuntlv&le. - ~1An.I>HAUSr::-:. - (Cetllra/IJ. .ftir t~hlr., '\. ~lO, 1885). Fu1·ono più volle o~!'er,·ali fenomeni toss tci non gr11vi (collie p»llore, sutlore l'i'l•cldo, rttale!;sArc:•, veJ'ligin i , ecc.) in :!leguilo all'appliroz.1one di rollirindi Nlcaino, ma av,·elenAmenli S?ravi com<' 'luello clw an·ennP n~>l C'.tlsO riferito dall'autore, pure non siano mai t:~Lali l'lporlal•. Una a•ag-azzo eli l ~ anni ;.i ft•ri un occhio rolla punln dì una penna d'acciaio e ripm·tò nn nr.nrramenlo dP)!li slJ'ali medi della COl'llPO per 11\'\'CilUtO cl~posilO ti' incltiORlro. AllO scopo eli tog-liel'tl allo cot·nca quo•lla 1J,•fo1'mtlà, fu drc•so ti l'ascl tiome ntn p1•evio in!':LillazioJto della cocaina. p,.,. flllOlil'() ''OilP, cun intervallo dì cin•JUP flcl olto mmuli, fur ono inc;lillale dtH' ~-:occte d1 una soluzione di cocama al due per cento e poi clurAnl.o l' opc>t·azinlw che durò circa mezz'ora !'li c:ontinuc) n mPLlc•r il c.nlli t•in o~nì CfUilllt·o ()cinque minuti. I n Lutto si sa 1•anno inl'lillatP nll'incit'Cfl rp1indici goccie. Snpa·aYvennAt'o dolol'i d1 teslu sub1Lo dopo fluita l' opcr11zi one, dolor1 che crehbPro b··n tosto con t.tra~ede vePmenza, ' JIIÌII.tl ;;i m anifesto pruJ'ilo al colln , for te nausea, abhallimenl o. c.:LMdi-
Rl \ 1~ l .\ DI TOSS1COLOGIA E KEDICI~.\ LEGALK
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m~nto pc:lrr mn, rliffiC'oltil ciel penc:iero c doliti pat•ola. Que;;Li fen•Hn eni durarono luLla la oolle con slrDot·di naria inq uictu.\ine: -;olhUJtn v"'I"!"O il mattino l'ammalAla prese ;;:onno. .-\1 giorno succe'-'savn ancorA malessere, unores!'iia alla "'erA lullo t•t•a scompat·so (n tre fJuarti d" ora era sta la instillale 0,01 di cocaina, una dose us<~at esagua; ma di questa una paccola 'IU~Jntlht eru pe· nelrata pet· le vie lagriinali nel naso e ueUa faringe. Da •pte~to ratto !"autore conchiude che truan ùo s'mslilla la cocama nel <18CCO congiunttvale di piccoli r·agazzi si ùtbba U"'arc la cautela di comprimet·e, uell'alto dell'instillazione. i punti las.rramali.
atoerohe ohlmloo-leg&lllntorno &ll'&vvelenamento acuto per &loool, del rloll. LoCATELLt (R ioista T'eneta di Scinue Mediche, ottobre 1885). ~elln Sperimenlnle del dicembre Jl<R!l il dott. Monlalli lratlò clelle • Ricerche cl.imico leqali intorno all'avvelenamento ru:ulo per alcool •. l! dolL. Locatelll ha rinnovato conf:i mili I'<Ludi ~pCirimen!.alt. l que!'lili !'>Ono i seguenti : t• Trcwalo morto un mdividuo ed ig norAndosene la causa prima di morte, pu n iJ perito a·,er mezzo di dimostrare !-'e l'alcool poté essere la causa della morte? ~ Quanto tempo dopo la morte r- possibile aver e traccia dell'alcool e..o;.sendo riJaasto il cadavere a putrefarsi all"aria aperta ? Quanto tempo dopo la morle é pof:sibile avere traccia dell'alcool C"'~endo rimasto il catlaYert~ a pult·ernr =-i noll"urquaf ~· Quanto tempo dopo la morte e po;;sibile lrOq)re alcool ingerito uou· OrJ,!ani~mo essendo rima~ lo il rada w re a putrefarsi ollo terra ? Al primo quesito l'aulor«' risponde dicendo, che mentre si trova sempre !"alcool in animali morti pE'r alcooli<~mo acuto. non si può in moùo assoluto giudicare ~ l'alCllol "'ia ~lato il S<Olo fattore della morte. P erò è un g rantle dato da unir<.i ad altri eh~> «aprà investigare l'autorità inquircnte.
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RIVISTA DI TOSSICOLOGIA
Per dare un giudizio esatto occorrerebbe rinvenire nelle distillazioni, specialmente del l'egato, e degli allri organi addominali, nel cervell o e nel midollo s pinale, una quaulita con:-;iderevole di alcool, clte secondo Gt'el1ant deve essere nella proporzione ùi ·t stl 95 perché sia letale; ovvero di 6 gramm i per ogni chilogramnta di pe"o corpm·eo, scc.ondo Stanislao Danicllo. Al secondo quesito, pntref'azione all'aria, è risultato a ll'autore che l'alcool si trova Dno ad un periodo molto iuolLralo d i putrefazi om~ . Al CJlH~sito terzo, putrefazion!:l so tto l'acq pa, mentre non (JOtrebbe stabilire uu tempo preciso, l'autore ha lrovato l'alcool 23 giorni dopo la morte. Parimente a l quarto quesito uon assegna un tempo esaLto, poiché il rinve 11imento dell'alcool è legato al grado ùi putref'azione e questa alle condizioni del terreno, ma pero dai s uoi esperimenti l'autore é giunto a lr·ovarlo al 52• giorno. Come conseguenza di questi studi l'antor e dice che qnantlo si possa sospettare clte la morte s ia avven uta per· alcoolismo acuto, il medico legale non deve mai trascurar·e lu ricerca chimica dell'alc.ool.
Sulla tossicità o meno dei oompost1 di rame. - Dott. Du MOULIN. - (Journal tles Socfétés Scr:entf)ìques, W dicembt•e 1885) ~e l la tornata del 28 novHmbre PI'OSSilllO passato ueli'Accatlf'.mia Reale di Medicina del Belgio il d.otl. Du :VIoulin ha esposto i J'isultati delle sue ricet·che faUc nel laboratnr io dell'Un iversità d1 Gand, tendenti a cHmostJ•are comP. i preparati di t•ame, conlt'8 J'Ì<:Htlen ' e a quanto fu r·itenulo ~in qui, uon :;iano velenosi , a lm e no sino a c lte siano amministJ·uti a ùose conve!den le. L'autore a tl'et·ma d i avet· somminislt-a lo im punemente etl i11 una sola volla 4, ::,, 6 gr·ammi di sol f'a \o di rame a cani, i quali ebber o bensì dei eonali di vomito, rna uopo qua lche tìt'a si rirn i~ero i1 1 per-fetto sta to eli salute.
E l!EOJ CINA LEGALE
Le sue esperienze furono anche intraprese sull'acetato di rame (verde rame), di cui ne somministrò t f'l gramma ed J gramma ciascun giorno e per lo spazio di sei settimane sia a cnni sia a conigli senza verificare Alcun fenomeno tossico, Culla eccezione del vomito che poi scomparve dopo quattro o cinque gioeni. L'ossido ed il carbonalo di r ame furono pure sommininis~ruti a dosi pt•ogressive a conigli durante un intiero anno, senza che quelle sostanze si opponessero all'accrescimento corporale degli animali medP!"ìmi. Du Moulin estese le Sùe esperienze anche sull'uomo e prescri!.ISe a fanciulli affetli da ecze m~ impetiginoso 12 a 15 centigrammi per giot•oo di solfato rameico, ed ottenne in lutti la guarigione senza verificare nessun fenomeno di avvelenamento. L'autore aggiunge d'aver curato col. medicamento , delle oflolmie, degli ingorghi ghiandolari, dalle osteomielili scrof•>losc, senza constatare inconvenienti di sorta. Ultimamente prPscl'isse a ba:~binj affelti da croup laringeo dosi giornaliere di ·iO e :>0 centigrammi di rimedio, che faceva prendere epicralH!ilmenle per lo spazio di a lcuni g iorni, otlonendo la gua rigione del morbo senza verificare s intomi ·di avvelenameolo. Il ùoll. Du Moulin conchiude che i sali di rame amministrali a dosi convenevoli non sono punto to~sici. I risultati dell'autore sono stati confermati da Denefle, il quale coll'uso giornalie•·o e prolungato di solfato rameico per cmat'e nei bambini atrezioni di ver se, non ebbe mai a pentirsi della cura fatta.
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RIVI~TA DI TE~NILA ESER~/.HI M[m~O MIUTAR~
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Notizie sul servizio sanitario nella. guerra. Serbo-Bulgara.
Soccor8i mandati dall'Au8lria. Le clifellosc isliLUzioui sanil.arie e la di minuzione del necessario personale medico tra gli eset'c ili belligorunLi hanno pot•Lalo dei dnnni notevoli ne lle condizioni ~anilarie dei medes imi. Da am bedue le parti , cioò lanlo dalla Serbia c he dalla Bulgaria venivano richieste pressanti per rnedici e per ma· Ler·iole saniL&I'JO. A qne~l o appello r·ispo~oeo premurosamente governo e popolazio ne. Il governo au slro-utlgal'ic~> in dodici o re ave,·a gtà provveduto perchè i d ue eset"cilt l'icevessor o i suoi soccot"si . Il Ministe r o ad\mquo inviò qnRLtro mudici in Se rbia, a capo dei q uali s Lava il rn·or. MoseLig-Moorh()l'. L 'esempio M I govet'IIO fu il ~cgnale di t•tsveglio pet' allri l'allo ri che son òestinali a venit•c in aiuto del pèrsonate governativo. Così l'ordine tuuLonico ma ndo un a colonna san itaria in Seebia ed una iu Bnlgaria. Al la medesima furono dal mi· nis let·o, aggiunti 3ei tnt!ùici rnililari e sei sollufficiali della truppa di sanila. Le due eolonne erano foen i ll~ a dovizia di materiale pel' m edi~zione e di strumenti ed et·ano anche provvedute ciascnua di dieci s uo r e t'eligiose. La socicl~ della Croce Rossa mand0 egualmente una eolo nna sanilnt·ia pet' O!:!IIÌ esf'.ll'cilo, olia co lon l'!a dir•' lla a Sofia ve nne ro Rùùelli d ue merlici militari con venti r'f'ligiose infermie re . Ogni colonna aveva 30 coste conte nen ti m a te riale da rnedicaziou u, m edi r ina li, s pugne, uten::;ili d'ogni so l'La. E da deplol'at·si elle la società ùclla Croce Ros!"a uon ahb iA ancot'a effclluala, come f' ra sua inten1.ion e di fart' , la s p edizione dell'ospedale da campo pet' 200 feriti regalntole dall'ol'-
I IVIS'CA 01 TECNICA E SEOV IZI O MED ICO MILlTA IIK
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ditte l~ulonico. oppure quello sarebbe stato il più efficace soccorso, in quei paesi i quali possiedono pochis~imi O!>pilal.i. Quoll'ospedl:)le eia cam po è provveùuto d'ogni cosa necessaria siu in uten..ili, in strumenti, oggetti da medicazione e oggetti lell~wecci il Lutto disposto ed assellato in modo che l'ospedale è pronto in qual$iasi momento ad osserP inviato al rampo. Finnlroenteanche l'ordine dei cavalieri di M alla ba in pronto un treno sanitAI'io destinalo a viaggiare ll•a Belgrado e Nisch a tra<~porlai·e i feriLi dal campo agli ospedali di Belgrado. Il metlil'o capo dell'ordine doLl. Mundy, accompagnato dai m edici lleinrJCh o Griinner provvedera al se1·vizio sanitario del treno.
Belaslone sanitaria dell'armata del Cauoaao neUa guerra oontro la Turchia del 1877 - 78 . - S. P1elroburgo 1881. - R1assunto Jel .m edico generale di t· classe pror. ùoLl. RuTH. - (Deutselte militarlirztl. Zeitschrift. N. 4, 5, (), 7, 8 a 9 - Continuazione V. fascicolo del lu~l 10 1885). 4• PERIODO. - E:slale 1878. Qu c~> lo fu il tempo del rifacim ento delle forze. In luogo u~:i rislretli quartieri la lruppP'ebbero p(;'r dimor·a aereali e sani &ccampamenLi; il servizio fu allegger ilo per· l'arrl\'0 di nuove reclute. Lo morlalil.ù ru t7, 45 -;., mentre nel periodo precedente er·a stnla di 68,38 'f•. i. Topo!Jrnfla sanitaria dei paesi oecupali.. ~ella et~ lale le lrupp~ erano accttmpale; nello in,•e rno, c1uantlo non stavano nelle tende o nelle kibiLke, alber•gavnno nei villaggi e nelle case degli abitanti. Lo liuea occ.:upala dul· l'armala p1·mcipale si estendeva per 2~0 versLe. lllC;'alro della guerra cornp1·endevn i Sangiuccalr di Kn1·s, Erze1•um, Barazel, Tschaldyr e l.asislan. L'A1•menia pi'Opriamonle della bo li CllratterA di un paese montuoso inr.olto , senza strade, ro n repentini balzi di temperatura molto caldo nell't>slale e molto frt•rldo ncll'in~erno, dove non' mancano terre fertili , come fra Saganlung e Er zerum, ma ove è invece dappertutto g-ran manc.anza di legna. Nei J inlot•ni di Kars 6 1'8 tanto d irtìcil·~ acl aversi il foraggio che per nutrire i cavalli dalla cavalleria òovelLe esscr'o usalu la paglia dei pagliel'icci deg li o~pedt~li
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Ili VISTA DI TEC:qiCA
di !?Uerra. Gli abitJwli ~odono in generale buona ~alule, !"epidemie vi !'Ono scono~ciule. Il territorio di Rion, al conlrat•io dell'Armenia, ha una ve~eLazione quasi tropicale elle è molto propizia allo sviluppo delk malattie di malaria. il. L'alloggio dette truppe.
Le truppe nei campi er·ano riparate per lo più so ll0 le tenti P., se non erano abbivaccale, nell'in verno furono uSAte ~tttcho le kibitke e le r.ase dog li abitanti. Dopo la presa delle forlfzze lu!'che fut·ono occu pate le caserme. La maggior put·le delle r:ase nell' Annenia tut•r.a sono falle di ~ro!'\Sr~ pictt·e dei campi e solo rat·amenle di le~no, sono pet· m età affondate solto terra ed hnnno LP lli pialli. Il focolare nPile casA RI' I'V O !<Oio pt!r la cottura degli ~tlintenti e non pet· l'iscaldamenlo; 'llleStO e procurato dagli animali COnviventi nello S l1''3SO Rpnzio . Nalut•almente queste case nello inverno :::ono fredde, nmidP, ~> per l'aria corrolla mollo insa lubri, migliot'i sono nella estate. Nello inverno vi domina poco il tifo, quando se n~ Janno Alcuni casi è in mat·zo. Le trnppe dovellet•o divirlere queste ca~e con g li abitanti. Il m11ggiore affollamento fu nel distretto ùi Erzet•um, dove erano t•imAsli Lutti g li abitanti e g li auimnli. Anche gli Mpeclali fur·ono situati nelle stalle. 9. Baracche, campi, tende, capanne di terra e rimesse. La ~ostru zione delle bar·acche tl'ovava un ostacolo naturale nella mancan2a di bo~chi nell'Armenia , solo alcune pocho ne fnrono pot•lale 1wl ricovcJ'O dei malati. I c:unpi ful'o no Ol'dinali più che P.ru possibil e secondo le prf'scr·izioni r·egolnmentad ; talo t'a le condizioni della guen a obbliga t'ono ali n oecupt~z i one di luoglti molto d isaer.onci. Le tende lut'clH\ !Si dimosl!·apono rnigl iori delle Pusse, poichè esse ~ono doppie, di tela più fitta, conicl te e munite dt un sostegno so lido, onde sono più torti e offrono 111 venlo e alla pioggia maggiot·e re· i':c:tpnza. I d ue slt'Ali di tela strettamente ft·a loro uniti formaw' una parete ben solidn, speci almente quando è copet•ta .!alla neve Queste t<'nde si pos~ono anche r·iscDldAre l 'l'nrchi nP aumentavano la prnf'ondilà scavand.ole sotto terra. Nello inlerno !'=i poneva un braciere (Mangal) cLe talora et·a munito di un tu bo pel fumo; la leruperatUJ•a era in 'luesla rnaJtiel'tl tollerabile. Le abitazion i ar mene, secondo i mcdi<!i, si
g SERVIZIO MEDICO HlLITARE
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sarebbero dovute evitare; se si fo!ilsero avuti dei campi apprest.a li per lo inverno, la morlalilà sarebbe stata mollo minore. Anche la di!!posizione dei campi fu mollo difettosa. Il prof. Dobroslawin nella sua qualità di chirurgo consulente, si lamentò di trovare 22 uomini nelle tende dove dovevano slarue 10. L'aria viziata si faceva sentire m~no nells estate che in autunuo e ai tempi umidi. L'esercito accampò in generale sotto le tende, le truppe impiegale contro i montanari ripru·arono anche in capann e di fraschE\ cope1·te di erbe. D'inverno alloggiando le truppe nelle abilazioni arme!le fu, piu che era possibile. curala la pulizia e il rinnovamento òelraria. furono falli anche dei tentativi di disinfezione ma con poco profitto. LI mi!-{lior provvedimento fu sempre quello del (requente cambiar <li 1uogo. non fac.endo rimanere le truppe nel l'ilo stesso se non quanto esigevano le necessità. della &ruerra. l singoli reparti di truppa rimasero diverso tempo sul tea tro della guerra; cosi la divisioM grana tiet•i del Cau· caso vi rima sd 14 mesi, la pt•i ma divisione granatieri ollo mesi, su 26 che ùurò la guerra . lO. Condi: ioni sanitarie durante le opera; ioni della guerra. LP condizioni sanitarie dell'esercito del Caucaso già in pace er~;~no sto le, secondo ii luogo o il tempo; diverse, e non sempre le migliori. coei in g uerra peggiorarono ancora. TI profeseor Oobroslawin dipinge lo slalo dell'armala principale nel campo di Kuruk-Dara nell'estate ·1877 nel modo il più sfavorevole per 1a indicibile trascuranza di 0gni pulizia nel campo. l residui d'og ni specie e in particola r·e gli escrementi eran o spars i dapper tullo ed inquina vano l'aria, il suolo e l'acqua. Nulla si face'"a per rimedia re a tanto sconcio. Il caratter e temporaneo dei campi avrebbe nn qualche maniera potuto servire rl i scusa, ma anche nelle guarnigioni s tabili esisteva la stessa bruttura. Molto differente era il luogo dell'accampamento tli Mukthar pascià., tenuto per quattro mesi, e dove nulla si trovò di residui del campo né dl e!'crementi, come nei campi rus~i. Sul rnpporto del professore Dohr oslawin fu nominata una commissione mista di ufficiali medici e delegati della Croce rossa. che ebbe anche a disposizione del danaro, ma poco potè fat·e a cagione della poca importanza che si Java generalmente
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RlVJSTA Dl TECNICA
allo acc umulo d!:llle immonde:tzc. DA una parte la tnancanza di una speciale vigilanza sanitat·ta e le !imitale facoltà dci medici, dall'altra la nessuna coopet'o7 ione delle autor ità militari contr·ibuiJ·ono a questo s tato di cose. In H.nssìa s i è bPn lon ta ni dal comprende t'e le questioni igieniche, le rimoslrunzo t.lei medici incontravano o indilfer·enza o un deciM t•ifiulo. I med ici delle truppe, pcl lot·o·pit.:col numero c molto lavor o po · Levano dedicar e poco tempo ai pr ovvedimenti igien ici. A 4ueslo doveva pensat·e la direzione medica del campo, a cui apparteneva solo l'ispettore medico del campo e il suo sogt·etario. La g t·a n massa dì lavoro in questo ufficio, a cui più la r·di fu · rono aggiunti allt·i Lt·c medici e un farmacis ta non permetteva una diretta coopet·azion!l. I medici di cot·po d'at·malo e di armata non aveva uo alcu na au tonomia né il per•sonnle necessario. l medici di rli visione cessavano da ogni officio di r·cUi,·l> presso la divisione c di ventavano medici capi dello spedalc da campo, di guisa che nulla intporl.flva loro Ji co noscere le condi:tiuni san ilar·ie del la luro divis ione. Sullo scorcio drl1877 fu istituita una con1missione speciale di t'isonamento sollo il mediro ispellor·c R emmer·L con un co mila lo di persone au lot'cvoli, la cui oper·u nella epidem ia del tifo fu di un g r·iwde aiuto. Una g t•an mancanw pel' l'ulirnen· tazione e p et• J'agsislenza sanitaria fu quaklte volla quella dell'acq ua, che in alcuni luoghi per aveela si dovevano fal'e 15 e fino 18 vcr·sle. L a colonna del geueru le HeymaJill dovette abbanùonar·c una posiz10ne per n1ancanza di acqua; tal' 'olla i pozzi erano l".tuli inlet't'(lli. l\la in generale sul lèalro dGlla guer-ra n011 rnat1~Ò la buona acqua. 11. l L vellooa{J liamcrtto delfesercito. Il vello,·agliamento delle truppe fu spesso difettoso per qualità e quanmù. La cogione principale er·a la mancanza di collura nel paese, il so ldo (2il kop. pct· uorno) avrebbe potuto in altri IUO!!hi procurare una buona alimentazione . Oltre a ciò le calli ve str·ade o l'occullamenlo dello derrate per opera degli abila11li a urnenlRva no le diffìcollù . La razionr, g iornaliera eli ca r ne fu prima l / 2 li bbt•a (17!) g r.), qu indi 1 l i bbre~ o più tnrdi fu por la la pt!r lutto il tempo della gucr·rn a l J ~; }Jet•ù g li ùn imoli era no cosi ~trapazzali elle la cnr·ne valeva
"E SEIWLZ!O MEDICO M!Ll'rAl\E
poco, in particolare mancava dì grasso. Uno dei princip~li difetti della alimentazione fu la distribuzione di quella spec1e di pane arrostilo delLo Suchari, che spesso er a b ruciato e si sface~va in bricciole. Nell'agosto 1877 ne furono date 2libbre a testa, ma ques ta quantità ru ridoLla a 1 libbra e 3ft. quando fu aumentala la razione della car ne. Il soprassoldo di 1/2 kop. pe1· g io1•no fu portato a 1 i/t. kop., computando 3ft. di kop. pel the e lo zucchero e •1-2 kop. per la minestra. Anche il pane eea (hreuo~o e spesso conteneva t1·oppa acqua. l\lancando affa tto la verclu1·a si facevano mines tre di gr ano sat•aceno, ma erano ruolloriisguslose. Le minesll'e spesso non potevano essere colte per mancanza di combustibile. Il pane e i suchari, intrisi con acqua e m escolati con semi cotli di g t·ano sat·aceno si r iducevano m focacce. Strana disposizione fu quella ùi lasciar compl'are alle lt·uppe gli alimOTlti anzichè provvedernele, come accadde all'assediodi .Erzerum. Il male era che non poteva aversi la larina, ma solo il grano, o per la siccità dei Lot·r•enli i mulini non potevano agire. In tali circostanze ai solùati non r imanc.wa ullro che scambiare con gli abitanli il loro soldo pel pane di rna1'> (locoasciH). N ei cornbaltimenli s ulle allu re del De webo ynn, al 1_~)0 Peggimenlo E lisabeLLopoli mancarono q _asi completamente i vivel'i dal 23 al 27 otlob••e. V~rso la fine della camjJagna alcuni corpi di tr~tppa ebbero oltre la came fresca, t ,'' t fino a 3f4 di libbra di carne salata per ogni uomo. In alcuni luoghi fu dato il biscotto, ma in generale era pre fel'ilo 11 pane. Durante le mAl'Ce e le operazioni di g uert•a fu ùislribuito il Lhe. In inverno fu da to Lulli i g i01·ni; i i3 fino a 1 libbra, ed 1 fino e a libbr e di zucchero p~r tOO uom~n i. Il vino fu dalo per· ordine del comandante generale, dappl'ima rluebicclùeri almese a testa, più tardi quattro e in tempo del tifo J!iù f1•equentemente . L'acquavite fu distt·ibuiLa solo ol LenqJo freddo. U vino e il Lhe spiegat·ono una influenza mol lo benefica. Quando il vettovagliamento è di f'licile, le con«et·ve ha uno una gt'!lnde importanza; avrebbero convenuto mc<tlio di una libbra e m ezza di ctHliva car-n0, nm non furono q~asi punto usate; quelle e8isten li, fur ouo consumaLe nella estate '1X77, quando in generale i viveri non difettavano. Il goulascll. J i
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1\IVJSTA DI 'fECN ICA E SS!IVIZW ~rEOlCO Mli.IT ARE
una fabbrio.:a di M osca ea·a coltivo, la ma~gior parte di :!~fi-l ~calolelle, fu trovata in sta lo d1 scoruJJOSizione. l n miglloa·e slalo et·ano le consel've IJBI' minoslra. J.n salciccia eli piselli prussiana, avevtt in conl'l·onlo 1 ~eguenll vantag~a : 1• La !:'SIciccia prussiana dt p1selli si conset•va meKiio; -J.•Ja russa liti uisogn o Ji d ue ore di coUul'a, il doppio dt>llll p1'U!:!sia11a; a• li-1 prossiauu cJ1e si puo racilmenle col coltdlo cliv1dere in felle, s1 distr ibuisce meglio u l-Ì consel'va nello ta.scl 10 !JiÙ pulilu. Il bisco tto che ru usato di provenienza n!>Let'a, crs lutto bollino di ~uet·ra. Il biscollo t•o:;.:;o t>ra poco buono p orcbé c•onLimeva Ll'oppa acqua. Qut'llo LUI'(;U er<:~ l'alLo in pAl'le di fi'UIIlenlo nu~scolaLo co n mAi~, uu poco di se~ala ~una piccola quHIILilit ùi buon oho. Qth'SlO bt~cutto Ìll/.Uppava racilmenle. luddl)\'6 1111 pe1..zo di bi~collo l'usso dopo un'inLII.'!I'A notte di irnmerl'<inne nuii'U(;•rua appena si poteva rotiP.re. l suchari che forniva 1'111lcndonza e•·ano peg-g1or1 di quelli che la truppa !-Il procuraYO. da sò. Dall'uso dei bucha l'i det·ivò una speciale ùiu rrea la cui con>-eguenzu era uu estremo intlebolim~nlo dul curpo . .\ncbe 1 dt•nli ::;oiTa•l\auu rw•· lr.> durezza del s ucbul't c
dul biscotto. f tra sporti ueJI'in lflrtÙE'IIZ8 CJU8!-!i mai Ul'I'IV8V8110 in lempu. Difettavano ovu1H1ue gli alimenl1. 1 vesLilt, 1 forag~t. D ove 11011 erano ~ll'tlde cort•eggwutli erano nsali Lt·ain i con besLk• dtl >-u ma ello poluv~uo seguit'•: le l1·uppc d~Jppurlullo, 111a abbiso/-!118\'aiiO di lllolti uomini c C<l\8111 12. 1-elititi, IJaflaf!lio. l veslill e gli allt'i og~-tcLli di at'l'edauwnto, col servizio faticoso, pt·••><lo audat•ono 111 l'oviott, J181'licolal'meol.e i pantaloni
c ~li sliVtdi . .Nel dicernbt·u 18i7, ad ognJ uo m o dcll'esel'CJto iu campagna fUI'OIIO dali u11 pctio di panlalcmi nuovi o un péio dt stivali, che p ~ a·ò ai corp1 più lontani 11011 polerouo arri vart: che nel rcbbt·aio Jxi l:l. Il poso dt:lùagaglio c mollo g l'ave, puC'li~:olat·menle lo zaino, ello dappertutto fu gellalo via; comi! Mffatto mulilc era con:,iÙl'JSla la ::.ciabola. L'inCOIIIJJielo SVIluppo or ganico doJ soltlut.o 1:1 21 urmo r ichiedeva una dimilluziune del ca•·icu. (Continua).
===-=
RIVJSTA D'IGIENE Oauaa dell'a~oe••o e,p atlco 1n rela-zione apeol&lmente ai cllml o&ldl. per il generale m edico MoonE.- (The Lancei ottobre> 18 à). Questo disti n Lo uffici(lla gener a le medico, dell'esercito di S. M. britannica, alla sua competenza nf'lla medecioa universale oe aggiunge una speciale nelle malattie tropicali, che giuslameota gli viene dalla sua lunga pratica in India Ciò lo conduce a confutare !alone osservazioni, in proposito, delI'Harle~·. pure ammirandone il lavor o sul fegato. Questi riconosca quale causa pl'incipale delle malattie epaliche nell~' rudie la ghlolloneria, la i!llPmperanza é l'uso sovercbio di cihi nutritivi<' di bava11de forti, argomentando in conseguenza esser e impossibile .,clw LuLLi gli idro- carbonati introdoLti nel circolo veugano usati, il che, accoppiato colla maniera inalLiva di vita seguita dalla maggiorama degli luglesi quivi residenti, pr oduce le inj'ermiùi epatiche dell'India e special tnente l'ascesso cl el fegato. L'Barley è condotto a ques1a conclusione principalmPnt~ dal faLLo c e i nativi dr' cl imi caldi, il cui modo di viver e è affatto diverso da quello degli Europei, non sono in maniera alcuna più facili agli asco.-=si epatici di quello che occorre tl qualunque jndjviduo abitante nella Gran Breltagna:. Ora il Moor e, in p1·imo luogo, nega inLieramenta che le abitudini degli Europei nelle Indie siano quali veugono presentate dal dottor Ha l'le~· . La g hioLtom'ria, la intèmperanza, l'abituale ecCt'Sso di cihi nutr·i tivi e di bevande forli, l'iuattiva maniera di vivere, scrive il Moore, non sono caratteristiche degli Ang lo-Indiani più clH~ degli stessi individui in patria. Dura nte l' uJLimo quarto eli secolo nelle abitudini di viver e degli Anglo-Indiani ha avuto luogo un cambiamento piu p rofondo di quanto non s i è mai avverato
934
IUVJSTA
nelle costumanze della vita in patria, e gli Anglo-Indiani, in regola geuerale, sono alieni dagli eccessi nel mangiare, nel here, nel dormire. Che anzi le masse vivono con estrema moderazione e si danno moltissimo agli esercizi i fìsici. [] .;)1oorc si guarda dal sostenenechc~ nei lamentati difetti di vita non cada alcuno dei nuovi arriva ti specialmente s e giovan i, i I'(Uali, no11 solamente in India ma ovunque, agiseOJ IO <:olla imprudenza car·atterislica della gioventù c della saluLe, ciò, ehe, però, è per intiero dilferenLe dagli ecceE'si dall'Harley iudicali. Niunn v'ha, il quale n<~gJ1i o discuta la influeuza delet er-ia sul fegato delle bevande spil'itose e dci cibi er~cessivamente carbonati: Macnamara dirnosirò da lungo tempo c;he il genere di vita dei soldati,· specialmente ne' primi tem pi della g uarnigi011e, conduceva al fegato grasso ed all'ascesso epatico. Per altro non è per ciò che l'ascesso epatieo debba ascriversi intieramonte, e neppure nel piu alto gr ado, a s ilfutte cause. Irnperocchè tra i soldati, i cl.ti abiti di vi La e di occupazior1e SOJJO gli stessi tanto nelle Indie dell'est come in qLtelle dell'ovest, i soldati dell'est danno una proporzione di sofferenze epalie~e in gravi formo quattro volte maggiore. Non dissiro ili sono i rapporti delle s tazioni sem i-tropicali, ad es. tahue del rnediterraueo, i quali non dimostrano ascessi del fegato in propor·zione colla montanza termica del clir11a. La più grand<' prevalenza nell'est sull'ovest delle Indie, ambedue climi eccessivamente tropicali, delle male Ltie epaliclle, · e SJ>C(:ie dell'ascesso, non è stata mai socldisfaccnterueu te spiegata per condurre il Parkes ad argui re ehP" l'orsl', dopo tutto, v'ha scar:::a con nessione immediata tra il calore e gli ascessi del fegato "• facendo incl inare alcun i all.'idea che taluue peculial'i in fluenze cl imaticho debbono esistere, tornando altr·i alla opinione della malaria universale di Moloeh. Ma il Moore ered<~ <'he le infìammazioni c gl i asc~>ssi del fegato orc)inariamente altr•o non siauo elle lo immediato risultameuto dellt• vicende atmosferiche, in nessun luogo così potentemente sentite.• come in lnclia, ove s ull e coste lt\ (fUOLidiane brezze m.arinr seguono ad un'atmosfera cocente, umida, stagnantP, cagionando g iornalmente una subitanea e eom;ider·evole tliscosa di tem pe ratu r·a; ove in ogni parte, <lurun to qua:;;i l'intiel'o anno, la Lem-
..
n'tGlE~E
..
peratura della notte, o, meglio, la temperatura del primo malLino è tanto più bassa di quella del giorno; ove le stagioni sono talmente diverse che non vi si parli ordinariamente di allt'O che di tempo crudo e di tempo freddo; ove durante il caldo anche gli abiti più leggieri riescono fastidiosi, mentre nel freddo, in molte parti del paese, sono accettabili i più ~pessi vestiti europei; ove la superficie cutanea, specialmente degli Europe~ i' ,·esa straordi nariamente suscellibile agli abbassamenti di temperatura dalla sovraeccitazione e dolla consegueolè debilit.à cutanea prodotta dal calore; ove E uropei etl indigeni, che nè mangiano, né bevono di soYcrchio, si espongono abitualmente colla più grande n oncuranza, dopo un esercizio spasmodico, a quella fertile sorgente di tante malattie, ,. specialmente di quelle epatiche, che è l'abbassamento imJll'Ovvis:o di temperatura, spinti a questo. imprudenza da un temporaneo refrigerio ed esponendosi cosi giornalment(• a nuovi pet'icoli colla confidenza in un'impu11ilà troppo spesso eli breve durata. Il refrigeramento induce nei temperamenti robusti, come primo a ttacco, una conrliziooe congestiva od infiammatoria, e negli anemici probabilmen te l'embòlismo epati~o, risulta.ndone l'ascesso. In secondo luogo,il .M oore cOI Jtrasla l'asserzionedeli'Harlcy, secondo la quale i nativi sono meno racili alle malaLlie epatiche che gli individut r esidenti nella Grande Bretta.gna. Una visila a qualunque dei grandi ospedali por gli indigeni nelle Indio convirtcerebbe il do H .Harley del contr ario, comecliù qui vi sempr e siano in cura degii asce~si epatici. Raffrontando le statistiche dei varii ospedal i s i constala che in qualche anno il contingente degli a~ce:;si epatici è maggiore tra gli incligeui. F . Dott. S. BuU'allattamento artlfloiale fatto nel baliatico esposti di Bologna. - Dott. G. Bt':RTJ. - (Bo lietlirto delle scienu medie/te. uovembre 18 5).
Il Berli ha esperimentalo !a nutJ·i;::ione artificiale dei neoche quello di vacca. Il risultato è sto.Lo sfavorevole; esso diclliara <:he l'al-
llAli nell'estate del 188.1- tanto col !alle d'asino
'236
RIVISTA
n' ((}l ESE
lattamento del tutto ·ar ~il"ic i a l e é un ca ~ tivo provvedimento, massime negli ospizi. L' autor·e è convinto ch e tale allattamento porti danni ora immediati ora a l ung<:~ scadenza; anche nelle fam igl ie dei privati si augura che i medici, le levatrici e le madri, si convincano èhe l'allatta mento a mano é dannoso e pericoloso nella prima infanzia.
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA Relazione medioo-sta.tistioa. sulle c ondizi oni sanitarie del R . Esercito nell'anno 1882. - Comitato di sanità milital'e. - Ufficio s ta tistica. - Dire ttore colonnello medico ispettor·e do tt. comm. G. PEcco. Brevissimo cenno riassuntivo. 'f• CATEGORIA (tru ppa).
a) Inf"ermerie di corpo: Entra ~i 84468; passati alli spedali H769; curativi ad esile• 69699 (f)= 368 per mille della f'orza . Giot·na te di trattamento 61tZ101 (media individuale= 9). I venerei curativi furono 7719; le febbri di malaria 731 2; gli scabbiosi 233; i kggieri tr'aurnatisrni 6i03; i g t·amtlosi 572; altre malattie 47160. b) Ospedali mii.Uari (colle inl'et·merie di pr esidio e specia li): Rimasti al :H dicembr e 1881: 2900; e n ~rali 7:32:30; LraslocalJ (ad ospedali civili e manicomi 1f)2 (2); inviati in Licenza di l conva lescenza o riroeroati 8594; useili guariti 63:H8; morti 11();~ , rimasti al 31 dicembr e 1882: 300:3.
(i) nal vim·nal'- Mililtwc U{ficiale, parte 2•, sareubero i ndicati come r imast.i al 31 dicembre i SSI , 1323 individ ui, ed al 3i dicembre ·1882. (il) l traslocati ai man icomii furono 35. Non t': poi tenu l.o < ;onto speciale di !l&t. che fecero passaggio dall'uno all'alt ro stabilimento spe(kl liero militare.
237
RIVISTA 01 STATiSTICA MEDICA
Giornale ùi permanenza 167350:2 ( 22 in media per individuo). I l movimento tolale degli spedali comprende pure: Usciti Deceduti Rimasti
Rimasti Entrati urn ciali lnscr illi d i leva. Non miltlari . T otale
31 287
546 462() 6503
3230
8~V08
12
15
24
6457
61
272
8356'1
'1239
:-3338
538
3!}
4602
t) Ammessi nei depositi di conoalescenza, prooenienti (1): Dal Da altri Oa Dirett. progrio S(Wlali spedali dai Totale spe alo milllari ch·ili corpi
DPp. di Moncalieri.
'13
560 675
17 77
ivoli. " didi TBitetto. , di s. Polo
144
))
178
2
))
961
»
1 ot.ale.
2518
96
• di Monteolivelo ~
672 770
82 18 34
178
»
35 15
976
'13
184
2811
))
215
d) Ospedah cioili: Rimasti HO; e ntra!i 14977 (i9 per 1000 della forza); lraslocslt ad ospedali militari 30. M o t•li 362; usciti (guari li, in liceuza o riformati) 14581 . Rimasero 444. Giornale 307842 (media 21 per· individuo). Degli entrati 691 erano venerei.
(l ) l tmslooatl dagli ospedali ai ()ropri deposi ti di convalescenza compul311 C>
(con•e quello di essi depositi) nel movimento d'ospedale.
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2!18
RIVISTA
(') Ammalati delle dioerse armi:
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mornate l rll mnlattJ<• 1
AmnKd;l ti
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Granaliet·i. t<'anl•}ria di lin ea Hersaglieri Alpini Co mpaf!nie d i sanità. Distretti. CavallerJa . Scuola di cnva lleJ·ia Depositi s talloni. Artiglieria da cam pagna . da montag na. • dH fortezza " compagnie ope1·ai Genio Co t•abiui eri reali. Legione allievi carabi uieri Corpo invalid i e veterani C'1mpag ni c di disciplina e ~lahilimenli penali Balta glion i d'i:;LJ'uzionPIs liluti militari
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Giornate m edie individuali di degenza per 1000 della for·za: all'ospedale 29. all'm fermeria 9. Totale 3R. f) Me1lie diverse:
La m ed ia delle entrale r oppo rlo a 1000 clelia fo t•za fu di 8;,1:1
l l
DI
STATISTICA ~!EO!CA
.23H
alranno (6!!,42 m!'nsilmente); la più elevata spella ai me~:-i di febbraio e mat'ZO (86) la meno elevata al4• trimestre (:1:3,66). Le entità morbose più salienti curate negli spedali milita t'i (collo infermerie rli presiòio e speciali) ris ultar ono: Afrezioni degli organi •·espiratori . . . 10104 Tubercolosi polmonare . 185 Affezioni malariche 6514Morbil lo . ::.H89 Scal'lallina 40 (i:W Risipola . 1519 Ileo·tifo. . 9 Dermotifo. '147 Scorbuto . 4382 ottalmie . 12350(1) Malattie venereo In rapporto alle divisioni militari lerritot·ia.li lo s tato sanitario (entt·ali) risullerebbe, in r iscontro a 1000 della forza: raggiunsero, all'incirca, la media generale (833) Brescia e P er ugia; la m edia piu elevata fu data dalla divisione di Ca · tanzaro (9 7) e quindi da quelle di Chieti, Napoli, Roma
(969, 957, oa1); la più bassa da quella di Sal ern ~ (714) e quindi :\filano, Ales~andria, Ancona, Hari (7::! 1, 722, 74il, 741). Messina diede
però la massima delle g iornale d'ospedale rapporto a quelle di pt'esenza (3S, ra ppOI'to a tOOO d'asseg no), poi Bologna (3[)). Napoli (33), Roma (32); la min ima s petter ebbe a Piacenza (20), Milano (23), Alessandt'ia. e Genova (2-\.) ..... La m edia generale essendo di 29. Gli s pedali di Torino, Roma e Napoli ebbero la più e le vata forza media giornaliera dei degenti (399, 302, 296). g) Infermerie speciali delle scuole e collegi: Pet' una for za m edi a di 1837, gli enll'a ti usceset·o a 2614,
quindi H23 pet' 1000 della forza (Accadem ia Gi5, S cuola mililare 7R1, Collegio di Napoli 2973, di Firenze 2532, di Milano ·t98f>). h (l) Aggiuntiv.l i 7719 curati neUt' inrcrmc rio, ed i 691 negli ospt'dali civili ~~ a un totale (h 20760 = HO IlOr iOOO della rorza: la massima (:!15 per 1000) ru
!4ta dai b!ltl,1glioni d'istruzione.
RI\'J STA
Kon !'li ebber o che lr e rooel i ( l collegio tlt ~ila no, 2 alla s<;uola mililtll'e). h) l eces.~i: K t>~li sped ali mililnr i (colle infe rme t•i.- di pre-
"idio e ~ p Pciat:) . . .
11 U:j :lli2
~ef:(li ~pedali ch·tli ::\Pile infer rue1·ie tli I'Or po Fuori d~i luog-hi di cut•a
1G 39 ~ T otale
li morbillo cnusò 222 morti (1,11 p~ t· 1000 dello. fot•zo\; L' ileo-tifo :if\9 (:2 ,05 per l OOll rlell a fOJ>za); L 'i nfe zio u e malar icu <iù (0,2:$ per ltlOIJ ,,ella fo r·za); LA tubel'co l n~ i polmonol'e. ecc. 194 ('1,02 p ~r '1000 ilt!llA
l'ot•zu); Ltt m cnin ;:(ite li~ (0,:11) p<.! r I!JOO tit>lla forr.a); LA m enin j.iiLe cer c!Jro-t<pina lc '17 (0,09 pc~ •· 1000 della for za); L e a m•zioni degli orgAni 1'6$pìrator i 47:J 12,50 pet·1000 <Iella
forza); L l' offezio11i Cl'lt'dio· vasall :30 (0,16 per 1000 dnlla f'o r w );
L~ a tfc•zion i addomi nali 11 2 (0,;)9 pt- t' 1000 di'Ila rona); Le nflèzwnt cl t>~li o t·gttni Ul'O·poiPlici 2-i (0,1:1 per Hl<'O clellti !'u r·zs);
Le s ll'~ztuni tlelle n..,sa lH (0,10 per 1000 .!ella fu t'Za). 'i cbhe l morlo per ernUl , :W pe r a n ne !!amcnt.o IICCi dt>nlall•, :l6 p OI' l1·aumi, 1:2 pe1· ser·,·izi o cii sicurezza, 5 in t·i<;sa, !IO $Uicidi (0,1-7 per 1001 della l'or za). l ùeredu li furono 125 ~ol l urticial i, 128capo n•li, 1682 solda ti. L11 morl ulil à m assima pt•opot·zionale occot·sc n e lle t.livtsìuni di Bolo~na (13,0:1 per 11100 della rorza ), Brt>s<'ia (12,2U) •' Chiet i ( 12, ili); l t~ m inim a di PiA•~f'nzA (7,79). Perugia (7,>\9) ,. P~ d ova (8,tH)..... r.s m ed ia e::;!<P nclo '10,21.
La mor lalité 108'-'sima (l'appor to alla fona) si ebbe in fe!Jhruio (t ,1-72) n marzn (L!O!i): la mjnima in gflttnaio (O,tì2::l) c.l iu tuLlo i l :J• quatlt•imesb·e (dn 0,694- a O,ti!W) .... lA\ me.tio uunuu e~~t- n tlo 10,2 1 la proporzionale mensile av1·ebbe dovuto esset·e 0,~<5. M o t•irort o iu lict-!rti'.a di convalescenza 20U indiv ìdlti ('19 in
OT STATISTICA ~lED l CA
241
seguito di sofferto ileo-tifo, 21 di L11bercolo,;i, 33 di bronchite, ~11< di polmonite, 15 di malattie pleuriche). Morirono ù0po dicbiru-ati in11bili al servizio e mc.nlre allcndevaoo d'esse re riformati 8; nolli spmlali essendo già riforroàti ;38 (quasi tutti per tubflrco losi cd affezion i broncopolmonali). 1 decessi tra gli ufflciali fu•·ono 85 ..... 6,97 per 100(1 della forza (~2Ul3) . ') R(formaii: F urono 2912 (72 solluffìciali , 1S<R <'aporali). Le rnaJallie elle r;l;easiQnàr ooo il maggior nume•·n di ri for'illt' f ur·ono: l'lnfe~ ione malarica (119), la scrofola (112), lu tubercolosi (l i'~), il ma•·asmo ala :rracilità ( 156), le psiropaliè (78), l'epilessia ,:-)8), le rnalatLie bronco-polmonali (689), il to•·aee d i ~'elloso 11 dcflciente (G9) 1 i vi1.i ca1·dio-vasali (168), l e ~·rnie (4~ 1 ), le malalliP d111le ossa (J07), le malatlie rlell'or ttnno Mlln vi:;ta (1-"4), Pd amputali (17). P er le varie armi la massima proporzionale olia forza si ebbe nt>i di~tretli (38,0f.) e nelle co mpagJtio •li sanità ( l ~,lii-); lt~ m inima negli alpini (iJ,20) e rH~ i carabinteri (7,04-). Gli inscr itti rirorm.ati in rassegna >:peciale fur·ouo 2402; t •lichiarati rivedibiJ i UJ!:J. Gl'inviati in licenza furono 72H8 (~17fl (lOn lunga lice nza di con valesc•·ma; 51191 in breve lirenz.tl, Joi quali 1823 dogli ospedali). Gli inviaU in lunga Licenza (dietro rassegna) lo furono i più per lnrezione roà.larica (193), mo.nifestazioui scrofolose ( LOJ), idroemia (345), malattie bronco- polmoual i t760), malattie oculari (28H). Gli indi vidui in licenza per r as:;eg-na ftLrono propor.ZJonat.amente massimi nei distratti (2:3,:2:! p. l 000 della forza) nella scuola normale ùi cavalleeia (19,69); lUÌnimo tra gli alpini (4,67) e carabinieri (2,84). k) Vaecinaa:ioni e oaiuolo: Vaccinati 109952 (già vaiuolo ti 2576, g ià vaccinati 101-802), con linl'a anima le 82063 (4.-1-529 con esito), con liufa umanizzata 27889 (10635 con esito). Gli esiti complessivi per 1000 va . . r ccmau ur ooo 502: la precisa m età, q uù::;i. l6
RIVISTA
Alcuni vaccinalori adottarono il melodo delle semplici scalfiture epidermiche con tma spilla e con esi ti buonissimi. Tra vaiuolo e varicella si ebbero (ospedale mWta.I'e) 110 e11Lrati (30 in febbraio, if> in marzo, 11 in aprile, 1:3 in maggio. In olLobre. nessuno). l\ egli "Pedali civili s'ebber o 11 vaiuolo!'i, e 5 nei militari ricoverati negli spedali per altra malattia. Totale: 126 - Morti nessuno. l) r:nre termo-minerali, irlropiniche. marine: Entr;~.Li
Ufficiali ed impiegali
Truppa
227
3()()
Acqui Casciana . Ischia Salsomaggiore Recoaro Bagni marini
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Totale Il' CATEGORIA -
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104i
(lruppa).
l) Contingente di 2' categoria, chiamato tcmporariamenLe (i2 giorni) solto le armi: Forza media 191·:36; e11Lr·a li negli ospedali 1227; nell'infermerie 22-iB; passaggi :.!:>3; totale curali 3222. Morti t i-; riformati 302; giornale di cura 285!H (p. 1000 di presenza 20). 2)Contingeulellellaclasse 18.'56(fanleria), chiamalo (30giorni) alle armi: ,. . Forza media 24:{40; entl'ati negli ospedali i073; nell'inff:ll'merie HR; pasO<aggi 74. Totale cural.i l H7. :\! orti 3; riformati 273; giornale di cura 8570 (p. 1000 di presenza 12). 3) Coutingenle del le class i 185'~ e t8;J5 (cavalleria) ch iamalo (30 giomi) alle armi: Forza media 45;!2; enl!·ati neg li ospedali lf>O; nell'infermerie 112; pas>Jaggi U. Totale cura li 253.
D[ STATJSTICA MEDICA
Morti l; rit'ormali 40; giornate di cura 17i7 (p. 1000 di pre!"enza t3). . . .. 4) Milizia territoriale, chiamata (1.5 g10rru) .alle Forza media 11095; entrali negli ospedah 33; nell mfermerie 31; passaggi 1. Totale curati 63. Morti 1; rifor mati 86; giornate di cura 322 {p. 1000 de)la
arm::
B.
forza 2).
VARIETÀ
Un nuovo ottometrf).
so non m' ingMno, sarebbe il meglio adatto alle diverse, speciali e no:1lre m1lilari esigenze. Veramente nulla vi è nuovo; ma t"lunisce tutte le essenziali proprietà che distiuguono i meRho noli e vreg1ali. È aperto (MOYNE) per poter mutat·e se vuolsi le tabellìne otlolipichtl obbJetlive e per ada tlat·e all'oculat·e qualsiasi lente correttioa (onde riscontrare, nel Cttso di arnekopie, l'indicazione dala ùall'ollomelro usato alla maniera ordinaria), ossivero modijlcatwa negativa, (volendo scansare la necessità di l'iCOI'I·ere alfa 8ll'Opinazione {GIRAUD-TEULON) Onde neulralizza!'e l'iufluenza dell'accomodazione. minot•anle {ipermelropia) od aggravante (miopia) le parvE:nze <!.ello s tato emetropico (1). La piastr ella oculare é munita alla faccia obbieltiva (inlernn) di un adatto sostegno per applicarvi le lenti della serie dE:lla eusseLla oculistica, alli scopi so vt·a accennali: essendo spessa (t) SI dBtermlna r o p nell'esame ordinario o ad ametropia, so del caso, corrPlla: d;~ll"escursìone si deduce Il valore dell'accomodazione e la sì neutmlizza coll' opportunn !onte neg~tìva.... La vista sara allora solo pos.~lbìle distinta al sno ~'Boll o punto remoto.
VAllJE'Ù
t 3mna J ~ le nti ve ngo no cosi collocate nol piano co rris pondente allo lung hezza focale dell'occhio e::;ami nalo (GIRAUOT Et;LON ). Un sollil~ 'disco metallico, a fessu ra slenopcica, perme tte usare le hm ti s ferich e anch e pelle de te rminazioni nel caso d'aslif!'ma tis mo (PLr::IIN). Realizza l'utilissimo pr incipio ùel BAOAL: il fuoco posterior e della lenle cade a i 3mm dall'occ hio esamina to, quindi il fuOC(J an te t'iore di questo ed il fu oco posle t•ior e della le nte, sono coincidenti, do nde immagini costanti alle dive 1•se di-
s ta nze. La lente ha 71mm di lunghezza focale (\VARLOMONT· LOISF.Ae), è eo~ i di facile ta~l io (giucchfl calcola to l'indice di rif1·a zione del cr'O'Nn , ùci rca la le nte antica di 2" ·;~)cd è ca pace di spus tnmenli diollrici tj bbasla nza ampi e regola ri, r[llelli pt·ccisame nte d<dl'o ltalmoscoptometr o, cioè di 5mua per diollt•iu ('i l X 71 : 1000:.... 5) ~Sous) . È muni ta, da l Ialo oculare , ùi un sottile diaframma limi tante, metallico, an nerilo (PARENT) che l'iduce la s upe rlìcie cit'colare ~dile della lente nd un diamf' tt·o di soli tr>rnm: menomansi cosi !SOwmamenle gli el'fe tli dell'a beiTa mcnto di sl'ericit.a.
Descri:;ione delt'istrumertio. Un I'Cgolo metallico spe,~o pochi millimetr i (::l- 4), la 1·go 4-'i centime tri, lun go al meno 2~1 C(>nlimell·i, (l d una e~ L1·emità, la ocui8 1'0, ptesenla la pias l l'ella ocu ltH'~', circolare o t•v.llnngo!al·e, al ta ci1·ca 5 ccnt.imelr i c la1·ga allre llan to, che si eleva per pendicolat·menle al piano del t·cgolo e che p resenUl il fot·o <li tl'llgUtjl'rlo uel m ezzo, circollu•e del diametr o lli 15mm . Alla sottile pias tl'ella, dn l lalo dell'osset·valore è a pplica to u11 anello di l ~!!rlO d u1·o , scavolo svasalo cosi .ia o fl'l•ire dal loto della !liaslrella un'aperlu1·a circola re puro del diametr o di J5mm e d11 l Jat o dell'ossE:I'VfiLOI'e un'a pm·Lu1·a più ampia, del dia me tro di ::!;>rnn1, e.on un o l'lo s musso, to ndeg gianle. La pia~ tr··- lla dal Ialo obbie ttivo , p t·•'~enla un s~ro ieerchi o me tallico sotti le fog giato a fp'ondai a, di 4 centimetri di diameli'O, ac~cull·ato coll'a per tura di lragua1·do, t! ella quale, a lla distanza eli l ~m m ,0,
VARIETÀ
245
contorna la periferia inferior e: ser·ve per applicare le .tenti .all'oculare. L'anello e la piastrella hanno nel senso dell asse dell'istrumento lo spessore complessivo cii ·13mm . La lente, del diametro di circa ·~ cen timetri, è montata in un cercbiello metallico, munito, dal 1ato ocu1are, del sottile dial'ra mma limitante; per un pernio a vite si può i nnestan~ sull'asse della faccia super iorè dell'egolo a 7tmm precisi dalla faccia interna della pia-,trella oculare, ed a giusta altezza sicchè il suo centro di superficie corrisponda al centr o dell'apertura di tr aguardo. . Un carrettino metallico, mobile, può scor rere dalla lente lì no all'estremità obbiettivo del regolo, comecchè munito di una vite esterna (un pernio con capoccia al l'esterno e n rocchetto <1entato all'interno, che ingrana nella scalettina millimetrica tracciata, ossivero applicata, alla faccia inferiore lungo l'asse del regolo): il carr ettino porta verticalmente una co1•niciiH1 metallica a grondaja, a scorridoja, ove si insinua la labe!lina obbiettiva . All'estremità obbiettiva il regolo presenta un. r ialzo, un piccolo scalino, per limitare la corsa del canellino. Alla faccia infeeiore di esso regolo, tra l'oculare e la lente e pitl che possibile vicino a questa, vi ha un r ialzo anulare che nella superficie interna é scavato a viLe, e nel quale si può appunto avvitare la coloncina di sostegno, la quale essendo tubulare, a telescopio, permette di elevare ed abbassare lo stt·umento secondo j ! bisogno. Essa colonciJJa si innesta pm•e a vite inferiormente in un alll·o rialzo anulare fissato al coperchio della casseltlna di legno che serve d'astuccio all'ottometro e cb e cosi ne può costituire il piedestallo qtjando Io si morlla. La graduazione, come fu detto, è di 5mm per diottria: lo zero (emergenza pa1•allela - Emetropica) è a 71mm dalla lenlc(verso l'estremità obbleltiva.), e possono, vet·so In lente, segnar si cosi 12 diottrie miopiche, e, verso l'estremi tà obbietLiva, hen 18 e più dio l~trie ipermetr opicne (emer genza divergen te ne11• caso, convergente nel 2•): la scala diottrica è tracciata in millimetri, con ma.r cata distinzione dei mezzi centimetr i, lungo l'asse della faccia superiore del regolo.
V.-\1\IETÀ
Gli otlotipi della tt~bellina obbieltiva sono r idotti, foLOAraficarnoule, dalla scala murale militare (dti usarsi a 5m) per la distanza normal e di 71mm (1). BAROFP"IO.
Una. nuova. ma.la.ttta. osservata. nel Bra.sile .- Do t t L un. (Journal des Suc ieles Sciertl(flques, 21 ollobr e 1885).
Il
L utz ba osservato nella provincia di S. Pa u lo, una malnllia sinora sconosciuta caratterizulla dai siulomi seguenti : vomiti e diarrea, tosse, soveule corizza e congiuntivite CJ'Ilarrale; poscia edema deUa pelle accompagnala tal volta da a scite; in· fine una dermati te sui geneds sotto forma di eritema esordiente in generale nelle pat'li dee li vi rer in vaJere a poco a poco il r esto del corpo. Questo e ritema si pre~enla solto forma di macchie di vat•ia dimensione, cbe non s cou1poiono collA com· pressione; assumono le rnedesirn1~ una Liula violaeetJ scut'a o bruna od a nche nm·a. In LO cas i su 23 l'eritema rece difetto. L'evoluzione della malaLlia è febbrile ; tal volla r affezione lascia c quale postumo • un'anemia grave. La S ùa du rata talora é Ji parecchi mesi; esordisce in gen erale con fenomeni di gastr·o-enteri te o ùi larin go-lwonchilcj l'edema e !"ascite non si moslt·ano che in capo a parecchie sellimane. Sopra 23 casi 10 morirono di consunzione e 6 g uarirono. È ignota la sorte dei casi rimRsli. (il Scala militare.
CaraLturiJ num ero :! ' / ,
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\'A.IIlEtÀ
11 mor bo coglie esclusivom611le i fanciulli. Secondo l'auto re la ma lattia ha un'origine ohmentare ed avrebbe g rande anulot.da colla peli agra.
Orttloa della wanla morale dal punto 41 vt•ta della me· dlolna mUltare. - K n6cBER. - (Kritik der moral insantl!J com militèirar:.tlichen Standpunk(). - (Deuische m ilitàriir:~tl. 1882. Fascicolo a•). 1 ric;ullalt di questo Lralt&lo s i t•iussumono come segue. t• Un com pie so di sintomi chiamalo insania morale deve t·iconoscersì dal giudice quale a ffeU.anle mor bosamenlo il run· zionamenlo dello spirito allor11 solo che sia dimostrala la er~ dita od un dif'tlllo inlelleltuale. 2• Qualunque individuo nfJ.. l't!Uo da trobectllil.à morale è comunemente pericoloso 3• Egli, IJCr quanto è possibile, non deve es~ere avvialo r.é in pr illtune n«~ al manicomio, sabbene ad tlll istituto di salul~. ~· Il pu.nlo di vis ta giud aziario miliLuro e civile uon si di rTet•en~iono ri~uorJCI a qnesta malattia. F. S.
RIVI TA BIBLIOGRAFICA
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Epidemia 4l oolera oooone 1n It&Ua.. Togliamo dall'egregio pubbhcazione della Jil'ezion~ generale della s tatis tica del RP.gno: Ri.Qultatt: sommari clelt'in,.ltiesta intorno alle condizioni iyienico-sanilarie dei comuni, tl!'lratta ùalla Relazione sul colera in Italia negli onni IR84·85, pubblicata dal Ministero dPII'inler·oo, i ~eguenti dali: Invitati i comuni ad in~lical'e in ttuali anni fosse a vvenuta un'invasione di colera e quale ros~e il numet·o di villinw ùi Ctascuna epidemia, risposero quasi lulli al pr imo quesi to, ma mancavano dì dali surn(·ienti per !'IOtldisl'ar c al secondo. Ad uccezione di alcun P g t·anòi città, nelle quali !\a tenne nolo,
2\.8
RIVI STA
fino Jal p rimo appar·ir B della rnola ltia , del nume r o dt casi e delle rno t•li avven u te, erli r ice!'c h e pan:i uli fatte per al c;un e r·egioui, non si ba nno dali co m pleti, fuor ché p P t' le epido rnie d e l 1865- G(i e 67 -68 e per q ue ll e ùe l 1R84 e de l 188:>; n f' II P quali occa s io ni il gov o1·no o r clinò inc hiesti-l ~peci a l i . Du qu cs lo J;i,.,ullò elle n e l 1R65 s i re g is ll'a r·u no iu luLLc l t· pr o vinr;ic ci•e a llor a fa cevano p11rle d e l regno d 'Italia, 12f!13 m orti ùt co it' ra; nel 18GG, 19Ci29; nel 1861, l2701:>R; nel 1968, 107; u c l 11'!Hl, 1 t299: n t> l i 88t1, 345!!. Dal 183il al 188() (51\ a nn i) I'ILalia f'u visi ta~ 'lì vol le dal c o ler a . .. Le epidernie più est~se furono rtu e lle d el 18>--5, 1866- l8 :3G-t854.
Due ci 1•condaC'i (Do m odossola in pr·ovin c ia · di ~ov1u'a, Or vie to in pl'!lVÌIICi A eli Pt~r u gia) t•im oser·o fì n o r~:~ r·omplelamenlP immuni Jal col et·a in lulte le e pidemie. :\ell'aullo 18tH i militar i colpili d11 cole1·a fu1·ono .n~. <.:un J!'J8 m o1·Li, j.3.6i p. 100. Durél n le l'epidetu ia di Palermo ( 1855) fut·ono c ol p ili dal c ole ra UO m il ita r i, con :20 rn o rti, ~2,22 p 100.
Se si tien conto eire la m o r lalilà civile , t·appodo ai colpili sempre l'isull6 s uperiM o alla mr1dia del 50 p. 100, par·t·cbbe d overs en e lll'gui,·e c h e (pe r· quantunque ll tlCf•l' u e fot·so pe r h>!n a llt•o te mpo, la cur u p iù razi o nale non p oss a es5ért~ c he la ><io tom:: lica): luLta via la pl'Onle zzn dei sussidi cu l'alivi, abbia V('r a efll c:acia :<ui t'i:sult.a li. È fo gi(•() t.iò a tnlll l!llere; p et••i 1'1l kll~-'ndo alfe c o nd iziotll :>pecialì d~:d soldato, Ji età, di J·olali va huo n u costituzi one t:l r obus tezzA, r·imant-1 triste il d u bbio, dto! S<Jlo J c i dali Slèt ll!"lÌCÌ t'salti G mi nu ti !lOl!'cbber(J dt ~S i pH t'e, c!J e l'at·tc <Juasi impotente s ia contro il tru ce maf()re ... È però inn ega b ile po le r s i , con o ppor tu ni! t:UI'I:l dei feu o m c ui p!'ecu r·snri, lf/l.ando oenvono i n atto e lasr::in.n tempo <t .far e, l1mita r t> i 1:a s i de llo ~ viluppo ve r o e proprio del male; come co lla alluazio o e di es atti e sicu ri co1npe nsi ig ieni ci, è c e rto che si t·ìr~sce a lirnitor11e la diffu s io ne. B.
BIBI.IOGRAFICA
Un naovo e•trattore d t oorpl estranei ela.ttot d&ll& ve · •oloa. - P el clolt G uEt.f'O voN Sow.teR, medico di t • classe nellà RegiA Marina. -
Napoli 188!1, Nicola Iovena, libraio
eoilore. La neces~il& ùt rimediare ad un gt•ave inconveniente, ad uno di queg;h mconvenienlt che, muiJo(t'aùo l'abililà e la circo~pezione nell'operat'e, cr eano tal volla impr ovvisamente dei sc!'ii imbarAZZI al c hirut·~o, !':uggerl Al doLL von Sommeruna inge~nosa erl utilissima invenzione. r::~eguita elle e~ li ebbe u11a urett·o lomia inlet•na, osservò con ~vrpresa, nel 1·ilirare l'urto!Lt•olomo, che la candeletl& condullrtco si l!ra sl8ccala clall'istrumenlo c:•l ct·a pe netr•ata in ve~<cic.l. Mlse Loslo in azione Lulli gli lol"'l•·altori di cui potè di<>p(~t·re, ma invano; nè cr·cdè prudente adoperare troppo rrp.. tul&menle gli eslrtollo•·i a pinza, poiche co11 questi oon ~~ è •nai cer ti tli 1we1' af1'erroLo 11 soL~i l o C/J rpo esl1'1~neo, e si ri~chia Ili stringére o lacerare la mucosa. Cominciò qu indi a ra,.se!!tlarsi allo iJea della cistolomia, ma frà~tanlo non se lll' '<telle ìnopet'O"O, e fat'ecostruire l'is lt·umenlo col quale poi !'llggiunse agevC'Ihnen t~ l'intento già lunle volle rallilo. Esso è '<omigJjanLi::;simo alla sonda di Bc ll<lr.; P. un caletm·e ·metollico, a !:'ezi<'ne oval~. afllche vi po~sa scorrere nell'interno unn mo11a. !.'eslretno lìbe t'O ùol catetere è chiuso da un d1sco, e que!'llo ha 1111 fot·o, pel qun l o passa a sLt-orinltJ stretto un· nsla rneLallicn, che ha un estremo, l'esterno, terminato Acl ane llo, o l'allro saiJalt' con la molla. Alla esll·cmit.à vt!scicnlc 'IellA molla è fissalo un uncino, con due scanalature lalet·ali af· flnrh6 la candeleLLa o altt·o corpo e las tico vi si po5sa bene u.JutlRI'e L'asta è g-t•aduRla di 2 iu 2 ulillimelt'i e porta tlll segno il qu1111! indica che l'uncino è •·ienll'atn nel catetert• . .\ fJue·to poi, pt·esso il st•O .estr umo posteriore, si innestA ad angolo acuto un tubo a r ubinetto per pote1• ini e ttare del ltquido in vescica. Ecco o ra come si maneggia questo c~> Lt·ottore. I nlt•odollo chr é n guisa Iii un catetere comune, s1 fa uscire l'urina dHII" vekcico, nella quale poi s'inietta lanlA BCCJUa quanta ne or::-
250
1UV1STA
corre perchè· si distenda ed acquisti una curva corrispondente a quella della molla, ciò che si ottiene con una pera elasttca dì volume adeguato. Si 0hiude allora il t•ubinetlo e si spinge l'asta in modo che la molla s ì svolga tulla, dopo di che si ritira l'asta molto adagio e, al primo ostacolo, si vede sulla scala millimetrica a qual puuto sia giunto l'uncino: se esso è arrivato all'estremo ul'elt•ale del catetere, vttol dit•e ::.be non s i è afferralo nulla e bisogna ricominciare da capo, svolgendo di nuovo tu molla e rotando l'isLt·umento da un lato. Si ripeterà poi ancora, ove occorra, la s tessa prova, rotando l'istt•umento in modo da f'ar COrt'ispondere la molla a tutti i 1·aggi tletla vescica, fino che arl'iverà un momento in cui l'asta non potra ritirarsi tutta, e si avrà così la certezza tli aver preso, piegato in due, il corpo estt·aneo. L'estrazione della candeletta r·iusci egevole all'autore dopo il secondo svolgimento della molla, ed è Ja rilenet•e che il nuovo estratlor·e sarà adoperato semprci con successo quando si dovranno estrarre dalla vescica candclette, minuf!"e e ancl1c catetel'i molto elao;:tici ed alquanto ,;o Ltili. Ria:>surncrò ora le buone qualila del desceillo apparecchio servendomi delle parole !::.lesse dell'inventMe: 1. " Esso è di facilissima applicazione e perfettamente innocuo, e perciò in nessun modo può ledel'e la vescica; :2. « Appena che l' uncino ha pesealo il cor po estraneo, pe1' so~tìle che questo possa essere, si ha la cel'lezza asso· Iuta di aver·lo afferralo; 3. << È impossibile che il corpo estraneo, una volla preso, sfugga, o che si abbiano a r-ipetere delle manovre inct•escevoli al m ed ico ed all'in fermo ». T. Considerazioni antropologiche, mediche e demografiche sulla. validità. del soldato e la durata. del servizio militare. - Dott. LAGNEAU.
Nella seduta dell'accademia di medicina di Pm·igi del 5 gennaio scor·so, il dott. Lagneau ha fatta una comunica7.Ìùrle col titolo s uddetto. Il Lagneau vi.ene alle seguenti conclusioni: • Dal momento che la febbre tifoidea e la tubercolos i so110 più
BlBLIOGI}'AFlCA
25 1
• frequenti nelle gv.a ,•nigioni urbane cbe nei campi rurali, e n ecessario S(ISLituire sempre più largameole i campi di • istJ·uziOJ)e a lle caser md delle grandi cillà, così morbigcne • per i giovani immigrantivi. • Giaccbè da dopo i veutidue, ventiLI'é anni, gli uomini am• mogliati pre!:'enlano una morlalilé di circa il terzo minore • di quella dei celibat.ari, e che, in con seguenza della nostra • debole natalità legittima, l'aumento della nostra popola• zione è notevolmente tenue, conviene ritenere il meno pos• sibile i giovani all'esercito, onde permettere loro di pro n· • tamente amrooglitu·si , . La prima Lesi non può egsere a.;cetlota come una verita dimostrata: nello scorso estate un campo si dovette sciogliet·e pei numerosi e gravi casi appunto di febbri tifoidi. Bisognerà ancora allendel'e che l'esperienza dimostri quale é, dopo una pt•olt·atla dur akt, l'influenza dei campi permanenti. Bisognerà pu1·e esperimenlalmente vedere se colla diminuzione tl'una l'orma morbosa non coincides::;e l'aumento e la gravezza di altt·e. La storia dei campi permanenti non è t'alla .... ma quel che se ne sa non è a s ufficienza proLnnte igienicamente in loro fa vore, iu cooft•onlo, dell'accasermamento in locali igienicamenle commendevoli. Anche la seconda lesi avrebbe bisogno di esset·e confOJ'laLa da larghi dali sta tistici. La mortalità militare considerala, pella tubercolosi alme no di certo, come un tributo anticipalo, deve pur avere una e notevol-3 influent.a s ui risullali comparativi. B.
u
M&nual d'Byglène mllltaire. - V1RY, mediC<J maggiore ùi 1• classe alla scuola speciale mililat•e di Sainl- Cy1'. - '1886, edita da Delahaye e Lecrosnier. È diviso in due parli: la prima tratta del reclutamento, dell'abitazione, dell'alimeuta~ione, clell'ubbigliamenLo, della nettezza corporale, delle esercitazioni, dei passatempi e delle abitudini. Due speciali capitoli <sono ùP.slinali alla profilassi delle principali malattie dei militaJ'i ed all' igiene del campo di battaglia. La sec011da par·te compend ia delle indicazioni
25t
IIIVJST.-\
molto pratiche sui pr1m1 !"OCCOI·:>i ad appre:>lare ai malal1 t-.1 ai re rili in allesa delrarrivo del medico. Il libro è dell.alo non solo pei medici, ma sì ben anco pe!!li u fficiali, che devono !"OI'vegliat•e l'applicazione dei l' t'golamenli risguaJ•danli l'ig iene; e ben a 1·agione l' illustre Lll''•er an nel farne cenno, espl'ime il voto c lte g li allievi tlèlla scuola, tra i qual i lr·ovans i molli fu ~uri coloHnelli e genor·a li e ben anco qualcJ1e minis lt·o 'della g uert'a in er·bA, ubbionn a rico rdar!'i piLt lardi ùell'egrt-gio co1·so d'i~iene di Saint-Cyt· e conservino prezioso il manuale cl'igiene del Viry.
H. Spedali di va1uolosi. -
TfltP J::S.
In un recente rapporto su questo argomento, il doll. Tt•ipe:> t••fet•isce akune inlel'essa n ~i osscrvnzioni dal punto di visltì della d isseminazione del vaiuolo, e del pet•icolo e t.INniiO degli o;;peda li d i vaiuolosi pella popolazione circostante. Egli ha rile vntc le cift•e dei cosi occo r·s i nelle Ire zone concete:clw allo speèale, la primA estesa J a ctueslo a mezzo miglio, la seconda tlal limi te della pr·ima u mezzo miglio più in là, la let·za sila aol oltre un miglio. Nel188 1-82 la prima zona (con 1750 case) d!eJ e 126 casi pel' mille abitanti: la seconda (-W2t> c:~~;;e) neon -ne diede che 95; la terza (22000 case) 31 soltanto . B. Nel 1883-81 la pl'OpOr7.ione fu di 108-92-22. Cenni sulle cause prlnolpall del deperimento flsloo dell'umana razza, dal punto di vista dell'igiene, pe l dottot•e BONITO G. L., capitano medico della milizia mobile. È un opuscoletlo nel quale e r ipr odotto l'articolo dal !3onito tletlato pella Ga;;elta popolare ([ igiene. Vi lrnlla del matrimonio, della \'enere solilaria, ddla sifilide, dell'alcoolismo, dell'influenza dell'a ria confinala e corrolla, d(•tla netl('zza, della nulr'iziooe, ecc. Naturalmente lo scopo dell'arlic.n ln ne spiC'gA il C81'Altei'EI elementarE' . il r apido cenno di <IUes tioni importanl.iss imr, t:'cr . B.
BlBl.lO GRAFl CA
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Indirizzo &lla diagnosi ed &lla oura del casi di peuetra zloue di oorpl enraueluelle vie reaplratorie, pel dollor cav. G RAZZI VITTORIO, libero docente d'otologia e lar ingologia nel R. Istituto di s tudi superior i e di perfezionamento di Firenze. ~: pu 1·o un o pus~oletto che riproduce l'articolo dall'autor e pubblicato nella Collezione italiana eli letture sulla medicina, edita dAl Vallar·di. 11 Cir azzi, trae l'ar g')men to dell'importante su o st.udio da un cAso pralico elle illustr·a, colla storia della questione e rifer endo i più impor tan ti falli analoghi r egistrati nei medici anna li. Descrive la pinzetta, dal prof. Cot•radi immaginala, per l't>slrazione di quel cor po straniero (una moneta da 2 centesimi). l n una par ola è una compiu ta monografia che sarà Iella con pt•ofì tlo, massime perclaè r iassume le più raccomonrlovoli e pratiche m assime pella cura. 13 .
Il ùit•ellore della 7' direzione al ministero d~l la g uerr A f1•ancese (1) ha invia w a tulti i dtretLot·i del servizio di sanità un u circol&ceJ in vitandoli ad invia t·e all'ospedale di Valde-Gt·&ce i mili~ ri mors icati da animali a rrabbjati. Saranno colà lraltaLi dal PasteUI'. Questa misura dev'esse re appli(l) L:~ 7' direzione al minis tero (direzione del sen•izio di sanitil) c reti~ <l;tT t• medico ispottcm (C. Didiot) ed ha le seguenti attribuzioni: t• Porsonale, organia azione, ispezione. Stato ci vile e militare degli nrficial t fl cl corpo di sanitil dell'esercito attivo, di ri~crva o territoriale. Untclali •lt•f co rpo rll saniti in non a lli:vil.<i. Rar po rli colle clirezioni d'ar tiglit ria ·~ elci servizi nmm inistçativi, per rruanto concerne il m ~teria le, la ripar tizione delle lru llPC del treno militare, degli ufflcinli d'ammi uhtrazione l) · degli infermieri distaccati pel servizio di sanita. Scuola di mediciua e eli farmacia militare. PPrsonalo, istruzione, ammini>lrazionl.', reclutamentO ed amminislrazione rlel.(li allievi. ~· Ospedali militari. Son ·egliama sui materiali degli ospedali ed ambulan7.c, ed approvvigionamenti di r iserva. CentralizzaziOni' (li tutti gli alTari sottopo>ti al Comitato constlltivo di sanita. Statbtica ntcdica. Pubblicazione degli A>"rMt•i di llltditillll mi!Um·e. Istruzione tecnica. Costituzione e ripartizione del mate-rlnlo tecnico pel tempo di lJaco c (11 guerra. Rcgo larizzazione delle cauzioni. Acccttazion() di doni e legati. l ni~iazio ne od esonorazione. Creazione e sopprrssionn degli ospedali tissi c tamporuri , dci (lopositi di convalescenza ccc. Jstruzlonc generalo del servizio di sanità.
Ili !H VISTA
cola egualmente nei casi dubbi rome quando s'abbia una pr·esunzione perfettamente stabilita. Non è dello se dovra nno Lullaviu a ttuars i i mezzi profi falli c i immediati fino ad Ol!f!i r eputati commendevoli; ma certamente l o saranno. A ri ogni modo l e teor·ie d·~l Pa;;te ut' fur ono cosi vA lidamente sanzionate dAlla prn lica, per· pr·escrivet'>l il suo tr·attame nl~1 curalico ai militar. ? Faccia m() voti che !"ia cosi! ( l) . B.
L' 8 ottobre 1885 fu inau ~ ur·a lo a Ginevra uu mouumen to a Oo viel, l'illustre oculi"lo c ht> r" f JWimo ifler• l' operazione della cula ra lla per estrazione. Ent nato a La Bart·e nel J6!JG e mo rl a Ginevr·a nel 1762.
H
Della necessità. d' essere riservati e prudenti nell'uso della cooai.n a. Le vil'lù u1cclicantenlose e le pt'eziosìssime nnes lE: t.ic he de l lH coeaina hanno suscitato un legillimo o; rtLusi asuro per• 8!'SG ri medio. Giovo per ò uolar~ c he g ià si hanM ratti inconfutabi l i e numerosi c!H~ ne condannet·ebber o l 'uso l<t t'go ed im prudente. Il Galezo wsld osservalor o accuratissimo ha notato ul Cong r esso rlcll' apl'dC L ;l, l'azio ne neuro-paralilica de lla cocainu e le sue non ùesitle revol i cr)n f: eguenze, infi l Lr·azione difl'nsa e conseculivu opacilò coenea li. Di avvelenam enti, e non lrascut·abili. <:om;egueuze di!lle instilhnioni Lerapeu liche neli'occh lo, fecero celinO la Sur.mpa medica eli V ienna, il Giornale delle conoscenze mediche 1li Lilla (Dujan liu), il Fo{l lio m.en.sile clintco (ll ense1 il Kuapp, il Centrrtlblatt oculislico (Bellarminosl), il Bun ge, il Gior·nale medico uriiannico (Ne llleshi]', Graef~, IIardy, Br'O\YII el ecc. Deu a l'l.t1-tioue rlunque puù •hr si almeno, clte la f!u eslion e (]elle dosi 11011 è r isofla, e c he sarà SHtoprc bene ten~1·s i alle minime. Ciò non toglie che i l ft•eddo, •'eL~re, l'acido cat·boO!CO e la cocai na siauo gli anestetici locali più efficaci e sicur i .
B. !l) ~~l ~883 si ebbero u Parigi 20 ca~i di morte per idrofobia; :\ ~oli nel 1884; ij nel 1883; u
noi 4882; i7 nel 1881; 5 ne l 1880. Il rilasciamento neH'Ossen·aoza
dello' prescrizioni municipali spiega l' .. umeuto dell'ultim o nnno.
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III DLIOGRAFICA
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..;. ,)i)
Del vetri ooloratl nell'igiene oculare. Dal verde ~iamo passati al bl(,!u, all'azzut·to, fino al giallo, poi ai velt•i affumicali, oggidi (Fio uzal) è consig liata la miscela del giallo, bleu e nero fumo. Tali ''eLr•i neull·alizzetebbero i raggi rossi estr e mi, i bleu-cianici cd i violelti; allenuerebbero i gialli e gialli verrla~lri, e•l avrebbero l'inestimabile vantaggio di imb•eli ire l'abbagliamento senza diminuire la chiai'Bzza e ~enza altc t·are note volt nnnte il colore de~li oggelli. B.
Le malattie del labirinto-Lezione, p~l pt•of. V. GR;.zz•.(EstraLI.& dal Giornale lnterna:zionale delle Scten:e M ediche).
i!: come Lulti i ùivet'SI laYOt'i di e tologia pubblicati dall'aulore, una compi uLa monogt·afla, clie rappreseuta.lo stato dt•lla scienza dell'oggi pe•· ri ).(uatdo ull'intcressanle o r·gomenlo e le piu raccomanùevoli 1·isorse pella cu1·a. U Desortzione di un nuovo sistema dt costruzione delle oa.mere salubri, appllcate apeolalmente alle case dei poveri. - Due parole come prima appendice al siste ma coslruzior:e dei muri vuoti, pel dott. Luw1 VENTURI. prol'essore degli elementi clcllc fabbriche e matet·iali da costruzione n ella H. Univeesilà di Hologua . - 1885. <11
Prorani a similisluùi no n poRs•arno eRprimet·e una opi nio ne
sulla parte tecnica di e~<~i lavol·i; siamo però lieti di consl&lare c he là ovc al l~cn1co a.t·gomeulo si allacciano questioni igieniche, queste vi souo trattate con ~iustezza di vedute, ed indi1·izzate ad un risullnlo pratico, consono ui piu 1·ecenti dettali della sctenza. B.
Du danger du volalnage dea ba.ssea·oours, dal punto di vista dell'eztologa della febbre tifoidea, pel doll. 0RY. È die tro osservazioni esaLLissi ma m unte l'aLLo che l'autor e praticamente dimo lr•a la influenza inf,..lliva notevole dei pollai pt·ossimi alle abitazioni , confur·tando cosi con delle prove le illazioni c ho teotelicarnente faci le era pur fat•e.
IUVl STA lllfltJ OG RAFTCA
Però n on inl!tile ~ uré mette r e in vis ta simili futli, ~ ul ri fles~o che nei nos tri l'pedal i per econo mic h e incoscie abitudini e per conrl i::c... ndenze ve1'amc nle condanncvoli, è quasi o vunque t o lle rata l'es~::;ten za d1 pollai, df'll' ul lo vamenLo de i piccioni, e quel c h e più non in veri pollai, non in colombni, ove alme n o polrebbe«i con qual c: h e !'orveg lianzA o tteue r P la voluta nettezza; ma !'\i invece in canLinP, in rnagazzeni ingombri di le~nami , oggetti fu o ri d'u!'O. ecc. ove appunto impossibile è e~sa n e lleu.H, -;i che s'accr·e!"rono P, ~rav e rn cnle i dan ni, dull'autore gi us lamenl~ indicati. B.
Avvelenamenti per conserve allmentarl. Il ùoll. Camus, 111 edico maf!g iore di 2• classo ha l'accolte a lc une osservaz io ni pr oprie (A re/tires de M t:decine e fdtar· macie mililu.ires), ed accen na a quelle già illustrale ùal B wllon, Duriez, Schunmond, Bé ralti!Hr-Fen.Jlld, Ad d insell, A l' rr o uld, u ttestanli la possibililà d i avvP.IPilOin c nti ed a n co g 1·avi, o di ac.cide nli cole r·ifo rmi o ti roidi pe1· l'a lte razi o ne delle conse1·ve ali mentari p t·llo plom11ioe (aJealoidi numerosi, variabilissimi, anco!'a m al no ti in r~ppoi'LO all (:j condi zioni d i sviluppo, gene rati da lle fermentazio ni organic he vegetali ed auimali). I faL li ri col'dal i si l'Ìt'e riscono a ll'us o di scatvle , di bottiglie aperte da qualche tem po. La buona qualitit della couserva nll'apet·Lura, P-gli dice a buon di 1·illo , non è una g arauzia !':Uflicie nlR pe 1· ass ic:urar·c i di potcrne us are una seconda volta a nche clopn bre vi o r e, in quanto pella es posi1.ione all'aria possono r apidiss imarne nte, anche tal fiala (pe1· l'elevata lcrnp eralura, il soffìare per l"isLente de1 ve n ti scir occali, ecc.) in qua lche ora, i ngen e l'ars i nrlln m igliol'i co u!:-Prve esst> fel'lncmtazioni e s v iluppar»i certe ploma in e dtnrno~ i ss irne, capac i di B. e ffetti toss1 c i di estr e mo l!l'avilà. !l Diret.tore
Dott. F EJ,ICE BAROFFIO. col. med. Il CollaboraLor·P r>'"'r · la ;..! ,• :vrnri 11a AI\DRE.\ T OI\ELLA :1/ediciJ (U t• classe.
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U Rcdat. t.or<' CLAUD IO SF OR ZA Capilano m edico.
Gerente.
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, DELLE
VARIE FORME DI :NIENIN GITE CURATE NELLOSPEDALK MILITARE DI PARMA DURANTE IL P QU ADRIMESTRE DEL 1884
ENR I CO FINZI CAPITANO MEDICO
COmuniC~Uìone fatta alla conrorcnza scientifica
tenuta nello spedale militare dì Parma, nei mesi di giugno e luglio 1885. (Conlimta;;. ved t fast. eU (ebln·aio, p. 129).
IX.
Nello esporre le considerazioni necessarie per avvalorare le diagnosi che ho formulaLo, e nell'enunciare i concetti generali che mi servirono di norma pel trattamento di cotei\te fo rme morbose, sembmm i opportuno, a scopo di ordine e di chiarezza, di suddividere in due gruppi i nove casi di cui ho tessuto In storia, riun endo nel primo gruppo i due ultimi cas i (Borghi e BandineUi) rappresentanti forme meningitiche secondarie ad altt·i processi morbosi; e nel secon do gruppo gli altri selle casi , i quali , con differenti gradazioni, dipendenti dalla rispettiva Iom gravezza, offerset"O il quadro cl inico caratteristico della meningile cerebro-spinale. Cominciando dal primo gruppo, non appat•it'1Lsnperfluo che io porga le ragioni clelia diagnosi formulata nel caso del Borghi ( cap. 7) siccome meningite lenta par;iç~-le secondaria, p1·obab,ilme·nte di nat1wa t1~be1·colosa. 17
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f)ELLl\ VARIE 1'01-lMF. rJT MENINGITE
Abituali a riconoscere con rel ~tliva facilità, siccome tubercolari , qaei casi di meningiLe cile si presentano clinicamente con tullo l'apparato fenomen ico tipico, e che, seguiti da mc,rte, ci otfrono ben presto al tavolo anatomico un facile mezzo di wntroll o (t\ ia diagnosi che ne Yenne faua in vita, non è senza. esitazione che si emette esi accoglie la diagnosi di men ingite parziale rl i natura tubercolare, spccìalmeute quando la forma è atipica, e la malaLLia, pel momento, venne fe licemen te superata. Certamente fu dopo ben matura considerazione cil e io pervenni a LJUE~~I.o concetto cliagnosl ico·, o :;pecialmenle dopo che nessun aIl ro mi :;e mbrò acconcio a. darmi l'i nlerprclaz ione fisio-patologica di gnel caso . .Mi chies i pri ma dì tullo: i sintomi ufTertì dal Borghi , uovevano essi rìfer ir::;i ad uua nogo~i delle meoìngi cerebrali~ Può questa. flogosi e:>:>ere parziale; e :-;e parz iale, quale ne potr;:l. essere stata la ca1.1 sa"trer ven uto po ia! :-;ospetlo che cotcsta. ll ogosi fosse di natura tubereo lare, clovP.II.i chiederm i, clopochè l'infermo fu guarilo, se il concE'lto eli una llogosi dì similt\ natura era conciliabile col felice risullato sortito da r1uel caso. Cile i sintomi offerti dal Borgh i dovessero riferirsi acl un processo Jlogistico delle meningi, mi appan'e ìnclub itato subi1o do po ~~ h e ebbi mes~ i iu rapporto le notizie raccolte ùall abocea stessa dell 'iutenno circa le $O fferenze cl1e precedettero immediatamente i! suo ingresso allo speda le, coi sintom i che em,~r sero dal p rimo esame al quale l' ho i'io Lioposto. Quand'aucl1e si ' olesse dnhìtare dell'esattezza con etti l'amma lalo aves:;e potnlo dar conto dei fatti che costi tuirono la fase iniziale del suo morbo, erano suffìcien t.i i sin tom; rilevati nei primi due gior ni di spedali Lit perafTermare la es istenza di una ir ritazionè. meningea cerebrale . Era la febbre, quanlnncp1e m(•derala, che ai sintomi di ipemlgesia e di pares i dava il carattere mening iLico, mcnu·e la mitezza eli questi sintomi additava una fo r·ma lenLa, e ci rc.oscrilla .
CURATE NELLO SPE DALE MILITARE Dl l' ARMA, ECC .
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I ntorno a\Ln poi>sibilità:cli nica di iperemie alti vè cir·coscri tte delle meningi, e tanto più di circoscritli focolai flogistici non -si può più diswtere: essa è ammessa come truella che è resa .allendibi4e non solo dai• falli cl inici, ma eziandio dalla consi-derazione che anche unà frazion e di territorio vascolare in un dalo organo può C@s li tuirsi sede di quelle alterazioni funzionali e materiali che sono il momento iniziale del la flogosi. Siccome poi una flogosi ci l'co seritta delle meningi per quanto possa essere di origine autoctona, è. and1e assai probabilmente secondaria a. qt1alche altro processo morboso, co;:;ì iu questo caso conveniva indngare seed aqualealtraa\Lerazione lameningite pm·ziale potesse essere subordinata . Nellè abitudini e nei precedenti morbosi dell' infermo non trovavasi traccia nè di alcoolismo, nè di sifili de: ma invec ~ .r ilevavasi come nel Yolgere di pochi ann i aYesse subito due ,p\em:iti, come l'aspetto suo ros~e eachellico, e come il depe·rimento in cu i versava non fosse in rapporto nè coll'appnrenle .mi lezza n.è colla breve durata del morbo: ecco ciò che giusti ficava il sospetto cb.e la irritazione meningea fosse sintomatica dì granulazioni tubercolari. l'otevano essere tubercoli ce·rebJ'ali situati nella zona psicomolrice corrispondente ai centri 'ffiOlor·i del braccio lJHreti{~O , tubercoli che, alla Joro volta , ;potevano aYel' prodotta la initazione meningea; come potevano anche essere tubercoli me n in gei che alla loro volla aves~e ro indotto una irritaz ione nella co1·teccia. cerebrale in corrispondenza della zona psico motrice snddella. 1a deposizione ci rcosr.rilla dci lubercoli miliari nell e me· nin.gi può essere un evento raro; ma non è questo un motivo -valido per negarla in quei casi in cui razionalmente, se non del tutto clinicamente, si è indolli ad amme!Lerla. HugLLenin, LraLLando della meningil e tubercolare, fa cenno :appunlo del fai.Loche i lubercoli , i qual inellemeningi sogliano
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DEr-LE VARIE FORME 01 MENINGlTE
sempre segu ire il tragitto dei vasi sanguigni, talora sono limitati al territorio di una sola arteria, e ne ci ta un caso veramente dimostrativo. TratLasi di nn giovane clte) preso da cefalea) vertigini e da delirio, alla One del secondo giornu fn collo da paresi del braccio sinistro, a wi in seguito si aggiunse paralisi del7° e dcl3°paio insieme; morto al 7° giorno, oJTerse all'autopsia essudato e suppurazione che penetrava nella fossa del Silvio del lato destro , mentre le sole piccole diramaz ioni dell 'arteria della fossa del Silvio destra, erano sede di tubercol i miliari . Si ohbiellerit che quei>to caso non calza al confronto e perchè più r.ornpli cato nell a estrinsecazione dell e par:1 lisi, e perchè seguito da morte: al che rispondo che, al momen to in cni la diagnosi venne formulaLa, era nncor lecito dub itare che la gua• rigione del mio infermofossedefiniti va, e ritenere che il caso del Borghi po tesse ben essere analogo ai casi non rari) di cui parla I'Huguenin, in cui iudiridui morti per meningi te tuhercolosa. talora all'autopsia presentano all a snperfìcic del cervello delle placche di tessuto connettivo contenenl i tnbercolt 1t~iha·r i caseifìcati di antica data. Forse ri tornando sugl i anteceilenti morbosi di colest.i inòividui si YeJTebJJe a cono;;cere che qualche tempo, fot·se anche qualche anno prima dell' ultima malatt.ia, l'infermo ebl.Je a soJrrire di una forma meningitica più o meno fugace e che le lesioni funz iona li presentate allora, erano in rapporto coll a sede delle placche rime· nule più tardi sul loro cadavere. Oel resto ritorna ndo al c~aso del Borghi, ~>og)! iun gerù cil e dopo l'esito feli ce e certamente inspernl.o clelia sua ma lotli a, e dopo le informazioni recentemente avute clte il 13oqd ti, spi· rato l'anno della licenza eli convalescenza concessagli , i~ r ientrato al suo rel{gìmenlo (dal 60• fanteria passò all'86° fanteria) in lodevol i condiz ion i dì salute non posso insistere sulla cer-
CURATE NELLO SPEDALE liiLI TAI\E DI PAIIMA, ECC.
2() l
tozza della mia diagnosi per ciò che riguarda la natura del morbo, imperocchè per quanto essa possa apparire rruionale non cessa dall'essere una diagnosi l'ondata sopra un calcolo di probabilità., e sopra la esclusione di quelle altre cause che come l'alcoolismo e la sifilide sono suscettibili di produrre una meningite lenta e parziale in età giovanile. Nelrallro caso di meningite secondaria che colpi il Bandi· nelli, la forma morbosa fu più t:hinra; ciononpert.anto la lentezza relativa con cui si manifestarono i sintomi patognomouici ùella meningite, in sul principio lasciò campo a qualclte in· certezza diagnostica. Il Bandinelli, infatti, colpito un anno prima da infezione malarica, era inviato allo spedale per febb ri periodiche recidive. Nei primi gio rn i non solo egl i si mantenne completamente apiretico, .ma non ebbe ad acCLlsare soiierenza alcuna. l\itenen-dosi perciò esauri to temporaneamente il periodo di rel' idivi tu delle sue febbri, non si trova va altra indicazione oltre quella di correggere la. sua discrasia-oligoemica. Dopo quattro giorni compariva oto1·rea destra copiosissima, cui seguiva febtwe elevata; ma la otorrea non perdur-ava cbe due giorni e p1·ima che si rendessero manifesti i sintomi c;aratteristici di diiTusione flogistica olle meningi, trascorreva un periodo durl\nle il quale era ancor lecito dubitare se la sindrome fenomenica era dovuta ad una perniciosa o ad una tifoidea, per quanto della prima non esistesse l'imponenza dei sintomi o tlella seconda mancasse l'andament.o carn.ttel"istico della febbre. Una imporl.anza ~pecial e, in vero, dovevasi nnnelterc all'ot·dìne crono logico dei sintomi, e non minor valore accor dat·si alla circostanza che la cefalea prevaleYa vi vissi ma ùal lato in cui la otite secretiYa era scomparsa: perchè questo doppio ordine di fatti poteva Lene far suspeLtat·e che vi fosse un nesso fra la otorrea e la forma morbosa che le tenne dietro.
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DELLE VARIE FORME Dl MENINGITE
Con tale preconcetto, d'a ltronde abbastanza raz iona le, sembrava quasi di as:;istcre al lento lavorìo col LJUale la flo gosi, auricolare per mezzo delle anastomosi venose andava diffondendosi verso l' interno del cmn io: ogni giorno sr segnalava nn indizio nuovo del camm ino che il morbo percorreva: ma ciò che ora dnbbio pcrchè appoggiato al solo criterio posiliro di quel dop pio ordine di faui, ed al criterio negativo romito dalla esclusione che necessariamente dove,'asi fare di qualsiasi altra diagnosi, divenne certezza tp1ando co l del irio, co lla miosi, colla rigiclit:t dei muscoli nuca li e eoll'o rt.olono sirivelò nel rnùdo più completo il qnadro cla:>sico della mcningite. Fu una men ingite cerebro-spinale :>ccondaria ad otite, e la caratterizzai anch e spinale perchè la estensione clell'orlolono pre::;entatn dall' infermo d<wa la misura clelln di!Tusione llogi stica all e meningi ~pi na l i.
x. Procedendo ora alla di samina dei sette cr~si tli meningite cerebro-sp in ale costituenti il secondo gruppo, mi trovo di fronte acl un argomento , che , per la med icina italiana, può di rsi di attuali tà . Sono seorsi circa due anni dacch<'! il nostro genera le medico comm. 'lanayra ha pubblicalo intorno all a meningìte cerebrospina le uno studio storico-crit.i.. o nei fJUal e con erudizione non comune, con amp iezza di vedute e con critica ;:evera ha discusso lutle le tJuestioni elle, intorno a quesl.a infermi!;:.. si erano fino nllora al!itate; e quest'anno stP.Sso con un supplemento a quello studio prendeva in esame le nuove dollrine che sorsero intorno alla patogenesi di quel m01·bo . ~on è eerl amente c-olla presunzione di avere nonch(~ pa1·i, nemmeno proporzionale competenza dw io mi a~cingo a trai-
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CUI\ATE NEJ.to SPEDALF. lll LITAIU:: OT PAIUfA , ECC.
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tar· c questo argomenLo; e, se per illustrare questa seconda pari c della mia relazione, non mi fosso necessario di risalire a fJIIèi cancelli generali, che sono ~ uida mcuo insecura alla diagno:;i ed alla cura dei morbi, se non fo's!'i persuaso, inoltre. che ~ l i apprezzamenti e criteri scienliilci indivirlnali, andlP. qnanrltì Mn siano del lutto confor·mi a quelli più comttnemente ncceltati, rappresentano ciononpcrtant o quasi sempre nuo dei lali della verità, a seconda dell e speciali contin genze in cui l 'o~ ~en•atore sorprende i falli morbo,-i, mi asterrei dall'arrecare' il mio meschino tributo ad un a r~omento, cbe fu cosi magi~tra lm ento trattato, da sembrare scientificamente esaurito . J'er· quanto i sette casi di meningite cerehro-~pi n ale, che preceùentem eote ho descritto , :;iansi s,·olli nel la forma r,omune, seconclo la r ispettiva loro gmvezza, pure non pochi trat.ti del qtutdi'O morhoso fermarono la mia attenzione pe1· l'allo signifi cato patogenctico che loro dovevasi al.trilm irc; =-icchè mi parve di dover accordare speciale consiclernzi one all'andamento della feiJbt·e, alla ripetizione di processo verificalosi nei casi prottatti , all 'apparizione delle pa1·ali :;i 'n$0motorif) constatale in dne casi, all'assenza d'erpete lahbial e notata in lutti i casi meno che in uno, e fina lmen te alle compi icanze del morbo.
XI. Come risulta dalle stor·ie rela tive, nei Ire cas i più graYi di meningile cerebro-spinale, la temperaltlra non superò giammai nè al principio nè all' acme del morho i 39",:j t.:: e nei lre casi benigui non ginnscal di liì di :JS<>,:j C. Lo stato gmvo decorse in parecchi sOLto ad una ten1pcrnturn di 38"- 38°,i) C. e nel caso del l?anti per parccchi giorni dccorsecon ipoterm ia (3G0 ·3G0 ,4-) ass0cialaa notevole pro!ilraz ionc . Le ripetizioni di
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DEJ,u;; VAIUE FùiUlE DJ M.ENINGITE
processo che si verificarono nel primo caso (Vetere) e uel secondo (Fanti) fttrono segnalate rla un aumento non molLo notevole della temperatura, enel Vetere fu con nn aumenlodclla temperatura che s'iniziò anche il miglioramento. Circa al caso del Catta.ni che moi'Ì poco dopo di essere entrato allo speda le, non pos:.,;o all'ermare altro se non che nella sera la sua temperatura era a .iQD ,0 C. Questo modo di contenersi della temperatul'<ì non fu punto eccezionale. Tutti i Lraltal isti(\\' iindel'lic!J, Lichermei ster)sono con~.:orcli nello a.nuuei.L ere ciJe, mentre la menin giteacula della com·ossit~L ùeronc il pi1'1 spesso t'OD febbre la cui ele\'azione diYiene in !Jreve tempo cons iderevole, momre nella meningi te Lasi larc ;;nu1Uiosa la febbre. iniziatasi insidiosamenlc decorre irregolarmente e ~:on moder·ata altezza, nella. meningite cerehro·spi1Hl le la temperata m varia srcondo la. gravezza delle1 forma, potendo nei casi graYissimi raggiungere l'allezza toccata dalla meuingile della comessitil, c mantener3i moderata in casi nn~.:he gnwi e b~nigni. Le osservazioni che rni avvenne di far·c, mi metterehl,ero in grndo di dare una pi t:t esnWt inLcrprctazion e a rrueslo rapporto dellafeuhrecolla maggiore o minoregmvezza del morbo, risullando da esse cbe la febbre~areiJIJemollo elevala in CJuei ca::;i iJL cui la gravezza ù fornita·Ia quella rapià a di!Tusione del processo llogislicochel·ende il c;l$o rapidamente letale. Quelle forme, invece, che ripeto no la loro gravezza non tanto da una rapida diiTu,;ione della no~os i quanlo dalla particolare localizzazione o diffusione degli esi ti Oogi:>lici po ~~;ono decorrere con temperatu ra non molto più elevala della normale. I\Ia ciò che ha non minore importanza per la diagnosi e per la prognosi è il fallo rilevato da Liebermeister, che, indipendentemente dalla inllucnza, elle una rapida diffusione della llogo,;i meningea può e,;ercitarc sul grado della elevazioue feb-
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CUllATE NELLO SPEDALE MlLll'ARE Dl PARiUA, ECC.
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bri le indipendentemente dalla poco notevole ripercu::sionc suli a tem pèraLura che può ven ire esercì lata dagli esi Li Jlogistici ancl1e se per la loro localizzazione cosliLuiscono un serio pericolo, può avvenire che le lesioni meningee proprie della fonna <:erebro-spinale, per la loro tendenza a diffondersi verso il midollo, possano neL! oro cnmm ino coinvolgere in tal gu isa i centri della rego lizZlizione del calore, da far si clte la temperatm·a riscontrata sull'in fermo non sia già l'equivalente dei suoi comuni fattor i morbosi ; ma bensl cruell o d'alteeaLD. funzionalilit di qnei cen Lri. È nel midollo allungalo elle venne arnmcssRla esistenza del \}entro moderatore del ealore, ed è all'eccitamento di questo oentro che si attt·ibuisce la facoltlt di diminuire i pi·ocessi di ossidazione, mentre la sua. parali;; i avrebbe quellctd i aumenlarli . Sarebbea.ppunLo in uno di qLtesti sensi c.l.Je la Hogosì meningea diffusa al midollo allungato eserciterebbe la sua azione modificatrice sulla termogenes i, e tale sarebbe la interpretazione fisiopatolog ica deli'anclamento paradossale deJJa febb re in questa forma morbosa> e della ipotermia offet·IR dal Fan ti per pareccb i giorni mentre tutti gli altri sirHomi design<lYano la gravezza dello slalo in cui versava. Analoga interpretazione e quindi analogo valore semeio tico mi sembra si debba a ttri buire <l quelle paralisi vasomotorie cb e sotto forma di chiRzze di vivo rossore all a punta del naso, ai. zigomi ed alla fronte ho segnalato siccome apparse nel caso de:l Fanti ed in quello del Bandinelli. Veramente ·in quest'uJ:. timo:ta fo rma meningi t.ica non fu la cerebro-spinale pr·imitiv;1: ma se prendo istessameme in considerazione il fenomeno da esso offerto, egli è perchè, quantunque sia apparso in una meningite secondaria, esso ha lo stesso significato. li cen tro della innervazìone vasomotor-ia. è Gollocato esso pure nel midollo allungato; qu~nd i facilmenLe può venir leso quando per
DELLE VAHIE FOM!E IJI l!E:'ii~GJTE
la dilfnsione flogistica ai suoi involucri il midollo allu nl!alo pnrtec1pa nl processo. Sicrome però, nei due casi ;;nccitati. In paralisi vasomotoria fu lim itata al 1olto. deve ritenersi ell e l'alterazione del centro vaso mol orio sii nato nel midollo allnn · gato sia. stata. molto par~ial e , quando non siano slal.i lr.si in \ OCe quei rami vasomoLori che sono destinaLi nl volto ed i tJUftli si distaccano insi eme alle radici anteriori dalla porzion e cervicale del midollo spina le. XII.
La ripetizione di processo rcr·ili~.:atasi 11 Ci due casi prolralli del Vetere e del Fauti t' uu fall o che non deYe apparire tanto raro uel decorso dellu m ~.nin gi 1 e cerelll·o- ::;pina le, poid1 è lo si lrO\ a eilato dalla maggior parll' dei tra l.latisli. l i WiinderliJ' il , che ha o:;serntLo tr·entn e;~,; i diqnestn in l'ermilit, accenna alla frequente evenienza che, anche in casi rela!i vamcn Le lio\'i, dopo la .defer\ escenza rebbrile e quando sembra prossima la guarigione, succeda rapitlamentr una ret~idiva con clcHtzionl' brnsca della temperatura e 1·on succ('ssivo ileco rso silllil c a tptcll o ùei ca:ìi gravi. <)uesta facil ità alla recidiva non semi trami che l'esprc:;sionCI dcll'anilamen!o c;ul!acuto che. come aHò oecasioue ai accennare piLJ innanzi, l<t forma cerel ll·o -spinale assnme in nn numero di casi sempre molto maggiore di qnelli in cni il ro rso t! acutissimo e rapidam ente letal e: es~a inoltre i• comun e a LUtle le infiammazioni dell e sicrose . Senondtè coteste ript>li zioni di processo impressionano l'osserratore a~~ai più nella meningile. d.re in qualunque alrra malaLLia delle siero;;e, p~>r lil gravezza sin tomatica con cni ~ i rilevano. Inraui, l'aumento ai un vcrsomenlo in una cavitù siero!'a eome qnell a della plenra c• del perir oneo •si traduce co11. sin-
CURAT.E ~ELLO SP ED.HJ:: .\JILITARk: DI P;\ R.ll A, ECC.
z(j/
tomi gravi specialmente quando il \'ersamento rnggiun;.:e il massimo compati bi le co lla funz iona li t(t degli organi contenu ti nel la rispetti va C!Witil, e qn esto ma!'.si mo nella più grave part e dei casi non è soltanto relaLÌ \"Oma ancl1r nssolulo poicbè pnò raggiungere un grande voln me. Nella caYiLà del cranio, inrcce, essendo l'encefalo 1111 indice sensibilissimo non so lo delle oscillazioni che ponno subire gli essudati che vi ~ i formano, ma eziandi o della pressione che il sangue ~ u l 1 i sce nell 'interno dei vasi, gli alllnr nti di pressione, com nn11Ue avvenga no. sono tradotti cogl i imponenti sintomi della ~ua lesa funzionalitit: e(l il massimo possibile di aumenti non è assoluto come nelle ca' ità precitate, ma relalivo nIla sensibilitit funzionale :-,uaccennata. Emerge da ciò quanto sia diffir,i le che nella meningitc sfngga al curante qunlsiasi o~c i ll azi o n c r:he avvenga nell a pressione dell'encefalo, e perchè coteste oscillazion i :-;i traducano con tanta apparenza di gnH•ezzn. Quanto all'er'pete lahbiale, come giit ebbi a dire, non lo riscontrai che una \'Olta, e questa in una delle forme benigne. Siccome anch e precedentemente in nllri C<lSi che di t.rallo in lratt.o si oO'ersero al mio esamr., la ri cerca di tale manifes tazione fu il più spesso senza risultato, doHci dedurre che l'erpete labbiale o qunlsia5i altro esantemt~ in questa malattia. sia meno frequente di quanto genrralmentc ~ ammesso, c con maggior sicurezza r·iteuere che esso non form i parte integr'ante del quadro morboso. Pen~ i ù non è improbabil e (:ile la insistenza colla quale taluni vogliono intrnrecler·e in questa. infermi Ht qualche determi nazione cnta11ca, sia causata àal roler trovare nell'esantema la prova diretta della presunta ot·igine infettiva del morbo . Scnonchi• poggiando la prova sopra un fntto incosttm le, viene dimi nui ta l'allendi bili tà di nn t:Oncetto la CllÌ oggiUSlalezza pU Ò UC I1 altrimenti venir tliffiOSlrata.
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DELLE VAiìlE FOJìm: Dr )f f.:\l:'{GITE
Per ciò che ri guarda le complicanze, quantunque nes:;una se uo sia presentata. nel le forme cerebro-spinali che precedentemente ho descritto, pure non posso lasciare pass:we ino:s;;et'Yala quella sopravvenuta alla mcningite secondaria offerta dal Borghi (Storia N. 7) , perchè il signifi cato clinico, che le si doresse attribuire, non sarebbe punto modificato dalla circo:;tanza che essa insorse in una meningitc :>ecoudaria anzichè in una primaria. Ho accennalo che allr:tlcrza giornata di tiegem:a nello spedalc appan·e al Borghi nn abhondante scolo di muco dalla narice destra e c.:he n. quest0 tenne dictr·o lo sviluppo di una re:;ipola facciale la. quale parti appunto dal lato destro del na:;o . Questa pule\'a essere LLOU concomitanza morbosa accirlentale, ma messu in rapporto con tal une osserrnzioni mie e di altri polevasi anche cun fonda mento sospellare che in vece costituisse una complicanza dipendente direuamente dal proces~o prim itivo incoato nelle meoingi. lofalli dallo studio storico-critico del com m. "\lana.) ra, gitl eitato ('l ) rilevas i come il doll. 13oualumi , allora cnpitano me·dico, fra i reperti cada,·erici di l :) meniogitici sezionati nello spccln le militare di Mil ano nel 18/.'1.-75, auoia trovato in due casi una Yera blenorrea della muco;;a nasale con di O'nsione ai seni fronlalc, sfenoida lc e mascellnrc, e come fra gli infet·mi tli mcningite abbia constatato in un caso la complicanza della res ipola facciale. lo stesso ne vidi un altro caso due auni or :;ono nello ~peda l e militare di Parma, c mi rimn:;e imp1·esso pcrr hè fu argomento di una interessante di sc ussione sostenuta nella conferenza scientifica fatta in quello spedale nel mese di febbraio ·1883. ( l ) l'. R. ~1.\~>Hn .l. - Studi ~loricl>·tl'ili(i sulla mt niuailc rr•·e/Jro-~piua/e · •pidcmica in Italia, c•rr., ('a.!!. ~:H - Roma. 1883. - TiJI. C. Yo!lhera.
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CURATE NELLO SPEDALE MILITARE DI PARMA, ECC.
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Trattavasi di un caporale, che al terzo giomo di una meningite ben carau.el'izzata., presentò una risipola facciale che prese le mosse dalla punta del naso e fece il sno cor·so regolare sotto una notevole mitigazion e dei sintomi meningi tici. Io al lora sostenni chela ri sipola fu non solo una complicanza della meningite ma una irradiazione di questa verso l'esterno determinatasi per la via delle numorose anastomosi venose e 1infaLicbe. Ora questo del Borghi sarebbe il terzo caso ed avr·ebbe ciò di particolare che ri unirebbe in sè ambo le com plicanze osservate dal dottor Bonalumi, cioC:· la blenorrea ua sale e la resipola consecutiva. È certo che non si potr·;l. mai affermare con sicur·ezza se la resipola del Borghi sia stata una concomitanza accidentale, od 1Ìna eomplicanza dipendente dal . processo meni.ngitico. Qualora si consideri però come le anastomosi veno;;e costituiscono la via di cli1Tt1sione della llogosi dall'orecchio medio ed jnterno alle meningi; come anastomosi consimili siano la via di diff\tsione del cuoio cappelluto alle meningi nei casi di risipola, non si potrà negare la possibililà della. diffuiìione per la stessa via ma in ordine inver~o, della nogosi dalle me- ningi alla mucosa nasale e da questn alla. cute. Si può opp<1rre la rarità del easo clini co, ma questa non è una ragione valida per negarlo, quando il nesso analomo-patologico s' impone per la interpretazione delle successioni morbose.
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Esaurile queste considerazioni ri su ltanti dall' anali si dei singoli casi, mi si presenta una questione pregiudiziale. La meningite cerebro-spi nale è des~n. clinicamente ed anatomo-patologicamente una malattia cosi singolarmente caratter·izzata da costituit·e 11na entitit nosologica di stinta dalla meningite franca com nn e? È for·se la sua diiTusione Jl0gistica
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UELI. E VA III E FOII'I E DI MEN I~GlTE
alle meni ngi spi nal i il solo fatto che d~t una speciale impronta alla malallia? Tanto nella. ftll'ma epidemica che nella ~porarli ca doll a men ingite cerehro-spi naie, nè la sindrome fenomcnica in s1\ ste:;sa, nè le alterazioni anatomiche oll'rono alcun carattere patognomonico, poichc, secondo la spccialegrarezza dei casi. ed il quadro cli nit:o ed il reperto :mnlomico pos~ono non differire da quanto può ossen arsi sia nella meningite dell a convessi1:'1 sia in rrnclla della base. È ceno c iH~ la pa rtecipazione 11c11c meningi spinali , ri vel:ttn :>pecialro enle dai sintomi di contrazione spasLica degli estensori della colonna rertehrnle. ha il maggior valore per In diagnosi difl'erenzinle; ma nelle forme meno gravi in cui la contmzione spasLica non è co~i imponente, n i• cosi estesa, perchè limitata ai soli muscol i nncn.li, qu esto sintomo non può assumere signifi cato patognomonico, rerift caudosi anche nelle altre due forme, e più spesso nella meningitc del la base. lo sarei d'ani:-:o che ciò che anatomicamente cli!\tingue la meningilE' eerehro-spinale dalle altre for me mcni ngit iche sin . ollrecchè la diiTusione spinale, anche la comparlecipal.ione al pro~esso tnnlo delle parti uasilar i quanto delle emi.> rerich e degli im'olu cri cerebrali . Ci ò poi che cl inicameule la disting•terebbe, oltrecchi• la sinlomatolol{ia mi~La, in pt·oporzione \ nria, di entrambe queste forme, sarebbe specialmente il decOI'SO suuacnto rhe nel maggi or numero tl ei casi essa assume. Sotto qnest.o rnpporto tra !;1 meningite franca e la cerebro S],J inrde corrcre bb•~ la :;tessa dill'eren:r.a che si rileva, 1·(quanlo aLdtcot·so, tra la pnenmonil e cruposa e la catarrale. Come nèlla cmposa riene atlac-· cato ù' un trallo tullo nn polmone od almeno un loùo polmonare, nella men iugite franca Yiene rapidamente invaso dalla fll)gosi un vnsti ssirno tratto della superficie rneningea: come, nella meningite catarrale :;ono i lohuli polmonari che succe$-
CURATE NF.I.I.O SI'IWAI.E Mli,IT.\IlE 01 PARMA, ECC.
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s ivamente vengono attaccati e solo di rado vengono d'un tratto colpiti uno o più lobi . così nella. meningite cerebro-spinnle solo in casi r elativamente poco numeros·i viene invasa con estrema rapidità un vasto tratto degli involucri cerebrali ed allora sì ha la meningite fulminante, la gravissima non dissimile dalla meningite franca; mentre nel maggior numero dei casi sono tralli parziali delta meningite che vengono snccos::.ivamente colpit i, e questi successivi allacchi ponno :;eguirsi non di rado 1tl lello dell'infermo el iclro la scorta do i sintomi che vanno mutando secondo lo successive local izzazioni del proces~o llogrstico inducono lesioni fnnzional i se mpre nuove. Questo modo di ,·edere sarebbe confet·mato eziandio dal reperto anatomico della mcningitecerebro-spinale, in cni. tolti i casi a decorso rapido, le alterazion i variano per estensione secondo l'epoca in cui aHen ne IR morte dell 'infen uo, e presentano il processo flogi stico a ~taclii dill'erenti nelle varie re~(ioni meningee. in modo da indicare che le singole t·cgioni furono progressivameoLe non contemporaneamente attaccate. Il decorso subacuto ::;i ha anche nelle meningiti secondat·ie -e non di rado nell a for ma tubercolosa, ma in questi casi non ma ncano quei sintom i speciali, nè fanno cl iJetto quelle notir.ie anamnestiche che possono mettere sull (l. retta via della dingnosi. :Ma nei casi in cui la meningito cerebro-spinale ha decorso rapidissimo. e non domina in forma epidemica, in qual modo la si potrà distinguere dalla meningite franca che è pll re acutissima? Dalla uozione della cau:;.a, e probabil mente ·dall a esclusione dell e cause comuni . Ed ecco come in questo morbo lo studio della can:;a assume speciale importanza non solo, come d'ordinario, per la prolìlassi e per la cura, ma eziandio come contributo alla diagnosi. (Continua).
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NOTE DI GEOGRAFIA MEDICA RACCOI.TR DURANTR !1. VIAGGIO DI CIHCUMNAVIGAZJONr.
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CORVETTA «CARACCIOLO ), ( ~SE3l·S8·SS·S4) DAL D01'TOIIB
FILlPPO
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(Contimta ziune e fine)
Stucli sul veleno ojidico. - E ir.dubilato che la maggior spinta verso il prog t>esso il Brasile la deve all'intelligenza, nii'attività e alla munificenza del suo sovrano D. Pedro II , il quale ha sempre preso grande interesse al m0vimento scientifico del suo paese. È per s ua iniziativa che i laboratori scientifici di Rio J aneiro si sono fomiti dei più t'ecenti appat'ecchi e per questo lato alcuni non banno a temere ilconreonto dei migliori d'Europa. In essi una schiera di giovani scienziati lavora con febbrile ardore. l"ra gl'istituti scientifici più benemeriti è il Museo Nacional, a cui è a nnesso u11 gabinetto di fis iolog ia. A questo gabinetto presieùe il vice-direttor e del museo do lt. Lacerda 1 stt'enuo cultore della zoologia e fì:::iologia sperimentale; egli ha davanti a sè nel suo paese un vasto campo scientifico appena snorato dagli investigatori, ec.l è con baldanza g iovanile e con passo ardito e sicuro che f:!gli vi si è inollrato. Il dotl. Lacerda ha contribuilo allo studio dell'etnograna del suo paese con importanti memorie sugli indigeni Botocudos ed Aruanz:. La tossicologia deve a 1Lti importanti studi sull'azione fisiologica del cut'aro e del Yeleno della mandioca (Jathropa mani/wt). Da pareceJii anni a Uende
'ìOTJ<; 01 GEOGR AFIA lfEOICA , ECC. 1\ r icer che e s perimenti sui
veleni animati, ed ultimame ule è r iuscito a trovare u.n antidoto contro il veleno dei più tPwuti ofldi, l'unico rimedio fin ora che abbia dato buoni risullati. rn tempi dì spedizioni coloniali e di esplorazioni geogr afiche non sarà disutile l'esporre br evemente gli s tudi del va lente fisioiogo brasilianO (f), i quali Si pUÒ giuStamenlP arfermare siano i migliori compar s i sull'argomento dopo i lavori di Redi ( tlxH), Fon ta na (1781) e Lucia no Bona parte (IX1:l) mt.orno alle vipere ed alla natur a del loro veleno (2) . H Lacerda fece i suoi esperimenti col veleno di serpenti appartenenti ai generi Bothrops, Crotalus e Lachesis, ed avendo sn per· g iù ottenuto sem pre gli stess i risultati, ep-li A indo tto a credere che la natur a del vel·~no s ia iden tica per ogni genet•e e specie, e che la sua azione possa esser·e variamente intensa a seconda della mole del ser pente e della quantità inoculata colla morsicatura. L'attività velenos a si esa urisce dopo qua lche mors icatura ed a llora l'inor.ulazion e è senza fo rza, ma dopo poco t.empo r idiventa rapidamente attiva e pericolosa. Per ottener8 il veleno o si ciOI'OformiY-za ilt•ettilc, oppure gli si introduce in bocca del col.one eccitandolo. Si ottiene così un liquido inodor o, lrasparenle, di r eazione ne utr•a, un po' viscoso e che si essicca. facilmente lascia nel o una sostanza adesiva friab ile, la. q uale costi tuisce il principio a ttivo del veleno insolubile nell'alcool ma solubilissimo nell'acqua. Il veleno a l microscopio é amorfo, ma vi s i trova qualche cellula e dei micrococchi s fePici del diamell•o oìi m m. 0,000 1. Quegli elemenli provengono dal muco della bocca e non hanno importanza alcuna.
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( t) V. r•arecchic momoric del r. ICEiu• 1 iuserill• 111·gli clu -''"~''" ,r u cionu! di Rio .ranciro, t8'i7-80. ('!) FIIA!>er,:sco lh: no co lle sn e ().lsel'vo.•irmi h!lomo (1/1~ ••ipPI'f, tli$sipò l n tU i pregiud izi chi' a llora c~orr••vano intorno alle 1 ir,.re e all'otTcLLo tlella lvro morsicatura; F ontana fece l'auu lis i del v!'l~no r. no ~lnll io l'azione llsinlogica ; Luciano Bomtpart•l ri petendo Id i <'S [Icriment i di Foutana ri 11~1'i ad is•) larc uua sostanza. atti va o viptritccc. - (\ . A lli llc•llll S11ri1'l1&: t: tftliune dPylo Scie~t:inti Italiani di LtteC(I, IS&:t).
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.NOTE Dl GEOGHAF1A MED LCA, Et.:t:.
li Lacerda esegui le s u':l espet·ienze su cani, con tgli, caYie c galli nacci. I sintomi pri ncipali osservati ~u Pono i seguenlt: Dalle ferile e::>cono poche gocce di sangue, la l oca lila lesa si gonfia la tumefazione ~i estende pre;;Lamentc alle pat•l.i vicine. Pochi minuti dopo, l'ànimale si mostra in·erJuieLo r; se e un cane manda ululati pr-olungati. A (luesto pct·iodo di eccitamento sucee1le un periodo di prostt·azione generale. I battiti carcliad s i fa n110 p iù accelerati ed inter miUenti, la respirazione molto frequente con contrazioni violente del d i t~ ft·a mma e delle put•eti addominali, cosi violente nei cani do esse!' accompag nale da vomito. La sensibilita cutanea é diminuila, ma pet•sistono i movimenti ritlessi. Appar iscono pot delle eontnnioui isolate dei m uscoli ra.cci<~l i e delle orecchie, a lter nal11 eon violen li eon vulsioni toniche degli arti. I n fine le intermil.lente dei batti ti cardiaei si fan :;empre pLù. pr·olungate, la r esr>i•·azione si arre s ta, e la rnor·te succede a quei di:::o!'dini pt·ofondi delle prinetpali funzio ni organiche. l cani prr~se nlano pure cmorn~gie cat'alleristiche per la J)oeca o per l'ano o pei reni, e la maggior parLé tlelle volte q uesta f~mor ragia è costituita ::;o!o da lrasudazione d i s ic t·o liuto in rosso tlall'emalitPl.. l pi~:col i mammife f'i e g li uceelli muo iono mollo più pl'onlamente; in essi il s intomo più saliente ò da to dalle convulsioni, menLl'e l'e rn orrt~g ia s i limita a q ualdu~ slravaso nei tessuti atlorno a lle ferile, ed . i vo miti non si o:;set•va nn quasi mai. n reperi.o anatomico da q uesti ris ullati : Dalla feri ta , ci r·condaLa da una ecchimosi più o meno estesa, si s prig ionano delle bolliei ne gasose, che nort arrossiscono la carla di tornasole e non iulorbidarw l'acr1ua d i calce. Questo fa Llo è cnslanle , e si ORser vano pure bollicine n ei tess uti circos tan ti la feri la e in luoghi lonta ni da essa, s pecia ltnenle nelle memb rane sie· rose (peritoneo, pleu•·a , ec<:;.). Le par li ci t·coslant.i alla fer ila sott Lumefa lle per copioso eùema, i l s ier o trasudato nei les~ s u ti è coloralo in rosso. Vicino a lla fer ila i tessuti si spappola no facilmen te e sono i pt•imi a putt·erarsi. Il cuore un po' flaccido n on contiene rnai coagul i. Il sangue, molto fluido, neraslt•o, è spumuso ù1 molLi a nimali. J l fegato, i polmoni, i r eni, le menin g i sono iperemiche.
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NOTE Dl GEOGRAFIA lfEDICA, !!:CC.
Alterazioni speciali del sanoue. - Il sangue é estremamente fluido, solo n·egli uccelli la cui morLe è molLo ra pida, il sangue coagula dopo un cel'to ternpo; la reazionH è alcalina . la colorazione rossiccia da i r iJlessi gialli. Questi cat·aLleri indicano che il plasma ha dovuto s ubire pt·ofonde modifica2ioni .chi~ iche, che solo l'analisi quanlitativa po lrebbe determinat·e. I globuli sanguigni osservu~i al rnicroseopio manifestano delle alterazioni più o meno pronunciate, sia dopo morte elle durante la vil;a; da ppr•ima prese~1tansi raggl'inzati e poi vari-cosi, al le('ù;line dell'intossicazione avv iene una totale distruzione pet• cui lo strema tlei globuli s i fonde iu una massa unjc·a e scolorata, mentt·e il plasma è colot·ato in rosso dall'ematina. Il sang ue dell'animale ancor viven te spr igiona sollo il microscopio delle bollici ne gasose in g r andissimo numero . La. deformazione e il deeoloramcnlo dei g lobuli, lo spt·igio namenlo dei gas e dèll'emntina si possono ;:.egui r•e mi nuta mente al microscopio su sangue normale a cui si è mescolato un po' di liquido velerios~l. È da notnesi che il sangue dell'animale morsicato , inoculato in un animale sano, p ro duce molte volte la morte s ia che il sangue iniettato sia fresco, -sia esLt•alio prima o dopo la morte, o cons ervalo a lungo d is seccalo. Nel sangue s i o:;;;ervann ancot·e dei bacter i in forma di p iccoli dischi più o mfmO ri rl'angenti t! el diametro di m m. 0,00 l -e 0,002 e do tati di gt•antle movimen to rolatoeio . Azione clel ueleno e meccani::lmo della morte. - Il veleno ·non agisce !>ul sistefna muscolare , nè sul nervoso; nervi e muscoli corise!'vano le lo ro propr ietà fìsio logiclre anche molto tempo dopo la mueieJ infatti, i inuscoli si coHLt·aggono perfettame nte per l' eccitamento ele tteico e i nervi tr asmettono la loro eccitazione ai muscoli. L'azione tlel veleno ofidico vet·sa t utta sul sangue ed i disoedini degli allri due sistemi osservati durante la vita sono cagionali da lle a llet·az ioni stesse del 'sangue. Un sangue allet·at~ nel ::;uo ('llemento essen zia le, il -globulo rosso, deve pel'LUI'bare le condizioni n ot·mali di llUt.rizione dei nervi e delle loro estr emi là e pt•ovoco.re quindi <lei élisordini delle lo ro funzioni. Quind i le contrazioni rapide .e intermillenli del cuore la prostl·azione o·ener ale le lipot' . ' o ' - nnre, le convulsioni, che fo r·ma.no i Lt'alti più salien li tlel
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NOTE Dl GEOGRAFIA MED ICA, ECC.
quadro sìnlomnlologico. Nello stesso modo agiscono tutti f, veleni ematici come l'acido cianid!'ico e l'ossido di carbonio. È così profonda l'azione su l !iungue che g li effetti dell'avvelerlamen~o sono presso a poco quelli eli una gt·ande e pronta emorragia. Negli uccell i e nei piccoli mamndferi e anche nei rnarnmifer·i d'una certa gPandezza, ma in cui il veleno peneLt·ò direttamente nell'albero circola toPio, l'azione è potentissima e, ad un breve periodo eli slraordinat•io eccitamento,. s uccede subito la morte come per shock, qua~i chR la ecci . Labilità del midollo spinale sia stata esauriLa. Potrebbe darsi• cl te i11 quesl'ullimo caso contribuisse ad affrettar la morte lo sprigiona mento subi taneo di gas. che :::offerrnando~i nella rete capillare, secondo g li studi di Paul BerL proclunebbero· gran di perl•Jrbazioni circoiatorir. (l). Pare che il liquido velenoso abbia un 'utilità p a r·ticolar e nella• digeslione degli afidi. È certo che, per un meccan ismo lot•o pat·ticolal'P,quesli Sf\t'penti nel momento ùi a tl'enare la preda ! !) Le IJrofonde <tl loralim li dd ~ang ut: indi<:<lno r.ho esso ha sulJJ lo ttna trasfo rmazione chimiC<l ana loga. :l llo fl•rm Pnt.azioni putride (pcnli la eli eoag nlallilita, trasurla,.iono di s iero tinto di ematina, dist.ruzio nc dei !!lo bu ti. sprigionamento di ga~, prcséOZit di cor puscoli simili ai rnicrococ.chi). Si sareh llc dunque indo tti a ri tP-uc r·~ che il veleno il!fisca per o pe1·a di un fermento lìgurato, cioe dei m i croco~X:I ti , la eu i prèSCillft é constatata costa ntemente a l nù i'O!;COllio; ma e ra ~ionevole a.mmeLI.ere eh1l "ssi non aLhi:UlO importanza o siano do\'uti a mc· scolanza del vi'Junll co l muco bo<:<:a le. ln f:~ l li , ;r. da una parlr< noso togit:amente questa intos.>icazioue si ras>omigli? ad nua se tliCO't!lll ia acn t:l, la •·apidi l.:t Clt)Jla sua ,,,.ione, .s peci:llmon lc sugli uceelli e $UÌ pir:r;o li anima li, c tale •l<l indun•J ~L crcdùrc ''i e"ista nn agente d 1irnico d te agiste :;.ul sangue cou l' ener~ia di q uni potenti all:a loidi animati che il Se tmi :;egnalò per i t 1•ri 111o e eh i;: m(t ptcomn.ine. 11 F:t) cr poi cli~lingue frtt l'azione dogli oli ti i co lnh ri fort11Ì c viperi formi. l cotu bri (:Yr:rjo. l?'i)J" Llians, ecc.) ngiscono sui ne•· vi con eliCI'gb mo•·Jalt', produ· cc-ndo lenoml\ni di paralisi f;encra le n cui sueeede l'aslissia. e mort e ton convulsioni per opera d•~ll'acirlo carbonico, che uon 1111ù e:<~erc espu lso. li releno rlcllc; l'ipore (/Jalin.io, I:J·otnhts. l .ctchesi•, eoG.) agisce ..; ul san.t:ttc, non [H'llrl uer · pa,·;•lisi (se :1vvienc non ,. rnai f;i! lloralc): b respira~i OIHI ,·, acco lew t<L Nl il ral11\lllamcnto arriva molto più tardi; insorgono ~o uvutskm i violl'nl.e fin rln prillcipio, non necess;Lriamente ~<Jgu i l ·~ da mo rto come aniene t•ei col ulu·id.i ; te t>liminazioni :;anio~o sono di rc~ola. c si ha sempre al bumi nuria an•;he nei cas i eli guarigione. - {Veoli l~ A n;11- Ou tlw u etlit?'e o[ ltìè .make'.~ p v i S0/1 . A l~dtf.l'f.; in Bi'il. :!Ieri. Joum .. 11. 2n5, J'e h))raio ·ISSI•).
• l
NO-l'E DI ITEOGRAlìlA illEOlCA, ECC.
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i nocuLano in e§sa il pPodotto tossico di certe ghiandole rs.p.preseolanti la psrotide d i altri ver.tebrati, secrelo che perciò si de:veC0nsid.et·are come una modificazione della saliva quantunque la sua azione non sia cosi innocente. Pcobabilmente .questo liquido inoculato va a favor ire la d igestione promovendo una rapida decomposizione nei tessuti dell'animale in.gerilo. Se questa ipotesi ha ancor a bisogno di conferma non si può però dubitare che gli anima li morti m seguito a mot•·sicature di ofidi velenosi entrano più ra pidamente in decom.posizione. Nòn si potrebbe intanto ammP.ttere che le alterazioni prodotte dal veleno nel sangue siano come un atto fermentativo preparatori o o iniziale d i una vera potrefazione? 1 fenomeni locali sviluppati nelle vicinanze del punto inoculato cagionando la mortificazione rapida dell'epidermide e dei 1.essutisubiacenti danno uu certo grado di probabilità a quesLa supposizione. Secondo Lact::rda il veleno olìdico agirebbe sulle sostanze albuminoidi come un succo digestivo analogo al <pancreatic0 dei mammiferi, però con uu'energia molto mag · giore (1). Ow·a deU' int ossicaz ione o,fidiea. - QuesLi lu v ori del dottor Lacer·da s&r~bb,ero passati q uasi inosser·vati se, ad attirare !'attenzione tanto del vol:;ro eom<~ dei dotti, l'autore non avesse •intraprf1so una serie d i r icerche al fino di determinare qual mezzo'.s i avvicini di p iù al clesùleratum di neutralizzare l'azi.o,ne del veleno· ofìdico , senza cagionare altri danni all'individuo tnocula lo. Sperimentò colla maggior par·te dei caustici e dei disinfettan ti; il pcrcloruro di ferro, il nilr·ato acido di t:)'lercurio, l'acido lannico, l'acide) borico ecc., gl i diedero .poco o nessun risullalo. Venne allora nel pensiero di provare il permanganato di potassa, le cui pr·oprietà chimiche .anlifermentative parevano ragioni sufficienti per presumerlo -efficace. Tale sostanza è usata raramente in medicina come - - - - - - - -- --- - - Ul ll pro f. Wo lkott, Gibbs, ed altri, non ti'O v<trono alw n alc;aloido nel1;rotalo, -ma rinvep~ero 3 materie pr oteiche, di cui ••n;t ù au;II oga al pcptoue ed è un veleno stupefacente, un altro è ••ssociato alla glo bulina cd c p;trimcnte mor.tale e attacca i cent.~ respiratorii agendo specialrn eutc su l sangue, mentre 111 ~· sostanza rassomiglia all'antmmina o p;tre inotT,;.nsil·a, G;•nticr trovò Mila Nt~jc• .un principio <Llti yo che si comporta come un alcaloide. - (Vedi l·'.nEn, ;ut. cit.).
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~ OTE Dl G.IWGLiAFIA l1J::DI CA1 ECC.
modifìcalr1ce delle ulceri retitle e delle I!Bn!!rPne locahuale, e utilizza ta talvolla nel l'industr ia come m ezzo di fermare In fer mentazione de1 vini. In ronl~lto colle materie o J·~anichc ,prigiona una ca1·La porzione del suo ossigl'no, il q•JSIP, Lt·ovandO!:>i allo stato nasCI'IILP, O!!i~ce co11 gra11tlt' encr a:ia sui fermenti modificando e !"OSpendendo il suo lavoJ•o: •(Ue,-.,La sua pr opr·ielil !'endl'r ebbe il pCJ'm!lnganAlo di po ln~sa ill ll'imo dei disinfellonli, se lu ~ua at.ione 11011 l-'i e:-:am·i""O r·apidam~nl~ per la scomposizione C'lnmico d 1c ne uvvienP. Qualun•rue SJA la natm·a ciel vr1li·no orl dico il l'alto cli c por·ln tu a lla Lempe,·alura di !lO· c (l a o· r ilDOIIC inallivo. iudicfl ni.Jhasluuz.a In :;.ua pocA stal.lililu chimica e pe1·ciò c1·a eia spl'rare rhl' l'os><tgt>no allo f'lalo nascenti'! S\'iluppalo dul permonganalu rosse ,uffìcienlc a 8compor 1<.1 c nculrRiizt.ar•Jo. I l L ace1·da (1} 1-'pc•rimPnlaudo c:u f!I'Os!' i con1 iniellava uua Il) r.:l ulr1rc•se cte:;tnto tlag.li >illo ll spr•ri rn,•n l~ll dol olott. l.:oC'r nko si ,.,,l•>r al mo:ontlo ~cìo11litlco •'llrlljlNt .lu ll:tlirl. il rl ••lt. 13arlaluni Ili .\no·r•ra rl pr~-•· lt• l•rlll •' tld J•'rtn:lfi•':Ut.'liO Jlt'T Il rell'nO tli'!Jc• "I'~TC (LII 1/lt•l'.<im/111'(1 rlfll•l nt ,.,,t il J!U'IIIIIIIffntwlu di fl••lfl~~a. - .1.-rlitri" rrl d/11 tlo•ll•• '11rirlt1 ''' t/m· w f/1•1. (;o>l'i• f))() l. 1883) C giUIHt' a lle S~!(ll!' lfli I'OIIelUSiO I!I: t• Il ,.,.J,•no della llfH·ra n••ll'111wrno lu 1111'n7inne <tun-c nulla. :?' Il f'' rman!l;an:uo ,. incap:orl" eh neutrali7J..u•• l':ozionl' ol••lla 'iJif'ra. :.!c.u.·ch·· 1ol ll l,.u oi nnzkh.! m il(llllrarc "'l.:llui!O In f:t,i tlt•ll',onelonanit'lf lO. a' ~<' J.c m~~rto 11011 a\\·ieue, >l ciel'" all:c •h•hnl~z7.'l dc• l wl• ·n.. ttll7.tdu• al polt-rr• rlPII';IIIIiùulu. \ wnrlt> il lkulaloni (:etto ~o lo 'Jlc•rim••lfli su l'lllu::li e l opi '' <l'uw n•IOJio·rar•• •JIItilllil."c n,,c 1li l'rl~un (;tiarclw n .. u mnrnla1.1 •l••llè >uhwoni a•·•111""' rl•·l J'fÌill'il•io utili o l't•lrrww, ma rael!~;~ cuur~iraro' l -uui ani muli olalle up~r~ 1 , 11 l.:ocPrrla ol>h ll'tl-3: 1° fu ··o~• piccoli :lllitu:tli l'a,sorl•inwuh• ,. r•o•1 rapid" rlll' oliffiri l m~nt•• 1'311· tululo ,. ''·•lo .1 tempo: :!" L'ilfit•t.lt,nP duHUIJI.Je •·ost•r fM ia imnwdl~ tarne nlf' •1<1(10 r ÌIII!C'IIl,,zion(l, l••·•·rl tè il p~ rmanganalo nculrall an Il I'CIQno ~o lu i ur•nt6 ;t• IIOI'la lo :, "'•n la llo ''"n •'-'0 ,. J•rcrna rh•• JluSsa ,.._,,•rr• a.--url>ilu ,. lt<orlalo n•·l <'orrolo; :t·• L'ultuna oonclli'IOIW thll fl;ulaloni c iufowlala pcrrh•• C)!li unn l:a cnc' "r,1 lf• IR •tnantita rll I'(•I•· •HJ inlt•llata. lfallra p:crlc uell 'l nrlia, du1 r :.nnunhnento mUOIOno piu oli :!0000 per-onl' Jl"f .lHl'lenanwut<• •tlìdko c• do''l' non ,. Il mnt.'ri;tle di ~sperinh'ui.Q rh~ farcia •lif••llu, il llirhurds rac.'ndo '-'"t•nrlcnzo su rani, polli •·d anilr••, ,. q:nulu :dio"~ .:uenli conclusioni (\'c•tll ·ur Jlft'llltlll(llllllllo 1fi pnt11ua "'/l' iult,ssictwtt•tt 11 r..t t'tlcnu olt•l f;utwa, in l tllluw .1/r·tl 1;11:.., e !led. 1'imes a11rl 1.11:.., 28 f.ft'lllt. tSlH/: ! 0 .'it·•- un sì nlomn si m:tnif•·slu tli :tl'vr•leu:tmc•JLt• • iu "'I.Wi to :cii' i u ir·~.io 11 r•
.nO
'iOTE DI GEOGRAFIA MEDI CA, E\.C.
dose mortal e di veleno ofldico; un minuto dopo nello sle!'~O luogo faceva l'iniezione di un centimetro cubi~o di so.l uziono rl~ permanganato polass1co oll"uno per 100; ~~~ etrell1 ~enPrall erano nulli, gli eOelli locali quasi nulli. Non conlenloth rtuc,lo, i11vdermlra o iulrn~Pnosa d'unrt ,Oht1iun1• aequo'" rontcnPnll· 2-7 contif.(r.Jmmt 111 valono n cnl si N'Il nggiunlfl pr ccudc ll temcu tn ·10-30 •·nntigrum1111 •Il 1"'''mrlllgan:ltn. Nelle rondizion1 o rc.llnari1' llllllSL'I ljnnn tila oli vnh·no ,.·m·ltlic 1~>1•l'lh J>eT ol••t-•rminare la morii•, :!" I.IJ .t.. •so rlsnl~ln ~i t•bh~ t)uantlu si ft·rr """ ini~11one oli llt'rRI~U:t:\ mlln immt~lialamr•ulr•, o quallru minuti al r•iu olol'•• l'inie1.ione th•l '''lenv: :l" l •illlorni d'n' \lllPnanu•nto llll'i \ulla ~\·llnpll.lll.l•· •nìr•zioni lpo•h·rmidw u mtrov••no~~ n on polc1·ono nrl nrrcstar li no r.al marli; ~· Il lil'riO;tlll(Hiialo no n l(lltl 1> rlì llrl!iH'iola tH'tllllallk lir r•onlm l'n\\ole nnrn, uto; ~· Pr·r ~>-•~r•• P.Oicace il J•o·rmaur::malo d''"' ,.,_,., me-.;n in rnnl:olln olin•llo ('tll \éiClHJ; f? l.t> m h•tionl 1h•l \'e'rnu e 1li l~<'rman!!.tnalu •lel~'tnliD:lro>hu "''enti la jlnugrt:nll O•lllo 1•~r1t1 inlettatu. 7° Nlllliì lllmn~l.ra Chll i l llllrll lll II IJ:UI);l U> o) 11 111'11 so~lauza nH·tlit';lnH'Il l ll~fl p os<a n~utrnllzL<1rt' 11li eiTcltl tl~l velcn11 o prevt•nlrt• 1:. 111ortr. •tnruttln """" lr..•ror-1 Jtlll •li '11'•'1 rn minnli rr.1 l'utif'zionc th·l ',.Jrnv •· '1111'11~ •l ·Il' :l~o·nlo> tPropeulìco. Il F'a)t•r, JllU ,.,llt•• •ilatn, rli(' (lj'r molli anni 'i ..cruputll •lllP.~In nrgomento co-• tml'llrlan tr per I'Lndia, t la llttesli consil!li l'ritiri: :li'l>l'nll n' ~t•nuln la mo~r sl••n lnrn Ul'lillcurc il IHmtlar;:!(IO rl i l·:~rnorr.h, in ll lll ll l'rllt?.;l iii•IIICsto I 'Ì IJ UU Sllllfillro una t•omln 011 altro s lrt'lla intorno al mcllll1ro (~i Lratta 'l"tlSI Sl'lll Jli'O d••IIP estro•mita) ~ 8-10 cenUmf'l ri al '"""Prn oll>lh fcritn: pa.ss;ullh• nn Jli'11•t rli lr:nJu fra In pollt• o la lega.tur:t, e wrr·('n,lo ,J pnò anmr•nL1re In o·ttslrtl.lflll('
rome mogllo $ 1 vuolt•. Ciù fnllu si iuciolr la OIIJr,io'atnra per la htn~lto11:o tli
un ttntirnotro o t•in, l.lscia.llllu MIIKtrinare lllt<'r.lllll'nll· l(l p:ute 3\ "'lenat.o o•ol te'lsoto r.cllnl:or~ ~oggintPn lv. Allnra ~~ nprlw~. :d IIÌII J!rP, lv po,.,l lill··· una •tllu ziononl ~ 0/ 0 di portnanlo(nnato di p()tas;;a nvnndo r·ura 1'1111 pr'lll' lrl ''''llll'l"• ' '' é diiTu•u rl Vf'h•nu. In mnnranza •lt•l pèrrnnn~:auatu •l rtJIIllidtl Il fern• ,.,_ \tnte 'C.'Ilr•r fO"II), mancaudu :111\'ltt' •ltll'<lu ·i l'"" rio· •rro·r·· .oll',wulu fo•uiru"
amlico. Si :unrnini~trnno poi al ll:tzh•nto· 1 ~ goec.• •l' :unmumara li•pthl.• ohlult.l in !t:i-30 grammi ll'arqn:... se it~sorgonu fo•nomen•rh an-ell'll~mcnl.o <i rl(•••t•• 'l'"'•l:t dr;se duo, tro, qualt.t'(l vollo; Ri 1l:1m111 rtlcor.•lll'i , ,. l slt iln mi di i lll ns~kazitnu• (l~rsever:u1o " ;~'nrrrescou ro. •u Il mahl<l :<i pwst rn o '"' ''"""'''' ,. i"'rdt• l:1 1'<)crieoza: "' l!l. rC,pirtuioru• •.' hhh•huh,C•• t' J;a li11;..,'11:1 aCC"t'IUì:t :1 l :tr.aJi;uar... a. ,i ricorra nl srmapi:;rni •mila regioni' tl••llu ~Ltun:11·r· P do•l t'tlllrt·, coutinunnrlv r.ol!li stìrnolanto Il pazienti' dc ' c e,<er l•·nulto cahl11, 111:1 in ouo amhlenlo· fro•<ru •' JIUrQ. La prulit.'\ di ~UJ!J!r·rr• !1 f,nl:t ,. inut •lo•, •••UJ.;o t•rolllto l"'r il nJ:tlalu ,.. pericolo<rt fll'l' l''lJJ.,mlOr• ·. 1
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~OTE DI GEOGR Al'lA
MEDi CA, ECC.
spet·imentò su numerosi soggelti iniettando di rettamen te uel sangue il veleno, che in ta li co ndizioni agisce con tePri bili •·apiòità; iniettando poi 2-3 cenlimelri cubici clelia stessa soluzione, le condizioni degli animali t•imancva no perfellamenle normali. Tali dos i inictlate in animali non moPsicali non J•I'O· ducono perturbazion i noldvoli nelle g•·andi funzioni nella vili:!, dunque è intlubilato che l'efficacia del permunf!analo polassico non può esser e a lLt•ibui La Ad un '<'~zionc lisiolo!Z'ica arlla1-:0Jiista cccilt\lldn clementi islolol!ici, le cui flJnZiOill sia no s tate ùep•·csse c pertur·bHle, ma consis te in una azione chimica mo(lifkat•·ice !lei veleuo s tesso. Questi esperimenti l"ipeluli solennemente in JJUbblico in p1·e · senzA dc lrrmperatore , di medici e di scenzia ti, s uscitaeonn gl'ande ammirazione e, pochi mesi dopo, a tempo del nos tro sogf!iorno a Rio, erano uucora soggeLLo di discussioni rra i dotti e ùi communti f1·a la popola1.ione, che natura lm ente è molto interessata Mila quest1or.e. I n tanto quasi non pas. sava f[iomo che J :.:iornali localt no n r iferisl'lero qualche cAso di per,;one salvate da certa rno t·te, mediante il 11uovo lt·nvato. Infatti i .fazencleiros nelle loro faltoric ne avevano capito l'imporla 11za, c la s iringa eli PrAvaz c la solu zione Ji permanganato si trovavano da tulli mollo più utili ed cffìcttci e di sollecita applicazione che non il vecchio uso delle causlicazioni col ferro t ovente. La pra tica ~.re n e •·almente seguita e1·a questa: Oendaggio elastico al disopra della fet·ita immediatamente ùopo l'accidente, quindi in iezione di :3-i- grammi di una sol uzione di perma nganato aii'J •t. nel punto m ors ica lu dando nello stesso tempo degli stimolanti per comballe re la depressione genel'ale.
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UN CASO lll
COLOBOMA DELLA COROIDEA IN UN INSCRITTO
Lettura falta dal capitano med ico ltfo,..mrgo alla conferenza de! dicembre l.885
flrcsso l'ospedale militare principale di Livorno.
L'inscrillo Giannelli Orazio del dìsiJ'ello milital'e di Lucca, -della classe 1865, al N. 129 d'estrazione, proveniente dal rnan,(i"amento di Camajore, venne inviato in osservazione in quest'ospedale perché fosse determinata l'allerazione del di lui occhio sinistro. Giunto qui esso ha dichiarato di non vedere col detLo occhio, ·e realmente gli esami fatti dal signor tenente colonnello me· .dico direttore, sia con lo stereoscopio che con la camera catottrica del Flees, confermarono la verità di quella asserzione. Con l'esame ollalmoscopico il s ignor direttore ne tt·ovò la ragione io nn coloboma della coroidea, e con l'abituale sua ·cortesia m'invitò tosto a vederlo. Il caso m'è semhr·ato cos·l interessante sotto vari .aspetti, da impegnarmi acl esaminarlo nei suoi particolari, e in seguito a ciò il signor direllore m 'ba fatto l' onore d'incaricarmi <li presentarlo in questa confer enza, assieme al risullato delle rnie osservazion i, le quali sono le seguen ti: L'inscritto Giannelli nacque io Fabiano da genitori sani . lullora viventi, non consanguinei, ed ha due fratelli vivi. Il ·secondogenito è c ieco dall'occhio destro, e, a quanto rifei).'isce, risulterebbe essere esso affetto da microltalmo.
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UX CASO DI CO J.OOOMA DE I.L.\ CORO IDEA
L'esaminato è di temper amento Jinlatico-sanguigno, di costituzione buona, d'abito sano. E di condiziOJw rontadino, ha intelligenza per fellame nle sviluppata, r.osi ch e ha bP-nissimo imparalo a leggere e a scrivfJr f! . N on fu mai am malalo. Ha capelli biondo- chiari ed occh i cusla~ni. Lu sua lest,a non presenlR nes~una Jefor·milà ed ha r egolari e pr·oporzionali dimension i, ma all'esumo della taccia si ri mar·ca subito l'assim metr·ia e la diff()renza di svi l uppo dei suoi occhi. LP arcale soprHC<'i!.diari sono sulla medesima linea ot•izzonta le, ma l'occhio sinistro oppariRte un poeo più alto dt>l des ~t·o. La fessur a palpt•h r·ale sin istt·a è inJ'atLi nwno lunga c meno ampia della co t•rispondenle, la cor·nea sinistra ha una periferia mino1·e della de;::l!•a. l'inlPro bulbo più piecolo; esiste pet• ':o nse~uenza un mici'O ~luhno a sinislr•a. Gli occhi sono affelli da nis tagmo, c rrue:::Lo è tanto o;::cillalol'io orizzontale che r otal orio. A sinisLra v'ha sll'abi:::mo con vel'gen te. col cnrattere del concomitan Le. Passando all'esam•' della lr'a!->parenza Ilei mezz; oculat•i colpisce ="Ubilo il fall•), clw, m en Lt•e la papilla d~stra apparisce tWI'I.l, la si nistra appat•ìsce r <.lssaslt·a, pì·ccisam <>ll tH come fu già conslat:.: to nei casi di colohom a ir·t·ido-cot·oidcale e negli albini. Un altm prii cul'ioso fenomeno l'i:::nll.a oncor·a da rru csL'esamc, verlendo noi em anorc dall'()(•chio sinistl'o la sles~=:u. l uce che emana dnll'occh io dr)i gatto, p0sLo nel le opp ort u n r~ analoghe condizioni. All'infuori di questi due ~;;l!·ani fenomeni, nuii'Allr·o ri caviamo da qnesl'i spe.zione se non la confBrma della pel'i'ella. Lt·aspar cnza dei mezzi diollriC'i. L'osset·vazione olt.almoscopica è resa difficile ùal nista~mo, ma è Lutl!:lv ia possibile, })l'e!'il.undovisi anche volon tm·oso e i n te lli gen~e il soggetto d ell'es•~me. Pt•irna di descrivet•e il foncl 0 dell'occhio mi peerncllo di prcsenlat·e la Bgut'A con la quale ho cer cato di r iprndul'lo: lo sr.rup ol o con cui ho cePca Lo d'indicat'vi i piLt irnpol'lunli Jettagli, servi rà almt'no a ri sr ldar at·e nlr.unc dt>lle pal'lieohll'it<l che sto per ricorrlare. La pupilla è atlunquc giù Attlpiarnen tc dilata ta, ed in vitiamo
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ll~ t;~ L"'\SCIUTTO
l'es aminato a cercar di diriger e opportunamente lo sguat•ùo per riconoscerne il fondo dell'ocehio, ma il campo che si oll're alla nostra ispezione, si mostl'a , alla prima osservazione, quasi unil'orm emenle bianco . Esso appar e lucentissimo, di s plendore rnadrepedaceo, attraversa Lo da qualche vaso sang uigno. Sulla guida di uno di quei vasi tentiamo di pervenit'e all'esame della papilla, ma il corso di quel vaso s·interrompe, e ci manca il filo chH ci doveva condurre olia papi Ila o lti~<L Facciamo eseguire all'occhio· un piccolo movimento in allo, ecco che il campo bianco é b!'uscamente limitato dal rosso della coroidea: fa cciamogli eseguit·e un movimenl? all'esterno, facciamogliene fare uno all'interno, cd ecco che al campo bianco viene sempt·e a fat· cornicP il rc1sso coroidale. È quindi proprio il rosso della cot'oidea •1uello cl 1e manca al nostro campo pt·imilivo di osset•vazione. E noi cogl i oppot·Luni movimen ti deH'occhio os::.et•vato riconosciamo successivamente i limiti inferiori. l)e,lt•o e sinislr·o di qu esta mancanza, e, con m in ore facilità, pet•ché ci e meslie1'i far dir·igere in basso, ma mollo in basso, lo sguardo, n e troviamo anche qaello superiore. Dai limili cosi stabiliti l'isulla un ovale che non occupa il centro del fondo ocu lare, pet·chè, men tre basta un piccolo movimento del bulbo verso l'allo per determinarne il confine inferiore , é neccssnl'io uno molto csaget·alo verso il basso per determinarne quello s uperi or e: l'ulteriore osservazione Ci· convincerà, in seguito, che al limite inferiore corl'isponde la papilla del nervo ottico . Esiste adunque nel fondo dell'occhio in esame un ovale privato della COI'Oidea, col suo maggior diametro vel'ticalc e con l'estremita piu acuminala. l'ivolla in basso, esteso llalla papilla del nervo ollico , in esso compresa, fin verso i processi ciliari: tut ver o ed ampio coloboma della .:!Oroidea. l contorni di tJUCslo coloboma, del quale abbiamo cosi delimitata la figura e l'estensione, mct'ilano pure un'ossen·a-. zione speciale. A destra e n s inistra , in allo ed in basso, fra il campo chiaro··
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UN CASO Dl COLO il OllA DE LLA CO ROI OlèA
e splendente e quelJ0 ·colOI'alo in rosso, esiste u n mat•gi tae di colorito più intenso, e clte non ha dapper tu tto l'uguale ampiezza, né si mostra continuamente nè uniformemeutc ·oscur o. Al b ot·do destro (od inte rno) dell'ovoide la linla oscu1'8. ùel margine e pi(J estesa, in aleuni p unti ò più intensa, in a llt'i manca così .la trasparirnc il bia nco soltoslante. Ma que!'\lA cornice più oscur a e!'\isle tuUa via dov unque, ed i: pl'vdotla da un accu mulo del pigmento co roida le, quasi che la coroidea raschiata dallo spazio chia t'O io~se slahl risospinta in di reziona cen t1·ifuga vot·ao i limiti del medesimo. Se, facendo di r igere lo s~uardo bene in basso, esaminiamo l'esll'em ilà ùell"ovalc elle s ta più vicina ni processi ci liari, c ch'è la più ampia , non vi riscontriamo alcuna inlert•u:z.ione, nemm eno vi I'i marcl tiaruo un poco p iù rat·o il pigmento: il colobomfl qui ndi nvu in teressa elle la sola co1·oit!e, e non presenta neppur CJUetraccenno che ~uol spe,so moslr'at·e di continufH·si co n l'a na log a anorna lili di con formazione dell'ìt•ide. Anche l'eslt·emita più acuminala delrovale offr•e materia ad un esame pa t•licola J•e. l due margini latet•ali si continuano infel'iormenle con un sottile strato di pìl-(mCnlo che ne limita la punta, ma sotto d i rrueslo t·iclaiama subito la noslt'a attenzione u n'area ìr règ~.>l at·m ente triangolat·e, col suo apice arrotondalo t·ivolto all'ing iù. Que;;,l'al'ea .3 in pa rte ricopel'la da depo!iili di pig-men to, fl•a il quale lraluce con lo speciale riflesso deHo slatìlvma postico la sclerolica assottigliata o in J'o ssa ta. Immediatamente al disopra del sottile stra to colorato che for m a .((unsi la LRse ar cua ta Jel descritto tt•iangolo, vedia mo un colOt't\m enlo rossigno, rima1'cabile specialmente pel con· ll'asto col b ianco madreper laceo ch e e stesa mente lo ci1·conda .oi lati ed in allo, e che, senza alc un limite pt·eciso, con una insensibile sfumalut·a, tt·a nsita in esso. Quel COIOI'Sme nlo, la posizione lopog1'afica alla rrua le ~ 01'8 rivolto il nostro esame, i vasi che n e emer gono, ci fanno ri te ner e non po ters i tralla t'e c he della pupilla. È pet•6 una pa pilla incompleta, schiacciata nel suo diametro vel'licale, la periferia s upt.l'ior e della q uale passa in -
IN UN INSCRITTO
sensibilmente nel bia nco ùella gc[ero lica, assieme alla qua le ba s ubito la det'orm azione t he ci verrù indicata dall'esame ulle riore . Il sopt•amenzionato tt•iangolo veerebbe quinui a rappt·esentarequasi un vas lo s tafiloma , separato da un sottile strato di pig mento dalla pa pilla otLica. Il fondç> del q uad r o, a <·.ui fa cornke l'anzid etta zona di pigmento, é fatto dallo scll~r·o tica. Ma questa non tr ovasi nf' llo :;tessn piano della pot·zione rives tita della co!'oit!Po, a nzi è rnfossata in lt•e piani tliffer•enli. Presso al limite coroidealc la sclerotica è già in fossala in un piano poslet•iorC'. e ne fan fede i va>:i c!Je con un gom ito marcatissimo tmns ituno dal cam po bianco al colora to, e che si vedono specialmente a sinislt't\ della Jigura. Questa pt•ima zona sclf!roticale è stt·nor·clinal'ia menle lucente, bianco-mau t•epcl'iacea, cangiante di ril-lesso al minimo . ca11giat·e dell'illurninaziono t: sotto ulle t·npitle e continue oscillazioni involonta•·ie dell'occhio ossct•vato. Una più pr ofonda dE'pressione ha avuto luogo in una zona più centrale, e ne ::-on pt'ova evidente le dne vene cll0 vedonsi fare un uncino cosi pronunciato per· p01·tarsi, a sinistra, da questo secondo al primo piano scleroticnle. Questo secondo a fl'ond.a rne nlo non é egualmente dill'uso : è più sensibile a s inif<Lr·a che a dcsli;A, lo è meno in basso, e non pare abbia a vuto luogo a llu poele super iore. U na terza volta si sprofonda la sclet·olica ' 'erso il centt·o uel cotob0ma, e qui la concavità ha per base nn'ellissi col maggior diametro quas i verticale. La pt'ornndilò di 'ruestu let·zu ectas ia do vrebbe esse r·e t•agguat'de vole, giudicando dalla cut·vatura del t•amo s upe!'ior e-deii'At'lerio che l'nltl'a,·et·su ùa sinistr& a destr a, e c he p1·imfl di r isalil'e al ma•·gine des tro quasi vi s i nasconde sollo, usccn.Jonll poi per COI'rel'e orizzon tale con una g t·os1:ezza apparen terncnlo maggio1•e delln primitiva. La linea così ne tta che limita il maPgine doslt•o di l[uesln ter·za concavità, a cont'r·onlo della sfumatul'tl del mar gine si-
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UL' CASO DI COLO BOliA DELL A \.O HOIO F..\
nistro, fa crede1'C che l o sfonJo sia più a picco a flestra, e uv w;nga all'altr o lato con più dolce decli vio. Il color ito di questo terzo afl'l)nùamenlo è assai meno unifoi·me di quello degli allri: a punti assai spl endenti sono prossim i altri più oscm·i, e in t~lcuni punti si osset•va una lessilura decisamente lìb1·osa. A nche 111 zo na i r,terrn cdia rn osti'a chia l'a unR Lessi lul'a fibrosa, la ' luale nou è appr·ezzabile nella più pet•ifeJ·ira, che perciò uppari,cc omogeneA . Sr•mhre1·ebbe in conseguenza che nei successi vi afl'ondamenli tosse scmp1·e meno compalto il tessuto c.lclla scler otica. i·: noto che I'OI'igino ùel coloboma •Iella cOI'Oideo è attri buila ad un a rre~to di S\'iluppo, per la persislcnza in quesla memhl'a lla del la f•'ssura che, nella vi lo. fe tale, si r iscont1·a anche 11ellu r etina c uellu sclei'Olica. l .'assottigliamento che a 11 0 1 appal'e del tessuto di crues ta m ernbt•o.rw , tanto piLt pl'Onunciato quanto pi ù pl'ossimo alla linea m eùtann, sembt'ei·obbe una coufet·ma ùi più all'opinione del N'age!, dove!'si l'origine df' ll'all'ondamenlo st:lor oLicalo al la p r essione endocu lnl'e sul tessuto destinato a chiudere la ressura della sc!P.r a. mentre non è anelli' chiu~a quella della cot•oidea. Sulla parte denudaLa della col'oide vediamo li·uscorrere dei vasi ai·teri o!3i e venosi , i secondi più ::;viluppa ti dei pC'i mi . ·ni alcuni rion ci ,., da.to sf'guit•o l'intero co r·so e scmht·ano sot'gcr e dallo. sclerotica (vnsi ciliari), alcuni mol'!trano un dccor so dtioramenlo serpen ti no, e l utti co n le loi'O cui·vo.Lure o coi loro uncini all~stano gli avvenuti alfondamenti dei vai' i piani sclei·olicali sopra ùescrilti. J sol i va ~ i emet·genti dalla papi lla provano l'esistenza tlelln ....etino, la quale nel resto del campo cot•rispondente al coloboma coi·oidea le dovrebbe esset•e tull'ul più rido l la a un incompleto e rudim ental e tessuto. 1 vasi stessi ell e e me i'~C') no dalla papilla mosti·ano essi put•e J e ll ~ cur vnlurc in r appC!rlo coll'affondamento della scl et·a: la par te supr r ioro della papi Ila deve pal'teciparc ancor essa
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IN ' UN L'.'lSC lU'l'TO
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all'eclasia, e per consegGenza la papilla deve giacere obliqua rispetto all'asse autero-postet•iore dell'occhio. Anche all'esame d.ell'occhio destro inconlriamo delle pat'lieolat·ità in.ter essant.i. Intan to l'iride, castagna come la sinistr·a, è più intensamente colorala di questa. Ma un altro curioso eontrasto è offerto dal colorito del fondo dello ste8SO occhio destro. 11 sinistro, nella parte rivestita dalla coroidea, s i presenta d'un Posso anche più carico di q uan to si potrebbe aspettarsi giudicando dal biondo- chiaro dei capelli e dal grigio-castagno dell'il'ide; la pat'le superstite della coroidea possiede normali non solo il pigmento dello s troma ma anche lo stt·ato ep!teliale pigmentoso, tanto che non ò dalo di vederne i vasi vorticosi. A destt·a invece, dove più c6lorala è l'ir·ide lo è meno la coroidea, ed è p t'ecisamente lo strato dell'epitelio quello cbc scarseggia, perchè, in ispecie allo parte supet'Ì(Jre, sono benissimo ap pariscenti i vasi vorl.icosi con le loro lacune più ~olorale.
La papilla destra è affatto normale: essa presenta ben di·slinli il limite scler·olicale e rrnello neevoso, rwnché il limite ·coroideale col s uo ammasso di pigmento, risultando solo un poc.o indeterminato il suo s e§.!'menlo superior e inter no. Dalla accen nale condizion i della pigrnenlazione si potr·ebbe f[Ua si conchiudere c he l'anomalia congenita dell'occhio s inistro abbia un lontano r iscontr o net destr o, limitato però sem· plicemenLe alla deficienza dello strato Liell'epilelio pig menloso. Dopo ciò una paro la sul risultato dell'e;;ame della funzione visiva e sui fenomeni muscolari. Dopo che fu osservata la coesistenza con quello dell'iride del coloboma della c oroidea, furono notate fr·a i s inlorn i funzionali di quest'ullimo la mancanza di por·zione della visione periferica, l'ambliop ia e la rniopia. Il caso nos tro pr esenta, dal Ialo runziona le, l'ambliopia e ·l a g t·andissima limi tazione del campo visivo periferico. Ho deter minato quest'ultimo, per l'occhio sinistr o, col metodo •piu comune usato nella pratica, e la totale sua mancanza
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UN CASO DI CO LODOlfA DELLA COROIDF.A
n Pila parte superiore, quale ric:ulla dall'anne~l'<O Lt'acrial.o, non potrebbe meglio corrispondPre ~:~Ila lesione analomo-palologica. • Per determinare l'acutez:~.a visiva cent•·ale. si riconosr.t' '-'ttl>ito, presentando all'esaminaLo i carattel'i di S nt!llen, essel'o necessm·ii anche a bre vo distanza i piti grossi, o invel'o t·is ul ta dagli esperimenti che il N. L8 ( l8 metri) non è visto di5lintamc>nte che a H crn. rruindi V = i /~!!8 e il ~. 24 (:H m. ) a l(; cm. (1uindi V= 1fl50. Ris ulto ancor a da quesfe::periell7.a , che è veduto a dista nza proporzionalmente maggiore il ca•·attere più piccolo, e ciò è perfettamente in at•moniu con la limHa:~.ioue del canspo visivo periferico, per cui i· peggio ve-tluto l'oggetto cb·esca app~na dal campo centrale: pos::iamo ritenere ch·esso veda le letlct·c minori e che inclorini le maggiori completandole con l'immaginazione. La prova cor1 unn lente negativa escludo l'esistenzn clelia m(opia. Quando l'occhio s inis lr·o Lenta di percepìt•e un ogg-ell.o, lo vediamo fare una eosì svari a La succes~ i one di movime111 1 r he non sapr-ei meglio patago uar li che a <Juelli c lw farebbe l·estt·emilà ll'un COI'eico c he lo vol~ss e a0errare. 1<: ~e, c hiuso l'(lcchio destro, invitiamo I"OS!';ervato a pre nde1·e il libt'•) rlre 1Cii presentiam o, que::la volla è davv~r·o tl suo ar·lo quello che ci rkorda il coeeico; ai rot•eici m ovimenti dell' orchio corrisponde l'incertezza di '{uelli della mano, solo la corea è nei muscoli m otor i del bnlho e non uei motori dell'arLo. La percezione dei colot'i 11011 è m ollo alterala: distingue co n di~cre ta sieurezza il bianco, il giallo, ed il violc lLo, ma ::ca m bia fr·a di lo t·o il rosso f\rl il verde e ta lvolta li prcrsdo pc! nero. L'occhio sin is lN adunque llevesi ritener e g r·avt'mentu ambliopico, e questo per causo congenita. Ho già ricordato ch·esso è alietto da slrabismc• couvcrgcnlc: la eagione palogenica di questo non pot•·a esser<' in altr o che nella mancanlP. hinocularità, per e:::sere cioè mancata l'influenza di r ettr ice che sui movimenti del bulbo esercita la visione binocuhll'P. Se q uesta infa.lli è leg-atn al le equabile in ilazione delle due rr?line, mancando pel' l'ambli opia del sinistro il concor so dei due occhi, ùoveva rnancB t'e la
l ~ UN INS CI\JTTO
sinergia dell'azione del muscolo rel.lo esterno di sinistra col r etto interno di destra. E se da un lato il muscolo incaricalo di abùu••re l'occhio s inisLt·o non aveva più ragione di adem · piere il suo ufficio, quello incaricato di addurlo ne aveva due per eccedere nel proprio: la diminuita azionP dell'antagonista e la prepotenza innola sua stessa. È :;rià ~talo infatti sperimentalmente dimostrato che la forza 1lel muscolo interno è 8 volle superiore a quelltl dell'estemo. Oltre allo strabismo (runzionale) l'occhio sinistro presenta un nislagmo oscillatorio orizzontale e rolatorio. Si sa che oltre alle opacilti ùei mezzi refl'angenLi le condizioni eliologiche del nislagmo degli ambliopici sono il difettoso sviluppo del bulbo e le mt~laltie dell'iride, della coroidea e della t•etina. Due di questi momenti etiologici si associano nel nnstro cn o: il tlifetto tli svi luppo della COJ'oide e il microltalrno. È pur• nolo cl te secondo g li studi di Warlomont. qualot·a siavi nistagmo ipe1•tonico da contrattura del retto intemo, >~SSO aumenta f{l !l'llldo si guard i all'eslel'nn e ces~a nell'opposta conJizionc. :-lei nostro esamina Lo la contl'attura del muscolo addutlOI'e esiste in realtà, ma s ia che noi lo invitiamo aù acc••escel·e la couvergen1.a del suo occhio, sia che lo facciamo guardare all'esterno, verifichiamo l'acilmente che le oscillazioni orizzontai i presentano sempre Ja medesima intensi là, e ne possi11mo dedurre che il di lui nistagmo è proprio quello dell'ambi iopia e nn n presenta il raratlere dell'iper·lonico All'esplorazione ùGilu funzionalità dell'occhi() destt·o troviamo integra la visione periferica, e per la centrale rileviamo con l'otlomel!·o del Badai che non solo legge a Otutte le letlet·e dello schermo ma distingue pur chiaramente tutte le più piccole figuro delle carte da giuoco, dando prova di posseùere V= ' /3 , e di non essere atl'etto da ametropia. Anche il polare accomodutivo si risconka fisiologico. Quest'occhio presenta come l'altro un nislagmo misto; l'osservazione per ò ci l'a t·iconoscere che le sue oscillazioni offrono r ealmente il cat•attere del nistagmo muscolaee ipertonico del Warlomont. I movimenti rota.tori presentano all'incontro invertiti i rap-
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D ' C~SO IJ J {;(>1.01\0ll A DELLA ~;01\0JUEA
pot·li culi le coulr·azioni rnuscolal'i, per·ch ù r·ipetule pr<1vt: ci fanno ceJ'Li, che, spcciolruenle u destr·a, le J'Olazioni auw ... ul~ n o nella convergenza o di rninui:;cono nella ;;uut•df!IU J'U al1\~Rle t·no .
Semb J'Ol'ebbc dull'csallle dc•l lu runziune del l'occhio dc•,..( l'O, che questo ca~o ~i pole::>:lt: ug-g-i unp:tlt'e a quelli t'Ì•'IJ L'•IAll clnl W eckcl', nei quali l'u n::.s•~ t·va tu che ad onta del Jti Slnf!11HJ et·tt JIO cnnsO!'vale inlegJ·C Ln11 lo l'aeulezza visiva c ho l'acc·n· mudazior•e. Cio posto pu1'111 i c he il cflso t·oncr·clo poss a HI ICO J'a cl rll' luO!!O ad un'os.- ;er\'azwn e nel r·appor·Lo m edico -legulc rnililat•o. Se infHlli l'nedtio tle:<lt·o, mal;..:rudo la con,.LaLl:ILu e:.i.::Lenza d'un Hi;;:Lagmo ro1slo ha doll1 pr ova di godot·e ù'un uculczzu visi ''a = 4'3 , tlualo t·u quo.·ll11 dPI "'iOJSti'O, per qualsiasi <;Hgionr., non fosso di~ceSA Al di~ollo di 1)~ del normale, non dovrebbe:::i r·i ten ~ r·e d 1P l'esanJinalo t~vessf\ lanla l'acolll'l vi · si va da e,_scr·e eow pa tihi le <;o l servizio milita l'e~ P e r• l'm·ti co lo 36 dt•ll 'clencn B i l nis tagm0 non r·cnde inabi le l'iscritto ch e qml11do sia Ltlle da disturbar·e g r·avcrn cnlc la facollit visiva. Se l'esaminalo :;i lrovussc nella condizione clte Hbhitllno suppo:::la (invece d'essere 8Jnbliopico a sinistr a), stando al r·i· sullalo dell'espcrim cHlo, fìnor•a enunciato, sat·ebbe du l'ilenct·si idoneo. Ma l'esperimen t.o 11on è anco1'1\ eoanplelo. ln t'a Lti se è vero dtP l'ucU Ll•zza visiva può lulluv ia CO IJse•·"<H'SÌ inalter·ata, e elle i 1novimnnli involontari dinainui::;cono o cessano iu da te d il'ezi0 11i dello sgual'do o fi s!:'andolo sopt•u un oggetto assai vicJ JIO, ··~ ve1·o al tr·esì che, l't·a l e alll'C ca1-!'ion i, basta ud aurneutadr, <:Oli cor•rispondcntc dok i m ento di'Jiln visione, il s uccessivo adattam ento dell'occhro o di lf<.:l'enti distanze. OI·a, iu vece che 1'<1 1' guaedur e con l'occhio deslro i segnr del limitato campo dello sche•·mo ottomelrico o il minuto e vicino cat'alleee delle scale pl'oba liche, dando all'osset·valo f'ucollà di alLHggié:lrO la sua tesla c i l suo occhio, n oi modo che ri escano al più possi bi le limitate le o~ci llazioni di qu esto,
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l N U.N lNSCRlTTO
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facciamogli guarda1·e a distanza e direttamente il N. 6 della sca1a di Sneiler\.- Con l'acutezza visiva che ha dimostrata, e non essendo a.metrnpo, dovrebbe legger·lo distintumente al· meno a 6 metl'.i, ma, per quanto r·ipe liamo la pt·ove, esso non riesce a Jeggerlo che ad 1 ·metro. L'acutezza visiva e ora discesa ad 1,'6 , e il complemento dell'esperienza deve farci rilenenere che l'otlalroospasroo s ia al grado da disturbare gravemente Ja visio ne. Risulterebbe quindi, a mio credere, essere nell'occhio esaminato conservata bensi vit•Lualmenle l'iolegrita dell'acutezza visiva, ma nun esser del pari, perl'esi~tenza del nistagmo, conservaLa la sut'ficiente •.ruantità dell'utile funz ione per essere compatibile col militare servizio.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
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Azoturia. -
(Tite Lancel, gennaio, 1886).
Non è >;olamt>ute nelle mulo.LLie r·enali, ma cziandio in allre al'l'ezioni, o ttdo rimane aiLerato lo sca mbio normale del matet·ialr, che il ~aggio della quantità di urea emessa in un dalo tempo è stato riguardato quale un pregevole mezzo ~cienlilico di diagnosi. ~el cot·t·cro degli ultimi due o tre anni M. Romm"leare ha pubblictlli taluni ra gguagli, i quali se veri, apporlet•ebbero indubbtamc11le un apprezzabile ausilio arldizionale nella diagnosi clt ll"erc nzi~:.le delle malo.llie gaslr·ic.:he. Azoturia è una con vonien Le dizione per s ignificare la noemale e missione del .nilt•ogeno allrave r·;;o le urine , mentt·e la sovepchia 'luanlilà ;;ua gi ustifica la appellazioue di iperazoluria e la deficiente p ropoi'Zione quella di ipuazoturia. :\1a le difficoltà rimangono ~empt·c in riguardo alla nomenclalut·a inquunlochè !la niuno si cono!'>ce la normale emissione del nitrogeno. Pur·c t~!:;seri ta nei l.r·atlati, che fan testo di fis iologia, in f100 g r·ani IH (]uanlilà di urea e messa in :24 ore da un umno in islAlo <l i salu te, tale norma sembt"a esset•e At'bill'tH'ia. Sono quallt•o le obbiczioni recale conlt•o le eonclusiont di Rommelaet·c: t• La pPopot·ziono di 32 g rammi per la azoturia normale è trop po alla: in Francio. c ~labilila in 21. 2' L'azoturia è proporzionata ulla specie della dieta. 3' Un ìnfé t·mo, il q uale non si nukisce o c he vomil.<~ il cibo ingestu, pr·esen ta ipo- azo turia, al di fuori del genere della sua malattia . 4' l cancri possono esset·e associali coll'iperazotul'ia. nommelacre, put'e ammettendo la forzA delle due prime obbiezioui. emise non esse rne perctò allet·ate le ~ue conclusioni, mentre riconosce quelle in Leot•ia, ma le esclude in pratica. Egli adduce pro"e a dimoslrar·e che il grado del l'azotm•ia no n è in dirella t•eluzione colla quali tà e quantità dei cibi nelle malattie ac•.tte o neppur quasi nelle uiTezioni F. S. ci'Onich(•.
l\IVIS'l'à, l!;&OlCA
l1n oa1o raro di paralisi atrofica del nervo ipoglosso . W. Etto. - (Deubr. Arch. fil.,.. IWn. M ed. ){XXVII e Centralb fu,. die medie. Wissensch., 188o, N. 44). &i pochi casi fi nora conosciuti di semplice paralisi o atrofia di una metà della lingua, I'Erb uno nuovo ne aggiunge. Un giovanetto di 13 anni che quattro anni prima aveva avuto ·un'acuta infiammazion e, del collo, probabilment.e difLerlc&. pt·e· sentava una paralisi del nervo ipoglosso rlestt•o con atrofia ·degener ativa della metà destra della lingua e completo indurimento, l'imanendo ben conservata lu sensibilità senza che esistesse alcun'alLra alterazione morbosa . P oic)Jè mancavano altri s intomi di una afl(~zion.e bu lba~e, e la tabe in cui è slata osservata pat•ccchie volle l'emiaLrofia della lingua eea da escludersi, l' Et·b a ccolse l'idea di una paralisi pet•iferica· dell'ipoglosso analoga a lle gravi paralisi r eumatiche del facialc. ln ba!:'e ai risnllati delle prove sulla sen.sibi lità falle in qu.esto caso, l'aulot·e si dichiara contrat•io alla opinione che l'ipoglosso s ia il nervo sensibile delh1 superficie della lingua·; ed afferma inoltre cho nei cosi detti •movimenti ga l va nici di degl uLizione l'ipoglosso non ·ha alcuna impor tanza. La deglutizione é un allo t•illesso; nella eccitazione galvanica al collo, lat•inge, ecc., s<>uo stimolati il laringeo superiol'e, il r icorrente ed allri nervi sensibili, i quali -destano per via r iflessa i mo,·imPnti di deg-lutizione.
Delleparali1l nel corso o nella convalescenza. della febbre tifoidea dovute a. nevrltl periferiche. - (Journal de Médecine et de Chiruroie, gcunaio 1886). I dottori Pitres e Vaillard sludiaJ'OIIo nella Reoue mensuelie ·de Méclecine una forma lullt1 speciale di parallsi cbe può complicare la febbre tifoidea. l lut·bamenti ner vosi che posSOrJO sopraggiun gere in questa all'ezione ~ono in faLti mol to divel'si: essi sono tal volla semplici altet'azioni della sensibilità; altre volLe si tratta di paralisi e~tesr:J, ad inizio bt•usco o ad andamento pr ogr essivo, cha implicano una lesione diffusa -o localizzata dei cen tt·i nervosi; tali sono le emiple~?ie clie si
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RIVl STA
rireriscono od una emorragia eer·ebralc, ad un ramm ollim~>nlo per P.mboli!'ìrno o per lr·ombosi ; le pa t'Aplcgie atlr•ibuibili ad un focolaio di mielile, ad un'emorragia meningea; tale •\ la par·ali si ascendente acutA, ccc. Mn a fianco di que8le l'orme clinich e, ve n(.} sono altre la cui no turA è più difficile Acl Psset·e spiega la, nell e fJUa) i la panlli;:i l'es la Jimilaltl ad un membro, ad un segmento di mombt•o, o cct·ti muscoli o gr up!li mm;cohtr•i. ~ella mag-giorpat•lc dei CASi IJUPSle pa rali si parzioli sono precedute ed acr.ornpap-nalo da Lul'llamenti sensith i, da dolor·i intenf'i, continui, r'emitlenLi, fis:-i od ir·J'adi<~nli s i , da Anesl.ef'ia rloJm·osa. Sempt•o e fìn dall 'i nizin dAgli Accidenti la conl!'Allililà eleltr·ica è compromP.ssa nPi muscoli affelli e questi, dopo un lernpo var·iabile, subiscono\ una alr•ofia rapidamente prot!'ressiva che, coi dolol'i pcr~i stenli, cosliluiscc il segno dominante della sind t·ome. Gli Ftu lol'i rammè11lano un certo nu mer-o di falli di rp..t es~'ol' dine che sono stati pubblicati; lA mag!!iot• parle si riferiscono 11 para lisi aventi sede m•! la sferA del cubi l Al e; altr e inLe re~sano certi ~t·u ppi muscolari della gAmba (eslensm•i, Jiesso_ri del piede o delle di ta), della coscra (par·esi· degli addullol'i con iper algia nella regione del nervo safcno) del bPaccio, dt:lla spalla, ecc. Nei rl ue casi osservati dagli aulol'i rli que:;to lavol'o si tr·Alta di una paralisi del nervo cuhilale, la cui evoluzionP può servir-e di tipo per lo s tud io eli cAsi analoghi . I n uno Jei drll\ in pAt'Licolsr·e. trr gior·ni uopo la scornpar·sA d.eliA febbre, il malato accusò dolot•i vivissimi che par·tendo dallu polpa del di to mig-nolo della man o si ni::: lr'A ri salivan o verso il pugno fino al pisifornre; l'infermo pl'ovava inoltre una sensazione di stu por e, olia qual e surcedel te J'inscnsib ili tù di lullél la r egion~ inner·vuta dal cubitale; poscia si produsse l'atrofia (lei muscoli della re gione e con essa la formnzione doll'ar tip-lio car•a llcristico. lVIal g!'ad o una con tinuala cura, non si era ottenuto ulcun · miglioram ento dopo sei mesi . l n allr•i ca8i pr'r allro la ::rual'igione si olliene in un tempo pii1 o meno lungo, sia spontaneamen te, sia sollo l'influenza deliA cura. Questi falli che sembr•ano costituire un l{ruppo nalur•Aie e
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mollo speciale tra Le pal'alisi r~be dipendono dalla febbre lil'oidea sono stati in terpre tati mol lo d ive!'samente; alcun i attribuisciono gli a ccidenti ad una lesione <](~ I la m idolla Ol'iginata E>ul eor·no anleriO J'e della >'O~ Lanza ftl'ig in; allt·i li consi~Lerano come il ri sultato d i Ul H1 lc !=òi0ne del nervo stesso, d i una nevrite perife1·ica. Gli autori s i attengono a quesl'llllima opinione e ne danno non solo la dimosll'Dzio ne col lo studio della sintomatolo7in, ma ahche con rice rche AnR tomiche c he hanno un g rande interes~e. Essi hanno constata lo inl'attì che anche nei ~o ggdl.i, che non avevano pt·esfmla li Hceit!enti par;) lilici durante la febb t'e tifoidea ed er ano mnrli d urante il eo 1'l"O el i q1 1Csla malattia, le alterazioni de l s is lc->ma nervoso pe1·ìi'erico erano molto frequenti e-che si poLevano tronll'l! in essi l e lesioni più o meno g1•avi della nevrite pa t·enc:bimalo~a. QuDndo q ues le alLe,·azioni sono poco p t·ofonde, esse possono res tore lfltenli e non rlar luogo cpe a segni vaghi e mal definiti che scompaiono nell'insiernedalla s inlomatolop:ia mollo complessa della l'e b bre tifoidea . Ma quando esse s i l'anno pit'J gt·avi sotto l'influ enzfl di-condizioni che sfuggono ancora , si ll·ad ucrmo cli n icamente coi lm•bamen tì sensi ti v i, moto 1·i e I.Pofic i che caralte.rizzano lenevri ti periferiche in g-en'!rale e si mostrano r.olla pi 1't ~rande cbiat·ezza in ·Ce1·ti CHsi di pat•tdisi che su:;;seguono al la l'e bbre tifoidea.
çura dell'angina di petto vera.- Dott. Ht:CHAHD. - (Ga4elte Médicale dc Pa.ris, 2 genna io ·188fi). li dott. H uchat'd ha reccn to?menl.e in l.l'op1·cso lo l"l udio lc· ,rapeuli·c o dell'ang ina di pelto ve1·a , e ne ha comnnicalo il r isultato nell'occasione •l el cong-t•esso scien tifico d i Grcnoble. L'autot'e incomincia la sua comu 1ticazinn r! eol dis li ngueJ•e l'angina di pell.o vera dalle ps e,;do-angine o da tulti i , renomeni a.nginiform i. La fa lse nngine dei nevi'Opatici, de[tl i ar tl'ilici, e dei gasirilici -egli d iec~. - si o;;!"eJ·vano in l.~lte le età, principaltnente nella donna : la fr·equenLc r ecirJ i,·u degli acc(lssi, la loro apparizione periodi ea, IR lm·o lunga durala,
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1UV1STA
la sede del doloro alla par te media od inferiot'e della regioni' cardiaca, carallel·izzano f(UCsle false angine. L' angi na vera, piu fr equente nell'llomo che nella donnH, avviene in un'età avanzata. Essa non as;:;ume che eccezionalmente la forma pe1·iodica, non è mai spontanea. ma qua;:,i sempre provocalu dall'eccitazione ano••male od esageralo del cuore indebolito, du uno sforzo od emoz:one. Ln sua sede t~ •lecisamenle sollo-slcrnale, il dolore rraneamenle angosciante. Le psendo-a11p-inc sono benigne e scompaiono spontaneamt> ntt>: l'juclla di pALlo è gi'tlVe, ma può guar·it'e con approprialo L•·a tlamc nlo. i\'lentt·e la palngencsi de ll e f'a lse angine è va1•ia, q nella dellll ve1·u angina di pullo, per contro, é inamovibil~! ; secondo l'aulot·e r dov uLil ad una lcsioue delle arterie comnm·ie, alla lot·o sclui'Osi ed a l lfll'O J'CS Lr i n ~timenlo; il più sovente è il ri!-:iulLaln di un'ao rliLc, a condi7.io ne c lte ques ta in teressi ed oLLm·i· i1t pat·Lo lo sbocco delle arLct·ie coronarie. Gli accessi d'ango!>ciu sa rebb•~•·o pi'ovuculi dl:l un'isclJernia cardiaca lemporaria: l'a d'uopo cho vi ~ia inle!'cezionc del corso del sangue n el mio· cardio cd ìscl •emia cardiaca q uasi completa. Que~la Lsoria ut• Let•iosa di Huchard viene accF>Lla la da P olniu e da 'èc. Certo che lA. ne YriLe cal'Jiaca può esercila 1·e una '
influenza su11u 1nalallia in questione, 1ua òa sola nou la CùsliLui~cP.
'
Accettando l11 li'OI'Hl Ji Huchard è c:hiaro che si debba 1'1volgci'C la tui·a al ~i~lema arler iol'o; c come :!li aceessi ,[i au~nta di pello non rappt·csenluuo allro che accessi rl'ischcmi<• r~u·dwca, r rhe lt> pe1·sonc che soffrono La le infermità, 1c quali ,.:ono Sl'lllJW<' Affette du atlezioni aorliehe, presentano un'eh;''flZionc (:Ou>-Jdc-re ,·oiP di p1·essione a1·ter iosa, cosi Jlucl•a•·.J bandi da llA cul'a que1 I'ÌJOedl cltc, come la segala cornuta. aumen tAno l lu co::: ll'Ìzionc \'asale o , com e lA digitale, clenlllo la p1·cssiOM nt'lcJ'io,.:a. l l punlo cnpil.aio della c u1·a consisle n i'! l fH'otlurr·c lu dilatazio ne d•·i ,-u!' i, 1~1 dilnin uzio ue tlella JH'ession c v;~ sco l u J'• '. l'u urne r)LO della f'I' P-'[lWI I·'. a e de ll'energia delle contrazio ni ea rd i :~ c lt e. Si dovranuu illlpi•·g uJ·e, per combaUer·c l'accesso, le
)I ElllCA
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inalazioni di nilr·ito d'amile alla dose di 4 a lO goccie, rimedio questo che ha un'efficacia e prontezza d'azione so1·prendenLe. La morJ;ìna, in iniezion i sollo-cutuuee, uu mentando la forza dei battili cardiaci, diminuendo la pressione sanguigna e dilatando passivamente le arterie, ha anche una certa efficacia, ma assai meno t'apicla e sicma. Un'azione pure eflìcRce ha la niko-gl!cet•ina, la quale si può impiegare nella fo rmoll'l segucuLe: Acqua distillala . . g rammi 300 Soluzione di nilt·o-j2'licerina al r.enlesimo goccie 30 D. S. LJ'e cuccltiRi Hl g io ruo dopo pr unzo. Oppure: Soluzione di nit1·o-g licerina al cenle ~ irno. Fare un'iniezione sollo-culan~R dì 3 u 5 goccie. Oltre questi r·imedi clc~ agi~cono s ugli a ccessi di angina, bisognerà eziandio r icOJTCJ·e a quelli che agiscono sulla malattia arle1·iosa : f'rt1 qtlt:sli ultimi meritano maggior fid ucia i ioùuri, specie quello ùi polas:;.io. l iodul'i, n ella CUJ'tl dell'ang ina vera e 11 eiJ'arJt'li lc, tlf'bbonu la lor o e fli ca(;•H alla ,-irlù l'isolvenle di cui godono. alla l01·o pr•obublle azione s ull e par·eti arteriose e sulla circolazion e . Sotto la loro infiuen:t:a il polso ~ uadag n u i11 l'or:ta cd in fl'equenza, i vnsi si òilatano c si sv iluppano, la cir colaziono si fa p iù ampia cd a lli va. lu tens ion e vascolaee si abbnRsa e tende a divenit• normale. Nel lraltan1ento dell'a nginn di petto (;O i prepll rali iod ici , la condizione prin cipale del suc<:esso risiede uellu pcrseverauza e costanza della clll'a. L'amuwlalo ÙO\'l'S sottostare Al ~rat lamento d urante ·15 a 18 mo}!';i al minimo, ingerendo da 1 a 3 grammi di iodur o rolassico, e quando gli accidenti delltr malattia sono sco rnpat•s i, bis ognerà per assicurare lu g uarigione definili\'a, s eguitare la cura per qualche a'nno ancoraSiqcome pei·ò col lungo u:;.o, i ;;alì di potassio possono divenire tossici, sarà meglio impiegare il ioduro di so\lìo, del quale l'aulOt'e dà la seguente form ola: Acqutl dis tillata . gram mi 100 loduro di sodio . IO S. da dub a se i cucchiai da cflffè al giorno.
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Rl l'l STA
Se il ioùur·o ::ara male tollerato dal vcn tr•icol o, alla eletto ~oh rzi n ne bis:: op-rrer·ct aggiu r1gere :,a 11J cenl.i!lTammi di est r'Rlln
Lebaico. Per· comb utlt'N.• l'aor·Litc. i l medicn non tlovr•a tra>:curarE' In nwdicazione r·ivul siva, l'igienr! Alimenlar·e . e;;f'iud Pndo l·~ so~lnnzc eCCitl'llltÌ Pd i JÌf)liOI'i fli CilOJi (;j, Jnfi11e r ammaJHI.rl rJOVI'Ù l'illnnzinr c flii'Uf'O tiPI tahnec:o. Nuovi esperimenti sulle iniezioni intra-p arenohimatose di bicloruro di mercurio nella tubercolos i polmonare . - Dolt. GotrQUE~IIEIM. - (Jour nal tle-: Soeif.(és Sc•enfi.li'Jues, 13 ;:rennoio IS86). L'autore incor·aggiA L() dai r i.-ul la l i ollonul.i in Ameri cR, i11 Aus::LriA ed flllchc in Froucia colle iniczioui inll'a-pO!'enchim al.n~e di suhlimato rorToiiivo nellfl Luber·ro lo"i pol monare Ira rnlropreso una serie di e:~pc rim ,,nl r ~iH sul r:adaver•'! c lré ~111 viv<>, di cui comuni(•!'• i r·i!"nlloli 11 1Ja Societa M~>dica tleuli Os::pedali. Le sue ricerc he l'fllle ùl tavolo auatornirrJ, mir•ano Rllo scopo di 1weeiso r•e la prtHic;l operMor' in di detl• ! iniezioni . Euli tr·ovò rhe A sini!'lr'll P solto In ciHvicola non ~i puil P"rll!.lr•at·c facilmen lè e M nz o pericolo ~P n ollu ltr~•v er·>:o il JH'ÌIIHI spazio urto:r·cosLAi e. A rle~Lt·a le punlllt'e JH'nPtr·anr, r.on UfWal o fa cilita n ei due pl'i mi >=pAzi i ntN·co;.tal i. P e r esset•e !ung-i da n;.::ni pet·ic-u ln l tiSO!!Jtfl : 1' Punger<'~ As::sai lo niRIJO dRI znai';!Ìne sleruale f• dallo co!'lnla !<Ollostaule al fine di n•m I'PriJ'e i vaRi P.d i norvi mammari ed inle r r•)stali. 2• ~ on avvicinar·si lroppo allo cluvicolo per· n on ft>rir·c In vena succlaYÌN. :1• Evilnre le vene !'Ottocnlant>e. 4" SJ•illgPre l'iniezione con lentezza, onde P. vilar·p gli ncrP ~s i di to sse r J't>rno llis:i e ire 'lual_-: be volla ~ono pro\·ocati daii'Pnlr'AlA t'P· pentino del liquirlo nel po lmone. L'o u lo r·r~ a!"!'lcr isr·e cht> ossPr vando fJUPs::lc r e:::ole nnn si vet•ifìcano mai degli ~~~cidcnti. Lo l"ll'um Anlo propr•io pell'in i•>zionP. è In s::irinJ!a del P r•o,·oz, avendo sem pr e r um di ben di~in fE'ltflr-la. L a ~ oluz i ()ne pi ìr comtm(•nwnle rrsa la dall'ou tor e è rru t=•llu di t 1000 e nei ca!"i IP~~e ri <Juello di t/ 200. 1l l iquid(J pr·imn di
MEDI CA
el"!'ere iniettalo va por lalo aliA lemper·atur•a tli 31• Giam1nai l'aolo•·e iniPllò più di tre rnilli~rllnHni di biclo •·uro. 11 dolore accu:;ato clt1tdi infermi •wl momento dell"inie7ion~> é io !"i~n ifican te: nnn si •·iscolllr'ò moi so llvozione. È vero che dUI'AJ\le l' iniPzionc• p0!'<'-01111 SIICI'etlf'l'(' tiPf:Ji OCCCl>-l"Ì eli Losse, ma di l'ado sono coq• dolo•·n!"ì d;~ dove r !'O~pencler·e l' iniezione. L'emolli;;1 i> all'atto eccP7.10nnlr>. N ei 33 inft>rmi sui 'JUali il tloll. C'Tilll•(lll'nheim fpce I'P"-PPr imenlo, la luh ercoJ()~i er·n gii1 m olto a vnnzala; in 21 di cs!"i il miglioramento è l"lnlo rapido et! inr.onl~>slabile tanto Mtlo il punto di vista dello sl.àto :ZPII•~r·alt> che lo<'ale; il dirnns:::1·i · mento progrE>ssivo Rl arrestò A l'el<pPitOl'Azione c\iminu1. L'auto re conclliudt> JH'Opnncnclo!"i di c·nr1tinuarl' l<> sn~> ricer·che e studiar·e l'a1.1one llPr clivel''-1 rnerliramenli nnli!<Pit:c;i.
Sull'origine patolog ica del respiro periodico, nel prnfec;sor e A. ;}.luruu. - (Rtci.s 1 n r/inil'fL , dicembre 181<5).
Il ~lurri altra volto «o;olennc che nel inclìca.•··· il meccmti>'IJlO della r ospir·a7.i0ne di Chey ne-Sinko-:. ora rwce<>."H ri o au1mPI· lere una condizionf' pRtologicJ\ nPI bulbo, P n:>::e;.:nore uoa parle d• YOior <> p-enclico alle J!"riodiri•P mut11zio•u MI con tenuto gns~oM tl c•l l'or·:rAnif'mO. Que»la dollr·tna nnvp r·A adesso un 8\'\·ersario di piir, nel profes«or Mosl'o Per e!'c:n la cau sA del respim per1or!ico non !'< la llùll'HutomALismo del c~.>nt ro respiratorio. P nemmeno in oc:cillazinui per1odichc nello ,...ua eccitabilità, mA <~onsi«ll! invec<' in uno ~latn analo!!o o ng uale al sonno. 11 Mos!'o ammoLle cliu !11 pnn8H dipenda da nna eccilabihu\ drmiuuita: per lui il rec:piro inlerrniltentc i• un fenomeno flsiolngicn. e rrm1 si ruò neppure consid Prnrlo come una vera eccez1onC'. Il professor i\ l uni iovPce nel suo pi'Cf.!C\'nle In voro d imo· stra che jJ fenomenn respirntorio di Choyne-Siol,es. non ha un'o rigine sola, ma due. lisil)logicn l'una. morhnsa l' allrn. }ìelle condizioni normali !'<econdn il Mur1·i il I'Anomeno à certamente lega lo allo stalo di !'ìoono. ma é anche cet•lo eh~> così uon è sempre uelle condizir.ni di malalliA: qui l'Origine del fenomeno sta in lcf'ioni pa~>ziAiissimP dr>l hulbo, per· c111 la
liiVJSTA
cooperazione armonica, successiva, gr·aduale delle di vers_e sezi.oni del centro respiratorio cessa; ed in conseguenzo. Ji lale diSCJltililn:io delle sue singole az.ioni, la run:tione, che colJetlivam6nte espri1n e il loro lavoro, di continuo o-i fa periodica.
·Sull'etiologia. della. dissenteria, dei dollm·i CoNDORELLt:\·I A:-!GEF\1 e ARADAS. - (Rio . In·i. eli Mede Chir., di.eembre 188i.J).
Nella cit•costHnza ilJ cui si svilup pò nello scorso a.nno nel mese di g iul!"no una epidemia di dissenteria, gli autori !tan11 o fallo delle riccr t he sulla causa 1.li flUesta malallia. Kelle fec i ltanno tt·m·ato diver·si microt·ganisrni alcuni semoventi, al tri immobili . Coltivando le fec: i otlennet·o culture di quattro specie, di m icrorgani,:;mi, due no te (iJacteri un't te,.,no. e bacterùm1. lineola), e due ignote. S u queste ultime hanno portato i loro !'-Indi. Di questi due microrganismi igno ti, l'uno A è piccolo più del hacterium terrno; l'altro né alquanto maggior e. Entrambi A e n, formano dPile colonie g lol•ose di colorito g iallobiancastro. Sciolla i n aeq ua una par ticella della colonia del micr·orga nismo A, e dala a bere ai conigli, dopo circa 1 ore. determi na UIJ rapido aumento di temperatura elle dnra :H <H'e . e poi fìnisce senza lasciar traccia Stlll 'animale. Qui ndi il bacterio A, lo hanno c iliarnato piroyeno . Sperin1eulato nello s tesso modo il bacterio n, su pnrl'cchi conigli, tuLLi sono m or ti dal 1• al 13• ~tiorno. L'aumenLo dì Le mperatura si é notato in tutti gli anim ali, e dal 3' a l !~· giomo. si é rnan i feslala la dianea fo rm ala ù i feci ner·e, muco, ab bondanli cellule epitelia li , corpuscoli di sa,n gne, e g ran nu· met·o di bacilli B. Gli autori ha nno s tudia to il bacillo a nche ll(~lla clinica, ricercanclolo nel sangue degli indi vidui amma· . laLi di dissenlet·ia o in cadaveri; nelle pa reti in testinali, nell'aria di una carner a des tinata ai dissenteriei, e nell'acqua . dei q narlieri dove si local izzò l'epidemia. Nel sangue e nella eompage dei tessu ti non hanno trovato il parassita; ma in vece fn scoperto nel succo ottenuto r a s chiando la s uperlicie mncosa ulcerala, e lo banno tt·ovato
li RO l CA
isolato, o a catena di due o quattro esseri. Gli autori pemano che il bacillo agi~ca tra le pliche della mucosa senza penetrare nei tessLtti, e l a sua sede 1wediletta sia l'intestino crasso, tanto ri cco ùi pliche. Negative sorto state le ricerche fatte nell'aria; rna al cont.r (lt'ÌO sono :-tali posiliYi i risultati delle investigazioni fatte nell'acqua di un pozzo che servi va agli usi dortteslici di alcuni infermi. Hanno rinvenuto il bacillo 13, e sperimentato sui conigli, hn prodotto in questi la dissenteria. Gli autori hanno chiamalo que~to rnicrot·gan ismo col nome di ùaeillo dissenterieo, e sono conviul• r l•e sia P:-!!'o il microrganismo che determina 11'1 dissenteria .
.RIVISTA CH IRURGICA _ _ . , _; _ ( l o - - - .
Due oasi di ferite da. arma. da. fuoco, con penetra.zione dei proietti nei oondilldel femore. - Sir WJLLIA~I ì\l AcCoRMAC. -
(The Lancet, 2:- f'chbr aio 18il!i).
Un pr oietto che peuelri e r'imnn~a in un osso può essere per questo interamente innocuo, 111a più ordinariameule esso dà luogo, o prima oo poi, a prùcessi di lenta osleite con esito di suppurazione e di necrosi. Ad a vvalornt·e (}uestn convinzione e ancot' più a provat'e dn quali successi possano essere seguite le estrazioni di proietti dalle ossa, anche se praticate mol to tardi, il Mac-Corrnae ri f"erisce dun casi che meritano tutta l'attenzione dei chirurgi m ililar·i. l. Lesione da ar mn da fuoco tlei condili del .femore sinist,.o. - Un uomo di tc·~n~·auni, ex ufficiale doll'esorcilo fl'ancese, fu ammesso oel St. Thomas's Hospital il 4 giu gno J88fi. 11 23 dicembre dell'anno preced1'11 te, un suo com pagno, chr trovavasi con lui a caccia di lìerc sulle coste occidentali dell'At'rica, fece ruoco accidentallllell l c S\1 di lui, 11lla distonza eli oUanta o novnnta !J.artls, con u11 f'ucile Murlini Hcllt'y, e lo
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KJHSTA
colpl nel lato in teJ'I 10 dell~:~ coscifl si tLi sLr·a, i rrllnedialam eule
nl di~O('ra dell'arlicolaziooe del ginocchio. Il medico che ::li pre;:;L0 le priJn e cure opinò cl 1e il p l'Oietto rrC>It fosso pellulralo nell'osso, ed inviò il f'cl'ito ali" ospedale militnra di Sai n l Loui;;, o ve rrmasc.• dal 24 dicem br e al ~maggio ùell'anno sucCt!Ssivo. ~e ll 'ospedA i e i l gi nocchio divenne tumido e dolente. (a temperatur a a~cese li IlO a w•,} Ja gau1!Ja S Ì fl eSRe sulla coscio, e l ulto fecu supporr·e eire un g t•ave pr·0ccsso ttrl icolare S'i andasse ~\"O]gendo; sicché fu proposta ali" infer1110 l'amputazione come l'u 11ico nrezzo p et· ::;al v are la vita. Questi però, !ungi dal «oLtopor ;;i iurmeùi!ltameute all"O!Jcrazione, 'oIle tomare in patria, e, nppr:na giunto A Londrl'l, notevolmente mi~ li o r·ato . en tr(', uel Sl. Tbmuns H ospital. ove rtwdianl e lo ;;pecillo 1li ~élatnu, inlrudnU.l pea· due pollici in un seno ell e ~c(> J •ri'"a:si in cot'l'i:-<pnndonza de l comlilo interno del rernore Ri niRLa'o. fu con~lttlata la preseu;a di un pa·oieLlo nell'osso. L'articolazione er a rigirln, i Le~s uLi cir·costa11li er ano tunwratti, ma l"infeJ·mo non avver tiva tlolol'i spontanei. Il .Ma c Cot'mac compr ese ciro bisognava ag-ir·e non sul l'url iCOlazione mu sull'osso in cui lrovavasi incuueala la pulla. Eter izzò 'lllindi il pai'.ieuhl, incise le par ti molli. e po"o allo :scoverl o il l!·agitto osseo mediante lo scRipel lo. l nlrotlusse allora una pinl'-atl('nlalR, ecosi, nonsenzatlifficoltà, cst•·asse il proietto . l nigala e m edicata flll tisetUcamcnte, con iodoformio, la f'Cl'ila. fU applicali) 1111 apparecchio ifOIIIObitizzanle. L "i nro a·rno usci da lr os)H•uale diciotto gior·ni ù0110 l 'oper azione, col seno c•ssoo nor1 anc0 r·a colmalo, ..... a con l'articolazione ([nasi ir.ter ame11tc guaritlL Dovo (juallro mesi fu r iammesso, a t:ausa d.olla persistenztt del S(•no, che allu esplorazione non present(l leaccitt ùi residui net:r oti ci e, con,·euienlerneule medicato, si chiuse d0fl11itivamente in poco tempo. Allot·che l'autore r·i,•ide il ferito, il 12 geun aio ultimo, lo trovò compleLo.mente libero du dolori e da <lisorùini fun:donali.
II. Lesione rla arma dofauco dei condili del femore destro. -
Un gio van e di vf'nlicincru e un ni fu colpito ..Ial pr oi t:LLo J i una r ivoltella, il quale, par·tito ::!alla dis~<Jnza di quattro o cin'[ue pieùi, per fo a·ò una lamina di latta e petlelr ò nei cond ili del femol'e dèiòlr o, dia•igendosi quasi or·izzonlulmellle ua
CiilHUIH:.lCA
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d eull•o ili fuori. Sul mo 111ento 11011 fu t·ico u osci ult~ la. p r'CJ~'<t" I IZa eli a lcun co t·po eslt•aneo nell'o:<o:;o, ma. un m e>;e c mezzo dopo, quando l'infermo entrò m·l Sf..Thomal> Hos pilal, il MacCot·mac scovrì la palla ne l com lilo e!:lt•~t·u o, n lr'l;} pollic i da l foro di enlr·ata. L'artico lazione era irnmobrle e Lumefatt.S, e òalta fer•ila fluiva ùel l'us le•llle in pi1:cola 'luanliltt. Le corulizioni , come si vede, e t•ano mollo aualo~IJe a <Juelle del caso p re cedeule, e' r auto re non esi tò a pCJrr e in aLlo uu procedimeato simile a quello già acceu ualo . 'ul'colizzalo il pazi ~ nle, praticò una i nei:sione longituùlllale, e lle compro:;e la 1'er·•La nel s uo mezzo, distaccò ìl .Periostio per uu poll ice inlot•no all'aper tura o~ea, e dilatò questa c:on lo l".(·altwllv. Il pl'oieLLo alloea fu pt'l:loiJ co•• u r1a pi nza <lerl latfJ Hd Ci::'Lt·aLto. Fu irHrodolla allot·a una lenta, la quale penetrò alla protòrulila di tre pollic i e mezzo , e p O!;lJ in ev iden;:u elle Il proiello e l'H g iunto ad un quarto di pollice daUa supèrficie articolat·e òel femfl re. Ven ne appl iculu u11 doppio d r ennggio , l'n irrigato il seno coli acquH fe ni <.:~:~La <:~l :! l:;~ e, falla lu saluro, fn C(> \'~ t· to la ferit-a con garza al iodolot·mio ed ova llà s a licitka LI ru i m · mobi lizzato il g inoccltio . Dopo voutisei ;;iorni l'operaliJ u;;c·r dall'o spedale pel'l'cltulllenle guat·ilo. l due casi, osserv a iu ultimo l'a lllOt' o3, sorpre ndo11o pc1· la lot·o somig lianzo. In en trambi, i p r·oielLili, quasi uguali pot· d imensioni, per f'orArOJJll 1 condil i dol femo re nello lot·o parte p iù larga, dit•igerHi osi ul'i zzo n Laltne JJ Le da den tro in fuOt·i, si Cet•rr.arooo nelrososo a br•evissirna dista nza 1lall'ar ticolca..io ne t: per lungo lempo l'i ma scro l'l inesplor ol i. M a non basta: in enlt·ambi i casi vi fu r ono relli intìamrnatm·ii nell'urlicola;,ione d el ginocchio, clulore, tumeraziont>, Jebbre, J•igidilì• articola t·e. Or è poco ve rosimile t·he la lesione sia stata us~olul.itment ... ext ra -articola t•e , poic!Jt~ le paJJ,~ co n ic he , ,:ome que lle c l1e f'u ro uo estratte, capaci di penetrare ne lle <lssa a s'r g ranue profondità, producono m olto facilmMle delle f<"ndilu t·e, le rJUali giu ng ono fino a ll a superfici e dell'arlicoluzio ne ~~ s pat·i!lconc/ quando sia r imosso i.l proiettile elle fa tla cuneo e c he su. ' ' setta un processo r eallivo, capace di e:-l euder·:)i a Lulla In s~ottlinuilàe giun ~ere cosi a pl'Opagar·si alla gi untur·e. Lu guari gione intanto del processo nrLicollu·e ru perfe tta in lutti e
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due i casi, e ciò non vale ad escluder e l'ipotesi ora accennala, imperciocchè le fet•ilP. d a arm o da fuoco delle arllcolal!ioni non so11 o cosi disastr ose come gene J·a\mente si i· inclina ti a crede r e. l l Langenbeck diceva all'autore poco tempo la eli aver conslataLi, .Jurant~> la ~uerra fra nco-get•mtulica. per· lo meno ccnlo casi di guarigioni di fPt·ile arlicolsri penetranti, e .il Generale ntedi co d e ll'Psercito deg li Slali U11ili ha rìfet·ilo mo lle guar•igioni di articolazioni perforate (la proiettili, senza pàl'lare poi de-i brillan ti ri~ullali ottenuti tla Bergmann e Reye r, medianl» l'occlusione antisettico deiiP ll rticolaz ioni aperLe. al tem po dell'ultima guerra l'usso-Llll'Ca. l due casi del 1.111c Cor mac sono durtttne Rnrhe nn utile contributo alla chir·urgia conservatrice delle ft>t·it•.• da tll'ma da l'uoco delle nr Licol a zioni. T.
Un oaao di l uasazione dell'as trag-alo g-uarito coll'estb-pazione dell'osso lussato. - Ootl. LE :vloN:-riE:H.- (Gazelte J1èrlicale de Paris, 21~ dicernbl't> Jì'll5). I ca~ i di lussazi'JIIe tlc<l l'as lrugMi o fOI·Iun a lume nle sono rarissimi e la lo r·o l'iùu cibil ilà é b e n !ungi uo ll'esserne Ja regola. Oifalli eia una statistica di Bt•oca ri ~ulla che su 7R casi , 59 si presentarono irriducibili. L' t~ulore ebbe J'oppor·Lunila di osservaen e uno in un giovane di 23 anni, robusto, in pif'HO s laLo di ~A lule. Quesli nel s alta r a terra da una ,·el~ura in moto, pose il pi ede de<;Lt·o in l'allo, per · il c lio avv et•l\ al collo d el piede u n dolo1·e lulm cnLe vivo da rarlo cnde t•e in lipolimia. Dopo l' accitlenLe il pictlu deslt•o fu lro,·al() rh·ollo u•• po' indo n tt'O e presr.nla va una spor gCII%<1 sulla faccia anlcr•im·e dell'at•licolazion e tibio-asll'agalea; l'antrnalnLo 1\r im possibilitato di sort·egaersi in piedi . . Da mano ine!'porla ti piede venne fa;;;cialo, perché fu c re dulo ft•allurulo: dopo 20 g iorni l'amroa.lulo pote camminar e colle stampella. Poco più di un mese dopo l'avvenuto accidente, l'infer mo entrò nell'o:::pedale in cura del clo tt. P é an , ove dopo allento
ClllRURITICA
esame venne riconosciuto trallur·!<i eli lu~~>azione tl('ll'astragalo in avanti t!d un pn' 111 fnol'i. Sia pel genCJ'C di lo!'lione, ello per la sua antichità, non potenùosi ridur1'e l' OR!-'0 Ju<:salo, non l'<'~lO Yùt10 al C'hiJ·urgn che le seguenti r i sOL'!";C. t• ampuwtioue: ~ ridu1.ionc collo sbrigliamenLo; 3' tcnoLt.>l!1ia !lei LfllH iine d'Achille ; 4' F.slir•pa zione dell'astragalo, rnl.'zzi questi !->lall linoru tentati. Senza discutere su l nw•·•to di cutlauno tli 'JUesli eRpetliPnli, ciascuno dei quali conta dei (HII'lig•ani, l'ultimo di essi, ci01' l'esti1·pazione delr asll'agalo, pRrvc> il metodo piu logico di cura, metodo che pCI' l'addicli'O !'u mollo commendalo tiRI Broco. L'operazione ve1111" e!'cguila praticando un' inc•<:ione tra~versnlo ed obliqua pat•LenLt1 do l Cllnlim el J'O d olia ptwle media Ùt!l rnalleolo inlenJO t.••l andAndo allA ~onun1lil dell' c-..tci'IIO. Due incisioni p!!rpentlirolari alla pr ima pa~!";IU'ono i".HIIa !'ìpor~enza che facovs l 'as tra g-al o sul collo del piede. D,•uudnto l'ossCJ ICJ si estirpò. Jl piede venuc io sPguilo immobilizzalo ud flll!!••lo l'l'IlO. Si praticò il drPnaggio, la -:ullll'<l rnetaJlicu, s1 app!lcu ..ono ùeiJe compre sse feni<.:aiP e si pose ti piec!P 1n un appal'P('duo gessato. L'ammalato g:ua1·ì r.on~•·t·,·audo J'u~o del pit' li<•.
Allestesi& looale colle iniezioni lpodermlohe di oooa.lna. - Doll. LA ~UERf.R - (r~:ntralb {iir Cf,,.. ~ . i:-. iR85). Da oltre duA mesi i l dott. LRndeJ·<·t· si :;or·ve d Pile iniezioni ùi cocaina pe l' ollencr t> l'ull\:!>lc::-io locale t•d ha ii'U''ulo che questo mezzo cOI'ri~pl)llÙl' mollo U1P!.d10 allo scop11 ehe lulli gli olll'i fino acl ora cono<wiuti, romP PLe•·,., mot'lina. t'et·. Il proc('!';so è sernplicis;:i•no. S1 pt'C'II·Ir unn s11luzionl' al quaLll'O per cento (una soluzioni-' t••ù debole R,!ri"C<' lllPno <::ic·u••nnu>nle) e di 'IU~sla st inietta solto la cult• •tnRulo puil P":-H•rP cunlelenulo do duo o tr e suddivil'inni liHrul'i di u••n c omu ll'' sil'iuga di Pravalz. Dopo cinque minuti l'flneste~ia c •·umpll'lll P1'1toa di operur"" l'autor e sut~le scallìn· tu pPIIe sul puulo lllll'llato; se si manifesto Sf11lsibili lll A~pctln nncoJ'H uno (J due nlinnti.
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Jllli
1UVI:STA
L' am~stesia l ocale cosi ottenuta ~ i e~lcndt: per· un leallo g r l:lildlol quanto un pezzo rla ci nqu e l'1'anchi, ed i n ((Uanln a P''ofondila si può penelt•at·A fino al di!"OLlo del !~ aponcut·osi e fir,c, ai p1·imi slrali muscolari senza pt•ovocar tlolot·e. L' aziOIH' ane~tclica dura circa nnn mezz'ora. Se si vuoi•• pl'Olungarla s'insli llano ah:unt1 g-oc1;ie eli sol uzione nellR r.. rita . LR ci c:ntr•innz.iune JWI' peirna in LL·nzione nou é pnnLo lul'bala. L P punlu r·e degli aglri di ~ulu t·a sono sentite piullosLo presto, ma non pt•opl'iamenlc come vero dolore. La :-en!':ibrlilh lalliiP non è abolita. L'nu lot·e assi1~I II'R di no n aver'' rnui osservuto fenomeni gt>nentli inquieta nti. l ~gl i qualcl re vol ta ha fa llo fino n due ìnie:doni dt cocai na di l 1·c ccnligranrmi rli una soluzione u l quallt'O per cento, unfr alla mallinn ecl una alla sera; ùopo la prima, non oslanle il p ù a•·cut•aln esame, non si è ,·adulo alcun fp. nomeno general e, e dopo l a >;r,conda si osset•vò solo un prolu • ,~Amo nt.o nel sn n1111. Neppuro !òi sono mni verluli asces;;i fo1·marsi sul luogo delle iniezioni. Il Landci'P.t' ha impiegato la cncf'ina a scopo ane,:Lelico locale per le p1ccolc Opt> t'azioui, eotue iucisioni superficiali, estntz.ione di agiti, c:::Li1·paz.ionr J 1 lulllorelli, cc1:., in :::eguilo l'l 1a put·e usata in UJJ ca:;;o cl i id l't1r.elu !'> ilil ili<'o in ,·u i avevR veduto t•isveglin t'si veemc·nl.1· rloltli't1 i n :<e~u it.o ari 11 na in iez.ioue di ioduro di polu1;sio nelln vn~ina l c. 111 •iueslo coso egli iniettò o,a cm• di una :;oluzione dt cocaina al 4 !)er lOO, 0 dopo cinr ruc minuti pec mez.zo della stessR cannula inieLlr'l :! cm 3 di una sol uzione di iod m·o di potassio iodut·ala. Questa SC<~O nda ini eziMH~ 11 0 11 pt'OVOCÒ pU tlLO dolot'e, e SOIIanto doprJ cit•ca sei ore si ntanifnslarono dei dolori assai moderati <'he ben pt·eslo spai'Ìt'Ono. Il prezzo di queste iniezioni di c:ocair,a è f\!<Sfli mite B !<t può calcolat·e da sei ti lO centesimi l'una, mentr·e l'onestes1a ollenula coll' eteee aneste tico viene a cosLat'e Ja ollr·e a l re lire. In f{uanlo ati eflicacia l'nne~l(~sia eli cocaiua P, suprriore di u1ollo alla aneste:;ia etcr·ea. Fatta con una cannula fina, l" inil!zione di cocain a non pr ovoca dolore alcunrJ; a ll'incontro l'etet·c pr·oduce l rJcale congelamento c q uesto è semp•·e do-
CH IR URGICA
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'loroso. Coll'incisione della cule termina l'anestesia elet·ea; -colla cocaina invece l' aneslesia persiste anche quando col -coltello si penetra negli strati più profondi. L'ammalalo rinlane perfettamente tranquillo per qualche quarto d'ora senza muovere un di to nè far·e un lamento. Da c1uesti falLi J'aulm·e conchiude che l'anestesia di cocaina merita d'essere sperimentata ancora sulla pratica della piccola chirurgia.
:Sui risultatl della medtou:ione delle ferite collo zuooh"6ro nella olinioa ohlrurgloa di Strasburgo. - Dottor FrscBER. - (Cent,.alù. fur Chir., N. 48, '1885). Fin dall'aprile 1883 n ella clinica chiru1·gica di Slrasburgo -é in uso il sublimalo pe1· la disinfezione de lle fe1·ile c fin dalla fine di maggio dello stesso anno si adopera allo stesso scopo lo zuccbet:a polverizzato. ll sublimato in soluzione alla dose <li i per 1000 serve per le irrigazioni nel carnpo dell'opera7.jone, menlre che per· lavaJ•e le mani, i tubi da deenaggio e per la nel)ulizzazione si adopera la soluzione di acido fa~Ji co al f> per 100. La forza antisettica del sublimalo fu già ripetutamenle confermata, specialmente come mezzo profi· lattico della risipola. Fenomeni to~sici si osserva rono due volte, ollre ad una nef1·ite emort'flgica sopraggiunta dopo una -ampu tazione di coscia) e ptecisamente si osservarono solto forma di cl iarree sanguinolente e m o Ilo s pesso s i manifeslar·ono -con vari gt•adi di s lomatile . L'urina dei pazien ti adulli trattata col sublimato si mostt·ava colorata caratteristicamente jo rosso un poco fluorascenle e torbida, e con teneva, secondo Je r icerche di Hoppe- Seyler, un eccess) di urobilina. Lo zucchero, come ci fanno conoscere le interessanti os-sèrvazioni storiche dell'autor e, dapprima usalo r ipetulamenle n~lla medicazione di piaghe luride, Ila propt·iela an tisettiche un po' deboli, ma decise. Esso impedisce fino ad un certo g t•ado 1a decomposizione di liquidi organici, il siero del -sangue, ec0. La reazione dello zucchero assorbi lo dai materiali segt·egali dalla p iaga è costantemente acida. I n quei materiali si trova oltre ~ zucchero, acido la ttico e latlalo di
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RIVISTA
calce. !)opprimo. si adoper a va la polvere di zu cchero con nafLalina in parli uguali, oppure con iodoformio nella proporzione di dieci ad un o. Ma a datare ùall'invet'no 1 883·8~ si u;:;ò puro, e soltanto per la medicazione delle piaghe tubercolose si soleva mescolarlo col iodoformio. Le perdite di sostanza dei Legumcnti, le ferile cave, p. es., le cavita l"isullanti rla estrazione di sequeslt•i, vengono rie mpite di zucchet·o. Sulle fer·ile medicate con s utura si me ttono saccheLli di zucchero (una dala quantità di zucrher·o in"olto nella mussolina 5/o!rAssalu). Le supL'r·ficie di piaghe lorpide di ulrr·ri s porche r•isenlivano indubbiamente l'azio11e bonoficA della polvere di zucchero, poichè miglioravano nell'aspetto. All'incolllt·o la medicazione con Io zucchero si è riconosciuta poco adatta alla cura delle piaghe con copiosa secPezio11e. Alcune medicazioni si Iasciuno in pos to da otto A IJUatlOI'd ic i giorni. Le s carse sE'er ezioni formano collo zuccher o una ct'osla secca ; le secr·ezioni più ahbo uòanli disciolgono lo zucchero, il c he richied(j cii r ipetcr·e più sovtliJle la medicazione. I l'i ~ul tali della medicazione con zucchero e !'ublimalo fut'ono eccellenti e dimostrarono che dopo una buona disit•fezione della piafttt con soluzione eli !'ub lirnato ad uno prr m ille o con oppot·Luna fognntura, lo z ucchero & sufticie1! Le per proteggere la ferita da o~m i ulleriore infezione erl a mantenere inallerati i prodotti della S('Ct'ezione. Con questo meLodo s i ha, s econdo l'aulor•o, il g r a ude van taggio cl •e dopo oseguila una prima di~infezione nou vi ò più bisogno di mellere tn conlallo col cot·po allt'e sostanze velenose.
Un caso di lussazione della prima vertebra. cervicale guarigione. - CARTE!'\. - tCeniralb . .fiir Cltir., t\. i-9, 1885).
Un mar·inaio di 20 anni dm'an ta la manovt'l\ cadde nell'acqua dall"allezza rh cit·ca ,·en Licinque piedi e cadendo hatlè · colla nuca con tro nna fun e. Quando lo si estra ;:se d~:~II'Mt pta egl i aveva perduto la coscie nza ed era paralizza to, ma p()scia rin,·enne in sè. R•covct'lllo all'ospedal e sei ore dopo raecidcn te, s i trovò
CHIRURGICà
<:he l'occipite era spostato più indietro e più in bASso e che ti mento sporgeva innanzi più del normale. Il paziente soffriva continui dolori a lle spalle; la pressione sullo. colonna verlebrale risvegliava veementi dolori e fenomeni dì tetano generale. Il corpo del malato et'li in preda a continue contrazioni tetaniche che venivano aumentale ad ogni contallo e sotto ogni movimento. I sintomi somigliavano alquanto a I)Uelli dell'avvelenamento str·ìcnico, per·chè lo raccia non partecipava a queste contrazioni. Il braccio sinistro er•a livido, freddo e coperto di abbondante sudor•c, rigido e privo affatto di forze. Il braccio destr·o era pure impotente ma meno r·igido del sinistro. Le estr·emilà inferiori non er·ano para lizzate. La sensibilità dapprima normale, spur·i gradatamente in seguito. Il malato non po-teva inglliottire . Palpando sulla parte s•tperiore della far inge si sentiva chiat·arnente lo spostamento di una vertebra in avanti. La ripO!>izione si esegui fncentlo da un aiuta n le tener sollevato per la testul'infecmo e.l imprimendogli dE'i movimenti leggeri di rotazione, mentre il chirurgo tirava in giù il ~olio con una mano e col pollice dell'altra introdotto nella raringe comprimeva la vertebra lussata in allo eJ in dielro.
'Un oaso dl lussazlone e frattura della oolonna vertebrale - estensione - guarigione . - HARRISSON. (Cenlralb. jzlr Chir. , N. 49, 1885). Un uomo s ui t•·ent' ann i colpilo da una l'rana e1·a caduto <.lall'allezza ùi 75 l)iedi. L'apotisi spinosa della ter·za ver·tebra lombal'e sporgeva enot·memen le, mentre al posto della 'luarla verteb1•a si per cepiva un infossamento al disotto del quale si sentiva la quinta vertebt·a lombat·e. Con tulto ciò non si poteva sentire la crepitazione. Le esLremita anteriori erano totalmen te paralizzate ed anestetiche Ano a ll'articolazione coxo-femorale. Vi era inoltre ritenzione delle urine, incon tinenza delle feci e forli dolor i al dorso ed alle gambe. Dopo narcotizzato l'infermo e c..lopo avet· fiss.ato le sue -spalle si venne alla estensione che si esegui med ian te una Ja rga ciotur·a applicata al bt'accio che s i s tirò in g iù con una
RIVISTA
corJa a carrucola e contemporaneamente ;:i l'eco uua energica pressione sulla lrrza ,·ertcb!'a lombat·o. Immediatamente questa s i pMlò indietro ed a llora !"i ~enli la quarl~:~ Yertebt·a. Il m fl lato che du•·anle questa manovra gtaccvu supino fu a dagialo e fissato in un apparecchio a forma di ~eìln . D'allora in poi i snacrennali sintomi di anestesi~, di parali;:i , d'inconlinenza, ecc., andarono gt·adalanwnle scema1u lo. Dopo Ire settimane fn applicalo un co1·salelto a g~><:;:o col rru11le l"nmmalalo poteva stare alzato e camminarP. Il mig lioramen to peogr edì sempre più o in ca po u quallt'O rne >:i ,, mez~.o l'individuo potè lasciare l'ospedale g ual'ito abiJ,• a ripre ndet·e il lavorc•.
eu
Sulla. relazione tra i miororganismi colla. suppurazlone . KLE!>tPEHER. (Centralb. ftir Cllir., N. 51, 188:J). La ques tione dei mi c roq~onismi in ropporlo al pr"oce>:so s uppu t·otiYo fu di recente "otloposto ati una nuo va prova sperimentale per opera del doll. Klemperer·, il •1ualc da tuili i falli osser-vati ven ne olia cou cl u~ivn e cl 1e il monnle di ogni processo !<Uppuralivo è la pt'csenza di microq~a nismi. A que!"la conclusione egli ru condotto dalle seguenli osservazioni: J• Le esperienze di certi autot·i i qua li sosle11gnuo di avere ottenu ta la supJ•ur·azione sollunto roll' iniettare òel lfl sostanze arri e Lc11endo lontano ogni micror~Zanismo lasciano non poco a deside rare in qua nto ad esallezza e rigore d'esecuzione. 2• L'iniezione di alcali, di ACidi organ ici ed inor:ranid quando si tengano lontani i rnic1·obi non prouucono mai snrpurazione. . 3• La co. n ta ritlina, l'olio di eenope, il petrolio, pro' oca no infiammazioni acute, non mai supput·azionP. 4• Olio cli crolontilio, Lt·ementina e m ercllr'io sono dn l'iguardar si come sostanze capaci di pr ovoca•·e 10 piìt for li infiamma zioni. Iniettando <li queste eostanze una piccola •Juanlità s i ottengono in fìammat ion i sie f'Ose se si u~a lu cautela di tene- r lontani i microrganismi.
ClllfiUIIGICA
:Hl
s• Le iniezioni d i grandi quantità di tremenlino, di crotontilio in soluzione oleosa e di mercurio, possono produrre la necrosi da coa!!ulazione o l'infiAmmazione fibl'inosa. 6° Le iniezioni di g t·andi quantità di soluzione alcoolicu di lremenlina e di crotontilio producono infiammazione sieI'Osa perché la sostauza impiPgA ia é più assor bibile. 7• Se dopo ratta l'iniezione di trementina, d i crolon c di mercurio pe•·vengono sotto la eule i mic r·organismi, ullol'a ~;o ltanto ha luogo l'infiammazione suppu1·at.iva; ne l pu;:; si possono chiaramente vedere i mic •·ococchi; f!uesli si posl'ono o!levare arlificiahnente se il LI'asporln si fa prirna della JWP · !-Un la m o rtificazione dei microbi. R• La suppuraz ionc dipende dn una l]llSnlitativa e flUUIiloliva modificazion e del processo llo~i:otlico. La parlicolut·itA quantitaliva sta nel più copioso slt'a'"aso di leueociti nell'avanzarsi del processo e nei clislurbi funzion ali che !.<pcsso sopr•avve ngo no nell'organismo colpit0. Lu diffc t·e "za qulllilativn s ta nella fiuidita dell'essudato put·ulento t:he persiste LenciH~ non s i possa m e lte.re in dubbio la pre:òe nza di fll'irrcipii generalo r•i di fibrina . 9• Tanto la diiferenza quanlitaLiva d1e la qnalilaliva delle infiammazioni purule nle in rapporto alle infiammazioni d'allt·a natura trovano spiegazione nell e proprict.à ,·itnli dei clivet•si micrococchi; infatti: a) Il più forte stravaso di leucocili, come pu re il disturbo delle funzion i aenP rali, pnò spiegar;;;i per uno sN'rPzione di prodolli tlogogen r o 1.0ssiei per parte dei microcnt~chi· I l prog t·esso del morbo d ipende dall'a vanzaesi de i m ierococchi lungo i vasi . IJ) La mancanza d i coagul o7.io ne de l pus provicue rla lla mancanza di fibrino gene. Ed ò pt•obnbile che questo ~enct·a lore di tìbrina sia convet·lilo in pcplone dai microcoeeh i. È giù provata la pro pr ietà peplonizzunle clei micrococchi come pure é stata messa fuor di clrrbhio la pt·e~enza eli pl'plone nel pus. Dalle esperienze accuralom enle c t·igor·osamr.mle condolle e dalle deduzioni importanti ci • ~;J ne consegu itano, s i può dir·c che l'aut ore abbia ia Llo progi'Crlii"e di mollo le 1l oLLrinc l' iguar danti la patolog ia pa ro~!'ituri a.
RIVIST.\
Tlsl traumatica. N. fil , 18~5).
MANJ>f.I..SO H:-1 -
(Centralb. Ji.L r Chir .,
lJ'aulor a con pr0p1·ie os:o:erva;.ioni lta cercalo di portare un conlt•ibu tn allo stuùin eli un impor tllnl<' •rue~ìlo, cioò ha lcnlalo d'indaf!lil't' sollo •lnflli ci J•coslRn:~,e il bacillo tubcwcoln::.o giung-e a pNHlurTe lo ti;:i, Vi SO IIO l'fii'Cia lmenlo riUP rorlliC' d'in!'ulli m eccanici sollo questo punlo di visto deg-ni eli con:;idOJ'IlZionr, d oè: J• I'JnspJrai'.JOne di pul vi:o:wll nocivi (Luber•colo.,i .la malazionf'), :2" rontusioni c· ~raumi c·he dal di fuor1 colpì!'cono il torace t•rl i polmoni (II<:J lraumaiJcR). Dallo !'LUdJro che l'uulor•J lw f~=tllo ~< LI ques tu "'econdo momt•Hlo ca uMle Loglium<' l e se g ucnli c.:rHH•idcJ'Ozioni. Che' da 1111 lraumu !'Ossa S\'iluppar!':i la lubt>J'c:fllosr genuinb é dn noslrato a sul'Rt•Jenza. l\lenc.Jelsoltn a qu<>"lo ri g uardn ricordu le forme t; atHHII licht• di lubt>l'colosi .lei testicolo, della ùu1·a 1nadt·e, dc> Ila pifl madre sp111ale, dell'iride e spec1almenl<! dello 8PI.icol!'lzioni c.:IH' fur ono lanl•! volle dOSCI'ille. CodestL' f ot•nw !"tanoo fl dinmslrare chu I'JUanclo esi:<lo il bacillo, una semplice contusione può bastare a provocat•e sia internam en te che esternamente la tubOJ·colosi rlell'ot•gano ronluso, e c>iò vale auclao pPI' 1 polmoni, bcnch6 appuulo per questi orga ni l e cause lrAUIIlaUchc !':ieno slnle tino ucl ot•a poco sludiale; pul' luttuvia ll tolla m edica lcLLerulura sono r egistrati ca!c'i (r iportati da L eberl, T etS!'JOr , Pct'l'One ecl altri) nei quali una i1111.iale emollis1 c·ausata da uu trauma fu più tarrli sPguitn dA lisi. MI'IHielsohn ha OSSCJ'valo nllo volle casi consimili. T ali CflSI ~i riferivano fl Sl"lle uomini ed una donna, tulle per:>onc c·he non o•·ano per nulla aiTelti or edilaritunente c elce-: in l;C~IJilo a forte con tusione ru,•li, cadute. ecc.) ammALarono dt tubercolosi . !11 quanto alla 1nan iera con eui 1111 LJ'8UITIH al toraM pu(} dare sviluppo alla luhercolosi sono da consiclerat'Ri come molto rmporhmlr i fc11omeni conseculilli alla contusione. ES!"I si e!:llrinsecano, como e noto, 111 forma di emo1•ragia e di infiammazione (pleui'Ill:, polmonite, gangrena). In casi piu g ra'i Yi :.ì ag gmnge la tiH·cltR lesioM del polmo110. Tulli e tr·e i
CHlllU HGICA
fenomeni devono consjdet'arsi come m omenti caus ali nellu palogene!'li della tubercolosi. perchè offrono pet• se s lessi un ~errano propizio per Ja viLalità del bacil lo. Parimenti il dolore che di aolito fa seguito iroro~diatamen le al tr-auma, favorjsce lo sviluppo del bacillo 111 quanto che l'infermo è dal dol0re cos LrelLo ad immobilizzare la parte lesa cioè il polmone. Sotto il punlo di vista lerape ulico Mendolsohn raccomanda ilssai di tener lo ntani La.li infermi da un'atmosfera inqillnata di bacilli tubercolosi, quindi di non mauJn rli in un ospeò11le. La Lisi trauma tica cosi considel'ala a vr ebbe un' altra importanza per t·ig uoJ'do a lla med icina leg ale, perché non in tutti i casi sarebbe da ìne<Jlparsi il bacillo come causa esclu!òiva ed unica dell' insorta tubercolosi. La palla inoero é qnella che uccide, ma prima delta palla oi è la .fucilata.
8utura del nervi e neoformazione nervosa. SCHAAR . (Centralb. / ùr Chir. , N. a. 1!:i86).
KoPPBN-
Ai numerosi falli comprova nti il rilorno complet.o ùnlla sensibWtà in seg uito a 0'\f:tod ica s utura, l'Aulot•e t·iferisce la storia di cinque casi opera ti da von lle rson nella clinica di Leida ed alle t•ola.live storie fa seguire deduztoni pratiche di qua lch~ im podanza. Ecco i cinque ca~i colle opel'azioni e cl"li t' i!>.Uilati relati,·i: 1• Hecis:ione del n ervo mediano al dismwa dell'ar·Licola· zione rarlio-ca r• pea, avvenuta o llo !'BI.Lim;me.prima. ~ ell'atln operativo si tr•ova rono le estremità ner·vose r igonfia te a mo· di clava e r ium te fra di loro do un cordt'J rtcino piaLlo e molle. EscissioHe del <·ordonci11 0, s utut•a pa raneur·o lie<.L, uopo !t'e m o::.i la sensibilità era di m olto migliot'als, ma uon ritornata nelle condizioni normali. 2" Recisione del ner vo radiale nella parte mediu d ~l b raccio datante da 32 g ior·ni. Escission e di un cot·doncino di un centimetro, (•he riu11iva le due estremità ut•rvose, sutura paranellr·olica. Dopo c inquanta giorni lu sen s ibi lita era normale. S otto una pr olungata farad inazione, s i d usci, ben ché molto piu lardr, a eipris tinara anch e la mobil itò.
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RIVJSTA
3• Recisione tld nervo ID<!d iuno 1:1! ler·zo infct·ior'l' òelravambt•uccio (do H selti m an~.>). 1\Pcisionc di un ror·cloncino sollilè e lungo •lue cenlJro (~lr• che univo le rlue es tremità e &utur·a poro.nelll'oLica. Due ~dorni dopo lA son<:ibililu , dapprilllO lol~hneule abolilu, si è r·ipn'~llllaLurn tulln la "UO inlegr·ill1. D opo due sellimflne dimin ul nuovamente la sensibiiitù del dito r{u>dio ~!d anulat'f'. La n wbilitù, giù <'~J III !)I'OID4"S>'a anche P~'l'a \'VPlHtta ll•sinne eli mu•woli, miJ.diorò rli mollo coll'c>"•'t'Cizin P col a rneiO<IJca uppli<~Wionr> ol1•lla rorreniP farll dicn. 4• Racisionc del nrTvo nJPdiArHl all'tU'Lieolnzioue t'O.tJir,carpea. ='cu r(,r·una pt•imlwia ùirclla. La scnstlilà rlopo •Jualtro m c>s J non era un~'ora rilor·n'tlO . 5° RcdsiOIIP del IICI'VO m<>diano ncllu l'('gionc sle«sa <iLI sei c:ctlimonP. :)ulut•a paraneuroli.·u, dop•, <Juollro settimane
,-enc:ibilà llOJ'IOl:IIP. ~l.' l le ronsidet·uzioni i::.lo-Jisiotll!!tChl' clw l'a S<'t-uit·e a quc~11· ~ Lo l'ie
clinicl te, l 'auL~Jl:u l· t a,-socia ul (181'~'1'1' di ll unvi t•t· r.;ulla Jugeueraziont: del n P t'\' O dopo a' n•uuln la rt'('Ì'<tl•ne, t·olla drffet•cnzu c!te rgli lw trovol o lil pr olil'cl'll:r.ione c r anulnt···· non solo n el pt·olnplal>mn ma nnch•· nella l"o"LnnzH llliolollal'f'. I nuclei giarenli nei !>PI-(meuli rni•lnllat·i l't'nuo l'ircou.tnli oltt piccole gocde eli prutopla"ma. ~o11 ~li 1'11 Jll'Si'thile tle>tel'tninaro tlond•• venissP J'tt i llUclei. E gli apina. ancrll'a t·ltn non sia possibil t! la t·iunione d<>i nel'''' per prt m a inlcnzrmtP, bcncht! • ·icon o~ca che cerll casi corn o quell•l r ipot·Lalo ul :-l . 3 non Hi posl'luno s pi egare allri-
n• 1\ 11li. Nei casi di e:-t>!S8 perùila di ~oslo nza !'outor·e ron>:tJ?Iia il tneloùo di Vanlau· cioi· r ruentar c Il' estr emilil t'•'CJ$6 ,. iulrudul'le i n un ptr.colo tubo d'osso ùecalr.inetu. Innesto misto dell& •pugn& e dell'epidermide. - ùolt. V. LESI. -
(Rca·co(flitore medico , :x•:n naio l 8HU) .
li ùolL. Lesi ha applicalo co11 felice risultato secondo il prorecSso deU' Hamillnr• la spugna sopra una enorme piugu che du r a va Ila 12 armi n• ·llu re§:!ione ~l utc• •- tr·ocun ter:ca ùr tlllll !-"im·nllc di 22 anni.
.:UliW J\GICA
l
La pia ga t'r a O\OiJale, luuga 12 centirnetr r, larga ~. 11 processo adottalo fu_il s-Pgucnte. Lavat.a uno spugna lìua con soluzione di sublima lo ul JtH• per mille, oe tagliò rol rasoio degli strati grossi un millinwtro. Li applicò sulla pia;.m (dopo averla disinfellala) sopra dr.que o "ei punti. tii Fdicò cou fascie di gar Zi\ e ovnlla facl:'ndo giact r e la mnla ta s ul lnLo opposto A l terzo gior no la pillj!a er n '"i ,·ac~>, e gli ~Ira li di ~pugna aderenti. A l ~esto gioruo i forellini Jella spugna si nr ano rie~pili di g ranula;dnni. ~elle Joc·uuc pc:islouli fra l-'li RLrflLi di s rJugoa il Lesi seminò dei piccoli frammenti epidormoidali. Dopo 20 giC'rni que1la pia1.m clte durava da 12 anni, $1 cicatrizzò compl\"'tamt>nlG
Un ouo dl paralili e dl autur& del nervo radl&le. II OF F MAN. - (Cettlralb . fùr rhir., N. 2, l tl86). Il m ola to o cui si t'ife ri:~ce questo caso, ser mesi prima di entrare nella policlinica chiru•·gica di Greiswald !>i era ft•allurato il braccio sinistro. Dopo levato l'oppat·ccchio che ero ~lato mes::;o nella clrnica di Dusseldorf si Lr·ovo che l'om er o et•o perfellumenle consolidalo ma il broccio et•a col p lo tlu paralisi in tulle l~ pat·li animale del nPI'\'O rodiole. F:~sentlo t·iu~citi inultli lulU i leulolivi di ru r a, non e:;clusa l't~pphcu zione della cot·renl(, olellt·ica, l'ammalalo venne sollo la curo del pt·or. Bartlenheuer il 'JU&Ie Jopo di ave t't> asportalo le due estremità nervoc:e eh~> etano coperte dal e<~llo osseo pt·nticò la sulu t·u ùel r)e rvo Patlinlo. La g uMi gion e uvvt• tHH' pe1' pr ima in ten zione ma non si lro"!) rn i~lioramenlo a.lcu no pt•t' pa rla della m obilita ùell'at·lo non o~ la nle una r ipetuta prolungata applicazione della corrente elellr·ica. Il sig. Ho ffman ti quale visil6 pure l"infel'mo in queste ulti me condizioni, dopo falle diligE.'nli ricet·che metlianlc la cot·· renle galvanica non trovò le contlrziCini dPI malato la n lo infelici da doveee fot·tnular c una pr·og-nt)Si complela rnenle infaus la (nelle esperienze colla con·enlc elellrira si manifcsla,·a prl'valenza delle contrazioni allu chiusura dei catodt in confronto delle r.on trazion i alla chiusut•a degli Rno.lt). Di CIÒ era convinto sp ec i a l menl e t•a mm en l f!nt!o~ id ei casi rifet•iti da W. ~l n!-
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Ili\ l STA
ler. Di ques ti casi il pt·imo cominciò o i!o.JerP ùi qua h·lt~> movimenl() volonlaf'io, di ec:i mct=ai dopo pr·alicnla lo ~ulura del uet•vo c solo Jopo tt•e anni In funzionalila del lm.wc·ru eea t·omplelamenlt> t·ipl'i ~li n a la; il secondo per· uu anno e tre mesi restò sempr e nello slcs:-.o s tato eli pat·alisi, ma sollnnlo dopo due anni e mE'ZZI') aveva rracqui<~tati tutti r sur i m•·vim t'n li.
L'aulor t• n ..t easo prP<~··nlt• mantenne la llessionc rlor :--ale della mano mediunle tura fcr·u la o cio pel' imp~dit•o la retr·azione t!PIIP pArli molli della rop;iono p~:~ lmar·e ed in questa por•zione nppliro lu r·orrenle gn l vanica rl iscernlenlf'. Con •(UC!:'la c ura egli f'ilbc la sorldr!'fazione rh constalllt'f' chfl un nnno ùopo l'anenult\ le!-ione il mklolo pOlE'''a portae•• la muno in posiziono Ol'izzonl l'lle o clJiuder·o il pugno anr he tenendo l'avambr!WCÌol or iz7.0nlalmenle. DAl mi~diornmE'IIlO ottenuto anche in que!ltr, ca:>o l'aulot·e l'i lusing-a di u11 completo r•il OI'IIO della fu11zional itù e 111! tr·o~~ la co 11cl usione pr ati ca cbe lo ~utur·a ole l uer"o é indicalu a ncht! ùopo un p~r·iodo di lPTnpo ass:ac lt•ngo .tall'av\'PIHtlo lesione P. che !l Ì debba altendere pAzientemente e con curu per!;everanlt> la guar·rgi•llle. la f!Uale non pnlra iniziarsi d1c .topo sri nwsi alm eno.
Contusione dell'addome per oalot di oava.llo - Peritonlte a.outa. - La.pa1·otom~a.- Morte. - C IIAV .\ SSE.- (Cent r a/b. /ii r C!tir ., N. 't, L8Rii) . Un soldato di 2:J 0 1101 t·iporlo Al ,-enh•e due c·olci eia 1111 cavallo. ~011 prr·tlellc i sc•n!-'i c solo dopo due Ol'Q :;; i munifes:l•'• il vomito, •IUE'!IlO distnrho sr ripetè più ,·olte, ma lro ~<co rse ru
ancot·a Lt•e giol'Di pr in l!l eli<' inf'lor·gessero l fPnomeur della periLonilP. Al lel'ZO ~i o r•no l'u <'O n~igliata Pd e~<f'g' U J Ln la laparotomia, in ~:;eaui lo alla <]1181E' ~<i trovò una fot'le in;ezilJnf' sanguigna tiE' td'inlc•stini rna nessuna perfot·uzi o•w, ed il colon trasverso .::ollunlo rooslr tl\'S!Ii l'onluso. l l pazit>••le m o t·• nel giorno s:uccN~" i vo ell'opera?.ione. Al r·eperlo neo.:ro<~copico non l'isullò alruna lacPr a7.ione dell'inlcslino . mu sollnnto iuiezinne flogi s tica in le nsa cl ell'in volu ero peritonea lP d i lulli i ''i!>Ce r·i . Al colon tra sve r~o "i o><St->t•voror1o punti i~r.t ali di colllusi one
)
Clllftt;I\GlCA
31i
e Co1·ti echimos1 del lllesocolon in ~o~uilo a laceraztone dt un'arteria del rn eMnl~l'i o . Anche il pancreas nella s ua motù destra mostra vas i ~olfu so. l nlt>Slitw l enne normale. L t1 perilonile era più inlen~a sui punlt conlu~i del panc1•eas. Chauvel il quale eru stato consullt1lO RU questo caso c clte avPva qugger ilo la lap&l'otomia, visto l't?3ilrJ infausto ùi questo caso, conclude clte in casi analoglu al surJ•ifer·ilo la lsparalomia o si debba rar e subito oppure lt•ola,ciarla. Questa oper ozìone praticata tardivamente non dtt buon risultato.
L'&ne8tesi& oooalDioa nella oateotomla aopracondUoldea e nella resezlone dell'artioola.zlone ooxo-femorale ~I. RoBERTS. - (.V~tn-Jork n•erl. Jo11rn.., e Ctmlra/l,. ,fur Cltir., X. 3, 1883). Il meLodo escog-iLato da Couning. r ioò l'applicazione <Iella cocaina nelle ope1·azioni chieurgiche ha ben pl'eslo tJ•ovnto ammir atori o pat•Ligiani fra i quali il Rohcrls. Qucslo chirurgo r efo:lrisce noi .Medicai Ricora una operazione fo lla !'<olto lncale aneslesia di cocaina, l;) seguita •la guarif!ione, cioè 1'8 .:hìatura òel rondtlo interno eù in partl' anche ùell'csleJ'nO de.ll' omero con estesa spaccatura delle parli m olli. Allo scopo di conoscel'e so il rneloclo ero a.tluahile anclte s ui fl1nciulli egli p1·alic6 il metodo in una ostcotomia sopracondiloidea del fem ot•e pe1· cut•a dì un ginocchio valgo i11 un ftlnciullo di quallro anni s ul quale g itì a veva eseguilo qunlll'o osleolomie p re via na r cosi cle1·ea pe1' cor·t·eggeJ'e nole voli inCUI'valure del fem ore. Egli fece sulla !ò~U pel'fìcie anlCJ'iore Mila coscia fin o <li ~in occl:io n tOlteplici iniezioni :;ottocutanee .ti uno soluzione di cocnma al 5 •t. in modo che ogni S U (~c·r.s siva iniezione cadeva ~ulla perifet•ia dell'areola rossa pt·odotta dnlla ioiezione pt·ocedc nle. A ppl'ol'ondantl•) l'ago della scil'inl-{tl anche le parli molli pro l'on.le resla vu no ane!ltetizzale. Dopo c he si era ollenulo l' ene!ò~l ..sia s ul luogo dell'inci»ione Ja fa1·~i secondo il metodo Ili Mae Ewen, l'auto re inviluppò la coscia con una fascia ela stica dalle ùilu fino all'articolazione del gi noccltio fissandolo in quest'ullimo punto. f:on una sf>conda fascia elastica egli inviluppo la coscia fino a pochi pol!i('j nl
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RIY IS1A
disotto del l'nrlicoloziono coxu- femù t'aic. Qw~s la seconda fascia fu Lolla. dopo l'applieazione di un lubo men tre fl uella 8pplicuta alla gamba fu lasciata i n posto durAOLe l'operazione. J'aulot·e esegui ancor a quai.Lr•o o cinq-ue iniezioni fino sopt'Ft le ossa in cort•ispondcnza della linea d"operllzion(). Dopo l'meisionc delle pat•LI m olli c·ite fu ùellullo scevJ·a di dolor·e e~ li esegui allrt:l <Juallro o cini"JHO iniezioni nel perioslio P all'in · terno dell'oflsti Lunlo anlf' riorrnenle che poslcT'int·mentH. L'os1:o fu poscia mes~o nllo <;coper·tu senzn che l'amma lalo esler·na;:!-ìE' alcun segno dr dolnt'd e mediunte l'efelko oslt>olomo fu J,.>,·ato <].,ll'os;: .. un J•ezz•J <'lll1•}ifor·mo. Dopo le\'a lo il luccil, e 1::-t fascia, ru ~.;htu::'a la rer·ilA e mc•Licala anti~etlicamente ed il mcrnùr·o ''t.!l lltt.! li:5Sillo iu un appar·ecchio di gu ltap0t·cha. Soltanto in <J U C~L'ulliuHl oper'A:tionP il fanciullo died~ se~nn di doloJ'e. La qnn 11Li la dt coeatna r•li etln lu t! ur·aute !"operazione rudi ll, 18 ~l n un'altra gr a v·~ op\"l'azi o t J'~. uno t·e:::czione della lesta ùcl femor·e in una rauciulla .Ji s~i Anni Hobol'ls r ifcr•isce di non aver• po tu l t; oltctt er·e un·~ nes lesi a egualmeult> pr•lft~nda e du · ratut·a come 11el suo JH'ìmo nperalu . Fo t·~e 1<1 ~oluzi o n e er a troppo •lchole (::>CJ!uzionf! ul quallt·o per cenlo) for·se il Lul.Jo el a~ti c•' cnslr·illor-c appl icato nllor11 0 alla r.os dt~ eJ 1-dla CI'Csta rlell'lleo non aveva completamente arrestata la co t·t·enle sangui g na. L'iniezione delle r ar·ti molli fu indole1!Le ma !P manipoluzioni allor·no al peri oslio e sull'osso ri svegl iar ono vivi dolori no n ostanle le molteplici iniezio11i pt'ima pt'aLicaLe nell" pat'le molli e nel perio~ li CJ.
Modo dl prolungare gli eft'etti anestetici del cloridrato dl oooatna introdotto per via lpodermioa.. - COR:-ItN ;. (Cen tralulati ,1/tr Cllir'L<.ruie, N. :J, ·183(;). Il Cor·ni ug si ù proposto J i i ndagu n~ sp~ rim ~nlol menle se sia possibile p t·v lungilre ì'a:t.ioue della cocaina iniellala ipo· rle t•micamenlc pt~r polor·Ja utilizzare nelle operar.ioni chirurgiclie di qualche dUJ•ala. I l pr·obl em a con si ;:l c nel trovare la m an iera di r endere un po' piu persistente l'anestesia cocai-
CIII li Ul\GTt:A
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nica che ordinariam ente è troppo fugace, partendo dalla supposizione cb.e lo brev•· duraln dell'anestesia di cocaina dipenda specialmente dA un lt·i!ppo rapido passa{:rgto del medicame nto nella .cot'J'enle sn n!ruig na, il Cornin ~ fect• il s eguente espeC'imenlo. Egli inwllò t·in•(ue minimi eli una <>otuzione al quattro per cento di dm·illralo di cocaina in vidnanza del ner vo cutaneo br achiale e::.tt•rno a lato del tendine del bicipite. In bre ve Lem po la pelle all'inlc t·tlo, ma specinlmente al di sollo del punto •li iniezione divenul' anc~ll'tica. Pochi minu~i tlopo, quando l'uuto1·e suproM eh•· l'ancsle!'ia A\'esse ra;;rgnmlo il suo ucm•• appl:t-i1 un lubo elnslico d' E!'111arch al di sopra delrarticolnziollt' ot n•:~·.. -cuhitalf' c lo eppllcn cos1 ~ll·e tto inlorno al la parte dA l'at· st·omparil'e il po lso di'ila raJ iale. OùpO 15 minuti l'anel'll•sia si el'a esksa p3t'ecchi pollici s ullo supe1•ficie dell'nvambefV'CH' Pd era eo~t inLen ~a elle ~~ pot.-va liberamente pixzicAl'C o punget·e gPf1Za pr·ovocore do· 1orc. - Dopo elle il Lubo era t•ima,;l(J in ~iln cit'Cfl mPzz'or·a, l'all•lslesia era ancora più acrenlualA che nt-i pt·uui q11indic1 minutt pel'cb.é, come Ct'4.lt!O J'autm·e, ti net·vo si era imben1tn del medicamen to; il ttual ft~lto no11 pol<·va accHdet•e clw in fot·za della costl'izioii C' tJp•·J·altl ,tal tubo elostico. Dopo quaranla minuti, du1·nnle i qnoli l'ant·~tP~i a nveva pet·si~lilo, il Corning allonlan6 il luho c pochi minuti tlopo la senc;tbilità s i er·a ript·isti noln. In un secondo spe l'~ m enlo l'oulol'e pl'alico l' iscller.nin dell'avumbraccio sin1stro mediante la ra~cia ola::;tica, qumdi applicò il Lubo al dt «op1•a dci •·ondili ed inicllò tlicci mini mi di una soluzion e di cocaina ul quallt·o pt>r cento o bt•evt in· tet•valli sudi una lincR dccort'e llle dalla lo ulnare ulla to r·ndiale del braccio. Dopo cliect minuti non si l'ilcvava all't>lto alcuno, mo -;ui (JUrtli d'tniezione la pt Ile ertt ancm·a pt'•JtninPnle, il eha di mo~lrava che la soluJ.wne non et·u Hncol'u slalA asSOl'biL!l. L'Aneslesia si nwnifc:-;tnva Hollan lo in pt•oss1rnilé dei punli iniotlali. ~o n essendosi o::set•vaLA alt-u na modi ficAzion e do~o scot•si altri cinque minuti, egli meduulLe il massag-~io ~~~ ? ~~~ oltre la M luzione l'itnAsta sotto la pelle alluOftO dell tnhntolla e polé osservare allora che st ura man tfuslatu l'anestesia s u di un a zo na lal'go du 1111 pnllice ad un pollice e
no
ltlVISTA
mezzo decorrente in senso trasvet>sale ~u tutta la supct·Cìcie dell'avambraccio. Non si osservò an esto~ia lungo il decorso dei nervi dpJI,, n vambraccio. In un terzo sperimento l'auLot'e pr odusse l'anemia dell':.wln dopo avere praticata l' i11ièzione e Cfll'Cò sol lantv d i evi Lar·e ogui pressione colla f'nscia ~ui puuli iniettati . - Dopo1 applicato il Lu bo l'anestesia si manifestò molto più oslt!;<n c.:hu nelle espp,r•ienze a11tocedflnti e siccome l' ini t>zione Pr·a ;:lata falla in pros«imità dPI ner·vo cutaneo br·achiule eslcmo, e;:;sa anestesia si manifustò ancora lun~o il dPccwso lernunale del nen•o mf'desrmo. li lubo l'eslò in posto meu.' ora scmna l'Ire si osservasse una tliminuzione dell'anestesia. Sembr erebbe adunque possibile, con una sola init>zio11e di ~oluzione mediocremente concentr aLa ottenere uno anestesia di -;nf'tici cnte .turata quondo do una parte si abbia l' avvel'lenza di pr·ovocare il r:onlu llo rlel medi camento col nervo pe1· mezzo della c:orr·ente sanguigna e d!·dl' tillra d'impedieo l ll t tr•nppo r·upido l1·aspor-to del m edicamento stesso arrest~tnùo Of!ni r appot•lo di circolazione l!•a lu pa rte iniettata cd il cuor e. Fino a rrual punto que><lo genere d'anestesia sarà ulill' c prAlir.amenle altu<thile unn solo nelle operazioni chirurgir.he ma anr.he nella cu ra dellf' nevrnlgie lo sapretno rla uiiPriori e>:pel'ienze.
Sulle ca.nse della. suppnra.zione. .VJeri. Wochensch., N. 1f8, 188fl.
R uu s. -
(Deutsehe
Fino dal tempo in cui con oppo rtune r·i cer clr c -:per•imen-
tali si potè drm oslrare che la suppu r azionc si d•• ve riguardare come una allerAzione lfi'Alitativa e non qu~111titativA dP-1 pt·oces!òo flogi::lico e ù'all!·o pnl'la i ehir·ur·~hi ;:i convimser ò colla clinica esper·ienza che l'infezione !JI'otloll.a ùai mici·organismi è la causa abituale della suppurazione, fu ril"ollevnla più volte e dibaltula la questione seg uente: la suppurazione dipende sempr e ed r,sclu>:ivamenle da processi infettivi o pu\1 dessa esser cag-innata anche dal l'azione di materiali mor•tificali ~
Cllli\UI\GlCA
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La risposta al quesito venne .Jalu in diverso senso J a i diversi autori. Mentre Us koiJ, Or·thr11anu, Concilmann e Passel, basali sui lor•o speri01enti dichiarano che certe materie come cr olonWio, olio di lrementiua, pc~r·tl li o, senza che vi pre ndano parte i microrganismi !;Ono c.:upuri eli produrre un e::;sudu~o purul~>ntÒ, Struss e Sch<ìllerlen, egualmente appoggiali alle IOI'O esperienze, soste ngono l'o pillione che i materiali mol'li possono provocare una violc11La inrtammt~zione, rnt1 che 111 questi processi non si rormerà il pus se non quundo i microrganismi penetreranno nc>lltl r·e>tc vascolartl della r egione colpila da flogosi. Nell'intento di portare tur po' più di luce in questo punto oscuro, il Ruijs crede .Ii aver· l t'o' Rlo u11 melt)do t!" esperienza che ò soggetto ad c r·rori mnllo menu degli altri mctodr fino ad ora at!tJ ttali. L'uso di porlare la materia dcslinnta ull'espm'i!lleuto so t.~ ~ la cute peesenta que~to in couvenionte , che tor na a~sai tlìffìcTie il decidere se la picco la l't~ t·ita fa Lla ~ ulla pL·IJc sr è corn pl•3tarnente chiusa oppure "e rsis lu SIICOt'a qualche piccoJt,.,,.ima solu1.ione di continuo per· la quale s iano penetrati ' microt·~anismi. Oltre a ciò le qualilti t.lell'essuda to nor1 si pt)Ssono constatare se non t.lop•J aperto il focolaio llogislico , col quale alto deve di necessità ltwmin<H'~· l'esper imento . Dopo che l'autore ebbe nd Accor !!crsi che in alcuni corugll nei quali per na ipndl't'mira AYe,·o iuiettato olin di lt·cmentina o di Cl'Olon, non cm tnnl~: nwrrLe ma solo inter·roLtame~te insorgeva la suppumziorre, pen:;ò di sistemare in Altt·a maniera i suoi sperimenti, e r.io elo{li J'Pce coll'inneslt~t'e il materiale da sperimentars i nn n t.Ci ù sotto la cute ma n e> Ila carnera anteriore, allo scopo di polet' e;;sere in condizione di osservare e seguit•e-. quotiJiannmPn lP. g-li effPtLi d~ll'inie zione. Con QUPSLo me.lodo egli ottenne r·isullati che nulla p1ù la scerebbet•o a desillel'ar·e. P er gli esperimenti l'urono u<;ali esclu:-i va mente i couigli e si procedeva nella seguente mu11ie t'a: dal margine sup.eriore della cornea si t'acea penetrare nella camera anterioro una finissima canula che dappt•im(~ s i eta tenuta per ùue tJre 21
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Hl V!S'lA
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in una soluzione reuica ~~~ cinque po:r cento. L'umol'e ac'fueo in parte sgOl'gava fuori. Quinolt innestando alln canula una siringa giù disinfettala e l'lfllL'na delle ~o~Lanw ,Ja inll'llrlur·vi si pratica va l'iniezione. Omettia mo pet' brev •l.à di t•iporla r e la descrizione tlellc· ,,. per a;,:ie> ni peaticale dall'a utore in q uesti s per imenti ; ne t•icnr· d CI'l' l11d s oltanto i t•isul lRt.i, abbas ta nza con elu d•~n l i . Gli cs~ u dal i pt·odo LLi da ll e n1atc r ie il• ielLùLc c ra nn St'm iH'c cos liLui ti di lib t•itllJ e eli leucocili q utt!'<i ina llet•a li. Bo-on divecso appat·iva il processo mo r boso He medianlo iniezioni di malt!riali t·oulent•tlli urganismi si pro,·ocavu la "liJlpur·azione nella t:amcra aut•wior·e dell'occhio. La ntalel'ia inieLlalu conteneva lo ~lalìlocoeco già alle,·ato con appo~rta collul'a e co11 queste iniezioni l'aulot·e ha provocato seu1pr··· l'ipopion dapprima, qui1hli la panortalmia pur ulent:1. Da quest• fa ll i egli si c rede aulor · ~~nto n :-;labilil'e la se!:'uente propo· s izione: non éO'Se•· possi bile alc un pPoccsso s upptl rati vo !'len:.:a la fH'CSOlJ Za di m ir.r·or ga nismi. l ris ul tati negativi av u ti dogli spo:• •·i me n lalot•i r ho com batto no r1uesta senteuza u(Hl \'tligo no ad inlit·ma r·o il valllru dei falli positivi oltenuli CfJII q tH·slc sper·ienzt>. Lo :>oslau z~ semplic(• mcnLc it•r•itauti. l'Ome olio di crolon, lt•ementina, pelt·olio ed allr<> nei ca>:i in cui ban no cat•sato un pl'ocesso flogistico pu t·ulelllo 11011 rum no mnestalu cou l utle le uecessar·ie ca utele nntiseUiche. I ntr odotti n ei tessuti con esclusione as s oluta di O{!ni rnio.;ror ganismo esso pott·annrJ bens ì s uscitar e una fl ogosi dell e più in te nse, m a no r• >;at·a nno mai causa 11i s uppuru ziono..:.
Di una nuova classUloaztone delle ernié dtaframmatlohe e descrizione di un'ernia dlaframmatioa congenita dello stomaco, del dott. G. F RANCESC H t. - (Bollettino delle Scienze _Mediche). L'A . ,Jimosll'a che l'esistenza o no del s acco nelle e r nie diafr a mmalic he, nou ha impor tanza per 11'1 lor o classilìca zio ne: com e pu r·e por q uesta il l'icorrere all'orip'iite causa h~, è poco esatLo . E sso, pur m a nte ne ndo inaltcl'ala la d ivisione
CHIHUIIGICA
<ielle ernie diafl'aiOmatichc in congenite, graduali e trauma.tiche, le classifica secondo la loro seùe anatomica, e l e stabilisce nel novcro seguente. E rnie ùiai't·ammatiche pleuritiche sini!itre. Id. iù. pleuriliche destre. Id. id . m.ecliastiniche arderiori. Id. id. metliastiniche poster iori. Id . id . pericarcline. Espone una r·i visLa tli ligenlc e minuLa <li 132 casi di ernie ·diafr atr.matiche, dci qual i casi 2:3 U)JpurLengoHo alle congenite, 43 alle gr aduuli. 57 alle Lt·aumAliclte, e 9 ignote per cuusa 1:\ sede. Simili Pt'nie sono eccezionali nella donna: l e t raumaLir.he stanno alle graduah come 7 a 5, a quelle delle congen i te come 5 a 2, quelle delle g-r·uduali al numero delle congenite come 7 a '~ circa. È manifesto che l e ernie lrau.maLiche sono le più fr·cquenti. Per' la sedi\ le.l er·ni c pleuri· tiche sinistre, sono le più i'Pequ enti. L' A. nella sua dili gll nte ri vista, non ha Lt•o vato nessun caso di er nie diafl'ammalic ho congenite; ~oltanto nota. che Ricltard nel Bull. de la Soc. A n.al., t846, pag. :1 12, elice che nt> esistono :J casi. Adunque I'JHello del rlolt. Frunceschi, sarebbe il quar to. •Il soggetto è un feto selti mestre c• r·acl1itico: L'esofago è .assai piu br·e ve di quol lo che si r·invinn e nei feti setlimestr·i normali. L o stomaco si Lr·nva md la eu vilù poster·ior·e del mediasti no. L 'A., consider•ando specialmAnle l a bt•ovi tà dell'esofago; è di pat•er e che l'ernia mecliaRlinica posteriore eia lui osservata, dipenda dall'essersi lo slomaro sviluppato nel luogo descritto, anzicbA sia un'ernia avvenu ta pel passaggio dello stomaco nella cavità toracica.
;x.ueaazione ovalare intermittente della coscia. - (Ga~etle des H6pitau:r:, N. 1:$2, novembre 1885). . Si tratta di un oper·aio, il quale ha r·iportato una lussa·Ztone ovalare della coscia in seguito aù un accidente incorsogli nello stabilire un ascensor e. E gli fu peecipitalo a ler·r·a ·da una spessa lam ina tli t'er r·o che si trovava a metri 1,50
Hl VISTA
al di sopra del livello del suolo; ma, lrallentttn da una tavola, Untl gamba r estò presa ft•a la lamina e la lf!vola , rncnh·e c!te il corpo cadeva n el vuoLo. È dunque il peso del corpo c!te ha causato lu lussm:ione. Vi e stata in tal modo adduzioue forzala e flessione della coscia sul bacino. Il malato fu trasportato immediatamente all'ol'pcdale deila Charitè, ove fu dal doll. Dé:;!•res constatata la lus~uzione ovalare a dostt·n con fot•Le Ct)nlusione al Ialo in tento del g inncchio. Il malato emeLleva gt•ida cii dolor·e allorché si cerca va di t•addriu.at•e l'arto. Fu ùuto l'ordine d t pot·Lare il malato nell'anfiteatro per <'lorof'ormizzarlo e ridm·re la lussazione. Portato il malato sul !ello delle operazioni, si constatò che la Jussazione era ridotta. L'infermiere, pol'lando il malato, aveva t·idoLto la lussazionc. Fu ruLLa allora scosta1·e la coscia dal rnahll<' ed immediatamente la lussazione si r·ipl'Odusse. Si pi'Ocedellc alla J'iduzior~<· col processo ùi Dcsprés, fl essione forzata delhi coscia sul bacino cd adduzione. La riduzione fu facilissima e per istruzione deg-li t-Il lievi fu fatta scostare una alll•a volta la coscia. La IU<=$azione si l'ipmdussc e fu una terza volta t•idolla nello slr.sso modo. Tale lussazione era dov uta ad ·una fratlul'a Jelrol'lo ùello cavità cotiloidea, oppure ad un Jurgo squarcio dello capsuìa '? Il t!olt. Despr•~s ha credulo drlVel'f<i attenere a qucst'ullinw interpt•et.azionc. In1atli non vi era alcuna tumefazione inlorno all'articolazione, toslodtù la lussozionc era t•idotlo, cessava ogni soiTerenza. Inoltre la po::sibilita di tale squarcio era dimoslral0 da ll'accidente, can;:a della lu;::sazione. Infine esso sq uarcio s piegava per·fP.ttamen la la faci lità delil) l'iduzione della lussazione e della sua riproduzione. · L'infermo venne posto nella doccia Bonnel e venne attaccsto al piede un peso pel' fare l'e::;tensionc continua. Furono inollt•e applicali cataplasmi sul ginocchio. Sedici giorui dopo l'accidente, il malato si e alzato, e non soffrivtl più nulla.
CHIRURGICA
:J1 trattamento dell' artrite fungosa del ginooohio . Doll. B oECKEL. - (Jou rnal d es Sociétés ScientijÌtflWS, 7 ottobre 1885).
L'autore consiglia dì impiegare dapprima l'immob iliz~azione dell'articolazione, la qunle tl••vo protrarsi per lungo tempo. Se l'ar ticolazione è tlessa, si dovra caddrizzarla f!radualmonle con un apparecchio ad estensione r.ontinua e poscia immobilizzat'la. Se l'articolazion" b distesa da sie,·osilà, bi-sognerà vuotal'la mcwcè un a ;:rirator•t>, poscia. allorchò si sarà stabilita la s u ppura~ione, si faranno dei lavact·i d'acqua fenicata nel rappo rto del:> pet• ceuto, oltre una medicazione compressiva ed immobilizzante. L'articolazione f>:,;>.;endo di \'enuta fistol osa, «i farù l'artrotomia mediante d ne iucisioni lo.Lerali ed Ulla all'osleemilà supel'iore del cui di sacco :>olto-tt·icipilal c~ dopo la quale caulerizzJlndo con una ::ol uzione RII' L su IO di clorur'o di zinco si dovra applicar e il d t·enaggio, rnerlicarc ed immobilizzare. Un processo più sicut·o, solto il punto di visla della distl'uzione delle fungosità, consiste nel fare radrectomia cl.e conSi!ile nell'aprire largamente l'articolazione met·cò nn'iucisione semi-lunare, inLcresMnte il legamento t•otuleo (analoga a quella clelia rese:.ione del !linot·chio), nPII'cstirpare la sinoviale mercé un bislori o forbici, toglie t•e lullele parli ammalate risparmi8l'tdO i legamenti ([ lHII11 ln e possibile, l'are poscia la ~u lura del legamento ro luleo a lle parti Iìbr•ose eir e concorr ono a fot·maec l'articolazione, ilpplicat'e il dl'enaggio, rnPdicar e ed immobilizzare. Allorché lo stato tlollc ossa non ind ica l' uno c1 l'altr o di questi processi, si aggiunge il vuolarnenLo al !'aschiamenlo delle pat•ti alfelle, alla condiziont~ pero cho la lesioue o;;sca sia localizzata. Nel caso contrario si farà, ~econdo i casi, l'abra:sione rlelle eslt•emità at•ticolari o la resezione. t\.llorquando esistono delle complicazioni viscet•ali fa d'uopo d'astenersi dal lratlamenlo locale ed in eet•li casi a 11che dall11 t·esezione e ricorn~re aùJiriLlut·a all'amputazione.
JU \'ISl'A
Sulla formazione dl un aaooo pieno d'aria al l ato des tro della laringe. - L I::UDERIIosc. - (Dcutscll. Zeitsclt . .frìt Cltir. XXII, e Cenit•alh. fil.r llie Med. W is11cnsch., 11<8li, N. 4) .
Uu uomo di u::l a nni o~st• J'YÒ ~ul IaLo ùef'>li'O del <:•Jllo un piccolo tumore cht> fat1hneolc con la pres~10nc '-fl81'1Va. m u parlonrlo, Lo~~e n rlo, eec. faci l rn e11 Le ~i ri (J J'orluceva; conte neva at•Ja Cotnparn·ro successivamente la rauceJiue, la dJs lut·bi nello iugltiolli re "ef..'Tlnla.ment" i litiUidi. 01 nollP :::pccinhnenle, J!IHCt'lltlo sul IAlo tlestJ·o, il malato ave\'u gr avi Ùlslut'bl tli 1·espiro. Con lo specchio lat•ingosr.npico si veù<'va, qtHwdo i l ;;acru era pienfl d'or·ìA. J:ella parete- 111Lerna deo:tt•n riPIIo. lar·in;f' u11 lumnr e lic:cin t'0londo d w con la suu parclr ll upel'inr c ol l i'PP8"· sa\'n il hgamcntc- nri- epiglollico dest1·oe Lru!wersalmentequa!>t toccava ('\)li la <.;UO CUI'VU la p8i'l:lll.: siuislt•a ùellu Jar in/!6. S~ :O:i pr,mevu sul sacco, In parte llllt•ala••ingl'a si muoveva verso sinistra, e cessando lo pressiorH: tor·na,·a '·er·so Jcstra, ~;OSI però ch e dopo il \'Uola mPnLu dol ~accu I'S Ler no appc11u r aggiungeva il mezzo della ca\'rla laringea. quind1 cra di\ l.'nlaLu un poco piu piccola della metà. 'l utla la mucosa é arros"nla al pari dd turnor·e, urc nlrP la sua eslr'ernilà ha una tinta bianchi<·ciu qua~i lruspar enle. La ctll'tilaginr nrilenoitle c.Wst•·a e la purlC' po;;Lt>l'ior<' della cOJ•ùa \'Octlle destra ~ono spinte verl-o l'interno. Le corc.lc voculr sono urrossa lf', f'olo ,.. bianco il lor o margine liber o; sono nor·malmenle n10bili. C<lu una operazione fu a"po•·tato jl sacco eslemo; ma il lumo t·c intl!t'no si r iùu"::c solo di \ Olume; ro:;icchc i clisl~~t·bi d1 •·e:;p1ro SI dileguurono, ma pcrsislu~ ler·o ancora quelli di deglut1zione. Più Lu rdi il tumore inler·no aurn.. n lò c.Ji volume, eli modo che le cor·dc voreli non orano piil \'isib11i. Con dive r si tentativi di ope 1·azione inlralal'ingea si ottunne una t•it!uziono permanente c.lf'l tumore, di circa un terzo. La corùa vocuh~ e lo ca•·ti lig inc urilenoiJe di destra rimusc1·o $empr e itn.ri::Jhtli. L'integumcuto Jel sacco inte1·no c·slii'JJ&lo era du con· Lo~se,
Ili
~iderarsi come una è::-ll'nllt'ssltuu• dt•lla muel'\~8 ~t,.lle -•·an~ti vierespi1·atorie, forse la rn11ro~:t di'l vcnll·icolo de l Moqra~ni. Nella letleratur·a sono .. lnti ·lf'~crilli 7 1·usi !"irnili diMlt'<'hi
ù'uria, lutti stati tr ovati !'lUI r:\tlovere.
01telte tubercolare del oranio. J. bHAEI.. ( Verhantllunaerl der B erliner mt•di:.inist.:hen Gt-.v•ll.w·ht!tf· SeJula del 27 gennaio 1!'86). L'o!'lte1le tubercolar e tleliP os::<u pialle del cntuio ~ lauto runt che solo tJUalchc chi r·m·u:o, iJ •rualu di!:'J'Ong-n ùi •m gr·ondc materiale clinico, può llVt~re lalvolla nel t'Ml"o dolht sua carriera l'upportunih) di n:::..,erHirla..\ uzi lìuo 11 --e i :toni fa. •JIInndo il Volkrnaun richiamò l'ntLcuzionc !'I U rptn~ ln localizzuziOuù, essa el'a quasi i n !.l• rarnenle ><couo:;rlllla, 0 1 tr attati d1 Patologia e~>lerne o nou un pal'lavono n l'ilc·t·erHinvano nppPna. e>:primendo il dubbio che te poche Of<!'le r·,·aziolli rfH·cnlle ri !.fi i~ J· dassero delle fo rme A'Omrno:;c di !-'ÌiìlidP er·e lilariu 11iultosto che delle ver e ull'ezioni tuhcrcoluri . La.mdP tlr·aso ehe ;:e~nc, aiiposlo ed illuRLrat{l dal prol'. lsrui;l. t\ un impor lttnle t·onh•tbulo ad una que~lione lnllm·a tllll'l\8 tt4'118 ~:;cienzn. Un regnzzo di :,;et ntllll, che Prn --Lato --e•npre --unf> et! nb.l.lastanza l'or· te, t•iput•l<'• nllu r·u;.dntH' l<'mporule destra una le~ione, c he fu cr edula una semplice ferilo e medit.:ala cor.1c tale nella clinica {lei pror. l l"rai-1. clalln 'lllllle fu h•"•·ialt1 undar via. dopo otto giorni. T'ÌI.Cr t endn~i :-;nflio·iorrl e clll' :-~i nwa:-;~e qualche volla alla pnliclrnie<~ per· l'nllcr rorc trattariiC'IIo. E!!li intanto llOit si l'er·e più VC'dl'l'l', (' Lorw'• lirrnlmcntE' dopo lro mesi con le ferila non anco1'0 uknt riunlo ed in t'Althr r.onùìzioni generali. Si riconubbP allora che non eru~i trattato di una semplice ferita, ma tli unn rr·Att11re •·omplicata, con depressione ùei l'rommenli H !'O\' L'ttppo~izinne dei lo•·o !.lordi. 111lrodolta uua soudn i n tlll lraaillo listoln-:o. !=lÌ l'iu ~ci a gpingl'rla tra la duramadre \' le ~~~~a. in m"zzo ad un tes!;.uto di granulazione, mo nullo ><i nol<ì r lte rivelasse il vGJ'O Rtato delle cose. A poco a poco per<> ;::ul pnrietale f' ~ul frontale di dcsll'a si andarono sviluppando, nccnun U!!llllli da mediocre rehbre etica, I r e lumm·etli crnif<feri ci, di ('~li il i'iù picco!() ruggiur~Re
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R!HSTA
alla hase l'estensione di una moneta da un marco erl il pii• grancle quella di due marchi, ad un dipresso. La cute che li covri va era inalterata, ma dolevano a lla pressione e fluttuavano, laonde rurono incisi e liherati di uu c~ontenuto purnlento ; dopo di che si potè osservarf' che s'impian tavano sull' os::::o priv~t.o di perioslio. T,o stato genet·ale conlinuò a peggiorare, e di lJ a qualche tempo apparvero sintomi eli compres~ione cerebrale (vor.ni to, sonnolenza, strabismo), e in corrispondenza di uno di'i menzionati ascessi del parietale si notò u11a pulsazione i;:ocrona a crtella del cervello: sicchi: divenne evidente che il processo si era diffu:::o alla cavità del cranio. In pt·esenza di lali fatl.i l'autore decise rli rimuovere subito le ossa alterale e d.i sottrarre jl cervello alla compressione. Divise qui11di i tratti di cute compre:::i fra le inci01ioni degli ascessi, e stacco la cute e il pGriosLio per osservare l'P-slensione delle al tcraziou i ossee: vide così cbe queste erano limi tal e alla base degli ascessi e si l'rcsenta vano in forma di spazi i cireo · lari che ::;i distinguevano nettarnente dalle parti sane circostan~i per il loro bruno colorito, per alcuni forellini , per un inizio di liltea di demarcazione e per piccoli stra vasi sanguigni che si osservavano all'intorno. All ontanò allora cot 1lo scalpello le parti di osso a lterate, e tro vò fra le lamelle corticali rarefal.te un tessuto osseo anemico, giallo paglieritJo, infiltrato da una sosl'lnza di aspel.to caseoso. Questa sostanza, mentrB nel focolaio anteriore comprendeva solo una meLa dello spessore del frontale, si ccl11~ qui non Pra n0.cessario perforare il cranio per allontaHare la parLe lesa, rese necessario, nei due focolai po· s teriori, la distruzione degfinteri dischi ossPi, attorno ai fJUal i, Ira il parietale e la duramadre, si trovarono dell e masse caseose. Oltr<' a ciò, la d uramad.r(' era covcrta, in prossimità qi una dcllt! Jìl'alicale apertu1;e; da una massa spugnosa fal.la di un tc>:;:;:uLo di granulazio11e, su cui riposava un frammento isolato del tavolato vitreo; e da questo tessuLo , come dalle masse caseose, la duramadre, venne liberata per quanto fu possibile, mediante un accurato raschiamento. Anche il sito della primitiva frattura fu messo allo scover!o, ma no11 vi :;;i rinvenne al(~una affezione secondaria, quantunque vi si fo;;;scro eslese le g ranulaziom ed avessero
CHli\URGICA
cagionalo il distacco della dura ml'ninge, ciò che richiese di nuovo ruso del cucchiaio taglicnLe. Mentre si attendeva lt1 ri pArazi011e delle accennate gr avi lesioni, si fnrmarono sul pnrietalc ùe~lro e sulla mrtà sinistra del frontale due nuovi piccoli lwnori, elastici e apparenLemente fluttuanti. Gli strnli ;;uper·tìc!ali di queste ossa st orano mutati in w1 tr.,:mto di :;t'aP ulaz.ionc, che poi spontaneamenLe si raggrinzò, la~c inndo ut• ingrossamento di durezza lapidea. F. frattanto altre pr ofonde alterazioni si manifestarono alla base del cranio: uHa twnefazione, che andò a poco a poco aumentando, slnccò e :::piuse in avanti cd in fuori il padiglione dell'orecchio de~tro, tino a che un· apertura spontancamentR formatAsi nul solco fr·a il padiglione e il temporale diede esiln al pus c rimase beante a guisa di fistola, chiudendosi talvolta tllmporaneameute per quindi ~e dere di nuovo alla spinta del pus. Or dopo quanto era seguito nelle ossA della <:-O IIvn:;!"itù c dopo gl'indizi i offerti da lla esplorazione del seno Jislolo,o, 11011 poteva esservi ùubllio sulla natura del proce~so allA base ; r aut0re quindi slacr.ò con un laglio circolare il pAdiglione dalla porzione masloirlua del temporale, lo sollevò insi eme col lratt.o cartilaginNl del condotto audi livo e i inlroduo::i'le un J•Ìf'coln cucchiaio tagliente, il quale raggiunse u ra:<chiò llll focolaio carioso nei dinlor•ni del processo stiloideo. Co!->ì fu r irnosso il :;esto ed ultimo depo$:ilo di lubercoli, od ehhe terrnit 1c la ser ie delle alrezioni tubercolari del cra11io. Per quanto concerne i ri >;ultati nLtenuti, ,, p••i,• cipaltnùii Le notevole che i ;,trav i taUi cerebral i ~ pnt·ir·ono co11 l a per·l'orazion e della volta clel crau io (l che le aperLur·e praticate rur ono riparate dalla r iproduzione dulia :;o,t.a 11Za ossea. l fatti fin qui esposti si >;volser o tra la fine del LR78 e l a prima metà dell'anno successi vo, ma altr i sei anni sono poi passati prima che l'lsrael pole~~e prcsenlare aU'Accademia di Berlino il suo inrermo gunrito da ogni affezione tubercolare dello scheletro. 11 14 agosto tRi9 gli ùové estirpare l'astragalo e riseeare gli esLr·emi inferiori della Libia o della .flbuls., ed anche questa volta il ri~ 11ltato fu eccellente, poiché nel settembre dell'!.lO il pazienLe lascu1 la cliuica guarito senza
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gl'avi alterazioni funzionali. :)1a alla fine del febbraio tx8 t rientrò in ospedalf' per ri111aner\"i molto a lungo, dappoicht> furono prese da cario !"ucce~~i'"amentf' tutte lP ossa del lar so di destra e fu nerr•ssario e~ lirparlc, sicché da ullimo ull'inf"ernw non r imase eh<~ ()nella parte ùt~llo !:'lra to corticalr del c<tl cagr JO, ~ull a r[tHllC' l"Ì altacca il tendine di Achille. I ntanto, pri ma ancora cb c rrn i fo:-;so avvenu ta l a guarigione, comi rH.!iò a man ifes tar si lo sln~~o pror·e,so nPl ta r so sirli ;::trn. di cu i t.nl.le le artic()laz ioni e tutte lr> Os>'a J'umno al lar·cnte nel una ad una dalla tuber·colo;::i: ed l1 o1wrazioni fm·on() pralicltlc per salvare il piede, ma inutilmente, poicltc! nel <;('llembt'f' dell'x5 bis o~nò !Jrocedere all'amputazione della gamba. Da qnel t.eutpo il paziente. dopo òi axet· subìto, nel periodo di !'<l'tte anni, più di tren ta OJ~<'rR'l.ioni, i· stato s~' m pre saJJo. ~ègl i org<lni interni non ha mai prr.sentato l.rncrP eli tuher col osi. Or a ha, dice l'auLore, tifi a:-pclto llorido. e. col l' u"o di un m embro ar Lilicialo, I•IH·, cl)mmi 11ar e (llt(' ]Je $(l117.fl ba:-loue. Il pr oct•sso s'ollosi ltcllc os~n larghe del m·anio r·appr•esenta, nell'esposto quadr0 nosogr afico, un fallo r aro e ,·er·nw eute degno di studir•. Il \ 'ollonann dà a quc'-'la 1\tloziMH' il nome di tubereolo!ii per(orantf' delle ,,swt rlt•l r·ronio, mn l'lsr ael non troYa tale denoruinazione applicahile a tutti i cnc:i, e cita in proposito il me111.iouulo focolaio rrontal t>; ma 11011 J'UI'C cJte abbia ragione, l'llic:lr<'· è ammissi bile e·he sàr <'bhc finilo anche quello ro1 r l a pertorazionl' se non f01'Se ;;:.talo apeJ'to a tempo. Che poi In t ttbel'colosi delle ossa t•iaLL(.) del cr•anio debba eso;crc r-apprest!ntuta da u11 focol aio un ir-o. ciò è e·o11 traddetto dal rr0slr o caso,l'l 1c ne lta pr esonln Li lt•e. 'I l "lolkmarm soslicue cb e la tubercolosi delle Msu <kl cru11io presenti dati abbastanza curallerislici percltè 11otr )J()SSu confondersi con affozio111 gommose. Ciò é ,·er o fittO ad Utt cet·lò punto, in 'JUUuto che nei cac:i in cui «i tratta .fi ascl'"!>i chinratnent.c tluttunn l i c ripieni di JHr::< caseof'() -"Ì può r eolmèttle escludere la sifilide; mA quando si lra dinanzi uuu 1n·on1inenzu cla:;t ica emisferica, e·o n O'<<· rrra cd i rH:e r taJiuUuaziniiP,cOsti lu ilu s0lo da un tessuto l uher·c·olar e rli gran ulazior1e, ol lol'a ::;e 11on si tengono pr eseuli ul l r1· cireoslallze anUl lHJesliche e clilliclio,
CHll\UliGlCA
33·1
una diagnosi differenziale t: impossibile. E l'auLOJ'Orammenta · molto ,p. proposito un caso in eu i si osservava un Lumore con pseudo·fluttuazione :.sul ft>ontalc, una iperoslosi dolorosa sulla tibia ed una glandola cenLrale Lumefatla: tutto faceva ammettere la sifilide, c nondimeno il corso ulteriore della ma1attia fece comprendere che s i lraLtava di tubercolosi . Ecco ora, per concludere, ]JOche considcraziolli circa la patogenesi dell'esposto raso . Sape11do che la ca11sa el'fìciente dei processi tubercolal'i è un b<Jcillo, noi ci domandiamo sempre, dice l'autore, perchè il l)acillo siasi fermalo in un dalo or- . gano, in una data regione, piuttosto che altrove: è giusto dunque porsi lo stesso quesito tratLandm:i di tubercolosi delle ossa. Or noi sappiamo che la sosta11za spugnosa è un terreno p~rtìcolarmente vropizio allo svilnpp0 del tubercolo, e che perciò le estremi tà delle ossa tubulari, le vertebre, le ossa del carpo e del tar·<'o ne sono invase assai spes;:;o, mentre, al contrario, le ossa povere di parte spugnosa, come le ossa piàtte del cranio e la scapola, ne ammalano molto di rado. Se dunque in un individuo per lo addietro sempre sano, immune da condizioni morbose ereditarie, si determino la tubercolosi in partì lanto poco disposte a contrarla, quali sono le ossa larghe del cranio, e se r1uesto faLlo si presentò in re-lt~zione con un trauma, si lta il dìrillo di t•itenere questo come la causa predispoHen te della mala llia. Pal'lano a favore di tale ipotesi due ratti: clte i fomiti tuber colar·i di allre ossa, che sogliono essere sedi predilette del morbo, cominciarono a l'ormarsi sei mesi dopo cbe avev<Jno compiuto la loro evoluzione quelli delle os:sa larghe del cranio, e che dei sei remiti che in questi si formarono, cinCJue erano dallo stesso lato · della frattura ed in immediata vicinanza con essa. Che quella frattura scoverta, non garantita abbastanza, perehè rimasta per qualche tempo inosservata, sia stata essa stessa la porta d'entrata-del bacillo, non è possibil e affermat'lo1 perchi) non di- ~ostrabile,ma nmt èin\'erosimile, essendosi riscontrato proprio l~ quel punto, tra la duramadre e ro~so, il primo sviluppo di granulazioni tubercolari. T.
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RlVISTA lJl ANATOMIA E FISfOI.OGIA ~~<---
La digestion e delle sostanze grasse. - E~L BouRQUF.LOT.(Journ. de pharm . et de chim., dicembre t885).
La digestione dei grassi si fa nell'intestino tenue. Si è poLu1..o dimostrare cb e fra le secrezioni che si trova nn in questa purte del canale digerente, quelle elle sono ulili, e rors'ancJ1e necessar·ie al compimento di essa ùigestione, sono la bile ~ il succo pancr~atico. I raw che la determinano sono indipendeuti da qualsiYoglia ipotesi e da qualsiasi r·eazione di laboralm·io. Si sopprima spel'imentalmente in un animale il versamento della J)i!e, n · del succo pancreatico nell'intestiuo, gli :,i faccia iugerire degli alimenti gr·assL e se ne anal izzino gli escremen ti. Se questi JIOil contengono grasso, a llora il gl'asso sm·a sta to assorbito nonostante la mancanza della secr·ezionn; ma se il grasso s i ritrova inaUerato, noll vi sarà dubbio c lte la secrezione :::op:pressa è indispensahilt' alla dig!~Ftioue di c:::so. Brodie, per primo, ree-e dellP rir.erebe in quest'ot·d ine di ·idee. Egli legò il canale~ coledoco ili a lcuni gatti e vel'ificò ehe in s itfatlH condizioni, vale a dit•e per l'assenza della bile, i vasi chiliferi nell 'an imale appena ucciso. a vece di . essere pieni di un liquido lattiginoso c:ornvosto da goccioliue di g rasso ·emulsionato, non contenevano clte un liquido in coloro. Il grasso non era stato assorbito. Questi risultati furono confem1ali ùa Ti·" ùeman e Gmelin. Piu tardi Len11 SJ)Ìngenùosi .Più lontano dei predPcessori, intraprese su questo argomento delle r icerche quantiLalive, e -riconobbe che i n mancauza della bile rassorbimeo lo de i gras~i è incompleto. Nell 'esperienw da lui Jattc s ui cani, e r ese nole, da lt7 a ();l per tOn tlclla materia grassa inge rita ritrovò negl i -eserementi. Recenteme 1JLO poi fatti a nalog hi ru rono osser·vati
1\1\"JST.\ DI A\fATO~II.\ R VIS!OI.OGL\
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da Voil e da Roehmann. Voit tt•ovò che, soppressa la bile, circa 60 parti per 100 del g r;1sso ingerito non sono assorbite, mentre allo stato normale ap1wna l per ·JOO se ne rinviene negli escrementi. Tutti i fisiologi sono 1l unque d'accordo per considerare la bile come un agenlH iu tpor la lllissimo della digestione clri g rassi. D'altra parte tale g iil crn l'opinione la piu cornunemeutr ammessa all'epoca in cui Cl. Bernnrd intraprese le sue ricerche sul panc.reas. i~ !tot.o 'fUUle fu l'osservazione che spinse il celebre fisiologo IHI c<:amituWe ron attenzione l'influenza del succo pancreatwo !-<ulla d igeo:lion e tiPI gt'H!-<SO. AvPndo introdotto sostanze grAsse nello slomaco di nn coni(dio, egli notò che i va!'\i chiliferi bianchi conteuenti grasso non erano manifeslamenle vi!-<iloili rht~ in punto assai distante dal piloro; meutre m~ i cani essi Yasi cl tiliferi compariscono là dovo comincia il duodeno. Era cosa elci Lullo naturale che si ricercasse se la causa di tale dill'er enza non risiedèsse su di una eU versa disposizione a ttatmnica delrinlestiuo di questi animai• . Cl. Beruarcl, pro>;eguel ltln le proprie inYcsLigazioni, riconobbe che menLre nei cuni il sUt·co pancrealico si versa nell 'iut.~slino molto presso al piloro, nei conigli invece il canale pancrealico non si apre che n :!o o 35 centimetri più lontano. I chiliferi ripien i di grasso cominciano dunque a c01npurire nella regione intestinale dove s i Yersa il succo paucl'ealico: vicino al piloro, pel canH; 3ù cottLiJnett·i più in giù> pel con iglio. CL Bernar d ne conchiuse c he il s ucco 11altcr eatico dCYO prendere par te alla l'ligestio1te cloi g rassi, e si provò a darne con esperienze dit·elle In dintosl razione. Egli dislru"se in alcuni cani il pancreas; - per ci c'l fare>, ioietlò del gra sso in quest'organo. operazione che seco trae il dissolvimento del tessul0 pancl'oalico, - quindi amministrò ad essi degli alimenti ;.rro><si e vcrifìcc'l la preseuza del grasso negli escremenli. Pare duuque stabilito per quanto precede che il s ucco pancreaLico, del pari che la bile, h un no nelln digestione dei g rassi un ufficio importante. Ma in qual modo agiscono ques ti o.l ue liquidi? Qual è la
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liJVJSTA
parte che spella a ciascuno nel compimento del f..,uomrno ? È questo ta l punto della queslioue, che diede luogo a molLe ipole!;:i ed a lunghe discusssioni. È nolo, e ciò da lungo lA mpo, che nPIIa digflsliona, ad esempio, 1lelle so:> Lanze feculenle, la molecola amilacea, idr'nta.ndosi , s i lrasfot·ma in zucchero, r.omposlo solubile eil a~ sirnilabile. Per anologia :::i volle supporre cl te pur·e i grassi provassero, sotto l"iut-luenza dei succhi cligflstivi, reazioni !:on · s-im ili. Ta le ::.are bbe ebirnicumenle la dige:::lwne dei cor pi g rassi. C:\. Bemar<l appunto emise e sos 1enne questa opinionr, che i grassi "30nn pnrz i atmenl•~ saponi(·icaLi t!al s ucr:o Pf\llct·eatico, vale a d ir·e idratati e sci:;;si in acidi g ra:ssi H p;licerino. Egli b0;sava il suo modo d i Yedet·e: 1• sul fatto che me;;colan llo del succo pancr•eatico r·.on p•asso, lt1 mesco lanza dopo '{ualclte tempo diventa acida; 2" sopt·a a ricerche falle da BerLh el o l. ·Fra queste r ieet·che é a ricordare la ~egu e nte. A 20 grammi di succo pancreatico f r·esco, Berlhelot aggium:e qualrhe decigramrnu di monobutirrina; mantenne il miscuglio ad una dolce temperatura pe1' 24 ore, e dopo que~ to tempo tr ovo che si cl'a formata una piccola quantita di acido butirrico libet·o e di g licerina. La dottrina u•; lla saponificazione nello digestione dei gt·assi in ques~i ullim i anni Jw pet•dnto teneno. In pri mo luogo si spiegò la prod uzione dell'acido butirrico per l'inter'ven lo d i fermeo Li lìgur·aLi. ,, Il fenomeno, elice Duclaux, non si manifesta che a term ine di pare~~ehie o r e; non riesce ben manifesto se non adoprando una quantil à considerevole di su eco, 15 a 20 g rammi nell'èsptn·ienza di Berlholot, pe1· poch i deeigrammi di materia grassa. e il succo pancrealico, già invaso da microbi al suo scolare dalla fistola, non potrebbe restaee qualche ora a ll'aria libeea senza fc1rsi nido di una fermenla7.ione, che vi g~nera dei prodotti acid i ed odo· ran ti, fra cui l'acido butierico del quale nertbelot accertò l'es is tenza • . Hecenlissimamenle osse1·vazion i fatte sui succhi digestivi di a lcun i invertebrati, hanno dimostrato c lte questi succhi,
Ol AriATmtl.l l!: Fl~HOLOG I A
Ja cui utilità nella digc~lioru~ dci gt·a~si era ~lata r iconosciuta direttamente, mescoiHti con ol io, non s i èl Cidifkano srmsibilmenle, neppure dopo un r.ontatto <li 24 ore . Per altr o questi "Succhi differiscono dal succo pancroaltco del-{li animali superiot•i, per una maggiore r esistenza al la putrefazionc. Si trovarono, è ve t'O, acid i w assi libet•i nelrintestiuo tE animali nutriti con grasso. Munk pubblicò delle osservazioni nelle quali avrebbe LJ"Ovato nell 'illlestino tenue una quantità 4i acido grasso libcr·o e1Juh·atcmte aJ lf w pat•le del g rasso ingerito. Ma è pur <·osa nola che lA fel'rocnlazion e putrida i! la regola nell 'inlcsli no, e c he i c;t>rpi gn~ ss i souo facilmente sdoppiati ùa ::;ill'alla fet'illentazione . O' al tl'oudc . al dire J'Hoppe Seyler, non ::;i trova ncll'intl:!slino del feto che grassç> neull•o, e punto acido g r·asso. QuH~ tu perché nc~ l feto l'intestino anco ra non albcrl-"a i microbi della putrcfazione. Infine, se il grasso viene!'<dt>ppiato, s i dovrebbero trovat•e nei vasi chiliferi i prod olli eli ques to sdoppiamonto, vale o dit'e la glicerina e gli acidi gr·al'!>i. Or·a, lo stesso Cl. Het·rtar.L lo dice: u Quando si esamina tl grasso nel chilo, !:<Crnpre lo ~:>i Lt•ova allo stato d i grande divisione, e riconoscr bile, col microscopio, alle sue tlsieltt• pr·oprietà. Ma, se vi si l'icer·ca chimicamente la presenza deliA glicet•ina o di un acido ~rasso lrbero, è affallo impnssibile tli accertnrvcla. Il grasso lw subito una mouiticazione nsica, ma tH>n sembra aver pr o,·ato alcuna chimica alterazione '' · La ste~sa oss~ rvazionEf venne fa tta da B rUcque. c,mcludiamo dunque che In digestione normale dri g rassi non consiste punto nello sdoppiarnento rliessi. La produ%:ione di acidi grassi liberi è un fenomeno ucciùentalc seco ndario. Esso non è menomamentc provocato da un fer·menlo parlicolAre del succo pancrea lico. L'aspetto sotto al quale si presentano i grassi nel chilo ci guida ad un altro concetto della lor o digestione. Essi \'i ~ i trovano allo s tato di emulsione perfetta e conseguenl<: mente é logico. supporr e che la digestione <le i ~n ·a ssi consis to semplicemente nella lol'o emulsione. R icerche speciali han n o dimoslJ'all") a Cl. Ocrnard che il s ucco pancreatico possiedo in allo grado la propriela di emul
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1\lVIST.\ ~ionare i g ras:si. Le espcrienzl! che ...gli pubblicò ~opn.1 queHo at•gomculo. e ripetè agli uclilori 111'111" sue lezioni, souo elivenuti' classklle e nessun fìsiolngo Pbhl! o con le11LAI'Ie. Tuttavia, ull'esistenzo di fJilesta pro,.wietil nel succo pAncreatwo -.i coiiPga un'importa n le questione. rh .. giO\ n PSaulimot't'. CL Bet·na t·J penfia Vt1 cl t P la propt•telA di ...mu):;it,uttl'<' i gt·a,.,.i o~p porlenga a l urt l'crnwnto solubili! Jltii'LicoiAt'e rofitiluenlt•, ~;Oi t !11 diastasi, il r.. rmcnto "aponilicunlc> 1 !!l'lll:'!-'1 c il fllt'lllL'IIl<) delle :>O~l811ZP alhumlllnuli, ì fer111e11ti c·onlenuli 11el ,..u.···· panc·reu Li r·o. Que~to nwdc1 .11 veder~ non p••lc ..::;,;... r.· pt•ovalo dt~·~tt_. mt•ule, vale ti ÙÌI't' Che Il particolare fermo•ntO 11011 fu lllllÌ se!Jill'!llo. P~t· ullt'a parte si può c•ornbaltet•lo 11el mo.lo eh ... <:Pgu~ La !'ropricta •·tnlllsi\'a di uu liquitk) pet• riHpcllo Hù un Allt•o lifJuido c•ol t(UIIIc THIII u miscibilo, dipcmlc Ja c..:et·Le cnndt:rioni li!>ir•he, lP rptAii 1lfl\"tlltO sod li,.farl'i dall'uno e lall'allt•n dei rhu• ··nrpi che ~ \'O!!Iiouo e mulsionare. Lu condiziont· pt·inripal", dicr• Duclnux. • "' è eh•· lo tensioni ,.upet·fidali cle1 ùw· ltqut.li s1uno eguali, u viclliC •·· C1ò "'' vet·ific..:a procisameule per il RUt'eo panr; l'ettliec, ed 1 gt·assi, c..: que:ola concorJanza <~pwga ,.uffici ... ntnmenle il sut:cr•det'e ù"lla r•mul· SL0116 fJUUIItill ~000 111Sii'ITI6 lllt'S•'OÌalt, St'IIZ't b ÌSfl-!110
Jj l't'Il•
so re all'ipoli'li•·o esi,tenza oli 1111 fct•menl('l cm ul~ivo pot•li-
colal'f'. Oltre a ciò. non vi lta n,.J fenomeno •Iella Pmul::.inne nulla di r·ompa r»hll<' all'nzionP di un l'l't'm l'n lo solubile. L'Ptnul,.ionP !; Ì l"ll. per c:Mì clire, i:;tantRne:\ltWnte; la !'\UC<~at•ificulian.-! dell'amido pet· virtù della diastast avv tene al contrario lonl;tmente e ~ratlualmenlP. L'emul«ione si ra ~;cw factlililu ternpemLura JH'OSl>ime allo :oer o, me11lrP in luli CnlldtWHti la diastasi rimane quusi del Lutto llterlc. S~ per la n l() ~~ bano stabilito CLo:l ìl sucro puncrealiCO eUtUlSIOIIU 1 gra :;<~i, non vi htt ragione alcuni\ ui f.lr~l""nJere. che un formenlu solubile inler vonga e pres11•clu il fPtlcttn•'l tO. Tollo •lUe.Slo nulla Ili'! t.!tc..:e tlel fwi~IOII8ffil}l)tll uella bill:. non possit'de la prop•·ietu emulsiva, u per lo meno non lo possiedt~ cl H' ad un g rado mi Ili fiO. Si pt·f' tP~c. rhc la bilr, ammnllan ùo lt> rellule opitl"linli tldeh~
Dl ANATOMI.\ E F!SIOI.OGTA
l'illlt>stioo, le pr~>dispooga all'assor•bimenlo ùel grasso. Si disse che [l) bile fa l'urtìcio di un eccilanle delle cellule assorb~>nli. Sj soslenne inl1ne che ln bile è por l'intestino un disinfettante. M I'\ nessuna di queste suppos izil)ni polè essere coll'osservazione verificata. In ragione llell'oscurilà che domina su questo punto, si comprende corne sian o volenti eri r·accolti luLI.i i falli nuovi che vi benne> t•elazione, a patto che gli stessi abbiano una pat•ven7.a scientifica. A fJuesto t'ig ua1'do le r·icer•che che leste pubblicava ildoll. Ad. La n d wehr (Zeitsch. rùrphysiol. Chemie, Ad. lX, s. 361) meritano di esser•c !'iferile nlquan lo Jilfusamente. Parecchi Bsiologici :avevano osservato che la mucioa per ebollizione cogli licUli forni sce una. sostanza riduttrice ùel li' tuore cupro-potassico. Landwellr, basandosi sopra questa osservazione. riusci, ùopo numerosi tentati vi, a separare dalla rnucina delle glandole sotto- mascellari un nuovo idrato di carbonio, cui <liefle il nome di gomma animale. Diss4acca(a a t20" C la gol'llma a nimale corrispònde alla fot·mula Cti HtO Oto (atom. eu !H 10 Q tO). o un multiplo di essa. La sua soluzione non é punto opalesceute, come quella del glicogeno. Essa non si coloris ce' a contatto del iodio, n faUa bollire con gli acidi diluiti ·ié or igine ad uno zucohAro non fennentahì!e. La nwcina sarebbe quindi una s pecie di ~lucoside. Tuttavia questo non !'li 'eri fica per la mucina della hile, la quale no o forniscef per ebollizione cogli acidi, alcuna sostanza riduttrice. Ora, si sa che la mucinn della bile non esis te in ques ta se uon dopo che essa bile passò pei condotti Liliari . Landwehr pervrnne a dimostrare che la mucina formantesi sulle paroli dei coltdo~li biliari e del tutto iùenlica alla mucina or dioarta. Essa nou muta di proprieta se non mescolanJosi colla lJi!e, e questo percM in tale momeuto gli acidi biliari scompougono la mucina e pongono in libertà la gomma a Himale della quale prendono il posto dando per tal moclo nascimento alla cosi detta mueina della bile, che e la combinazione degli acidi biliari colla parte albuminoide della mucina ordinaria.
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Ecco pertanto della gomma animale po:<ta itt liberlu. LYnllrn pArli' Lnndwellr potè dimo!\lraro lA pr~>~<~euza di gomma animAle f111o stato libero nt>l su<'CO pancrealico, dondr giunse anell o ad isolarl a.. :\In la gommfl aoi rualt• eli L Rt tdwr•hr comuni~'a ai lif]uidi. nei quali 'en:.~a scit•ILR. la proprietà di emulc:tooarc i ~~'~""'"'· Questo chimico trovò la gomma animale nel latt1•. nel chilo, e non esi ~.;t 1\ considerllriA come cnusa rlell'emul!\iollnmento. i•: fac·ii P ar;.:uirc qusl partito lt·agg-a Lundwehr da rrnP~lA seoput·LH. pm· spiegare l'emulsiortamen to dci ~r8!;!\Ì 11ella dt:;r~lionc, o 11r•IIA sua toot•ia In bile avril unA parto nnalnga a flUt>lln ,[cl ~ucco parwrealic:o. 1..11 ~h\·a, la tnucnsa ~astrica, la mucosa mLesltnalc, rruella dei condotti lulinr i e pan<'realict rorniscono In mucina. Questa è 8compostn .Ja~li acidi biliari ( 1). La (!Ornma ani111ale per tale t•eazione pnsta in lih.-.rl.à, o quella fornita dal pancrea s delel'minaoo 11ell" inlPslino J'r muJ!;ione dei grA.~!\i, chr sonn allo n\ facil u1unl H ass0rbi Li. 1\lunk ha fa~to a qul'!"tn tundo di vedere delle obier.io11i coll•· quali cotnbalLe ;o;opralultn cio che e!;so ha di assoluto. Eglt creùe, per sua parte, clu; una huoua pot·zione dei ;:ra~!"i !"Ìa as::;orhil tl senza essere prima enlltl!"ionala. È verosimile che le ricerdtr di Lanclwehr non Abbiano compl~"'I.AIItenLc> risolta In qurstionc~. :Vla i fnLli r he c•gli t·e!"e pubblici ><ono nuovi; lA cnnsegtJ1; 11za che ca r. clf'dur.e nrif!inale, e pl"'rò vi av<'va tulerc'S"'O rii segnalarli.
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Influenza eU alcune sostanze cUetetlohe sulla digestione. - K. BtK~"ALVl (Cenlrll.lb. /itr rlie m.erlw. Wi.~~ensch. N. 6,
IAAU). LI 13iklàl vi in questo O!;pericwze l'atle.all'islitnlo fi s10lo~ico d t Klauseuburg si valse tanto della digestione artificiale, quanto anche de-lla 11alurale nello stomaco dei cAni. Gli sperimenti m r dianle la di;:eslione nrtificiale si esLel'!'ro tanto nlla rlige-
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(t) l.a muciM c.tolla :;alì va c •turll3 doll11 tciUCQ:;a gll.'! tnr., sarcbh~ gìa. scom·
posta nollo stomnco.
Df A 'l .\TO~f l,~ F. Ff.:;;(OLOGIA
stiont> gastrica (pepsina. ga)!lin) l!Ul\Ulo alla digestione pan-erealica de!!li albuminoidi ~ dt•~li amilacei. Gli sperimenti con la cligesLion" tlrliflcialo furono l'alti ponenùo in due o più. W1!'1i r•gurtli quantitU rlel liquido cU€<eTenle e quantità eguali ùella mniPria alhuminoide secca, (carne, fibrina, albume d'uovo, lenòinil. Ad eccezione di un vaso (vaso di confro11L0), su tuLLi gli nllri furono nggiu.nte quantità diverse rnisurnle della !'IO!,lanza di cui si voleva inve!ltigare la influenza «ulla tli~e«Linne, a (]Uinùi i 'asi erano collocati in una stufa cln riigcstiouo nvr pcl fOtolito rim anevano flnché la digestione e•·a lerminnla, almPno in un vaso. In· terroua negli nltrt lo d1!!cstione. In materin ruuastn in,Ligesta era disseccata su di nn !lllro prPcedcntemontn pesato e si determinava se nei vasi ilt cui ert\ stata aggiunta u•a'A! Lt·a sos tanza era stala diget•i'a più n meno alhnmina che nel vaso di t'Onfrodlo. Negli sperimenti col gaglio, il H. pt·endova il sugo gastrico neull·al izzato col hicarilonal() ,Ji c:oda e o:--<:e r·vavo. so cou In aggiunta d'alll·u sostauza., il latte era coagulato piil pre«to che nel vaso t li confronto. Nelle ricerche aulla i niiUI'IIZa di -queste sosto.nze sulla digrsLionp. Rmilaceu, il B. del<·l' minava la quantità dello zucchct•o del liquido digcc:Livn che conteneva la ~ostanza di cui si volc,·a esplorAre l'nz•nne, e In quanlit.il dello zucchero ••cl liquido ùigc«tivo del vaso ùi cnnr,·onlo. Nei cani gli sperimonLi t'uro11o l'alli introducendo nel l oro slolllaco la sostanza alimentare cucita i11 ...acchelll di tulle, un giorno cnn una IJIIOnliLà determinala d'acqua distillata (vaso di confron to), o llll altt·o giorno co11 una qun11titil dew rmioata della soslen:t.a da spct·imenlat'SI e lanta acqua stilloLa da fare l'cquivalcnte dPII'acqHa nel 'aso di confronto. Le sostanze alimonlal'i t·imane·va tiO natut•nl mente in ambedue gli sperimenli lo sle~o l~>mpn Milo !'ltnmar-o: e !"i d1•tcrna inave poi In perdita di peso che nvevano ~offerto. Poiché lo "lato di quiete o di oltività dello :::torna co Ila sulla digestione ~tessa una grande inrtuenza, il 13. rece :::ornpre i su~i sperimenti nelle ore del mattino su ùi animali che non a\'evano nei giorni dello s!Jerimrnto alt'Ull altro alimento. l resultati -di questi speri menti !'!Ono i seguenti:
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34.()
Rli' ISTA
1' Come risulta da~?li sperimenti fatti su o cunì, l'a lcool anche in piccola dose indebolisce la digestione dello stomaco; i> particolarmente notevole la inl1uenza ritardalrice sulla digestione dell'a lbumina. mentre é molto più piccola sulle sostanze gela tigene. Sulla digestione ar tificiale dello stomaco c del pancreas l'accool non ha ancne fin n al 10 p. 100, un'azione molto notevole ma un poco la ritarda . Una proporzione di 20 p. 100 di alcool nel liquido di gestivo arr esta completamente la digestione. Sul p:aglio, l'aggiunta di 5 p. 100 di alcon l non hu alcuna influenza, ma al 10 p. 100 d'alcole rallenta l'accagliamento. Molto minorH è l'influenza ritardntrice dell'alcole s ulla digestione delle rocule che su que ll a degli albuminoidi, poiché fino anche a 20 p. ·100 la sua azione é nwla, ed anche al di la non opera che rnllcnlando; anche uua proporzione di 60 p. 100 d'alcole non impedisce drl tutto la conversione dell'amido in zucchero; 2' La birra anche in piccole dosi ritarda nei caui la digestione dello stomaco, e molto più quando ue sono date ~rand i dosi. Nr lla digestione gastrica artiOcia le la presenza della birra non altera il rorso della digestione, anche quando la birra costituisce la quarta pa r t(} del liquido digestivo; ma quantilé maggiore di bir1·a impcdiRce la digestione; 3• Il vino rosso, e nnclte il bianco, 1Jreso in piccola quantità (i2!> eme su 60 chilo~r. di peso del corpo• P. senza innuen~a s ulla digestione dello stomaco, anzi la favorisce un poco; quantilli maggiori (600, 1200 eme su 60 chilogr. di peso del cor po) r itardano la digestion e. Sulla di!!estio11e nrlificiale del pancr eas il vino i> senza sfavor evole influenza; 4" Le gassose aiulo.nfl la digeslio11e gastrica na turale. Quesltl azion e fa vor evole dipende dall'i\cidn carbonico libero, poiché l'acido carbonico anche negli sper i111enti dPlla digestione artificia le favorisce la digestione. La gassosa s piega favorevole influenza anche sulla digestione della lrips ina; s• Il caffè nero in piccole dosi (circa 50 eme su 60 chilogrammi di peso del cor po) aiuta la dige!'ltìone dello stomaco; in f"JUantìlà mag-gior i la rallenta.
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DI ANATOMIA E FJSIO LOG!A
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Sulla d~gestione artificiale ùello stomaco, il caff<'> al pari -della catl'eina ha una eguale azione disturbatrice, ed ila lo -stesso effetto sulla digestione lripsinica. In questa l'azione ritardatrice del caflè nero e della catreiua si manifesta gia con 1 le piccole dosi. La caffeina favorisce l' azione del gaglio e quèllade1 sugo intestinale sull'amido. 6" Vestratto acquoso del Labaeco fat.to coi sigari è senza notevole ~ntluenza sulla digestione artificiale C?l sugo gastrico e ct:m la tdpsina. Neppure la nicotina distrugge l'1~zione dei fermenti (pepsina, tripsina, ptialina e il fermento diastasico ·del sugo intestinale). La nicotina impedtsce la digestione ariilleìale dello stomaco, ma solo perché e~sa a cagione della sua reazione alcalina, neutralizza l'acido del sugo gastrico; '(• n sale di cucina favorisce la digc·stione gastrica tanto. uaburale quanto a r tificiale, ma in grandi dosi la impedisce. Con 0,5 p. 100 di sale la digestione gastrica arLifìciale è favorita, cou 1 p.100 r·est-a 1inalleeata, con 2 p. IOO è rallenta la e con :'>p.100 completameute arrestata. L'azione del gaglio è ritardata con 1 p. 1.00 eli sale da cucina . Sulla digestione artificiale della 'lri'Psina agisce lll1olto ·favorevolmente 1p. 100 e sulla digestione amilacea .del paucreas 10 p. 100 di sale; s• 'L'allume ritaeda la digestione naturale del lo stomaco. Sulla digest,iiDne artifìc.iale anche il 2 p. '100 non ha alcuna influenzo ; in maggior llroporzione l'allume agisce ritardando, solo cea 1'8 p. '100 arresta la dige~tione. Sul gaglio l'allume sembna essere sHnza infiuenza, inquantoch è con la proporzicrne di 0,2, 0,!1., 1, 2 e 'i di allume il latte si rapprende nello stesso tempo come s enza allume. Molto contrario è l'allume alla di.gestione della tripsiua, come pure alla.digeslione ami· lncea per la saliva e il sugo intestinale. TuLti questi processi di dig.estione sono rallentati rnotevolmente da 0,2 p. 100 di ..allume, del tatto arrestati da 0,5 p. '100.
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Jll\'JSTA
Influenza dell'atto della. alimentazione sulle giornalier&oacillazlonl di temperatura. del corpo in generale e dello stomaco in particolare - Dott. K. RoDSAJEWSKt - (Peters&. M Pd. 'Vocltensch., N . 28 c· 2fl, 1885, e Centralb . .fiir· rlie Med. Wi.ssensch., N. -1, ·1880). Le osservuzioni furono fatte su di 1111 uomo opcralo di :.:al'lrotom ia p<;t' sleuosi cicatl'iziale dell'c5ofa go. Opposlmncnte al Nassc e a l 17reric lts o J 'acc:ol'do col v. Viulsc ltgau, il Hod· sajewski é giunto alrcsultalo che lt1 lem per tnura nello stomaco abbasP:tl dt•po o~n i pasto, ~~ quesLo abhossamenlo f. più o m eno g r auJe secondo il rappot·lo di lemperalnt't'l fra il cibo inlt'Otlotlo e lo stomaco. La temperatura di questo si ris tahi l isce Ot'a più PN'sl o orH più lat·cli; più prestn nel Lempn del mAs~imo deliA tempet·alut•a delle 2~ m·e e in quei tempi in c ui l'individuo in cspet•irnenlo St•leYa prendere il cibo; a questo . po te i'~ d i co mpensazione de llo stomaco corr isponde anche il s uo poter e digestivo. Solo nei sefrue llli punti le sue os set·vazioni non SCHIO d'ac<'o r·do con qu••lle del Vinlschgau, in quanto chi! questi dopo l'ubbas5<atucnlo della lumperatu t•a nello sto n1aco non t;Oio la vide ristubi lirsi , ma anco m sorpassa re la s ua altezza prim itiva. e c.l'o: tra parte il Rodsajewski ebbe a nola t'l! piu esteso o,;ci llazioni di Le mpel'alur·o: il c he deve dipender e dal s uo più esollo metodo di t'tcet•cu. X el l'ello le condizio ni dt l t>, mpe;·atut'tl $ono simili u •1uelle dello s tomaco. J:>oichè il Davy pe r la <:avitci bocca le o \-\'.Brnune pel d uode no dimos trat'OliO un abbassa me nto Jl LemperaLut·a durante ledigestione, ne segue chl' que~tl) uccaùe in lullo il perCM$0 delle vie digesti ve, particolat·me nlc nr-1 pr incipio ùe lla •llgo•~ l.w ne .
Ri::: petlo a lla causa delle giorna lier e variazioni d i tem pct'ulura Jtell'uo mo, il R., al con tr·ario del Liebet·mcisler, allt'ibuiscc alla inlr.,rluzione degli a lirne nti e alla azione muscolat·e una g t·undè importan za. Rg li cioé osser\'ò cl11~ dopo la intr oduzione ùi cibi caldi il po lso d iventa più fr·equenlc e più supe l'lìciale, che la lempet·alura nel r eltu mo!:'lra trudeu za ad abbassal'e, nella cavità asceiiRre inwcc ad a umcnlat·~. Al contrario pre ntlenùo cibi f'reddi il polso si fa pi tJ.
DI A.~ATOMIA E Fl IOLOG l A
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lento e più ùul'o, la r"6spirorione pure si rallenta t' la temper atura del r·ello e della ascella si abbassa. Il H. spie:,.:11 qUt•Rti fenomeni in modo J iver so •lal V111tsch~au, secondo cui li caloN' sar·ebbe collegt.tlo con la p\•pto11izzazione degli albominati inl!·otlotli, ammettendo un a pflr'leci pai.:ione del sistema nPrvoso. La inlrorluzionr. rl~i cibi fr·.~dd i opercrHhbe per· In irr·il87.10ile dei \'I~SO moL01·i un l'i~•rin ~i menln Mi vasi e in conseguPnza un aumento della p1·es~ionn a•·ler·io:::a c l'smusso del sangue dal Lubo digeJ·euLe ol ia pe1·iferia. Questo fenomeno determina l'ubbnssamento della ternpenlllll'a nello stomaco c il pol~o dur·o. Al conlrarro per· lu mu·oduzioue tlei cibi cald1 accade una paralisi gen~•·ale der vosn motorJ e pr1· qul'slo unn maggiot·c af11uenzu del sang ur o:,.:li ot·gani aoldominRii, ed il cuore per mante ner·e ugunl mculP la sua infltlt.\nza sulht cil•colazione, agisce più forte. OllrP le delle. altre cause influisc(1n0 sulle variaor.ioni di lempe,r•t~lura n ello s Loma<'o: uppurL~Il{-;0110 a queste i pasti porroùic:i, ùiver·se azioni son•nliche ll lls icbe Jell'organis111o o tlnt~lmcntt rl periodo della giornata. Cos1 di nollP. la lempl'f'l'tlura è più bassa "J1e di gioruo.
RIVISTA DI TERA PEUTICA • Cur a. d ella febbre tifoidea. a forma. oardla.oa colle 1niez1oni di ergotlna.. -(.Juurna/ d1 metlicine <!L de Chiruryie. ~ennaio 1886). La Reoue men!fuellc d<' médecinc porta un arLicoln ùel rlnll E1nilio Demange (di Nancy) su di 1111 moùo di cul'a chA può rendere i più gr·andi Sf'l'ViZI !n C\' r'lC l'or mC di febbr·e lii'OiuCil. Si ll·alla eU quella ror m u eh••;:. olesc-l'illu solto il nome oli rol'lllll cardinca o forma. !'ÌIICI)plllè e rhe é •·iassunta nel quadro ...,,_ guente: il malulo è gi unto alla li11e del 2" sellennnrio ; la lrm-
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peralnt•a osci l la attor no ai 40' con r emissioni mattutine JH'essorhf> nulle; l'atassia si é rl ichiar·at.a con tutto il suo corteggio, delirio intenso, agitazione, conLraLLura, stl'abismo, ece. Il polso supet·a l e 120 pu lsazioni, diviene pi ccol o, dcpre..;sibile ed it·regolare; la l'Ua l'r•equenzfl aumenta, rag:rinn gc lu cift·a di 140, t'lO puiS<azioni P.d anche più. l mot.i del cuore ~ono it'l'P-golnrr; i Loni, ~pec i a lme tt lc il pt•im o, clive ntano deboli, il ritmo si ~:~vvicit l fl fil t'Ìlmo rotaie. Vi ha iposlasi polnlonat·c a ~n·ado va•·iabile; le esll·emilà div<'Hlano cianotiche li viù" o si raffrt'ddano. L' ir•eegolarilà del polf<O si acrentua sernpr., più; v engono i n ~cena l e lipolimie; lo si ncopi si succedono a Jìni!;cono per fnt· soccombere il malato. I n uno stato pa1'agonabilc a quello descJ•itlo si trovava appunto una mal atA t~on sid e J•a ta conw agonizzan te; allorché il cloLL. Oemange le fece una prima inieziono sottoculanP.a di 1 grammo di er·golina. Dieci utiHuli dopo il polso, elle era filirnl'lne, appena percettibile, si l'lalza, le siucopi nou ricompaiono più alc:una vol la; sei or e dopo nuova iniezione di et·golina. Viene falla ancora un'iniezione d'ergotina nella notte dopo che si era o;;servalo che il polso si aflìPvoliva di nuovo. A par·tire da CJ UOSlo momen to (la malata er a al 15• o 16' f{iorno) il migliOl'amenlo non vonue meno e la convalesrenza, i mpedila dA un'intercort•enle pleurite, terminò con una completa guArigione. Il rlolt. Dema nge spiega l' i n fl uenza dell' et•gotina ammettendo che nei casi di questo genere non vi é ancora miocardile, rna che gli acc:iclenti sono dovuti ad una morl ificazione dùll'irmc t·vAzione cal·tliaca e dell'innel'vazitme dei vasi . Si comprt!nde quindi elle per r ialzat•e la tonici w at·leriosa e la l«.>nsione va~cola•·e In segala ~o!"ll ula o meglio le iniPziorH di er gotina sieno naturahnen le i n di~ate. Il O. Ocmange espone inol tre che il dott. Duboné (di Pau) ha preconizzalo l'uso della segata cornuta ne!la febbre tifoidea come m~Lodo gener ale; ma senza aver sperimentato la segala i11 qunste CO itc.l izioni , egli crede che l'ergotina in iniezioni abbia inJicazioni molto più limitate H Jcbba esse•· riservata alla forma cardiaca caratterizzala dall'acceleramento eccessivo del polso e dalla d1minuziooedella tensione ar tct'Josa.
DI TEHAPIW TI CA
.Jmplego della cocaina. nelle aft'ezloni della parte superiore delle vie a.eree. - Dott. PRJOR, - (Journal des Sociélés Scientifiqu,es, 21 ollobr P i 885). Il doll. Prior (di Boun) hH fallo una comunicazione n ella occasione della 58' riunione elci nalurali~ li e medici Tedesch i tenutasi a Strasburg relativa a ll'impie{.!o <iella cocaina nelle · malattie del la pnr zione superior e de lle vie ae!'ee e specialmente nel crup lari n geo. Egli impi(>ga una soluzione di cocaimt (JO e 15 per cento) rla pprima s ulla mucosa della retrabocca, poi sulla m uco!la lari ngPH (l!J e 20 per cento). Dopo uno spazio di 3 m inuti l' a nc~ll-'sia t> com pleta. - Le applirazioni della soluzion e sono ripetute li e volle al giorno. l n seguito di queste si ottiene una re missione della durala di un'ora e più, e, in g razia di un'applica1.ione fatta la !'Ora, si può ollenere un sonno riptH'alot·c. Dai quAdri presentati dall' t.1ulor e emerge come il tr·attam~n to Lopico dell a coc:ainH , nl!.i casi di crup s ia s upet'iorea quelli ollenuti fino ad oggi da altre cure. Bisogna esser·e prevenuti che l'applicazione del rimedio può essa stessa riP.terminare qualche vo lta un access o di tosse.
RIVISTA Ul CHIMICA l~ FARMACOLOGIA aut oam:btamentl ohe subiscono 1 diversi preparati merourtali nell'organismo animale. - FLESCHER. - (Cent ra tblatt fur Chiru r gie , N. 3. 188fi). L'autore si è p roposto il còm pito Jj con oscere i cam biadi quei preparati mercuriali i quali lasciano lraccie non dubbie della lor o azione :;ull'or ganis mo e che ciò non -oslanle sono insolubili o quasi rnsolubili nell'acqua. I r isultati otten uti df!l F leschcr nei sooi esperimenti si ,possono compendiare nelle seguenti propo!'\izioni: 1' Alla pl'esenza di clor uJ'O d i sod io il calomelano ch e è m ~:nli
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quasi insolubtle nell'ac'lua pura, s i discioglie in piccole quantità (doppia soluzione di cloruro di mercurio e di clorur·o di sodio) e passa pet• sdoppiamenlo ~:~ I lo stato di sublimato. 2• La formazione di subl ima to è assai favoritu da un'alta Lem pera tu r n. :3• L~ qunnlilà di s ublimato di nuova forma.done !'OliO piccole ma chiat·amente dimostr·abili. 4" La ~olu z ione di sale comunP n!lunf!Ala al 0,2:1 p. 100 lra~forma llltO minima CfU &nti lil d i ra\nme[;,no in 1'\Ubli malo, una soluzio ne nl 1· p. 100 ne lt'!l!'<f'n t·ma map:p;iot• •111a nti tà. :>• Da l contatto di ioduro polM•sico c calomt>lant, (pt·a'icamenle importante in oculislic.:a), si fot·ma iotlu ro doppio eli mereurio e di potassio e mercur•io metallico. QuPslo doppio sale è solubile in un eccesso eli ioduro di iJOlas!'-iO, ma si scompone in iodur o di mer rurio in"olubile nell'arqua e in iodur·o ùi polal'lsio. 6• L'ossido di met•curio cc'll t:I Onll'(J ùi sodio vn n l'ormare s ul.J iima lo e !?oda. · Bopeina. - (Jow·nal depharm. et dc chim., 110\'t'JObr·t\ I RX5).
Della es is tenza di un ukaloiclc> nurcolico nel luppolo, lmmulus luppult.IS L. , (hop degli in::riP!"i), si ebbe ·il $0Spelto a
motivo ùei fe nomeni n<Weolici pl"Ovoc.:ati dalla bi r•t•a inglese pt·epat·ata co n Abbondante r1uanli là di luppolo e concentrata nel vuoto. Pe r·ò, co ntene ndo i lu ppoli nostrani pet· lo più appena lt·accie di que;;:to alcaloide, soltanto più lot·ùi lo "'i potè. isola r·e, ed avere puro ..: cristallizzato, dul luppolo ~el valico americano, donde Williamson g iunse ad ottenet·ne fìno a g rammi J ,;>0 pet· cltilogt·ammo. L'hopeino pura è ;,, forma d i aghetti bia JJciJi b•·illanti, n di polver e cr·islallina bianca, appena solubi le i11 POO parli di acquR, ed in f10 cii alcole, a Hì• C. Si olliPnP. ct•islallizzutn per via di spontaneo r affr ccldomento della soluzione alcoolica concentrAla a calcio. Prepnras i macerando il luppolo IJ111P.ricano in Acqua Adùulata con acido ucPtico e conlenr~nle 16 per 100 di glucosiu; clopo 24 ore s i spi1 1 ~e al bol lot'e e $ Ì rnunlicn1• in eboll izione pP.r
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G or e sotto pressione, quindi si passa per tela il liquido, comprimendo il •·esiduo; illi(juido, dopo fillralo sul cat·bo11e, s i evapora nel vuoto fino a cristallizzazione del glucosio e dalla massa cri s talli na !'èsidua, mediante l'alcole, s i estrae l'hopeina imput·a. La soluzione alcoolica si fil tra e si fa :3VU· porat•e a consistenza estt·attiva; l'estra tto si esam·isce cou etel'e ed acqua leggerment-e alcalina, e l'alcaloide ricavato dalla soluzione elei'ea. si depura pet• ripetute CI'islalliuuzioni nell'alcole. L'azione na rcolic:a dell'hopeina è prossima per energia a IJllel la della morfina (Smitb, \Villiumson, ~1yers e Spring-mulb). Alla dose d i 1 a 10 milligrammi non produce sonnolenza nell'adulto; con 2 a 3 centigrammi l'effetto nat·cotico t- mAnifeste.; 'i centigrammi provocarono fenomeni tossici, e pare che la dose tossica sia di IO centigrammi pel' l'adulto e di 5 per un fanciullo. Atropina e Joaolamlna : dosamento nelle fog lie e nellO · estratto dl belladonna : - WvNOHA~t Du:-<STAN e FRA!'ICIS RANSOM. (Journal cle pharm. et de chim., novembre 1885).
Si polverizzàno fìnamenle 20 ~~·arnmi di foglie secche, e · si esauriscono noll'appareccbio a spostamento con 100 centim etr i cubi cir·cu di alcole assoluto. Il liquido, diluito con, presso a poco il suo volume di acqua pura, leg!{ermentn acidulalo con acido cloridrico e alquanto s tiepidilo, si dibatte con clorofo1·mio, allo 8copo di separai'vi la clorofilla, le so-: stanze grasse, ecc., e fino al punto in cui una nuova pot·zione di cloroformio, dopo sballimento, s i deponga limpida ed affatto incohli'a. A questo punto si re nde il liqu ido alcalino media nte aggiunta di ammoniaca, e quindi ~i tratto con cloi'oformio, il quale, per evaporazione, abbandona l'alcaloide · puro, che si secca a + 100•. Questo metodo legge1·mentc moJifica to è 8J•plicabile al dosamenlo dell'alcaloide negli eslralli della belladonna. Si trattano uno, o due gramm i di est1·allo con ucqua acidulala col-l'acido cloridrico nno a dissoluzione, il più possibile, com-
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plela. Il liquido è fillralo, su vetro o su colone, e il residuo la va lo con acido cloridt·ico diluilo e caldo sino a totale soluzione. Riun iti i liquid i acidi si dibattono a più ,l'ipresc con clorof'ot·mio, e quando questo si sepana incoloro, la mescolanza acquosa acida si t·ende alculina, aggiungendovi ammoniflca liquida a sufficienza, e poscia si dtballe con clo!'Oformio, il quale sciof!lie l'alcaloidP, che per evaporaztone, lascia come r esiduo . L'alcaloirle si secca a+ 100• e si pesa. In generale l' e~tt·atlo di belladonna contiene f,8 per 100 di atropina e iosciam in a.
-Saggio delle essenze. - P. CARLE::;.- (Jourtt. 1le pharm. et tle chi m., dicembre 'l88~). Per t·icon-Jscere l'adullerantenlo con alcole degli olii volatili si raccon•andano dagli autori specialmente i lt•e metodi seguenti . ·J• L'olio vo latile :<ospetlo s i agi la vivamente col s uo volume di un olio grasso, ad es. di ulive, cii al'acltido, ecc. Se la mescolanza r imane limpida, l'olio Yolatile i> gi udicalo put·o, mentre invecE' si consider-a aòullet'ato per aggiunta di alcole - ~e manifestasi un inlol'bidamento persistente, dovuto al se pllrars i ÙP II'a lcole in minute g-occiol ine, a motivo dP.Ila insolubililà di e~so nel l'olio gr asso; 2' Si diba tte l'olio voltttile sospetto co l suo volume di acqua disLillaLa. Nel saggio si fa uso di ur1 tubo a campanella fot•nilo di lineette divi!'or·ie, entro cui si versa tant'acqua da raggiunget•e un dato punto; alla superficie dell'acqua si fa colat·c uu eguale \'Oiume dell'olio volati!<'; si agitano insieme i due liCJuidi e quindi si lasciano in quiete. Dopo qualche istante l'olio vola tile, più le~giero, risale a galla , riacqui·slando il primitivo volume se non con tiene: a lcole, c in caso cont rario un volume minore, mentt·e cresce q uello dell'acqua proporzionalmen te alla 'luanlita dell'alcole che l'olio ,·olatile contiene; 3" In un misut•alo volume dell'olio volatile s'intt·oduce un pezzello di cloruro calcico an idro; c1ueslo sale t•esla intatto, .inalterato, se l'essenza è purA di nlcole, mentre invece di-
DI CHI MI CA E FARliACOLO GIA
venia lucido, si ammolli-sce ed anche ~i liquefà rn caso contrario, secondo la proporzione dell'alcole, che assorbe completamente- e soco Lrae in fo,ndo a l tub0. L'autore avendo avuto l'incarico di esam inare comparativamente varie qualità ùi otto ,,olatile di cedro·, dappl'ima le classificò il'l ra~ione della finezza del rispettivo profun10, di poi le !:<Oltopose ad una ad una ai saggi s uddescr iUi. Si c<>mportar ono tutte corretlamente nel saggio all'olio gra~so~ mentre in quelli coll'acqua e col cloruro calcico, l'olio volati le che aveva più soave l'aJ•ema, s i comportò in modo da doverlo giudicat·e llllcoolizzato al 20 por 100. Sembrando pea· lo meno s trana una tale discordanza ùi risultati, si sottomisero a distillazione frazionala 50 centimetri culli di deLlo olio volatilt•, e si t'accolset•o JO centimetri cubi di un liquido avente tulli i caralleri distintivi dell'alcole. Con questo veniva ad essere chiaramente dimostratu la poca sicUPezza dei saggi con un oli o grasso, e ·con ulte· riori esperienze fu accePtato che soltanto allora. si ottiene inlorbidameuto manifesto, quando la propot·zione d'ell'alcole, a ggilJoto all'olio voleti le, e ~uperio1·e a 25 p. 100, ed il saggio é fatlo a temperatura bassa, mentr e operando il saggio a blando calore il limite suddetto non è piu sufficiente. In conseguenza me ntre coll'acqua e col cloruro di calcio anidro si possono s velare negli olii volatili anche le piccole quanlitll di alcole, cogli olii grassi ir1vece non si banno ris u!Lati precisi, se non quando gli olii volutili sono fortemente alcoolizzali.
Sulla fermentazione panarla. - (Journal de pharm. et de chim., novembt·e 1885). Alla pregevole monog t•afia eire su tale argomento pubblicava nel 1883 il sig. G. Chicandard, e della quale ùemmo un sunto nel Giornale (febbraio 1884), te n n oro dietro altri la vori interessanli di aulo1•i diversi. Il sig. Balla nd conviene nel t·itenèt'C la ferm entazione panaria opera del na tura le fermento contenuto nel gt·ano, ma crede che questo fermento, oltr eché l:\UI g lutme, a gis<!8 pu1'e
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sull'amido; il s ig. ,A.irné Girard invece conchiude nel riteneJ•Ia un~1 fermentazione puramentt\ alcoolica. Ma giu~tarnon t e ns serva il prcdello Chicandard, il primo per dimos tt•are la peoduzioue di mater ie zuccherine nella fermentazione Jella pasta . epeeò sopra ad emulsion1: liquide, preparate stempera ndo la -farina in 10 vol Le il s uo peso di acqua , e s i pose qnindi in . condizioni affatto diver se da 'luelle olfel'le dalla pasta pal!i.fi.cabile; e il secondo pet' potere rag ionevolm ente conchi ude t·c che la ferme ntazione panaria sia una l'ermen lazione a lcoolica, avrebbe dovuto dimoslrat·e non ve re : 1• L'inalterabili tà dell'amido, di ft•onte a lla Lolale dislru-'l ione del glutine, nella fa bbricazione dell'amido colla farina di ~~·ano, pm· via di macerazione nell'acqua; 2• La scom;)arsa, invece del lo s viluppo, del lievito di birra nella pasta ferm entante; ::!" La t'acollù de l glu tine puro, e p t·ivo affatto di amido , di da r·e oÌ'igine da solo, fer men tando, a Lutti quei prodotti · che sono s ta li tr-ova ti nella fèrmenlazione pana ria. F ino a pl'Ova conirat•ia per tan to s i può ammettere, coll'autrwe della ricordal~l monografia, che agente della fer·.menta?.ione panaria è lo s f'e robatterio mobile (mic r c·::r!Jma glulinis) esistente normalmente nel grano, e tl'asformantesi pet' evol ~uzio ne in bas toncello (bacillu.s glulùtis), e che questo fel'mento pmduce per sect•ezione unn zimasi, alla a r·ender·e il p-luline solubile ed a con ve rlir lo, per· idt•ataz ione, in peptone, lermine oltr e a cui non conviene c he la fermentazion e trop po si spin ga, al .fine di evilar·e c lte, per opera del microbo, il peptone sia in sover chia proporzione scompos to negli svariati pr·odo lti escr ementizii che in detta fermentazione si osserva ròno, con danno certo delle buone q uali tà del pane .
. Dosamento dell'acido urico. - E. L u D"vVIG. - (Journal de pharm. et de chim.1 dicembre 1885). ln un m isurato volume di urina, 100 a 200 c.c., med iante le soluzioni di solfato ma g nesico e d'azota to ar gen ti-co am. moniacale, si precip ita l'acido urico allo stato di urato ar-
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gentico-magnes ico e l'acido fosforico in quellll di fosfalo doppio di magnesio e d'ammonio. Raccolta la posRturA sul filtro, s i lava con acqua ammoniacale, quindi s i scal~a con. una soluzione di un monosolfuro alcalino, che trasforma la combinazione dell'acido uri co tn ura lo alcali no solubilissimo. La soluzione si separa dalla materia indisciolla per fìllrazione, e il liquido fillrat.o e limpido si t·ende acido m ediante l'acido cloridrico e si riduce per evaporazione ·ad · un piccolo volume, d'ond e ' l'acido urico si depone ct•is tallizzato. L'acido ut•ico, adunalo s u di un fìltt·o, ~ i lava prima con acqua e s i dissecca, quindi si lava con solfuro di cat·bonio che discioglie qualche lt·accia di solfo, e r eso nunvaroenlu s~cco s i pesa. In Ca!>r, di febbre e quindi di urina non del tutto normale occorre la segue nte modificazione: il liquido torbido che si olliene nella reazi o n ~ dei monosolfuro alcalino sull'uralo a rgPnLico-ammoniacale s i acidula leggermente con acido clorid•·ico e si fa s vupoNH'e sul bagno acquoso fino a secco. Al r e<:;id.uo SiiCCO si aggiungono 20 c .c. d'acqua calda, e poi a goccia a goccia una qol uzione concentrata di idrato sodico o polassico fin o a dis:soluzione completa dell'acido urico; a tal punto si fìllra e il l 1quido filtrato si rende a cido coll'acido cloridrico, si concent•·a a piccolo volume, operando per d t·esto nel modo flnZide tto. Se l'urina è albuminosa convi e n ~ prima addizionat·!a, per ogni 100 gram1oi, di 10 a 15 c.c. di una soluzione satura di cloruro sodico, acidula rla a l'éazione acida manifes ta con acido acetico e spingel'la al bollo•·e. Si fillra il liquido bollente, lavando con acqua calda il coagulo, e si opera sul liquido filtrato e lasciato raffl'ed<iat·e nello stesso modo pro posto per l'u•·ina non albuminos a. '
8ull'eUmtnazione del blamuto per la via dell'intestino . Dott. HAus MEYER. - (Gazette Médicale de Paris, 24 ol· lobre 1885).
. .Haus Meyer ba avvelenato dei mammiferi e deali ,., uccellt
tlllell~ndo loro dei s ali di bismuto sotto la pelle o nelle vene .
All'autopsia il g rosso intestino e suoi annessi erano, in tulli
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questi animali, la sede di una LinLa ner a pr•onunziala: soventi vi esistevano inoltr e dei vasti focolai di necrogi sulla m ucosa del grosst• intestino, m entr e che lo stomaco e l' intP!;'\ino tenue si conservarono neUQ stato normal e. L'analisi ch imica dellt\ parete intestinale P del contenuto dell'intestino, ho dimostr·ato che il tnbo digeslivo in tulla Jo sun e!;'tensione lta servi to rrual e via di eliminazione al bistnuto, ma che questa cl iminnzione e stata assai piu attiva all a superficie delrinlestino ~rosso E' che il metallo ('ra stato eliminato alir1 s tnl.o ili solfur·o. Facendo dapprima ingerire agli animali dt>lle pt•eparazioni di zolfo, l'oliminnzaone del bismuto fu aumentala aLteaverso lo stomaco P l'intestino tenu('; le p1weti tlcllo slnmaco erano fortemente pig-mcntale di ner o. Da ciò l'autor•e concluse cli P la presf'nzo dell'ucido soltlclrico tàvo1·isce l'eliminazionE' rlel bismuto, precipitando il metallo in ci rcolazion é nei capi llm·i dc•ll'JIItestino allo stato di solfuro insolubile clae fa in !;'eguilo l 'uf'lido di ~ orpo stranier·o. Siccoml' i focolai n ecrotici e le ulcerazioni sono slale riscontr ate quasi f'sclu~ ivam enle sulla porzione del tubo dige~livo a livello del quale la pigmcnLazionP r aggiullgtwa la suo più ~ra n de intengità. 1<i è condolli a CJUf'!;'l'aiti'tl conclu:;ione che la precipitazion e del bismuto nello l'>pPssot·e della m ucosa intestinale ba dato or·iginc a quelle complicazioni ul ceJ'OSP, poi chJ!. il m('t.ollo pt'Pci pilolo determin o l'oblilerazione dei ca pil~r ·i e di'i vasi i più tenui. D'altra parte l'ocendo ingc J•it•e simultaneamente agli animali dei sali rli bismuto e .Ielle sostanze propr ie a far s volger e l ' idrogeno sol forat o, non si osservano ulcer·azil)ni nè pigmentazioni della mucosa, c·videntemenle perc.lté il bismuto e J'id r·ogeno solfor·ato combiuanclosi f•·a lor·o si nPuLrali ·~;zun o muluamente. Secondo l'autore è ver·osimile che nell'i 11Lossicazione mercuri al e l' infiammazion e e la necrosi della mucosa gasteoenterica è in una manier·a analoga sotto l a dipendenza delle fermentazioni putride che ranno s vol~er" ridi'Ogeno solfor ato. Si $ A d'a!Lr·onde che si previene Io $vi luppo della 'sto-
DI CII HllCA E FARMACOLOGIA
matit.e mercuriale coll'uso dei denlifr·ki e dei colluttori untisettici aventi la proprietà di distruggere l'acido solfìdrico. Fonse s i potrà riuscire, cogl i stessi mezzi a prevenire l'enterite e la nec1·osi del grosso intestino che avvengono nell'avvelenamento mercuriaJe.
RIVISTADI TECNICA E SERVlliO ~mnr~O MILITAR~ Relaz ione s&Ditarla d ell'armata del Cauoaso nella guerra contro la Turchia del 1877-78. - S. Pretroburgo 1884. - Riassunto del medico generale di 1' classe pr or. ùott. Ro-ra. - (Deutsche militiiriir.:tl. Zeilsclmft. N. 4, C>, G, 7, 8 e 9. - Conitnua.:ione V . fascicolo del lu~lio 1885).
La seconda parte tratta delle malattie e delle ferile. t• Malattie. - Le malatlie che dettero maggior nume•·o di malati fuNoo le febbri periodiche, ma in proporzioM ru piccolo il numero dei morti, 1 su 476 malati. Ne soffrì in più paJ•ticolar modo l'armata di Rion, nella qualP. ammalarono sette ottavi di tutta la truppa, specialmente i giovani sold~;~li. È note~vole il l'atto che fr~q uentemenle nelle forme pernicioso fm•ono oss ervate malattie dell'organo visivo. La cura ebbe per base la grandi dose di chinina (fino a l dramma= 3,75 grammi); l'aiJontanamenlo dei malati fn particolarmente vantaggioso. Frequente fu pure la diarrea di natura ca tarrale, di$:-~P.n terica, ed un'altra specie prodotta dai suchari. Le c\u P prime forme erano genera lmente conseguenza •lella malaria. Oltre gli ort:inari rimedi ri uscir ono vantaggiose le iniezioni nel canale intestinale di grandi quantità di una soluzionP di acido fenico all'i p. 100. I casi rli morte furono a f1uelli di malattia come 1: 6,4. La diar•rea provocata dai suchari colpi molti, ma cessò da sè qusnclo invece dei suciJari fu dalo il pane. Il tifo esisteva giil al principio del lt• campagna, ma ~olo
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Ili VI STA DI 'l J::CN!CA
nell'oLLobre 1877 comtncio ad assumer·e Il' pr opot•zioni di una epidemia; raggiunse la s ua maggiore esLensione nel febbraio i878; poi con le migliorate cond izior11 i~reniche dopn la presa di Erzerum e la propizitt stagione andò a spar·rre. Da ll'ottobre 18ii s• manifestarono due l'orme, nel magg1ot· numero dei casi il tifo petecchiale, più rat·o mcnle il lifo rr· cot'l'entc, questo in pai'ticolarc nelle pe r·~oue indebolilt>. Il lifu fu più frequente uei corpi che operavano a.l di là di S!tganlun::r, meno nelle Lr·uppe che sta ,·ano ft·a Erivan e Alcssandt·opoli. l':on é dccil:'o se lu malollia nascesse fra le truppe russe o SPr peggw::;se già nel paese, ma la pr·irna supposizione ,·. la piil probabile. Nel foblH·aio 1~78 ammalò lullo il per•sonale sanitario. Per avere una idea della estensione della malattia basta cilare il fallo che rn una compagnia del ii reggimento non si trovai'ono che otto uomtni per trasportar~> il loro comandante m1:1 lato, e ùella 1' divisione gi'anaticri in l<at·s, U6,7 p. 100 ammalarono di Lif'o, cioè 41-,2 eli ~ifo esaiiLcmatico e 52.5 di tifo t·icoJ-rente. F u osser vato che i T arlarr del Kasan et·ano disposti al contagio meno dei Russi c !IPt Polacchi, come pur·e che gl'indigeni soffrivano mPno dalla malatlitl . Questo l'u spregato col dire che la popolazione er·a meno indebolita dei soldali; lnA la s tessa t'A ~i0 11e non poteva valere pei Taruui. Jl tito addomina le fu sempre più r ar·u dell'esantematico; la diagnosi fu chiarita cou lo misurazront della lemp eraturt~ e con le sozrour. Baòlava u spiegar·e lo sviluppo della malallia l'a llo~gio delle li'uppe in miserabil i s udici tuguri. Le> dive rse forme con cui »i pt·esentò la malallia fu rnn(l le eseguenti: 1" il ::~emplice tifo c><anLematico; 2" il semplice Liro ricorre nte; :~· diverse forme abor•tive; 4' forme miste eli tifo ricorrente ed l\sanlematico; ;,• trfo esantematico con bronchite e febbt•e periodica; fi• complicazione tlclltt mala r·ia rol tifo ricor·renLe; 7' fol'!ne misto di tifo esanlomalico, tifo ricorrente e malaria. Il cot·so del tifo esantematico era diverM secondo il gt'8dO cir debolezza dea pazienti. Dopo tre ~iorni d'mcubazione con notevole aume nto della temperatura ves peJ•tina entrava utr brivido di fr·eddo , a cui ~;eguiva per .dun o tre giorni una febbr e alla fino a 41,5 C; dopo otto o nove
E SERVIZIO ltEDICO MILITARE
gio1·ni la te mpe ratura abbassava talvolta fino a 35• spesso con minacciosa debolezza del cuoJ•e. Quattro giorni dopo il brivido compariva la eruzione, che all'ottavo giot·no cominciava a sbiadi1·e, e al quattordicesimo, essendo notevolmente abbassala la lemper alura, era appena riconoscibile. Quaolo più abbondante el'a la er uzione, lanlo più gravemente decor1·eva il Lifo; la forma completa della malal\ia era spiega la nella seconda setti mana, la perdita della coscienza dura va fino al dodicesimo giorno. La guarigione si faceva per lo più lentamente, spesso si manifestavano delle condi2.ioni ag· gravanti a cui appartenevano: 1• le tnmperature mol lo alte a u• c, lino dal primo giorno: questi Cbsi erano mol'tali al <JUarlo giorno, dopo la cessazione dell'orina seguiva la 11efriLe acuta; 2• il corso irregolare con Lemperatut•a a 40' , senztt proporzionata frequenza ùel polso; morte per paralisi del cuor e all'So O !)' giorno; 3• meniogite cerebro-spinale; 4• Cttll· grana del polmone; s• cangr ena spontanea delle cstremita e di altre parli del c.orpo; 6• calurro del tubo digerente; 7• infio mmazioue di diverse glandule. Gl i ingorghi glanùolari che compar ivano nello sttJ.sso tempo io più luoghi avevano fallo sospeUare la peste; ma questa non apparve nella presente campagna. La mortalità pet' Lifo esantematico arri vò a 70 e fi no a 80 p. 100, cagionala particolat•meole dallo slalo di debolezza degli inrermi e dalla manca nza di ogni mezzo di soccot'SO. Il tifo ricort·enle ùowinò dapprima insieme col tiro esenLematico, ma poi fu prevalen te. Nello pr imavet•tt 1877 stelle al Liro esantematico come 5-10 : 1. La malallia aveva uno stadio pr od romico con un caratteristico dolor e tli Lesta e dei muscoli che diminuiva a l sop•·avvenit•o del ver·o accesso della malallia. Dopo l'accesso, la temperaturtt aumentava per alc une ore fino a H·, rimanevu a questa allezza pet· 3A laiOJ'8 fin o a 7 giorni, e dopo abbas8ava in poche ore lino a 36•, anche 31•. Questo abbassamento della lempera lut·a era sempre accompag nalo da un copioso s udore; nella apir essia era vi una g rave tendenza al collasso. I molati si trovavano sempre fra due estremi, tr a cioè un alto calore febbrile o delle te mperature così basse che le parti del co1•po davano loro la
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l'ensazione come di corpi csll·nnci. Da 5 a 7 giorni dopo il prrmo accesso ne veniva un ~econdo più hreve, tlopo allri tre o qnallro gior ns un terzo che non dura'u psù òs :H ore. Molli malals ebbero rsnque e alcuni selle ~eressi . Il numero degli accessi sembt•ò diminuis·e col numero lolnl~:: dei ca!ìi. Er a m ollo importante il sudore nel perio<lo dell'apit'<!R!"ie, smpes·ocché con esso ce~san\ ogni sopo1·P. La malallsa faceva dapprima l'impt·cssion(• di HOA febbt•e perioòica, ma il chinino l'irnaueva An'tsllo senzt\ r ffìcacia. Spcs:so il lifn ricorrente era compliculo col tifo esanlemalic:o, la guarigiCiue richiedeva fiuo 5 o lì mesi. Le comp!icazsoni fu1·ono: l " le malathe ùel ces·wllu, e in put•ti•·olare le affezioni mentuli: 2' l'idroLoracH e l'idl'opcricarllio; a· distu rbi nella sccrc~JOue dell'os·ina. la cislill> e la epiolsdimile; 4" lo scorbulo. Si ebbero inoltre lP. affezaoni arllcolari c la can~m:na delle esll't'mita come n el tif'o e.;;antemstsco. !.a morlr dei malals ~tv ve nne tuolLo frequcmlc men te per le complicuzioni, in put•licolarc per la spos~n n te diat'l'ea. N el lugJjo 1878 fu mandato !;ullealro della guerra uno ~p•• cialisla delle malattie degli occhi, il dott. Larionnw. E:.di e!'aminò gli occhi di 7Gì malati da Tiflis ad Ales«andropoli, tiri quali (iO~ conval<'scpnlt, 165 anrot' malati ili tifo, fra {'Ui 123 di tifo ricorrente e !l di tifo di tn rallere iudell!l'minaln. Il r t•!'ultato fu che in IO p. 11)0 furono risconh·ati intorbiùamenti tlel corpo vslreo P l'n<:ule~zu ''i!"iva era ahha~!"ato in un <•aso Ji11o a IJIO, in un'allt·u 116-1[2. Questi fenomeni s i lt•ovot·oml solo nei fobb!·icill'luti, ma non nei ro nvalescenli; e spt's~o e~i stovano insieme malallie delle orecchie. Gli iniOI'hidamenti sembrarono dele1·minnli da disordini di nnlrizionf' e ~ono pnrticolas·menlo frPquenti nrl dt>rmo liio. Alt1·c atlezioni orulat•i specie della I'elina ll del Ml'\'t) olliCO rut'OOO molto piu rare, solo 19 casi Dei colpsti dul tifo 15 p. 1110 furono po"c1a congedati pet· malallic dr~li occhi. ·Pila prirnavf't'S 187R cesl"n il tifo esantematico, in suo luogo si manift.>slo in molla Nllcn· sione una r~bbre remitl••nle che pPrò l.et•ntina,·u al "econdo acces:so. I provvodimenli !"Snita1·i posti in opera contro lA Apidrsnia furono i seguenti: F11rono occupati i piu nm pi rtuo t•Licl'i r
E SERVIZIO MEDiCO MILITARE
spe~so cambiali; furono più che era possibile arieggiali c vi
si fecero fumigazioni di eloro e di acido fenieù. Non ,;i polP sempre operarvi la necessaria pulizia specialmente quando le truppe, dopo marci e faticose, entravano in nuovi quartieri. Scar seggiavano le ves li do tener caldo benché f'osse1·o sta le <li~ll·ibuile pelli di pecora e sli vali di felll'O. Fu ri volla la maggior cura alla olimenla7.ione, fu1·ono clali possibilmente cibi catfii e frel:!chi, acquavite e rhum I vestiti clei morti fn1·ono esposti ad un'u!La tempel'&Lura in for·ni par·ticolnt•i e alle fumigazioni di solfo. Nella conlromarcia del corpo di Saganlug ve1·~o Alessancl1·opoli ful'OIIO scansati i villaggi o ve erano maIali turchi o russi. Tutte queste disposizioni però giovarono a poco; il maggiors inconveniente era la mancan1.atli particola1·i speduli in cu1 poter ricov~rare i maiali di tifo. In tali cir costanza non era vi allro pal'lilo che ap1·ire infermerie di reggimento e di ballaglione, che dal loro canto rurono poi sorgen1.e di c~on· lugio. D'vllra p&rle el'a unche irnpo~sibile mandar lontano i maiali, p Prchè le strade arano cattive e mancavano i mezzi di trasporto. E poi non sarobbe slalo ronve:liente, in inverno ~ti autunno, lrn!!portar e a distanza i maiali nelle loro povero vesLimonla. Tulle lo disposizioni saHilat·ie rimaset·o cosi inft·ulluost>, la sola efficace l:'arebbe slot11 quella di t~bbandonare la c1·uda incolla Armenia. QualC'he provvedimento sanitario tu pre~o solo 10 primavera, quando la direzione anitaria fu postu sollo gli tWdiui tlel medico ispettore dott. Remmerl con ~. lel:!i potel'i. Anche ne~li ospeda li i provvedimenti igienici furono attuali piUttosto lardi. rt più importante, quello delle disinfezioni non fu dapperluLto posto in opera con la dovuta energia per la mancanza del necessario matct·iale, dul tempo e della mano d·opera. Forni pat'licolat•i pe1· le disinfezioni furono s tabiliti nella primavet•a 187 verso la fine della campagna, ma gli ospedali erano sernpt·e cosi n/follali cho non era da sperat·o di poter fare parte a pnrlc la ùisinrezione dei locali; e poi v'e1•a tal penuria di vesti e di biancheria per malati che non vi era t empo, nel rrequenle loro cambiamento, a tlisinreLtarle. Solo in alcuni spedali fu possibile lisci via re
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la biancheria s to.lo addosso ai malati con una s oluzione al ~p. 100 di cloruro di calce, e opertu·e nei magazzini J e lle fumigazioni di solfo; ma nella maqtlior parte degli ospe.toli In biancheria dei tifosi non si potè neppure separare dall"ullra. La biancher·in era provveduta da fornitori A t'lpese dello !ilA· bilimenlo, ma er a difficile obbligarli, tanto pitl che, por P:-.sersi manifestato il tifo f•·a i lo•·o opel'ai avl'ebbero potuto rest:indere il contralto. Nelle slnnze dei maloti Prano opp•'!if' !"lriscie di panno imbevute in liquidi disinl"cltnnti , le JH' •·•'li furono imbianeate con calce ' 'i "a m ista A cl01'u1·o eli calce, le s t11nze erano aspPl'!"e di soluzione et i acido fenico al 5-1 0p. Hlll. e il pavimento laWilO con soluzione di cloJ•u•·o di ca l e~>, le> lotrino erano nel miglior m odo possibile disinfettate; mn pcr·i1 per gli sMrs i mez1.i la disinfezione ero multo incompleta . Sul principio nella epielemia i maiAli furono Ì<lOiati, ~econ.lo la possibilità, ma poi per la grande affluenza di maiali e h· milalo nume l'o tli lelli, queslo 11011 polè plù:rarsi, e neppu•·•' per la penui'IR dci mezzi di lr·asporto, e J'/1 pr.ssibile un 1'11pido !"pnrpag!iamento dei molulr. In quale stato s i trovas"l'l'• nPIIo primavPI'8 Hl71l gli stabilimenti sanitari ne ò uu esempJt) lazzerello dello. 20' divisione in Hasson Kala. Gli infe•·m• giaceva no s livu li coi loro prop1•i vosliti e hinn cltcl'ia, que~lo P quelU !;cui fosamenle !.'udici e coper·Li di inseLli. Sulla pellr dei malati stava uno str·uto di !"Udiciume. le coperte, le lcn zuola e tutte le altre parli del IE'tlo erano in7.nppate di escr.·· menli e eli ogni genere di lot·du•·n, come il pavimento del lnz· ZAI'elto, e non potevano cambia•·si per ma ncanzu di allr o malet·iale. Mancavo l'a~~isl~nza po1·chè il personale cambia,·n continuamente, i nuovi non snpPvano cosa ful'e e spesso n mmolavano; fra i medici e i feldscheer·el' la malallia e ls moJ·lP fecel'o un vuoto nume!'oso. l o Alessandropoll giil sul principio del 1877 l'in:;rorubt·o e•·a Wllt> che lo enlt'lll'e nelle stan1.e dci malati el'a mollo diffic ile per J'aJ'is insoppol'labile che vi. r egnava. Oltre rn igliOJ·are le condizioni igieniche, si pensò pm·e allo abbassamento della lemperalur·a e a lla nutr izione dei maiali Si sodùisfece olia prima indicazione col chio111o e l'acido ~a licilìco unila meule ad nllt•ì prepa.·aLi; uovo fu possibile fuJ•onn·
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auche usati i bagni fr edcli. Spesso mancando le tinozze, ai bagni furono sostilui le le compresse fredde e le abluzioni con acqua e aceto. Pet• la nutrizione dei malati fu estesamente usato il Jatle, più lat•di , per ordine del Granduca Michele, ai malati gravi fu dala la carne rli pollo; conlro la debolezza del cuore bevande eccilant.i, a lcooliche e medicamentose. D'altre malattie il rappor-ti) ricorrla lo scorbulo che ne11878 prese una grande estensione, inoltre le infiammazioni ac11le degli organi del torace, i reumatismi a culi e le congela7.ioni ; queste furon o frequenti nel pas !-'aggio s ul Saga nlunf!, nelJ'as~edio eli Er-L.erum e nella occupazione delle alltu·e di Dewoboynn e si combinarono con la epidemia di ti fo, :3icché ai rasi di cangt·l.ma delle estremità per tifo non puo t•iteners i c:ome assolutamente estt•anea l'aziono del con gola menlo. Lo marcie faticose con un freddo fino a 20· R. non permettevano alcun riposo efficace contro le congelazioni. Contro i colpi dl sole valsero ~na buona disposizione delle moroie e le cop<wlure bianche sul keppl. 2' Ferite. - n numero totale di ferite fu di 23231. Su 48 p. 100 di ess i (L1137) furono date esatte notiz1e; queste mancarono pe[' 10,20 p. 100 delle ferile per arma da fuoco, pet' 82 p. iOO delle ferite pet· arma bianca e per 81 ,2 p. 100 delle altre lesioni. Un caso di morte su 8,50 casi . La mortalils per le ferile d'arma da fuocù fu maggiore in quelle delle ossa, ad eccezione del collo, in cni le le!:lion i dello parLi molli dettero Ja più alla mortalità, seguirono quindi quelle ùel petto, del basso ventre e del bacino. Secondo le diverso parli del corpo la mortalità fu nelle lesioni del ba!-'s) ve ntrP e bacino 36,3 p. 100; nel torace !34,5; delle articolazioni 25,1; dolio colonna vertebrale 20; della testa 19,D; del co.llo Hi,O; delle es tremità inferiore 12,5, della faccia 8,R; delle estremità s uperiori 7,5. La mortalità s econdo le diverse specie di lesioni fu: nelle ferite d'a rma. da fuoco 55,9 p.1GO; nelle l'eri le delle ossa pet' grossi proiettili 50,8; nelle ferite da fucile delle ossa 38,9; nelle ferile perforanti per grossi IPl'Oieltili 36,4; nelle fer ile delle ossa pl>r arma bianca 23,4; nelle fet•ite perforanti per arma bianca 17 ,"~.
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D0Jie complica:.~loni c del cor so delle fel'ilc é dala esatta inuic11zione in 70:W casi. Fut•ono 0,0 p. 100 (7 1 casi)compli<:illi con la resipola; o,;:, p. 100 !40) con tu can~t·enu d'ospedali·; O,:J p. 100 con la piemia; 0, 1;) p. 100 (12) cott la seLLicoemm c allr·cltanli collelano. La t·osipola fu più frequente nelle fet·tt~ semplici pet• ar·ma biaiH·a; la picmin nelle fl'allure por &t'uta da fuot•o delle estr emità. Di 100 mAiuli, 02 fut'OlW curt~Li eol metodo conse r vativo; 7;.!. col metodo consct·vaLivo opet·alivu e O,H con la demoll.tione Jell'arlc.. Di ~:!U;l si ùauuu pa1·ltcola1·t t·a~~uagli: 57 l<U 10U fut·owJ p1·ima1't6, 43 ~wcondu ri e. Ui l 00 operati si t'iHlubilirono colu · plèL8tnPnle 71,!J, incompleLRlHento lH,O; mor·it•cmo 1t,2, fra 1 qunli :1 per Cl:;AUl'imenlo, :l, t pet· tnfeztone put·ulenla, l.~ per lllfittmmazioue degli orga111 inlernt
La oblrurgia militare l n Serbla. e Bulgaria. Jferl. Woclumxchr~J~ N. 5, 1~80).
( \Vtenvr
Nell'atltwanza .Iella società me.licu di Vieuna teuutasi nel 22 genuaio u. l'o . . ., .- parlato muli" dell'opera prestato dal corpi) medico uelht guert'a della penisola halcRnica . Il dottor·e MayJI, Lralle nue l'ad u na11za sui fat ti del la Sel'biR nei quali c~li coma chil·urgo ebbe ptli·LI~ ttlliva. Dopo ùi aver tt·allcggialc le cottrlizioni di Helg1'aùo il progreSSIVO aumcttlo dPi ferili i fJUali l'&ggiuu:;OL'•• fino 1n ci fra dj ~000. la dtminut.tOIIe eli rJue~Lo nu111ero opr•rHtu dttll:ioUecilo !:-J.!OIIlÌJr o cii!J feriLi Iet:nr~ri i quali flu·onn w viali ai pro::.s ilni i~pc~dali del cit·condn l'io, JC!;triv e l'opt:I'(J~ilà deliA f.lvcietà di soccor l'o olia qual e egli tr1buta uuo illimitata lode esprimendo il volu che in una pt·os!-ima guct't·a l'azione deUu Cro••tJ Rossa Ji lulli gli Slali e uropei sia couct>nlrat.u in uua sola tnauo; e qu cr:;to pr·imal.o, nel •;aso doll'aLluale guel'l'a , si sArebbe dovul•l conl'et'll'e alla Cro1·c Ro<"Stt austriaca. Con questo accenlt·umento del sen rizio !<&n ilario in ternazionale st verrebbe ad ~vilarc che 1 rapprese~tlanli di uno stato godes;,er o sovrabhundanza lli matet'iale e (jUellt di un allt·c, slalo no soffri~scr·o penur·ia. Gli ospedali, in g1·az•a dolle elai · gizioni della r egina, eruno veri modelli e poco s i differ erJ·
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ziavano dalle cliniche. Meno contento fu il Maydl del pet•sonale degli infet·mieri reelulati dai soldati, il qual personale solo più Lardi Cu surrogato dalle s uore di carità. Quindi egli espone in una tabella. s tatistica compat'a tiva degli esili osservati i casi di fratturo per arma da fuoco curati in tutti gli spedali di Belgrado e quella esposizione offre Lanlo maggiore in ter•esse iu quaulo elle mos tra gli esili delle varie Ceril.e prima e dopo l'aU.uazione del Lratlamonlo antisettico dei processi conservativi, il che venne pt·aLicato per la prima vo i ~ da tul.ti i medici che presl.avano ls loro opel'a all'inlet•no ùel paese. Morirono per fratture d'arme da fuoco: Dell'omero . . . . prima 17 Ofo- dopo O o;o a • (1 p. tetano). Dell'avambraccio . 11 u 3 .. 0,6 • Del carpo e m elacarpo • 18 n Della coscia . " 51 • [),(i • ·· oella gamba 18 " 212 ,. Dd lat·so e meLalarso 8,8" " ~
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Per fet•ile d'al'me àa fuoco delle arlicolnz.ioni: Della spalla Del gomito Della mano Della coscia Del ginocchio Del piede .
prima 26 Ofo - do po O O/o " 20 • - • o » " f2,3 )l " \.,1 • (per lelano). 85 "- " 50 • (2 p er tetano). " ))
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26 n -
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4,3.
Sorra 1960 f'erili , a i7 soltf.tnlo si dovette ampulol'e complelamente o parzialmente un arto. E~li termins la sua relazione lamenlamlo eh~ in génerc il malel'iale anlisellico rnesso a disposizione dei medici sia koppo scarso ed iusufll cienLe ai bisogn: c fa voti che quel materiale sia forn ito in tale abbonùanza tla non piu cosLrinf.:Gt'e i medici a speodet·e il lot·o l2mpo a imma ginari' dile~ tosi sp~dì enti e ad impeovvisartl poco adaLLi appur·ecchi. Nella stessa adUlllanza il dott. Wittelsl16fer riferisce sul servizio sanitario militare disimpegnalo in Bulgaria. l ferili cominciarono ad affollarsi naturalme nte s ubiLo dopo
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la battaglia di SliwiLza e la presa di Pirot. Quanti fossero i feriti affidati alle cure della societt1 egli non saprebbe ùire e nessuno for se potrebbe dir lo mancando per ora assolutamente i documenti ufficiali. Dapprima i feriti si accumularono in un solo luogo, una specie d'albergo, situa to sopra uno dei punti più elevati di S liwitza. Riempito quel luogo i feriti furono collocati all'intorno, chi sotto te.ttoie, chi a cielo scoperto e sulla nuda Lerr·a. Il Governo bul ~Za ro aveva reclutato Lutto il per·sonale medico disponibil e nell'intet·no del paese, ma sventuratamente l'aveva concentl'ato quasi tnlto nelle princ ipali cillà, specialmente a Sofia ed intanto presso le lt·uppA non vi er a più d i un medico per brigata. Ed ò da notarsi che anche que;:: t'unico medico non poteva fare g ran che in causa della penuria del matel'iale necessario. Ma più ancora ehe la deficienza quantitaliva del personale medico era la qualità del medesimo che melleva quel servizio sanitario in con · dizi(>ni assai deplorabili. Infatti quasi ness uno di quei medici . era esercitato nella chit•urgra antisettica, e per la maggior' pa r·te avevano paur a d'intr apr endere la più piccola operazione. In seguito s i è potu to, mediante un tr-aino di carri tirati da buoi, sgomberare una parte dei ferili e ìnviur]i a sona dove giunsero dopo due giorni di viaggio per s trade difficilmen te pra ticabili. Al giungere dei primi treni di feriti nella capitale la popolazione rimase costernala e solo allor·a si capi l'impot'tHnza di C[Uella guen a. I ciltadini tulli si distinf;cr·o per putrioUismo ecl abnegazione nel soccor rere i feri ti. Ogn i g iorno s i f'OI'mava u n nuovo ospeda le e in poco tempo si Lrovat•ono con vet•titi In ospedali militar i, i pubblici urlìci , il teatro, le scuo le, le chiefie e mo lte case private. I medici bulgari non po t r~van o lener dietro a l m•escen te. lavoro, il q uale s uperava le loro fo rze, quando negli ullimi giot•n i di novembre ve nnero ainli di fuori. L'Ausleia, la Ru · menia, la Germania , più Lardi la Ruc:sia s pedirono squadr·c~ eli mediei ai quali ben Loslo venne assegnato un com pito . l primi medici stranieri che g iunsero in sona furono i òottori Bum e Witlelshotl'er inviati àal governo Austr o- Ungp-
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rico. Il consolalo generale r esidente in Sotìa affidò lot·o non solo un ospedale completo di 80 letti ma anèhe l'amministrazione del servizio sanitario bulgaro. Nel ricever e i feriti vi era da r estar meravigliati del cat· livo stato delle ferite, anche di quelle relativamente leggere;. le eopiosissime suppurazioni colle estese necrosi rendevano impossibile una completa g uarigione; ma la prognosi éra di molto aggravata dal male che nell a maggior par te dei casi vi si aggiungeva dall'arte ignorante. InfalLi una pratica assai. in voga a scopo di primo soccorso era quello di versare nelle ferite grande quanti tà di percloruro di ferro, il quale colle escat•e che produceva naturalmen te chiudeva ogni via d'u-· scila ai materiali di s uppu razione. Nè minor danno facevano le causticazioni prodotte dall'acido fenico in soiU7.ione con centrata. Il trasporto difettoso poi fìniva di esaurire i pazienti, molli dei quali g~ungevano in condizioni disperate, anemici, . febbricitanti e in preda al processo seWco. Ci vollero estese, profonde e ripetute ineisioni e disinfezioni accurate per combattere il processo infettivo. In ciò l'oper a del chirurgo era cet·lamenle aiutala dalla costituzione vigorosa e sana dei soldati bulgari. Il bulgaro è un soldatofarle e che sente pochi bisogni. Come esso tollera bene le fatiche del campo, così resiste oLtimamenle alle g ravi apel'Azioni chirur giche e alle loro conseguenze. È vestito bene, nutrito a sufficienza ed abituato ad ogni sor ta di s trapazzi e· privazioni. Non si osservano malattie complit.:anti le ferile, non si èmai udilo parlare di tetano, di resipola e le morti avvenute perpiemia o per seLlicoemia devono essere addebitate al primo soccorso. · Veramente degno di nota è l'innocuità assoluta che ha su.. questi organismi il cloroformio, il quale produce la narcosi senza ris vegliare sintomi penosi. Questo fatto, osservato da tutti i medici che hanno praticato operazioni, deve certamente attribuit•s i alla grande sobrietà del soldato bulgaro. l principali s tabilimenti s anitari destinali ad accogliere ferili erano: l'ospedale Alessandeo, un edifizio di nuova cosll'Uzione fuori dj città e destinato i n tempo di pace ad uso di, spedale civile. Questo spedale ebbe circa 250 feriti.
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Il Ginnasio che fu convertiLo in ospedale di 180- 200 letti e condollodall'or ùine teutonico. La Banca, altro edifizio che conteneva otta nta letti sotto In direzione di Lan genbcck. L'ospedale a us tro-un garico s tabilito in una casa pri vuto (50 letti). Il P a lazzo d i Giustizia (100 telti). l Rumeni avevano il loro ospedale in una scuola che conteneva 60 letti. l medici militari bulgari avevano occu pat.o l'accademia mil1bwe con HO letti ed i Russi tenevano lo stabile So bra nje ~.:o n 250 letti. P iù tar di la Croce Rossa ebbe la caset·ma d'nrlig licl'ia con 80 letti ed in questa si cura vn no anche gli affolli da mala ttie inte rne. A questi ospedali, che complessivamente contcnevanc• al massimo 1~00 letli, s'a~~i un!-;t> t'O poi venti all:'i picc·oli edifizi di propt·iPIIi pl'ivata e di COI'porazioni con 10-30 letti ciascuno; cosicchù S•)fia poteva accogliere poco più ùi 1600 l~otJ ferili . In quanto al trattamen to dCII\.! fe t·ite tutti s i sono sforzati ùi attener s i s tt'e lta menle a lla prnlicu an lise tlicu lo più vi!!'O· r osa; però a lcuni m edici bulgari dava no a vedere ui ll Oll esser m ollo esperli in ques to. pratica . P er t'egola generale si adoperava l'acido fenico. Il cloll. Langenhcck u:::ò pure molto il sublimalo cot·•·osivo; c silesso si vale\'s con buon succes:::o del per manp-analo di polassu ~pecialmcnte a disint'e lLJ t'e le piaghe gang f'enose, e nei casi gt·avi si rin f0 rza va il perma ngana to di poiasso col clot'uro di zinco. Pet' •1uanto rigual'da il mater iale di medicazione , le d iverse sorti d i ~m·za impr egnala eli iodofor m io c•bbero un uso~ genera le . Per regola il decOI'So delle fer'ile fu lode,·ole, la morlolil<i relati,·amente ptccola . Si sono tlovulc P!-<eguir c pCI'Ò non poche amputazioni secondal'ie, in conseguenza dall'aver· tt·alo~ciata l'amputa Lione prima ria per un fulso concetto che molli fwe vano del! e indieazioui cons er·vali ve. Cir ca Ju q uan tità delle fet' iLe F;Ì può asse rire che efise era no quasi esclush·arnen le pi'odolle da arme d!! ruoco. Ness una ferila da taglio, perchè m a n<'ava ofi'allo la cavalle1·ia, ra r i::sime poi le ferile da baionf'Llt\. Le ferite delle cstremita fut'one le più ·numerose. D' una frer1uenza slraot·tliuaria fui'ono le fe eitc delle dita dellr1 m ani. Si è voluto a lLribu i•·e quP-s ta fi'equenza in par·lo a m utilazioni
E S.ERVJZIO MEDICO l! l LIT AllE
volonlar·ie, ma pnrc che in questa accusa vi sia molla esagerazione. perché la ferita bon portant di una parte volontariamente mutilata s i riconosce scmpr·e e con facilità, dalle lesioni prodotte da colpi lontani. Non furono rare le fer·ite d'arma da fuoco del torace, però molle di queste ferile prodotte da colpi assai lontani non erano penetranti e per deviazione del proiettile girava no attorno a !la parete del torace. Furono alquanto r•ar·e le ferile della testa; tanto queste come quelle dell'addome•, per la maggior parte non furon vis te né trattate dai clti r•urghi degli ospedali. L'esercito bulgat·o non ha sofferto mollo in fatto di rnalallie e nella stessa città di Sofia, dove er·ano diretti gli ammalati più gravi non vi fu alcun predominio di malallie zimolicbe. Si verificarono in Pir·ot cacoi isolati di tifo, di catarri intestinali, che però non presero mai le proporzioni di vere epidemie. Da ultimo è da notarsi che il freddo sopraggiunto a metà di dicembre apportò buon numero di casi di congelazioni avvenute specialmente agli avamposti. Quei casi per ò non presentarono mai car atteri molLo g ravi.
RIVISTA DI STATIST ICA MEDICA ?
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Statistica unitaria della di v i sione navale del Mar Ro11o pel 2 • semestre 1885 . -
Gli equipaggi delle navi che soggiornarono nel Mar Rosso durante il semestre sopraindicato ammontano in media a circa iOO individui . . l malati che si ehbero da questa forza nello stesso periodo ~· tempo, e che per la natura delle loro malattie passarono m cura negli ospedali delle navi, ascendono a 435; i quali, in
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RIVISTA
ordine alla categoria delle malattie che pa tir ono, ed alla durala ed all'esito delle medesime, vanno distinti secondo il seguente prospetto:
Genere di malattie
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31 329 360 28714!55 :34() 14 338:1 !1,49 Mor bi medici . chir urgici . 20 58 78 69 • 5 j .{ 4 551 7,-\fl 2,!)! , :3 IO F 188 18,80 1,01 ottalmici 4 6 IO 7 vener eo-si• j 42 43 37 '' 5 42 l Wl6 2 1,:3:~ fìlitici.
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- l- - -- - - ~- -- 56 435 49 l 100 4 68 ~72, 1H.5018 i llp l
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Da ques to q uadro emerge: 1) che nel cor so ùi questo S (!mestre sopr a ogni 100 uomini vi furono G2 in feemi entrati all'osp<>dale; 2) che la media giornaliera dei maiali in cura negli ospedali s i ragguaglia al i-,1 i- p. 100 della forza naYalc; 3) che la mor talità in l'apporto alla forza medesima fu 0,57 p. 100.
Mettendo in conf1·onto !]ueste cifre con C]Uelle corrispOl:rlen li del semestre pr eceJc11te (vedi Giornale .\lledico stesso 1885 pag. 1061), si lrovR in questo s emestre una eccede n:ta di numero s u lnLte Je medie. E ciò è in ar monia colla not11 legge, che talune mor bosi là, in is pocie le malaJ•iche, sono pi(J copiose nel 2• semestre dell'anno. Addiziona ndo poi le c ifr e dell'uno e dell'altro seme!'.ire, si ha per l'intero anno 1 85 nna media: di 1'12 entrati all'ospedale per ogni 100 uomini di fo rza: di :3,19 p. 100 r icevuti giornalmente all'ospedalP, dci C]uali ognuno vi rimase in cura iO .giorni: ed una morta lita del 0,47 p. 100 sulla l'or za stessa. In massima, a bordo come a terra, delle lie vi o transitorie indisposizioni fisiche, e dello leggiere malattie che gua riscono senza speciali mede le in due o tre giorni dì ri poso non · si
01 STATISTICA MEDI CA
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tieu conto; e quindi non compariscono nelle statistiche me<liche. Visto però l'allarme che si era spa•·so sulle coudizi011i ~a nitarie delle nostre rorze militari del Mflr Rosso, al princìpio della estiva st.agione, il Ministero di Marina volle essere informato anche del numero degli esenti di servizio per ragioni di salute. Si hanno quindi dei dali esaUi sulla maleria, dai quali ris ulta che gli esonerati dal servizio per Lutto il decorso del 2' semestre furon o poco più di 2000. Il che verrebbe a dire, che in ogni giorno si amma]arono Q perso••e sopra 100; e che nel periodo di sei mesi ogni individuo fu per tre volle atfelto ~a una qualche indisposizione fisica. Le cause che motivarono resenzioni dal servizio furono principalmente le febbri effimere; occupano un posto molto inferiore le dermatiti tropicali, i catarri gastro- intestinali, le eongiuntiviti, e tuUe le altre comuni affezioni reumatico-calfVrali. Ora, se voglionsi considerare coloro che pati_rono di ques te fugaci affezioni como malati; e se si ammette che in media -ognuno di e.ssi rimase per due giorni in riposo, la media quotidiana degl'infermi avutisi in questo semestre sulle nostre navi da guerra di stazione nel Mar Rosso, ascende a poco piu del 16 p. 100 i ricoverati agli ospedali compresi. Se cosi fossero andate le cose non sarebbe una enormita; imperocché nelle condizioni normali la media giornaliera dei malati di bordo (ricoverati all'ospedale ed esenti di servizio) oscilla fra gli 8 e i 10 p. 100; e d'altra par te nello spazio di un mezzo anno soffrire due o tre indisposizioni é cosa comunissima anche nei nostri paesi. Ma il fatto che aggrava la situazione sanHaria sta in questo: che le morbosita oon si presentarono a spizz.ico quotidiano, come dianzi si sono rìparUte, sibbene a grandi affluenze temporanee, a guisa di epidemie; seguite da lunghe soste di stato sanitario presso che normale; vi furono dei bre,•i periodi in cui la genle ina~ilitata al servizio ra g~iunse il 60 p. 100, e degli altri assai più lunghi i11 cui la cifra propozionale discese al di sotto della media ordinaria.
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RI VI STA
Dopo i mesi di maggio e giugno, che, come si disse nell'antecedente relazione precitata, lurano i più tristi per la quantita delle febbri che si svilupparono, trovansi, in qU!~sto semestre, TJei mesi di luglio, novembre e dicembre le peggiori condizioni sanitarie. Abbondarono in questi mesi egualmente le febbri; le q11ali declinaLe via via di numero in luglio, scomparvero o quasi nella seconda meta di agosto, in settembre ed ottobre, per r icomparire numerose, ma localizzate di preferenza sulle piccole navi verso la metà di tJ O· vembre, facendo coda in dicembre. Le febbri curate negli ospedali di bordo in questo se n test re stanno alle alt1·e malattie mediche come 100 a 24. Le osservazioni cliniche di ques to secondo perioùo di dimora dei nostri colleghi in Massaua, menlre convalidarono la clru::s.ilìcazione primitivamente fatta delle febbr·i che. regnano in quel paese, in effimere, remiUenti e tifoidee; vennero sempre più confer mando il giudizio fin da principio proferito: della natura prevaleulernente malurica di uu gnqlpO di e"se, e precisamente di quello delle remittenti. Fuvvi sulle prime una eerta esitanza nel riferire ad origine miasmatica febbri a cui mancavano tutte le classiche note diagnostiche lor o proprie, ed avevano invc>ce tutte le parvenza delle sinoche o delle comuni febbri gastrico-reumatiche (vedi Giomale medico p1·ecitato); bent.osl.o però ogni clubbio venne dileguandosi: c Il tipo spiccatamente periodico con cui invadevano alcune di esse: il passaggio di un certo ttumero di remit-tenLi in manifeste in terrnittenti, o in perniciose gravissime: la facile recidiva della febbre: il tumore splenico più o meno pronunziato, ma cosla rltf~ e s empre più crescente ad ogni n uovo attacc.o: e la evidente efficacia dei sali di chinino nella massima parte di esse, finirono pe t' dare ampia ragione ai nostri collegh i, essere eioé: le febbri cont.inuo-remittenti di Massaua, di natura essenzialmente malarica. Ed in effetti, dopo essersi adottaLo i l sistema di basare la cura di quelle piressie sulle generose dos i d i chinino, non si ebbero a deplorare p1ù vittime di febbr i perniciose. Un solo in dividuo, e neppure militare, del nostro personale navale,
DI STATIST!CA. ll EO ICA
periva di pernicio~a in crtwsto semestre; e si consta t.6 che costui da qualche giorn~o non st."lva bene, ma non presentassi al medico che il giorno imKtn;,:i a quello clella sua morte. È a notarsi pur e che l a na ve su cui tt·ovo.Yasi imbarcato CJUesto disgt·aziato era g in nla a Massaua, prov(~o i ente dall'Hal ia, il :3 di. luglio, ed il H eriJ spacciato! A ![Uesto r iguardo i noslt'i medici c:l 1e pei primi el.~!Joro campo di stud ia re L'insidio::o decor so <li certe rebhl'i, che sotto una mitissima forma iniziale riuscivano in b reve tempo letali, tramandano ai colleghi cbe 101·n s ncceclona Ilei Ma•· 'Rosso ·dci pt·eziosissimi avve•·titne11Li: cioi>, (ti nnn lasciarsi mai sedurre dalla leggerezza con cui f:'i presen l.ano tnlune febbri, e di somministrare in og••i caso delle buone dos i d i chinino: di sta l'e molto attenti all'incremento t.ermico, essendo indizio pr obabilissimo di perniciosa la cr escente temueraLu r·a diurna che si e leva d i U i ì paio eli g radi in me1JOdi due o tre gior ni: di essere in La li rincontri generosissimi nell'uso della chinina, e massime per via ipoJem1ica . Con questo trattament,o essi r iuscirono a salvat•e piu ùi una vita in gravissimo pericolo; ed a !"endere n101Lo esigua la mortalità deÙe nostre forze mar·itlimc in questo semestre. L'altro nemico mor boso incontrato dalle nostr e genti nel Mar Rosso, ed in particolare a Massaua, è il gr·uplJO delle febbri tifìche, fra le cui varieta nosologiclle l'addominale ru la predòminaote. Sen za polersi dire epidemia j casi !l'ileotifo furouo abbastanza n umel'osi (1 8 in questo ~emestr e); e ad esso van r iferiti gli aUri tr e decessi del personale della marina innanzi 1'egistrati. Nel loro insieme le febb r i tifoidee colà non presentano so stanziall dilfere1 1ze da quelle che si osser vano nBi nostri pnesi, però il LOI' 0 nosografìsmo resta in certo qual modo annebbialo dall'in liuenza del clima e dalla quasi costante associazione della infe7.ione ntala r ica. Nel decorso di alcune eli queste l'ebbri difaLLi, la rui diaguosi no11 era anitllo equivoca, fu visto il fastigio diurno della lempernlma ,·erificarsi nelle or-e wal· tuline, e la l'emissione in quelle ,.< 'sperlirJe: r ù in qunlcl1e altra una vera in termi~Lenza febb r ile. ='lei casi letali di queste malattie la morte avvenne as><ai
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111\"ISH
lAI'41ivFtmenlc, dal ~~ · ~li !)• sellenat•io. e ,0111pl'0 per C8HI1l'llllenlO. 111 due <:asi fttHi pt't forazinne inlc,.tmale . •\11CI1e nelle febbt•i tifOidi, l' SpcciaiJucnlO nJpritWif'l<l, 4jlllllhlil la diagnosi era ancol'n ìncnr·la, l nnst•·i mt•clici RdoperaJ'rHan i sali da chinino, e tw11 ue rnrono ntai pcullta. ::le •·nn C""' n•>ll riuscia·uno url ottcncJ'C' u11'a:t.tnne aulipireltcn, 1'11 por lo uu•1• c• evidPulP la lnt'n utililu anlitcrmicn c rohMante. Quanto allo ,.or:!Puli miasanaticlle delle olue inft>zioni 11111Jurica o tifosn, i nm·L•·i collug-h i IR t'an òlel'i\•arc dn mol lc1•llc·i Circo-.ltlOZP. 1111\ prirwipalmcnlc Ù<JJI'6lllallllliOuÌ olo•lle U1Ait'I'Jo· or~aniclle <:oLLnmRt'ÌIIC. le quah dllt'l'll tle 1.. loas"" tnarc(.) ,.,._ ::<lancln 1•ca· tuolle oa·•· ,:copr•rle ~cl cspo;.:ll' nù Ull'ai i A l••lttpc· ratura tlau IH11;!n acl uto ahlunrdautc s\·ilut'l'" di tnln»mi 11 llll· crOI'r!Hlti;;mj dil' "Ìoun. Pm·n Rnchr g-li Hllt·i Cllll illlli HI-(Plll i mor·hageni conlt·ilmiroiiO tal fiale 1'\'ideul.cruenlc 11 l agg-r'R,·are l~ condi;.ioni ,.,nnilRrit•, --ia Rtll\'lmdo ì rncnlaì d'infewone. sia disponendo 1-!'ii org-ani~mi aci 11118 111111-(g:ior·r> l'ecclli\'iiH
morUOI"R. Ln ~lraorclinario Aumento di feldll·init.an l i I'IR\' Illn~llH~IIn ,.,c. con1la mdù di nm'l'tnhrc. c IOf•RiizzAin eli lii'Cl'crr·u~.n sull e piccole na\'i, plll'f' in falli che \ihla in tuolta pm·lerifl•l'llu aì l'rorlurbntttCttli atmosfcril'i, alle piog;!il'. :-ll ln ('re;:(' il1ln tm1irliui. alle mlle,·oli t.litreren7.e de Il n le n q •l'raturu diw•nn c nnllall'lla che ;..i ohber n in quoll"epot:n, non anetto cl11• alln ri<~Lrt-Llt•zw dei locnli di 'l11elle tlll\'i, J'Cr eui la ;.:cnl<; II'O\'ill ttln-·i a cli -:n;.:-ico entro a ulelll'"ltni, pt•orerhn clorlllll'l" iònprH copt•rtn. e,..plt'-la alla dll l tnOsH 1na pt t r f! t'adiln impre:-:-iont· del freRC:o n oLit ii'IIO: c fun.e anclac all'c!"~CI'Si !'11'-)lesa dn <fHHII'iH' lll•'"C inuanli la prolilnllica sommuli Rtr;v.ion•· quotidiani\ di rliininA. E 1:lm q11e,.,lu ri cort·c•nza di fehbl'i fos:-o l:'tnta d1 nRLtH'Il 111a· larira piu ··Ile mai :::ro n'ebhc la Cllll\'inzionC'; impC'rncclai• ollre ili ttlllttil'o·~lo lttrnnrc splrui<:o clic i11 Lullt "' ri ~I'OIIl t'fl\'fl,llHl l per lo lllllflllZÌ \'i cr·auo slnli lauli 1·asi di fchi.JJ•i inlennill('llli :;renu111C. di a·enultcnli pa;.:-nte :::w·et'!"SÌ\ mne11l•• in intc•·n••Llenti, c di reritlive. L o chininA, elle. coane :;>nl'ra si l• detto. fu largAmente :tolnt•erals in tnlle le fohl)l'i, <'llrrispo;..c beno nei tip1 interuul-
Dl ~TAIJHICA m :ntCA
1ì l
Lenti genuini; in quelli anomali o cC>u,plicaLi !"effetto di 'l ll1'!31a soslanzu fu meno evidente o litrdinl. Ct.rca l'utili l t'l prolìlaLtiea dello stesso alcaloide peni\ ktlt<' conlro l e m enLovatu fLJIJbri. i nostri colleglti rnmmetto ttu ~8neralmenle. QuestA an·ermazione per·ò non l•a aiLro controllo che quello innnnzi accennalo, cioG dell a r it:.ompar!"a c>pidlì mica dPile febbri in tm tempo in ,·ui non ~i sommirtii'll'll\'fl più chinina. Le aiLL'e malallie t'egionali ùi ma~gior r i liPvO cho Bi pt·csonlarono nel corso di •Jueslo ~eme>'lre fr·a i no~tr·i marinnri, si riducono a poche iLLet•izie accompap:na le t.al 1iato cla l llmore acuto dCJI regalo; aù alcuni easi d'iusulflzione: e ad ollrì pochi di oligoeruia. Fra questi ultimi v e ne fu uno clossico, in per·:;ona di ut t marin&I'O che n,·eva innanzi patito della comune febhr·e r·e miLlent.~ . Co!>lni prc~Sentava Lumor e di milza, palloN ùclle mu<:nse, color e giello- lert'CO della pelle, edetna Ri piedi; dopo la ..scom parsa di questo, idrovc-ascit.e, e succc:;sivamenle alla spariz1ooe dell'idropaasciLe, ult·otor i\Cil hilale1·ale. Snni avrva il cuore. il t'egsto. i 1·ognoni; e l'analisi ùell"or·iua l'n ;,pmpre t!i r esnllalo negativo. Duo casi (l'ìnsol aziotte meritano uno special0 r·icordo, non lan~o per la grt.wità ùf'lla forma con cui si presenlùrono (coma profondo, perdita di coscienza, sussulti muscolar·i convulsi vi) ; quanlo pet· l'ollezza rlella lernpcr alur·a iudi\'iduale che fu riscontrata alla prima ossenazioue; la qnalt• in uno :::i avvicinava ai 42' e nell'altr o superava questo ~n·ado. Anche io questi cas unilamente agli all ei mozzi di cur a fu iniettato un grammo di bisolfato dì cltimna so!Lo la pell e, ed il r i:;:ulta1o fu sorprendente; imper ocché dopo un paio tli ore l~l co:;:cienza era rilornah,l , e la le~nperatura rlisco:;;a a 3~· . Qui il ~al r dì chini na fu adoperaLo per COln ballcl'e un possibile elemen to mal arico; ma evidentemente la suA azione l'iusci anliLer·mica. Colla insolazione harmo molla analogia alcuni ('.{\::;idi !<emiasfissia sincopale m anifesLatisi nel pnrsonale dello macchine in funzione. per la eccessiYa temperatura clte si aveva. nel l ocale delle caldaie; la quall~ ill qur l la occa~io11 e era salita a 62• cenlig J'atli!
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IIJV IST.-\ Dl S'I':\'I'JSTICA
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lu s·en e1·e poi il per::onale desliua to a quella slazinne, ed c le p~' r"one più a tlem paLP, dopo po<' il i mesi di quel soggiot·no, auclie senza J>atirc dd le vere malallie, pei soli ell'etli del clima suervanle ed opprc::;siYO e per le rnolestin dulie derrnalili tropicali, penlcntlo l'appeti to ed il ;-onno, e (:011. essi fnLLivilò. digcstiql e r·ipar aLiYa, f>Capilarono mollissilìlo nella nutrizione e nelle fo rze;(~ non poc:hi ùovelier·o r imandarsene in I lalia per aYanzata anem in, o vi<l JH'Cferenza gli nrtìcial i
stoso deper im ento or!!'a11 ico. DuLt. FJORA.\11 .\kolk•J CJP<J tH ia Il.' ~fari 11<1.
VARIETÀ La miopia nel militare. Il Chauvel , medirn pri 1teipale tti l' elas::=e e profe:;;sor e al la r;euola cl"appl icnziollc di mcri ieina milil<t t'e a YRI-de·GJ•ùce 111:1 redalla una statistica delseroi::;(r) e de'} li e8ami delìa uisionc dal 188.2 in poi, chr• <.: prege,·olì;::f>ima, ricca di daLi Nl in-
:;;egHamcn!.i. l•'inn al 1882 i'Ocli i erano i ca~ i di lesio11i del la vi :::la in"ia !ì i n osser w tzione alla scuolu; da a llora e.;:.;:endo .;:tato pre:::.r·riLLn che tutti g li it 1dividui della guar11igione di Pat•tgi affetti da tali Ie,io11i v i l'o;:<ser o inviati, ct·cbbl~ l!Olè\'Olmentc il lor o lllllHCr o !:l S(' ne po let·ono oLte11et·e i mJ'orlan ti risultati. F1·a. i-22il occh i m io[1i esamiJtali, j dr~bo ltn e11t<' nliopi (da 1.;2 a :3 diot L) J'nrono il 57 l'· 100; le miol'ie Inedie (dn ::U O a H diol l. ) furono i l 38 p. 100; le· mio pie rm·ri (da G.~,o a 10 diotl.) 8.~0 p. WO, lè f!'l'aYis~ im e (oltre t Odio tl rie) 1.71· l'· 100. Vuoi dire elle le rniopie cot'relle n JICOI'il uti li all'E-"'er ei lo eo:::.titui.;:eono il tJO Jl. lùO. II 88 p. HlO tli esse mi0pie erano ereditarie; jl :2:) 1'· t(ir) sol!Rnlo porla,·ano giu til.>ilualmt;nle oec.li iRli. Almeno
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i due ter zi avevano un graùo iden~ico (li ametro pia 11ei duo occbi; l'altro torzo o ffhva in gener e una differenza non superiore a ·Jf2 diottt·ie: è raro che essa diffe r enza sia maggiore di 2 a 3 diottrie. L'astigmatismo non è grave e notevole che nei casi di m io11ia mol to fo r te. L'acuità visiva, a miopiacorrella, non è mai ricondotln <llla normale. Nella miop ia ad al più 6 diottrie l'acui là in generE: è mai inferiore di oltre J!1· della normal e. Se consi<lerns i, e miJitarmente l o si p~tò, normale l'acuitù non inferiore a 2;:1, il i5 p. JOO dei miopi la possiede. Lo stafiloma postico e manil'esto nel ;,o p. 10() Cil'Cil dei miopi: al primo g rado (a l una cmscenle, d'all•:!zza inferiot'e al raggio) il 38 p. '100; di secondo grado (ecla::-.ia dal Ialo maculare della papil la, ad anello i1tcompleto) circa il '10 p. ·lOo; di terzo grado (anul are completo (' però man il'èst.o dal lal•1 della macchia lutea), nep pure il 2 p. '100. Nel la miopia debol e lo >'la fil onHl si ha OPI :J(i p. JOO (33 tli 1" g t•ado, 3 di 2' - o(),li> d i 3'); nel la media nel G2 p. 100 (49 12 - l); nella fol'le nel 76 p. 100 (33- 3:)-8); nella fortissi ma 90 p. "100 (l9- 30 - 4.0) . Da ciò l'ussolutn. importanza del l'esame otta!moscopico. È cer to che i miopi a pi u di 5 diottr ie necessi tano di lenti dopp ie, l'une pella v is ta a distanza, l'altt·e per la vis ta distinta, neLla, pt·ossima. L'acuilà é di regola not·mal il (normalità relativa m ili tar·e) nell'iper me tt·o-pia in fe riorc ad 8 d iollt•ie, ad accomodazione in r appor to coll'eta. Lo strabi <=: mo ossef'\'asi nel !>0 p. 100 deg li amet ropi , più frequentem ente il convergente; nella m iopia prevale il divet·genle, nell'ipet'v p ia il convergen te. B.
Azione dell'alcool.
Se le esperienze del Desplals sat·anno cont'et·matc e se ne sat·anno confet·mate le deduzioni, In s lot·ia fisiologica dell'alcool sarà da rifa rsi. Gl i uccelli (sui 1 fUal i fece diverse espe l'ienze r autore) a peso eguale ed in tempi eguali sviluppano tre volle piu di
V.\IHEÙ
calore che i mammil'eri; essi assorbono tre volle più ,J'oRRigene e s ,·ol gono Ire volle piì1 .rucido carbonico. Negli nn i rnflli avvelenati coll'os;: iJo di carb onio o coll'u lcool, pe 1· iniezione so llocu lanea. lu produzione del culn1·e ~ Jim i nuila notclvolmenle ed insicm emer.le y j ha diminuzioHe noleYole nellA ()Uanlilà d'acido carbonico es<:! lato e d· o!:>;: i gene 8SSO!'bito. L·ossido d• cudJonio e l'alcool non bruciano adunque nel-
l'o•·gani!'lOO o non contribuiscono Jlllnlo alla p rnoluz i o n~> ,!el ca lore anim<l l(' B.
RIVIST.A. BII3LIOGR.A.FI Ur~
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Le condizioni sanitarie del R . Esercito nell'anno 1883. - Hc·eve cenno ri a:-;:::unlivo della Rela.zionu .\1ctlieo-Staii~tiea, compilala p1·esso il Con•italo d i Sauità 111ih laro L rtkio !:-tulh;lica - Di •·ell oro colonnello medico ispettore dott. comm. G. Pecco.
For:a media, 1• ca t•;goria: 1(!2881. .-\.m Jnulali cur·a li in tolu le Hi23(; ). =. . Ri fO J'mRli . luYiali iu licenza (d i :l mc:::i al pil'1) . !11Yiuti iu lice nzu pè l' ras~! o rli
~4:2 per 1000 d•·lla forzo .
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2H't l -= 13.69
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seg na (:~ a l~ me::<i) ~IU7 Degenti i n cuJ·u : ngl i ospedal i 2n, nel le in l'erm eJ·i1• ùi co•·po9. Tott1 ie :38 pe t• lOOn della t'o t·zfl. Degenti giol'llnlmente nrgli s~cdali fiOtn, dei qual i '.G5G di
IJ·uppa. Gli o:::peJnli che t·nggiun:òer o d numero mùggiore di olt>genti furono: :'-lapoli ()0\ T orin o :1nn, Homu :Js~•. La degenza med ia indi vi dua le fu di giorn i 21.
Rl\'ISTA BlBLlOGHAFICA
Infermerie di corjlo: Ent ra ti 83471; passati agli ~pedal i HHO. Curali G0031
= 3:l8 per 1000 d e lla fOI'Za (1).
GiOt·nate di ricovei'O 633130; in media !) per individuo. Per malattie o ija lmiche 25 per 1000, ven ~> rcc 3!1 per 1000.
Stabilimenti spedalieri miltlari (ospedali, infermerie spPciali e di p residio): Entrati di r e ttamente i667:1; du o lll'i "pedali 8Gl (dei qua li 38 da spedali civili). Rima sti il 3 1 dicembre 1882: 3oo:t Tolale curali ~<0;):,)7. Usciti guarili 641:02; per licenza o riforma 97!ll: traslocati 908. Mot· ti 1411. R imasl1 4028. Giol'lllìle di cu ra IG99~:-~, = :2 1 pel' ind ividuo. l 908 trasloca ti lo furono ad a ll1'i ospedali mililal'i ~23; a speùoli cJvili 35; a manicomi 50. Fecero inollr·e pas!'<oggio dagli spedali ai dep.:>sili di convale!=:cenza 1841 individui. Il movimento dei Depositi di convalescenza fu:
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Dep. di ~loncaliel'i (To rino). ,, di Monleoli ve to ( F'irenze). ,, d i Bilet!o (Bol'i) l) di S. P o lo (Palermo.
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(l) Vuolsi pero notarP r he •liversi corpi, p~r un tHt:ill' di 2415:2 (circa '/1 ) uomini non al'evano inferm~ria.
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Jl nwvimcnlo compl··-.l-ivo de:rlt S1abilimenti spetlolicri rtltlttar• , ric:tdta:
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nalr :! l :it-~ 1 0; per·111ancnza individuale IU. Enll'Hti ''~"H<'l'ri :-.:1-. utlnlmic;i :1!1.:.!.
Fo r·ztl 20:-i~l. 1<:11 tra li uaa pf!r 1000. (1iornA lc d1 uaJI<l llia 2\ pel' l OOrl. ~I oJ·li ~.10 prr 101111. l.u·rn1.e 2'l,7x rwr· IUOU.
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lllllL[t)GRAI.IlCA
Vaccina;ioni: Praticate 1330lJl (707 ne~li stahilimenlt di cdut'fl7.Ìiltle militare). i\ on l ;iÌIIOI:tll
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Malattie principali e più salienti: l\J eningo-encefalili . . . . Bt•onco-pleuro-polmoniti . . Bronchiti lente. Tubercolosi polmona.re. . . . . . Infezioni linche . . Mot•billo e ~curlallina R•stpola . . . . Infezione malarka Scot·buto. Olla!mici. • Yenerei Scahbie . Traumt . Vaiuolosi.
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Decessi: ~ume1'0 2:W9 = il ,IG per 1000 della forza. Negli stabilimen ti spedalieri militari. » spellati civili . . Nelle infermerie di corpo. . . . . F uori dei luoghi di CU I'a . • • • •
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Pvr• vaiuolo 1 ; m''ll'billu 28;1 ( l ,V• per· 1000 del la fot·za); scarlallma :l; influenza litìca 4~ (2,32); menin~ite cet·eht·ospinale 35 (0,18): difterite i; infezione palu-.tr~ 3.) {O,lt\: tubel'colosi ~25 ( l ,GU); m eningo -Cn\:efalilc 82 (0,42); bronchite,
378
HlYISTA
pletwite) polmonite MO (a,84); traumi tifl (O,:JO); s uicid• k3 (Q ,i.:J). dei quali 26 n ei Mliu.fficiali, 10 nei t~nporali. 47 nei soldati; annegamenti accidentali 20 (0,10). M or ti rlopn rif'o r·mAll 40 (di tubercolosi lì). Sottufficia li 125, ca pm·ali 131, soldati ~o l H.
R(f orm.e: Totale K 2uH (so tLul'lìciali f1:), caporlll i 151, soldati 24~!:!). InscriLli rifor mAti ai cOl'pi :?8:>2; dichiaruli riYedibili ~!59:?.
l,icenze: Di convalescenza semplici Diet.r·o rassegna.
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La mass ima dei degenti si ebbe dal febbraio a ll'aprile (HO, 91, 80; per 1000 dell a forza).
La. minima nel gennaio, novembt·e e dicembr-e (2!J, :3 1, 2/j). -
BIBLJOGH·AFI CA
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Gr anatieri . Fanter ia
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Bersaglit>ri. Dislretli . Alpini . . . Cavalleria .
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Scuola noema le . Artiglieria da campagna . da fortezza.
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da montagna . :n r> ~ \ compagnie ope1·ai 24 • 2'1- j
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Ca rabiniet•i rea li. . Legione allievi curabinieri
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Compagnie di sanilil . Scuola solluffìdoli . Batlaglione d'islt•uzion ~
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l veJwt·ei, che per 1000 tl ella fo!'za furono 10~. ra~giun· :;et·o In •nns~ ima l:l i- (at·Ligl iet·ia eli fortezza \. e scel:Oet·o r,.Ja minnnR dt ~~ (alpmi). Di cisirm i /t!r •t·t tv riai i:
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Il maggiot• numet·o dei decess i per• malattie erulli\·e (che in media furono J,n pe r 1000 dclln forza) spellarono alle divisioni ùi Brescia (2,2:!), Genova (2,1l), Ancona (2.~:!), :"upoli (2,~fl). M enlr·e la m ed ia dei decessi pet· irJI'ezioni lifoidi fu ùi 2,32 per 1000 della fOI'Z(I; a scese a !l,SG •Bt·escio), a.6:> ;,~apoli), ~ .:12 (~l ùssi na) e 2.8 1 ( Vnrona~. La media dei decessi per· nwloLti L' dA intluenza mal!H'ica fu O,Lfl rer 1000 della forza: HOtnfl ,J.p.Je IJ.!l l , Chtelt O,ilj, Catanzaro O,i l. L e malattie degli •H·gani t•es piralol'i dicd(}l'O :l,~l l deceJo<!' i per 1000 della fo rza: ~l l!ano ~•·!WÒ ~,(r;; AnconA U 1: F:t•enze -~,:l1.
('lassi rh i amate tempc rn.r iamenle o Ile armi: ,;;
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1856 (cn valler·;a) c 1857 (allt·e armi) 1862, 2' cale g., l' par·le del contingente . 1862, 2• <'a le g .. 2• parle del contingento. ~ l ilizia lerrilot·ialc al-
pinn . . . . _ .
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Della dJainfezione dei vagoni ohe se>:vh·ono al t1·asporto di animali. Il med ico in CApo ucllc ferr'O\'Ìe Jcllo Sln to fr·a m· ~o.. i , dolli if'
RedarJ, ha presf.onlalo all'ommiru!'lrazit ue h f.'>-se ret·ro,·i·· lllr t•opporlo S ll tal e soggetto, vet·nmentl'l impnrla nle. ginccJt,., lo Lra.Lla a fondo o con lult i i desitlen~ ' oli ùcllu!!ii.
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Accenna li i per icoli cd i danni de l lt·asporlo clegli animali locchi da malattie lrasmissi hili e le conseguenti epizoozie cile ne poss0no esset·e e ne fut·ono il porla Lo, ricor·Ju tu lte le d isposizio ni t•ego l;-lm •>nLat•i in uso pelle<l isiuf•·ZlOII i. Ovunque esse disinfezioni sono pt·eced ule du una dili,:enl~ t•ipulil u J'IL La disinfezione ]Jt·ai.icosi 111 GernHw ia a mP-zzo d' u11a rn i;:cela cl'acq ua calda e Yapo r e . In Au::tr ia usasi una soluzione ealdu di polassn CfJu~lica, o";;ivet'O il Y<lf'Ol'e a <l e levata p ressione (2 aLrnosfPJ'd; poi pr·aticasi una Psatla lavalu J·a eon u na >'C>Iuz iune a l 2/ LùO d'm;i,to fenico e ;;1.10•J di solfato d i fel'I'O o clo rut·o d i z inco; "e no n ~ possibile ciò fur·c s i al.luano delle rum.ig:azion i a l clot·o. In Huo:sia s i p roietta su lle pnr·eti d dl'arqna bollente. poi si fan JJo delle aspl~J'sion i con una soluzione d i solfato d i l'etTo. Nel Bel~ i o s ì ndoper·a o lt1 1) ro ieziouo abbondan te del vapo re d 'a(;q ua carico, per poi verizzazione. o no di sostanze d isinfe llanli; O>'"ivero n r1a liscivinlura alealina n -:-o· (cal'l)onaLo d i pe>lassa, o d i soda, una parLe, etl unn parl··· di ralee in deliquescenza, per· '12 a 1:J d i acl'] nn l.wllenle'• ; opp ut·e UJI lnvoggio c0 11 !alle di eah:e c~lora ta ( l parte di cl<>t' JJro d i eake per 10 d 'acqua); o ben anco una lnva luru con unu s oluzione di ncitlo ft>nico (da 2 a:) p. 100,1. In l svizzet·a !3i laYa pr·irna a ll'acr1ua bol lenle , po i si applica una IisciYia bollente, o l'acqua c lo r nJ'ata, o l'acido fe nico, ecc. In Francia (p reserizioni del :~ apt•ile 11:!84, per l'aJlllli(:az ione delle d isposiz io11i m in ister iali del :.lo Apt·ile 188:3) [)['nlicasi ri nal1iarnento inlenJO con soluzio ni di c l o t'U I'O di z.inco, sollalo eli zi nco, n itro solfato di zinco, acido fenico (sempre a l 2 JOO) . I l vapot'e sop ra· t·iscaldato può essere ado per· alo pella p r ima la valura, ma non ò obbligalo r ia menle ciò presct·illo. H iconlale lt~ esperien ze fa ttesi s ui d is in feltan ti cd an tisettici chimici, ne d e,l uce le seguenti c onclu sioni: I disinfBltan li chim ici sono catlivi micr obicid i ; esigon<;i q nanti ta grandi e conLalti molto prolun g ati: le spor e ed i corp uscoli-genu i t'es istono a qua~ i lulli i clisinfella nti c llimici. Cet•le sostanze a Lli vissi mc co nt1·o k sporc ed i ba cler i, sono spessissimo inefficaci contr·o i v it•us .... pee a gi re s u que 3ti r ichieggonsi dos i elevatissime ed ancoJ•a A necess ul'iO ch_e s iano incorpot·a le con essi e pe1· un lernpo assai lu ngo.
BIBLIOGRAFICA
Le esper·ie nze falle a m ezzo del calore gli suggcrisconl' le seguenti ded uzioni: Il calor e ù il J isinfeLlanLe ed a ntivirulenlo pe r eccellenza, però se alio sltllo umit!o (ac'rua bollente, vapo re d'acqua); il calore secco a nclHI a+ l25• C. da risultati ince r·ti; l'acqua bollen te deve uvere più d i 100", il \'8· pore d'ac(jua almeno 100•.... Quale conclnsione as:>cvera " la disinfezione assoluta, la dis tr•uzio ne dei vit·us non pu6 oltenersi certa e s icura cbe col vapore sopl'tt riscaldato, a Jiù• C. » Giova notare che furono falli nume rosi eiscont ri con virus e successive inoculazio ni, ecc. Ma il vapo r e sopra riscaldato non è l'al:ik ad olleners i. l diver·si processi finora usali no n danno che dell' acqua bolle nte, o del vapot·e ad una te mpe t'atura inferiùre a 100•. Pet' ciò il Redar•l propone di far passare il Yapore in un scrpenlino collocalo nel f'ocolaio stesso della locomotiva .. ... si ottiene co!->i del vapore a l IO, 120• e fino 130 gl'adi C. Ig noriauto se E'Sistono in Italia J'Ot'lXll:l li regolam e ntar i pl'escrnioni sulla mater ia .. .. Come medici militari ci intet'essa sommame nte la questione, perc hè essenzialissima pel te mpo di guerra: Jireltaroente pet' la necessitù di utilizzare tal tiata i vagoni bestiame pel Lr·aspo r to dei m olati, ecc.; indirellamenlc, mo non certo m euo g ravemen te, pel' la necess ità di p r evenire le epizoosie, che pr oducono d1rlìcollà degli approvvigionamenti ed alimen tazio ne scadente e pe rniciosa. B.
+
The Optlcal Manual. - Guida di istruzione per n orma d~i chiruPg hi per de te rmina re il gr·udo e la q ualità della vis ione pelle reclute ed am messioni a :.;!i impieghi nel serviz io militare della Gran Bt·eLlagna e pella cons Lalazione ed apprezzamen to dei D i(elli Ottici degli ufficiali e milila t'i al ser·vizio. - Per il chi1'ur·go-gene r ale F. LoNC.\WH G.- 3' edizione, 1H85. È un egt•egio manua le che pt·csenla rias~ unla Lulla , ben può dirsi. la vast-a mate ria, con facili!;Sima esposizione e sempt•e avendo ùi vis ta lo scopo pt•alico del libro. Nel primo capitolo sono riepilogate le cognizionie generali e speciali necessarie pe 1' proceder·e alle pt•alic he ap plicazioni, che form a no
\
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HlYISTA llJ131.1 0 Gli AF1CA
l'oggetto ilei capttoli ~uecessivt. Il secoruln è cnn"a!!ralo rsll'espo!"izione delle rondizion i t'ifralli ve (emme lr·op in. rni,pia, ipermetropia, ustigmatisrno); il Lerzo ai mezzi obl)ielLivi di esame del ht r·i frazione (ofla ~m o;:;copia, eh e r'aloBrll pia 1: il •TU<.ì l' Ln leatta ctell'nccornotlazionc (accornodazione, pr·eshinpi!!): il quinto ecci>nna alla Jiscor'dauza della visiour uei du~ occh i rslt'a bistHO) &cl all<l CBC ilfl pei C0]nt•i; il se>; lo ['lOI'Ia dell'acu tezza vi<:ÌVtl \ \'I"'U", amhliopia, asl~uopia. opacamenli): il ;;ellimo t' lullu p rA lieo: lraUa della visione n ec:e>~sari a pelle ree l utc:, e clesr.:r ivt! gli ollolipi (Fe!"-1, Onls) usati pt!r l'esttmc. Egualrneute Lull'aflilllo pt·alico è l'u lti mo capitolo ~ h e IArgaw enlc tratta ,!ella rnaniMu Ili pror.edct'» nP;:!Ii esam i derln ,·isione nelle rc>clule e 11ei !>nlda li , con un occenno delle quolitù della vis ta else possono aver·u <'!Jecialc in flueuza «ulla nttitndine tle)!li urticiali eoJ uosnitti pel r-;(Jf·vizio dd l'arrnnla ed esi'J'cito bri tan nico. Finalmente iu ~ una Appendice, che é la parle comp!cla -
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lor·za ediziOile , il Lun g muJ'e dù Llfl
e slr·alto dello disp()sizioni ~ulti ro c su altr·i r·egoiAmenli a vE'n li r'iguarùo allo slalo della visio ue, pet· gli uffìciai i m ed ici. Vi t3 poi aggiunta una in te!'essuulissima esposizione rlelle pt·P-
scr·izioni regolamenlat'i r·~Jotive alla vis ta nelle a rmale ed CS•' l'· eiti e:; lc r·i (OiondA, Frnncil'l, Ger•man ìa, Italia, Ausll'ia, Belgio. s,·izzera, Danimarca, Sp n~fna, Porln!!allo). Il ~e mpli ce inclice so.tnmtll'in clel bel lavoro ciel Lo u~m orc basto a d8l·e un'idea dello sua impnrlanzo. Dell'ultima pa r·le avr·emn occasione di più parlicolnmJCntr occupur'ci pi'O!<!"imamP.nL"'.
H.
11 Dirett.or<•
Dolt. FELICE DAHOFFTO co l. mec1. l l c,> Lubt)!'a c • H c• pr•r l rc1 R .• 1\-LE\ r·in r:1.
A:-;DRE .~ TOR.EI. LA .1/edrr" rli 1• d11S$C.
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Tl BedHt.t.OL' ' (LAt:DJO Sr-oRZA C11 pifa11o nmliw .
F EoEro co. Ger e111e.
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MEMORIE
O&:IO:INA~:I
DELLE
VARl E lf ORj f E Dl ~rE\ l NGf1' E CURATE NELLO SPtD.\LE MiliTARE DI PAR~A DURANTE lL P QUADRIMESTRE DEL J884 Il !il. 1JCIT1 IJHK
EKfiiCO F l l'ZT
Comunic:a1iune r.ltll\ alla I'QDt• 'n'lll.:l -ch•nlillc:t wnul:l nello SJ'I'dule rmlllo.rP di l'nllll<l, nei ruhi cJi ~r.ugno •· ln'-!ho J~s:;.
XIV . Finchè In me n ingilc cerehro-~pi nalo non nppnrvc soLLo forma epidemica, le comuni rnuse morbose furono ritenute dai pallllogi sufn cinnli a spicj.!are l'origine di lulte le forme mPningi1icb e primarie, nf· altra ::enLivano il hisO!-(OO tl'im oc:u·np, nno"or·llè in quelle form(l con l'ompl iranza .;pinnle. d1e. allualmenle. sono interpretato siccome casi spornùici tli mrningile cerebro-!\pinale, non J'iconosi'CVa!"i elle la mc·nin ~ilr r·nmunr' ag:rral'ilta danna ùiil'usionc ùel fli'OCP);<:o lll or llo~n. llopo la rompar~a delle epid!:>mie di qu ~>:;lo Jtltlrho, ,; j l'icon•e bcnsi alle cause comuni por i:-pie~anw l'origine. ma sfuggiva quel qnid ignotnm t'be in clalr r•irco~ tam.c nr al'cresce,·a cotanto la efliciema morLosn. Pcn·iù nf'llt· prim •• cpidomie cheùom inarooo neiiP truppe, i medit'i militari 'ii mostrarono per lo più d ispQllli a far val ero co m•' momE'n tn r·a11sa lr• quelle iniJuent.e allt• quali il ~uldalO ner·r>sSaJ·iaml'ntC llt'\P ]lÌ li 25
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esl'or;;i, quali i ra f!~ i solat·i ; le iut cmpori e.l u cr.cess ive fOt ti r iH·. ~ell e epidemie, in1·eeo•, t:he colpirouo agglomera7.ioni UJHanr di allro f!"<' nere, n la popola7.i one ci\'il r. , uon si wanci• di lrovam c la causa in quello lacune più o meno iwportanti do·ll.a igir ne cho non l'anno mai difetto e 1·ilc ]Wi1na erano tan to iJJ nocue da p:;srre ncmtncno a' 1rrtitc . .~ e li<l << (;rt ido ,/l'i, llll't{ico pr11tieu )) del Vall ei\ lro\'O t· il!'. allonruantlo nel l ~~-0 i-l l'epidemia st·oppiu in 'arie ~uarn i ~ i o 11i fraHcos i, rolpeud o ~ lwt: i:dm n ul e lr I'Pd ute, ,;i :~ l tr i l ,u ' '" il morl•o ai Jl10inng-nti c:-errizi cu i i 111ilitari erano sottopo;.ti: e:-::t•nt!o ~t ;\l (l in q ud J' e por a l, cscrt ilo rra n reso pogl() ~ u l pi t'd e di ~ li l'l'l'li: meul re :a t•piùcm ia che nrlln ::tt'~su tem JJfH~olpi il ba;,!no d i Hnchet'orl. dal ri,: nllalo d'una allenta isper.iooo fu allrihu ila :o riò cl1e i fo rzai i rra nn mal ves l i li, mal c·alznt i c :>og;!iOrnH ''nuo i11 l uo.~.d t i umidi. È cc•si clit~ i :;oldati \'Cllivano rolli dii ru e nin ~i lt' perclu:: :; i tS)JOllevano troppo a l so le, eil i pri1!ionieri tkrdl;. st:nano troppo all 'mniclo. l•l ,·he cllhi la opportuni!:·, di a ~ :ii~ l c'rC ad una di~crela •·pidcmia di meni11 gite cc·rPbro-:;pinalr che nell a p rima\ cr<l del 187 1· :s i ~vo lse in Brind isi :mila popolazione civ ile senw alla•· care aknn !'oldato del picrolo pre:-idio r he vi si trovava , }J(l lvi ('Oll\' incemo i qll:tll lo ro~sc Ìll >odlirienlt•. nei :;ingoli l'<l:ii, a tlar ragione rlclmorho. la ricerca della causa nell 'ord ine dell e w· munì inllo1 enze alle a :m;o;o.: itarc un a lln go~i dell t• mcningi. La èj.JHlem ia , \ iluppa las i in sul dcd iua re deU' i11 vP rnu a n ·1 :1 com iucinlo colt·olpire nomin i c Llonn e lli qu alunqu e ctù e prnfcs~ione, lavo ratori della terra eù operai a domi cil io, r:~gazzc cas:din).!"ho Il vr.tcl oi, per lerminarn co l colpire e::>d nsivamenl e i fanci ull i. Potei allora as:;icnrarmi anche sopra infermi t·.he eLb i in curn, ch c relati vament.c poehi erauo quelli che si erano e;;posli a quakh1' ca u.<a. cni ragio uevo lmcntes i dov~se riferin' In meningile ou~· eruno alfelli. Ed in vero il qnit! iynutnm .di
CUllATE NELLO SPEDALE 1lll, tTARB Dl PAllliA, ECC.
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quella causa do\'eva essere ben fuori del comune, se ~ a m~· lefìca sua inOnenza esercitavasi al pt·incipio clelia. ep ttlemm particolHrmeote sugli adulti, ed in seguito 1:\sciaYn que:;ti in· columi per co lpire sollanto i fan ciulli. ~è piu fruttuosn fu la ricerca della cnusa pei sette infermi di cni ho Leste espos ta la stori a. Le condizioni rrlctm·eologichc del primoquadnmestt·edel \88&· non ofTrirono akun clted i eccezionalmente differente da quel le che dominarono negli analogh i periodi degli nnni precedenti: e nes::uno dogli inferm i era stato solloposto ad alcuna inlhtenza in tale mi~ura da doversi ritenere che quella e nou altra rosse :;Lal<t la cau:l<t del morbo . Del resto il cri terio eziologico pre1ralso fra i mcclici militari giustificabile per qu elle pt•ime epidemie che dominarono :-:o\amenle fra le truppe, si modificò ben presto quando, a rendo le epidemie colpito anche la popolazi one civi le, si constatò che il loro modo di dill'onder::;i era analogo a quello delle malattie iufetlive. Sino dall e prime epidemie che invn~e ro l'I talia, i medici napoletani qu:!s i per intuito aYcvnno allribuito un carattere in fell ivo al morbo , come ne fa fede il nome di Li(o Lorch·ollo. col quale lo designarono. ~ a il concello di una infezio ne dell 'ordiue delle Lilìebe subì una notevole limitnzione. quando, col succedersi delle epidem ie, si riconobbe che nella malattia non v'ba alcun si ntomo che non sia solto la dipendenza dell'alterazione men ingca, mentre so no incostanli tld occupano uo po.:;to secondario qnelle altre manifestazioni che si potrebbero inLerpreta,re corno elletto ù' una infezione più tli rfusa. È perciò che Nieme~·er ed Hirsch ritengono che la meningile cer·ebro-spinalc provenga da un principio infettante ad efl'elli loca li~:zati sopra le sole mcningi. Altua\rnenle non è sollfln to con vednLe teoriche che si vuol e avvalorare questo con callo , ma se ne vuoi forn ire la prova colla
DELLE V\RIC fOR\JI:: Dl \IK~I~GITE
dimost razione ùrl ;;c rn1 r. t~r hi.wmice l <• ) elle 5u rehbe l'a~ent e infelln nte. 'on mi acldenln'rò nella dollrina dri microrriani5mi nhhielli vo otlierno tli co~, a:':>idur ed nlfanno~e rit:erd1e. 'l a JIÌ<h:emi ui dire rul )lnrri ,, che 11011 ho in t•o.;i ...auto lli•prezzv l"upcra delln ragione Uffialln da non c•rrdcre pPI"UlC,~a 1111 rrili•·n tli ~pc' rÌnlrnti altrui •enza r.sprrimenti prc1pri )\ . Pt!r 'llllllllo e_:;agernla •1:1 la parte l'iH' 0~1-'idi -.i vuole n~,., ;.!IHlre ai microliti nellatklrrminazionr delle rnrie lìlalntl ir •JII:l:'ÌciH'·I'orf!:tlli"m', ~Il\ cosi perft•lto o I'O•i tell';lgono al11' molll'l'li,•i cause 1li:<ìwlrt>nli dJC lo circondano dn 11011 polrr annnnlar•· che per cfl'ellu tiell.l lor•J putt>uza morho,n. pure ri-pondl:' ad nn l,i~'J).!no ~Pi ilito l'idea di rdl'errn<~n' in un g-erme tli ··ui •l ,·ou•N·ono le propril'lit biologirhc, In natura 'iva d~t• gi;', "' :-<I~Jiè lla\n iu tj nt'lla incogni ta du~ lìnorn si è chia mato prin··iplo iufcttiro. )l a l• :<olranlo a palio t! i avere la pro' n dirclla dii• quel •lato gerlll<' prwlnt:e •Jlll!lla dcfj>rmiuala malallia 111'/ l' itflluo.cllc il patolo~o J'li Ò accellarr. l'Ome indi>eut il tile il mluto rn pporlu di t:an~a ati efretto fra l' 11 no e l'altra. Fin l'ili' que-l a prova non venga ;Hiclorla. 11011 e SL'CIIici.;mo il :;upponc (' il e la JH'e:>enzn, 'in pur ro:>tnnll•, di 1111 tletcl'lninatu scllizomrreto 111 una data infermiril, non -ia I!Ìi• Ja nm:;a ma 1\•ll'clto delruorlJo. non c~:-cnclo improbal•ile che '!"el )!CniH'. nrlln :>pcl'ifiriril dell" Jlllllate co nòizio11i organiL·III" ir11lotte datjuella data iufPrmit;'J. abiJia tl'l)\:llo lt> ,·omlizioni pi1'r favon·,o li alla ·ua riprorluZione. ~: lcv~e hiolugica drr la vita animale come fa Yt';.(Ctnle ;)i motlifkhino secon1lo Il mrzzo iu cui dehhono svolg<'I':\Ì: ed allora quel haltei'ÌII, tfU I'IIHiCrOCOl'CO, Ulh:lte ,;(~ Vil'llf'rOil ~lalnlo ··he corHnntenll'nte. in mezzo nel un determinato ambienti'. Jll Or b o~o, rigoHiio;;amcnte si 1·ip rodue,• eo11 earatteri sempr't' t-•gunli, non aHil più Il' :llll·illllzioni di llll fallorc runruu~o. rna non cc::.;l'n'l dall';ncrt' nna imm E'n;;a irnporlanza per la paiiJ - .
ClJI\ATE NIJ:LLO SPBDALE llll)Hl\E DJ l'AilMA, ECt:.
:l8U
logia poichè assumerà invece il prezioso allrilmlo di sirnt·o elemen to per la diagnosi. Già Kleb;; ed Eberth trovarono dci micrococchi nella meningile compl icnnte la poi monile . Sino dal •l H82 il professore .Bozzolo pubblica m dei falli cl in ici ed anntomici por dimostrare d te l'associazione della poimonile l o l wr~. della pleul'i te, pericardi Le, endocardi te.colla me n ingit ecereLro·spi naie si fa so!lo la inflnonza di uno speciale schiwmi,'tHO: e nel gennaio 1885 confermava con ttna comunicazione prele[ttira ai giorna li di medicina, la esistenza di una forma infelliva maligna, di nna specie rli poli orromeuitc inizianlo$i co n acula nefrite, c rol reperto in un ca~o di strahocchei'OI<' \lll<llllitit tli r.orclti prorvisti òi capsu le nell'e$sudato siero -purulento e purulcnto cl;:-!le sierose. Lerden nel l H83 trova1·a dei diplococchi in un r,t-o di meningile cerebro -~ p i nal e primi lira sporadica, e ~lurcltia fava c Celli a Roma in ùue cn~i di meniogite ccreùro :::pinnle epidemi ca lrov:wano specialmente <liplococclti nell' e3sudn1o meningitico, fl non ne riuvenil•aoo nel sangue nè in altri organi. Il doli Ughelli finalmente nell a epidemia di me11 ingile cerebro-sp inale svilttppatasi in Mi$LOI'Iiianco dRI marzo al maggio 1883, lrOI'ant nell' es!'udnto infiammatorio ccl au~ltc nel snnguo numerosi mirroc·occlti, che però inocul::lli nei <'0 · nigli non comunicarono loro alcuna forma morbosa. I casi del pro r. BozztJio lJ ou servirclibct·o ret·amcllle all'n rl!Omento nostro. rifer·cndosi 110n ad una inroziono lotalizzata. ma ad una infez ione con ell'ell i ;;islcmopatici t:lte 11011 si accorllano colle form e pure di meningile rli rui lrallo. Le O:\::r.r'' nzioni del pror. UilleiLi 11 0 11 al'rehl•ero linora altro nlorc<:he quello di anw con:>Latato col fallo la presenza dci micru·cuccbi nella menin~ite; ma non prnrerehl1 el'fi an•·.ora fJual J1arle po;s:1no arer avu to ndl :1 determinnzionedelmur!Jo. Fi-
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DELLE VARIE FORillR DI MENlNGITR
nnlmenle quelle el i Marcllinfavn e di Cel ii avrebbero relnlirnmenle maggior \'alot·c Leudendo o fornir la prova della localizzazioJIC dci germi nell<l pa rte infiammata. mn ~()no in oppo:;izionecolle osservnzion i dcii'Ugh etli che trovù i mi crococr l1 i anche nel sangnt•. Perciò. non clisconosccndo la importanza ùell'inlliriz7.0nuovu ç~,,, i patol og ici ùann o all a scienza, c·.onvencndtl anche nella rngionevolozzn dellnloro lendenza aù nlierma r'fl in nn microbo la cnnsa spccilicn rli ogui infermititdtr .-ia su::GeltiiJilc di svolger:Si in forma epidemica, mi i· forza di conchiudere che, per qu:rn lo rig-uarrln la men ingite cereb ro-spinale, liniJra il prnhlemn non e risolto . ì~ non questione di più che resia sospesa et! io mi associo al \'Oioche il comm. ManO) ra Lrnllnntlo lo ste;;so o r~o menlo ( 1) esp res:-:e or non ù molto. cli c, cioù «le Sj)emnze fond<lle sull a pa lologia zim olicu si renliz~ino ben pl'cslo » . ~[ a. ammellonrlo per un islanrc che la quc::Lione sia. t·isoluln ne l sen so del !" odierno ind irizzo, amme ttendo che sin~i trovata la prova materia lr ~ella nrr llll'ii in feLLi\'a dell a mcningi lc rerehro-:>pinale epiclPmica, do' rit forse ammcllet·::i che i casi spo radici di questn. in(ermilà ahhiano Ju medesima origi ne ·?
lo credo che si. ..\ llorchi! il LflWÒrò clinico ùr ll a fon na ~ p o rndica corrisponda a qn r llo dell'epidemica , allorchè si po~sn escludere il conco r:;o dell e cause più com uni lcndenli a produne lrr fl ogosi dell e moningi cerebrali. ciò eh c nvvalorerehhu ancor più la din:,rno5i della ''ariellt cet·ebro-spi nn le, uon w m· prenderei pcrrhè si doHebbe l'ifiu l r~ro alla forma sporndiìa la sLcss<1 ca nsaspecili ea doli a epicl emi ca, quand o per ma iC1Lii (1 Il) r. E. :\I A~AYRA. -
Suppll'lllCIIIU agli slluli .!lt!rico-critici su/111 mt11iugilt Homn , 1885.-Ti p. C. VoA'Ii l•ra .
cn·~bl·o·spinale in Italia, po~. 3 l -
CUI\.\ m NSI .I.O Sl'~:l>AI.K llll.LTAII!o.: Ul
PAH~L\, l\C:C.
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meùesimnmente infelli\c come il morbillo, il vaiuolo, la tifordcn, qualor:tappnriscano in casi isol:tti, non si esi ta un istant1• nel ammettere che magari un germt- disperso da un focolaio lontano le ùebhn aver prodolle. \ \'.
Ora non resta n Lrallar:<i che della eura . Come r·isu lta dalla esposizione delle sinJ.(olc ~torie, nella cura della meningilt~ ror·cl:u·o-spinale mi artìdai nel primo )Hwiodo ai òcrivaLi,·i intestinali, agli allt>ranli dh.pla~tici e1l a~li epitomi ghiacciati al <~npo . Successivamente, agli oppiati surnministrali acl ulle dogi l'li ni bagni generali caldissimi fiochi· penlt•ranno i sintomi Jrr·itnLivi e spaslici. lofìr1e, tti risol vr.nLi \·erso il te rmine clelia malaLLia. quando l'esi Lo tlc~eona\· a ad rssere favoJ'f'\ ole. Una sola volLa, nf'l cn,o del t.:erdti;u·a, e non da mc che nf' aveva assm1to la cura a mulaLLia inoltrata. furono applicate miguattealleapoflsi masluidi, ma l'esito non ftt per quo::tomeno letale. I risulat i ottenuti li JWlrei tl it.: hiarare lnsi ugllieri speriulmenle. se dal còmputo di sett~ casi <li meningite rerehl'llspinale avu~i in cura, levassi, como ne avrei diritto. quell o del Catlani , morto dopo poclte ore dal suo ingresso allo );pedale e prima dte io lo a:'surnessi in rura. l crui allora :":arelthoro ridotti a sei col risultato di un morto e ili r.inque gual'ili su tre forme gravissime e tre ad andamento benigno. Cifra esigua, in vero pet'rltt' valga a confermare l'eflìcacia d i nn sistema di cura, ma sufficiente roi suoi risu ltat i a dinwst~u·e che, se anche ave si seguito nn metodo curatiro llill'et·ente non avrei potuto ollcnere miglio!' risui L:II o. Avendo ripetutamenl!' espresso la mia adesioni' al conreuu che la meniogito cerebro-spi nale , p m· essendo maiali ia da in-
Df:LJ.E VAil JJ:: FORM E OJ )[ENlNGITE
Jezione ad. eA'eLti localizzati , non cessa dall'essere malatt ia d'indole ll ogisLiea, mi si potri1muovere l'appunto perehl\ nel primo pet·iodo del morl,o, non I':.IIJI• ia altar.cata coi mozzi più potenti di cni il trat tamento an tiflogislito d i ~ pone . Snrcbbr (!ll es to tale appunto che se n to è! i dovergli an Lici p<tlamerJLe r ispondere, per CJlHtll ln mi ac;corga ~.ti uver eo;cduto i liuli li c.: ht! mi era imposto in trnesta Helnzione. Potrei trincerarmi dietro l' uso elt o lto faLf t) dei èlerivat iri intestinali . dc i di !-;plasrici e della curua di ghiaccicJ clte pu re costitu i:::co no (:o~i i<~ rga pa rl ~ rlell a Gll ra an 1iilogistica. l\1 il, dispttsLo aél e:;pritucre con franchezza i ll1i ni r:onvin cimenti, ;;og-gi ttngo r,lte, per quanto ~iano sl.< il i energici. i derivativ i usati non ragg iunse ro mai l' in tento di pro,·oc;are rrnelle ahl •oiJ danti òeicz ioni sicrose clte vales"cro a dimiuuire l'afllnsso di sangue al le meningi; ed il ealqmcla no a dose frazionntc 11 011 prn\ucò mai la slomulile, Y::t lc a dire i11 alcun Cf)~O, forni, i:OJJ quest a, il criter io prohlemat ieo di aver e:;er-e.i tato la :;na azio11e antiplastit:a sn i proclou i il(Jgist.ici. ~e, quindi , nna cu ra real· mente antiflogistica era assolutamente iud ispeusalti le per la gnarigione, in crnei easi e:;~n r ima:;e cll'eLi ivameule ed esc.lusivamenle affidala r. ll 'azionH riilessa che lèl tuflìa di ghiactio p11 ò cserc itat·e sulla co ntrazione clBi ,.a,-i sangui gni. l\ on ricorsi in alcu n caso n deplezioni ;;;mg11 igne solto fonna alcuna. nHt quautmtqlte non ahb ia avu to motivo di lagnarm i di tale a:;tens ione. pure potre bbe venirmi a;;c:riuo a fo rtu na se non eiJ IJi t'ÌSillt.ati peggiori . IJarò qu ind i le rngioni eli tale astensione . .\mm eLLo che non vi ù in l uLta la terapia iuclitazione tcorct.ieamente più razionale delle deplezioni ~angnign e per eomhaltere il proeessu llogistico, ma nell o stesso tempo ri tr ngo che prati cameute nessnno ve ne sia eli più i11sufficienle. Non rifnrò tnllo il processo a questo Ialo dell a eura antill o g i ~t ica, oramai ginclitaLo all'nllima i,;tanz.a d<lll· e.:;peri enza_ ;
CULlATE NELT.O SPEOALE M1L1TARF. D.l PAHM.A, ECC .
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mi sarà permesso ciononostante di eonsidernrlo dielro la scorl.\ delle nozioni fi siopatolog iche. Se nel la con gestione aLLi va, che costituisce il momento iniziale della tlogosi, si avesse una dilataz ione transi toria dei rasi, e questa fosse l'unica alter-az ione materiale di quel momento iniz i ai~ , nulla vi sarebbe eli più effi cace qnanlo il dim inuire la q uan li Là della massa san go ignn. e con e:ssa ~cc mare pro JJOl'zionalmente, per quau Lo sia idraulicamente poss ibile, I'afllusso nel territorio Yascolare irroran te la pa rte infiammaLtL ~Ma la con ge~t i one alti va ~.: il e induce la Jlogosi non ~., transitoria come è quella che avv iene dietro il Laglio del simpaLico: essa dura per un periodo ald1astanza lungo perdH~ è pro· dotta non solo dalla paralisi dell e fibre yasomotori e, ma anche da quella clei piccol i gangli nenos i di cui sono forn ite le pareti vasco lari. Inoltre non è soltanlo questa paral isi completa ed a lungo persistente dei cap illari , elle conlmddistingue il perioclo iniziale della fl ogos i: ma havvi eziaudio 1:he i capi llari o per eccessivo grado della pressione sanguigna esercitala nel loro iolel'llo, o pdt probabilmeHie per uno speciale rilasciamen Lo che si produce nelle maglie delle loro ptlreti ed in quell e della guaina !infatica perivascoltl t·e, lasciano trapelare attraverso questi smagliamenti i leucociti negli Sl)azi p las · matici. Siccome per gli elementi del sangue è condizione di vita quell a dì circo lare entro a vas i normali , cosi i leucociti, usciti fuori dai nsi, non solo subiscono rap idam ento le varie fasi di regressione, ma, come corpi estranei, esercitano un'azione calalittica perturbatrice della n ul r i;~,ione negl i elementi eìreoslanti: dì qui la partecipazione al processo nogisLier.' oi1'crla dalle cellule dei Lessnli nej quali i lcucoc iti si effondono . Le sottrazioni f-anguigno per essere efii caci a comballere l' effiusso determinalo <l ella pers istente dilatazione dei capi llari,
OKI.I.f. VAIIIE FOR1!E 01 11F.NISGITE
dorrebbero essere falle non solo Nmp snr cO!lfl. come le voleva Huuillancl mn cont inuamente, lin cllc pcrdn ri la dilatazione dei capillari ~les~ i, ma ciò, lo si comprcndP. non ~a rPIIhe compalihile ('Olia r ita . Essendo poi la cliapedc,.,i dei leueocit i, che rappresenta l'elemento piLL d11nnoso nel proce~~o llogi stico, causala più dalla cess:\zione dell o !'\ pee iale tono vasale che dalla aumentata pressione endoYascolarr:, ne vien e ~he la diapedesi slc~:;a ~a rebbe bfn poco ioOuenzata dali•' 'oUrazioni sanguigne: siccome poi la diapede~i ha elfelti ratalitti·~ i immediati, :H renuta che e~sa sia, nemmeno lP sottrazioni :>angnigne potrehl1ero impedi1·li . È pere.iù che contro In llogosi teoricamente non si donflllle trovar di cllicate cl1e uno di questi due mezzi cla usar.> i nel periodo iniziale: cioi· la obliterazione delle vie sangnigne irroranti il territorio inrtamwato, o la restituzione del loro tono ai cap ill ari arteriosi cercando di agire :Hl quella parte del !'\istema nenoso cui i• nllitlato il go,emo 1li questo tono. la sincope che avviene solto alle cop iose soltrazion i sanguign e ta lora riesce a soddisfare ad una di queste indicazioni te01·iche, Lanto che l'•nn·c-Villars nella storia t'Iella epidemia di mfningile cerchro-Sjlinale osservata allo spedal& militare di Yersailles nel IIH-3-H l'iporta l'asserzione del dottore Bo in che; quando il snlassu provoca una sincope. el! li a vreLIJe veduto abortire quasi interamente la malattia. Senonchè la :0 incope non è rimedio che si pos~a dosare: convcneiJI.Je conosce• e bene a fondo la resistenza del muscolo cardiaco e le rondizioni della sna innervnzione per poter fare a fidanza con essa come mezzo eli cura. Si obbielte!'it che quand'anche le sollrnioni sanguigne non ,·algano ad arrestare il processo llogistico, pur riescendo a diminuire la pressione endarteriosa ed a scemare l'atl1usso del sangne alla parte infìamrnatn, possano limitare In quantità dei
CURATE N'ELlO S I'IWALE ~(LITARE DI PA R)L\, ECC.
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leucociti che trapelano dai capillari eco n essa la diffusione dello stesso processo flogistico. Non nego la possibilitàdi questo cflot,to. Deve ammelLer::;i però che sia un erTetto piullo::to ram o quanto meno poco utilizzato dall'ulleriOl'e deco1·so del pt·o cesso se dalle relazioni delle passat e epidemie I'Ì$ulla che il numero delle guarigioni non fu fa>orerolmente inlluenzalo da lJUesto mezzo di cura e se vi hanno pratici come lo Ziemssen che non esitano ad attribuire al troppo largo nso di questo mezzo la eccessi,la morlal ità verifìcatnsi nelle 11lt.ime epidemie ft•ancesi. No~ presumo che questo nbbozzo del la genesi del processo jlogistico sia il più corrollo, ed incontri l'adc~ione dei più. Per quanto esso rappresenti, secondo me, la ~in t esi delle nozioni che sino ad oggi e fisio logi e patologici ila11n o q un c là fornito, non dissimulo la difncoiLit che s'incontra nd ed ifì c;we un co1·po eli dottrine che concili i Lulle' le opi nioni quando gli es peri· menti e le osse1•vazion i su cui deve basar:;i sono cosi fra mmentarie che perdono spesso di vista l'obùielliro principale, e non sempre ~ono armonizzanti fra di loro. Manca quindi una base salda , ineccepibile, che serva di punto di partetlza per le deduz·ioni pntliche e che dia a queste la sicurezza di un p1•ocedimento non solo logico, ma neccs·sal'io. È perciò che dopo cinquant'anni si può discutere anc•>ra intorno alla convenienza di questo o quel sistema di cura del processo fl ogistico, malgrado che la scienza presuma di a' er fallo intorno ad esso molla luce. Quanto agli oppiati, uon mi di stolse dal sornmini slm1·li fl larghe dosi la pregiudiziale opposta da taluni che essi possnn<> concorrere ad aumentare la congestione meningea. Prima ancora che tali eccezioni sorge:;scro inlot no al loro uso, gli oppiati erano stati largamente adoperali dal CbauiTard nella epidemia di Avignone, nonchè dal dollor Bondin , e con tanto
DEI, I.E YAH IE FORllE 01 MENJXGITE
'anta;.:gio da rentlerc in;;u.:;sisteuti e pr·ir i di Yalore gli :tr)!omenli co i quali si tentò di accreditare il danno che dal loro impiego nelle meningiti pote' a reuirnr. È pcreiò c::lte io ne ho sempr·e lnrgamente u:-:ato, c tro~ai che gli infenui di mC'ninJ!ile hanno per e."si una lollcrauza eccezionale. :X on pos ·o aLIJandonare l 'ar!fOilleuto della. terapia della m(·· uingite CPrehro-spinall' ::enza rar cenno di un mezzo di cur·a che si ·tematicamenle ho adottato nei casi in cui i i;Ìntomi irrilaliri N'ano i rn ponenti, c la contrazione spastica degli c:;ten:;ori tlelln ~pinn, molLo diiTusa. Intendo pnrhtre liri hagni caldis~imi ::; ino a woc ripGtuli lrC' cii anc he qnallr·o Yo lle nell e ~H ore con suc.cessiro inrilupp<' dcll'inl'errn o in C()pe rtc di la na. Ho applica li qnesti hagni :l (' in qne dci ~c t te infermi di rnen in7iLe cerel11·o-spinale ccl nl Bandinell i ei re era all'ello da mr.nin!l'il e ~ec.o u dnr i n ad oliL<'. e non so lo dehho !odarmene pel Yan tagf!iq che ne ridi eon;;r gui lu, mr~ mrclre pt•r la l o ll eralli~a cl te gl'infermi prcsen liìrOnl' ad nn mezzo di cura che csige\ft di muorerli e di trasportarli co:'i spes:;o col loro 1:orpo per mciii irrigidì to. ~ella e:;posizione del la relali\a storia Ir a giil accer)Halo rome il Fanti. che, tprnnlnnque an·l·ILo da meningit r grnri~ ,irna. si mantenne in couosceuza per un periodo rclilli\amente lungo, talmente risenti\ a i \'antaggi che consegui,·a con questo metodo ùi cura, tale era il :>olliem che pro,·ara alla doloro~a rigidit;'l lelanica della sua spina, che egli ste;;:;o chiedera òi ripNcre il lHlf.'nO. ~on inl t' HÙO con riò di preconizzare il haf!no caldiss imo come metodo di r ura nuoro ed infallil,ilc. :\011 po:;so ignorare come il lelnntl reumatico gunri .spe::so sotto I'Hppli cazione esclu:;ira chd b:1,!!HO calcio e po trelJIJe darsi che dn altri io :; in stato pre,re nrrlo iu qu esl a appli cazione del metodo, che, per analog i;l, ho fa llo al la mru :ngile.
CURATE NELLO SPEDALE .\l! UTA HE DI PA!llf.\, ECC .
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E poi chè ogni scellicismo in ter·apia non ha pi1.1 l"il f!ione tli essere quando od il rimedio ha tale azione fh;iol ogica indubbiamente riconosciuta. da corrispo ndere alla speciale indtcazione curatira, o quando il rimedio, per empirico che :;ia, dil co tantemente buoni effetti. così cet·ca i di darmi ragion~ del l'azione che il bagno caldo poteva esercitare nella meningite. Come supremo cn lman te del sistema. nervo:::o, come sedativo, esso era. già conosc iuto ed applicalo; e con questa. azione potevami già sp i e~a re la diminuzione delle ipereste;;ic, della sovraeccitnbilitù cerebrale, e la sensazione so[!geuiva di rilasciamen to della. rigidi t;'t tetanica rise n ti te dagli intermi. ~ltt,. lt·atLandosi della sua npp li cazioue ad un proce;;su llogistico. era per me in teressante il ricercare se per altra Yia poteva eserciL<ll'e la sua benr:ltca azione sul processo ste:;:;o . l\" on 1 ,~ esercilava cet·tamenle come modiO cn tore della feb ure, perchè iJ bngno, per· essere Cll ldiss imo e superiore alla temperatura del corpo, induceva un numento li eve della Lermo~enes i: del resto si è già l'i levato -che non è clal lato della febbre che nella. meningite sta il m a~?g i o t' pericolo. Ogni qualrolla l'infermo veniva estrailo dal bagno, si constatava che la sua cute crasi fatta rossa, e le parti molli npparivano Lurgescenti come che l'alìlnsso del sa ngue alle parli periferiche fosse aumen la lo. Ma quantunque questo effetto del bagno caldo sia Yolgarmente conosciuto ed applicato, pure avrei desiderato di averne una proYa materiale ancor più irrefutabile, colla quale si potesse stabilire chi aramente a quali indicazioni il bagno potrebbe soddisfare. Ora è agli ~tudi del prof. )f osso sulla circù lnzione del sangue che debbo liLconstalnzione tli questa prova . l~ noto t be, dopo che qnesto ingegnosissimo fisiologo ebbe studiato col pletismografo di :;ua invenzione le vn riazioni di volume indo tte nelle estremitit dai mutamenti avvenuti nella dislr ibuzioue del sangue, volle sl u-
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DE LLE VA L\ll!: FOL\ME Dl MENIXG.lTE
diare questi cambiamenti d~ Ila. circo lnziooe a mezzo di una specie di le ilo a bilancia per valutare lo squili brio dn essi indotto nelle varie pn rli nel corpo. Or bene: dopo o:;::;ervaz ioni scrupolosamente esegu ite, egli trovò che men 1re lo ~po >; l n men lo cl el sangne verso le eslrem ilii inferiori nella :;tazionc ereLia era di ·l 00 centimeu·i, lfllCSlo .:: pos lament.o 1lopo un bagno cnldo salil'n n ~GO cm. ~ o n pote\'asi. t:ertamenle aver prova più cviden le delle mu lazion i indotte tlal JJagno c::~ ldo nella cireolazione: è rl unque una enorm;· tpwnlilit di san gne che per :;uo mezzo viene spostata ver::;o la periferia del (;orpo, e un a :;oLLrn ione non imlill'ereul e ·fa lla alla conges tione che nella meningite :>i determ ina, la wi importanza può essere va ln taln anco ra più da chi in quesla ~oL trnziC'ne Yede un mezzo con cui f'a r ahorlir·e la llogos i. Tnsomma :=;n reiJJJe una ventosa di .fonotl npplicala a tut ln In :;npcriì citc utnnea, ma senza gli ineon ve nien li dell a ec ce::;~ i va subi tanei!iL dell 'e{feuo e col Yautagg io di una eonlcrnpornnca azione :;odaLi ra ~ u l sistem<1. l')cr·,·oso. L'el'fi cacia ~e l l,n g no cal di:-;:;im o non cons islcrel•beperù so ltanto in q ue~ la conslatata de r'ivnzione periferica Llell'<dll u ::;~o sangu it:no, ma eziandio =-pec ialmcnle nella sua durala. l nfalli l'infermo doveva rim anerv i i mmer~o per l ~> - ~O minuti e succr.s:>ilramenLe, _per conservarne più a lungo l'efTello, doveva esser·e avvi luppalo per più di due ore in c·.operLe di !:ma. Co~i, ripetendosi il llagno Lre o quattro volle nelle :24. orl', ne 1·eniva che la replezionc venosa periferica per:-;isteva da lle 7 all e 1;3 ore. Con ciò lo spostamento del la massa san guigna non veni va nel essere eonlinno, come lo impo rrebbe la indicazione cura tira del morbo, ma erideniemen le riuscira c o ~i proIra tlo che i :=;uoi cffell.i non potevano equipamr'si a quell i lransitorì eli una larga sol lrazione sanguig na. Sono ben lontano dal proposito di attribu ire nl bagno cn lcl9
CUllATE NEIA.O SPEOALE lriLlT.\RE DI PAR)f.\, F.CC.
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maggioro virtu di quanta gli possa competere per eomlta llere la meni11gite, anzi non dubito che, come ogni altro mezzo di cura, anche questo anù i suoi insu crc,;:;i : ID31graòo ciò. non mi appar·vc del Lutto vana la ricerra della ~ ua azione (ì~iolo gica per darmi ragione del suo modo di ngire nei casi favo revoli , pcr·cltè sono convinto col J iirgenson che<< t1uando in ogni mecl ico procedi mento manca ~o Inmente il perehè. la scienza diventa fede o mestiere ». Par·mo, l 5 giugno 11885.
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ABILITÀ ED lNABILITÀ AL SERVIZIO rEn r.o
STATODELIJ VISTA NEl DJVERSI ES~RCITI ED AR~fATK li l )
ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL TIRO OKI IIOTTOT\ 1
F.
BAROFF r O
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Raffronto delle pres crizioni regolamentari pella determinazione dello stato della visione nei diversi eserciti ed armate.
L La g uerra fr·anco-prussiana, mettendo in evidenza l'ordinamento militare germanico, ebbe per conseg uenza la modificazione delle basi dciii armamenti nozionali, e tra l'alli'e necessità impose all' Europa quella di far concorrere lulli ·i validi alla costi tuzione deLle forze difens ive d'ogni paese, e la adozione di armi più perfe tte, di lunga pot•lata, ecc. Ma per armare l'intero paese era di nef'!essità abbassare il\ivello della militat•e fisica idoneità lino a ll' ullimo limite compatibile colle esigenze del militare servi:t.io; per il perfezionamento delle armi, iu ispecie portatili, er a indispensabile richieder e qualità. speciali ùi idoneità, superiori, per r appor·to alla vista, alle fino ad a llora l'ichiesle. Condizioni invr ro diverse, disparate, quasi opposte, che si tentò conci liare con successive continue innovazioni delle disposizioni r ela tive sul reclulamenLo ..... Si ten to cosi in isvariali modi miligare le perdite, che il grado elevalo, almeno per le tr·uppe arrnate, di vista richiesto avrebbe accagionate, escogitando dei lern· per·amenti diversi e speS!O.O essenzialmente differenti.
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DELLA ADJI,rÙ ED JNARILtT\ At SEHVIZI0 1 F.CC.
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2. Già ovunque, e facil e r r.ornprendeme le cagioni, diverso Sl'fdl gr•aùo di vista l'icbiesto pel soldato e pel marinaio: ora in
alcuni paesi si Lenlò appUcar•e lo >:lasso principio all'esei'C.ilo,
s tabilendo una di ver·sa iu oneiLà relt~liva per le divet·sc ~randi unità ('.OsLiluenli la naziounle difel'n (l nglriiLP-rl'a); Ol'sivcwo una idoneità <.lì ve t'SA pei di vcl·r::.i t·orrlingen li cusli lu li vi dell'el'erC'i lo pro priameHte de llo, seeollllOchè d()vovano J it·ella rne nlo, in pace, concm·t·rre alla 8ua l'or·rnazione, oppure non et'f\110 chiamali che q uale risel'va, od in condizir)lli cccezioMii,iu tempo di guert'a 1 ecc. (Fr·ancia-); collo s lab ilit·e un di ver·so grado di idoneità per le divel'se m·m i e poi diversi ~crviz i , •li diritto (I nghillerl'a, Olandu, Francia, Germania. Au-<tria, Svizzera, Danimarca) o t/i .fatto (13c1;:io, Spugna, Portogallo, llal 1a); col conceder e, o toller·ar·e n Imeno l'uso clei mezzi co!·rclli vi delle impel'fezioni visi\'6. Quasi ovuuquc poi ~i 6 stabilrto pet le ml)lallie ed itnpet'fezioni sonai.Jili o minon1btli col trmpo, un periodo appunLo di t.emro en tro il quale potesse t'innovarsi l 'esame, e i divenuti idonei pot.essero essere assunti in servizio. Fi11almente ovunque fu stabilito per il soldato già alle armi un limite per l'irrabililà, pe!1 rirnancln, inferiore a qltello l' icbi esLo pelle rec lute, utilizzando e~s i soldati in set·vizi di minore ~!"igenz.<•. S. 11 grado di iJoneilé <'Ompalibrle r.olla prestazione di un u~ile set· vizio, parrebbe dovesse e!;'Sel·e, lealtandosi di esige nze comuni e quasi identiche, lo s tesso o somrnaroonte analogo per tulLt i paesi; sensibilmente divel'Si sono a vece i limiti esLremi n ei divers i ptiesi as;<~~oali alla abilità ed inabilità militare. É pe t'ch è le condizioni mili tar i, causa le politic!Je, sono ben diff~renti; ed è perché di l'ficilissimo è mat~malicamen le precisare il grado di vista compatihile col servizio. Fatto è ellA le dis p0sizioni t•elAtive sono diverse ed anco così diverse da non essere racilc cosa il Paffl'Ontade e lrarne racili crilet•i comparativi. Le ultime vigenti disposizioni , IJUOlì r·isultano da un recente eg1·egio Javol'o del Longmore (The optical manual s• edizione - Appendice) ~ quali abbiamo cer cato noi stessi riscontra·rJe, sarebbero:
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W.2
DELLA AlllLI'Ù ED J~ABlUT;\ AL SERVIZIO
4. FRANCIA. a) È inabile per l'esercito propt•iaroente dello l'individuo:
il cui oisus in entrambi gli occhi sia ridollo ad ti,; infct·iot·c ad t 14 nell'occhio deslt·o (pur· essendo pel sinistro ahi! e); inferiore ad 1112 nell'occhio sini>;tt'o (se per il destro sat•obbe put· idoneo); in cui il camJIO visivo s ia t'iùotto quasi ad 112 pe1' l'onaolo temporale (però con complicante lesione del visus, giac.cltù se esiste solo una anomalia rifl'alliva inferiore al grado per essa dal reg-olamento ulteriormente determinalo, nd é correggibile colle lenti, non vale per l'inabilità •; la miopia superio1·e a 6 diollrie, ed a neo di gr·ado minm·e se complicala con insufficienza muscolare od accomotlaliva, ossi,·ero con lesioni tlel fondo oculare. b) f~ abile pel SHr,·izio Husiliari~ (incorpot•abili nell'e~ e t' cilo ma solo adib ili a servizi non ar·mali; chiamati allo urmi M io eccezionalmente cd in lornpo di guerra) il miope di grado superior e a 6 D. ma infet·iot·e a 9. Cnrnn ,·rtll\>i, la sola miopia t• ··on-;idcwla dislinlamenle (IU<LI vizio oliotlri<'•l. Deve essere riscontra[,~ ~'•)ll'nlt.omelro n coll'ottalmo.>copio. Per l'ipcrm clropia solo è d~tto che usando drll'oll.,lmo•~opio prr constatarne l'csisten7.,, l'imm3J!ine dirilla del rontlo oculare uovril cssert' )Jer(ettamcntr. 'isibilc, scn7.a l'uso di midriatici, alla di>tanza di 108 n tG2mno dali" occllio...... 'l'ratt:uulo~i quindr di ipermetropia manifo3ta e rrrto d•P le •listnnLc indicate accenn~rH• ;11! un t.litetlo totalr su[H:'rio re a o '"' a tmono a G o.
;'>. A USTHIA (1&83).
E abile la r·eclula r.he ba V maggior e di 112 ; se è r idotto <. di 1[2 in un solo occhio, il migliore, r ende inabile al ser-
vizio, ma ùopo superiore esame ed nllerior o conl'el'ma; ~e la riduzione é maggioro di •12 nell'occhio destro e di t 14 nel sinistro, rende inabile al ~ervizio totale, ma non pei riparti di equipaggiamento, appr·ovigionamento, ecc. Il miope e abile so il suo punto remoto è a 3Hi'"" o più; rende invece inahile la rniopia che riduce r a meno di 3l6'"'", ed armando l'occhio con lcnli- 4", l'individuo può a/.Jrer.e distanza dall'occhio dis litJg ucr e dei caratteri, ecc. di *13 di
PER LO STATO DELI.A VISTA "XEI DlVEI\Sl ESEHClTl 1 ECC. 1~0:1
qinea (=0"",73). La prova ritiensi decisiva, giacchè l'indi\'iduo -ò certa m ~n le miope a più di l 112· L' iperm'elt' opia cho con lenti N. 6" per·mette disting uer e cat•alleri di una linea (2"'"',·19) a più che 316'"", motiva l'inab ilità, perché il difello (l'esperienza lo ha dimostrato, è detto) ·è s uperior e ad Jrs . In caso di miopia od ipermetropia constatate, se il misurarle riesçe incet·to, dubbio, 80Spetlo, l'individuo deve essere rmandato in osset·vazione. Lo sLt'abismo m onocular e moti va l' inabi lità se riduce V minore di t12 ; per'6 se nell'occh io sinisLt·o o V è > di tr~ l'in-di viduo deve essere r·ile nulo abile . Se r è li mitato a 208'"• c l'acutezza ,·isì\'a è buona, l'in<lrviduo è abile aucora, come ufficiale medico, di contabilità. <li equipaggiamento, e come vnlonlario di un anno .
=
Il pun to ,. a 31G"'"' iudiC<l [Il = 3 D. o poco più; a 20S"'"' 4,8 Il . !.;1. leni~ ·d i ~" corrisponde a cirC;L9 D. ' /, (eir'C:L !25'""' di lunghoaa foc:de). Ora l'in•dhiduo, il cui puulo ,. e(\ mcn!\ il i 3 16nl"', è mi opa a poco più di 3 n. c~ 3,16), 6 se può vedere dislintarnenle scnLa sforzo accomod~livo un oggetto a ~l cm. 1/ , . godendo d'lm pol.er(' accomo<.lali\'0 normale polra por vedere a m:1ggior vicinanza c precisamente (ra lcolant.lu il ma;simo dell'arcomodazionc utilizzabile a solo 8 D. ) a 9 cm. La lento ::\. t, (9 D. '/al ooutraliz7.a Jlerò intcramcnto lo s for7.\J anche massim o accomotiativo, od am.i ri esco anche a correggere Ull<l diollri a a lmeno dcli'C'CCc~so d ioLlrico-ame lropi co, sicchò la ''iSla non è più JlO$sib ilo distinta, nella clt c a 50 cm. Se qLLind i puù vcrlt•ro a breve distanza, p. es., .a iO, i2, l.5 cm .. la divcrA'<! n7.a tloi rag~i sa rà taio da esigere un tlccrs.>o rifrattlvo di altre 8, 6, a irnono 4 0.: l' indil'iduo dovra •Juin<li essere sicllramento mio]lead almeno i O,S,G O.,diccrtoadunquea piu che '/.. (12"=3t6mm =3,33 0.). D'a ltra parlo un carallere di ' /a di linea \'it'IIIIPSC comm,i3) dàl Ialo Ilei \Ì>IIi, potrebbe essere, con V = 1, ùi>tin to a 4S6"':u eù :•ncom a ! 6:! con v = •;,. 1:: ' 'ero che devesi Lencr •:onto ùegli ciTetli ridultivi dell" lente ncgal.iv~; 1na essi sono nel vero miope più cl~tl a iLr•> uUli, che la lente Cù mlttiva dell' nnoma iia orifr::ltliva ~m·roggo puro il v i ~us (Deeren). Il pu.nto ?' a 20snun ncii•• con•li~ioui d•; ll'l'SJ'•:rionza acr:oJnnata indichercbbo Uni\ miop ia di U ,S- 9,8- 7,8 o. Per vedere a 316mm richiedonsi 3 D. atth·e, polr~bbc quindi ''cdcr~ l't:Olllletropo come J'iperopc a 5 n.; p~rò :t\lgillnp:endo la lente + 6' ' (6 •;, D.) polra vedere solo l'ipcro J•e a 3 •; , D. (>e ad accomodazione silente) ossi•·cro a Il •;, O. (con 8 D. accomodali ve in atto) ..\ 316lllm per V = t necessi terebbe un oggetto 0,2164_(infori orc di omm,474; quindi un o:;gotto l!'""',i9 é compatibi le con Y .ad •;., an1.i appena superiore acl '/,).
=
4QJ.
UELLA ABlUTÀ ED INABILITÀ AL SEUYJZlO
6. GEK\'IAN I A È causa di inabìlila, permanente, V l'idoUo ad !lt. o mflno. è a vece idoneo, pero condizionatamente, chi hu il visus in ambo gli occhi ridotto ad il~ o meno, ma non acl J I~. 1~: permanentemente inabile il miope i.! cui punLo 7' nell'occhio migl1:ore é a 1!\ cm. o meno, per quantunque n tale distanza goda di visus not'malc; se r è a più di t;> cm. e V è maggiore (dopo cotTezione colle le nli) di •12, l' iuabilita é so lo condizionala. P ei già ascl'i LLi all'eset'cito, l'inabi lità al servizio in campagna è determinala da V (b inoculare) minore di ' 12 ; ma se però ancora è maggiore eli i l~ basta pel servizio di gnat'nigione. Invece V ridolLo nell'occhio migliore ad t14 o meno, r·cude in ;;~ b i le a l servizio e di campo e di guarn igione, così come· la cecilù d'un solo occhio. Per l'ipennelt'opia e l'astigma tismo n ulla è tassativamente prescritto: subOI'd inansi a llo stato del visus. L'esame del visus pralicasi cogli otlolipì di Snellen, e1l i r isulta lì devono csser·e espressi in ventesimi. Gli speciali m tl ilar'i foenisr.ono, n pagamento, a i soldati ::th occhiali, ei re per la ca vnlleria sono muniti n l contol'rto di reLicella metallica (D. M. 15 lugl io 188 1).
I.a riduzione dì r a -15 cm. indiche rebbe 1'1~spcrimcnto
llii<L
ruiopia di circa 5 D. '/ ,. ~la
11011 escli1dc la 1nnucnza di nn semplice iuCo11gr uo, od ;u·lat<~
er:cr.sso dcl l'accomodaziono.
7. JNGl!ILTERRJ\. È inabile: ch i non vede un disco nero di 1 yard a GOO yat>ds (.l i circa 915"'m a ~14-9m); citi non vede un disco di 115 di poll ice a 10' (5'"",08 a 3"',04·8). Per le m ilizie la distanza i-; r ido tta a 300 yards e pei disehi a 5' · (274",5 - 1'",;>24). r.foliva l'inabilità la notevole rid u zi on~ del campo visivo dal lato temporale.
PER LO STATO DELLA YfSTA NEI DIVEUSl ESERCJTI, ECC. 405 l
P ei soldati l'inabilità è ammissibile quando V sia r·ido tlo •minore di i[ 4, direttamen te o per causa di miopia, astigmatismo, ambliopia, ecc. Pe1· gli ufficiali la vista dev'P.sser e migliore della richiesta pei soldati. P e1· gl i aspiranti all'Accadem ia el i Woolw ich (artiglier·ia e genio) richiedesi veda no un disco nero d i 2' a 900 yards (circa ,0.,,6096 a 823"'); o numerino lestamen te, senza esitanza, esattamente, i dischi ridotti, ossivero i segni delle ordinarie car•te <la g iuoco a 22 p iedi e mezzo (6"',858). In tutti siffatti espe•rimenli però possono far uso, se del caso, degli occhiali (1). Per· gli uft1cia li medici richiedesi possa r.o opera re senza len ti. Usando di dischi ridotti (l"l5) se ne collocano non più di 7 od 8, spaziati li' a lo l'o del rispetti vo diametro; l'estensione così loro (13[5 e 15[5 di pollice) è il limi te che l'espel'ienza ha ·dimos tralo convenire come cam po di vis ta simultanea. Un yard a 600 yarcls, come 'h di pollice a 1.0 pied i, danno il rappo rto t:GOO, ·qu in(li v = 0,9. Me ntre però il p rimo modo di esame richicdn cltc l' ind ividui) sia emmctropc, col secondv potrebbe pur essere miope ad • ;,~ (O.~:l D.). La d istanza ridotta iif)!la mi lizia a 300 yards, dà il rappo rto 1:300 11 corrisponde a V = 1/ , ,,.=0,4504; 2' a 90o yards, co me i d isch i ridotti a 22 piedi e roouo , indir.herebbcro il ra ppo rto {:1350 e q ui.ndi V= 2,027 . r ! 5 quint.ì d i pollice = 3" = i6mm,1 a IO' {3m,o.>9) scgnore hhero un angol o di (t 0 ,25) onre nn g rado (:l).
8. SVIZZERA. L'uso delle lenti é l'acollali vo. La miopia e l'ipermetropia superiori a4 D., anche se col''l 'eggibi li colle lenti, esentano dal servizio t1ella fanteria e cavalleria. L'idoneità generica è determinala da V maggiore di t12 , usando delle lenti. (l) A tergo delle tavole di p rova· sono ind ica ti so lo ·15' ('•m,57!) che corrisponderebbero al upporto •:900 e quindi v = 1,5 circa .... Il Long more però no t;, che ciò fu per erroril o che r ichicdcsi la (! istanza di 22' ,5. (2) 3049 X 6,~8 = l:i rconfercnza: ·t9,H77:i62 -= 25t; 21600 (minuti d'una circon-
,ierenz:t): 251
= 85 ' = 1°. 25.
4.Qfi
DELLA ABILITÀ ED fi'\ABU.JTÀ AL SERVJZIU
Quando V è normale in un occhio, può nell'altro essere in!'eriore ad trs. Nella fanter·ia rich iedesi V 3[5. Nelle altre truppe richiedesi V = t12. Nei carabinieri V dev'essere normale nell'occhio destro_ Per l'artiglieria richiedesi V l. L'astigmatismo giudicasi dal oisus. 9. DEI.GIO. È causa di inabilità V ridotto ad '13 nell'occhio destro: M = 6 D. nell'occhio destro acl accomodazione paralizzata (lVI. reale): H. = 6 D. nell'occhio ùestro nd aecomodazione paralizzata (H. totale); Lo strabismo con conE:iderevole diminuzione del campo. visivo. Tulte le sovra accennate imperfezioni, a nclte di grado più elevaLo, nel solo occhio s inistro non bastano per sè sole a. motivare l'inabilità.. tO. OLANDA (novembre 1.,.883). Costituisce inabil ità al servizio: l.a miopia a 2,5 D. nell'occhio destro, anche intatto il si-nistro; od a 9 D. nell'occhio sinistro, e anche intatto il destro ..... La determinazione deve farsi ad accomodazione pn· ralizzala; È inabile l'atTe~lo da astigmatismo che riduca V minore di i [s nell'occhio · destro, di tr2o n el sinistr·o; P ei volontari l'ammissione nei corpi armati è subordinata alla condi7.ione che, senza lenti, V sia= a[4 nell'occhio destro, 1:1d 1(2 nel sinistro. I miopi e g l'ipermetropi sono acceltsti quar.do, a meno di 2(} anni d'età, l'ametropia non ecceda t D.; se di età superiore quando M non ecceda 1,5 D. ed H 2 D.; semprechè però in Lutti r1uesti casi il r)isus, a correzione esalta del vizio diottri~o colle lenti, diventi normale; Pei medici, cadetti, ecc., si ammette che il visus possa essere ridotto a 3(4 ju un occhio, ad 1[2 nell'a ltro; ossi vero, non sia minore di l in un occhio e di ! 13 nell'altro. Se ame-
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PER LO STATO DELLA VISTA NEI ,DIVEHS~ESEUCITL , !;:CC,
407
tropi con diminuzione del visas, tollerasi M = 3 D., ed H non maggiore di 2 D,, purchè però il oisus, corretta l'ametropia colle lenti, diventi = 1. iL DANIMARCA. È causa di inabilità il oisus rido l lo minore di ![;; ( 4]20, ossi vero 20[JOO Snellen); La miopia superiore a 5 D. renùe inabile al serviZIO in genere; se superiore a 2,5 solo pei corpi armali. L'ipermetropia superiore a 4,5 D. rende inabile al servizio in genere; se inferiore non è causa di inabilità che nei corpi armali. L'astigmatismo giudicasi dalla r'esidua aculeua visiva. 12. SPAGNA. È inabile chi non può dis Lin guere i piccoli caratteri di stampa alla distanza di 35 cm. con lenti - 2 D. e può distinguerli con lenti - 6 D. La distanza di 35 cm. esige Jll?:l" sè circa 3D. attive (2, u;, •• = 2,857); armando l'occltio di lent.i - 2 c- 5 si aumenta la divergonliL da 3 a 5 ed a 9 D., si traspo rta l'oggetto a 20 ~d a H cm, Colla prim;~ rnodalìtil. d'esame non veda il miopo a pili che 5 D., perché ancho ad accomodnzion!l assolutamente silente il miope, p. es., a 6 D. avrà. sempre un eccesso cliotlrico di una. dio Ltl'ia,"sicchò per vedere dovrcbbo collocare l'oggel.to a 25 cm., onrlo per elfetto rtella lente sia virtualmente trasportato a 17. Col scco ntlo es porimcnto vccl ra quahiasi miope a meno di 9 D. ad accomodaziono lihero.; vedrà il miope a 9 O. ad a~: comodazione silente; ma non potrà vedere un miope n più che 9 0 ..... a iO L'eccesso diottrico richicdm·ebbe pure avvicin[lre l'oggetto a. 25 cm. Essi esperimenti quindi pO>ssono proqarc cho la miopia e superiore a 5 D., ed li secondo attuato culla paralizzazionc clella accomodazione proverebbe che è a 9 O..... Ma non I'Mrebbe per le miopio superi ori. Si può quindi b!\11 dire che il grado della miopilt, causa di ina.IJilitò., de,·e semplicemente essere supcri<Jre a 5 D. /
13. P ORTOGALLO. È inabile chi può v.ede1·e og~etli lon Lani con lenli negative di 7 D., e ch i può leggere e disting uere piccoli oggetti alla distanza di 25 cm., con lenli - 8 D. o di più allo grado.
!~08
OI!:LI.A AUII.LTÀ EU l:i.-I.HII.IT\ .\ L SERI'IZIO
Om .-loi vede noltH•olmente lontan•l con lo'flli - 7 n. è c~rlam~nh• miOJl•• a piu che 6 0 ...... {Eccello il caso (li l111lusn 115<1 tli 1111 wiolicol. Pc• r vede re a. 2n CII I. llf'r(,SS ila llll:t rerr.oziuoto• )IOSilim = 4 v., ·~· l .t)l)l l i.,:~nùoo all'occhio una lcnle nc[(nti n • - 8, -9, - IO n., s i csigt.! rioun'aLIII•ilil rirraUiva ~ 2, 13, H Il. L'aC<'o ouodn zionc può d:oro• c:irca 8 O. atUve, nou Jll) lrio f)llind i Ycdero e h~ un ll1i111JO :Id a lmo·no >1., 5. 1; 11. SI )lltiJ dire quind i o·lH! il go·al),, rir ltièsto per l'i11:doilllio 0 >alJII'riore a 6 Il.
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H. STATI U ~trl n'A~IEKtCA. Sa t·ebbe rilenutr, inabile al ~~·rv i zio rnililRJ'e il oolrmtario elle non può vede re , d i s li n g u en~ o numet-are 8e Jo ZH dim roll ù ed esitazione df' i discloi n e1·i su l'onde bianm di lall tl itnf'lls ioni ed a tulo distanzD da da 1·e 1111 anp-olo vis uale di (i minuti.
\'aie •Jnanto il •lìr•• rhr. r a.ngolo 'uol es,;crp •;,,., t.lcii:L cirronfcrenla risponper nn og::n~ttn 1 la. di<.tant:t s:JJ'a fJU indi 5811..... un ogg(' Llo di b"'"' :1 5"'. t_,l uinfl i indiciJcrt' lllw Ilio \'btb rlrut~ a l1;1 dbtanza ;o-;sunta tJllal suo rai:gio:
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= O,Rn.
15. ITA LIA. È ina bile il miope a U D. (reale - ad accomodazione cioè pAralizzata' · È inabile l'i permetropc a() D. (totale - ad accomodazione cioè parulizzAla). È causa di inabilità il visus r ill ollo: a m e no di •t3 nell'occ hio desu•o non lenulo conto del sinistro; ad 113 nell'occhio destr o ed a meno di t14 nel sinistro; a meno di t 1 1~ nel sinistro, sia put' integro nel destro; considerasi no t·male ( = 1) il visus t·ispondente all'angolo
<li 5'. L'astigmalis mo gi udicasi dal s upe rs tite visns, e lle per l'inabilità vuoi esser e ridotto ad disollo di ita nell'occhio des tro . I vizi rifl'llltivi nell'occhio si nistro non motivano mai per· se soli l'inabiJitti qualunque ne sia il g rado. I vizi e difelli accennati, be nchè individualmeute non a l g t·ado richiesto, csi!>Stendo s imultaneamente e complicandosi
PEI\ LO STATO DELLA VISTA l\"'EI DlVEIIS I ESEI\ClTI, ECC.
ft.00
t·eciprocamenle cosi da ledere la funzione visiva per modo ùn non polersi ripromellere un buon servizio, motivano l'inal>imò, dopo però osser·vazione in uno spedale militare. Tu tti i vizi diottt·ici devono essere, pel' motivare l'inabililù, constatati in .un ospedale militAre; i difetti visivi pure, quando però non siano causati da lesioni ecc., di tal natura e grado da poler·si facilmente e posilivameule constatare direttame:1te ed in una sola visita. Pe r la constatazione di esse imperfezion i, negli ospedali, devono usar si tulli i mozzi suggeriti dalla scienza n(Jn esclusa J'osser·vazione oLlalmoscopica, e, quanrlr; occorra:, l'atropinazione. A limitare un po' il numer·o degli individui da inviarsi in ossel'vazione per· vi:d diottrici, il regolamento suggel'isce alcuu i sperimenti attuabili ai con~igli di leva, ai disteeLli, ai corpi alti a constalar·e .~en;;'altro la idoneitù: a) È da r itenersi idoneo il miope che legge, coll'occhio deslro, cat·aLleri di s tampa di 1mm d i ulll'zza a 25 cm. di dis tanza, con lenti concave inferiori a 6 D.; E che vede oggetti di proporzionali dimens1oni a notevole distanza collo stesso lenti. L'esperimt-nio pr·aticasi senza atr·opizzazione. Entrambe le modalità deoono concol'rere a stabilire il giudizio. u) È da ritener si idoneo l'iperope ed MLigmaLico che, senza lenti, distin guono coll 'occbio destro oggetti di 1mm a 30 cm. dall'occhio. Suggerisce ptn•e il seguente esperimento, per l'ipermetr·opo: Far leggere o veder e caratteri od oggelLi di 1rum a :~0 cm . ad occhio libet'O (senza atropioaziooe). Chj noi puo coll'occhio destro sarebbe da consideearsi inabile ...... Ma l'esperimento essendo negati~'o non può a vere gt•an valore; e non ne ha poi alcuno pratico, giacchè, ad ogni modo, ilt·iscontt•ato inabile deve pur sempre inviars i in osservazione all'ospedale. P er l'ammi!;sionc nell'accademia militare, alle scuole militari, non sono formulale Lassative prescrizioni: é semplicemente dello che • non debbono oiTril•e dif'eUi che diano poi,
4·10
'DELLA ABtLIÙ ED INABILITÀ AL SEI\ VlZJO
• o possano dat• nel seguito, luogo, alla neeessita di rifor-
marli "· · Per la scuola di g uerra non richiedesi ora che la idoneità generica militare ('1). Pei collegi militari l'aspirante deve leggere .senza lenti i caratteri ord inari di stampa a lla distanza minima di 25 centimeki dall'occhio. Il miope al grarlo prescrit.lo per l'i nubilità (almeno G D.) non pnu 1·ccterc a distanza notevo lo ~o n lenti infr••·io ri a 6 D..... Se vede é segno che ,·, miope (se Jl ur lo è) a meno di 6 D. Per v~:~d erll a 25 1;rn. necessitano 4 O. atLiviJ di rifraz innc; CJUCstc vanno •1u inrli so tlmLL(l al grado della miop ia, dell'eccesso cio6 diottrico; la len te qui ndi non ha per d:JI'e vista distinl:L a 25 cm. che a coneg~enJ l'eccesso diottrico supe-riore alle 4 D. richie,;t.e dalla distamo ...... Di coWH~guon za per un miope a 5 '/• o. non ]Hl il essere suporiom a i '/1 D. (5 ' ;, - ~. 1/ 2), altrimenti pot reJ>he veolure aneh(\ il miope :t 6 J). (G - ~ 2) e fi no, colla Jr.ntc 5 '/ 2 un miope ;t 9 •;, O. ,9 ' / 2 - 4 5 '/ ,),c si dich farerebhero per Lal modo ii.Lonni individui miop i 1Ll grado dtc il regolamento tassat.ir;nnente llid dar:t in;Jiti li. All'op po~tr) se rio;hiedo nsi t, D. attil'e come si <Lisse (Iella distanza, arrn< Htdo l'occhio d' un;t lente 1 1 / 2 , n<l necessi teranno 5 1/ 2 non ttiù. Po tr;L quindi vedere un miòtle :t ~ 1/ 2 O. tH I a grado mjnorc (ch iamando iu atto una proporzionata quota di accomoclazione), ma no n po l.rit vetlerc distint::uncntc·. il miol>C a 6 o p iù <i iottrill, perché gli rcs t.crà >t'lllflrc un r•iil o meno notcvo i<J eccesso rifra ttivo, dontle accorciamento della dist;wza dell:t vi~ionn :t meno di 25 cm. Vedere un carattere di 1mm a 25 cm. oquivaln ati un visu:; 0,378, un Pl!' supe1·iore ad '/, 'lllindi anche per questo Ja to l'individ uo ,·, nelle co ndizioni volute per l'idoneità. • Un lf'erope (t G D. (if•erme.trotlia to ta le - esclusa ogn i 111ino1·rmte innuenzu dell'aecomodazioue) ha gia bisogno di G D. accomocla tive per vetlere a ll' infinito; non gliene restano d 1e 2 cirea ancora disponi bi li, do nde il oi.I O punto p
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(i) Ncl ·1870 11rano :1 ver:e stal.e vresr:riLte no rme specia li per J'amm is~io n e alla .~cuoia di guerra, a ll'accadem ia mi lita re, ai eollegi militari stcs~i. .... 1\iehiede-
vasi cbo l'asp irante poless!l ll!ggere ad occhio nudo alla distanza di ~m i caratteri di st.:unp:1 alti due c~ntimetri c gli ordinari c:lrattr)ri di slarnpa alla distanza minima di cm. 25 dall'occh io. Il primo modo tl i esperimento <~<;cl n devu i mi011i, a lmeno quelli con u na miopia s ttpcrio re ali ' /• di diottria = '/•e• numerazione antica; richiedeva poi un yi:;us ridotto, nn po' inf<lriOrt! :tù 1/ 1 (0/•6875). Il scco nilo modo d'esame o~cl urleva i miopi l) :;li ipermetropi a più che ·IO. Le due esperienze erano discord i..... Non potevano dare risultati riscoutrantisi.
l'EH LO STATO DELLA ~-ISTA NE f DIVERSI ESERCITI, ECC. 4 ~11 non può accostarsi all'occh io che ;t ci rca 50 cm.; JlOI ratto poi ste~so d~l vizio diottrico (non corretto colle lenti), il visus è ridotto a circa 2/s al pitì. T/atropinazione necessita per Ili < 1~ e > 5 D., e per H < 6 D. Per vcdoro n 30 cm. necessitano 3 D. cci 'l• posith•c, quindi ver l'iperop\) a 6 D., se ne Ti.cbicderebbe 9 '/s cbe norrua lmcnte l'accomodazione non può dare ..... perciò qon può 'l"edere, al minimo, che <\ 50 cm. (con ben 8 D. :~.eco mori;~ ti ve in at to); può benissimo vedere a 30 cm. iu vece nn itleropc a. meno di 6 D. (p. es.: un iperope a O. O. '/ 0 , con S D. :~.ccomod;tti ve in alto può vedere beniSsimo a 30 cm ..... 3,33: + 4,6G = 7,99). Leggere senza lenti a 25 cm. a lmeno dall' occh io e llOssibi le all' emmotropo (con 4 D. accomodati re); all' ipcrmotropo a 4- D. con accomodazione attiva. di almeno 8 D.; al miope a 4 o. o meno. Quanto al çisus, siccome pel visus normale a 25 cm. basterebbe un caralle re di onm>,:J75, cosi il richiesto, e~senclo i caratteri di stampa ordinari di p um ,5, non sarebbe che circa '1, del nonna lo. Il visus normale e detto essere il l'ispondc,nto aH' angolo di 5', cd il rego lamen to accenna come S\1 tal angolo st<th ili l.c le sca.le di Wecker e di Snollcn ... È quindi l'anf!olo convenzionale, quello c:io(, clw rlicesi <li 5' in oculisti ca, c che· è 11n po' superiore in realtit (5' ,158) rispondendo a l rapporto 1:666, mentrQ· per l'angolo esatto di 5' b distanza dovrebbe essere 687 volte l'oggetto.
16. A RMATE.
La cecità pci colori è causa di inaù ilifèt in tutte le marine militari. a) Inghilterra (18/D) . Si esigono occhi c ltiari, intelligenti, espressivi . Le norme generiche !:iono le stesso che per l'eser·ci.to. La vista difettosa anche di un solo occhio è causa di inabitilà. Si esamina cogli oltotipi; ma all'uopo devesi anche ricorrere ad oggeLli comuni, noli e famigliari all'indiviJuo, naturalmente di gr andezza pr oporzionale alla d i ~lanza. Le lenti correttive non possono usarsi, pet·chè ancot•a meno adalle che nell'esercito. b ) Germania (1872). L'acutezza visiva, da delerminat•si cogli oltotipi Snelleo, deve per l'idoneila non essere inferiore a 3[4, ossi vero ad l t2: se però conegibile cogli occhia li, il cui uso è ammesso ocl almeno tollerato pei graduali; l'acui là inferiore ad !12 è causa di inabilità.
4i2
DELLA AD1LITÀ ED I XADILIT:\ AL SERV IZIO
c) Francia (1881).
La leva attuasi dagli stessi consigl i di revJsiUJHl sia 11er• l'eset·cìlo che pe{· l'armata e colle stesse norme. Naturalmen te la scelta per questa l1a poi luogo alla assegnazione. d) Italia (1 886). Le norme sono quell e dell'eser·cilo con qualche essenziale modifica;,ione. Così la mìopia è abbassata pella inabilita a 5 D. per l'occhio destt•o, ed è stabilita a 18 D. per l'occbio s i11islro ecnsiderato isolatamente, sia pegli inscr·itti che pei ~ia mititat·i. L'ipcrmetropia e l'astigmatismo misurar1si dalla J iminuzione tlell'acnlezza visiva. L'acutezza visiva r ido tta a meno di tr2 nell'occf1io destr o, e ad Juo nel solo sinistro.. i• causa di inabilitA: vuoi essere accer·tata in un ospedale mi· lila t·e . II rnìope a ~ D. lw. il pun to ·r :t 20 cm . o, senza lenti c:o rreiLìve, j[ visus ne è ridot.to a circa ;/$; il rniope a l 8 D. h;t il ('Unto 1' a ;;;;mm, <\d il s uo vi:<us non supera 0,05.
17. Ra,[f'ronto dei dati .sopra accennati.
Le anomalie r ifra ltive non possono direLlamenlc rafft·ontarsi colle lesioni del vit-us; si può sostituit·e però nella pratica la mis ura d i questo alla misnr·a di rprelle; pet' le anomalie rnlopicLe (miopia, astigrnati:;;mo miopico composto), ricl dedesi pet·ò una s peciale maniera di con:;;la tazione (ad anomalia corretta, od esame a limitatissime <lis lanze). Più l'acile è fa t'lo pet· le aflre. Pe1· risconlrat'e poi le diverse presct'izioui del visus nei rlivei·si paesi ò necessario stabilire un termine al quale r ifet'irsi nei con fronti. Il visus espressione. e rnisu1·a del potere v isivo, desumesi dal l'angolo visuale sotto il rruale sono vis ti distintamente gli oggetti, e quinlll dalla grandezza apparente degli oggelli in rapporto a lla loro d istanza. L'acuilà massima della vis l.a é data dall'angolo rninimo, quindi dall'oggetto minimo a lla di's tanza massima , con percezione distinta e nelta.
PER LO S'U1'0 DELLA YfSTA NEl DIVEl\SI ESERCITI, ECC.
413
Il Jaeger (Seniore) tentò forse il pr imo, colla sua scala visiomett·ica, r idurre la· constatazione della acutezza della vista ad una misura metodica, capace di espressioni raffronlabìli ..... Ma la S-ua sr:ala manca va. cl'uniror m ita nelle dimensioni dei ca ra tteri, non o ffriva rapporti fis:::i nelle tìnee loro costitutive .. ... non aveva una vera e propria unità. Fu un passo forhmato e merito rio ma non una compiu ta sol uzione del pro blema. Fu lo Snellen che lo risol:oe, e Leorelicarnente e pra ticamente> escogilando l'unità di mis ura, il visus not·male = 1, l'angolo minimo cioè soLto il quale può aver s i ancot·a vista distinta. Egli de te t' rninò in bFJse a tali da ti f[Uella costante i'OI•ma (e complessa e dei dettagli) dei caratteri e s egni, e quella uni tà di r apporto, c lte sono oggidì acceLli mezzi pella determinazione dell'acu ità visiva, del visus. Accettando il pri ncipio d'una v niia misuralrice de l vis us, essa unità fu . diversamente pero de terminala: il Giraud-Teulon credette t'apprcsentare il m inimo visibile(~ separabile, la mAgg ior acutezza visiva normale, l'angolo di un solo m in uto; il Bu rcl,ardt ·c redelle necessario e levar·lo a 2',15. Lo Snellen che lo aveva fissato a ~>· t•eali nella s ua prima scala clodicesìmale ('l ), lo conservò anco r·a ta le quasi nell a metr-ica che più tardi propose. Tale é (1uello delle scale del \Vecker , del Landolt, del Sous , del MonoJ;el', ec.c Appena un po' s upet·iore (6') era quello proposto ulcuni anni· sono dal Lon ~mol'e. Oggidl universalmente t·itiensi che l'angolo pratico sia appunto quello dì 5' e che gl i angoli m inori se possono va l0r e peL' vis te eccezionalrrienLe acute e perfett.f', non si adattano alla nor male aculeaa med ia, ulle esigenzn pratiche. Il Javal a vece vorJ•ebbe cbe la normalità del vis us si e le vasse di cir ca i (4 e quindi fosse la risponden te all'a ngolo di 4' Ell p iù. (l) Il num ero indicativo <IP.i suoi C<H'atteri cspri mov:t (in piedi parigini) I;Leli· stanza normale della lct.tum p~ l visus n~>rma lc; -= t; i camltcri cmno quadrati e costituiti di pieni dell o spessl)rc d el quin to dt•.\,l"alvJzza totalt•; il l'i. f era di 0,200 linee d i Par igi (0""",47150'•), il N. XX di 4'",JS9 (!!""".!oo03S'. ), il N. CC.
(massimo):cl i 41 '",886 (94"'m,491,816).... Qttcsto d imcn$ioni ri f~rile ~d l ' (0"',32181•) , '20' (6m,49680) e 200' (64"',96800)
{;687 ,464.
es primono app tmto il rapporto esaWs;imo
'J. J.i.
DKI.LA ADfLTTÀ EU INADII.IÙ Al. SERVIZIO
Ora l'angolo visuale è il J'isultato della grandezza dell"oggello veduto o della sua distanzn ..... Questa risponde al l'aggio della cit·con ferenza sulla quale l'ungolc s i m is ut·a, e sulla quale consi~le J•as i collocalo J'oggello: cio vak quanto il dire che l'angolo misurasi in relA7.JOne alla circonferen7.a ed al suo raggio gene,·alol'e (al quale uppunlo corrispondo la distanza dell'oggetto) ed alla grandezza di esso oggetto. Si polra quindi semp1·e sostituire all'inJicozione dell'angolo la indicHzione dell'o;:q;ello e della sua distanza , il rapporto quindi tra O. e D. Ciò poslo c t·i lenulo che la cirCOilferenza l' eguale a G,2~ volLe il suo raggio, facile sarù dedurne il rappOI'lo tra O. e D. pe1· qualsiasi angolo. Cosi per l'ang-olo di ;y (la .-i:l:tO"" pa1·te d'una circonferenza) esso rapporto sarà 1:687 (l); per !"angolo di 4' (la ~4oom• pRrle della Ci l'·~onfercnza) sa ni l :8(;0 circa• per l'angolo li' (la 3Goom• JllU'le della cil·conferenza) sarl'l 1:574· circa . L e scale più accolte nella prntica (Snullen-metT·ica. \Y ecker, l\lonoye1·, Sous, Landoll, ccc.) danno il rapporto \;(jt..if.l; >'i basano quindi !"ulla unita visiomct••ica ri::ponder.Le all'angolo di 5', e iGiloo circa. P ar intlicaro adunque il YÌHIS, o per riscontrare i dali l'elalivi, si può indical'e l'angolo vi:;ua le, come si pu<'J indicare il t·apporlo l1'a O e D. Quest' ultima maniBI'a è la pil! l'acile e la pill npp~H·i~eenle. D'RILra pa.t·tc se il nostt•o t•egolamenlo accenna qunl<1 normale il visus r·isponclenle all'angolo di 5', accenna pet·ò put· anche quali tipi di esso angolo le scale appunto dello Snellen e del \-Vccker. stabilite sul l'apporlo 1 : 6G6; c siccome questo è esollo, mentr·e realmente non è esalto il r ilc 11er e l'angolo di esse !'>cale essere ,Ji 5' precisi,
( l ) ln a,;tronontia, ovc trattasi di oggetti immensi, collocati però ;wciJO a ti immense tlblanzc, rilit•nsi cbe un oggrllo visto sotto l'angolo d l 1• t rnvisi alt;• dislanza di ;;; I'Oitr il :suo diaJOctro Hn O!:'~ello quindi 1•is1o sotto un an)!olo di 5' sarà alla distan1a !li f>BI \'Oilc es.~o diametro; per l'angolo oli l ' a 31:!0 ,·olle ... E lrattasi di og-gelll ;fprici, che or11indl in riscontro ~i {JIIaolr;oli dt!IIO ste;>O diametro, ofl'rono una wpl'rfìcie come O,i85~ :l, circ:t •1, •·
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cosi è ·ad esso r appOI'lo che ci siumo atlenuli, com e LeJ•minc di confr onto, nel valutare i dali degli altri paesi, onde riescire a deduzioni direllamenle risconLrabili. n rapporto per noi normale essendo i : G66, il visus normale (l'unita di visus : V = 1) sar à dato da una distanza = 666 volte il diamelro dell'oggef.lo, o da un oggetto= t{666 della disla!'lza.... . Su qltesli dali abbiamo potuto tracciare il seguente specchietto:
Limite minimo della funzione visiva. per l'abiUtà al servizio mUltare n egli eserciti ed armate . A(;l,;"n;7.7.A VISIVA lfOfll'.)l'·- - - - --- -:-- - - - - - -
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Itl . . Id .. Marina ingle8e17l . Id. germanica (7) . Id. id. Jcl. fr·ancese !:!l. Id id. l ù. id. Id. italiana (2) l ti. id. ••
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DELLA. AlllLITA E D l~AB1 1.1Ù AL SEltY!ZIO
18. P-rime deduzioni . La Spugna ed il Portogallo, ancora fe deli alle an tich e norme, nou contemplano quale impe1·fezione inabilitante al servi zio cbe la miopia: media per la Spagna (ci eca 5 D.) piulLosto elevata, gra ve (circa 7 D.) per il Portogallo, ovc di fatto pl'Obabilmeule gli uomin i con una miopia accostantesi afla iuubi lita sar anno assegna ti H speciali servizi. In lutti gl i alLt>i paesi si fa, quan~unque in misura un po' d i versa, esclusi vo o precipuo fondam en lo ::milo sla lo del visus. Il gTado ui iJUesto plÙ elevalo, anclle per l'abili là uenerica, ·~ l'ichiesto in In g hilterra (0,900) ed agli Stati Uniti (0,875).... Ma ll·attasi di e,;eeé~iti relativamente piccoli, e costitu iti poi esclusivamen te di volon tari...... Per le milizie in lng hillerm basta V., 0)450. ~ In German i11 , riehif\des i pure un geado ass ai elevato(V = 3[4). per le leup pe Armate, m a n e compen;:;a le conse~uen ze collo am mettere pee le truppe ammr:nisi1•atioe, d iremo così, un grado assai meno t=~le vato (tru asi solo i l4 ). L'Austria c la Sv'zzeea l'i chiedono solo cieca la meta dd v isus nor·rnale; il Bf\lgio e l'lla lia circa solo {Ja; la Francia poco più di 114; l'Oiaru.lu e lu Danimat·ca solo :115. L'Olanda, la F t'i:I IICi<t f\ l"lla lia sono i soli p aesi ove ten gasi isozc,tamenie conto del visus clclr occllio sinistro quale causa d i inabilità, essendo put'e nopmale il des tro ........ Però la riduzione c di lalo ele vaLo g rado (O, OR3 a O, 050) che può ben di t•si ç.onfini, pelle neeessita Ol'llinnrie della vita, colla cecità . Ora la c.ecilà dell'occhio sinistro isolatamente consideralo c contemplata quale causa d'inabilita assoluta, pee gli insc-riiti alme no, in lutti i paesi. La miopia è considerata quale caus a di inabilita anche in Francia, Germallia, Belgio ed Halia cruando a circa G D.; perl'Austria basta un g rado ben m inoee (3,b D.); in Danim arca s olo 2,5 D. pei COl'pi ar·mati, per g li altri servizi si eichiedono ~~D . . L'Olanda é il paese ove più s i largheggia nelri uab ilita , bastando una rniopia appena s uperiore a 2, 5 D. In Svizzera
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PER LO STATO DEL1.A VISTA NEI DIV.ERSf ESEIIClTI, ECC.
4.·19
~a rniopia non è contemplala che per la. fanteria e cavalleria, 'Costituendo inabilità per esse armi se super iore a 4 D. L'ipermetropia non è conside1·ata direttamente, come vizio diottrico, che in Austria, nel Belgio, nell'Olanda ed in Italia .... Il grado per la inabilita é quasi ovunque identico (da 5 a 6 D.). lo Svizzera non é presa in considerazione che qual caùsa di inabilità rela ti va (se superiore a 4 D.), per la fanteria e la cavalleria. Ovunque l'astigmatismo misurasi dal supersti te visus. Quanto all'occhio sinis lt·o la sola marina italiana considera la m iopia .grave (più che n D.) di esso occhio isolatam1nte qual causa di inabilitò; l'Olanda sola ammette l'ipermetro pia <a piu di 9 D.) quale causa di inabilità anello nel solo occhio sinistro. In Germania tutt'all'atto diversamente considerasi lo stato dell'occhio sinistro : per sè solo non vale a costituire ragione di inabilità, i n vece~ se migl i oN~ del destro può va!ere qual ragione di inabilità limitata) quando m iope a meno di 6 D.
19. Ulteriori cor:-siderazioni. Quasi ovunque, lo notammo, si fa il massimo fondamen to s ullo stato del visus; principio esatto, scientificamente accettevolissimo, giaccltè alla nn fine l'idoneità e l' inabilità dovrebber o essere determinate dai limiti minimi della vista, compaLibili colle e~igenze del sepvizio; e la misura del visus é il solo mezzo per determinare e m is urat·e la vista utile massime la utile supcrs!He in caso d i imper·fezioni, vizii, ecc. ' Ma si abbietta.... Il vistts è snbbicllivo, anzi esclusivamente subbietl.ivo: nessun mezzo vale ad obbieltivamenlc riscontrarlo. Potrà quindi valere ped'eLtamente per la cerna, là ove trattasi di volontaJ'i, in Inghilterra, in America; ma ove la leva é un tributo, un oner e al quaLe si può cercat'e di sottJ·arsi, può essere fonte di gt•av i inganni. Ed è veris:;imo: e p t·aticàmente non siÌHl altra r isorsa che p rovare, riprovare e riprovat'e ancora (1). (i) Vedi la 1tvla aggiunta. in line.
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DELJ.A .\UILITÀ RD I'\AUILI1 \ .\ l. ~ERrJZJ O
Sta bene; m a fatalmente non u possibilo fare divet•;:amentc. Si può si de teJ•minaJ•e un dalo gJ'I'Ido dell'uno. o dell'altro vizio ùio tLrico .~orno lin1ite della abilità; ma i difetti i net·c~ uli :dia funzion alità f>e ns01·ia come si dclin1itano senza J•icot·ret·e al visus? Anzi , dalo cl1e l'anomalia rifr a tliva sia rnino t'0 della indicala pello Inabililu, si può dichiara 1·e l'individuo ido11•; o senza r iscontr·a r'Jle lo ;:lato della \'isione? SARECBF. F:RROIII::GRAYISS J~JO. c!Je rni;:contJ~cerebbe ]., p t·e~cr·izioni regnlamcntari. Dunque in ounJ caRO la misut·a del v isus P. i ndispcu><a hil e e no n s e ne può l'are a m•~ n o nell'inter·cssc Llella e< 1tl iLì1 ver.;-o i visita ti cd i11 quellu del se1·vizio... U11 vizio dioll ric.o di dato p;1·atlo può YalcJ·u per determinare l'inabilità, ma l'idoneità non può desumer si che dallo stalo del visus. !<; di fallo oltre a ricorrervi pe1· misurai't} lo ~Lt~to sensor iak vi ~i ha 'lllfbi oYunque ricor so per alcune anomalie rwopriamcntc l'if1·alli ve, pell'asligma li><mo cos i in tutti i pnei'i, in q uasi Lutli pell'ipc rmelropia ..... 1":: necessa rio ri<~O l't ·e J'vi in ogu i C<iSO ,Jj f.lllomalie dioLLt•iche non al grado specifica to pella it1abililù, rnu ~~ iu1 e se più o meno v i si accostano .... Ta11lo non varrebbe clnnque a ssumcl'lte la determinazione e tnisut•u quale unico crilc1·io dci medico· legali giudizi e la!"ciai·~ da pal'te ogu'allro? Non bas te re bbe qual pratico m ezzo per· ~>V YiOI'e al perccol(i di uou d ifficili inganni il Lempe t'a rnen L<• 8 l:lli ebbe l'ÌCOI'SO la Ge r man ia , cioè s tabili re un limite rkwnto pel s e r vizio ar tnal.u , cd uno ben più bt~ ss o per gli ai Lt•i ~~t·viz i , aecor dando l'uso facoltativo degli OC'ell ia li'? Questi temperamenti no n rispondcr ebbcl'O meglio alle odjei'Jle esigenze ele valis;;ime del ~el' ·vizio a r mato, pPila ragic)ne della lun ~a porlala del l'uc·ile e ùellc p-t'andi dislauze alle quali p uò olluat·si un rnoco ulile. s pecie pèlla d i re~u di posizioni ccc.? No, no n è inuti le stubll il'e dei lim iti precis i pella m iopia o I'ipel'rnelro['ifl inabi litante: se ne o ttieuo il van tAg-g-icJ eli cltH·e per l'inavilità. una qualche bas e obbietti"a ai g iudizi..... Naturalmente (lo t•ipetiamo pcrchè resti beu im presc:o nt>lla mente) nei casi di anomalie infe t•ioi·i al g 1·ado 1·ichieslo. l'estarà sempr e necessari0 il delimitare anco1·a il visus, perchè polr cbbe essere per :sè causa di un dive rso g iudizio. Nella ro iopia, e nell'as ligm ntis mo m io pico composto, il vir:Hts
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4? l
non può misur·a r si nella maniera che negli allt'i casi è pos·sibile. Basta considerare i fondamenti leor·etìci delle scale Ji pt·ova, per capacitarsi della necessità di ricorrere ad una modali tà diversa di esperimento pell' emmetropia, qpet·rnetropìa ·e l'astigmatismo semplice, misto od ipermetropico composto, od a vece pelln miopia e per l'astigmatismo miopìco-composto. Per deLermìnaee lo stato diottr-ico si invoca la teoria ·dei fuochi coniugati (>;lato dei raggi ineiclenti), per la deter·m inazione del visus invece bisogna basarsi sulla teoria degli angoli visuali ..... Gli oggetti possono variare tJroporzionando la distanza; s i può quindi usare delle scale anche per <li·stanze rela tivamente piccole. Ora nella miopia è appunto necessario o ricorrere alle len ti correttive per misurare il visus '8.1la manier·a ot•dinari:~; ossivet•o agli olt.olipi di piecolo for.mato, compatibili colla notevole ri •.luzione del punto ,...... Ma l'uso delle lenti. correttive ~:e é logieo là ove l'uso delle ·lenti sotto le armi è facoltativo, sarebbe illogico, od almeno punto pratico, là ove il militare non avrà poi il dirìito o la facolta di farne uso? Ricorrendo agl i otLotipi dì piccolo formato sarò utile piuttosto che alla lettura propriamente, ricorrer e ai cara tteri isolati, indipendenli, perché, corne lo nota lv Sn ellen, la le ttura da un lato è faticosa essendo le leltere troppo avvicinate, non spaziate tra loro come ricJ1iederebbesi; dall'altro lato essendo più facile, perché poche lettere possono far indovinare la intera parola. Si terrà pur conto che a condizioni identiche di ·grandezza apparente dei car atteri, si vedono meglio i piccoli vicini che i grandi lontani (Aubert). Vuolsi poi tener eonto della pt•ecisione, facilità, pro n Lezza, ra pid ila delle percezioni. La mis m·a dei vizi diottrici all'ollalrnoscopio può riescire ·esattissima, non così sempre colle lenti. La influenza Jella distanza della lente dall'occhio può calcolar·si, collocando la lente sempre esaUamenle al t'uoco anteriore dell'occhio (a 1:1mn• da l l~t cornea); m a la s ua influe nza sarà sempre eli qualche ·efficienza e la lente correttiva esprime sì il grado dell'anomalia, ma per un'esa ~ta misurazione bisognerebbe in caso -di miopia calcolare in a ggiunta alla lunghezza focale della ~ente quella della distanza sua dall'occhio; in caso di iper-
4.32
DELLA ABlLlTÀ I.W JNABILUÀ AL SERYI ZlO
•
metropia dedurre essa distanza dalla lunghez~a focale della lente. Nella miopia poi la lente cot·r·ettiva sarà la più debole che dà vista nelLa a distanza (che così si esclude ogni aggravante influenza dell'accomodazione); nel l' ipermetropia la JUÙ .forte (per rendere inu t.ile l'i ntervento di essa accomodazione, che minorerebbe le pat·venze del difetto d iottrico) . Gli a ttometri non possono daee indicazioni precise, spec.ie pel visus: ad accomodazione libera i risultati sono sempre, più o meno, alterali pel s uo intervento; ad ac:comodazione paraliZ7/ala si hanno i disturbi inerenti Rlla dilatazione del la pupilla. r migliori sono ttuelli e lle hanno per obbiettivo le stesse scale murali (Parenl, Sous, - 2• ti po-, Pleltn, Rcc.).
20. Dello s~ato della visione in riscontro alle esiyenze del tiro. Se si tietl conto <lei m inimo del visus, per l'occhio destr·o, la nostra idoneità miliLtu•e (0,:333) è infel'iore si a r1uella s tabilita in lnghiltet-ra, per l'eser·cito (0,900) e pelle !3tesse milizie (0,4-50), in Austria cd in Svizzera (0/lOO); ma è q uasi identica alla richies ta nel Belgio (0,375), in Fr·ancia e Ger·rnania (0,280) e per l'Olanda e la Danimarca (0,200). P erò una cir•coslanr.a rende le nost.re condizioni meno lo-· devoli .... Da noi non vi .ha, di diritto, d iffet·en za alcuna nella idonei tà rir.!tiesla pel militar e ser·vizio: LuLli gli inscrill.i possono aver e il solo m inimo grado della idoneità ric hiesta. Difatto ha luogo una scelta pelle di verse at•mi, olllda La ~Jgl i ufficiali di esse armi co mandali perciò ai rlist.r·e tti militari all'alto della chiamata degli inscritti alle armi .. .. Ma lulLi g lL eliminaLi dalle a ltre armi, sono assegna Li alla fanteria \DOn essendo neppure la as"egnazione ai dis tretti, per gli inscr·itli,. subordinata a speciali fis icl!e condizioni). Vengono cosi incorporati nei t•eggimenli rli fantel"ia dogi individui, ed in buon numero, miopi anche a quasi 6 D.; i permett·opi a m eno di 6 D._; con visus ad ~ ]3 od appe na s uperio r·e. Calcoliamo che in media essi individui offeano d ifetti diottrici a 3 D., il difetto visivo ad ·1[2,6G, quali ne saranno le conseguenze considerandoli come lirntol'i?
PER LO STATO DELI..\ \' l STA NEl DI VEIISI ESERCITL ECC.
1.'2:1
Cn miope a 3 D. ha il punto remoto della sua vista distinta a 3:3 cm.; se anche la sensibilità specifica é nor male, pt>l solo fallo dell'ametropia il vjsus é ridotto a 3J4, senza le11 ti. Nell'iperope è lesa la vista pross ima, non quella a dis tanza, non è quindi il caso di preoccuparcene rru i ( 1) . 11 ' 'isus ridotto ad 1[2,66 (= 0,375) imporLa la riduzione delle distanze per gli oggetti normali =l, Jo (j(j() a 2~)0 volte il diametro; gli oggetti in rappot•lo alle distanze normali non basta. più siano = l ]GGG, necessitano di l [2GO, cioè piu a n1p i 2 volte
e 2[3. I n Inglliltert·a (o ve il vis us per l'esercito ~~ fissalo al minimo= 0,900 e per le milizie= 0,400) i be1·sagli "ono costituili da un disco centrale (barilotto) e do più H mpi centri concentrici; ossi vero ùa fìgul'(~ d' uomini, Avendo cura di non allei"ar e notevolmente i eorrispondenti ongoli visuali(~). 11 Liro si pra tica coi centr i e le distall7.e se~uenLi : Classe
Centri
Ois lilH1.\J pei principianti
()is tanze per g-l i i11 iziaU
3• == 1· (0.. ,30~8) = 30ll (92..) e 6011 ({Sa•) lt50 (l:ri..) e 900 (275') 2• 2' (0'",6096) = !100 \27:>•) e 1200 (:;66..) l :JOO W,8•) e 1800 :~•4-9•) 1' 3' (0"',91-H ) = 1500 (~58") e 1800 (5~!)'") 2100 (GW•) e 2100 (732')
= =
(! ) Perchè allora, p u<i rl nrnancla re un (1l'Of:uw, ~l i i]lOrmcl.l·opi a grado 1111 po' elevato el im i Han~ i d:; ll 'osc•rcito? Pcrcluì ttH ijlo:·opr fL 6 D. n o 11 JHlÙ ll i$JJO rre pelle necessità cleJia visl:l prnssi rnn che di 1;. rloll' :rccnulOflazioue normale; perchè non gode di vista distinta che al d i 1:1 oli 50 cm.; perch~ pl'r poc11 si complichi il diretto droltrico con un di fotto dell'accomodazione non Jluo piu \'edcro distinto chP. a noi<!\'Oh' rli>laH7.a, più nulla o brn malr ' 'Cik ad 1°' a 2m; porchti costreUo ad abu:;aro ctllrlinnamntle dell'accomoda7.iono pn•stu si c•,;:tU· rlseo e clivenl.a precocissimn1nrn1e e grasissimanwntc (' n~sl dl.r'; (lt•rclu: l' i]Wrmet.ropla un po' gm vc (lre< li s(lone allo malattie pil'J ~rav i del l'occhio, dnll' il'ido, della. coroidea, alle formo a mbliopiche. (2) A1 bersaglio gli arnatrop i possono ra.r uso dc:;: il occ hiali. l i dotato di visl:L insurncientc clrll'occhio dc,tro, pelle ~rancli <list:JIIZ•', pno tirarf' coll'occhio sin istro se m r~:liorc, appo;:giando l'arma alla spalht sinhlra. l medici possono esen tare gli inntti dagli eserd7.i a gr.1ndi dbl<lJJ7P. l medici non sono di regola comandali :ù scr\'izio li•'l bersa;!;lio: se lo Sllno ne è ten uto conto CO Jll(l d i sen •izio straordinarl11 c•l ,·. tlni tlal mt'(Jico gener:lll', dire ttore del dipart imr nl o s:tnita rio al mi nh;tcro •l••ll:t guerra , loro a~scgll:lla una proporzionata indoHnll:'l.
Ad essi oggetti c di <>lanze co rl'is pondo no: Dislanze = m ett·i 9:2, 137, J8:J, :n~., :366, 458, 51V, 6 i0, 732, R appot·lo = O a D. 1:300, l :400, UiOO, l :!)00, l :oflO, 1.:500 , '1 :900, l:·:on, 1:800 (1). An ~ol i vis uali ('l)= tl'2R'', 7':/!'', 5'H·" , 3'1t0", 5'41:", 6'77'', 5'77" , 4'81'', f2:3'', =(:!) HR' 1()". 1·5'50", 31:':W'', 2:fU.'', 17"'1 l, 1:3'lfl" . ' 11'2R'', tl'50"' 8'~16'' ' Da noi pcl tiro ::so110 stabilite h1 seguenti norme: La Scuola clt pllntamento si eseguisce a lla distanza min ima d i 200m e le disl.at J:r.e ~01 1 0 s uccessivumenle aumentate a 250, 300, :J:l(), 40(1nl . La Scaola delle (iislrmze s i inizin da 1r,om . con gt·a,JuAzion i progr·essive di 50m fin0 a 4~l0; quindi \18 HOO con graduazioni progr·essi ve nno a 14;-lom. f~ dello clte il s oldato isola to no n deve :;:pat·are coni ro uo mini che al p iù a 't·OiJm. Il bersaglio di scuola l1a 1"',80 ùi altezza per 1m,20 eli larghezza, co l r:enlr·o d i 10 crn. cct i cer·chi concentrici di 40 e 80 cm. di d iarnelro. TI bersag lio .figurato (con di pintov i un uomo) l1a pure 1"',80 d'altezza per 1,50 di larp;hezz.a; per raffìguf'tH'e il soldalo .a ter·f'a è quadrD lo (Om.50 per lato). J! bet·sagJio di ripa,· t o ha l m ,su .r.~llezza per ~m, 5o di larghezza, COli llirt levi ;) s tr isce Vf\rlicali di 0m,::,0 cadauna , la centt·ale e le eslt·eme bianche. le altt·c due intenncdic, neraslre (bigio scur·o); una g r·os sa linea nera é t raccia ta trasversalmente a metà dell'altezza. I l ti t·o T'i<lotto s i eseguisce a l f> ed a 20 rnetl'i, con het'~aglio c!i 21 cm. per Hl; nel centro è segnaLo un r e ttangolo ·di 12 cm. d'ulleua per 6 d i larghezza, con inscl'ittovi un disco di 6 cm. di diametro. Quando è figurato, la fi g ura del l'uomo in piedi ò di 21 cm. d'alLezza per () di larghezza (mass imale s palle); pet· r·afli p:ul'ar e un uomo in g inocchio s i esportano 7 cm. in busso, sicchè la fìgut•a risulta alta :14 cm.; per raf-
- - ---- - - - - - - - - - - - (l) Pr:i disch i <:HJil. r:~li . .(2) r l'r la ligu ra d'uomo.
PER LO STATO DELLA 'V IST.\ NEf DIVÉRSI ESERCITr, ECC. 4_2;j
figu rarlo a lert•a si esportano 15 cm., sicché la figura risulta alla 6 cm. 11 liro Jn·epaT•atorio si eseguisce a 100m, l'ordinario a 20001 , poi a 300 e 100m. l tiri speciali, si pt·aticano con ber::-agli $COrrevoli, che appaio no o scompaiono allernalivamenle a bt·evi intervalli di tempo. Il ti1·o di combattilnenlo r-;i allua con bersagli larghi, di 10, 20 e 40 m, rappresentanti 0osì delle catene ordinarie (di J5 uomini), l'ade (di 8 uomini in :w metri), dei pezzi in balleria (3 con intervalli di l;:im), visti da 300 a 1800 metri. 21. Quale
e il oisw1 richiesto per tali esercizi?.
Il visus not·male, giusta il re~rolam ento sul t•eclutamenlo
e il t•ispondonle all'a ngolo eli 5'.... ]'esatto rapporto quindi tra l'og:gello e 'la <.lislam:a $8rebbe = 1: 687. Per valnlare per ò il visus utile per· g li esercizi del be1·saglio {con oggelli omogenei, da distinguersi in massu, senza n ecessità di rile,·arne della gli) può ammettersi quale normale (Javal) l'angolo viMalll di 4': può quindi J'itenersi no1·male il t•apporlo di i: 860. E r·i!'lponcledl. d i certo a lle più moderate esigenze pt·a tiche, gioccho eli .fatto riesce ancora superior e, cioè circa J • 1005, per chò molti degli O[.:rgetli costituenti lo scopo s:ono di forma ci1'rolare, me n tre colle scale melt·iche l'unità visi va determinasi con oggetti quadeati: ora una superficie quadrata sta ad una cit·coiar e de llo stesso diamelt'O come 1:0,7R51. Di più notevolissimo é la d ifferenza di super.fic,:e pel fallo della disparila lt·a l'altezza e la lot·td rezza : il valore discende cosi di cir ca 1[3 ..... Colle forme .fi!Juraie poi la lesi.<\ non ha che circa t rg dell'altezza, e la parte più larga (le spalle) non ne raggi unge t14 . Assumendo quindi l'al tezza come misut'a del vis us p uò ben l'i tener s i che lo ris ullanze SOI'an no le massime possibili, e c lte e!:'igerc di più sar·cbbe p t·alicamente allon tanarsi dal vet·o. In base a tali pt•incipii le risultanze, pelle distanze indicate in rapporto agl i ogge tti fissali, giusta le prescr izioni nostre s ul liro, s arebbero le seguenti:
DELLA AII ILIT\ lW I~AUIL I Ù AL SEl1\"l ZJO
4-zG
Tiro ridotto.
l~~
l
ll
i Altet.za
ordinario (cC'ntinwtriJ
llers~g lio
21
l '
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17rnm,5
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l1o3n•l
181m
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IJ_I
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15DI
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·-o
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l
=
h.l ~23 ~~ -
ç
1 Oislarr1a normale corri<pon- l dènlo . . . . .
Bersa?!lio fl;:urato (CCulimclri)
t~om l
- -
5~1JI
- - -l
11. = 1:71 1: 12:) 1:2'>0 L:71 1:1 07 1 :~.)(11
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'f'it ·o or·dinariù.
Hrrsagli ~> m m un o
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Rersa.g1io
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di riparto
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t='!.SM GSS"'
dontc .
344.m
o,OG~
0,06~10,2;~a
11 c,li:l 1'ir,H
O,H5 O,:WO ·1,160 O,Z:J3 : O,O!l'ì 0,21 'ì 0,43~ , 0,097 o,;l-19 0,349
23c,;2~,
» o, 128 0.46'• 0,465 l , 0,156 0,5Rl O,!JR1 l " 0;1!)2 O,G9H 0,69!! • 0,220,0,81:, 0,81~ 1 » 0,2;j6 0,!130 0,030
29c 35c 41c
'§ 0,220 0,!)07 1,O 1t. Mlc,W ~ 0,251i 0,5130 l,tGO "' o,:-!84 o,8i0 70c 0,:.12 1,1GO !l3c , 1"',6811 ', o,fJ~~~ )) • '• 2m,O!):} : \ t;;2 "t
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PER LO STATO DELLA V1S1'A NE l DIVERSI ESE!lCITI, ECC.
427
Sulla distinzione degli oggetti ha somm<~ influenza l'illuminazione, ed anco la differenza dell' intensità luminosa dell'amb iente ove è l'osservatore in riscontro a quella che direttamen te investe l'oggetLo; ha somma influenza il colore dell'oggetto, spiccante o meno sul fondo; lo stato dell'atmosfera, ecc. Anche la distanza reciproca di duP. oggetli che debbano essere simultaneamente fissa ti J1a somma impor-tanza, giacché non :;i possono vedel' bene entt·ambi e massime se collocali a dìspar·ate, mollo dispal'ale distanze .... Però ciò non bagr·ande impol'Lanza pel Liro, giacché s i guarda con un occh io solo: (issando lo scopo si vede il mirino un· po' ingrandito, con conlomo sfumato, circond$lo da una penombra, ma basla allo intento vederne l'apice nel ce ntl'O dell'oggetto fiss ato, e non è cosa diflìci le . 22. Lasciando agli iniziali in si mili studi, a i ricc11L di esperienza in tali eserciz i il valutare le condizioni sovra accennate, ci limiteremo ad ossel'>vare che con u n vis us tr2 , c nella no,;tra fanter·ia v'ha un cerLo numero di ta li individui, non si vede che a metà dis tanza della normale, o con oggetti di doppia g randezza..... Che quindi le pr escr izioni s ul tiro r idotto sono pra tich~; fino ad soomil bersagl io ordinario (ed intero) può volere beniss imo; a l di là di ooomnon può esser e distinto, anche da chi ha buona vista ordinaria, alcun circolo; il centro appena p uò essere con vista egl'egia distinto a 100m . Lo s tesso p uò dirsi pel bersaglio figuralo: a 800m la figura in piedi pu6 essere gene1·almenle distinta; a HOOm, non la distingue più se uon chi ha vista quasi pe1·fella. La tìgur·a a lel'ra, come le strisce del bersaglio di r iparto, non sono visibili comunemente che a 250'" ; con buona vista possono esserlo ancor·a a 400m _ 23. Ma e i miopi? Nulla o qua>; i nulla vedl'anno .. ... Prendiamo ad esempio un miope di g rado medio, r elativo a i compatibili col s et'vizio, a 3D .. ... ~on vede dis tinto che a 33cm.; certamente vede, ma confuso, indistinto a distanza ma ggiol'e, e la confus io ne c r·esce in progr essione quasi geometrica colla distanza. Teoricamente non è dWlcile fa1·si un' idea del .::ome può vedere un miope a dis laoza, calcolando l'allungamento assile
1·28
DELLA ABII.I'l'À ED 1\ABILITÀ AL SEli\'"IZlO
del suo occhio; Lenendo calcolo dell'a ngolo di dioel'yen::;a per lui necessat·io o nde avet•e ,·i~ta distinla: t'affrontando l e :-:•w concli zioni di ottri che colle t•ichies te pella visione u di!>lanza. Un miope a 3 O. ha un allung-amt-mlo assile di quosi un rnillimelt·o, vale a di r·e cltc il fuoco dei raggi pat·alleli, o pt'O· cedenti da notevole distanza foPmasi un millimetro al dill anzi del lo r etina (1). Un m iope !.a bi><ogno di r·Aggi in eidcnti divergenti: A :i l l. l'angolo di divergenza vuoi essere, pet· l a vista tlisliulu = :1; (JI'A ad ·J"' e;:;so ::Jngolo non (• c·lte = 1, a 3n. = 0,2, a l~/" i'>:: O,OiiG, a ~(Jn. è = 0,115. n 100m è = G.OI. L a rniopia di :l O. rr><ponde alla di,.:lanza focale di :13 cm., H d 1m cort>isponde una miopia di una dwtlt·ia, a J ~,'" di t(l ;; di diollt•ia. a 2om di tpn eli diollria, a 100"' di t!lO<l di diollt•ia ..... Facile è quindi il comJWenclet•e di qual YÌ;;la può gotlct•e a tli:-;La n1.a un miope di :J D .! Il Lo n g-moPe. ila cer·ea Ln t'I So l vcr·c la q•1eslionc coll'os~er vazion o dirolla ed è g iun to al le seguentr gl'avissirneconcln!':ÌOlli (Ved i The Optical J1anual, 1885): " Carattere della visiapos.qer/11 t.a da an miope 1[2~ (vale a di el.! J O. ~1:1 ...... neppur e tp della pet· noi compalibile col seni zio militarP). u V ede abbastanza chial'amcnle a 3' di distanza 1 0"',!)1 4~). " A 20' (15w,09u) un uomo può t'SS~'I'C visto ahbasluoza bene, " vistA cioé la macchieltn (stlhouelte) s••nza polet•n e distin• g-uer•e i dettagli. A 50 yaJ·d s (I-:•"',1:20J ùei f!l'uppi di cinque. " l> sei pe1·sone po:::<~o no C~!':B I'C numerali. OggeLLi più lonluni, " come case, ecc. appaio!IO c;onfusi, l'impicciol ili e come ve" duLi nell'oscut•i là, ecr.. O~p-e l ti anclw di g t•an n10le posson o « solo esset•e disliuli r1uundo o fft·ono un deciso conlt>asto col " ~·ondo ed in ispecie se, come nn cavallo. moverrtisi. Se su c cl'nn fondo oscuro, p. c. ~e contornali d'alberi, ecc., nou • !'Ono pii1 distinguibili a 700, s:tOO yat·ds (o30- 7:3Jm). Colla di" mirr uY.ione Jella luce Ct·esc•' la confusione degh og~etli,
(1) Il ~ous Il<' iusegua ch e l'al lu ng:~uu·nlo (miopia} c· l'ar't'orcì:une n to (ipt•rrnotropia) rlell' assn ocularo·, >i J'liU cl>•tl urrc diti ~. •Iella k l >Le r·or relti":.t X 3
c: IO, il che l'alo •tu:mlo il <liro che· ~a rc>bb.o di '/1 0 •li mil limutro per diult ri<t:
,\ o IJ. av rcssimo G X o,a = 1,8; a 3 Il. :::. 0,0.
PElt LO STATO DELLA VISTA ~I!:I OlVF.RSl ESEHCITl, KCC.
,~3 9
,, anche pella dilatazione della pupilla. L a diffìcolt.tl cresce « pel miope nella luce crepuscolar e, quando ancora un em" metrope può distintamente vedere e distinguere . Esse dif« fì collà s'accrescono oltre misura quando l"atmòsfer a non " è chiara, per· nebbia, pioggia, ecc., eùin rupporto col grado ,, della miopia: so ò p . e . a 2 D. h1 vis ta è nulla quasi a di" s tanza, cJ anco i meno d i s lar~t i dive ngono meno distinli, a • contorni confusi e nulli affatto i det.La.gli. 'A 4D . anche i pi ù « grandi op;getli diventano del tutto confusi col fondo, anche « in onla alle spiccanti difte rcnz.e di color e e ben può dll'si • che non r;;ono visti, che il tutto ò rivesL•lo di den;.a nebbia. • Anche con adatte lenli in tali Cil'COslnnze non migliorano • la vi&La, p~rchè le lenti sono appannale, baf>'llate e ne è • alterata la tr·asparenza. La pet·niclOStl innuenza d'un anche ~ moderato grado di m io pia (di tl':l'· = l ,75 D.) iudicu abba" stanza come non si d,wrebbero mai nfndare se1·vizi ùeli<( cali a dei soldati ed uffic iali miopi in L empo di pioggia, d i <C'ne bbia, di notte ed in qua lsiasi cil'COSlanza cile oscul'i la « a tmosfe ra ..... A luce scargo l'cmmekope dilala la pup illa " raccogliendo così magg10r numero ù i t'a)Jgi; m entreclté nl " miope la dilai.Jlzione della pupilla non può che causru·e AU« mento de' circoli di difl u sione e quindi la confusione della • vista • . Si pnò riesciro in qualche m aniera a l'arsi una idea pl'aiiea delle condizio ni delh:1 vista nel mio p•·, rendendo arlificia lme nte miope l'occhio, aumentandone il pote1·e diottrico, colle le nti positi vo. Un emmetrope con una lente N. 1 ùive nlera ·~osi miope a cir·ca una dio tll'ia, co n una lente N. 2 lo divenle1·à a cir ca due dioLLl'ie, ecc. Diciamo cir <:a, giacch•:: pel fallo del la distanza della lente dall'occhio, s postanùo:::i il cenlro otlico, allontanandosi cioè dalla retina, se a umenta l'effetto della lente, sicchè fn realtà induce una miopia marrooiot'e , l)efl'ing randimenlo delle immagini r eliniche !>J ha un aumento relativo del visus. Negli espel'imcnti da noi tentati, l'individHo sof!'gello di es>;i era emmetrope con V quasi normale (supct·iore a 415 = 0,8 ~n
= 1 J t ,2~) .
Or a allo zero dell'oltome tro leggeva benissimo il car a li.C!'C
~·30
DELLA ADlLITÀ ED lNABILIÙ Al. SEf\Vl ZTO
corrispondente ad esso visus; colle lenti positive l o di~tin gueva solo più da vicino, un po' più vicino che al segno 1 n. M., co1Jalcnte di una dioilria; cl 1e a l segno 2 D. M. colla l e nte d i due diottrie, ecC'. Al la scala rn urtde vedeva benissimo il ca t'atter-e dello slcsiòo nume r·o a 5'"; c o lle lenii positive lo distingueva nettamen te a d istanze pr-opor·zionalamente m inot'i, però un po' supednri !'Ile spe llanti ai diversi g radi di miopia pr-ovocata, pRl' la col'rispondenl.e vista distinta, ed anco un po' s uper•iori aJ J ,~ rispetlivamente rispon denti al grado di visus che il Ja vnl indica come normale. Così colla leH te di nnri diottriu vPdeYa ,lislinlamenl.e ad 1m,ao il carattere N. l , coJJa lente di J ue diollrie lo vedeva a (i6 c m., colla le n Le N. 3 a 42 cm ..... . Prova c ile la le nte migliorava relativame~tte (ingrandiva) il visus. Un uomo dola lo di visus normale p uò vedere clìstintarncnte un oggelLo a 666 vo ll(~ le dimen~ioni d i quee; to (in base al rapporto, c lte diremo oculislico, = 1:6()6), tt GS7 vol te (eulcolando esattamente l 'a ng o lo di 5'), a 680 volte (col visus normale indicato dal Javal). Un uomo qu indi di statura ordinaria W,60) dev'essere distinio a '1065-1100- 1376 metri (1). Il soggetto delle nostre esperienze lo d i s lin ~ueva a J800 passi, di circa GO cm ..... Li esperimenti colle lanti m.iopizzanti d im ostra ron o la potente innuenza del le conJi1.ioni in cui aveva luogo la pr·ovtì, sulla por•Lala della vista. Primarne nte si nolo somma l' inJlucnza della intensila lu minosa e ùe lla manier·a di essa, s e cioé l 'inclividno era all'ombra essendo l'oggeLto a vece investito da l oole, od all'opposto; ossivPro enlt'iHnlJi, Lenchè la luce J iffuf'a foss e notevole, erano l'i parati dall'aziOne d iretta del sok Poten tissimo fattore l'isu llo il con tr·aslo più o meno (-!) Ci ;;i orrn, qui l' o)ppol'tnnitil di indicare una man i•'r:t smnplic iss im:~ rli r.;Ll<:o larc il YiSlls normale (;tppl icah if e del resto a qualsia~i grad o di vi;,r s) in base
al rapporto = '!:666: per oLLenerr la dista nza no rma iP rispondente a V -
l,
per nn oqgelto no lv •Ju;•lsiasi, bastcra moltiplicare le climcnsion i (in millimetri) di quc:; to per due e ilh•idere il fll'Oàottn per 3, per avere la distanza (in mot.ri); per otlene1·e la dimensiono normale tlclt'oggctto, notrt l;; distanza (in metri), basterà aumcnt~ro questa d' u11a metà ed il risultHlO inrlicher<i la dimensione
dell'oggetto in millimetri .
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PEli LO STATO D.KLL.\ \"I STA KE1 DI\'EI\S I ESERCITI, ECC . •}:j l
spiccato di illuminazione o di colori, fra l'oggetto ed il fondo su cui distaccavasi: il piu spiccante er a il bia nco sul nero. Anche lo stato ùell'o~ge tlo, s e immobile od in movimento, non però molto rapiuo; e finalmente la g r·undezza relaLioa degli oggelli , essendo pr·imu intraooedt,U, alla relativa J islanztl, i più gr andi cJei p iii piccoli, rnu meglio oisti i piu piccoli alla rispettiva distanza, che i piu grandi. Colla lente N . 1 la vi:;ta si mantenne utile a quasi mezza distanza nelle cit•costan7.e eccezionali pii1 favorevoli; disceso a il~ nelle cit•costanze ordinarie. Colla lente N. 2 oscillò da •14 ad !1s; colla lento N. 3 da ! 17 ad l]o cd anche solo li.W· Beninteso ad esse distanze la vista non era netta, era però utile, con percezione ancora dei maggiori, più spiccanti deLtagli, massime pei piì.r vivaci colori, il bianco, il r osso. Allo distanze indicate erano ancl1e decifrali dei grossi proporzionati caratteri. Qua nto alla vista in massa, alla vista con fu sa, le dislRnze risultarono ben maggiori: la maechietlu (sil l10uelle) d i un uomo spiccante pet• contrasto sul fondo era ancora visibile colla lente N. 1 a circa 1000 passi, colla l.ento ~. 2 a G50, colla lente X 3 a 300, colla lente N. 4 a iSO, colla lente N. :> a 130 passi. Anche al di là vedeva anrora l'oggetto, ma s fumato, a contor ni indistinti, vaporosi; non poteva dire CiJSa fosse a meno non fosse in movime11to, che allora lo indicava immediatamente. Ver so set'n la vista ll iscendeva a rneno della metà della diut·n a, ed ancot·a quando il contrasto col fondo era abbastanza marcato. Di notte le distanze erano cosi t•idotle, che appena .~ra possibile inlt'avvedeee un uomo, colle lenti supet•iori a 2 •Jiottt·ie, a pochi mett·i. Dai sovra accennali esperimenti si polPebbe dedurne che la miopi a Jeggiera (al più a 3 diottrie) non impo.~s ibil ita punto gli esercizi del tiro ot·dinario, fino cioù, con buona luce cd all't'lperto, alle d istanze medie (400-450 mf'Lr-i). Che la miopia s uperiore a 3 diotlt•ie può dirsi quasi incompatibile con essi esercizi, nel mentt·e rende poi rindividuo insurtìciento (c si potrebbe ciò dir e anche pella miopia su pel'iore a 2 sole diottrie) a m olte esigenze della , ,ila militare (servizio di sentinolla, di pattug lia): anco pella impossi bilità di r ilevare i del-
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DELLA ABIIXÙ ED 1~ABIL1Ù AL SERV IZIO
tagli degli o ggetli anc!Je a le11 ui di.s la 117.e, ed in ispecie tulla volla l'atmogfera è eu pa per nebbia, pioggia, ecc., nell'oscuri la della notte poi massimamente. Ne emerge purH che i miopi t uLti potrebbero l r'art·e ur1 g rande beneficio dall'uso delle lenti cor!'eltive; ma che tutti p-li a f'f'eUi da miopia mecl ia ne aHebhe ro assoluto bisugno pcl' olteue r·e una vi:o la utile in r·npporto alle dis tanze ed alla acuita visiva l'isponcl enli alle esigenze del sel'v izin. Che alt t•irnenli o si dovr·ebbe abbas:;;are (HtCOI'a il lim ite deliA inabililà; od asseg nar·e essi individu i a servizi s pccinli, 11011 al'mati, ecc. Gli oculisti hanno sempre pt'opug nalo il pt'imo le nrpernmento, ben inteso non volendosi amme tter·e l'uso facoltati vo delle len ti rrf.! i ranghi, sollo le armi. I med ic i rn ilital'i son1J parl.il!iani del sEJeondo. che r eputano rnigliot·e àello accordare l'uso de~li occhiu li nei COI'fli cwmrrii. Se s i r·ifkLte che abb1:1ssare il limite dell'inabi lità vormbbe dire LoglierEJ all'esercito de~li elernenl:i uli ligsi mi. giacl;irè la miopia è l'imperi'ezione q uasi esclusiva della classe islrulta, colta; il temperamento di assegnare i miopi, a grarlo medio, a servizi speciali appat'e il temperamento più ec1uo e anche perché senza di es;<o la q ues tione ciel grado di miopia eornpa Libile colla prestazione di un buon servizio, diventa neUa pratica di difficilissima soluzione. · Ne sono inco nfu tabi le j)l'l>va le oscilla::ion i, delle r·ela tive pr escrizioni in lutti i paesi, e le dispar·ate opinioni espr esse da~l i uomini più compete nti, dui corpi scientifici s tessi, quali la R . Accademia d i medicina belga, l'Accadem ia di medicina francese , ecc. Da twi, aprcna si accentuo la necessità (li soddisfare p ii'1 lat•gamen le a lle esigenze del nazionale anname nlo, furono fatti ripe tuti, svariati tentativi per r isolverla: il limi le minimo de lla idoneità, che era, non sono poi molti anni, deLe rminahile colle le n li negath·e di 2", fu ma n mano elevalo a .2 1[2 poi a a, qninf~i a 4· e infine a G"- Yale a dire a :W, 16, 1'3, 10,6 :l[3 D.; oggi siamo scesi a () D. Ciò non indica che si sia pr oceduto continuamcnle a!Jhas;::ando illimile della in::thil il.à; elle almeno lo si sia abba;::sa l.o nella progr·cssiv01 misura, che, a tutla prima, appar·irobbe dai numeri sovra r iportati: non l'u in vel'O che,
PER LO STATO DELLA VISTA NEL DIVERSI ESERCITr, ECC . ·~··33
dopo qualche anno che jJ grado del la miopia era sta to fìssato al minimo per l'inabilità di 4" (iO D.), che si è fatta entra re nel computo l'accomodazione, e si prescrisse dovere la miopia essere reale, cioè determinata acl accomodazione paralizzata. Vedesi adunque che il g rado apparentemente e levatissimo, prima di allora r·ichiesto, poteva clifat!o esser e minore e ben minore, di solo cioè 11, 7, 4, 2 ed anche nn a sola .D .. .... Prescrltla l'atropinazione il grado da 4 fu abbassalo a 6 pollici (10 a 6 2[3 .D.) ed oggi lo si è r idotto a t5 .D. È UN LTMTTE ACCETTEVOLF.: f>RATrCA)'fENTE, ma che in Certi COSi, clit'Ò megliO per certi gr adi riterw ti idonei necessitet'ebbe l'adozione dei temper·amenti sopra accennati. Ma per valutare esattamente il valore, l'influenza dit'ei militare di essi temperamenti, necessario sarebbe potersi fare un'jdea dell'entita numerica dei m iopi nelle file dell'esercito. Ciò non è possibile ciir·ettamente, rua non 6 impossibile indirettamente. 11 Cbau ve l nell'ampio e lungo e;;er·cizio di professor e alla scuola della med icina milit.are di Parigi (ove tutti i miopi del dipartimento della Senna e dei limitr·ofì, ad anomalia o dubbia, od un po' accentuala sono invia li in ossel'vazione) ha in pro- .... posito raccolti dei dati pr eziosi; e con es!:"i concordano le note per lunghi anni da noi raccolle neWesel'cizio medico- legale in uno dei nos tri principali spedali militari : Grado deUa miopia
K 1:'· ll)(J mrop1
Stafìloma postico, eli grat1o (l)
Tot.alo
:= )Lep:giera(< 3 D.) N . 51; I = N.16; II = N. fi; I II = N. 1; N . 23 "<1Media,< 6 D.) . "28; ,= » 17;, = , 6;, ==, 1; >> 24 Forte (finoaiO.D) .. , i4; >>= , 5; >> = , G;, = , 1; » 12 Fortissima (> 10 .D.) , 7; • =, 2; » = ., 3; ,, = , 1; , 6 N.100; I = N.ti·O; Il =N.21; Ili = N.4; N.65. (l ) Lo stanloma di !.0 grado ò quello che pre$en tasi in forma <li semiluna; quello di 2° grado lr;t forma anula re incompleta; è di lel'7.o grado quello assolutamente anulare e con marcata procidenza vorso la macchia Jut.ea. Nè per se,
nè poi sno grado non ris ul le,·eb bil costante $in torna della mio pia, presentandosi solo n~i •;, dei miopi; nè pcl grado sarebbe sintomn certo de ll'elevatezza
dell'ametropia rifrattiva, giacché si pl'csenterebbe in tut.ti i gradi delta mio pia, ed in tnlti con graduazioni differenti anche. Però la frequenza ne aumenta co l-
28
t\,:l~
ORLI •.\ ABILITÀ EU r'iABILIT~ .\L SF.RYIZIO
Di 100 Ìn!iCJ'ilti, Adunque, miopi (jUf\!"i i 4(:; ri!'IU(let'OhbCr'tl, giu<>la i! re~olnmenlo, idonei: poc11 più d i tp; pffrit·t'bht>ro 111111 miopia supel'ioro alla tollerata nel m ili tat·e sAr·vizio. Si puo innllr·e calcolnr·o chfl deg-li 80 iùo11oi r 2t3 orTr·ano unn miopia leuuiera (in t'eriOI'I' A 3 D.), tla cit•cu uOll miopia nu>rlirt (int'PI'ioro H lì n .). Ora lt> stati..,Lichc -.ul rE>I'!ulamPnLo { 11.t>la;.:ioni TonRF.) J'f'l'mellono di Cl\lcolut'e a crr~u ~~>0 flll'anno, gli in!'lrrillr riror·maLi pet· miopiu, r:osiccbé può, iudntli vamflnte, mnrneLLel'"'' rhu 111111ualruenLP vcugeno art•uolati c iJ'l.:A 1000 miopi di g rado rnrerior c a li n., rlei quali CÌ I'Cl\ U:lO pr··~enlono Ufltl miopiu leggiern e :150 m Niia. T enuto poi ca !rolo .lel r•n ppor•tn rlel conLin~€'nle rli t· N\le~oria, annmtlmPnte incor•poralo (ci r ca :!15 degli inscrilh uhili) può ben llir..:i che non reslllno, in condt~oni ordinarie, nelle Cile dell'esercilt~, dre ""'''A tOO miopi, der quali 267 Lnct:hi da leg-giera mhpia. 133 da miop1a media. Sat·obbo per 1:3:1 indiviLlui dr.ll 'a nnuo r;ontinp:entu di 1' ral cgoria, pO I' 3!"1!"1 indi vidui riPl la leva Irti In, impns!'lil•ilo lo nclollare •1ualclw npJIIII'luna m i~ura, !!ill"'lA, utile agli llhli\'idui, nl servizio, all'csoJ•c•ilo Lnllo? Si dira che Appunto per· unu si l•·nt~~' pt·oporziont>o d'uomini non ,·aie, è alli' i •(llfiSi inutilC\ Hllar marsi, prco<:CIIJ)OI'I'i: !'li dil'IÌ eire possono lwn lascia•·~i l:'CIIZn g l't\\'i lllCOn,·enit>nli nelle fìle nei ··e~gim e nti. ... F or'!'le !"Ì. .Ma l'f\SI"ll'ri lO in pieno tlSSello e sul piede completo di guOI'I't"l numeJ't'r't>llhe pi1'1 di 5000 miopi, dei •tuali pit't tli ROO loc>clti eiA miopiu 1r1edia, vale a di s·o quasi inMmpaUbile rollo esi!-!0117.«' rlt>l '-'eJ·vizio.... X on ronc;~elerando il miope come liralot·e cht> t> l'ope•·u alla •1ualc c' ben •neno di •tue! eh~ A LullR primu !>i crederr•bhe impolf'nle), ma per SOJ' v i;.:i ~~ dcJicnLi e (l importa11li d i S ÌCilJ'ez za, r(i ~1111lino\ln, di esplo•·azione; c•d Rnchc per molte ull1·" e;;ige11zc\ F-~1 dir·ebbo or.linal'le, .tclln vrla militare. N on sar·ehbP. t(nindi piil u lilu, almono più prmlento, ul pos lullo !JÌÙ equo il rwovvedeJ•e a tali incon Ycnienli, rlict~!'li pure l'num!·Olalo g radu dell'ametropia (da una mc•1:1 IWila dehoh•, n.•Cc•ndn al ' / 1 nPIIn media, a 1 / 1 u~lln forw, n 1 / , nella forll~·mna); quello di :t• w;~do si ha solo nel 2 [>. 100 nC\IIll mio[lill d~ bolc, noi ~ p. 100 nella media, nnl 7 p !Oo) ncl ln rorl~, noi U fl . 100 nella fortls~lma.
PER LO STATO DELLA VISTA NEl DIVI!IlSI ESERf:ITI, ECC.
43;)
.a tali "'0"'pel111l<' difficoltà, lant.o più che stlrebbe si piccola t• facile cosa? Il solo mezzo possibile p<'r ciò è di assegnar•,. i miopi a grAdo superiore n 2 D. ai cor·pi non armati: però il rrMlrt' ordinamento non vi si pre!5ta fMse, gincché non reste1'Cihbe che Assegnarli alle compagnie di sa nilà od ai distretti. Tn\•ece, facile e meglio rispondente sorebhe stabilire per essi J'uqo ftlCOilativo degli occhiali. P er Lnrilnlolleranzn si usano g11ì .... E le difficoltà mor'nli della f(liCSLione furono cosi già. senza il menomo i neon veniente, pralicamenl<' superate. L'uso delle lenti non dovrebbe essere concesso rlro ai miopi.... Gli ipermetropi nelle condiztani .Jr età mer•Pnli ol militare servrzio non hanno bisogno di lenti, a meno di complica7.ioni che basterebbero a motivare l' inubililà. Le lenti non dovrebbero e~sere conces<:e che ai minpi di ~··ado eli a, ovvero supe:-rorP a :1 ùiollt'ie. La misura di esso Jenli non dovrebbe esser·e lAsciata ulle incon8cie esigenzt~ dell'individuo .... gi11cchè bisognu preoccupar&i assohrlamente di non favol'ire la proqr f'ssività. Or·a questa sarebbe il s1cu ro fr·ullo ù'r1n uso empirico delle lenti. ... È in vero fuvorito da una corr ezione esageraltr; per chè una lente assolul.omenl.e COI'I'eltiva, portuLa nssa, induce la nece"<>ilà el i abiluali sforzi AC<:omodntivi; pello sposlùmenlo poi n/l'indietro del centro ott:co dell'o(·chio, r'iesce lull'allro che favorevole o l visu;:. in i!.'pecie tenuto calcolo del dù·arfamenlo nel miope deg-li elementi senzicnti, donde In necessità di immagini r·elalivamcntr> ingr·anùile. Per ciò le lenti do,·rebllero essere mobili; usarlc normlllmenfe solo nella vision e a distanza; sempre minor·i di 2 di.ollrie alweno in ri scontro Rl gt'aùo ri chielìlo pella osA Lln cot'r ezione. Ammesso poi l'uso a ulot•izzulo P facollati vv, cl elle lenti il solo mezzo pratico per sommrnistrat'lt>, ~>a rebbe lo oclottato in Germania, farl e cioè, a richiesta e r.tielro pagamento, distribuire dagli ospedal i mìlitari s~tllo precise indicazioni del rrnedico del corpo (1). LI 4 aprile 1886.
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it ) Non dovrebboro ncccssi~re che lenti di 1, t '/•, ~. ~ '/• • 3 diottrie.
i-::JG
DELLA ADII.f'l'A ED l :'iAfliLL'Ò
AL SERVIZIO
N OT A
:->ota accnnnta al :\. t!l, 1>ag. 419. E non uasta ancora riprovare ....... U11 inrl ividuo intellì f:C il tH, eli istnllto rlll'uopo, può ><~P•'r IJOnissimo cio dlc rleve risponclorc per ~(l l):Jrirc inabilo, l'ti innanzi alla scala murale e co:;li ottotipi. nell:t lclLtu•.t, e cogli ollomctri. :\on ri ha altra risorsa cho' render!{li rli!flcile la prova, ripetendo gli r.:;,uni e con scale dìver~o. Bisognerà 1111lndi ridurm i dati raccoll.i a fJUPilì dt•lla scala lillica normHIL'· Pl'r ciò rare il più sempllco tUC1.ZO é basarsi sn l rapporto tra o. t: IJ. Le scale tutte pu.;sono t•s.~cre ultliZ?.atc, ricordando eh~: La scaln ( tSG~) del Girauli-Tt:ulon ò ~tabili ta ~ul rapporto ui 1:3250 (ca lcolancio il piede di Parigi 3J5"""'):
=
Jmf•'
Il ~. 1 ha O. = W ' pPr D.= 3~5mm: l1 N. CC ha O. == ::l cm .. per O.
= 5r.m {!).
La $Cala ìntcrnazionalo riP-I [) urcltarclt (di punti o dischi) ostabili ta sul i'll(Jpor to di 1:1600, o quindi: ' tmm Il N. tGdà O. = W' IJ<~r D. = t G rm;
=
Il N. t GOO eia O. t cm. , por IJ. ~ 16"'. Gli ottoti(li :tntichi (dod iccsimnlì) •Ictio Snellcn o'rano stabi lì lì sul rap porto 1:68i ..... l numeri denominativi iodira1ano la dhtanw normale in piedi p~r l'angolo prtciso di 5': Il N. i ~r11 tli liowo dì P;trìgi 0;209 {0'""' ,47lti0~). pnr la distauza di i ' (()"' ,3~481 );
Il N. X.X era di lince 4,189 19"'m ,~50.18~). fiOr h !(istanza dì ~o· (6"' ,4968); Il iX. CC era lince 41,886 (9~mm,~948HGJ, per la distan1.~ di \!00' (6~ 01 ,!!68). La scah metrica dolio slcs5o Snoll~n. la metrica (con sottocli visio ni in fmzio ui ordinarin) del Wcckor, quella metrica (con s uddiv isioni In frazion i dccimali) del Monoyor, sono s tabilite sul mpporto 1:6GG, sìcche: Il num~ro •Ji tuttl', pella distan7.;L di sm, dà O. = ;mm,5. La sC<Lia Pcrrìn ti s tahilìt.a sul rapporto 1:650: i numeri dcn omìnatiYi inlliCt\110 la di~tan~a normale in piedi pari gini, e la grandezza dt•l c:trattr.ri ù la mcw. in millimetri, di essi numeri dcnominati\'Ì: Il x. l ù om"',5 pl'll:t tlistam~'\ di t '; 11 N. IOO ,. 50"'"' pella distanza dì too·. (il Il Giraud-Tculon i•l N\ tm'altr~ srala, nel ISSO, nella quale l'angolo norm aiG ò pure di l ', ed Il ra(ll•orto l : 3333: ma non per la lettera intera, si solo pci tratti pieni che la custituisconn, o per gli spazi che separano una lollora dall'altra. Il nrincipio su cui sì tlaSrl ,J qu indi IJon ll il•erso ua l comu nemente adottato. Pero siccome ciascuna lettera è all;~ tre tratt i pieni, cosi pe1· l'altezza il rapporto diocendc a l : H l !.
I'Ell W STATO DELLA VISTA NEL DIVERSL ESERCITI, ECC. ~37
'Tutto esse scale a 5"' pel ,·isus normale esigono un oggetto di millimetri: Giraud-Teulon t ,:;JS; Durchardt. 3,t25; t• Snollen. 7,278; 2• Sncllen. Wcckor
7,500;
Monoycr Sous. Penin .
. 7,692.
l diversi ralo ri risnitanti daJi'uso 11i esse scale possono raJTrontarsi co n ouclli -dalla scala ti[lica (che é ller noi quella stabilil.n peli' angolo di S' e col rapport.o por O. o O. di t:666), ricorrendo alle scgneoti semplicissime formolo. Sia n 1i rapporto (cioè la dist.a•lz.'\ calcolando O. ~ t ) normale, cio6 p~r la se<tla che vuolsl ritenere normale; Sia n• il rapporto c. s. per la scala adoperata; Sia O. la grandezza dell'oggetto normale pel1;1 scala adoperata; Si:l O. la di~tanza normal e pella scala adoperata; Sia o· l'o!(gOllo visto e o· lrl distanza Il cui è visto; lnrli chlsi co n u la gran.dezz:t tlrll'oggctto por l'angolo eli S'; Con G' quolle dell'ogge tto rlistinto alla stessa distan z;t: a\lrO!llO (!): O --
0 ' X H. o•siverù O 1\' ' ;;) -
n• ·. n· t
D'X H
D= - 1-r-; ossi vero O = O' X fl; V=
O'~ R' e quella ste.>s.n distanz:t V =
g, ,O:!sivcro ;, (formola dello
Snollen): D'
e per lo stesso oggetto V= -D (formola del Dolidors). Ma tutte esso scale sono note, usato comunemente, massime quelle di Sncllcn, Wockor, Monoycr.. ... Por raggiungere; quindi lo scopo medico-legato mili tare, llnrit. bon meglio il poter far \ISO d'unn scalil rll Lipo insolito, diverso dalle note ·cci usato lutto, e che puro dia rlimttamonto gli stessi valori della scala. por noi normale, stabilita cioò per l'angolo eli o' o sul rarmort.o di 4:666. In tale in t.cnto abbiamo ideat,1 unn scala lll tlrova che risponlle al mpJlOrlo •indkr~t.o ed ;11la disk1uza normale, per l'uso mur:tlr:, di sm, e che ben p no dirsi mi/iran, perché Jlrecisamente si adatta al da lì stabiliti nel nostro regolamento pc! reclutamento. (l) R, ritenuta oormaln la scala 2" Sncllcn, Wt•ckcr, Monaycr, ecc., sarà =666; ritenuta normale la sc.tla t• Sncllcn s:m'bb~=887;'sc si amrnette~e l'umento, pcl vlsos normale, di •;., prOilOsto dal Javal, allora sa rebbe = 860. Por6 il -Javal non solo propose esso aumento cJell'unit;\ del ,·isus, ma anelle cercò dimostrare che il rarìporto dell'acuiti non (JOV!l lMsar;i sull e semplici dimcn~ioni llncnri dog li otto tipi, ma sul quadrat o.
.
'
,i.;J8
DELLA ABILITÀ ED INABILITÀ AL SERVI ZIO, ECC.
Essa orrre i seguenti caratteri:
~Umt\rO
denominativo
l
Visus normale (pel caratteri')
= 1,000
2,6ìì
'/t.u = 0,376 'la
= 0,333
4 ,3~
'l•·u = 0,:100 •;. = 0,250 •;.,,. = 0,230
~~
'/u
12,33
·; ..... = 0,081
3,3:1 4
= 0,083
Espre~siono
dol regolamento normale
C:ualler<' (in millimetri) 7,5
rna g{!i<ìre di t;.3
20,0 (i)
'la
22,5 (~)
minore di •;.
25,0 (3) 30,0 (4)
'h
. •;,.
minoro eli 'h
•;
minore di
3:2,5 (!i) 90,0 (G) 92,5 (7)
.Y. JJ. - In un precedente scritto allo cspres.~ioni del regol~menlo • risu~ ?IWfi{JiiJ•·r, ossi vero minore di. ... • ave,~mo dato il ,·al ore di Y
= '/o,•• = o.o~.
tJuindi. l'· es., V> 'h era inòic;ato 1/ ., 10 = 0,400, V< '/ 3 era= 1/a,u =0;:!857 ... Non a caso Jlrro or:t aiJhi;,mo ~dollalo un l'alore un po' inrerioro '/1 , 88 c slaIJIIìl o co~i . quale carattere tninim o )JCI' l' i <l11uc!il<~ iu O(Jni ca.w per l'occhio t.Jeslr(), il c:aratte.rc X ~, òG (V = 0,37~): ò perché e>sso risponde [lf•rfol.t:ullelliO ati un aiLro crilerio rich iesi<~ riai J'(:go l:unt•nlo per la const;LI::tzione di e~sn llloncitil, nel ca~o di miopia.. ., Peli' esperim ento che l'a ie a de terminarla, c p~l· mette s ~:r;z'ALTnO ni(:hiararla, e infa tti f)rr>~r. rill o il c::~ratl<'re di l'"'" n 25 cm., quindi: 250: GUG: l : ,1·: .r: = " '/su= 2,66. iJUindi Y = •;.,,, ::::: 0,3i5 ( l) Pn· l'uccl1io dtsf1·o.- Vale a slaiJilir~ l'idoneità, tutta volla\' nell'occhio sinistro non sia minore di '/ 12• (t) Prr l'oaltio desll·o. - \'aie a ~taiJilirc l'inaiJilitil,lullaiOIIa V nell'occhio slnisl ro c inferiore ad •;.. (3) T'n· l'ocr/cio desit·o. - V<~ le a sl:llti lim l'in:~hilil;~, qualunqu~ ;iu la COlidizione !lcll'occhio sin istro. (4) P1:r l 'occhio sini.lft·o.- Vnle ;l s tah lli rc l' idoneità, tuu avo ll.a V nell'occhio ùcsLro non sia inferiore ad •;•. (5) l'er t'occhio sinistro. - Va lo a s laltillro l'inabi li lit, lullavolta V nell'occh io destro non sia superiore a!l •;•. (6) Per t'occhio sinisit·o. - Val<' n s ta bi liro l' idoneità, tuttavolla v nell'occhio d<'Slro sia superiora ad '1•· (7) l'er l'otch-io sinistro. - Valo a slabilirr l'idoncila qualunque sia lo stato dell'occhio destro.
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L·osPEHALE DA CUIPO IN ~USSAUA E LE
VICENDE SANiTARIE DEL CORPO DI SPEDIZIONE DAL FEBBRAIO AL SETTEMBRE 1885
Lavoro rtel cav. P•u•filo Pnnorn letto nelle conferenze scicntiticJJe delrostledale militare di Homa nelml!~i •li febbraio e marzo 1886.
ì.
Dirimpetto al golfo ùi Arkiko, a 15".37 di latitudine nord, eri a 39•,27 di lon gitudi ne est, sulla ~p iaggia africana del Mar Rosso, giaci! un gruppo d'isoletlP madt·eporicbc a fior d'acqua, alcune delle quali son riunite ft·a lot·o per tnez~o di dighe. La principal e, quella su lla quale v'è u n facile appeodo, r.d un cons iderevole n ucleo di popo l n~ i ouo 6 Massaua, r-o municanle per una breve diga con Tau loucl, che comunica a sua volla con la terra ferma per mezzo d'un'altra diga, sulla quale poggia un acquedotto che le conduce r 11cqua da Moncullo, villaggio dislanto s~i chilometri verso ponente. A poca distanza da Moncullo v' é il piccolo villagg-io di Olumlo fornito ò'un'aiLt·a sorgente dtd laq uule un Jmovoncqucdotlo intrapl'eso dalla nostra spedizione vet•so Iet·ar, c specialmente dir e llo a lla punta di Abtl-ei-Kaùer, conduce al nostro campo la miglior acqua ùi quei dintorni. La piccola punta di AbJ-ei-KaJer, o quella di Ras-~ udui', continuazione di Massaua, for mano l'imboccalura del IJOrto . . Fra Massaua e la s piélggia di Arkilw ~:~ sud, giace l'isoleLla vet·de e disabitata ùi Sceik-Said. Du l ci·ur· seguendo il lito-
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L'OSPEDALE OA C.-UIP.O IN ,\JASSAUA
rale si g iunge ad Arkiko, e costegg iando il pl'omontorio di Gnddam si va ad ArRfali n el golfo di Zula. Massaua, Tanloud, IerM, Abd- ei-Kader, Otumlo, Moncullo, Arkiko ed Arafa li, sono le sedi de' uoslri distt\Cca.menli di truppa, aventi tutte fncil·~ cornu11iCdZione con Massau1-1, :::in per mezzo di dighe, s ifl per mare. Dal cor po dell'isole llu di Mèl~saua St pt•otende una lingua di te t·ra che alla base ha le ultime capanne e qualche casa dellfl citta, poi dei rottami d'un a11tico cimilei'O , all'apice un forte. Il rafe rnecliono di qne~la lingua di lena A solcalo da una slradiceiuola, eosteg~ia ta a bt'evi intervalli tia cisterne di pl'Opl·ieLa pubblica e pr·ivaLa, le qua li t·aecolgono l'<~cqua piovana per aleuue bocche lalet•ali, poste alla base dell'imboccatura, mentre una leggera inclinazione tlel suolo verso •Juell e c is Lerne vi deLer•rn i11 a l'afflusso. S ul lido not·d di ques ta lingua di LetTE1 aleune capaune formallo l'ospedale egiziano, nel li•10 s ud è posta la Missio11e Lazzal'ista, fr'a questa e la linea clei pozzi, esistevano due vecchie capanne abitate da' detenuti egiziani. Da queste due capanne ebbe origine l'ospedale italiano subito dopo l'anivo della terza spedizione. ln una si colloco il materiale del-· l'ospedale da campo ; nell'a l tr·a furono rìcoverati i primi infermi. L'elevazione della punta Ras-Mudut' r·elalivamente alla citta, l'esposizione ad una maggior ventilazione essendo scoverla da nor·d, est e sud. J'accc:ssibililù da tu tti i luoghi occupati dalla truppa, la sicurezzfl pt·oveniente dal forte, e dalia necessità pel' un nemico qualunque di passare per g li altri presi d i i ed altra versar la città prima d i giunger·vi, la vicinanza dell'abitalo, la possibilità J i servir·si di una di 'luelle cisterne, consigliarono l'impianto dell'ospedale in qnP.IIa località.
lJ. Sul pimscafo Goitar'rlo della Società gener·ale di navigazione italiana , approdò, il ;, febbraio a .Massaua, la. 2• spedizione delle Lr·uppe in Mar Rosso, la pt•ima essendo s tata diretta ad Assab. Dal Cl al 14 l'eJJbraio i pochi infermi dei bal-
& LE VI CR~ O E SA."~ ITAR.I E DEL COli l'O DI SPJJlD IZI ONE , ECC .
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ta~l i oue bt>rsaglier i fu1·ono cut·ali a bot·do dalla Garibaldi,
dal 15 ul :28 il piccolo spedale fu ricollocalo a bordo del 'Gottardo, dal 2S febb raio a 11'8 ma•·zo si completò lo sbarco del m ater iale che il Gottarclo aveva ••ecalo dall'Italia con la spedizione, e g l'inferm i fueono iu quel te rnpo curati sotto tenda al cam po di lera•·· Quando fì na lmente s i po lò d isport·e d i tullo il materiale, furono occupate quelle d ue bat'Rcc he egiziane a Ras Mudut'. Il i mat·zo era sbarcata la Le t·za spedizione forte di rl ue ba ttaglioni, era dunque uecessario 1netteL·si all' oper·a pel' co-slruit•e uu adatto ricovero a i maiali che non polevano mancare con un tal nucleo di tr uppa . SullA linea di una ùi quelle bArAcche ~ia esistenti no fu tosto innab.ala una nuova dal genio m ilita re. Dei lravicelli o me:::::i mu r ali pi<:lnlali solidamente nel s uolo a distanza di m ett•i 1.:.!0, co11 piccole per·tichc p!'ovviste s ul luogo ed inn esta te~ lt•asvet·salmente a i tra vicelli, fA0CVHI10 l'impak alur a delle par .• Li . Il td to fu falLo di tavole di>~pos tG ad embrice, poi cove t·te di stuoie, indi eli un' er.Ua cot·la e nem adoperata da· gl'in<J iJ:tcni per cove t•lut·a dei loro abilu l'i. Questo tetto sporgeva pet· 60 cenUmelt'i clallP. pAreti, l'ormai'Jùo così un discreto ripat·o da i ra~gi del sole; al disollo di questa tettoia la parete della ba racca si lasciava scoverla per 60 centimetri onde l'aria potesse giuo car libot·amente in alto; poi cominciava la riveslilut•a fatta di stuoie d i Palma dwna, for ti, discretamente r esis te nLi alla pioggia, permeabili a lla ven tilazione, e qu el che è più, com bustibili so lo per lenta carbonizzazione, ed incapaci di accende r si con tìamrna . Con simili m at eriali la poss ib ilità d' un incendio era ll.JiontanaLa. Le s tuoie er a no in eh iod ate ed assicura le per via di cordicelle della s tessa sosta nza alle per tichellc tra svet•sali superiori, r estando libere n el lembo infet·iot'e. P oste lrus versalmenle in tre ordini dall'allo al basso, con una sovl'apposizione di qualche centim etro, l"ipat•a,·ano ùalla pioggia e dal sole quando era no abbassale, lasciavano quasi al completo - scoverlo la baracca qua nd'e r·ano sollevate, ed allor a s i poteva no lega t·e le più. alle alla pel·Lic ltella s upe r ior e daliA quale pendevano, e v er so la quale s i t·i p ie~a vM o , menlre le infe-
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L'OSI'EDAtE DA CA~IPO l~ )JASSAUA
J'iori ~ i spiegava no a mo' ùi le)toia, SOJTe lle Ja bas toni dr o si poggiavano a te rrrl:l. La bat·acca così conformala aveva una lunghezza di melJ•i 25, una larg hezza di metr·i :1 e l'anezza di mcki 4 <lal colm e l'eccio in giù . Due ampil! pa1·Li a'Ju e esleemi sollevabili ancll'e!lse a tetto ia, due po1·le latereli ad apel'lura vef'licale sui cal'tlinr, a:::sicunwano rna ggiOJ'merrle la Yc nliiRzioJw, e pe rmcllevano l'atcesso. Con tal e J i::;pos izione 11on e r·a piu a pa1·la!'e di ambie-11 \i chi rrs i, non s i doveva più fa r calcolt s ul lu cubalul'a, eu nccot·.lando ad ogni incl iYiduo rn elt·i J ,20 di spazio, si polevanu collocat·e in uno. baracca 40 letti, avendo un sut'liciènte irrlervallo fra lello e !ello, eù trn como.lo corl'idoio tuediano lungo tutta la blll'Occa. H o pa r·lalo di lei li perché è il ,·ocabolo che vien sotto lu penna quando !'\i tratta d'o:<pcdali, 111a i mie i colle~lri sauoo che tu r os pedale ol11 campo L~ fornilo di ~00 paglier·icci. ....... . vuoti. Come ric mpiel'li su quelle ar·ide s ponde do ve rton cr·esc~ un filo d'twba ? A fu eia d'insistenza il do ll. Cm·ot..:nuto aveYa ~tr·appato ad un fornitori-! al~uni rascelli di stipult> dur·e, cbe s eccate al sole fot·muvano uno 8tnune qualunq11e, tanto du inli.! J'Cellaee qua lche cosa lh1 i l suo lo ed il cor-po deg li infe rmi; ma H a vano lo F\pe t'IH' di oll<•ner 11e in tanta quantilil da bostaJ'e a lulli i maiali eire l'ospedale da cam po do veva I"ÌCOVel'at•e. A bot·do uol Wa.shintJl'Oit c he ci aveva colà tt•asporlali vi erano ancorA i paglieric('i tli crine vegetale sui q t1a li avevano dormilo i soldati d uran te la teaver s!lla; se ne prolevaron(} 200, s i fecel'o lavaJ'e, ~i r itl lta ro no alln meglio, il te JTeno fu cove t·lo di s tuo ro, etl i primi mala ti ve rrnero aù t:~giali in quel m odo nel JH'Ìmo mese ùi n1ur·zo. Mo non si può a lungo tenet·e turo speda le ~eu za letti; le nocive emanflziorri dd s uolo, l'irrad iazione del calor e, le infìllraz ioni del leneno n un tal'darro ad inves tit·e g l'infermi; lo s f(>l'zo al quale ;;ono costt· etti gl'i nfe t·mie l'i per accuclirli , le incomode posizioni a cui deve il m edico as~oggeltaJ'si nello esploJ•aziorri, nelle os;;cr,•uzio ui e nelle m edicnlur e . costt·ingevo rr o a r.et'care un nr e:~:zo qualunr1ue che -tenesse il lnogo
E t.E VICENDE SANlTAU IE DEL CORPO Dl Sl'ED I ZIO NE, ECC.
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di Jetlo. Il nostr o ind11s lt'e genio militar·~, con legn o e tela da vela costruì (ielle brt~nde pirgbevoli, Jeggiere, facilmente trasportabili, e discretamente comode pet' ~li mx1malati. P iù ta t·di la pirocot·veLta Garibaldi ci cedé ·~O bt·ancle in feno· con materasse e guanciali, che set•vil'ono per i più gt·avi. Allestita la prima bt~racca, non v'era che a continual'e il m~desimo lavo l'O a rnisul'a de' b isogni elle crescevano, e dei mezzi elle giungevano dall'Italia, o cl1e si potevano pt•ovvedeee sul luogo . In aprile e maggio furono costt·utte altre due bat·acchH simi.li, l'u fatla una ba1·acca per ufti cialL ammalati divisa in 7 scompartimenti capaci di due letti ciascuuo, un' alt:ra ne fu el'~ tla pee gli ul'fici>lli medici, c quaoùo s'ebbe o.ssicul'ato il ricovero a 120 infel'mi, la vecchia bar·acca de' detenuti fu addella a doPmiLorio degl'inferm ieri. Col progl'essivo aurnenlo de'ricovel'ati il magazzino Cl'a diven uto insul'lìciente, e s'innalzò una tenda Roma falLa su l modello df\lle ten J e Tollet, nel la quale ~i collocarono molle casse dell'ospeda le da c:ampo, le m·rni eJ i zain i de' ricoverati. Di alt1·a tenda simile ::;i utilizzò la sola a r matura in legno, covrendola di stuoie, co~i nel giugno si ebbe una quar·la bat•acr.a pet· malati. Nel Luglio questi crebbero ancol'a, e se ne coslr•ui ur.a quinta s ul modello delle prime. SoLto la tenda Roma il termometr-o segnava di giol'no da 41• a 43', e non era possibile t'esistervi più di un quaelo d'ora p er la !:}carsezza delle aperture, e pel debole schet·mo che la Lelfl off'r'Jva ai raggi del soie. Cominciò alloea a verificarsi qualche confusione nel ritiro delle aemi e dell'arredamento dei soldati che usci vallo dall'os pedale, e fu necessar.io "gombraee inte1'amente la prima vecchia baracca 2giziana degli oggetti di f'aemacia e delle a ltre casse che conteneva, pet' fame addiriltnea un magazzino d'armi e d'arredamento ùe' ricoverati. A tal uopo s i proliLtò dell'armatura d'una terza tenda Roma, che coperta di stuoie eome J'altt·a, con ampia tettoia all'interno, fu ere tta sul fronte dell'ospedale, c divi"a opportunamente in più scompartimenti, conteneva al ce11tro la faJ·macia, adiacenti a questa il laboratorio e lu gh iacciaia, agli esteemi gli alloggi per due farmacisti. ·
t'OSPEDALE DE CAYI'O Jè'\ li \SSAL\
A fiAn co J ella fMmaci R, nell'nngolo l't•a ùue nuov,, barnc<'he, una cis terna di propriPtà pt•ivala H'nnc rre"a in Rflìllo. <' l'i empita d'acqua dis lillnla meùtnnle un RCt(lleùollo in le~uo ch e la t'8!!~iu ngc va pnt·lendo dal mat•e, in punto dove polc!'SOt'O ave re fArile appt·odo l<' ba t·coccc clte v enivano cariche dal rli!'!ltllulOI'e. C'lsì le fall{Jitl:' primilive n~>lle rpiBii !'lÌ consot·\·avu l'aC•JUa u·ospol'lata tln T oulolltl ne!-!li olt•i, t·in•a--ero 111 U50 pet· la- , \'Al11t'A degli utons'li o pc1· In nc llPZUI tndivitluale do' soldalt ft\ rfo,•'cr~wo c:htl~ !'Oltl' rra lt>, in i'ie<:onJn rango tlopo le pt·imt! hllraccltP-, A lìnnr•o nlln cucina. (JrHHHl n lo Rpodale l'u compiuto, lt• lnn~hc e Il' c·ucinc t•ima«et•o ol ccnlt·o. pt.>t•cltc' ful'Ol iO indusP nel t' eLLangolo cleiiP h~t rt:H',t:he p•w m aluli , a di · slall7.A pt·es~oclu.i cp-tmle tla lulle, ma tn mnùn citi" il fumo o k scinldl c non ne pnlc::soro rtwg-rungc> re akuna. nr,mmenu irt C8!'1l di fm•le v ento. A tìnnco dd lu rn is!'tnne. propi'IO sul ltlare dal Ialo sud , f11 cos truila una bnnciiiun, all'e!~lrem ila inlc l'na della rruaiP erano le htlt·ine. Le irnmontltzic cntlevano in mur·e, e la rl•&l'f>A le spozzavn. 8 ::ualmenlf> Stll mare dal IHlo l! t levanl11 csislent una piccola bar acca oppr>r l unnmenLt• discosta dalle alll'f>, c pet•J'e l· lllmenlc i"olala. Fu w~rJui~lalo p<.'l t·icovcl'O di malaltie couLugiosP, e s i ebbe co~\ l'undt•ci ma baeaccn d i cui c-onstnva a fin d 'eslalo l'ospeòulc di .Mu ~l"a uu , !-'P ni'. a contar-c le cucinc>, le lulrine, c la scudei'JO po.,ln diell·o il utogaz?.ino deJI,.. a1·mi. SPguendo le nm·ml' c!Pgl' i;ti>lni~li, i qunli consigltano d'n· t•ielt l8l'CR nortl le cosll'llzioni nei climi caltl i. i due !alt lun;.rlti dd rettang-olo fot•malo da r1uPsle hnrac('he el'IU10 ft•a n o1'Ù e sud . ma cosi vir·ini all'equnLot·e. lo debole inclinazione dei t ·ag~i sniAl'Ì sullA tert'll pro.Juceva un'omhrtt eguale b111l0 n not•d rhe a sud, c:l a t~Je twienlu:t.ionc non t'i tuu tt0\'1\ dii' il bf>nPflcin delle C'OI'r• •nli d'o ria. l 11 qu rlla locAitla domina vuno n el l' cslH lo i venti 1l i nn l'd, not·d-rl'l où est , così le no!>lre b&l'ttcclw cra ni) !.!iot•ualrnenlc pr<J:;e ùi fronte o d'mfilnta .Jal v e11 Lo, r·iuft•e :;cR t~ o Rp<:~zzale do ogni in ter na in fezione. Quella ~ pecia d'et·bu, e lo !:'luoie che lo copri vano, fo r se
E J.l~ VICE;>; DE SAì'iiU.JHE DRL CORPO DI SPEDlZIO"XE, ECC.
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a ct~glo ne della leggera. inclinazione del tello, e·della violenza con cui vengono le piop;gie ne' paesi lroplicali, mal difendevano dall'"'cqua i nostr-i ammalati, etl alla fine di settembre fm•on tutte covtwle con Lela da vela. Né qui finiscono le costruzioni impr·ovvisale pelt·icovero d'infermi, giacchè a m isur a delle possibilità e del bisqgno cres\:enLe, furono l'alto baracche più piccole per infermet·ia a l camp(' Ili J erar·, a T a uloud, a Moneul lo, e nel m ese di giugno si riconobbe la neces~ilà di ,...,golarnenlare la pros tituzione ne' paesi da noi occupati, onde tutelare la salute della truppa. A tal uopo fu ereUa in pl'OSsimilà ùel pt·osLt•ibolo at·aho in Tauloud una baracca capace di 20 lelLi, eon uno scompa!'timeuto riset·vato por le visite sanitarie. Questo sifìlicorruobaracca f11 provvisto d i anga.rel.J, fu f'o rnito di ogge lLi di medicatura, d'una sedia e di strumenti ùa e~plorazione, tl'uoa piccola farmacia, e d'ogni co~a necessal'ia pet' potei' convenientemente esplorat•t>, e scrupolosamente vi~ita re queUe donne, e cu t·arle nel coso che si ri nvenisser·o inf~LLe. Il pros lribolo arabo-abissinia silunlo su lla spiaggia .del mare a T auloud, é un circolo di T ukul isolali ed abilati ciascuno da una donna. Un cor po Ji gua t'dia di Baschi-Buzug impediva alle donne il vaga bondaggio, e coudiuvato all'occorrenza dai reali carabi nirri re pt·ime va i disordini che avessero potuto insoJ·get·e. In un giorno della settimana che non er·a mai fissalo in pr ecedenza. l'.uf'uciale medico di se1·vizio al forlfl T auloud ordinava al capo della g uardia di riunire con un ruolo nominativo alla m ano tutte quelle donne allo porlu del sil ilicomio, le faceva cnll'are successivamente nello scompartimento des tinato a lla vi:sila, e se qualcuna se ne Lr·ovavu infetta, le s i assegnava un angareu della barncca, c non U!:civa più fìncbé non era g ua rila. La più autorevole di quelle donne per età rispondeva del buon ordine al capo dei Baf'clli-Bm.llg. L a stessa visila si pl"alicavn ai villaggi di :\ioncullo e di Otum lo, e la mancanza a s ~olul c. d'og ni rapporto fra la lruppa. e la popolazione l'end eva s ufficienlc La le misura. Grazie alla solet·zia de' cloltol'i Leonl\rdi, R osso c Carini i qua li s i alter-
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I,'OS I' EDAI.E DA CA~I PO IN .\fASSA I!A
narono in rruel servizio, nel mP~e di a~osto non !"i ebbe alcun all'ospedale. Devo al.la g-enti lezza ciel lenente Lovall ca i ncaricalo dei ri· lievi Lopogratìci il seg-uente schizzo dcll'o~perlale di Mas,.aua (l) e molta ri conoscenza al capilA11o Arlor·io ecl all1.1nente d'Ercole del g<.>.nio mil ilar·e, i cruuli spiegarono lutla la loro amorevole premu r a nPl soddisfar·e A' mille bisog-ni dell'o~pecla!P nel più breve tempo possibile . avuto rig-uardo alla sru rsezzt~ di materiali e d'uoulini, specialmenl1' nei pr•imi mesi dello no!'tr·a occufHiziouc militar e.
~vener·eo ricover?to
III.
Lo nostra pr ima spedizione in \{ar Hosso ha Lolmcn le !lPstato l'attenzione dPgl' ltaliani , che f•·a opuscoli, articoli di gwl'llali, illustrazioni c descrizioni d'ogni genere, or·mai non ''é persona colla cl te non possa far·si un'iclea ubbaslanza esA lla su MRssa11o od i suoi d'inlorni. Dirnodoch è io posso dispensarmi dalle lun~hl'rie di una dc"criziouc etnografica e Lopog••afìca ma non potrei fare a meno di dir· qualche co!'\A . sugl i abitanti di quell o isole, e *" ulle molnltie elle li all l iggono, volendo narr·ar le vicende sanitarie della nostr·a lr·uppa. P erò la br•eve dimora, la mancanza dei mezzi n~'>cessar•i pet• un serio studio nnlt'Opologico, e l 'impossibi lr là di raccogliet·e notizie in un paese dove la stali~lica è sco nos~ i nLu, restringono a minimi ter·mini lo cer·chin delle cog:nizioni che polr·ò espor·r•t>. Da un ce nsimento ordi nato nel mese di g i u~no ual comandante superiore delle Lr•uppc risul ta che in Massaua, fra Sudanesi, Abissini, Sornali, Dankali, Baniani e Greci vi sono 7fJ00 abitnnli cir ca. La longevità di quella popolazione nou si può calcolar·c; s'incontr an o, è vero, individui d'ambo i !'essi con tulle lo nppar·enze della vecchiaio, ma a quale età corrisponda la vecrhiaia fra quella gente nessuno lo potrebbe assel'it·c, pet•chè nc!'<suno ha rro tizia df' ll a pr opria età, Hd i l'egislr'i di nascita eo<istono in embrione, ed r'> inutile il consultar·li. R eg:istri di morle? Il dott. Incigliardi, medico stipendiato dal gover no egizian o pel seevizio del paese, r edige una schodu (Il \'cdi le tavole annesse.
E LE VICE~E SANITARlF. DEL CORPO DI SPEOIZIO~E. ECC.
4-4-i
ptw ogni individuo che muore sotto le sue cure, ed in quella scheda s'inseriva il nome del defunto, ìl genere di malattia, la causa della mOJ•Le. MA l'età manca, perchè ordinariamente i pa1'enti del defunto non la conoscono, ed i morti sono distJ•ibuiti in quattro categorie, maschi, femmine, ragazzi e r·ap~.
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P oco dopo il nostro at·rivo in quello J't>gione non sou mancate sollecitazioni dA po.rte deg-li abitanti perchè i medici italiani imprendessci'O l~\ cu1·a de' loro infermi, cd il nosl.ro COJ'PO sanitar io garegg:ù in smorevoli premure verso quelln povoragenle. L'affluellza dei maiali, specia lmente di chirurgiu. giunse al punto, che non essendovi in pae~e a lcuua farmacia pubblica, si dovè chiedere al Mini::lei'O l'oui.<)J'izzazionc di potet·e dif'ptmsare graluittunenle i medicinali agl'infermi da noi curAti. Questo beneficio concesso dal noslt'O govet'no agl'indigeni ed alla piccola colonia italiana, ollr e al conservarci amici od almeno non os lili g li abitanti, riesciva ad uno sc.opo mollo importante pet· noi, quello di poter studiare le malattie del paese, e dedurne delle norme igieniche P curative a p1·o de' nosli'i soldali. Cosi abbiamo potuto veder e come p1·csso quei popoli fo$ser o frequenti le m!ilaltie intestinali, le coliche, i cala1·r·i ùissen lerici, e come venisset·o utilmente CU I'flle con l'ipecacuona. Come le febb ri tifoidee nou fosse ro rat•e. e come l'uso ciel mangiare soverchio per tenersi forli, e l'alli'C di covrirsi di molli panni di lana per non raffreddat•si, fossero praliche che "POL· Lava a noi di bandire. Come l'inoculazione vaccinic11 fof'~e sconosciuta, e l'innesto si praticasse ancora alla maniera descritta da Lady WoJ•lhley-Montaguc, inoculando con un ago il pus del vaiuolo ben igno. Ed anche nel coeso delh't febbt•o vaiuolosa ([negl'infel·mi si l'ichiudevano meglio che potevano nei loro tukul, accendevano il fuoco. c si mettevano addosso quante coverLe di lana possedevano. E l'esile della malattia era P~''' lo più letale, giun~endo l'iperpiressia a 4t• Pd anche a 42'. Ed ora che l'occupazione di Massaua 1\ un fatto r.ompiulo sarebbe opportuno spedire a l direttore di l'(uel serviz!o sa-
L' OS PEU.AI.E DA CAJfPO l~ liASSAUA
niltw io delle penne 9 tubi di pus vacc.in o animal e od umani;.zalo. ed in vitar e la popolo:'.ione indigena a far·!-'i vacr;nar·e. Sat'Pbbe un benelil-to bene a•!<!ello al po.. ,..e, ed una sit~urezzn moggiof'e per· le nostre lt·uppe co ntt•o l '~; pide nn n vaiuolostL A bbiam vi~to che l a Lisi Pr·a piullo:;lo frequPulc, ed affatto tr al"cur ata; cl•e molti ahrc:;l'ini , spl'rialmenle qt:••ll i chi' fi'Pqueulavano la missioni' er·ouo alfelli da f'COJ·bulu cnn :ronfìorc> delle gcngivt• ed irulur•imento le~nuso d ... i mus<'oli, dn scr ofola, da Lu ber·col osi . A bbia m o vL:dnto r eumatismi ostinoli, id 1·arli ed Ar'll'oraf'i, molle piA!!lu~ untichc c:;pccialment•• alle ~•Hnbc. rl'or~ine trau1uali~:n per lo più, poi'Latt" allo !"cuvor•t() senza medJcaltu•o di 1-'<H'lc•. con nr•li intlut•i tl, Cllll fondo lardaceo, vPnir·si utilmeute molhfìcando sotto una ctH·a adegualo. o f!'Uat•ire complPtnmenle in pocn tempo. Ci ~i è off.-t·lo. l'oppot·tunitll di o~S~>I'' Ol'P di vct·:;c for me cutanee di sifilide m'·eter·atn c uon curatn, si è !>JH'SSCI sentito par·l m·e di tenia che lh' gli Abissini ò u• olto ft·equento, e due voll<' uubiamo assistito all'estrazione dcllnjilaria medinensis. cseA'uita dal dott. I nci~liurdi prenrli>ndo con lo pinzette un eslt•emo di quell'animaletto clw fuorusciva da una pnslola apt>r•lai'i sponlan<'atnentc, n'<:volgentloll) ud un ruscello. c coul inunndo aLI aggo111ilolarJ o con dolee lrnzione pP t ·(~ Ji ,'• non "i rotn[II'"Se . fìurhò 11011 si di;...impC!!IlA"A lutto tlal rellularP sottocut.aneo nel •tuole si annidaq1. M11 11 11n t·•• l a~ i o n c del lnglin ln sul lo mula tlie degl' iudi gcni in ~fll~'!Oaua l"'t' la for ni rli il dnll. Ciampini, i l quale mercè In ccmo..,cenza •i•·lla lingua I.II'Aba, e•·a in continuo rapporto pr ofe!:;ol'ron ale cou la popolazione, c quinrli nl caso di •·acco~lierP tutte le nar •·azioni, tutte IC' storie cliniche cadnlf' Mllo In sun OR!'<t' t' vaztOtrc, tult.o le apJllicazioni di qu n' poch i r im ed i cotb conosciuti, comp il mi'SC'ittac pct• pulit·•· i denti. cht' ronfricalo sullaltn~unavt·ebbe vit•lù purgalivc. il hennechc preso in it1 1'usionc so r ehbP un sudori fet·o capRr<' di 711a r'ire il r•eum ali"mo, r imt>dio ri csci lo cornpl elamente inft•ulluoso in un ca!'o eli ar•tJ•il e cu•·olo nel noslt'O ospc•dale, ed una pianta f;l'fll'"a che soppel'lll e mP"COlala aù uc• rua, si usa per• spalmurne il corpo de' febbricitanti onde r tnf!'escarl! , ma che poco
1> LE VIC ENOI·: SA~lTARIF. Ul~ l, CORPO Ul Sl'EDIZI OI';~: , ECC. 4 .i ,!)
dopo la sua o.ppllcaziotl-8 l'iesce n format·o una vor·nic~ ver·dP e sudicia sulla pe ll e, atlA solo ad im peJit·e la Lr·ospir·adone. Io tlir'ò delle condizioni di vita n elle I'JUali erano poste le truppe dell a nos tr·o spedizion e, per• poter rl:ll'e una cer·ta ragione del le malallie cb e s i ver·iJlcar·o11n, c: per c llia l'it•c i pr·ovvedimenti i gienici r..lte si ado LLU['Onn. Il rwslro Pucciuolli nella s ua s lol'ia deliA medicina ci ll 8['['a eh<~ • P iltagor•a innalzò
« l'ig ie ne inviduaiP alla dignilò ci \·ile. Ro:;Lava quest' ultimo (( prob le ma a ris o lvere: $0 all.r·e ttant.o potesse rm·sr tlcll'i gione ,, pubblica. Il genio <l'Ip poct·uLe seppe $Ciogliedo con i~tn • pi)J'e di lulta la po~Lerilit JH>I suo ~r·an lrbru de aere, locis el ~ aq,~i.c; .. seguiumo ,tunrJlll' l'insegmltnCnlo del ~l'(lll padr e dellu med ic ina, ed an al i:Gxiamo ques le lro princ ipa li condizioni d i vita in MoS8àlrO..
lY.
L'isola d i Massaua e lo spiaggie eir'<;Of' lanli so rro formale di rnccie matlre,~oricbe, c or Allifel'e, condriliari, aggl'è~o.li insomma della so!:lanza solida c he t•i,·o;;te e rot•ma l'ossatura di lutli q uei polipi, zoonti, ct·ostacei cl: e popolarw i lid i de l M a r Rosso, e che lasciati allo scopel'l.c•, per len ta CBrhoui zzar.ione della soslflnza che contenevano. ;;i sono consolidali in ammassi maùreporici. Mtt lu carbonizzazione, 1 C' l' la continua sovrapposir.ione eli nuovi sln\li, t, slalu mollo impor·Fe ll~r , o quando k i s cava il s ur)IO, e s i m e ttono allo s cove rlo de' blocchi pe1· uso ed il izio, s i av,·er lc w1 Lanro di pesce marcio, un feto re insoppo rtabile. ~ ei g rand i calo t•i estivi quella co m pagine d i OL'gnnismi in conli,nua puteefo.zi()ne ùù allo. Le t·ra un oJor •3 spec iA I·~ che l' ico rda il corno b r·ucialo, o il sem e di lino at't"o v e r rl<~lo, >'f'nsibile ovunq ue s i metta il piede lungi dalle abitazioni. La spiaggia sottomarin a è popolalu OIIC!r'cssa oli org-anismi fa cihnenle puLr cscih ili, è poco profond a , e le maroc vi sono cosi pt·onunciaLn da da1·e n volta un d is livello d Pi le acque per•sino di un rnel ro c mezw, talchi: 111 quelle or e sono chilometri iuleri di l'o ndo mot•ino c ile si sconouo, e miria(li incalcolabili d'animalucoli abbontlonati alla morte, ed alla lenta
29
..
1-30
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L 0SI'EO.\I. E DA CAliPO I K MASSAUA
p11lrcl"uzio~r~e. È beusi
vero cb.e rcccc!'>Si,·u sal!'<ec.lino• uo>l l\fnr etl a vollC' impediRe-e In cm·ruzionc dellu l'nslllnW u ni mali colpile du morte; mn i• vero put·P che lu maHcanzu di n!!ni ,.t-~t>lM.tnne alla "PUtgf!ill non aiuw, c·ol 1·Pit't'e assorbimento òctr azoto e del cArbonio, la tlt>compn«izione delle snsl.anzo qunclCJ'IIat'ÌP, quiudi il suoln rim Atle {Wr cnm• serba toio di Jlltlt'Pdirw. Qu,• -;:.oo abitanti a:.r!!IOlneruli sotto 11• barnccltc, cou un cor'rPclo d t '{'Jadrupedi, di pollatne eonsidet·ovolc, coli lo l-luvlo infinito d t cani d11• alrnc:o mut"ulmant> lraf.!gono 'iLI-t lib•·m e rur~tlu~ìu . oc.;cupano ;.:-r·anùe l'::olousiono di suol11 non ~t>l ciato, r-;fn l't ti Ln di pav trn i.Jrt ti nelle· nhitazio ni . n ort solcalo dn cloache', 11011 fm'ulo da fop-ne . P nt'O'"" co111'& illctTCIIO madt•eplll·ìco, 1wiclu di 8!<S11rhimenlo, riceve l.rli f'SCI'C'meuti della popolnzionr e Ilei bP·.;liamc. sostiem• In corruzione di mille lopr, uull1, polli che muOJOIIO t! restano lllSE>polti Jl(:W lo v i ~, accng-lie la Jllllt•efazione delle ossa e delle interiora do lw.~Lic> mac••llnlu in mcr ca l•l, ed il ntal'e a volle· JII!.!Oia quc'-li lr·rluuù ùi puli',..Ji'rw. a \'oll•· li rit.rPlla alla ~J·iaggia. c·d a ·CJ'o";co• il fcloJ'•· olrl pulri,ln :-ounlo. _ L' IIJIÌ ('.C) 8C'[IIedolLO es i~tP il lC Ìll l\lll>'"UUU I[UfllltlO a:i ungemmo, e1·n iu tctTu Cl>tla. eJ nltr·Avc•l'"ava a pot·u pt•ofondilà \111 lt>ITeno co:'<ì ft,Llo. L-aequo venl,·u racnlltlllll un g ra n cislcl'llOne, dal f!Ualt• "Ì a tliug-cvo (IC'I' mezzo di olt'i. '1'1'8!i=pnt·lalu 111 qut>' I'Ccipi••uli "UI clnt·::.o de' ...;ornieri •J snlla sr.lriena di 'lUCIle pow1·c sutlnnr,.i, et·a poi 'Cl'· ala no•lle longh e sulterra lo o li o t• di Ltll' r·n, c con sei' \'Ala per n so !lPJlo lnr ppa. Il suolo tl'or·igiuc di que,.racrju<l, il S<islcma ,li t'ondulLUI'O, di trasprwto e di collscr,·nzrc,ne lasciano nulovinat·e la :;;ua compo«i;r,ione. All'n'-'pCllo 11011 l'Ctllpt··· limpillu e l inc•1lore. oll'odot·alo et'a spe;,;..:r1 ripu;.rnante, c sn J'imunc\'8 qunldte ;.rru r·no nr· t•ecipien Lì, f<i :>oprdava ù l l'm·ule r. d'a! Lt' t illl'llE:OI'i. J.'in·lit•a;r,iom• più Ul'~eul.e era rli filll'nrla, per bolli l'la occot're va ur18 ryuanl1là ùi comhul'libilc,Jr cui 11011 polc\'luno cli ... pot•t•e. l piccoli tlllri òi carbo11" {Jlnstico por·tnli dall'llaliA, in npr·ile erano ~iii ollurali, r• t•t•si inser·vibili, IJJ,..ognu vu c•·t·cnre un m ezzo di fillt·azioHo semplice , pt·aLico, 1:1 che des!lc aequo. abbondante per 2500 uominj. Ros~n t•illWlla,
E I,E VICENDE SA~/TA RI F. DEL COl\ l'O DI SI'IWIZJONE, ECC .
t\.ij l
Bo.sla np1·ire un libro d'igiene, non ,·è cosa più facile rht> "J' impi'O\'ViSOI'è un filtro pC!' la li•uppa, due COver le ùi lA nO, due bolLi l'una dentro l'allt·a contene n li stra ti di g!Jinia, subiJiu o car·borw,una m ezza bolle t'oralu o l'l pieno di strati flllran li ..... No i non uvevan•o botti oò ruaslell i, ma ave vamo trovato Jelle g t•osse anfore pi t·iform i, con In bo5c in al lo, con l'apice che si potevo forare. Riempite di sostanze fillr·anti, m esse sopra u•• Lt•ip•Hio di legno onde c;olloc:u J'vi ol clisollo un r ecipie nte da r acc;ogliel' l'arqua fìllr·aLa , e ra quello clte meglio poLc!>se corrispondet•e a' noslt·i biso!!:ni. Sabl.lio. o ghiaia non no mancnvnno, rna erano salate; la''ale ripclulamcnlo e p 1•ivole tlel "<\lP, furono ,Ji;:posle in ordille di densità tlecrescenlo dal !Jus::o in nlto, ìn un pi··colu o t•cio di pr·ovo, con uno ~ Lralo tli eal'l mne in tondo, e cnn gt·ossi ciolloli alla su perlicic, pet•l'hè non l'uce><sero gallegcriu l'\) il carbone, e lu sniJbia non inlorlmlaosse l'arrrua. Il tllt•·o t•ir~c\ n m e•·o. vi glia, l'acqua nui vn t't1pida mente, e•l et'tl li 111 pitlis~ JJlla, senza n~s~un ca LLivo oc.lo •··~. ~f a l'inùumani cominciarùno le c.lisilluswni. La !'abbia L' In ghiaifl minuta ci1P e ra!l ù avanzale uello rotnposi;don;;del nttt·o, lasciate all'at·ia libera, e pt'ivulo tli salt', ~·eran o pulr·el'allc. L'o lore nauseabondo che e<=alavt~no ci nYvet'tit·ono che 1\\"evumu rullo un rillt·o di sostanze puli'L!SCtbtll. Ci mettemmo in git•o, il. dott. Ciumpini etl io. alla r tcCJ'Ca di un luogo entro terra, ovPin ~hiuia e lu sabb1a esposta per lungo LeH1po al sole, c non bf\gnnlu dall'ncqua ùi mat·e, IH'I' le nta combu<>liono avessc t·o pcr•,lnlo ogni soslan:w ut·ga ni ra. Trovato in abbondanza questo tl ue mt.leric> lìltranli I'tpelt•n•n w le pro vo che ti uscirono benissimtJ, il ni Lt·n non c rn più ,og-getto u pulr·efuzione, e tlava tlll lttt•o •l'w·qua pcl' minul<J. :\la o11or·a le g•·o::se a~:rorc non !,i l•·o,·arono più in Pll""''• quelle poche elle un n cgozianlo ""e'·u pochi giorni i1mnnzi erano state vendute, e ci tr·ovammo ncll'nnpo::;sibililit di f!Jl'IIII'C non pur i solùali. ma neanche !!1' infer mi ù' nc•rua clw non fosse tltsgus tosu . Quella di OlLIInlo e t·u lu nte no calli \'ll, lutti la loda l'ano pe1·lo sua fr•esch\'zzn e buon "'0 rore. Cotnpl'atnmo dodici otri, e con i cammelli lo lll nn.Ja,·a tno ad allingerc ngni mattino a lla f:IO I'gente. Dopo poclti g itll'tli i topi ci ro ro t"o no
1.' OS I'EOALE DA C.\ \IPO 1:\ liASS.U\\ ~li ot1·i. ••d ollor·n ci ser·,·immu ùi CJill'llro bar·ili eh•~ U\'f'\·ano
contenuto il mrol'sa l!l, mn quella I"JUonli ta non er a su (lit:I Cill~
per urr o!'pedniP. .\ l t• ~iug-no :,i putl· linnlmt•nlt• cntrni'C in pos"<'"':>O di f(UPila ci::: tePIHl vici nn olle noslr·e I>R I'ncche, cominciouuno A.! u:-:at· J'aCfJU8 c·lre ronlPncva, poi i dislillator·i ci fonri,OllCJ n<·r(lltl dre ,·enÌ\'a tr·asporlulu nelle bollr vPnulc tlnll'llalia sull'trnrco CArr·o che po<>~wde"a l'nr•liglic•t·ia .....\li i111è, quel c ar r o andò irr l'l'Unturni, c per 'lllUic~hP gior·no III!II ICÙ anche quella r·isursn. In ultimo fu compiuto l'uc• ruedolto iu legnn, u ru assi•:rmrlo l'nt''(IIH tlislillnta agl'i nfc r·mi dal gi uf!IIO i n poi. Per• In ll'upptr 11e t'u fatta una g1·nu l'tlccollll in un ci~let'non<' sca,·aLo Ili campo .1! Jern1·.
Il o \'Oiuto rrlt•I'ÌI'P 'JilPSla (lCIIO"U !-loriA deii'OCtlliU pPI' 1101 mollo irnharHzznnle 111 •1uell'epoc•o, onolo> s 'abbiano minori 'l•et·anze nrllc r ugul•' c·!te !{!'igien rsli HalJdi .. eono sulla filli'Ozion~ dall' acq ~ w in cnmpa1.rnn. Le l'l'gole snn g ius te., mn i mozzi :-:p(esso mancano. Qua 11lo si pw'1 Lr·ovur e nn buon lello di ;.lhiuiil. e sabbiu ua fllt1 O, si f•I!Ò essc•t' !'ÌI'IIl'i che se l'lCIJIW c,-J,lo•, e passata ppr· I"J UcllcUo, ecl ~bell'o liiLI·oLtJ. Quando in v••ce l'ocqu<i ollrawt·sa un ler·r eno Ol'gillLlso c·l11' la inlor·bida od un l<'rrcno rnatl r•epor·ico rlru la corrompe, o ben Jil'licile Lr·o,ar nello \i cinanze banclli d i ghiaia e di sa bbio. uti li per fnr fi ltri, o Lu ll'a l piu se ne può fot• venir e da lonlnno. ma atlor·a qrJC•;..Lc so~lom:e possono e!'ser·e utrli in uno silunt. one pr·t:lcaria ciro dm·r poclri ;.!iOI' ni . Quando in\'ece si pu rle prr luog-lri o vc non si t; certi eli rn·e 1' buo11' ucqun, hisogna giUII!!et·\'1 prov\i~ti di uu maLPI'ialc bell'e l'allo, bisogna aver bolli, c:acclri di ghioiu e di !-ubbia, Cfn·bo ll{l, C'arri P ca rre ll<•, insomma bisogna Q\'f'l'cl un ~islemu di lillr·nzione ('r eslob rliltl. Non s areiJb" cprinJi inoppor tuno che le per~o nn l•·cniclw d estin a lo a pre pnt'ùl'e. In m ohlli Luzi o ne dPil'eso; r·ci lu, d ut'UIIle lo paCL' fuce:-,.r1·o uno studio anche su la!e ar gomento d1 non lic:vc important.ll, la jìllrrt;ione rltlle aC•fWJ in calltpaanct, e raccog-li ..sser o ne~· dcposr l i tle' flll l'i p1·ulici, sper imentali, c.;Ot'· r edali d'una islt·uzione sul modo lli u:::nl'li, od alrn•,no lcnesSPI'O in pronto il rna~e ri n l e lraf'por tnbilc, c..d uLilizzo brlo oll'occo t·l·cnza in uw do s emplice e s iCUI'O.
E !.E VI CEND E S.\ NlT.\ II IE DELCOII I'O DI SPEOIZfOXE, ECC.
&.:j:l
Y.
Nel g ior·no :Il maggi•J, r1uanùo polemmo a,·ere dt~ll' Italia J'OtCOri'Ollte pe r le 8 118 Ji!-li dell'acrptu 0 tfr'f V IliO, il pCl'SOlllll~> medico dell'ospeùAlc comi nciò n IPnPt'O lt~ sue riunio:1i pomP.r idiane nella vec·chia bat'ilcca che ser\'rvn di IM!!azzino e eli farm aci~:~ , il sig. Fon norisl a Ruc;~o ro11 qudla diligemo rd esallezza clJe lo dislingu·· ir npr·~se le sue operazio11 i cl timiclr c sulle acque de' luoghi occupati ùalln lt•uppa, c noi assic;Levamo tulli o scopo di s t ud io. E:~cono i r·isullati. L'acqua di Moncullo C'l te alla soJ•ttentP iln una lempet·aturn <li 3;)•, presa al s•~rbalo o di Toulnud donde !lÌ all111g.-. pe' Ilisogni della popolazione e della guuruigione. el'a ùi una linltJ l eg:ger"nhlltte opolina, inodora, ùi ~apot·e tlolcia;;LJ'o •rua~i salata, inallcrab.tlo alle cer·Le reallivc, ur•t'O""anle l'alcoolil." di campeggio pet· In pc·cscnza de l cal'll onnLIJ di ralce. C•J l ln n· ni n0 da,•a una le~~e r·a opAlcsccnzn uovul<t flliR roemazionc Mi lanna lt calcari, con l'rJ rolrlo rJ' o~~i lo ,), lnwio clava un ahhondan te precipilnlo NurH'o per i soll'olr P carbonali, pr·,wrprlalo ch'! \'eniva in pa t·Le disciolto dall'udùo clot'iùrico con lefu;er·a eiTer,·escent.a de' carbonuli, menlt·e i solrali rimun ovano i nsol uti. Con l'osl?alalo ammonico s i ave " a nn pr·oc·ipita to bia nco e!:lpr·imPnte la presunu r doi ~a l i di M lcc, i quali veni vano separati mediante fìlll'azione. Sul liquit.lo filtralo si l'ocevo a;:tire il solfato Mdico-ammonico, e se ne ollcne,·a un preciprta lo gr·anuloso doYuto a' sali di magnesio. Col nill•ato d'argento si avevu mollo pt·Pcipilalo ùianco solubilt• in par•te nell'acido nitrico, con g l'an I'CSld uo <l i clorut'i indis<·iollt. !l solfato ferroso pt·oùu ceva una leggct'A linla azzuna dell'ocqua per la presenza dcll'ario, col reallh·o di "Nessler· non si nv<:-vA indizio di sostonzc a m mo n iacali. La quanlilà di soluzio ue lil•)ltlla di p··l"mangaunl•) t.li potos;;a scolort~la ùa ;)() cen lilrtri tl'a~rpta a..:r lnlat.a cou nn ct>nlimctro cubo d'ac1l10 solfor·ico, ~ l' iscaJ,It~la a 70' ~l'a eguale
a 1 ~ cm. c.
!:OSPEDALE D.\ C.\)!PO 1:\ MASS.\UA
ltl roti111 etr ia. l. SAggio = 1110. Que!'ll grfltli idroliulClt·icl inchru no la quonlitù compll•~oosiYU tli sAli conlcnulfl in un lilro d'ar.'{Uil. O!!nuno di essi Rquivalc ntl U l l cenlig>l"t\1111110 in peso. :!. Su~c-io = '•:t Qucslt ;.!I"OÙI in licnno i sali eli mn~'lll'~in c l'nritln ctn·bon ico r]p' bi<'D.t·bonnli rlll' !\i ldJceR . Ln d il1'e eeuza fnt i f!Tadi del l' ~ug!!io <' quelli tiPI ;!• r oppr csenleno lulli i Aall di cul cc. 3 !),u!gio = li~ I~"PI'Ì111Cnle i 1"0'3-l"nli l' cloruri dì culcto, più 1 !<Ali di mu~ncsio. Questi !!l'adi vanno diminuili tli 3 cl1e spellAno ull" aci•l•• <'U!'bonieo del carbonfllt) eli cnlc,. solubile ella ll'rnpcraltll'LI or·d inaria. l. sa.;JriO = 1!>. Rappre<::•>nlano i compol->li di 111f1Jr11P~iu. E.;;t•gucnd•) !"nlh• cilt'e c.li qnec::ti SAI!J!i le relulin• operazioni aei tmeticll!', n P t·isult.o. va la composiz.iunc tlell' ùt'•l ua <'011H' upp r essn:
.\ ciclo cni"IJullirn . J! l'lldi :J = l :l ClllC . Cur·bon;ilo dtcnlce. . cenlll!r . :l2 r•·l' h l ro l(; )) Solfato c r l,orut'O di ralco. S•1li di mAgnesia e cloruri eli sodio Hl " Il T oLolc.
100
L n quantità "' !'O!';lunz!l 1W~nnicu equi vole\·a o e<•nligt·. 18 pel' lil 1·o. L'nt'<fU!I di ~ oncul10 et•a dun (Ile un'acqua calda, <·nrica di sali d1 l'alce e lll&gnesia, o di dorUI'Ì al quaJ1•uplo tlèllc o t·uinal'ic ncque potabili, eicchib:;ima ùi sostanze ot·ganit-he non ammontaculi, acqna er.cessivatuonlo sA.i1alnsLt'a, più vi cina ulle ac•fuC lel'mo-mulot·ali che ulle potabili. AC'Jl'a eli ()tumlo.
A llu snr·genll' ha In tcmpel'ntuea di 2H•. i· hmpidu. incoltwa, inotlot•a, insipida, 1nallf>t'Uùile alle eu t'le t·ea~liYC. l->oUoposla ai !"Og~i quuhtnltYi tlu gli stc~'" cat·alleri della pt·.. reolt!nle, scolmu 20 cm. r . di per rnflngnunlo di po lassa pPt' lilco.
t
'E LE VICENDE SANlTAIUK OI~L CORPO DI SPEDlZlOì'ilt, ECC.
45:j.
I saggi idPolimeLrici Pilevano la seguente cotuposizione: g radi 3 = 15 eme. Acido carbonico . . . . . centigr. fG pel' litro Carbonalo di calce . . . )) (i Solfato e c loruro di calce. Sali di m agnesio e cloruro di sodi o 48 " l)
))
Totale . . ì3 La quanti LA. di sosta nze ot·ganiciH' B eli cenligr. IO -per lilro, è acqua alqunnto f'resca, t'icca di clor•uri quasi come ({Uella di Moncullo, ma co nlien <~ m eno dell a meta di sul i di calce e
magnesia, e quasi la meta di sostau7.e OL'J:Wniche. Quantunque non abbia il litolo normale delle acque potabili, c pret'eri bile a ll'altra , e so ne trasso profitto per· una conduttura m f ét'L'O alla puntA tli AbJ -ei-Kader .
.t1cqua di .tlrchico. Fu analizzala iu settembre, dopo la presa ùi possesso del forte. Allol'a la t~ mpera lut·a eslel'na Ot'O di 31>0 c quella dell 'acqua alla sor r.ten le di ::ao. Av~va huonc qualila 5siche, er<' priva di sostanze ammnniacali, scolorava rmc. 3,10 di soluzione eli pet•man~anato di polassa, quindi conltnevn 0.028 pet· 1000 di sosla11zo Ol'gan icl te. La sua com posizione chimica era r appresentatR da: gr adi 3 - 15 eme. Acido carbonico . cenligr. 13 per litro Carbonato di calce 7 )) Solfato di cal ce Solfato ùi magnesia e c.;loJ·urod i $0\lio , 1·2 • Total e . . 6Q Et·a quesl~:~ la miglio t·e tlelle tre acq ue analiu.ale, la più l'assomiglian te alle acque potabili comuni. Alla fio e di aprile ci giunser o tre HlUCCitine Carre; con le quali si poleva rinfre,cae l'acqua pel' le bibite ~iornaliercup-l i ammalali dell'ospedale, dell'inferm eria di l ct'<ll' e di Mouculto. Ai pri mi di g iug no a nivò il ghi accio tlallu Svezin) ~~ b e von i\'a distt•ibuito all'ospedale n ellA quanlilù di 200 chilogt·. nl !"iorno, ed all(\1'8 la macchi na Carrè, fu mundala ~ll'lllferm ct·ia eli A rchi~;o. Col traspo1·lo del gh inccio e con lu dis tillazione dell'acrf118 di rnal'e fu alla fine risol to il com plicalo problema di dissetare soldati ed inl'e erni su quelle arJenti ;;:nbbie del 11IUI' Rosso.
4·56
J.'USJ>JWALE DA CAMPO t\' ~fASS Al:.~
VL Sulla climatologia .Ji :\1ossatul si «OliO ;.:cJ•illo molle CO>'~' !"lra11e etl e:::a~~t·atL' . 13ruce dicf\ c·he colit si viv~l per lro> " quattr·o m esi del l'anno in nna lompel'a l u t·a cito va r·ia da 1 ~· a 4G0 ( P cnnazzi), Fert·PL tl Galbnio'r ril't!ris<·o>no d'a vt't' lro\'Alu. dal 2 nll'k novemht·'~ alle !) uulitn. P.ol ull'ombl·a, una tem pc r ttLuea di ;3[•, O. lllf'ZWgiO I'riO di :!8•, ed nlle :1 [JOI Il di ao•, l.'ol uggiuu:.:ouo cl m in lu!!lio il let·momelt·o asc.ende a ":> 2•, co~H conl'èt'mAta dn ì\IAnstiPid <' da PUI·kin:::. R eclu>: t•ipol'tU ola Ki'1p pe l, f ei'J'el. Gnllinie r· e Stend ne t' !ti lempel'nlnea di i\ l as~aun nd se~nenli t eru1ini: .\ledia HlllliHIIC. :H,I· :VltH iin del m as:;:iaHo l'rcddo in genmlÌo . ~:,,5 \lc;rlio del HHbsimo caldo iu giu!!'no. :~(),!) . .Anche sccondù quesl' ultnm.t VP.t':<itHlP la più uwdel'ala, Massaua avt·cbbe un a lemper-a lll l'a m ollo s u pPl'IOt·e a Lulle le colonie fraucc>'i, cii'' Dulroulau t·iporta dalla media eli dieci anni, e chA ::ar cbbet•o le se;tuenli ( 1):
________.
... OII :ilf' ) [fof)i:t li.II )las,ima
GuAia11a Antille. Coriucina. 1\l uyolte Riunione. T a 'ili S enegu l
llliiiÌillll
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21
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2:·1,()
t 8,G
26,G
22,(i
:li 31
~ledi:~
Col lolllpO posscderetno noi puPe una comp!Pla meleOI'ù logia di Massaun, gr·azie alle cur e del lenente Lavallea rhe n e lla :! ' d··cRde di maggio i11corninc io le ~; ue osscr·vazi oni in un guiJiudlo da lui impiantalo per incarico del Ministel'o della ~ttet'J'a, fot·nito eli lullo il bisognevole. Io lo t'Acco lgo, per que l Lempo di m i1·1 d imo ra cola n e l seg uente I( Uadro, riunendo iu una media ogni decade.
•
-.Barometro corretto
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TPrmo~:mll
Termometro esterno
~l ,.,
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9 :tnt. !3 pom.j9 pom-I !lant. l-LI..!...!!:_
Giugno.
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\ -L• duc(td e .
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\ 1• dec.<~de .
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L'OSl'EDA LE DA CA.\11'0 l'N ~U SS AUA
It dott. No euzzini c i descri V<' ron penna maestra il clima ùi A ~sab, cAldo sì ma asciullo, rinfrescato nella notle dai m o ns oni de l no ed, tflic:lu'> diffic iltncnte s i potr ebbe ivi, senza in r.o nvenie nti , tlormit•c all'a t•lwto. Mahwgu rAlamenLc il clima di Massaua non ofl're tali t'isorsi?. Llle t·mom el t·o in !'slato :::eg-na a lle fJ Rnlitn. dll32•a3G0 , allo 3 p0m. ùu 3:3• a 1.0•, cd al le \l pomAt•idiune du :ll" 1'13~•0, ondé la mus-;i ma escut·sione lt> t•m nmetrict1 nppure da i 7 aglt 8 !!Ta•li al più. Oltre n ctò, le rninintc Lentpel'illure f';Cgn al~> da l lu rmo m n L1·o rifle liiJilO qu r.llu meu.'orn RVEm li il sorget·,• d e l solP., e q uoll'ora della sct·a inoll.t·ata ne lla quak s i levn un po' d i \'f'nlo tli nor 1l-ovesl che pt·e::;lo larr, lnscia ndo lA Lc tnpr.ralum notlurnn un po' pit'J e le va la : ne t•e;-J.u fJUlndi un caldo un ifo rtn e, con u nu d ill'ror<.m za ver n fra il g io rno c la nollo d i lt•e o •Juall['(.. g t·adi. l .'umidità t'Pla ti-va dell'atm osfèl'a è sompl'e con;;iderevole, o;.;rillando in to mo ai 70 p. 100, con una le n f'; innc (1"1 vopo t'e d i ~:!" a 30°. TI barometro che si lione costante m e JJtc bas:::o benchè a livello del mfl!'e, quast sempt'E' rra 7~7 "' 766ru"' ci inJ ica aHc it'csso la raPef'azion e ciHII'ariu per gTandc qua nlilù d i vapm•e d 'ucqua in ;;o~ pens io u e . Lo sta to de l r-iolo f'C l'enn pct· lo più di !!ioruo, •: t·i nfr•e;;:colo dal mongonP di nonl rhc si leva vet·;.;o lo 10 a nLim. e tace ver so le 5 di set'a dopo avet·~ vnrial0 rr·a nord-e::: t c nord-ove!:tl, poi prog l'0ssivo no iLur·no r aiT't•flciLiamen lo t.!clla le tTa, pi?t' le pioggie uiurne de liR vicina A bi!'\;:inia, u uolle inoltt·ata di\'cula nuvoloso, e l'il't'a dia zione cA lori nca de l Let·reno viene ri vc t•he J'alA (la li n calloll.o d i nubi a poca e levazione, llJSCianrlo !!li abilanli di rJitel lu terra in una ;.;pecie di f0t'uello c he e in;;oppot'lahile, se la "eulilazione nalut·alc ,,,1 Al'lificiale no n vie ne in aiuto. O t·n couvien riJle l.l.et·c clte l'osservAtm·io m r.leo t•l)lugico di ;\1 8!';S8 ll8 ('Ì ltu f'o mito le t:ondi:t.ioni di le ntperulut•a e sle t·nn all'ombt·a, mn quelle in cui vin~va il ~oi.JI\lo e rano bensì dive t';:;e. Ci ' 'olle lo rn r lù di lu ~lio pe r vede1· scompa t'iJ•e Lutto lo tencle, e ll <J n pole vn ess e t·e Rll t•ime llli. L a maucuuza di materiali e la nece,.sitù di fn:-li ve nire da ntolto lontano, lu se~J·;:ezza del pel'8onal e ~l e l genio, la m v!Liplicile:t d•~l la vot'o , la nc cessilù d i prov vc de l'P. a fortificazioni, a llo ggiamenti, ac·
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E LE VICENDE SA~ ITAHI E DEL COBPO DI SPEDIZlONE, ECC. 45~
quedotti, dislillalori, costruzione di banchine da !:'bat'CO, ospedale, cimitero, uffici, magazzini di vet.tovagliamento, e lullù ciò in una stagione caldissimo nella crua le poeo o nulla s i potevano ulilizza!'e le forz e mililal'i ivi nsis len ti, lwn posto il comando delle ll'uppe in tali diffìcollà, da l'eCal' meJ'aviglia se in sei mesi Lul.lo era in ord ine. Mentre dunque fet'veva l'opet·a , al i:n g iu;rnu nelle bat·accbe dell'ospedale il l.ermomenlro segnava a mezzogiorno 36"' sotto la tenda conica !d•, ed egual Lempf't'alum ~i I'iscontrava solto la tenda Roma. Quando nell'agosto e sc t lern lm~ il termometro dell'osser· vntol'io ci r ecaYn la min ima di 3t• e la massima di 35• a 42•, il ler mografo posto a ll"inlct·no d'una baracca dell'ospedale ed esposto al no r d segnò d'ordinario la minjma di 32•, e la ma,;sima ùi 37• a 4:J•, differenze t'i!'J r·ibili· alla m inor dispersione di calo1·ico ùt: ra11 Le la notte entro le baracche, ed alla insuffieionle protezione tla' raggi solar i che le ba t'acc he s tesse of'fl'iyano, r if<petto a ll'ornlwa densa del muro dell'osservatorio . Un'esta~e pas~ata in lal modo, se no n si può I.I'adun·e nell'importante cifra e~pressn dal R eclus con una media ùel massimo caldo in 360,9j è pet'Ò tale da superar·e di gean lunga quella di tutte le colonie estf:re fino ra conosciute. Dormendo fuol'i della baraccasi s udava costan temente, nell'interno mancava il respiro. Fino a' p r imi di l uglio il monsone di nordest, nord-ovesl spirando con maggiore o m inor violenza l'CIIdeva toller•abili le alle temperalur·e, da'pt•im i di lugl io cominciò il predominio de' ve n ti 11i sud-est, s ud-ovest debolissimi, e spesso infuocati dalla sabbia del dese r-to, e nou e l'a raro il kamsin che in un'ot·a e levava la Lem peralura di .'f. o r> g r11di. V Il.
E gli effe lli fis iologi ci di un clima siffaLLo non l.at•darono a moslrars: presso i nos tt·i soldati. Illiclten sudorale solto le sue vnr-ie forme , da lle piccolissime papu leLle rosse, acumi11ale, pruriginosR, pungeu Li come punte d'ago, agli eczemi c1·ostosi che conivnno la faccia ed il collo, a lle forme papulari più o meno inlorbidale e supp uean ti , alle foruncolo si r ibelli e reciJivanLi, el'tln cli\·enule l'appannaggio-
I.'OSPED ALII DA CAlfP O IN MASS AUA
di quasi Lulla la guat•n igione, c ~i porta,·ono in gir·o con una specie di noncu1·unza dn fa•· mEWu\·igl ia o t'arnmcntctl'lu nl'n. ell e luugi da q ue' l 110giJi si sente la pr·opl'ia pelle l eYigalu r
sana. Vicn chiAmato licl,en LJ'opical•} o SL1dol'ul •~ . ma ~c SI tlo-
,·esse dir·o ciLe in f) llt~ll c l'egion i si s udH irJ prop01·~ion e del cnldo, ,, tanto piil1wofu~umentc clw nelle J'egioni lempl'ralt>, non f<i dil'ebbc il vero. Certamente si ;:;urla piu C'Ile RlLro,.,... sr ccia lm cnle quoncln s i ù in rnovirneltlo, p si ii llola con l Ìllllll11\CIIle: JIIU non ù quPI sudoJ'C profuso, seorrC\'011', p-occiolant..; inlu l li gliùloli\•i.lui i 11 L'gnn lmo.Jo.I più sonu uJ11iLlida1111 s ullor e d r~ nso. yj,.;r·nso, nLLacca licdo. r-h•: ÌI IU Hi id is('c gl'indumenti s••nza hagnal'li, clic non si deterge mai pl'r quanto uno pt·ocur. d'u:>eiu~al'ld, c ciò o pr·obnbihnc nle l'cife!Lo tlella sn· tu r aziu •1 o dell 'aln10s fern, c!te es;;;nndo già ca•·ica di vuprwi . non ns"Ot·bc ce!et•emcnle quelli delln IIOl>lt'a pelle. ma v e li lascia co•nmi.sti n Ila gt·nn ùe:>quamAZÌOIIU PpiJct·mica pt·odo lLa d11l sudor e e dallt> fnt'rne c t•utliYo. C•nt qut'l cald•l la ><ele l· continua ed ai'.lf'tJLe. r <·hi ha lentllO calcolo pcl' qunlelie lllmpo dt:ll a qn anLiLil d'ncqua ingoill ln nel le 2 1· o t· o 1'1·a cibi e ho vandl.l. può 1·ico r·dar-si d'n \'et•n•· inlt•odollo nrll'ot·g-ulli.~n. >du i ad 81ilt•i. Ebbc11e, non si suda in tali pt'Opot·zionl, ma in vece si Ol'ina spcssi;;simo ed abl,onclunlemcnle, orina (' lliat·u, limpidu com H J'Hll' •.i inbel··. B non solo l'evupo:-azionf' cutanea, ma anclt•! In polmonalo·, t-. oslucoltt la dlll culm·e c.cllnbinalo Hll\unidt l.à o.ltnosf,wicn . l.a t•e:;:pi eazione i n ccrli m omenti pi·o ,·a 11nn speci0 d' inr·eppntm•nlo elle si risoh·e in uun for·ma qua:;:i couvull<i\'U di in~p iCflzionr b t•evi r ><npel'fkial i dw assalgono di L•·a LLIJ in Lt·nLlo individui in piena sa lute. Ma gli organi che •·i-,onlollo più gli eO...tti del caldo ><Oll<t quell 1 clelia ol tge,lion e. Ln ;;Lomnco i llun~u id iscc u I'Ì><AIIl c dt quella ><C I I~ fl zionP di pietll'zza elle gl i fa spesso r•ifi utarc il ci ho; q uri :;:et•SO elle si t'i vela a' primi b,lcconi del paslo indica la ICnlczza COli cui si fa In di;te.sliono !!ii!'ll'iCa, e,) U\'Ye t·L~~ gli nbi tanli d·~' paesi caldi di non obusa r B drl le f'0rz e {li~esli,·c . M olti maiali cur·ati nel nostro O'-pedole 1\Yùva•)O ~ 1uel cala1'ro oslìnalo, qutll ln di:;pepsia ulonicn lanlo piu in-
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!t LE VIC ENDE SANITAIIIE DEL CO RPO Dl SPEDIZIONE, ECC .
4G l
vincibile, quaulo più gl'in fermi aveYano abusato di \'ino o<l altri stimolanti onde superare l'aHersione al cibo. E col .:alol"e c rescente, quasi ad antitesi clell'aume nt.ata scg r ezione cutanea e renate, diminu isce la segt·ezionc inlcslinale, e la stitichezza t'eclama put'ganti senza fine. E non è rat·o vedere un'aumen tnta segrezione bilit~t·e complica t'si a lla s titichezza. una policol in che pt·ovoca poi i ca tat·ri gastl'oduoòenali, fenomeno che da molLi è s tato ritenuto come lìsiologico, anzi come :::og no dell'accli matamenlo ùegli Europei nei paesi trop i ,~ali, ma che Uuteieux ( t) non tarda a !'iconoscer•o come vet•i effetti patologici, n11z.i come ['t'i P'lU ma lallia epatica confinante cou l'epatite de'paesi caltli . Come risultato di tutte qu~stc alterazioni sorge in ultimo iJ quadNl feno men ico dell'anemia Lt'opicalo che qualc uno ila voluto caraLLe t·i~<:are per par·assilaria, uualoga a rtuella Jcl Gallardo, ma che non ha uulla ùi diver·so dolle altt·e anemie, perché i suoi caratte1'i salienti s ono la dispepsia, il pallore della mucol:'a, la debolezza dt>gli ~rti. le lipolimie, il sortio anemico del cuot·c e delle carotidi; e la cagione diretta è la diminuila inlroduzion~o~ di sostanze plasLiclw, le per·dile umorali per sudo t·e e dia n•ea, e forse l'oz.ione ridultt'icc del ca· lor·e che lénlamenle consumo, e che Dulrieux: chinllla ùeglo· bulizzanle. lni'alli con quest'anemia è collegalo il deperimen to del l'organismo, lo scom parsa dell'adipe, la co n~iderevol e diminuzione del peso deL corpo. Il dott. RabiUi ai pr·imi di agosto ebbe l'oppor·lunila di l'ipesare la classe dei co ngedand i del 41• e [W fanter ia venuti· ùa Assab a l\Iassaua il 15 moggio in flot•iùo stalo òi salute. Sn 129 ripesati si ebbero le segueu ti variazioni: S tazionari 9 Cresci uLi fino a Jq::. 2 L{ Da kg. 2 a 4 9 Da 4 a 6 . () Tola le slaz.ional'i c cresciuti :Yledio dell'accrescimento kg. 2,900.
37
(i) Sonveni1·~ <t'tme CXJll ol·a/ion mèdicale dcws !' A[I·ique inlerirOJiie«k
L' OS P ED.H E DA C~UIPO IN MA SSAt:.\.
Diminuili lino a kg. 2 Da l<g. 2 a 't Da 1- a 6. Da !i ad 8
28 22 22
Da 8 a 10 Da l O a 12
u
Tolnle di diminuili :\feùia dell u diminuzioni kg-. 4.:1-fU.
D2
12 .)
Da questo sag-gio :>i può uef!o rnPnlaJ'u clw i due le1·zi delln ~ uat·ni gi on •J ulla fin~ dcll'ci'\lalo ero no s:: co ~t~ uli con:" id •~ J ·evitl
mcnle in pt>!<o, e con l'affievolimento della co,;lìtuzione org anica lP- l'ol'Zù mu'-'col& t·i et'IHto ;;cemule nl pUJ:lo du non potersi permellt· t·c al solJal.u a lcun genct·e di lavol'o; le mulullie CJ'eubet·o ron l'avanzarsi della calda s lugioJte, le r.on Yaleseenze divennel'o lun~he 1• sldntalc, lalchè pm• una lieve indi spo ~i zione h i:;ugnava trall••uet• piu giorni all'ospedale gli inrermi incapaci di l'o~·gct·si in piedi . Qual era la pr ofilassi J a oppol'l'~ a tanto d i s f'uci m u nto~ Qual i norme pole,·a dellut' l'Igiene pCJ' aumenlat• la I'csi~lc nw della r az:-:u bia 11ca co nlt•o quel cl i ma esiziale, in quell' iuo::: pite LerJ•u? VI l l.
A p pena gin n la lu nos lr·a :J• spe,J izione in ~1 a~sa ua , il !>Ìgnot· comandante su p0r iore delle Lt·uppc richiese allo dir·ezione del scrvi;,:io sanilut'io una serio ùi pt·opo:;tc igieniche valel evoli a l ulel at·c la sa lute Jet soiJalo in tru elle t•ugioni. P oi con lo sconvolget·si delle esigeuze l ocali , con l'u1·geuza dei bisogni c.he aumentava no , in occasione rlelle m e11 :3ili r elazioni s ullv s::lalo s a nitario delle truppE>, wnner o ;:;uccessivameule so llopo~te nll'appr·ovazionC' del comando superiore oltr e mis uJ'C elle s i rtn•visa J·ono opportune, ond'io le r iassumo lulle nel scgueute !<cht>ntfl: .t• . lllouyiamen.ti. - Le lenlle conich e ora in uso, non saran no abitabili dopo l 'apl'ile, epoca n el lo qua le il caldo crescente, J imperfolla Yenlilazionc alla qua le poss o11o pr~.:s la rs i , la mancanza rli ogni vegetazione nei dintorni utilizzabil e come
E LE VICENDE S.\i'\ITARIE DEL CORPO DI SI'EDlZlOì\"E, ECC.
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schenno ai raggi solat•i, indurt•anno nel soldato quella JWOslt•azione di forze cbe lo r endeeà disadatto a qualunque lavot·n, procl ive ai colpi di sole ed a mah1LI.ie esaut•ienli. Sarà duncpae necessa1·io avere un buon s istema di bor occamenJi, prov vi~li d i un sufficiente nurner·o di brande:, onde evitare l'immediulo conLallo del suolo, s ia per protegç(ere il corpo dall'irt·adiazione calot·ifica e dalle emanazioni tellul'iche sempre nociYe, sia pee allontanare il pel'icoli di scot•pioni, vipere ed allri .animali velenosi che i nfeslano i puesi lt·opicali. 2• L'acqua sia flllt•ata con mezzi sufflcienli, essendo t1·oppo piccoli gli a lluali filtt•i di carbon e plasti co, e muniti di tubi di gullaperca soggelli a guastmsi col culr!o, che comunicAno all'acqua un sapoec sgradevole. È ulile corr•eggerla con liquore anisato, caffè o succo di limone. 3• L'alimentazione per i primi tempi !"i ritenne sufficiente in quantità stabiliLa per la truppa in piede di guerra. Poi f>i riconobbe che le car·ni provviste in Abissinia erano mf\grc, dure e selvagge, srorn ile di materi~ eslt·o.Ltive, poco alituo:>c. ·l condimenti alli a l'a e gustare quella carne scat·seggia vano in paese, il riso cotto con acqua, sale ed olio era rifiutato dagli stomachi ind~bolili, si dovè quindi pensare a prepat·ar due pasti di carne al giot·no, onde col succo e col br-odo car·neo, e qualche altro condimento venuto dull'Halia, si potesse np· parecchiare un cibo più. t•icercato ed appetibile. Pee La! rttotivo ru e levala la razione g iornaliera di carne a 400, e poi a 500 ::n·ammi, fu distribuila la pasta più volle la settimana in sosliluzionc delr·iso poco geadito, furono fornile le cucine di padellolli ed altri utensili sufficienti per arrostire la cat·ne e farla cuocere in diversi modi, fu scmpt·e dislt•ibuito il viuo cù il caffè tutli i giorn i, onde JJOn deft'llUdar-e il nostro soldato de' migliori tonici, i più consentanei alle abitudini delle nostre popolazioni, e (jttindi i più ricercati. " Au point de vue a limenlaire, l'étt'llllgcr qui pénètre Jons • l'Afrique interieurc a plus d'un écueil à Pvilee. Pat• appli« calion de Lheories ph~·siologiques pcu ralionnelle!:', il Lend « parfois a adopler le r égime végdale dcs indigene:;, et a lour· • emprunter l'usage de végétaux inòigeslcs (sorglw,moulame,
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r.' OS1'ED.\LE Dà CA.llPO IN l!.\SSAUA
• ha ricots, pois), o u de v?g~ taux dige~tibles (manioc, rHai8, « palatcs) cons tiluant une nourritut·e uhsolumcnL insurfìsa nle . « No us avo n~ enlondu des miss io rmuires soutcn it· ce p r·in" cipe; que. la r·ucc hla nc hP, poLli' s'ucelimate r dnns I'Aft•irple cc inte rteopicalo, n'n rien de rnieux à faire q ue cl'a,loplc t· l'ali~ menlalion dc~ n•~gres aft•icain !'. Celui qui expel'imcnle r.e c r égime vr;g-,;tnle e~l bien vite convet·lf ù des irl•'•es f.lus " saines, sort put• In diardu'·e, soit pa[' la dysscntcl'ie, sort • par· la d irninution Lles fot·ces musculaire!3, et de l' aclivik,, cer ebrale •rui n e tarde pa::. à se rnanif'estel'. CP. n'est qu'en ., inLt•ot!u isun l. ùan <;:. so n rr~g ime a lirllr?nlai J'e un o propo r·tion " suffisa:1tc d't• lr'•mcn ls azol(·es 'Ili ~ I'Eul'OJH~eu peul cxpr>r'PI' " t•enouvelot· ses f01·ces dans le t·ut!c cl incessant combat qu'il " soulienl conlt•e Jes in11uences Aslé ricut·e::: • (1). 4• Vestimen.ta. Es:-endo g-ià odollula la fascia a corpo per la notte, il cappello di paglia c.Ia mut·inoro e la tenuta di tela pel giol'TJO, esscnJo ridoLlo l'Aff'a rdcllarnento per lo truppe della prima spedizione, p el momc ntn non s i po teva che c•stende1· gli stessi provved itnenli alle all1·e, s·~ non che que lla te nuta di lela ot1't-iva seJ•i inconvenienti: si rendeva :::udicia in breve_ tempo, e v'et·an pochi mezzi per· Ja val'la. Le qualità igJ•oscopichedP.llino , il suo facile raffrcddarne nlo mostravano il corpo del suldalo sempt·e madido di suclot·c ed esposto ucl una rapida evap\>t'i.lt..ione , quindi ,;i co r•;.;iglio pet· indu mento unic:o il colone in 11"'0 presso i sold ali n ~iziu ni, gi c~bba larga ad unu sola lì la di bollo ni, con coli ello d it·iLlo clte potesse J'i~ par·mint• l'incomodu ct·avalla, e pantaloni romodi. Tale u11ifo1'me compl ~;La ta da un c lmcLLo bianco a larghe Yisiel'e, venne poi dt.!fìniliva.menle ndollalo per le il'llf'fJ/t in ,1-.fi-ic:a, ru uholilo lo zaino, e snslil.uil.o da un sacco pc1· I'Ml'Ardellamenlo. 5• I uiene delLa pelle. Ad cvila t·e, o rnanl!~neee ne' dovu t. i lim iti l'e1·i lcma solare, s i pt'opost~ t·o i bugni di mat·c folli per semplice imme i'SÌOif e, onde evitare l'uz.iolfe irritante attribuila all'eccessiva salsediue dell'ac•tua del ì\lar Rosso, e si scclseJ•o le ore ft·esche a scunso d'insolazioni.
(i) DUTIIIEUX, IOC. Ci l.
E LE VI CEN DE SAN!'fARlE DEL CO ilPO O! S1'ED1ZIONE. KCC.
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Dopo la metà di giugno tali bagni Yennero spel'imentali s u tutti i soldati accampati in vicinanza della spiaggia, con la speranza che dovessero riescir tonici, deter s ivi e rinfrescanti. F l! provvisto alia sicurezza delle truppe ci l'coscrivendo con un recinto di galleggianti il limite neccss:m·io ol quale i solcluli potevuno inoll1'ar·si senza per icolo di annegamenti o d'aggressioni di pesci ~ni. I soldati entl'8vano in mare dopo preso il caffè, avanti il sorgere del sole, vi si t1·altenevano appena tlieci minuti, ed all'uscire si asciugavano con un telo da tenda. J~ diffìcile il dire in qual misura l'iescisse ton ico e corrobol·nnle il bagno di mar·c, giar~chù lo truppe più mnlmenate dalle febbri ne· mer-;i di giugno, luglio cd agosto et·ano appunto quelle accampale su lla spiaggia, e aù esse fu contemporaneamente disL1·ibuilo vino china lo, Yino ferro-chiua Bisieri, indi enolil.o chino- fcl'ralo; si el'ano introdottfl modificazioni n ella vittilazione, e s lobilitane una olfatto speciale nell'infermeria a beneficio de' convalescen ti e degli anemici. Ma gli ammalali e gli anemici crescevano col crescere del caldo. e venne in discussione fra noi l'idea che cot•t•eva pe' giornali italiani, quella cioè di cercare nel paese tle' Bogos, una stazione e~liva, per lrasferirvi convalescenti, ed ancl1e parte della. truppa la più tl'avagliaLo. dallo malattie. E ra ciò possibile? Per gi ungere a Ker em a dorso di crunmello occorl'evano diversi giorni di viuggio disage vole, pon endo gl'in l'ermì a t'ischio d'una l'icacl uta pet' via, cosa che li avrebbe poi l'esi intraspOI'tabili pel' mancanza di comod e viabilità. Giunti lassù, gl'm fermi avrebbero trovato la stagioue delle pioggie,pioggie giornaliere, immnncabili, dalle f')uali non avrebbero potuto salvar"i senza la previa costruzioue d'un ospedale, non essendo in quelle condizioni l'i paro sufficiente· una capanna di stuoie. ·Ed il Leuere lassù so lto bar·acca convalescenti, venuti clal clima lonido d i Massaua, equivaleva aù espor li a roumalismi, a br·onchiti, a polmoniti, eù a tutti i mali d'u n raffreddamento istantan eo, indebol iti com'erano da pt·!'cedenLi malattie e quinji più suscettibili. Si dové dunque convenire, che a somiglianza di quanto !-;i pl'alica negli altri eserciti coloniali, ed a norma dell e pr cscri 30
zio ttl di Lutl i_llt•aUalisti di mnlnUie ùe' paesi caldi, il tlli!:d ior e espediente fosso 'luello ùi t·in viut•e nulltt mad re palt·ia i con ''ale«ceuLi ùt lu11glte ma.laltit>, onde :-i rilPruprus,.,el·o all'aria Ùl!. coll i nativi, a ll'tH tt br n Ilda dd tcltu du tncsli<'O.
IX. E:"[J•>~le cust I•J conù izioni di vita d~<ll a truppa, Pd i crilert ig iemci cile J a •pw lle condizioni si putt•,·ann t t'llt' l'l ' , ~~ facil ;_o :-:c·C>l'l'•·t·c, co~t 1 1111 ··ourt>lLo cLiologii'O giù nLozza ln, lr vicende sa111lut·ie nllc q:.:o.lt il cot'P" .ti ;.p~tltziunc nntlò incontro .Jur alll" la metnnt·nbile estalo J1·l lx";;· L a t• s ped t z iqn•~ sbm·cn l.n n Mas,;aun il 5 feb l.Jt·ui,•, l'o rte di ~2 1 soldtt Lo u :m ttfficiali, ,;;,••·o t•do la t•clnzio tte tt1<-J tl!'lile Llel ea ptlauo 111eùi~o tlllLI. Cut·otenulo passo quel p1·iu1o LUCSI;l in sotl, ,lisfac·euli coudi;r.ioni di !'t1lut.. , mal!,l'rndn illun!J'J \•iaggi:~ soppOI'Lfli.O, e le dil'fl col la <l'uiiO vita lltl'ullo ttlli) V(l. Ful'OtiO euraLi all'osvedalt: 1l n campo :H !'lmrnalnli, e tt<•llù g tta l'lligione si ei,IH!I'O U l:uncntart- \'ari ui~llll'bi intestinali. Questi crebbero in uumllt'l) n,..) sugnenle mese col r•inforzo di due bat-. ta;:lio11i g iuntt co11 la uost r a ;;pt2cliziol tP. d 7 mur·zo. l~t'8 tL0 dial'f·rn 1'ib0lli , rP-t; id ivrlllli, qunlclJe voll.a disst!nleriche, I)('COilljJO)!IIULe Ja (lÌCIII'ZLR tli ,., [UJ1181'0, Ja l\V \ 'Pl'SÌOllO a l ctbo, e lah·,1lla .la ,-omilo. ln •rnell'épocn !"i vi,·eva o dtsn;!it> pet• •ltvet·se t·u:-:io ui; 11011 s i a vt~Vflll O mogazzi 11i <l i vellt ,,.a!-!'lin mt•HLu ~ ul'ficiL'I tli, •· lalruppa eru spesso nuli'Ì LI\ eu' vi\<'I'Ì di l'Ìservn; l'l';) Lu l la al lenJata, e le uulli I?L'flllO lh~$CÙe c l umide, rue11tra il s())e d t l!iOL'no dol'dt•ggiava; l 'ncqua f•t'u tp td la cl te P1't~CHt!e tì le tl1Ct l l~> abbiamo J e;..rJ•iiLA, salrnnf;lt·a, calùa , ~l · e;; so di cu ~li YCJ odor e·' ' di ~ apor-o ·d isgu:-lo::;p. hJ\'Ìlai coTt UIIO circola r P ..di uffici .. ti medici ad ind:urare le ca~ io u i di quello ~offeronw ill leslittali, P nelle t•t>lm:ioni cl11~ ebbi a lla fin e di ma!!gio fi gtwavano ap punlo le cause diAnzi acccnuale, m a dn piu s' i11 sislcva ><ulle •·ondiziuui rP umalizzunli <1··1 clinu.1, •' ~ull' ll'l'C!!olat'tlà d<' l ciiJo. Ora !'· lt·mpo •li C!"<l lllirtal'e CfU!JIII' c.a~ÌOill, pPl' lenlat'f! di l'ot'I Otll'l'i llll crilet•io a ppt'Oi'lsimativ Lun(lfl te e;,a tlo di quella co ndiziono mol'l.Josa .
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E LE ' 'ICE:\ DE SA,ITAliiJ:: D'Et CORPO DI Sl'EOJZIO'iE, ECC.
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L'acqua era cel'Lnmente di col ti vo qualità, lnfl CH'O quella d.i cui si ol.Jbe,•erava una popolazione di circa 8000 allilanli. ~ ·.·o 1·o che in ttuesti poteva la ror..:a di accomodazione esst?r t•ie~cila ad una quasi innocuilt\, giacchè anche presso ~l'lll· d i ~en i le sotl'<:ll'enze intestinali non 0r·ano rare; ma i l ~.: r•itcwin pii1 "alevole di esclusione per lata l'undamenlo etiologico sln in ciò, che nel rebhl'aio In truppa 8\'t~\'fl beYut.o OCJIUa del :'\ilo, t;>.] acqua po1·tatn dall'ltalJa, c rJue;;le soOèt•enzP si erano uond imeno manifestate; che in seguito si feco largo uso d'acqua disti llala, !'d i cnlarri iulostiuali si mo.liflcarono, secondo il varare dell' umitlila almosrerica nollumo, ma non scompa•·vero. La ca!'lle in conserva ed i l biscollo dislt'ibuili con mag-gior ft'N(UI3nza del consuelo? Ma in maJ'iHn il hi!=ìCOLLo si mun7ia lull" ronn o, e lo nosl1•a carne in conserva, al pera~one, cl1 'JUCIIa provenien'.e dull'lnghlllel'rtJ, e venrJibilc in Mas::>nua, 4>t'll cosi eccellente da non poter dc!:!lat·o .sospetto Ji un sitni lo nocumento. Il ft•escn notturno acc:oppialo all'umidità dell'tunbientc era di ,;icuro la cagioni' più pt·opizia pt!t' tale malorl', mu non lulta mlEil'a. Ne' pt·irni n1e!:!i il calat·l'(l inle!"linul,• cru già dill'uso ~~t•lla l l'uppt,, ct·obbe nr)' rnel'li più caldi, ma al lora prodomi118\'8 alla t11arree la ::olil•ehez.zn. "d il cal.tl!'l'o si face'u piu raci)menle l}jc;,-eulCJ'ICO, perchè rwJJ'abbontlanle l>UdOre JunìllllÌ\'8110 le c;ogrezioni 1nlestina1l; pet·o non r'IH'lllllenlc atluua !<lilicltrzza ostinata LCtlovn dietro la diaJ•t•ca . In c•·erlo che fJuel calat•t·o fosse il primo ll·ibuto che l'~>u aoopeo do"ec;::;e pagare a rJuel chmn, fo;.se un nw.io spec10le c~>n cui i ,.,..cel'i odJotninali t•ispondono allo ClHlllJiutc Ct~lulr :doni a~mosfu r iche, non allt•imonli di ciò t:hfl avviene ret• i viscet•i loracici nello r agioni fredtlr•; fns~e infl :1r- unu malullia <fucclimatazione cotne c.'inconlra tnh·olla ne'lun!!hi calli rll'lla nostra penisola, alla quale non ,·, forse cstr·aJh:n un qnulr.he elemento d'infezione l.ellnricfl. Ciò spieghe•·cbbe come gl i ufncirdi, i '(tJO ii più f'acilm('llLC Lt·ovano mezzo di nulrit'SI meglio t' me:::-ho ripe•·ar;;i dali • impressioni e,olerne, clio filtravauo c conrl1Yano ['~)equa pt'Jllla li berla, non siena sl'uggili a tulo inr.:ou,·on iunle, come 11 011
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L'OSPEDALE DA CAMPO IN lfASSA UA
sono rimasti immuni alcuni nostri connazionali là residenti, posti in condizioni di vita afl'allo diveesa do..lla nos lr·a. Ciò da rebbe a nche ragione di q uella tradizionale fascio. con la quale gl'indigeni un po' a~iati cingono il corpo, non logliendola che per fat·ne . un turbante quando s i espongono al sole. Le diarree erano s pesso biliose, e seguite da itterizia; pr oven iva tale disturbo da ipersewezionfl del fegato, da diminuilo assorbimento della mucosa intestinale Ì['I'iLala, o da pf'opagazione del cata[TO alle vie biliari? La s intomalologia ùi quelle ìtlerizie le rian11oda chinrarnenle a quesl' ultima alterazione ·an a tomo- pa tologica . Frerichs afferm<~ come s i s ia dala troppa importanza all'azione del calore sul fegato, e ri liene che le iperemie epatiche e lo epatiti suppurate de' paesi caldi sieno il prodotto del miasma palustt·e, anziehè dell'elevata tempera tura. Della s tessa opinione sono il Bo udin, il Dutroulau, il Dulrieux eri allri. Inf':ll. ~i , consideeevo li spoegenze dell'aia epatica non si son rna i mosl.r·ate in Mas;;aua, dove tnancano asBolu latamente gli elementi malarici, ed il vedet· et'escere le ittot·izie paeallelamente a' ealarri gaslro-intesliuali, conferma l'origin e catarrale delle rnerlesime. In poehi in fe r mi di tali malattie ;,i notò la febbre, in parecchi il catat'!'O si fece ostinato, ribelle, e questi insieme ad a lcuni ne' qual i il catarro gastrico od intestinale eru passato allo s tato cr onico, furono tt•asloea ti ull'osperlale di bord o, dove nna cucina più accurata, ed una temperatura più mite davallO maggiori speranze di gual'i!jionc. Il seguen~e specchio mos tra l'andamento che presero tali mala llie, ma t•iflelte S(JJo le piu importanti, quelle cioè che rie hieseeo lu c m a n ell'ospedale, mentre la mRggior parte rlì esse veniva cut·ala n elle inl'ermerie de'col'pi, con b landi put·ganti, con la udano, liquot·e dell'Uank e polvet•i del Dowet' . Un solo infermo moei in tre g iorni di ente t·orTagia inft'enabile n el mes e di giugno. In qua n lo poi alle itterizie, non era certamente la gravezza della fonna q uella che allaemava,. ma bensì la difti.1 s ione che tal malattia acquistava col CJ'escor e del caldo, assumendo proporzioni che non soglia no verificarsi negli ospedali delle uoslre t·egioni; ollre a ciò, quando
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E LE VICENDE SANITAJUE DEl. COJlPO DJ S l'EDIZlONE, ECC.
le feccie tot·narono ad esser colorate dalla bile, la colorazione della pelle scompariva lentamente, malgrado si facesse fre ·quente uso di bagni marini. Cat.arro gas ti co
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Catarro enterico
Itterizia
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Entrati Trasloc~ti Entrati Traslocati Morti Entrati Traslocati
13 Marzo . Aprile. 32 Maggio 9 ·Giugno 53 Luglio . 100 Agosto. 6l Settembre '19
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'r 7 103 287 11 124 1 -0 Oltre a queste malattie di consider evole diffusione, si no'La!'ono i seguenLi casi igolati: Un a sola elmintiasi g uarita i n sei giorni nel mese di g iugno, non contermerebhe l'asserzione de' tratlati~ti di malattie dei paesi caldi, essere r.ohl. frequenti gli entozoari. Se non che tutti sanno come tali indisposizwni più che malallie passino inosservate, quando non sono complicanze di gravi malattie addominali. Due pentoniti. manifes tatesi una in giugno l'altra in settembre ebbero esito letale, a l 25• giorno di malattia la prima, a l 21• la seconda. L'autopsia rivelò supput·azione periloneale nel primo caso, essudaLo sier oso ed estesa iniezione del periloneo viscerale nell'altro. Compie il quadi'O del le malattie addominali un caso di ne frite albuminuricaa forma esfoliativa, occorso nell'aprile, con ·edemi all'estremità ed alla faccia, ed abbondante alburnina nell'orina. Se ne a ll!'ibui la cagione aU'aver l' infermo dorn1ilo di notte sul n udo terreno essendo di guardia, e l' es-ser si raffreddato verso le ore del mattino. Il dotl. Car otenuto in omaggio alle teorie del Semrnola lo curò con cloruro -di sodio in mancanza di !alle, e lo alimentò con prosciutto ·e salame. Dopo 40 giorni era perfettamente g uarito, e fu falli> <ri mpatriare a scanso di re<'.idive.
Totali
(Continua) .
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
HIVISTil_ NIEDICA.
Paralisi del dilatatore della glottide come sintomo iniziale della tabe dorsale. - Pruf. A. \\"EJL. - (Berlin.er klini.~che Wor:!wnsch1·lj't, N. 1a, 'lHiìG). P et· quanto uniforme s ia nel suo insie mt~ il C[Uud r·o dir1ico della labe compldarnente sviluppata, altt>eLlaulo diver.· se nei s ingoli casi sogl iono eosere le mau ii'estuzio ni del pe t·ioLlo preala:;sico della mnlaLliu. O!Lr·e un g r11n nume r o eli s inlomi di norr dubbio valot·e d ia g nos ti co, come i dolol'i la rt<.:i11an ti, la mancanza dci r illessi lenù inei e ùel riflesso pupilloJ·e, l'analgesia, i disot·dini della vescica, la pa1·alisi dei mus col i motori de ll'occhio, possono porsi in dit·iLLo rap po r to con !a l.abe altre prù. l'are condizioni morbose, f m le quali i di?or·tlini g astric:i, le affezioni ar ticolari, il male pel'i'oeanle del piede, la caduta delle ung hie B dei denti, l'alrolìa uHilaLe!'ale Jella lingua. E la polimot·fia, cht~ r isulta dalle sval'ia le combinazioni rli ques te rorrne mo r bOSl', stahiliscr} tllt<'l ceelu analogia tea In tabe e quella malattia cbc rappresenta uno dci piLt nuleYoli s uoi rnornenli eliologici, cioé la sifilide. Alle m a nifestazioni rare, il cui rapporto con la tabc è stato fino a poco tempo fa~ mala mBnle app rezzalo c spesso anclw messo in dubb io, appai'Lengcno i diso t·dini da pat'le del laringe. Dopo ch e Fr:·r (·ol, poggiandosi su cinque imperfette osservazio ni, ebbe aecennato ad acce~s i ùi t.ossc q uasi convulsi va , capaci di p r·ecetlet·e lutti i ~in torni della lal>e o Ji associarsi ad essi, si molli plicat>ono ta lmen te le osseevazioni dei fr·ancesi ri g ua1·do a q ues to c,oggello, che comparvero, nel g iro d i pochi an ni , parecc!Ji dotLi l&.voei s ulle el'isi larinr;ec tabetichc. Si considerò ~ i cco me comuue a lutti i casi una tosse s pasmodica , analoga alla tosse a:"i nina., ncces:3iona le c ca-
lUVlSTA MEDICA
q.j 1
pace tli dar luogo talvolt!l a spasmi della glo1Lticle c perlìno u minacce di soll'ocazione, a convulsioni, a penlitu della coscienza. Come cause occasionali degli acce~ si fu l'ono con:;:iderali l'aLlo della dt>glulizione, gli esagerali movimenti corporei, le concitazioni morali, le coPrenti d'aria ft•edda , ecc. L'osa me Iaringoscopico, eseguito del t'eslo poche volte, in due caE\i non Lt·ovò nulla di a normale, in tre casi constatò pnt•ali~i della cordll vocale sinistra ~d in uno pare!';i dr l dilalatorr della glottide. Ma poichò neanche q11esto tt•ov~to posilivo potrebbe spiegare l'inLerJOiLlenza dPi fenomeni, hi<:o~na ommetlet·e elle si tralli di un fallo spasmodico, di un t't>Slt·inp:imeulc) lelanico dello glottide del lutto indipen!lenle da qualunrplf' alterazione permanente gill in atto de i musc.1l l hwi11gci. Una iper·estesia della tnucosa laringea e un·aumenLa LA ccciLabililà <le i centri nervosi rendet·ebber o ragione degli acct>ssi, st:condo Charcot. P er quanto riguarda il posto che le ct•isi laringcc .:;ogliono prender e nella sin tomatologio della tnbe, pat·e che esse si l'iscontrino a priPcipio della ma.lallia o t•imangnno por lun g-n tempo isolate. rl Fournier non solo dichitt•·a, in un suo recentissimo lavoro, di ammettere i disordini laringei ft•a lo manifestazioni in iziali della labe, ma si parosism i di tosse conv ulsiva, ogli accessi semplici di soffocazione aggiunge una forma di soffocazione grave o apopl<llt•ca, nella quale accade che la respirazione improvvisamente si sospende, l'ammalalo sl1·amazza al s uolo, l'azione del cuore s'indebol isce e può essei' necessaria la Ll'acheolomia per salvare fa vita. Fra gli autori tedeschi, il pt•imo che si sia ocrnp11lo delle manifeslazioni laringee Llo>lla tabe è stato il Kahler, il quale in un labico, afft:ltLo da alLel'azioni in gt•an parto di orig ine bulbare, osservò ch e la voce s i affievol:vn spesso lino al gl'aùo , di lina voce di falsetto. In questo ammalato la degl11Lizione, per la paralisi dci costrittori faringei, erti l'esa dif(kilt>, e spesso pet' il passaggio dell' acqua ovvet·o anche sponttmeamenle, avevano luogo violenti accCf'\Si di tosse. Col lal'ingoscopio si . ossel'vava pat·alisi della ror,la vo.::ale de$lt'a e più lat•di del ; crico-arilnoideo poslerior·c !:;inistro. - Le osset•vazioni di . Oppenheim, il quale potè conslat<.we delle crisi laringce in
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l't-
IIIVISU
doclir·i arnmaluli ùi labe, couli•l'naart•no fu conclusioui degli auiOl'i francesi. l'er completare orn •fueslo bl't•\' · "!!llnr.Io sulle "·m·::;e co. gni1.ioni lìnol'u S<'• (uistale cu·cu le lt>t'lltlJnct·isi, l'autore l'ti\: rir;co alcuni t'epcrli aualomil'i. Il do l L. JuAn Ll'OYIÌ i11 un caf'n• clio fiVt•va pt·ese11l11Lo gravi faLli lari11gei, fr•a l'altr·o, >tlt•oliu del vag:o sinist1·o, uccc:::snl'Ìn c l'il'ot·renl••, del mu"colo lit·o· ~:u·ilnuideo ~ini~ll'll. - Knbler t'ISconLJ·ò, nel caso tP.::;tò men· zionatn, P.pendimil•· del pHvitnolllO del quar·to ve11ll'icaJio ed llllll ~clt'l'O:::i sul>•·pendim .. la! t•lle f<i a•lcleulr·aHt nella :;ustam:a ;:ri~iu del pavimento ::;tes~n ,. r·ag;:iurt!..•'' n il nucf,.o ,(,.( ,.&l!c•.
Dt·mange, LundoUZ) e Ot•jt.•l'iw· con!'lU!at'tHIO altet'81.ioni u.-i nuch•ì rlel ,-a~o " tlell' acnlSl'Ol'io, et! Oppeulleìm dc;:rueruzio••~' dt'l Lt·onco •l•' ' vag-o col IICCCssot•io senza allel'at.iono de1 rispettivi nuclei t.l'ot·igint:!. Dopo ciò. lo Ulanift>slazioni Ia1·ing-·'{! pu'<~ono con~idcrar;:i como veri c nou inft·•••tUcllli :>in tomi tlt• llu tabe dor~>ulc, ~in torni, d a~l1·eB to . cb•J non fH'•'St' ll ltl rto 11ienlc di sli'<J lln HrJ ~i ponmcnte olia molleplicila ùdlc lucalizznzillni nella tube e alla
fl·ecttH'IIZU onJe ,•ssa dà !un.!•• u falli Ji Ol'igine bulbut·~. E poit•llé tali manifestazioni :-i pt·e<>ertlonnad ncce!:'si, l'Cino state dcnv111inate LrtritttJOCr'ùli, nlll'il>uìlt! u clliu"ut·a della glulUtlc c :;p1eg-al•' arnln•! llen•lo lpCt't~'-LP"IU rlt>llu mucosa lorinqea ed 8lllllt'II(Ola CCl:ÌlaUifilà oiE' l COrtl:•j llt~r\'0'-Ì.
Esio:;touo anche olc1 ca;.i t'lll'l tli talw l'Oli lar ingoct•isì, uei qunl i ~i osser'V<H1o fatti dJ [llll'alisi oss(;t•vabili col lul'i rq;o!:!Cl•pio, rna, specinlmen tr se s i t1·arta di par tJiisi nuilalct·ali cicli•· CtJrde vocali, si puo t·•lcuet·e che e::sc non obbiano un ncs-.o causale coi Jisor dini fun..:icmal i di cu1 ci occupinnw, esson• lu slale osservate pa,•oli!:!i unilateruli delle cot'dtl vocali sonza crisi, e cri~i senza rulli tlì paPulisi. El'a n•·ressario premcllerP lutto ciò pPr ben intendere il va!OI't> della os,;cJ'\·azione clin 1ca dal pror. \\'eil, impE>rt·ioccht' in cssn ~i ll'alf.!l di fenomeni l~ll'ingei nnaloghi, solLo cer·ti aspl)lti, nllc JariugoCI'isi, f' fWOclolli mollo probabilmt:'ntc ùn quei clio turbi d'innervt•zittriC dc•llal·inge che, secondo gl1 <>Lutli1 di GPhi'Urtlt e Rie~el, J~tonniunno generalnwote una piH'Sii!'li doppia del dilnlalOI'P. della g lollidc. L'ef.\posizione un pn' par·-
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MEDICA
ticolareggiata eli queslo caso ò ve t·ame•lltl inlere::;~o.nl~), pet•chò prova Cino all'eviJeoza quanta importanza abbia pet• la d:a"'nosi della tahe dorsale il sinlorno rileva lo daJI'aulor~, e quanl•l e precocemente esso si presenti. Un uomo di mar·e di MJ tlnni, arnn10g-l iaLo, si t•ecò, il 20 ~goslo 1885, a consultare l'autor·c. e questi nolò tmmeùialRmenle elle l'ammalalo, benché nou avesse faUo altra faticu che quella di ascendere al secondo piano. pt·esen tovo una rPspit•azlone affannosa e stt•idulo ed una voce fol'le ') "-On ol'a. Dopo pochi minuti di t·iposo, la t·e~pil'azi one ~ lA voce eiacquistar•mo i loro cat'>~tlet'i normali, e ti paziente t•accontt'IIR sl.<lt·ìa dell~ sue soiTet·enz(•, la qual e si può t·iassum ct·o in pocllfl pat•ole. Un anno peima, essendo pet•feltamen le SHI IO e nav igando sul Danubio qual capiLano ùi una nave mo t·c·anlile, fil preso ùa f;t'Mde SVÌlt17.:ÌOnC per l'irnrninenle pericolo di UJI ttbbordaggio, e poco dopo fu assalito pe1· circa Jieci minuti da grave dispnea, durànte Il) rpmle il suono della :o;ua rP-spil'azione si udiva n molla distanza . QunLlro seltitnone innanzi ebl.le un sE:condo accesso dispnoico, che l'u grfwe !(Uanto il primo, ma ùi minore d urata, e da quel mom&ulo 110n potò fare il più pictolo sforzo corporeo senza che la sua respirazione di venisse penosa e t•ussanLe. Non vi fu mui tosse o rauceJioe, n è dolori iu gola o disfagia . L'autore ammise come molto probabile una paraltsi doppia del dilatatore della glolLide e co-nt'erm6 poi c0l laringoscopio questa ipolesi. In geOBI'ale non riscon lrò mulurnen li nelle dimensioni e nel colorito delle singole pm·Li del laringe, ma vide che la gloUide, clte nella espit·azione presenLava un'apet·tura la1'gu 2·3 mm. , si t'astringeva nella tnspir•azione in mo<lo ùa apptll'ire come une semplice l'e nditur·a. Nella fon;nlo11c le c01·de vocali si Lenevano a distanza normale, e la voce soleva essel'e chiara ed alla. Ecco poi gli alll'i fatl~ clinici constatali: immobilita della pupillo, mancanza del ri fl esso patellarr., l i e vt~ ma non dubbia ~tassia degli arti s uperiol'i cd inferiori, barcollamento al chiudere degli occhi. Dislurbi notevoli di sensibilità non se ne ()SServano. Acquistato co~i un crJncctto 1lella nntur·a •lei rnale, il \V eH
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RTVI S'L\
polé r-i volg et·c all'ammalato delle inte rrogazioni allo :oeo po di comple tMe il quadro con le no tizie anamnes tiche; e seppe c he egli tr e anni pt>imo. s i conta giò di siDlide, c he al te mpo i11 cui ru p res o da l pt>imo accesso dispnoie'ì avve rtì negli ar ti del Jato s in istro dci do lo r·i r eumntoidi, i q uali poi di tan lo in la nto si ripeterono e c he con temporaneamen te la s e n ~ ibil i là dei polpa ,Ll'elli rli a m bo le mani, si Dnd<'> I'H cendo oll uSt1. Fi1 1almen le, negli ulti mi quattor dici g iorni s i pr,~s enlat•ono alll'h lis ot·dini, cioè: dim inuzione de lla l'o t•za deg li at·Li infe rio ri , disposizionr:. alla sta11c hr zza, dirfìcollù in tul.li i movirne nli . Cammina n do sop 1•a una ta vola s t1·ellF.t, l'a mm11 la to !Ja bisogno di e!'\Sel'e ;;,,. ~ten u to pe r no n vo.cillal·e; talvol ta l1 a ce falea e n~ eligini. L'emissione dell'o t·ina non di r ado è stenta ta; il poter e f{en iLa lc è m olto scemato. - Las cio s tm·e .i\t•es Lo d ella sin Lnmalologia per elJè nelle poChe CO SH delle tìn q ui Vi é quanto basta per la diagnosi. Le conclusiorù che l'autore rica va ùa·IJ' esposto caso s ono le s egue n li: 1. Es so peesentò quel dis ordin e d'i nnervazion e della:'inçre che è stato dHs cl'itto come paralisi rlel d ilr:datore 1.lella glotticlé. 2. Il complesso dei sintomi sta bilisce in rnodo in d i s cntibil·~ la diag uosi di icibe d o1'sale. :~. Risu lta dall'anamnes i, c he le manif'estazioni JaPingee precedettero gl i a iLt•i s inl1) mi della malattia.- Puo anc he ammetle!'si eh~ , quando si prese.nlò il pr·imo accesso di dispn~a, mancassero già il riflesso r o tulco e la reazione della pupilla a lla luce, ma è c l':!rto ch e i dolori re nmaloidi negli arti e i dislul'hi dt!lla sens ibilila dell e man i tar·darono ancora qualcl 1e tempo, c gli alLt•i s intomi (de bolezza 11egli arti, bat'collame nto , ve t·ligini, disordin i ,,,~sc ica li ) non compal'vero cb e un anno dopo quel p1·imo acces so, quando ve n'el'a slalo g ià un secondo, anzi quando In r espirazione cominciava ad essere d ure volmente ostacolata e a dom inare, almeno dal Ja to subbiellivo, lutto il quadro m o!'boso. !t . In tulli i c.os; nei quali si nola una pat·a li:::i delle corde vocali e, special men te del dilatalore della glollide, e non s i Lrovt~ una chiara spi egazione del fenomeno, bisog na pl'ncc · de re all a investigazione Lli tulli i segni sullb ieltivi PC! obbie l-
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MEDICA
li vi tlei pr·imi stadii della tabe dorsale. E ques to pr·eceLlo non è che un p er fezionamento di quello dalo già da Simon e da Buzzar·ù, i quali prescrjssei'O di provare il fenomeno uel ginocchio in Lutti i casi di paralisi lar ingee . T.
Nevrite multipla nei bevitori.- R.. Scuutz e A. LELlF.NFèLD(Centralb. j'iir di Medie. Wissensch., N. 7 1886,). Il dottor Schulz ha pubblicato (Ne11rol. Centralb., 1885, N. 19) un caso di nevrite multipla che è il seguente: Su un bevitore di 35 anni si rnanif•1stò in breve tempo in sieme con dei disturbi psichici una paralisi atrofìca di tutte e quattro le estremità con estinz.ione comple ta della eccitabilita elettrica per ambedue le qualità di corrente. Nessuna d im inuzione della sensibilità, ma qualcheleggiera para!';tesia e vivi dolori alle braccia e nelle gambe. [Jolorabili Là dei g rossi LronciJi nervosi alla. pr essione, paralisi doppia dell'abducente; mancanza del fenomeno del ginocchio con con::.er va:zione de lla ecciLabilità riflessa della pelle; incontinenza dc.ll'alvo e della v escica, ma pr obabilmenle solo in conseguenza ùella apatia e della confusione deUa mente. Nel corso ulle!'iore della ma. Iattia con un noLevole aumento della tempera tura (un leggiero rn_ovimento ·febbr ile esisteva g ià prima), sopravvenne .... una passeggiera tumefazione dolorosa e arrossamento di più ar ticolazioni. Dopo cir·ca due mesi cominciò un miglioramento nello slato Dsico e men tale. Ritor·no della mobilità , anche negli a bducenti, della eccitabilità <>letlr ica, del rif-lesso patellare, del pr imilivo volume dei muscoli fi no alla eomplcta guarigione, solo ri mase ancora luogo tempo J'andalu l'a del malato r igida e simile a quella degli atassici. Il cor so drlla malattia conferma l'idea di una nem'ile m ultip la. Lo Schulz distingue cou Strimpel una fo r ma di ques tn rnala Llia carallerizz.at.a dalla pa ralisi e un'allra dalla atassia e r iferisce il suo caso a una forma inte nned ia fra le due. R ispe lLo alla condizione anatom ica, l'autore conside ra <juesla affezionecomc una mala ttia dei nervi perifer ici se1 1Z!:! tulla,·ia rsclndere la possibilità, secondo l'opinione espr essa da Slrimpell, d i una contemporunea compromissione della m idolla :>pinale.
RJI' ISTA
Il Lelianfcltl (Ber/. Klin. Wocltens., 18H:i, ~- iè)) Jta conmnicalo un caso di nevriLe multipla in un bevitot•e di 21i anni. il quale ca so met•im di essere ricordato percltc nel pt•mcipio dcll<l malalliA il >"io tomo più spiccato e•·a un notevole di.,lurho di cOOI'dtnuziolle nelle gambe insieme con 11110 paralisi doppin dell'nbduc(•nto. o un ùclirio alcoolico, cosiccl11-. la diagnosi n011 poL•· esser e stabilita con sicUl'ezza. Dipoi la mancanza di coordinazione rimase a tol g rado che il nu:tlnto in ogni lc•nlali-vo che faceva ùi reggersi i n piedi o camminat'c, sulliLo ><Lramaz::wva a LeJ•ra; mentre al conll'ario nelln posizioni' nrli'zontnle ogni sc~l1f1 di alassta Jllùnclwll. Solo nel cor·so 11lkJ'iore compat'\'Cro anl'lu~ g li fl ltt·i sintomi neuritici, pnr e«i, pnr alist (rl'alcuni lllll"Coli clelle rlila}, dolor1 ùilania n ti nelll~ gun1L,•. disluJ•I,i di sen><ihililà, atr ofia muscolat•e, l u a l terazioni della eccilAbilita eleltt·ica (notevole rlim inuzionc scgnatarnenle pe•· la cnrJ•cntc faradica) smnpr e piu si HSU!l'8Yr1rono. c così la dia,!.rttosi nppnr•ve cer ta. Quesla l'u anche eonvalidata dal fallo cl.e in ambl!duo d i occhi si sv1luppo la neurite ollica. Fra ~li allri sin torni; l'autore ricorda anclto la esistenza del :-:egno ili Ve!'<falio c l tontbP.I'g, l'accPiemmento del polso. J! Jeggiero moviml'nlo febb r i l e, la diminuztone ùella potenza yiJ·ile. J'iperid•·osi. Sucres"'P poi nn piuttosto rapiùo miglioramcuto tino alla com r,Jel.n ce:ssaz io11 e di tuiLi i J'e n0111eni mot·hosi11ol cor-:n di alcuni me;;i CLl o llt·e Ja pr·r:o;•slenzo. di un cer to lauguot'•' psicllico rnnac:e solo In funzi011e delle csLt·ernilù inreriOl'i p~r lungo tempo i 11debo lila. Vera me nte il malAto poli· abl;HstanzA pr esto lornare a reggPrsi in piE!! li e auche camminare, 1na l'andatura era mnlto lll3l!;licura e disadatlu e ricor da\'& moli issi m n l'tmdal.ura ;l ta:::sica (lei La h id • .Finalmente anche questa riacquislo quasi lo stato nor male. Il Lclienfeld consideraqucstacome u na ntalallia alcoolica IUallire."Lat.asi in for uta di unn neurite tnullirla e la mette in!':ieme cni ca ~i c0m unicati dal F icuet', Lowcnt'eld, Dejérinc, Moeli ed altri. Il prin · cipale pr esidio terareulico fu l'astensione dull'akolc.
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MROJCA
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Bulla ohUurla. con ascite ohtlosa.. -H. SF:NATOR.- (Cha1'ité .4nn. X, e Ccn.traliJ . .ft!r dic medie. Wessensr>h. N. 8, 1 8~()).
Un fahbricaole di -i6 auni, originario della Prussia occidental e, c he n ve va dimoraLo lun go tempo nell'A m e ric~1 t le l Nol'Cl ammalò, avendo per lo passato sofTPrlo di una sciatica ùoppia, con senso di calore, dolo•·e di lesta, P ([uiuda con fl:lJIOtueni illerici che presto si dileguarono. EsHmi nala l'urina, ,......a <lVC\'a l'aspetto di una emulsione debohneulc colorata in giulio; l!ra acida, del peso specifico di 1020 e, col ripo ...o, lascin\'a depositare un sedimento di urali, rnentro il liqnido soprns lunte uo11 mo>slrava nl microscopio olcuna goccelln di ~ra~so. L'esame chimico pAlesò nell'orino, unitamente al graioeO, diversi corpi albuminoidi (albumina del siel'o, fìhrinogenc>, emialbuminosi ), ma uou zuccùel'o. L" aspetto cùiloso r a\'eYn pr iucipalmeulo l'orina emessa nolln nollc o vet't:O la maltiun, bencht'> il maIalo non lasciasse mai il !ello. N t'l ~auguo non s i potè riconoscere alcuna impol'tanle anorrnalttil. Nel ~'Or~o della malattia s i sviluppò uu nole,·ole Lumore di milza e un apparente impiccolimeuto del l'egnto, lMm<mlO!o;O meteorismo e finalmen te ascite. Con la puntura dell"addome furono evacuali O litri d'un lictuido Yenlognolo, lnlltgino;;o, opuco (chiloso), i( IJUale aveva reAzione ueatrn, JlOf'O specifico l015, che si rischia rava un poco con l'clcrP c con la precedeolo aggiunta di una soluzio ne di pola=-~a cau;.tica, e ol microscopio faceva riconoscere delle fini ss1tne g ruuulazioni grasse e poche cellule linfoidi. La ùiagno«i fu ùi cirrosi epatica, forse con complica?.ìone di poritonile ~;ron i t·a. La sezione cada ,·er ica non fu permessa. I n quanto ai versamenti periloncali lalliginosi, devesi cou H. Qtùncke, distinguere l"nscite cltilosa, m eu• yj !tu me~co· lanza di vero rh ilo, dalla. ascite adiposa eli~ deriva dal la lliOsrolanza di altro grasso. Secondo l e nostre ndienw co.ruizioni puù cr edt>rsi prodolla la prima o per lesione dei vm;i ~hil ife1'i (in conseguenza di traumi, formazione <.li tumori o ancl1e di crcr·alllrfl di '!Uesti vasi per uoa slasi da causa nleccauica), e per la prese11za nel sangue della ftlo.riu ~Janouin ill (ondo può
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lll\'IST..\
avvenire il versamento di rhilo anche per effetto d'una ~tasi c per forazione dei ...-asi chiliferi). Della ascite adipoi"a ruò essere causn la clep-cnerazione gr·asSO!':Il dc.·gli elementi ,;cllnlari e(l ullr·i mescolati col verstlmenlo. specialmente nel la cardno::::i, p il1 ruramcnle nella lu!Jcrcolosi ùel pcrilOilCO. Al contrario il Scnnlor non conosce alc:m caso iu cui possa ritenersi come canl"a di tal Yet·snrnculo la esistenza eli uua anormale quanlilu di gr·asso rwl sangue (lipomia). A nelle a r·ignar·~.lo ciel!' orina lnltiginoso è ~.ruf} [< O dislinguer·e l a orina dii i oso procedente dn ::;tnsi o eonsc~gneali ltH.:or azioni nel tenil,wio dei Yasi lin fa1ici n dul ia filMi~ smìvrtinls, e la orina Ddiposn. Questa può derivnru dn rapiùa Pd estesa clegL'· nerazione gr·ns--a deglj elementi Ol'p-anizzati ciel sistema uropoietico (come nell'acuto an·elenmnonlo per fosforo) etl anelli~ per e~islcn:ttl nel ~n11 !?ne eli slt·nordinaria fJHfiHli tù di g-rasso (adipos11ria cmntngctta\ e cosi ;:peciuliJJeute nella ~~o;;i delta embolia gmssosn. Dislir tgnonsi hl rliH,;rso_specie el i a lbumimt l alli gi no~a specialmcnlo tnedianlt• la riccr.:a dell'A lbumina. Se 'fucsla manca. la chiluria l• esclusa ,, Lt•alla:;i llllm·a di a.Jiposuria dipendente da lipcmia. :)e Lr oYasi l'al!Jumina, decide il micro~copio: nella chiluria no11 lrovasi, oltre i corpuscoli li n t'alici, alcun altro corro n{-!'lll'l1l0, segnatnttlCltde 11011 epilc•lio rcunle nt'• cilindr·ì, l addo ,·o nelln adi[htsurio, eecetlo l'cuwlllgonn, si ri scon tra ttO l t•aec•• degli dementi dul tcss ulo ot·i ginn r·io, inoll t·e cilindri c 1111clre COl'[ctts~:ol i l'Mi' i del ~a nguc. t du nohll'i"Ì nella ,.,rtl orina chilosa J.l mancanza dell0 zuccltcro, il q naie lullavia va m··scolalo con lnlinfn P il cllilo alla orina. ma fnr:o:e . a cau!':a della !rt'anrlo nllenuaziouc 110!1 p11ò •JSSel'•· dimoslralo. La complie~zione dello. t:hilm·ia con rnscitc, l'anl.orc In cr edP [W l' lo mettO molto r-ar·a. Segno del soldo nella pleurite. -
r Jonr~ut.l d<> Mérler.ine
et de r·;,irllrqtt>, marzo 1f.F(i). Il prof"!':~or" Pih'•'" l1a tk~cr·itlo un !':egno ~ra~r;oltazione elle p11ò t•,>nder·e ~randi servizi 11E' l rliap:no:::tieo della plrllr·il··· Ecco in elle cMn u:::so con!>islc secondo la descriziont: duta
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MED ICA
dal dottor Oavezac iu un articolo del Giornale di Medicina di Borcleauu:. Il malato sta seduto, e mentr e che uu0 si pru-
pat·a ad a<::co1tar e posteriormente, un aiuto situato in avauli applica un soldo sulla pelle del torace nei punti che g li Ri indicano e lo per·cuote con piccoli colpi. L'orecchio applicaLo nei punti corrispondenti della r egione dorsale, segue atlentumenle questa per cussione dal lato sano dappr ima, quindi ùal lato malato e lungo tutta la loro altezza. Di già a distanza si percepisce una tonalità notevolmente pit'l elevala dal lalo ove trovHsi il versam-ento; ma per l'orecchio che ascolta, nell'immensa maggioran;;a dei ~asi, la percezione netta del rumore tnelallico indica la presenza di U!Lliquiflo nella pleura, la SLta percezione nulla indica al contrario la sua assenza. Confermo.Li-:o, e non più indispensabile, quando di già si è potu to nggiungere agli altri dati classici quello della perdita delle vibrazioni loraciche, questo segno è fino al preseutc il solo che possa supplirlo nei casi, cosi frequen ti nella donna, in cui l'omissio11e della voce piu o meno inùebolila, c la sua lr,lsmis~iC\ne viù ùiffìcile attraverso il tessuto adip0$0 sottocutaneo, non pntrebbero fornire al medico alcuna indicazione. Es~o c~ige evidcutemenle pe1· parte sua uno studio attento delle sue grad87.ioni per~hè conservi lutto il suo Yalore quando ~i lt'alltl di decidere se la toraccntesi è oppot·Luna. Ma non è punto più cliffìcìle eli ogni altro studio d'ascoltazione. Ma.nife•taziont meningi ti ch e e cere brali degli ore cchioni. - (Jorrmrtl de Médecine et de Chirurgie, marzo 18:-G). lo un articolo ùegli .-l.rchioes de n.enrolo!lie i tloltori LanllOis e Lemoiue osservano che soventi sono state duscrille manifestazioni cerebr ali nel corso deg li orer.chioni; r1ucsti ;.intomi meningitici si presentano ahitualmenle con andamenti minacciosi e ad essi si deYono atl.ribuire U l l& g ran parte dci casi di morte per or ecchioni. Gli antori cet•cano di dilnostrare con un certo numero tli osservazioni che esistono nel corso degli orecchioni alt1·i accidenti oiLre a rtuesli fenomeni menilwitici accidenti che non o ' sono, come 1Juesti, aèuli e transito l'i i, rna che, al _contrario,
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persistono per uu te1npo relativamente lungo e dcuolano una lesione piu gr11ve del ccrYello ste!':SO, vale o. dire l' r1 t'a.<:ia e lu paralisi. l".: possi1Jitc elle esistR i11 ambedue i eMi urJn stnto inflanHìlalorio dc>lle meuiugi. 1na ut-1 primo rrnn vi t> cile unn irritazione degli strati corti cali sollostanti; nel sncondo 'J ,. 1ma lc>"-ionc delle cellule dclln !:;OStsn7.t>. grij.!ia, una vera enr.efalile super Jiciale. Co~r iu un caso os~crvnto dal dotL. Sor·•·l
ebbr·, dopo ror chite conco111itante clej!li orucchioni, doJ.r1n, t't•!Jbre, poi Lm·l!umeuli tlella parola C<'n nna vern af'nsia. ,.,J Il malAto 11011 ricuperò la pa1·ola che dopo cinf)ne mesi . In '''' caso Ol'Scrvnto dagli autol'i l'altPr nzione del cervello C'ra più profonda P più per sistente; il m11lalo presonla"a a(h,.ia Pd emiplcl{ia dc"-trn c 'luesto c;Lato persi<:telte per piu mt·'i in modo da net~essilorc la >'Uil t•ifiwma dal l'ervizio mil itv1·e; il malato per ullrl") guarì I•Oi complet.arnenle. :-1
QUC!';li faW ,~d altri citnti rl agJi t\ll[O I'I diltiOS l!'flllO dlllliiUL t'he gli Hccidcnli encefalopnlil'i po;:<:ono, in cerl1 ca~i di li ti mero fOI'tunatnlllcctc limitato, cu~ionare con<:cculiYamoute le;:iolli del ccwvdlo s Lt3~"o, Ul rcefal iLe o ranlulcdlimr>n to, eire proclucono allora arnsia e parali!'i piu o meno !!1'8Yi c durovoi i. T al voi ta nnclw ess~ po;:;:ono cardonm·o la lllO!'lu. E d' uopo snctgiuugere eh!' m uno dci cilllli malati gli ne· cidenti cerleltern . in pochi ;?i or ni. allP emi'>"ioni sangui _:nt> locali ed ai pnrganti. Hisognll clunque, w ·i malat i oO'ctti da oreccllioui clte pr esentano "-Ìl1t.omi ccrc>brali, i quali posf'ono improvvit-omcnle pronùut·c nndamonli minnccio~'<i , r1corro1·e aù una lcrapin immecliAla ed energica.
Paralisi diabetica. - Dottor· B LAt-:CBE'I' di Vici t~. .;ellr: ,ft s l bipiiaucr. N. HH, sellPmhrc 1ti>~~>).
(f!a-
Uno dei clionli diabetici (6~, g rammi di 7.ucdll'ro peL' Of!IIÌ lileo di Mma) dell'A., dopo aver pasl'oto una l•uona notte. :-i t'ccò il umtliuu alla latrina: d'impt·onoif'O, nel r JAlzat·si, notn elle la s ua gamha «illi!':Lru e f~Jlecielmc llte il piede erano colll-
pletarnellto pa r·alizzati. Auch e il IJrac·cio l'iini!-Ll'o r ro. stato all'etto, ma leggiormcnle, ' er~o
la spallu.
MEDJCA
L'Allivi Là del piede non rilornò che dopo due me!';i e le di la r imasero prive dei loro movimeuti per lo durata di sci mesi: esse 11011 po~seggono ancora una grande energia. Le dita del piede de~tro segui rono a poco a poco l'inazione del piede suustro; da rrueslo lato non vi era stata emiplegia. Poco tempo dopo, le dila divennero rigide, poco attive. Nessun accidente però si è manifestato da parte del cet•vello durante questi fenomeni di cattivo augurio. Attualmente le estremità dei quallro arti agiscono abbastanza benP. l suoi occhi, le !';Ue labbra, la sua lingua non furono punto deviati. Egli però non può sollevare la testa ...-erso le sommità degli alberi, delle ra!=ie, la gira fortemente a destra ed a sinistra senza soffrire vertigini; gli !';em bra di e~ser nPl vuoto; il suo incesso è titubante, dirnodochè qualche volLa 1 passeggieri lo creùono ubbriaco; avverte formicolli all'csll·etnilt'l, ali•' dita dei piedi e delle mani, specialmente del Jal.o sinis tro primitivamente an'ctto e paralizzato; la 5811saziOliP dE'l moto non ò completa. Egli non può riscaldare le sue eslr~>mita; l'applicazione delle "ue 1lita sulla sua faccia, sulla sua cute ~li p r oduce una sensazione di t:reddo intenso; gli è necessaria dell'acqua calda o pesanti coperte al fondo del Ietto. nllt•imenti la circolazione sanguigna non si compie ed egli è sn1'proso dal freddo e non dorme. L'autore teme che da un momento all'altro venga in isCflna una seconda manifestazione d'emiplegia, forse una paraplegia, di cui si notano di ~ià alcuni sintomi; forse infine il coma diabetico. Piede torto tabetioo. vembre t88:)).
(Ga:oelte cles l16pitaux, N. 1:l3, no-
n doLlot' Jofft·oy ho. fallo alla sociolà medica degli ~pedali, nella sedutn del 15 novembre u. s., una comunieazione sn di una particolare deforwaz.ione del piede, che si osset•va in certi atassici ed alla quale egli ha dato il uome di piede torto labetico. La descrizione di questa derorrniltt. é la se(.{uenle: il piede é in estensione più o meno prouuuciala; le duo punte dei p1edi tendono ad incontrarsi l'una coll'allra. Quello sn31
RI\'IST.\ MEDIC:.\
rebbc il ·t• g rado del piede torto tahetico; il malato può raridrizzare egli sle~so il piedA SHlla g~o~mba. Il rlottor J offroy ha consta lato il piede torto a rrueslo grado in una donna che teneva il letto da due mesi. Pervenuta al 2· grado. quest'affezione pre~Pnla tutti i caratteri del piede torto varo equino; non si può più raddrizzare il piede; vi ha retl'<'tziono del lendine d'Achille; le dita tutte sono flesse l' uon è possibile radùrizzarle; allorché ><i scuole la fr!'lmha, il piede ciontloln !t~ teralmen lP e non dall'avnnti all'iudiPtro; i 10uscoli snno Prnariati, piccoli, l'Ammolli ti, ed il riflesso rolu leo è scnmpa r·so. Quest'Rffezionc p:eneralmente è simmetrica; in cerli casi è al 1" grado da un Ialo, etl al :!• g rado uell'altJ•n Ialo. Que-<lo è ciò che hA constatalo il dottor Jolfroy in qualclw malala che teneva il tPtto da più anni. Molti attribuirono quest'aflezione al peso delle coperte nei malati clte tengono il letto da lungo tempo. Il dottor Jofl'roy non attribuisco che una parte ~econt,aria al peso delle ropertP; si trntt~robbe, secondo l'autore, di un vero piode torto. La scusibilila mu;:colaro è abolita; Lulli i mu~coli della gamba sono in istato di inazione permanente; i tendini eli questi muscoli hanno perdnlo la lol'o azione, di rnodo eire il piede è abbandonato al proprio peso, al peso delle coperte. Nei primi tempi questa lesione sarebbe a ncora guaribi le; dopo ur.1 certo tempo essa diviene del tutto ir•rimecliahilo in conseguenza delle ader enze.
IUVISTA CHJRURGICA Azione risolvente dell'eresipela. suineopla.sml. - BmoERT. (Dealsche .\!.ed. Zeilung, N. 5, 1886 e Cor respondenz Blatt ftìr Schweizer Aerzte, N. 5, 1886).
La comunicazione del Biedet' l è di un allo interesse per la patologia, ma il faLLo a cui si t•iferisce non può dirsi nuovo. Non solo Hebra, Schede!, Busch o Volkmann, in questi ultimi tempi, banno p osto in evidenza il -potere riassorbente dell'eresipela sui tumori, ma già ne\1831 il Sabalier accennava allo stesso fatto in una sua importante me mor1a (Propositions sur l'drysipéle coMiderée principalement comme moyen curati! dans les affeclions cutandcs crortiques). Sperimentalmente poi non solo sono sta te splendidamente conJermale le sc11rse osservazioni cliniche. ma ne è sorta l'idea eli pr otlu ,•re ai'Lifìcialmente l'eresipola pel' di::;lruggere i tumol'i. l p1·imi tentativi in questo senso furono fatlida Ric01·d e da Despr·ès, i quali cercarono di portar e a guarigione delle n eofot•mazionl venereo med iante l'innesto dell'er esipela; ma fu il Busch colui che ottenne i primi risullali positivi. A vendo egli in cura una ragazza di H> anni con un enot'me linfosal'COma inoperabile, cet•cò di inneslal'e su ques to l'et·esipela, e allorchè, nel secondo tentativo, ottenne l'inlenlo, v ide il tumore impiccolirai, in due sellima ne, fin o al volume di una mela. È vero che l'inferma andò soggettA a fenomeni ùi collasso, che il tumor e, dopo un mese, riacq uislò le primitive dimensioni, e che n on riuscì una seconrla inoculazione; ma nondimeno nessuno.poté disconosce t'e il valore Lerapeulico di quel pt•imo tentativo. · Il Busch riusci a pt•od urre l'eresipelanella sua inferma col farla coricart\, dopo di aveL' praticato quolche puntur a s ul tumore, nellello donde era uscito un individuo aflèlt-o da rruella
RI VISTA
malattia. Era un espediente ~Ile O\'l'ebbe ispira lo ui piu troppa r ipugnanzn. Ma le culluJ'e purA dei 1n icr or.or.r hi drl111 ercsipelo banno poi reso facilmente alluuuile In nuo,·n \"Pduta teropeuliea, e lutto il merito nP. è dovuto al dott. Felalt•isen. professore A Bct·li no. Noi s uo dotto lavoro su ll'elio login dclrero~ipela si l!'ovano e~posli de~l'inLPJ'e~::anli f'Sperimcnli i11 propos1lo. Ke citerò qualcuno. Una donna di 58 o.uni CI'll offella tla llbro·snrcomi mullipli dello. cule. Sop1·a uno di •ruei tumori, nella regi0110 gluten sini ~tra, il dott. F chleisen inoculò un liquido eli cn1Lu1'a tli micr·oeocclli dell'ei'I'~ipelfl alla quarta p-PnerA?.iom•; e Al quarltt giorno, dopo alcuni prodi'Omi, l>i rnanifrslò, accompagnt~La ola febb1'e a 40.,5, una liptca ero8ipcla mnr·ginula. Il l'i8ultalo fu incompleto, in quanto che illnmot'e cl iminu\ ma non srompan•c, ed una seconda inoculn;cionc non fu fAlla pt>t' P~'<~'<ersi ,·e•·ttlrali. tn l'<eguilt) alla prima, dei fenome ni di collasso. Tullu ciò mlnnto orn obba~Louz.a por un ]Wimo lenlalivo. L'outot·e quindi n e fere un secondo, che ru seguito da un completo succes::.o. Untl donno. di .1-IJ onni. che er·u stata oper ntn tre volle eli carcinom8 ad una mammella, e non ~a peva clccider... i ad affrontare una qnorta operazione, twcol:,c In pl'Oposla della inoc ulflz.ìone e volle s u bil'la sen za t'ilal'do. Tre 11l11 ore dopo lo inne~to con una cullura d i mict·ococchi alla nona ~euc>ra ziouc, commcic'l a manifestar::i l'ere:.•pt'!u, che ben p1·esto cop1·l Lullo il lumoJ·e c !'Ì csli'S!! poi anrlte più o ltre su lla parc>ll' lo racica; c la violenza del pl'Oces:.o fu talt' che, tuenll'l' esso s i svolgeva esternamente, 10i verRt•va nel !-;ncco pleurico dello stesso lato un essutlalo, c.lte gium.,e all'nllezza dell'angolo iufPrìorl' clelia scapola . 11 rrsultato l'u qua<:i mera,·t~lioso, impet·ciocchò all'otla vo giorno i uodi caz·<'inomnlosi ero no ~ià inlr rameule scompArsi e dopo pochi allri g-iot•ni l'e!;~ud»to pleul'tlico fu r ia.,sod>ilo. Cosi questo g.>condo tentativo di terapiA baelet•iologicn ehhe un esito dci più bl·illnnli. e Il no al momento in cui l'aulOJ·o pubblicò il suo lnvoJ'O non vi fu ulcun indi;(iO di J'eCid iva, ne h\ l'IUiute dell'in(et·ma presentò dislut•bi che polessCI'O ~larc in r elazione con la scompa!'sa dt•l neoplas ma.
CHlUUJ\GICA
Parla in se..,uilo il Fehleisen di alLri cinc1ue teutalivi, . più o -o meno l;'iuscili, e giunge infine alla conclusione che l'utoculazione dell'eresipela sia un plausibile mezzo di cura pei turnor·i inoperabili. Era la questionP in questi Lermiui allord1è il Biedert ha date.. comvnicozione del caso che segue. Due anni atldielro g li t'u presenlùla una ragaua di nove tlnni, nella quale riscontrò un sarcoma grande quanto un uovo di gallina sulla ~onsilltl sinistt•a. Il Lurnore benché s i spingesse in giù nel faringe, poteva esser e aspol'lalo sen:.~a grandi difficoltà; ma i parenti ùell' inferma non permisero l'opet·azìone . Venti mesi più lartlt, dopo molle cure, tlopo che il tumore aveva subito in alcuni punti ca ngrena ed ulcerazione, l'iliferma fu ricondolla al dott. Biedet·L in uno slato orribile. Il tumore aveva guadagnato lulla la dielt•obocca e si era esteso in avanti sulla lingua, di cui la melò sinistra e t·a s LaLa trasformata in uno. massa ulcerosa sporgente dalle lal.lbra; le lnasse neoplasliche, inoilre, si erano insinuate nelle cavità nasali, dalle 'JUOii pot fuo r iuscivano attt·averso le nat•ici ed altraverso i et\llllli naso-lagrimali. La poveta ranciulla, come et·a naturale, loLlò Jl6l' molle sellimant:: con accessi di sorfocazlone cb e ne posero in pericolo la vita, e fu riùolta qunsi nella impossibilità di alimentarsi per la via della bocca. Giun la in clir1Ìca, dovelle essere isolata a !.:Uusa del fetore che emanava dalla bocca, e dj li ad un paio di giot·no le fu pt·aticata d'urgenza la Lracheolomia . Dopo questa operazione, la piccola inft:lrma l'u collocalo, inavvedulameote, in un letto, in cui era stato un ommfllaLo di eresipela, letlo, del resto, disinfettato col vapore e pt•o vvedulo òi biancheria pulitissima. Ebbene, al quat'lo giOI'rtO cominciò a svilupparsi sul tumore che covriva l'occhio destro, e non sulla l'eJ•ila della lracheolomia, una et·(~sip ela accompagnala da fatli generali alquanLo vio!cnLi. La cu;·a fu aspellanLeJ sia perché non si aveva ormai J'agione di so ltra,rre al pericolo di un male acuto quella svenlut'ata pet· serbarla ad una fme anche pt•ossima e più straziante, e sia pel'ché si desiderava spet·imenlat·e so l'eresipela, eslendenJosi
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lll\'l STA
s u tutto il tumo r e, potesse spiegar vi quell'azione benefka gia van tata qualche volla. E l'azione benefica no n solo 11 011 mancò, ma s uperò anche le più ardi te spet·anze. In pochi g iorni , cioè Ja l 17 Hl :?3 novemlll·e, il tumor e s i dissipò inl.ermnen tc, e il viso g ia lan lo def'ot ·mato t•iacquislò il suo aspe tto r egolare, come s e nulla a vesse sofferto. Himaset· o pel'ò Llelle cicalt•ici sulle palpebt•e e sulle. pilJJ Je nl'lsali, nei pu nl.i O\'C il neoplasma aveva prodotto Jelle perfo r<.lzioni, e la lingua r idolla a poco più che la metà, è rlel'or·mata anch'essa da cicatrici ed e saldata coi pilaslri .dell'at·r.ata pata tina, la qualn poi presen tasi perforata nel rcezzo del velopcndulo. La cannu la dell a traclieotomia fu rimossa definitivamente il 27 novembl·e, o la respirazione, la degluliziotte e la fo nazione ùa quel momen to non p rt~sen t;.;ro no p iu n ulla eli anor·ma le. Due piccoli nodi neoplaslici, J'imasti in una cieatrice della palpe bra s upet·ior e des tra ed in un'allea del na:>o, furono a~po r lali e sottoposti al microscopio, che permise di scoprire in essi un sarcom a parvicell ulare ricco di vasi e coverLo da una cute normale ma assoLLigliata. I t Biedert si s tud ia d'indagurL\ il modo onde quella gul'a·i- . gione a vven ne, e ritiene che non si possa uscire Ja una Ji queste due i potesi: o i microt·gan ismi dell'er esipela han no clir ella menle distt·u lto jJ s at'corna, ovver o essi ha nno ucciso un possibile benché non ancora dimostrato micr obio produttore del saecoma, delel'lninando cosi 'ancbe la dissoluzione di questo; e si mostra incl inato ad amme ttere la prima delle due, parendo g li in vecosirnile ch e in u n tempo così bee ve come fu crnello che impieg ò illumore a s parire, possa clisfac:ò i un tessu l.o sol per·chè s iano spa ri ti i rnicror ganism i che ne !tanno de t.erminalo la i'or waztone. L'in i'crrna nel g ennaio ultimo era lullaYia perfe ttamente sona e n ien te faceva temere una r ecidiva . T.
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CUlllUl\GlCA:
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Sulla. oura. della. prosta.tlte e spermatoolstite c roniche. - E. F rKGÉR. - ( Wiener Mecl. Pre.sse e Central!).j'ur die Medie . Wissensch. N. 19 188H).
Nella cura della prostatite e della spermatoc.istite crouiciJe cile vengono in conseguenza della gonorrea, il Fingér s i serve coo buon suceesso di un a!3parecchio costruito '3econdo le norme indicate dall'Arsberger pe1· la cura delle emorroidi. Esso consis te di un cono o tubo pirit'orme metallico, luogo 12 a L4 centimetri, verfettamenle clliuso da introdursi nel retto, la cui cavita interna è Jin quasi alla punta per mezzo di 1~0 tramezzo verticale divisa in due pa.r·ti che comunicano fra loro solo in alto, e ciascuna d'esse è in comunicazione con lo esterno per mezzo d'un tulJO di caoutchouc. Congiungendo uno dì questi tubi con un vaso pieno d'1;1cqua co!locato in alto, si può per m~zzo dell'aspirnzioue dall'altro stabilire una corrente coo~inua attraveT'SO al cono e dare a questo, secottdo la temperatura dell'acqua, latemperatura. che si desidera. !l Fi.ngér usava l'acqua a 28'-35° R e laseia"a l'apparecchio ogni giorno piLt ore e Lalvo!La auclle ÌJlLiere giornatE' nel .retto. Negli intervalli erano ordinali s uppositol'l di jodio e joduro di potassio con l'aggiunta di estratto di belladonna. L'auLore riferisce esles~unente due di questi casi di prosW.tite cronica in tal guisa curatj, uno ùei quali complicalo da cronica spermalocistiLe. QuesL'ultiwa malattia sì potè riconoscere con l'esame per la via del retto, poichè si sentivano le veseicl telte seminati turgide, a for ma di due corpi piriformi, finamente bernoccoluti a.(lagiati sulla faccia posteriore della vescica orinaria somiglianti per la consisLenut a guancialettì pieni d'aria. Igroma. della. borsa siero11a. dello psoas. (Gazette des HtJpitaaoo, N. 1321 novembre 1885).
Tratlasì di un uomo dell'età di M anni, carrettiere, il quale è entrato all'ospedale per un turno l'e alla regione ìnguinale. Questo tumore, il cui inizio é assai difficile a precisarsi, è
cresciuto lentamente, gradualmente, senza attira!'e a tutta
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lU VISTA
prima l'attenzione dell'infermo. Allor'chè ebbe raggiunto il volume di un uovo di gallura a ll'inci rcn, il malato r.ominciò a sen tire unacer·La mulesLia nei rnovimenti dell'a1·to, u qualchB dolore a forma urv rA.Ig ica. l un~o il ll'agitl.o delJtorvo Cl'umlt>. E ntralo a ll'ospedale, si consta tò che il tu more occupava In par te super iore e.l _c,.Lerna del Lrian~nlo di Scarpa, mll "i 5:CH· fiYa nettamente che e;;so si prolungaYa sotto l'areala crurale. E ra neltaruente cu·coscritto ed i s uoi sintomi si delimituvano facilmente colle di ta. tanto Jtt·lla sua pot·zionc intrapelvicn, quanlo neJ!a s ua porziottc est r·a pc lvica. E ra Ju "o, mn nr.llo s tesso t em1)0 er a r'esistente i11 rnan icr·a La le da fur pensar·e a d Llll tumore liquido le cu i pal'eti rcl"istenti l'o ssern molln distese. Si notava una resistenza ns,.olnta 'ad ogni lentath·o di riòucibilità. Inlinc la sede del tumore Pt'a molto profond<ì. La femorale, fortemente sospinta in avanti ed in dentro. si sentiva per cosi di re R ·nor eli pelle e le fiLr e dc-Ilo psoRs egualmeute .sosp in te iu avnn1 i s i disc>gnavano immediata mente so l.t.o la pellt3 e colla p iù gra •tde nette7.za. L'idea elle si tral.lasse di un as<:esso migr a tore venne inrmcdial.amenle l'e~pinla dal chit·u•·go, sia per i ca1·a~leri propri del tumore, l:'ia perchè non ;:i Ll'O\'fiVa alcun seguo di lesione ossea a distanzA. Due ipolcsi e r·a11o solo possibili: o ;:i ~ra lLava di U ll al"cesso con fluen te nato sul luogo, consecuti vo ad una walnltia dell'osso iliaco in un pun to eort·i::;pottLle ntc all'unionr del pube o dell'ileo. Oj)IJ UrC si trattava di un igroma della borsA s i~ roSR che esiste a questo livello e ciro è destina ta a facilita re lo scorrimento dello psoas a lla sua us<'ita dal bacino. Si è a qucst'ullima ipotesi che SI e attenuto il capor ipar to fon daudo~ i s ull e seg-uenti ragioni. Lo ,.la to generale dcll'indivi.duo era eccellente e si com prendeva difficilmente trn R malattia os<'ea c:ronica in un uomo cosi robusto; alla !"Ua eta, le epifisi sono saldate da lungo tempo, od a nche le molo.Ltie dell'osso iliac:o, rrPI punlO di congiunzione del pube coll'ileo, possibiUssime in 1111 adolescente, f'r·ano mollo meno in lui. I n fi ne per quanta fosse la dil igenza colla qua le si cer cò SP esistessero dei punti doloros i in ''icinanza al tumore, ru im· possiJ..ile trova rne. Le pr es<'iOJti l'alte ùa l chirurgo dctermi-
ClllRUllGICA
navano bensi una sensazione penosa nella rPgione, ma nessuna di esse rivela va la presenza di un punto particolar·mente sensibile. In queste condizioni venne raLla una puntura collo stmmento di Potain; essa diede luogo all'uscita di un liquido analogo a qt1ello di tutti gli igromi. 11 diagnostico fu quindi coufer mato. Evacualo il liquido, il malato ru tenuto a riposo, p01 nnvialo guarito qualche giorno dopo. Il tumore era scomparso .e con esso tutti i disturbi meccantci cile ne lll'ano lu con!':C· guenza. Disgraziatamente, il malato esseudo stato costrP.ito a ripr~ndet·e i suoi faticosi lavori, dovetLe ritornare all'ospedale un mese dopo: il tumore si era riprodollo. I caratteri del ~umore si erano modificati alrtuanto, iO(luantochè esso era la sede à i fenom~::u.i infiammatori, però molto leggieri; era meno ben circosct'ilLo, i tessuti circonvicini erano alquanto ingor gali ed il malato inoltre seutivt~ qualche leggiera trafittura. Il riposo, qualche emollienlc, fecero scomparir·e tuLli questi accideuli e diminuire anche il tumor·e, dimodochè l'infermo si trova al pre ~en te nelle condizioni pressoché identiche a quelle in cui kovavas i all'epoca della sua prima uscita dall'ospedale.
RIVISTA Dl OCDLlSTICA
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.D egll ultimi prog"Teni nell'operazione della c ataratta per estrazione. - Dott. PA>'~AS . - (Journal des Socielés Scien-
tiflques, 6 geunaio 'L88U).
L'inLt•oduzioue dell'antisepsi nella chirurrria dice Panas ha o ' ' cambiato tutt'affatto i r is uHali degli alli operativi, ed in nessun ramo della chirurgia l'azione dell' ontisepsi è cosi sensibile come nell'oflalmologia.
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Rl YJSTA
Nell'estrazione della cataratta, la s uppurazione consecutiva e la panoftalmite erano i pericoli che si dovevano temer(;l operando col metodo n lembo di Daviel, e che facevano r icorrere al processo lineare del Graef'e. Il pericolo viene ora scongiurato coll' antisepsi e non vi restano più che l vantaggi clelroperazlone a lembo senza iridectomia. Ma per ciù oUeuere, bisognerà che l'antisepsi sia impiegata in tuHa la sua perfezione, ed il lavacro profondo dell'occhio e una condiziono es~enzia! e di successo. Dopo una serie di esperienze fatte s ugli anirnali, l'autore ha riconosciuto che i l miglior liquido a n tisei.Lico è una solnzione al 20 millesimo di biiodur·o di mercurio. Questa. soluzione molto ben tollerala, è perrettamente anti8eWca, meno irritante del bicloruro e più sicura dell'acido borico. Dopo praticata raneslesia colla cocaina, l'operatore taglia un lembo ùal terzo al quinto della circonfer Bnza ùella cornea, sui fì ciente pel passaggio dd cris l.allino e clte si coatta assai hene. La Cl'istalloide dev'essere ampiamente aperta. Prima di procedere alla medicaz ione ra duopo ridut·re il prolasso irideo per piccolo che esso sia. Teenlinata l'operazione si procede a lla lavatura tmdoculare ed a questo scopo l'autore si serve eli U11o strumento speciale faLlo costrurre dalla Casa Liier; poscia si instilla un collirio di eserina, nello s tesso lernpo che s i insinua nel cul di sacco congiuutivale una JlOmata della medesima sostanza e di vaselina; ciò <lssicura la riduzione dell'iride, allorchè avvieu<1 la cicatrizzazione. dei mar gini della ferita cor neale. La médicazione in seguito vien fatta con una pomata a base eli benzoa to di mercurio nel rappor to di un grauuno e mezzo su ·J 00 gramm i eH vaselina, si ricuopre in seguito la parte col cotone idrolìlo fenicato. La rnedieazio11e va l'innovata ogni 21~ ore ed iu capo a 1 o 5 giorni i! risultato è olLenuto. Da ciò si scor ge come la durata del trattamento sia ridotta e la semplicità oe permetta l'applicazione ancht\ in mezzo a s tati gener·ali gr·avi, quali il diabete ed li r eumatismo aculo. Grazie all'antisepsi, dice l'autore, l'operazione fondata da Davlel riprende il s uo posto privilegiaLo. L·acut.eaa vis iv<~
DI OCULIH!CA
degli operati è pressoché normale in graz•a della conse~va zione dell'iutégrilà dell'iride; la bre ,•o durato. dell'operazJone diminuisce i pericoli dell' infiammazi(JIIe secondaria. L'obiezione che si può l'are o. tale processo é la diflìcoltà più grande di evacuare tutta la massa del cristnllino. e la tema dell'imbrigliamento dell'iride; ma i risultati della pratica di Panos dimostrano che quei timori sono chimerici. D elle les ioni ooul arl nel g ozzo ex ofta.lmico. - Doti. PE.· uRoNo. - (Gazette Nfédicale de Pat•is. i nov(·ml)J'e t885).
L'autore ha potuto nello spazio di pochi uuui tJS:;;I~t·vat·~ li- casi di ~ozzo exortalmico, i cu1 risulltlti pubblicò in una
tesi. Eg!i polè constatare che i ùi<slut·bi oculaei mancano l'arameme nella malatL1a Ji Graves. Il fallo piu comu n~ i• la diminuzione ùella fa coltà visiva, osset•vola 11 volLè; vougono dopo i Jisturbi dell'accomodazione t! ovuLi, seconùo l'autot·e, oll'allungomenlo ùoi ne t• vi ciliari cousecuti vo all'esonutmu. La p:.~pil!o. è stata lL•ovata il più sovente mt:diocremento Jilalala, fallo questo importante in opposizione colla teot·iauol la paralist del simpatico che, secondo Panas, dovrebbe sempt·e condut·re al resll-ingimento della puptlln. Le !P.sioni del nervo ottico, causale dal suo allungamento, quelle dell'it·iJè e della coroide, sono molto più eare; in quanto all'epil'ora , questa ha poca impol'tauza od avviene perché il globo oculare facendosi peominento, allontana. i punti !agl'imali dal lago lacrimare. La cot•uea, esposta all'azione delle cause noci ve esterne, si altera e vi~no colpila da quella fot•ma ùi cheratite nevroporalitica che riconosce per causa dei disturbi lroflci. Aisuduelti fenomeni si possono aggiungcr·e l'indebolimento del muscolo retto interno, lo sleabismo e la diplopia, l'ustigmalismo eu altri vizi di refrazione. Senza che altirusse speciale attenzione dell'autore, fu pure osse1·valo 8 volle su l i- il se~no di Gt•aefe, cioè l'assenza dei movimenti sinergici clell'elevatore della palpebra e ùel rello supet·ior e.
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE
Natura e diagnosi dell'a.ft'ezione s UiUtlca Iniziale. - Profcl:ISOI'e 1-:R:-:F.~T FrNCEH, docente di Srnlo;:t·ulia c Der·malnlogra n cll'Univcr·srlù di \'io•rrna. - (.l.Ugernei1te lVie1v>r .\lt:rli::inisc/w Zcilt!fL!I, N. \ Il, 'i t~ !'8g 11 ~ 11 li. J886). L'rrrdur'ÌI11enlo :>ifìlitico pr·irnudo, dDI I' Hunl!•r· por· lA !•l'ima volln (l'il-ili) sludinlo con t'igm·o sciPnlillc:o, tlr."l:t'illu nulla varielo cieli,.. sue for·me e valutato l:•Hnc condizione intlr«pcnsahrlc ùell'i 11 t'ezione. i· lulln ''in opwolln oli uun lievi cnnll·ovm·l'ic. I dunlisli pur·i <>oslPrl~<> no l: leo l'inùul'irllenlo, o mogli l l'ulrt•t•a tlur·o è rontli7.ronc sine 'fltfl non dell' infeziontl, p.-r· m otlu che In sua pr·c•spn:r.a .. ,u 1111 sicur·o indmo di :>illlrde e la Htu\ as~cnzu l!a~li aol e~>eluclcl'la: i clualiRli lllOtlcmli. ìn'~'r.f', pem·unu eire, lflcnli·H l'inohl!·rmelll<' ,·.una pr·m·11 1·erta dt>ll 'iufeziorH', lA sun Assowzn non sia una rnp:inne sullicionlu per negal'la. Gii unilul'ii poi ~i munlcn:.wuo ll'in~;('r·uli ,fielt·n le lot•o duo nole obl>wzioni. tiué che \'Ì <:ono iru.lur·rnwnlt 11011 scl!uiti dR inl'e7.iniiC l' inrezrnni 11011 lll't•c.·colule da inclur·irct .. nlo. Qui l'aulOJ'e ~i dortl!ltHia: A '{U<llè cuncli7.innc si <H' t'ebb'" il •lu·rllo di ril c n~>r~ l'indurirncnlo 1'0111C un Fegno CPrlo <lr sifìl1 1lc r econl e, Ji t'OIJ : > idct'Ht·lo como l'un iel'l nll'e 1.i0 11 C silllitica ini.wtle e oli escluùcr·u con ~icunnza ho !'\ifHìtlc pel solo rallo dell'a~!'ellì'.8 dell'indur·imenlo( A corulrzione. l'aulorc stesso r ispnnùe, rhc l'intlunmenlo si risconlt•i r·culruenlP l'ictnpro couw l'inizio cll.!iln sillìide, t1 cl1c ~ i t•i;;conl!·i esclusivamen te in C!'.~a. eroe che nllr·i !'lnli di,·cr·sr 1htlla stf!liù.- 11011 po:::.StlltO detel'lltillllr'lo. Procedo quindi ull't111al rsi di questi due impor·hmli -.simi !)Unlr dP.IIa queslronc. l. 1~· .sempre dimu.~lrabilc l'indurimanw coma fatto ùuzialc del/CL sijllide"/ - :-lt' l'auliH'Ìl/t degli !:!Cr iltOI'11 la ]II'Upl'iR -espor·icnzA pet·mo.:tlorw all' aulot·c unt~ risposta allcrmattva; o
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RJ\"ISTA DEI.l.l> MALATTI E VE\ 1\REF. R DEI.I.A PELI. E
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anzi, al contr ario, l' esperic>nut di molli ha dimoslJ•oto elle l'ìndul"imenl o, a seconda del sesso, della sede c di allr·e condizioni, vat·ia mollo per esLen~iOIIH e per viruiMza, e puo pertlno mancare. QuAnto Al sesso, è stulo r i pclulomcnlo notnto clio l'iiHittrimen lo nella donna è spesso molto ~liiH!J'ticialc e poco Cl:'Lt'M, e qunl che vol ts manca rlel tuUo in ca~i hen consl.nta Li d'i ••fezione generale. E queslv é spie!{nbil" non pet· la dif'l't>t'CIIU\ di sesso, ma per le condizioni ~pPciali d1 slrulLut·n ùugli ot•l?&ni genilali muliebt•i; infalti clu(•lle parti che hannn la meclesuna slrullura nell'uomo c nella donnn, come, p<'l' es .. le labbl'&, le clila, non danno luogo nt>i tluo> se!>si a <liflert>nza di s' iluppo dell"indurimenlo si(lltlico. Tale rappo•·lo Ll'n lo !>vil uppo della scl er osi iniziale cl~>lla stfìli.te e la nnlura dol tessuto sul quale s'impianta è cos't coslanl<>, che raulOJ'e crecle pol~t· •·icuvare dAl suo vasto mal<'t'ialc d' ossel'vazionc alcuni dali che non solo presentano un singola t·e interesse ~cien lifico, ma hanno anche un vero vu lore diagnostico. Cosi, per Clllfllllo r ip-uarda gli 01·gani genilnli dell'uomo, gl'intlurimcnti tipi<'i si ~viluppano nr:>l solco rot·ona•·io e sul nHu•gine del prepuzio; sulla lamina interna ciel prepuzio l'i'ldurimenlo è alquanto paslo~o e Jamellare; sul co•·po del 'ghiancle uon si f'OJ.!Iiono ri~conlrare che indurimenli ~uperlidali, sollili come CSI'Ia o pergamena, mentre sull'ori fido c sulla cOJ•ona ~i osFervano scleJ'OFi a forma di noduh. Quanl.o agli organi della donna, le infìllr ezioni più cluro si t·isconlrAn o sull'orl o delle grandi labbJ'O, vengono poi le piccole labbJ'8 e la commessura posler·ior e. Sulla. supet'Oci e intePno delle piccol o lt•bhr·a l'indut•im••nlo è in fOJ'ma di pergamena, e solo in casi mollo !'&l'i occorre di ll•oval'lo nel veslibolo o sulla muro-;a tlclla vagina. Qui intanto qualcuno potrebbe pensore nd nn certo ••apporto fra lo sviluppo assunto dall'intlut·imento e la potenza del virus: ma siiTatto r apporlo, siA cile estsla o che non e!'i-.ta, non vnle f\ spiegare quanto l'aulot·e ha ttiTermnlo, da un l t1to pel'cllè i falli cla lui posti in t•ilievo sono coslanli e dall'ullJ'O pet·cllò uno sles!!O jnd urimenlo, se è mollo es leso, può pt·e!'<cn.. lat·e "arie Rradazioni di consislenzo, se(:ondo i lessuLi che esso
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infìllt'<L Una scler osi, infatti, la (JualP si estendt1 dal solco coronari o tino al mezzo del corp o del g hiande, è n oi solco coronario di clut•cua cartilagineA, sulla corona anci 1C dura, ma già alquanto cede vole, fl sn l ghiande o è come pet'g1U11ena o è p el'fìno molle: e n ondimeno ~u quelle lf•e zon e l1a agito il mPdesimo momPnlù etiolo!!ico. Un inrlurimcnlo ò lanlo più cm·alleristico. r ivela tanto più fac!lmcntt> la ~ua prescnztt e la sua nalnrn quanto piu esso si eslP-nde in peofonclità , cioè q1H1nto più marct1 ta è la sua fot•m n nodulare. Ot·n, se lo s viluppo dello scler osi dtpende dull•• lor.a li co nd izioni annlomieho, quali sono queste condizioni ? P <.J l' t· i ~ron d~; t·o u tal e <lomanda l'aull)l'8 l ta eseguilo dciiP nr.ru1·alc indag-ini, lo cui conclu.::ioni t•iflll'il·<'l in hre ve. Il sifiloma c una prodt:7.ione di gt>nesi esclu~ivt11nen tc ,-a!=<ale, in quan to ~;he l'i nfiltt·azione cell ular·e, clte m gt·an parte lo c0sliluiscB, pa 1·te doi vasi , e qu ~s l i inol tre paelccipano attivamente al p1·ocesso coll'an<lnl'e sop:getti ad ttna r eri-ar· te1·ite ed endo-arlel'ile, che si J'isolvono in una ipcrplusia òell'inlima e òell'anreulizia. P ~1· Lol mollo la fol'ma dPIIu scler osi dipende dtllla pecesislen te distr 1Luzione dei vasi sau!Zuigni nel tessuto affetto. Premesso questo t'tltto, sul quale. rlopo gli studii di Auspitz od Unna, ~ono tutti d'accor do, il compilo dell'autore doveva usser quello di studiare la slt•utlura e speciulmente le co Hdizioni del la cil·colazionc in qne1 legsuli cile sog-liono più •li r,·equl'nte esse1·e sedi di scl erosi sifiliLi cile. P<.Jr quanto concel'ne gli OI'gani genitali dell'uomo, ecco cosa ~ risultato dalle sue r icerche, eseguile a Vienna nel IAbot·alorio ùel Langer . Il c oPpo ca vct·noso del gh io.nue è coverto da una cute che da una pat·te si conlin un co11 In muco~a òell'ul'Cll'8 e ùall'a!Lra passa a fr,rmar o la huni na ;ntorna del p1•epuzio. Questa cute ù cosliluila da uno stt·alo corn eo, da uno stra to di :\l al pigiJi, da un ddicalo str·ato papillare e dallo slr·ato relicolare, fallo di fasei connellivali cci elastici diretti dol solco co t•onal'io all'orificio ureLr·al e. La cute del ghiande ~~ sp r ovvis ta eli g l ando ~ e sebacee e sudorifet'e: le Cl'iple esisten ti sul glr ionde e nel so lco COI'ona 1·io sono
DELLE niAt.ATTIE vENEREE E DELLA L'ELLE
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-delle differenze di lh•eUo più che delle ver'e glandole, e le stesse due :zlsndole otricolari del Tyson, s ituate ai !ali del frenulo, non hanno u-n paeencbima glandolar·c. Il scvo prepuziale é dato unicAmente da una rorta desquamazione dello strato cOJ'neo. Poichè lo strato reticolare qui non ha glandole, ò anche pr•ivo di uno speciAle reticolo vascnlare, ed è semplicemente perforato dai vasi che vanno allo s trato papillare. E quesl.a cond izione é significante specialmente perchè gl i stessi vasi dello str·ato papillare sono scarsi , f!uantunque poi ciascuno di essi abbia un largo campo di distribuzione. Questi alberi vAscolal'i hAnno l'aspetto di pini ; il ramuscolo ar·terioso per for·a lo strAto reticolare direttamente riA dentro in fuori, e giunto nello slralo papillaro, si dh·ide in una s er·ie di vasi or·izzonlali, che s pesso dopo lungo cammino terminano a<l ansa nelle singole papille Or se si sviluppo uno sclerosi s ulla cute del g-hionde, s i determiner'à duppl"ima l'endoarterile nei vasi dello s trato papillare. e il processo si diffonderà in larghezza sef!uendo il corso rlei vasi orizzontali, estendendosi in profondità solo dove un lr'onco vosale pe .. rora lo st..at{) t'elicolar·c, ciò che accade in pocbi punti. Si former·a d unque una sclerosi como pergameua, e sat'à ossPI'VAbile solo una infìltrazione superficia le, sruggèndo a l tallo rruei pochi ed insignillcanti prolungamenti che si estendono in profondità a guisa di zaffi. Spesso pe1·ò gli strati della cute de l ghiande sono ollremodo sottili, llll mezzo roillitaelr·o, o anche m eno; e allor·a può accadere che l'indurimenlo, quaulunque anatomicamente perretto, non sia avvertito dal nostro tatto e la relativa ulcera ~ia quali ficata siccome molle. Essenzialmente diversa é la distribuzione dei vasi all'orilìcio dell'uretra, s ulla corona del g hiand e e nel !'0lco coronaPio. Qui dei nume rosi fiocchi o ciuffi, risultaoli dalle s uddivisioni dei vasi, entrano nello strato papillare, dove banno un limitato campo di distribuzione, e vanno a Ler•minare ad ansa nelle scarse papille. Mentre g li a lberi vascolat•i sul corpo del ghisnde llanno La forma di pini, possono quelli dell'ot·ificio dell'uretra, della corona del :rbiande e del solco coro-
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nal'io l'assomigliarsi a pioppi ed R cipressi che ~ieno nella laro pO.l'te più l at·~s tagl iati orizzontalmente. Or poiché i l numero dei lt•onchi vasali che dallo c;trato papillare vanno, atlra\•erso lo strato t•elicolaL'e, ver;:;o la profondità. ,; molLo g:rande, é naturale che allorquando si ;:;viluppa 'lllivi una :::clcrosi, essa debba es tenders i mo llo in profonclitfl cd il connettivo jnle!'posto l't'a i vasi debba in breve l.nmpo suhii'B quei processi che ne rleter minonn l'indurirnenLo. Osseniam0 in tal caso una :::ciProsi irnbulifot•me o nodniAI'~'. Specialm onlo spessi cliYengono tali nodi ai !ali del f'I'enul o, intorno alle ;:dandole del Ty ~on, le q11ali pt·e~rml.ano unA cit·c:olazione ana lo~u a quella d0.llfl coron a del gb iantlc c del solco r.omnat•io; biso~wa pPro tener p••esenlc che le sclet•o;:;i inlomo a quegli otricoli glan<lolari possono OSl"umere la forwn di tuhi o di nappi, e allora un inclurimcnto può sotlo il tolto sembrare doppio. L'autor·e riusci n porr·e in eviclcnzo. nello :;.tr·uLo reticolare del so lco cot·onar io, e maggiormente ui lati clel f'r·enu lo, dci follicoli JinfaLir.i, ai quali m ettono rapo dei va~i lin falic:i di m ediocre grandezzn. Or egli crede che i noduli miliari che talvol ta si avvertono tn prossirniltl di una sclomsi della cor ona o del solco, debbano r ifel'it•si acl induPimrnto di quei fol l icoli, e ritiene i noltt·e che se lnli nocluli lir~f'a li ci Yengono compPesi in un procci'\1'\o d'inclurimenlo, contribuiscono molto ad aumentar e lA res1stenza del sifiloma. Da quanto fin qui si il detto, t•istliLR provato che la scler osi non ac.:ompngna. coslanLem entn l'a ffezione sifili Lica iniziale, che l a sua prt:sem~a e i l suo svi luppo dipendono molto da condizioni anatomiche e principalrn<>nle dalla clisl.•·ihuzionc e dal corso dci vasi, e che ad una affezione sifìhltcu iniziale, per quanto ben cat'ullerizzala, può tHnncat•e la dur·ezza. Viene ora il secondo punto della questione. I 1. 1~· l'indur imenio un Ja.tto eM:lusioo de !.la srjllide recente? - Se la rispos ta potesse essere atl'ermali va, n(Ji nvremm o nell'i ndurimento un mezzo pOI'\ilivo c sicuro di diagnosi: la sua presen7.a basterebbe a farci diagnosticare la sifilido recente, quanlunqne, come si è visto, la sua assenza non valga a farla esel uùcre con sicurezza. Ma anche la ri sposto. o. rruesto
DELLE MALATTIE VENEllEE E DELLA PELLE
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!:'econdo quesito è negativa, poicbP. ò nota unu serie Ji pro· ce~<si, diiTerenti dalla ~clerosi in esame, i quali possono dat' luogo ad :ndul'imenti che nepput·e il dito più esercitato potrebbe distmguere tla quello dell' s.ffezioue sifilitica. inizia!t~. E tali processi sono pt·incipa lmenle i Reguenti: A. - La sifilide costituzionale, che può dare nei periodi .secondario e Lerzario degl'indut·imenli anAloghi a quello della fase iniziale. <') A lcune forme secondarie, sia sui genitali, sia in alt!' i si ti della cute e delle mucose, possono indul'ir·si notevolmente, massime se esislono da lungo tempo e se vengono irriloto da secreli altet·ali e da caustici. Fournier IJo desct•i tto un indw ·imento secondario ùelle papule sui genitali della donna, indurimento che può dipendere anche e~clusiva m ente dalla lunga persistenza delle papule e può dar luogo ad una ert•onea diaguosi di l'einfezione. b) Lo forme terziarie, specialn1ente ai geniLali, po,;son1> dar luogo a durezze e ad ulce1·e dut·e, le quali, se non si pratica un esame accu t·eto, fanno scambiare una si fili de inveterata con l'aff~zione iniztale. c) Negl.'indtvidui affelLi da sifiiirle cosliluzionale, sia pure Jalenle, molle alterazioni. che n.ulla hanno tl i comune con la sifilide, posso110 andare soggette alrindurimcnlo. Tar!lowsky ba. richiamato l'attenzione sul l'alto che nei sifìlitici le ulcel'e di qualsiasi natura s'indu riscono molLissimo e finiscono poi, se la g uarigione tarJa tropvo, por presen tare alla base un infiltralo l>ifìlitico. Egli ba praticato delle caust.icazioni sulla cute di ind ividui affe tti d(t lue ed ha visto fo rmarsi, solto ed intorno al silo irJ'ila lo, l'infìllrazione sifìlitica. Ed osservazion i d i questo genere se ne con tano a centinaia; ma ve ne sono alcune m erit~voli di par ticolar e men~ione, e sono quelle di Gamberini , Ki:ibner e Riegor, J quali hanno eisconll'alo ella base delle pustole vacciniche di bambini atrelti da sifilide eredilaria degl'infiHt·amenli di natura cellico, i quali finiscono pPr diventar e il fondo di ulcere dure. In generale poi può dil'si che tutte lo soluzioni di continuo (pet• es. la cil·concisione), anche se di r ecente cicatrizzale, e le ulcel'C molli divengono la s~de di in!ll lra.zioni che pt·oùucono un in-
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111\' ISTA
durin\eulo il rJU8 lt> p uò fat· pcnsaee nd una nowlla inl'PziMe sitìliltcu. Falli rh tal nalut·a :::ono stati r ifel'ili dn ~e111nann. da F out•nior c dn Hiiurulet· i11 quP~ li niLimi tr>mpi. H. Anche afft•zioni di nutura n<~n s ifihtica in intli\'idui c he 11 011 hanno 1111.\1 patito ;.ililide, l'ns:;ono spC!:-SO as."lllllere
tale c.lurez?.a dn rae ;:o<>pellar·•·. ma".:;ime ~e ~i prC!'I'III:uJ•J ulccntle c ;:.e hnnno ;:.edl' l'Ili genitali. nna infezione cl'ltica r et••nlt>. T<1li afl't·zrpni "i po;<C.QIIO t•rdurr·e ullo Hegnenti tt) Scojut mn::;io~ti rti vaeia uollll'a, colliP il IUJI•·'· ii canct·o, ,~,·r .: c C: t>ber hn t·ii'Ar·ili dne inLc rc s~llllti ca'-'i, nei quulr l'epil•·liouw presr•ulò lulli i cut•ullerr .l eli' iudul'llnPnlu sifilitico l'l'imar ro. /1) /,esiom trm,matrche. Sper·irro ha o,.:~Pl'\'aLo d1t> le cicaLt•ici pnlpehrolt pr·e;:.c liLtt liO spesc;n una cr; eltt dnrezzu unclw senza essere in t•t-lazione cc 11 la .. jfilìde. Pur·ecchi -.;cl'illt>ri
banno po:-Lo in r·rlien1 il fatto c .:w ~~ rli tau«lrcr possono prc•· dun n s ui ~en ila li dello ''Crtl ul<:eJ'(l o 1'o nd0 lndurit.o, chu nnn pos!"onn •li:-lingut>r•si dulie ulr-ere ~rlili~Jclso. Il medico tuilitare Jwlgu ùoll. Bt·•>•·n t•il'err riJè "'P~;..!"o lv reclute, (H't' ottenere J'P"CIIZÌOilt> dal :?CI'\'izio. si fuCP\'8110 .lciJr• !5COltllliii'P s ul glri:.1nde coll ~·o ner e caldn di signr·o o d i pipa. e do quPli·· scottatur·•' si Ol'l)!tna,·nm• dciii..! ulr•t•t•e t!nt'<>, che per· luH:;•• tt>mpn v••ntva no r•ilenute come srtllilwhe. c in <JUalrlre c·a...;n s i cli!Jc per·fino lu tumcfuzlon c dull•• ghllldole ing uinali. c) L•• nlt•Pff' uencrt:l' o ,,,o/li. «e vcn~ouo cau:<twnle " all!·irn euli irritalt>, pre...... ntano '-'pc-;so una dut•ezza ulltl lm•n base, rlu r Pua hen nolu ai l"ililogr·afl come cuu::;a di f.'t't'uJ'e. 1l) l Il COIIS11gllel17.fl di I' I'[IC{e t lei getlllAli O di IJ(l(rtn ite si rorruuno talora delle ~>l'll"'inui, <'ile, ~•a per t!ifelln c.! i cur·n. l"iu pct· r'u,;u dr forlt asLt•ing•·nll •• rli C!ltt'<lici , p resènlano po1 una dul'rz za <:At·li la:.d r• ea !:intil e n r[uelln dello ~i (]Jid e . C. È RIJbaslanza nolo, com e "" o ù~llo, dre esislorro ' l i genitali rlell'uornu c dèlltl domra dci puuli in clli l'indut·imenlo
sifilrtwo i111zrHlc sr Hiluppa poco o niGnte; ma ht'>n po<'hi l'anno, tl'Rilr·u purlc, eire vi so no doi pU1tlr,t:osi ,:; rti genitali comu sn altre regioni tl••l cor po, in cui non Ju)o::.c:ono l'ol'mat':"Ì dPIIe ulcer e lnollr per chi• l t o~n t ulccl'a dr\ iene prit o rn~n o dur·a e.t anch u delle semplici afl'ozioni inflummaLori e assumono una
O!o;l,J.I~ )t.\~ .. \TTI!t VEN!WEE E DEJ,U !>ELLE :oi~Z:niCJrnnte tlut·ezza.
Hl!l
Tali sili sono, sui genitali maschili, 11 cot·onat'iO, massime ai lati del frenulo, l'ol'illcio ùell'urcLt'a; nella don na, i ma1·gini delle f!raudi e pu-:cole labbra, e, in t~mho i sessi, le labbra e le piegue iutPr.ti;;itah. E questo fallo è parso n Cooper Forsler tanto no· tcvol,., che e~li ha a~solnlfimcnle t·espinl.a la denominazione -di ulcere durC' e ulcPre molli; ed in vero in alcune ulcere molli, p E>t· e;o. quPll•• del bot•Jo prepuzialf', la llurezza è talvolta maggioro che nelle ulcere dure pt·opt'Iamenle dette. ~on può nega t·~i che tra l'mdurimento prodotto da infìllt·azione inlìamrnaloria e t)lll'II O dell'aiTozione ~ifiliticn iniziale tJSI~I.ano delle tlifli~renze che òirlicilmenle sfuggono ad una attenta o:;::~erva I.Ionc; co~t, JH! t' es. l'inflllt'aLo inliammnlol·io si vA a poco a poco prmleruln verso lo perifet·in, mentre il s itìlilico pt' e8entn lurulì nelli e. l oll'rt: In sensazione come di un col'po eslt·aneo; mu ,, put· \'l'l'O che lo li ù1fi'eronze non esis tono più nPI pct•imlo d'ìuvo lu~:ione doll' indtq-irnrnlo e sono cosl poco sensibili du F<ruggil·~, nel m111ggiOI' numct·o ùei easi, a colot·o che non t<on t•e,oi pr·oveltt dalla quotidiana 08Sen •atione di tlecine eli 'clorosi. Sl} ci cloaHIIldinmo pct·chc, sotto certo condizion i cd io certi "''i, lei SPtnpiicr inOILt•ttli infiammntorii divengono duri come lt• "''!l't'Ol::lt ~•tlliticiJo, la risposta, pP-r quanto si t•iferisce alle eondìztoni, non ò ùil'flcile: inratti, essendo l'infìllt•àmenlo in fl.tulmator•o una raccolta ùi cclhtle rotonde, essendo la lbtruu& tn t'ugiC\n clwella .Iella ùensila dell'ìnfìltt·ato. è chiaro chP lull1 ~-tli a,:tenti i qnah ncct'clscono l'inOammaztOne, a~ne S<'ollo anclu• lu du!'e1.zn del tessuto inlinmrnalo. hla ti t·appot•to lt·a In lurezzn cd i l t.essuto in cui es>;~a sì lcl >rminn ~~ comp1·enùc meno facllmenk Pel' ciò elle ri,.,uarùa l'orilìrio doll'ut·elt'a, la. corona tlel 0"hianùe e il solco t~LI'fJO'l~nc\olal'l' o ) }JQssiamo !:<Jlil!garci tale rapporto tenenclo conto ùella già a.~c·~nnato rli8lribuziouc dei vasi sangu•gni, spieguzione .srultlisfacen te ~e si pensn alla impot·Lanzn <:he ha In dl'colazione locale nel fenomeno della innammazione; m n la ùur<.Jzza tlcllo ulcert', o, in gencro.le, dei fornili i nfìummalot'ii del margino del prepuzio, doll'ol'lo dello g 1·andi u piccol e labbra, dcii~ pioglie in.let•Jig itali, ccc., bi sognt\ inLe nde l'ia di versamenle, e tJlllt·~ine del pt•epuzio, il solco
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IUrtSTA.
l'aulot·e ritiene, 1'01'!'16 con ragione, che in questi ::ili la uurezza ::em bea mafrgior·e ~'< i a per lt1 racil i l l'l omie ~vi<' 11e pCl'e• ·p i la, !'li n perché il fornile infiammato rio vien piegato in due dHllc ùilu cile lo pl'emono lnle ralmen lc, e raddoppiandosi cosi il suo SJIPSSOJ'e,so M r addoppia anche la dul',!zza; Anzi egl i t~;.,giu n gc: distendete, lJraLe indieLr'O il PI'Cpuzio, fate ('he r ulcera slil:l non più sopra un o rln, mn s u d'una :<uperOcie piana, e allo•·a non ~ i avvel'lirù più quella sensazione ùi duJ•czza. Al pt·incipio dell'io•porlanle studio, che io vnùo riassume ndo. l'auto re J iccva elle 1111 iudurimeulo pull'cbbe c.:ousideJ·a•·si quul s ('gno palng-nomonico del! n sil'ìliùe inizinle solo a cout..lizinnc eh o esso si ris<'onll·assc unicamente nell'nlfeziOJw Ol'igin~ll'ia ti eli R ;;ifìliùt•, che vi si r'i !~<'Ontras~e ~ostanlementc f' che niun altro slato mo!'hoso poLes~t: de t~ 1·minm·e illùurimcnli LloLaLi de i medesimi car·atlel'i fisici. Or· poiché queste lt'e coudizìoui sonu state dimosLt•ate inom missi])il i come llOt'me gener·ali, JtC l'isulla che l'inclurimrmlo non. é tm se!tno patoonomonieo della s(fllide recen.te, cioe e/te lasuapresen;;anon Il unsicuroseano positivo e la sua as11en.za nott e u.n sicuro seon.o neuatioo (l).
T. Emorragie e sifilide . -
(.lournal dc Métldcin.e et <le Clli-
I'Uryie, morzo 181-\(i), l ,)ollori l lurtmnnn e Pi ~not, honno pubblicato negli :1 n.nales de derm.atolooie una imporLanle mem or·ia sull 'in nuenzA che può ave1 e la'~ifllide su ee•·Le fot'mc di emorragie. Quest•• possono m ostrar s i nella sifilide cr cùiLA J'ia solto rorma 11i pumi pol'purei, di LJ' asucla m c nlo sunguigno ne lle Lolle pem fìgoidee. Ma i falLi piu inlet'C!'!'anli sono t•elali\'i alla sifilide Jell'adullo. A questo ri gual'do s i può a lull.a prima amrneller e che uulla pro vu ci.Je la d ia lesi e~e rci li la sua inlluenza sulla pi'oduzio11e delle cmot·rugie alla super lil"ie delle piaghe stlmplici; i lessuli maiali pel fallo della si filid e non sono mai la sede lli omorrn gie g ravi. (i} Cont.incr6 nd uecnpnn ui de lln prczios;~ monog-rafia •iol Fi ngor a misura.
rl1c es~:l comparira uellc colounc dell'Ali{!. ll'iC?Jf J' med. Zrit-tmg.
T.
D~~I.I.E \L\l.AT.fiE VE~I'.I\EE F. DEI. LA l'ELLE
:)Q l
Dall'altra par~e. pe1' l'arlerilo che essa deLel'mino, la s inli11e può ""~er causa di emot•t•a gie viscel'ali speciahnenle _encefaliche: l'apoplessia poh-nonal'e è puro s tata osse!'vala; 111t1m•, I'emo,.!lobinurin a forma parossislica che non è bensl \'E'l'O, una vera emort'8gia, nel senso di qu~sla parola, r iconosce moiL<I sovenli la sìOiitla per cuusa. Tulla,·ia 1 dott. Hat·tmann e P ignol hanno più particolarmente studiato i casi n ei quali la silìhùe ùetermina emorl'llgie culant!9 e ciò solto lt•o moùi ùifferonli: l' alla superficie ù1 elemonli eruttivi speciOci; 2' creando una. fot·ma spec•alt> di porpora, 3' a~en1lo coml" cau<~n ùelerminnnlc di una porpora che f-lt pref'enla coi suo1 caratteri abituali e che si svol g~ nel cor~o della silllide secondat·io. LI' Pruorra!tie cutanee nella «ifilide possono mostrarsi con asp(~Lli vat'iabili: le eru1.ioni roseoliclle, pupuloso occ.. po ~'lo no Ji\•o•ntare cmOI'I'Ogicbe; il versamen to san!!uigno, può fa r;;; i nellu papula sle!'so; cet•Le varietà di !'ifihdi uc-tunRto<>o precoci, a lenrlenzft ttlce rosa, sono, pii t ancor a. lie llo varie la mac:ulose c papulo~e, espol'le alle emot'ragi~ e ciò l'enza che si posl'uno J·t·ecisnt•e le condizioni che rovot·iscono queste Je-vin,:ioni cmorrllgi<'he. In lutti rrue:~ll casi l'eruzione complico lo. da te ndenza alremonn~ia ha ~'o nservalo il suo asl)ello abituale . MI\ VJ è Ufl'allt'a SE.'t'ÌO di casi, in cui s i produce uno vera porpot•a. Questa compat·e allora a meLA o più so venti 1in dalrm.l.iu •lei periodo s econdario. QuesL'el'llema purtJU I'PO t:i pPesenta col s uo c<ll'leggio sinlomahco abituale, si ll)Calizz.a l'pecialmenle oell'estremilù inrertot·i, all'oppos to delle eruzioni s pecifiche secondarie che s i sviluppano più specialmente nello regione s upet•iore dellt·lmco; eJ è con,.ocials sovenli ad urtralgie e ad edemi. La sua evoluzione si ra con Cl'uzioni successive; la più intenso é soveuti quella dell'inizio, le alli-o ordinariamente più legf.(ierc soprt~g giungono in seg uito olia. minima fatir·a. Lo osserva:doni c:ono ora abbo«tanza nume rose pet• pot~r amwmare che ciò non è una ~emplice coincide nr.a e cho vi ilo. tm questtl affezio ne e la sifilide una vera r~lazio ne, c ciò tanto piu, in quanlo che la porpora compare 1uas t sempre cortlorupol'an oamento alle
JUVISTA
manifeslazioni secondarie. l n questi casi, d'altra parlc es5a non può esser attribuita al jodut·o di potassio che non è ancot·a stato somministrato. Ma si sa adesso ell e in que!"l0 periodo delle: s ifil id e vi :oono no tevoli ane,·a:,:ioni del s~\ 11 :.-:· ue . In tali condizio ni pe r poco che l'individuo s ia predisposto, spossato, in uno s tato ner voso speciale a l momento dell'ot·uzione specifica, eS!"O pt•esenla le condizioni le più favore,·o li ulla genesi ùelln porpol'ù. La porpot'l\ si osset•va anche nelle sifìlidi tel'ziat•ic. mn ilt ques ti r,asi la sitìl ide no n inter \'iene clte c.ome una <:uu ;a comune di cache!l;sil\.
Dell'osteomielite gommosa e dell'osteo-artrite slfllitica. -
G.u~o,QI.I'IlF.. -(Centra/b. )Ìir Chi r.,~ .
::,, 18Hi).
Basalo sopra i numerosi falli cliniri già re~islrati nella n•ecliea leLlet·a ltH'a e coll'agg iunta di nn n uovo male t•ialc t•ir·aV(llo da analog he osservazio ni !)l'Opt·io, l'auLot'e vi ene nllo cnnelusio ni seguen ti. La l'ari tò. delle ossenazioui sopra l'os teomielile gommosa delle osHl lunghe si spiega col f:tllo che le deLle Mscn·azioni sono insurticienti e non fomite di l'isultuli posili"i, e c1t'> in ca usa di que~L'altro fallo rhe r1uesla affezione dello ossa dccorre m olle volle in moLlo lal•>n tr. Le o~su ammalati> da n~ Leo mielile f!;011tHlOsu s ono mac t•oscopicame nte cat·attc t·i z7.ate dn u11a specia le po t·osilù, da cann licoli fo ri e solc hi ciH' dan no alle epifisi uno spe.:ia le as petto simile a quello del tarlo; queste alterazioni si vedono anche sul tessuto osseo di nuo,·a fot'mazione . Sono inoltre conlt'addislir.le dal colore t•osc:o-giallog nolo o g iallo do t·ato dell a m assa che l'iempie i !'iopramcnLovaLi canali, e dalla secchezza J i t utta la m assa osscn. In oltre in questa a f1ezio no s ono rarissi11J i i P'J'andi s cquesl1' i. Le neofor mazio ni gomm ose !:: tudialc al microscop io danno a vedeee un tes su to fìl)l'illare c ile nella sua t roma r acchiude una gl'onde <Juanlilà di cellule t·olonde le <[uali in parte si decompongono in massa gt•anulore menl1'r~ alle pAr li pe1·ifericl•e si sviluppa tessuto connetti ''o. 11Ianca no di soli Lo e!::'senziali nller azio ni del s iste mo vaRale. Uuo ripal'azio ne pa l'zial u delle alter azio ni pt'o-
DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA l'ELLE
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òotle dall"osleomielite gommosa può effettuarsi colla neoformazione di tessuto osseo ed io parte anche per formRz.ion e di tossulo fibroso . Naturalmente col formarsi dei focolni osteomielitici resta lesa profondamente la funzione amAlo' .. pojelica del midollo. La localizzazione di prodotti morbos• ~~fllilici terziari nelle ossa lunghe tubulari pr·oduce una diminuzione della forza di resistenza di f'(uelle ossa ver.,o le violenze meccaniche. Non è stata fino ad ora dimostrala l'alrotìa generale e la rarefaziooe dello scheletr•o in seguito a sifilide terziaria. L'autore ha studiato anche una forma di artropatia lrrziariA, la osleoarlrite sifllilica. Ls aiLerazion i patologiche della sle"sa sono diverse in relazione ai diverRi sladii del suo decor·so. L'affezione esordisce con una gomma epifisaria la quale, se non si incapsula pet•fora le cartilagini, la cavità sinoviale si riempie di un liquido siet·o purulento, il processo distrulli\'o del le ossa e dellt~ c»rldag ini si el'llendo Rempre piìt. VerRO la periferia, Ja perdita di sostanzR che ne risulta si r ive!';l.fl di •Jna rnembranl'l r ossastra dj nuova forma'zione; i legamenti: arlicolat>i rimangono incoluooi, la membr·ana ;;inovialc s'inspessisce. però non si ,manifestano in alcun luogo vegetazioni fungose. Non si vedono mai sPquestri di grandi dimr·nsiOni, e manca a!Lresi quella eliminazione dell'osso estenclenlPsi a placche la quale è cosifrequenle nella tubercolosi del lo osso. SoLto l'infl uenza di una cut·a specifica queste lesioni talvolla van no spontaneamente a g ua t·igione, spessi) avvengono deformazioni delle estr emità ossee le f1uali deformazioni pero vanno distinte da quelle profloLte dall'at•Lt•ite defot·manle. L'osteoartrite siOiitica clinicamente :=~i caratterizza per un inLurgiilimenlo articolare d'intensità vat•ia (questo turgore può esser e quasi insens ibile) per la crepitazione, pet· la moltip licllà delle articolazioni colpite e per il riolot·e r·olutivomen lo leggero. La f'un1.i one fis iologica dell'articolazione i· pol' lo p 1ù quasi integ ra, di modo che sul vivente è difficile talvolta riconoscere e valula•·e l' estensione del processo distr·ulli v o. Nell'ulteriore decorso troviamo in singoli casi, speciali lnmernzioni delle ossa non solo alle estl'emilit l'll'licolat•i ma nnclte alle dìafisi. In va1·i casi il pr·ocesso finisce coll'anchilosi li-
501·
RIHSTA DELLE \l àLHTIR \"f)~EIIF.F. .E DELLA PELLE
bro!"a. Avuto ri~uat•d o Rlla l••ndenzn che mo~lra il prnce:::;;c. a ~uarit•c sponla.ncamenlc, un allo operativo uon sat·cbhe clte l'arissima m e nlo indica to.
Terapia. della gonorrea. -
.\ltllOSI nDJISKt. -
(Crrtlrtf/1,, ,li,,.
Chir., N. ·\ 1H>~6).
13asnnùo ... i <.ui t•rc:ulluli fa\'nl't'\'oli oll~nuti nt>l li'HllAto ... ulo di 40 ca"; ùr urùll'ile blenm·t·ag'ica, l'aulot·e rac.comAndo coul!•o que~L'~ Iì'~:z io t lll, dappl'ima il ~nli(' i iH LO d i ~oda alla dn,.,.~ di li f!r;Jrntni in 1HII 1-{rammi Ili decollo di :;l'lni oli lino PPL' 11"0 ruler•nt> •· SE'lltÌCil J•i lepidi. Dopo• Lre o •1uaLLr·u giol'lli iut•·t.io11i ut·elt•ull (da •[HUllro ll ::,ei al ;.:iuruo) con soluzifllw d'a ·~olo borir·o al • uc JWI' cento c:onhn•tnn io!... p•·r allt•i 'JIIIlllr • _iotni, c finalmente in,I•'ZIIHIÌ ,Jt una soluzione oli ~ubluuato ('OI'I'o<;i,·o
nt>lln !•ropor·zione di O,OG: 300,0
VARIETÀ ,.,.,,JmNt,,
Trequartl sifone u ,.,,,,~Jlll con specUlo eli ricambio al punt:eruolo per tlomiunt'f' la oavi tà. morbosa dt,l'ante lo svuota.mento, pra.ticarvi iniezioni medicate o la.va.ture, al. riparo dell'entrata dell'aria. dd doli. Ronr·:H ro t\l o:-<TI, Tn:u:;.:i•H''' medico. Co ,\ l'egr·c~10 collc,ga amò oll'linire il suo r..:ll·umento, cllf•
e uu cleganlo lt·equat·ti, a cltìflnetw (tnùinl!lto), non iu verità a valvoln, o che egli c t•ctle, c no n u tor to. udalln lllaglio dei cougenet•i già noli t1 soddisf<~rc alle indict~zioni el'<;;t•nzialt dei r elnltd nlli operativi. Non CC I'lO t'ltC debbasi pt'O[li'ÌO lanlo lcmPI'o•, SCLniWt:l almeno, l'iull'otltti.Hllle ùi pocA 1u·in nelle Cu\'llà. ••l uncoi'U Uleno è dimo:;tr·ato cltl• coi più contUni btrumcnli, umuc;.:.zteti <t modo, non si possa propt·ro I'Ì tiRcir e Ad irnpcdirla. Pet•lt sta che gli opet·utot•i sonosi pt·enl·cupali oli trova1·c la nuwicra di ovvia n-i, di t•endcrla 'Jita8i impos;sìbile, e che l'u t·ono pet·cir,
e
VAJilRTÀ
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iu:unaginati islrumenti diversi, e tc~tl.i cliversamenle com mendevoli. Dallref!uarLi primamenleimma~inalo dal Baudf'ns per la t~ura operativa dell'idrocele, venendo giu si poLrehbero Pnumerar·e mollissimi istrumenli costrutti da que>sto punto eli vista, lt·a i quali, app r·ezzevo!issimi bencbè più o meno complica~i , tlov t'emmo l'icordaro f(U<~ ll i flel Borrelli, Riva, 13urresi, Paoletli, Piller, Fernet, e Tleillez, ecc. La st'mplìce cannula a Lubulalura laterale munita di tubo in caouLc~houc pescante in un bacino con acqua collocato ~nl pavimenLo; il semplice trequar·Li a chiaveLLa: la siringa del Dieulufoy a doppio efT~Llo; l'estraLlore pncumolito del Polain, P-d ti ll•equartl aspiratol'e ed iniotta tore ciel Sar·torat·i e quello del nostro Monti, questi ullimi due, recentemente e quasi conlantporaoeamenle ratti di pubblica l'Agione, valgono per · fellamiinle, bencbè in di veesa maniera e misura, ad olte •aLH'e l'inleulo. P erò la siringa del Dieularoy, e meglio l'eslrallore dPI PtJlaitl hanno il vantaggio della automatica azione, sicchè ness u11 istrumenlo può per ot·a sosliluirU tutl.uvoltà vuolsi raggluugere una cavità. pr ofonda, di sede male determi nata, per mo' di dire, ecc. Ciò detto, l'imparzialità ci impone di descrivere brevemente i due i~~~·unlenli del Sarlorat>i e del Monti, per•chè nella ben diver.::n lor·o disposizione mil'ano ed, a nostro giudizio, enlt·amhi t·aggiUrlA'On6 li ste;;si scopì. Il ll•equarti ùel Sartorari non è cl.le un Lrequorti comune la cui cannula offre su d'un lato ed a me là circa dd la s ua lunghezza unn ca nn ule lLa, elle nppent' nata biforcasi, e fogr:tiasi a V. Ad una delle bt•anche eli esso V si inne:;La un tubo di csoulchouc che si fa asce••dere ad imboccare r apertura a l•eccuccio pt'olicala s ul rontlo cl'un vaso, opput·e si t·ipiega en tro una bolliglia, collocato •Juello o qnestu un po' in alto e ripiene del liquido lavatore o mediCAtore. All'altra branca delf'appendice Lt~bulare della cannul<1 del lrequa.t'li si innes ta un secondo tubo di caoutchouc che si l'a scencler·c a pescare in un baeino d' acqut), lenenùovelo immers() oli' uopo d' un peso qualsias i al Lubo legato. Due pinz.el~e u p1•essione applicale ai tubi di caouLchouc, e che possono all'uopo togliersi e ricollocarsi, per cl1iuderne od apr·il'ne la comunicazione,
VAH I ET\
completano l' istrumento. Le branrhe del V si accPnluan() dopo bt•eve tragitto comune dalla cannula, quindi i duo tulJi eli caoulchouc sono comunicanti lt·a lot•o e possono I'iPmpir;:i senza che necessiti estrarre il punlri·uolo <lallft cannula d,,, ll"C< 1Uf\l'li. Punto il tumore, la eavi là, ecc., s i estrae il punte J·nolo lino u Hlclò, ed allo ra la mPlà anterio re (ver·so la punta) rlPJIA ca1 mula comunica eoll' oppcnd icu a V. Se logli csi qu i11 di lu p i nzell~:~ elle cbiuùe il tubo clastico inre r iot•e :;;i ollenù J"n;.pil'azione, Io sgo1·go d"l liquido rlu llu cavit.ù mor·bosa nel bacino collocato sul paviiiH'nlo; se la ;:i J•ìcolloca in posto essa pin7.ella e :;;i toglie a vece quella chP rhiude i1 tubcJ sup•!rior·c, si ha l'iniezione del IÌ<JIIido medicatore nella CA v ila IOOI'bOsa. Il trequarli del Monli e li vr•cc a chiavella. La rannulA, lu11gn l :'i centirne lr i prcss' a poco, nll'J·e alla metù circa di s un lunghezza un l'igo nfìa rnP itlo sl'eeico, ne l qnale ~< l.a irllpion lola la chia ve Lla (roLi nclln) ci lind rica, p:ipevole: c hiu vcLtn cile ne l senso d'uno dei suoi dia metri, e dell'asse d(•lla cannulo, t• l'o rnla a par·le a p~11·1e. con apeetnr·u cilin<ll'ica, alla a (lat' passaggio al punte t·uo lo. Essa clliavella presenta una let·za apertur-a cilindrica, rhP ne allr·nvcrsa il semi-:;;pe!'lsore nel senso del diamell'O ul primo ptwpendicolare, si che nP risulta una lerza fm·aLu r a int.ot·media e pet•pendicolar<' alle prime e con c'se comulli('unli. Secondo chP. si gir·a cosi Ju ch iovella all'uopo della sua lesta sporgenl.e (c fogg iala o fr•eccia i11dicanl•.l la di t·e ~i o n e del cana lino pt·incipnle), ne ris ulta un a c.avilà eontinun p•1l punlc ruolo e pr llo spocill o d iso'slt•ue nle, e comun ica nte (es lrae11 do il pun teruolo) lutcr a lnwntc, ad angolo t'ello, co •• un'append i c(~ tubnl nre e!'tcmn 1lella cann ula, alla qua le può intH~!'. tarsi R viLe illubo s ifone di gomma èlastica .... L"il' lt·umt>nt.o sat•ebbe co~ì dispo«lo p(~llo svuolamento. Ad impedirel'acces:::odell'aria Yale il puuleruolo stesso, giacchè all'uopo tl'una piccola levu o ùente e susla, ne viene limitata !"Astrazion e, si che la punta non vo:-oga che ad oltrepassare la chiavcl lu , e per la! modo serve di Lappo a ll'estr em ità liber a de lla co nula. S e v uols i, evacua ta la cavità morbosa, laYarla, ecc. s i g ir•a
VARIEÙ
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la chiavetta cosi ùa interrompere la comunicaz:one della pnrlc anteriore della cannula immersa nel tumore, ecc. colrnppen· dice tubolarelaler a le, e colla pa1·le postcl'ioi'c delln cannula; !>i p t'eme la piccola leva !?.l cile lasci libel'o i l solco sca va lo suli n>< Lu dol pun teruolo ne l quale insinuandosi co l suo dente In l'('lllcneva, ne limitava l'estrazione; si toglie cosi del lutto il punteruolo e si innesta all'estremilà libet·a della cannula un Lubetlino metallico munito del lubo di caoulchouc, che mellesi in comun icazione colla s iringa iniellolri<'e, r.on un succJJicllo alla Esmat·ck, coll'en terocl isma del Ca11lani, COJ J una pet·n clastica •·ipiena ùel liquido r ichiesto, ecc., ec;c.; e si g ira Ja chiavclla cosi da interro mpere la comunicazione colt'append ico lubulare laterale della. cannula del ll'c quarti, api'cHùu a vece la comunicazione tra le due porzioni anlet•iore e poslct•ioi'e !iella ca nn ula sles~a. Se lo sgorgo incontra difficollà, se vi hn ostacolo all'iniezione, si chiude la cl• iavella come di sop1·a dicemmo per Log lict•e ognj cotounicazione e coll'appendice laterale e colla melò. post.eriot•e dello ca nnuia (e nel secondo caso, di ostacolata iniezione, togliendo pt.:re il lubcllo sopra desCI'illo), s i introduce lo specillo bottonato e quincli aperta la comun icazione in di rezione dell'asse della cannula lo si spinge in cavità ... Essendone l'a~la più sollile del bollane, e ùella parte innestata al manico, nel menlt•e può allontanare i gr umi, coaguli, flocchi olluranli, permette al liquido di sgor gare, se non troppo denso liberamente. Come vede~i l'islrumento è ingegnoso eppure mollo semplice e pella sua elegante forma, piccolo volume, ha il cnrallere pr ezioso d'essere pratico .... Crediamo quindi nosLI'O debito raccomandal'lo ai colleghi. B.
La oelluloaa applloata alle medtoazlont chirurgiche. La cellulosa lra~si dal pino: ùei gio,·nni lt'oncl1i sco•·tecciali e ridolli in piccoli pezzelli l'annosi bollire per 8 o!'e in una liscìvia e cosi le fibJ•e del legno Ll'asformansi in ul'la mas'Sa puiLacea, che Javasi bene all'acqua pm·a e quindi mellesi a sgocciolare su cr ibri metallici e poi pri vasi afl'atlo da
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V.\lllEÙ
essa acqua in l t'r)ducendola i n npposili g t•antli cilirH.ll'i r i,caldati. Tit·asi in cartoni che il Fisclret· di Tt•iesle ebbe pt•ima l'idea di utilizzare come eccellen l\.1 malel'ialc di m edicazione: sono adulti per• l'om enli, pet· impncclri ft·eddr; si applicano bene ulle curve delle parli; non atlet•i!'\cono alle pal'li e sono pecciò ulilis:;imi nelle scollalnt•e. Costano pochissi mo ('f·rn' ~O cenl.) . Ancho so lto t'orma di lilaecia ;;ono uLil i~s ime. 13.
=
China. afrloana. o Doundaké.
\.
La chinu afl'ica11a u D oundak0 possiede delle proprielu toniche, u"tringenli e rebbt·ifu!!hc manil'e::Li.ssime, cosi ,la meritare Lntlu l 'alle11zione clel mcJico. P•:t·ò la rlOlllldakina, co111e Almeno alc<lloiùe, c t·•sla llizzabile, non esiste; ùcnclrè si. po«~a, se lo si vuole, aCC·Jt'Jat•e tal nome alla materia colorautf' rhe gli dà l'azion e stlf\ fìsiologi <'a. I peinc:ip1 colol'anli wm LnLi, eh~' ùu 11r to alla s~;o t·za del DOillldaké la ca t·slt.eJ'is~iea l m·o tl nlnt'èZI.a , ~ia a quella di Bok•'· che all' altra di Sierra·L"o•w, sQno di nnlut•a r.asi11osn, diver :;amenle !';Olubi li n ell'ac·1ua e Il el l'alcool. Conlient: put·c un oii.J'o pL'iucipio in sipido irlsulubiie nell'acqua., solubile nel la polossa caustica . della glurosa c delle lt·accic di latHliJJO. La bella materia colot·anle ginlla eire put' conlir~nc, l'ot'>"P- g li assicura nn che uno. g r·ande i ltl!lOt·tanzanpplieati va rtell'ind uslt'ia ti ulo r•ia .
13. Dal sig. pt•or. Cozzol i no abbiam o r icevuto l ' arn1unzio seg ucrilc con pregltiot•a di pubbl icazio ne:
Nuovo inalatore nasale, d ~l pror. V. CozZOJ..J~O. L'im:pit•alore o inalatore nasale, che qui ripol'liam•) nella sua gt·atHIPzza nalut•ale, l'i!'ponde ai bi sogni delle inalazioni, n el rriocl o il pi u sempl ice eJ. il più razional e, poich··· è il naso quello eire è adibHu Ad im;pit'tli't:! od innlore i l'urmnci su lle mucose delle prime vie inspimloriu e su quella dei b1·onchi e polmoni - quelli i nspiralol'i che richieggono la bocca, son o poco
VAlUETÀ
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niente fisiolo gici. Esso si compone di ùue cilindr etti vuoti, che all'estremo che fu oriesce dalla narice presenta un a f'o rarnina, per ove l'al'ia entra e trasporta seco il fat•ma.co che si tt•ova nel ca \'O del cilindro, pie no ùi sp!.lgnelle o dJ ca rta surranle imbevute del suddetto fat·maco. ì·: inutilequi di t·e qunli 0 sia no essi farmaci, e qua)i e qua nte siano le malallic, basla dire sollanlo che l'applicazione lopica è sovt·ana nella terapia delle lesioni croniche ed acute di queste regioni; dall'ozena alla Lisi, dalla tosse convulsiva alla difleria.
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'l
l vanlagg• di questo apparecchio sono molteplici, princi- palmente ch'esso può usarsi dal bambino lattante al vecchio, e non distoglie il paziente dallo sue ot•tlinarie occupazioni anche dormendo, viaggiando, mangiando, fumando l'individuo, quasi inconscienLemenle si fa l'inalazione, perchè median te la molletta ch'è libera in una vagineLLa, l'inspiralor·e r esta fisso al sello nasale. Già parecccbi clinici, come il T ommasi, Canlani, Semmoln, Cardarelli, Capozzi, ecc. l'hanno adope1·alo nella loro pt·uli<'.a; .i chirurgi per praLicare l'eLeri:t.<!:azione, ed i medici degli 0:5pedali di malaLlie infettive, come presel'\s.Livo d i atmosfere mefiticbe, infeLlive. Arrogi che può l'arsi l'inalnion e graduala, cioè può farsi inalare non una quanlilà a cas accio, mu misurata. Tralascio gli altri van ta~g i, como fJuello di evilal'e che l'individuo leng a la bocca apet·ta c fa ccia la figurn di una maschera da carnevale c perde. l'estetica del suo volto.
RIVISTA DIBLIOGRAFICA
l;Ulle quar·anlene, i cordoni i<;olalol'i, ecc .... Qua e là paro ne apprezzi l'efficacia, ma ne enumera lo lt·isLissime consegue11ze cou parole cl.te no paiono una vera conclanna; aggiunga!;<i elle nella dedica dice, che l'incarico afftdalogli di ispettore Sfl niltll'io della provincia , gli ha agevolato « il còmpito, nel rotn· • pero, per di1•e cosi, con audacia i cordoni sanitari improv• visati in qussi tuLti i comuni invasi dalla paura fino al de " lirio ... Con parole di riconoscenza !'icords l'opet·a de' divet•si bcnr~merHi cb e come pubblici fun:t.ional'i, o come p rivali concorserfr a mitigare, a lenire le dolor oso conseguente dell'epidemia. Enumera alcune opere necessario, massime per l'acqua potabile, per iniziare il miglioramento igienico del paese. È uno scriLto d'occasione, di valore forse locale, ma nott di scienlifica importanza.... Ad ogni modo la intenzione e lo scopo possono legi LLimarne il plau~o. B. Aloune rioerohe aperimentali sul bacUlo della tub erooloal, del dolt. P. De TmtA, Lenente medico di complt>m enlo.
Con longanimi precisi studi ba cercalo di studiare tt-e at·dui re lati vi quesiLi: a) F ino a qual punto di tempo e di forma p uò _giungere la Yirulenza di uno sputo di naLura tubercola r e, mùssime considet ato allo stato di secchezza; b) Quali sono le vie fii innesto della tubercolosi curundo in ispecial modo il conLroverso ar gomento della inalazione; e) Quali le vie di diffusiouo dei bacilli Lubercolat·i P quale la loro localizzazione avuto riguardo ai divers i pu nU di inoculazione del materiale tu!Jercolare. Numerose e delicate, scr upol o~e rut'O ttO le lenlale e~pe t•i cnze e l'aulore si ritiene autorizzato a tt·at·no le seguenti condusioni: 1• Che lo sputo essiccalo consen·asi infettante per 9, JO mesi, purché sia tenuto fungi uA QIJALSIASI sorgente d'umidita ad una lempet·atura m ed ia di 23• .... Se la tempr,t•alura
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lUVJST.\ BlBLIOGH.\FJCA
i1 più elevala 30•-35• pe1·ue>. a lquanto della sua' inllcnza ... Che qne!-Sla cessa ::;e tiPusi a 50•pe1' uu mes11, o dopo e::;skcob • lo si rna utcuga un'ora aù ulla tcmpc!·aluJ·a (80- 100'). 2' Le inalazioni di polvere di "puto lubei'colarH cssieca lo fiOSsorw produrre infezione in coudizioni sperioli, th indebo limento OJ'ganico, eli marosmfl, massime 11et· coLLi"a nu tt•iz.innc od insuffìcienle, o con lesioni dolle tnu<'Ol"t- respi1·aloJ·ie, ree. :;• Al punto di inqculaziour l"egne qurr.'li sempl'e [ (~ t'o t' llHtzione di noduli lubercoh:tt•i, P truincli pei linfalici ha luogo l'inf'e;d one generale. Anc.:he le ceflule linfnidi pr obabilmente ll~tt cllo parle nel l!'aspot•lo dei maLPrirlli infcll!mli. La pl'esenw dei baci lli nei n oclelli tu bercolosi è pres.~o ehe costante, ma;;s itue al lot•o iniz.io. R.
Callo deforme da frattura dell' estremità infet·lore del radio, pel Lloll. pro!'. MAtlGAHY.- (Puhhlica:ziou~ eglrnlla cl ali 'A rcltivio di Orto,,ed i a).
L'abilissimo ortopedico, l'ardito operatore ha aggiunto un nuovo fallo ai molli cue già gli uanno diPitlo ad essere reputato uno :::pecialo ill ul'lr·atoJ·e clelia Ol'lopeùia opera liva. CredPLte a,·er inventato, ma lcalmenle confessa esseee slat•) nell'applicazione p1·ecot'SO da l Bouilly. Pt•aticho r.d·ul.ilis:::ime sono le considct•azioni elle 18. sulla modalità ùella riduzione a caso r ecente, all'ccopo del la forza la .flessione palmat·e.
B.
11 .Dir0t.tore
Dott. J~ELJC.E BAnùrtFI O col. med. 11 Collabora Lo n~ per l:;\ R.• M 1;1.ri .na
ll. Bedr1Ltore
A ì'\OREA T OREI.LA Medico di J• ctasso.
CLAUDIO SFOHZA
:"' UTnst FElJI':Ri co, Gerente.
Capìta11o medico.
1'av 1<l-
l F.trl, fi'~·.lfiulor f .. lli:~.ç,fnif# l;n:c~a,.,sl.a g f4p,-.lttl, .E,qudem o
1 1.•71tm~ «•p<VIA' d-el o,-lla,'/.'f'<J .5 fi~i>c< ,.lo d• .&. irnrg.·., ()' t•.l('l"r.rfo rlf "urlirUL ,~ 7
2'lltfJnrlo eli ln,licbu.J
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MElMO&IEl
ORIGINALI
IL
CO LERA NEL MIL ITARE NEGLI ANNI 1884 -8& <t>
Anno t 88<i -
Jllllltar l
~ olpltl
clnl coler2 .
(()istinti por C()rpi d'arm ata territoriali).
Corjli o'nrmulll
1• corpo cl'a t·mola
2• l
id. id.
9'
iù. id. iù. id. id. iù. id . id.
t o•
id.
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s• G• i"
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iù. id. id. id. id. id.
l
Morti
Totale dei colpiti
Sede
Morti
pe r tOO colpili
-
Tor•irJo Alessandria Mìlnno Piacenza Vet·ona B ologna Ancona Firenze
Roma :Xapoli
T olale genet>ale
6
(i2,5
28
6 12
46,2 42,9
1 2
1
100,0
2
8
13
16 36
l
3~1,3
2 5
1 l ililni 316 Noa milrtui 51
478
iOO,O 31,3 16 44,4 1 100,0 H2 44,H 20 39,2 --212 4't,4
o
( J) Per daro in qualche m odo un'idea <Iella importanza t·elaliva della colerica innuenta nel militare o nella popolazione eh•ile varril ricordare i se~nenli dati: L' Italia dal t 835 al 1885 {50 anni) ru i7 volte tartassata dall'indico morbo. Non si h311no poro dali attendibili che per le epidemie del: 183G (Lombardo-Veneto) - 100000 casi con 55000 morti (55 p. tOO); !837 IMollse o Slcllìa) - ~9000 casi o 16000 morti (27 p. 100) pel Molise; 69000 morti vcr la Sicil in; l 854 (St.nll Sardi, tcrrn-rerma) - 43000 casi e ~000 morti (51 p. !00); !855 (Toscana) - ~0000 casi e !6000 morti (5! p . {00); J86s:GG·G7-68 - Morti 12843, !9629, i 2796S, !07;
33
Il. COLER1\ NEL MILITARE
Anno 1884. -
.
l
A
Militari per arma .
nM t
C!>l t>l li
t Fanlet·ia . Alpini . .
l
l
-=-,
Morti
(lt}l" !00
Morti
col viti
l
l
--
Bcrsa~li t>t• i
Distretti Cavalleria. Arli"lic ria GeniÒ Cai'abiPiel'i Compagnie di sauità. Jd. di sussistenze. Velcrani Co mp~:;rnie di disciplina Opel'at .
Totale.
28~
128
45
l
8
1 2
100 25
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23
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Non militari Totale genct·ale
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3!J
l :! 1:2 - 41- 11
188'. (nel Bcgno) - 2i030 ca>i, f421!!) morti (52 p. 400); - Ma<chi da2J n ~O a uni: 2668 casi c 1200 morti (18 11.100): J88::i - 6~97 1·asi con 31:>9 rnortl (54 p. !00). J>r.r la rilh Ili N~poli: i83i - 9012 casi, ;.:l/0 morti (.'Il l'· 100). 18~2 - 2-17!)6 ··nsi, :1.3798 l>lort: (G3 p. 100). IS:Jr. - . . • . . • SfiOO lll•ìrLI.
48$4 - 14':133 casi, o9ìl morti ('•8 Jl. 100). Al•i tanli r.96000. 2.;o, ca,i '•0 ( 16 per iOO), morti 28 (71 p. H)O). 8!)1, 48 (5 '/. p.IOO), 24 (50 Il. 1()0). - llusca. 9931. • 849 (8 '1. p. 100), ~s;; (33 l·· um. - 51lC7.Ia. 31:iù:;, • 1387 (~ ' f ,p.IOO). 610 (~ 3 l'· l()() l . .m (73 p. lOOJ. • - Genova, 176587, • ti67 {0,3~ p. 100), P;llcrutt) nul 1866-Gi cbLc i867 c,;,sl; !I CI ·ISB!i cbl.tC 47C. I •·asi CO li 2568 mor ti (1i0 p. l00). 1'\r.lla prol'lncin si obbr.ro casi 55~:; !l ~9;;9 morti (!H Jl. 100). P;~rm:t ne l 1 88~ tliedo 3! 3 casi " j!02 murli 15~ p. 100). Fi'rrara 01' l ~88;; dieù!} 112 c:L<i e 48 morli (43 j). !00). Jo lullu l'l~~··rcito nr l tSGi si ebbero r:tsi 53/, morti 237; MI 1868 rasi 13' morti l; nel 1869 c:~si ~. senza alr.un dt·~~·ssn. 1884 - SoiH'r,!!a, :~.bibuli -S. \ 'iDCl'IIZO, •
Il presidio di NaJ)Oii nel 1885. ~rad i 7~33 uomini; quello di Palermo nel ! SS5 di 3800 uomini. t'el !.885 non ~i ha nno :mcora i d<tti 11(/iciali poi pochi co lpili o dc':'~duti
m ilitar i, dci prosldii eli l.orrafcrm:L (Parm:1, Ferrara). ~
NEGLI Al'ii\ì ~ 884--85
315
Anllo 1884. - Colpiti per presidio, arma. e luogo di cura..
Presidi
. Arm:t
·a Stab ilimento di cura
o
8
;::;
l
l
~ Todno ... Carabinieri Id. t"Torino . ~~:
Fanteria .. . Moncalier i Bersaglieri Totale ..
~ Dconeco .. Alpini ... 2' Alessan- Casale . . . Fanteria .. dria Fossano . . Id. Racconigi. Id. Saluzzo . . Cavalleria .
-
-
TolalG .. Fani~Pia .. Cavalleria . Fanteria .. Dislrello .. CarabinierJ Fanteria ..
(Brescia ..
l d.
',. Mil•" . Be"j~~· Soncino. Treviglio
1
-
6
8
Totale .. Il
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J 2
Totale. . .. 5 -
2 Lazzerello milit. 2 l d. 4 Lazzcrello ch·iJe 3 Id.
1
-
Totale . . . .
l Lazzerello milit.
4 LazzetelLo civile i Ospedale civile 5 LazzereLLo mi li t. 3 Id . 1 Id. 'l Id. i Id. 5 l d. 'l Lazzeretto civile 3 Id. J Id.
28
1
1 2
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-
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l Lazzerello civile
-
l
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Totale . . . .
l LazzereLlo civile l Id . 4 Id.
l
/ Colorno .. Fanteria . . Parma .. . Id. Be•·ceto .. Carabinit>1'Ì Ventimiglia Fanteria .. Seborga .. Id. Genova .. Td. 4'Piacenza Id. Distretto.. Id. Corop. san. Id. Car-abinieri Jd. Fanleeia .. Bisag-no. Comp. san. Busalla . Carabinieri l Reclusi...
J
. l
i Lozzerelto civile l Lazzcrello miliL
Totale .. '13 -
-
il
1 Ospedale milit. J Lazzeretto miliL. 3 Lazzereuo ci\·i!e 1 Id.
l ···· ll
.
~
Corpo d'nrmata
Totale .•.
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516
IL COLERA NEl. 'IILITARE
Corpo
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Arlll!l
d'armat:l
~
Sl:tbilirncnto ùi cura
8
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13er·sugliul"i FnnLPria .. Oi:Strello.. T olalè ..
J ILuzzer·etlo civ il)
- 1
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Totale . - ~~
Iò. Id. Id. Id.
Id.
Id. Td. Id . l d.
Id.
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-
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1 \Spezia ... Genio.. . . Al'LÌ!!IÌN'ÌO. :3 lol. Fanierin. . 17 l lei. Co t·abillieri -i 8° Firenze l d. 8 Cu•ft:nnOio ClrC•f"· Fani>'I'ÌO . . 1 l<'ivizZfltiO . CArabiniel'l Minucc-iano .. l St \·ignono.
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9• Roma • . Roma . . . Bersaglieri
Totale .. ..
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l Sullo le lemh'
Totale . .
Fan~~~ia
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l Lazz. :\llralJell u
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l Ospt4at• " ' ''' Guu,hMe
norchellu. Fanleriu .. Id. Pizzone .. Id. 7• Ancona. S.Vincenzo Castcllone. r.aralli n ieri f Out·ren ... FMnlPrta .. Iù. ,, p ..,c;coro ..
l
1
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1 Fanle•·ia .. IS7 Lazz.t•rello milil.l-; l Id. i-1Lazz.Piedigrollu 3 l d. 'l Casn propr ia . . l Id. ~ Osrwdule priuc. • Carabinieri 10 Lozz~t·elto milil. ~: Id. 4 Ospedale priuc. "l Hersa!!lif'ri 4,Lazzeretlo milil.. • hl'. 1 Ospedale pri nc. " 2 Lazzet·elto mllit. "l Disll'etti. . Id. l Ospedale pr·inc. ,. Cavaller·ia . 13 L azzcrello milit. H 1 Id. 1j0spedale princ. "j
517
NEGLI AN:o;I ~ 88.i-8o
,_
~ Stabilimento di cura ~ 8 ~ 1
C.orpo
Artn3
Presidi
ol' nrmata
l Napor1 ..
Artiglieria. 35 Lazz.eretlo milil. 20 2 Ospedale princ. Id. Id. 4 Lazz.erello milit. l d. Comlc. san. 4 o~p edale princ. Id. d. l d. Comi'. suss. J l iLazz.ereLlo milit. 5 i iOspedale prii?ç. d. Id . 2 Lazzere:Lo m1liL. Id. Veterani. . C~•gut) Id. Id. Operai . .. 3 10' Napoli Id. Id. 1 Ospedale princ. Caslellamm. Fanteria .. 2 Laz.zeretlo civile 2 Caserta . . Al'ligliei'ÌO. 3 Laz.zeretto miliL 1 (l Salerno Fanteria .. 9 Id. Id. Cavalleria. 1 Id. 1 ld. A I'Liglier·1a. 1 1 Id. Id. Veteran1 .. 1 Id. 1
l
..
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Totalo .. :1 10
Totale . . .
'1 42
Non mlltta.rl. ~apoli ..
Id . Id.
G. carcerar. 1 LazzereLLo militi 1 G. di finonz. 30 Id. 1~ G. di P.S.. 20 Id. Totale ..
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T otalegen. 4i8
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Totale . . . .
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Totale (l) .. !212
l
Il ) Z\rlb cirm 14tale del morii (~l !) non sono comprrsi G ufficiali, oli cui 1 morirono all'u~l>ed:lle militare di !ll:~poU, 1 puro in Napoli, cas3 r•ropria, 1 oiI'O!JlNI:IIu mJhtaru di Geno,·a od 1 ;~Ila Spezia. In totale i murti militar. snn•bbt•ro 198 c l uon militari 20.
5 18
lL COLERA NEL MJLITARE
A.n no 1885. -
12' corpo d'armata.
Presidio di Palermo. : ~torti
An MA
Colpiti Numero
Fan teria . . . . . (35 r e[!g. fanteria) (75 id. id. ) (7G id. id. ) Bet·Mg lieri (6 r egg.) Dislt'etti . . . . . Cavallei'ia . . . . . . . . Arti ~lieri a (8' comp., 17 r e!'!!'!.). Carabinieri . . . . . . ~: . Co mpa~n i a di san ità . . . . Individui isola li (non del presid.)
l
T otale (l) Non militari (3) . Totale generale .
l
Per 100 curati
-
31
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(o) (t'L)
(2) (2)
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(15) 20 4 l 4
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(18. 18) (·W.G7) 2'"'>,00 25,00
•
100,00 33.3:1 100,00 100,00
ii
:~
38,15 17,61-
93
3:2
34,32
Misure profilattiche e provvedimenti a malattia confermata.
li colera nel •1884· fu importalo in l tal ia dn!la Fran cia; però
so i paesi primi tocchi dagli immigranti tla'folono e Marsiglia ne furono pure i primi contagiati , la malauia non vi tr O\'Ò ampio terreno di svolgimento . l•'u a voce ~.lpol i cho pagò grave il trilnlto, pelle sue mal augurale igieniche condizioni e pel paCf) Diverse frazioni di corpi, per una !orza co mplessiva di 310 uomini, non ebbero alcun caso. (! ) Fra i militari si rhl>o pure nel 1885 un e:1so isolato di mor le nella dh isionc di Padova (ospednle militare). (3) Guardie doganali, guardie di pubblica sicurezza, borghesi, suoro inf1!r· miere (2 colpite, 1 decesso).
NEGLI ANNl 1884--8;;
nico immenso che i primi casi suscitarono nella popolazi one. Quanto al militare il primo sviluppo del male, a Napoli almeno, pa1•ve potersi altri bui re al contallo di alcuni soldali con una famiglia borghese nella. cui casa era deceduta una donna di colera confermato: i due soldati che aveano frequentato quella casa furono appunto i primi colti ùnl male. A Palermo ( 1885) fu asserito come cosa assodata la importazione del colera pei piroscafi Salunto e JJfal-vina: però essa recisa asserzion e non concot·da colle risultanze dell'inchiesta ordinata dal Ministero dell'interno al dott. professore Paglia n i, che ne ammise la possibilità, ma non credette poter il fatto assicut·:-.rsi. Le truppe stanziate in località elevato, aereaLe, sane, orimasero immuni, o non furono gravemente colpite. Il rlominio del male, più grave o poco accentuato, nelle abitazioni cit·costanti lllle caserme, ebbe un riscontro proporzi onale nella nnmerositiL o starsl'~za dei casi put· nel militare. In atcuno truppe (pei carab!nieri) , in alcuni corpi armali non mililal'i (guardie di pubblica sicurezza, di finanza) lanatura del servizio, la gravezza sua eccezionale, straordin aria p el f1tlto stesso dell'epidemia, ebbe di certo una innrtenza snlla frequenza e la csir.inlità del male. A vece non appat·ve gmvissima essa inOuenza negli individui pur per dovere d'ufficio a continuo contatto di colerosi, quando si usarono le piu accelte cautele igieniche e profìlalliche sia pell e persone, che per le cose, le abitazioni, ecc. Nessuna misura speciale, nessun insolito pt'ovveclimento fu in realtà attuato: cioè furono, com'era di dovere, esattamente, rigoro!lamenle, con pratico criterio e con affettuosa premura da tutti , nei cot·pi, negli stabilimenti sanitari, ovunque insomma, applicale le norme profilalliche e le prescrizioni regolamentari per le disinfezioni, quali sono consigliale nella
-~
520
l
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IL COLEHA NEL )fll.l1'ARE
istruzione nfticialc sull'igiene (allegalo 10 alllegolamento tli cli.~ciplina militar1·) c se ue otlennero risultati di certo soddisfacenti .... Es;.;e nor·me risultarono cosi :;anzionale t.! i faLlo e come pratiche, c come efficaci . Ovunq11.e inso r·:;c pir't o meno diretta o prossima la minaccia dell'ìnva:'ÌOne, anzitutto furono ~lahilìtì, ed as~ellatì così ùa pol er da un'ora all'altra funz ionare i laueretli pella cura dei colerosi; si predisposero came re di segregaz ione e di disinfezione nei quartieri, negli o!òpcdali, si ordinarono aùatti IHCl.ZÌ dì t.msporLo. Ovnnqur. furono r igorosamente chiama le in allo e fatte os:serrare lo norme igieniche relative alle abitazioni. al vili o, alle e:;ercilazioni, all'abbigliamento cd alla nettezza persona le dei soldati. La razione più che aumentata fu migliorala., a~giun gcn dovi nlt.uni mezzi 1/i 'l'ispan11io (vino, ca!It'!) alti a rinvigorire l'orgauica r·esistcnza alla. morhigena. influenza. Ore ftt possibil e si ù pure stabìlìt.o un l0cnle apposito per conva.lesccnli, onde non dovessero u rimanere nrl lnzzerello oltre il tempo utile. o rientrare subito ri~tnbilitisi nì corpi . Le disinfezioni furono ovuur1ue praticate con giusta larghez7.a, dìligema. ed insistenza. Un risultato prontamente oftìca cc, sempre che fu possibìlr pr(llical'lo , si ottenne Jallo sgombero dei locali oye eransi manifestati i primi ca i, e dalla loro dì~infezìone, col gnz :;olforoso, lasciando pta· traseorTere qualche Lornpo per r ioccuparli. ln tale contingenza ebbe valida conferma il pronedìmento di abbaraccal'e, ed anco di accnmparo in atloodamcntì letn1ppe, ::;emprechè in terreno ancora immune, sano, adattato, proYVedìmento del resto da molteplici falli ·già sanzìonato. Tmezzi pt·efcritì comedirellì disin fell.anli furono pelle latri ne l'acido solforìco, i sali di rame, per gl i ambienti il cloruro eli
NEGLI ANNI 'f 884.--85
calce, il cloro-fenolo; per lavare il ptwimento, ecc., l'ipocloriLo di calce; per gli eiTetti letterecci cd indumenti di lann, ecc., il gas acidosolforoso; per le lingerie, la lisciviatura dopo immersione prolungata nell'acqua fenicata. S'ebbe pur ricorso al permanganato di potassa, all'atido idroclori co . 'f•·attandosi di indum enti di poco \'a [orc, largamen te infettati , e d'alt ronde facil i ad essere nllerali dall'uso di attivi disinfellanti , la distruzione loro , pcl fuoco. pane il più sicuro partito. Nei lazzeretli si attuarono pi1"t potenti mezzi, c pei mobili lellerecci, ecc., si ebbe spesso l'icorso alle l:wnture con soluzioni di bicloruro di mercurio. [ mezzi d'ordine igienico risult aro no as:;olutamente il migliore profilattico. Poi le moderate occupazioni che distraendo i soldati da preoccupazioni llcpri menti, procurarono coll e buone condizioni dell'cmimo un aument o di res i :- ten ;~,a all'iJJI!uenza morbi gena . Qui ndi la rigorosa, assidua sorveglianza e la pronta cnra efficace, insistente di tuili i disorclini funzionali, specialmente degli orgaui digerenti, tra i quali non furono trascurati tutti i compensi alli a mantenere normale la funzionalità della pelle; quasi ovunqne non si adottarono compensi speciali LerapeuLici come mez;~, i prorilaltici. E ben a ragione, ricordando il fallo che fin dal principio di luglio fu stabilito un lazzer·ell o contumaciale a Venti miglia, pel quale passarono quasi lutti i nostri operai rientranti da Tolone e Mal'sigli a, e che nessuno, per mo llo lungo tempo, degli assegnati al servizio interno del lazzerello, nessuno dei soldati comandati pel servizio del cordone fn colpilo dal male, t' 110n pett>Ì1'ltì eli alcun far m aro profilattico, ben-a diritto con eh iude il Direuor·e di sanità del l\' r.orpo d'armata, che l'immuni la si dovette agli adatti alloocri al buon YÌtlo, alla nellezza rJerr;n' ~o~ale, all'attuazione larga è vii!Orosa, di tutta la profì lassi 1g 1enica prescritta dal regolamento.
IL COLI::RA ~EL lULITARE
Non sn larga scnla abl.mstnnzn. uè in tempo pm· poLorne trarre allendibili deduzioni, ma fu tentato però, in pod10 loca lità, l'uso proftlattico dell'etiope minerale. ~es>.uoo poti• trarne siclU'e dcdut.ion i: alcun i medici espres:5ero perù (j ualclle ftdncia in esso, altri lo ritennero a ver.e di hen poca o nessuna efficacia. Le osr erienze porò non furono attuate in modo da escludere la più. ~itht<l e facile critica; ed i risultati furono da alcuni detti probo tori mentre eli certo non lo furono. Come n mo' d'esempio si può asse,·erare che il solfuro ùi mercurio è efli cace, pe'rc/u) 'tm mrdi('O l'11sù st( SI' stesso e nnn (u l'olpilu dal malt•, non uadando cha nc:;sun medico ne fu colpilo , o nessu n altro ehhe ricorso allo ,:pct:ifico pre:;ervati,-o~ Come può dir:;i che :~lcuni infermieri addetti ad un lazzorello andarono immuni dal male pel solfuro, pr rchè uno. o dna rientrati alla compagnia e r.c:;:;ato l'usn del solfuro furono colli dal colora ?... ::\'oti s~imi sono i non infrequenti falli ùi infermieri, medici, ccc .. che anclle senza il :;olfnro non furono colti riai mal e durante la lunga permai1Cntn uegli ospedali di colerosi, e lo sul.Jil·ono subito dopo che ce~~arono da esso speciale servizio .... )l a nppunto pen;llè ne furon quasi subito colti, non è più m~ione\ ole, almeno surtìcicntemenlc spicgati\'o, lo ammeller·e nn per·iodo di incubazione, massime ~c lo prime ore di libertiL segnar·onc1 uu non infrequente abbandono ad alli a pratiche meno igieniche e regolari? Alla pezia. fu al!ba:>Lanza largamente sperimentato il farmat:o, nttL non cor1·i:;pose, dice qu el medico c,1 po della rcgi.a marina, alle concepile spern nze. Dal rall'rolllo del numero probabile degli abitanti con quello dei casi e tlello morti lra loro, in l'iscontro alla forza , al unmero dei casi e dci decessi nel militare si i· 'olulo Lrarnedellccouseguenze dirette, che la natura dei faLLi e de~li iner·enti probiomi non acconsente sicure. Per· avere un riscontro in qualche misura auend iui le bisognerebbe non do\'el' fare una tar··
NEGI.I A~XI 1 88~ - :;
ghissima parte alla mancan:m di indicnzioni per moltissimi casi con esiLi di guarigione nella popolazione, cosiccbi· ne viene alte1·ato il rapporto Lra colpiti e morti. Hiso~na tener con to, delle condizioni di eli!. di relatil'n salute e robustrzza, bisogna valutare pel militare la eflkacC' cura dei JWimi disordini runzionali, i pronii soccorsi, tec . rcr.. Non i• quindi possibile iJ ' 'enire a deduzioni positi\'e di ri~contro. St:1 di Ct'rlo però che appunto tull~ qucsl<' migliori condizioni òovre bhcro , e sempre relatiMmMte ciò si ossenù, mitigare in qualr.he ed anche noLer ole misura rei militare e In dilrusiolll' del malo, e più ancom In gt'aYezza degl i esiti. Traendone fina lmente ra!!ione dai bnoni ri~ultati ntlenuti coi mezzi d'ordin o profil nu ico c curativo attuati, si unsserito che essi risultati « CO Il\ engono a deduzioni roncorlli cirm la [JtLlo« gtnesi del colera, f(uale malallin di 11atura assoltttanll'll ll· « r1arassitaria ».E lo :>nri1; lo e ror;;e .... )l a nou prrciò l'asserzione è meno gratnita: nessuuo dei mezzi adoperati potè provnr·lo, giacchè appunto tutti d'ordi ne igirnico, e quant o ai terapeutici quasi tutti a non altro adatti che alla cura sintomatica del male. e di ce rt o nessuno dùlalo di vir·tù anlipa.rassita•·ia, microbici dn. ecc. T era.p ia.
.Nes3un l'imedio specifico, diretto. fu me.;::o io n;;o. giustamentedfifìdando di r·imerli messi innanzi sem:a alcuna garanzia. Quando però non 'o~l i<tsi tale nota di ~~ecifico accordare al calomelano, all'etiope minerale, come parnssiticidi. eec. 11 primo non fu proYaLo conservare nel colera quell'azione ch e ha inct.'nleslabilo su i macro-pnrassiLi intestinali, ecc. ; per il secondo ru notato che per In sua in5olubililiL s'avvicina sill'allamente all 'azione semplice in volvenlc del rnagislero di bismur o, ecc ., da polersi a LLllto diri tto reputare di analoga limitata efficacia.
l'' J l. COI.ERA '\El. MILITARE
A ragione dunque esclusintmenle òirelli contro i sintomi più -;nl ienli e min accio~i furono i m ~zzi oHmque adope1·ati: la cnra fu quindi ~i nto mntica n ri.;ore di =-ignifìcato. Si ehbe co"i ricor,-o ai nen in i. rarissimamenle al hromuro ùi potassio ( z \'Oilc). al clora lio ('? volte). alla morfina int<'rnamente (:J rolll') o Pl'r iniezioni ipodcrmiche ( l :3 volte auco 1-:nenct.Jvi il liquore anisato d'ammonio (3 Yolte); il qualr l'imedio fu pure esperi to da solo (8 'olte1 • Più frequenti furnno i tenl:'lli,•i cu ll a cloriùina ( 3Ci volte), clte ri:>ultò pcrù pal rnLemenle impari a)!li altri oppiati; coll'oppio 1J:j), collaudano (73); si ri (~o r·se allo iniezioni SOIIocutanee ui etero ~ol o (S', e canforato (2J ed anchr I'Oll'aggiuuta del citrato di ferro (2); di ci lmto di caiTeina (20), anche s c~ioltoncll alle (;3): alle stes:;e iniezioni col hi~oJruto di chinina (6). Ri iuvocurono ~ li eccitanti dill'u s i ~· i : il Yinu generoso (21). gli alcoolici propriamente deIli ( 1/:3 ''ol te), l'el i:-.i r d i ehin a ("7 ), o so li e nello infusioni(the, call'0, camomilla, ecc.), puro eccitanti (4-/); fu impiega to l'etere e solo (II J eò in e:.se pozioni fredde ( 19); nd esse semplici ecci tanti pozioni :''rbhr pur ric'lrso ( t;J:;), anrhe forlemento :1 romatizzatc co lla menta (1-), la melissa {G). il ca lamo aroma tieo {l), pure aggiuugemlori il li•]uorr di Hanrk, il lautlano (160). Cont ro il vomito e le per·dite diarroiche si ehbe ricor5o <lil'acqua ~azo"a (7). ali r. he,-anùe effervescenti (::JI, alle laudanizzate W.J), all'ele\ir dcii'Hanck (:?H 1. alle hevande aridule (d i limone, acido solforico, acido cloridrico) e sole (320) e laudanizzate ( 130): al bismuto e solo (20) e roll'onpio {17), all'anaci (:3 ), alln noce vomica (3); ::Il l'etiope minerale (23), nl tannino(!) ). nncho all'oppio (7) ed al salicilato di soda (Il : all'opp io coll'ipecaqnana ( l l ); allo l.J e1'll1lde an isalo r sole ( 17) e col liquore d'ammo nio {:1~ ; nl ghiaccio, alla neve (12'2). A pro ,~ocnr·e una eccil ilZione genernle, a ranivare le azioni cutanee fur·ono inl'ocati il calore diretto, o di reazione, i ri-
NHCU AN:-11 1881.-85
vulsivi, er.c. Cosi s'ebbe ricorso allo carLo ( IO), o cataplasmi sennpizznti (300), all' orticazione (i.); alle frizioni col ghiaccio (3), coll'acqua ghiaccia (5); alle fregn~ioni secche !>empi ici(/) e calde (200), umide e caldì$sìme (19 ì, alcoolico-canforate (9); ai mt~llon i o botliglie calde {70), all'impacco caldo (6), alltagno caldo n 4-0° 1'2 1), al bagno caldo con cenere ed ammoniaca (9), con senape {'1 1), unonùovi anche il matruggiamento o massaggio nel bagno t3). Ancbo l'ipoùermoclisi fu tentata (·16) mn il picr.olo numero dei ca.si non pl'l'meue giudicarla, nè i risultati furono tali da incoraggiare mollo .. •. Il mezzo gi nc1icalo raziouale per riparare allu perdita de'liquidi, praticassi con un imbuto. uu tubo ed ago più grosso dè quello d'una sciring1L Pr:waz. Qnu lo si tro\ò çnntnggio~o nel perinùo asfillico, ma ia morlalitit proJIOr::ion(~la n ot~li individui nei qnoli fu prtllicitli\ non fu di...-ersa da•ruella nei quali non lo fu; li• a rcce fu usalo cou vero genet·alo insncces.so .... Quello po1 cb e non si può comprendere è <'ome a G;;noYa l'assorbimento fosse riscontrato ahboodnnLe o 1·npido: alla Spe~ia neppu 1· pronto ma si lunt-:llissimo ad eiTeuuarsi. i usò la soluzione salina alcalina del Cantani ( Il ''oite) e nel lazzarollo di Napoli vi si sostitui (5 volle) il lnlle diluilo ed alcalinizzalo col bicarbonato di soda . Finalmente si ebbe pure •·icorso ull:t r espi rnzione nrlifieinle (3 volle), che riuscì a.~o~olutamenle infruuuo'>a. come giil altrove crasi nolalo, per la stessa coll'ossigeno: uon è il mer.cnni mo respiratorio che è in,pos.sibilitato, ni• il !"aria che difalli, o non penetri; è lo scambio respi raLot·io cho non h n luogo: l'n ·6ssia è genet·ale, è fio dali" inizio 11eri{erira, le comhustioni nuLritizieorgan i che sono ovunquel'idoltc. :'lnnirllilite, sospese. Tutti i mezzi, io ispecie i più energie• ehùcro fautori convinti, pcrcbè no "trassero qualche hrillaull' successo;.come eb bèt·o rigidi censori, pei compiuti sror<tggianti insucce::.si. Come sopra notammo la rura nd ogni modo fu nuHa J.JÌÙ 1
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I L COLEIIA NEL Mll ,fTARE NEGLI A~NI 1884-8?)
che sin tomat ica, e l'arse noc.essariamente non sarit mni che tale .. .. t:onstatare i fenomeni più salienti e piu direllnmente minacciosi e le nnco ra allendi hili r·isorse nal.urnli di reazione, ed i nel i rizzare i mezzi più efficac.i e di pronta az ione con tro i primi per sedarli. minor·arli; nlluare Lulle le più potenti risorse per ecci tare e prontamente rinvigorire le seconde; parve essere il solo possibile modo di agire: e se no ottennero innegabili risultati, tutta volla la Yiolcnza. ed il rapido prol!resso del male non tolsero la possih!l itit eli fare alwn che di effi cace. E confortante, rimunerante ful'ultiva c pcr:-;istente cur;tdci primi disordini morbosi. preannunzianti ordinal'iantenu, anzi q uasi sempre, il colerico avvelenamento: il bismu to, illauùano, il liquor·e di Hanck, le polver·i clel Dower, ecc., con una opportuna alimentazione, colla protezione dell'addome atl'nopo -di mezzi co ibenti, ecc., riuscirono mezzi effi çaci~s imi mi im}Jedirc nei disorrlini diarroici. nelle stesse tliarrcc col eri formi premnnilorie il progresso clel male. Fu fo u dat<~, t;omuno co nvinzione, che la ('Cl ima moral e, la giusta not·ma in tutto, la hnona nlimcntaziour, la Lulela delle culanre funzioni, la moderazione nellt' fatidte , siano stnli: coll'ali Lwzion c tioi ben noti compensi igienic i tult.i, i sol i sicuri mezzi pro!ilallici, t'HIJHCi ùi sco n~iurarc la grarezz<t del male c tal {iataòi impedirne lo sviluppo .. . . Ed ca que;:li mezzi con l ::l r~ h ezzn. in vocati cl i C furono altri.lmiti i risull ali rolalivamente fort un.lli, ottenuti nel militare, risultati quindi che formano l'elogio ed il giusto com1Hmso dell'opera ioLelligente ed all'oll uosa dall l' auLoril/t, da l pcr·sonale sa nitario, dagli uiliciali c soldati tu LI i dispiegata là ove il morho assunse aspello -minaccioso o grave. Dollori SFoRZA e ll.-\n OFF JO.
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1/0SP~~UALE DJ\ CUWO IN ~USSAU~ E LB
VICENDE SANlTARIE DEL CORPO Dl SPEDIZIONE DAL FEBBRAIO Al SETTEMBRE 1885
l.avoro del C:\V. PunUio l>annt·n leno nello conrerenre scientillcb~> rlo'lru,pNialc mllit;ue tJi llnmn nei m esi di febbraio r marzo 1886. (Continuazione e fine)
x. M alattie dell'apparato re.~pit·ctio r io. 1'onsilhli nronrhlti Pleuriti e 1•olmonlti rpnroliti _______...._--- - - Entrati Bo trnll Trnslocali Ent rali Traslocati
Marzo. Aprile. Maggio Giugno Lu~l io .
Agosto Settembre T otali
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Le rnalaltie clell'alb ero respirator io a confl'onto di quelle dell'apparato diger ente fur·ono ben poche, ed in falli non si E-bbero ehe 13 infermi di amittdalili ed uno di orecchioni. Delle -i2 broncln li, 9 assunser o un cor so lento, e quegli infet·mi furono lras rerti all'ospeda le di Napoli; delle 4 pleuriti essudativo, lre guarirono completamente ~ollo lo ba t'acche, avvenendo il riassorbimonlo del copios o essudato con straordi not'ia r a pidità, e spontaneamente. Nel rtuor'to ammalalo ll r iossor-
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L'OSPEDALE DA CAM l'O l~ MASSAL'A
bimen lo era pure ben avviàto, ma s i fecero tutti r impa trini'e a scanso eli t'ecidive. Una sola polmon ite crupa le si manifestò nel capo- musica del 1• reggimento uppena p-iunto a Massaua . Guat·i senza residu i d! sor lR , mn essendosi ma nifcs laln in seguito una ruru ncolosi ribelle e molto moles ta, fu co ncesso a nche a lui di t·itcrnare in patria. l l piecolo numet'o dei m<'llHli di tal gHnere, e la r apid ità eo n cui avvenne il riassorbi nlef!LO degli essudali pleuri tici, varr ebbe for.s e a eonfennnre il concetto che in quella r egione le cause reuma tiche agiscono più racilrnen le su visceri acldominali ehH su toracici, e sn ne potrebbe mfet·ir·~ una indicazione cut'aliva e pt'Ofi lalliea per' g l i individui d isposti alle m ala ttie ùi petto, o da esse già colpili. Dopo lallle maledizion i scagliate su quella pover·a terra, .sar· ebbe una dolce sorpresa lo scoprire clte essa possa essere una buona stazione invc ma le pet· i disposti a lla lisi polmonar·c, p ei pleurilici nei quali il r iassorbimento non s i avvera. Se non che bisogna rifle ll.el'e che non è ra ro il veder dei tisici in quel pa ese, s pecial men te presso gli Abissini; che la nos tra spedizione ru fatta con g-ente valida e !'Qbusla, scegliendo u11a C01Hpag11ia s u lullo un t'cggimenLo, e sopra Lutto che la presente rassegna r iguarda l'estate del l88f1 e non l'in verno, quindi bis ogna a tteuder~.: un paio ;l'invernale pee vedere in q uali p ro porzioni s i m an ifes teranno co hi le molal.ie di pello, e poi bisogna attendere che in Massuua sorl!uno comode ab itazioni in rnural ura, per·che sar·ebbe s omma i m· prude nza ricovet'at'e va leludinar·i sotto le ha t'acclte . E per· c:on linuare i l di"cot'so su lle malattie che si originano dai raffreddamen ti cular.ei presentel'Ò nel seguen te pt·ospetl•) i t'eumatismi muscolal'i ed ar l.icu lat•i1 ed i vizi organici del cuot'e clte da essi tanto faci lmente de r ivano, le varie n evr algie che nei solda ti hanno la stessu origine.
... E LE VICE~ DE SA~ITAR!E DRL COR PO DI SPEDIZI Ol'iE, ECC. !)39
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Marzo Aprile Maggio. Giugno. Luglio Agos.to. Sellembre.
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"B strano veder~:~ come i reumatismi muscolari e le nevralgie sieno stati più nume1·osi nei mesi più caldi, menlt·e gli a rticolari presenlalisi in marzo aprile e maggio scompat·vero per ricomparire in agosto e settembr e . Questi ullimi riconoscibili alla gonfiezza delle at·Licolazioni ed alla febbre, sono più controllabili, mentre i primi rossonc, andare più facilmente conJusi col discreto numero di malattie allegale nei mesi di maggior sofferenza per oltenet·e il rimpatrio. Ad ogni modo, le cifre rappt•esenlanli tali malallie sono cosi esigue éhe non presentano veruna importanzo. Dei tre vizi organici di cuor e, due soli si erano manifestati uMassaua, l'altro enLr•alo all' ospeda le ai primi di marzo, portava il suo male dall'Italia. Furono Lutti trasf~rti all'ospedale di Napoli, assieme a cinque infermi di reumatismo re· cidivante, ed aìle due ischiadi ribelli agli ordinari mezzi di cur a.
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J.'OSPEO.\f.E DA CAlf i'O IN lfASS.\U,\
X l. Un at·wnnenlo mollo imporiMte si presenta ot·a ol IIO!'Ir-o e"atnl·, quello Jell e l'e bbri ricor sP in MAS!"IHta; importnntr per lo sv iln ppu che assu nsero , pet·la g t·avczza <::he ra gp;iun::crn
in molti casi.
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Sulle eflì merc non v'è m ollo tla tJjrc, sono br evi r·cn;dnni tlell'organismo ad Ultrl leggera in fezion e penelralu Jall 'P~ I.P r·,,o o genet•uto:::i nell'inl Pt'no, cd in nna reg ione dow In febbt•e sorgo dAlla piit tenue causa, non è meraviglia se P''''""'o i n ostri i"oltlali se ne :~iar 1 0 prescnl .. te lan lt-. Quelle cito t•i pOI·lerò nel fJ llacll'O 11011 so no eh •; In minimu l'o rte, giae<" lt o ltJI f ugace mnlaltia lrovuvu i neccssnt'i compensi nelle i nl'crrn erie
dei COI'pi. Lesi noche so w' in minur n ume r o. Co::a J·ap pl'Psentano que!'te s inochc? È nopo dicliiual'lo, per cha :>ono t'ima:;: le rwllt\ nn;;tra s lalis licn nosologico come un twanzo clcl lo a nlichc febb r i infìamm a lot•ie. Pr c~!'O i c;linici del principio drl nostro ~~·çolo, una febbre che acc<>•IPva cort brividi di fretldo, lf>l'lllinnndo il 7° g iorno eo 11 llllfl c· t·io:i i n sntiOt'e ori pvo cuazio ne, •'t'Il una sinocn inlìArnrnn lo t'iA gnsl t·ica o t•eumaticn. Po leva q up~ LA c r·i:::i non avveniri.', ed allot·o si nllenclevn ti [:!• ~ion1o, _c•J anche il ~o·. C bc se tH•anchP- Allora lo fehlwe ressa,·a, ~ec•t,ntlo il LAnzu e1·a pas~aln allo ><lal<l i" J'onieo, o pcwtava al ln ,·ons unzion o, :;ec;ondo FJ'a nck si e l'tl muLatu in nervosa fin dHll 'in izio de l secondo ~e llcnar io. L a fcbbr o inlìummalOI'ia non ~i r itro va più nelle m oo!c·r·ne nosologie. Infiammazione di che? Del !'Ungue, diceva T•l m ma>:ìni; clr. lli· s uperfi cie aPticolol' i e dei legamcnli, dicevn Lanzo.; elci ncr·vi, clicuva G. P . F rank. Nessuno poteva co8lt'llfl.rO l'infìamruo~ioue di lutti 'fUcsti tessuti, ma !>Ì supponeva, c ùi queslo passo si 81'1'ivava pet·sino alla f~bbt·e gnngreno--;1 . Pe1·ò lu f'GlJbm ner vosa di quei le m pi aveva la forma dinica della f'ebb1·e li foide ci eL gio1·ni nost1•i, ed a cg:e~tn fTt•iesin~er hu I'ÌI'crilo Lullc le alll·e ror·me Ji tiro le~gii!I'O. lil'onhot' livo, tifo ambulalol'io, eJ. affino a fiUCsle si son considrr<tle !e f'PI>br icole, le t'c lihl'i Ot1 polel t\IW.
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B tE VICENDE SAl\"TTA.nlE DE-L CORPO DI SPEDlZlONE, ECC·
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A parte il progresso che la clinica ha moslralo nel trattamen to delle febbri, questa maniera di considerarle ba dovuto grandemente conlrihuire aJ miglioramento delle slalisLiCIIe dell'ileo tifo, tant.o da pol'larnc la mortalità al 10 ·1. ed anche al ilisotlo. P erò, fino a che la teoria parassitaria non ci avrà delo un c.at•all.ere certo di questa infezione, e riconoscibile in vita, fln clle 1a nosologia delle leggere infezioni lil'oiùi non sat•à così de terminala. da polerla sceverare dalle allt·e affezioni febbt•ili di diversa or igine, vi saranno sempre dei medici cbe classificheranno u·a gii ileo-tifi tutte le febbri che passano il quinto giorno se11za ùar segni precisi d'un'allt•a malattia, e meùici come quelli citali da Jur gensen, i quali battezzeranno pet· tifo iutli i casi seguiti da m01·Le, e per febbre gastrica luLli i gmH•ili. Il capitano medico dott. Coroteoulo, pr imo ad avere un riparto di medicina nel l'ospedale da campo, non ar·l'ivò a questo p11nto, ma volle vedere i fenomeni più salienti òell' ileo-Lil'o , CtlmP la dtal't'ea, il tumore~ di milza, lo slupore se non il delirio, la f~blJt•e in s~ìa ascendente e prolra~la fino al Lerzo sollt.\uut•io, le. lin gua a r•icla, i denti fuliginosi. Questo l'a llo $piega come si sieno av ute 132 sinoche, delle <Juall 36 fut·ono li'Ilslocale all'ospedale di bordo, e spiega allNsi la cift·a de' morti per· ileo- liro superiore alle medie ordinat•ie. J ilr'gensen hà ten tato ultimamente di t•ichiam are l'~tten zion e de' meùici sulle fo r me leggere di tifo addominale, visto che nes~uno aveva oppugnato la teorica del Griesinger, ma nessuno l'aveva palesdmenle accettala. La leggerezza del tifo ·dì!'entlerebbe da diruin.uila qua nti La ùi vii•us pen etl'nto nell'orgaursmo, o da cangiamento avvenuto nella qualità del virus medesimo, o dalla resistenza cbe alcuni organismi gli oppongono. l caraLteri a' quali egli riconosce queste fo l'me s ono: l'or·igine comune co' tifi gt•avi e ben caraller·izzali, il brivido iniziale della febbre, la lingua asciuLla rossa agli ol'ii, la sen~ibilllà della fossa ileo-cecale, il tumor· ùi milza, la roseola. Cltieggo venia al l ettore se oso analizzar e bl'evernente ques li
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L' OSPED.\ l. E DA CA MPO l~ 11ASS.\l:A
criler.i nosologici, pnrendomi che valga la pena di dclìuit·e cerle febbri di :VlasRaua. L'origine comune con ileo-tifi caratteristici è un aq~omrnlo · a tloppio senso. I patologici han sempr e delLo riH) ciUI'unte un'epidemia, le malallio di tliver so genere assumono l e forme dell'epidemia dominanLf'; han dclto pu rt~ c~ he lullu lt• Allre malallio tacciono, ~ J'epiclcmia invade sola i l ca tnpo, scnrt•t·rHio· da lle for nw più lf'gg'c l'e fllle pi tt gt•avi . QucsLu due opinioni si elidono scfcmbit'\'Ol menlc, dunf{ue pas>'ia rn o inrlf.lttzi. Il b!'ivido inizial 1) della I'Phhre non s'è Yisto <:ile rar·autf'nle in quelle re!!ioni; mancava negl'ileo-ti fo come moncovntwlle pleuriti, e nell'unico polmonite che si è osser·vntu . f,.r·se la condizione di clima vi si oppone"u, cc1·to è che si ,·. scmpr•einulilmentc rice t·ralo. La roseolu litìca er·a impossi bile rintrucc.ial'la ft •a quelle pel li coverle di Jirlteni rd erzemi sudot·ali; dell e papuiP, dell•1 vescicole, dell e mac:cltie ve n'eran Lr·oppc per polct•le allt·ibuir·e all'i nfe;-:ione lit'osft . Col domini o di ca tarri g-as l r·o in leslinuli di cui abbiamo innanzi discot·so, i melf'OI'ismi erano frequen ti, c:J la milza '"m si r endeva sen~ibileoliA percu""ione neppure ne~Zfileo-lilì ben ca.rallerizz.ali, S'? nou quunùo per la lun~a tlirlo g-li slomaclti loma,·an su se stessi . La lingua asciutta e la l"ensibililà della fo:-><a ileo-r~ecn le si son rinvE>nule diver·sc voll", ma rit i avrebbe aYulo il cot·a~gio eli formular e con quE>sLi sinlumi così comun i una diagno::;i tanto difficile? t)llrt~ a ciò, v'erAno t'esimen te delle fehbr·i che 11 0n JH·esen ta vano neanche que ~ li Jue ca t·n tter·i, anzi ne rnO!=: LravatJO dn;.rli• opposti, e pE> rci <'l appunto mer· itano una hr·evc dosct•izione. Quelle ehe prime si pt•esenlar·ono nel m aggio r ran o fchbt•i che accedevano con gran ,·,olenza, c.on accensione del \·o l lo, con una lempE>ralut•a da 'tO• a -H• lìn dalla prima giornata, con una debole r·emtssione di mezzo grado al mollin o, con vomito, senso di pien ezza dello f'lOml:lco, inappelen:cu, 0111bt~~cia. lin~ua loLalmeu Lo bianca com e se fosse sco LLula in acqua bolle11Le. 11 011 mollo palinosa, non t'osso n' bordi, t• sempr e umida .
E LE VICENDE SANJTARIE DEL CORPO DI SPEDIZIONE, ECC.
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V'et'& cefalea, per·vigilio, qualche volla pro fonda sonnolenza e subJelirio, sete inestinguibile, la sliLiellezza accompagnava pe1• lo piu tutlo il decorso febbrile, t•aramente s i manifestava •la dian·ea. In alcuni casi un profuso sudore, in altri senza .un movimen to critico di sorta, al 6~ o 7• giorno la febbt'e che s i era mantenuta sempre alla stessa a ltezza cadeva di tralLo, e pres·to si tornava in s alute. A frenare il vomito iniziale s i é spesso usata l'epicacuana; si avevano cosi vomiti biliosi, ma il giorno dopo l'infermo aveva lo stomaco in pace. Le limonee vegetali specialmente se gJ1iacciale erano d'un gran sollievo contro quella sete ardente, il caffè ed il brodo formavano ~utta l'alimentazione richiesta in quella cit'costanza. Quanlun•Jue nella ricet'ca delle cagioni raramente si t'invenissero disordini dietetici, pure siccome le soffet·enze maggiori erano a carico dello stomaco, ed il languore nel quale cadeva ci dava sufficiente spiegazione alle facili indigestioni, siccome la forma clinica di queste febbri era mol to simile a quella delle t'ebbri gasta•iche degli antichi, non abbiamo osato classificarle fra le lil'oidi, ed abbiamo trovato molto opportuna quella colonna delle sinoche l'imasla nel quadro nosol o~ico, per evitat'e, se non per decidere, l'ardua questione. Atrospedaledi bordo i nostri colleghi eli marina le chiamavano feblwi regionali, P.d in verità tanta frequenza di un simil genere di febbri non si nola mai nelle nostre re~ioni. Quando le lifoidi assunsei'O più vaste propor'zioni dal giugno in poi, cominciò .a manifestat·si un allro genere di febbricciallole t'emillenli, e talvolta intermiltenli per tt•e o quattro giomi, che si facevano poi continue con esacerbazioni vesperline di 39• a 39',5. La. lin gua a principio bianca si fa ceva rossa agli Ot'li, e qull.lc lle volla tt·emolanle, la diarrea et'a rara, ma se a v.venj va et·a pr ofusa ed esaUI'ien le. Alterazioni bronchial i e polrnondli non s i risconLt'avan mai, non vi furou mai fenomen i cerebt•ali, nè stupor e, nè delir io, ma la fe bbt·e si prolungava per 20, 30, ed anche 40 g iot•ni, scendendo ad una lempet•atura di 38~,5 o 39•; il d ima~ ramen lo avanzava, e ·quaoùo l'infePmo era di venuto apit'eUico, non t'iacquislava l'appelito nè le forze, ed a s tento pn le va dat·e un passo fuo r i della baracca. Le convalescenze erano lunghe, le r·ecidive facili.
1' OSPEDALE DA CAlfPO IN MASSAUA
Onde accelerare la ricostituzione di qnesli infermi, se ne traslocò una parle s ull'ospedale di mar·ina , cd i più mulnnt.lali s i fecero rirn palriat·e. Queste febbricciallole molto simili alle febbri napoletane possono realmente vrnir clas~ifìcate fr·a le form o lef!gerc eli lifo arldomi11alo, ma vennero poste rro. le sinoc:h,•, e t'accogliendole or·a con lo ef'fìmer e, le espongo nel S(•guenle quaclr·o: Efllmcrc l!:ntrali
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Mar·zo Aprile Maggio Gi1.1gno Luglio Agosto Settembre Totali
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XII. Sceveralo ora il ct~mpo delle febbri da quc·IIe più le:r!!ere di bt•eve durala e d'indole benigna, ci resta a guArdare in faccia alla più perniciosa delle malallie ricorse in 1\lussuua. la febbre tifoicle o febbr·c enler·ica degl'inglesi, quellA cl1e ''A comunemente conosciuta col nomt=~ d' ilco-Lifo . Eccone 1l quadr·o risssun li vo:
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Marzo A p l'ile .\Iaggio. Giugno. Luglio Agosto SeLLembre. Totali.
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E LE VICEND!l: SAN ITARIE DEL COllPO DI SPEOJZLONE , ECC.
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Cltc fosse proprio quello, ce lo dicevano i fenomeni rlscontraLi in vit.à, e che per bt>evità non istò a ricordar<~; noterò solo che i sintomi toracici furono poco importanti, che in molli casi pr edominò la forma sudo:·ale descr·illa da J~ccouél , che la recid i va o r einfezion e fll notata più volle, che la morte avvenne nell'acme delL'infezione pe1· iperpj ressia nella metà de' casi, per esatl!'imento da p r·ofu sa diarr ea nell'allra metà; che la diarrea fu due volle distintamente ematica, una vol la si ebbe peritonile per p e rf<;~ raz i on e intestinale . Le nole caratteristiche rileva te all'auto psia ne' casi in cuifu eseguila erano le solite : non mancò mai l' in fsrcimento de' gangÙi mesenle1•ic i, l'ulcerazione de' foll icoli del Peycr·, il tumore dì milza, un.a volta s i notò perforaz ione nel colon discendeB le. La completa ventilazione alla quale si pr estavano benissimo le nostre baracche, il largo uso di limonee ghiacciale, gl'impacchi fredd i a lungo protratti, spesso il bagno ft•eddo generale, il salicilato d1 soda ed il solfato di ch inina clalo ancheper via ipodermica, ma poco efficaci nello abbassar la lemperalura, i brodi r isl!'etti con uoYa pet• tutla alime nlazionefurono la base fondamentale della cura . Se avessimo annoverate fra gl'ileo-ti fi almeno 27 di quelle 38 sinoche per le q unli non s i polè spe1'a1·e la guar igione sul luogo, ma furono trasferte a ll'ospedale di bordo ed a quello di Napol i, la nostra statistica darebbe il12% cii morli, inveceda poco pi u dod 15 •; •• Ma CJuesto dipende dal modo d'intende1·s i e ttilt'al pill è una semplice questione di proporzione. L'importante s ta nel sapere qual fosse l'ot•ig ine di questa malatlia, e come avesse acquis lalo ta.nla diffusione da colpil'e un centinaio di solcla li f1·a 2500 circa che componevano quel presidio, poichè Biermet• afferma che quando un'epidemia' a ttacca più dell'l •/. della popolazione, bisogna ricorrere ad una causa gener·ale di diffusione. Sulla genesi dell'ile o-tifo le opinioni sono m olle e vorie, e Novak professando la teor ia del miasma-contag io, ne ri rerisce le pr'incipal i. P ellenkofer pensa che il germe specifico imporl[)lo i1 1 una
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L'OSPEDALE DA {;AMPO IN lf.\SS A!i,j.
località d<>bba venire in r appot·lo con un dc ter•mi11 nto p t·oclotto del s uolo percho possa sviluppare un'epide mia; che l'irt!]uinamonto del suolo m ercè i m ateriali di rifi uto delle noslr r abitazion i s ia unu parlo delle condizioni neces~;;a r>ic allo s vilu ppo del ger me. L'i111purita del suolo, la sua pot·osità, il li · v ello delle acque; soLtert·anee, la pecssio ne bat·omctr·ica che fa muovei'O i gas intìl lrati nel s uo lo s tesso, In sua giacitura, s a t•<>bber·o circostanze favo t•twoli allo s volgim ento di uu'epideruia. Questa teorica litonoblastiea che r iconosce un gct·m e unico, è s tata complicnla da Nneg eli, il qu Ale crede che il suolo m<J Isauo generi ncg"li abil:;nti uua infezione m ia-;matica, senza <li cui no n polr<' hhc svilu pp Arsi il germe infettante proveniente da!!l"infet·nli. Ci vo rt·ehhot·o Adu n!] ue due ger mi per lo svil nppo d' un'eptdemia, il m iasmt~ Lico ed il contag-ioso. Questa teo t•ia dibl::.s tica s embra rruAsi nccclla ta da llo ::; tes~o P ellenkofet' fJIIUtH.lo ritiene p t·obauilc che commer cio e s uolo, l'uno indipnnùe nLeme nl.e dall \ ll Lro, p<Wlino ii lot·o con li ngcnlA all'alu l~lziolle dell'uomo . W ePn iclt nego 11do q ues te d ue leoeie, pens a che il virus lifogono s itl l'alto dagli slcssi ballt>r i della pulre ftlzionP inks linale, i fl ll ttli ass umendo i ~AS pu ll'iòi di un tet'Pe no i nfe ~lo . di nbit11zioni malsa ne, di luo!!'hi panlanosi, acquis tano !a propriPtà d'invadet·e il san~ue. Lie ber m eis tee pone J'i11sot•genza ,JùlJ'i leo -tifo in rap porto CO li In lcmpt•ralut'a tlel ~uolo, e C t'ed·~ che il massimo di cruella tcmperaLu t·a coin cida co11 lo svilu ppo de' ~e t·mi dal suolo contenuti. Gt·iesin ger ammette fl'a le vaPie paLogeues i dell' il no· tifn un'ot·igine s ponLa11ea •lflile puL1·e faz inni,c g 1•an nume ro d'nu tori ripete l'ileo ·lifo dalle m atet·ie in pulref<lziune, dR' pro,lotli p utl'idi in via di scomposizione. LA con~l nsio n c finale di tutte queste opiuioni pot'lel·ehhe a ciò, cl1e in lulltl si lt'O va la neces!'!iti.t di t•ic:ot•t•cre a trazione del suolo, dal quale si ele ve rebbe, per mcscolar :>i alla cor·r entc a tm osferi ca, un elem ento infeLlivo, schizomiceLo od allt·o mi<-"l'obo che s ia . capace di peneli'U['C ne ll'organism o per la mucosa r cspil'aloria.
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E LE TICEi\'DE SAl'ilTAIIIE DEL CORPO DI SPED1Zl0:'(E, ECC.
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Biermer invece ritiene solo come probabile che i di,·ersi ge1·mi mor1Josi causa del tifo, del colera, della febbre ricorrente, della febbre g ialla, del carbonchio, ecc. si sviluppino originariamente ne' prodotti di decomposizione, nel suolo od in allt·i luoghi di pulrel'azione, ma che tutti abbiano la pro· prietà comune a' contagi, quella della riproduzione vitale, e quindi dovunque esst incontrino un luvgo favorevole, pr·ovocano un nuovo focolaio d'infezione. Ritiene perciò che rammalato, non il luogo sia la vera so1·gente inf~Ltiva. Che dalle deiezioni disseccaLe e po i veraLe si lt·asporli più facilmente il contagio che non dalle semplici emanazio ni. di un ma lato in slalo di neLlezza, ciò cbe spie_c:a lu frequenza con cui ammalano le lavandaie in paragone do' medici e degl'infermicr·i. La iwmondezza medievale maggiore certamente della nostra, ha t• in venuto la sua espres~ionc nosologica pref<'ribilmenle nella peste, e la nostra n el tifo, perchè le fosse esct·ementizie aperte sono accessibili alla corrente ossidante dell'aria; ma le cloache permeabili <'Oll iltsurtìciente d ilavamento, i.mpreg1lano di esct·ementi il sollosuolo, e servono come luoghi di germinazione delle sostan:c.e infettive, che le correnti d'a ria lrasp<'rlano pot nelle case. Le fosse escrementizie chiuse poi, che incarcerano le immondezze per de' mesi, che mediante lubt comunicano con gli spazi dell'abitazione o filtt'ano ne' pozzi, sono collivazioni di un'immonuezza specifica, cbe nel suo genere è lanlo grande quaulo quella del medio evo. L'ordinario modo eli svolgimento d'un epidemia li fica è lento, e fAllo da più gr·uppi di malattie c ltè a poco a poco si sviluppano nelle singole case ed appartamenti. Ma si svol~e in modo rapido in seguito alla infezione di una condotta d'acqua potabile, o act un callivo sistema di cloache. Dall'analisi di più epidemie Biermer giunge alle seguenti conclusioni: L'ileo-tifo è una ma lalLia specifìca, proveniente 1la un virus specifico da non annoverarsi l're.' veleni del suolo, ma fra' veleni animali; propaga bile e t•ipt•oducibile come g-erme <li ma1eria vivente, quindi tmnovet·abile ft·a' contngi. L'ammalato è conl.agioso per le sue deie:tioni, e no11 per le evaporazioni del corpo . 11 genne del tifo si ri genet'a nel-
L'OSPEDALE DA CAMPO 1:\ MASSA t: A
l'inle:;,tino nmmalalo, ma si ~viluppn e moltiplica aucht> al difuori dd cot·po umano JJello sostalli:e del suolo in viu di dec.:>m posizione, c !]Uondo il vit·us l i l'oso si é sviluppato in un luogo, le emunD1-ioni infettano l'at·ia d'una stanza, ma le cnrl'enti aet·eo non diJ1'ondono l'epidemia pet• g ran de estensione, avvegnacché l'at•in libera e la ''enlilazione si ritengano come mezzi disinl'cllnnli. Il veicolo più comune dell'ileo-tifo é l'ttcqua potabile, inretta pCI' fillra ziOIH'l di \llltl fOS!'<O CSCl'CinC'llliziu in Ull pozzo, per· l'affiu!'i!'<O degli e!"c;·em enli del sopJ•asuolo nrlln cnrnet·c de' pozzi, pet· in(ìllt'Hziune del le soq:unli supet•!iciuli, la mePcé di sostanze clic ltnuno se n·ilo da condme, ma le l'i!:\pcllive sostanze eser·rnwntizie devono sem11re coulencrc il gl'l'me, perclre l'acqua potabile inficiala pO!':SO prodm·re il tifo. Dunque :;enzn cloache, senza pozzi nel'i aperti o rlliusi, ~enza conrlulLill'e ò' acqua polAhile, ;or·nzo comuniea~.iono di pozzi con l e l olr•inc•, senza agglnmcr·nzi one d i cuse () eli casennc nelle rruali si spnllCla i l gcwmr conLogioso, senza e~cre rn enli umnni clw abl1iano servito da concime, 11011 si può avere urù~pideruia di lifo. Eppure, lo slalo tli Massnua, come l'ubbiurno descrillo più sopt•a, non off,·p nessuna di que!':ll.! condizioni. Allt•o che medioevo! Non ci so11 fosse escl'emcnlizie nè aperte nc~ chiuse, no n vi so n fOJ!Il e THJ cloncile, l 'un i c~t (:nn do l.la d'acrrun non allt'a ver·sa l'abi taLo, le c:is lerne ~or t o in flpe rt.a campogr tu c quasi sempre vuole, ed ullonJuaudo In l t·uppa non beYeva clte acqua dt!>lillata del mut·c, i casi ùi tifo crebbero invece di diminuire. Cr·ebbero scmpr·e col ct·escet·c del caldo, allaccando individ ui che abitavano ~ollo tenda o denlt'O bar·acche di ::;tuoio, poste in l ocal ilù diverse c distanti fru Jot'O. Con un gel'me rMlo e moll iplic;alo nell ' oega11ismo non si spiega cruesla opiclmnia, percl 1è i pl'irni quaLLt·o ammAlali enLt•at·ono ull' ospedule alla fine tli mat·zo, ment1•c cm n pal'lili dalle lor<) guar·ni~ioni almeno un mese a'·anli, ed un'incubazione cosi lunga non ò ammessa du' pulologi. Nou si !';pie:ra poi la diffusione l'lgli n!l.t·i, per<:hé moncu\•ano tulle lt~ condi~ioni di lrnspol'Lnbililù falle <!all' ocqua. Non ci r esto olLro mezzo tl i :;p iega:.:iono che rÌC()l'l'et·e ad un'orip;i tte l cl htt·ictt.
E tE VICENDE SAN!TAHIE DEL COliPO Dl SPEDIZ10!'iE 1 ECC.
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Allot·a si potrà ammettere che le rocce madreporiche e conchiliari, ammassi di organismi animali abbandonali alla lenta azione del calor solare e dell'umidità a tmosferica, che la spiaggia del mare iascia ta per chilomett·i allo scopel'l.o dalla bassa marea, che le mir-iadi di animali condan nali da questo fenomeno diurno alla morte ed alla pu ll'e l'azione, che le scal'se alg he e le altre impurità che il mare r igetta alla spiaggia, che le immondezze escremeo tizie di una popolazione che espone tutto al sole, e le reliquie degli ammazzatoi, de' macelli, delle morti spontanee di cani, ga,tti, to pi, cavalli ccc ., imp regnando un s uolomad r eporico sempl'e perm eabile, rormi ne· suoi slraLi un deposito pulr eseeute, che tl' inve1·no t'es la latente ed innocuo, ma d'estate s i risveglia generando non la peste del medio·-evo, non la dissenteria, non la seUicemia emnr1·agica come pretenderebbe il Bie1'm er, ma il veeo e peopt·io ileotifo con tutti i suoi car alleri r ilevab ili in vita ed ih morte. E la ques ~ione igienica cambia c\osi totalmente d'aspetto;. non bisogna ri ~ornare al medio-evo, perchè in Massaua non ci dev'esse!' nemmeno ar-r iva lo, rna bisogna salla r-lo a ;>ièpari, giungendo agl[ ultimi. por tati ùalla civil tà moderna. Bi:;;ogna P\ll'ga l'quel s uolo dalle soprapposizioni d'impurita, batter·lo, calcarlo, selciarlo perché le impurità sottoposte non si< rimescolino con l'umidi~à, ed il calore atmosferico; bisogna allontanare più che è possibi le gli accampamenti dalla spiaggia a basso fondo ed a maree molto sensibili. L'argomento più stringente in favore d i questo criterio igienico s ta in ciò, e ire la parte in terna della ciltù più abitata e più baLtuL&è Ja meno· infesta ta dal tifo .
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XI! I. Riesce difficile ·spie gare come in Mas:;aua si generassero· le febb ri malariche, ma i falti hanno ~empre più. importanza delle lot'O s piegazioni. Non furo no molle né di gran l'ilievo, come si r ilevef'à da ll 'annesso specchio l'iassun t.ivo, e pe1' alcuni pt•ovenienli da regioni infell<>, che avevano sof:f'el'lo qualche febbre nelle antiche g uarnigioni, la cosa 11011 reca mel'a vi gl ia.
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L' OSl' EDA l.R DA CAMPO IN li.\SSAUA
P.:rt'J nel maggio fu umrnesso oli' ospedale un infet·mo con tulle le nole di una discreta cachessia mo.larica. e !'onamncsi non polo rinvenire un' origin<> anleri 01·e; poi col tempo se ne •rnnnifcslarono alll'i d 11c casi, e,l i 15 ammala li, di ~em p li ce febbt·e inlermitlenle senza cuchcssia, e c011 bl'e\'8 dur ata, ac· cenuano all'esistenza ,Jo.. l rninsm11 malal'ico in ).lasl"aua, sebbene i n dPbo lissime pt'o)porzioni. l tro.llalisli di m ah1llie ùc'pae"i caltli in::;i>:lono sul J'en0meno spesso confermalo, cl1c le fchh1·i palustr i l'acilmenl~ da intcrmittenli si fnnno continue. e elle il bt·iviclo iniz.ifllo', per l~ conJjzioni cl ima lidw, l'req uenlo•menle mnnca. Però 11el la e Liolo!:da d i quosle febb1·i non l r a lasciano Ili l! i tli rneller·e i n ri • lit}\'O l'esistenza di lcl'l'eni J>Hiu lo'>i, di coltivazioni umi,Je, di acque slngna 11li, ùi mi,:;celtl dc:ll'ucqua dolce, con l'ncqua di wut•e. E Dulroulau !<i csprimP in lal modo: " Dnn~ les <t !.{ions Lropicolcs com me dans leR rt'•gions lemp•'•rées, le lJ'PO a dn foyol' cles !ìevl'cs est le Ull'lt'a i;,: clussique, l a lo>rre noi\ « c ullivo \"J e ~ i ncoml' l el~ m e n l rcco uv erle d'ea u slng nante, ou c seulcmenl !tumide D. Colà muucano afTutlo tali condizioni, put·c i noslri pochi ammalali, od alcuni <'~>~s i d i p t~ t·n ic i o5n segu i ti dn morte in ·f [ IIHlclte nostro connaziona le i\'i climnranle, e nel pet'SOIIIliO <.Iella re ~Ittrina, renùono accellobile la spiègazioue che i nosLt•i colleghi tlell'aemala davano per •rue' lulluosi avvenimen ti: e llo c ioè ltl poche a lg lto riget.la lellal rnnf't~ alla punta di Abdel-1-\adir, impt't>gnale clell'umu.lilù nlmosl'et·ica, poles!';et·o esser l'or·igine ùel ,.il'us ntolut·ico. AILt•a malni.Lia d'ì llf'clzione [Hl l'O l ievis!';i ma e di bt·eve dut·ala.
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s i ebb11 nel l\ror·billo. La 3• spcdizionP- et•n falla da olne balla~lioni di fanteria, ci llscuno dc' (juali uveva q uallro com pagni e l•·a llt! da rp.tallt·o r·eggimenli diver si . f•'ra rptcsle \'C n' Ot' A una d<:l u• proveniente •la Peru~ia, dove il mcwbillo doutina va. Il t• IUili'ZO, cr aYamo sul Washingion. giunti la sc1·a antAcotlente 11 PtJL'L-S>lid, qnantlo si prose11l6 oli,, visita med ica il soldnlo COI'I'tldO M oLlco tlt' l n· ranlet•in affello da morbillo. lmmQdtalumcnle se ne r·ifei'Ì al sig. genet·ale Ricci, imbar·-
.E LE VJCEN DE SA~JTA I IIE DRL t:Onl'O DI Sl' EO IZI ONE 1 ECC. :j4. (
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calo con la nostra spt>dizione, il quale pr·ocurò che lulla In truppa scendesse su grosse barcacce pr·ovvisle n~l por·to. eù i medici della sp,etlizione, sces1 riascuno in :ma ùi tfUE:IIe bar· cacce, eseguil·ono una scr upoloso visito ad ogni siugol o soldato. Si rinvennero co~i allr·i duP. rnorbillo~i clello sLesM r eggimento, che tur·ono col pr·irno lt'asporlnti irnmPdiatumenle all'ospedale internazione con tulto il lor o rorl'cdo. Fur·ono bru· cisti i paglier·ic•!i che erano !'er·vil• a' rnnlali eù a' solùatr che avevano dot'lllilo al Jor·o fianco, si luvo co11 a.cr1un l'i•nìcota il bastimento, s' istitu l a pror a, uel sito più apparluto, una piccola infermeria d'osservazionP e ti isolameuto pe' nuovi casi cho polesset·o irysor gePe, si slab11l fra' medi ci sul.lullel'ni un turno di guar·dia ùo. cambiar~i ogni ((uatl'ol'c, ondr in,•igiiOI' lullo l'equipaggio. Il di setruente si ripr·ese la rotta, e giuuli 113 mal'zo a Suez si :>bal'car·ono al l r•i due mOJ·blllosi uno tlclli" fante ria, l'ultt·o del i9•. L'infezione si ct·a pr·opagala, e continuò a ùiflonder;;i dopo il noslr·o nrr·ivo a 1\fassaua, ma in mili pr opot·zioni, per br eve dm•ata, e .:;on benignità insolita a questa malattia. SI manifestava con febbt·e ed eruzione connuenlc, ma senza fenomeni catarrali della gola e del pello, con le{rgel'8 corizza e locrimazion~. La febbre dUJ•ava un giorn <) o ùue, l'eruzione assoh·e,·a il suo corso in lt•o o quattro giorni, senza lasciar roolesser e o resiùui di sol'la. L'influenzo durò duo soli mesi, estendendoSI a pochi in -lividui. ChiudPr·ò lA rasSP#lna dello malallie d'infezione e ùf-lla CI'O~"Ì del sangue ~giungendo nel quadro le leucemie che ebbero maggior ù1ff'usione, e costrinsero a rinviare in patria due ler·zi degli ammalali. La palogenel"i e ltt fm·ma clinica ùi <JUCSI'ùnemia lropiculo ha lro,·oto il suo luogo nd di~cor·so su:.;li ,.,fl'clli fi::iolQ~ici del caldo, lu terap10 v•mne compiuta con dit:la co1·roboran te , con preparati di ferro, china t•d arsf'nico .
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XIV. Dull'ieux. Accenna ll e' disturbi tl'inne•·vuzione frcqueultssimi in quelli cho vìagl!iano ne' paes1 caloli, c vinci bili flolo con unfl f!l'èmd<• allivilù musr•Jlare. P1·<'~"'o nlruni, egli dice, quell'irrilabilitilner,·o:)O, accn•!'ciuta dall'abu~o dol chinino, Ila potuto, solto Il colpo di una vin1 emozione mo:·nie, .!el(wminllt'e il SUICidio. La nosll·a ln1ppa ne· wcsi crcslAl•· t'l'Il con.luunnla all'innzione, e lo l'ulJul'e elcwalfl r.hc colpi vn ccrli disp:f'oziali, il necessario nsu del chinino !;t! non rnbu~o, le e111ozioni morali che dPve SU"3Citnt·c il tn,vut·si g•·av·•menle mulalo, in po~i zione disagcvulr, hmgi dA Cl~ni l'appMlo di famif!lia, ci !'\piega a sufficienza 1 l'nlli luttuosi avvl'nutì in akuni unìciali del presidio d' Af•·ì~a. Ci sp1ega puPe eome 111 un sotluffìeiulc Pnlralo nll"ospetlale per r.op t•ostasi ostinata, si ri,;:conll'tl'"''>ei'O segni non dubbi di unn fl ssa7.iOue p<'l suo rnnle; e quando eia' pur·ganli ;.;i ollenrw il ùesiùer•aLo effcllo, si sviluppò 11 1 lu i una monia ,li pet•:;eruzione dH! :;rli pro luce"a acrt·<:.<:.i di 1\u·ore. Si protlllù nell'o:wsLo d'una nave cio gue•·•·a che !'~Oipnva pet' l'Italia, onde ll·ar•·e 'luell'init'rmo da' pc•·icoli che lo minacciavano sollo quel sole conìcolare. Le ellro malallw del sistemo uer•,•oso !'i riclur.ono n lr·o con · gestion i rl\Cirintro- :-:pinali da cau;;a t•eumatica. Uno eli rtuesli infermi si pres~·Hlò con pare!<i de~li al'li infel'iol'i, rho si l'i -
f: I.K VICEl'iDE S.\NlT.\RIE DEl. CORPO DI SPKOIZJO'H:, ECC.
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!<Oivè in un mese, l"Otlo la cur•o ciel bt•omuro di poln!lc::io, e de' rivellenLi locali. Aveva c.;offerto aiLra volla di simile malallio primn di venir solto le orma; ne fu nLlrabuitn la cagione al l'redtlo umido preso nel dor·mir sul nudo let't'eno iu apl'ilo. Altri due casi di pAl'alisi reumatica fur·ono c tu•oli nr>ll'o!=-pPtlalo lln campo. Uno guarl in :l2 giorni, l'altro fu teasl'et•lo al· l'o!-<pedale di Napoli. Ma se l'inazione ne' paesi ruldr hu i suoi trLc::ti ell't>.lla, he n più g r a vi sono quelli eh•) pt·ovengono rln una soverchia allivita mu~colare . E qui non posso la~cr·c alcune relazioni che mi pervennero, durante il mio ser•,•i:lio in Afl'ica, senza fai' torto n chi spiegò tanta soler•zia in cii-costanzo si cllflìcili, e senzn leùel'e bila chiarezza ch.l' falli che m quell'e!Joea si c::uccesser o con luttuosa ropiùitù. Primo in ot•diue di tempo ù la seguente del dott. Rosso atltlcllo al bultagliono b~·t·saglit!ri. " Nlo,u:ullo, 11 maggio '1885. • Mi ro un do vero di t·orHloro edolla V. S. come ossenclo slo lo comnndalo ad acconlpn::tn&l'G la t• cnrnpagnia nella ~ua r·icognizaone miiH:.re verso il nume Ambu, io mi sia dolo pt·cmura tli visil&re minutamente, e quindi esentare que' ~oldati su' (JUoli cadeva il dubbio cl'incapacitt\ a sostener e le fatiche d'u na lunga marcia nelle condizioni climatiche attuali. • Iniziossi la marcio in 'milo pt•imissimo ot·e del mnltino del 9 cort·e nte con un a lemperntum abbosLanza elovnlo e !'em:a alcun mo vime nto ù'al'ia, e buonn essendo la salute del c:oldalo, altissimo il s uo ano t•ale, lullo IH'OCed.~ bene fin o ol flum o Sciaktal<oi, ove la Lr uppo potè r·iposoro, ristorarsi, e r·il'ot·nit•fii di quell'aequo abbastanza buonn ed nlquanto fresco. • Ript•eso il cammino o falli nncora pochi chikmlelt·i, la compa!-(nia dové allraversat·a e!>lesic;sima pianura, O\'e il suolo 61'8 oltre ogni dit•o umido, lo Lc mpe t·atm·a elevata, il solo cocenlissimo, e l'afa insoppor lubile. Si fu allora che Cl)mincaar ono a verifica r si i primi lcggr.ri ca~i d'i nsolazione, cho furono prontamente curali cou osilo ft'lice, e so!o quando si et·n di già vicinissimi alla me lo, in mezzo a certe golo di ruon· tagne, s i manifeslarono altri casi di natul'a più gr·uvP, cho
1' OS PEDAJ.E l)A CAMPO JN MASSAUA
però poterono ave r P subito nelle vicine capanne cut·a e t'istoro. " Tutti i colpili , olia sera er a no completamente l'islabilili,eccezion ratta ùi quattro soldati, i 'f11 Git con littuHnùo 1:1d accu~are leggt't'a intlispo:<i?.ione, fu loro concesso di fa t· la mut·cia di ri toruo a dOI'SO d i mulo . • Do vo udosi nel la notte rifa r la slt•aua ve t'S0 J\Joncu llo, per evilarP, oli almeno lll•ldet•at·e il r ipelet•si dr,' rasi s opt·A accennati, venne ilu me etHessa e subito acccllula la pn1posta dal sig. co man Llùll te lo co 111 pagnia, 1l' ineo m i ncitll' la mw·cia veeso la m ezzanolle, afline oli po l1~ 1' giungeN o des lin uziot te pt·ima eire il calt.lo nella giornata susseguenlt• si race:;su sentire con rn ol ta ittlensilà. " L'u f<J g t·and i:::sirun non imp1~d ·i allot'tl che il so!Jalo cammi nasse pet• bene, a potesse t'uggtunger e Kenz.a nlcun i!ICOIIVCniente il già t•ir.o rd a lo fiume Sciaklalwi, !:iulla sponda del quale po lé lt'QVtll'e anc he questa volla ri poso e t·i:<Lo t·o . «Essendosi poi levata Jegget·a brezza, s i pole J'l pigliare il c~tm mino sotto tnigliot·i auspici, o difatli, s<>nza eLle ulcuno accennasse a m inima ithlisposizione, do[IO du e o tre piccoli ctlt, s i g iun se ve rso le 7 del ma Ll ino alla gola dell <> mou lag no e lle s tanno a ponente di :\loncullo. Qui,•i e::::>eudusi ad un Lt·olto ed in modo sLrao t·dinario <>levata la l~:~m pera lu J ·a , senza che min ima ln·e:tz<:~ rnuovessP l'a lrnosfcl·u. COI 11incia!'ono n ''el'ificarsi i primi cusi d' in~olazìone. ~~lte i r1 J10chi minuti fu r o no seguiti da molli altri più gra'''• lino a I'Af!gnmg~ t·e la cil'ra di l ~•. "l\-1i~ i a llo r a in alLo qua11Lo la scietlt:a ed i regola me n ti prescrivOIIO in tal fran~enle, c1l apprestale le pt·ime cm·e n' maIali, non potendosi s ul luogo aver- om bl'a, p1·ovvi1li l'el' il loro p1·onto lt·usporto t1 dor so di mu lo o cummelo SÌIJO a llu vidna infCl'ITi l~ I'Ìil di ,:O. l Ol iCUllO. « Di tutti gl'iudiviùui colpi li 8 lo ernno sol o leg~erm eule, percui ne lla giot·nal<t l'ilot'lll'\t'Ono alla fll'i,li tul s alu te; ~l l li'i G presen tavano fenomeni l ltol'boRi mollo più p'l'avi. seuza pericolo .li vita, e lulli, :>e non guat·ili, si lro\'OilO o1·a i u ltli~l iOJ•i condiz:out. • Il cnporal uw:;rgior·e Scldo.vo, e ll e pa lo pas~alo avova
t: LE \'1CE:\OE SA~IT\RIE DEL COHT'O DI Sf'EUIZtO'!E, J~rc. :;l,:) sempre• ~oùulo olltma ~>olul<.', eJ er a uLLusltuttarohu ... tn, ;;:o>nza c ltu p r ima McennaS>-it> al benehe minimo tlistm·bo, JH'itua di giuu~ere a Moncullo fu colpilo nd un lt•atlo cou fOI'nHl tanto g l'Il VI' d'insola<~ione, che s ul momenln si Cl 'I'Ùf'> v i c iui o;~imala suu fine. ~lt '-'i in opera lulLi 1 ull'zzi pu'<s•hili, 111iglit1l'ò alqunnto ti suo stato, ~enza clw pct·i"• la ~ravPzza eli'' l'c•nomeni m ol'bosi che pt·osonll:l va mi distogl iN;::;e pc1· 1111 i ~ l8 1 1L1 · rla un'iufau'"'la prognosi.
• Non potendo avf:'r' sopt·a luogo i necPssnri mezzi di cu ra. ed essendosi aggravaLe lP locAli t:nndizinnl nl.nJO"- fl• t•idJ ~ . a p pena fu pos ... ibile si pt·oceJè al ra pulo lt'a"t orlo •iell'iufet'lllO. L o accompagnni d urnule il viaggio, Io r...ci "<•"lo!uert.! ala· compagni. e ripat·are da' t•agì!l :<ola1·i. • Tutte le CUl'P pt'oùigo l egli. ed in spec:ial modo lu r e'-'pirazione arlifìcialo eseguila con cnet•gìa f'ù tnsistcnza, ,·al seru 8 tPrtet•Jo Ìll vih1 1 e:;--cndO pPl'll nboJila la COS<'H'IIZ(l tinO rla' primi momonti; ma •tuel ln condi?.ioni ctutliuuarono scmpr o a far!'li più gravi, e floa.lrnentu alle 6, :ti pomeridinne il eaporaiP Sch.ll\'o esala\'& l'ultimo r·•«pit·o. • Lo coperlur·n ùe! copo e ra. per tutt i l'elrnclto di rtllfi \' O mn-
ùcllo. ~
li lent>nte medico dott. nosso •.
A hreve inlPI'"allo du questa ne giunse un'altra •lcl 1IOtlOt' RoùiLli che per bt·e vilu 1 iassumo • Vcr:;o ti UlOI.ZOgiùFIIO dell'Il ma!!t!iO, il caporaiP Ribalta Luigi. ciel :20 l'anleria, mentrP dal campo ù1 l e t·o r tornavA ad Arkiko, fu colpi l o da iusolaziona ·. Hestò pot· n'H.•zz'ot·u JH"ivo di sensi, e.! tLbl' ~e rJila inYolonlaria ù'o ri na. affannu ;..:t'an-
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dissi rno, pulsnziCJni deboli n ft•equenti, inie11one ùèlle eull~iun live e pupilla 1nullo risLI'e lta. Con ubLondnnli coppette all a nuca ed al pello riebbe un po' i ~en,;i, e ''omitò. IIID t·1mase i11 fll'ado 8 COllSi d e r0\1013 Slot•Jinlt'lltO, P clopO dUé lll'l' ~l <>vi-
luppO gogliat·du t'ebhr-c1. • Il g iot' no sf'guenlc cominciarono i cotwellimenli O:.ili at•li, e pel cr itet•io cl'una m eningilc iusorltl si ap)'licò un lorgo v es c icaule alla nura, dal quale ~i el,lte qunlclw ;:::iuvamcnto. ~a dalla nolte del 13 al H l'tnt'ormu pt>g!!iot·ù l.<l11Lo, elle ulle 3
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L'OSPEDALE DA CAMP O IN l\IASSAUA
aulim. il polso non era più percettibile. Fut'ono continuali i J'ivuls ivi cu tanei, le iniezioni di sostanze eccitanti, ma alle JO del maltino cessava di vivere •· Cominciate le ca lttslron ;w n finiron qui. 11 3 g iugno dopo brevo rnm·cia da Massau<.=t a ì\loncullo mori quasi l'epenlina· mente il caporal ma~·gi01•e Becconi Angelo, del 70' fanLel'ia. ~E la notte rlel 23 al 2.1: agosto, nella l(]arcia da Moncullo, a IertH' il soldato Olivi del 7• fanteria cadde sfinito; gli furontl la:;cia li due compagni per assislel'IO, e si corse a c hiamare il medico a lel'ar. 11 po\·cro Olivi fu rinvenuto cadavere, cnn la bocca i uLI'isa di sangue spumoso. La sera del i" seLlembi'e fu cltitHrwLo cl.u Arkiko il lenente meJico tlotL. Battaglia, il quale riferì d'aver trovato a tre ehilomeLri dal paese, sulla st1·ada che conduce a Massaua. il soldato Zuccher i V ito, del .6° fan leria. L'm fermo steso al s uolo avfwa pols i impeecelLlbili, rantolo lt•t~cheale, ocr.hi Remispenti e pupilla dilatata ed insensibile, schiuma alln bocca, ternper·atura elevatissima. Dopo pochi is lanti spi1·o. Dopo que::;te disgrazie avvenute 1n maecia, riporlero una r elazione del dott. Rabilti, che s i ei.fBrisce ad un giorno in cui la teup pa era iu stato di r elaliva quiete, ma il Kamsin, aveva faLLo il brutto 8cherzo di elevai' di i) o H graùi la lem· pera tura.
" Ierar, 12 agosto 1885. " I n obbediem:a agli ordini ricevuti dal la S . V. il sotLoscl'itlo ha l'onore di •·ifeeire che il giMno H conen te, s tan te l'aumento s t•·aot>dinario di temperatura, si ebbero a verifica re 12 casi d'insolazione. t( Di questi '12 casi, quattro se n'Mano manifestati p•·ima dello spiraee del Kamsin, q uando cioé ver so le 10 anlim. il cielo era cove•·lo di nuvole, ed il caldo el'a umido e soff'ocanLe. Furono p•·irni d11e ~o ldati del 2• gerJio clte LoenavRno da H.asM ud ur- in barca. La fo 1·ma er·a piuttosto gcave, cd i si~1Lomi d 'asfissia, le convuls ion i e l'arnbascia a' PI'ecordi dut•a r ono <>lll'e un'Gl'a , ad onta tlelle cure più assidue. Meno g rave ' luell a pr esen tata da due soldaLi del 20• fanteria red uci anclt'essi da Ha:;-"lviudur. In questi Je :;.ole abluzioni fr edde al capo e l'ina-
E LE VIC ENDE SAN ITA!UE DEL COHPO Dl SPEDIZIONE, ECC. ;)q.j
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lazionP; d'el>"r'e ba::;tar·ono a far sparire la cefalea intensa, ed il dolol'e at cuore. "Verso l'una pom., quan3o più forlesoflìava il vento infocato, e nelle baracche la temper·atura saliva a 4G•, un soldato del :w che era stato esentat•) dal servizio di barcaiuolo, fu preso sollo la baracca da colpo di calore, con sintomi convulsivi ed asfittici. P oco prima era stato un momento al sole per recar·si alla latrina . • Contemporaneamente un zappatore dello stesso reggimento, mentr·e slava in senti uella al campo, e non era che debolmente pr·oletlo dal sole, cadde colpilo da insolazione, e fu tt·aspor·Lalo nella bar acca di g uardia, dove stentò alquanto a ripr·cnde r·e i se11si, continuandogli pPr tutta la giornata l'o.mbasciR a' pr·ecordi c la cefa!ea intensa. a U 11 ~"O l dalo del 1' fan teria di g uarùia alla pompa J'actJUa, fu auclt'esso colpilo ubbostt~nza g t'avernenle, con per·dila di coscienza, asfi ssia incipicnLe e cardiopalmo. Soccorso subito, r·icupe1•ò pr~sto i sensi, ma r imase sofferente per tutto il g iorno. Un altro soldato ùello stesso reggime:nto, di sentinella alla banchina ebbe le s tesse so ff~ renze . " Il set·ganle tl'ispe7.ione de14t' fanteria soffri pure cefalea, vomito eJ ambascia precot·d iale, ma con le abluzioni fredde si rimise, e poté continuare il propt•io servizio. Kon cosi due soldati del suo raggimenb di sentinella agli avamposti, i quali c~:~dùero al suolo, fur·ono fatti cambiare, e quantunr1ue riavutisi merce abbondanti abluzioni l't·edde, forzata ventila~ione con un gt·osso ventaglio e respirazione at·tificiale protratta, i falli convulsivi dut·arono fino alla sera. • Verso le 4 1/2 pom., quando cessato il Kamsin la temperatura era s·~esa a 4J', un soldato del 51• che non si era mosso dal letto in tutta la g iornata, venne assalito da sintomi d'asfissia, carJiopalmo, pel'.lita di eoscienza, t·ossor'e della fac~ia e febbl'e. Vero caso d'iusolazione, per•t:hè con la respirazioue artificiale, le inalazioni d'etere, le affusioni fredJe al capo, la forte venLilazione at'lificiale, l'in l'ermo tornò in sè, e dopo uu'altr'ora slava abbaslanzu bene. "Ad onta clte qual.che caso s iasi moslt'alo con sinlomi gl'avi, >i soccot•si pr onti portarono ben elìci effetti, e non s i ebbet'o
I.'OSPE DAI.~ IM C.\JIPO 1\ \l \<;~\l·\
a luwen la ,. poslu mi clw l'enrlf'S::<Pro 11 o,·r•.,;sa r in l' t•l111'lllu d i ' (llldcunll rle' culpili 11ll'oo::p€' !Alt'. Dul:', 1 r••· ... sono nrwm•n h.•-••tlli oli'i 11 fc rlllPJ'iu.
• Il tew•ntr medicv doli. HAUIT 't 1 • . Le :<iornalt' tlel 10 lllll;!giu e dt>ll' Il ago,..Lo. t·i~~~~•·dunn i11 pir•Ntle Pl'"l'"rzionr la m8l'I'Ìa .li ::\il(l"h•nn• t• da s tiiovm111 i d'Art·i 11 Snl .. hy••IJ il:! Pmli r•·, •[11tl1Hio !•Or ,·ffett.. tlet Ktltlli'lrt lHHlltll t <' c:wn ll i ll lOt'Ì\U itO ~'>OI'f'o<'n l. i, Pd i l Ri!l'otw T.ur• t•vy dnpo fnlil'!J · Ìllllll·lll• J'E'I' S•Jo"l'I•ITCI' d'inft r1111, C'Ad le 111'1\11 d! 'i'll"'l, t' rlisp•'l'A eli giuugeJ'•· ull11 lnppn, mn i rollt>::lti t. 11 !!t'HII•It aJ'ntulu lo :;oc•:oJ'-<f'l'f•, 1 Jt) IJ'A<::::eJ'o n .:'BIVII!twntn. S1a lt"-h ' u· tlr•llnr' Rn"'"t) P RaiJiltl rltc hnn "tlltlllo ~~ no!Jillur•nle nnilnl'" l'e"t'JUI'io rl1 quel! .. ~ll'f'llllfl nulc"i:.l'Dfllltt dt>lln m»dicinn
uuli1:1re :\la non tini"C•tno qu1 ::li E'tl'~lll rlc, "''Jil! .,u· t'l'()tli rJ,.,' sol•lult l'li•' vi i>i ''"PIIIH·vatw. N,•J t•c,::i:,.ll'n II••~Oir>!:(l('tl . o llt' ll e lilllt' ruc•·ullP dnl d .. tt. Curotr•nulo lro,.,, i :,.t>;;uo: 11 f•1Lti Il sol.lnlo :\Jtn·iotli dl'll'h• bt>r:-<t!!l:t•t•r, rohu'-li!'Siln•>, fu ll·n"l'ol·lal<t Hli'U"IH'da!..- il l lu!!],() \'('('O:tl le .J )'OHI., Ìll pretlll Il l'•wl i tOIIll'azinrl i r- su~~nll i lenti inn-mu~t·olarr, ron fH'I' hla cntnplt•IA di Cll!:>(·i••llzn, \'•tllu vinlut'PO. disp1wa slcnur·rt:,.tl, pt,J~i lo:nli e cn•tlt·ntt • hulht •••ular1 1'1\'••l't l'l <tllu • •l alt' ~slet'll' JHI['illc in::<en"lbili e lllinLiclw. Pct·df>\ a
IIH'nn~cttWH.!ttlt> glt
P,.;t•t•emcnll. \'•Jlllilava """'lniiZt' L1l :t1"t', t'Il U\'G\n lf'lllpPrllllii'H d1 ~:.·. Era l-lato colpiln llh'nll·e t'Pl'<'a\a ft'lllll di lllOie sulln HHn!!da, pt·urlltundo .lr~lln bnssa mAt'o'H.
re,·•· IIH';.:u ll"O t! t :..hiacC'io, tli t'l\ ul;::i,·i culuH•·i. di f'•·npl'tWes;;i rnn..;toidci, mn dL•po lr·t• f•l'e l'infet·mn CC'Sf:8\'ll di viVt •l'l'. All'nulnp"iU JlOil ,.;j l'illh' lllll' l'(i aller'ilZÌ(IIII n P di or,.:ani della caviln loraci~a .. l u I.Ioutìnall' X•·lm ,.,,_ \'1111 t·•·anwH ~~ l'i:>conlo ipe1·emia rlellr• IDL'Il n~i. l't•ph•zinrl!', ti!!IIP \'ellO, essutlaztOIIt' ~elalinil'orma !"Il lulln la t'nnves!->ìln del ce1·vPilo, A ['t'f'ferPnzn lurwhe;:.::o l' lntf'l'fllmPnll· nllc Yf'lll' ùclle anJ'r·ollun;:ilù CI'I'~>I>I'Oii: venlJ•ieoli Cl'l't•hf·uli I'Ì[Iif'IIÌ .Jj !'Ì>'I'O !>llll..:ni~rtn, Ui.l't> dl'll'encc'alo npr•al'enl•·rn ·n lE' uornwlr Il >oltlnto .\rlokllt do l .+l • l'anleJ'IB, uomu rtth~tsltl, de;;:mllc nll'ospctlo.le dttl :.rior nn innanzi pPl' lieve imlmi·Dzzo gno::l!'ie~~. S1
l 'rfic~1ziuni o·
E LE VICF.NO.E SA:'\ITA RIE DEL COli l'O lll SP.EDlZIONI!:, ECC .
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il 2'• lugl io vtwso le 2 p. m veniva preso da capogiro nello bfn·acca ov' ara ricove rnlo, e cndevtl privo di sensi. Si accorse lo::lo, e lo si ritl\'e nne in pr••da a forli etl irre~o lari co n Lusioni degli n'l'Li e de' massclc l'i, 1nconscicnle, con v n Ilo acceso, quasi cianotico, t'espi razione s tBr lot•o:::a, pols1 l t n~i , piccoli e conlralli, v(J:ni to bilio:::o o P"'rdita invnlonlat·ia cJi fecce, palpebl'e fortem éul.e chiuse, bulbi girali in allo etl oJl'esl~rno, pupilla cont1·aLU.• ed inscn!'ihile, lPmp•~ t·alura 4~,8.
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Dopo un 'OI'tl le contenzioni m uscolaJ•i e r ano cosi violenti da produr re enorme enfisema del volto, collo e p••lto, la raccia era divenuta nera e spavcnlevolmenle ID')Slruosa: dopo cinque ore ùall'mizio del male l'infermo moi'i. La cura ed il rcpcl'lo t1nalomico furono analoghi al precede n te . Nocera Ugo, assistente del genio, mdividuo s u' 40 anni, di l'Obusla cosliLUzione , colpilo ùa febbre ceralea e ,romito. veHl vn lra!!porla.lo all'ospedale la nolle Ùt'l 28 lu~ltn. Era p l'i vo d1 sensi, in preda a contJ'SZtoni e su<;sulli lcud ino- muscolari, con volto cianotico, giugul&ri turgìde, r usp11'azione s le t·tot•osa, polsi lenti e piccoli, bulbi rivolti all'esterno ed in alto, pup1lle ris ll•etle Pd insensibili, Lernperalut·a 42°,6. Mot•i dopo 8 01'8. Siccome tln pochi gioPni era g iuul() da Roma, s i sos:pcLl6 un accesso di per·nicio~a, eù al soliln Ll'<'!ltamt! nlo cut·ativo si a~~trunser·o delle iniezioni ipot·Je1·rnicbe dt chinina . .Ma l'autopsia mostrò la milza piccolissima . Al LloLL. Gat•oLe nulo ~nwcesse in quel ripal'lo i.l dott. Ciampinf tlal t• t~gosto io poi, e d ttllc note cla lui raccolte si t'ileva quanto appresso: « Alle 8 :l. rn. del f• agosto sbaJ'Cfl\'8 il capill'lno P . e si r~· c~t~vn al comando del p!'esidio, quindi a l comando su[.ler·iot'tl )ter le vis1le di arri vo, ve::;tilo de ll'i11tlumenlo p-io1·naliero degli ufticiaii in l lt~Ua. Giunlo al palazw di governo !'i mise a sedere prosll'tllo di for·ze, e pcrJè subit~ la co~cienza. Il medico cbiamulo a soccor,·erlo lo 1.1·ovo con febl.H'n in lensa, g li pt·atìcò un' miezione obbondanlt3 tli sCJif<l lO di ~;hinina, e lo rece l raspm·lare io barel la all'ospPdole. Quanùo ar1'ivò aveva già ripreso 1 sensi,. e si lamenluvo ùi forte mal di capo e nausea, a veva grande it·pertuielczza, occiJi iniettnLi, pupille
L'OSPEDALE DA CAMPO IN llASSAUA . ri!3trelte, polsi piccoli c celeri, respil·azione affanno< a, lem-
pet'atura a 4c•. Gli fu immediatamente applicalo ghiacdo. sulla tes ta, s ena pizzazioni agli estt·emi inferio ri , e g li fu amm i ni~tralo un put·gan tp, d ra.<> Lico. Il dì seguente lulli j fenomeni mo t·bosi et·ano calmali tran ne la cefalea, la te mperatura era scesa a 39". Cont inuando lo s lc~so metodo di ctll'a i sin tomi morbosi gradatamente diminuit•ono, ma la rE'hhre s: mantenne pce molli giorni al di sopr·a di 3b•, l'mgani<:= m C\ deperivo e con esso scemavano le forze d e ll'inrerrno. Il 24, agos to cessnta 111 febbre fu imbarcalo per I'Hal ia. Il copot•ale dell'8• compugnin di sani lò, Fr·ulli11i O]inlo, nel gioeno 9 ago~ lo dopo Aver fa l ln in bat·ea il sPrv iz io d'aecomp11p:nmn<:nlo d.ep:li ammalali, Lo t·nava all' ospedale versc• le 11 antimel'i!l ianc, ed al cenl.eo della piazza d i Ras- Mudur fu visto cader·e. Fu losto t'Accolto p['ivo di sensi, c lra:::porL&lo nel t• ipat'lo d i medicina, ove >~ i nolò volto A.ccew, occhi in iellnli, pupille r i:::Lt•elte, eespil'azione IJi'fannosa, pols i piccoli, lernpel'?.tu ra 3:1•. Fu sala s sato, gli fu applicalo ghiaccio sulla tes ta o seuapismL Agli a l'Li infet·ior i, e dopo ~l't d'o ra tomò iu piena coscienza, nccu:;:A.mto ceflllea e pt'OSLI'azione. di forze. La l'e bbt•e ces~ò al a· giot·no, la ce l's lea n l :'1•, ma le .forze non Lo t·nav11no, ed il 24- agosto fu imbat·ca lo per la madre patria. H sotlosegreln t·io del tr ibunale mil itare, sig. P ., gi unto a Nf assaun il J• Rgosto, il g io rno J dell' isl.csso me >:e, senza esset'Si mai e"poslo a' t•aggi clire lli del sole, pel caldo sol1'ocantc che d iceva d'aver so(l'e r to solto la ba racca, verso le :~ p.'m. cadde nel solilo del iq uio. Fu fal.lo immed ia tamente lra~por tare all'ospedale, dove giunse. in preùn a l t'emilo [renerale, con \'Oito pallid o, leggero str·abismo inlc!'no dell'occhio de"tro, occhi iniclLali, pup ille r istl'elte, Lris ma, vomiti frequenti, respit•nzione affannosa, pol;:,i piecoli, tempel'alut'a di 4'1°,6. Fu Lo~to ~alas so to , soccorso con ghiaccio a l ca po c srnnpizzazioni agli est rP.rni, con a bbond an ti iniezio ni ip od erro icii e di s o ll'alo di cl 1inino. Al rna ltino seg uente aveva r·ipt•e:::o i s~nsi, la l'eb bre e ra sce:;a a :~8° ,6, ma accusava cefalea, oppre.ss io ne al petto, stanchezza e conati a l \Oltlilo. Q uesti re-
E LE VICENDE SANJTARlE DEL CORPO DI SPEDIZIONE, ECC. :.ifH
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nomeni si andarono gradatamente dileguanclo, ma la febbre si ml\ntenne fra 38.,5 e :lW,5, con rect·udescenza delle oro rlol mattino. Il 23 agosto la febbre salì di nuovo a 40•, il 2't cominciò un Jelirio calmo che continuò anch e il25", l!! temperal.ut·a aRcese a 40.,5, poi a 42',6, sopravvenne il corna, ed allo 7 it2 del g iorno 25 l'infermo cessò di v ivere. All'autopsiA s i rinvenne iniczio rte> clelia pia madre, turgore dei Vf\!OÌ della volta su' quali si stendeva un essudato porlaceo, venlricoli pieni di s iero, ed in nr1a circonvoluzione dell'emisfero sinistro v'eu1 un piccolo ascesRolino. La milza era nor'mAie. E con gli istessi sintomi mvrbo~i mot•i il iO lu)!liO il conte Frigeri che era giunto a }l!a.ssaua il di 8, e della stessa malattia fu cura to con esito felice il brigadiet·o de' reali rarabinieri Furlano Felice, ii soldato Genco rlel Sì• fante.r·iu, rd il solda to Matta del G•. Lo convalescenza de' g ua t'iti J'u lunfra 0 penosa, si doverono tutti proporre p el l'impatrio. Il o voluto detlaglialamente rifet·ire la ca;:nislica del le insoJaztOni occorse in Massaua, rlalle fo rme piiJ leggere alle più gravi, pet•ché dopo l'ileo-tifo l'insolazione é stata la malRtlia più micrdiale, quella che ha tolto la vita a 3 irppiegali civili e 7 uomini di truppa , e che r eclama perciò tutta l'attenzione de' mèdici militari. Intanto dagli esposti avvenimenti risulla: Che se l'azione del calot'e sul c01·po umano s i fa sentire durante le fatiche corporee, essa non tace nella quasi cornplelA inazione. Che se pio fr equen ti sono le disgr·azie per chi s i espone a' raggi di retti d~l sole, non mancano uircostanze nelle q11ali, anche solto la relativa ombra delle baracche, si avvertano i tristi eiTetti dell'ece<essivo caloro, ma per questa mutata appar·enza della medesima causa non é lecito far due distinte entità morbose del colpo di solo e del colpo di caiOI'e. mentr e la fùrma clinica rimane la stessa. Che in questa forma clinica i s intomi più salienti sono la cefalea , la miosi, il vomito, l'ambAscia precordiale, la perdita di coscienza, la celerilil o piccolezza del polso, l'aumen-
L'OSPEDALE D.\ C.\.lll'O IN )fASSA UA
lata lPrmogenesi; ed i r·t' li•Juali anatomici pi(t importanti si t·inven!!ono sulh.o menin:ri <' nel CPt'vPllo. Che a pt·eren~nza !>Ono slllli colpiti i piLt robusti , e cplf'lli Ar· rivali in Afr·ica nd enl rn o tf,•J caldo. Que~l'ultimo fallo e facilml'nlc spie!!abiiP, i rm·ti sfidano più a lun!.!O i pericoli, e vi f:oeconll>ono: 1 ùt>bOii cetìono 111l1· prime 8 V\'isap-tio Jel rnalt.J, e eer•co-tr to soccorso per lernpo. Gli ultimi g iunli ~n110 peli itlP!>pe t·li, r mt>no a~s uefalti a tollerare !{li oltr·ug!!i dt>l IIU<~\'O clima. Ciò clte 11 011 lmva f'o-t<"ill\ spiep-azione 1~ l'IJccmnulRmimto d·~ l calot·e nel corpo wnal td, 11 per· fJU tJSlO bi:-<O!.:'IIFI ri<.:OrTc t·•~ alla fisiologia. I fisiologi cAlcolano cllC ùelle 2500 C<llorie prodotte quoli,lrl:liH.Hncnle dal nostro orgauismo, se ne dispr.t·dull o 111 pr',,porzioHe c.:un lesimalc .
71.7
per evl:lporaz.rmw culnnPa .
15,3
per· C\·aporazion c polnH)llflle per· J'i!'<calriRmertln dell'ar·ia e;;:pir•al:~ per t•isealdumenlo d i bc\'ande rn!!t•l'ile
:3,4 1.9
pet· irr·adinti•'IIU culan• ·a
Tolule.
lfJO
Quando il calor·c dRII'arnuienle ,·. rna ~!!ÌOI't' tli t1ucllo dcll'orgarusrno, è nalul'<~le c.: IlA la pcr·diLfl p.; t' ris<'nldarnenlo dell'm·ia cspir'ilta, d••' cibi e dellA lwvn1 tde ingct·ile, la per·dilo pee irrntliaziorw ('utanen. nu11 abbiano piu luogo, e lultA la di8pet•sione delle 2500 calor•ie debba esser·e affidalA all'HaJ'OI'aziono cutanea o pol nwnale. Allorn per azione dell'imJCrvazione Vtli<Omolot·ia si e:=:pandono i vusi san~uip-ni allA supertìrie cut~neR, oude una tnHgp-ioro ll'a"pirnzione, P quel san14ue eh~ :<i a llontana ùugl i orga11i inlAI'n i, diminuis<;O la peoduzio11 f\ tl t>l calu ee, scemando la lo!'O opern"itù funzio t•ale e termogcnclica. Cosi solo può cons e r·var~i l'••quilihrio calorifico dPIIn 111acchrnA umanu. N oi ('OilOSciamiJ g li effelli di CJUCslrt "'eentuln p r·oduLliviLù calorifica e di quPsla aecruscinta evnpor·azione quando la dif·
rerenza fra la lemperaLuJ'u del coepo ~ quella dell' ambic.:nle
c appena tli qualche graù o. ,\Il ora il senso eli calor·e al c~:~po,
l~ LE VICENDE SAN!TABTE DEL CDRPO D1 SPEDfZIONE, 8CC . 5;)3
la legger a cefalea, la dispepsia, e se il caldo dura a lungo, l'anemia Lropicale, rivelano un p:ener e d' in:5ols.zione lt> nla dì1·ei qnasi cronico, alla quale l'organismo si aclatla non se11za qualche nocumento . Ma qua ndo la differenza raggiunge i 7, 8 e 10 gead i, come avviene nelle marci e di urne~ nei g io mi di K amsin a piè fer mo, allora bisogna assistere a' fenomen i -d'in·s ola.zionH acuta, come sono la rapida prosl.r·az.ione di forze fino al deliq ujo, la par-alisi vf\somotoria 11i ner vi esauriti nell'azione dila.ta Lrice de' vasi cutanei (Fayer), l'aneiiLesia delle papitle n er vose della pelle e la consegne nte soppressione della trflspir azione (C. Bernard), l'ins ufficie nza del polmone pel lavoro di perl'rige razione (Hestrés). E co n la paral izzata respirazione s'inlenùe il d i t'etto d'os:::idazioDe del sangue (Bonnyman), la r ilenzione dei malel'iali ùi dfìuLo (:Yfac-Cleau), l'intossicazione uremica (Obe r·nier); e con l'elevata temper-atura si compt·Paù.e la dilaJazio ne de' gas del sa ngue (Enlemht>rg), la (lilalazione della massa sanguigna (E. SmiLh), la rigidila del c uore e det diaframma ed il consegnenle rflllenlamenlg del polso c uel l'espil'O (Vallin, Jacobash). E-quando Lutto ciò ò accadulo, quando la dispersione calol'itera è in 1.1-11 mo(lo rallentata, si compl'end e anclte come de bba ele varsi rapidamente latempeeatura del sangue~ e come la ipel'piressia faccia perder e i sensi par·alizzanclo la sostanza nervea (Wood), paralizzando il cervello ed il rnidollo (Bnxtee), pa1-alizzando il plesso polmonare e cardiaco (Hanfìeld-Jones) , paraHzzaodo i nervi vasomoLot' i dél cer vello, e consecutiv a mente dello pneumo-gastrico (Thin). Tutti quesh fenomeni, ciascuno dc' q uali è sta to p1•eso isolatamente da rispel.livi citati autori per elevarvi sop r·a tutta la patogenesi dell'insolazione, si riannodano tJcnis!:<irno l'1 1no .all'alti·o, facenrlo capo alla causa prima, l'azione del calore sui centri nervosi . Il midollo allun ga to é il centro dell'in nervazione r espir·atoria e cardiaco-vascolare, ad esso t'an no capo i 11ervi ecciLatori del eespiro per· la via de' COl' cloni laterali, ne' q uali l'analomja ha r·intr·acciato de' rapporti cellnlat·i co' ner vi vago, facciale e trigemino. Si con s ider·i per un morneu to q uanta pa rte di questi nervi s'ir-radia alla snpel'lìcie del vollo esposto
55 t..
L'OSPF.DALE DA CAMPO IN MASSAUA
al sole nelle marce, c s i avra un'idea dell'azione rifl essA che il midollo allungalo deve ::;ubit'P pPI solo fa llo dcll'in;;olazione. Allora non è più l'impt•dila disperc::ione ca~ionata dogli obili, dnlla cravatta, dallo zaino la ragione di retta dell'insolazione come H iller e Mac-Ciuan soslcn f!ono, ò ben,::i l' aumon lAta temperatura esterna che feri sc·~ direttamente il capo benchè copet·Ln, il vol to B lA nuca s posso r;;e nza sch ermo. Le ve t•ligin i ed i disturbi d' innet'Vflz ionfl so no infa Lli i prim i si ,,Lorni del colpo di calot'e , u' quali ten !!ono dietro imme<liAlAmelllf' l'ambascia precordialf' , f'offanno di r cspt ro. e pct· quo;;tt fenomeni pat·ulilici dol VA!!O si pron unciu sempt·e piìt l' i!'t'l'lermia. E non ci sarà difficile <'onr<>pit•e come da lla mal"sa encPfalt ca ahbia m·i!!ine lullu !A ft~nontenologia delf' insolnzione, pet·chè le prime gofl'CJ·enze ~ i rifer iscono al capo, il capo coprono con gel o~a r..:uro gli arabi rruando si nspon~ono al sole, al capo pot·l.ano subito i punni J)ngnati f!]i cur·OpPi opp t'ess: i da l coldo nt•ltt! regioni P.<luatoriali, della copcwlut'a del capo s i preoccupauo gl'ig ie nis ti, studiando d m clli che accoppiano alla maggior lep:gAt'P.zzn posRihile , la m i!Ilior pt·olezione di questo ce n leo rlc%'1 vilulità e d0 l l'intPlligcnz~.
xv. Come nella rassegnn dPIIt> mnlallie non abbiam o lrovoto nn esorbitan te tlominio di febbl'i malariche, di dif:.Pnlet'ÌA , nc'.l In t'icorrem.a di colcr·n , di vAiuolo, di pe:<le b ubon ica rl 1e Ltnr·ey incontr ò nel la campag na d'Egi tto , cogì in q nolla delle mala ltie chir·uqriclte non lr·ovcromo la lebr», J'oftulmin cp:i· ziaca, n e lutti g li allr· i g ua i c he i viaggia tori hanno r·iscontralo ne· paesi CHldi, come la pialla del J emen, il bottone di Aleppo . l'atonia delle pinghc, la !-ifilidc a forme gravi, cd a man ifestazioni cul.flnee ribelli . Non parlerò dunque de' casi ehi rurp:ici, ot1almici e venerei in parlicolar·e, per<'11é non olft'irono nulla ùi r imarche vole; mi limiterò aù accennAt'P. che le ulceri ed i JJubon i div~ni vnno facilme nte a tonici e /lac(;icli nel pel'iodo e !'Ili vo, ma c:on
E LE VTCENDE SANU~AilJE DEf, CORPO DI SP1W IZ IONE, ECC . 5::;!)
leggeri stimolanti sulle piaghe si ravvivavano.- Che il numero magg iore de'contagiati proven iva dall'Italia, e solo pochi contrassero la malatt-ia sul luogo. Che le emeralopia fu rono poche in pat'agone eli cruelle che dovevano allendersi solto quel cielo cosi luminoso, ma fu rono r•ibelli agli ordinari mezzi di cura, onde gl'inférm i si dovevnno r inviar e in patria per toglier•li dalla causa permanen te. Unico fallo degno d i menzione fu lo scoppio di una mina, la quale produsse in un im piegalo p resso la società di cos Lruzione d'un aquedollo lesioni rons iderevoli. Fu portato all'ospeda le con frattura d'ambo le glnnbe, larga scoperlura dell'osso frontale, e diverse alll'e piccole les ioni, ma lo più importante er·a quella della ;;amba s inistr·a, in cui l·a fl'al.tura er a doppia, comminuta a grosse !:C he~gie, e comunicante per> larghe aperture con L'esterno. Si a ppl icò immediatamente la stecca di Desaull pel' r idare a quell'arto mus l.ruosamente def'or·mato rapprossimaliva lungllezza natul'ale, si medicò con tutte le r egole &.nlisetticl1e, e quando ci assicur·arnmo ùeUa v itali la dell'arto e della li miLa la ::;uppurazione, ricompon.emmo il m.eglio che ~i poLesse qt•ella gamba, chiudendola in appar ecchio gessato e ftn .e slrato. Il fàlLo avvenne la meltina il t 6 maggio, ed alla metà d'agosto le fe1•ite es terne erano rimarginate, ma a quattro tl ila al disotto del ginocchio s i avvertiva il callo non ben consolidato e si sen ti va' una certa mobiUtà. che ci cm:tri nse ad applicar nuovo appal'ecch io gessato . . Al t• ottobr e fJ.Uando lo lasciai, il callo Il ve va aquis lato maggwr consistenza, e l'infermo cominciava a dar qualc.he passo· con le grucce. Gli affeLti di malallie esterne che abbisognevol i di provvedimenti medico-l egali o di cure ulteriori furono traslocati al· l'o~peda l e di Napo li. sono i segÙenli: Pèr emera lopia. » cheraLile. o ti te fratLur·a . • dislor s iou i . ))
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2 1 2 2 2
L'OSPEDALE 0 .\ C.\ \fPO fii 1fASSAUA
P er idrarto . . . . . . . » periostiti . . . . . " miosite degli addultOI'i . " ernie . . . . . " idt·ocele . . . . " hubonc ven et•eo "
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XVI.
Pt'l' dat•e un'idea generale e complessa della frequenza con la •Juale ammalarono le truppe, presenterò il seguente qnaJro riassuntivo.
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r.'OSPEOALE 0.\ CA lfPO IN MASS,\UA
È un'esposizione impet-folla perrhè ma11c.a de'due primi, e de' Lr·c ullimi mesi dcll't~r1110, manca cioè de· cinque me!'.i più freschi, ne' quali la facilità a l ammalaee dev'ess"re minot•e, quindi non p•Jlremmo l'&t' paragoni ft•a le condizioni st~nilarie delle lt'u ppe in Massaua, e ()uella dcll'eset•cito i n Halia. Ad on la d1 ta le svantaggio per lo lt•uppe d i sp~uiz10ne, lt'n•:nd1) i pochi ct·iteri che s i desurn0110 dalla p t•opM,;ione fl'a la t'ot•za med ia di presenti, c gli Rmm:~lati o la dm·ata delle Jnllln tlie e lo morti, rilevct·cmn i seguenti dati sta listici. Nell"ultima statistico compilala dal colonnello mc lico ispellOrè com n r. Pecco sull'anno 188:,! si lt'O\'il la eift·a di cut·ati negli ospedali ed infunnet·ie eguale ad 8:33 pct· 1000 delht fot't.a, mèlltt•e in Ma:>saua con una fucza media Ji 23:>2 presenti, si ricoverarono all'ospedttlc dn campo ed alle infceroer ie :?5111 infermi, cioè il 1067 per· 100U della foeza in 7 m·esi, e ll'Jil in nn a nno. Gli enLt·ati a ll' ospcdal~ di borJo pr·evenivano Jull'ospeùale da campo quAndo r1uesto non avevu piu posto, quindi la cifra degli ~n tr·a li 11011 s ubisce vat·iazinni. A questo maggiot• num·~ro di c.ur·ati in M assaua, 11011 cor· risponde iluumeeo dei mor•lt. - Ne lla citala statistica infatti sì ll'ovano 10,21 pel' 1000 di mcwli l'J,37 pet• lOOO di t•il'o.H'maLi, e si sa che nelle riforme dell' cscr·cilo vi son sempre molli infct·mi di malallie ct·ouìch·~ Id quali aurnenterebbet·o la m nr·lalità se le riform·~ non avvenissero. - Fra i t·impaleiali Ja Massaua, i pochi destinaLi au us::et' solloposli a t'assegna non cort•evano pericolo di vi ta, p~t·clu) u fl'~lti da el'flie, uir·soceli ecc., e di ao:tntalaLi clw uv t•ehbero potuto uggr·ava t•E;i in se· g uito ve n' e rano pocb i s~ imi . I m ot•Li furono 27 co mpt'ùSi 3 suicidi, c ioc 1'1 1,47 pe t• ·JOOO itt Hcllc m e.si. Ma se rilletliamo che nella d ivisione l1'Aiessaurlt·ia vi fu nell'~2 una morlalita dell'11 ,8U pel' 1000, in quella di Bt'l)::lciu il 1:2,26, in quella di Cuieli il 12,40, in quellu di B ologna il 13,03. Se calcoliau1o u11 rninot· numet'O di m orti in ~lnssuu~t nella stagione invcl'Oale che manca al nosii'O quadro slalislico, troveremo che in quanto a IIIOr!alilà t!uclla regionu afl'icnna nou ruba la mano alla ttosiJ'a Italia. E ques ta stessa mot•La lità dello n ostr·e truppe in Ma"so.un p uò ùiminuirc per· un'nllt'a ragione. I decessi n ella popolazione ind igena durante i selle mesi
E LE VJCENDE SMilTAIUE DEL COHPO 01 SPE01ZI0:'\E, ECC. :)1)9
di nostra permanenza furono molto più numerosi di •tuelli ùi tutLo il 1884, come può rilevarsi dalla annessa statistica favoritami dal dott Iocigliardi, ciò che accenna ad una g t·an diversità da uu 1111110 all'altro, e quindi ad un vadabile );JJ'edominio di malattia, che se nell'85 ila pesato sullo. tr·uppa., è stato ancora più funesto sugl'indigeni. Se calcoliamo infaLti a 10000 gli abitanti di Massaua e diutorni, troveremo che la popolazione, perdendo 202 individui, ha perduto il20 per mille, e non 1'11,47 come la trupj)a.
Décès constatés à Massawalt et ses environs pendant l'année 1884. MOIS
Janvier. Fénier. Mars Avril Mai. J uin. JuilleL Aout. Septembre Oclobre Novembre Décembre.
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Décès constatés à Massawah et ses enoiron,<o pendant l'année 1885. MOIS
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L'OSPEJIAI.F. DA C.\.\11'0 JN 1IASSAU.\
f.; d'uo po l'illetler e pure cli o c i lt'c)Viurno 11el pt•iuw unno clelia nostl·a ~pPdizitJne, ttelrepoca diftìcilc llell'impiRnlo, dm vuoi dire iuct•t•lez.za, inP!'ptriemr.a, peuttrin, f(llinùi c lee lo p t•esa~it•e nn avvuni t·e piu pr,pizt(J u· nn,;lri s<tldali d'Aft· tca. Abbiatno vcd ntu c:M11 e le eauH! p1·inci pa li rl t mr11·le :-:if'no s lnl•! l e fchlll'i Lifoitli t· lP insoi11ZtOIIÌ. Se é vc1·n clw l'ileotifo in ~ia;:;:uuu è d'o•·t~ine lellm·ic·A .• leve :o;ul,iJ' lR IP~;JP det mia!?rni 1t>l l ueici eLI ~'>i"e J· dislt·ulln clall';H;JDn. Gh rdifie1 elle so t•g erilt lllO , il !".un lo t'li(' Ri CR!cltrol'Ù, 1\l vir. t h ~.: Ri r;nt.H'Ìl'nll ltrl dJ selcialo o di g-hj<1in. 11 cltc a luwtlu :<uhirH11Jll1 lllll.l I'N·t~.: ··ompt•e;:::i•me. lu nll~Jn!ann•w·nl-l rell•• tt·nppt> tlollA <>piug~in "'Hl'anno ollJ·••llunli mezzi eli IIOniJi•'ll?.l<lne di ' J ih~lla terrn l' I li~ •:e>'!'P!'a di •' ll iilllnre i l suo m aJpfì, ·o i~tl l us !".o c·nt!lt'(t la guor•rt i gioue. lu (jllflle gr,rJn1 infine di '(llelln re!ali\'!l imrnuni!a t•lte ha godnln lu po:xdaziutiP agflomE'l'ala dent1·o l'abilalu. L 'Pspt•t·iPm.n in>'.. !:!'lll'l'i'l rtJ e,·itfll' nwg-lio lt> in::olazirmi, le hùl't\C: Cfl t> ~i:'1
f:Uf'f!Cif' t ii. Ì p l'l l' Ìc;u \'<; 1'0
dedn lt'll ~lf'<l p ù ~I'S I I I l!J
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R LE VICENDE SA~iTARIB DEL COI\110 DI SPEDILI0:-1~, ECC.
:i6 1
popolazioni si potrebbe a·i nvenit·e uno eagione pet' inviare in Arrica tru ppe originario d'una rc~ione d' It.alia piuttosto che cJ'un·all•·a~ Io allri termini, qusl'ò la resistenza che i ùi · \•ersi popoli ilalici presentano contro '!Uél clima? Un tenltllivo d'indagini venne faLlo con le seguenti osse•·vazioni: 1. Si divise l'Italia nelle lre regioni, selLenLrionale centrale e meridionale, ma pe•· r ispeU.are la ragione etnografica, non si spins~ la divisione sino ai limiti che le assegna lo Zampa nella sua etnog•·afia ita liana, pel'chè non ~i ebbe il coragg-io di compren der e nell'Ilalia centrale la popo la~i one 'l~lla Puglie e della Campunin, abituala ad un clima lori·ido rispetto a quello della Toscana e dt!gli A.brut.~i. Oa~li s luli che i comandanti ciascuu riparto ùi truppa m1 han fornito, ho ottenuto la seguente divisione degl'individui che li componevano all'epoca del loro imbarco per Massauo.. Settentrionale 97G. centrali ; og, mcri(lionali 91i. Spigolando ne' biglietl1 d'entrala all'ospeùaJe, ho molle volle 1'11\lJ•accinlo il luogo di nRsci ta degl'in l'e rmi. Ho poi scevHt"\to le malattie mediche comuni, quelle che si possono contral'l'e solto ctualuuque latitudine da qul'lla che po~sono avere mag~iorA ntltn•·nza con la regionf' nellA quale si viveva. Ho tro vato così che le tonsilliti, le pleuriti e pneumonili, il cotarr·o bron~:uiale, il reumatismo Pd i suoi reliquali di cardiopatia, le nPvralgie e le nevr•osi. l'rperemia spinalr, la nefrite. il morbillo, le r isipole, le febbri malariche e le effimert>, ùal mai'ZO all'agosto avevano afflitto: • Scltentrionali 129, ccnLr·ali 88, meridionali '171. Questi ultimi a"ev.ano resistito meno alle malattie comuni 'IOllo Jl clima nuovo. P e a' le malallie che più direltamrnle posc;ono essere influenzale dal clima ho r•accolto i ~eg-u enli du ti: Sctlentrionali Centrali
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Cslai·ri gastro-enterici ltler1zia . . F ebbri l:>i nucLe . Ileo-tifi l nsolazioni . Anemie Totali 3(i
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L' 051'EDALE DA CAli PO IN MASSAUA
Quantunque nella massa non si l'invenga sensibile difl.'erenzn di susceltibililit per queslo gruppo di malallie, si scorge però cl 1e i m e ridionali furono più proclivi alle malattie int estinali, sellenlrionali e centt·ali più alle itterizie; che le anemie colpirono lulti egualmente, gl'ileo-tifi furono più frequenti ne' settentrio nali e ne' cenlt•ali. Dei colpi di sole non si può dir nulla, essendo stati quas i luUi soccot·s i aUu infe rmeria. Lo mot•li avvenute nell'ospedale colpirono di pr eferenza i settentrionali e qucUi della media Italia, per le seguenti malattie: Sett~ntrionali
Ileo-tifo . Entet'o-pe1·iton ili. Mening ile
8 2 3
Centrali
3 1 1
)loridion<~ h
..
Totali. 13 5 1 Ciò ch e indica unu maggiot· violenza dei morbi s ui 11alivi del nord e dol cenlt'o della nostra penisola. XVII. Un'ultima questione mollo ùibaltuta e 11 011 mai risolla é
quella elle t•ig ua rda l'acclimalazio11e delle raue umane a llll dive t•se laliludini, che Russe) \Vallace chiama gradualo aùaltamcnto a quelle insolite intluenze. climaliclte, ltHiuali pritH8 erano noci ve. Boudin nega l'ccisamentc all'uomo la facollà di tt•apiantai'Si dallo zone l~mpet·ato alle ll•opicali. Boedier dice che la r·azzu trapiantati\ é ùe~onet·ata, non acclimatala. Dutroulau ammette come possibile l'acclimatazione mcteorolo?!ica, ma non la pa· tologica, pe1·ché la s u:scellibilità alle malattie endemiche non diminuisce dopo il primo attacco, ma cresce. Dut1·ic ux dice che iu EgiLlu no u vi é esempio ùi famiglia eut•opea che abbia p1·ospert1lo ~ si s ia propagata per tre generazioni. Huli P latl da b uon americano volenJo caldeggiar la causa de l l'acclim a tazi o n ~o:, la l'accomanda al principio d'evoluzione, cd alla ><e l e~ i one nulurale; tale raccomandazione può valer pel' lu t·n zzt~, 11 0 11 per gl'indi vidui.
E LE VICENDE SANl1'ARIE DEl. CORPO Dl SPE.DfZfONE, ECC.
f)63
Massaua non è per noi tena da colonie agr·ic.ole, miglio-rerà nel benessere materiale, ed allor·a si potrà m eglio r esistere al principale a g entl3 deleterio che è il caldo; e s iccome oltre all'ileo-tifo non abbiam trovato vero domin io ù'una malattia, non si richiederà per· dimostrarvi un'acclimatazione patologica, "basterà un adattamento fisiologico al clima. Quello cbe rimane provato dalla nostra spedizione è che il nostro eser cito può r esister e al clima più caldo che si conosca. E dovendo mantene re una stabi le guarnigione in Massaua. 1:larà meglio creare un corpo di volontari e !asciarveli a permanenza, o continuare ad ioviarvi le nostre Lr·uppe o cambiarle ogni anno? P oste le difficoltà di una vera acclimatazione, non è dubbia la risposta. I nuovi soldati che si sforzassero di abbarbicarsi a quella terl'a ne sarebbero scacciati dal clima o vi soccom!:>erebbero, val meglio dunque misurare gli opportuni cambiamenti di guarnigione con la tolleranza delle nostre truppe. Cosl quell'angolo di terra sulle coste del :Msr Rosso · dove sventola onorata l« nosLra bandiera sarà elemento di forza pel n,ostro e'>ercilo, perchè sarà scuola di r·esistenza pe'noslrf soldati, e sarà per ~li ul'fìciali dedicali allo studio delle di verse disciplioe t,m a buona via per uscire dal campo leot'etico, ed enlr•are in quello dell'osservazione e dell'espel'ienza in quello della vita pratica cho sperde le illusioni, e rafforza .i principii. Roma, 1.0 marzo 1886.
CE N NI
TRATTAMENTO CLIMATICO [o EL ~O l'l ORE
FORTI
PIR RO
- --ilo: ; . . Q ( -
l. Trattamento clhnatleo eoane 1H'o81assl , e
n e l pei'Iodo lnlzlnle d e lla tlsl a•olwou .. rc .
Sr• prevenire ,·al meglio che gtHtt'it•e, dobbinmo vet·so quesl• ) nobile scopo mira 1·e Lulli i ttO!;;lt·i sfot•zi; e do! momento l.lltPl'ossfrvaz:one di molti seco!i dilliOSll'a, che la mn lallia si ru ~ noma dillìcilmcntc nel luOf.'O do,·o 6f'"a ha pr·cso nnscimenlo, bisogna ind icare il cambiamento di ar·~a, l't•roigraz;one. P er• JWeYeni re lo sviluppo d eIla tu ber coJosi polrnonare presso l'uomo, bisogna nùn sola men te un r innuoYO cosLat!le dell'aria n.nll;icute qualu tliJUe sia o freddo o ealdo, !'ecco od umido, ad una pressione bllt'Ometricu bassa, od clcn.1ta, ma bisogntt pure che al st>gurlo ù'occupuzioni altiYe, •1ue::-l'ot·in la rgamento iuspit·ata, penetr·i profor.ùan1ente le veseicole polmonari. Qtwsl'arifl co"i intimamente peneLt·ata se mbt·u essere il mig liore prc!lilatlico <.Iella lisi polmonare. A Clarl~ c ad Humbo!Jt siamo ùebitori delle nozioni le più precbc sopra i dimi e Jei mezzi i più appt•otwiali per art·i·vare u conclu~ioui ''et·amente scientifiche, e dopo di lor·o sono Yenuli mollissimi allr·i clJe lraluscio per breYilù. Lo scherna
CENNI SUL TRATTAMENTO CLUfAIICO
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di quesLi lttvori è sempre il medesimo ed è quello che aveva adollalo il pad1'e della m ed icina nel suo immortale trallato. Da lulli si conviene che la cura climatica farà il massimo -del bene nel periodo iniziale e sopratull.o poi come profìlassi. I l Jaccoud sulla profilassi dice: «la scclla della residenza in campagna non è indifferente, anzi è uno degli elementi primordiali del successo, questa residenza deve appartenere ai climi di montag na anche duranle l'inve!'no, c se ciò non è possibile, bisogna a lmeno imporre ogni anno un soggiot·no di parecchi mesi in montagna. I climi tli montagna o climi d'altitu~ine, sono i soli che convengono nel periodo del tra!· tameoto profilallico. Quando glt individui non possono t'are della monlagna la IOI'O residenza ordinaria, J'ulililà dei viaggi pet· mare, nella pro Alassi è indisculil.)i le 11. Pèrò il J t~ccoud fa ossel'vare che è indispensabile la durala, per chè il bene(ìcio sarà nullo quando il viaggio rluri 'L0-12 g iorni, men tre per abituarsi alla navigazione ne sono occorsi pei' esempio 5·6; ciò baslei'à appena a compensare la slanchc:~:za causata (!allo s talo malaticcio, essendo il mal di mare per chiunque, una causa di gronde pe1·dila di t'one. Da ciò conclude che dalla navigazione prolungata per mesi, si può contare sopra il beneficio reale e durevole dell'influenza emincnlemenle tonificante dell'atmolòfer•a marina. E sotto queste conci izioni il viagp;io per mare è un 1;11ezzo · e ffi cace di t•estaui'atirJfle cosliluzionalo. S emp1·e il Jaccoud in una pubblicazione postet·iore (t;urabil ilà e tt•allamento della lisi polmonare) dimosll'a esse1·e un ·errore gravissimo quello c.he per lung0 tempo ha diretto e dil'ige ancora oggi, pochi eccelluati, la pratica medica nelr applicazione dei climi al tr·auamenlo della lisi polmonare. .Il rceddo non favorisce la pt·oduzion e e lo s v:luppo de l tubercolo, la lubet•colosi non è una bronchite. In queste cose non Ila lot·lo o specialmente se s i riguarda sotto il punto di vista <!ella pro(ìJassi, ma dal complesso del su0 laYoro, per ciò che riguat·da anco la Lisi conf~::rmala, pAre poi molto piu inclinato, seguendo il m eloùo perfellamenleopposto, di inviare 1i Li">ici nei paesi t't•eddi.
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E vero che la tubercolosi non é la br·oncltite, ma ulla tubercolosi la beonchite é semp1·e uni ta come successione iuevitabile, e bisogna convenire che le infiammazioni e le con· gestirmi intercorrenti precipHano la evoluzione delle lesioni tubei·colari e favot·iscono la formazione ùi nuove produzioni morbose. Il ft·eddo di per sè, non è neppure generatore d'affezioni intlamrnalorie ùi petto, queste sembrano essere favorite sopralutto dalla incostanza di nn dima conside!'ato nello insieme dei suoi elementi meteorologici. L.'inco:::tanza te1·mica, che è una condizi(IOC di sviluppo della lisi , A anche una condizione di aggr·avamento e ùi sviluppo eapido di quella qua ndo è costituita; e la formola uella t·icE>.rC<~ di un dimu per· i tisici si riassume pr·esso a poco in c1ucs te sole parole " s tahilità termi<"a "· Da un'aHra pa1·le poi il ("alo1·e non è un elemento ostile aW1 compuf's a e alla evoluzione di questo prodotto; cio è smentito dalla J'r'equenza uella lisi i'ra g li mdi geni dei paesi caldi. ~on bisogna essere cof<ì esclusivisti, né si deve favorire la pt•escrizlone assoluta dei climi caldi, nè quella dei <:.limi ft•ed di, nè dei climi alti> nè dei bassi; vi sono delle indicazioni tanto per l'un clima, che per l'altro e ciò per· la lisi con· fermata. Quanto alla pr<ofìlas ~i e nel periodo irliziole, con qualclte restrizione che dir'emo fra poeo, me1·ila moltn considerazione l'asserto "del J accoud. " Qualunque esso sia il clima, non ha azione cuf'ativa s ul luber·colo , prosegue il Juccoud. Tali asserzioni non sono certo infondate, e di esse ncJJa profi la~si ne va tenuto conto solto ques to rapporto: essere il clima d'altitudine indicato, perché m iglior·ando il lcr·rcno eos Litu1.i ona l ~ in cui il germe · è latente, rendendo per cosi dire sterile q ues to teneno, impedìsce a questo germe di svolgers i, scongi.tu·u cosi gli cf't'elli successivi <.li una preùisposizione. Il terr·eno più prolH'ÌO alla evoluzione del tubercolo è provato essere la debolezza costituzionale a qualunque causa dovuta, le conseguenze di essa gi sviluppano o s i atTestano secondo la na tura dei el imi che loru si conlrappongqno. Secondo Jaccourì nei clim i (l'tdlitudine, l'energia respirutor·ia è maggiore. e ciò é dc.vutu <Jll'inlet•vento attivo dei mu:;coli respiratori. Nelle altul'e la 0ir·coluzione e più celer·e, si ha maggiore afflusso periferico ed
SUL TRATTTMENTO CLIMATICO
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i visceri si m~ntengono in uno slato di anemia relativa. La
respirazione si fa più frequente e ?ii:a.mpja, distendendo le parti superiori del polmone ordinariamente più pigre. L'aria delle montagne possiede un'azione tonica dovuta an co alla bassa temperatura, maggior·e secchezza dell'aria, ecc. Primai!Jaccoud non dà che un'influenza !:-ecoodal'ia alla tempert~tu l'a, dopo subordina essenzialmente alla temperatura il limite dell'altezza preservatrice e curatr·ice. Secondo altri sarebbe l'azione del freddo e non la bas!:'a pressione, che eccitando i poteri nutritivi dell'organismo, producf! una specie di ginnastica dèl r icambio materiale. Anzi secondo costoro la bassa pressione ecciterebbe un'azione sfavorevole s ulla nutrizione per la diminuita quanlHa di ossigeno ed a conferma citano le osservazioni di Jourdanet, che ba trovato negli abitanti delle ~1lte regioni rnessicane una particolare anemia. Per Jourdanet, che ha studiato le condizioni igieniche cbe l'uomo prova nelle aHe Cordillerie delle Ande, la diminu:tione della pressione baromelL'ica é causa eli una diminuzione eli ossigenazione del sangue, di una anossiemia od anemia delle altezze. Per esso è l'anemia (se si può chiamat' così quando il sangue contiene una proporzione normale di globuli) quella che domina tutta la patologia di queste r egioni, tullo subordina alla pressione atmosferica. Ma questa perdita di ossigeno é compensata da accelei·azione dei movimenti respiratori, da ampliazione più profonda delle vescicole polmonal'i, da circolazione più celere, e infine dall'influenza tonica dovuta alla temperatura. E sempre più a conferma,. g iova ripetere che per gli espér imenti di P. Bert, quando l'ossigeno diminuisce, l'organismo reagisce . contro questo fenomeno, mediante l'aumento dell'emoglobina, cio che lo mette in grado di assorbire maggiore quantit.ò di ques to gas. Nei climi d'altitudi111e bisogna considerare ollr<! la pressione alm.osferica, la temperatur·a, la secchezza dell'ar·ia, ecç., un insieme di condizioni insomma che cospil'ano a favorire questo miglioramento nella nutrizione generale. L'ar-ia quando è molto umida modifica sensibilmente l'ernatosi; a parità di condizioni, in uno stesso volum~ d'aria vi sarà meno ossi- ~ geno quando questa è carica di vapore, di quando é secca,
CEN~l
perclll~ il vapore d'acqua viene ad occupare il posto di questo gaz. Quando i polmoni sono sani, e che bisogna dare più di energia agli organi , più di r iccbezza al sangue arlerio::::o, l'assenza del vapOI'e d'acqua nel fluido respiratorio, imprime loro quella potenza e quella contJ·attililà che sono necessarie: quando i polmoni sono rnalali il concorso della umidità può essere indispensabi le per modificare l'aria ossigenata molto alLiva di s ua natura. L'influenza e"'er'ciluta dai climi di mon tagna, cli ma vivo, ::<Limolante che favor- isce una nut1·izione mi gliO l'e, una sanguific:uzione enf.rgica ~~ una respirazione p iù attiva elle combatte l'ipolrolìa gene1·ale e la mi nOI' l'esislen:-:a del viscere che rninacr ia di le1lersi, opera sovente delle ll'asformazioni e a llonl.ana o scongiuea dcU nitivameule il pericolo della 1.isi. TI clima d i montagna cor·l'isponde all'indicazione della debolezza costiluzionale e della ipolrolìa, ed avendo qucsla influenza indubitabile, ha azione curativa, ma iudiro:tla sul t.ubeJ'colo. Il clima di montagna d uw1ue l1a un'azione generale culla quale assicura la restaurazione costituzionale, l'altra locale con cui accres~e al maximum l'abti vi til della ru nzione l'espi r·a loria, mantenendo il polmone immune dalle stasi, purctrnente pas.sive. Queste propr·ie tà dal .Jaccoud non sono ricono::<ciule perfettarneule le s tesse in quei climi, che essendo d latitudine più settentrionale pt·ese11l.ano acl rtn'allitudintl minore, condizioni termiche analoghe; " hanno pl'oprielà per cui posson•• di!'si I'Ì<:ostituen li, ma non haHnO la :;:lessa influenza locale nell'opparato polmonare , essendo questa influenza gnhordi· nata alla dimin uzione della pressione almosrerica "· Coll'altilndine si collega sopratulto la pur·pzza dell'ariR , che dipende anco dalla sua secchezza, la quale r·ende più dil'ficile la decomposizioae delle ema nazioni mor·blgene ad una altezza poco elevota al disop1·a del suolo e difftcolln pnre una dissoluziono delle sostanze or ganiche nell'acqua tlell'atmo~l'èi'il . Ora SE' quest'aria pura è nccessaeia all'uomo sano, dev'essere ancora più essenziale ai mala ti od a quelli che s.ono per divenirlo. I miasmi, l'emanazioni deleterie, agiscon o d'unu maniera immediata sull'oJ•ganismo,ed a questi,
SUL TRATTAMENTO CUMATJ.CO
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per gli studi del Peler, si allt•ibuiscono le principa li malattie d'infezione e la lubercol0si sopratoLto. Si noli a questo proposito che bisogna dare molta importanza ai venti portat0ri di miasmi anco in climi d'alLitudine. Anzi in montag na i venti, le piogg ie ripetute per la siccità e per aJtt•e ragioni meteorologiche sono assai frequenti, po!òsono portare da lontane pat·ti principi i deleterii e miasmatici. A confer ma. di ciò, si sono osser vate t'ebbri intermittenti e febbri asiat,iche sulle coste della. Sicilia e del continente. E sempre più a dimostra l'e che anco le montagne non sono immuni dai pericoli frequenti nei luoghi bassi, pet• studi recenti si sono osservate malallie e parassiti che vivono sotto difl"erenti pressioni atmosferiche. Ds ll).tte q~,.~este cose si comprende perché possono riuscire utili come profilassi i climi d'altitudine, ma 110n in modo assoluto, piutlosloche• quelli caldi e di pianura; ma non si può stabilire come dogma che il clima d'altitudine convenga più degli alLri come profilassi, giaccbè nei singoli casi pratici questa s sserzione può venit'e smentita. Il viaggio di mare come pt•otnassi ha i suoi vantaggi ed è d'importanza non infet'iore ai c.limi d'altitudine, riesce utilissimo quando (ruesta e controindicata, eçl anco quando non c'è questa conLroindica;r,ione, non si ricorre a questo pet•cbè manchiamo d'altro mezzo, ma vi s i t•icorre con buona sper·anza di successo. J accouct di questo mezzo se ne se t've solo quando non può farne a !Jleno, perché considera solo la pressione atmosfe-rica come cardine fondamentale nel la cura climatica. Ms anco il via{fgio di lungo corso pltò non e!:'ser tollerato e le controindicazioni ce l'offrono il gr ado troppo avanzato della clorosi e dell'anemia e certe condizioni individuali, le qua.li talvolta per saggiarle è necessario il risu ltato dell'esperienza. Ma a qu esto proposito concludo col dire che il viaggio di mare é utile per moltissime rag-ioni rnetereolog iche, fisiche e fisiologiche. f climi di montagna~ devono esser·e utilizzali regolando il .grado dell'altitudine sulle condizioni individuali. Bisog na a che ·coiui il quali è pt•edisposto o di già inizialo a questo genere di
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mal attia, e che vuole abitare un clima di mon tagna, ello ciò faccia con molla circospezione, a grado, a grado. Ciò che, secondo il Meyr·, innuisce e!';senzialme nte sulla s celta di una maggiore o minore PleYazion~. si è il rapporto dell'altezza assoluta degli ordinari luoghi ab i l~:~li con quella del nuovo posto pr·escelto, e l' ordinaria suscettibilila. - Si fa nno due lnppe l'una ad un'altezza di 500..- GOO'", l'allru fra 1000"-1200'" con un soggiorno peP ciascuna di alquanti giorni, ed allora abituato l' inf••rmo a poco a poco ad nna rarefa zion e crescente c!Ail'uria.. polr il a rrh·at•e seuza incnn venienli alla r•a•·efazionc e;;Lrema della sua r·csideoza ddiniliva. T11lte queste precauzioni sono s pec i alrnrnlt~ necessarie nei tlistur·bi curdiaci t'unziorwlì e rtPII'et•r>tismo 11et'\'MO, cosi t'•·eqnente ne~li ~tneJLìici . Ciò val ~a quando si vuole aggredire un clima d't11Li ~urli n e, e r1ucsta peecauzione va usal<l nel modo il1)iù r igo1·oso cho per· i climi dt pianu•·u .•MA ancn per questi hisog na pe nsare che quando s i lasdu un c lima del no1·ù per una s lagiouc inYcrnale del rneuodì, bi~o~nA sempre viaggiare le n la mente. E ciò prrchè l'economia 11C1It si adalla a niente di br usco e di t'epentino. Le ahitudini climatiche non sono meno tit'llnne delle allre , e Pabbandono anco di cond izioni sfavorevoli per condi;.ioni i~ieniche mirzliori, r~ercita qualche volla, almeno temporan t>UHJenle, unu nz ione dannosa alla salute. Senza queste precauzioni, e ciò rife•·endomi speri»lmentc ai climi d' alliludi11e, o si perde del te 11tpo, o ;;:i uggrav mw i s intomi peno:;i che si n1onifesluno ordinariamentP come refalalgia, inson nia, ecci ta bilità fì"ica e m orale, palpitazione e di ffico lla l'espiro loria, scot•aggiarncn Lo . T n !ora (J accoud) i disturbi cardiaci s i agg!'avà no per lungo tempo, donde esaurimento n c•·voso resultattle da un'ecciLa zione csagct·a ta; esaurimento che inflig~e all'infermo i ~:nlomi più penosi dell'anemia. Astt·azioue falla dnlle rnisu t·e prècedon ti c'è una conteoindicazione pet· i climi di allilndinP, et! f. il grado troppo avanzato della ciO l'O:> i c t! eli' onemiu , il e lima t•iesce allora troppo eccitan le1 i maiali invece di g uadap-uar forza ne perdono, dimagra no e tale ::;oggioJ•no riesce loro eviJenlerncnte noci vo.
Sù.L TRATTAMENTO CLIMATICO
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Fa osservare il Jaccoud che se non si tiene conto della controindicazione r esullante dal grado troppo peonun:Liato dell'anemia e della debolezza costituzionale, e se per soprappiù sj mandi l' infert:no direttamente nell' Engadina, allora si possono osservar e accidenti ancora piu seri, che potrebbero divenire gravi se si protraesse la residenza. - In questi individui generalmente c'è fragilità anormale dei·piccoli vasi, ed il soggiorno fa l'effetto della campaua pneumatica, da causare emorragie nasali giornaliere e ancora ripetute nella giornata. L'autore ba visto due volte ernoeragie congiuntiva li eù in 3 casi ha constatato la pol'pora emorragica generalìzzata. La stessa regola che per l'anelata deve servire an co pe1' il ritorno, !'<Ostituendo un clima di pianura ad un clima di altitudine si sostituisce ad un'aria più pura un'aria meno pura, si toglie all'infermo l'azione meccanica dell' altiludiHe. Bisogna rìlarda;·e più che si può la sostituzione, onde mantenel'e p er maggior tempo possibile quello insieme di condizioni J's.voreli che non possono essere r impiazzate da altre. È pericoloso ai deboli ed ai malati il rnular clima troppo rapidam~nte. Il metodo della residenza fissa é necessario nella cura per mezzo dei climi elèvati, o ve bisogna protrarre ~enza interruzione il so~giorno per un anno nella semplice cura profllatlicu imposta da condizioni individuali, e ancor·a più di un anno quando si verifica ino!lre rintluenza ereditaria. E tutto ciò sal vo che non sopraggiungano controindicazioni possibili. IlBol'Telli racconta di aver- veduto oltenereda questa pratica resultaii splendidi e completi in givvani inglesi e amel'icani che restavano inverno ed eslaleaSameden, nella Engadina superiore, che con a limentazioni animale ed alcoolica, coll'esercizio reagivano contro la bassu tempeJ·atul'a. Questo melodo é da lui detto, profilassi per acclimaiamerLlo riao,•oso. Jl Jaccoud nel perioù::> profilaLLico non t~mrne tte altre controindièazioni all'infuori degl i slali patologici estranei alla Usi· che proibiscono in ogni circltstanza il soggiorno delle altitudini, come sarebbe l'enfisema, malattie di cuore, dei gro!3si vasi, ece. Ma in ogni caso e sovr a tuLlo quando l'individuo presenta i segni dell'eccitabilita nev!'o-vascolare,. va
CEK~T
Applicalo in tollo il suo rigor e il p r incipio dette kansizion i g t·ad ua tc, <li cui abbia mo ~i l'1 accennato. IL calut't'O inizialP de!!li apici che acrompagnn c spesso pt•o>cedc le pr ime formazioni lubot·col at'i non è una conteoi ndicazione ai eti mi d'ulli ludinc, anzi ne reclamA l'azione, se non si oppongono !1~ alLJ•e pat•licohwil-8 . C•>nctudo con il Jnccoud, c he e1·.ce i LuaLo il peri odo pt·o fì lalliro, la ilel... rmina zit) nc al SO!!giorno dt'lle altitudini eslt·eme è una delle piu dclicale e: dPII e piu diffìf'ili della pr aLH'Il rneùiru. R~>gla sempt·e una qHcstionP. i ncliviflual o lA cui solu zionr non pub ollcner>: i so· Jamenle da !'egole ll•Hnmalidte. NPIIll proflla"'!3i e nei casi :=;o~pe l li e nel pel'iodo iniziul r, quanM• ci Rian o l'l. ll c~o le alll'e intlicazinni, la cura climalira in l un~lli elevnti Lt·ovn la ~ua piena indicazioni'. Qua in l lali fl, ucmmruo le consuete slHzioni dell' !\ ppcnni no snr·eLIH'I'O s uf/lt·ienli, quando se ne Wl· lt>sse l'ilt•ar re l'e!Tello il piil utile. ma S . r-.Iaurizi o, Samoclan, ecc. , con vengono piena tMnle . E sk eom c n E' i soggetti poco pri vilegia ti dallu f•J t'lunu ciò è impossil>ilc, l'aet·eo lernpia clt~ ra\'OI'isc'3 la cit•coluzJOnc copillor e del pol111one puù pot' lar e q tu:llcl1o p iceolo va nlnggio loca lmen te, in conft·onlo a quello enorme dal•lci dal clima.
l i. lnunt.a nltll e llmn tlcn .
:\ fJUe~ lo punl•l conviene di r u qualche cosa intorno a ques;La cot•a tLeJ'is lica , e li t> s i ò volulo t•iconoscct·e l11 alcuni d im i pe1· lu tisi. Di que->la itnmunitu cltm•Jlica si i• mollù parlato, P chi l'ha ~piegu l a in un moti•>, c chi i11 11 11 ai LI'O all'a llo oppnsl•>, a k:un i l'l ta:mo n ega ta; insom ma è sLalu, ed è ancor u una del le qu~· !'lion i le più conlt'OYPt·sc. La tis i è r·ari ssima !-lllgl i a lLi mOilli : (( Hes lo futln i.: stato osset·votn dal Mlilll'y . .lai!'Hir~ch e dal Gaslal.J i. Fuchs ilt moslt•n che uell'Ellf'•JPO nor dica la lir::i di rtlirnt i.sc~ r.ol cr cr<cer·e dl'll\ dliluoli ne. F 1·f1 noi fi11 <:ltò 110 n ~ i passa no oimcno i G00"' lfl tisi e l'r·cquent~. La Lis i ò ral'issi lflu nelle alle r r.!giolli delle Al pi, nci i'Ilut·z,
SUL 'l'llATTAI~El'iTO CLIMATICO
nelrEr•zgebir g, nei Carpazi , a P ioz.gau, nella Sliria, nella Carrt iola, nel versante ùei Pirenei, in Asia, negli allipiani dell'Amer ica e della Pet•sia ecc. ecc. Da Lima, secondo Mantegazza, i medici mandano i lor o lisici nell'alla valle di Jaya a lOOOO pieùì Ji altezza, pet•cl tè IJU CS ta l't:!gione e immune ùall.li lisi. Secondo J out•ùanel al M essico la lisi è t•ar·a d'una maniet·a gener ale al di là di 2000'" J'allPzza. E pressoché nulla nelle classi agi a le. La pt•edisposizione di questa malattia acquistata in altro paese s i spenge generalmente p1'esso quei giovani che fi ssano il lol'o soggiornn in quelle a lle regioni. Lo stesso aulo1·e asserisce di avet· veduto colà. guarire anco la lisi acquistata in allrì luogbi. Lombto r d di Gine,ora a veva sct•itlo suJI'irnmunita del la lisi· una Memoria, dove egli amulelleva che si poteva guarire quella malaLLio. mllnllando g li ammalati n 1500"' d'ultilutl ine. L e statistiche c.limosLrano che elevando::::i dal livello del mare fluo a 2000• s i vede la lisi diminuire nppoi spar ire quasi completamente. l climi a lpiroiJ l'egioni dove l'aaezza passa i 200'", ed i climi alpeslt i al di sopra dl 1000" sono il soggior no ot·di r~wrio degli abita to ri delle elle montagne e dei mala ti che vanno n cer·carvi la g uarig ione. Dopo gli s tudi del Lombard sulle Alpi, ùi Schnepp sa' Pir·enei, di Guilbet·L suJie Cordilliel'e delle Au t! e, eli ,JourùaneL sulle pralerie clell'Attahuac ecc. e dopo i numet·osi falli d sconlrati dal M uhr·y e da Gouraud ecc., la lisi di"iene stmpre più rara e sparisce aù altitudini più o meno considet·evoli secondo la laliluù ine dei paes i os:::ervuti. P arimente gli abitan L1 di certe regioni molto elevale sembr ano immuni come quelli di r egion i mollo settent1·ionali . Se ùa un lato la lisi n on esis te o per lo meno é rat·a in cerli paesi fr·edù i pet· l al lludinf>. e fred di per altitudine, essa .~ ugualmente ra1·a pr·esso certi abiLa11 li dei pa.esì caldi. S~n1..a insistere che la lisi e t·ara pr·esso i Cauadesi crèoli ~Orlon, pr esso i biauchi dell'alto Canada (Lalldl'~'), presso gli Acaùiens; secondo m olli la Lisi non esiste irt ll'iaJtda e in qualche paese del nord- est della St:ozia: secondo Panum ma11ca nelle isole Feroer, al nol'd d ella Non·egia, ne lla Lapponia, Flnlant.lie, Siberitl •H omann, Bonùin, Bouchurdt, Martin!', Vìlh: min, Caillard).
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Lombard spi»p:a que!"l<l immunità essere doYutA principulmemte Alla p rP!'<sion~ atmosferic:H, ed i lisici nc;ufr·uil'f'h · bero di questo immuniLa a O$vos perclr,:. culù l'almtJ:'t'l'ra essenclo eccessivamente sCcf·a, atteso relevnzione di l'l:'Sa, i catarri br'onco-pul monuri w n i p~>r c rn i a ab bondante f;O no JH'On. tameule vinti in seguito aliA t'apitlilà dell'evaporazione dei JiquiJi sotto l'influenza di qur,st'ar•ia !'ecco. EsMTHlO tli più mollo bassa lr~ p res~ion e ol rn o~ l't>ricn, a1mH\nlan0 di aWvità le fun1.ioni circolttlOJ'ie e J't>~piralorie, òoune il uume1·o c.!ei movimenti caJ'cliaci è più e levato u le rt>~pi r·azircni ~o1 1 0 piu accele!'ale. Infine l'aria ~ men>~ O!'~ ip:emcta e ne risulla pt>r i malati ciò che Jourdanet hA design n lo sollll il 110111e eli dieta respiratoria. Secondo J ounlo ne L l'ari a Jelle ~d Lilud iu i enn tenendo a \'Oiurrw up:uale unu minore <]Uanlilà di ossigeno, i pol· moni dei Lubt>J'colO!>.l devonll a c1uesla diela respil'a1oria una pre~e1•vazione tonlro le 1\ogo~.;i che pos!'lnno succ~dere e facililat··· nuove pr•odu?.ioni lubercolose. Ma dal romples!".o clel suo lavor o si vet1e che qu\".~lo aulnre ha lroppa lillncia nelle sue .ipotesi, che non sono poche e che a priori ci semhrano assurde. Val ga pr• J' esempio quello che Jourclancl ho pensato, so cioè la vera et i.~ ia non potrel:ùe essere che una .~em plice iperossigena:ione eonsuntica che Mrcblw comùatiU.lrt natw•almentc da una minore ossitJcnazione dell'aria 1ll' /le
altitudini. Coindel non è d'accordo sul significato dalo da .Tourdanel a questa (/icLrr respiraluria, ed è pu re drscorde e ire il Messico possa gua1·ire i tisici del •eccllio mo ndo. Corwiene però cbe questo clima poss3 rll llenlat'll il cot'SO della lube l'Colizzazione degl i abilBnli del li lloralc del goll'o de l M e;:;!:!ico, ma questa seMndo lui, non è una ra~ione per s ottomeLlet•vici i Lisici dei c lirn i lemper'<itl d'E uJ'opn . Questi n o n !-;Ono sul'ficienlcn,cnlo indennizzati coi vanln!!gi di quc5:lo soggiorno dalle fatiche che cl'~i avrunno dUI'alo per• pene n i L'Ci. J ourJanel asserisce cile in IO anni di esercizio al i\Ic!':-ico non èJ s tato con sultalo pi(t di IO volle dll lisiri, ma pero fa OSSCI'V3 r e che In ro\'era gente che trova::;i i n cattive nbita zioni ed ò mal nutrila non godo~ di quesla immunita. Da
SOL TnATTA&IENTO Cl.lhlATICO
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uesli falli dunque sembra che le condizioni atmosferiche,
~è il freddo, nè il caldo, nè l'uniformità di tempe ratura, nè
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l'alliludine siano le sole cause dell'immunità della lis i di cet'Li paesi. B not.orio cbe un grande numero di indigenti sono aLlaccati d,a Usi. Il clima pertanto vi avra la sua pal'le, rna non si può per nulla disconoscere que lla negativa di una alimen ttw.ione insufficiente , di una . nutl'izione incompleta che ha un'inJ!uenza lisiog ena consider evole. Ricchi e poveri dLvengono facilmente, ed in modo uguale \isici pet• ragioni io apparenza divel'se, ma che menano alla debolezza cosliLuzionale sia negli uni che negli altri. La lisi dunque o()n è l'appannaggio della povera gente, ci r::ono le cosl dette abitudù~i che Launo g ralldissima par·te in questa malattia. Queste male abitudini sono più frequonli nei ricchi che nei poveri e sono molto più facili a risconlrarsi nei grandi centl'i cbe nelle campagne. Nei r·icchi poi, i matrimoni tt·a i oonsanguinei e quello speciale m odo di vita che loro s'impongono sono potenti cause Lisiogene. Jourdanel a lLribu~sce questa felice preset·vazione all'Anahuac all'uniformità di una dolce tempet•alut•a. Ma giova osservare cbé \Hl miglioramento nella Lisi si ottiene in località diverse e malgrado rilevanti differenze di temperatura. Di più condì~ioni favoeevoli di una uniformità di temperatura possono perfeltamenle riscòntrat·si al livello dei mal'i. Tulto ciò ci fa credere che l'uguaglianza del clima, sotto il rapporto della Lemperatu1·a, n on sia il pt•incipale fattore cti questa immunità. Egli stesso poi s i contraddice, perchè tale unH'ormil.à l'ba negata a'•anti allorché parla della frequenza della pneumonile nelle altitudini. Per Fimenes non é l'alliluùine, ma la t-emperalut•o uniforme ed il clima stesso colla sua aria pura, ed in questo modo si leva di imbarazzo; dicendo« clima» !"i comprendono tutti i suoi elementi, e cosi non è difficile l'indovinerei, ammesso che sia proprio il solo cl.ima causa di tale immunita. Munoz pensa che sia solo la secchezza tìell'aria, Venne1' ùi Londra, KiichenmeisLer di Dresda, Brehmer ecc. ecc., vedono pure essi nell'a!Litudine un mezzo cw·ativo ù<:lla lisi. Molte devono essere le cause che esercitano simile in-
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CENNI
fluenza prcscrvalrice, e.J è evidente che non sia la strada di ce rcarle, quella che si vuoi limitare ora <1d un elen1cn to climatico, o1·a ad un alll'O. È certo per·ò cile questo a 1·gomento merita tull<t la consiJeraz.ione di studi ul L1~ 1·iori. - Il JaccouJ • nella curabili La e tJ'allauwnlo della Lis i polmonare » dice che l'altitudine 1'1•a i vari ele menti che costituiscono il clima , è piu di reltamcnle in rappol'lo con qne!';la immunita. Essa pe rò, secondo lui, deve e~sere associo la a certe con· dizioni di terHpel·alut·a, poiché l' ulli ludine C'l1e è pr eservatrice iu una regione dflte1·minalu, cessa di ~~sserlo in una reg iOIII:! di la titudine più calda. E sso, prosegue a Jir·e, elle: " le l'egioni di Europa centrale che han no conJizioni climatiche che vanno a puri con l'alliludine per l'immunità, sono: una tem peratu ra fredda nello inverno, fl·c:SCèl in estate, venti con di rezioni o uù ot•e fis:oe nell"e~ talc, e q uasi nulii n ello in ve ruo , un'um id it<!l puco notevole, una pureaa perfella tlell' aria. - Qu esto cli ma sarebbe il tipo Jei climi ftll'LifJ cnuli e stimolanti, da ci6 le conseguenze, che i climi d'allitutlirw fo elifir.anti e s limulanti sonu i soli che confer iscono tll!li indigt~ ui l' i mmunila assoluta o relativa delle lisi polnwnare. l climi d'allilutlinc non hanno un'azione cu rativa sulla tub t>t•colosi, ma 0 ee1·to però che q uesti climi te ugono lnnge pi ù etfital'emeute degli altt·i lo svilnppo dellu tualattia negli in JigBn i, eJ oiTrono agli individ ui g iù oLlacco li (::;ulvo ]A conlroi Hdioaziuni) l' a' ''I.Jie 11Le più f<~ vore vole c he s i possa d..:siJ e ra1·e "- - 1'\ e~a da pri tna che il clima possa e!\ereilal'e un'azione c urati va !<ulla h:bercolosi, ma HLtt·ibuisce un'azione p1·eservatrice a.l ulcuni ciimi O\e ~li aiJilt\toJ•i go.lono di unu vera immunità, m.;!òoluta o relali nt, di ([UC!òla malattia; pero le osserv<~7.io rJi sono discoelii. P el' Ja cco utt l'elomen to d intaLi <.:o dal (lUtile dipeudu 1-imrnunilà è uno so lo " l'altezza >); la lelllfJf l'alul'a non vi lta cltc un'intluGu:r.a multo secondaria, c se l've s olta11lo a m odifi care, seconcio lu lt~Liludine _ il limite infe riore ùelralle:t.ZA !Jl'olellrice. P el'Ò IIH!IIll'f' egli tolllnlelle cl1e il Jimile t.lell' nnuluuilà è di 1300"-l }00" per la g ,·izz,..t·n, lo suborà iua poi fllla lat1Ludinc per· allr·i pue;;i <:ou un abbss:<AmellltJ sprt1pOl'Lic!llnlo alla differenza di l n~i l ucl iue alla quulc s i tt'ovan<> questi paesi. Ku n
SU l. TRATIAMENTO Cl.HIATlCO
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s embra oh~ dia assai importanza alla vita piu libera in piena aria, che si mena nelle montag ne, la quale protegge cet·tamente da molle malattie comuni nelle pianure, ove lo popo· lazioni piu a gglomerale si trovano in condizion i igieniche mollo sfavorevoli solto ogni rapporto. Queste condizioni in· s ieme coll'altitudine devono entrare fra gli elementi causali dell'immunità. La rarilà della lisi in un paese od in una località , non prova niente affatto che i malati di petto, quando vi vadano vi trovino delle condizioni di benesser e e di duruta . Da un'allt•a parte questa immuni tà ha questo di particolar e, che gli inrligeni ne godono fin ché abitano le loro montagne o i loro p&P.si setlentt·ionA.Ii, ma sono su&cellibili molto di divenil·e lisir,i q uando essi vadano ad abitar e delle ci ttà s ituate sotto climi piu dolci. Gli abitanti delle alte valli delle Alpi, allot•chè vanno a stabiilrsi nelle regioni meno elevate, secondo Spengle1·, contr a ggono talot·a la lis i, ma essi si ristabiliscono sovente tornando nelle lor o montagne. F 1·a i va t•i ratlor i del clima che figurano nelle montag ne, crediamo con Lombard, Jaccoud, St.rarobio, Jaurdanel, Bert, che si debba più specialmente a ttri buire alla diminuila pr essione atmosferica se la Lis i io questi paesi diviene mollo rara, perchè gh altri rattor• possono, come si è dello, LI'ovar si al mare, al piano, ecc., tanto piu poi se è vero che la tisi va diminuendo a misui'a che aumenta l'allitudine. Parrebbe quindi che per la diminuzione della pr essione atmosfet·ica, che nei Juoghi eleva ti obbliga il polmone ad una maggiore ginnas tica polmooare (che nell ' uomo sano r inforza e nutrisce il polmone), e da ciò det•ivandone una maggiore attività negli alti del ricambio mater iale, ven ga per questo 80)o fallo rinfor· zata la n utrizione. P ar rebbe, ripeto, che una cor ta influenza s u questa immun ità dovesse aver e questa pressione atmosfer ica; mentre la fredda temperatura, l'asciuttezza e la pu1·ezza dell'ar ia ecc., che gener almente aumentano coll'allezza e che sono di una indiscu tibile influen za nella cura d ella lisi (Denison, W iUiam s, Schaefer•, Loomis,J accoud), non hanno che un'azione s econdaria. Ma il gu&jo è che le asserzioni delle sl.atistichP. non sono vere. La mancanza d i tisici in una tal località, può si-
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gniflctl!'e o che la lisi vi ,., r·ara , o che il clima vi nmmaz~:a i lisi ci. Secondo \Ycber m olli muojono prima di 8\'E'l' tempo di u1or•ire Li~=;ici nell'allo Messico. HugneEI mello 1n dubbio l'i tnmunitò delle montagne al di !';Opl'a di lOOQw per la lisi, e menlt•e nega che qne<>la malattia dect·eso• coll'altezze. rilienP che crò dtp•'nda dall'c,-!':et•e distr utte inliet·nmcnlc le fami~lie Ltsiche sollo l'azione miridiaiP degli invrr·ni alpini E' tlall'es. sere i l'ulut·i lisid il'olnlr, ucci!;i prima rh e ht rualtttlia abbia avuto tempo di manrfc<~lsrst. Ctò slarebho d'accor•lo r.on ciò citi\ 1liM ti "\Villiam s che l)uer;l.o l ocalità sono immuni, perchò pl'esonlano condizi1mi ul rno:-<fet•iche in ver·sp du 'JUCile elle favorr<>cono la Lisi. Suppo;.;lo l'ire l'ahiluz10nc delle ulle rl·ateriP, pt>l' ~""~"'lltpio, sin morlti lo per· i lubcrcolosi. e che lutti quelli che vi <;ono a~tolnli in uua cer·ta epoca siano per ciò scompArsi, la popolnzioiW potr·ù per questo energico ::;purgo 81'l'iVl'lt'e ad 1)118 Ìllllllllllilu uprareule, In rnorle avra !5pento l'ot·Pd rt!HioLà. ma i tisir i r.IJe vflugono dBI tli fuori n !5t.nlJilir·· vi~i. rlovr·arnw passAI'!' (jUt:slo vagl io Cl) me i primi. St vede bene conte qucsla opinio11e che una località la quAle pre!<enla pochi lisici COII\'Cngn per qut>slo Mlo fallo a lt,ici Rlt·ani<'ri, sia et't'OIICll. Anche en nun ri fo"lsPro liRrci nello nltipinno del l\lessicn, ~i cupiscc come il clima po:-<RO prewnit'A lA malattra, mn una volla che la malottia c'o. dobbiamo cer clll'C nel clima elevALo uno eflicaci11 cu t·uliva che lalora si ·Lt·ova, e potcntis,ima, 0 ta i Ol'A tto. I\l a allor a qual è lfl r·l!· giona dell'immuni !.il indubilnbile che si !!ode pure iu l'limi ··aldi e sottu ogni t'apporlo 1n condizioni di!'pcrali..:sime dai suiuùicali? QuAl à la ra giono di questa immunità in alcuni paPsi not•Jici sempre ad un grado rli allitudinP di gt·an lun!!a mferiore dei precedenti ? PoLt•ebbc ùarsi il caso che questo an· l agonismo r,limatico basalo sulla rarità di una malo.ll.iù in un clima a rui si domanda un'immun ità contro questa, non fo!"sA che un'idea sba~liata? L'cspt>r•ienza dimoslr·a che alcuni o;a· la li di pcllo !'li trovano bene a i OOO• sopra al livello del mare, allr•i non po!'gono viver·c che a livello ùi que;:;to. Car·ti migli or·uno viaggiando i- mesi nei le;rni a vela, ullt·i stanno bene assai distanti tlul mare, ma in climu basso. Questa iHlmuni LA sembl'asubol'c.Jinola ad Ut t insiemoùi cu usochesfu ggono
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SU L TJ\ Al'T.\lf8N TO CL IMATICO
.all'analisi, e per bene intenderla conviene prima considerarla a sè isolatamente, e se ce ne vogliamo giovare, col riscontro deiJ'oseervazione del malato, col clima che gode questa caratteristica. Bisogna infine concludere che in ttuanlo a que3ta immunit.é. molle sono le r agioni che so ne dan no più o l;l'leno persuadenti: che l'inllueozo del clima d'altitudine è ulile ùi ratto nella cura della ti~i polmonare in un abbondante numero di casi e piu che fJUalunque altro rimedio e metodo di cura fin qui !'lperimenlalo; ma in ultima analisi nessuna delle molte • ~piega zioni è s~fficienle, non andando di pari passo coi falli -e coll'esperienza. i:: meglio confessare con il ~iemeyer che questo fenomeno ·della ra rità ùolla Lisi in regioni elevale non s i sa spiegar e. (Con tinua).
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l ~l RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVIS1.,A NIEDICA
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Un nuovo •egno diagnostico del reumati•mo. - llAGE~I . - (Ga:relle des H6pil(.WJ:1 N. 11, gennaio 1886).
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L'A. ha fatto conoscE> re alla società medica tiPgli spetlali un nuovo s:egno lrallo dall'es:ame ,Jel san!:UC e che pPrm....lle di diagnosticare l'esistenza cJel t·eumatismo anche nei malati clio non presentano alcur.a les:ione articolare. Si Lt·aLLn della presenza dt una quantttt\ cons:idere,·ole di tlbJ•ina nel sanguP. Il reumalictmo acuto e In pneumonite sono lo d ne sole atfezioni nelle quali si osserva C{HO!'\ln gran quonlilù ùi fibrina nel s:angue. Ora, quando In si sarà ronstotata in un malato rhe non ~ia affetto ùa pneumonill', si polrA, l"econdo l'Autore, alf.-rmare che esso òuffcllo !la reumatismo. In tnl modo in un !.!;o,·nnc che aveva fehbre, delir io, ventre lumefallo c nel fJUalo si erodeva trattarsi di inizio di una febb re tifoidea, In pt•csenza sola nel !',nuguo dt una l!l'Bn quonlità di nbrina pet·mise ad !TAge m di diagnosticare l'esistenza di un t'eumatisulO cercbrai<.'. Poco tempo dopo !'COmpanet'o Lulli i f('nomeni cerebt•ali e compar·vero lesioni articolari che confermarono ti diagnostico.
Nodosltà. reumatiche. -
(Ga;ette cles H6pilauJ:, 20 marzo
tHRe).
Il cloll. Guyot ha pr·cst>nlatalo alia so•·ietà medica degli spedali un individuo atTello da ,·ari tumori !"Otlocutanei intr·amuscolari. Xella suppos:ziono che si tratt.as:sc di gomme !!li fu somministrato il joduro di potassio. Il malato migliorò al~ quanto, ma non guarì. In st>guito gli venne somministrato il bijoduro, ma questo, essendo mal tollero.Lo, fu sospeso a sosliluito Jal salicilato di soda . Dopo una f'(uindi cina di giorn;
IUVISTA MimiCA
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che il rnalal<' era slalo soltoposlo a queslo medicamenlo, i lu· mori erano diminuiti di due lerz.i ed avevano cessalo di esser dolorosi. Si t 1•alla dunque, secondo il doll. Guyol, di nodosita reumatiche. 1UD& parallal noll desoritt&. - (Ga;;ette des Hopitau;x, N. 3~>, llllll'ZO 1886). 11 prof. Brown-Séquard ha riftwilo alla società di biologia su di un genere di paralisi che non è stata, a conoscenza d!>li'A., finora descritta. Si tratta dell'inabilità completa a produrre uno sforzo un po' conside1·evole, di qualsivoglta natura, ~cuza paralisi. L'A, ha riferito mollo somrna••iamente la storia di tre maIali, l'uno dell'ehi di 37 anni, l'ollro di 48 anni e l'ultimo di .Si anni. L'uno di questi maiali, pct• esempio veniva collo da pcwal1si delle estre;nllà inferiori dopo che camminava per la ùurolo eli più ùi quaLLt·o o cinque JOinuli. L'n oll!·o fu affello da una pat•alisi che durò alcuni mesi e .que"tu sn seAuilo ad uno sfol'zO di poca entità. L'A. crede non si tt·atti di par·aplegia per anemia midollare.
-cura del aadorl dei tlllol ooll& aegal& oornut&. - TE~ Nf:l>O'\. (Journal de M édecine et cle Chirurgie, aprile l!!Sii). t 'A, ba sperimentato la segala cornut.a. nel suo r·iparlo co n ~1·o i sudori
dei Lis ici, fondandosi s ull'azione fls i o lo~ica di questo rnedicamenlo che è capace di diminuir e vari tlussi. Uno dei suoi allievi, i l dott. ~lignot, ha r&ccolto per la sua Lesi un gran numero d'esempi che dimostrano esse1·e la segala il più efficace degli agenti lct·apeulici allualmenlo conosciuti contro i sudori. Nel presentare questo lavoro alla soci~là med1ca degli speùali il doll. Tenneson indica questo fallo che l a 2 grammi di sega la in polvere, o meglio ·t g rammo di ergotina in inie1ioni ipodt:.rmiche amministrata una mez7.'ora avanlì la comparsa dei sudol'i li sopprimono comple-tamanle per un tempo abbttslanzo lungo, una settimana, due
RI\'lSTA
sellimane ed a nche più. Nei numer osi malati, sog~elli d'esperienza, una sola volla il r isultato è s lolo iucompl>'!lo. l\ ess uno fra i medicamenti precon izzati con tro i s udori, <'Ompt•esa,,i l'atropina, dà !Simili r·isullali. È supertluo a~giu11g,~ re che la tubercolos i prosegu e la sua e'·ol uzionc falo.le, rnalgt•ado la s oppressione dei sudori ; ma non è per·ò cosa indiffer·enle il poter sopprimer·e n ei tubercolosi un s i11 loma sempre penoso e causa d'iodeblolimento. SUl rapporto della sorofola sulle funzioni psiohiche. Pl'o f. Hn.. Ln oTH. (Allyem. Wiener· Med. Xeituny , N. H, '188\i).
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P l!r ciò che rig uar·,Ja i l'appor·ti della scr ofola cn1 1 le fu nzioni psicliic he si sa da lungo tempo che quegli infelici individ ui che s i chiamano cretin i sono ordina r iamente scroftJiosi. Causa principale del dife lto~·o sviluppo dello schelctr·o pt·incipalmenle del cr·anio, J a cui pr oviene il cretini~mo, è la pl·ecoco ossifì cnzio ne del la ma:;rgior parte del cr•tmio, della IJuse dello sf,~n oitle e della porzione infe rior~ dell'occipilalc, on,le ne segue una it·regolal'ilà nella fo l'mu dello scbcletro, una compr·essione del cer ,·ello nd ~uo periodo d'accr escimento. Es:>o si al't'es la nel suo sviluppo, e que~ to influis~.;e s ullo !:''·iluppo di tu llo lo scheletro. Ord inariamente i c1·e lini lJEHIHO lanta coor·,\inazione di uvl ' 'imcnto da polot• camminut·c liberamente. :\l a spesso i"o)no lt•avolli sotto le vellur e, percl1ù la lol'o percezione è mollo la t•, b. Se un cretino è in mezzo l'lllu strada, eg-li vede bene le ,·ellurr, e s e gli si dù uno voce per me lledo in avver tenza, s i accorge del pet•icolo e si rilira da parlo per' non esser e rovesciato; ma ques to lo fa lentam en te s tenlatamP.nlc, e se la vetlu r·a vione in ft·elta, facilmente e~li vi r e-,ta soLto. Un rappor-to assoluto fra lA scr of'ola e il c1·etinis mo uun f\Ì può di mostrare; ma è ben possibile che un t·i~oglioso sviluppo delle scr ofole, nella prima c lè , eserciti una g t·anlk infl, teuza anche sullo svi luppo dei vasi del cer·vcllo. Poichè allor·a mollo volle la dila tazione e la formazione vascolat·c.~ si estendono oltre i limi li del Lumor·P, è pur· poss ibilo elle talora nella serafola o congenita o fo rtemente sviluppalns i nei p1·im i onni della
MEDICA
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vita anche la dilatazione vascolare si prolunghi fin nel cervello cosi da esercitar e una potente influenza su tutta la circolazione e la nutrizione di quest'organo. Non può quindi escludersi che una scrorola· congenita che si sviluppo potentemente nei primi anni della vita possa contribuire essenzialmente allo sviluppo del ct·elin ismo . Notevoli sono le osservazion i cile sono s tate faUe dopo la completa estir·pazione della g lontlola tir·oide. l molti sperim en li che sono stati fatti per argomentare dagl i effetti della asportazione della liroide negli animali la funz10ne di questa glandola, sono stati poco concludenti. i n genet·e questi animali, quanùo gli sperimenti sono stali falli su giovani galli o coni muoiono presto, e questo si deve più cb e altro oILe lesioni della operazione, senza che siensi in lo t'O manifestati fenomeni particolari. Se si estirpa la glandola tiroide ad animali più vecchi e robusti, si osserva che questi animali perdono la lor·o vivacilé, che dormono mollo, onc.leques Le glandole si sono anche dell<' glandole del sonno. Il Billt•otb ricot·da che quando visitò n Berna i! celebre fis1ologo pror. Schdf, questi gli fece vedere deJtli spel'imenli molto impot·Lanti e ~li mosLrò anche gli anitr.nli a cui erano ::.!.ate estirpale le glandole tir·oidi,e gli dis:;:e che quef<Li animali dormivano lutto il giot·no e cbe certo doveva e!lser•e successo qualche cambiamento nella circolazione del cer vello. Sull'uomo si é dimostt·ato che quando, specialmente in giovani individui, si estirpano delle g rosse glandole tiroidi, in tali casi seguono ('erti dislul'bi nella funzione del cervello ed anclto nello sviluppo generale dello scheletro i quali se non sono identici a l cretinismo, hanno pet'ò con esso un certo rop· por·Lo, dappoichè l'acct·escimenlo del corpo in costoro rimane arrett·alo e le facoltà mentali restano !imitale. li Billt•oth r·if,>t•i;oce il caso di un lavoratore in bronzo, a cui tre anni indietro aveva estirpa-to dei tumori scrofolosi, il quale atrer·mava che mentre prima era alacre e pt•onlo al lavoro, da u11 anno e mezzo si sentiva stanco e svogliato, non poteva più lavorare a lungo, doveva spesso interromper~ il lavoro, perché non aveva. più la stessa fot·za, la stessa attivita. Nei fanciulli, il PI'Of. Billrolh non ha fatto cstirpl)Zioni complete di ~ozzi.
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Ma il Koclaer in Bema ne ba l'ulle molte e ha visto che i flln<'iulli restano indietro <'On le facoltà mentali, <'he il ICH'o corpo non si sviluppo ben<.', che. in bJ·rvi pal'Oic, sm•gono dei dis turbi ben dellnitt cho sono se11w dubbio lo,~:rali a disltu·bi di llutrizionc del ce J'Vt·Jio.
Hl Vl S'l'A CHl RURGl CA La cocaina nelle fratture e nelle lussazloni.- CoNWAY. - (1Ycw- }'orck. Mcd. Jnnrtt., c Centra/h. fii r Chi r., )f. 8 18~U).
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T J'i\ l e lodftle Appl irnzion i l~t ·upcu licli e dellA eocainR I IO ~o vole ò I[Uella tenlaln ùt\ Conway nel Lr·aLl»menLo chir·urgico delle f1·allurc e òelle l u~~azioni. E~li si pr·uponc tli utilizzare l'azione anestetica .ti questa so-.lonza per sopprimeJ·o il <IO Jo r·e cho vie11e pl'ovocalo dai maneggi nec:ossar i pet• lu ridu:-:ione e rcsezionc delle o:::sa l C'se u per ollener e i l t·ilasciamenl:• rnuscolnre olclln purLe ofl'esa. E~li pertanto impiegò la cocaina pe1• via ipodtwmica i n tre easi d1 f1•attur a del ruòio ed in un caao di l u ~sAzinne posle1·ior c dol gomito. )fel prim o caso (un uomo d1 :li anni) che presentava la forma lipiCtl di fi'OtlU1'8 d~li'eslrerni fà inferiore dell'fiÙiO CI-{Ji inicLlò lt•e minimi (0,06~1·.)di una soluzioni' el i- p. 100 Lr·a i due frammenti, quindi i niellò successi\'am e ull~ Alll'i 14 minimi pa1·t(\ profondamente l' parte nei tessuti supc1·ficiali. Subito dopo l'ulliJIIR iniezio11e sLt•iose circola t·mcnlc con fa scinlut·a i.! braccio al di sopl'll del gornrlo pel' prolun~arc l'on<'sLesia secondn il metodo di Corni n :.r. Cinque minuti dopo l'iniezione l'anestesia sul sito ùellu frattura era completa siccltil si po.terono osegui1·e i movi111enli po!<sivi di fl .:>s>~in ne, eslen ~io HP, abduzione della mono, !'enza il menomo dolor e. Con f01·LP estensione si olleon e In ricomposizione 1lci fr ammenti. Fu lascinia in posto m czz'nJ'a la ra ~cio lura comp t·ossi va o l Jwoi!CJO
n1 VI ST.\ CJIJI\UIIC IC.\
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senza che l'anestesia diminuisse sensibilmente, quindici minuti dopo rimossa la fascia t•iloroò la sensibilil8. ma non t•it.ornò il dolor e. I n un secondo caso l'autore adoperò egualmente con buon successo 15 min imi eli una solutione di cocaina al ~ p. 100 in una frallura del radio su di un fanc:ullo di olt.o nnni, colla modificazione che, invece di fasciare slrellamenle ti braccio, Cece la compressione digitale dell'arteria omerale. I n un ter•zo caso egli applicò lu cocaina soltanto sulle estremità dei fr ammonLi , rnn non sulle por li molli soprnstunli e potè osservar·e che i n questo modo polevuno spostarsi l e ossa seuta dolore, ma che i movimenti forzali della mano riuscì· vano dolor·o~i. ~elld lus~ozio ne posteriore dell'articolazione omcwo-cubitah~ egli pt·oticò all'intorno dell'at•licolazione cinque iniezioni jpocler·miche ad eguale distanza l'una dall' altra (ci w1uo minimt) in ptwto nei tess uti profondi , in pa r•to nei suporOciall. Anche in questo caso egli allacciò il braccio e dopo dioci minulr tro\ 6 che i mo"imQnti dell' articolazione l esa potevano eflillluar si !<•,nza dolot•e, e la lussozione venne riùolla con rorl<' lr'8.Zio••e e slir·amenlo che non rurono menomarneule senlrli dal molato. Slando per·lanto ai ri sul tati ùi queste osperienze fJU Oli non causa r·o1•o mai 11 benché piccolo inconveni ente, l'nulot·o Ll'ovo. r accomandabile l'uso dell'anestesia cocainica nel Lr·altamento delle frnLlure e delle lussationi.
n oafrè quale ao.tanza antlaettioa.- OPPLER. -
(Centrali).
fti r Chir ., N. 8, 1886). Ad una suo comunicazione pr·oven li va l'autor e ha. fnLlo or•n seguir e una elaborala od eslesa di~:~sel'lazione sullo virtù. anliseltiche del ca ffè. Pt!r metler e in evidenza questo polet·e <'frli ha insliluilo espel'imenli rnellenùo lu polvere eli caffè in contatto coll'orina, col sangue, e colla rar·ne diS$eccala ecl inumidita fa cendo poi alLI'i espel'imenti di conrronlo colle stesse sostanze pult·escibili senza I 'A~giunla del caiTé. Avendo pt•ovalo con queste espor·ien:w che per mezzo del
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la pulrefu zio ne è rilar tlala per pat·ecchi g iorni egli si aùùentr·ò ancot· piit nel proposlosi pr·oblema e rtcet•cò A fJUale eleme nto propl'io di questa so~ ta nza si debl>a atlribuirt> il pole r•e untiseltico; e clal l'isullato ùi n uove t•icm·che venne alla conclusione che la fucollà di t•i lardat•e il processo puLr·iJo r isiede nei pt·incipii arontalici. coi quali ~ i può a nclte rur r etr·oceder e In pult•efazlone già incominciatll. La poi ve l'e Ji cotte applicata so p m ferile recenti agisce come essiccativo mentt·e ngglulina insteme iu forma di crosta soda mi ade t•e nle i liquidi segr egati. P er co ttti'O in un n f'erilo già in preda u s uppul'uzione la pol ve!'e di ctdfù s i so ltla colla garza e non aùer·t~ce alla piaga.
Sopra una speola.le forma. di emorragia. alle estremità inferiori (emorragia nevra.lgloa).- E~GLtSCH. - (Ceniralb . ./Lir Chir., 1'\. D, 188t>) . L'autore ci desct•ive unA pa r ticolur c l'orma eli malaLLia che colpsl:>CC specialmente le gambe, della qualo fo rma e~li as-
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serisce d'aver o!';servulo cinque co,:;i 11el cot·so di quest'ulti mo nnoo. Eccone l'an•lamen Lo e l'usi to or·dinal'io. P el' i primi gios·ni ~i fatrliO sentire veetuenli dolot'i iscltinlgici ai quali ra s eguito forte febbre cost i nvasione a hrivsdi d t freddo; <tuesla febbl' e può co11Linuare )'B t'ecchi ·~ soltimflne. A l te rzo o quarto giomo deHa in vasione ù<~lla febbre si manil'esla una tumefazione costituita in g ra n pat•le da sts·avaso sauguiguo e a "e n le sed e alla gamba e p iù pt·ocisameme alla sur·a. l pt·imi colpiti da q ues to s travas•} sono i muscoli 'Juindi ;:mr. lte il cellulare sotlocutllneo. La p••llc forlemonle le!c'O. rnostr·a il colore pt'Opl'iO e cm•alLol'islico delle pr ofon1le ecchim osi, lungo le ve ne si vedono s trisce o.scure, il do lore (, vi vo. Col ressare dalla febbre com i11cia l'involuzione del pt·ocesS<) cho consi;::te n el corTugut·si, nel rallnlppirsi di lutte le pnrli m olli . l muscoli scompaiono e vengo11u sosti tui ti da connetti vo, la relle ade t·isco st!'ellomonte col l'aponeuf'osi, le arLicolnzioni del g inocch io e dell'ancll s' it'J'i~iLiiscouo, la gamba pt'iva di ll)Uscoli, pt·emle la fo r mo cilindrica e non serve più al p.azi,,nte che come un fì llo nc . Nei c:.usi meno gravi rirnane una stotovole
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debolez-za m uscolare. Questi ammalati sembrano più p•·ocli vi degli altri a contrarre la tubercolosi. L'autore non ornmelle c he in questi casi possa trattar si di scorb ulo come alcu ni voJ'r ebbero sostener e.
SUl trattamento della rlslpola. - Ki.iJ.m AST. (Centralulatt fù r Cltir. N. 9, i886). Lo straordinario numero di m etod i curalid raccomandati contro la ri sipo\.~ d i mostra abbasta nza c he ln tera pia di queslo mo•·bo lascia an cora mollo a desiderare. Recentemente però i dollor·i KUnhast e Kl'aske della cl mica di Friburgo hanno e!>cogilato e messo in opr.rn un nuovo m etodo ter opeulico, il quale in perfetla consonanza col mode rno concello eziologico della malattia ha splendidame nte ll'ionr fato onche nel l'esporim~nlo clinico. Ritenendo t1erdim ç~slralo che la ris ipolaabbiaorig ine(la una inf•'7.io ne e quindi, prendendo ~a parola nel suo più Ialo senso, appartenga alla eategol'ia delle malallie cuirur gicue settiche, ne · viene di consegue nza eh~ sa1'à n no segnalati piu efficaci quai me todi rur·oLivi cile si basano s ui peinci pii ùell'onlise psi. P er ciò Hl..ller indica-va come le r upia più razionale lr. inje:.:ioni parenchim.atose di acido fenico sulle 'paJ'li affeLLe da t'isipora. l i metodo ùi Huler pt)PÒ fu ben !ung i dal co!'l'isponde t'e all'a!>pellazio no dei ch il'llr gbi segno sicuro c he esso nou era completamenle conforme ai pt•incipii del vero l!·aLlumeuLo .antiseWco di ce1·te iniìamrnazioni. L'esperienza ci ba moslt·ato essel'e impossibile dli r e nder e sicu eamenle innocui colle iniezio ni i principii Oogoge ni già penetrati n ei tes.'5uli, ma che la principale indicazione in questo traltam'!nlo ò di procur a •·e l'uscita e l'eliminazio ne lanlo dei procloLLi flogistici come degli elementi flogogcni . d i loglier·e lu lcm:ione rlei Les . sull, in aiL!'e par ole di stabilire quelle condizioni eire sono alle ad impedire l'ulteriore sviluppo cJ,~ J proccssn. Co~l 1Wlia pleurite !!ellic~;~, nelle a r tro patie in f<'lli ve, u«lla cis ti te puru le nla vediamo che non giova lanlo J'inlro·.turre nellA cavit.8 sostanze anlisellicbe. quanto invece giovnno lo lungl•e incisioni, ~.:ol dl'enaggio e cogli oltri m ezzi che fav ol'iscono la iibei'8
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uscita dei prodotti morbosi. Ma non è solamente per le cavità c!Jiu>;e che si può ottenere tale r isultato ma anch ~ in quei casi nei quali la flo:rosi si è diffusa nel tessu to cellula re. A questo pt•oposito Kraske ha già osseevati i bei risu ltati che nel traltameuto del flemmone settico potè ottenere coJJe incis ioni multiple. Due di quei casi l1anno chiaramen te dimostra to che anche nell;:~ infiammazione settica dilfus11. tlel tessu to cel lulare si può ottenere l'eliminazione dei prodotti mediante sca rificazioni ed incisioni numerose in modo cl.1e il p1'ocesso flogis tico perde il suo carattere pr ogressivo. Dopo ciò era naturale clte si pensasse tentare il mede:-;imo trattamento anche nel la resipola e lo stt~sso Kraske per il primo ha messo i11 opeea ques to tentativo sopr·a tre casi che egli riporta per esteso. Ecco il lecnicismo da lui Sl~ gu i \ o di qtHlsta nuova terapia della erisipo la. Dopo un 'accur ata pul izia delle pa r ~i malate e anche delle sane cir costanti a l !"ocolaio morboso, e praticata o pul' no la narcosi secondo l'estensione del processo e del la sensibi lilà del pazien te, si p ea ticarono con un co ltellino pu ntuto numer ose scar·ifìcazioni p unlifonni ed incis ioni Ju ngiJe sino ad un een ti rnetro (Ja 15 a 20 di un cenlimeti'O quadmlo) per· tutta l'ar·ea della erisipela. Alcune di queste inci:;;ion i no 11 iJJ teressavano che li s!J·ati super ficiali del corion, altre s i approfondiv·uno fler Lu lto lo spessore del medesimo. Le incisioni fumno più numerose nei pun ti dove 19. risipola accennava a di ffvnd· ~ rs i , ed inoltre furono fatte anche a l eli là dell"a!'ea resipelatosa pet' ci r-ca due c<~ nti m e tr i . Da 'JUes le incisioni !:'go1·g6 un liquido s ier·o sa11guinolenlo quindi pur amen te sanguigno. ll' l'ignndo la pnr·le con soluzione fen ica e sollevando la pr.Jlc in pieghe e con u n po' ùi compressione si fe ce :..~scire una maggior qu antità di umol'i e quindi irrigando ancora e sofft·egando col polmo della mano si pose a maggior conta tto la soluzione fenica colla ferita. La mecli::uziooe successiva consistette in a pplicazione di compr esse inum·dite colla solu~ione carbolica al 2 p. ·1. Dei tre suacccnnali casi l'ipot·Lati dall'autot•e, due ebber·o un s uccesso cosi pron to e deciso clte eglì non esitò punto di ascrivere tale r isultato unicamente o.J suo mNodo di cura,
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giacché in essi la risipola fu vinta completamente e stabilmen te nel cor•so di poche ore. F u poi notevole il modo di comportar·si della temperatura sotto l'influenza di questo metodo. Nel corso di poche or·e la febbre scompari va completamente ritornando la Lermagenesi al grado normale. Un po' pr·ima di questa caùul~ cr•itica della piressia si poteva rilevare un momentaneo rmlzo della termogenesi consecutiva alle incisioni. Kraske non intende esagerare la portata di questo Lro.tlnmenlo col consiglia rn e l'applicazione in lulli i casi di ris ipola e naturalm.::nle non lo raccomanda nelle risipole legg-ere nè in quelle che in vadono la faccia ed altr·e parli scoperte; sostiene per·ò che in molli casi questo metodo di cura può renderei dei grandi servigii. Pertanto dtdle sue osservazioni egli anche potè conclliudere ~uanlo seguo: 1• 11 trattamento della risipola mediante scat•iflcazioni multiple ed incisioni con successiva applicazione di acido fenico é il miglior e di quanti ora si conoscono. · 2• Sgi•aziatamenle esso metod•) non è raccomanda bile in tutti i cas1. Ollreché nelle risi pole leggere che procedono a guarigione spontaneament.e non si può applicare allt:l risipale della fa ccia, come si é notato piu ~oprs. Per conlt•o nei casi gravi di r·is ipola del cuç>io capelluto si possono fare scarificazioni cd incisioni, dopo abrasi i peli, ed anzi in questi casi si raccomanda ancor più il metodo in parola come quello che può esser e anche profllollico della meningite con. secutiva. 3' In cer·ti casi il metodo si scosta alquanto da quello sopra descritto e va modificato. Nelle risipole mollo estese, specialmente di individui indeboliti , le scarificazioni de vono essere !imitale ai punti dove la risipola accenna a progredire. Nei fanciulli, nei \'Cechi e nei deboli si raccomanda di a stenersi dall'applicazione di una sostanza disinfettante, oppure se non si vuoi astenersene del tuLLo, si dovrà adoperare qualche antisettico piu mite dell'acido fenico, per es.,_ l'acido salicilico oppure l'acido borico.
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RIVIST.!.
Il iodol, nuovo antisettico. - (Journal tlc .\Udecin.e et de Chiruroie. - Apt'llc 1 8~6).
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Si va pa t'lauùo mol Lo da r1unlcbe Lempo tli un nuovo anliseltico, il ioJol, ti •1uale aiiP pt·Clpt·u~là del iodofot•mio aggiun~e r ebbe il \'anlaj:!gio di non prcsenlat·e ne otlot·e, n~ Lossicita. Ecco su 'Jueslo pro.lollo fjuulct.e indicazione duta dal ù<tllor· Boyrnond negli A.rcftiotiJ de pltnrm.al!ie. Lo molct·ia primo. che ~e t've alla preparazione del iodol ù l'olio animale di Dippel t he t:ouliellc so!"lanzr> ammonincht> cornpo~Lc, alcolotJi a radi•·ale pit·ìJieo. c leucrJlìnlcn, fenoli, nal'lalino, pirt•oleo e t!Privali utetiliri. Con uno pr·epantziouc nc;~at romples;:a sì ottiene uua S t1 sta m:a c r·islallina bo•ur.a, IJUU!>ì in!>ipiùa e di un odnrP debole che ric ltiama 'luello del limolo. Il iodol è r1uasi insolubile nel l'acqua (l : fi,IJUO) ma moll o !"OIubile nell'alcool a ssoluto (l : 3); é t1ncl 1e solubile nell' elet·e , nel clorofot•m io e ncll'al'iùo fenico; ('ristallizza in cyuesl' ultimo, col t•affreddamento, in agiti. La sua soluzione alcoolica lascta precipitare il iodo l •JttUn•lo si aq~iun~e dell'uccyua; mvece C!;SU soppol'la un ' n~tgi uuta di glicceina n pal'li eguali, senza modirtcat•si: infln•• il io.!ol ~i scioglie anche nell'olw ui olivn (15 p.100), nellt' ,-;oluzioni alr~:~line e nell"ammoniaco; gli acidi lu pr·ccipilano da queste ultime !>oluzioni. La suA soluzione alcoolica u colMata in t'• lSSO iulcnso col· l'a~giunla ùi aciùo nitl'ico a cu!Jo; il ioJol ~• scioglie 11nche nell'acido soll'orico sviluppando un coloramento vet·Je mollo vivo; il colot· ver tlc pas"'n a poco o poco ol bruno. A iOO gratlt la sol uzione solforica s volge abbondanti vapori di ioJol. Il iodol cot 1liene 90 p. 100 ùi ioùo, pe1• cui il suq pt'ezzo al· tuale dipende ùal pt·czzo del iodo, come pueo dal prezzo dell'olio dt Dippt!l, il quale é anche ussai elevaLo; è spel'abile cho la chimica or~anicn giunga a preparare fJUC'-LO corpo senza ricort·et·o all'<,lio animale. I l ioùol fu usal() in poh·ero fina , in pomata colla \'aselinn, e con buonissimi ri:,;u llati solLo forma di s olu7.iono; 1 pal'le di iodol in 16 ptn'Li di alcool e 31- di glicerina. L'Applicazione ùi tamponi irnbevuLi di f(ttes la so luzione nei cat·cinomi ulcerati
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dell'utero e del reLlo, determina la scomparsa 'luasi completa del caLlivo odore. La aarza al iodol etl il collodio al iodol sono anch~ stati uli· lizzaLi~ il m0do d'agire df:ll iodol è in genera le .lo stesso di quello del iodoformi<>; e probabile che sui punti n~i q~~li si applica, si depositino cos tanlemeole picco le quan ltté di 10do e che sio. dovuta al iodo la sua azione t.erapeulica locale. Infezione •eoond~rla., prodotta. da uloerl lntestlna.lt tlfiohe . - SENGEH. - (Deut.sch. ~~ecl. Woch., N. 4, 1886). Le ricet•che di Kl ebs, di Eberth, di Koch, di Meyer e segnalamenle di GaffJ<y banno ormai messo fuor di ùnbbio il fattr> che ilpt•oac,sso tifoso è provocato da un bacillo, il quale tanto per il suo aspetto morfologico, quo.nto per la sua specialt~ r eàzione chimica s i distingue chiaramente òai bacilli delle alLt·e malattie. P ut· lultsvia é asMi dirtlcile e talvolta anche impossibile, r ico,;o;;cet·e un bacillo lifìco in mezzo ad una mescolanza di altri microrganismi coi quali sempre trovasi commisto specialmente dci bacilli provenienti dai processi di decomposizione e pulreCaziooe. E quesla è la ragione per cui i risultati dello prime ricerche faLLe sempre alla superficie delle ulceri iolestinali iocontrar·ono opposizione ed incredulità anziclaè favore. Per raggiungere l'intento fa duopo ricercare l"fltegli oegani i quali subirono lE\ patologiche alle•·azioni proprie del processo lifìco, ma elle ora sono esposti al contatto dell'aria atmoster•ica. Att.enendosi a quesla norma si troverà l'esattezza di questa massima che cioè, quanto più un or gano è lontano da quello originat·iamenle malato (che ordinat•ìamente é in comunjcszione col mondo esterno), con lanlo maggior sicurezza di risullato esso si presterà a lle nostre ricerche e ci somminisLt'eré i microrganismi pr opri dello malattia infettiva, allo stato di pur ezza e non commisti ad alLri a ccidentali parassiti. L'autore avrebbe trovato e con ragione, che il cuore secondariamente aff'ello, in conseguenza di questo processo morboso, per la sua speciale posizione, per la sua lontananza dal focoJaio primario, pel' il suo conlalto perenne col
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!"angue e Il viscere piu a pprop1•ialo pCl' si llalle indagini C ci può olfl·il·e più sicuramente i m ezzi pe1' clliat•ir(-' i pu nti p1u conll'over;;i sulla patogcnesi del tiro. S o adunque nel decor so di un ill'o-tifo si sviluppa una en docardite ulcero~a o vet·ruco::a ~i puo a t·;.wi•·e a priori che nell'endocnrdio si r iuscir•it a scopr ire in tutta la sua plll'f>zza il micm r gani::>mo o:pecilìco del tifo. Partendo da CJUesLo canceLLo, il Senl-{fW islilui r•ccr ctw wicr oscopichc sop••a un caso di entlocardite ''61'1'UCO!'à con!-iecuti va a t1fo addominale. Ern 11n:1 dnnnn di 28 an ni accolta all'ospedale per ileC'-til'o e ciii' ll·e st>LlimaM dopo l'invosiow• della malatlin, già apit•eltica, manifestò l fenomeni della reciòivn con viva t•iaccen!'iOIIe delln f,.bbc·P, che t•bbe poi esito letllle. l\Iollo accurata e minuzio;:a fu l'autopsia la l(Uale diede a vedtre o~sic m e alle alteruzioni intestinali e m csenlet•i t!IHI propt·ie dE'Il' il eo-tifo, una E>ndocn t·dile v ert•ucosa pr\1 pt•onunciHla specialmente alla Yalvola mitr ale. N on spgnit'Prno l'outorP ne i lungh1 e complicali proces::i delle sue c·iccrche. Noteremo sollantfl che il reper to più caratter istico lo ottenne ap· punto da una ~sc l'eo:cenza f'l•aa-i le P g ro,.so. 'luantr, un pì~ello impiantaLa s ulla valvola miLnde. In questa escc·esc't!I1Ztl potè vedel'e g r·andi cumoli di strcptocorclli in mezzo a m11ssc di cellule piccole necc•otizzate. 1:: poi da no tarsi che nelle ulceri intestinali, nelle placche di P eye1·, nellc f!hianJolo linfatrcbe non gli Yenne l'allo di lrovtwe olcun bacillo del tiro, all'inconlt·o 111 lulle CJUcste pac·ti scopc·i colonie di \'er1 >-trcptococc hi. E ssendo poi stata t·iconosciula la prei'enzo dt questi ullimi nella escre!lcenza ùclla milrale e avu to l'ig- uardo,sl l't'ILlo che lo s treptococco (strcptococco Ji Rosebacl r) si Ll'OVù ll f>llli ascessi e 11Clle f<H'tLo s uppurate, l' aulot•e l:oncluude col chro che le scoper ta di I'}Uesti slt·eptot;occbi nell'endocardio ~ rli una ~rando importanza im pet·occhè essi clim oslrant> la sll•plla parentela che esi~le fra l' endocac·dile e l<• rnalatlie infc lli,·e es terne c hirurl!iclte. tll n il caso offre uno !'peciale jnteresl'e s pecialmente ~e si m elle in rapporto col pc·egresso lifo poichè esso ci insef!na che può effeltua•·si untl infezione secondaria con microrganismi divc•·si da CJ uellJ della ìnfe7.ione prirmwia c clte fJues la infezione può parlì t•e da un lralto òi tubo inte· sLinale malato e spogliato del suo <'pilelio ed inoltre che la
CntRURGICA
sle~sa infezione pt·esenla il ITuadro clinico della rrcidiva del tifo. La pt·esenza dello streplococco nelle ghiandole li n fatiche ci dimostra la via <!be percorre il processo infeUivo, che è ~ruella della rete linfulica.
Oontribustone alla oaauiatio& delle lesioni tnteatl.llall. GoRHA.S. Cen.tralb . .(ilr Clti.r., NO 9, 1886). Un giovane di 22 anni ricevello due ferile Ji pugnale al pcllo ed una ferala al ventre lunga 9 centimetri, tla cui, dut•an te il trasporto dell'infermo all'ospedale, usci ruot·i la più gt·au purto della massa intestinale. Un'ora più tat·di G01·han trovò il ferito nello stato di collasso con due ferile penetranti al pello, dalle quali usciva ed entrava l'aria. Sopt•a il ventre gaacevano r1uasi lutti gli intestini coloriti in t'osso cupo. L'ileo si mostrava in un punto reciso tr·asYersalmenLe 111 tulle le sue tuniche lino ad un piccolo br·ono di mucosu. La mucosa dt•lle C!>.lt•emilà c·ecise era pulita nè si vedeva uscire rnater111 f•3cale. Dopo pulil.cl l'mlestioo e l'epiploon con solu· 1.ione cnrb.,lica o.l ùue per cen to, Gorhan pralicò la suluea tnleslìnalc in mPdo da riunire le estremità recise dopo di nvere rovescaalo in dentro i margini di ciascuna per circa un centimetro. La sutura fu falla con seta carbolizzala e me.tionlc selle punli che si fecero penelrure per tutto lo spes~<Ot'f' ùt•t margini arrovesciali. L'autore poi giustifica questo procasHo alquenlo dife ttoso e per cosi dire primitivo per le condiziona del ferito, che r·ichiedeveno un'operazione sollecita. La operazione della sutura non cagiono che brevis~:<im i dolori a ll'infermo che non fu soLLoposto a narcosi. Più peno~1 invece 1 iuscirono i maneggi alquanto lunghi c difficili pet·la riposizione dell'intestino. Questo fu prima di nuovo uisinfoUato, e l'omenlo in parle venne esportalo. Fu folla in seguito l'occlusione della ferita delle pareti addominali e la medicatura antisettica con somminish•azione intet•na di tintura d'oppio. Le ferite del pello furono tomponate con garza al jodoformio. N ei primi gior ni l'infermo fu trattato con ghiaccio, tintura d'oppio ed iniez1oni ipodermiche di morfina. I vomiti, i dolori e l'iscuria che dapprima s'erano manife-
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RIVISTA CHIRURGICA
stati, si dileguat·ono al quatto giorno. I due la gli in t'eri ori della ferita addominale guarirono per prima intenzione, superiormente invece si formò una cavità puruJenta il cui pro·doLLo aveva odore di feci. Al qual'lo g iomo si ebbe una defecazione spontanea e dalla cavità ascessuale s i eliminò il filo col quale si era legato l'epiploon. La guarigione fu completa nel corso di tre s ettimane.
RiVISTA DI OCULISTICA Sull'esame delle facoltà visnall nel personale delle ferrovie meridionali. - T . l'tiCCHI e E. VELARDl.- (Giotnale Internaz ionale delle Scienze J1ediche, fase, Il, 1885).
Gli autori hanno praticato 5!186 esplorazioni per riscon lr})l'e il senso cromatico, i difetti di rifrazione e la aeutezza della
vista. Questo lavo•·o dimostra la grande imporlanzn che si deve dar'e all'esame rlella facoltà visiva negli individui che concorrono al f>ervizio rerroviul'io. Gli esaminali sono stati div isi in due g•·andi calego•·ie: in quella deJr!i appartenenti od aspiranti al busso servizio, di cui la maggior parte poco colti ed alcuni analfabeti: e nell' altr·a degli aspiranti o appar tenenti ad ,impiego tecnico o amministrativo, e perciò dotali di più o meno elevata istruzione. Ecco la
Tavola degli esami ottometrici e cromatometrici eseguiti,
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IHVISTA DI OCUL1ST1CA
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Sui difelti del senso cromatico mentre il 'Vilson ebbe nei -suoi esami la proporzione del 5 al 7 per cento; ed il Favre perfino il 9 per cento, il Ricchi e Volardi su 5986 pel'sone .esaminate hanno rinvenuto il 3,71 per cento. La proporzione però è diversa secondo la categoria del personale. Su 2517 impiegati o coocorr•enti ad impieghi tro·varono il 2,97 per cento: su 3~69 persone di basso servizio o concorrenti rinvennero, il 4,23 per cento. Gli autori non negano che spesse volle il dallomsmo dipenda da mancanza d'isLruzione, e ammettono che con una buona educazione, si possa ottenere il senso dei colol'i; ma pei casi di vero. discromatopsia o. grado elevato, nulla può l'educazione. Il metodo di esame che essi usano e dichiarano facile, comodo e sbrigativo, è quello dell"Holmgreu. Sulla cifra dei 222 daltonici, la più. gran parte et·a di casi congeniti e in lulli questi esisteva l'acutezza visiva normale. È loro opinione che allorquando al daltonismo si consocia h\ diminuzione del visus (se non vi sia difetto di refrazione o turbamen~o dei mezzi diotlrici) si possa con fondamento presomerlo acquisilo per fatto palo'ogico delle parli cerebrali a perife:·iche dell'organo visivo. Potendo qualche volta la cromalopsia essere I'ef:fello ru une. lesione periferica, è a notarsi la giusta prescrizione degli or(Jini di ser vizio ferroviario che esigono di assoggettare ad una reviS,iooe della facoltà visiva gl'impiegati ed agenti cho hanno sofferti) ferile o contusioni alla testa, commozioni o ~ngestioni cerebrali, piressie infettive gravi, avvelenamenti, od altl'e lesioni capaci di alterare il senso della vista. l casi di deflcenle acutezza visiva so,no 503, di cui 221 mo · noculari, e 182 binoculari. P er la mis ura dell'acutezza visiva l'esame viene fatlo colle scale murali, con quella del Monoyer, e coll'ottometro del Badai, non ostante che con questo strumento non si ottengano misure esatte pel mollo giuoco che ha l'accomodazione, qualora però questa non si paralizzi coll'atropinamento. l casi di anisometropia sono stati 53, e tutti presentavano uno stato apparente normale degli occhi: perciò dipendevano
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RIVISTA
da anomalie cougenite, cioc causale da as~immelria di struttura anatomica. Dopo molte rill<'ssioni falle suli'Hoisomelropia, gli aulo1·l riferiscono sullo loro osset·vazioni nei ca~i di asl gmatic:nau. Però su questo difetto si riservano di dorc altra \'Olia llll piu esteso rendiconto . l mPzzi clae essi adoperano per !'<'l'lame di questo difetto ,Ji refrazioru' souo le carte murali con figure liucnri spoci~ quella stel la ta. La prei'biopia ~" ricorcalu cun gli oLlnmelri, e coa le lenti, e dopo aver determinato il "alorc dell» refrazione !-lnlicn c m isur·o ln l'estensione dell' accomodatl acuto pr·ecisandu i l punto proc:l'<imo, ,·ieue n'l•JI.tllO il ~rado del vizio dinamico, da quaoln J'ampiuzzn di accomndazionc rilevata é iufcriorc· alla medio. nornmle di 4 o 5 diollt·ie. l cac:i d'ipermetropia !'<Ono slali 503, ossia 1"1>,:!3 per cento sugli ec:aminati. Di questo ''i?.io di r efrat.ione gh autori nou ' 'aiutano rlae la parLe manif!.!Sla poachò uon avr·eblJero scopo di mellct·c· io e' idènzn la lalentt> colla paralisi dcll'accoutodozione. Henclu! gl i autori dichi(ll'ino di non a \'er potuto Cl!egu irc tutti i più minu ti esomi pel' l'iscou lra r·c so l'iper•anetropia fo~:;e as3ile, o du difetto di cur,·alut•a, put•e hanno notatn chf'l la piu freq~tellle ò I'assiil'. Anzi hanno J'ovv t!'ato ir1 molti cn«i dei f'nlli cat'alleristici, indizial'l mollo impor·tanli; e cioè il vollo sclai~:~ccialo, lar:.ro, le llrcalc sopraorbitall !"pianAte, l'occhio poco prominente, e le orbil{! distnnla fn• loro. Siccome i regolamenti sanitari f~tTo\•iari ammeLlo:to, c..omo limrte rnCISsimo, l'ipcnnclropia manifesto ùi 3 diollrie, cosi è rhiaro che in idi,·idui ~?iO\'ani ne hanno lro,·oto ben porhi cul:ìi, solo 33. Questo limite di a m rnissiorai Jeg:l i ipermclropi che non !<-Uperino le :· diottrie è ~iuslifìcalo dalla considero;:ione l'he il pet·sonale ferroviario assume serYiZJO per lungo tempo, e col pt·ogrcJit•e ueg-li anni diminuendo l'escursione dell'acco!lloùazaone, il difetto di t•efraziiJOP acquisterebbe utt grndo lt·oppo llt)Le,·ole. Finalmen te \'iene l'importante cifra dci miopi , irnpol'lanti<~sima poi cons iderundo quella della cotcgoria 1mpiegati, m conrronto all'allru del l.la!>sO personale. F 1•a gl'tmpiegali oò a spiranti si notano 5:Jfl miopi, ossia il 22 per cento ùei vi-
Ol OCUl.ISTJ CA
silali: ft•a il basso personale quello cioò <:ho ha poca collu ra,
-e che comprende par ecchi analfAbt-li. !<ollanlo :!lill, os~ia tl 7,40 per cento. È quella della mag~::ior ft'C•Ilh!nzn di miopi negli impiegati -una confe rma c he la miopia è pro.!OLta n acct·esciuta dalla trascura ta ig ie ne delle :-;cuo l t~. Ln !'Co rsa luce o rnsl Jispo!>la , i carallcrt m inuti deJ libri, tllavot·o pt•ohtHgalo, e la viziosA .abiludine no11 corr ella di la«r.iat'!' d1e • l'agaui s'incur vino sui libri, sono cagio111 pPt' cui gli ,.rcesst\'1 sfnn.i ù'nccomodazione pr'oùucano 'J llOi l'ALLi ,Jinnm ici p~> l' r ni s i allu n,::o rasl'G e ulero poslcriore dell'occhio, do•terrninando la mio! in Qut•stn f. slata mollo pllt 8!'-lesa nPI not·.l oi'Eut opa che •n ltt~lia i n ragione inve rsa del numer o dog li nnalt'<lbeti. Om però, cr esciute 1~ scuole in ltnlifl, i miopi ~ono i n aumf'nto o ncho fra noi. I nfatti nel Bollettino d'Oculistica ùi 1•dto dal Simi (N. 6 del 181 !>} s i nota rilP. «ul numero oli 37(}'j eRuminati nell'inchiesln ollomelricu delle ;;cuoia, s i ~0 11 0 l r•ovnli 700 miopi, il 18,58 pe r cenLo. J,.a cifra riscon trntu Jai me.Jit'i dell"' mr t•idicmoli è ~ ravc-, ta nto più s e E'li ·:ons idenl rltc i t•rgolAm onl i tlei co n cor~i ul s er ,•izio ferroviar io non mnmcllono rompalibrli col ser vizio tecnico eù ammini!'llt'oti vo d1c i miopi iufcr iot'i a !l .liottr:e, m entr e il personale. ol'ortline e di fa tit·n dev·c.,.set·c ernmctrope; quindi g ià oj c:el'lo clw i rniopi tt H1llo g ravi 11011 s i {Jl' O· s enta no a quoi contorsi. Gli Autori, ,topo moll,• pt·ege voli ·consider azio ni, c m ello no un vrto oc<'it'• In lo t•o voce si uni:"cn alle tante degli i gieni~l i che dimo~t ro n o quanto l'ifl impellente, a nche p1·es so eli noi, il lJiso~no di r rovvedc>ra a coo:;i importa n te pa t'le dPlla i~~icne delle scuoiP. pPI' p!'f'VPnir <' lo aurnenlo dei miopi. Da ullimo l'anno u n pol'nllclo fl't\ i l'I'IJOI!\mPn li m ilita r i o -quelli fe rro,ior i: riconoJ::cono le ma:rgiori ùirtìcoltù che nrll'esame dei dife tti di re frazi nne vi<.:i vo ho u no i mPtlici militAri, poiché ques ti non possono faro lt'0ppo asseg n am~>u lo E'l UI t•is ullato degli esami subbirUivi: c gi ust ilicono com e s ia magg ior me nte nccessal'ic> il rigor e nell'arcrltamento del pt> rso male fe r ro viat·io, poichò in quc~tn. per· lo mA~~i ma par tC', r\ ·l'lecessa r·io il oisus liOI'fnalo c In ~ lato Pmmelrope; e pel' allt•i
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RIVIST.\ DI OCU LISTICA
d'ot·dinc tecnico-amminislt·ativo è t'istretto l'accellamento cot difetti di reft·azion e miopica. od ipe rmeLt·opicn eo tne g iu si 0 de tto non superiori alle Lt·e diottrie, i111perocché gli obblighi Llf>l servizio militare SO II O per breve tempo, menLt·c che per quello ferroviario giu11gc tino a tarda età, e le arnmi nistt•az.ioni lw 11110 inlet·esse a non t'eclulare ind ivtdui con rua lallie o dif€'- Hi ùi indole progres!:!i va.
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE Natura e diagnosi dell' affezione si1illtloa. i niziale. Pc·of. ERNF.ST FtNGER, doce ult~ Ji Sifilogt·afìao De!'matologia nell'università di Vienna. - (11/lgemein-e W iener Medizi· nisell e Z eit ung, N. 5, G, 7, 9, 11, 12 e t:J, 11<86). DeterminaLo il valoretlell'indul'imcnlo sifìlilico iniziale, come s i c detto nel nostr·o fascicolo di aprile, l'autot•e procede oltre a risolvere dellll importanti ques tioni cliuiche. Allot·chè ci s i presenta un in111tt'ato o un'ulce ra dut·n, può accadere uno di questi falLi: o l'indurirnen to è seguito du ulle•·iori manifesltii'.iOni s ifililiclw, e in Lal caso nou può esistere alcun du bbio circA la sua nuluru; ()esso non dtt luogo ad al~•·e allet•a.zio lli vi::>ibili, e allur·u ci tl'ovia.mo òi11anzi ad uu 1'1'0b lema. di non rucilo soluziolle . Noi Lutti t' iLeniamo che un'ulcera, la quale non sia soguito, in un pe1·iotlo che vat·ia da sei seLLi1uane a Lre mesi, da ma · ni feslazioni di sifiliJe costituzionale, debba considerarsi como non silìlilica. Ma può ciò aff,·t·mat•si in modo asso!ulo '{ P er rispondere e que::;Ln domanda bisogna s lubilii"O se realtne lllO ogni afl'ezion e s ilililica iniziale s ia seguita nel pel'iodo di al· cune sellimane da falli sccondarti. Ot• non si può senza le Jebilo riser ve tiare una rispo~ta ane r·rnativa a tale quesi to. Uu esantema s ifllitico, il quale s i sviluppi, come per solito,
RIVISTA DELLE liALA1'1'lE TENERE~'! E DELLA PELT.E
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8-10 settimane dopo l'infezione, ha, quale sin torna di una infezione gener ale, lo s tesso valore che hanno le efflorescenze cutanee nelle malattie infe llive a <:ute, quali il morbillo, il vaiuolo, la scarla ttina . E poiche tali rnalallie possono decox·t·ere, come é noto, anche senza esantema, è chiaro che può del pari ammelLersi, teor·eticamente, una s ifilide senza sifìJodermi. Questa opin ione, eiae potrebb•• p:iu anunetlersi a priori, perché fondata sopra una giusta analogia, è anche avvalorata dall'esperienza di parecchi osservatori, i fJuali hanno regietralo dei casi èi lue senza esantema; e chi t·ammenli le osservazioni, non infi'e((Uenti nella pt•atica giomaliera, di infezioni seguite da aCflorcscenzA uppena vis ibili o d i brev issima durata, comprtlnderà ancora weglio quanto poco valor·o t.!iagnostieo debbano ave r e le forme cutanee ll<~l periodo secondario della sifilicle. P uò dunque un indurì mento non dar luogo a '{Uelle manifes tazioni clrfl sogliano r•ilcnc t·~i come indil>pcnsabili in una infezione celliea, Sflnza che perciò s i abbia il diritto di escluder·e l'inJ'ozionc stessa. In ta li casi, come è chiaro, il medico può Lrovnt·si ser·iamenie imbarazznlo, se l'indÌll'imen~ non è per sò ~lesso abbt~ sLnnza tipico Ju t>scludere qualunque ince!'tezz~. Or bene, per ' l uelle sclerosi che, come nel numero precodcnt11 si è detto, non presentuno nulla di car•atterislico c la c11i n ~;~luru, per l'u~!>enza dello comuni· for me secondat·ie, può x·imanere in ~e t·ta, l'unico elemP.nto diagnostico sicuro è la tumefazione multipla indol ente delle glandole linfatiche, quantunque anche essa, potendo rifel'irsi in rari casi od altr·e condizion i patologiche, non pt'esenli un valore r igoeosamenle a>:solulo. È un fallo dimostealo dalla esperienza di lutti i sifìlogx·afì che l'affezione sifìli~ ica iniziale è coslanleru ente seguita dalla tumefazione delle glandolu linfaliche, primo eli quelle prossi me e poidellc più lontane. Cit·ca u-8 gior ni dopo la compar·sn della sclero,;;i sui gen itali, vuoi dire 3--1. setti mane, in gen er~'~ le, dopo l'infezione, le g landole ingui nali tutte o quo.~i Lulte cominciano a cr escere a poco a poco di volume e si presentano poi indolenti, dure, gr andi, sp~cialme nte in prossimità del sifìloma , quanto uno noce avellana e perfìno quanto un uovo di gallina. Questa tumefazione si esten de, dopo due o
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Lt•e settimane, ancl1e allo gltntclole lo n Lane, LRlché, alla se::: la o settima settimana dalla avvenuta infezione, le glantlolo femorali, le cubitali, le cervicali fin Le1·inri c poslel'iori e le ascellari diventano quant0 un pisello n un'avellana, acquislando anche qua e là l t~ di mensioui di una mandorla o di un uovo di colomba. Quanto alle dimens ioni, può dir·si che sono lanto più piccol e quanto piu son lontauc dal fornile p r imitivo della infezione. Talvolta le tumefazion i glandolut•i predominano in una metà del cot·po o in singole r egioni; in alcuni casi poi Lutti i gruppi di glandole, s P-tiZa v enma eccezione, pre11dOno parto a l p1·ocesso. E ciò acc~:Hlc prima che la si fìlide si lo· calizzi sulla pelle e sulle mucr1se, conlt·aùolicendo l'opinione di Au'>pitz, il quale sostenne che le g lunrlnle diven tino ipet·plastichP in con~cguelli'.a della alteeAzione di quPi tratti di cute e di quelle m ucose, da cui pt·ovengonn i vas i linfalici che met.touo capo in esse. Le adeniti linfatiche dunque non solo snno deJle localizzazioni co~ tan li Jella sint ide, ma precedono tutte le ma nifestazioni secondarie , o non hanno quindi con r1ue!'.le alcun rappor to di causaltlà, pur r esl.ando vero che le affezioni deJla cu te e delle mucose possano poi produree u1·1 aumento di volume dello glandole g ià iperplusticbe c di quelle r.imas le inall~rate. J n a lcuni rtu·i rasi partecipano al pro-eesso anche i vasi linfalici, i quali a llot·a si ~resenlan o come cordoni volumin o~i, dur·i e poco dolenti. Non sola men te le glandole in r àpporto llil'etto co ll'affezion·~ ~ifililica iniziale, ma anche le ~dandole di secondo e di terzo ·Ordine, CÌOÒ quello la CUi lin fa e già pass ata alli'aVet'SO UllO o due gru ppi di g landole, possono tmdare inconlt·o aJl'iperplasia, come é provato da alcnne a utops ie di Foumiel', il quale trovò affelle cosi le glandole inguinal i come quelle situate al disopra del legamento el i P oupart, ed in un caso perfin o le gla ndole iliache. Il grado di tumefazione è allora in ragione in versa della distanza dal punLo d'origine dùllo infazione. Procedendo ollre nella esposizione delle sue ricerche, r au· tore deteewina il ('.a r·attere auatorno-pa.lolol!ic:o delle ipet·plasie glanùolari sifilitichc, ed esclude recisamenlc la suppoRizione che esse s icno semplicemenlc sintomatiche, rilenendole, sul
DELLE ili ALATTI E V.Et'\""EitEE E l>E l.I.A PELLE
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fondamento delle inda p-ini proprie e d i altri, come il risultato di un processo analogo a quello dt1lle scftwosi iniziali, processo, secondo abbiamo detto, cos ti tuilo da una infìltt·nzione parvicellulare e da CMalle ri~li ci can giamen ti nelle paPeLi va · sali. Tale analogia no n sar ebbe !'en te se le g lnndole ipet'plasliche per sifilide r ccen Le non avesse l'O alru na v ir ulenza, come è stato comune mente affdt'malo; ma la lm·o ,·intlenza è un fatto constatato dogli esper imenti d i Burn m, il quale m ediante la inoculazione del contenuto tluido di esse è t'iuscito a produrre la sclerosi intz ia le, segu ita poi da manifestazioni sc·condarie. Perché la lum e f't~ :.: i o n e g landola r e po~sa riten er s i r.o m c un prodollo dit•eUo dell'affezione sitìlilica iniziale, è necessat'io che essa s ia recente, ciò che !"i dPsumc dai s uoi carAltPri fisici, fra i quali han no uno speciale significa to po~ith·o la forma rotondeggiM te, la te nsione c l'elastic ità deliA !d andola . Le glandole fus il'ot•m i ovvero più o meno allunl!ate debbono considet•ars i come Lurnefaltc g ià da un tempo an Let•ior e alla compar sa della srler osi sospetLa. F in qui intan to non è dimo;;Lt'ato che le iperplasie g lan·dolari indolenti sit>no patognomoniche pet· la diagno;:i della siiìlide iniziale. P et·chè esse abbiano que~ to valor e s i t·i<:hiedono due condizio ni , cioè che s i presentino costante mente come sintomo dell' i11cl urimento s ifìlilico pl'im ar io, o che si presentino esclus ivnmeu le com<~ con sl•g uenza di qucsl.0. Oe tali due condizioni son o ammesse da tu lli i sifìlografl, p-iacché le tumefazioni mulliple ed indolen ti delle g la ndole linfatichc si presentano nelle p rime tre sellimane dopo l'infezione ~i filitica con una costa nza che soff1'e solo rat•issime e non bene constatate eccezioni, o, d'a!Lt•ondc, g li Altri !òlali patologici o non determinano ipf' t'plasie gla11 dolari o vver o le determ il1Rno d'ordinario con carnlleri ben div<w~ i da quelli dellc O!leniti d'indole celtica. P ossiamo quindi concludere che le g lan·dole lumsfalle ed indoh.mli s ieno quAsi putognomoniche per la sclerosi sifililica iniziale. L'aulot•e diSC!JlO in ullimo la rtuestione della es cissione del sitlloma, ed es p!'ime il convincimenlo che essa sia un espe·diente assolutamente inft•nttuoso, dappoic hè la sclerosi, dal
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momento che si e costituita, non è più scmplicemeuto l'espres· sione di una reazione locale, ma é a. uche un deposito del vi ru ~ ed ha già da lo l uo~o a quelle mel.astasi , cla cui poi , dopo breve incubozion t>, s i origina la ripetizione del processo negli apparati glandolari più vicini.
T. Eruzione outauea prodotta dall' autiplrina, del dottore E. DE R e:~z 1. - (R io. Clin. e Ter., febbl'aio 18f<G). In un caso tli !leo-lifo nel 17• gior no il profes:>ore De Renzi scorS•) una singolarrl e r·uziono morbillifor·me conseculivn all'uso llell'all ti piri;,o. Dur·ò H gior·ni manifestandos i sotto fot•ma eli piccoiP mncchifl r·os;.t>, gra ndi l'(lffie unn lentirchia, conflu enti s ul volto, !'mi clor;.o delle mflni, al collo e a l pelto. Le mact•hie f.' i conl'ul"cm e formarono 11011 specie di orlicada r ossA. La comparsa di quAsla eruzione non produsse callivi effelli, ma l'autore ha credulo necessario far ne menzione poiché coll'uso e colrabuso che si fa oggi de?rli antipir nticr, occorre saper· dis ling ue r·c le e r·uzioni prodotte dai far·m ò.chi, da quelle dovute alla malallia.
Sulla natura. parassitarla dell'artrite blenorragica, del dottor e L. M. P C::TRON E. - (Lo Spallanzani ). Nello Rioista clinica r).i Bologna del 1883, il dotl. P etrone dimostrò cl1e nel sangue e nell'essuda lo aspirato dire ttamente da lle articolazioni infiammate dep:li individui sofferenli di a rtrite blenorrugica, s i rinviene nel prirno pet·iodo del proces!:"o patolog ico il gonococco di Ncisser : e che l'artrite blenorr·agica , é un pr·ocesso eminen temente infettivo. Nonostante che alcuni accelliuo ed a llri contestino i falli esposti da P etrone, esso li conferma con un nuovo fallo importante che depone in favore della dottrina porassitaria dell'arlrile bleno rr·agica . Narra il caso di un ind1viduo affetto dalla delta artrite al ginocchio des tro. As pir·o le alcune goccie di essudato siero p ur ulento da l cavo articolare colla s iringa ùel Guerin, eseguisce la prepar•azione col m etodo seguente. Dissecca s ul
DELLE MALATTIE VE~EHEI~ E DELLA PELLE
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vetrino porta oggelli colla fiamma a spirito una goccia di essudaLo colorala, con soluzione di violetto di metil<', all'uuo p~;:r cento. Dopo un giorn o lava il prepa1·ato con alcool, lo rischiara coll'olio di garofano, e lo fissa col balsamo del Canadà. In tutti i preparati si osset•,·ano i gonococchi eguali a quelli del pus dell'uretr·n dello stesso infermo. L'infermo gua1·isre colla CUI'a inlet·uu , el salicilalo di soda,. dell'olio essenziale di tl·ementinu ~D goccìe Jue volte a l giorno): immobilizzazione dell'a rticolazione, e•.l iniezioni ut•ett·ali di sublimato (soluzione dr l :a 10000) alternale con altre ùi solfato di zinco all'uno per ce n lo.
IDiuenza dell'ipertermia. sull'evoluzione della aUilide. (Journal des Nféclecène et de Chirurgie, !.!eunaio 1886).
li dott. Portalier cita negli A nn ales cle dermaloloyie una osservazione la quale dimostr·a l'inflnnnzu della lcbbt·e s ull'evoluzione dell11 sifìlide e l'ich iamn a que!c<LO pr·oposi to J'o:;serva.zione del dott. J ullien, che vide un malato all'ello ùn flemmone periueale coli febbre intensa, nel quale u~t'ulcera mauifestamenle sililiLica non compat·ve eho uovantu giorni dopo ta data del contAgio. Nel caso del dott. Pot'Lalier si trntla di un malato affetto da un'ulcera sifilitica con lcnJenzu a l fugeùerù~mo da una quindicina di giot'lli. Il malato, cile si lrovuva in cattive condiz.ioni pet·ehè era anche affello da ipospadin, fu collo in questo momento da una pleUt·opolmonite che mantenne la lemperatum tt·a i 39• ed i 40' pet• la dueuta d i una diecina di gior·11i: lo stato generale era s talo mo lLo gTa,·e e duruule tutto que~lo tempo le medicazioni deìl'ulcera ct·ano state Jel Lullo abbandouate. Ora dopo ques to breve pet·ioJo non r imntteva più tr·a ~.:cia alcuna dell'ulcet'a, nè dell'inJ ul'imento. La verga, tolnl lllenlo del'01·me· qualcùe giorno prima, aveva ripl'eso il suo aspello not•male. L'&denopalia sintomatica i11 g uinale concomilaule er a pu!'e in via di risoluzione ed anche un'antica ur eLt·ite c t·ouica , che nulla aveva potuto far ces~a.r·e, scornpa rve. Tulla via in questo mala lo che guarì ùei suoi accidenti Loracici, la sifilide non s i arrestò
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nel suo camm ino, come in un caso citalo dal doll. Ju lli~n , di un i nd i viduo colt0 da fcbht'e ti foidea nel cor so Ji una ul · cera indurala c che non fu seguita da r oscola , uè da alcun a l tro accidente. .Nel cn-;o in discorso la poseola com pal've alln sua dnta abi l ualf', ::,ei scLLiro11ne dopo l"inizio dell'ulcera.
I niezione sotto cutanea. dl merourlo con s iero dl sangue pe1· la oura della. sifilide. - I3oct<AHT.- (Centrafb . ,lù1' Chir., N. :3, 18flG).
Allo scopo di oti.CIL Ct'e un sollecito assol'bimf't llo ~el nwrc ut'io, com e A v viene rer lulle le so~ lanze albuminoidi inlr·odo tte nell'or·~ani~mo, il B ot:ka l'l con un suo nv:!l.o<lo ~ pt>cialc è r·iu!'<ci lo fl r r cs.t·e nn pt'PJ10l'alo di :ncrcut•io con siet'O di sangue (soluzione all'l 'h •1.) che Pgli adoper ò pct· iniezione sotloru lanea nella cura tle l h~ sifilide. Ef;l i lt'allò con que::: l.o metodo v en lllrù casi di sililide (0,01 fin o a O,O:i pet· inif'zione) ed Clllenne gual'igi0ne complda molto più pt'eslo che con qualunrp.te UJl L' I'l CU PFl e pt>l' d i !•ÌÙ ~e n za mai f'11 e ~i VC'ri!ìc asser O i neon vcnienti. Iniezioni ipodermlohe di merourio formamida.to nella. oura. della. sUìlide . - Kor•1• .. - (Cenlral Blalé.fiir Chir., N . 3, 1886). Gli infet•mi t •·af.lal i con questo metodo fur·ono cenlovellli>'ri sop1·a i qu111i s i esegnirono co mp lessi vam ente tr emi la inie):ioni. Queste si pralicar•ono S<'mpi'O Hlle natiche. I n gcncr·ale si iniettava ginrnalrn enle 0,01 di qur.~l.o fll'epu raln; in ,.Ol'ii casi si $pingeva la dose a 0,02, 0,03. l! dolo r·e con sec ulh·o all'operazion e fu ~empre più legger o chCl coiiCl iniezioni .ti sublimtt l.o; llnfl sola volta si fo t•mò un ascesso.- A pn1·et·e dell'autore 'JUesto pt·rpm·ato è asso i t'accomnndabi le pc1· la cura delle fo •·me leggere per le quali è infH!Iibile cd innocuo. Non presenta In >'lessa eflìcacia !SUlle form e g•·avi ed <t JLtiche, per ché :ton preset·va con ce1·lczza dalla recidiva.
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Le lniezioniintramuscolari di mercurio metallico contro la sifilide. - (Cazeite des ll.òpìtmu:, N. 105, 12 seltembre1885). Il doltor Lulon (di R •3ims) Ila da to lcllura al Crmgresso . medico tenuto testè a Grenobl e, de lle SE~guen Li proposizioni relative alle iniezioni inlramuscolat'i di m crcm io m~ Lallico contro la sifilide; 1' Il tess uto muscolare offre, a peeferenza del te:;<snlo cellulare, una via a ll' a!-5so r bim0nto del mercut·io me tallico . 2• Quest'assor bimento è compt·ovc1lo: a) dagl i effelli lerapeutici, b) dal la p roduz i on ·~ non costan te , ma possibile, della stomalite met·curiale; c) da ll ' esame diretto faUo sugli . animali. 3' Lo zoll'o, adopcmlo solLo fo rmu di eldl uario ullu dose di 5 grammi per lo meno al gio rno, cosliluis ce con tro la stomatite un rimedio s uperiore a l clot·a lo d i p o tt~ssa . 4• La dose di me r cut·io m e lf!llico, in pr·inci pio, deve essere di 1 g t•amma al p iù, pr endendo per norma della ripetizione dell~ iniezioni la valutazio ne in biclot'lll'O della dose di mercut'io prim ili vame nte impiegala, vale a dit'e cile 1 g ramma di m erc urio da re bbe g r. 1,%'t di b icloru ro d i mercurio. 5• I valllaggi del melodo prcconizza lo sono; a) l'effìcacia, b) la garanzia delle vie digesti ve, c) la facolla di fat'e le iniezioni ad inte rvalli s uscettibil i di essere calcolali. 6• Le iniezioni inlramu:;colari di mercurio m elallic•) non sono r accomandate, al presen te, che pei casi g r a vi ed in- veler ati della s ifilide gi u nta al per iodo di tr a nsizione e terziario.
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Artriti coincidenti coll' ottalmia purulenta. - (Journa l de Médé·:ine et de Chirury ie, gennaio 188(i). La Recueil d'cphthalmoloyie porta i l caso di un bambino di 18 giorni affello contempot·aneame nt·~ da una oftalmia purulenta e da un'affezio n e delle articolazioni; il g inocchio eù il pugno sinistro erano t.umefatli e dolenti a lla palpazione. . La madre, quindici g iorni pr ima del parlo, era s tata atl'e lla
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da uno scolo purulenlo della vAgina e senza alcun dubbio la malattia e1a s tata inoculata durante il parlo. L' A. fa nota1·e che, se, come è a mmesso da qualche autore, il r eumatismo blcnnoJ'agico è il l'isultalo rlell'ussnrbimento della materia morbosa della mucosa urc tral o, !"emhri veJ•osimile che un assorbimento della medes ima natura non possa aver luogo dalla congiunti va. Il dottore OebicJ're ha pubblical<) nella Revue généralc de ophthalmologie un caso del lutto analogo. Si LJ·Alta rli un bambino affèllo rla oftalmia puntlenla in ambeclne !=:'li occhi con f'e nomPni gravi che non impedi1'0no per aitt'O la guBrigione. ~1u il12• !=:'iot·no del conlngio il bambino fu colto , senza aver r iportato nlcuna specie di ll'anmatismo, da nn'infìamm azione dell'ar ticolazione del gomito sinistro con tumefazione e dolcwi violenti. QuesL'al'lt'ile si sYolsc come le artriti blenorrap:i r he, retrocedette lcn tanw,nte e durò Lt•c settimane circa. Nessun'altra nl'lico l o~io nc fu affetta. Queste artri ti, come il t•eumalis mo blenol'l'ag ico, devono essere evid e nteme nte considerate di natura infelliva.
RIVISTA DI TERAPEUTICA .Del metodo di Welr l!llitohell e Playfair per migliorare le condizioni nutritive dell' organismo. - Co n fe r.~nza del prof. E. LEYDEN. - (Deutsehe Medictnische Woehenschrijt, N .l 4, aprile 1&8G). L'urgo mento della con ferenza del Leyden ha una occrzionale jmportanza non ~:;olo pOI' se s tesso. ma anch e per l'aspetto nuo,·o solto i! quale oggi s i presenta e per l'autor ità d,,gli scienziuli che ltanno preso a tratlarlo. Laonde non può passare inosservato per chi ami se,~tuire da vicino l'attuale m o· -vim ento scientifico. ' Molti e non infrulluosi studii in questi ultimi tempi si so;10
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fatti per la cura della polisar cia, la quale, in fondo, rappresenta più un incomodo, e talvolta una sorgente di malattie, an zichè una vera malattia; ma per la magr·czza, pc! decadimen to n ult'ilivo, che sovente minaccia molto da pr esso l'esistenza degl' inferm i, non si e1·ano eseguiti sino ad ot·a stqdii fecondi dì ri~;ultati positivi c davvero soddisfacenti. Il pt•imo che abb ia tentato J i raggiungere questo intento con mezzi razionali è stato Weir Milchell, medico eli Filadelfia notissimo nella scienza, il cui metodo non eonsiste in un trattamènto nut1·ìlivo genernle, ma é diretto a c~uraee alcune detet~m i·na le condizioni del s istema ne1·voso qaaliOcate genet·almente come fonne gravi di istet·ismo, eome nevt·oastenia o anche, geneeicumen te. conw nevrosi du csaur·ìmento. Tal me· todo è stato adollalo, c0r1 immenso successo. in lngbilterra dal prof. Playlrur e da qualelie altro, in Germania dal pror. Binswanger di Jcna, dal dott. Buf'kart, ehe JJC ha fatto oggetto di un accuraLo lavoro scientiOco (Confe!'enze del Volkmann, N. 21-5), ed in ultimo dal LP..yden, eire ba tt•allata splendidamente la questione innan<.i a l Vere in j iir innet'e Merlicin di BeJ•Iino, nella se,lu ta dr-12!) mar zo nllimo. È uopo, innanzi lutto, tracciare lo ~cherna della cut·a, la quale r isulta dall'imp iego d i diversi espedienti, che sono: 1• l'allontanamento cleglì ammalali dal loro ambiente abituale, 2· il riposo, ~ il massaggio, 4• l'eletlrìeità, 5° una ben regolata dieta, a· l'uso di rimed ii fal'maceulici, la cu i importanza, del r esto, è del tutl.0 secrmdar ia. L'originali la del metodo però non consiste nell' impiego di tutt: questi mezzi, che cet·L.amente non presentano,• isolaltJmAnle pt·esi, nulla di nuovo, ma nel loro uso complessivo e nella lor o r azionale cooedinazione al fine da conseguire. Mentre, infatli, sa1·ebbe vano ricm•J•ere, per lo scopo di cui c i occ•Jpìamo, acl uno solo elci nominati metodi terapeulici, essi, combinali secondo le nor me slubilite da Weir Mitchell, hanno una efficacia che dalle concordi relazioni dei ci tati autori appare q uasi sorpeendente. La base scien tifica ùel metodo di Vvcir Milchllll e contenu t.a nel suo libro: Fat ancl bloocl. Lasciando da parte il primo capitolo, che s i occupa di conside1·azioni generali, il secondo offre delle vedute impo1·tanti in ordine alla influenza,
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che spiegano i processi di alimentazione sul corso tlelle malattie ed all' appoggio che nello stato della uult·izione :::i trova per la diagnosi. Risulta, insomma, che il gr·a!>so eù il sangue nella nult·iziolle procedono presso u poco di pari passo, e che Ile! maggiot• numero dei casi l'au rllento del peso del cot·po, che in gl'an parte è dovuto all'au111r.nlo del grasso, co incide anche con la pl'oduzione di una m a~gior quantità di saugue. Cosi nei convalescenti vediamo contemporaneamente crescet·e il peso del cot·po c miglilware il colorito, mentt·e, al contrat·io, Lllr rwogt·essivo dimagramento si pr esenta pat·allclamenle con una diruinuzione della IJU8Hlilli del sangue ed è sempr·e un $ir:tomo sinistro. dinanzi al •rualc il medico non deve rimauero inoperoso. Di qui l'iropot•tanza del metodo in esame. Il L~rzo capitolo li'ulla degli ammalati, ai ((Uali con ''iene cJues ta cura. Per lo più sono individui nervosi, dounc, uel maggior numet•o dei cn~d, dai 20 ai ;30 anni, che, in c·onscg uellza di ripetute e proluu,;ntll atn izioni, di pregt·esse mu· latl.ie di lunga dura ta, di disordi11i uterini, sono nolevolrnf'rrlc prostrati e dennlrili. T ali soggelli si pt·esentauo mngt'i, poi lidi e tristi, soffrono di dispepsia, sono poco o nulla alli al lavoro e si lamenlant• di un profondo esaut•imento nervoso. Tullo li st.an<>.-a, si muovono con diflìcollà, stanno sempre assisi o coricati e mangiano malvolentieri. L e persone allene da malattie or~aniche sono escluse dal lrallamento in parola, u meno che si ln'ILLi di iufel'wilé appena incipienti. Il ter zo cap itolo lraltu pnt·tilamente delle potenze curative Les lè acceunale, delle quali pone it~ prima linea l'isolamento degli ammalali. ~el più dei casi c indispensabile, e s u ci6 insiste mollo anche il Burkat'L, che i pazienti sieno allontnnnti dalle loro famiglie, irnpet·ciocchè ordinariamente la dur·nta e l'intensità dei IO!'O mali sono in intimo rapporto con rambier.te in cui vivono, quando anche questo non pr esenli sfa· vorevoli condizioni. E dal momento che vengono isolati, e necessario circondurli Ji lulta l'assisLen:(.a e di lulli i t•iguardi che meritano pei loro palimenli e per la delicate<::ltl del lot'O carattere, giacch é son quasi sempre persone di raffinutn cdu-
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cazione e dedìle ad occupazioni inLellelluali. Il secondo dei mezzi di cura è il riposo; e qui l'autore avverte che bisogna cominciare col riposo in !ello, che gli ammalati possono lasciare di Lanto in Lauto a misura che migliorano, per indi muover:;i libet·amente verso il termine della cura. In generale, il \Veit• M•lrbell lascia ~l'infermi da 8 settimane a due mesi in IE>tlo, obbligandoli, per• quattro o cinque settimane, a non star sedul! ed a non legger·e né scr•ivere; e nelle for·me gravi, afflnchè evitino assolutamente qualunque movimento, li fa alimeutar•e dalle infermiere. Da questo assoluto •·•poso alla completa !Jbet·ti.t ed indipendenza dei movimenti si passa gL·adaLa111enLP: si comincia con lo s tar seduti in letto, quindi a cibarsi da sé, cù una settimana più tardi, a passare qualche poco di tempo fuol'i !e LLo, dapprima 15 minuti la mattina ed allretlanli la ser·a, e poi pa recchie ore, non lealasciandp mai, 11eanche ve r·so il ter·mine della cura, un t•iposo di umo di 2-3 or•e. Ed é notevole clte lal r·iposo metoJico riesce gradito ai pazienti. U leno elemento della c ura é il massaggio, che ha pl'incipalmanle lo ~copo tli riroediaee alle dannose conseguenze del lungo riposo, e si esegue, secondo i precetti dell'autore, in una guisa mollo ùivet•sa da quella con cui esso è impiegalo pel lrallamenlo di alterazioni locali, giaccbè nel caso nostro seeve ad ecci tare il sislewa nervoso nella sua totalità e dove in pori tempo af.{ire come un tonico per l'intero organismo. I pt·eceLti che l'autor·e dà in prùposilo sono da lui medesimo riassunti nel modo che segue. • Il massaggio, adollalo da lungo tempo in Oriente, in Giappone occupazione dei ciechi, che vi sono molto adatti per la loro squisita sensibilità, è stato adoperalo finm·a piu come un mezzo contro le rnalaltie locali anziché come un tonico, quale noi intendiamo che sia nel nostro metodo di cura. • Dopo pochi giot•ni di dieta !allea, con cui s'incomincia la cura, ha principio il massaggio. Nell'inlet·vallo fra Jue pasti, stando l'ammalato in !eLLo, comiucia la manipolazione sui piedi, procedendo dalle dila in su, ed agendo dapprima sulla cute; si muovono indi le dita in ogni direzione e si comprimono i muscoli del piede, non esclusi gl'interossei. Si fanno 39
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poi scors·cre con molla cnm·gia anche le mani su tutt'intero il piede. Si agiscè quindi nello stesso lllOdo sui mall~oli t> su tultc le anrrattuo!:<ilà circosLa11ti ull'nrlicolazione, fucen(!o eseguire a q uesta rneJ•gici movimenti passivi in ogni srn:-:o. Lo stesso procedimento s· smpit~ga sulle a lts•e pas·ti del Cùl'pn, Lt·altando pes-ò con pas·Licolure s·iguardo la muscolatUJ·a del 1l1wso e dei lombi. Il viso, di r egola, non viene toccato. L., tnanovrt> sull'addome si cominciano ro l sollevare la tulP, fra il pollice e l'indice, in !liecole pie;ho: dopo ciò, si aiTcl'l'a e si fa scos·:·cre l's'l'\ lo dita alqua11to sli'L1lle la parete addominale sollc vn lu in pi(jgltc in lulln il suo ;. pessot'e, e Jìnalmente la palma della mano, scotTcndo su tutta la pat·cte antel'itJt'C dell'addo me ed PSct·cilandn su di es,.:o una più o m eno nnlt>w•le com pPessione, eRle•tde l'ozionF! ·h·! ll)assagf,tin andw s ui visceri. Sillatle n w no vt·e t1on riescono clolm·ol'c. ma, lttlln al più, possono pcs· le pr ime Yollc e!':::er e un po· "'gradr,·oli e slancM·e il pazien tr> . Le pas· ti su r.ui Ri è a .!:!ilo iltwotw PS>'ere subito coverte con pa1111i cakli, P cifl non di've cs;::e r e dimen · ticato. La d urllltl del UHIS>'aggJO ~a ra pes· lt> prime ,<,Ile di mezi'.' o ra, e si porlerù ad un'ora nella secontlu seltinwna. Play l'ai l' ru d ue m assag-;.ri al l!iOrtlo. Duru t1Le le t'i<.:onenze m eslt•uali le munovre ~o t·anno \imitale e~clusivamellll~ al!li ~ t·li. Ben pr csLo 'tue!òlo ll'allam e nto comincia a divenire pia· cevo lo e l'annllhlato si lamen ta se viene sos peso •. Nel eorso ulte rios·e della cura si combina il massaggio coi movimenti passivi (secondo le not·me ctellu ginna;:lica medica svedese), per- pl'epu rare l'ulllmalaLo aù alzat•,i; c quandu egli ·è clelìllilivame nle uscito di leLLo il massagg io vicu diminuito, per essei' sospeso i nterumenle dopo selle sellimane. L'ele ttricità ha, come il ps·occsso ora accennat0, lo :::copo di porre i muscoli in azione ed uv ilare le conscguen7.<' dell'assoluto r iposo. W eit• Mitchcll r<òtccomas' Ju la corre nte furadica e co n~iglia el i pl'od urre con e!"~a delle forli s1;osse in tutta la muscolaltH'a del cor po. Tal mezzo pero non è per gl i ammalati co~ì piacevole com o il massAggio, nè 6 da consiuerat's i come 1ue:::to inclispensahilc. Gli espedienti farma ceutici sono ucces,orii. Il riposo i1 1lèllO .può rclluere neccssa s·ii i purganti; negli s la li di notevole a-
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'tlemia sono ulili i preparati di ferro; contro l'insonnia si daranno Lalvolta i sonnifed in piccole dosi, mal'usodiquesli deve essere un po' per volla soppresso. Di mollo maggiore im pot•lonza è 111 dietetico, che vuole es sere regolata da norme rigot·ose. All'inizio del Lrallamenlo si adolLet•à la diela latlea esclusiva, somministrando ogni due ore quàran ta once di l alle. Essendovi avversione per q uesto alirnenlo, si aggiungeeà ad esso del caffè, del lhè o del sale, •ovvero si comincierà col da.re all'infa!'mo del !alle unito a .qualche a limento di suo gusto, per indi a poco a poco elimint,re queslo ed acct·escer·e gradatamente 11'1 quantità de l !alle. I cibi solidi si cominciano a concedere quando l'amm~ lato rnigliot·a, ed allora si può giunge1·e a tre pasti al gioeno con abbondanti quantità di latte negl'in~er valli. L'autot•e ag.giunge anche alcune once Lli estratto di ot·zo lallito e del -'I.Jeef- lea. Questo è il metodo di cuea ùi Weit· l'.'litchell, del quale si è tanto ocè\tpa.ta io questi ulLimi tempi la stampa medica e·stera. l pochi cenni cb e pr-ecedouo bastano a darne un con·~elLo abbastanza esa:llo, ma il Leyden raccomanda la letlura ùel lavot'o Ol'igìl:)ale del dotto medico di Fi ladelfia, essendo ·esso ricco di veclu.le pratiche e di inter essanti osser vazioni cliniche. 1n qltesto piccolo libro non vi è sfoggio di teor ie e -c.lì esperimen ti, ma vi è l'osservazione fina del medico ini.P.lligenLa, elle oort si limita à studiare la ma la llia, ma studia l'amtna lato stesso nella sua. costi tuzione e in tutte le modalità e le fasi delle sue condizioni patologiche. La letteratura ùell'at·gomento in esame non è m ollo ricca. 'Lo scl"illo più notevole sul proposi to é, dopo ill ibr·u di \.Veir MiLchell, quello di P lo.yfair, professore di Ginecologia a Londt•a, il quale é stato il p t·imo ad accettare il nuovo metodo. Egli ba un ospedale p>t·oprio, nel quale si eseguono esclusivamente queste cure da uno scelto personale nei rpod i dianzi accennati. Vengono poi i lavori di Binswanget• e B u rkart,~ i quali attt·ibuiscono in gran parte al tratlamento morale i vanLaggi innegabJii del m etodo, attribuendone un·alL!'a parte notev-olissima al regime dietetico. Quanto a questo, è cosa che ·sorprend e vedere degl'infermi, e più ordinariamente delle in-
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ferme, che soffr ivano per lo adtlielt'O di oslina te d ispt'psìe,. tollerare una a li men tazione mollo al>bomlanLc e m i glior<:~ re rapidarnente nella nutriz ione. Considerando l'esposto metodo dal p un Lo di vi>:'! a dotlt·inale, dobbiamo riconosc:et·e c:he esso risponde all'ind ir izzo de !la mo. det'lla medicina . la rruale dir ige le sue indagini ed i suoi rnczzt non tanto sulla mala tlia per sé sles>'a rruanto sull'individuo ammalalo. S pecia lmente nelle malattie compi i :ate del sistema nervoso, oggello aLLualrnen te di stUI!ii specia li, e compt·e;:e so tto i nomi di nevrosi e di ne\Toasten ie, il più clte a lt.t'O indispensabile sLudiHre il paziente nella Sllll individuflli!.ù·, pec quindi r ivolgere g li sfot·zi della let·apia, UJ I insieme eli mezzi che !'eciprocamente si ap('loggiano, <:onlro Lutto l'organi,mo infermo e non contro una enti la pa lologica a utonoma. E quc~lo fa appunto, (Ìiee il Leyden, il metodo Ji \Veit' Milch·~ll. Non dobbiamo per tanto diseonosceee gl'inconvonienli di ta l meLodo, pet· quanlo ammir·evole ci si pt>esenti nei suoi ri· sulla ti. Esso è di d iflìci le esecuzione, troppo costoso ed anche un po' lungo. La spez;a che l'icltiede lo rende accessibi le soìo ai benes tanti; e l'isolamento, a put·le la ~pesa, p nò e·f'sere spesso ostacolato da ci r·coslan7.e di ord ine morale, per modo cl 1e il ll·atlamcnLo dovr-à sovente essere inlropreso senza che l'ammala to esca dal su0 abituale ambien te, anche a costo di, ved'el'lo riusci re in l'rulluoso. 1Quanto a lla dieta lattea, no n sempr e ques. ta ~a ra possib ile, mnssimc a causa dell'avversione eli alcuni per il latte, e allora :;,arà mestieri discost<wsi dalle r igorose nOJ•me a nzidet.t.e, soslituendo:il laLle con (rnakh ..l s uccedaneo. Concludendo , si può a fTerrnarH che il metodo di \ Veir :.\1it· chcll è un vo ro progr·esso in lerapia, c:he esso, med iante modificazion i e pet'fez:ionam enli, poLt'à liberarsi dagli iucon> v enienlì che orn presenta, e che, nelle rnaui di un rnedico s<:~ggio e fH'udenlc è g ià fìn da ora un r imed io prez.ioso conLI'O un gran nurnero di pi ù o m eno g ravi disordini, i quaU s pesso fìno r·a hanno messo u dure pr ove, e quasi sernpr B indo.rno, la pazienza ùei medici e degli infermi. T.
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DI TEIIAI'RUTICA
'Trattamento dei condilomi acuminati con la tintura di thuya occidentale. - G. A. SrATSCHANINOFF. - (Centralb. filr Chirurgie, ::;r. U , !R8G). L'autore affel'ma di esscJ'e riu!'\cito a1l ottenere in due o ti-e g iorn i il l'aggt·inzame n to rd il distacco dei condilomi ac umi nati mediante penntdlazioni con lintul'l'l di llmya occidenJ.ale, e propone que~l<1 e"pe l ie nte Ct)me rH·efl:t·ibilc ad ogni .altro, per la ropidil.a c pet· lu >;icu r eua della sua azione, lulle le volle che 11011 sia il caso di ndopet·arç le fol'bici.
T.
'L'antlplrlna nella. pratica ofta.lmioa. IO aprile !886).
(Th~
f.ancel,
L'anlipirina si va rendendo s~mprc piu preziosa pe1' la molteplicita dell e virtù che possiede. Al la sua azione antipiretica ell al suo signi lì eli n te vnlcll'c come emostatico, bisogna Ol'a aggiunge1·e il polct·e nttlinevt·algico scoverto in essa dall'oculista russo KaL;:;am•off, il quale ha lestè pubbli-ca•o i t•isullali ollenuli mediante l'antipir·ina nelle nevralgie cilia1•i e n elle cefalulgie detet•minulc da mulallie o:ulari. La sua esperienza in pt·opnsito si rondn ;:;u ven tis('tle casi, di cui diciasselle maschi c dicc:i f't>mmino, affetti dn malattie· ofta lmiche e scevl'i <11 altt'tl condizioni mm·bose. li rimedio 'fu somminist1·oto alla dose d i 1111 gr·ammo e co lmò notevolmente i dolot·i; ma i n nlcun i cnsi que:,;tu dose si mos t rò inSllfflci enle o per meglio ral{giungerp, In scopo Ju necessar io TipeLerla. I dolori consecutivi all'opet·oziouH della éalut•otta, nche quando et•ano cagio~10ti tla il'id1le, riscnLÌI'Ono in par•licolat• modo i benefici efl'dli ùell'anlipirina. L'azione di questa è rapida, producendo in m ezz'or·a un notevole migliot·amenlo e dopo un'ora la totale spai'i7.ione del dolot'e. Un'azione meno 'Spiccata lli ebbe in un cuso di ncvrile doppia. in due ùi atrofia del nervo ottico ed in uno d i sclcriLc. - Incoraggiato da tal i succes:::i, l'autore imp iegò l'anlipiri na -anche in un caso di emicJ•aniA di ol'igine traumatica, cioè
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lliVISTA DI TERA PP.UTlCA
cugionala dalla penelrazioue ùi un co1·po eslt'fln eo nellessuln cel lulo-adiposo dell'orbita , e i l l'i!:' ulta to fu dd pa r·i rnollo sodtli!::ifacente. Dopo ciò, vi è ùu spe1'81'e che l'aulipirina pos~a •?!:'Ser~ sperimentata con vantaggio anrhe iu affezioni ue\Talgiche indipendenti da malalLie oculari. T.
RIVISTA Dl CHIMICA E FA R~JACOLOGIA ~·---Le ptomalne, le leucomatne e le sostanze affini che le accompagnano e la loro importantissima azione fisiologica e patologica (JI. - Da un a r ticolo de l prof. della l"acollu di .'v1ed ici 11u dì Pat·igi , lVI. A. yAvneH. - (Agenda diL Chimi.ste, del SALET.- 1886). l fermenti pul•·efalli vi (anaci'Obii) a~endo sulle maleri~ prO· leicho <lei lessuli animali ne prO\'OCano lo sdoppio.mcnlu; Jllfl un falLo analpgo occol'r e dnranle la vila e nclln p i e n~ua de'Ila snlule . Nel pr·imo caso !Oi id l'alano e cl i!'associano ne l loro mo· lecolar·c o rganismo; nel secorJLlo perdono a nelle dell'acido cnrbonico, osshero sì ossidano. Iu ogni caso ~i or·iginnno numer•osi!iisimi cor pi novelli, tra i qual i dei veri alcaloiJi, bach!roi.ti (pLomaine), CJ!;si vero fisiologici (leucomaìnc). Qualche cosa. di d iverso s 'erH ben pri ma inlravetlulo, ma ancMa nel 1872 ~i ammellevR indiscutibile rlre, quo.lsiu!<i :::oslunza alcaloidica tossica, estt·atla diett·o un'analisi medico leg&IP, fosse stata criminosamente inlroclolla durA n le lfl vita.
E quan{e vi[{ ime una tale .(alsis&ima dottrina ha di certo folte.' Anc lrc i primi a lc.Aio id i vegeta li furono f.n o a l pt·inc ipio de l n oslt'O :<ecolo, J'ilenuli il prodotto de i rcaLLivi, no n de~li or·· {l ) La parte chimic~ cd espcrimeulalc ahhi:uno dovuto htst•iarla d:t J.:rrte • .bcrlcht: sia d'un:~. importanza somlll:t..... l lotlori potranno trora rla nella cilata .Agenda del Wurs t-Sald.
RlYISTA DI CHimCA E FARl.!ACOI.OGL\.
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ganismi vegetali che 11on potevano dar e, dice vasi, che _prodotti neutri od acidi . P oi si accor·d6 il diritto di fab br tcar e degli alcaloidi alle piante, non già agli or ganismi animali. Nè valsero a scuoter e tale te01·etica, anzi pr econcetta convinzione le osservazioni del Gaspor-d e dello Stich (1822)) del Panum (1856), dell' Hemmer> Schweninger, Muller , Raison, vVeidenbaum, Schmitz (185Ei-1 868). Vennero poi i lavori dd Bergmann e Schraietleberg sulla sepsina, dello Zuelzer e Jel Sonnenschein, ecc. Quanto alle mate rie alcaline normalmente esistenti nell'economia animale s'avevano maggiori fa ll.i. Si ammetteva nelle escrezioni l'ammoniaca, la trimetila mina; er a nota la creatinina (Liebig, 1849),- la xantina, la sarcina, la guan ina, la carnina, la choli na, la nevrina. l'v!a non erano vere BASI; la teoria non poteva ammetter le tali! Fu solo nel 1870 che il Selroi ed il Gautier inizia.,·ono i la vori e le sc0perte che>- sconvolsero l'antico ed ificio. Par·tir ono da punti ben diversi, spinti da ben diver se cons ide razioni, ma ghmsero alla stessf\ mela. Appunto pet·chè la mele r r·a J•eale, era la ''erità: Selm1 vi era arrivalo, dietro ri petute medico· legali perizie; Gautier studiando a vece la causa dell'alcalinit$. delle sosta nze p1·oteicbe putrefalle. Sor ser o le obbiezioni; ma il Sei mi vi rispose vilLoriosamente nel 1877 (accade mia òi Bologna). Dimostro aver ottenuto due alcaloidi, l'uno fisso, vola tile l'altro, sottoponendo àlla pulrejazionedell'album ina pura tenuta alripat•o dall'aria. Gaulier nel 1873> dalla fibri11a del sangue, ben la vata e pura d'ogni materia estrattiva, a''eva ottenuti degli alcaloidi e s ali cl'istallizzabili. In conchasione: dimostrarono enLrambi che le sos tanze proteiche putrefacendo, danno deg li alcaloidi, nuovi, sconosciuti lì n'allora . Essi alcaloidi sono dei termini costanti del fu nzionamento dei tessuti viven li, e la cui fot'ma zione in cessa n te r·app t'esenta una ma niera di dissassimilazione del carbonio e dell'azoto, comparabile alla formazione adeguala dell'acido carbon ico e dell'ua·ea. E queste sostanze hanno una parte decisiva nella genesi, evoluzione e succes~ione di un gl'an numet'O di fenomeni morbosi. Lo s tudio dei feno meni della dis truzione bacterica degli al-
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II IV JSTA
huminoidi ed i processi per l'isol>lmenLo delle plomai nc do•b· bonsi, tl llo slalo a tt uale della scienza , al Gau tie r , aii'E lunrl, ol P our:heL, al G ua t·e~chi, al Mos~o. al Cor·ona, al Brieger. Il Selmi non a veva polulo o lLencee alcaloidi cad avel'ici in suflì<li enlc qnan tila prt· a na lizza rli, !'iconMcc rne la costi Luzio11e e cl as~iflcarli in una fumiglia chimica nota. Ciò punto minor'8 l'impor•La nzu S<'ientificl'l dei s noi lavcwi, benc hé il c:ampo a pplicativo sia stato solo ad allri aperlo poi; e tanto più in quanto al Sclmi dehbonsi nnmcro~e dele rmi nazio11i delle pr opt•iclà c cleg li utilissim i l'ufthHil i delle plo mainc colli-l bo~ i di già conosciute. L e p lomaine meglio. ben 1lefinile, sono oggidì : L A Par vnl ina (C' H •• A.-); La Collidi n a (C' Il " Az); L'Idrocollid ina (C' H' 3 A .1); Quult r•o urc.si sommamonte veneOche (C" H" A;' c• H11 A z - C1 fT " A:::' o• - C3 H " Az' 0 '); L H Neu l'irJ ina (l::kietrer) (C' Il " A z'), non ,.P.lcnoso; La Cada veri na (C' H ,. A:'). non velenosa; La P ulrcscina (C' H 11 A :'l, non vele nosa; L a S a pr ina (C' H '" Az'), 110n velenosa): La Mydalei na (co n liem~ C = 10,~3; IJ =3,2:1; P t 3il,71) d iamina Lossicissirna ; L 'Oxinevrina e la Betaina. L e s le;.s e s pecie di bactt~ ri d.-uwo prodoLLi difl't:n·onti s eco ndo il div el';.o ter reno o ve coltivansi. Il bacillo della febb re tifoidea (Ebet·lb) n on pr•oducc la pulrerazione; ma n ei liquidi ove vi~se s i t r·o vo no lrl'lccie d i una base c hu dila ta la pupilla, dà la dia n •eu ed uccide ruvid a menl~ gli animali. L'azione fì s iolo~i ca rlelle pLomaino le 1limostra ve nefiche in gene r·al o in sornmo g r·a1lo, con qua lc he a nalog ia cogl i AICìlloidi "''lanosi dei rur;~hi c specia lmente colla mnscarina (che il B r iegel' bo segn al ata anzi in ce r·Lc pull'efaz ion i), no n c he col veleno di cet•li ser pen ti. L' idt·ocol idenc ha somma unalogia col veiHno <Iella Naja (Cobra capello). Le plom aino ossi$.(CIIa le del P ouc;hr t s 'avvicinuno alle hnsi sovra accen nale, sono som:namenlc tos~iche . Le ptomaine cos ti tu iscon o una classe di nlcaloitli distinti,
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DI CII DUCA H FAfill.\COLOGL\
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che collegansi a serie organiche hen defl uite, pir'itliche ed i~II··J · piridiche. Esse rwoducon'ii durante lu fermentazione baclorica degli albuminoidi, o durante lu puLt•efazione cadaverica. Le esperienze del Gaulier e del Selmi cd i laYor·i della Commissione renle italian A nomiunla oppunlo pel' istuùiat·e tnle questione hanno dimo!;trato destituilo di fondumento il con· cetto della poss ibile ~o nfu si o n o l.l'a gli ukaloidi [Httref'aLLivi e gli alcaloidi vegetali ''elenosi: non v'ha alcuna identità lli composizione, ne di pl'OJWiela. U n c-hin tico sper·imentalo non può più ingarmeJ'Si l lavori del Liebig, dP.l P ellenkol'et• rimA~et·o, colpa l'inviolabililà. della leOr"ia, HJ nza conscgnenze. Vennero poi i nuovi fatti del Liebrciclr, del P vuclwL, de113ayer. Si intravide lu produzione dagli animali, di al(·ulnicli dut·ante la vita fìsiol()gica . Il Bouchard (1882) dimostrò quindi che non soloì degli nll'a loidi esistono, in minimo proporzioni c v:>t'o. twlle urine uu1Ane normali, mn elle aumentAno r nolevoliss imamenlr. nel corso di certe malattie illi\,Llivc, pet' esrmpio nella r.~bbt·e til'oidf-'S. Gaulier s tudiò da q uesto punto di vista i veleni di alcuni -serpenti e tre ottenn·~ d,; (le sostanze Rlcoloi,li onaloghe alle plomaine: pet·ò non costituiscono la parte più pcr·icolosa del veleno, giacchè alcuni non hanno che il potere di alli vm•e la funzione urinaria, la derecazio 11e. di provocat•e ~loll'ansia, di indurre uno stato di cbitu.Jiuo; tlltt·i :,:ettano l'uni male in uno stato sp~cial e di sonno vigile; ma nessuno é mortale. Dunque la sostanza più alliva del Ydeno non è alcaloide. La saliva umana contiene, in tenue P''oporzionc, delle sos tanze tossich e, e hencbò d iversifich i :o;ccOr1clo il momento nel quale è secr·ela, l"Cmpt'e però il suo esll·utto acquoso (t'allo ~\ 100•) è velenoso o narcotico, almeno por· gl i uccelli...... E ciò pella p t·e~enza di Alcaloidi , somrnamenlfl allérobili. Gautier dichiara \'U quindi (18. l) ellO gli Animali producono q?.Ormalmente degli alealoìdi ulla mu11ie rn slf\Rsa dei veg-etali. P alernò, S pica, la Commi;.;sioue r eale italiana df'lle plomaine (1885), g itw ser0 a st<~bilire la Jn·ecsislenza di alct1loidi nell'urna no organismo ùuranle lo vi La , n ei tessuti nor·mali (sangue, bianco e :dallo tt·no,·o. cen·ello, fegato). Il Guarcsch i ed il Mosso (1883) estru:ssero du lia carne muscolai'O lu
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HIVIS'fA
m t-lyl p ianloino (C• H• A::' O•) appat·Lenen le alla fami~lia d••gli m·~i.tr, inlcru1Pdtario lt·u la crE'alina, Iii sareosina c l'ut•ea. Ot•u il Gauliet• per· ullerinri stnili cd e~rer·ilncn li convalidoli, ho il diritto di otl'errn At'A che t·eale ò lo l'uuzione c himica, fin'cwa disrono<~eiutA, dci te::<suti ummali, eli ince.ssan.cemente format•e dc p-li alcaloidi, prodotti contempMl:ltH' amente nll\u·ca ed nii'OI:ido cari.Jonico, tlis linli dai pl'o!lnlli alcalùid i cndaveril'i, c che appaiono clu•·nnl~' la vito: eg-li li noma lt>ucomattw (dal nom,.. ,:n·ecu Jel binn<:o d ' utl\'o), :"ol" pur· ricot•tlat·e t·hc• tutli tl l~ t·ivallo tltl s ..,.Lunze pt·olflrc he Ht ti rnnli. [ noli olcal·•idi clellt• Leucomaine sono: LA X.anlocr catinwa te• H ...\:' 0) - dn• musN•\i; iù. Ln Crl "'UCI'CAtininn (C' Il ' A;' 0 ) id. La AtnpltÌ N'IJlÌttil (C' II'" A .;1 ()') Lo I'sPttolnxnnlinn (C' H' A:~ 0) iJ. Hnn no) lullP un'azionP ,·cnetica, ma mollo meno ene1·gica, mPno atl1vu di quella di c·erle plo11 tnine. Conci uJeutl•J. Plomaine. - ~el tOr<>o d~\ln pulref11zìone dei l••c.sul• animuli, ~emp1·o proJuccRi un cet•lo numet•o ,)i soslnnze alcaloidi veleun'-'P, che ror·mu 1rsi rl spese deiiP malct·ie ulbumi· noitll .... Sono E'Senti ù1 ossi!!ene c \'olalili. ossin>J'U O"Si~e nate . .... l compoc;li iclropi••idici e "pecialmt•nle l'idrnl'(l\lidina risCt)nLr·ausi conl'lanle uwr•le e pn r·e !\iann i p•·odoLLi ulculini 1li quei har teri che tlolf•lì di maggiore vilalilù , solfocano, Jislru !.!gono t:li nlt r•i lulli. Leneoma~~te. - Kcll•• escrezioni degli animali viv i o sani, coslnnlemente pt·cser llnnsi dei t:~~rpi del la t\IJlur·a dl' llt< plomoine, che solo per Ji <~Liu::uerl• dn i ca J a ''CI'H'i d ~ nomi nartin;;i leucomaine. Queste llonuo di certo una p(ll'll', una importAnza dal pnnlu tli vis la dello gt: nès i dulie nullùLlir, I[Ualld n lu lorn eliminazione pei ['en i, la pelle. o la muco:<a inte,..linale divenlu insuflid••nle..... E <:!=:e basi 11aseono ùurnnte la vita, pella ragione slc!!'sf'l della fot·maziouo doti' ttCit!c) ca.rboni~:o e dell'ut•ce. Pe1· rrualo me ccani~mo si produc•mo e~-.i ol c~l oidt ~ L'ossigeno penetrn !Il l'inlel'O or~anismo; rna 11 011 perc1b la vi lo animn lo, i l'etwn 1eni cioù Htcce::-:::;i\'i d'assiwi lftzione e
DI ClllliJ C.\ F. Ji'AIIMACOLOGIA
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disassimilaziont> dei le~~uu. rsono (18Clu;;iuunenle, int.-r•nmenlc act·obii ..... Esse lrasformAzio:•i pt>t· !!li animali c:upertO!'t :òOJll) a vece in uolevole pt·opw•:t.ionl! t•nacrohl(> ..... Gli oni mali e· screl11no più o;:~igeuc di quel dtt' o~snr·lwno (P ellcnkol'er•) e l'eccesso d.-11•> e:wreto p'O\"Ì•·IlC dallo "doppiaml'nlo autonomo degli alirn~nti <· dri Le!'!'llli, che pfl~-<!5nno tlllo slnlo tlr acido carboni co, orqnn, ul'ea, ecc., senza nlcun cr•nlr·ibulo d'os~igeno eslnmeo ....... A1tzi 41:; delle rro"-lrc cmnlJtt"lioui inter ne sono delle lll'OIII'ie fer mt'nlazioni ncrobw, rlllft•oula bilt alla O;,>sida1.ionc dt•lr alcooh• ~ollo J'illllucuza del .\fyeoderma vini od acet;, lJn perù J i esse con1bustio11i di-.assimllakici si producono o >-Jlt~se t.h'i lt•;:suli st•.•,..sr, scnzo alcun r,cot·so all'o!'<=i~eue ~:-trune1,: in unn pamlu, qucstu pat•Le dci tess uti vivH nllo nHanicH'a dei l'cnncnti anarwub1 o pulriù1. L'8CIÙO CurbOIIICO C'"[III'HlO }181'0 COI'I'll-'flUIId8 io !!J'Uil part() alla vita acr·ohia ù~i lt•s=-uli, In 1118!!';!ior p!!rlo a veee degli altt·i pr·otloLLi t l• e:;e l'ezio n e t'or·•·•~ po11ù ert• IJ!Jet·o a Ilo ,.i tu anaerobi&.... Dopo il ~11111)11, od Il t•iposo CODII'iulo, rnuimole ... pat•licolanueult' amH:t•o 1·io e con~u111n più O"'SigeuP di qu..t che ne ricovn. La \' 1lll lt llin1n !'<UIII.·oss•>!l''te ·~. pel r11odo d'a"similare c disa<;"imitm·o la rllalt'J'io ot'!!nnica, !'Ì ulil<• !llla vita dei fc:t·me nli iJaele!'iA tli,Pcl l• JH!I'<'iò che ""'' pt·oJotli di es~t'l' zione, r isconlt•on::-i !t· :-les:;e ~~~~lAnze clH• truntn"i n•·lla fermentazione nl11h!J'(c1Jio depli ulbutninoidi, nel le !'c·t'll lt'ltlazinni putrefulliV!!, E "SÌ rr·incii•Ì !Ù\Ccumulano nel S8fii.(U8 quando gli emunlot·i nulur·alr rum b,,stnrw alla lot'•l elim nuziune, ecl agenJo allor•a s ui cenlri nen·n;,i, ùunno luogo acl una ~wr·i o ll variata di renome111 ptliologici che si svolgono. si succedono in un ordine nere~stlJ·io e ùi cui l'insieme coulribuisce a J'ot·more il quudro ~pt•dAlo di cra..cuna rualallia. Si resisto a quc1<l&. incessante auto-iuf~zione pet• due •h· stinti m eccanismi: l'eliminuzionc del to..:<.;if·o per le ur•ine, e forse anchr pPI lnltu tlige,;tivo, c la ciJ ... Lr·uzione dr questi veleni per i'ossigene, ess(:nùo eli natura lor·o aviùtcfos>'tgen,.. oseidahilis.,imi, :-i<·c-lt;, "O li O aiJbt·ucinli od in fJNI.It parte al: meno cosi scompaii>IIO, lun~o rl LJ·af!'tllo c .rcr>lalOJ'io ... for"o di giA nei tessuti "tes«i Ma. sio CCJ mUHr!lH: dim i n ui lo l 'ac~.:es;:o Ù('l l'a•·iaflno ttl sangue
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Rl\ ISTA
d•'cr·e:-:cu l'eulOtrlobinn (<'loJ·osi Pd anemia p. c.), o :::i inlt·o,J rrcano nell\•corrOII)Ìil t! Pile snslont.P oslacolanli l't~maloc::i. •• \'l'· dr·Arutr.c::r lo"'lo accumulat•si nei nostri tessuti 1.: ~o:slalll.è a 7.0iolc .!ello naLuro tlelle plomaint• o lcucomaine, o pPr· lo
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meno tftlt'll•• <'hc IOI'u piu as~nmi~liano, o gcnei·almr"'ll•· lt' azolal•· non alrt~loiolu~hc. dnlolc d'unA azronP, d' uno Allt\'ilà vendica ben allr·rmenti prl~nle (il ,·eJ,..nu c::ell1co di P11num - le materie eslrnllive 11t.otate Acrompu~uuno ... So~lont.t>
inct•istalliz7.Ahili dt>lle m·ine er<'.l. E'l!'<' «n..,tunz» rrunnlilnli \'t•menle sono ben piu impOI'lonli delle plmnnine e J,.tworuainc: c:ono come •JUC"LI' m~otale l'li ossidoblli; ma 'HtltiO uncor a Ftucliote.... E 'fUll n lo lo FOI'nntw si ollct•t·u rrno t•ic:: ultatr l'l•conJ i, n <>.snlutnmente inallosi L e Cll ll "'"'l.tll~'ll'l.C i~iPuJ cl re di tali ùoltt·inr pussnno Lt'8t'l·\l fin d'or·n: liu tl'>)rU è po<>.«ibilt> sl11hilir·c fa; ione bcnefieu del!l a~cnli cl H• conser·vnu,r Otllwcilano In fU 111.ione r·enAle ccnlnrwn. qurlk dl'llu murMa in l.e~linAit l c più ancor·o f'nr·::;.1 lA pnl,•rtle dil~infe.:itmc del l' l'COnomia per Lu llo clw ulli\'11 la fu n zi<rllfl r·espi t·alr11'iu P- l't>ntnlo--i ... Non ,. tllla novità, mu é una <'oru-
I•iutu dimt)<~lt·aziouc.
B.
Fissazione dell'azoto atmosferico Ubero nel terreni argillosi. L 'or·rginc ,(,•ll'aznl•l tiri \'C~elolt, donde lragl{nno ~li uuimnli la ma '~~i ma pA r'lB di •(Ueiio ad es.si ucccs:>ar·io pPr la fot•mazioue dei Iom l•·ssuli, mal~:t·atlo un secolo tli r iccrdu:•, di cspt>runcnti tl oh tli~cus!<ioui, mnnca\·a nncur·a tli uun cum-
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plcht ,. «otlli~fuc~>nlc esplicazione. Ln t•nccollu lllliiUOIC rlt unu pr·atcrta n»lurulc, o di Ul' tl ror•esln, sollt'flr' iu rn edi11 o per· 0!-'lli ellare al tet't'<!rtO uua qua n· ti lil d'azolr) Crjuivolent•• n •(uanlo ne poh•ebJr ... r·n fornir·t:J 50 e più cluiOErl'l'lmmi di a<'i lo awlico. A co rnpensnt•c:: lA l"l'rn dr sill'a ltn perdita Cl'nnn ad evirlenzn insuffìciellli l'acido azolico P l' azolilo Autmoni ~;o pl'odolli per l'azione dolle :-:cal'iclte elùllt•ìclw ollt·a,•er"'o nii'Almo~ reru e dalla pioErzia c rn;:trndn li'U"'pot•luli Jlf' l suoln, JIOII'fri, per le molteplici e~pc riem:c fl-llll', lo '{uan li lù dt>ll'ozo lo iu qu e~ lo rnocto riàona ln Al lcr·reJl l) J'A[l-
01 ClliM H:.\ E fA IUl.\t:OI.OGJ.\
021
presenta una parte lr·oppo piccola ,Ji fr·onle n quellA che nn nualmente nesollr·ae rl rA ccoHo. R iconosci ula rntanlo t> rron<·a l'ipotesi che i vegetali ubhrono il potere ùi a~s11nilar~i dircltamenle l'azoto libel'o, l' mo.ncon~o di prove tlucll'all ea ~ulla fissazi one ùcll'nzolo pt'l' oper·a ùell'idr·o~Pno nnscenle gcner•elo dalle mulel'ie umiclu.' 111 \'in di uecompo~izione, Der·LheloL, anni sono, Lrovu una causa nuova tltl inallo::sa !li li<>sazione direll8 dell'at.olo Jiber·o su1 pl'incipu immediati de:i vcgt:lali nella elelLI'icilò almosrpr·icn, a~en t.; in modo lonlo c conti nuo in virlll delle clPboli t1•11:-ron i elle esi<~lonu, in ogn i tempo e luogo, alla SUJ>~'I'Ikif' tld 1-:lobo c ;:t•r.erunle n puco a poco composti awtaLi piu conrpll!:::si che non ~iauo quelli l'Ile hanno nascimenlo dalle scadclrc s ubiLLr nCt' l' dull~ violenti scintille dello elelll'icila slcsso lll'lle ~:;ue mnuifeslazioni lcmpor·aIP.sclre. Ber lhelol. ccr·canùll di appro~ontlir•· lo :"luòio lli questo pot·· tlcolore m od o (i i agit•n ,Jell u elellt·i(ji tu; scvpr·i va un· allt·a con · diziuno pur·c nuo,·a 0 for.stJ J•Ìll ~cner•nte di lis!;tlZinn~ dirella dell'azoto ulmosfc ric{•, la •1uale sla nèll'az.ioue mulo, ma incessante, ùt·i let•reni ur~il~osi c ùe;di orgunbmi microscopici che in essi ten·eni nlbct·gan(l. Queste ricot-clre forHHJno rinquc 8er·ie ,Jislinlc tli espet•i tmze falle si mullant>am~:nle ::opr·a 'luollr·n t erTe ar•giiJo,;:e difl'et·enti. L'atliludinc Jer ter reni ut•gillosi, !'Ubbie "caolur i, a tis«ure lent.ament,, l'uzolo almo!<!'i•r·ico non dipcud•~ tlullll. nilr·ificozione, nè dallo conJcnsozione del ftus ammouiocale e può essere allribuila all' azwue di speciali micr o- Or l!anis mi vive nti; essa 11 011 \! manifesto dur·antc il t·igot·o dell'inverno, ma si eserciltl s:peciulmcnlc quando la vegeta1.ione ò allivn. Una Lempcralura d i tOO' C. la di s:lt•ugge. Si e~e t·cila eguol· mente bene in condizir.mi tlt v•"l'"'P, oll'aperl.a compagna u in luoghi chiusi eù an eire nell' oscurilil, qunHlurHJue in g ra lo minore che non a lla luce. Dal ris ulla lo compl essi vo de lle es pcriem e BPJJO t·isce t.:hiaro ed evidente come per <JUe"la vin ~i rigencr·i nel suolo naturale, non soggeLlo a rollur·e inleHsi,·e eù ef;audonti, l a quonlito dei malet·iali azoluli neces::aria a manleuere continua la ferlìlilà di esso, evenJo le accen nalo l'icer-che ed esper·iottze
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lU I' JSTA
dimostralo rho i let·r.,ni argillol"i !'.tudiati, P"l' uno stl'»lo dello spe;osot·e di 8 & 10 ct>nlimeLI'i e per eltat·e, possono unnualmonte fissare da lG a :32 cbilugl'ammi Ji azoto atrnosfet·iro, e c he l{uesLo po tere si rnnn liene in essi, sebben e in pt•oporzione JecrA..;cente, soUo uno "P•"•sore ciurtuo.: ''o ile più gl'ami••. Et•a una questione d i gt·anù•~ imporlanzo, specialmellte pel' h). seie uza ug:t•onomicA, ~ Berlli elnL lu t'iP>olse a prezzo di un la V01'ù lungo e pazicule. Della in let'~'S:<a n le scopert.a e~li Jiedf\ comuni èazionc ulla accademia de lle seienze ,li Purifti lo ~ lesso ~ i01'no, 2(i ollobt•t.l 1885, in (:Ili ·ultt•e duo memomucle senpCt'L\! el'ano ad l'~so comunicale; quella di P11slcur ,oullu inoculnzione p1·evcntivu rlellu rabbia e qneHn di M:weol Dept'PZ snlla L1·asrrrissior11~ della l'•ll':tn c r:i6 l'o rs~ lr oecruo o che la :::copt~ I·la di Ber lhe lol veni:;;se in piit ampio e m el'ilato modo ricordata e commentala.
Della sparteina e de' suoi sali. - (Journ.al tle /'harm. et de chim., N. l , gen rH1io lRSG). L'arn arccciole o ginestr a ùoi car·bonui (ct;lisus M:oparù1s, legumino:-<ae genLsleae) assai <'f>mune nei luoghi umi.ii (' ::-ul ciglio delle slradt>, ··onlicne nello sue frJ~lie e nei ramos celli la :Sparleina, alca loide liq uido incolo ro, non ossige na to, stoperlo rla Slculrouse, c rruindi stud iato du Gt·rhardL e l\lills, ciJe ue d eL" I'r1Jinai·ono In formola chimica. Il sig. A . Tl oud•~ prepar a In sp(lrlcinn f!!'\au t·enùo coll'alcole a 60' le l'•lglie n i r omosC'elli ,:;ect•lri o r idolLi in gl'OS!"il polvere, di:::Wlando l'olcolito nl'l vuolo a mite calMe, t•iprendendo l'e.:;Lt'allo cou una soluzione acquo!!a d'acido tal'larit'O, n tcalinizzando ill i,Juido, dopo nllt'nto, co rt iLl ralo polassico n poscia agilandolo coll'eter e, che scioglte lu spal'l~>ina. Si de· J'Hll'8 il prodotto rìpo•·t.andolo allel'llalivanrcnle dallA ~oluzinl11' olet·ea in soluzione acrpJOsa di acido tot•Lnrico, o 'luando la sol u:done eton~a u1Liu1a è uff'a llo i ncolon1, !:>i fa s Vtt ponu·e l'elerc al riptltO della luce e dell'aria c t·imane lu ><parleinn pura. Lll s pat·V:iu..,, Cl5 ll~tì A;;-2, bol le a + 2Ri•; ha odo r·tHH;~n i p•'·
DI CHIMI CA J>; F .\H\1.\COLOGL\
netranle che l'icot·da •JUt•llu dello pil'idina c !>aporc Olll81'issimo: all'aria si fldùensn l'li Jrubt·u m:>cc. Si scioglie in alcolt>, nell'etere, nel cloi'ufor nHo, nou IH'IIu bo.>tt:r.ina e nPgli olii del pell·olio. - A conlatlo dci vaput·i clortdt·ici spande in copia fumi bianca sLI'i. 11 solfato di que:sla ba<;c, o diamma te1·wl'ia. l"pcrilnenl&lo solto il punto di vista !biologico tln Mil« (IK63), F ide (IR73), Rymond ('l8801 cc.:c. fu I'U('6 1tl~menlt• •·iprcso in csnuac c adibilo a pt·alidte t><:perienze cliniche tla l.Hhor.JP, tlontle risul terebbero por fJ u••:<lo U'\!'11 ••·aml'nln lt'e effdl1 car·ntlt•ric::Lici e coslan~i ; 1') l'iolz11meuln dt•l cuor,. c ·•ei p•JI <>i; Rotto al quale ropporto equi val·· ulla d f!ilal-' P l alla eonrallama,.ina. t~ ve n lo poi un'azione l11ntc.:a """"' pm ~pwcato . pt·onla e •lllr alurn, 2•) l' immediata t'Hgolnt·izzuziono tlt tl rit1uo ··nr diMo t.urbato; 3') l'acceleramcnlù det l>utllli ~~t'Ile !!t·avi olonie cr,n l'allcnlamenlo del c.:uot·c.
RIVI~TA DI TE~NICA E SEHV\llU ~llWim ~IILITARE Relazione sanitaria. dell'arma.ta. del Cauoa.so nella guerra oontro l a Turchia del 1877-78. - S. Piclrol.lur!!O lS~'t. - Ria ssun to ciel t11P.tlicu gencrnlc di 1' clas~t> pro!'. dott. R OTR. - {Deut8clte ntilitiiriit·•ll. Zeil.w·ltri!'i. ~. i-, 5, G, 7 8 e !J. - Con. l irwa::ion.e V . ra:wicolo del ma rzo 1 1:<.~6;. La parte let·za lralla delle ùi~po"izioui per l'as'\islenzu ~ la cura dci feriti c dci muluLi . Il primo soccot•so ai l'e t•ili compt·enLie quello che si dà su l campo ùi ball<.lglia, ai pu:o-li ùi IIIP•iicalurn c il lrs!'porlo dei ferili e maiali agli stolulimeult !'Rnitur·i. l poslr di rnedicalut•a reggimenLuli c t'l'lllu collocati ·1p! lino 11 2!3 tl i vct•sla dal corpo comballeule; i po:-lt di ull'<iicalura dh·isionali o pt'lltcipali a 3 versle dal ct~ mpo di lmllaglio. Il soccw·so eli seconda lineu ero. coslilui lo ùai lo~:za rel li ùivi siorwli collocoLi
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1\IVISTA DJ TECNICA
8 3 o 1: versle dal posto di medicatur8 divisionale, e quello di terza linea dagli osped<:Jii tempor anei di guerr a a S o IO verste dal posto principale di medir.altu·a. Onlini preventivi s ullo stabilimento dei posli di medicatura non ne furono daLi o t'isullat'OrH) alTaLlo insuf'ticicnti. Al cominciare di un ~;ombolti rnenlo il per sonale SfllliLario e il L1·eno si staccavano da i loro corpi di truppa, (!. i m edici os s et•vava no da lontano i movimenti di quelli, e tal voH~1 ,[ovevauo andare lungamen te enando qua e la, senza sapere dove si trova v~:~ il posto di medieatura. La scell.a del pos io di medicatura fu tal volla fel ice ma la l altra bisognò a]Jbandonarlo percllè Lr·oppo esposto ai eo lpi nemir~i , e ~i doveile trapiantado in al tro luogo perché ivi e ra giù :òlatil trasportata la ma~gio r parte dei feri ti. Questi cmnbiamenli aYevano, l'm gli altri l'inconYenicule che i medici perdevurto di vista tanto i lcwo corpi quanlo il posto di meclicatura principale e spesso i feriti clovcllero essere r iporta ti indietr o sul posto di rueclicaluro. reggim entale. I co manllan li per lo piu non pensavano al servizio sanita1·io se non quando i J'eeiti aauo eeeessi vf!mente npmerosi e vi era necessi ta di aumentare l'assistenza medico. Le prim ~ m,r~d icalure erano applicato dai fcldsc.hecrcr c dai por-Laferiti e spesso, a dir vero, mollo bene . .l\ elle tascbe ,Jei feldscheerei·, olt!'e le m oderne fascio di garza, vi era anche dell'altro materiale da m edica lu1;a: fi lo, pezze, fa sce di tela, spug ne, oggetti elle spesso lasciavano da dèsidet·are dal lato della pulizia. Per la insurtìcienza di materiale e di uomini i soccors i erano mol~o len ti. SLil posto di m edicalura si sepa r· avano i feeiLi in tjuelli leggeri, gl'avi e g ra vissimi (senza spet·twza) cd erano falle le medica tu re e le openn roni d'urgenza . Si esamina,•ano le L'crite solo in quanto impoelava pel leoltamcnlo uit.er·ioee e per le notazioni sui regis tri. Queste notazion i poterono esser e fatte solo pel' un piccolo numero di fei·iti, i r eg is tri spesso andaro no perduti o Incerali. Come emostatici l';eJ•vieono il percloruro di ferro e i' torcolari a vite e a randello. Il percloruro di ferTo per le ragioni nole non è da raccomandarsi. J lorcolari a vile fe-
E SEl{VJZlO MEDI I,;O .\ULlTAHJ::
cero buonissima prova, ma Prano in piccolo numero (:J por reggimento), quelli a J"andcllo non cOJ'risposero bene perchè facilm ente s i t·allen lavsmo. Meglio di ess i vAleva il tamponamento fissato con un razzo!etlo od una l'ascia. Mancarono inoltre le stecche per immobìlazznl'e e ~po~~o anche l'acqua. La sete era ai fo1·i ti non meno tormentosa delle lesioni. L'opera dei f'e ldsch ecroJ• e dci portaf'e rili l'n. secondo l'unanime giudizio dei m ed ici. com1nendevolis~irna; la miglior prova di ciò ~i è che in g"enerale lP compa!!nic p1·opo!'el'o con voto unanime i loeo fc•l(lscheer·cr per la crnr:e ùi S. Giorgio. Il servizio dei fcld"dkeJ·er P I'U in guNra molto p:1·avoso. Essi portavano lo zaino di ~anità, una fìasca 'con Acq11a. una tasca a pane, una tasr·u pei loro p1·opri og~e lli. Terminata la marcia comir1dava il loro lavoro. Essi rlovcva n o rndunare i malati, aiultwe i medki nelle lot•o visite, cl i<:.lribuire ai maIaLi lhe, vitto o medicamenti. P P.!' risparmio.1·e le fot·ze dei feldsclleerer, i metlic.i JLPt'mettevnno che i reldsclH~e rer caricassero gli zAini di sanilit e tnontasscro essi s l.essi s ui carr i per malati. Et·a ùa depluraré che i ~iovani feldscheerer non fossero complctameule i~ truiti IlE'! loro gervizio e quelli della riserva a ves!'.ero m o l Lo d ime n ticoto. I posti princi pali di m ediculuJ'a :>lavano, pct' regola, fuori del liro del fu cile, a i- o 5 versle dal nemico, cosicché potevano essere colpi li solu dalle artiglierie. l malati ivi pol'tati erauo giit !<lali medicati, mfl le fasciature erano rinnovate per un più lun~o lt·asporlo, s i facnvono le operazioni necessarie, si Hulr·ivano 11 socco1·1'evano i malati. l mezzi di Lra!<po!'to usf\ti fu l'ono le barelle, i car·r·i pel lrasporlo dei maiali !'eduli o g iacenti a due o quaLLm ruote con o senza molle , le arbc del luogn, turche e armene, i cavalli da sella, trachtracandtrm (b ~;~ re ii P. a cavD.ll i), cammelli c fìnalmente i carr·i a due ruote della croce r o!'\'39.. Si riconobbero come buonissillli mezzi ùi trasporto le barelle con piedi mobili d i ferro le quali pol~vano nel tempo stesso servire anche da letto . I cal'ri a m olla degl i o;:pedali non andavano elle sulle buone slraJe, ben battute, nelle cattive i grossi co.r·ri non potevano essere tirati da quattro cavalli, nè picccoli (lineika) da due. Sulle vie sassose della
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RIVlSfA DI T.EC'\ICA
Turchia asiatica i carr i a molla non sono punlo pL'aliei. I carri dellt~ Russia meridionale sono t•iernpili di fieno, sono più adalli rle i cart·i con le InfJil e, wo s i possono d iftìc.;.ilmcnte caricare e scaricare. Mollo con facen ti sono 19 a r be asiatiche che ::;ono fonrwlc r.la una piatlu t'o t' ma sopra ut1 asse. Le scns~e sono poco sentite, i malati le Jll'cferiscono agli ulll'i mezzi di lra~porto !<pccialmente con mollE', inoltre banno bisogno di un soio ca vallo, costano poco, $Ono comode, si possonfJ racilmenlc t•ipar·are e va nno 8U Lulle le s trade. Possono portare due malati COl'icati r. due :-;t:cluti, nn o davanti r, uno di
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diell'o, cosiccl1è un caval lo l!'usporla qualLro mala ti. Il lt·aspOI'lo su ca valli pct· maiali seduti dovette ftWSi dove non erano slt'adc prRticAbili ciu carri. Maiali roricali furono Lt'8!<pOrlati c·on cavalli !'ullt·achtr•avandt. Duo cavalli rlrP vanno uno dictt·o l'alll'o, hanno ai lati <ll'ila !or· sella cia~r.uno due stangh r. lu11ghe 5 112 e n 1[2 arschi11 (l ae$Chin é = 0,711 m.) nelle quali !<Ono attaccale le ot·di nal'ie barelle 'J un >;t•eco di tela da vele, e pe t' r ipa t•o c.lc~J maln ~i vi è agp;iunt.o un tcttucci•J d i rrasclle o .Jr tela. Questo ntllzzo t! i tt'aspodo avevn l'i lleon· venienl~ che pel Lt•asporlo di un uomo occol'revnno quallt•o uomini di accompa~narncnto, dne ai cavalli, ed un soldato di sanitH per· og-ni Jat.o; ron cavalli mollo quieti hasla,-,,no tlnr, tmmini. SP- sui cavalli potevano essertl messi due fet•iti legg'iet'i, allo1·a q uattro uomini servivano pet• !.re fel'i li. I l l easporlo dei mAlati sui camelli in ceste appese ai tluc !ali ;! molto mal ,.;it:ut·o. I cart'i con molle a due ruote dl·lla croce rossa, fuori delle scosse sulle sll'a,le sassose, si lt•ovaroun eccellenti. Essi sono a •m cavallo e hanno bisogno di un o:oh1 uomo. pet•ò sono necessari cavalli di ricambio c molle di t'iserva. In qua11 to a ll'ass istenza, colo r·o c ile si ammalavano in mareia er;)no l.r·a:-:pnt•Lati sui car-ri o in l'O l'i casi ~ une s lrocle l'e t·r•atc. Sul teatr·o dt!lla gucr•ra i ma la ~i e r•ano curali nello tendt• dei soldali, dove mancava ogni nauniera di giaciglio. Nell'inverno 1877-7?\ fut·ono curaLi alle iufermet•ie dei c01·pi nn gr•un numero dt malati, cosicchè spe;.;.o un solo t•eg-gimonlo ne aveYa fino a 500. La r agione pt•inripale di qu e;. ~o i>LUL·> di <~o;:;c ,era la gnm distanza ùei cor p i dagl i s tal.Jil:PJOnti sanilar·1.
E SJ:i;RV J ZIO MEDI CO liJ LI TAI\t
Ai h'J,zzcee W t•e g~i nw nta li ollee i 1-8 letti r:::lebilili dal r ego llamento no 1\n•ono og!-!·iu nU nllri 20, qui ndi ne avrr·hhero dovuti a veee 68. Ma aii'Rtlo dellu m obilitazione, 44 fur ono ce ·duli ai lazztu·elli diYisinnniL onde a i lazzar Ptli r e ggimentali ne rimasero solo 2t. e CO'-'Ì'( uesli potevano dovunque se~uit·e i reggimcnl!. ~eli' in vemo 1876- 77 i lazznt·ctli reg-g-imen tali furono in gt'fl lltlP atl iv i l.ù, pet· non mandnre i m alati neali ospedal i lonlnni ; il che s arebbe stato molto diflìcilè. QuAslo provvedimento fu ..~ te:<o a lulli i c-m·pi, rhc era no 1listanli -dagli ospe,Jal i t! i g-uerra c da i Jazzerelli divisionali più di dieci vers te. Al p r·inc.:pia r tlr~l l' a7. i O n f' i lazzer.•tli r eggirnenl;di furono chi11 !'ii c a llo n1w Ò\'l 1877 furono di nuo vo a1 •er Li nei qoarlieri di inYCt' HO. l lnzzet't>Lli diffei·i ''ano dal le in fe t'mf' r ie ·di cot•po. pet·rhè nei lazzat·.. tli vi e t'l>IIO l elli, v csli pf>r maiali e biancher ia, vi er a ma~t:ior lar!fhezzn di :-pm:io e mng~io r pulizia. Con l'aumentar·e del numero dri InBiati, i laZ7.a t·e llL e le infel'm et·io fut•ono 1·iuni ti . e presso uk uni c01·pi cllf• uvevano l ascia lo i nd1etr o la Joll'lzione dei l azza t·clti . non t'imR!:lc che la in fermeria . I n fJUe><to i maiali ~i acc \'1111 0 per· ter ru su stuoie, pagl ia ecc. Dov e ru poss1b iiH rurono com pt·ati dagli abitanti cusr:in i, pagl ie1·icci ~~ ··opcr·to, ne fm·uno anche pt•o v veduli da\l'inLcnùcnza. A d irn o'> ~l'D l'e qunulo questo i nf~ r m e l'ie fosset•o atl'o llt~ Le, basta cil ure i l fall •ì cil e in n ove r·eg;;im cnli di fa nteria, la forza media :!iomaJjt>ra ùei nwJa li nel mc,.;e di febbt•aio fu di lìì2 uomini <·,;n un min.inwm in un t'uggimenlo di 418 o UJ I m assi mo di 1231 m<da\i. Con ta nti maiali nou raramente non e1·av i che utl m cdir:o e Lr·o feldscheer·er con un numet•o insu fficien te J i pc r·:.;one ti i ser vi;,:io. L e condizioni elivennero m i gliot·i dopo la presa d'Er 7.f' l'll m, p er chi• all OI'll furono occupati vasti quarlier·i P poterono com prat·si 1w i hazat· ll!Lti, b iancher·iu e ute n ~ il i per• laYare. I lazzere lti mobili divis ionnl i fu rono fo l'mali flurante lu c;,mpagna di 831e lli. Nella r uecolta del p crso nul ~>. mol li r•ot•tuf8I'i li ed infet•mieri dOYellero es~e rc ecl usi com e inadalli o per cul ~iva condolla, cd essere so!>liluili con uomini dei r ef!gimen li, 1 quali per conseguenza perdetter•) i lm·o por lafc: r·iLi . T cani pei malati fur ono costrui li in reetla e furi a con legno umido -e quindi , come nella 19' divisione fanlet•ia, non usabili pc! t1·a-
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RIVISTA DI
TEC~iCA
sporto. Durante la calda stagione i mRial.i d0i lazzPI'etti .livisionali furono riparati solto le Lenclc d'o~pedalo od anc~he sotto le tencle dei soldati cl 1e furono tolle dai por-tor('I'ili dei lazze r elli, i qnali perciò dovc lll!I'O bivaccare e ll1•Jili urnnJalarono. Ai !Pmpi freJtli il tetto ùello ~cncle fu copPrlO Ji l~rl'a ~ nello interno furono pianlalt camini o ~lufe di fPri'O !'enza molto efl~·ll.u. Olll'e le tende f.;Ì usni'ono le kiùilkc dei Calmncehi con !'lul'c .li ft>rro, cd anche le c~ase Jegli e~b ilu uli. Servirono du letto pnnclie eou uno s ~r·at(J di [•np:lia (per· gu.anciale lo zaino) ed a n che la 11 ilda terra, p et' r.opei·Lur·n i l rmrnteilo e quolclte sudicio c-:encio, forse qualche cop~>t•la twula dagli abitanti. l mRiali ebbct·o rirovp1·o anche nelle ,.lallc Jci bufali, essi nPI rnezzo, e i bufoli accosto ai lati. L'acqun in gùnerale non mancava, ma pm· ,lifello di recip ienti d<wcUe talora essere por·tuta nei vasi du cucina, and1e quella cbe do,·eva ser·vii'C per le medicatu r·e. J.:u lirnenlazionc era suffìcif'rtl.e ma un ifon nc. I laz7.e!'elli divisionali furono impiegAli o ufnci diYersi; o1·a sel'Yi ro no come po::ti di medi~ tura. ora come stazioni di truppu dei maiali dai cori i di trup pa a~li o><peclali di ~uerrn, o talora accolse r·o gli uomini deboli dcll:l loro ~di altre divisioni. Così il lszzer i"Uo Ji\·isionale dello divisione gt•unulieri del Caueaso sul JWincipi•.l del l'ottobr·e i Sii, nel passaggio d P-l Saganl ug eL be a t'fiCCo glie re, come unico s tabil imento san ilo rio della cl ivisio11c, 130(1 molati; p iù la r ùi, durante l'epidemia ùi lif'o, ne aveva giorrwlrncnte 900. Nel lazzerclto della 20• divisione fanteria in HassunKala l'entr·alo dci ma!ali in novembl'e e dicembre ts;; fu eli -iOO GOO; irt genna io 187tl lo s lalo della forza ùei maloti ei'è di 800-1000. U n !'olo medico a veva tla e urare 300 e p iù malati /Zl'avi ; g li sgombl'i non alleggcl'h·ano il lavoro de i rned ici, poichè in luogo degli usciti entravano '100 e 200 ma iali nuo vi che aumenlavRno la fatica. L'opera ùei feld ~chee rcr fu ~u periore atl ogni elogio; e ognuno di essi assisleva 150 11no a 200 malati. lnliere compagnie ùi servi addelLi ai lazzeretli spal'irono, per ciò i maiali che potevano camminare, dovettero essi s tessi da!'e una mano al lavoro. Nella notlo i malatj gravi rima ne\' ano senza soccor so, poìchè il persona le s pos-
E SERVIZIO MED ICO l\IlLIIARE
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-sato dalla fatica dormiva. Anche i medicamenti a un gran numet•o di malati non poter ono essere somministrati, per 10 p i ti. furono dati in poi vere, manc.:avano i rimedi per le rnalallie interne, perché i lazzereLLi divisionali erano stati pre,pat·ati per i f0ri ti. l n genel'ale i lazz.eretti divisio na li si dimostrarono molti utili; seguenJo immeJialarnente le truppe, 'essi assicut•avano ai maiali il pt·imo soccm•so, tanto t1 elle mal'cie cl ~e in c<Hnbaltimento, ciò che era tanto più importante in quanto che gli ospedali tempor anei di guer·ra avevano troppo poco il carattere di s tabilimenti sani t~;ri moJ) ili. Gli ospedali temporauei di g uerra fur·ono dap pr ima 28, a cui nell'aprile 1877 se ne aggiu nsero a ltri 28 e nell'agosto 22, cosicchè in luLlo furono 78. Il lor o ol'llinamenlo fu differente da quello stabilito dai regolamenti in quautocl1è il n umero dei le tti fu •·iùoilo a un terzo, cioè anziclrè pet· 30 ufficiali e 600 uomini di truppa, questi spedali fu t•ono apparecch ia li per iO ufficiali e 200 uomin i ùi Lruppa. La ragione di questa riduzione fu da una parte la dWicoltà di dcu·e asilo a un sì gran n umet•o di maiaLi, dall'altra pat·te la specialità della g uerra elle J•endeva necessari i piccoli g t•uppi operanti gli uni lon•tani dae-li allri. Un ospedale di 630 letti, per· le g t'anùi distanze e le strade cattive, non avrebbe potuto essere dir;;tto ·da un solo medico capo. L'agglomceazione tlei maiali avrebbe fomen talo l'epidealie .. La ll'ipat•tizione degli ospedali soddisfaceva a lutti i bisogni, non aumenta va il treno e fu t·iconosciuta come necessa t·la. Jl personale di uno speciale temporaneo di g uer-ra consisteva ùi un medico capo, un medico pt·imario e due assistenti, ·1 fe l dsch~::er&J', un farmacista e due felclscbeer e •· per la fa r · macia. Il pet·sonale amminis tra ti vo era fot'malp da un ispel·tore, 1 commissario e 1 scd vano. A capo d'ogni speciale s to va il comandan te, talora uno per più spedali. Il personalè medico era preso dai medici militari del luogo o di al lt'i distt•eLli, ed anche da{ medici ci vili pel lem(}O della :->o-uel'l'a o da ,aiovani medici usciti &llora dall' univeJ'sila. La maggiot· parte ·dei medici era ignat•a del servi~:io d'ospedale, e questa era una gran difficollà pe i med ici capi. I fal'macisli pt•oven ivano ·dai rat·macisli cl vili. Dei felclscheerer, i peggiori erano quelli
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JUVlSTA Dl TEC ' ICA E SZHVIZlO Jf:EDlCO MILlTAHE
venulì di C011 gcdo, i mig liori quelli che uscivano dalle >'Cuole c ivili e mililat'i dei feld~chee!'Pr; i reldscheeeer delle cumpug nie non erano cbe scl'ivani. Degli impiegali d'am mtnislrazioue, unapar le fu tolta dagli ufficiali, un'ultra pm·te dai pendonati e dn JWI'Sono seuza delet'minala occupaziont>, una tc·Pza pa1•te finalmente dagli impiegati d'ospedale. Col gt·un biso~n" che v'era di questi impiegali non fu possibile la scellt1; molti benchè indigeni, comprendevano male il russo. I metlici 3tessi dovettero aiutare nei lavori di ranceller iu. La scrillura:-:ione molto compl irata costa va tt·oppo tempo e sarebbe "l1-1lo nel· l'inleJ·es"C dei malati il semplilìcal'la . Con tak pe!'sflnait' di servizio il gover·no degli ospedali anda va malE'; cd il gnm nutH Cro Ji malati e l'alta morlalilà r endeva no diffici le l'assistenza dfl i maiali. fìrt l'o rtuna che n~l l a foernazionc degli ospedarli su propos ta Jei medici eapi. a ogni ospcdu le di g norTa de lla croce t'OSSA fos!!'ero assegna LP. due sum·e- el i ra r ilà ; ma non g iunser·o in lutti. I corna ntlnllli degl i ospedal i eonlrib uit•otw non poco ad aume nttlro le diflicolti.l, poicù6 Hssi, seiJza alcuna espet•ienza del ser vizio d'ospedal e, Yole \'ano che que~to set•vizio, in rpt Pile circostoiJze procedesse a rigol'e di r egolamento, com e negli speciali pet·matHmli; cio cbe, mancando uomini e mÒ.LeriAIE',. era asso lutamente impossibile. Ed oltre a ciò i comandanti non r ur amenle rifiutavano il lor o assenso alle decisioui del comilalo Jegli ospedali, lalchè queste rimanevano senza elll:llo. (Continua).
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RIVISTA D'IGIENE ~sultato dell'applicazione
del metodo per prevenire la. rabbia. dopo la morsioatura. - L PASTEun.- (Gazette dès H<Jpitaux, 4 marzo t8t>li, e Journal de Pharmacie et de Chimie, 15 marzo, 188n).
Dopo la com unicazione f'atla all ' Accademia. delle Scienze nella seduta del 26 ollobr·e ·1885, relativa al metotlo per prevenire la rabbia dopo la morsicatura, il dott. Pasteur ebbe occa~i one di esleudel'e sopra un buon nuJYH\ro di casi l'applicazione del suo met odo, i ri sultati della rJilille li comunicò all' Aceademia delle Sc ier.ze nella tornata del t• marzo ed all'Accademia di Medicina in quella del 2 marzo corr ente. La comun icazio ne in [Hll'O ia è un r apporto succinto delle inoculazioni pr.e venlivc incominciate s ul giovine J. Mei~ler, IDOI.lsica to da un <~a r~t~ anabbialo il 14 luglio 1885. N el febbraio u. s. le inocu lazioni erano ·giit s tate praticaLe in 35() individui. Pasteur, dopo di a vcr· presrln Lato su ccin Lame n te la s toria dei casi più inter·essanti, aggiunge e lle iu una sola persona la cura è ri masta iu eC!icace, e!l è morta di rabbia dopo aver subìto la cura. È la giovane Lu i~a Pellettiei', l'agazza di anni· 10, morsicata il 3 oLlobt•e 188:) a La Var enne SaintHilaire da un gr osso cane di montagna, che l'u con dotta al dotl. P asteur ' il P nove mbec segucul.e, cioé treu taselle gior·ni dopo ehe ~u feri ta profondamente al cavo ascellaJ•e ed al capo. La ferita alla testa Bra s i geave c sì estesa, d1 e rn~;~lgr•ado le cure mediche continue, era ancora a;:;.;a i purulentu e sanguinante il g novembt·c : s i este ndeva per 12 a iG cen tirnet.rir ed il cuoio capelluto in tale punto era ~;~nc:ora solle:vata. Questa ferita (nspirò crudeli inquietudini al dott. Pu s le ur, il quale pregò il dott. Vulpian di reca.I·si a con statare lo s t.ato delFinfer ma.
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• A v rei dovuto odi' llllct·cr,st• l'cienlifiro t! t'l mt>looir,, llic·e l'uulOrt', ricu~81'C eli ru t'fl t'e IJIII'~Iù fanciulla giuniA ~i ltll'lli in conùizimù ...cc·Pziouuhncnlc ~r·avi, ma per nn "'enlimrnln tl'umnruta ed in t':w~'ia alle ango~eir dei pareuli mi ;;m·ei runpt•ovel'&lo ùi non l.e11Lat·e luLlu il possibile "· Il "!.i novembt·n si tnunif\>sla 1·0no ~inlnn1i JH'Ccursot•i dPII'iòt·orubia, cioè Il giurn1 ~olo !lupo il ll't'milw della r uro. Ess i di,·cnnem più rnn niJ'l's:li al mnllino del 1• clic•f>mllrt>: lu mot'Le !;llpt·avv(:>nnP rt cllu ser·a cll'l :j di<:cmbr·e coi sin tomi ral-bio~ì più : <:ccnluali. Qui 1"!\Ulore si pl' U(IOill' lA ,.,,~lll'll le doman,J;\: l,.)ua.Je \'Ì\'11" r·abico a n~,·a proJollo lu lllOrle! Quello tlelltl ruor->icalura •lei ('t'llh' () 'JUPIIO clrllt· in·•·'llhti'ioni PI'PYPnlin• ~ F u rnr.IP rlt>lt'l'minarlo, Pd Pccn i11 quul modo~: :H ot'" dopo lA morlt- di l.1 ri!';a P ellellier, cou l'a.ulot'izzaziouc dei parenti c del pt'•·f··lln .ti jlOlizia, fu lL'bp8118lO jJ crullll) ndJa re~iOnC d..JJu fe ri ta, U fU Hspir•uLu una p1ccola qunnlila J 1 ntaLcri1:1 ~~~~ ~·eùrnk, la tf''ultJ l'u in l'>Cguilo inOl'Uialn <:rd melotio Jell11 tr·apannzione O due 'CO•ùgli. Quesli anin w li l'Ul'<>nocnlli da r-allbi•l paraltlica 18giol'lli dopo e nello .ste::;so pu nto. n opo lu m o t· Le ùi qu e~li conJ;,;Ii il lut'o mi•lollo alluup-alo fu inoculato a nuod ron if!li, i •JUUii coult•as;.wro la l'nhbia ìopo un'i rwubazioue dt f5 ~wr•ni. Que:-ti t·isullali e:::pet·iment<~li ~o n o sufficicnli pet• d:lllllslt'at·e elle il vi1·us che <l••llmn i11o la morte allu f!iovanc Pd lellicr era quello del ca11P d t ~ lu m orsicò. Se la lttOrlt> fn~"'l slata cloYuLa alrozionc del virul'l del le in ucul tlzioni pr••vt•ntive, 1~1 durala dell'inc' trhuzionc della utalulli<l dl)pO lu "l'cenda inoculazio ue oi conigli :.arebbc s lala lull' a l piu li i giOI'Ili.
Se la cura preventiva non ho mai dalo risullali s pitH~I 'V Oii m 3:>0 c&!'i, non un fl emmone, non un n"ccsso, rna «ollunlo un pn· d t r ossore edematoso nellu ultime inocula?.ioni, l'i può affermare che sin realme nlo eflì~tlCe p•'t' pr·e,·enire la rnbhia dopo la morsi<·alu1·u 1 La ri~po~ ta è affe rmAtiva, con>:ideron•IO ill'isultato complelo di u11 si co11siderevole numet•o ùi pcl'"one già curtl LC. La s ua efficacia si può dedtu·t'C specialmente tlalla r.ou"scerna tlelle medie dci t·.nsi di l'Abbia uopo lu lliOl'Sil'ulura
di anirnu!i arrobb.ali. LE' opPrt• di mPdit'illa umfln~ e vo'erinaria forniscono H. • 1111'~ln proposito delle iwlwazioni poco concorda nti ft·a css~>, ciò clte 1-1i •compt·cnùe di l ep;~i e ri qunlora si rtflello el sil"rtt.io !"Crbaln -.pc:-sn dalle l'ami~lic u .!ai medic i sull'esistenza ùi mor,..icalUI·e •la cani a rt·abhiuti, ed ancho sulla nuLura dPIIn m 01·IP, dP;;i~nata lnlvoi LR sullo il nome di rneningiie, 'JIIAild<• b•m st snpt:'\'u d.o 1-'<-<::a ct·a lu conseguenza delln eabbia. Pas tcut·, pet· meglio spiega!'<' In tliflicollà di s tnb1lit'C buone slalisltche, citn il fallo segueull'. :-\cl l ilu!.!lio t 8x5, c·ìtH[UO p•~ t' sone sono !>lalt' motswAlo suc•·es::-i\'Alltfllll<> ,lu mt cane nrt'ttb bìalo, e Lulle "'011(1 mot•lo di r uhbia. Il tlolt. Dujat•tliu-Bcanme Lz ba follo conoscet·e al cuJH;iglio ~auilurtu della Sea nu, pee or•cJine del j)l'<'f~~llo Ji polizia, i uomi, le t•it•co::;lauze dt~lla mor·sicalut·o e delln nwt·lc delle citJ([UC pt•t·sone. S•• uua tal Rf>l•io enl l'a in unA s lul:slica, ul •'l'l'lu h1 vruporziuuo t! ei lUlll'li t'lspello ai cosr l!U illOillt'ril; ::;ar u iliY<-'CO diminuita !<e ~i lll~t·
t•isra. unn sr mtlo serie nella qual1• su ;) pPr;;ow• mot·sico le n e rosse Jcceduln una ~olu. L'aulot•e ha rl1 aggiot• conlì.teuza tu•ll•• slalistic:llc seguenti: Le Blan c, distinto vell't·inario, nwmiJ"o d(•JI'A<'<!adem ia di Medicina, il quale p•:l' multo tempo Ila din·llo il ~cniz io snnilar io dellA prefe!l\ll'a Ji polrt.ia tlt•lla "Senna, t•imi><•· ul Pa!;leur un documento p1·ezioso, t:ioi· 1111 t'ÌRssunln ufficial e l'allo da lui :-;tesso sui t'Appot•!J ùci t:onuni-.sat·i eli l' ,JiziA, o diett·o informazioni di vel,·t·innrti d tc dirige\'8110 o~pedali dc' caui. Questo docuntenlQ pcn·ta: Cbe ne l 187R nt'l .Jipal'lmwnln ddlu Seunn su JQ:l persone morsicate ve ne f'umn o 24- rt u>t'lt· di •·ubbia. Che nel 187\J su 71i pt:rsone morsicate vi fu rono 12 mot·Li
-di r abbia. Che nel 1880 sn GS pe1·sone mor~ic~:~le vi fu rono & mot·l.i di t'abbia. Che nd 1881 i'u 15G pet·-une mot·--it-ale vi fut·ono 23 1110rli .di rabbia. Che nel18, 2 su Gi persone mur:-ico te vi l'ut·ono 11 morti .di rabbia.
JU\' JSTA
Che nel ~ 88:~ su 45 pcr·~on e mor·sicale vi furono 6 morti Ùl I'HUI.ll8.
Le Clfl·e suintlicale ra pp 1·~senLa u o llll"ind r ca 1111 morto per li pe1•:.;one mun·ICa le. Ma l"''' app,•rzzal'l.' l'efficacia del metodo dello proHio«~i della rab!Jia - Hi : l! Pastcu1· - resta una sec.:ouJu ([UISllone 11011 meno cop1lnle di quella dèi cusi di rnol'le prr· rabbia in ~P~!llilu a uwr"i•·aLul'•• l'aLi,Je. È la questione d1 "Operr ..... no1 ~1111no sui'IJci~nL>'rnenLc loulani dal m omentu .Iella mcwl'JcAl ura delle pe1·~o11u c:ui·alo pe1· nrm dO\'f'l' più Leme1·c lo svitupi•O in c~su ùcllu r abl>m. lo ultri let•nuni dopo quonltJ
tempo fu e:;plo~ione la rab biu dopo la mor l'icalul't• ' Le sln li.H icJ.c ~lab.liscouo cLe l' prin cipal rnl!llle nei due mc;:ì, CIO!.! l'ra i IO etll liO l.!'ÌOI'IIi con:>ecuti\11 alla fliOC'!'\ic·olurA che la r11hl.lrn ~i nwnifcsta. Or·a su lle perso ne .li O;.t'Di Plll e sesso L:iu CIIC'Illc col llllu v o metodo, 100 sono morsicA la pruna ù"'l J:, dlcentbt•o vnle a d i t·~ di più ù i dn~ n1esi e mezzo: nl ll'i lOU da pir't di Il tì •~ lli m H n e : k l'imanen li 15() ~o n o "'lfllt• curato in uu\:po.;a più l'e<.cnle. A ppoggiunrlo!i:i a!J. 1 s luli ~ U che piu rigo r ose quulc numel'O olcvu to ù i P\' l'.,!me ù l' lato :-ultt·allo alla morte! La prolila:;si dell u t•nbbiu consecutiva alla m ol·sicallll'tl • ÙU I HJII~ fondolu: !;i Lt•nfla or·u di cr·eMe uno ~la bi lrme nlo eli vaccinar.1one cool1'o la l'al>bit•.
Dell'inooulaztone della varicella. -
Doll. D. l·h :t L L\
(Journal de.<~ Socù:lf'$ Scienl(/i!Jues, i- n uvembt·e 1&-:;j):
L'auto1·e ha u<;~ervalo u olro~petlale Trousl'eau uu'epiùemìu dt vat·ìct•llu , lu quale gli forui l'occus10ne po1· fare delle illoculazioui di quc~l'uflezivue. Lc inoculozioni r·iusciJ'OIIO iumedia :J volto su lO. :\d ca~i io cu1 l'innesto riuscì, la Vfli'Ì<:ellu nv· venn e scur.a Jll'odeo uli dopo un'incubazioue Ji 3 n17 giorni, e sernp1·o si ò ol:'scrvulb l& ve1·a var 1cella, mai il ' 'aiuolnide. Sop1'A funciUili vuccmu ti , poi inoculati J i var icella, l a pu:il ola voccin il'llt'tl seccò l' S• g iomo, mn verso il 12mo g iot'IIO la val'icclla uppar·vo •· ~;i compor tò come nei casi ot•diuari. I n
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n'ICII!'\E
un caso due gtorni d,,po un·crut.ione ùt ,·aricella SO(ll'&'''·cune un'el'uzione di vaiuolo che decorse t···golarmPnle. Le ricerche df'l doli. Helll~·. tentlono t1 Clttlfei'IOUI'e il t'alLo che la vat•icellH eù il VAiuolutde siano .tue eultla ntot·Lo;::e ben distiole, cosi put•e dico si della vat•iccllu e dd ' 'nitwlo f' vaccino: (uLle queSlP affezioni pO~SOllO -;uhir•• tlS5iCfiiC il )fll'<l Jlt'I'ÌO.!O d'incubazione, o dopo lwe,·e spazit•, u11a dopo I'Altl·u. e cvnservaro il lo10 ùecor;::o "PN:iule. L'autore lCI'lllÌna t·ol tlirt' dlC rutn08IO ,},•Ila \'31'icell,, non ra:>somigliu pm· nul lu ~~ tluel lo dell' t nne~lo \HC<:inico: dì l'allo le punlut•o dt:ll'tnocul"z'ouc .lt•llu nu·1cdla "'i driu.lono, scoutpaiouo, nessuu fenoweno s1 pt·culul·e r~el pnnlu ù'lllocuJazìone, e l'e1·uziont> di'Ila v;11·iceliu ;;i ~.::enPI'&liz:ta più o tw•nn. "'Cn:ta 8 YE'J'C 1185<-UII I'Bp[)Ct!'lo COlle !•lllrlut·c ll"illoCUiaziOIH'. Nella sua aspe1·ienzn l'uul<Jt'll ~i ,;o•· v t in ge twt·alo drlliifUldO delle vescicoh• di vaJ·ìeelta nel 2' gioeno tlt Ila loro evolu1.ione, oJlorquanùo ll'o,·o;::t ancora cluaro.
Bull'uao dell' acido osmico nelle nevralgie pertferlohe. - G. W. JACOB\.• - (Piìiluclelphia Medi~:ol Ti m&.~. 27 giugno 18 5). Uno scr .llo !:ili quc:::lo aJ'gomeuto fu Iollo dal ùoll.. Giorgio W. Jacob~ di );e" York alla Società 11ewologicu arne1•icana. In lutt.o, ciuquanlà casi di JJO\'l'algie periferiche sono stati lraLLa Li co11 questo 111elodo ùa din~rsi modici che haunn t•cso conto dell'esito cou~eg1titoue. L'Enh·mburg ollenuo soddisfacenti resultali i11 dodici ca~ i; tre essendo guat·ili, qua Liro migliorati e cinque nou moòillcati. Altri casi co~i lrallati,lettero anche migliori esili. Il doll. Jacolt~ usò una soluzioue di acido osmico nell'ac(rua, all' 1 •;. ; di questa soluzione Cl'a iniclluto un m ezzo gram!nO o un grammo. acido deYC essere ciii uso in bolliglia !.>Curu e ùev1· c!:>~e rne prcscrilla una piccola quan-
t:
lità per \'Olla. Queste inieziuui e<lgiona,uno uuu semmziom• Ji b1·uciut·e, ma il dol ui'IJ gen• •t·o l men L•~ si calrntt va dopo pnc.hi Sl;conùi. Non si moniruslò mru alcun sintomo go>ncrall'. QualciJe ,.,,lta comparve un po· di tuJ·gol·e >'UIIu•>~O Jelht punlura. Quando
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Rll'lSl'A U'lG!EXE
erano compl'om... ~si tlivet•si rami uen·osi, et·a •l'uopo rore UIHl iniezione sopra ciascun r auw. 111a gli esili cr<~n o 1·on roa~giot· prnbabilitù fa vor·evoli qu;.llldo era p l'c~o un ;:olo ram o. - Su diciollo casi di rr evr·algia perifer·ieu in rptPRto modo cur·ali, di lee il d•)ltm· Jucoby ùelle una miuula c.lcseeizionc. O~lo tlt questi tlkiollo casi gnaril·on0 e aìru11i allei ntigl ioI'Arono. La -.ciali··a pat· v•' presentare le ma!!giol'i prohabil ita tli guat·igionn co11 C[llfl$' 10 tw•loclr>, e i t~o::< i 11nlichi sernbt•uron') più orr f'ttole\'oli a fJUC.sla cur·a dei piu mtcn l.i, o;:ser vnliu He opposla t'l IJIIella ti(,-,I JtlP.dico tedesco. Su di 1111 caso la iniezinne ipodermica sopi'O il tter·vo t•odi ule CAgionò 111r rlolol'e tH.:Ilo estenJe:·e il htacciu, f' Ili too.tlillu ùopo vi cr•a J•fll'alisi. - È vero c he il malulo aveva dot•mito sul bt·accio d ut·antc la nolte, ma il dott. Jaco!Jy è incl inato ad allr·ib11ire la paralisi ulla in iezion e di acido osmif'O, porchò gli o::;scrvatori l'r·anc,·s i hanno notalc st>guir molto volle la puralisi alle iniezioni di Olèt'O.
Le conelus ioui cl10 ne d ·~ riyano sono: elle n t>ll'ucido osmil;o uùbiamo un t·imedio utile in cet·li ea:;t t.li ne,·t·ulgal perrf~t·it..:a; la sua aziol r•lloco.lo é f't•er[Uf!nl...:m cnle b~nf>fka, mo. 110 11 sempre esente do qu t~lcl r e pPI'icnln. i·: pr•eg-iudi(.:evo],; orfen,lr>t·c un net•vo molo re dut·anlf> la iniezione.
Abluzioni antisettiche. -
(Revnc Seieni., N. 2, 18'~6).
Il peol'. F vr:>let· J'Ams lc rdtttn, dopo speciali indagini e preci;;e esperienze, sul valu t·e antisettico dei divr~rs i p r eparuli liquit.li usati o pt·opo:;li pet• lavar·e e l'rmdere asettiche l<~ mani, li l'iconobbe dal più ul meno lulli insufficienli lnlllue la :::o ·Iuzrone acq11osa di cloruro merc ur'ico (;JO t:en lig r ammi i:ttl ·t grammu pet• 1000 dt acqua dislillula). Dopo un' ah!uzione con acqua e sapou<>, tutTaudo l e mAui p~ t· podJi isLunlt Ht:'ll'acrjlla conleneule i l sa l ~ mer curictJ, si è :::.it..:ut·i di avèrle complelaUlenle slt· r·i !i:~.zale e pl'ive di qual-
si voglia principio :o<e llico Lr·asm issillile.
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RIVISTA BIBLiOGRAFICA
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Apparecchi o per l a. determin azione della rifrazion e e d a.outuza visiva, del dott. Pu. H~ di Hel'lino. - (.1rchivio di ocnlistica di KnApp-S(•IcwPiggPr. - Tomo ;(V. - 0(} Berg man11 , \ViP.shadt·n 1.
renno ria.ssuntiro (1). L'us(c dt>lle IPnti eli prova é, dice il Plehn, compliralo cd incomodo per nume ro~l ~"Hmi: t>siP"e molln tempo c molla
pazienza . La vera !'OiuzionP pl'Olica delll\ '111P8lione sflrebl.e (Snf'llen Landoll) polPr l!' O \'I'l i'C una lcnlr a rnoco val'inhilc. L'aulùre sugget· i~ce 11n suo nltornt>tro. ro5'.li tuito da cluc lenti piano-conve~e (A facce convl'l'SC l'iscontrnntisi) collocate in un tubo A canoccltiale. di :)cm di Junchezza rocalo {tsgliale quindi su d'un rap-J!io di 2rm.5), dist11nt1 rr·a lor·o dello due lunghezze? focali (totm) es>oendo I'J"trumento a ?.ero l ral!'gi incidenli parallt>li alla l' l'mergernnnll allora parallelli dalla· 2' , come per u n vetro piano (con immnl!ine però I'Ovescieta). Avvicmando lP. l~n ti .,·fl\'t•it etw•rg-Pn·za divcrgt>nlc, proporzionata all'o vvicinamento . Allontanandole ~·avrà proporz.ionale eme1·p:enza conver s;ente. Gr•arlunndo gli spo!'llamenlt si impr·ime ai l'ag~i rpmlsiasi grnduata èi~posizionc reciproca all'emergenza ..... s· ha Adurt'llle r ttziono di qualsiasi lento. Dietr•o le ind icazioni dt•l Na,:::el !'i polra on•ial'e al guaio degli angoli visuali inc·o!'lanLi, degli spostarnenti ineguali ..... -
(l) Dobbiamo alla cortt>~ia dell'c;!r('::Jo collr;:!a l!otl Moqlllrgo Giacomo, ca· llltano medico. aiutante mag~tior~> in 1o al h dirczion~ tl<•ll'ospednlo di l.i..omo, una traduzione dcll'arllcolo •lei Plelln, tbo avremmo voluto integralmente ri· Produrre, se non rosso sta to necessario pur nrrodurre le numerose ngurc dlmostrntlve.
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ltiVIST:\
Fucen!lo coineider c cioè il punlo nodale drlrocchio col f11oro
de ll'ocult1t'e, t•·ne 11do la lenle a J8"'"' dall'occhio (mt>g>in con una adalla appe11dice d'appoggio, ecc.): F cndt>à CMi a 12"'• dir lt'O la cornea, c l'oggetto uppEII'irà setn}'t'P sotlo In F;le8sO
augolo. Con lenti di 5<·m gli sposlam«>nli !'<ono di 2,.. ,~) per dioll ri a, luùo di 1itr.rn si po!"sono avcr•e IJll intli 20 c - 20 D. L'appurPcchio può le n eri" i a ma nn o fissa t·'" i su d' uu sosle!!no n giusta altezza rflppot·Lo all'occlaio. C01locasi la s raln probalic.11. <t 5'", 11 4· al meno. rovesr:inu'.. Sostituendo alle lenti sfel'ic:l•c dellt' cilindl'icht> ~i P'•lnt .telet·minun'. l'a"-ligmati..:;mn , ('0 11 ,.:calt> pct·ò visi o •uclt'i(·hc, t'A8'· giale. ere. CO li un
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L'istrumcnto 1lel l'lohn nou ~ che una utile motliOcazione degli otU>mclrl tlul Parcnt e elci Sons (2° tipo). I la su ljncllo del ParcnL il van taggio d'esscro co stiluiU> di lenti 11i più corto fuoco (il Pm·tnt u~a lw li di iO cm. di l unylte~a (oca!e); in riscontro :1 qnc·llo del :ious (che c· J!l'ecigam~IJ/t• rosli111il<• <li Indi di t; cm. di (uoco e quindt r(m. ii}ltJSimncnli (li 2m»>,:>1 h:l il vantag;;io tl••llc leni i piane COIII'()SS(l ... .. .. Per appreuarne i toorici fondamenti, e util e riassnmr:rc ~JI JIUnto i p rin cipali dali su i •JUa li s i l)aS:l h t~oria dci •liver3i ottom•~ lri. Gli ottornetri a rifrat.ione In base alla tèoria •lei fuochi coniugati \'algu uo alla determi nazione ùcllo s tulo dioLll'ii'O, p\lrrhò l'orni.scono all'occhio llèi r:t~!!i In co<u.lizioni ada l((; a' suo stato rifratli\·o, dantlo a i ragg i emcr ,.!enti la c.Ji>P'-'"" zi ono Cli C os:;o s tato rlc hkd ~ pc lln l'ist:l clis tiutn, rpdncli in fascin p:uall1•lo per r cmmct ropc, in pennc·11i corll'cr:;:c•nti o •livcrtr••ut i p,•ll' ipr r"pn o l"'' miope•. P•·r la rn i.:;um ciel ri~u;; rlo v~ndo a rt•cc IJ(lsarii sulla v'oria de!.! li an,.:Qii visua li, n~ ccs~ita cliP, prr lo st.CS$0 o,;gr lto,l'immagi nc appaia idcn tiea a tut le le •li:slarno ed itkntica p er gli or.chi tutti , P<'r l'rrnmelropt•, cnrUI' per l'i11erorr 1•ol il miope. Si hanno num!lrosissirlli ottomotri, ma lim itn ndor:i a quell i de;.:11 i, por(i il·oroo ra;:ioni, tli specia le nota. dov rchhcro essrTe rirordali fJU<•IIi d•·l Griifr, l'rrrio, Badai, Bll l'rllardt, D() Grncro, l'arl'nt, Sncllun, L:mdoiL, l.ois••au, Smidt-lli nl pfoJr, Sous (1°, 2' c 3° tipo), cd Il sovra accennato del Plch n. • lutloo 1lci con ti - comn ben tl i ~e ill'lellll - L11 lli hanno tli mira di riuscir~ a costituire un appa r.•crhio a fuoco n ri:lbile; intent o t:he oi é cerc:rto r.•:~lizzarr jo diversi rrlodi, tlo ndc di\'orsi li iJi elle possono, CSSIJnzi(tlmcn lc, ridursi a ~ci •. t• È costituito da uua ~ola lente rosili,·a, ottenrn<to il fuoco v:t riahilc col mrì:rre I<L •lii L<•nza tloll'og;:c tto (lì l'aof. !111 row. Oa!lal, Ilurrhnrclt, Sou>- 3° tnr•·
JltBLliJGRAFICA
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(!ellO): l'oggetto secondo la distanza rlfJ raggi emergenti paralleli (~ Ila d istanza focale), convergenti (a distanzn mag;.;io re.), divergen ti [a <!istanza minore). 2•· Consta. di dnc lenti: ltna ne~:\tiva !la octtlcu·e), l'altm positiva (la ohbiettiva), precisamente co mn il canocchialo ili Ga l.i lco: le lenti sono a distanza tra loro della loro lunghezza fo,:alr. (Sous - 1° modello): mod iOcando la. di stanza dell'oggetto, modi fl casi i11·apporto tra il pun to di formn.zioue dell ' im mal!ine data dall'oLb ii!Ltiva c l<L OCLtlare, donde u na modificazione dei J'aggi emergenti. Lo zero, emerl,!enza. pa ra ll nla, si h ;t quauflo l' o:;r::euo é a distanza doppia•dotla focale dall a lente pos itiva, giacché i ra~gi incidono allora alla neg:ttiva con vergenti e p r~>.r. i s:unt'lltc cosl o:onvcrgm't li chr. concorrcrchbcro al suo fuocò po.stm·io·re; lr• ''mcrgcn:ze Wlll'crg-"nli e dive rgen ti si h~ nno spostando l'oggetto. In1•ece poss11no essc.ro ~Jlos t.abi li tra lnrn J;• IItH· I<:'Hii <"d olt<'li~rsi (:osl i diversi gradi di 1·ifrazionc ISnc\Jc,n e Landolt........ l.' oc ular•' è di doppia forza - 40 D. - dell 'oh hict.t.il·o r• ositìro - 20 D. - ). 3° È an,tlogo ai (((\Scritte a l N. :!, lll:t ne (Jill'l'l·i~cr in rpu\nCo ricl oi ndonsi diversi ocu i;Hi di diversa rorza (DI) Grad i'), so,; t.iluil oili. 4° Cons ta ancor:t di due l()nt l: una negati v~, l'alt m po:;itiva, ma invflrsamente disposte..... È il canocc ll ialo; eli Galilùu ron::;cialo. La obhiel.l.iva emobile tra l'oggetto e la lento oculnrc <:ho sono a dis tanza lìssa (P<lrrin). 1.' oggetto essendo a p icco!~ distanza da rag~;i divergwli, elle la lente nega tiva rende ancora più divergenti; si han no cosi immagi ni vi rtuali, ma, spos tandosi h lente negati va, a distanze divers< 3 dalla oculare po;;itiva: lo zr ro si ha qnando l'immagime (i l pu nto di npptt1·ente. convergomza dei ra~!;Ì i coincide col fuoco anteriOre dell'oculare; a llont.ana.nctola ocl avvicinandola, spostando h lente ohbiettiva, si ha ~mergema convergNltc o clivfrf!llll lc. 5• S'usano duo lt>nti positive (P~rent- Plr.hn - Sous, 2" mMil'l ln). T.'oggotto è a distanza iuli nita, oo t.t"volc ('itH~ in l'aflroort.o illle <lir;nensioni, ~ 4 o 5m; la lente obbiet.tiva dà l' immltg'illO chf' ra da oggfllto li<:ll:t o<:ui;)J'e: anc he qui se l'immagine e alla distanza f<lca le ant.eri.ore dc ll'ocnlare si ba lo zero, emergenza parallela; a distanza maggil)re c.om·erg,;nza, a mi n vn~ <livergem a (i ). 6• È costituito <:ome il i 0 li)HI d'una lente posi tiva, ;:olio. piastrelkt obbiot.tiva a distanza lissa, otl il H Che o_ due distanze Ossc di vcr~C\, l' nna dop pia dell'altra; all'oculare s·~ppl i cano poi, all'uopo, rlcl lc lonti di diverso genere e d1 forza diversa (Loistoau). Tutti "Valgono perrettamonte alla drtcrmin:1 zione, più o meno pronta e sicura, della •:ondizione dioi.Lrica, pe lla misura degli stati amctropici.. ... ~f:1. pella mi(t) Xaturalmento usando q ualo oiJb iel t.ivo le scall' murali, tis.le, al lon tanando la lente obbiettiva dalla oculare sì traspnrla l'immagine pift lon lana da '] Unsta, avYiciOnndola all'oculare l'im0'1agino gli 5i :w vi~ina ..... È l'op r>os to di ciò r,h e ot tlensi colle piastrelle ohb iet t ivc mobili.
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RIVI STA BIBLI OGRAFICA
sum del visos non tutti e.gua lmentu soclùisfano. Non real izzi•no le cond izioni per ciò necessaria c piu sop ra riconlate, qu elli del Graef, del Bnrow, del Pcrrin; gli a ltri poi lo possono usando di O)l (H>rluni ou.ici a rti fici, dei qua li la indicazionn fu primamento data dal Nagcl. Oltrecchè rliversa è la i(randc~za apparente delle immagini nel miope (0\:1.5si ma), nell'ammetrope (mcrlia) o ncll'ipcrope (minima), l'avvicinamento indllce poi sempre una proporzionale ao1(llitkaz ione. Per cvv i:trn a ciò f LL ~oggnrlto: t• Far coincidere il fno<~o tld la lente oc ul;~re co l cuntro olticu li••ll' occhio;
ma ~e si hanno angoli visuali ideul.ici a.lle <li verse dista nz€', non si haruHJ però immagini identiche nei r.l i vcr~i s tali rifr:Lttivi. 2" t'or:chio collocasi :~.ll:t distanza SIHl foca le anteri ore (13=) dalln. !e hi<': va lo cgre~tiamento per l'oeulare negiLli m /Sons); rna eol l'n l.to rnetro :l <lne lenti positive, :;o rli imma~tini di gra ndezza npr>nrfnte e~tlalc, no n identiche sono egualmente le corrì~J1<1 tHicnti immagini rdin ichc, non l) quindi ada tto alla misura esatt~L de l '' isus. 3° Far coincidere il fuoco della lente col fuoco anteriore (a 13m'" dalla corn<~l) tlcll'occhio (ll:ulal- Sous, 3° modello) .... Si hanno im magini n;li nir.he cost.~nLi .
4o f ar coi ncirlere il conLro otLi,:o della\llente (coudizione qua~i t>reci>~• al la indicata m/1 2) col fuoco anteriore tlell'occh io (Landolt-Loise:ml si hanno immagini retiRic ile scmp ro illcntichore per· tutti gli occl1i, ma la scala dio ltricn è a spostamenti i ne~ual i . 5• Far co incide)'e il tmn to nodale dell'(ICei tio eo l fuor:o ùcll'o<:u lare, lenendo la lente alla sua <lf.~tanza foc::dc meno 12mm dall'occh io. l.' :tngolo Yisua leFe eguale q n~ ln nqne sia lo sl.<tlo diiJllrico <lcll' occlli o, gli sposta menti sono eguali e hrcvi (do nde la: r•ossibil ilit di ridurre la lnngltcz?.a · dell 'istrumonto). [1. È a quest'ultimo temperament o che si atte nne il Ple!Jn.
Il Di r·et.t-or'e
Dott. FELICE BAnOFFJO col. med. l l Collabor a t ore per l~t R .• :Mari n a
TJ B edçt tt.Or'e
A NDREA TOREL L A
C LAU DIO SFORZA
,l!edico di 1• classe.
Cap itano medico.
:-.lGTI N I FE DER ICO, Gerente.