GIORNALE MEDICO DEL REGIO ESERCITO 1889 VOL I

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GIORNALE MEDICO DR l

U! ESERCITO EDELLA u; MARINA VOL. I Anno XXXVII .

VOGUt:BA Ct\liLO TIPOGRA~O fi~~LR t.L, bUI. IL 111! l' LA RK<lii'IA

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VACClNAZJONI

UIV ~CCI NAZIONI E VAIUOLO NEL REGNO NEL

E LHlN N J:O

l.SS5-se

Rel:l7Jone al Consiglio superiore da sanita del Regno del rnum!)ri dottori ao·. Darofllo e L. B odio

11 Ministero dell'interno con suo dispaccio df'l l z luglio 1888 (d ire1.iono di sanità pubb lica sezione 11' N. 211200/20)

ba trasmesso al consiglio superio1·e di sani~à ùel r·egno gli sperrhi t·iassuntivi e le purzinli relazioni sulle Yaccioazioni e rÌ\:tcCinazioni e tlei casi di vaiuolo occo1·si nel 1·egno negli anni 1885 e l 886, per quei confronti o quelle deduzioni che il consi,tlio reputa.,;se opportuni. l membri di esso consi~Zlio, dott. Felice Baromo mag~dore generale medico e commendatore Lu igi Bodio dir·ettot·e generale della .;;tatislira del regno adempiendo all'incarico dalla presidenza loro afCidato di rifl!rirne, do'\"ellero anzitutto notare che nella circostanza il )l inislei'O scri'\"ente volle anc:he assicurare il consigl io cile da sua parte nulla trascura pcl buon andamento di questo impor·tantissimo r·amo del puhblic•l sanitario sCt·vizio e eh~ tenne calcolo delle antecedenti osservazioni del consiglio, facendo ltd nlenn i vncciuatori le rimostranza che erano del rnso, e che questi vi ottempera· rarono modificando i dati ,tath;tici prima inesattamenLt? indi· cnl1. Notarono che solo dopo rciterale insistenti pt·emure si


VACCIN AZIONI

poterono Ilvere i dati rei aLi vi al circondario di Bivona pel 1885, ma che mancarono pur sempre quelli risguardanti i ca!'i e decessi pel Yaiuolo. Da alcuni circondari non si poterono ottenere dati completi; cosi p. es. il circondario di Teramo non diede pel 1885 pelle rivaccinazioni che la cifra totale(~.~ l 4, con 76 eo:iti favorevoli} e pei casi di vaiuolo non si ha che il numero comple.)sivo occorso nei vaccinati (387 con 39 de· cessi e nei mai vaccinati (64.3 con l 4-:; morti}, senza alcuna ollra distinzione. Pel comu ne di Firenze non sono ioòicati che i totali dei casi Ji vaiuolo ( ~·~) e dei conispondenti de· cessi (6) senza alcuna spcci ~ ca distinzione. Dagli specchi trasmessi ci risultano i dati numerici che sotto furono riassu nti, cotTeLti però per quanto alresattezza delle relative cifre n mezzo d1 opportuni riscontri coi dati stessi posseduti dtì.l la fl irezionegenerale della statistica e provenienti da altre più attendibili e sicure fonti . Vi furono aggiunti i piu essenzia li eù importanti riscontri propor·zionali biennali, onde rende1·e a chi unqnc facile il Lrame alcune deduziorji sull'an dnmenlo generale di questa branca del pubblico sanitario servizio. E se purtroppo ne indicano la gr<H e deficienza; ma perciò stesso varranno almeno ad appoggiare i lodevoli sforzi dell'autorità supet·iore di1·eLLi a darle un aspetto del{OO di nn paese ci vile c 1ispondentc alle ~ene r·ali igieniche esigenze. Somma rie d e dD.llle•l .

Dall e ~.:ifre indicate nei prospelli annessi si potrebbero tr·nrrE' molte cd importanti deduzioni e d'ordine specnlalivo, pt·ecipuamente r·isguardanti le applicazioni dirette alla realizi:aziono ùei dosideJ·evoli risultati igienici e profilatici, e d'indol e amministrativa, per giudicare dell'opera dei preposti al-


i)

1\IVACC I.NAZI ONL E VAIUOLO NEL !lEG NO, ECC.

l'attuazione di esse misure prolìlalticbe e valutare il ralore del concorso che vi prestano le popolazioni . .Ma per rormolare un'opinione precisa su queste ultime sarebbe necessario, con improbo laroro, mellere rra loro io l'iscontro le cirro parziali d'o::ni provincia, d'ogni circondario e perfino d'ogni comune. lavoro che riuscirebbe ben anco qua"' stertle. non essenèo poi po~sibile rarsene nn si ntetico criterio. l redallol'i si sono quindi limitati ad esporre le piu generali considcr~~zioni, solo accennando quei falli più sa lienti, eccezionali, e che pa1·ve utile non tr·ascurare. l'acrina:ioni.- La diffusione della pratica dello ''accioa· zioni lascia di certo fra noi molto da desiderare. Infatti. appena un terzo dei nati nel regnu (esclusi i natimorti), sono vaccinat,i entro l'anno ùi nascita (3 16 por 1000 nel '1881), e 313 nel ·1886); e se si confrontano col tolalo dei nati tutti i vaccinati di qualunque cliL si hanno. per l 000 nascilo,754 vnccmazioni nel'1885 e 7()0 uel 1886. A due terzi tlei \accinati l'innesto fn fatto cnn linfa umanizzala e ad un ten.u con linfa animale (quest'ultima è rappre~entala rlall·appol'lo di 306 per 1000 vaccinazioni nel 18 :_;è di :~6~ per lnoo nel 1886.) Pare cbe tenda dtiTondersi sempre più nel t'e~otno l'oso della linfa animalA per gli innesti vaccinici. ' el 188:> per ogni 1000 vaccinazioni sortirono esito favo rehlie 923 (nel 1886, 9?4), esito nullo 85 (nel 1886, G3), e non fu deter·minato l'esito per 21 (nel 18 Il per 13). I.P vaccinazioni fatte con linfa umanizzala pare che diano 011 mag-gior numero di esili favorevoli che con quelle fall e con linfa animale infatti nel 1885 pe1· ogni 1000 \·accinazioni falle colla prima qnalità di linfa si ebbero g,).O esiti favorevoli (nel t 88t.l. H38) , mentre per '1000 vaccinazioni falle colla seconda qualili\ di linfa .se ne ebbero solamente 89:ì (nel 1886. 897) . 1


VACCINAZlONl

Esamionndo le cifre relative a ciascun compartimento si trova che nei due nn ni l 885 e 1886 la pratica della vaccinazione è stata piu diffusa fra le popolazioni degli Ab1·uzzi (036 vac· cinati pe•· 1000 nati), della Campania (868). deii'Umbria (824-}. della Lombnrdia (788) e del Piemonte (182); le proporzioni più basse sono date dalla Liguria (506 per mille), dalle Poglie (6:.5~ ) e dalla Toc:c<toa (667) . I o Lombnrdia, Piemonte, Abruzzi e Campania, le vaccinazioni, oltre ad essere più numerose sono anche meno tardive, (io Lombardia , per l 000 nati , i-80 sono vaccinati entro l'annù; in Liguria ap· pena 140). Per mettere meglio in e,·ideuza la diffusione che ha raggiunto nel regno la pratica delle vaccinazioni. gioverit istituire qualcho confronto con pltri stati di Europa. ~fa prima ùi prendere in esame i dati statistici, conviene ricordare che In vaccin az ione è obbl igatoria in Svezia dall'anno 181 G, nel regno Un ilo della Gran BrelLagna ed [danda dal 1864. ti in tulli gli slali dell 'impero germanico dal 1875, per tolti i bambini, entro l'anno successivo a quello della nascita, a meno che non abbiano sofferto già il vaiuolo naturale o sia presentato un cet·tifi cato meùico in cui si dichiar·i essere indispensabilo, per· le condizioni fisiche del bambin o, d1 protrarre la vaccinazione. In Austria o in Francia la vaccinazione non è prcscrilla in moùo diretto. In Germania poi dal i 885 è obbligatoria anche la riYaccinazione di tutti i bambini, nell'età per cu i è fi ssaLo nei singoli slnli l'obbligo di frequ entare la scuola. n pr·ospello N. I V indica in cift·o assolute ed in cifre propoTZionali a l 000 nati, il numero dei vaccinati in Germania, Austria, Inghilterra, Scozia, I rlanda, Francia e vezia, nei due an ni ni quali si riferisce la statistica italiana o in ann i poco òiseo~ li.


IUVACCINAZJON I E VAIUOLO NEL REGNO, KCC.

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Come risulta da quelle cifre, il numero dei vncc.innti in rtnlin, in rapporto al numero dei nati, è maJ.!giore di quello che si osserva in Francia e nell'impero germanico. ma minore che nel regno Unito ed io ,\ usLria. ~1 a, come fu già avvertito, i bambini in Italia sono iu genel'llle presentati alla vaccinazione in un'età piu avanzala che altrove. ln }{alia si nola anche un numero mag~iore ùi esiti nulli e .ti e~iti non ,·erificati. clrenon inGt>rmaniu:maquesllultimi sono dn noi alqur~nto meno numerosi chi' rn Austria. Finalmente in llalia in confronw della f;ermania, è molto più estc~o l' uso della linfa animale per gli innesti. Rivaccina::ioni. - Le ri\'ar-l'i nazioni praticate in ltalia nel 1881) fur:ono nel rapporto òi 6,7 per ogni 1000 ahitanti, e uel 1886 nel r·nppor·to fl i 6, 3. Ci r·cn un terzo dei rivaccinrtli hanno meni) di 110 non i d'et(t {:l63 su mi lle nel ,l885, e 3 17 nel 1886), gli altri due terzi hanno superato questo limite. Nel 1885. sopra ! 000 Yaccinazioni. :.>05 rurono eseguite con linfa umanizzata e 495 con linfa uuimale; nel 1886 le propor.Gioni furono rispetti>amenlc di 40:? e :;9 ' U 1000. Come per le vaccinazioni cosi anche per le rivaccinazioni, p;u·e che si vada estendendo l'uso della linfa animale. Nel 1885 un quarto dei rivaccinati (237 su 1000) oon si r·ipr·esentnr·ono perfar constatare l'esilo dell'inne:>L·): nel 1886 si trova no in questo caso soltanto .ii su l 000 rivaccinati. Nel 18g5, sopra 11000 ri>accinazioni di cui fu rou~lalato 11 1' sito, esso fu dichiarato completo per 604-, mollilicalo per 118 e nullo por 278 . Nel 1886 le proporzioni furono rispet · ti\ arnente di 631, di l 04 e di 265 su 1000. ~egl i innesti fatti conJinfa nmanrzzata si nota generalmente unn cifra alquanl o più grande di ositi eomploti che non in


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VACClNAZIONI

quelli fatti con linfa animale (nella media del biennio il70 per ·1000 colla p'rima linfa e 54.•1 colla seconda). Esaminando sepnratnmente i dati di ciascun compartimento, si trova che la pratica delle rivaccinazioni è estesa maggiormente nel Veneto ( 15,6 per -1000 abitanti), in Lombar·dia (11 ,7), in Calabria. (8,9) e negli Abr·uzzi (7,4), mentre fa quasi cornplelamente difetto in Campnnia (0,3 per 1000) nelle Puglie (l ,5) in Ligur·ia (•I ,6) e nel Lazio (2,0). Se si confronta il numero annuo dei rivaccinati in Italia con quello osservato nell'imper·o germanico, si trova (tavola IV prospeLlo N. 4.) che in questo ul timo stato, il numero dei rivaccinati, in rapporto alla popolazion e, è triplo di quello che si osserva in Italia; inoltre in Germania le rivaccinazipni sono praticate prima che il fanciullo cominci a frequentare la scuola, cioè fra il 6° e l'So anno, mentre da noi due terzi di rivaccin ati hanno oltrepassato il •l o· anno d'età. In Gennania è notevolmente più grande che in llalia il numero delle rivaccinazioni con esito favorevole, e per ~li innesti ì• molto meno adoperata che non da noi, la linfa animale. l'aiuolq. - Per ogni 1000 ab it::anti si denunz iarono nel 11885, ·l .24. casi 0,22 morti di vaiuolo; nel •1886 si ebbero l ,93 casi e 0,4.J morti per la stessa malattia. L'influenza vai uolosa andò aumentando dal ·1881) al 1886, si è falla anche più grave negli anni successivi; giucchè, nei soli primi diec i mesi del corTunte anno, si trovano indicati nei boll ettini sanitari pubblicati dal Ministero dell'interno 50,697 casi di vaiuolo. Secondo i dati del biennio 1~85-86 , quasi la metà dei casi di vainolo si manifeslorebbero negli individui mi nori di •IO anni (474· per 11000 uel 4885 e 4-H 0 / oo nel 11886) , con una mortalità nel1885 di 242 ogni 4000 colpiti, e nel ~1886 di 2\Hl, mentre nel total e dei colpiti la mortalità non sarebbe


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RlVACCLNAZl ONl E VAIU OLO NEL REGNO, ECC.

stata cbe di 176 per •1000 nel '1885 e di 207 nel1886, e dopo i 10 anni cbe di 1,16 per 1000 oer,1885 e di 120 nel ~1886. Dunque il vaiuolo da noi non si è, come per esempio in Austria, resa malattia dell'ado lescenza e della gioventu (fatto attestante la necessità della ri vacci nazione), ma si è conservato predomi nante nell'infanzia (fatto che dimostra non trarsi finora da noi pella vaccinazione i vantaggi che ottengonsi in alt.ri paesi pure infestati dal vaiuolo, come appunto è l'AustriaUngheria) . Nei 'vaccinati con linfa. nmaniz"ata , la mortalità per vaiuolo fu nel 4885 di '138 per 11000 cas i per gli individui al di sotto dei ·10 ann'i e di '101 n;,, per gli individui oltre iJO anni (nel 1886 fn rispettivamente di ~173 e di l 05 sn mille co lpiti). In quelli vaccinati con linfa an imale la mortnlità fu di ~1 85 su mi JI.e colpiti in età inferiore a 1 O anni (nel ~1886 di 2.',!,7 °/~o) e per gli individui oltre '1O anni fu di 80 su mill e nel 1885 e di 83 nel ,1886. La differenza fra due categorie eli vacci nati è a. vantaggio di quelli ai quali venne faLLo l'innesto con linfa umanizzata.. Finalmente nei non vaccinati la mortalità fu nel 1885 di 322 su '' 000 colpi Li in età inferiore a 1O ann i (nel ·1886 di 381 "'loo) e di ~1 88 ~;u '' 000 in età superiore a 1O ann i (ne l •1886 di 228 °/00 ) . Di mille morti per va iuolo 458 spetterebbero ai vaccinati e 554. ai non mai vaccinati. Tenendo divise le cifre relative a ciascun compartimento si è formato i l prospetto Vl. Da es!<O appar isce che nel 1885 l'influenza vaiuolosa assunse proporzioni ragguardevoli parLicolat·mente in Lom bat·d ia, nel Lazio, negli Abruzzi e nelle Calabri e, e nel1 886, nell'U mbria, negli Abruzzi , in Campan ia e nelle Puglie. Mettendo poi a conft·onto i quozienti di mortalità, per va1

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VACCIN,\ZIONI

iuolo ossenati in Italia nel 1885-86 con quelli di altri slatt d'Europa relativ i agli slossi anni o ad anni non mo lto discosti, si ollenrH'rO i dali Ùel pt'OSpetLO V rf . La Pr·ussia, la :Ba' i era, la Svezia. I'Tn~bilLerra. la cozia. dove la vaccinazione è obbligatoria. hanno un quoziente di mortalità per vaiuolo notevolmente più basso di t~ nello che si osservo in ltaiia, Austria o Belgio. lu tanto, il fallo saliente è il numero grande dei casi di vaiuolo in Italia; oel 188;> si ebbero più di 367G6 ca i e nel 4886 pii.a di 5808i.; i decessi superarono i 64-59 nel 1885. furono 12034- nel 1880. So no ci fr·e gravissime; nuestano che da noi il vniuolo è una malattia in fondo più miciùiale, per la sua permanenza, delle ricorrenti epidemie coleriche. È nn fallo cbe non ci fa onore davvero, ~he non aLlesta della dilfusa civil tà delle nostre po polazioni , in specie se si ratfrontano le relative r1os lre cifre con quelle deii'Inghilterr·a e più ancora tlella Germa nia. Dal punto di >ista amministrativo i daLi stati;;tici <lei biennio 188:)-86 dimo:;Lrnno che le vaccinazionr si praticano troppo tardiva mente, pet· poter·n o trarre tutl o il beneficio di cui sasebbero capaci; neppure ijg dei nati sono vacci nati nell'anno. .Anche le l'ivaccinazioni, oltre ad essere poco numero e, praLicansi tardive, giaccM per doe terzi lo sono dopo i t O anni d'età. Ed intanto nei numeros i... . troppo numerosi, casi di vaiuolo, quasi una metà spetta ai primi l O anni d'età, ed i decessi, fra i colpiLi nei primi IO nnni d'età sono più del doppio dei decessi fra i colpili in età posterior·e. Quanto agli esili , i dati statistici sarebbero soddisfacenti , e piccole sono le differenze degli esili secondo la natura della linfa adoperata per· gli innesti . A \ece, poi colpiti di vaiuolo


RlVACCINAZIO:'il E VAIUOLO ;\bi. REGNO, KCC.

Il

pnnebbe essere sensibilmente più efficace l'aziono modificatrice della l in fa umanizzatn, che non quella della linfa animale. Lodevole risulterebbe dai dati del biennio l'opera dei medici vaccinatori ed accurata l'esecuzione delle operazioni vacciniche. Forse potrebbe dirsi troppo nccurat.a, poicbè tra esiti nulli e casi non verifica Li , non nnivnno che al 7,o per· 100 del tolnle dei vaccinati . .Non del Lullo uniforme apparirebbe la volonterosità delle )JOpolazioni ad assoggettnr·si al pr·ofilallico mezzo, e fra le più negligenti si debbono annovernr·e per il biennio preso in esame quEIIle delle provincie di Genova o Pot'Lo )faurizio. È da notarsi per ultimo che su 2,061 ,802 opel'azioni vaceioiche praticate nel biennio, non si ebbe a deplorare qualsia~i accidtmle spiacevole grave, o che nessun caso si verificò di :;ifili ti ca od altra terni bile inl'ozione.


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VACCI:-iAZfOI'il

Riassunto dei dati numerici relativi alle vaccinazioni, rivaccinazioni ed ai oasi di vaiuolo avvenuti nel 1886 e 1886. TAVOLA l.

Vaccina.:ioni. - Cifre assolute.

---~~-j-~----~--~-~-6-Popolazione calcolata al 31 dicembt·e. . 29,699,785 29,9i-2,H2 Nati vivi nell'anno . . . _ . . • . l,125,!)7(1 1 ,01!6,!)60 Numero clei vaccinati per la pt•ima vol ta. 8il>,814 826,208 :35\(~:i8 3~0,734 Di questi erano nati S !lell'an_no. · · · . · 4H3, 171i 4 3,5H • ( 1t1 ann1 antecedenlt . Furon o vaccinalipunanizzata . . . . 58tl,03H :,25,405 con linfa . . .l animale . . . . . 259,875 300,8li3 553,~22 -}!)3,189 Fut•ono va.cciualì ~ conlinftt u~anizzata. 231,!lJ;) 270.00icon snccesso. . • animale· · i85,(i:lì 763.193 Totale . . . :.!3,fl07 :!t54:~ Furono vaccina li con linfa u~anizzata. 22.08i:!7.335 con esito nullo . 1 Q aulmul~ · · Total e . . . 45,5~J l 5t;fm 11,H1C 7,673 Fut· o no vaccinati~ con linf11 umanizzala. 5,076 3,52} con t>siLo non de• animtlle • . Totale . . . 17.586 11.197 terminato . . . C~fre propor;ionali.

l•ssnF Vaccinalt per 1000 abitanti . . . . . • . . . 2 ',lij 27,fi vaccinati ontt·o rauno . . . . • 31G :H3 Per 1000 nati • in ~:~noi antecedenti _ . . 4:iH 't4':" Tot8le dei vaccinati. . . . 75i 760 Per 1000 vaccinati ebbe1'0 l' innesto con umanizzala 6D'~ (i36 linra. . . . . . . . . . . . antmale. . 306 364 Pe1· 1000 jnnestati con~ cou suceeS$0 . . . . . 910 !138 linfa umanizzala fu- con esito nullo. . . . . 40 47 r ono vaccinati. . . con esito non determinato. :!O l'> Per 1000 innestati con , con successo . . . . . 1 892 807 linfa animal e flll'On o l con esito nullo. . . . . 85 91 vaccinati. . . . . / c01 1esito nou deltH·minalo. 2:1 12 Per 1000 vacci nati in ~ con su~cesso · · · · · 9~51 924 (7 e lo r 0 con es1lo nullo. . . . . a~ 63 ,.,t!ner , ur no · con esito non determinalo. 1 2 1 13 Pèt' 1000 vaccinazioni di cui ru ri cono-l esito buono 915 !136 sciulo l'esito ebbero . . . . . . • nullo. 5~• 61

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l


13

lllVACCINAZLONl E VAIUOLO NEL REGNO, ECC.

TAVOLA IL

Rioacctna:ioni. - Cifre assolute. t885

i88fl

Popolazione calcolala al 31 dicembre . 29,699,185 29,942,142 199,294 '187,426 Numero dei I'ivaccinati . . . . . . . 72,330 59 496 Di questi aveva n o ~ r~~n~ di IO UJ? lli d'età. 1:l6,964 127:930 t p1 u d 1 10 Ullnl . . . 100,753 75,34-5 Furono rivaccinali 1 con finta u~anizza La !!8,541 l1 ~.081 ! • ammale. . 56,6:37 43,5."lo\ Furoo. o rivaccinali ~ con linfa umanizzata con esito com" animale. . 45,76~ 69,'1'L4 pleto. . . . . T otale . . . 102,401 112,658 Fui·ono rivaçcinoli (con linf'u umanizzata 12,836 8,977 7,162 (),564 còn esito modifl -~ • animale. . cato. . . . . T otale . . . 19,998 1~,5H 2-l,729 H),lu3 Fnt·ono r ivaccmali ~con linfa u1nanizzata :!2,472 28,182 con esito nullo animale. · Totale . . . 47,201 47,34-5 6,551 3,65 t ~on fu constaluto ~- con linfa u~an izzata 2\ 143 5,22 1. l'es1' to • ammale. . · · · · Tololc . . . 29,694 8,8i2

·l

Cifre proporzionali.

Numero dei rivaccinati pet• 1000 abitanti . . . . P et· 1000 ri vaccina li e1'ano di eta l inferi9 re a l Oa.on~ ! super101'ea10anm Per 1000 rivaccinali furono 1 con linfa nmanizzala . innests.tj, . . . . . . l n auÌJOSie. . buono. . . . P er_1000 r ivacci nati ~on linfa uma- modifi ca~o . . mzzala ebbero es1to . . . . uullo . . . . non conslalalo. buono. . . . P er 1000 r ivaccinati con linfa ani- m odificato . . male ebber·o esito . . . . . nullo . . . . non consta talo. buono . . . Per 1000 J•ivaccinati in genere modificato . . ebbero esito . . . . . . . nullo . . . . non constal.alo. P er 1000 rivaccinali di cui fu consta- ~ ~~d~g1 ·l0 · Lato l'esito, fJues to fu dichiaralo . null~. c~ :

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11H '104 278 265


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VACCINAZIONI

TAYOLA Hl. Vaccinuzlonl o rivaceioazlon i eseguito nei due anni t885 e 1886 Ci!re assolut~ COMPARTIMENTI

Cifro proponronab

- -- ----

Per iOOO nati v(\'l i>l•r iOOO Vaceinatt furono ,·a.rclnaU Rlvaetlnhitanti rurono E'DITO IJIIUIUII· di entro di nati l'annO rlvnecìl'anno qualunrJue di l(llll nati •Il uasclta età nasci t:t 111.n

l

Piemonte Liguria. . Lombardia. Veneto Emilia Toc;cana. Ma1·cbe.

Umbria . Lazio. Abruzzi e Molise. Campania Pu~lie

. .HAsilrcata C•llabr1e. S1cilia.

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l

1

H6a8 1(\.J.i 1:15,983 6!1,55i 40,435 :35,H68 10,968 <i,fiOO 21,<122

171,612 3U,37i 22:3,216

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iR,aOiM.iJJI i 10,181 22,2·ii

sn,oo:> 340 480 327 2i0

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20,4-80 17, lf) l 5,llfi 3,!1:15 23,2:{3 21 :122

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782 50U

6,1 1,13 ll,i 15,6 6,1 3,7 :3,8

2,921 90.154

Sar·degna

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Regno

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RIVACCI-;AZIONI E VATUOLO NEI. REGNO, ECC.

TAVOLA IV.

Confronti .fra l'italia e(l altri Stati d'Europa. 1• Numero delle vaccinazioni.

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Cijre propor:;donuli.

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l sopra 1 10 annt . . . 30H :!17 (:l ;)~ ('Oulinfa animale! sollo i.IO HIHii: MI !J5 ~ ~ ~ < sopra t 10 annt 21 29 !':! ~ > con linfa d·ormi "'eoere 1!'Olto i .10 anni. !.. ;:.<ii '=' "' !«Opra 1 IO ann1 67 85 229 1()3 ~~c tolale dei vacci nati l soLto~ IO ann! . . . s . · l ~oprar 10 ann• . . . 421- i!)i • ~pra ~ooo.~ s~ neavvennel'o nei 1 solto i IO anui. 215 218 1011 'BCC1118ll • • • • . . . l!>Opl'a i LO anni. 102 92 § g·a


18

VACCINAZIONf

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

R.IVISTA MEDICA

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Inve.tlgazlonl sulla pa.tologla dell'anemia pernlotosa, del t.loLL WtLLIAM HuNTER - (The Lar~eet, scllembrc 1888). Negli anni andali Quincke t'<l altri osservator•i ritenevano che l'anemia pernicioso fO!-ò"e il risultato eli vari processi rnorbo~i. come perdi le sanguigtw, abbondAnti !'cgro7.10IIi, insufficieute nult·izioue, menlJ·~ ora gli stessi uulori ptmsano che quel'to malattia abbia ben~l una forma chnica, rna non un'esistenza palologiOll, che questa formn ussociala a processi dis k\.ttti vi debba ritenersi come un p rodollo secnndaf'io, rinvenuln isolatamente senzll causa rilevabilc debba esser consideraLa come primaria, "' che m una terza sel'ie cii casi debba reputarsi come rorma inler·mediarin. lu me1.zo a lanla incerlezzu li vedute, Br·istowe ha recentemente con!Pssato esser·o impossibile una disliu<~.ione ft•a la clorosi e l'anemia pernjcto~a, quanlunfJue uoa sostanzial e dilferenzll df'bba esistere fra queste duP condizioni. E la confu ..ionc ò slllltl acct•esciula dn 1:3iermet· con jJ l'requenle ~cambio dPgli t1ll1·ibuti di p rogres.~iva e eli pernicio.~rr, dali all'anemia. L'aulor·e, che in altra occa-.1ono si è pronunciato per· l'esistenza di una forma clinica d'nnemia perniciosa, col pt·e.,enle lavo1·o intende dimo .. LrarP la forma patologica ~peciale di tal ma lollia, ed all' uo po l'iferisce sovt•a una doppiA ser·ie d'osservttzioni anatomiche c sperimentt~li. Vi sono lesioni anatomiclw. come i cancr·i, che conclucono facilmente a ll'anemia perniCioSA, e fra i Cflncr i specialmente 'luelli dello slomac<'; però non si può sconoscere cht> molLi cancri clecorrono lino alla fint', senza le apparenze di anemia e molle anemie ~i pale~ano senza che si pos:::a ccm'-lalsre un cancl'o. Quando dunque queste due condizioni si Lt•ovano


Rl\'151.\ !IEDICA

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a~soerate, la loro connessione cl e v'esser considet•ala, ~>e

non complPtamenle accidonlale, almeno non1 ~ssenziale; cosi si può ~piegare il ca~o riferilo cls E ise nlolt r di nn cancro di stomaco nel quale si pt·esentò l'anemia solo dopo due onni. Le le~ioni gastro-inles tinalt includono l'a trofia delltt mucosa e delle glandole, la conlr·a:tione cil' l'olica uello s tomaco, J'ulcet•a tlello stomaco e del ùuo J~no, la degeneraziotta dei g~tn:.:lu Ad<iommau, de' nervi ùi :\f eissner e de' ples..i di Auerhnch nelle pareti intestinali, e Fen\\ ick fa r ilevat•t., la gran frequenza eli queste a lr olle in q uelli ell o m uoiono di cancro. Or ~iccom e nell'anemia per niciosa l' alrofla delle glandole ga$trJChe é lesione costaole, la coincidenza dell'anemra col cancro dello s tomaco e dellt> intestina diviene una pura accidenlalilà, tanto più che all'autot·e non é ri u<;cilo in moltt casi :li cancro dello stomaco òi Lt•o vaJ•e i sinlotni dell'anemra perniciosa. Le lesioni cauceri~ne del tubo ~a!>lro · intestin11le devono esser du nque consider ate come un fon damento <~liologico tioll't,nemiA, ma n on possono essere id entillca:e con e!Sso. Delle lesroni de~en et·ati ve nell'apparato ner•veo delle pa relt imesliunlt descrillo ùa Sa<;~lki e da BanciL ~i ba la l'llt:ssa opinioni! nella ~enesi dell'a nemia, e Scbei m pflu~ osset•va che quc.ste lesioni sono il ris ultato di pr·oces<;i infiammelori che pnssouo con!lurt•t• all'ane mia non allrimenti che l'anchilo"tA)zna Juo,lenale. ti botr ioeephalus laius, ed altri elmintr. Ma lo· o ....ervazioni dt KunebJr t.t dimostrano eire la presenza dt vermi intest111a,lz 11011 è s empr·e seguita da nnemia, o che 111 Fmlundia dove abbondano i rol'li di ancbilosloma duodonale, ~n11 ft'•'•Juenli le anemu.! senza l'a nchilostoma, e sono le più tntr·attabili. Da tntlo rio l'autore é tralto 1\lla conclusione che nessu na

rlel~e t!Ondizioni ~u r·icorda le puo esl'ler· consrderala come

le."t 11•' aualomica ~>ssanz.iale dell'anemia pcrniciol'a, tn n ch.e allt·t! ''Ondizzoni anatomiche .,.j rlevono r icerra re per stabilire la vera causa effici ente rli tal rnalallia. In quanto alle les ioui anatomi che repulale come co use~ut~nza ùell'anemia, r egna la s tessa incet·Leua. Il pa llore ~en .. rale, glt stravasi della relma, la eh-generazione ;.rra'<sa


2:2

RIVISTA

del cuore, che Wilks repnla la principale lesione dell'anemia e che Coupland ha ll'ovalo 64 volte io '76 autopsie, possono mancare i11 certi cas.i di spiegata anemia, e possono trovttt•si in molti casi in cui l'anemia non esiste. L'anemia perniciosa non può dunque ritenersi per sintomatica come quella della Lisi e delle altre malattie, ma bi · sogna ricet·cat·ne l'o t·igine nel sangue stesso, o negli organi destinati olln fo1·mazione nd alla distruzione del sangue. I corpuscoli del sangue si alterano in tre modi: 1• per uno str aordinaria diminuzione nel numero. un'olijl"ociternia mollo piil marcata che nelle anemie 'ordinarie, e nelle considerevoli perdile di sangue; 2• pet· un grande mul.ameulo nello fo1·ma e nel volume de' corpuscoli r ossi ùescrillo da Qui11cke col nome di Poikilocitosi; 3• per lfl presenza òi elem enti piccoli e colot·ati, i cosi detti microcili ·o corpuscoli d'Eicl<horsL. che SOIJO ~lati spesso' reputati come paLognomonici della mal!:lLtia. Questi corpuscol i in molli casi non raggiu)lgono il qub1·to ùel diametro dl un cor)Jus colo sangu igno nor·male, banno una l'orma perfettamente s fel'ica che li fa somigliare c~i corpuscoli rossi, ed un uniforme color giallo carico che li r ende sim ili alle gocce d'olio. Queste apparenze li distinguono dai vari microcili che si rinvengono nelle ordinarie anemie, nelle quali i corpuscoli assumono varie rorme, ovali, appuntati, ecc, sono cti colore più o meno intenso secondo la loro grossezza, menll'e i corpuscoli gialli o microcili d'Eickhorst si LroYauo f'requenlemenle, se non sempre, nell'anemia perniciosa; sono sempt·e sferici, variano rnollo in numet·o nei diversi casi, ed anche nel medesimo soggetto. tino a scomparire completamente per ricomparire più tardi in numero anche maggioJ•e. Questi sono stati ritenuti come stadi di sviluppo de' corpuscoli ro~si o come pt•odolLi della ùistruzioue del sangue, considerati da Eickborst come paLognomonici dell'anemia perniciosa, da Litlen come propt•i di lutle le l'orme d'anemie, e Ja Afanasiew come t'iscontrabili in dive1•se altre condizioni. ma ad ogni modo la pr·esenza di questi corpuscoli costituisce una forma peculiare del sangue nella maggiot' parte dei casi d"anemia pet·uiciosu.


~!EDlCA

Ri.t.!UM rdo ni cor puscoli bi>lncbi, la mag~iO t' pfH•le rlegli n~"et• valori è d'accordo oe ll'amrnetlet·e che in queslP. ma· la~li" e"si non sieno aumentati in numero, come non aumt>nlano le piastrine del sangue. Allo diminuzione de' corJ'U"coli l'OSSi corrisponde arilmeticamenle la ùimiuuzione ,J,•d'emol!lobina, e Quincke stabilisce ehe quando i cot·puscoli -,ulln ridotti al LO o 12 per 100 l'emoglobina è ritlolla Al 20 ,, :IO per 1110, contrariamente a quello che accade nella ciMo::-i tlow· la povf.'r là dell'emoglobina é sempre superiorP A quella de' <:orpuscolì. In cnrrtR,ponùenza della r elativa abbondanza t.l'cmop;lnbitta é 1IA nolat'e lu prontezza con la quale Ja mal el'ia colorante <Oi sepal'a tlnllo stroma de· corpuscoli . e si diflbnde alla pe· l'il't• t•ia~ o s i raccoglie in un punto del corpuscolo !>tesso, e la prontezza con la quale i cr istall i d'emoglobina ~ i ro r· mano nel ,;Hngue. 'l'u1.le le sur·riferite alterazioni dd san g ue, pr·ese isolatatll•'nlt', 11011 si possono r itenere r.ome s pP.ciflc\le de ll'anemia J.l•~rnici Ma; 111a, qmmdo tulle e::.il':$tono in un ced o ~ t·u do ed ìtt tu1 certo ness1• etiologico, costituiscono evideolemente la fot·nu, che p t·ende il nome d'anemia pernicioso. \lei midollo dPJle ossa s i osset•va un au m ento d~lln parte t'rJS>:l& e spesso dellagiella, ed uua tendenza della parte rossa ul color· vloJaceo. La presenza di molLi COI'puscol i t'ossi nucleatl ll<'cenna g ià ad uu disordine d~ ll'emogenesi, e la pr·e~··1tZII di C'ellule neUe quali sono inclusi vecchi corpuscoli t•os~i, o resi.lw di pigmento, indica un disordine nell'emolisi. Quesle l r~ioni che non sono costan ti nell'anemia pet'lliciosa "' "nno otler.ute a rtificialmenLe ne' cani da LiLlcn, Orth, li1zzozzero e Sal violi per mezzo di ripetuti salassi. Col solfur o d'ammouio si può riconoscere nel midollo delle ossa un con<Oidet·evo1e eccesso di ferro, sia in forma ùJffusa, <:.be in rot•ma gt·atHtlare, ma neanche questo eccesso di fe n o è costante ueU'anernia perniciosa. !Jier rner tentò tli caratterizzare l'a nemia at:ula rlalla mancan'l.a ùi ogni aiLerazione delle ghiandole linlatiche. e flno1·a non l3i nola che un ca so di Eic.kb0rsL ed uno di W ei !!81'L i n cui lllt lt>g<gtero r·nssot·c ed ingr ossa mento ùe go111llii l in faticì


RlVlSTA

addominali abbian fallo eccezione alla regola di Biermer, mentre si sa che ne11a leucocilemia l'ingrossamento di ganglii linfatici è costante. In un certo numer o de' casi la milza si è potuta r iconoscere ingrandita sia ne' reperti anatomici che durante la malattia , ma moltissimi casi d'anemia per!iiciosa so11o s tati descrilli, se nza che nella milza s i sia rinvenuta alcuna a lterazione, né di pes,o, né di volume, ne di colol'ilo, nè di consistenza. In pochi casi vi s i son trovati de' corpuscoli rossi nucleati, vi si è riconosciuto chimicamente un pi gmen to ricco di ferro, ma qo.2este lesioni sono ancot·a più comuni nella cirrosi epatica. Le lesioni del midollo delle ossa, della mrlza e de' ganglii Jinfatici, le tre sedi principali della elaborazione del sangue non sembrano all'autore abbastai)za cat•allerisLiche dell'anemia perniciosa, quindi colltinua la s~a ricerç~ scientifica investigando sugli organi d'ella distruzione del sengue. La degenerazione adiposa più o m eno pronunciata del fegato, specialmente 11el centro de' lobu li, è s tata notata ùa Coupland, , e Quinke ha osservato tt·e casi ne' quali il fegato conteneva considerevole eccesso di ferro, come ne contenevano i reni e d H pancreas, osservazione confermata da Rosenstein. Senouchè lutti questi osservatori han dubitato che l'eccesso di fet·ro non rosse dovuto all'amro.inistrazione ùi questo metallo a scopo terapeutico. L'autore in nove casi d'anemia perniciosa ha trovato nel fegato un eccesso di ?igmento distribuito in modo ben clivet·so da quello cl1e s i trova come risultato di stravaso e di CODgestione Yenosa Cl'OI1iCa, e le OSServaziOni SUCCeSSiVe di Cabn, di Kob(H'L e di Glavecke dimosh'ano, egualmente che le sue, non essere attr ibuibile un tale eccesso alle sommiDistrazioni di pt'cpal'ati di ferro dm•ante la maiatlia, perché neanche le iniezioni sollocutanee d c~l rimedio producono un tal fenomeno nel reg:nto. Esso è dunque do·\1 Uto esclusivamente all'emoglobina del sangue. Ma come distinguere se tale condizione sia dovuta alla ordinaria debolezza di corpuscoli rossi comune a tutte le fo r me d'anemia? L'aulor·e ha esaminato il fegato ne' morti


MEDiCA

di lisi, dì empiema, dl s uppuraziooi croniche, di malattie infelli~e, di malattie cronh;he di Br.i gbt, di malattie d'Addison, di diabete, d'atrofia gialla acutn del fegato, di cirrosi, di degenerazioni g1·asse e congest10ni epatiche; gl i stessi esami sono stati r ipetuti da Peters ad istigazione di Quincke, ed il risultato di tutti questi esami fu il s eguente: I casi esaminati si possono divider e in tre gruppi: 1' in 17 casi di malaltia acute e croniche, come polmonite crupale, tubercolosi·, scarlattina, ca1·cinoma, nessuna reazione di sali di ferro fu rinvenuta nel fegatù, nella milza e nel midollo delle ossa; 2• in 27 casi di mall;l.ttìe esaurienti si ottenne debole reazione nella milza e nel midollo delle ossa, ma non nel fegato; 3' in 33 casi, fra i quali ve n'eran quattro el i atrofia di reni, quattro d~ congestione epatica, cinque di malattie Cl'Oniohe del pohuon,e, dodici di catai'ro intes tinale, alcune malattie l>U!Jacute, alcune aHerazioni del sangue come anemia pernicio!';a, po1•pora emorragici;!, ecc, qualche r eazione di ferro si oLtenne nel fegaLo, nella milza e nel midollo delle ossa, seuonché que!?ta rea;::ione ru mollo spiegata nell'anemia perniciosa, appena appa1·isceute nelle alt1'e malattie. Queste O!<Servazioni di Peters mostrano. che l'eccesso di ferro riconoscibile nel fega to non é una condizione speciale e PI'Opi•ìa dell'anemia pei·niciosa, ma si rivela su 44 p. 100 di casi, numero abbastanza coJJsiderevole. P erò il metodo che egli ha tenuto sembra a ll'autore impetl'elto, perchè non ha tenuto conto della qua11 ti tà di pigmento, ué della d isposizione di esso nel fegato, pHchè ba I'aggFuppato insieme casi d'anemia perniciosa e di porpora emorragica con casi di cirr·osi epatica, nP;i quali la quantita di pigmento é sempre scarso.

Fra l diversi m:t:todi micr·ochimici per la scoverta del ferro, l'autore dà la pret'èrenza al più semplice, che consiste nel POI·re uu pezzo di tessuto in una soluzione fresca di solfuro d~ammonio: Il r eagente annerisce isl.antauearnente tutto il ~~~mento nel quale è contenuto il ferr·o, purchè non sia Intimamente combinato nelle molecoìe d.ell'emoglobina.


26

RIVISTA

Un aiLro buon metodo è ritenuto quello che scovre il fert·o col ferrocianato di potasse, che in presenza dell'acido idroclorico ililuilo dà col pigmento una bella colorazione bleu; ma l a soluzione del fe1•rocianalo dev'esser fresca, e l'acido molto diluito, altrimenti vie11e allaccato anche il fer1·o dell'emog lobina. 1 risullati delle ossPI'vazioni dei i'RuLore mosLt'Ano che 11ella pl3rniciosa anemia l'eccesso di pigmento nel fegàlo 11011 è pr•odolto da uo semplice s tt·avaso, nè dal solo ratto dell'Hnemia, ma è in di r•etla rel a ~io u e causale con l'am<mia p~l'­ niciosa, nella quale sollan lo l'abbondanza del l'e rro nel regalo raggiunge alti g t•adi, lalché si può con questo sol11 S(>g-oo disUngueJ·e post mortem l'Anemia perniciosa da ll'»n<·rnia comune. Non oslant.e la variabil ità d·~l pigmento nei llivel'si Cflsi, la s ua dis trìb.uzione uei due Leni del lobulo ep~ Lico é cos tante, come costante n e è11l repe1·Lo oe l l'in te r~tn d~lle et>llule epatiche, e con queste due peculiari tà il lobulo epatico appar e compleJ.amenlo Lrasforrnato, poiché, mentre nei due terzi di esso !':~ osset·vano IIJ c•lllul e ri piene di granuli minuti tinti dalla reazione del fe rr•o, nell'altro terzo, che è il cen lr·ale, si nota la degenc•r·aziono grassa. l'alr•otìa delle cellu le ed i gr-anr.:li di pigmento giallo che non ha preso l ~ lirlta del r eagente adopet•ato. Questa distl'ihuzioue del p ig mento serve anche a dislin guer·e questa malattia dalla cirrosi, nella qua le si trovano frequenti stra vasi di s angue, il pig mento si accumula, in masse il're~ol aei , in gra nuli e g lohlJ ii di diverse grandezze dis pos ti inlo1·no a1 lobu!i epatici, nd conne tti vo che cit·conda la vena por·ta. Distingue anche l'ane mia pet·niciosa dalla congestione epatica, nella quale il pigirlculò si distribuisce intorno alla vena cenlra le dellobulo, lasciando libere le cellule epatiche della periferia, e non dà alcuna reazione ili l'err·o all'a r\alis i mic1•ochimica su ricordala.. L'autore riporta una tabella rli 33 analisi chimiche del fegato eseguite da diversi aulol'i in di'' e1·se malattie, e le compendia poi nelle duG seguenti: t• Analisi es eguite in di vor·s e malatlie, esclusa l'anemia per•niciof'a.


:n

l!EDICA

-

l ~urncro

AUTORI

l

H

Stahel . Oidtmann . Bemmenel Graun boom

·> J

5 :~

Zale~tki.

\IP<Iie

ferro .:.Yasrunc o mhuntP d••l le ~WrIl•100 parli · an all'l •Il ~u~l:tnza

0,002 O,Ofl:l 0,055

:.W

-

o,mH

0,083

0.01:! a 0, 129 0,036 8 0, 147

0,078

0,0:-.!:J a 0,201

- Totali

0,031 a 0.201 0,081 a O,103

~ analisi che mostra la pt·opot·zione di ferro nel fegato nell'anemia perniciosa.

Merli e

AUTO Ol

Nunwro di rt'ITil . l l ll nllo pco· 100 ll:lrti Massome o m n me 11 11111 1 1 ~ tll sos tanza

Stahcl . •

O,BI4 0,518 oli:!:{

Ro"•m!<Ldn

Zah·~ki. . Quincke .

·l

Totn li

1:09.

0,36i 8 2,01

0,7 1:3

0,36l a 2,01

Da queste analisi conclude cho nell'anemia per niciosa il per 100 di l'erro rinvenuto nel fegnlo, é nove volld quello che si r invtene in altre malallw, e cht> qut>sl'abbondanza non può essere accidentale e dipendenl1• du ll'impover imenlo dei cor•puscoli , come accade neUe couauui unemie, ma che la di!!lr•uzione ùel sangue aHiene in que"t'uuemja mollo piu profondamente elle nelle allt·e, e cht> ti fegat-o rappresenta una parl~ impor tante se n on nelltl ùi~LJ'Uzione del sanr.tue, almeno nellA dispo<>izione del pi!.!m C' HIO residuale. l u molle malallie SLahel ba J'iRCOllll'ato che la quanlilù di


28

Rl\'lSTA

ferro cOtllenula 11el fegato é in rapp01·Lo direlln eo11 quel lo della milza; questo rapporto, Qecondo lo os"ervazro01 dr·ll'aulore, scompare nell'anemia pernicios;;, ed il ferro Ùl.'lla milza si l'iduce a minime trAcce. Questo fatto 6 slalo ecufermato dalle anali"imicrochimtcheùi StabeL e rli Rosen"tt:in. L'eccesso di pigmento nel rene non è costante nc:ll'anemia per·niciosa, ma si rtscnntra in un gr·au numeJ'O di casi, Pd allora esso è distribuito in fot·ma di granuli sl'crici dentro le co?llule cle' tuboliui dell'ansa di H eule, raramente suUa pArete ioter·na de' Luboli, cosa che non a ccade oPI ~e m­ plice flkovaso, nella r1uale cit·costa nzu l'analisi rnict·oclllmica non scovre mai il fert·o. Espo~;Le lP all••razioni ana lollliche che si rinvengono nel fegato, ne-lla milza. nel rene, nel midollo delle ossa, cd occasionalmeolo nel parlcr eas e nella glandola lit•oide, l'aulot·e. affronta l'arduo tema della v.;ra patologia dell'anemia pet·niciosa. E gl i ~ostiene che la formazione del ~;angue, l'emogenesi non é diminuila, e che anzi il midollo delle o~~a contiene cnrpuscoli ross1 10 r•t&g!!'iOI' abbondanza che ne' casi ordin&I'J, e quesli stessi cor puscoli sono viechi in emoglobina; che l'emoglobina eù Il fert·o si LJ'O\'ano in eccesM ne' cadaveri di •lllellr che soccombono all'anemiA J•ernicio!"A, menlt·e ne1 morti di clol'O!>i rl ferro è s<>mpre m r1 uanlità l'>Carsa. L e fli'Cceue nli osservazion i dimostrano in vece l'!re la 11Alllt'R dell'ant'mia perutciosa con;;isle in una eccessiva emoli;;i o distruztone ciel >:on~uP. Con o;.re n li di!"organizzalori del sungul' come l'ucido piro ~u llico e la Loluilenùiamina, l'autor e ltA pro rloLlo una rapirh:~ oli~ocitemia negli animali, arrompa~nala da cambiamenti di forma e ,·olume ne•' corpu!>~coli r OS'-Ì. simili a quelli che si ' 'eritìcano nel l'arrernia perniciosa.~-' dalla compArsa dt microcili sferici gtalli clw devono l'ilenerl';i crune prodotti del disfacimetlto di globuli. La g ran parle dte il fegato r·oppreseula nella dis truzione de' globuli <'angui~rni P nella dì;;lt·ibuzìoue s pPciall• del pigmento, da ragione della frequente itterizia nell'anemia perniciosa, iLle1·Jzia che, secondo H a.lelmnnn erl Afanac;siew si ri8con tra nPlla distruzionp songtngna pt>!' l'uso clelia toluilendiamin~> .


MEDICA

29

Ma l'uumenh)\8 emolisi è Cf\r'nlleri~lica di altt•e malallie, come la malarra e l'emo,.Jobinm·rn, e siccome la forma clinira di q ueste maluLlie è molto ti i ver~a da quell a dell'anemia pern icio!'a, vi dev'essere una difl'l!l'enza di grado o d i manie•·a anclll' fr·a J'emolrsi ùelle rhver:>c maJatlie e l'emolisi graduale cbe Ri nvvera no llo ste Lo di Rnl ute. Ques ta r•iflessio ne ha condollo l'aulor·e ad una uuova serie d'e;,perim en~•. ondè accer t.are la natura e la !iecle dell'emolisi rluranle lo slalo di saluto, e pr oduJ•r·e nel t'e ga lo o negli altri orga11: delle con dizioni ~imili a quelle clll' si verifìtano nell'anemia perni cio~a. Tn vat·i mocl1 egli ha !i'pet·imenlalmenle aumenlato la dis lruzio ue del SU11guo nel corro degli animali; con la tras fusione. con l'iniPzione d'Acqua clisUllal.a, di glirerina, d'acido piro~ttlhco, e di Lolullendiamina, e quinù1 ba o!'<sen alo i cang,umenli che avve nivano n(ll fegato, nei iR milza e nel midollo tlelle ossa. Gli nnimali p••escelti furono i galli, i cani a rappresentar~ gli onruvor i, i cotùgli rome r·sppresenlsnti g lì e r1Jlvori, i piccioni per la l'tasse rl ogli uccel li, e le enne per gli animali a sangue freddo; qli espet•imenti pa ssano il cenl111aio, e variano n~>lla do~LI della soslanzo inoculata, ne l111 t't•équenzo delle inoculazioni, ne ll o s li mola7.ione si mnlt.anea della milza o del regalo, e nell'ablazione totale d'uno di quesll visceri. Non polendo r ifel'iJ•e in quPslo lavor'IJ su cinscuna delle ossPrwtz.ioni falle iu lre anni rh studio, si limila a quslle concllJo-lOni che possono avet· qualche t•elazione con l'anemia peJ•nie ic)sa, con l'emoglubinur iH e co11 lo malnria. Ec<.:o le conclu~ioni dPII'aulore: L't·t•ce-.~i"a drstruz1one del l"anguc nell'anemm pernicrosa tl if't'e risce essonzislmente da qu e lla c he !'li verifico li l'IlA n caloria nella quale avviene la rnorte dei corpu"coli, cd il pigmento, seco!•do Marclnarava e Cell1. ~i trova come t'eHirluo in vari organ i, vien t'IPJ'eso .!a l le ucociLi, e trHspo 1·tato ~pec i ahn e 11te nel feaalo e ndla m ilzA. ùove si \"E'de nel lume de' capillari inclu!'n ne'leucocili, non nelle cellule PpalichP. Uno s imile dlsLribuzione del plgmenlo si OK!W L'va ne' cani ùopo In lrasJusrone del ~anguc; i corpuscoli rossi secondo Qtùncke non caJono all'istante, ma re!"lano per un cer to


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HLVISTA

tempo in circolazione pP-rdendo #lrsdalamenle l a Jor o elaslicita, ed il pigmento nel quale alla fine si convertono si ritrova abbondante nella :milza. Nell'anemia perniciosa al conLI·ario, é il fegato l'unica sede dell'agglomerazione del pigmento, il quale si indova nelle cellule epatiche, l! non ne' capillari ne' nella milza. Qnincke, Kunkel e Peler·s ritengono ch e il pif(men lo si accumuli nel fegato in fo r•ma g r·an ulare p-robabilmente per opera Je' leucociti, dai rruali passerebbe alle cellu le epatiche. .Ma il carmino, i l b leu di melile11e inie~tati nel sangue, per quanto abbondanti si ritrovino ne' capillari, non enlr•ano mai nelle cellule epaltcbe; clunque il pi~mento sanguignn non vi può e$ser lraspm·t~Lo dai leucocili. ma deve formarsi rn sit.o, e la sostanza cbe lo produc:.• dev'essere entr·ata nelle cellule sotto forma liquida, uella for•ma di emoglobina. È impor•taote clunq11e la diffe•·enza che corre fl•a l'emolisi rlell'anemia perniciosa ~qu~ll~ della febbre malarica; in quesla la (lislruzione è prodoL!.a ùa lla morte de' coqJuscoli rossi, ma il pigmento l'esta nel fega to, nella milza e negli altri ot'ganY; ne1l Ieg.alo il pigmento é incluso nei leucociti, e si ritrova in f!r·nn parte nei capillori; in q-uella la distruzione sanguigna cqn!:'i~le nella separazione della sostanza t:oloranle dei corpuscoli, che accndn in diverse parti del corpo, ma 110n nella morte del corpuscolo, c perciò il pigmento si r·iLrova ùenll·o le cellule epalìcbe, ed è completamente assente dalla milza. In f'nlramha I'Pmolisi è il risultato dJ un processo cron.ico a periodo variabile, mentre nell'emoglobinuria il pt·ocesso di distruzione é J'a pido ed aculo. T11nlo nell'emoglobin ut•io pArosisLica come nelle a llre fol'rne di questa malattia, la dis truzione dei corpuscoli rossi ò eccessiva, ma di bPeve durt'lla, come dimostra la secrezione r enate. Nell'anemia perniciosa invece non si riscontra mai emoglobinuria, quantunque la distruzione di corpuscoli s ia consiclerevole, specialmente nelle esacerbazio ni cbe fanno veder diminuito eccessivaroenle il numero dei corpuscoli, eppur•e qualche volta si lr·ova del 'pi~mento nei reni. Ma P on!ìck ha fallo osservare cbe l'emoglobinuria si verifica solo quando la quantità di emoglobina liber·a rag~iunga la


MEDlC.\

!3 1

!'es~aolesima parlo di quella che c;i trova nel sangue di tullo

rl corpo. L'irueztone eh glkerina in piccola •tuantilil nel sanguo dei conigli é ~lata !'<Ovonle seguita da emoglobinuria, menh·e •[uesla non si ò VPI'Ifìcala con l~ ampre lllOr.ulazioni di Loluilemliamina, quanlunqu~ il fegalo •1 In milza rno;;:tr assero la ~ran dislr·uztone a v venuta ner globuli r·os<~i . Secondo lr• osser·vazinni dell'aulora l'emoglobi nul'll\ nvvrone, non la11l0 p!!l' la quantità d'emoglobina libera 1H> I sangue, quanto per il luoJ{n nel qu~IIP r•!>Sa si fa libera. e pur la fm·ma cb e a ssuma allot•c!Jè si é r•~sa libera. Nel pt·ocesso di emolisi bisogna dislntf.tU~t·e due ::;tadi: la de~tnl"~truzionc u lu morte dJ rorpU!<cult. ~;~ la distrrbuztone tlel proùolln •li questa desmtegt·aziont-, t•tno~?lobma libe1·o o pigmento tlt>l ~augue. Il primo tlt quo<~li due processi può a"·er luogo nel lOJ·renle deUa cir colazione, od in alcuni 01'gflln; il seeoudt) si r·omp re principulmonla nel fegato, nella milzu e nel midollo del\e ossu. !'it~llo s laln di M lule la s ede [ll'incipnle del la JesilllegrAztorH• tlel !'<UTll-{ll" é il r.a10 po cu·rolalor tu della vena pO!'ln, seconùu l'auto,., , ed in ortline d'impm·tuuzn la milza in primo luol{u. poi il r•·!!Blu, e·l 111 ultimo ,:rll allr1 rami della porta, per 1.. contlizi,)jJi ruvt revoli che vi "' 1'111\'~'TlfCOJIU, come la rol'fniiZiOII~ •it•J pigmento biJiSI'P t•d lll'lllflrio. NPll't>rtw;.dohinuria parosi$lica, enuw thmostrano le ini<>zionJ su animnli v1venli eù i C!ll:!l patolog-ici •·iferrti dal Bous, la !<t.>tle dt>llu !lt•sinLPgrazione déi COI'puscoli t'OSsi è la cir·colazlonP genc·rale. :'\oll'anemia perniciosa la desirtlogl'tmonP si compir, come d.tranll' la salute, nella cit•colazione th•llfl porla, e speciulr~··n lt~ neltr~ milza P nel fegato, dovH si l'ilt•ova l'ec,·el'~O di prgmPntò.

L'~·tno,!!lnhina. •·esa libera pea· l'iuit·I.Ìulll' d'acqua rli~lillala ghcet•ruo. é l'liminala dai r eni t• -.pertolmr·nl.- dai <~'lome­ ruli, e Mio iu pa1•le dagli eptleli' tlt.>' lubt r.nntot•Li e. ;ar!' si

0

co~b.ini ...on la parle albuminosa d<'l phu~ma, lalc!Jé nou é

J>lU racono"cìhlle roi soltli reagenti. Qu.- ~ lu cnmbiamonlo di caratter P. dell'emoglobulina è proprio tli cet'li a)!enti dist•·ul-


RIV ISTA

'

livi, come la toluilendiamina, mercé la quale, benché non «i riconot'ca !"emoglobina nelle orine, il m icr·oscop1o vi ri q~la C<.Wti corpuscoli giall i, che sono i pr·odoLti del disfacimento del sangw' . e cln• ras,omif;!lisno ai corpu~coli ro:-;si ed ai loro fl'arnmenli, ma sono mollo simili aj g ranuli d r pigmento rlre si tr•ova11o nf'gli epiteli de' tuboli contorti del r crw in cer·li cusi d'anPmia p{'!'niciosa. La sot·gcnle del pigmento r enale é secondo l'autore re~a palese ùAlle sue esperienze faLle con la toluilendio.mina -;ul !'angue ruori dell'or ganismo, sec(ltlÙO le quali l'emoglobina in soluz;rono assu me for•mu corpuscolare. In 5 cm. di san~ne egli pone una soluzione d~l farmttco al 5 p. 100, e dopo 21 ore i co,·puscolt SOTlO scornpa r·si, ma poi comincia a formar·~;i un deposito d'innu mer·e"oli corpuscoli sfer·ici di color giallo e di g t•andezza "ariabilc, come quelli chu si scopr ono nell'orina dopo l'amminis trazione del larmaco Siècorne una soluzrone cl'emoglobrna pur1.1 non la':!cia prPcipitare corpuscoli cJi sorLa, t>ttll r·iLieM ciJd l'emoglobina lt'allata col detto rarmaco formi ùelle combinar.ioni con le SO"lflnze albuminos., del plasma, e ricouo!"ce mollo pi'Obnbile che simiiP altorozione possa ovvrmire nell'emoglobintt in casi d'anemia pot·niciosu, c cbl! l'eliminaztone posc:a esser rutta dogli eprteli dei tuboli cnnlol'li. Ma s iccome é in èerLi co:;i sollonlo cLe nell'orina si scovt•c J'albuminalo Ùl feri'O, J"aulore spiegherebbe il fenome no nd segue n le modo: Quando la distruzione del sant-tue è nncora in minirno grado. i suoi pt•odotti !'ono elimrnntr .!al fegato pr·ilfla di ra..!giunger·e la circolazrone general e; quanclo è eccesl"iva n siruullanen, l'emoglobina nella !>ua l'ot·mu moùillcata pas"a nella circolazione gcmer ale, ed é elunilnLa dai reni. I CO.!'i int'alti, nel quali l'i Lr·ova il pigme11lo nell'orina. <~o no quPIIi nei qunlr il prol!r e!<sO delln malallra è st~lo seg11alo da 8"1'1 cerbazion i Ile l pt'OCE!!'.SO disll'ulli vn, ed allo t'a il rnicroscopio rivela la presenza di m aleria colorante irr forma dc' cot'puscoli sfer·ici su desorilli. I l volumo della milza varia mollo nell'unemia perniciosa, e talvolta 4uest'orga11o é piccolo, eompallo, r c:o!';O o pallido.


~[EDlCA

33

Ma il volume della milza non dev'Pssere preso come una e;;pressione della !>Omma delle dis lr·uzioni d i corpuscoli del sangue che in es~a avvengono, giacché quando la disinle~razione é in progr·esso, la milza é ingJ'andita; due o tre giorui dopo. <r,uarldt1 il sangue contien ~ ancora i residui di corpuscoli ùisLruLLi la milza si raggrinza, e noi sappiamo che l'anenùa perniciosa é .:ar'atlerizzata da ricadute, da pellioùi di èonvalescenza appt\rento.> e da nuove el'lacerbazioni. Se l'emolisi é In progresso all'epoca della morLe, la milza sarà ùunque ingrandita 1 n11r·imenti sarà piccola. L'assenzo rli pigmento nella milza è più apparenle cb.e reale. Di quest'assenza si era ~eutalo di dare uua spiegazioni! nella piccola parte che pt'ende la milza a lla disintegrazione del saugue rispetto al fegato; ma quando invece di esaminare pezzi di milza indurita l'autore ha esaminalo dei pezzi ire~chi, si é ciovulo convincere che la disintegrazione del sangue al leropo della morte et•a avvenuta in lar:=za CORia nella compa go ùl quest'organo. porché esso era rnollo in~·andilo; al laglio mostrava un color rosso vioJaceo o rosso scut•o, era mollo ricco di !Sangue, e pur'e i corpuscoli rossi era11o pochissimi; il colore della milza era dovuto all'emoglouma libera, ed il tessuto splenico non ùava reazione al solfur·o d'ammonio, percM no11 coJtleneva eccesso dì pigmeuto. La disintegrazione all'epoca della mot'Le era s lala dunque moll!'l attiva: l'em oglobina dalla milza si era trasportata nel fQgato dove s i ttovava eccesso di pigmento disposto nei clue Lerzi dei lobuli, la cislifellie era riboccAnle di bile densa, la reazione del fer'ro manca va come manca semp r'é quawlo si trova nella forma di emoglobina. LP inocuJa~ioui nel sangue d'acqua distillala e glicerina ~an <'onvinln l'autore che il semplice eccesso di emoglobina hbe.r·~ _w•l sangue non è capace d'indurre nel regato uoa cond•ztone simile a queiJa. che si rinviene nell'anemia perniciosa, come non son capaci di farlo l'acido piro~allico e gh ~l~ri veleni di azione diretta s ul sangue e s ulle cellule epalrche, mentr.e la toluilend,iamilla vi prorluce r ealmente abbonrlanza di ferro, disposizione del pigmento dentro le cellule, 6 degenerazione gr assa dello cellule nelltwzo cè11lrale 3


Il

RIVISTA

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dei tobuli, effetLì cbe rassomigliano a quelli dell'anemia perniciosa. Ciò poslo, se non si può precisare la natura del veleno che si genera nell'anemia perniciosa, si può mettere in rap· porlo la rt•equenza, 13 quasi costanza dei fenomeni gaslroiotestinali durante la malattia, cou le lesioni gastro-ittleslinali che sono le sole apparentemente reperibili dopo la morte, e da questo rappot·lo risulterà probAbile ~~sere il veleno dell'anemia perniciosa uno di quelli di natura cadavet·ica, che si produce nel tubo gastro-enterico in quantità minima, non costantemente. Con tale ipotesi rimane spiegabile perché le malattie intestinali, le gravi infe?.ioni, I'Etlrofìa delle glandole pepto-ga· striche, la presenza degli elminti, possano esser fatlot·t eLio· logici importanti dell'anemia perniciosa, e perc~è tutte queste cit•coslanze possano esis~et'e sen~a dar luogo all'anemia. In conclusione, secon<lo l'autore, l'anemia perniciosù é una disLinta rorll!a ch imi ca~ patologica che eostiLuisce ltl varieLà d'anemia idiopatica. La sua essenza é nell'eccessiva emolisi; la lel:iiOlltl auatornica più ill lf!O r·tante è l'eccesso di ferro uel fegato, cio elle sul cadavere la distingue dalle anemie s intomatiche e dalle emorragiche. L'emolisi caratteristica dell'An~mia perniciosa é divE>rsa per serle è natura da r1uella della roalat'ia o delle varie t'orme d'emoglobinuria, le qnali non dipendono soltanto dalla quantità di emoglobina resa libet•a; che anzi la sede dell'emolisi e la forma assunta dall'emoglobina che si rende Libera sono le precipue condizioni rbe r egolano la presenza o l'assenza d'emoglobinuria, qua nolo avviene un'eccessiva disintegrazione di corpuscoli. Nell'f'mo'ltlobinuria pat•ossislica questa desinlegrazione ha luogo nella cir colazione genPrale, e consiste in una rapida drssoluzione di cot·puscoli rossi; nell'anemia peroieiosa la sede della de·Siulegrazione é p1·incipalmente la circolazione della vena p01'La, e più specialmente fJUel t1·aLlo contenuto dentr o la milza eù il fegato, desintegl'azione effettuata mercè l'azione di ce1·lt agen ti venefici, probabilmente di natura cadavm·ica, assot•bili dal tubo gastro-enterico.


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llED IC.-.

u trattamento tpeo11loo della febbre tlfoide. I.IA'I WAUGB. -

Per WrL-

(Philadelphia Medicai Times, luftlio 1888).

Quando Klebs nel 188l scovd il baccrllo del Lifo, con~igliò non potendo ammrnic:Lrare gli aiLri germicidi in quan tila richiesta p••r una !'\Uftlr•enl~ anlist!psi. L'aclore ha falLo uso con successo del benzoato alla dose dt 20 grammi al giornoJ ma ripensando p01 alle maggiori cure rivolte all'assistenza degli infermi, al loro nuh·irmmlo, al tliSU"O degli irritanti, come il chinino e gli ac1di rninerali, non ~a p1il dire 'Juale sia l'effello dovuto ai benzoati. Nell'estate del 1887 cominciò ad usare il soll'o- cnr bonato tli zinco con ~ran vantaggio nelle dit~rt·eo eslive, nelle rJuali ~i ammolle l'esistenza di un miceobo sper.itlco che avvelena il san~ue coi suoi pr•odotti, generando i sinlornr del cosiòello iJrencernloide, febbre e dolor di capo ur enl.e. Ogni ossorvaIOI'o ciln abbia cnt•nlo infermi di ·Lal malullil~ é convinto che ta mOL·Lo non avviene per esaul'imeoto pt•odotto dalla diart•ea, gutcché la febbrt\ ed i ~intomi ceeebrali continuano quando la Jiu!'I'Pa é finila. l fenotneni cl1e tennero di eLt·o all'amminislt'azione del solfo ~·arbonuto di zrnco fur•ono: un ~ran !solt1avo nell' trritab•lita IIPilo stomaco, Il cambiamento n elle condizioni clelia reccie chr· presto perdevano il loro cattivo odore, la scomparsa del calor·· alla ft•on te eù all'epigastrio, il subrlanco rnighor•ameoto di smtorni cerebrali. la diminuzione della febbr e, ris ultati attribulbtli a ll'azione del germictda. perchì· quan.to le ovacuazioni a~~umevano caraltet·i ùis!'enlerici, non era più l'ammini"'lrazrone interna del rimedio IJuella che aiovavu ma il suo . lmprt'go per enema. hwot·ag!!ialo da tale esperienza, l'autor e volle usar lo slesS•l rrmedio nelle febbrt lifoidi, per la sim ilar·ilà della condizione P11 lalugh•a ùelle due malallie; de' 12 casi in tal modo Clll'ali, 1 !•rh.lli Ire rig ua rdavano md ividui ne' quAli lt1 mnlnllill era 111 1 ~" Jl•ente, quindi la diagnosi era dubbia. Ln questi i fenom en i mcwbo!'li ll)sto scomparvero. Negli a ltr i casi i sintomi erano ben carallet•tzzali. V'ar a in ptW r rrnerlio il benzoato di soda o di magnesiA

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RIVISTA Mli:DICA

un C&$0 epistassi ed enterorragia in seconda ~eltimana, febbre alla, irTitsbililA dello stoma1:o, limpanite, lulli fenome:ni che migliorarono dopo la seconda dose del rimedio. In un'ull•·o in cui erano accentuali l fenomeni ceeebrali, la malallia ebbe esito felice. Non fu cosl ùel terzo infe1'mo dell'ospt!dale, io preda a gra\'e prostrazione per pr·ofusa eulerorr llgnl e delirio, il quale fu l'unico che soccombesse alla gru vezza del ntorbo. Gli alll•i che sopra"vissero ebbero dal solCo-carbonaLo di zinco i segut>nti effetti: sollievo delle sofferenze gaslrtche, scomparsa del feLore nelle feccie, moderazione clelia d•arrea, scompa1·sa dell'emorragia e della timpauile, r·iduzione della temperatura con corr·ispondonte miglioramento de' f~nomeni cerebr·ali. Occorr·e spesso nelle cillli una malattia di dubbia patogenesi, classincata a volte come tifoide, a volLe come lif'o-mala••ia~ con febbre continua cbe innalza ver·so sera, lingua arida e fuliginosa nel mezzo, con llllonaco della punta e degli orli, gm•gogl io dell'epigastrico ma '1011 d olia fossa rleo-cecale, debolezza e~lrema, anorr essia, u·rilabililà gaslric&. diar·rea E>d aggravamento di Lnlli i sintomi, senza •·oseola tifica. In tali casi il solfo-carbooalo ùi zinco alla dose di 20 a 30 ccnligr. ogni due oro é !li tale effetto da fat· ct•edere eire la malallia sia dovul,a aù un microbo che invade lo stomaco. Riguardo alla d•ets nello febbri l1foidi, raulore avverte che, secondo l'opinione di Dujat•din- BoaumeLz, l'uso del lalLe e inopportuno nelle febbri lifoidi, J>t'rcbé lo stomaco in tali condizioni non può digerira la caseina ed i g rassi, e non restano che i sali pe1· l'assimilazione. È necessario quindi r icorrere a cibi liquidi peplonizzali, come la carne solubile di Carnik, mista al sarco-poplone eli Rudisch, ed il b•·odo con bianco d'uovo e pepsina. Co11 tale dietetica che so!'liene le forze dell'infermo senza it•rilare lo stomaco, 11 sol fo-ca• bo nato di zinco può esser t•iteoul•> come il migliore rimedio specifico coulro la febbre tiroide.


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RIVISTA CHIRURGlCA 8Ulle fratture della testa del perone per oontrazlone mUJ~oolare oon intere ssamento del nervo popliteo eaterno. - RoaERT F. WEts.

L'autore riferisce il seguente caso di frattura della Lesta del pet·one: un giovane dl 2lannj jn un esercizio di lotta cadde a terra mentre la sua gamba sinistra era appoggiala contr{) quella rlel suo avversario. Dopo la caduta l'arto app&t've incurvato all' inruori, e sollanlo con trazioni sul piede s i riuscl a mettere il ginocchio nella s ua posizione normale. Quando l'autore r iviile il malato 12 ore dopo l'accidente, l'articolazione del ginocchio era lumefatta e dolorosa. Alla sua faccia eslerna si osservava uno sLra,.aso sanguigno notevole e la sLessl:l articulazione diRte~ a e gontlo. per versamento sangu igno inlrarlicolare. Non s i osservava alcuna ft·attura nè della coscia né della gamba. Però immediatamente sull'articolaz.ione si percepiva sopra il teudine esterno la presenza di un tumor•e osseo della gro~sezza di un pollice e mobìle in direzLMi diverse. Solto questa spor·gcnza ossea aravi una depr essione, alla cui estremità infe l'ior e; cir•ca un pollice sono quella spor genza pel'cepivasi l'esLI'emilà qnadr•angolare della fibula. Mis urando quell'os~w, ri· suHò esso più corto incirca un pollice piu del nol'male. Non vi era piu aroun dubbio sull'esistenza di una lacerazione della lesla ùella fibula, causa~a ùa Lrazione ùel muscolo bicipite, probabilmente con simu!Lanea sublussazione e s.Ll'avaso s anguigno gravB.

D~l'esame ripelutosi al giorno seguente s i constatò anestes•a nella meta inrerior.:~ della faccia esterna della gamba 6 sopra la parte supel'iore della l'accia dorsale del piedEl, dall'at•licolaziona libio aslt•&galea fino alle dita. Erano pU!·e


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RJVU;rA

limitati i movimenti del piede in fuori, se~o che anche i muscoli pero nei a ve vano sofTerlo nella loro innervazione motoria. Allo scopo di vincere questi fenomeni mm·bosi concomi· t.anti, che, si M per esperienza, sono assai oslinaLi, l'autore venne ad un trattamento chirurgico atLivo, cbe fu praticato nel modo seguente: Al 100 gi,orno dopo la lesioM egli praticò un lA~Iio arcualo, lungo sei pollici, dietro il margine posteriore del lendiue del bicipite femorale. Scoperlosi il nervo poplileo esterno, questo fu messo allo scoperto piu ollt·e in giù Ono al punto ove manda i suoi rami. Il suo tronco appariya tumefallo e sanguinolento e per di più lacerato in p orte dal fram mento inferiot·e della fibula . lmmediatameote accos to al nervo giaceva la lesta della fibula strappata un mezzo pollice all'indt·~a lontano dal corpo dell'osso. Sembrav~ che la frattura ~i fosse falla alla linea epi6saria de ll'oss~ medesittlo. Nel cavo della ft!rita si trovarono coilguli sanguign i in g ran quantila. Lal.eralmen te e posLerior·menle le parli dell'erlicolazione apparivano lacerate, ma fra loro agglutinale per mezzo di coaguli sanguigni. La ferila venne chiusa con sutura, prcvia applicazione di lubi de drenaggio. Per la piccolezza del !'rammento superiGre l'autoJ•e non credelle necessat'io venire alla sutura ossea. La guarigione si fece seuza reazione, cosicché il paziente dopo due sellimllne potè alzarsi, dopo 4 mesi n on gli era rimasto che un po' di debolezza dell'arto offeso.

Esito fortun&to di nefrorafla per rene mobile, per C. STOFI U AM. -:(The Laneet, luglio 1888). Una cu6ca di 34 anni, ello quinùici mesi innanzi aveva partorito felicemente, ma 0he dnl !parlo in poi soffriva di crampi addominali, entrò all'ospedale perché lutli i suoi movimenti, tolti ~li sforzi del corpo e rano cosi penosi da costringerla a lette per i liberi movimenti del rene destro. Il p-iomo 2 ottobre, previa clot·orormizzaziono, fu esegnito un laglio parallelo all'ultima costola, un dito travet·so al di-


CHlltU .R GJ CA

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sotto di essa, lungo quattro pollici, con la parlt> centrate corrispondente al mezzo della cresta iliaca; un assistente s-pinse il rene conlro Ja feeila, eu incise la fascia Ll'asvers(lJis, il r ene si pr esentò cir condalo da scarso pannicoJo adiposo e nox·male in 1.1pparenza. Furono pa:>sati due punli di seta. che aLtl'avar·sav&no il quadrato J e' lombi e la fascia Lt·aversale, quindi la caps ula del rene ed il grasso perienale, comprendendo cosi il labbro superiore della ferila, e restremità superiore del r ene; due alLri punti uni vano il labbro inferiore della ferita all'eslr·emità infet·iore. del rene. Un altro filo di >~eta piu rortA altl'aversava tutla la spessezza dell'angolo posterio1'e della ferita, la capsula del rene, e !:'angolo anLel'ÌOJ'e, e questo punLo non fu legato, se uon quando era stata suturata lutta la ferita, ed incluso in essa un grosso Lubo da dr enaggio. Durante l'operazwne si lavò uccuralamente e ripetut.amente la rer·ita cc'ln soluzione di su bli malo (l tn 2000!; la medicatura fn cambiuLa aJ 1\ 3• e 5• giorno dopCJ l'operazionE', al 120• giorno furono tolLi i punli di sutura e r•imost:o il tubo tlu drenaggio, dopo aJtt•i cinque giorni la ferita era completamente cicatrizzala. L'inferma fu lenola in !ello Ono al 7 novembre, onde assicurare le a.aerenze rra il rene e la pareti addominali, quindi usci dall'ospedale, e quando nel gennaio seguente fu visitata dall'operatore asseri di non aver più avuto al cunu sofferenza, Ili av~r sempre potuto luvorar senza dolore, e l'osservazione non 1-ilevav~.~ cile una cica trice !'egolare sul lìanco deslr·o. L'autore giudica una siruiiP oper a't;ione eseguibile senza alcun pericolo ne' casi di dolori e sofferenze per l'ene moLJle, purché si usi grande cautela nell'anLiseps i, e si eviti di ferire il peritoneo, il quale ne' r•eni m obili l'ormtt un completo meso- nefroll, come quel lo ciJe si osserva nella vila fetale.


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R.lVlSTA

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Contributo oUnioo-spet'lmentale alla chirurgia dell'esofago . ...:.. Dolt. GAr..LJ. - (Gauetta medicd di T6rin.o, 15-25 luglio, 1888).

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ln base agli esperimenti pra trcati sopra animali s embra all'autore di poter conchiudere che l'idea emessa dal Braun sulla possibiJità della riunione immediata dei due monconi dell'esofago in seguito alla r es.ezione sia una idea attuabilis;;iroa. Se nel caso di cancro esofag eo nessuno degli operatori polè finora tentare la sutura dei due capi, stante la lung hezza del pezzo che generalmente venne esportato, la cosa deve essere certamente possibile nel ' C'.aso di uno stringimento cicatriziale anulare che r isieda in propizia località e che non super j l'altezza di 4-5 cm. Secondo Heiiter ogui re$lringimenlo per cui s i possa far passare una piccola sondi\ può esset'P curato e guarito col!a dilatazione graduale. Cofì.Lro questa opinic ne sta il fatto d i restri t•gi men~ì cicatriziali nei qù&li, malgrado tutta la cut'a e la lungamente continuala dilalazione, non si riesce a far progressi eli sorta; che anzi il resleingimento s i fa ogni di piu grave e fìnisoo per divenlare at1'atlo insupe r·nbile. In s imili casi l'autore è rl'avviso che la escisione dello slr iogimento e la sutura immedial.a dei due capi debba dare buoni risull&1i dal momento che fu sper·imentalmenle dimos trato come la guarigione per p•·ima intenzione della ferila esofagea mella, si può di r e, al riparo della stenosi, che, se pu•·e si forma, è poco g••ave per·chè data da un tessuto cicatriziale molto aLLo a lasciarsi dilatar·e Ecco ora il proced imento se~uilo dall'autore nella sutura dei due n10nconi dell'esofa go l'eciso. - Si affidano il capo superiore ed i11feriore dell'esofago rispellivamente a due anse di seta che attraversando le pa r·e li di quello a tuUo SJiessore (alla distanza di circa i cm. dai marg ini cruenti), sono destinale a portare i margini recisi delle tonac he gli uni di contro agli aHrj. A tale scopo le 4 anse vengon0 afftùale ad un a ssistente. Con simile arLifìcio si fanno anzitutto alfroulare i margini


CHIR URGICA

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della tonac~t esterna o muscnlat·e delle faccia destra e posteriore dell'esofago e si pratica tou Ji questi una sutura in tareisa con punti dì fiNa assai l'Ollili posti alla distanza d1 5-6 mm. uno dall'altro, per modo che il l01·o nodo corrispouda alla faccio interno dello stl'ato must;ola re , mentre le anse sono situate sulla faccia eslema dell'esofago. Su questo tratto di tonaca muscola1·e cosi :suturato s1 cuce nell'it!enlico modo f'guale tratto della corrispundP nle rnuc.:osa, t·os1cchè 1 nodi dei punti vengono a spot·gere uel lume ùt!l canalt~ (sulla faccia mtPrna cioc della mucosa stessa) m entre le anse dei mi de··orr·ono nello !>h'alo sotlomucoso. Ciò fallo, si continua a sutur11re la mucosa rlella faccia an teriore e sinistra dell'e!òO(&!lQ, ma quiv1 le anse dt>i punlt dovt·anno corrispondere al lume del ca nala e 1 nodi v orranno stretti sulla faccia esterna dell'esofago m enLr·c le anse passano fra lo sll·ato mucosa e lo strato muscolu1·e. Jn codesto m odo tutta la cir·conferenza del canale r1mane chiusu cio un doppio giro di cucitura asso i regolar e, senl.a che ne risuru una ecc:esl:!iva Le11sione in consegue 11za del lt·atto d e.,o(ago reci!'o. A que~to punto, tolte le 4 unse di seta clte tene\•ano vicini i moncnni, si rimelle l'eso rago in ~ilo, e, dopu ave r·e lavata la ferita e legali i vasi recisi, si l'iuni,.cono ccn punti dì calgul a Sll'ali le parli molli al disopra dell'e.,ofago. Da ultimo si chiurle con alcunt punti J'aponcu ro«i del collo e su eli essa si r illl'lisce con sutura conti11ua la 1w llo po11e11do nell'anA"olo infer·iore della ferila un piccolo tubo a cl1•enaflg'o e applicando quindi la medir.{lZione con A'&t·za al 1otloforruìo. L'autore, nei suo1 esper1mentì, ha fatto precedere all'atto operativo 2 iniezioni di clor idra to di morfina (di 1 cg1·. caduna), " ~iò per diminuire hl quanlìlà ùi clorofot·nio che si dovrebbe sommin1stra1·e du1·anle l'opet·azione piulloslo lunga, ma ptu che lullo per evilot·u il vomito sia durante che dopo l'operazione.


RIVTSTADI CH1RURGIA Dl GUERRA \

F erite per a.rmi da guerra.. - RoTH . - (Jahresberieht i).ber rtie Fortschritte, ecc., 1888).

Reger ha completalo i s uoi pregevoli lavori gia iniziati in aiLri tempi sopra queslu interessante soggetto cou nuove e rigorose osser\azioni spe1·ime~Lali,~osservazioni che ebbero di mira specialmen1e di sviluppare la teoria della pt•essione idraulica (restringimento di spazio in ca psule riempiti di liquidi). P er mezzo di sei diversf sorla d'armi da fuoco Jurono sparati 400 colpi, i quali di-edei'O 1·is ullati sul riscaldamento, deformazione, forza di penetl'azione ed eftetli di pressione idraulica. R iguardo a quest' u!Lima, le fer ite furono distinte in quelle con effP.tLi ed in quelle senza effetti di pressione idraulica. Questa distinzione ba una non piccola importallza pratica in questo, che le ferile immuni da pressioni, cioè quelle in cui si è esplicata sollecita l'azione del proiettile (perforazione, lacerazione) permelterebbe1·o la cura consecutiva specialmente coll'anlisepsi. N elle lesioni con effetli di pressione idraulica, cioé con distruzione di Lessuti. é necess aria la demolizione. Nei focolai di pt·essiooe periferica s i può tentare ancot·a un Lr aLLawenlo consecutivo antisettico. l. La pt•essìone idra ul ica deve essere ammessa con cel'tezza: lo In tutti i casi dove l'osso non fu colpilo e ciò non oslante che esista una ferita d'uscita crateriforme o che sorpassi di molto nello 'fimensioni il calibro del proiettile. Egualmente si deve ammettere quando si vedono estes~ lacerazioni e pro lasso di visceri ed a!Lri tessuti laceJ•aLi; 2° Quando, senza che siano state colpite le ossa, dalla fel'iLa d'entrata si vede uscit-e qnalche brano di tessuti an-


1\IVISTA DI CHIRU RGIA 01 GUERilA

che piccolo, o questo ai m argini della ferila é stracciato e <~uddi viso ; 3o Quando le ossa sono state colpile e la ferila d'entrala dPi tegumenli è di medioc1·e grandf'zza, lacera e contiene echeggia oss~Je, quando p erò l'osso non l'is ieds immediatamente sotto la pelle (per esempio, lo spigolo anleriOI'e df'llll libia), e quando, essendovi uno spesso strato di parli molli tra osso e cut.e, si trova qualche scheggia nella ferita d'e n· trata ; 4• Quando l'osso fu colpilo ed una g t•ande ferita d' entrata oraterlfor·me esiste nell'osso immediatamente sollopofllo alla cute; r.• Quando l'osso fu colpilo ed alla ferita d'uscita lontana •la lle oss'l si vede spo•·gere qualche frammento osseo; 6• Quando sono colpite articolazioni e non ostante che la clirezione del canale si trovi collocata nella zona occupata da un solo osso fo1·rnante un'articolazione, raHro osso manifesta estese fratture; i' Quando, Lr•ovandosi uno slralo di tessuto cel lulm·e ricco di adipe soLto una fer ila d' entt•ata di mediocre grandezza travasi una perdita di sostanza assai estesa di quel te~!-Ulo cellula-adiposo da dar lno~o ad una specie di saccuccia soltocutanea ; ~ Nelle fer·ile delle parli molli, specialmente a piccola distanza. Il. La presS>ione idraulica si ùeve ammettere come proba· bill': t• Quando la ferila d'uscita sot•pa!>SQ di molto nelle suo dimen~ioni il calibro del proie!Lile, so nessun osso fu coiP•lo, e dalla direzione delJa fe t•ita havvi ragione a supporre che il proiethle uscendo non abbia incontrato la cute in linea obliqu~ e SP, essendo stato colpito l'osso, Lra questo e la cute lrovrsr uno spesso strato di parli molli i 2' Quando havvi una ma~giore mobilità dr:~:·osso colpilo su di una grande estensione· . a- Se è sparita la pulsazlone al dic;ollo della parte colpila quando il canale non lroval>i l~Ullo direzione detrarle-


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RIVISTA

ria principale, sia che H proiettile abbia ·colpito parli molli oppure ossa; 40 Se esistono paralisi motorie e sensoriali al disotto del punto co lpiLo quando il canale non lrovasi nella dit·ezione indicata al N. 3•; s• Nelle ferite di o~sa nell' inLemo della zona di azione della pressione idraulica. III. Si deve escludere con probabilità la. pressione idraulica: 1• Quando la t'eri la d'enll'ata è piccola in rapporLo al calibro del proiettile e essa si re~thnge sempre più a forma d'imbuto; 2• Tostochè la feri ta di uscita sorpassa solo di poco le dimensioni del proiettile, trovandosi in maggior vicinanza un osso pure colpiLo ed essendo il canale non soverchiamente Jun go; ~ Nelle frallure senza schegge in aggiunta al for o di usci la; 4• Qu and~ continua la pulsazione e mancano fenomeni di paralisi moLoria e senzienle con ferile di parti molli in vicinanzà di g rossi vasi e nervi; s• Nel le articolazioni, quando il canale deUa ferila lrovasi in rapporto ad una eslremitA dell'ttrticolazione ed é rimas ta incol ume l'cstrero.ilà opposta. l v• La pr essione idraulica deve essere assolutamente esclusa: 1 · Quando manca la l'el' ila d'uscita nelle lesioni delle estPemita ; 2" Quando i due fori d'entrala e d'uscita son piccoli e si trovano a piccola distanza fr'a loro; a• Quando una piccola ferita d'entrala risiede di r'etlamenle sull'osso; 4• Quaudo il foro d'uscita di un'estremità non s9rpa!:!sa le dimensi•mi del proiettile ; ;:,• Quanclo esiste pulsazione al di s olto della feri ta est~rua e manca paralisi motoria e sensibile solto la ferita con fratlut•a.


DI CHil\ORGIA DI GUERRA

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Bqll elrettt 4elle armi nuove ( Fucile modello 1886 eletto Lebel) e delle palle dJ plooolo calibro oon lnvowllo reu.teut e. - DoUori CHA U V.EL e NiMIER.- (Gw;etie des Hopitau.u:, 11. 85, 26 luglio 1888).

Gli AA. hanno fallo delle esperienze sul modo di a ~ire dei proielWi del fucile Lebel. Essi adoperarono cariche ridotte, a tutte le distanze, da 2000 melri Ono alla minima clistanza. Ecco succmlamenle i risultali ollenuti: J• LesiOfli cuianee - a ) Le aper ture (l'~<:nLrala !lono arrotondale, tagliate a swropo, d'un diametro a volte uguale, ma più spesso inrerior e a quello del proiellile; esse sono tanto più piccole quanto la velocilù e maggior e; b) le aperture d'u~.:ila sono irregol11ri, a ft~nditu ra, a stella e d' un diamoLJ·o più variabile; mo esse sono quasi sempee insufficienti a per·mellere l'esplorazione digitale; 2" Tessuti fibr osi. - Le perforazioni, fenditure, laceJ'8.· zioni sono d'ordin ur•io più piccole delle ape1·Lure cutanee; 3• Nerur, muscoli, tendini. - l nervi, come i tendini , l<(Ug{l'ono facilm ente all'azione dei proiettili. Se la palla colpisce un musco lo perpondicolarmou Le alla dil•czione delle suo fibre, vi scava un canale altrettanto più largo quanto minore é la distanza; se essa colpisce il cor po carnoso assa1 obliquamente, parallelamenle ai suoi fasci, il tragillo c s tl'ello, tanto stretto da poter sfuggire alle rice1·clle; i' Vast. - Le a rt~ r·ie e le vene sono perfor ate, tagliate a mezzaluna, oppure tagliate fl ellamente, i capi sezionati l'estano beanti 1nella ferita , le tuniche divise non si relraggono sell!libilmente; . 5' Ossa spongiose. -La palla per presRione dir·ctta pesta 1 leRsuti spon ~ios i (solchi , ~ronde, canali); per pr essione laterale essa li fa scoppiare, e questo scoppio s i traduce in ti. ~ut·e raggiale <~ concentriche, in schel'!gic lon~iluclinali in vidnanza della perfor azione e spec•almenlf' al foro d'uscita. 6' Ossa compatte. - La stessa azione fJui si traduce nella formazione di lunghe fendilur·e, a grandi ùisLanze, senza dil'lr uzione estesa del pP.rioslio; nel pestamento dell'ol<so, della


RI VISTA

midolla, nella molLi!>licilà e disgiunzione delle scheggia, da l){)() metri in qua;

7• A rresi'> e deformazione delle palle. - In nessuna della Mper ienze fa lle , auche a 1800 e 2000 metri, il proiettile, per quanto gt•a nde fosse s lala la r esistenza, s i ar restò nelle pa rti colpite; io nessuna delle esper ienze lo palle si

sono spezza te, appiattile Ol~ anche sens ib ilmente doformate per rurto sulle ossa le più r esistenti. Nell'av venire la chir ur gia non dovt•à più preo~t:upa rsi della ricerca e dell'estra zione dei proiettili. 8• Paragone colle palle aniic!te. - P aragonati alle palle di piombo du ro o molle, es~enzialmenLe defo••mabili, i proiellili ad involucro resislf!nle del fucile Lebel hanno secondo gli AA. il vantaggio: a) deformandosi appena, ed eccezionalmente, di non produJ'rE' elfelli esplosivi se non a dtslanze p•ccolissime, da 200 JII<'LJ'i in qua; b) di faee nelle paJ•li molli dei tragitti •·ettilin ei, più ~lll'elli e meno contusi; c) di non &l'• r estars i nelle cami. È vo•·o c lte le lesioni osseo che producono i deLLi pr oie ttili serub1·urono più consider evoli pe1' le grandi distanze, sopr·atlulto nelle ossa compatlt• e resistenti; m a , soggiun~ono ~li .-\A., qe nelle guerre rutu r o il numero dci fel'tlt ~arà più grande, }P rerile saranno 1spesso meno gravi, e Ja chirurgia conscrvalJ•ica continuerà ad r!sercit.arsi in condizroni ravorevoli, 'ìe essa saprà essere •·igo•·osamente antisettica.

La oura del ferltl nella guerra degli Olandesi oontro 11 Snltanato di Atjoh. - II. EHNJ·GREJFFENur::RG. - (Cen.tralù. fii.r• Cltir., n. 4(i, 1 8i!~). Già da 1fl anni gli Olaudesi ranno guerra quasi non inter rotta contro gli indigeni di una parte di S umalr·a, guerra che ha costalo al paese p-ià !150 milioni di fior ini. Le lc·uppe olandasi. sparse in quella pkcola terra, il cui possesM è loro conlìouamenle conteso, hanno eretlo nelle singole stazioni piccoli spedali mentre é grti. allestilo uno speciale centrale composto di una grande quanlità d i bar acche ral>brirate di bambu e capace di accogliet·e cir·ca 600 ferili rJ mu la ti. l con-


DI CHIRURGIA UT GUBIIRA

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valese&nli uscendo da quello s Lat,ilimento, imbarcali sopra baHelti a vapore appositamente coslt·uili, possono essere co modamente sgomberati_ [l numero dei feriti ammonta in media ogni anno a 300 n 400. La maggior parte delle fe1'ite sono di proiettile, per piccola parl~"> son prodotte da ~rma de laglio, da pugnale o da lancia. Gli indig.eni in parle si servono aDcora degli antichi e pes~uti fll Clli ad avancat·ica elle essi caricano con 20 e più pallottole sferiche, e ciò a scapito della precisione e pOl'l8l11 clell'arma; talune di queste pallollole SODO f[UR e là punteggiate da incrostazioni di porcellana le quali sporgendo rome punte dalla superficie, irritano le ferite e si dice debbano ec:ser e In causa di tetano che s i verifica di fTequeule. Alt1·e fP!'ile sono prodotte dal proiettile Beaumonl il quale si ,Jerorma assai facìlmente e qwndi pl'Oduce lacerazioni gravi con lurgbe aperlure d'uscita. Pr·ima che si adottasse la cura antist~ltiC!l le ferite ripor· late dogli Europei, soLto l'influenza del clima nemico, degli sLr·apazzi e ancbe dell'alcoolismo avevano un decorso molto pej:\'giO!'e chi'! quello degli .indigeni. La differenza però si é in "erlitu ora a vantaggro degli Europei da quando fu in Lrodolto il rnPlodr> di CUI'a antisettica_ Or·a, Jice l'autore, possiamo con sicurl:lzza stabilire la prognos i e si può dicbiat•ar e sempre ìl ret·ilo guarrbile se é giunlo alrospe•lale in condizioni asetlJch~ quelunque sia il genere di le!>ione ri por-bila. F erite delle arlicola7.ronr, fr •aLLure gràvi e complicale, ferile a canale completo o a t·anale cieco, rer1le con lt~sioue di grossi vasi, ferite penetJ•anli in grandi cavità, tulle guarirono senza ecceziouG. Da lre a1111i non si ebbe a fare utta solu amputazione .r , noti Vt u mai bisogno di r·icorrcrl! all'ampulazione pr•irouria, e nessun peggioramento nel decor·so delle ferile diede mai l'illdiea~ione dell'amputazione seeondaria; e ciò tutl..o aU'oppo!òlo)cil quanto accadeva prima della terapia anlisellica_ Sopt·a i5fl ferili che .in un anno e mezzo furono accolli nello spe dille princJflale non si roanifeslò un solo ca!'lo di ~epticemia 0 di pie>mia; non occorse cbe il tetano "' rif'ipole legger e. _Il medicamento antisettico più in uso fu iljodoformio_ Se 81 aveva li fare con vaste e profonde rerite pl'odotte da scia-


JUVfSTA

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boia, feril~ nelle quali non si potevca frenare subito con eicurezza ogni emorragia, si tamponava la ferit~ per uno sino a quattro giot•ni con garza al iodoformio o al s ublimato, e solo dopo quel Lampo si univa con sutura. Io quelle ferile d'arma da fuoco le quali già in precedenza erano sLate r iconosciute aseUiche, si praticava sempre la medicazione occlusi va, o io quel modo si otten~Vii quasi sempre la guarigione sotto l'escara. Si lasciava la ferita in perfetta quiete senza melterla a contatto di alcun liquido anche antisettico veniva invece spolve•·ata di iodoformio e poi coperta con un batufolo di ovatta salicilica o iodoformizzata e il tt.:tto era tenuto assieme da una fascia di garza o da un triangolo di tela. Quando la fer:ita d'arma da fuoco era complicata a rr·attura si aggiungevano alcune ferule di legno o di Rotauy spaccate in òue ed ancor meglio, si tenevano in 5itO colla corteccia d'albero fresca ehe poi col tempo sf seccava e s i induPiva . Nelle emo r·ra p;i ~ profuse - che erano piuttosto rare - si appJicava contemporaneamente al tubo di Esmarch, un tor~o lare oppure una bretella elastica da calzoni. Quindi il ferilo e..t•a ll'asporLaLo il piu presto che possibile. Raramente vi era bisogno di rimedicare il ferito giun to al lazzal'd to soltanto nei rari casi in cui si manifestava la llogosi suppuI'aliva veniva to lta la fasciatu1·a ed esplorata la ferita, disinfellato, liberata da scheggia. Non si ebbe mai bisogno di eseguire resezioni pr imarie. Se nelle ferite fratture delle estre·· milà inferiori si faceva forte emorragia; si applicava pure il laccio di Esmarch, il quale rest.ava in posto per alcune ot•e. Se dopo rimosso il laccio l'emorragia era arrestala e la parte veniva messa in opportuna posizione, si vedeva spesso anche io lati casi complicati avvenire la guarigione normale con graduale e completo riassorbimenLo del sangue travasato. Con questi risult~ti favorevoli si spiega l'opinione dell'autore il quale dice che non é male ritarda l'e la legatura d'arterie q11ando l'emostasi si ottiene col laccio di E smarch. Se u.na fraUura scoperta non vuoi guarire perché esistono nel s uo l'~ ndo scheggia oss-ee necrosate egli raccomanda l'uso delle punte rti lamioaria che devono essere introdotte e mantenute a posto soLto l'apparecchio antisettico.


DI CIDRUJ\GJ.A Dl GUERRA

Per• l'antìsepsi secondm•ia si adoperò l'acido feni co, ìl sublimalo, il clorul'o di zinco, l'iodoformio, a secontla che si ado~lavano leirrigazioni, le immersioni, le fasciature oc;J. allri apparecchi che ~i lasciavano in posto più lungamente che era possibile. Bperlmeutt ngH effetti delle armi da. tuooo con proietWe di plooolo oa.Ubro. - BoveT P RouT. - (Jaf! r esbericlt t, 1888).

Duranttl 1 cor~i pratici di ehirurgia militare lenuLisi a Zufurono instiLuill sperimenti con armi tli picculo calibro svecialmente col fucile Hebler. Rifel'isce il Bovet il quale ebbe la direzione di quelle sperienzc; che il fu<· ile Hebler è munito di ottura lo re alla W eLte!"ly, lta il caliuro di 7,5::> a sei Pighe. n proiettile è di piombo duro (97 d i !Jiombo e 3 di antimonio) con ~~avita ad espansione ed e provveduto di camicia metallica di acciaio non saldato. Il pr•oie ltite ha 30 millimetri di lunghezza e 14 grammi di peso, hu base cilindi·ica, lesta ogivale a punta s mussata. La cartuccia metallica con accens ione centr·ale porta la ca••ica di 4- gr·ammi di polvere, è lunga 74 mi llirnelri e pesa 25 grammi, La velocità iniziale del pr·oieltile e di 607 metri. Glr esperimenti furono falli su cadavel'i umani. Iii animali, di pia..tre ruet.aUiche, tavole di legno, creta, scatole di latta. ripiene di .sostanze diverse e cambiando spe~so e metodicamenle le distanze del tir o. - I risultati di tali esperieuze si polTebbero compendiare cosi: Il proiettile Hebler manifesta una straordinal'ia resistenza, giacchè mentre a parità di circostanze i proiPllili Wellerly e quelli di Babin con guscio di rame, si sono l'invenuli lacel'all e frasta~Jiàti, il proiettile Hebler si trova sempre col s~o ~n~scio intatto. La resistenza del guscio é tale che queslr non ris•'nte punto l'azione di qua lsiasi Lo!!<suto del corpo urunno; le ossa non valgono a st'ormat'lo menomamentc. Gli pffetti della grande forza e resis tenza di quel pr'oicLlilo con~tt;l~no in una grande azione locale, una più perfelta penP· Lr•aztOTI(' con minima azione laterale; esso produce lèrHe l"Ìt!O ed a Ginevra

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1\IVISTA

nelle , ha debolissimt• azione esplosiva quando spA t'~>LO da vici no e produce pochi sl·he~giamenlì, ~parato a ltlagg-iori distanze. · ConclnJendo, il protellile Hebler sarebhf' il piu umano pet•chè sul corpo fa clanru mtnor i del!li altri, ma per la --ua piu r·a~lenle lraie~tor·ia, JWI' lu sua u)a!!giore pot·Lata e per la sua maggior e forza rli penelrAwme è il p1ù JlOlento di quanti fln o ad 01'8 110 fUI'On O iUVt'll l llli. Progressi nello sviluppo delle moderne a.rml da. fuoco porta.till.- Ootl. CAI'\LO M \YDL. - (All[J. Wttner medie. Zeiiung. :\ 7, 188.~).

Si crede ~eneralmente t'fu~ la più imporlantl' nn,·ttit llt'llo s\·iluppo delle modei'DO nrrot eia fuoco portatili l<ia l'intr·o.tu zione del meccani~mo n rtpelizionc in luogt del l<Ì!-!lemH u relr·ocarica a car·ico. tlltÌiell. Questa opinione è solo in pnr·Le giu!'!Li ftcata1 poich~ neNo stesso tempo elle fu m:coLLa ln il s istema a cartclr o multipln, ollru r1ue;; Lioni 11011 poro lmpoi'LanLi furono felicemeuto c opportunamente risolult>, le qut~li ~>i collegavano co~i llllimarno rtt' cnn la quesliotw del fucile a ripetizione o a cat·icn unieR, che qu..sla senza quelle> non avrebbe polulr1 Yantaggml-'amenle in rw<>~un moùo ~<>se1·e dcci<~ll. Come é nolo, il ''alot•e eli mt'lwma da fuoco si gtuclica secondo l" "eguenli propt•ìei.U. J• la I'Mienza ossia dirczronP r•·tulinca cJellR via percOJ·:,.u dnl pro1elUIP; 2' Ja Yelocttà del lit·o: :1• la pt·ectsrone; e l·" la fOI'?.tl d1 Jlt'ltdl'azione. Ogni J•~l'fezionanh'nlo dolle a rrni da fuO(;O h a eli u1ira l'aumento di una ùi quci'\Le (j llfllll'O pl'Opl'ietà .

L• La direzio11e r••lli l irren del la lraicttorio pc t·corfltt dal proieLLile o l'ad enza ,·, lu p!'OJII'ielà della traieltor·ia di un proictttle, pel' la quale 'IUI.lslo puo c•olpire più oggetti ulla (•(Ull!>i)

medesima altezza; quindi l'aumento tldla raùcnza ron«i!>te nell'avvicinarsi la ll·atell >ria, la •tmde è rappl'eljenlala nt:CP"sari»mente rlu uua linct~ t urva, 1 CÌH' è J·O!':"-iLilr nel una l'Olia. l fucili au~Lriac1, fo:Vi:U• t'l, 1Laliani e l in;.tlost ~0110 .Iella m.-dP-.ii1Hl fo1·za, poiclu·· i lot·o proiellili ;an lira ca l'luccio) perc·orrono radendo uno spaw.> mns!:-imo di :5·1-7 lino u 3~•0 m oli'Ì.

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DI CHlR Oil Glà DJ G tH~ IlR A

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11 fucile ft•ancese Gt·as ha un mas~imo di :n9,5 metri, il fucile H e bler· (calibro del proiettile 86 mm.) -~05. Vogliamo qui

nola re che il fucile di più piccolo calibt•o ha un notevole vanla$o!gio su lulle le altre armi, anche s ulla miglifJre, che è i~ Cucile G ra~;. La raùenza della traiettoria del proiellile 6 per lo più deler· mi nuta dtìlla velocità iniziale, la qua le poi dipendedal q uozien te della carica. P el' r1uoziente della Cfll'ica s'intenda il rappor to c.Ia! peso J ella polver e a l peso de l pr oieLtì le. L'a lLuale car•luccia a ustriaca (V er ndl), in cui la polvere ha il peso,di 5 grammi e il proietlile di 24, ha il quoztenle della carica come l : "· 8. Ora si com prende facilmente che il quoziente della carica pnli essere migliorato o diminuendo il peso del proiettile (ovvero, ciò che lor na quasi lo stesso, il calibro del proiettile) conio s tesso peso di polvet•e, o aurnenlando la carica della polvct•a t·estando lo s tesso il peso ùel proiettile, o, anche piu efllcnce.ma ule ùiroinuendo il peso del rn·oieltile e aumen Lantlo nello s l C!$SO tempo la carica della poi ver e. Poicbé l'aume nto della carica s up pone !'allungamento della car tuccia, che non è IPsi. lernhile. cosi negli ultimi lempi si è mirato a miglioror A la rtuali tà clelia polvere pPr polet' conseguire con lo sll>~so peso della car ica un m aggiot·e. eOello impulsivo. A 1 Juesto r iguat·do debbon si additar e due seri.- di esoerimenli. l l lenente colo nnellodell'eset•cilo pt·ussiano D. Sch~llze vuole aume nta re con la sua polvere ùi legno l'effello impulsivo , cosicché con unaq uanLi tà mjnoro di polvere si produca un rnaggiot•e ef1ello dj q.uello ch e s i poteva fino ad ora ottene re con la fH1lvf're nera. La: ;;ua poi vet·e di legno é fabb ricata n ello sl.!gue ute roaniPra: al Legno ct•esciu lo naLuralmen le é sotll•alla Pet· mezz() degli alcali e do! c lOC'O la parte legnosa e c·lloran,e. Il legno cosi preparato è a llo ad accogliere in sè l'adù u uiLr•ico come il cotouc con cui s i prepara il colone rulminnnlc. Con l'aggiun ta del uitro. si produce allor a la polvere di S~h uHze. Mentre la polvl're di carbone (composla di ii P· _d! .nitro, 16 di carbone e 10 di solfa) p•·oduce, acceudeudn!\J. ;}J / . di gas e ·i-3 % di residuo, la polvere di Scln!llze lagcr!l a ppena un poco di t•esiduo . Di 1(10 parli di polvere


RIVLS't'A

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comune solo 30 parli forniscono gas impulsivi, con la po lveve di legno 95 per cento. Secondo un giudizio del magf?iore Mieg dell'eser·cito bavarese, 2, 5 g rammi di polvere di legno genet'ano la stessa velocità iniziale e quindi occupano lo stesso spazio di 4.7 gl'amrni della, migliore polvere da guerra. Se la polvere di Schullze polrà co11servarsi a lungo senza perdere la sua forzo, le sLa dinanzi un grande avvenire, poichè anche la cartuccia diventa più leggiera; cosa che per l'accettazione delle at•mi a ripelizione é della massima importanza; 2• La fabbr·ica di polvet•e in RoLLweill1a fallo negli anni 1884-85 unu qunnlilé. di imporlanli sperimenti colla. polvere da sparo e specialmen te con la polvere normale di guerra pru ssiana ed auslt•laca e con la polvere di Rollweil compressa di diversH specie e densilà. L'idea di comprimere la polver·e ordinaria pet• le arm i da fuoco portatili non è nuova, poiché g ià nel la guert'l(_ amer·icana di secessione fu1'ono usa le cartucce con polvere comp1'essa. Anche negli sperimenti fa lli in Sv i ~zeJ'a ,col sistema di canna e di munizione Rubin, oltre il 'coLono ~ul,rninanle, fu usala la polvel'e compPessa. La poi. vere et·a' dapprima éoropressa nella ~artuccia, e nella cartuccia H ebler vi ci'-& inollr·e lasciato un canale central e, cosicc!Je la p1·essione dei gas, aumentando sempre con l'accensione il ca11We cenlt'ale, e t•a solo J i poco aumentata. Gli spet•imenti di Rollweil dettero i seguenti risullali numericì: usando un pl'oiellile di piombo tenero, di piombo dut'O o coperto di un mantello di rame (di cui sar·à piu solto discot'!'\0) di J l rom. di calibro e 24 ·2.) gr. di peso si produ ..se con la polver·o ordinaria una velocità iniziale di 434-:1.49 metri; con h~ polvet•e <'Ompressa di RollweiJ N. 21 e il prl'liellile dì piombo LeneJ•o 55~, col pl'oiellile di piombo ùur·o f>M. Adoprando invece un pr·oiettilP. di piombo dm·o di !l mm. di calibro si ebbero con la polvcr·e austriaca 505. con la polveJ'e prussiana 510 metri eli velocità iniziale ed una pressione gassosa di 1.625 atmosfere. Con la polvere compt·e!'sa di RoUweil nutnero 21 la veloc;illi. iniziale fu di 026 metri, ma la tens ione gassosa eli 2700 atmosfere. La pl'essione ga ssosa raggiuuse quindi un gr·ado n on piu ammiss1bile pet· la


DL CHIRURGIA Dl GUE1UI A

costruzione delle armi. Facendo l a prove con le specie di polvere òi RotLweil meno dense, con la polvere N. 15 si produsl>e 11na pressi~we gassosa non eccessiva di 1655 atmosrere ed una velocità iniziale di 600 metri, della quale in pratica si può esset·e soddisfatti. Anche qui devono essere notale la s uper iorità dei pr oiellili di piccolo caltbro s ui grossi e la circostanza cbe le carlucce con minot" carica corr•ispondono alle più piccole e più leggiere cariche; il solc.lalo pufl portAr seco map;gior n umern di car tucce e mag~ior numer o J'O"l>Ono esse1·ne caricnte sui carri da munizione, e cl'aiLra parte, nelle armi a r ipetizione, una maggior quanti tè. di carluc:ce può trovare posto nei magazzini, ùue vantaggi che (lggi ha nno una par ticolare importanza. Anche lo svolgimento rlel fum o è piccolo con la nuova specie eli polvere, come pu1'e la impiombatura delle r ighe; in faLLi il residuo, dopo t30 colpi, potè essere rimosso passa.ndovi u11a sola volla un pe;e;zo ùi strofinaccio. Il calore della ca noa giunse solo a 7'f>° C, me.ntre con la pol ver·e ordinaria a t'l'i va a 105• C. Abbiauw ve.dulo antecedenlemanl.e cbe lo impiccolime llto d••l calibro del p1·oielLile, con la poi vet·o p1·ima vsala, a veva per con!'egu~ nza un aumen to ùella veloci tà iniziale o che l'U!>O J'una polvere di maggiore forza impulsivo. pet·mettova un aumento rlella medesima quasi piu della metà, a cui naturalmente era legata una corr ispondente diminuzione della cu1•va d ella lr:'l ir ltoria.

Una effit:ace discussione della questiono del colibro é pos~ibile solo ,Ja poco tempo. Le g uerre degli anni 1864, i866 6

18i0-71 por tarono un indirizzo unifor me nella (1ueslione del fucile, delle cartucce e del proiettile. Fu loro conseguenza la generale introduzione delle armi a relr ocsrica, delle cartucce a guscio metall ico e de11a diminuzione del ralibro del proiettile, il quale e~.seodo prima nei cliversi stati della grossezza tlno a 1.8 m.m. con un peso fino a 51 ar. fu tanto di . . " . mmutto che poco dopo nessuno s t~lo aveva un proielhle ù1 ptu · · d"1 11,4 mm. La lung hezza di esso variò ua 2,0 ll~o a 2,6 cm.iJ peso fu 21,i5 e 26,2 g r . Con le pro ve di liro S I acquistò lç~ convinzion e cbe anch e p l'oièllili del più pieeolo callbro, purché s iei1o ben fa bbricati e la nciati da b 1~one


RIV ISTA

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a1·mi, posl!ono sviluppare una tal forza ùi percus<~ione da m ellere ad ogni distanza della loro corsa un uomo ocl un anima le fu o1·i di combaltimen lo. Per potere valutare gli sf()('zi cb c furono l'alti da quel tempo in poi dobbiamo t'ico1·dare che l'aria tanto più impedi<;ce l'avanzamento del proiellile, ()uanlo essa è ph't dcn!:a, quanto magg 1orc é lo !!azione Lrasve1•<>aJe del proiellilc, e minot·e la sua velocità, e d'allra parte che Lanlo più fal·;lmenlc é vinta la resislonza dell'a 1·ia, ollr·e l' invet·sione delle sopraccenale propr1eta, quanto maggiore é il peso del pt·oiellile c quanto più facilmente l'at•ia è diviso ùaJla !:iUa punto. Di qui nasce ,·.ha i proielltli piccol i e grAvi sono i piu eiYicaci, e elle la forma sferica del proieLlile è la più sfavorevole, lu piu favorevole invece la formo ctlìnùrica con lu parte anteriore emisferica, ovale o conica. Pe1•ciò la forma e<! il calibro del proiettile Chassepol trovtii'Onu generale imituzio1w e i proiclli pieni cilindi'O ogivali srn1o ora ovunque accettaLi. lf ul'cHIO l'alli qu indi n uui6I'OSi spei'im eull per soddis lare aglt anzidetti fisicr postulati pel miglioramento dei proiellili. Recente mente si I'iusì co11 l'aggiunta dell'anlimouil) t3-5 •f.) e dello stagno (2 •;.) al piombo puro (al conl1·ario della nuova lega metallica delta piombo tenero) a dare ~ti metullo una gran durezza, onde i proiellili co!.'i fabhrirali furouo delli proiclli di pio mbo duro. Olll'fl questo a umento tlol peso del proieWie, o calibro eguale (il cui vantaggio si é di sopra spiegato), si ~la cercando pet• i pl'Oiellili un male1·iale che possa meglio t'c~:;iste re alla suppO!>.la proprietà delle mode1·ne arm i, tli fare Il colpo più debole a cagione del rihcaldanwnlo e quindi diminui1·e la forza eli penetrAzione del p1·oielllle. Sim i!" lentalivo fu fatto da l mag~iore dell'eserctlo baval'eSG Mieg e dal dolt B rjschoft. Es':li proposero di fai'!' i p•·oielllli di turo stano, il cui peso specifico é d i 15,5- 16 (CJuollo del piombo teltOl'O di 11 ,3). l p••oiellil i fu •·ono f'ui.Jbt• icali mediante lo compl'essione della polver e di tumsteno. Con c16 SI n,·eva di mira di Jim1nmr~ meno che rosse possibile il peso del proiellile in conseguenza della ùiruiuuzione ùi pc?SO dell'arma, po1ché l'ollungamenlo del p1·oielllle per compenso, in particolore con la iolroduzione tlclle o1·mi a •·et1·ocarica, lta i suoi


DI CBTRUR(; IA DI GOERRA

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lim1li. La consitiPrazione del prezzo troppo elevato eli questi proiettili .lovette eRS"'re l'ostacolo, per cui non fu1·ono f(enerulmente acc"llati. A un altro scopo importante per i medici militari mit·arono le rice t•cbc del Lorenz direUo1•e della fabbr·•cu delle cartucce metalliche in Car•lsrube, rol projetlile da lu1 denominalo compo!òlo o combinalo (Compounll-oder Verbundgeschoss). Fondandosi sugli sper imenti del Dott. R c•J.!Pl". i '}Unii mo..,trarono che specialmente ì proiellili di p1ombo tenero sono !ltlfol'lòtetLi a gran di <Leforroazioni ed in cons"guenza c8jll0fl8no ~r·a11ù i n gr·a vi lesioni, il si gn.>r Lot>enz pensò di fabbrit•are 1111 projetUio cho n1eLlcsse il neroiro fuot•i di combattimento, nta che risparmiAS8e l'azione inutìlnwule de· va$tat.rice "111 t•orpQ umano. Egli \'OIIe inoltrP ~~vtlare altri inconveni•'nli. ··ome l'iropiombaLUra clclle r1g-he, lo dlrnlllnzione Jt>lla fcll'za eh penell'azione per la deformazione del proiettile, lu thminuzione dell1:1 suEt forzA esplosivu, di cui dirt>mo più soLt o. Già prim o erano stati costrutti dAl Le,,cnte colonnl'11u Bodo, in Berlino, dei proiettili di piomho J•ivPslili •h uua carnir1a d'un rnaleriele più consistente. Ma in rtuesti la cami,.ia ern unita col nucleo «olo in modo mPccan1co; d1 qui 8V\"I'n1va clu• nell'urlo del ! I'Oìeltile la camicia «allasse via e Clisi ::-J producessero gravi gua~ti nel corpo, e d'alll·a parte turche lo fo r za di penetrazione er·a notevolmente dimmuita. Il slsloma Lor·enz si dislingtH3 per una piil intima unione f1'8 l 'involucro e il nucleo. I l primo con la Lii'IILUI'fl e Ja pres!':inne 1\ fog~ialo nelln fOI'Ina desideralo, quindi e · la~nato '' caiJo nella sua superficie 111terna, e può es.. erlo a~tche all'e~temn pt>r impedire l'ossidazione, o,·ve•·o. <-ome SI è provato ultimamente, può I!Ssere nicbelaLo In rJUesli J.;"u.scì i> verf'nto i l piombo liquidò. ovver o pezzi di piombo prJ~a étimprow.;i sono falLi rouclat·e nel guscio s lC\sso, di guu~a che la dura cllmicia e i l pinmbo tenc eo per via ùello "~la~rno int<>,•uwdio vengono ad e"ser intimamentP uniti fr·a lnro Q · 1· 1 . · um. l • p1ombo rall"reòdato compr esso nel !ZU~cio, Il p . · rol~llllc •· tn~lt alo alla giusta lunghezza e cahbrttto. Nel prOJell!le COIII(l<J"lO così costl'ullo non può meccaniclunenle accadere nossuua separ azione rra la ea.micia f.l il nudeo.

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RIVISTA

La prove di tiro col proiettrle a rivestimento tli ottone o d t rame hanno mostrnto che lA camici& a cagionP della s ua pieghevolezza ha sempr•e molla tendenza a òeformarsi nell'urlo. P erciò fu dall'inventore la <:amicta del proieltrle fatta d'acciajo e con questo toalet•iale sonosi o ttenuti eiTetli del lutto soddisfacenti in ra ppor·to alla forza di pencLrazioue e al manlennuento della for•ma del proielli!e. l m porta va •·•c·tw(·a r·e come si compor ta la canna del fucile co11 l» duea camicia d'acciaio. Coi primi pr·oieltili s i product>va unu ~r ende n~ura delle righe. AJior•fl ~i reco la ca m1cia ò'acciain in modo clte dalla estl'emila conica gt·ossa 1,5 mm. ;urdnl:~P sem pre indietro ascoolligJiandosi, ''osicché alla base il prorellile terminava col piombo alln scopet•Lo. In un tit·o finu a disll'u· zion" !>Ì v<'serv6 il notevole fenomeno cb~ l'utlerno della c.a nna di acciaio luso era divenuto pei colpi più hscio e anche• più duro. Questo fa penl'<at-e cho avw•nga llll fenomeno come nri cannoni austriaci eH bron~o acciatalo (Uch ati u<~) le cui c·onne di bronzo, premute ùa una spina di acciaio, mossa da un torchio id1·aulico, sono fallo pi1'1 t·es is lenti c meno esposte a rtscaldat'Si e a log orarsi. Gli spet•imenti col proiettile composto non avevnn o mirato Allo impiccolimento del calibro, poichè il rivestimento con la camiciA d'acciaio polevH adattars i ai proieLlili tanto di ptcculo quanto di g r osso calibro. Ma la diminuzione del calibro 'lussi generalmente appr•o,·ata entrò in vigore nello stesso tempo coi proiettili comp(lsti. Gia alla prima !'iduzione eli calibro a U rom. avevano condotto, oltr·e le giù espoRlo t•a g ioni, delle consiclerl'lzioni pul'amen le flsiche. Che In ospan~ione dP-i gas con la pt•ogr .,ssione del pro ellile accada •iu rapidHrnenle in un tubo largo che in UllO stretto è Un fatto Cita non ha bisogno ui Sptogazione. Ponendo a r·ist·ontro l'r·a Jm·o le armi di l mclt•o di lunghezza e di lO, H , i'i',5 rum. di calibro con una carica di 4 grammi, si ha per· t•is ultato che il proieLtile dello cannA piit stretta anche poco pt'llllO di lasc1are il tubo sopporta sopra l'unità di superficie della sua <.;ezione lra svor~a l e una pressione tre volta maggiot·e (]el proieltilo della canna piu la1·ga. Con la diminuzione del calibro aumentando la lunghezza


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del proiettile, il proiettile piu lungo ò piu slreltamenle abbraccialo dulie rigl1e e la sua torsione é anaggiorm e nle a"sicu· rata, a quindi riceve una maggior· sicurezza di direzione e per conseguAHZa una maggwr sicurezza di lir o. Cbe per la diminuzione di'l calibro avveng-a un miglior amen to nel quozienle della carica (rirruwen do la car ica e~ua le) è cosa ~ià ricordata. In IJUeRlO luogo è put• da nolar·e che i più picco l i proiettìli possono meglio supera r e la rec;islenza dell'tu·ia, e clu1 con l'uso di una poh ·er a più esplosiva, com e con la diminuzione del calibro, il soldato può pot•laa·e seco maggior numero di cartucce. Degli antH'lli fucili lo s vizzero .. l' ilolinno t.lrano quelli di più piccolo calibro (10.5 m m.), a cui <>t>guavano quelli della Svez1a e della Serbia (10,15), i fJUali avevano pur e la maggiore velocilà imziale (483-492 c 510). ~on vr erano ostacoli r 1levanti a uua maggio1·e dimiJIUI.tOne di calibro. Al pericolo che col reslrin~ersi nel canale riim illui <~se la sol irliLà della canna, e que!'<la fosse facilmente espoRti\ l'l rle rormazion i, ~d pote vo rimediare farendo più ~r r·osRP lr par·r>Li e migl io r·ando la qualita dell'acciaio fuso. Gia uel I S~,{ 111 Francia fu faLla la pro\ o di i:npiccolirt> il calibt•o nel rno<>chellone delle rentoguardie d ie fn in uso fino al 1~70. Qul·<>to era un mo~cheuo a retrocarica tsislema Treuill~ rle Beaulieu) con cartuccia a ehiu~'<ura ermetica c calrbr•o d1 9 mm.; la car ica era rlr 2 grammi, il peso del proielLilt• 11 g r·ammi. Le più antiche esperienze regolari per provartJ a a·m i di calibro mino re dJ IO mrn. per l'armamento con esee eli lulla la fa nteria r imontano all'anno 1879 e furono fulll' dal mag~iore Rubin della Confedarazione el valica . Fu provato il ralihro di 9,8.;:) c 8 mm., e ~?li speriroPnli laftminarouo cou nn fucile di 9 mtn. Si U!'llt'()no proieLLili con rhesllmenlo eh t•ame e un quozieull' della carica dJ i: 4, 25 e polvere cornpt·P.s~a 1 favm·evoll t·rsultali in rappor·Lo alla rarlenza P nl!a precì<>ionc con.Jusser·o alla appr ovazione di un calibro anche minore. Le a r·mi n ripet1zione r ichiedevano un a~corciamento della cartuccia, mA con questo noP polea ragg~ungerl<i la massuna pr esLazionP clt~ll'ar·ma . Si deci!<e dopo molti speri~nenLi pel cali bro di R mrn., pt•irwipalmente pct' la


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RIYISTA

ragione cbe con un maggiore iropiccolimenlo fino a 7-5 m m., benché si t'&g!Jiungesse una velocilà iniziale di 600 (contro f.l52 coi proietWi di mro.), non solo la forza di peneL•·azioue rimaneva più piccola che con pt·oiettili di 8 mm., ma non diminui va la curva della lraietlot'ia corr·ispondontemente all'aumento della velocità iniziato. Di qui seguiva che con l'aumento sold della velocità senza dare al pr·oiettile un corrispondenle maggio1· peso, poco si guadagnava. Si può quindi riguarde.re la riduzione del calibro a 8 m m. come il limite di essa, in particolare se si consiut-•l'ano le cr-escenti diùicollà a pulire l'a1·ma e quelle di fabbricaz-ione. Il peso del pt·oieltile . di 8 rom. é di 16,4, di quello di i,5 mm. é di 141 5 grammi. Riassumendo il fin qUJ dello, noi vediamo che si può ottener-e un importante aumento della radenza del la t•·aielloria rispetlo a quella delle armi in uso finu,ra, e pr·ìnctpalmenle migliorando il quoziente della carre&, il qual miglioramento in pratica si o.Uiene da una parte con l'usare miglio•· quama di volvera più specialmente compressa e dall'ul lr·a adotlao::lo un metallo piu duro e un piu piccolo calibt·o dei proielLili. Questi sono efficacemente protetti dalla camicia di acciaio per mantener~ la lor·o forma, condizione tanto favorevole per v~ncere g li ostacoli (t•esisLenza dell'aria e res istenza del b ersaglio). Per aumentare la velocità del fuoco sono stati invent.ati i sistemi a ripetiziouo, che sono di due specie, a cilindro rotante e a set·batoio o magazzino. Il serbatoio uelle cartucce può esset•e o lungo il fusto (serbalr)iO anteriore s istema H ent•y) o nel calcio (serbatoio posteriol'l; sistema Spencer) o l't·a l'uno e l'altt·o (sistema Mannlicher). Le cartuccia sono poste ad una ad una nel se1·baloìo o vi sono introdotte in pat:chclti (come nel sistema Mannlicher , di cinque cat•tuccie). Natura lmenta le armi a l'ipelizione si tlovevano primieramente adottare in quei luoghi che in dati momenti si 1levono difendere contro un numero soverchianle di nemici, come la marina e la gendat·rneria. Cos1 la mar·ina norvegese fino dal '1877 è armala di un t'ucile a car ica mnllipla secondo il sislema Kr·agP eterson e la francese COli un'arma u •·ipe~izione secondo il sistema Kropalschek fino dal 187S. In simìl guisa la gen-


DI CfiffiU!\C lA Dl GUE!\1\,\

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darme1•ia austriaca (come lo (lue compagnie a c:.avallo di cacciatori tirole"i) Ono dal IR7J fu al'rna la rli un fucile a ripetizione! a otto colpi sis te ma Fruhwirlb.rl quale essendr) divenktlo non più adopl'flhile in guerra fu !';O~Lituilo dalla cArabina a r·ipoLI:tione Kropàlschek (egual e a l l'ucile france!:lo di marina). In guerr·a !'ur·ono la pt·ima volla uHnle l e armi a •·ipetizione in America. durante la guerl'& ci\'ile del 1 ~11 1- 65. L',sercito de:Ja Unione era sul principio armalo di cattivi fucilr comprati qua e là, rnu presto s i provvide d i nuovi modelli dl ver·si che in parte erano mnnili di mcccani,.mi a l'elrot'.arica di diver:>a specie e p1ù lardi twche di app~r ecchi a ripetizione. Cosi vt•t-so la fine della guerra, in singoli r iparli eli truppa dell'eser•cito de lla Unione erano in uso dU ~~0,000 a r.o,uoo e::~empl~:~ri del fucilo a r·ipdiziouo Llell'amer·itaiiO CI'Ì::;lororo Spencer . Poco dopo lo Spt>ncer, l'llenr·y ùi New·Ha\·en uel C'lllneticul 'enne foor1 con un allr·o meccani~m·~. nel qual t~ il serbaloi<J onzicbé nel calcio enl parallelo o!In canna. PerapplicarequesLn i nve u~io uo !'i cosLilui a New- ll ave" una eompni\'nia intlu~tr·rale, il cut presiJente O. F. ~tuuchesler·

hli!lltorò notevolmente il sistema. Il messaggio tlol Consiglio federale svizzero all'aR~emblea red11rolo (28 novembt·e 1ò86), r ehÙivamente alla inlr•otluzione delle armi a retrocarica asse~nava alle armi a ripetizione

il primo posto e.l e:oor~eva il desidel'io c:he priruieramente fost~e con essi' arm~la tulln la fanteria. Il djreltor·e tecnico

del/n !lorielà iudus tr•iele svizzora di Neullousell prnss o Scaffh~usen, Federico Vetlerli, prc!';eutò poco dopo un fucile n r ipeLIZit•nl' Cbi! "ra un migliora mento ùel fucile llem•y-\\'incheste1·, ~ •JUt·sto con ordinanza della Conredet·azione del 31 dicembre t 86!l fu adotta to [16 1' l'ermamrnlo dello li'Uppe. .L' Italia armò nel 1884 la sua marina col fucil o a r ipe li · Zlonp, sistema Ber·toldo, mocll•llo ll>~2,c comincio in parrlempo a provare un nuovo sistema (Vitali) nella cavaller·iu. In Francia la questione Jel lo armi a l'i petizione r11 sludiatu fin clol t883, e nel188fi fu comincialo il g raduale armamento 01 d. baltaJ!lioni cacciatori col nuO\'O (non trasformato) fucile, !allòl~ma Vetter·I!-Gr·as di piccolo calibro. Or a deve essere


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RIVISl A

provalo un altro fucile a ripetizione (Lebel), su cui non s i Jtanno ancora e!;alle informazioni. La Germania, 8eo7.a lasciare giungere la nolizio al pubblico, si è corn pletaroenla ot•mala di un fucile o ripelizione di g t•ande calibm, ma pr obabilmen te sa rà ~rascinata dall'esempio degli alll·i stati a soslituil'lo con uoo dt piccolo calibro, al qua le òggelto sarà pt•obabilmenle unpiegala una consider evole parte del cr erltlo di 280 milioni di corto deliheraLo, mentre l'antico polt•ebbe servire pet• l'armumento della riserva (lanclsturm). E prossima la introduzione delle armi a ripetizione negli altr i stnti Solo fanno 1•ccezione l'America del nor J e lo Rus"lia. Xegli Stati Uniti una commt--sione di ufficiali già nel 1873 avevll dalo il pa t·ere che l'mlro luzione in Lulli i puesi delle armi a serbatoio pel set·vizio d t ~ue rra era solo que"lion e tlt tempo e di denaro. Una commissione nom inata n el 1878 per provare le a1·mi o t•ipetiziono indico il sistemo H oLcll kiss come il più adatto e il pil't t•accomandabilo poi !,\Grvizio d i guerra, e 1100 di tol t furil i !'urono uali in prova. Nel 1881 fu aperto un concor·s::o clte con lene va la seguente cat•alleri. sLica conJizione: " Ogni si.,.tema sar·à innanzi tuLto sottoposto aUn pl'Ova di sicurezza cht> consiste in que-;to. che pt•ima di porre nelle mani dclln commi..:sione l'arma presen tata, l'inventore o una pe1·sona dn lui delegata li1·i 10 colpi senza interruzione ; solo dopo IJUf'!:!Lo spl.'r imenlo l'a l'ma Mra proYa la dal personale deUa commissione. " Furono presentati ~n m o(lelli, dci quali 'lliOLlt'O (sislema L ee, Chnsse-Racee, H otchkiss e Spencet•-Lee) l'ut'()l10 racco ma ndati pet· l'accettazione, e ques te armi fu1·ono nel l884 e 1885 pt·ovale c.Jalle truppe. Una letle1·a del generale Benel (Chier of ot·donanc-e) Al m 1nis tr•o della guer1·u dul 15 dicembr e l885 co11 Leneva una sentenza di condau na di que!<LC nuove armi a J•ipelizione, poichè nel giudizio di confron to fra qu~ste e l'uUuale fucile Spr 1engreld a retrocarica, 10 J"R!Jporti si era:1o (lichiarati pel sistema Lee, 3 pel Sistema Cha sse-Racee, i pel sistema llolchkiss e 46 pel fuciiP. Sprin;dìeld. Questo fucile rimase quin•li in uso pPt' alcunt ann i nell'cseJ·cito amel'icono. La ragion e principale elle S I tl.lrlu-;:-:e p lW t•i liutat·c lo armi a t'l pe-


01 CBIRURGl A Dt GUEJ\1\A

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tizione ru che in mano della truppa il meccanismo si guasta facilmente. In Russia, secondo le notizie della Allgem. mil. Zeiiuna, furono ratti recentemente degli spertmenU con tm nuovo fucile o ripetizione, sistema Mossin, e in pa t•i te mpo si pr ovò una nuova cartucciera ~i s tem a W asmunJ . Si verifi cò c lte un solda to eon l'a ttuale. rucile a retrocarica B er dan N . 2, puo spa1•a re in un m inuto 13 colpi, cnl fucile a r ipelizìone 15. Questa piccola differ enza in fa vore del fucile a r ipetizione parve alla commissione troppo lieve da poter ~iustìtlcare la ~n·ossa spesa del nuovo at•mamenlo aell'esercito. Queste notizie però sono da accogliersi con risena, poiché 11 nuovo armamento di un esercito si suole generalmente tenere segreto finchè non é compiuto . Del resto è un ratto che l'attuale fucile russo a 1·eh•ocorica a cat•ica sepa t·nle, secondo il sistema del gener ale americano Ber dan, é uno fra i migliori c;Ji questo genere. Dòbbiarno ora ricor·dape un per l'ezion a menlo appor·La lo negli uhirni tempi alle armi e ripetizio ne, la CJ i pralie;a a pplicazione riclliederà lullavia qua lr:he tem po. Questo nuovo rilrovato ho p~r scopo d'a umentare la celeri tà del Liro facendo cb11 l'arma a ri petizione sia caricala ùul ser batoio, mentre ~ i mire. Tale è 11 sistem a Spencer·- Lee proposto in America. Senza loglierè il fucile dalla mi['a l il meccanismo per la ca• rtca à fatto scot•t·ere con la mano sinist ra avanti e indietro lungo il fu sto ed è cosi messo in azione. La mano destr a rimane nl suo posto per ma ntenere il fucil t~ a lla spa lla e lal"riar l"unziouar,b lo sca tto. Ptu·e ai pro.tici del la maleria che ili , ques to modo un fuoco pPolungalo con l'arme s empt·e in mn·a senza mai deporla possa solo esse1·e esegu ilo da i Lir~Lrm mollo r(lbus ti ed eset•cilali, poiché il braccio sinistro s~ ~lanca mollìssimo. S LffaLto Li1·o potrebbe compiersi senza thlfkoltà nella posi1.ione cot·i~la o in gmoccltio con l"arm~ 11 PP 0 1rJ:iota. L'inglese Maxim ùa costr•uilo uo' arme eli tal genere eh~:~ ba pet' rondam enlo l'ut·me a serbatoio Henry. ~ utilizza lo il contraccol po del Li1·0 pet· l'apertur a, l'inoltramento della cartuccia da l serbatoio a vanti l'otturator e e la chiusura ùel l"ucile. Quando il Li1·ato r c ha em pito il serba toio,


1\IVISTA

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ba introdotto la pt·ima carluccia nella canna e chiusa l'erma, egli non ha da fare altro pet' muovere i l serbatoio che lt'ttrre indietr o il grilletto. Le autorita militari riguardo a quest'At'ma fanno la queslione so un Lale aumento di velocità del fuoco sia iufaUi un bisogno e se quesl' aumento e 11 piu piccolo slot•zo del tiratore valgano A compensare gli inconvenienti della maggior oompl 1cazio11e o della minot' solitl ilé. dell'arma . RecenLemellte come pet• oro u!Limo pr-ogresso òelle armi a ripetizione é stata proposto la in~t·oduz.io n e di una cartuccia a milt•aglia in luogo d i qne iiH ot•dinaria. Una s imile ca t·tuccia si era già provalt~ nPi fuci li a retrocarica a cat•ica unica. Con una certa ragione si disse che per m ettere fuori di coml>allimenlo un soldato o un cavallo n on è necessar·ia una massa di piombo di 3J g~•ammo, ma che proiettili di 6 8 grammi sono sufficienti a l'aggiungere lo st.esso scopo; si pensò quindi di pole1· lanciare a 400 roelt·i oon cartucce di egual peso non uno lll fll più proiettili in un colpo e in 1'8gione del loro n umeco Aumentare di molLo la ir1Leu::oità del fttt)CO a non grandi distanze. Gia nel 186J dal tenente Ploenn ies ru descritto un pt'oiettile a mitraglia che el'a destinalo pèl fucile austriaco ad avancarica di 13,9 rnro. di calibro e consisteva di quoltr o pezzi sovrapposli dello st~sso calibro che erano uni li tnsierne in una sola .zartuccia. 1n Baviera fu inlrodolt.o questo sistema. Era distt'ibnilo ai soldati un certo numero di pt•oietlili a m itraglia, i quali, tlopochè era stalo introdotto il proiellile ordinario, potevano essere caricati sopt•a di esso e consistevano di due pezzi di miLt•agl.ia. Come si ora s~erato cile la in fer iorità delle ar·roi a ct~rica anleriot·e di fronte a q11elle u retr·ocarica potesse essere compensata da questo proiettile, co.si parve al tempo delle at•mi a relroc;arica che il prr,iellile » mitr·ag-lia rosse un mezzo per aumPntare il valore delle armi a carica unica, di modo che quesle potesset•o vanlaggiosamenle competere con le armi a serbatoio. Si previde pl."rò fin d'allora che un'at·ma a t•ipeLizione munita eli cat·Luccia a miLragtia sarebbe l'arma più perfeLla dell'avvenire. Q:.~eslo principio é tla g ra11 L~mpo in alto nell'artiglieria,


Dl CHIRURGIA DI GUglll\ \

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\'&le a clir1· il pr·incipio di Jan~iare nel più breve tempo rl ma~gior nuUiero po~sibile di proreltili, come si fa per m ezzo delln mitraglia e degli s hra pnels. Pare ch.. non si adottasse per rucili pel timore che s;i aveva che i proiettili urtassero nella canna l'un couLJ'O l'altro e quindi s i volgessero in lutle le po.,~ibili direzioni. Il capitano Dela uney dell'artiglieria l'r·ancese aveva M!"Lt·uito una cartuccia a mitraglia che conteneva tr·e pr·oiellili. Questi si partivano riai fucilr l'un dopo l'altro e colp1vono pure l'un dopo l'all•·o il be•·saglio. La dispersioue, cioè la proprirlà eh~ non Lutti e tre i proiettili colp1sse•·o lo st.esso punto, ru ollMuta con la div~>•·sita t11 peso e di forma tiella porle anter·ior·e del proielLilt>. È offe••mato cbe il proiel· trle può e!!~ere adoperato fino u 400 m etri t!r d1stam:a. Qual rrova ubbiano fotto le ear·Lucce a mitraglia negli ullum :![18rimenti della com missione france&e per le armi a rlpllllzione, non si ::;a. Secondo la oprn1one de1 periti in questa lllUl•lria non sarebbe impossibile costJ•uiro un pr·oiellile a mi· lraglin cbe, avendo la Lra 1eLLoria t'ad ente com e quella del proiellile ordinario, fosse in gl'adn di m oUer·e nello s tesso te111po piiJ nauuri fuori di combnllimenlo. In ogni allro ca~o ln!!ogua cll~> I'ar nwro.-nto delle cartucee s ia misto, a proiel· li• unico per lt! grandi distanze, a mili'O!{Iia per le piccole. EJ ora ven1amo alla questione: •plale 1mportanza ha per nor, come uornìm in generale e come m otlìcJ in particolare l'aurnPnl.<l dcl111 velocità del tiro ? l nnunzitullo sembra ben rnndato (dctpl• l~> ric:eJ•cb~ del Richlel'il, t!el Longmore e del FJ"Cher) l'be l~ htltloglie dei lt>mpi mod.wni sono meno ~au· A'lllllf•"e, le guer·re meno devaslatt·ici. Mentr·e, coi mezzi che ab~iaruo O~f(i, l<> battaglie si se~uono ptù rapidamente l'una Allallra, la duruta d<>lle ~uerJ'e si abbrevia note\'olmenle. Mentre nella guer·ra dei trenta annt ~ucre;;se ogni tre anni 0 18 ~ halta~lia di importanza, nell'ultima gw'rra fr•a nco-gct·roo· ntcn per lo !lpazìo di sei mesi setrui nno ballarrlia O"Oi due giorni; il ~Pi agosto rurouo cornballute due bat~aglie ~augui­ no ••, il 31 1hcembre fu coroballulo in quattro luo!!hi Ma mentre Prtrna la furia della guerra por· tr·enta, per s~llc ann• d~\'a~<tava e"lesi tratt1 di lert•itOJ•io. o~~i si dtscorre di cruerre dr sette gt'or · d' · . ~ Ili, 1 se• sotttmane (1866), o nel 1 '70 la polenzu


IUYISTA

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mililat•e della Francia ru lì acca la do po s ei mi:!Si d t la \'O ro veratnonle attivo . E tuttavia il numero dei combattenti neJ:e bnllag lie decisive dei nostri tempi non è aume ntalo, poicht' a Lipsia s i slavuno contro 4~6,000 uomini, a Solferino 300,000, a Konis~riit.z 417,000, avanti Metz 500,000; differenze veramente appena apprezzabili. Ma quale é 1a influenza dell'at·mamento con le moderni! a rmi da fuoco pot·laLili suUa fr·e•1uenza dei ferili nella slùssa f1·azione di tempo d'una ballagliu? Ciò cbiaramenle si vede nelle ultime g1·andi battaglie, nelle quali stavano a fronte lo vucchie e le nuove a1·mi da fuoco portatili. Nella battaglia d1 . Kon isgrfilz, o ve agli Austriaci armali dei fu ci! t Lot·enz a cal'ica anteriore stavano conko i Prussiani at·mati dei fucili a t•e tr·ocarica (ad tlç('O), ove la forza dei Prussiani in camp" era di 1.-il.OOO uomini, quella insieme degli Austriaci e dei Sassoni 150,000, la perdita in mot•Li e ferili fu da lla parte <l•• i Pt·ussiani j i 87Gi , e 11~ella oppos ta ùi 18781, oss iA eaddero e rut·ono posti l'uot•i di combalLim enlo da una pat·lo 612 p. "/o, dall'onr o 12,5 •; ,. La velocila di tiro del fucile Ve rndl usato nnol'a in Austt·ia era di sei colpi per minuto, quella del fucile a t•i pelizione VelLerli di dodici colpi nello stesso tempo. Se ora noi ricor diamo che il fucile a retrocarica quando slava c·ontro il fu çJJc a h ll'ìco auter iOI'O cagionava nello stesso tempo il doppio 1ii mor lt e ferili, c ben ra ~ionevole il credere che un·arma u r rpetizione la quale, con sicurezza uguale di liro, ~para nello l:"les~o tempo ti doppio di un'arma a relroca r ica a carica unica farà porlart• al posto di soccorso e di mediralura ti doppio numero •li fet•itr di quello chn finot·a accadeva. Secondo le esper ieuze ,(el Borgmann, del Reger la p rima cura dei feriLi nelle stazioni di primo e secon do or dine decide della futu1·a sorte di questi, o se non la decide a"~olutamenle c ce1·lo di f? randi s~i ma importanza. Quando anche il uume r·o det med ici assegnati ai posti ùi soccOI'so e di meJic~;~lur'a fo!:Sse s tat<• flnot't\ s ufficiente (e le opinion i s u qoesto uon sonc. punto concot·,li:, é chiaro da quanto sopra "i ti detto che non lo sat·à più, quan.lo ti nemko s ia armalo Ji fucili a r ipeu~.iono. Se un l'uci le R t•ipelizione dà il doppio d i ferili di


DI CHIRuRGIA DI GUERRA

,, G·)

un ruciiP o retr ncarira a carica unico, il numero dei m(•(lici n ~('et>sa ri o allft nH~dicatul'8 Rl"gna!Hmenle o.n liscllica t!ovra .~!'!181'<' oluplicato. QuinrJi viene n propm;ilo lA seguente pro-

fl0"\8 : Es~~·n.lo poss1bile rare assistere gli ospedali dì r is!.'rva e di guar·nigìone dell'interno da medici civili che non ht~nno ne~.<sun obbligo eli servizio militare. i medici militari pokanno tuU1 tlS"Pt'e asse; n n li all'eset·cilocomballenle. Agli stab1hm~nti :;amlnri met!l.o ::iarebbe, noi crechamo, eh<• 1 meJ1ci non fos· !ICro de.. tn.ati pt•evenliv»nwniP. lntanlu è ~icu ro cho questi mt• 11.:1 lino 11llu p1'11nu battaglia reslauo inopero~.<i. Non si pqtrebberv ulilizzaru nella se~otuenle mani••rai Se s i aca!.<eJ,:r.a n uno "tuhiliroenl() ~anit.ario il pet-sonah• medico ammint"h·allvo •lil'igenlt·, nll'occorJ'enza con f'J Ualc h<> allt•o medico più ~iovane, '-'i polt•u con l'aUro personale nou medico in <~t•guito ull'nr·diu•• ricevuto (pl'r lo più telegrafico) <~ltJhilire suhilo 1• alltvnr• 11 servizio. Il rimanente personale medJco surcbhe posto 11 disposi?.tone del medico capo dello divis ione rH'i lirnlli tlelltl ~118 sret•a. Al cuminciare d«>lln battaglia,quesli medici sat'ùhbem ~enza lubhio tllstribuiti nei posti di ~occor·<:o e di rn ~tlicnlut•n m aggmnta all'altrodeslinulovi parlicolaPmC'n te O\'C' pott•ebb\lro l'l[llegure la lot·o benefica attivila. Secondo il blsog-noy s at•ebbEIJ•o de! tindti ad accompaguare i lt'&!'porli clei l'C'riti ''l'l'"'O la base rli operazione. senza naturalmente indebolire il pot·~ounlt• di" 110IIIbJh~ al di la ciel necessario. QuC'sli mPdici in gL'nornle non 11 1 St'p&rtwebbero dor ferili a lor o affidnti lino al ùeflnitivo rtco,·ero. E«<>i curt>rebber o Qllf'Sli reriti twll'nmhnlanzn. negli slab11imcnli !"811ilari divisionali, negli spr>dnli na,ali. nl'i treni ferro'·•nrr. Giunti all'ospedale d t ro mpo, el:!<: l sarebbt•ro u 'lucs1t1 ag~m·gati flnchè il lot•o ai u to fosse necr•s!'lnrio e aii'Ot'COrrenza utwhe pPrmancnlemen le. Dopo una piu o m eno lunga lnnorn lll questo O"pedale polt'ebbero unche accompagnare •l tra,.po1 ti) ferili alla sua definitiva desl tnazione all'rulerno tJ,.J paesi•. Quand o i fer·ili fossero giunti dovo non più ou"0r~•"•s" l'opera di rtuesti medict (per esempio negli ospedali di rtsPrvo e tli g unt·nigione rornili di personale s ta hih•) eS'si rn••d•c1 lorn<"rebhet o inùil'lrn all'eser cito comhallenl(l ti di:)


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'

sposizione del tnedico capo della divisione. Cosi i medici conoscerebbero esullamenle il numero dei ferili a loro affidali e pott·ebbet'O meglio provvedere at loro bisogni ed attendere alla cura di ciascuno. In tal modo ogni lt·asporlo di rcr·ili sarebbe dotalo dt un surticieute numero di me<.lici; i medici si troverebbet·o s~mpre dove lo t'ichiede il bisogno, nè rimarr·ebbero ìnai senza occupazione; le meùicature tm liseltiche primarie :sarebbero ap plicate pili esatlamonlo e più rapidamente. Ora tratteremo della fot·za di peneLrazione,delln fnl'l.ll di pct·cu;;:sione d·~i proietlili dei fu cili eli piccolo c~alibro. Questu, la cosi detta rurza vi va del pr oiettile, si rappresentu ron la· .. l a m. .Ot·mu

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li l ViSTA

02

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2 , m cm m stgru ca a massa ce pt•otelt e,T .

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o2

la velocità. La mas!:.u si valuta dal volume del proietùle o dal pe:so specifico dt:ll me~allo di cui è formal(). PoicLè si Lralla di conoscere la forza aon cui è colpilo il bet·sog-lìo, la veloeita che couLa é CJU/31la let•minale. L'azione del le a t·rni da fuoco portatili s ul bersag-lio, ~ qui ndi nel cor po del l'uomo c· degli ç~n~9ali dipende ualuralmenle dalla foeza viva del proie!Ìile i dalla •·e~isteoza che offt'e il coepo incontrato alla penelraliorie del pt·oiellile. Nella islrU2ioue austriaCI\ sul Liro col fucile '\Yerndl si Lruvano quesli dali sulla profondilA di peneLrazinne nei pt•oietltli nei seguenti maleriuli: 35 cw. nella terra soffice o battuta a 600 passi nel legno ver·dc o nel leg-no duro <:~sciutto a 600 passi . . . . . . . . . 11 • nel Jegao tenero asciutto a 600 passi . 21 • nella neve soffice a 10 metri . . . 180 )) come ultimo limiLe. In qua nto alla q•Jalilé. del proiettile pet le armi a. t·dt·ocarica a earica unica finot·a usate si sono tt•ovati i seguenti ntrmeri:


Ol CllliWIIGl \ Ul GUI::KK.\

Coo proiettili di piombo tenero di 17-tB gr. di peso

e 10 mm. calibro 75

16,4

300 t3,2 tOSII 6,0 nel legno ùi abele.

Con proiettili dì piombo rturo di !8 gr. di peso dJ :18-30 gr. dJ peso e 13,5 rom. di calibro e 13,5 mm. di callbro

Con proi~Ltlli

di piombo tenero

18,6 18,2 7,0

25-35 cm.

20 • 8-10 •

Da qu1 si vede la supel'iorità dei proieLLili di piornbo duro su tJUOIIi di piombo Lenel'O di veso (l calib l·i uguule. R•spP.lto al vulore pratico ù1 questi 1'esult.ati é da osservare che un prQieltìle che può traforare una Lavola di 2,6 cm.= un pollice,può anche 10 generale mcllere un uomo fuori di comballimeJlLO. L'aumento ùella f11rza di penelrazioue accresce ti valu1·c dell'arma in quanlo che un pr oiettile con molla ror-..:b di p~nelrazionc può a brevi disLanze mellere Cuon di combalLirnenlo non u11a ma più persone che si lro· \'IliO l'una ùielro l'allra. Che si posstt con ragio rHl contare :1u queeto effello lo dimosLr·ano g li spet•imen ll falli a Carls•·uho riai olicembre t88l al febbrai o l~85. Un proiettile dt undici millimetri con una cat'ica di polvere d1 tan•JU•• s:ramrni e 25 grammi d1 peso produsse a 10 me~ri di d1:,l8nza il "eguf'nle effetto: uu proiellile d t p10mbo teuer·o alti-a versò una la~tru d1 bandone ùi 2m m. e penetr·ò ped2,5 cm. in un lta'e di ubele, menll'U un proietlile composto di acciaio tlopo av"l'e utlravet·salo la lastra d1 bandone penetrò nel legrw P•·r 17,5- 22,5 cm. Il proiettile di piombo Lenero perùelle 8-U.ì,-i ' 1 ., il proiettile coperto d'acciaio non ebbe alcuna perdtla. l f!tJguenti spel'irnenli compal'alivi coi proiettili di piombo ~Juro e <l'ac<'ullo composti dBllat'O i segueu Li risulLa Li: il pruletllle oli Pi•Jrnho duro trnpas~ò alla ctislflllZa detta tli sopra uua lustra di bandotte di 2 mm., un tronco di fllggio duro t:r Sf!o 8-9 ctn., altraverso il qu11le lo sul\ roa·za si ec;.linse. Un proiettale composto di accia io peuelrò a nche per 10-12,4 cm. 111 un lra ve di abele. LI pio m bo duro p••1·dette 14-16,G "/., il fii'Olf!Ulle d'sccwio non p3rdelle nulla ùcl s uo pe so. La pr ofondità a <'ui penelt·arono nel legno i proiettili coperlt d'oc· clato fu 4UtAsi ùopp!a di quella dci proicLLili di piumbo tene1'0


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Ri \"ISTA

e duro. E qui è da notare che la forza di penetrazione del piombo lene•·o a brevi ùist.anze è notevolmente minore cbe alle g•·andi P e1· esempio, col fucile .Mauser (Ger mania) la profondità di pénelL'SZiOIIO nei parapelli d1 Sabbia fu 111 meùia dalla bocca Jel fucih.• lino a 300 metri 15- Hl cm., dt~ :100 a 900 11 i 8-2.i, )l » 900 t\ 1200 24- 30 » Si ha la spie:;azione di questo fatto nella forma che si é trovato aver pre:::o i fii'Oi eltili. A brevi clistnuze il p1·oiellile ba an ~.:ora taio velocità e penetro co:-i rapidaJucmte uella sof- . fice ma tuttavia resistente materia ~.:b e quesltt non hu il h·mpo Ji cedere con COI'rispumlt·nte celer·ità. In con~cguenza di ciò la vdocita della punta del proiettile che stn ap r·endosi la s trada dimulUisce cosi rapidam ente che la pa rte po... t~ •·iore di esso si schiaccia coulro ranleriore. A màggiol'i cli:;tanze il pt·oietlile si avauza on minor e l'apidità e lascia al materiale resi.s lenle più t.e m po dl ;;poslal's i e q uindi penetra più pl'o(onJamenlè. Iuollr·e i vroicltili lanciati da pi cco! ~, medie e grandi dist.anze moslrnno una defor mazione sempr·e minore in ragione della dis tau1..a, cosicché un proi ettile Janc1a lo da gPandi flistiwzc essendo poco deformato ba da vincere una tqinore resistenza, mentre un aiLro che colpisce a br•e,e distanza aumeuta d1 clue o tro ,·olte il s uo d i t~ metro, maggiore è cosi la resisleuza che iuconlr a. Ancbt: per questa circostanza i peoit! llili eli acdaio composti la vincono sui pr·oiettili di piombo, p01cbé quelli possep-gono nd liri da vicino una maggior·e fucili té. eli peoelrazione e a grandi ùi!:!lauze peuelrano più p•·ofonclame nle nella terra j l'assali tore può col suo proiettile pi ù fAcilmente superure i ripari (1R1·rapieni, Ll'incee, ecc.), e cou un solo proio>tlile meller t' fum'l cii comballi m~ n lo più uo mini po~ll uno dielr'o rallro; d1 1uodo che Il pr·oiellile composto cout•·•bUi rà a dirada•·e p1ù pre-.to le tìlli nemiche nello stes!-o modo che il fuoco rapido delle ar·mi a I'lpelizione . Unito a questo eli al piccolo cAlibro sp•egherà uua l'o1·za fin ttui nou conosciuta. Abbiawo giA dello dellu del'urmoz.one e ùel rm1balzo dei proiettili rli piombo. Queste propt•ietà son u conosciute fin


DI CHIR URGIA DI GUKIIR \

6H

dal principio delr uso di que1<li )H'OieLlili e rleltero occasione recentemente a contrarie ipole~i per la loro spie,:raùone. La pni antica è cb e il proiettile p et· i gas •Iella poh•et·e, per In allrilo nr.lla canna e poi nell'al'ia t>apitlamento pe1·corsa e nualmente pe1' l'urlo couLro il corpo colpilo si r;sculdi, onJe l'escara conlu!'a della fer ila tl'at·ma da fuoco debba rigua•·darlli com(• un'escara de uslione. Ques to riscaldamento e il rammollimento cl1e rte del'ivePoblHl fu p1ù lfl l'ùi clalo comi' cnuaa dt>lla tleformazione del pPoiellile. Si opposero a questtl conc•·lto .\ mbrogio Pareo e il Ma,;gi, i quali dimostra· rou•J che• una palla tirata conlro umt pietra, cadula in lerr11 e subito a·accolta, si può lenere comoùameuLe sulla mano; che con una palla di cera si può allro\'ersaN una la"ola alta uu mezzo ùilo, cio elle ::-at·ebbe impossibile se la cera si ronllec:&e; (·he nna palla lirat.a conLt'O ur1 <~acco ùi polvere non l' infiPmma; •·h~> p6lle di cannone trallcuule da lana o sloppa non la8ciuno in queste sostanzP. t\lcuna traccia di abbJ'Il&lolunento; rhe palle di zolfo lnneia lé con un' -arma da fuoco non l'i accendono né fondono min!mamcnl!.'. Ciò non ostanlo que~la lt·orin ha a,·ulo un& gnm vilolità. Quan•iO delle voci le si levanmo contro, altre ed 11nche aulorevf'li sorgevano o dtfen cledn. Draun, Beaudens. Berk, Lnn ~enbeck stabilirono la ruH... ~imo chr quanti(J lu compAttezza e la durezza dell'OfiM colpiltl è IOAftgiot•e della ft)r1.8 G della c!oerenza della JIHiht, 'lUPl-lB , se at•t•iva sollo nu a ngolo retto st schiaccitl, allorché l'o""'O culpilo pr esento una superficie piana, si ro mpu se que~t o pre~enta un margina acuto; ma che unu pulla laucitttu rou rorza soLto un ang-olo ollu'IO s i spezzo in unu •ruantilu di piccoli t'rag menli. All 'incontro Pirogoff Cl'ede che per lil'fot·mare uu proietlile non sia necessario il suo iocon· lro cun un osso, ma che s ia anzi s uffic1ente la r esistenza d~ll~ parli molli, e cosi la pensa anche Demme. Mu poiché s~ vale cho pl'oiellili cavi (con una cavità nella pat•Le poslcra_ore~ al parr rlei p••oiettiJi ~>Oiidi allung-ali ed a punla soggaaccJOIJO 11 questa defol'mazione, si cercò una causa comune. La PriOla ~piPgazione, cioé che la t•erle posteriore, più lt?)!· ~·:·ra, per ' a della escavezion<> si ripiega sulla anlerio1·e ptu pesanL1' e perciò piu tar·da a muoversi, non è so:::tenibile


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ftJVISTA

per i nuovi proiettili solidi oblunghi. Si pensò ati altra spiegazione. Si ricordò che per la più lunga trajelloria dei proiettili lanciati con le nuove Bf'rn i, questi , mollo più freq uentemen te eLle le palle rolonù~, ùevono essere sottoposti a gli elfèlti clae deri~ano dall'al'l'esto subita!leo tli un movimento ra pido. Questo an•ebbe per conseguenza la trasformazione del movimento m eccanico del proiettile in uno molecolarl', cioè la produzione di calore nel proielLile. Ma nel piombo , il riscaldamento vuoi d ire anche rammollimento, e di qui l'opinione che til'ando c01 1 piombo molle, facilmente pieghe-: vale Lalvolta quasi liquido, si spiegberebbt>r-o tutte le mar·avigliose deformazioni e $pez.zalure dei proiettili. Co!'i P iro· golf mostrò le ferile d'arma da fuoco come se provocate da ferro r ovente, e Ha genbach (un fisico) e Socin, avenr!o indicato nel riscaldamento dPI projeiLile fino P sopra il punlo 1 di fusion•• ùel piombp (c it•ca 300') la cotuli?.ione pl'incipale della defor•mazione, inter pt'PLarono le deforma?.ioni dei pto,ieltili O$Servate nei lo1·o spet•imenli di tir o rome l:!ffelli della fusione. E Socin , credendo che i proietti li poless:et·o essere arr estali in piena cor sa anche dalle parli molli, dimostrò che m tal' caso il la voro meccanico prodollo et·a cosi pict?Oio, che la maggior pol'le della forza vtva s i doveva necessariaro~nle tr asformare in calor e. Altri sperimenba lori 1 come Melsens, Bodyn::<ki, Kì:lsler, Vogel, Hi t·schffl ld, PeHzer affe rmat·ono che la fusione della palla nel cor po umano non può accadere. Kocher lullavia raccomaudò di nuovo la teoria della fusione e con lui la maggior parte dei moderni a ulor i. E si sostengono la loro opinione cou r a pparenza della mossa del proiellile defol'mato, speci ~t lm enle. il suo aspetto i l'ida lo e le im pt·essiooi che vi si trovano, con lo inler·pre la t·e la colorazione nzz ur·ra delle fer·iLe come escara da ustione, come un fen omeno tl i ubb r·u~f olim en lo, con lo scolo ùi grasso lif'!Uido e col calore che si sente col tollo nel pr oiellile e nelle s ut> scheggia. Ci sembra che siffalLa quistioue sia mollo bene spiegai~ nel lavot•o del Reger sulle fer ile d' ar·ma da fuoco delle armi moderne. li Reger descrive una deformazione lipica trovata in an proiettile liralo da quaranta passi


DI CBJR UIIGIA DI GUERRA

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~topra un animali.'. Questa deformazione consiste e~sen zial­

menle in uno s fal da mento rle l proiettile cioè nP-1 suo spezzars1 alla punta. Le parli cenlt·ali premendo spingono le perireriche l<eropre più all't>sle t·no. Nelle piccoiP I'Psi.;;lenze result.a una forma a ~pirale, nelle più forti le lamelle sono spinte rla Ialo ~"' in basso e nelle fot'lil'sime In roesione è affallo eel<"llta <' le lamellt' !<Chizza no più o meno do pat'le. Qum.li alle meùie distanze il proiellile sembra aver preso la rormo di fnnf(O e a tet·razze; le terrazze constano dr lamelle sottili, i~tolate e sovr•apposte. l pr oietti li di n~cinio inv~>ce raccPllr ""' legno di aracia o di quet•cia avHano pro·lolto ch•cit::i Pll"t.>tli rl i risculd~trnf'nlo (carbnnizzA:dorw). Quindi il Re ~r·r unta la clill"rrenza r..a 1 proiettili rli malaria dura e mollP, ,( piombo "'r deforma ~onza prndurrP •·is,..nldam ento, e al J uru ar·ciaio "~Ì rJscaldo ~tcnza deforroar"i. Il Regel' lit•ò a brevr olistanzo «u lastre di fer·ro con palle dr pmmhf) e la palla rimbal~ata r·accolse su copert.e bianche di lann. l fìli di •1u~ste c:h~ ~r11n•J rimasti impip-l iati frn lP lomello d i defot·mazìonfl non avr·vano alcuno lt'accia di abbrusto limen to . Aneli~ lP s<'he~~ie tastate subito non furono mai lro,ate C3ldP. Solo "parando a brevisRima rhstan za ~i mo~lrarono fenomeni ti t riscfllrlaroenlo nd i lìli di lana la cernli e r·ano un PIJ<'o coloriti in giallo. Quindi ~li PtTt>lli prodotti llt'l pt•oit'Uile tlalltt re"ic:Lcnza int·outrata ~ti llll\nifPstano con la deforn•azione e il l'll'Caldamento. Questi rlue renome ni f\Ouo indipcndenli l'uno dall'al ll·o, no"~suno 1\ lfl con!'eguen:w ùo lt'aiLr·o, e diprndo "oltaolo dalla rnat<>ria cJ,.J proieltile s~ uno di essr ppevale o "olo si manarcl'la. N••IIA palle di piombo la defopmazione è Il ftmom~no !•ritnat•iu, non secondllr'io, rf.ls ull.llnle dal pt·ecedente "VIluppo 11i MIOI'e. Anche gll spet•iror:>nLi del RPge r c•nnl'er'mnno dan l'Oli lo aumentare In velocilti I'Ìmanclldn eguale la rPsistPnza, <' ron l' au mf'nlare l» r Psistenzo t•imonendo f.'~alo. la velorila, da una por·te aumenta la dt>formaz.ione d.• quflr proiellili ~Ile possono anda1'vi sogg-t>tli . dall'alll'a il rr"ealdamenlfJ rh qnPili che nou pn!<sono rleformar"i. Ora <'Ouclutlinmo con la ma«srma: quanto piil tl!r prniellile


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RlVISTA DI t: ll ll\U I\GIA DI GUER RA

:-ì aiL••ra, lauto più pcrtle in fot'7..<1 penelraliva. Solo i pr oiel-

llli mass1cci o coverLi di acciaio consel'\'1\1'10 la loro forrna, e coRI acc·oppiano la ltlllg-giot' fo t·za peneLraliva coi piu semplici efl'eLli.

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RIVISTA DI UCULfSTI CA

Sopra un metodo semplice per utilizzare quale mezzo d.iagnostlco la prova quantitat.tva del senso dei colori. - Memoria ::cicnliflca del tloll. LotGI Wot.r-mettc. (K{iniselte Monatsbl(i.ttero fìir Augen!wil'!wMle, lterausgegeben von dott. W . ZC:rtl'r-:DER, s•?tlemlwe 1887). l. Per determinare il sen~o quanlit.ativo dei C(,Jot·i s'incootran(l nella praliCa due gt•andi diffir.oltà, cil'lè: 1• 111 mancanza di una illuminaziòue costante; 2• le co~i delle oarieta indìoiduali pel

~ensCJ dei •colot•i.

I.n misura dell' aculezzn visi l'a srmplìce (ordlnru·ln, luminosa - V) come IJueJla dell'ncutena pei coiOI'i (rromnlica cV), nou s1 possono ottenere che con sporhul'nti subbrPttivL Pero il riscontro di V a merio d• c\' (JUÒ utilmente applicarsi, nlmcno ll!llla medirina lcgnle militare, e quincli l'irlea del Woi!Tll~r~ puo essere Jecon<la. di utili risult.nl•. Con rlclhmti, p:1.zienti, ripetuti e~porimenlì ti çerto che $i potrebuc riescirc n stabilire 11nn ~cala croma t.i ca risjlondente nlle ~radu:tziOl l l del visus per l'In-

fluenza <tollo sta to dell a rlfru7.lone, prcclpnamente ttsantlo opporluuamente cii ltmll pe1' mudi Draro lo stato no,·mato clelia rifrazione. Combinando il metodn sporlmonlnlr del Wolll·berr; (eV) wn f)uello del Seggol, cht> lletcrmi1m \' dal conLrtl$lO del Cllr.ttlere col ronrto ~ri;rlo cupo Uno al chintissìmn), ~~ Jh>lrebbc forse giungere ad avere 1111 mez1.0 ~o non sclentificameute inappuntabile sicuramente iu pratica degno di o~ni conntlenza, e •1ueJ che c piu 111WS' robhìettìvo, per riscòlllrare le tlllega;doui rloll'esnrnitw.lo sulle eomlizioni lfd SliO VÌSliS. ll.


lUVlSTA DI OCULJSTJCA

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Senzu illuminazione cost.<tnle non è J·Ossihile un'esatta rleUna co"Lante illuminazione approssimativa non basta, perchè, com~:~ é nolo da gran !,empo o r:ome l'aulot·e dimos trò sperimentnlrneni.P in un suo Javorn Sull'esame del11enso dflla lu ce, la pr ndm:inne quantitati\'8 del senso elci colo t·e diminuisce m nllis"tmn anche per leg~era diminuzione dell'inlensità lurninc,sa. Da cio ù~ri,•a che l11 rona ddl'illutninazione nr•n !<nlo tfeve èsserP in ~Pne­ rale costante, 1118 purP in ispeciale di t·a;rgi omogenc•t pel loro contenuto. Tutluvia bisogna lenet· presente che quesln rappor lo di dipendenza assai sensibili;) no~li al lì g rfldi d'inl.ousita della luce, lo •liviene di più Ilei riccoli . Se noi vo{!ltamn mb:mra1·e il valm·e r rorualtco dt•lla luce diurna pelrosso (Kolbe) mediante la Jislanza in cui e \'i«ibile ad e.empio un di,.rhello di colore ro~<sn Ji -! mm. rlt dtnmet ro ~'U fon lo nero velhHalo, ci lro,·tamo ·•i fronte alla dlllìcullà dr •lecidere quando l'oggetto cessa di a ppar ire r·ossn e fluendo sopr·allullo >~compare. Questa rlirt1collà polrà suprrnr s i, !ile polrù di!'>pOrf'i di un coloi'a eminrntemente pr evalente (Kolbe), poiché &llora in lontflnanza scomparil•ù quasi conlempOI'Mt'B· tnl'late col colore l'os:gello. A tale "cupo l'autore ~i e ser•,·ittJ ne~ "'UOi e~p{' rnnenli del panno roloi·ato di Murx e 'JU&Ie partrcolarmeme adatlo raccomanda ti rMc::o ,. l'azzurro. Per causa dt>llo oscillazion i qnanltlalivr> dc·lla luce dtut·na !'t osserva che un tlischetto rosso di Mar x di 2 mm. di ù ifJinr•tro oggl 1\ veduto tla un occhio norma ln n (i metri , tlomoni !'ola mente a 5 '/t e se a mezzogiorno, ad ecoempio. era visibili:' a 5_ 1/t naelr i. alcune ure dopo forse !<rompa re !!ià a i mt•lt'l di dastauzo. La «1<'"1'8 cosa si verifica coll'azzurro di Marx, che deve avere 7 mrn. oii ·1iaruetro pt>r O"~cre veduto alla dir<lanza di 6 m. colln lw·c• d1ur·na. Tuttavia, le O!'irllllazioni dello Inca di urna diffusa 11 011 s i rer~dono nella JWilli,·a c·o~ì !"ensibili, come potrebbe aspeLlar,.;i, e ~u)n.alur·ahnenlt• pe1·cbé rimam• :;emp1·e in clubbio :<1' la di IUIOUZIOnl! quautitati"a del senso dei colori sia o nt>ll dipPndenle dalla dimiu uztone dell'illuminazroo.-.. Le ore scrah 11011 sar anno scdl·· per le prove dello funzione· e se ercezionalrncnLe d'1 · ' J::lorno per lurbamenLi atmosferiri ~i !'''odurTI.i oscut.,rmina~onP quanlit.all va del ~en«o det rotori.


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l

RJVlSTA

riLà serale, allora le ragioni della diminuzione del senso del colore non d0vranuo tanto ricercarsi nelle alterazioni patologiche dell'occhio, quanto ne11e cattive condizioni della luce. In generale la luce diurna ci fornisce bastante garanzia per formulare la proposizione che ciascun occhio no1·male é in grado di riconosc<Jre' il rosso di Mai'X di 2 mm. di diametro e l'azzurro di Marx di 7 m m. di diametro a 6 m. d i ci istanza e più brevemente: r2 bl7 a 6 m. Ma qui si affaccia un importante quesito: in q ual modo riconosceremo un occhio normale? Se ci contentiamo della prova per la cosi detta acutezza visiva, allora ci troveremo certa:menle di fronte alle più gravi differenze relativamente al senso quani-itaLivo dei colori. l seguenti esempi. servono a dimostrare con quanta ragione possiamo attribuire le corrispondenti differenze alle cosl dette« diminuzioni individuali •: 1• Dott. L. W. cV 5js (- 5f2) r2 bl7 a 6 m. 2• Sig. M. ' "' ! cV 5js , » a 5 i/2 m. 3• Sig._P. cV 5/5 ~ » a 6 m. 4• ~ig. S. cV 5js » » a 3 3/4 m. ~9 S!g. R. cV 5f5 r2 a 5 i/<a rn., bl7 a 3 ij2 m. (TttLi i tc praindicati signori furono osservati collo stesso grado~'Htuminazione, poichè durante l'intiera durata dell'os seJ•vazion~, la quale per ognuno fu di pochi minuti, r estò visibile pel N : 1 r2 bl7 a 6 m. di distanza). Se noi s~guenclo i orecetti scolastici volessimo dedurre dallo stato dell'acutezza visiva che per tutti gli esaminati è normal e' la regìene della macula, non potr emmo addurre alcuna ragione plausibile sulle differenze riscontJ•ate nella percezione dei colori e dovremmo a.scriver·e alle varietà individuali le dif· ferenze trovate nei cinque esaminati. Hering non molto tempo fa attribui cel'le vat•ietà indiv iduali pel senso dei co!ot•i alla maggiore o minore pigmentazione della macula. Per i cinque esempi soprariferiti la spiegazione di Hering é superflua. Primieramenle é da oss ervarsi che cV 5js rappresent.a soltanto un terminA medio normale che può raggiuoger e anche un occhio malato, il quale prima poteva ave1·e avuto un'acutezz<J di vista= cV 5/3 ed anche superiore, od un occhio ametropico in piccolo grado, il cui potere visivo me·

"


DI OCIJLlS'l 'ICA

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diante lenti correttive potrebbe salire a cV 5f3 ed anche superarlo. Se ora analizziamo I nostri cinque casi osserviamo che Nr·. 2) con lente - 0,5 il visus cenLrale ascese a '5/3 ed allora distinse rt b/J a 6 m.; Nr. 3) con lente- 0,5 cilindrjca A h cV sall a 5(3. n l~ggero grado di astigmatismo aveva ridotlo il suo polE're vi-sivo a 5/'6, senza t~ocum en to del senso quantitati vo dei colori. Ciò si comprende perchè l'aberrazione astigmatica spiega maggiore influenza sul riconoscimento delle lettere, di '!Uello che sulla visto dei colori. Nel N. 4 si riscontrò un leggero e diffuso inlorbidamenlo della cornea. L'intensità dell'H iumiuazione era per lui ridotta a tale grado, come avviene per chi possiede cocchi noema li a lla sera, in cui con cV = 5(5 si possono riconoscere r2 bF soltanto a 3 3'' m. di distanza. Il ~- 5 soffriva di glaucoma cronko. Questi esempi ci dimost1·ano che epiù conf orme al vero ritenere per normale la macula di un occhio, il quale, oltr·e (1.d aoere l'aeutez:oa visioa eguale a 5/5 può ben an·co riconoseere rt hl7 almeno 5 lfi m.; poiché allora é possibile, analogament& al2• caso, l'esistenza di una leggera miopia od iper·mt-tropia, ma tutte le altre malattie più gravi, come in torbidamento dei mezzi, anomalie del senso della luce, malattie net'vos~>, sono éer tamente escluse. Questa pr·oposizione dovrebbe meritare la più accurnta attenzione dei medici militari. Il medico visitante deve a lmeno in un occhio possedere cV 5/5 possibilmente anche con lente. Allora r2 bl7 divengonll P_er lui visibili a 5 i/2 m., e peeciò egli ba sempre il modo di l'lfiCOntrare se le anomalie offerte da ali esaminati dipendano da diminuzione dell'illur:ninazione diu;na o da condizioni patologiche. Se un 10 · a·v·d 1 1 uo con cV 5/5 non può l'iconoscere r2 bl7 a 51 /t m., la nor•male acu~ezza visiva non depon~ in favore di ~na nor~ale macula, ma a ll'incontro la vista di r2 bl7 a 5 l/2 m. ' epone 10 favore dello stato normale del!~ macula, compresa 1a normale acute . . . . zza vrsrva. Non s1 potrebbe lasctar da parte 1, esame dell'acutezza visiva e sostituire ad esso quello del


7G

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RIVISTA

'-'enso quanlit.alivo dei colori1 Per lo meno poLrùbbe l"orvire •1uala mezY.(I di riscontro dell'esame dell'aculezza visiva e per coloro che non sanno leggere ~ervire di base pet· la c.leterminazione •Jell'aculezza '<•isiva. Si potrebbe a priori conchiudere che a quesl'espPt'imenlo non ùo uebbero essere ~ollopo"ll coloro cb e non vedono al<!uni colori (dallonil"mo). Nella sua pratica l'autore JJa avuto molLe volle l'opportunità di esaminare inc.lividui affetti di dallom~mo. Se colui cbe é affetto lli ùalloni!"mo, sottoposto aò esperimento, chiama vet•de l'oggetto ro· :<O, que~ to risultato non ~ua!;l~ nulla, perché la denomHuJzione del colore è ind1lrerente, poicM basta sollaoto lu gara~1.111 che l'oggetto fu realmente veùuto. Dunque anche pei daltonici l'esperimento no11 presenta gra,·i difficollil.

La sola prooa d~lla tliminttita acttiezza oisioa n.on clà di· ritto ad alcun'altra conclusione, se non che l'occhio sottoposto ad c.'!ame n.on è normale; la contemporanea ricero11 del senso qu(lntitatioo ,<.lei r:olori ci fornisce un.a r isposta t•ili o meno ~'lplicata sul ~ per•ché "• come sara dimostralo in up· presso. In U!llavot·o antecedente l'autore si f. occupato del rappnr·to <léll'acl)lezza visiva, rlel senso dei eolnri e del sen;;o del ll-1 lucù coll'illutninazionP. In quesli espPrimenli gli otlotipi cd i culori fu1·ono tenuti costantemente alla ùislanza di 5 m. ; rwrò fu ner rs· sal'io di r!'ndere piu granùi gli oggetli, vio:ibili a dellll dist.anza CO li ilhuninazionr normale, perché lo fossrro l'l!uolmenlc. c1•11 illuminazione c.l1minuila. L'autore in appresso, in,eet· di mo.!i· ficHI'e la gt•an,t ..ua de!!li og~l'lli, diminuendo l'illuminazlllne, dì minui p•rc la distanza dell'oggetto dall'orc~hio da PSalninat'('. Levò pure dall'''"ame i colori verde c giallo, per·ché :rh sPrnbrarono poco adatti pe;:r la diagnosi c meno importanti del rosso e tlel blPu. Ccstrui poi una tabella in cui pose tn reiiiZIOnu 1l vi:sus colla r1frazione e col senso della luce. Ecco ili qual modo pr ocedette: 1. Pre~e le mosse do quell'illuminazione serale, in cui ti suo cV dn G/4 er·a disceso a Gfs; con questA luce i colof'i ro!>~O •· biPu (r ll b/7) furono uncora distinti a 3 3/4 mcll·i. 01minui quindi anco ra la luce finché il sno cV da G/5 rl i!"cese a 3fa cd i colot·i fut·Qno ricnno~ciuti 1·bpelll \'Umente Il I'OS!>O (r':!) a


DI OCULISTJCA

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3 lf• m. e il bleu (b/7) a 3 m. e co;;i di seguilo come !;Ì srorge uelJa &a bella.

Per evil.are il troppo considerevole avvtdnamenlo dell'oggeUo all'occhio, quando l'acutezza visiva era r idolla a 5/~. l'su· lore rece UI!O di colori in quadrati di iO cm. di Ialo che furono dtetinU a m. 5 lfJ; pel cV Sfao i detli quaclrati furono disliolt a & m. e cosi di seguito come si s cor ge nella labella.

2. L'autore fece uso di un apparecchio, ùescrillo in ut1 suo la,·oro an&eceùenle, illuminalo con luce diurno , òi cui si poteva diminuire l'inlensita con diaframmi di car la di f>ela. Queali esperimenti, che ser virono di rtscontro a quelli falli colla luce serale, ne confermarono completamente a risultati, che !lORo mdicati nella seguente tabella.


78

RJVlSTA

Dimintuione dell'acutezza uisioa e del senso 'luantitatioo dei colori prodotta dalle anomalie di 1·ijrazione e dalla diminuita illuminazione.

l

Vlsus

l

' .l l l

Sonso della luce

(r2 lil7) 5 1/'J

3 3j&

3 3/4

5 !J2

5/6

5

5

3 l f4

:3

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4 l/4

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2 3f~>

2 lf~

5/tO

33/4

3 3/4

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l

5jÌ;o

Quadrato 10 c~1n. 5 1/ 2 5 '/2

,' l 2 ' /"!.

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(1'~ bl1)

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2 1/2

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21j'J

1/50

2

2

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1 3/ 4

D ila a "/'! m.

-

2

1

Dita a massima vic inanzll . M ovimeulo della mano con dir eZÌO!le. Movimento del la mano senza dire· zio ne.

-

-'

-

-

1

3j ' 3/4

0,2

1/2

0, 1


DI OCUI.ISTICA

'i9

L'autore, alla chiara luce di urn~. diminuì in m odo coll'aiuto di lenU la sua aculazza visiva da fai' discnndet·e il s uo cV 8 11 11 ed allora rt lJl'! d1vennero per lui vis1bile a m. 6 iJt e ciò si venfica egualmente ta nto nella miopi a, come nell'ipermelropia arlifieiali. Riducendo con le n Li cV a s;a, la distanza per r'2 lJl7 si ridusse a 5 na. e cosi di seguito come si vede alla colonna r i-

Jrtulonc. GJ'in,Jicati risullati hanno pure valore per tutte le miopie eù ipermeLropie arhllciali, poiché l'autore ebbe l'opp01·Lunila di rarll molle esperienze s i1uili e no n tt·ovò ma i difl'ei'ellze notevoh. Furono lasciate da par te quell~ anomalie di r1fraziont; che erano complicale da a~Li~1nalisrno. Tuttavia l'autore ebbe pure l'oppot•lunilà di l'iconoscere mediante la prova <·ombinala delJ'acUlt>zza visiva e rle1 COIOI'Ì ancbe r a ::.ligmalismo di j:'trado le~Zgero (di 0.25 cm.). Come si scorge nella tabella, la conset•vazione del senso dei colori é maggiore nelle a metropie di quello che nelle ano1 a1alie del senso della luce. Colui, ad escm p1o,che con V !lft ll distingue r!l bl7 a 3 t;, m . lrovasi ìn conuizioni migliori di colui cue con Sfu distingue rt bi7 sollanlo a 2 m.; l'ametropia non p uò percii'J ~!!sere la cau,;,a della debolezza eli vista in IJuesl'ullimo; ra quindi mel'tit•ri pensar e aJ anomalie del senso ddla luc~. St~ un jndivlduo con cV 3/t'!ùis linp:ue r'2 b/7 a r, m., ed ha perciò un aen~o di colut·i superior e a quello che :;i avr ebbe, se :;i lrallasse di una "'emplicP a nomalia di r ifraz10ne fa dubitnr·e che l'asligmalismo posl:'a essere la causa della' oliminuzione del vusus.

Il. Nel secondo parag rafo l'au tore descr ive il suo apparecch io. Questo é cosl1Lui!.Q da un libro tascAbile solto forma di album. La parete poslet·aor·e ùella C<Jperluru è rivesllta di velluto ner•o, a~fl~cbé possa set·vit·e di campo pe1· g li ogg,.Lli di pt·ovu fjunndo 51 lrene l'album 111nanzi al pello. Gli oggetti di pt•ovn che si trovano nell'album sono innestati su qu11llro sLPcrhe di legno ~operle di velluto nero: la prim a contiene da un Ialo ~. dall aUro bl7·' la second a r1.speUrYamenle . ,., bl18; la terza gl'l e {J r? ;


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1\1\'ISTA

la quat•la gl1 u gr lS, Inoltre l>i tr0\'8 nell'album. un mezzo utelt'h per la misura delle distanze e su due altr•e ~lecche sono conlè nuli i quadrati di 10 cm. ùi Ialo. Nella parelo posteriore inlPrnn dell'album tro va.si la tabella stampa.La. In una tasca si lro,·a lutlo ciò che occorre pP.r r esnnte. ~ella stanza in cui si fanuo gti esperimenti é ulile che siano segnale le distanze sul ptwimenlo con bollelle di metro in metr o alla dis tanzu di sei moll'i e con boll<lLle di alLro color·c di mezzo metro in mezzo mett·o ed anche di un quarlo di metro. Pcrchè l'esame l't esca completo sarà necessario osse••va•·~ ciascun occhio so::paratamente; l'autore non fo cuoprire l'allJ'u occhio colla mano, ma applica all'esaminando un leggero so: slegno per lonli e colloca in cor•rispondnnza dell'occhio a riposo un vetro opaco. Il paziente volge le spalle ad una fiMstra e si tiene vicino au essa pet• quanto c pO~$lbile. St colloca r i tt )Jiccola dislanzu innonzi all'occhio dell'esaU'Iinando e si domanda a quc:,.lo crual color·e ùisltngua l'UI fondo oscuro del velluto . S.e risponJc r eltamfltiLe l'osservatore s i allontana lenlamt•nte e domu nda se iJ punto rosso, ad esempio, è aucora visibile o non. Supponiam11 cllu l'o!<ser valot•e sra giunto allH clistanza di metri 5 l/2 e che ri là scompaa1 thsliutamentl'. Allora si roveseta !a stecca con leoent.e r'! o>d appar•isce bl7; !'e 1rueslo uon 6 ri rono!>ciulo a metri 5 i h, l'o!ìservalorE' si n vvicina lent.amenle; supponiamo che 1Jl7 sia distinto l'l metri lt 3j4; p~t· essere ptù ct·rli deJ r'isullalo, l'ossèt'valore si allontana ancora lenltuoPnle flnche (supponiamo) l'oggetto bleu egualmeule scompaia a metri 5 '/<J. Dopo a,·er clunqoe determinalo che r2 bli sono visibili a ffiPlr'i 5 '/2 si comlUllo la tabella e .. , ~col'ge nello colonna r~j'ra:ione che aJ r2 bl7 a rneLt'i ri •h,, c: V= 5/s. Ctò s tante deve r.onchiuJersi cho l'occhio esaminulo possiede not·mule acutezza visiva.

Gli effetti degli anestetlol sulla col"Jlea. - ( The Lancet. dicembre 188H). :\ell'ullirna assemblea dell' Associazionu medica di Lron~> ti DotL Dubois prP.;;eulò all'esame un int.et•essanle cai't> di upacilà corneale, pr•otiotla iu un cane dalla inalazione rli


DI OCULISTICA

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cloruro di etilene. Siffatla. opacité non venn e provocata accirlenl8lmente pet· di l'alto contaLlo dcll'aneslelico cou la cornou c1uranl.f> la ~ua sommioislrazionc, comeché gli e~perimen li tlimoslrassero che ti cloruro di ~ lilene mjetlato localmente non sorliva effetto alcuno, mentre iojettato per via ipodermica produceva sempre opacilà. della cornea. La divisione di un nc>rvo lri,a-emino r endeva insensibile la col'nea dal lato omommo, ma un'injeziooe •pndr rmica eli cloruro di etilene tiPterminava ugualmente opacilà in ambo gl i occhi. Nei cani oon opacità f"orneali, in tnl guisa prudolle, il OoLt. Dubo1s r1usd ail ulleut;>t'll\' uua diu.iu uzio ue con il l'ianesletizzare l'animale a mezzo ùel clorul'u di t:meoe o dol clot·oformio. Avvicta il Dott. Dubois che gli anestetici ugiscano nel senso di sotlrArrl' l'aoqua agli elementi analomici L o stesso clor orormic. agictce •Juale sottrallivo dell'aequo e per tal guisa tnduce rirregolare a~Ligmali s mo, che é cosi spesso concomitanl.f· colla suu !IOmminisLt·azione, ma che ~ollecitaLne uLe spurisce. F. S. Dell'a.o clella oreollDa nell& terapeutio& ooul&re. - Dott. PURTSCHEI(, •li KlagenfurL (Reeueil d' Ophtalmologit•, giu-

gno 1881!). La creolina è Ull prodotto che ha l'a!>pctto ùcl catra me, e si ritrae c.lalla cli<~Lillazione t'ecca di buon cat·bon fossile ingle!te. g poco ,;oJubile n ell' a r:qua, ma ~i emulsioua formando un liquido bianco JaUig-iuoso che ingtallisce ùopo un giorno e lascia gulleg;riare dello goccioleLle oleose. L 'aulo1·e ho adoperalo !<Oiut.ioni all' 1 per 100 r eceut1. Allorché si inlllllla qnalcbe goccia (3 a 4) dt questa emulsione lt·u te palP*'bre, il pazi~>nte avvarLe unA sensazione di rorle bruciatura e le sup palpebre si cu11traggouo 8pasmudicarnen te. Dopo un mezzo minuto l'occhio si t·iapre l e lag rime scolano , l 1'l b rudorc ù11ninui8ce per ce~sa re dopo 3 o ;. nlinuli lasc•ando una intensa iniezioou dell9 congiuntiva. So s i fa pr~cedere l'applicazione dell'emulsione da una inslillazioue di l'Ocama lutti i fenom eni spiacevoli scompaiono. L'autore hu olt•·nuto òuutlf risultati 11ella congiuntivite semplico, nella 6


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IUVJSTA

con!!iunlivite fiillenulare con fotofobia, nellracoma papillaro, nel Cllla rJ•o delle vie lac•·i mali, nelle cheratiti pai·enchimalose, negli ascessi della cornea, specialmente con l e~giet·o ipopion . ln questi ultimi casi specialmente l'azione era ri· marchevole. Gli at-cessi erano modificati al pari che col ferro J'OV(~nte La creoli na é dunque un antisetti co di primo Ot'dine che ha un vantaggio sul subliroato, e cioè di esser e meno ecciln nte e sopratutto di non essere velenosa. \

Dell'uso della soluzione di fluorescina come mezzo diagnostico nelle affezioni della cornea.. - Di S'l'RAUO, medico militere Ol~ndese (Recueil d' Ophtalmologie, ~iu­ gno 1888).

' latlo di una corLe soluzioni di fiuoro scina messe a con nea ricoperta del Jo epitelio non pr oducono alcuna colol'azione; ma se esi ste la minima desquamazione, il tessuto corneo vien colorato in ve t·de. Questa colorazione persiste due ore! ci t•ca. L'alllOJ'e pl'opone di utilizzare questa. prcl pril:ltà cJ,ella fluorescina pet• la diagnosi delle lesioni ~ uperfì­ ciali dellh co!'nea e per l'osservazione dell'andamento della riparAzione delle ulceri. n i fer isce un' osset·vazic•ne , nella ' quale l'uso di i]Ueslo mezzo gli ha r eso g•·andissillli sot'vigi. Influenza. dell'illuminazione laterale sulla visione centrale. - Pt·ofessoJ' SctiMIOT ·RIMPLER, di Mar bourg. (Re· cneil d'Oph talmolor;ie, novembre 1888). L' au lot·e ba cerc~lto di dt> lel'mi nare l'influenza dell'i llutni· nazione laterale sulla visione cer.trale degli occhi san i ~ degli occhi malabi. L'apparecchio, di cui si ser,•e, è costr uilo in modo che lu luco emanante da un fu oco elettrico può esse1·e concentl'aLa in un punlo voluto, m eclilmt.e uu piccolissimo tubo, fucill' a maue~~tia rsi. E gl i situa l'estremità di questo tubo ;;u uuu dei lati del glc>bo, mantenendo il rimanenl~ del l'oct:hio nell'oscuri tà, ed i n questo modo può illuu1ina1'e la sde•·ol.1r.:a


01 OCULJSTlCA

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lateralmente senza che alcun raggio luminoso si sroareisca ..el r.a mpo della visione diJ'ella. Dapprima ha ratto l'esperienza sugli occhi sani ed ha ost~ervalo che con una illuminazione debole della scle,·otica si prnduc~va un'elevazione dell'acutezza vi~iva e che con una forte illuminazione l'acutezza visiva diminuiva. P er ri~uerd o ai movimenti della pupilla, i risullati sono variabili; vi sono casi in cui la pupilla si conll·ae solto l'in· flu PnzB dell'illuminazione sclenale e ··e ne sono allri in cn i l'iride resta immobile. Ha fallo la ~tessa ser·ie cii esperienze n t> i malati e principalmente nei ca si di atr ofia ottica, di ca· t&ratta, di glaucoma. Tutti questi malati soppoetano molto male l'illuminazione laterale, e l'acutezza visiva, in essi già cattiva, diviene ancora peggiore solto l'influenza della luce flgeutl! sulla sclerotica. Per ques to motivo l'autore ha costruito degli occhiali speciali per l'uso di questi malati. Questi <~~ehiali lli compongono essenzialmente di un guscio opaco avente Rl mezzo un foro che non pel'melle cne la vision e centrale.

Della plvuooauattca n ella congluntlvlte follicolare. Doli. RElco,di Tiflis (Recueil d'Opldalmologie, giugno 1888). Allo ~coro di controllare i risultati r iferiti da Fròhlich e Fieozal, l'autore ha intrapreso una ~eri e di esperienze lerapeutiche ~u ventitre malati. 1 sog~e tti erano uomini affetti da congiuntivite follicolare al primo o al secondo g rado, ~t·nza invasione in corr·iapondenza del tar s9 nella maggior P81 '1.G dei rasi. Con 110 cauleJ•io in forma di ago egli faceva delle cnu ter•izzazioui nei follico li; que::;te cauLerizzazioni erano ltl,~rJ.ril'rc, puntiformi e disseminale . Non operava in ciascuna ~e Iuta rhe un numero limitato di follicoli per non cagiona1·e rt>azrc'1H' infiammatoria. Qualche cflulerizzazione lineare é "'tata pralrcala <:u p1acehe confluenti in vicinanza del bordo pulpeb,·ale; e"se furono sempre supeefìciali. Usata in questo 100 1 ? la galvanocaustica non ha mai pr•odotlo cicatr·ice retrnttrle. Se Just e Korn hanno ottenuto deformazioni di •lllll"lo ~··nere, si è ,perché essi banno adope1·ato cauteri


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1UVI"STA DI OCULISTlCA

troppo voluminosi e praticato scollature troppo profonde e troppo r avvici nate. Ins omma l'autore conclude col di r e che l'uso del galvanocauterio è razionale e porta sicuramente e rapidamente la guarigione. Questo melodo, secondo l'autoi·e, è superiore a tutti i metodi tino ad ora adoperali.

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RIVISTA DI AN!TOillA E FISIOLOGIA -----; ~,____

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Rlcerohe sul oentrt nervosi dl un amputato. - A . BIONAM I e G. GUAR.NIER! . - (Bullettino della R. Accademia medica di Roma, anno X IV, fase. 6") . .

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Gl i an tori espongdno in questa nota if ris ultato di alcuni stucl ii eseguiti sovr~ i centri nervosi di un individuo morto per p.l ~lH'opol monile s inistra con pericai·,lite, il quale muncava dell'arto infe rior e di sinistra per amputazione a l terzo S\.lperiore della coscia s inis tea cbe fu eseguita in seguito 1.1 gr ave traumatismo circo undir.i anni prima. All'esame della supe1·fìcie cerebra le s i· L1·ova un'ev iden 1.e differenzA fra le sommi tà delle circonvoluzioni rolandicùc dei due lati. Così la circonvoluzione frontale ascendente come la parieLole ascendente Ili destra si rilrovano nel loro lerzo super·iore e'•identemenlo assolli~liate e depresse, e !imita le de solchi più ampi di quelli che limitano le ci rconvoluzioni omonime del Ial-o sinistro. Le nominale cir·convoluzioni di destra appaiono più gracili di quelle del lato opposlo di circA la melà. Tale differenza di volume si estende in ollo !"ino Alla scissura inler emisferica; invece !>UIJ(l superficie inter na degli emisferi rra i due lobuli pararolandici n on si riesr.e ad apprezzare alcuna differenza. In tullo il 1'est0 del cei·vello null'alli'n dc::gno di nota. Sorge qui naturale la que:;tione se la d et>criltR di1Tet'811Z8 ùi volume debba ritenersi come una vera zona alrolka corLicAle, o non piullosto come una semplice val'iazion~ fi siologica .


RIVISTA DI ANATOMIA E .F!SlOLOG-IA

L'avidenza delle differenze volume Lricbe per l'assotligliamento e depressione dei giri di des tra, porta piuttos to ariconoscert~ l'~t>islenza di un rapporto fra rtueslo reperlo del menLello cerebrale e l'antica amputazione ddl'arto inferiore di sinistra. Ed in questa convinzione portano ancora, oltre aa rasultati dell"esaroe comparativo in questo caso eseguito in cosi favorevoli conclizionj, anche altri falli: prima di Lullo la localizzazione di lale zona atrofica lA dove le esperienze t18iologiebe ed i dali clinici collocano il centro per l'arto in · reriore del Ialo opposto; e poscia l'analogia coi falli di atro· He centrali secondarje a lesionj od asportazioni di apparecciJi seusitivi pel'ifericl. Se~endo poi iJ consiglio del G ~acomini, il quale all'e rma che in fallo di atrofie della corteccia cerebt•ale • la pt•ova della nostra a!.<serzione dobbiamo sempre cerca da nell'esame ìstologico tlel!a pat•te • le circonvoluzioni ed il miùollo in qnesto caso sono stati sottopos ti ad una s~rie di esami mi· croscopici, servendosi di Lutti i mezzi di tecnica più pet•Ceztottuli.

l risultati delle diligenti t'icercbe eseguite sono così rlas !!umibili: a) N~ll' amputazione Jell' arto iufe riore sinistt·o s egue alrofta semplice Ùtli cordoni posteriot·i, ùel corno posteriore, del nucleo postero-Jaterale, del c:ol'OO anlerior·e e delle colonne dì Clarke delio stesso lato (ciò che confet·ma i risulla.li di l<'riedlànder, Krause ed Homen) e di più un t•impiccolimento del cordone anlero-Jat~rale del Ialo opposto ; 8 . b). OuesL'ultimo faLto e dovuto all'alroHa. semplice del faCIO dt Gowers del lato opposto; e) OuanLo all'anatomia del far:cio dj Go wers gli aulot•i per le osservazioni fatte devono affermare: 1 ' r;hB il fascio del Gowers si incrocia nel miJollo dopo b. leve decorso obliquo de!Je fibre ch e lo costituiscono · •)• h . l - c e questo incrociamento si compie nella commessura auteriore ·

'

;~· che le fibre dj questo fascio sono in relazione con 1u sostanza " . . d n 1 ,.,rtgta el lato opposto a quello da esso pel'corso e cot·doue anle1'o·late1·ale ·

'


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RlVlSTA DI A~ATOBU E FISlOLOGLA

d) Queste osservazioni concordano con quelle di FI·iedlander e Homen, le qU'ali slabiliscono la legge generale che all'amputazione di un arto segue nel midollo l'all'ofla sempli~e ascendente incompleta delle vie sensili\·e; e) Da ciò si é por tati a riLeoe re che la zona coc·Licale atrofica osservata nel cervello in esame, si debba con!:!iderare come la stazione terminale superiore dei fasci s ensilivi atrofici nel midollo ; f) La qual cosa deve es<~ere ritenuta, secondo gli au· tori, come una prova c!le le circonvoluzioni rolandicbe non sono centri puramente motori, ma sensilivo-motori , in accordo coll'opiuJone sostenuta r t!cenlemenle da Lucianj, Sep· pilli c Golgi.

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE Studio sull'eritema. - PoLOTEBNOFF. medie. Wissenclt., N. 12, 18 8).

(Centr alb . .fiir die

L'autore distingue rispello alla etiologia 1' gli el'iLemi che dipe'ndono da irritazione esterna e sono circosci'illi al terl'ilorio irri ta to;~ gli eritemi riflessi, cioé a) in conseguenza di una locale esterna irritazione della cute· con esteosiouc della rnala:LLia ollre il cerchio irritato; b) in conseguenza d~ irl'ilazione degli OI'gani interni (organi genitali, fegato, mu1'058 gustro-intestinale, ecc.J; !)• eritemi centrali cagionali da irrilazione del centro encP.ralico; a que!'!ti appartengono gli eritemi nella meuingile tuberc•>lare, probabilmenta anche gli eritemi medicamentosi e quelli che si osservano nelle malattie r enali; 4• gli eeitemi infcLLivi che si manifestano in alr-une ma laltie infettive. Il PoloLebnolf pone nell'ultima classe anche l'eritema multiforme dell'Hebr-a, le cui cause sono il· nora s~onosciule. Questo eritema ha sempre uno stadio vro· dromico, è accoinpugnato da fenomeni generali, é complicalo frequentemente a malattia degli organi interni e luscia co-


lUflSTA. DtuE M.AUT'flR VENEREE E DELLA PELLll

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no!cere una origine epidemica. Tuttavia, l'autore non ceede coma è opinione del Lewi n, che sia una speciale malaltia iufeLliva. ma ve:ie io essa un sintomo poco imporlaule delle piu svariate malaWe infettive tipiche e abortive, la cui s pe· ciale natura spesso non si può diagnosticar e. ~ aalla perloondrlte l&rlDgea specialmente alflllttca..

- G. LE\\'IN. - (Ciulrité A nn. XII, e Centrialù j ur die med. Wcssensch., N. 12, 1888).

Prendenrlo occasione da un caso di malattia, in cui la la· mina !'inislra della carlila ~ine tiro1de era e::fogliaLa e co~i !lpos\at.a al di sono delle coede vocali, da somiglia1'e un lumnre che fu preso e cur ato per una gomme, il dott. Lewin Lrulla disLesaroenLe della infiamrnazione del pericondrio che rivesta le carliJagini della lar·ioge. E"aminala la etiologia di questa flogosi, è noLalo Cra le per·icoodr·iti secondar·ie .il caso raro r iferito dal Détrieh che Joveva lo sua· origine alla arlr·iw. Quindi a proposito della per icondriLe tubercolosa è di!!(:U!I8il la quislione deUa tubercolosi pt•imiLiva della laringe •• rieoluta in sen:!o affermali vo: non è rifiutata la opinione ehe le pericondrile non sia gener·ata dal bacillo tubercolare, perché questo non su,ole pr·ovoca1·e la infiammazione purulenta. Anc.•be la questione sul carattere tifoso specifico ùel ls pericondrite nel tifo non può ancora secondo l' aulot•e considerarsi come risol uta. Ne lla lue la pe1·icondrite fu o!l<servata per In pritn<~ volta dal Morgaani e fra ttli aulol' i moderni eo 11v·ll'<:ltow specialmente ha pr "'eso ' in con siderazione la peri· condrite sifilitica. Dopo la introduzione deUa laringoscopia sono mollo aumentaLi i cas i riconosciuti di questa malattia . Fra 50,000 sifllitici il Lewin ha osservato solo 5 casi teem inaLi con la morte, mentre il contingen le dei ma loti cb e furono in cura p~r incipiente pericondrite e g uarirono è molto mag~•ore. La pe•·icondrite nella lue è intimamente collegata secondo il Lewin con la malç tlia e non come il Ger·~ar.IL aG'erma, un l'aLto accidentçJe pe~ un a(to mecca nico ort~ 1 ~· Più frlquentemenle colpile sono le car tilagini arieraoldr• qu·md'1, segnaJamenle nella lue, la cr !coide. Il corso

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RlVJSTA l>ELLE MALAITL.E VENEREE B DELLA. PELLE

e la sintomalologia cl'llla pericondrile ~ono mollo divePsi. Iu · nonzi lutto differisce est1enzialmente la infiammazione idiopatica che Ri parte dalla cartilagine, dalla secondaria che co· mincia uallo parli molli. Nella pt·imaria si distinf{uono duo periodi, dei quali il primo non è punto caratlerislìco. Il sintomo più importante è la pt•ocisa limitazione della infiammazione e spedalmeule la Lumefazioue della cat·tilagine al lacrala. L'esito é regressivo o pt·o~ressivo. Nell'uiLimo oltre lo infiltrazione gommosa o~se!'vasi anche ltt lrasfor·maz.iono ostooide di questa. Un altro osilo è la fuc;ione gra~sosa deiJ'mfiltrato in cons~guenza della quale, come nell'e:otlo in sur: pUI'flzione, s i può formare un a~;cesso. Anche nellA pericontlt•ite second81'ia l'esito è regressivo o prog-ress;vo. L'csito favo· revole della guari:.,rione può per 111 form.lziouc di uu Lt>ssuto di ctcatrice rekallile cagionat·e deplorevoli oiTelLi masHirne n ell~ lue. Un ultra complkazione, specialmente della pertcondritP. acuta suppurante conl'iste nell'etlema, in particolare nel tifo c ho por lo più termina cou la morte. Altro risulLato può essere l'anch ilosi delle carlllagini arilenoidi, segnaLamenle nella IUt·. La cura nell'ultima malallia deve essere generale, in alcune cir•costanze può agire favot•evolmenle anche una locole. Nella la ringostenosi la Lerapia dipende dali& natura della causo, ftli ascessi òebbono apric·si e, all'occorreuza, togliere i sequ<•!'~t·i. Nella grave dispnea è mdtcala la tracbeotomia che ha anche il vantaggio di permettere più facilmente lo introduzione dei mezzi let•apeutici nella laringe.


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RIVISTA DI TERA PEUTlCA L& pll'o41D&, nuovo antlpiretioo. bre 1888).

The Lancet, dicem-

ESperimentato su larga scala dal Dott. Drescbfeld di Manebester sopra le- persone sane, come sulle sofferenti per va riA infermita, queslo anLipireLico fu invesLigalo nella sua azione fi ~iologica dal dott. Wild nel laboratorio di Owens Collego. Venni') riconosciuto per un agente Le rapeuLico d i azionP. pii! potente di quella dell'anli pirina, dell'anlifebbrina, della fenacetin a. t una polveJ•e cristallin a bianca , poch issimo solubile n ell'llCqtla rradda e CJIIASi insipida . SomminìsLrala in dOSL di otto o dorlici granì per giorni consecutivi non produsse mali effetti sulle pel'sone sane-. Uguali dosi da oLLo a dodici g rani Hbb&!!S&r ono maraatam enle la Lempe t•alura nello spazio di due a quattro ore in casi di ç.olmonite, s cal'latli!'la, Lifo; ma talvolta provocò effetti tossici, ciò che sembra esser si particolarmente determinato nella febbre tifoide e uol J'e uma Lis mo. Ta~i.effeLli tossici sono quelli osset·vati nell'avvelenamento da anilina e dipendono daH'azione della droga sul sangue, producendovi emoglobinemia e fin di stJ•u zione dei dischi sanguigni, si che la pelle oiventi itterica e l'anilina possa essere scoper ta nelle uri ne. La pi1·odioa non dovl'ebbe m ai ..amministrarsi a dosi più alle di dodici gt•ani, e solamente unii .volta nelle diciotto o ventiquatLro ore non vi é immumt.a da pet·icolo nel pr opinarl a al dj l à di poclù giorni. Quando taluna di queste p r ecauzioni venga ad esser e lr~scu­ r~t.a, Pllssono rapiola mente couse<Tuirne seri eù a nche· fatali emtomi

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dPoi che l'uso ùell'anLipi rina e degli allri rimedii, direLt.i a bbassare la temper atur a ed a le nire jl dolore, si t•ende


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RIVISTA

sempre più esteso, è stretto dovere di chiamare l'attenzione ai cara.Lte1·i po!'icolosi di ques t' ulLìma aggiunta alle nostre risor se terapeutiche, perché non la si somministri che con la piu grande cautela nei casi più critici. Iufatti nel successi11o numero del Lancet si lamenta che, od onta delle antecedenLi raccomandazioni, la pirodina siasi somministrata cosi da provocare gravi fenom eni. F. S.

Sul trattamento del forunool1 mediante 1niez1on1 pa.renoh1mato•e. - BtODER.- (Centralb, jur Chir., N. 40, 1888). In base all'esperienza fatta sopra certi casi di foruncoli, · Bidder consiglia il seguente pr ocesso per la cura di questa affezione. Una siringa ùi Pravatz contenente una snluzione tenica al 3 per i OO s'infigge ad un centimetro o due di distanza dal centro del foruncolo e l'ago deve essere introdotto cos1 obliquamente e p r ofond amente che la sua pun ta corrtspond a al focola ib march•so sottoposto; nei pir:c.oli roruncoli si prt~ti ca una sola puntura e si scaricano solo poche gocce di soluzione; nei più gr andi si fanno anche due punture injétlandovi una mezza oppure un'intera siringa. Nei foruncoli più voluminosi si può giungere fino a quattro punture colle quali si vuota il contenuto di d ue s iringhe. Il liquido é, poi evacuato in parte dalle stesse punture o dalle aperture del foruncolo s e ne esistono. Da ultimo, a seconda della località, il foruncolo si medi~ o con fumenti di soluzione fenica o con empiastt·o adesivo o mercuriale. Le punture di solilo r iescono dolorose, ma il dolore cessa beu presto per dar luogo all'analgesia. Dopo parecchie ore si manifesta bruciore e punture; se vi era febbre, questa scompare ne! giorno successivo all'iniezione e l'ammalato allora si sen te bene. L'infiltrazione si d ilegua rapidamenle e la secrezione del foruncolo diminuisce in tre o quattro giorni, la piaga si copt•e di belle granulazioni e poco dopo lullo e cicatrizzalo. Con questo processo non vi é mai bisogno di fa1·e incisioni, eri anche i grossi foruncoli g ua r iscono assai presto.


DI TERAP.EU TICA

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L'aol4o lattloo concentrato - Alcune sue appltcazlont tn 4ermatolog1a. - Kr.ocHE. - (Jou rn. O{ cut and oett tliseaaes, e Centrabl. /ur Chir, N. 40, 1887). L'acido lattico, il quale già venne raccomandato ed appli· cato in più maniere per distruggere neoronnazioni più o mono maligne, ma più specialmente nel LJ·altamenlo del cat·cinoma epiteliale, ha prestato buoni servizi nelle mani dell'autore anche nella cura ùi varie dermatosi sia concentralo che in soluzit>ne allungata. In molli cas i di tilosi l'applicazionedell'ac;do lallico concentra lo rece scomparire le callosità. Continuando il trattamento con mezzi più mili, come con unguenti, le callosità :riLornavano, ma dopo parecchie di quP.!Ilc r·ecitlive si st~iliva la guarigione pet·fella. Us(lndo eli pennellazioni ripetute di acido lattico in solu~ione allungala (l :3 d'acqua) riuscì ull'aulor e eli fur scompalire le anomalie di pigmen lazione, come il cloasma e paLico, le efelidi con leggeJ•i l'enomeni irri lalivi cd esrogliazione semplico dell' epideJ·mide. Ancho le ordinarie vel'ruche si possono comodomenlc distruggere coll'acido lattico concentra lo. Allualmen le f'.g li ha usato con ~uccesso di questo medicamento contro cet'te dermato micosi superficiali, n ell'erpete ton::~u i·an le delle parli non eoperte di peli e nella piliriasi vcrsicolo1'o.

Lt oompreue ad alta. temp eratura nella pratloa ohirtarctoa. -

(The Lancet, dicembre 1888).

Il proressore J. J. Nasilolf porge nel Vrach la s to1·ia ùi Jl&':cehi casi di infiammazione delle g landole linfaliche, tJ•atlali Ila lui con rimarchevole successo a mezzo delle com P~o~Jsse a temperatura elevala. Queste compresse consistono di una pezza cli lino piegata in qua ttro, alfjuanlo più larga de~la superficie sovrapposla alle glandole ammalale, ilnrnersa pr•ma in acqua alla temper atura vicina od afl8Uo ug uale a 21 ~· Far., la r] uale !li applica, appena spremuta, sulle g lan~ol~, rimanendo allora la s ua temperatura fra t 140' ed i 165•. 811 applicazioni nei casi dal Nasiloff citali, venivano p••ati-


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UIVISTA

cale mattina e sera, lasciando io silo le compresse , r·icoperte d i ovaLla, per circa quindici mlnuLi. Come è facile supporre, le applicazioni provot~ano dolo r·~ a 'quaulo forte, il quale, peraltro, non persis te lungamente, ad on ta che si det~nuini talvolta, non pure r ossore, ma anche vescicazione. Siffatto traltamenlo ru continualo por cir·ca due sellimane e se ne constatò il poter e di iniziar e subito il riassorbimento, la quale azione era sempre accompagnata da elevazione di temperatura, proporzionale apparentemente al volume delle g landole all'elle ed all'estensioue, nella quale aveva luogo il r ias· sorbimento. Si osservò essere l'efficac ia del trattamen to i11 r agione diJ'elta tlella sOIII}ciludine, onde veniva a ppres talo . · Opina il prof. Nasiloff r•app l'esenlare le comp resse ad a lla tern pe.·atura un apprezzabile meloùo curativo, non s olament.e contro l ~ glandole s lrumose, ma eziandio nella osteomielile reumatica e nella infiammazione fungo ide delle a rLicolazioui. F. S. Il jodoformlo nel tratta.mento della. dissenteria. oron!oa.. - Dott. STAt:K. - ( The Lancet, novembr-e 1888).

l ! L'in fermo era un marinaio, addetto ai traffichi nP.i mari della Cilfna,fo ve aveva a ppunLo contl'allo la dissenteria, sem· pr~ in allo, .d~e anni prima che !c'i pre:>en lasse al Dott. S lack. Rimpatriato' si sotloiJOSe _per cir·cà 18 mesi a tr·a Llarnenlo contro la dissenterra croni<:a a Livet•pool. Allora r be il dottor Stack impl'ese a cur'tHlo in America, ove egli si Ha recalo .per con siglio medico , aveva ùalle quallt•o alle s ei scar iche alvine quotidiane, alle cui chiamate doveva obbedire con la mass ima solleci tudi ne. La prima parte della evacuazione era cos tituita. di una sostanza vi~cosa , legget·mente colorala e del .carallet•is lico disaggeadevole odore dissenterico. L'infermo aveva, natur·almenle, perduto lllolla della sua p t·imi li va ener·gia ed il più. lieve esercizio lo affatica va enorm emer,te. !)opo uu' iuutile provH di una itlfinilà di t·imedii , lra i q uali il mer curio, tanto per via inle rna che per unzione s ulla r e · g iona ingui ntde s inis tr·a, l'oppio c t' ipccacuana poh·er·a li at.l


DI TERAPEUTICA

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nlle dosi, il joduro polassico, tl fet·ro, ecc. alla fin e il do ttor Staek si determinò ad esperimentare il jodo>formio per enerua. A mezzo di un lun~o tubo fut•on o spinti nel r etto, dopo ogni l'car ica, dieci centigrammi di jodofor m io asper si in mucillag!M di Amido, elevanc.losen e al ter mine dei tre giorni ~a ­ duelmente la dose n lrenla centigrammi. Al volgere di due sellimane, sotto quosto lrattemP..nlo, l' inf11rmo non aveva che una scarica 'JHOliùJana , affatto normale, eccello nella sua picet~la molA. L'infe r mo nelle nltl'e tr o settimana rimasto solto la eora del Dott. Stack, benchè fosse stato sospeso il trattamento al jodoformio, n on ebbe r icodule, essendosi com· pletamente m·restala la diat•r ea o più non presentando le evacuazioni le caralleristiehP dissenlel'iche. F. S.

RIVISTA DI CHIMICA E FARM ACOLOGIA laUa IIJ&r&slone dl et er e solforlco e saa presenza nelle 1ldae ba alonne malattie. - GtoRCIO H OPPE-St::YLER. (Cmtralb . .fiir Clt ir., N. 12, 1 88).

Già da. molto tempo le r icet•cbe dei fisiologi avevano dalo 8 conoscere che numer ose combinazioni aromatiche cl:~ sono

rl P~olto eli processi di decomposizione svol~entisi nell'orlf"ntsmf) sono separate per mezzo del11.1 secrezione ur inar ia e prectsamenle a ppatal~ in qualità di eter i solrorici con una minima parte di acido solfor ico. Si può adunque senza t'Ammettere ~"rrore valersi della quanlila dell'etere solforico contenuto Ol•lle urine com e misura della inlensilà d~l pro~sso di decompo~izione nel corpo umano. In ba'<e R questo allo Brieger stuJiò la secrezione dell'det·e solforico nell•• dl,erse ma la tt·te ed é riuscilo a con s ttl lar o che, fa tta astmzlone. dali . e ·tn ~ermt. té che Hpparl!:!ngono al dominio della po1 tog~a rni.Prna, si manifesta un aumento nelle climinazioui 'et prodotti putridi, nella p eri ton ile acuta e Lubercolosa, nella


RIVISTA

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perilitlile, affezioni putride, pioemia, empiema, fcbbr~ puerper ale, ileo, difterite, erisipela. L'autore nella clinica di Quincke in Kiel determinò dapprima la quantità not·male dell'etere solforico io diver se condizioni di alimentazione e paragonò con quella la quantità somministt•ata nelle diver se malatti e. Ecco i l'isullaLi più importanti di quosLe J'icerche soLto il punlo di vista chirurgico. Si è tro vato un notevoli!';sin1o aumento di sect•ozione dell'etere solforico nel carcinoma del periloneo, nella pet·itonile da perforazione, nell'ìleo ed in un caso di simu llanef1 perilonile purulenla, pl ~u ri le e gangrena polmonare. l n un ac- . ces~>o inlercranico, lo svuolamento della raccolta pr odusse una diminuzione dell'eter e; e collo slabihrsi della secrezione purulenta la quanlilà dell'eter e rlivenne normale. In una orchile purulenla e cistite la quantità dell'eter e diminul per effetto di traLlamenLo anli~l'llico. l n un caso di ascesso i coroso Ln vicinanza della e.t·Licolazioue coxo femoral e e contemporaneamente di scat·JA.llina la secr ezione doll'elot•e si osservò a umenLala. In seguito a lavatur e dell'ascesso con subhmalo si ottenne una di minuzione; tralasciando la lavatura si osservava un aumento nella separnzione dell'etere. Fra l e conclusioni a cui pet·viene l'autore in base ai suoi sLudi roeriLano di es"et·e notoLc le seg-uenti: Quando l'assorbimento é insufficiente oppure manca aiTallo, rome si vede accader e nell'ileo e nella perilonile si ba un aumento di el et·e solfori co. La semplice coproslasi non è seguila da COI't'if'pondente aumento di qU<•slo pt•incipin. I processi di formonla>'-ione pnLr•ida nell'orga nismo hanno pe t· cti'~lto una'aumen tala MCt'ezione la quale è prnporztonata alla intensità del pr ocesso puLt·1ùo. Co!raccumulat·si del processo puLI'ido In sect·ezione aumenta, eliminandosi esso male:-te, la secrezione chminuisce.


D1 CHilOGA E FAliM'ACOLOGIA.

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8111 oolorllllento del vtnl colle bacche dell' « AristoteUa

m&OCJal •. 11 dolt Hem•i Lajoux, professor e alla scuola di m edicina di Réims, scrive nelle. Reoue internniionale des J alsìjieations (15 luglio 1888), che da qua1che tempo ft•a i campioni di vino pre11entali al laboratorio municipale di delta citt.a, parecchi s i trovarono contenere una materia colorante eterogen ea di ignota ori ~ine. Per lalune reazionj poteva cr·edersi si tratlal'se del principio colorante delle bacche di samb uco, o di quello di ullre frulla; ma per aUre t'eazioni t•isullava cer la la prf'senza tn quei "Vini di una nuovu matet•ia color ante, non segnalata ancora dagli au to ri. Erano lt• cose in questi termini, r1uando u n allievo por tò al lab.lralorio alcune bacche dotale di una potenza colorante consider evole, che eg~i aveva Lrovato vender si in R eim s "Ollo il nome dì macl.)ui; come materia a lla a colorire il vino, e uon fu difficile riconoscer e in esse la materia pl'ima, fin ••llora inutilmente cercala. llimaneva a lrovsrst ùa quale s pecie bota nica derivassero •1ue"t" bacche, di cui solo si sapeva il nome volgare e la prububì!P. provenienza dall'Ilalia . Si chieset•o notizie iulor no a queste llacche a vari drogi.Jiel'i di P ar·igi , ma ness uno s eppe rlirne nulla. Alltt scuola di medicina di Rbims, si cercò nell'erbario Levent, e si trovò un piccoJo ra m o tli un a t•boscello de l Chili tndtcalo col nome di Ari!'ltotelia macqui L'Ht:rit; il ra.rnollcello aveva toglie e fi ori , ma nessun esemplare del ~ul~ · Nelle Tavole ùel regno vegetale, di E . P. VenLenat, s i lro\•il lo descrizione di un arbus to, I'A ristotelia, al cui fru tto P~'rreuameole s'assomigliavano le bacche delle quali si cer-

rav" l'origine. Il ~otL Bois , assistente n aluraUsta al museo, cui era stato spedtlo un campione di m.acqui, manda va in l'isposla la nola seguente: « Questo fru llo originario del Chili. porta il nome di macr•ui· . ' · provtetle da ll' A 1'"istotelia ma equi l'Herit, arbo-


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RIVISTA

scello che si coltiva al museo, e che nelle annate calde f•·uLtifìca anche in piena terra. » Veniva quindi s tabilita con certezza l'origine delle bocche in questione, e provenendo queste sul mercato di Reims dall'llalia, il doll. Lajoux suppone che l'A ristotelia maequ.i sia quivi prest>nlemente acclimatala . Veniva a giustificat·e tale s upposto una seconda nola del dott. Bois, così concepila: • E certo che questa pianta potr ebbe collivarsi in Italia e nel mezzodl della Frllncia; a Parigi essa ree<iste all'in verno purché sia alquanto r ipara ta. Le bacche un po' acidule di questa tigliaceo sono commestibili; al Chili se ne fanno confetture e servono oltresi a colorire i vini. • • L'A ristotelia macqui, secondo Ventenat, é un arboscello molto ramoso, con fùglie oppO!<le munite di stipole caduche, e fiori a g ra ppoli le•·minali, muniti ùi p1ccole brattee. Il ca· !ice del fiore è a 5 o O lobi , turbinato, e avvolg-e all'interno un ampio disco. sul çui bordo esterno s'inser·i!<cono la corolla e ffli slami. La corolla e costituila di 5 n 6 petali, tllleJ'ni coi lobi del calice, e gli slami, io numero di 15 a 18, hanno filamento corto ed antere oblunghe diritte, e sono disposti 3 per 3 in serie alter no coi petoli. La bacca é pisellifOJ•me, trigontt, triloculare, a caselle monospcrme o dispermc; i semi. convessi da una parte, angolari dall'a!lra, <>tanno ader enti all'anEtolo inter'OO di cia scuna casella. L'em· brione é in un perisperma canwso. VenlenaL pose l'Aristotelia fra le piaule d'o1·dine non determinato, e fece rilevare i caralter i di affinità che essa pre!.!enta dn una perle colle iigliacee e c.istoidee e dall'alLI·» colle ramrwcee. Venne posta da altri fra le arisloleliaee'' Linrl., c>d é ora con sider~;~ta com~ appar•lenente all'ordine delle ti{)liac.ee. Essendo il maequi d'uso cor rente a Reiros per dare il colo re 1\i vini falli coll'uva !"ecco, o per r·iprislinare la tinta di q uelli annacquati, è probabile che lo si adopr•i anche in ollri paesi. Ciò nondimeno non consta che prima d'ora sia stata s egnalata questa falsificazione. La malet·ia color ante del maequi somiglio mollo a quella del vino; se ne distingue lutltwia nettamente per alcune r ea-


Dl CHUUCA E FARMACOLOGIA.

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lioni, come app11risce nella !.avola compat•ativa annessa. I A8gi ehe quivi veggons1 riportati, vennero eseguili comparativamente su di un'iufusione di macqu.i, su Lre distinti campioni di vini genuini e su due campioni di datti vini cui 11 aggiunse 1/s del loro volume della infusione di macqui, la quale era appresLata in modo che avesse un'intensità di Unta senalbllmente eguale a quella media dei vini puri. Le reaztoni indicute nella tavola sono ancora sensibih quando lu proporzione della 10fusione nel vino è di f-/4 del volume di que~Lo. Come le Jiverse altre ma le1·ie coloranti vegetali, cosi anche quella del macqui ò distrutta o impedila dal b1ossido di manganese, dall'ossido giallo di m ercurio. ecc., usati nel modo e nelle proporzioni sl.ate indicate dal prof. Cazeneuve. L'Infusione di macqui, fortemente acidula la con acido acelico al fine di sehierirne la liota, ùé. allo speltroscopio lo s&easo aasnrb1mento unilaterale che gli a!Lri s ucchi di frutta 1'0888; quindi questo ca:rallere non ha alcun valore distinUvo per la materia colorante del macqui.

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Ili VI STA.

Tavola comparativa delle r ea zioni della 11

lleagenli e modo di ser~il"l'I'DC

llnfo<ione di mncqur

, ....., l'IDi

l

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a) B astoncello di creta albrtminata. Si Macchia d t t~o-IMttl~r.uia depone una got:cia di liq uirlo sul ba-~ !o re ~:.'Til-{iu di lot·e f!r s loncello e si lnscia sec.:c81"l3. lovag nn, un ' ch iflt'O. po' v iola.cco. b) Solw:ron.e di C(l rhvn.ato smlico eri- Cnlora ztone d t C o l n raz stal/i;;zalo a •;m..\ 2 ce. del liquido uu bel oerde·l Cl r•le-t in ~>sa nte ~i as.r~i ungonn IO ce. della olioa, clw a soluztona rsat:teule. (E necessa.t·io poco u poco t·he li <:amiii81Tl•·nll) delln ltnla siu tliveutu ytalcompleto). /astro 1 l ) Coloruztoue

giallo- p11 r a a ruldo.

c) Solu.:ione eli allume a lfto e solu- La~ca di cuiOJ·e Lacl'iidi ::ione di carbon.atp sorlico idraw. _\ o;::urro-eari- oc·rtle2 cc. delliqutdo 111 esame ~ i ng-giun· co. Il liquido rtfia. Il goM ·1 <;c. dellA soluzion e d 'allume, fill t' alo é az- 6 quast e 1 cc. di que llo de l caPbom1 lo so- z u.rro, o J.>Cr ltll',, e dico. colore inaial· lnre in

~----:-:----,.----,-,..---'

.~c· alq

lisce.

l_

d) Solu;;rone rli aceta w d t allununa a Brlla colot'tll.to· C o l •t'8L 2" Beaumè. Volu111i e:!liOii del reA- ne oiolettcl. li/la. genle c del li-luido, t•i.tollo prima a Liui.H violacea colla :;olu,ioue a v~oo di car·honu to sodrcn. 1 e) Solu.:oione Ratura t/i bornto .sodico. <..: o lol'RZtOtJe Col nt•at 2 cc. del liquido, P 3 o 4 cc. d el l~runo !JWlla.

nr,,éo.~tra ~.;on

reagon Lt' .

li f\i'Ìll1~

d Azione la~.·Pa.

.n Soluzion.t· a tfto di so(lato rameéco. ·~~----------11~C o l o l'a z 1o n o C o l ori! l cc. delliquid'>, !l cc. d'Acqua pura

az:.urr u-ca-

L

dcht'lro

c 3 ec ùel rea~rt>nlc. rico. n;:urr= !J) Soltutonedi acetato basico rlt piombo Pt·ec tptt.atn Der- P t'Pc pt l8 n t.s• R<>a11mè. 2 Cl'. li l'l llrtui•lo, 1 cc.

del t•eA,.!Pnle.

de-car ico.

!!w-ce J

(l) Cou~len darll rnoll:t lml•urlaut.l alla eolorazronl' giall.l n rr:~ncamcntll ::I·1Uò!!

-nllrcqLti eranò rb tempo ginl 1, «tU.\11110 i pori serb.wano Ili Lluta ''errln,trn . Nola. - l \iDi puri, u ndtllziouall dl1mu:quì, eranu sta LIJII'O\CO i imrucul~ ,.,uo

d oue alhumiuosa.


99

Dl CHDII CA K FARllACOLOGL\

~loranta del l maoq11i » e di quella del vino.

l

Vmo puro X. t addltlnilatu di 'l• del MIO volume dolla ln(mione

l Vlno puro (~. ~)

di ntocqul

-

Vino puro N. '2 nddizion.ato di '/1 del suo volume della in fusiooe di macqut

Vino puro (N. 3)

Macchia rli co- Màcehia Ji co- M acchia di co- Macchia ili rolo t·e lor" grigio dq lore gr·igiaslro. lnre g i·igio di ~r i gio pallido. lava gna It ri po' lavagH!I, un po' ' 'io! areo. v iolaceo. polol'6Zione oer- Colorazione oer- Coloraziono-----l=~--~-------oer- Color&zione oerdr.-a~;urra,che de - turehinicrle-azzurra, cbe dastraassai s lavnl~,, prontaeia, assai s ta- volge pt·onta- bi le, pu!'e a calmeule al giallo, bile, p ure a me n re al giallo, do. ~,r,r allullo a calllo. soprat.lull o a cn lo. calùo .

~-..,.,_~-':-----:-:------:--·1.,. .--

.·:-Lil•X8 d1 colore Lacca di colore Lacca di-co - . -J:------,o----:lore Lacca dt color e n"l l umen te grigio·oerdnfllrchino- gr i-J Ittro. I l liqui do Uifl!lr c.. Il li- é un po' oerdo· quido é quasi gnolo, a per caincol01-o, e f18 1' !or e la lint.a in· t:AIIOrP ingialga.gliar disce. ll'anC~~o-

ltHCe

m eOlP.

(lrigio-tureM -

no. Il liquido ha linla azzurrognola le~ ger a, che a caldo in· f!iallisee

oer•de - bottiylia. Il liquido è oer· d.ognolo, e per

c:alo:re la li n La ingagliardisce.

l

Cr/ll)r&~tone oio- t;ulorazione lilla. Colo 1·azìo r.e oio- Coto r aZ10 11e liUaacétr nPlta letta. chiaro.

l

Il.

Id.

Id .

Id.

.Coloral lrll!e a~- Decolul'lme n tu Id. Color azione tur, .aurro-oc oo presso a poco · chiniccia. 1;; completo . .rre~·tpllaro---;- p--.-. -.-----h:::---:~,.....,.-----1=----:.......,., . -----~ d ·&elliett oet - recrp1lalo oer- P1·ecipit.alo oer- P rec1p 1taLo oerde-

tle- chiaro.

fJ.

Jfeool611o 1 Uquldl

1111

,

tle schietto.

chiaro.

1

• u a freddo che a caldo, nei saggi b) c t ). i'\el saggio b) l vini con

ma, a;~ungell!lu art essi, In egual propor.tione, la con1•enieote qllllntita di unn soln-


100

\

RfVISTA

Le r·~a z ioni precedenti provano che. può facilmente svelarsi il macqui nella sua mescolanza coi vini r ossi La malaria colorante del sambuco e quella del macqui hanno presso a poco uno s tesso modo di comportarsi coi reagenti; tuttavia il carbonato s odico permette di d istinguer le assai nettamente. Difatti, come scorge!:i nella tavola in b), il carbonato sodico, nelle condizioni in cui si opera , dà sempre colla mate.rif\ colorante del macqui, a fL'eddo, una coloraziOne vei·dazzurra che a poco a poco ingiallisce; a caldo specialmente la colorazione g ialta é evidente. L0 s tesso reagente comunica al sambuco Ol'a una lintà lilla o vioosa ed or a una tinta verde- turchiniccia. Nel pr im o caso la confusione col macqui non è possibile, sebbene la tinta col calare ingia.llisca; nel f:.econdo caso l'error e è possibile: però, ad evitarlo, baster à s caldar e •il liquido; se ques to si fa neLla mente ,gi'a llo, trattasi del macqc~i; se invece incupisce e diventa grigio con gradazione verdognola , si tratta di samboco. In cerU casi anche il borato sodico può servire a distmg uere le due ma terie color anti. DifalL!, la soluzione satura t! i detto sale a t o• produce col macqui una colorazione brunoJ:tial)astra pi ù o meno carica, men tre i vini colo r·aLi con sambuco )Jl'enòono nelle stesse condizioni colore lilla-vinoso o violaceo. Ma da ciò che il liquido prenda tale colora<Gione non é a concludere con s icurezza alla presenza del sambuC(J, poiché, come fu faLlo osset•va r e da Arm. GauLier e altri ve· t'tficarono, vi sono dei vini genuini che a contallo del borato sodico si color ano allo stesso modo. Il s aggio al bor ato ~otlico non è quindi probato1·io se non quando si ottiene la linta grallastra, che esclude la presenza del sambuco. Le thffe•·e nze di color azione che pt·esentauo il n. acqui ed il sambuco sotto l'influ enza dei r eagenti, saltano 1'aci lmenle all'occhio quanùo :: i oper·a simultaneamente con vini purt e co;-. vini addizionali di deLLi coloranti. T utta via il dott. Lajou x, non avendo avuto fra le mani che u n solo campione di macqui, e le r eazioni della materia color·an te di uno stesso frutto po-


DJ CHDI.ICA E FARllACOLOGIA

tendo variare alquanto c;econdo il g•·ado di m aturità, secondo il tempo e il luogo della raccolta. ecc., •·iliene possibile che le dift'erenze fra la materia color ante del macqul e quella del Nmbuco 11bbiano per ulterior i esperienze a risullare diversamente decisi-.:e di quanto venne superiormente esposto. In <•gni caso per altro, colla presente nota, pare dimostralo a aufflcieoza il diva•·io che corre l'r·a la materià colo ranle nah1r1Jie del vino e quella delle bacche del macqui e l'impossibilità di confonderle l'una coll'allra.

L'arpaba&, Duovo aloalotde. - E. Sct:JULZE e E. BEIGBR. (Zeitsch. for pluysiol. Chem.Xl e Centralb.fur die Medie. Wisaensch.,N. 12, 1887). Gli aulo1·i hanno trovato nei germogli del lupi no una nuova balle, alla qual•' assHgnarono il nome di arginr:na. Per esli'Brla @i ra precipitare l'mfusione acquosa di questi gel'mogli con acP-IsLo eli piombo neutro o busico, si separ a dal liquido lì l· Lralo l'~c ·esso del piombo mediante recido solfidrico, quindi sa precipita con l'acido fosfo-tunstenico, si separa col filtro il preci(lilalo, si scompone con h barite, e li liquido filtralo si e\·apora a bagno maria con l'aggiunta di acido nitrico quni lino a consistenza siropposa; dopo il J'iposo di 12 o 14 Ori\ cril!l&llizza in gran quantità il nitrato di arginina. L'analit~~i di 'JUeslo ba dalo la formula: C6 Bt4 N4 02, N03 J1 t/2 H t O. La ba!IP. libera non è dislinlamenle crislollina, ma sono slall ollc:muli ben crista llizzali e fu1·ono analizzali il carbon~LQ, il clorut·o, il solfato, il picralo ed una combinazion e col ntlrato di rame. Non solo àall'acido fosfo - lunstenico é precipitata l'arginina ma anche daJ nitrato di mercurto, e si può anche u~are questo P~esso pe1· estrarla. Nei ge•·mogli del lupino si trova l'ar· ~1010 8 in gran quanlita; il prodotto in nitrato d'arginina è 1 3 ~ ~ per '1. d~! materiale adoperato. P ei suoi caratteri c1alrnac• l'arginina somiaJia in molli punti alla creatina men tre le 111l • o ' re basa estratle dalle piante hanno con questa poca somiglianza.

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RIVISTA DI TECNICA E SI~RVllW ~11m lCO MILITA Hf.\ Relazione a&nltarta augll Eseroltl Germanici nella guerra contro la Francia del 1870-71. (Sanitats -BeridM iiber die Deutschett Heere im K1·iege gegert Fra~tkre ich i 870:71 ). (Continuazione vedi pag. i3~8 dell'anno 1887).

Pane e biscotto.

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Il più imporla n te ~d indispensabile a,Jimen lo, il p.we, J'u provvìslo durante la. guerra vuoi per requisizione delle det·r ale esi$tenti sul luogo delle operazioni, vuo1 per allesLintento ~oi forni da campo, vuoi pet' fabb t'icazione u cotlut'a nel mezzo delle truppe , vuoi infine per spedizioni ùal palt·to s uolo. Il pane bianco t'equìsilo sul lerl'ilorio rran ce>'e, fu in gcJII'rale, ' pet• la sua facile digertbilit.a, mollo t·iceecato; alcu11 1 , reggime1~ li vi si erano Lalrnenle abi tuali, che, ([uando il p Hll(' di munizione - di farina di se~le con grande quaulitù 1h ct·usca - fu di nuovo distribuilo alle truppe solto le ar·mi. s i manifestarono disturbi dell'appa recchio di gerente e fu i11 principio necessArio appor tarvi rimcd!o colla_ somroinistrazione ùi pane misto di segole c frum enlo. Altrove, all'inconLrCJ, il pane !'lemplicc preparato e collo dalle truppe ru prefel'ilo al pane biaJlCO ft'ancese. Il bisco tto era distl'ibu ito, lo!;locll6 le cir·costanze rendevano impos;;ibile Jl ror·nimenlo del pane. Il biscotlo tedeSCll era composto di una me~co lo nza d i farina di sl}gAle e di g t'a no ed e ra la pai'~C pr incipale della ra?.iooe. P et· valore corr ispondeva atl una buona e nulrieute t·azione di pane, mu fu tro vato troppo duro ed attaccaticcio per la masticazion c. Più gustoso per le ll'uppe fu il bil"COllo semplice faLIJri-


RIVISTA DI TXCNI CA K S!t RVI ZIO MK01CO ID U TARE

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calo con buona farina di grano, come quello degli approvvig.onamPnti francesi posto in distribuzione pres~o Sédan. Innanzi a Parig i furono perciò lo pt•ovvisle di ~~·ano là trowt.e convertile in b1scotto <>emplice, col cruale ~i ollenne una gustosissima zuppa .

Carne e salcieciolto. Il più impor ta nte alimento, dopo il pane, ru, nell'appl·ovVJgionam"nto delle truppe, la cat•uo, pt·incipalm~nle 1a carne di manz.o, r·he. Laln1·a fu peovve lula tnPdiante requisizioni ùi buoi sul lca · ro l"opel'azìoni, la l'altra mecllanle $pedizione di animali vi,•i clai nspettiVI depositi. Il lra!tpo•·ln della carne di buoi macelluti dalle ril"pPlli,·e colonne dt macellai non bastò p~>t' provvPùt>re ol bi-.ngno, inoltre la r.m•ne in questi tra~po1•ti spe!<so si cor rompevo, pel'Ciò gerwrt~ l menle le Lt·uppe pr·ovvetlevano ùireLLament~ •li macellamenlo degll·ani n.1uli, cliC\ IOI'o g iungevano al biwlrCII t . nel quarliet'f'. All'inconveniente che in lal modo pol•·l"~o essere distrtbuita C&.l'ne rt·e!?co non rflfl'r·eclclala, l'i cercò rimediare mediante particolat•i istr·uzioni, secondo le 'IU&Ii la carne per lo l'copo del ratrre<ldamcnto do .. eva essere ron!!etVHla Ptl al mallino successivo colla e tosto mangiata, op· t•ure tloveq.1 esset c traspori.Jlla nella !.!amelia dP! "olduto sino al momento oppor·tuno pcl con;;:utnll. DI gruruli!>"Ìmo valore igienico l'n l'au mento della por zione oli carne acl una hhhra, come pur·A l'e'(lro por..:ione di ro.r·ne llt·cordttllt 111 AfJ fJI"e!-'so per· sin~olnri làticnsi set·vizi (innanzi 8 Metz. e Parigi). Queste prescr izinD i ebb•·t'O pot· baso llOn llnlo l'accrt•:sciuto bisogno tli nul1·iztono dell'uomo, sibbene anche la ~on;.lder•azione, ::Ile nello impr·evedibili cn·coslan7.P •Iella guerra, col pe1•icolo eli pull·efazionP r:lell'!llimento pet· C&UR~ meteorologiche o cl1 non ade~uatr tn('zz.i ùi trasporto, coll'•.nespt·rtr·zza dei soldati nello pt·epat·azionc del rancio, !!pee~almeute della carne, polev11no der•ivarne grandissimi' pel'lhte, lt• I}Uali potevano e:;serc I"ÌJl&I'Hle secondo il bisogno rnodianl~ tiUeste porzioni supplPlivc. Il modo oli prepnraziont• t' <li t'onservozione .J,.IJa car•ne


RIVISTA DI TECNICA

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ebbe una parlil',olare corrispondenza col suo vnlore nutl·itivo. Gli animali sosprnli e LrasporLati da lontana r egionr, ammassati in ambienti ri«tretti, con poca aria e nettezzA, tl~­ vetlero ancot·a per Lunghi giot•ni seguir·e le colonne dell'e-· l'e1·cito. In questt: conclizioni cadevano in g1•an numero !!li animali per el'aur imenlo tld epidemie (peste e tifo bovino); nel migli or CllSO la car·ne dirnlnuì consicterevolmente in quAn· tità. A:1che in un deposito di buoi er etto durante la guerrA sul suolo tedesco, negli animali macellati il rapporto della carne colle ossa fu di 41 a 59. Quando sul principio di settembre la peste bovina ca_gionò gravi sconce1·ti alle truppe che SI cibavano di carne di manzo f1•e-;ca, oltre le con"er ve si foco r•icorso ad altre specio rli <'81'nE'. Dapprima fu introdotta in f:tr'ande abbondanza la carne dr castrato. I n !lui principio ciPlla sua inti'Oduzione (melà Ji settembre) fu accolta con piacere quale ~rnd1to «ostiluto de!IR carne di vaccina, cl~e si era fino a quel tem po usata, ma in appresso per l'uso di questA carne di animali grassi, troppo lungamente sfiniti e quasi esclusivamente con tinuato si ma· nifeslarono non di rado nausee e d i~lurbi rti stomaco. Furono talvolta distr ibuite car ni affumicate, che J'iuscironu veramente salutari quando in piccole quantità furono mescolate alla carne fr~sca. La ca rne salAta od i l'-'alumi- di cui si eran o faLLe gr andi provviste - furono dil'lribuili per lungo tempo, ma caE!ionarono numerosi di!:'tut·bi d1gestivi. Il lal'do - qu11 lc sostituto <iella carne c pal'le costituente di una inter a !)Orzione - nonostante il lieve contenuto in albuminoidi e lo facile putr efazione nella stagione estiva, colmò una considPrevole lacuna fr a gli alimenti quale cibo di r icambio o dr necessil8. e però era usato per lungo tempo, produceva nausea, ed mollre ~pesse volte disturbi digestivi. Il suo uso si conferiva pQCO al tedeschi del sud, non però agli ttbituali ROldati. Generalmente il lardo fu gradito allt> truppe, se fu somminislt·ato in piccola quantita quale aggiunta a porzione di carn e d'aiL1'a natura.


K SERVIZJO MEDI CO liiLlTARE

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Conseroe. 1 moll••plici ostacoli, che immodialameole dopo il principio clelia gu!'rra e nell'ulteriore tlecorso d• es!'a assai spesso in modo insuperabile si opposero Ad un r egolare upp rovvigionamento dHil'esercilo con alimenti f•·esclii, feceeo ben presto pensare ad un temperamento, il quale non solo potesse appajllre momentaneamente la fnme, ma che fosse pure in pdo di r endere possibile una reale ricosliluzione delle forze con.,umalo per le fatiche e perciò d1 rialzare al livello uorJUle i poteri fisiologici del corpo. lo sul principio fu rivolto ogni sforzo per· r·eoder e adatta ad an lungo trasporto la carne fr·esca con la completa conservazione di tuLte le sue qualità. Ciò si ottenne r.olla cosi della carne di lunga durata, che al dialribui in generale alle truppe Attorno a Me~z, e fu for·nila dai magnzzini si~uati nel Lerrilor·io ted esco all'infuori delln epizoziA. Lo stabilimento stesso, c he poco pt•ima della guerra era stato er•etlo, funzionava in rflodu chP. la carne fresca era Prima solloposla all'azione del vaporP !'ino alla coagulazione della SUIIPI'fìcie !'Coperta dal taglrn. quinrli disseccala, e da ullimo condita con sale e pepe. Alenni ripar tr di tr uppe si servirono pure dello s tesso proeeseo, per conservare la carne ft'!'"C8 loro pervenuta a lmeno per due o tre giorni. Si cercò pur·e ~cnera lmeote in modo più IIOmplice di prcser·vare dalla putrPfazione la carne spar gendola di gr11nde quantità di sale ed nvvolgendola coll'er·ba, con roglie fre~che o con panni umidi. Naturalmente questi roeL··di non poLevano bas Lar·e ogli • treor:!inari bisogni degli eser·citi. L' l11lendenza d'esercito della Il armata uveva per·ciò immediatamente dopo la mobrlllazione er etto una fabbt·ica di conserve in Berlioo, che iu Principio era destinala soltanto per la prepnraziooe di alcune conserve : • il salcicciollo •, ma in appt'esso allesti anche COntlerve di carne. Sul pr·incipio della guerr a la tecnica della Preparazione di buone ::onsf'l've ùi car•oe non era in generale lnol~ inoltrata. Anche L'industria pr ivata poté sulla n Lo oiTI'it•e


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RIVISTA 01 TECN ICA

pochi prepa rati adalli quali alim~>nli da campo. Es~i furono pl'incipa lm enle: l'esLJ'atto di caJ•ne, la ca t·n~ in scatole, Il la vulaseh ungort>SO (carne preparata con sami di cal'vi , sUCl'O di cipolle e pepe ungarese). Reali vanlallgl r Pse nei casi di bisogno l'e~lt•alto di cai'rlt! americana, di modo che p1·esc:o l\1l'tz fu thslribui t.aa~li avamposti e nei bivacchi, in rat·i casi per muncs u:ta del la caJ•no quale unico sostitutivo di esso mescola to ai l~"gumi. Quest'alimcuto potf'nle, congiunto oi vegetali, !';OI'Ilitui vR bene l 'u~n df'lla car ne e si pres;tava utilmente a Yori<> prPparazioni nutrili,e, mai me~colalo ai legumi, vuoi al pane pPr zuppe. Maggior e importanza ebbt la cat•ne couset·vata in scalnlt> di latta. In principio sj fece solamen te uso del fWeparato otte nuto con mott't•ialc amcricuno >'oconùo il processo t..li Apper t e trasportato in Europa. La Ctlrne, !rià chiu<.:a ìn scalo!•'. fu per lungo tempo mantenuta ad una lewpt>:·atura >'uprt·torP- oi Hll>' C. Il copel·chio rigonfia lo per lo sviluppo d t> i gas fu perciò fur alo e immedialamél)le dopo t•ichiuso. P t t' l'Azione del calot·o LuLLi i get•mi or ganici co ntt~n uli nell'inLenoo sono distrutti, nello stesso tempo però il tessuto connclli •Jo si trasforma in colluidina, ovo tanto le lung he fibre muscolal'i , •ruanlo i soUili fasci fibrosi s1 toanire~lano a,·,·olli Ja unn sostanza gelutmo"a utlermedia. Questa cat·ne proveniente il pn't delle volLe ùn manzi selvagg i (bisonti), non da buvi iogt'flssal• (gia pe1· sé rli minor valore), se per la pr·opnrazione non ptrdeva in sapore, per la sua natura lìbro~a. divt•oivu meno gustosa. ~ullamt•no la carne conservala in scatole eru molto t·icert·uta quale mez.r.r, nlimentare poco supe1·aLo, poicl 1è infatti offt·ivn uu puro, appena mutato alim;:nto carneo con gt•adilo e sostauz1oso sapot•e di bJ•(.Jtlo. Ino ltre presen tava il vantaggio di polot· esse•·e man · J!iala a nche l't·edda , per cui solto alcune cir·coslanze <aglt a" a m posti e ur-1 bivacco) ppsserle\'a uno stt·uordinat·to vnnUI~gio sulla C!l r ne f1·esca. Molte volle fu espres:-o il del>ide r io che le scatole eli carne fosl>et·o fot·nile in più gran numero, o fOl"i>ero ~>ostiLuile n t(ttellP elci lai·clo. Tenendo di mit·a la parte uutt•iltva contenulfl nelle scatola m etalliche cercò la fabbrica di con:-:Prve in Bel'lino di prt!pu· rare una conse>rva denomiuala il salcicciolto, ti quale mentre


& SEllVIZIO MROICO li iLllAitE

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ro"se basle,•ole alla nutr izione, e si conservasse per lungo Lempo, fo.,se pure di m inimo volume e peso e rendesse po~si­ bde una sollt>citA e facile prepnrAztone 11 salcicciolto, dappr ima a scopo di esperienza, quindi in grande quantit{l inlrodollo in "calolc m e tallil'he fu insaccalo in porzioni di 500 gra m mi enLro c•ilindro (salciccia) formato di car&a pergamenA eù era composto di pczzellini di ca•·ne, farina condensata 1li piselli) g t•usrso (lo•·Jo i1 1 per.1.e1.Li qua ùJ'ALi), e condimenlJ. Con una ~~term inazione del 23 seltembt·c 1870 Or"llinò il Co mando ttupertore della I l armala, che 500 !!ram mi di salcicCIOILo con una o due porzioru di caffe dowssero vale1-e CJU&Ie porzione ~iorn 11 h era , io caso c he' nessun allro a limento poteese es!'erc s om mi nistra to; se poteva essere !'Omminisl•·alo pane P calfé, allo ra la porzione so•·""hbe discPsa a 375 grnm uli ; 11e all'incontJ·o non poteva e"~ere lli!>lribuila un'inlie rA por. z1one di carne o di pa oo, aiiOI'A quale complemento si !'IOJO minialravano J67 g rammi di f.lu lcieeiollo. Ptll' la 1•repnruzione ~i univano 167 ~ra mmi di salcicciollo con ~}7:i fp'a m mi di uc((ua fredda e si facevano cuocer e pet· cinque minuli. Ouesla nucwa c~>nser va fu "ubito preferita alle altre. ~ei t·iparli di truppe Pro lodala l~ sua S>OIIecila e facile pt·epara7.ione, clre permetteva ai soldati di pole•· trarre dal fuoco in poco lernpo uu'ollima e gustoso zuppa. Coll'aggiunta di ca •·ne 0 dt patate st otteneva uo piacevole cangiamento di sapf)re (tliVI!nt\'8 piu ~Zra li la e !>apo rita} A Ile truppe tedesche del S>ll•l era gradito il s alcicciollo spectalmrnle pel suo sapot·e a t·omallco e pel (!Onlennlo di lat•do, lll C'IILI'e l'uso del lor do pur·o non RU&lava lot·o.

Le lagnanze Lultavia soll e vate da più pa t•li contro il salcicc•olto, rbe l<i t·is..:onlrarono nello re lazio ni dei medici dr lruppu, 81 riferirono alle troppo f•·equ~>nli affe rmazioni. che aves~f.> pro~oeato moleste nausee e più spPsso diat·rea. All ri att~•ibui vano ti malco nlc·nto delle Lruppe conh·o il salciccioll•l alla iusuffirientP altitudine per la pt·eparazioue, per cui con t roppa acqu 11 av~>vano oLLe nuto una zuppa. troppo liquida. ~loll• allr•i lro,·arono che Il pr epa ra to pel lungo l raspot·Lo facilmen te si amrnuflìva, pel forte calor e tlol solo dive niva ra ncido e quindi


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RIVISTA DT 1 &CNICA

nella zuppa con esso preparata ~l sviluppava uno spiacevole s11por e ed odore. Alcuni non Prano d11 eso:o del Lutto sazi. Ma ~e il salcicciotlo non ~>i può considerat·e conser va completamente priva d'inconvenienti, tuttavia si poter ono superal'e con esso moHisl'iroe difflcol la; il che Il dimostrato dal grandissimo uso che se ne fece. Nelle truppe sassone ero stata inlrodolla òa lungo tempo una conserva mista con tenuta in scatole metalliche, che anche in questa guerr•a fu adoper ala. Era il !'emmolmo con car oP, che mescolato con cipolla costituiva in una scatola metallica una r azione di due giorni per ciascun uomo Per prepllr·ar e l a carn1• al semmolino si mescolava carne di manzo sottilment.e sminuzzata con !'emmolino di frumento, spezie e zuppe di ve~etsli e quinrli questa mescvlanza era a«ciugala nel forno (de' birrai). Uno libbra della mescolanza bastavA per quallro porzioni; con mag~iore o minor e quantità d'acquu !':J preparava o una zuppa o una fnt•inata. L'eser r ito bavet·ese trasportò con~ide r·evoli quantil1\ di cou!':erve dal la regia macelleria da campo e natia fabbrica di conserve di carne in Gesundbrunnen presso Francoforte sul Meno. Oltre la già nominata car ne di lunga durata e il gttlasch produsse questo fabb1·ica Roaslbeef e lombata arr osto. chiusi in scalo le di talla di crr ca libbr e 5 1/t a 2 3/4; il ro!'i detto bt·ndo inspe!'silo (Hartbouillon) in !'calole di latta di 1 libbra ad t th_ di contenuto.

Legumi. l legumi ~>ecch i impiegati per i bisogni del campo: ri so, ot•zo mondo o gt·ano, legumi (piselli, fogiuoli, lenti), fat•ina, fu rono foruiti p!'lllcipalmcole dai mogazzmi e furono t•egolat·menle riforniti tn edionle successive spedizioni dalla patrio. Anche questi soffrirono !'pt':::so avarie nei luughi trasporti, per soprapposizioni e per insufficienti ripar·i contro le vicissil.u<lilli atmosfer iche. I l r iso cominciò a poco a poco o rigonlìar·si nei sacchi, ad agglomerar<\i e ad ammuffirsi negli strati ester·ni; lo sle!\'30 avvenne dei ragiuoli e degli allr'i legumi. Questi legumi l'ecciti non fecero tnat tl!retto. ~ellu marcia


E SIIIVI ZIO MJWICO MlLITAilE

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petloro uso si manifeslò il pili ddle volle l'inconveniente, che il telapo non fu bastevole per cuocerli sino a completo ra mmollimento, per la qual cosa le lt'uppe rinunziarono di buon grado a quesL'alimenlo; in coloro che ne recuro uso si ùeslarooo tacilmenlc distu1'bi digesLi vi. Più granùe er·al'a vversione eoa&ro quest1 ali me nh degli uomiui di truppa addeLLi alla cucana, basata principalmente sull'ignoranza di una oùeguata preparazione. , Legumi fresclù iu autunno trovavansi ancora in abbondanza sui campi, si trovarono quasi per ogni do'"e le patate, molto r iee1·cate e gradite; dal novembre in poi diveunero 1'8riSSime. Legumi e frulla furono solamente usati negli ospedali.

Beoande. Fra h~ bevande divenne per i ~oldali 11 caffè nero di assoluta necessità, che non mancò mai e fu di grande aiuto in og11i circostanza. Nell'iotiero corso della guerra Jll'ovvidero i comandanti di tutte le t:-uppe che pel' ogni oppor tunità fosse pronto il cafle lostato. La pr•eparazion ~ si otteneva assai sollecitam<>nle dopo ••erlo ridotto in polvere coi numerosi macinelli da caffè, che I'Merclto aveva portato seco. Solto Melz, quando si manifestarono numerose dianee, il comando su(Jel'iore ot•dinò che 111 raddoppiasl:'e la porzione del caffè. Per renderne sempi'O P•6 aicura la provvista si Lenlò di avere Il caffè compresso. Ma P••iché le fabbrich e private che lo provviJero, in genet·ale adoveravano calle di qualil.A scadenla com p•·esso unitamenle a ZUeehero d'uvo, co!-1 si t·inutlziò(H'Cslo a questo prodotto. Di gl'ande Importanza per la conservazione delle forze e della salute dalle truppe fu il vino rosso comunemente diffuso, che in l;randl• quantità si trovò nell'occupa lo lerr·iLorio e che COtslitui qua!:;I la sola bevanda. Qua e là le ll•uppe recel'o uso di s idro, da cui si otlenoe•·o apeiSO spiacevolr effetti. Invece del vino fu dts tribuita temporaneamente, specialmente nei mesi d'mverno, ncquav1Le, cognaC', ecc.


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RIV ISTA DJ TE CNICA

Anche le quanti~à gic rnaliere di bevande pr e"Jcr·itte dai regolamenti fu r·ono talora superate, particolarmente solto M etz, ove le intemperie ed il pesante servizio di avamposti lo r·ichie~ero.

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Sul principio della guerra non fu possibile ad alcuni solJati fornirsi del tabacco a cu i er·auo abituali. Con Decreto R eale però del Hl agosto 1870 fu concesso agli uomini di tr uppa un'oncia e ,mezzo d i tabacco od in. sua vece dei sigari.

III. Regole generali emanate contro la dijfusione di malattie.

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I comandi delle truppe, delle amministrazioni e dei ser•vizi di sanita attesero cou ogni sollecitudine affìnchè le truppe nei b i va ceLi é negli accantonamenti fossero pr esel'vate nel miglior modo possibile daJI·aziorre di germi morbosi, 'usando le massime cautele igieniche,' come pure acquis tassero, mediante vesLiario alimentazione, la forza per resistere alle vicissi~ ludini a tmosferiche ed ai g ermi morbosi. Gioyarono sopratt.uUo a tale scopo le"eslese disinfezioni. Queste fu1·ono praticate specialmente all'assedio d i Metz. Le disin!'ezixmi;furono però in g enerale eseguile in quei luoghi, in cui le tru-ppe t·estaron0 per qualche Lempo ed iu qoei luoghi in· cur si manifesta l'ono tifo, dissenteria o vaiu0lo. Abitazioni, cot·tili, latrine e le tamai, eome pure gli a bili de gli ammala ti, d ivennero in tali casi l'oggetto principale della disinfezione. Questa fu pure estesa mente impiegata nelle malattie d'in f'ezinne degli a nimal i; tanto alle s talle, a l personale dì assis tenza ed a l suo vestiario, come pure ai car'ri ferroviari ed ai veicoli adoper ati per lor·o t1·as por·to. ~~Iaggior·i cure si rivolsero alla disjnfeziune dei campi di battaglia e di questa si parlerà in un capitolo a parte. Oltre le malaUie d'infezione (tifo, dissenteria e vaiuolo), si volsero speciali cure alla profilassi della sifil ide e dei parassiti della pelle. Contro le malattie sifil itiche furono specia lmente necessarie le cautele preservati ve intorno a P(lrigi dopo la capitolazione di quesLa piazza e al principio delle trattative di pace.

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E SKI\\' 17.10 .\fEDJCO MJLIT.\RE

Furo~o pre~critle vi:;ile accuralis.;;ime e frequenti alle truppe,

ru severamente invigilata la prostituzione nei singoli accanto· namenli, come pure furono eseguite fr•equonli visite !òanitarie nei poslr•iboli sotto il riscontro di meclici militari tedeschi; le prostilute che non appartenevano a quel luogo furono mandate via. Simili r·egole generali erano s tate, fin dall'ottobre, posta in vigore nella sfera d'azione delle tappe e dal governo generale portale a compimento. Verso la fine di ottobre si diffuse g randemente la scabbia nelle truppe addette all'assedio di Pari ~i e che cangiavano spesso di quai'I.ierc. I malati erano cut•ali nelle infeJmerie dei corpi e perciò era pure difficile il completo lol"o isolamento. Il balsamo peruviano fu il r imedio più gener·almente adollalo e che delle i migliori risultati. Il frequente cambiamento del{li accantonamenti ed il fr equente scambio delle pellicce, cope1·te, ecc., ma specia lmente l'uso di materassi e copet'L" trova le, a gevolò facilmente anche lo svolgimeulo di allri parassiti della pelle e degli abili. La distruzione di quesli inselli non fu còmpilo facile, poiché non f!ernpre si poterono aver·e a disposizione i mezzi più sicuri, cioé l'uso di stufe da disinfezione. OlLre la disinfezione dei locali mediani~ lavature con clOJ'UI'O di calcio o con soluzaone di acido fenico, il bruciamento di paglia che se1•viva per giaeJgli, si adoperal'ono con buon esito polvel'i insetticida. Le monture e biancL erie, dopo esser e stAte sottoposte all'azio ne della liscivia, si lavAPono coo acqu~ ca lda; efficacissima fu la benzina; la mescolanza di ulio di Lrementina e spirito di vino a parli uguali; il petr·olio; inol Lre bar.: n i e la vande delle truppe con diverse soluzioni nnli;>at·assiLarie. DJSIN F'EZIONE DEl CAMPI DI llATTAGLIA.

Pl'ima sepoltura dei eaduti .

. l~ specie della scpollura, la dis!Josizione delle tombe, dei CJmrteJ·i, ecc.. è stata conside1·ata da lungo tempo una faccen_da del più gr·ande inte1•esse pubblico, o cui autorità e pri· vatr hanno rivolto in ispeci.al modo le loro cure, par licolat·-


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RIVISTA DI TECXICA

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mente in questi ultimi tempi ira cui la scaeuza la.~ pt•ovato e di· mostrato la connessione esistente fra la putr~fazione di materie or gan:che e le più formidabili malattie. Le r elazioni di guerre dimostrano chia1·amente che, nono· s1ante ogni .;onoscenza ed importanza dea pericoli inerenli ad una difettosa sepollura dei cadaveri, e nonostante ogni pietà, cile è egualmente diVIsa dagli ama.:i e dai nemici verso i caduli sul campo di ballaglia, la sepoltura dopo grandi ballaglie é s tata sempre insuf(Jciente. Ancl 1e la guet•ra 1870-71 non fa a questo proposito alcuna ecce~ione. Poiché gla eserciLi tedeschi in tulle le grandi ballaglie fut•ono villoriosi, cosi rimase loro principalm~nte la cur•a per la disinfezione dei campi di battaglia, il qual còmpit.o et·a affidato agli stessi l'iparli di truppe, !JOichè per· questo scopo non esis t~va no pal'licolari kuppe. La celer it.A delle operazioni non concesse a lle tl'uppe tempo sufficiente per compier e Lulli i luvori necossara ad un completo seppellimento . E~se pea·ciò fur·ono pea· lo più costrette a limitarsi a seppeil11·e i cadaver i dei compagni, ad eccezione dei campi di baLlaglie intoruo a foa·tezze assediale, mentl'e fu 8ffidato agla abilanLa delle vicinanze il còn1pito da seppellit·e le salme dei nemici ed i cadaveri Jea cavall1 , i quali abilanli volontariamente od a forza intra.pl'eser o i la vori d'in ~errantenlo il più dellè volte senza a deguale conoscenze. Per tali carcostanze restarono ansepolli nell'autunno del 1870 numerosissimr cadaveri di mrlitari mn1·ti nelle gl'andi battaglie che s i succedellero rapidamente sino alla caduta del· l'impero fJ·ancese, i quali per· l'influenza di elevale tempera· lure e di copiose piogge fut·ono causa di inconvenienti igienici, il c ui allontanamento sa olleune con molti stenti dalle uu lcwilà militari e civìli, ed in parte da benevoli pel'sone p rivate.

Disinfezioni preliminari nell'autunno 1870. Sul lerriLo rio dei campo di bu Ltagliu di W ci~senbu rg non furono necessarie masul'e supplemenlat·i nei comuni di Weis· senbur g, Allenstadl, St.einseltz, e R iedsellz. Invece nei distretti di Forbach, Spicheren, e Stir ingeo, s ul campo di


F. SERVIZIO MKD!CO Mli.I TAIIE

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battaglia presso Spu•her en, la pioggia Lt·asporlo i t'Urnuli di Lerro dalle tombe, dimodocuò pvsc~ allo scoperto in pat•le i ca la , eri. A C(UPSLi incou\'t'llit>nli si ttpporLò t·i rnedto rnedian\fl un ordine MI comando mililar·e. col quflle fu prescr itto che lo r.opertul'A cou zolle di teJTn p<H' le lombo fo c;sA a lla cinque piedi. Queste prescr izioni furono sufficienti per poere al ~'teuro lè tombe dalle infhtenze almosfpriclte. Le molte vtUitn•' della sanguinosa ~tornt1la cli W òrlh furono sepolle in 8 o IO giot·ni per lo ptù in fosse eli 3 piedi li proton•lit:'J e I'icopet•le c·on alli cumuli ùi Le1•ra. Lo più ~ngttllh)'iU balt.aglh• della ~ue1't'll 1870-71 avvenrtero tDlornll a ~IPtz. Cit·cu 30,000 cadtl\ eri umani <•d uu gran numero d1 cadAYCI't di an imali fu l'ono iv i sepolti in po(·O Lt:mpo. !liell'oltobre 1~70 fw'OtJO eseguile dal fal'macisla J. Juogans lo nec•essal'ie disinfezioni ne• dintorui di Metz. Presso St·Prival, Amanvlllers e Vcrneville f·ominci6 ad operare 110pra una ~eri e di tombe, le quali couleuovano da 100 o 200 Clldaveri ed erano <.:operte da lumuli ùi lena di 1 a 2 piedi. Per mezzo del clot•uro di calcio e di pPt'Ossido ùi mnnganes~>, h (t.>ee gt>llare nf!lll' lomhe, <;i svilnppl'l una forte quantità dt clorn e qùtncli fece ricuopr ir·e li' tombe con Lumuli .li terra. Jun~bans fece sparge t'e acido fenico cr islallizzalo sopra numerosi cadaveri di cavalli in:;epolli e, dopo aver·li falli riulllr&, vi fece spar·gere sopra solr!llO ftWI'O~'O del <::Ollltnei'CIO o polvere dil•infella Hte. Nelle tombe di ca.luv.. ,·i •n putr~fa­ &~one anche i d1sinl'ellanti non apporlbl'Onn g-r an vantaggio. Si ebbe pure occastone di spet·imontare eh~ la 1lisinfeziooe di cadaveri putrefacenlis i a cielo ap.-rlo e 1·a poco etlkacP e pet· lo più durava lìuché la pioggia non Lt·uspot•Lava S(' CO ltJ mlllerta clisinretlanto. È pure eviùenle che, quando s1 di rullava di braeeia PE!r seppellit·e i •·ada veri, non ero neppure possibiltl averne a dispo•iztone per solll'var e a convenienl1• altezza nelle tombe disinfettdte tu muli di terra. Ma senza una simile copertura pei fcll'li fl cqua zzoni l'azione delle ;.ostanzo clJimlche sarebbE:" andaLa pet'uula. Come nelle vicinanze di Spicheren, W or lh e ~lelz. cosi '. ure pres!>o Sf'ùan, uJII'uutunno 18i0 fu t•ono iuLrapre~i 1 suct:eS!ItVi lo,•or i di dìs.infezioue. Alla fin() di !-lellomJ5re 1870 molti 8


HIVJSTA DJ 'I'BCNJCA

considerevoli c1llatlini oii Se Jan !-i po1:-ero alla lc1-lo t. i uua com1ti va di operai pes· seppelli•·•· i cada vera insl~polli " 111compiutAnJenll' SPpolli degli uomini e ol egli animali <'1'ldt!l1 sul campu di bnltaglia. Ma que~ lo nobile ~ropo non fu ra!!giunto, pf'rchè la malalLie cht~ !Il diffuosei'O rra g h ope1·m il l'ucero deS<iS'lel'c dall'impresa.

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Necessità di ulleriori flroooedimmti. Dopnchè l'allo'nzion<l dell'autor ità fu rivC>!ta Rll<' C'OnolizJOm rlei camp1 di balla§.!lltl. s'inlra pl't•!'ei'O (dur~tnte I'IIIYerno il quale C\'Ì s uoi ri gOI'i » ve vu pt·ov viRO J'Ì81lleJate sconght•·alo 1 I'Ccenli m111acciosi fH~I'tt:(lh) profontle r icer•che per olrlermilliH'e anlicipalAmenle dò che sar·ebbe !llll lo neres!'>a r·io 01 rar e. Alla li1W ùi dit'embre 1 commi.,.sari oli polizia do•l Cantoni, 8Vf' llli g nll'isd iZHIIIe OPi l'Ampi di bAllagl~~l inlOI'IlO a Metz. fu -

rono invtlotti dalla prefetlut'A a fm·e accut·ate l'icPt'rhe LA •t lo su l n~odo di seppt'llirnento dei codaveJ'i, f'(Uanlo sulle not·nte. che •h·ano c;tal•• pnslP 111 pt·alica c;ul territorio del c:Rmpo h hatla~lis, rwr a llonlRnn t·c· il hoslinme bov11tO morto per pc•stc, co m ~:~ pui'C i r e'litlu i di quPIIO mae.. llalo. Sul r isultato delle indagi~i lA PrefeLlllt'a fc>ce l'Apporlo al Commil'snrialo ch·ile in Slr·.. ..,bmgo e in s~l(Uilon p ropo~lll di questo il Minist(~ ro della g uerra prus~i Etrto, per disposizioue de !la «Pzione uwdica mililu 1·e, 111 dala Hì febbraio 1871, allirlò l'incarico a due 1n ed ici mtlitari, Ili do tt. d'A!Tesl, Obero..Lnb~ sat·;:~. ed al dott. Hod e, Stabc;arzL, peP le Ha cc<~~ al'i o di~I"'A i zio m.

I ca mpa di battaglia pr~'~«o Spichereu <> \Véis s enburg non N'ano stati ergo111cnto di almm lll'ovvedi menlo igiAnico Sul campn !11 ballaglin pt'P"!>O W o rth in S<Pguilo a d ic;p<.•~izinue d.-Ila 011'6ZJOne C1rcondad ale. in dola iO ft•bbt•aro I R71 ftu·ono cotnplt>tnmeute r·i11novnli P condoLLi a lf' Pmine i lavo ri di eli~ !'ialezion•· sot to la dircziono• del comm l'-~ario di polizia llt•l ~ Jin gel' e del medico di Cun lo n ~ do i L. Sadoul. Oll1·P il r ì!iòanu rnenlo da tutti i campi di Lnllaglia e dulie gJ'ti iiÙt ion~be po"'le nt>i Ler1·itori occupnli da lle ll·uppt• it'· tlel!ch~. la ~eziP IH.' merlaco-m ili laro JH'u~~l8na, 111 daln 17 nHll'/.0


E SERVIZIO \li::DlCO liiLI1 \RE

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1871 ordino a tutl• i mt~dici militari di Co1·pi in campagna od at Genei'Rliirzle di lappa di J·imediar~ enel'gicamenle agli inconvenienti igienici dipenden ti .:o dil'r-Lto<:e sepolluee. Le tombe dove vano, se necessario m•>du.JnLe precedenLi disinfo&aonl, essere copert.e cou bustévole quant1tà di ler-ra, l'd anche ese~uìte, o ve fosse neces<~ario, precedenti esuma-

zioot. Nel Belgio l'opiniono pubblica Pra molto Lu1•balu per le condizioni ,lel pross1mo campo di batla~lia prt>sso Sédan. In eoneeguenza di c·iò alla fine d• t'ebbrain 1871 il ~overno bel~a ai mtee in relazione col governo tedesco l? francese eri ultr·aprese pPr conto snn il boniflcamelllo del vicino campo di battaglia. Tale boniftcamenlo fu affidalo al tloll. Lauto, al,:bim1co Créteur e all'ingegnere Miche l. La vigilnnza del governo fu rappresentata dal" Con1ilé pour l'assnini.. sement des chamJl<~ d!! balllille "• cost1LuHosi nel Bel ~io Mllo lA pt•csidenza del eolonnello Oa·lotl, del qua! Comatalo facevfl parte il doLL. Tt'Ouel per i provvt•tlimenlt da prender·e p1'esso Sédan. Anche il Govt>r no franrese non r estò inopero!<O, Il Ministro cfAgricoltul'8, lndu"'tri n e Commet•cio con Derreto dd 2 mat'7.o 18711nvil6 t! Com1lalo consult ivo d'igit>ne pubblica a fare una relaz1ont! e.l inviò, dopoché il Com1lato nell'n,lunllnza tlol 20 marzo ebbe for•mu lato le sue condu~ioni, ai Con"igli ~a­ rùtan dei Dtpartirnen~i e Circondari le no1•me direttive p Pt' i relaU'ri provvPdimenti da fll'6ndere. ~l sul principio della primavera 1871 si svolse una viva &Uivllà tou tulli i campi J i ballagha francesi; per ogni dove furono emanale rla autorila competenti nor·me igieniche, direlli da ene e1l invigiloti i la.vori neces;:ari. (Continua).


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RIVISTA DI STATIST1CA MEDICA

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E1erolto belga. - Stat11tioa medio&. E ffettivo medio, con assegno, del!'aono 483~ Ammessi negli spedalt . . 16319=37,7Up.LOO Recidive . . . . . . . . . 8J4) In ORRervazione, inscrilli . . . 589 r 14.:ii Mai11Llie simulate. . . . . . :!4 t Re~lano effeUivamenle. . . . . 14882=30,7~ p. 100 (Tra umt-~Lismi 1 2,92;~enerei 11 ,94; otlalmici 8,4i- p.100 entra 1.1). Malf\ll in ca 1net•a: 52137 = 107,84 p. 100. Per iOO uomini Per tOO ammalati 0,24 0,25 Granulosi . . 2,87 3,10 Allri ollahnici 0,08 0,08 Venerei. . . 0;23 0,25 Scabbio!li . . Giornale di cu ra: Per malato

Per uomo

Media giornaliera

dri iles:enti Ospedali . 353,05i 21,63 ~.66 967,27 All[Uarlier e 1!:!4,847 2,39 2,58 3~2 ,05 Giornole .li cura degli u~cili 21,52, pei deceduti i2,61i. È degno di oc;servazi one il fal~o che il rapporlQ defl(' giornale di cura per gli usci ti e pei deceduti fu: H.5i a :20,87 Per febbre tifoidea . 33 ,11 o IO • scarlallina . . . 17,12 A 57,21> Afft>zioui cardiache . 36.7 1 o l 1,:37 Pol monite acuta . Reumat1"mo acuto . ;!0,5fl a 4~l Rtsipola . . . . . 26, 18 a. n Nella semplice sua espressione esso fallo p l'O va e spiego bP ll molto.

eiTetllvo


RIV1STA DI STATISTICA lffiDI CA

f f7

Inviati in convalescenza: J.i.96 = 9 J 7 per· 100 curali; 3,09 p. 100 dell'effellivo (di essi '130 erano ammalati di bronchite cr onica e tisi). Congedali: 526 = 1,09 p. '100 dell'effeUivo. (355 rifor·mati; 65 pensionati provvi!;'OJ'iaroente; 87 pensionat i deflnilivamPnle). (72 per deperimento della cor::.lil.uz:one; 64 per ernie; 53 peP bronchite cronica e tisi; 41 per affezioni organiche del cuo rt~; M per malallie dell'orecchi o; 2R per malattie dell'occhio; 24 per aftezioni mentali; 22 per epilessia). Deces~::i: ne~~:li speda1i 13 L= 0.27 .p. 100 dell'effettivo: O,RO p. tOO maiali In cura (45 per bronchi le cr•onica e Usi; 16 per febhre Lifoide; 14 per pleurilo e pneumonite; 4· per aff'ezioni or~llniche tlel cuore; 3 pei' men ingite ed en cefa lite acuta). (26,72 p. 100 nel t• e 2' anno di servizio; 23,66 nell'età di 20 e 21 anni).

Fuori dei luoghi di cura 60; 33 al quar•tiere, 27 in congedo di convalescenza. Dei morti !li rj uaf'tiere 17 soccombeltet•o di mot•le accidentale (12 per sammer sione); IOs uicidi. aP.clu.lamen Lo: Visitati 1l03i ai corpi; giudicati inab11i 2143 e r iconos:::iuti tali 1.107. Vaccinazioni: lnocnlali 12982, C'in esito buono 35,23 p. JOO. Non mai vaccinati 589, con 387 successi= 65,70 p. 100. Già vaccinati 11735, con 4('()6 successi = 31,J4 p. 100. Gia vaiuolali 658, con LSO s uccessi= 27,36 p 100. B.


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VARIETÀ \ Sulla mt•ura. regolamentare del visus. In un l>1·eve cenno dei caraltPri stcreoscopici del Kroll pt•r lo dingno~i della simulazione della Ambliopia Pdameurosi mo· nocuJat·o, ho dello: • Noi non dobbinmo lener con lo del oisus o SENSORIALE, ma del MANIPI:.STo; dPI visti~ Cioè UTILE, Calcoa landolo poi in base alle riduzioni eh~ il r l•golamento den termina compaabtfi col mUltare .çerr>izio. " S og;:riungo cile

il no!>lro regolamento, lo r$i inll'fl\'ede da dl\·et'!>l' pr·esl'ri" zioni, vuole misuroi'O il visuf' ad occhio 1ibr·ro, quul~> cieoè t·isulla <>ffellivameolt> ..... Di misurat·e cioè il visu<> man~fe.~ro, • dipenda e dallo sto lo di'Ila sensibilità relintC!l e dalle condt• zioni diottriche. Ed é facilt~ capacitarsi dello r·agionevoleuo, • dellu necessilé, anzi di cosi fare: é mv<'ro !'nlo il "i<>u~ llti e " che il r·egolarnen ln poteva e doveva avet·r d i mlr•a. » Parvt> ad alcuni colleghi chP que!'le mtc id••t• non at·Hlomzzm;sero e~o ltnmerlle colle pt'l'Sct·izioni r~>~olamcnlari , nlmeno colle parole espritnenli i ~ug~erimenli e ire nE'l pt·oemt•) nd essP pt•escrrzioni sono dati <=ul m odo di mt-<urat·e il vl"llc.. Un Lale dubbio meller,,Lbe in fot•se il fo rulamcnlalc [H'tlldpio della determinazion•• no!llra r~>golamenfarP della abilità eJ inabilità militare per le condizioni del vi<>us..... Etl o~ui dubbio in similt questioni è gt•twi~simo in qnonto t'Pndcrebbt' intollerabile la r e5<poosabilità pet·so n ulc del pE'rilo, e polrelohc esser e dolorosa causa di non N[ur g iudizi. È quindi impot'lanle il togliere pMsihilrnenlc di Jl)etzo of.nÌ equiYoco, ogni ince rlez7a .. ... l'cl a ule non pare ciò dirficill'. La SPnsibilité specifico (S) e l'acutezza visivA (V) non !:'ono,


V.\RIF.T\

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lo •• sa, la stell!<tl identica co~a. Que~ta i! l'<•spre~sionP- cii quella, la sua r>~lrinsecnzionP, la m i;.~ura sua ejfetliva; ma eolo come appal'é, ancho roodiflcata da un'inUuenZtl qualalasi a l senso VI>~IVO esll·anea , però cupace cii allE'I'Ill'ne lr• manifestazioni. Per ese1npio, l'uHerata trasparenza <.Ici m~;-zzi oculari modifica l'acutezza visiva: ed il visu~ ne ~81'8 sc~>­ maiD indipenòentl'menl~> daliA reale polPnza <>•·nsot·•ale dPIrocchìo. An~~he uno s ta to diolLI'ICO anormale, pel ratto doi circoli di clifTusioue, devi' necPs!:ariament.e pmdurre una diaunuzione effett1vu dell'acuLezzn vis•va. E si calcoln invero che pel st>mpliC'P l'alto dPIIa ri l'r mdone miopicn il vi~n!'l ma" {etto scl'tni dì '/1! alrnenn pe1· ogm diottr1a cieli" anomalia, di almeno lf~ p Pr diollriR IIPII'ipl't'rnetro,.ia. Un miope quù:di ad S normaiP. olfl'it·à !"P miope• a :1 clillllt·ie V = 7 ·.~; un i1•e rope allo ,le!O!'O grado •hu-à V= t 'J/~. Con uua e~:~acla correz-.one dell'nnomalitt diollrica ~1ll'uopo di atlallc>. lenti, potrt\ forae nel primo ca"o riportar::i v. come nel ~E'condo= l ; mu tenzale l"nli il vic;us mauife~to, "tilc, ~urli pur sempr·c = 1ft~

Oltslvero 15/'MJ.

Ora nt'lnulilare, da noi se l'u!-'o tlrlle lenti i• lo/lt•ralo. non 6 culof"i.uaio e meno poi Imposto; e siC'come era. il visus manifesto, il visus uWe che, non pr.. ~criveudo l'uo.;o delle lenti, eolo pote\·a aver... eli mira rl legù•lalore come misura della abtlltà od inabilita vi servizio; cos1 i· certo che dovt>va rlelltl modificatrice 11tftuenz11 degli "lati amelropc1 intendere si dnve~l:'e tener conto neUa deterrnmaziont> di essA ahililn oli mobilita. lodlaeullbihnPnlc adunque è.al visus mnnitesll.t c.llc alludono Je Prescrizi .. ni regolamentat•i rei , li vt>. A me PC)i pàt'l' rbo rlall'appt·rzznmonlo tlellc• rl ivet'!'\8 singole J~pot~tzioni tlf· l reErolt~menlo ciò ric;ulli chiaro e dimo-

rato

No.n è, è vero in esse disposizioni mui fe~ LlA pnrola di visus tn4t&if&~to piuttosto che Nensoriale, ma le diver:<e prescrizioni lulle e.be al vi sus nccennt\110 non possono l'l ' '81'0 di mir·n clio

1Utllo.

1

lnraUi: Al N· 3 Ilei Proomio agli Eleuclti é dotto cb o • essi conte m-


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\".\IUETÀ

• plano nece<:i'ariamen le in separalli articoli le ilnpel'fe• zioru d•ollriclae e quelle <l~ l visus; rna ciò p~>rò non si~nìlka c punto che possono e<:sere vnlutate separalamentt•, A vece • che si mulltw ea mente e comf!les:òlioamente ..... » Vi è pur·e dello rlll' c Le imperfezioni diollriche non rlt'vono misurtlrsi <• Ronzu •· i ~wtr(\0 allo stato della «ensibilità spat!i!lca d nl visus " C: dello uncoJ·a che: • l metodi <l'esame debbono valere a Jat·e • la risultante rlei due fatto ri: se a ciò uon SI badAsse c:i aJ'J i• <:cbiel'<·bbero giudizi inesalli. • Alli'Ove si !'oggiungC' ancora· a Si avré sempt•e anzilullo 1'1corso ello esper imento colla <:cola • lnuJ•al o, esplo1·anrio cosi la vis ta binocular" e mwwcular•,, • libera. "· Fin t~ lmenle n l :~·comma del N. H. egli ar·licoli 41, • ~2 e 4:10 dC'llo: a però i vizi della t•ifrAzione rlt•ll'n<·chin <:1· • nic:l r o non ricwono p<'l' si• soli P come lali motivar·•• l'inabilitò • se nort rzuantlo siano t{i /aie yrao";:;a Di\ r:-IDURRE UNA « DIMI~U7.10NE DEL VISUS QUALE È PER EfiSO OCCIIIO INDICATA " AL N.

-i- 1. •

Dietro simi h ri[leiute esplicito dlchinrazioni e prt•<:criziolli di'l r egolamento pOSF<ibi lc mellPl'C in dubbio Cil t-l Ò il VÌSilS man.ijPR{o che il r egolamento sles~o mtendP contemplare? .-\ ciò tlimoslr·are vHigonc> l~ seguenti ullt·r·iori ~onsidera 7.ioni: L·arl. il che tratta appunto esplicitamente delio r·iduzion•• drl visu~;>, acrenna Lra i faUol'i di es!"a ridu~i•JnE' tutte le alterrt:.':ioni OI'(J an ieh~ e le malattie insanabili DEL cr.oso oELt.'occu w per le quali la funzione visiva sia l'idolla al disotto di un ler~o dello no•·m11lc, ecc., ree. Or·a le r1duziooi conseguenti ad all~razion or·g-anichP. c molallic dicersis.~ime non pos-;ono esc:ere che r•idnzioui del visus manifesto, où esclusivamente lali, o::;~ivero pet' aggravamento delle coudi1.iOn i sensoriah coesi sll'nl i. L'artico lo 1-2 o ccen n 1~ All'anlbl iopia e dice moli vare la inaùi· Jità « QllOildO rA~giunga il gr RtiO di diminuzione della facollu « visiva IIE'finilo rlall'ar·Licol o 41. • Ora l'am iJliopi a può anche c~se re il pot·lal<• ùi malet'iali alterazioni dei mezzi ll·aspare:1li, eJ in Lal caso non é pO!>sibilc ah l'a misura del "isus che qu..-lla 1lel manifesto. Può l'ambliopia esser e il pOI'lalo di enomohc

e


diottriche molto elevate. Inoltre in esso at·Licolo stesso à fatto anche cenno dell'asligmalismo c quando di tale natura ~grado • da ridul'l'l~ la visione alle condizioni di cui all'art. 41. " Dunque il regolamento nor1 vuole sia r asligmalismo valulalo per sé, non come anomal ia diottr ica, ma per la sua influenza sul vlsus..... Non può dunque che pt·eoccuparsi del visus ma · nifèslo. Cnme si fllllrebhe al po;;tulfò arrpl icat'e il dispr)Sto degli articola 87 Be 82 C se non misurantlo il " isus rnanifeslo1 Come mpotrebbe valu.t~re il eoneorso diretto ecl indiretto di una anom'alia diottrica e d'una aJtera'l.ione sensorialo llélleder e la vis\a se non si mts urassel'o simullaneru:nente e quindi determinando il vi su$ manifesto? Usando i11 ve l'O rìell\,1 lenti nella misura del visus si modifìca sostanzia lmente il valot·e della acuilé: inJucono in vero un ar tificiale mulamenlo della g••an·lezza dell~ immagini reltuiche, t'i portando inJieLt•o (le negaU•e) od in avanti (le positive) il punto noòale... .. Si melte cosi l'esaminalo jn condizioni nelle quali, senza ruso delle lenti, non si lrovt)rà ntai. La llOia cnusa di dubbi•J si basa s u d'un perioJo del p l'ocmio (al N. 4} ave si aco•m na in modo d t t vve 1•o sommamente sommario al mc~Lodo del Oondet·s pet· la misur·a colle lenLi ùelle 1111omalìe •hollriche ..... ~ Accertala, si :Soggiunge. la esalta • correzione del vizio cUoUrico si misura il visus . colla l~l l u t·a dei caraltel'i alla distanza normale, ecc. ecc. » E se ne è dedotto che la misura clel orsus deve pr·atlcarsi colle lenti. Btsogna però r·i!lelLere che le poche par·ole cousagralt~ a ricordare i principi ronJarnentali del metodo del Dondet•s piu che altro si riferiscono alla misu1'a delle anomalie diottriche. Blsototnerà ammettere poi elle esse generiche pa1·ole non poh·ebbero ragi<tncvQlmente i11firmare, anzi con lradit·e ad un prtnc:ipio esplicitamente slabi lilò l'ipelula mente dir ell.smenle ~~~ l J 0 rettamente conre,•malo comè bo ùisopra dimostrato . Il regolamen to l'eite t·alu mente dichiara che rleve o1 p~t·ito ~~~re lasciata ogni libe1·UJ di apprezza mento, intero ed ampio . ll'Jllo di usare d'ogni scientifico mezzo per raggiungere la prena conviuzione del g-iudizio che deve pronunzia t'e.. ... Eb-


1'2:2

\

VARTEÙ

bene misuri si il visus colle len Li, applicando il metodo Donders, ma tenga calcolo, perché deve fal'lo assolutamente, della influenza modificatrice di esse lenli se vi ricorre..... Ecco tutto. Sl noti cile volendo esclutlere l'alterante influenza della ac· comodazione non é possibile misurare il visus alle tllstauze ridotte elle nella m1opia sono solo possibili per la visione rlistinla, ... Anche per ciò può esser e utile, anzi necessario, a'ler ric•H'SO anche per la misura del visus alle lenti .... Ma nulla osLa che poi nel valutare effettiQamenLc i risu ltati oUenuli si tenga con lo della inOuenza dell'anomalia sul visus ad oc<:hio libero, si calcoli quindi colla possibile scientifica appl·o~sima­ zioue solo i1 visus manifes to. SarA in tal caso il solo mezzo pet· ollemperare alle esigeuze del regolamento, che coml' ho not.alo di falLo contempla appunto esso visus manireslo, H in· siemeute alle esigenze praliehe del re.l ut~vo esame. BAROFFIO.

RIVISTA BIBLIOGBAFICA An address dellvered a.t the B.oyal Vlotoria Hospital, Netley, eoo.

L'illustre meclico generall~ professore alla scuola medica annessa al R. ospedale Victoria a Nelley presso Londra. dott. cav. Long more, nella prolusio11c al c:or:;o di quest'anno (fl:3' sessione), prontmcialA nello scorso ottobrt·, tt•allò della Delicc,leua nella pratica chirurgica. Dato il benvenuto ai nuovi allievi, commemorato il doLL. Lewis, lo scoprilot·e della tìlaria del sangue, prese pet· argomento essenziale del suo di· scorso il •·affronto tt•a il tt·aLta10enlo energico ed il mite nellA pratica c liirut·g ica,cons iderando il primo pella sua azione


RIVISTA UIBLlOGR,H'IC.L

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deprimente, il t;tecomlo com n r ispel Lo!òo d t'i poler i dell'orgaosmo. A dimol!lrare la ~ua le"l assunst• come obbiellivn le malaUie ollalmiche, e dopo avm· accennati a lc uni faLli spacioli m tofrermò sul raffronto d t• Ile forme ollalmicbe in E g illo nelle due 1ped1zioui 1nglesi Jel 1801 e del 1882. Le ditrereuze emergenLi da Lale t'affronto egli allr1bui al melodò tli c ura, violento 1wlla prima, mile e t·a ~i onevolo nella eeconda,avvaloraudo le l"ue deduzioni tmche col riscontro Ùf!l metodo tli cut·a "~-'gulto nella primtl epidemia nell" t ru ppe rraneesi e nelle inglesi. Néll'eeert•ilo inglese non s i ebbe allora akuu rigu ttt•do alla segregazione delle forme e ~li ospeduli furouo perciò pii! clte altro rom1IÌ di tlifiUSÌODE:, Ùl C(Htla ~tiU. La CU I'& poi n ba-.e di tRtlaesi, di energici puegnlivi, di tlicln ri go1•osissima depauperava l'organismo e gli loglievt~ 1 mezzi pe1· rea;zi t·e. Nel 1882 !'eguend•l ben tltversi Cl'tl.. r i st ebbero :-plenùidi rn~ultall, bencltè l'epidemia los se g t·uve e rorse piu v t olt:mlt~ che Ilei l !lO 1. Giè i Fraoce~ì nelle ept.temie del lì98- lr-01 avo\'&no collenergico m.,.lodo o.nliflogislico ollenuli ben mescluni r1s ulta11 eli esiLi inl'eliciRsimt; mu nel 180 1 mutarono s is Le ma ed oltennero l'isullali buonisQnui: su ;~tJOO maiali non ::.'ebbe un etilo da cecità. B eosl pure glt l11glesi uol l'ullima campag na opet'undu lllitt-ment.e ot knnt>l'n e~ualmenle spl!•ndtdi r isultati. Il ~achon ne oUenne. egualmenle inspi r·ato, di egualmente l'8l'egt nella diss~nll:lt·ia Lropicale. Inculca quindi ai :riovani m edici un e<>uale I'ISerbo un'ideu llea · ..."l prog1·•·ssi dello le"'rapta e specwlmente ' de ,.moderauone lltgaene daranno cosi i benefici frulli che l'umauilà deside1·a. Cilando questi ~:;uccinli ~oncelll dull'illuslt•o e dolio pratico, ~non Vogliamo solo fat•vi vlauso, ma vogliamo s u di essi b 181081-e luLLa l"ultenziune de• ~'alleghi .... pt:rcl.é ci setol'lno sommamente pratici, e capu<.:1 ùei più fecondi ri.,ulltili.

B.


RIVISTA

L'eletrollsl lineare -

J. A. FoR ,._ - 13 novembt·e 1888.

Nello scorso maggio il Richel pres~nto t~ll'accauemia di medicina 111 F1·a t1cia uno prima memoria del Fot'l su d'un nuovo pr·occsso per guarire i slringimenti urelrali rapida· mente e senza alcun danno. In essa memoria si mettevano in esame e confr•oulo i noLI metodi dell'urelrolomia inler·oa, ùeUa drlatazrone (graJuala) e della divulsione (dilatazione islunLanea). L'uretro elellt·oli,:;ore linear·e è p!'Opriamenle identico all'ur·etrotomo di Maisonncu vu ed all'eleltr-olisor·e di Jurdin, rna e in un sol peuo in gullaperca nel curasse è un soLLile ccmùullot·e metallico di plaliltO che là ove nell'urelrotoruo t.li Ma1sotmeuve è la piccola lamina lmwgolare ragltt:!nle, pr~­ senla inveco sporgt-nle ùall'involuri'O isolonle un r•talzo, pure triangolare ma 11 0n ~agl iento, di plaLi110. Lo slr ingimentuconll'o cui urla esc..a piaslrellina met.allica è a freddo d~composto dall'azione delia eleLll'icila, che vi scava cosi uu solco lineare, Sf'll7.H emor i'Agin. ~l'(lza clolot•e, I'Orl somma t•apidilit, senzu ucddenli di sorta. L'auloN in aP,poggio delle sue nsscrziOJii cita numerose storie, degne t.li lulln l'attenzione. B. Ba.ra.oohe d 'ambulanza. all'esposizione d'Anversa. - R ias . sunto del tnaggi•n·o l!enerttle m"dtco F t:LtCE B..\.ROFPIO e tnn~giOI'G del geniO CLAUDIO MARZOCCHI - (Hiriflta r/'A r tl{llie ria e Genio, t!l8 '). I due dislinli ufficiali ~upt>l'iori , sulla g uida ùella rel&zione puhbllcaln iu Bel'linc> a c·ura tlel dqJO I'lì mento rned ic:n presso il Minislet'O d~lla guert•a pt·ussiano dai signori dottori von Coler, Gencralar•zl, e Wet•ner, Oberstabs·arzL, banno Je~critlo le p1u impot•laulJ Larncclte espO!'le in Auversa pel conco1·so a l prem to dell'l mpcrall'ice Augusta e le hanno illustrale con Y~uluna la voi e litografiche. In queslu la voi~, le quali conlengouo in media c.la qunllro n cinque dbcgni, ~ono riprodotte con ltl più txronJe uccuru Lezza lo pian Le delle sucldelle ba-


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BIBLIOGRAFI CA

raccht- e n el Lesto sono de<:crilte con elegante ~ l ile e con pur·ezza tecnico i diver si modell i cla!'sifìcati secondo i Lipi òi costruzione. L 'ultima la,•ola contiene il modello della tenda del ma!tgiore medico Gu ida in esperimento p1•esso le sezioni 1li sanilà della trup pa del corpo di speòizionP italiana in Af1•ica. Questo lavoro si raCC'O ml!nrln non soiC\ per la purezza della linf!'ua, per la finitezza dei di!'egni, ma eziandio per· l'utilità grandissima c he ne pnLra nn o karl'C coloro i quali si a fTelicano per rir<olvere l'ardun problemn di coslrurr e har·acche d'ambulanza, le quali abhiuno lulte lP 11ualilé. t•ìchiesto dall e nuove esi:rP.nze di ~Uel'l'a. Di speciale elogio sono pe1·Lanlo meritevoli gli egre1-!i collaboratori, percbé l'uno, il , !'ig. gener·ale medico Baroffio, qualo men1bro del giur·i inle1·nazionale per l'aggiudicazione del premio, raccolse cd ordi nò 1 mater·iali nece~sari,e l'altro il maggiore de l ~en io Ma r·zocchi, nella s ua quali la d'ingegnere, li fece riprodurr e ed Accuratamente li descr·isse con diligE>nza e competenza insuperobile. LA REDAZIONE.


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CONCORSI

'

Risultato del oonoorso al premio Riberl per gli uf1iolall mediol del regio eserolto e della regia. marina., soaduto Il 31 luglio 1888. Sul concorso al pt·emto Ribert, pubblicato con lu cit·colare N. :-)1 ùPl 5 maggao 18 7 (dispensa 21' del Giornale Militat'l', pat•Le 2'), ò slalo dolo uall'ispeltoralo di sanilt\ militare Il se· guenle giuùa:tio: « Pervennet•o m leuapo utile all'ispeltot·a.lo di ,so nata mili· • Lar e, o mento dol pr ogt·amma pubbli&lto con lu cit·colut•e " sudùeLLu, due arwt'nor·ie ori;;cinuli sul tema: • Delle malattìe tropicali, lo ro projìlassi e cura,· e rlella « ln,.flt,Cll~a speciale del clima tropicale sull'andamento etl " esito delle malallie ordinarie. t raumatiche, ect·. • UdiLe e discusse le comunicazioni dale du ciascun mc111bt·o <• ùell'JspelloraL o, delle nOtiJ e degli appunli r·accolli nell'oa ~amo ~ottù fallo llldividualuaenle delle due rnemorto, la I!Otn· • rntsstone si è Lt·ovala uuanime nell'esprimere il g iudtzw: • che uessuna dt esse memorie a·aunisce Lulli quei Jlt'8g"t che • ~ i r icltteclet·ebbet·o pel couse~uamemo del premio, mu che « non pertanto ~i l'una che l'allra essendo meritevoli in p;t·.ulol « uguullj di speciale lode e disliuzione, ad uuanrnuta di 'olt, .. lta giudkalv meritevoli umbe.Ju~ di menzione onore,•uk. « Apel'le le .. ched.., si sono r·icono«ciuti autori Iella due ma· " morie t St~not•t dottor Accardi cav. SLefano. medrco copo di • 2• chtsse nella t•ep;ta martrta, e ti olotlnr De Renzt C8''· Giu· • seppe, maggior·e meurco addello all'ospecltde m1htare di Sa· c ferno. - L'ispellot·o: capo PF.ccu "· /l J\llinislrO - E. BERTOLl~:- VIALI.,


CONCOHSr

121

GollOOI'IIO al premio Riberi per glt ufilolall medlol del

neto ...rotto e della regi& marfua, aoadente U 31

..no 1880. PROGRAMMA. Sarann•) tt~a:iudicali due premi di lire mille ciRscuno alle due migliori memorre redatte da uffi<~iali medici del r egio esercilo o della reftia marina s ul segut~n le tema:

• Delle malattie tropicali, lo ro projilas111 e cara; e della • injluerua .~peeiale del clima tropicale sull'andamento ecl • esitCJ rlelle 111.alattic ordinarie, t r aumatiChe, ecc., con. par• tu:o.'are riguardo al clima speciale dei territori occupati • pN!aentemente da!Jli !laliani ,,

t. N"s<~una memoria, per quanto p regevole, potra con!3e guire il premlo, so l'autore noH nvr·ò soddis fatto a LuLLe le esigenze del programmo. 2. LP memQrie non pre miate polr·anno, ove ne siano E(iudlc.-~le de~nd, consP~UÌI'P una menzione onorevole . 3. Le rli'~~'e•·tazioni riavranno essere inedi tA" scritte in lin g ua italiana, fr·on cese o latina, con caraller·i chiaram ente l e~gibili. ufflrinli mf'tliei d('}r t Potranno concorrere solamente "li ~ esercito e olella m&l'ino, tanto in altivilù dr servizio, t{ltanlo an 8"P1•ltulivu, in congedo od in ••i tiro. N e l'Ono per·6 eccoltuali i uwrnbri dell'ispeltoralo ùi !'&nilé. mililar·e e della commtsf'oiOn• a>r~riudicalr·,ce del premrQ. ~ Cìal'cuna memoria dovrà esser e contrassegnala da una ep•grare,la quale verrà ripetuta sopl'a una anne!"savi l"cheda suggellata, contenente il casato, il nome, il grado ed il luogo di residenza dell'aulot·e. 6 • Saré 6\'ilala qnalunquP espres~ion~ eh•· pos!"a far co-

noscere l'aulC're, altrimenti questi pet·derà ogni di r itto al conrernnAnto del premio.

? Verranno :::;oltanlo apeele le schede della memoria pre-

~8~ 1' •Ielle aggiudicate meritevoli di meni'ione onor·evole, 8 atr(.' sclrede saeanno abbruciale st>nza esser·e apet•LP.


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\

co~consr

8. L'esll'emo limtl~ dellempo stabilito per la consegna dt•lle memorie all'ufficio dell'ispelloralo di sanitè miliLar·e, é il :li marzo 1890; quelle che pervenissero in tempo poster'iol'>' fla· r·ebbel'o consiùe1•ate come non esistenti. U. La pubblicazione nel Giornale medico del regio e!lercito e della regia marina dell'epigrafP deUe memul'ie presPnlt~le al conco1'SO SPrviré. di ricevuta ai loro aulor·i. Hl. li roanoscrillo delle memor•ie presentate al concor•Qo appart~ rrà di rli r ilto all'i;;pellorato di sanità mrlitare,coo pieno fa collà ad esso d1 pubblicare, per mezzo delle ~lampe, quello òella memor•ia premiata. L'auto.·e però della memoria premiata è allrcsi liber o di dtH'C, collo stosso mezz.o pubblicila al pr opl'io lavoro, anche Plllendolo e modiOcoto; purchè in questo caso faccia si che da tllla prefazio11e o dal lesto del libro ~i possano conoscere Lulli gli emendamenti e le modiftcazioni introdollevi po«let•iorml)nle all'ag~indicazione ùd premio. Ron'la, 2!l dicemb!'e 1888. L'tspeLlore capo di sauila mililar·e, presiùeule Il Ministro - E

Pecco.

BenTOLÈ-VJALE.

i l Diret.c.ore

Dotl. FKL1C:& BAROFFIO generale medico.

Il Collaboratore per l.a R .• Marina G IOVANNI PETELLA

Medico di t• cl~Uae

NUTI:-<1 F EDER ICO,

Il Rcda.t.tort Ct..AUD IO SFOR U Cnpllanc medico

Gerente.


KJIIKO&l:E

O&l:Gl:NA:Ll:

OSSERVAZIONI ENOTB CLINICBE SULL~

Cll tA D~GLI ~SSUDATI PLWRITICI rURUlKNTI PUIZIOU iD &SPIRAZIOIE SEIPliCE fll&lllii'IIIA IUta E IEfRO.CDSTllE -

OPEII ZIOIE 01 llTIOA H·ESTli~ OER

Lemamratlàalle cunfcren.tescieutillcho dllllo spedale militare di Toruu1 , il ~ìorno 8 lnglio t8tl8. tini dott. G. aondone, maggioro medico.

Voi luLti, signori , avrete posto mente nl rilevantissimo numero di pleuriti essudali ve, che nei primi mesi del COITente anoo aMoirono nelle sale di questo spedale, le q nn li sin per la qualilà e quantità dell'essudato , come per la gravi tlt ed 1mponenza dei :~i ntomi con cui decorrevano, hanno richiesto l'iole"ento chirurgico. In Illesa che gli egregi colle~hi, capi -riparto delle sezioni mediche, ci facciano conoscere i risultati definitivi ouenuti nella cura delle plE-uriti ad essudato siero-fibrinoso mediante lo naotamento del liquido colla toracentesi. permettete che 10 Ti eapon)la bt·evemente alcuni casi della forma piil grave di lllle malauin, cioè della. pleurite ad essudato purnlento od empiema (t ), curati per mezzo della toracotomia, o, come la chiamano J{li scriuori france i, pleorotom1n , corredandoli di quelle annotazioni che mi è sembrato di polel'e da e .;i desumere. !11 La Jlllroln rale; fmltlema slgnlftca raccolta di liquido essudato nel In cavita pleu· VOfdillatlafll«<fll perO s' •dopera per ludicars una raccolt:~ purulcnto..


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OSSERVAZIO~T E NOTB CLI~ICHE

Quantunque non si possa esclud ere la guarigion e spontanea

dell'~mpiemu o per incapsulamento e caseificazione dell'essudat o, o por svuotamento nei bronchi nttravcrso a pircofi puntJ uecrorici della pleura. o all'esterno delle pnreti co~ta},, puro tali esili sono J'arissimi e la guarigione non 1\ mai completa e duratura . Questa dolorosa esperienza, e le pochi:>sime prohahilita di riescita rhe presenta la semplice punzione degli I'~StldaLi piPUI'iCi purulenti hanno rallo ~uadagnal'l' .;eru· pre mnggio1· terreno alla op~razion e radicale, la quali', l'a· !endosi dei moderni progressi ch irurgici, rornisce oggidi tlei risultati oiLre ogni dire sicuri e brillanti. La cura radicale dell'empiema consiste nello svuotamento dell 'ascesso pleuralc per mozzo della incisione Ù<'lla parP.Ie toracica o torocotoqti<l, che !Jnò essen}1 ·intercostale o r t•fro· costrtlt•, secondo che si arriva alla pleura aUJ·aver=-o l'inrisione di uno spazio intér·coslule. oppure mediante la resezionn di un COI'I'isponrlentc pezzo di coshì; completano la cura le lavatura antisettiche ed il drenaggio, le ini ezioni modifì ra lrici ed irTitanti, e infin e r operazione cosi detta di Letievaul· E ·llantler, quando l'empiema si è ratto croni co e ha dato luogo alla fistula toracica inguaribile io altro modo. [.

Gli ammaloti di empiema Lrallati colla tor-acotomia :;ono stati 9, di cui riferi~co qui bre•emente le ossP.nazioni. Os.wrDazione 1... - Abrate Tommaso, .soldato nel ::! 0 re~­ gimento alpino. Empiema sinistr·o svoltosi nel decorso di polmonite flbrin osa. L'ammalato ha febbre alta, con sndorr profusi e dispnea, per cui il giorno 27 gennaio si opera di toracotomia nel 6" spazio intercostale, marcò la quale si dà esito a circa 3 litri di pus piuLLosto denso ma non putrido,


SULLA CURA DEGLI ~SSUDATJ PLEURITlCI PlfllULEN'l'l

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m1sto a colll(nJi di lìhrina; indi lavatura di ùisinfeLLante di tutta la ea\'ilil pleu rica conia soluzione uorica 4. •; o a 30 gradi, sutura, drenaggio e medicazione. Dello stesso ~iorno l'ammalato si fa apiretico; però lo scolo del pus continua per circa un mese, dur·ante il quale si riononno ogni due o tre giorni le irrignioni e la medicazione, e la xuarigione non è completa che 50 giorni dopo l'operaziooe. Ol~troozione 2". - Raui Giulio, soldato del 55° l'eggigiaeoto di fanteria. ~m prema sinistro di patogenesi ignota. Il t9 trennaio si pratica la LoJ·aco lomia r1el 6° spazio inlercostale; ,.i è fehhre a 4-lt, con brividi di freddo nsperlini e profusi sudori al mattino, dispnea e gr·ave prostrazione di forze. Dall'apertura ÌiHia esce discreta quantità. di pns cremoso, ma non fet ido. con ~rossi ammassi di lì brina coa~ulata; diminuiacono per alcuni giorni la febbre e la secre?.ione del pus, ma poscrn quella 1·icompare più gagliarda coi caratteri sellici, .questa si sopprrme quasi del tullo, e si riduce allo scolo di poco liquido icor·oso, quantunque funzioni ben o il drennggio . i argomenta da ciò che la raccolta purulenta sr sia incapsulata. oppnre trovi ostacolo al libero deflusso in sedimenti di pus più Cl)Dsi~lenLi. che occupano il fondo della cavità pleurate; quindi il gio1·no '17 fehb raia si p1·ocede alla resezione della ; • cor.tuln p~>r· la lunghezza di o centimetri circa, allo ~~ di avere una larga breccia, che permelta di vuotnrla e eli mfeuarla completamente. Risecnta la costa, si incide per un egual tratto il foglio parietale della pleura, e con un largo euc~hiaio di Yolkmnun si eslr;rggono den. i ammassi di pus 8 di coagula lìbrmosi misti a sanie e a deLrito di granulazioni: con lo stesso cucchinio e colle for·hici si e port.'l il tessuto di 11'1oUiazioni molli e sanguinanti che occludono l'apertura


OSSERVAZIONi .R NOTE CLINICHE

esterna della breccia; infine si fa una accurata disinfezione colla so1uzione di sublimalo nll' 1 • foo• si applica on grosso tubo a drenaggio e si medica u piallo con Lamponi di ga rzà all'iodoformio, senza cercare di mantenere ravvicinate con pun ti di sutura le pat·ti molli cutanee. Segue immediatamente un sensibile mi glioramento, sia nelle condizioni generali del paziente che nello stato locale; la bt·eccia si riempie di buo!'le granulazioni, la suppurazione diminuisce gradatamente e lutto fa sperare in una non lontana guar igione. Ma dopo un mese le cose si fanuo stazionarie; poi ricompare la febbre, la secrezione diventa fetida e le gr-anulazioni giallastre e flaccide si rompono e sanguinano facilmente. Jnvano si cercn con fl'eq u®Li medicazioni , con le irrigaziooi disinfettanti, con le iniezioni di soluzione di cio. ruro zinco, qi iodoformio nell'etere, di tintura di iodio, di impedir·e il ristagno e la decomposizione del pus. I fenomeni settici aumentano sempre più di intensità, cosiccbè, ver·so la metà del mese di aprile, la febbre oltrepassa verso sera i t-O• risolvendosi al mattino in sudori colliqoativi, l'appetito e nullo, le forze del malato desrescono rapidamente, ed egli si trova in un permanente stato di coll asso, che ne fa temere prossima la fine. Evidentemente la cavità pl eurale erasi r.onver'lita in un vasto ascesso, rivestito da granulazioni secernenti grande quantità di pus, cheoon poteva avere una libera uscita al di fuori. Viste tali gravissime condizioni , dietro consulto presieduto dal signor maggiore medico cav. Grossi, che in allora fungeva da direttore dell'ospedale, si decise di ricorrere alla operazione di Letievant-Estlander, allo scopo di aprire larga· mente e mettere a11o scoperto tutta la cavita dell'ascesso pleu· rale, svuotarla del pus racco lto, esportare, colle porzioni di pleura degenerata, le membrane di neo-formazione, e quindi

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SULI.A CURA DBG Ll ESSUDATI PLEUBIT1Cl PuRlJL'ENTI:

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abolire la cavità, sia per mezzo della ri su ltante mobilità della parete toraeica che si sarebbe depressa ed infossala in essa, sia ricolmnndola con un lembo preso dalle parLi molli circostanti. L'operazione si pratica il mauino del 1G aprile. Ctororot·mizzato il paziente, si introduce nella cavità •un lungo speeillo, che vi penetra. per circa 15 centimetri diretlo verso l'apice dell'ascelln, all'altezza del quale si ~m·esta; fatto scorrere lo spocillo lalePalmeole, si riconosce che la cavità ha un diametro lrasver::;ale dai 6 ai 7 cenlimeu·i . In direzione dello specillo, con un'incisione a tullo spcs~ ore delle parli molli. si delimita un lembo di for·ma semiluoare, diretto dall'esterno all'interno e dali 'indietro in avanti, della l11nghezzn di 1Ocentimetri e della larghezza massima di 8, che si stacca in unione al periostio costale per assicurar·ne la vilalit.c1, essendo le parti molli deltor<ICe rido~Le presso a poco alla sola pelle; la base del lembo è in alLo e corrisponde al\ 'apice dell'ascella. Soli e'Fato questo lembo, si denudano col mschiato:o e si esportano man mano, per l'estens ione di 4 a 5 centimetri, la 6", 5\ 4•, 3.. 2• costa; appare allor·a, attraverso all'ampia finestra LonMilndinale, la plenra costale convertita in una membrana cotennosa dello spessore di parecchi millimetri, che si escide eolie forbici, dopo di avere successìvamenle afferrato ciascuna ~rleria inlercostale fr·a due pinze del Pèan, che sì lr.sciano ID 'lo ' sa sano a compimento dell'operazione . . Per tal modo si JìllÒ esplorare colle dita la cavità dell'em~tema, e si trova che essa è assai piU. grande di quanto si era nscontralo coJ\o specillo, poich è non si arr·esta verso l'apr·ice dell'ascella, ma sì estende in addietr·o corrispondentemente alla porzione piatta della scapola. Col cucchiaio si allontan.ano lttlli i prodotti flogistici che riempiono il grande sacco, 51 raschiano le false membrane e le granulazioni che ne tap-


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OSSERVAZIONI E 1~ 0TF. GLINl CHE

pezzano le pareti, e si esporla il tessuto di neoform azion~ frapposlosr fra i due estremi già risecnli della 7• co:~ l n. CompiLi questi alli dell'opera7.ione, J'imaneva di info ~::;nro nella cavità il lembo muscolo-cutaneo; ma visto che la smÌ ampiezza non era soflìciente a ricolmaroe la parte più profonda. quella che cMripondeva alla scapola, per cui il lcmho l'avrebbe ollurala costituendo un. ostacolo alla libera uscita del pus, vi si rinunzia; ed invece allacciati i due capi recisi eli ciascuna artet·ia iotercostale, dopo una diligente la vntm·n colla solnzione di sublimato e di aver toccate le pareti di lulln la oavi liL con piumacciuoli bagnati nella soluzione di clorur·o di zinco. si unisce il lembo con punti di suLnra intcrcisa nlln pelle del lorace. Si Hpplica quindi un Lubo a drennggìu del diametro eli nn oentimelro e si fa la m!?dicazione, che rieue Lraltemm in sito~~ una fasciaLur·a compressiva, rinl'orzatnda alcunil giri di benda elastica. L'in fct·mo, beuche debolissimo, sopportò senza incrdcnti note vo ii il grave allo operativo; dello stesso giorno si ha remissioue della febbre, elle cessa defioitivamonle dopo alcuni giorni; la soppumzioue, faUasi di buona natura, scema ~ra· daLameote, ~~tornano, co ll'appetito, le forze del malato , che. dopo Ire settimane, può nlzarsi e scendere a passeHgiare in giardino. L'esame della cavità dell'empiema fa rile\"are che questa va gt·adalamente rimpicciolendosi, oltre ~be per te:.suto di neoformazione, in grazie anche di nn lento ma sensibile dislendimeoto del polmone; al 40° giorno non rimane più che un soLLile tramite fistoloso, della luoghezzn di l Oeen· timeLri, il quale non tarda a cb indersi de6nilivamente, ~:osi che dopo ijQ giomi dall'operazione la gua rigione è complottl. Si r·iLiene il Raui nell'ospedale ancora per un mo:;e. te· mendosi che nel frattempo si possa riapt·ire il seno usto loso; ma la cic:ltrice si fa se.mpre più solida, e le condizioni gene-


SU..LA CURA DEGLI ESSUDATI PLEUHITICI 11 ll ll t.LEN'll

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nU del paziente miglio1·ano a tale segno che, se non fosse

per la deformità toracica che ne è risultata e la permanente alleraziooe fun zionale del polmone, egli si potrebbe dire tuttora abile al ~er·vizio militare. Outna:ionr 3•. - Bisei Giuseppe. soldato del 5i)u reggimento fanteria. Empiema de:'tro consecutivo a morbillo. Il 16 gennaio è operato di toracentes1, mediante la quale si eslraJ:gono c1rcn due litri di siero filll'inoso corpuscolalo. ma che non ha ancora i camlteri del pus. ~on ne ~egue mi.~lio­ ramento. 11 giorno l i- febbraio viene trasportato nel riparto rhil'llrg•co: l'ammalato i.• profondnmente abhalluto. ton fcbhre a 40" e sudori profusi; dal la puntura della lomcontesi geme un liquido ieoroso mniLo fetido. La pelle di questo Ialo del turace è lomefetln e1l arrossata. Si proceòe i!llmed ialamPnte alla tol'ilcotOmia nel 1)" spazio intercostale, e cosi si dà osilo ad una grande quantità di p•1s sciolto o deeompo,;to. Un1·ante l'operazione si nota che il pns, attraverso al la puntura della LOracootesi, si è infillmto al disolio della eu LP, formando un vasto asceuo ehe ril\ale sino nella fossa sottoclavicolarc. Per mezzo di ampie inci~ioni si s,·uota la raccolta marciosa. si fa una &CCIU'ala diiinfeziooe colla soluzione fenièa al '2 1/t o .,, si appbca il drenn~-tgio e si medica. L'ammalaLO dopo l'operazioae è stremato di forze, la febbre continua, compaiono graliaimi i sintomi di sepsi tìnchè e~rli muo1·e tre ~riorni dopo l' . ' l" operazto:Je pe1· e::;anri mento. Ontrr;a:ionl' ..fft.- Pezzi Antonio. soldato nPI J•eg~imenlo ca~alleria Vittorio Emanuele ('l O). Empiema !\i nislro conseeatevo a morbillo. L'ammalato era ~ià stato operato tre volte dJtoracentesi. La sera del 1i) febbraio è trnsportnto nel ri~;~o chirnr·j.:ico in stato gravissimo e quasi marasmatit:o; e re oltre ~oo Il mattino successivo si opera di lon1co!)


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OSSERVAZIONI ~ NOTE C L1NICH~

tomia colla resezione della 6° costa; esce mediocre quantità di pus viscido. Introdotto il dito in cavità. e ..o pt>nelra io una densa ma;;sa cremosa, misla. ad ammassi solidi, rhe non possono uscire dalla apertura praticata nè col sollevare il ha· cino del paziente, nè con copiose irrigazioni. Sulla gnida del dito si fa una contro incisione nell'So spazio intercostale. me· dian te la quale si riesce a snwtarecompletamente l'empiema: drena~J.tiO nllraverso le due aperture. disinfezione roli:l solo· zione di sublimato, sutura e medicazione. Nessun mi!.{ltora mento: morte per esaurimento due giorni dopo l'operazione Osserva:ione 5". - Gnnn Vincenzo, soldato nel re~~~ mento arti;;dieria da monta~na. Empiema destro. con:;ecutho a polmonite. La malattia. già defervescente, si riacutizza con fehhre alta, sudori profusi e dolore pqn10rio acutissimo. L~ puntura osplorati;a mostrn t.;hC l'essudato pleurico è pnru· lento; il Hiorno ~7 febb raio si opera di toracotomi~ somplire nel 6° spazio inLercosLale. Segue 110 deciso migli or:uuenlo, che f.t spomr•e in una pronta guarigione, quamlo, due ·cttimane dopo, accessi caralteristici di febbr·e indicano che vi è ri~tagno di pus nella caYità pleurale, quantunque vi peschi lihemmcnte un grosso tubo a dr·ena:.fgio. Si re5oca quindi un pezzo della 6" costa, utilizzando l'incisione fatta nello spazio intercostnle, e in tal modo si riesce a vuotare completamente l'empirmn; di:;infezione accurata colla soluzione di sublim;1lO all'~ o oo, sutura e drenaggio. Al secondo giorno da que.st'nl· tima operazione l'ammalato r apiretico, la secrezione purul~ntn è inaiLernla e di buona natur·a. ritorna l'appetrto. le forze e~·cscono. cosrccbè si ritiene per sicuro un e:;ilo felice . .~b. trascorsi appena altri 6 giorni, ricompare la febbre. e con essa insorge un dolore puntorio acutissimo a sinistra, a<.;<.;ompngnato da grave dispnea. L'esame statico del petto di mostra che si è formato un essudato prevalentemente ~olido


CURA DEGLI ESSU DA. l'l P f,ltUlli TICI l1UilULEN'I'I

•t 37

aella cavità pleural e di sinistra, cosa che viene confermata dalla puntura esplorativa. colla quale non si estrae liquido di sorta ( fenomeni descritti si aggravano per modo, che r indiYiduo soccombe due giorni dopo; alla autop~ia si r·iscontt·n, oltre all'essudato pleurico, un copiosissimo versnmonto t3ndopericardico. Outroa:ione 6•. - Ponti llichele, soldato nel 55° re!{~ i· mento di fameria. Empiema destro svoltosi nel decor~n dt polmonite di questo lato del torace. Il ~iorno 1 l marzo viene operato di toracenlesi colla quale nou si estraggono che 200 ~trammi di liquido purulenLo; il 17 mar·zo è tr·asferto nel reparto cbirnrfo:ico, dove si opera di loracotomin retrocostale, segull:i da lavatura colla soluzione di suhlimato . ... i inizia sub•toundeciso miglioramento, che, procedendo gradatamente. conduce alla ~nari)!ione radicale dell'ero pianta dopo un mose dall'operazione. 011eroa:ione 7' - Tirella Giuseppe, soldato nel 6° reggimento bersaalieri. Empiema sinistro per metamorfosi purulenta di semplice essudato pleurilico siero-fibrinoso pt·imario, ~i a vuotato colla toracentesi. Il giorno t 6 ma~J.{iO si fa la toracotomh colla resezione della (j" (:osta, seguita da eontroincisione nell' 8° spazio iotercostale; indi lavatura nLlruerso le due averlo re colla soluzione fenica nl 2 l l'i ·; •. Due oro dopo l'operazione la temperatura i' al disotw di :no; l'ammalato respira liberamente e dice di seutirsi bene. Il miglioramento prose~ue t·apidameote; al 5° giorno si toglie ad iirittura il drenaggio e si curano sl'mplicemente le ferite Loraetche, che al termine dello stesso me::.e di magj!.iO sono completamente cicatrizzate, e l'ammalat o ò radicalmente guarito. o,,trr~a:ionc 8' . - Bernin i Em ilio, soldato nel reggimento arli~.lieria da montagna Empiema sinistro r.onsecoLivo a poimonile. Toracotomia colla resezione dello 'i ' costola, lavatura


38

OSSERVAZIONI E NOTE Cl.lNJCIIR

colla soluzione fenica al 2 1/ 2 °/ 0 , su Lura e drenaggio. St'gne immediutameute apiressia, e dopo una sellimana cessa completamente lo scolo del pus. Guari gione compl eta al 20° ~~orno . dall'opern?.ione. Osaerva;ione g•. - Speranza Giovanni. ~ol dato nel re~­ gimento t't\\'alleria \'ittorio Emanuele ( l O). Empiema de~tro ,;voiLosi quale successione morbosa di pleuro polmunile, quando la malallia già ei'U defen·e ceote. Trasporta t~> il giorno 9 1-(iollOO nel reparto chirur~ico, >iene operato immediatamente di loracoLomin iotercostale nel 6" spazio. Vi è immedintn apiressia. ~e~uitn dn co,;tanle mi~lioramento, co~icciH' al '7° gil)roo ~ cessalo lo scolo puruleoto, e dopo due set~11nane l'empiPma è mdic·thnente gua r·ito.

'

Il.

Tali sono le stor·ie cliniche, riassunte colla ma ggiore hrevilil po:;sibile. dei 9 operati di empiema per me1.zo della toracolnmin inlet· o relrocost.ale. Mi resta om da esporvi nlcune considerazioni io merito a quest'operazione e agli esiti ouenuti ; su lle indicazioni che f~nno prescegliere l'uno o l'ultrn modo ùi apertm·a della cavità toracica; su qunlche modnlitit dell'allo operativo che mi pare :-pecialmenle degna di nota: e sulle aHertenze da usarsi nella cura consecutivaJ per ullenere più presto e meglio la f(uari:.rione. Primn, però. quantunque non entri nel mio assunto, credo oppor'lnno di ncc1•nnare nIla patogenesi di questi di 1 ersi rn5i di cmpiema, urgomenlo al quale i moderni siUdi bacleriologici diwno una particolare importanza. L'e111 piema per lo più ò secondario di un processo inlinm mnlol·io dei po lmoui (pueumonite, infarto, ecc.), o di un allra malattia infellivn (esautemi ncuti, reurnatismo ar·ticolarc, feh1

l

1!:


SULLA COllA DEGW ESSUDATI I'LRUIHTICI Pl lllUI.ENTI

431)

bre puerperale), o di un trauma, o di un centro di infezione esistente in prassi mità della cavità plenralc; oppure t' l' espre~­ JIOD8 di una tubercolosi localizzal:J. Oe,esi però anche :llllmellere un empiema primario, allo :;tes:>o modo di una pleu· rite primaria siero·uhrinosél prodolla dn uno speciale micro· organismo. di cni oon si sarebbe fin ora consta tata l'esistenza. e tanto meno si sarebLet·o staùiliti i caralleri diiTer·enziali. Sotto il riguardo della paLogenec;i. i noYe casi ora de:;cri tli di empiema si po:>sooo ripartire nel modo seguente : :; se~uito di polmonite fibrinosa: ~ r.onsecntiri a mm·bilìo; 4 per metamorfosi purulenta di es,;uùato siero· fibrinoso: i di pntogenesi ignota. Risultn da q1testo quadro. che nessun o tlrgli empicmi ope· rtti sarehho Slf\ln di origine Lnhercolare. Qnnntuuque sia mancnln J'oppo rl nnit.:'t tli stJ IIoporre a l' Ili tura lll itprido clell'empiema per la ricercu tlcl hueillo di Knch. o dr fnrc delle p1•ove di inoculazionc, tnllnvia l'o:;sersi potuto accertare in Lulli i casi, tranne in uno. la cnttsa della malaLLia, e gli esiti di completa guarigione ollenuti, !ieOla che mai il proce.;so tul,ercolare si generali1.zas~e o de:;se luogo alla tnbercolo~i mlliru·e acuta, t·endono il fallo attendiùile souo ogni "PPorto ( l ).

=lo

11) 11 Crllerlo plu certo per stabilire che un cmpll'lllll è d1 nnLul'3 tubcn·oJ:m~. non •· l•o•sibtle di rare •liagnosi rll tuhercnlosi nobuun:trol o tli allri Or· ... •••Il con,l.tll\rol con l'e>amc bacwrio.cot>i~" l'•·•islènz;~ ncll't'SSIItl:lln puru· -~-~ barUJu lnlwn:olnre; ma il piu tlello• l'o Ile uon ~ltlltv l!innger,• al alrun ·-Pù•ill\u

~,_el, nel sn > n llimo lavoro sul1'e-.1mc ,,,,.l('rin<o·ul>lco cli!ll'e<sutlalo (llt•U·

~hllrntu. rillurtl che ;m 5 ;:asi •lì t•mpicma, lnoluhbiamenlt' di uatnm IU· ~t:, in •luu •ul1 ha potuto riu"cnir!' 11 lw·tlln, In •li rui rlccrc;t, eglo tlkc, c 111 11 colo ' • ltt'lll·i •llffiwltà, fra rui il oll\er,o ~ra•lu !11 rio• •llii'ÌI1 tlclla soslllllt:l. ""'laole rlwrtro•~cnl" ciascun llarillo lllhrn•nl:~.• r. lunlh\•11 virn~ tuherruhtri' jluù •rsii!OII.o• fiJrma oli ti)lOrc, che $Ì sotlrag~o uu ul l'1•sa 11111 uucrosi'Oplco, t· Il nu-


H· O

OSSE RVAZI ONI E

OTE CLINI CHE

lo cinqueca:.i.ossen·nzioni 1•.5•, 6·. 8", 9•, l'crnpiemaè ~lato consecutho d1 una genuina infiammazione flbrint~sa del

polmone. poicb!\ s\ ollosi o nel decorso o dUJ·nnte In defenesceoza di una pol monite diagno5ticata con lulln l'csauezzn che' possono fornire l' nndamenlo della malallia e l'esame statico del petto ( l) .

\

mero dei hncllli c~scrc cosi esiguo, cl•o In loro olirnostra7lonc si puci MJIO r·m\ ··on una diligentissima ri\'1~1.3. rU numrro~i prcraratì. TotLwia Il Fr:oonkcl sostio•nu che il non essersi notutt> ~on~t:tta•·r m un ompierm il bacillo, •••m lnllrllla p~r uulla ll!l>u((izio $lilla origine tulJcr~olnrr tl(•lla m;~lattia; nnz1 st• l'us:uuo uairm~~"l'ico rli un gran Ollllll'ru •Il prl'pnrnU rtimu.!lra l'a.;scnza oli o:mlnlbv, uur•·organi>lllo, sia rlel microeo~·:u t.enuo•, rome olelfo) slrt•l•«,·ocro, olt:llu statllorn•·w, ··~.- .• !il 1•uo lb que>to risuiLalo negali\'o conehiu•ll•r<J, con una prolxlbllìl;t chr ,, avvirh-t aliA certezza, che l'l'ffillit>ma c tuhercolart'; poichè non puci essere ~llru rht' li hadUo omonimJ l'eccitatore •Iella suppurazione. - FIIAE:>i&tl.. Oaclerio•copischt Unlr rsuchung eilr iner 1ll,u.r jfifche Erqtm'. - In Cltarilc A1ltJaLcn, 1888. (t) Fracnkcl ri iJC!rl.n n~l ~uo lnvoro sopm c.ilnlu Lre cail tll rm1>lemn. 3e.:on• rtalio Il i pohl >OniLa Olirhlosa, nei li Uni i avJ·et> bo sempru L•·o•nl.u uno ~ Les,,> m!croorg<lll lomo, 1'110 nn11 31lpn'rtl~u.r nll'or,JiHario mi!:roho tloll a SllllJl nruzi•>ne, ma ché, ver i suoi rnrauuri ,. 11..r iu SUt' proprietn rti c·oitu r·n, •·orri~IHHHien·bbe al lliplcx:occo al:1 lui tl~.a·ritto tfUalt· t••·cilatorc <lo>IL'l poeumuuito• IIIJrino~L 0 pneumoeor.co rlo•l fra~nkel ha rlur a·arnlt••ri di.;tmtin: 1° la r.\ftldll.t ron rni le coltore di r1uesto m1croho compiono il loro drlo di e\"Ohl.tiont•, r·•~•rrht' bschte a sè muoiono in I•Orhi gibrni; '2' il ll'mflo relali~atnl•nle bro'•' ru•l ttualc a.J tma temperatura, oli pn~u fli u elnvill.1 •li •tnell:l anirn~ ll', ilpllt'UIIIIII'Or~o llllrde la sua l>r011ri••ln [)lllOj!l'll:t. E rhl' l.lllt· >in rrohn~nte ìlmkroho tl•·lla llOimnmtc, il F•·acnkol l•> tl~sunur da l r<lllu tlull:t fii'OUhl ri>oinzion<•, In pcu•Jiì giorni, deUn polmoni lo genuir~n nhrinos.~. Que,to diplor.urco il F1·acuk~l uun l'n1 rùiJile veduto in nessun orn1•iemo. d:t nllm cauSit, dò che gUelo (:tr.Jhho• rlt~n··•·r sic· come rarallt•ri$Uco rloii'Nnph•ma secondario Ili IIOim•wil••; nwnlr•• nun si olefe dare alcun det~rmìnato signific:llo obn:;tno~tico nè allo str•·I•L•ICtli'CII, nò allo sta· fllocnr.co potcntlosi trov:trt' SI l'uno che l'altro ncll'<:iSIItlnlo di 1111 o'IIIJliema rrimario, l)u:tnln in IJIH•IIo set·ondariu di qualun'}uo nilr11 utnlatlio, ··nmprr·s3 i;~ polmonllll. Qolnrll Pgli c rl'av• ;,, l'h e, quando in 1111 tl<iu•lrtn pleunlico pumlenlo si rlseonLI':I il [lllunntoo·ocro. r·e•ti o·on(er m'\L•I chtJ l' ompienm è consecutivo di unn inllammaziu1w fiiJrino,a •Ici polmone. ·rah· olhtinziom· S.1rPbbe ltniiOfllllllìlHim'\ dal IIUOlO Ji \'!Sl:l leJ?peutico. [lo>kht', llJIIIUOl•l rll'r b minore re.sisto•nza •M pn••umococro, 'i~n•' 3d essen: pos.ìhilt~ lll guarigh>ne spontanoa oh !fili ••mpiPmi eolio iVU.>Lanwnto nei brond•i per croslooetlellt\ pleura e rlel te"'uto P•lhnonarc senza 13 rflntcmroranea apertura di 1111 gr0'-"0 Lronco e quindi sr111.a In rur111~r.ion• tl•·l nnP·Im~·lo•ace. - Fn A S~~IlL. luru cii.


SUI.L' CURA DEGU ESSUDATe PLEUI\!TICI PURU!..RNTI

14.1

Due casi, osser,•azioni 3" e 4•, sono stali secondari di infe&iooe morbillosa, ed ebbero entrambi esito letale; ilreperlomieroscopiCtl dimostrò le alterazioni analomo-patologiche di tale esantema ncuto. Nell'osservazione 9n l' empiema è stato conseguenza di metamorfosi purulenla di un essudnto.siero-flbt·inoso, spontanea o provocata dalla toracentesi (1). Il caso riportato nella osservazione 2• è stato classi ficaLo di patogenesi ignota, poichè quantunque, dal complesso dei sintomi eon cui si è manife.stala la m~lauia, si potesse desumer~ trauarsi pure qui di polmonite quale malallia primaria, tuttavia sono mancanti i segni pato~,rnomonici per ammenerla incondizionatamente. Non essendovi quindi dubbio ci rca la indipéndenta dell'empiema da altra malaLLìn, è ammissibile· la supposizione che fosse p1·i mario (2). Il f.

Gli esiti ottenuti sono stati assai soddisfacenti, sia per !avila dell'operato come per il risultato finale dell'operazione. Sopra 9 operazioni di loracoLomia inter o l'ett·ocoslale si sonoavute6 guarigioni e 3 morti, che rappresentano il 66,l'i 0 /o delle prime, e il 33,3 °/o delle seconde. 111 rl'lèukol b. tale proposito dice che, skcome nel maggior numero delle Plllll'lll siero llbrinose, comprese le tuhorcolarl, 110 1' si lt'OVIlllO microrganisrni, te antene 111 no t~~re la presenza dello strep tococco o ()l BitTo microbo eccitaIOni dolln suppura1.iona, si deve supporre che In ht'O\'C succeda. la metamorfosi (lti:L!nta •lell'essudato, o cbe già e.<>ista l'emplema, nel quale i corpllScoli IJUru~ U ~l so~o rnceoiU nel rondo della c:1vità pleumlo. - FRASNKilt., luco cit. PletraaCornft Sta ~1 è accennato, n Fraenkel sostiene che si deve alJ'Imettere l't'mn che PrlmU'iO. Nel cnsi riportati nella. sua )lemorln ~iceome eli patogenesi ign»t.a, ~egli hn COII$1dt•rnto come primari, hn sempre t'i trovato lo stesso mkroroo ~filo, cioè lo streptococco piogeno sotto form:1 di micrococco a catCfla; llllrl però non vuoi dire che quosto sia il mloroo•·ganismo clell'empiema prio, Polche esso si Pllò rinveniru in tutte le ({lrmc secondm·ie di empierna.


OSSF.I\VAZIONI E :SOTE Cùl\ICUJi:

Quei~L'ullimn proporzione perde ancora del suo valore, se SI consitlern che nelle os~ervazioni 3• e 4" la causa della morte

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:;i devo ricercare nello stato di completo esaurimento dei ma· · lati perii fallo della infet.iono morbillosa, di cui l'(;'mpiema <'t'a ·econdn1·io; e per l'osservazione 5• si deve auri bui re alla gra· 'is~ima pleurite del lato sinistro nel torace con pericardite, insortaqualet·omplicanza dell'empiema a destra IJUando questo era in via di j! Uat·i~ ione. Le gua1·igioni sono state tntle complete e dut·ature, scnzn pericolo che si rinnorasse l'cmpiema o si riaprisse la Ostol:t toracicn, poichè si nuese, prima di congedare gli ammalali, che fosse avvenuta lil chiusura deliniti,,a della ferita toracica mcdiat1Le una solida cicatrice; e che, per jl graduale dislen dimenlo del polmon~, si abolisse dellullo la c11vità dell'em· piema. lnflllLi, nell e O~Set'I'OZiOt1 i 11•, 6a, 78 , 8•, !)n, l'esame ohbicLLivo del petto faceva rilevnre che ern.no ricomparsi la so· nontit cd il murmure ,·escicolare per quasi tutto l'ambi~o polmonru·e, eccello che alla hnse o in addietro, dove solide aderenze mnnlenevnno ravvicinati e aderenti i due fogli plcurali. Nell'oper·ato del l'osservazione 2a col processo di LelievanlEstlnnder non poteva ''eriucarsi tale felice risultato; per cii> l'nlle:;a fu più lunga . per '"'ere la sicurezza clte più non vi esi· stesse c:n itit, uella quale potesse formarsi c raccogliersi pus. La ;.:uarigion.l dell'empiema si do\'elle in questo caso per la m:~ssimn parte alla depressione della pnrete toracica e alla formazione rli tessuto di cica l rice, nello stesso modo che questo sostituisce le perdite di sostanza nel processo di ripara1.ione do~;li n~ces;;i comu ni. Oi consuguenz:~. in nessuno degli operati rimase visihile deformità toracicn, eccello che jn quello dell'osservazione ora citala , nel qual e era inovilabi le ttn sensibile infossa mento del


SULLA CURA DEGLl ESSUDAT[ PLEURITICr PURI:JI.F.NTI

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ialo sìnislro del torace con diminuzione del sno diametro anteriore, che in corl'ispondeuza della linea ascellare si ridusse appeni\ ad 8 centimeLri La guarigione si fece tanto più rapidamente, quanto più presto si 1\ pt·oceduLo aU'o11emzione; negli operati del le tre nllimeosservnzioni si potè togl iere il drenaggio in media dopo 6 giorni. 6$Sendo cessalo ogni scolo purulenlo.

rv. Og~idi quasi tulli i pratici convengono nell'opinione, che la semplice puntnra col tre quarl i e l'aspirazione del pus non approdino a nulla nella cum dell'empiema; e ciò appnnLo si è verificato noi malati delle osset'vazioni 3•, 4" e ()' , nei quali era stata p1·imn tentata la semplice Loracentesi. Anzi, co·roe è successo nell'operato dell'osservazione 3•, vi è p1~ r·i co l o cbe, scomparendo il pat·a llelismo Ira l'apertma della pleu n\ e !.JLlella delle pareti Loraciche in causa del successivo nuuassnmento degli ard1i coslali; e 1>er i movi menti respit·atori continuando ad uscire il pus, questo incontri un oi\lacolo al disotlo della pelle e si spanda nel lessu Lo con nelli vo sottocntaoeo, prodncendovi scolla menti e guasU notevoli. Nè credo possa avere migliore probabi litiL di successo In pt·atica di vuotare una parte del pus colla punLura, diluirne il re.c;to, iniettando nella eavilà dell'empiema un liquido antisellico, e poi allontanare eoll'aspit·uzione la miscela; o l'altra delle pnnzioni ripetute a corti intervall i~ allo scopo di evacuare il pus a mi sora che si pt·oduce, evitarne la racco lta ed impedire ia formazronA di IID<l vasta caviHt put·ulonta. 1\osterflbbe qtlindi unicamente la toracotomia quale mezzo di cura dell'empiema; ma a quale si dovrà dare la preferenza, al a semplice incisione di tlllo spazio inter•;ostale o alla pre-


OSSBRVA~IONI 8 NOTE CUNICIJP.

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venti va resezione di un pezzo di costola? I..o scopo principale della toracotomia retrocostnle è di impedit·e clte il ritorno delle coste so sè stesse, dopo lo svuotamento del pus, faccia restringere per modo la incisione dello spazio intercostale, che resti compromesso d01·ante la cura consecutiYa il funzi onamento del d1·enaggio, per la compressione che il tubo elastico viene per tal fatto a stlbìre: quindi oggidj da pareccui ch irur~hi. fra cui il Konig, si sarebbe messa da parte la torncotomia intercosLale, per ricorrere tosto alla retrocosta le. Secondo il criterio che mi sono potuto formare negli individui da me operati, parmi che, pur ammettendo doversi, di massima. ricorrere alla coslotomia, si possa e si debba in al' incisione ioconi casi limitare l'atto operativo alla semplice 1 ter·costale. Quando, ap esempio, è indicata di urgenza l'aper· Lura ùelh1 ca-vità Loracica, percllò vi e peri colo di vita, si procede mollo più spediLnmenLe eseguendo il semplice taglio di uno spazio intercostale. Lo stesso precetto si deve seguire ue' malati così depressi di rorze, che sarebbe pericoloso il s~LLopor· l i alla narcosi clol·oformica necessaria per la J'esezione di un pezzo d! costola. Ma l'indicazione principale della tomcotomia inler o retro· costale, n mio avviso, si deYe desume!'e dalla natura e dall a qualità ùelliquido da estrarsi mediante l'opera1done. Se l'opera del chi rurgo interviene appena è possibile la diagnosi di empiema, prima che il pus si divida in due strati uno più denso, che occupa il fondo della cavità pleurale, e l'allro più liquido che sta alla superficie; tanto più se il s:1ggio esplorativo mostrerà che l'essudaLo non è ver·o pus denso e viscido, ma sier·o fortemente corpuscolato che in breve si co nvertirà in pus schieLLo: allora la semplice:iocisione presenta molte pro babilit1t di riuscita, poichè si può con fondam ento su pporre che, vuotata e diligentemente disinfettata la caYità pleurale,


SULLA CVR.\ DEGI.I ESSUDATI PLKUIII rtCI PUIUiLE'ITI

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non i ripeter:, piu la raccolla purulenta e non ~i avri1 a temere di ritenzione. ~nzi Yerrà arcelen1 to il procel'so di gua· ri~one dell 'empiema, pe1· il fatto che l'aria penetrerà più stentatamente nella cavità pleurnle, e non impedirà l'aspimzione della cassa toracica. per la quale più facilmente il polmone si dilata e rinriene so sè tes:;o. Ma se h• pleurite dura da tempo, cosicchè possa gtà a' e1· prodouo modi6cazioni nella ·ti'Ullnra c sulla super·ficie li lwra della pleurn, se il pus è molto denso, viscido, misto u sedi menti e ad ammassi di tìi.Jrinn coagulnta. tanto più poi so è putrido allora si dovrà :seuzn esitare eseguire la toraco tomia retro-costale. perslai.Jilire nn'ampin apert u1·a , che si manten~a penia fino a che è bene avviata la guarigione e non l'i ha pii timore di racroltn.

v. Quale operat.iuoe complementare dalla toracotomia i.• la resezione più o meno estesa di un certo numero di co~te. faua allo scopo di rendere mobile la parete toracica... perchi· si deprima sulla cav it~ dell'empicmn e, unitamenle al graduule distendimento del polmone e al risollevarsi del dinfrttmtnn, concorra ad occludel'la. Quesl'operuzione è conosci uta sotto il nome-di operazione di Letievant-EstlaodeJ·. Schede, nd assi· curarne l'esito, l'ba modificata. estendendo la resezione dèlle co.te sino al limite di riunione della pleura costale colla parlelale. tanto m avnnli che in ndcl ielro; inoltre Schede stacca un lembo di sola Cllte, che, dopo di avere resecato lo coste ~d esportale colle forbici le parti molli, compresa la pleura, mfossa nella c:~vità delt'empiema, e ve lo mantiene con baLlUIJoli di ,w. ""'''t.a ~1no · a ~ he hn pr·e ·o aùerenza co 11 e sue parelt.· Per lo piit l'operazione di Estlnnder si fa nei periodi avanto


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OSSERVAZIONI E NOT.E CUN1CBE

zali della malallia, quando l'empiema è di"\"enlaLo cronico e lll\ dalo luogo alla fistola toracica. che da parecchi me'i è stazionaria, con grave incomodo del paziente e col pct·icolo· che egli soccomba o per esaurimento o per altre malallie tO· tercorrPnti. !ra cui la de!!enerazioneamiloide e la tubercolo i. Come si rile\•a dalla osservazione :!ft, io ho falla l'operazione di Estlander due mesi e mezzo dopo che l'individuo era :;tato operato di toracotomia, al doppio fine di praticare un'nmpta breccia, necessaria per una radicale di;;iofezione dollu c:wilà dell' empiemn e quindi pet·to~-:liere il grave slato di sepsi. che minacciava immediatamente la vita del mala.lo; e di otlrnere la guarigione radicale della malattia, rendendo mobile la pare~e torllcicn nel moùo che ;;i propongono i due chil'ltrghi sn· pmcitali. l L'esito fecili:ssimo ottenuto vale a consigliare l'operazione di Letievnnt-Estlander in casi consimili, che debbono pre:>enlare evidentemente maggiori probabi lità di riusciln di l(U olli in cui l'empi ema è diventato cronico, perchè lo alterazioni del tessuto polmooare non sono ancora cosi ayauzate dn to~ller~li ogni facoltà di espander·i. E questa non ~ l'ultima delle ragioni del successo cbe ebbe l'operazione nel malato dell'o~ser· vazionc 2•, noi quale la cavita dell'empiema era cosi nmpin, che, ad occluderla, non an-ebbe ,·ertamente bastato la sero· plice dept·essione della parete toracica ottenuta colla re~ezione limitata di 6 costole.

VI. ~all'operare la loracolomia inlercostale io ho sempre polnt(l fare a meno della narcosi cloroformi ca, essendo :;tntn sufficiente l'anestesia locale otlenuta culla iniezione di 15-~0 centigrammi di cocainu; invece nella t.oracotomia retrocostola


SULLA CURA DllGU ESSUDATI PLRURITIC( PUUULENTI

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i è o,ni volta cloroformizzato il paziente, sospendendo la somministrazione dell'anesteti co appena era messa allo scoperto la pleura. La massima parte dei chir•u·gbi concorda nello stabilire il limite estremo della toracotomiaal6° spazio intercostale o alla 61 costa, senza oltrepassare in alto la 2", percllè, opernndo piil in bnsso, oltre al pericolo di pcneLr~re nel la cavità addominale, vi è pur quello che il diaframma, sollevandosi man mano che ~ i svuota il liquido, venga od otturare l'apertura faua, o n muovere o com primere il Luho a drenaggio. È vero che il 6• spazio intercostale non è, teoricamente, il punto più declive della cavità pleurale, ma lo si rende tale t:oll'innalzare di qualche pollice il bacino, e mantenendo in tale posizione il paziente sino a che è Ctlssato lo scolo purulento. Eccetto che nelle ()sservazi oni 2" e s•, io ho sempre scelto per luogo di ele1.ione della toracotomia il 61 spnio in lercostale -o la 6• tostn. lungo la linea a celiare media. sia a destrn che a sinistra. Succede però che qnanrlo il pus è denso e l'nggl'umato, o m1~lo a ~ro~si coagul i di fi brina, non possa risa lire dallo spazio semilunare delimitato dali n parete toracica e dalla volta del diaframma fìn o a li vello dell 'nperturu torncica, neppure diluendolo con copiose iniezion i; allora ò necessario pratieare una controapertura più in basso e in adùiclro. per rimuovere il secrPLo purulento col cucchinio di Volkmann , o per mezzo di un fo rte getto di liquido iniettato dall'apertura lllperiore. Per Psrguire questa controinci!ìione riesce utilissimo l'avere fallo, colla l'esazione di un pezzo di costa, un foro capaee di permettere l'introd uzione di tu tlo il dito in dice Della cavitil. torn1:ira, sulla gnidu del qnale si è sicuri di fat·e la ~nLro apertura nel punto più basso, senza peri colo di ferire il diaframma o di penetrare nell'addome. Io ho seguito questa pratica negli operati delle ossen azioui 4• e 'ia, ed ho


OSSERVAZIONI E NOTK CLlNICBE 1:\.8 potuto con tutta facilità fare la controapertura nell'8° spatt~

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intercO(<tale. La lunghezza del ta~lio cutuneo per la Loracolomia intew· state non è mai stata maggiore di 5 a 6 centimetri. Incisi mano libera gli strati mu$colari colle rispeuive aponeuro,i. • mc$sa allo scoperto la pleura col divaricamento dci mnrgin della ferila mediante forli uncini multipli, invece di tagliare la sier·osa col bistorì acuto e dilatare dopo l'incisione col bot tonnto, io prefel'iva. di perforarla con la estremità chiusa a una pinza del Pean, e poi, divaricandone le branche, am· pliare il foro praticato secondo il bisogno. Cosi facendo, s, regola e si modera a piacimcnto l'uscita del liquido, per non produrre una 1·apida distensione del ~olmone, che può ÙJr luogo ad emorra;ie bronchiali; e per evitare il colla~so e la siucope se l'empii-ma e u sin istra. Basta infalli , dopo che è uscita una cm·la quantità di liquillo , riavvicinare le llr:tncbe della pinza, perchè. se ne sospenda immediatam ente il geuo. L' incisione per la toracotomia retrocostale deve e~sere più lunga di 1 centimetro o 2, e cadere nel mezzo della costa; falt. tendere In pelle, con un solo taglio si di viùevano lnlle le pnrt molli unitamenle al periostio, che yeniva staccato con un ra scùiatoio ottuso dalle due superficie interna ed esterna dellr coste, manovra questa che riesce facilissimamente, aue-a h 1 infiltrazione edematosa dei tessuti molli che accompa~na ~ abbondanti ver~amenti pleuritici. 0 Por resecare le coste io mi sono sempre servito di nn ptll di forbici di Liston retto e strelle; sono però da prcferirsi le forbici a mcztaluna, simili a quello che adoperano i ~inrdt nieri, di cui una branca è più lunga, stretta, solida e mooitl alla estremità di un bottone, e l'allTa è corta, ma cotn'es-a, larga e accuminata. Esportali da due a t:-e centimel!·i di costa, si perfora,•a la


SULLA CURA DIGLI ESSUDATl PLKUR ITlCI PtJ RULRNTI

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pleara e si vuotava l'empiema come nella toracotomia intereostale. Qaando c!alla praticata apertura p:ù non usciva liquido, io introduceva il dito indice in cavilà, e ne esplorava il fondo per riconoscere se vi erano rimaste masse aggrumate di pus o di fibrina, che venivano ri mo:lse con un largo cuccbiaio di Volkmaon; se a ciò non ~i riusciva con tale manov1·a, io ricorreva alla contro incisione. E col cucchiaio pure si esporlavano le parti solide dell'essudaLo aderenti alla volla del diaframma o alla superficie libera della pleurn, e si laceravnno e raschiavano delicatamente le granulazioni esistenti. Infine. occorrendo, si recidevano culle for·bici curve sul piallo le ponioni di pleura in ~pessi ta e degflnemta accessibi li. Compita l'operazione, si presenta la questione del miglior metodo di cura consecutiva per condurre l'empiema a guari~ione, e, prima di tutlo, quella delle lavaLu1·e antiselliche. Non è ancora molto che era precello r ipetere tali lavature; assai frequentemente, unn o aucbo due volte al giorno; poi si venne 11 riconoscere che questa pratica o.vova parecchi inr.onvenienti, tra cui qltello di lacerare le arlerenze cb e tendono a formarsi tr·a i due fogli pl eurnli , di costitui re nna permanente irritazioue della pleura, e di ecci tare qualche volta delle •ere convulsioni epil ettiche con successiva emiplegia. Quindi Tenne mollo limitato l'uso delle la\'ature disinfeuanti , sino ad a~lirle del tollo, come è stato proposto da Goschel e KonDID«

lo ho paJ·ticolarmente rivo llo la mia attenzione sopra quoslo punto de1L11 cura chi•·urgica dell'empicma, e mi sono convi nto che se In mnlnttia ò recente e il conLonu lO è del pus assolutamente nu·l d . Il o, senza o OI'O pulrrdo senzu false membrano nè ~epositi fibrinosi , ba!<ta una sol a l; vnLurn , fattrt subito dopo 1 operazione con una soluzione :1 rHi setti ca el i aziono sicur·a. I


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ùSSERVAZlO~l .E NOTE Cl.INIC liE HiO migliori ri sullali di rapidissima guarigione io li ho preci>amente avuli nei malati delle Lre ulLimeosservnzioni , nei qnnli ho posto un tale limito aUe irrigazioni clisinfellanti, mentre nei primi operati, nei quali credeva di dover praticare delle lavature ad ogni rinnovare di medicazione, cioè ogni due, tre o quattro giorni, allo scopo di prevenire la sepsi, la :-uppurazione si c prolungata per oltre un mese e mezzo. In principio io usava la soluzione borica al.i- ofn rio;caldata a 35° o quella di acido salicilico al1'1: 300; ma poscia mi sono potuto convincere che, trattandosi di individ ui adulli, per fare soltanto una o tull'al più due lavature disinfettanti e me~lio ri correre ad un anliseuico di azione più pronta c 5icur·a, quale l'acido fenico od il sublimato, e quindi ioditTorr.n· temente UO ioiellalo la soluzione uel 2 i/-2 p. 100 del primo o doll '1 p. 1000 dèl secondo, sooza ma i ·osser·vfu·e il minimiT fenomono eli avvelenamento o di semplice collasso. Volentlo abbomlar·c in precauzioni, par·mi cue si potrebbe fare nna pri ma e copiosa irrigazione borica per rimuovere dalla envità pleurale ogni essudato, e farvene seguire un'altra veranwnte disinfcuanLe coll a soluzione fenica o di sublimato. Le lavature però si sono ripetute ad ogni medicalu l\1. o ad intervalli più o meno lunghi, nei casi in cui la secrezione purulenta era fetida, se esistevano delle anfraLLuosiLà iu cui si potesso raccogliere, se la pleura era ricoperta di false mem· brune o di granulazioni, usando all'occorrenza soluzioni antt· selliche più forti. fra cui quella di cloruro di zinco al ti o all'8 °io, di iodoformio nell'etere dell'l : l O ecc. L'altro punlo importantissimo per la cura dell'empicrna è di as!>icur<ll'O In. libera usci to del pus, mediante il rcj.!olaro funzionamento del drenaggio . A tale intento, io ho adoperato in lutti i casi tubi del diametro di un centimetro circa t' delltl lunghezza di 6 a 8, spessi e resistenti tanto, specialment e se


SULLl CUBA DEGLI ESSUDATI PLEUll iTICl l'UHULEN ll

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si (aeeva la torncolomia inLer·costale, da non lasciarsi comprimere dall'azione dei muscol i entro cui scorrevano, e pet· il successivo abbassarsi degli arcbi costali. I tubi orann trnttenuti da nn ago di sicurezza, impiantalo nella loro estt·emiaà libera. li periculo l'he i tubi a drenaggio, per i motivi ora accennali, non funzi onino bene, è una delle ragioni per cui o~~idi si lende a c.l.are la preferenza alla torncolomia reLrocostal e. Adoperando per il drenaggio grossi tubi, no \'eniva pe1· conseguenza cb13 era sufficieule uno solo, il qual e serviva sia per J'ingr·es$o come per l'uscita del liquido di irrif.{::lZione, senza bisoh'llO ùi stabilire la doppia corrente, rome si consigli., da taluni. mettendo dei LUbi più piccoli e quiuùi pii1 l'acili ad e~ se re ollu ra li. Quandt) prr·ò orcorreva che ent rasse ed uscisse contemporaneamente il liquido irrigatore, io sostituiva dmant.e ln medicat:tone il grosso tubo con due più piccoli, e lo rirnetlen Il metlicu1jone fìniLtL Il miglior modo però di :.t.ahilire due rorrenti di liquido, di cui una entri l'nllra esca dalla C<'\vilà pleurale, è di pratìcare una coolrincisione più in basso e prù in addietro rerso la coi·Junn vertebrn le. l lulli u drenaggio venivano rimossi al più preslo, nella stessa misura e colle stesse norme con cui si sospendevano le irrigazioni; le guar i~ioni piu pronte si sono avute appunto ia .quei casi nei quali si è potuto to(l'liere il drenaggio nei o pr1mi J~ior·m consecutivi all'operazione, come ri~ultn dalle osservazioni 7•. 8• e 9•. Si comprende infatti, come l'aria che, Donosaanle la piil perfetta medicalura occlusiva, penetra nL~Yerso il tubo nel torace, cosli tui sca un per·rnanenle imped•menro alln distensione del polmone, e quindi contrihuil'ca 1 maot.:net·e pcrvia e secemente In cnvitit dell'empiemn. Messo il dreuaggio. si faceva col caLegut a punti intercisi'


OSSERVAZIONI E NOl'E Cb!~ICHE

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la sutura profonda dei muscoli e delle aponeurosi, e quella della cute con seta, e ~ opo si appl i ca~a la medicazione, protetta da densi strati di ovatta e trattenuta da numerosi gir i di benda. Non mi è mai occorso, eccello che nell'operazione di EsLlander, di dover allacciare alcuna arteria intercostale, poichè, ammeuendl) pure che qualcuna sia stata lesa , è sempre bastata la torsione del vaso fatta durante l'allo operativo. Per lo più la prima medicazione veni va rinnovata nelle · 24. ore, le successive a misura del bisogno. Ho però osset·vato, co me molte volle occorresse di mutare la medicazione non per la secrezione della cnvità pleurale, ma por· il siero che trasudava d~ Ile pareli t.iraciche edemaLo~e . Bene avviata la cicatrizzazione d~lla l'~ri ta della toracotomia, per facilitare l'~ngresso dell'a~in nei polmoni e quindi il loro distendimento, si focevano . eseguire al paziente dei movimenli di innalzamenlo e di abbassamento del braccio del lato operato, stabilendo in tal modo una specie di respirazione artificiale.

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Dall e ~Lorie clinich e esposte e dalle considerazioni elle vi ho fallo seguire si possono, a mio avviso, dedurre le seguenti conclusioni : ·1" La toracotomìa, co' suoi atti complementari , è il me· todo di cura dell'empiema che dà. migliori risultati. Si può fare eccezione per i casi comp iica ti da tubot·colosi polmonare bene accertata; oppure per quei malati in c u i~ senza essere dimostrata la tubercolosi, gli archi costali sono


SULLA CURA DEGU: ESSUDATL PLEU RIT[Cl PUIIULENTI

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rigidi e non più pieghevoli; e finalmente per gli individui di di età avanzata e nei quali la malattia deco1·resenza febbre( l ); 2" Si deve immediatamente procedere all'operazione appena si~ fatta diw~nosi di pleurite ad essudato pumlento. I risultati migliori. specialmente per la rapidità della guarigione ed il ripristinamento della funzione del polmone, si ottengono quanto più presto si dà l ibera uscita al pus. Ogni giorno di ritardo peggiora la prognosì e mette in grave pericolo la vita del malato; 3• Per decidere a quale clei due alli operativi si deve dàre la preferenza, cioè se alla Loracotomia intercostale o alla retrocostale, si deve sempre far precedere nna punl1Ha esplorativa, per poter esaminat·e la qnal ità dell'essudato; sono anebe da tenet·si a calcolo la durata della malattia, il grado e l'andamento della febhre, nonchè lo s tato genernle dell'individuo; ~· Se non ò possibile dalla l'alla apertura vuolar·e e disinfetlare compleLamenle la ca vita dell'empiemn, si deve praticare una contrape1'lnra i u uno spazio intercostale più basso e più in addietro vArso la co lonn a vert~brn le; 3o Le Lavature e le disinfezioni delle cavità dell'empiema colle soluzioni nntiseniche ùebbooo essere ridoLLe al minor numero possibile, o streltamente limi tate al bisogno; 6• l tubi a drenaggio gr ossi, spessi ~ resistenti debbo no es ere rimossi nl più pres~o; . 7o L'opernzione di LeLieva ot- Estlander può dare buoni l'lsul\ati anche se la malallla non è ancora all o stato cronico, qua~do é neccessarin un'ampi a apertura della cavita toracica , per 1 gravi fenomeni di sepsi che minacciano da viciuo la vita dell'anunalato.


CONTRIBUTO ALLO STUDIO DE LI.E

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FEBBRI CLIMATICHE DI MASSAITA DSL DOTTORE

DE C IO DE C::O!W()II, II S llqlt:O .. i• ca..dld Ml.U ......... tiA' 4hlnL«'C ei.W.:.\.AIIIO •1 UI"K;,A, .ii)IC'-1 1U:tU Il. l''UVUiol'tt.' nl .lf.Af'Ol.l

Pu bbl1 co qu~sle nol e, per ché cr edo valga la pena ùi •·ilor· nare un po' sulla naLur·a ti elle febbri elle dominano a ·~a!'lsaue, per· cltiar·ir meglio alcuni punti mollo <'Onlt·ovet•si. ln generale laggiù si lande a classificare col nome di tifo l utti qUt·i casi io <'Ui la febbr•e sì pr·ol r·ae a lungo con fenomen i di una certa gru·vezza: e d'alLr·u parte {{li altri cosi mol tissimi, in cui quosli dut·ano una seU1mana o meno, son l utti compresi l"Ollo la denouunazloae ili febl>r i climatiche: denomi nazione vagu ed iu· delet•minala, come i l ..:oncetlo che tlell'affezione pl't!VDle fro' medici. Non occo rre che io qui mi dilun~hi per fa r notore le erronee conseguenze di un tal sistema. Una ela:-;siOca:r.ione sintomatica delle mal attie non può oggi più arnmetlcr si; noo si può confondere una malattia febbrile qual unque, accoro· pagnala dt1 uno slolo ~ifoso più o meno evidente, con la vera infezione Lifica. Ora io mi domando: quarò lA natUJ'a dì quelle l'ebbri vagsmenlu chiamale climaliche1 È egli ver o che la lunghezza del decor so e l a gl'a "azza dei fenomeni si eno i r araltel'i sprciali del tifo a M.assauu 1 Alla prima domanda é slalo ri:::.po!'llo i n modo vario. Alcuni han dt>Llo cile quelle f1•bbri cl:maticiJe sono di ori gi ue lllala·


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CONTRIB UTO ALLO STUDIO, ECC.

rica.altri pensano che sono febbri re umatiche semplici o febbr·i gastriche; per lo che quelli insistono sull'uso dei cbinacei, questi invece consigliano i salicilali od i purganti. Non é a meravigliarsi se, dopo tanti anni eli studio, nessuna di queste ipoleai oggi prevalga, quando si pensi che nessuna di esse può reeislere ad una cr itica severa. Ed è perciò che, non polendosi con certezza l'l tenere per vera una di tali ipoles1, !lÌ adopera dai piir un metodo di cura, il quale comprende i var·i tarmachi alti a combnllere ruoa o l'altra delle cagioni del morbo mel"se in mezzo finora; e così ::;i prescrivono contemporaneamente ed in Lulti i casi, i cbinacei, i salicilati ed i purganti, affincl.té, se una di quelle cagioni operi. qualunque es~a Ila, venga combattuta du quello tr·a i forrnachi adalli allo ecopo. Riguartlo all'allra domanda, io credo si debba rispondere negativamente. Non ba'lla la lunga durotu della febbre, né la inlenllità dei fe11 omeni nervosi, per d1ag~tosLicare il tifo addeminale, s pecialmente se manca no, come nel caso noslJ·o, i renomeni palognomonici di tale m alultia. Oru.l'è che IO dubtlo della esattezza della dragnosi nel più gr•an numero dei co!\\ deUi casi di tifo, ma penso che essi debbano ap:grupparsi a:.tli altri mollissimi di febbr·i e11demiche e considerarsi come erretlo di una malallia speciale. Le rag ioni nhe m'inducono !l pensare così saranno, meglio che ora, trattate dopo di aver• discorso della sinlomalologia di tale alfez1011e. l sintomi che dominano il quadro morboso di tale malattia si Jl()11sono dislribu~t·e in quattro gruppr: t• la febbr·', 2" i disturbi della digesltono i disordini nervosi 4" il lumo•·e di

IDilza.

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i• La fehbr·e ò prolriforme. Nella più ~-tran parte dei caai eteeinr.flmirwiA b l'usctnnenle, sen'l.a bl'ividl , ed in poche ore 39"-{0• ed anche più, e cosl si manlie11e (in modo conflUo) da cinque u sell& giorni. In questi casi la defervo:e"za accaùtl in modo r•apidissimo e l>enza abbondanti suon. PPrò a questa rwrma la febhre vien meno facilmente, ~ eol• l l'inizio e la fine possono esser•e più lenti, iu gui"tt che eev · &Ztone lerroica o la defervescenl.tl ::i compiono in tre

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'l CONTHllJUTO AI, LO STUDIO

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o quatl1·o giorni; e la durata stessa può crescere tan to da ra )!~iunge re in qualche caso le due o tre !>eltimane. Si noti però che non coincidono una elevazione lenl.a con un periodo di stato lungo, in modo che s'abJJia il lipo classico della febbre tìfoide; che l)n zi, spesso du ra mollo una febbl'e che incomincia di botto, o catle sabito 1uella che ha avuto un inizio lento. Qualunque sia il tipo della feb br e, spesse volte il massimo giornalier o si ha tra le due o le quattro pomeridiane. ll polso spesso JJOn supera le 100 battute ed è anche alquanto forte. Solamente nei casi a decorso mollo proLI'atto s i fa più freq uente e piu debole. 2• I d isturbi della digestione non mancano tnllli e spesso cons is tono in uno s tato s aburrF.~Ie delle pr·ime vie digerenti. L'infermo ha la lingua grossa ed umilia, co verta di una pu· tina bioncastt·a o giallastt•a più o meuo spessa; la boccu pastosa, un se n~o di g ravezza all'epigasll'io' e La.lvolta ùolor·e acuto, che si ralfor~ - con la pressione. Questi fenomeni per lo più si manifes tano contemporaneamente a ll'aumen to della temperalura, ma durano ugualmente intensi anche molto tempo dopo che la febb1•e è scomparsa; nò si osser va uo diretto Tapporto tra la l'1ro g ravezza e l'altezza della te mp ~ 1·atur·a . Di· fa lli acca tle non rare volle che disorliini gaslt·ici di poco momento sieno accompa gnati da l'ebbre iulensa o viceversa . a• I disor dini funzionali del sistema nervoso centrale ra· l'amen le g iungono in questa ma lattia a quella intensi tà e g r·a· vezza che spesse ,·olte si banno nel tifo. Le al te1·azioni ùella coscienza spesso manca no in tutto, anche quando la tempe· ratur•a é abbastanza elevata, e solo in qt:alc he caso più g r·ave si manifestano temporaneamente. È da nota re un senso di profondo malessere e di g t·anJe abbellimento delle ft1rze, per ché non manca ma i, neanche in quei casi in c ui la lemper·atura è poco s uper·iore alla nonnale. Questo fe nomeno. pet· ffu anto mi consta, é stelo finora coo· sid ~rato come un fenomeno rebbl'i.le, e la sua icnpo l'tanza co11 ciò é s tata menomaLa.. Ma la sua in tensità e c•)Slanza non potevano passa re inosser vate, e s i è dato rag ione di esse per te cattive condizioni genet•ali clell'o r·go.n is mo , che a lol'o volla sono elfello del tlima . Questa r·agione potrebbe esser vera,


DELI,K FKBBill Cl,IMATI CUE DJ MASS AUA

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quando vi rosse un rappor to costante tra le c?ndizio~ti generali dell'infermo ed il fenomeno suddetto: mf\ 10 ho vtslo am · malare incllvidni poc hi giorni tiopo il loro ar1·i vo a M a~sauo (quando cioé le condizioni dt-!bilitanli del clima non avevano ancora avuto il tem po di agit•e), e nonostante prodursi il fenomeno con ug uale i nten~ilà e CùSlanza. Un cs~o a questo riguardo importonle fu quello occorso al &iJl. G. C., ingegnrre della ghiacciaia, jl quale fu colto dalla malattiA ulcuni giorni dopo il suo m·t·ivo o Massauo, c rnenlre era sanillRimo. Eppure c:;enll ~rando male~sere e pt·ostrazione di Corze, né la lemperalut·a supe1·ò mai i 38•. Ma v'ha di piu, ed é che nella più pal'Le dei cac:;i il fenomeno persiste anche dopo scom parss la febbre, e per un pe1·ioùo di Lempo abbaataoza lungo. P ut· queste eagioni io penso che esso dipenda dalln causa s teRsa dellA ma lattia e non dalln febbre Spessisaimo si manifesloro dolori vnp:hi al !lorso Pd ai lombi. , . La m1lza ò ingrAndita, e speSSI' volte la sua aia di ottusità ha per limiti 1'8• costola, l a linea ascellAre anter·iore, l'ar co costai~> . In alcuni casi a nzi qu~>sti limiti sono anche superati. E quP.!"li son o i fenomeni più coc:tanLi d~>lla malattia: lutti Rli allri, potendo in molLi casi mancat'e, ltanno un' importanza secondarit.. Tra questi ricordo una le~gern affezione catarrale dei brond1i, piil o meno diffusa. In nessun caso Ilo vii'!lo lo polmonitP lobar•e, m a nei casi a l ungo decorso, nei quali J'allivilll del cuor e ò <~ensibilmente diminuila. nei punti piu bassi del polmone, può ver ificarsi un'ipei·emia iposlalics. E questa ai ebbe in un caso letale, negli ultimi periodi della vita. Inoltre in nes«un caso cur·ato nell'ospedale galleggiante della Garibaldi, o sugli o!.' pedali secondar·ll di bor ,Jo, s'è mai avuta la perfor azione intestinale. Ne.li'urlna i pigmenti ~i comportono a questo modo: J'ui'Olt~ntìna ò aumentata , l'ur·ofeina e ruroet·•Lr·ina sono scarse. L albumina può t·il:lcon trarsi in tra c<'O n ell' urina specialmente quando la temperatur a sia molto alta e scompare con lo scemar!! di questa. La nuLrizione generale ne scapit.a senc;ibìlmente, anche :uan.do la malattia duri dn poco tempo, e non si rmnova che 8581 lentamente. Tra le alterazioni della nut r izione ricordo


Ili CO.'iTill BI ro ALJ.O STUOlO

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inollre una gra ve nncmia, In 'lUSIA si manifesta anche nei r.a~i acuti. Essa é cont rac::~egnala da grande dimtnuzìone dei corpusrolì rossi del san${ue, tale da apparire anche ad un ~;emptìce esame microscopico o ~enza !'atulo dj s trumen ti speciali. E (pu:sla oligocrlemia, che e for·se l'effetto di una azion~ distruttiva ùel pt•incipio iufettivo s ui cor·puscolt sanguigni, può essere h causa ùella g r·uve s tanc hezza e malesser·e sopPa t'l· feri ~i. L'etiolog ia di quf'~l'atl'ezione è anrora in ~ r·an parte oscure. E così poco può dn•:;ì delle cause predìsponenlt olltl malallta. !<i tratta ru individui !'log-geltt al servizio militar·e, e per ò gio\'anl e dì cosliluzione robusta, e uon !'Ì può per quPsto rtconosc•:re c::e vi sia o po r no predi!<posizrone pel sesso, per· l'eta e per· iA costituzione. ln generale può di rtii che la predi!<pnsizioue a questa malattia s ia gr•ar,~di~sima, per ché tutll, salvo t'»J•isstrlll:l eccezioni, dopo '!Uolcbe lempo dr dìmot•a a Massaua ne ammalano. lnollr·e, in simi le m odo c he nellu più parte dello malattie in· ft:!llive, in lJUesla di cui si diS\!o rrP, le ver·e recrdive '-0110 rAre. Invece più !?pesso, p1·im11 che s i !:'ia avuta la inlcrtl gu111'i· gione, la febbro e ~~~ aHri l'enom.. ni di nuovo s i mnnifestauo. Riguardo alle cause, tlelerm inanli quel gran nnmero òi fèbbri indifTtH•enlo3m enle conl"ide t·ote come clirnaltcile, vanuo ricot•dali gli errori dieV:lici, il raffrt!ddamenlo, il eu ilio p rolun· gato, i patemi d' unimo. Ma, esaminando atl.('nllltllenle i falli, si può vedot•e com", in pochi casi solt.Hnenle, tin!'cuna di quPile cause abbia opernlo. Ed e lecilo clu t•rtue pct· pochi rasi solamente alli•ibuiro ai s ucldelli momenti un gran valot•e nella eliologìa di (juos t'all'e zioll o'? E nella gran ptll'Le dei cosi in cu i ussi non operano com'è che quella si p1·oduce1 È egli giusto peusare che individui \'(•nuli in massima pl!t'lè Jall'lluliu, ove le differ enze di temperatura sono certamente pi ù brusche e piìt frequenti che non a :'- lasssua, iiHliviùui, che han compiuto feli~menle u na lun;:t:a ll·aver·sala per mare, risent~no por la potenza del freddo u Massaua 1 È egli lecito invocare gli errori dietetici in iuùiviJui a v vezzi ad un r egime spet'ialo c cosLanLe~ Eù infine, a mmesso pur o che quelle cause n:almaule


Dll.l.& FEBBRI CUMATICIIE 01 MASSA U A

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producano la malatlia, come a vviene, io do mando, che es"endo esse di natura tan to va ria, producono lo stesso quadro clinicof lnvecP 10 penso c he debbasi qui ragionare in modu a nt~lngo a •ruello che per molle malallie s'è fallo; che cioè m queele ulllmo, o ve pure le suddette cause fu1·ono a v olle a volle e da varil aulori messe in mezzo, com e nelln malattia tli c u1 11! di!!cnr·ro, esf.e operino scem anu o hl resistenza organica, e agevolando lo sviluppo di un 'i11fc:done. E, come un et•rore dleleUco può dar luogo al Lifo in un IIHlivid uo, cbe s ia nello stadto dt incubazione di questa molaltia; come un dislu t·bo gastro-enterico può prod ur·re una diarr ea colerica, quando pero e"t"ta il ~et·me colerigeno; comi! un t•aff.reJdamenlo fa ebe st ~viluppi la polmonite in un uulivuluo dh·enulo pneumonico; co~llulte quelle cause pOS"lODO produrre la malallia, sol quando si abbi~:~ già la infezione. Lo ~pavenlo, dice il Jurgensen, può fare che una donna si ~gravi, ma non cbe divenLi

gravida.

Tra le suddette 1:ause occa sionnli, qnl"lla che il più delle volle opera, 1i certamente il caldo prolun gato; e lo dim osLt·ano la rt•equenza della malattia ne• mosi 08livi1 il s uo ma ni('e star 8i lpecialmenlr uel pe••sona le di ma cchina, quando i fuochi sono acce"i, l'esacerbarsi della febbr e o dt>gli altri fenomeni nelle ore cuJ,Je del !!ior no, e la gua ri~1one che ~Pgu e aoche nei casi ptu O!ltinali, appena cl1e l'infermo "ada tn regioni più fredde. Pt•rò l'r>rtlcacia di ques ta cagione é ~empre subordinata all'mfl'zione, la quale certo deve pro,lurl'i p1ù faci lmente, quanrlo, l "'r l'azione deprimente del caldo p 1·ol u n~a lo , la r esis tenza nrganicfl venga sc.emala. Chè sa poi voglia invocat•si il l'ago· ctli"'mo tlel MeLscbnikoff, e d'a iLt·o pu t·lA l'azione anemi7.Ziln le ti(l( rol,lo prolungato, la potr.11za rlella s uddella cag ione ò anche più facil e a comprende r·~!. Cbe poi es istano a M assaua condizioni locali. che pr oduce~no la malaltia, della qnale qui tratto, non può dubitar si, qualldo l<i consideri, che q ue~la ,., domina in modo endem ico, e che tutll :;th indi\·idni i quali dimorauo stabilmente a Mas~~118 ne ven!!ono attaccati più o menu preslamente. E le conntztonì locnli , c l1e esis . tono a M assnue, !'ono quel le s les!'e c lle ~ avortscono lo sviluppo delle mal~tlio infellive. Difatti, mentre


CONTJU BlfTO ALLO STUDIO

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v'ha colà da una parle gran copia di maLet•iale putr esctbile per la calli va igiene e per le basse mat•ee, v'ha dall'allt·a l'elevata temperatura e l'umidila, che di lal materiale favori· scono la putrefo.zione. Ma Lullo questo nou basla: v'occor t•e ne~l'ssat·iomcnle il pt•inctpio morboso specifico. E quest.o principio esiste e manifestamente appa1 isce negli effetti che produce; e se ancoro non è slato direllam~>nle dtmo..,tt·ato, perché s ludii speciali n on sono s tati ft11ora tatti: se non sa•·A lrovalo e dimostraLo a cagione dei mezzi scarsi ed iusuflì· cieuti, non si può dubitare della esistenza di esso, come non se ne dubila in pat·ecchie malalli~:~ con cei'Lùzza I'ico nosciule infettive, benché se ne iguori ti principio specifico. R1guat·1lo alla cur·a dirò che nessuno lt•a i molli f!lrmaclu esper imentali è riu<>cilo a troncare la malaltia o ad obbr a· viarne la durala. Il chi01no cd il saljcilalo di soda si mostrano senza effetto. Ho spesso •·ipat•tito i mie1 infèrmi in due g t•u ppi, od alcuni somministrando il farmaco e ad altri no; ed 110 po· tulo r.onstalare cbe la durata. medJa della malattia e stata la stessa negli un i e negli altri. Neppure i put·ganti hanno una az1one decisamente fa vo1·evole sul decor so e sulla durata della febbre; e se di Lrallo in trollo è giuslificalo il lot·o u;:o, pet· la prevalente slipsi, non credo p6rò che debbosi insistere mollo su di o::;si. È per questo che la cut'a san\. pri ncipal· mente igienica e dietetica, asservendosi quelle regole ch~> in tutte le malattie febbrili SJ consigliano. Il siutomtl, che piu spesso richiamo l'intervento del medico, è la febbre; e pet' combatterla il mezzo che ha dalo mi~liori l'isultutJ è stato il bagno freddo Muovendo dall'ipotesi che il ristagno delle feci nell'inte· stino e le anot•maU decomposizioni d1 esse avessero poLulo per lo meno sostenere la febbre e pt·olungat·ne In durala, ml parve opportuno spPrimentare la naflalina. E di vero. dopn che questo farmaco fu con buoni risullamenli usato dtll Russbach nell'ilco-Lifo (Berl. klin. WoehenHchrift, N. 42), dol F olkenburg nella dissenteria ( Voen. San ii., N. 'tO, i885}, dal L c hmann n el!~ all'azioni catar·rali dell'intestino (Berl. klifl.


D&I.LE FRDBI1 t t:tlllA'f[Cifc~: DI MASSAUA

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Woch8nacl!rifl, N. S, 1881>), dal Got.ze (Zeit.~eh ri(t far kltn. Med., Bd IX), e dal 11ossbach stesso (1. c.) rtella enterite tubercolare (affeztoni cat'atler·izzate in gran parte dalla pre~onza di materiale infeU.,ivo nel Lubo intestinale), non e sperimen t-arla nella malallttl di cui si discorre, per l'ostinata slips1 che in essa ei manifestu, sarebbe statu una grove ùìntenticauza. Nè è a dirsi che dall'USO della nanahoa ~li inrer mt COI'resseL'O alcun pericolo, perché d~ ~li s Lud ii del Rossba ch e del Gotze :aopra citati ris olti! che si può somministrare il farmaco a ~rantli d()SÌ e fino n O 7 grammi a l giorno, e~se11do esRn nella. ma~­ gwr parte espulso colle feci e soltaulo in ptccolis!<ima quanlité asso•·bito ed eliminalo coll'ur·ina solto formu ùi 1111ftalina o di nanolo. Ebbene, uonoslanle qu~sti vant.aggi, nonoslaole l'elt.o Vlllort>, che la naflalina ha come anlisellico, io nei cosi In cui l'espe1·imer.tai non . ollenni effelli favorevoli . E se in qualche caso alla somministrazione della naflalina segui subilO la guariji!'ione, in molti a lLri invece le ma1allia continuò unperturbata nel s uo corso, nonostan te le alle dosi del far·maco. E poiché in quesLi la febJlre e gli altl'i renomem non si modilJcarono per nul1a1 cosi è a cr ede•·si che in quei ~ocJ u caqi la JlUBrittione avvenne spontaneamente. RisuiLali negativi io ebbi anche in segu ito a lla somminis lrazione del l'acido femco per bocca e coll'enteroclisma. Ed ora, se è lecilo dedurre dal criter io lerapeuLico delle ipot esi s ulla natura della febbre, 10 potrei qui dire che il ristagno delle feci. le decomposizioni delle sl~sse e lulle le plomaine invocate non entrano in giuoco ttella causa di qu esta maloltia.

E qui potrei rar fine, perché le cose ora delle e la forma morbo!'a sopra descr itta , non paragonabile ad alcuna di quelle finora conosciute, bastano ad indurre la per suasione, che 81 tratti di una mala~Lia speciale. Ma, per meglio spieg~re e confermare il mio concetto, che del resto mi pat•rebbe gtà at.bastanz~t pl'ova lo, aggiun gerò alt•·i ar•goroAnli. E, avendo flu q 0 1· esposto qu()lle cose, che poteva no meglio fare appo~are la verilè della. mia lesi mi sfol'zerò 0 1'8 d i mostra re la ampossibilità delle val'ie o~inioni diverse dalla mia: cioè 11


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CONTRIBUTO ALLO STUOlO

che le ft>bbri tanto comuni a Massaua sieno febbr·i gastriche o reumatiche, o di natura maJarica o Lifica. Non si può ammettere che si tr·atli di febbr·i gastr·iche• perché monca in molti casi il momento causale, "' per•chè non v'ha r·apporlo tra i distur•bi della digestione e In febln·e; e non si può quindi ra~ionevolmente dire. che quec;tu dipenda ciall'affezione gastrica. Si può ammelLere un rapporto di causali tà tr•a due fenomeni, sol rruando variazioni quantit-stive dell'uno determinano variazioni quantilative dell'altro. Ctò nel caso nostro non si hu. Ed i11fine le cure piu adalle pet• migliorare l e funzioni dello sLomaco restano senza slfeLto. E ctunque ledt.o ammettere che la r~bbre dipenda dal catarro gastrico 1 o non si deve credere piulloslo, che l'uno ec;ista accanto all'altro, e che dipendano entrambi da una causa comune f Lo stesse t•agioni, ed allre, che p(lr brevrlA om~>lto, tolgono elle si creda trattaesi di febbri reumatiche. Non si può inoltre. tntmeltere che si tratti dr febbri malorìche, pet\ché in nessun coso ho visto il tipo nccessiomlle caratter·islico delle febbl'i inlermitlenti, il quale, se è poco f1·equ1.mLe nei climi caldi, r·elalivamenle al tipo con tinuo e suhcontinuo, deve pure talvolta manifestar·si. l~ si oppone anche il criterro terapeulico, perché il chinino non modil:ka affatto l'altezzn della febbr·e. Una quustione importantissima ora ci si pr·esenta où ò quella del tifo addominale. T utti infatti pen~ano che il lifu sia froqut.mtic;!'.imo a Ma!:<saua, e lulle l e stalistrche flnora pubblicate fanno ascendere lA cura dr sua frequcuza ad un'allr7.Z& consiùet•evole: invece io sar·ei rnclinalo a nP~sr•ne del tuUo l'esistenza. Ma ''olendo pure tener calcolo delle O"srrvazìoni altrui, e dello poche autopsie io cui si sono rinvPnute ulceri nello intestino (autopsie, che sulloeo numero esiguo, e pcr·chè fatle in una t•egione ove i catar-ri intestinali cr·on:ci sono f r equeulissimi, non possono avere quel gr·an valore, che a prima vista par \! abbiano) si può ammellere, che in qualrhe rar·o caso il ti fo si manifesli. Che in alcuni punti l'ileotifo sia slalo rmporlalo, e per condizioni affaUo locali vi si perpetui in una serie di casi, collegabili tra loro per rappm:n di spazio c di tempo, é da credersi; non credo per·o elle si


DI LLE F.KBBRI CLIMATICHE Dl JlASSAUA

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-possa, per le condizioni igieniche e climaliche di Massaua , ngionevolmenLe pensare ad una estesa diffu sione della malaUia. Ma oltre a queste condizioni, di cui parlerò pii) innanzi, ai oppone a pensare cosi anche la dtversità della sindrome fenomenica che contraddistingue il tifo addom10ale, con quella chu accompagna le febbri di Massaua in generale, ed anche i cosi dotti casi di tifo. Infa tti il tipo della febbre è divt'rso, come può mlendersi dalla desct·izione, che sopra ne ho data; manca la diart'ea, il meteorismo, il gorgoglio nella fossa ileocecal~, i gravi fenomen i nervosi, le manifestazioni cutanee; 1lUila v'ba inlìne, che ci dia ragione di r. r edere ad un tifo addominale. E ppure malgrado ciò, dando dell'assenza di oaacun ~;mtomo una ragion vat'ia, si è continualo ad ammettere la gran frequenza dell'ileotiro a Mal"saua. E s i é dt>llo, cbu Il clima speciale alteri il tipo della febbre; che la g rande runzlonalita della cute ed i profusi sudot'i lmped iscano che ai manlresti la diar rea; che le manifes tnzioni cutanee esotiche rendano impossibile le osset'va;~,ioni di quel le prodotte dall'lnrezionè lifica . Ma io qui potrui comboLlere ciascuna di quesLe ipotesi; poLrei per avventura dire, che la funzionalità della cute per quanto grande, che i sudori, per quanto pro· fust, non giungano ad impedire la diarrea, quando esistono ulcera"tioni dell'intestino, le quali devono esservi sempt•e, ammetltlndo l'ipotesi del tifo; polt·ei dire, che nei casi di disllenterin ver lflcalisi a Massaua, malgrado la funzionalitil della cute 6li i l'odori, la diarrea vi fu, vi fu l'enter orragia; potrei pensare, che in mezzo aiiP- manift!slazioni cutanee e~<oliche, espee10Jmente nei mesi inverna li (quando queste ultime man· cano atrallo o sono rare) quelle del tifo avrebbero potuto \alvoll.a essere viste; e, nonostante, dicendo come la ma~­ lrioranUI dei medici, dico anch'io che quei casi eli febb t'e oe&inata, 11 luogo decorso, con fenomeni nervosi di una certa gravezza, souo dovuti ad infezione lifìca· dico ancbe io che 11 u~' 0 Crequenle a Massaua · Ed allora sorge spontanea una domanda: in qual modo il tifo "'i. produce a Massaua 1 E questa domanda non sono t \alo 10 il pr imo a farla, né ciò poteva esser e: ché uonlini

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CONTilrBUTO ALLO STUDIO

compelenlissimi se l'han proposta prima eli me, e Lf'a questi il maggiore medico, sig. Panar·a, in un pregevole lavoro. Ecco la ricoposta che ne d!l: • Il veicolo più comune dell'ileoLifo è l'acqua potabile in« fetta per· OILt-azione di una fossa escrementizia in un « pozzo, pet• l'afllusso degli escrementi del soprasuolo neUe "' ~mere dei pozzi, per filtrazi one delle sorgenti superficiali, • la merci' di sostanze, che hanno servito da <'OncimP, ma • le rispettive sostanze eE<crementizie devono sempre con• Lenere il germe, percbè l'acqua inticiala possa produrre • il liro. c Dunque sent..& cloache, senza pozzi neri aperli o chiusi, • senza condoUur e d'&CfJU8 potabile, senza comunicazione u di pozzi con le latrine, !:'enza agglomerazione di case o di « caser me, nellf' quali si !>panda il germe contagioso, l"Pnza c escr en,enti umani, che abbiano servito d<~o concime, non si • può averP un'epidemia di Lifo. l • Errmre lo stato "di Massaua, come l'abbiamo descrillo c più sop\·a non offl'e nessuna di queste condizioni. Allro • cbe medioevo! Non ci son fosse escrementizio né aperle • nè chiuse, non vi son fog-nl'l, nè cloache, l'unica condotta • d'acqua non attraver sa l'abitalo, le cislernt> sc.no in aperta c campagna e quasi sempre vuole, ed allorquando la truppa c non beveva che acqua distillata del mare, i casi di tiio • crebber o invece di diminuire. Creb~ero sempre col cl'e« scet·e etei caldo, altaccamlo individui cb e abita vano sotto • tende. o dentro baracche di sloia, poste in località di• ver se e distanti rra loro. « Con un germe nato e molliplicato nell'organismo non si • spie~a l'juesla epidemia, perché i primi quallro ammalati • entrarono nell'ospedale alla fine di marzo, mentre eran • partiLi dallo loro gua rnigioni almeno un mese avanti, t>d • uo'jncubazil.lne coaì lunga non é ammessa dai palologi. c Non si•spiega poi la dtffusioo e agli altri, pet'chè manca• vano lulte le condizioni di lrasport.abilila falle dall'ac~qufl. • Non ci resta altro mezzo di spiegazione, cbe ricot·rere ad c un'ori~ine tellurica. Allora si potrà ammettere che le rocce • madreporiche e concbiliari, ammassi di or ganismi animaU


DEU.I FEBBRI CLI~{ATICBE DI MASSAl' A

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• abbandonali a!Ja lenta azione del calore solare e dell'umi· • dita atmosreriea: che la spiaggia del mare lasciata per chi• lometri allo scopet•to dalla bassa marea: che le miriadi di • animali condannaLi da questo renomeno diurno alla morte c ed alla pulrefazione: che le scarse alghe e le altre impu1 ritt, che il mare r igella alla spiag~ia: c he le immondezze • escrementizie di una popolazione, che espone tullo al sole, • e le relir1uie de~h aiJllll.azzaloi e dei macelli, delle murli 1 11pontanee di cani, gatti, topi, cavalli, ecc.. impregnando • nn suolo madreporico, sempre permeabile, rormino nei suoi 1 strati un deposito putrescente, che d"inverno resta latente 1 ed inpocuo, ma d'estate si risveglia generando non In peste • del medioevo, non la dissenteria emorragica, come pr e• tenderebbe il BieJ•mer, ma il vero e proprio ileotiro, con 1 tutLi i suoi caJ'&lLeri rilevabili in vita ed in morte "· Qui però mi permetto di obbiettare cosi: se, nè la decompo~iziOne delle sostanze or gauiche, né la puLrefazione delle !(IStanze escrementizie bastano pe1· produrre il tifo nddominal6, ma v'occorre necessariamente la presenza del virus uro ..o, il quale é prodotto dall'ammalalo ed in lui si pot·petua; se manca, come ha aecuratameole dimostralo fl muggioro medico ~ig. Pansra, ogni via di comunicazione tra il suppos\o ammalalo di tifo e quei materiali in decomposizione sulla spìagflia del mare o lungo le vie della ciUà, come avvaene ~he dessi contengano il virus liroso? Se pet· l'assenza del pnncipio infelt;vo specifico quel deposi to puLresccnle non puo generare la peste del medioevo, la dissenteria, per ché poi deve ~enera.re il lifo addominale? Se manca la via più facile di comunicazione, cioè, l'acqua potabile iniiciata, come anaene elle la malattia sia tanto frequentai Si può ammettere che una diffusione tanto 0<"rande accada pet· l'aria in IDd&vid 01. ·•· ' unnor anlt all'aperto o in bar•acche mollo aerate e per di più in una r egione ove dominano venti forti e eoslanti1 Perché si manifesta in località diverse e distanti tra loro e non ~iultoslo solto forma di piccole endemie in alcune dett:rmmate località e nel dintorni degli ospedali 1 Queste rame sembrano insuperabili, a meno che non si voglia mmetlere la genesi autoctona del vil•us tifoso nei materiall

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CONTRIBU'fO ALJ,O STUDIO, ECC .

in decomposizione, e negar-e nello stesso tempo al tifo la sua specificità di malattia miasmatico- contagiosa. E ritornando indietro, se una mala ttia ha sintomi laoto diversi da quelli con cu i si manifesta il tifo addominale; se. per g iunta non ~.i può con ragione ammettere, che il momento etiologico di quest'ultimo possa operare nelle condi· zioni in mezzo a cui la malaLtia si !Jroduce; se d'altra parte la sua manifestazione endemica, il tumore splenico, i fenomeni d'indole generale, tutto fa suppor re che si tratta di una malattia infettiva, invece d i rimaner saldi nell'idea del tifo, non sarebbe per avventura ragionevole pensare, che si tratti di una infezione sui generis, eli una malattia di indole pt•opria, di una nuova essenza mot;bosa?

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI .ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Alooltazlone stetosooploa della percussione. - Ricerche sperimenta1i intol·no alle modificazioni dei suoi risultati per influenza dei liquidi e dei gaz nei viventi e nei cadaveri. Dott. AuRELIO BIANCHI. -(Lo Sperimentale, sellembre 188fl). È un fatto quasi costante che volendo compiere la delimitazione delle aree viscerali con l'ascoltazione stetoscopi ca della percussione, allorché si hanno a bnot·mi raccolte di liquidi o di gaz ed in modo speciale sui cad!:lveri. i risultati ottenutine sono di gran lunga diversi da quelli che si possono ,·a vere o che si sono già ottenuti compiendola nell'assenza di quelle raccolte sopra il vivente. Questa conclusione che deve sembrare giustissima a cbiu nque consideri la diversità delle co ndizioni fisiche le quali si riscontrano nel vivente e nel cadavere, l:) stata una delle piu potenti obbiezioni l'atte a questo metodo, e quella sulla quale si è voluto fondare l'accusa di poca sicurezza dei suòi risultati. L'autore per sommi capi altra vol ta agitò la questione e ere delle di averla risolta in modo che non dovesse più so rgere alcun dubbio da questo lato; s iccome però le t'agioni allors recate erano fondate sull'osser·vazione e no n su ll'esperimento, 81 propose di instiluire una serie di r icerche sperimentali sopra animali, riproducendo in modo speciale in es si quelle medesime condizioni che si possono trovare più comunemente nei viventi e nei cadaveri um~ni; riserbandosi in s eg uito di conLinual'e tali esperimenti sopra alti punti controversi o non facili del me lodo stesso . . Dalle molleplici esperienze già eseguite, l'autore crede che 81 possa oramai esseee persuasi delle cause puramente ti-


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siche che posMno tlistut'bflre il ri sullato nna!P positivo ,Jel metodo di a<~collazionc della per cussione. Però le diverse modalità con le quali lflle ve,·iLA ci si otft•e, e la ~evera indagine dei ri sultati ottenuLi pa r e che possano permetter e òi dedurt'Q da quelle e da questa le seguenll <~onsiderazioni ::: modo dt couclusi oni l{enerali: 1o L a limitazione rli un'area CO IL l' ascolta• ione stetoscoptea della percussione é solo posc:ibilt' allot·ché ror:zano tlì cui si cerca l'area, può trovarsi ad unmediato eontalto con un punto qual siasi della Plll'Gle eli esame o pe1' pPopri o tono n per aderenze con essa <;onlt'Slle o per fot'Za di l:'!:l'avilà o per• posslhile depressione su di questo organo tlella parete m ndesuna. 2° È inoece impo•sibile tale limita~ion.e di un. or(Jano tutte le volte che GS'-~O non si l 1·ova a co nlallo della par ete d t esa roe, sia perebé fra questa par ete o la super·fici& rlell'or gann ~i rnterpono uno strato di lu1uìdo o 1h :;raz, sia pe1·ché ne é allontanal o da aderenze a~euti in senrso opposto o per· fol'za dt g r· aviLA, nè può la pa1·eLe deprimer·si a con tatto immediulo della supertirié dell'organo. 3° Nel vivt'nle la limita;ione delle aree oiscerali pu(l sempre far·si: a) nelle racco!Le liquide exLt'a-visret·ali: per i oisceri solidi, allorché non si ha enorme raccolta di liquido che impedisca la dep1·essione della pareto sull'or gano, o quando qut>slo non si scosti dalla par etP medesima; per i oisceri ripieni di ga; ogni volta che questi non souo legali da ader~nze posteriori o che non contengono quantilò gr•andi di lifJUidi o di solidi; b) nelle l'accolte gazoc:e extra-visrerali pe,. i liquidi solidi allorché la parete può ~u di e~~i dept•imerl'i o quando iJ viscer e ader isca alla par eto stessa; per i oisceri ripieni di uaz allorché assi sono mollo distesi da gaz o uni Li dll ader enze allu pat·ete medesima. 4° Nel cadavere la limila.::ion.e delle aree otsce,.ali e resa .<:pes.io cana per i oisceri solidi dalla loro di..,tanza dalla par·ell' di esame e dalla inlet·posiziont> fr a quelli e questa di uno stt·ato gazoso; per i oisceri pieni di naz, allor·clté i gaz exlrflviscer ali sono copiosissimi , per abnor·mi aderenze contrarie o per <~ostiluzione di solidi e liquidi ai ~az -viscorali. È facilitala


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dalla possibilità di deprimere le pareti sui viscer i e dalle aderenze artificiali o naturali di (Juesti con le par eti di esame.

o• La possibiZila per la limitazione delle aree bis~erali è dwersa per i ots~eri cavi: 1° secondocbé essi sono pieni di solida, liquidi o di gaz; 2° se eppat·lengono a corpi v iventi od a caùaverij ;i0 se ha uno aderenze naturali od arlificiaU favorevoli o contrt~rie. 6' In generale i -oiseeri solidi e qu~lli cavi ripieni rli liquidi o di solidi possono limitarsi: 1' 11el torace dei viventi, sebbene rioieno cti liquido, n on già in quello dei cad.:~veri : scompaiono sl negl i uni che negli a ltri per raccolte ga1.ose exLra-viscerali; 2• nell'addome dei viventi e dei cadaveri purchè non vi siano esage!'ale raccolle liquide o gazose e flnrbé può deprimersi la p~ reLe sui visceri s tessi. 7• Invece i oi.~eeri cavi ripieni eli {la:: possono limitarsi nelle raccolte ga.:ose e:rtra-viscerali nei viventi e nei cadaveri tlgni volta che lo stralo di gaz interposto fra essi e la l'&rel.e di esamGè Jiscreto e capace di e-,sere cacciaLo con la pres~:~iotae: nellé l'accolte liquide in vece, l'ar ea dei visceri cavi ripieni di gaz è sempr e possibile nei viventi e nei cadaveri, eecetto il caso di abnor mi adea·enze contrarie. A• Finalmente nei (:a,daoeri umani, pel' le modificazioni fisiche e chimiche che su biscono col pt•ogreciire della pulr:efazione, A impo8sibile di ottenere le aree nella eondi;ione, nella poai•ione e nei limiti stessi segnati durante la oila, e bene spest~o le due condizioni della flaccidità viscer ale e ùt:lla con!1ecutiva caduta in basso dei viscer i, nonché la distanza dalla P&~P.te di esame o inter posizione di uno slrato gazoso o l i~ut~o rra il viacere e la parete stessa, reudono nulln, inesatto 11 ~tsult.ato dell'esame dei visceri solidi, mentre pu l'abnorme s~tluppo dCgàz t•endono piu facile , ma modificata, l'ar ea dei Vtsceri cavi. 9<> ~e deriva quindi che in certi casi di abnoT'mi race~lte liquide o ga::ose nel oioente e nel cadavere, che impedrscono la determina:~jone esatta delle a ree viseerali, oc-

co.rre, volendole ottenere. che s i fH'ocu ri di so ltt·arre i l liquido 0 ti gez dalle cavita iu esame, il che nel ,·,venle si fat·à con le


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precauzioni necessarie e nell'ur genza immediala, menlre nel cadaver e s i potrà fare facilmente quandochè si voglia. In conclusione le cause principali capaci di modificare i risultati dell'ascollazione steloscopica della percussione sono le seRuenti: A. Condi:.ioni sfavoreooli: a) Per i visceri io sé: i• La inerzia e flaccidità dei visceri, per le qna li essi si trovano trascinati dalla forza di gravità lflntano dalla parete dt esame. 2• Le aderenze dei visceri alla parete opposta a quella di esame e che ne r endono impossibile o difficile la delimilazione. 3• L'aumento di peso e di densità di un viscere anche cavo per i quali esso è scostato dalla par ete. b) Per l'ambiente extra- viscerale: 1• Le raccolte liquiqe copiose le quali rendono nel cadavei·e impos~.>ibile la limitazione delle aree dei viscet'i solidi. 2• Le r.aceolte liqttide mediocri che le re ndono impossibili nel torace dei cada vet·i. 3• Le raccolte ga~ose ':opiose che r·endono impossibili le aree dei vìsceri solidi e cavi nel malato e nel cadavere. 4• L e raccolte gazose miti che r endono impossibili Je aree viscerali nel torace dei malati e dei cadaveri. 5• Il 110n poter depr imere le par ett di esame f1,no a contatto dé.l oiscere da determinarsi. B. Condu ioni favo revoli: a) P er i visceri in sé: 1' La loro tonieiià e contiguità con la parete di esame. 2• Le lor o ade1·eMe alia pat·e~e medesima in tollo o in

parte. 3• Il contenere dei gas in modo da r imanere sempre Lurgiùi ed elevali sug li allt·i v iscer-i e su raccolte s ierose. b) P er l'ambiente extra- viscerale: ·t• Le miti raccolte liquide che non rendo no possibil~ la limitazione dei viscer·i nel torace e nel v e ntr e dei viventi;. m a solo nel ventre dei cadavet•i.


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2o Le miti raccolte ga:::ose che n e permettono la limitazione nel ventre dei vivenli e dei cadaveri. 3" La possibile depressione delle pareti per cui può eli mi· narsi lo s trato di liquido o di gaz inLorposto fra il viscere e la parete ùi esame. Questi r isultati sperimentali saranno seguiti da allre ricerche relative alle condizioni speciali dei s ingoli casi capaci di modificare le lt>ggi generali sopra enunciate, giacchè è pUI·lroppo vero ciJe ogni regola può a ver e la ~ua eccezione, della quale però il coscienzioso speri menlatore dllve constatare l'esistenza non solo, ma ce rcare di spiegarne eziandio la causa_

Del paramioolono molteplloe. - Dott. M OR ETT I . - (Rioista elintca. Archloio itatiai!O di eliniect medica, anno XX VII, puntata a·, agosto 1888). In qut>sti ultimi an ni alcuni clinici italiam ed esteri si occuparono di uraa forma di nevrosi c he dovrebbe essere distinl.ll dalle allt·e per caratte ri speciali. Di essa una clescrizionr completa tu dala per la p 1·nna volla nel 1881 dul Friedrcich il quale le impose il nome di paramyoclonus multiple:~:. Anche l'aulot·o si ò occupato di questa affezio ne c pubblica ora un suo diligenlissimo sludio fallo !:"ulla scor la dei soli 18 cns1 finora r onosciuli, più uno incom pleto del ConcaLo, e a1Lr·1 due cast di lale malattia che egl1 s tesso e bbe occasione di cura1•e.

11 paramioclono, o calmo-corea, ossia corea frenAbile (x~X­ l,vow rafl'ren o), è una nevrosi appo1'tenente a lla grand e fam1glid delle ro t•ee, la cui etiologia è varrabile, non sem pr e

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erPtlitaria, che s i presenta pi ù spesso nell'età malut'a prevaleutt>meote negli uommi, per cui un maggio re o mino re nume rn eli muscoli della vila animo le è assai più ra rame nte della vilu vegetaliva, in qualche caso simmetricamen te in altri no, s en1.a alcuno scopo culra in azione com e venisse influenzato da cor-rente elettrica, e le conlrozioni complete o no che ne derivano e che talor a si pl'olunffa no ùa r·endersi ton iche, possono indurr·e sposlamenli più o meno irr·egolara delle par li s u CUI si fissano e del corpo inle1·o.


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Questa condizione anomala accompagnala da aumento dei ri flessi, che può esser·e aggravata da~l i eccitamenti perife rici, cessa quasi semp1·e durante il sonno, viene moditìcl:lla o domiuata pet· la polenza della volontà e più di lullo dai movimenti intenziona li. Ecco pertanto le conclusioni che l'a utore s tesso deduce da l suo lavoro: 1' I termini pal'amioclono, mioclono molteplice o polimioclono, non corrispondono sempt'e al la r ealladell'atlo. Dovr'ebberq sostiluituirsi con l'uno o l'allt'O dei .seg uenti: corea di Frìedt'eiclt o mio-follia diffusa frenabile o ca lino-corea. 2o N é sono causa i patemi d'animo, la paura, i raffr·eddame~Li od alcune di ques te caus ejn,sieme. 3• In ()Uanlo alla eridilerielà non s i hanno elementi positi vi che determinino il valore di essa sullo sviluppo di della affezi one, ma certo favorini. a determina t·!a una ùiscentfunza o par entela di nevrotici. ~· Benchè le indagini analorn')- palologiche manchino, non essendo s tate pratica te che in un solo caso ed int'•·uttuosamente, si hanno ragioni per l'i lenere che ne possa essere cnusa qualunque alterazion9 si insedii nell'i ntero midollo spinale, sezione anliD'iot•e, e precisamente nellu sostanztt g rigia delle cor na anle!'i6ri, compr eso in molti casi il midollo allungalo e il g ran simpatico, per la compromissione dei uet•vi cerebrali, dei centr i del circolo e del•·espir•o e pei dis turbi vasomolori. o• L'eschJsione della sezione pos Leriot·e del midollo nella pa rtecip1.1zione al processo de•:esi accogl ier e con qualche riservs. t;• In quanto all'in ti rnilé dt-1 process o si dovrebbe pensare ad uno stato di sovroecc.ilaziono dì quell e parti del midollo, legato a speciali processi fìsio-chimici, che indurr'ebber o una alterazione del giusto equilibr·io tra la din<~rn oge n ìa e la inibizione, con sopr a vvenlo della pr·ima; cl te sar ebbe però ristabilito momenlun eamente per lo s forzo volonla t·io e per quello necessario ad ottenere i movimenli coordinali. 7' Si è osset' vato c be la in vasioue delle spasmodie in un gran numer·o di casi comincia dagli ar li, specie in terio ri. e


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ai dilfl)nde e si p1·opaj:ra aù altre mas<>e muscolari in man.inr•a ascendente. 11- Le eonlrazrooi possono essere parziali in smgoli muscoli e lievi da sollevare appena solto la pelle il muscolo stesso e in alcuni muscoli fibrillal'i, ma comprendono più apes1.10 un g r·uppo muscolare, cliveuentlo tanlo polenli da dislocare lt> parli, inducendo anche movimento del cor·po intero. ge Oltre le allre parti po!':sono esser·e interessate la faccie, la lingua ed in rarissirm casi anche i muscoli della vita vege&ativa. 100 Vi sono dei casi rr1 cui le con tt·azioni sono cloniche, ed allrr nei quali sono miste, tonico-cloniche. 11• Le scosse in f;ener·ale si mostruno nelle due melà del corpo, quasi sempre più iu una c·he nell'ullrn, simmetricamente o no; ma in un caso si osservar·ono anche da un sòlo

Ialo. 12- Il freddo, gli stimoli perirerrci, il riposo in posizione orizzontale (l!•anne che in due casi) ne accr·escono la potenza; le emozioni possono o nggravaruo o drminuirn e l'intensità. 13" In molti casi precedftltero od accompagnarono le BC088e, i dolori e i disturbi di senso. In un caso, negli arli inflwiori era perduta ogni sensibilità, diminuita nel le ollt'e ptwli. 14• l movimenti indotti dalle contrazioni ~ono mol to più estesi negli at•Li superiori che in quelli inferiot'r. to• l muscoli non !':Ono nò ipo1·trofìci nè atrofici; ò 1101'male l'eccitabrlita meccanica ed elettr·ica. 16• Le scosse cessano quasr ~wmpre duranle il sonno. 17• In gener•e i riflessi sono in aumento; or•a sono aumentati i Clllanei ora i tondine i, ora ~li uni e gli altri im:ieme. Havvi anche diminuzrooe ùegli uni con accl''.;lSCimeuto degli allri e vicever sa. 18• De ve esser·e elevalo a car·a Ller·e a ssoluto diagnostico, tr11 questa e le allre coree, il potere iuibitor·io della volontà sulle contrazioni; ma più specialrnenle lb cessazione o diminuzione dr esse durante i movimenti coordinali. 19• Ques ta SO!>pensione dei disordini muscolari, pe1• ef-


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fetto della cau!'a suddetta , può esse1·e lotale ma anche pat·zial e. 20• La fu nzionalità inlelleltuale o perfellamente normale. 21• La calino- col'ea nello g•·ande maggioranza dei casi si sviluppa nell'età matura. 22• È una malattia a lullgbissimo decorso, ed in qualclJe ·CB!'O è s uscellibile di guarigione. In quanto alla cura varii furon o i m ezzi finora sperimentaLi. Ho t•ecalo quasi sempre vantaggio l'eleLLricità galvanica; gio-varono i bromuri (specie quelli Ji nHcel), il LJ'ìbromu•·o ùi allile, il valerianato Jì zinco, il ciOJ'uro d'oro, i calmanlì, l'idrato d i cloralio, i bagni caldi eleLLrìci, ì1 cloridt'alo di zinco associato ad arse11ico e ferro. 'Crlai larlngee tabettche. - C HARCOT. - (Journal de Mé· d<>cine et de Chirurgie, ottobre J ~88).

Le m•isi lari,ngee nell'atassia Jocomolrice sono m ollo soventi aucora, tnalgt·ado i lavot'i che sono s tati pubbli cati su questo soggetto, L'occasione di erro1·i di dìagnm~i, lauto più che esse possano, in certe foJ•rne di labe i1·regolt~ re , p•·esenlaJ'Si come accidente iniziale della malalliu. Si devono d'altronde distinguere, in questi Mciclei JLi laringei, dei fMomeni pef'manenU e dei fenomen i parossistici . Le crisi possono essere legge re, intense o mollo int~nse. N el pl'imo caso, per esempio, si può veùere u n ind1viduo non ìnfreddalo, il quale, senza J'a giouc apparente, dopo aver parlato o aver preso freddo, è colto da una losse analoga alla to'!se canina, con fì schio, m a di un tono un po' più gt·ave ed a ccom pagnalo òa un po' di rantolo. Dopo tre o quallro minuti l'accesso leJ•mina; ma il malato riman e solto la minaccia dello l'i produzione di una crisi simile ed è d'allora iu poi un atas SICO. R icer cando minuziosamenle nello s laLo mOI'boso di questi s ogge Lti, s ì ll'ovano quas i sempre uno o più fenomeni che si possono collegare colla malalf.ia. Pet• allt•o qu esto sintomo pu6 I'imalleJ'e isolato pel' molto tempo e Cbarcot lo bo "edulo p resentarsi an~?.he per selle anni senza cl1e siasi prodoilo alcunché di apprezza bile a ll'infuori di osso.


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La seconda rorma delle cris1 faringee è piu grave; vi ha

una vere apnea con minaccia di mOI'te, caduta, conv ulsioni epilellirormi e •1uesli s tessi accidenti possono r iprodursi fino a sette od otlo volte per g iorno. La terza ror ma é più gt•ave ancora ed è allora che si può vedere !lOpreggiunger~ la morte immed iato. S i é in questi easi specialmente che venne folla la tracheolomio. Chorcot ha veduto dodici o quattordici anni fa un ma lato stato operato d1 trecileotomta in quesld condizioni. e nel quale :;i riproduseero ancora le crisi, ma, g razie all'opel'azione, rimanevano moderell'. Esiste ancora una forma di accidenti faringei, che non é però as ..olutamente propl"io delle taLi e che Charcol ba a tul\a prima dtiscrilla !"Ollo il nome (li ve1·Ligi ne l Arin ~ea , mo che eerebbe più nsallo chiamo.t·la ic 1us laringeo. Egli l'ha ossel''Yala per la prima volta in un malato gottoso, il quale l'u collo in sua presenza da una Ji,.ve to~se secca, in segu ito alla quale divenne un po' violaceo e pos~ia cadde a terra come unR massa. E:gh si svegliò in segu1to m olto 1·apidamen1e e racconto allora che veniva collo mollo sovente dall'ìdenlico accidente. Un altro malato, enfisematoso, o~servato da Charcol, presentava anche in seguito a qualche per lurbsmento ls r ingeo delle crisi epileUiforrni che si r ipr oducevano fino a l i o18 volle per giorno. Ora gli s tessi a ccidenti possono sopraggiunger e nelle tabi. Allot·quando si é potuto esa minore la larin~e nel momento della crisi, si è potuto constatare una contl'attul·a delle cor.te vocali. Non vi ha dubbio, come lo rl• mostrano le autopsie, cho esis te in questi casi urta les ione infiammatoria del bulbo. E~isl~> contemporaneamente una ipereslesia della mueosa e bac;ta il minimo eccitamento pe1· irritare o.llol'S un puntu spasmogeno. TuLte le crisi viscer ali dello la bi hM no d'altronde un'origine ualoga .

La seconda catogol'ia degli acciden ti laringei dello Lobi é lo stato ~rmanente della dispnea; al laringoscopio si nola una P&raliSI più o meno completa dei muscoli ct•ico·arilenoidei pot~l.eriori; la g lottide respiratoria è imperfeLtameule apei'ta


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ed esiste una specie di rantolo. La durata di questi accidenti èmollo var•iabile; essi posMno anche scomparir e spontaneamente, com P. d'allronde altri fenomeni dello sletoso genere; si ,a, infalli, che le cl'isi gasLr·ichc, la par·alisi del terzo paio cile compaiono nell'inizio, o i ùolori folgot·anti, possono scompat·ire nello stPsso modo. Ciò venne osservato in un individuo di 33 anni, sitlliLico da mollo tempo, e che all'età di 27 anni presentò delle cl'isi laringee della seconda forma, riproùucentisi dodici a quindici YOlte per giorno. Que,lo stato durò tre anni o le crisi scomp~rvero, ma Jasdarono sussister·e uno staL•l ,Ji dispnea pes·manenLe. In questo malato i fenomeni lar•ingei hanno costituilo il primo accidente morboso, pescia vennero in scena lurbumenti visivi. Il se{lno di Romberg, l'atassia, i ppr•turbameuli urinars non cornpar•vero che più lardi: un'altra anomalia, intìnf'. ha consistilO nell'os~enza di dolòri folgoranti: que&ti tlolor·i. é vero, sono so~tsluit i da zone di iperestesia e da indolenzitnen lo violeuLo. I l poricolo immediato, d' aHt·a parll', non risiede che negli acciden ti laringei. Questi possono essere comballuli con inalazioni di cloroformio, e di etero che allievnno sovenli i malati. Il bromuro di potassio ad alla dose e le punte di fuoco nella re~ione lar·ingea danno buoni risultati nell'ictus faringeo d'origine enfisematica o ~ollosa. È molto più difficiiP. agire negli atassici; lmtavia, ~li s tessi mezzi possono adoperarsi u tilmen le su di essi. Jllodifloazione allo stetoscopio del L a.enneo. - Doli. ELIA BA QUIS. - (Lo sperime11iale, ottobre 1888).

Mediante numerose osE~ervazioni r autore ha potuto constatare che HSCollando il cuore con uno stetoscopio cavo a padig lsone piano, il suono s i fa più intenso ogn i qual volla l'orecchio viene applicato con una certa pr·essione in modo da combaciare esattamente con la piastra dello E~lrumento: se queE~lo contatto perfello viene interrollo, il suono si fa più debole, ma più chiaro o netto. Al:!coiLando con sletosc•>pii ad imboccatura gr ande e conca"a capace ùi bene comprendere il padiglione auricolare e pet•feLtamente combaciare con


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la pellu circostl.wte, il suono si r ende ancora piu forte, ma assai meno netto. Questo rinforzo del suono ottenuto mediante que--ta forma concava del padtgllone é certamente assai pregevole, tanto più poi che con tale disposizione $i impedisco l'in tervento dei s uoni esterni che è ben difflci le eliminare con gli sletoscopii a piastra quando non si voglia ril'orret·e ad una rorle pre~sione sempre dannosa. Dt fronte a tole vantaggio nelt'intensilè s la però il danno della diminuila chiarezza; poiché mentre con gli s trnrnc nli a piasLra i Ioni cat·Jiaci arrivano netti e determinati, in tJUelli a padiglione concavo giungono più cupi e come con~JUnti da uu rumore continuo. Tale et~rallet·e auscultatorio otlenuto mediante gli sleto!'copii a padiglione concavo, fece nascere nell'autore il dubbio che questa disposizione non generi un rinf'orzo vero e proprio 1lei Ioni, ma bensi un rinforzo apparente dovuto alla sovrappol'izione di un rumore continuo a ddizionalt>, forse subiettivo, che rinforza é vero i Loni cardiaci, ma velandol i a guisa di quello che fat•ebbe un lieve slt·ato di Unta grigia omogenea disteso sul fondo bianco di una bella incisione o d1 un disegno. Purtullavia, siccome il padiglione concavo costituisce un vanlag~lo efl'ellivo su quello piano, s pecialmente in J'appol'lo all'ehminazione dei rumori ester·oi, così l'autore si f> occupato li~>lla soluzione di <1uesto problema, e cioè di realizzare uno stetoscopio cavo a padiglione coucavoj capace di eliminare i suoni esterni mediante il perfetto combaciamenlo col padiglione auricolare, e di r·inror7.are insieme i Loni rat•diQci !lenza loro togliere la carnlterislica nettezza. l.' autore espone quindi tutte le considerazioni o le esperienze che lo coudu!<sero alle soluzioM del problema, e conclude ~be fJUalunque sia la causa che si voglia ammettere ~ome produttrice di questo t·umor e addizionale che lt·oe in m~nno nell' R!<coltezione del cuor e. passando per un fallo obbaetltvo, sta in realtà che esso sparisce se si prahca sulla :a~e~ dello stetoscopio un $Otlilissimo l'oro. Più semplice rtttlelo non poteva produrt·e più eviuenli o sinuolat•i vanla~tgi

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T&le aperlurina devP esser•e ,.r alicala negli ordirhu·ii sleLoscopii u padi~lione concavo, nel tubo, un eenlimeLr·o Al eli RolLo dell' estr·ernità superior·o. E, aseoltanrlo con es~ i, i toni cardiaci giungono all' or·eeehio con una rat•a nettezza e fre sehezzo di colorito, con iulonsilà s~mpre superi or·c a quella che !Si ottiene con g l i sleloscopii a piastra, accompagnando questi pregi il nolevolo vantaggio di eliminare bene o~n i t·umo r e eslel·no. L'autore si t>.. deciso a fare nola •1uesla mo::lifìcazione facrlroenle realizzabile anchH nei vecchi sleloscopii, purchl• a padighone concavo, dopochc} per· insigue gentilezza del pt·c•· r.-ssore Fede rici gh fu dalo a~io di esperimentar·lo. ndla , ltnica medica ùi Firen;lo, e dì veder·lu .!al dotLo mnestr·o non soltanto apprezzala, ma auclw adottala.

Febbre catarrale, oause. oompltcazloni e Òonseguenze. per M1cEIAEL SADLtm. - (The Laneet, luglio 1888). Nei libri, come nelle lezioni. si tien poco co nto di quelle molnllie, che per la nessuna ;.n·avezzu, non richiamano l'atll'llzione ò~:i. pt·ofessori e degli sct·ittor•r; ma il medico pr~Li··o lo::;to ~i accot'gt> che Il\ ma~gint· pat·te dei mulati ~otto la <;ua cura hanno .ielle alfezìoni f~bbrilì <·he .s'initiano con IJII hr·•vido, son seguite da olfwata lemperAlura, dolore ullo rnemlwa, dorso e capo, SI assocrauo nd irr.Lazione delle mu · ,-.e, variu1101 dalla sem plice corizza alla l.>ronclnle, dall'inJi:'po~izionP ~!1sLrica Alla Jiat-rea, r compiono il loro t:OI'SO in sei o sello ~i·n·ni

Quando tali fc~b br i compAiono in un mernh1·o dellu famil-{liH, meno lievemente. Il popolo all1•ibuisce que~ltl malalLie a i rail'rcdtlamenli d•·lla pella, IH'Obabilmeule pet·cllè '" malaltsa comincia col briv1 lo; ma quando Ulll) raull~iltl prt'n,Je lulle le precaUJ~ions COIIli'O il f•·e rdo, parcltè un 1\H>mbro di essa é già malAto, e ciò non ostanl•> la malallìa <~i pt·opagu agli altri membri, non ;.i pw1 a meno di ammellere un age tsle infetioso, como si nmmeLto pel vaiuolo e per la scarlattina. ~~ può usser ~icuri ello nlll'i ne saranno attaccali piu o


MEDICA

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:-\è mancano nella febbre catar rale delle eruzioni caralleri1!ltche sotto forma di erpete labtole, nò ripugna l'idea che qualche principio infettivo sia passato da un individuo ad un altro, •. che possa questo principio fra non mollo essere sottopo!lto al microscopio. Come m•gli altri avvelonamenli dell'organismo, l'effetto varia secondo la cos~i luzione delle pe1·sone aff~tle; u n aLlacco sembra che protegga ìl p1w.ienle da ulleriori altaccl1i, e spesso è la complicuzione. piulloslo che la malallia stessa, quella che forma la ~1·avezza del male. 11 veleno del catarro, come quello del morbillo, affiigge la mucosa dell'albero r espiratorio, ed a vo le que-lla del tubo digerente; nei più freddi mesi dell'anno; specialmente ft•a le clas!"t pove1·c, v'è un'enorme mortalilà. per bre>ucltiti, ed a llora ~~~ altl'i rnembl'i della famiglia sono prt>si da catarro m una forma o nell'altra, ed un'attenta osser· voz1one l'iiPva che il corM di queste fot•me ca tarrali é di seLLe giorni. La polmonite !Oi associa frequentemente nella stessa casa alle f~>bbri ~alar1•ali, ed ha la ~lessa tendenza alla crisi in t!elte gi()rni. Or la più facile spiegazione delle epidemie di pnlmoniti, ~ f'"{Ualla di ammettere che essa !i=ia una complirnz.ione della febbre catarrale nell'inverno, come la diarrea lo è nell'autunno. li modo col quale r ù\lluen;a, o la febbre catarr ale ha in hv" r~e occasioni accompagnalo o preceduto il colera asiatico sembra indit:are una connessione fra le d ue malattie. e for f:iP la sle!ls& ~onnessione esiste fra l'ordinario catarro e la diort'e~ aulunnule, poiché J' autun no è l'epoca o ella quale v'~ rnog· glor corruzione ùi materia organico. I get•mi del ca tart• n in lalo cir•·o!ltanza possor.o moltiplicarsi fuori dell' organisnto, come t lllicrobi nei mezzi di coltura artificiale, a cquil'lando una 8 P••dale potenza, ed i germi della diarrea posc:ono ef'!ere uua specie distinta, capace di molliplicarl'i l•bera m•·nte, 8 dJ Produrre il loro efTeUo, quando l' orgo ni!"mo d te li l'ieeve · d •.•· ·•ià ,. l'eso m eno rostslente da 1 veleno ''"1 ··uta rrn, o 81 dtmmui tl) potere fagocitico dei cnrpu!'coli btanclti del sangue. Questo dimitlUJlo potere di resistenzo semùra es!:'ere al-


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RIVISTA MEDICA

tr•esi il punto di parlenza della lisi, for se perché il bacillo del lubercolo può allora trovare un suolo adatlato alla propria molliplicazione. Concbiudcndo1 è pr(lbabile che la maggior parte dci raffreddori, delle tossi, delle bronchiti, delle polmoniti crupali, delle diarree autunnali, sieno forme diverse di febbri catarrali, pr·odotle da una infezione con Lendenza ad un periodo di selle giorni, che come le aJLre malattie d'infezione si possano mitigare o prevenir·e con l'isolamento, e con la libera ossigenazione del sangue, cioè con l'abbondanza di buona a r ia r espirabile.

BIV1STA CHI RURG ICA Ida.tlde auppura.nte del polmone, tl'attata oon l 'aaplrazlone e oo~ 11 l avag gio f enloa.to. - Dolt. Gr::o. PALM t>A (The Lancct, dicembre 1888).

L'infermo, s u i 2:-. anni, r•icovrò a ll'ospedale in condizione debole, elica ed emaciala. sofferen te da idatide dol polmont> destro, la quale aveva suppurato a prendosi nei bronchi, ed atlt·aver•so ques ti s i vuotavano liberamente all'esterno piccole cisti e pus fetido . Addivenendo ogni giorno più deboli e meno efficaci gli sforzi naturali pt~r• espeller•e le materie dal polmone, si tentò un mezzo per sopperir·vi median te la aspirazione. Esami ed e~plorazioni accurale m varie situazioni a mezzo di aghr addrmos trarono che rl polmone sano compresso si fr·amme1.zava tra la parete loracica e la cavità suppurante, la quale occu pava il centro di detto organo: "Per tanto l'aspirazione doveva praticarsi solto l'angolo inferiore della scapola. Poi cbe l'ago era penetrato in quasi LuLla la sua lunghezza, un pus della peggior o natura afflui liberamenLe nella s iringa. Venne esLratlo piu che mezzo bicchiere gr·ande ùi pus e


ttmSTA CUIRURG l CA

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rlmpiaz:"ato da un' injezione tiepida all'acido cat·bolico (1 in sanza togliere l'ago, che (u cavalo fuori dopo pochi minuli. L'infermo sentissi mollo soll~vato nel respiro dopo l'operazione. Segui emottisi per due notti consecutive, naa poi piu non venne in campo. L'aspirazione e la inJezione flll'ono ripelut& ùue volte ad intervalli di una settimana, scemando ad ogni operazione la quantità del pus estrallo e proporzaonalmenle quella del lavaggio fen icato. L'inrea·mo migliorò gradatamente ma in modo rimarchevole dopo ciascuna operazione, cO!'li da poter essere licenziato dall'ospedale. La el!pellorazione andò gradualmente pea•dendo il carallere purulento, tino a consentire da due anni all'indi vitluo il rilorno al suo mestiere di jo~key in buona salute. F. S.

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Va ouo 41 eatlrpazlone della. milza con eslto feltoe. KOCHER. - (Correspondenz BlatL fu r Schw. Aer;te, t • no· vembre 1 ~). Una d.onna di anni 51, di precedenti sani, esente da vizio c~llico e da infezione mttlarica, soffriva da sei anni di slan-

!'!hezza e poi tli un iuduramenlo in oorl'ispondenza delle costo spurie sinistro eh~ a poco a poco ea·a divenuto voluminosisflimn. Questo tumore, dovuto alla milza era rimasto refrattario a lutti i mezzi terapeutici impiegali per debellarlo. All'esuma il Kocher riscontrò: temperaLura nor male, polso ~. ~!quanto debole, re;<pirazìone appena frequente, polmoni saau, cuore alquanto debole, addome mollo disLe!.'O specialrnenle a t~inìslra, con vene eclasiche. Tullo il Jato sinistro era OCcupato da un enorme tumore e~uaJmenle resistente, e$leso in ba~~o sino al bacino e che raggiun geva quast la linea auammillare desLra, chiaramente delimitato colla palfazanne, e poco mobile. Ritenuto il tumore pet• una milza ~·r~roftca, ne fu proposta l'estirpazione ch'ebbe luogo il !(augno scorso. . L'au_r.or~ esegui il lsglio nella linea mediana, lungo 25 cenl dametr·a di CUI· due let'zi al di sopra ed un terzo al di s oLto 11 e 8 cicatrice Om.bellicale. Gli si presentò s ubito la milza col 1100 margine interno, che tirato a sinistra collu mano rese


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\l lVISTA

evidente la pal'te concava. ove s'inset·iva ver·LicalmenLil una piega mesenler·ica di circa 15 cm. di lunghezza e solto la quale si scoPgeva l'E-ntrala dei vasi. La piega cr•a limitubilo in bas5:o, mu non già itl alto. Ad onta delle lt·azioni nun si scorgeva I'Ho-spleruco, ct rcostanza che obbligò l'operatore ad iucider·e ll'asv e t·~>a lmenle il muscolo relLo per farsi uua straù11 ptù ampia. :\lenlre l'organo era sempre tirato e c,inislrtt, l'autore praticò molte doppie legalur·e nelln l'legu mesenterica; e do' e la brevità dJ fJUe8la non pe•·melle\'lt la tloppta legatura, furono applicale delle pinze. Con 'luesto procedimento r iuscl agevole nll'opet•alm·e Jibet·are circa i lue terzi infe1 i01•i del tumor·e; ma provò gra ndi dillìcoiiA ad euucleare la pt~rle sup~rior•e ader ente alle coste spurie Pd al diaframma. Nello staccare le aderenze colla mano, si lar.er6 una gr·ossa vena che diede g•·ave emorragie, cit·coslanza l'ha fece aff1•ettare H di!;lacco rapido del tumore çollo sll'Aflpamenlo. L'emo1·ragia l'u ~lominata colla pressione m aJt UAie e col riemptt·o il cavo per tnezzo di compr·esse sLerJltzzat•~. D urnula l'ope1·azlono il pacchet to in LesLinale. in purte pl'(tlusseto, fu contenuto da caldo pezzuole imbevute d'acqua !;lerilizzala e d'Il carlo. caoulcohuc. Furono a disegno evitali l'acido fenic~ ed il sublimalo. Fu eseguita la doppia ;.ullll'tl; quella del per iloneo colle fasce a sopraggetto e quella dull11 pelle P del tessuto soltocult~neo ~.:olia seta. lJ corso fu abbastanza favorevole; ne' primi giorni il pni!;O si mantenn..- un po' frequldnte, (in media 90 pulsuzioni) t' le temperatura non ollr~>passò 38,5. All'o!Lavo gior no si ossPt'''ù :.1na tumefazione verso le perle sinistra deJl'addome, hl qu:>le riconosciuta pi'ovenienw da un ematoma, fu curala con pi<'cola mcisione, svuotameuto di sangue e di grumi e owdìcala per occlusione. L'esame del sangue dell'operata diede seutpt·e una minorazione gt•adualc dei globuli rossi. La paziente dopo piccole peripezie fu di messa dall'ospedale ti i5 agosto iu uno stato abbastanza sotldisfacente, ma dimagrata e con modernto edema nell'arto sioislro. Nessuna modificazione c1·a iulc·rvenula nel corpo Lil·oide c nel sistema ghiandolare: solo lo:! glandole inguinali ei·ano tngrossate, ma indolenti. Dopo altri 40 g iorni l'autore ebbe notizia che l'operata uon


CB litURGICA

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el sentiva bene, che vi el'a id1·opisia ed ederna t~lle gambe e che la magrezza non mi!!liorava. L'esame microscopico della milza esportala rliede i Mguenli rlsullaLi: L 11 polpA e i foUicoli sono m•llameule sepa1·ati tra loro, ciò ehe ùimoslra l'esh;lenza di una i pet•plasie MI les aulo splenico. Il sistema tra becolare è mollo ispesl'ILO, la atruLLura delle fibrille é mollo più r ilassata o più nu me1·osa del normo!t>, come ancne iJ reticolo ove $i annidano 1 cot•puaooli li n felici. Secondo Liebemann (Centralbl.furGiniicolof!ie, l888, N. 21), queato caso ù1 splenectomia sar ebbe il n·, ma 11 primu esegualo an Jsvi1.zera con es1lo feli ce. Sono slali ~~porl.llli lli'OS!'IJ tumori di milza leucemica, LuLLi con ~sito 1111'ou~Lo. I IR casi di questo ~teuere uanno finilo colla morte Del :!il e~t"i l'imunenli, 10 !'<i t•ifel'i"rono a milza mobile, in oui l'o~razione è molto l'a cililala dAll'allungnr·si tiri legamento In rorrna cii peduncolo. ~on deve qUindi recar rnorAvtgha Ife 111 •tuesli casi si ebbei'O 8 g ua1·i g io ni. O ve u u r1 csrs le f(l'ftll(le Jooùilità, la mnl'talilt'l. é mollo elevtllfl (7 g u!l l' i gio t~i in 18 operazioni; Li<·bemano), e Lanlo più clovata qunoto più gran le è il tumore e quante maggior•i adesioni Ila coll t~ parli eircostanlJ.

Per qut>sl•) è nec~>ssario secondo Czerny rwcferiro il taglio mcdaano a <tuello d1 Pean Junao 11 maJ'aine del rcll•> mldoo t> minate, perl'lté più fat!ilmenl~ si g iung-e alla SU!Jerlkit• iofc-

rtore t.lellumllre e quindi al punto ù'•ni!J'esso dei \'&~i. Qu ..slo laRiio può rs ... ere ingran iilo con lHglio Ll·~t .. ver~alo del muscolo r etto l'd occorrendo, clegli altri muscoli dell'addome. Occorre però escludere o~n• anliscllico per non au mentare gh effetb del!o "choc t•isull&tlt(· dalla lunga dura la dell'operaziune e olul dìsluJ•ho di CÌI'CO o. L'opert\Zione dev't'S$:t'J'6 eolianto ""Nliea. Da queste operazioni sembra provato che l'uomo può v;. milza, senza che ne J'isullino tJi!;turbi g J'tlV I, CrPdé .m un caso hu trovato rhe dopo duP m esi i :zlobuli b llllll'lu erano m aumento, e 'JUeslo fatto è !'lnto anche conatatal1, eia Czoi'IIY ~ da Pean. N el caso df! ll'auLOJ·c si è vorllicolrJ lu •slesso ratlo d eIl'aumento <l e•. p .lc<~oll. col·pu:;cu l'1 'VAf'6 privo eli


IUV lSU

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bianchi e della diminuzione dei rossi, sebbene non si abbiano pr·ove positive. Possiomo sospettare, egli dice, che il tumore di milza appartenga ai linfomi maligni; in vis ta delle numerose e piccole metastosi constatale nel preparato. Non fu osservato a lcun aumento nelle glandole lin faliclte, solo le ing uinali sembravano accresciute. E che i combil:lmen li del sangue non dipendevano dall'opet·azione e dalla perdita sanguigna fu pr·ovalo dal r igoroso contt·o llo l'~Ollo il <1uale la diminuzione dei ~lobllli l'ossi e l'aumento dei corpuscoli bianchi avvenne lentamente nei giorni s usseguenti all'operazione.

Lussazione abituale della. rotula; suo trattamento operatorio. - (Reoue de chirurgie, agoslo 18 8). Per metter e a conrt•onto i disturbi funzionali i11s ig niChanti della lussazione non ridqtla con quelli assai più g r·avi Jella lussazione qbituale, l' a\ltor·e rifer·isce un'importa nte osservazione eire~ una Pa gazza da Jui cm·attl nella scot•sa prima · v era, Ja qual~ era a O'eLta da lus sazione abituale del g inocchio sinisl ro sopravvenu ta tre ann i prima in !';eguilo a cad uta. Stato detl'f.nferma o/. st~O ingresso nell'ospedale. - Cllslituzione fistca e sviluppo muscolare nor mali. La coscia ~i­ ni ll'a, come pure la g-amba, un po' più piccola della destra; nello stato di r iposo non si osserva nulla di anot·male nel ginocchio: appena la t•agttzza, essendo coricata, contr ae il quaùricipite o cer•ca eli sollevare il tallon e al disopra del letto la rotula lascia la s ua posizione per lussars i in fuot·i. In dentro si sente facilmente lo spazio intef'condiloideo libei'O e si può constatat•e che l'e11pans io ne a poneuro licu del quadricipile, indentro della rotula, 110n si tende punLo quando lu t'a· gazzacontt·ae i muscoli ùella coscia. Sitratta senza a lcun dubbio di una lus sazione completa della t•otula infuori con stro p· pamento dell'aponeurosi roiulea int~rna; lussazione cito re· cidiva ad ogni momento solto l'influenza di una trazione eset·c:tata dal vaslo esterno. Si comprende facilmente quanto riesca dirtìcile a ll'inferma rli mantenere l'arto infer·ior e sinistro in una pos i zion ~:: che


CHlRURGrCA

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non permetta il r·iprodursi della lussazione, e come questa lussazlone si produce quando essa meno lo pensa . Dura nte i primi mesi dopo l'accidente miziale, la lussazione si produceva mollo rarament~, ma negli ullimi tempi essa si è faUa h't>quentissima e la ragazza cade anche tre o quallro volte al grorno È per questa ragione c he la madre ne ha domnntlaLo ad ogni costo la g uar•ig ione, lemenrio le conse~ruenzA dr nn11 caduta grave. Cousidernndo come s!"sai dubbio il risultato che si sarebbe pot;~Lo ottener e da un apparecchio consecutivo, l'a utore s i decise per· un allo operatorio preferen·lo la restilutio ad ini c{l rttm piuttosto che il trasformare la lussazione abituale in una lussuzione non ridotta e ftsNre la rolula in fuori del condilo esler·oo. L'operazione scelta consisteva a •l unque nel fis!"are la r·otula nella Mua posiztone normale ;;n turando l'aponeurosi lacerata: nell' Pt~clutlere fll'o,·visOI·iamenle l' azione perlurbalrice del Ya~tlO estPrno: nell'assicura r e inAne il r·isullato, spostando indentro l'inser·zioue \lel lep;amonto rolult·o. Operruione !esegu ila il 2G ma ~gi o). - Un'incisione di 9 cen. limetri convessa in allo e infuol'i, a 1 centimetro •;,. dal bot·do della rolula, trRV61'!<8 tutto lo spessor e del muscolo vasto ~terno, le cui fibre non poll'anno più operare la loro tral ione 11111 quadrante sup et·o -es t~>rn o di quest'osso. La pa r·le superiol'(' dell'inctsione conduce sulla faccia ester na della borsa sierosa sotto il quadricipile che è inl.au.a; mentre prù 1R basso si prova qualchtl ùifflcolta a lasciare inlalla la caps ula at•ticolare intimamente accol lata olia faccia pr·orondn del musrolo e che cede pel' un estensione di alcuni millimetri. Una seconda incisione di 15 cenlim ... tri lon~itudinale comrneia aJ dtsopra della r·otula, l" <·onlorna indentro e di· scende lungo il bor-do interno del legame nto r 0tuleo fino all'e11tremit.a infer·iol'e Jella s ua inserzione. Quest'incisione, nella parte superiore, interessa la sola pelle e permette di l'lcercare l'aponeurosi laterale della l'olula cbe lrovasi lace ~ta, come ~i t'Nl previsto, pc>r• uua vasta estension e. S i riunracono i d u~o~ bordi della locer·azione per mezzo di una sutura di CQntenzione col calgul a JJUnli ~taccati. e si pra ticu poi una sutur a continua , meno for le in ~opraggello sui bordi


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RlVJSTA

dell(' labbr a aponeuro tiche. La rot ula l1·ovasi cosi fissalo in posizione normol<-~ . P er spo!llarr> Il tendine rotuleo si giunge fino all'osso nella parll' infcr·io;·«> dell'lllcisionP; si porta infuol'i la pPIIe s::ola, fino al hordo esterno del legamento rotuleo, lungo il qunle ~~ fu un'iuci~ione parallela aJla prima, egualmente fino all'os~o; uno ~p<'ci<' d'incisione sollo- cuLanea. Con un osteo· tomo tll Macewen lar·~o e sottile !';i stacca il tendine r otuleo dalla libra, r t!lpt>llaudo alla sua estremità inferiore la continuità col pt>rJOslto che 8!';srcur·el'à la guarigione e una coallazione 6"8lla. Si solleva poscia indenlro alla prima mci!<iOnP t! perio!<lio della tib1a di cui si resecs un triangolo a bas6 stretUI, larga un centimetro abbondante, e rivolta in allo lungo In carlila~i•w articolare. In questa superficie dr>· nudnta di pet•iostw <>i l'n scivolare il tendine roLuJeo e lo :::i fìssn eon duo cltintli d'nc.:c•aio che attraversano 11\pelle e siLuuli J'u11o ol clisopr·n dell'allr·o, a un cen timetro e mezzo di distanza. Por llli[Hldi r·o poi bordo interno del legame11Lo eli r'N.(gin:r.or'Ri, lp s i l'l utur·a con d ue forti punti di catg-u t col pe1·i ostio dr] IA libia. L'opcr·Aziono è co~i tet·minota; s i applica una ri ~o rosa meclicsltH·n an li !l~lliC'u con gar·za iodoformica e si pone l'111·lo in Ullll riOCCIQ. llopo 2{. ore si tolgono Il drena~gio e lutti i punti Ji su· tura e !';i t•ipele la medicatura. 11 l' di giu,:tno, dopo :<ci giorni, si constala una riunione pet• prima intenzione e pol'hi f:Ìorni dopo s'imprin,ouo al gino~'rhio alrun1 movimrnti eli flessione e di eslensJOnc per pr·evr•nir·e la r1:::idilà artrcolare e si ripete ogni giorno tale esercrzio. Il 1;; di giu~no si leva la stecca racMmandando uu·,mmobilitA a~c:oluta: dal JS sr fa camminare l'inrerma per· pochi mmuLi ognt J.!'ÌOrno; il 22 lullo f. tornato nello slalo normale e lu tendenza a voltar·e il piede indietro è scompar~a senza 1'!'~er·1' !-O !li itu ila dall'eccesl-O ronlrario. Pl't•:-wnterlleulo lo guar·igione é compleLa né havvi alcun pcr•it·olo che l A s nlui'O ccdAIIfl, poichè la ragazza cammino flno alltl ~Ltlllt· lt Pzza SCIIi',fl <· l• e s i ver·ifichi nulla di anorm ale.

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GHIRURG.ICA

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Quest'operazione imporLantissima s i compie in un Lernpo r elativamente breve ed è faclle acl eseg uirs i: inc.ILI'e, quando si mettono in opera lulle le regole anliseUicùe, non s i devo leU\ere alcuna complicazione e il ris ullalo che s i o lt1ene compensa ad u~mra la fatica del chirurgo e i pericoli operalorl.

11111& trapanazione secondaria nel disturbi neuropattol oonaeoutivl a lesioni del oranto. - HOFFMA NN. - (Cen· tralbl. jùr Chir., N. 43, 1888). Hoffmaun rirerisce due ca~i della sua clinica, n ei quali per d sturbi neuropalici conseculi vi a lesione d1:1l c ra nio fu pralkata la trapanazione. Il ('t'imo caso si riferisce ad un n egoziante di 36 anni, il quale otto giorni prima, in s eguito a colpo di martello av1>va riporl&to una fratlut'a depressa a ll'angolo infe riOl'e anlet•io re del parieta.le sinistro. Presenta va dolori alla pr P.ssiono, dislur·bi di loiJ.uele, nessun fenom eno ceJ•elwole. lìuranl.e l'opera'l.ione si trovò che la fraHuni ave va l'es tensione di un pezzo qa cinquè l'r·ancbi e nel mezzo della m edesima un frammento esteso un centimetro più in basso delle altr e ossa. Siccome la rratlur·a éra più estesa alla La vola interna, cosi l'opet•alor e non riuscl a circondare il framm ento c.lept·ess:.o ed a sollevarlo se non dopo ampliala la fer ita estet·na. Si pra ticò sutura primaria delle ferite, si int rodussero due piccoli tubi da drenaggio, la guarigione si comp i senza febbr e, i dolori e i disturbi della loquela si dilegua1·ono completamente. Il secondo caso si rifer isce ad un uomo di ;:,o anni, elle era stato c:olpito alla Les ta da uua pesa nte tavola ùi le~no. lmmeJiaLamenle alla lesione segui la pel'd ila di coscienza. Poco dopo venne in s cena il delirio cm1 accessi tli rn r·ore per i quali l'individuo fu r•icoveralo nella clinica de~li aHe· nati. Alla regione Jaterale dèl capo si k ovò un piccolo Infossamento assa i doloros o alla pres~.ione, si pr ucedellc alla tr·apanazione. Denudalo l'osso, si trovò I[UCl"lo mt.atlo. Dopo resezione di uo pezw gr·ande qua nto una monola di dua lit·e si vide che mancavano 1e p11lsflzioni della dura


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IUVISH

madt·e al pun lo risecaLo ed invece si constatò una chiat·a HuLLuaziotJe. Inciss la dura mad1'e si evacuò una discreta quanlilà tli liquido cefalo t•achidiano, l'at·acnoide e pia madre mostravano degli intorbidamenLi. Fu tamponata la fer ila con garza jodofot•ruizzata; dopo un passeggero peggioramento) la ferita andò a guarigione con miglioramento progressivo generale. Il delirio ed i distu rbi di loquela sparirono completamenle. L'autore spiega i disturbi di loquela , nel primo ca~o colla localizazzione della lesione, nel secondo caso colla infisrumazione ùogli involucri cerebrali. Finalmente e~li rifer·isce sopra una trapanazione praticata, pet· curare l'epitessis consecutiva ad una lesione del cr anio. Trallavasi di un pescatore di i.G anni il quale due anni pt·ima J et suo ingresso all'ospedale aveva l'iportaLo una rrallut•a del cr·anio e dop0 di quel traumatismo aveva solTerlo di accessi epilettici ricorrent1, 6gni due o tre setlimane. Dur ante J'opel'azione s i scopri alla metà posterior e del tempor·ale destro nha. tlssurl;l dell'osso a tt.raverso la cruale la dura madre aveva aderito coi tegumenti del cranio. Fu praticata la divisìonè di quelle aderenze. Siccome nell'allontanare le esostosi ai mat·gini dell'osso erasi faLLa una fot•Le emorl'agia, non ~i è polutl:l riunire la ferita per prima intenzione. La fet•ila perciò guat·i in via secondaria. Gli accessi epileltici che pr imo. si manifestavano ogni dut) o tre settimane ed erano associati a perd1la di coscienza, si dir·ada· rono m modo da compari1·e soltanto ogni otlo settimane, però non vi ru più perdita di coscienza. 11 paziente non volle sotlopot·si ad una nuova operazione.

Bnl trattamento oonseouttvo delle ferite d'arma da faooo del ginooohto. - SctiiCI<ERT. - (JahresberichtJ del generalo modico W . RoTII. 1887). Schicket'L passando in r·assegn~:~ le più accr editale operazioni dei moderni chi t•ut•gbi sul trat tam~nlo conservativo delle fe.rrte d'arma do ruoco del ginocchio proclama come pit'l accettabile il pt·ecelLo di praticare l'ampulazione immediata


CBIR URGJCA

al posto principale di medicazione: 1' in caso eli fJ•aLLure eli armi da fuoco del ginocchio con notevoli lacerazioni delle parl• molli: 2• sulle medesime con lesione di grnndi vas1 rtel pophle e W con stritolamento della coscia . Nl•gli all l'l ca!li bisogna rendere il ferilo LJ•asporLabile all'ospedale da campo. L'espeLLo de!Je ferite delle pa1·ti molli de,•e far decidere n chirurgo sul modo di trattamento. Quando l'arlicolazione è la1·~amenle aperLa, vi è esteso s h'ilolamento delle estremità ossee oppure nolevole infillramento. si deve procedere all'es trazione del proiettile e delle scheggie, irriga1ione antisellica e drenaggio. Quando le l'cheggie sono SLI'8ordlnariamente numerose sì deve evitare un troppo esteso avuowmenlo. e ciò tanto per evitare una pseudar trosi come pure nella considerazione che, confor·mamen te allo osservazioni di Bergmann , anche le s cheggia libert' possono ancora aderire. Quando vi sono aperture piccole bisogna tentare di ollene!'e la gtJBI'igione sotto crosia, cioè disinfellare la perle , invol~erla in materiale anlisetLico ed immobilizzal'la co11 oppareechio gessalo. La temperatura dello parlo poi indichei'U quando si dovrà cambiare l'apparecchio; RP la lemperalut·a ascende olt1·e 39• l'apparecchio s i òeve cambiare sum:a indugio. Trovandosi ascesso si devono pralicaJ•e lunghe incisioni; se la suppurazione pers iste ed bevvi minaccia di piemia bisogna procedere all'amputazione.

a.l trattamento operativo delle l e sioni penetran ti del .......... PPEIFFER e PARKES. - (Ja/tresiJerieht, 18 ì, del generale medico W. RoTa). Al congre$SO inter nazionale medico di WAshin,:tlon, P11r kcs lenne la necessita di un inlervenlo chirurgico attivo nelle f~rtlft d'arma da fuoco dell'addo me eJ in COSi dubbi il dovei'C dt Procedere ad una dilatazione della ferilA d'entr aLa a l'cnpn ef§ploraUvo. 808

. m.1188Ume in r assegna i priucipali fenomeni di cet'Le I H111001• COme Sbok, nausea e vomito, olLus ilà cit·co::.cl'itle alla


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Ili VISTA

IJCr·cu'<;:ione, san~u<: nelle orine, feci nella ferila, mancanza di polso nella femo r•ale quando é lesa filiaca. P e1· thagrH.slicare più !'i<'uramente la perforo;done P arkes consiglia un'rncisione s ulla linf'a mediana anziclrò In dilata· li•)ne della f'erita tl'e ntl'ala . Quando è ferita la radice del me· senlet·io è indicata la escisiorw cu neiforme dell'in leslino •:orr·ispondenle alla pOI'zione mcsenlerica ferita, in ca:;o diver·so basta la CI'Uentazione dei margini della ferita <' la <>ulul'a, l'l'l' la f)uale operazione Parkcs preferisce la seta al catguL se è ferilo il mese.nte1·io o l'amento si frena I'C'rnorra;:ria e l'i chiudouo le fe1·ile con ~u lura . L e ferile del r... gn to richiedono ~ulure profonde e pn1·imenli fJUelle deliA milzu. Però la le:>ione gravissima di questo or gano reclamerebbe piulloslo l'estir pazione. L a ~tec;"" indicazione presenluno le f~:­ rile pet•foranti dPi r eni. l n Lutti i casi bisogna is1 ezionar~ l'inl,.slino in lulla la sutl lunghezza acciò non sfuggo alcuna lesione. Pfeiffer pe1· dimoslJ'Ot'e ciii' noll e ferile ponett•anli dell'addome non sempre basta guut·dare lo parli l'uor•i uscil.c, mo se s i vuoi ulténet·e ell'l.--lli t~i cu t'l ra d'uopo ispezionare lutle le parli com prese nella .-:onR della lesione e quindi, al bisogno, dilatar e la fertta e stet'11a delle pareti a.Jdominali, riporta il caso di un s oldato f,., r;to al ventre pet' arma da lAglio e rla punta e che pt·esenlava !:'Oilanlo l't>r•nia di un pezzo di omento. L'amento fu imm ediatam~ule t•i posto e s ull\l for·lte si applicarono sei punli di sutu ra, né altro s i fece, in qullnlo che le parli accessibili alla vista per quanto lo pel'mellevo lo ferila appari vano ille se. ll paziente mori dopo 53 o1•e con fenomeni di ernort·agia prol'u~a e all'autop;;ia si lt-ovò furitu una piccola a rLe1•ia del mesen lcr·io p1·ovenieute da lla mesenterica superiore.


CHII\0 1\GICA

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aa1 prlllolpll 4l nna opportuna mecUoazione delle ferite ID perr&. - L A:-:GENBUCB. - (Jalt r esber icht, 1887, dd gt•nt•ralu Uledico \\' . Ro-rn).

Ecro i pt•ocessi che Langenbuch vorrebbt' ved•!r seguili pt·r uua oppor Luna medicazìono dell e fc t·tle in guer ra . Dobbiamo selllpr e sfor zt\ t'ci di otlenel'o la guar igione prtmaria ed a<>ettica delle fe rilo s in dt1l pt•incipi o, cioè s ullo slettao campo di battaglia, quindi altenerct ad una medi1azione onlisellica corretta ed evitat•e ogni con lallo dellt> {'erite ron str umenti e C(ln mani. A que!>le regole fa ecc•·zione: a) L'indica/io oilaì.is la quale reclama d'urgenza un allo operaltvo. b) La ru~c"~'ilà di t·eodere il paziente ~usre llibil~ •li ess..:t·o tra"p Jrlaln. Se lt.' emQr ragie at•Lol'iose po!<~ono frenarsi colla coslrizione secondo E"march l'i applicht put·e il tubo costrittore mn si de vono segnalare lnli ca si all'ospedale come ur,:enli. Le membr·a fratturale pe1· ArmH dt~ fu ocu si devono immobilizull'e c·on stecche, non mai cou opp11recchi gessali, ne;:li ospe•lali non si tocchi no gl r uppa recchi già applica li qua111ln ~lunn o hene ed i pazienti non hanno febb re (se un rentc1 porta il loccio costt·ittot·o eli E'ltn!lt'Ch si de \·e na turalmente proced..:re o alt'allaccialut·a o ul l'ampulazion e o alla re~;.zin ne secoudo ù •:aso). Ùl(ni aum~>n lo di temperatu ra per· lo mt.:• •o ùi l grado o un zrrod(J ,. men o in un ft!r ito dì più Ol'e o eli più giorni ~ i Ùt•\' c &tlt•ibuire ad alterazioni avve uu Lo in seno alle f'erile, :·d unt•he tpta udo la guar igione pwcede sotto l'escar·a l'eslPt·à 11 11 " li(letto dì 111 1 decor so flogistico suppUl'&llvo con tutte lt~ 1111 '' l'~ll~e~uell7.1'.; quindi in tale e<tSo é JII'6Ce llo di esplo t't~ t·~ la fet•tt~t con tutte le a orme au Lh;eLiiche. di latare i for i , rim ,,.(•r·· l·· sche({gie mobili , eseguire contraperture, canalizzare lo IJOt·te ~> medicarla. Su realllleule Ei ò incoato un pl'or. ssu li lll&li;na ua lur a si deve ll't'i"arla fo t•lemente l'icer· !'at·e t c,,,.1,, e 1 . "' ' . • "' l'an•·t e schem•te rn tutte le sue esca vaztom t'«lrart . on . . _e con adaltt str umenti e se queslt cor•pi sono molto 1 IJillallt tlniJa f~rtta_ di eott·ata 811Zìché eRLI'IWli SpingerJi COnlrO 8 1 cute uct londa stesso della piaga a praticare a ll'esterno


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RH'IST.A

un'in cisione da cui potarli estrat'l'e. Piu di ogn i al~ro mezzo giove..a. in questo ca so l'applicazione di un lar go e robusto lubo di drenaggio in direzione favo revole al più facile sgor·go e corrispondente al modo di giacere dell'infermo; in mancanza ùi tu bo si applicheranno delle lung lte fa!de di gar·za iodofor•mizzala che inLr•odotte nelle apertu1•e e couLrapJrtlll'e tenanno dillllate e ser viranno di guida ai materiali segregali. NeJle ferile già infe ~te, suppur·anti eù icorose, la medicazione c lassica alla Liste!' ed altri metod i tipici nou gioveranno lant.o, ed egualmente saranno poco efficaci le spolverizzazioni di iodol'o•·rnio, i bastoncini di iodoformio ed il tampone iodofor mizza lo. Piuttos to saranno inclicali qul gli apparecchi umidi da cambiarsi spesso, che abbiano azione assot·bente energica e che il materialè assorbilo possano energicamente d i sinfe~lare. Lan g~11 buch pel' soddisfa r·e a queste indicazioni ba ~rova to ef'flca ce u11 b~ou cuscinetto fallo di o valla idr ofìla al subii malo oppure di lana vegetale con soluzione di subl imato 1;1 ll'l per 1000. Il cuscino deve sopravvanZI:u·e s ullp ferila, ese•·citar e una mod ica pressione e deve esse1'e cope1·Lo di malet•iale impermeabile per conservare lo stato umido. Langenbucb opina che sia una impor la nt.e cautelà quella l'li con~erva re l'appal'ecchio in uno stelo di permanente umidila per ché gli urnot·i della piaga non si possono espan· der·~ equa bilmente che allra verso a un materiale inumidito

Sulle aifeztonl e lesioni delle vertebre negli adulti. HoRzETZKY. - (Jahresbericla, 1887, del gene1·ale medico W. ROTR). Sulle affezioni e lesioni delle vertebre negli aduiLi e specialmente dei soldaLi, Ho1·zetzky ha stabilito i seguenti principii diagnostici, eziologici e cui'ativi. T fenomeni paraJiUci del midollo ~ pinale unica mente CSU!òAti da l:'travaso sanguigno sogl iono dileguarsi n el perioùo di alcune settimane. Se la pa ralisi si protrae di più, se appa!'isce atrotla e contr·attura dd m uscoll che si sono paralizzali pP.I' i p1·imi, s i deve amme Llei'e che il momento causo.le della paralisi oon siA già uno strav.aso, ma una fl·altura od uno


(:IHRURGJ CA

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spostamento parzinle th un rw•po di vei'Lebrn. Le fralLnr•e di vertebre hann" )uQgn pe1· lo più per• azione di una in lir·ella violen1.a 111m nl punto della curva mag~iorl', ma al punto di unionA di nno porte mtJito flesfibile con aiLr'tl r'i!l'idn o poco ftesllr lliiP, quinclr ~ul punl<~ di pa~sa~-t~io della f'eziont'l cer-

vicale alla dnr"'alf' e dalla dorsaiP alla lombare. La RUpf'rlicie rlaiiP fr·awu·e lrasver.,ali ed oblique dPcorr•e

ordrnariamenle dnl di dietro 1•d in allo, all'innen:t.i ed in hat>f;n e pereio !<i rormn un incur·vl!mento nnc:olar<' e.J nrr rec;tr·ingimentn olel canale vertebrale. Il ~intorno più importante delle Cralture rieiJe verlehre e rapfll'C!:;enloln dnJ !n ptll'nlisi motoria " "'enllihiiP rii lnliP lr• pa1'li i òi r ni nPrvi ,.i ~pir.r·nno el di1101lo del ounlo fratturalo In IJUR«r tuLlEl l~ f'rattur•e tli v er lebr'e si manifesta pa ralisi deRli arti inferirwi, della Vt1Hcica e dell' inloS~Lino rr•Llo; olia l'llenzione cl'urinfl cd alla slil'si ra !':Pauilo l'inc<•ntinenzA e la perdita involontaria delle feci. Nella )P!':ione dt>IIP rlue prime vertebre cervical i l'e~tallo imnedili i movimenti di rotazionadel capo t> quando sono f•·niLurate lo infeJ'iOl'i Alle prime due, !.'ono l'arnlizzati i movimenlr di Oet:ctione. Le rretture del h-• cin'JU8 vet•lebt'A C!'J'\'Ì<'Illi super·iori poc;~ono nccideM immecliatamento pel' l e!'<ion o I!PI Cf'nLJ'!l rel'pirntorio e dell'oril.dne ciel ner\'Ì frenici. T...e fratture dellt\ 4• \'••rle.bra carvicaiP 8J18 :J6 liort:ale p0t:SOI10 pAralizzare le ffit>ffibl'R !'11-

pel'Jorj, Nelle fratture dallo 6• vet'~rb!'A cel'virnle fino al la l" dor!!81A !<i osser\'Pra la rniosi Mila pupilla. Anche nell!l lesione al dillollo dalla 2' vertebra CP.r'vicale ha luojl'o la paralisi d t> l broccio. l n CllUlla dPIIR difficolla di immobilizzazione dei framm eul.r le frALlur·f' deliP. verlt>bt•(l procf'dotro lentamente Bila ··on!'<olida·7.ione P o::i fanno spesM pseudoar lrosi• .11 decubito ~ più !<pe;;!'o conqP~?Uenza òi prolunJ!Alfl Pre""•one chA di abolita innrrvazionP. li miglioramenlo ~i tmtnil'esla c-.ol rinppArire deliA funzionP della vescica e del retto ~'~ eol ritorno della sen!'libilitA P mobilita eh<' è prereduto da fnrrnieollo e òa oon ~rflzioni «pac;modiche rloloroM. lA pnrali~t ~'i Mmbatte ~ollanlo do po- oltenn to la conllolidazionA. ~~ndn della ~'trirninn (0,002 p. dO!'P) dei bagn• caldi e dele Altrlcilé Nelle fratture vertebrali per arma da ruoco con

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RIVISTA

ferita a canale, s'introduce nel medesimo un tubo da drenaggio che vada fino alla vertebra lesa. Le lussazioni ' 'erlebrali soni) assai rare, ed hanno luogo di pr efer enza fra la quarla c se~la cet•vicale, tra l'uodecima Jo rsalu e seconda lombare, fra la quarta lombare ed il sacro. Queste lussazioni lo quali pt•oducono di!>lurbi eli motilit.à c di sensibilità piil raramente delle ft•atlure, si riducono con eslen· ~io ne e conlroestem;ione e conlempomnea pr essione e coutropt·essione. Le defot·mità della colonna in seguito a lussuzioni vrrwbrali no n rido tte migliorano collo. sospensione prolungata. Molto spesso si ot·discono insidiosamente affezioni verlebt·ali negli scrofolos t, t.uborcolosi e s ifìlitici. La s ponddite ct·onica non inler es<>a che il cor po della vertebra. Per la com pr e!'lsione d el cor•po della vertebra rammollita succede la cifosi e per r ilasciamento dei muscoli e dei legtHnenti ha luogo la scolios i.

Il trattamento ohlrurg loo dell'ileo. (Deutsch• .Med. Woclten.q., N. 27, 1888).

S ONNENBCRG. -

Se si prendono in esame i varii e numerosi lavori ~cit>n­ litici compar~i in questi ultimi anni in lutti i pAesi l'l ulla cut·a chirut•gba dell'Ileo e se si vuole mettere lra loro a confronto le discussion'i che I.Janno solle\'alo in sono a scienlitiche adunanze s i vedrà chiaramenlu come le opinioni dei cbirur,...hi ~;; u questo importa11lo a•·p;o•netllO siono oucora heu /ungi dall'armonizzat·o in un pieno accordo, e s i vedra più specinlm Bnle como g li esili delle intraprese operazioni lascino nncoro m ollo a ~esirlet•at•e. Egli é certo intanto che l'Apprezzamento esatto sul valore e rimportonza dell'aLlo operali\'O nella occlusione inleslinalP e nell'ileo è alquaulo difficile, poic hé non hflvvi forse un'altra operazioni.'! cbe presenti norme cosi por.o dolcr·minate s ia dal punto ùi vis ta dell"illdirnzione come da quello clelrese<·uzione. La difficoltà prinripal ~ sltl nella insufficienza dei nostt•i mezzi per stabilit'P la diagnosi della causa in og ni singolo ca so; altra difficoltà l'incertezza che una operazione valga a rimuovet•e l'ostacolo chs


CUIRURGICA

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ba arrestalo il mo,•imenl.o delle feci; Hnalmenl~ le condiìionl !tesse ,Jel paziente il piu delle volle s i oppongono ad un accurat.o e proficuo eMme della malattia. Anzitutl.o, per risolvere il quesito se in un caso di ileo al può procedere all"operazione, dobbia mo anzitutto con una accurata anRrnnesi e I!On un allento esame tentare di cono· acere la natura e la sede dell'occl us ione intestinale. Benché alcuni sintomi sull'esordire delhl malatli~ non siano ad essa eiiclusivi perché si possono manifestare nella per ilonite, nell'en&er•&e, ne~rli avvelenamenli, P-cc., pure vengono ben presto in scena altri fenomeni che le sono pr opri come l'arresto delle flilci, fl vomtlO f-'cale, il rapido COIIIl!'SO. Il piÙ difficile sla invece nel •·iconoscere il punto dove si è falla la chiusura. a sarà di guida in questa ricerca l'anamnesi dei pt•egress i clislurbi intestint~li e la secle precisa del dolor e al primo insorgere della malattia. A d1mostrare quale importante elemento diagnostico s ia il dolore locale pot: condurci a scoprire Il vero punto di p~H·tenza della mAiallia, l'autore ricorda il caso di un malato presso il quale €'gli e1·a stato chiamato pochi giorni •iopo rinvasione del morbo. In causa del grande meleorlsmo era impossibile valersi dell'ispezione e della palpoZione del venlre come moz1.0 diagnostico. La laparntomia praUcata all'indomani fece riconoscere il colon \u\lo attorniato da un ascesso icoroso che si era for malo in seguito a perforazione dell'apendice vet•miforme. L'anamnesi diceva cbe U pazi~>nle aveva per alcuni giorui sentito dei vivi dolori alla rr-gione ileo-cecale. Non !li ct•edelle però dover ll~­ ~gnare molla lmporlan1.a a quoslo dato anamnestico. QuAndo 11 venne all'operazione il malato er·n già in preda all'infezione &'f'net·ale alla quale poi dovette soccombere. A questo pt·opoailo_l'uulol·e so~iunge che se egli avesse avuta l'oct-nsione eli lnctrJere per tempo alla t•egione ileo-cecale Stilla s emplice guida del dolore a ccusalo clall'i:lrermo e non ostnnte la mancanza d'altri sintomi, con tullo probabilità quel mulaln si sarebbe potuto salvare. Ma non è soltantn la esa lta a11amnesi sulle causi', sui pr Pgreasi disturbi, sulla sede e l'estensione ciei rloloei che in certi ca~i ci può somministrare un indizio uel punto ove


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IIIVISTA

trova!'Oi l'ostacolo. Ancbe una accurata ispezione ci può somJrlinislr ar e segni preziosi. P er e sempio, la for ma del 1m•Leo· rismo può accusare la sede dell'occlusione poichò quando qu~;s l'ulli mu 1nleressa la por·zione inferiore dell' inlt!slino crasso, il meteorismo s i manifesta dapprima nelle r~gron i laterali dell'addome, se iuvece l'ostacolo I'Ì&iecle neU'inferi••l·e l!•allo dell'intestino tenue si tende la parte mcùiaua e ge l'ostacolo r rmane più 111 allo può gonfiarsi dapprima Il solo ~lomnco: però questi fenomeni n on ;:ono sempre cluari. Anche dalla comps rso più o meno precoce, pit'l o meno tardiva dei vomiti fectlli nulla s i può indurre se sia oUut•alo il tenue oppure il C!'asso intP'3lino. Accennato da ultimo alla necessità di assicur arsi sulle condizioni delle ape1•Lure naturali cl ell'addome e della presenza di ernie, l'orator e pu::-c:a a tra tla1·e di un'altra e ben roaggio1·e difricollà di diagno!';i cioè determHI8t'e la vera natura dell'occlusione inres tinale. L~ 1n· vag inazwni sono lo più facili a dia:znoslicars i poiché pt·c~'>en­ larr o un eompl esso eli renCimeni abbastanza cai·aLll:lris lici, dj cui i pl'incipa li scmo l'invasione I'epentina della molultia dopo chH l'individuo ba sofie1·1o pe1' a lcuni giorni o di diar1·ea n rll stitichezza. li dolor e é a bbastanza bene loca lizzato, il meteot•ism() Ò eoco e Si Vf'l'ificano Spe!:<SO evacunzion i di mucO commisto a sangue. Ma il renvmeno ~iù importante eli lulli è la comptlr$a eli un tumot·e cilindeico a forma di sabicr1a che può muoversi io avanti lun~o l'intestino e può eell·oce· de1·c. Nella occlus iontl intestinale per str·ozzamenlo produtw dal pe1·iloneo noi ci dobbiamo guidare dall'anamnesi e cercare d1 conoscere, pet· esempio, se il paz ien~e tl\'eva dapprima sofierto e 5upet'llla una peritonite ed inoltre se ,.i siena ~tali processi flogistici in vicinanza di qualche e,·entuale er nia. Anche in questa maniera di occlusione la 1118lattio s uole insor gere all'improvviso e l'ileo sviluppasi t•upi· damenle. Interessante è il Ct'lso citalo da Biganl per pr oval'e come ùAII'anamne!':i si può trarre indizto sul meccanisnlO dell'occlul'l iono intestinale. Una s ignora di ottima salute era stata cos lrella a tratte nere l'orina per molte o1·e. Dopo evfl· cuala lu vescica comparvero d'i mprovviso violenti s mtooli di occlusionl• intestinale . Praticata la lapat·otomia s i con~talò


CUIRURGICA

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.ehe d!rl vertice della vescica pat·tivn un c01·dona soLto il quale -era scivolato un'ansa intesti nale meutre la vescica ora in stato •li pient~zza; in seguito al suuilaneo e totalo svuotamento della vescica l'a nsa intestinale era t•imasta stt·o;r.zt~la. Gli altra modi di occlusione hanno sintorni troppo indeterminati per potersi dutgnosticat·e con Stcurezza. A 'queste rorme apparlen~ono la lorsione, gli strozzamenli intet·ni 111 apet•lure d<>l pPritoneo. L'autore a questo punto riporta lo ,.loria ~mplela di un caso per dimostrare che negli inva~inamenti e nelle torsioni la dio g-nosi può incontrare grava lliffìcolt.è non O&t8nte chd l'infermo l:ìo dal primo gioa·no ~ia stato accuratamente esaminato e invigilt~to. Se in un infermo con sintomi d'ileo osserviamo fin dal pr incipio della malattia un'alta temperatura e se in pari tempo, nonostante i pet·sislenli vomiti focali non havvi collasso . molLo probabilmente si tr·allerà di qualche processo infiammatorio, nel qual coso og-ni opct·azione è conll'oindirata. Se l'occlusione intestinale ,, provocata da neoCormazion~ abbiamo in qutlsto caso dci segni cnJ·atteri8licl che facilitano di molto la diagnosi P e r· lo più hanno preeoduto dei disturbi di defecazione; inoltre come ra IIOlal'e Schede, la reazione sl generale cho locale ò mollo piia 111ile chA quandn si tt·atta di occlusiose improvvi8a. D11l fin qui dello risulta che una accurata osservazione P.d un'anamnesi esa tta ci possono mellere sulla viu di una rella rliagnosa piu racil mente di quello che si riteneva per lo Innanzi, che una volta riconosciuta la ~eùe e la natura dell'orelusione, riu~cali vani gli ordinar i s ussidi non dobbiamo ritardare l'operuzione, cioé nei casi bent! accertali deves i prevedere alla lapa rotomia mentre cbe nei casi di dubbia natura é in liet•lo l'entero:;tomia. lSJbiJite queste norme rrenerali Sonnembut·" impt•ende ad esaminare un quesi to che"'gaà fin dal 18~ cioè dall'epoca in cui Maisunneu ve introdusse l'enteJ·ostomia qualè trattamento ~lururgu~o cfell'ileo, ru sempre causa di vivaci discussioni e po1hliehe e che neanche ora ha r icevuta la sua definiti v» solu· ~ one; ed è, se trsllandosi di operare per ileo si dehba dar e ~ prere~en~a alla laparotomia e a ll'en let·otomia. AstJ·uzione lla da, gtUdizii che furono dali nell'epoca pr eantiseltico,


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RIVISTA 198 troviamo anche ogfli~iol'Oo sperilllenlali chirurghi, strultamenle fedeli all'anlisepsi segnalere la Japarolomia ti'A le operazioni più pericolose e piu difficili, vedendo ss!Si il pr·incipale suo pe1·icolo nel meteori~mo che rende vano t•gni tentalivo d'or;enlam13nlo nella ricerca della sede dell'u:-tucolo ed una p:raod~ difficolté. ili ripor1·e in sito gl'mte,.tini enormemente dilatali. Allo scopo di viemmeglio lat•ci apprezzare la ditTet·enzu dei due metodi in riguardo alla loro entità ed alla difficollé. d'esecuziune, l'autore fa una rivista particolareg~iata di tutte le drsposi~ioni, di t.ulla le caull'le che occon·ono e che !"uno riconosciute indispensabili per la buona riuscrta della lnparolomia. Lu camerp ù'oyerazione d~v e essere preparata in mo.:lo tullo speciale, la Lemper·atur·a dell'ambiente elevala, Ja neltez:r.a degli strumenti e degli oggetti !!cr·upolosissima. Oevonsi tenet·e sempre pronti panni caldi e Lutti i mezz) appropriali per combattere il collas~o e sostenere le ~orze del poziPute. Tali condizioni non si possono tealizzure dappertullo. Il luglio di solito si pratica sulla linea mediana, quando non l"ia indi· cato qualche altro punto come sede bene accerlata dell 'n~ta­ colo; pur tuttavia questo laglio per regola non è sullìci~>nle, se il meleoris.mo P. mollo forte é necessar·io un secondo taglio orizzontàle, le masso irllestinall vengono traLlcnule cou compresse, imbevute tl'allu ngala soluzione borica, salicilletl o fonica. Vengono in segUito le difficqllà di ritr•ovut·e il punto dell'intestino ostruito, talvolta occorTe anche vuotar·e l'intestino, il che s i fa iocidendolo fra duo lacci di garza iodnf<ìl'· mizzata e raccogliendone il contenuto in un bacino, qumdi si unisce la l'erita. Pur tuttavia a11che con questo procc!>sO accade abbastanza spesso di non poter rinvenire la se_dl} dell'osLr·uzione intestinale e di dover, onde evitar<> una cat.a· strofe per il r.çescente collasso dell'infermo, intcrrornpere l'operazione. Se poi si riesce a trovar·e l&sede dell'occlu~ione il m.odo di proce::!.er·e nell'opct•azione dipende dalla nnturu del r itrovato ostacolo. E qui. sia che s i tralli di Lor~rout>, d'invag inamento, di s trozzome nto od altri ostacoli può prosen· tarsi la necossil.8 di allr'i atti op~ratori dalla semplice r·.,.ci-


CRIRt'1'f1GlCA

sione di cordoni a·lla resezione in testinale; oper·azioni che richiedono m<>llo tempa. Ma neanche con ciò l'affare é finito, peiehè restn sempre a farsi la riposizi one degli intestini che pttr il pazi••nte in quelle cont~izioni non è senza pericolo. Tutto sommato adunque la laparotomia s{u·ebbe anche nei casi piu favor ovoli, cio-è con diagnosi cet·ta e con poco m eteorismo. una operazione as.c:ai .grave alla cui buona riuscita deve concot·rere t.:ma non cornuno for za eli resi stenza per perte dell'infermo. Sonnenburg non vuole con ciò negare 1:he l'operazione sia per sé r azionale ed acce t tevole, ma dice che io pral1ca la si e!"eguisce in mezzo a tali condizioni da perdere Olmi probabilitù di riuscita. Ness una meraviglia quind i che ora molLi chirur ghi dovendo operare per ileo si clecidono per la enteroslomia anzir he per la laparoto(Oia, g iacché l'enter·ostomia sP non offre sempre la speranza di una definith•a !?Ullrigione, t'l applicabile anche 110pra malati in sleto di collasso; e poi il lec11icismo di quella operazione é r elativamente semplice mentre la lapar·otomia raua in condizioni complicate e di dubbia natura è tale ope razion~ che il paziente assai spesso vi soccombe. Colla formazione a.rtifieialedi una tlstola " tercoracea ve n ~ono rimosse le feci ed i gas r accolti nell'intestino in sL•·aordinaria quantità, e cosi si l'arehbe anche la rimozione dell'ostacolo, sia 'ltle"to una torsione, un irlva{linamento, uuo strozzamento. 011.-rea ciò r·ist.abilendosi le nor•mali condizioni di pressione nel Wbo lnl.t~stinale e dell'addome pos;;ono venire r•istabilili normallllente i movimen ti perisl.niLici. Clae se l~tlvolla nello slabilire l'ano prelerna turale aecade di aprire una partl:l d' intestino superiore al punte ;,ncarcerato non s i de ve per ques to farne ~ppunto al metodo. L'ano prelernRlurale negli strozzam enH lflterni uon cosLiluisce urt o stato permanente clte anzi non resta pun~, esl'\utla la loparolornia irnmedialamente dopo 0 l'e:~tero~lomln un po' più tardi. Se (IOi si lrovn cho l'ano ar·tiflcill le de ve rimane re a perDUlnenza e eh(" crueslo si Lrova in nn ansa del tenue se ne può praticare un s econdo al colon e pr·ocurare la chius ur·a :el Pl'iroo. Tali sal'ebbero i vanLaagi clelia enlerostorn ra sulla aparotomis. Bfsogn~ J'allra part.e riconoscer e eh e l'entero-

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RI VISTA

slomia ben di raro viene a r·i muoverc la causa della mRiallia. Sol tanto il si nloma del l'ileo v ien tol to opput·e diminuilo. In m olli ca~i non è pur\Lo diminuito il pel'icolo, specialmt•nto sa s:i tratta di slrozzamenti ll'a cor doni oppure in aperture tlel peritoneo. Ma se vi sono srar sA regole ben definite i n riguardo alla 111drra1ione darla loparotomia ed enter oslomia tanto mPno ve ne !';Ono circa All'epoca più com·eniente in cui rn1111 11 l'ollra tlelle due opE'raz10ni s:ia tln praticarsi. P.. rciò nllr o 111 conoscenza dPile condrzioni individuali deve ser·vire di ?rllida re~pei'II'IIZA perSOilOit~ tlel chrrurgo; la :>OIUZiOI18 del IJU8,;1l0 <hpendt>r•t\ poi da que"l'altro croé per· quanto tempo sr potrà continuare rn ollri lPn tll~rvi pr·ima di venire ell'operazrout>. Alla que!>lion<:J r·i,;pOtiÙtlllO ahba:-~ta:;za unanimamente i pr·atici col dh't' che non dnbbiamo ltlSC tAr Lt·nscorr'ere i n alt:-r !.eulati vi il morneulo più ulil ~ tlell'ol'er·azione. Tt·a. questi met.zl abbiamo rl la vamcnto de) lo stomaco, le iniezioni nel r·dto d'ot'iA o cl't.1cquo, h) pu nzione rlol l'ntlesLino. Il lavam enlo dello stom aco i ndticendo un rl'tìmer·o benessere nel malato può tr·arci i n inszanno e ra,•ci perd~:re i l m om ento prezi o~o. lA punziono rlell'intestmo non è del tutto scevt•a di pcr·icoll; d'ultrtl ptH'lO non è sempr·e possibil e con que~ta operazwue r isconlt'u1·e u11 i rr le:~tino par·alizzalo. L e iniozioui d'aria u di acqua r eEtt.ano spcs<>o senza risultato al par·i di tulli i mc•zzi s:omminislruli inlcrnamPnlP.. Po>rcin l'autore conclude ullermando la sua asser-zione che cioè nella g:randc maggioranza ,lol casi d'ileo do\•t•ebbe esser•e rndicata l'operazione, e fJUesta dtt esejliiii'RI al più pr·t>slo possibile. Adunque se sono P'~"­ sate alcune ore o lutl'al più l'{ualche giorno a seconda del racui ta del male, senzu f'l1e gli orJinari mezzi ubbiano avul 1 (>fretto, si pr oceda all'operazione cioè alla lapar otomia :'OItanlo allora <·be le forze del paziente siano ancora hen ..ostenule, Il ventre non ancora di tr·oppO- Leso e quando l'anamnesi e l 'esame dello slalo pr r>!lente ci abbia messo m ca"o di l'ico noscer·e con surflcienLe sicur ezza la sede e la nulurll del l'occlusione inlesLinalc. Auche in fJUei cal'lr nei quali i fenomen i d'ileo sono 8"8&1 tumultuosi ed il collasso sopravviene rapidamanle è dA teu-


CHIRURGICA

tal'l'li la laparotomia benché non eEi«tano certe condizroni ad

essa ra,·orevoli. Ma in quei casi tr al lal"i per lo più rli una Improvvisa e completa occlusion~> e sono precisamente quei essi in cur l'enLet'O$LOmia non vale Ad allonl110are il pericolo: mvPce è inùica lo allora di oper ar e con Lt~ glio il più po!<sibilmente limitato e finir l'operazione colla massimA C1•lel'ità. All'inc·ontro l'enter•ost{)mia è da pl'Pferirsi in lutti i ca•;r nei quali non si é potuto slabilir·e una sicur a diagno~i r quando per parte del paziente mancano le for•:~.p per r~sisl«>r•e llll'insullO della grave operazione e finalmente quando esi«te una reazione generale e local e tanto m itE' da fur ammelter·e la preMnza di aller azioni or g8niche nella ca vita dell'i nleRLino.

RMSTA DI CffiRURGIADI GUERRA -

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l'm~ per pro!ettile di guerra. -

Obltterazlone arteriosa e venosa. - Circolazione •upplementare e ool-

laterate. -

Doll. E. PonrERAT. 18 agosto 1888, N . 33) .

(Gazette M édicale.

l'sutore rece la seguente osser·vaziorr e ~u di un individuo I'ICOveraLo all'ospedale L aennec servizio del pr of. DAmaschino, sebbene si trattas~ di un caso chir·ur gico. L'inoivinuo non &'l.eva alcun pr·ecedPnte ere.hlar·io, e.l aveva SPmpre !rodut.a o ttima ~al ule N ato a Par igi, egli vi esercitò Sf\mpre la pr·ofe;o!'ione di mur alnr«.>; e~ li ern ,cmJli'O •tato rorte e r obusto. Chiamato pel ser·vizio militar e nella fanlf> r•ia di mal'inn, egli vi re!<lò per undici anni, onve dt•i quali egli li pnssò nello colonie e due in patria. Durante il suo soggior no nelle rolonie non fu afTetln da a~cuna mahtLlia , sal vo una disseuler·ia le~gerisl"im~t c hP •l urò crrca quindici giorni.


!ZQ2

RIVISTA

A Sédan nel 1870 egli fu ferilo sul campo di baLLaglia, nla· su ciò si ritorner à poi. Dopo d'allot·a egli sletlt> sempre bene; si può di re che egli n on ebbe affatto un passato morboso. Ft•attanto, denudando quest'uomo, si era immedtal.amenle colpili dall'aspetto che presentava la sua parete addominule P la pat·ele lot·acica. Vt esisteva una circolazione venosa svilupputic:simtl; le veue dilatale, varicose, descrh•C'\'800 l'lOtto la pelle gt·osse o numet•ose sinuosita. ed in olcuni punti, particolarmente un po' al disotto dell'om belico rot·mavano un vPro pacchetto varicoso. Si distinguevano pur(' r•ellissitoamenle 'icint> alltt linea mediana, in alto, moJl;:. branche tributarie delle venl' mammarie interne; più al di fuori 5>1 se~uh·ano nettamente le ''ene loraciche lunghe o mommarie esterne dilaLatP e sinuose finO· all'ascella; in basso si vedevano le origtn i dell e v('nc epip:s!:'tricbe al dava n1i d11l gran r f' Llo, ma soproLullo IH vene ROltotegumentoSP. Ad•lominali sviluppatissi mr, ·~ p1~ i11fuori alcun i Lt•onchi venMi risponde11Li al Lrfl~itlo d~" ll '•u ·Lc l'itt circon flessa iliaca. Ques ti tronchi pat'Livano tulli dalla regione ombelice la a s i dirigevano gli uni " er;~o la pArte s uperior e del tronc:o, t:;li allr•i verso la radice de l membro inferiore; ve ne et•aoo put·e degli altri che s'incut•vavano attorno al tronco pt>t' r itornar e allo stesso punto ove t·aggiuogeYJ3no due o tre vcnP provenienti da lla natica ovl' il loro lt·a[!illo s inuoso era as~ai appariscente. T utte queste bt·anche addominali o glu lee terminavano in due o tre rori sinuosi, mollo grandi c:et·pt>g~·snli lungo la piega dt>ll'anca. Qu e~le dilatazioni venosP, elle erano mollo manifeste quando il malato era esa minato 10 letto, divenivano mollo pil't appariscenti facendolo camminat·e per alcuni istanti, o solamente facendolo stare all'impit>di. Esse formavano allora dei grossi cordoni in rilievo, alcun t dei quali avevano un volume parAgonubiiP a quello del òilo mignolo. Lo sviluppo delle vene del tronco era dunque incontesla· bile; pet·6 bisogna a gp:iungere che non esisteva che Sl!lla metà destra del ll·onco. Il Ialo sinistro era n ot·tnale; 1~1 disposizi(lllC patologicA non ~o rpa !;\sava la linea medisn fl.


DI CHI RURGIA DI GUJ!RIIA

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4d un esame superficiale si sarebbe poluto creder·e ~i qJ,tasse di una cirrosr atrofica del regalo con sviluppo d'una cirooJaz,one supplementare deUa vena porta; per lal moUvo riudividuo et·a stato inviato lll un riparto di medici na. Ma ai dovtlva at·r·esLar si a tale diagno~i~ Evidentem ente. no. Non solamente perché quest'uomo non era un alcooli!';ta, non solamente per·cbè vi era assenza d'ascite e che il fegato el'fl piuttosto nn po' aument.alo. non solamente perchè non vi era alcun di~turho digestivo; ma rlllCOrA e sopralulto per· lo sviluppo considerevole, e tale che non si osserva n ella cir.rosi atrofica, del sistema venoso, e principalmente perciJr'• questo sviluppo raggiungeva un'estensione e dei tronchi che non possono e"ser·~ ra!!giunti uella cit·ro~i atrofica, come ai compreuoler•à pensando alla situazionP dei sistemi por·tn ac:cessori del r..galo. Pe~·le stesse ragioni, ed 8J1Che maggior·menLo, doveva esse•·~ r igelLata o~nì idt>a di tumore del re~lo o dt!ll'addome comprimente la V1)118 por·la. Bisognava dunque cercare in un' llltl'n via l& spiegazione da qut,~sla noLevole drepo~ i zion e ve noso.. L'aLLenzione doli' A. 91 porl.ò quindi s ullo vene iliache o l'c ulOI'Oii. Dut·anle l'es ploralrone cglr polè notare uno sviluppo er.c11zionale delle vene aUa sup~:~rtlc!e della verga e della rnclil do!':Lra dello scrolo. La bol'8a de::>lra, più voluminosa della sini,.Lra , ilisce nde,·a auche pru in basso, conlrariamenle alla dispo,;iziooe ordiIUlria; l'esploi·azione del cordone perrneLte va di constatare da questo loto l'esistenza (l'un varicocela di piccolo volume. 4-mbedue i membri inferior i pr·esentavano delle varici s uHrftciali; ma quelle di sinistra erano già più apparenti di queUe di desta·a, stando il malato in !ello. Ma la differenza aumentava rnolto allo.rchè il malato oro in piedi da qualche Lempo; l~ sarene di destra formavll!I O ttllOJ·a degli e uor•mi serpenti VllUOSI inLr ecciali sul polpacci<~ che si por·lavano con numerose ed Pnor mi ondulazioni sulla faccia intèr'na del!~ coscia. Arr•ivala in allo la safena interna che for mava pa(l lronclu ~i anaslomrzzava a pieuo t'U na le coi grossi lr·onchi venoMbi gif segnalati nella piega dell'au~urnt-. Inoltre lulto il IDem ro in' . . •erwre era grandr•menle uunwntalo d1 volume, ed anche nellello r·imaneva più gr·os,..o ùel ;.inislro. Lo stesso


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IUVISTA

malato r'Sccontava che rarto ùe!'\Lro si slan~vn presto, che egli \'i nc~>va per• qual~he giorno questa stanchf'zza, ma che poi era obbligato fl pt·endet•si un r iposo m om enlnn eo per poter conlinuar•f.l le sue occupa~ioni. L 'esa me d•?i l eE!umen ti di questo m embro m o!'tt•ava una nulr izinne un poco scadente, vi m·ano numero..,e macchie pi!!menlarie, e vi furono ancht> due anni indit>lt'O alcune pi<!cole ulcere. A sinislt•a le "arici ernno meno apporisren ti. m eno voluminose, e la pelle non oveva subllo disturbi di nulrizronc appr ezzabili. Dunque anche .,u quesLn mC'mhro inferiot·e destr o ' 'i et·a uno sviluppo anorm ale del st<;Lr•nra venosa ~up~>rfi cial e . Ora quPsto non poLPVtl !<pi Pgarsi ('Il O con un ostacolo olln cir col azione nelle vene pr·ofonde, ed t>!"c:;endo questo !!viluppo esteso a lullo il membro, l' ostacolo clo\'PVD risieder!! nellu stessa radrce. Fu allot·a che l' all E' nzio ~e dPll' autore si f:l ss6 su di una cical t•ico che il malt1 to pt•eson l ava sul davanLI della r egione Ìll l!llirro-cr·lll'ale deslt·a. Ques ta cica trice bianca, estesa un po' oblifjuamenle dall'allo i11 hllS!10, du fuot·i in dPnlro, sul •'avanti della fa ccia inlf't'nu dcllu coscia, a 3 centimetri cit· ·a al ,,isollo dell' vrcatn, misur11va cr r ca IO centimetri nel suo g rande asse che incrociava ad X l'asse dei vasr femot·alt, e :1 - ~ centimetri tr·uflverl'almenle. Al disollo di essa, nulla v r era a notare; ma al ctisopr·~:~ si ~w ntiva nel la monte un co t·done dur o, esteso vcrlicl!l menl e, del volume di lll l pollice. COI'r ispondenle 1•snllomente alln f>ituazione dei vasi, e prolun;:.ranlesi !'Ollo l' er cuta fino nelltt fossa iliaca ovt' lo si senLi,·a ancor·a un poco. Al disotto dell'nr·cata, rr a essa e la cicatrice, l'c<>plot·azione piu minuta non pet·mette"a di t~vve rtire il minimo battiLo Arleriu::-o; m entre lo si senti vA faci lm ente nel med,•simo punto su li' allr•u roemht•o. Un poco al di sopr a del:' Ar Mlta, all' indentt·o del tragillo ùei vac:;i il iaci figurali sull'addome, e dei quali si riconoscevano i bnllrli deprimendo fortementP lo parete, si senli\'ano delle pici'Oil' pul "llzicni orlf:riose dovule inccmtestabi l menle all' a rtel'ia epigno::Lr·ica.


ni CmiiURGIA DI GUERRA

Da quesw esplorazione ra!"ultava dunque che vi era ohlaterazione dt>ll'ar leria femoa·ale ollu sua origine, ed inclubilH· tamenle anciJe della vena feauorale. Fu allora rhe l'auto t'e inlert•ogò al malato sull' orif.!ane <11 quella grandl' cicateice, ed ecco r1uel che egli racconto: Nel J8ì0 alla battaglia di Sédan egli fu fe•·ilo in q•ael punto da una sche,o:rgia tl'obice tlella grandezza d'un mand!lt·irlcJ cir c•a , che pe11eLr ò profondHrnen te nelle cal'ni insieme nd u11 pezw di cappotto. Ti fe1·ito pcmJé immedia tamente i sensi. Allorl•bè {lopo circa tre Ol'l' egli rinvenne. si trovò 1usi••n1~ a molli rer1li, senza medicalura, steso in una chiesa d1 Sedon. Cmque o se1 ore dopo alcuni infea·miea·i pa ~!'arono sulla fe · rila sollanlo olcuni giri dt unu benda di tela senza mctllcaLUra. Si nola che questa ferila da va tJIIot·a poco sangu<', ed il Cr11mmenlo d' obice ed il pez'l.o di stoffa erano a·imasli fl~~i dentro. l::gh Cu alloa•a, eon all1 i fer ili, poslu '" un carr o r er bt!stlami e òiraLlo su M~)go nzu, o ve arri vò dopo lt'e giomi ; c•u là t•eslò ancorn tre giorn i s em~n clJl·e. Finalmente, sei 1-'ÌOI'n i dopo l'accid cr.le gli !>i tol se la bcnc..la npplicatagli a Sédon e ei sottopose la ferita all' it•t•igiiZtone conlinua; il crJrpo ::-ta·antero era !'empa·e nella fet·1tu. Finalmente 1~ giorni dopo lo balla glia il ferilo fu pa·esu G le~Lo solidamente ad una panca con cinghie di cuoio, e, senza alcuna anestesia, gli ru eslr altu con forli pinzP la scheggia d'obice ed il pezzo di slolTtl. T osto venne fuori sangue in IXI'Snde abbonòunza; l"Ì tam ponò l'orte mente l'O n pPzzi •l'esca; ull' indoman i l'l'rnorragia era cessata ; fu r i nnoval8 l'it·a·iga7.ione conti 1111fl d'n equa c·o 11~llrlC rc·edda , c d(J!W du11 mesi l'in fermo el'a gulll'i to. Soltanto ~tl cuni mesi dopo egli co ulillCIÒ ad accorge r~>i eh~ la sun gdmba destra er a più debole ed aumentava di ''olume nella sla:tione vet·ticale e nel camminor·e. B ento'-lo c~li ::<1 aecorse ùeUe varicosità del lt·onco, le quali sono poi sempt·o aumentate.

l'aie è questa osservazione, pea· lo meno a~sai curio~tl, che ci mostra una oblileraziou e dei vasi reauora(j, at·Lea·aa e vena, alla radice deiJa cosc.:in, seguita ùa un r istabil imen to


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lliVLST.\ 01 (; lllllURGII\ DI GUERIU.

della circolazione arlet·iosa, pt·obahilmentè per l'anMlomosi delle ~lutee, is('biaticbe, otluralrici colta clr confle«sa po~le­ riot·c e le arcale delle pet·foranli. f:: anche utile notare che questa obliterazione della tcmol'llle tJlla l;Ua ot·igirle non Apportò cangrena, ctò che é abbastanza raro per poter ~oslt luire con vantaggio alla sua legalut·a quella dell'iliaca esterna. La circolazione venosa $i era falla pet· le vie superficiali in senso inverso della (·orrente sanguigna nelle vene della parete addominale. Ma que!'IO ri«labtlimento el'a insufflcicnte allotchè il malato er&. in pi,.di, ed il sangue venoso !3i accumulava nel membro inl'edort', cho diveniva violaceo ed assai voluminoso. f.; ugualmente iuteressanle nC'Iare a qual pe1·icolo di morte era sfuggiLo quell'uomo i !'i comprende che !a p1·esenza della scheggia d' c•hice nella ferito e specialmenLe per chl> r·iveslitA dulln stoffa abbia potuto evilttre l'emorragia in\meJfala che snr·ebbe stata r apidamelllo' mot·lale. Ma questo s tesso cor·po str aniero, protettore i11 cjuel momento, diveniva in sòguito un per·iculo, un lornibile pericolo l'infezione, e si puo dit·o che 6 meeavig lioso .:he non sia comparso alcun accide nte settico se1·io in quest'uomo ferilo nella battaglia, probabilmcnl.e coperto di fallg"O, di cui il cappello, probabilmente macchiato, avGva lasciato un pezzo nella ferila, che viAg~iò in seguito in condizioni difettose di nettezza, e ciò per l~ ~iorni. L'autore conclude col dire che non potè lar~ a questo malato alcuna cura verame ule t>ffica ce, e che il solo consiglio che potè dargli, fu d1 portare un calzone elas tico, od anche uun maglin elle proteggesse le vene dilata te e facilitasse la cir·coluzionc del s angue nel loro interno.


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RIVISTA DELLE MALATTIEVENEREEE DELLA PELLE

Gollbibato all' ezlologl& dell' eozema. -

Studio clinico e

(Giornale della R. Aceademia di Medicina di 'l'orino, luglio '18 8).

apt!rimoutele del Oott. P. DEMA 'l'EJS. -

L' IKllore riferisce la storia cl mica di uu caso di for·ma speoalo ùi t•czcma, la quale gli ha dalo l'oppot·lumté. di fare alcune O!l!!&naz•ont relali,·amtmlc alla par te etiologica. QUl!ste rorma Ji eczema si era mizrala alla parte posterior e del euoio c11pelluto e si presentava di car atter e impetiginoso con secrezione lor·b•da formante ct·os te gt•igiastre piuttosto estese. Sl era diffusa f]uindi alla faccia, al collo, al do rso, all') braccia e alle estr emità infet•iori. si e1·a cioè falla quasi uniYe1'88le. In que~t" parti però si pl'eserl tava solo a chiazze larghe da 1- 6 cm. con inter valli di pelle normale più o meno larllhi : non r.onservava più il cat•allere impetiginoso, ma Vltrtato c.ou diver::;e combinazioni di er itemi, papule, puslOle, CI'O"le, le quali fot•me tutte finivano con squamme sottili, fragili, bianche, quasi lucenti. La!'ciando indecisa la questione se questo vario comport.m-.j dall' 11czema al capo e alle a IL•·e parli del cor·po dj pendesse da diversilti di infezione e dA divet•se inLensita della . ' medesuna, ovvero da cau!Se iner enti alle parU stesse del corpo, l' uutor o si limita ad esporre le osser vazioni d te ebbo luogo dt Care mediante collure con mater iale ricavato o al dtaollo tl•·llt~ ct·ostc o dalla incisione di una papula. . All' esame mict·oscopico di t.ali collur·e fatte io gelatina eJ ~n agar si notarono numerosi micrococchi sferici di O,i-1. JJ. aeohslt, riunttr in due o ptù e ad ammassi. Dessi si colorano molto bene col violetto di metile in soluzione a cquosa 1 p. 100 e dopo cinque rnmuti.


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RIVISTA DELLE ~lALATTIÈ VENEREE E DELLA PELLE

Col maler·iale fOJ'nito c.lalle colture furono fatti degl i esperimenti di iu11esto sopra animali (cavie) e s i pr od usse coslanlemenle una for·ma ecze ma~oide; mentre i meuesimi esperimenti fa llt con mict·oorganismi ollenuli dalla peli~ normale, fur ono sempre negativi. l micrococchi poi che pr odussero sulle cavie la for ma eczematoide in discorso. inieltat! sello la cute negli stessi animali, uon d1edero mai a t·ilevare fenomeno alcuno né localmentu nò in riguardo allo stato generale. Questo fatto pa1-rebbe sufficiente a ditl'erenziare il microor ganismo in di· scorso dallo s tafllococco e dallo stt·eplococco piogeni. Dopo quesli l'isuiLali essendo l'autore venuto nell'idea che il mict·obo otlenulo da questa, fo rma di eczema dovesse a vere vet·amenl~ un'azione specifica sulla pelle, ha voluto an·iscll iai'e anche l'esperimento su ll' uomo; ed evidenternerJ te la l'1.1 rma di erHzioAe c ulanea ottenuta è s lata t1uella òi un eczeliH;I che L'ipruduceva esattamente quella notata nel caso cliuicu che h~ dalo argomen to a questo studio. OL'a dai l'alli ospusli l' auLore crede che possono emergere le seguenti cçnclus ioni : i. Da ce1:li eczemi é possibile oUenere e collivare uuo s peci al~ tl).ict·~rf(a ni smo appat·tenenti agli Sferobacteri. 2. E possibile colle collure di q uesto parassita di riprodur·t·~ s perimenta lmente s ugli animali e sull'uomo una forma morbosa con i caraltel'i ùell' eczema. 3. 11 dello micror gaoismo ha caratteri anatomici e fisiologici che valgono u differenziat'lo dallo slrepto<:occo e dallo s lalllocco piogeno. 4. Fra le cause locali determinanti l' eczema devesi anche annoverare un mtcrococco speciale. 5. ln late caso la cut·a col sublimalo corrosivo é una cura el'ficace ed è una cu l'a causale.


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RIVfSTA DI TERAPEUTICA Valore della l avatura dell'organismo negli avvelena.mentl aouti.- Pt·of. SA;o;Qt..JRtco. - (Rirtsfa clintra ArL'IIIOIIJ Italiano di clinica medica, 30 giuJ%no, 1 8~H). ~el ro--cicolo corri<;ponden le al mese .ti gaugnq u. "· 'enne m !JUtl~tu giot•nale falla meu1.ione di una tneanoria Jll'l'\611ltva dt>troulore sul medesimo ar~om~>nln . Qut•fltn nuovo metodo della lavaluru rlell'cii'W)nil'l tn o c·ume curo <legli avvelenamenti si allonlfma da ltalto ciò ci 1P fu len\ato tl proposto fìn <1ut pe1·ché s1 IJasa sonra un jlrnlcipio as11oi daverso da quelli che hanno sempre ~uidulo i to<:sico lo:.:a e i farmacologi, i quali p1·incip ii s i potl'ebbeeo J·im;HUIIICI'e rat•lnnto aforisma contraria cunlrar itS cw·antnr. L'nutort' pern non s'illude e r ieonosce eh<' i pr i111i lcntathi, clu• furono da lui eseguili l'Opl'fl ~nimnh c descrllli rwlln llulotetla memoria preven ti va, pet· IJUanlo siano ~ Ltlll ;.;ul'fi<'tenlernente numerosi e co•·onali dtt esito t'dice, luLL~:~vitl ùeYOU<• ouc•,ru esse1·e più estesi at'tlnché le lt-!-'1-{• g:enul'llll che ·e ue dc"ono trarre si appog;;mo ad una pt ù larga bn ....•. Lo scopo prt!I!Sso in ques ta nuova serie di t•icelThe sperunenlllli ru f'JUello ùi vedet•e fino a che punto lo luvnlura deii'••I'Jl&nismo poteva competei't' ro~di oltr1 mezzi ,Jj •·ut·a in que~rh avvelemimenti in cui era ~ià sl al.8 ll·ovata ultle, ouùe trarnr· deduzioni pratiche di tjUAiche valore. Ora ria~sumendo in brev.~ i ratti r accolti 10 questo nuo\'O

sl•Jdio !'flropat·ativo, si rileva: . t• Che neU'an·elenamento <:tr icnico tAnto lA r el'pii'UI.tclllC 81 '~tlc 111 h· che il cloralio, il curat•o ecc. l>ono compc>lli\1 ~ural!\'t da non •1·• ~twezzarst,· valendo a t~Oi tl bnllct·c rm1 varw · elt•'rf{la i sintomi più g ra,·i c he ucc0 n1pn~nano l'tt!\~Orbituenlo •Iella ~l · · Ma la lot·o ef ll<:nclu · · d'1pem1e plU · · c 11e ~ rtcnma.

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RlYlSTA

allro <Lal tempo e dal modo di ap plicazione, non sempr e comodo ~ facil e, e talora anche impossibile, come avviene per la rcspi r~:~z ioue aJ•lifìciale la quale non ha valore se non dispone di potenti mezzi ada LL1. Inolt.t'& il contr oelfetto fis iologico da lOl'O prodot to non è il limitato: anzi spcr imentalmeule é dimo:sLt·alo non pole 1·t>i esso sviluppar e ch e contJ'O gli avveleuamenli più leggiel'i, perché potendo !JCr loro conto dclcrm iru:w o azioni deleterie pt•evalenti su quella dellu s tricn ina, non devono esser·e sornrniiJisLrale che in quanlita moder·atc. La sola paraldeiùe può compeler·e colla lavatura nel ~~o di geav rssimi avvelenamenti: solo che, volendo produ!'J'e un ef'f'olLo pt•on to e s icuro. conviene applicarla d i•·ellamenle nel sang ue, compiendo all'incirca lo s tesso allo operatorio che si l'icluede p-!l' l~:~ la"alura. Se si pensa per·ò che ancl•e la paraltleide non è soslanza im rocente, for se all'atto pt·aLico sBI'à vanl:stzgioso di sosli lu ii'IA colla semplice lavalur{l innocua, e Ili eflelt.o altrelpmto se non di più sicuro. 2• Nell'avveleuamM l<, pet· cloralio od alcool nessuna 50s tanza può compelet•e colla lavatura; e se qualcuna può allunga•·e la vita , come sat·ebbe la str icninu per l'alcool, la caffeina pel cloralio, ciò nulla toglie alla s uperiorila aellu lavatura. Du quesLi lj!LL•, t·isullanti dalla prova sperirneulale, ne emt>rgono a lcuno deduzioni d! importanza pr·atica. Anzttullo che, non poLentlovi essl.lre alcun dub bio sulla innocui la di uu aume11to limiluto ù.1Jio p•·essiona vascolat·e como quello determinato dalla iniezione endovasale di liquido ,a lino, sar·ebbe abbastanu\ giustificato un Lenta ti vo di questa nulura, quando un medit.:o s i t1·nvasse di feonte a quei casi cosi g ra vi di avveleuamenLo con Li'o c ui prcventi vame11te si sa inutile ogni mezzo di cura, m entl'e e urgentissimo di provvedere. lrl Mcondo luogo, che il pr·ocesso clelia la vatuea è te n Lo più importa nte in quant.o che é ulilizzabHe contr:> un numero rilevante di sostanze vcne.6ci.Je; o fallo qu•~slo rapporto può consideears i come un mezzo teraleupico di non comune valore, massime avuto r iguardo al la scarsiLa ùi mezzi ad effetto


Dl TERAPEOTlCA

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sicuro e pronto che si couo~cono fiuo 1·a contr o quei mali per cui e8so viette propos to. 11 prmcipìo su cui si basa il p1·occsso della lu valura ò dimostralo perfcltarneote con!'ono allo scopo. Ct>rlo la pratica futu ra !luggerirà dulie motliflcazioni, e ben vengano so varranno a reoderlo più largamente utile e prut•co. Lo stesso autore prevedt: che si polr·à in determinati casi, cotr.e per esrmpio contro ln slricnina, m od ificare il pr ocesso combinor~tio la sua az1one con quella di fJUalcbe sostanza che, come il doralio '' il curaro, hanno un'azione contraria, e che in questo modo se ne potran110 ottenere i migliori risultati. Nullo può cont1·nindiaare l'unione di queste sostanze, in determi••ate quantità, alle Poluzioni saline che s i possouo adoperar11 per l'ir~ie zioM VBsu le; e LuLlo induce a credere du• per una pa1·te pr·omuovendo uno rapida eliminazione del ''eleno, dall'allr·a pt·ocurando nello stesso tempo degli effetti ll,;wlogici che paralizzano per un certo tempo quelli del vel•mo e prolun~ano cosi la v1La, si possa an·ivare ad eset•citare indirettaru~nle una polente azione contro molli veleni, Anche quandtJ in grande quantità inquinano l'organismo. Caò formarli argomento di una nuova pubblicazione con cui l'autore chiuderà la serie di questi sludii.

La t.rapta cleUa. tùl -

Dott. P ENZOLOT. -

(sunto dal Lo-

desco).

Nel. li" congresso di medicina interna, lem.:lo a Wi~sbaden alcun• mesi or sono, si è discusso ~ullo tet•apia della li!'li. Fra c?luro chi! banno parlato, vi é sta lo Penzoldl, pl'Oft:ssnre ali umv..rsità di Et•langen. il quale ha fatto una confe1·euza che è ~>lata pubblicata da J. F. Bergmann a Wic~blldPn. StonLe l'impor tanza dell'argomen to ed il modo pratico, scevro tla astr ~ . . . t u'>erae, con cu1 l autore lo Lratha. l'l'eJo oppor~110 darn~ ai lettori del Gio1'nale medico militnr e un la r·~v rrasRun to. L'au10re co · · . mtncta col metter e la se!!uente qui.,lione: Può gt~arlr_, la list polmonaref ~ nolo, ~gli d•ce, che spesso


RIVISTA

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facendo l'au topsia d i individui mo r·li di alt ra malatt ia ~i trovano negli apici polmonar·i delle stl'isce di tessuto indurito con o senza n od uli ca seifl ca ti o calc ificaLi. Ciò fu inte r•prel.alo come il r·isullalo della guarigioue della luuer·colo::;i polmonare, prima ancora che F>i scoprissero nei polmoni i bacilli della Luhercolosi. S cope rti quest1, è stato detel'mtli&Lo il ca r·atte l'e tuberco lare di quei residui, (1) i qu ali, tìncbè si trovano nei p o lmoni, dànno sempre a llA par o lù guarigione u n significato r elativo e non assoluto. - Pe!'ò dall'anamnesi di alcuni ind1 · vid ui, nel polmon e dt~ i qua li si sono Lr•o vaLi dopo la rnoete r esidui Ji lubercoli, si sa cbe essi souo sLali, è ''ero . IUOmalati in un passato rém olo d e lla loro vita, 111a che p~rò, pe1· una die cina d i anni pr·ima dell1:1 morte, hanno goduta la più. pe1•retta salute. I n questi individ ui rptindi bisogna par lare di guat·igione nel ve!'o senso della pnrola e di gua ri ? ione dura tura. MolLi tli essi no n sono stati neppur t3 Clll'ali corne amma la li di pello, anzi sono vìssuli m ll u co~d izion i p1 ù sfa· vorevoli. Sicclle, dice J•aulOI'e. bisogna r ispondere alla quis tio ne poslà. innanzi, c he no n solo la Luberc ol(lsi polmonare può guar·ire, ma cile può guarire anche senzA il nostro a inlo. Ciò ~e 6. per no i vet•g(-Jgnoso da una par·Le, dall' alt1·o è consol a nte,, per·chè a lmeno possiamo sentire i capaci di p t'O· muover~ c0i noslr•i mezzi lo spontaneo poc;s,bile procc, .. o di g-ual'iJtiO~le. Su c iò il più alLo ll'ibunale in materia di llml· pia, l'esper ienza merl ica, ha [.{ià dello l' ultima pa rola: è possi· bi le alle -volle cb e·il LraLlamAn to le l'a pico form i a rtificialmente le condizioni più fa "or·evoli pel'la g uar•igione d ella tube1·colo!'i po lmon a re, e quindi s i abbia l r c•gua, rn iglìoram ento e poi la guarigione diflnitivo.

(l) !\ci noduli =osi elci polmone di nn lodiYidoo, morto rJon di Lisi, mn doe

cm sta to l.lsico procedenlerncote, Neuwerk di TiitJ ingen Ila trovato dei bar11ll noi loro cmnpleto sviluppo. Semhrn che 1 l>acilll lubeo·cn l:ori e le loro sporo possano couserl'nrsi in ''Ila. per nnoi dentro tali masse incapsulai l'; ed emvllo prol)abile che l nuovi attacchi di Lisi, i quali si veggono succedere occasiouat· ment~ moltì anni dopo una guarigione appnrenUlmenlc completa, siano do vuti nrl una. aotoinfezlone per flloriusclln di bllcilli imperfettamente incapsulati. liEnliA IIN WEUI:lll. -

mo•uu·y Phlisij.

On t,Jte /{)tenie ancL Cl·imaUc T,·eatment o( C1·onic P•ll-

N. cl. T.


DI 'fEJ\AI'BUTICA

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Pruna d t tr·altat·e olello. lerapu:1 della li~i P enzoldl parla della sua protlla~~<~i. Egli si domandtF vale ancho per la ttsi quella sentenza, di cui «i ahu~Lo: prevenil'e i> più facile che

e

guartre? l''anora almeno sembra cho uo. POI'Chè, sebbene la malall1a abbia per il bene delle fa miglie e dei comuni, per la vtla dei popoli Il più mortale signiHcato: sebbene il suo enorme pl•t•icolo per gli uomini sia tlgli occhi di questi abbasl8nza chtHro: ,.ebbene la necessilit di combatter e questo desolante no•m•co del nostro A"enere sia stata giu ùa lun~a pezza ricouo.,ciuta dai medici, pur e è cet·lo che non <~t è ancora notata in os::>a alcuna decrescenza. È spcr·abile pur6 che in avvemre quella tale sentenza divenir reulc. P oichè non cade duhbto che, quando noi pott·emo ~otto mettere giovan! sani a quei roez.zi che sono stati riconosciuti ulilt per la guarigione cii un tisico, un mollo minor numor·o di es,i rl!slerA vtttima dd la mAlatti a. Ora qualll ,..arà l'tlvvenire della pt·ulilassi della tisir L 'auto~ considera la disposizione non meno necess<:~ ria dell'iufe7tonc per lo sviluppo della ti::>i polmonare Srcchl>, egh dice, not abbiamo aperte innanzi due vie, comuurcanti fra di lor·o, ma egualmente scabrose. Prima si può cot·care di rendere innorua l'inrezione e dt Jimjlat'la; secondo, toi dew impedit·e clt.. essa prenda 8eùe nei polmnni. Dist.ruzione dut:que der bacilli lubet·colari o lor'o circosct·tZtone. C>miJa~lero 110 nomico invisibile cosi numeroso e ditruso su tullala lert·a, non é cet·to cos~ facile. Per l'onniP1'811tln7.a lnltlnto tlol b acillo., bisop;ner·tlbbe oppor·si alla loLta cosi e11teso. cha esso fa Elll'uomo, orgonizzaudo un' enct'gica proftlal'si in relazione dell"abillnione, del suolo, del lavot·o e rlella nutrizrone dell'uomo. Questa pt·olilossi mauca ancor·a dt una solidu ba::;e scientifica. L'autore propone di combattere la tubercolosi s ulla base della gcuernlo pro/llu&si, allo Ble'i180 mollo cue si preu ùono deiJe precauzioni per limitare le malaUie e!Jiùellltebe. r,Qu,mdo si potr-anno r enùere innocui i lubet·colosi, che sono ~ ocolat dt 8\•iluppo della tubercolosi, ~i ser•à fallo un g rone~ P~oHresso nell'arte di pL·evt.Hlir·e ques ta malallitJ. - Con 81 rnelle m campo la quistione della conlagio::ita della


lUVJSTA

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tisi. La possibilità di un lral"pot·lo djretto è posta fuo1·i dub. bio da osservazioni cliniche. Però tale :nodo di origin& della malattia non è frequente . Anzi, dice P enzoldl, ci è da meravig-liarsi come, essendo da una parte innegabile l'infettivilà della tubercolosi ed essendo essa dall'all1·a tanto Llilfusa, le osservazioni di contagio non sia no più freque nti. Se la malattia fosse io a llo g1•aùo conta gio;;;a, per la gran· dissima importanza p ratica del fallo la coscienza d•'Ì medici e dei profani l'avrebbe giù intuito da secoli. Benche però il pericolo nou sia grande, put·e esiste e cJ,•ve. essert> combattuto. l m ~ zzi per olLenere ciò sono anzitutto tll competem.a della r.rivata prolìlaRsi. Il medico deve rendere noti i pericolì cile det·ivaoo da un inlirno contatto cni Li sici E gli devi' consigliare una minuziosa nettezza nella cu 1·a dell'ammalato, sconsigliat·e il commei'Cio sessuale ed i troppo l'i pe· tu li contaUi; com e anche, uell'occasione, pronunziarsi c·ontro il matl'imonio dei Lubet·Cdlosi. - L'autor e dic1tittra inutile la disinfezione delle spu~o'ch i e 1·e, poiché, egli dice non è pericoloso lo !=<puto racC('\lo in questi l'ecipienLi, sibbene qu.,IJo col quaiH i li~;;ici imbraltano il pavimento, gli'ahiti ed il letto, ed il quale, ·disseccandosi, si ll'asforma in polvere (1 ). Negli osp~daJi è possibile diminuire il per irolo dell'infezione da parte det lh:ici. L'ideale iulanlo di ISolare nn dul prlllt'Ì· cipio tuLLi i lubercolm;i à naturalmente inconseguìbile. Ma è nccessat•io nei nostri comuni nosocomi ~Ppa 1•are i lisid dag li altJ•i ammalali? L' inumanilà che é spesso congiunlfl a tale mis ura, Ja quale toglie ogni spera nza ai pove1·i in feem t, spesso e non a torto, ce ne fa astenere; tanto più che propt·io nei no!>ocomi si sono raramente osse1·vat• casi ùi iul'ezione pet· (l) Non Lutti sono d'accordo su <lltesto punto. I dottori Sirena o Perniro•, 1 quali h;Inno ratti degli sperimenti per l'edere quale sia In ropacita infettiva dell'inalu~ione del l'irus hiliercolaru, IJI'aporato ùagli sputi rrc~ohi o dagli spu li disseccati, negano r ecisamente questo moLlo di lt'aslllissibilità clolln ~~~i. Difatti non solo nessuno degli animali, os pus U a ll e esalazioni degli spull Luhcrcolari umit.il o ricchi di bacilli tubercolttrl ùi Koolt, dlvenne tuborcoloso, ma nepJlnre nessuno di I!Uelii posti a respirare In nn umbiCI!Le c;Jrico di polvere !li S!IUli tubercolari i eccbi. l dottori Cciii o GuarnierJ hanno aV\lLO dni loro sperimenti gli stessi rìs1ùtati. A•·chìvio dello Scitmze Mediche, 1883. IX. rl. T.


DI T.EI\APEUTI CA

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i tisicl. Nondimeno bisogna, per u11a disposizione del Lullo conforme Ali•· richieste dell'h!iene, sLabilire ospt>dali di tisici 0 coM~it> !>pel~t a l i . È d8 desillerars• che i ct~si di guari~iune ottenuti 111 essi s1ano capaci di dis!'ipare la nalut•ale avversione degli ammalali per questi s lAbllimenli. La Jll'incipt~hl dWlcollà cht' s i oppone ai nost.t•i !'<forzi di rendere innocuo per gli uomini il focolaio di infezi0ne. che sta pre~,.o dt lot·o, constslt> nell'irnpo!>slbilità di opporsi alla libera vrJiouta dei tisici. Noi po!'l~iamo AcJottar'd completamente le nostre misu1·e di precau;::aone «oltan lo surdi animali. Il bestiame IJO\ ano, affetlo da tubercolosi, è una minacr a di infezione per l'uomo. Si e cel·cato di negare questo pet•icolo, oggi pet•ò s i può lutto al più discutere se è grtwde o piccolo, ma nou Ri può negar e. Vort'Pi ved1>r e, rliC'o} l'auLor·e, chi, dor o le ullame osservazioni, «Art>hbe capt~ce di manuaare 1'1citln~mente un bee.fsteak èrurlo, t.olto da un bovino con lfPnerale lubert·olosi, o di bere il lAtte CI'Udo d1 uno gioveuca con luber.·olu"i mamma ria. Bisogna dunque aver e In mossima vigilonza HU I bestiAme vivo, rtcercanrlo in esso la tubercolosi, specialmenl~> la mammaria, bisoRnA allontanar-" e po<:•ibilmenle distt•ug~<ere le bestie anamalutP, bisogna ancora eserdlure il più e<:atto coulrollo sugli animali dt~ nttl<'ello p sulla carru•, per mPzzo di un personalt• veleranario. Il Pet•icolo ololl'infe zione ÙflVP csst•r·e combattuto aru•ht' per un'allru via . Quando lutti gli uomini l'tono minnccanti, biRog na per "?ezzo dell'educazione cot·po t·fllo eli tu lLe le specie tll'mar!lt contru il !l)ro più pC't'icoloso nemico. È nPcessnrio specialmeute &Yer cura di coloro, che hanno una dtspMiZione, i quah ~ono piu minacciati ,J .. Sfli altra. Qu~>lll d1e hanno uu~ .Jaspo~<azi, ne eJ•erlalaria, debbo on ùal pr1mo flll'u ltimo r~­ !!plro, r"~•· rp rhf~si con l i'O le orcn:-<inni di in fezio11c r> tlebbouo ess"re re!<i ulli a t'e!'lister t> conu·o la stessa. Prohlt>ma dil'ftcile, "Pe•·ialmente per ctò che t•iguarda 11\ difc•oo~t~. NaLul'AI :ente n~n si possono toglii.ll'l' i propl'i figl i a1 genitori luI ercoJos•; ~ert\ si proibirà rigm·osamenle alle madri d1 dar ,::• dt baciare, rJ j dOI'IDire iuSit!Olt' col loro batOblllO O da afrJo u)J,.. t'lire di una cameriero lllber colosa. Pau tardi st


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l\I VlSTA

farà nolo a color o che h anno una disposizione et•o,Jiln t·ia, che es~ i dal ronl~:~tlo dei ti~ici, dalraria ca ttiva, dall'iualuzione tlella polvere, dalh• abitazioni malsane, dalle mnl allit> polmonari, dalla carne luber ~olosa, dal latte non collo, dciJhouo tenH:•t•e magg-iot•i p•·r·icoli dw non gli altt·i . Quesl>t gente st dovrebbe mantlare, finché è sana, non nei luoghi di c·uru Jei tbid, lll~t piuttosto 111 campagna, nei luoghi fre;:;chi di w::btte, in riva al more. Cu·ca le ma::;sì1ue •la seguire si dt•VH pt•iu cipahnenle fare alO:It'l!n~meulo :>ulla forza di 1·esistenza. L'u· limentazione deve ec;sere fin dal p!'incipio abbon ianlt>, ~nz1 aùbondantissima. l n relaz1one ai falli di patoloa:~tl ~ompnt·utu, secon,Ju i quali gli unnnali carnivori ammalano dt tuil··r :oIO" l meno fac1lrncnlt• dw IIClll uli erbivori, l'autorc> <'nn clnu.lP pet· una alim entaz on•· preHJIPnlemenle carne11. InoiLI'u l'll\"v!'zaunento deliA ente nlle impt·essioni esterne l' l11 fot'lt' cm-liluzione Jai roUf<t•nl•, ùol polmone e del cuq t•e, -;ono tnnt.u uecessarii quanto l t~ pt·oLcrione dPgli or·gani r espi t'tltot·t conli'O la polver·e o.gli Ìlllòulti <;liimici. Finalmente la scelto d\.'111\ pru fessi oue è di copitnlc i1npo1·Lanza. Bisognu cscl llllt\I'O l'l'li le pt·ofessiMi quci i\J ch11 tll\n no una g-t·ande rnOt'lf\ lilà per li><i e prefet·ire quelle dte assieur·ano l'incessan te gorlim'• •JILH dell'ai'Ja pur!}, comu In p1·ofessione dell'uomo di u1a1·e. il lwl· Lolit•ro dt carnpa;.:un, il boi:iCtiÌIIOio, il !riardiuiere. Per la disposizione llt:I(UI'-~Il~t. in generale, le re:,role preventive ~ono le ~les-.e che pt>r l'e!'e.Jit.ar ia . I n CÌO!<CUn "111· ;.tolo caso bisogna t'Pgolar.;i secondo la causa che stnbt · li~<'e la disposiziOne. So in seguito ad una gt·ave malallia l'in•lividuo é r ima:>tu rli d~·bole sviluppo, scaduto nella nutrizione, si Ctwcher à di ullontana!'e i momenti causali o ,Ji sniJe,•are la nutrizione scaduta: se invece è afTeLto da culAtTO bronchiale o da pneumoulle calat·rale, postumi della t'O!';ulio o tlella tosse canina, nl posto della cura che con.:;iglta di aver• r iguar do, staudusi 111 lt:Llo od in camera, si '-'OSLtluit à caulamen te, ma con enct·g•a la ler apia dell"a r ia buono; pet• OtlPnet·e nello stesso tempo una rapi da gua ri~i one e l'allon· tanamenlo tlel pericolo dell'in fezione. Parlicola t·menle 1nter es!<anle diventa la l otta pt·ofilollira con tl'n In luberN)Iosi, Cfl!Srulo il nemico ha già occurato llll


DI T&R..\PE UT fC A

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punto del corpo. pur r imanendo ancora difesa lu impot·lante pos izio ne del polmone. Dagli allrt o rj:tani affe tli da luhet•colosi, spf'cialmenle dal!e glandole P dalle ossa, !'i può S\ illlp· pare lauto uua Lubercolosi generai ~. qut.wlo una Lube t•c·olost polmona.re . Pos!:>iamo no i tmpedirla? I n questa quisLrone, i chiruq.(i, nostri !•Otenli alleali nel comballero lu luberl·olosi, ci elebbono aiutare. I!OffiC sono sempre pt·oult a forio con i t'alli, enche co l con~i~lto. O!!gi essi cr·edouu Il pertcolo d>"'l'infezionA minore eli 'luello che lo c redevuno una volla; 1110 sullo sua eststen:c:a sono lulti di a crordo. l.n di minuzione tll'l pericolo eli infezione d ipende r ebbe, ::;econclo essi, da l fallo, c ltt•, distrullo il focolaio di luberco lo:-i, ;.j impc>discono i di~lu!·bi locali. Questa distruzione però 11011 é st'tllfli'O comp!Pta. Non ti I'R, se dopo l'••sl1r pazione ùi uu pacclwllo eli ~lauùolt' CCI'vicah, rimango no allrove nella ca' ilit l01'a<"Ì!'8 gl n udule caleiOcate: II QII !'lÌ può du·e, se, dopo l'ospur tuzione di un'tu·Ueolazione tuborcolosa , s i è allonlanulo Lutto il mulo r iale

lnMtlvo. Le recidive sono feequenli. AJlo t·c h(\ q uindi non si ù in

grado di impcuire con s icur ezza lo ei(H'oJuzto ne della lubel'· colost m sito, uon sar à neppure possibile dt preve11il•ltl in altri organi. corue nel polm one. Le sluli<~tiche llll"egnuuu che In l'eteZtone delle arlicolaziom lubercoloso nou di rn inuiscc O\' Ì · d~ntemente il pe ricolo dell'inrezson .... Anzi le maggtot·i auluMiè llOno di avviso che le operazio ni possono, producnnolo ~ 18 s~ecie di innesto tubcr·colar•e, numcntare Il pericolo del l iufezJone. Il Significa to dell'aspol'laziorlt' ùoi locolal'i lo ~ttl i dt lubercolo:ti, come mi~ur•a pruHinlllca ... cruello, dw•· P ·nzol~t, di una violenza lerapeulica (lher a!•èulischt!n Ein;.m fre~). Egh però non Oc>ga il gr•an valor·e d1 questi s tudit, A cu1 i c btrurgi attendono; dichiara cbe la vta ò f;i usla ~ 1-lpcr a ebe U perfeziona mento dei m elodi, la CUinbinazia ne d1 u~si fO~ sostanze antiparassita rie. else peuelt•ino profondAmrHle ne le!lsuti, e tutte> il tr attamento •!!icnico dell~t •uber·colosi · 1tal1· 111 · 1111 avvenwe c 1le "l· uu..:ur~t pohnonare, dtano b uo n1· r·rsu non lontano.

La vere terapia cut·a liva de llu Li~i con!'isle, secon1l11 Pùll·


11~1

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RlVlS'I'A

zoldL, nell'igiene del corpo. Se oggi, egli d1ce, anche per le maJaltie contro le rtuali possed1amo i m ezzi più potenti (~i ­ fìlide e malaria) si dà cou ragione !'<eropre ntaggiorE' i111po1· tanza aJ una conlemporane11 e ùiligenle cura del corpo, 'luanto non è questa più nece:-saria per una rnalallia, couh•o la quale non abbiamo alcun mezzo spec1fico? l ntanlo per metll'J'e in p l'A lira un tale Lrallaruento. 1'811•'1'!!ica cOOj)eJ·azione d<'gh amn•alali é indispensabile. .1Ia p.. r aver lt~ cooperazione ci vuole la consape,·olezza. L'autoJ•,. é, Hai v o eccezioni, p m· In maggio ri• "Ci tiettezzo del medico v;•r:;o ì lisici. Essi) deve esser e iu dir·t'lto t'apporLo col grado dì col · tur·a e dei mezzi mater1ali ddi'HHllnalalu ed 1n rappul'lo Iliverso della g ravl'zza della maluhw. La cr·u·ia vcrilu o ulriP, quando frli ammalati Lt>nd•,uo all'ollirmsrno. c un'inutth· •TU · Jeltà, invece, quando l'ultimo rag~10 di :<pel'AitZa è spentu nel loro animo Fondamento del lllPLoclo i~icnit·o é la terapia d··ll'at·m 111'1 più lat·go significato. L'ariH Cre!'ca e pura, dovunque si lro,·,, lleve essere godultt al>hbndanlomc> rale ùagli umma lal1. J>oi~ht} la li:.i può dappertutto g'll 8J' Ìt\~ spon laneame nl r·, ~ i polr·C. 1111ehe dappertutto u sat•e l'a1·ia pura cun melodico l!·atlaowulo Acl ogni rno<lo, secondo i genernli principii te ropeulici, bi ~.,.:na scegliere o quell'aria, lA quote ,, Lanw buona l'l.tc mai nlcun C&SO dt li!:<i SÌ e lll P,-C::Q V~'l'if1CAlO, () quella in CUi l-{tà tnoJli ammalati di petto sono miglioi'Ali. È infatlt o llima idl'a • t" ~"la di mandare i LÌSICJ no•J luoghi immuni. Però :-ulle n•r•· cuu,e della immunila di COJ·le J'Pgioni si hanno uotiz1e co:.-ì p Ot:l• esatle, corne sulla ulìlilft pl' l' i tisici di oltre 11011 imnwui. Si fa la seguente quislione. l!: un'inco~nita e specifica propl"i•'lll dell'aru). dei climi, ovvc1'0 è la l'elice combinaziouc d1 ulcuu.. propricllt conosciute di e:;su, lT'a loro e con nltre COitd izJ,IIti della vi ta, la causa che osLacola lo s viluppo del la Lubc,·colosi in cerli siti più dre in altri l Una rispostA pr eci'-u 1\ impo,.sibile a darsi. L'idea di un'rnfiucnza specifica non ò t':-l'iu-'a mtanlo; perché a noi lutle le p1·oprietà dPII'Mia non ~011(1 11h· baslanztl nole, ed i nume1·osi ed innegabili influssi che l'urlA, !l tempo e la direzione rll'l venti <'S~'l'Cilano sul!li organi!"mt :<fllll e quelli ammalati, rimtl!lgonll per noi perrellauJt:nlo o>-~·urJ.


Dl TERA.PEUTTCA

Non si può dimostrare esalta la sPconrla ipotesi, perchè tulle le regioni che si conc;idera.no. si ono «>c;se immuni o non immuni, sempre però salubri, offr·ono l!l'aucli differenze relallvamt?nle alle proprietà cono!lciut•• òvlla loro aria. Noi abbiamo sopra ~li alli m onti, sullP costP meridionali, sul mare, nelle isole, nelle lande, bassa t:ld al ta pt't'IS!'\ione. poco e con· aidt>revole umidilit, freddo e caldo, poco e molto movimento dell'at·ia, il sole e la pioggia. purezza ed incruinamento rlel· l'aria, cielo set·eno e nuvoloso; inc;ommA le più esLt·emt> anUtP.~:~i. Intanto P. praticamente utile ronside rare le proprielA conosciute dell'at·io , benchè ilhtrnmirto poco: purezza tlell'ar,a . Quec;la pt·oprtetl) è comune alla mag-gior partP dPi luo~rhi salubr•i. El'sl>ndo l'ar·ia hbt>ra di meccaniche e chimiche impurità deve far bene ai polmoni ammalati. Gio,•a inoltre la dtmostrata as<~enzn rli microtìti nPII'arìa degh alti monti. L'autore non pe11::;o lo l"lP!'\!'O del bacillo dt•llo tubercolo!li, prima perché non -~i An stl esso e~isle o non esiste nell'al'ia, e poi perché, pe1· olcnni individui, n e ll 'P.:-~pel­ \orall) dtoì quAl i s i trovano bacill i, RrmbJ•n indifferente che respirino, o non, oria che può conlPnrt·nt·; a questo pl'OpO"iln Penzol.tt dice ""'~ere mollo vero!>imilt• che la tisicbezza polmonare non ~ra il prodotto del Qoln hac-illo, ma c!1e nitrì mlcrorgani~mi palogeni concorrano olio tlistruzicne del parenehima polmonare. Questi mict·or,:rauiAmi sarebbero flUCIIi della ganl!renn. La mancanza di m icrofìli nell'ar-ia è dall'8 ~l ore consrderata . come un u1omen lo, che si oppone a llo 8 ' lluppo d(jlla lisi.

L'ana dei monti e del mare, comP an<:itl" un lt·aLLomenlo di aria libe1·a nel nosll'o clima, eccita l'appetito. Sappiamo per f'SpPr·iRuza che il soo-gior·no nri luoghi di cura alli o lllC'ridJouali fll'n . ~ . . • f'A!'er e m un det conlr conAtdera to C<HDf' 111111 CUl'Jl dJ Rt·ia; <'he il SO!.!<TÌOI'fiO in I'IVO oJ mar·e od flllChG IICI nost 1· 1 . C" ~ uoglu freRchi d'estate ha clfiiO dei notevoli mi~li1'1'9•

ID\lnb

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Oua~i u"ual . . . -· .. " per tmpot·tanza al trattamenlo dr ar·•a é la •-.lonate ali, . la uenlaztone. Il buono c.tato di nutrizione m tgltorn prognosi della lisi. P el' otLC'n<-'tlo c.onn m•ces~a1·ì ti huon


220

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lll VIST.\

appetito e la buona digestione. S e mancano si e1.:citcl'unuo cou mezz• opportuni; se esi::.lono, l'alimentazione sarà abbo~trlanlt', cornph•sRa; il pa~lo si r·ipelera sei, !:ielle vull·· nella f.!ltli'IIUln. Sopra 1 coropOIICnli pl'inci pali dell'alimentazione dt<i ti'ilèÌ e !'OJH'Il i loro rappor·Li, raulore, confor rnemenlt> u qunnlo in«egna l'e::;peri•!IIZU, ùice elle. un pasto r icco di bianco tfuuvo cou uwllo gn1sso, facil m ente diger•iblle (burro, oliu eli fegato d• merluzzo) e ~opra tullo il buou latte devo essPrè sp•••·•m enlalo; che 1 legumi e le paste, se sono Loller ali, pussouo C"-"81'e utili, 111 cio~cun caso speciale pe1·ò bisognu fare lu !"celta del cibo cho connene. L a medesima cautela bJsu!!IIR avere uel:'or·di••tu·o !-(li alcuolici; perchè se ralcool ( l ) fo•·ni!<ce al llledwo un' fu·m a polente, può, adopel'olc> ùa mani ineSJHH·Le, t·iu«ci r e pel'l\#Oiusu. Le be' nude alcool ielle di t' -.j pt·•·IJI:ll'ano do l latte (kumys, kefir) sono ul!li. La suraiJmenla~icme, Hll('he rattfl con la polv~l'e di carne, sectmdo le cspe· l'lenze di Penzoldl non !:lt· pr·olung-a tnollo tem po a cagiouo delln t·ipu~l ll tnzn che ecritn, e più spesso non si pot'la a tcrlllin e pe1· i ù!'sLul·bi dell1.1 digeslione. I t·isullati otlenuLi Jlno i'A ùall'llilrqenli!ZtOne for·zala faua con la sonda. tJt>ll sonu mol lo sedtlt't' tnLi.

Come L41'z<J ulOJllen to impo rla nt·~ nella cura delh.1 li~i dobbiamtJ cono.:ider!li'O il movimento del cot·po. E sso è ucces~ol'iu, mn fallo 111 ~i usta lllisura. P t> t•ciò la vi~ilanzn del 111e· dico i' illul!<peH,:abih·. QuAlunque sforzo deve es~P I'P pl'tllbilo. Ch::- H' 811Chl' ti tnùÙCI'8lO rnO\'imenlo. rttlln in ~iu ..ti li m ili, è snperiot·C> ali ~ l'ut·ze dell'ammaJALn, è me~lio aboli1·lo dèl lulto. Le brevi passc~giate, l'ascensiun~ d i u1o o lloll!llC. (l) )lenl rt• no•t~ll indhi·lul ~nl l'.Licool ti raram~nl~ ncce;s.vio, nei lisiri tll,.,... r. •ttcrhlllllcnto negli ~tali rcbhrili, riesce utile nclln gr:mtlc• lll31tl!ioraut, .tei e1si. llocltt\ i reni l>OUO Stlni. f'.s-o a:;i.sce come ;~limenlO di risllanoio r limtb la •lbtru7.lone tiC t Lt•ssuU. 1..1. •tuantit., c qualit,i varier:mno secondo i c.N ,\lcun41 I'O ILC dove rs~cm del tullo O''itato. Quando lr bibite n.lroollcbe pruducono nn ~t'uso dì conrorto e rln\'igorimehtO, miglioro~no l'appetito e tu •llgc•ltOnl', allontanano In natulcn~ o diminuiscono la 1iressia, se rsisle, \'U•JI dit·o l'li t! ri csrono utlll. Se invcee p rod n~ono pulsazione delle nrtrric, dol(~rl•ll trstn. svo~llnt0na, tiiTOssltnP.nt o o granllo ccritaroento o perdita doll'ttppetlto, vnul •liro che sono dh:uta Ue c non possono prendersi che in piccola quanti!~. II J>nMA~l\ Wt:ut;n, lon1 ella to. N. d T.


DI TlìRAPRUTlCA

22 1

fatta cautamente, la ginnas'Lica all'ar ia aperla sono da t'accomandarsi partico larmente. Per gli Ammal>lli piu gra vi è comm~>ndevole i l movimento pas:si vo ed il mas$aggio. AnchP. le metodiche profonde resrirazioni, nonché l'inspirazione eli aria eomprl.'ssa, ma sempre einnovala, ~ono eia racr.omtllldarsi. L8. cura della pelle costi!uisce il quarlo punto. Gli abiti debbono es:sere di una Jeggiera slolfu di lonn. Siano flrlalli ai CJ.trnbiamentì di temperatura, ma non pt>souli: non debbono soprspporsi altri abili a quelli cbe gié si portano, non appenA la tem per atur a si abbas~a di qualchr· ~rt·ado. Un am· malato forle deve essere, an.-:iche prolt>tlo conlt·o le inrt•eddature, abituato, t em perato. Il trallamt•uln a U'aria libera é la eosa principale per ottenere cir\. Un polente aiuto lo dà il lrattomenltì con l'aqua ft•edda, comincit1ndo con le rt·izioni secche e terminando alli~ doccia. Tullo ciò dev'esse r• fallo soi.Lo

gli occhi del me.dico. Finalmente viene la cura psiciJica. So è vantaggioso che tuLli gli ammalati abbiano un m edico, a cu i a.l'lkla rsi cd incontli~ionat~mente obbed it·e, cio è necessA r·io ~pec i ~ lma nLe per

i Lisiri. L'assi~;ì leuza medica serv e ad incot•a_ggiare gli. al'fl il li, sCJllevare i depl't:lssi e sopratulto tenet'e H l't·eno i volubil i. Il metodo igienico ha una gl'ande importa nza nel trallamento del!~ tisi polmonare. Le miglio r i gar·anzie per l'esecuzione dei p recetti da esso ra ccomand~:~Li lo tia.•·ebbet•o le case di salute situate in regioni immuni. Un ospedale tli liBici, costr uito in un luogo riparato al Sud. co11 ~iut•ùino e foresta,Iornilo di eccellente venli lazioue e po~to sopra ui u11 altura immune, sarebbe l'ideale. E veramente per quella parte dell'umanità afl'ella da mal di pello e che uon Ila rnezzi di sussi1'!tenza, sarebbe un Yero beneficto, se ~i pt·t>nùe:::"'e rn seria consideraLione la fondazione di un sirn de ospedale. , Ma scendendo dagli ideali umanila ri allf\ verila pl'&Lica. l autore si domanda : dove mandceemo i noslt'i Lisici betwstanti? Non basla una sempl ice enumc1·azi0ne dei luoghi di ~~u:a . Gli ammalati desiderano le più esatte iotlic!lzion i p~r 1 tttnguli gruppi di climi , specia lme11le pP.r i cli mi alli e 1 '~~ 1'


lllVlSTA

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i met·idionali. Noi peeò possia mo dare solo ùe i consigli generali. Priron d i lutto s i deve ùar•o g t·an tle imporla11za alla pr e coce parle1rZu ed a lla lunga ùUt'tl La del s oggio rn o nel le con · tt·ade !'l.ane. È rneglio pet· u1 1 individ uo co n in cip i ~ nte lisiçht:.~za pol u wna re passare uu iule ro anno a Pal er·mo o ne Cait•o, che di morare dur·ante il ::olo inverno iu un o ùi •JuesLi ~itì. 11 molLo viaggiare non ù da l'accomandat•si . Spesso gli a mmalali sono ~acciati dal Sud, a cagione del pl'eteso cal<lo nelle cosi dette s tazioni di pus:>~:J ggio , ove soffro no mollo freddo. Anche lo sciogliersi dello nevi caccia nwlti ammalati dal Daoos (1), dove sar·oLbe mefrlio c l1e r in1onessel'D. Gli individu i fo l'ti , r esisten ti , cùo ~ono al p rincipio della malall.ia, che non hanno alcu11a complicazione, è meg lio mandar·li sui luoghi alti. Gli individui sensibili, nei quali la malallia è ulquanlo avanzata e che facil m ente banno f,.,bbt•e, r esisl&IW meglio al Sud. La lenrle nza a ll'emoHbi è Leoricam enlc una conLt·oind icazione pel' i climi alti. La Leoria, s e co udo la quale glt abiLanli del N01•U stanno meglio sugli alli m on ti, percbè a iLrimenlì al rHo r{lo dal Suù ue lla lot·o patria, :;at·e b ber o molto seDsibili a l ft·etldo,ba molti faulon . Vi sono però anche coloro, i quaH soslenlonu ~he il clima del Suù é più s a no per gli ~:~bilanti del N prd che pe•· C(Uellt del Sud. Ad og11i m~Jdo , p rima di dec iden: se e (\uve sl Jebbooo m andat·e g li arnmalali nei sin guli casi, quale sia il cli ma che più conv icu e a ciuscu110 tl i ossi, b isogna fat't: una d iligeute osser vai'.iOne d el l or o sLalo c.li sal ule, ue lla IOL'O ub ilazioue, ;o;ollo JiveJ·s~ circoslaul.e di le mpo. Se J'arnlllalato !:.i lrova me.glio con url tempo umido e caldo, gli converrà dippiù andat·e a dimot·ar·e sopru una coslu d e l S ud; se al contrarw sta meglio cuu un'aritl secca ~ l't·edda1 gli g iovertl dippiu il soggio rn o soJ.H'a eli uu'a !Ltl vallata (2). Il meJico s i deve (l ) Davos Plalz nelle A.lpi Sviz~ore, tJrimu sLULiliroento di cura, a cui si ri· corse venti anni or sono. È il posto più import<,tnte e meglio Mlnlt.o nelle Alpi S••i7.7.Cre. N. d. T. (21 l climi delle regioni elevate, clitùl \Ielle altitudini e 1lelle montagne, solo da po~o tompo sono venuti io fn \'Orl' in IJ:uropa, mentre erano da molLo tempo ttsali in Aturric;~. Al principio Cttrono ntala accolli. Si incolparono dl nebbia e


DI TKRAPEUTICA

i'P.golar .. SI'Condn lo ~talo del PI'OC6S"<O !orale, olE'Ila febbre e del peMo del cor•po. Gli ammalali i•·ragiouevoli, voluhili, debbonn sts1·e negli stabilimenti. Cnn ciò però non è dello che sono C !'lSI 1 soli a cui Ltlli locnll ta convengono di più. Il t•·altnmenlo medicamentoso, mollo inferiore por efficacia al trattamento igienico, è invece, per la frcque••zo di uso, mollo superiore ad esso. Costituisce sopralullo la terapia dei tisici pover1. Non vi è alcun 1imedio, per quanto vecchio, che non sta stato adoperato nella lisi, e non ve ne è alcuno nuovo, il qu11le non feli citi, priu1a di ogni altro ummaiAto, quello di lisi Noi del r esto conosciamo solo r tmed• eh<' lemsconu, nes~uno che sana . La le•·apilt medicamcmtosn è la terapia !-!inlomoliCi'l. L'autorf' uon pal'la di tutti i rimedi che si adoperauu comunemente. rilevo !'\Oio dal li'ALlamenlo sintomatico alcuni punli, sui rtuali vi sono ùtll'·••·en1.e di opioioni. Un rimedio indispensa bilo é e rimar1·à la m01·flua. Teoricamente nou olobb tamo esitare ati nmministrar.- ![Ueslo alcaloide JlAi• calmare un acceMo di Losse to••mo:nlosn e Cut:l rompe 11 sonno, o pe1· ca lmare il dolore o la dispnea. Si deve però esserne tiVuro ne1casi re centi, prodigo nei <:a<.:i IIVH IIZtJli. . Si PUIJ eenurf' di llliglioi'Sre la to ..<.:e anche mr•diante la dammuz•one di'Ila ~ecrezione. L'in ... pit•azione dei vapor·i di lt·emen\ina o della nebbia di una soluzione di tannino produrono questo ef1Hto. Sul vulore di q ll l·sti mozzi pe1·6 l'ou lor·o si pronunzia con l'i~erva. Le inalazioni ùissolvenli .ti una s :- luzume di sali l'uvo ris cono l'espclto•·ozioue, quando !>Ol i O prolratte.

:*'CUlla di sole :lumnte l'inverno, oli umlollta continua, di

1111 rrcddo llcris-

1:~· ~ (!'lola~do o novi perpetue. Nulla vi ha !li più Ca Iso di flueste nsst>r-

neb.blo lnvrrnali esl~tontl solo noll'imm;\glnazione. Il C'ir!f) per lo [liÌI rro 0 l aria JICrMtanwnte to·t~sparen La eu asoiutti~si ma. I l frotldo non può fttero lnteniO '""l'cl1 l l ' . A ealure IOiare ;-· ' nnn " asciutta , percile è calma, percltt! llnalmente il dld di IAIQd moll o ltrnnde. - Weber nelh.l lcLLoro fatle nl c.ollegio ol~l mel!lliDdllllaaa ra P&rlll '1111\SI o;clashament.• oh •1u••;U rlimi, 11 cui aLlrlbul.;ce una ZIOOe ai ~DIPGfL>nza.. E;;ll nega )>CrRno che l'cmotwi sia ona rontrolndicaquenleaJento •l~trl; an~i, secouclo lui, J'cmottl~i avviene miJitO meno frelllllle regioni elevate che nello basse. 0\. ti. T.

' azz'u


lliVISTA

L'immediato ed ussol ulo riposo a lello, al!onlonnndn qulllunque f'AU'l8 eh eccitamento psichic0 o fic:ico, ~cconrlo PAnzoldt, la co<>a più adntla per le emor,·agie dr~c·retP. È inulrle, eg-li snggiunge, rompersi la testa 1Kopfzer•br Pchf'n ) invel>tr:.nwdo lA miglior manie1·a di ~copri:•e il srl•r .l'onde ''iPne il 'lan~ue. ~tante l'rmpo~$ibilità di venirne a capo. Bi>lOg'llfl però l'iCOI'darsi Che un'emottisi )e~gÌP1'8 può oliVPt:• laJ'P gr'II\'C. La morlina in piccole •·eilerate dosi J'iC<><!e mr Ilo ulìl~ pPr r.o lmart' un accesso di tosse ::olizzosa. complicata ad rrnollisi. 111 quanto t~gll emostatici mlernr, com,.. la st>;.mle ed i c;uni fH'epaJ·uLi, non 111i ru dalo mai, dice l'oulor c, vederne buoni rr!o\Uilalr, che non potessi attribui,·P ad alh·a cuusa (einwancl!<l'l'eien). Put·e alle voltP il medrM ;;i Lrovt•ra nella nt•c·t>ssiltì tU l'are qunlch·· eoc;a ed allm·a poLr·ù heni~""<IIHO

c

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ricorrt't'P ad el"~i, che !<P non fanuo ben~>, non l'anno ueppurt> male. Coulro le inalazir111i col liquor .ferri si ò obhi••llnto c!ltl lu -.ue prop•·it'là ..:oagulanli vengono anhullAle dnll'a!!il1l7.inrw t' rl~g]i 8«'Cl'!<!'j 1\i tosse cltt: provocanO All'ummnfnto. Possor~o però ~>; p ol'imcntu r • s i nello copiose ecl inf<iSLPnli Pmnr· l'agi e, a crompo g-nulo ùa ugitazin11e de~li iufel'mi. Per il lr·~ltfltnMlo della febbre dei Lisici non vi è, in gcneJ·alè, nlcqna l'<>~o la vAl evole; perché l'oJ•di narin not'll1(1 fH'I' g iudicare 4ella A'l'fweu.a dr c~sa, vale a dire l'altezza dPllll lcmp••r·ulut'fl, in questo caso non basta. La steS-"8 lempert~lut·a a!le volle 11011 è uvvcl'lila . allre volle invece lol'menla con~'<idet·t'\'Oimenlo ~h infer·mi; nel primo ra:m J'rrnane quu!'i intatto lo ~Lato ll--ico dl'll'llldividuo, nel secondo lo daniiC:!~ill pr·ofontlamente: alle ,o)le cetle facilmente agli onlipll'altt'i, allre \'(j)le I'C!->1>-le perl1111lCf'IUCOte. Conll'O la r... bbre h' r• •~-tuk ~enet·nlr di cut·a della li'-i, come ti lt·attamenlo eli aria libera, ' 'algouo uit•nle; bisogna ricor·r·e1·e agli ontipit•cltci, i q unii ~"Oilevano l'infct·mo e gli ridanno l'appPiilo ed il sonrw. Si useranuo quindr Lo frizioni r,·.-ùùe c ~opraln lto l'anlipir ua P l'ftn li rt'IJbf'ina moderata tll ()lllP . SpPcinri non ne esistono. Col creos oto, sia nei pas-All 1·he nei lempt J·econLr~srmi, st sono avuti dei miglior atneulr. 11111 t•isullali posi li vi nessuno. Lo stesso va ùello dell'iJt·nto tli


DI TERAPIW TICA

terpina (l). Coloro elle sp er·aJ'OIIO molLo dall'ac1do SI'St>n loso sono rirna!-li dis•llu~i. Sembrò l'azionale l'opplica:.:ione lor.ule dei mez1.i anlip81'tiSSil8t'l med1a ute l'inalaziOne; ma il r.-nolo, l'acido sallcilico, il iodot'or mio e molli allr i, u~& li a que~lo scopo, ~i l!ODO dimostra li insufficienti. De bbo io pa r·lare, soggaunge l'au~re, della fantastica proposta di espell er~ da l polmoue il bacillo tu ber colare media nlt' l'inalazione di bnlteri non patoaeni ? Nelle parole non patogt·ni ~i implica ;!ià l'1tlea chHtJUesti mlcropAI'Hssitl non penell'ano ul'i te~!->uli. Si é leulata an<·he In dir~>lltl appllc·azione di ~o~lam~e Alllipu1'8ilsilal·ie oniezioni !mrenclumatose) (2). L'uulore conclu111le ral'comauùando che le nuovo soslnnze anliparast<ilaJ'Ie, mlcrobidde. e gli !"pel'imenl• sulltl p •ù oppurtun" mauiera di adoperarle, si pro,•ino non cont1·o la luberrulo"i polmonare, la quale, esf',;ndo cos!Hu 1Lo da rocolai rineblu~i ne~ !'eno di IHI or gano i•uporlanlissimo per la vita, é pocc. atlatla pe1· essi, ma conlJ•o la luber <'olosi locale, perirenca, tubel'colosi dellu pelle, dt~ llf3 O!'S8, delle a i·Licolazioni, che offre il rtllnpo più oppor tuno per Rperimenlar e lali soslanze. Pt>r que~ to ci ~P.1·vi remo dell'aiuto ùei chirlll'gl, i quali 110no 111 pRt·i tlei medici llllitnali ù11l più vivo desidPrio dt trova1·e il me1.zo di g ull l'i r e In luber·col os1. E. F.

. . .W lltologtot del .aU di nlohello. - (Reoue scien tijique, 2~ sellemb1•e 1887). Vttn Hemel Roos, in $eguilo a nume1·osi esperim en ti fiIUolog•rt rllienè pl'rlellamenle innocui i sali di nichelio. Qualche espe1•ienza con questisali ave va fflllo, a uni addictro,Schulz, Ili La lerplna eostllulsce un moll iOcatoro ~nerglco !lPIla mnc0$1\ rospiralorin <Id un anUJecretore poteme. Si amministra alln dose di uo granuno solto forma plllolare od In solnwmc alcolica. GBUAIII SKt:. - G11~elle du lltipilau.x: N. d. T. ltl Truo, lOtto In direzione cii l.éplne, ha In iellato nel polmone. pass.ando al~' !!hO la rate le tornrica medino te oua gro.soa siringa dJ PraYaz, munila delIlO K. l dell'a.sptratore UieulafO\, dell'nlrool a 90', coolenenle m soluliOM Ibla p • roporzlono varinlillu tli creosoto (2·'• 11. 1(1{)). lo gt1narale si può dire che 11 risultato ow·nulo li :~lalo poco ru\(Yre1ole. l.rlltl Midtcat. ri. d. T.

15


JliVIS TA

con eguala rtsultalo. Non sarebbe quindi indica ta la pr•>ihizionc dell'impiego del Nichelio nelle fa bbricazione di vasi c di ulon::ili di cucina. Tuttavia il consiglio superior·e d'i:.:iene auslr·iaco fu di conli'Srio avviso.

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Ilanbllma.to oorroslvo nella oura della oongtunttvlte g ra. nnloaa. - Doll. STADERt~l. - (Morgagn.i, auno XX I:\.. giugno). Il pr of. L . Guaita pubblicò, due anni sono, gli splen li·lt risultati ollenuli sperimentando nella cura delle varie forme ili c-ongiuntivite inletliva il sublirnato corrosivo, di cui u11 ri· marrhovole pregio sart"bbe pure quello di slerilizzar•e i pt'O· dotli della rongiunLivite g1·anulosa togliendo cosi i pet·icoli del contagio. Ora l'a uloré so~gi u ngé che Lati ri sulta ti fur1ono sempl'(' pii'1 conft>rmaU dalle ult.eridri osset·vazioni peat.icate nf;llla cliuica sienese. Sollo l' ihfluenza del subii malo non Lanla a mi ligul'si lo stato inlìornmator·io della congiuntiva; le gl'anuluzionì comiu· ciano bPn presto ad appialtìt·si, e, se esis te già il panno cor· neale, la cpt•nea va riacquistando la sua tr•aspar•enza dr pari passo col in tgli Ol'a me n Lo dell'affezione congiun li vale. Il !>U blimatu c:;ptega la sua azione te1·apeuLìca contro la verae!<<~enza della malattia, urc1dendo i germi infelliv1 cbe l' \,anuo «vr· luppat.o e la mantengono; la peoduzione patologica ~ottrutla CO"i g radatamente alla causa da cui trasse l'ot•igine, ''ìPne a r·isol ve1·$i e scompat·ire pr ima di avere <·agio nalo 1wl Les· sulo solloepiteliar·e alcuna grave alterazione pe1·manenlc li modo dt applìcaziorte e le dosi fu rono deleeminati dopo avere studiato l'efficacia lerapeulica di ogni var10 lilolo ddle soluzioni contro le varie form e o stadi della malallia. li !;U· blunalO deve sempre esser e disciolto nell'acqua di~tillala bollente, affinché la soluzione a vvenga con t·apidìl8 e s1a per·feUa. Il liquido, lasciato t•affreddaee, viene poi nltl'alo pe1· separare ogni iillput•ità non disciolta, e si conser·va in bottiglietta a tappo smerigliato. La soluzione pt·ererita e d'uso generale è quella all' l : 400;


DI l'ERAPEUTlCA

ee,8 corrisponde benissimo sia come potente antieeLLico, sia come solventP, e nel tempo istesso viene tollerata dalla congiunliva sulla quale non produce che uua leggiera e l'ugl{e· vole Irritazione; l'ammalato ue t•ise nta solo un lieve senso di bruciore locale, che in un tempo non più lungo di una mezz'ora é totalmente scomparso. I paz.ient1 che ne hanno &.Uo especie11za ass1c111'8no concorderaenle che il cristallo di solfato di rame, il nitrato d'argento all' t o 2 : 100 cag1onaoo un dolore mollo più intenso e du ralut·o ed a questi ognuno di loro preferisce 1! sublimato. Si adoperano con minore rre-quenu e,J in cas i speciali a nche la soluz.ione all'i : 500 e l'alLra a ll' t : 300. La prima ba la sua indicazione quando vi ~ In corso 'JUalc!J e <.omplicaoza corneale seg-nalata ùu una infiammazione acuta ; l'altra soluzione, la più forte di tutlo, viene riser va ta per casi eccezionali, quando i kacomi sono molloabbondauti e duri. Qua lunque sia la soluzione prescel la, -dev" essere applicata una solà volla Ai gior no, a palpebr e roveaci&ta, sulla cong iun tiva Lar::;ale e dei fornici peL' mezzo <li un pennello: sa nel sacco .:o n g i u11~ivulo n e rlma ue un ptecolo eccesso 0011 nuoce. Oltre a ecè>, per mantenere l'occhio pu lito ed io buone cooÒI&ilmi igieuìche, si prescrive ai pazaont1 la soluz1one aselli~ d1 subiimato aJI' i : 7000, colla quale essi imbevendone un ftocehetto di cotone idr ofilo devono ogni due ore fa1'u un lavacro tiepido a gli occhi. Ouundo la malattia volge al suo termine, sa r·é. utile di mitigare opportu nament.e la potenza del rimedio, e applica1·lo meno frequentemente o a giomi alter ni o anche più di l'Belo. Conu-o la posstbililà di una recidiva giovel'à il prati~re la lnsli.llazìoue, una o due volte la ~eltimana e per <tualche lempo di un collirio di s ublimato all' i : 1000. l.'mftuenz11 benefica del subli111ato cor•rosivo sulla conglunl.ivit.e granulosa. non viene a manca1'e giam1nni qualun4,fue aia la forma o lo stadio del male. È da notat·u pero che :uando siano in cor so com plicazioni cot·neah acutamente in· .et anunatorie, non devesi tralasciare l' im'-lillazione del collirio 18 lropm11 facendola a qualche distanza di tempo dalla penne11atura f:Olla so l uz1one . all' 1 : 500 . St. no l1. 1.110 llre e l1e qua uJ o


RIVISTA 01 TERAP.EUTTCA

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le granulazioni sono mollo abbondanti ed hanno pr odotto un esteso ingrossamento della congiuntiva, giova nei pr imt!Ziorm far precedere le scarificazioni alla penn'.!lla~ura col Rublimato · in tal modo il medicamento agisce più profondamente e modifica il processo mot·boao con maggiore rapidila. Tuttavia si ò alcuna volta osservat~ che quando la c:mgiuntiva é moHo infiammata e tumefatta e la secrezione muco- put·ulenta assai abbondantP, quando le vel'e gt·amtlazioni sono in gran numero e frammiste a mollP papille iperlrofiche, il sublimalo usato da solo non ha azione tanto polente: poichè PSSO modif1ca debolmente le secr ezioni, hu poc!! valor e per dlminuìre la formazi one di essudati lir1uitli ed é insufficiente a vincere il processo infiammatorio at•utn. All ora le pennellatur e di nitr ato d'argenl~ sono indicate• finché i sintomi di auuzie siano alquanto mitigati; posciA oliminuite la tumefazione e la secrezione si acfopera alternativamente il nitrato d'a.rA'enlo e \t sublimato, lasciando po• sol· tanto a quest'ultimo di condmrd la malallia a perfoi.LA gua· ri gione. L'autore rift!risce inol tre alcune storie cliniche a conferma delle colfsiderazioni sovt•aesposte dalle quali, riassumendo, si può cònchiuder e che: 1• Il sublimato corro!'livo é utile in tulle le fornw e tutti gli sladii dell'oftalmia gr anulosa, ed é •l rimedio sp•·ci/ieo

del tracoma ; 2• Agisce come nntisettico djslruggendo il ger mo infettivo della malattia e come solvente fugando la abbondanla rutrazione linfoide; 3• Pr eviene e v ince, sotlrAendole alla loro causa, Lutle le complicanze della malattia.


229

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

--

Stato I&Dltarto dell'intero paese nel 1888. - Desunto dai casi d1 malattie infetti ve denunciati e pubblica ti nel Boll~ttino Sanitario della direzione ùi sanità pubblica (Ministero I nterno).

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Ft>bbraio

Marzo . Apr•le Maggio. G1ugno. Luglio Agosto.

~5~6 27524 3596 28i8 3:!60 160 684 » 427{8 4812 23896 3610 2954 :J621 223 607 39723 4382 17566 3677 2921 5122 269 595 )) 34532 466fl 118991 4324 3:!321 7711 '>-_,, 636 .. 32844

Settembr·e .

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9996 39{8 3789 !H52 371 642 » 32833 9062 31971 3537 8242 4:~5 702 • 32H7

Ottobre.

6!H2

Sovembre

Ou:ernbre •

7118 10460 32581 3G3i 5390 260 774 • 30897 63341 130 ~2 3442 3.463 3 IO 190 132 • 31013

Totale.

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230

RITI STA

Impero Auatro-Ungarlco. Sta

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Rimane,·ano maiali in cura al 31 dicembre 1887 Ammalarono nell'anno 1888 . . . . . . . . ~ • • p. 1000 della forza . Furono amme~:~si ne~li stabilimenti di cura . . . . . .. • • f1.1000 forza . Curali in ca~erma. . . . . . . . • " p. 1000 dt,IJO forza . . . . . . Usciti in tot.ule . . . . . . . . . . . . . . . • • dei cut•ali in caserma . . . . . . • ,. de1 •·.ico_verati negli stabilimenti spe,. dalten . . . guar1t1 . . . . . . . . )) per d ecesso . . . . . . ~ • per lOOO della fo1·za. Rima!:'ti io CUI'O il 31 dicembre in lolale • » in caser·ma . . . . • n negli slabilimerHi di cura Altri dece~si per suicidio . • » per infot·tuni. Tolale . l . . . . . . Totale gener·ale dei dPcéssi

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Malattie (uscitt) (1}. Scorbulo . . Ileo-tifo. . . • deceiluli . Affezioni malariche Vaiuolo. . . . . • deced n li . . . Tubercolosi polmonaro . . . . • • deceduti. P olmoniti e pleuriti . . . . • • deceduli. Sinlopatie . . . . . Afl'ez10ni oculari acute Tracoma . . . .~Lesioni ai piedi. Geloni . . . .

( t ) .Non si lortlcano ehe le prineip::~li; mn anche nelltl pubblicazione

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DI STA'IISTIC.-\ llEOI CA

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RIVISTA

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Riassunto annuale.

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Rimasti al 31 dicembr e 1887. . . . . Am malatisi ne l 1888 . . . . . . . . p 1000 deUa forza. Curali in caset·ma. . . . . . . . » " p. 1000 della forza . Ammessi negli st.abilimenli ùi c ura. . . ~ • p.1000 della forza Usciti tn totale. . . . . . . . . . . . . • dei cura ti in caser·ma. . . . dei ricovera ti negli stabilimenti ;.tpedalieri Rimasti gua t·iLi. . . . . . » pet· 10(•0 clelia fo r'Zd

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Mor·li . . . . . . . . . p. 1000 de lla forza, . .

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Rima sero i~' c ut·a il 31 dicembl'e 1888 N t!g li s tabilimenti di c uPa. . . l n caset·ma . . . . . . . . Altri decessl pP r s uicidio, ecc .. • • p et• in forlu n i. . T oltlle genet~ale dei decessi . p. 1000 della forza

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175'1 0,40

Della leva sui glovant n.att nell'anno 186 7 e vloende del R . Eserolto dal r luglio 1887 al 30 giugno 1888 . -

Relazione del Le nente gdnera le C. F . TORRE.

Uomini a ruolo il30 giugno 1888 N. 2690158 (esercilo pe(·ma· nenle 866725; miEzia mobile 298768; milizia leiTiloriale i 51835i. Urficiali in posizione ausiliaria 23a; di r iroerva 3997). l 18~42 urficiali dell' ~sercilo pet·maneole erano; 140'1·4 in r;e>rvizio effettivo; 4 178 dì complemento; iu d isponibi lita ecl aspeLLaliva 230. Gli ufficiali del cor po s a ni tario erano r ispel· tivamenle 061, 141, 7 = lo tale 1.109. Gli uom ini di trupp~ soLto le a rmi erano 236362; in cougedn ili imi ta lo G11.92L Tolale eserci to permanen te 848283. La tmppa


DI STATISTICA MlmtCA

i33

solto le armi comprendeva 149i19 s oLluffìciali; 30i73 caporali; 490930 !'Oldati. Milizia sarda: ufficiali 3269; Lru ppa 295~99. Tolale 298768.

Dati sulla leva della classe 1867.

l Capilista . . . . . . . 76692 ~ 3i 0.)75 C _ 'lli 'Omessi di leve antecedenti 3t57 -, · ·: an l nscr1 Nat 1' ne1 1867 . . . . . ....> ce. 1a 11 po1 0 • 8968 4626 Aggiunti di leve anter iori. 1158 · l nati nel 18G7 r isullat•ono di 1778!) in meno dei nati nel 1886. Rif(lrmali: per la statura 19495 (5,73 p. 100); per inft> rmilà 47258 (13,R9 p. 100). Totale 66753. Però i visitati non furono -che 321236, donde la proporzione dei rifo1·mati sarebbe 20,78 p. 100. Furono riformati: Per debolezza della cosliLuziouù :'1985 • deficiOI'Iza del perimetro tot•acico 1357:! (l) varici . . . . . . . 878 • cretinismo, ecc :ma epilessia e convulsioni . 213 alopecia . . . . . . G53 197 mancanza d'un globo oculare malattie ocular·i. 4223 • miopia . . . 283 ipermet1·opia. . 3R a stigmatismo 20 gozzo e gola ~rossa . 2791 vizi di forma del torace 1:~01 (2) • completa lrasposizione del cuore . i l) (l) vizi cardiaci . . 446 • er nie viscera li . . . . . . . 45~6 più imperfezioni . . . . . . 140 • deformità ecc., non contemplale 20

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~ ~ 4•13 p. too dei visitati; l!0,33 p. 100 dei riformati. - O,ft p. too del visitati; J,U p. tOO dei rlrormoti.


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234

BlYISTA

La provincia che diede il maggior numero di r·iformali fu Solldi'IO (32,50 p. 100).

La provincia che drede il minor numero di rrformati fu Venezia (11,57 p. 100).

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Rassegne speciali: 811H Pl'upoRll . 3169 Rifor·ruati. . . Rimandetr . . 3146 180~ Ritenuti idonei. Furono r imandati: P er· debolezza della C"!':tiluzione 238 " deficienza del pet•imelt'O loracico 160 • epile t"sia e convulsioni . 79 19 • alopecia . ambliopia . . 23 miopia . . . .t n i pe r·felropia . a s ligmu tismo balbuzie . . gozzo e collo voluminoso . vrzi tlel torace » tubel'colosi ed alterazione degli organi polmonari. . . . . 50 » lrasposizione del cuore. 3 • vizi car·diaci . . 134 ernie. . . . . . . . f1 3 più imperfezion i . . . 35 Esenzioni 6712 25.~8 p. 100. Rimandi alla prossima leva 74646 21 ,94 p. 100. Ritardalarri s tudenti di medrcina 250; di farmacie 93. Renitenti 1214 = 3,57 p. 100. Deflcenze al contingenLe di l ' categoria (82000) = 3079. Già al ~ervizio 3460. Conlingen le chiamalo 7o~ l. Ascritti alla 2" categor·ia 16469. alla 3' calelloria 86712. T otale inRcriLli 182102 (44,98 p. 100 assolutamente illetter ati: in Sar·drgna la ci fra ~<; i eleva al n, 1~ p. 100. Al con-

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DI STATISTICA MF.OlCA

p.tamento della classe 1865, gli illellerati furo no solo il 22,4i p. !00, però la maggior parte sapeva legger e). Dati sulla ~ tatura : Inferi(Jre ad t•,54 . . . . • . . . . . 5,86 p. LOO • ari 1•,55 . . . . . . . . . . 2,31 • ad L•,63 (perimetro lor·acico cm. SO) 38,67 • ad1•,72( • • , 82) 43,3 1 ad l"',8i ( • 81) 9,70 • Dit•,84o superiore( • • " 86) 0,15 ,. Statura media generale J,63: statura media degli idonei

pella ~latore 1,64. Vicen de dell'eser cito.

A. - U.(flciali: Al1°lugllo AumonU Olminu- AllO glogno 1887 zlonl 1887

In aenizio . . (Corpo san r l~ ri o) . . DI'Complemento all'eser· cito permanente. . (Corpo sani ta r :o) . . Di,po nibilita od aspetta-

li"• . . . .

J 3500 596

4075 271t

359 1 209

140H 60'1

4·023 438

87!)

720

417R

147

144

Hl

216 188 220 (Corpo sanitario) !) 8 7 Yilitia mobile . . 637 2 100 ~>33 (Corpo sanitario) . . 76 1 75 Di cemplemen lo alla milizia rMbiJe. . . . 2277 G27 168 2736 (Corpo sanitario) . . 177 41 8 210 DtUa milizia terriwriale. ~390 481 305 5566 (Corpo ~"anitario) . 355 27 16 366 In posiztnne ausiliaria 2266 273 225 2:~ 14 <Corpo sanitario) 90 15 13 92 Di riserva. . . . 3~69 350 222 3!197 (Corpo sanitario) J47 11 ~ 153 Concessioni di ma trimonio (ufficiali effettivi) : Prano 3206, aumentati 533; diminuiti 357; r(>slano 3382. ConctJssioni di matri mon io (eorpo !'8 11 ilar'io): erano l :18; aumentati 12; dimi n uiti 4; restano '14·6.


l jl ~36

RIVI STA

l

Corpo

sanitario

1

Decessi per' servizio • per malattie u per suicidio. • per inrorLuni

84

6

12

4 -101

6

\ B.- Truppa:

Arruolamenti volontari 2580; passati volontari alla 1• categoria 383. Tolsle 2963. (Ai r iparli d'islruziona i888, dei quali 30 alli~ vi u fftciali). Volontari d'un anno venuti alle armi al1'novembre 1886,1023 ( neJlo compagnie d i sani la 52). Volontari d'un anno venuti alle armi ali• novembre 1887,94-7. R itar datar·i in congedo ~895. Raffermati ~en?.a p r emio 2371. RafferrnaLi ~on prem io al 1' luglio 1887, 10780; lnuove 2145; diminuile l340i Chiamate per istruzione: Per giorni Rimasti

Esercito permanente: Classe 1860. Classi 1860-62. Classe 1862. '1867. M ilizia mobile: Classi 1856-57-58 M i tizia lerrilot'ialo: Classe 1867. '1852-53-54-67 Classi t852·b3·54·55 l ~

1861·62·6~·64-

per malattie

Rimandati

mrormnti

18

21857

688

368

23 28

4061

54 1293

54 512

430

272

45

45783 14209

10

17103

341

148

15 15

13506 3879

314 144

43 141

'10

12866

372

45

65·66 . . Con gedati nell'agosto e settembre 1877 N. 76572 (sottuffi·.ciali 7?.7).


DI STATISTICA MEDICA

Congedati per anlicipazione N. 84. Prosciolti volontari 19. Congedati per rimando 3 l30 (soUuftìciali 51, capor1:1 li 213); 36 per cause di servizio. Per nP.PIIc.'lzlone Per ap,pliculone dell Elence C

Per deperimenlo di costituzione, oligoemia, cachessie • imbectllilà, slupiùìlà . • alienazione mentale • paralisi. • epilessia e convulsioni • malattie oculari. • ametropie. • olilc ct·onica e sordilé. • tubercolosi polmonare ed emoLtisi. • malattie gravi polmona ri vizi cardiaci . • ernie. • eout•esi. • r eliquati di traumi . • più mrermita. malaUie non contemplate . • deficienza del perimetro loracico

dell Elenco E

25;)8

532

203 35 82 19

2H

117 80

10 66

25

21

34

))

10

• )l

:115

o

.~87

15

208

17

i-Si-

123

3

50 19 3

"

Licenze sll'aordinarie per malaltia . . . . . . Congedi assoluti per ultima lo se1·vizio (nati nel 1848) Riammessi, dal congedo illimilalo, in servi zio Collocali a riposo e giubilali . . . . . . . Pensionati a seguito di r irorma . . Cuncellall dai ruoli, come indegni .

D

Il

3 7 11 1903

72731 2i-8

296 ti2

64


238

\

Ili VISTA

Mot•li: SoUo le anni . . . . Per causa di set•vizio . • cuuse ordinat·ie suicidio ttlcoolismo . • annegamento • in~olazione . • scoppio d'una polveriera (Afr·ica). . . . . . . l n servizio dì pubblica sicurezza • riMa, ecc., . . . . . . .

'1970 (sotLulflciali 141) 40 1840 90 (soltu rtlciaH 35) 1 35 4

8 7 7

Forza media: giornaLe dì effettivilà 81a0712t Forza 222,1:,1. Mortalità, p. 1000, 8,87. Mortalita

Per HlOO

Per 1000

Noi 3' lrirl1eslre ·J887. 2,67; massima: genio 3,25 , 4• 1887. ·J,ù7; • scuola milll. ~,51! • 1' Il 1888 . 2,!)0, ,. ber·sag-lieri . 3,31 2' » 18~8. 1,90; comp. sanità 2,7!1 Nell'anno In mass:rna mortalità spelta Alle compagnie di sanila (10,15), la minima agli alpini (5,01). Jl ma~gior· numero dei suictdi relativi spetta ai carabiniel'i (N. l 9 = 0181 p. 1000), falla eccezione dei veterani eJ iovalrdi; nof(li alpini non sì ebbe alcun suicidio. Quanto oll'Ppoca de ll'anno il maggior numet•o occorse oell'a~osto (IOJ, febbraio (11 , mtJ~gìo (13) e p:mgoo (15); 11 minimo n<!l nov~:mbre 2) o dicembre (3). Più dei '!/3 furouo mandati 11d eiTello con armi Ja ruoco. 1\Iorli: uccisi H, per intòt·luni 83. n.estano i morti per malattia, 1783, = 8,03 p. 1000. Per· vaiuolo . . . . . . ;, ruorbrllo e scadu LLina . • febb re tifoidea . . . . meniugile cerebro-;;pinale . • aflezionr malartche. colet·u . . . . . . . .


239

or STATLSTJCA MEDICA

2

Per scm·bulo . . . . . . . . . • apoplessia e meningo-cerehrite . • manie . . . . . . . . . . affezioni ùegli organi r-espi ratori • lisi e tubercolosi . . . . . • malaLlie cardiache . . . . . malattie tlei visceri addo minali

LM 6 441

332 35

160

La proporztone pelle diverse ormi fu: 9,64 (massima) Compegnie di sanità. . Bersaglieri . . . . . . . . 9,01 .Alpini . . . . . . . . . . .4,77 (minima). Quanto all'eta si dividono i decessi per malattia in : Dal7aS~annt

! l anni

!l nnnl

i3 anni

u anni

:!a anni

Oltre

167 516 520 :lit 87 27 125 11 maggior nume ro dei decessi si ebbe in febbraio con 209; PDDeÌo 193; luglio 180. Il minimo in novembre con 87; ottobre to; giugno 103. Nel tempo di servizio, il maggior numero spella el 2• anno (538)..... Nei primi 6 m esi si ebbero 237 decessi; nei secondi 295, c:oeiechè nel 1" anno si sar ebber·o avuti 532 dece~i. nel 3" anno non si ebbero più che 391 m orti. B.


240

RETTIFICAZIONE \ Nella Rivista delle Operazioni Chirurgiche, stata puhblicnta nel precedente fascicolo di questo Giornale, venne er· roncamenle allri buita al capitano medico sig. A. Abate una erniotomia stata praticata con felice risnhamento nell'infermeria presidiaria di Monteleone. Quell'operazione fu in\'cce eseguitll dal sig. don. Luigi Maida, gia LeQenle mediru nello spedale mi litare di ll~atanzaro, ora di complemento (mi lizia mo bi le) hel dislt·otlo di Cosen'l.a e do mi cil iato acl ApriJ.:I inno, provincia di Cosenza.

''

L'Ispettore capo di sanità PECCO.

Il Diretwre

Dott. FELICR BAROFFIO generale medico.

11 Collaboratore per la R.• Marina

l l Redattore

GlOVANNI PETELLA Jledico di t• diUU

CLAUDIO S~·oRZA

NUTINl FEDER ICO , Gerente.

Capil4710 mtdico.


MliiKOR.J:E

OR.J:GJ: NALJ:

UN'AGGIUNTA ALLA

CASSET1"'A I EL FLEE DEL DOTTORI!

Cav. GIOVANNI ASTEGIANO IIAGGIOR& lllliJIOO ALL'OSPSDALE l!U.ITM\ 11 DI PADOV.<

Or sono circa trent'anni un medico olandese, il Flees, inveotnn unapparecch io per i s~:opr ire la simulazione dell'nmau rosi mooocnla•·e, allretlanto semplice, quanto ingegnoso. Chi voglia getlare un'occhiata sulla ligurn schematicn ~. l, comprenderà n prima giunta come esso sin co n ~egnalo . hentro una cassetta l'elLangolare, di cm. 3 l X ~H X 12. sono posti verticalmente due specchi inclinati ad angolo l' uno sull'altro. La cassetta è cl1iusa in allo da un coperchio con Yetro smerigliato, il quale memre non pe•·mette ùi vedere Dell' interno gli oggetti, lascia passaro la lnco in quantità ufftc:iente. Sul lato C D si trovano due fori. allraverso ai quali si può JlUardare nella direzione dep;li spece hi. Due OS(getti facili a rieonoscersi, per esempio due carte da giuoco, si pon~000 Dei cantoni interni E F e si fa nrruardare l'individuo esa• manando, attraverso i fori. l ' imljline dell'oggetto F si riO etteril sull o specchio G e per riOessione giungerà all'occhi o M. Se quesL'o~chio, finto omauroLico, è sano, l'individuo vedrà quesL'imngin e in K, cioè 16


\

alla sua sinist1'a. L'oggetto F. sarà veduto dall'occhio L nel punt o I a de~ tra di K. Il simulatore supponendo. clw l'imagine l dell'oggello E veduta a destra dehba essere percepita dulrocchio de,;tro, dirà che quel>La imngine non la distingue, mentre de~cri' era minutamente l'oggetto F, che egli vede in 1\ allo. sua .:;iui:;tra. In eui imagi ne é percepita dn. li' occhio destro cl ello amaurotico. Co:~i vien tratto in inganno o la frolle si scopre. Questo apparecchio, del quale noi aremmo le prime notizie per mezzo d1 nn articolo pubbl icato ne~li A rchic:e:> bt'lqes rlc rnédecine m,ilitaire ~ell'a nn o 1860, fu, da allora in poi, menzionato da tutti coloro che si occurarono dei mezzi alli a scop1·ire la simulazione dell'amaurosi; cd ha preso stahil· mente posto nei no~Lri ospednli militari do1è co~i frequPntemente accade di dovere accrrlare se un'amaurosi od una ambliopia allegala da un coscri llo esista rea lmente o rueuo. La cass~ua a specchi del Fl ecs acquistò 111aggior fa ,·ore dopo che, pochi anni or sono. il colonnello medico dotl. ~l n­ rini, la ebhe arricchita ùi nnmero~e aggiu nte e motlificnzio:li . li ~l a ri ni dispose gli oculari in modo da polervi adallare un prisma per· fare l'esperienza di A. De Graefe; oppure clue prismi cambiandola cosi in uno stereoscopio; e fece altre a~­ gi nnte. che permellono di esegnire l'esperimento del C ni~nel e I'Uriati altri esperimenti di emioscopia. Fra tolle queste aggiunte, la più oolerole ed importante per l' iotelli!!enza di ciò cJle segue, è questa: Collocò thnanti agli specchi ad angolo uno st~llermo in legno parimenti ad angolo, in modo che fra i duo rimane ci rcoscl'itto uoo spazio romboiòale (vedi Fig . schematica N. ?). L'apertura an~olare dello schermo è alquanto minore di qnella degli specd1i; mentre l'angolo degli specchiò di 11 6°, quello dello schermo


ALLA C.\SSR'l'TA DEL FLEES

è di soli t05°; di pìu pre~entn nel mezzo unn finestra retlnngolare di 2R X 62 mm. Gli oggelli da vedersi sono colloèati dentro lo spazio romboidclle, a ridos!'o dello schermo; colla quale disposizione si ha il vantaggio non solo di una minore divaricazione delle imagini. ma ancora un altro, non meno importante vantaggio, vale a dire, che gli oggeLLi posti a distaozo dallo specch io eosi breve che non supera i 1O cm., perdono poco della loro intensità luminosa colla riflessione, e le imagini appariscono piu nitide. Colla casseua del Flees, in tal modo perfezionata dal Marini, riesce racile lo scoprire la simulazione dell'amaurosi completa monoculare. on è possihile che colui il quale finge unn completa cecità da un occhio resista a questa seri e di prove; o con l'uno o oon l'allro dei suddetti esperimenti sarà smascherato e si potrà provare che la visione ha luogo nei duo occhi. Ma, e qo~ta ,; la cosa cbe più mi preme di mettere io 8VId~'n7.a, e pr·ego voglia ponderare il benigno lettore, le amaurosi complete di un occhio sono raramente allegate dai COScriui; e nei cosi nei quali lo sono, si riscontrano per lo più tali lesioni obbiettivo esterne od ottalmoscopiche, che ne danno facile r;Jgione.

Il caso comune, ed assai più imbarazzante, è quello di trovare indindui i quali accusano una 5emplicc ambliopia. Ess i I:J dicono suhito e lo dicono chi;1ro: « Sì, io vedo da questo OCChio; ma vedo poco ». E~~ talora l'esame ester·no dimostra lesioni eYidenti, come ::hu~ ~rneali anche teouissime, sioechie, deformazioni • PUPilla ecc.; se talora l'esame ottalmoscopico altre ne f'IYela Delle membrane interne capaci di spiegare il difeuo


UN' AGGI ONTA

\

•1

funtionale addollo, l'i sono pure dei casi, e non rari. nei quali manca ogni lesione malet·iale apprezzabile. Tali ad esempio le ambliopie •:ongenite, e le ambliopie e:c non usa nelle quali l'occhio non adoperato accieca analol!amenle a quanto succede negli animali cavernicoli . È not:> infalli ai naturalisti , como molti animali anche vertebrati, perdano per non uso. la vista abitando le spelondt e eù i luoghi oscuri. Cbe vi siano rorme di ambliopia e di amaurosi dipendenti da alterazioni, delle quali la os5ervazione cli nica non puù determinare la natura. e der·i,raoti da sconcerti profomlr del nervo ollico e dei centri senzi enti (centri vi:;ivi) è cosa am messa anche dagli oculisti piu esperti. Qual'è adunqu e in questi casi, in cni tolto si riduce alla stima di 11111 semplice disturbo funzionale, il compilo del me· dico militare? Egli deve ùelerminare se l'individuo esamin ando possegga ò non nell'occ hio l'inistr·o il dodicesimo, nel·destro il terzo dei visus normale; che è il minimum richiesto dai • nostri attuali regolamenti per la idoneità al sen izio militare. Ora a questo scopo non serve aiTallo la ca~se ua del Fl ees. quand'anche munita dell e numerose agAiunle raueri dal Marini. La cassella dice semplicemente, che l'inùividuo poiìsiede la vista binoculare, r,be è quello che l'esaminando conressò e dich iarò egl i stesso fino dal principio. Ma quanto vede dai due occhi? Di quanto è diruinnito il Yisns in uno, od in ciascuno di essi~ L'ambliopia raggiunge o no i limiti legali? A queste interrogazioni la cassella del Flees rimane muta. Stando cosi le cose non mi parve super1luo il far·e un'altra aggiunta destinata n dnre la misura del visus, nelle umbliopie


ALLA CASSETTA DGL FLEKS

monocuJari, scoprendo nello stesso tempo la simulazione o la es&J!erazione ove esistano. Presentai questa aggiunta, a titolo di comunicazione pre''entiva, alla conferenza scientifica tcnutasi nel mese di novembre 1887 nell'ospedale militare 1ii Padova; e da allora in poi, col consenso e sotto la sorvegl innza del direttore di questo ospedale ca\'. Pastoreflo, ebbi numerose occasioni di mellerla in pratica e ci menlal'la con l'esperienza, ottenendone risultati a dir vero assai soddisfacenti. Mi pare quindi. che sia venuto il tempo di rendere di pubblica ra~ione questo mio, sebbene piccolissimo trovato; nella 6ducia che possa ad altri tornare utile. come lo fu a me negli esami medico·legali, sempre irti di dirfìcollà, delle ambliopie mnnoculari. Aggiungerò nello stesso tempo quelle più particolare~giate inCormazioni dalle quali risulla come procedetli nel fare qnosla innovazione. Esqa ~semplicissima. Feci scrivere sopm nn cat·toncino, delle dimensioni di una carla da visita, una scala tipografica colle lettere arroresciate. Ila prima mi sPrvii della senta di nelle n ridoua; rea poi n~ composi un'altm differente, e le rogioni del cambio nppa· riranno in seguito. Collocata questa scala davanti allo specchio ad angolo dal lato dell'occhio ambliopico, le lelloro appariscono dirille sullo specchio del lato opposto. Si fa credet·e all'indi vicl.uo esaminando, che si vuole pronr~ il suo occh io buono: e lo si iovita a leggere quello che eah vedrà dalla parte di quest'occhio medesimo. Per l' incrocinmento delle imn"ini l'individuo le""e ,o o" invece, I80za saperlo, coll'occhio deLLo ambliopic-o; e dal modo come


246

'

UN'AGGIUNTA

procede questa leLLut·a, ossia dal numero delle righe che egli legge nella scala, si determina con tolla facilita il visus. Sin, ad esempio, un coscriuo, che si dice quasi cieco dall'occhio destro. Colloco nel puntò T della Ogum schematica n. 2, a ridosso dello schermo, dnlla parte destra, la scala. che è rifles a dallo specchio di sinistra. Lo invito a le~~et·r col suo occhio sini stro, cbe mi ha dichiaralo buono le lelle1·e, che vede alla sua sinistra. Egli legge invece, a sua insapnla, col de:>lro : e ne ho trov:lli che atTivarono senza e~itazione fino all'ultima lellera della scala. Allora è facile convincere r individuo stesso di frode e tli tAntato ioguono, facendo gli questo semplice discor:;o : « Voi avete leno coll'occuio sinistro; non v' importà adunque nulla, ' che del resto è quasi cieco. Orbrne; che io vi cyiudn il desLl'o, leggete nn'altra vo lLa. » Ritcnlando la prova l' individu o non può veder nu lla e re~la cosi pouvinto, nella maniera più inconlrastauil o, che egli ha lell6 non già con l'occhio sinislt'Osano, ma coll'ocr.hi o destro finto cieco . Passo ora a dit·e il modo come mi sono condouo nel gt·aduare la scala dei caratLeri ; nel che, come ben s· intende, ~la il nodo della qu e:~ ti one . Quesln piccola scala è basala sullo stesso pl'incipio fondamentale sul quale sono costruite Lolte le scale lipogrnlit'he, o murali od a forma di libro, oggidj io uso per la dete1·mtna· zio ne del visus. L<·leLLere cioè hanno tale altezza da essere viste da un occhio, consideraLo come normale, sotto un angolo di ti' . Lo spessore delle aste delle lellere, è, come al so lito, eguale ad nn quinto della loro altezza .


ALLA C.ASSRTT.\. DEL FLBES

347

.Non conlenlo di questo e per accertarmi semp1·e meglio della esattezza eon cui è graduaLa la scala. la solloposi alle due prole sel(ueuti: t .• Confrontai le dimen ioni dei caralleri da me prescelti, eolie dimensioni degli optotipi del Galezowsl..i; 2.• Scelsi un soggetto di vista normale. e che la snn vi sta fosse tnl~> me ne a~sic urai prevemivamente coi necel>SOJ"i esperimenti; gli feci leggere la .scala e determinai in tal modo con un mezzo. per quanto empirico altrellanto siruro. la di~lauza massima alla quale le vat·ie r·ighe dei caratteri sono le~gibili. Co11 graduata la scala, mi rimaneva da nt:cer·tnr·e sperimenlalmentd, come, nelle condizioni speciali in cui me ne l\ervi\11, nneoiHtt la Yisione di e,;sa. Una prima domanda si all'acciava : La dillanza dell'occhio esaminnndo dalla scal<t , doveva es· sere ragguagliata ad OS , che è it lratto che corre fra 1\)cchio e lo specchio; OVVE'J'ù ad QJ, che è la dislaiiZ!I che VÌ ha tra l'occhio ed il piano ove dietro lo specchio si forma la imn~iue YU'laale!- ller ragioni fisiche devesi odollar·o questa socondrt dis&anza.

Certo le imagioi virluali sono una mera illusione; dietro lo •~h io nulla accade e nulla si propa~a; pur·e la esper·ienza la pau ovvia ci io egna che si vedono dietro gli ~pecchi pu\O i le rmagini dellli oggelli postivi davanti e che esse hanno po~ooi bene stabilite dalle leggi della rillession e: perchè le •mpressioni dell'occhio sono determinate un icamenLe dalla dire&ioae con la quale vi arrivano i raouj ed rn sevuilo a tnle llbpress' o JOoe noi abbiamo acquistalo l'abitudine di riferir·e i ~·ad una sorgente htminosH che si trovi in quella direliOne (4). ' l')l>

'

. cat Brfttrrtli df Pisaca, cornrur au da AN1'0Nro 1\orTr, vol. Il, IW!(. 11. ~'ircttle


248

Inoltro allontanando l'oggetto dallo specchio. si allontana Pure l' imagine; ossia varia Ol , mentre OS •·imane inrariab"Tìe. - E se lo specchio piano si trasloca parallelitmente ali~ sua prima posizione. lo spazio !percorso dalla ima~ine non sarà egunle ma doppio di quello percorso dalln specchio. Altra domanda : ln sc~otnano i fisici, che le $Uper6cie rillellenti non sono mai cosi perfeuameote te•·se rln non diffondere la lure; ed anche dopo la più perfetta pulitura, che l'arte possa dare alla superflr.io di uno specchio, rimr~n e por sempre un <:erto ;rado di scalwezzn, per il qual~ al punto di incidenza ha sempre luogo. ultre alla riflessione re~olare. una dispersione di luce. Onde la energia riflessa non r che una parte della incidente. Quale influenza dunque eset·c·ita sulla leLLnra della scala lo atnevo limento della inLensilit luminosa prodoll1t dnlln, rillessiooe uello specr.bio? A la l uopo feci le sel-{nenti esperienze: Disposi' in un primo esperimento le cose come stanno nella cassella ùel Flee::, mellendo sopra un tavolo la <:<·ala di fronte allo specchio nll a dislanm di dieci centimetri; e notai posci,l la distanza massima alla quale avveniva la lell ttl'a dell'imagioe r·illessa dallo specchio medesimo. In un secondo esporimento, tolto lo specchio, collocai la scala nel punto preci~c., O\· e prima al di dietro di e·so formavasi la imagine virluale; ossifl in I, dieci centimetri dietro lo specchio. Co!li la scala. virtuale nel primo caSil, reale nel set·orHlo, era sempre nello stesso posto; e si poteva scorgere la diiJerenza prodolla dall'aflìeYolimenLo della iotensitit luminosa. Come controprova invece di servirmi di un piccolo l'pecchio e di una piccola scala. ripeLei gli stessi esperimenti collocando una scala murale, rimpetto ad un grande specchio. alla

--

\

UN' AGC.IUNTA


.\J.L.A CASSETTA OEL PLEES

d1sLanza di ses,anta centimeLri. - Qui per evilare l' inconveniente del rovesciamento delle lellere, mi servii delle scale a segni per gli analfabeti. Scelsi indivrdui di visla oormaiP, assicurandomi con la lettura delle scal e folometr·iche di De Wecker e Mnsseloo, cLe .possede~sero normale a r~<·he il sen ·o luminoso; e ripetei le prove m di'farsi giorni ed io diversi luol{hi, fra i quali un cortile aperto alln luce diO'usa del giorno, perchè fosso più uniformemente illuminata la super-lìcie espol'ta alla lellura. Trovai, come del resto era prevedihile, che nlln leltor:l direua dPlln scala posta in l il vi sos numon l.a; scema i nvece aUa hmnra per rillessione nello specchio. Infatti per la dispersione della luce le irnagiui dello specchio sono più pallide : le lener·e piccano meno: e la lollura rea più difficile non riesce che u minore distanza. Per il caso nostro imporla decidere <li quanto scema il YÌ"US alla lettura pP.r r-iflessione nello specchio in confronto della lettur·a direlln: senza di che non sarebbe pos:;ibile un esatto giudizio sulla acutezza visi,•a dell' individuo solloposLo alla prova della rassetta del Flees. Ora ri:~ulla dalla esperienza, che per i più minu ti ca rnlLeri dl!lla scala la diiT('renza fra la distanza massima alla quale sono leggibili nelle duo condizioni di verse. varia f1·::1 1O e 20 ce ntimetri; o~sia in ter·mine medio un ,.;raucre cbe all'aperto e letto direllamenLe, poninmo, alla distanzi\ di un metro, riOesso nello specchi o 011n viene lello che a distanza di Om. 85 dal piano \'il'lualc. 1

È_cbiaro però che qn i bisogna tener calcolo della qual ità

:~h specl'11 i adopernti ; se questi sono migliori, numenta la •stanza alla quale può avvenire la leLlurn per rillessione.

Sembra quindi pote1·si ril enere senza errore grave. eh~; dentro la c:.~selln del Flees.la lellura an-enga no o alla distanz·t


250

\

ON' AGGIUNTA

del piano virtuale, ma ad una distanza di poco supet·iore a quella dello specchio. Questa minore distanza calcolata compensa ifl diffico ltà della lettura prodotta dalla rillessione. La distanza dallo specchio agli ocu lari della casseLia è di cm. 26. o; e siccome l'esaminando tiene sempr·e gli occ.l1i alquanto distanti, computai. tutto considerato, in centimetri 30 la di!\tanza alla quale avviene la lettura. Applicando quindi la nota for·mula V==~, ossia dividendo per 0,30 le cifr·e della qunr'ln colonna nelle due tabelle qui annesse, si oLI iene espresso con una frazion e ordinaria il visus corrispondente alla letturn di ciascuna riga. La detel·minazione del vi · us faLLa a questo modo non è di ' una esattezza assoluta, f\8 couveogo; ma pure sufficientemente approssim{\tiva . E del resto la esaLLezza asso luta non è dala nemm eno dalle scale di nso c.omune e quotidianamente da lutti adopenate nell a pratica . Perchè l'unità di misura , ossia l'occhio considerato come normale è una cosa variabile, non bene defluita. Forse non sarebbe fuori di luogo In proposta, cbe gli oculi sti si accordassero nello slah ilire un'unica sc,ala in veco delle molte e d i vers~ che si banno ora. ~ e lle due tabelle messe al line di queslo lavoro sono dimostrate le dimensioni che devono avere le leLLer·e della scala: le distanze alle quali esse sono visibili solto un angolo di 5', ed il grado di acutezza visiva con·ispondenle, per ciascutla riga, quando sono viste nella cassetta del Flees alla distanza supposta di trenta cen tirnelri . Chi volesse invece valersi delle scale del Gnlezo·wscki ( l) o del .De Wecker (2) non avrebbe cbe da trascrivere alcune (f) fJcllel/e$ L!J]JOgraphiiiUU et rlwom(l/iques. Paris, J. O. On.lllière, ISi~(2) Éeltelle 111~11-i(fue potw mesun•r t'acuiti' vi~•telle, 1~ u•t~ c/11 omotiq1te d

le sens twmi?llrltX. Paris, O. Doln , 188il.


251 letlere dei numfri visibili n metri 6,50-3,90-2,'75-1.,30-1 della scala del primo; ovvero alcune lettere dei numet·i risibili a metri G-3-i-1 ,50-l della scala del secondo. La scala, della quale va anne ·so a questo lavoro uu saggio, sebbene molLo imperfetLamente eseguilo (vedi fi~. 3•) fu appunto composta con lellere aventi dimensioni eguali a quelle ora indicate dalla scala del GaleziJwscki; ossia con lellere di t, 5 i. l t :1. l 1, 4 millimetri di altezza. Io ebbi poi i' avvertenza di scegliere per le ultime due righe lettere. le quali non soffrissero rovesciamenti qnnnòo, iuvece cbe dtrettamPnte, fossero ''edule pPt' riflessione nello specchio. E per le tre prime righe scelsi lellere le quali apparissero ttiriae alla lelltn·a per riflessione, non meno che capovol (èft4o il cnrtoncioo sul quale sono scrille. Ci6 coll'intendimento che queste piccole scale, essendo tascabili e ll'ovnndo posto con LUllll raci litit nel taccuiuo o nel porlaiogli, pos:;ano servire, ollrechè per l'uso soprndescriuo, nelle •isite in quartiere, dove manchino ai tre scale tipograficbe, e llllle le volle che al medico militare per l'accenazione di •olontari ecc. occorra fare una rapida determinazione del

•·s.

oi8us. Prevedendo il caso non infrequente, che l' individuo eire si presentaall'esamo 5ia illetterato, ho costruilo colle ,:tesse norme un'altra seala o~gelliva per gli analfabeti, desnmendola dalla scala morale ideata dal prelodato doll(lr llarini per l'esnme decJi analfabeti, ~lAta pubblicala uel Giomale di medicina m_ililare, febbraio l ~75; scala che, per quanto risulta dalla 11 " esperienza, è ottima e snpori ol'eu quelle, elle per lo stesso scope, furono da altr·i pubblicate.

10

.CJUesto modo adunque si scopre la simulazione o la esa·

PraZIODe dei d't l

l•acutezza.

· • rae to Vtsrvo nello stesso tempo che sr• mi ~u ra


U ~ ' AGGIUNTA

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S'intende che qui valgono le :stesse regole genernli che ser· vooo per l'uso dello cassetta del Flees: vale a dire che tluesto mezz1l d"indagine non 1- applicabile quanc!o esista strabismo ed un occhio sia escluso dalla visione. Ma questi non sono i casi più difficili; perchè il fallo solo dell'esisLenzn dello strabismo cosLitui re per il medico perito un daLo prezio:;o e mollo impor·tante per ritenere vera e reale la all!ìgala nmhliopin. Ed inolt re nei cnsi di strabismo alterna nte nei quali si fìssn inconsciamente orn con l'uno ora con l'altro occhio. può es· sere falla questa provn, re:-a ta nto pi ù vantaggio!ln in quanto che spesso in questi ca. i vi ba dimi nuzione di visus in ambo gli occhi. Parimenti ore l'occhio fosse stato atropinato in precedenza converrà attendere, pt'ima di sr,uoporlo a 'rtttesta prova, che l'efTello del midriatico sinsi dileguato e che sia tornolo allo stato pr·imiero il po tere accomotlativo. Se esiste un vizio ùi refrnziooe bisognerà prima a\'el'lo de· terminato e corTello ciJIIc lenti . Si permetterit quindi nel fare qu~t.o eSame, che l'indiviùuo si serva delle lenti ùelle qunli è solito far uso; ed o,:corrcndo potremo noi stessi munirlo delle lenti appmpriate. Ma d'ordinario questi ambliopici mo· noculari non porta no occhiali òi nessuna specie. Si hadi pure cho l'individuo assoggettato :cr ll 'esnnw non chiLlda furbescamente o l'uno o l'altro occhio. con chi! potrebbe accorgrrsi del laccio che gli è teso . Devo infin e nggiunget·e, che mi parrebbe necessario di fa re alla attuale casseua rlel Flees alcune modificazioni, ossia: a) Sopprimere il coperchio col vetro smer·igliato, che l'Cema troppo la luce. È faci le impedi re io altro modo all'esa· minando di gellare pre,·entimmente lo sguardo nell'interno. Il coperchio potrebbe es ere sunogato da uno specchio fis· salo a cerniera sul lato degli oculari in modo che sia cn pacB


ALLA CASSETTA. DEl. Fl.ERS

253

di inclinazioni dh·erse e L.ali da riflettere. se c'è bisogno. la luce di una feneslra nell'interno della casseua: specchio disposto e funzionante come quello che si vede in molti stereoscopi; b) Jmportando di11vere immagi ni nette quan to più ~ia possibi le, usare 1100 speccbio metallico in luogo dello specchio ordinario per evilare la molteplicità delle ima-gini ('l ); c) Rendel'e mobi li gli ocular·i. perchò l'intervallo fra i due occhi non è uguale in tuLLi . Il Nagel (2), considerando questo intervnllo come linea base dell' anuolometro (melerwinkel) lo fa di lun~ b ezzrr variabile fra ::;s e 64 millimetri. Cosi potendo adattare a ciascun individuo gli oculari, le linee di sguardo verrebbero a con ver~ere con piu raci lità snl foudo della cas$etla. Col me1.zo ell e io propongo si puù I' Ug~inngere lo s lc~so scopo e, a pare1· mio, con mnggioro sicurezza, che lo Stilling ebbe in mira colle sue scale colorate. Questo metodo e descrillo dal DP Wecker con le parole seguenti (3): • Vi servirele di scale analo~rhe a quelle di Snellen o alle • o m•e lWecker) ma <:he su di un fondo nero presentino delle lellere colo1·nLe in rosso o in verde. l i quadro è illuminalo iu m~do, che le lelleTe non r itlellauo la luce e non divengano POISUsceUibili di essere distinte per un riflesso sul fondo nero. Se, per es&mpio, fa1·ete uso del quadro n lellere rosse e porrete innnnzi all'o~!chio dichiaralo suno una lente linta.in verde (t)~lidlfl·

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oe&!:!

nca, del dott. A!'\URBA D'ETTtiiG~UAUSJ?;o,, tr:vlotti da G..IJI·

eli 841, Milano ~870. Prot doel ltllfçht Zusam:meJ~tetlung àer Attgenbewt{}ungetl, bearbeitet von (Il 7b-a R. M.4Gxus, Drcsla11 !887. 1888. ~eullca e chtr ttrgia oculare, pag. 993. Tranuzlone ilalia n~. l'ia lh>lì


I:N' AGGIUNL\

\

renderete impossibi le ogni percezione delle lellerc rosse con quest'occhio. e l'individuo continua nondimeno a le:;tgere il quadro, non potrà farlo che coll'occhio preteso amblioptco; ed il caraucr~ più piccolo che così sarà costretto di leggere, e.-~endo stato posto il quadt·o alla distanza Yoluta (ossia a 5 metri per la scala d1 Oe Wecker), darà esattamente la misura della acutezza visiva del sedicente occhio ambliopico; e ciò enza che il simulatore abbia il minimo sospetto del tranello nel quale lo avete fallo cadere se avete avuto l'nccortezza di per:;uaderlo che sola vostra intenzione era di esaminare l'oc· chio sano. Tule metodo offre il grande vantaggio non solo di svelare la sim11lnione, ma anche di dare la m.isura. di que· st'u ltima ). \ Ma il De Wecker . tçsso avverte che è necessario assicu· rarsi prÌIT\(1. da se, con fttrne la prova, che veramente con la len te verde non si voggano le lettere del quadro; e che niuo riOesso t·enda possibile la lellura a malgrado della interposi· ziono dell~ lonle colornla. - Ora ciò è difficile ad ottener5i; In ru~idne ùei colori riesce imperfetta; e questa è forse la ra· ;,?ione per la quale le scale dello ti!ling oon si sono divul· f.!Ule. - Tnce~o poi degli ostacoli che le anomalie o le diffe· renze del sen"o cromatico nei vari individui potrebbero op· purre alla ricscita della JJrova. Secondo uno spoglio da me fatto dei registri dell'ospedale mtlitare di Pado;a r11lctteoti }!li inscrilli di leva di questi ultimi anni, risulta che poco meno della metà - da140 al ~.:) /o - 'i furono mandati in osservazione per malauie dell'oq.:ano visivo; e t·isulta pure che una metà di questi ossia il 10 • • cirC'tt del numero totale, accusò ambli opie monocolari. Se dunque queste ambliopie formano cosi frequentemente 0


.Ul.A CASS&TfA DEL. FI.RES

255

dei giudizi medico-l egal i, mi sembra non sia drt diprezzare ojlDÌ nuovo artifizio dirello n scoprire la facile si mulnzione o la esagerazion e. Devo alla cortesia del generale medico commendatore Baroffto ha eonosrenza di due lavori pubblicnti eia medici mitilari francesi, ovo si discon·e di modificnzioni r·ecate alln castella del Flees ( 1). pero elle non potrò essere Lacciato di plagiario. che spacc:m per suoi i tr·o1•ati alLrui, quando avrt'l dell o, che i cln e laTOrieilati perrenneJ'Oa mia conoscenza dopo che avevo finilo di scrivere le poche pagine che precedono; e quando avrò dlmbllrato che lo pr·oposte dei due medici francesi non hnnnn aleona ra.'Somiglianza colla mia. lllaresehal ~u rrogò un solo e piccolo ,:;pccchio piano ai due specchi klclinali nd angolo l'uno sull'altro; nel re to l'cspenmenlo non 'far·ia io nulla da quello oriJ.rinnlc del Flees; ha luogo anche qui h visione incrociata delle immagini r·illesse dallo specchio. - È in ~osLan%a un esperimento di emioscopia. L'autore però. sentendo la insufficienza della pror a ua lui progeuatn , conchinde il SllO scr·iLLo con tluesLO parole:« come • la ca..;setta d'i'! J?lee!:, il llinoccolo a due prismi, lo ster·eoc seopio t!d alll·i apparecchi simili. questo non può avet·e c ahra pretesa fu ori che quella rli dimnstrare In presen%n o ambliopia. c l'assenza di un'amaurosi o ùi una lemreris.;imn l" l"> c - Nondimeno si potrebbe forse col tnez%0 di lenti adaL· c tale agli oculari e di caratteri tipo!;rafici surrogati alle .:.,::,• •11r ~~~1t •nottilfcotìon a la boilc u.. Fltts, p:tr M. ~hRf:SCnAL lH:~I\f), .....,. .,ll4r-maJor rl~ 1.. r.lu.~se. - (Rwteil tLt ltlélftoirt.i tle m;tlt•riue, ti~ ciii· ~ Pharlunri~ mihlairf$, 1819). le due&. C. ~ l'amiii!JOJii• ou1 ilalrrale $ÌIIlotlèe A11JIIlt'eit tle Flér.~ morl.i/ic. par ,;:vaL, moltlec1n major do ltt cl:lSSe, prorcsseur il n1eolc du Val·clcdli~u de llldtrint el de pll.ormacie nrilitairu, 188:1).

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256

U~' AGGIUNTA

<< carte dn gillOCo, giungere a misurare il ~rado di amhliopin

\

(( o di ametropia di un individuo, che esageri qu e~ti difeui. • Orn questa idea che balenò alla mente del Mareschal. di misurare ;tgradu dell'amuliopia~ è appunto quella cl.e io ilo trndollo in allo serveodomi di mezzi differenti dai ~uot. l n modo diverso viene condoua la prova idea t<~ dal Chauvel. Egli fa leggere caratteri di differente grandezza ri~chiarati per Lrnspnt·enza come quelli dell'ouometro del Badai. Può ot· tl:'nersi, a volontà dell'esaminatore, la 'isione direlln o incro· cinta di essi mediante uno schermo in legno io tullo identico a quello che il nostro Marini chiama sc!tarmo oertitale e dle ha unu finestra sola per la visione incroctala, due tineslre per la visione diretta. Per divaricare le immagini a~giunse aglt ocu lari duo prismi le,-:geri. ' Evidentemente ql,lesto esperimento non ha nulla n che fare con quello del Fleese con quello che io propongo, nou essen· dovi impiegato nessuno specchio. Reb h~n e sia ùifOcile il farsi, colla sola lettura dclln descri· zione, ut1 esalt"l r.oncetto di un apparecchio complicato c•>mc ;_. quello ideato dal prof. del \'al·de-Grace; e sebbene sia nai pel"icoloso il muovere delle obbiezioni ad una cosa r,he non !lÌ ha sperimentata, mi permetto nondimeno di sollevare i flubhi seguenti sulla riuscita e !=UI valore dell'esperimento Chauvel: l o Come Lulli gli esperimenti di emioscopia. analo)!hi n questo, esso può t'i uscire concludente quando l'esaminalu sin completamente cieco da un occhio o vegga completamente ltene da Lutti e due, pur fingendo di essere cieco da nn lato . .Ma se l'individuo confessa ed è realmente soltantomnhlio· pico, e si tratti di misurare questa ambliopia a sua insaputa, allora gli csperimenLi diemioscopia possono essere agevolmente sventati dall'esaminando; il quale facendo il confronto fra te



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ALLA CASSEl"fA DEl. FUU:S

due metà, di destra e di ~ ini stra, di unn scala, che gli sono proferte simultaneamente, comprende suhito quale dellr> due metà corrisponde all'occhio difettoso; o rìi questa o non legJ(erà nulla o solo quel tllliLO che gli piacerà; 2• Accade spesso di tr·omre individui che, alla prova dell'otlomelro di Bndal. d:1ono tur visus snpcr·iore a quello che si ottiene t:on le sca le murali o CttD gli oplotipi; o in al tri termini, la lt•Ltura delle lellere bianche su rondo nero. ,;pecie da un oc~hi o am bliopico, è falla con piu lautlità che in condizioni oppostC'. Qn<'. to fallo che i li~iri spil'gano con la irrad«uione, non è per noi privo d'importanza. L'esper·imenlo DOD si compie nelle condizioni ordinarie nelle quali si esercita la tista; etl il giudizio sull'acutezza vis:va residua riesce per questo meno esalto. t giasto pt!rò il dichiarare che lo t.:hauvel aiTerTò il lato importante della questione e la slahili nei suoi veri ter·mini dicendo: te Che l':~pparccchio del Flee!' 1 con tulle le moditìc eazioni e pPrft•ziooamenti che gli si fecero snbire, per·meLcc tevn di a1Termnre, in ,.a~o ùi riu'>cila. che l'individuo esa• minato possede' a nn certo gradu eli 'ista e che non C'ra irrc teramente cieco da un occhio; ma non si aveva con ciò nesa sunn infor·mnzione precisa sul grado di po lPnza visi\'n delc l'occhio ritenuto difelloso. Or que:;to è appunto quello che • imporla deridere per sapore se <:i a o no atto al servizio mi• litare 11 .

Se il mezzo impiegato dal t.:bau,•el erva in pratica mt>glio del mio a risolvere 1':\rd uo quesito non saprei rlire; quello ehe IO si t> che f•·a i due non v' l1a alcuna rn~somiglia rrztl.

17


Ul'l. AGGIUNU ALL \ CASSETTA DEL FlJU~S

258

T ,\BELLA dimostrante l t: dimensioni dc{! li ormeW

nellr• scale per analfabeti.

l

l

Spessore Visibili Yhle delle aste 80 u 0 un 811 , 010 nelln cns,etta oJI Flees 30 un tm1ctrlth thstarua in millimetri In millimetri · di 5• a mct"'ri a danno arutcua •isiva

Altezr.a delle lettere

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TABELLA dimostrante lf' dimensioni delle lettere

nelle scale tipografiche. Riga

Allena

.dell~ lette~

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Stll'SSore Visi bili nella oli Flees rlelle .d.Ste . •ot~,un an~t~lo a 30 unun:etri di dbtan:a

ù1 millimetri

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La modificazione propost;L dal coUega Astegiano non c, come egli la rhce, piccola. ma 6 a vece essen1lale ed e:;reg~1 ..•.. Es -;a aiTern~all principio o ~n~>lhsitJIC· ma IIIJIL do. lutti ancora accetto, cho al perito militar,• non 0051!1 11 (l<ltc.r ,r. fermttro Cl1o 1U1 hHiiYiduo non è cieco d'1m o~chlo, ma ncce.~sitn JlOi,a del~~' minare se quell'occhio l1a Qltel grndo fil visione cho il rcgolam~olo richiedi per la lrloneita !Il sen itio. Un tQnue rtcordo ci sembra. poi utile, an~ nec~sario, di aggiun~ere; Jl.f trarre rlaUa camera cato ttrica d el ~·lecs un vero utiiP o non cndero 111 m• oDII difllrllo inganno. IJiSOgllrra aver Jlrt•Senlr che 'lllll llliO prova l'illontlltl (li ba D diritto di ;~mmetterne il verdetto; qt~anao a oue rl11 rtsldlali mgraftr i riOII 1 prova su({iclentc, non pw1 costitul!·e che tJN rrHNCJPIO 0 1 ruovA; m:o.,,tme trSt· tantlosl di individui istruiti, intelll~enU, ecc..... t'; tanto racilc rour·,ccrne il meccanismo l S.

----- ---- -


259

SUL

VALORE REALE DEGLI ANTIPIRETICI Dott. ALFONSO MASUCCI

Alma (e/n'ta.

l.

A 11888uno, ehe abbia seguito con certo interesse in questi ullimi anni i pro;.rress i della medicina ed i passi da lei ratti Yet'IIO la eoluziontl di propl emi g t'&tldemente sciottlifici, e che banno somma importanza sull'indiri~.zo tera poulico in trenerale e suUa cura di alcune manifestazioni morbose in PII'Ueolar modo, " nessuno, ripeto, sarà s fuggita l'attività veramente febbrile dei clinici e dei fartnacologi nella ricer ca di runed~ che, tnontre nessun dan no recano all'organismo, rte.cano poi &l abbassare, sia anche temporaneamente, di due, lre, o phì gradi la temperatura del corpo. oei morbi accompegna\i da rebbre. Direi quasi che non passo mese, llenza che le riviste mediche non annunzino nuovi prepal'lti e nuove •·icerche; e ~e prima oon si era ancora usciti dai derivati della chinolina, e rantipirina regnava so·vrana Dtlla Clll'a della febbre, ora siamo pa!'lsali ai composti della aaWDa, e con l'auUft'hbrinn (acelanilide) si é intr•odotla in lulla una nuova seriP chimica, r•icchissima di omo~ 8 di analoghi, dal cui studio bi~ogna rip~omeltersi altri ~~~-~~ressant•. Quanto durerà l'1mper o eli queslo uuovo ~--.u, 0 68SUno può dirlo; sveoluralameot.e anche neUa

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260

' l (f

l t.

SUl, VALORE REALE

pr~tica medica si è introdotta la moda, eel i farruaci caJnbiano con le sta~roni; anche nella medicina ha rullo C8Io(lo lino la smaniA dol nuovo. ùel nuovo aù ogni c.:Mt.,; e resllln sempre ver·e quelle parole scrille alcuni tllllli aùcliett·o dal prof. Semmola: • il ravor·e, di cui godono certi l'arma'· • l'opera Lransrtoria di un parLilo, Ùfl poicltl• le ~cìenzc . come « la politica, hnnno i pnrlitì, LAnln più f'ncili ed n~linali iu •• medicina, per quanto la loro e~ist~:~nza i· nece-.snriamenle • legata all'impc•rfetla conoscem.a del vel'o ed all11 continUI! • pretensione di aYerlo defiuili..,aruente ~coperto. » Chi non ricorda l'abuso veramente strano che per lauln tempo ·• fallo dei ~>ali di chinina' Che cosA non si é cercato di corare cou quei sali miracolosi? Di ellelto pronto e "il~UI'O nd infezione palustt·e. esc:i in bre,·e divennero la pa11acea wuversalr~, il rimedw sinP qua non di ogni Luona cura; non li fu morbo che non ebbe a ril'entir·e i lJenrjlei efl'<"Lii dellalnro ammmisLraziont•; e se nei tempi di Giacominr l} di Rason salass0 t·cl il f.Ar· t.aro sLibia.to ebber·o un vnlol'c nulilermiCO qrandissimo. ai nostri giorni il chinino fu creduln il rimed~ erojco contro la reulwe, eli qualunque nnlura ec:..:a fos~e. 111 i cqlpiLi da tifo, cln pulmo11ite, da r eumatismo at•lrcolnrc acu ue l1anno consumato a I011nellale. E se oggi l'u,n di es..-o rier1trato nei giuc:ti limi li, bisogna reuderne gra<tre lll nulllf' rosi e continui msuccec:si, ed al miglior·c indirizzo l~ra(ll che la clinica ha preso in questi ullimi t,.mpi. Posso rngannarrni, ma a me pare che anche con gli all"' antipir etici corriamo il pericolo di cader e noll'esagorazionf ~li gittare cosi il discredito su rarmao.i, r·he forsu iu alcllll cast potrebbero riuscire di una certa utilita, so unu si pfCl'" vede a Ll'mpo, e se do. coloro, che souo a cavo del rn/111' meolo scientil1co, uon parte una parola nutor cvole e c'~' scienziosa. Già le farmacie sono piene eli questi IIUO''' t>lf' parati, e nei piccoli centri, dove si ù molto proclivi ad~ cogliere ogni specie d'innovazione, prima ancoru cbe sana e dotta critica ne abbia dimostralo l'efficacia e ~ nocuità, gli antipiretici sono usati a lutto posto ed 8 alti~me; gia é comincialo il malvezzo di mettere. ma•:~ ess1 non appena la temperatura si eleva a 39 grach, e P"·


DEGLI A:'<i CIPIRETICI

~6 i

,dà molti questi farmac·i vengono anuninislrtlli 'flWaJiàllltallllld neUe pii.t Jiver::e malaLLie. Ora se ,•ogliamo ~~la ftmnacologia non sia ingombra di temporanei o spesso poeo emcaci rimt~dl , !>e vogliamo dar~> alla ~erapia della febbre un indirizzo veramente scientiflro e rtspoudenle al JUIO'fO cooceUo, clte .ti essa ci siamo formali, se vogliamo premunirei da probabili disingonni e r itorno flui fatlo camIDino, JMogna tiare agli antilet•toici d loro giu"lo valore, detirlllnare quale é il nostr o punto dt pttrlenza e ùove lendJa1aot quali sperRn7.epossiamo nutrire nelle futur e ricerche. B pQieb6 lo scopo <li tulli gli slud1, di tulte le nsser' azioni, • a 'QDno da qualche tempo faceudo, consistu nel tr ovare un ~elle menLt•e nes><un danno, nesswtn molestia 1•eca al~o, riesct• poi ad abbassare ùi alcuni gra.li o per alctaae: ore la lemper al ura del corpo cou manifesto benefizio dell'lafe~-tmmesso come trovato I]Ueslo farmaco, vediamo qa.li ......... S po~~C\00 da l'Cl"O riel!V81'6, fino a rbe punto cloltbieqlro "''irce1.o, e se per avventura anclto oggi non poltlediaQ'ao un r1medto, ver·&mente innocu<l o veramente ellfcaee. che produca gl i stessi benefici offelti, Ren7.a aspeltuele fulure scope1·te, che polt'ebbero anche nou ventre. In que.to tema però cosi imbrogliato, e che 81 JCora tou lo appueiona i cull··ri delle scienze mediche, bisogna andare innanzi con or dine e con metodo. senza mai perdere di vista lobieUJvo, ehs ci sian1o prefisso: la l'ebbre; e poiché il punto nero dell'odierna terapia è l'aumento della temperatura fa d'DOpo in prima dtre in che cosa consista ques to a umento. con quale mPccanismo esso si produce, e se tullo jJ ~ f~brile_ debba poi ridur~i ad uu puro e semplice iltarbo di calorifìcazione, ovvero non s ia il complesso di ~~falli, indipeudenli l'uno dall'ulll'n, ma coefTelli d'una 'llleC ~ Solo quando a vremo dalfl adeguata risposl8 a .-.Li, solo Hllora potr emo discutere con piena co~ di causa e con giustezza della ler aptu della rebbr e.

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~62

SUL VALORE REALE ·

II.

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L'aumento della temperatura, fìno a i-0 anni fa era conslll· lato col tatto, e si deve al Traube ed al Baeresprung rinLroduzione delle misure lermomelriche. Più tardi l'i sonn applicale misure più esatte t<.wmo-elellriche cd i calorimelri, coi rruah ultimi vennero faLle le ricerche del Liebermeistcr e del Wunderlich ~ulla dottrina della febbre. Il maggiore o minore aumento della temperatura indica la maggiore o minore inlensilà del proces"o. ed il Wuoderlicb stabili une classifica. che é !'Itala accettata: 37° temperatura normale, 3A 0 temperalur·a subfebbrilò; da 38° a 38,5° febbri' leggiera; da :{8,5° a :39° febbre mo~.llca; da 39° a 40o febbre alla, da ~O' a 41° ed eccezionalmente a <i2° febbre altissima. Que~to aumento ha i suot diversi stadt. Vì è uno stadio itùzrale, CIII quale comincia t:,aumPnto, e che può essor·e più o 111eno lu ogo, mai lunghisl';imo, e venire accomp11gnato da. 11110. '~"n · sazioue subil'lliva dr freddo, dai brivicli che si hanno, quando allo stadio iniziale segue l'llpidamenle un aumento urnllo si gnificaQ.le della temperatura. Dopo ciò l'aumento cresce. stadio àell'mcremento, sino ad arri\'are al gs'8do ma-.!'itno. cui una data malattia febbrile suol pervcuire. Alcu11c volte il massimo della febbre dura un periodo più o meuo lungo e poi rapidamente la temperatura torna al normale, l' ctuest~ rapida defervesccnza dice~i crisi. Altre \'Olte lo sfebbramento accade grado a grado, ~ questo modo ~i dice bsì. Pur'l sue· cedere che avvenga lo crisi, e quando lutto sembra finito, si ha di boLlo una nuova elevazione al massimo, per di· scendere poi la febbre definitivamente: é la pertur/xld0 critica. Nella lisi talvolta si hanno oscillazioni in sopra ed in o::otltt. e le elevazioni non sono mai mollo significanti: stadio anfl/mlo. Molti morbi febbrili possono esser'3 morlttli. e primn rlell~ morte la temperatura può oscillare; talvolta nell'agonia 51 ha abbassamento fin soLlo la temperatura normale, e e~~: ratrr·eddamenlo si muore : allra volta si hanno ele\'nzior.. incredibili, come nel tetano, nella epilessia, nella meningil~


DXGU AN TJPIRETICJ

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ba&ilare: 42o, .u.o, 44,7° fino a 45,3°, ed è cur:ioso che questo aUIJ)ento durajllcuoi mçmenti dopo la morte s tessa .. La temperatura febbrile può presentare os cillazioni quotidiane tra un minimo ed un massimo, che coincidono per lo più con le oscillazioni quotidiane della temperalura normale; e per que114 oscillazioni si sono stabìlili dei Lipi : febbr e continua, suùconUnua, r e1niHente, iotermillente . CMicché l'aumento dellA lemperalura nellp febbre va da uno a quattro ~radi, giacclrò ra ra mente !:>i osser vano febbr i .upenori a ·il 0 ; ora da che cosa dipende questo incr emento? Un'elevazione di temperatura non può essere pr odotta che da un aum1·nto della produzione del calore, o da una di minQJione della dispersione, donde una domanda : nei m orb i febbrili aun1entfJ in realtà la produzione del calore? ll calore animale ha mollissime fonti, ma lP p r incipali sono i proeeui cbimici nella decompos•zione degli alhuminoidi e nella ossidazlone del carbonio e dell'id rogeno colla pr oduzione dell'acido carhm1 rco e dell'acq ua. Bisog na vede re qumdi se nalle febbre aumenta r unfl come decom posh:ione deg li alb uminoidi, ed in "6Condo luogo l'acido urico, la cr ea tina, la creatinina, e d'altra parte se aumeuta Ja produzione dell'acido carbonico e dell'acqua. In qua nto a ll'ur Pa tutti gli «per•imentator• sono d'accordo che it1 ogni febbre ed m ogni fase deUa febbre essa aumenta: il Liebermeis ler h a c011statato il 1 70 °• di aumento ; Il Senator uoi cani, iu cui produceva la (ebbre settica, ha poluto olimoslrare r aumcnlo del doppio. Potrebbe ~ospellarsi ch e s i tra tti solo di un aumento della ~rezione e nou della iorm~;~zioue dell'urea, ma é tale la quan~:1& di urea che sì elimina in un mor bo feb.br·rte che tutta urea, che sta nei nostri tessuti1 baster ebbe solo a copr il·e !:n~~ .di un giorno, tanto più che n el!li an imali febbricjUtAti 81 •· con~lalato che J'urea nei tessuti resta nella quau1 tunortnale. Per· l'acido carbonico la p1·oduzione aument a ~~do lte le febbr~, ed il mas:simo a umento coincide col bri~ : ~CO!Ido il Leiden 1 J/2 più ùel 110rmale Mcondo il Liettb~~ter il l!l a :H 0 /o e secondo lo stesso' L eiden in nn che l'lt>Jlante di tebbre seftica il 70 o;o. Anche qui si può di re aumertta h1 eliminazione e 11011 la produzione; ma n el


SU l. V ,\ LOI\~: REALE

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cor!'o di un procc~::<o l'ebbril~ non ::i osserYa mai niminuzione uell'ae;irlo cnrbonico nel sangue, e p01 i l pr or. Cola!'&nti pel primo ha dimostralo sui conigli cnn febhre I'Cili<·a una magf.(lOI' intt·oduzioue di o.:tsigeno, il 18 °/o in p1u, tl che dire chiAramento che il proces~o d'ossiclazione aumeula. Per l'al''[Ua ci ~uno studi mollo Incompleti e discordanli, per cm é tuulllu furne parola. La conclusionf' e che aumenln \'era· meni<' la produzione del ealore. ~la b11<tlt1 que<tlo per <t piegar!! l'aumento della lenlJ •eralura del corpo l No, porchè poLt·ehbe aumentare propOI·zionatam••nte la di!'per!'liOnt>, ed in condizioni flsioloa:tche Hbhiamo e>~Pmpi, in cui lo l'onti do! calore aumentano ruù ··ho nella febbre, eppur e la lemp~:raLura è normale. Cil>~l. dopo tllt pa· !-Lo copio-.;o !'li protluce più urea e più acido carbonico chu ne !In l'ebbr e; un in<livitluo dmnnte il lavor~ e!>ala p1ù ltl'irlo carhonicn ''d i nlt·oduc~ magg-ior copia dt o!>sigeno che uu f~hbricilu\tlo; e 1 ~1 lèlnperaLura. aumenta ~olo di qualche dc· cuno di 1-t•·ndo c poi subilo si l'llnette. I nvece nello l'ehbt·a Hmn,.nta la produzione ed aumenta. la temperatura tlì pnt'Ol:clli g t·t~di pl}r gior ni e per ~Pttimane. Or a, se l'nmnculo di produz\one l'Oli ti può c;picg:ar e l'aumenlo rlPll!1 lt>mlwr atura. v1~ol dil'e che devr ùiminnire la disper--.ione. Il "a""e eri il F icJ, (185(1) fu r ono i primi cliP l imHando l' irr af!gwmenlo oll•·nncro l'aumento delln temperatura del corpo, ed il Traube. del risultatO di queste esperienze fece il rondamcnlo aclla SUA doltrina c:ulla fL•bbre. dut·ala fino a pochi anni l'a. E~li dic:~e che l'agente pirogeuo, o pere!"' mollo eccitante o p<>l' la "lUI rtunntilà, eccita i centri ne•·vo--i in modo da pro.lurrc 11110 c:pa!>mO delle arteri•' oct•ileri chc, da cui derivt~ una di[l)iouzionc ncll'ir raggtamenlo cutaneo; diminui::ce la di>~pet·;;:ione e c1uindi aumoula la temperatura. È una dottrina bl'tllanlt•, ulfl che nun ha ha::e !>per tmcnt.ule, percht: bisogna vedere ~t· la dispot•sioue del calore alla superficie del corpo yeramente diminuisce. PolPndoRi c-iò rarP coi calori m<~lri, che cn.,.~ c:i f. tr ov11lo? Le mi~ure nei bagni del Lieber tne•-ter. qur>lle nei calori ment i del L eide11 pr ovan0 che an che la disper:;ìone numeuU\, ed il massimo si ha nella defervc:>cenzll; dipriù l ' l mmerm an ha liimosLr alu che anche la soppre~:::ione


DIWLI At'{'J'J I'III ET ICI

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delle perditA non potrebbe che aumentare ùi un grado

ta tempel'lltura del corpo. Ed aiiOI'a Aumenta la produzione, aaaaenta la dispt>rsione. nou ci dovr ehhe essere aumento di leiDpel'&&ura: se 'luesto ha luog-o, vuoi dire che la disperalolle aumenta ma non propor zionatamen te &Ila produzione. Dqe dottrine hanno prete~o di "!Jio~are il meccanismn deltnmento : J'Wls rlel Liehl!rmeistr•t>, l'altra del Mttrri Il pri-mo Bir ò la questione e d i~se: i poter i 1·egolator i della tem {IINlUra si sono posti a·l un lh·cllo al di soprA del normale. al~ mentre n01·mnlmentù quesli poter i l'anno stare la tem-

.......... a :17°, la reyola nella febbre salo A 3~0 • n i0°, e <1uesto • divene febbri e nelle dtverse fa:-1 cii unA febbl'••. Ma fo111aè eonaiste quoMlo disturbo~ Il Liehot·meist1w nou lo dice l! lo tJ&. Il Mnrri è pent>tralo più addentro nrlla qupc:tione. 'Mce: noi Cl ~iamo mnlto preoccupflli cito nelle condi-110rmali aun11.mta la pt•oduzione del cal.. rc: ma r1ueslo PI'Odu'zioDi fl"i<•lo~iche sono momentanee e nelle pau'-e l'or~81 dJscar1cA del cnlo re pt·odolto in quel 1lato or:rano; ne1la tèbbre invece la produzio Hl é ince..!"anle, onde i poteri l'e(IOiltori non hAnno il tempo di t•egolar·•• la lemperaturn e si .ha l"aumento. Ciò è inge!ì'IIOs o, o &ar ehbo Y.;ro, f'e l'<'cccsso delle perditf> c·oincide!"SO colle pause. m~ in 'ece coancide coll'aumentn ùellfl r•·oduziooe del calore. Di moùo cl1e pet· qunLQ seducent~ "li&. la dottrina. del ~I urt·i. pur·e non re~~e alla critica. Allora se aumenta la pr oduzion e del calore ed auanenta la cl:spersione, non ci 1lovr·ebbe esscnl a uaue11 lo: invece l'aumento ha l uo~o e ']Uintli i pote1·i re,zolatori della temperatura deLbono essor·e di~Lurba li in gui~fl, che ~i sta-

bUitea un di~quilihrio.

Oue8to disqui1 1br io bisogna ,·edere in l'ile ron~ista, vedere elot se vi sono argomenti per rnostra ro cbe ci ò rea lmente "dieturbo nella va<;colarizzazioH•• della !-:Up~>rflcie del corpo • -.i ~ntri nervoc:i. I nnanzi tutto vediamo la t'espirazione

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ER!c<a aume11ta nella l't•hbr·e. rnu uon pr opor t.ionate all'aumenlu Jel calor e e,l il LPideu ha prOYAlo ciò IIIIDerieameute, Il !!ndore dimi~ 11 isce nel bri vidn e nol l'ncme, =.:entre la cute r\ caLla ed arrossita si ha poi la ~"<'ll"'a­ e di M<!ccheuu . ir che cerlo r• tanto di\·erl"o da ,.;,·, che


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SU L. VALORE JlEALE

a ccade nell'uomo sano, in cui quando nella cute l'irrorazione é maggiore, il sudore è più abbonda nte. In molle febbri nel periodo inizrale si ba il pallore di una gran parte della SU· per ficie del cor po, per spasmo delle arterie periferiche, e questo disturbo non manca, anche quando il corpo !lemhra irrorato uniformemente, come rìell'acme, perché anche allora s i trovano parti pir.'l e parli meno arrossite. Durante la t·ebbre bastano le 11ill l ~ggiere eccitazioni per spostore la temperatura di uno o due g radi, il che vuoi dire che bastano Jeggieri disturbi 11er·vosi per far salire la temperatura, corne non succede nel normale, per cui il sistema vasomotorio é più suscelLivo. Basta carnbiu r posizione per sentire freddo ad un lato, mentre le aUre parli scollano; il che s:;iguillca che la circolazione f~:~cilm ente si disturba. E stato dimoslralo che esponendo il t·orpo del l'ebbrkrlanle ad una temperatura piu bàssa dell'ambieutè, la tempernlura del corpo si abbflssa.. pi\1 facilmen te c he nell' ut)tt10 sano, il cbe vuoi ~ire che il l'reddo eccila più i nervi vasomotm·i del febbricitauLe che del sano. Vi sono altri l'uLLi. !); stato O!$Servato che ~e sulla cute arrossita nell'acme si fa una piccola pr essione col dilo, quel pun to dopo alcuni momenti s·intpallidisce. il pallore si estende al di la dello sfera di pres~ione e dura un' tempo mollo lungo, sicchè i ner vi vasomotori si !Rscia110 eccitare in modo anorma le. II Senalol' h a guardalo a 1'orle iog'randimeralo la circolaziOne nelroreccbio di un co· niglio, ed ha osservato elle il Lo no delle piccole arterie non r:' un tono persi;:Lente, immutabile normalmente, wa che nellà feb· br•e la t'éslrizion e e la dila laz.ione durano un te mpo mAggiore , del normale. Quind i si tralla di disturbi nella dis trihuzic>ne del sangue e principalmente dell'iuUP.rvazione. Clre in nuna· zione? ll prof. HeitienJ tain, prima di scoprire i nervi dilatatori, aveva peusaLo ad uno spasmo delle arterie-: cntauee: ma dopo che egli s lesso J1a provato ehe le eccitazioni del m idollo allungaLo pr oducono un affiusso maggiore, si r. pensato a par esi o a paralisi di questo centro inibitor e, in m odo che i vasi più non si dilatano normalmente e regolarmente. I .'esperienza induce fl c redere che leg:riere ecci tazioni del sistema nervoso opet'ino producendo r·oslriziorl (', anemia


OKGLI AXTII'I II EliCI

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deH• arltlrie perirer iche. Sicché possiamo d i1•e che nella fPh· hre" v1 l! un d1sturbo delle circolazione cutanea, per cui tl 188RU8 non si distribuisce equabilmente, c> r elativamente al meccanismo i fatti menano a credt>re che i disturbi stiano aol&o l'influenza nervosa. S.>lo r er-;ta la questione se il disturbo dipenda da paralisi o da ccdlazione dei cenll'Ì vasomot.orl, e ~u di ciò non si è drtla ancora l'ultima parola. Dunque abbiamo veduto che un'elevazione di temperatura DOn può esl:lere prodotta c he o do un aumento della produzione, o da Ul!a diminuzione della dispersione, ed allora con quale meccanismo d'alione operano i farmaci antitermici Dell'abbai<Mre la lemperalura7 Evidenteme1le in due modi: o diminnen lo la produzione. o aumentando la dispcr~ione, olldle e due in"•eme. Si sonn falle 1n.tat:tini accurate intorno al 1D1Ccanismo dell'antipiresi cairli11C8. e si cominciò Japprlma colro~"erva;>e cl:e mentre in un l"ehhricilanle si può abbaeiare dt 2, 3 e 4 g raùi nel COI'SO d• 2 a 3 ore la temperatu,•a del coPpo, noi ;;.;ani 11 0 11 s i r:esce ad abbassarla neppure di decimi di grado, rallo o~M •·v o lo prima dal Filehne e conrerma!o poi dagli altri. Ln stes:"o fonomPno si nota ~ degli altri antipir etici. 01•a come si spiega che t !lenIre questi ft~rmaci esercitano lanl.a Azione sul malalo non ne banno poi nessuna sul sano t Ecco •l problema. Poiché operano 1 loro etTetti su qualunque specie di febbre, agirebbero ffilli gli a ntilarmici proprio sul processo febbrile? M a ogni febbre ha il !-UI) l'peciaiP procos"o; solo it farmaco potrebbe agire sul processo d'ossidazione aumentalo; ma resta sempre 8 spie,:rare perchè esso ope1·i !'IU questa parte, che è in aumento, e non invece su quellf• clte é normale. · Il Leub~ 1lice che la cairiua fu scopPrta e sperimenlata P8P la 8 1111 ~runde a ffitlltn cb i 111ica cou Ili chinina; ora questa sembra davvero che flhbia lo pr OJlrielà di diminuire le Clllldaz· · eJie 10DI· orgamche, e pertanto oppu1·e proba bile che anca•rma non faccia difcl!o un s1mile potere. Ammindo e l<OSpendendo in gior ni aller ui la cairwa in alfebbr i<·ilanti, il Murri vide diminuit·e l'urea escreta nelle ore dell'apiressia cairinica, ma questo poteva essere bellltaimo un clt"~llo secondario doll'apires~ia e non del rime-

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SUl. VAI.OHE flgALE

dio dit•eltamente operanL•·. Gli esperimenti di Lépine, di Wcilt e FPietli sulle cavie e sui con_i ~tli dànno come pt•obabalc una diminuzione della produzione del calore coll' antilebhrina; solo resta a veder1-1 se l'azione del farmaco è c:;ui proces:;i chimici oppure sul me.:canismo nervoso della calot·itìcaziunt>, ed allo stato prcstJnle delle nostr e conoscenze rte"ce irnpns-· sibilo ùai'e una gi usla eu udeguala risposta. Non sembra pam') pos:;ibile che tutta o la moggiot·o azione degli antipiretici cont~ i slft nel r·affreM re lfl viva<:ila delle ossidazio rri or ganiche: parla conlr·o una tal,. ipntec:;i la r apidiLà dell'azioni> ed il t'allo che durante la det'ervesco•nza le perdite di calorico sembrano, nonché Jiminuile, acci'~-'"ciule, giacché la lempcratua·a deiiP parli perilericbe si elen1. mentre tleceescc <JUella dd cerrl!·o E.l è oabrrale, che esst•ndo più calda IM perif~t·ia, il ct~IOI'ICO ceduto dal corpo all'ambiente ~.;;terno deve ~sser • mag;.r•or ·; e poichè l'aumt'nlo del la Lempm·alura pcrifer·ica ò molh> t~nll­ siùcrevole, anche la pel'dii.A di calo1'C non può es!>e1·u liev~. C":::iccbè ta 1 cau~a Jel t•ofl'reddamonto dt~l co1·po ,-. re::;n IH Onil'e!lla: gli antil<~ t·micì ogiscouo specialmente aumeulondo lu dispe rsion e~ e se :-i punsu d1e al r·ifl~;aluamenlo tlolla pelle ~Gftlle un suJor·e nbbonda11te," che la evaporf!zioue dell'ncqua, pro•lolla ,:!al forte calnrP, devP necec:;sariamenle portare una f!l'ande dispersione dr calor ico. si c,om prenclen\ dì le~g•eri quanto grande debba e"«et·e questo aumento d~>lla di'-persione. Ma il F1lcl11te so: r·is~e alcuni anni addiett·o, che non è il sudore il pnmo cllello ed il rallreddamenlo illìecondo, rna che ti sudore si manif··sla pe1'clle l'or·ganismo nte'>so dul l'tmedio ad tllt piu busso bisogno di Lemper·tlllH'a, si sfOI'1.u per lìbernrsi con un sudor·t> t'l'lliro dell'eccesso di caloriro esis tente nel corpo, ~~ per·eiò il sut'ot·e cessa non llppt'nl\ ,. cnnse!!uita la temperatura uecessuria. Come ben ~~vede, qtll'"lll spirgazione si fonda sulla clollrma Rosteuula dnl Lrebl•r·meister e ùallo PH ù~.-r, e ~odr anl1piretici sarebbero cosi i vet·t farmaci antifeLbrili, perché agll'o!bbPro sui centri ncrvoc;i ter·tnitl, cui s:pella l'egolare la lemper·alura, che ti cor•po dev» avf't·e: e quanrlo •Jilf·~ li, non c;j ~a perchr•, or·dirrano rlw la temper aturA salg-n a 10• o " 41•, f!li unlipir·elici ha11n0 il pn· tere tli richiamar·li alle con~ueludini della vila normale. 11fA


DEGJ, l AN'J'II1 11lE'r JCl

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abbiamo già '•elluto come la riQlt ri nn del Liebermeister n11n 11bbie nPssuna bàse scientifica; eppoi esistono vera mente questi centr1 nervosi termici ( Tutti ne par lano, ma nessuno poi sa dire se e dove si Ll'ovano; eppure l'Arduin in un lovoro importante assicura che l'anlipir•ina agisce sui centri terml'l!leni. Lo stesso a~s i cura F r·nllckel parlando della lalllna, mentre irtvece Ebt·liclt d ica di non esser mai rjuscilo a trovare la lallina nei centri nr.r·vo><i. Il Wood rin ve11ne il cent•·o termico in un cane vicino al solco conico, l' Arin~o rt ecl il Sachs nella parle piLt inte r·na del cor·posteia to, e gli ullimt studi hanno mostrato che ltt sezione totale del midollo •pinale in gran vicinanza del pontP produce aumento della IPmpet'Alura, m ~>ntre r ispArmiando nel tagho le colonne a n· \eriori l'aumento non ha pit't luogo. La verità à che la 'luitlione della esistenza e della localizzaziune di uno o più centri termici è ben !ungi dal l'esser e t'isolula, e quindi nessun meccanismo d'azione possia 1no s labiJiJ·e per i J'a1·mac i Bhlllermici, che si fondi sulla loro nzionP su questi p1·etesi centri. E poi, ammesso che p,sistano, perchè su di Pssi allo stat.n nnt·ma le gli antipiretici non pro<lucono effelli ~ Nelle rebbre vr sono parecchie conrli;doni a no rma li 1 che possono rar rìuscit•e più notevoli gli effelt1 di questi farmaci ; tali sono la più alla temperaLura del sangue, uno stalo dei vasi perirerici più facile a permettere la dilatazione, un·eccitabililà nlaggio•·e dei centrr net·veo- vascolari della cute, forse una d•lferenza tnaggiore della lempera Lura cen trale con la pel·iferica. Tulle queste ragioni poi'Lano pe1• conseguenza che l'allargarsi dell'alveo aPterios o periferico é ma,.,..,.iot•e nei rebhri""" deve elevar·e Citanti che nei sani, e cbe il sanf!ue più caldo l~ tem peralut·a degli s trati cute.ne1 più elle il piccolo aumento dt sangue poco riscà lda lo nou l'ucci!l :tei sani. In all1'e parole, la minore tonicilà muscolare e la magg ior e eccitazione ner\'osa fanno accorrere una quantità di san~ue maggiore che nei sani, e poichè il sangue 6 più c.al::lo del nor·male, anche i suoi ellelti caloriferi debbono essere maggiori. E C~te t·eulmenle abbia luogo coll'ammJOistrazione degli anti~~re~icì .un aumento di sangue alla periferia del corpo, cb ~ 1 Sta ctoè dilatazione dei vasi cutanei lo dimoslrano i be!Ji


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~UL VALOR E REJ LE

esperimenti ùel pro r. E. Maragliano, il quale { Arcltioio.lt tliano d t C Jil!lliCa, ::riu~no 1888) ha dimo1;Lralo che lulle lt> ~O'-l3nze antipir etiche deprimono lfl temperatura pe1' qunnlo clc•t~> rmi ­ nnuo una dilatazione dei vac.1 P cbe. r;uando la loro potenza an· l1febbr·ile è esau1'1la e la rebbre nuovamente invade, questa r·ipr·esa é !Jr ect>dula ,Ja u11a nuova cosLr iz•one dei vn~•. che prima si eran o •IÌiaLali ed erau o r ima"ti c.:osl ÙUI'flltlo l'upil'e!'lsià. Se1·vendosi cl el pletismogr afo ad acr'(ua del Mos:so, egli ha Jimoslrato in modò c!Ji ar·o ed eviden te, chn i vosi cutanei cominciano a J'estJ•i n~ersi quando la temper atura non é ancora aumentala; vin via che la costrizione si accentua, la temperatur a cominc1a a ct·escere; quando la costrizione ha r aggiunto il suo acme, la temperatura puro r&l-!f(iunge 11 suo massimo, e quanclo poi questa cade é preceduta eia una dilatazione de1 vt~si cutane1; m ullimo quando la dilatazione vasal e raggiunge 11 ~110 punto cul minante, la cif1'a tcrmira tocca il nor mal e. In cho motlo ha luogo questa dilatozioue: per azion,e del fO J'rn~lCO sui centri vasomolol'i, oppuro su i ganglielti1dio-vascolat•i ~;~par•s i l u n ~o i vasi, oppure sul lo Jlu•·e mu~colàri dei vasi sto!'lsi 1 Il quesito non é ancOI'Il l'iHolulo, e non è nello scopo di questo scr itto il volerlo risolver~. Cosicchl possiamo conchiudere .::u questo punto .hccndo che i fàr maci antipiretici diminuiscono la lemperalUI'A del corpo, solo pe1·chè fanno aumentare la dispersione del calor ico, poca o lws-suna influenza esercitando sulla p1·oclutione di esso, giacchò ptll'~ che i pr ocessi di ossidaziona e di combustione orgunica pet• nulla, o almeno i n minima parl o vengono mo.dificaLi do quesLi l'imedii. E della impor tam.a di f[Uesla concl usione, pe1• quan to l'lflelle il valore lerupi cn degli uutipit•etici, diremo l l'u poco. I II

E·l eccoci al nodo dello quisl ione. dalla cui ~oluzioue iipende il ~iudizio, che ci dnbbiamo formar e sulla •mpo1·tanza dei nuovi farmaci nellu cura dei morbi rabbrili. Quale pAI'le rappresenla nella rebbr·e l'numento di temper'atu r a? Bisoguu r1· durre tullo il pr ocesso febbr i le al sol o aumen to di queste, 1[1 1


DEGLI ANTII'IIIETICI

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1\lmenlo che in seconrlo luogo prodttce poi allr l disturbi; oppure con~iderare la febbr e come un complt>!'!:'O di più falli, iodlpendenli l'uno dall'altro e dtpendenti da una causa comune, e di cui l'aumenlo di tem peratura non ò né il più imporlanle, a6 D più pericoloso a ll'organismo~ Si vede bene cb e il valore clesli antlpirelict au menta o di minuis ce, secondo il posto, cile el 818egna nel processo rebbrilo ai di~ lur•bi clnlla ca lot·ifìcazlooe, e ai spiegano cosi le numerose e continue divet•genz~ tra l clinlct, ~tacch e non tutti sono d'Accordo nell'a u t•ibuir e all'aumento d~>lla Lemperalu t'fl il suo giusto vt~lo re. Nlllla rebbr·e, ollre il cli-tut·bo delll! t•alo t•tficaztooe, SI hanno altri nolevoh di-Lut'bi ùt cui notiamo i priuctpoli. t• Drsturbi della cireolaz,one. Si ò già tlc::llo che alla su,...._ del corpo la circolazione non <~i compie nor malmente e ael Jertodo del brivido si ha l'impAllidimento delle parli 8Dtel'lorl, la ciano!'i delle posteriori; dunque l'irrigazione e aneauele. Ma il ail,lurbo maggiore è la fr equenza del polso cle IO e 40 più del normale, fenomPnO coslan le, che SI ò volut.d metter~ in r apporto coll'aumen to della Lempet·alut•a: e dltaw meltenrtn ul'l mrlividuo in un ambiente più caldo, si b~:~ acceleramento ùel polso. Il L iehet·meislet· ho pt·ovato questo rapporto e dice clte ad ogni grado di elevazione corrisponde l'eceeteratione di 8 battili. Ma questa re!!ola !'Offre eccezioni, perché ci f'•lno ratlt che possono disturbare la corri;; ponclenza , e Cl sono affezioni febbrili con infiammazione alla bac;e dPI ee"ello, in r:ui pt>r irritamenlo del vago il polso si rallenta. Ce111Bvvelenl)menli. come quel lo dA ncidi bi lial'i, rallentano Il flOIRo 'l\181ltunque 111 Lt>rn pt:>ralurn flia elevala; e vicever ;;a vi possono Psser e degli stati di debolezza net•vosa, che a cce· lerano il pol"n senza corrispondente e leva.-.ione della lempe~ura. In rtuauto alla press ione del sangue sappiamo clte ~umento moderato della lernper·atura produce un aumento ~la pre""ione; ma ignoriamo chP cosa producano i forlt _;amenti . Cono;,ciamo però che lo fiJrza del cuo1·e s'inde'fttGJte nella febbre, rlonde uel ma~~ior uumero dei casi deve Lare lltm tltmtnu7ione della pressione. ....: Disturbi neroosi. Il pt·imo uistul•bo è il senso di m are, chi' avv('rtc l'individuo prima che ,·enga la febbre e


SUl. VAI.OJtE REAI.&

'

lalvolla precede dj ~iOt'IIÌ. Poi ben prt>:.-10 con r~>I~\"8Zoi)'>e della lernper·atura vengono ullri f'enornt>ni · opprel'sione ao>! capo. che ani va sino alla cefalea; spe~so tlisturhi dci sensi, come sussut·ri agli orecchi, baglior r agli ocdli, l'otoruuia; do· lari nevrulgici in diversa plll'ti del corpo, fenomeni Ili eccitazione m entale sino al delit·io, sino al hullursi Jullu fineslru; altre volte coma, sonnoleuza. abballmwnto pi'Ofomlo ... si or· riva quasi a fatti paralitici: tromobilila dejZii <ll'tr, emis,.ione spontrW•'fl eli feci e di ul'ine. Il rapporto tra questr rlio;turbie l'aumento del calore nort è costanlP, c se par·e che nellA lem· peratur·u più elevala i fonomeni nervosi siano J•ÌÌI cu'-prcur, vi é lllltl ~:~et·iu eli osse1·vaziooi che mostr•nttcl l'inr:ol'lunza dJ questo rapporto. Infalli vr ò il Li l'o ricor·t·eu LP, in cu1 la fcbhre ar1•iva "'nn a 4-2; eppure in essa no11 ~i conoscon() i ~ra"' sintomi nervosi, che l'i fi\'V~r·ano nell'ileo-tifo a 3f".~·. a ed i l Volkmann nella l>UB cli nica, tlopo. inlr·odolla la mell· calura tJII•• Lisler ,.lra \'l:;ln che nella l'ebbre lraumatrca sem· plicf', gl'inf'~rmi,\rovando:;i in u11 ambiente ascllico, possono, come nellt>, fr·aLlure comrninulive solloculonee, preflenlar•e t.n aumento fli temperatura sino a 4Qo e pa!.'seg:giat·e nelle sal• senza presentare fenomeni ner•vosi, o almeno avt'nclo ftr.· s11~nio: il che vuol dire che i fenomeni nervosi no11 -<ono tn rapporto con la lemperaluru aumentata, ma cort la c&u~a efficien Lu. 3o Freqrwn.za respiratoria, che cre~ce ùa 10 a 20 ,.:ut uormale: corna pure aumenta la capacita l'espit·ator'ia di '/t della caparità normale. Molle volle la frequenza è connessH a debolezza ed allor·a g:ll allr respiratori non sono pr•orondi,ora superficiali. 4• Disturbi della diyestion.e. La diminuzion~ dell'appetito è anche esso un falLo costante che dipende dalla dimiuuz.i(l•lt del succQ gastrico, e dalla tnerzia delle par eti muscolari defi' organi diger enti; o può pq!'<er·e un disLu1·bo nervoso, perchP non si sen to il bisogno di mangiare. Si può avere i l r·rlsrJo nella emissione delle fecci, slilichezza febbr ile, clte dr pende Jsl· l'inerzia delle Lunicbe muscolari dell'rnlestino. 5" Altera:.ioni delle .~ecre~ion.i. I n generale dimìnuisc? ., parte acquosa nell'ur·ina, e ciò può dipendere dal non rosa·

:r.•.


DEGLI ANTIPU\ET ICI

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lfjlre 8 aufticienza, o dalle perdile m a:z~iori di arqua per la t'Ile, e eooratullo dal la debolezza del cuore per cui dimiouilce la pressione a rlerin~o. S i hn quindi un'u rina clensa,

pii\ colorata, p.,rc hè si formu mag~iore f!tlantilà di urobilins per la mag~no•·e dis tr uzione dei C(H'puscoli l'OSSI ; il peso spe cadeo supera 1l 1020. ru r~a ausnenla da 1 a 3 più del normale; l'aCido urico. la crealma ecc. "ono a umemali, aumentano i ee1i di polllssin, fo rse in r apporto alla riduzio ne dei muscoli e de• globuli ro~si ; inli ne po!~flOIIO compari •·vi !';O~lanze rslt'Hnee: albumina . l•d iu alcune febbri "an!t"ue o erno~lobint1. Ltl Mel'elione sah\'Are, si s ucco cnle•·•co, la ~ecrezione del latte dtmlnuiscouo. !:ìolo il sudore aumenta iu cer ti stadt, o in

certe febbri; come nel reumatis mo articolare acuto. 6tComumo organi<:(>. UnCI dei fatti più impcwlan li e cl1e rl~ LuLto l'eH gam"mo, l' il pill o meno •·apido conl'umo del corpo, BeC()llclo 1'a!tezza della tempes·a llwa. Questa cou-

aunaioae d.ipeude dalla più t•apula decompos1ziorw, ~pecitJ delle IOelanze a lbumi11oidi, da! più attivo )Jt'Oct•sso dell'm~ ­ s.ldazione organica. P t•r qu oHlo c·onsumo !-li può mor it•e tliNIIamente. Lo Chosc::at ba dimoslt•alo che ~l i animali, tenuti a dlllfuno. muo10uo q uando banno perduto il ili "!. del pe!<o

del corpo. Nelic rebbr1 molto alle l'i perde il 7 per 1000 O!!ttl Il 01'1:', set'Ondo Lae nnec, ed allora s e fosc::e coslt~nle la pPt'dUa si morrebbe ver so il ducitnu ~iorno ; ma poiché vi sorto tebbrs, chi! dura no molto ptù a lungo, i· probnbile che r~t•l cono del prnrec::M il ronsurno vatiR ùiminuerulo La mor te puO 8Y\'8rUI"e pe r J'e(e\:8ZIOIW della lemperalUl'll. f cani, Ì f'O· DIJdi, risr.alduLi :<ino a 43• a 't4• muoiono per fla ral isi cat·dle . • ' IAm~.ed è as~tll pt·obabile dae lo sle!>sO acc•fHia, quando la P8r&tura dE'l corpo umano si ~>!eva a ques ~o eecesso. S1 ~uore a an•. a :m,s·. 8 IO· Sl)tlO ful'llla ai paralisi cardiaca, e,J Q qllet!U casi •l renomenQ più impm·tante è la 111aggiore fre=za del cuore, che mdirt'l uH'allrvita maggiore rolla stes~o

• ed allo ra que~la ma c.... iore alli vilà é farìle a polet•<=i · ,...,.., • ~anto Jllù c he n e ll t\ febù rc vi sono nl tera zioni pa:::;:ah dei muscol i volonta ri ,del cuore, come la Dip il ne gt'anuto-atllposa, e nel tifo la t.legoene•·azione cel'etl.

...llrire

.Je~e­

~~ ll~lla f~bbre vi io di~lurbo dell'innervazione g~nt'l'alt';


SUL V.\J.ORE ltEALF:

\

~icrhé andH' con queste temperatu i·e, meno elevale, ci spie. ghiamo la par·alisi del cuore, dipendente solo dai di,.lur·bi nu. lrilivi rielln muscolalura dell'organo e più ancor·a dell'llltossicazionc dei cen tri net·vosi del <:uore da pui·le do•ll'agtnlo i o teltt vu. In ultimo nella febbre si notano alterazioni anatOIM-palo· touir/H' pr•opr·ie di Pssa, ed il t•eperlo si riduee a que,..lo, dil' gli •·lemeuti •h mnllt nt'!!an• pRrènchinali pt'P!'entau • ti rt~nntinmeulc> torbido. ~oi igno!'iamo la natura delia le~ione, cet·tn nPI l'eg'ato, nolln "'O"'lanzR corlicale dei reni , iiPIIo gian· dole peplo-~a:;triche, neiiP !lbre muscolari 5'\lriat... di lutto il corpo triH' tamo quP~'<le ellet·azioni. Possono esse >-llll'<' in 1'8!JpOrlo cui !'lulo ~;~umertlo della tempet•aLura? 1~: molto dubbiO, pct•,•hé elevando t~rltficialtnenle la temperatura ole;.di anitt•ali, ques\t presentano la deg-enerazione g"ragsn; ~wchè ~h espet'i rneull moslr Hno che le allet·azioQi, che si O"'"~"I' Vano nella t't:bbl'4', non p,o!Ssono stare in rapporln cou l'elrvnzioM della ~empur·oLurà 1 ed allol'a djpenderanno dalla eau<;u tlelln l'ebbi'l:ll giaccllè sappiamo ell e ci sono veleni, t:be rrodllC.Oiill 111 Hlessa altet•aziotw pareucllimalc. Iii C'Jllt>sta rapida e"posiziotw della sinlomalologia, ~~ ,. \istr• COrnfl molLi l'IÌOlOmi sono in fiCCO rdo con l'OltWAZÌnlll' dellA Lemptwplura, 'ìino ul vunlo da dover creJeJ•e che l'aumento Ùi flUe~la 8i8 la causa, cost la frequenza del pnlso t'del r~· ~pir·o, la con"~unz ione. P t-rò pei' ciascun sintomo H è mo· sli'Slo come uon sia eostanle questo rapporto, c 't ,, .no l·C· cezioni. cht> debbono far pt·onunziarP un gllld izio t'i"erbal< r·elati,·amentt> al L'Apporlo tra causft ed effetto. Heslll ... cmpr~ m •Ilo pt·obnbilc che questo pnralleli«mn sui l'elfclto tlt una cau,a comune all'aumento tl~> lla letnpernlut•a e l a~li oli· sintomi, in modo che la febbt·e uo11 consiste solo o pt•inct· palmente nrll'aumenlo puro e sentplice deliA Lemp~t·atura dl'l C(lrpo, mn biso j!lltl con<:iderarla t·ome un prol'e<~,..n t•om· plel'!\0, com" un in'-ieme rli db•lurbi funzionnli clei pili tliver~t on.tanr e tessuli dipt•JHJeuti tulli da una causa comunl'. Come Si vede, la le llloeralUL'a, che per molti anrti nel pr . cesso febbl'ile r·a ppr·eseotò tutto, ot'a corr e il per·iclllo th noJI esse più nulla; nessuno più oggi può consìde,·ar•la, stccOII1~


DEGLI ANTTPHI ETJC! ~iii••- il S enalot·. come

271.)

una misu r·a !'iC·urissima ~ como-

dlmeate applicabile de ll'alte zza della febbr e, d'or.linario de l gericolo della maltallìa, e perciò ancbe clelia u tilità d i ogni llfddiente dire llo contro eli q uE>st.a, giacché ciò s arebbe ver aaatftle andare contt·o i del ta n•i della scienzu e conlt'O gl'in190menti della pl'alic a. " Se é ve ro, scr iveva il .M urr i eia dal1874 (S ulla Terapia della FeubrC', Fer mo;, che talla l'eleYala tem peralut·a l-'Ono e:iu1inati molti pertcoll, é pero IQUbi&a\0 de l pari c he mo lli a ltri ne t·eslAno, dopo che q uelli teeatparvero. P Colo r•o c he si p t•eotcupano so lamen l~ dell'a lto ......\ura, nou ba dùno che, ullt•e questa, vt sot)O pt·oprietà 4i_.lme de ll'or g-an ismo, le quali a lla !'ua azione t·eagi. . _ dlversame ute; ci è d'nt•dinario un pr·occsso d'infezioue, quaul l) e più di E'"sa; ci sono tante offe!>e pa'rziali di -.ai. che lalo t·a a cqu i~la n o u••a captlalu im pot•Lanza, o oiJt te ili agenti a ntiter·w ìci C!'ercilano una cer ta benevola fnllaeuza talla lem pe ralut·n rehbrile, s •. iegauo anch~ lu loro uioae, ' oon to<:> m p•·e ben evola ed innocua , sui cen tri nerYOSJ, 8tll cuore, sn i va si, m u:;coli, RtomAco, reni <' vie diodo. Ed é chia ro che, con,..idPrenclo origine quac;i unica del pericolo l'alta tem pe ra lu t·e, si venga di nece~;.ilà alla MnSPguenza che l'abbAssar·e, comr d1e !>ia, quella lPrnperAIare deve e"sere ullle, a nzi neces<>a rio. l)i •fui t> nato il valore che i farm aci anti pire tic i hanno t•a ggi uu lo in questi ui Uilli anni: ques to cor.c e llo ha .,.uidato e guida clinici e fa•·11111-l . . .... ""'ogt alle I'ICP I'N l clelia n uova pietra fìl n~n fale rlei farIDaco . ' tipo, eh ~ AbbA ssi IR le n•pe r a tu J'a senzn offe nder e (l'li ~l'gani e le loro funzio ni. Ma 1<iamo 110i si··uri che. men ~e opera benetican wnle abbAS~tmdo Il calore del corpo. non Producia mo dei danni, ledendo molte:~ a llt•e funzio ni dell'o t·: ; rno, .~ho non !'Ono meno ìr:npot·tan Li, quali il cit·colo, ,f 10 • l 1DnPrva7.Wne, la nut•·izione, le ~<l'erezioni? Ma è 1101 •erarn..nte pertco · 1 oso quoslo au mento, o no n è p•uLLMlo l •nuuerente · di • rnn ocuo per l'organismo1 Il )l'aunyn ha cerca lo ~~are 8 flerimeuta lmente l'inuocu•la dt>l calor e, dae non 1\oee u~ge i -i3o, ed ha confe rma te l e osl'e r vazio ui folle da l L•--•~ 111 su• coni::rli: ma nteuendo questi animali in un a m -..,. caldo in . • moc1o da mantene r e la temperalu r n med•a

elle-

...u•

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276

'

Il~

SUL VALOllE REALE

di essi lra. 40' e 41,5', possono vivere fino a 13 giorni senza presentare alcun disturbo notevole; e nel cadav{>l'f' di un coniglio ucciso 12 ot·e dopo, che era s lalo tollo dalla. stura, non si t•tscontrò aiLro cbe un leggero inlorbidameulo degli e piteli renali. Con ciò il Naunyn non teme di aiT.-rmat•e la innocuilA degli innalzamenli di temperatura, chu oscillano tra i 41 c i2•. Ma realrnP,nle egli esagera un IJOCO runporlt~n za ùi rtuesti sperimenti. Prima di Lutto, pe1· ollP-nere tali eiTeUi, fa d'uopo provvedere con cure speciali el villo e•l &IJH ventilazione, e non sostengono la prova, se non i piil r(lbusti; e poi, se è vet'O che gli animali non presen tano g1·andi disturbi, non per rplPslo si può all'ermare che non abbtano t·tcevuto danni, ,:riacc!Jé 1 sopravvissuti alla prova <.:i pr••..en· la no d t mag ra ti, o le improvvise e mortali iperterllliP di quelli, che si mostravano rf' sistenLi, danno a vedere, come giusta· mente osHerva il Murri, che il loro orga~ismo dopo llu&leht• giorno •li alla lcmper·atura aveva, ammalando, pet•tlnla la f'Mollà \preziosa di t·egolare le perdite di calorico. Co~i cché dichiar•ére innocuo un esperimento, solo perchr alc. utlì Lr·a i conigli ror·ti non muoionu e non manifestano g r·a vi tl1~1u rbt. pare davvero oltt·rpa.ssare i limiti del giusto. Dd L'esto pl)CO pt·ovant1 questi falli per l'uomo sano, e nulla n qua11i p~r l'uomo Inalato: Ertaccbè la re!.'istenza organi<'~l al c!llore• come vl)ria tra g l'individui di una stessa specie. co~1 può b enis~imo variare tra due specie rlifi'ereuti; e pni la pratica quotidiana ci dimostra che quando il forte calore eslt>rno ~,1 il lavoro muscolnre fanno salire notevolrnenlP la ternperotura dell'nomo, eg li ammala e spesso muor•e d'in!.'olaztone. Si sono pot ricavati argomenti dalla clinica per dimM Lrsre l'tnnocuità delle alle lempE'ralure nell~ malattie febbrili. S cita la febbre ric01-rente, che pure essendo accompagnsiB e-ta elevazioni mollo notevoli del calore tlel cor·po, llll un~ morl~lilà clebolo; s i cita la febbre asettica, che pure e;:sendo tra le più alte, non s i associa a note,·oli distur·bi; mtlnlr d'ultrl\ parte si adducono febbri tifoidée ed infeziont setLich~. 00 che, quantunque lt~ temperatura si elevi di poco, si moslt'& micidialissime, e si conchiude cbe gli aumenti di calore, tl'l1 011 i 4()0 ed i 41.' oscillanti, sono sostenuti senza danno per


DEG-1.1 ANTIPIRETICI

277

tempo plil o meno lungo. Ricorder ò sempre una donna, af· féU& da lnrezione puer perale, che pet• oltre due mesi soateone una rebbre, che var•ava tra un minimo di 3!11 ed un mesaimo di 4t,o•, senza mseolirne notevoli danni; ed ogni medico può avr r e inconLI'&Lo nella sua pratica simili casi. Ma cbe perciò? - Se per danno s'intende solo la morte delrammalato, allora è giur;to dir e che le alte tempe•·ature raramente riescono nocive; ma vi sono mille altre o tl~se del nostro organi;lmo. le quali non hanno potere di ammaz111'8 per flé sole, ma pos'!ono riu scir e <ianoosissime, se coAdluql8 d11 altre. 11 pericolo è l a risultante di pii• danni par&ial~ quali l'iufezìone, il pr ocesso morboso, il calore ecc~s ­ llho, la consunzione acuta, i faLli locali, e queRla risul tanlP hd eft'ftli mag~ìori o minori, secondo che lo rec:;istenza dell'orpnismo, ~~~ cu i operan o, è più. o meno valida; c ncslflno 8nora ha dimostral o in modo inconfutabile che le alLe lemperatqro non alterano per nulla, abbassandole, le resiateue d.l nostro cor·po; senza pel'l'l negare clw una dimo•&raztoae sperimentale intorno al danno di un cal or e anor male di lunga dur ala non é slala anror a fornita in una maniera llmpidi!!tsirna. Ma R'inl~nlle troppo bene come unA po· lenZa, capace di •·esistere a due o più offese septtl'at~, possa poi soggiacere quando queste cooperino assi eme l'OOlro di quella, o quando ~e ne aggiunga una novells. E indubilabile c~e per ogni grntlo in più di calore si produce nell'or garusmo vivente un aumento pt•oporzionuto di scomposizione ~ateriale; Re pertanto si considera che gli agenti infettivi 8i6 per ~é stessi tendono a porta r•e estesi distur'bi nnt••itivi non si può credet·e del Lulto indifferente per la vi ta dei tes~ IUti un aumenLo di consumo, che l'alta lemperalut·a vi sn~ta; é naturale che questa cooperi od un elfeUo medesimo ntleme con l'ugente infellant~, e chi può negare che da questa cooperazione non venga o non si aggravi il pericolo? n?" r.he ogg1, coi progr essi della batteriologia e colle nel e •~ee, che lo studio dei micro:·goni sroi ha recato e re~ di tnedtco saper'l', si cominciu a~ en LI'ar e in un nuovo or·ne d, "edut . .. Detn" . e, e a considerare la febbre non plU come un leo pericoloso, cbe bisogna sempre ed ener gicamen te

a!


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SUJ, VALORE REALE

combattere, ma come un anii-co bemwolo, come un alleato talvolta, che ra d'uopo rispettare e da cui bisogna ripr·ometter~i ciò che spesso non !'li P'JÒ ottenere doi l'anneci: la dlstt·uzione cioè dell'agenle morboso. Poiche le ma lall i ~:~ febbrili sono quasi tulle in in lima ùipendenzu eli una causa specifica, eli qualche cosa òi vivo, che peneLra clal tl~ori nel nostro corpo e lo fa ammalare, cost si considet·u oggi la feltbt·A da non pochi come la reazione di lullo quanto l'organi!smo alla cam.a mot·bosa, come l'espressione delia JoUa pe1· l'esistenza che l'allività, l'energia. vitale degli elementi cell ulari coH rboLLono contt'O il nemico tnva.Mt'e, eù in circo!;lanze fa\'nrevoli triol1l'ano. E però abbassare di lroppu la lemptwatu r·a, secondo i nuovi canceLli , equivale a favor·ire lo sviluppo dei germi_. a pE'r·melleme la dttt'usione, ed a to~liere all'organismo un impot•lanle mezzo di dif<:lsa, tbc l& p1·ovvrda natura gli ave"a accordato. Noi sappiamd che i miceor·ganisrni sono mollo i!'!flhuzati dalla temperatura, giacché soLto divet·$i gfad i possonb cad,~r·e jn r•igidità da freddo o da caldo, possrmo ~enire aneslati ne:>l loro svilu ppo, possono t:ssere re~i mP.n? energici nelle loro attività clti Hliche e biulogi('!Je; e questi f8Ssimi e minimr fii lemperatur•a !"ono diversi per le clrver·s~ specie di schizomrceli. Cosi il òaezer ium thermo ha una vita possibile lra ;-,• c 40'; al contrario il bacillws ancracis alla l empcr·alur·a ùi 1~' cade nol)o stato di rigidità, reJ ti 450 non é più rossib1le il suo ~>vil u ppo, menlt·e il periodo più l'a vol'evole allo ;;vi· Juppo tlelle spore é tr·a i 30• e i 40". Ora uie nlu impedisce di cr•edere che nei morbi ft.:bbrili infettivi le alt.. temperature, che oscillano Lra 1 39' e i 41" e cùe sono fr·efjUenti a ve••ifi· carsi in que:;te malallie, non riescano dannose e talvolta mortali agli agenti patogeni, o almeno riescano a rilarciarne lo sviluppo, a par·alizza r· ne l'azione e g lr el'l'e lli. Chi lH3 pratica di quèsw esseri minimi sa per prova quale g rancle i11~ 1Juenza eser citano su di ess1 i più piccoli cambiamenli uei Jiquidr di cultura , Je piil piccole modificazioni del:a temper'll· tura Ambiente. Jl Koch, ripetendo gli espertmenli del Pa,teur sulla lllOCulazione del 'Olt'ltS ueHa pustola maltgna, riu!;:cÌ ad ottenere l'inoculazione nelle capr e. Ha collivalo alla tear~

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DEf.U

A~ fli'JJ\B'rli.J

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peraturo di -13' il bacillo dell'anlrACP, ed al 6° ~dorno, .ratta ftnoculazione. ha trovato uu oirus altenuAt•l; ha colllvato queslo cit'us n i2" ed ha poluto sperimentarlo dopo u11 mese. Però Il primo viru.~ indebolito produceva l'immunità nPi lopt od era rorlt• pet· le cavie e per i ronif{ii; ed iJ !'econdo pr-oduceva l'immunllt\ uellc cavie, ma t•J•a furte pei coni~tli. Ho ~ quesl1 e!<pt:runenti !)E'l' tll<lslrllt·e come bac.ta aunwnlare 111 ll'mp••raturfJ n diminuirla dt 11r1 ~roùo, p~>t·chè si modifichi rmnuenzll <ler vir us sull'organismo. Sa sono pni t·truvaLi faLli ed o~~ervuzJOni dalla clinica e della pt·aLtca dt o~rr i giot•no per tlitncJ~trare la giustezza tlel auovo modo tlt veclere. Cosi !;ì cila il tiro, o l'ebbre t•tcor rt'Ule, cb flcorre con u cces~i della tlur11la di i R giot•ni cit1St'lll1o, Id Il} oui si 0'-'-6t' va nel sanllue lo ~piroc~>te ùu ranl"' ti periodo febbrile, nwntr·e non vi l'i è mni potuto Lrovat•t> dopo C8Uite la.febbrr, per cnnchiuderP t·IJe Hll'inva ..ione. alla peHirazion,. dt qtWf-Lo ge1•me nPI !'811A'ue, l'or ganismo lto t'isposto esagerando Jp sue etwrgiP vilali e pl'Orl uccndo un aumento nella rtdorifìrazinne, c()n cui riesce n di,.lt•ugg,,r e Il nemico, che ne 1ninacciave l't•«i~tenza. Si cita l'mf,nìoue palnstre, in ·ui 111 determinati period1, contraendo"i la milza, numeroKc colorue lli batler·i emt~rano neJ sangue e llfli lc•«suh; ed allora l>i sviluppa rapi1hmenw Ja febbre, ehR ne ar·resta la marcii• 1rion l'el P. e li uccidl', per cu i l•arorismo: febrix rntermiltens lonuevitatem proertrai, VPI'O Ilei senso che no.. cìa lA mìlzu, vi l>i accumula il vil'uc; senza dll'ft _rtlbbri iuten~e. e !>i soggiti<'C' olle gt·avi iuOu,..nze della lafeiione latente d11 malaria, alla cadle!'sia palustre. Co«i nella I'Uimonile r.rupnlP, se nei p11imi giot'lll lo fcLb re r.:i mttntieHf' eleYe~•. quale drv p essere, é mollo pt•obAb•le cliP il morbo ~ d IIUo corso cic·lico al ?a-n• g"iorno e nog-li ~p11l1 si wuY~rà l110 t 'l ' r il' dtplococco de l Fl'iedliioder·, ma St- la l1•mpe:u:m81 manli .. ne relutivanwnle ha~sa. il pr ocesso ri~olve .,. c:olta ed In pìù lungo tempo. Nt•l cac:o di mPlt•ile puerrvrale; sopra • CCIIDe accennato, ho polulo part!cchie volte nuture le ~rnpre che lu tempera tura !wrolllil'l ollr epas"'avu i 41", lDIUaoa co.. to 11 1 . mtonto • · ~>meute SJ o~>set·"a'n un nolt~"olP abhas;:a' smo •tua~ i aIl u cotnpleta dt'lur · ve~f'nnza.


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SUL VALORE REA!,E

Ma pur oon negando la grande importanza di quesle osse1•. vtizioni, anzi schierandomi , umi le g r egario. tra i fautoei dalle nuove idee, bisogoa confessare che, perché essr abbiano il ba~tesimo scientifico, è n~cessario che molte lacuue "engano appianALe, molli osLocoli rimossi, che nuovi studi c'tllform:no un po' meglio sui mutamenti c.he le di varse lemper!llure a t't'eca no negli scltizomic.eti. E dil'atli, è poi vero che l u n rdinal'it~ tempet•elure febbrili bastano da sole ad eser citare una bene· ficA influenza (contro questi ess,eri tet•r ibilt? Ne:;!ouno ratto dir·etto ce lo rlimoslra in mod(> assoluto. Una ten tperalu t·a, che va dai 39', ai 4()•, a i 41'. é sempr·e, è ugualmt:nte eftìcace contro ~utti i gt;lt·mi vivel\li, capaci di pt·odur·t•e uno stato mor·

boso nell'uomo? Svenlurala.Jnenl€' la pratica ci dice di no;

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disg,·aziatam en te non di LuLLe le malattie infelti\'e conosciamo il rnicl'llrg-anismo, o lo abb1amo isolaLo, ~ qu intli di qualcuno solamente sappiamo il grado di calore, capace d'inllUI-'nzarlo. e ch.e l~lvolta è co~i allo, da non potere essere raggi un lo dHHe elevazif;ln i febbt•ili del nosll'O co t•po . Così lo Slernbet·g (Medicai News, di Filadelfia) con una serie di espet•imenli ba potuto con !>icÌu'ezza stabiliJ·e ~he il punto termico di moJ·Le del bacillo dell'ileo-tifo é a r)Go c; ed allora in che m orlo polraniiP influir e t!! U questo P.Sl'ere le twdinat'i e elevaz:oni I'Pbbr ili1 Cosicèhè, concludendo su <JUeslo punto i mpor Lan l.i~simo per la terapia della febbre, diciamo che il proeesso febbrile non deve considerasi co1ne un distu rbo della calol'ifìcazione puro e sem plice, ma come il complesso di diversi distul'bi, in dipeti danza più. che Lt·a di ICiro, di una causa comune. d'ordinario speci(jca; che non bisogna alkihuit·e alla tcmpe,·atnt'tl eleval8 lulla quella importanza, di cui ha tnRiamenLe goduto finora, e che pur riconoscenuo i danni, che gli aumeuli di calo!'~! troppo alli r ecano ai nostri tessuti e quind i il biso~n o d'in Let~

venir e talvolta per moderarne l'intensità. dobbiamo a bitua!'CI a cons id0rare la febbre come un'amica benevola , piultosln che un'avversaria pet•kolosa, nella cura dei morbi, c>d a com· plimenta!'ia, come pt•aticavnno gli antichi Romani , col tito!~ di atm,afebris. Secondo Schultze la febbee a lla viene i11 favore dei fagociti, eccitando i loro movimenti, ed aumentamlo co~l il loro potere microbicida. Che se la febbre è riguarda ta stt·


DEGLI A~TIPlllETIC!

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come un ratto tli cattivo augur io, è pe••cbé essa rapp•·esenla l'mtensità dell'lllt't>zione, tanto mag~iore, quanto piu ttlla; co slccbè il pericolo non è costituilo dalla febbre, che lo indicA solo e ne è l'effetto, ma dalla infezione stessa che ne è la causa. La febbre non uccide [HW l'eli'Vata tempe••aLut·a, hl·nCI&ndo l'organ1smo per cosi dire; l'aumento di calore indica Nntensii.A della infezione, e si IIIU(Jre non perchè è a lta la te m peratura, ma per·chè l'infezione è cosi grave, che l'organ!$mO, non oslaote l'alta rea1.ione febbrile, non l'ha polulu vmcel'"· Del resto si muo1•e anche con te mpe1·aturc relativam en te poco alle; nella pulmonile crupale la morte ha luogo d'ordinario con una temperatura di 38 gradi, o nella infez1011e mala· nca le forme più gr·avi sono le algide, quelle cioò in cui h-1 lempet'8lura ••on solo con é cresciuta, ma 1\ al disotto dPJia aormale di 2-3 ,:tradi. Molle volle si muore per paralisi co•·dlaca, ner a•liuHmia. che non è prodotta dnlla febl>l'e, m1~ da azione loo>.sicn ùel vi•·u ~ infetli vo sui centri nervosi CllrdiacJ o direttamente su lltl muscolatu1'8 del cmor e. Ora se ia temperalut·a elevala non ra pprt-senta lullo il pro esso febbrile, ~t· in questo vi sono ullri fallori, che possono riuscirE' da11no"'i all'organismo, anche qua ndo l'elevazione del calore è mmima o nulla acldirillura, ~e vi sono ratti chP ci dimostrano co1ne essa moll.e volle o un impo1·tanle rimPdio contro l'e~eull", che J'ha pt·odotLa, per·chò preoccu parceno tanto nella cura dPllè malattie, e perché ricorrere subito agli anlip•rel•ci, non appena il termometro sale a 39•, quando cioè oon s1 hanno neppure a temere i ùanni che le alle tornpf>rature a1·recano ai no~tri tessuli1 A che col>a ~er"e la cura eistematica, quotidiann, faLla a base cJi antipiretici? Se in una pulmonito cru pale la lempertura si mantiene sotlosc.pra inlor no ai 40', e se rtuesta é la temperatuJ'a p1•opr·ia di quella malallia, percl11., no• ùobbiamo mtlllerA in opera tulli i mezzi alli pe1· abbassarla, contrariando cosi le leggi della nalul'a'? Porse ~ l'elevato calore il vero pc•·icolo che COlTe l'infe1·mo; loi'S'e st r1usc1rà a modificare con gli antilermici, ollro il pa-.aeggero abbas$ttlnento della tempernlur·o ~>li all1·i fattori dello febbr~, ed·11 procesc;o 1001·boso della pulmonile? '"' Vane speran~e; qumdl, Sel'onrlo 110i, l'usn di que~li rimedii in Late lll81atllt\


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sm, VAI.ORE llEALE

va li mita to a quei casi, io cu1 l'aumento del cal01·e coo;;LJLuiscc un pericolo vero, una m inaucia immineoLe per la vi ta dtll'irlfeJ•:no. Quando st sarà abbassala per 4-5 ore ls lernpl:lralura iu 1111 J'e bbrJcilauLe, quale r eale van taggio si sat·à a lui r·ecalo? P~1·chè togliere all"organismo il moùo di reagil'e colle ~ue p 1·opri e forze contro il nemico? D'alll'a parte l'inJ1uenza Jegli aolipi rétici non é tale da cau~ia1·e in un sen so favorevole il dec01'SO delle malattie febbrili a cute, accorciando la ùurAla e di JJIÌ ouendo l'esito letale. La duratA so lto il trat tamento nun -vieue accorctaLa, almeno in moùo notevole; se l'esito avviene pe1· crisi, questa non sopraggiunge pi ù presto tl i quello che suoi fat•e negl'tnl'erm1 non lrallati, cioé non pt·ima dt:l fiture del la prima seWmana nella pulmonile; non !òi l'iesce col lrattaUJenlo ~:~d accorciare la durala dello stadio di fioritut'l:l dell'esantem a nel moJ·billo e nella scarlallina. Nel\a febbl'e l'iceorr ènle non si l'iesce aJ accol·ciat·o la durata dell'acce~-;o o ad l imp~dlrne il rill'lrno; neJ dt>rtnùlifo il trattamento 11011 an·reltl> la ca<.luln crllica) o h e d'o l'din ari o a v viene anc he senza 11essuu rimedio verso 111 i• giorno. >lcll'ileo- tif9 !'Cconllo la stali"'lu.:a del Gu~lmann desunta dt~ll'ospeda.le Moabil a Dresda, ~u 6'*7 infer1ni ' avu l\ in CUl'a per !) anoi e 3 m e$i la J urala col tralLamento antipiretico ru ùi W-5~ gioi'Di; mentre Gla:>er (O>'peclale genera] ~ di AmlJurgo) ha trovato ~enza alcun rimedio una media di giorni 49, di poco inftJriore alla p!'ececlenLP. lu qut:ln lo alla morLalitu neppul'll si osse1'va una sensibile tlilf~·­ r~nza; ed allora a che co~a si riduee il valore rea le di questi fa r maci? A ben poca cosa , come si vede; ad ubbass&r t! ciou pel' quttlche o t·a e di qualche grado la ll<!rn peratura ele\'ttlA del cor-po, senza pe1·6 influire per nu lla s ul decrwso rlel pro· eesso f'e bbl'ile in genef'ale, senza porre nessun riparo conlL'n gli bllr i distUJ•bi. che hanno luogo nella febbre, specie conll'" il consumo organico e le alterazioni inlin1e uegli e lerne11l1 .!ellulari; senza agir e in n es!'<uua ~u1:.::a conli'O la causn produttrice della f ebb1·e, contro l'a ~en te infeUi vo. Bisogna comba tLel·e questo, se s i vur•le dt1 v vero comboLtere la ìebl.n·e; non bisogna tleprimere le forze di reazione dc>ll'o r ganism o, abba ~­ salldO per azione tossica la l>UA lel'tnup-enl>si; tUtl colpi1·e dire t· Lamenle il nemico. li volet· IJ•ovat·r uu lllltipil'l:'lico generali',


OEGJ,t ANTtt'lltETI CI

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buono ~r tutte le febbri; il ,·oiE'r ,·omballere Il prvces!'o febbt·tle como tale, é un errot·e; la terapin de,·e ccr·carP i diein(eUanli speciali. Se è vero che la febbre è in r•elazione con un focoluio mliammato10 o con •tuniche cosa cltc penetra del mon.Jo e!lterno nel sangue e vi cn·cola allel'anJo più o meno profurulamente la compage dPi lesl->Ult e le funzioni del r ieambin mater iale, è cltiat·() che i migliori anlilet·mi<'i rd eallft,bbrih l'Ono tuelli, elle ruoditìcano e rurano i prot'essi Jnftammalol'i. che paral i?.ZAIIO eù uccidono i germi inret.tivi; in aKri let·mini i veri anliter mici brsou:ua ll'I>VSt'li tra gli 8Hli~ilart. Nessuno antipiretico dr questo ruonLlO cgul!glietfbbe in potenza ~>cl eflh:ac•a il ::wblmtalo cot·rosivn, !.'e, intro..., nel c•wpo a~i-.se come opl'r a in un bict·hi~re da ssg~io, .... s• rrP~,·e con una ~olm:i111t>' all'l per :100 miln a t'ila r• lo sviluppo tlot germi e r.on una all'l per ;}000 ad uceidell: ma quando agisce, es::;o è un anlipi 1·etico pt'ezioc;o: ~e 111 feb bre, cile >'i mf!nifesta nel pet•todo ~econJario clelia sulltde, e che è t'Jbel le » qunlunqe ullro LrAllaru ento. Ma che for,;e il mer•curio ha t'e&lmente un valore au litet·mico 88l!Olut.o, ' '&le da -.e- a curat·t>, a modificat·c il processo feb· brale, di quahm,,uo naLl11·a esso «ia? Mai no: in questo caso il farmaco ha agito contro la ca•t'u prima della malalllfl, e curando la causa ha cur·ato gli efft>tli; ed in vet·o amminiatra&o contt·o quf•lunque t>ltt·a fcbbt·e 1 il farmaco non ri ~pondt>. Coal i sali tla chiuina a:.dst;ouo cou lru le febbri do malariA, appunto l,.,,.,·lti- hanno azione specilka sull'u~enle della infeZIOne paht~lre, la n lo vero che a~iscuuu anchr• coni t'O le forml' &febbrili, c·ntue le nevralgie malar•i!'he. Sa l'li prendono dur iDtermi,l'uu.. ammalalo di tifo t> l'allro oli febbre m11lar·ica. con llna le mperaluru dt H ~radi, amm ll tis trflndo 2 j.!t'amm i dt cbin~t~o, n•·l J! rimo non ,i avra ell't.>llo alcuno, mentre nel eecondo la L<•tnpértlllll·a si ahbasser·à !<ino ol gra<IO IIOt•rnale, ed anche al disotto; t> ciò percltè in •Juesl.'ullimu esso ti faropera <li r..-ttarnente contr o la causa pt•ima dellu ma~· Nelle giovinette clorotiche molle volle la sera si osI 8 un lt•llgier•o mo vimento febbt•Jie· bAsta ammintstt•are .:._reparali <li ferr·o. pet•ché rnsieme allo stato t~normale Jel RUt! scc,tnpaia ancbe la rea:t.ioue febbrile; e oes<:uno certo

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SUl. VALOIIE REALE

vorrilconcedet•eal ferro un poter•eantipiretico. Quindi, secondo noi, i veri antilermici sono llli antiparassitari, sono quei farmaci che agiscono di r ettamen le ed eìficacemeolo sulla rausa prima della malattia, e distl'uggendo la causa fanno ~compa­ rire la febbre e gli altri dis tur·bi da essa dipendenti: il volere curare un morbo febbril e con rimedi palliativi, che hanno solo una azione momentanea, e per nulla opet·ano sulla causa specifica, che li pt•oducd e li sostiene, è un non senso, è un volere praticar e un buco nell'ac'fua. Sventuratamente non sempt•e possiamo o sappiamo metler·e in allo la cura etiologica, la cuPa processuale dello malattie; di farmaci, come il mercurio ed il chinino, la terapia possiede ben pochi; éd allol'a siamo costretti a rimanere spet Latori inermi nella lotta che si combatte tr·a l'agente invasot·e e l'or·ganismo malato, limitando le nostr·e cure esclusivamente ad aumentare i poteri e le resislenzll dell'or~Zanismo. a metterlo in condizi.,?~i da poter vincere. E però nella cur·a dei morbi 1febbrili bisogna in primo tempo tene r rli mira la causa e rtùella cercare di combattere, bisogna trovare gli antipirelic\ specifici, per ciascuna malattia. senza ostinarsi in un rimedio generale, che per quanto innocuo non farà allro ' di poco la lemperatur·a; e preoccuptwci clell'auche abbassare roento di questa solo quando uscendo dai giusti limiti ed elevandosi di troppo minaccia dir·eltamente la vìla dell'infermo. In quesLi soli casi è utile riconere agli anlipi r·el ici; sono queste le poche volle in cui l'antipirina, l'acetan ilide e gli altri farma ci possono riuscil'e di una certa ertìcaciA. Ma auche in questi casi non abbiamo noi un rimedio migliore, che offr e meno pericoli e maggior·e efficacia, che può beuissimo e sempre sostituire tutti i prepa rali che la farmacol ogia ci ha tìnor•a regalati, che agisce non solo abbassando la temperalur·a, ma beneficandù Lutto quanto il corpo1 S icuramente; é un t·imedio vecchio quanto vecchio é il mondo, un rimedio che non costa n iente, intendo parlare dell'acqua fresca. Jl bagno oltre l'azione r efrigerante, esercita anche un'influenza mollo benefica sulla innervazione, sulla dif(eslione, sul circolo e su molte altre funzioni oq:~anìche; tìnot·a, é vero, è stato considerato q uasi esclusivamente per In sua facoltà di


DEGLI ANTJI)II\ETICI

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abbassare la temperatura, ma in questi ultimi anni anche Je sue altre virtù terapicbe sono state riconosciute. Basta rafteUere, nola il Murl'i , ai gr•andi benefizi, che esso esercita ,ull'organismo sano, per persuAder si che anche sul corpo malato la sua azione non pu6 consistere lulla nel raffreddamento di questo. Anche l'uso inleeno dell'acqua fresca, il bere 9-12 iiLri d( acqua al giorno, l'iesce di gran giovamento ai morbi fel?brili: è il l'i medio pr·efori lo nella clinica del pr·oreasor Cantani. E ciò si compr•ende di leggieri, quando s i pensa che 10 litri d'acqua al giorno, alla temperatura di s· producono la dispersione di 284-3:20 calorie al giorno, ed alla grande quantila di calore che si sollrae per· l'evaporazione dell'acqua. !<spendo che il ct~lore latente dell'evaporazione di q~Msla è uguale a 53i calol'ie; inollr·e aumenta la quantità deU'urina ed una maggior copia di batteri dene per questa YJa eliminata . li Gutmann ed il Fiedler· a Moabit eri a Dresda hanno ottenuto coll'uso dei baf!ni nell'ileo-tifo più mite il decorso, più miti i fenomeni mor·bosi, specie i seosoriali, minore la mortalità. Ed ora un ullimo quesito: i farmaci tin tipir etici J'iescono sempre innocui all'organismo, su cui operano? Pare di no. La eairina è slala già ripudiata dalla maggior parte dei clinici per la fugacità della sua azione, pe1· cui la lemper•atura l'ieale non appena cessa l'amministr·u:cione del farmaco, per li facile collas~o, per gl'intensi bri vidi che produce quando la temperatura torna ad elevar·si, e perchò altera la composizione dei globul i ro<tsi. La tallina. non ostant•• gli sforzi della clinica di Genova, non gode maggior· ravor·e, perché ls diseet~a della febbre è preceduta e seguita da sudori copiosi e la ripresa ùa brividi intensi, e pere h è, secondo a lcuni, vengono I1Arimenli attaccati i g lobuli l'OSsi, e secc.ndo Ehrlich (Deut8ch . med. Woehens., 1887) si hanno for·me adipose nel cuo~, processi necrotici nelle glandole sali vari, infarti emor l'agu~a dei reni. L'an tipicina dà facili suùori e collasso. L·an\debbrina è un veleno violento per gli oa·ganismi infet·iol'i: arrellta la fermentazione lattica ed alcoolica· gli animali interiori la tollerano facilmente, ma secondo ~azzolli e Felelli non può amministrarsi impunemente per lungo tempo (i cani


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SUL VALOttK IIEAI ,E DEG-LI ANTIPIHE'I'lCI

con 3 ~rarnmi di far·ruacCI al g-ior no muoiono a capo di uun sellinHtnaJ. È indui>biamenle un potente anliter·miro. nora pr·oduce diro~tut•bi nppr·ezz!'bili, mai collasso; ma no >n l1a uzionf' né durnliii'A, né costante per· lullt gl'individui " tutte le ma· latlro. Secondo Cesar·r e Bur&111 (Rassegna di Scien:~e .\lt•drclte, 18'1ì, VJII, agrsc•~ pet·ché nel sangue !<i trasforma rn an1hna. olando la sles'<n azione fisiologica, che dopo l'abLA"snutt:nlo di lernper·atur-a 1là fenomeni los-.ici c morto> p··r a«fi".,~itl. AdunfJue gli odierni antipir etici, al parr Jr luth !!li altri farmici, che abbas~ano lu lemperalur·a, riescono sempr·e più o mt>no nocivi all'ot·gtlnrsmo, e però anche sotto que,.,to punto di visra il loro Ul'O òeve essere limilfllO, potendosi solo adow•r·at'tl qua ndo l'elevAta temperalurtt m~Lle tliretlamenlli in pericolo la vita dell'infermo. Nei lerupi antichi dominava l'rdea che mediante la febbre il corpo ~i liberasse della malattia oppur·e 'della sostanza morbigeno; in pt·osiei{Ub -.i credelle di r·iconoscerne l'imporLAnza ir\ dò ehe in vir·Lù di essa ~Il o••gani e g li nrnOJ'i in cei'Lo quhl modo VtlllÌ!'<Sei'O purificati; oggi può sembrol'e ollt•e rnisur'\l plausibile il riconoscere nell'AunwrJLO del ellior·A un melzo con cui l'ol'gani!'m<' bt·ucia e disll'u~-t:te con sicurezza, t>p•>c~lrnenle con r·apidilil, Je sosL9nze morbigene in el'SO p<'t'venule, e che uon può t!ir•ellameote eliminar·e. LllmHlc concludiornu col CohnhPint che 1"6 la febbre non è punto priva di pcr·tcol i t'Appresento però uo savio congegno dello nostra organizza7.ione. Ed in que~Le poche par ole !'<LP compendiata Lulla 'luanlK la Let•apia della Cebure secondo il nuo,·o Ulodo di 'edere; cl a e;;;c:e si può dec:umee._o, più che da tullo il mto scrillo, l'impor tanzA rea l.· 1'11e dobbiamo atteibuir·e ai m o.lerni

farmacr unlipirelici.


A DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

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Orolatte m &larto& -

(The Lrlflcet, 20 oltobJ·e 1888).

Rileva il Lancet t.:ome L1·a 1 piu rari renomcn1 osservati nel(li mf··rm• . nei quali la mltJ~sirazione 111aln I'I I'R 11 bbia r&gjtiunto la COillpleltt !'SlUI'HZiOit(•, f' Ì8 ti 1'81.!ÌMll'tll'Si U09. speciale Pd llllerc!.>~ante formu di iulìammazione d••l Le«Licolo. Qu815ta rualall1a è delle nwno h·•·cru,..nli, anche ne1 paesi ovt> predomina la rualar~a, ... di eRsa neppu1· l'fl menzione il nolialimo lrnllato di Cul'ling sull•· malallie del testicolo. Fu Il doll Charvol che de~c1·isse in un rec••nte numer o della Reue de Chirurgie taluui casr pl'ef"entaLJRi alla sua conoscenza, otcnrsi tra i soldati fl'fHICPSi in T unif:li, dai q ua li e Ila altr1 puhbllcali egli riLraP e porge un'immag111e affatto completa clt•lln malallJI!. Il prmw 11 ullo carallt!ristico tlell 'orcbile mala1·ica, e elle $embra 1!-<..,.r,, sp1ccat.amenle rnarCl\to, è la sua nccor·r~nz a urucarnenl» 111 in1hvidui, i quali lultlno ~offerto J!l'avemenle

de'la mfezioJIP 111 discorso. L'inROJ·ger·e dellu iufiHiltntazion e Pllò ~"!'ISOJ'f' evvPrtilo do rante un attA cco di t't3Ubro, sovenle nella nolle, e d~>l lutto indipendeult>mente ùa qual~ill~i trauma, da ~Secrezione anomala nrelrale o ùa alll·a causa "fficicnte di epid tmite tler•J\'&nte dall'ur·el1·11 11 tipo dt:lla fto~MJ è acuto 8 lll'8\' o>, In brevi or e la parte assume g••antiP ~ouliore P la malattJa rag~iunge il suo ma.,!-luno in due o L•·e giorni, ed ailora irupr1•ndt· a rimettere alquflr\lo leulamcnto o g l'ouual · rnente P .,i dileg ua. 1n tal u11i dci casi ripoeLali i fenomeni flogistici lorah uanno subito e!'lucerbaz.ioni giornaliere e relllissumi " Il' Ulll«ono · t·ort la temperatn1'8 del cOJ'flO, 1'l c l1e, 0 1111 La~Ili • 11 ~i e p1·esenlalo all'u~:~seJ·vazione del dott. C.l•aJ•vol. ~ lufiarorn · d »ll.. ne invo lg~ nel suo proce<:so lauto 11 c01·po el te..oslicoln chP l'epididimo e v'hA effusione enLJ•o la lunica <


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Jt!VJST.A

vagi11 ale. La pelle dello scroto non viene ~Llaccata eJ è solo raramente adert~ntc ~si tessuti sottoposti, benché vi abbia edema infiammatorio del tessJlo cellulare dello scrolu. Il dolore ò ù'ordinal'io assai forte e dal testicolo si 11'!'81-(gia all'inguine ed in gu·o ai lombi. Solto il trattamento il dolore e l'edema infiammatorio sollecitamenLe t•imetLono, ma il r iassoJ•bimento dell'essuda.to Clo~isLico nel testicolo ha luogo mollo ptù lentamente ed é seguito da maggiore o mmore atrofia della sostanza secernente della glandola. L'mfernula é accompagnala da malessere, clolor oi capo. nevrah!ia, lisonomta ~offer~>nle ed anemia, tutti se~ui Ji una grave inlOSSIC8ZÌOrle malat•ica. Un punto mollo importante dell'orcbiLe di sifl'alla lllllUI'&, è l'e!<set• seguita da p1ù o meno completa atrotia del lesltN!Io, estlllarnante simile l!ll'atrotìa possibile a delcrminar~i in qualunque llogost acuta del corpo del le!'>ticolo, e dtpi'utle dulia 111[lue11Y.8 dlslrulliva dell'essudazione l1og1stica su 1 delir aLI luholini s~m inali chiusi nella resistente tunica albuginea. Ugualo Lel)denzu all'ulrofta si osst>rva nell'orchile troumnli ~.:u ed in qtiella concomitante la par olite, ed invero u11'ucutn e g r ave inllfmmazioue del corpo del testicolo, dissociatLl da uno cons~ueu Le atr ofia, è sconosciuta. F ortunatnHnte il t1•attamenlo di questa forma di or··hile twn é molto dtJncile. Dovrebbe somminislt'SJ·si una coiDJliGla dose tli chinino poche ore prima dell'elevarsi delh:1 temper·atura, da ripeler !"i ' luolidianamente finché l'apiressia ~i sta· bilisce continua nell'iafermo. Il benefico effello della ehmma s i mostl'a pronta mente nella discesa della Lempcrnlura, nella diminuzione del dolore, nel mitigarsi della cefalalgia c del mnlessere generale e spesso nel sollecito scemat•e dell'eùema scrotale. Se perdura la influenza della chinina, 1l ~ronliore del testicolo si r iduce e la glandola !"i ra più piccola t' piÌI mollo con la re••dita della ~ensi bililà teslicolar·e. Non nece~· siLa alcun trattamento speciale. La febbre, che è sempt·e ~~~­ sociota con la orchi te malarica, non è sintomatica: os~s quasi sempre pt·ecedt>, ma non è in modo alcuno in pru~ot · ziano alla flogosi della glandola e cede al Lt·attamenlu con la chinina assai più pr esto che l'or chile stessa. La facile


1fEDICA

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"ndenza della glandola alle sue al terazioni pro fonde J'ende Jmporlanle il r1conoscere la natma di questa infer·m ilé appena insorge. In via genera lP la diagnosi non presenta gravi dilfleoltà. Si diff!'renzia dal l"orchite gonoJ'J'Oica pe1• esser e nell'orchile malarica attaccata dal processo morb()~'O il co,·po deUa glandola al pa1·j del suo epididimo, per il caraltere della febbre, per la slo1·ia dell' jnfermo e per la pronuneiali,;s&roa inJIUAnza della chinina pr opinata a piene dosi. Somiglia piu cla'fYJcmo all'orchi te simpatica; ma, quando ad appoggiare questa diagno~• non vi sia st~t.a infiammazione della pat'ùtide, l eeraUere della febbre inle•·mitt.ente o remillenle ed il riduni del gonfiore e l'avviamento al rapido ria!'tsor·bimenlo dopo la di~cesa della temperatura, sono sintomi sutfic.ìentemeoté dlft'erem:iali Ezianìlio gli efi'elti d i un'unica completa dote d1 chinina sono si nettamente marcati nella orchile malmca d!il risult.are, in qualunq ue caso dubbio, di grande valore Il saggio lerapeutico . Maggiore difficolla incon tt·ò il dott. Cbarvot in differenziare siffatta l'o1·rna di o r·chite acu la da un'alfetione tubercolare ad ugual cor so; senonchè in queste l'epididimo si sente pronunciatamenle nodu lare E' vi ha marcata t~ndenza alla su ppurazione. A.vvt>rl.e a ra~ion e l'estensore ùel l'articolo del Lancet come, pur 888endo pochissimo conosciuta in lnghillerra, que~la roalatUa è degna dello studio pià accurato. l n l'ermi, salua· i dJ mfezione mala••ica, .rim patriano so vento con varie manire.t&zioni di questa malattia, si cbe ai medici militar·i spE'CJalmente può bene occorrer~e di essere chia mati a cut•ar e ~~ ~orme morbosa, stazionantlo o viaggiando in climi a.. auaera. Fan qui il rinomato periodico inglè~e. Noi, a raffronto di Prova, nel S"'nso invet·so, ma pua· cosi du confermo,·e in lllighoa• LIU "l __ , ce l nesso, onde nell'orcranis mo ~mano s'avv&.....,,IU&no p · " lltlle rolUlscuamente e, quasi si compensano nel coa·so, ..._,rorrna e nella località uiversi fenomeni morbosi, po!>di Ima rilevare un fatto venuto d i J'ecenle a no sta'ti cogn1zione atto blenorragia lungamente ribelle au ogn i medica tua·a che gFJ!lerale, la quale si estinse, come per incunlo•

t:•ca


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RIVIS'l'A

diett·o una intensa febbre accessienale nialar·ica, alla consta· lazione della cui natura concorrevano indubbiamente tuili i ~el alt vi m omenti patogeoelàci. . F. S.

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Uno atucUo .ulle arterie e le vene nella m alattia 41 Brlght, p er AR'rHUI:\ Mt::tG-il. - (The Me.clical Record, Luglio, 1888). Dulie ossiU'Vllzioui di Bright risullò chiaramente la frequente coincidenza dell'ipertrofia del ventricolo sinistro del cuo••e con le malattie dei reni, la p1·eesist~nza della mt~lattia renale, ed il nesso patogeuetrco fr~:~ r1uesla e l'ipertrofla car· diaca; ma appena le va1·ie leOJ'ie sorsero a spieg:n·e questa palogenesi, l'osservazione clinica qimostrò che in molLi casi la lesione cat•diaca esisleva prima che la malattia reoale fosse puranco sospelt.ata. ed allo•·a nuovà teoJ"ie fm·ono necessat•ie a spiegar, questa condizione patologica. Le o~sel'Vazioni di John;,;on sull'iper•trofìa della tunica mo· scolare delle arterie r cnali e di at·Le rie Ji altri organi nella retraziQne granular•e del rene, e quelle di Vircbow sullo etato deile arterie nelle degenerazioni a.miloicli, rischiarano alquartLo -il soggetto, malgJ•ado le diverse interpret.azioni di questi f1!Ui. Gli scr•itU di Gull e SuLLon sulla cosi delll\ fibrosi arle rio-~pillare furono il primo tentativo di dimoslt•azione delle altel'ar.ioni dell'avventizia dei vasi arteriosi, della roem· bra.nella costituente i capillari, e degl'ispess imenti del con· neHivo dei g lomeruli del Malpigbi. Ma non ~ i sono sludlale le condizioni dei capillari nei tessuti morli, in modo ùa averne risu ltati concludenti, né si é dimostrato che le allerszioDI delle arterie ed arleriol0 abbiano Ot'igine c.lall'avventizia. P et· Or l),Si sa che nei casi di albuminuria avven gouo al· cuni mutamenti fisici nei reui, che v'è dilatazione cd ipertrofia ca rdiaca, ateroma delle granrli arterie> più o meno diffuso alte arterit· lllll)ari, che,.; sono lesioni idenli('he nelle arterie del cel'vello e ùel miclol!o spinale, enfisema e lie"e processo intlalil\malorio nei polmoni, concr ezioni calcar·i nelle valvole cardiache, degenerazione delle arterie coronade, la·


MEDLCA

~9 1

..U fthroidi della !'Oslanz.a muscolare, e varie forme di allei'Uioni nella milza e n el fegato. 11 nella mente dei medici primeggia l'idea che que!lla malaUia dalla test.a d'Idra ba la sua origine nelle at·terie capflllri che secondo Johnson ammalarono pet· un'alterazione

cW eangoe, secondo Gull o Sutton per lesione dell'avventizia 4lelle arteriole, e del connettivo perivascolare dei capillar i. Le eladio clinico ha suggeri~o all'aulore l'idea che oltre

ella ben note lesioni del cuore e nei reni, altre ben diffuse elleNiioni devono esistere nella malattiA di Br igbl, e queste dPne euere ricet•cate nella camera anat.omica più che nelle . . cliniche. 1a C.O.te e LcmgsLrelh hanno asserito che nella malattia l l l - - 6 costante la lesione del plesso nervoso renate, e .-c> può esistere quella del p lesso ner voso cardiaco, eaasa deU'Ipertrofia di cuore. Queste asser-.tioni non sono prc,.re-:t qaand'anohe le ultet•iori investigazioni mostrassero lllll'e le leaioni nervee costanti come le lesioni a t·Leriose, l'ellerebbe a seovrire quale dei due sistemi é cagione della ..aWa dell'alll'O, ~iaccbè nel campo ipotetico, le due orilitri sono egualmente accellabili . NeUe estese investigazioni ana tomiche su late argomento, raak»re be rinvenuto costanti alterazioni delle a rterie ed arteriole, con evidente partecipazione delle vene. Egli ba fallo lllolliaaime sezioni di cervello, midollo spinale, polmone, r.uore, feR&to, milza 1 reni e grosse at·Ler·ie e vene, ed in tutte, 8Ceetlo quelle del midollo spinale, che d'altronde !'ODO pOCO IMimero.e ed inconcludenti, ha rinvenuto qua!;i costantemente : IC:Cresc~mento irregolare, ed un ispe~simento dell'intima ed le &rle~IOie. QuesL'ispessimento varia mollo in caraUer e' ,. -len~tone, e l>(lesso, quando si manifesta in alto Jtrado, 6 hl'\'oluione delle altre tuniche . La contllzione non è di ...._ da quella descrilta nei libr i di palolojria come atero=.!eUe et·terie, ma gli autori non hanM stabilito alcuna 0 8 .rra quest'alet•omasia e l'ispessitnento descritlo . 1 tua ._. tt.ert rmvenuLi differiscono mollo secondo il cal ibro dei 8 &econdo i diversi or gani; nei vasi più Jtrandi, le leOOolunememp ritenute per a teromatosi, consistono in

a.

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...i


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RIVISTA

alterazioni di forma, in depositi calcari, in perd1la rli sostanze dell'intima, in ispessimenti della superficie inlP.rna fino all'oslruzioo e clelia correnlo sanguigna, in diMI·uzinni eu allerazioni dell'i ntera spes~'<ezza del vaso. Ne1 vasi p1ù piccoh, le lesioni si r iducono ad nccr esciula spes!';ezza dell'intima, la quale osser valù in "eziooi trasversali, si moc;tra a volle. eguale alla spessezza clelia tunica muscolare. Il t~>~suto del· l'in lima osservato al microscopio appare composto cl i sostanza llbi'OSa, con fibre cir colat·i e longiludinalì, e fibr·e chP cor·rono in tutte le direzioni da ror·mare un tessuto molto resistenle Conlrat•iamente a ciò che ùi solito si asserisce. l'autore ha rinvenuln nelle maglie di questo tessuto morboso molli ele· menti nuclear i, e nei gt•ossi va!>i numer·ol"e cellule che Ol•La loro drsposizione rassomigliano a tessuto di granulazionP, per la loro conformazione a nidi, come si vedono nei tessuh giovani Ili r apido a•·cre~cimento. L'actrescimento cellul at·e bene or ganizzato dell'intima in questi casi, è iùenti~;o o quello che Ol'dinariamente si descriVo per en1loarterile si fililica, ma si rinvient• in sog~~>t;i sce'' 1 da ogni Mspello di sifilide; l'esame dell'endocar dio e delle valvola-del cuore !';inistro, spesM mostra condizioni i.Jenlich~. c•ò che assimila i due pt•ocessi, e spiego h• lesioni valvolar cosi f1·equenti in simile malattia; nè mancano nelle paret lspessile dell'endocaròio e nelle sezioni dell'aorla le ste~se disposizioni a forma di n1do assunl.e dalle cellule negJ'Ispes· airoonti dell'intima rlelle arteriol e. L'autor e non ha Lr ovaLo nelle sue sezioni l'ispessimeu~' della tunica muscolare delle arterie cosi comunemente rinvenuto da Johnson, o caratterizzato per una vera ipertrofia. È faci le per suadersi ul'll'allet•aziooe dell'intima, quando 41 r iOelta che nei piccoli vasl essa costitu1sce uno strato mollo !'!oLLile, e quando s1 vede nei tagli trasversali una mollo •na~· gior e spessezza in una parete del vaso che in un albt·a. Ma non si può dire allretlanto della tunica muscolare, quan 1" si pensa che essa, allorché è ispessila pet• cagione morb/1>8• l o è unifor memente, e non moslr·a conlrA::;ti fra i suoi dt• ver si punti. l grossi vasi nelle sezioni vanno soggetti al ripiegameniO


lrJWICA

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tuokla muscolare, ciò che può dare a quest.a l'appat•enza

• u'lJiertt'Ofta• e l'autor e in alcune sezioni si è incontrato

oen &alf apparenze, ma a llor a la m a ncanza di elem en ti fi koli nella tunica muscolat·e, c la c hial'ezza della fllwe ùelrblthila. svelano l'er1'0I'e. 1.a coodiztone fibr osa e inlina descr itta da Gull e Sutlon nelle Luniebe arteriose, non e st.sla t•invenut.s dall'autor e la. pieno s viluppo. Bsst sosten~ono l'origine delle le!<ionj Mila membrana fib rosa, e desct·ivono un allo grudo di ~mento dt>Jl'avven lizia, m a l'a pparenza di lale ispes~ é piuttosto quella di un accr escimen to genllt'ale de l tòiuatWvo pet•ivascolare, ch e quella dell'av ventizia solta nto. ~e, come deci d~re in ciascuna sezione microscopica 4loYe lo slreto fibroso al di là della Lunica muscolare cessa I l _ . . nvenlizio e commcia ad esser tessuto perivascolaritLeclUe slruLLut·e sono iden tiche, E' s'Im medesimano l'una ............ IIDZa conflui determinali. In dafi! casi l'autore tr ovò l'ater omasta tanto nelle &l'ter ie t be hiUe "ene, spectalmente nella vena fem ora le, e l'is pes eimeato dell'intima e della tunica muscolare et•a tale, da dare •Ila Yeoa l'appa reuzu di un'arte ria, se l'esistenza di una 11'088& valvola non l'avesse ca t•aller izzata. I due vasi rimossi dalla eoseia 111 alto erano r igidi come tubi ossei, e solo dopo lade~lciflcazioue fu possibile la sezi11ne mict·o~coptca. Allora 81 "lde un processo d'ispessime nto in tutti g li s tr ati doll'ar ~ria e della vP.na, ~ quello dell'inti ma della vena et•a quale Il euol descriver e ntoll'intimH delle artel'ie. Una porzione di vena giacente nel tessul() adiposo che co· Yriva la superficie anterior e del cuore, present.sva delle condi&loru non mai descritte. Le par eti e rano in alcuni punti 1DOlto a~oUI~otliate, il tessuto a ve va perd uta ogni struttura, : ;l'intima v'erano due pun ti opposti nei quali si vedevano ..;tamente le cellule tl i::<pos la in forma di nido, comG quelle ~ Dt\~le pareli art~riose. Questa condizione è s la t.s poi la ta tn molte \'en e, specialm ente nelle r enali. «<lo \Ul ~Olllo di :>~ anni con sintom i car atteristici rli r igu ree;! aorlico, la malattia cardiaca si pales6 ta rdi, senza preeoza th &llact·bi reumatici, ed egli mori d'insuflìcien~


IUYISTA

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cardiaca $en;:o edemi od allri segni di malaltia r enale, eccello una tracr.ia d'albumina nelle orine, senza epitelir. Dopo la morte si rio venne atr ofia del cuor e, degenerazinnè fibroidt>, ispessimenlo dell'endocardio e delle val voi e aortiche, e l'esistenza rlelle descr·•tte agglomerazioni cellulari. Le• or· terie e vene del cuore presentavano le summenz10na1e aller·azioni, nei polmoni v'era infiammazione catarrale, e ner va~i polmonari l'ispessimenlo dell'intima, le cellule epatiche erano mollo degene1·ale, i r eni mostravano le nole rlell'infiammazione parencbimatosa con esfoliazione dE'i luboli reoall, ed all.-razioni nelle arterie r enali. I va~i renali, quelli dell'aorta addominale, ed i piccoli rami della cava e di una drlle iliache avevano subito il proct~ssl) alerom ato~o, e pre!'en lavano delle occlusioni. U11 uomo di 51 anno, sofferente da tre anni di atTanrw ij palpitazioni, fu ammesso n ell'ospedale dqe mesi pr·imo dellh s ua morlc. Gli edell)i e la dis pnea cre bbero, l'albumina arn obbonçlanLe nelle 6'~i ue, ma di cilindri epiLelia li non ve n'el'll 1 lru ccio. L'aulops ia rivel6 in grandimento del cuore, di lotazions di lutti f ii or•lflci, atrofla bruna della ;;ostnnza m uscolor'l', de(10~i li · cnlcar·i nella base dell'aorta e nei pizzi valvolal'i, irr•egolaì·e ispessimenlo dell'intima nelle vene di 'Pircolo ce· libro, ac{eJ·enze piPuriche, enfisema polmooare, fegato grosso con degenerazione g r·anulare, arLerie e patiche e rami della vena porta molto i~pessili, perisplenite, ed ispessi111ento del· l'intima dt·ll~ arteriole spleniche , infiammazione par·t>rrchimalosa Jei r•eni, il<pessimento della capsula, inrar·to renate, ateromasia e calcificazione delJe arlet·ie cr urale ed omeralt, ispessimento dell'intima dell'aorta ad.!ominale, defo{enerazione delle fibre ner vee del midollo spinale e dei nervi pt·riferiCI, il corpo olivare destro del midollo aJlungalo ed 1l corrispon· dente nucleo dPnlato più grandi che i sinistri. Nei due ultimi casi i sintom1 della malaltia ed il moJo della moJ·le fu mollo diverso, quantunque il r eperto anoto~ mico fosse identico. Nel primo si presen ta va una tipica •ne· lallia eli cuore, nel secondo una lipica malallia di Bri~ht. 1:: la s tessa malattia può rivela1·si clinicamen te con la LosE~e se attacca primilivameute i polmoni, con l'apoplessiu se le or·


MED IC A

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tAirie del cervl!llo ~n o le prime a subir•e el lerazion;, con l'eplaLatsi se si alterano a pr incipio le ar·terio le delle ua ri<"i. Bd JllaUo co~lanle delle emorragie cerebr ali, polmonar·•, delle eplllessi che ~~ rr•equentemenle accom pa gnano la malaLLre di BriCfal, è la mrglior prova secondo l'autore, eh~ tale rnala\lia non comincia dai reni, nè al gior no d'oggi vi ~o n- prove che i reni ammalino prim a <·he avvenllano le lettioni valt'JOiari. In conelu~ion e. ls più caraller isliclte e più irnpot•lanli alla'Uioai della malaltia di BrighL si rinven~ono nell'mtrma delle arterie, alle quali l'i a ssociano le lesion i delle vene; le lelioDi della tunica muscolar e e d avventizia, quantunque ftteqtum\l, sono probabilmente secondarie di quelle dall'inIbla, il proce!!Sil 3erobr·a estenders i a i g rossi va i in forma di .._.,ma; le dege nerazioni della llbr·a n(• r vosa nou sono una concomitanza necessa ria della malu ltia, c quauto meno, non pl'eetfetono alla les ione arteriosa, all'i,pessi menlo del l'Intima delle arter•ie, che sembr•a essc!'e il pt·im o a nello delle coneeeutiva lcf'iOnt che s i a vverano nella malallia di Br·i~lt L.

Del JOlH lariDgeo discendente negll aneurlsml della toaGaw\tl dell'arco aortico, e del suo valore dtagnol&leo. - Prof. CANTALAMESSA . - (Bullettino delle i!cien; e Medit!he delfa società medico chirurgica di B oloyn a, fascicoli d i lu ~elio e agosto, J888). L'aulore riter isce la storia clinica di un caso dr aneUJ·isma

=co, ne!l'in~·nlo di segnalare un )alto nuooo che sembra 1Da11s1ma rm porta nza

per la cel'lezza della tha gnusi sra

~l'do al 'lSSO compromes.so, sia riguo rJo allo deter mina -

-

e della sede.

~:..CAllo in esame l'esteode r·si della o llusìtà iu allo ed ~U·

a

• 11 non t.rasmellersi dei rumor i sui vasi del collo e

b1o6U IIICelle, la dllalazil)ne che app a ri va a carico dei d110 ven·

fucilmente indur re il sospetlo che si !rullasse di 1ft 'po&e.,arl() •neurism8 della pol rn onar e: se non cl te il polso lra.s·· - aulla /arin qe '"'forma · . lbi'IDa dtscenden te •' sulla tracltca .tn 1 att-rale CIJOll'addrcevA il !'Osptlto diAgnos tico; poiché

•-


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RiVISTA

ne:-suu aneurisma della polmonare, per •1uanlo alterali poles. s ero esseN~ i rappo rti anatomici di essa , avr·ebbe potuto dat·e e il polso laringeo e il polso tra cheale. Gia la pulsazione la terale della trachea fu in qualche caso osservata dal C~;wdareJii e ricoedala nella s ua opera; ma pe~ quanle.~ndagini abbia fatto l'autore per conoscere se il polso laringeo nella forma 01'8 risco ntt·ata sia stato prima da allt•i consta tato sembt'a che nessuna osservazione di tal )lenere abbia preceduld' la presente. L'interpretazione di questo fatto che sembr a a tu Ila prima paradossale. cioè dell'avvicinar si uella lapinge al centro di pulsa· zione durt~nte l'espansione aneuri smali~ e dell'allontanarsi dur·ante il r·estringersl dell'aneur·is ma, diviene invece eosa mollo faci le pet' poco che si 'ricordiuo i r·appor'ti anatomici dell'arco dell'aot·ta colle g rosse vie aer ee. - TI bronco sinistro dis t.Accandosi dalla trachea for·rna un ang olo [alluso l'ivolto in alto sul qua le i •acca v alla l'arco dell'aort3 tanto che la porzio1 e C(mcava iof'e 1~iore ùell'arco rimane a contatto tiel bronco sinistr o, la po1·zione laterale interna in vece è a con· laLto della trac hea. Ora ogni volta cb e l'aneurisma s[ espande è chiSI'fl cbe ne debba :::.eguire l'a llon lanamenlo degli Ot' {lani liroitl·oft e quindi s i hn il polso latf' t'ale della tr·ac;hea e l'sbbassa rJi del bronco sinistro. La la ri nge è a&socisLa al hrorte(l sinis tro per mezzo della Ll'acbea la quale e dotata di pCica o nessuna elasticilà: quindi se il bronco s inisli'O si ah bassa deve seguire la s ua discesa anche la tracltea , e dietro alle trachea deve necessat·iamenle sag uire la laringe. Un tale fallo soltanto nell'aneuri::;ma della t·onca\•it.A dei· l'arco si può verificare . Nessun alli'O aneur ismA o dell'aorle o dei grossi vas i o dP.!Ia polmonal'6, nessun alL1·o processo patologico può mai dare il polso disceoden ~e della lal'ioge· tanto che l'autore non esila a dichiaraN che tale ~intoms ha una importanza pa lognomonjca pe:· la dia gnosi .li aneu· ris roa della concavità dell'arco aot•Lico . Un'altra circostanza importantiss ima ha richia mato l'allen· zìone dell'autore !SOpra il malato che fu oggetto di quesU sLudii , e oioé l'integri la della funzione di fonazione che stava 00 a dimoslt11re l'inLegrila de l ricorrente sìnislro. Come moi


MROICA

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aneurisma t'O"Ì ''aslo l'<iLualo nella concaviLà dell'arco n(ln ha apportalo alcuna eomprel'!s.ione n sliram ento !'ul nr r vo nrorrente? Ebben~>queslo fallo ha per•l'aulor·e un valo redia~no­ llieo per la OALIII'a dell'aneurisma. Sequeslo fOSSE' sta to rusirormt', se tu tta lo conca vita dell'ur•co fosse stata ectas ica, eviden· temente il lari n:reo infe!'ioreriove"a ess.-re slt ralo ~> compr·esso. Qutndi la inte~rita delle funzi oni voculi slavn a d1mosLr·are che l'areo dell'norta nel punto in <·ui ~ a llraveJ'l'Blo dal rìccll'rcnl<> rosse""' suoi <liametri no•·mtlli, e li• le fa llo rndusse nel concetto cba l'aneurisma dovesse essPI'e !'<8~'Cifo rm e. L'mr..rmo morì in <~~>guito con fenomeni J?ravi dì compr·es· lione bronco- polmona re, da poi che negli uiLim i g ior ni si era CODe&atata on<'he una abbonda n te raccolla nelle due pleur·e e IlO ripetel'$1 di !l'ravi acces!'li anginosi, ed il reper to necr•oteopseo ha prenamente confermala In diAg uosi dtnira .

. . . . ter&peuttot del lav or o muscolare nel oardlopa.tla. - Uott. P. E. LtvJEIV.TO. (Rivista clin ica, Archivio ltaltaM di clinica medica, puntata III , agosto 188 ) Un argomrntl) elle recentemenlt• occupò parer.c:hi clin ici eminenti •l11po Il congresso di W •e~baden dell'anno scor•so (aprile 1887), é Il lraltAmenlo ùelle ca rdiopatie ct·oniche con la cura diet f'tteo- meccanica J{ Oerlel. T ale faLlo destò lo cunosrta tanto più che or dinariamente, nalla m ente di quasr tutti, all'idearli ca r·diopaUa si assoria q uella di r•iposo tlssoluto, e dr tnallìludine a gli sforzi muscolari . Il cancello di applicat•e la ginnns tica a l tr a ltameo lo dl;'lle malattie cardiache non e nuovo. AII'Oertcl però ~pella il merito di avere studrato ron piu esattezza e mrlirizzo scientifi co (di ~lfeUi rli una ta le cura , e di averla applicata unr he in quei Clal!s 0 me$:ltO in qu e~li rtali mor bn!li nei quali ne !'suno a ve va 08alo dt ciò fare prima. di lui. Nel coullre!lso medico di W iesbaden dello scorso a nno ellehe il Frantz trattò della influenza che può t>!:'er citare la ~na!'lica ~<ul ristabilimento dcll'a lter·ata compenc;uzione della Cll'èolaziC)ne, e si mos•.•·ò fAvorev oliS!'<imo a questo u1elod1• Cllratsvo. ~on ~i accorda con Oerlel solo sulln tniglior e 111-


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RIVfSTA

fluenza dell'ascensione lòUi monti, e ritiene che la :?innac;tica svedeM, razionalmente condotta, ba~ti a dare gli effetti desidet'llti. Nell'ottobre del 1887, Oertel pubblicò un lavoro in cui cerca di prPcisare le indicazioni e le controinrlicaz10ni del l'luO metodo. Come indica.oioni ammette i disturbi del circolo dovuti a indebolimento del miocarclio e diminuzione della pl'essione sangni~na nel s istema artel'io!'o, a rottura dell'equilibrio idrosta ti<'O con apparato ~:ircolato rio inlefrrO o con apparato leso, specia lmente con les ioni dell'oslio otrioventricolaJ•e sinistro. Le controindiea;ioni poi dell'applicazione del suo metodo cur·ativo ~ener·u l e so11o: l'avanzata degenerazlonP tlei reni in segu i~o a m1who di Brighi, la degenerazione del miorardio con sclerosi delle arterie coronarie m indh•idui vecch1, le nffeziòni acute o subacule del cuoJ'e, specin lmen le endocarditi r ecidi vanti. Pet· spe::iali controindicazioni dell'applicAzwne della g innastica e speciAhnente dell'ascensione ai mon ti, adduce i vizii cardiaci con insulficienzu del miocardio parLieolarmente dopo endocardite J a poco tempo decorsa, le affezioni carrlia.che in soguilo a infezioni acutP, lo s trapazzo rlel miocac·dio, avanzata sclerosi delle arterie coronarie del cuore, f:tAneral e alhoma ~ i o delle at·leri e, aneul'isma dell'aorta . inflammazione• dell'utero e delle . c)\'8ie. P erò su questa importanlissimfl question e. cioè sul trallamento meccanico delle affezioni croniche del cuot'e, non "ono ancora tulli d'accorJo, non !>-olo, ma mancano ancora delle osser vazioni dr moslrative assolute, rigu~:~rclo alla aziono d t•e tta del la voro muscolare sulla circolazione dei cardiopolid. Siccome su questo Ol'l!Omento, messo per la pt•ima volla ~ul tappeto, resta ancora molto da f~:~!'si, l'autore s i decise, dret1·o consiglio del pror. Maragliauo. di sLudiare Il quesito dal IAlo cl iuico sperimentale onde r iuscire a por·tare il suo contributo. Nell'occuparsi di tale argomento lo l'Copo non fu di !Opr•r·imentar e lulLo il metodo dietetico meccanico di Oerlel, ma solo di studiare a ccurat.amellle qua le inlluenza possa e"ar·citare il lavoro mu ~colare, e specialmente l'ascension e, !'ui carùiopalici, c·iguardo allu fr·equcnzo e qualita del polso. alla


li EOlCA

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respirazione, alla prer:::slone arleJ•iosa, ai diametri car diaci quando ciò era possibile, e alla diuresi; e inoltre vedere quali d'llU lerapeutici potesse avere quests cur o meccamca. Scelse quindi a d oggello delle sue <Jsservuzioni degli indl9idui e.fl'elli da vizi valvolari , e specia lmente della mitra le, con facipienli disturbi di compensazione. E ssi vennero solt.oposti td una diets invariata durante tutto il tempo delle osservazioni. A ore fi sse l'autor e misu!'U va la pr essione sang"uig na oello eftgmomanomelJ'O di Basch appli<:lilo sempre sullo lleao punto, numeravu il polso e la respi1·aziooe e prendeva de1 tracciati sfigrnografici. Cominciava. sempre le sue ~uioni !'lugli infeJ•mi alcuni gioJ•u! p1•ima dell'ap!>lica. . della cut·a meccanica, cercando poi di studiarf! gli efI'IUI del lavoro muscolar·e imruediat.o e a d1stanza col ripe..,. le oeservaz1oni p 1•ìma e dopo ogni lnvoro muscolare ; 41 pl6 datenninova la ,Jiffe renza di pressione, di polso e di rtlpiro alla posizione s upina e nella posizione arella. La finna'ltie& a cui venivano assoggettali gli infe1·mi conafatava tanto nel girare per· mezz'ora r apidamente lo ruota di • pompa a spirante e pr emente, quaulo nel salire e di leendere lentamente pet• più volLe una scala di 13 gra dini e di una •bclinaz1oml di cl1·ca 4Qo. 1 giorni di lavo ro et·ano s usaepiti da allr1 di r iposo, in c ui però gli am malali et•ono solto le Meeae condiziooi. L'autore riferisce quindi dettagliata men te le numerose e dtllganLi osservazioni pr·aLicate, ùalle q uali si può concludere .:be:

t•u rl'golalo lavoro muscolare, in gener e, rinfOJ'Za raZIOne eerdiaca. l" Il poi~ di\'ents più fl'equcnte s ubito dopo, si rallenla iD aeguito. (..)uniche volta, se era frequenl3 prima, diventa più ~l lavoJ•o muscolare. La IUI P & ascendente della cur vo g rafica del polso di-

rero;opo

=nla mareatamente più al ta, e in alcuni ca si le elevazioni · e ~rl-crotiche meno accennate. ~Il polso diveutt1 più re~ola re, più foJ•Le, pii1 pieno.

do

La prellsJone intra a r teriosa aumenta costs nlem enle

po il lavoro muscolare fino a 20 e ;so mm. qualche volta.


300

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1UVl!lTA

Questo aumento dura anclle nei 3, o 4 gior ni succes!>ivi; si dilegua in seguito. 6• La quantità dell'uJ•ina aumenta notevolmente, qualche volta fino a 900 e 1300 c. c. nelle 24 ore. QucsL'aumento può continuare uei due o tre gio1·ni successh1i di riposo. -;• I diametri delrollusila cardiaca dapprincipio si allungano per accorciarsi in seguito, contemporaneamente alla elevazione dellu pression e e all'aumento della diu1·esi. 8" La respirazione aumenta di fl'equenza subito rlopo, diminuisce dopo qualche tempo, talvolta r·esla invat·iata, si ta però più pr ofonda. 9• L'ascensione ba un'azione mollo più notevole sul cuore e s ulla circola;t,ione, che uou un semplice eser•cizio muscolaJ•e, e i suoi effel,ti sono mollo più marcati. 10• Gli elretli favor evoli del lavoro muscolare sono molto più spiccati nei soggelti giovani e individui, cou pareti vasali in stato nor·rnale di n1Jlrizion e. In essi il lavoro muscolare, (specie l\$scensione) è capace aneora di t'egolat·izZ!:ll'6 il polso. u• L'affanuo a cui vonoo soggetti i car·diopatici, diminuisce e m olle volLe scompare, 10 modo sor prendenL.1.dopo rascende~e la scala per la seconda o let·za volta; ciò si ve· l'inca metJO in seguito a eser·cizio muscolar·e 8emplire. 12• Gli effetti dell'ascensione durano due o l.re o quattro giorni col1Seculivi. Ma gl i ef!etli del lavoro muscolare diventano piu ùuralud se ad esso segue un riposo di alcuni giorni. t3• Nei vecclti con ater·omasia vascolaro diffusa il la,•oro muscola re ollr•epassando un certo limite pr·oduce irJ•ogolat'ilà di polso e abbassamento della pressione ~anguigna con diminuzione della secrezione ut•it)aria . 14° In un cardiopatico dell'età di 42 anni, di cui le st•Lerie periter·iclte et•ano marcatamenle rigide e fles suose, dopo due mesi circa di ta le trattamento la rig fdilé. scomparve e le lll'ler·i~ pel'iferiche divennero quasi impalpabili. Nelle osservazioni cliniche che formar·ono l'oggcllo di queslo pl'ege"olissimo lavo1·o si può vedere o seguire t•effeLlo dell'esercizio muscolal'e sulla circolazione dt>i carJio-


&llW.ICA

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patici; perché essendo state fatte sopra malati degenli nella clinica medica di Genova s i poteva seguirli Rio r·nalmenle non solo, ma prima e dopo di ogni esercizio, studiandone co!l'i l'efteUo immediato Pd a distanza. Certo l'autore non pretende, con ques te osservazion i, di sciogliere la gr·ande question e della terapia meccanica del! t! malattie cr·oniche del cunre, agitala anche nell'ultimo congresso di Wiesbaden (18 api'lle 1888) p0co per6 sLudiala; ma crede che possano avere una certa importanza perchè dimostrano quale sia l'effetto del lavoro milscolare sui cardiopatici. - Finora si è s empre detto che le maltt llie del cuore richiedono riposo assoluto, basati o sopra concetti leoretici o sopr11 acddenLi avvenuti Ìll cardiopatici dopo uno s for:t.o mu~olare quttlu uque. Queslo modo di peHS81'e però oon ùeve ser vire di base al trattamento della cat•diopalia per ché del lutto empiriéù. ~on si deve drmen[icare che il cuore é un muscolo il quale coll'esercizio si fortitìca como Lutli i mu,coli del l'onganif>mo; che il lavor·o, aumentando la sua ene1•gia, migliora consesuentemente la sua nutrizione, favorendo cosi le condi:t.ioni della ciJ•colozione del suo tessuto. Col miglior·amenlo ancora della sua circolazione vengono più facilmente e piu rapidamente esportali i matet'iali r·idullivi fol'malivisi. Né va le la ragione atldoLla da alcuni , cioè che il cuore non essendo nt~n.. stesse condizioni deRii altri muscoli e dovendo Psso lavorare senza posa, on aumento del lavoro gli riuscirebbe nocivo e qumdi é J 'uopo lasciar·lo riposar·e. Appunto pel'Chè il cuore è un muscolo che deve essere in attività continua, differentemente dagli altri n)uscoli del corpo, nessuno pensò mal di arreslat·lo per farlo r•iposar·e. Il ri poso del miocardio non può esser·e assoluto e consistere nella inaz.ione, co me sa~bbe per gli altri muscoli dell'economia, ma relativo f'a cihtandone il lavoro, e mettenJolo per cruan to sia poss ibile n~lle condizioni fisiologiche: e ciò si oLLiene colla elimina!~on~ 0 dimiuuzione degli osta coli al compimento della sua aunzrone.

~ome a~sce il lavoro muscolare sul cuore e sul:a cil'co -

l 8ZJone1


302

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RIVISTA

Oj:tni lnvor" muscolare arr·eca necessariamente un aumento dell'allivila carrliaca. Il cuore si contrae più ener gicamente onde poter spi n~er•e il sunguc necessario ai m uscoli in fun· zione c pPr' mantener e conseguentemente l'equilibrio .Iella cir colazrone nelle diverse pl'O\<incie dell'albero vasale. Si dica ordinal'iamenle chP, in Qgni lavoro muscolare, i muscolr '" coulrazion•' comprimono le arterie in modo da diminuire il letto w·colator 1o, per cui maggior sforzo da parte del cuore nello <~pingere il sangue in detti lerrilorii vasali. Se quc lo ùunque r iesce fal1coso ad un cuore normale, tanto paù ad un cuor e maiolo ed affaticalo da una parte di lavoro inullle come quello che é crealo dai vizi valvolari. Qua anzitullo é uopo di por mente che la scalla dell'eser dzio mu~co lere e il modo con cui si eseguisce é th una impot·tanza cnvilale. Difalli uno sforzo o ~nche un ltlVOI'O muscolal'e pu6 peggiorare l e condizioni cardiache. Esaminiamo la r:ausn di qi\J~to fatto incontr astabile. ln uno sforzo, a ll 'a umQ~l o dt!l lavot'O cu r·diaco, s'·aggiuogono dellu condi:doni e.tavot·evoli elle l'endono difficil e il compilo del rniocat·dio e queste $ono l e seguenti: in un lavoro manuale mal di l'eLt.o ordi rwl'ierpenlc la contr•azione dei muscoli non avviene rne· loùicamer(!e, perdu1·a un tempo piu lungo, i muscoli r t•<>lano ri~id i e di più la cassa loracica, ch e serve come punto d'appoggio agli el'lr. si L1·ova in attitudine di sforzo quasi pe,·m a n e nt~ con liuvi inte1•ruzioni ed a gl ottide chiusa; follo questo che difflculla molto l'azione cardiaca pe1·chè, oltre all'impt;!Jita cu·colazione nell'arter ie, il deflusso del suugue \'enoso viene ostacolalo, la pressione nelle vene aumenta, ed llCCO che succPde uno squilibr io nella disLribnzionf' del sangue uei due sistemi vascolari, e non danneggia tonto il cuor e l'aumento del suo lavoro, quanlo l'aumento degli o~ta· coli \'&le a dil'e lo squilibrio rlel cireolo. Oro se fls~iamo la nostra attenzione su ciò che a vvi•·ne dur·ante il movimento tli ascensione, ci per suadiamo dlf' la cosa é bon diller·ente. Nell'esercizio di ascensione sia .Ji sa· litta che <.li sctale, si mettono in attività quasi lutti i muscoli ùol corpo cominciando dai muscoli del collo tino a quelli dolla garnba. Questa attivila si al terna nei singoli gruppi museo-


~.E DICA

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lari, nei diversi tempi di questo aLlo meccanico, e quindi l'li

banno allernalivamenle contrazioni e rilassamenli dei delli muecoli. Checosa ne consegue 1 In ogni contrazione muscola1·e le '18Dgono compr esse e quindi svuotate ; questo svuolaJMalo poi si fa verso 11 cuore per effetto delle valvole di cui toDO provviste le vene fiegli arlt e specialmente def.{li inferiori, ad ogui rila .. samenl~ il loro lume si dilata e quindi asp~razione di !l&ngue, e quindi la Cll't::Oiazioue diventa piu

y•

npada. Se a que$LO s i ag[{i un ~e che nel salire vengono deLel·minale delle profonde inspicazioni che agt;volono in modo noIM'ol61l deflusso del !'&ogue veno::;o nelroreccbielta de.,lra , Il-comprenderà come•tutto conco1·da per rentlere piil ftlciiP illa'fOI'O del cuore mentre esso viene eccìlalo ed una alLi-

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Dllffliore. Dequesto punto di vista l'autore r iLione che il salir e può l'flf8 degli effeLLi favor evoli sul cuoa•e, menlte ciò non é sicaro per altri lavori muscolari; causa no é ancora cho ne l lllire l'individuo é obbligato a farlo lonLamente, e che duraoaequest'esercizlo se!!uono più melodicamente e facilmente le proronde inspirazioni che mellono in equilibrio la piccola COD la grande circolazione. Fatto, questo, che spiegn benisalmo la notevole diminuzione dell'affanno dopo la sal iLa come oee.srvar ono anche I'Oer tel e il Fr untz. Questo trova la s ua lpie~zione in ciò che dice Basch, il quale alll'ibueoòo la cli8pnea cardiaca ad un aumento della pressione nel piccolo cireolo 8 quindi sovraempimeolo e 1·igiditù del polmone, con· 1181ie l'~umento del moto corporeo che, riempiendo maggior· IDeate il 81Slema aortico, può portare uno scarico dei pollaODa.

ehNoi ~unque possediamo nel lavoro muscola 1•e un mezzo • •~nsce rinrorzando e l'allentando l'azione cardiaca ugual-

:,me 0

come la digitale, senza però a ve1·e da temere da un USQ l'azione contraria.


304.

IHVlSTA

Contrlbuzlone allo studio delle infezioni emorragiche _ G. GllAR.NtBRt. - (Bullettino della Società Lanctsiana. Se lula del 14 Marz.o, 1888).

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N el ftlbbraio del corrente anno l'au tore ebbe a st~z.iouare il cadavere di uu infermo dell"etA d'anni 55 elle nel pas:;ato aveva ~oùuto sempr·e buona salute e che {dopo soli :!U giorni di malattia) mori nella cli nica medica dt Roma <'On la dia~ornos• dt !<<'Orbuto. Il t'elwt·lo uect•oscopico conferm ò pienam cnlc la diagnosi clinico; ma l't>s1:1me micrOSI'Optco del sungue JPI veulricolo sim.,.lr·o c.ltmostro numer·o~i P.lementi bacillst·i e t·alenule eh microcucchi, e tule risultato si ebbe pure nell'e:s:tm~ ciel sangue delt'ar·ter·iu crurale. Dalle col ture a piatto l'alle col san ~ ue del cuore sinistro si M no ottenute coiLure eli bacilli con lutti 1 caratteri dei protci fondenti la' gelatina, tl nello sl!'!<SO tempo di •nict'ococchi con tutti i ct~rdller• dellu stre· JllOcoeoo {Jioge/ie. Le inoculazioni sollo la cule Jeile o•·ecch ie dei conigli dÌ por zioni di coiLUJ·e di 12 ore eli gela Linu e !.((•losio fatte fllt'&llameuLe dal sangue del cuot e. nelle quali l>i contenevano, i prolfli e sln>pLO<'.occhi, pr·odussero iuiiRulmazione ll e'lnmonosn e morte degli an imHii per sell r<'ocmia. Dal ~augbe dPI cuore e della milza si ebbero solo vut•e col· lut•c di slreplococchi p10gent i quali alla lor o volta ino culati ùi nuovo tul altri conigli produssero idenltcum~;nlt! il quadt·o m ot·boso avuto in pt·imo tempo. Sol o più tardi tfuoslo st•·eptococco subì spontaneamente nei tert>eni di coltura una at tenuazione, e con le iuoculazioni solto la pelle delle ut·ecchie dei conigh non si arrivò ad avere altro in segutlo eh., infia mmazioni et•isipelatoidi con esito di guarigione perreua. Pe i falLi sovraesposti non cade dubbio che questo cASO, il quale cli llicamen te ebbe tulle le apparenze di uno se'Or· bue(), debba essPt'e ritenuto per un'infezione seuicoeuuca rt· legatu eliologicarnente allo IJtreptocoeco piooen.e, e pat•a:.;onabile a tutte le selticoemie st•·eptococchiche. P et'Ò uisO!!ilil pure ammell·•t•e che altr·i fattori oiLre a ciò abbiano cnncor =o alla f01·maz10ne dPIIO speciale quadro clinico ed ana lotnOpal ologico: è probabile elle la forma emorragica dell'in(.,-


MRDlCA

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liOllt abbia la sua ragion e d 1 esser e nella intossi cazione pu-

t.rida dovuLa a quei micror ga ni smi pr oteHot•mi che nel sangue del cuore "Ul cadaver·e si r;ono r in vPuull in compa~nia degli streptococelu. Certamente nelle ulcerazioni ca n gr·cnose che si l'i scontrarono alla bocca. ai bronchi, ecc., sebbene lhW si siano tental.e delle cullur•e, fino dar pr imi momenti della malattia do" Ya et'i&tere fra l'alli'O un·en<.rmt quantrta di protei (Hauser), t prcodolti tossic·i dei quoli non potevano non panetrar·e in Cii'COIO e protlurt•e uelle pr ofonde altei'AZÌOIIi dt>gli elementi del eangue. Ma non è alLl·ellanlo cer to che i pr·ote1 stes<:i ollre i loro prodotti tos><ici siano pt>nelrali durante ltt vita Del circolo sangui~no ed abbiano prodotta insieme collo llreplococco un'ml'ezlon e seLLicoemica doppia . Da quelll'ipulesi Cl allontana ollr ecbè il non averli r invealltl nep esarot 1'-'Lologici el"e~uiti e del fe~alo e della milza, aDCbe il fatto che essi possono rinvenirsi numerosi uel I&D!JYe del cuot·c, della porto, tlellu cava, come più volle lo •&Hso autore ba potuto osser va l'e in ind i vi Jui seziona li appena 15- iti ot·e dopo morl~> in seguito a malattie delle quali é beu noLa l'etiol ogio, come ad c!s.: la malar ia aculu. D'altra pat·te invece non v'ha dubbio che lo slreptococco pie~gene abbia ,invaso in questo caso tutto l'or ganismo durante la vita, 11011 ostacolando atfaLLo questo modo di ve· t1ere la scarsezza del microrganismo me.lel"imo uei visce1'1 tU~aminati, lJQt<"lté anche in casi di i nl'ezio ne puerper ale nei quali si erano positivamente ritt•ova ti uel sangue degli stt·e • Ptoeoechi durante la vi ta, ~i r•invengono dopo morte nei \'Ì· ICe~ in cost riccolo numer o che bisogna esaminat'e roolte leli?nt prima rli vederne quAlcuno. Melauguratartwn te per cause indi peutleuli dall'autore, no11 ai PDlerouo esl!guire sul caso in parola lulle quelle ricerche che ser ebbet-o state necef:sal'ie specialmente per· ciò che riRUarda l'esame lJalleriologtCO del sangui:! è.ur a11te l a vita, rli poter stabilire cosi con scrupolos11 esattezza le ipollopra rii s<:us!:'P: i pochi esam1 falli vengono ora pubblica\i o.iall' . autore affinché se ne possa ten!:!r conto nelle ulte-

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rtori ricerche. 20


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RIVISTA

Rtoerohe aulla etiologia dell'atrofia giallo aouta 41 fegato - G. GUARNIERI - (Bulleitino della R. Accademia medica tli Roma, an no XIV fase. V IIO . l n (jiii''IIA uola prt'venliva l'autor e riferisce il r·1sultato d~:.!li studi mcomincìali fino dal dicembre del t 887 sull'ello-

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loJ!iA dell'Atrofia giallo acuta del regalo; sludii che obbe poi Ot'casione di ~>stend ere ad al tre malattie epatiche l.'fllllure u "l'ebbe I'i"cooh'8.lo che nel fegato di un llhhvuiuo mor•tl) pf'r 11 lrotla giallo acuta, e che anche all'esame m icroscopico pr·oseotav'l evidenti le alterazioni caralleristiche di tale nH\Iallw, colorando i preparati con la soluziou~ ac'luosa alcalinn d1 bleu di melilene si rinviene in tuLte le parti una quan tila im mensa di microrganjsroi di form a bucillare di vttl'ia g rauclez7.a, ma più specialmente in corrispon· dOOZ\l d i I(UOi punti nei quali il processo ' di necrosi ò più cospicuo. Questi miçrt>rgan is mi uon si colorano ovo . i l'reparat.i vougouo l'aLti col m etodo dt Graam. MiCI'Ol'ganismi simi lì , l'le 6 in minot• numero, si t'in vengono nel Sfrn guo del cuo1·e, ne~la m ilza ecc. Nelle collut·e pur·o che so ne fecero, a seconda del L(>t•rAno di nuLriziqno nel quale questi m icrorganismi vegelano, poR· sono acqulslo1'e varia fot·ma e grandezza. Nella gelatina si prllsenlano come bacilli con le eslremil.à a rr otondate eh~> ordì· nnr1arnente oscillano fra i 2 'h cc. e i 3 '/-! cc di lunghezza, l 1ft cc. o poco più di lar ghezza: nelle colture a· dult.e si ri nven~ouo dei lunghl filamenti diritti e non ror1ue spirillari. Coll1vali nel brodo questi bacilli sono mollo eorh e le due dtmensioni sopraindicale spesso invece ad.lirillUI'II si er1U1volgono. L'aulot'6 ha ottenuto rnoHre pure cultul'e di questo bac1llu con rtlt>nLich~-' proprietà biologiche e morfologiche d11l fe~ato di altri due rasi che presentarono forma cliu1ca e lef!ioni nuutomo-pawlogiche ruverse rla f]Uelle che d i solilo Rl riscontrano nell'alt•otla ~iallo acuta. Le pure coHut•e di q uesti bacilli sono sem pre alltltllCnla pologeno nog li a nimali, specialmente nelle cavie, delt.t'ITIInando nel regaLo del le lesioni analomo-patologich o alqua nto


liRO ICA

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dherse secondo che l'innesto fu sottocutaneo o intraperitoaèele. Ad ogni modo le r icerche rnicologicbe ed i reperti speNPen&ali dell'autore porterebber o a ritenere • ohe l'atrofia c 4(iallo ac11ta di fegato sia una malaltia d'infezione pro11 doUa da un bacillo, il quale penetrando nell'organismo è • at(*l8 d1 determinare allerazioni gravissime in molti vic aoeri, ma più particolarmente spie~a la sua az•one palo• .pna ~ugli elementi epileliari del fegato, et~ usando <aste c GIICJIOSi del paren~.;hi ma , donde la conseguente atrofia del ' 1118Cere••

O.Sla caraUerrstica atrofia può mancare, sebbene la piu ...,.. parte del fegato sia necrosato, e la ragione deve r ipeCeni dal fatto elle per l'infezioni:! acuti~sima la morte in ~CIMi avviene troppo rapidamente; mentre invece altre

•otae ~nd o la infezione ha un decor•so r elativamente mollo l'•pitelio distrutto in massima par·te scompare, e vione IOI&i&ulto da un tessuto conneltivo. Non ò improbabile l'i~~ ebe queste "'u·iazioni cliniche ed nne tomo-palologiclte dtlla meJesim11 infezione abbiano la lor n ra~ione di esse1·e In rapporto diretto al diverso ~n·ado Ji potenza palogenu del mierorganismo medesimo, ovvero, in rapporto delle con\tmporanee alterazioni più o meno profonde di aiLri visceri llceasarii alla vita. Secondo queslo modo di vedere potr Pbbero essere riuniLe ••••me con l'atrofia g iallo-acula di feglllo RolLo il madesimo punto di vittla etiologico alcuni casi d'illero grave mfeUivo • decono rapidissimo e mortale <'On necros i eslese del t'e11\u e dei reni; come pure alcune rot•me di cirrosi epatica 8Cala a decorso rapidamente letale tFrN·ichs). Ulteriori ~ludii dirarmo quale valore e quale importanza 8 lloJaatologaca avranno i falli sovraccennaLi.


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IIIVLSTA

Btoerohe aull'ettologi&del tet&no. - LAMPI ASl - (Giorna/( In.ter~la~ionale delle sciett~e mediehe, fase. 11, anno 1~88).

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La frequenza endemica del ~elano, 1a sua genesi in occasione d1 ferite esterne, la mancanza di aller·azioni anatomiche ed altre J•agioni, hanno flillo supporre che il tetano sia una malalliA infettiva speciJica. Questa ipotesi ,, sl8l8 anche confermaLa dalle ricerche sperim entali. Regna pero una grande confusione in baLteriolo~ia nella descrizione del microrganismo che si ritiene come cau!IO del tetano, nou essendosi r iusciti ad isolat•lo ed otlenerne una r:oltura pura: per cui si va 11al cocco e slalilococco di Ooyen e di Fe1'ral'i aJ bacillo spillifot·rne ed a baccheLLa di t.amburo di Nicolaier di Kosembach e ùi Donome. Per la qual cosa lo stesso Fliiggtl ancllc nell'ultima edizione del suo pregevole manul!le segna rJuesto bacillo con un ?. Nulla 1oi si M del te.tnno spontaneo cosi dell'uomo comu de::tli animali inferiori. Alcune ricet'che eseguile dall'autore nel gab1nett.o di batte· riologia <Jell'ospedale civ1co di Trapani po1·terebbero alle se· guenli CllllCiusioni: t• Che il micrm·ganismo del tetano é un bac1llo specifico. identico nel la f01·ma tanto nell'uomo quanto nel gener e equino. Que$tO bacillo però nelle sue diverse ra si evolutive di vcge· lezione, ~porificazione e germinazione ~ per l'influenza che t'lsenLe dai diver·si soslrAti nutritivi e dall'aziono termica a.s· some forme svariate. 2" Ch~> da innesti di sangue d1 uomo, come di allri ani· mali tela ruci, anche inoculoli arlilìcralmente, si possono oUenet•e collur·r> pure del microrganismo del teLano . 3" Che il tetano spontaneo è prodotto dal medesimo rni· crorganismo col qual e Fii ollieno il tetauo sperimentale. 4• Che anche il tet.ano traumatico è con ogni pt•obabiiitA, se non con certezza , prodollo dal medesimo microrganisOJ0·


309 Jlloerohe uatomo-patologiohe e ba.cter1olog1ohe sul tifo pe1Japo10. - Dott· MARCHI. - (Rivista sperimentale di f r'eniatria edimedicina le{lale. Vol. XIV , fase. III e IV). Dalle osservazioni del l 'aulor ~ ris ultano dei l'sUi importanti sneeialmenle per cio che rig uarda il sistema nervoso. In primo luogo sono da nolare le alterazioni paloiOf!'ir.!.e e fra queste 111 diminuzione delle fibrille nervose che decorrono nel pnmo sLrato della corteccia cerebrale, la degenerazione pigmenlah• delle ceUule ner·vose, sebbene l'A. tenga a dichiarare t~he ha poca importanza i111)uantoche non é t'a ro di travaria in lutti 1--(li individui adulli non affe tti da malattie mentaU. È rla notarsi soprattutto l'a lterazion e spinola consistente in una degenerazione di m olLe fibre dei cordoni anLero - laterall e specialmente di que.c;;ti ultimi. nonché la diminuzione delle &brille ìnlreccianlisi nelle corna anteriori. Notevole è infine ta rorle degeoerazionP. pip-menlale dei gaoglii spinali e d!! gt•an simpatico. Ri g uat'do agli altri or gani le alterazioni non sono molLo t•fft~,·anti , se si eccettua la J egenet·azrone gras!'!a rletre.piLelio dei canal icoli renali. Tullo ciò chs fu sopra riferito non é in parte n uovo, perché SOno ~ià noti i lavori del Lombr0$0 1 Tannini, T uczek e molLi alll'l; l'autore si compiace solo di aver pùlulo col coolr·.. Uo confermare le altrui osservazioni e di ave1· Ll'ovalo a ltt•i falli di non pot:a impOPlanza. ' . L'inlet•e~:ae maggiore di (!uesla com unicazione s ta oe l fallo di 8VPre constatata la pres enza di un microrganismo, negl i Ol'(l;&ni uervo!>i specialmente, che ha la forma di micrococco e somigliante a quello della erisipela. Il concetto che la pellagra potesse esset•e un'infezione parassitaria indu~sero già altri osservatori (Maioccbi e Cuboni) a rare delle ricerd1e; senonchè queste ebbero pet' risultato la presenza di un bacillo somigliante o quello che si ~~va r~el ma1s gul'lsto. Troppo &ttendibili erano le ricerche . Malocchi in quanto che tale specie di microrganisrni potè l'lntraer.iarla lanto nelle m en ing i come nel cer vello ~ nel Bllngu~>· ma é l'i • PPr quanti allr·i abbiano tentat& la prova non ne sullata alcuna confermo, .SC:I non che rruella del Cuboni


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111 Y'ISl'A

che a dir vero non acquista molLa impot•lanza inquanlocbè le sue ricerche furono rivolte alle feci, dove anche nelriudividuo sano si possono Lt•ovare moltissime specie di micl'Opat•assiti. MolLe volte anche l'autore si accinse alla rice1'ca del suddetlo bacillo su individui pellagr·osi, ma senza alcun frullo. Soltanto negli ultimi tlue casi di tifo pellag-r·osn, che formano l'oggetto di quesl.a memoria, potè lrovar,e, diversamenle dagli altr·1 1 il micrococco suddetto ad eccezione di due o Lré bacilli osservati nelle meningl, che sì possono attribuire a ri un fatto accidentale. Ciò però non basla a convincere che r ealmente il micrococco ritrovato s ia quello speci1ìco della pellagr'a, lento più che mancano le prove più evidenti quali sono quelle della coltura isolata e delle successive iooculazioni. L'autore ha creJulo ulile di esporre que!hi faLLi acciocché allrt rivolgano la loro latlenzione su questo argomenlu, onùe si possa rjuscire a sciogliere una quesLione di lt~nla impor1 lanze. Intorno a.d aloune looalizzazloni della infezione determtnata ~eU'uomo dal diploooooo lanceolato e oapsulato del Frankel. - Prof. Ttzzoru e Dott. MmcOLJ. (Archivio italiano di Clinica. m.edica, anno XX VII. puntata III). l fatti sui quali gli autori intendono di richiamaré specia1· mente l'attenzione si t·iferiscooo alla localizzazione delia infezioi)e da pneumoco•:co nei centri nervosi con lesioni secondarie nel polmone, e allo stabilirsi di questo parassita nella milza come faLlo secondario a focolai pneurnonici primitivi. Le conoscenze che oggi si posseggono intorno alle !oca· lizzazioni secondarie del pnewnococco di Frankel succe.c;sive a rocolai pneumooici non sono poche, per quanto incomplete. È noto infatti, come, specialmente pei lavori r ecenti di Foil e Bordooi-Uffreduzzi P. di Frankel , sia oramai r eso iucontestabile, col mev.zo dell'osservazione microscopica e uelle


lfEOlCA

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eahllre e degli esperimenti s ugli animali , il uesso ~en«.> Lico pa818 rra la meningite e il diplococco lanceolaLo P ca,_..to del Frànkel, tanto della meniogtle cerebro-spinalP primitiva quanto di quella secoudal'ia a focolai pneumonici. Per ciò che ~i riferisce ad alLre localizzozioni s econdarie eU questo para~sita è noto pure come siasi gia potuto dimostrare la prest>nza dei pneumococchi nell'endocardite l'lecondllria alla polmonite fihrinoFa nonché nella p"ricard1le secondaria e pleurnpolmonite. Aocbe Il' nefriLE>, che pure nccompagna la polmonite con Ulll eerta frequenza, sembra prodotta alcune volte da focolai -.darti che il diplococco lanceolato e capsulato del FrtinW detl'rminer·ebbe nei reni. Conoecenze rneno csalle si hanno iotor·no all'infezione della llilla. Loaludio della patoge nesi del tumore acuto di milza che Il c1i ~nte accompagna la polmoni le crupale, nell'anno deeo!llo tu oggeLlo d t speciali l'icerche del Quei rolo. Questi, lo preparati fatti con materiale lresco pr~;~so dalla milza, trovò 8 volte 11u 20 c11si d(li paral'l"'iLi i quali ~i mostrarono pei loro Clll'l&teri morfologiei sempre identici og-li pneumococchi: Deptivo ru invece il risultato delle cultur e eseguite collo 1Ue110 rnAt~rutle. Quindi !l Queirolo, sia per questo fatto. lia pereta.. si è pu re tro-.ata la milza tumefatta anche per ~plice irritazione della pleura (' del polmone, cosi egli fu Indotto a ritl:'nere che la Lumt>fazione della milza coocomilaa16 colla polmonite non ~ia una spleuile infettiva; ma una Slnllplice lperplasia flsiolo.,.ica ch iamala a compensar e la l'di o l pe &a dt>gli elementi del sangue che por la febbre, per il Pl'OOeRSo pneurnonico, ecc., sarebbt>ro distrutti. ::l et~sendo le nostre attuali conoscenze sulle l·e!'liOIIi pri8 1111 e secondaJ•io determinale dal diplococco 1anceolato e ~alo d~·l ~r~~ukel, si crede più utile di riferire il r isultato • 088er~8Zloru che furono fAlle dagli autori 5opra un caso ~nlngiLe cerebro-spinale con emorragie secondarie del tiQo ne m rorma di infiltrazione t> di infarto determinato da ~"mo P&rassitario e inoltr e sopra due casi di splenile Le ;na '"~ndaria .a polmonite crupale. da11 1111 bnLtt•rJologichc f"atLo '-ll l primo cAso porlel'eb•


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RIVJST.l

baro a con erma re quello che di recente hanno fallo conoscere il FoA e Bordoni Uffreduzzi, cioè che la meningite cet·ebro- spinale primitiva é delk'rminala dal diplococro lanceolalo e capsuJato (meningococco di questi autori); che questi parassiti dal focolaio primitivo passano facilm ente nel circolo e dtlnno lesioni specifiche 10 altre parti; e infine che nella infezione da pneumococco é vario ii rapporto delle lesiOIIi che nell'uo!!lo si possono trovar e nel poùnone o nelle meningi. Che se più spesso il focolaio pr imitivo é polmonare non mancano peraltro dei casi 11ei quali la lesione p1·imiliva è alle meningi, e al polmone si osservano solo delle allerazioni secondarie le quali, in primo tempo alm eno, si manifestano col reper lo proprio agli emboli par-assiLarii di quell'organo. Quanto poi a lle inda g-ini fatte !>opra gli altri due' ras;i sovraccf'nnali di splenìt(1 infettiva secondaria a polmonite crupal o, esse porterebber o R negar e ogni fondam ento alla teoria del Queirdlo sopt'a enunciala, poiché s i polè dimo;::LrHre la presenza dei diplococchi di Fraokel bluto nel focoluio infìammatorlo del polmone quanto nella milza ; ed ollre a ciò. essendosi ~'atte dello colture dal polmone e da lla milza. gli effetti che 1se ne ottennero quando tali culture vennAt'n ino cWate nel :conig lio confermarono il giudizio c ile tant.o i pn: rassiti ricavati dal polmone, quanto quel li ricavati dalla mil?.a erano effettivamente i diplococchi del Frankel. La presenza di questo diplococco 1100 solo nel polmone ma anche in organi i quali, come la milza, non si lrovaoo in rappor to dire Lto colt'twia, se t've a co a val ida1·e l' idea clw questo mici·or ganismo sia Hl:l'eltivameole l'agente sp,.citìCO della. polmonite. Nella spiegazione poi dei fenomeni g-enerali preseuLa ti tlai pneumonici non dovremo fermarci in tutti i casi, come si s uoi fare, alla limitazione del campo respiratorio, a ll'assor. bimento del veleno che s i pr oduce nel focolaio polmooare pl'imitivo, in generale alle conse~uenze che possono derivare dall'infezione dei polmoni, ma dovr emo Lenere a (]alcolo altr esi la possibilità di focolai secondar ii nella milza colla. intossicazione ~ infezione generale che da ques ti pos·


MIWlC A

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sono avere or1gme. Ed é appunlo con ci6 che si spiega come fn uno dei eMi ora studiati si sia potuto aver e con un focolaio a&l8i circoscritto dal polmone dei fenomeni generalt molto gravi e la mm·Le rapidissima dell'ammalato, morLe che davvern non può imputars i alla limitazione del campo l'l'Spiratorio o alla intossicazione che ]lOteva venire aU'OI•gamBmo da un focolaio cosl r isLreLto, ma che trova invece la sua 8piegazione nel passa ggio dei diplococchi di F rankel dalre88Udato poJroonar e nel CircOlO, ne] focolaio !\6COndario di intl>zlone formatosi alla milza. llleu0)8doardlte e meniD.gite oerebro-splna.le slero11gtw01&, prodotte da. un miororga.nlsmo simile a.l di)loooooo pneumonlco. - Doll. A. B o:-~o ME - (,l,.chioio Italiano d t clinica rtteclica, a11 no X X V IJ , pun Lata l V).

L'autore dal complesso di alcune ricerche batleriolo~iche eseguile in un caso clinico s usseguito da morte per supposta pneumonite, ment re invece trallavasi di pleuropericardile e menlngite cerebrospinale sier o- fìbrino!>a. conclude ct1e il microrganJsmo che produsse quesLa grave infezione generale ba molta t~Ha.logia col diplococco che produce l'infezione pnl'umouica vera1 sia dal punto di vista dei fenomeni clinici, sia da qu~?llo del reper to anatomico macroscopico e baLLeri08coplco a fresco. Anche r er le soe propri~la biolo~iche questo parassita À molto analogo al pneumococco di r rancbel, Spl'cialmente pPr la s ua patogenicità ver so il coniglio 6 per la proprieta ùi dat·e delle infiammazioni Obrinose acute delle $Ìer•ose. RrsuUa però evtdente che una confusione del detto di plococco con quello delia pneumonite noll é possibile quando s1 leuga preseu te: 1 " Ch.e il diplococco isolato dfl ll'aulore (pseudo diplococco P.neumontco), innestato per la via della cute o nelle cavità 81 lierose non dà mai nei conigli il tumore splenicQ caratteria co scuro e · cons1s lente come un denso coag ulo quantunque determin·1 • costantemen te ooa gravil'\siroa setlicoemia: 9• - Che Msnlta sempr e palogeno, anche per le cavie:


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IUTlSTA M&DICA

:J• Che si sviluppa bene in gelatina alla temperatura or· dinaria, dando delle collur e alle a pr odurre delle acutissime infiammazioni fibrinoso-emorragiche ; mentre i n gelatina il vero diplococco pneumoni co non si sviluppa alla lempers" tura ordinar ia, se non quando è diventato squisitamente sa· profiLa, in seguito a ripetuti trapianti quotidiani, e m tal caso la sua azione patogeoa è leggerissjma e soltanto locale.

RIVISTA DI OCULISTICA

Ili

L'lutporta.nza della. ba.tterlologta. in ooulJsttoa. - (Deuts. M ed. Wochens, N. 35, 1888). · Nr1lJ' uçtirM sed utA dHI settimo cong resso i oterna7.ÌOII!lla d' ol'lAimologia l enulasi in H eidelberg dall'8 all' il s~oslo 1 -!8 ebbe luogo una ùiscu!'sione abbastanza importante e che può inter.essor e tulti coloT'O che ~i occupono ùej pr·ogr e!>Si che la scienza oltAimoiolrica fa sulla scorta delle scoperte bacte· riologichè. Il pr•of. L eher di GoUi n~a vuoi drmostrare che per lA maF" gior parte delle infiammazioni oculari l'i debba ammettere un· or'il!'ine micolica, e per molte malattie ocular•i di natura fl ogi"-Lica la cosa sar·ebbe già messa ruori d'ogni clubbio. L 'occhio per la sua posizione é piu soggetto ad PS"-Pr e ag· f.{redilo dai micr obi esterni che da quelli che pt·ov•>ngono dall'interno dell'organismo. La stesso qualità di microbi può arrivare agli occhi st'guendo l'una o l'allra via. Alcuni microbr hanno la proprietà di risvegliar e infiammazioni ~ol lauto sulle ferile, oppure nell'in tern o dell' orl!8· msmo; al tr i invece pt•ovocano pr·oces!>l infiammntor1 più o m eno acu ti sulle mucose rimaste in tatte. L' inRammazione <:hc si sviluppa in s••guilo a ferrta o al oper azioni clli r ut·giche, è quAsi ~e nza t>ccezione di of'igt os


RIVI STA DI OCULIS.riCA

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e si sviluppa assai spesso solLo l'influenzo di

qaene specie di microbi che sono ricon~sci~ti ì generatol'i di topi suppuralive, quali sono le spec1e da slafllococco e òa MreplocOcCO. OJispetlmenli sop1·a la infiammazione m ic(llicn della coruea OIJIICI&Imtmle sulla c ber'alite p!'Odolla ùall'asp ;rgillo, ci Of· tooo la più e~;alta spiegazione sul modo d'origine dei macroor~~ e sull'origine della infiammazione inf.-ttrva. Un foco· 8 4t mlerobi che sia li'l'lila to ad un punto mediano della . . . - esercita s ulle vi~i ne parli una specie di azione a di· ~ la quale ha per effetto l' emi~?razionf' di corpuc;coli ;trMti nel tessuto della cornea e nella camera anteriore, ..,_la quale non può spiegarsi che ammettendo il Jir~~ ~ielle sostan1.e fto~oien e soLto fOJ'rnn di soluzione

.......

Qilesta ipotes i è appog;gìala al fatto che ù~>lle infiammalloDi aupurative possono pr ovocarsi arliflçialmente con soMallze puramente chimiche, corna a·a me e mercurio. Le reazione dell'organismo si tJ!'lplica dapprima coll'uscita dei corpuscoli del pus dai vasi, oppure coll'agglomerarsi del medesimi cor puscoli sul luogo dell'irritazione. Sembra che essi siano come AllratLi dallo t)l'esenza daliA 1108tanza ftogogena. L'altrazion ~ sul luogo sle~so dell' occilumenlo fa passaggio ad una specie di azione paralizZllnte per· Il quale l corpuscoli del pus iuceppali nei lo•·o mo,•imenli Il fermano in quel luogo. In quantn agli altrr proce~si che sen•ono ad allontanare i lbicrubi e quindi i distu r bi che e:Ssi hanno prodotto, noi couoICiamo l&fQ{Jociio!lt che è quel processo di t·ammollimenlo del '-euto mtlhrt~lo da cor•puscolt del pus, processo che si dt· .eingue C()) nome di istolisi, che segue la clèmarcaziona ed U diiSlaeco di parli necrotizUlte c che sembra consistere in n'azione rermenlaltva dei corpuscoli del pus. la Anebe l'azione inten.,;iva di certi micr obi che crescono sopr•a •Pìmucosa .~culare illesa (gonococchi, con tagi difterici), si IDI: coli •potesi che quegli esseri producano sostanze c·hi8 11.... • cbe possono intaccare la mucosa in talla come pl't' la ......,oacna dello stafilococco. ·


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lUVrSTA

La natur·a ed Il modo d'agi re dei mier•organismi cho J~i trovano nelle val'ie affezioni congiunti vali e corneali abblso· gnano di nuo"e rléer cbe ed esperienze per· e~st>rt> cono~ciuli.

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LP. inftammazron• nCJn lraumalicbe delle parli più proron•l•• dell'occhio banno la loro causa, il più delle çolte in agenti noci"' di nalut•a micotica portalivi dalla cor rente san~U1~n11. E •tui è neces!'at•io distinguere tra embolia di mul»r1ale "el· ltco e le semplici adesioni alle pareti \'&scolari di microbt r•r colantt col sangue. Più t·ara l• la dill'usione dei microbi per l e "ie li nfatiche e la coqi,lella nllalmra simpatica molto probabilmente é unu 111· fiamn:az•one microb•ca trasmessa dall'uno all' altr·o occh1o alLraverso le lucun~ linfaLiche ùella ~ua ina del ncr"o ollico. A questo mntlo rli dill'usione appartiene anche i l pnssa~l(io tli u••n inl'P7.i()ne micr·obica dell'orbita al sen{l ca \'er•uoso lunJZO la gunino. rlel liP.pyd oculomo lor e ester no i n seguito all'enu· clea?.io\1'1) del bulbo, e for se anche l' er·pele zostc•· consiste in lUla p r·op~:~.~oz i o n e di unu oeuri l e micr obica al iA snpeL·flcll! tll')l CC)I'}lO. Ln l ~siono dei c·or·pi cil iar i pee se sola non CO$liluif<t'C un pt>r icol9 sulla oLiai mia simpatica. Quest'ultima ùipende ~em· pr·e da una infezione della ferila, che spesso è dillìc•lo ari· COilOSo!O I'~i.

In casi rli cor·pi estranei nell'occhio, specialmenlC' di pelli di r·ame ~ i possono vedere infiammazioni suppuralive senlh mic t·ohi, 111 qut-sli casi culi' estrazione del cor po e--trao~o si pnò t•iu~cire a mantenere l'occhio senza peticulo c~ l' Alli'O venga colp1lo Ja otlalmia simpatica. N t>llo stesso congresso alla conferenza del doll. Lehd' (~)et sPgutlo quella non meno notevole di Salllei·, il quelc trai· Len11e l'aclunanza su l( Ilei gruppo di affezioni ocularr m•coti~h' i cui germi infettivi spiegano la lor·o azione nocivo allrtl· wrso la mucosa oculare intatta. A que;:lo ~ruppo oppar· liene : a) LA hleno!'r ea congiuntivale acuta. Il gonococco pro· ùuco un veleno assA i i ntenso di natura ch i mica chtl penPlr~to attl'a vr•·so lo mucosa é causa di acul i fen omeni flogistici.


DI OCOL!STICA

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b) 11 tracoma. Su questo esercitano una par te assai im · portante le condizioni locali e«l individuali. Il relativo microbo non è ancora e!;atlamente cono~;ciuto. e) Il croup e la diner ile della congiuntiva. Gh elementi ec:cHalora delle malaLtie sono luLlavia ignoti. Sembra per ò che si 'ratli tli un veleno chimico assai violento che disll·ugge repllelao non solo. mo anche gli -.Lrali supel'ftciali della mucou oculare. d) Il calarro infelli vo acuto. Proprio di questo caLM'I'O IQGO l bacilli tli W eeks e uei materiali segregalt dalla rnuCICMl ea trova 'tuasi sempre lo stafilococco piogene. Mel sacco coogiuntivale st Lrovnno anche tntcrorgaoi ..mi DOD pa&ogeni, lra 1 quali il più f1·eguenle a t·invenil si é un IDlcroe.cocco as~ai somigliante al mict·oc.:occo piogene biuuco. 8l Lroq anche talvol ta il bacillo della xero~i. Il cllaeerente passa i n seguito a t1·allar e del g:•uppo cii queiJealfezioni bacte1·iche, nelle quu\1 è nece~sa1·io una soluzione di continuo della mucosa pet'cltè i germi mol'bo:-;i peDetrino e si sviluppino. T ra queste malallie s1 distinguou o i ee,ruenti processi : 41 lndur1menti slf'ilitici pr imar·i alla cou:;tiunll va. b) Tube1·colosi della congiuntiva. e) Proces"i suppur ativi. Dt•erflamente di quanto accade nell'applica;:iono !>Ollocu&anea de1 m1cr ococchi tlel pus, pe1· l'occhio hallta una quun. &ilA mani.ma dei medl\simi per· ÙAI' luogo a suppura;:i oni progr..setv~>. Net processi suppu1·alivt prodotti da corpi sli'8Dieri hanno una parte più i mportante 1 microor·~anism1 che ai lro•ano nel sacco coogiuntivale che quelli con tenuti nel corpo estraneo, tra i bacterii dt!l terreno uon l1·ovasi olcuo ~lcroorgani8ruo piog:ene. V i sono anche alc.:une specie di uacllli capacJ u·•·l r·tsveg • l'ra1•e suppuraz1001, . . per·o. monca a suppurazione la tendenza a ùilTouder·,.,i. Un prototipo Rpecre è il cosi dello rnicrococco prodigioso. nche l~t·le sostanze chitnich~ hanno la facollà di fli'Ovocare la s · . di uppuraz1one alla quale però manca la capac1lA eatendl!r~ti· tr . · 1 lerie ~ ' a queste m ater 1e sono da annoverar SI o maazotate ed il m ercul'io.

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IUVISTA Dl OCULlSTICA

Altre soslanze irr·it.anLi sono l' olio di lt•emenlina, l'olio di crolon, esse non p:·ovocano formazione di pu$, ma ~olla nlo di essudalo fibt•inoso. Fin~~lmenle é da notarsi il gruppo dei processi morbosi nHcolrcr sui quali gli elementi patogeni vanno all'occhio per la 'ia clei vaqi sanguigni oppure dei vasi Jinfalici. Certi processi suppurati vi dell'occhio a causa sconMciula si SJlÌeiZano ammeUendo la metastasi. Batler·ii purulenli, 1 quali ùa un punto qualunque del corpo entrano nel circolo sangurgno pos:;ono arrestarsi all'occhio se in quell'organo per una causa •]ualunque trovisi in atto un disturbo di circolo locale

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RJV[STA, DI TERAPEUTICA

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Il valore 'oltnloo del aolfato dl apartelna. - PnroR - (Ga-

~ette mdcJ,icale d~ Paris).

l t•isullaLÌ tlelle esperienze cliniclle fatte dal P rior col solfato ù1 spar teina furono riassuntr dall'autore sollo forma di conclusioni ùi cui rrporliamo la parle più impot·t.anle. Succede eccezionalmente (una volla su 4 esperienze) che la qpat·leina renda attiva la secrezione orinaria nell'uomo sano, senza che pt!r questo lo s tato della circolazione subisca una modificazione apprezzabile La quc tione d1 saper~! se, come crede il Leo, razione diu r ctica della sparleirra sia attribuibile a un'influenza favo ..evole esercit..1tn dal mcJicumenLo sull'epitelio dei reni, è tuttorA in"!oluta. Tullovm vi sono delle buone ragioni per ammettere che l'aziono diuretica sia dovuta in pa l'te all' innuenza dtllla sparleina sul cuore: infalti le osser var.ioni del Prior ditnO· sLI'SIIO in modo indubbio che il solfato di spa .. teina spiep-6 la sua influenza sulla pressione intra vascolare. La spat•Lei n a pr odusse degli effe~ ti fa.vorevoli nelle fot•rne


RJV1STA. DI TKRAPEUTICA

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pHl diverse di affezioni cardiac!u~ : . purt~tlav ~a ~u esli effelli IMileerono in un gran numero d• ca~•. prmctpahnente 111 f1M1U ove esisteva un'aff~zione del miocardio. L'efficacia dt•l medicamento è stata constatata sopretulto nei casi di lesione 1'1lwollre senza compen~o. Quest'efficacia si mani (esta due o n ore dopo l'amministrazione ùel rimedio; essa si dilepe, ID generale, in capo a qualchP ora, talvolta soltanto in 01po a tre giorni. Come ru constatato in due osser,·azioni, la regolar i!A delle conlraziooi cardiache può m antener~i pdt' mollo tempo tiPpena si é riusciti colla spar·leina a vincet·e il disturbo di compen~~azione. Quan•lo la secr ••zione orinaria ò dim muita in aegutlo al dlslurbo dell'all1vità cardiaco, l'efl'etto della sparleina sul cuore (r·egolarizzazionP) e l'effetto diuretico camminava di pari passo: consecutivamente si v~dono spa•·si Rll edemi e gli essudali nelle sierose. La l'requenza del polso diminuisce, e, 11el me<lesimo tempo, la pressione intravascolare s i rialza . Nei casi in cu • la spartelna non ha posto rimed io al distur·bo dell'alLi vita cardiaca, al è osaervato uguAlmente un'attenuazio ne della dispnea e di -.o di costrizione loracica. Non é stata conl!lalala uo' infl uenza saluLar e della sparleiaa sull'asma bronchiale. BCI'e1U nocivi dopo l'amministrazione del <~olfalo di sparteana non furono osservati che in un !'olo infet•mo, in seg1uto aJia do11e totale lli 2 f::'I'Bmmi in' due Rior ni (ol'il mta, dispnea, nau!lee, vertigine e de~ol•lZZA nelle gambe). Le do~i md•cate dal Voigt (un decigra mrna al giorno per Prae d• 0,02) sono tro ppo deboli. Non furon o ottenuti effetti &erapeut•"i che prescriv<>odo in una sola vol!.a l deciaramma dokeh 111 . . "' ' e cert1 casi si ùovelle porta1'e fi no a 2 dec1gr ammi • ""'"''"rl ·· volte al giorno . ......., a p1u , """criv~rulo dosi più elevale ci s i espona ad aumentar e tc":ol~n~ d.el cuor•e; raa quesl'arilmia artificiale du ra plu lltec, o dodici o•·e ~on 81 df.>vP temer~ un'az;one cumulativa del rimedio. falon:mrna •1. Priu.r c~nsidera che l'amministl'azione del solepertema ~~~~ mdicata: in tutti casi di affezioni carùia·

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IU VlSTA

che in cui la digilale - che r esta s empre il medicameulo cardtaco Rovrano - rifiuta i suoi s er vizi, o non può e~~ert• pre.,.crilla per una r agione o per un'allra, quando "'' lrt~llb ùi 1·ialzare o ùi 1'egolarizzar e le contrazioni del cuot•e nel p1u breve tPrrnine possibile; negli accessi sleno -ct~rdiCI asislnha) in cui 11 medicamento produ~e de g-li effelli ra,·orèvoli anche •IUtHlÙO non ha intluenza sul l'itmo del cuor•·. Finalmonle in lulle le circostanze in cui si de\'t! agire <~ulla secrezionE' delle oJ·ine. Nelrasma brouchiale l'efficacta del rnedicamen lc é dubbia. Sull'aziono dell'aoetfeneticllna.. - H I:-~SnERG, KASI' e I{OL· nP.n.- (fin,etlt• mddieale tle Paris). L'acelf'cnelid ina é una combinazione acetilica dPllA l't>neli· 1l ma, oll1·imenlt delta e\el'e e tilìco del paratì'tido f'enul. La <~n A NJSltLI.\ZIOtte molecolll're è es pressa dalla l'ormola: l OC 2 H 5 C 0 [-l 4 l Az H (CO CH a) analogl:l tJ quell» dell'anlift:Jbr ina o aceLanilidè. L'ace trè nelidina si presenta solL•) la forma oli u11a pohortl nero-t•o::.~n<~t t·a, i11sipida, inodot•a, poco solubile nell'acqua, un po' più nella glictmna, solubilissima netralcool a (;llldu. tn· l:iolubile nei liquidi acidi e alcalini, segnatameule net t;nccltl g asll'ico a panci'Ctllico. Le pr1me esper tertt.e fisiologiche fa lle da Hinsber _ e Hl Kasl, diedero i seguenti risultati : Alla dose di 0,15 a 0,20 per chilr•gramma di peso •lei corpo. rucetrenelidma, amministrala ai cani per parecchi giornt consecu tivi, nou pl'odusse alcun effe:Uo apprezzabile, su~li animuli in esperimento. A dose piu forte (3-5 grammi al giorno 10 cani di peso medio) l'aceLfenelidina p1•odu"se aecult•l'atnenlo dei m oli respiratori, sonnolenza, vomtli, lncerLf•uu nella deambulazione . Ques ti fenomeni si fa cevano ptù 1 intensi durante due o tre or e, e coincidevano colla c'lllll 0 " della mucosa boccale. Parecch ie volte si constatò uno colo· raz.io no cianotica del sangue, e in ta li casi il sangue sLe;~!> lonova in sospensione della metaem oglobina. Dopo qualche


DI TEJ\AP EUTICA

321

ora gli animali in esparimento erano completamente rista-

bila&l. L'innoeu!là dell'acelfenetidina a dosi relativamente forli eeeendo stata dJ mostrata con le espet·ienz.c suddette. Hin ~berg e Ka!l ! i diedero a fare delle prove cliniche con questo nuovo prodotto. Essi amntinistrarono l'acetf~nt!lillina ad alcuni Lisici nella dose quotidiana di 2-5 decigrammi (da 25 miiUgramroi a 1 centiga·amma per cbilog••amma del peso del corpo) ti medicamento abbassò la temperatura in media di 2 j.! radi. Quudo la medicazione era insliluatu in piena ascensione &eralica vesper lina, il movimento febbrile ea·a troncato. La deltnescenza sa vel'ificava 111 un modo lento e proga·e ssivo: eeea ra~giun~e va Il suo m.aximum in capo o quaua·u or e. D111'8Dte questo tempo, :a la•aspil·azione et·a moderata e la pelle leggermente iperemica. Il polso non fu intluen:~.alo in proporzioni l'lensibili; non si ebbe collasso, nè alla·a sintomi allarmanti: anche in seguito a ta·e prese co n~> t!CUliv e di 0,5 ciascuna non sa verificò c ianosi. lu causu clelia sua ins ipiùiL8, il nuovo medicamento è facilmente acceLloto 1lat malati. Ne!3aun individuo trallalo coll'acetfeneLidina soll'd di nausee o di 'fomiti: l'appelato non fu punto lua·balo. Da questi ratti, i due autori, ~nza e~agerare il valore del nuovo febbrifugo, concludono che et·a bene pubblicare i primi a•isulla.Li per provocare nuov1~ esper-ienze cliniche. kobler di Vaenoa, assistente del prof. Ramb~::J•ger ba esperimentato l'acdfent>lidina an 50 casa da ell'~zaoni febbr 1li diverse : lisi polmonare (11 cal'li}, polmonite fìba·inosa (10 casi', febbre tiroaùea (7 casi), moa·billo (6 casi), sellicemia puea·perale, pleur ate, piemia, meningite cerebro - !Spinale, ecc. Nelle Prime esperienze il rinaedio fu ammintslrato 111 prese di O gr. 2 a O gr. 4: gli abbassamenti di lemperatura era no appena sensi bah, e di coeta d urata. Ben stllbilila l'innocui la ~l rimedio, il Kobler non esitò a pr oscrivere delle dosi Ptù rorti. Egli comincia va con una dose di O gr. 5 per esplorare la suscettibiiHa del so~-?gello. Ciò faLlo. quaudo si ripresentava l'indicazione di combattere la febba·e la dose era ::r:ta ~ 0,6 e 0,7. Tuttavia in un ragazzo di 'g anni, stretto orballo, non si sorpassò la dose di O2- O:J 21 ' ' .


3.22

RIYISTA

Il Kobler conferma quello che già avevano annunciato Hin~herg e Kasl, relativamente alla facili là con cni il rime-

'!

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dio ò acceLLato e tollerato dagli infermi : in causa ùella sua msolubilità nell'acqua, l'acetfeneLidina fu amminislral.<l nel pane az1mo. Conferma pure l'azione del medicamenlo !!ulla rabbre. Cllme era 'la p1•eveùersi, il medicamento non ha esercitalo l'influenza che ljU II'elemenlo febbre delle affezioni nel corso delle quali fu amminislralo: la malattia compiva egualmente la sua evoluzion~>. !n una ;.riovane di 20 anni che aveva con· tralla una polmonite preslan:lo le sue cure a tre bambani affelli da angina difterica grave, e che presentava inoltre 1 segni di una nefr·ile Rcula con albuminuria, l'acelfenl'lidina f'u benissimo lollet·ata: non aumentò l'albuminuria e dimiuul l'ematuria. La defervescenza prodotta dall' ammmistrazione dell'acetfenetidina e!"sendo essenzialmente pa~sel!giet·a, ti Koble t· ebbe l' tcleu di lamminislt•are, a due ore d'intervallo, rlue dosi dJ 0,3 di questo medicamento, oella spet·anza eh~:~ l'efreLto della seconda dose si rosse fatto sentire prima che ai rosso dissipato l'effetlu della prima. Dopo quattro ore l'infer·ma ~bbe sudori pt·ofusi: accusava una sensazione di freddo : la 'fua temperalu1·a relt.ale era discesa a 3o•. Malgrado ciò, non si ebbe punto collasso. L'inferma fu in volLa in éOJierla: le si amministrò delle bevande calde, e in capo a quath'o or e la sua temperatura et·a risalita al livello norruale. Qualche maJato che era predispo!;LO alla traspirazione. ebbe sudori assai profusi durante la deferve!"cenza: fallo questo da preudersi in !!'aria considerazione. Nellu maggwt• porte dei soggetti che fut·ono sotlopns'i a t1uesle esperieuze, la defervcsccnza era accompagnala do uno s tulo di benessere mollo spiccato, ma altrettanto pas· beggrl!l'O quanto l'efTello antipiretico. Qualche parola ancora sullo slalo delle o1·ine, dopo l'a mministrazione dell'acetfl'ne· lidimt. Seconùo le osservazioni di Kobler, questo medica· mento non rende attiva la diuresi. Le orine pn•ndono una th1ta gia1lo- car nea che passa al rosso vino di Horgogna dopo l'aggiunta 1.h pe1·cloruro di ferro. La reazione dell'wdo· fenol si é mauifeslala in un modo assai distinto, dopo l'aut·


DI TERAP:&UnCA

323

mmlstra~ione di uua dose unica di O gr . 3 di aceLfen eUdina.

L'orina di alcuni infermi riduceva in modo evidente il liquore cupro-potassico, seoza che il risullaw potesse esset·e attribuito alla presenza dello zuccher o.

RIVISTA D'IGIENE - -

-::>.c::-- -

'fl Olllp'eUo Internazion ale d'igien e e eU dem ogra.4a tla11tnt a Vlenna. dal 2 6 settembre al a ottobre 1887. L'inaugurazione solenne del VIo congt•esso internazionale d'igiene e di demagrafia ebbe luogo a Vienna il 26 set-

tembre 18871 a 11 ore, na,lla gl'ande sala del conset•vatorio soLt.o la presidenza di S. A. I. l'arciduca Rodolfo. Intorno a lui alavano, oltre a molti per sonaggi della corle, j] cot·po di· plomaUco, i ministri 1 il car dinale arcivescovo ùi Vienna, i membri del comita to d'org~n izza zione e i delegati ufficiali slranleri, una plwle dei membri del congre!'so, il corpo medico viennese e gran n ùmero d'ingegner i e d'as•chiletti che OCcupava la vas la sala dset•vata al pubblico. I la vor i del congresso furono divisi in qualLro sessioni escluso la ùemogl'llfto la quale s i costituì in sessioue separata. Dice il Vallio che il cong resso non potava riuscire m~>glio a che o~otnuno dei membri se ne diparti più istruito, ma ciò non lanto per quello che ru l~tlo nelle aclunan~e quanLo invece per quello ecamblo d'idee cbe accadeva nelle conver sazioni fJUOlidiane, nelle visite, nelle escu r-sioni tra scienziati di divetse nazioni e dt educazione scientifica solto cel'li l'iguat·di diversa.Questo, •econdo il Vallin, è il vero ed effellivo vanta~gio dei con&ressi. Con Lutto ciò non possiamo òispeosat•ci di sceglìere almen qualcuno dei tanti Ja,vo 1·i presrwlali e nei limili 'conce.11· dallo spazio e dal carattere del nostro g•or nale ral'io conoaeere ai lettori per quanto è possibile abbt·evlt)lo e con-

ciso.

T ra le memorie lette alla seduta generale d'apertura tt·o-


RIVISTA

v ia mo quella di Brouardel presidenl~ del comit.sto consultaLivo d'igiene in Fr·ancia, e questa ba per arf!omenlo: Del

modi di propagazione della febbre tifoide.

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.l

P remette l'illustre igienis ta che nello scegliere questo so~t­ gelto suo precipuo scopo fu quello di espor·re la recente conquis la falla dalla scienza sopra tale quesLionP d'igiene, dichia r andosi felicissimo se giun,:rerà a convincere i suor uditor i che è ormai cosa facile rendere le epidemie di febbre tiroide ~>e non impossibili almeno molto rare. Egli vuoi dimostrare anzitutto che i fattori di propagazione sono: l'acqua che si beve, l'aria che si respir·a, le vesti imbr·atla teJ le mani degl r infermier·i. Que5ti mezzi eli propagazione sono gié stati indicati da molto tempo, però nllo slato di ipote, i uiAcutibili. Oggi noi siamo in gra do di asst>~oare a ciascuno di essi la parte che gli spetta. A tale scopo devono esst>re passati in rassegna succe ssivàmente . Pe r dimostrare l'influenza ùell'acqua imbrattala dalle deiezioni òei l\fosi il Broùar•del accenna dapprima a ll'epidemiA che ha ùotrinato a Ginevra M I 1884, i cui pai•Licolar•i rurono faLlì conoscer e dal doLt. Ounant. Risulta dalle ricer·chc fatte s u quella epidemia che le r ec1'udescenze e le remissioni hanno variato in ~roporzione delle circostanze che hanno rAvorito o diminuilo l'inquinamento dell'acqua distribuita alla città. La pr ova spe!'lmentale di quell'inquinamento venne fornila dalle analisi chirniche di Ador e microbiologiche di Toll e Dunonl, .ma non vi si scoprl il bacillo di Eberlb Gaffky e Cor•nil. E gli riassume in seguito la storia di altre epidemie come q uella di Clermonl-Ferrand (1886), di P arigi (1886-Si) ecc., e crede che anche lo studio di quelle epidemie condurrebbe alle conclusioni, che cioè, l'acqua sia sempr e stato il veico!o della malattia infettiva. ~oi sappiamo, dice egli che: t• Il ba· ci Ilo d' E ber th è la caratteristica microbiologica dell'inrezione ti roide; 2• il bacillo si trova a certi periodi nelle rns· terie recah degli individui colpili e in cerl~ condizioni, nelle lor•o or ine. Dava nti a questi fatti egli si di manda se possia mo veni re a questa conclusione, cioè che l'acqua trasporta i germi palo· g eni e può servire alla propagazione della malalLia, e ritieoe


D'IGIENE

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òhe lale conclusione sia più che giusliflcals specialmente .topo le ricerche di Micbael e di Moens nel 1886 dalle quali riiUitò la presenza del bacillo titlco nell'acqua che se1•viva ell'alimentazione di un gruppo di persone di cui alcune erano colpi&e da febbre tifoide. P arimenti Cben temesse e Vid al rilro'fii'ODO nel 1886 quel bacillo nell'acqua d'una fontsna che _.,jq all'alimentazione di una ft~miglia composls di selte JII"OD8 delle quali cinquP. avevano la febbre liroide. lo IIGIIanza si può conchiudere da queste diver~e rtcerche elle D valore patogenico del bacillo d'Eberth sia fuori di ognt tilclaeione. È vero che quesla conclusione fu comballuta da alaal i quali dissero essere l'acqua incompatibile coll'esiltinza dei microbi patogeni. P erò W olffhUgel, niedel e ToinoL Lu dimostralo che quel bacillo può vtvere c svilupparSI aelraequa che !'erve all'alimenlazione. All'altra abbiezione mossa da alcuni i (Juali dicono che e'fendo ehi bevuto dell'acqua ricono!'lciuta infetta dnl bacillo pure non conkasser o la febbt·e lifolde Brouaeùel ••isponde: t• che certi individui possono avet• controlla una immuni tà pereonale pet· mezzo di una malattia anlerlore della stessa oatura; 2- che per contrarre quesla immunità non ra duopo eontrart'f' la febbre tifoide classica, ma una tiroide assai legpra. Tra il vajuolo confluente gravissimo c il vajoloide leggero caratterizzato da lre o quatlro puslt;,le non v'ha diffe1'8nza di natura. Il doli. Lorrain partendo da t')uesta riflessione a proposito del va jnolo ha avanzato un ipotesi ed ha dello ehe nulla ri pugnerebbe ad amml:lllt>re una tifoidetta che alarebbe alla litoide come il vajoloide sla al vajuolo. Sembra al Brouardel cho l'ipotesi di Lorrain sta og~imai ossolulamente dimostrala e dimanda che sia ammessa in nosolog•a questa nuova denominazione di lifoidelta, denominazione che ••rebbe il grande vantsggio di ricot•dar o i rapporti d'oriRine dei disturbi gaslt·o-inlestinali che s i sono costantemente OIServati in lult.e le epidemie di febbre lifoidea e che senza ~ere la vera e grave febbre liroide erano evidentemente t la stessa nalura di quella malattia. Uf!Questa iìjoicletla sarebbe capace di preservare dalla febbr e oade come il vajoloide dal vajuolo 1 Ciò <>embrn a ll'oraLore


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RIYISTA

molto probabile e può darsi eh ~ ad una infezione anteriore analoga sia da riferirsi quella immunità che godono molLi abitanti di certe r egioni visitate spesso dalla febbre lifoide. Questa pl'egressa infezione per la milezza dei suoi sintomi non viene r iconosciuta e resla quindi ignorala dai malati e dagli stessi medici. - Comballule poi due o h'e al tre obiezioni di minor co.nlo, Br-oual'del conclude doversi tenere per dimostrato che l'acqua può essere l'agente di propagazione della febbre lifoide. Propaga:.ione p~r m e3.ro dell'aria - Pare che anche la propagazione per via dell'aria sia stata dimostrata da paree· chie osservazioni. L'oratore ne cita qualcuna in cui si è veduto 1'infezi011e s pandersi dalle emanazioni delle latrine. Egli l'icorda che a Bruxelles, pochi anni adòielro gli abitanti di un quartiere nuovo fu r ono invasi da una epidemia di febbre tifoide assai fier a. L'ind)iesta ha dimostraLO\ che l'lnfez10ne e1'8 avvenuta da una d~feLlosa costruzione dei congegni des tinati ad ir\tercellare Ogni comunicazione tra l'aria della rogno e quella atmosferica. Semb ra ancora che l'aria umida sia veicolo più polente dell'aria s ecca Prima di( venire agli ultimi modi di propagazione dt!lla febbre Lifoi~e, il Broual'del com111enla la teor·ia emessa dii P etlenkoffet sullo stesso argomento. PeLLenkoffe1· ave\'8 os· 1 servalo che a Monaco vi é una r elazione costante t1•a le mo1•· bosità tifo id ~e e le oscil lazioni del velo d'acqua sotter-raneo. Le rt~missioni e le e sacerbazioui epidemiche corr ispondono le prime all'elevazione, le seconde all'abbassamen to delle acque sotterranee. Da ciò Pellenkoffer aveva concn iuso clte ritirandosi le acque, le materie organiche rimaste nel suolo in preùa alla pul1·efazione pi'oducevano i'avvelenamento tifieo. Altr·i osservatori hanno pubblicato un certo nume1·o di esempi contraddittori. Secondo Brouardel nella teoria di Peltenkotfel' havvi molLo del vero ma. essa è incomplela . QuallilO l'acqua sotterranea s'abbassa, le sorgenti o i fiumi subiscono nei loro afflussi una diminuzione consimile ma specialmente si produce in quest'acqua sotte1·rewea una corrente che melle in movimento i detriLi organici e li dirige verso Jè parti deeH vi, vale a dire verso l'origine della r accolta delle a eque.


3~7

Altre •oJLa dova Si è VCdUlO la l'e bbre li f'oide COincìderA

ooJie elevazione dello s trato sotterraneo, l'inquinamento può ever luogo per mezzo di un pozzo, vale a dire c he questo e&rato che ha lavato il s ollosuolo s i r iversa in un pozzo e ~uce l bacilli tifiei. Il modo di pro pagazione per rnP.zzo dello mani, a l quala possono andar s oggette le lavandait>, gl'infermieri, s'inte nde da " è una infezio ne di t•ella portata accidentalme nte dalle mena alla bocca o s ugli alime nti. ma questo modo di propepzione é rela Li va rnente raro. BIII8UOlendo, i germi della febbre tifoide hanno per veicolo racqua, l'aria, i panni dei malati e le mani degl'inft:I'IUifi, ma dal punto di vista del tributo che a questa malattia pepno le popolaz.10ni 1 l'acqua ne è il distributore 99 vollg s u t80. Pvelò l'igie ne pubblica deve t• i volgere i Auoi !:'forzi acctò l1a auuaaa una buona canalizzazione d'acquu pur·a, unico meao di clirende re la popolazione dalle epi.iemie dt febbre

litolde. Sull'l prat;ca deUa d isinfe:.ione. Intorno a questo a r gomento il comitato aveva di mandato

tlpporti ai signori Bicbard di Par·i#ti, LOffler di Be rlino e

Dobro~;Jawne di S. Pietro bur go. 1 lavori di questi igienis ti me\t.ono in rilie vo i prog ress i della Jisinfezione t'alLI in poclti anni nei divers i paesi d'Eu t·opa se#tnalamenle in Ft'ancia. K. Bichard con ve n1 va cc.! far' nolare il disaccordo che lut&ora aua~iste fra la teoria o la pratica, la teo ria é mollo ~1\·anli, IDa la pratica la segue a passo di lumaca. In gener ale, salvo PC>ebe eccezioni, la pop olazione è a ncora pr iva di questo bl'n~o. Però si comincia a progredire anche nella pratica. Gi4 U consiglio municjpale di P arigi ba stanziato i fondi (175,000 l't'.) per l'et•ezione d'uno stubilimenLo pubdt dis infezio ne.

:::aarl La d'.

. tsuar~zto ne è stata iuau g urata qualLro mesi or sono

Oli magazztni del tnonle di pie tà. La disin fezione si oper a ~~ mezzo di s l ufe; ogni o pet•azione durH Lrenlacinque minuti eserctLa s opr·a gli •lggelli lelle recci. All'occasione di una


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' ./

lllVISTA

epidemia di miliare (suette) io Francia ·si sono prose delle misure meritevol i di tutta l 'attenzione degli igienisti. ~iacché per la prima volta si è veduto funzionare nelle CAmpag-ne le stufe Jocomobili. Dietro domanda del signor Brouardel furono m es~e a disposizione della commissione mandata su l teatro dell'epidemia quatlt•o stu fe. Questo apparecchio co~Lrutto da Glueste e Hersche!' è a vapot·e umido sotto pressione, pie· colo ma di dimensioni sufficienti per intt•odurvi un letto completò. Le popolazioni r·ut•ali che avevano dapprimA accettata quella misur a con diffidenza ne furono poi soddisfatte e il signor B1·ouardel disse fot·malmenlt~ che quelle !:'tufe son destinale a renùere dei gran di servigi alla salute pubblica e che nessun altro mezzo le può uguagliare in efficacia. D'ora in poi si terranno delle locomobili stufe di riserva da rimpiazzarsi in ogni eventuale epidemia e spera cbe in un'epoca non molto lontana, come ogni comune pos~ecle l e pompe a fuoco cosi a vl'à anche gli appa1·ecchi disinfettori col relativo personale.\'L'ostacolo "flt'incipale a questa benefìca i stituziOne non sara çerto la spesa, ma piuttosto l'indifferenza o l'i,gno· ranza de\12ubblico il quale é tanto più ostile alle innovazioni quanto meno ne comprenrle il senso. Importa a.lunque sopt•a tutto convipcet•e. il pubblico della natura microbica dPIIe ma· lattie jnfeltive e spie~argli m che consiste il nemico che no• dobbiamo GQmbauere In quanto ai disinfettanti dice M. Richarrl che ne siamo eccessivamente ricchi e in mezzo a questa abbondanza, il pub· blico e anche i medici non igienisti non ne sanno fare una scella giudiziosa. F.gli intanto si dichiara ostile all'acido sol foroso che t•itiene di una efficacia disinf~ttant~ mediocre ed insiste pet·cM que· sto mezzo sia tollo dalla pt·atica come da tempo é ~ià scaduto nella stima degli i~Zienisti. Il solo mezzo da adotl.arsi perché più potente ~ ~peditivo consis te adunque nelle stufe a vapor e umido solto pr~ssiooe. Eccettuata qualcheldivergenza poco importante, 1 signori correlato l'i si t•·ovano d'accordo sul fondo della questione ed unanimamente sottomettono alla sanzione dei congressisti le seguenti risoluzi oni:


D' IGJENE

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t.• t da desiderar si cbe in ogni paese la disinfezione per certe maJattie sia r esa obbligatoria; 2: che un personale competente e il materiale necessario alla disin fezione siano messi dalle locali aulorita a disposizione delle popolazioni e che l'operazione sia gratuita, aJmeno per i poveri ; 3.' Che la tubercolos i sia classificala nella categot•ia delle ml!l&Uie contro le quali sarà obbli gator ia la disin fezione ; 4.' È necessario metter·si d'ac(:Ordo sopr a un numer o per quanto possibile iimitato di mezzi che raccomandansi per la cllainfezione. Il migliore disinfettante è la bollitura nell'acqua. Il •apore acqueo a 100• almeno. Il sublim&to a l·;•. L'acido fenico al 5 '/o puro o con acido cloridrico o tartarico ; fi.• Le fumigazioni in generale e le fumi gazioni solforo:le in speeie devono essere abbandonale nella pratica delle clisinfeztoni. ll t~ig. Loetller fa in seguito una cornunic11zione fiS!';ai importante relalivamenl"' all a potenzu disinfe tta nte dell'acidO fenico. Quesl'aciclo, specialmente quando è im puro, non uccide i ~rermi immediatamen te, bensì dopo un tempo abbastanza lun go; :na se vi si aggiunge dell'acitlo cloridr ico op· pure dell'acido lartarico nella proporzione di 0,5 a 1. p. 100 il suo potere tli~i n fetlanle è aumentalo in notevoli proporzioni , come ru dimostrato da lle ricet·che di Laplace di Nuova Orl~ns. Questa scoperta ba un' immen~a porlala dal punto di VIeta delle rlisin fezioni in generale n clelia disinfezione in chi · l'~rgia . DifnUi il sig. Laplace ha esaminali i liquidi delle piaghe l'lcoperte da diverse medicazioni a uliseltiche ed lta veduto che quei liquidi non restavano mai sterilizzati solto l'azione de~l'acido fenico solo, r.aent1·e che con quest'acido unito ad aeado cloridrico s i ottenev~t la stei·i lizzazion e assolul11. L~ c.inql.le proposizioni summenlovate furono adottate dalla aeztone.


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ltMSU

f'rojlla:~si inierna:zionale delle epidemie

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Quattro furono i r elaLori incaricali di esporre alla 3• !;8zione le loro iòee e formulare le loro proposte s u fJUes Lo imp o rtanli~:?simo s oggetto cioè : Sonderbegger (SAn Gallo) Vallin (Parigi), Fin ckelbur·~ (Bona) e Murphy (Londra). Nella discussione che fece seguito alla lettura dei rappor•Li s i sono lrovate di fronte le due dotLI'ine avversari~, cioè la franc~se sostenuta dai lre primi re lalori, i quali difesero l' i!!O iamenlo, l'osservazione, le quar antene . Contrario a queste idee si è dichiarato il quarto rela lor·e. M. Murph y il q uale pr•opo5e il seguente regolamento internazionale: i• Sia stHbililo in lutti i porLi rli mar·e un'aulor ita saniLar·ia cui incomba l'obbligo di in!ormar·si dello ~talo sanitario del porl(l, dei viagg iatori te dell'equipaggio, dei legni in arri vo o rn paj tenza. Essa- dovrà dar•e avviso r elativamente a lulti e rlue ,(pprlo e legno) ai consoli dei paes i >er·so i quali i legni sono ìiiretli; 2.• Ògni ~ael';e dovrò. a ver·e un ufficio centrale a cui saranno inviati~ i rapporti settimanali sul numero di ca~i di malattie epidemiche cons t.alale in tutte le citta grandi o me· diocri, e in Lutti i porti. cosi p ure la notificazione immediata tl i toLLi i casi di colera . Quesl.e informazioni dovr·anno es~ere inviate ai governi degli altri paesi ; 3.• Le auLorità sanlla r ie e gli ufficiali di marina do vran no pt·enùet'e le misure preve ntive contro l' imbarco di per'Mne e di rohà infette da colet·a ; 4• Sara stabilita nel canale di Suez una stazione u'o::.ser·vazione che avrà per incarico d'infor·marsi sullo slalo sanitario dei viaggiatori e J ell'equipagg io dei ballelli in destinazione per l'Europa Essi però non potranno essere h·alten uli un tempo maggior•e di quello che bisogna per• procu· l'arsi tali infot·mazioni. 5• Il risultato di questo esame s arà comunicalo ar rappt·esenlanli dei div.;rs i g-o verni; 6• Ogni legno che arriva in un port.o eur·opeo, deve es!"He


n'IGIENE

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treltato eonror meroente al regolamento prescriLLo dal pae~a 8 cu1 appartiene 1L por to.

Alla proposta di Mur pby aderirono P eLlenkoffer e Mosso.

Invece i tre primi relalori mes::;isi d'accordo fra loro hanno soUome88o all'assemblea le r isoluzioni seguenti: La Lerza sezione del congresso esprime il voto cbe tra i diversi stati si concbiuda un t•·atlato intl!rnazionale conlt·o le malaLtie pestilenziali , cbolera, febbre gialla, peste ecc. questa conveuzione ripose rebbe sul le seguenti basi: t• Sopra ogni caso di cholera, di !'P.bbre gialla o di peste de•e esser fQlLa una denuncia (adollata ad unanimità); !"2 necessar io instiluire nel centro d'Europa, in un pae!:e oeu&ro un ufficio d'informazioni che :·iceverà telegraficamente fani@O dPi primi Casi di queste 11'1818ltie e delle informazioni periodiche sull'andamento dell e epidemie e delle endemie. L'ulftcio suddetto Lrasruellerà immediatamente queste informazioni agli stati con traen ti (adottalo a grande maggioranza, tre voli contrari); 3' La C<lnvenzione insisterà sulla necessilà · del risana· mento dél porli e dei vari centt•i di comunicazione, allontanamento ~ollecilo delle immondizie, costruzioni di buoni sistemi di rogne, fornilura di acqua potabi le purissima ere. (adottalo a rnaggiorama, due voli contro); 4" Gli s talì confederati si sforzeranno d'impedire l'imbarco di pe~one sospelle di malallie infe ttive o di merci o di oggetti contaminati (adottalo ari unanimità); 5" Le navi partenti dai focolai epidemici o endemici di queste tnalnLLie dovranno ~ssel'e provvisti in precedenza dei mezzi convenienti onde assicu t·ar·e l'isolamento dei ma iali e la disinfezione çl urante la traversa la (adottala ad unanimità); 6" Arrivando in porto un naviglio p roveniente da un f~eoloìo endemiCO od epidemico Sal'à obbllgalot•ia una ispeZIOne ~allilaria (adoltato quasi ad unanimità 4 voli contro lre italiani ed un tedesco)· ' ' ~. s , ' e a bordo si trover anno casi di cholera, gli ammalati saranno immediatamen te faLli sba1·ca•·e e verranno isolati (a~ol.tata ed unanimit-à). sospetti s~rilnno tenuti in oss er vazione fino a che il


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RIVISTA

diagnostico si sarà confermalo (adottalo con 45 voli contro 21); s• li naviglio Sarà tenuto in O!'Servazione POI' lutto il tempo necessa1·io per la disinfezione e per aver la certezza che non esiste piu a bordo un focolaio di conta~io (adottato ad unanimità); n• Davanti all'entrala del canale di Suez sarà "'l.&bilita una sorveglianza sanitaria int.ernazionale mediante agenti designati dal consiglio sanita1·io internazionale d' AIP::->t::andria rior gMizzato. il quale avrò il ,lirilto d'imporre lo misure necessarie Rlla sicurezza d'Europa (adottato cou 30 voti COIIli'O 23). Sulla pr·oposla dei signo1·i Ruysch, Brouardel e DA Silva Amado, il cong•·es>'o ha inoll••e espr esso il volo che il gowrno austriaco si adope1·i pe1·chò ~'<iaoo ripr esi i lavori della conf"•'onza sanit.aria internazionale di Roma o che 1wenda l'iniziati va di una nuova confer unza a V 1en'na o•l in altra ci ttà (que!>la p•·oposta è stata adottala con 48 voti roulro 12, lra gli OPPCl.lllenli si trÒvarono dei Bavaeesi, dei P•·ussiani, dei Sassoni, degli l nglE>si e tuW gl' Italiani pr esenli). Il signor .Murphy propone pe1· parLe sua l'emendamento se~uente:

I len~otivi falli fin o od ora pe1· pre venire l'i nlroduzione del cholera lll un paese son cosl spesso falliti clw "'llrebbe desiderabile eh non più continuAre nel sistema ollnale di preset·vazione. E sso dà una sicul'ezza illusol'ia !:l impadisce di impiegat•o ollri mezzi più eflìca ci (questo ememlnmeoto non ebbe che 7 voli in ravo•·e). La qua1'la sezione era desti nata alla discussione di •!uei qu isiti che e•·ano stati proposti bensì da alcuni congl'essisli, ma che non erano enumertt ti nel programma del cotmlato organizzulore; ed anche in questa sBzione si son trattati soggetti abbastanza interessAnti. F1•a questi riportiamo in bt·eve i seguenti: La natura e le oie di propaoa.ione della dtjleritc. Dopo ùi a'•ere dimostrato lutto l'interesse che si connette agli studi patngenici r el ativi alla difterite, la cui fr equenza e gravità vanno ovunfJUP. crescendo, il Rigno•· T ei ssier (Lione) atl'ronta il quesito della natura dell'infezione. Essa è indubbiamente


D'IGIENE

333

una malattia pRr·assi tar•ia ; le pri me ricer·che di KlebFI o di Bbet&b l'hanno me!'so in chiar•o, lP scoperte di Korn e rli L6fller l'hanno poi mostrato all'evidenza. Ma qual'è al m ezzo di cuiLura abituall~ del germe patogeno, qual1 sono le s ue vie d'intrpduzione nell'organismo? li relalore crede poter r·ispondere a queste d•fferenti questioni basando la sua OJ)inione aopra un'accurata r icerca continuala per· cinque anni sopra quasi 230 casi in media per anno. Ecco le principalr conclosroni che g li ~embr·ano derivare dalle sue ricerche: AnzatutLo la trasmissione per m ezzo dell'aC!fUB e degli oltt•i .,_,. é nulla: LR lrasmis~io n e per' contatto diretto non è reecidente più or·dinario (10 p. 100 soltanto in medra). La. dilterlw é prima or Lullo una malattia infettiva il ~ui veleno pneratore é trasportato a distanza dalle correnti altnosfel'icbe e introdotto nell'organis mo per le vie r·espiralor!e. Le esperienze di Klebs a questo propo3ilo non ammettono alcun dubbJoj basta de-l re!!Lo dare un'occhia ta ai quadri g rafici delle oacillazloni delle difl'ereoti malattie giornalier·e. per con "ioeersJ ebe la dr n er·ile segue esaLtamenle le sleslòe variazioni che aubisc011o le malattie acute delle vie r·espiraltlrie. Ma donde vrene questo germe 1 Il s ignor· Teissior, basuntlosi sulle proprie ricerche e sugli esempi fornili da Klebs e Fr·anlrolke non ~s·lR a con:>iderare le poi veri emanate dai dt•positi di letame, degli s tr·e.cci o di pag lia come il veicolo ot·dinario del germe difter•ico. 1 detriti della spazzatura della cillà agiscono nello slesso senso . . Questa causa patogena, secondo le OS$er·vazioni di T eissier " Veriftcher·ebbe con molla r egolarità, cioè ~O volte !'U 100 . .n relaLore esamina in seguito il quesit-o s ui t'a pporti tra la difterale dei polli e la dHlerile umana; egli crtlde che quèsli rapporta esislaoo realmente e risponde alle obiezioni che sono state mosse alla dottrina dall'identità delle due malattie, cioè 8118enza dello stesso organismo patogeno nella pipila dei polli : ~Ila dlnerite umana ; indole benigna df:llla pipi ta, r·o r·ità .~ ~ dinerite nella campagna, ecc. Rgli cita degli esempi au...nltCJ di lrasnl' . lo assrone dall'uomo ai polli; per conseguenza etesao germe è suscettibile di sviluppo nelle due difl'crenti


334-

\

RIVISTA

specie. Egli dimoslr·a che la difter ite de~H uccelli é più gru ve di quanto si crede generalmente. Finalmente la dirterile è molLo piò frequente nella campagna di quello cùe par·rebbe a tulla pt·ima; essa si vede di frequente nei bambini d~i guardiani delle fenovie e nei quartieri dove si esercita l'allevumenlo dei polli. Finulmeule egli riporta Lre casi recentissimi nei t{uali la lrosmissione della diflerit.e dai polli ai bambini é fuori eli ogni dubbio. Dal complesso di queste considerazioni egli s i crede eulortzzato a concbiuder e cht. le polv~ri dei letamai Lr·asportate dbi polli sono gli elementi essenziali della Lr·asmissione della difterite. P er conseguenza egli esprime il volo cbe i governi rivolgano la loro altenzione su laH fatti che t·ichiedono mis ut•e pr.o6lalticlae ben determinate: la t•imozione dffi res idui delle spaz41iLUI'e nelle fosse pl\iuse da farsi durante la noLle e la cosLruzione 'delle fosse "'convenientemente isolate, in modo da impedire la difl'usione delle polveri che· ne emanano.

l ropporti cle lla difterite coi letamai. l

;

Impt•essiortato già da qualclae .tempo della frequeo4a colla quale la difLerile ~i manifestava nella cavalleria e in generale Lt•a le armi a cavallo, cioé ·nell'ambiente mililare ti pit\ esposto a risenLir·e l'inOenza dell'elemento incriminato, il si· gnor LongueL ricercò in quale misura esalta i documenti miliLad che sono b·a le sue mani appoggiano coiJe loro cifre la dollr ina della pt·opagazione Jella difterite pet· mezzo tlei depositi di paglia e Ji l~t.ame. Su Lulle le slalisLiche medico· militari che gli fu possibile consullare, due solLanto SI pr·eslano a questa i11dagi ne: la slatistic~ medica dell'cl>ercato fr•ttnce:>e e quella dell'esercit.o tedesco e anch'esse non danuo che glt elementi della mot·Lalila dirteritica pe1· at·ma e non ùella morbosilà. Questa lacuna è cer lamenle depl\wevole, ma essa non ha aiLro inconveniente che di ridurne l'imp ol'lan~a delle cifre sulle quali devono instituirsi i paragoni. Nell'esercllo francese dove in d ieci anni la mala ttia !1a faLLo


D'IGIENE

335

grandi progressi sì sono contati dal 1S72 a l 1875,433 decessi per dUterite. Sopra questi 433 decessi, 228 appartenevano alla Canleria e 188 alle ar mi a cavallo (cavalleriA, arliglie•·ia, treno), restano 15 decessi avvenuti lra gl'infermieri che contrassero il con tagio al letto degli ammalati e due decessi di corpi d'Algeria non specificati. Si vede adunque che i deca.sl dineritiei della cavalleria stanno a queJii della fanterie presso a poco come 8 sta a 10; oru la pl'Oporzione dell'ell'eUivo è di 3 a 10. Risulta da ciò che le armi a cavallo aono prese dj mi•·a dalla diftel'ite all'incirca t•·e volle più che le al&re a••mi. Bisogna nota1·e ancora che per J•iguardo di tuUe le altre malattie la vulue rabiliLA d·~llu cavalleJ'ia é esHttemenle la ruedesima che quella delle a rmi a piedi . Questa predilezione dèlla difter ite per le armi a ca vallo rtault. evidantt~ dal quadro della mortalità difl1witica attuale. In quel quadt•o si vedono i decessi difleriLici della c~:~va lleria &Ruagliare in cift•a assolu ta ed anche sot·passar·e in cer ti anni i deceMi dil'terilici della fa nteria. Bisogna notat·e inolLre i due falti seguenLi: il focolaio più attivo della diftertle nell'esercÙo francese é cos tituilo dal più vaato quar·tiere di cavall eria della capitale; l'ospodole miliial'è piu infestato dalla diflerite e dove i ca si inlet•ni sono i più numerosi, é situato io .-icinanza immediata di una grande tiCUderia della compagnia degli omnibus e di un deposito di lt~tame.

L'esercito tet.lesco è meno aravemente maltrattato dalla

di~rite, tuUaviale cift·e che si ~ossono rilevare tlalla sua s ta

tasltca medica, ,.engono pu1• esse in appoggio alla tesi del signor Longuet. Dal 1• agosto 1874 al 31 marzo 1882, cioe in otto anni, si trova che sopra 90 decessi per dirlel'ile, 45 ap:-rlen~o~o alla fanteria 13 35 alle a rmi a cava llo; i 10 altri ~1 81 rif"lriscono ad armi e corpi diversi non specificati. Lelfellivo della cavalleria in Germanitl è proporzionalallleute un po' ·• 1 tato . Ptu e evato che in F r ancia, r esta per·ò accer11 ga fatto che anche in quell'esel'ctlo le armi a ca vallo pab~ alla dìfl.t>rite un · tl'ibuto due o tre volte più forte delle

al'lni a piedi.

Dalle eape ,· . . llenze d1 E mmer ich il quale in seguito ad ino-


336

\

1\lVISTA

colazioni comparative di tlinerili umane e di diflt>rili di poi i e piccioni ottenne risullnli identici, si 1> supposto che i piccioni sieoo spesso gli a genti di trasmissione de1 g\li'IDJ dif· ter itici dai letamai . Vet·amenle la pr esenza di questi esse1·i intermediari nelle caserme é piuttosto rarA per ciò non si potrebbe concludere che quegli animali sieno gli a genti esclu· sivi della propagazione del morbo. F1·aLt~nto I'Ol-l~ervàzione di questi fàlli avrà sempr e il merito di mostrare il grande aiuto che può prestar e la statistica all'eziologia e quindi al· l'i~iene e alla proOiassi. Vìsil~ndo l'esposiziot1e tl'i~iene del congt'af<RO il signor Longuel ebbe occa$jOnP eli trovare una t•accolta completa della statistica au~tro-nngbet·ese (18i9-18R6). Egli ha Calto delle r1cerche sullA malaltia in questione ed ltn potuto constalat·e elle la difterite è mollo meno frequente nt>ll'eser· cito austro-ungherese, che in quello fl'ancese o anche nel tedesco: e che In. cavall'orin non ne va affetta in gr ado mug· giorè delll) \ rnnLe l'ia. Perché, SI uimanda il LonguoL, il gel·me dif'lerico vegeta qui (in Ft·ancia) e non là? Per• O l'li non si sa. Tulla vià conlt·o i falli po~ilivi sopra 1·iportaLi 11011 potrebbe pt·evale!'e un fallo negativo anche bene acccrlalo. Anche il signor ChavPau esprime a questo propo-<tlo l'opinione favorevole all' id••nl1Là della dirLerile umana o quella degli uccelli.

Sulla.lntlma. struttura. del plaamodium ma.larla.e.- Nota preventiva del Pro f. A. CF. L. t. t e del DolL. G . GuAnNJERI. - (La Riforma M edica, anno IV, settembre> 1888). Migliorando il metodo Jella colorazione del sangue tld m&· larici col lut•chino di metilenE', FCià utilizzata a p1·el'et·enza da Marchiafavl:l e da uno di noi, ~ 1amo riusciti a ved,..r<l interessa nti pat·licQlariLà morrologiche, delle qual1 ci om•,•ltiarno a dare alcune sommarie e p1·eliminari notizie. In tullP. le fot•me del p!asmoclium, in tulli i suoi sLadt, dai piccoli corpicciuoli prownienli dalla scissione tino alli' più grosse forme pigmenLale e a quelle cosidetle s:emilunari. si osset·vano due differenti sostanze, una per lo più all'est11roo (ectoplasma) o di lato più inten::samente colorala, nel!e rot·roe


337 plgmen&a&e contenente i gran uli di melanina; l'altra disposta, nelle forme in riposo, al centro (entoplasma) o accumulata in torma rotonde~tgiante verso la periferia e meno colorabile. Queste dul• sostauze, runa più l'allr•a meno color ala, e, ' floeseo, l'una prù l"altr•a meno refrangente, in alcune forme erano atele già descrrtte dal Marchiafavo e da uno di noi, e al vedono rllstintamente anche in quelle piccole for·m~ senza pi,mento o porhissimo pigmenlate che talora si notano anche libere nel plasma. Oltre a ciò, l!p~sso, nelle forme pigmerrlale in via dr sviluppo. nella parte IDl'llO colorala (tmloplasma) si differenzia dielbalaraPnte un corpo, che ha contorno nellissimo, una coIOI'IIione non uniforme, cioé puntolini o strie più colorale, e l(llora eonliPne 1-ll corpicciuoli colorali mollo più inlensamea-. Nelle for me pigmenlate mature spesso le due sopradette so•tsnze ~>ono irregolarmento distribuite e non s i r ie108 a vedere questo corpo, che per le sue proprietA morfoloslche potrebbt' aver e la si~n ifl Cl\zione di nucleo, talor a coi mpetllvi nucleoli. In alcunP form e pigmentate, oltre a qoel"to corpo, s i vedono taholta 1-2 spazi c hiar·i, rolC'nde{l(.!ianti , non colorati, dle polrebh--ro ""ere il significAto di oacuoli. La seraaione poi o sporola.iion.e può o" venir e in di versi DIOdi, AnchP in uno stesso febbricitante, cioè: l• Lo rlh·i!lrone è completa , ossia tutta la sostanza protopla111Daliea ~i scmde in corpicciuoli, e dt•l corpo qual' era Pl'1DI8 del111 "~'~tmenlazione non rimano che il grup po de i Rranull e 11ghi di pigmento nero· 2• La divisione è incompleta, cioè, oltre al nocciuolo Jì ~•gmenlo nero, rimane, per lo più da una parte. una massa nname ule gran ulare poco colorata Il !'enza contor no nello; 3• Dalle for me pigmenlate Ili poQono AlMrare clei piccoli cor pi pigml'nlati ; si vede cioè il pitpllenlo di!:porsi in piccoli cerchi, la sostanza proloplasaaauea dlfrerenziarsr nello stesso SCOllO, e dalla periferia e ùss~reJlarsi dei pic:oli corpicciuoli pigmt-nLalt, ed dea qua li si vedono anche allaccal• al corpo-madre, ~re~entano talora un ~orlo prolungamento flagelli, eaoè l('~germente on ùulanle ed anche pigmenlato. 22

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ìl 338

'

RIVISTA

Questo prolungamento può lalvolla vpdersi pure in quei corpicciuoli clentro i globuli rossi, quando quesll "Ono scolorali. Anche le forme cosidl'lLe semilunari mostrano ttoa cetla struttur a . Cioè da principio si colora un .cor picciuolo rotondo verso il mezzo e vicino alla massa di pigmento, poi appare u na memb••ana o involuc•·o scolorato, spesso c a doppio con· torno, e lutto il r,r po prende una pallida colo•·nziCllle, rnen· tre i due poli si vnnno più intensamente colortuldCl. P oi, ri· manenòo sempre i poli più colorati, appaiono nella parte m eno colorala rielle fine gTanulazioni , mentre ln porte cen· trale, ver sa dove è il pigmento, r imane più chia•·a. Questa particolare struttura delle forme cositlett" a semi· luna concorda per avvicinarli' intimamente allP forme eosidelte a falce (Sicllt>ljor mige) di alcune (\regOI'ioule e t!elfe Coccidiidee. Sull'ev9l uzione ulteriore di queste ullime fnrmP non poss iamo tH',lcora dir nulla di preciso. Intanto tutto lo prec••detoli parlicolahtà mot·fologiche, mentre confermano l' idM fonda· mentale ~ m essa per pt•imo dtll Marcbiafuva e rln uno di noi, che cioè il plasmodium malariae sia nell'uomo un lipico pa· rassit.a. endocellulare, concor 1·ono a farlo conc;ulcrllre. oel senso del MetschnikotT, con uno Sporozoo della Classe deliP Gregarinidae (BUlschli) e dell'Ordine delle Coccidiidae.

Dlalnfezlone del luoghi abltatt. - GuTTMANN e ~I ERKE· - ( Virchow's Areh. C V!l e Centralb. jii.r die mecl. Wis· sensch., N. 43, 1887). l dottori GultmAno e Merk<> hanno voluto esaminAJ'e sperim entalmente con maggio•· cura che finora non si rosse fatto la questione della disinf,•zione dei luoghi abitali. Le prove di di· siP.fezione furono eseguile aspergendo le pa1·eli di 1t1uidi di· sinfellanli med1ante un apparecchio polvet·izzalore Come og: getto di prova per lA <'rticacJa del processo fur·•>no adoperali fili Ji seta impregnali di spore di carbonchio allticcati alle pa· reti del soffitto, alle cor·line. l liquidi disinfellanli usati per l'asper sione furon o una soluzioue al 5 p. 100 d'acido fe-


o'IGIEXE

339

nfco o soluzioni di sublimato al 0,2 o 1,0 p. i OO. I soffitti e le pereU erano uniformemente immoliate mediante l'appar ecchio pol•erlzzalore. Dopo che il liquido ero. s tato a ssorbito o evaporato, l'innaffiamento era ripetuto un'alli'& volta fino a che la tuperftcie delle pareti apparisse bene inumidita e il liquido ecorresae uniformemente al basso. Jn quesU esperimenti la soluzione al 5 p. 100 d'~tcido fenico Il dlmoelrò del lutto inattiva; quella che corrispose meg lio fu laiiOiuzlone di sublirnato all'i p. 100. L'uso di questa soluzione ll!ldlall&e il facile processo dell'asper sorio è dagli aulod racOOIDIIldato come il mezzo più s icur·o per· distrugger e i germi batlulvl t!OD poca spesa, senza danno della lsppezzeria delle pueti(IOlo quella di lusso può sofl'ril'ne) e senza periCùlo per la ealu&e degli uomini che eseguiscono la disinfezione e dei tàtbtt én.t.Gri di quelle stanze. Per maggior sicurezza il suhHmat.o che resta indietro potr ebbe e~se1'e trasfor·mato spruzzanclolo con una soluztone all'i p. 100 di carbonato sodico, tlello IDtOiubile bicloruro di mercui•io, in ta l modo rendendolo innocuo. Ob autori banno fatto oggetto di partrcolari esperimenti l'alione dell'acido fen1co. sulle spore del carbonchio. Essi troYarono che solo dopo 37 g10rni di oper azione era seguita la di· ..nfezione dei fili ImpregnaLi delle spore ùi carbonchio t.cmuti immersi in una soluzione di acido fen ico a15 p. 100.


3.)0

RIVISTA DI STATiSTICA MEDICA

' StaU•tloa sanitaria. - Datl sommari per l'anno 1888. - (Desunti dal cenno pubblicato mensilmente nel Giornale Militare Ufficiale, parle 2-). Movimento giornaliero per !000 della rorza

i~ta.u !n c11ra

Degenti in cura

Gennaio l.

2,4

38

Febbr~io

2,3 2,0 2,0 1,9

40

Marzo . Aprile Maggio. Giu ~no.

l ,(i

Lug lio . Agosto. Settembre. Ottob re. Novembre. Dicembre.

1,8 1,9 1,6 1,6

1,8 2,2

37 34

33 32 31 30 28 29 26 32

oece:;ssi mensili per tOOO della toru

0,85 0,90 0,71 0.69 0,63 0.54 0,53 0,6f> 0,63 o,6J 0,46 O,'il

Queste cif•·e, risul~lo di calcoli quasi immediati, non sono ce rlamt.\nle esatte, per difetto di dali che non s i possono avere che la J•div~menle. Di ciò è prova la cifra dello. mortalità che non r aggiUngerebbe il 7 p. 1000: buon numero dei decesi'i non poterono essere computati. B.


341

RlVISTA DI STATISTICA MEDlCA

atatletloa. - Elltratl, degenti e deceduti del regio eser.U.. - (Giom . Miht. Ufjlc. , parte 2•). d

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Gennaio . Febbraio.

Marzo. Aprile .

Maggio Giugno

Luglio. Agosto

Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno.

~ Esercito . . Sar·degna . Africa . . ~ Eserci to . . Sar·~egna . Aft·rca . . ~ Esercito . . Sardegna. A frica . . 1Rsercilo . . SA r·degna. l Afr ica . . ~ Eser•ci Lo . sa.r~e~na.

Ah·rca . . li:sercrlo . . Sar•degna . Arrrca . . Esercr lo Sardegna: Africo. . . ESE'!'cito Sardegna: Afr·ica . . Esercito Sar·degna : Afr ica . . Esercito Sardegna: Afr ica . . Eserci to Sar degna: Africa . . Eser cito Sardegna: Arr·ica . . Esercito Sardegna : Art·ica . .

1

l

2,11,8 4,5

2,3 2,1 3,6 2,0 1,7

2,5

38 31 60 -\0

29

6:3 37 25 47

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• • 35 •

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9

• • 0,90 • O,i t

2,0 1,7 '1,6

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33 23 30 32 24 40

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1,4 3,0 1,8

31

1,7 1,9 2,7 1,6 1,7 2,1 1,6 1,8 2,4 1,8

24 58 30 26 59 28 23 52 29 22 51 26 24

l,V 4,1

2,::! 3,5 2,2 2,1 2,7

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4

0,80

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4

53 32,50 25,33 » 50,25 8,01

• •

161


34-2

VARIETÀ

Uo nuovo esempio della possibilità che la carne in conserva pur mantenendo quasi intalle le apparenze da buona conser•vazaone, abbia qualita nocive e quasi venellche, ci è dato da un fatto occouso rtello scorso agosto nel 92" reggimento francest) e riferito dagli egregi medici di eSSI) corpo i dollori Boucherau e Noirs. Il dl prima e1·a stata distri buila la carne in conser va ad un baLloglione, e ai due1 pasti: in natura al ITl8LLino, ft•illa nel pomet·igglq: Lo carne aveva 5 anni di prP-para zione ed alla aporlqro dè!le scatole si er·a bensì n otato la gelatina un po' lìquf;lfa tta a modo ùi brodo e che aveva assunto uno spe· ci A le cìolot•o· bruno; che il g rasso era scomparso e ridono a piccolo ~ran u lazioni; che la carne era moiJe, flacitltt, spappolata e com e dilavala con colorazione cupa; pc>rò senza né odore né sapore pa rticolare. I casi d'avvelenamenLo, occoJ•si tutti negli individui che aveva no fallo uso di essa carne, furono 70. Il lempo trascorso dalla digestione all'accentuazione dei fenomeni morbosi fu di o a 12 ore. Ess1 fenomeni esordivano col freddo presto susseguito da profuso sudore,cefalalg•a 1ntensa, vertigini, t•achialqia, dolori puntori al pelto, nausee e tal fiata vomilurizioni di materie biliose, lassezza estt·ema, Jispnea, polsi piccoli e celeri (100 a 126), quinda colicG, diar·rea giallastra feteotissima; elevazione della temperatura da 38 fino ad oltre 40". TuUi i colpiti si r iebbero perfettamente nel lasso c.li 1 a 5 gjor·ni. La gelatina fu constatalo contenere io grande quantilA dei miorocQcchi isolati o t•iunili in bastoncini od a rosario, in


VARIETÀ

343

numero di 6 ad 8. Sement.ando con essi della buona gelalina In brevi giorni si liquefece, quando la stessa g~laLiua conaervate in tubi sterilizzati nou aveva ancora dato il menomo aegne di aHet·azione' e decomposi~lone. Fu couatataLB la pur-ezza della SLagoatura della latta e di saldatura. Benché non complete di certo le ricet•che falLe dagli egregi medici del Corpo stanno però a provare che né l'analisi chimica (e lo si compt•ende perfelt.amenle), nè i carallet•i fisici (appttrenza ed udot·e), né gli stessi g ustatori, valgono quando la carne p,.t:8enta certi anormali segni a garantirne la per·retta salubl'ità. D'altt•a parte non é posSibile su certi lievi segni r ilìutare l'll80 di et>se COIIS8!'Ve. Qui sta la diftlcollà pre~tica, anzi il pratico pericolo. l microbi alleslerebbero che il grado elevato di calore ri· cluestq non ha penetrata tutta la massa. Ma anche a ll' infuori dì tale tatto sta incontrastabilmenle elle la! fiata nelle carni troppo a lungo conserv&te si possono produrre delle s pontanee io&ime alterazioni con tras formazioni analoghe a quelle cui devesi la produzione delle ptomaine o prodotLi cadaver ici, ebe l'anno loro per dere per lo m eno m nllo del valore nutrilivo, e che possono ancbe r endel'le nocive alla salute ... Bisogna ricordare che altro é roangiare 1 altr o è digerire ed 888imilare. Una sca.toletta di carne in conserva può con~ervarsi a lungo Intatte... Ho poluto constatare e!ll'c,.iomenle conservale delle o Q ~lol~lle ron 11 anni di preparazione e 4 anni di soggiorno 10 Arraca. Ciò però non toglie che s arebbe u na imprudenza rare a fidanza con tali eccessivi limiti di tempo : una imprudenaa dal punto economico, e dal punto igienico. B.


VA RIETÀ

Delle imperfezioni cllottdohe e cllfettl del vuu e luabWtantt al milltare eerriz1o nell'Eserolto e nella llllarina francese , giusta le preeorlzlont del 1879 per l'E•eroJto e del 1879- 1888 per l& Marina.

'

Esercito. Una decisione minisleritùe del 1879 autor izzo l'u"'o degli occhiali, nell'esercito, nei ranghi, in servizio, 111 senlioeUa. ecc. l medici militari ai corpi ùi truppa possono disLI'ibuirne, avendone un fondo (di l a 6 d10llr1e).

Seroi::io armato: È inabile l'mscrillo miope a più di 6 diottrie, osl'ivero miope C()n complicazioni di insuf1:1c1enza muscolare od accomod~:~liva, o r!i lesioni del fondo oculare .. . La misura della roiopia deoe fat·si coll'ollomeLro (t) o coll'otl.almoscopio. È inabìle l'ipet' IYIGLI'OP<> la c ui acuità vil'iva é l'idolla al disotto di i j4 a destra, ùi 1/t'l a sinistra (2). Consiùenln,lo la ipermetropia elevala como cau::sa di ambliopia permanente, non é nee,e$S&rio dele t·rninarn e il grado: basta con~ltllo rne la esistenia collo specchiello ollalmoscopico .. Quaudo a pu· pii la naturale ed alla d1~tanza di 20, 25 centimetri di:-;lmJ:l'Uel!1 l'immagine dir1tla del fondo dell'occhio. E inabile l!asti~;malico la cui acutezza visi VIl è t•itlolla c. s., cioè a meno di t;, a destra, n meno ~i l./t'! a suu!ilra.

Seroi::io ausiliario: È ancora idoneo al se,·vizio: L'insct'illo che il» V mino1·e di tf,. iu un occhio t• òi al·

meno t/4 nell'allro, per opacila cor neali od essudati pttpilfart: Il miope tl'a 9 e 6 dioLtr1e, senza complicazioni nmbUo·

piche od altera~ioni patologiche delle membrane interne; L'ipermetrope con riduzione dell'acuila al disollo ,Ji t/l.

3Uscettibile d'essere corretta colle lenti; (t ) Non è indicato quale..... Nel corpi si Ca regolarmentalmentc IUO del disco ottometrico del Perrin. (!) Basta che il difetto esista, 111 grado indicato, In un occhio.


VAIHRTÀ

345

Lo sl.rabismo incompat•bile col servtzio armato quando la '{tSione dell'occhio non deviato non é sensibilmente alle-

rate.

M arina. Le principali disposizioni sono del ~ a gosto 1879: Uno circolare dell'8 luglio 1880 permette l'uso eJ auto-

rizza la distribuzione degli occhiali per la fanteria marina; Una circolare del 2!) ottobre 1881 abbassò il limite del V per ~tli inscr1tt1 martttimi ai 21 s. La miopia r ende inabili slt in~critti provenienti dal ruclulamen to Lse ~uperìore ed t/&; pei marinai quando r1duce l'ar.uilà a meno dt 'if5. Quanto a certe specialità è prescl'llto che: Per le scuole dei cannonieri e ruciliert marinai, pei gab· bien, llmoniot'i, piloti, mozzi, richiedas i visione not·male, V=i ad ambo gli occhi ; Allievi ed islt'ultori rucilier i, scuola eli C hàlons. V deslro=:1 ; V sinistro== 3/s; Soldati •h mat·ina (dal reclutameolo ordinario), V= t;,. a deatra ; V= lft! a sinistra; Marinai, V= ~/5 ad ambo !Zh occhi ; MariMi anticipanti, v= 3/!1 per ciascun occhio; Opllrai a'at·senale, V == •;, per cia scun occhio. Aspiranti (lS88) alla scuola navale , V= 2fn ad un occhio, V= •ta dall'altt·o. L'esame ct•omatico non é stabilito tassativamente, che per glt allievi della scuola navale cd i piloti. Quan~o alla miopia, il medico capo della marina 13arthélemy esprime il dubbio se debbasi assolutamente mantenere la PI'Oibtzione per la debole det mezzi di correzione; se non sar~>bbe forse più pratica una eccezione in favore delli uffi. eiali .... • Le contiogent annue! y per dt•ail comme aptitude c phiatque, il y gagnerait commc aplitude scienlifique . La • queshon pourrait bien ne pas ta rder à se poser. • (V. E~a­ rnen de la Vision - 1889- pag. 2 5).


346

VAJUETÀ

Ep pt~re l'espet•imenlo prescrillo - Lettura a 2 metri del carattere che rlovrebbe esstst•e normalmente letto a 5 - può etsere perfettamente superato da un miope a l j2 diottr ia.

B.

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Preservaztone degU oggetti metalllol dall'Wllotclamento e dalla ruggine. Per preservare gli oggt'lli metallici daJJ'insucidamento e dalla ruggine, ~ iano d'argento, di rame, di latta, ccc., vuolsi efficacissimo lo involgerli nella carla zincata, faLLa mescolando alla pasta od applicando alle supet·tìcie di essu carLa della polvet•e di zinco. Questo n1etallo sommamente elettro-positivo con un'Mfinii.A spiccata per l'idrogene solrorato, il cloro ed i gaz acidi induce il ris ultato accennalo. P er rabbricare la carta &i spande la poloe7'e bleu nello propor zione del 5 lP· 100 delln pasta quando dissec(:ala ::;ulla pasta pl'ima di Mmpr imerla o disseccarla; oppur·e la si rn lroduce nella pasta con la colla. Oltre all' invqlgimento degli oggetti di caoutchouc come mezzo di preservazione in essa carta, non sarebbe rorse in qualche misura utile mantenerli ben rinchiusi in iscalole di zinco? B.


347

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RIVI STA BIBLlOGHAFI CA __..___,_

Nella impossibilita di rimeller ci in tempo per dare un'ana-

tial dPlle d: versa pubblicazioni che venner o nello scorso anno traeme11se alla direzione del f!'ÌOrnale, dobbiamo !imitarci a fame cenno, aggiungendovi semplicomenle, senza documentarlo, il no•t•·o ~ommario giudizio.

Compendio di anatomia umana, ad uso degli studenti, del dotL TeoooRo O'EvANT.

e un buon libro che raccomandiamo per molle ra~ioni. Stattstitell Ooer:ieht Der Blj l/et Nederlon.dsche Leger1. in Het Jear 1887. - Behanclcde Zicken (Leideo). Ollre al valore statistico, ha il ntel'ilo d'una melodica succosa ~>ttposizione delle deduzioni r elative, che lo rende sommamenle pregevole.

Le ernie nei militari - C ESARE QmKzJO, capitano medico. È la memoria pre!;enlaia al concot·so militare Riberi e che tu premiata..... Ciò basta a farla appr ezzare e raccomandal'la . 1 fanghi minerali ai bagni di Casciana. - Maggiore medico cav. FRANCBIN!•

. Q la ettposìzione dei pr imi len lalivi ra tti per trarre da quelle ranomate ed etflcaci acque un nuovo mezzo di lerapeultca ap-


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ltlflSTA

plicazione. Quali possano essere le risorse di fatto pe1· realizzare essa risorsa, quale poi i terapeulici esiLi, eertamenle non basla a dimostrare lo scrilto del Franchini.... Ma è un conato, e nulla peova possa dit•s i destituito di fondamento.

11

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Il sublimato nella congiuncioite granulosa. - Le in.ie~ioni di piloearpina nella terapeutica oculare. -Studi del tloltor·e STADERtNt, aiuto a lla clinica dell'universita s ieuese. Sono nuovi falli a s(lslegno rli anteriori proposLe..... Aggiun· goH<) valoee ad esse proposte, benché non valgono ancora ad irrevocabile din.1ostrazione.

Suture nelle ferite dell'arcata palmare della mano, pel doltot•e NEGRETTO..

'

La proposta non é al c~rto nuova: l'autore ha il merito di pt•opugnarla, ed in ciò è t!,i certo ue! vero; e di sotto por la colla prova di nuo~l ra lli , e ciò è sommamente peatica menle uWe. Sifilide u.aloppante. -

Ooll. CuccA .

Nulla 'di fl u4 vo; ma nell a rari tà dei casi pur utile è la aggiunta di nuovi l'atti esaUamente raccolti, indiscuLibilrne'lte pr0\'8li.

Uso delle pin::ette nella cura dei tumor i faringei, pel Jotlore GRAZZI. Sono pensamenti e falli preziosi per la soluzione de l non tenue quesito.

Tetano a lungo deco rso, curato colle cauterizzazioni rrascorrenii laterali alla colonna vertebrale, pel dott. NEGRETTO.

È un bel fa tto .. .. Sta con alcune teoriche vedu te sulla condizrone essenziale della ma lattia. Ed è questo il suo valor·e, la sua importanza.


BlOLlOGRAFICA.

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Rappo,.to j t'a l'ipe,.megalia dell'ugola e la tosse ostinata, pel doll. &tDL Nulla di uuovo di certo..... ma mollo di utile com~ esperimentale dimostr·azioue. .A..aliti delracqua di Com eto, pel dott. PJERANDREt. Prover ebbe che s i ha in quest'aequo un valido sussidio terapeutico. che a torto è q uasi misconosciuto. Oaeroa.rioni al n.uooo codice penale, pel dott. DE PEDYS. Ili' fascicolo: tratta della Bt'uialitd maloayia; il 2' delle Lelioni personali. Molle delle considerazioni che l'autot·e fa ci hanno vivamente Impressionalo. Sono una c ritica scvet·a, ma calma e tpeasionala delle r elative disposizioni, inspic·ata dal luugo amoroso studso della materia e dal largo pratico esercizio dell'autore. Peccato cl•e vengono a dibattimento chiuso, e non possano che prepat•are il terr~no e la mateJ•ia per una nuova revisiOne, chi sa mai quand<> sarà di la da venire. l noto l'autore pei s uoi abili studi nel r a1no.... . Do cio l'intereMe eccezionale di questo suo speciale lavo1·o. Note d'igiene naoale, r-ei doll. PASQUALI cav. VINCENTI, medico della sanilb marittima.

t un lavoro d'ollualità e che la competenza dell'autore s·ende sommamente apprezzabile e pregiAto. Il latte nell'eeonomia domestica, pel capitano medico dottor FISSOru::. - R1spos ta allema della socielil bresciana d'igiene.

t uua buona monogt·ona1 che allesta dell'amo1'e e sano criterio con cui l'a utore stud iò l'importante a1·gomento. La queatione dei burri. - E!:iper·ienze e considera1.ioni del dolL A. L ONG I, diretlot'e del laboratorio chimico-igienico di RomA.

t ~~accurato lavoro, di lunga lena, di indisculibile valore ed utthté..... P eccato non abbia l'autore creduLo, nell'interesse


350

RlVISTA

pratico della sua O!Jera, d'essere più e,;plicito nelle t.leouzioni, menll·e i suoi s tudi e la sua pos1zione gliene davano lutto ti di ritto.

lnoaginasione ileo-cecale uuarila per distacco dell'intestino, pel doU. CrPRIANr.

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È un l'alto di grande "alore, massime per·ché raccolt.o ed illustrato con tutta la competenza.

Palogenesi dell'ltteri~iaematogena, pel dotl. OroMEOE CARITO. È una bella pagina di patologia speciale, esposta colla severa critica per· cui l'autore è già da lungo tempo conosciuto.

La lebbra in ltalia e specialmente in Sicilia, pel prof. PRIMO FERRARr, capitano manico della milizia ter t•it~riale.

E una interessante monografia clttlla fJU&le possono trarsi suggerim enti igienico-pratici utiiiS!'Iirni.

Il

Comitato cen trale della Croce Rossa Italiana: 1• Reg,olam~nto organico. 2• Bollettino N . .5. t

Questo Lr'ult.8. della alli vita e sviluppo della associazione in Italia; riferisce sull'andam ento e r isullati della confer•enza rnter·nazionalo di ~Cal'll" r·uhe; .18 il refìoconto mOI'tlle ed economico dello istituzione in Italia; indica le sue alluali circosCI'i7.ioni; ne dà il resoconto genersle amministrativo; finalmente dà l'elenco degli asr>ociali e t·innova un cenno sullo norme per as!'Ociarvisi. B.

llanuali sulla alterazione e f&lalfloa.zlone delle aoata.nze alimentari e di aUre importanti ma.terle di uao oomune. I <~ol et•ti e litori fl'alelli OurnolarJ, ùi Milano, hanno pubblicato un altro importante volume dei cosliluenti la se1·ie ·iei

Manuali sulla altera:ione ejalsijlca:ione clelle sostanze alimentari e di aUre importanti materie di ~tso comune, deltali da speciali compelenlissimi scrillori sotlo la direzione del pi'Of. Egidio Pollacci .


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BIBI.IOGRAFICA

Questo nltimo Manuale è del pror. Giorgio R oster e tr atta delr Aria atmoafer;ca studiata dal lato jlsieo, ehimieo e biolo1it:O. ed è adorno òi nume1·ose (ben 134-) figure inserile nel &esto e di 6 tavole separati:!. Non è la vecchia amici:tia che mi lego all' egregio R oste1·, ma è lo spassionato esame del lavol'o che mi spinge a caldamente raecoman.Jt~ rlo L'or dinata. nitida esposizione degli ar· 8(Jil!enti diversi al soggetto allinentt, l'umpia dottrina, la perltlta trattazione dPiln mate1•io con compiuto cenno d'ogni modur.o tro\•alo. d'l)gni più recente studio. ne fanno un lavoro compiuto. dal quale a tutti é dato mollo imparare. Vorrei, a p1•ova del mio giudizio rios~urnere almeno l'•ndice, ma eDilnciaodo !>Oio i tiloli dP.Ile tre parti e dei 17 capitoli in eui l'opera é divi~u. ne dat·ei una ben povera idea; e volendo enumerare i diver·si argomenti sotl<-' ogni capitolo di;;.cus~i dowei di troppo oltrepas~are i limi li che per simili annunzi il 1108lro lriornal•' ptJò pe rmettere . Mllimito quin•lla conchiuder e f'JUeslo povero annunzio col •i9Miente rac·'omandare il libro ai colle~h i. B.

l.a terba e l 'aatalto nelle aouderle mtlltari.

C. B eR-

TACCHI, tenen te colonnello veterinario. 1888. Patrocmatot•e ardente clelia lelliera permanente, che col suo apostolato riuscì a far acceLtare, il Bor taccbi ora propone uo mezzo sommamente economico pel' perfezionare essu sistema. La lettiera permanente ru un progresso, considerata in rap·

pon_o alle nece~•i là economiche pel ca vallo di truppa.

Giornalmente sovr.JP,J)onendo uno strato d i pagli a al gia usato ed insozzato, si r iesce a non renderne necc!ìsaria la rimOZione per due, anclw tre mesi. Naturalmente si devono PI'OntamPnle ed accuratamente t'imovere le feccia solide. È pur necessario all'atto della rimozione della lettiera lavare Q JI&VImt:nlo COli mezzi antiseLlici. · m'ilo · potrà notare che ai vantaggi ottenuti colla lelti Forse r·tgte era permanente dovette ed ertlcacissimom ente concorrere la P~critta eonternporanen aereozione permanente e larga


352

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RIVlST.A DJBLlOGRAIUCA

delle scuderie, giacchè quant.o si altribuisce all'azione della lelliera permanente è pass ibile di qualche dubbio e di qualche discussione ..... Ad ogni modo fu un progresso reale sul passato e se ne deve lode all'inventore od abile pall'ocinalore. Ora lo t=:tesso Bet'tacchi propone una modificazione che a priori devesi altamente apprezzare. Egli suggerirebbe pavimentare le poste all'asfalto; sovrapporvi uno strato di 15 centimetri di torba; ricoprire questo Cl>n un aHro strato di paglia di 2 chi logrammi circa, per cavallo al giOI'riO.

Una tal e modificazione rnenlre sarebbe utilissima, s~:webbe mollo economica ... .. lovero 50 chilogrammi di L01·ba ba~te­ rebbero per- l 00 giorni. lQcompeteoli ad apprezzar e in modo formal e la proposta, possiamo però francamente asserire che, dala la ulililà reale della letliera permanente, l'aggiunta della torba' non può che reputarsi ~cientifìca men~e' utilissima. Che per la pr·oposLa aggiunta della ~aglia ci sembra ben più raccomand<wole dell'uso diretto ed e,solusivo della lorba, come alcuni (p. es. il Girio) proporr~bberp ..... Che essa pr·oposta merila assolutamente di essere esperimentata su larga scala, onde r iesc1re a sicure pratiche d~du~ioni. B.

11 Direttore

Doll. FEUCB BAROFFIO generale medico.

11 Colle.bora tore per la R .• Marina GIOVANNI PETELLA Medieo di 1• elau1

NuTINI FED ERICO,

11 .Red~ t.Lore CLAUDIO S!"ORZA cap&tauo medi,o.

Gerente.


KJDMO R.IE

ORIGINALI

SOPRA UN CASO Ul

CISTIIt'EC(~IUNOCOCCO DEL llENE SI~ISTRO 1.\lltura falla u)l'ospeclnli· mllllare tll Homa dal maggiore medico e:tv. Di r•cd o u•ll.t r.•tnC~rNtza seienUUc.1 dol ttw'r •li gennaio ISJ!9.

Il !9 giugno dello ~cor:-.o anno ontra\a in que,;l' t>:;pedale m•htare il soldat.) Salvatore ~fn rino del distJ'ello mili tare di Siena, per enorme tumore dell' ipocondrio e ùel fianco si ni5tro. ~arrnva di essere sofferente da qualche tempo per qtH'I tumore che in pochi mesi aveva 1·aggionto quello sviluppo. Ern !\lato riccn·emlo nell'ospedale CJ\'ile di Siena ove a veva ~u ­ bato !\eDul alcun fmtto Yaric cure mediche; n'era u~cito con proposta tli licenza di convalesconr.n per dne mesi nella sprrnnza che le rn1·n dì fam iglia polrssero concorrere a ripristi narlo in !\alutt>. ~on avendo riscon trato alcun v:mtag~io da tale misura, nr.z1 e:>senclo di mollo aumt!ntate le sue soll'erenze, fn obbligato a •·ip:u•at·e nell'ospednle, O\ e "enne a~sej.!nalo al ~· riparlo di medicina dircllo dal nHIJ!giore meclit·o D',\ ndrea. Al ~uu mgre$SO nell' ospedale il Mari no, rli statura ba~sa, costiluzione non mollo robnsln. ern di aspcllo cai'll OLLÌC'o e di nutrizioni' moho ~eaduta. P1·esenta\ a all'ispeziouc un tumore ~dODlinnlo c teso a Lotta la regione dell'ipocundrio :-.inì,;lro, poco elasliro, con oscura llouuazione. limilato in clen1ro dal mar:rine e'temo del muscolo rello d1 sini. tra. in ha so da una ~


i 'Il SOPRA GN CASO

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linea orizzontale corrispondente alla spina iliaca antero· supe· riore. L'ottusità alla percussione er·a estesa a Luuo il fianco sinistro eh P. facera corpo col tumore e si perdeYa nella regione lombare. La circonferenza dell'addome misnra>a s:; cm. a li,ellodelappendice ~.ifo ide, e OG cm. in corrispondenza della c1cail'ice omhellicale. La massa intestinale era rica.cciata in gr-an parte a destra, ma ni ente altro di notevole negli organi addominali: le funzi oni digestive lur·ùe, le urine l impidc e ùi aspNto normale. Il capo riparto. tlopo maturo esame, so~pellò l'e~istenza di una raccolta incist;Ha. C!Jiamatomi a consulto, si III'Ot'edelle insieme all'esame del tu1no1·e. Una punzioue aspirntricl' colla sirin ga di PraYalz ri,·elò una raccolta pn rul e'ota C'd il Marino quindi fu p;lssat o nel riparto chi rurgico da me diretto. L'estens\one e la sodo del Lumore, la llutlnaziòno po<:o accentuata, lo stato della nutrizione generale confintultet·ol mara smo, facévano propendere il mio giudizio per unu l'hti ù'ec· chinoco.cco•:;uppul·nta. ma non pole,·o int eramente Mclutlere il caso t.li una raccolta di pus incistata uell'adùomE'. tanto piu che non si nvverli' a alla palpazione il fremito speciale delle cis ti idatigene. Per ciliari re Of(ni dubbio procedetti ad un'aspimt.ioue colla cannula N. 2 di Dieulafoy e così mi confermai oella diagno~i <li cisli d'ecchinocucco 3llppurnln, perch è insieme t(l pus ,·eunero fuori piccoli brandelli di membrane. L'esame mi croscopico rivelò l'esistenza degli scolici propri dell'eccbinococco, e la presenza di alcuni cristalli di triplofosrato; circostanza che rel'e e\ idente la diagnosi ùi ri~ti d'ecchinococco suppurata ùel rene sinistro. 11 ~la rino inotu·e nel mattino segoente emise insieme all'urina una ~rand e quantità di pusecirca 16 ci:;ti iòatiche di grande rolume pa~sate nttrt\-


DI CISTI o'KCC~OCOCCO OEJ. RENE SIN ISTRO 'Yeno atollo il canale uretrale, al cui calibro si erano adattate,

aegli sforzi del mingere. In seguito n questo parziale svnotamento il tumore diminui dt volume ed 10 già notava con soddisfazione come la naturn aveue offerto al paziente uno dei modi di gmnigione spon(anea (li lnle cisti, cioè lo svuotamento per lo vie naturali , ma con mia sot·prcsa le urine sub ito dopo l'ilornurono limpide ed al tumore in pochissimi giomi raggiunse i limiti precedenti. lllarioo allora mi disse che p1·ima della sua cntr·ata nell'ospedale aveva l'messo del pus dalla 'esc1ca. ma che a tal fatto uoa ueva attrihuito gr.tnde importanza. Tnuandosi di svuotamenlo parziale intermittente ed avuto npardo alle condizioni generali che andavano sempre peggiorando, 1tlla fe~bt·etta serolinn che di lt'ttll o in 1t·auo si ma nifeslava ed all'r~bbtUltmento rn01·al o del paziente, mi decisi di pas&are nd un'operazione cbinrrgica pcr· liuerare il Marino -dal male che lo tt·avagliava. Nella seelta del processo bisognn,•a procedere con pondol'lllone per e\·itare o un risultato incompleto o un a~ilo inlauto. Nun essendo il caso di pensare allo svuotamenlo con Iniezione di liqniòi irritanti, o al processo eli Récamiet· perch~ non più del nostro tempo o a quelli di Graves, Yolkmann e del D'Antona per ragioni di sede e per la pre.senza del colon ehe si ri\'llluvn colla per·cuss iooe rn olJi lo e <'Ome spostato al" t'esterno, mi rletérminai per la lnparolo mia latera le e per l'ampia spaccatura della cisti, con cucit ura dei s!loi bordi alle .p&relJ addominali alla Lindemann. Preparato convenientemente l'infermo il aiorno Il lnnlio Pl'oeed ' . '. n ,., . eua ali atto operatrro alla prescn1.a d t tutto il corpo santtano dell'ospedale. 'otto la narcosi cloroform ica praticai uua lllCisaone a eo . , · . . . .. ll\eS:stlà esterna nel lato Sllltslro dell'addome, leaa dalla l "'Q• co~ta . .,. . supenore. . Dopo ., aIla sptna r raca antcr·rot·


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SOPJ\A UN CASO

avere inciso astralo i comuni LegumenLi, le nponeYrosi e ;;li su·ati muscolari , arrivai sol peritoneo che incisi per l'estensione di circn selle centimetri. Nel momento in cui sta,·n per uncinare la cisti per nprirla e fissarla alle pnreli addominali, la stessa si ridusse immediatamente di Yolume s fu ~wmdo io alto sotto le coste spnrie, mentre il colon venn e acl occuparne il posto. Sotto le mrmov re chirurgiche e più che altro pPr qualche contraz ione muscolare delle pareti addominali la cisti si svuotò in gran parte nella vescica, come osson •ni poco dopo. Allo scopo di e'"itnre qualche trazione sulla cisti e peltimore di una lacerazione che anebbe positivamente compromesso il risultato dell'nLLO operaLÌ\"0, mi limitai per quel giOI'OO a zarfare la ferita con gnrzq iocloformi ca, previp le necessal'ie 11.1vature colla soluzione1di sublimato e medicai colle eonsueta norme ap tiseLLicbe . L'infetmo che nel letto stesso d'operazione aveva svuotata la vescic~ di tutto il contenuto di Ul'ina mi sta a pu~ e cisti idaLiebe, no!) soiTri menomameote in con!>egnenza dall'allo oper·ativo difenulo p1·eparatorio per una circostanza fortuita. fl decorso fu pet'fellamcole asettico e scomparve nuche la febbreua sel'otina che lo travagliava. Il 16 luglio, 5° dalla p1·ecedente operazione, essendomi accorto che il conten~tto cistico e1·a di nuovo aumentalo notevolmenla di volume, procedetti all'opemzione dolin it.iv11 . Cloroformizzato l'indiv iduo, scoprii l' incisione addomina le e ln 1 av,-ridi che la cistilaveva nuovamente occupato il campo dell'incisione pet·itonMic, spingendo in avanti il colon discendente. Manc11vano naturalmente le aderenze della ci~Li rollt? pareti addominali, percht• la mobi~ità della stessa e la pre· senza del colon impeòivaoo uno stabile addossamento. Fissata lalparele della cisti con due uncini acuti l'aprillnrgamenle; e mentre nniva un'eno rme quantittl òi pU!1 111istO a


DI CISTI o'ECCBJNOCOCCO DU. RENE SH'HSIRO

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~.~IICIItDl' idatiche, sostituii gli uncini con due klemme1· cbe af-

lùi agli assistenti perchè mantenes ero un perfetto contatto fra la cisti e 1 mar~i ni dell'incisione addomi nule. Dopo avere cliliKeotemente svuotata, per quanto ern possibile, la cavità -c11liea che ru lavata con soluzione di suhlimato al mezzo por adle. ne fissai esattamente con cucilum intercisa i margini all'iocisione addominale, introdussi un grosso drenaggio di ~llre un centimetro di diametro, e medicai con garza iodo· fonaica colle consuete not·me. Il decorso anche questa \'Oita fu perfettamente asettico ed al'ebbrile. Il ~ arino. $OIIevato materialmente e moralmente da qaell'enorme tumore cistico, cominciò ·ubito a nutrirsi con brodi. torli d'uova e latte. La prima medicnione fn rimossa dopo 24. ore, e dal tubo Ou1 una discreta t(lltHitiLà di pus in sieme a due piccole vesciche d'ecchinot·occo. Si ripetono le lavature al sub limalo e si medit:a nello stesso modo di prima. Vorso ~era si anerte un po' di tumefa:ione delle gengive, ed n11 lieve grado distomatile, doYota ad a 'liOrbimento della soluzione mercuriale per •anto attenuata. Da quel giorno sostituii la predella sol uZIODe con quella borica al 4 °/ 0 • La medicutura fu praLicalo a cioroi alterni; la temperatura massima serale in lutto il dce?rso rudi 3i .6, e l'appetito si ripristi nò subito in grado soddasfaeente. Il giomo 22 si ebbe uri nn purulenla con qualche brano di cisti idatigena, e questa fu l'ultima manifestazione dell'esistente comunicnione della cisti colle vie urinaT'ie. La llomal~te ce.~sò facilmente con qualche ~;ol\ulorio di clorato ~::-•co. Il 28 si tolsero i punti , ed alla mediratura si ljbhe onuscita di due grosse cisti idatiche. Un'altra più volu · •111011 Yenoe fuori il ao. La suppurazione da quell'epoca CO· : - :61 diminuire, la cisti madre si ra~grinzò a poco a poco. 6 e durante il mese di agosto si accorciò gradalamenle il


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SOPJ\A U~ CASO

tubo che fu tollo interamente nei pr imi di settembre. ll giorn() 1 1sellembre, il Marino fu dimesso dall'ospedale pcrfeltamente guarito, e fu rinviato al proprio distreLLo di Siena pe1· esseni congedato per fine di fArma. Io lo vidi poco dopo svelto e rim· bellito; nessuna traccia, oltre la cicatrice solida e resistente, presentava, della patita a[ezione. Questo caso, per quanto isolato, mi sembm import:mli'simo e per le d1!duzioni cliniche che ne promanano, e pel modesLo contributo che porL.'l nlla cura delle cisti d'ecchino· cocco. La conoscenza della natura e dello sriluppu di questt· cisti non ò molto remota, quindi da poco tempo qu e~tn cum è venuta nel dominio della pratica chirurgica. l pr·ocessi cu rativi si possono dividere in due ser•ie: 111 quel! i cb e si propongono lo scopo di uccidère il germe che ù~ sviluppo alle vescichb idatigene senza penetrazione dell'am. ed in qu;èlli che hanno per mi•·a eli fare inn ammare e s u pp;~­ raro ltl membrana connettivale, cioè in processi di cu ra chiu;n o apertn'delle cisti d'ecchinococco. Allp prima serie applutiene l'elellrolisi (Gueraull, ll illonFagge, forster, Jones, Durbam, Leube e Semmola) d'esito in· certo, pcl'chè accanto a 12 casi re~istrati rome guariti. troro due casi nei quali si doveLte poi passare ad aln·o proressn ope· rativo. A qne:.ta serie di cura chius:1 appartiene il prucc.::-o della punzione con treqnarti per l'estrazione del contenuto cistillo, seguita uno da iniezioni di liquidi irritanti. Questo processo frequentemente adoperato prima dcll'anlisepsi. non era deltullo esente da pericoli; e sono citati parecchi casi io cui pcl fatto della puntura ebbe luogo l'icorizzazione del conte· nuto. a presciudere da quegli altri casi nei quali ora si forava l~ sostanza epatica (Murchison, Simon), ora. si sbagliava la ~i:;ll (.J onnssen), ora si pungeva la vena po rta situata avanti al tumore (llryant), ora si avcvaspandimento del contenuto nella.


DI CISTI o'KCCHI~OCOCCO DEL RENE SJ'NI STKO

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•Till peritooeale e quindi peritonite mor·lnle (Moissenat). Colla cura antisettica alcuni di questi per·icoli sono scomparsi. percbè coll'adoperare cannule sottili e ben disinfeLLale, :;i può upirare una parte del contenuto senza pericolo di spnndimeoli; però le cisti figlie e i brandelli delle stesse nei casi di ciad suppurate non possono >enir fuori per la Lretta cannula dehnquarti. ed il processo perciò non ral!giunge lo scopo. Lapunzione con iniezione di liquidi irTitnnti è stata tentata puch1ssime Yolle, a quel che pare con esito soddisfacenti'. Ed aquala serie deYe pure riferirsi il processo propo:ìto dal Buceelli,l'iniezione cioè di una piccola qnanlitil di so luzione dì soblimato oli' l p. 1000, con una siringa di Pravn tz, nella carica cistica. Questo processo che ha portato, a dire dell'autore, la rapida sromparsa del contenuto per morto dell' ecchiuococco, per quanl.o abbastan za semplice, non può n(Jplicarsi cbe nelle cisti unilocu lari a contenuto sieroso e cou poche cisli filtali, e nou ha tuttora un tale corredo di falli da farlo eftlcacemente raccomandare. La curoaper·ta delle cisti d'ecchinococco include i processi della puntura col lasciare in sito la cannula, l'incisione collo lfUOiamento del suo contenuto e l'estirpazione. Il primo di questi processi fu messo in pmtica pungendo a breye distanza con due trequarti e lasciando in sito le cannule perproYoeare le aderenze. Simon adoperò un trequarti molto ~o, col quale penetrava nella parte promr nento del tumore :;:cando a quattro o cinque centimetri di distanza, compt·en~Della doppia puntura la parete addllminnle, il peritoneo pariela)e e viscerale, e le pareti della cisti. La cannula destinata a restare in sito presentava una spacDella parte convessa cor'l'ispondente alla cavità e dalla li ne Ouiva il conten uto. L'infiammazione che ne seguiva ace.a aderire la parete cistica alln parete addominale; dopo

.;::.ra


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SOPRA U ~ CASO

qualche giorno si riLi ra\'a la cnn nola e si poteva impunementt' incidere il tratlo di tessuto compreso tr-a i due bu chi. Ou~>. w processo. che ncll'epoco in cui fu adottalo non andò esente da pericoli ( l i casi con 3 morti), ora coll' anti:;ep;;i :;i pre ent.• quasi innocuo. A questo precedente può riferirsi il processo del D'Antona che col suo tt·equarti, felice imitnzione di quello del Simon, ha portato un vnlevolecontributoalla cura di questecis;ti. Il trequarti del D' An tona ù ~··osso, a forte cur·vatura e presenta due o tre buchi nel ln. parte convessa per l'eli mi nazione del contenuto cistico. La punziòne avviene come nt>l processo del Simon; la cannula t"iroane in permanenza due o tre tfiorru. tempo necessario per ottenere le ndf'reoze peritoneali; poi viene sosliluitn da un tuuo a dreoa~gio più gr·osso ch'eutn stento.t.an1ent e per la cannu la coll o stiramento, e che p re~crui due o tre buchi uella porzione che deve corrispondere alla cavita Con-questo processo abbastanza facile il 0'.\ ntona hn !litenuto la~guarigione completa in alcuni casi di cil\ti d'eccitinococco def. fegato ed il processo è raccomandahile quando lo •' può atLua:re, perchè nIla portaltLdei giova ni chirurghi . L'incisione collo svuota mento della cisti si pmlica>a quando esi~Levano aderenze colle pareti addominali, sia spontanee che provocate. lo qui non di scuto il processo delln causricaziooe dell e par·eLi addominali alln H6camier nIlo sc(Jpo di provocnre un'infiamma zione adesiva, perchè non piu dol nostro LelllP0 • e perchè non ofl"re quella sicurezza che i suoi fnutori gli ,·olc,·ano aLLribuire: difalli, secondo in ~eisser, di 60 casi U"llll~ 11 in lal maoiero , otlo finirono con esilo letale. Il p roce~so dell'inci ione in due Lempi do,ruto al GrwJ I'es ~ che ora vacomunemente sollo il nome del Volkmann ~o llonlll perchè questi vi appl icò la med icazione anti:>ett ica. consi,te nell'incisione a primo Lempo delle pareti addominali sino al


DI CISTI o'f!CCUINOCOCCO DBL RENE S INISTRO

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pernooeo parietale, nello znfJamenlo dell'i ncisione con garza anlt euica, e nell'incisione a secondo tempo della cisti cioè dopo aneoute le aderenze tra il periloneo parietale e quello che ricopre la detta cbti. Tale processo, specialmente appli-cabile alle cisti idatiche del regnto, olTre il vantaggio di rendere poco pericoloso l'a llo operativo. L'incisione delle paret i addominal~ . In spaccal ura a primo umpo della cisti e la sua. fissazioue ai margini della ferita addominale secondo il processo posto in allo dal Lindemann nel 4871 t pubblicato nel l i9, dopo essere stato e·eguito in un cuo di dubbia diagnosi dallo pielgeber~. è di manovrn abbaslanza delicata, ma è quello che meglio si conviene in molti casi di cisti suppurate, quando !<pecialmente i processi citali del D'Antona e del Graves-Volkmaou nou trovano opportuna applicazione Lo svuol<lmenlo rnpido del co ntenuto e l'a mpio drenagscio per mellouo il raggrinzamenlo e la chiusura della i:isù per riu di proces~o suppuroLi,-o in un tempo relativamente noil mollo lungo. L'e3tirpazioue di Luua In memhrana cistica mediante la laparotomia è difficilissima e nun consigliabile per il grave pericolo di spandimento del contenuto n(llln cavita periloneale, potendo facilmente lacer·arsi In membrana cistica connellivale non troppo resistente. Credo che sino m non sia stata e:;eguita che per errore di diagnosi . Ponderati tutti questi processi, ed in vista delle condizioni speciali del caso, l'opernzione all a Liodema nn era a mio gi udizio quella che poteva ofJrirmi le mi<Jiiori aaranzie di r·isulla " to. 1, on tenni conto delle modifìcnzioni apportatevi da Landau e Sanger, perchè operando con precauzione e con buoni asst~tenti, si può evitare lo spa ndimento del contenuto nella e~lltà periLoneale. E nella preoccupazione di questo pericolo rrmandai l'aperlura della cisti a secondo tempo, aspeunrHio !)

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SOPitA UN CASO. ECC.

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che coll'aumento del suo conl<'nuLo fosse nuoYamente di cesa in basso, a livPIIo dell'incisione addominale. Non ernvi, oc poteva aver luogo aderenza Ira la cisti e Ja parcle dell'addome, per la facilità di sposlnmeuto di quella e per In pl'esenza del colon che impediva un perfeuo addossamento tra i da:! foglielli peritoneall. Scllanto la sutura rese po sibilc tale adesione e riuscì ad isolare il contenuto cistico dalla ca\ ila peri toneale.

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363;

CURA OI~ I .I.A

CONGIUNTIVIT E GRAN ULOSA COLI. E

SCARIFICAZIONJ ASSOCIATE ALLA CAUTERIZZAZIONE I>Hl. I>O'rTOH K

F .

TOSI

Solto il Lllolo di Contributo alla cura della congiuntioite granulosa, si legge nel Bollettino delle seierue mediche (gP.nnato 1889) un artico lo ùell'egeegio prof. Vincenzo Gotti. In esso viene ci lato un lavOt'O del doll. Cb. Abadie (Annali d'oeulisliea di B ruxelles, 1 887) il 'luale adotta nei ca::>i gt·avi di oltalmia g ranulosa Je scari/lcazioni della :onyiuntioa intieme alla cauterizzazione. Il prof. Gotti è lieto di t·entlere un meritato elog io all'Abadie ~ cnE - esso dice - PBL. PR JMO HA • AVU1'0 1. 1\ FEL.IGF.: JDEA DI TF:NTARE QUESTA CUR4. • Quindi il pror. Gotti t•irer isce di avere seguito ques to metodo sopra 30 casi, con fausto l'isul talo; colla sola differenza che l'A badie l'eseguisce giornalmente ed il Golli a giorni allet·ni, scari·6cando la muco~a, lasciando per pochi islanli che ne esca in copia il gemizio san guif!:llO, r asciuga ndola con pezza o spugna tenuta prima .in soluzione antisettica, e caulet·izzando infine con glicerolalo di r ame (l di solfato di rame per ~ di gUcerin11). lndi ricorda lo schincciamen to delle gran ulazioni gialle raccomandato dal Magni . . M~ e ora davvero per la prima volta che si applica 1afehee adea della cura mista • nelle "'ranulazioni colla scarifica. o ZIOne susseguita dalla cauterizzazione?


l

l 3tH.

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CUllA OJ·:J.LA CONG IU NTIVITE GRANULOSA

Il nostro Giornale di M edicina Militare da molti anni Ila r egistrato un comumile trattamento; e negli spetlali mililal'l dal 1859 ad oggi, ove nei p1·imi 10 anni di questo lrentennio é s tato cotan to difTu'la la congiuntivite granulosa, l'attuale pra· lica dell' Abad1e era largamente applicata con buon esito. La P•' rseveranle, modesta e diligentissima opera di tan ti med1ci militari é s tata coronata da un duplice splendido risultato. E cio(' il dcbellamenlo dell'ollalmia granulosa dall'esei'Cilo, quale esito di cura; e la villo1·ia. nel campo igienico. d'ave re, con ri~oroRissime cautele, impedita la diffusione del morbo nella popolazione civile. Comincerò dal cila 1·e un lavoro che è ricolmo di sagge osscJ·vazioni, e cl.o conserva, dopo un lungo volger·e tl'anni, an· cora un profumo di l'r cschezzo . È il re ndico nto del dott. Pietro Uba udi, alloro medico di I'eggimenlo, oggi colonnello medico: R(l/tuion.e sc,ll'etlclemia d'ottalmia granulosa n~l collegio mi· l ilar e di Raccon.i{) i (Gior nale di M edicina M ili t., 20 febbraio, 18()5, pag. 129). AIJOJ'a ben s i coHoscevu (come da Lempo immemot·abile) Che nelJ'ottalmia g t•anulosa vi era Ull ente ili• fellivo, era I'Ìconosciuto nel ll·ecoma un vero neoplas ma. che og~i lo Zieg le't• pone fra i tumori i n feltioi di granula:oion.e: allora non si tlal'luva ancora di micr~rganismi specifici nello congiuntiva, 1~a- s i dica pure empiricamente - la CUI'a negli sperlali mililsl'i e negli special i depositi otlaJrnici e ro quella del sublimato, et·ano le scariflcazioni delle coogiuntivt>. o ~1o rualiere o a g iorni alterni, e le consecutive immediate cau· l~ riuazioni come se la ètiologia parassil.aria fosse nota. P.cco inl.anto ciò che si legge nella ciLata Memor•a del· I'Uboucli: • In quanto al modo di caute1·izzare io non mi allontanai • mai dalla sa~gissi ma pratica di non cauterizzar e simulta· • neamente entram bi gli occhi. Pe rò ogni qualvolla le condi· • zioni individuali mc lo permellevauo, ca utel'izzava la sera • l'occhio non medicato al mattino e cosi guadagnava tempo. • Quando poi lo s tato delle g ranulazioni era cosi fitto, e le « g 1•anulezioni cosi a n tiche da essere dore ed indiffer enti al • caustico, allora laceva precede1·c la scariflcazione, le punu tul'e e lo scardassa m eoto, e dopo questo piccolo sala:;so lo-


COLLI SCARIFIC.UI0'\1 ASSOCIA T& ALl.A CACTKRIZZAZIO'\E 3(ì:j c cale cauterizzava piullosto con mano fot·Le col nilrato d'Il!'·

• gento e colla pieLI'a del Desmo•·••es. • Quest1 ctlSi furon o però ecceziona li; non credo però t'l· • provevole late pratica. La congi untiva è il l'ondo dal quAle, • q1Ul8i jrmyhi, s o1·gooo le (.franulazioni , che poi col suo in• tricalo •! ricco sistema vasale le mantiene e le fa r1gogliose, • !8 trascut·ate o mal LraUa te. M o come arri vere le alla con• giuoliva quando un fHLo s LraLo di g r·a tmlazioni giu mollr~ • sviluppate, rmn1Le spesso nolla loro estremità libei·a, sono • in mil:e sen~i altra versate alle loro radici ùa intr icoti ed in• numerevnli conaletli in CUI un muco-pus denso ed appic<'i• eaticcin vi si secerne, vi si t•octoglie, dirflcilrn·~ nle ne esce, • e ''i sto !lempre quale g1·ave oslacolo e perenne pericolo • d'inft!zwne ( Fin..:hé non si di~trugi[OIIU ((lleste produzioni c non si urriva al vero l'ondo attivamente morboso, t:d 111 si• milicas1 non scostandosi da lla pi'Uden~a couviene ener#l'i· • eamenle distruggere. • Nuov~uneute t•ipeLù, affine di non ave r mi l'accusa di vio• h:n~roente abusare delle scariflcazioui e dei caustici, ed inl· • prudenlemente lralt&re l'or gano più delicato, ed esporlo ai • più gra' 1 pericoli cl1e que!<le scarilica::ioni e cauteri::.:a• lioni solo adottai, quando an cO t'a as1';8i lontano dalla muco!-a • congiuntivale non poL~va terue1·e delle dannose conse• guenze prevedibili i n s1mili casi, quali AOno le cicatrici, gli • in ~pes11im enli , gli indut·amonli ed alt1·e morbose s!le1·aziont • d1e col l11rnpo potrebbero &l'l'ecare più ,(anno delle ~ra• nulazioni stesse.• Cosi sct·isse, da circa un quat·lo di seèolo, prima di Abaùie e di Golli, ìl dotto coll ega Ubaudi . Nell'anno 1865 per in1ziali va del Consiglìo super iore tli sa nità militare si attuarono in parecchi ospedali militari le chDiche olluhn•che, tanto ei'&. diffusa n ell'eset·cito l'oLlalmia granulosa. Nell'o!>pedale di T or ino il numero dei militari affe tti d~ grartUiazioni, specialmeule provenienti dalla Sordegnu, giUnse cosi ulto che ru d'uopo aprir u llltu specia le ::;pecialc c..tlolmico al Monte ùì Toriuo, la cui di rezione fu a~suuld dal anedico d1 di"1~ione Btu•offio. attualmente generale me•lico. Il dott. Fiurlto, assistente olia clinico ottahnica del primo


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CURA OF.f.J, \ CONGIUI'ffl\'ln: GRA..'WLOSA, ECC.

diparLirnento, in un n sua relazione (Giornale di llfedicinrz .\fi. litrtre, pag. :~93, J86f>) dice: « Tutta la cura dell'oll.almia bellica • 'li compendia nell" scarificazioni o nei punzecchiamcnti, che • non sono che una modificazione delle prime, nell'uso dei cau• ~lic1 e degli astringenti. L e scarificaziooi co~tiluiscono un • mezzo p1•ezioso contt·o le gc·anulazioni, specialmente nt'i • loro primordi, cd hanno inollJ•e il gt·ande vanl!tggio di pro• du1·ro un sollievo istantaneo all'infermo. Generalmente " erami consifJliato di ripeterle ogni due o tre giorni, però • !'enza r egola fl<-!'a, e solo a se,.nnda della necessità, e di • AS:soCJARLE al caustico di Oesmarres a divers-o titolo se· • condo la natura delle ~raoulazioni che aveansi a combat• Lore. » Plu innanzi il doLL. Fiorito t•·attanùo dell'azione òei caustici osso1·va « cbe applicati sulle granulazioni sen~a che queste • pt•ima fosse•·o ::)C81'iflcale, le indurisce e le rende pe1• ciò più c dnnnose alla corneu. • Più osplif'it'a nal'rnzione del metodo misto delle scarifì cuzi<lrli in sieme allf\ caulei'!zzaziono non si polt•ebbe immaginol·e.

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l con::lgli del 13ar offio, cui allude il doll. Fior1Lo, sono pu1• e<~si RLaLi appllcati nella terupeutica della oLlalmia g••anulosn du allreLLanli :an ni da quanti hanno scJ•!LLo l ' [J baudi ed il

doll. Fiorito p1·imf\ dt>i signori Abadie e Gotti. :-\el r endiconto della sezione ott11lmica dello speciale milil al'e di Milano, dal novembre l 'Gi al novembre !86:'1 (Giornale dt .\ledicina M ilita re, pag. 1i5, 1868), si J'iscontra il metodo dell'as:>ociazione delle scaritlca7.ioni alla caulet·izzazionc, applico lo però in senso inverso a quello iìnora descritto; e c;m\ prirna '>i esegui"a la causticazione e immediatamente tlnpo la scarificaziono. Ciliumo anche questo pr ocesso, il quale, per quanto invertito negli alli, dimosl1·a l'applicazione del metodo misto lungamente p1·aticalo, con felice successo, dalla medlciuu militare italiana.


RIVISTA MEDICA

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~olmolllte orupale e meninglte cerebro-spinale. -

Cfssor RuNEijEnG. -

PI·o-

(Ber/. klin . W ochcnsch. , numeri 4o

e 47, 1888). Al nominato p•·ofessore de!In cilta di Ilei ~ìnf{fo rs occorse

di osservare un caso, abba s tanzo. raeo, di n1eningite cereb•·oepmale \lomplicala a polmon i le cru pa le, che in modo discre tamente rapido si risolvelte fortunatamente per l'inf~rmo, un aesaa&ente muratore, in una completa gua1·ig10ne. Il caso è unportante non tanto per r assoc•aziouc delle due malattie sullo stesso indjviduo, quanto a ppu nto p e r quest'asilo in g uarigione, eomeché il Jiirgensen (Ziemssen.'s flo.n.dbuch, 2 aull. , pag. i37 BISSI ""pr es:io che in tali casi di complicanza l'esito é sempre lelale, e dopo di lui la maggior parte dei nuovi Lraltatlslì abbia emesso la stessa opin ione. Bisognu però r·icoedare Cl1o prima del n.unebe rg, altri casi analogh i d i gmu·igioue erano stati osse1·vati dal W illich (l naugural-Disser lalion., Berlin, 1t~79), dal Sievers, dall'IIl'usinget· 1 Detttsehe Meri. W o cl!r:n.sela., 1886, pag. 639), e dal P opofi: onde lA pr·oguosi é I'C~a 0 flRi rneno inrausta di c:uella s uoccennala del JilJogensen. Ne;;rli antichi uulori si trova SCI'IltO clte la meni n gite ce•·ebrospmale può succedere alla polmonite sollanlo nello stadio dell'tntlllrazìone purule nla dell'essucJulo crupale: invece la contempo•·anea inso rgenza delle due molaltie 1'11 OS!>ervala 12 volle sopra 160 casi dulì'\elter (De la méningite due au pn.eumocoque /Uite ou sans ['ncumonie).

Arrhioes généralcs de mé<lecine,

mars.juillet, 1887), ed ora il nuneberrr confoi'ma il fallo co u la corn UIIIC&zlone · · "' drl s uo caso, intel'essanle anche per crueslo r•~ruat·do della simultaneità tl'iuizio ùelle m alattie. Non è il caso dì r iferire la slot•ia clinica dell'infermo m ùiscorso, ma soltunto di po rro in sodo con l'au tore l'esallezza


''l 3()8

BJ\'ISTA

diag nostica clelia doppia malatliu, essendo noto elle sinlomt

cl.'t·eb!'ali iulensi possono insot·~e re a seguito di pohuonite n d1 altra melallia i11felliva, e simulare una mening1te senza che

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nelle meningi abbia luogo alcun processo flogistico. Nel mnlulo del prol'. Runeberg lo sviluppo e la natura dt>i sintomi meningilici furono rosJIJalli, che non lasciarono dubbio d1 sot•Lo sulla loro ver•a essenza: la rigidità della nuca, il lrismA, la plosi e In paresi del Caccialo s i svilu ppa•·ono p•·ogressivam enle, giot•no per gJOI'tW, e ras;!giunsero un grAdo sempre pii.l intenso fino alla crisi: Pt.i inollrll, dopo che la fehb•·o l'essò afl'aLLo, il sensorio rilot•nò Jucidn e il senso di benCSt" l' l'e ge11erale migliot·ò in modo notevole, i s intom i di contrattura e di paralisi pet'SI'>letlero, fincbe tt poco a poco an cb'1·s~• si dileg uarono. Da ciò app81'1 "Ce assai chiara e s1rura la diugno"i 11i moni11gite. Di pari passo col primo stadio di quel;to, s'indov6 nel polmone destro un processo flogistico c?upale, il cui decorso segui la sorte ravorevole della completa ri~oluzwne. col success!vq Lolale rias!ì01'bime11lU dell'e!ìsudalo, e finale restitu.tio ad interJI'um CO"'l bene del parenchimR polmollàl'l:', come .Jellu pia-madre cerebro-spinale. A co nro~lo della propria ossor·vaziono Kunebe r·;.r eeaminn mollo a,pl'~posilo i ct~si dei Sievet•s e dei Wiilirli, f:U accenuali, dei quali l'uno in persona d' una fanciulla di l~ aoui, e l'all!·o in un ragazzo di 15. Anche in quec:ti 11 paraiiPh,mo Jel· l'illi:t.io, del decorso e dci r egresso dell e du~ malollie locali,..zatu, fino alla lo ro porfolla gual'igione, fu la le cb e pe1'111ise t'Il· ~ionevoJmenle di r iret·irne che, non per processi p1emici o l embolici l' una localizzozione seguisse all'olll'a, sJbb!!ne Ll·aes$(;H'O loro orig ine siruullunea da tut iùeulico agente mol'l>igeno. Qnesli t1•e casi souo Ilei massimo inlet·esse, pet•ché recall'> un pò di lur.e sulla quesLionP, molto agitala in questi uìlirni anui, intorno alle relazioni cliulogicho della po l111011ile <'l'Il · palo e dell e meningil1• cPrebro·spinale. Va sono mollP teo1·ie cl1e in diver~o modo hanno cercalo ùi <;piegarP <JUC"lO inue~ gulule rappo1·to delle due malatl•e t'ra loro; n•a la~cl6ndo in die~pa rte qu l.lllo, cùc l'ocevano dipondel'O In rneningilc d::t tlllll slasi venosa cer·ebrale, a seguito di disturbi circolultJri prr,vo· cali dalla polmonite, o da azione l'ifies!'a ùel simpatico { La ~


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Verne uil), perché inconciliabili con le moderne no11tre palOiog1clte, prendiamo in e~ame col R unehe•·g IQ)llell&o qut-lle altrP, che s ono meritevoli d'una critica irnp8 1'-

ziale. La &eoria !Oli l'm•rnola la dal Grisolia, che cioè la men ing ile tia da considerar!>i come processo metasLaLico di piemia, in IJIJ(QllO di (U SIOII (' puruJenla tlelJ'mfillralo polmooar e, ~C in

MSi isolati può es~e•·e vera, amnwfl:-~u m Lt>si generale ll'()va O(Qli llD8 !!IDP.flll la nel follo irrefragaoil e, che la meu mgile eampHce la polmonite in primo sladio, quando cioè non "'i

PQ6 parlare di piemia, non essendo poranco mc0mincista la fueloll6 puruleutn dell'essudato polmoniLico . .Nemmeno btmno valore assoluto le opinioni che la menin~nle •lepta a•l un'esl"sa trombosi llella v t• n a ca va superiore (J urpot~en) o ati embolie procedenti da com plicante endoca rdite e da trombosi ,J(>lJe veue polmonari o d1 oltr e vene (Lanceroux, e Pétil. HuguPn HI, Nauwerk), perchtì desse SI riferiscono l\ casa ecceztonali, e non possono per·ciò npplicarsi in via teot·i ra alla maggior a nz n eli ossi, nei quali a ll'autopsia nou ai t·iuvr l;8 la trom bo~i unnnnziala, né l'endorardilc. La teoria di lmrnet·mann ed Hellor(Deuts. Archio,(ur klin. Mld., vol. \ ), ~er.ondo la quale la nwningite cerebro·S[Jirwle, C!OIIlpli<'anle una pohnonile in alto, deve considcrar:>i epirle auaa, Del se nso che si S\'Olge in individui, nai quali la fo rzarli tes.ia&enza e dim111 uita pe r· efl'etto qell'nllra malaltia, so vale per il cas o spaci~1l e rl'una epidem it~ t·rAh~ da quegli au lol'i osstrva&a, no n r•ecn alcuno !<chia rimento m allri casi. Cosi si è Yerifl~to c he, in una stessa localillt, t>sistenòo la m eningile eerebra-"pioalt• epidemica, sono slall colpili soltaulo !.Cii individui pne umoniltci e non egualmrnle quelli indeboliti !la al&te malallie purP gravi. Co me pur n non s i ::;piega perch~ la menlngtte r.orn plichi la polmouile, senza elle di e piclern io s i POtSsa a !fallo pat·lure, ed è par imel JIi incomprensibile J•t!r·ché durante un'epirl«•mio di mening ito si urnrnali di po!Lnonite s rr-re~zu s~l declinare, lli quello e non piullo!<Lo nel prr 1o•lo di lleggaor .. tntnnsilà del ciclo epide nlico. A.ù onta di queste e Iloaltre consu.le1·uzioni, la teoria d1 lmme rrna nn cd ll cller Yò, spe<:ialnwnte in Ger mania p1ullosto favorevole scco-

!i

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370

ltl f lSTA

glienza, por<~hé corrispondeva alla doltrinu a nnunziata in quel tempo cl al J iirgcnsen (loco citalo) , che cioè la meningite cornpl icanle la pol monite fosse di forma duplice, iufelliva erì· dernice o l'emphcemenle fl ogistica locale. P e•· f)Uest'ulli ma rarità si •' p~:!l'O visto piit sopl'& che l'insor genza pu6 in Uiluni casi est>CJ' le~ata a slali piemici, a fo rmazioni di t•·ombi e cof'i \

d i c::eguilo. È nolo, d'altronde. che la nozionP della polmonilll crupale

genuma abbia subito mutamento, in f)Uanto che dAl ronside rat·la un tempo come affezione infiammalorta puramente locale, i clinici, sulla base di Ol'Servazioni lot·o III'OPI'ie, intuir ono o•·i ginariamenle che sia invece ili natura infettiva gene· rale: eù oggicllle ricerche bo.Uet•iologiche ha n doto a questo concello l'a ppoggio del loro valore. E come naturale conseguenza di questo modo di "edere ne s ca turisce che le compii· cazioni della polmonite, cosi bene nelle meni'llgJ cerebro-spinali come nell'endocar9iO, nella pleura, nel perirOJ'<Iio, nei reni, ecc., ~l ono da letìers i in conto d i svariate lo<:a lizzazioni d' uno fl les~o &!-{ente rnorbigeno, d i quello s tesso pnoumonitico. llnòstr·o Bozzolo ebbe gié nel 1882ad esprimer•e questa opinione, che due a nni dopo il J iil'gcnsen cost formolava in modo chiUI'O dinuhzi al 3° congresso tli medicina int•·r·nA. Es~ere egli ùel parere che la localizzaziOne polmonare non s1a l'unica, ma poter ben e il veleno cit·coltmte col s angue dele r mina•·e lo s;vituppo della malaLLin in f)Ualsiasi altra pat•le ùol l'OI'po: lo quAl coso nvviene più spt!Sso di f!Uello che nou si creda. N ..ssun or·~ano sembt•a ,..sst!r e al :;icnro dall'mvasiont>, potendo ammalat·e il cervello con le sue meningi, i reni, ii Lubo dige"LI\'O, il fegato, il cuore, le pleure , il ptricardio; che se più d'or1inario la malallia si localizza nel polmone e nella pleura, cio a vv1ono perché ~l i alll'i organi non sono un app1·oprialo tot-rono di nutrizione per il ger·me infettivo. TI ca so, f'ht> una com plicazione recente sia più forte in allJ•i organi, anziché nella localizzazione polmonar e sviluppata da g et' me specifico. è soltanto eccezionale. Questa opinione emt~ssa da J ii•·genscn fu sostenuta in discussione nuche da GerhardL, ma contradetta liberamente da altl'ì.


MEDICA

371

La ,.ere natura della polmonite crupa le fu, come si é o.ccenaa\0, in\Uil8 dalle osservazioni cliniche; ma oggidi l'opinio ne deUa sua eeeeuza infettiva trova valido sostegno nelle indapi batteriologiche. P er fer mo nou si può aLlr tbuira una pnde hnpot·lanza alle più an tiche osservazioni di Klebs, Bbetth, Koch, Bozzolo e Ley den sul reperto microscopico di micrococchi, morfologicamenle simili, nei polmoni, nella piamadre, nell'endocardio e nei r•f>nt, in quei casi di polmoniti eomplicale, e di semplici meningili, per cbé a provare la loro ..Ul'ormilil mot·fologica ma nca il controllo degli esperimenti di coltura e d'incubazione, quale oggi si t·icbiede; ma in que::;ti altlDri anni il problema sembt·a che siasi di ,mollo avvicinato alacletlnlliva soluzione solto il punto eli vista batteriologico. Lo pneumncocco del Frit!dliindbr, capace di provocare la polmonil.e erupale, si è trovato incostante, potendo ùar oriRfne ad affezioni polmonart !li altra natura: ond'é che ha do'fUU. cedere 11 posto al diplococco Janceolalo di TalamonFl'Ankel. Le accm'ate ricerch e dello s tesso Frank~ l in pat·licofar modo, confermale dt~i nMLI'i Foa ed Uffreduni ('l), da Weichselbaum, Stinger , Nettér ed nltl'i aulot•i, con tutta pr obeltUit& sembra .:be dimostrino md falto la specificila dell'anzldeuo diplococco a gener are la polmonite crupale. Queste llldeetme mdagini accert.ano inoltr e in motlo convincente che alororgani~mi, simili a quelli pt·ovocBLOI'i della polmonite, si tronno pure ìn cet·te meoingiti, pleuriti ed endocat·dili, sia quando queste affezioni subenLI'ano come complicanze d'uno polmonll.e cr upale, che qua ndo insot'gono, com'è specialmente Ueaso pes· la meningile, senza precedente localizzazione nei polmoni. Le colture pure e gli sper imenti sugli a nimali sem bt'a alandto che pro\oino Ja complet.n identità dei micrococchi, rnavenuli nei diversi or gani e nel sangu e dei pneumonilici, •ebbene ftn'oggi non sìasi riusciLi ad otlener ne delle coltiva-

zioni.

,.!~un~ue ~embra che, per le ricerche batteriologiche reti, 1118 lectlo sempre più soslent· r t' la dollri na delle localiz-

"Jiù l'l!een~~>mente da Tizzoni, Mlrcoll e nonomo (Vedi raseicolo preeegiornate a pag. 3!0 o

~

'IUOsLu

SC!j ltenli).


Il

372

\

RLVISTA

zazioni mul tiple nella polmonite infetliva, e ciò specialmente in ra ppor to al nesso etiologico fra essa e la meningite, come la clinica ne porge Argomtlnto d'induzione. Yi sono alcuni autori che considerano la mucosa naso-faringea come la porta d'entr ata all'infezione meningitica, come difatti il Runebe1·g ebbe nel s uo caso ad oss et·var e un'angina pt•odromale con dolor i nell'a tto del deglutire, pec lo spazio di a lcuni giorni,. p1·ima che apparisser o i s intomi caratteris tici della mentngite e i segni fi sici coi s intomi conco mitanti della stessa polmo· n i te. l n un allro caso di meni n gite cerebro-spinale, osservato più recentemente, 11 medes imo autore, per il decOI'SO generale che la malattia pr esenl.ò, e specialmente pe1·l'insolila rapidità di convalescenza dopo dileguatisi i gr avi sintomi meniugei, si ebbe l'impressione come se il veleno pneumonitico, senza aver determinato una localizzazione polmona'i·e, si fnssc fissato nelle meningi, provocando in queste una malattia, che pe1· la brev{la della dùl'ata gli t·icordò app unto la polmonite crupale. E che il veleno p!leumonitico possa da r e origine nJocalizzaziopi ex lra-polmonal'i, il Neller già primo. lo aveva intuitò. fi nò al punto di asser ir e cbe la mening ilo cel'ebro· spina le ~pidemica proceda dallo specifico pneurnococco. finlanlochè si yoglia t'ischiarare a questo modo l'eliologit~ di li· milati ca si sp01·adici di meningile, la COSa è possibile; ma il voler es tendere la spiegazione anche a quella epidemica è un andar tr oppo oltr e, è un cadere in con tradizione, perché si è ammessa la necessità di r igor osP- p rove batteriologiche, pt·ima che il problema possa dil'si t·isoluto in modo defi niti vo. Stando per ò a lle osservazioni cliniche parrebbe che, a motivo J clla innegabile netta separazione f'ra la meningite cerebJ'o-spinale epidemica e la sporadica, e ad onta dE'll'identiLt'l nella s intomo· tologia delle due aiTezioni, si debba pensar e a due momenti etioÌogici diversi, ma s i possa ammetlere pet' assai probabile cbe il diplococco d~lla polmonite determina in dati casi la mening ite , e fors'anche altre localizzazioni , s enza che sia ueces saria la pr ecedente o concomitante polmonite. G. P.


373

ME.DlCA

•una

polmonite reumatloa. -

DoU. R. HtRSCH. -

(Herl.

klin. Wochenseh., N . 52, 1888).

s e da una par te non r eca più meraviglia la freque nza a tutti nota delle complicanze cardiopatiche nel reumatismo ert.icolare acuto, dall'altra, lt~ relativa rarità delle affezioni polmonari, a s_eguito della stessa malattia, sorprende in modo abbastanza evidente. Il dott. Hirsch ha potuto constatare nella clini ca di Wùrzburg il M p. iOO di complicazioni cardiache nella. puliartrite reumatica acuta, e sollanto il 4 p. i OO di polmoni Li. Parimenti Lebert (f{linik des acufen {)elenkrheumatism~/,8) tro vò 1'1,3 p. 100 di polmon ite contro il23,6 p. 100 d i affclz ioni cardiache acute, ed il Rolh ( Wurzburger med. Zei tsehr.ift, lV, -1863) deLLe per le polmoniti la .più alta cifra del 7,5 p. 100. Lo B.irsch, sostenuto dalla pratica del pror. Gerbardt, in occasione del lavoro di raccolta, fatto nella clinica anzidetta, pei casi di r eumartrite, ebbe a convincersi che l'esiguo numero di p olmoniti insorgenti nel mot•bo in discorso non corrisponde alla reallà, comechè nel fatto gli ispessimenti flogisti ci polmonari, massime dei lobi inferiori,., nei casi g rav i, sono mol to p iù fr~quenti d i quello che comunemente non si cr eda: la ragione ne è r iposla nella na-tura stessa del microbio che eccita la poliartrile reumalica. Alla stessa guisa che questi microrganismi saltano l'apidamenle da un'articolazione all'altra (perallr o in modo fin' oggi ~ncora ipotetico), ed jn breve spazio d i tempo ·scornpal'iscono ~ 8 una giunLura senza !asciarvi tr accia d i lor o presenza per snvaderne da capo un'altr·a sana, cosi é lecito pensare che gli ·S~E'nb morbigeoi si comportino verso i polmoni, provocando -tloè tn essi alterazior)i cosj fugaci da non aver il tempo di palesarsi all'esame òbhietlivo: si limiterebbero cioè ad un primo stadio di congestione polmonare, che s i dilegua rapidamente eome é a pparsa. . E che nel fallo questa condizione abbia luogo nel reuma:smo arlicolat·e acu to, sembro evidente all'autor e in un caso 8 l~i osser'i•ato, che l'analogo non è stato, per quanto si sahppta, finora do~scritlo . Si t ratto '~ l'un neuozianle di 23 anni , (': o ' e ammalò ~i violenli bri vidi, ai quali tenne d ielt'O la febbre,


374

\

RIVISTA

e Wl dolore al Ialo destro del petto, che si faceva più forte nella proronda inspiraziooe. L'esame fisico dette in "eguiU> per risultato: leggiera infiltrazione deu· apice polmonare destr o, e risuonanza oLLuso-limpa oica con r aololi secchi nel lobo inferiore corl'ispondente: fremito vocale lallile rinfoJ•zalonello stesso Ialo. Fu perciò diagnosticaLa una polmonite a primo stadio, a vvertendo i par enti dell'infermo di consel'V8l'e fino alla visita dell'indomani lo sputo che fosse da lui espe~lo· rato. Questo però non avvenne; i dolori s i r èsero, é vero, tanto forti da impedire l'inspiraziooe profonda, ma, all'in ruori della g ià notata inliHraziooe dell'apice polrnonare, né la percussione, né l'ascoltazione fornirono risulta to posiLi vo. Al secondo giorno invece la colonna verteb1·ale dorso-lombare si fece sensibile alla pr essio ne, al pari dei muscoli lo1nbari del Jato destro. Violenl! dolori insorsero quindi al LP J'ZO giorno nelle articolazioni verteQrali del collo ed in Jquella scapuloomeral'e sinistra; d'onde,poscia il reumatismo diventò polial·licolare, inf adendo quu i luUe le rimanenti arti co lu~ion i del corpo, senz.a però arrecar e compl icazioni da porte de l cuore. In ques:toÌcaso il microbio della poliarlrile r eumati1·D. si localizzò prima nel lobo inferio re del polmone destro, pel' indi trasferirsi à·una in alLI'& alle articolazioni successivatnente. L'autor~ es9lude la possibilità d'una in(ezionc misla. a motivo del decorso stesso della polmonite, la quale essendo dm·ata un g iorno solo, corrisponde inLe1•amente al carallere del virus morbigeno r eumatico, e non a quello dello pneumonilico c.rupale. D'altra parte per le osservazioni di Leube e Wcii si sa che esistono polmooilì cosi dette effimere; an eh o J iir geusen (Ziemssen's fian clb'.tch deT' spec. Path. tt. Therapie, vn l. V), parla di polmoniti che llanuo la durata d'un giorno o poco più e non sono una rarita. Nello stato altualo delle nostre conoscenze sulla polmonite, nel quale é accertaLo con sicurezza cb e il virus pnoumonilico procede da tre diver se specie di micro t·ga.nismi, cioè dal diplococco, òallo streplococco e dal bacillo proprio della pneumonite, non è da roer&vigliars i se a nche il microbi o della poliartrHe reumaLica acula possa dare origine ad una polmonite effimera; é questione che le indagini haUer iologicbe po trAn no


lrEDlCA

Je segullo rischiarare. I l decorso clinico deJJa polmonHe malanea non autorizza forse a riconoscere nelragenle dell'impaludismo la ca,:tione della flogosi fOimonare, sebbene la baUe r'.ologaa non abbia ancora pronunziato il suo verdello 1 Lo s&e880 dicasi della polmonite mtgrAnLe rtspelto alla gr ande raaaomlglianza che pre~>enla con la eresipela nel suo modo di propagarRi. Finalmente è da ricordare lo pneumolifo, seb· bene il Gor harùL (Berl. klirt. Wochcnschr., N. 41, 1887) lnsci lndeclso se non piuLtosLo s ia eia invoca r e l'azione s imultanea del Ufo e ùrl m1crococco della polmouile. ossia una infezione miRa. Relath·amenle al caso spec1ale del dott. Hirsch, r isultò in modo evidt'nl·~ che n polmone de!llro ru la porta d'entrata al11nlezwue e rhe dalla passeg~era localizzazione pr im aria nel lobo inrPriore il germe si dtffuse nll'inlel'O sistema ar ticolare: d'onde é giustificata m via ipotetica l'nccellaziooe d'una polmonite Ilo gl'rme infettante l'e umalico. G. P.

1111l'uma acetonico. - Contributo all& nozione dell'&..toaarta. - OoLL. PAWtNSJO. - (Berl. klin . Wocltenschr.,

N. 50, 1888).

Per acetonuria s'iniende quel nolo slalo palolo!!ico, nel CJUale si rinviene l'acetone nell'orina. Dopo Pelers, che per il Primo nel IR58 ravvisò questo fallo nell'o r ina dei diabetici, pubblicarono lavori su questo ar~omenlo Kaulich, Belz, Cautana, Gtlrhardl, Lieben, Kruska, KusRmnul, Markownikow ed altri: ultimamente il prof. Jaksch l'ecò un pregevole contributo alla ~ozi<lno dell'aceton uria con un opuscolo piccolo di m olo, ma T'lr.c:o di utili cognizioni ch imiche c• cliniche (Ueber Aceto11""11 und Diacelurie n erlio 1885l ~·acetonuria f. mol~ affine 'alla di.acE>lurio, deUa quale il Gela d'!,tru Il prn~o ~Wiener med. Pr••sse, N. 28, 1886) a trovar e 1 d r. erenza ch1m1ca realLiva, agt.!iungendo del sesquicloruro 1 rro nll'orma diabetica, che si colora in rosso, sempreché contengu ·.i ,..._ . l'BC:lt o acetacelico (C, H, Oa) dello speciale elalo r-MJ1OftlCO.

Lo moderne ricerche hanno l'atto conoscere che n el ::ang1w


l 376

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RIVISTA

dell'uomo e degli animali si lrovano normalmenlt> certi compo~ti chimici cbe col iodo formano iodoformio (acelone}. Lo stesso vale per le malet·i~ r~ca]i e per l'aria espi r·ala. L'Mina contiene, secondo Jaksch, a llo slaLo normale solllmto tt'Rcce di acetone, a l massi mo O,!H g r. nelle~ 24 ore. Legai tl Penzoldt hanno parimenti leovalo acetone nell'oeina di pcrsn11e sane. Pei clinici l'acetonuria acquista si~nifìcato pe1• le cons~:­ guenze rli gt•avì sintomi, che possono insm·f!er·e nt>l sistema nervoso, m quei casi speciali di autointossicazione pe1· acstone, i quali peraltro sono ùa noverarsi sempre fl'l1 le t'arilà. E rarl$sima, per non dire unica , che si sappia , è la seguente osservazione del dott. Pawin:<ki, medico ot·dinario dell'ospedale • Gesit Bambin o • in War~C'hau. Egli ebbe or.ca~ione di preslat·e la sue cure ad una a io vane fantesca, che fu r ìcoverala ne l suo ri parto di medicina pPr·diJficolt.àdi r espiro edolo1·i di capo, in:::orli in!'>ieme con pal pita.zione di cuore, m e~lre attendeva a lustrAre un pavimentQ àll'indimani d'una notte pasl"abt alleg ramente l allando: ai q uali sin lomi benloslo si accompAgnarono nau~e{l slomacale eù una notevole debolezza visi va che Je fac~va v~d ere lulli gli oggetti come annebbiAli. Le palpebre al secando ~iorno ap par·vero a lrruanlo lumefalte, e l'iuferml' ebbe anyhe~ vrovar e il'requielezza e vomito. Alla sua entrala in ospedalef lo sta to pee~enle offl'iva, oltre i srntomi mentovali, un leggeeo edema ai roalleoli di ambo le ~!'i lt'ern ilà mrerior·i; polso Fl8: Pespil·azione ~1cce lee<1la , di 50 a minuto: Lempei·aLura a 3i,5° C.: mormoi•io vescicolare ~; u lutto l'ambito polmonare, meno che nelle parli inferiori di entrambi i polmoni, nelle quali l'ascoltazione t•ivelava numer·osi l'anloli crepitanti: non tosse, né espettoralo: Jlto ca rd1aco nel (i• sp11zio inler·co~>lole sulla linea mammillar~: aia di ottusità card•aca alquanto ingt·andita, un po' pil'l 11Pl diamell'o vet•licale: p•·imO tono alla punta non abbas tanza distinto: srconclo tono èlOrbico rinforzato: polso aoa logamt>nLe forte, pieno ed e~ tt!so: milza ingrandita: lingua impa~inula: stips i ventrale: or i11a chiara (un lilt'O in 2i ore), con peso !>.pecifico di ·1006, di t•eaziOtle acida, a cont.enulo del 0,1- p. 100 di albumina, con molli cilindri renali granulo<'i e cristalli d'acido urico. QLtesta succinta sloria clinica co11dusse alla diag nosi di • ne·


HÉDICA

377

mista, pl't'vKienlemente inter·stiziale, con iperlroRa cat'-

dilca conseculi\"8 "• ed alla p1ù opportuna indicazione lera-

peulica, d i der tva!'e cioè pe•· cRta•·"~i l't>ccesso d"urea r ilenuta "eliangue. All'uopo servi Jl cAlomelano, nonché l'olio di ri-

-cino, e l'infu!IO di seuna; ma t n pll!'l tempo fu messa in oper a 1lJI8 medicazione sintomatica, od u calmare i violenti dolori di

.cepo se applicut•ono 12 san~ui<~u~he, 6 per ciascun lato, alle apofisi maAloidì, e cont•·o ;:tl'inlen!!i accessi asmalid, ~he si 'tipelevano minacciosi. con ollre 70 alli respil·atort al m111ulo, • rtr temere una paralisi car dio-polmonare, si l'icorse al saiaiio della vnna mediano basilica, dlllhlo esito a i.O once di iJUI'le: come pure a calmare i forli dolori di ventt·c, appa r si fìllprovvi~amente in una nolle, l'lenza occasionate e rrore die· 1111ico che fiVt>:;:!;e preceduto. e l'a~itazione che li accompa· "Omministrata la morflna pet• \"i8 ipodermica. Nel· ronna, primA c!Jp fosse praticato il SAIRSSO . il dotl. i'!t'llCkl &l'(Jvò uua t>uor·roe quaolità ùi ncelo11e, gr. 2,16 in 1300 cn1c., ~s11ia 1,4~ pet• litro. Conl'onzidl'lto LXtetodo curnLi\"1\, o 1lopo che la pazie nte ebbe felleemente !-Uoerata una br·oucl11lP, elle si buscò per aver eatnmin&to u p1t>di nudi in 1111 COI'l'idoio fr·eddo, fu messa io USdta dnU·o..p• dale al 17• giot·no di degenzA. in ltnn st.alo di •Iute relaltvamenle buona. Senonchè, a capo di aiLri diecr 8forn1, ru CO!~lrelta a rìcoverArVI nuovamente, in seguito degli eteua disturbi di primA, riappat•si con non mino r e inlt>nSilà e molestia, eri nggravati d' un nuovo sintomo da pa•·le ùelltl funzione visivn, cioè d'una cecità ~ompleta in ambo gli occhi per to llp&ZI<' tli l re ore, per indi ristabilirsi il potere visivo a poco a poeo nell'nccluo destro, rimanendo pct•ò nel sinistro uno di ae&'Omatop~<ia. pe1· la quale l'an re rma discer neva ~ollan to il -color g1a1Ju, a gli altri coloJ•i le apporivaoo azzurri. L'o!lservaziooe ottalmMcopica non l'ilevò a lcuna alterazione 11t~lla re· Uq .. . ; e PlU tnr<11 col migliorameuto ~cnerale anche la per cePttée C1'0mati~a guadagnò il colm· rosso-scul·o, rimanPndo Ollll eetnp~ tte~ ~er il verde-scuro e per il violeLlo. Gli ac· . . llmat~c1 st rtpresenlarono lll•(uielanti, fi no ad avers llU l'e~p•raturi ad ogni minuto pt•imo, ma col provocare 41le calar"i · · · · ,...,,·, 8 sper1m entota cflìcnco m en ~e unR pt'Jill!l vo 1la,

P"•· ru


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l'

l

.lllYISTA

si ottenne la loro Lotale scomparsa, a tale che la pazient.e J1otelle di nuovo lasciar e l'ospedale in condizioni soddisfacenti. Più lardi r ecatasi in campagna dai suoi g eniLot·i ru presa da un nuovo accesso asmatico, al quale soggiacque misru•amente, dopo due mesi e mezzo dalla prùna comparsa. E de not.are elle nella s econda degenza alrospedale soltanto nel corso dei due primi giorni fu accertata la presenza nell'orina di minime quantità d'acetone. Passando l'auL01·e all'epicr·isi del caso, or riferito per sommi capi, melLe dapprima jo rilievo che il più importante e pedcoloso sintomo della malatia, quello che apri e clùuse la scena d~>l­ l'inlero quadro morboso, fu la dispnea che raggiunse ti numero massimo di 80 respirazioni ad ogn.i minuto e provocò una estrema ag~J.az i one. La respirazione el i lipo costale pet• la sua ft• equ enza rassom igliò a quella d'un cane tr·afelato, ma non presentò mai il fenomeno di Ch eyo e~lokes; cli nie!a· m eu Le la dis pnea ricol'.~~ quella c!Je s i osserva nella tube reo· losi acuta p'(')lmonare oa anche negli ultimi s tadi rlei vi?.i cardiaci 1101'\ Mmpet) S8Li 1 ma, ad eccezione dell'ipet•tt•ofìa del venLriç olo ~i ni s lro, né i polmoni, né il cuot·e prescntar•ono alcun che d patologico, come del pari lulti g li al~ri or gani in ~ temi t·i syltarono sani all'esame obbiettivo e subbietlivo. l soh reni si pale~arono infermi all'analisi micr oscopica, comet'ltè la presenza tu cilindri e ù'albumina nell'orina bas tasse da soia a condurre alla diagnosi (li nefrite: sicchè, escluso pet· via analitica anch~ la possibilità dell'ister ismo, per il semplice fall{) che mai per lo innanzi la paziente ne a veva sofferto e che uessun sintomo, come emiparesi , ovarialgia, ecc., si osser"ò nel corso della malaUia attuale, sembr ò più che pl'obabtle che l'asma fo sse di ualura uremica a decorso per·ò alquanto insolito. D'altra par te gli accessi as matici e i violenti dolot·i di capo coincidendo con una escrezione orinaria not·male (1500-2000 eme. nelle 24 ore), lasciarono pensare elle lo cau~a dell'asma uremjco non fosse da cerca rsi nelle altennioni tlel par·enchima renale, sibbene del Lessulo stesso intcr s lizini~. Se· nonché, l'aver· Lrovalo due volte l'acetone in grt~nde quonLilà nell 'urina, e sollauto h'acce ili albumina, prima che l'accesso asmuLico si vel'ifìcasse, indusse Jogica menle il doll. Pawiosld

l


KEDlCA

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che l'asma fosse legato alla pree<l"nza ùcll'acetone

Jtel sangue (acet.onemia), d'onde, per analogia con l'eplles~ia aoet.oniea, eòme Jak:::ch 1!,1 denominò, egli ballezr.ò l'asma per acetonico. Jn(atti, in nel!sun a!Lro stato m01•boso, e da ver un alLt•o auION, l'aeet.one é stalo trovato in tonln quanltlà quanto nel GIIO presente; lo slesso Jakscb. cui va mer1tamente ll•ibulnto la pnma autorità nelle r icerche dt>ll'ac·etonut·ia, non ebbe nd oeservare che un massimo di gr. O, ~92 di Acelone in 2.i c11·e ON nell'orina (250 eme.) d'uno sra rlatlinoso, mentr·e il Pa· wiatkt ebbe la r•ilevanle cifra di gt·. :!,16: nel ~olo rappor·Lo pct·· oe'D\Uale, la cifra di Jaksch (0,193 p. 100) super a l'ollra delnollfn'ato autore (0,144 p.100). Alla domanda che s i formola P a\\ insl<i: quale influPuza puo eeercltare l'acetone s ull'or ga nismo c specialmente I!Ul !'lillema nervoso, egli risponde che, !'le in quPi casi di svar iate malattie febbrili, nei quali fu a ccertalA la prE>senza dcll'acelone nell'orine, non si ebbero sintomi da pnt·l o dol sistema nervoso, ciò si spiega pc1· la sua esigua qmmLita: e che inveco, fol·ma tosi l'acetone in grande copia, s i bo pc1· esso un'auloinlossiCIIzione con sintomi minacciosi di fo•·te sovrecciLazione nPr•oaa Sono però nu·issimi questi casi, perché Jaksch sopra un numeroso materiald clinico ne osservò !lolamente cinque nel corso di cinque anni. Nell'mferma del dotl. Pawioski l'acetone spiegò manifesto la sua azione sul sis tema nervoso soLLt• forma di n<~mA l' di diaturbi vis1vi funzionali, i qua li si csplicat'ono in amout'O!"i, llllbllopia e di"cromalopsia. Che se queste ultime !'i limitarono ad nn sol occhio, quando invece per la ùisc1·asia sanpigna, come avviene, ad esem pio, nella clorosi, nell'ureIDil, ece., avrebbero dovuto esser e bilater ali, e se si volt>~se p81'tiò riferir!e piuttosto a fenomeni d'islel'ismo, la sto1·iu eliIdea l'lcord11 che vi fu appun to un'amout·osi in entrambi ~li ~di bre"~ durata, alla q ua le tenne dietr·o !"ambliopia e la ~alops1a, la cui unila teralità non é, secondo Cho1·col, ~icura della ol'igj ne isterico. Ma si è gia accennalo eli JRter1smo non vi fu n ella s tessa !'\LOria clinico il minimo

:PI'ova


lllVISTA

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l

flddenlellalo, ollro che per l'esito letale del1a fanlesc11 si polè e!<cludt>t•ne a posteriori l'esistenza. Sul modo di prodursi dell'acetone nelrorganismo la ;:cien?.a lln'o:;:gi non ha alcuna risposta positiva. Si sa ~olsmeule che uu'ulimenlaz10ne esclusivamente albuminosa è 1:apace di ror·· tllnl'<' acetone nell'orma, non solo nei diabeticr, ma anche 1:1 per:-:on1• aiTallo sane: e che, se ad essa si associano gl'idrati dr car·bonio, l'Acetone ;:comparisce. In pari tempo ;:e ~i con· c:iclera t'Ire r1uest•> prodotto si suole a·nche rinveuil'e negli c;l.ati febbrili e nell'rnanizione, nei quali ha luo~o un con;:umo ec;agerato di allnunina ot·ganrzzala, si sarà autorizzali a ronclurlet'(' che é appunto l'albumina quella che forui"ce il rna· leriale l'ormattvo dell'acetone, comf.:: infalli Guckell~>·rger ha c,perimentalmeuLo provato che da essa lo si può pt·odurre <~Olltl l' intlua1tzA di èombinuzioni ossidanti. Jai\1'-Cli, dalt'osset·vazione d'u 11 suo caso di epiles>'in aceln· nicrt, l'tt indollo n sospf.llat·e che la produzione dell'acetoue dip~nde~st\ du 6l'I'Ori 'diet~tici , ossia da processi di f'et·I OClltlH· zio no i11 LeRti nnlo., che, cl ir·eLtamenle o indirettamente pc1· me1,:r.O d'un forr'itnnto, cito ogisso poi sullo zucchero e su:;tli Aill'i cor•pi PSiRlt'Ìlli nel lulto di~esLivo, formasse l'acetone. Egli rivo l ~e por ciò In ~ ~a mente a rice1·care il processo di fL•t·monlt1zione alcoolicn dqllo zucciJer·o d'uva, qu~lla dell'acido lnLLico, e della ~licorina, rlonr.iu~ la pulr•ofazione dell'albumina, e \'f'llllO al rio:ullalo cho la. !'Ol'genle dell'acetone fossero le fermentazioni rlcll'ncido lattico e della glicerina. ~on fu dello sles"'o &\'viso il pro r. Baginsky, il quale, non aYendo mai Lron1to are tona nèl contenuto inte;:linale di f!lnciulli sotferenti di dr;.;pop:oia. •: con l'appo,~.r~io del fallo cLJe l'acetonuria insor!!f' anche in rjllt'Ì ca...i, nei qualr non si possono invocare i di ... turbi dig~ ;:ti vi. opinò invece che senza escludere la possibilità de ror1· ~i ne rnleRlinale, si debba ritenere l'acetone come pro,·euienle tl~lla decomposizione Ilei corpi albuminosi. Il ca>'o da lui us· sorvalo d'un ~iovant'tlo di g anni, il quale per aver acciden· talrnenle bevuto dell'acido niLr·i co diluito, emise n n'orino. con· tenf'n la mollo acetone, non essendo l a modica Lompei'Btur•a eli :1~,:3• C. Ruf'(lr~i GillO n darne ra gione, pal'la in I'IWOl 'O uelll\


liEDICA

3l) l

teoria che vuole l'acetonuria in nesso genetico cou la decl'lmpoaizione dei corpi azotati. J1 caso in esame del dott. Pawinski, per quanlo è noto, pare che aia il primo eli una nefrite. nella quale si ò accertala una uolevole quantitii .di acetone nell'urina, in ragione in vèrsa deU'albumma durante il periodo acetoourico, con decorso apirelieo, anaJogtunente a quanto Jak~ch ebbe prima ad osservare neU'epilessia acetonica. Fin'oggi l'acetonuria si era soltanto Incontrata nei diabetici, nei febbricitanti io geuerall', nei pazzi dorante lo stadio maniaco. ecc. Laoode, il caso anzidello, per nuovo che sia, si aggiunge a conrerroa dello teot•it• dol Baginski, e sebbene in esso si fossero verificMti dolori di Yell.lre e vomito, questi disturbi JJon seguirono aù errori dieteliel, ma si ebbero a stomaco digiuno: e dippiu, J?~l' l'alimentazione mista, azotata e idrocarbonala u un Lampo, non •• possono chiamare in causa gli alirneoli 'albuminosi, e si dovrA quindi concluder•e c'he nella nel'ropalia vi era abbaatanzaalbumina organica emessa da provoca1·e anormall ossidazioni e quindi acetone. La forma clinica dell'acetonuria l'u a base di sintomi cJi sovreccitazione, mentre invece la diacelur·ia, osserva la da J aksch nei diabetici, se da una parle, per il ra pporto inversamente proporzionale dello zucchero e ·dell'acido acetacelico esillenli neU'urina, si a ccordò con la prima, corne si è detlo pet> lo awsso rapporto fra acetone ed albumina, dall'tlllr·a parte Pl'e8entò sintomi opposti di depressione, o la malaHia sorll e8ito letale sollo la forma del coma diabetico. Pe~ quaJe azione tossica l'acetone agisca s ull'organismo ò q~ee~ooe stata gia piu volLe agitala pet· altr·e analoghe inlosINCaztoni, quali l'uremia, rammoniemia, la crealiuemia, ecc.; come ~er queste, le il1iezioni eodovt:nose di urea. tli car~at.Q.dammoniaca, eli creatina, ecc., negli sperimenti sopra aounali, quand'anche falle a dosi rilevanti, non ne l'iprodus· . . gli. stess1· sperrmeuLI · · aero ri la. forma cti nrca, cos1. parrmenll

:C,

.:tuLi con l'acetone e l'acido acetac:etico sortirono uguale etto negativo. È però da notare che silfaLLo ri:;ultato pu6 1 :oP8r La spiegansi per le differenti condizioni, Hello qual i si vano gli animali sani rispetto all'organismo umano ma-


RlVIS'IA

' .l

lato : ei inoltre si deve congettu1·are che i gravi sintomi di autointossicazione non procedono forse solamente dall'acetone ma anche da alLre sostanze, finora ignote, originntesi nel tubo intestinale, nel sangue o negli stessi tessuti organici, e, per le alterale funzioni escretive di certi organi, quali i reni, il fegato e la pelle, tr~ttenute nell'organismo con grave danno. E in questo senso che le ptomaine del Selmi e le leucopto· maine del Gau lier, sviluppatesi per la pulrefazione dei corpi albuminosi, penetrando nel sangue inducono a lterazioni nel s istema nervose. Da ultimo giova riferire il metodo per determinare quali· lalivamente l'acetone nell'urina, ed all'uopo, tralasciando quello di Liebeo, di Reyoold e di Gunning, secondo i quali i'acetone si accerta pre via distillazione dell'orina, il migliore è quello diretto d.i L ega! ~Breslau.er arztliche Zeitschrift, N. 3 e 4·, 1883), consistente nel versare nell'orina\ alcune gocce di . c ' un'a soluzione eli nitroprussiato di soda, preparata di recente, e nel mes§òlarvi in ;fggiunta una lisci va sadica al :~0 '/. fìoo alla comp1rsa d'una reazione alcalina. Se la colorazione por· poriua chèj a principio apparisce diventerà dipoi giallo-chiara, si c1gkiung~rauno 2 o ~ gocce di acido acetico concentralo, ma in p-ui~a da non mescolarlo con l'intera soluzione: sì formerà allora, nel punto dove i due liquidi vengono a con· tatto, un a\one rosso-cremisi, il qua le sa1·à d'un rosso-porpora oscurò quando l'acetone; è in grande quanti l&, e diventera verde-brunast1·o lasciando l'or ina a lungo in riposo. Per l'analisi quan lilati va clell'acetonenell'orina, al metodo di Jaksch, che non è scevro di talune diffìcolta tecniche, il dott. Nencki, medico e chimico degli ospedali di Warschau, ed il dott. Ra· koski ne hanno sostituito un altro più semplice e facile, ed egualmente prec1so, giovandosi però degli stessi reagenti chimici, usali dal primo. Non è il caso di descriveclo, perché a scopo clinico basta accertare l'acetone nell'orina nel modo analitico suindicato, ma chi desiderasse conoscerlo lo trove· rebbe a pag. 1007 della Berl. KUn. Woehenschrift, dalla quale è tollo questo sunto. G. P.


383

M.EDLCA

D termoteugo•ooplo : nuovo appareoobio tascabile per 4etermiJlare la p eTdlta di calore dalla. superficie ou t&Juta. - Dott. N. 47, i 888;.

ARN IlEI M. -

( /Jert.

klin.. Woclten.schr .,

In un precedenlt' lavor o (Zeitschr. j. 1.-lin.. Mecl., Bd. V,

H. :il l'autore si ~forzò Ji dimosh•are che, a meglio chiarire le cuuse deirelevata termogenesi nella febbre, sia necossarto di tener conto d'entrambi i fattori che in condizioni fisiologiche regolano costantemente il calor e OI'~anico, cioé non solo la produzione, ma anche la dispersione di esso. L'aumento della temperatura nelle malattie febbrili essendo var•abile a seconda della loro causa, com'e per il tipo, il decorso ecc. di esse, si è autot'Jzzati n rwesumere eh~ uno dei due fattori termogenetici, ossia l'it•t·adiazione calorifica dalla pelle, non dE.'bba comportarsi nelle diver se febbri sempre allo slesso modo. Oggidì la te•·momett•ia chnica oon ~i limita all'esame ash'a Lto della febb re, considerata nel complesso della sua manifestazione più culminante che è l'aumentata tem p~ratut·a , ma ne determ ina il tipo, le oscillazioni ~ la curva nelle :;,variate malattie acute e croniche e negli stadi diversi a ciascuna propri : o od' è che, secondo l'opimone del dott. Arnheim, a oche le t·icerche e le osserva?.ioni sulla perdita del calor e febbrile, sulle oscillazioni che dessa presenta nelle divet'se malattie, aprono un nuovo compo, non ~n lo per lo "ludio palogenico dello. rebbre s teSSI!, quan to spccJalmE~nte per la clinica, potendo In termol'eugoscopi11 portare il suo valevole contributo all'etiologia, alla diagno~i, ed ~nehe alla terapia delle malattie febbrili. Fm'oggi ha dominato in patolo~ia l'opinione che quanto Più calda é una determinata s uperficie cutanM tan to mag· anche la perdi La di calore eh~ ess~ si veriflca: on è, mentt•e quoslo fatto è inconlcastabilmente vero Per la superiì · . . cte riscaldata d' uoa caldaia o di qualsiasi altro 1 ea1:reechlo fisico, nonchè per la superficie cutanea d'un P8Ue":~e, ri~caldata ad a r te, è invece insussistente per la •va, la temperatura e le proprietà fisiche della quale 8000 80Uoposte all' influenza del sistema nervoso e del va-

::re!

da


38~

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IUVJSTA

s11le sangui~no, cho perciò possono mutare le ~·oudizti'Ut fisiche della superficie, e quiudt anche l'irradiaziouP Jet l'.8lore orgauico. Vi possouo essere due punli dislinti della ~upet·lìcte cutanea, che pt•eseulano la stessa Lemperaluru, e:>clllpi.,.razia, 1li :{8• C., ma conlullocio, a parilli anche di cOJu!iztoHi ~:ir­ ~;Oslanli, in molli casi la per·dila di calore pet· cia~cuno ,f essi é assolulamenlo ùher·sa; la LemperaLw·a loculc ùella pelle non corrisponrlendo s~rnpre in modo parallelo ullo Jìsper sioue calorifica. l di\·ersi metodi ed apparecchi che pos~no s· t·vit·c u dete•·nùnare la perdita anztdeUa o non sono abbulòtam:u e"alll, o troppo compltcalt t}d applicabili soHanlo a pudu tnalall. Ad estendere l'uso t! ella Lermofeugoscop•a, l'autore re ·e ~u costruir e un appa1·ecchio lermo- eleHrico di sua tll\••m:ion!' (loeo citato, voi Xli l, elle fu tuollo apprez~ato p<'!· la fac•!Hò di p•·aLica•·e l 'osser vazione, rna 1100 poteUe c:'li'Orc~ nucellalo da ogni medtçb, a moLìvo del suo prez:w c11Pito ~<h·­ vato. Egl\ pe••ciù ~i ù i11gognalo di inventa•·rle e 1'ur1w costrui r e un n!L•·o, dte peJ• la. sua l'orma e gr audezza, pe1· Il modo d'u. arlo e per i l n1odico prezzo, é LanLo utile quaulo il lcl'mom:etro oggi in uso, in guisa che nou puro il medico o i l suo assislenle, ma anche qualsiasi profano è 111 ~raùo ùi applicarlo, e di \eriflcare a un tempo il gt·ado ù1 elevtlzione ler•ni<·a del corpo, nel modo usuale, e In perdita d• calore dalla ~uper·flcie cuLanea, senza recare il ffiPIWIIlO raslidio agl'infe•·mi: ollt·o ùi che, facendo conoscere uno oh•i fai Lori della le•·mo~enel"i, permette di trarre Jmt·e qualche con· elusione sull'altro faLlOl'C, che è la produzione del culore. Dalle antecedenti pubblicazioni suaccennatc dell'autcwc par· r cl.lbe accertulo che con l'impiego di questo metodo ~~ l'iene> faLli dei passi avanti per chiarir e talune quel'lioni o,..curd. pt>r emettere iu molti casi un giudizio diagno!:>tico e pro~no­ stico pi u sicu r o, P per addivenir e in altd ca"'i aJ UJII I'Ì11 razionale iodictli~ione nel Lrattamenlo t.erapeutJco tli rerlt• ma· Jallie febbrili. Cosi od esempio, se con una 1'ebbr1· ulla. ~• verin ca uno conil'<pondl'nlo perdiLa di calor e, si conrlndl'r~• che i poteri r egoltl LOl'i esistenti nell'organi~mo l'ono iu ali~


lfEOlCA

e perciò non é neces...'"8.1'io di ricorrere ai bagni, alle o ad altri mezzi analoghi eh(• ag-i!'cono su11a super..,.. eatanea, pPrclu• ad onta di e!:lsi la costante riproduztOnA del caiOJ'8 ra risalire rapidamente la febbre al grado di prima: ,U é quindi ad abbassar e questa ecce~>siva produzione tel'mica ohe bisognerà rivolger e ognt sftll'ZO. Ma se, per conboeriO. eon una s tessa elevata temperatura la per dita di calorico dalla pPlle é relativamente rnininta, s'intende da "è dle Il dovrà pensare a stimolare la pollo ad una aumenlat» acu..-.. sia ('011 ùagni caldi, frizioni cd involgimenti. che con altri rimedi appropriati. In quaRto f'ecoudo caso si fara att ofle. a pro.rrnosi più favorevole, per la considerazione che, tlliiaJdo nella fe bbre un certo g1·ado ili ritenzione dj calor~;:, IOIIIa produzione di questo come il ricambio materiale non . . , poi tanto RigniRcanli, quanto nel primo caso. nel quale ed onta d'una a ltissima dispersione calorilìca, la fehhre resia sempre alt~ e l'esaurimento da essa provocato subeutt'll molto più presto. Anche peJ' lo s tudio ùel meccan iRmo di azione dei divers i ri rnedi ànlipi relici Il piccolo appareccltio ciel dott. Arnheim polriJ essere della mA S~><ima utili tà, e uou occorre ch' io mi estenda a dRrne le rn~ioni, dopo quanto il collega I!Ìg. Masucci espose in una lìUn 1nemoria nel precedente l'asc1eolo d1 questo giornale. Il lerrnoreugoscopio (da 1 E?.r lJ, fu~a. perdita) costruito l"nlle Indicazioni dell' Arnhei ro dal meccAnico Frantzen, del gaùinelto di fi11i<m dell'unive rsità ùi PieLrol.lurgo, al pr ezlo ùi Mmarehi russi (L. 82), risul!.a compo!'tO d'un orrunar io lerll1nrnetro metallico cosi detto ru Immif'cll,u l'O l'ma d'un piccolo orologio da tasca, il quale e contenuto in un corLo astuccio cilindrico di gomma elastica indurita, n Ilo 2 cm. e dello spe!'lsore 41 2,5 cm. , ad é dispc•sto in guisa che ùall' ortfìcio inferiore di deUo Lubo cilindJ'ico e distante ;~ mm . La superficie inferiore metallica del termometro è clc>bohnen te annerita, pere !tè ..,~ la maggiore quantità di ra~gi calorifici: la supellon lDveee è protetta dalle intluenlO eswrne da Wl àistaJlo la ricopre. T utto J'appareccltiO l\ poi rinchiul"o in tiDa C8psula di metallo ruchelato per rendf'rlo tascabile .

-.,che


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RlVlSTA

A seguito di numerose ricerche comparate, l'aulo1•e si convinse che la. regione più adatta per applicare il termofeugoscopio é la sottoclavicolare, precisamente in sotto del terzo medio della clavicola, fissandolo in sito perchè non si sposti, col mezzo stesso del vestitiTio dell'individuo in esame. Dopo 20 minuli s i leggera il grado di temperatura che segna, ma iu pari tempo s i determinerà la temperatura ascellare nel modo usuale. A scopo clinico è sufficiente di mantenere l'ap· parecchio a contatto della pelle per soli 20 minuti, l' esperienza avendo dimostrato che 1' elevazione termica non eccede nei seguenti cinque minuti i 0,2°, ma Lalvolla avviene che non si avvera affatto. L'indicatore del le•·momatro resta fisso sul massimo, dopo tolLo l'apparecchio dalla regione soltoclavicolare, per una ventina di secondi, per modo che s i ha abbastanza tempo di leggere comodamente il grado di temperatura. Jl térmofeugoscopio del dott. Arnheim indica la somma di llltte le p~rdite ca.lorffiche dalla pelle, ossia quella por irrag· giamento, ll'altra per conduzione e la terza per evaporazione. Lo s pazio ,di pelle che é coperto dal piccolo apparecchio in priudjpio ~uiJisce una sottrazione di calore per l'evoporaziooe ~cq~osa, la quale saturando bentosto il piccolo spa~io che si Ìro~a fra la pelle e il termometro, si condensa in goc· cioline sulra s uperOcie metallica di questo, che è sempre ad una temperalura piu bassa della superficie cutanea sottostante, e sprigionando nuovamente il calore determina la salita dell' indice del lermometrq. Quanto più umida è. la pelle, tante piu goccio!ine d'acqua si trovano sulla superficie annerila del termometro. Compiuta rosser vazione, si collochera l'istrumenlo capovollo sopra un tavolino, in marùet·a cioè che l'anzidetta superficie inferiore annerita sia esposta all'aria, ehe in brevissimo tempo ne evapora le piccole goccia d'ac· qua. A questo modo, l'apparecchio, -per più o meno riscaldato cbe sia, in circa cinque minuti si mette in equilibrio con la teroperatura ambiente d'una stanza d'infermo, che é per solilo di circa 16' C. È desidel'abile che, dopo ogni osser vazione termofeugo~ scopica, s ia determinata eziandio la temperatura locale dt


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MEDICA

.quel punto cutaneo, dal quale é s tata misurata la perdita di <Gilorico : ed all'uopo é adattatissimo il noto termometro mecallico di Jmmisch, che si fisserà in sito con una benda di flanella.

Prima di trarre una conclusione dalle cifre che il termofeugoscor,io può fornire nei casi patologici, è necessario, come l'autore stesso ben riconosce, di stabilire il limite delle oscil· Juioni fisiologiche, alle quali la dispersione del calore orpldco va soggetta nell'uomo sano, a seconda dell'età, del ..._dei diversi stati iìsiologicj, dell'alirnentazlone e delle dheree ore del giorno. Le osservaziOni di Aroheim sull'uomo •no ai limitarono a fanciulli dai 5 ai 12 anni, oei quali li ~erutoreugoscopio , applicato sotto la clavicola, presentò oscillazioni tra Si• e 35° C., mentre la tempei'atuea superficiale dello stesso punto della pelle fu di 35o a 36o,4 C., e quella 88C6llare variò fra 36,3° e 37,4° C. : d'onde si deduce che la perdita di calore non è affatto parallela nelle sue cur•ve alla temperatura di superficie, nè a quella ascellare, aoalogameate al risultato che' il termometro a mercurio porge nelle oscillazioni della termogenesi organica. Giova quindi sperare -clle ulteriori ricerche comparative s ull'uomo sano e sul ma· lato diano il risultato pratico, che l'autore di questo nuovo metoclo atrerma doversi attendere a vantaggio della clinica .e della terapia. G. P.


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IUVJSTA CHIRUHGICA L 'inaufilazione rettale di gas idrogeno quale mezzo Infallibile di diagnosi di lesione d:d tubo gastro-enterico nelle ferite penetranti dell'addome. - SENN. (Cen.trc. lb.Jur Chir, N. i.8, 1888; dal Journ. of ihe ttmerie.

medie. associalion). In un gran numero di casi di ferite p ~ netran ti del ventre, s ieno da punta o d'arma Ja .fuoco, non si può deter•minare, senza aprire il ventre, se oiLre alle feriLe delle> pare li addomi · minali esistono ferite dei viscer·i en lrostanli e si sa quanto è im po rL~111 Le questa diagnosi ìn rapporto alla te r·apia ùa intra· prendersi. S econdo le ricerche dell'autore, s ì pu6 st.abilire questa diagnosi insufilando l'idr ogeno nel r•ello. Questo gas supera la valvola ileo-cecale se viene spinto con una pres· sione di !}4 a 2 libbre e quando il ga s sorpassa la valvola ileocecale il passa ggio si ri vela chiaramente con un rumore di gor goglìo. La insuffiazione deve essere pratieala lentamente e senza inte rruzioni. Se il tubo gastt·o-iolesLinale è for'alo in qualche punto, il gas sfuggendo per la ferita s i sparttlerà per il cavo periloneal~ e produr·rà il meteor ism o; quindi sparirà l'ottusità epatica. Se al· l'inco nlro le pat•eli dell'intes tino sono illese, il gas insufOato seguiN\ il decorso del colon e dopo superala la valvola ileocecale gonfierà g radatamente la parte d'intestino soprastante; l'ottusità del f'e gato si porterà in alto. Questa insuJtlazione si potrà praticare con vantaggio allo stesso scopo diagno:;lico anche dopo aperta la cavità aJdoroinale l'opera tore l'l conosce s ubito la sede dellu lesione e rico· noscera ancor racilmenLe se vi sono per!'orazioni multiple aozicllè una sola. fn base ai risultati di molti esperimenti l'autore non esita


ltiVIST.-\ CnJRURGlCA

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e d atr.. rrnure che l'insumazione di gas idrogeno del rello, oltre<:hé e~sPre un mezzo innocuo, costituisce aoche un sussidio dia~ostico di grande valore per riconoscere le fertle intestinali. ~

del feg&to guarito ooll'oper&sione. -

LAUEN-

STEJN.

TraltaRi d1 un marinaio di 27 anni, il quale ai primi di d•un ospedale di marina. E:di era prov(>niente dalls China dove giè per lunp;o tempo aveva sofferto d t dissentel'lll, pe1· la quale affezione era rimafito a leLlo tre selLi ma ne. ' Il paziente era mollo e maciato e presentavo un colorito giallastro ,·a•·alleristico Oltre ad un notevole ingranclimeoto del · l'area epshca e dell'area splenica vi erano dolori spootano?i •Ila regione del fegato, dolori che s'irradiavano ti no a lla spalla. L'ottusità epatica comin c i ~;~va a lla linea mamrnillare tu) marjrine superior e della s• tostola •? discendeva fino a due ~ila strasverse ~>otto l'arco costale. Il lobo sinist•·o giungeva sulla lin ea med iana Lra il pt·ocesso e nsiforme e l'ombcllico. Eruvi anche sen~ibililà a lla t>l'essione tanto all'epiga"ltrio ~me e~li spazi inle1·costali posle••iori del lato destro. Questa sensibilità alla pressione posteriormente S\'anì dopo pochi l'orni, rnentre persistettt quell A all'epigastrio in corrispondenza del lobo sinistro. Siccome una febbre quotidiana remitlente Bc•:ennnva a l uno racco!La di pus, l'autore rece Ja diatrnosi di asresso epatico e stabili, guidato da esperienze onteMori, il seg-uente piano d'operazione. Siccome la sensibilità cullt~ea in cor ri::>pondeoza del lobo sinisll'O pe•·sisteva, così l'autore voleva dapp:·ima ce1·care J i raggiungere l'ascesso cou un \requarl1 esploratore previa un'incisione delle pardi addominali da pratir.ul'si al disollo e par allelanPnle all'arco co::le. Se l'ascesso nfln si trovava et•a sua intenzione di pene· re collt~ mano alll·averso la ferila dellt~ ptll'eli aJdomtnali : .meglio or·ientarsi e vedere ... e, come succede spesso, l'a'0 ~<i fo«se rormatn in quellu pa1·te di fegato che sta in rapI'Orto collu porzione più elevatn del diof•·amrna.

~mbre dello scorso an••o er A f;ltiLO accolto in


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RIVISTA

Dopo incise le pareti addominali si trovò la superficie an~e­ riore e superiore del fegato strettamente unite alle pareti permezzo di cordoni fibrosi, cosicché era impossibile ìntt•odurreJa mano in cavita. Il fegato di colo1'e azzurr ognolo si sentiva. molto molle e non lasciava pe1•cepire in a lcun punto fluttuazione, ma palpando profondamente l>i riusciva a percepi1·e unadurezza alLraverso la sostanza molle del viscet·e. Siccome una prima punzione fatta anche con cannula abbastanza lunga non ebbe alcun effetto, si ripetè la medesima dielro il docimo spazio intercostale e questa seconda apertura diede pus. Allora egli lasciò in posto la cannula , t'isecò un pezzo dell'undecima costola e col ter mocau.terio di Paquelin si approfond 6 nel viscere in direzione della cannula; ma siccome il lermocallterio si raffreddava subito e quindi diventava inutile ello scopo,. cosi l'autore approfondò e diJalò la prima incisione fino allasede dell'ascesso da cui usci almeno un litro di 'pus . 11 fe~alo aveva conlrat.Le aderenze col diaframma e colle poreli tot·aciche. Per la cura ulter iore un doppio tubo da dt•enaggio assai g rosso fu introdotto nell'incisione posteriore, mentt·e l'anteriore fu chiusa mediante sutm·a. La guarigione s i compi regolarmente, la cavità dell'ascesso andò restringendosi ~ra­ datamente e il fegato e la milza r itornarono al loro ''olumenor male. In questo caso furono meritevoli di nota due falli , cioé le forti adesioni contratle dal visce1·e alla parete t:ostale anteriore, non astante che la sede dell'ascesso foss e poster iore e la scompar>'a della sen~ i bi l ilà alla pressione in quella parte o ve precisamente esisteva l'ascesso, mentre elle que5l8 sensibilità persistette sulla superficie anteriore del viscere. Lacerazione dell'arteria crurale in seguito a frattura. del femore . - M iiLLER. - (Deutsehe 1'.1ediz. Wochens.• N. 41, 1888). In una riunione della società med ica di Ambut•go il pt·of. Miiller ricordando un caso di lacerazione dell'arteria femorale per frattura del femore ed illustrandolo con d imostrazione del relativo preparato anatomo-palologico,dimostt·ò ancora una volta come dal concor so di vari e speciali momenti causali~


CRlRURGICA

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8nche lesion i in apparenza piccole, possono avere per conseguenza spiacevoli ed irreparabili accidenLi. Egli prende da ciò occasione per ammonire specialmente i giovani chirurghi a non esser troppo solleciti ad applicare apparecchi ges-sAti alle frat · ture poichè tolta la possìbilita di un continuo risc;ontro della parte offesa, il chirurgo non può accorgersi per tempo delle eventuali allerazioni che si fanno solto l'apparecchio, il che può essèr causa d'irrimediabtle perdi !.a d'un membro o anche della vita del pa7.ienle. Ecco in s uccinto ia storia del caso in parQla. n 5 aprile di quesl!anno un oper·aio del nuovo porto t•ipoPtava fraLtura cornminutiva moltepl ice ùella gamba sinistt•a prodotta~li da una pesante trave cadula~li addosso. Provveduto subito alla meglio di un appat·ecchiO impt•ovvisalo fu fallo ricove1'are nell'ospedale di marina; però duran te il lt'81-'porlo il pazien te ebbe a soffrire una nou indiffereute perdita di s•ngue, per lo che egli è entrato all'ospedale in una s ta to di collasso. Al lato interno del femore sinistr o, cit'CA s ul limite tra il terzo liledio ed inferiore s i l'iscoulrarono due ferile poco &tnt-tuiaauti. Anch~ il femore e ra fc·allura to in corrispondenza dl quelle ferile. Alla faccia inter na del ginocchio la pelle del margine interno della rotula fino al mezzo del poplile era as~ai contusa, l'articolazione del ginocchio intalta dinanzi alla gamba circa alla s ua meta. Una scheggia acuta e lunga quanto. un dito ed a ppartenente alla libia faceva sporgenza da una rer1 ta che dava in gran quanti là ~a n gue ven oso. ft' u applicata subito una rllscia elastica alla coscia, il paziente fu narcolizzato e vennero dilatate le ferile della coscia. Il femore et•a colà rraUurato anch'esso in più punti· furon o allontanate sche~aie Qt"" an gran numet·o, tra le quali una molto grossa che si era inca~trata profondarnente nella muscolatu r a , e che si dovette· estrarre coll'aiuto della pinza. Dopo disinfettata la ferita con soluzione di sublimato all'i su 5000 si t·iuscì a I'Ìcornpoi·re i fra mmenti in modo soddisfacente con ferule di latta fissate a vile. Quindi si procedette alla dilatazione delle feriLe della g&naba e vi si tr ovarono estesi schcggiamenli. Anche là si r~ee estrazione di scheggia libere assai grosse, ricomposi2.lone delle frattuJ•n ed apparecchio come alla co,:ciA. Sciolta o

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RIVISTA

poi la fascia <·la~lica si eblw deflusflo eli sangue venoso, l'ar·tel'ia crut·ale st sentiva pulsar e. L e arlerr e della gambA pet•ò non pulsavano piu, la gamba stessa poco dopo sr fece completamente arwrnica, fredda ad insensibtle e piu tHt'di an1:he l't.trleria crur•alu cessò di pulsa1·e. IlJZiorno dopo si venne all'llmputazione della coscia che st pt•aticò col metodo a l embi, ma 12 ore dopo l'operazione l'infe1·rno morì in stato di coJIAS;<O. Nella prepat•aztone del membro amputato si Lrovò sui>iLo la causa dell'avvenuto a1·resto di cil·colazione i n quell'at·to. L'arteria crur ale, all'llllezzcl della frattul'a ciel femor e !!l'a lesa ice modo che l 'avvenlizta appal'tva jnlaLLa, la m edia o la intima e1·auo ctrcoltJI'IItPnte lacerate per l'estensione di ci r ca 2 centi· meLri e l'ipiPgutB ~:~ntru al lume del vaso. Ricercando o1·a 'luali momeuti cau~>ali possono avere deter· minat.a la le:<innc' c1J quell'arteria, l'autore crede dtllceenuat'n" tt-e, cioé: lH caduta del co1·po vulnel'llllle, l'e8Lraz10oe Jcllc scbeg~ie e la l'iduzione dei l'rammenti. Il primo o secondo mo· mento avr ehher·o potuto agit•e eguAlmen te anche in una lt·al~ tur·a soltoculanea. Se adunque il medico in un caso consimile, t.:uidalo solo tlolle appar·enze eslem~, avesse applicalo un ap· parecchjo a gesso, la gangrena che poi ne sa1•ebbe seguita veuiva certo fltLr·ibuila all'appareccluo . Quindi anche 'luosto caso ci for ni ...ce la p1·ova che nelle f1·altur·e è mollo meglio altendere qna lcho tempo prima d1 applico1•e apparecchi ges~a li e nei primi gcm•n i limitar,..i all'oppot'PCchio provvi ~O I'io.

Lesioni molteplici prodotte da nna locomotiva. COLAI. - (f)euls . J~ed. Wochens., N. 42, 1888}.

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TI dolt. N icoloi pPesentò alla sociela clcir ur·gica di Ber·lino un soldato fel'l'oviere che egl i ('ur ò con successo sLr·oor·JrnarJamenle feltc<' per l esionr mulliple protlolte da una locomotiva cùe lo iuvesti gettandolo contro un mur o. Le condizroni ciel paziente quanùo venne ricoverato all'aspe· dale er·ano le seguenti: profondo shock, fisionomia scompo;;La, le puprlle però c;ensrhili, r espit·o interrotto ranloloso, polso piccolo, sfugge vole (1 00·104 pul~azioni pet• minuto) all'al'lcoltaztone, murmure vescicolare ad ambeùue i polmoni accom!Jllgnato da


CUIRORGfCA

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rantoli. Nessun S•!sno di pneumolor ace. Non vi era Alcuna espett.orazione, benché mollo probabilmente il sangue s i ver·sas~e nelle cellule polmonari, ma dominava una grande insufficienza ili respirazione, ed accompagnala necessariamente da cianosi per deficiente o::;sidazione del sangue. L'individuo aveva r•iportato le seguenti lesioni: fratture multiple del torace con infossamento dello ster·oo, lesione poimonale, frattura del braccio sinistro, pat•alrsi del nervo ra-diale, frattura del bacino, pat•alisi Jel r•cllo e della vescica. Dopo molli lenltlLivi i11feutluosi si tr·ovò opportuno il sepente apparecchiO: sopra un foglio tli cartone fu tagliato il modello di un pellorale di corazza, che inumidilo e poi appli-cato sul peUo dr un uomo sano che presentava presso a poco le stess~ forme toruciche del paziento l'icevetLe la modellazi<Jne necessar1a per· essere bene adallalo. Es~H~t·ato il carLor.e , si spt~lmò tuUa la sua superficie mterna cuucava con u11a massa di empiastro adesivo fuso e quindi l'li appiccicò Il cartone su l pello do! fet·1to, fermandolo con slriscie di ce1·ollo gir·anli allorno al dorso. Le spallinc della corazza ed i fMi ascellar·i erano fr•a lor o a tale ùtstunza da impedire assolutamente che le spalle si pot•tassero innanzi e le chtvicole elle et•ono pure fratturate non si spostas!'ei'O. l frammeu li delle <'O~te l'eslarono fissali per mezzo delle loro parli moUi alla superficie rnlerna della c01·azza indur·rta, la quale cosi funzionava da schele tro ester'no. Il pazrenLe appena messo in queste condizioni mi glio r•o s ubito. La re!ipiraZione si fece addominale, le guancie e lù labbra pet•dellero il colore ctaootico, si manifestò la tosse con facile espettorazione. la emorragia polmonale si 6rresl6 tra il 5• e 6• g1orno. Sotto quest'apparecchio che r esto i11 sito quattr o seLtrmano la guarigioM delle costole e delle davicole si fece completa. La paralisi òel1wrvo radiale fu poi CUI'B\8 e guarila chit•urgicamente essenùc• s tato messo allo scoper·Lo nel punto della fra"ura e liberato da aderenze cicatriziali che lo comprimeY&J_Jo. In seguito a questa cu1·a, dopo tre mesi dall'av venuta lesaone, l'indi\'iduo era in condizioni tali da riprendere il suo eervruo di ferro vtere.


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Contribuzioni alla ou.r a del tumori oronloi di mtlza. Prof. FELETTI. (ArchiDio Italiano di clinica medica ; anno XXVII puntata IV). Mentre ancora si discute sulle iniezioni parenchimali nei tumori cronici di milza, l'autore fa notare di avere in un caso constatalo la riduzion e del lumot·e cronico di milza anche mediante la puntura semplice. Trattavasi di una contadina la quale morì tisica, e che durante la sua degenza nell'Ospedale Maggiore di Bologna fu curaLa anche per tumore di milza ritenuto di natut·a malarica come pescia confe•·marono le indagini microscopichn eseguite dal prof. Tizzoni. L'autore scelse uno di quegli aghi d'acciaio che servono per la elettro puntura degli aneuris mi e accuratamente disinfettalo lo iÙflsse nella milza della malata. Il dolore, fu quasi nullo; la milza diventò piu dura e dopo estratto l'ago (che fu 1asciaLo iu si to appena il tempo di assicurarsi che fosse pcnetJ•ato nell'organo) si notava già una diminuzione di i/2 centimetro nel diamet1·o maggior e. Fur ono fa lle, nello spazio di dodici gior ni, cinqut> punture della milza in luoghi diversi e se ne ottenne diminuzione di volume, tantoehé il diametro lon gitudinale si accor ciò di 4 cm. A il lrasverso di 3 cm . Queste punture non arrecarono alcun disturbo, e la febb re vespertina (che nolavasi abitualmente nell'ammalata) non crebbe nei giorni delle puntut·e: anzi, quattro volte s u cinque, il lttrmomelro non art·ivò a segnare 38 g radi. Con ciò non è a credere cht: si debbano condannare hl iniezioni pa••enchimatose di chinina o di altri medicamen ti specialmente se servo no a curare il pt·ocesso mot•boso che dà il tumore splenico. Nè da una sola os;;ervazione si potrebbe 1edurre che le semplici punture valgano a far diminuire il tu more di milza quanto le iniezion i parenchimatose. L'autore però ritiene che se altre p roDe comparatiDe dimostra..~sero questo, sarebber o da preferire le punture semplic~, peJ'Chè se non altro non a r recano quasi disturbo a i pazienti.


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L'uso delle 088a viventi come legame d'unione dopo l'esoisslone di oapi articolari, per Wu.I.IAM WHITE. (The Lancet, a gosto 1888).

Le varie. opinioni che son corse intorno alla rigenerazione delle ossa nègli antichi tempi, hanno subìlo pochi cambia-menti essenziali nei tempi moderni. P er mollo tempo si pen;>ò che dall'osso fralLuralo uscisse una sostanza gelatinosa c!1e gradatamente acquistasse consistenza, e formasse il callo osseo. Duharnel rig uardò il perioslio come l'orga no dell'ossificazione, e pensò che quello dei due frammenti s'ingrossasse, ::;i r·igonfiasse, si saldasse formando una ele,·azione circolare intorno alla linea di frattura, che questa membrana si conver'tisse in so!;tanza gelatinosa, poi in sostanza cartilaginea, nella quale avesse luogo gradatamente lo s~iluppo dei vasi, e dei punti di ossificazione. Haller e Dethleef discussero quest.e vedute, e dopo molli esperimenti conchiusero che il ca llo si formava dal succo gelatinoso trasudato dalle estr·emità di Iattura, e specialmente dalla sostanza midolla re. Hunter l'iferì la for-mazione del callo all'organiz.zazione del sangue efl'uso attorno ai ft·ammenti , Fourg-eroux all'organizzazione della linfa es tra va sala, Lat·rey ,al l'azione clei vasi distr·ibuiti nell'interno della sostanza ossea, Bordenave ed un processo analogo a quello che riunisce i tessuti molli , Dupuytren alla formazione di un callo provvisorio emanato dal periostio, Vagner molti anni più tat•di pensò che il periostio potesse riparare delle vaste estensioni di ossa asportate nelle resezioni, aggiungendo che in man· CII.J.lza del periostio, dalle cavità midollari del la diploe, o dalle parti molli che circondano le ossa, potesse aver luogo in lieve grado la riproduzione dell'osso esportalo. Le investigazioni di Paget, Klein, Billroth, Virchow, Corn i! ed altri, han mostrato che il nuovo osso si riproduce pel concorso di molti materjali, e che le teorie rigua!'danLi il callo bannotutte un punto di verita, perché occNsionalmenle tutti i tessuti son capaci di ripr·odurre l'osso. La credenza genel'ale che il periostio fosse essenziale alla,.


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vi ta ed all'accrescimento dell'osso, dura va ancora rrua ndo Macewen di Glascow dimostrò la possibile ossifìcazione dei fra1nmenti scoverti e pet·feUamente isolati, la poca impori anzlì del periostio nel la funzi o ne os leogenelica , e la g ran parte che ha11no in essa i tessuti molli inclusi nell'osso. L'aulot·e ha osser·valo assieme a MaC(;:\ven la riger.et·a zione di un omero che confer mA il s eguenle principio: non solo le por·z.io ni s tacca te di un osso pri vo cii per iostio possono vivere se r ipianLaLe nella loro posizione original e, ma q ueste pot•zioni possono anclte essere Lrapiautate, vivet•e e cresç~we . L'osso è dunque pr odo tto e r igene1·ato dnlll'l pr·o· liferttzione degli osteoblasti , indipendentemente dalla midolla ·e dal per iostio. Nel g-ennaio 1887 Bernays Je SL Louis t·ife ri s u di a lcune e:3pe r·ienze, nelle quali con l'uso di ossa disseccale di varta spessezza, proJusse te~suto osseo in posizioni ditfe rerh~ nelle purli molli delle estremità, n ell'addome e nel dor so di duo ca ni. Egli a ggiunge ch e Lu1 le le volte in cui si é se1·vilo tlt osso circonda lo da pel'ioslio, l'innesto non é attecchito, é ri· mAsln come corpo ·e~ lt•a n eo, e ~i è dovuto estrat·re. È g-e n e rahn~ nte t·iconosciuLo l'11so di cer li metod i che tentino di ri uuire le fr·aLlure non consolidate, o le super ficie al'ticolaei r isecate, e Dieffenbach ha u ~ato chiodi d'avorio, Floubert suture a viti, Mott il saLone metallico, Pall~rson dei pezze LLi d'osso di cane. l n un caso di sinovite tubercolare mollo estesa, con ram· mollimen to e scompar•sa delle cartila gini, e car ie dc~ l capo dello libia e dei condili del femore, I'H ulor e do po la r•ese1.ione co mple ta del g inocchio, es trasse con tulle le cautele an tisel· ti r he un osso metacarpeo ad un cane di media grandezza, il q uale os so e r·a iungt• quasi tre pollici; foc e un'escavazione co r l'ispondente alla g-r·a11dezza eli q uesto melacar po nella eslt'<!mita infel'ior e dt~l l'e wore t•i.::ecalo, un'altra nell'eslt•em ità superiore della libia, ed incastrò le due ossa col metacar·po del cane cosi lenacemen le , che l'arto si potevo sollevarP ~e nza che l'unione si scomponesse. Medicò rni l'ar·lo operato con m~teria iP anli!>elliro, sorreg~endolo con delle fe1·ul e, e ne ottenne il seguente risul tato:


ClllllUHGICA

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La temperatura che per· 10 ~io rni si ertt manlenula normale, si elevò a '102,n si Lrovò una t'accolla s iero- purulenla in \'Jcinanz.o del lembo supe•·iore, che vuotata si mostrò pet·feltar.•e.,Lo usettica, ma la 8Uppuraziono continuò pl•r alcune settimane, poi diminu\ gradatamente, ma Jivenno di consis tenza gelalinostl pe1· vrobablle miscela di secr~>z.ione sinoviale. La tempera tu ra si mantenne alquanto al d1 sop1·a del nor·male, il depc~rim e nlo geueJ•ale del paziente ed una loggier·a tos<~c fecero sor·gere il sospetto di tubercolosi polmonare, il m. . mbr o rimase in buona posizione, il cavicchio o!"iseo non delle segno di agire come corpo estraneo, e non O!'lacol6 in alcun modo lo rip tll'azione, mo dal s uo uso non si vid,. alcun vanta ~gio all'infuori di quello che si potrebbe oLl"nerP da rp~alunque allro mezzo di unione. Sei sellimane dopo l'operazione l'inf(!t'mo aveva buona apparenza , e godeva di un buon urto. Non si può dire, ~euza ulteriori osservazioni, che l'innesto di ossa di animali nelle ossa umane aumenti in caao di malattia il potere osLeogenetico; que~lo caso r iso l ve per ora u ua sola questione, che eioe 1 rrammenli di osso ' ' ivcole, privAti di pPt·ioslro, po~sono servrre all'unione mecca nica dello oS!>u,come i chiodid'avorio o d'accioiP.

Cura looale dell'empiema del seno ma•oellare ADOLP U BRONN ER (The Lancei, Agosto l il88).

per

Il se11o ma!'cellere è una cavità tr·iangolarc con la bAse r rvolta verso il naso, e l'apice ver,:;o l'osso malore; è dr var ia grandezza secondo l'età o gl'individui , Lalcbè può con trnere eia 3 a 20 a ra m mi di li,luido II srno comu nica con la co \'ilà na~'ale per mezzo di un m ento che si lr (lvu fra il lurhinalo medio e l'inrer·ior·e, e questo for•ame che <~i può chiamar· mascellar·P, col ror·ame fronLale che è l'aper·tura natur·ale OPI <>eno frontale, forma J! CO!'i detto iufondibulo. Il rorame mascellare r. una piccolo aper tura ellillicallf•lla mucosa del meolo medio corrispondente al di sollo dr•lla par te centrale rlel tur·bioalo medio fra il processo uncinato e l'osso etmoidale; ma l'apertura 'osc:ea è molto più lar!!a,


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RlVISTA

ed è in parte coperta dalla membrana mucosa. Dietro e molto al disotto dell'infond1bulo, esiste spesso un'allra apetura, siluata precisamente sopra la parte meJia del Lul·binato inreriore, deLla forarne accessorio, tra il processo uncluato o l'osso palatino, anch'essa più la1'ga nella parLe S<:he· letrica, ma in nove casi su dieci, quest'apertura è completamente coverta dalla mucosa. Disp<lSLo le cose in tal modo, s i comprende come la pa · rete che sta tra il meaLo mP.dio ed il seno mascellarR, sia m due punti composta soltanto di membrana mucosa. Sulle cause dell'empiema del seufl mascellare le opinioni de' patologi sono diverse. lleatb rit10ne che la suppurazione dell'antro sia il risultato di un'infiammazione che si diffonde dal dente alla mucosa della ca vita, o l'effetLo di un tl'aumatismo diretto, o di un corpo estraneo che s'insinua per i Cot•i nulut'ali; ma l'autore ritieue che il più delle volle l'inflamruazione s i propaghi direttamente dal naso al ::;eno rouscellaro, e da questo alla I'OJice del dente che poi diviene dolente, come ba potuto constatare in quattro casi della sua pratica privata. l sintomi dell'empiema acuto sono evidenti, e di facile riconoscimento, ma non avviene aiLretlaolo ne' casi d'empiema cronico. Allora gl' inrermi accusano dolore profondo nella guancia, odontalgia, emicrania, ed un flusso indifferente delle narici specialmente quendo piegano il capo all'innanzi, o dalle narici pCis te riori per la gola quando lo llet· tono in dietro. Altre volle non vi sono aiLri sintomi che quelli d'una rinite purulenta od iperlrofica, e se questi sintomi si rinnovano ad onta della cura diretta sulla roucQsa nasale, e si rivelano da un sol Ialo, si può esser sicuri di un morbo del seno roascelJare, e più raramente delle cellule etmoidali. Come ne' casi di congiuntivite bisogna r icercare un'a.ITezione del sacco lacrimale, cosi nelle riniti bisogna i~pe· zionare il seno mascellare. Per la cura non abbiamo che un svio roelodo: quello d1 dar esito al pus, e siriogare e drenare il seno finché non cessi l'abnorme secrezione. Se il pus si presenta in qualche parte, naturalmente se ne agevola l'esito da quella parte. Ne' casi


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-ordinari il seno può essere aper to dalla via del naso pel meato medio od mfer ioi·e, o dalla vitl della bocca per la rossa canina -od il processo alveolare. Il primo pr·ocesso sembra il migliore. Harlmann e Stoer ck consigliano di far delle siringhe per la 'Via de' fori naturali nel meato medio, e fii dilal~rli se non ammettono il becco della s iringa, ma i n molli casi, quella sollile p11rete t.:he divide il tneato medio dal seno é già d isl!•utta, -<fuir.di un cc;>mune catetere per la trotTI ba d'Eustachio, od un tubo d!a1·gentn ricurvo sono sufficienti alla bisog na, e la seo!!azione che l'infermo prova del liquido che passa nel seno, assicura il medico d'aver trovata l'apertura. Questo m0do d'operare ha il vantaggio di poter lavar·e il s eno per via naturale senza far nuove aper.ture, è molto semplice e non produce alcun dolore, ma ba l'inconveniente dell'apertura che r esta nella parte super•iol'e del seno, e quando la narice è molto t\IJ!etta, è difficile l'introduzione dell'is trumento. Mikulicz propone di aprire il seno pet•forando la parete -ossea tra e~so ed il mesto inf'e•·iot·e, p1·oprio al disotto del punlo medio del tu••binato inferiore; si otterrebbe così una epertura nella parte più bassa del seno, e quindi il vuotamento sarebbe piu facile, e non vi saeebbe pericolo di perforare la ilavilà orbitaria. Si può perforar·e l'a lveolo del primo e secondo dente molare etolr•atto, e cosi si ha un'aper tura nella parete inferiore del 1!eno, si può in vigilare n campo d'oper·azione, ma il pus deve allora passar dalla bocca, con molta nausea dell'infermo, l'aperlut•a eti cuiude troppo presto, le pat•ticelle del cibo s'insinuano nel seno e prolungano la s upput·azione, il processo alv.eola•·e spesso è troppo dur·o e difficile a perforare, v'è pericolo di ft!rir l'orbita, bisogna spesso sacrificare un dente sano, Sl crea un'apertura anormale al s eno mascellare, mentre esso nal~rahnenle si apre dalla via del naso, l'operazione è penosa 6 rrchiede l'anestesia. L'autore propone le seguenti regole pel vuotamento delt'antro d'l gmor o:

se. li pus si presenta in qualche punt.o, bisogna sceglierlo per l apertura del seno.


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RIVISTA CUIRURGICA

lo lulLi gli allt'i casi, bisogna cet·cae dì dilatare il foratn~t mascellar e nel mealo medio. Se cio nou r :esce, si opet·a secondo il con!l(iglio di Mi kulecz. La perfor azione dell'alveolo è indicata quando il dolore è rorle e l'a~cesso è acuto, CJUando la narice é slrella ~ non aromelle l'introduzione di s trumenti, ttuando il pl'imo e secondo denle molare sono guasti e conviene esll·arli . L'aulOI'e fa lu storia di quattro cast di ampiemo curali sec•mùo questi pr ecetti e ue Lt·ue le St:guenti conclusioni: 1• Le forme croniche d'empiema del seno mascellare sono piu frequ enti di quello cito si s uppone. 2• Ln mollt casi ma ncano sintomi propl'i. a· L'empieJOa è C8Ulò8 frequente di rinili croniche, ricorrenti , unilaterali. 4• Può dar luogo ai I'•Jttomeni propr i tlcll'ozene.., s• È in molte circostanze prodotto da malattia della muco!ia nasale, e non da cArie den lat•ia. 6• In molli casi il piit semplice e fucile metodo di cut•a é l'apet·tura del seno dall'interno dtll naso, e non dal pr ocesso. alveolare.

RIVISTA DI CHIRURGIA DI GUERRA Letture •ull& ohlrurgla. di g uerra.. - MosETJG-MooRliO~" ­ - (Centralb. fu r C/u r. , N. 15, 1888).

Il chiarissimo chirurgo Yiennese che coi suoi scritti e rolla s uo opera iodel'essa s 11i r.ampi di battaglia ha La nLo contrebuilo al pl'Ogt·esso ùclla cbirut•gia militare, ha leste pubbli•;a:e in un volume e raccolte in :!l letioni ; ri:;u)Lali delle sue e!-perieuze et! i frulLi dei suoi ~ludt s u questa importan tissima t•acl colla J i cbirue·gia. Mentre che nei suoi scriLli e letture anteriori a que:sle !'Uiia


RJVISl'A nL (;HIHU RGI:\ Ol GUER IIA

chir•ur·gia. di guert·a. e già noli ai lellori del nostro gior~al e, ~>gli si è occupato non poco dei primi soccor~i da pr·estarsi ai feriLi, in queste sue lezion i invece egl i lascia da pttrle ogni ~Ludio sull'azione dei proiettili, sorvola su l compilo e sulla parte atLiva del medico militare al posto di medicazione e pt·esso il distaccamen to sanitario (sew)lle di sa ui tà) e la invece suo prinr ipale, per non dire unico oggetto di studio, il ser vizio dd medico mililare Fugli slabrhmenli sanitari territol'iali. Negli ospedali stabili ogni allo oper·ativo dovrebbe intral>l'enrlersi in una slan~a appOFiLamente costruila. Auche qui glt antisettici più oppot·tun i sono i l sublimato ed il iodofm•mio, dPi quali soltant(l il primù tleve esser'e usato con una certa pruderrza per parte del chirurgo se si vuoi eviture di favorire certi disturbi intestina-li che trovano così facile e frequenta orcasione a svi lnppfl rsi nelle condizioni della vi la militare. Nelle fer ite sinuo;;e, specialmente nelle fratture scoperte, si deve iniéltat·e t,m a em ulsionC' iotlo formizzala dal 10 al 50 p. LOO con glicerina ed acqua in·parli eguali, la quale emulsione riesce meno ir ritante e quindi m eno dolnro~a della soluzlonP eter ea di ioùoformi o. Quando s ia sta la ben pu lita la cute circostante si usa distendere sul fofZlietlo di gomma ricopr ente la ferita una materia protettiva aselLica, non anti::>eltlca, idr0fìla. I l camlJio dell'appareccl rio non si rleve far·e elle '(Uundo siasi svi!LtPI•Ola la febbre setlJca . Se si trova la ferila in stato s Ptlico e se ~i ved e in esFa un r·i stag110 di liquidi e quiudi tlebbasi dilatarl a e pl'alicare dell a controaperture. questa oper azione 1lovra farsi possibilmente cou genet·ose lavature anliseLLicht' o "otto urul continuata i1·· l'lgaztOne di soluzione anliselliCtl u t:ìnalmenle col termocautet·io, onde evit.are che la nuova ferila possa infettarsi, eù in 'IUf'sto caso si cambia l'apparl:!ccbio giornalm ente o anclre due volle al giot·1ro. Sollanlo nel caso elle le forze dell'infermi) s~eno mollo scadute si puù lenlare da principio l'applicuZlOne d'un appal'ecchio permanente <·o n iodofor•mio. Se si ùeve ~enare urr'emot·ragia col tam ponamento si adoper i la f!Orza IOdoformi . , z.za La oppure l 'o\'alla .rmbevula ù'acqun o!>stgenata. L autore s'in trattiene molto a trattar e delle rerite PFlenden · •

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26


1\1 VISTA

dosi aacor più 111 moc.lo s peciale sulle laceraziom ~olloculanee clelle ft:: rite da punta e da taglio, e nello s tudio di •IUC!"le lesioni P f'aUa un11 la•·,.dlis" iroa pa1•te al trattamento, pe•· il 'Juale eg-li ci fa unR raccoma nduzione p1'eZi0su <'d è ques ta che, pole11tlo'> i ollfficilmente rlllnovare l'apparecchio nll'mdomaru oli une ]ll'ima mcdicazioue e ciò per· l'accumulal'si frequenlisslrnu cii ltwo•·n in se _guito a ~l n10 rc.lmaria a rtluenza di ft::riti, e d'ultr a par te non essendo 001 mai RICUI'I che una lnle fe rita med•calu s!a per·fett.amente usellica, cosi sal'à un'ottima pr·ecauz•ono pl'OV vedero fin da pr·incipio per· un lr been scolo delle rnslorte. Dalle f'er•itc in genel't~le passa a lrallarc dell e ferile a seconda delle vat·ie •·egioui. A proposito dell<' fet•ile di pello tl'oviamo che le lt..!SIOllr recenti di que;,;U\ r egione non t·icluedono la rognalU1'8, e le fJ-attu r e di costole, falle poche eccezioni non e:>i:ro11a a lcuu tr·allamenlo. Nella emor l'agia copiosa del pericardio non lor·nando di a lcun vanla g~io, unzi essendo dtlnnoso, il lllmpO!i(llJienlo, consiglia ùì Ufii'ÌJ'e più ampiamente il pericardio, di t~gom­ br·arlo J al sangue rt~ccoltovi e applicsre la sutura 1101 punto sanguinante. Per p1'ovar·e <' he le l'erite o'&l'lll tt da fuocn del cuot·•· possono ~ uarirP, l'autore r~:~cconto un fallo dA lui os~E'r ,ulo eli ferile del cuore. Un p•·oiellile d1 r·ivollella di uove mill11nel1'i era peoett·at.o 11 ~11 ~ pare ti del ~on lr ico l o sinis tt·o.ll f~r · ,Lo, 1111 0 che ave va tentnto di s uicidfH'l'i, polé in r1 uello !> la to l't'CI\I'St a p1edi da solo lino all'osredalr, distan te mezz'ora ùì CH111llJÌilO. Alla pl'ima "i~it o furono rilevati smlomi di ~ola lesione polm onare . ma nE'ssun fenomeno mor boso pet• parla rlP.I cu•1re. Dvpo 22 gJOrlll il ,,azienle mol'i per pioloeace ed all'nutupsia s i tt·o vò ador·enza es,tesa tra I't•udocarJio e il pt'ricArllio ed il p•·oiettile inca psu lttlo nelle part•Li de l vonlricolo. :"elle lesioni inl•·addominal i solloculanee si puo p•·alical't.> la laparott> mia per aJTeslare una emonagia mtra pe•·•tone11le n on alh·im enl• frenah •le, nella per ilonile selltca conrt•rmala e mrnacciosa oppure anche incip•enle, onde poter chiudere la fel'it.a infettante e poLet' pulire la cavità a.Jùomrnale. l!inalm enle laJapa t•otomìa è indicalu Qttondo necess1l.i di uccertare


Dl ClilRURGIA Dl (}UERRA

403

'Una d1ogno!'ti l"imasla dubbia in qu~i casi dove fosse indicato d'urgenza •rnalcbe allo operativo ~ulla cavitA addominale. Se s1 rilevo che una ferita d'arma da fuoco perfor~mle dell'addome ho interessato con tnlln certezza 11 canale digerente, si apre In cavità adclominale più JJl'('Slo che sia posllibi-l e, preferibilmrmltt a lla linea mediaua. Sul campo avviene pu1· LroppQ "pes~o di e"sere in r•iLarJo a portar soccorsi; ma se anche la peritonite settica è 1::ià iniziHla. l'operazione può e~ualmenle essere seguita ùa asilo felico. P Pt' la puliLur·a della ca'itA addominalA ò raccomnndat.a specialmente una soluzione ol 3 "f. di acido bol'ico oppu1•e di subii mulo al 3-5 •;••. Se il regalo fa prociJenza dalla ferila, l'autorE' consiglia di non ri porre la pa1·le vrotrusa 811Ch0 s e queslR non fOSS'! ÌO apparenza lesa, ma invere lo::~ciur·Ja in sito e fal'la codet· via con 1<-ga turu elastica. L I! ferite del fegato cbe dAnno molta emol'l'Sgia devono e!+~ere trattate col caustico attuale e c·olla sutura. Sopra lu benefica azione della garza iodoformizzala lutti conoscono I'otJi tJione dell'autore. Contro le fl!t·ito della LDilza, accompngnale da molta emol'rogi~l, ~i app lico In ga t·za iorlofot·lllizzata in forma di tumpone, ~>i lenta Ji fat• corubacia t·c la milza colla ferita eslerna oppure con un laglto luogo il m a t·~ine t•slerno del rello addominale sinistro mcllere allo scoperto per rucire la ret·ila oppure estirpare l'or gano in tolalilit. Le ferile dei reni possono indicare la nerrolomia O?PUI'e la llefrectomia tanto in via primar·1a rhe secondaria. Nella lesione intraperì Loncale della vescica de"esi applicare pt·cslo la Rutul'a , e se la fel'iln è extra-peritoneale si melle il punto ferilo ullo scoperto allo scopo di ofTI·it·e una libera uscita all'orina ~d ai corpi estranei che e"•mlualm ente si trovassero in •escica: P uelle rerile che inlere!!sano si mullanearoenle la vescica ed ilr•ollo bisogna agire su quesl'ulLirno e praticare ùelle spaccaluJ·e.

Ri~uardo alle lesioni delle eslt•emità il loro LraLlamenlo non ~i diffet·enzia essenzialmente da quello delle arlicolazioni e l autore è contrario all'occlusione delle rerite t•ecenli con ap)>arf'ccbi !SOiidHìcabili, l'&ccomnnda invece i cataplac:mi di

ge!5~o " le ferul e gessale ed tmbotlite con materiale soffice ~nltsettico (stoppa resinosa, jula resi nosa ed allri) e l'immo-


RIVISTA DI CHIRUIIGI A DI GU KRIIA

bilizzazione con lacci di gomma elastica che impedi<>cono All'apparecchio di rilasciarsi o scomporsi. Quando vi sia sollanlo so~pAtlo di ferita a1·licolarc no•t è· opportuno far ricerche per accertare la dia~nosi, ma in' ece gioverà trattar e la pal'te come se la lesione articolare esistesse di fallo. Nellà infezione sellica dell'arlicvlazionc si farit l'arlrolomia o se con questa non si può ottenere una suflì. cienle diR.inf'ezione, ne un libero sgorgo delle materiP, s i praticherà la rel;ezione di quel tanto d'Ol'!'O che baslerù pe1· f1m·i ottenere lo scopo.

RIVISTA Dl OCULISTICA Esame con ottotlpl dell• aoultà. vtalva sommamente ridotta. Sotto l'appellativo dj ottotipi semplici il Landoll indìen un mezzo per sostituire l'e$perimento, troppo primitivo e nC'1n abbastanza concludente, dl far numerare le d1La della tnano per valutare le t·iduzioni notevoli della facolt.ù visiva. Sono due semplicissime lìgure, l'una un cere/zio tV1•1}'leco., l'altra interrotto a lasciat·e una lacuna larga quanto u spes='A la g rossa linea che descrive il circolo. Lo spessore <li e;:sa linea é di 15"'"' ed il cerchio ha il diametro (esterno di 7n•""). Lo pr oposta si basa s ul principio, accolto io oculistico, cl 1c la aruilà visiva devesi l'ilenere not'mnle quando l'occhio distingue come separati due punti che clistino cosi da sottendere un angolo di un miuulo. La linea cbe traccia i CPl'Chi avendo 10 volle lo !'pessnr~:. ( Jm"'.5) dei l!·atti disegnnuli le lettere della scala di Suellen per la ilislanza normale di 5"', corrisponderebbe aliA cli!:'l&ll/.8 normale di 5Qm (N. 50 della scala metrica Soelleo). Se duntJII 1' l'<•saminato per distinguere C (ossia la lacuna del cerchio interrotto) da O :cerchio cottlplelo) de,·e avvicinarsi e col-


RIVISTA 01 OCUI.ISTTCA

4.05

Qocar~i a meno di 50m, esso avvicinamento indicherà e mi-!'Urerà la riduzione ùel •isus. Per riscontr·are le risposte, ba~terà girare il cerchio e mutare cot'i la posizione della «nlerruzione, che dovra l'esaminato indJcare. Rapporto tra. D e V

5nt lo

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:3 • O.OG :!,5 • O,Or1 2 • O,!H 1,5 .. O,O:l

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.AppUoaslone del ma..aggto all'ottalmolatrla. -

PFA LZ.

- (Der1tselte Mecl. (Vocher s n. 2, 1889). Di rronto Alla sempre crescente importanza che si va acquistando la pratica del massaggio nei vari rami della lerapeutica, ben poca é la stima che essa vratica si é guadagnata nella ottalmojatria. Scars eggia no auche nella letteratura le esperienze del massallt:rio nella cura ùelle malattie ()(:uJari ed i pocbi casi relativi sùltantoallra.lamento delle malattie interessanti la parte anteriore del bulbo, nulla aggiungono di più a CJ\lanlo già ci ha fall(l snpcre Pagenstecker nel suo lavoro sul metodo ed indicazioni del massaggio in Oculistica. Pfalz ci vuol far conoscol'o ora il risultato delle s ue ~perieuze condotte per due anni e mezzo sopra. questo Olt'todo. Prima di entrar·~ in mater ia egli premette alcune parola sul modo di praticar e il mass&$.!gio e sul modo di agire del IDede!Simo. Delle quattro mani~r~ d'applicazione che la scuola IDodt>rna insegna, il solo ~>{ioromPnlo (effieurage) può e~ser tnef\!lo in co 'd . . rorrh10. . Quel'la manovra, se' nst eraz10ne per COndo ilu•elodo egregiamente insegnato da Pagenslecker e eoni dolio in modo che colla palpebrA fls~ala dal dito indice -c te vi si a. . . . . PIJO{:l:gla Ropra, s1 s Lro0 11n la Rllperfìcte bulbare


4-06

RI VI STA

con moli rapidi, delicati in direzione circolare od in òirezrone ùi un raggio, dopo però di avcee spalmato di grasso la palpebra stessa. 11 cor po g rasso orclioariamente contieue un medicamento, pr ecipitato giallo o bianco, ioduro di potassio, atropina, eser iua, la cui aziouc vicn combinata C'C'Hl quella propr io meccanica del massaggio. Trattandosi della "UperHcie del bulbo, il processo i• molto pratico. ma per le palpebre non si può attuare ulilm~>nle cd è perciò che l'tlUlore s i pr opone il segueote suo semplice pr·ocesso. - ,\ \'lllo r·i· guar do alla cit·cosltmza clio l'assiell1C dei vasi vcnO<.:i e lln· faLici delle palpebre, si twva disposto lungo il mn•·:.:ine libero palpebrala e lungo il margiue convesso del tur;:o, queste regioni sostituiscono appunto H terreno !'lUI •tttnle rlevono praticarsi le strofinazioni decorrendo ùall'angnlo in· terno all'angolo ester no. Esse de,·ono farsi dopo flpalmnla la palpebra col polpastrello delrindice che \'i poggia l:'OJ>I'n oppure con Ull balul'olo di o vaLta egualmen te spalmato, mentr e la palpebra viene tesa in Ru col pollice dell'aHra mano libera, e ()ueste frizioni d,.corrono dall'angolo c!"terno all'interno in direzioni leggermente curve in basso \'f! l'SO le guance corrispondentemente al ùecorso dei vasi che «!toccano nella vena faciale anter rore. È chiaro che in questi mane!!gi ogni violenta pressione deve esser e evi tat~. la qunlo [H'cssione d'altt·onde sarebbe affatto inutile Lenendo conto della tenuità dei tessuti e della SUJH'r·ncialilà de i vasi. Ln durata di ogni sedula nou deve per rf'gola oltr epassare duo miuuti e le sedute de,ono fa rsi coll'in ten·allo di :H o re cri anche di due o tre ~ior·ui. L'azione fisiologica del mas«aggio è duplice, valf' a •lire diretta ed eccit.au te, sul cil'coto cd indiretta o secondnria, e tanto nel primo come nel secondo modo essa affrella l'nssorbimen lo di pr odctt i patologici e di essudali. Anclw sm ner vi l'azione dE'l massa ggio è doppia; da una pot·tc essa libera i nervi da essudati che loro stanno dattorno " dall'al· tra li eccita meccanicamente. Quest'azione pu6 variar e molto nei singoli casi. 111 a]cuni a nzi essa può andar lant'ollro da aumentare l' irrilazrone e provocare la fl ogosi invece di rico11durre la pa r lo ai snot

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DI OCUI.JSTJCA

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fisiologici processi funzionali. Ad evilarequesto inconveniente bastera tener Ja sedute breYissime onde aver campo di esplo-

rare la Lonerabilita individuale e regolarsi in proposito. Venendo ora alle indicazioni eli questa ter apia é evidente rhe non si po~ranno asso~getlnre al massaggio che IJUelle parti de1l"occbio le quali presentano vasi e nervi accessibi lj Quindi le palpebre e la cornea. In congiuntiva e In sclerotica, ·la sezione anteriore della capsula di T enon, da ultimo il corpo ciliare e l'iride. Delle affezioni del la corneo, gli indebolimenti sussE.'guili a processi fl ogistici, In cheratite pa1·enchimatosa pos$0110 con profltto ~rattarsi col massaggio. Gli iHlorbidamenti quanto più sono di recente data tanto più sono suscettibili di guarip-ione con quesLo LraltamenLo. Ma un miglinramento note· \""Oie si pu(l ottenere anche nei leucomi antichi. Ed é da notar~i un faLlo singolare, che nei leucomi antichi il mi-

glior amenlr'l ùella vista non slu in rapporto col rischiaraI'Otlnlo della cornea; il primo ò muggiore e più sollecito ~el secondo. Le alT~Yt.ioni cougiunlivali cura bili col massaggio sono le congiunlivili puslolose e le congiuutivili croniche. I n que!'lli processi il ma!>saggio delle palpebre deve and8r co111hinato col massaggio del bulbo. Riguardo alla scler oEica i procer<si clte banno per esito la formazione dl nodi sono curabili col massaggio. Pel"6 l'autore t•accomandfl in questi casi prude11za, poiché l"irrilabil ità inùhiduflle é moHo variabile. L'irite acuta e sierosa cosliluisce una contraddizione asSI11uta per il massaggio. Non e però controindicalo il massaggio nell' iJ•ite plastica. Cbodin, ha consigliato con te vantaggioso il massaggio anche nella cura della cater atta, però prevw. la scissione della èapsula. Ma dove il massaggio, nelle manJ dell'autore ha dalo ec· cellt:~ti risultati si fu nelle aflezioni croniche delle palpeh~e. E noto ehe la regione degli angoli palpebrali è la sede dJ una ricca rete veno~a e linfatica distinta in due strati


408

RlVISTA DI OCULlSTlCA

esterno ed inler'no comuuit:anti fra loro per mezzo di vasi perfor·anti, per lo che l'azione del massaggio esterno ~i fa sentire agevolmente anche sulla sottoposta congiuntiva palpebrale.

RIVISTA DI TOSSI~OLOG!A EMEDICINA I.EGAL~ Sopra 30 ora.nil ed enoefall di delinquenti italiani - Memorie del dott. G. M INGAZZJNI, 1• assistente all'lst.itulo anatomico di Roma. - (Riois(a sperimentale di .freniatria e di medieina legale, volume XIV; fase. 1-11, 18~8) .

Il problema di dcercare se nel cranio e nell'encefalo dei delinquenti esistano anomalie tali da giuslificar·e il cancello che in questa classe di persone predomini una degr·adazione o una 'degenerazione fisica, ~ stato ed é ancora oggetto di l studio da pàrle di pa1·ecchl osservatori. Intanto i r·isullati ai q uali finora si è giunti non sono Lutti abbastanza concludenti per trarne dei corollarii defin itivi, sia perché alcuni os~er­ varono un numero troppo esiguo di casi, sia percbè altri si occuparono soltanto delle anomalie craniometriche senza continuare lo studio sull'encefalo, o viceversa. Sopratutlo nello studio dell'encefalo l'indirizzo non fu sempt'e liber·o da concetti aprioristici, dappoiché si vollero ricercare in dispos izioni particolari ma tutt'affatto accidentali delle circo o voluzioni, fantastiche omologie con disposizioni normali in altri mammifet•i: rarissimi infine gli osservatori che cercorooo se nei deli nquenti le pat•lico lat·ila che ptesenta la superficie <!egli emisl'er·i rapporto al ti po del cranio coJ•rispondenle, s iano quelle stesse che l'anatomia ci ha insegnato esistere n ei normali ovvero no. L'autor·e La distinto questo suo studio in due parti: nella p r ima si è occupato delle misure craniche e delle anomalie morfologiche più notevoli riscontra te sui cranii: nella secon-


RIVISTA 01 TOSSfCOLOGIA E MEDICINA LEGALE ~a ha studiato il peso dell'ence falo

4.09

e la s uperficie degli emisferi tanto isolatamente quanto in rapporto al tipo cr aoiano. La conclusione a cui g iunge l'autore in seguito alle osser vazioni riferite nel corso del suo pregevolissimo lavoro, é che non esiste affatto nei delinquenti un tipo speciale di ·Cer·vello. Gia parecchi osservatori hanno fallo notare che un tipo normale di cervello non esiste: del resto fu notato come i ponti anastomolici fra una scissura e l'aiLro siano in geuere meno frequenti che uei normali, c si dovr ebbe quindi ragionevolmente ammettere, con \ìiacomini, n ei delinquenti piutlo!ltO un tipo a pieglle anastomotiche numt:!rose, che, con Benedikt, un tipo a scissure confluenti: ino ltre le considerazior:i sul modo con cui si comporla il solco di Rolando, la Fissura parieto-occipilalis ecc, e le disposizioni delle cireonvoluzioni e dei solchi nei singoli lobi, dimostrano come nei delinquenti il comportamento generale della superficie e!'ter·na degli emi~feri s ia affatto simile a quello dei normali, e tutt'al più vi s i in contrino disposizioni insolite più frequentemente che in questi. D'altra parte non si può negare che la frequenza di anomalie aventi o un sign:tìca lo di arr·esto di sviluppo, o filoll~netico sia piuttosto consider evole, ora sul cervello, ora sul cranio dei delinquen ti. Si aggiunga che s u 30 delinquenti, non meno di 8 presentavano l'encefalo ed il crar.io con un t·ispeltivo peso e capacità quali si tr·o vano soltanto nei submicrocefali; e cbe P~recchi di questi subm icrocefa li ·presentavano ora sul cr anro, ora sul cervello, or sull'uno e su!l'aiLr·o insieme parec~ cbie anomalie; e che su altr i 6 cranii le anomalie era no così molteplici da presentare quell'aspetto che Lombroso qualiftr.a come comple tamente teratologico . È adunque lecito con una pr-oposizione s intetica affet·mare: nell'encefalo e nel cranio d3i delinquenti si presentano, con frequenza maggtore che nei normali, dei caratteri degenerativi.


4.10

RIVISTA DI TOSSI COJ,OGIA

Dell' a.vvelena.mento oroDioo prodotto dal t a.baooo e della an& illftueD%a. sul ouore e sullo stoma.oo. -Il. P'-VARGER. - (Annales d'Hygiène pu&lique et de mddicinc l6{!ale, ollobre 1887). Da lun~o Lempo è Sli.ilo segnalato daf!li igienisti che l' abu"o del tab11cco può produrre conseg-uenze moleste per r organismo inliero. Oggi non può più. esset' questione di combattere il ~uo u!"o modP.ralo. li tabacco ha acquistalo dit•illo di cittadinanza Lt·a noi, al pari del caffè, del tbf>, c1Pgli alcool , c>CC. e per molti individui é diventalo un o::t,:rello di prima nt>Cl'S· si là. Ma l'uso smoclerato del tabacco dovrebbe esset·e combatluto dt~i mEdici e da ~Ili i~ienisll, come put•e l'uso srnodt:r ato degli alcoolici. Il ll.lhAcco contiene, ollre la nicotina, che è un •:elen•l violento, oltr e l'Oslam~e tossiche. Ma E'SSB soni) in q\lanlilt\ eusì minima e le loro pr opt•ietà Los,o1che ~ono l"late co!.'i pnco stud iati:', che :3Ì possono lt'ascu•·are. Lo di ve1·so specie di tu bacco sono più o meno ricche in nicolioa. Il tabacco ciell' Avona non ne eonliene che 2 p. JOO, il tabacco ùella Vn·ginia ne contiene ol contrario 4,78 p. 100. l tabacchi f•·ancei!i sono i piu ricchi in nicotina; e~!';i ne con tengono fino i,96 p. 100. Ma la fahbt·icazioot> ft1 pet'dere u tutti fJUesli wbncThi un' enormè quantità ùi veleno che ossi con tenrvano nllo stato r ozzo. Ki!'l!!'ling crede che un sigaro il quale contcne::se 3Ji p. 100 di nicoLina non sa1·ehbe più fumabiiP. Egli ha couslatalo chP la quanti là di nicotina conLenula nell'estremità n on consumala rli un siguro è in ragione invcN;a dellll lunghez.za di questa estremila. La combu<~Lione non disll'llgge quindi che una porzione mollo piccola dell'agente tos~1cn e più il sigat·o che si fuma volge alla i'ua fine, piu é rort~. Le e!>oerienze istituiti> per· stabilire i fenomeni dovuti olI' av\'eleoamenlo seulo della nicotina hanno dimost•·at.o dae es::a paralizza il sistema nervoso cenlt'ale, clc•po d' awt•lo Jll'i~1tl eccitalo: a pi ccole dosi la 11icotina t'a ll enta l'azaone del cuore eccil.ando le terwina1.ioni perifer·iche del net•vo ''n~to; poi sop1'aggiungr un avvelenamento dei movimenti Cllrcllaci dovuti allo paraliSi def!fi Slt'SSi fiJelli llei'VOSi: quandO J' av-


E JrEDlClX \ LEGALE

1.1 l

,•elena mento è mortale, il cuor·e si pu rnlizza e si ar·resln nella di a ~lole: nel pr·imo caso la pressione arteriosa diminuisce; essa aum r. nla nel s econdo ca so~ s i accompagno con una conlra llura d<>lle a r terie; nel ler·zo caso infine i vasi si rilasciano e la pressione ar·leric)sa diminuisce di nuovo. Que!'li fenomeni sono do\'ult all'eccitazione cri ulla par·alisi del cerclro vaso-motore e dell" tunica muscolare tlellf' arterie. ti: in tal m odo, eccitandoli dapprima, p11ralizzandoli in "e· gurlo, che la nicotinu Agisce sullo ~tornaco, sull' inte!<LinCI, sull'utero: i movimenti respit·ator·ii so11o a cceh•r ali da pprima, rallenta ti o to talmente sosl't:~i t~lla fine. Si é potuto ri .... ~ontr·are, negli animoli sottoposti n li' cspel'imento. la orcolina ne l cer vello, nello milza, nei reni, nell' or·ina, nel sangue, nella sali va e nel sudor·e. Ma l'avvelenam ento cr·onico é piu rnter·cssante a studiare che l'avvelenamento aruto. Fol'se in •lUP."lo caso si ùevo lt>ner conto degli altr·i pt'inci pii tossici contenuti nel tabacco eume l'acido sol!'owoso, l' aciJo c ianidri co, ccc. Gl i intlividui affdti da oicotismo cronico uoo si r·endono conto del loro stato: i s intomi, che r isentono, non lr di-<Lurbano dappr·iucipio, essi nou sono mol~sli e "Ovenli sono attribuiti ad allr·e CAU!'e Non é cbe qua ndo la sua !'alule è r·ovinala che il fu· malore consulta il mt:dico e giammur vor'r·a ammettere che è al tabacco che egli deve i s uoi incomodi. lnter r•og&;n do i m alati t'lÌ viene a çnnol"cere che essi fumano rnolto, da m ollo tempo, ed il pitr sovente s igul'i di Avana. È necessal'io esa minare pur·P in t)Ua l modo .......i fumano. Non é r·aro ri~co nlrar·e ~ente che; fuma tutlo il giorno, a d eccezione dell'ora del pasto; es~i consumano 12 a l li si· g11ri al gior no; an che in questi cosl l'o r li t'urna tori l'a vvelcnamenlo non ~ i manifesta che dopo :!O an ni. l1 sig-aro di Ava na, che non contie ne che poca nico ti na, produce r~latr ­ vamente più casi di av velenamento. C16 si spiega facilmente. Un individuo a bba s tanza ricco per consumaru 12-lli c..igarr per ~iorno, sceglie necessariamente la m igliore qut~lilà: é dun•1ue facile com prendere che IO o 12 siga ri dell'A ,·ano, Contenenti r elalivamenlo poca n icoli na, possano ca~ionar·e tanto e più male che 3 o 6 ~i~a t•i ol'tli nor1i.


nt\'JSTA DI TOSSICOLOGlA

Il sigaro di Virginia, sotto questo rapporlo, é ancora piir cattivo e la slèssa cosa si può dire dei sigaei della t•egie t~usll'iaca e delle sigarette. Jughiotli!'e od aspirare il fum o rendendolo dopo un letnpil più o meno lungo è un'abitudine catliva. L' influenz.a del tabucco sullo 9tomaco ne è aumentata. Tenere il sigar o speuto in bocca, succhiar·lo, masticat•lo é far p en ell·a r·~ nel· l' or·ganismo una quanti molto grande di nicotina. L'uso di un portasigari non deve essere C(lnsigliato che a condtzione che si pulisca l'r·equentemente. l pl'imi sintomi osserva li nell' intossicamento cr onico ~ono le palpìtcuioni: quando il malato cessa di fumare o diminuisce la sua dose 'luotidiana di tabacco, le palpitazioni diminuiscono o cessano del Lullo: la loro persislenza al con· tral'io Lenderebb,e a proval'e che esse sono pr odo4e da alLr·a cAusa. I n qualche caso quest1:1 palpitazioni mancano ùel Lutto e son"' sostituite da una sensazione dolor osa alla !'eg-iono pr•ecor·clia le ed all'epigastrio, il più sovente ll'ascUl'ate ; si é .allor·a che compaiono fenorneui car·diaci intermillenli, con seguenza della dim inuzione ùell'alLivila del muscolo cardiaeo, che posson~ ar·rivar·t~ fino alle cr·isi asmatiche, allo stupore, ad nno slalo comatoso che sc:ompal'e a poco a poco e lel'rnina colla morte. L'esame del cuore dà sovente un r i sulLalo negativo: E~ltr•e volLe si consta tano segni analoghi a quelli che si osservano 11ella miocar dite cl'onica e nella degenerazione ~cliposH ; il pol so è irTegolar·e, inLerrnilLen Le, discl'el o e la sua fl'eCJuenz~, mol lo var·iabile, può andar'e dai GO ai ·l oO per minuto. L'inappetenza è gener·alc; si nota n 'J meleorismo, dol ori epig-astrici, dispepsie, aller•nazioni di costi pazione e di diarrea ; infine si constatano qualche volla sincopi ed in!:onnia. Il dotL. Fava1·ger hn curalo una serie ùi maiali alfelli da avvel~uamento cronico col tabacco. Uuo dei suoi clienti é mor·to ; ha praticato l'autopsia ed ha potuto r·endersi con lo che le lesioni rilevate r·ispond evano assolularnenLe a ciò che si conosce degli efTetLi della nicotina sul cuore, sulle arlei'ie cos·onArit: e sugl i organi >tddomina li. Il cuor e aveva !:>uhlto ,[u degenerazione adiposa, r i::;ehemia cr·a generale, vi era 1111

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E lliWIClN A LEGA l. E:

versamento sier oso nella cavità pleut•ale. Queste sono pre· cisamenle le lesiofli che, secondo il professore Sée, la nicotina produrrebbe sul cuore. 11 nlalalo di Fuvarger aveva put•e un' ulce!'a allo stomac.o. Aveva vomili sanguigni. Qui l'autore si incon lt•a nelle idee eh Ot•iila , Taylo r , Decaime, i quali avevano constatato chenel casi di avvelenamento colla tJicoLtna la mucosa dello slotnaco era iniettata, t•ossa, P-l' OS!'l e cho lo stomaco conteneva un liquido sang ui nolento. Aggiungasi che il mala to aveva l'abitudine di masliea t·e i s uoi sigari e di inghiottire cosi una sali\'a fortemen te imbevuta di nicotina e contenente talvolta pezzi di Labacco. QuesL' azione locale è veuula ad aggiungersi a1l'inftnenza della nicç>lina sulle branche del pueumogaslrico ed ai Lurbamemi della cir colazione sloma cale dovuti all'affezione cardiaca; e queste tre cause riuni te banno cagionalo la produztone di un'ulcera, i cui progr essi hanno cagionalo la mortedel malato. Quale é s tata, in ques to caso, la parte che l1anuo avuto gli aiLri pri ncipii clte sono coritenuli nel labaccq? L'autore non rigponde a questa questione: egli dice sol· lento che In picolina e Ja lulidi na ùeterminnno la paresi Jel SÌ$\ema nervoso centrale e periferico. La profilassi dell' inlossicamenlo cronico col tabacco è elementare: è necessario cessare di fumare. Giammai il me· dico aLlena un'astinenza assoluta. Oovt•à consigliar e la cessazione momenta nea e sarà ascolta Lo (!i più; proibira ai mslali di fumal'a a digiu no e racco.-ru).lldore loro di non fumare che dopo Il pasto: la quanlilà di tabacco sarà dimin uila: si proibira di ingbioHire il fum o e di tenero in bocca un siga r·o spento. . Queste prescrizioni spe~so sono sufficien ti a vincere il nicoltsmo cronico; tuttavia siccome la presenza dell'agente losstco é r.onstatala nelle ol'ine e nel ~udot·e, si possono prescr ivere ba~ni di vapore, diu retici pet· aiutat•e la sua eliminazione. St pott'A infine amministrare il tannino che é l'antidoto !'er eccellenza della nicotina che egli precipi ta reodendolH Insolubile ed inoffensiva : , i dar·a il tan ni no sotto forma di


RIVlSlA DI 10SSICOLOGLA

caffl\ ui lbL' o tli vino rosso, se non s i ba il tempo di procuran•elo put·o Il ioduro di potassio pott·à egualmente rendere de t servìgt; ma, meglio di tulli 1 medicamenti, la tliminuzioue gr·aduaiP, poi la cc!'sazione completa del lal!acco vincet•anno gli accidenti, se l'SSi non sono #TÌS arrivati ad un periodo troppo avt~uzalo.

Il solfato dt magnesia nell'avvelenamento per a cido fe· ntoo - per• Gr:.oRc~:; Nc:wTON - (T/te .\ledical Record. uì· cembr·e 181\7).

Un a s ignot·o. di 38 an n i ct·cdendo di pr ender dell'olto di caslor·o inghwlll in tulla frello un cucchiaio d'acido fenicù al 95 p. 100. Accortust dello sbaglio mandò pel merlico, il quale prescri~:~Re dl>l solfato di magnesia, e dopo venti minuti vide l'ummalalt'l. La trovò privA di sensi C(\fl pol<:i irregolar·i, mani e ptedi fracidi, in pr·ofuso ~ udore ghiacciato. Subito dopo l'acctHiulo aveva ingldottit.o due o tre r:ucchiai d'olio, e poco tlopo un'oncia di solf~ to di magnes ia ft•a gli spo!-imi dPlla tlegluli7.iono. li dolL. Newlon fece una iniezione ipoder' lìlica d'alcool che rinvigorl le forse del euore, e dopo alt!'i.tr·e quarti d'on~ l'tnferma cominciò a L'i c uperor·e i scn<:i, quindi amminislrò qua!>i LN oncie di solfatn eli magne5in, e l'olbuule di lre uova. Scor;;:a ~n 'altt•'ora il mtglioraml!lltO era tale. che il medico c red,..tte di polersi allontanat·e ed tiliOt'fl rinf,.r111a ,·omilr. copiosamente. Fu applicalo del ghia ccio intorno al colle,. se n e clt>ltet·o dei pezzelltni rt·equcnlemenle per eslin~uere la s~L!', nelle ore pomericltane il polf'o da\'a Hl) baUulc ma e ra r tc'::wlat·e e.l abbas tanza forte, il sensorio era integro. nue ~iot·nt dopo la lt!mperatura si elevò a 38,5°, per una settimana l'infet·ma ebbe dolor· di goltt e difficollà Ji de.:lntizione, per un sol giurno accu!'ò dolori di stomaco. fu mantenuto il ghiaccio intor no al collo per a!Lr·i cinque giornt. furono am111inistrate piccole dosi d'oppio, di bi!'muto, d'acqua di f<al~z conlr·o la goRlriLe, e del Lhe allungato; fu nutrita l'inferma PC'I' la via t·eltale, o dopo altri ll•e gior·ni ),) furono conces~c piccole quantità ùi !alle peplonizzato.


E liEDICJ 'A

L~:GA I .E

I n capo a qnaltro settimane la gua l'i ~ione et•a. completa,

e l'autore l'aLlr•buisce inlf'ramenle al solfato di ma~nesia, il quale, benché tlalo alla dose di ll"e oncie in una volta, non produsse che una sola evacuazione. l.u ~lllj!Oiarità del caso é accenlual~ dal fallo che non vi rut.,>no intensi rlolori ùi stomaco, e che le orine furono seulprt! di colure norma!··.

IU~ISTA DI TECNICA E Sl~lt\'lliU ~JEDICO Mli.ITAH~ aall& dlagnoll di simulazione dell'ambllopia e dell'amau· roal - Dott. L. KuGEL- (Wiener mdci. 1\'ochen.sclt,. .• N. 6, 7, k e 9, 1889). N<'gli ullimi 15 anni questo tema fu lrutlato con giustificata pr edìJPzione dai medici spel!ialme nle militari , u motivo d1•1la 1'1·erruenza dei casi che si verlflcuno n e~l ' in sc t•ilti di leva per isfuggi•·e al sel'vizio militarP.. L'autore, che pe1· una sol'ie rl'anni ehbA a dirigere il ri pa1•to oru li!'.!lico negli spedali militari di Bukarest e di Costantinopoli, con •·agiono opina che df'!l'ur·gomenlo, pur essendosi occupati molli specJalì::li in uu grau numero di l avori più o meno impo•·lanti, rH'ssuno lo ha prt-senlato finora nella !<ua totalità. È perciò che ~li ''8 lJ•ibulalo il meri lo di 8"'-''' pt·n«ato a melter·e un po· d'ordilll' ll<'lla trattazione di questa 'luisliom• medico-legale, clu-.· B 1fl"anrlo in gruppi i d ive~i mt-LfJdi diagnoslici ditTerenz:ali, P•·oposll pel' iscoprire la simulazione, ponendo in rili evo soltanto •tuelh, che per la loro racil~ ~secuzione sono eli p•·alic-a ulliilll al medico roililare, eù a!.!giungendo nuovi metodi ai g18 unti. .\ nzitutto egli passa in ra~segna i metodi per accer tare l'amaurosi e l'ambliopia monolater ale, secondo l'or cline cz·ouoloA'ico col quale f~:rono pubblicati; Lulli essi presup1 ongono che i sintomi obbietth·i non ci danno alcun daLo surfì· cieul!· a sciogliere la quisLione, se nel coso in esame e!'isla ?PJHir no simulazione. f: cco senz'o.llro in pa1·Le riassunta, an Parte lradoltl\, la pl'egevol c memoria del dott. Kugel.


4. 16

HIVIS'l'A DI TECN I CA

A) Il prof. Alberto v. G1•aefe (.47'chiof. Ophthalm., Bu. 11 , 1865) consigliò d i s iluat'e dinanzi ad un occhio un prisma con la base rivolta in allo o in basso: se l'ammalalo vede doppio,. si fa diagnosi ùi s imulazione. B1 K el 18':'0 (lCJco citato, XVJ Bd.) lo stesso Kugel propose il seguente metodo, mercé cui non solo si può riconoscere la simulazione dell'amaur osi, come col metodo precedente. ma ancbe dell'ambliopia monoculare, in m odo J'at~ido e comodo. Il me todo poggia sull'osservazione che, quando a laluno si lascia g-uardare con entrambi gli occhi. a Lra vet·so vetri ug ualmente colorali ma dei quali uno sia opaco, •JUe!SIO in generale non é rileva to, massime se il potere vbivn è identico nei due occhi: n ella maggioranza dei casi, anc.llt> quando si pt·evitme l'individuo in esame che uno dei vetri è· opaco, gli si può in modo iuesalLo indicare dinanzi 11 •Juale occhio abbiamo messo il vetl'o opaco, o, con a lll'e parole, tla quale occhw in questo caso prov1ene rimpressiooG vi;;iva. Per isvelul'e la simulazione si pon e il vetr o.cJi color oscut·o e ll'as parente dinanzi al pr·eteso occhio amaurotico, e l'altr'O· dello stesso colore, mt~ opaco, dinanzi al supposto occhio· sano: co n ques to m ezzo Kugtll potetle spesso di moslral'e che con quel pl'imo occhio l'individuo vedeva benissimo, c che perciò era un simulalore, e polelle r·ico noscere non solo una amaurosi assoluta, ma in laluni casi di simulazione anche un indebolimento visivo unilaterale, perché ad esempio Hmmaiali, cht> sulla loro parola potevano a breve dislllnza appena numer{lre con un occhio le dita d'una mano, lessero con questo stesso occhio i più minuti caratter i. A render& più facile la scopet'la della simtùa1.ione è utile di regolar la faccenda in m odo che l'anzidetta r icerca colpisca l'indivtòuo da esaminarsi per quanto più è possibile· ilnpreparato; ed a ll'uopo, immeùiatamenle prima, gli si porrauno dinanzi agli occlti dei velt'i trasparenti diversamente· colorali, per· indi passare, senza che e~li se n'avveda, alla prova col veLro opaco. Con questo processo Kugelriusci in, Laluni casi, nei quali pet• la presenza dello stt'abismo dovelle metter da par te la prova dei prismi, a dimos lr·ar~ iu modo sorprendente la sim ulazione.


E SEliVlZIO MED1 CO Mll.l'l'AUE

417

Jn questi ultimi an ni però egli ha modificato il suo pt·o"'eiU!o nel modo seguen te. P rende due vetr·i t~zzur!'i a diver~n Jradazione di colore, e mette il piu osc1.1ro dinanzi a lror;clun sano, ed il più chiaro dinanzi all'altro supposto ambliopico. 11 numero della scala ti pogr afica e la differenza nella gr·a,fuione d'azzurro nei vetri sono cositlàtli, ChE' chi gorle d'una vista normale e in g rado di leiger e i caratteri a lraverso il vetro più chiaro, mentre non può leggerli a traverso rallrn più oscuro. Dopo introdotLa q u~sla modrtlcazione al proce!!!'O, a ttcopo di prevenire che le domande, comprese da un indivutuo edollo, fa ccia no escludere un occh1o dall'allo visivi), Kugel e r iuscito in quasi tulli i casi a scoprire la simulazione ~ia dell'amaurosi monoculare che dell'ambliopia. C) Coignet (18i 0) indicò i LJ•e metodi seguenti: a) Il punto ciero dell'occhio supposto sano non può es!lere o~~ervato nella visione binoculare quando ~>sic;tP, simulazionP d1 amaurosi monoculare. Questo metodo non cj pr atico per la diogno,.i, perché r ichiedo molln attenzione, da parte di chi non é eser citato in llunili sperimenti, per iscopriJ•e il punto ciPco nella visionA monoculare. b) In una "t~nza oscura si fa passare lentamente la tìamma •l'una candela dal lato dell'occhio supposto sano al Ialo dt>ll'allro occhio, finché il primo sia e!'cluso dalla visione dol loh o del naso ln tal caso, se rintlividno usser•isce di ved~re ancora la fiamma, la sua simula zione é occerlata. cr) Ponendo una malita rr•a l'occhio ritenuto per sano e fu llcala dei caratteri tipografici, nella visiorw brnoculare, !'6 l'amaurosi esiste nell'altro occhro, le letter e appariranno corna Interrotte: jn caso opposto, il simulatore !'arà smascherato. Varlomont e Boiss~au , a scoprire l'amauro~r monoculare Pl'OP?I!ero di produrre diplopia mercé compr Pssione d'un oeeJuo col dito. hD) Schmiùl (Berl. lrlin.. W ochensch r .• 1871) consigliò di ra1· c iutlere l'occhio sano all'esaminando e di ingiunger•gll di beare con l'altro il pr opr io djto. 11 vet•o amaurotico vi r•iuecirà benil'simo, mentre il simulatore ~i 1·erù into t·no l'a!'<!'& 27


liTVISTA DI TECNICA

visivo con premeditazione, e cosi si scopri••A da sé di•·elLamenle. E) Driver (Berl. klén. Wochenschr. , 1872) consigliò pure di applicare un r egolo, verticalmente, f•·a due tabelle d'una scala d i car a LLeri pendenti dalla paroLe, in tal maniera, che da un dato punto fi sso le lettere della tabella destra non siano vedute nall'occhio sinistro, e quelle della sinis tra restasset•o occulle all'occhio da!'lro. Se nella visione binoculare le leLtere di entrambe le labelle vengono Ielle. la simulazione con ciò risuJla pales e. F) Alfr·edo Graefe (1.875) p1<opose un metodo, g ià s tato indicato dal prof. v. vVeltz, consisten te nel bendat•e l'occh io sano, e, senza parlare con l'individuo in esame, nell'applicare dinanzi all'altro occhio dei prismi nelle più svariate dir ezioni, che intercettassero la fiammo d'una candela. Gli involontari cambiamenti di dir ezione dell'occhio p~r l'aztone dei prismi sveleranno la simulazione. Che poi finalmente il metodo della reazione pupilla ee ve•·so la luce non o ffra nn mezzo sicuro di diagnosi, è cosa uota: pet:ò a tal ••iguat·do si ammelLP-I'à l'amaurosi unilflterale: a) se la pupilla dell'pccbio s up posto leso non rc:'agisce piu allo stimolo luminoso in modo diJ'ello, ma bensì per consenso. b) se la pupilla dell'occhio sa no, la cui dit·etta cc~·itabililà <~Ila luce è !'lata prima accerta.L~, non mostri un movimento consensua le in relazior:e coll'aumento e colla diminuzione della luce nell'altro occhio. Contulloci6, uua completa amauJ'osi monoculare può esistere, e la pupilla r ea gira in via eccezionale allo sLimolo luminoso per eccitamento riflesso nel nervo oculomotore. Ad ogni modo, per quanto incontra piuttosto di rado lo aver da l'are con simu la tori di un' amonrosi monoculare, allreltanLo é ùi g ran lunga più frequente la simulaziùne o, (ciò che é più comodo), la volontaria esagerazione di un'ambliopia veramenLe in allo iu un sol occhio. In tali casi se gl'individui confessano di poter ancora legger e, allora a pronunziare un giudizio si potranno usare quegli stessi mezzi, che valgono a far presumere pet> falsi i dati sullo sta to del


E SERVIZIO MEDICO Hlf.ITA.R&

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IJIOlere vi~i vo in entrambi gli occhi. Il difiicile sla quanclo l'in-divjduo, simulalore d'una ambliopia monoculare, asserisce che con rruel dalo occhio non è piit in grado di riconoscere gli oggelti minuti, e quindi di non poter più neanche leggere. Qualora però la fot·Luna permette di sLrappnrgli l'anzidetta confessione, l'impostura apparira pt·esto palese col seguente mezzo, peraltro anche applicabile nella simulazione delraOl81lrosi unilaterale. Mentre il preteso occhio ambliopico si fa tener chiuso, il pertlo sanitario s i occuperA di dctermjnare il gr·atlo di rel'razione u di accomodazione dell'occhio sano: d•lpo di ~he, menlt'e il pt·imo è lasciato a sè libero, si porra dillllnzi aU'occhio sano una lente convessa di media dist.snza focale (circa di+ j/G), e si lasceranno leggere i più minull cara lleri tipografici in gur~a che dal punto prossimo s ieno successivamente allontanati al puoto più remoto. Se l'individuo seguiterù a leggere oltre questo ultimo punto, vorrà dit•e che si sar ò servito ùal preteso occhio ambliopico. Ad outa che il principio della visione binoculai'O non si possa BJ.oplicare alll! prova dell'ambliopia monoculai't' simulata, nello stesso semplice modo che si pi'Blica per l'amauI'O;.i analoga, ciononostante lo si può mettere a prontto in quei casi di indebolimento dello vista, nei quali la visione binocular e non ba paLilo disturbi, come di frequente avviene neUe a n1bliopie congerute ed in quelle che si sono sviluppate nell'iufanzia od ancbe in quello aiLL·e che m qualche periodo della vila si sono combinale con una viziosa posizione dell'occhio. Relativamente a questi casi vale il metodo dei Prismi, sugger1lo ìn origine dal prl)r. de Weltz. Gl Yieusse (Reeueil d:Ophthalm. 1875) consjgH6 quest'altro metodo, che Kugel ritiene per molto pratico. Due oslìe da sigillar e di diverso color e a distanza d'un centimetro fl'a 1oro, sono por tate sotto un~ slereoscopio. A così piccola dislanza l'una dall'altra, quella che sta a ~no destr a dell'individuo in esame apparisca a. sinistra , e ~lceversa. Ammesso che l'oslia di destra sia rossa e QuElla -d~ s int"tra azzurra, avver rà che in apparenza cambieranno ~ posizione. Poniamo che s'abbia da fare con un individuo 'l!lmulalore d'amaurosi siojstra, due casi possono darsi: o che


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.IUVIS'I'A DI Tl:oiC It:A

egli asserisca di vedere entrambe le ostie, ed allora per crò stesso la simulazione è riconosciuta. o che ne vec..la soltanto una. In questo secondo caso naturalmente afferma di vedere l'azzurra, come quella che corrisponde a destra, o~:sia all'occhio di norma le potere visivo, e C<'Si si scoprirà con una doppia menzogna, negando cioè l'esi$lenza dell'ostia rossa, che doveva pur vedere con l'occhio sano, ed asserendo di veder l'azzurra, che poteva veder e soltanto con l'occhio amaurolico. Per determinare con questo stesso metodo anche il gl'ado di acutezza visiva, Kugel invecu delle ostie, si sen:e con vantal!'gio di due brevi parole, come ad es: cuore mio (hel': mein). Il simulalore o IP-gge mio-cuore, ovvero afferma di vedere soltanto quella delle due parole, che nel fallo poteva soltanto esset· letla dall'orchio preteso callivo. H) Monoyer (Gazette h~bdomad., 1875) si servi pur•e dt>llo slereoscopio, in ogni lato del quale situò delle letter·e alfa.beLicho, a ta le distanza fr·a lor·0 c:he gli spazi lascinli ùa una imma ~ine fosseeo occupati dalle lettere dell'altra. Kugel dice che con questo metodo non poLelle ottener e alcun risultato esatto. l) Rabel RùckhardL(Deulse/te mili.liir iir::tliclte Zeituny,tr-161 propo!le diversi mezzi pet· r·iconoscere la simulazione di'll'amaurosi monocult~r·e con lo s lereoscopio. Due cit·co!r oli uguale diamelr o, i cui cenlri sieno distanti fra loro :> '/~ cm , e dei quali circoli uno abbia disegnalo al s uo Ialo esler'no una croce, e l'altro un quadrato, a chi possiede intatta la visione binoculat'e appa rir'anno solto lo ~lereoscopio come un solo circolo, con una c roce da un Ialo e coo un 'luadrato dall'altro, a motivo della sovrapposizione dei due fro lot•n. Col pl'incipin del com pletamento di due mezze tlgur·e Ku ~el è t'iuscilo ad averne una t•iunita in guisa, che ponendo una linea orizzontale da un lato dello slereoscopio ec..l una lint>» verticale dall'altt·o Ialo, se l'individuo in esame vede una croce, si può escluder·e l'amaurosi monoculare: e tlippru, se dalla parte del supposto occhio ambliopico inVPce d" una linea se ne disegnano due o tre piil solLili, a tale di~>Lanza fra loro che un occhio normale s ia in grado di numerarle


E SER VIZIO MEDICO MIU TA RR

-dlllliutarnente, e se l'individuo con fessa a ppunto di discertlerle, la -.ua acutezza visiva ::;arà norma le. Un altro metodo ana logo ha proposto lo sles;:,o Rabel 1\llckhardl. Delle linee diversamente colorate s'incrociano nel loro punto centrale, sia nel campo destr·o che nal SInistro dello slereoscopio, assegnando alle linee un colore diverso p13r ciascun occhio: S J la stell11 che l'individuo vede é dei duu colori riu niti, la simulazione dell'a!rlaurosi monoculare é provata. K) Boudon (Recueil d'opl!tltalm., 1877) pet• r iconoscer e l'amauro~i ~i M rvì d i due prismi òi cit•ca 15 g radi, che s i pon lfOIIO da"ant1 agli oc ·bi con la base diretta in Cuori; dinanzi a un pl'i"uln si ll'o va un vetro I'O$SO, ed uno azzurro avanti l'altro. Pr•r quesLa diversità di colore nei vclr i le doppie immagini 111crociate e variopinte d'una fiamma eli Cl!ndela. non fliUngono a fonder si: d'onde emo•·ge il vantaggio sull'alt•·o metodo del pJ•of. Alberto von G•·aefe. (·he per applicare il prisma in direzione verticale ottiene inveco la fus ione delle doppie imrnag rni. Lo sLe"ao Boudon. procede a smascherat•e la simulazione d'un indt>bolirnen to dell'acutezza visiva col mezzo d'un appal'ecchio, a roggia d'un I)CCbialino da leali o, composto di due tubi, lun ~hi 20-30 cm .• &i cui oculari si LJ·ovano dei prismi di 20 (ll'&ch con la bnse dil'ella in fu or i. ed ag-h obbiettivi dei piccoli Cogli mobali con figure, dlvl:'r:se a destr a e a sinistra, ovvero :!egli otlolipi di S nelleo, pe1· riconoscet·e eziandio l'a cutezzza visivo. Questo me todo noce difierisce essenzia lmente ua quello 11i Vieusse, fallo con lo s tereoscopio di Brewsler, che pet· la maggio t· dis tanza (5 tf2- G c m.) degli oggetti ft•a loro e 'luindl per la lunghezza dei tubi che rende s upe••fiui i vett•i oe~lar1 con vessi, esistenti invece in quello steJ•eoscopio. Kugt!l, dundo ai tubi tale una conve1•genzo verso l'obbietli•.o d~ farli tocca re per le loro pn reti interne, e sostituendo ~l'lsmt più deb oli, nonché ponendo t.h nant.i tl~li occhi delhsemlllando due r •·is mi abducenli, ha immaginato un apP8reccbto ai111ile a qul!llo di Bo•tdon, con la difierenza anche -degU O;.tgelli, che sono lettere alfabeliclte, incastrale in un ,.nello tuc!tallico, che si a v vila all'obbaelli vo.


RfVISTA 01 TRC~lCA

L) Snellan (Zehender's klin Mon.at:-bl. f . A ugen.heilkunde,. 1877), basandosi sul fatto noto che le lettere di color· ''eroe-

non souo riconosciute a traverso d'un vetro ros<~o, e viceversa, fa meLlcre delle lettere di color rosso o verde dinanzi all'individuo, mentre gli s ì arrua a vicendf~ l'occhio sano d'un vetr·o colorato complementare: se col wtro ù'uQ colore egli discernerà contempo•·aneamente le lelle•·o dei due colori, il sirnulatore sarà smascher•alo, perchè non puo aver le distinte che col pr eteso occhio amaurotico od ambliop1co,. lasciato senza vetro. M) Marti11 (Recueil de mém. de méd. miliL, 187A), mentre fa legge•·e, a Lraverso due a perlur·e d'una scatola quadrangolare, i caralLeri grafici che sono disposti nella sua pa1•ete· posteriore, da uo•apertura superiore lascia cadere v('rllcalmente una stecca dinanzi all'occhio <~ano per escluùer·lo •lalla visione. Se l'individuo seguilera a leg~ere, la ;;ua simulazione dell'amaurosi o dell'ambliopia monoculare san\ polc;:e. Come si vede, ò qnesta una morlirlcazione del metodo summentovato dol Coigoet (e). N> Maréchal (14idem, 18i9) propose l'inge~no~o metodo d' una scatola, della lunghezza di 27 cm. per una lorgùc~zza di 17 cm., n~>lla cui parete più rist•·elta sono prulicule due aperture per· gli occhi, presso alli.! quali, e prop•·iameulc agli angoli delle pareti laterali con l'oculare, possono fls~arsi .Ielle palline variamente colorate. Nel rnozzo della pfll'e lo opposta è uno specchio piano, la cui lat·~h ezza è minore del la di;;lanza che banno gli orcui fra loro, in guisa che l'occhio ù'mtlulo vede la pallina del loto opposto: d'onde, con questo IJlezzo delle posizioni incrl)ciate delle immagini, il ~imulaloro «'lilud•J, enella credenza che l'occhio sano ùf.'bba vederA l'o!.!~.. uo si · tualo al propl'io lato, lo indicherà appunto in que!lla posizione, ma ell'oltivameote lo vedrà con l'occhio pt·l:lto~o Amaurotico: con alke parole, quando l'arnaur·osi fosse ve•·a, è l'oc· chio sano che vedrebbe l'immagine dell'oggetto nel Ialo opposto, corrispondente all'amaut•osi monoculare. Anche il Flees (1) ha costruilo una scatola analo~a, ron la (t} Y. la momorla del dott. ToliBLLtNt ~ullo Malattie più (requtlllellltnlt sinmlate o provocate dagli huc~·itti, a pag. 2:i3 - (Roma, Tip. VOJ!hum, 1875). N. e.I. T.


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variante (aggiungo io) che invece d'uno specchio, come nel precedente apparecehio deL Mar·échal, ne aveva disposti due verli~lm enle, inclinati sotto u n augolo di 116". Un po' più • comyli ca t~ sono le casselle del P et1·escu e del Sichel, che si disput.ano la priot·ità dell'invenzione, ma, basale come sono sullo stesso principio dello immagini incr·ociate, sono superflue r ispetlo a quelle più semplici del Marécltal e del FJees, le quali alla lor voHa semplificauo il metodo del Vieusse (1 ).

O) Baud ry (!nternationaler m.ed. f(ong r ess, 1881) col suo metodo del prisma, tenuto dinanzi all'occhio sano in guisa, éhe una mela della pupilla di quest'occh io sia inutilizzola dall0 spigolo, 1nenLt·e l'oltre metà é libera, provoca una diplopia monoculare,che fa vedere tre fiamme d'una candela invece ùi uoa nel caso di simulazione, e soltanto due fiamme allOI'Cilé l'amaurosi é reale: in praLica pt>r ò il metodo pr esenta qualche t li Cficollà. P) :1 medodo di Stoeber (Arehiv f. Ophthalm.. 1.8t:!:i) dif t'e risce dt:~ quello di Snelle n (Ll in queslo, che non le letter e sono colorate in rosso o in verde, ma invece il fontlo, che é un vetr o <la Jlnestra sul qual ~ desse sono applicatP. di color nero: e che perciò, mer·cé il vetro coloralo complementare, il fondo apparendo più oscuro, le lettere non si distaccano nettamente e res teranno indistin te. 8l'avals modificò anch'egli (1884) il mélodo eli Snellen, s u l qufl le peralko Kugel n giusta. ragione si espr·ime che n0n ofl're alcun vantaggio. Q) Chauvel (A.rclt. de med. milit., 1885) si servi d' un apparecchjo cotnposlo di due oculari e d'una parete posteriore trasparente, sulla quale sono applicate due scale di caratteri, e che è illuminala per di dieli'O. Senza che l'individuo C&s(l) Stando allo ~crltto dal ·Ku~>el ,o ,

pnrre])be che l'in vento re lla ll ' ln,~gnosa o

~tta rosse Stato Il lllnréchal, mentre iovaee Il Flces, medico olnndesc, lo pre-

eedotte dJ molti noni. 11 lllarécbal_ modlfleO lnsignillcaotemeote l'ap)lareccbio, che fu invece arricchito di agg;unto da duo nostri, prima dal colonneUo me: dott. .Marini, ed llllimamente dnl maggklre medico dott. Astegìano, dl cui 1 la memoria originale nel rascicolo precedente. N. d. T.


RiV ISTA DI TEt:NlCA

in es ame se n'avveda, si lasciano agire due diaframmi, dei quali l'uno pet·metla di vedere gli otlotipi soltanto con la linea visuale incr ociata, e l'a ltro con la linea diretta. A Kugel, che di questo metodo prese conoscen;,:a unicamente da un a t·ti colo di rivista, appar so nel Nagel's Jahr esiJerichten del 1886, sembra giustamente che i già citr~ti appar ecchi di Vieulòse, di Mat·échal, di Flees, di P etr·escu e di Sichel, basali sullo stesso principio delle immagini incrociate, t·ispondauo ad un analogo effetto. QuesLi sono i p r·incipali metodi, che nel la questione medico-legale militare della simulazione dell'amaurosi e dell'ambliopia snno s tati lì n'oggi messi in uso, senza Lcne1· conto di altri pubblica ti in var i giornali medici, che, per non pr esentare essenziali modificazioni, sono da trascur'lll'l'li. Senonchè la frequenza della simulazione stessa, e la possibilità che individui inlelli~enli, nel proposito di sottrarsi '81 servizio militare, si rendano padr oni delle Ie:xgi ottic!Je, mettendo cosi il perito san itar io nell'imbarazzo, consigliano di escogilat·e sempr e nuovi metod i. non ancor a n oti alla genet·alità, come invece possono essere gl,i altri comunemente in uso. È inoltre d'un certo vanta ggio per il medico militare, non pure di poter egli stesso convincersi della esistenza d'una simulazione. ma anche di mellet· in oper·a i più svAriati mezzi pet• rendel'la il più che sia possibile manifesta agli occhi dei componenti il cuns iglio di leva. Gli è con que~ti intendimenti che il dott. Kugel, primari•> del riparto oculistico nello ospedtlle • Alessanrlro • in Sof:ìa, agli esposti metodi d'esame ha a~giunLo i seguenti: I . - a) Pr·ovocando un astigmatismo artificiale mercé lenti cilindriche, dette quali l'una sia posta dina nzi a un occhio in modo, che col suo asse formi un angolo retto con l'asse dell't~ l tra lente s ituata dina nzi a ll'altro occhio, e facendo g uar· da re un punto luminoso (ttd P.sempio una fiamma di caudela, che arda in una scatola 1uad rangolare chiusa da ogni IaLo, la quale abbia nel mezzo della parete p1·ospicienle l'individuo in esame un for o circolare di 3 mm. di diametro, che é co· perto da vetro opaco e serve da punto luminoso), questo, se

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E SEIIVIZIO ){EOICO llii.ITAl\E

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finùividuo ha la vista normale, gli apparirà in forma di croce luminosa: in caso di a maut·osi monoculare il punto sarà una linea luminosa, orizzontale o verticale, a seconda della posizione che l'asse cilindrico della lente avrà dinanzi all'occhio sano. b) Col metodo precedente si r·iconosce soltanto l'es istenza o la simulazione dell'amaurosi: però l'asti gmatismo artificiale può esser' messo a profitto anche pet' diagnosticare l'ambliopia e pe1' determiname il grado. All'uopo, messa una lente cilindrica avanti l'occhio normale, e facendo guardat·e u~ foglio di carta sul quale siano disegnate delle linee parallele, tenuto però a tale distanza e direzione che con esso occhio non le si possono assolutamente numerare, se l'individuo mvece riuscil·a a contarle, ciò non puo aver fatto c he col preteso occhio ambliopico, e quindi la simulazione é scoperta. Si può variare lo >-perimento, mettendo verticalmente avanti agli occhi due lenti cilincll'iche, e lasciando g-uardat'e una serie di linee incrociate, verticali ed ot'izzonlali, le quali naturalmente saranno distinte in modo nello sol quando il polere visivo é identico in entrambi gli occhi. Che se uno di quesli è realmente ambliopico, saranno viste lo sole linee vel'ti-eaU. A scanso di possibili et•t•ot·i, prima di usare questo metodo é necessario accertarsi che né l'occhio ambliopico, nè il normale sia a priori asti,.matico o ciò si ottiene pel' l' . e ' un occhto solamente coll'esame oftalmoscopico, e per l'altl'o -col metodo conosciuto: in tali casi è prin cipalmente indicato un allro accurato esame oftalmoscopico per determinare la rerrazione degli occhi. II. -Un altro semplice metodo, simile a quello che si prallca con lo stereoscopio (l), è il seguente. Chi, avendo la vista normale, guardasse a tra verso due tubi paralleli, lunghi 30.{0 cm., distanti fra loro egualmente che i nostri occhi, ed aventi al proorio obbiettivo teso un filo, orizzontale nell'uno, verticale nell'altro vedrebbe l'imm~1<Yine fusa d'una CL'oce· l' ' >:> • amaurotico reale vedrebbe sempre il solo filo che corrisponde all'occhio sano. Ponendo poi uno o più fili di diverso 1lpe$Mre ed a distanza variabile ùa un occhio che si s up-


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RiViSTA. DI TECNICA

pone ambliopico, con questo stesso mezzo si potra riconoscere se veramente esista o no l'ambliopia. Kugel però afferm a che, senza ricorrere a speciali ap parecchi, noi possiamo sempre procurerei in modo semplicissimo i più svariati mezzi per riconoscere la simulazion e dell'amau rosi o dell'ambliopia monoculare, mediante due s emplici tubi, i quali, secondoché s ieno più o meno convergenti, più lunghi o più corti, faranno si che le immagini di due oggetti simili, situati ai lot·o obbiettivi, appariscano fu~r~ o distinte, a seconda della convergenza e dell'accomoda:.done, che dànno la nozione della dis tanza: ed infine possiamo anche r icorrere nel modo sopra indicato ai prismi ed ai velt'i colorati. III. - Kugel, ino ltre, in casi di simulazione di amaurosi monocular e, ha potuto invece accertare l'esistenza della visione binoculare, col mezzo dei fenonteni dello splendore stereoscopico, od anche, senza set·virsi dello s,tereoscopio, provocando lo splendO t'e binoculare secondo il me lode> di Dove. È nolo che guardando nello ster eoscopio con un occhio una supet·ficie nera e con l'altro una superficie bia nca, no n ne l'isultera ~ri gia l'immagine totale, sibbene splendente come la grafite. Lo splendore bil'loculare in vece si ollieue nel seguente modo. Sopr a un foglio di carla r ossa s'incolla una s tella di carla azzurra, e si pone dinanzi a un occhio dell'indiviùuo in esame un vetro rosso, e dinanzi a ll'ollro un ~ vetro azzut-ro: se egli vedeà ri!': pleodere Lanlo il fonJo del foglio di carta che la stella, si dira che la percezione bino· culare esiste, e che per ciò è un simulalore. IV. - Questa stessa percezione in entrambi gli occhi si può accertare allo s lereoscopio col metodo d i Bri.icke, prendendo due pezzi di cartone, sui quali sia incollato della carla rossa e azzurra in modo, che t~iascun pezzo presenti uu campo di diverso colore, però mentre nell'un campo pr·evale ilt·os"o, nell'allro é invece l'azzurro il più esteso . Sotto Io stereoscopio, se l'amaurosi monoculare é simulata, s i vedr'anoo delle s trisce rosse e azzurt·e, e in mezzo ad esse, altre s lri>'ce di colot' misto, cioè violelle. V. - Il metodo di Knapp d i pot't'e dinanzi all'occhio supposto ama ur·otico un prisma di 5-6 g radi, e dinaozi all'occhio


E SERVIZIO MEDICO MILITARE

sano dei piccoli caratteri tipografìci, la cui leLlut·a a lungo è quasi impossibile quando l'amaurosi :;:ia reale, s e in taluni casiJ anche con una len te convessa di 8-10 pollici sostituita , dal Kugel al prisma, può dare buon r isultato, in altri vien meno, perché la lellut•a é continuata per un certo tempo. VI. - L'amau1·osi o rambliopia monoculare può es$er e svelata, usando i midriaLici e i miolici nell'occhio sano o po· nendo avanti ad esso una lente convessa: se gli otlolipi N. L di Jaeger sono letti con due occhi, ciò non può aver fatto che l'occhio preteso infermo. VII. - Se un individuo affe1·ma di non poter leggere gli ottotipi minuti, ad es. i numet·! 1-4 della scala di Snellen,-. mentre legge gli altri numeri, Kugel prende diverse lettere alrabetiche di eguale a ltezza d' un numero di Snellen, e le pone sotto lo stereoscopio: per minimo che sia il grado dell'ambliopia, anche quando si usano lettere più gl'audi di quelle che sia in grado di leggere, l'individuo non vedrà assolutamente nulla della parola corrispondente all'occhio ambliopico, e solamente nel caso che dessa s ia più lunga dell'altra parola speltan~e all'occhio normale, ne g iungerà a percepire le lettere finali, che non sono coperte dalle lettere dell'altro occhio . Ed ora il Kugel, assorgendo ad una sintesi finale, propone la seguente accettabile classificazione per gruppi dei metodi fìn'oggi conosciuti, e di ciascun gruppo raccomanda quelli... che meglio rispondono allo scopo pratico, e che pet' evita1·e ripetizioni segnerò in carattere corsivo: 1. Metodi che si propongono di escludere dall'atto della visione il supposto occhio normale, allo scopo di indurre l'individuo in esame a vedere soltanto con l'altro occhio preteso amaurohco od ambliopico. (Metodi di Kugel (B), di Coignet (b e c), di Alfredo Graeje (con le lenti convesse), di Martin, di Snellen, dello s lesso Kugel (con l'astigmatismo (b), e l'uso dei midriatici e dei miolici). 2. Metodi che hanno comune il principio di far appat•ire doppio un oggetlo nella visione binoculare: (quei di Alberto "· Graeje, dj Va.rlomont, di Boudon (per l'amaurosi), e di AV'reda v. Graefe (coi prismt).


RIVISTA D! TECNICA

3. Metodi che hanno comune l'altro principio d i r iunit·e in una sola le immagini di due oggetti: (quei di Rabel Ruc/>.ardt con le modificazioni di Kugel, e i metodi pure di Kugel di far apparire come croce un punto luminoso, (con l'astigma-tismo (a) , o d ue fili , dei quali l'uno ver ticale e l'altro orizzonta le (col mezzo di due lunghi tubi (li). 't. Metod i, nei quali è pure comune il principio delle im· magini incrociete di due oggelLi (quei di Vieusse (Q), il 2• dl Bo ud::>n, di Marécbal, eli Flees, ecc.). Kugel, da ultimo, a completare la trattazione dell'argomento in rapporto alla diagnosi di simulazione dell'amaurosi o dell'ambliopia blopoculare, a:zgiunge le seguenti conclusioni; .quatlro possibil ità sono all'ocç:oreenza da tenersi presenti nella simulazione, cioè: 1• che l'amaurosì sia bilaterale; 2~ che l'amaurosi d'un occhio sia associa la ad ambliopia .dell'altr o; 3• cl1e l'arnl:iliopia s ia binoculare, ma a grado diverso; 4• che l'ambliopia binoculat·e sia dell0 stesso gr·ado. ll p1·imo caso .è ral'issimo: all'autore occorse una sola volla nello sped'ale militare Gumusch-su di Costantinopoli , ma .quando fece le viste di voler lo operare, l'individuo si smas cherò. l casi ind icati al N. 2 e 3 possono essere riconosciuti mer cé i metod i proposti per l'amam'osi e l'ambliopia monoculare . Per quelli invece del N. 4, Kugel t·icor'da la. re gola, rilevata g ià da Snellen e LandoiL nel Gr·aeje-Saemi.sch's Handbuch, che cioè negl'individui con vista normale il rap porto fra Ìe acutezze visive trovate coi diversi numeri, a p~:u·ita di cir costanze l'elative all'illurninezione e all'adattamento, rimane pressoché i nvariato: laonde con osservazioni ri petute per una serie di g iorn i si può facilmente far cadet'e i sirnulalori della specie in aperla contra,ld izione. G. P.


E SERVJZIO MEOlCO MILITARE

Le aouole di sanità mllitare In Francia. Le scuole di sanità rriilitare in Francia sono ùue: e cioè la Scuola di AppJicazione di medicina e farmacia militare, detta di VaJ-de- Gràce, in Parigi, la cui istiLuzione risale al 9 agoslo1S50; e la Scuola di servizio di ~anità rnilibare, .r ecentemente stabilita in Lione, che si apre.

l. Scuola d'Applicazione di Val-de-Grace.

Lo scopo e.ssenziale che ebbe questa Scuola fin dal suo impianto fu di completare l'istruzione pratica degli sta!Jiaire~ {praticanti) dottori in medicina, facendo loro studiare le specialità della medicina e chirurgia militare. Nonostante molli miglioramenti che si introdussero, per un periodo di quasi 40· anni, in codesta scuola, per cui ne conseguirono buoni risul tati, da circa un anno è stata riordinata e riforma ta per decreto del Presidente della Repubblica, in dala 22 novembre 1887, in seguito alle proposte fàtte dal Ministt•o della guerra Th. Ferron. Riproduciamo integralmente il decreto. TITOLO

I.

Istituzione della scuola . . Art. 1. La scuola d'applicazione di medicina e farmacia m ilare è islituit~ per dare ai medici e farmacisli praticanti (stagiai~es) l'istruzione professionale militare specia le, teorica e Pl'(ILica, necessaria per disimpegnare 11ell'esercito g li obblighi di servizio che incombono al Corpo di sanità militare. TITOLO

Il.

Personale della scuola. Art. 2. Lo stato maggiore.della scuola é compo!:'to di: Un medico ispettore direllore· Un medico principale di t• clu'sse solto di•·ettore;


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RfV!S'rA Of TECNICA

Un m edico maggiore di t• classe, ruaggiot'e; Un medico maggior e di 1• classe, bibliotecal'io e conser''alore delle collezioni; Tl'e medici aiutanti maggiori di 1' classe, sorvcglianLi; Un ufficiale d'amministrazione di 1• classe, contabile del malet·iale e le~ori ere. Al't. 3. Il direttore é nomi nalo per decreto, in seguito a pl'Oposta del Ministro della g uetTa. Art. 4. Il sotto direttore e g li altri ufficiali add~lLi alla scuola sono nominati per determinazione ministeriale. Il bibliotecario e consel'valore delle collezioni può essere nominalo fra i medici maggiori di t • classe in riliro. l medici aiutanti maggiot'i di t• classe non possono essere nominati sot·veglianti che dopo due anni di anzianità nel loro g t·ado. Art. 5. L'autorità del direttore della scuola s i esercita su tutto il personale, e s u Lulle le pa rti del servizio, andamento, ·disciplina , istr uzione e ammirùslrazione. Corr isponde direttamente col Minis teo. Deve alloggiai'e nella scuola. Art. 6. Il sotto-direttore é contemporaneamenLe medico capo dello spedale milllat'e di Val-de·Gràce. Es.so é l'intermediario del direttor e della scuola in tulte le par li del servizio. Ha lo speciale incarico d i !'Orvegliare l'andamenlo, la disciplina e il servizio nella scuola. Il personale della scuola sta solto i suoi ordini irnmedioU, e solto la sua diretta sorveg lio11Z8. T iene il r egistro clel personale. Sostituisce il direttore in caso di sua assenza. Esso non é inca rica lo di a lcun put•Licolare insegnamento. È di r ettore degli studi, e per ciò ha il con trollo generale sopra tutto quanto rig uarda l'insegnamento, e le eser citazioni pratiche. In caso di assenza (; sostituito dal medico p rtncipule più elevalo in g rado, o dal più anziano nel grado s uperiot'f'. Art. 7. Il maggiore, l'ufficiale d'amministrazione, il bibliotecat'io e i sorveglianti esercitano le loro funzioni confor·memente ai regolamenti sull'amrninislrazione, e la c(lnlabllitA delle scuole, e s ul s erviz io intet· no della s cuola. Art. 8. Il personale d'insegnamento è composto ùi prores-


E SERViZIO lffiDICO MILITAR&

11ori e ùi professor·i a g~iunli , ripat•lili, come setnJe, per le diverse br·anche demnse~namenlo: t• Un professor e ed un ac:sistenle. - Jlalaltie ed epi· demie denti eser citi; 2" Uu pr·ofes!'ore ed un a ssislenle. -Chir u rgia di gttl!rra {fe rite in qaerra); 3' Un JH'Ofessor e e Jue aggiuuli.- Anatomia chirurqica, opera.rtoni ecl apparecchi; .t• Un pr ofessor e ed un ag~iunlo. - l,qiene e meclicina

legale e militare;

a• Un professore ed un ag~iunlo. - Legislazione, ammi· niatrasione e serou•o di ;wniia miltlare; lr Un professor e ed un a~sriunlo. - Cltimica applicata alle peri:rie, e tossicologia. L'aggiunto di chimica, oltre le fuuziont pr·es;:;o il professore dt chimica, è messo a disposizione d~l pr·oressore d'igiene per le dimostrazioni ed eser citazioni chimiche, baltel'iologiche, ecc. necessarie per l'ins1:g namento pratico dell'igiene. I proftlssori sono scelti fra gli anziani a!Xgiuoli o gli a ggiunti in ~sercizio. Sono nominati dal Minis lro sopr·a due liste di tre eandidali comptlate l'una dal Con~iglio di perfezionamento della sruola , e I'Ailro dal comitato c1>nsulenle di sanità. Essi devono tl\èrP- il ~rado di maggiore di 1' classe almeno, e di principale tii t• classe al più. La dur·ala nelle funzioni di profellsor·o non può eccedere 10 anni. Arl. 9. l profef'sCJri aggiunti sono nominali per concorso. I tnagg1nri di 1' e di 2• dasse soltanto ~ono ammessi a concor rere. La dur•ata nello lllnzioni di pt·ofessot•e a ggiun to é stabilita

~i 5 anni.

Art. lO. Il piccolo stato maggiore della .-,cuoia é composto di: Un allievo aiutante d'amministt·Azione; Un sergente infermiere di visita; Cmque ser~enli infermier·i commessi scrivani; l:n sergente istrullorP- di scherma; Selle caporali infermieri commessi scrivani; Dodici soldati infermieri di 1' o di 2' classe.


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JUVIS1A Ul 'I'EC~I CA

Art. 11. Il personale suballerno civile è nominttlo dal direttore della scuolA con approvazione del Ministro. Detto per~o­ nale consta di un addetto di lobor·alorio e di un portinaio all'ufficio della direzione. Trror.o Jll. COM tg li.

Art 12. Sono stabiliti nt>lla scuola: J• Cn consiglio di perfezionamento; 2• Un cous iglio d'am m inistr•ezione; 3' Un consi::tlio di disciplina. Il consiglio d• perfe~ìonArnenlo è composto del direttorE>, del sotto-dir·ettor e e dei professori. Un aggiunto, nomi11ato annualmente del direttore, compie le funzioni di segretario Il consiglio si r·innisce 'Jgni volla che il direttore rlella scuola lo convoca, e almeno due volle fanno. li consiglio tr·alta tutte le questioni poste in deliberazione per proposta del fWC· sidenle, o di uno dci membr·i, nell'inter·est:e degli studi. Se le sue deliberazioni sono dir·eue a proporre delle modifìcazioni uei programmi, o nella dur'Ala dello sbudio dell P. materie, i )' l'Ocessi verbali dello sedute sono annessi alle r elazioni trasmesse dal diretLor·e della scuola al Ministro. A rl. 13. Il consiglio d'ammintslrazionc si compone dal di· r ettore della scuola, presidente; del sollo-direllorl', di Juc ufficiali medici profc~sori, del maggiore relalore, e dell'ufficiale d· a mministrazione. l medici professori ~ono scelti fra i più anziani di grado Il più anziano è membro di dirillo, gli Allt•i due si alternano. Le attribuzioni del consiglio d'ammini~tr·azione sono definite dai regolamenti sull'amministrazione delle scuole. At·L. 14-. Il consiglio di disciplina è composto del dr rettore della scuola, presidente, del sotlo·direltore, di un profes!'ore designato ogni anno dal direllOt'e, di due meè.ici principali o ma11giori del p1·esidio, designali ogni anno dal Ministro. Il consiglio di disciplina 1\ incar icalo di pr·ovocare Lutti' le misure necessari e pel mantenimento dE>II'ol'dine.


E SEI\VlZIO llEDI CO .\fll.ITAIIE

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11 praticante che avt•ù cornme~so una manca nza tanto gl'ave òa incorrer e nell'espulsionf) dalla scuol a, deve subire il conBaglio di rlisciplina. Il Mini~lro della gu~rra determina sulle pr oposte di espulllione, le quali devono sempre es1>e1·e accompagnate dalle molivazioni del consiglio. Ogniqualvolta avvenissero dil'or·dinr gravi, o mancsnzP collellive, il Ministro prender &. sul rapporto del direttore della ecuola, qut!lle misur·e che stimer à oppor tune uell'inler eRse della disciplina. TITOLO IV.

Di&posi:ioni relative ai praticanti ed al ser ri:io interno. Arl. 15. Tutti i militari allievi ùi servizi o di sanità (1), rlivenuli •lottori in medicina; o farm acisLi di 1' clal'se, r-ono a rnrnPSl'i di pieno niritto alla scuola di applicazione noi tempo util e u dalal'e dal l' noveml)l'e fì no al 25 d ire m bre. Gli allievi di servizio eli sanita, ammessi nlla scuola di applicazione, ~ubiscono un esame che deter mina il lor o ot:d ine di cla«!lifkazione. Tale esame <'Otnpr ende le seguenl1 pr ove: Pe1· gli allievi dollor· i: 1' Un componimento scr·i llo sopra un soggetto oi pa tologia generale;

2" E<>atM di due m Aiali atl'elli: l'uno da m11 laltia medica, l'altro ùa malattia chir•urgica. 3' Una prova ui medicina oper ator ia, I'I'PCerl ula dalla !.!escrizione della r eg1one sulla quul•' ~i deve operar·e: lfl Gli alll~'l tlì <er> izlo di sanitil escom1 dalla sruola Ili Lione. ( Veda~l piu " 1011 'IU.nlo rl!'unrda questa Scuola). s!tDO all'anno 1870 gU nllie1'i di sanita uscivano dalla Sruola di ~el'vitìo di r la di Slr:ubt~rgo. OaJ 1871 al 1888 venivano invece tratti d:~ l h.• Vtll'i<• d ita 41 !aDda, O~·· t"t.Levano lacollà m edicL!' c in•ieme ~11edalì lllilil;\rt o mi~ll. ai q~ Ili allie,, c~~ :~dtletti e dovevano 'istruii-si e pre~t.are servizio. QaJotre lflll alli<Wt dt sanità , sono stati tal volta ::umnessi nlla Scuoln d' AIII•ll~e di Vnl·de-Grtlce nneh e taluni medici civlli non nllil•vl rll snuiUI che ._ J YIQo 111 I'Otraro nel corpo sanitario militare. Dovov~~rw lmpO!IIIar•i ver lllUeroerma ronw gli a11i~ 1·i, subire eguali nncrl, e percorrl're n~lla scuola un 111110 di cor3o.

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nLVlSTA Di TECNICA

4• Esame orale su ll'igiene. Per gli allievi fat'macisli: 1• Uu componimento scl'iLLo sopra un Lema di sLot·ia naturale dei medicamenti e di materia medica; :!.'Esame orale di fisir.a, chimica, storia naturale e farmacia; ;3• P reparazione di alcuni fra i meclicamenti ioscl'illi nel codic-e fanna ceulico; detcrmin azion ~ di sostanze diveJ•se (minerali, d1·oghe, piante secche o ft•escbe, medicamenti composti). Questi esami souo dali, dal 26 al 31 dicembt·e, clinnanzi ad una commissione pt·esieduta dal direttore della scuola c composta, per g li allievi medici, dei medici p1·oressori: e, per gli allievi farmacisti, dci farmacisli (professore e pr·ofe.ssore aggiunto) della scuola, e inoltre di un rarmacisla maggiol'e designaLo dal MinisL1·o sulla proposta del comitaLo·oconsulenle di sanità. Al seguito di questi esami gli allievi sono nomioa.Li pl'alicanti (stagiair~s). TI corso pratico comincia il l ' gennaio. At·L. 16. Le diverse branche dell'insegnamento sono detet·minale dai programmi. Questi pt·og-t•ummi, e la L!lbella dal repar·lo ~dol tempo dell'inset:mamenlo, sono sottoposti all'approvazione del Minis tro dal direttore U.ella scuola. ArL. 17. Il Regolamento sul s~rvizio interno della scuola e presentato dal direttore all'a pprovazione del M,inislt•o; non ,·i potr•à essere apporla la nessuna modificazione ulteriore senza antec:edenLe approvazione minisleriale. Aft. i8. L a scuola sal'à ispezionata ogni anno dal m~dico ispettore generale conformemente a lle istruzioni ministeriali. A1·t. 19. l praticanti a dalat·e dalla loro nomina ricevono la paga s tabilita dalle tariffe e viene dala loro una indcnnila di primo corredo. Art. 20. Durante il corso della scuola sono sottoposti ad interrogazioni e a p t'o ve pratic he valutate con punti di merito, coi qunli ogni bimestre si stabilisce una classiftcazione elle deva essere trasmessa al Ministro.


E SERVIZIO li.KOICO MILITARE

4.3 5

Arl. 21. Gli esami finali sono dali innanzi ad una commis un m edico ispettore, dei proressori della scuola, e di due medici principali o maggiori del presidio militare di Pa1·igi. 1 membri della commissione, compresi i profesMri, sono ~esignali tlal Minislrù io seguito a proposta del comitato consulente di sanita. I punti degli esami nnali combiMli con rtuelli delle classificazioni bimestrali, stabiliscono la classificazione finale. Art. 22. I praticanti cbe hanno subito con esito ravorevole le prove dell'esame finale, esrono dalla scuola col g rado di medico aiutante maggiore di 2' classe. L'anzianità é determinala dol numero di classifl<'azione nnale. Art. 2J. T utti i praticanti che non avranno oUonuto a ll'et~ame finale la media dei punti determinata dal Regolamento sul servizio inter·no Clelia scuola, saranno, per proposta della eommissionP, designati al Ministro per· es~e t·e licenziati dalla aeuola. Art. 24. Tutti i praticanti, licenziati dalla scuola, sono obbligati a rimbor..•are tutte le.tasse di scolarità, le indennità che avesst-~ro oll('nute durante la posizione di allievi, e l'indennila di primo cor•redo. Art. 25. Gli s tes si rimborsi sono obbligatori pei medici o farmacisti militari che si dimellessero più lardi volonluiamenle dal servizio di sanita militare pr ima J'aver· compiuta la loro ferma di servizio. ~ionE\ composta di

TL Scuola di servizio di sanità militare. fDtertlo di creazione di eletta ICJtOia àtl 25 dicembre 1888).

TITOLO L

Art. i . È stabilita in Lione una scuola di ser•vizio di sanità

• •h&are.

odi ~·l. 2· Questa scuola è istilurla pr esso la racoll.à di medicina 1 08 ~ : E!4~a ha per scopo: 1

Dr as~1curare il reclutamento dei medici nell'esercito.


436

RlVJSTA DI TEClilCA

2" Di secondare g li studi univer sitari degli allievi di serviziò di sanila; 3' Di dare a rruesli allievi l'educazione miliLar'è fino al loro pass11ggio al la Scuo la ui applicazione ùi med icina e far·macia milit.are (Val- de-Gràce). Art. 3. Gli allie vi si r•eclulano fr·a gli s tudenti di medicrna nelle condizioni indicate al titolo Il del presente decr el•). Essi J'ice,•ono nella scuola l'istruzione s tabilita dal titolo IV. Art. 4. Ne~>sun allievo può essere autorizzalo a ripeler·e un anno di studi, a meno che grav i circostanze non gli alJlJiano occasionata una sospensione fol'zota pe r un tempo ma~giore di due mesi. Art. 5. Qualunque allievo siu stato rimandato per due volle in uno stesso esame dalla facollà o dalla scuola, è licenziato ,l alla scuola, per determinazione mini$Leriale, su pro~osf.a del consiglio di disciplina della scuola. Art. 6. Eccettuato il ca~o che il licenziamento sia avvenulo per mancanza disciplinare o per cattiva condotta, l'allievo che ha ces:;ato dì far· parle della scuola può esservi riam messo, per via di concor·so, se presenta ancora le coJJcliziooi per l'ammissione. Ar l. 7. Toslochè gli allievi banno oltenulo il diploma ùi Joltore in medicina, ed abbiano tutte le cond izioni volule dalle prescrizioni ministerìali, passa no di dil·ilto alla scuola di applicazione di medicina e far·macia miliLare (Val·cle-Gr'àce). Art. 8. Il giorno in cui sono nominati medici ait1Lanli mal{· giori ili 2• classe, gli sono conferiti ci nque anni di servizio a titolo di studi. T IT OLO lll.

Modo e condizioni per l'ammissione clegli alliect. Art. 9. Nessuno può esser·e ammesso alli\ scuola che per via dj COTI C'Ol'SO. Il concorso è pubblico ed ba luogo ogni anno. Il Ministro della guerra ne determina ogni anno le condizioni, il pr ogramma e ne stabilisce il tempo. L'ordine del Ministro e pubblicato prima del i' aprile.


E SERVJ7.10 MEDlCO MJUTARE

4.37

L" commissione ùel CO DCO I'~O é composta di un medico uprllore, pt·esiden te, di due medici pr incipal i, o mog~iori, di t' rJasse, e se occor1'e, ùi membri appartenenti all'univer!:lit.il. Il presidente e i memiJri dr>IIs commi!'sione sono designati ogm anno dal .Ministro della gnet•ra. Art. 10. Non s i può es<~ere amme!l!'li al concorso se non si giustifica prima: t• Di essere francese o nalut•alizzaLo francese; 2" Di a vere 17 anni almeno, o 22 al più , al i' gennaio dell'anno rli concorso. Soltanto i sottuffìciali, caporali o brigadieri e @OIJall dei cot•pi dell'eseL·cilo, aventi una eta su per ior e ai .1!2 enm, e che avranno compiuto alt• luglio dell'anno di coneorso, sei mes i di l:'ervizio mililare, reale ed effellivo, sono ammess• a concorr ere, purchè non abbiano ollrepassata l'età di 25 anni alla s tessa data, e che st tro\'ino tuttora ~>otto le -armi al momento del p1·incipio delle eomposizioni; 3" Che sia s lalo "Mci nato con buon esito o che abbia sofrerlo il vaiuolo; 4• Che sia robus to, di buona co«lituzione e che non sia effetto da alcuna infermilù o imperfezione s usceLlibi li di ren-derlo inabile al !"ervizio militare; f1• Che sia provveduto dol diploma di baccellierato in lellere e scienze, com pleto o ristretto per la parte dello matematici!; come anche di un numer o di Jl';Ct·izioni ad una facoltà ..ti medicmo, o ad una scuola di pieno esercizio. o ad una scuola preparetor1a e eli esam i di pro"a de terminali dar Mini s l1•o della guerJ'fl. TuLle queste condizioni sono rigorose e non può essere autorizzata alcuna derogf! . Art. 11. Ogni onno, al ~empo stabilito dal Minil'tro che deiennioe il progJ•amma dPIIe prove, i candidati devono iscl'i"_erai sopra una lista apeJ•ta, o questo scopo, negli uffici dei -di~ltori di ser vizio di sanità di corpo d'armata, nei presidi llllbtari.

~Dopo la ~hiusu1·a dPfiniliva degli esami la commissione ~la­

~lisc~ la h<~la dei rand1dati, classitìcaudoli pe1· ordine di me.tìlo, m se~uito ai punti ottenuti. li p1·eside nte della com-


438

JllVIS'l'A 01 TECNICA

missione manda questa lista al Ministel'o, cbe nomina gh allievi della S cuola di servizio di sanità militare. Art. 12. Il prezzo della pensione è di 1000 franchi per anno; quello di corredo è determinato ogni anno dal Ministro della guerra. J libri e gli strumenti necessa••i per gli studi del!li allievi sono fornili dallo Stato, e sono compresi nella tas!\fl di corredo. Possono essere concesse pensioni intiere e mezze penEtioni agli allievi che abbiano fallo constatare, nelle forme lli'C· scriUe, l'insufficienza dei mezzi delle loro famiglie pel mantenimento O('lla scuola. Le pensioni e le mezze pensioni sono accordale ,]o l ~~i· nistro della guerra in seguito a proposl8 del cons•f:!lio cl'a•nlninistrazione della scuola. Art 13. Può esset·e conceS<sa dietro proposla dello stcs;.o consiglio agli allievi cbo hanno olLenuta l'intiol'iì o lu moi'.za pensione anche la tassa del cor1'edo o di mezzo corredo. Al•L. 14. Le diverse lnsse universi tarie E:colasliche e tli esami sono pagate dal Minis tero della guerra, secondo lepre· scrizioni dei regolamenti universi tari. A1·t. 15. Gli allievi dimissionari o espulsi dalla scuola !\Ono obbligati di rimbor::;are le tasse di scolarità; e, se furono nmm essi col favore delJa pensione o di mezza pensione, al pogamento di LuLLe le spese di pensione e co•·redo pagate dal ~li­ nistcro della guerra. Art. 16. Gl i allievi non militari devono contrarre una fe•·ma r egolat·e prima della loro entrola alla scuola, se hanuo ,;upe•·ata l'età di 18 anni, o subito che avranno roggiunlo qu.:stt1 clà. Gli allievi, cw spirasse il tempo di servizio miltlare durante la loro presenza alla Hcuola, dovranno conlt'at·re u118 nuova fer ma. Tutti gli allievi conl•·aggono inollt·e, all'allo dell'ammissione aUa scuola, la ferma pcl st~rvizio almeno di sei anni nel corpo

di sanità à,ell'esercilo attioo, a cominciare dalla loro nomina al grado di medico aiutante maggiore di 2" classe. Arl. i7. Al loro giungere alla scuola gli allievi sono sottopos ti ad una visita medica, oè possono esse1'v1 ammes"l !'6 uon sono dichiarali idonei al servizio milila•·e.


E SEJlVJZlO MEDICO MILITARE

4-39

Se l'allievo é giudica to inabiJe al servizio militare, viene rinviato dinna nzi la commissione s peciale dt l'iforma per le opportune pratiche. T ITOLO

111 .

Personale della .scuola. Art. 18. Il personale della scuoto di ser•vizio di sanità militare compr~t n de: i• Lo s tato maggior e d~lla ~cuoia fot·molo eli ufficiali del corpo di t~anità e di ufficiali d'amministl'azione degli spe<lali. Tutti questi ufficiali sono tratll dai quadri attivi. ~ Un piccolo stato maggiore. La compoFòizione p, le attr ibuzioni di quet~lo personale sono a&abilitr iu questo litolo. Art. Hl. Lo stato m aggior e della scuola compr·ende: U n m ed ico ispellor e, o metlic.:o pr incipale di Ja clas:;e, dlre\toro; Un medico pri ncipale, o maggior·o ùr 1' classe, solto direltol'e; Un rneùit'o maggiore di 1 a classe, maggiore; Sei medici" maggioJ'i di 1 • o di 2a claese, ripetitori; Cinque medici aiutanti maggiori di l • e di 2" classe, sorveglianti degli a llievi; Un ufficiale d'am minisll'azione ùi 1a o di 2• classe, contabile d1~l materiale e tesoJ'iel'e· ' aggiunto di l • o di 2• cles~ e, Un urflciale d'amminis trazione ddetto all'ufficiale con~abi le. Art. 20. Possono essere addetti alla scuola alcuni professori civili per· l'insegnamento di be lle le ltcr e, arti e li ngue atraniere.

Arl 21. Il piccolo stato m aggiore della scuola comprende: S.·Ue a rulanti sotlufficialr ' Due atulanli allievi d'am ministr azione degli spedali; Un ~tergente maestro di scherma; Un ~erKente pol'lina io; Due StWgenti e 11uattro capor ali pel servizio d'a mmini•trazioue e degli uffici;


RIVISTA DI TECNICA

Uo caporale inf~rmi,.re; D1eci soldati (tre dei quali almeno falegnami o fahbl'iferrai) pel servizio d'amminil:ilrazione e degli uffici; Due soldati infermit>ri; Due Lrombettieri; Il nume1·o .:!egli allenrlcnli occOI't'e?te pet· gli ul'ficiali dello scuola . Arl. 22. li dil·ellore é nominato pet• dect•eto in seguito a proposla del Ministro della guerra. Arl. 2::1. Il solto-rlirellorc, lutti p-li ufficiali e i profes~ori civili di belle lellere, erli e lingue straniere, adde tt1 alln l'ruota, sono uominali dal MimRlro della guerra. Arl. 2i. Il direllot·c eserc1ta li comando su lullo il per·,..onale e su tutte le parli di servizio della scuola. Esso ha le fJrerogative e i poteri disciplinat•i cii un generale comandante di scuola. Esso eserc1ta sopr·a lo ~pedale Desoenettes1 cltf: è anneStso alla sr.uola come spcdale d'i!l lruzione, l'azion e ùi un .Jir·cllore di sc1•vìzio di sanità di corpo d'armai.&, come è stabilito dal· l'arlicolcr 12 del decr<'lo del 28 dicembl'e 1883 sul sel'\'izio di sanità all'interno, sal vo le seguenti modificazioni. In ttualil8 di direttore dello spedale d'istruzione es"o è, p~r que lo servizio speciale solam rnle, s ollo gli or dini del generale ~ovet·nalore militare di Lione. Il direttore della scuola t•orrisponde direttamente col ~li­ ni ~>lro per tutti gli al-l'ari ad essa relati~·i. Di massima la co1•rispondenza per gli affari dell'ospedale é dir ett.& fra il governalot•e mililat·c di Lione e il diretlor·t• dello scuolll e vicever sa. TuUe le volle che lo giudichi ulilo per· la unitA e la facilita del serv1zio, il gove1•natore militar·c di Lione può lrasmellet·e le sue istruzioni o i suoi ordini relali,•i, 1.1110 spedale d'istruzione, al direUore della scuola peP la vio del di· rello1·e del servizio di sanità del governo mllilar·e eli Liono che li trasmette in questo ca~o per attergato al direllopc• della scuola. Questi due alli funziona l'i col'rispondono libet·umenla fra loro. Il d1 r ettore della ~cuoia invia al di reltol'e di ser vizio di sanilà del governo militare:


R SEHVIZIO

~fEO!CO ~(ILITAI\F.

44.1

t• Tulf<' le infor·mazioni utilr per la profilassi ùP.Ile epidemie, per· l'i~iene o per· la "-anilà delle truppe cbt> sono alloggiale in quelle caserme cbe mandano i lor o mHlali allo spedale di istruzion•• 2' I dati della st.atislica medica mensile ed annuale. 3' Le car lo t•eloLive a lle cure delle ncque minerali. I due ùir ellori regolano di comune accordo tutte le questioni relative ali() s~ombero dei ma iali dei diversi spedali del goverrl\l mililar·e di Lione sullo spedale d'istruzione, e r·eciproettmt>nle alle convocazioni d~l per·sonale dell'o!"pedale d'istruzione o della scuola, pel ser·vizio della piazza di Lione, al riparto e al cambio dPgli infer·micrr mrlilari dell'ospedale; e in gt>ner·ale a lulli gli atfal'i riguardanti contemporaneamente la direzione dell'ospedale d'i<>lruzione e la direzione dr! servizio dr eanita dPI governo mililar·e di L ione. Art. 25. Il direllore di !"en·izio di sanità IJlilitarP del governo di L1011e ha dirrllo ùi visitar•e r malolr degerrLi nello spedale d'i$lruzionc, provenienti dallo caser·rne o slRbilimenti del delle· .:ro,·erno, ogoiqualvolle lo reputi neces::::llJ'iO nell'intere~tse dell'rgiene delle truppe o th•lla promessi delle epi-d('mie. F.s!!o può in queste circostanze, !c< d l vo a prevenire il di roll.ore >lt>Ua ~cuoia, farsi anche accompa,:tnare dal medico capo

dello spedale d' rs lruzione: ma per nessu no occaelone esso può intervPnlre nel ee.. vrzio interno di que lo stabilimento. Gli à anche conce~so, prevenenùom• il drrellore della scuola, di convocare il mf>d ico capo per qual~iasi confel'enza in cui ••masse utile la presenza di qu <>slo urtlciale superior•e. In caso di mobilitazione, l'ospedale d'ist ruzione pussa solto l'autorita del ùirellor·e di servrzto di snnità del campo tl'incerato di Lione. ArL. 26. Il ~ollo-diteltore è l'inlet·mediario tlel dir'ellore in \ulte le parli del l'lervizio. Raso è di rettore degli sludi e per questo lta il controllo goaerale !>U lutto ciò che concer ne l'insegnamento. 1 110 ~ esercit-a, sotto l'aulor•ilà del dit•el to r•e, lu so t• vcglianza stuùi l'cienlifici, della istruzionP speciale e militare, dell'dme e dPlla dil'crplina.

;:811.


l\1V1S1'A 01 TECNJCA

T utlo il personale militare e civile della scuola è sotto i suoi ordini immeùiali e soll{) la sua sorveglianza dirella. Esso liene il registro del personale. In caso d'assenza del direllore lo sosliLui~ce in lotte le sue funzioni e nella presidenza di Lulli i suoi consigli. Art 27. Esso è medico capo dello spedale d'istruzione. Le s ue attribuzioni come medico capo sono determinale dal decreto 28 dicembre 1883 sul servizio di :sanità all'interno. Esso trasmette la sua corrispondenza e le carte statistiche al direttore della scuola; e gli •·ende conto di LutLi i taLli riguarda nti l'igiene e la sanita delle tt·uppe del governo militare di Lione. Esso prende gli ordini dal dkellore pèr tutte le relazioni eventuali col diretlO!'e di servizio di sanità del govt>rno di Lione. Ma per tutto quanto si rifel'isce al lavoro di mobilitazione del Mtnpo trincerato di Lion·e, il medico capo dello speda le d'istruzione dipende esclusivamelile, iu tempo di pace, dal direttore di ser vizio di san itli del governo di L ione. Nessuna modificazione è opportaLa alle disposizioni proprie del funzionamento dei servizi fa•·ma ceulicì e amminisLralìvi che souo sotlo l'aulo•·ilà del medico capo dell'ospedale d'istruzione; né a quelle relative agli iofermiel'i militari, nè alla siluazicne dei medici, farmacisti e ufficiali d'amministrazione che non fanno parte delia labolla o••ganica della scuola. Ar·l. 28. In caso di assenza il solto-direl!ore è suJ•t·ogalo dal medico più elevalo in g r·ado o più anziano fra quelli che sono alla s ua dipendenza. In caso tl'impedimenLo é suppl ito· nel suo servizio di spedale da uno dei medici dello scuola designato dal direttore. Ar t. 29. 11 maggiore, l'ufficiale contabile, l'ufficia le d'a rnrnìnisLrazione aggiuuto ese•·cilano le loro funzioni speciali in conformità dei •·egolamenLi che regolano l'amministrazione e la contabilità delle scuole militat'i. li maggiore può essere incaricalo dì un ser·vizio nello speciale d'isli'Uzione, di conferenze, ccc. Art. 30. Il piccolo stato maggiore è comandato dall'ufflciale d'amministrazione con tabil e, il quale disimpegna pe1' esso


E SER\"!ZlO lfEDI CO MII.ITAIIE

443

soLto la sorve~l ianza del maggiore e del con~iglio d'ammioialraZione i doveri amminislr6livi propr i dei comandanti di compagnia dei cor pi di truppa. L'urtlciale d'a mministrazione contabile ha solto i s uoi ordini diretti il personale militare e civile, per lullo quanto riguartla il ser·viz.io del quale é incai·icalo. Esso è coadiuvato in tutte le parli del servizio rlall'urficiale d'amministrazione aggiunto. Art. 31. l poteri disciplina r·i dei medici vep~o il personale della Pcuola sono quelli a Uribuiti agli uflìciali di pari grado. Quelli degli urficiali d'amministrazione verso il piccolo stato maggiore sono stabiliti dall'arlrcolo 130 del Regolamento sul eervizio di ~anilil all'interno. Arl 32. 1 ripetitori sono incaricati di fare agli allievi delle conferenza o delle ripetizioni, di secondal'c l'insegnamento uni-versitar·io, e di d&I'e secondo gli ordini del ùil'eltore l'istruzione medi~o-mililare-speeiale. Essi sono riparti li nel modo seguente: Un ripelilor·e dj anatomia normale e patologica; Un ripetitor e di fisiologia e di islologia; Un riprli tOI'e di patologia inleena e ùi clinica medica; Un rjpelrlore di patologia e~lernA e ili clinica chir urgica; t:n ripel1lore di medici11a operatoria e di ostetricia; Un l'ipetitore di materia medicll, di terapeulica, di igiene e da medicinu Legale. I ripetitori ~ono nominali per cinque anui dal Ministro della guerra in seguito a concor so, il c ui p!'ogr·arnrna vien dalo per• deLea·miuazione minisle1·iale. Vi possono pa·ender perle soltanto i medicr maggiori di 2• classe. La nomina di ripetitore esenta il Lilolare dalle for·malila deg~l &3arni, pt·escrilli pel passaggio o scelta al grado superaore.

~ ri~etito~r promossi muggiori di J• class~> dopo la lor•o eula 10 C8 I'IC& possono rimaner·e nella scuolll col loro nuovo lndo lino al ltormine dei loro cinque anni ùi esercizio. Per. Ordine del di r ettore i a·i peLiloi·i pos~ono essere incari. a mm•msLr·allvo . . . l .dr un ser·•·z·lo • cl'IOICO o d'a :;orveg l'ranza. 181 coprono nell'ospedale d'i~truzione delle CAriclle propr ie

cau


RI YIS'I.\ 01 TEC'I/IC.\

del loro g rado per prop osta del solto-direttore e per desi~na ­ zione del direttore. Ar t. ~3. l sorveglianti dcglt all1evi sono s ceiLi fra i med1ci niut1wli maggiol'J di l a clas .. f\ con due anni almeno di anzianità nt!l gr·ado e regolar·menle pPoposli per questo impiego. La durala delle loro funzioni non e ma~!!iore di qualh·o onni. Se sono promossi maggio r·i di 2a. classe durante ctueslo pet•iodo. possono r imMere nella scuola fi no al te rmine dei IOI'O •tualLro anni di set•vizio. Art. 3t I sor·ve~l ianli pos1>ono essere designali riai tlrrellore su pl'oposta del sol to-dir·ellore. per disimpegna rt• olio speciale d'islruzionP le funzioni del IOI'o grado. Arl. 3:-). l profess.ori CIVIli addetti ulla scuola fanno le ron ferenze oli cui sono incaricali in confor mità delle istr·uzioni del dir'Ptln!'e. Ar·L. ;:6. Gli aiutanti soLluftlciali addetti alla scuoto ~ono scelti ft'il quelli proposti per le scuole. E ssi hanno nulOI'rlà s ugli a llievi e possono lo r·o infliggel'e la punizione dellu con· segna. Art 37. 11 :\lfinislrl) nomina, su pt•oposla del rlirellOI'fl, gli impie~ati dr amministrazione e gli agenti che devono subire l'ile uzioni, ovvero godere di be nefici per la legge sulle prnsionl. Il dirf'llor e no mina gli a~enli subalterni. Il trntlomenlo di quest i agenti è fissato dal Ministro dt-lla ~uert·a ~'-U pr·oposla del consi!dio di amm inisll'a zione clelia sruola. AI'L. 38. È pr esrrillo l'alloggio nella scuola: Al direLlot·c; Al sotlo- direllore; A l maggiore; All'ufficia le d'amminis t r·aziona contabile; ~e i locali lo permellono ati un medico aiutanlu ma ~~-:iore di 1 • cla sse, o ad un medico maggiore di 2- classe e ad altri ut'fi~.:iali della scuola. Il personaJe del piccolo !'<lato ma~gio re e ollogg-iato nella

scuola. A rl. 30. Gli uffìciali , solluflìciali e soldati che fanno pHrle


E SERVlZlO

~I&OICO

ml.l TAl\ E

dell'orgamco della scuola. ricevorH> Il !>uhlo del personale ::lello t~l~sso g1·ado addello alle altre !>Cuoio militari. Arl. \0. Il trattamento degli im piegali non militari, nominali dal 1\linis Lro, è suscellib1le delle r1lenute prescrille dalla legge; lll loro pensioni sono r egolato a norma delle le ggi. Art. 41. Gli un piegal! d'amministrazione e i lol'o a genti subollet·ld uon poss ono essere r evocati ello doll'autorità di ciii li ila nornl11ali. TITOLO

l V.

I s t r u,; 'o n e. Art. S2. Gh allievi della scuola di sc1·vizio Jj sanità militari} In coufor111ilé dei loro documenti di nomina. sono inscrilti al segrelarit~lo della facoltà di medil.lina.

Es~<i stJguono alla facoltà i corsi, le cli nic he, le lezion i e g li esercizi pratici t•elotivi al lo1·o onno ui s ludio, ne lle ide ntiche uoruJbdoni dogli studenti civili. E~!l i sono ammessi, coll o slel'sa coudizioni, a prender parte a Lulli i concorsi della fa coltà •• dell'a mmm islrazione degli ospizi. Inoltre r• cevono nella scuola un insegnamento speciali! solto fo rma d i lezioni, esercizi pratici o interrogazioni r elalhi all'inoegnamenlo da lo dalla racoltà e fanno studi compleme ntari '!nll'e!>ecuzione del ser \'iZiiJ di sanité, e l'istr uzione militare propriamente della . Art. -i:3. Il ùi1•ettot·e si concc rlu col r·e Ltore clell'accademia, e il rlecun•l dell~ l'acoltà c irca Io rH'O dei co rs i delle lezioni a ~egl1 es~n·iz1 praticii e in genet·ale f!U tullo ciò c he rigua.t·da linseguame11 to dalo tlall& facoltà agli allievi della st;uola in modo cho i doveri universita 1i e quelli del servizio inle1•no della scuola s iena messi, per quaulo è possi.)Jtle, in perfelLa armonia e si prestino tm mutuo appoggio. Art H. Gh alhevi subiscono davauli la facoltà i loro esami •~condo l'ordine e il modo prescrill1 ua1 re~olamenti unh·el'a~tari colla solli differenza cl1e Jopo aver presa la loro 16' iscriZione, aono dUlol'izzaLI a dare il 3o esomo di Jollorato, poi s ucClelltlivall'lenle il 4•, il f>•, e la lesi, i 11 rn o<.lo tale che essi p o~-


446

LUVISTA Dl TECNICA

sano essere presenti alla scuola d'applicazione di medicina e di farmacia militare al i • febb raio a l più tardi. Art. 45. Al termine di ogni an no scolastico i punti otler~uLi .nella facoltà di metlicina sono combinati coi punli dali nelle interr ogazioni faLle dai ripetitor i nell' inlet·no ùel la scuola e con quelli della condolla ed istruzione militare. La classificazione che ne ri~ulla determina il t•uolo di passaggio dE'gli allievi da una clivis:one in un'altra Le classificazioni sono stabilite dal consiglio d'i!:<l ruzione. Art 46. Gli allievi sono, a norma degli ordini ùel di rettore esercitati nello speda le d'istruzione ad e:::.a m inare ma iali, ed al funzionamento del :::.ervizio di sani la degli spedali. A rt. 47. Gli a llievi di tulle le <livi!"iooi fau no un corso d'equitazione in un maneggio della guarnigion e. Su pr oposta del direttore della scuola il governatore militar e di Lione designa un numet·o sufficiente di u'fflciali e soltufficiali per da re agli allievi l'istruzione militare. I cavalli , le armi, le buffetterie e le mu nizioni nccessa!'ie sono messe a disposizionP. della scuola dal governatore militare di Lione. TITOLO V.

T rattamento, seroi;io, disciplina. Art. 48. La scuola é : :. oltoposLa al regime m ilitare. Ar·t, 49. Tutti giJ allievi sono accaser mati n ello. scuola e mantenuti alla mensa. Essi sono legali a tutti gli obblighi della disciplina militare. Art. 50. li Regolamento sul servizio interno deter·mina le condizioni p'lr le qua li pos:c>ano loro ve nir accordale clelia uscite. Ar t. 51. Gli a ll ie vi pot'lano un'unifor me speciale, la cui descrizione è ùata per determiuazionu ministeria le. Essi sono ripat·titi in divisioni comandate dai meJici sorvegliauli e dagli ai utanti. A!'L 5:~. GU allievi devono il saluto a tutli gli uflicial i e funzionari dell'esercito ed ai sottuffi.clali ùella scuola.


& SERVIZIO ~IEDICO MIL.ITARE

447

Il con~iglio d'istruz:ionP è composto dai membri seguenli: IL direttore della scuola , presidentr; n sollo-direLlore della scuola; Quattr'o t•i pelilori designaU ogni anno dal dil·ellOJ•e; Il sor·ve!!'lianle più anziano. L:n sorvegliante de::>ignato dal clirellor e compie le funzioni ..Ji segeelnt•io; non ha volo delibeealivo. Art. "-1-. Il consiglio d'islrùzione é convocalo dal clirellore. Esso compila il programma ùcllo lezioni che si danno nell'interno della scunlo. Ques to progr·amma i.• sottoposto all'oppr·ovezion e del 1Iinlslro. Art. 55. Il consiglio d'istruzione s~uùia inoltre Lullc le que~lioni releli ve al migliorarnen lo cl eli' insegnamento cbe ~:tli sono sottopos te dal direttore della scuola . Esso stabilisce la classificazione annuale degli allievi, e per ogni allievo un bollellino t·iussunlivo: Dei punti relativi ai lavol'i ecl a l profitto; Dei punlì relntivi alla condotta e alla tenuta; Le punizioni !':Offerte. Il direttore h'8.smeUe un quaclt•o di quer<ti punti al Minislt·o, ~ne fa pervenu·e un riepilogo alle famiglie . Art. 56. Un consi~lio di disciplina é specialmente tsliluilo per pronuncrat'e sul conto degli allievi che per gravi mancanze, calli va condolla o pigr izin abituale, insufficienza negli esami, o pet' allt•i motivi, pervE'nis:sero aJ punto di esser e espulsi dalla scuola. Il con!'il!'ho ùi disciplina è composto di selle membri: n solto- direttore, presidente; n maggiore della scuola· Un medico maggiore di' 1" d asse di uno rlei rep:gimenli della guarn i gionc; Un medico t·ipetitore e un medico sorvegliante designati,

-ogni anno, dal direLLore·

u_n medico maggio~e di 2' clasSle e un medico aiutante tnaggtore della ~uar11igione. L~ funzioni di l'elatore sono disimpegnale da un meùico sor'\'eghante, designato ogni anno dol dirollore.


lUVISTA 01 TECNICA

I membri che noti appartengono alla scuola ~onù riru•ovabili lutli gli anni e designali rlal governatore mililar•e ùi Lione, su propos ta del di reLlore del ser vizio ùi sanità del goveruo mi!Hat'e di Lione Al'l. 57. Il consiglio si riunisce su convocazione del tl•ret.tot'e della scuola. 11 consiglio non può deliberare ché quando Lutti i membri siano presenti. Nessun mem bro può scusarsi di ass is tere al ccmsiglio ><enza un legittimo impedimento, del quale tleve senza indugio dare contezza al uirellore della scuola. I membri assenti sono rimpiazzati da fnnzionari cJi pàl'i g ratlo, già prima designali, iu qualiLa di suppleuli. l membri del consiglio siedono in granlle unirueme. Arl. 58. Quando un allievo è traùolto innanzi uJt coasiglio ùl disciplina, il ~nsi gl io dopo esserJ:i riumto e costituito sente la lettura del rapporto sui falli che motivano la i;U8 eoruparsa e prende cognizione 111! ! s uo foglio U.i puuiziorte, come tli quello ùei punti, a datare ùalla sua ammissione alla scuola. Il consiglio può, d"allr'onde, domanda•·e lulle le infor·maz ioni scrme o verbali elle stimasse necessMio nell'in l e r·es~e delltr tlisciplioa o dell'allievo. L'allievo è ammesso a prese n· Lar·e le sue giustificazioni. A I'L 59. Qua ndo il consigl io g iuclica ù i esset·e abbastanza illuminalo, ilrtllalor e, i diversi testimoni e l"allievo si 1·iliruno; t• quindi delibera e procede alla votazione segr eta. A t·L. 60. L'espulsio11e dell'allievo 11 011 può essere pr·opost& tlal consiglio che a maggiol'ilà di due Lerzi di voti, salvo il caso previsto dall'm·L. 5. Il Ministeo deJia guerra deler·mina . Arl. 61. l o caso di disordi11i, di r i(luto d'obbedienza collellìvo o d·ogni altr o allo compromellente l'ordine ùellu scuola, e avente cu raLte re •li insubordinazione genl'rale, il :\llinislro della guert'a sul rappo rto del direttore della scuola ~ taJ)ili:::ce Je misut·e necessaria per ri111eller·e l'or·dine è la Lr·anquillila e (Jtlò pr onunciare l'e!>pulsiolle degli allievi su~:,rrralati dopo la cou1 pae:::a di quesLi i11118nzi il com>iglio di disciplina. à.L"L. 62. Gl1 allievi ùimissionari, o quelli espulsi J)er QJ'dine


E SEI\VIZIO llBDICO 'IILIT.\NE

Mfnisleì•o della gua1•ra, per moli vi conlro la tli:iciplina o per iol'ufficienza negli esami o ne• punti del protìllo, subi8tono Ùl 11orte della cla.~se di leca c:w essi apparlenr1ono. TITOLO VJ. Aft, ministra:~ione e contabilità.

Art. li:l. Le spest' della scuola ~i cliYiùono in duo> parti di: stinte: t• Quelle che conceroouo la scuola conRiderata come stabilimento ù'i~>truzioue; 20 Quello che concernono la scuola considerata come corpo di Lruvpa. Le prime sono prese da• rondi del ca pitolo • Scuole tnililt~ri • nel bilancio !Iella guerra. Le ~econd c• sono p&·ese sui fondi generali dt!l soltlo e degli altri ser·vizi dell'esercito cui e""se si r&fe riscono. Art. 6i. L'amministr azione della scuola à offìdata ad uu cnn!-li~lio d'amministrazione compos to come segue: Il lliretll)l·e della scuola, tll'esidenle; 11 solto tlirettot•e; Il mag~ior.e r ela lol'e; Uuc Ull·d&ci &'ipetitor•; Un m~t.hco sorvegliante; L' ufllciule ù'ammiuislt'Sidone contabile; L'urtìciule d'amministrazione a:rgtunlo, ~egrelario, senza voto delibet·alivo. l ripelit<wi e i sorvoglianli !-\Ono nl-{ni anno designo.Li dal dsrctlore, onde si alluru.ino Sf.'condo l'ordint> tl'anz&anilà. Art. 65. 11 consiglio di amministt'nzìone si riunisco poi' conVocazione ùel dit'ellorc: il ~uo runziooamcnto, come anche l'aanmiuislrn;:iune e la. contabil&tà clelia scuola sono fissale •1•• rel(olumenli generttli dnll'ammmtslrazionc e conlabili lu delle scuolA militari. Art 00. uu funzionario dell'intendenza i> de~tl!noto lini govern~t~re militare di Lionf' pet' ('!-'Ot'cita rc la sorveglianza ernmuuslralivu sulla scuola.


450

RIY1STA. 0 1 T EC ' LCA.

A q u e::~Lo dect•eto per l'impian lo della scuola di servizio di san ità militare ùi Lione, fann o seguito alcune disposi:~.ion i Lran~ilorie cl1e si r iferiscono al numero delle iscrizioni che, pet· questo pr imo anno devono presentare gli allievi: e Lalune disposizion i gene1·ali, l'l·a le quali il pt·eavviso della pPornulgaztOne del Regolamento rlel servizio inlerno clelia scuola per parte del Ministro della guerra. ln ollt'e vi Jìg uJ·ano le nor me pet· l'Alllrn is sione degli alliovi.. Le principali sono: 1• Presentazione della. lettera di nomina di allievo, 2• Allo d'arruolamento mili tare pee quell i che già supe· l'aòO l'ela di 18 aonij 3• Hicevula di un tesoriere pagalore generale dello Stato: 1o della tassa di cort·edo fissata di L. lOOO; 2• del versamento del ·t• trimestre (di L. 21>0) della pensione; 4" Un a obbligazione legalizzata dal sindac\), o dal !'Olloprefetto, del padre, della madre, o del tutore dell'allievo che dia garanzia dei pagamenti lr imeslrali anticipali dello pen s ione. Infine ogni a llievo all'atto del 'entraLa nella scuola paga una somma ~l i L. iOO pel fondo della s ua massa individuale (l}. (l) Colla istituzione della. scuoln di Lion~ e con quella nntica di Applicu7.ione di VaHio·-Grace il reelutamenl o rlegll ulllciati medici nell 'esercito tranc'''" ''iene ru;sicumto, senza rigu:wdo alcuno ai laureati in ruedicina c chirurgia cill' hanno ob.biJghi rll servizio milil:l rll per la legge sul 1'l'Ciutam0nt.o. Pct· qur}SIJ l:\ logg-e stabilisce Il modo wl quale devono, rome solda ti, rompi~re ìl loro wnpo di servizio militare. M3 essi pel solo litolo d!ll diploma di lanrl!a aspirel'l•hbero scnz'altro ;tol esser(l nom inali aldf~-moj01·~ àe 3"'" cl<llise (òO Ltotrnen li nriJdicij dopo un llnno eli scr vi~io milit:U'fl, come avviene in lt~lla dopo otto mesi soltanto; c nella scoluttl della c~mer~ del 2~ dicembre 1888 il deputato nour· geois ha Interpellato in proposito il Ministro delhi guerro, Il quale rh pose c!Je

• ne pent !l'olngager n nounner indlstinctcmenL nides-majors de 3""' cl:lli.Se de • reservo, Lt>us le méllccius qui nuront fai t un e année dc service, et clont les • no tes scront salisraisnntes, parce qu'il semi t exposé à avo i r. non p:~-~ trop de • médeclns, mais trop d'aides-mnjors de 3••• clru;se. Ceux qui ne pourroot pas • ètre nommes aides-majors de 3m• classe, seront utilisés en qualite rte mti· • clccins Mxiliaire~; nwis oo ne pont pas donner le grade ù'aìdes-major de • 3•w cl3sse il. un nomllro indetermino des ca ntlidats. • E al barone Rellle che chiedeva. nl Mini3tro quale sarà la posi1ione dt•l laureati anziani Interni degli spcòall e dei dottori io medichr:a eh(', dopo il ser·


E SERVIZIO MEDI CO bHUTARE

11oJra 11 10ooono medioo in prima ed in seoonda Unea. -

F RàNKEL. -

(Dal Jaresberieht, 18 8, del generale me·

dico W . RoTR).

11 prof. Frankel ha inaugurato al collegio medico di Vienna -un corso di conferenze di chirurgia militare lratt.ondo del soccorso medico-chirurgico sulla prima e seconda linea di combattimento. Dopo avere esposto uno schema dei vari s~bil i menti sanitari di guet·ra nell'eserci to austro-ungarico, esoc·disce colla teoria dell'azione dei proiellili, dalla qude deduce la conclusione che le ferite per arma da l'uoco sono a priori nseltiche -e cbe il còmpilo del medico sul campo di battaglia sia quello di mantenet·le tali. P er conseguenza la prima e più importante reJCOia per 1111 buon soccorso da perle dei porla-ferili sarà quella di evitare assolutamente ogni CO:!lalLo delle dita colla pat·Le Jesa, procurare l'occlusione anlisellica con aJalla medicazione ed allontanare il ferito si più presto dal campo di battaglia. Ai ptl&li di soc• orso ed ai posti di medicazione l'ufficio del personalesanit'lrio é quello principaliseimo di adaLLare il fel'ito ad un buon lrasp()('Lo verso il prossimo spedale. Per conseguenza 1 medici in 'luei luoghi devono occuparsi spacialmertle dell'emoslasia e provvedere nel miglior m odo possibile per le fratture complicate; quindi medicare Lulli i feriLi che pr·eseolas~ro le loro rerite scoperte. Pet' questa medicazione, come pure per ·1uelle da pralicarsi sulla linea del fuoco, l'autore contlglia il iollotor mio incol'porato neUc garza come il migliore degli antisettici. In '{Uanlo all'estrazione dei pt'oiettili egli è d'avviso che al posto di meùicaz,one, tranne che pet' certe rerile del cranio, i .Proiellili non si devono rimuove re che quanuo giacciono su-

~Ilo ndllt.are pass.1no nella riserva il Ministro rispose: • Eh bien, lls se• I'ODl soldals t.laM la réscrvo puis~'lls clllient solrlnts quand'ils ont élé ren-

o ~)'Ili daJU l~uts foyers. lls etaient soldats et doctcurs en médeclne: il pcut

• 1 uolr d il ' , d ,_ C!l OctG!lrs 11111 sorvent comme solclats. Ja no comprcnrl pas que lo oe..,urs en méd · .. le feen1te ecute, Qui Ceroni, peuL-tltre, bien de jaloux qunnd la loi sur .. tace. lls n.ent bera appliquée, Yiennent encore réck>mor des nou,·eaux avan-

ne sont donc Jamals satisfnl ts?


Rl \"1ST.\ nt TF:C 'lCA

perficialmenle e provocano vivi dolori per• compressione di ner·vi, oppure premendo sopra qualche grosso vaso present.ano pericolo d'emort·agia. Noll'ospedalo da c&mpo dobbiamo continuare nella medicazione occlusi va enliseltica; e cercare di ollentwe la guarigione solto l'escara; ma n el fa r ciò dobbiamo in vigilare la temperatura mediante t·igor osi risco ntri termometri ci e quando vi fosse un r•islagno nei liquiòi sotto l'appat·eccbio a<~ciu llo !'Mlitull'e a 'lue"to un t•pparecchio umido per assicurat·e ai liquidi l'egregaLi un libero deflusso, e nel caso si ma nifeslas!'t>ro piil g t•avi alleraz:oni dello s tato asl'llico, como edema put·ulento acuto. flemmoni icorosi, riconoscere l'oppo t·Luno momento per un energ-ico intet·vento chirm·gico. Dopo di avct· par·lato sul modo tl i procedet·e nell'\ cura dolile fer•itc tll'licolari, delle emorragie secondarie, delle le!> ioni di organi interni e delle lesioni del cr·anto, riconfet•ma il principio del non intervento chit·urgico nelle fer·ite d'ar·ma da fu oco e dice rìnalmente: • Il '' fu cile a ri petizione e il metodo nntisettic<' vcrt•atmo a rnisu· • rat•si in una prossima guerr a. Il metodo antisettico ripor• lerà vittor ia. •

Orgauiua.zlone, a.rreda.mento ed impiego delle truppe nella guerra dl montagna. - SEEFRANS. - (Dal ./aresber icht, 188i, del generale medico W . RoTR). Alli !il.abilimenti di riserva di una divisione da montagna dell'esercito au~tro-ungarico appa r tiene lo stabilimento sanitario con a rredamento da montagna e scomponi bile in quattro sezioni. O~ni baLLagliene di fanter ia o di cacciatori ho un drappello tli porta-feriti costituilo da 2 solLufflciali e 24 uomini. PPrciò la truppa è in condizioni da polet· impiantare da sè stessa il suo poalo di soccot'RO. P er iltra!>porlo del materiali> sauilsdn e del vi ver•i dì riser·vn 11d ogni batlaglioul' é destinalo quanl11 occor·r·e. L'e~er·cìto au~tr·iaco possiede Lro divisioni equìpag!.(rate per· rl servizio di montagna (lnnsbrtick, Agram e Ragusa): per· u·:altre esiste un mater iale di t•iserva; ad ogni ~labilimento sarutario divisionale con arreùamenlo da montagna ~ annessa unii


E SF.I\\'lZfO M"&OlCO MILITARE

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oCfllonna sa nitaria dell'o t•dine Lculonico pure ar r·edala per s et•vtzio dr mouLagna. Jn' qua nto al trasporto dei fet·iti nella guet•ra d• montagna l'a utore cr·ede che ~i possa organizzare mPglio per m ezzo di sezioni di porla ·ferr li ot·gan izr.ale con assoldamento di abitanti e col for·mare delle ~tazioni di porta-feriti fisse e da ogni stazione mandare la metà di quPi por·la-feriti in dietro coi feriti raccolli; menlt'C che quei medesimi porta-ferili sarebbero mca ricali di recare, ritorna ndo alle s tazioni nuove, provviste di vrverì nel giorno ~ucoseguente. In quanto all'arr edamento dolll3 truppe l'aulot•e crede opportuno che al ~acco a pane si sostituisca un sacco a spalla. Il soldato deve indossare camrcia di lana, rascra pel ventre l' lllouse. La tniftliore cah:atur·a sa rebbe data dallo scarpe a legacci,coufezionale con materiale impermeabile e dalle calzette di la na io luo~o delle pezze cla piedi.

ltelaldone medioo- ohlrurgioa della. oa mpa.gn& d el SudOr&na.ta Dell881 e 1882. - 0ELMAS.- (Arc/tio. Med. Miiit., e Cen.tralb fùr Chir., N . 1::i, i.888). CenlovenLid tte morti e cento fer·ili Lr·a i ~olùati francesi fu il risultato di !'!elle combattimenti sostenuti dugrinsorti del Sud. "Oue~t.a qua~i egua~lianza nel numer·o de1 morti e fer iti ci Ytene spiegata dal modo di combatte r e tradizionale degli arabi, i •Juali ~uppliscono al difòlloso armumen lo cou assallì ihlprovvb.i e furiosi. No n è da m eravigliar--si perciò se vi ru rono in g rau numer·o lesioni mor·Lali t·i pot·tate a picc:ola dis tanza. P er· contr-o le ferile ri pot·lale a ~raude distanza furono quast !l ..nza eccezione di grado leg:rero. l proietlih, che erano dotati di minima forza "i va ed esplost • armi difettose, producevano pet· lo più rerile supel'lìciali o (!Uosi · mot penelranli. Mancal'ono com pletamente le ferile penetra u · ai . ~ dt•l pcllo e del \•entra; però furono osservate otto le 0111 p •·elle pareti addominali. F requenti furono le inflllt'azioni UI'Ult>nte ed i flemrn oni consec utivi a feriLe. E abba s tanza S()et~su si é co tal . llled . lll:< ala la presenza del pus Lurchtno; per la IC8ztone antisettica fu adOpPt•atO l'acidO feniCO.

=


VARIETÀ

Corrispondenza.

..

Un egregio collega mi scrive: • Non ricordo nè dove, né quando, ma è cerlo cb e l' har detto, che • per usare degli ottolipi ordinari di lettura nella determinazione del grado della miopia, sarebbe necessarfocolloearli alla distan:a precisa del punto remoto dell'occltio in es~me.. ... Condi.tione che presuppone la, conoscen4a del graio della miopia. L'esperimento non ha quindi alcun pratico valore. , 11 A me pare invece che quando un individuo pu6 con sicurezza e prontezza leggere 110 carattere proporzionato a 25 centimetri, come il regolamento prescrive, non è certamente miope a G dioLLrie e può quindi essere senz'a!Lro ritenuto idoneo al servizio. • Nessun dubbio, se 1' individuo è realmente miope. Ma quando la miopia non é cons tatata precedentemenle, genericamente (e non lo si può ai Consigli di levA e non è prescritto ai Distretti, o.i Corpi, alle Rassegne) l 'esporiment~ non ha che un valore relativo. Quanti individui dicono e credono d'essere miopi e non lo sono, ma hanno ben altre imperfezioni della vista: allegano spesso la miopia e trattasi invece di ambliopia, di notevole riduzione dell'acutezza visiva, ~>cc. A 25 centimetri pel visus normale si richiederebbe un carattere di Qmm,375; quindi quello di f mm, che il rcgoJamenl<t prescrive, corrispondel'ebbe ad un visus ridotto a 1/2.66, vale a dire superiore ad 1/3, opportunissimo di consef!ueuzll per la determinazione del visus, anche per l'occhio desLro. Dal Jato dell'acutezza visiva aduocrue l'esperimento é oLten-


VA RI"ETÀ

cJibile per determinare la IDO~EtTÀ, ben inteso quanclo si applichi disttn.tamcnte ai due oeelti. Ma per lo stato rifraltivo noo é piu cosi. Un miope a G clioUrio reali non può v~dere nettamente e leggere correntemente a 25 centimetri , giacchè il suo punto remoto é a meno di 17 cm. , o la accomodazione, se in a Lto, non potrebbe ehe ridurre ancor a di piu la dis tanza di osso punto remoto. Ma un ipermelropo a 6 diottrie, di ipcr metropia totale, leggerebbe benissimo ad essa distanza anche con un visus appena SU[JOI"Ìot•e a d 1/3. Se adunque non si ò precedentemente dete rminato che traltasi di un vero miope l'esperimento non ha alcun valore come probalorio della idoneità. Quando non SI ba la possibitita di constatare in preceden:1.a lo stato rrunerico della rifrazione, potrebbe lo esperimento della lettura alla indicata distanza, e col caratter e di i""", valere ad escluder e !"elevaLo g1·ado di miopia che il r egolamento richiede per la inabilità, ma solo quando l' individuo che legge liElltamen te a 25 cent., legA'esse pure dislinlalnente anche a notevolmente mìuo1·e distanza, p. es. a 15 oent Nou i-lll'rebbu allora, certamente ed ai gradi regola mentari, iper melrope, non ambliopico o deficiente del visus, perché non avr ebbe letto a 25 cenl. caratteri di un millimetro ; la lellura a 1'l cent. non ò possibile che per un iperlllelrope a meno di 3 diottrie. n regoiHmento accenna si alla lettura o 2:> cent., m a l te ha prevedute le possibili er roneo applicazioni o i r isultati prelerivendo clte l'esperime11lo debba necessariamente esset'e completato, inte(lrato dalla pro\•a della vi~ione distmta, di oggetti proporzionati, a no tevole dista nza... E s i noli che ha tolta la vecchia locuzione: quei sedicenti miopi. sostituendola coll'altra generica.: che allegaJtO d ijetti della rifra-

•lolae, ecc.

Certamente chi legge a 25 ceni. e vede dis tintamente a ::vale d1s~nza, non è miope, non ipermetrope, non defite del v•sus, ulmeno al grado regolamentare richiesto l*' la inabilita. lCa dì · . Cla~ol o l_raiJ~amen le, sono pr ove davver o leoreliclle, quas• prallca Impor tanza appun to fJ roprio per la mio-

-.oza


456

V,\RIETÀ

pia (per la quale gia da tempo erano state messo innanlì}, per chè tutti i miopi n qual.~insi gr ado non oedr anno mai mSTrwrA~lE~TE é ::-rET-rA'IENTE a notevole dtslall7.a . Valgono a vece però pr·t' gli ipermclropi, perché, chi vede a notevole distanza ed egualmeuLe bene a 2~~ cent. o meno, non 6 certamente iperrnetrope n 6 diottrie, valgono anche per la defi cienza delracutezza visiva Ruperiore ad 1/3... Dun()ue es~e prove come eRcogitate per di minuire il numero dei miopi da mandare in osser ,azione a nulla propr i.o valgono per loro stesse ; ma hanno un qualche pratico valore in quanto plicabili a gli ipermelropi e deficienti dt'l visus. ma non al grado inflbilitanle. Una cordiale strelta di mauo.

ar-

8AROFFiO.

Oommemora.zlone. La R. Accademia med ica di Geno va l.enne una Red uLa per commemorare i defunti soci professori Gaetano Sfllvioli e T orqualo B~i sso. Disse ro belle, appropriale affettuosissime parole i professor i Fano, CPci, Campana e Giuria, fa cendo rile,·are la grave perdita l'llblta dalla lòcienza e dall'univPr!ll· lario inse,2namenlo ..... Il Salviali moriva a soli :16 ann1 vtllima di infezione conlralta nt>gli assidui studi patologici a cui ~i e1·a a tutl'uomo dedicato l B.

Scuola. dl perfezionamento nell'I g iene Pubblloa in BoDl•· La istituzione della scuola di per fezionamento nell'l giene Pubbliclt risponde alla indtsrullbilc nece>·s1tà di complt•lare f.ll'aticamentt' g:li univer·sitari insegJlArnenll ed it~dirizzAr& le l'anitar ie discipl ine a lla efrì r a cl' pre,•enzione delle malolliP: f'c\ mpito oggidi r·epublLO Rup«' riore ad ogni ohbiezione, e re~ condo dei più sicur1 e compiuti risultati. Che ciò fos!>e n eces!>ario da noi, baster ebber·o 1;1 dimostrarlo 1r> dubbi P-zze, le tncculs:cic pi'COccupa.zio ui, le contrachliUorJe: ster ili misure che furono "scogitate nelle ulti me invosiun' colel'Ìche, ad opera delle loculi AUlorila [lllr voJentcrose


VAB.IE'l'À

457

da rare e cerlament.e di fa r bene. E ne proverebbero l'opporlutunità, i tentativi di rinsanamento che fo1·mano la preoccupazione dei municip1 delle p1•incipali nostre città e che il Governo conscio dell'a lta sua missione asseconda, incoraggia. soccorre ..... È ur~en te che la tecnica dell'ingegne1•ia s ia SOI'relta da quel complesso dì cognizioni sanitar ie relalh•e, che sole po!>sono, oppor lunamenle applicate, assicurare agli sro1·zi ed ai sact·iftci del paeM un avvenire veramente fecondo, allamenle civile. È finalmente il nece!"sario complemt.> nlo della istituzione presso il Miniskro degli interni di quella dir ezione tecnica amministrativa di s~t lute pubblica, della quale et·a senlilo il ba!"ogno, ed è ora pur indispensabile sia munita dei mezzi lutli per una positivo, erticacc azione, dei mezzi Lutti di acieuLiiìca ricerca, di tecnica indagine, per la esecuzione delle pf'rizie, ecc. Questo in~egnamen lo s peciale, aggiunto così all'Isliluto di l f[iene sptmmenlale nella R. Univer$ità d1 Roma, varrà a completare nel senso pratico ed applicttlivo g li sLudi medici e rarmaceultci, ma benanco quelli dt ingegneria che assumono cosi quello san illll'ia nota eh~:~ dul Ialo della loro intl.uenza sulla pubblica sulule 86 non mancava loro, er a per ò solo il porrato di 1solali, andjvid uali sror Li e studi , e perciò stesso rneno sicuri e completi. Creala col R. Decreto 27 novembre 1887, essa ba g ià s upenlo il primo periodo di preparaziune e f! razie all'euer gico valoa·e da chi vi è preposto e dell'opel'a assidua della dil'ezione di 88nil8 è git\ dal gennaio di quest'anno in allo. Vi lavoJ•ano già tndefessamenle medici, formaci sli, inge;ner i, a per fez ionarsi nello s tudio della pubblicA igiene. Visilandola fummo in vero sorpresi di quanto si er a fallo, di rruanlo alacr eme nte vi si race\'a, e ne traemmo i più felici auspici pel sicuro, progresslvo and11rnen~ c benefico suo avveni re. Agli ammessi alla scuola è fallo obbligo a ssumere la inscrizione pagando la leuue Lassa di L. 30; di p1•ovveder·si di alcuni tra gli oggetti nece s ari alle p;·aliche e spe1·imenlali ricerche, e t~ gli allt·i di un buon microscopio; g li a lL1·i oggetti completantt appun~ e~~i mt-zzi Ili indioiduale studio 80no daLI a ciascuno in per sonale conse~na dalla ;.cuoia sles~a median te u na


4-58

VAJUETÀ

cauzione di L. 20, che, è reslìtuit.a alla fine del corso, ritenendosi però su di essa il valore degli oggetti smarriti, rotti, guasll, cosi da essere resi inservibiii. Per esservi ammessi, essendo i posti limitati, le domandedevono essere presentate alla Dil'ezione di sanità avanti i~ 1• novembre. L'Istituto é aperto tutto l'anno, però il cor so, propr·iamenle dello, non va che uali• gennaio 8 lullo ma~gìo. Al termine del cor so agli ammessi vi elle frequenl.ai'OllO l'ego· larmenle le lezioni ed i labol'&lori é a ccordalo un appo11ito speciale attestalo. Tr·e capitani medici ed un farmacista rnlhlar e ful'onvi quesranuo a mmessi e vi rappresentano il COI'PO sanitario m11ilare. A dare una più compiuta idea dello importantissimo inllegnamenLo che vi si impa1·lisce, valga il seguente conciso cenno ùei relativi p••ograrnmi.

'

Proprammi pel cor so clell'a1tnO 1889. Le le::ioni di ingegneria sanitaria sono impartile daljH'O· fessore Pagliani due volle la sellimnna. Il •·elalivo p•·ogr amma è abbastanza vasto ed egr·egiamente ordinato. Vt ;.i Lrallano in modo didattico. e, coll'a iuto di piani, carte. rilievi, ecc., in modo ùimos l1·ativo le questioni tulle che offrono un nesso tra la scienza e l'arte dell'ingegneria e la pubblica s alute. l n fatti accennansi come mater ie di esso insegnamento i rapporti fra le condiziom orografìche e fisico-meccaniche del s uolo e la salubr1tà dei luoghi, con ispeciale riguardo olle malattie infettive; st1·atitìcazioni, falda acquea sollorrancfl e s ua influenza sul suolo. Compo!>izione chimica e slru tlut•a meccanica ùei terl'eni (str a ti s uperficiali); por osita, perrneabililà, potere a ssor bente e coibente per l'aria, l'aCIJUO, il calot•e; metodi di determinazione. Temperatura col'licafe a di· verse profondità ed oscillazioni sue. Sostanze orga niche, pt'O· venienza, trasformazion i, microorganismi . For mazione delle maremme, paludi e ltwreni malarici; inllue!lze in rapporto Al· l'orografìa, clima, stagioni. Oistl'ibuzione geograficfl dei let·reni malarici , cons iderazioni spe:ciali sul suolo d'Italia. Sistemi di boniflcamenlo e vAlore r·elalivo in relazione> all'oru-


VAR IETÀ

459

gratla e clima. Influe nza delle va!'ie collu re; boschi e di~bo ­ scamenli, dissodamen ti, irrigazioni, marci te, r isaie, maceratoi di piante tessili, ccc. Disposizioni sull'uso e coltura del suolo. InrJuiuamenlo del s uolo abitalo pelle materie ùi t'tge llo, vie pr obabili del passaggio dei germi in fettivi ùalterreooall'uomo. Costruzione dei pozzi ue t•i e modo di svuolamenlo. Bollini mobili. Canalizzazione m1sta rlell"acquc meteoriche ed immon 113 Sistema di canalizzazione distinta e loro valore relativo. Sistemi di smaltimento; disinfezioni prepar•alorie; im· mi~siooe nell'acque cor renti ; ir rigazione di coltura. Ar ia atmosferica. Osset•vator i metereologici; 10quinazioni. Distribuzione, or ienlazione, a mpiezza, sistemazioni igieniche delle vie, ptazze, giardini. Indagini pella scelta d'un terreno per cos truit·vi. Ma teria li ùi coslt• uzione . Ca use di umidità; in fl uenzo; determinazione; correzione. Inquioazione dell'aria dei luoghi abitali; dali fisiologici r elutivi; valot·e dell'ampiezza della cubatura, dell'atlivilà della ventilazione; determinazione della purezza deJI'arJa . Ventilazione n a~uro l e c mezzi per rtl vor ida; ventilazione artificiale, termica e meccanica ; detet•minaz.iooe del ricambio. T em per ature ed umidità, dati fisiologici . Riscaldamento, camini, stufe , appar•eccbi a sa~. a petrolio; ad aria calda, ad acqua o vapor e ac!]ueo, mis ti. Passaggio dei prodotti della combus tione ne ll'a l'ial'espi •·ala. Illuminazione; considerazioni fisiologiche; materiali, apparecchi e sistemi diver·~i in r·appor to alla iotensila della luce, al calore, ai Pl'Odotti clelia combus tione, al pericolo d'incendio e.l esplosione. lnr1uinazione dell'at•ia per le fogne; s istemi di costruzione delle latrine ed acquai; appar ecchi di chiusUt'a idraulica. Tipi antichi e moderni delle abilaz.wni dal punto di vista igienico e sociale. Edifici scolastici ed educa ti vi. Mobilio scolastico ; palestt·e ginnastiche. Malallie r elative; influenza della ginnastica raz10nale ed ir raz ionale. Ospeda li; llpi diver s•; scelta in relazione col numero e la qualità de1 malati; pat•ticolsr •tA di CO@truzione ed arredamento. T ipi s peciali (pe r· parlorienti, bambini, malat"Lie conta gioso). Ospedal i militari; servizio di 8 .mb.ulanz.a in guerr a; treni e ballel:i ospitalieri. Tipi d'abitaZI~111 collellive; quartieri; laboratori; carceri; sale di pubbltco rih·ovo. Teatri. Der h•oz•one e conduttura d'acqua po-


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VAUI ETÀ

Labile; approvvigionamenti; razioni. Metodi ed apparecchi di dapu razione e flltrazione. Tipi di mercati e macelli pubblici. Lavatoi pubblici; a vapor e; apparecchi ui dismfezione pe t· servizio pubblico. Camer e mortuarie, cim i.teri, cr ematoi. Igiene del laooro (lezioni del pt·or. Canalis, una, di un'ot·a, .alla settimana. Fisiologia del lavoro muscohwe. Bilancio organico. Alttlu\line ::!el lavoro e riposo alternante, secondo le divet·se contingenze (età, ses~o, clima, modo di nutrizione, occupazione). Razione alimentar ia dell'opeL'aio. Associazioni cOOJ.!et·aLive; case opet•aie, cucine popolat·ì. Indus tl'ie min er arie; tn ai~;~Lt ie speciali. Malallie polmonari dal polv iscolo ingenoralo dalle div~rse specie di lavorazioni o tlulfa inalazione dei vapot•i emananti dai metalli lavorati, gas tossici, ecc.; mezzi relativi preventivi . Cor.so pratico di batteriologia e microscopia (pn>f. Cttnalis) . Morl'ologia e biologia degli schizom i ceti~ classificazione. SLr·ume,nLi etl apparecchi pel loro s tudio. Me todi d' esmne (se 11za reattivi, con coloramenti e meloùi per eseguirli). E~nme nei tessuti. Metodi di coltivazione; cultu:·e pure, sleriJizzazione ed apparecchi necessari. Mezzi nutritivi artificiali (liquidi e solidi opachi o trasparenti). Gelatina, agar-agar. siet•o rlel sangue. CuHur·e su vell'i porlo -oggelli, sulle lastt·e di Koch, nelle provetle . Cultur·e 1legl i anaArobi. TermostaLi e termoregolalot·i. Microrganismi paLogeni o no. l n:'ezione ed intossicazione. Autopsie. Esper imenti sugli animalì. Diversi tnodi di infezione. Rappol'li dei microrganismi colle cellule dell'ocganismo. Attenuazione della viruJenza .lmmunrlé. deglj a.nimali. Vnccinaziooi. Prinr,ipali sclliz.omiceli sapt·otit;. Specie parassHarje. Bacilli: carbonchio, edema maligno, lubet·rolosi, Jepr·a, morva, colet·a: di Finkle t· e Prtor, Miller, Deneke, Ernm erich, del tifo addominale, ùella cl ifleriLe di Li.>nlet·, df' l ri· noscleL•oma, pneumoGocco di F r iedlàucler, diplococco della polmonite di Ft·ankeJ, bacillo del colera dei polli, della selli· cernia dei conigli. dP.I malrosso dei suini, della sctticl'mia dei topi, micrococco telrageno, slreptococco della ri~ipola, micrococchi piogeni, gonococco, bacillo piocianeo , spiri !li della febbre t·icat't'ente, plasmodi della malaria. Esame bt,lte-


VARI ET~

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ricscopico dell'aria, tleU'ac'Jua òel suolo. M uffe e fet•menti . Esame microscopico dei tessuti (lana, cotone, lino, canape,. seta). Esame microscopico delle rarine, del pane , del !a lle e prodotti. Mala ttie del vino . E s~1me micro8copico delle ca rn i. Corso pratico di chimica (pr o f. .Monari). Generalità s ui metodi d'analis i l'li uso dei relativi islrumenti od apparecch i. Esa me dE>ll'acqua e determinazione della polabilìtA. Metodi ra pidi pell'esame qua litativo, idr otimetrico, dosaggio dPJ r esiduo solido, dell'acido nilrico e nitroso, ùell'ammoniaca, delle so~ tan ze or gan iche, ci el clor o, rlell'acido solforico e fosfoJ'ico, dei sali di ca lcio e magnes io; a cque minerali. Esamn dell'aria: umidità , dosaggio della anid1·ite ca rbonica , ricerLa dei gai. inquinanti. Gaz illuminante . Suolo e m ate1·ie in•!uinanli. Composizione,fabbJ·icazioni, adulleraz1o ni del \•ino, biM-a, spirili, aceto, ecc. Farine, pane, pasta, cnnfellur e, pre parati a midarei. Latte e suoi pt•odotti, burt'o e surrogati. Estralli di carne,, conser ve alimen lor i, g rassi , znccar o, miele, cacao e cioccolalle, cafté e s urt·oga Li, pepe, ecc. el'baggi, le~umi, tnberi, funfrhi, ecc. SosLonzt'l colot'anti sofi s Licanli pe!' le bevande ed aUm enti, colot•i velenos i de!le s lotl'e, ecc. V ernici a fuoro e s lagnature. Esemt> dei medicamenti . Demogrojla ed assistenza flUbblica (una lezio n~a per seUiroana. Prof. RaseJ'i). Statistica com e scienza e metodo. Leggi J'o ndamet1lali. Medie Lìpicue. Demog t·af:ìa . Antropom etria. Dal o e proced imento sla l!slico. Fonti s tatis tiche . Obbiezioni alla s ta Lis tica. Canoni generali d! logìca s ttl tis tico . .Metodi ma lema lh.:i e figut-alivi: diagram mi, Clll'log rammi, s le reogram mi. Censimen ti della popolazione: oggetto, modo d'esecuzione, risultati. DensitA ddla popolazione. Condizi<'ni ed ilizie . Infermi là censi le. E'Sercenli san iLa1·i. Movim enti dello s tato civile : oggetto, mo · dalità1 ris ultati. fo'econcl ità. T a voi e di mortalità, sopra vvivenza, suicidi , infot·lu~i. Registri con tuna li d'a na grafe. Em ig 1·azion e ed immigr azione. S tatistica delle caus e di morte, geogr afia nosologiea d' llalia. Slatit:Liclie della m 01·bosità : bollellini ~a ­ lli18ri, inru1·mi negli ospedali. .I nfluenze della p rofessione sulla tnorbosilà e s ulle morti. Sta tis tiche somatolog icl1e eu a n lr opometrjche, climatologiche (} topografìche. Consumi alim en ~


VARIETÀ

lari, alcoolismo. Assistenza pubblica (europea), per l'infanzia, ruote , brefotron, balistici, presepii, asili d'infanzia, fonotrofi, colonie estive, ospizi r:•Jarini. Assis tenza ai sorJo-muti, ciech·i, idioti, cretini e pazzi. Assistenza ospitaliera : ospedali gone· rali, speciali, ospizi di maternilà, di car:tà, s itìlicomii e assi~lenza a domicilio: conJotle saniuu·ie, servizio a domicilio. Associazioni cl'a ssistenza defrl'infer•mi e casi d'infortunio. Re· .golamenLì municipali d'i~iene e del servizio mortuario. Isp&zioni delle abitazioni in~alubl'i, delle scuole. Vaccinazioni pubbliche: legislazione e statistica. Polizia sanitaria delle pr incipali malattie infettive clell'uomo ed, animali (prof. Canalis). È una continuazione che completa le lezioni sulle malattie def;li operai. Tubercolosi; febbri malar·iche; malattie litìche; febbre puerperale; vaiuolo; sct\rlattina; morbillo; malattie difteriche, cholera; febbre g ialla; peste bubonica; t•a.bbia; morva e fat•cino; carbonchio. Fisica tecnica e melereologia. Una lezione per settimana. Dolt. P alazzo, bssistente all'ufficio centrale di metere(•logia. Polizia sanitaria degli aooelenamenii. Una lezione seLli· manate. Prof. Monari. Velenosilà dei corpi in genere. ClAssificazione dei veleni: _gazosi, liquidi, solidi, e loro principali propr ie tà. Gaz esfis·sianli (del s uolo, fogne, indus trie miner·aeie); mezzi preventivi e di soccor·so. Gaz deleteri delle inùuslrie; mezzi pr'eYen· tivi e di soccorso. Veleni o!'ganici ed inor ganici. Fenomeni che producono nell'organismr). Mezzi per svelal'li. Controveleni. In questo corso ebbero gli allievi anche la opportunità di assistere ad alcune lezioni d i par assitologia delta te nella scuola stes!!a ùal prof. Peroncit o. Affidato lo svolgimento di essi programmi a cornpclentis· sime individuali tà, la !:'cuoia può e deve l'aggiungere il nobile .suo scopo. E le autorità lra pochi anni avranno una ronle si·cura per le informazioni direttive in simili mater•ie. Il mono· polio dell' igienica pubblica sapienza cesser a di essere la


TARrETÀ

4-63

ansa di provvPdimenti a llr etlanto dubbi quanto dispendio!.'i, spesso subiti comecbè im poslt da intromeUenli influenze. Non vorremmo sosl~nere cbe in Francia si è faUo allr·ettanlo ad imitazione nostra, per ché s'e falt.o egualmente e dopo: no l S'et·ano fatti g ià in pt·oposilo s tudi e pro poste ... Ma è certo che ciò prova cbe la ulllità della isti luzion~ vi fu r iconosciuls, e che di giusta ragione anche Ira noi dovrà rie!.'cit•e a buoni, deside revoli ri!=:ullali. !11 Francia banno iniziata la cosa dopo, ma ci hanno già avanzoli; là alla direzi,>ne di sanità é pur•e affidata la vigilanza sugli spedali tulli! Dott. F. BAROFf'lO.

NECROLOGI E

-

Col più vtvo dolore abbiamo appr eso la morte del profesaore dott. Legouest, il!peltore medico generale dell'esercito francese. Fu una vera illustrazione della medicina militare ed i numerosi e ben noti suoi lavor•i costituiscono un egregio, indispensabile orn~:~mento della pt•alica libr eria d'ogni medico militare. In nome della scienza e del più doveroso camer•alismo esprimiamo ai colle~hi francesi il profondo nostro cordoglio.

B. Un'altra grave per•dila ba teslé "-Ubita la medicina mili:ore

colla morte dell'illustre professot·e Lauer, medico gener ale di a~to ~a?giore e capo del corpo sanitario pr·ussiano, consigliere lDUmo e medico della persona del ru imperatore Guglielmo. All'opera ~ua ed al suo appog-gio:"-u1fragato dalla " ua inuenza pres!'o l'imperatore il servizio sanitario prussia no do"etle in gran parte quel largo, compiuto, logico ordinamento 8


che lo fece apprezzare da lulli gli eser citi e ne fece ìl lipo "ut qual e ordinaronsi o cercai'Ono or dinar si in qualche misura almeno Lutti gli tlsercili europei. Questo suprem o titol o di lode basterebbe alla fama e riuomanza più ambita d» un m edico militare; ma anche altl"i e molli onor e volissimi liloli il Lauer acquista vasi e nelln sctenza e nello speciale devoto servizio presso I"Augusta Maestà. Il <'orpo ~anilat•io prussiano senti tluindi gravissima la pei'Jila tlell'illustre suo capo ed assunse i n segno del dover oso vivt!'1simo cordo glio tr e gtom i di lutto. B. A nche il Belgio ha a deplorar-e la perJila J"un illustre medico militar e, il Merchie. Egli avevo all'esercito belga appor·tato Il n dal 1 86~ il beneficio della ri vaccinazione geuerale, e la istituzione della sltllistica meuica militare; alla chir•ut·gia militare quella dei suoi apparecchi modellati, c'he conservon L• anche oggidì indiscutibili pregi ed al posLuUo fur·ono il punto B. di pal'Leuza di diver se annloghe applicazioni.

Il Direttore

Dott. FsucB BAROFFIO generale med ico.

LI CollabOrut..orc pet'la R .• Mat'ina

1 l Rcdatt.or·e

GIOVANN I PE1'E LLA J/etJico di 1• cl.mn

CLAUOIO SFORZI\ Copilano mtdttO

~UTINI FF.OERI CO,

Gerente.


UElMO R. I E

OR.IGINALI

GABI~ETTO FISIO-llATTERfOLOGICO ISTJTUITO SULLA R.3 NAVE-OSPEDALE « GARIB ALD I • STAZION ARI A A MASSAUA

.-\llu scopo di pt·omuovere uno studio profondo sulla patologia ilei climi caldi, ed avvalorarlo. per qnanlo è possiùil e, di tolle le ricerche sperimentali che dall'attuale sLnto clelia scienza si esigono, i1 nostro Ministero della marimL con lodevolis&ima iniziativa faceva istituire nello scorcio del passato anno un gabinetto fisio-batteriologico sulla nave ospedale Garibaldi, dotandolo dei più important.i sLrttmenti ed appa recchi scientifici suggeriti dal moderno progresso delle discipline mediche, ed affidandone l'impianto e la direzione all'egre)!io collegn dott. A. Pasquale. La brevità del tempo trascorso dalla fonùazi one di deLLo ilitituto non permelle ancora al prelodato collega di pote1· presentare un lavoro di una certa importanza cii'Ca le ossermtiooi e gli studi da lui sin qui praticati sulle malattie regioo.aJi di Massaua; ma, come nota preliminare rli tali studi non Cl sembra priva d'interesse la seguente storia clinica, elle rappresenta uno dei casi più tipici delle febbri r·egnnnti in quel paese, e dalla cui ricchezza d'indagini e di considern1.i nni se ne possono dedurre utilis.sime conseguenze. F.

- - -30


!~66

NOTA PREVENTlVA SIILL&

FEBBRI DI MASSAUA STUDl E RICERCHE O&L DOTTORE

ALESSANDRO PASQUALE -::.-:~

Slrnlcio dalla numerosa serie delle ricerche da mo linorn esegttile sull e. febbri, che piit comunemente si presentano frà i militnri disloc:ui a Massaua, il seguente caso cli nico, o ne fo oggetto della presento comunicazione. O'Aml\Lo Nico lo, marinaro di 3" clflsse, imbarcnlo ~u lla regia MYe Grtrilmld i. trova si r icoverato io quest' o~pedale daJ 24· settembre 1888 per uretrile blenorragica acnta. eù occupa il !ello K. .42 della Sflla 1\l ista. ~alo nel 1865 n Ponticelli, in quel di Palermo, ha l::no· ralo, egsendo bor·ghese, da pescaLore, o non si è allontanato mai d;ll pr·opr·io paese, sito di ottima aria. Nessun precedente morboso ereditario nella propria famiglia. Da bamnino, ricorda di essere sovente 11ndato s(}ggelto ad elmiotonosi iutestinnle, e, divenuto adu!Lo. di aver so1Ier·to convulsioni epiJeniformi: queste da 5 anni non gli si sono piit riafl'accialc. Entralo in servir.io. hn passa lo un anno nella scuola allievimacr.hinisti di Venezia, e poi si è trovato> durante alcuni mesi, in gi ro per l'A reipelago greco, senza fermflrsi mai in posti dom inali da lla malaria: oltre di una febbre cnta.rrale, l

1

1


~. 67

NOTA PREVENTrVA SULLE FEDIHH Dl lJASSAUA

be gli i• durata 6 giorni, non ha sofferto nel frallempo ali re maialiie. Si trova a ll assaua dal l 4 seltembre ultimo scorso, imbarcato sulla Garibaldi. ed è stato ricoverato in quest'ospedale. ~ome ho ùello innanzi, il '?4. dello stesso mese per urett·itc blenorra~ica acuta, di cui st era conta~iato pochi giorni primn della partenza da ~apoli. Quest'aOezione, come ùel resto ossen-a!li in toll'i casi simili r.he si prendono in cura sotto que !lo clima (l ), procedeva con lento decorso, e, quanlunqno soltoposta ad una cut·a rar.iouale (2), era enLmLa in un periodo quasi stazionario. Le condìr.ic)Oi generali rlell' infermo erano però molto soddisfacenti, quando il 2() no,·embre ultimo scorso è ~Lato preso dalla febbre. che ha avuto il seguente decorso: Date

7 1/t nnt.

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a pom.

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2!} novembre

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38°,7 :J o . 7 3'i",l) 3-o • l

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n.. ,. l >lldt~ fltla:ioue llllle (Ollài:;ionì !OIIìlarie dri COr'JIÌ dr/lo R.' d/(1· 1._~lat~a dali ISpettore del corpo sanitario marittimo, comm. C. V&llnll, nnnl

·• Statlone del \Ja1' llosso, a pag. 38. . ; L lnlmnu Pmticnva tre iniezioni urctroll a l !!loruo d'una soluzione nl 1 O,JO '· IOOO •Il tleutorlornro di mercuri•J ed una la -ern rl' nna ~oln7.fone ol p, 100 •Il !10IL1to d. i · '"~· • 1 z neo, noncbè fre!Ju~:nll :1hlurlunl lrp~rhe ~ulln 1Mlr . ....... DIP'tlf'IO t--l0 • CUl'llhvo, ~perimentato la prim:.. \'Olt:t \Crso f primi deltSSJ dnJ...,,..,. rniiP!!ll dott FT 1161to m 1 ~ • 11ppo Rho, e poi succPssivamcnlr da me, oliro a1J csMro 0 rreterttul: 8 • secou1lo il concello moderno della. hleuorrngia, si ern mos trato 11 1 .. oom 111 ~ altri, spccl1• nei casi acuti, como (Juello che dava Slllll llr~ propti e11 rl'luftn\1 ravr>r"Yoll.

na:


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NOTA l'RRVENTIVA

Decorso pat·Licolare. della temperatura dalle 7 '/. ani. del ::10 novembre alle 7 '/, ant. del '1° dicembre.

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Credo intanto opportuno ri pot'tare qui appresso i dati clinici e i risultati delle analisi. che sono andaLo n mano a mano raccogliendo, r.osi come li trovo notati nel mio diario, nrfinchi• meglio, da es~ i, si possa rilevare Ìl decorso di tjuesla malnllta in Llltli i suoi particolari, e farsene un c.onceLLo completo.

:25 novembre 1888: Vitto. /~ senza vino ("). Nledicinali: soluzione gommosa eltogr. :3, bicarbonato sodico gr . 2, sciroppo del Tolit ~p·. 30. Le -sol ite iniezioni ureLrnli. Dati clinici. L' infermo alla visita del mallino non presenta alcun che di straordinario , nel gener·ale dice di sentirsi all'aLLo bene , fa colazione con S1l ffìcienle appetito, e, mezz'ora dopo, senza un a causa ma n ifesta, incomincia a•l avvertire dolori alle ginocchia e alle regioni malleolari , quindi intemn cefaléa [rontale gravativa, spossatczza generale e caldo secco per lnlla la persona. A mezzogiorno il lermomeLro sollo l'ascella segna 39"C.; 4 ore dopo avverte un po' di freddo interno, che noll u accompagnaLo da bt·ividi; in seguito la pelle diviene madida per sudore, che non si estrinseca. Yentre chiuso. Gli sospendo il vitto e ogni altra cura, e gli foapplicare una vescica di ghiaccio sulla Lesta. 1

(l) Col 'h l'inferm1J, ultre rut una zuppa l'aiTC-J:tU.t• cun 60 gr:tmmi di pantlnl multino, htHiirlltv n:! minestre in bro•lv CIIR L~ grammi eli past1, a 60 ::r.~mm• di cn ro ù di bue JesSilt.~, a 125 grammi tli pnntt [resco e a 19 ,.,,ntilltri di vwo rosso: il tutto dh·isll in due p:.~sti, l' uuo alle iO an t. e l'allru alle k poro.


SULLE FEBBRf DI l fASSAUA

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Esnme delta urine. Colorito giallo (O, aspetto alquanto torbido, odor,e sui generis, p. sp. 10•t 9, reazione legget·mente acida. Gloruri in qnantìtà normale, solfati abbondanti, fosfato di calce e di magnesia normnli, carbonati assenti. Urofeina abbondante, uroxantina in notevole quanti!~, uroeriLrina in tr·acce. Pigmen ti biliari, nlbumina e glicosio assenti. Sédimenti urinari- 32 ore dopo l'emissione- molto scarsi, come polvere biancastra; risultano di pochi cristalli prismali!ii di fosfato mono-ammonico-himagnesiaco, globetti >Cii urato ammoniacale, rari gnmuJi di urato acido di sodio , qualche corpuscolo di pus e qualche grossa ceiiLtla ovoidale ~uclenla e nucleolata dell'epilel io di transizione. Inoltre molti microrganismi, massime mi ero e diplococch i. 26 no~;em,bre :1888: Vitto. Due brodi consumati. Medicinali: Limonae idro-cloriche; un enteroclismo con acido tannico gr·. •l i f' acqua 1 ~itri l t· &biaccio alla Lesta. lJati clinici: Ore 1( pom.: T. 40°,3C.; P. frequenti, grossi, duri, ,100 a minuto; R. n tipo prevalentemente addominale, superficiali, 30 a minuto. L'infermo accusa solo una «nnde spossatezza, e si lagna per l' intensa céfalea fr·ontale: del ftSlo Ila un aspetto cnlmo, sereno, per niente abbattuto. Il viso ò iniettato, e cosi pura le congiuntiv e; leggiera tinta subit-leriea alle sclerolicbe. nessun esantema. I disLurbi nervosi si riducono alla sola cefalea; niente delirio, integre le facoltà :•iehiche e mn emoniche. Niente agli organ i toracici. L' adome .è depresso, ceàev.ole, poco dolorabil e; nessuna Lulllefaz,ooe interna ''i si rivela mediante la palpazione, e il fegato e la milza si toccano solo nella forzata iospirazione; Il) 111 rlfe~l~eo alla 11\Voi:.. del Vi:lge1~


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NOTA PR&VRNTI VJ.

niente borbor·igmi, nè gor?{oglio ileo-cecale. l'ielle regioni colica ed iliaca sinistra la risonanza di percussione è otLusotimpan icn, quell a dello sto:qwco è timpan itica o Lrovasi in limiti normali. L'aia splenica si estende dall'ascell are media a i 1! cm. indietro dell'ascellare posteriore, e, in senso verticale, dal mar.gine infer·iore della n• all' l'l• costola. L'ottusità assoluta del fegato in senso trasversale resta circoscritta fra la linea aogolo- s~apolare destra e la parastemalc si uistra, il limite inferiore segue il bordo costale e trovas i nll'uuione del 3o superior·e eol 3° medi o ùell a linea xifo ·ombol ica le; il suo limite superiore travasi alla base del l'appendice xifoide; lungo la parasternale destra al margine superiore della C• COiìLOla; sulla papillare al 6° spazio intercostale; sullè ascellari anteriore , nwdia e posteriore al margine infer·iore cleli a 7•, ~1 1 · ~· costola e ul 9• spazi o iiHer·costa le;, suWangolo scapolat·e al margine inferiore della 10• costola. La lingua è r:operla dà patina biancastra , più densa verso la base, dore le papille mosLransi molto sporgenti; i ma1·gini e fa punta sono rossi . L'infermo non ba appetito, e du due giorni manca delle abituali evacuazion i. Esame del sangue. Le emazie presentano dimensioni varje (poichilocitosi). se ne trovano cioè del diametro di mm. 0,00937 a m.m . 0,0054-7. Sono mollo pallide, massime le più grandi, di cui alcune sono vacuolizzate, vaf o a dire presentano verso il centro come un foro più o meno grander di forma ovoidale, rolondeggiante, clavata, ecc .; queste formeperò non si succedono nell o stesso corpuscolo, essendone i contorni 1tffallo immobili. In qualcuno di questi vacuoli , ee proprio in quelli di form a rotondeggiante. si L.f'OVa come u~ granulo che supera i 0,00078 1 mm. di diametro, e di quest' se ne trovano anche liberi , nel siero, dotati di lento movimento Jlrown iano e di t.ranslazione. ln media s'incontra~ leucociLo.


UI.I.E f'EDORI DI MASSAI".\

i /1

per o~ni 373 emnzie, e di qne"te se ne contano circa 7 mi lioni per mm. cubico. Esame delle .feci. L'inferm o mediante l'eoteroclismo ha avuto umt SC!'Il'ica abbondan te di feci pollacee d'un colori to giallo-lena. in mezzo .a cui lrovnnsi poche scibale du1·e e di nn colorito brunastro, riYestiLc da strie di muco. Hanno odore piollosLo penetrnnte. reazione neutra. Vi si trova anche una memlu·anelltt tubulnre, biancaslrn , quasi pel"lacea, lunga 8 cm. ad orli sirangiali, come spezzati, che presentano un diametro di circa • , cm. All'esarue microscopico queste feci pre ·entano numerose trachee vegetali. frammenti di tessuto vegetale reticolato e fibroso. molle goccioline di gra~so, delritus organico d'un colorito brunastro, qualche fibra muscolm·e ·triata. nova di ascaris lfl muricoides e vari microrganismi. l noltre la sudde~cl'iLia membranella risnltn costi Lui la da tessuto fì broso ed ela~IICO. Esame delle ttrine. Ginlle, limpide, odore sui {Jf!lll'l'is, P· sp. 1020, •·eazione acida, rlol'llri, solfati e fosfalo di calce normale. fosfato di magnesia poco più del normale, Cllrhonati assenti. U•·ofeinn aLbondante, uroxantina in noteYolequanlilil , uroeritriua in tracce. Assenti i pigmenli biliari, l'uroglancina e l'nrocianogeno; sono pure assen ti l'albumina e il glicos io. Queste urine, lasciate in npo~o per !4 ore dopo la emissione, non han depositalo alcun sedimento, e. mediante l'esame microscopico, infuo•·i di qualche cor·puscolo di pus, in esse non si riscontra alt 1·o. !)...

"'' novtlmbre 1888: l'itto Due brodi consumali. J' icdicinali: Bitartrato pol.assico J!r. ~0 , bicarbonato di :;oda W· -\.. acqua cll~r. 3. Limonee iilrocloriche. Gargarismo a~tringente. Dati clinici. Ore 3 pom.: T. :19° C; P. debol i, lenti, legger-


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NOT.\ PllEVJ.o:NTIVA

mente aritmici, 80 a minuto; R. profonde, 18 a minuto . Notevole depre:dooedi forze; volto molto iniettato, congiuntiveiperemiclle. Alla regione parotiden de tra si tocca una ~dandola linfatica leggermente ingorgata e dolente. l a cefalea fruntale continua. sebbene meno intensa. L'infermo ora accusa arwhe dolori alla regione periombelicale. che sono inlermillenli e vaJ.!h i. Infuori di una leggiern aritmia cardiaca, null'alfro di anormale si avYertc agli organi tomcici. Addome depresso; la palpazione alla r~rione ombelicale riesce alquanto doloro:;:-,, e "i risve~lia numerosi hurhorigmi. L'ottusità splenica u·o,asi un 1 i cm. in avanti dell'ascellare media; gli altri limrlr come ieri e cosi pure quelli dcll'ouusita epatica. La lingna i• meno spor•ca; ootasi una l eg~iern iniezione della mn'cosa farin ~ea. Esame del sangue. Lo emazie sono di un colorito gin Ilopaglia. parecch ie u lrurdi merleltati , pochissime tempestale di granuli, c,omc quelli descritti ieri, nessuna vacuoliz;:atn. I l loro diametro varia da mm. 0,00953 a mm. O,OOM·7. Oltre ad alcuni granuli simili a quelli suddescrilli, se nr tro· \'ano, liberi nel siero, altri di un diametro maggiore. vale a dire di 0,00 150 mm., immobili e per lo più rioniti inmas:;a, come tante zooglee. Il mpporto dei leucociti alle emazie è di l : 294., e di queste ultime se ne contano in media 7,'200,000 per ogni rum. cubico; il siero artificiale di Schollzc, iu coi il stato fatto quest'esame qunntit.alivo, non ha alteralo nll'llllO i loro contorni. Esame delle feci. In tre sedute soccessiYe l'infermo ha e,·acuato circa 9 eugr. di feci liquide. giallastre, con poche e piccole scibale di un colorito brunastro, senza muco. Odore penetrante, reazione alcalina. All'esame microscopico. in mezzo ad un detrilus molccolnre organico d'un colorito bru· nastro, vi si trovano alcu ne goccio] ine di gmsso, piccoli fr:tmmenli di fìhre muscolari striate, qualche cristallo di f'Js fnLO


SULr.E FEBBRI Dl MASSAUA

mono·ammonico-bimagnesiaco, picco li cristalli rom bo idal i, .come quelli di ematoidina, ma di u11 colorito rosso-rubino e rianiri in mas~a. copiose uo,-a di ascaris lumhricoidcs e di tricocepltalus clispar. Esame delle ,,·iae. Ginlle. alqur.nto torbide. odore sui generis, p. sp. l O19, reazione aciùa. Cloruri. sol fati e fosfato di calce normali. fosfato di magnesia iu eccest~o, carbonari assenti. llrofeina in eccesso. ur·oxantina in tracce, uroerilrina assente; assenLi pure i piAmenti biliari, l'nlhumin:t e il glicosio. l sedimenti urioal'i. esaminali 4f< ore dopo l'emis ione, presentansi abbondanti, come polvere biancastr·a. i! risultano di gloheui di ltrulo ammoniacale. di cri~ t nlli di fosrato mono-ammonico·bimagnesinco con preval enza delle forme a cesoie e a foglie di felce, granuli di fosfato hasico e -eat•bonato neutro di calce, qualcbe cell ula puru len la e numero~i microq~anism i, massime vihrioni. 28 norembre 1888: \ 'itto. Tre brodi consumati. mar·sala cl. cinque . .M l'di· duali: Limonee idrocloriche e acque aromatiche. Daticlinici. Or·e3pom.: T. 39°,~ C.; P. ~rossi , dur·i, leggermeotearitmici,82a minuto; .R. profonde, regolari, 20n minuto . ~'infermo dice dì sentirsi meglio di ieri , è debole e non haappeltlo; la cefalea è molto diminuila tanto da non sentire piti il bi· ~o della rescica digb iaccio alla testa: si la~na per·ò ancora dei dolori alla regione ombelicale, ed ~ alquanto molestato dalla !dandola linfatica leggermente ingorga La alla regi ono paroliden ~eAira . Ieri sera ebbe ad an-ertir·euo po' di freddo, cbe non fu ac~pagnato dabrh idi, nèseguìto dasudori. Jl,•oltot' sempre 1Dt8ltalo e cosi put·e le congiunlive. Nessun esantema per la ~~~e, nessun distUI'bo al sistema nervoso e agli organi tom -etel. Addome depresso, compressibile e alq nnnlo do loral> ile,


:"\OTA I'RE\'E TIVA

ma~sime allll r·egione ombelica le; nè il fegato, nt'• la milza si

palpano. La risonanza è limpanitica, di un tono piit o men<> alto, secondo le r·egi~>ni sulle quali si percuote. L'ouu~itil splenica u·orrrsr l cm. indietro dell'ascellare anteriore. e, lunt::o l'ascelbre media, si estende dall'8° spazio inLercostale al rnnr;.(ine inferior·e •Iella l o• costola. l'ollusitfr t>patica si trova spo"Lata in ma:;sa un 1 3 cm . piu in allo dei limiti precedentemente assegnati. La patina linguale sr t' molto ridolta. 1!-' sanw del san{Jw!. L'esame direao ed immediato del sangue n fresco In sci n nota r·e le seguenti alterazioni: (l) molli mie.rocili, di cui alcnni fomiti di una o due propagini, ,•ome tentacoli. che non snpP.rAno in lunghezza il diametro 1lei 1'0J'· pu scolo modesinro, di cn i hanno lo stesso colorito, e sono ter· miuaLe lll! una gpecie di uoLLoncino, che t' id entico ai ~rnnu li gilL tloscr·itti, drl clinmotro di mm. 0,001i59, e trornn~i io movimen to osci llatorio e vermicolare; b) al la periferia tli siffatti microcili trovunsi anche 2 a 4 di questi granuli, i qualt si ri~conlrnno anche iu maggior numeTo fissi in alcuno eroaziP; c) granuli dello stesso diametro troYansi anche liberi nel siero. dotali di 'ivacissimo movimento browniano e ùi translazione; ne ho ' isli tre riuniti a catena , come uno ~trepto­ coccn, eire ~i muoveva rapidamente sotto il campo del microscopio; d) infine s'inconu·a qualche rara emnzia racuoltzzata. Coll'esame, poi. nel siero artificiale d i 'chultze. le t•mazie preserJLansi in wan parte a. hordi merlellali; ~ono in media '>,GOO.OOO per ogni mru. cuh. di. angue, e il loro rapporto coi leucociti è di 12:1: 1. Esame dellt! feci. L'infermo nelle 24 ore ha emessi) in unn sola vol la cit·cn 8 eltgr. di materie fecali , e, durante l'evacuazione, ha avver·tito come degli stringimenli dolorosi alla ref(ionc o mhel ic;~lc , che poi gli si sono calma ti. Queste


SULLE FEBBR I Dl MASSAUA

ieci hanno colorito giallo-arancio carico ed otlore molto penetrante; ~ono io parte di consistenza crem o~a e in parte pastosa, conformale a piccole scibale, che faciln1ente :;i disgregano solto la pressione; in fondo al raso si tl·o,·ano inoltre racrolti alcuni cilinclri muco i ~enza ;;tria sangui~ne . All'esame mic1·oscopico vi si tro"ll un detribus molecolare organico d'un colorito giallastro, gocciole di grasso, cristalli di margarina. co1·puscoli di muco. uova di tricocefalo e fli ascaride, alcune delle quali contengono l'embrione in 'ia di formazione. Esome delle urine . Girdle, limpide, odore .cwi f!enerit> , 1eazi one acida, p. sp. 1 0~2 . Cloruri, so lfnti e fosfato di magaesin normali , fosfato di calce c carbonati nsscnti. l' rofeina pinllosto abbondante, uroerit rina cd Ul'O>.lllltina in tracce; pi4menli biliari, alb11 mi na e 1-dicosio assenti; 32 urc dopo la emissione queste urin e, lasciate in riposo, non depo· sitnno nlcun sodi mento vis ibi le ati océ'11io nurl(); all 'esame microscopico vi si rjsconlrano invece ):(rao uli ùi urato acido di sodio, qualche cristallo di acido urico d'una for1W1 all'allo speciale. come non l'ho tro,·ata descrilla dagli autori (Primavera, Bizzozero , Renzone, Rol,erts, Wickh:1 m l.egS!, Lnachc, FriedHinùer, ecc.) da me fin ora consultaLi. e di rui mi rised.1o dare la figu ra m altra pubblic<~zione. infine qualche cellula purulenta.

29 uovemlwc 1888: Vitto. Tre hrodi consumati. Jlcdicinali: ..\1 malli no 40 ctgr. di santonina, duran te il gio1·no un gargarismo astringente e .limonee vegetali, la sera 3 gr. di antipirinn . Datt clinici. Ot·e 3 pom .: T. w•,2c.; P. brevi, piccol i od :ritmici, 80aminuLo; R.regolari,superficiali, 28a minuto. L'inermo acensa una maggiot·e depressione di forzo, la cefal ea fron-


NOTA PREVEN TI VA

La le gli va di nuovo aumentando; i dolori addominali però lo mol e~taoo meno e così pure quello alla regione parotidea, dove la glandola ingorgatasi trova t·idolla :1d una piccola noccinula. 11 vi so esempre molto iniellato, la lin ~-; uo. nppenaappnnnala. I./addome depresso, e la palpazione riesce alqua nto doloro·a e viriS\ eglia numerosi borbori~mi, ma-ìsime alla regione ombelicale: questi pentllro produconsi di continno anche spontaneamente. La risonanza di percussione è timpnoitica, l'ni a epntica conserva gli stessi limiti, solo quella splenica si 1\ avanzata an· cara di 1 '2 cm. ver·5o l'ascellare anteriore. Alle 7 1 , pom. la 1empera1urn sa le a 4·1°C; l'infermo si lagna per In cefalen ft·on tale, che è di venuta molto inten!>a . parla un po' stentato, ma ha le facoltà psicbiche e mno:1moniche in perfello stato. Gli pratico subito delle spugnalure co 11 acqua ghiact:inla e frega gioni con pezzi di gh iaccio per l nllll la perso na, e gli lascio !a ''escica di ghiaccio sulla LesLa e le bagnatore fredde sul pello e :>ull'addome. La Lemperalum si abbassa cosi di 1°.5 C; ma alle IO poro. r·itorna a 4-I °C, e solo a mezzanouo accenna di nuovo ad abbassarsi discendendo a 40°,5; i polsi pre~entnno un' inLermiuenza irregolare, ,•aie a dire in media per ogni 3 ballute, che si seguono con progressiva debolezza, ne manca una, ovve1·o se ne presentano dua gemelle, seguite da una lunga pausa. Da quest'ora all'alba del mattino seguente l'infermo ha prPso 3 gr. di antipirinn, senz'alcun r-isultato, come si vedrtl domani. Nessuna scarica ventrale. Esame del sangue. Emazie mollo pa ll id e pcrdiiTusione di emoglobina nel siero. uniformi per grandezzn. Si riscontrano parecchi granuli del diametro di mm. 0,0031 H liberi nel siero e in movimento browniano e di trnnslazione molLo alliro; altri piu piccoli riuniti in j o 3 come quelli descritti ieri, altri infine fissi nelle emazie. ~essuna di queste preseo·lnsi vacuoliz:t.nln.


SULLE FEBBRI DI \L\SSA U A

E same delle al'ine . Gia lle. limpide, p. sp. 1024. reazione acida. Cloruri, solfati e fosfa to di calce scar·:;1, fosfato di magnesia in e•:cesso , carbonaLi assenti. Ur·ofcina piuttosto abbondante, uroeritrina appona sensibile, uroxantina o hilifnlvina assenti, biliverdina in tracce. Al bum ina e glico!lio as· senti . Nell'urina, lasciata in 1·iposo per 24. ore dopo l'emissione, ad occhio nudo non si os:'ena alcun sedi mento; invece. all'esamemicrCJscopico si risconrruno cellule epiteliali del collo e del basso fondo della Yescicn, nonchè celiule epiteliali llell'uJ·etra maschile, rari col'pu scoli di pus e parecchi micro,·gaaismi. Inoltre filam enti di leptotl'ix oescicalis, m·ricoli di micelio sporifìcati e spor·e di diversa t!randezza, nucleate. 30 nooembl'e 1888: Vitto. Tre br·odi consumati; u cl. di marsala. JV edià uali: olin di ricini gr. 35, olio di mandorle ~r·. 13. Infuso di digit.ale. Limnn ce vegetai i. Dati clinicc. Questo giorno se:.:na l'acme della malaLLia, rtiJ~ione per cui ho creduto opporLUno l'iportare in principio dettagliatamente rulli i dati Ler·momotrici, che ho avuto opporlunilil ùi pr·ondere in ore successive. La cefalea front ale e ritornata intensa como prima. Alle U nnl. si sommiuistrn il purgante e dne ore dopo l'i nfermo uell'evacnnre è minnccia to da sincope, da cui r iesco a libernrlo somminislrandogli del marsala e un brodo caldo. Alle 1Oanl. la T. sale a 41 °,9 C; r . fil iformi , irregolnrmente in tennittenti , 87 a minuto (ha incomine~at~ a pr·endere la digitale fin dall o i an t.); R. calme, supcrfiClalr, 24. a minuto. L'inferm o tì molto al.lbaltulo, ma risponde bene e capisce tutto, è apatico, inconsciodel suo grave stato. ma 0 00 • vaneggia, nè delira. i ensi sono hene consen aLi. Ciano5i 11 pomelli, ai pr·olabi, ai polpastrelli delle dita e nll 'asta, che lroYasi in semi - er·ezione; le estremi tà inferiori sono fredde e

.


1-78

NOTA l'IIEVE~TIVA

insen:;ihili fino a meti1 della co,;cia. La vila dell'infermo è seriamente compromessn . Gli si applicano immediatamente numerose carte senapate agli urli inferiori. che si an-ol~ouo in coperta di lana calda, continuandogli a tenere la \ Csri1·a di ghiaccio sulla testa o a prath'are le bagnaLure fredde ~ul pello e :;ull'addome, c, come ultimo tentativo, gli :;'inìellano 80 c~ di chinino per via ipodermica. lo tenero sempre di mira i materiali fecali, so mai cont!'Oe5sero elminti, dall'e~pubione dei quali mi riprometteva il ltuon esito deila malauia. Alle :l poro. la T. scende a 39°.5C: i P. sono meno deholi, 7~ a miuuto; (' J1l'e~ent:tno uu'intermitlenza nou co~i irregolare, manca cioè uu:~ halluta per ogni 5, ma !(!lesta regola non •; costante; lo H. l:a lme, regolari, 26 a minuto. L'infermo è molLo Lleholc, IIHl 111ono abb;lttu to, :;i lagna snlo pel l'orte mal di capo . Lo estrc111 iLiL sono divenuLe co lrle, però ILl ci;\1\o'ìi non gi l\ complotnm•' ulo dissipala. Ha avulo 1111'nltr1t sca1·ic:t venLràle. e dice di seuLirsi un continuo movim outo di liquido e di nrin pci visceri. J:,'same del SCI.Ilfflll': Alle 1 1 an l. ho rilevnto scar~is~imi granuli del diametro ùi mm. O,OOz i H a mm. O.mH:;!) im mouili nel ·iero; altri 10\Cr.eaj!gruppali in formarli sporauj.ti, e tlolati di lento movimento o~cillatorio; mre emazie r1111 un \'acuolo più o meno rotonde~giante nel centro; delle forme cellulari ovoidali, trn~par!'nli, abbastanza rare però. conte· nenti nn'emazia dcfot·nu1ta (.farJociti ?) e cristalli a~hiformi di ematoidina, disposti a cinll'elli. Alle 3 pom . pratico allri saggi. che mi most rano anche parecchie emazie con le :.r1i1 de~ :-crille propagini in movimemo oscillatorio e vermi.·olare. Le emazie sono in media t>. ~OO,OOO.pe1· mm. cubico e i lt•tu·ocit~ nel rapporto di l : 17;). Esame delle feci. Le feci emesse con la prima !wnrica sonu liquide, circa 3; 4 di litro e contengono qualche piccoli\


SUUE FEHD Ol DI :IIASS\l'A

~7 9

d'una consistenza molto pn~tosa: hanno odore pene1ranle e r!'azione acida . 11 icroscopicnmenlc t·isullano di delrtlus molerolare ot·gaoico giallognolo, ~oece di wasso di varia grandezza, numerosi cristalli di mat·S.(arioa. alcuni di fosfato mono·ammouico·bimagn esiaco. uovc1 di tricoceplwLus dispar e di m;c(lris lumbricoùlei-i. llue ore dupo l'infermo ba avuto la sua seconda scarica, qunsi interamente mucosa, senza alcuna slrin sanguigno , cirtu 2 ello,l(r .. di odore penetrante. All'esame microscopit:o queste feci risultano formate io gran parte ùa una massa tt·nspnrente. o1·e t'!rnnolosa, ove SlrÌilta, che racch iude numerose cellule rotonde (lc11cociti) II8Sse in mo1 imento dalle correnti li!JUide, clte si formano Degli spazi capillari del preparato. cellule epiteliali caliciformi con contenuto mucosa, in parlo roloratc in giallo dalla bile, erialalli nghifot•mi di acidi stearicn r. mnrgarico, in ollt·e de· lrilus organico, mnsse granulo~e di pi:!mt>nlo giall o, uova tli trieo~efalo e di ascnride, in alcune liel le qua li ~;i vede l'embrione, qna$i :d C1Hnploto . Esam•• dt•lle urine. Giallo-ro.-$a,.tre, limpide. odore sui genet·is, p. sp. l 0'2iS, reazione acida. r.toruri c solfnti normali, fo~r.uo di calce assente, di magnesia nùùondaute, carbonati srar"i. UroPrilrtna ed uroxnntina in trarce. urofcina tn note\'ole quantità, pigmenti biliari assenti. Albumina in tracce, e propr·io il 0,5°0 / 00 , valulnW con l'alhuminomelro di

l&bnch.

1 dic<·m~re 1888: . Vitto. QuaH:-o broùi consumati e marsala cl. 1O. illedi-

· ernali· Lim1mee ·d 6m r roe1orrche. Acque aromnttche ed entero-

o ~nn :•ci1lo tannico gr. 2 e acqua litri) l '' ~·

411

~att c!mic~. Ore 3 pom.: T. 38°,/ C.; P. non cosi deboli ntermtttenll come icr·i, 74. al minuto; H. calme, regolari,


\.8()

NOTA PI\KVENTIVA

20 a minuto. L'infermo si $ente un po' meglio ancom; t !U ès t;~ maLti na. dopo fallO renteroclisma, ba finalmen te espul~o Ull voluminoso ascaride: accusa tullavia un po' di mal di capo, per cui gli si continua a tenere la vescica ùi ghiaccio, e~~ sente mollo prostrato di forze. La cianosi ai pomelli e ai prolahi non e com pl etamente scomparsa, come quella alle estremità; resta ancora nna piccola traccia dell'ingorgo glantlol:ne alla re~ ione parotidea dest m; il volto è sempre in iellato" co~i rnre le conginnti\'e; le sclerotiche conservano quella leStgel'issima tinta subiuerica notata fin dal primo giorno. ~ 1ente al sistema nervoso e all'alJpa.recchio respirJtorio . .hcoltando "ul focolaio <tOl'tico e su quello della mitrale si ossernt che 1 toni, per niente ollerati, ma ~olo un po' deboli, seguono la stessa intcrmitt enz:t dci polsi (o megl io vic'even;a). vale a dire per ogni 7 a 8 toni siii10iici se ne ascolla nno raddoppiato, se~ ui l n dt\ nna l nngt~ paLL~a. La lingua t'l appenll ve· lotn, umida, le tonsil le non sporgono, il faringe c'l lo~ger­ mente iperemi1;0; l'addolltC tlept·esso, compressibile, indolente; la palpazione 'i desta numerosi borborigmi. mao;"'ote nelle regioni dell'inle!>tino crasso e più a sinistra, senz.t alcun dolore; la risonanza di pcrcllSsione è LimpaniLic;t. e ntttrovn lo stomaco nei suoi limiti normali. L'otlusitilassnlutaùel fegato trovtisi ci rcosct·itHl fr·a i seguenti limiti: Linea angolo· scapolare e parasternale sinistra in senso trasversale; - base deli 'appendice enl'i forme. G' ca rti !agi ne costale (l ùwa parastentale destra). 6' costola (l in ea papillare), 6" :'pazio intercostale (linea ascellare wzterio;·e), 1• costola (linea ll~cell are media), o spazio intcrcostale(linea ascellare posterio,·e) e bordo inferiore della 9" cosLola(lirLea <tJiffofo·SCfl· polare), limito superiore; - bon1o superiore deli n Il " t•Mtolo (lineu cul,(jOlo-scapolu re), 2 centimetri in sopra ùeiiHJrdocostale (rur;ione late,·alt.: del petto ), bordo costale (n'[Jiott~


SU I.U: FEBB RI Dl MA SSAliA

4R I

•r..'"""'""' del p etto) e 3°medio della linea \ifo-ombelicale,

1110 limite inferiore. L'ollusità splenic:l 1rovasi :mll'ascellarP media, e si estende fra 1'8° spazio inlercosLale e la 108 COIlOJa. Innppelenza. Esame dd sangue. Emazie pallido, pressochè unirormi per dimensioni; rra e.ise numerose sono tfuelle vacuolizzate e parecchie di queste presentano nel cenlro del vacuolo uno dei granuli altra volla menzionati. Di ques1i se ne inconll'ano anebe liberi nel siero in lento movimento. !...'esame quautitalito ratto nel siero arliti ciale di Schultze mostt·a le emazie a bordi merleun1i: di queste se ne contano i.>, ~OO, OOO per ogni a.Uimelrll cubiro di ;;an!.{ oe, e il loro rapporto coi leocociti i: da !'U : l. Esame delle feci. )l edianle l' enl eroclismu, fatto alle 9.ant., l'infermo ha emesso nn liqu ido reccioso, giallastrnaporeo, d'un odore penett·antissimo, noi qu1tlc si è trova to un voluminoso ascuride) lungo 25 cm. , che conservo nell'n lco l, ia vivaci.,simi mo' imenti; poco muco nel fondo del •aso. L'esame mic!'oscopico ha constatato la presl•nza di parecchie uon di a~caride, mollo detritus orgn niw d' un colorito gialloPI«ha, alcuni frammenLi di fibt·e muscolari striate, cristall i di margarina , callnle epiteli ali cilindriche •' leucc,cili in picco lo DlllDero.

Esame delle. urine. Giallo-rossastre, limpicle, odore sui get~eris, p. sp. i 02+, reazione nricln. Cloruri normali , sol-

fati abbondanti , fosfato di calce assento, d i magnesia scar~o. carbonati scarsi. Uroteina in notevole qunnLilà, uroeritrina ~ uroxaminn in Lt·accc. pigmemi biliari assenti e cosi put'<' Il ~licosio; alhumma 0,5 00; 00 (prova di EslJacb) . L'esam~ dei sedimenti ut·inat·i, fatto 3~ ore dopo l'emissione, rile' a •otli eri!ltalli prismn tici di fosfato m ono-nmmonico-hima~ne­ liaeo, globelli di nr·ato ammoniacale, granuli di fosfato ba31


482

'OTA PREVENTIVA

sico e carbonalo neutro di calce. qualche cellula put·ulenta e molti microrganismi con pt·evalenza di micro e diplococchi.

2 dicembre 1888. Vitto. Quattro brodi consumati.- .L11edicinali: Limonee regelali, acque aromatiche e un enlet·oclismo con acido tannico gr . '2 e acqua litt·i 1 ~h. Dati clùu'ci. Ore 3 pom.: T. 38°,7 C., P. lenti, pieni, dicroti, leggermente aritm ici, 56 a minuto; H. calme, regolari, 20 a minuto. L'infermo si sente mej!'lio, ba un aspello meno abbatt.uto; la cirLnosi ai pomelli ed ai prolabi è appena ravvisabile; continua sempre l e~gerissima la cefalea. Nessun disturbo nen'oso. nè agli organi torr~cici, tranne una leggerissima at·itmia cardiaca, conispondenle' a quella dei polsi- La lingua appena velata, umida. leggera iniezione farinf.(ea. Addome meno depresso, compressibi le, indoleule; nessun borbori~mo, risonanza limpanitica. L'aia splcnica inconlrasi •J cm. innanzi J'ascellat·e posteriore e cl eCOI'I'B frn ):t 9• e l'~ t• costola: i limiti dell'ottusità epalica son rimasti iova riati. L' infermv comincia ad avvel'Lire un po' di appetito. Esame del sang11e. Le emazie presentano io gran parle una for·ma sferoidale con un diametro di mm. O. 00647, meolre quelle che han conservala la forma djscoida.le. ral{giungono perfino il diametro di mm. 0,00938, ed hanno un colorito più sbiadito. Se ne trovano anche di quelle forniLe di propagiui in movimento oscillatorio, altre cont.eneoli parecchi granuli, e di qu esti se ne Lrovano anche raggruppaLi in ronua di sporangi o liberi nel siero in movimento o·cillalorio pioltosLo lento. I leucociti sono rari e volu minosi. Esame dellefeci. ~1edianle l'en teroclismo l'infermo ha emesso un liquido feccioso, d'un colorittl giallo-terreo, di odore non molto penelraole, senza muco, nè sangue, nel. quale


SULLE FEDBR[ DI l!ASSAUA

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, in mezzo ad un detritus molecolare organico, <ellole epiteliali cilindt·iche e cal iciformi, masse graonlose di pigmento ginIlo. picco li crista Il i di fosfato triplo e qualche uovo -di lricocefalo. E same delle urine: Gialle, leggermente torbide e acide, -odore sui generis, p. sp. i 023. olfati abbondanti, cloruri scarsi, fosfato di ca lce assente, fosfato di magnesia e -carbonati in difetto. Orofein:t scarsa, uroerilrioa ed uroxantina in tracce, pigmenti bilint'i , album in a e glicos io assenti. Lasciate in riposo pet· ~ i- ore dopo l'emissione, hanno dato uno scar·o .cleposito biancastro, form ato da cristalli di fosfato triplo a forma -di cesoie, di foglie di felce o stellato, scarsi globell i di m·ato ~mmoniacale, granuli di fosfato basico e carbonato neutro di ulce, qualr.he cellula epiteliale dell'uretra maschile e molti .microrganismi.

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3 dicembre 1888. Vitto. Quattro brod i consumati.- .Medicinali. Acque vomatiche e limonee idrocloriche. Da t·t cl'mtet. · · Ore 3 pom.: T . .'37" ,.Jr· C., P. gt·o~~r,· ,~urr, ..l • ~eggermente aritmici, nel senso che ad ogni 4 ballnle suc-c:ede unn pausa un po' piu lunga, 40 a minuto; R. cal me, regolari, 18 nminuto. L'infermo si sente molto debole ed accusa ID llenso di pienezza alla regione epigastrica, che del resto ;Don si presenta oll'allo turgida. L'ollusità splenica r·esta circo· ICriua fra l'ascellare media e la linea angolo-scapolare, fra 1'8• costola ed il mm·gi ne inrerior·e della ~t o• costola. r rimaDenti dati non hanno per nulla Yariato. Es,l~W clel sanr;ae. I n genemle le emazie si presentano GormaiJ per dimen~ioni e per color·ito; parecchie se ne incon~no con Pl'opagini mobili ed anche parecchie contenenti i so4•ti granuli ; peral tro nessuna fot·ma vacuolizzata. l leucocili


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NOTA PREVENT IVA

sono defot'mi, grossi e gr·anulosi, e se ne trova io media ·l per· ogni 302 emazie; di qussle se ne contano circa 5,600,000 per ogni millimetro cub ico di sangue. Esame delle .feci. Circa 2 ellogrammi, di odore molto penetrante, liquide, <li un colorito giallo-carico. con poro muco e qualche piccolissima scibala. Microscopicamente t·i· :;ullano formaLe di detritns molecolareorganico io parte co lorALo in giallo-paglitr, qualche cellula epitf'liale caliciforme a contenuto mucoso e qualche uovo di Lricocefalo. Esanw d11tle w·ùu:. Gialle, limpide, odore sai 9eneriB, p. sp. 1016, reazione leggermente acida. Cloruri e so lfati normali. fosfnt.o di cnlce scarso, di magnesia piuttosto abbondnnle, carhonati sca rsi. lirofeiua normale, uroeritrinn ed uroxanlion in lrncce; pigmenti biliari, glicosib ed allmmina assenti. Lasciato in riposo per 32 ore divengono alctlline e torbide, senza daro ulcun deposito sedimentoso visi oil e acl oc(1b io nudo; ma coll'esame microscopico -vi si ri scontrano pochi globsLLi òi uralo ammoniaca le, ceislnlli di fosfato triplo e molti microrg<Lnismi.

4 dicembre t888. Vitto. Due pastine al brodo consumato, t/2 pollo arrosto e mat·sala centilitri sei . -1Vfedicinali. Acque carbonalo alcaline ecl aromatiche. Dati clinici. Ore 3 pom.: 1'. 37° C., P. regolari, 65 a lll inulo, a Lipo pr·evalentemente addomìnale, 18 a minuto. L'infermo si ~ente bene, solo molto debole e mangerebbe Tolenlieri qualche alo·a cosa. Tutti gli organi sono in condizioni nor·mali, le aie, epati ca e splenica, son rimaste inYal'iale. Cessato compl eta mcnLe il secrelo blenorragico dall'urel rn ( l), quantunque ne fosse stata in l.erl'OLla la cura. (l) In oltri dne hlonorraglei ostìnall, sorpresi egualmente rlalh rebbri!,IH! 1:0-

tuto constat nro con meravigl ia lo stesso rotto al cadere di ctuesta.

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SUUE FEBBRI DI M"SSAUA

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Esan1:e delle feci . All'alba del giorno dopo l'iorermo ba ~ \'Sellato, senz'alcun dolore n è premi ti , circa 350 gr. di feci

pastose. in parte conformate, di un colorilo gialfo·torreo, di udore non molto penetrante, con qualche piccolo fio cco di muco. In esse, mediante L'osservazione microscopica, si risconlJ·ano frammenti di fì bre muscolari striate, detritus molecolare organico, peli e trachee -regetali, frammenti di tessuto t"egetale reticolato e fibroso, rrualche cristallo di fosfato mono-ammonico-bimagnesiaco. Esame delle urine. Gialle, limpido, odore sui ,qemr;s, p.sp. 'l 0 17, reazione acida. Cloruri e solfati normali, fo· sfato di ralce e di magnesia piuttosto nbl>ondante, car·booa'ti u:;senti. Urofeina abbondante, uroer'itrina in tracce, urox(mtina, pigmen t,i biliari ed albumina assenti . Luscif1Le iu riposo por•32 ore dopo l'em issione, danno un sedimento molto tenne, Mme pulviscolo biancastro, fallo di granuli di fol'l'ato basico ~ 1'llrbonato neutro di calce, globetti di uralo ammoniacale, pircol i cristalli di fosfato bnsico di magnesio e di fosfato mono-<,mmouico-bimagnesiaco.

Dal 5 al 19 dicembre 1888. Yitto. I n sui primi giorni due pastine al brodo consumato, •,, pollo arrosto, pane ellogr. *h e marsala ~enti l. sei; poi l'infermo è gradatamente passato a mezza razione ( l) con 2 ellogr'. di carne di bue arrosto in più e 20 centil. di mrtrsaln in soSi ituzione del vino ordinario. - ivfedicinali. Elixir di china gr. 30 al giorno e qualche bibita carbonaLa alcalina. J?ati clinici. LaT. ha presentate le solite variazioni giornalrere della temperatura normale, senza scendere mai in

..,t>Con mer.lll. raziot~_e l'infermo, oltre ad nna zuvpa calftì-lnlto çon 00 gr. 41 Pane al mnttioo, ha diritto a 2 mio es lre coo <11!0 gl·arnmi di pnsta, 80 grammi earn•l cottn rtl lltlll, 250 gra mmi dl pane bianco Cresco e 24 centilitri eli vino 4"0sso; il ltiUO rtls tribtlil..o in du,e pasLi, l"ttno alle tO arat., l'aJlro alle t, pou1.


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NOlA l'RKVEN TI VA

sotto dei 36°,5 C.; i P .sono andati gradatamente migliorando• per forza e per fr·eqoenza conservandosi sempre ritmici; le K. hanno oscillato fra 18 e 20 a minuto. L'infermo si è andato graclntamsolo ripigliand(l in forze e nutrizione, che del resto non era mo lto scaduta ; lnLLi gli o r~ani, compreso l'apparec· chio digestivo, han funzi ona:o regohu·mcnte; l'appetito non è stato mai eccessivo, mn non ha lasciato nulla a dc,.,iderare. Non si è avuto ricompnrsn dello scolo blenùrrngico dal l'ttrelra. Esame del sangue. Si riducono presso a poco a quelli! che riporterò qui appresso sotto la rulH·i ca 20 dù:embre 1888. Esame rlellefeci. L'i nfermo ha avuto regolnnnente una evacuazione al giorno: le feci in sul principio so nq state a' ohe poltacee, a volte cremose. in seguito, e ben presto , son dt\e- ' nule pastoso o conformate. In media per quanlilì~ non ltclll ii O· superato mai i 450 g,r·. al giorno, presentando un colore di ter-ra gialla, n tinte più o meno scure, e un odore più o meno penetrante; non vi si t• riscontrato piil nè muco nè elminti. Merlianle l'osservazione microscopica si sono trova ti prel'· sochf cosLanli i seguenti clementi: cletritus molecolare organico, piccoli framm enti di fibre muscolat·i striate e di te~sulo vegetale reticolato e fibroso, poli vegetali, corpicini aviformi , delta ~roodezza d'una grossa <:ellula linfoide. d'un colorito avana, n doppia parete, tall'olta fornita di por·or:anali e col protoplnsmn in segmentazione: questi sono mancati solo in qualche saggio. Infine a volte si son trovati anche cristt\lli di margarina e di o~salato di calce, noncbè gocciole di }!rasso. qualche cellula !ignea c porocannli ( l), ed in alcuni saggr, anche qualche uovo di tricocephalus rLispat'.

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(l) Per mescllo Intendere la prcsen1.a di CJIWStl elementi vcgetnli nelle Ct•cl. t' uopo sapere cbc cia3CUD infermo a bre\•i htll•rvalli riceve crui una raxklne

di llmooj, invlall dalla benemerita Croce no~'"· e che ,;pc.-;:10 alcuni li nt3Dgl:wo como si Cn del la frutta eia tavola, rrul tanto rara a vcdt•r•l. '

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SULLB FEBBRI DI llA.SSAUA

Esame delle urine. Hanno presentato sempre un colorito !(in Ilo e giallo-chiaro (N . 3 o i della la vola del Vogel); appena emesse. aspetto limpido e rcnzioneacidn: peso specifico variabile fra i l 034- e i l O18. Cloruri in generale normali, solfato e fosfato di calce quasi sempre abbonùunli. fosfato di magnesia in principio scarso e poi è andalo gradaLamentoaumentando fino a divenire normale; i ca rbonali a volte abbonrlanti. a vol~e perfino assenti. L'urofeinn è andala giornalmente auffil)ll\undo, l'ur·oeritrina e J'uroxnntina spe:;se volle a~~enti, talvolta in minime tracce. I pigmenti biliari, l'albumina ed il glico ~io sempre assenti. Lo urine, conservate per l'esame dei sedimenti, talvolta, e mussi me sui primi giorni, hanno subito la fermentazione alcalina già dopo l ~ ore. depositando un sedimento piuttosto scarso, come polvere bian~,;;1s lra, Lal'altra si sono conservate acide anche per più lun ~o tempo, e il deposito più scarso ancora, era di un colorito ros5o-mallone. ~eli' un caso mediante l'osservazion e microscopica, si son trovati cristalli di fosfato triplo a forma or·a prismatica, or·a di cesoio, di foglie di felce, ecc., globetti di urato ammoniacale, ~rnnuli di fosfato basico e carbonato neutro di calce, talvolta cristalli aghiformi di fosfato neutro di calce, leucoci Li , qualche cellula dell'epilelio uretrale e vescical e, piccole spore della Lorula di Van TiP.ghem e vari rnicrorgnnismi . Invece nei casi in cui le urine si son conser\'ate acide. il sedimento risultava format o principalmente da cril>lalli di acido urico, fra cui le forme speciali alle quali ho accennalo in uno dei precedenti saggi, da cristalli ~ranulari di urato acido di sodio, da piccoli cristalli di ossalato di calce e tal\·olta inYece di cri'tnlli aohifor·mi disposti a ciufTeuo di fosfn Lo neuLro di ca leo; spesso vi ho trovato anche zoospermi e cellul e dell'epitelio di transizione, appartenenti probabilmente al solco balanico, e rimaste allac~"


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caLe allo slrNlo collo del recipiente, in cuì l'infermo deposiLava le urine.

20 dicembl"e 1888. - L'in fermo esce dall'ospedale per·fetlamenle guarito. Vitto. 1/ 2 . marsala centil. 20 in sostitu1.ione del vino ordinario e carne di bne arrosto ellogr. i in più.- -11edicinali. Elixir di chinn. gr. 30. DaJ;i ctinict. Ore 3 pom. : 1'. 37°,2 C., P. regoln ri, 15 a minuto, R. 18. Buona costi tuzione, regolare sviluppo scholetric•>, cute binncn, bnma ed inietta al viso . ricoperto òa scarsissima peluria al petto e.agli arti, mucose apparenti rosee, leggerissima Li nL:t sn bi tlericaaJie sclerotiche, ca peli i biondo scur·i; si toc-cano pi c~ol i ingorghi glaodolari alle ascelle, aJ.finguini ed al co llo; il panni colo adiposp è piullosto sca rso . La fon~a muscolare èabbastnnzasvi luppata, piudi quello chesi argom enterebbe dalle piccole masse muscolari, che prose nla l' infermo. La sensibilità generale è ben ~conservala , e cosi pure i sensi specifici: l'occh io destro è afTetlo da strabismo convergente. Le facoltà psicbicbe sono in relazione della cond izione social e dell'individuo; egli ricorda benissimo la sua mnlallia in Lutt'i suoi particolari. LatoralmeuLe al collo, sul ter·zo medio del mnr·gine anteriore degli slerno-cleidi-mastordei, si osservano distinte le pulsazioni delle carotidi, sulle quali si ascoltano due toni; nessun fenom eno sulle giugulari, nè all'ispezione, né <l ll'ascoltazione. ll torace c ben c.onformalo, sporgente l'augolo del Louis, ma piu Ancora le cl avicole, in modo da rendere appariscenti le fosse !iOpra e sott.oclnvicolari ; al contrario gli spazi in tercostali non sono rilevabili colla sempl ice ispezio ne. L'ictus col'dis si osserva nel 5° spazi o intercostale, un 1 /~ cm . 1ndentro della pnpillare: anche nel 4° spazio intercostale rilevasi un'ondulazione isocrona all 'ictus. l movimenti respira-

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SULI.E FKBBRI DI &IASSAUA

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tnri sono a tipo costo-addominale, e si compiono u ~ualnH.:nle e regolarmente in tutta la loro estensione. Le escursioni loraciche sono abbastanza ampie; l'illo e perfeLLnmenle coperto ~al polpastrello del pollice, col quale non si giunge a palpare il mucrono del cuore. Lrt risonnnu1 di percussione i• chiara do,·unque: l'ottusità assol uta del cunre si estende dal margi ne inferiore della .s.• co!'tola al mat·A'ine inferiore della 5•. ndestra lambisce la marginale dello st<>rno e a sinistra termina con punta arrotondi la ' •; 2 cm. in )<011.0 del capezzolo della mammella ed l cm . indentro di questo, vale adire Lrovasi alquanto insopra delln sededell'iuo, e proprio sulla 5' costola. Quest'aia d'ottusità ho. la formn d'un Lriangolo con uno dei lati piu corto, ~he ~uarda direLLamente ver:;o la testa ùell'omero destro, e la base che confina col margine inferiore della ;,;• costola; t.. perpendicolare alla base tirata tLdl'apice di qo esto tria ngolo è di 4- cm., In base di 8 cm. L'asc(lllaz ione torncica ri leva la perCella funzionali t(\ del cuore e dei polmoni, nessun disturbo snbit:Llivo da par·te di questi organi. L'addome è di forma r·egolare, la cicatrice ornhelicale info~sata, la palpazione non r'iesce dolorosa, nè vi suscita b~rborigmi; solo alla fossa il eo-cecale e rel-(ione colica corrispondente s'incontra un po' di re ~ i sLenza , del resto t\ nbhoslanza cedevole: il fegato e la milza non si palpano. Jn generale la risonanza ùi percussio ne è timpuniLica, solo alla fossa ileo-cecale e regione colica corrispondente è ottuso-timpanica: la risonanza lttnpanitica dello stomaco rag.giun~e il 5• spazio intercostale sinislro. ,·avanza di poco indietro dell'ascellare medio . ed Ira per limite inferiore una linea orizzontale che passi <L 4. cm. insopra dell'ombelico. L'ottusità splenica incontrasi 1 cm . in avanti dell'ascellare po:;terior·e e s'arresta alla linea ang()lo-scapolare; in nltezza si ~tende dal margine inferiore della 9• costola al margin e superiore della l t•, essa quindi misura cm. 6,5 X G,;J. L'aia


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NOlA Pll&VE:'ìTIVA

di ouusitit assoluta del fe~ato presenta un diametr·o trasver·so di 3~ cm., limitato fra la parasternale si nistra e la linea angolo-scapolare; sulla linea med iana misura 6 cm. a partire dalla base dell'appendice ensiforme; sulla parasternale destra 7 cm., dal bordo superiore della 6• ca rt ilagin e costa le a 2 cm. in solto del bordo costale; sulla papillare 9,5 cm ., dal bot·do inferiore della 6' costola a ~ cm. in solto del bordo costale; lungo l'ascellare anlet·iore, modi a e posteriore •l 0-9 e 8 cm., vale a dire dal bordo inferiore ùella 7• a l cm. in soLto del bordo costale, dall'8• costola al bordo C·Jstale, dal 9° spazio intercostale al bordo inferiore dell'Il" costola Lingua neLLa, mucosa faringea le~germente iperemica, le tonsille non sporgono nell'i stmo delle fauci. L'infermo si sente perfeLLamenle bene. Esa11te del sangue. Emnzie un po' pallide, d'un diametro variabile fra mm. 0,00781 e mm . 0,008:59, n eootorni regolari; s'incontrano anche mi crociti del diametro di 0,00625 mm. e qualche emazia vacuolizzata. l leucociti :;ono molto rari, banno per lo più forma irregolare e contenuto granulo:'o; il loro rapporto alle emazie è di l : '237, di que);te se ne contano in media .} milioni per mmJ. ~ el siero artificiale di cltultze es$e presemano i bordi crenati.

. .. Tecnica. Ho proceduto all'esame quali talivo dol sangue nel modo seguente. Dopo aver· pul ito accuratamente con alcol assoluto il polpastrello di un dito, per lo più l'indice, lo umettava di nuovo con lo stesso alcol, e, quando questo si era completamente \'Oiatilizzato. praticava con un colpo $Ceco sul dito ìstesso una puntura mediante uno sp1llo, reso sterile sulla fiamma ad alcol . Quindi ne fa ceva gemere, premendo lateralmente sul polpastrello, una ~rossa goccia di sangue, che aspor-


SULLE FEBBRT Dl ~fASSAUA

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lava, e poi un'altra piccola quanto la testolina di nno spillo, sulla quale poggiava delicatamente un coprioggetlo, in modo da farvi aderjre il sangue, senza che succedesse alcun conLallo fra il ''etri no e la cute; ciò fatto, port.nva rapidamente questo su di nn portaoggeuo per passar·e all 'osservaziono microsr.opico, e, quando questa non poteva esser fatta subi to dopo, chiudeva con paraffina il preparato, giusta il cons iglio dr.to dal Laveran ('l), per· garenti1·mi maggiormente contro le alterazioni dei globuli dovute all'evaporazione. Le lasLTine erano previamenle lanle dapprima con acido :;olforico puro, poi con acqua distillata e infine ripellrlamenLe con alcol assoluto. Per l'osservazione microscopica mi son servito, non disponendo di altro. dell'obbielli'o ad immersione omogenea 1 /ta di llartnack comuinata co ll 'oculare N. •~., vale a dir·edi uningr·nndimento d! 1200 diametri, che pol'la va, quando il bi sogoo lo richiedeva, a 2400, innestando al microscopio; llebitamonte fornito dell'apparecchio ad ill uminazione di Abba, in vece dell'oculare N. 4, l'oculare ~- 6. Ho ricavato le misure dei globuli con l'oculare micromet r·ictt N. 2del Zei·s, calcolando a 64- illlolere amplificante dell'obbiettivo ad immersione (2). Pe1· l'esame quantitativo dei globuli del sangue mi son servito del globuli metro del Thomfl, prepa rando da me con ogni cura il siero attificiale dello Schnltze . Mi sarebbe piaciuto, tanto più che sal'ebbe stato interessante, valutare le aiLerazioni cromatiche del sangue, fare delle analisi comparali ve col ero{l ) l, AVEf\Aii.- T l'aìlé cles fìwres palusll·"· pag. 157. Par!s, t884.

ltl Ecro rome: per coprire un lato di un •rundrotlino del globnlim etro del

~a, guardato nl microscopio con l'obb. ad Immersione omogenea 1/ 11 di

lick, occorrono 3! divisioni del mierom.·Lro owlarc N.! di Zeiss; Ilo quindi

:11~0 •nm. 3.t r•el val oro di questo lato, ello conosceva esscr·e ugualca mm. 0,05 ho otten11to 6i., come potere :unpUilcante del l'ohblciLivo rr.edesimo. 0 41 8 1

~~'~ • -Tecnica 11lode,na d et microscopio, pug. :!9 e 30, l S87).

(V.


NOTA PR EVENTIVA

mocilomeli'O del Bizzozzero, ma l'apparecch io non era da me pos:;eduto in quell'epoca Per le ricerche baLLeriologiche mi son servito del .seguente mezzo di cultu ra, da me cosi preparato: Ho tagliuzzato finamente 4 kg. di carnemagra(e qui non si dura fatica a Lrovarne), l'ho introdoua in un ~r·osso ma traccio di El'lenmeyer insieme ad un litro di acqua distillata, e l'ho consen·ata cosi nella ghiacciaia di bordo. Dopo 2.1. ore ho fillr11to iltnllo per tela hen hn•ata in acqua calda, ed Ilo ottPnuLo un liquido rosso -~auguig;110. d'un graro odore di carne. che non presentavn nlla superficie neanche unn gOC('ià di vr·n~so, ed era litri 1 ,.10. ~t i son rispnrminto cosi due nllre operazion i, di asportare il grasso e di addizionarvi aiLra ucqna. A quest'infuso di carne Ilo quindi ngj,!iu nto 30 gr. di agar-ngn r fina mente tag linzzat~ . Fatto bollire il lutW per qre 1 1/-z nella sterilizzotrice a vaporecfiKoch, l'ho di nuovo filtrato ntLnwerso un fi ltro di Jbnella l'pesso •l cm., auch'esso prev iam ent.e sterilizz:1to nella stessa stu fa. V.i ho a~gi un re 22 gr. el i geln lina , 11 gr. di peplone, !5,5 gr. di clorn ro di sodio. c, quando queste sostanze si sono completamente disciolle, ho reso IBggerrmmle nlcalina la preparazione, per sè ahbastnnzn ncidn, aggiungendovi a goccia a ~occia una soluzione nl :10 p. 100 di ca rbonalo di soda, e quindi l'ho rimessa nella sLeri lizzat rice a vapore. Dopo un'ora l'ho fioalmente filt rata col filtro ad acqua calda gueroilo di un doppio liltro di carta svt'dese, cb'era rimasto anch'esso nella sterilizzatrice. e si era perciò inzuppato di vapore acqueo: ho ouennto cosi un mezzo di cuiLUra di una limpidezza straordinaria, quale diffi ci lm ente si olliene con le solo.zioni di agaragar., di cui coni;ervo a neo m parecr,hie provelle perfellamen te steri li , e nel quale si sono S\t iluppate, giàdopo 24 a 32oredall'inneslo e alla T. dell'amb iente, allora in med ia di n• c., le culture del baciUas ant!'hacis, del microc.:occus pyo-

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SULLE FEBBIH 01 ~ASSA UA

us aurcus, del bacilltlS jf uorescens, della :sw·t· ùw lutea e del baciUus typhosw;. Le feci , il più delle \'olte. sono state stemperate in nt:que e filtrale per pannolino, ricavando ùal residuo i sa~gì per l'e:;nme microscopico, che ho precedentemente riportnli. Infine sarebbe stato interessante ripot·tnre qui anclte i tr·acciati ~fìgmogrnfici del polso, del cuore c delle respu-azioni. ma di$gt·uziatnmenle il poligrafo del dott. .\t are), già commesso alla casa Yerdin dì Pari~i. non 111i et·a ancot·n pct·venuto. Oc

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Quadro generaliJ della malattia. - Etiolouia. l n quanto all'etiologia specifica nulla di pt·eciso posso per ora dire, e chi $a se lo potrò in segni lo. Per qu<' l t:he riguar(h\ la etiologia comLme ni ente dì note'(ole io trovo nelle disposizioni individuali del mio infermo: e~li i• di buona e sana costituzione, proviene da genitori ugnnlmcnlo sa ni, ne::;snna malattia ereditaria lt•ovasi nei collalernli. può dirsi che sia slaLO sempre bene. Neanche le comu ni caLLSe occ:~sionnli possnno qui dare un addentellato all'etiologi:-t (falla a"lrazìonc dall'in~orgo glnndolare alla regione parotidea destra, do' uto prolm· bilmente a causa reumatica, tro,·andosi IJllf>"to lato solto l'inOuenza direua dell'aria d'ono sportello); imperocch1\ l'inft!rmo era obbligato a rimanere sempre in lello, era :;olloposlo dn più tempo ad un'alimentazione blllnda. quale ~i co nviene ai hlenurra~ici, ed era coutinuameme ùa me ~orvegliato, ronssime per le funzioni digestive. • L' infermo mi ha posteriorm en te confessalo che il giorno •nnanzi l'nll;tcco febbrile, ne!la speranz.a di gunrire più pro~to clello scolo blenorragico e per suggerimento d'un HIO compagno, ayeva lnngugiato due tuorli d'uoYo ~llatacchiati nel


'OV. l'REVENTIVA

succo di limone ( l); ma questo non può costituire un momento -etiologico importante. È notevole però il fatto che dominavano in quei giorn i le febbri sulla Garibaldi, e nel mio t·iparto ~ppena qualcuno ne era stato risparmiato . Sintomatologia. La febbre si è pronunziata brusca mente appena d11po colazione, con dolori alle ginocchi a e alle ref!ioni malleolal'i, intensa cefttlea frontale gravnliva, spossalezza generale; 1\ durata continua per 8 giomi, raggiungendo un acme al 6" di circa 4.t2o C.. Le oscillazioni gio rnaliere sono state di poco ril :evo, circa 1/ 3 grado, nè si sono avute in ore costanti. I nruori dell'intensa cefal ea, della note,•ole depressione di forze, la quale del resto non si è pronunziata mai c·ogi f!rnve come la febbre, nessun altro disturbo si è avuto da parte del si ·tema nervoso centrale. Le vie respiratorie perlfellamente libere; la frequenza delle respirnzioni, però, non pnò òir.si sia stata sempre corrispondente allo sta to Jebbr·ile, si è avuto cioè un disturbo nell' innervazione pultnonale, il quale si ~ pronunziato maggiormente ~u quella cardiaca, e quindi sul polso . Questo, infaLLi , gia verso il 3° giorno si presentnra alquanto aritmico, e, nell'acme della malal!ia, era divenuto in·egolarm cnte intermiltente, filiforme, mentre la cianosi pronun· ziavasi ai pomelli. ai prolnbi, agli arti inferiori , all'n~!.a, che per tal fnllo era entrata in uno stato tli semierezione permanente. In tutto il decorso della malattia e, in parte, anche durante la convnlesc:!nza . ho riscontrato nel sangue alteraziOni cromogene e morfologiche. che si riùuconoalle seguenti: a) Poichilocitosi, emazie del diametro di mm. 0,009&3, molto pal(Il SOlo :t titolo di curio~JI:'• dirù cùe nel mezzogiorno d' Italia 1111~sto espediente t1 spesso SU(!l!erito 1lal profnni come ~pedllm contro l'urelnte hlcnorragica. a che perfino un coll~ga mi ;~ssicurt~ di averlo ;pcrimeut;Jto sn sé stesso

con esito ra vor;wolissi mo 1


SULLE FeBBRI Of MASS.\UA

altre del diametro di mm. 0,0054-7 , ed anche meno; b) emazie contenenti vacuoli, i quali non sono da confondersi coiplasmodi, descritti dai prof.rl Marchiaf(lva e Celli (~ ),sia perchè non banno le svariate forme e sia, soprallullo. perchè prh·i aiTallo di mo,·imenti propri. come ho potuto accertarmi , segt1endone alcuni pet· 5-15 e perfino ~I O minuti sollo il campo del microscopio; tanto meno sono poi da confondersi coi corpi ristici n• 2 del Lavera n (2), essendo affat1o privi di uno dci principali requisiti di questi, eioè dei granuli di pigmento. Lo stesso au tore ha anche parlalo di hématies piquées, come frequenti noi sangue malarico, e in verila i ''ncuoli da mc os ervati danno proprio l'impressione di fori che attl-a,·ersano le emazie, le quali prendono l'upello di anelli pialli, :;pesso anche irregolari; però, poicht: il L., accennando appena a quesL'nlterazione delle emazi e, In d!chiara identica ui plasmodi dei prof.'1 M. e C , cosi io devo escluderla dal caso mio per le sLe·se mgioni che m'han fallo eaeluderll questi; c) microciti for·niti di propagini, specie di lentacoli. per lo più in vivace movimento o·cillatorio, che sembrava ad e!;Si comunicato da un granulo o uoLLoncino Ler· minate; queste propogini mi sembmno molto diverse dni filamenti mobili del Lnveran (3) o dai llagelli dei prof." Marchiafava e Celli (.i.); apparivano iofalli come dirella emanazione del protoplasma del microcito, di cui conser\•ovano lo stes~o eolorito, non li ho riscontrati mai in numero ruattaiore di due en presso uno stesso mict·ocito. nè di nna lunghezza superiora al diametro di questo, vale a dire di 4. a 6 millesimi di mi l-

U:: ll4 ncnur&•A e • to'::, sous lll 1Hrectton de A. Mo~so, 1.0mo VIli, rns~. anno 1887, Cf:l.l,l. - Sur l'ilt{ectl on malal"iemte. - (Archi ve• ilade biologie, !0 IX, fasr. 3°, anno 1888). : L.. •n--.~ - Trolll de' (ievru palullru, pllg t 65-169. Pari>, 1~. !;'"Ea.L'I.- Loco cll.lto, pag. 169-179. Aatln 4P4VA e Cl!LLI. - Loco CitalO.

">


496

NOTA PllEVENTIVA

limeLJ'O, nù innne giammai liberi nel siero come il L. ha visto i suo! filam enti e come il dolL. Richard ( l) li descrive; cl) da ullimo è stato piuttosto frequente il r eperto di g1·anuli del diametro var·iabile di 2 1, l:.) o 7 diecimillesimi di millimetro, sia liberi e mobili nel siero, in qualche caso r iu ni ti iu catena di 3, come uno slreptococco, in qualche altro in gruppo di parecchi tla rassomigliare ad uno sporangio , ma per lo più isolati, si:t fìssi nelle emazie. e qualcheduno talrolta nei Yacuoli di queste. In quanto alla ricflrca quantitativa dei glohuli rossi, ammesso che la media datane dal Yierordt ('2) sia confermata anche per In gente dj mare e sopra llutto io questi climi (3), può dirsi che nel mio caso non si sia mai avuta una vera ipoglobu lio. Non si può scom'enire per·ò che la Thalattia \1) liev i!<' ~rienlifiqw·, 1mg. 11 ~ o H5, anno tssa. (~) Vll> nt~ nn·l' . -

.h·çhlv {il,· Ji/I!Jsiot. lleilliillule, Bd. JJ .

(3) llen di ratlo, co lle moltCitlicl rioerclte quantitative dei globuli del sangno •J tti faLt.••, mi & olnlò daLo dJ consb.1.tare un~ vera oligovitcmia, va le a tlirc tut numet·o eli cmuzie eh!• fv~se di molto inferiore alla media tli 5 ruilioui per millimclro cuhko data cln l Vtcrordt; ond' io !'redo cbe. a causa delle g randi perdite di li!Jttillo, l'l to l 'nr~:o.nismo SHhi$CIJ so tto questo clima, per l'l'sagerata 11· .spirnziorw cuta neo è poltoonure, le t(uali (lerdite non siano compensate r!a una. '!Hftirien te hltrt>dnziono di M'l tr a, né da una note,•ole dilnlnu2ione della ~l'­ cre7.iono rerutlc. 111.1 tlultba >egrrlre un impoverimento dtll phuma s allgt(illif, 11n ilt)•e•~ituenltl del rotiQIIC, d!lnrlc 1111 r!llaUvo aumento numerico delle ··•u~zic. !•'orso sarebbe t>lu :.tiusto eh!· 'JIIÌ Il criterio anatomo-patologico tontl:~mentale rltlll'anemia si riponesse nella diminuzione della Ula~;a totale del ,an;!ue. e 1•roprio tlel pla:;mn, acconLcnt.:Jndosl esclnstvamente dci dati clinici (Wr .,lahilit·ne In diagnosi. lnlaiU mi é accaduto spesse volte const~tare che il numero delle emnzio e Il rapilorto di •JU%le ai lenco.:ili corrispondevano. se non k su(leravano, 3110 mcdiu stahitil!l dal V1erordt e da! Moleschott, in individni,ue'IIUali •luravn fatica a sptllart• una goccia dJ sangue da una punturo, che presenwYI\DO uu notevole Ptlllore della ,· ute e del le mucose apparenti. soUlo ;tll.: giugulari ~d nnche alle 'enQ ururali, segoi •1uesti manifesti di :anemia. Stimo opportuno mettere In rilievo qu esto !atto importante, massime per oor tuedici JHilitari , diO pi!t spesso sitl tllO a:loiamati alla visìta d'infermi pro,•enion tl ala questi o·ll tui, nrnociH'. hasnnrloci soprattutto sui criteri dell 'os>ervazione mi.:nlscopica, non fossimo per avvenLum indotti nct gra,•e errore di oso·ltHtere un 'anemia liL rloi'C conciJ t'dano lutti i d:lll clinici per ammcl.terla.


SUI.I.E FEBJJIIl DI MASSAUA

.abbia spiegata una certa influenza, s:a limitando l'ematopoies-i, sia accelerando i processi regressivi dei globu li rossi: imperocchè da i ,200,000 per millim. cuh., qunnti essi erano al 3° giorno di malattia , gradatamente scemando, si son ridoui, all'uscii..'\ dall'infermo dall'ospedale, a 4. mil ioni per millut. eub. Il rapporto dei lencociti alle emazie, quantunque di\enuto più piccolo ver·so l'acme della malauia, pnre si è conse"alo sempre nei limiti delle medie date dal Moleschotl (i ) pel sangue nor·male. L'mfermo non è stato mai LormerHato dalla sete, e, nel periodo d'incremento della malauia ha accusaLo sempre in:~p­ pelenz:l, per cui e per le speciali condizioni del tubo digerente è stato man leunto semplicemente a brodi. Verso l'acme della malauia gli si sono manifestati dolori vughi alla regione ombelicale, di tanlo in tan to dei h01·borigmi, mn nù meteorismo, nè gorgoglio ileo-cecale. L'addome si i• conservato piir o meno depr~so e cedevole, lo stomaco sempre in limiti normnli. o presso a poco anclre rl fegato: si è avola una leggerissima tinta subiu..rica alle scleroticbe, ma questa , a cominciare dagl'indigeni, c'• qui comunis~imn, anche in individui r·elativnmeme sani. L' ouu ·itit splenica è andata leggermente aumentando nel periodo d' inct·emenlo, rag~iungendo i seguenti limiti: ftt cm. indietro dell'ascellare anteriore a l '2 cm. indietro ~~·~Ilare posteriore; dall' o spazio intercostale al margine •aferiore della l O• costola. La lingua . i i; presentatn sempre aaida, ricoperta da patina biancastra non molto :;pessa, a ~i .e punta rossi. Una leggicra coprostasi ha dominato Del prrmi ~ior·n i di questa malattia, per coi, o poi per la condatata pre!lenzq di elmintozoi , ho dovuto di frequente farri · eersoad enteroclismi e a pm·gant.i; l'aspetto istesso dell eprirue Cl) IIOLascaoTT

• - ""'' ltner med. IVocl!ensc/1r., N. 8, Jlag. HG 185~ .

32

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498

NOTA PIIEVENTIVA

materie fecali rivela l'atonia dell'intestino crasso. In queste, oltre agli elementi che più o meno si riscontrano in lutti i saggi delle feci, l' osservazione microscopica ba rivelata la presenza di numerose uova di ascaris lurnbricoides e di tricocephalus dispa.r,· ed è importante la coincidenza, nella quale potrebbe anche scorgersi un rapporto di causalità, della caduta della febbre dopo l'espulsione di un grosso asca · ride, con che cessarono anche i dolori che l'infermo avvertiva alla: regione ombelicale e il polso 1·iprese il suo regolare ritmo. Duran te la convalescenza non si risconLraJ·ono più uova di questo elminta, ma solo qualcheduno di tricocefalo. La nozione quantitativa giorna liera delle urine non si e potuta avere per la difUcolt~t di ottenel'le sepan1le dalle feci, a causa dei frequ enti enteroclismi di cui l'infermo ha l'allo uso; po~so però dire con molla approssimazione che, tranne ne!l'acme della febbre, in cui la quantiti:t delle urine discese a circa900,gr. queste non furono mai inferiori ai 4200 -<1300 gr. ' al giomo~ Han presen tato sempre reazione acida pi1i o meno pronunziata,' un peso speci(ico, che, si può dire, ha seguito le stesse oscillazioni della temperatura, fra un.minimo di ·10•16 ed un massimo di ' 025, meno nella comra!escenza in cui è aumentato di nuovo, nonostante la bassa temperatura. I l colore ne è variato fra i N. 2, 3 e 4 della tavola del Vogel. I cloruri sono sl?.ti per lo più normali, so lo al cessare della fehbré llll po' sca1:si; i solfati o abbondanti o normali; il fosfato di calce è diminuito fino a scomparire verso l'acme della febbre, in seguito si è ripresentalo, ora in piccola, ora in grande quantità; il fosfato di magnesia invece non è maocnto mai,· anz i talvolla è stato in eccesso, per lo più nqrmale; i carbo· nati sono stati assenti quasi in tutto il periodo febbrile , e poi si son presentati in quantità varia. L' urofeina non ha mai fatto difetto, anzi. nel periodo d'incremento e durante la cpn·


SULLE FRllBRl DI ~fASSAUA

4-99

"Yalescenza si è mostrata in eccesso; l'uroeritrina o in tracce o assente; l'uroxaotina solo nei primi giorni in quantità piuttosto notevole, del resto in tracce o anche assente. L'albumina si è mostrata solo per due giorni , durante l'acme della febbre, alla ragion e del 0,5 p. 1 000; del resto è stata sempre assente e co~i il glicosio e i pigmenti biliari. Le cullor·e delle urine appena emesse son rimaste infruuoose, onde i numerosi microrgani5mi spesso riscontrati all'esame microscopico sono da ritenersi come accidenlali. Lo esame ùei sedimenti ha un valore mol to limitato, inqnantoch è gli elementi istologici, che vi si sono riscontrati, in parte si trovano anche nelle -urin~ normali, in parte sono riferibili alla blenorragia, di cui l'inrermo non era perfetLamenle guarilo, e i cr·istalli sono da ·considerarsi come prodotti della fermentazione alca! ioa o acida, -cui sono andate soggette le ur·ine fu ori dell'organismo (11). Fra le secrezion i bisognerebbe anclle prlr!are dei sudori, -maquesli, quantunque in sul principio aressero accennalo Lalvolta a mostrarsi , pure non si sono mai estr·insecati; questo faLLo è stato preceduto da una passeggi era sensazione di freddo 1Dai da brividi manifesli. La malallia è terminata per crisi; la convalescenza è stata piuttosto lunga, circa due settimane; nessuna successione mor'bosa, viceversa comp leta auariaione dell' uretrite blenoro o 'fallica. La terapia è stata esclusinmente dirella a combattere l'atonia intestinale e l' elmintonosi. Fra gli antitermici l' antipirina alla dose di 3 gt·. non si è mostrata di alcun valore; in-v~ce le spugnature con acqua ghiacciala e le fregagioni, fatte drrettamente con pezzi di ghiacci o su tutta la persona, mi han (l

~ da tenersi presente che sìlfatt.e altera7.loni per l'alta T. ambiente si -cledl tano qui -~en per tempo, in modo da non potersi evitare da chi, nel C&l'$l a slmtb lavori, non dispone di molti aiuti o dì tutti i mezli opportuni.


500

NOTA l'I\EVEXTIVA

fatto realizzare un abbassamento di T. di l 0 .5 C., che però non è durato più di :3 ore. Contro la cefalea fronLale ha giovalo moltissimo la vescica di ghiaccio a per·mnnenzasul capo. Nel· l'acme della malauia, quando la vi tu dell'infermo era seriamente compromessa da una T. di !4°,9 C. e dnll'inradente aritmia cardiaca, si sono iniellaLi, per nulla lasciare iutentato, 80 centgr. di chinino souo la pelle, sull'ioOueoza del quale dn·ò qui appres·o; couLemporaoeamente si è cercaLo vincere il disturbo ci rcolatorio cou la sommiuistt·azionedi digrtale, marsala, br·odi cn ldi, e l'applicazione ùi numerose l'arte :>enapate e panni di lana caldi agli arti inferiori .

l ndit·is::o alla dirt!ftW~>i. - Il Laveran nel ~ UI) famosolibro, più vo lle da me citalo, Lrall ando della j'euu1·e continua palustre dei clim i caldi, cosi la descrive (1): «La fiè· « u è continue palustre débute d'ordinaire assez bru,;que« menl, mais sans fl'isson ioitial, au moi o sans frisson \'tolent. « La cèphalalgie est le sympLOme le plus constanl, c'Psl aussi 4: celui qui atti re le plus l'atlention des malades; In cophalalgie << généralemenl frontale. est trés intense .. . .. Lo langue est «bianche, saburraie ou rouge et sècho a la poiute.... Il e'\iste <c parfois de la dinrrhée. pio:; souvent de la costipntion, le «ventre est souple .... Il esl rat·e que la palpation de la rale « permette de conslaler l' augmentation de volume de ce vi« scère, la percossi oo montre pre. que toojours que Ics di me n« sions de la rate so nt superieures au~ dimension s nonnales, « mais dan s de faibles proporlions ... Les malddes sont pros« tres, indifl'érents it ce qui les entoure ..... AhandonéP il « e:le-m~me , la fièvre peut ·' aggra\'er josqu'1t entraiuer la (l) LA l'BilA N. -

'l 'railè aFS fièvre.s paluslres, pag. ~38-:!1.3. Pnrllo, 188~ .

,


St:LLE FEBBRI 01 MASSAUA

50 1

..c mori; l!l défeevescence se produil d' ordinai re du buitième

« au dixième jotu· .... La dérervescence est rapide, critique; .c elle S6 fai t en douze , ving-quatre ou quarante-huit heures ».

f)ueslo quadro clinico, che bo volu to riportare testualmente d'un autore tanto competente in materia, come ogrtuno vede, riproduce quasi fedelmente i sintomi da me innanzi r.iportati , 111nto r.he, se io avessi dovuto arrestarmi ad esso, non avrei esitato un sol momento a fare nel mio caso diagnosi dì febbre continua palustre. Non recherà. quJndi meraviglia se egregi .colleghi, che non òi sponevooo all'occol'l·enzn clegli opportuni mez7.i pet· ricerche :;ciemifìcbe, si sian LennLi abbastanza sicuri nel classificare febbri di simil genere, tanto comuni a Massaua, massime al principio della stagione cosiddetta delle pio~/.(e, fra quelle continue da malaria. Il Laveran però pìù innanzi , nel ch iudet·e la descrizione che dlt di queste, ng· giunj.te: « Ce qui a élé d il plus hnut de<> altérntions dn sang « dnns les fi èHes intermittentes s'applique très bien. aux fiil< Hes continues pnlustres; le:. m ~mes éléments parasitaires « se retrouvent dans le sang dans les deux cas )> . Ora quesLa r·iceroa a rue è sembrata di una grande importanza, anzi pr·opr·io imprescindibile, per potere stabilire con precisione la diagnosi di que la forma clinita della malaria, ~mmessa dal Lavera n e da nItri autori ('l) nelle t•egioni tropicali, e ciò sia per la sua spec iale si nlomatologin, sia nncbe per·ché non lutti i patoll)gi ('2) sono conco rdi nell'ammettere t'OD certezza per essa unn reale identità etiologic..'l coll' intermiuente comnne. Epperò , come risulta da quanto ho innanzi esposto, ho cer.. ) R.uNOLll, MAnTIN, MonEUE.\ D, .'.Nt>iESLEY, T IIOUL4D, etc.

Gni&~INGRR 1 COLli\', Du-

••1 sn·UlrPBLL. - Pal. &ptt. med., \'OI. t, parti! t•. pug. 109. - (Traduzione

Jlalia

1111 • 3• edi1.ione 1888).


b02

NOTA PREVE TlVA

cnto, nel seguire il mio infermo, di fare uno studio relalivamente attento e completo del sangue, osservando scrupolosamente la tecnica seguita dnl La vera n e dai pro f. ti Marcbiafa\a e Celli nelle loro ricet·che, ma non mi è mai riu ~cito di trovarvi gli elementi parassitari descriLti dall'uno o dagli altl'i. Vero è che il Marchiafava, nella prima memoria sull' infezione malarica( l ), parlando dei suoi emoplasmodifa nna a\vertenza,cho riferirò con le sue medesime parole:« Si è già dello «ch'essi non si trovano sempre e chepossonomancnreco->i nelle « forme l eg~iere dell'infezione, come in forme ;.travi clini« camente ntenute per· malariclw » - mi permetto ~ol· Lolineare l[llC~ta frase - (( quindi, la loro assenza non fa « escludere la infezione, la loro presenza la fa ammettere iodi« scutibilmente )). Ed io avrei fatto tesoro di questa osserra· zione, so le mie ricerche soLto questo pun lo di vista fossero rimas.te' infrnlluose solo in una pot·zione dei casi avuti finora in cura; ma , quando uei molteplici e ripetuti esami del sangue, da me fatti in circa 30 casi simili, è co Lante la mancanza :tssoluta di questi elemeuLi pa1·assitari, mentre la forma clinica si conserva pressoche la stessa, io mi credo autorizz;1Lo ad e:;cludere. per questi. qualsiasi infezionemalarica. c qu;ndi a ritenere che il caso in discussione non debba confondersi ~olio la diagnosi di .febbre palust,·e co,~tinua. Questo concetto viene anche ribadilo dai risultati delle aoa· li ·i delle urine, specialmente pel loro colorito sempre gtallo, per la quasi assenza del:'uroeritrina, che nell'infezione palu· st1·e è costante e suoi trovarsi sempre in eccesso, pei cloruri che mai si son trovati in abbondanza, come an·iene nei parosismi delle febbri inlermiuenti. Da ultimo non vog li o lasciare fu ori discussione il criterio e.J>juvantibtts, che pure ha la sua importanza nel f01mulare (l) Alti dcll'Accadem.t11 dei Lil1 cti, CCLXXX J, 1883-8!.


SfJ LLE FEBBRI m MASSAUA

503

la diagnosi di febbre malarica . La crisi - potrebbe dirsi nel nostro casb - si è pronunziata per le iniezioni di gr. 0,80 di bisolfato di chinino, che si son falle sotto la pelle. Per quanto l'ar·gomento del post hoc ergo p ropter hoc possa aver valore in medicina, nel caso, che mi rignarda, posso fr·ancamenle dire che non ne ha alcuno. È provato in fatto dai lavori del Timo e del Cbirone ( l ) che la chinina, somministrata per via tlello stomaco, incomincia ad eliminarsi già dopo ·l 0', e dopo 6 ore, la sua eliminazione, ~in mnl'~ima par·te r.om · piutu; questa eliminazione-, sommi nisLmndo il frll'!naeo per via ipodermica, deve espletarsi molto prima, visto che l' assorhi mento attraverso il connellivo sottocutaneo si compie in un lemp(' brevissimo, che non ~ m·passa i 30". Invece, la defet·vescenza nel mio caso si è pronunziata appen a dopo 14 ore dalle iniezioni del farmaco. quando cioè quesLo doveva essere stato già da parecchio eliminato,,manilestamenle adunque essa non fu deLer·minata dal ch ini no Quanto ciò sia vero lo prova anche il faLlo che Lutti gli altri infermi da me presi in cnr·a, con una si ntomatologia pressoché idenli ca, hnn raggiunto ugualmente la guar·igionc, senza che io avessi somministrato loro neanche un granello di chinino. Epp~rò, nel cnso parlicolare, non volendo ammeuere che ernesto sin pa:-.snto proprio indifferente allra-verso la circolazione, poLr·ei solo concedere ad esso un'azione cardiocinetica , ammettere cioè che, cogl i altri mezzi messi in aHo, abbia concorso a vincere l'adinamia card rora, da cui sembraYa minacciato il mio infermo . Esclusa la diagnosi di febbre malarica, cr·edo di non dovermi neanche trattenere n discntereq\lella di tifo, contro cui slnnno l'assenza completa d'un periodo proclrClmico, il decorso e la forma cl inica della malattia , la cnr·n termica, tanto di-

~~ ~~~~~11. - Materia medi<;a, pag. 499. 3• edizione, Napoli !889, e Sul v ami

,!

fugo dellc1 chinina; studi sperimentali e clinici. a.... - NapoU 187-i.

Memoria pre-


NOTA PR EVENTIV A

ver5a da quella data dal Wuniiel'lich pel tifo, i risultati delle nnalisi delle urine e delle feci, oonchè del sa,ngue, in cui non m'è riuscito mai di riscontrare il bacillo del t?/'o, come Coze e Ji'eltz ( l) ve lo descrissero, e come è stato comprovato dai recenti sLudi del Gaffky (2). Eccoci dunque in presenza di una malattia, sostenuta da febbre alta e coulinua , che si nllon lana dalle altre malatLie feh· brilì fin ora co nosci ute {3), che esordisce bruscamente, che al 6° giorno melle seriamente in pericolo la vita detr infermo con un elevamento termico a ci rca 42° C: ., èhe termina all' 8° giorno per crisi ed è seguita da una co nvalescenza piuUo!<tO lunga. e difficile; sintomi principali di questa malatti a, oltre l'alLa temperatura, sono stati l'intensa cefalea frontal e, la coprostasi, l'aritmia ed inLenniLtenz<t cardiaca, la }lresenz,l di ascaridi nell ' intestino: giova innanzi tutto iodaga1·e se qualche rapporto può stabilirsi frn que!'.ti vari sin tomi. E qui dico subito che per me l'aritmia e l' in ter:niLLenza non de\•ono in' terpetra•·si,. per lo meno in sul principio, come manifestazione di adinamia cardiaca; qui il cuore non ha dovuto Jottare contrtt alcun ostacolo , non ba dovuto sostenere nessun lavoro esagerato, non può essere stanco; qui perciò l'ar·itmil'l e l'in· lermittenza non rappresentano, come spesso nella pulmonilu, un sintomo precursore della parAlisi cardiaca, diversAmente 1' infermo avrebbe dovuto, nelle condizioni in eui si lrova.va, necessa riamente soccom-bere a questa. Questo disturbo d'innervllzione, che cessa quasi complt:tamente co ll'espu lsione di un grosso ascaride, è per me strettamente legato alla presenr.a di qu esto uell'inte.~tino, è cioè un sintomo ritlesso. In fallo, (l) CozF. 11t F!>l,n. - Recher che.l cliniqi!CI et eJ.:pé,·imentales sur Ics m.alodies i11{ulieutu, 18~. (! ) Guvrr. -

Zur Aetlol.ogie des Abao»~inoltyphus . -

(MittheUtwgen aus

dem kaiaerUchen Gesunalleitsa-mtc, lf, I88!•, p. 372. (3} Ho trasandnta. la diagnosi differenziale con altre malattie acute per non incorrere in stiracchiaturo e pedanterie. '


SULLE FEBDRt DI MASSAUA

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solo a quéslo modo, di fronte ad uno stato gravissimo, che assume tutte le apparenze d'una prossima paralisi cardiaca, io posso spiegar·mi la pre~enza di una così tenue (0,5 p. 1000) proporzione di albumiua nel le urine. Potrei citare parecchi altri casi, in cui dietro la somministrazione della sanLonina e del cilnsecutivo purgante si pronunziarono faLli analoghi ( 4) , sebbene non cosi gravi: ecco come il ~foniez (2) se li spiega:-c La sanlonine - egli dice - irritunL forLemenL les vers, dé« termiM chez eux des mouvem enls intenses con tre les parois « de l' inlestio grele, d'Oli répercussion violente sur les cene tres nerveu x ». Anche ].a febbre è decaduta dopo l'espulsione di questo elmioto, e forse, come diceva innanzi, anche in ciò potrebbe intravedersi un r·apporlo cau~a l e. Ma in verità quesL'idea~--sel>­ bene lro,•i appoggio nella terapia da me adotlal.a in questo e negli allri casi presi in cura, nonchè nel falto che sollo questo clima spesso le pilÌ lievi lesioni, pur convenient.ernenle trallale SOI(Iiooo acC(lmpagonrsi a ff\bb re, pure merita di essere maglio conlrollatn e studiata; inqua11tochè fìn'oggi le nostre cognizioni sulla biologia di questi elminli nell'intesti no umano non sono al comple1o. Sf~ppiamo per esempio ch'essi spessu vi dimorano innocui; altra vol ta invece, senza migrar~ in altri organi, sog1iono determinare sintomi rinessi grav issimi e per · fino In mo1·te (3); ma la r;1gione di questa straordinaria diYetsilà di fauf, se cioè essi stiano in rapporlo con stati spe ciali_, che attraversano gli ascaridi nell'intestino di chi li ospita, 000 siamo gi unti ancora a saperlo (4·) .

te!!) 11 dlrottorn di quest'ospedale galleggianlt', doli. Antonio ~ronLt'lno, !!hbe a Pl'll ere rll dover perde·e cogli stessi sintomi uJJ inrermo, oul aveva. 11oco prima

Plllai.Q detl'~stra.tt(> etereo cii relce ma.~chlo, ma lo stato gra.visslruo eos.;ò co;ne Pl'r lncaoto ron l'e.;pu.lsione d'una voluminosn tenia med.ioclltmellnla. !l) MONu:z. Le• ParaSìtes de l'homme, pag. l 53. Parls 1.889.

(3 HKLLEn p · . aranlh intesi!J~all. ~ (Zl&l!SSEN. - Jlnt. e l erap. spec., ......,. 44!1 VIli Vlt p ;u • • . · • arte-. Traduzione 1tah~na. Napoh !889. (l} !Ili

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semplir,emente a ricordare ell e nel 2• giorno di malattia fu •la


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NOlA l'RRVENTIVA

Sono quindi ben !ungi dal ,•olere alle1·mare che nel mie> in l'e1·mo la l'ebb r·e sia proprio venuta per la presenza di ascaridi nell'i ntestino; se co i pole · e es ere, io meuendomi aridosso della veccbia medicinn, la quale tante coso spiegava con le vermi nazioni, avrei risoluto l'arduo problema llella dia· gnosi . Per lo meno però mi credo autorizzalo a ritenere. che che quesli elmi nli vi rappresentarono una grave complicanza, in modo che. eliminala questa, l'infermo potè ben presto gun· dngnare la convalescenza. Forse miglior· luce potrà venir·e a questo proces:o:o morboso dallo ~Indio delle alterazioni del sangue da me riscontrate, ed è quello che mi propongo di fare. )la CJoesto è studio long,, e difficile. che non si p'uò assolvere in poco tempo, ne esclusi\ a mente coi dati di un sol caso. nè forse neàuche ron le osservazioni comparaLiv~ di un solo nnno: esso, atTicchito con nuo,·e ricerche ed illustrato dnll'el'<~me dei numero~i preparnti n secco da mc ese~oili, omesso or·a a risparmio di tempo. farà parte di un lavoro, possibilmente co mpleto, !;Ulle «febbl'i di .il /assaua » cht:l spero poter sollomollcre alla considerazione dei colleghi Quale dunque sia il rnlore da darsi alle alterazioni del sangue; se siano e:\:\El causa od cffello della malatLin; se i gr·aouli da mc riscontrati rappre:~cntino proprio dei micrococchi. come ne banno le apparenze. ovver·o siano nient'altro che i granuli Lro,·ati dal Guumann (2) in tanto diver"e malauie infeuire e perfino nel srtngue dei sa ni , o infin e le granulazioni proloplasmaliche deii'Rhrlich(3). rese libere; se infine, con aiLre parole, la m:~lallìa. di cui ho voluto riportare qui un saf!~io ab· me repert.1t.'l nelle feci uoa membranclla tubulare, la 'lualo, molto "eroshnll· mente, rnppre~enta la veste d'un n.scaride; ciò vorrebbe dire che ricorreva ~1Jora il periodo della muta di ttuesL'elminto. Cl) GcTTliAM<. - l'm;IIOtC'I Arch. LXXX. p. l , 188(1. (!!) FRtEu~ANDen c ~IARTINOTTI.- Tecnico microscopita, J•ng. t8i e ,egueou

Torhto i88~.

'


SULLE FEBBill ni MASSAUA

bastanza minuto, sia una infezione e quale sia quest' agente infeuivo, ecco dove tendon o i miei studi ulteriori. Frallnnto, mi credo au1orizzato alle seg!lenti conclusioni: ·1° La malallia, di cui mi sono (ìnora occupato, non è un'infezione mala1·ica, nà un'infezione li Oca. 2° Essa è accompagnata costantemente da coprostasi, più o meno intensa, e per lo più da p;~1·ass iti inteslinali, sia,. come frequen temente accade, I' Ascaris lwnbricoides, sia la Taenia saginaLa, sia In Trichina Ùitestinalis, sia l'innocuo 1'ricocephalus dispar, siano altri elminti , di cui. mi riserbo la descrizione. :1° ToLti quei mezzi, i qua li tendono a combaLLAre lacoproslnsi, ad uccidere ed espellere siU'aui elminti, al punto dove arrivano le nostre couoscenze, si sono mostrati finÒra sufficienti per la cura e la guaJ'igion e d i questa malattia, senz'altJ·o sussidio; ed io bo a''uto sempre n lodar·mene· 4." E questo valga come precello igienico, la massima cura bisogna qui avere pel perfetto funzionamento dell'apparecchio digerente, escludendo assolutamente dall'alimentazione l'acqua di dubbia origine o non convenienlemente conser\'ala, arnmenochè essa n.m sia stata previamenle bollila ofilLr·ata, la frutta secca, specie l'uva pass(• la, le pere, le mele e i fichi secchi, le paiate in pili'Le guaste o ammuffite, la ca me· che non sia uniformemente ben colla, ecc., nei quali alimenti è molto facile, per quanto scrupolosa ne sia la sorveglianza. che s'annidino u.ova di elminti . Per massima, qui soprattuttO> la buona cucina è In migliore farmacia. ~lassaua , febbt·aiu 'l 889. ~·.n. - t.n present.e comunicaziono era gia quasi 1ronta, qnando fui preso. n lebt•re, onde ne t\ stnta ritardnlll la spedizione.


NUOVA ETIOLOGIA DKI.LA

{(TAENIA SAGINATAn NELL'UOMO NOTA PREVENTIVA (L) OliL OOTTORB

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Hel-{na tullor·n una grande discrepanza fra gli ellninLologi oed i veterinart sulln diffmsione della taenia saginata, gli uni coustatando la straordinaria frequenza di questo cestode nell'intestino umano, massimo nelle Indie, in Algeria , in Tunisia e nell'AIJissioiu, dove si vuole no11 vi sia uomo che ne resti immune, gli altri non confermando che mollo di rado la pr·esenza del suo cisticerco nella carne di bue, donde, secondo t'opi nione dei pr·imi, In taenia saginata viene tr·asmessa all'uomo. Ciò indusse il C~tu,·et (GeL;. méd. de P aris •1874, p. 4.12) a ritenere che l'uomo ospira anche il cisticerco di questo elminta, meutre altri credono ch'es.~o possa raggiungere il suo completo sviluppo senzn passare per la fase cisticerco, e che quindi la carne di bue non dev'essere il veicolo necessario per la sua difTusione nell 'uomo . (t ) A continuazione uella Jlrecedento memoria il do tt. A. Pasrroale !:i ha co· munlcato quest' altt·n notn proi'Onllva che ci alfretLìumo a pubtJiiea.re.


~UOVA ETIOLOGIA DELLA TAKN IA SAlil NATA NELL'UOMO !j09

Quanumque questa opinione fosse sltlta dit~ h iarala erroneu da diversi autori di elmiotolo:;:ia e v::~riamente ·piegata, tutta•ia le numerosissime ricerche finora falle, m~t:.si m e dal Leo · ckarl (P arasiten. [,p. 296, Leipzig ed Heidelbcrg. 1863), non hanno approdato a constatare una maggiore f•·eqnenza del cisLicerco nella carne di bue. Di altri animali. 1quali possano esserneospiti,chemi sappia, non v'è chela giraiT:1, nell:lquale il solo pror. Mobius (.Voll . Z oolog. Garten. Xl l, pag. 1 6~) l'ha riscontrato in un caso nel giu1·dino zoologico di Amburgo; sperimentalmente però il cisticer·co, oltre ad essere :,;lato riprodotto numorose volte nel bue dal Lenckart (l. c.), dal Mosler (Helmintholog. Swclien . Berlin '1 86 ~). dal Saint Cyr(Joum. de L'Anatom . '187!3) , dal Coboo lrt (Ento:toa. Suppl. London 11869, png. 18), dalloZilrn (Z oopat!t. Un tersuclumgen 1872 pag . 52 e 57) e dal Probstmayr (Jahru. d. Jfunclumer Thierw·~neischule 1869- 1870), si è anche '>llenuLo cinque volte nella capra dall o Zenkor (Sit::un,r;bRr. d. Erlang. phys . med. Soc . 1865-6i, pa;.:. p; e ì•i lV, pag . 7·1J 1872) e dallo He ller (Prrrassiti intestinali, traduzione italiana, ~apoli 4889, pag. 435) ed una volta nella pecor~t dallo stesso Heller (l. c.). Infine la taenia saginata a sviluppo completo non è stata rinvenuta cbe solo nell'uomo. 1

Trovandomi qui già da parecchi me:>i per alcuni :;tucli. sen rimasto vivamente imp•·essionato, che nd onL1 della più scrupolosa diligenza nella ~cella dei buoi e nel souopome a COllurn le r.arni , la suddetta taem·a si mosLra~se piuttosto fre~ente. Ba~ri dire che, nel primo trimestr·e di quest'anno, fra 1 marinn•·i se ne sono avuti in quest'ospedale ben otto cn::i, anatomicamente riconosciuti, senza contare qnolli che In naseondono per non sottomettersi a cura e quell i che la soppo rlano senza neanche accorgersene.


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NUOVA ETIO LOG IA

Questi cas i di fronte ai risoltamenti, quasi sempre negativi delle ricerche sui buoi, mi han fallo pensare ad un'altra etiologia, ad un'altra provenienza della taenia saginata, chu non fosse quella fin'oggi ammessa; mi son datn quindi a fare delle ricerc!le, e, trauaodosi di un verme, piuttosto raro in Europa e qui invece tanto comune, bo rivolto anzitutto la lllia attenzione sugli alimenti, propri del luogo, e prin cipalmente sulle ca rni. Queste ricerche han no già approdato ad importanti risultnmen Li , che io, nell'i nt ere~se dell'igiene e della salute pu bblica, mi affrello ora ad esporre ~om m ariamente , riservandorni in seguito una minuta LrnLlazione di essi. Ecco qoali ·ono: l 0 l n buona pnr·te dei polli diffusi per Massaua e dintorni, massime in quell i contrnddistinli da un'estrema 11lagrezza, occorre incontrare nell'intestino tenue In taenia sa,qinata allo stato vivo . 2° Il suo sviluppo è 1·ario - ne ho rinvenute in alcuni poll i di quel le della lunghezza di circa 25 cm . adulte e complete, cd in altri di quelle lunghe 15 a 20 millim., che, all'osservazione microscopica, non presentano un perfetto svi lnppo del proto~co li ce. inquantochè la 'Tentosa centrale è molto più ampia ed nppnriscente delle qunllro lateral i; onde que~te giovani tenie sembrano uno stadio intermediario fra il cisticerco o l'individu ò :t dullo. 3" ~e t' vario anche il numero, il quale in generale può dirsi che sia in ragione inver.a dello svi luppo di ciascun individuo; cosi nello stesso intestine ne ho trovate da l fino a 6 adulle e lunghe, ladàove in un caso ho potuto contarne di quelle giovani più di 120,attaccaLe alla mucosa intestinale come tanti vill i colossa li , che si contraevano, raccorciandosi sotto gli stimoli meccani ci e fisici. ,s.o Con le giovan i tenie occorre incoo lt'or·e anche :1lcuoe uova, il che fa presumere che i polli le assumano dall'esterno, '


D~LU HENIA SAGI~ATA NEtr.'UOllO

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beccando negli escrementi umani, liberamente deposti dagl'indigeni. -Vanno invece talvolta compagni alle tenie adulte 2opiil vermi vivi, della classe dei nematodi, molLo simiglinnli agli ascaridi: essi possono trovarsi cosi nel ventricolo, come nell'intestino del pollo. Da quanto ho fio qui esposto resta pro\'ato, che la taenia saginata p uò svilupparsi anche nell'intestino tenue dl'i pollt:, e non è improbabile che ciù avven.ga direttamente dalle uova, che questi assumono dall'esterno. All'uomo essi potrebbero Ltasmetterla o como giovane tenia o tome cisticerco; io però non sono lì nora r·iuscito a trovnre qll8Sta fase della sua vita nelle loro carni. - Quanto poi sia facile, in confronto di qualunque altra, questa nuova via di trnamit~sione, non può mettersi in dubbio, se si considora·che su i polli in generale non si esercì La alcuna sorveglianza san iLaria, ed~ questa l'unica carne che l'europeo mangia qui con avidità, nella sicurezza di non prendersi la tenia. Sarebbequi:ndi desiderabile che, d'ora innanzi, qui pel pollame si adottassero le stesse misure igi eniche, che banno vigore per le carni bovine. e che per lo meno le interiora fossero bandite dall' uso, facendo os ·e.-varo la più scrupolosa Dellezza agl'individui addetti alle cucine, che sono obbligati a maneggiarle. l assaua, 15 aprile 1889.


RELAZIO NE SANITARIA STORICO·CRITICIJ-STATISTICA

SIFILlCOMIO FEMMINILE DI MASSAUA O~L 1° MARZO 1887 AL 1• MAGGIO 1888

Lett.1 alla cooferenz:t mensile nell'ospedale militare di Roma il !8 ottohre •889 dnl dott. G . .H ar~:a••;a, tenente medico.

Mi sia permessa, o egNr;i s il{nori colleghi, qualche dichiarazione prolusiva. Il Lema sul quale oggi v' irrl•·allerrò, avendomi inspirato speciali tlubbii circa la sua opportunità, per iseostarsi essoa1quanlo dagli argomenti scientifici e pratici che occupano d'ordinario la mente e l'azione del med•co militare, ha. per quesLi dubbi i subito dei ritardi urli' ultimaziooe e nella presentazione. Infine mi ha deciso fra ogrri allt•a la considerazione che, sebbene l'al'gomen lo svollo s ia slrellamente coune~f'u colla gineco- palologla, esso presenta però dei punti di contatto colle forme morbose celtiche, le <lUali tanto spesso ~i hanno ad osservare fra t soldati. A questo s'aggiunga che ìl desiderio e la spe•·ama di ve· dere confermale da ulteriori osservazioni e studi Alcune impor tanti conclusioni clre io lto, per mia esperienza cliuica, formulate intorno al decorso e alla prognosi dell'infezione ~r filitica in Africa , sia su europei, sia su indigeni. hanno concorso assai a decidermi a dar p_ubblicità a •!uegle note. Partito per l'Africa iu s ul principio del febbrai o 1887, io mi trova i des tinalo, poclt.i giorni dopo I' arri vo, al servizio


RKUZIO:-IR SAXIHJtiA STOJHCO-CIIl1lCO-STATISTICA , ECC. ij 13

unitario dellt, tru ppe che trovavans i abbaracclite al cam po e For te Taulud. Taulud era, per r.oo to mio, una delle migliori localita di ~sidenza di truppe in A frica , e senza che io ne enumeri le ragioni, scostandomi di troppo dal mio argomen to, baslera vi dìea che Leune sem pre le minori proporzioni di malati gravi e leggeri in genere, relalivamenle agli altri campi. Di conseguenza una r·elazione sanilal'ia in p roposito, basala su dati clinici e statistici non avrebbe offerto interesse particolari\ oltreccltè i casi di malattie acute si presentarono coi caratteri delle l'rbbri tropi~ali, giù benissimo descritte, in epoca anlerim•e dell'egregio sig. m1~ggiore med.ico dotlot·e Panara. ~on dico con questo che mnnca!"se il materiale clinico sul quale studial'e, col sussidio dei mezti numer osi, onde attualmente dispone la scienza, ad esempio le alterazioni lente e continue che l'organismo della maggior parte dei soldati, ttnche se dola,ti di robusta costituz;one, s ubiva, in modo che dalle condizioni più floride di saJnte, senza intermedii causali •li febbri, o allre maJatlie acule, !';i giungeva. dopo parecchi mesi, allo stato di grave deperimento organico generale. E 'juesli che, con frase gener ica, ernoo chiamati villime del clima tr•opicale e della malaria, vi dichiar avano che 11011 mai si erano accorti d'aver avuto febbrr , o rnalel'ser·e qualsiasi, d'aver semp·re fJl'es lato ser v i%io, e se voi iiJterrogavale il libreUo sanìtar·io vi trovava Le la co11 fer·ma delle loro asser·lioni, e vi trovavate pure la dill'erenza sensibilissima fr·a il peso del cor po preso in Italia quindici mesi prima art esempio e quello &ttuale.

?ppure notavate che persone robuste, che non avevano lfltlo !Caupio delle lo1'0 forze tìsiclre nè intellettuali. clte avevan9 llempre god\lto delle risol'se d'un vitto variato e sano, e i11 genere degli ogi possibili, e !Senza aver mai sofferto ll)QJatti ~ di SOrta, dopo una permanenza in Africa di sedici d1 dt ci otto mesi, sentivano va~amenle che un radicale mutamento era a vvenuto nPI loro organismo, notavano un'insolita e creI!Cente raciliLS al sudol'e al più lieve eser cizio muscolare, una allorazione · . spectale del senso del g ul:ilo, una parltcoltll'e len-

aa


51~.

IIEI.AZiilN E SA:'iiTAfif.\ STOIIICO·CR1TIC0-5TATISTICA

denz~J del <'ervello all'a:;:Lrazione passi\"a e inerte, e quanto al caratter e un' irascibilita speciale, l'apatia, la sfiducia nelle proprie forze Iìsicbe e psichiclle, la propensioue al più tetro pessimis mo. Eppure essi aveva110 i caratteri appare nl.i delia salute, il peso del cor po non era diminuito, talvuHa era lie· vemente aumentalo!! CeL'lO in quesLi casi un'alterazione essenziAle era avvenuta nell'organismo umano, ma 1ruale poteva essere. e come poter·lo s tabilire su_base di rigorosa osservazione scientifica? Mancavano e mancano ancora i mezzi adalli a fare queste osservaziolli. Laoncle io sorvolando su arg0menti cl1e ollr•e Il mezzi speciali d'inves tigazione avrebbero ricbit>slo maggior tempo di quanto io avrei potuto clisporr<>, verrò a parlarvi di quelle osservazioni elle con un eser cizio pratico eli qt18Llo:·dici mesi ho potuto dedurre, nella qualità di direttore• ùel sifllicomio femmiuile di Massaua. Sebbene il Lema non presenti peJ' se (le.! e ollratli ve speciali per la s tessa indole s;;a, tuttavia io, [l1'ega11ùo l'i dL usru•m1 COJ'lese e paziente a.llenzione· lo tratterò come meglio pòtrò, confortandomi nell'adagio. De minhnis non. curai praeior , aule m eurat philosoplws. Ora i m edici f'>OUO, a pa,·er mio, i veri 11!osofi della società perché, fìlosofì pratici.

lo disimpegnai l' iuca1·ico d i direllol'e del sifllicomio di Massaua per· ragioni di vicJOallzn e di opporLunita. Trovan· domi adJeLlo a l servizio sanilaL'iO di Taulud, e sullo spigolo meridionale di Taulud, a cento metr i dal c~ mpo trovandosi il sifilicomio, io fui incaricalo pure del servizio sanita rio di esso. In Africa il medico miliLare , specialmente so subol terno, non ha occasione di star in ozio. In ogni campo v' ba il ser'Vi:do sanilario normale ùe lle truppe che nei rncsi estivi diventa per se ste~so anormale a. causa del frequcnle numero di malati gravi. Oltre a ciò il medico deve incaricar•si di curare le famig lie indigeue, constatarne i decessi, e stendere dicuiarazione circa l'eta, le cause, il più delle volle presunte, della morte, e ciò come base dello stato cl vile; esso deve


SUL SIFJI. ICOMIO FEàL\11N"II,.E 01 i!ASSA UA, ECC.

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'Pure ''isitare accur·alamenle e con frequenza le donne eser.(lenli merelr icio, e Lro,·atele iufelle da. male venereo in viarle al silìlicomio. In vicinanza del sifllicomio, a Ta.ulud stavono circa 40 baracche, dette tukul , in ognwta delle quali abitava una s armutta, o mereLrice; talvolta due. Di esse parler·ò più avanti; qw per incidente ilirò che questo donne, abissine, godevano della massima liberiA, e solo vincolo cui si dimostrarono s~.>mpre p1ù sottomesse, era la dipendenza dagli Ol'dini del medico, direttore del sifilicomio, che le visiwva due volle, talvolta tre la setlimana, a seconda della necessità e del tempo disponibile. U sifllicomio, tale almeuo lo ~i ùoveva chiama l'e, quand' io ne presi consegna e ra un'orribile bar~cca, cadente e in preda al plù la~rimevole marasmo Fenile. Quoll"elliDzio, benemerito pei luoghi e preziosi servigi r·e!;i alla profilassi delle malattie veneree e sinliLiche e t·a r idotto alla espr es·sione eH pochi pali piantatt nel terreno, ricurvi o roLt1 sotlo .gli immlti delle piogge e degli uragarù, e sostenenti alcune stuoie egiziane, annerite come le donne che là denLr·o si .(:Ufa,vano. Non v'era duopo di avei' seguìlo un corso d'igiene, per comprender e che questi detriti d'un edifizio antico erano ben lont.ani dal corris ponder•e alle esigenze igieniche!! Per cui mi affrettai a chiedere la ricostruzione d'un sinlicomio, un po' p~ù alla moderna, e questo io ebbi la fortuna di 'Veder ultimato pochi mesi dopo (1), in seguito, ben s'intende, a {)Stinale mie sollecitazioni. TI nuovo sifilicomio fu faLLO con sistema diverso, cioè con murali e stuoie, con dbppio Letto inclinato; con pavimento in legno, sollevato di GO centimetri dal suolo, nella camera destinata alle visite sanitar•ie delle ~armutte; f11 dotato di numer osi::;;siroo finestre grttod i e mo· bili (sportelli) aprentisi alMo Est e al lato Ovest dell'edifizio. Ne avvantaggiarono l'igiene, il ùeco~o noslro, il morale d~l ~a~tario, e oltre a questo le visite si praticar ono colle ~Jgl_10 r~ ~on~izioni di luce, e quindi con maggior sicurezza di grud•zto diagnostico. (t) Luglio i 887.


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REJ..\ZlONK S.\~JTARJA STOI\ICO·CIIITICO· TA TISTIC.\

Prima di venire a parl~re delle visite sanitar ie e dellemalatlie osservale e cur'ale nel sifìlicomio non crederei cosa inutile consAcrare una digt'essione intorno Alla meretrice· africana, per la originalitA che es10;a presenta.. Infatti la rneretrice, o diremo d'ora in avanti sarmutta (tr·oduzione araba) o galamota (sinonimo in lingua America) è uu tipo .~ui generis. Non cir co<:tanze diRgraziate di famiglia. o sedu:tione, o leggerezza, o fremiti di sensi trasse la fanciulla, o la donna a fare speculazione di se stessa. La sarmulta è conl"P!!U('llza patolo~icfl dell'ahbassamento di livello intellettuale e tnorale e quindi sociale di un popolo, ove la donna 6 c.on!';iderata· unicamente come strumento materiale di piacere o di fAtica, o di speculazione. Le sarmulle che popolavano le baracche di Taulud erano abissino esclusivamente, di queste 22 erano amat·iche; 20 Tigri~Xne, 6 del Goggiam, l deiiCI Scioa, 1 Volld-(ialla. Erano la maggior parte discese dalle varie zone dell'Abissiui8, alcuni anni avanti. io gruppi isolali di lre a I')Uallro, a piede o su muh, lasciando famiglia e luogo nativo in cerca di ricchezza. Avevano nella famiglia sofferto le peggiori sevizie; nella massima pat-te erano già stele vitLrme della speculazione dei parenti; della condizione loro parlicCllare non ri sentivano che il giogo e gli svantaggi; dotate di una certa rorza fisica ed energia virile, solleticate dalla femminina curiosit.a avevano emigrato nella persua~ i one i:;Lintiv8· di trovarsi piuttosto meglio che pe~gio. In quei tempi i confini del Tigrè non presentavano 1 pericoli che da cJue anni r.1inacciano anche gli stessi abissini o abissine elle dopo lunga permanenza a Massaua volessero rieu lrare nelle re· gioni loro. :...a consegna data dal l"eroce e bell1coso Capo tlel Tigrt• é severi~simo; uomini e donne che abbiano Avuto coutallr>con italrani non devono più passare pe1· la r egione da lur c.Jomi· nata; sorpresi subiscono le più atroci torture e mulrlaz•oni, o nel migliot· caso, la morte immediata. Ne derivo da ciò che il progetto pel·sistenl~ della sarmutta abissina. di rar ritorno al luogo nativo, di cui risente nostalgia, anche pel' le differenze es!:enziali del clima che è assai piil temperato


SUl. SIFILICO MIO FEMm'~ILE Ol l\IASSAU A, ECC.

5 17

interno dell'Abissiuia, e col peculio ~uada~na to cogli -oaeati sudori, contrarre matr imonio. e vh·ere di v1ta più 1ranquilla, tale progetto ora é, con suo g r ande rammarico, 'SOSpeso lluo a epoca più propizia. Alcune di queste e per citare anche il nome di una lalù Hagùs, Tij:!rigna, dell'età presumibile di 16 auni contrasse nel luglio l 7 ma.trimonio a Massat1a , coi ril.i della clliesa cristiano-copta, unendosi a un basci-bouzucb, Abissino, col quale convive in buona armonia e soprattutto, come è del resto r egola infrangibile della sarmulla abissina. passa ta a nozze legittime, ll&mlo le prove più assolute di fedelta coniuga le . ln.oeraione di costumi, dieebbe, un fìloli'ofo pessimista, nel fare -confronti! La sarmuUa abissina é più morale, più riser,ata , più pudi~a. mi 8i passi la fra~a. delle s ue rivali europee. Ha la persuasione di eser citare una professione, a scopo di luCl"', uguale a lulle le altre, quando vede che con un altro impiego delle sue facoltà lisiche e morali il lucro è maggiore, smette la professione pr imitiva, per dat·si all'o ltra ptu -onesta e morale, senza risentirne alcuna difllcolta. 1!: insomma uu' anima nitida su cui le brutalit~ del corpo non hanno segnata l' impronta deleteri o della COJ' ruzione, dell'abbiezione. È una varietà di Elé t•a che potrebbe domani fàcilmente mutarsi in una ~laddalena conver tita, senza che il pietoso apostolo ne avesse il menomo merito. L'abissina ha viso regola r e, t'or me ben disegnate e sviluppate, e.guardo languido, ed espressivo; carattere doc1le • pieghevole, non disgiunto da una certa fierezza che si ~aniCesta nel contegno, nei discorsi, nei r uppor ti con indi-vidui di tribù diverse, e speci&lmente in occasione di offese Meevute. In tutte queste circostanze si dimostra persuasà d"lla superiorità della sua razza sopra tutte le altre razze .a~ricane. Ma ove ostenta in g rado e::;ageralo questo dtauoi'"'me t\ cogli arab1. di qualunque sesso, condizione ed età. 0.1'0 un est>mpio. Nel sifilicomio convenivano talvolta, affette da mali venel'ei, e in via te do a1tt·i campi, delle arabe, le quali, per unicità di spazio, dovevano trovars i a ('onlallo ;'Ile ahie.sine, pur piacenti al sifìlicomio, per cura. È logico penMre che l!·ovandosi riunite ùallo s tesso motivo, e la-


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RELAZI ONE SANITARIA STOfitCO-Cil!TfCO-STATISTICA

lora da identico malaLlia, essendo chiu:.: e in uno spazio relativamente l' i~t rello, 8Vl'ebbe do,·uto avvenire una. se non durnlur·u, almeno m o me ntan~a fusione tra lor·o. ~o. av,·cnrva l 'ovpo~lo. Il leLlo, o i leLll occupati dalle abissine "''lli,ano allonlauati per quanto er-a pos,:shile da queJii che ÙO\e,·ano occupare le nrube, per tacita e reciproca approvazione. "IB· bilendo!'ll CO"i una l"peciale distanza fra loro. distanLa che non dsminuiva mai, uè ces&'l\'R col tempo . e col relativo toro accomu nmnt~n lo. Il tacito accordo nt>ll' isolAmento fra le une e le altre enl dovuto, per f>tlrle delle abi>:>'ine a imposizione di volouL~; a pa~Riva l'a~srgnazione, n dee<t obbedienza, e dir•., Anclw a pnuro por· per·to delle a rabe. N on basta . Quando io ud O!{ni malli Ha pes~!lva In visita delle malate, tenendo nelll' rhialllf\lt' cii o~nunn l'ordine ps·ogressivo del tempo d'enLs·alA, s labsli t.o dal rc•gi 'l lt·o, m'avveniva allor·a ùi sen tir' accampat•e dolte abi"s,ine In prele!:la di c>Sser sempre curate t.li r egolt1 p1·inw ci dlle ornlw, qunlu 1sque f'osse stata la malaltiu e ilt.ernpo delln loJ·o Bll lrnln. E lo Mnbé nou solo si sarebber o adallfllll R qut>~ln ]'t.r·clc~>a di prim·ità, elle naturalmente io 0 0 11 seCI)IJdava, mn dim osLl'ava un ùi desiderare esse ;;Lesse che io ne tenell"i ùebtlo conto, r·nppresenlando cosi la perle d1 eone•· liazionc, che 111 questo, come in ogni altro caso di rouiPsla· zione voleva di re 3ollomissione pas siva a priori. Ilo cr t>duto 111 uccennare a quest'antagonismo O""'cr\'ltlo fra le l"ermulle absssllh! e arabe, perché mi occorse pun· di notot•lo rrn le tamiglie a bissme e arabe in gener·ale e mi dovetti convinct>re c·he nei ùue casi esso non e•·a eh·.: un rrllC!'>i>O delle antipatie e degli oùii esistenti in genel'RI•' Cr·a r1ueste di vt>rsP. tl'ibù, od si ha sa ti ::opra la dive rsila della r&lltl, ùell' indole o della r ell:rione. Colla differ enza che \'abi""li!O s'unpone, I'O rRIIo uccelta e subi>'ce vilmente, senzo tr•on1re l'energia dt>lh.J pr·olc..,La, della •·ivendicazione Jella propr ra diguitil d'uomo.


St,;L SIFILICQ)HO F&Mlii~ILE DI :UASSAUA, ECC.

:j l!)

Vi.sile sanitarie. Ln 'j-.ila ~an i taria si deve praltcare almeno dM \·olle la setltrnRna alle c:armutte del Balekmn o po::::lribolo dt T aulud su unu ~ed ia :n·ande ad hoc, e con uno dPf!lt sru•cl(lu.m df>l· l'armamenlarto, e questo poteva eS!'lt>t·e l'tllliva lv(', a becco d'anilru (di Mariano Sims•, o il Lr-iva.lve (Cusco) niclleloto, o lo Sfll'culum cilindri co in vett•o (Ft'r!!u>-:r-on). Pt•t· c•mlo mio 11referii sempre lo specultmt utLivalve Sim". P' r ·lu! e~><o prPsentava, a mio parere, !'lu~lì altr i due, (le t 'fanta:za-i non indifferenti, ciot- il (ncife ,,wneuuiarneuto, l'adaltam ento facile a tutti gli oriji:i t• diametr i oayin.ali, irregolari, ~pecialmente nelle donne arahe. a mo tivo dell'operwontl dell' inlìbulazione che s-uLi!'lcono da bambine (1), il (l) 111/ilmlr~ dcmc. -

R una speciale opcra~.io n c o:lolrnrgk:o clw si ra sul11rll

poehlnh,~l olopo l<~ nascita allo li:lmllinr- 1ldlo lril o1o tlf•\'Oto tti i:L roli)l lorw IO II S·

aulmnnn. l,)uo~L'opcm1.lone p ratic~ tJl. ola spoclnlis tl dellt• 1ril n'a eu uslsl•• noi c·ro••n· late 1 nmr~hil llhco·i dolio b't1llllli la iJ hra ti:LII'allo ul lmqsu llPr lt·e opwrll del l11 luto altezur, prc!Vla u~porr.azioa oe dellu cliloritiP, ind i ne ll'uv vlci:tnr~ i mror·l(iul c:ruentaU e rurirti con sutura attorci~li:lta, n~il~ •tualr ranaltl uffirit) di :a~ld 1110~1 nei ol•r•• nlllr~lni le spine di acari:t, ~ol ,, l:t t•a•saro S<lllu olt•l !Ilo eo~ '" b~ri .ti r ara S. Di que~U rnauti •li ,ulna~t 'Il uc pr.atic;~no •tuattru u alaq"e. l'o11·~a 'i r•copre la par te ~an~ulnantl' 11111 >i •lls•el cuo 7.U(dh·ru. In· Ile ~ t-~"'1<', allu qeopo di a,<kurare l':llll'•llllle f'l'l'lll:lnPIIlP d~llt> ~tr:~nc!l labbr.l, •i I~,:J no >lrultal!lllnle e $i lPn~tono in •IIUlSLa IIU•It.•onc rnrzata oli ad· 411zlun., t•··r lutto il tempo che occorre al h ~oan(llt>t.a ruriunl' <lei m:tl'llini aol~<i. ftmP« 1 fll~•l'topem7.ì<~ne ~i cambia la ~onform:wunP dé~li organi ~flnito·nrinnrì 111 '0••1. 1.~ ~randi lnllllra oùn si llre<t•u tnnn 11iu t'Ili nost• e snluppnl•'• mu OllefYal•• In vergini di ottn anni. ad es .. si 1 ~tono r·rllolte ali un ollulnunma =:ubrann,H dellu ~Pil.'!SOre di qo:L-;i 5 mm., nso;ni ro><htent~>. ricupre11l,, l'urlvuhu·\ 3lthl " "· unieo, •.oMi nuo in allu. illlt!rroll\J In lt~~<so, <J\f.l prt''<'llln ~Ozio r.i1·~·~l:u.,.. s tretto, entro il 11uaiP i'"''a ~llftena la fiUUia dt'l dltu uti· ..... • ba •tut,rnt1 ~tlura. ~ dn~ulo. rm>,:uro i lltr•IOUi •li ••str••tt•)Ol' •IPII'nt4'ru l ...... '".td•~.

~CtJn'!c,tuo•nz:t di cio la deO•Jraziuoe non o•pu:osiltrle '" uun nrlentlltlt• un'altra

la ....,lnn~ rh rorgi,·a. .\ 'llle>L'elfelto la m:ulr(' ~Il'•''' oIella r.t:,'31.Z:I 1 c-rj!Ul•·· "

..., t.1nzn •li '1111'>1.1, oou speciali<l n tll'lln tralur. r·nn un cull4>lh• u lua·ltit•c -_ " n11•nu tar:lwntA" rora t·oca ur1 tagloo . cio~· l•nr l('ndu olnll .urallzou . co .rco lnrt•. rio e -....,.re&~•ntnv., l'tll'ifl 1 · ,.~ . . • dllllusti '- 0 e~.ern u gpn ott~ ·uron;orio, ,) JHII'I:o In :of l(l flaw :oli ullr·z1n 11 1 • · 11Rin:tlo1 :tlronu lt • • .. lo 1 ~ 1 0 e pna su llo. l otlt• tn~: 1111, ,.1,,. p1lt IH'IIPr lllmenhl • Potro•lohu clolao1 , 1 . nte s t'llppo, e pel pocu fi lo f!~ll 'nrn oa usatn ~ f'lò, r. 1wr


5•i>,O

IHtLAZIONF: Si\tHTARIA S'fOIHCO·CRITlCO-STATIS'l'lCA

largo e ben rischiarato campo oisuale ch'esso presenta, allorcbè trovandosi in sito, appoggiato alla parete anteriore vaginale, permette all'occhio, mediante illuminazione diretta naturale o artificiale, e coll'aiuto dell'abbassatore uterino o del dito indice sinistro, suo succedaneo, di esaminare tutta la parete poslet·aore vagioale, i fornici, il collo e la bocca ulerina, mentre poi ritirandolo o movendolo di sito iaJJcia

oedere chiaramente la parete oaginale che prima r icoprioa; e infine, col3a della più alta importanza. si acl atta per La sua conforma~ione speciale ad ll,M pulizict pronta e -~ieura ad ogm volla che lo si adopera, esclud~ndosi ogni pericolo di trasmissione d' 1nrezione specifica da una donna malata ad w1a sana. Nei giorni da tn ~ destinati alla visila, in sulle prime Ot'.J d t~l mattino, veniva no radunate, d'ordine mio~ alla mia presenza tutte le sarmutte che stavano nel vicino postribolo di Taulud, si faceva l'appello r igoroso. e dopo qualche tempo d'attesa, congiunto ad una sor veglia nza oculata, falla allo scopo che nessuna piu, sotto quals iasi pretesto, s'allontanasse dal silìlicomio, si passava la visita sanitaria. Risul tando qualcuna di esse atfelta da contagio venereo, o t•ilenulo tale, senza più uscire dal sifìlicomio la si faceva passAre dit·ettamente. per una porta di comunicazione dalla cal'irregolarità della diVì$iOno pratkata s ul diaframmagenito-uriuariu, rende pus· sihile l'acce:>so alla vngioa. !\elle tribu cho hanno ahbrncciata la religione r.rtsliano-copta quesroper.<zione non si prat lCll più, ma si usa per·ò la pratica di tenere, fm dalla n:~scrta. per due anni, legato le coscio delle bambine. L'unica operazione chrrurgir,a pralirnt:t consiste nell'ablazione della tlttoruu. Per la lntlbuf;J.zione l'osilo vuh•o-vaginale si presenta assai più strett(), atronche le Jlieco le lnbhm, J•iìr ristretlo il canale vaginaJe, più augustr i forn ici. Nell f' arab& <In me ''iSil.nle, l'utero appariça pure più elevato, il collo rervi· cale e il muso di linea 11ssai più piccoli; ma io ignoro s~ tale fatto si presenti in ogni caso nello ambe, ~ se ciò JlOSSa r.urib uirsi all'inflbulaz.ione. La derormazlone di cui è SJiecialmcnte faLla parola nella presente Rela7.ione rig uarda l'irregolnrlla del taglio prnticato all'atto della dctloraz!one, PSSt:odo in parecchi casi H limito superlfJrc del t:aglio, situat~ a un cenlirnctro ci rra soLto jl lume mglnalo. !\e der·ivnva da ta le dh ersità di livello degli orirtzi vuh•are e vagimtie una speciale resisl anz!\ della parte al l' iotroduzior:e dolio S)l~ortlltflr , per i'OilJlOSllio uo ehc Il di!lfmmma genita le residuo faceva dall'allo.


Stl!, SIFILICOMIO FEMMINI LE DI ~lASSAUA, ECC.

u2'f

mera sanitaria all'infermeria, dove colle altre ven iva poi da me assoggettaLa alla cu!'a necessaria. Per questo il sifilicomio era fornito a dovizia di medicinali e strumenti adatti; tra i ferri delfal'mamenlario c'era persino un forcipe che stava la ad accennare al direLlore .del sifilicomio, che i limiti delle sue atlribuzioni potevano .ancora più estendersi oltre rordinario. Riassunto e considerazioni !!Ulle malattie cu rate al Sijllicomio nei 14 mesi (o. prosp. numer.). Sifflide. In riguardo a quest'infezione io sentii ripetute volLe rot•mulala una doppiamente pessimista affer mazione: t• L'infezione sifìlitica si trova frequentissima a Mas'$8Ua è adiacenze ; 2• Essa è di natura assai più grave della sifilide quale 'Si manifesta in Italia o io Eur opa. Quanto c'é di vero in questa sente nza 1 Ben poco, qua!>i nulla, io dovrei rispondere , a voler tene1·e calcolo della casuil'lica morbosa osservata da me nel periodo di circa quin· .cJ!ci mesi tra le famiglie delle varie tribù che popolavano Taulud, e quel cbe più conta, fra le persone che sop1·a tolle potevano dare un r iflesso delle infezioni veneree in geneTale, ossia fra le sarmutte abissine e a rabe. Nelle famiglie indigene infatti ben rare volte mi sì offri il caso di riscontrare i sintomi morbosi caraUeristici delr infezione cellica : fra le proslitnte in lutto il periodo in cui io tenni il riparto venereo o sifllicomio, io ebbi a notare solo 7 casi di sifilide accertala . sopra una media rli 100 s armutte, divise fra Taulud, Massaua, àrkik:o, MonkuUo, Otumlo. Un argomento . diciamolo, di contr oprova in favore di quest'opinione mia io potei desumerlo dal movimento dei malati d' mfezione venerea, avuti nel 3• battaglione obbaTaccat.o a Taulud. Trovandomi. come già dissi, comandalo al servizio sanitario di questo battaglione cbe ebbe sempre ta forza media numerica di più che 700 individui, io potei ·:nstaLar~ solo quattro casi d'infezione s ifl litica contralta a assaua lTl quindici mesi. Ed altri colleghi, ~an itari di altri


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1\t•:J.AZIO:'iF. SA 'il T.~ Ili A 510111 CO-C RITI CO-STATISTICA

cnmpi, interpellati da rne CH'ca alle infezioni !>ilìlilirhe llCcertale fra ufficiali e truppa dicevano che i ca~i ric::conlrali di c:ifilide contratta io .\frica erano eccezionali. llunqnc? La 2• parla dell'afTPrrn&.7 ione. relativa alla maggior ~ra' cna delle manifestazioni mo1·bose che assume la silìlide in Afdcn i• oneor·a più inesatta e non mi !:O dlil' ragione dcll'm•igrne di P«sa «ahochP atnmellPndo eire i casi d'infezioue «itìl itieA Osl'er,·oti ;;ualì indigeni dAi no~t1·i colleghi, nelle pr·ime c:pecluirmi si prPsenta«!-ero con una !>peciale gravitit di -.1111nmi. Tulo> iJonle;:i che pure spiegherebbe la generalizzazione della crt:denza, attualmenl•· crron<'a, della grande diffusiorte 11··1 worbo celtico in quei luoA"hi preseula molti lati J1 ,·crMrmrglinntn. E noi ci po;;siamo dar t'al!ione tanto delltt mup-A"ior ~truvita, CJllllnlo della mag-gior frequenza clelle i11f'ezinni vcnct·oe in g-c-mer'flle, P'l:'\61'\•ale anteriormente, quando t•ifldtinmo eh ~ solo dopo l'ocCLiflA'l. ÌOne nostra, si inizrarnno rn MuSfiUUU e ad iUCBI IZO, (.\ C'O l i l"iSt.enra rigoroso, lA prolilH~" i e la cm·n d1 Lali mnlall ie. ~i slabilirouo cioè "Visite l't'r>f1UI.mti;;simo aUe dmm r e~ercon ti lllePclriclO, e ~i im pianlù I'Mpedale c:itìlicomio. ?\t)tl '<i lirnilurono a f)Ueslo i mezzi prolllnlli ·i u~Rli, ma ~>i !.dUO!'«> pur e Allo c:fraLto da ~~~~~!'-SUA di 'IU<'Jle meretrici che p1·escnii\VIIllO segni ÒÌ !:'ililide in <:!Adio avnnznlo. La popola1.ione indigenA si persuase, :òf' non in tullo, 111 gran pflrte fllmeno della utilila dt>lle cure medidrt> e chirUJ·giche o ri corse cou IH&!!gior spontaneità e frtHIUuliZ8 ai I'U"Sidi dell'arte nost1·a . E ;;i ollPnne per tal modo lu ~ra­ duale diminuzione dei t·Asi cl'inl'ezione specifica, n~ !'i o!<...et•"O.I'Ono più in «eguilo, che eccezionalmente fJUelle rm·rne p;Nl\'1 che presenta la ~ifllide, non. curata, nello stadio tor·7iari·'· Per coulo mio qtundi da una !'lessA causa derivar(lno, "ia la ma;,!gior l'l'etprenza dell'infezione celLicA, sia la mat:l!inr quflnlilit delle forrne morbose che questa assume\'il, ed eri\ In rTlfiiiC&Ilt.a delle norme )Jronlalliclre e terapeuliclw, lo quuli l'igo ro::>n me11le applicalP sono di ef'l'eUo sicuro l larlicolal'monte i11 qneslo ge 11 ~ re d' inl'ezione. 1.o lo l'me ·rnm·lJ oso spcciflt.:lr e da me vsser vale o r·u rt~ le,


E.U l. SU%TCOliiO FElnii NIL.R Ol lTASSAUA. !!CC.

i.i23

sia in individui di truppa, sia nel sifllicomio femm inile appartenevano quasi tutte allo stadio secondAr io. Tolti due casi di ulcer e duro, ~en za ingorgo glandulare e senza manifestazioni mucose, o cutan(>e, le allr e forme osservult;J co<'i si presentavano : pfacr.he mucose, di colo r bianeo~tro, eon, 8ecte:ziOTte sieroso-torbida, alle yrancii labbra; pleiade rnguiM:le e ceroicale, roseola sijilitica (in queslfl ca~o nerc:ala) che si manifestava con chiazze !òpat'!òe, lenliformi e piane, le quali si distinguevano pel colorilo nero pi•'• intenso del resto della pelle. (Questa pigmentazionc specifica non la risconlt•at cbe dne Yolle sole). La terapia consiste va in unz.ioni lorali di unguento cillereo, e la cur a iuter na del liquore del Van Swieten, alleJ•nata con q Il ella del io duro potassico. li risu Ila lo t l on si faceva flllendere moHo; in 10 giorni al pi 1'L scomparivano i segui esll'l'ni c;lell' infezio ne, meno l a pl eiade ~l andul a re; la cura prosegui va poi p er alLt·i 25 giorn i al meno. in capo ai ({Uali undle le glaudule si rid uceva no senstbilJllente dì volume. Nell'ioLeresse della p rofilassi, c pel' Ulia CLu·iosi ta rerticolare poi quelle già affette da sifilide e guarite a l si filicomio, almeltr) in apparenza, er ano so~getLe nelle v i~ile succes"<ive a investigazione speciale allo scopo di vedere se l'lnfez1one specifìéa ritornasse a compar ire. 111 quei poèhi casi che el>bi a cucar e, non osservai recidive Nou voglio per questo, essendo stato scarso il malet·ìale, :slabilit'e imprudentemente delle conclusioni che poll'ebbero essere da ultertod e piu numer ose osservazioni. ùi altro collega, l'Ifalate. Devo però dire rbe le mie impressioni circo la ~>ifllide in Africa sono ottimiste nel senso: t• Che i tenomeni morbosi rimettono di malign i tit e scompaiono pres to mediante cura antisifilitica. in qualsiasi stadio 8l lrovi l'infezione; 2• Che le manifes tazioni sifiliticlte del 2• e del a• ~l adio, anche !'le manchi assoluLam en te la col'a speci!Jca, o la si :ec~u a i~·re;;olnri internlillenze, e senza sistema, o stanno :~w~arre, o r im.èlwn.o in i ntensità. o seompaiorro. 1<: qucsLo 0 81 : osserva special m ente 11er gli europei è, a pa r er mio, avuto a quei profusi sudori diu r·ni e noLtul'l1i , i quali se


'l'H

RRI..\ZIOXE SANITARfA STOIUCO·CRITICO-STATISTICA

rend ono travagliata l'esistenza in Africa agli individui J>ani, cosliluiscooo invece, per· l egge di compenso, un pr·ezioso aiuto nel ricambio materiale a quelli che hanno, pt>r lor o s forLuna, delle passivité. arretrale da saldare coll' iofozione sifilitica. Dirò che quest~ seconda mia impr essione è basata su falli concr eti, osservati in ulliciali con cui io rni sono tr ovato a contatto, e sebbene lùli osservazioni pr esenL1110 rl difetto dell'essere in scar so numero, pure io ritengo, in vista della chiarezza e costanza di c1uesti fatti osservati poter concludere che il clima f!:frican.o 11ia favo revole a una completa e rapida guarigione della si(llide, quando una cura specifica e benintesa concorra al r·isultato che si vuole ottener e. Quale delle varie cure, che attualmente si conoscono, dovr a aver la pr eferenza 1 Ciò é quanto i colleghi miei poLronno col tempo e colle indagini future stabilire. Ulceri oener(Jt e ulceroicli. - Come osserverete uel prospetto nume!'ico ho avui,o a curare nei 14 mesi n• 53 all'e lle da ulc.eri venerei e n• 79 aO'ette da ulceroidi. Stimo necessario clire su cbe si basasse la distinzione, per evitare confusione di appr ezzamenti: Glt ulceri oen.erei erano per me quelli elle si pr eS('nla\800 con aspetto irregolare, con. margini f rastagliati, con .fondo

Uiàlliccio, clte erano multipli, che si climosiraoan.o propensi ad approfondirsi, tardivi a cicatri:;:;are, non ostanle fa cura che si / 'a.ceoa. Denominavo all'opposto col nom e eli ulceroidi quolle soluzioni di continuità uniche, o anche multiple, che si limìlaoano alla .~uperflcie cutar.ea o mucosa, super/lcialissime quindi, con. aspetto regolare, con. .(on.do colorito e e/te in pochi giorni . taloolta 2 giorni, si cicatrizzaoan.o affatto. Erano insomma queste per me delle lesi oni, di ualum tr·aum alica, cbe t'uomo in alcuni speciali momenti di violenza b1·utale pr oduceva alla donna. l o non con testo qui che error•i di diagnosi vi potessero esser e. Nelle donne e particolo r·menle in quelle che io ave,·o soLLo visita e sotto cur·a nott ò l'oci le sempre il giudizio diagnostico, r elativamente alle ofl'ezioui del sistemo. genito-


SUL SI FILI CO!IIO ~ IOUI INt i.E DI MASSAUA, ECC.

5'?i)·

urinario. In certe forme morbo~e che pei ca ratteri esterm rappresentano, quasi direi, l'anello di con~iunzione Cra le 11mplici e le inJettioe un er rore d'apprezzamPnlo è facile a commettersi. Per questo, se la co8cienza mia di sanitario a Massaua era al sicuro, poiché in. du.lJiis la tu.tior via era appunto l'isolamento cui condannavo lo dorme affette dalla phì legget•a traccia di malattia, facendole entrare nel sifilieomio; d'altro Iato invece, anche dopo alcuni gior ni di osservazione e cura, la coscienza del professionis ta non r imaneva soddisfatta, non trovando mai nei varii ca~i leggeri, in apparenza almeno, un carattere macro!'lcopico asl'olute>, o meoo fallace sul quale basare, a priori, una diagnosi sine tlul,ifJ concepta. Poiché mentr-e ammellevo che gli ulceri venerei fossero consecutivi a inoculazione, a infezione conlrall.n e gli ulceroidi fossero null'altro che disepiteli~~a.:ione, senza tendenza ad a pprofondir si e l"enza virulenza alcuna, d'altro lato mi sorgeva il dubbio che alcuni ulceri vener ei, a margini appena leggerme nte e rosi, A rondo un po' colorito.. potessero essere semplici abt·asioni noi! e quali i liquidi di secr·ezione dell'utero, o della vagina, o le orine, i prodotti sebarei, lo poca nettezza, l'a zione del cal01·e sui prodotti organici locali avevano peggiora to l'aspetto della soluzione di contiuuo. Mentre, per contrario, gli ulceroidi o apparenti e::coriazioni potevano rappr esentare l'inizio Ili un vero ulcero infettante, venereo o sitilitico, contr atto Il giorno prima, mediante coito impuro. Aggiungasi che a voler leggere le più recenti ~emot·ie Rifilograficlte degli Hpecia listi si rieHce ad acrruistar e ti dubbio circa alla possibiliti.r clte u11 ulcero molle rossa contenere i germi della sifilide. Non mancano inf'alti i casi riferiti di individui nei quali, in segui to a scornpo rsa di un u!cero molle, si videro, dopo lo sladio di IIICuba:tione, comparire i fenomen• della sifilide costttuzionale. Que La forma di ulcera molle, va conosciuta solto il nome d1 ulcera mista ùel Rollel. Bel ecc~o il punto nel quale i dubbi i del professionbta s· iueontra,·ano coi timori del sanitario. Poiché poteva avvenire l'be una donna prima a ffetta da ulcet·oide o da ulcero molle, l! dopo la guarigione della soluzione di continuo messa in u::cilu dal sifllicQmio portasse con sè i germi dell'inf'eziotle specificu,


o'26

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tU~ LAZIONI!: SANITARIA S'l'OHI.CO·Clt lTICU·STATLSTIC A

e pote~se alla prima occasione, dopo lo stadio d'iucuhazione, cornun icat•e la sifilide. Forlunatameule non ebbi occasione di vedere trvvera~i i miei timori, o per lo meno di accorgermi che ~ssi avessero un fondalo motivo. Un fa~to che richiamò la mia allenzione fu l'assoluta assenza di reazione delle ghiandole inguinali nelle òonue uffeLte du ulcet•i vent-rei e gonorrea. Infatti un solo caso di adeJJILe con e~ito di suppurazione si ebbe nel mese di gJUgno in un'abissina, giovane, chiamata Tallitù Ga.rasalossis; ma ques ta nelle visite antecedenti, e durante la permanenza al sillJicomio non aveva presen tato traccia di ulcerl, né di allra qualsiaai aifezione venerea. Era una forma di adenite idiopatica~ Forse si. Del t•eslo il bubLone venereo nel le donne, al contrario di quanto succede per l'uomo, è t·arissimo, e ciò dipende da ca use »natomiche. ' La cura adottata, per gli ulceri venerei e gli ulceroidi, ·consisteva nella lava tura cm1 acqua al s ublimato, 2 •;,,., cau· s ticazione con una soluzione concentra ta di potassa, o medicazione CiOrL tamponi di cotone fenicato con iodofot•mio, una vÒlLa al giorno. Per ulceri f!:lgedentcLe corrispose benissimo la miscela. di polvere di china coll' iodoformio, e la cura interna di prepat'ati chinacei e marziali. Gonorrea. - Mentre nell'uomo la mucosa che è seùe parlicolare dell'infiammazione gonorroica, è come ognuno sa, la uretr;:lle, è r iesce quindi più facile e più sicuro il risultalO dell'esame che si pratica; uella donna invece quattro località degli organi genilo·nrinari possono essere, soYeote separalamenle, la sede di itlfiammazione catarrale semplice 0 infettiva. Comunemente si ammette che queste Jocalila tengano nell' iufezione l'ordine di Crequeuza seguente: ou.wa, vagina, Ltrecra, utero. N el prospello ho compreso soLto il nome generico di go· norrea i casi d'infezione localizzati nelle varie sezioni 0 1'8 nominate dell'appal'ato genito-urinario fem;ninile. Ciò per sempliflca.t•e il prospetto, e anche perché per me nufezioue specifica rappresentava. il momento essenziale. Del reslo nel


SUL SJFII.ICOlii O FEllili~ILE DI lJASSAU \ 1 KCC.

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t"ichiamo ( L), in calco al pr ospetto sono specificate le hlcalità nelle quali riscontrai la sede dell' infezioue. Anche 'Jl•i sor ge' a spesse volte il dubbio circa la infettivit& o non del processo inlìaromutorio che mi si pre::entava. Dato un caso di vaginite, coo produzione di catar·ro poteva io. in base alte qualità fisico-chimiche dl)l sect·eto, e al l'aspetto presentato dalla mucosa giudwaro della spPcilicil.à dJ es..coa o escluderla 1 A que~la domanda che pure tra se ~tesso "l formula sovente, e cnn ragione il medico che sta innanzi a un caso di uretrile mascbiJe si Jll'I?Stm la imhai'OZzanle la risposta. Il Clarke. il Grail_v lle\\ ilt. I"Ilasmell, ginecolo~i eminenti r itengono impossibilt• la diagno~i della gonorr•·a. 11 sifìlologo dott MatLhe" s Duncan, le cui parole io credi"\ opportuno citare, tra ttandosi di uoa questioue im.portantc. e sulla quale si è lontani dall'aver della l'ultima parola, cosi si esprime: " La vaginile, in un dalo caso è • venerea, o no ? Nella pratica vi sat'ù fnllo spesso questo • ques1to, ed io vi consiglio d i non ·ris ponde!' mai in moùo • èSplicil.o. Non si può decitlere.~•ssolutamenle se un duto caso • sia o no tli origine venerea. Vi ru un lempo in cui l-Ì s uppo' neva che la scoperta di tricoroonadi, di un leptotrix, o di vi• briooi potesse decidere il r1uesito, ma oggi non é più cosi. • Io vidi delle gonot•ree, che non et•aoo cel'Lt~n•enle vener ee, • assumere tulLi i caratleridelle or dinarie aiTezioni vene1·oe. lo • nonclico cbe non e~ista diftèreuza, ma soltanto che la ÙISLin• zione non può essere fatta dal meùico in lnodo tale da do re un • giudizio deciso, quando sia inlerrugalo So(H'a uu caso ~pe· • ciale. ~lolte volle la sola graoita dislin!rue 1casi n•ner t>i. Si • è dello che la gonorrea venerea è infeLLi,·a, menl!'c la sem• plice non lo è, ma io osserva1 che tutL1 i sintomi r iscouh·aLI • in uno. forma si possono trovare nell'alll'a compr esa l'infel• livitA. ' • E continua l'autore citalo: Quali sono i segni che Cl fanno '~llpelt.arerorigino venerea di una vag1n1Le? Essa incomin• Cla poch1 giorni, generalmente due o lro dono J'illfezionc è

• a.asa·1 .

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antensa ed ha un decorso acuLo· la formaziouc di pus • : abbondante, . cominciando verso il t~rzo g1or ao dall'inizio • ell'inllammaz10ne e r eslando abbondante cir ca una setti-


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RELAZION E SANITARIA STO HJCO·GRITJCO·STA'I'ISTICA

« roana o nove giorni La vulva è gener almente involla nel • pr ocesso, cosicché la donna pr ova disturbi più o meoo gravi • camminando, coll'ammalar si della vulva le ghiandole inl!lJi• nali sono colte facilmente lino 11 dar luogo uoche al bub• bona. Si ammala l'urelr11, nonché la vescica, si nola la JH'O• cli vitù all"ovorile e periooforite; la inretliYita è quasi l<icura, • non solo pel conl{t'esso sessuale, ma anche per mezzo dello • stesso secreto vaginale, rruando venga in contatto cou qual• siasi ~uperllcie mucosa, per ~s. quelh:l degli occhi •. Ora questa fenomenologia dala dal succitalo sifilolo~o, co~l chiar a ed evidente, qualot•a si presentasse sempre, sempllltcherebbe la n lo la c1uestione. Ma ohimè, purtroppo le cose non si presenlar·ono cosi pinne. ~ei 2 casi di gonorrea venet·ea osservtlti e curati, t~ppena al cuni, i'orse 3, si presentat•ono coll'imponenza dei sintomi dal Matlhews Duncan statilili come cr·iterì diagnostici. Tutle le allre forme si mani festavano co11 mite inlenstlù e coi caratter i seguenti: an·ossameulo della mucosa all'al ta maggior e del solilo, secrezione modica di p11s diluilo, avente reazione acida. Del resto nessuna reazione do· l ot·i fiC(\ nella loca lita, nè nelle parli vicine; nessuna t•coziont! glandulare agli inguini, nessun fenomeno simpatico all'utero o all'ovaia. Eppure io che più che con interessamento segui\'O con puntiglio tutto quanto si rifer!va all'infezione venerea in gt~nerale, e per f!Ueslo racevo tenere diligentemente numerale Je baraccl1e delle singole sarmutte, riscontrando poi ne~li ufCìciali, e nei soldati del campo di T aulud alcuni casi di gonorrea contratti da rapporti ses:~uali con quaJcuna di quef:.te sarmutle r tconosceva c·he per i sintomi clintci, per la durala e pet•lll pertinacia stessa dell'uretrile si aveva a rare con foJ'm ~ sicuramente specifiche. Mentr e invece l'arr ossamento della mucosa e la !'ecrezione di pus !!carso, poco torbido e quindi non facilmente constalabile potevano passa r e inavver lili o potevano atlribuir:-i a falt~ Osio logico, come concomilanza, precedenti" o susseguente, del mestrui, o come fot•ma di leucorl'ea. Aggiungasi a ciò che la pratica delle rrequenli lavature da fat•si agli or~ani genilo orinari, come io fin da pri ncipio oveva a Lulle l e l"llt'mulle t•accomanditlo quale mezzo utile o impe·


SUl. SI FILICOM IO .f' EM MINI LE DI MA SSAUA, J:CC

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dire sovente l'infezione propria, o la ll' as missione ùi questo , nei rapporti sessuali, all'uomo, tale pratica eseguita di nascosto, poco tempo prima deUa visita sanitaria, toglieva anche quei pochi segni diagnostici che potevano e!'ser vi nelle forme d' infezione subacuta vulvare o vaj.t'inale. È certo che iu ca<>i siiTatli la constatazione di calara·o uretrale, quando v'era, Lol{lieva ogni dubbio. E per ciò mio pratica abiluale, ad ogni usame delle parti genito-orinarie femminili ~ra il fare col dito una moderata pressione sulla parete vagina le antertore, corraspondentemente alla direzione dell'uretra, duU' indietro in avanti, fluo al meato urinario, e co~1 talune volle mi occor:>~ di convalidare la diagnosi di vulvate specifica, mediante la con!llatazaoneùel catarro ur etrale; mentre tu lune volle mi riuscì di scoprire l'unico Callo della gonorrea urelrale specifica, s~nt.li dafl'usione dell'infezione alla vul vu, o vagiua, o utero. :\iu 'fl1811le volle invece ci avviene di constutare infezioni spectftche aj geniLali remminei, senza compat' lecipazione dollfl ulucosn u relrale alla flogosi ! l Ho crt•ùulo opportuno accennare a queste difficoltà specia li pa~e!Cando sotto silenzio quelle altro mollissime che ~r·ano in,.: renli ati nn ~ervizio di siflatto genere, in Africa, colla l'o rza mtldia n~sa di 4g donne abissine. colla mancanza di un interprete u tal"olta deLlo stesso piantone destinato alla pulizia d•·i rerri e all'ordine del materiale e dei medicinali che si Ul-'1:1vano. ecc. E credetti dover parlare di queste difficoltà diagnostiche e postcibilit.é di errare, in primo luogo come discorso accademico, e in secondo luogo cotne risposta vt>rau\ente un po' lliRluma, a coloro, i quali non conoscendo la sp~.>cialilà del !'er· VIZio e lo rela tive difficoltà, dicevano o pensavano che le vit-:ita sanltarae alle sarmutte. praticate colla fr equenza tenu tu da me, avrE-bbero dovulo portare seco la consej:tuenza di &t'soIuta •. 0 quast assoluta immunilia d' inrezione specifica, sia ue~li umc18ll, Ili& nella tr uppa. A~ ••ssi io l'ispondo che ammes!'o pur·e che io potessi e~~Pr•• un gmeco-sifllolo~o valente era possiòile, o meglio, iuevilabil•! in vari casi l'errore diagnos tico, nelle vi~ile elle prntic&vQ allet~ermutte ; iu secondo Juo<•o elle anche a vole1· esser~ in34 >:>


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RELAZIONI\ SAl'ilTAR[A STORICIJ·CRITJCO-STATISTICA

fall ibili, le visite sanitarie quand'ance fatte quotidianamente non potrebbero che lim ita re i pericoli dell'infezione, ma non escluderli. Mi s piego. Vi hanno infezioni che io chiamere,i reali, ossia localizzate e accessibìli ai mezzi naturali d'investigazione sulle frazioni varie dell'apparato genito-m·inario femminile. In questi cas i la visita sanitaria ha valor e profìlaLtico assoluto, perché il medico f'a entrare senz'allro nel sifilicomio la donna riscontrata affetta. Ma v'hanno peeò infezioni, che io chiamet·ei a ll'opposto vù•tuali, portale da ciò che un uomo affetto da male venereo, contraendo rapporLi sessua li colla donna, le inocula del materiale d'infezione, il quale arrestatosi in una qualche plica vaginale, e nei fomici, o ft·a le grandi e piccole la bbra può essere comun icato a un altro uomo sano che poro do po conkagga rappot•li sessuali con questa stessa donna. E cosi possono verificarsi contraddizioni singolari, potendo ad esempio la s tessa donna che hn infettato ques t' nomo esset·e riscontraba sana in visite successive, anche minuziose, mentre l'uomo che ha seco le dolorose prove dell'infezione wner·ea vi acc~rta, in modo attendibile, che tale donna fu Cfuello che gli comunicò il contagio. Ciò senza tener cale.olo di quelle particola•·i ~ uo: cettivita di certe mucose urelrali a contrarre gonorree, aventi i caratteri della virulenza da contatto con donne provalameute o neste, e il cui unico fatto patologico riscontrabile é il catarro ulerino semplice, dipendente da sposta roenli o flessioni dell'utero, o la comune leucoerea. Le esigenze quindi nella profilassi delle visite sanitarie devono esset·e limitate ragionevolmente, come anche non dobbiamo essere troppo corrivi nel dichiarare ipso .facto in un uomo venerefl una malattia solo perchF! essa s i o~serva sugli organi genitali , e l' individuo afferma di averla conLral~ poco lempo prima da una donna. S'intende bene che io qm parlo di soluzioni di continuita a base molle, e di cata rr~ ureteale semplice, fen omeni cb~ sovente si risolvono in pocbi giorni colla semplice cura detersiva, e ri poso dovuti a causa


SUL Sl]i:ILlCOMLQ }'~MMl~ILE Dl MASSAUA, ECC.

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'traumatica, a eccessi di la VOIlO sessuale, e i, cruali si può dire :scompaiono noposlanle l~ cure meqiche t:at~e e non pet• esse. Nelle condizioni at~.ualì della scienza delle malaltie veneree ,jn gene-rale, stabilire a pripr( v. n a diagnosi q' infezione non lo sj pup irl cqscienza, nè giova a\ malato, nuoce all'esatteFa d;ella statis,tlca e co,ncorre ;'ld aument&re assai più quegli errqri d'apprezz~mento che co&tiluis_cono un~ punizione irpmerilata e polorosa ~ l ~aniLI.}\'io del silìlicomio. Metrite ca(arral,e. - I ·t5 ca~i accennati nel pro.s petto riguardano donne qelle qua li evidentemente le cpndizioni anatomiche d,ell'qtero, vìzii di conformazione, prolasso uterino, spiegavano il fallo infiammatorio consis tente il'l ipersecrezione di catarro, con arrossamen to vivo del collo e della bocca uterina, e alcune volle con er·osioni !imitale al contoruo del la bocca uterioa. In alcuni casi si osservava ipertrotla notevole del collo uterino congiunta a flessione dell'utero. La maggior parte ,d,elle dom1e alfeHe da metriti catarrali avevano figliato anni primp, e i parli effettuati in ci rcostçmze difficili, fra slentj, fatiche, e maltrat.tam.enti, oltr•e alla mancanza delle cur~ t)eCet's.a rie dopo il puerpet•io avevano dato origine a malattie ;ulerine cb e col frequente riacutizzarsi dei ft~oomeni morbosi, anche indipendentemente da strapazzi 'Venerei, rendevano penosa a loro l'esistenza. A queste più che ogni altro mezzo terapeutico, una ben adatta cul'a ortoperlica (sot;~de pesS(ll'ii) a seconda del vizio anatomico da eui er~no affette avrebbe meglio giovato. M!J.ncavano però le cos,e ess,epzia.li. Io mi limitava a praticare qualche lavatura a,ntisettica e astringent~ blanda entro la cavita uterina, 8 ordinar.e il riposo assoluto, ad applicare qualche tampone seccq, con un po' di polvere di tannino. E ne ottenevo discreti visullati, non però costanti. La cut·a che io faceva del!e gonorree riconosciute veneree e~a la lavat1ìra con soluzione di acqua distillata, solfato di :zmco 8 p. ·;.,e laudano del Syclenham 6 %. rinnovata due v?Jle _al gionno (mediante pompa vaginale). Dopo alquanti ,gtornt sostituivC) ~l !:Qlfato di zinco, nelle stesse propot•zioni,


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ll.l>I.AZIONE SANITAJUA STOlllCO·CLINICO·STA TISTICA

e togliendo il laudano, l'acido lannico, applicando in se~uilo­ tamponi asciutti di cotone con polvere di acido tannico, eh& lasciavo in ~ ilo fino al giorno venturo. Esis tendo uretrite faceva iniezioni tanniche blande , e somm inislt•ava pocbe gocce di trementina al giorno, in un po' d'acu,ua. La mistura del Cbopart, le pillole a ntiblenorragiche (fo1'mule Cantani) non erano tollerate, provocavano vomito,. o gastralgie, o catarri gastro enterici. Cata1'ri uie1'ini. - Furono casi 44, e appartenevano alle forme calarrali sem ~lici, dipendenti da circostanze fisiolo.ttich~, siccom e le mestruazioni; o erano forme di leucorrea comune. Le accennai per la statistica; nel sifìlicornio venivano falLe entrar e perclté il più delle volle parevano vt'ra gon01·ree. Poi in pochi giorn i, senza altra cura, che le sPm plici lavature si risolvevano completamente. '

Conditomi acuminatì. - Quesli papillomi che occupavano ora il vestibolo vulvare, ora il limite mucoso-cutaneo dell& grandi ,labbro erano dovuti a poca nettezza. Non assunset•o eh e modeste proporzioni ; si risolvevano coll'applicazionedella polvere di sabina mista ad allume depurato. Non parlerò delle a!IN malaLlie; di cui nella statistica, perchè senza importanza.

E ora nel chi udere questa t•elazione pet·meltetemi dte ioy cedendo al desidet·io tli risalire in più. spirabil aere, e !t'asportalo da un certo senso di vanità di medico-militare t'i· ferisca come impressione ricevuta circa il servizio sa nitario in Africa un fa llo, notato, e da tutti riconos,·iuto, cioé chel s ussidii ùell'a rle medico-chirurgica sono laggi4 apprezzatissimi indistinta ment e da Lutti gli individui delle tribù, siano Abissine, Arabe, Sudanesi, Dankale, ecc. e conseguentemente, che oggetto di s peciale predilezione, e considerazione sono i medici. Di questo bisogna esser grati ai oo~leghi pt•ecedenLi, i quali, colla loro assiduita, pazienza, abnegazione e dottrina sepper·o tenere elevato il prestigio dell'apostolo umanital'io del lo scienziato al suo più alto e nobile grado. t)


S UL SIFILfCOMIO FKMMINII.E 01 MASSAUA, ECC.

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ciò ha Lanto maggior merilo in quanlo che siffatto pt·esLigio nostro in quelle inospite zone, ha dovuto a poco a poco, fra .quella genle igno•·ante e selvaggia imporsi non certo come efl'ellt> di parole e discor!:'i r etlorici e illusorii, mK per con~guenza nobile di falli , di risullali pratici, felici e ben meritati.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERt

RIVISTA MEDICA

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Un oaso di paralisi del gran dentato destro in seguito a Ufo. - FRI EDIIEIM . - (Deu tsclw Milifa r iirztl!liclu Zeitschrijt, genna io 1889).

L'au tore desct·ive minutamente un caso di paralisi dell!ran dentato des~ro verificatosi in un militare in se::tuilo ati nn tifo sofferto nel 1887 di cosi poca g ravità, che si sarcbhe r1· tenuto solamente un ca tm•t•o 11a strico, se non avesse regnalo in quell'epoca fra la truppa una epidemia di tifo con molli casi leggieri. Nella convalescenza insorsero dolori sLNlZJaot• ad ambedue le braccia, che pel•duraPono nel broccio o spalla desLPi, ed a poco a poco si manifestò stanc hezza e limituzione dell'uso del braccio destro. I segni principali di questa pat•»lisi erano: spalla dMLt•a alquanto più 1a'Ssa della s inistra. angolo infel'iore della scapola d estra più allontanalo della spina dorsale, e<! il "UO bor do interno solle\•alo dalla superficie del dorso: rwl ~al­ levare il braccio orizzontalmente in avanti la scapola si ol· lontana va ta lmente dal torace.. che al suo bordo inlerno comparivi.\ una infossatura proronda 4 dita, ed il suo angolo in· reriore era cosi sollevato e lle s i pote va abbracciare compie· tamenle il te rzo inferiore della scapola: nel sollevat•e il lwoccio lùteralmente tino al livello della spalla la scapola e1·a !<pinla ve1·so la linea mediana r.osi che il bot•do interno cor rispondt·va alla spina dorsale ma ne dpo rgeva cir ca due dita trave1·M: 1100 era possibile di elevar e l'omero al ùi sopr a della linea orizzontale: i movimenti dell'avambraccio e della mano erano Hberi, nessuna anomalia ~i t•iscontrava nella sensibilità; il muscolo reagiva all'eleLll"icila come quello dell'altro Ialo. Una cura elettrica continuata per sei sellimane non ebbe vorun ctfdllO.


RIV ISTA M.EDJCA

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L'a11tore crede che si Lt'aLlasse di un caso tipico di paralisi ~l gran dentato, importante per la e~iologia essendo rarissimi i casi avverati di simile paralisi in seguito a tifo. Murahinson nella sua opera sulle malattie tifoidee men:tiona che le paralisi com pariscono ne lle forme gravi dopo il ce~sare della malattia r.rimaria, ma non pat·la specialmente delle pàrali si del gran dentato. Griesinger s imilm ente crede che fra i postumi non molto rari delle rnalallie (p. es. dopo il tifo) n el dominio del sistema nervoso siano già meno frequenti le paralisi motorie, per lo Jliù paraplegie unilater ali o ad ambi i lati, complete od ineornplete, piu rare le paralisi in altri muscc.li. Niemeyer ricorda le paralisi m otorie come postumi relativamente frequen ti del tifo, e per· lo sviluppo della paralisi del gran den ta to indica come causa in singoli casi una malattia d'infezione (tifo, difterite). Erle nel s uo ma nuale delle malattie nervose dice c he in qualche cuso questa paralisi si è vis ln nascer e anehe dopo il tifo. Frilz nej?li A nnali della Carita, anno 1880, menziona un C8!W Slrnile, nel quale nella conval~scenza di un ileo- Lifo era ttopravvenuta una par alisi clel muscolo g ran dentato anleleriore de!' Lro unita a parai isi dei muscoli !'Opra e solto spi notl"i de!'lrr, che ebbe pe1· Psilo la guarigione. O. Berger· in una monografia descrive molto minutamente la paralisi del gran denta to, e c1ta un caso di un soldato ne l quale si s vilu ppò verso la fi ne e du i·ao le Il.' convalesce•;ztl. di un tifo una pat'a tisi del den tato accompagnata da do lor i strazia n ti. Nel /{r iegs- Sanitiitsbericht von 1R70-71 sono in tutto an ·nover ati due casi eli paralisi del J e11tato dopo Il tifo ono dei quali é lo slesso citato dal Ber<>et· In ambedue ~ome nel n08 t e- ' ro caso ed in quello del Fritz la paralisi era a! IaLo destro, Nel caso de1 Bet·<rer si ollenoe colla cura u_n essenZiale mi.~lioramento: t·;~i to dell'altro caso è sconosciuto.


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RII'ISTA

ClauUloazloue delle varle forme dt albumi.Durla fClnzlouale, pet· C. H. RALFP. . - (The Lancet), novembre 1888. Quantuque Parkes, Robet•l!:; ed alt;-i avessero osservato che l'albuminur ia si associa a vari disordini dell'economia animale senza lesione dei reni, fu la sa ggia pratica dell'esame sistematico dell'orina nelle dive rse malallie quella che arr icchi le nostt·e cognizioni nell'albuminur ia non or~anica. Pure continua !!U tale argomento una cerla confusioM di nomi e d'idee, come attestano le varie òenommaztoni •li album..inuria inlermiLLenle, ciclica, latente, parosisLica , fìsiolo· gica, in menet1nza di un nome elle indichi Lulle le wll'ieta di albuminuria non organica , chP l'autore ba gtà propn<>tn di raccogliere sotto il vocabolo di albuminuria funzil)uale, rif-'ervando il nome' di ciclica a 11uell' alb uminur~a che ritorna a periodi. Dietro le osservazioni del dott. Mahomed alcuni antori iull'lesi riguardano il rene coma un lìllro, e rilengoM che l'e· pilelio renate e::;erciti un'azione cloltiva noi rimuovere dal sangue l'urea, l'acido urico, ecc. e che quando ~i Pieve la pre"siooe nei vasi renali, l'albuminuria si product>. L'epitelio pialto che covre i l!lomeruli, avrebbe la racolta di ratlener l'albumina , lasciando il pasSAJZgio all'acqua ed ai sali, fin flUAndo le pressione sanç:uigna non fosse prevalente, nel qual caso l'albumina passerebbe anch'essa. Secondo un'altra opinione, l'epitelio che covt·e i glomet•uli ed i luboli contorti avrebbe il potere di riass,rbit• l'album•na trasudata dei vasi: me distrutto l'epitelio, l'albuminA pAsl'ler ebbe insieme af.tli a ltri col'lliluonli dell'orina. L'autor e accetta la seconda di queste due te cJt·i~. parchi> non sR assegnare alla sola pressione sangui~no lo fl'lcoll.à di produrt•e un'albuminuria. Esis tono infatti molle cit•costanzt~ nelle quali non si può riconot'lcere un'llumenlala pres"ione renale, e pure l'albumina Ouisce abbondantemente nell'orintl, mentre quando si dovrebbe ~opporre aumentala questa pres: sione, !"albuminuria non si ver tflca. D'altra parte. molti cast patologici sembrano favori r l'idea che l'epitelio abbia una


HEOI C..\

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grande influenza nel fil vorire o pl'e"enire la lrasudazione dell'albumina. Però l'autot·e non può ammelle re che g li epiteli riassurbano l'albumina portata su di essi dai vasi renali, nè che es!i per azione meccanica ne imped iscano la lrasudazione. Nel pr imo caso, si avrebbe una cont1·addizione fìaio logica nel tra~por\o dell'albumina ad un OI'Rano che non deve eliminarla, nel secondo non si avrebbero tante albumirJUrie senza desquammazione epiteliale dei r eni . L'autore opina che gli epiteh dei glomeruli e dei tuboli renali abbiano due funzioni , una elelliva, l'altra metabolica. Nella salute eserciterebbero l'azione ele tlh•a eliminando da l sangue l'acqua P.d i s ali che devono formare le orine. e la met~:~.holica convertendo l'albumin~ del sangue in alimento deliA sostanza propria, e riducendo in urea ed altri escrem'!nti niLI'O~eni l'al bumina non ridoUa da allri organi. La funzione orina1·ia é soggetta a molle variazioni, e possiamo ~upporre che i pt·ocessi metabolici s iano facilmente soggetti a rli$lurbì per abnormi condizi6oi C>sl, per esem pio, sotto un'accresciuta p1·ess ione sanguigna i vasi renali possono portar e in conlalto dell'epitel io un f'rcesso di albumina· gia a lterata, e che non s i può conver&il'P. in Ul'ea: può l'azione emolitica del fegato aver distruuo •~cuoi costituenti dell'albumina, che g iunti poi ai t·eni non &teno più atti alla nuLrizion~. e l'epitelio s ia costretto a !asciarli passar nell'oriua; può esser· dis tr utto l'epitelio per malattia propria o per eccesso dell a fUn7.ione rn~tabolica, e non esser· più allo » convertir·e l'albumina in urea· può l'al· bu... ..... ·ma non esser aUa a subi1•e il dovuto metabolismCt, · ' e ~OvP.r essere elimina~, come si elimina per la via delle orine l albume d'uo vo iniettato nelle vene degli animali. Stabilita 18 tal modo la funzione dell'epitelio r enale l'auLot·e è in arado di chiartr e le condizioni che delerminnn~ le varie ror~e di •lbuminuria runziouale. l'albuminuria cidica può es sere continue od inlermittenle, ma conse1·va il caraLlere di una periorlica esacerbazione nella quantità d'albumina durante le 2-i ore. Questa esacerbazioue :tddttala clal Pa v"J st. rtve . l a per lo ptu . al maLLmo, . e d ec l'ma


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fllVlSTA

con l'avanzar· del giorno, talché alla seca nr,n rimangonoche tra cci ~ d'albumina nell'orina. Bence Jones ha allre~i os~<ervalo che con l'eccesso d'albumina coincide un dìf'cllo dj acidità nelle orine che spesso al mattino sono persino alcaline, e depositano g ra n quantità di rosfatr, ed att ribUisce questo difetto d'acidHa all'afflusso ùi acid1 elle avvitne nello s lomucu, essendo in queiiH ore mollo acido il s ucco gastr·ico. Il dott E.Jward Srnitt hn poi notato nelle ore mallut1n1' un au mento d'uroa e d'acido cn rbonico nell:omta, condizione altr·ibuila al pasto della ser·o assimilalo durante il ri po!'lo, al quale falLo si vuoi r iferir·e anche l'abbond1mza ctell'albumina, ma a torto secondo l'autor~. Eg-li ha proibilo agli ammalali la cena, li lu.1 tcnu lt a letto dopo una lauto colazione, ma non ha visto l'aumenLQ dell'albumina che fJuanclo gl'infermi abbandonava{lO il letto. Oa ciò é indulto a cr·eder e che il cambiamento di posizione dal· l'ot·izzon tale alla verticale, è quello che distendent.!o m••cran icamente i ''Ll SÌ re nali, impedisce agli epiteli indeboliti h:t loro m etAbolica runzione, e l'albumina che 11011 può c,.,8cre r.onver•lill.l in urea, scappa fuori pet• l e vie r enali. Un altro fattore dPII'albu mina mattutina egli lo trova nel cambiamento di tempe ratura che g l'infepmj subiscono lnsciaoùo il letto, giacchè f'i mprt!SSiooedi Credùo deve diminuir·e la CÌ I'COfazrone cutan ea ed aumentare lu p r essio n ~ renalt>. L'albuminurro ciclica si riscontra negli adolescenti !!l'acili, l'or·rna è d'ordinario mollo colorala, di allo peso spccrl:ìco, ma '8 volle si osserva in giovani ben portan ti, con orina pal· lida e leggiere. Nell'albuminuria parossistica si hanno ,l~>lle e~acerhnzioni irregola r·i, dei disturbi digestivi, del malessere, dei brivtdi di t:redda, un coloramento illerico delle congiu ntive e della pelle, le or ine sono colorale in giallo, hanno un allo peso specifico. contengono ur•obilina, eccesso d'ur ea, abbondanza d'al· bunrina. l parosis mi che a vven gono duranlfì la miglior·e ap· 'Parenza di salute non hanno ora dete rminala, e tengono ùiett·o alle Impressioni di freddo, alle fatiche m entali e corporee. La du r ata dell'accesso ò variabile, potendo prolt•arsr per wn


MEDI C-\

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,rorno come per una ~ellimana, sMza alcun disturbo dell'infermo. Quest'albuminuria d1pende da accre"ciuta emolisi del fegato, è accompagnala da considerevole distruzione dei corpb8Coli Sllnp;uigni, da aumento dci pigmenti dell'orio&, e dell'urea; si nssocio. qualche volta t;on la glicosuria, e si allcr·na con l'emoglobinuria. i<: frequente nell'ota media, e !'e\!O ndo Senato&' atlacca le donne nel pet·ioclo della mestruazione, producendo l'isLerus meustrualis, L'albuminuria inlermillelllc può essere d'origine di=::pepltf'a, ed alloru l'albumina si trova nell'orina poco dopo l'mgestione degli alimenti, specialmente delle uova e dél lotte; 6 malattia che in~'oglie i vecchi ecl i fanciulli, ed é probabilmente dovuta ad un troppo allivo tllelabofismo del r..:,ralo. Pu6 essere conseguenza :!t disturbola inner·vazione, per azione riftes11a, pet· spavento, può e«scr prodotta da sover·,:hio lavoro meut.ale, da di$lurbi negli organi genitali, da nevralgie ~UnaLe. V'è poi un'dlbumlnurié h1ler•rnilltmle tossica, cllu può ee"er prodotta da alcoolismo, da rniezioui d'a tropina, da pro· luhgate ~<lllichezza per r iassor bimento di sostanze fecali, nel qtJftl C8M l'orinà contiene eccesso d'indicano e d'ossalelo di calee. Questa sp~cie d'albuminuria non ha una ror·ma crclrca o l>aro~i!'lica, ma continua per 'lualche giorno, poi inter·mette pet· ricomincrare Jopo un intervallo val'iabile. Ooeslé diverse albuminurie si drlferenziano facilmente dal IDòrbo ùi Bri~hl, nel quale si trovano sempr~ depositi epitèllall Il cilindri, e la poliuria che dopo un cerLo tempo si ~bllìere, non dip-ende dalla 'luont.ita tl i liquido inge!4 o, ma dèl gr11d,) di \ensione arteriO!:Il, mentr·e nelle albuminul'ie funziol\ali lo pr•oporziont~ rr·a i liquic.Ir ingesli e la quantitti deUe ot·ine si manlit:ue coslaule. L'autore raccomanda moli.& attenzione nella diagnosi delle dl'lerse olbuminurie, perchò l'albuminuria o rganica può es!!CIImbiala con la funzionale quando {Zii epiteli renali nttn sono ~t·avemente aller·ali cd un error·e di questo gcn~re •rebbe di !5a~ l roso, perchè indurrebbe ' ctJ a tr·a~ curar· quelle cure e l>O!I!Sono prevenire il pl'ogt•esso · della degener'flZÌOtle

•e

.._haie.


54.0

lll'f i STA

Studio ••metottoo •alla •tettogra8a della to••e.- Dott. MoDtGLtA:-tO. - (R ioista clinica. A rchioio italiano di clinica medica, 31 dicembr e 1888). L'autore si o pr·oposto di vedere come si estrinseca la tosse nel tracciato stetografico, per stabilire se questa eslrinseca...ziond grafica ha caratteri tali da poterle dare valore semeiotico. Unicamente a questo scopo ha raccolto :iO tracciati, dei quali rende conto in questa prima comunicazione; giacché sebbene sia piccolo il numero dei casi esaminati pure può già da essi dedut·si qualche cosa di concr eto e intravvedorsi ori zzonti più va;:Li. Il metodo tenuto è stato il seguente: ru applicato sulln melA superior e dello sterno del paziente, per mezzo d'una cinghia di cuoio, un gLtancialello elastico, vuoto internamente, di forma ovoidale, a super ficie piana, da uno dei cui estt·emi partiva un piccolo tubo di ottone che per mezzo di un Lubo di gomma elastica si faceva comunicar e col tambur o di un apparecchio scrivente. L'estr emo superiore del guancialollo doveva t:taro sempre subito al disotto del giugulo, e l'infer ior e, da cui partiva il tubo, era rivolto sempre in basso. la posizione in cui si tenne l'ammalato è stata quasi sempre l~ dor sale. Ciò che salta subito agli occhi, in un tr acciato dove lìgut•ioo anche alcuni colpi di tosse, si é che questi sono rappresentati da lir.ee più elevate e complesse, giacchè due linee più ~ levate mo semplici non rappresentano che uo"inspirazione profonda. Questo gruppo di re!>pira.zioni che costituisca la cur va dell'accesso di tosse può essere unico o mulliplo. Nel primo caso vuoi dire che l'accesso è stato semplice. cioé formalo da pochi colpi succedutisi immediatamente uno ol· l'altr o senza pausa di sorta ; nel secondo coso vuoi dire che più di uno di questi gruppi semplici si sono succeduli con l 'intermezzo fra l'uno e l'altro di una pausa più o meno breve. I n gener e nel gt·uppo mulliplo i diversi gruppi parziali che lo componf(ono sono eguali fra lor o o almeno hanno delle .car atteristiche speciali a comune. Il tratto di ,mione fra un


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gruppo par ziale e il s uccessivo o manca o ha caratteri propr·i che si ripetono nello stesso g ruppo e nei ·1ari gruppi di uno stesso tipo di tosse. Le curve dei diversi accessi di tosse po~sono quindi differenziarsi l'una dall'altra : J• Per l'unita e la molleplidta del gr uppo; ~ Per la struttura del gruppo unico se lalt>, e dei gruppi parziali se molteplice; a• Per la presenza e la struttura del Lralto di unione fra i v&ri gruppi parziali. Il pr imo criterio non può servire come car~tllere d1fferen. ziale assoluto, giacchè in quasi Lutti i tracciati si os!'ler\'ano alcuni gruppi unici e altri multi pli. Un solo fallo di semplice probabilità può per ora dedursi, ed è che un cor·to predominio degli accessi unici sui mu!Lipli si ha nel ver•c:amenlo pleuritico, mentre uo grande predominio dei mullipli sugli unici F<i ha nel catarro bronchiale. l caratteri dei gruppi unici e dei g rup pi parziali so no va· riabili, rnu in essi si pos!'ono benissimo distinguere poche varletil principali che poi si ripetono nei vari casi di una fltessa affezione. Quanto al tratto di unione fra un gruppo parziale e l'nllro non può per ora da esso dedursi alcun criter io assoluto. Quanto poi a ciò che tiene dj,·lro alla tos~e può dirsi che costantemente dopo di essa ~i ha una pau~a ipoespir atoria· In molti casi dopo la pausa le respirazioni cominciano piccole e amnentano graoialamenle fino alle dimensioni or•dinnrie. ~uesta nausa nel medesimo tracciato ta lora varia da un cnlpn di ~118 all'altro ; quindi, mentre per ora non può dirl"r iu &enKO AS!'Iolulo, pure é molto facile che i caraLleri della pnusa tengano piu che altro alla durala, all'intensità e a tutte le altre IJU&lilà indi ''iduah di un singolo accesso, senta a vere un ll'l'lln rapporto col tipo speciale a cui l'accesso di LOl'-se a ppartiene. d Da questo sguardo generale che l'autore dà alla ru rvA ella to"'se e a ciò che le succede, può gié dedursi elle per ora 80pra alcu n1· der· suor· carallert· non può fa rsr· c 11e poco I"Ssegnamento per differenzia•·c una dall'altra le curve Llei


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RJ VJSTA

vari accesf'i di losse, e ciò vale per l'unicità e molteplicità rlel g ruppo, per il lrallo di unione fra i gruppi parziali e per ciò che surcede immediatamente alla tosse; ma ciò non ostanle, rrua!'i t,m icamente coi caralleri dei gruppi pa rziali può stabilirsi una distinzione di alcun i tipi speciali di tosse che corrispondono ciascuno a una speciale affezione dell'opparalo respirator to. L'autore quindi descrive ed illustra con opportuni tracciati stetograflci alcuni di quesli tipi speciaU di tosse, ~ià sopra accennali, e cioè: la losi"e del versamento pleurico e quella del calnr 1'0 bronchiale. Accenna anche ai tipi speciali della pertosse, dolla polmonite llbrinosn, nonchè al tipo misto della tubercolosi polmonar e; ma da questi tre ullimi non è JcciLo per ora di dedurre delle norme generali essendo pochissime le os.c:enazioni faLle. L'esame di tulli questi tracciati sletografici'autori?.za però g ià fin d'ot•a a ri~euere che la cu1·va dellA tosso ,., diversa nel lo var·io nll'e?.ioni dell'apparato respiratorio. fr. I'JUindi lecito speraro, coll'a nalisi di un numero più considerevole di casi, di polet· trarre un Eriorno delle conclusioni :. icur~ su tutte le pr incipali affezioni dell'appa rato respiratorio, et! aprire cosi (nella semoiotica di qtwste malattie) !~importante capitolo dello. s letografia, analogamente a quanto si è fallo per le m a lattie cardiaco-Yascolari .

Oaaaluria. -

Lezione del prof. c ,\NTANI . - (Gio r nale interna•ionalc delle scierue mediche, fase. 1• 1$89).

li Canlani solto il punto di visla clinico non ~· interes...c:a dell'os~aluria accidentale o di quella fisiologica; prodotla l~ prima dall'acido uri co delle urine, e l'altra dall' ingcst,one di cerle soslan7.e o di alimenti che con tengono acido ossaJico. Ma ej:tli tratta dell'ossaJu ria patologica cbe ha la sua causa nell'o.ssal~mia pt·odolla da un dis turbo del ricam bio materiale, e ris ullanlo dalla formazione di acido os~alico nol~sRngue stesso, o forse meglio nei tessuti dell'orga nismo, con versa· mento poi Jl('i sa nl!ue. Nei s uoi ~perimcn ti il clinico di Napoli ha notato clio. l'au·


MEDICA

M3

mento dei cristalli ossàlici nell'urina degli ossal urici si ot · tiene somministra ndo zucchero o farinacei; e per converso eeompariscooo togliendo questi alimenti, e dando esclusivftmente gli albuminati. Fra le note alterazioni morbose che produce l'ossaluria, teoncrezioni e calcoli renali, ematur ia, coliche renali, depressione e debolezza nervosa, melanconia, ecc>.), il Cantani notti, cbe a suo parer e la furonculosi è dovuta a precipitazione ili 0884lato di calce nel sangue, il quale producendo delle trombosi io qualche vaso cutaneo, o soUocula.neo, ùetermina in ~Ila z~na un piccolo centro necrotico, cbe, producendo pe r reazione la flogosi delle parti circonvicine, stabilisce il fo · r.uncolo. Con questa teoria spiega il caso unico naJ'l'alo dal Furbrioger, quello della emottisi ossal ica, ossaloptisi. Secondo il Cantani la causa produttl'ice del dimAgrimento 11egli ossalurici, s ta nella cagione s tessa dt!ll'alterato r icambio matel'iale da cui sorge l'ossalemia, e cio~ l' inePzia organica, il rallentamen ~o del ricambio, l'anomalia dei processi micro4:lhimici. Dal punto di vis ta patogenico e te rapeutico nota l'affinità dell'ossaluria col diabete, la gotta e la polisarcia adiposa, malatlie che si combinano, o 8Ì sostituiscono, poichò lutto di· pendenti da. alterato ricambio mater iale. La golt.a rappresenta l'i11complelo consumo degli albuminati che non arrivano a trasformarsi io urea: nella polisarcia i grassi non bruciano abbastanza e quindi si depositano nei tess uti: il diabete è la diminuita combustione degli idrocarbonali. la sospesa combustione dei zu~herioi; l'ossalut·ia non è come il diabete la 110 ~Pen~;ione della combustione degli zucche1·iui, rna è pure ~minuzione di combustione degli idr ocarbonati che non arnvano a fi nire di bruciarsi tulti in acqua ed acido carbonico, ma dopo superata Ja ossidazioue dello zucchero nella !lucceasiva combus tione si arreslano all'acido ossalico. Circa la serle ana tomica che si nola. in tutte le malattie di· pendenli dal ritar dato ricambio. .l'ùssalur ia ha pure la sua. Come la gotta. hu s ede principalmente nelle cartilagini delle arLieolaziooi, e la sua causa nella strettezza eccessiva dei


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vasi conduttori dell'umore uutritizio, da cui la lromboE=i e quindi l'attacco fulmineo gottoso colla reazione flogi stica cJella' carlilagioe: come la polisarcia ha la sua sede nel tessuto adiposo riccamente sviluppato: come il diabete meli ilo ha la sua ol'igioe nella funzione anormale degli organi chilopo· jetici (sLomaco, intestini, pancreas e fegat.o); cosi anche l'ossaluria Sembra avet·e la sua causa principale in una alle· razione della funzione degli organi dtgerenti ed in una depressione del sistema nervoso relali\·amente alla sua influenza sulla combustione. Pet·cic), a ragione, l'ossaluria vien della gotta ossalica; poiché come la gotta uratìca ha per manifestazione ed ~sp ressione dell'altei·ato ricambio racido urico 6 gli urali. cosi la ossaluria, o golta ossalica, ha l'acido ossalico o l'ossa lato d1 calce. Il Cantani c ura l'ossaluria colla dieta azotata ; piil c!Jealle prescrizioni positive del vitto di carni, brodi, pesci, ovA, catfe amaro, acque di menta, di finocchio e di un poco d'alcool, tìene a lle negative, è cioè< non paste, non pane, non riso, ccc. • Questa cw·a du ra da i-3 mesi. Aggiunge la matLirm acr1ue a1calil)e ; e mattina e sera una delle seguenti cartine : gr. 10 Bicarbonato di soda . )) (j Carbonato di fitina ~ 1:2 Citrato di potassa. (cartine 20). Nei pasti prescl'ive un grammo di fosfat.o di soda. neutro per tenere disciolt.o J'ossalato di calce nel sangue o nelle urine. Il Cantani termina questa dotta lezione, notando clte tolle le malattie di r icambio materiale Lrovano il loro correttivo anzitulLo nella esclusione degli idrocarbonati. Esso dice che sembra necessario il ritorno dell'u0100 mo· der no. debilitaLo dal serolare uso degli amidacei, all'uotl10 primitivo, se non in Lutto in grande parte, che era sopratutto carnivor.o e viveva di caccia, di pesca e di pastorizia. L'uomo pnò digerire h1 carni crude, le ova crude, il latte cr·udo e perfino i pesci cr udi, ma non ha lo stomaco da digeri•·e i farinacei crudi. T.


MEDICA

Lo •trablamo nelle ma.la.tle a.oute. - Doll. M AUl:: Jt-;R t. (.>4-rt!!lioio italtano di clinica m ed ica, Anno XXV II , punt. 111). È avvenuto di osservare nella cl inica medica di M odena, coll'jntervallo di un anno di distanza, due casi di strabismo uel corso della pneumonit.e. Il primo offerse la forma rAro del COI!idello pneÙmotifo; lo str abismo corupar ve negli ultimi giorni della maJallia e aveva fallo propender e per la diagnosi di tubercolosi miJiare acuta. diagnosi che non veune conJermata nel cada ver e. Il secondo caso t'i§!uarda invece nn fallo comune di pneum.onile. A queste due osser vazioni l'autore ne aggiunge due allr~: una iu un caso di .febbre lifoiclNr, l 'altra in ca~<0 ùi polmonite doppia. Siccome il fenom eno dell o strabi !\1-mO viene consider ato dai traLtatisli e dai pratici tulti come dipendenlf' in genere da processi f-logistici opp ure sifìlibici ùelle menin g-i cerebrali. tultocche si ammetta ancora lo strabismo di origi11e reumatica e muscolare che in ogni modo nei casi di cu i or·a 11i tratta non potrebbe prenden; i i11 consiùer azio11e; o siccorne d'altra parte non consta che sia stato ll nor a nota to l o sLrahi11m<) in altr'e mnlatlie acute all'i nfuori delle sopra indicate cosi credesi ulile di r endPre nol e queste osser va7.ioni aJ io !leopo ùi richit'1mare l 'aLtenzione dei coll eghi sopra uu fe nomeno <:lJe, vol endo seguir e le nor mt; diagnostiche in ~~orFo, I•Ul• condurre a gra,·i error i di diagnosi e uutur-alrueote uuehe t.li prognosi. L'autore Pspooe quindi e commenta le stor ie cliniche rirerenlisi ai casi sopra citali, e cr ede che si possa rilro"an~ la ~pie~azimre del renomeno uell"opinione er11essa ùa F:rumell.lloll, il quale in una r ecentissima ruemor ia: S11i Stlt/()m i ~,.eb,.ali de/la pneumonite nei ùambirti asser•isce che u suo avviso l'alta t~mperaLura febbril e eserci ta molln influenza ~una ~roduzione dei renom eni nervosi. poichè la lor o comparsa è piti Jrequente quando e~isle o quando •' esi ~llla uu'alta temperatura. Ot1eslo rirnarco, clic tlel resto ~i pre~en to !inll n ~~~~spello ùi l!r ande plausibilità, parr ebbo oll'anlOr f\ U)JfJIÌ1111 ca anche ai casi di stralJi!:'mo osservulì. 35


IIJVJSTA Con~ (Juesto però non vuolsi ritenere ralta Lemperalm·a come causa unica Jello strabismo, percbè se ciò fosse, il fenorneno dovrebbe essere assai meno raro a verilìcarsj. La comparsa dello strabismo o divergente o convergente slanqo alle osservazioni fatle sarebbe di breve durata, e. in qualche caso ancho forse alternante; quindi non si ebbe agio di s tudiarlo, come sarebbe sLalo intenzione, nei suoi minuti particolari allo scopo di decid~re se fosse o lo strabismo pa · ralitico oppure Io spastico. t assai probabile che o 1\mo o l'altro dei nervi motori dell'occhio foss e comunque leso nel suo tragiLlo intraeranico; e sicCc>me in Lutti e quattro i casi studiati non vennero osserva~i fcuotnelli relativi alla palpebra superiore e alla pupilla. ros.i si sarebbe indotti a credere che il nervo leso non ~ia il terzo, bensì il sesto. con effetto qra rE paralisi ed ora òi spasmo, escludendo jl patetico att-esa la direzione dl'i bulbi in >ienso orizzontale. Capitando altre occasioni l'autore non rnanchet·à di colmare questa lacuna, dopo di che solo sara possibi le risalire. alla patogene;:i del l'enomeno, cosa che ora riuscirebbe ftll'atlo prematut·a.

Sull'importanza del rlentram.entl slstoltct della. puntA del onore. - Dolt. LIVIERATO.- (A rehioio italinn.o di eli· nica medica., anno XX Vll, puntat-a 4").

Uno òegli argomenti della semeiotica sul quale sono discordi i paret•i é l'importanza da attribuirsi ai rienlramenli sis tolici della punla del cuore. Parecchi lavori rn proposito sono contraddilori, perchè meutre alcuni servono a cOnfer· mare l'opinione di chi dà una dala importanza a questo sin· tomo, a!Lri all'incontro sono addotti come prova da chi 18 nega. Onde c hiarire queste con1roversie l'autore ha intrapresO 1.n~ se1·ie di osservazioni speri mentali da cui si possono trarre le seguen ti conclusioni: 1" Che l'urLo, detto della punta, non corrisponde sempre all'apice, propt•iameuto detto, de! cuore essendo esso itl un


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creo numero di casi coperto da un lembo del polmone 111nistro; 2o Nei casi in cui la punta del cuore ò io rappor·to immediato collo spazio interco~tale, nella sistole lo solleva sempre quando é libera di aderenze: 3° Contemporaneamente al sollevamento della punta si ha sempre immediatamente al di dentr o di esso un rientramento sistolico: 4n Questo rientramenlo che· non manc:a quasi mai ad un eqme accurato e paziente, è più manifesto quando le pareti toraciclte molli sono sottili e lo spazio intercostale ampio; r,o Questi fenomeni hanno luogo tanto io soggetti a cuore \'lz18to e ipertrofico o dilatato, quanto in in1hvidui sani; 6° L'urto sistolico deiJa punta s i ha anco1'a nella s111flsi completa del cuore, quando per ò il pericardio non contra e ~erenze co~a parete toracica; 7o Si ha invece il rientramento della r egioue corrisponilento alla punla e di tutta la regione ca rdiaca quando alla tlmfhli si o.ggiungon0 delle aderenze cste1·ne; fin Quando si riscontra un rientra mento s istolico nella r egJOnt• corrispondente alla punt.a, senza contemporaneo soiJevanv•nto della punta stessa, per accertarsi che questo rientra:r.ento nou corrisponda all'apice cardiaco, basta meUere l'Individuo in posizione laterale de8tra ed allora il rientramento scompar irà o anche verrà sostituito da sollevamento tiatolico; 9o Il rientramento cor r ispondente propriamente all'apice, e dovuto ad aderenze extra - pericat'diche, è immobile nelle dt•erse posizioni del cor po.

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'Ouo 41 Infezione gene ral e da otite media suppurattva Jq4ottadal baoUlo della polmonit e. - WercusELnA UM. CMonat."'schr ijt fil ,. Ohrenheilkunde n. 8, 1888).

~Ila a utopsia di una donna affetta da otitP media suppu1'1ltiva acuta a sinis tra, che fu portata allo :;pedale in islato comftaatoso e vi mori dopo due or e, l'autore trovò: rinite acuta, ln rnrn · aztone 8CLLla purulenta della cassa de l timpano


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sinistro e del processo masloideo con perforazione dclln roen· brana timpanica, periostile purulenta ùel processo maslotdeo e flemmone del muscolo sterno ciPido-mastoideo, poimonile incipiente al lobo inferi or e sinistr o, nel't'ite JXtrenchimatosa acuta d"ambo i lati, degenera1.ione gral<sa del cuore, tumore acuto di milza, ipertrofla del fegato. Subito dopo rautopsia si fecero ricer che batteriologiche l'li! tutte le par ti lese e dapper tutto si riscontrò uM sola specie di bai· terii , il ba<'illu!=< pncumoniae di Friedliioder ecl in co~l l!ran de quanlih) da spiegar•e completamente i fenomeni mnr bosi. L"autor e, in seguito anche alle esperienze di cHILUrll pt•nLica Le, si r·i tiene Autorizzalo ù conclLtdore che In t'i11ite, la per ioslite ed il flemmone furono pr odotte dul badllu" pneumoniae, il r,uale fu anche Cl\ttsa della polmo11i!P e •Iella nefr•ite. Quanto alla successione dei van processi c,ttli crede che la rinite l'lia stato il processo primili.,.·d. e che a qne:::IA siano seguite l'otile colla perrorazione del timpano p ro~teite dell'aponsi masloiòea. Quest'ultimlt produ ~M iltlmrllnone dello slern o-cleido-masloideo. donde ne venne la infezione gentlr·ale, cioè il passaggio dei bacilli e dei lor·o pr odotti nel cir· colo, e quindi lA nefritc parcncilimalm•A, cui in 111timo :>i associò anche la polmonite. Questo caso, secondo !"autore, conferma la suppo!:;izione di Znufal, che una otite medill può esser pr odotta dol bacillo della polmonite, e dimostra inollre che f{ueslo bacillo 1\ capace di pr odurre infiAmmaziorH fl emmonose ed infezione general e.

Le aft'eztont del nervo acustico nel riguardo ollDico. Prof. GRAORNIGO . - (Archivio italiano di clin.ica,~~edi~o . puntata v , pubblicatu il 31 dicembre 1888). Da questo studio clinico si ri cava che il nervo ucur>IIC0 parLer ipa in generale 8S!'8i piti di rado che l"oL\iro (lÌ [li'Ocessi mor bosi endocranici e che per ciò é in gran parte !!IU· stifìcata la scar~ilà dellr indicazioni in proposito eh.: >'i tro· vono nella letteratur a modica, scai'Sila clte non f> quindi rio· ,·ut.s solo alla di fficoltù che offre sempr e un accurato e"ame della polem.a uditiva al lcllo dell"ammalato.


UKO ICA

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Nelle !"variate forme endoct·anicho che si 11ccompa;.:nauo ..a nevrile ottica, il ner vo acustico suole presentare leggieri d111turbi nutrit1vi che non possono ''enir e Jimostrali coll'e~ llle funzionale, ma hanno come unica espressione clioiM una abnorme ipereccitabilità elellrica del nen•o stesso. Fiualmente nei casi piulloslo rari, nd quali l'affezione endo-cranica s1 accompagna a mal'caUl alterazione funzionale degh acustici, può esister e un pa r licolar e tipo di sordilà che si rl1rferenzia dalla sordilil provocai.& da lrsioni dell'or ecchio mterno, perché la per cezione dei suoni acuti o dell'orologio é abba~tanza bene conser vata. mentrP invece fa di fetto prevalentemente la pt.>r ceztone pei luoni medti. ~vrltt e nevrltt asoendentl. fJtJfJni, parte l•, n• H, 18 8).

Pror. GRocco. (M or -

L'autor e stesso riAssume nei seguenti par agrafi il suo lavoro : t• Mentre si va ogni gior no allargando il campo della pohuevri te non si sono aucot-a presP in debita consider azione delle forma morbose clte per le cause e per i si ntomi non si può a meno di cr ederle pr oprie di quel campo stesso, o ehe per il grado e per la durai.& conviene chiamarle nevr ili abortive. t" La storia delle nevriti ascendenti è tlno ad oggi quasi tutta clinica. Le r icer che anatomopalologiche relative sono 1'earsissime ed insufficienti; e quelle sper1mentali sono iu~'umcienti dal pari, e mal si adallano al più gr ande numer·o delle osser vazioni che la clinica va t'egistr ando. :\0 La clinica ci apprende che una nev rite innanzi Lutto circoscri tta o periferica ed eziologicameote hen qualificata come tale (ad esempio, per traumi) può segnar e il punto di P&l'leuza di una neYt'i te che si di ffonda sempr e più ver so il centro e In pet•ifer ia della parte del cor po do ve è i ni~.iata c 00 1 ; snlo, ma che può ingener al·e sintomi di un'all'azione sptna e: e quello di una nevr ite più o meno di ffusa in altr e -P8rti del t·orpo. 4 " L'esame dei casi meglio qualificati clinicamente, non-


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RIVISTA

chè di quelli visti alla necroscopia ci porta a dislinguure Jet nevr iti ascendenti in tre gruppi a seconda ello ne r rsn iU il quadro di una polinevrile o d·uoo malallia spinale o ùt una forma mista 5• E per i cas i di nev!'ite a scendente con secondario in · teressameot.o dei centri uervosi, corwiene farne dut' >'Oliog ruppi: a) di qttelli in cui ralLer azione seconòoria dci centri nervosi non ha rapporto colla nevrrte se non in senso generico e cioè che nervi di molo, di senso o visceral! infìammolisi Lrapiantarono focolai flogistici accideutalmenle distribuili e più o meno dif'rusi alle meoing-i od agli elemenli nMvosi centrali e loro inler·stizii; b) a dei molti a lLI-i in cui l'alterazione lrapiantola tla1 nervi periferici ai centri nervosi, si distribuisca qui con uno certo regolarità (e tant.o alle volle da rolerne risuJlare una forma spinale sistematizzata) e con una cer ta regolflrita ruò del pari ripe rcuotersi a i nervi per·iferici d'allre r•'gioni c d'alLr·e par li del cor·po. 6~ P erché si ;;volgtl. un quadro che si sia autor·iz1.ati eli· nicamonle a considerarlo pr oprio della nevrile ascooclenle di origine traumatic:a, non i> mestieri che l!l lesione rwr·,•osa iniziale avvenga con soluzione di cootinuit.a. Una conlu«ione, una distorsione bastano già perché la nevrite ~tesso po~sa spiegarsi e rendersi perfino generalizzala . Ed il d~corf;O dell'afleziono è talora cosi lento e cosi subdolo nello rasi pr imo cbe la gencl"i ne può sfuggir e con facililb seuzn una accurata indagine anamnestica. i • J., uno dei casi studiati in questo lavoro. dr polioevrite d'origine traumatica it cointcressamento del lniclollo spinale non potè e!-'sere ammesso l'e uoo per· cii• che si ebbe una tale r egolarizzszione nel distri\mirsi dellll nen•le, che va più in lA di quel che suole nvvenirP per• le polinevrili ~~~ genere. La persistenza dell'esagerazione dei rifìes::i tendinei Ono alla piena atrofizzazione dei muscoli e la ricorrenza di spasmi muscolari per qua1110 lievi e cit•coscriW, nonchè una vera generalizzazione dei disturbi vasomotorii diedoro

t


UDJCA

aJ caso una speciale impronta r·ispello ai I'Juadri crdinarii della polinevrite spontanea. Come la nevrile si pr opaghi, nei va1•ii casi, al midollo, per 'Inali vie si diffonda la flogosi io I'JUesL'ult.imo a !'econda della natur~ della nevrile prima e dei sintomi spinali che st>condariamente si di!>piegano, cd infine in quali modi dal midollo si ripercu otano le diverse nevrili perireriche, "ono altrettanti quesiti a cui non si sa ancora rispondere con sicurezza.

81oerolle qU&lltltative sulle sostanze albuminose del llero dei trasudati ed essudati e del siero sangulpo In varie mala.ttie. - Dott. MYA e DolL. VrGt.Ezro. {A I'c/ltoio di clinica medica. Anno XXVII , punta ta IV). l.a compo;;izione dei liquidi albuminoidi, tanto normali che patolo~ici dell'or gmlismo è tuttora tc~Jnto oscura e poco nota

che ogni nuovo COII lributo a lla co noscom~a di essi 11 0 11 può che riescir·e proficuo LA r·icerche raue in propOl:>ilo da!!li autori porterebùero alle seguenLi conclusioni : t• Il t'apporto delle sostanze albuminose del siero san!nli~rno viene pr ofonda mente modifìcalo dalle malatlie, con aumento della globulinA a scapil{) della siet•ina. 2 Queste rnodill caziooi sono 111 ùirulla relazione con quell~ che si risconll·ano nei trasucloti ~9111-!UJgni. 3• Un aumenlo di pr essione nPJ l'lisleula vaecolare aulbenta la diffusibiliw dPIIa sier·ina e non (relalivamenle) della globulina, quindi

4' l disturbi Cl r colatol'ii Inducono negli essudali llll nurnento della sierina.

n• Le iufiamma:tioni siet·olìù1·ìnose e purule oli delle sie1'08e generano esst:dati piu r icchi di globulina che di sicrin~>. 6: Le pleuriti ~ierose semplici generauo essudati che si avvkmano. di piit tll· semp,.1c1· trasu d a l'1 c11e non ar· l'iiJUI'd'1 111· ft11mmatorù. i • Le ~ierose anche non inCìammate imprimono ai liquidi


IILVJST A

clu> si f0 r ma no nel loro seno delle modifìcazioni caratterif'liche essendo diverso nelle vat•ie sierose il rappor·to quanLilfllivo fra la s ierinA e la globulina. L'arresto della tia1. -

(Tile Lancet, aprile .1889).

L'associazione medica di lslingt.on s i assembro a! 26 del trascor so marzo per udire un'arringa de! doLt. Sanson sull'arresto della Lisi e sulla maniera, nella quale si compie. Il doll. Sa oson pt·opendeva a crede t·e che il bacillo tu bereolar e ave);se una teudeuza a spegnersi, al pari di altr i g~rm l. una volla posto nell e r elative condizion i favor evoli. Anal i?.zartdo circa 20 casi, ne' quali egli,' per attenta osservazione personale , era sodd i ~fatto dell'm·reslo della Lisi , trovò che la cir· costanza più cosUl nte da esser e rilevata era rhe luLLi erano st<~Li sottoposti a cambia mento climatico, 110n ' in una locaLita qualsiasi, sibbene a lquan .o fuori dall'aria delle folle e della città. Egli annette a siffatto elemento maggiore impot·tanza che a qualunque mera somminislrazione di medicine. Tra le r1uali miglior esito sorti l'olio di fegato di merluzzo, phescrillo talora per il retto quando rifiuUlto clallo stomaco; ed eg-li raccomandò l'unzionc di acido fen ico su gl i apici in l'o r ma di un olio, UnA parte di acido sopra quattro di olio dr ulivo. Il Sanson non trovò profiLLo nei pre('arali m<J t'ziali . Uno d ci membri richiamò l'allenzi<111e alla rimarchevole immunHa per la lisi degli isolani delle Faroe, i quali vivono all'aria aper ta ed umida e si nutl'iscono abbondante1nente di vesce e di montone disseccalo al vento. Essi ::~mmalarono in rtuanlila di br·onchiti e Ji r eu matismi, ma uon li colse la tii':ii. L'articolista del Lancet ~crive di poter e sperarsi cho sia un poco troppo assoluta l'opinione del Sauson ::ul ctHnbiamcnto d'aria e di clima, siccome essenziali a conseguir!' la cura sponlane~:~ o l'arresto Jella t isi, comeché ciò costituir ebbe una ben ll'isle prospettiva pet' i poveri, pei (Junli il mutamento di clima torna, 11ella g rande generalità, t•imedio impraticabile. Il fallo si è che la tendenza al tubercolo som·


M&OICA

553

ora mollo più comune di quanto non l!i pensi, al pari della tendenza a superarlo. La migliore nostra conoscenzA dell'arrestarsi della lisi è ba>~ata sullf' o~ser vazioni nei lf'alri patolo~nci dei vasti ospedali delle grandi città, donde rtu!!hes, Bermet, ':VilliamR. Rogée, Bo udet ed altri attinsero la loro prima fede in tal processo. Scrive io proposito il Dennet: • Le diligenti dissezioni hanno di recente dimostralo che l'arresto degli ulteriori depositi tube•·colari, a vl:.!ce di rappre~entare una occorrenza rara ed occasionate. si determini! 1'ealrnente con estrema frequenza. Nel 18~5 io inlrapre!'li una serie di osservazioni in riguardo alle masse cretacee ed ai raggr111zamenti, tanto spesso constatati negli apica polrnonali di persone in elà avanzata. Io ne conclllsi che lo spontaneo arresto del tubercolo nel suo s tadio giovane occorreva nella proporzione di un terzo alla mela di lulli :rli individui, che muoiono dopo i quAranta. Le O!';servazioni eli Rogée e Boudet, praticate ne~li ospedali Salpelt·iére e Bteèh•e di Parigi su di individui generalmeo1e sopra i s••llanla. dimostra•·ono css"':- la detta proporzione rispettivamente uaan rnew e quattro quinli .• U ~uali risultati han dato ad Heiller le ossen·azioni delle aut.ose.ie in Vienna con dimo trazione di una alta percentuale di guarigioni spontanee. F. S.

tUJDort •pleDiol. aprile 1 88~).

P rof. nouCUARO. -

( The Lancet,

In una monografia, letta all'Associazione clinica di Parigi {La France Médicale, N. 36) il pro f. Bouchard richiamò l'attenzione all'esistenza di un rumore sovra la re~ione dello ~'~plene nei ca!>i di aumento di quesL'orgaoo, un rumore non riferibil e a pressione s u i va~i od a trasmissione dol cuore, ma evidentemente generato nell'arteria spleniea o nella rrul7a stessa. Nel corso df'gli ultimi tre Anni egli avea costantPrnente praticato l'ascoltazione della milza, ed in cinque rasi Aveva constatato taio r·umorP. In lre occorenzo l'au'Dlento splenico era dovuto a ci rro!li del fegato: in una la


IUVISTA

milza era iperlrofizzata, come nella leucemia, ma tl ~ansne non era alterato, e uell"altra la milza entìata coinc111eva con un vasto epate in un indi ,•iduo obeso. In parecchi casi. !<ptccatamente nella milza malarica ed in un marcato caso di leucemia, non si constatò alcun rumore. Il Bouchard discusse dettagliatamente del suo IJI'imo caso• da cirr osi del fP.galo, nel quale lo splene t>r a molto aumentato, misurando dieciselle t•enlimelri per undtci, ed era dm·o u leviga to. SuJla ~ua inliera area l'ascoltazione rtlrvan\ un prolungato dolce rumore, sinc:I'Ono ron il polso, 11011 lra~Lordante oltre la l'egione splonic·a, che ~i udiva eziaudio quando si faceva giacere l'infermo sul Iato sinistro, tanto pe rché 1"01'gano non esercita~-.e alcuna pressione "Opra 1 vass addominali. Ed il rumore ::i udi ognlquah·olt.n veniva esaminato il caso durante i Lt·e anni nei quali rima~e czolto osset•vazion". Il caso era altrettanto interessante quale esempio di cirrosi cur ata , su che s'impegnò principulment(;) la tliscussioue. V'era sta ta considerevole ascite da esiget'O ll'e vol le la paracenlesi; ma il pt·or. lloucha rd attribui rarre:::lo della malalLia alla prolunttala ROtnministrazione del t·ulolllelano a piccole dosi. L'tnfermo fu collo pure do un allacco dt urcmia, che fu con pieno succe~so trattato col noflolo, giu~lll la teoria. la quale t•ichiude rautiscpsi intc::-linale pel' litnitare r auto- intossicazione nella produzion.• della urcmìa. F. S. L 'edema segno diagnostioo nel oaroinoma dello s tomaco -(T/te Lancet, ap r ile 18 9). Il pror Baert di Bt· uxelles richiama l'attenzione nlln frequenza de::çli edemi ai malleoli dopo pochi mesi dall'opparizione del carcinoma nello stomaco. In un caso, che non or· fr iva causa e,·idente, cui attribuire la p~>rdìt.a dell"appetito e del d~perimeolo, onde si doleva l'infermo. il pror. Corpen· tie r, avver tendo dell'edema ni malleoli, diagnosticò il car~.:t­ noma dello stomaco, Pd un meM dopo i comuni sintomi della infer mité. sorsero a confermar e In s ua diagnof;i. Pa-


li EDitA

recchi casi presentavano un marcato aumento del nitrogeno escr eto nelle orine. Quanto alla diminuzione od all'assenza dell'acido idro-clorico nello sklmaco, affetto da cancro, il dott. Bearl amme Lle essere ciò sintomo ordinario, ma conviene col W ollf e con I'Ewa1d nel non ritenerlo io modo aleuno un seguo speciale al carcinoma, ma comune ad altre a ffezioni gastriche. F. S.

Un oa•o d1 febbre tifoide, oomplioata da cellulite, emorragia ed edama della glottide - traoheotom.ta, gnarl · gloDe . - DolL. SToLTERFORH della Chester Général lofirmr,ry. -!T/le Lancet), apr1le 18 9). Rileva l'autore non occorL'eJ•e di frequente in Inghilter r a che l'edema acuto della ~lottide complic!Li durante il corso di una (ebbre tifoictea l'ulcerazione della Jaringe, racile ad in,sorgere in molt.i casi di questa infezione. l sintomi, cui Jànno J1tÒgo, si esplicano ordinariameute solo in un cer to g rado di r aucedine e di afoilla, cesi da non essere spesso ritenuto opportuno l'esame lar.ingoscopico. HoO'mAn constatò ulcerazione in 28 !"U i 250 casi esaminati. e Griesinget' in 31 su 118. Le ulcerazioni ~ r iscontrano generalroenle prima del quinòicesimo giorno della malallia e si indovano posteriormeote sulla congiunzione delle corde vocali, e non f;Ono sempr e limi lalo a lla membrana mucosa, ma possono diffoadersi profondamente, dele·r minando estesa distruzione della laringe e fin dell e parti cir costanti. Pa<:bmayr raccolse una serie di 46 casi di tracheolomia per la r ingite dWlaote il cor so dèlla tifoidea, dei quali 20 app rodarono a guarigione. Benché le ulcerazioui ordinariamente si pre~enLmo in quei casi, nei quali si s viluppa l'edema acuto, è bene rarnmentare che questa condizione non è assolutamente necessaria, special:nenle negli ultimi stadi della tifoide. Ecco la storia del caso. Dopo essere stato infermo nella pl'opria casa quattordici giorni, un fanciullo di 7 anni ricoverò alla infermeria il 19 decembre 1888, preceduto ùi due giorni da un fratello e da


RlVISTA

due s6relle. Un'eruzione marcala si ~leodeva sul ventre e sul dort:o: v'erano deiezioni car atteristiche, ma non diarrea, '"l'ilevante prostrazione e considerevole deliri0 notturno. Temperatur a 102,8' Far. , 28 r espirazioni, 120 pulsazioni. La n1a· J attia si svolse favorevolmenta flno al 31 dicembre, quando insorse un violento attacco di emorragia, che richiese ergotina. oppio, e ghiaccio eslernarnente. Al 2 d i gennaio s i dcterminò novella meute la emorragia, ma non tanto profusa ·come la prima volla: al 6 una piccola ul cera slrumosa sul dito m ed io si nistro s'infiammò ed il processo flogistico s i difl'use rapidamente al tessuto cellulare dell' avarnhracci0 con esito di s uppuraziooe, che richiese vaste aper ture e l'omenti al borace. Seuonché a l i l la respirazione si fece dii'· fi cile e s tr·idula fino al punto, 1.1d onta dell'intervento tera· peutico, che al 14- febl)raio minacciasse da presso la ~o ffo ­ ·cazione. Sotto un e!:'ame estrernamente difficoltoso la laringe .apparve mollo enliata eri edematosa e l;:i constata.r ono ta· lune piccole ulceri super fìciali s ulle corde vocali. Attua ta la tracheolomia sotto il cloroformio, J'iufermo mig borò rapidamente: rimossa la cannula al quarto giorno, dovette rimet-tersi a posto al sesto in causa di un ritorno dei precorsi ·sintomi, ma all'ottavo fu tolta defi nitivamertte. Al ventesimo .gio rno la fer itaera del tullo rimarginata e l'infermo guarito. F. S.

:Sul crampo oomune e sulle affeslonl analoghe, per SAMUELiitNE. (The Lancet, novembre 1888).

L'Rutore, soffe rente di cram pi muscolari , non trovando nei 'libri la spiegazione di quel fen omeno molesto e doloroso che -sor·prende per· lo pitì di notte, t'accoglie più notizie che può ·dat!li ammalali che ha in cura e le riferisce lraendone delle conclusi oni etiologichP.. Una signqr a che f<Offriva ùa molto tempo di crampi io -va rie sedi del corpo, ne ebbe uno allo stomaco cos1 forte, -che la Lolse di vita in c1rca mezz·o r·a. Un'<•t·a prima aveva ·


li RIJICA

eenal(J ma n~i a ndo molla cat·nc ,, bevendo molla bil't'a. Ln !llomaco era cool"iderevolmente disteso. Un uomo di 65 anni fu lrovllto dall'autor e agonizzante allP 5 del matti no per cr ampi dello stomaco, rlelle g11mbe P delle coscie ; la moglie r accontò che l'in fe1·mo ulla ;,e1·a PI'I!Cedente aveva mangiato abbondantemente cavoli, cipolle t> ca rne ùt maiale. Fu amminiMr altl della cJ~, rodina che arJ•et·t'l pr onto sollievo. Un al tr o signor e di j:tr aci lt> compl essione fu pr e1;o alle tre del mall itlO da un pa rosiMno di cJ·am pi alle eslrt>milil inleriOJ'J, che non cessò se non dopo l'azione benellca d'un clistere che pr odusse ubbondanlc e"acuazione. D11 questi falli l'autoJ'P dedure l·he la cagione pros«tJna tlei c1·ampi è la pr ess10ne iuternn tlello ::;tornaco e dell'inlr..l i no, che l e indigestioni pre~re:>su ne facilitano lo svil uppo, ~!te il f1•eddo li ('a prouuncin 1·e. Quando lo slomoco 6 Le!IO tlai cibi, il par osismo si producP ne· 1nuscoli pellorali e nel rello r.tddomina le; i ga~" dello stomaco e degli intestini pro· tlucono lo s tes~o effello, le ferci ac·cumulale nel r etto, il riempim ~nlo sover chio dello vescica hanno la stessa azionP. Ma la p1·e~~ioue J!UÒ anche a~n·e dall'esterno, come avviene quando il peso d1 un sl'lo cade s:ull'allr o, quando l•• covarle sono troppo pe~a nli. Il freddo producendo un bl'l\'1110 su estesa supe1·firit> cH•I cor po può arreca1·e un acc·cllso cii cr atnpi, e l'autoJ'e J'icOJ'dA un signore ch e, ave11 d0 mollo sudato alla cacciA, si ~"c'dE' all'ombr a di una quer ciA in sellcmb1·e, e vi si addorrrwntò dopo avet• ma n ~ia lo. l cr ornpi lo .testa ro Jro, e per l 01'1181'P H casa dovè esser LJ·ospo t•l~,to o br accia. Un alLJ'O si;!no1·e rtt preso dal cr ampo pe1· ave:r bevuto u11 lili'O di lotte gllro<'cialo, ed i cram pi non pa!lsar·o11n che dopo l'azione tli un •·mettco. Gh eccessi del lavoro muscolai'C sono un'allJ•a ot•igi!le ciel cr ampo ; dei giovani che conducono vita sedentari a in urticio. quando la domenica ('anno delle lunghe passeggiate, sono molestati dal crampo nella noLtP. . La diul esi r eumatica e gollosa, la irr•i tab ililà della \'esci ca, 1 re~<tringimen ti ur·etr ali e t'Ctlali, le malattie dei r eni ,. dPI re ·


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RIV ISTA

gato, sono secondo l'aulot•e condizioni che pr edispongono ai crampi. Il tr·allemenlo profìlallico comprende un lungo dettaglio dietetico, molte cure pel vnotameulo dell'intestino, le solite pillol ~ pur·galive con noce voroica. stricnina ed aloe. Nella cur a degli accessi è consi~liala la rriziooe con le mani, la belladonna, il laudano, e persino il cloroformio. Come affezioni analoghe al crampo l'autore considera i ·cr·ampi del coler a, fJUelli delle meningiti spinali, il ct·ampo degli seri vani, che nlln possono riferirsi a pressioni interne ed e ster·oe o ad impressioni di fL'eddo, e per i quali invoca lo studio de' scieri:tiatì c dei medici pratici.

ltioerohe termo- elettriohe aulla corteooia cerebrale in relazione oogll stati emottlvi. - Dott. T A.NZl. - (I-tio ista sperimentale di .freniatria e di medicina legale; ''01. X IV, fase. 111- l V) . Dall'insiemu delle t'icercho esegu ile da ll'a utor·e emer·ge che i più svariftli eècita.mon ti, in quan to sono idonei a riiH e-

.gliar·e affetti od emozioni poten ti, provocano nella coJ'Leccia degli anirr1a li estese a ltet·azioni della terrooge n e~i aventi un .tipico ca J'aller·e oscillatorio, Queste oscillazioni di temperalur·a possono essere assai considere vol i, non dipendono dal r·itmo L'e spiralot·ìo, nè da l ritmo arterioso e sembrano in vece in roppor·lo con un J•ilrno più o meno irregolare cht> si ma· nifesterebbe per l'avvicendarsi dei pr·ocessi di drsinlegrazione bio- chimica con quelli di reintegrazione. E questo t·itmo o si ripeterebbe più volle in 01rni s:ngolo punto funzionante della corteccia, o si diffonderebbe rapiùamenle da un gr·uppo molecolar·e ai ~1·up pl contigui La discreta rapidità con cui le due serie ùei fenomeni endoteJ'roici ed esoler·mici si sue· cedono spieghert!biJe poi il perchè essi sfuggano, malg rado la loro considel'evole intensi tà, alla esplorazione leJ·momelrica; l' inen:ia tel'mica di un gr·o:5so bulbo mercurico e il peso del la colonna mcr curica costilu:scono infatti tlll as· si~me di l'esis tenze tr•oppo for ti per segna re variazion i fug-


M'E DiCA

gevoli, per quanto ener giche, della ternperatu t•a circumarnbiente. Dal punto ai vista psicologico resl& poi confermalo un ratto che er'8. da lungo tempo actruisito alla psicologia inlrospeltiva, vale a di r e che gli a ffetti e i pensier•i ~i compongono di un g r'8nde numero di processi elemen tari più semphci, cho un allento esame può svelare alla noslr!i coscieuza e rhe l'espet·irnento puo sorprendere nella lor" diffusa manifestazione fisica sui var ii punti della corteccia, dove doler· minano s:~bbassam eo ti ed innalzRmenti della temperatura. l nlìne, da un punto di vista ancora pit) gene!'ele, il fallo chP aii'P.strinsecazione del lavoro funzionale corr1sponda un r aiTr eddamenlo del cervelli) susseguito de un riscaldam~nto ehe si connette col riposo, appoggerebbe piu che mai il concallO secondo il quale vi è equipollenza e convei"Libilità t•e clproca tt·a l'energia psichica e le altre forme d'energia specialmen te la termica.

Oua dell' atassia colla sospensione. - c H ARco 1'' (Jou rnal d.e M édeeine et de Chirurgie, marzo 1889). l metodi di cura usati nell'atassia locomott•ice sono nurnDrosis~imi e la loro azione è molto diflìci le a determinar si

in quanlo che l'andamento di questa m:~latliR è variabilisflirno. Alcuni casi presentano un·e voluzic>nE' rapida; a llri hanno un andtJmenlo molto lento·' R llr·i infine r·iman~ono sta~ zinnat·ii; quest'ultimi casi sono quelli cbe si possono considerare come ben igni. Charcot ba anzi osservato qualche caso di guarigione; ma, in tutti questi faLli, la cura non ha &vuto una parte ben cer ta . . F rattanto Cbarcot esper imenta da qualche mese nell'o;:pizto della Salp"èlrière un metodo dj cu!'a, il quale sembra che abbia una r eale efficacia anche nei casi avanzati della malaltia. ' Questo metodo imm11ginato da un medico russo, il dottor

Motcl~oukowsky, consiste nell' uso di un ~;~pptH'ecch io di so-

~penslooe, la cui a pplicazione, a lulta prima, pare stravagante. L'autor e infatti no n è g iunto a quest'id ea che col


560

RIV ISTA

puro empirismo: avendo in cura un individuo aiTeLlo da ~co­ liosi egli lo cura va coll'appal'ecchio di Sayre ; ora quesl'uomo elle era anche atassico, si li'Ovò •nolto sollevato dopo •1ualc he seduta di sospe11s io ne. L 'apparecchio si cornponH essenzialmen te Ji due Anelli riuniti dt~ una specie di giubbellino e deslnHlli a passare sotto le braccia; due altri semicerchi sono disposti in modo ilo abb raccia•·e il collo e la tests. Il malato può esser cosi M>'peso per le ascelle e per la tesltl: l'apparecchio essendo fissalo ad una lra ve t·sa, é rttcili ~simo sollevAre il mt~lalo nu;:dianLe una pu leggia. Questa SOf<J)ensiQne non Ò pEW nullu peoosu pel' il mAialo, il quale riwane in questa posizione da un !'Ginuto fin11 a (]118lli'O o cir.quP. minuli. Queste sedute si r·ipe tono ogni due l!im·ni eri i Jot•o efl'elli compaiono assai rapidumenle. Ecco i pr imi casi osser·vali dal dott. Motcboukowsi'Y· Jl p ri1110 s i t·irc risce ad un atasstco classic.:o, co n un'i u1 polenza completa. Dopo 29 sedu te di sospeus ione, i do lo1'i folgoraoti e rano divenlal t mollo più rari ed il rnalato aveva r·i corniucit~lo a cammina1·e, Dopo !>7 ser!ult:l i dolo t•i erano cessali, l' incoor-.. dinazione scomparsa, come pu r' e il segno Ji Romberg (caduta nel momento della chiusm·a degli occhi); infirH' le funziOni sessuali e rano rico mparse; luUavra i l'itlessi non e l'81111 ritorna ti, ciò cl1e del r esto no n si osserva ancbe nei casi che sembtano g uarili, e lu mi0s i non t•ra punto stata modiflcala; cl'altt·onde non pare che questa cura e ser ciLi alcuna iulluc11za su i sintomi ~.:e fa i ic i. In un secondo malato gl i efft~lli fu rono press·n poco id.:ntici; in quest' iudividno, che non poteva r eggersi in piedi e chè presentava perlurbament1 ve!'.cicali molto a ccen luuti, sJ osservò c he dopo 80 sedute i dolo ri e r·aoo scomparsi, la deambulazion e si compiva t'acilme 11Le e le funzioni sessuali ed or·•narie si erano ristabilite. In un Lerw infine, affetto contemporaneamente d11 •!JJJistJJna e da arterio-sclerosj mollo accentuala, non si osò pt·aticare la sospensiune, ma si praticarono manov re di sliramento nel Jelto, combinate nelln stessa m arliera: si ottf'nu~•·o pr ess·a poco g li ~ lel:'si risultati.


)lED! CA

'iG~

Queste tre 0S'lPI'\'8ZÌOni sono ~l&lP rinizio rli una ~erlt' oli Gll.re osserva1.ioru nelle quali SI é potuto eoust.atar·e che le prime modifìcazioni si effettuavano <~ui dolori folgoranti e "ulle funzioni sessuali. Questo rallo ha condotto il doLL. MoLciLOukowsky ad usar·e rruesto m etodo nella cura di cer·le impotenze d'origine nevr·opalica ed ha potuto couslolarnegli elf~lll mCliiO favor evoli. Il modo rli 8710llt> tli questo metodo P molto oscuro. :'olullaollmeno pare verisimile che esso agi~ca per mezzo d1 modificaZIOUi cii'Colalor·ie. Si ('Ònosce solt11n to dietro qual che espel'ienza clta negli individui sani la sospensione in l~;~l modo J)l'tl· \lcata determina l'aumento dei r i llessi lendinei ed una eccitazione genitale piu o meno accentualn. Cbe~ch.> nP ~io furono già J.>ralicale nelt·iparto oli Charcol più Ji 900 sospensioni e !'<i ottenrH'I'O rr~ullati molto rimarchP· voli. Eccone alcuni esempi: Un uomo sofferente da cinque unni di dolori fol gor anti, lll&lo nffetto dn una l'ralluro spon taneo tl@l ptlron e, presentava un'incordina:t.IOIIO mollo acr·enluattl ed u11' impotenza COin· plt:!ta. Dopo 3 o 't. seJule i dolori comineiarono a scomparire. quinoli ricomparirono e1l in se:,tuilo scompar i rono di nuovo cletlmtiYamenlP. A llualmenle dopo :33 ~t>olule la deambuiAzionP. N eff.-LLua con racihlèl; ed il malato può restare in piedi lulla la giornata. L'ol'1118zionli! è rid1ventolu uormale t< le fuiiZI"I'i I'IP.Rsueli sono riLOI'n ule compl olauìi:'III.P. TuUi gli allr1 !<lltlnrni sono notevolmen te diminuili. In un alll·o malato, nel quale i dolori folgorenli esistevann da 8 anni, si o<~scrvava contemporaneamente l'lncoor ùinazione, ~1 segno di Romber g, una <'omplela impol enw da 1111 anno ed unn ~··ande difficoltà nella rn1n~ione. l llaigliCll·amenlo ru mollo senl'iblle fin daii'S• seduta e dopo 36 seJ ule la wag-· Rtor parte degli accennali ~i nto mi erano eomplelnmPlllo.J ~'~COmparsi.

Un'allta O!<!'\Prvozione, piu favorevole aucora, sj t•iferb.. ~l' nd 'Un malato di :ii! anni in pieno pe1·iodo ti i azione e <·h" nou pn&eva camminar.. senza l'aiuto 1h due pPr!'lone. Dopo ll·enta ""duta egli :oi recu CH'& o piedi alro~p{'oiiJie .... t~nza ba!;lOne, cnw :l6


562

RIVISTA

' pure nominando 3/4 d'ora circa. Tutti gli altri fenomeni sono tevolmente migliorati. Charcot r•iferi~ce che ques to metodo però non è riuscilo in Lulli i casi, giacché alcuni si mostrarono ribelli a questo modo di cura ed aUri ottennero solo un lieve miglioramento. Un uomo di 32 anni, per esempio, gravemente malato, l1a pres entato dapp rima un sensibile miglioramento, poi ricadJ.f' dopo qualche settimana; ma deve!:'i nolare che nell'eredi là di questo malato si trovano condizioni deplorevoliss ime, in quanto che nella sua parentela più prossimA vi hanno casi di isterismo, d'epilessia, di paralisi generale e di tubercolosi , Queste circ;osl.'ilnze ereditarie aggravano sempre considerevolmente la prognos i. Charcot ha applicalo queslo metodo a diverse altre afTezioni ed in par~icotare l;l.ll'atassia ereditaria o malaUia di Frierlreicb, la di cui evoluzione sembra tino ad ora assolutlUnenle fatale. In un caso di questo genet·e, in un giovane di i i1 anni, malato dall'età d i 8 anni, e che pt'esentava, lr·a gli altri fenomeni, la scoliosi, il piede torto, l'oscillazione della lesta, il nislagmo, l'incoot·dinsz.ione degli arti superiori, il miglioramento é stato r.o:1sidei:evole soLlo lutti i punti d i vista ed il mal a~o lta anzi potuto ricominciare a suonare il pianoforte. Ora, fino ad ogd, in questa malattia, la terapeutica si è mostrata assolutamente impotente. Ascessi del cervello consecutivi a. c erte lesioni polmo· na.r1. - CoNCHON- (Journal de Médeei,ne et de Chirurgie aprile 1889)

Il dottor· Concbon ha fatto delle !'icerche su quesl' argom ento in seguito ad uoa osservèlzione falla nel rip11rlo del dolLot• Hutint>l, la quale present.av" grandi dirtìcollà per la diagnosi. Si lr;;ltava di un malato entralo a llo spr:dale in uno stato di estremA prostrazione, colle narici poi verose colla lingua e coi rienti coper·ti di fuliginosità, con gorgoglio ilia co e diarrea. La diagnosi di febbre tifoid ea pareva giusti· fica la, ma l'intensità delle cel'alal gia, un certo gr ano di l'igidezza alla nuca fecero pensare ari una forma meniogitica


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tifo enterico. Poscia sopt·aggiun!:e un'emiplegia ed infine malato mori nella sera dopo aver· presentato qualche nuovo 11intomo, il quale ftJce va supporre una menin gile tubercolat•e. -ora l'autopsia dimostrò che nou si tr·attava, né d'una menlngite né d'una febbre tifoidea, perché si trovarono due .aliCessi r ecenti nell'emisfero clestro del cel'vello ed una di-latazione sacciforme dei bronchi con cavità suppuranti nei lobi inferiori del polmone. Si trattava evtdentemente di ascessi 'llletastatici, il cui punto di partenza non poteva esser e che il focolaio di suppurazione polmonaro. Questi casi d' infezione del cervello, iu seguito a lesioni -ciel polmone, non sono mollo rari , benché ancora poco conosciuti. Si sa che Jaccoud ha dimostrato che una polmonite IUppursta poteva produrre l' infeztone purulenta ~cneroliz­ uta. Ma i casi nei quali il cet•vello soltanto è infetto semt»rano più frequenti ancora. Conchon ha potuto ri unirne 4;1 -oner vazioni. Dal punto di vista eziologico, si ò la dilntszione bronchiale -che è pìu epesso il punto di partenza d t questi ascessi ( l ~ casi). Viene in ~eguito la polmonite cronica (10 casi). Si osser va 'Più raramente nel corso della polmonite acuta, della lisi pol11lonare e f!ella pleut·iLe pur ulenta e ciò quasi sempre in questi eaai allorchè le malattie sono accompagnate da suppurazioui ..bbondanli e fetide. Si può ammetlcr·e che la s uppurazione -dell'encefalo sia. dovuta a micro- 01·ganismi LrasporlaLi al cer~ello per le vie cit·colalot·ie. Checché ne sia , i si ntomi di questa complicazione sono -estremamente variabili e la diagnosi non può fondarsi che '8111 <lato eziologico fornilo dall'esame dei polmoni. Ecco d'al· 1ronde ciò che acca~le obitualmenlt:. Sove11ti s i bannc alcuni 'PI'odromi che consistono in una cefalalgia intensa, in vertigini, Cormicollo ed un po' di debolezza òi un lato. Questi '8intomi, in un malato affetto da una delle infermilii polmo· bari sovracilate, devono riéiamar e l'attenzione e far pensare .-d una complìcazione cerebrale. Dopo un tempo vartabtle, '-lvolta di primo acch ito, se nza il minimo prodromo, sopl•agtlunge un'emiplegia completa od una mo:loplegia, con o - nza. insulto Rpopletlifor·me. Altre volle, è un accesso epi-


nn JsT.\

leLLiforme. l'afasia, un acces~o di delirio ma.niaco' che aprono la l'Cena. Jn certi casi, eh<' si po!lsono chiomttre fulminanti i maiali muoiono nel coma in 8eguilo a questo Jll'imo atlarco. Ma il pilt !'Qventi si hanno r emissioni, durnnle le quali i l'in~ tomi convulstvi ce~!'ano, le paral isi ste~'-e possono ;;<·omparire. Que!'Le remif'sioni, abitualmente di breve dut·ata po"· sono, in qualche raso, durA l'e JJiit mesi. Esse cor·ri!~pnndono Sl'nza dubbio all' incio;tamenlo dell'a!'cesso cerebrale. :\1a ordtnoriamenl e l 'andamento i· r·apido, l r paralisi allernauo colle contrattura 11 colle ron vulsinni. Ciò che colpisce• ~'<Opl'Allutn "i è la "ariabili ta riPi sintomi; il quadro frnomenico cambia da un giot·no all'altr'o. I n generate, i maiali muoiono nel coma, con una temperatur a elevata .>d un acceleramento ronsìdere"'ole del pol"o il qunle e•·a rimasto l ento du r·anle l' intiet'fl evoluziOni:' tlelln malallia. Il periodo acuto non ollrepussn eli mollo le -i-G ~t!t· limana e Ja durala media nelle o"ser vaztoni fallt' l· stata •li 20 a 30 ; iorni. La diagnosi è evideoternenle difficilissima ed e ''ertsimile che molli cal<i di questo t:.rener e ~ieno rima»lt sruno;;ciuti. Tutto cio che si può dire da questo punto di vista, "i ,·,che quando i n un malato, che ~i riterrebbe a tutta primo Affetto da men in!!ilP, si ril<contr n una dilatazione dei bt·onchi con o!'lprllor azione feti•la, si sa;·à aulor·izzati a diag-noslicfwe un'infezi()ue secondaria del cervello. In questi ca~i cJi polmorulP e di tuber colosi la diagnosi ~arà ptù difficile a ca~ione dl'liA meningile pneumonica e della mcningite Luber·cnlosa. che complicauo soventi queste rnalaltie. La conoscenza di questi fatti, ~P non permette •ti curlll'~ . l 'ascesso allorquando si è già formalo. dim(lslra pt>l'ln meno quanto sia impor tante usa r•e nei maiali di '(UCsLo !!ene t·e tutti l m••zzi antisettici che pos~ono modiflcar·e r rnf,.zitol dei focolai polmonari.


MEDICA 1JD ouo eU farct.no oronico -

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Dott. LSANOZKV. - (Cent ralb .

.fiJ.r Chir., no 13, 1888'. Dal 4 aprile fino al 13 giugno 1R85 stette ricover Ato nell'ospedale militare di Ujasdow il giovane soldato W . con due uleeri sordide al palato duro la quali erano perforanti, quindi comuuicaoti colla cavilli nasale ed avevano diS ti'UtlO il tur binlltO inferiore. Tre settima ne dopo l'ingresso nell'ospedllle si mal'lirestò un ascesso all'arco sopraccilial'e sinistro, due settimane dopo, dolori al condilo interno della tibia della tlinil"lra articolazione femoro-tibiale e neU'ulteriore decorso, $U(lpurazione all'orecch.io s inis tro ed un ascesso metas laUao alla palma della mano solto forma di un nodo livido, tondeggiante, duro alla periferia, inrossa to nel cen tro, dal quale USCI poi liquido purulcnto che continuò fi uo alla morte . la tempel'ltlura manifestò nel primo tempo un carattere h~rmiltent.e co11 e~cerbazion i vespertine fino a 39,6 e 40•, più tardi restò normale; siccome la malattia fu giudicata di natura sifililica 1 il paziente prese i prepar ati iod ici ma senza alcnu risultato; al H g iugno trovandosi migliorato venne licenziato dall'ospedale e manda to in congedo. Dopo poche ~ettirnaoe il soldato rie ntrò all'ospedale presentando p1u va ste dist1·uzioni al palato e all' ugola e subito dopo s i manifestarono nl volto del nodi che alla lor o appa1'enza fecero sospettare si trattasse di farcino. AUi 3 luglio rammalato mori per esaurimento. l uod.i estirpati prima della morte conten~vano battel'i i quali erano mollo s imili ai batteri del far(!ano inclicato da Lòflle r. Probabilmente rindividuo prima di entrare neil'eserr.ilo aveva contralto il fa r cfno ese rcitando la proressiOJ.'le di cocchiere.

-Gura dell' ematuria.- GuvoN - (Journal cle Medeclne et de Chi rw·aie mat·zo 1886). L'ematuria Jever esser con-siderala come un sinlomo che produce in condizio ni ~randemente va1•iabili: ne risulta -che. la ..' ua c urà d eve esser modificat-a a seconda delle con6 •oui stesst> nelle quali si os:::erva. A tol'lO soven li s i fa. 1111


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consistere questa cura nell'uso soltanto di qualche sostanzlh emostatica. Guyon crede pertanto che fl'a le medicazioni interne, nO!lJ ve ne sia forse una sola che abbia per la vescica un'azione emostatica certa; l'er golìua, per esempio, non ha mai datonella sua pratica risulta ti ben evidenti. È però utile metterein opera una ~u ra medica, ma fa mèstieri allora attenersi piuttosto ai risultati del sintomo, che al s intomo stesso. È degno di nola pertanto elle l'ematuria può durare pet~ lungo tempo senza produrre alterazioni generali ben accentuate. Frattanto compare dopo mollo tempo !"anemia, alla quale sì devé .pol' rìm~rlio il più presto possibile aiutando il malato a riparar e alle sue perdite. Alcuni medicamenti, come· fl tannino e la ,chinina in polvere, banno solto questo puntcr di vista una certa utilità. Ma le bevande acide, e specialmente la limonata solforica, sono d'una effì'èacia reale. La trementina, e specialmente l'essenza, possono anche esserepres critte, ma sovenli si è costretli a tralasciarla a causa dei perturbamenti digestivi che essa produce. ' Ma ,a fianco di questi spedienti ve ne sono altri che sono rdramènte adoperati. Fa d'uopo sapere, infatti, che gli ema· turici vanno soggetti alle congestioni e che nel caso di tumore per esempio, le crisi compaiono sotto l' inBuenza della con·· gestione. Devesi dunque porre a Ialo del trattamento farmaceutico li:!. curf) dinamica: si vede per esempio, un'ematuria ribelle ai medicamenti cedere all'uso dei rivulsivi. Tra questi ultimi le ventose secche sui lombi e la senapizzazione energica sono i mezzi più fac ili ad impiegare. Fa mestier i badar e ancheallo stato dellf\ pelle e dell'intestino, usare le frizioni se~che e l'idr oterapia , se questa può esser sopportata nell' inlervallo· delle crisi. L'igiene al imentare ba una certa importanza e devesi infine evitare di fa r rimanere questi malati a JeiLo in modo assoluto, perché il decubito prolungato favorisce le congestio:oi renali e vescicali. Si può, in talune circostanze agire direttamente sullavve~cica con iniezioni astringenti, ma questo pr ocesso non è· applicabile che allorquando l'ematuria è deb(lle e persistente-


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spesso, infatti che sotlo l'influenza delle difficoltà di prodotle da un coagul•>, che l'ematuria aumenti. conseguenza st espon e il malato alla prodnzione di ostacolo, se si fa un'iniezione coagulan te in una ve · contenen te mollo sangue: si formeranno allora enormi coaguli. Devesi inoltre tener presente che le iniezioni lt•oppo fredde o troppo calde aumentano di m olto la conlratlilita della vescica; esse devono esser falle ad una moderata tem· pera tura. Contemporaneamente a ll'ematuria si devono soventi com· battere gli accid enti che e ssa può provocare; questi a ccidenti sono specialmente la rilenzion e d'o rina, la ritenzione di coaguli e le conLt·azioni dolorose. La rileozione d'orina è ordi nariame nte prodotta dalla presenza di un coagulo otturatore . Può accaclere per a ltro in quest.o caso, che il malato pervenga ad ot·inare collocandosi oriztoutalmente s ul dorso; egli orina allora per di sopra al coagulo; tu ttavia questo espedien te non sempre ries ce. Fa d'uopo allora sondar e Il malato, ma lascianùolo in questa posizione, per ché l'apertura della sonda non venga ollui'ata. Se si può arri vare ad evacuare la vescica con questo m ezzo, occorre cbe si a doperi una sonda con fori molto larghi e che si faccia l'aspirazione dei coaguli mediante una s ir·in ga. 2 necessar·io, ben inteso, in qu~sli casi meller·e in opera \ul\t~ le precauzioni antisettiche le più minuziose, ond~ evi· lare la produzione della n ~fl'ite e della cistite. . Si ottengono, con ques ta aspirazionE>, eccellenti risultati e 81 fa sanguinare molto m eno la vescica che !asciandovi i coaguli, i quali !"irritano. Quanto alla cura delle contrazioni espulsive dolo rose o non ùolorose , essa co nsi~ te dapprima nello svuotamento della vescica e nell'u so sollecito dell'oppio in clislel'i, 20 a 25 lfvccie di laudano pe r esempio, o in iniezioni di mo!'fioa. ~Ut'slo solo fa llo può basta•·e a g uarire un'ematuria, pe1·ché 8J soppr imono in ques to modo le contra zioni che possono es· lerne la causa principale.


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Nevrastenla. consecutiva agll a.ooldentt delle strade~ . rate e ad altrl traumattami - CHARCOT. - (Journal M édecute "l de Chirttrgie, marzo 1889).

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Gli accidenti delle l'errale possono, senza produrrà Lnwmi lllallo gravi, uete rminSI'e all'azioni nervose di dtverse for wequando però esista unapred1sposizioneparticolare. Charcol a que!:>to rigua rdo ha presenta lo in una dtllle sue lettoui del rPbbruio p. p. un m a lfllo mollo interessante solto diversi punti di vista. Si lralla di un indi vid uo t•obusto ~enza eredità nervo::;a . ma che pet'o ha avu to due acces~i dt gotla, c1ò che denota l'artrilismo, che presenta uua parentela tnollo pt·osstma col ne!'vosismo. Quest' iudividuo, co1uluUore dt Lt·cni, che è st~:~ lo ~oldalo per lungo tempo " che pu rHa di rat·allere ener~ico, s1 trovava in un vagone nell'i<>lanle iu I'UI questo fu r otto in uu accidente. Egli nO!l ha saputo rewlers1 conto di ç l('l che si11 s uccesso in quel mome11lo e rimase pr·ivo di coscienza p et· più di mezz'ora, di modo che ha pt'e· ~eutato una ver a amnesia relro~rada. Per all!•o le lesioni 1·i· portate non presentavano nulla dt gl'ave e ne !tU81'l cumplelamentt> nello spazio di tr e selli•na ne. Ma 11 parlirt• da que~lo m omento, e~l i è di ve ntalo sensibile all'r>ccesso, piant:!P per un nnlln, s i spaventa dE>IIt> minim e cose e non è cap11re di passar·o nrlla stJ·ada in m ezzo alle vetLurl'. Deve fare uuo sfoezo cousidet·evole per il più piccolo lavo1·o iralello1tuale: lu; ll:lndenza a lle idee Lt·is ti, indipe11deu lemen 1e ancltP dalla pos1ziouc pt>nosa, nella quttle P gli !'i lro"a . A qu~>sti fenomeni si sono aggiunti rlei disturbi ni !'lomaeo che 11011 Pl'ttno mai esistili prima d'allo ra e elle ron<'i"lono ir1 ciò c he può cl ,iamars i la dispep!'ta n e ut'a!<le nica: questa dispepsia d'nltr·oode é genet•almenle male intcr· prelala, e vteo considet•ala come la causa 1lei disL~ rbi cer·ebrnlì, aiiMquando essa non ne è che 11 J'i!>ullalo. In quest'iudividuo il sonno è l•n·balo da sn~nl !-puventosi. i 'lU&Ii pero non si l'ift't'iscouo g ié all'accidentt> rli cu1 fu vil· tima e th cu1 non ha ron!>ervaln ti ricordo, ma ad allri inri· dentt della sun vita militare o a d 1verse circo~tnnze penose che t>gl i ho nllt'avers ale.


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E'Seminando gli organi deì sensi, s i è constata lo che el!li pres;:enla il resLri11gimento de l cam pt1 visuale cat•a lleris tico dell'isterismo; per· c ui s i può ammette re elle egli sia diventalo istertco in un certo g rado in conseguenza dell'accide nte e chu sia un mt~la.Lo mis to i11 qualche modo, un nevras leno isterico. Questo stato può dur·ar e lungo tempo, più di u n an no for se È t~ppunlo in casi sim ili che si parla spesso di simult~zione e chP i malati di questo genere sono fr•f.!quentemenle abbandonati a loro :>tessi. Frattanto n on sembr a che in questo caso la cagione dei disturbi nervosi possa esser rnessi:i in dubbio; ma con uua t:au!<a di questo gener·e il risullalo può vat·iare: q uesto m a· Jato avrebbe potuto divenlar·e is terico soltanto o nevPaslenko solamenle , invece dì pr·t-sentare f{uesli due ~ tali combina k Egli a YrebLe potu to presentare inoltre la paralisi od anche accessi convulsivi, co me pure un atlacco di gotta in VÌ!'Ltl d~lla suA predisposìzione. QuesL'u llìma condizione fn vat·iar·e gli efl'elli Jel Lrau mali!:'mo, il qual e può C'&gionar·o neglr uni il diabete, negli allr i il r .. urnatismo, oppure un cl:e la pnr-alisi agitante, la malattia di Bascdow, ecc. Que.:;lo malato é si!Ho curalo col brotnul'o , coll A doccif' , coi !onici in ~enerale e ne ila r icavalo nn sensibile rniglioramen lo . TuttaviA. in questa forma di nevr'8slenia, non dobbiamo mera'l'igliorcì di vedére che le cose durino molto lempo e che Ja g\ltWigione si fa cr~ia a.tlenrl•)t'o wollo . l Cfls.i di qùes lo gener e non sono d'altronde mollo t•ari , c C hur·col ba presf!>nlalo. in una leziont> ulteriore u na serie di maiAli atreur da questa istPro- nevraslenia. Questi fallt ~on o cosi frPI]uenli cl 1e Ballet ha potuto contarne fin o ad 8 casi simu1ta~1eamenle nel suo ri psrto. l n LuLLi q uesti , casi, s i tratta ' dì individui apparleuenli alla classe operaia e la vor AUti m anuali; si nota inoltre che molLi sono geu te senza &~i lo, piu {) m .. no vegabondi, ciò che potrebbe iuùicare sovenli uno stato cel'ebralo pàr'licolaee. Queste condizioni però non s i "'~"contrano r1e1 casi pt'e8enlaLi dallo Cha l'cot, i quali si r iferi!5rouo ad operai e gia li cl1e facilmente guada gnano i m ezzi ttec.. s~Rrl (Jer la loro vila. Nella map-gior· pfl rle di que~l i


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casi, solto un'influenza acddenlaiP, l'isterismo e la nPvraslenia sono comparse simultaneamente o l'una dopo l'altra Uno di questi casi si riferisce ati un uomo di 32 anni, cbe presenta va nei suoi aulecedt-nli er•editarii l'81coolis rno e l'alienazione mentale a gradi diversi. Egli é poco intelligente, ma lavoratore, e slava bene, allorché dieci mesi fa cadde da un ponte, ove lavorava come murator e e perdelle la coscienul per lreore. Si r·imi!>e per·nltro r8pid1nnente, non n vendo riportato che qualche contusione . Fa mestieri tent>r nota qui di un fatto che ~i osserva ìn molli accidenti e specialmente nelle collisioni di strade ferrate; vole a dir·e, che il malato si r imelle soventi mollo presto, può anche sul momente> aiutare 8 trasportare i ferrli, mo i r.momeni gravi non coropaiono cbe qualche giorno prù lar·di. E ciò si è O!'~ervato appu nto in quell'individuo, il quale 8 tolta p1·ima si dimoc:trò nn po' strano nelle sue abitudini ed alquanto aocasciolo; lullavia la moleltia non cominciò realmente che dopo una ver· L1gine: questo é un fa llo impo1·lan le e che si osser va spe:,;;;o: ()Ueste verlig i11i non sono in t•raltò che a cce.-.si di i s l~>ri ;;mo aborli to, i quali simulano dt!l r·esto mollo la ve rtigine epilettica. A partire da questo mornPnto il malato non pot~ più lavorare ; egli ronlemporaneamente ~ol'l'riva di ct'falea, pres~>nlava prostrazione completa, un mùebolimento dlllamometrico considerevole, una dispep<~ia penosissima, fenomeni Lutti dipendenti dalla nevraste11in. Nello stesso tempo si noLava in lui il restringi mento cl E\1 campo visuale, la p~rdita del g-usto e dell'odorato, sej!ni certi rl<'lla coesistenza dell' isterismo con questa affezione. Quest'uomo, caduto in unA pro· fonda m<'lanconia per· lungo tempo, è luttavin mollo mil!ltot·alo ma non guarilo, quantunque il traumatismo iniziale risal~a a più di di~ci mesi. !n un allro malato, di 53 anni, egualmente oper·Hio, non "i è stalt1 alcun traumalismo e tuttavia i fenomeni che egli pt·esenla sono press' a poco simiglh~nti. I suoi ontecedt>nlt eredita.r·i sono cattivi; egli per•ò non ha mai presentato alcun fenomeno nervoso. Godeva perfetta salute, allorquando fu messo in presenza del cadavere di suo 1ìglio, morto quasi Mllo i suoi occhi cadendo da Ut l tc· Llo. Egli svenn e sull'istante


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e ru colpilo da questo momento da una violenta oppr essione che perh scomparve; ma da quel giorno, il suo caralt.ere cambiò completamente, ruvenne ll'isle, m elanconico, incapace di occuparsi, sofferente di cefalea, di dispepsia e di insonnia. Rimase in questo slalo un anno circa, allorquando sopraggiun!'le l'fsteJ•ismo a complicor•e q uesto s telo. Esso si mani· restò deppr·ima con uno scintillamcn'o ocular•e susseguito da. perdila di conoscenza, e da un sonno pr obabilmente iste1·ico, perché egli si svegliò dopo 8 or·e con una emipl e~ia sinistra che presentava lutti i caratte ri dell'emi plefZia isterica; questa del resto !"comparve prestCt. Per·ò presenta accessi, assai deboli, è "ero, ma ben nelli per il loro carallere. Persi~le in lui l'emianestesia ed il reslriugimenlo del campo visuale., la perdi la ti el gu~lo e del rille!>sO farin~eo, come pu 1•e l'in senPibilitA profonde muscolare ed a1·licola1'e. In un alll•o mala to, che cadde nell'acqua pescando e che ~ricol<r di ann ~ga1·si, gli acciuenti compa1·vero 15 giorni do!Jo, la nevr·aslenia e l' istel'ismo si s volser o s irnultaneamenlt', In un altro, infine, l'l comparsa eli tutti questi consimili renomeni fu determinata dall'iulo!<sirazione saluroint~. Tutti quesli cnsi hanno una rassomi~lianza •·cale nella loro sintomatologiu; un solo punto difl't!risce, cioè la causa che, comerisulta da questi esempi, può e~sere mollo ''ariahile. Si può emmbUere che tutte le grandi emozioni, 1 ter1•emoti, il fulmine, agiscano nello stesso modo

Btlologla della polmonite orupale, - Dott. STERNHERG (T!te Medical Record, marzo, N. H5S-59, 1889). . F u ar gomento d'una pregevole leltur·a faLla ad A lban y., dmanz, alla Società medica dello Slalo di Nuova York io febbraio ull•mo, dal dott. Sler nberg chirurgo milit~re, il qu~le, 80sl~>nendo l'opinione accettala dai moder ni palologi e clinici che la polmonit.e crupale sia un motbo infellivo. orif!inalo 8 : • rtuAiche cosa di speciale., si fece ad esporre la storia 1 e. eome st svilupparono le nostre conoscenze inlO!'DO al mtcrorganismo, cl te S .I rrheno .. . nesso e lt<> . l og1co . con la ma1n


fU VISTA

lt~ llia in di~co 1·so L'llulore ha Lanlo mllggiot· dirillo a r iv ... uòwat•e a sé 11:1 pl'iorità dello scopet·la, in qu~:~nto che eg li ru 11 primo a ravvisarlo nPIIa propria saliva fin dal 1880, ,. quin c.li a descriverlo nei suoi caraLLet·i morfolo~ic1 l'anno appl·e~.so, noucbè a ùar no m seguito più estese relaziOni !'u i s uoi caratled fisiologici , sulla r esistenza al ca lo re, Agi r ag~nli c himici ecc. Mt~, avanti di entt·are nel discorso delle pr·;me r·icet·che, egli fere pt·ecedere lalun d ro nside r·azio ni cliniche, per· le quali ot-rgi si é ve nuli alla conclus ione che la polmonite, in regolA generale, uon si lrasmelt~ per contagio diretto da un llllhv~oluo ~.tl'allro, c.ome pott•ebber,, autori zzar~:~ a credet•lo lt> epiolt•mie ve rificate in r·ecinli aseembt·ati ùi molt~> per soue . .ad eeempio nelle p!'igioui di Cris tiania negli anni 1847-66 e !i i, eli F t'Rncoforle (1875-iG), di Marin~en(1875 e 18) e di An!:iber·g ( l 80}: u che, dipptù, è un follo ben accer talo che la rnalatt1a dommi sopra un'estesa Ruperlìcie ùr; lla terra abitala, potendo insorge re in nun1eros i casi s imultanei, senza c he abbin pr·a· Ct'duLo alcuno della specie. L'agente specifico della polmonite cr·upale si è infatti trovato nelle secrezioni boccali di w dividui san] in Vdrie parli del monòo, in America, in F t'Sneiu, in Ita lia ed in Germanio, e non cade dubbio eh~ le future ricerc he potranno di mos trarlo eslrf'mamenle più comune. Ch~ ~e. de~l'mdi\'idui avPnLI nella loro saliva il runesto nu· c1·obio, non tulLi necessal'iamenle ammalano di polmo nite, ciò no n costituisce un plausibil e motivo pet· escluderm-. la po!-!sioililà sotto dole cir·costanze, come appresso si dit·a A proposito delle loro immunità. Non alll'imenli avvie uc per altr·e malattie infettive, nelle quali sr ha buona rA giono di c r·Pder e cbtl esisL11no ampie diffe t·e nze individuuli, e r•editarie od a r.quisite, nella suscellrvitù dei tessuti organici ad esstH'O m'asi dagli a genti morbi~eni: co<>i lo staftlococco piogènO. di diver::e specie, esislt.-odu sempre alla superficie cutanea di tndividui sani, in lttluni dete rmina forun coli ed asccss acuti, ma in altri resla tnnocun. Parime nti diffuso nell'/wnw$ dt vat•ie parli del globo è d bacillo del tetano di'l Nicolaier, la cui pt>nelrazione net l<!!>Suli, a tt·averso d'una le!"ione ùi Cflnlinuo, determina lo sviluppo del g rave morb(), es~endo


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oggidl riconosciulo che non il tr·aumati5:mn per sè, 11è In le· aione dei net•vi o l' e~posizione al freddo, C'Ome pe1' !ungo tempo !ti é credulo, ~i a capace di determinare r infezione, ma che occorra l'anzidelta ~oluzione di con~iuuo: le costanza con la quale i lavorato ri dei campi e i gianlmieri s· imbrattano le mani col terriccio vc!felale, senza c he per que~ lo abb1ano ad infettarsi di tetano, ~i può 1nvocere in appoggio clelia tes1 che, a svilupparlo siano ncccssa1·i la predi!'<posizione individuale e il momento occasionale rl'un trau ma, per J•lccolo che sia. È assai p•·obabile, nel lo sl11to attuale clPIIP nostre CC1(.tniz10ni, che anche il bacillo della tubercolo!'i poc::<:a vivere impunemente nella mucoc:a boccale, nella nac::al~ o nei ,:ti'O!:ISI bronchi di individui chf' vivono in popolose comunita, o che allora aggt·edisce il lt•ssu to polmonar e, quando questo !lia predisposto od a!Lrimeuti leso, Ila favQrirne ]Q S\'iluppo in un terreno appr oprialo. L' inlet·cssonte mirr-organismo che s'incrimina Ji eccitare la ftoj:.\'o~ì polmonare scuta f'u dallo Sloru br.H·g per il primo (AmeriC'an Iou:rnal o.f the 2\1e(lical Science.~, lngJio 1885) nnminnlo micrococcus Pasteuri, o come tale è gener·almenle a~Ualo in Arnet•ica ed anche Ila recenti auto ri ingle i e frances1. Non rosi è s tato per In <jermauia, dove il f'ltl!!~e lo descrìs~<o brevemente ~olln il nomP d1 lmcillus septicM •11utiuenv11 (Friinkel), ignoranuo percin o~ni lavoro anler&ic!nle ali.-. ricerrbe di Friinkel, e il Biondi (Zeitsch r i.(L jiir Hgqiene, Bd. 11, 11. 2, pag. I!H, 1~87) lo de!Si~nò con l'altro nome di IJaeillus sativarius seplirus Friinkel porla di esso comt< • micrococ<·o della !:'ellicenìiH da ~'~puto ~. od anche come pneumococco lanceolifot•me. Weicln~elhoum ed altr i autori ·ted~.!scl1i lo dicono pneumoCOCco_del Pr·nnkel o diplococ1·o doli~' pfllmonite. Gomoleia, che rll·nnobLe nel microrganismn la propt·tela di di~<pot·,..i Il ceteua, come lllli lo Sternberg 8\'6\'8 prima osser~ato lo eh· ' tama iltreptococeus lanceolatu.~ Pasleu r i: olia quale modi· fteata d~>nominazil>ne lo ste:>~o Sler•nber~ non si oppone, cn· hleché l'i a · · · d vv1ctn1 alla sua propr ia, ma.~enza menomamenfe rsc~nO!CCPre il valore dt>lle ricerche di Fr·iiukd oPI rar progrethre la 110 • . . . ZIOne e ltolog1ca delln polmon1Le, per nvet· tro-


RlVlSTA

valo il microbio nell'essudalo crupale, egli insiste nel doversi riservare a Talamon il merito d'aver per il primo pro,·ocBlo la polmonite lobare lipica nei conigli, iniettando il microrganil!mo, a trave r so alle pareti toraciche, nel pat·enchima polmonare. Ma per da r e a Cesare quel ch'è di Cesat·e, ecco io riassunto l'ordine cronologico delle indagini eseguile, come l'autore espose nella leLlura che ci occupa. Nel settembre del l880, lo Sternberg, mentre allendeva in N~ova Orleans a t•icerche eliologiche sulle febbri di malaria, iniettò a. sperimento d1 controllo un po' della sua propria -saliva solto la pelle di due conigli, che con sua sorpresa ne morirono, rinvenendosi nel lot•o sangue una quanti tà di microrganismi ovo.li, uniti per lo più a p aia, od in catena di tt·e a quattro elementi. Nel dicembre dello sLesso anno Pasteu t• osservò questi micr ococchi n el sangue pure di conigli, :rhorli a !:'eguilo d'iooculazione di saliva d'uh ragazzo, decesso per idt•ofobia in uno degli spedali di Parig i. Proseguendo le sue esperienze a Filadellìa e Ballimor e, ne i primi mesi dell' 81, S leroberg ottenne r·isulla ti nt>gulivi iri talu,ni casi, ma in tali altl'i confermò i primi avuti: anzi rilevò il fallo che il micrococco in questione vat>1a monrssimo n el suo potere patogeno, in rappor to al mezzo nel qu11JA' si sviluppo ecc., come le posteriori nicerche di Fri-inkel e di Gamaleia stabili rono. La s aliva d'uno stesso individuo sano può difterire sotto il punto d i visla della sua virulenza ùa uu' epoca all' a ltr·a , e determinare la morte degli animali iu esperimento a un periodo diverso: cosi Claxton nel suo scritto sulla Virulence oj normal human saliva ( T/te Medical Ti.mes, g-i uguo. 1882) comunicò che di 18 conigli, inoculati con la saliva di selle individur, 5 mo•·irono in cin-que ~iorni, e 9 in un per·iodo lardivo:ancbe Fr·ankel. dopo !:'COperLo nell' 83 questo micrococco nella sua p1·opr ia saliva. ve· riflcò che era sempre fatale ai conigli, ma l'anno dopo lo tr·ovò senza effetto. \Vollf(Wiene·r m ed. Bliitter, N. 10- 14, 1887) iniettò sempre n ei conigli la saliva di 12 individui sani e di 3 io~ fermi di bronchite caturrale, ed indusse seLlicemia da sputo in tre di quegli anima li. N ette1· et'aminò la saliva di 165 persone sane, e co n le inoculaz ioni sperimentali dimostrò la


MED ICA

:n t>

... ~1....,,., ....... del micrococcus Pastem·i nel 15 o;. di esse. Vigna! nel suo recente ed elaborato lavoro sui micror ganismi della bocca (Archiues de ph!JSiologie norm. et pailt., 3' serie, X., peg. 29'2) elice che durante il 1887 trovò il microbio costantemente nella s ua bocca per lo spazio di due mes i: indi disparve. e poi si rip1·esentò solamente per quindici gio1•ni nell'aprile dell' 88, per nuovamente scomparire senza causa a pprezzabile. Il topo ed il coniglio sono gli animali p1ù s uscettibili in questi spPr imenli, mentre il cane oppone una cet•ta r esistenza: n8UCCeSIIiV0 paSS8jZgiO del YirU$ Ò1Ur10 in 8llt'0 animale della IIC!COnda specie ne aumenta il polere palogeno, nel qual caso l'inoeulazioue al cane, (nell'unico sperimento r ife1•ito da SLernberg), pr ovocò una diffusa cellu lite di ca r·atlere fat.al e, mentre l'iniezione di saliva umana in allro cane eccitò solamente un semplice ascesso circoscritto. Ma passiamo a vedere come da questi !<~pari m enti con la saliva si venne man mano all'etiologia del la polmonilo CI'Up&le, ed a prova1·e l'identità del • micrococco del PA~" leur • IICOperto da SLernber~, con g li altri microbi variamente nominati dagli autori. Friedli nc!er, nel 1 88~, osservò dei microrgnnismi ovali d~pollti a paia od in breve catena nell'es~uòalo polmonitico di oUo cal'll ad esito letale, e, senza affermare allo1·a che deaai fosgero la causa della flogosi polmonar e, par e che li COD81derasse in probabile nes~o etiolog-ico con la molaUia. l..eyden A Gunlher, col mezzo d'una siringa di Pra vaz eslrutll~, a traverso delle par·eti toraciche, un po' di esRudalo ftbrinol!o polmonitico, in quello stesso a nno conferma1·ono la ~nza in esso di microrganismi identici: anzi il Gunlher·, il ~i~l?Llo di genziana , r iuscì a scoprire che i mici'01 elhtlict erano circonda li da una capsulu trasparente ~e {~· anc 11e Il· Mat1·uy nell'anno seguente ebbe a verifica r e' ...._ &mer . med. Presse, giugno, 1~83), a ggiungendo per di più .. ca'V er rmvenuto rn e· . . . d .a lli'O ..... .,.1•1 mtcrob.1 ne Il o sputo d1. 1nfer-m1 -Del1atUe ' non però 1n . tanta abbondanza quanta ne appar .tva

=

pneumoni lici.

Priedllinder 11 l . . . . . • e comuniCar e alla Soctela med 1ca d1 Horlmo


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Rl VISTA

(Fo rtsehr ilt cler M edic·in, Bd. 1), n el novembt·e dell' 83, i ri"nllati delle collure e dPgli sperimenti eseguiti cou quello ch'Pgli c hiamò " poeumococco capsulalo •, fece arcl'l!are (!alla generalità che Il mici'Obto, baltezzato di pot col suo nome, fosse la causa specifica della polmonite crupolt!. E p~r un certo tempo, dopo quel prtmo annu nzto, tutti gli o"servatori cor.tribuiJ·ono n conferma re la scoper·ta di lui. Senonelté, Ol!gi sappiarnl'\ cM urt altr•o m icrococco ovaio c· capsulato, essenzialmente distin to J a quello del F rledliiuder·, Ri tr·ova con maggio r·e ft·equenza uell'e$sudato deilu pnlmonile tJCute, ed è probabilmente il ver·o p!!eumococco, del quale 1 caraltJ..ri dislmli vi suuo noli. Contemporaneamente al F•·iedh1nJer, nel laboratorio •leil' llotei- D;eu, TAia mon, medico franct>se, si oecupa,·n rh l<i~>n­ tiche ricerche, delle qullli fu data le ttura alla Soc:eta Anatomica d i PAt·igi, undici ~iorni più ~··di. Il mi•·rohio del T alamo11 , trovato nell'es~udato polmonilico dopo morte, 011 estratto da T vivente a me~zo d'una s iri nga di Provaz, ~a a·ebbe caratteristico delle polmonite: ùescrillo come non av••nlt> onìl capsula, per la s ua fo•·ma ellittica è sim•ie ad un grano di fr·um~nlo, se visLo nell'e!'lsudnlo fibrinoso, o ad un ;.mulO di orzo, se si è coltivalo in una soluzione alcalina Ji C"lrallo di bue: fu proposto t.foverf'i chiamare pneumOCOCCWI laneto· lo.tus. Con questo il Talamon fu li primò a provar!! spew men talmente che, inieLtalo nel par eochima polmouan· ,Jtll coniftli, vi ,ieler mina una vera polmonite crup~IC', elle. co:-i nd ocl'bio nudo, comt> al!'esame m rcroscopico, non Jll't"•enlll al cuna dilfe•·enza c:on lA itientica polmonite ne!J'uo11tn. Succèssivamente AfnrtO!:!!:Iiew, (cilalo dal pt·of. Sé• l md suo libro sulle J1aladies spéei/lques clu pottmon, Pari~. lll~5) ri· palette nel laboratorio del Co rni! gli Eper·imeuli tl1 Fl'tedlànLiet· e di Talamon, o ron la coltura dell'essudalo pueumo· nilico preso dal cadavere !'lulla gelalina peplorùzzat~ , oUennr due specie di micrococchi. rotondi ed ovali, corr•"l'ondenll a <ruelli dei chte or m enlovali aulori. DaiJo stesso pr of. Germano Sée, dal nos tro SAivinli {ilr· cltioiO per le Scien:ot: mediche) e dal K lein, come lo Stf"robel'fi sostiene a difef'a dolio sua pt·ima 088P.l'Vtlzione, fu tun-


HEDICA

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messa l'ideo tira dei due microrgar11srni; senonchè, a"endo lo ste!lSO Sternber·g intrapreso degli sperimenti nel 1885 cou l't>11pettorato pneumonitico, venne alla conclusione che lo pneumococco lanceolato del Talomon era identico con quello ch'egli dapprima trovò nella salrva untana no rmale, e che chiamò • micrococco del Ps.steur •: conclusione sostenuta dipoi da Frànkel, vVeichselbaum, Bordoni- Ufl'l·eduzzi, Nelter, Gamal13ia e da al~ri. SpecialmenlP Ila quest'ultimo autore, che provocò la polmontte tipica in circa 200 conigli, fu provato ad evitlenza 11perimeutale (Annafes de tlnstitttl Pasleu1", tomo Il , n. 8, 2!') &jlo!'<to, 1888. pR~. 4i7) che lo F.ll'eptococco del P asteur P.r& l'agente etiologico della polmonitE' c·rupale. Frànkel, Weichsclbaum ed ullri autor•i ri'C<'nti, wentr·e ammettono che l'anzutello micr·obio sia la causa pilt rrequenle della ma· latlia, inclinano a riconoscere un e~nal e potera morbigenn limitatamente nel bacillo del Fr·iedltindt•r• e possibilmente in allri mi<· r·rn·~an ismi. Gamaleia, d'alka pa1•te, cr•ede che il ba.:lllo dt>l Friedlùnder s:ia un semplice ~ap rofl ta, la cui pre!lt•n~a ac·cideutale nell'essudalo pneumonitico non ha alcuna impoa·tanza etrolo~rica: desso vien oleenloruto riai metodo d..t t:iram, il quale invece !>pic~a la ·ma azione li11 lor ia t~ul • nucrocorco del Pa~teur •- Quest'ultimo, inoculato ad &lllmah suc;ceLLibili (topo, coniglio) irwadP il c:angue e ras:rionu rapidamente lo. m01·Le per s:eUicemia: iuv<>re, tnietlato n trii· verso 111le pat·eti toraciche nel polmone eli animali m eno Bllt~catlibili (canP, pecora), où iu quello ciel coniglio stel>SO, qualot·a la sua virulenza gia !'lata ollcnuala, proYoca quelle Je,.loni locali che cRrallerizzano la polmonite flbr ino!'a. D'onllra é leeito c•oncluder e che. stando ai l'isullati ottenuti nel carl'' e nella pecora, pr r· analogia si pos!"n ftl rno • applicazione alla putologia umana. Non islarò a rifer ire i caratteri mor·rologici e fìs:iologici delln • slreptorocco del Pa~teur •, a l'lecontlo che si esamini cl& l 8l'ngue d'un coniglio inoculato o dalla -.uper ticie ùi coltura $.0 Pra l'agar·-a~at· uaa rni limiterò soltanto a dn•e ron lo SternberS{ cJae la ~osi detto • ra psula », nf'lla quale appat·is ce racchiuso, è lung1 dal pr·t;aentarsi coslanle, e elle ud ogni modo si di-

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RIVISTA

s ting ue con difficoltà per il fallo che H suo indice ùi t·errazione é molto pr ossimo a quello del fluido, nel quale é immersa: per~llro, dessa è meglio raYvisabile nei [ll'eparali falLi col sangue d'un animale mo r to di recente, o coll'e~pe l­ torato rugginoso d'uno pneumonilico. lnollre, il microrganismo non è mobile, e, per quanto è n oto, noo si moltiplica c hB per semplice divisione hinaria: il s uo punto termale di morte, fissato da llo S ternberg ne l 1881, é di 60' C., ul (]Ualo g r•ado occorre s ia e~pos lo per dieci mintJLi. Ch0 s ia poi un vero parassita nel cor•po umano od in allri, iucapacH di man· ten er e la suf\ esiste nza !>apr·ofiticn fuori i corpi deg li Animali a sangue ·~ldo, lo prova il fallo che non s i s viluppa a temperature m ollo infer•iori allA m edia noslra nQ r maiP, e rhe all'uopo ba bisogno d'uu le rr·eno di coltur a neutro o debolmente a lcalino . oltrecM 6 r·apidamente dis trullo in lifJuidi putrescenli. Secondo Frankel, a neutralizza'l-e la viJ•ulenz.a d'una coltura, occorre \lOI\ Lempera lul'a di 42' C., mo ulenula per due g iorni, O di 4t• C. per <1ualtro O cinque giOI'III: l't'O a!)",5 e lt0' ,5 C., non che s ia abolitA, ma l a virulenza ò cosi modi· ficala,, che lP- inoculazioni provocano nel conig lio un gr·osso lumore splenico da se llicemia, e in pari tempo un'intensa localizzazione nelle membrç~ne sierose ùel cunr•e e dl}i polm oni. Netler dimost rò che i c·onigli, guarili dall'iniezione di saliva con tenente il micrococco, sono consecutivamente immuni dalla forma di s ellicemìa, alla quale esso dà luogo. Secondo lo stesso autore, è interessante l'O!;.s er va zione ell e la sillìva dei convalescenti di polmonite, nelle prime due o t.re ~e lli­ m~:~ne, è meno virulenta di quella r accolta in un pet·iorlo anL~·r ·i o re , e che gli animali inoculati con essa or dirHH'iomente g uariscono e restano pos ter iorme11le immuni. An cb~ Fl'tllllcel tr·ovò cbe il micrococco, esistente nella saliva dei convalescenti, può determinor·e la m onte dei conig li al piu tar·di al G• ~i orno dall' inoc11la::ioue, invece che in 2i--48 ore, com'è il caso per l'espell<H·alo pneumonilico. S Lernber :r, da ultimo, sper·imenlò · diversi d:sinfrtwuti, 8 varia dose, per pr ovare il punt(l di resistenza vitoJc tlel s uo « micrococco del P astcur », e n e ottenne i seguenLi t·isullati:


l!.EDICA

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~rug$tono la vitalità del microbio coltivalo in brodo: il su-

tiimato cot·rosivo all' 1: 20000: il iodio sc1ollo dal ioduro di potassio all'i : 1000: l'acido solforico all' 1: 800: l'acido fenico all' 1: noo: il cloruro di zinco all' l : 100: l'alcool al 25: 100. ~on la distruggono, invece: l'acido !'alicilico al 4: 100; l' iposcollllo di soda all' 8: 100; il solfato di ferro al 16: 100: l'acido bor~co al ·i:: 100; il b iboralo di sodo al <l: 100; ed il sa licilato -di soda al t: 100. At•restano lo svi luppo di osso nelle s tesse -colture io brodo: il sublimato corros1vo all'i: 40000; il iodio ~Il' l: .WJO; l'acido sol fori co all' 1: 1600. Relativamente alla questione di'Il' immunità dalla polmoDile, quando il ~erme specifico di questa malattia si troYa Della f'&Jivo, il Gamaleia, esaminando al microscopio l'pc:peltorato •l'un individuo (rhe, dopo aver l'luperalo un attacco di polmonite crupale ebbe a seguito di questa ad infermare di bronchite cronica con costante presenza negli spuli di microb1 pneumonici, virulenti pei con il!'li) vi rinvenne una enor•t'Qe l'(uaullla di • stt·cptococcbi del Po steu•· ''• a vari stadi di disfactmenlo, racchiusi in quelle i-(J'andi cellule chiamate endoteliali (Slaubzellen), a grOS!'O nucleo rotondo e r iempite da granuli. Gli stessi microbi potogE>ni erano pure contenuti in leucoc•li polinucleari, ma in minor copia: onde al Gamaleia parve che SJ pole.,~e invocat•e la CO!'I rlella • teoria del Metschnikolf • , per chiarire l'anzulelta irumumtà, riconofSC«.>n lo cioè nelle cellule endoteliali Uagoeitr) il potere di appropriar!'i i microbi palogeoi p di di~eri rli. Lo Sternberg, prima ancora che a pparisse la pubblrc&zione del Melschnikoff, esprl'see qucS~ I a s tessa ipotesi, nell'as:rosto tle1 1881, all' ~ Assoelaziontl americana per l'avanzamento della scienza in Cincinnt~ti •, per aver egli osservato che i cot·puscoli bian-chi, annlogarnente alla l•lr o maniera di romporlaL"si verso i granuli inor~anici, possono assimiharsi i batter i; la quale cosa non ~li sembrò improbabile per il fallo che anche le amibe. CO!Il slrtltamente somiglianti ai lt>ucocili, as:riscono allo stesso tnotio ve r so 1 micror gunismi. Piu lardi, nell'agosto de11'83, In un lavoro • sui batteri nelle malattie infellive •, lo stesso SLernbe~g ;;osteone l'opinione, che l'immunità confer ila òa ~ leggtero allacco di germe iul'ett1 vo sia da l'icerca•·si nella


RiVI STA MEDI CA

tolleranza acquisila '"er·so l'azione d'un veleno chimko prodotto dal micro rga n i~Hno, 1:' nella com:eguente facoltà di mciLere i poter•i lisiologici in condizione di limilare l' in,•asion& del parassita. Questa teoria dell'immunità s'ebbe in se,:tuiro un prit vahclo appoggio da~-t li sper imenti di Salmon (1885) in Amel'ica, e di R oux (Sur l' immtmité contre le charbon, confért:e par de.t substances chimiques) nel laboratorio del Pasteur· (Anna/es de l' lnstitut Pastcmr, agosto, 1888). Quanto alla quel'ltionP. se, unA volta superata l' infezrone speci fica della polmonite cru· pale, sr sìo rn SPJruito proleLLi da un secondo attacco, c'e rla distinguer·e se s' intenda parlar e d'uno slesso lobo polmo· nar e, Q dell'individuo io genere: in questo secondo cASo 11011 cade rlubbio che ur• secondo processo possa insorgt>r·e, 111111 dìlferenziaudo però la polmonite fib!'inOI"A dallA cAtanale. UnA ri sposta definitiva sull'immunilà, dirò così loharP, ed anche individuale, d~:~ Ua polmonite acuta genuina, lo Stern ber•g confessa di non poter dare per sua propria e"perienzA ni1 per l'eParne della leLteratura, e per ciò 18 questione rimanP sul tappeto in altesa ch1> venga risolula. G. P.

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HlVISTA CHIRURGICA Acoldeo.tl o.ervoal ohe sopraggiungono dopo la. pleurotomla. - BouvERET, di Lione. - (Journ.al de Médeci11e t t de Chi r u r gie, oltobr e 1888). I l dott. BonvereL ha trattato questa queRlione in un suo pre· gevole lavoro sull'empi eme in un capi tolo mollo completo, che il dott. P. L ucas-C!1ampiooniere ha creduto conveniente ana· lizza re A causa del suo ~ t·eurle inte1•esse pratico. La cur n consec11liva dcll'empiema pu6 esser· disturbatA da accidenti nervosi talvolta gra vi e sempre inquietanti. Fino al presente queste complicazioni non sono slale mollo osset•vate

Il

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IIIVISTA CBinURGlCA

B8i

-cbe nei malati curali colla plaurotomia incompletam ente anli'86Llica. L'empiema è aperto da più giorni, od anche da più me.si, -delle lavatu r·e sono praticate r egolarmente nella pleura e la cavità purulen~ pare anzi che sia in buon~:~ via di cicatr•izza.zione, allorquando, Lutt.o ad un tratto. il paziente P. collo da una par·alisi di forma em iplegica, o meglio ancora, al momento della lavatura, egli è non meno bt•uscamenle pr eso da una sincope grave o da un violento attacco di eclampsia. In alcuni casi, che sembrano più rari, delle altel'azioni della moti li là si ~vil uppano più lentamente dal medesimo lato dell'empiema nelle eslremila superiore ed infdriore. BouvereL ha diviso questi fatli in quattr-o gruppi. Nel pt·imo ha messo le paralisi d'origine embolicR; nel se~oodo le alteraZioni della motilìtà lentamente sviluppatesi dal medesimo lato ·dell'erupiema; nel terzo gli 11ttaccbi sincopali; nel quar•to ~li ellacchi in cui dominano le convulsioni ec!ampsiche e gli t~t­ lacchi di paralisi transitoria. Queste d,islìnzioni sono fondale su ll'analisi e s ul con fronto delle osservazioni. Esse sembrano necessarie non soltanto dal punt.o dì vista della desc1·izione dei fenomeni clinici, ma .anche dal punto di vista delle interpretazioni che si può dare di questi ftmomeni. D'allra parte, la stessa causa occasiooale non può essere invocata in lut.ti i casi: perchè, se gli a.tlacchi slocopali o convulsivi sono sempre compa rsi al momento di una iniezione o di tma esplorazione della cavità suppu1'ante, l'em1plegia permanente sopraggiunge inopinatament.e, senza alcun eccitamento deJla piaga, nè della pleura e le alter azioni motrici del secondo gruppo sembrano esser·e più in rapporto ~oll'eststenza stessa del focolaio purulenlo della pleura che colle manovre che necessita il trattame nto consecutivo dell'emptema. Della prima categoria, paralisi d'origine embolica, non se ne conoscono che cinque osservazioni. In que~ti casi l'inizio è stato bruHco, senza relazione colle medicature; la paralisi ba 'PI·esentato la forma emiplegica e ris iedeva sempr e a destra; eesa era durevole e certamente in rapporto con una lesione durevole del cervello· d'altronde diversi se~'~' ni come pure i risultati dell'&l1lopsia, ' hanno dimostrato i'o questi casi si

c;e


R1VI5rA

tratta va di embolia. Questa emipl egia é, insommn, u rra compii· cazione molLo rara dell'empiema. Es~a non o mollo Lemibile e per conseguenza non aggrava punlo il pr onostico della suppurèlzione pleurale. Ec;sa compare inopinatamente ed e qurndr difficile indicare i mezzi per evrtar la. Ciò non pel'lanto, come é certo che le compressione del polmone favoris ce la produzione dei trombi autoctoni nel cuore e nei vasi polmonuri, cosi l'accidente io discorso è una nuova indicazione di fur·e p:-onta· rnP.nle cessare questa compressione del polmone, vale a du·c di praticare pr esto l'operazione dell'empiema. Nel secondo gruppo, alterazioni della molilità leutamente svrluppete neg1i arti del medesimo lato dell'empiema, st trovano dei fatti forse ancora più r·Ari dei precedenti. 111 queRtJ ca s i non si hanno allacchi, né insulto apoplettico o paralitico. Qualche tempo dopo l'operazione tleirempierna il paziente sr accorge che gli ar·ti del l a l<' malat o sono più deboli che •1uelh del lato sano, o meglio che i movimenti volout11ri non si etfetluanb più colla $lessa r•egolarila che allo slu lo norma le. Ai per•turbamenli ùella moLililil possono aggiungersi allerazinui ùella sensrbilità e delln nutrizione. Questi disor·drni ner vosi sono del tullo distinti dalle paralisi embol iche ed anche dol!l i attacch i s incopali e•r eclamp ti..:i, eu o torto essi sono s ta ti soventi confusi in una desc·rizione co· m une. Nei fatti conosciuti vi ha una relazione non dubbia fra rempiema ed i fenomeni osservati negli arti del loto cor·rispondente. Questi fenomeni rimangono loca lizzati in questo loto; essi com paiono dopo l'apertura della cavita purulenta: essi aumentano d'intensità nello gte~~o tempo dei dolor·i spon· tanei della piaga, della spalla e del br·accio , ed in un cas•> le iniezioni di tintura di iodio nella pleura pr·ovocar·ono nelle membra una sens~zione d"inlorpidimento. Pare che vi sia in queati casi un'irl"ilabilità porlicolare della pleur•l.' Nel terzo g r uppo, quello degli attacchi sincopali, i fatti citali sono egualmente molto rari. ~ci tre casi pubblicati, ciò cb e domina la scena, è una sincope g rave 1 la qualo due volle é ltwminata colla morte. l nl O·


CD1ftORGlCA vimen~i convulsivi, se esistono, sono

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fugaci e molto limitati, come si os~:<e1·va talvolta nelle sincopi g J•av J. La causa eccezio· nal~ della sincope è molto chiara, è una iniezione praticata n'!lla cuvità purulema. L'inizio è h r usco; i! paziente emelle un grido. s i accascia e perdo completamente la conoscenza. L& f'JUttrta categoria comprende osservazioni p ili num erose; rurono pubblicate infatti una quindicina di osser vazioui di attacchi eclamptici, dei l"fUali cinque sono terminati colla morte. In quasì lutli ques li casi, c01 1 una dala varianle da un mese a più mesi dopo l'empiemtl, le convulsioni sono comparse in modo brusco, inopinatameole, si momento della lavalurn rlella pleura che lino allora era stata tollerata molto bene; lalvo:ta, peraltro, i malati hanno pr·esenlalo sintomi precursori vari ~iorni prima dell'inizio degli accidenti, sintomi che deno tavano jrià un'eccitabilìtà anormal~ della pia{!a o della pleura malala. L'attacco in sé stesso ha mol.t.a analogia. con qualche lieve ditTeren?.a, coll'attacco di epilessia. Frattanto si dà come cal'BtleJ·e costante dell'eclampsia ple uriliefl, questo faLLo che hllli l perlurbameoli della motilità, contratture. convulsiolll erooache e paralisi ~:onseculiva, sono limitate o predominano nella melà del covpo corri!<pondente al Jato dell'empiema. Que~to ~araLtet·e é t:!'equenle, ma. nou è pet·ò costante. Quanto al pronostico di 'tUe" li attacclli, si può dit·a .-h e se essi non r.a· f[ionano la mor·te rapida, non sembrano modificare randamenlo ulteriore della malaLtia. La conclusione ter-apeuLica che si trae da questi falli. si è che il mtglior mezzo dl evitat•e con sicUJ'•nza queste lemibili complicazioni nervose consiste nel preferire sempre alla pleurotomta più o meno tardiva ed incompletamente ant.isetlica, la pleurotomia pt·ecoce ed anlisctticfl. L'oper·azione prec0ce favorisce ed un 111lo !{t'ado la dilatAzione J•a pida e lolale del polmone compl'esso; l'empiemu si cicatrizza senza grande derotmiUiloracica e senza g rande iospel-sirnento della pleura. E qullldi meuo ùa temer·si la rorrnaziooe di u11a cicatrice pleul'ale irritabile. l'o · per·aztone dell'empiema fallo con tulle le regol~ del melo.Jo ~i LtSler 8SSltUra rantisep<-i della cavità suppur'anle , l!Opprrmendo interamente le lavature della p leut·a duran te il


RIVISTA

lratta menl() consecutivo, vale o tiire, durante quel periorlo in cui le lavature possono diveutare pericolose; d'altra parte non esiste fino ad ora alcuna osservazione di em piema che. trattata col metodo di Lister, sia stata complica la da veri attacchi sincopali od t'clamptici. Nei casi io cui le la-iatu1·e deliA cavità purulenta fosse1·o neces~arie, non occorre nè siringt~, né irr igalor e, il cui gello avrebbe una ror za troppo considerevole; un imbuto di vet1·o mun1Lo di un tubo di caoulcbouc deve preferirsi ad ogni ~tllro apparecchiO. È importante pr ocura re che il liquido penetri nella c~;~ vilà purulenla lentamente e sotlo una debole iJI'eRfliono. Caò che devesi assolutamente evilnre è il brusco gello ciel hquit.lo e la dtstensione delle pareti dPIIa raccolla pui·uiPnla. L'Attacco eclamplico è soventi venuto in scena nel momento in cu1, per misurarne la capacila, l'operator e cercava t;li ollcn... a·e la •·iempitura completa della cavità. Fa d'uopo sempre diffida1'e degli empi emi doloroRi. l gl'avi Accide nti sono stati qua lche voltH p•·eced uti ùa dolori loca Li, da qualche perlurbamento respil·stor io al momento delle iniezroni, da. oppress1one, dA colpi di Lo !l~ e. da minaccio di s incope ed anche da le#fgieri slordimenli, sintomi precur~ori che "ono preziosi a vvP.r limenli e che denot.ano gia una eccitabilità N'A· gerat.a e pericolosa della pleurt~ malata. In simile caso, le lavature della plcura, se sono ancMa necessarie, devono essere praticate colla massima p•·uclenzfl. Nella maggior pol'le delle volte sar·a meglio sopprime•·le, perché non é itnpo!;sihile, anche se il pus é putrido. di ottene1·e l'antascpsi dt'IIH cRvilà puruleota colla semplice applwaz10ne di medicature l'lgoroMmente antisettiche. Se un pl'imo attacco sincopule od eclamplico sopragRruuge, é assolutamente indicato l'as tenersi con cura da qualsiaSI eccitamento della pleura e della piaga. Fa d'uopo Logli or e il tubo pleurale, ce~sare le esplorazioni e le lavature della ract•olta e limitarsi a copl'ire il petto con una ,·asta med1calura anllset· lica che saré. rinnovata 11 più raramente possibile. Nello slesso tempo si sollometlel'à il malato a lla medicaz1one iodu· rata Durante l'attacco stesso, il pericolo risiede rn•lliO negli accidenti convu lsivi che n olio pA r·ahsi della respir azione e della


ClHRURGICA e~rcoluione € neces:~a rio tent.are, l'e etose r es-tano parali7zate. di ravvivar e •Jue~te due runzioni colle ~rizioni della Jlei!P,

colle asper sioni rr·eddP, coll'eccilamer~lo ~al"anico , ecc.

<J'rtpUoe amputazione primaria al gomito Blnistro , al plecle allltatro ed alla gamba deatra. - Dott. ALLEN, clell'ollpedale di Grimsby. - ( T !te Lancel, aprile 1.889).

Un fanciullo di otto anni, investito, il 21 ma~gio 1.888, da una macchina locomotiva, ne riportò it•raparabihnente schiacciati la gamba destra ed il piede e l'avam braccio sinistri, oltro a frattura composta del secondo e terzo m~'lacarpo di dritta, ed una rerita lae<>ro-contusa !'ulla fronte lunga circa tre pollici e due incise sul pericranio posteriore c1ascuna della eslt>nf.lione a pprossimativa di un pollice, e varie contusioni sul volto. Condotto all'ospedale sotto la prostrazione dello •hoek e delle emorragie CO IISer vava inlegt•a la coscieuza. AAsistito dal dott. Oamian il dolt Allùrt, ciOJ·oform izzalo il rancJUilo, procedette ad amputare in illlmediata s uccessione 111ul J.!Omito sinistro e sul terzo superiore della gamba destra, e sul p1~de sinistro col processo di Syme, arfldando all'a;:sistente la cura di afferrare i lembr, or assicurare i vasi, di applicare le suture, ecc., ecc. L'intiera oper·SLione rich1eso cil'l.·a 30 minut1. La mano destra vouno lavata antisetlicamente, medicata con garza iodoform1co od adagiatt~ sopra un'a~<sicella, medicandosi con "li or·diuari metodi le altt·o le · o stonr. All'indomani rletroperazione v'er·ano rimarchevole gonfiore delle palpebt·e e consider evolissimo sLravaso sottocongiuntivale. Il PI'Ol:esso di gua r igione approdò a lormine senza pause, pur ml\ntenendosi mollo marcati nelle primt~ settimane gli i!lfetli dello shock e della emorragia. La mano destra ~~ t·ipn stinò ùel lutto. ad eccezione di una parziole perdita del potere di estensione nel dito medio. L' infermo lasciò l'o!!pedale il :H lugho, a,·endo guadagnato rnolto nella nutrizione ed 10 robuste condizioni di 88lule. F. S.


U86

Hl VISTA

Estirpazione delle tonsille con un nuovo processo operativo - Prof. PoSTEMP$1<1. - (Spallan::ani, dt;Jcembre 18 '8).

Nel caso di •ma lonsi!Ja cancerosa per estirparla si possono correre due risch.i; o non asportarla completarneute, o ferire ls c»rolide, senza polervi porre pronto rimedio per l'angustia dello spazio. P er ovviare a questa difficollil, il pror. Poslemsl<i incidt partendo dal labbro superiore vicino alla comrness\lra dal lato della tonsilla ca ncerosa, andando prima in basso, poi risalendo parallelamente al mascellare inferiore nno àl margine anteriore del masceUare, rispettando, nel primo tempo dell'aLLo operativo, la mucosa. Fallà l'emostasi, i1 1cide la mucosa, la quale frattanto ha impedilo lp scolo uel stmgue nell'interno della bocca. , Quiodi, co11 facilìla ha esportato l'intiera tom,il lu, fino al contatto df'l la car otide. Cosi l'eslirpozione totale é stata compiuta ; nel caso di les ione del vaso, e ra pronta e sicura l'azione emostatica. Il malato é g uarilo. Parallal traumatica. del simpatico, dell'ipoglosso e dell 'accessorio. - E. REMAK. - ( Bel'lin. Klin. Woeltenscr.,. e Cen.tralb. )Indie medie. Wissenhcs, N. 44, 1888). Il Retnak riporta il caso di un uomo di 51 anni operatoda J . lsrael, al quale, nella estirpazione d'un carcinoroa al Ialo destro del collo, )!r osso quanto un uovo d'oca conglutinaLo col nervo s impatico, fu re~ecato un pezzo di fJUCsto uervo lungo 5-6 cenL. Il malato pt•estmlò dapprima una ptosi simpatica destra con ri>'lringimento della pupilla dello stesso Ialo. Ambedue le pupille reagivano bene; stimolando il collo col pennello fa racllco si di la lava la pupilla sinistra, ma non la destra. L'orecchio òcslro ~>ra prù rosso e pitt caldo de l sin is tro; polso normale; secr ezione del sudore alla faccio e alla testa minor·e o des tra; ipersalivazione a destra. Non dolori di tesLa, né a ccel'Ssi di em icraniA. Esisteva inoltre una paralisi.


CBIRURGICA

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atrofica della metà destra della lingua con reazione degenerativa. La lingua, che tirata fuo ri era dev.iala a destra, eccitata con la corrente faradica nel Ialo sano, si raddt'i:r.zava; cosicché Ja deviazione doveva dipendete non da ~na contrazione dei muscoli intrinsici del Ialo sano, ma da una paralisi del genioglosso. La paralisi dell'ipoglosso I.Ornò a poco a poco indietro; l'autore r.oncluùe da ciò che il nervo non era reciso, ma solo compresso o stirato, e preci~a­ mente al disopra del punto di pa rtenza del ramo discendente dell'ipoglosso, poichè a nche i muscoli esll'insici della ltwinge provveduti dall'ansa dell' ipoglosso erauo paretici. Nella operazione fu inoltJ'e offeso r acces;;;orio presso il l'orame della giug ulMe; la conseguenza fu una paralisi degenerativfl del cucuUare e dello ster no·cleiJo mastoideo la quale parimente and'ò a ce;;;sare. L'autore termina comunicando due casi di parali~i traumatica dell'accessorio i quali dimo· strano che la. paralisi dell'accessorio in un punto prof,Jnda· mente sHuato provoca grave dis turbo run?.iO tta le. Il Remak ritiene questo ~aso mollo importante pe•· deciderA la questione se dopo la Jesiooe dei nervi che provvedouo i muscoli della laringe, avvenga cr·ompo o par alisi, ~tuando la corda vocale sta nella linea mediana.

l'ertta 1Dotaa della femorale profonda. - SCAI.7.1 PI'Of. FILIPPO. - (GM:etta Medica di Roma), febbraio H!89. Il pr or. Scalzi riepiloga alcuni cenni storici sugli aneurismi della remorale pr ofonda, citando E r ichsen, CaseiJi. Bar-

nes ed OLi~, e Montenovesi e ricordando i loro relativi lalavori. Descrive quindi il caso da lui operato con fausto esito, e conclude dicendo: ~ei casi ove sia dubbio se la lesione risieda sulla ferno· rate _comune, ovvero sulla super ficiale profonda si deve prima applicare la emostasi provvisoria t1ello scopo di prepa •'are la suppletiva irrigazione nutritizia· A&sicurati di queste attu;re ] a le<Ta Lul'a sopra e solto la rerita usando l . o . . • a rigorosa meclicatura anlJselllCA; 11 precetto deg)i antichi, di res tringHre a bre ve liu tile la ·


!H VISTA

òi!'sezione della guaina p~rivasale, non ba più valore percl1é ricucila aderisce senza nuocere all'arteria; Il laccio di calgul aseLlico è valevole ad obliterare ~La · bilmente l'arter ia e favorire la riunione; Se ~i dubita che l'aneurisma tra umatico appartenga alla crurale, o ulle dipendenti a r terie, si dissechino gli m· vilupp1 per1vasali dall'alto 1n hasso, scoprendo la ferita chP produ.<~<~ee mantannel'ematoma a r terioso omettendo le norme pl'~labihle allo scoprimenlo della femm·ale profonda. Neoform&zlone dell'lnta.Uno re tto. - ( fJftllan.:ant), decembre 1~8.

Pror. G. MAzzONJ.

Col metodo del Kraska, consistente nell'apr ire una lunga brecci11, elle permette di aspor tare il coccige e porzione del sacrn, e eli operare s ulla parete posteriore ' del retto fi no a lla Gur va si ~m oid ea , il prof. Mazzoni escidendo una pOl'zione ilwf,ra Hl centimett•i di intes tino re tto ha ot.Le nula una [)l'Unta e faci le gua rigìoue. L'operato avverte lo stimolo delle feci, e lo s taln ge11e rale della salute é ristabilito. Ricerche aull'etlologla del tumori maligni. - Dott. BRAZzot.A. - (BolleWno delle scienze mediehe), febb raio 1R 9.

Fra i pareri diver~enti e controversi dei pa tologi sull'etio· lo:.:ia del canc•ro e del , arcoma, avendo taluoi descritto un elt·mento paraQ itario come specifico, ed altri recisamente negato, il tloU. Brazzola ba r ipetuto esperimenti e ricerche in p1•opoc;ito. Ila tentato delle culture fuo ri dell'organismo ed ho ese~Uilo degli esperimenti di innesto coi prodotti di cultura pUI·a. Le sue conclusioni souo che finora l'esistenza del bacillo del cancro e tld sarcoma non e per nulla dimoslJ•ata., o per lo meno che il bacillo d1 Sclteuvlen e Francke non nè é !"elemen to specifico.


CHIIIURGlCA

'l'amore della tiroide. - Prof. E. BOT1JNJ. - (Ga;;etta me· diea Lombar da), 2 marzo 1889.

In uo individuo dell"età di 41 anno il pror~~ore Botlini ha e!lir pat..o un voluminoso tumore della tiroide. L'ammalalo ne soffriva da più di 20 anni ed erano tornate vane tutte le lunflbe cure interne ed esterne specialmente coi prt>parati di jodo. l gravi disturbi che ne soffrivan(l le funzioni del respiro e della deglutizione, e minacciavano la ''ila, resero nece~saria l'operazione. Questa fu lunga, ma la grande abilità e la sicureu.a del· l'operatore la fecero sembrar e semplice 1:1 facile. Durante l'atto operat1vo furono eseguite più ùi sessaula legature C<'ln doppi,-, fil o di catgut e doppio nodo. nno sul tumore, l'altro sul tessuto do cui il tumore veniva s taccato. Estirpalo il tumore apparve la trachea schiacciata e spostata in for ma d'arco. Il tumore pesava 850 grammi; misuravn lR centi metri di dinmetro longitudinale e L4 di trasversa!P. Cinque giorni dopo l'operazione, rnmrnalalo potl\ alzat·:,ti d1 letto, e lu guat'igione si efl'eLLuò in 16 gior ni Aae1ll1•ma dell'aorta. addominale, t r attato col metodo 41 Tuffnell,per V. HARRJS. - (Thl' Ltmcet, dicembre l~ :-).

L'autore riferisce su uno dei tanti casi di aneuri~ma dell'eor tll curat.i da lui col ri pnso in letlo e con un diJ!iuno, che ro~e perché non assoluto, lo inlilnla col nome ùi TntTnell invece che con quello di Val ~alva. Un agenle di polizia di lrentacinqu~ anni entra\'& nel Lnndon Hospilal accusaudo uu dolore che da 18 mc~i lo lcn-mentava nel dorso, che i.!radalamenle era c·•·escil1Lo lino Ad impedtrgli ogni occupazi~ne, dolol'e laucinanle. e~ucet'bnn­ lesl a volle, ed i rradiantesi dalla regione lombare all'eminents ileo- pellinea ed alle coscie, senza che la costituzione rob~sta dell'infermo ne avesse risenLiLo nocumenlo. La pulsaztone cardiaca che si estendeva all'epiga:slrio, ~ra piu mal'· · mLet·costa · 1e sm1 · ·s tro, J' lltH · ca r··llaca ·· eata nel 2o•3o e ''o * spazto


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RIVISTA

era un po' cre~ci uta. c ~postata a ~i nistra ed in basso, un rumore ~istolico forLe aveva il massimo d' inloosi tà nella 4• cartilagine co~Lal e sinil'<lra ed all"appendice ensil"orme, che ~i comunicava. alla base clel cuor e. Posteriorm ente, dalla n• co · sto'a siuistra alla p1·ima vertebra l ombare lungo la spina si notava un"este~a area di oltusitA, ed una tal quale pastosilA al tatto, e dall'angolo inferiore della scapolo. siuistr11; p;iu ~iù lungo la linea pr everlebl'al e fino al sacro, !"Ì udiva 11 rumore «istolico. 1'\ell"addome non "'era tumore né pulsazione, ma il rumore sislolico si udi va moHo distintamente a ll'ep i~a ­ str io cho era dolente alla pressione. Nella storia anamnestica non figm•ava che una sifilide Rofferta otto a.uni innanti. I n con<>.iderazione dei sintomi fisici, si ammise raneurisroa della parte supe1•iore dell'aorta addominale. L'inf"t>rmo fu lPnuto in !eLlo per Jf> giorni, e gli fu ammi' al giorno . mstralo un g rammo d1 iodu r o pota!=:sico tre \'Oite rna senza. alc~rn giovamento. Si decise ellorEt la cura di TufTnell, r·egol ando la dietetica nel modo segue n Le : 62 ~rn mrni di cibi solidi e 9:1 grammi di cibi liquidi a colazione, 12-i- gr. di cibi ~=;plidi e fl2 di liquidi a pranzo, 62 dì ;::olidi e tn di liflUidi Rll'ora del thé, ed altrettanto alla cena, in totale :llO ~amllli di cibi solidi c 279 grammi di liquidi nello 2i- ore. II dolore si alleviò fin dai primi giorni, diminuendo sensibimeule per 1=> gi orni di seguito, ma la pul!<azione all"epi~as lrio ou menlò, ed un tumore di ~lintamente pul:::flnle con palpalulr sfref!tlll)en lo si manifestò dopo tre ;::ellimane di questa l'igida ac;tinenza; il dolore crebbe dJ nuovo, l'inferiOO s'indeboliva e non toll erava più il digiuno, qu indi si t·i:::olvè di aumentar gli il cibo. concedendogli 5!10 ~ramrm ù"alirnento al giorno. Dal 23 settembre all'li novembr.- i segni (ìsici dell'attellri l'<ma aveYano pr ogredi to, ed il dolo1·e era divenuto acutissimo, per cui si r itornò al ioduro di potassio nella ùo~e di ~ grammi al gior no, ma senza alcun enetto, perciJt\ al 17 novembre l'infermo I"Ominciò a sputar· sangue t> rwl giorno seguente mo1•l. All'anlopsia furono rimossi il larin~e. la trachea e ~li gani uddominali e toracici, e i:li vide che l'aorta er a roratn 10

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oO'I vicinanza del diaframma, e ne er·ano usciti rlei grumi di sangue nero. L'aneurisma occupava la parte inferiore dell'aorta tor:!cica. e la superior·e dell'aor te addominale; la patoete aneurismatica posleriore e ra pof!'giata sui corpi della tO·, 11' e 12' vertebra dor sale e le due prime lombar·i, spoglie di legamenti a nteriori e di perioslio e solcate da carie. L'aneurisma formava una ml.lssa srerìca aderente al diaframma, e méno soli damente allo stomnco, della grandezza di rma noce di cocco, con parèli anterior i sotlilìssime, contenenti grumi solidi ed a.fer•mtì, uno dci quali era piatlo e laminato, e misurava tre pollici di diametro. La rottura del sacco aortrco atlraverso il diafr·umma dentro la cavità pleuf'ica del polmone sinistro era mollo frastagliata, e:> d incrostata dì vecchi grumi, il pt~ricardio era ripieuo di liquido, l' e11docardio dell' oreccbietta s inistra era ispessùo, il ventricolo sinistro ipertrofìt;() ma non dilatato. le cavità destre del cuore erano normali, e ripieue di grumi 6brinosi. L'emottisi si era verificata per uu foro scavato dall'aneurisma nel lobo inferiore del polmone sin istro aLtr'averso il diaframma. L'autore osserva cbe il primo tentativo di regime alla Tuffnell aveva diminuito le sofferenze dell'infermo, ma che l'aneurisma crebbe in volume, estendendosi verso il diAframma, P cagionando dei sintomi che intlussero a sospendet·e il trattamento dietetico. Ques to avrebbe dovuto essPr conitnuato per piu settimane, malgrado le Apparenze della sua inefficacia. Infatti, non fu l'inasprimento del Lumoee che determinò la morte, ma rassolligliamenlo della suA pa rete po steriore, ntentre sulla parete anteriore rnolle lamioe di coagulo si eraoo formaLe, che col continuar della dieta avrebbero potuto molliplicarsi fino a chiudere il sacco, se la rottura non si rosse avver·ata. Dei tre metodi di cura degli aneurismi, quello che poggia t<ull'aziooe ùei farmachi non riscuote la fiducia dell"autore, «fuello dell'operazione non e attuabile uegli aneurismi toracoaddominali, l'ultimo della diela va eseguito per tempo, con molta pazienza e perseveranza. È con esso che l'autore lta ~Uenuto molti brillanti successi, che si r·iser va di comunicare •n altra occasione. CHUI.URGICA


Il

l

U \'JSTA

Due oa•l eU lape.ratomi& per perl1oDlte tuberooloaa, per A. W. MAYO RoasoN. - (The Lanect, dicembre 18!ì8). Una ragazza di '16 anni, nel 27 dicembs·e ammalò eli co li· patione iuleslinale, comìncit'l a deperire, in grnnaio il dtma gramenlO conltnuava, ed alle costipazioni aHernate a diarree ~i ag;<iunse il vomilo, nel 2 febbraio 1888 entrò all'o"pednle, cnn polc;;o a l \0 battute, f~:~ccia cadaverica, addome tl ·gleso e OulLuanle, rautoli muco:i in ambo i polmoni, ollusitit &!!:li apici. Il ~ rebbraio, c.:on LuLte le cautele antisettiche fu nperto l'addome, con un· incisione dall'ombelico al pube, il Jleritoneo ru lt•ovalO aderente alle viscere sottostanli, e per enll·ar nella cavité atldominnle, l'i dovè sollevare una plica con le pinz6 e lilrvi un occhiello, dilAtalo il quale si separarono con unn guida Je aderenze intestinali, quindi s'introdllsse u11 dito nella cavita addominal~, e su questo cominciò a scorrer e del liyuiclo giallo sieroso in gran copia. l ntrodoLte due ditA per quell'apel'tura, si riscont.rò uol prn· fondo dell11 pelvi a destra una massa friabile d'un materiali?, cile portato via f'u ri cono:,ciulo appartenere alla tuba !'Rllop· piana ingrandita e co,·erla di Lubercoli, onde ne fu le~ato l'estremo che t•estavu Rdorente all'utero. Fu copiO!>Atllenle irrigata la ca\'ilù addominulc, fu cucila con sela fenscara la rer·ita., !asciandovi un grosso tnbo eia drenaggio e medicaiQ con mollo materiale antisettico. L'infer ma fu alimentata pel primo giorno dalla ,·io del rello, e nel giorno seguente con cordiali molLo sostauzio::o•. L o !';COlo che l>i operava per la via del drenag~io richie.~e pif1 medicazioni al giorno per i primi giorni poi a misura elle la ferila si restt·ingeva il tubo "eniva scorciato, la ten· sione del ventre ed Il cammino delle reccie si erano f!i!) re· golarizzaLi dopo 24 ore. Malgrado un po· eli tosse r inferrtiB nella lorza settimana sedeva confortabilmentA sn l letto, la temper·alura nos·mole nel giorno, si eJeva,·a alquanto ,·er-.o soru, ma questo relativo stato di benessere durò poco, perchù cal nìAto le !!ofl'ereuzu del ventre s' ina>:prirono bontoslo


CHJRURCICA

quelle c.lel petto, f' conc.lu~sero la puzienle ull'e;.lrewa Hne 1111 rtle"e dopo l'operazione. L'uutops1a rivelò lubercolizza:t:ioue delle plem·e aòere11ti fti polmoni. Lnbercoll nella pleura diaframn1at.ica, liquido in di· t~c rei.IJ qua ntila nel cavo pleurico cJe~lro, Ju·onclli le muccnpurulenla, infillraz•one ùi luhercoll tniliari nd ambo i polfU(IIIi. is:pes,imeuto generale del pPrltOnt'o uderente nlle inle~linll. con infiltrazione lubercolnc:a. l rut ùonna di 31 anno entrava a.ll'o~pedale neJra vrile 1••1r Jultm peJvici. frequente orinazione che olura,•a da p1u me~i, deperimento genet·ale, s udot·i uollul'lli. l'el1bre !'t'rotina, lt'll!l:nne !lddorui.. ale, Lumore pelvico md Ialo destro ùroll'ulei·o. Il :H maggio tu f'!'6g"UiUI :R «f>zio11e ndùorrùnale, e l'l6pflr8l() il ~rande omento dAi $OllO!'llltlti te,. ... uli per eotrnre in ~1v1lu. Il lenue intestino 61'!1 amma<-!'alo ut>llu "avihc pelvir.a e coJll'lva il tumore iu modo da non poter11elo distnccar!', ~pe­ ciahnente perchP. il peritoneo era covcrto rli tuberl·oli milio1·i. Nettata quiudi lu cavité, l'u cucita In l'e•·iln, In quale Hi l'iu11l [Wl' prima illtCI1f<ionc. La tempel'alut·n c he JWima doll'o pcrazioue era elevata si abbassò nno a l not·mole, l' infermu mi~liOI'ù nelle Mndizioni :renerali, quanltlllf!UP il lumo•·e pel· \ico non fo«:;:e stato riw osso. Con uHeriore oss~1·vazione ~i ~:os:tulc., clw il lun•ore "l'li Oulluaule, c• si l'ÌCOrse perciò ntl uu'tt~pit·a;.ioue per In \IH dt•llu vagina, dallu t(liA.ll:l venne1•o fuo1'1 lrt• rmcw di pu~ ft>tidu. l>'al1ora iu poi le condizioni locnli ,. go11c1·all ltuglinrArOliiJ al punto, che (' infel'nHI potè torn&l'P Alli' proprie l'a cceudt~ al I:J gimmo. Alruni nte~:>i doro ~:>i !>t=>ppe che erA ùi l tll0\0 det·~rtla c I!O(Cgetla a freq uenti ùiarree, poi 11nn ~-oe lltl ~t'ppe p1u 1 ulln. l 'et<posizionP d• questi due casi, l', «econdP l'aulo•·e, ~o:iu ­ &l•lìr.ata dall'odier no trattamento l!hirurgico della lu bt~rro­ losi. La Pl'e:«t>uza di Lub~>rcoli miliari nel s••condo ca l-O 11011 ret~e pericolot<a l'oprt't•zione. aozi ptll'e che il pro~!l't>!<'-O tl1•llr• tuberrolo~i si ro~~e a t•r eslalo col mi,.l••ramenlr• dull•• cnnùì· ~ÌOJii ~tenerali. Nel primo ca!ò:O, racu~o peril0111l•· P~'l' In qualt> operazione fu E'S<'guila, sembra essere s laln C8!.(10110iu du lln l'Otturo di 111111 cisli tuber·coJa re rl'I IIIU ll'tllfliJU 1'8IJOfJI•iUIIU , IU a~


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1\1\'ISTA

rimozione della quAle, unit.amenle alla delersione della ca-

,;1.8 addominale, prolun~ò per un mese la vita dell'inferma, né si poteva sperare di piu in una tubercolosi generale. È notevole poi la facililn con la quale il tubo inlc!;linale ricuperò la sua tonicità t ore dopo l'opera.done. Sul trattamento della ottte media. purulenta oronioa. -

KePt::L -

(C entralb. Jii.r Chir. 11. 50, 1888)

~ella paLogenesr dello flogosi puruleola dell'OI'ecl'lun medio, l'autor·c assef(na una g rande parte all'infezione, lo •1uale può farsi strarla daU'orecchlo eslE>l'O(I oppurf' dalla tuba Euslacchrar.a. Eglt fa rileYare specialmente la corr·elazione rh<l esiste spesso fra le affezioni dell'or·ecchio e quelle del nailo, ed opina che sempre siano roicrorEtanismi. ora specilki or·a misti, quelli elle provocano la flogosi; quindi da abbandonarsi dd Lutto la credenza sull'indole reumatica dell'atrezinn<'. Pt•incipale compito della lePapia deve cons is tere nel l' i•npedit•e che l'otilc media acuta diventi cronica e tener• lontane le complicazioni pericolose. A. tali indicazioni si provvede efficacemeuLe colla purarenLesi da pr·aticarsi nello studio di essudazrone. Kepel pr atica la paracentesi sul segmPnlo po· slerio!'E' della membrana del timpano sul limite del tJU8drante superiore ed infel'iorc. Questo punto è facilnwnt c acces$ibile e perrnòlle di ev•tat·e la lesione di parti impol'lanti. Non é adatta per la paracentesi la regione !"OLtost.aut•• al manico del martello, pet·ché, secondo le esperienze dPII'auLore , le per fot•azioni in quel puolo gual'iscono male e permettono che il mat•tello CCintragga adet·e nze col promou tMiO. Dopo l'incisione della m embran ~ dd timpano lo cavitù mt•dia vien liberata del suo conlPnuto mediante la doccia d'1u·ia. La cura uiLet·iure consiste di iniezioni giol'ualiet·e nello Mvila con una soluzione fenica al mezzo per cento, in accurate lozioni con acqua sterilizznta ed estrazione dei pro lolli flogistici depositatisi iu cavrtà. Se avviene la perforazione Rpontauea non si poLrr'l ollencr·e buoni elletti con quesu' ru ra che qr.;ando la perforazione sra avvenuLa m sito favorevole


CHIRURGICA

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e ~be non lasci dielro sè una troppo esLesa perdita di membrana. ~ella olite media cronlca l'autore raccomanrla, ollre alle complete iniezioni colle solite soluzioni antisettiche, la inslillazione e la polverizzazione di alcool al sublimato (alcool tOO,O, sublimato 0,1. Se questa terapia r·esta senza elfeLlo l'Ì deve procedere all'operazione; u tale scopo si raccomanda l'escisìoM \Iella membrana e degli ossicini, la quale operazione egli ebbe a praticare in 100 casi e sempre con successo . .81lll'o•teoma degll adduttori nel militari di cavalleria 0RLow -

(Wiener M et.l. Vocltenschr. n. 51 1S88)

Ntll novembre dello scorso anno veniva operato nello ospedale della granduchessa Elena un ufficiale di cavalleria per osteoma della coscia. Dopo di a vero descritlo l'atto ope· rs~iv o, l'andamento della cura e le osservazioni microscopiche del tumore esportalo, l'au LO!'e fa a pt·oposilo di questo caso le r,1eguonli riflessioni. La letteratura chirur gica è assai del3cente in quanto ad iUuslrazioni e considerazioni sull'osleoma degli a dduttori. Il primo caso fu descritto da Billrolh e venne anche studiato con diligenti l'icerche microscopiche. Nell' autopsia pralicala su di un vecchio cavallerizzo si osservò che illeodme o.lel g rande adduttore a mezzo pollice f:opra la sua inserzione era conver tito in osso, era lungo 2''' e spesso 4''; all'esame mict•oscopi"Co esso si mostrò costi tu ilo da cellule OSsee in parte completamente ol'ganizzale, in parte al't'estate nel lot·o svilu ppo. Esse formavano una rete regolare di fini canuti. Maucavano i canali Hawees iani. \Vircbow desct•isse piu lsrdi dei tumori ossei che egli chiamò ossa prepubiche. Se:onrlo le sue osservazioni esse si vedono piu di frequente net cal2olai, oei sellai e nei cavallerizzi. Graf nella guerra del 1870- 71 ebbe occasione dj osservare un osleoma che si era ~viluppato sugli adduttori ùi un ufOciale di ca -.aUerie. in 6 " A'Uilo ati un kauma ed il Sana'Slli osset·vò un osteoma del tnu • "' sco 1o •thaco pm•e su di un <·avallerizzo. Anche Volkrnann ra parola (.)j <yue~;;ta affezione fr equenle in ciii ha l'abitudine


1)!)6

!\!VISTA

d~ l cnvnlcu t·e. Nel I KH .losepiJsobn r accolse sl'i CAsi, in pat·Lc df• esso osservn li in pat•te illu!!tral t da allt·i <~lllur.. Unodt questi CASI nnchP O[WI'8lO, lnll il lumor,.. non fu ~luohi'JIO Al rui cr·oi~c'OJI!o. Glt olt t•r cin•ptc! furouo trall~Li con nwzzt ili· tcr•nt ecl esterni e quasi ~>e mpre senza effello. F inalmeme T io·man Cl ft>ce r ouo!\•·er·,. dut> casi di osteoma nei optah "Ì ottPmte m t~luoi'AtnPniO in uno e !!uar·igione neli a llt•n rneoltante •l I08!>48~~·o. C1Ji 12 cusi sopt·acitali la nostra leu..ratunt lta e<-aurilo quPslo ar·gomenlo.

ru

l rnu~cnli più fre•ruenlemente inleressali nella lllalattia, -.tnrhlo ai pochi casi dili,!!enlemente de!>rrilli, i<M·ebl" ro rl mn<:colo luo~:n fllldullore (3 ca!'r) ed il pettineo ( :! co!>i). LI\ nt>ofonm•ztone <"'"''a JHIO prl:!odet·e origine tanto r~el 16'-':-llltJ l"ll•IÌtlAo come t1t'l mu!'cOhl!·e. Colle ossa del Lac1no r m''" è collègfllo medronlP lPssulo osseo oppure ne è separ·nto pt• r· mezzo di uno <: tra to flbr·o~n 11 rarltlagineo. fatta eccr::w!lle pet' il c nM de!Wt'illo da Gt•of', le neoformazioni 0!3i"e~> t>tl i dnlnl'i, cho O!'ì(o~El ri svrgl iavano nel cavRkar•e !O'i erano «villlp J'ule

grada tomrm te. All ' inCOIII.t·o nr l <;H~<O di Grai' come in quello d•~!>cri ll (l dAI-

I'nul ore, la mulullill eblw principio improvvisame11 te in seguilCJ a I·P'avo lt·autnu cb e ct~gio n o sLravasi san~uigni e .Jolor·J. Que!ìla ili fl'er·Pnzn nPi l"intomi iuiziali Jell'osleoma non è ~Pp7.11 imprwlanzo in l'i!.!ut~rdo all'istogent> si del mede;,imo. L'n l t8 UIIlfl AbbU!<lonza ror•te pui1 lacerare dt>IJe fibre nlll~cof8t'l

ma !'.,;, snelle clls:ttonare distacco del p~t·io:::lio snlo oppure in rmn pognin a !-lcltegg-ie ossee super ficiali. l i Le.;;suto J>l.'t·io" t"o tr·a~:;porluto co!>i in uu nuo,•o siliJ continua A produrre <>o!'lnm:o "S" P8 r• <'o'-l <:i .,,,rfuppano gli os~eomi rrut" ·nl11r 1. l n Altt·o m odo <>t S\'llupp11 'I U ~>sla ossificazione quando tiJ er io«tio non vt r reode ah-una p<~ rle atti va. In que:::l' ultimo ca«o sotto l'tntluenza dt t'tpeluli Lraumi e della fll'otlun!!d 111 Ìl't'tl87.ione li le !'~ ulo tnler·sliziale ciei muscoli pur'1 o,.:;.ttlellt'·l. 11: o n é l'aci lo li drrider e se rtuesla ossitìCl'lzion·-· ::ili ciii r·i· ~uanlat·!>i ro me 111111 neor,la!'ua oppur·e come il pr•odottn «1 1 11n11 l ocal e rt oll'O"i oRLPoszenica dei muscoli. Si puil afferrnare a priort chP allo l'viluppo dell'osteoma, speciaimenle nel suu :-ttldio 11 V11117.fllo, par·l•·cipa la11to il perioslio q uanto il t""'~ ulrl


ClliRURGICA

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iutersliztale mus c olare. A vuto J ·i ~ uardo al pt·incipio tlella tnalatlJa e d alla struttura micr oscopica del Lumnre, que:::LA ~pief.!azi on e può val~re anche per il caso ricor dato da ll'uulo r·e. Ebbe una grande impor tanza nello sviluppo dì qnell'osleoma 11 tessuto carlilagirteo il quale pr•ubabilmente ~i era fo rmalo dal pel'ios lio. Un simile sviluppo di tessuto C~l rliht~ineo non si tro va soltanto uelle rr·atlur·e, ma più sr•ecialmente io C(l!&i punti dove il periost1o o per un1;1 causa o pe1· l'altra, é ma~­ t~>nulo i n uno s tato d'irr ilazione. Questa cir costanza non è pri\'8 di un ce1·Lo significato. T.o sviluppo dì cer·Li encondromi nora si s piega éhe colrammettere u11a atltva partecipazione 1lel perioslio, e Il Dott. Marchand tlitnoslrò d ue carallerisLici r.asi eli con.dro mi osteoidi che si erano o 1·i~inali in quest'Ilitimo modo. Anri tessu ti conne Lliv i, ol lt'e il periostio, possono gt>nerar•c Clli'Lila gini. f nfall i si li'OV8 1'01JO le!;~m li CSI'liiOfo!ÌIIei Bllt'.lle in os leomi muscolari e lend inei i q:1oli no n eran o puutu io relazione col perioslio. Fl e1scher esaminò un osLIJO m a 11 q1tale l'isultava di due lamelle ossee r iunite coH tll l solWe sll•nto cartilagineo con g1'osse.c ellu le ro to nde ed uno sll'o rn a. h•aspa1·enle legge rmente fibroso. In q uesto tessuto iniziale Flei~cl 1er vede una certa ana l o~ia colle caJ'lilog i.n i epiflsa rie delle ossa tubula r i lung he. Cosi gli osteomi c lte Volkman ha e~lirpa~o a d un suo mala lo a ffe tto da una miosiLe ossitlraut.e prog r es siva avevano l a fo l'ma 1li masse irl'egolal'i e una tlelle loro estre mità era fo r nila di una eptflsi lo quale era cope rta d i un s ollile strato di cartilsgi"e jalina. Questo Slralo earU ia~neo p resentava una visibile zona di ossitlcazìoue.

Alaellrbma artero-venoao dell' arteria carotide nel seno oavenaotto. - Legatura delle due oarottdl prlm!Uve - Doll. LEONE LE FoRT - (Bullettin de l'A ccadémie de Mt!decine, n. 46) Il dolL. Leone Le F o r t ; resen lò a ll'acca demia di medi-

~108 di Pari gi nella s eduta de l 13 no vembre 1888 una ma lata 111

cui 51 J'iscontrava u11:affezione a ssai r a l'a, doé un ane uris ma


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RIViSTA

artero-venoso che stabilivo una comunicazione Ll'a l'arteria,. ca1·otide interna ed il seno cavernoso destro. Ecco sommariamente la storia di qt~esta malata. Machel. .. Maria, di 18 anni, ricevette il l !l aprile un ('olcio ili cavallo alla regione parieLale desll·a, che la gettò ''•olentemenle al suolo e nella caduta riportò la frallura del mascellal'e inferiore a livello del secondo molare di !'.Jili,.Lra. Essa perdelle la conoscenza solo per pochi minuti, all' Jndomaui provò dolori violentissimi nella tesU\ e s1 IICC(•f""e dì veder·e t:tli ogp;etti doppil; vi el'a nello stesso tempo un po' d• sll·abismo. Non P.::seuùo in seguito migliorata, onlrò il 1' ma~gio nell'ospedale Necker, riparto del dott. Lr Forl. Allorché l'autor·e la vitlt> per la prrma volta il 2 maggio, ru colpilo dall'esistenza di un esoftalmo notevolissimn. ;:;opr~:~lullo nel Ialo deslro. Nello stes:;o tempo vi era nell' occhio dPstro uu po' dì strabismo convergente ,che produceva diplopia. L'esame dell' orrhio mostr•ava l'esistenza tl1 uno paralis i dell'oculomolore esLel'llO destro. La maiolo accusa vo una intcusu cei'Aia lgia segnatamente forte o dcRLra. L'esistenza dell'esonalmo indusse l'operatore a praticare l'a>Scollazionc delle t•egioni ot•bilaria e temporale; egli constatò l'esistenza in (jues te due regioni di un l'umore di soffio int<!nso continuo; nia con forte accentuazione coinciclente colla Rislole cardiaca. 'olizie prese dai parenti dell'ammalala stabilivano che l'esoftalmo non esisteva prima dell'accidEnte e che rra stalo da lutti notato all'indomani. In quanto alla malata, essa aveva poca conoscenza dP.l suo esonalmo ed aveva solo constatota la diplopia quando guardava a destra; però, dopo l'accidente. era moleslala da un r onzio che senti va sempre denlr'o la s ua Lesta P che la privava anche del sonno. La compr essione esercitala sulla carotide prim•Liva dc~>lra interr•ompeva immediatamente il rumore di soffio e faceva solo persistere un leggiero sussur·ro. Non vi ero né trillo, né pigolio; essi si mo str~o~ rono più tardi. Mal~ra do rJU"sla mancanza l' a.utot'e non dubito di diagnosticar e nne rottnra dell'al'leria cs•·olide interna nel seno cave1·noso. a vendo ritr•ovato rn questo caso tulti i sintomi riscontrati. in altri casi


CHIRURGICA

tH.l9

nei quali questa nrietà rara d'a neurisma era s ta la consta ta ta in modo non dubbio, mediante l'autopsia. Non si conoscon o che quattro osservazioni di questo aneurisma; esse S!'no dovute a Bar on, H irschre ld e Ntlolaton; a qu Pl'te for s e potrebbe aggiungersene una quinta dovuta a Velpeau e nella quale egli c redette di aver a rare con un tumore vascola re de lrorbila. Quella di Ba1·on é conosriuta ~ollanlo per la menzio ne che ne è falla nei rendiconti dei lavori de lla socie tà anatomiCi~ per l'anno 18:1fl. La secnntla appartiene a l Néla ton. e d é il celebre coso di uno studente rbe nel18f>5 riportò un colpo di ombrello nell'orbita; la punta penetrò ne l c ra nio, traversò •l cor po dello sfenoide ed andò a IPdt>re la carotide destra nel seno cavernoso Il terzo caso tu O"ser·va to nel 1858 dall' Hir!:'chfeld; il quar to è anche 111:'1 Nélalo n e fu nota to nel 1865. In questi qualLro ca>=i l'autopsia dimostro l'esistenza dell'aneuris ma che in due d i Pssi era stnL•J 'lìagn uslicalo in vita; l sintomi concordavano assol uta mc ule con quelli pr e!'lenla li dalla malata cbe é soggetto de lla cornunicozione a tlu a le. l'esusteuza dell' esofla llìl o !>erubra s io un s e g no cos tonle di taltJ ltìsione. Esso era considerevole nel caso Jel Ba t·on. aseai pronunc iato nei d ue casi Ji N élulon, meno visibile in quello dr li' Hirschfeld: fu esso il s1nlomo che colpi specialmente l'autore appena veduta la malata. Baron ed H irschfe ld non hanno notata l'estslenza del rumore òi soffio; m a N èlalon ba in!=i~ttlo assai sul caraller·P di qu ..sto soffio che è continuo. con esacl"rbazione, che eflieteva nei s uoi du6 malati e cbe si r iscontr·avo nel caso comunicato. L'autore ha cons tata lo u ~ualmE'nle nella Sùa malahi il

l'Umore di pigolio constatato nei due maiali Jel Nélatou, pe1·ò BOltanto dopo la prima legaturA. 1l trillo mancava nei casi ùi N~laton, menlrecbè in una certa epoca fu riscontra to nel caso In parola. In lu Ui i casi il r umore di soffio cessa \'8 collo eompressione della carotide primitiva. Le 'lU&ttro osservazioni !!Opra citate te r mina rono male. Il · · druo di Baron é conosciUto !!-Oitanto per la presentaztone 81 pezzo anatomico. I l p t·imo 1nnln to di Né lato n e t•a stato


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111VI5TA

fertlo rla lr·r~ mesi allot•ché il N él11ton, per •>tl.enc t·e la guari ~io ne, volla ricort'HL'B alla cotnpre!Ssione iskumenlale della c~rolide pt·irniliva e non alla le~alu ra. L'idea e t·a inCeli..:<• perchè non ~~ può compt·imet•e la caroLide senza e~po t•si a rotupr·imet·e la ~iugulare. SoLto l' iultuenza di questa compressione sop rag~i unsero delle epistassi e del le emor ragi e r lre condusser o il malaLO alla mor Le dopo tre gior·11i d:.d princ·ipio della cura. ~ella ~econda malata il Nélaton leg:6 la car·otiJ~; ma l'operata mori al de ~tmo giorno con LuLLt i ~rn lomi ri t'll'in fezione prn•ul en l a. H ir sch fehl pr.r far cessar·e la cel'a l aJ~ttl applic·ò un vescicante sulla tempia; ({uest'applicuzione , l!'lnlo inutile quanto irt·aziouale. apportò un'erisipela mor•tale. L'aul.ot·~ sebbene conl:'cro c!Je la legatui'IJ dell'twlet•i a è Il!'· sai spesso iusuftìcienlfl uell'aneuri sma arter o- ve11oso, ;,;, d1~ci~~;~ a l'ar·e la l egatura dellfl car otide primitiva di'Slt·a ved t!llfio che 111 compressione di fJUe!:LH faceva r.R~sar~ 11 soffio ud il ronzio. L'operazione fu fatta il 31 maggio. L 'ammalala f>t·a stata cloroformizzata; ma pr ima di slringere il tilo pa~l'~to tliell'O l'ar teria, fu la sciata svegliare. N el momento in cui il filo fu stretto si ebbt> un leggiero pallore fugace sulla guanei11 de~lra, dilatazione fortissima della pupilla di quesl.o lato, l e(:(g-ier a pesantezza del braccio sinistr o. L'ascQHar.ione pralil'O ia cinque nrinu li dopo la l egatut·H , pPt·mise di conslalat•e la scompal'!'lfl del soffio. suJTn!!HlO t111 u11 rumore 011alogo Hl t•umor·e rotulorio, e ver so il AT fHHle angolo dell'occhio da unH specie di gor goglio; la stessa md· lato accusava la scompa t•sa del r rH not•e. All'indomani la mal<~La accusava un po' di dolore nellu re!!ione fronto - pat·ietale sinislt·a, i rurrt ori non erano più intesi dalla vi gilia; la pupilla e1·a sempr e i mmobi le; la ltwl· pel'alura della r egione ft•onto- pa r ietale era di :~6 .4 n de;:tt'a

31.1 a sinistra. N ei g:ol'ni se~uenti lu mi:llala. ru sempr·e aftliUa ùa intensa

cefalea ed insonnia. Il mnz10 parve un momento attenual'sì ma poi Lor·116 più l'orte pr ovocando ancl..re il vomito. Il 24 ~iugno fu nolAla una leggiera prominenza dell'occhio sin il'lro co11 lintabluaslt•a delle pal pebre; il dolot·e era semP1'6 persislenle sull'orbita sinistra; Il lletlo occhto era iniellato


CIDRUilGICA

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..a la soler·otic.-a presentava uua linla blua::;lra. Da questo lato il rumm·e di sot'fio ;~i udiva ugualmente intenso elle a de:'~Lt•a. Il t7 lu~lio lo stato era sernpr·o uguale; ma l'occùio sinistro era divenuto Stllnpre piit procidente. La cornpre~sione della car·otide Sinistr'a arr·e;~tava il r um0 1'e di soffio, 811Ciil' a destJ•a. Lt• malata udiva il Ponzio d'ambedue i lati. Per tslr l'~lli l'operator e prallcò ti 24 luglio la legatura dPlltl carotidP primitiva sinistra alla parte media. l .o stringi mento del filo praticato dopo il t·i sve~lio dP.Il'amrnalala non ru l>egnilo tla alrun fenomeno paPticulare , sal vo che <ltl un po' di pallor~ del Ialo cotTispondente della faccia. Corna dopo la pr ima allaccialur·a. il rumore di !;orno scom parvi! persistendo solamente un l'um ore eli ~orgt•!!lio per·cet· 1ibile a deslt'a. Nella. set'tl la malala é col pila da una sincope pet· cui le ei ioiett.a dell'etere: poco dopo essa si risveglia, ma non può più parlare. 25 Luglio. La malata é ftbbaltuta, palli<liasima; leg-gif' t•a cianosi r!~lle labbra, batliti ca t• di!lci normali; non esi!'\te alcuna paralisi delle membra. Essa sente e rompt•ende hene, me non può parlar•e. :nterrogata es:;a fa segno che l e pa role lP arrivano bene alla mente, ma 11 0 11 può arlicolHrle; non può nemmeno emelteee delle grida. E.:.isle cefalalA'ia ft·onlale, dila tazione considere vole della pupilla «snistra, nn po' di devia1.ione dei trotti stirati a sinistra: nou ~er~oiila di memoria; pe rsiste il r•onzio; vi!:'ta no,·-

IIIRle. 11 26 la malata polé ricominciare a parla r·e ed a man;riare; la ceratalgia era ressata. Il .{. ~Pllembl'e la malata fn congedala in b uone couclizioni di salute, presentAndo solamettte l'esort almo sinistro, t'cl un loglliero mormorio sordo a destri'\. . Nel no,•embre la malata fu di nuovo vedula dall'oper•atore , 11

qullle Constatò che il miglioram ento continua va, esislenrlo pero sen•pr·e l'esoft.almo di sinisl1·a ecl il soffio conlinu<• con

-t!l!&cerb&zione sislolica a destra.


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IUVISTA

Della. libera. inol1lone nell'ernia. atra.ngolata., pe1' B. T. SH I M WELL. (Philadelphia M edieal Times, novembre1888) .

l . \

Gers ter consiglia nell'operazione dell' e1·nia strozzata di aprire libei'amenle do. sopra in sotto tutti i tessuti elle aLtravei·sano l'anello inguinale esleeno, onde potee ispezion are il visceee ed i tessuti ciecoslanti, poter m e~rli o giudicaee delle loro condizioni , e potei' con più facililù ridurre l'ernia. L'autore fu chiamtl lO presso un individ uo che dic1•vu di avere un idrocele da vari anni. e che nel sollevare un peso aveva l'isentito forti dolori all'inguine, ed n \'eva vii" lO aumentare il volume del suo idrocele des tro. Esam inato il tumore per traspu renza, no u riscontrò liquido di sorta, eterizzo il paziente, provo ,inutilmente il taxi~, indi aprì il sacco, vi trovò un gomitolo d' intestiua contuse dal cingolo slrozzante, ed una gran massa di omento che riempiva lo scrolo simulando l'idrocele. Tagliato l'anello estern o, ed indr·odotlo il dito uel canale, s i accorse che la costrizione era fatta dall'anello inlei'no, quindi prolungo la incisìonc s ul canale ap1·endolo in tutta la s ua lu ughezza , tagliando cioé pa1·cti addomi nuli, anello es terno P-d interno. Con tale b reccia poté esaminar bene l' in testino e rid urlo s enza pena, e vedendo che il sacco e l' omenlo dopo lunga dimora nello sci'OLO vi avevano contra tto delle ade1·enze, legò l' omrm to por impedire la circolazione sangu igna, e quindi lo asportò in grande massa. De ter se le parli, 1·iunì in una stessa sutu1·a i due anelli, ra vvicinò con suture i tessuti esterni, pose un tubo da d re~ naggio nella fe rita, e ricollocò l' infermo nel !etto con un convenie.nte appar·eccll io di medicazione anli!>eltica. Visitu ndolo alcune or e dopo l' opernione si accorse che l'appal'ecchio si er a scomposto, e Jo rinnovo. Al quarto giorno apparve la suppurazione nell'estremità supei'Ì01'6 della feri la, poi crebbe, s i estese in basso, e la ferita s i apri per m P.tà m ost1·ando un lampone d i a mento gangl'enoso · ond.e l'operatore la dilatò fino a raggiungere i tessuti nec,·osati,


CH!RURGICA

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li rimosse comprendt::ndo parte dell'anello esterno , suturò di nuovo le ferite , ed ottenne l'adesione in lulla Ja linea di operazione, meno nella parte superiore che granulava. Ottenne così la chiusura del canale inguinale, parte per sutura delle pareti, parte per flogosi adesiva. La temperatura non si elevò mai al disopra di :39' e ciò avvenne solo n el giorno in cui si r iapri. la ferita, poi rito!'n ò al normale e vi s i mantenne fino a !la completa g uari gione; l'alvo si riaprì al quinto g iorno dopo l'operazione mediante una pozione di sale di Epsom , se11za alcun inconvenien te. La guarizione di q n est' infer·me> è soqn·enden te , specialmente se si considera che s i. aveva a c il e t'are con un individuo irrequieto, alcoolizzato, il quale si toglieva la fascia-tura almeno due volte al ?"iOJ'no dopo la seconda operazione , e si buttava giù dal letto ogni momento, ciò che cagionò la gangrena dell'òmento, ed una macchia r esipelacea al lato· deslt•o dell'addome, che per m iracolo non fu s eguita da J,"eritol'lile. L'operazione eseguita in tal mndo converte l'erniotomia in una laparotomia, la condizione patologica dell'ernia cade luLLa sotto l'occhio del chirurgo, si possono rompere le adesioni, la riduzione è facile, e se avviene la necrosi dell'intestino, s i può farne la resezione e la sutura agevolmente. Il timore dell'apertl!ra addominale è svani. lo , e se !<i im;iste nella cura antisettica il pericolo è minimo. La coattazione del canale e dell'anello interno mediante la suturn provoca una pronta riunione della super·ficie pet•itoneale, che esclude dgni diffusione nella cavità addominale, ed il cambiamento di rapporti dell'amento dentro il canale per l' infiammazione&dflaiva cb e ne conse>rue previene la l'ipetizione dell'ernia., ott " ', ed appone ndovi una robus ta ba!'· . urando ·ti canale stesso l'tera cicatriziale.


!\l VISTA

Degli eft'ettl prodotti sull'oreoohio dalla detonazione delle armi da fuoco . - M. NJMIER. - (Gazette des J-J()pitau:.c, N. 50, 18R9).

La tlelotlazione delle armi da fuoco è un r umn1-e complesso prodotto: 1• dalle vibrszioui della canna .!~Il" arma provocate dal passaggio del p1·oiettile; 2• da quelle che risullMO dolltl Lrasmi!;~ione del movimento aJie parli accessorie ed agli oggelli vicini all'arma ; 3• da quelle, t.! a cui è animalo il proicllile slesso nel momenlo della sua Ul:'cl1a dalla canna in r ui i> s tato conft'iCBlfl; 4• infine dalle onòe ileree determinale e dal proieLlile in ma1·cia e dai gas prodotti da ll' ahbr·uciaP1enlo della carica. Gli el'felli, protlolti nell'Ol'ecchio dal LÌJ'O delle armi da l'uoco ~< ~no dovuti, 11ella grande maggioranza dei casi, non al colpo ~ ul Limpa11n delll.1 cot·rflnle f!assosa r isullal'lte ùall'sbbruciamelllO deliA cArica, ma ben si all'azione delle onde !'onore tr·Asmdsse a questo m~> rnbr·ana ed a lutto l'apparato ~;~eu­ sUco. • Questi efl'elti, indipendentem ente dalla rottura del limpano consistono in perlurbamenli funzionali auditivi (sordità e r•um ori subbielli vi) e disturbi funzi onali d'ordine riflesso per ir'l'adiozione dal nucleo auditivo a i nuclei vicini nel bulbo (pal· Jnr·A del viso, nausee , cefalalgia, vertigini 1 s incopi, coutorsioni di volla, salivazione, sensazione dolorosa nei denti). Delle oause dell'trreduolbilltà. delle lussazionl antiohe dell'anca - C~1. lf:LATO~- (Ga;etle des Hòpitav.:.c, N. 49. 1880).

Conclusioni. - L ' ir•reducibilità delle Jus::;azioni dell'ance. è do vula : alle deformazio ni della cavi là coLiloidea ; alle modiilcazioni della capsula articolare ; al raccorciameo to dei muscoli (glutei , adduttori). Le defot·mazioni del cotile, piit o meno pronunciate, posso no considerarsi come costR nti, allo rché la lussazione dala da un anno. Gli ostacoli capsulari sono: l'interposizione della capsula

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CHJR L!RGICA

tra la le~la e la cavità; la t•elt'8zione cicalt•iztale della lacerazione capsulat·t>, che à permes:::o r ll"'Cil!l •l l'Ila tc,.tn , la pre~enza di una bt·iglia fibr os11 a tlerenle al cct·cine cotiloideu . la quAle copt·e il cotile ed è rormata dAlle rap!>ulll di.,ahilata. L'o~tacolo muscolat·e é dovuto alla •··~l t'flw>ne degli ad lulturi e tlet glutei. IJ11IIu studio delle riduzioni ollo>nule tardl'<amenle ri;;ulta eh.. una lussazione dell'anca non si ridurf' piii dopo un !inno; rh•· una lussazione sempltce si r iduce. in generale, nei due prnni mesi che su~seguono alr acculenle ; ma chf', ollrepo~llato questo pet•todo di tempo, ~li es,..ntpi di riduzione. b.. ul'!tè se ne sieno oll~nuli lino bi unno lllf'"e, dtv,..rrtonn empt·e più •·ari. Ln t·itluzione delle lt!"SBz:oni anlicltt> del l'anrli cnlit' lllADOVI'tl incruenli t•ichieJe l'uso della l'or tA. Allorché le manovre in cruen li 11011 poteron o t·idurr•e la luslltJZinllr\ il cllir•,n·p;o può ricorrere all'ar·lr·otomia. Dovr·A c>'e,Q"uire ' "' e~t' opet·az!on e t·u piolnrne nte pt'i rnu che IIÌ~'IIO scorsi tr e m esi dall'accidente ~> lH'ulicurlfl pet· la Yiu ant••rtot·e Se le ctrcostanze non ~otli per misero eli iulet'Vf'Hire all'~>pncu I\Ovracilala, dovl'i1 r ìcot•rere subtlo alla rt>!<PJ.inne della le~IA d•·l ft>more

l.' vc.leCJtomia pare debba e:::sere r i~e n·ni H ai casi cln• '-i accornpa~nano a flessiont> eslrenHI dell' twln P s'l imrnollllil4 ùt!lla testa lussata.

Delle lleYralgte ve•oloaU. -

H AHT\J

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d~eine et de Chirurgie, aprile l 8R9)

(Jou r na df' llr-

La question e delle nevr algie vesci•·ali r~ t·imaslll liuo n.t

llr·a •uulto oscura, pE:rché s~llo questo rJU m 4j si è t•iu nito tut .:ruu uum~>ro '1t- 8m!tron ,.,. . r CJe l non nwrrtnno . quf'sta deuntlltn azll>llf'.

In un· tnlereco l' · · · lilll .t lflM111. 'l · san IS!'Itma memol'iu puiJbhcatu m qu H~ It ul' dnU. Rartmann 1 allif'''O d('l prol'. Guyon 1 ha di IIIO«lr•ato • 10 ' r • •8.tlr cho m olte ossen ·azinn i pnblilJcnlc ·~nriiP


606

RlVISTA

cislalgie, nevt·elgie del collo della vescica, ecc., non sono clw cistiLi tubercolose nel loro inizio. D'altra pa1•te ti nom11 tli dsl&lgia, così rrequeolemente usato dai medi~i, non serve sovenli che a nascondere una i mpossibi lità di stabilu·e una dia~nosi. È quindi necec;c:ario cooo~cere bene le condi zioni nelle quali si pr ePentano le nevralgie \·ere della vescica. Per isLudiat·e meLodicamente le lor o cause, si devono di· vtdet·e in due gt·nndi ca tegorie, Je nevt·algie idwpaliclte e le nc vt•algie sintomatiche. Le pt•ime sono quelle, l a <:uì e~~use non è stabilita da una lesione nettamente delerrni•I8UJ etl av... ute solto la sua immediata dipendenza i sintom1 ,·e~<ct­ cah. L e seconde non sono, al contrario, che la manìreslal.tone, da parte ùellu veRctca, di una lesione analomo-poto· logica indisculibile, la quale può risiedere sia nel stsleme nervoso, sia in un punto qualunque dell'apparato ot·inario, sia in qual unque allt•o or gano la cui al te'razion e pt•oducc per una specie di azione rifl essa i sintomi dell a no\'l'alg-ia vescical e. Lo nev t•al~i o. idiopa Lica, con tl'ariatHente alle n cvt•a l ~i o in g•;net·o.le, si osser va più spesso nell'uomo che nello. donn11 " trA le sue cause pt•ed isponenLi , la sola che sia importante e che si r isc.Jn l ra 111 quasi tutli i malati, è lo stato nevropaltco. L e nevralgie itltopatiche sono solto la dipendenza •li una !estone ben definilo. sia tlel sistema nervoso, sta tiell'appa•·ato orinat•io, sia cle~li organi vicini (uter o P r etto in parli· cola r e). F ra le nevt•algie dipendenti dal sistem a net'\'oso le piit rre· quanti ::;ono quelle che sono <bvute all' atassia loromotr·ice: vi si po~'"•>no t·iferire un gt·an numero di 118\TAI!.!IC nn0·\8· sctcali descritte dagli anLi~'hi autori. F urono dc,.,crille crtsi ne"ralgiche analoghe 111 diverse affezioni cerebt·O·"'P•nali 8 specialmente nella paralisi generale (Verneuil). Quanto alle nevralgie 111 rapporto con lesioni d'altri organi, :!ono da annoverat·si d11pprima quelle che dtpendono da lesioni dei reni, ma laLLta cistica, ascesso, calcolt, anche qua ndo la vescica 110n 6 (Hil' nulla malata. Vengono in se· gu iLo la slt·oLLozza del meato, i polipi ureLr~.:~l i ~~~Ila donna,


CHIR URGICA

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lesioni dell'urelra profonda e della proslala, poi quelle della vescica, percbè una cis tite lievissima, ben tolle rata da GD sndivaduo sano, polrè essere al contrario il punto di paa·di una nevralgia vescicale in un ipoconda•iaco : la le· ssone anche la più piccola può da r luogo a gravi manife'Stlzioni per effetto di condizioni generali direttosc tlt•ll' in-dividuo che ne è affetto. Infine le IPsioni tlell'ulero, metrite, de•iazioni uterine, fibromi , atassia del collo , possono deierminarlu, ma a condizione che esi!"la un'alterazione nervoea nt>ll& donna an tal mod(J colpila. Quanto alle nevralgie fi'Ovenienti dall'ano o dal r etto esse sono l!enel'a lmenLe arntileaee; es!'e possono dipender e dall'accumulo tli malerae fe-eellnel rello, dalla p resenza di a scal'itli, da fessure a raoli ecc. Dal punh> di vista si nlomatolo~ico, la neva·algia varia mollo «<lle cause che la produco no. In via generale pea·altro, qua ndo eaa è unicamente co~li tuita da fe nomeni dolo l'osi, ciò che 41 mollo raro, s i ha, ora un dolore fisso, continuo, oa·a veri accessi, separati da intervalli di indolenza qw-tsi com ple ta .. caratterizzati da dolo ri estre mamente vivi che partono dalla ~'~Bione della vescica o si trasmettono lungo la verga fin o til'ea&rernita llt; t glande. Nella donna questi dolori invadono le perU della vulva situate in vicinanza tlel met\lo orinorio. Gli acct'!!Si dolorosi sono sovenLi determinali dai cambiaIUnb di lem1 o , l' impr essione del rr·edd'', il coalo, gli ec~essi nel vi lto, la ratica fì~i ca ed ancbe le impr·essioni mo· ralt vive. Il p ù spesso l'orinazione ha una ga·ontle influenza talla produzione di questi dolor i, 1 quali ra·equentemente anzi ~ compaiono che in questo alto e po~llono et-sere sopratwuo intensi ntoll'mizio e ver so la fine dello scolo dell'or·intt. Quasi sempre la nevralgia si accompagna, sia primitivaIDeate, sia consecutivamente, a sintomi funzaonali inlcrestloli l'apprirato muscolare del cor po o 'JUello del collo della "-ica, ed anzt in molti maiali i Lurbamenli nella minzione ~no esister e soli per lun go tem po pr ima t'he i dolori earatteristicì della ne vralgiA COmpaiano. .,:Ueate alterazioni consis tono soprattutto in uno stato di 4!0 tabllità vesrlcale che cagiona uaul polacl!iuria più o meno Dtiderevole; a bisogni sono frequenti ed impea·iosi o tal-

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fil VI STA

voll.o anzi ven:rono in i~cena vere crisi di coulrallura C{lft l'>CfJio di or·rna conli nuo t1 ~mccia a goccio. Cio <'Ilo r•ecu meraviglia in Lutti i malati alft-ltt ùa ne,T&I!!ta vescicalt>, e;j è rl conlra~IO ehe si nnta tr·,, i ~'>inlollli fu nzio· noli ed i ri;.ultnli che da l'e~<arne fi~ico d .. lla ve!'ricn. Anrhe qnando lP minzioni <>ono frequenUs~ mf'. ed i t!Oitll't .:!1'1'8 00 !':1\'1, re~AmP dit•eltrt 1101! fa COli lnlar·e che UJ18 -;pusih:Jrlu alquanto I'S8freratA cil•lll\ re~ume rut>mltr·I:Uio;oa. La vt><>o'll'a it ron~.. r\'Ale le ~uf' urll'lnali olrmeu$10rti. s1 lllst·ia ltslond··r··· facrlrnenl<• rnPdiunlP uu'iniczione e la sua capacitu ti~w•ltJ!!it·a uon ò pt't' lttti!H diminuila. Lt• pt·essioni es~'rcilut••. ::.in --ulla sua faccio lrtlur·rru colla punta dello strumento ...:-:plor·ntor e, ~iK sulla fa,•cra e!-LPJ'na ClllJA palpazione ipo~askwn o roiiB pul· pn?.iont• r·ellule, non pt•ovocano alcun dolor••. OnP,.ta con!'1lntllziuJw 1111 1111 ;!l'H li \'UIOre SOltO iJ punto oli \ 1'-18 ofeJIR olia~no:,i.

T~tli !'o li", i11 lineo grner·11le, lE> u ev r•u l git~ 1cliuplllil'htl QuanLo tl lln nev r·a.l:;rie ~ inlomal.icbe esse Vt~ t'lurw d' a,:petln m olto di più ancor·•~ . J11 ).C6118t'lll e, assai benigne, 11o111 dater·· mÌIIOIIoiO che lA ft8lJU PIIZl:l diU t'118 deiJe miZÌOIII nJJor·qUAIIIIII e:-o..:e "ono le!Cnle tHI una atfeztone uler·i11a, ·~"!"e pol"~ono, al conlrar·to, ur·••scnlar·e un'intensità mo1Lo acceolmoht m qualche c·aso,, ~p!!r.Jalllleole •Junn Jo sono causale !111 1<'-.tOIIi renah t-la le più vmlt>11le JSI t~:>sc rvano nei tabelici cd 11 •1uesr che Guyon dà il norno> di g r unrli nevralgici. La pr·t,~rnol"i della nP.vr·al~in sin to111alica wtt'H' 11 "el~urutA della cnu"a c-l1e l'lw pr·o,·ocalu. Quanlo a lla nevra !!ÌA i.iiopr· li ca , la -.ua prO!!OO"'Ì non 1\ ::rra ,.e che pE>t' la ohll'tlllt ,JpJIIl nffezione, l& quale non tr·ac st>co a!cuna chlliJihcaziou~' t•lre possa mlnot•<·i»re l'e"-l'lellzu. Qu,..<>ln pr·o:..mo:;;i r·elnlivnrnente favoJ'evo)P nnu J'IIÒ e::ser~ prt>crl"O tA chr allor·CJuando IH tlial!nO!"i vPnne ~labrlrla. ~io~ t·he l> assnr fAcile nei caf'i I"Pmplici: allor clt6 trrt'Htlr 1101 cr tr·ovrfln11l in !' ''"senza di un malato, il CJUale olu mnllo tempo s tfTt• p, di drslut·bi vesricAit, "' lagna di ùifficollà nPII'onnllre e che le ortnP l"i COIIStot•van(t chiare, che l' esurnu !1letodlc; otel'-('li organi orirHlt'i non r•ilevfl altro che una So!usibilitA P 0 una r·e~> i:~t~rlZO eccessivu dello J'C<::ione rrl t> rnl)l'l:lllo;:ll, si P "'

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Cllii\UitGIC.\

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-.8Qtbe. trascu1·an ùo ogni allra r icer ca, conchiudere lrallarsi di una nevral~ia ve~cicale. Nei cat<i piu complessi, quando 1 reni o l'urelra sono malati, la diagnosi è mollo più d1fficile. Quanto alla cura della ntlvralg:a, OSSI\ consiste sop•·allulliJ per una pa1·te uei mezzi locali che sono : l'intr oduzione di eandelelte, le quali devono a git·e solo per contatto e no n per distensione; le iniezioni iulr'n-vescica li, tiepide dapprima, poi fredde in seguito e le doccie perineali od ipogaetriehe. La cura generale è molto piil importante aocor·a : consiste nell'uso di acque termali, dei calmanti, di un regime regola a•e co11 astinenza completa. d'alcool, e. nella elas"e ptù aumerosa, che si ha a curare, cioè ne• nevropalici , fa •l'uopo curare metodicamente lo "lato IIE'rvo!'ln.

RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGrA Le toume. loro fUDzione, e relazione con le a1fezJonl le1 D&eoe della g ol&, per Sc""'' "SPICER. - ( The /.(lncet, ottobre 18~).

Il te~tsuto linl'oide in forma di follicoli linfulici forma llelle considerevoli rnusse nel fari nge, o nella cavikl naso-farinA. Fra t)ues te masse follicoln r i, le loosille delle fauci e quella di Luschka situate nella volla naso-faringea sono le piu soggette atl ammalarsi, mtJno soggella è la tonsilla Ullguale o quarLa tonsilla, ag~··egazione di cripte follicolar• llt~ta alla hal"e della lingua, tra le pupille circumvallate e repti()Ollide, C)Uantunque le Rtte p8l0lO,:tÌChe COndiziOIIÌ 8i600 8 cau~a phì JH·osstma di molle parastesie della ~ola. A :ste "Ì ùe,·ot~o aggiunger e! quelle piccole placche folli~odelle parell della faringe. che "On la sede anatomtl'u

clelia Cario~i\e " 1'81lulO"'"' t• ... =·

o~~eurità che regna sulla vera fuuziouc delle au1igùale non i! ~lata m ;chiarata uemme11o dagli studi dei lar·ingo~co­

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l.tiVI~TA

pisli. L'idea che esse servano alla secrezione di un liquido che lubrifichi il bolo alimentare, è contraddeLla dal fallo che non \'i si rinven~ono tante glandole mucose quante ~e ne trovano nel resto della mucosa orale, onde il liquido che possono secernere é insignificante al paragone del prodotto delle glandole salivari. Oltre a ciò ò da os~>ervare che la loro composizione é e!'isenzialmenLe linfoide, falla di follicoli, con maggiore o minore quantita di Le~~ulo tìbroso tanto nelle amigdale dei fanciulli che in quello degli aclulti. L'altrA teoria fantastica tlelle amigdale poste n r·i-;caldo.re l'aria inspirata quando vi sia un'ostruzione dello v1e nasali, e quella che le riguarda quali r•iserve di null'imento come il tessuto adiposo, o quella rlie le destina ad impedire che il liquore amniotico pac:si nella faringe del feto, non meritano conrutazio~oe di sorta. Il Dott. Hingsloo Fox opiun che le amigdale rin ...c:orbano i secreti boccali, specialmente 11e:rli inter·valli della de~luti­ zione, ed assorbano certi elomenli del cibo che r·e,..tn nella bocca dopo la deglutizione del bolo; con la pl'ima runzione impedirebbero la corr·uzionr dei liquidi nelrcconomiA animale, con la seconda nutrirebbero i giovani leucorill racco· gliendo il loro alimento nel torrente nutritivo deliA bocca. ed incanalandolo nelle vie linratiehe. Ed in falli) le tonsille sono simili alle 8pugne por tessitura, consistenza e strutturo, coper·Le di lacune e criptt•; il bolo deve es:set·e spremuto contro di e:;;se nel momento dt-lla de· glutizione, e deve deposilar·e in esse la sua parle liquida; la loro mucosa é corrugato, od espone una Jargn ~upertìcie sth·ate di folli coli linfa~ici, l'icra di •asi Jinratici, i>peciulmenle nelle par·ti piu declive, atli ad assorbire i lifruidi dw lambic:cono le tonsille. Questi follicoli linfatici sono simili a 'luelli delle glandole Jinfaliche e della milza, or~ani emopoietici, sono ri pieni di leucocili in ogni stadio di evoJu;r.ione, cou nuclei in scissione, ed il loro ples.c:o linfaLico e uno dei più r icchi dell'organismo. Le amigdale hanno abbondanza di vasi arlef'io:-1, ciò che implica considerevole attività organica, e la sles"'fl di!';posi· zioue si rivela nelle ultim e porzioni delle inlesliua rtove ab-


DI ANATOMIA E FISIOLOG IA

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1Joodano, come nelle lo!!sille, i va~i arteriosi. e le glandole .agminate e !'Oiilarie, cbe non s i trovano in altre parli del -eorpo. Per regola generale, le Lonsille si atrofizzano nrll'età media e nella tarda eta, quando la formazione del sangue -è meno attiv11, ed aument.ano di volume nei fanciulli, nei quali gli allrt tessuti adenoidi sono abbondanti ed attivi, e la formazione del sangue e al suo massimo per i rapidi processi di accre~cimenlo e di nutrizione. Partent.lo da f}uesti concetti, l'autore si propone cii dimoatrare con dali clinici e patolo~ici che le amigdale e le aHre tonsille sono vaste vie di assorbimento. La tonsilla foriu gea egli dice, ha meno criple, meno sud&Yisioni, ma la sLessa sll'ullura delle amigdale e nella posizione orizzontale del corpo umano, tuLta la secrezione la· 8l'imale e uasale vi passa sopra, onde la maggior altitudine -di queste tonsille all'assorbimento ed all'elaborazione di .quel!te secrezioni. · Il Dott. Dobell ha l'atto pel pr imo rilevare che l'ugola eonduce le secrezioni nasali alla base della lingua in un piano ante1·iore all'epiglotlidA, e perctò fuori della laringe; nella posizioue erella, queste ~ecrezioni sono dall'ugola incanalate sovra un'aggregazione di cripte e follicoli posti aulla base della. lingua, dove convengono altre secrezioni boccali che sono ugualmente arre~taLe dall'epiglotliùo al difuori del laringe, sono riassorbite ed elaborale dalla tonsilla linguale, ed il residuo, scorrendo lungo la g rooda laterale dell'epiglollide, va nei seni ptriformi della fossa ioidea, di -dove è deglutito. L'estrema variabilita di tempet·alura alla qcale si assoggetta la moderna civilta, unitt• all'impurità dell'aria ispi rata, 'tOno la cagione prossima di catarri naso- faringei che alte~~ i tessuti erellili dell'apparec:cltio assalo, cagionando l'ìnltl croniche ipertrolìa della mucosa, stenosi delle narici, •to quindi continuo 1'\Jltssaagio di ::ecrczioni anormali .sulla . ~~ o 1181·u 1ro .a la~mgea, la quale si ipertroftlZa, genera lumort rel'armgeJ Quesli tumori, e questo stato di cronica irrilaZionle del tratto superiore de~tli orgaui del l'espiro, non è JllO to di8 •.1 . ~ - mtle dallo s truma, ed è ~pesso associalo ari ane-


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R1V1STA

mia, affezione delle glandole linfaliche del collo, delle congiuntive e delle orecchie per la via delle trombe d'Eustacchio; e per la l'orzata sostituzione della l'espirazione boccale alla nasale, deprimendo la vilalita dei tessutL nel rest~ del tratto respiratorio, rende facili le bronchiti, le polmoniti, e prepara il terreno all'invasione del bacillo tubercolare. Ma altre cagioni di catarro nasale e faringeo , come le polveri di diverso genere, giungono alla tonsilla faringea, come vi giungono i secreLi del morbillo, della scarlattina, del vaiuolo, e l'infiammano e chiudono il passag~io dell'aria pel naso; e le sostanze vomitate o rigurgitats dai bambini depositano l e loro materie irritanti in questa tonsìJia, pr11ducendo col'i.,za ed ostruzione 11asale. Nella pos1ziQne eretta, è la tonsilla liuguaJe tluella che é esposta 8 simili inconvenienti, ai qual i si a~giungono quelli p rodotti dalla presenza di sostanze irritanti e deleterie degli alimenti, come gli alcool, i condimenti, i cibi mollo C'aldi e molto freddi. 1<: le di;.;c·rasie umorali come la gotta il reLUnatismo, la Ei · l filide~_ danno secrezioni boccali e nasali che finiscono per esercitare la loro iniluenza sulle tonsille linguali e farin gee come le altre settiche influenze, la carie dei denti. ecc. Sui precedenti fatti patologici e fisiologici l'autore traccia le linee di una razionale .;ondotta teraupetica nelle atlezioni naso-faringee. Rispettare la funzione assorbente delle tonsille ar·restando e modificando le secrezioni boccali1 e promoveudo altre secrezioni vicarie coi derivativi e purganti, è il primo mezzo d1 cura delle lousilliti. Rimuovel'e og ni causa d'irritazione che possa N'ser prodotta dalla rispi1·azione dell'aria ambiente o dall'inge~Lion~ d'alimenti uocivi, è l'altro mezzo di cura che egli propone. li sollievo di ogni acuta infiammazione. e d'ogni dolore che l'accompag na é, secondo l'autore il ghjaccio. la cocl;lina, la !Jelladonna. L'opportun1:1 cura diretta conl r o le cond izioni cliatesiche ' . Ol como gotta, r eumatis mo, ecc., è la !"alvaguardia ùelle ulieziO far·i11gee . l

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Dl ANATOMIA E FISlOLOGIA

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La rimozione delle tonsiiJejpei'lrofiche, ed il raschiamento -delle granulazioni faringee, sono 11 mezzo di tenere perv1e le aperture e i passaggi fisiologjci fra il uaso e la bocca. Le lavande antiseUiche devono prevenire la raccolta e l'allglomPrazione delle secrezioui nasali, oraH e farwgee e l'a~sorbimenlo di sostanze settiche per le vie dellt- tonsille. In conclusione, rautore stabilisce nelle tonsille l'importante funzione di concorrere sUa formazione del sangue, elaborando prodotti che sarebberoallrimenti perduti; a vver t.e che so questi prodotti sono alterati, e commisti a sostanze irritanti, le IDnsille subiscono irrif.azjoni ed alterazioni in vario grado, onde la profilassi delle tonsille diviene impor tante pe1' la cura e la prevenzione delle malaUie della gola e del naso .

.llllsa eotoplo&- D. Bo~om: - (Rioista clinica,· archioio italiano di clinica mediea, puntata V, pubblicata il 31 dicembre 1888). Da un suo studio anatomo-patologico l'autore deùucù alcune considerazioni che da un Ialo val~-touo a chiarire uno de1 momenti eziologici della dislocazione della mjJza, e dall'altro servono a confermar e la possibililè di manifes tars i in simili casi di g ravi alterazioni funzionali da parte del tubo digerente. Lo spostamento della milza, come I'isulta dai pochi casi .accuratamente s tudiati al tavolo anatomico, si ammette generalmente che sic1 pr eparato dalla gravidanza come quella che determinerebbe un allungamento relativo od anche la lateraz•one di alcuni legamenti; la dislt•cazione del visce1•e l»erò àvrebbe luogo sol tanto qua ndo questo, per una ragione mecranica qualunque, deve seguire le h:gFCi del proprio peso. Oltrecht- la grRvidanza anche i traumi od i fo1·li scuotimenti :in alcune dale circostanze possono rendere piu libera la nulu. Ma ~e ai legamenti si attribuisce il compilo di mantenel'e •n que"b PO!.'izione la ruilza si deve rit.enere che anche i ~~~~ abbiano una parte irnpo1:Lante come mezzi di fissazione 8 v•scer·e. L'allungamenLo dei vasi non si può compiet'P cito


RIVISTA

entr o dali limiti piulloslo ri~tt•elti e non è concepibile avvengas enza un cert.o grado di stiracchiamento che può condurre alla lacerazione ed alla morle per emorragia interna. Nell' osser •!flZione anatomo -patologica su cui è ba!:<S:loquesto s tudio non sarebbe con forme al ve ro il non ritenerecome pt·eesislente all'ectopia viscerale il considct•cvole aumen to che si riscontrò nella lunghezza dei va;.i splenici (41 cm), che del resto appat•ivano flessuosi non isliracchiati e di calibro normale, accompa gnandosi esso all'anomalia dell'origine dell'at·Leria splenica di r·etlamenle dall' ar11~ta addomina le. E gli é in vece ben logico l'ammetleJ"o che possano esisle r·c dei casi di anormale lunghezza congenita dei vasi splenici, e che questa alterazione di prima formazione, che per sè stessa non avrebbe alcuna imporlanzn , vada acquistando un valot·e pat.ogenico in alcune d~terminate eire?· stanze specialmente nella gravidanza, ed in Lulle quelle condizioni che tendono a r ende re m eno resistenti i legamenti propt•iì della milza. È ques to un fatto impor l.o 1atissimo su cui nessuno Onora aveva Ossnlo l'attenzione. Ri~>pello alle conseguenze che in simili casi possono verifical'si uel campo del tubo gastro- enterico, é ad os:;;ervarsi come collo spostamento d'i!lla milza avvenendo anche una certa disloca?.ionP. di alcuni tt·atti del canale intestinale e dello s tomaco, nulla v i abbia di più probabile eh .. , atLorno al cordone formato dai vas i s plenici attorcig liati, o attorno· alle diverse bt•iglie che rappresen tano le ader·onze di parte della massa ctellenue col periloneo p arietale, possa nv:•eoire anche un'occlusione inleslitiale.

Sulla questione del follicoli oongluntivali . - K. RHt::JN (v. Grae.(e's Areh. XXXIV 3, pag. 65). La formazione dei follicoli congiuntivali é dovuta a microorganismi i quali penetra no nello s troma connelth•ale della mucosa, e in vece di esercitar e sul LessuLO un'azione dislrul· ti va, p1·oducono in esso, nello sviluppa r si, un'irritazione in fiammo loria che è ca usa dello formazione dei follicoli. l rol· licoli prodot ti dalla lube r·colosi congiunlival e non s i possono·


D1 ANATOMIA E FISIOLOGIA

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nè' per la loro struttura né pel loro andamento distinguere

dai follicoli del ~racoma , tanto macroscopiamente che microscopicamente. Que::>ta distinzione non può farsi, nello sladio della formazione dei follicol i, se non colla sc.)perta de l micro-organismo ed evenLua lmenle colle esperienz~ sugli animali La congiuntivite tracomatosa, non è molto probabilmente il prodo tto di un'unica e determinata -;:pecie di cocchi, ma lo stesso quadro patologico può esser riprodotto da parecchie differenti specie ùi batLerii. Il tracoma è un termine complesso c.he, ad eccezione della tubercolosi con· giuntivale, abbraccia tutte le malatlie della congiuntiva che souo accompagnale dalla formazione d! follicoli nel tessuto adenoide. La spiegazione poi del panno che, in seguito alla eongiu;Jtivjte folli colare, s i for ma pr·eferibilmente nella metà superiore della cornea può esser dat<:l dall'a-zione delle allerate sec1·ezioni congiunlivali sulla super·flcie corneale.

L'lpertnmla , le tlbre muscolari e le ~ervose- Pr·ofessore A. MORlGGIA. - (A.tti dell'Ace . <lei Lincei, feb. 1889). Il prof. Moriggia ha fallo nuove esperienze studiando la azione toermica sui muscoli e s ui nervi ('Il, di molto valore per la fisiologia. È conosciuto, esso dice , che i muscoli ad lln certo grado d'iperte rmia entrano nello stato -di r igidità termica. :Ma i var•i sperimentatori sono perve nuti a risultamenti diversi circa i g radi diversi di temperatura, e spes!;'O non banno riferito con cifre la du1·ata d'azio ne del calore, che è di tanta irlfìuenza. Anzi e> gli nola che non manca autore che abbia confuso il g t•ado J i caldo del mezzo in cui gli animali fnrono posti in esperi mento, con quello che essi d~bbono necessarìamenle a cquista re, perchè i muscoli entrmo in vigore termico. Descrive qui.ndi le esperienze da lui eseguite sulle rane

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:u

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(t ) Il au~ore cita i seguenti 3utori elle :inno scritto sulla rigidità dei mu-

0 Ilei nervi ad un certo grado di iper termia: Ohel; Bernard; Albertoni e fanl i Kùne; Foster; Gautier; Wurr.z; Mil ne Edwars ; Spallaozani ; Fredertcq i Lussana.


Il 616

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RIVISTA

(esculente) di mezZAna grl!ndezza, e raccolte di fresco; su rane d'inverno, avendo fallo studi nelle stagioni fredde e nelle es li ve. Le conclusioni degli stud i !Sperimentali del pt•or. Moriggia sono le seguenti : J. Gli arti della rana in bagno d'acqua calda per 5' eutreno in rigidrla termica verso il 4~· C. , in casi eccezionali la miosina resiste alla coagulaz.ione anche quasi a 45'. Le rttrae piccole e malandate possono olfrir·e la rigidità anchr.: tra i i-2' e 43•. D'inverno la miosina resiste u·n pochiuo dì piu l:he nella state alla coagulazione. Nei gradi <;li calore pr ossimi al necessario pe r la coagulazione sorge un inizio di rigidità, che dopo qualche 'luarlo d'ora può s comparire quasi complel.amente. Nel bag no d'olio per 8' la rigidilil avviene tra il 41' ed il48'. 2. Le fibre senzienU si presentano ancora tali nella pelle dell'arto, i cui muscoli sono già irri~dditi e ciò più specialn elle r·ane s tricnizzale ; in ques te la sensibili la era ancor·a superstite dopo un bagno d'acq ua a 45• per 5'. Nella state in generale le rane perdono la sensibilità verso o pochissimo oltr e i -H•, nell'inverno verso i 45•, nell'olio per 8' e d'inverno verso il. 47', 48•. 3. Le fibt·e motorie dei lombari stati esposti a nudo in bagno di acqua per 5' (in veeno) a 46', 47' eccitale provocano ancora legger·i movimen ti i nell'ol iù per 8' li possono pr·esentare anche alla temperatura del bagno a 49' e talora più. 4. Il cuore s'i rl'igidisce alla medesima temper·atura dei muscoli. 5. ·Alcuni veleni, etere, di~i ta lina, stricnina non dimoslrtwo sensibile influenza sulla t•igidità termica; la str·icnina rende un po' più a lun ~o rivelabi le la sensibilité delle fib rd n ervose assoggettate all' iperter·mia. 6. L' ipert~t·m ia mortale pee le fibre ner·vosa non induce in esse a lterazioni l'ivelabili al microscopio anche spingendola un po' oltre i 50. 7. L'iper termia inducendo la morte prima nella fibra mu· scolare poi nella senziente e da ultimo nella molorta, ci dimo!!<lra una differenza chimica Lra le fibre oer·vose, e per di piu,


Ol ..\~ATOMI}. E Pl IOLOGlA

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<C'be il ciliudro dell'asse consta d1 una oslanza, che pe!' lA sua coagulazione al calore è lull' altro che paragonabile alla mio~inll, e che perciò chimicamente fC>rse non sono confonrlibtli te terminazioni delle fibre mntorie colla sostanza contralliiP delle fibre muscolari.

•.a

truporto alle gl&ndole llnfatiohe della materia oolorute del tatlla.ggt. - Pror. C.uELFI e dott. RezzoNICO. - (Gior nale interna.ionale delle scienze mediche, Fase. 12", anno 1888).

~ nota l'impor tanza che ha iu mt>dicina legale l'esistenza dei latuaggt, non solo dal punto tli vi-.ta antropologico·cr imi· uale, ma anche dal punto di vista dell'identità. Per fJuesl' ultima ragione un tentativo diretto a fAr scomparire un tatuaggio può avere per scopo di sopprimet·e un compromettente segno di identità. Di qui la questione so i tatua!!J:ti possano scomparire !tpOnlanel;lmente o per oprr a dell'arte, o se es!< i ~<iano assolultnnenle indelebili. l.e ricerche degli autori non fut·ono peralLro djrPlle A sludiare questa questione in e-enerale. ma bensì un'altra che a questa della scomparsa dei tatua~gi è intimament~ IP~a ta. Si 6 detto che, m casi sospetti. quando, nelle questioni di identità tul cadaver e, Ili suppo'nga un taLuaggio scomparso • si possa esaminare con profitto lo stato delle glandole linfaLiche dello regione (Lacossaon.e), poiché come é noto la materia color11nte -depo'!itata nel connettivo passa nelle ~otlandole. Ora ~li autori t~ludia•·ono so~ra animali il modo e la rapidita di quef:tO passaggio della materia colorante. secondo che il ta tuaggio sia •lato eseguilo col cinabro o coll' inchi<.osh'o di Chill8 ; e dalle loro ricerche si potrebbe concludere che: 1. Il passaggio della materia colorante dal punti' ta tuato ali~ glandole l'in fatiche della l'egione avviene più prooLamente 86 Il tatuaggio si faccia con l' mchiosli'O dt China che col ci-

nabro.

~ . 2· N l'i CAni, 1<ià dopo 10 giorni di un tatuaggio alla coscia

. d•~ostrabile nei gan~li inguinali lu mater ia colorenle dello tnchtostro tli China, la quale, dopli un taluaggio di 20 giorni ò


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RIVISTA DI A'NATOlUA E FI SlOLOGH.

evidentissima anche ad occhio nudo; <'OI c inebro Anche a 'capO' di 20 gior·ni nessuna traccia di materia colorante é dimostra· bile nelle glandole. 3. Il passa ggio dell' inchiostro di China é favorilo rispetto al passaggio del einabl'O dallo s tato di maggio!'e divisione e diffusibilità della sostanza color·ante. 4. Conseguentemente a ciò, nei casi dubbii, quando neUe questioni di identità sul cadavere si supponga uu tatuaggio recenlo scomparso, si potrà sper·are più racilmeulo un rJsulLato affermativo dall'esame delle glandole se il l1:1Luogg'io sia s ta to f<'llt.O con l' inchiostro ù! Ch ina, che non col ci nabro. 5. Non si può stabi ln·e nn nesso dit•eLto fra la maggiore tenacita dei tatuaggi e un più difficile passag~io d(;:llo materia colorante nei linfalici, e lJ•a la minore tenacità e un passaggro più facile; poichè l'inchiostro dr China, cile dà i l.aluaggi più resistenti, passa nei linfalici più factlmenle JeLciuabt·o, che dà i tatuaggi meno resistenti. 6. La maggiore tenacità e resistenza dei taluag~i con l'in· chiostro di China s i può spiegare per ciò, che cTuelle tt·a le pa i'Licelle eolor•anLi che non passano nei linfalici e restano in sito, nou subiscono ·modiftcazioni chimiclte ; m entre per le particelle del cinabro r.b e res tano in sito sono veros•milmenle ammissibili eventuali decomposizioni chirniche e assoJ'bimen to .

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLAPELLE Del trattamento chirurgico dei bubboni venerei suppurati. -

SZADEL.

Dopo una rassegna critica dei vari m etodi di cur·a usati fino ai nostr·i tempi contro il bubone venereo supptu•ato, l'au· tore ci off're un compendto nosograJico di Lulli i casi di bu-:boni venerei che egli ebbe occasione d i cm·a•·e in numero di 274 nell'ospedale militar•e di Kraw in questi ultimi cwque a nni.


RIVISTA D"F.LtE MALATTIE \'&NEREE E DEI-LA PEttR

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L'opPrazione lu quasi sernpt·o pralicala quando l'ascesso era già forma lo; sulla que~tionn se incidendo la ghiandola prima ancora che si formi asces!'o ed accelet•andolo "i possa abbreviare la c ura, l'autore so t·volt~, bencbè egli sostenga cb.e Lutti i mez:r.i c he sui princ·ip! dAl male s'impiego no localmente nell'intenzione di provocAre l'assot•bimenlo nfln valgono ad impedire né arrestare lA suppurazione. l i metodo dell'operazione e ra il seguente: spacClllura dell'ascesso, raschiamento della cavità con cucchioio tagliente e dopo fatta l'emos tasia con lomponi eli ovalla, s'irrigtwa la covit ù con s oluzione di !'uhlimslo. quindi <>i !lpolvernva con jodorormio, s i riempiva con Jrar:r.a iorloformizzala e da ullimo , . j !-li applicava una merlicazi(me océlusivo. LA prima mediMzione si lasctava in silo da 2 a 5 giorni. La durala della rut·a f' I'A in media rH :m jliorni. Non si ron .. lalarono eomplicmdoni <>P ~i eccettuino 5erisipele c 12 eczE'mi aculi nei rlinlorni dE'Ila fet•ìla. Le cicolt•tci rii:•ullarono sempre lineari, l i~ce P dopo un re r·Lo tempo erancJ qua~i irriconnsribili.

Gara etei p1ortaat Inveterato ool loduro d1 pota11lo . pror. D. 8:\ROuzzr.- ( G~~elfa deuliospilali, febbraio 1889). Il Profe~~.tore Bardnzzi ha r iscontr·ato nella cu ra dPI psoIÌ&!Oi l'inefficacia dell'acido crisofonico, e dell' ictiolo, e La l--

volla il loro nocumento specialmente Allo stomaco cd ai t·eni. Seguendn l~ pratiche di Grevr e di Boeck di Norv<>llia, e del dollo re HAslund eli Copenha!.!en, che hanno ,·antala la ~tihtà "' la tolleranza del iodut·o dt potassio conlt•o le fm·me mveterate di psot•tasi, il proft>l:;SOt·e Barduzzi ha sperimenlala '"' ~~e~sa cura sopra lt·a cosi d1e descrive minnlom enle. l primi du~; casi sono stati di psoria.~i d(Oitso :noeiet•nto unioe,.sa/P .fendigliato, e il terzo caso di psoriasi d1.ffuso 11 gl'andi placche. In questi casi lu malatlta ùalava !lo ollre 20 annr, sempre resistente a molleplici cure inlet·ne ed estPrne. Sottoposu i tr·e mala ti alla cut·a col ioduro eli polo!>sio, 88 ~ trascurare mai la cura locale con applicaziont tli traulllali.cma, resorcina crisorobina, e eon bal!n i alcalini tiepidi ognJ lre o quattro gio rni , dopo cir•ca due mesi, ho ollenula.


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RIVISTA DELLE MALATTrE VENEREE E DELLA PELLE

la guari gion e in due casi, e un grandissimo migl ioramento nel tcr·zo; e t'i v eduLi i m alati dopo sette mesi ba riscontrato la conferma dell'ot timo l'isultato. La tolleranza ùel ioduro di potassi0 è !:' lata notevole senza -alcun rlisturbo. La dose del ioduro di potassio è di un grammo al g-iorno, coll' aumento di un grammo o~ni cin.-(ue giorni, fìno a pr opin arne selle al giorno. Il miglioramento si nola <iopo drca sette giorni e la guari g-i one dopo 40 cir·ca. Nei mesi consecutivi ha propinato per 12 giorni ogni mese (come cura preventiva ) un f?ramm o di iodut•o di potassio e qualche lozione alcalina in Lutla la superftcie cutanea.

RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGlA

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'Sall'&n&lisl ohtmioa delle secrezioni gastriche 1n rappollto alla diagnosi e terapia, per FRANCIS KtNNICUTT. (T/te Medica/. R ecorcl, giugno 188R).

Il

Con le nozioni che si possedono sull'azione dell'acido idro· .clorico nella digestione gastrica, ogni mezzo allo a delerminac·e la sua pl'esenza o l'assenza nel succo gastrico, ed approssimativamente l'eccesso o l a diminuzione, diventa molto importante nell11 pt•atica. FrH i mezzi atti a distinguere l'acido idroclori co libero dagli acidi vegetali, i migliot•i sono il viol etto di m etile, il rosso del Congo, la torpeolina, e finalmente la ftoroglucinvanillina di ·Giinsberg Quest'ultima, che ha formato l'oggetto di due annj -di esperienzedell'autot·e, non allaccata dagli acidi o r·~anjci, né dall'acido idr·oclorico uni to a~li acidi organici, mentre la pre·senza di peptoni non ne impedisce la rea:.r.ione uell'acìdo cio· r jdrico puro. Essa è sufficiente a scoprir·e la pr·esenza ·di tf2o p. 100 d'acido cloridrico libero, e dì t/40 p. 100 nelle so· luzioni artificiali. li cloridra to di fer-ro car•bolizzato di Uffelmann è un buono

e

,


nrV!S'fA DJ Ctl l.\rt GA E FAIIMACO LOGlA

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e pratico reattivo degli acidi organici. Si prepa1·a mescolando &re gocce di percloruro, tre gocce di una soluzione concentrata d'acido carbolico nell'alcool, e 20 eme. d'acqua distillata. Il reattivo dev'esser preparato al momento di usarne ha un bel colore d'ametista, e divien giallo, e finalmente si scolar<:! in prp.senza dell'acido lattico, il più f'1·equente acido delle secrezioni gastriche. , La tecnica d'esame è molto sempiice. Si propina all'infermo un pasto di prova consistente in brodo, carne e piccola quantità dì riso ben cotto, e tre o quattr'ore dopo si estt•ae rlallo stomaco mercè una pompa gastrica, senza alcuna cJjluzione; questo contenuto dello stomaco si fì!LJ'a, ed alcune gocce della sostanza fi!LI•ala si mescolano in capsula di porcellana con altrettante goc~e della soluzione di floroglucinvanillina, indi si riscalda moderatamente il miscuglio. La flot·oglu.cinvanillina si l'orma sciogliendo una parte di vanillina e due parti di floroglucina in trenta parti d'alcool •ssoluto. Una goccia di questa soluzione in presenza dell'acido cloridrico concentrato dà un bel colore rosso, con 'formazione di cristalli color ciliegiai con l'acido diluito la medesima reazione avviene, ma a rnode1·ato calor e, e con minore sensib ilità, da doverla vedere a gli orli della capsula di porcellana, dove si formano delle zone di color r osso. Se Uel pasto estratto dallo stomaco dopo tre o quallro ore non si- scovre la r eazione dell'acid o cloriddco, è bene ripetere l'applicazione ~ella pompa gastrica dopo sei ore dal pasto, come consiglia Riegel, e non pronunciarsi per un'as~ol uta assenza d'acièo cloridrico, che dopo questa seconda prova. La quantità d'àcido cloridrico che normalmente s i trova nella digestione gastrica, oscma da 0,22 a 0,28 p. 100, la s ua valutazione rJ ucwlitativa si riduce ad un semplice procP.s>:o compat•ativo. Si prende una soluzioné al IO p. 100 di idrato di sodio, coo-

~nente 4 milligr. di soda caustica per ogni centimetro cubo, e le ueutralizza esattamente 0,364- mil!igr. d'acido idroclorico puro· s·1 r • a colare a goccie da una buJ'ella graduata sopra 50 gr: del contenuto slomacale filtralo, ed il numero di cent.illletrt Cubici della soluzione a lcalina impiega t.a, moltiplicato


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(

IU VfSTA

per 0,36i- espr·imerà l' ast:oluta quanlita d'acido cloridrico conleuulo in 50 gr· di contenuto stomacale, a l momento in cur diver1ta n ~ u lr'O. Ma se inl"ie me a ll'acido clor·idr·ico s i è con s ta ta la l'esistenza d i acidi or•ganici, questo metodo di tlosamenln è inesatto, ed al lor a bisogna r !cor·re r e a quello descritto da Cahu e Meer·ing che è rl seguente: 1• Si prendono 50 eme. di contenuto gastrico filtrato. e si çlislillano in un appa r ecchio a distillazione, fìnch 6 con l'eva!JMazione si r[ducano a 10 eme., e cosi questo residuÒ sarà libero rfl'lgli acidi organici, ace tico, bu tir rico, ecc., cbe sono volatil i. 2• Da l r·esiduo concentralo si estrae l'acido lattico Agitandolo con una certa quantità d'etere e decanta nel o l'etc1·e. Questa operazione ve r ipetuta più volte per esser sic'{r i d'aver estratto tullo l'acido latt,co, il quale può esser dosato evaporando l'et ere, clil uendo il resid uo con una conven iente ' Jilanlità di acqt:a dis tillata, neutralizza ndo l'acido lattico con la soluzione d i soda, e moltrplica ndo i centimetri cubici della i>Oinzione so· dica i;npiegata per o,oon ciò che darà la quantità d'acido lattico e'Slr'A tto. 3° Dopo queste due preliminari operazioni si può procedere alla valutazione dell'acido clor·idrico come di l"Opra <'i è

dello. E s upernuo il dire che un a dia gnosi d'ipersecrczione gastdc.a {!O n ipPrarid ità é soltanto giusliflrata da Ua pr esen7.R di consi-

derevole quanlila di liquido eslt·allo dallo stomaco, con tlecisa reazi(lne d'acido cloridrico. Per· Llile e~ame lo stomaco dovrebbe e&sere abbondanlemeuto lavato nPIIa sera, ~'mol ato al mAttino seguente, dopo aver osserva to scrupolnso di~uno. Queslo camp<> d'osser va zio ui mer ita ulteriori inv<>sligazioni; l'au tore inlnn lo crede poler conclud er-e che l'assenza o la pr esenza in minima qua nt,ita d'acido cl0ridrico, possa indicare considerevole quantità. di bile nello stomaco, gastrite tossica, cancro nello s toma co; la presente, ma diminuito quanlilò d'acido clor idr ico indica gastrite cronica, l'eccesso d'aciJn cloddrico roincide c011 l'ulcera gastrica, e la quan tità normale d'acido clorid eico nelle sofferenz(~ gastric he, si lrova soltonto nelle cosi delle dispeps ie nervose.


Ol CITIMICA. E FARMACOLOGIA

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1JIO 4el piombo n elle conserve allmenta.rl. - (Reoue internationale scientiflque et populaire des f<Llsiflcations). 11 comitato consultivo d'igiene pubblica in Francia, nell'~d u­ nanza del t• ottobr e 1888, ha approvato le conclusioni di un rapporto del sig. Gabriel Poucbet per un reclamo di industriali di Mombthan e di F inistere r elativo a saldatuJ'e di scatole in conserva. A termine di queste conclusioni il comitato ha stabilito, per la quanlìta di piombo che s i h'ova nelle conserve dei pesci e per i pericoli che questi alimenti possono apports.re a lla saIUte pubblica, che non è il caso di rili1·are la disposizione del 4 marzo 1879 che impedisce le saldature nell'interno delle scnlole per conserve pr·escrivendo la sta~-tnalura di !alla allo stagno puro o di marca fina. Tuttavia non si è opposto acciocché un ultimo e nuo vo prolungamento di un anno sia accordato agli industriali per lo emercio dei p1·odoW fabbricali con gli antichi proces ~i. Il comitato per•ò, dietro un ra'flporto fattogli dal s1~. Dubrisa), ba emesso, d'altra parte, l'avviso cl1e debbas.i impedire l'impiego delle foglie di stagno contenenti piombo per avvoJ~:ere frulla, confellure, cioccolate, formaggi, ~alami, ecc., l'd in gene1·ale Lulle le sostanze alimentari. Le foglìe destinale a questi usi deiVono es.E:ere di stagno ~osi puro, vale a dire di una lega contfmente il 97 p. ·100 ~1 t~tagno put•o.

1.& ID&rgarlna e 11 burro artUlolale. - (Revue scient(Jique). Cb. Girard e J. De Brevans hanno r iunito in un piccolo vo1 ume l~tlo ciò che concerne la margarina ed il burr·o artificiale, 1 'Processi di fabbt•ic azione accennando i per•icoli dal punto di vista ùella saluLe i pr-ocess i ch.imici e fi.sici impieaati per . ' '"' "rrconoscerla, la relaLiva legislazione francese e s tr·aniera . ........n·un mmenza . . dr essere promulg ata la legge rrancesc per teprunere la r l 'fì . . ta • a SI 1cazrona del bun·o. fJUesto piccolo libro ba n lnleressd di atLrtal' t· . l ,.. . . . d . l . 111.lcr,. e verrà ad 'li l. a partrco are per· g rg1emstr 1.1 1 cJrl ummare il pubblico del vero valore di una


RI VISTA

sostanza cbe si ebbe il tort.o di vole1· far entr are nell'alimentazione. Ciò che s'ignora genea•almenle e cbe la marga1·ina è stata scoperta, si potrebbe dil'ù, per decisione amministr ativa. Ve1•so il 1869 M ége·Mour ies, che s'occupava di 4uistioui econo· miche, fu incaricaLo dal Governo di r icercaa•e se fOR!'C stato possibi le di p1·od u1'1'e i ndust1·ia l mente una materia g-•·a,,., a che )JOtesse soppel'i t·e nell'economia domestica al burr o di IIIUcca, meno cara di questo t> C'apace di lunga conservaz1one seuza inconvenienti. Una ;;e1·ie d'espea·icnze fu alloJ·a inlt·apresa alla nwsseritl di Vincennes ~ulle concli1.ioni fisiologiche della produz1one ùel burro nei manunifert. Fu il seguente fallo che ml"e il Mé;:te· Mouries sulla via da lui ricercata: le vacche po~l1• od una dieta completa provarono subito una diminuzione 1li peso, e foJ•ni1·ono una quantita l'C8l'Sissima di Iattt!, ma IJUP'<Io latte (;ontennva sempre del hurro. D'onde pr oveniva questo bur·ro se non dal g 1•asso dell'oni msle r Il ~ra~so t' i assor bi to Ll'atlollll in circolaz1one si soogi1Rva dunque della stParina per la com· bustione re8pirato1•ia e J'orn1va l'oljo-mar~arina alltl. mam· melle che agendo 8U 'lueste pet· la pepsina mammar1a la tru· ~formavano in olio- me1·~arina but1rrosa ossia in huJ'rcl. Il M ége-Mou r1es immag1nò allora un !H'Oces~o in~egnosh•· !"IOOO che riprodus!.'e ertilicialm<:ote questo fenorneun lisJoh·· gico, e riuscì ad esti'RI'I'e industr ialmente dai fll'll~"i l'olio· mat•garina elle costituisce il yraiMu dijmuiylia o d1 r:on..~erra. che si venùe a Par 1gi solto il norne di marrtariltn, ,. rhe e la base del b01•ro arli l lcial p,, l n quest' ultim o la ma l'~lll'ina e 11 ltl Lte dt3vono essere in pl'opor zioni qua!.' i eguali. :.VIa lo sviluppo PI'CSO dalla rabbt•icazione della mcti'~Brina l· :-.lato si grande in questi 111limi 20 anni, che si é fluito (tli lè dove dovevasi incominria1·e) pet• chiedersi se lo margarina e il bu1•ro Artificiale erano <iO!'tanze dif!eribih e l ahmen· tari e se non olf1•ivano alcun pe1·icolo dal punto .!1 ,.,,In della t1•asmissione dei germi nelle malat tie inl'eltive. . Nel 1880 l'accademia di medicma ili Franl'Ja noli mo~tros~• 1 favorevole alla margal'ina, accordando però pole:-se u~ar~ nella pr epa razione di ce1't1 umidi (ra gouls) e pel' l'lll·intl l'8 del


Ul CH~fi CA E FARMACOLOGIA.

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legumi ad eccezione tuttavia dei pomi di terra. Essa a ppog!iiasi sulla osser vazione che Ja mo1•garina contiene una piu grande quanlilà di acidi grassi del burr•o eli !alle, e in una proporzione ta le che l'emulsione del g r&!;SO non può essere completa, e èhe di conseguenza non possa essere assorbila tnl.etan•ente dal1'01·ganismo, sicché pe1• insul'ficenza d'al'similazione plHì ris ul.larne un'azione nocevole. D'altra perle l'es~erienza ho dìrnosLralò che la temperatura (50" &l massimo) a lla quale son o sottoposti i grassi per la preparazione della margarina, è insutnciente a distruggere i "'rmi di malaLlie come il carbonchio, la pesle porcina, l'idrofobia, In tubercolosi, come a distrug-gere i parassiti propriamente tlelli, come la tenia. Da ciò un pericolo costante, t.anlo più che le fabbriche di ma1·garina in Francia, s tante il largo liBCl, hl\nno dovuto già ricort•ere all'ester o o meglio impiegare lnlle le sol'ta di ca1losità dei gl'assi per le quali la purificazione chimica ~'~arebb e n ecessa riP-s inta. Perciò i medici di Chicago espresser·o il parere c he la malattia inùicala col nome òi cltùLera inoernale, che ha incrudeli to in mollo s paveulevole nr;ll'iuverno ultimo a Chicago, si llove~Re a llr·iLuire all'uso dill'usissimo della uutirrma, per la rabbrrcazione della quale il gr·asso di porco è impiegato in !mlnde quantità. Infine la mar~at•ina colla quale si fulsifka il bur•·o é essa stessa rwsificata, e si sono trovate in alcuni campioni di burro artrticrale eli proveni enza americana J iver•se materie minerali aggiunte fr·aud olentemen te, come il La ico, il carb onato di piombo, e<l altri sali venefici, della vaselina per renderla più Unluosa, delle malet•le color·anli der•ivale dal carbou fossile, e ll di rui itnpieflo in F rancia è assolutamente proscritto nelle rnalerie alimental'i. lr•lilomma s~ la margarina pur a per sè s~essa non è tossica, d~ve pur·altro essere consider·ala com e una sost.anza pochrs&llllo 8 r101 • enlat·e.. e deve essere sempr·e sospella dal punlrt ùi Vtllla della contaminazione pPr "'f'rmi infeU.ivi. 11; vero cb e mollo ma . . ,. . .ggt~re è rl pericolo che presentu l' uso delle carne rlegli anrmala ammalaLi da malaLLie infetti ve, ma menll'e a •Jueslo riguardo si puo' effi cacemenle eser·crtal'e . . . u11 ,.Is pezJOne sam.t ar'111

40


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R1VlSTA

s ulle carni, così non è sempre possibile verificare nei grassi la malattia degli animali da cui essi provengono, specialmente quando, come la relativa tecnica prescrive, i grassi cbe devono ser·vire Alla prepar azione della rnar·gar·ina siano slali subi to, per· quanto è possibile, libera ti dal tessuto muscolare. Ci t·ca poi a l potet·e nutr·itivo ed al g rado di digeribilità della margarina di confronto a l burro, non possediamo ancora documenti s ufficienti pet· pr·onunziare un sicur·ìssimo giudizio, né è questa quis tione che possa esser e decisa senza numerose e pazienti ricerche. È certo por·6 cbe la b11lir1'ina eh ~ nel burro è contenuta nella quantità di circa 6-7 p.100 gode della pt•oprielà di em ulsional'si e decompor si piu facilmente delle altre sostanze grasse, e q~indì ne risulta cl1e il burro è di più facile d i ~erib ili tà dei s uoi surr·ogalL T utte le lef!islazioni adun'l.ue si accordar ono nell'impol'l'e ai mercanti di margarina al dellaglio. di olio·margarina o so· sLanze simili destinate a sostiluirt•. nell'economia animale il vero burr o, un mezz0 qualunrrue di a vvertimen to, fa cilmente, visibile, che prevenisse il compr•atore sulla natura del pro· dollo che vendevasi. Quéste misuee sarebbero evidentemente indispensabili, rna non sono suffi cienti , giacché se il pubblico r icco ed ist.r•uiLo sa a cosa altener·si t'i ~uardo alla me t•garina, e Jl(Jn ha alcuna raf!ione per :mpiegarle, questa non sar à perciò meno etiope· rata dal pubblico ignorante od a pochi mezzi, al quale si dovrebbe pr·eoccupar si di non lasciare offrire che delle so!'lta nze veramentè a limentar•i ed innocue, e non apparen ti alimenti, che servono a vuotargli la tasca senza r iempirne lo stomaco.

Nuove e11perienze 1ull'aztone della saooartna. -

(Revue i nternation ale scient(fique et populair e des .falsi/icati0fl8).

Il

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La quislione sulla s accarina è agitala oggicJi nei di[t!renli pa esi. La Francia ha proibito l'impol'tazione di questo pro· dotto; il Belgio non volle t'are a lll'ella.nto, e i l'abbd uauti di zucchero fanno di lullo per ottenet'e tale concessione: in Germania gli scienziati non vaono d'accordo, cd in Ola nda i con·


DJ CI:UMI CA E FARMACOLOGIA

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d'igiene danno concl11sioni differ enti, gli uni per lmpe-

4irne, gla altri pet· permeLLern e l'uso I lavori sulla saccarina del dolt. Plugge, professore all' uni· "fereilé di Gromingue, sono concludenli e dì gt•ande importanza. Questi fa Lt·e ditrer enli saggi per esperimentare: t• L'azione della saccarina s ulla trasformazione dell'aomido sulla ptiall na; 2" L'azione del potere peplouico col succo gastrico; 3' L'azione sulla digestione inlesLinale(polere tripsmanle , -~aeea riflca n le e ptializzanle). I risulta ti dei saggi hanno dimostrato che la saccarina aveva 4eU'influenze carallerisliche : t• La digestione salivare, valo a dire, la trasformazione dèll'amirlo per i fet•men li della sul iva tliminui8ce in presenza di una quanlita di l p. 1000 d1 saccal'ina, c per arrestarsi comJiiulamt>nle per la quantità di l a 500 ed anche di 1 a 3:>0. 2' La digestione stomacale, cioò a di re la trasfor maz1one <dell'albumina in peptone, d iminuisce un pò pet• la pt•ese nza tli una •Juantità di l p. 2000 di sa ccar ina , e questa cattiva in1luenza aumenta considerevolmente per una più grande quantiiA.di euccar!na. a• La ùigeslione intestinale risente un minore rallentamento delle digestioni precedenti, perché questa digestione si ra in liquidi a reazione alcalina cbo hanno pet' risultato di formare dei sali dall'acido, ciò che é impossibile nella digestione 81omaca le. Una quonlité. di 1 p. 500 di saccot•ina sembr et·ebbe fibre non a':ere alcuna azione sul potet·e saccarificonle del succo pancrealico. Il potere tripsinunle risente un lieve rallentamt?nlo talvolta facilmente percellibile, e con 1 p. 200 di ~ r 10a il potere diviene pate nlissimo. Il P lugge usò pt:t• la digestione salivare unR pasta di amido molto dlluita (0,500 grammi pet· 100 eme.) e 2 eme. d1 s ali"'a ~· P er la d1geslione s tomacale impiegò del succo ga.1Sl1'ìeo rabbricato artificia lmente, mescolando 2 p. 100 di acido elo~J~rico con una soluzione di peps ina (delle mucose e~ torna~ dt.por co) n ella glicerina e dei pezzelli di albumina. P er la ~elltaoue intestmule usò del succo 1ancreatico e dell'albutllJDI d'uova \poter e tripsinanle); dello pas ta di amido l p. 200,


628

IUV ISTA Dl CBI~CA E FAR:IIACOLOGIA

ed una decozione di pancreas nella glicer-ina (potere saecaritìcanle); e della saliva con dell'amido (azione de.lla plialina). 'I:ulle l'esper.-ien;le digesLive furono falle ad una temperatura eguo,le, a. que\l.a del corpo umap.o (37'-38• cenLigr.) iu un bagno ad aria, cl~iuso in un bugno-maria a temperatura eoslante.

RIVI~TA DI TECNJCA ~ ~ERVILIO MEDH;~ MI~ITARK Tra.aportt fenovlad pel feriti, slstema " assile n .

l

Il medico pri ncipale di 2• classe Gavoy, medico-capo delle sale militari all'ospedale misto di Limoges' (Alta Vieuna), ba trasmesso all'ispeLt,erato di Sanità militare un opuscolelto esteatLo dal giornale il "Gay-Lussac », (gennaio 1888) sul Traspo1'to dei feriti iJJ. campagna, adorno di diverse ligure e corredàto inoltre da quatLro tavole fotografiche rappresentanti e descriventi 11 sistema da llli immaginato appunl~ pel trasporto dei feriti in vagoni met•ci, e pur adatto per improvvisare un'ambulanza in qualsiasi locale, solto tenda. per viaggi fiuviatili, ed anche per appr eslat•e Ad uso di tra· sporto per ferili dei carri comuni, ecc. ~ modo di inlìroduzione a lla. descrizione del suo sistema. l'aulore p r emette un succinLo cenoo di diversi eli essi sistemi adoUaU dalle diverse nazioni e ne ra risaltare le buone qualità ed i Jifetli. Accenna così il sistema del colonnello "Bry, rhe é radO!~ tal.o ufficialmente in F rancia, col quale non si utilizza che li piano inferiore del vagone, e che consisLe in lutlghe traverse di legno sospese lateralmente alle pareti co11 molle a spirale, e ueJ mezzo fer mate a dei piuoli, confitLi nel pavimento, con corr egge. Osser va che il sistema é molto du ro, dà luogo ~ vibrazioni, lrepidazi<tni e movimenti later ali con urti violente all'inizio del movimento ed alle fermate. Nou permette a~­ coslat•e e soccorr-ere i feriLi. Esige tempo pec· metterlo 10


J(VISTA DI TEC~ICA E SERVIZIO DDLCO MlLlTARE

619

8III!I8Uo e necessitano speciali islr umenti. Non permette il trl8pertO che d1 sei per vagone. L'apparecchio russo consta di corde tese trasver salmente, tUe quali è nel lnèzzo, longitudinalmente fissata una pet'lica te...'llibile ; a questa si attaccano trAsversalmente nel meizo te sbarre che sostengono le bart'lle, sowapposte due e due .e rermate (!e inferiori) con corde al pavimento. Le oscilla"lioni verticah sono pronunciate, gli urti enter o-posteriori liolenti. Le barelle equilibrandosi dai due lati rendono difftcile, lungo e mal sicuro il caricamento e lo scaricarnento. Male si circola intorno alle barello. L'app'tl:lslo ne ò lungo. Si ll"Mportano oLlo feriti. Il sistema germanico consta di uareiJe sovrapposte due a -due ed agganciale al sortìtto con molle a spirale e g1·affi ; • llareUe sono inoHre ritenute contro le pareti da molle speciali. Le oscillazionj verticali ri<>scono penose; gli attacchi tderali comunicano il Lremo1lo, e le impulsioni laterali possono el!!sere. dl!t~mose. Non si ovvia agli urti an'lP-r o- post.f'riori. Riet!Ce lungo il mettere le cose in assetto. Non si pu ò almeno eompiutemente circolare iuLorno alle barelle. Si tra sportano ottt- reriti. Nel llistema ausLriaco le barelle !'!Ono pure sovrapposle due .a doa alle pareti all'uopo di cinghie verticali ed obblique indipendenti per ciascuna <barella e sospese a dei grossi ganci btflesi nelle 'P&t'eli laterali a conveniente altezza. Le barelle lllnno in contallo colle pareti, donde trasmissione delle vibrazioni e tremolio, ed oscillazioni laterali moleste. Le oscillazioni ver ticali sono molto esLese, gli urti all"inizrare e cestare del movimento possono essere nocevoli. Si trasportano ot&o malati per vagone. 1t colonnello Beat1fort, il cui sistema fu accollo dalla Sodi soccorso francese, presenta t r e barelle sovrtrpposte ralmente al vagone, sostenute da sbarr e munjLe di molle .:.::l'Aie che Rssansi ad un quadra n le in legno che si erige el'tl8lmente nell"inler oo del vagone. Le barelle infer iori 1110 ~ in?ltr:e rermate con cinghie e piuoli a l pavimento. Le :llaza~na verticAli ed il rollio sono gravi, esaurenti ; gli dali avanti all'indietro sen!-ìibiliRsimi nel muoversi e so-

:!:età


630

RJYIS'fA DI TECNICA

s tnre del treno. Non si può compiutamente circolare intorno alle barelle. Si possono per ogni vagone caricare 12 malati. In Spagna si usano susle da veLture .fissate sul suolo, e su di esse suste -posano le barelle, che risentono intera la vibrazione ed oscillazione del pavimento; anche i movimenti laterali sono molto estesi. Le oscillazioni verticali e gli urli per i cambiamenti nel movimento del treno sono sensibilis· simi. La circolazione è limitata. L'apprestare il vagone é bisogna lunga. Non si trasportano che sei feriLi. L'autore non ba fatto cenno né del nostro sistema a mensole (treni-ospedale), né dello svizzero a montanti (ma de 1 re"to analggo all'austriaco, bavarese e wurtemhcrghese), che noi pure abbiamo adottati per l'armamento dei vagoni merci nella costituzione dei trasporti-ferili 1l sistema Gavoy riso! verebbe meglio degli altri il difficilepr oblema, che egli formala cosi: 1" Apprestamento rapido, sempHce, facile, che non necessi_Li accessori di sorta per l' impianto, applicabile a qualsiasi tipo di vagone mai'ci; 2• Clle valga a preservare i malati dal fremito ed oscil· lazibne, sia verticale che laterale, dagli urti subitanei alla partenza e fennate; a• Permetta una libera e comoda circolazione intorno alle barelle, anzi a ciascuna barella; 4• Carico e scarico pronto, facile ed indipendente, cio& individuale, senza che s'alterino le condizioni d'equilibrio stabile del sistema; 5• Serva indifferentemente pei trasporti sulle ferrovie, sulle strade, per i canali navigabili, e sia pur utile in tempo di pace; . s· Permetta il trasporto del maggior numero dJ malati col minimo ma teriale c personale. . L'autore crede il su0 sistema soddisfi a tutti essi destderati. Lo appella assile (axial), in quanto essenzialmente consti! di alberi metallici, cilindrici, di ferro vuolo, lunghi 2m e di~· di diametro. Gli alberi dispongousi due a due verticali; so· stengono tre piani di traverse orizzontali d'acciaio disposte


E SERVIZIO MEDICO MlLlT:\RE

631

ad angolo r etto sull'albero, che sono grosse lastre d'acciaio disposte a coltello, lunghe 1"', larghe :J e spesse 7 cenl, congiunte all'alb~ro con un'articolazione a perno a bollone. Ciascun albero è quindi una croce a sei braccia ori:.~zontali eguali, disposte sovrapposte due a due, a distanza (verticale) di 60 cent. Esse br•accia poc:sono per la accennata a r ticolazione per· comodità di riporle in magazzino, ripiegarsi in alto 11111l'albero longitudioalmeole. Ciascuna di esse braccia porta, uaturalmeote col concorso del braccio corrispondente del 2• albero, una barella, essendo all'uopo ciascuna munita di due passa11ti anulari con due grafO o ganci a semi anello collocati a conveniente distanza, entro i quali si insinuano i manici delle barelle. Si può cosi circolare sia all'esterno come all'interno delle bar ello comodament.e . L'estt·emità superiore d'ogni albero é fogg1ata a forca, a bidente, neUa cappa della quale è fissata a bollane una vile che s'innesta nPll'estremità dell'albero e può farvisi penetrare più o meno, all'uopo d'una leva a 'mano che si insinua in adatto fo ro laterale della vile. L'albero si di~ponu verticalmente e la vite serve a ftrmarlo allungandolo all'uopo od accorciandolo tra il paVimento od il cielo del vagone. I denLi della forca vengonn ad Abbracciare cosi uno dei travicelli correnti, o longitudiDa.le o trasversale, del somuo. t;na specie di toro sporgente anularmente dulia colonna dell'albero sostiene le e!'tremilà delle lamine a lla loro congiunzione coll'albe•·o. Due alberi portano sei barelle, quutdi in un vagone posIODo collocarsi 12 feriti. Gli alberi si impiantA no verticalmente lungo l'asse longitudinale del vagone, linea la piu elastica del pavimento. 4.alberi bastano ad armare un vagone. L'estremità inferiore Il ba"a su 3 d1schi spessi di caoutchonc rinchiusi in una botta adattata alla g rossezza dell'albero, ma che ha una larga baAse discoide, munita di risalli a punta di diamante che prende P~ sul pavimento; l'est•·emità dell'albero ì• a copilia e perCiò st~ può scorrere alquanto non può uscire dalla botta. Le barelle d'un Ialo distano da quelle dell'altro di circa 30 cenUmelri; daJie pareti del vagone distano almeno 40 ceni. P er utilizzare l'apparecchio ed armarne battelli piatti, o


63z

RI\'ISTA 01 TECXICA E S~IIVIZlO lltDICO llll,llARl

per s~bilire un'ambulanza ovunque, non si ha che a pa~­ sare un lravicello lun~o 2m 1/2 tra le branche delle fcH'cJ1e di due alberi e con dei venti a~t.accali alle due e"tremit.à del lravicello e a dej piuoli conficcali nel suolo o ar:nart'alt alla sponda del battello, fissare fortemente il Lravicello. È impol·t.aote notare che l'apparecchio monla~'<i senza nulla mular oe, nuna fare alle pareti del va~one. L'apparecchio ba il suo punto d'appoggio ad angolo retto (verticahn ~nte cioé) s ul pavimoulo; sl.a nell'asse longiludinale del voi colo; è rigido nel Ren!!'o verticA le; é elastico nel senso entero-posteriore; è flessibil e nel se n go ~rasversale . Ques~ condizioni fanno che il sistema soddisfi int.er amenle a tutte le esigenze eseu2.iati dt simili armamenti L' iuvio dell'egregio collega Gavoy fu dall'isp,ttore-capo trasmesso al M,inislel'O ~rcht' per·venga al repArto Tra~'<pon.i al Comando generale del Corpo di Stat.o mAggiore, cu1 "'peUa il tecnico studio di simili invenzioni.

Li 23 apr·ile 188!).

Dott.

r. BAROFFIO.

RIVISTA D'IGIENE ~---

Impermealtzzazlone del pavimenti in legno delle o~ serme.

Fio dal 188~ s'era no fatti i n Ausiria degli espe1·nnenti in pro· posi to col coaltar· o catrame minet·ale; e nel 188!i furono pubblicati i risullati soudisfacenti ottenutisi (pc,Jvel'io soromllmente dim inuito, neltezza as~'<olull'l, conserva:tione tlel palchello, distruzione compiuta degli insetti). ln base a tali informazioni e sentito il parere della Sezion.e teeniea di sanità (7' direzione del ~l inistero della guerra} fu dal Minis~ro di Francia delibet'8.lo di esperimentare tale sistema e nel giugno 1886 si fece la pr1ma prova a. Parigi (Quer·


RIVISTA u'IGtE~K

633

. . , Bonaparte), ed a Cbalons sur -Marne (For geol); nel princpio dt!l1887 poi J'ur·ono esLese ad altre 6 caserme del presidio di Parigi. Furono anche fatte e~perienze comparative coll'olio -di lino bollente e l'olio di resina io allr·e l~ caserme. Dl8tro gli ottimi risultt~ti ollcnuli la !:lezione tecnica del poio t- rli sanità pubblicarono (vadi Archioes de Médecine Militair e, maggio '1889t un ufficiale Rapporto, del quale arco le COilClUPioni: c ....... Combinata colla condolla del l'acqua sorgente nelle • cuerme, colla applicazione alle latrine del tutto alla fogna • nelle città ove lo si p11ò fare, oJ, in difetto, del sistema delle • fognt> mobili, coUo stabilire dt>gh aereatori neiJe camere, • coll'nrdinamenw deL refettori, misure tutte attualmente in • li4dt d8ec~Uione, la impermeabilizzAzione dei pavimenti mi· • gliorer•à sensibilissimamente lo statu sanitario; favorendo • inait>rncmente la nettezza e la manutenzione delle camere. • Per compier e l'insieme rli queste igieniche disposizioni. • ai dovrebbe inoltre, man mano che le t'isor se lo pel'nteLlano, • eeeo,rgellare i muri e i palchi ad una analoga ope•·aziooe, .. io&onecandoli con 11nà sostanza suscelllbile d' esser e di • lempo in tempo sottoposta a l avature con acqua eJ eneo re• Dit..la: come sono le vernici all'amian to (Bruanl), lt· idro· • rullhl' (Soc1elà delle gommt>), le spalmature (Vallin). ecc. • Si giungerPbbe così ad irnpPdir e I'Accumolo e lo svolfli• mento d'ogni germe pato~eno e le malattie epidemiche non • &arderebbero indubbiamenlf.l a diminuire in consider'evolis• llima proporzione. • La materia più adalta ed economica é Ono ad ora (l) il coaltar. • L'operazione deve la pr rme volla farsi cosi: ripulire esat• lamenta il pavimento, rt~ sch iandolo e spazzolandolo poi • tner~camenle a secco, per modo da l ogliet·e wtte le ma• &erte aderenti e la polvere; ri empir e con iscbeggie d1 l egno . <41 (l) ... Ulllc& osperlen7.a rattane ad Angoull! me coll'olio di resma parve d~na ..;::•e prove: se t\ un po' più costoso il mezzo è perù pm bello è conrorPurono l)erelò prescritti nuovi saggi cCJmparativi lo proposito da in-

:&Ul

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11

nella caserma di Cbàtenn-d'E:HI.


634

l\ l VISTA

• inchiodate le cavità e fessure troppo larghe dA deteriora• z•on<>; applicare quindi con un grosso e robusto pennello il • coaltar bollente, avendo cura di farlo penetr·are in tutte • le comm1ssure e tes!lure si che le riempia, spargeudone in • t'agio no d'un cbilogramma i) el' l Q• quadrati circa; lasciar beo • ~eccare e non permdlere l'accesso nelle camere che a dis• SC<'CaZIOOC completa. • Una seconda operazione r ipeterassi dopo 6 mesi, la terza • dopo un anno e quindi si r innovera solo d'anno in anno...... M Tutto que:-Le ulleriori coalta•·izzazioni ùebbono rars1 senza • r·ascltiEillll'll , bastando la spazzolatura. • l muri tutt'io giro fino all'allezza di 0"'.50 che o•·a si co• prono co11 una spennellatuJ·a al nerofumo che non tiene • punto. <:iano a vece ricoperti con uno strato d1 coallar, • previa. t'oschiatura e spazzatura. « Le a~.;"'i-a-pan e, 1 tavolati di sperperazione, ecc., siano • ptnli a veco co11 vernici idrofughe. • Quel'le oper·azioni devonsi preferibilmente t>seguirfl nella • occasione delle g ranù1 manovre o nde avt>re il lernpo di o~• le.ne1'1' lo dissecca?aone perfetta prima di rioccupare ltt • came•·o. u Solo in via eccezionale si impiegheranno lt> lavature a " gcLlo d'acqua ; basta pella neLlezza l'uso d'un cencio umido, r che riunisce e toglie la polver e senza farla solle"are. • P el regolamento 20 giugno 1888, l' altuazioue cii tutti c qu~gti provvedimPoti sia fatta per cura del corpo occupante • ed a carico della massa accaser·mamento. c ~ella costruzione di nuove caserme si dovrà pr•ocedere, a • curi\ e conto del servizio del genio, alla prima imi erroeabi o lizzat.ioue delle camere, corridoi. scale, ecc. • B.

Vaoolnaztonl, r1vaoolnaz1on1 e vainolo nel :Begno nell 'anno 1887 . - Dai doru menti trasmes~i al Consiglio su· perior e di sanità del Regno. P opolazione(censila nel1881) Nali nell'anno 1887 . . . .

284:)!)628 '10i1257 (Il

------------------------------------------------(l) 37 •la f1 . 1\100 della popoltlziouo.


ti3&

D'IGIENE

Vaccinazioni. Vaccinati con pus

Umanizzalo Animale Tolale Esiti favorevoli • nulli

Dei nalì nell'anno NaU anteriormente

20722V 12&'>0.'">

Totale

:ti8930 215(;35 494565 460121 338{3

4 6159 3UI 40 302!)9 771837

Nei pruniiO nn ni di eta

Doflol iO anni

Totale

32851 45530 78381

6526+

Ufl l15

J•J 1969

15749U 2f15614

33573~

3ilil5 24619

-

584(j·>

Rioacci n a~ ioni. RiTaceiMti con i\11:1

Umanizzalo. Umano Totale.

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Tr a i rivaccinRLi: Prima di IO anni 44-683 iì270 19776 5652 78381 Con pus umano . IH380 3618 925~ l:lG9 328o i Con pus animale 26303 4622 10i>22 .rosa 1553o Dopo i IO anni 102789 20818 }9403 4223 177233 Con pus umano . 34347 851;1 18689 3713 65264Con pus animale 68H2 12303 30714 510 li1969 Rivaccinali con pus u~a~o: à2ì27 121 6:1 279+3 5282 98 11 5 • con pus animale . 60650 13137 29211 54501 157499 Totale. . 1133ìì 2530015715i 59783 25.'561·~ Innest i. proftlattici comples~ioi. Numero

Con pus umanizzato • animale . .

58~274

5017l.l9 Tolale

1086013.


6!'16

IUVIStA

Vaiuolosi (1887) .

.Nei vaccinati: Con linfa umanizzata: casi 5913 4295 » • decessi 363 569 Con linfa animale: casi 3055 1476 • • decessi 591 253 Con linra non t:~pectflcata: casi. 1397 1037 263 96 • " decessi. Tolale: ca$i 10365 6808 decesRi . • 1217 HJ.8

270:i

723~

263

1107

4089 609

6.>23 968

22075 3!)248 2i03 483.

Nei mai vaccino.li: éasi • • decessi.

:;:j::f: ·~=:

T otale general e: casi . decessi . • •

18697 6808 5632 :2207::1 ~·32 12 4284 91'8 i 184 2703 9089

~el 1887 fur ono dunque e~eguite 1,086,013 iooculazioni, e cioé 8:30,299 vaccinazioni, 255,6 14 rivaccinazioni. LE' inocula· zioni tutte r ife•·it.e alla popolazione intera del r egno (giusta il censimento 188 1) rappresenterebbero cir ca il 38 p. 1000 i le vaccinazioni il 29,5 p. 1000 e le r·ivaccinazioni solo 1'8,5 p. 1000. Cet•tamenl.e queste cifre non indicano nella popola· zione una sana premura pella pr ofilassi vajuolosa; seguano per ò un l ieve pr ogresso, giacché nel 1886 le rivaccinaziont non superarono il 6,3 p. 1000, nel 1885 il 6,7 p. 10011. Circa il 40 p. 100 dei vaccinati spella ai vaccinati nel primO anno di nascita, cifra purtroppo inferiore, benché tlr poco a quella degli anni 1886 (41 p. 100) e 1885 (42 p. 100) Le vaccinazioni LutLe riferite al totale dei nati r appr esen· let'ebbero per ò il 775 p 1000, cifra di poco, ma pur di alr[uanto superiore alla conisponclente degli anni 188(1 e 1 88~ ; fallo

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15283 25-\91 1831 2763

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637 ciMI prOV& che un J>O' più uurnet·ose furono nel 1887 le vAccinazioni dopo il primo anno di nascita Solo 335,73i furono fatte sui nati nelranno; vale e dire cbe neppure un terzo di questi furono assoggettati alla vaceift~nfl nell'anno dalla nascila Dei ' 'accinati 59 p. 100 lo fut·ono con linfa umamu.ala, .il p. fOO con linfa animale. Con tutto ciò de"esi riconoscere elle l'U1!0 della linfa animale "n eslendeoòo~i, giacché nel tell8la proporzione tra i due mezzi era slala di 6 ~ e 30, e nel t885 di nn e 31. Dei riveccioati il 31 p. 100 lo fu rono nei pr imi dieci anni cl'eti; 69 p. 100 dopo superato esso liunte di etA ~el 1886 le proporzioni era no state r ispettivamente di 32 e GS; nel 1886 di e 64 p. 100. ;{8 p. 100 di esse vaccinazioni furono fatte con Linfa umanizzata, il ()2 p 100 con linfa animale; ara nel ISHti le pr oporzioni erano state rispettivamente di 40 e 60 p. 100; nel 1885 di 49 o M per 100. Come pet•le vacoloa~ioni, cosl aoche per le rivaccinazioni, v~l adunque sempre più o$tendendosi l'uso della linfa aniulale. Nelle rivaccinazioni con linfa umanizzai.A si a"rebbe avulo Il 537 p. IOnu d'e~ili completi, 12+ p. 1000 esiti m odificati, 28:\ P- 1000 esiti uulU, ed in 54 su 1000 l'e!"ilo non f'u consltllu to. Nel t~ queste proporzioni furouo rispettivamente di ;,;~­ llt-2.:;.·,_i8 p. 1000 ; oel188~> di 56:2-1 27-::!-ifi- H!l pet• mill~. Sullo lfl7,i99 rivaccioazioui l'atte con linfa animale difflciiP é tlabilire per gli esiLi un eRatlo calcolo. Se si acceLtaoo Je ci&e inscr1~te nello specchio trasmesso tlal ministero, appena correggendone alcune che paLentcmcnte !"Ono errori lllalertali di scrittura (r isollanli però dagli specchi pnrzinli lrasmeRSi al ministero stesso) si dovrebbe amn•eLle1·e che gli ~ti completi non furono che 60,650, cioè solo il 385 p. 1000; 1 IDOdillcati 13,13i, vale a dirt! f:I:U p. 1000. Se a vece r Mfronlando le diverse colonne si introduconn lulle le correzioni che ~ebbero legitlimat.e dal riscontro dei divers i tota li coi relattv• dati parziali, allora g li esiti completi ascender<' du~rebberu a 94,6-i5. cioè 601 p. 1000, 16925 es ili modificati e quindi 107 p. 1000, H ,236 esili nulli e quindi 2H2 sn mille e

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finalmente si avrebbero solo 4,693 esili non constatati e perdò 30 p. 1000. Nel 1886 per mille vaccinazioni fatte con linfa animale si ·ebbero 617 esili completi, 85 modificati, 252 nulll e 46 non constatati; nel 1885 si ebber o ris pettivamente lB proporzioni di 464-73-228 e 235 su mille. Per tuLtì e tre gli anni, accettando però pel 1887 le cifre profondamente corrette, dirò meglio aggiustate molto arbit rariamente eome sopra fur ono indicate, si verrebbe a stabiliee che anche nel 1887, come nei due anni precedenti si sarebbero ottenute colla linfa animale un maggior numero .di esiti completi che non colla linfa umanizzata, contrariamente a quanto erasi os,servato per le prime vaccinazioni -con essa linfa. Nel1887 furono, pei documenti annessi alle relazioni sulle vaccinazioni, indicati 532'12 casi di vaiuolo e '10,089 mor·ti per essa malattia. Ma con·v ieoe avvertire che parecchi comuni pella provincia di Torino, Mantova, Vicenza, Verona, Lucca -e Trapao..i denunciarM10 soltanto i morti per vaiuolo e non J. casi, di malattia. Se quindi si ammette che io questi comuni 11 rapporto fra il numero dei casi e quello dei morti, sia stato identico a quello riscontrato per gli allri comuni del regno, il totale dei casi di vaiuolo nell'anno 1887 dovrebbe calcolarsi nella cifra di M,700. Ed aggiungasi che le tre pro-vincie di Sondrio, Reggio Calabria e Siracusa non hanno indicato neppure un caso di vaiuolo, fatto troppo fortunato, troppo splendido per essere accettato senza alcuna riserva. Per 100,000 abitanti s i ebbero, nel 1887, 182 casi e 33,6 morti di vaiuolo ; nel 1886 le proporzioni fur0no ris pettivamente di 193 e di 4'1,3 per JOO,OOO abitanti e nel 1885 di i21 e di 21.,6. Aggiungasi cl.Je, giusta il « Bollettino della Direzione di Sanità .. (Gazzetta Ufficiale), sarebbero stali nel ·t eSS denuo..ziati 6!1-,078 casi di vaiuolo, pari a 2'13 ogni 100,000 abitanti. P er 1000 casi di vaiuolo si ebbero, nel '1887, 1.81 mor ti, nel 1886, 207 e nel 1R85, 176. Fra i colpiti dal vaiuolo, 25,491 erano s tati vaccinati con linfa umauizzata e ft·a essi si ebbero 3763 morli, cioè HS


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IJ8I' 1000 casi (uel1886, 123; uel1885, 112); altri 7234 erano Gli vaccinati con linfa animale e fra essi si ebbero 1107 morti, cioè 153 esili letali s u mille casi (nel 1886, 135; nel i885, 143); 8006 casi con 968 morti avvennero in individui vaccinati con linfa di ignota origine, e fina.lmente.13,964 casi con 425l morti, cioé 304 su mille, individui non mai vaccinati (nel 1886, 333 p. 000; nel 1885, 283). In tutti tre gli anni la mortalità per vaiuolo è stata massima fra gli individui non mai vaccill8.ti ; inoltre tale malatiia ha dato ora m aggior proporzione di esiti letali fra gli individui vaccinati .con linfa anima le che non fra quelli vac· .amali con linfa umanizzata. Degli individui colpiLi nel 1887 dal vaiuolo 18,697 non ave11no ollr~passato il !Oo anno di età e fra essi si ebbero 5284 asi di morte, cioè 283 morti su 1000 casi (nel 1886, 229 ; nel 1885, 2t2). Nella s tessa classe di età si contarono 8,332 casi di vaiuolo in fanciulli non mai vaccinati, con 3067 mor Li, doé 368 morti pe1' 1000 casi (nel 1886, 381; nel 1885, 322); cosicché dei fanciulli non mai vaccinati, c he sono colpiti dal vaiuolo, più di un terzo ha dovuto s occombere. Gli individui d'età superiore a 10 anni colpiti dal vaiuolo, nel 1887, furono :m,OOO e diedero .-l805 mol'ti, cioè 133 per mille casi (nel 1~6, 120; nel 1885, 116). BAHOFFro e Boo1o.

»tua cUalnfezione degli s t rumenti chirurgici e degli og-

retu 41 medicazione. -

P . REDAR O. · - (Reoue de chi-

ru,.gie, maggio e giugno, 1888). M_oltissimi insuccessi nelle operazion i chirurgiche sono

ogg~d.t ascritti all'azione- che ese l'cilano s ulle fe r·ite i prin -

:pt contagiosi, s ettici, sospesi nell'at·ia. Ma non solo l'almoe~ è capace di nuocer e al r egolare decorso di una ferita, e gli stru.menti chirurgici, gli oggetti di medicazione. e zauapparecch•, possono, se non convenientemente ster ilizA' essere causa pr ecipua d'infezione. cllataque?to ~roposito l'autore , nella memoria qui com penne suo1 varì capitoli, cerca di dimostra re che i mezzi

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sinora adoperati per la disinfezione non semprt> corrispondono totalmente. e per ciò propone dei mezzi eire la personale esperienza gli ha ~uggerito come migliori. 'l o Gli str umenti ed O{f!}eUi chirurgici ~:~ono .fr er,ue/1 /t causa di trasmissione rli malattie. - L'autore cita molli esempi fra cui i seguenti: le cannule dei Lr·equarti non ben disinfettale possono inocular e il vir•ns tubercolar·e o trasformare un essudato siero!lo in purulento (specialmente della pl eura): gli aghi ddlle sirinp-he ad iniezioni ipoderrniche non conven ientemente slerilizzeli producono escare, a~ce~si, risipola ed allr·i accidenti localr,~guiti talorapur trnppo, dacou· seguenze funeste. Cita pure lo sviluppo del flemmone delroc· chio e d~ altre malattie oculari quali conseguenze delle ope· razioni fatte sugH occhi con istrumenli inqurnati e la lrasmisl'ione della r-:i tllid<> mediante str umenti od o;:gelli che lranno servito ad individui !ìilìlilici. Il cateteriRrno vescicale, l~ litolrissia, 1'esplorazion1J di rerite, ecc., eseguito con stru· m enti contaminaLi non 1'.0uo pur essi pri vi di dll ll l l O~e COJI· seguenze. 2° .\.leni proposti per la clrsinfe•ione deyli strwr1enli. Sono essi numerosrssimi: 1 piu semplici sono la prulun~ara lavatura degli slrum ~>nlì nell'acqua semplice o la loro nn· mersione nelle soluzioni flnLisetliche o in liquacli specrali (ll•i es. l'eter e), l'insaponamenlo, il soffr egamento l:Oila spazzolo ed il raschiamento. KuemeH (1886) a·itiene mezzo sicuro il sotl't·cgarnento <Lello str umento colla spazzola, poscia coll'ovatta inrbe,•uta d'etere. Alcuni opinano che si debbano cambiare gli !'<Lr•tmtenli dopo ciascura oper azione, m~ando sempre strumeuli nuovi. Altri, quali il Gu!',lch eù il Leiler, propongono dr mocliflcare la for ma attuale de~li strumenti per r·ender ne !~cile la pulizia e la disinrezione. Lister, e ~uoi seguaci, r·accomanclano ~~~ immersione prolun~ata degli strumenti neliP soluzaoni antr· setLiche forti di acrdo fenico, borico e saJicilico ed anche da sublimato corrosivo. Pasleur raccomanda la drsinfeziooe colla fiamma (llambage), ed altrj l'immersione degli stru· menti in liqllidi portati ad alla temperatura /acqua hollenlc.>, s~· qua acidula, acqua con alcool ed aciùo l.Jorrco bollell '


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••....,..,.,,rmn ed olio bollenti, e.cc.). Il professor Durante propone

di una slufa nella quale si può manten.ere la ternpe1'8tura di JSOo per la durata di un'ora e mezzo ed il Corradi

ptopone di avvolgere g li oggetti da medicazione nell'ovatta 41 di chiuderli entro scatole di lamiera, di ferro, per poi sot-

IOporli per cir ca un'ora e mezzo ad una temperatura di 14Qo servendosi di una stufa ad aria secca. ao Val.ore dei meni propot>li pPr la di.sinfe;;ione chirurgietl ed e.~pe1·icnz~ personali. - Le esperienze delraulore dlmostrerelJbero l'inefficia delle la\'ature coll'acqua ~ cou liquidi diversi, anche col sussidiodell'iosaponamento e del sol'frepmento. Del resto queste la valut'e souo difficili a praticarsiagli llrumenti muniti di uncini, di scanalature, e sono poi a~olu­ lamenle inetncaci per gli agbi perforati, per le cannule dei &raqu.arti e simiJi Si fecero molti esperimenti per provare iJ valore dell'ilnmersione prolungata deglL strumenti nelle soluzioni antisetUc~e forti. Già. Ila molto lempo Miquel ha dimostralo la poca effieacia delle soluzioni di acido t'enico, borico, salicilico ecc. QuesLe soluzioni, secondo lui, non solo oon riescono a ste1'ilizzare dei mrcro-organismi dotati di debole vitabililit, lllu eMe ~lesse presenterebbero dei germi. Gartner 188:..) ba cercato di de~eminare in quanto tempo i disinfettanti usati in chirurgia òis Lruggono i mi ero ·organismi, e la conclus ione generai~~ delle sue ricerche sarebbe che le soluzioni di acido fenico al a 0/0 uccidono tult.i i raiero-or.gauisrni conosciuli, ma è necessario per ottenere questo inlenlo che lulli quantivenganoa contatto del disinfettanle. ~uemell ha trovato che gli t<tr·umPnti immersi per 2 tlllnuti nella so~uzione fenica a1 n 0/0 non r iescono sterilizzati, come non lo sono se posti in una soluzione dello stesso dhsinfe Ltante al 3 0/0 per' la dllrata' di 10 mirmti : lo saranno invece CJ,Uando la soluzio11e al 5 OfO saeà posta a contallo dello slrulDen\o IJer la durata di 10 minuti. 11 nostro aulore, iu segu.Ìto alle s ue lunghe e pazienti riClercbe é venuto alle conc1usiotti s~>g-uenti: ~ SOlul.ioni d'acido t:enico al fJ 0/0, comunemente usate lleglt Spedali, contengono un g ran numero di germi. Esse

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non sono su.fficieoti per sterilizzare le spugne, la garza, gli aghi perforati, le pinze a denti, infetti da pus blenorragico, da pus di ascessi freddi o da sangue setticemico, anche dopo un'immersione da 12 a 2'1- ore. L'ineftlcacia s ta nella difficoltà di metlet•e tulli i micro·organi~>mi io coutallo col disinfettante, ed appunto le scanalature, i denti, i canali scavati negli aghi ecc., si oppongono ad un perfeLlo contatto fra e:::si e l'agente di:::ìnfeltante. Per contro, gli strumenti lisci (lame di bistori, forbici ecc.), possono essere disinfettati colla soluzione fenica al 5 0/0 e dopo un contallo di 10 m inuti; porò un risultato costAnte si ha solo ùopo una immersione di 20 a ao minuti. Queste esperienze, confermanU quelle di Kuemell, dimostrano la diflìcolta ed anche l'impossibilità di o ttenere la disinfezione delle spugne colle soluzioni antisettiche forti, sia pure dopo una tmmet·siono prolungata. Per avvalorare il risultalo di queste ricerche l'autore ha voluto is tituire degli espel'imenti, innestando soLto la cute di animali particelle staccate di str umenti chirurgici (punte di laoceUe, denti di pinza, ecc.), intrise dapprimA in sostanu Yiruleote a po~cia tenute immet·se per tre quarti d'ora od un'ora in !;Oluzione fenicata al 5 p. 0/0 ed il risultato di talt esperienze fu ognor a la mot•Le degli animali in c~perimen lo per contratta infezione. Come pet· l'acido fe nico, cosl ln dis infezione n 0 11 può ottener&i coU'alcool, e cogli acido borico e salicilico. Invece. le soluzioni di bicloruro e di bioduro di mercurio daonu risultalt più efficaci, potcudosi con una soluzione di essi all'l per 1000. 6 dopo un'immersione di 1:) a 20 minuti, olLenerc la sterilizzione deg li strumenti di difficile disinfezione. Sforlunatamente tali soluziOni alterano il tagliente delle lame e non convengono perciò che per la disin fezione delle s pug ne, delle sonda e s imili. Risultato finale di queste esper ienze si é chr per ottener~ effeLli cerli s i richiede una immersione m olto pl'olungata del{D s trumenti ed oggetli nelle soluzioni antisPltiche; se a questo inconveniente del! ~mmersioue prolungata si aggiunge l'alterazione quasi costaute del tagliente delle lame, st é co-


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considerare quest-a metodo di disinfezione come molto Migliori risull&ti danno i processi di disinfezione col calore. La ctisinfezio·ne colla fiammo. (flambage) produce ste\'ilU;zazione perfetta dello strumento quando questo è portato per un certo tempo ad una temperatura elevata; ma per questessa ragione la disinfezione colla flamma non si può ot-tenere in pratica se non per certi strumenti (specilli, sonda scanalate, ecc.), mentre per allri non servirebbe, sia perché la fiamma è dannosa allo strumento Oame taglienti, oggetti di gomma indurii.&) sia ancora perché la fiamma non può peaetrare in tutte le parti dello s trumento (ad es. nell'interno -degli aghi tubolati). L'immersione nell'acqua alle temperatura di ·too• neppure -è sempre efficace, esistendovi dei ger mi che resistono alla -prolungata ebollizione, come, le forme più inferiori degli or-smi e le spore. Le esperienze di Davaine, di Koch, di Chauveau e di Miquel hanno dimos trato che la temperatura di 110° o più, mantenuta per un certo tempo, sterilizza tulli gli agenti virulenti; la que-stione quindi a risolversi, secondo l'autore sarebbe quella eli ~rooareun liquido bollente a 120• eli un prez~o poco eleoalo, 11on tos~tico, non injlammabile~ nè sool(Jente alcnm odore o fumodisaggradeoole e sopratutto che non alteri gli strumenti. Dopo di avere accennato agli inconvenie 1ti della glicer·ina .(raccolllandala da Miquel) e dell'olio bol le nte, l'autol'e afferma -cbe il liquido il quale s econdo lui av1•ebhe dat-a i migliori ri8Ultali sarebbe una soluzione acquosa di cloruro di calcio secco nel rapporto di 40 grammi di cloruro su 60 grammi di lequa,la qual soluzione bolle a120o senza svolgere vapori, né -.pendere odore disaggradevole, e senza essere tossico, né in.flanunabile, né irritante per le reriLe, ed infine senza alte t·ai·e per nuUa gli,strumènti. Inconvenienle di questa soluzioue si è .s.oUo _l'm~uenza di una ebolUzione pr olungata (ad es. dai & 20 nunull, COI:lle è necessar io quando vuolsi ottenere si:me~te una buona disinfezione), la composizione del li!\8(1 51 modifl~. e la sua temperatura si eleva di troppo. ard ha sostituito la glicerina all' aciJua, usando 20 grammi

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di cloruro per ogni 100 grammi di glicet·ina (soluzione bol· lente a 1'10°) oppure impiegando 25 gt·ammi di cloruro per ogni tOO gramml del detlo veicolo (bolloole allora a 115') ed ha ottenuto con ciò delle temperature costanti per ladu· rata di 10 a 15 minuti senza che avesse luogo svolgimento di vapori disaggradevoli come si ba coll'ebollizione della glicerina pura: trovò però necessario di allontanare di lauto in tanto la sorgente del ~alore quando si vuoi proluugare l'operazione e di ris tabilire la composizione primitiva della soluzione, avendo essa 'tendenza a divenir più denga. 4o Tempo necessario per ottenere là steriliua:.ione degli strumenti immersi in liqui4.i a temperature elevate. - Non si e ancora determ.inalo in un modo rigoroso quanto tempo é necessario che s tiano immersi gli strumenti nei liquidi portati a temperature superiori a 110° per ottenere la toro perfetla disinfezione. Le esperienze fatte dall'autore provano come alcuni strumenti ed oggetti (quali spugne, pinze n denti, agili perforati) non r·iescono sl~ riJizzati anche dopo 11118 inl· mersìone m0lto protratta nel liquido ad elevaLa temper·atura. Ecco pertanto le sue conclusioni: lO o 20 minuti non soB.O sufiicienti per uua severa clisi nfeziooe eli oggelli o stru· menti irnpregnaLi di virus facile a diskuggere e tenuti iJ1 un liqujclo a temperatura di 150-155°; sono necessari [lei' ol· tenere late intento almeno 30 minuti. Le lame dei bi!.'torim. degli amputanti e simili non sono sempre sterilizzati dopo un'immersione, protratta pe1· 10 minuti in w1 liqwJo a 1il0140<>; invece è quasi eerto la s terilizzazione in uu liquido a 150-15:)0 dopo 10 minuti. s• Processo propo.~to dall'auwre per la disinfezione chirurgica; oapo1·e sotto pressione a 1fOo.- I differenti proce~si, di dis infezione chirurgica essendo all'autore parsi difettosi compresa la soluzione di cloruro di calcio s ecco uella glicerina, egli ideò un altro melopo. che consiste nel porre gli oggetti da disinfettare nel vapore umido solto pressioo& 8 110o. Tutte le esperiem.e provano che i piu resistenti miero· orgaHismi soltoposli per mezz'ora al vaoore acr111eo a H!lO sooo completamente distrutti. L'apparecchio inventato dall'autore per questo scopo con~

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o' IGli-::'\E

eeenzialmente, di un cilindro robusto di rame chiuso coperchio di lwonzo, munito di manometro g raduoto a tre atmos fere; di un rubiuelto per lasciar !"fuggire raria e l'eccesso di vapore, e di valvola di sicureua Alla p6t'&e lnrer!ore del cilindro di r ame è situata una lampada ad alèòol a p!ù lucignolì; nel suo interno sono contenute due eeste di tela metallica dì diversa g randezza, la maggiore -4lelle quali è destinala a contenere gli strumenti più volullllnosl e la più piccola, posta sopra la pr ima, é destinata per sJl oggetti di mole mlrlore. Per tar funzionaa·e l'apparecchio s i vei'M un litro circa di .-qua nel recipienl" di rame e !'li dispongono gli strumenti Ielle ee11Le in modo però che non siano bagnati dall'acqua. Si fissa poscia il coper chio al cilindro con apposito congeifliO e t~i acrende la lampada. Dopo un certo tempo si lascia ltaggire l'aria dal rubinetto e quando il vapore é giunlo a quella data pressiona che corr·isponde alla temperatura votfllle, basta per mantenerla stazionaria di dim inuiee la flumma 4eBa lampada, ciò c he otliensi spegnendo un certo numero 41Gcigno!i. L'ebollizione dell'acqua secondo l'autore, l"i otlerrtllbe dopo soli quindici minuti. ~ella pratica d131la disinfezione chirurgica é sufficiente di hlantènere gli strumenti od og(.retti da medicuzione per lltla '8leu'ora nell'a pparecchio. n runzionamento dell'apparecchio é semplicissimo, non aige grande sorvegliAnza e può quindi essere affidato anche -td un infermiere. lecondo le osservazioni dell'autore, se si ha cura di non ~are la lemperahÌra di t IO a 1200, le impugnature 1ltgli "Lrumenti, i taglienti delle lame e gli oggetti di rnediclltione (che pure si possono disi nfettare coll'appareccllio) non -.bial'Ono alter(Uione alcuna. Solo le spup:ne si raggrinzano ~rtnente, per cui ra duopo di limitare per esse la ternpel'llura a 9IJo.

-!:tu

g.ll esperimenti fatti coll'adoperare sugli anima Hstl'U-

.-,.ti Chirurgici intrisi prima di sostanze vil·ulente e poscia

-dte Cettati nell'appareccbioora descritto, Jied•!ro per risultal<> a ne~un animale fu trasmessa l'infezione.


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IU\11STA

L'autore pone fine alla sua ioteressanle monografia coli& seguenti conclusioni: 1° La disinfezione col "apore solt!l pt·essione a ll()o colrappat·ecchio proposto è sicura ed è anche molto pratica: 2o Sono sufBcienli da 15 a 20 minuti per una complela disinfezione degli strumenti ed altri oggctli posti nell'appa· r acchio; 3° Il funzionamento dell'apparecchio é assai sr>mplice, è senza pericoli, non esige sor·veglianza e può quindi e~se reaf­ fldalo, come già si disse, ad un iofermiet•e; 4° Gli strumenti egli ogge lli di medicazione non Ruhiscono alcuna alterazione, anche qua odo s tanno a lungo nell'apparec· chio, purchè però la temper·alura non sorpassi mai i 1100. I mlororganilmt della malaria, pet• ~l. B JAMES. - (Th€ Medicai Recor d, marzo 1888). '

Le riClei'Che direlle a scovrire la cagione della fcblwo malarica sono di un'importanza ~;torica ragguardevole. giacch~ fin dall'antichità é s tata ammessa l'esistenza d'un conla~Xio v1vo, per la parlicolar forma clinica Jella malattia. Fino al 1879 molle ipotesi si erano elevale sulle Jive1·::e alghe che popola110 gli slagni, rlla otlenneJ'O poco c reJilo perché non corraborate dall'osservazione. In quell' epocB Klebs e Tornmasi-Crudeli isolarono dal terreno della caro· pagna r?msna un bacillo che ritennero cagione dello. mo.laria in quelle vicinanze, otlenoci'O delle collu re con le quali rlissero di ave1· l'ipl'Odolla la febbre intermitlenlo nei conigli per iniezione, e le altre alterazioni organiche dell'infezione malariCII· In seguito gli osse1·vatori non !Jan confermalo questi J'isu!lali, ed ora s i crede generalmente che il bacillus malflriae noll abbia alcuna relazione con la malattia. Queslt studi ebbero la maggior importanza finn all'cpOCB nella quale La vera o pubblicò la sun scopet•La del plasmodiufll malariae nel '1 881. Egli descrisse certe nuove parv~::nze nel sangue dei suoi ammalali in Algeri, ed offri wla nuo,•a interp r etazione ad alcuni fenomeni osservati nella febbre roala· rica, ma non peranCt> spiegati. Lt veran ammette la presentlt


64-7 sangue di un parassila pol imorfo a pparten ente al regno animale. In llalia Marchiafava e Celli, in New-York Councilmann ed Osler han dedicato mollo studio a questa questione, ed ora le nostre cognizioni sul mic1·organismo malarico si possono riassumere nel modo seguente. Nel sangue delle persone soflerenti di febbre malarica vi è una !'!eri e di fenomeni che non si r iscontrano sotto altre con dizioni; questi fenomeni indicano la presenza d'un parassita animale che ha le apparenze seguenti: 1' Di corpi proloplasmici :ncolori nell'interno de' corpuscoli rossi del sangue, varianti in g randezza da i / 5 aù uu quasi in~ro diameb•o del eorpuscolo stesso, con attivo m ovimento ameboide, alcuni con granuli disseminali di pigm ento oscuro, allri senza pi gm~nto . l corpuscoli r ossi che contengon o questi corpi ameboidi sono piu g 1'a nùi, più Oosci e più pallidi de' normali. :l' Yi sono pias tr elle di proloplas ma incolor e un po' pill srandi de' corpuscoli rossi, senza movimento ameboide, contenenti alcuni g ranuli di pi~meo Lo, e sono appare nLemente gli etes;;i corpi prolCiplasmici a stadio inoltrato, che han riempito l'mtero corpuscolo e sono g iunti allo stadio di cisti. 3• Vi sono l'o1·mc simili alle cisli, nelle quali i g ranuli di plf.!meolo si sono amma ssali nel centro, mentre il proto plasma 8i va ll~:gmentand o, P e rciò si t1·ova no va r i sta ti di transizione tra la forma encis tica e la segmenlata. 4' Vi sono piccole masse di protoplasma che l' isultano dalla segmentazioM delle cisti, comun t!men te di fol'lna ovale, ebe nel sangue f1'esco mal si distinguono dalle placche del sangue, ma nel seno mostrano una macchia caratte1·istica bipolare con la tintur·a d'anili11a. o• Vi sono corpi ialini tli fo rma semilunare, della l unghezza poco maggiore del dia m etro d'un cor ouscolo ~an­ gujgno, con UnR concrezione di g ranuli pigmentari nel centro, e 800 chiamati corpi serniluna l' ì. In alcuni casi si trovano co1·p i simili a que>'ti, ma e llittici o rotondi, e si trovano corpi semilunari con una linea scura


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RIVISTA

nell a convessità o nella concavita, od in entrambe, che però non r·aggiunge roai le punte della luna crescente. Vi so11o infine var•i corpi mobiU, e questi sono in primo luogo i corpi flagellati . Sono cor pi rotondi o .pir·iformi grandi la metà de' cor•puscoli ros~:;i 1 conLenenli g ranuli pigmentar!, provvistì di uno o due tlagelli che mostrano uo altivo movimento di frusta, mercé i quali il mìcrorgaoismo si muove nel plasma sanguigno. Qualche volta quesli Hagelli sono lunghi fJUSnto il diametr o di un corpuscolo r·osso, eù il loro movime nto ecosi attivo che l'a muo vere i cor puscoli r·ossj. Si son descritti in secondo luogo de'flagelli liber·i che sembra si l'ieno distaccati dai loro corpi, e siano capaci d'una esisl~<~nza indip~ndente, perché l1anno movimenti aLUvissimL In t~rzo luogo si son descritti da ulcuoi osservatori alcuni corpi ialini> pi~mentati, con attivo movimeul.o, e c0n periferill ondulata. Si son descritti de'corpuscoli bianchi pig rn'èntali che io non ho visti, come non ho mai riscontrati i flagelli liberi, ed i corpi con periferia ondl) lata, mentre ho avuto f• ·equenle oppor·tunità di studiare tutte le altre suddescrilt.e forme. Or~;~, cit•ca le appar•onze descritte n el sangue, s i crede che i corpi'ameboidi no'l pigmentali s'intromellano nel cor puscolo rosso, crescano e vivano a spese di esso, si pigmentino, con· ver Lendo il pigmento in em o~lobina. E dimostralo che i gr·~ ­ nuJ• contMgono del ferro. Quando hanno occupato quasi Lutto il corpuscolo, passano allo s tadio di cis ti , durante il quale i j!r·anuJi pigmentari si tr·asporlano al centro. la perireriAsi seg· menta , pr·oduce delle spor e che in seguito divengono libere. O~tni ~para poi ricomincia il propr·io circolo vitale. Le r elazioni biologiclte de'corpi s emilunari e Oagellati con le altre forme non sono ancora state scoverte, ma fra gli or~anismi inferiori vi sono molle varietà polimorficlle, che in periodi di.ffe t•enti di sviluppo esistono come spor e, coma corpi ameboidj, come cisti, come cor pi flagellati, e fra i pro· tozoi, lo s por ozoa Leu<!kart sviluppa sporc falcif'or mi che in apparenza somigliano a corpi s emilunari . In quanto poi a lle r·elazioni delle varie form e del microrgauismo coi lipi e periodi della malaLLia, la descrizione che io bO


D'IGIENE

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riguardal'inlermillente let•z.ana. ~on ho esperiMzedella - -lnR. ma Golgi assicura che in questa formo elle é la pro-

'"'·-w·-•· in Pavia, durante l'autunno, il mict•ot•ganismo offre ...ne ~Jerlicolarilà. In generale, le varie forme sono fra di loro ben dii!tinte, e le forme segmeolat~ sono chiarissime. -(lolgi asserisce che in ogni caso, il completo sviluppo del mi· ororganismo corrisponde all'int.et·vallo fr•a i ci ue parot:sismi della malattia. Un parossismo sembra essere il periodo nel quale la segwaentazione e la liber·azione delle spore ha luogo. Ciò é ora .tllbutanza den delinito. La scoperta nel sangue de'corpi che thegmentano giustifica la predizione che l'infermo a\'rà un iftvido dentro due ore. Secondo Golgi, subito dopo il parosifsmo ai trovano spore libP-re, e cot•pi ameboidi non pigmentlli, e no' giorni clell'intermissione le forme ameboidi pigmen · cre11cono gradatamente in volume fino a sei od oUo ore prima del brivido, allorché s'incontra lo stadio cistico. l rome· '411etamen~e prima e dopo il br·ivido, si tr ovano le forrr:t tl seg-

-.s

illentate. lo ho 8empre risco•tlralo le rorme segmentate prima e dopo l Jlltl'$sismo, e non mal in altre epoche, ed ho trova lo r cor·pi 'laleboi<Ji pi~menla~i in tutte le epoche, ma più numeroei du-

'l'tnte il paro~sismo. Si è detto che in certe epidemie i micr•or·pnrsmi restano senza pigmento durante tutta la malattia. 1 corpi ttemìlunar ì e le forme analoghe occor-rono nell'in relione cronica associala a cachessia, e s u questo punto con\JIDfiOno tulti gli os!ervatori. In due de' miei casi si t rovarono ili contempo aor·pi semilunari e corpi ameboidi; queste due t.rme occorrono in magg ior numero n elle rnfllaUie ~ravi che 'llllla leggere, quantuuque ancho in ciò pare vi siano delle ~oni. Le forme flàgellate possono trovarsi in luLU i casi, -raramente nel s11ngue esll'allo dalle dita. lo ve ne ho tro..._ lre volle solLanlo. Oarente il passato autunno ho avuto l'opporlunilù di sto: - - il Mng~e di 35 affetti da fobbre malarica, in 34 trovai :zoon, m uno l'esame riuscl negativo, però l'esame ru 4ozoi tna 8r!la volla, e spesso, quando rl numero degli emeè sr.arsl} può passare inosservato.


t.ioo

IIIVlS'rA

Nei miei casi, come in quelli pubblicati (!agli altri, le forme ameboidi, piRrnentate o no, si mosl1 arono n egli s tadi acuti, le semilunari nelle croniche, onde io so n convinto dell"ulilìta dia· gnostica di questi esami, pet•chè quando i sintomi morbosi la· iciovano qualche dubbio, ho potuto escludere od ammettere l'infezione malat·1ca a seconda del risultato dell'esame, ed il corso successivo della malattia ha sernpt·e confermalo la diagnosi. La tecnica mir"nscopica é semplice, il sangue si esamina meglio allo slalo di freschezza, sparso in uuo strato il più possibilmente solli le, onde diradare i corpuscoli agglomerati Sono necessat·i forli ingrandimenti, rimmersione omogenea di due millìmetPi risponde bene. Le colorazioni si fanno mef!lio ne' preparati a secco come pet· l'es;ame dei batteri, e ;;i può usare la soluzione acquosa d'anilina, lavandv poi 11 preparato nell'acqua, o debolmente decoloraqdolo nell'alcool. La fucsina ed il bleu di metilene dànno i migliori risultati, ques t'ultimo da unaleggiera tinta di verde ai corpuscoli ross1, e tinge in bleu g li emalozoi. 1 corpi amPboidi non pifl'mentaLi ~i vedono meglio con la colcrazione, i pigmenlali meglio nel !'aogue fr•esco, e $OOO I più comuni; i semilunari si vedono anch'essi meglio ~enza colorazione, i coPpi segmentall e le S1Jore liher e l"i vedono meglio se colorati. Gli effetti della medicazione sul ruicrorgsnisrno sono mollo importanti; poche. ma larghe dosi di clunrna sono <:etnri18 dalla scomparsa dal san~uc delle varre forme ameboitlr. me11lre restano intatti i cOI'pi semilonari, e questi ùiminUJ· scono in numero sotto il trattamento app1•opr iato all'illfezioll& Cl'Onica. l l microrganismo non è stato scoperto eh t' nel san![U8 e negli organi umani, non é mai stato isolato né coltivato ruorr del corpo umano. Gli esper1menti d'inoculazione umana benno avuto un uniforme risultato, le iniezioni intravenose del sangue malarico in individui sani è seguita da lipica febbri' intermittonLe con la comparsa nel sangue dell'inoculatooelle varie iorme del descritto organismo. Questi esperimenti 5000


o '[(i! ENK

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elati fatti da Gerhardt in Germauia, e da Mar chiaìava, Celli

ed altri italiani. 1 pochi esperimenti d"ìnoculazione fatte s ulle scimmie hanno avuto risultato positivo. 11 nome dlplasmodium è stato usato impr opriamente. Questo nome si applicava ad uno stadio secretivo di qualche micelozoo, e cosi voleva significat·e non un particolore organismo,. ma uno stadio di s viluppo comune a diversi or ganismi, e per quanto si sappia, il ;;er me malarico non ba UJ10 s laclio di plasmodio. È meglio quindi desig nare l'organismo malarico col nome eli Pmalozoon della malaria, come sug~er i Laveran. Mosso iniettò 11el peritoneo de' pkcioni e de' polli il sangue preso dalla caJ•ol.ide d'un cane; dopo due o Lt'e giorni uccise l'animale, e trovò nella cavità addominale un liquido, r esidLtO del ~angue ioieLla lo, che conteneva cor puscoli rossi dell'uccello e corpuscoli rossi del cane. Questi ultimi avevano apparenze identiche a quelli tlescritti nell'Prnatozoon deJJa malaria, e Mosso ne deduce che l'ematozoon non s ia un or ganismo indipendente, ma unn semplice metamorfosi del pt·oto plasma de' cor puscoli r ossi. Marc11iafava e Celli han ripetuto l'esperimento del Mosso con l'isullati negativi. MaragHano studiò la metamorfosi del s ang-ue umano di persone sane a ssoggettate a diversa influe nza, prese pex· qualche tempo del s&ngue nel quale era imped ita l'evaporarazione del siet·o, allx•i saggi ne assoggcU6 alla pressione, altri al calore, ed ottenne ne' corpuscoli rossi de' corpi ameboidi e de' cor·pi segmenlati ide ntici a quelli descritti nella malaria, ma specialmente nel sangue impoverilo da altre cause. lo ho ripetuto le sue esperienze con sangue sano e con 88n~ue dE>pauperaLo, bo trovato le apparenze da lui descritte, IDa tn nessun caso ho trovato caralter·i simili a quelli dell'emalozoon della malaria e Mara.gliano non dice dove abbia eaJi ll~dialo la malaria. ' '"' K.lebs riferisce che Rosens'tein abbia lr·ovalo nel san crue;,egli affetti da tebbre lifoide appat·enze sim ili a quelle d: Jla ebbre malarica, che Dujardin la tr ovasse anche nel sangue laQo, nel t{Uale era impedtla l'evaporazione del siero, cb e Hotf. JDann né avesse vista anche nell'anemia perniciosa. Pfeilfer


l\! VISTA pre~eode d'aver risconlrt~l.o Stinllli renomeni nella ~ca rla tlina, negli or ecchioni e nella vaccinazione, e J aiLri vogliono che quel!le parvenza indichino uu mutamento retrogrado ne' corpuscoli rossi del sant-tue. Contro queste opinioni lto tnlrapreso una serie di esperimenti sul sangue nel quale l'influenza mala l'ica doveva essere esclusa, ho adoperato un obbiettivo ad immersioue di 1/ 18 o di 1/to· osservando le stes!le prernuzioni clte nell'esame della malaria; i casi e~aminati fut·ono: lisi cronica 11, anemia perniciosa 3, clorosi 14, leucocitemia 3, itterizia 3, cachessia cancerosa 3, avvelenamento c•t•onico eli piombo l, febbre tifoide 10, pneumonia 4, diabete mellilo 2, t~nemta per malallia cat•diar.a 2, auemia acuta dn emot•ra~ia4, reumatismo articolare 5, cu•ros ~ epatica l, febbre settica 2, malatlla cronica di B"righl 5, scarlaLlina 3. Totale 76. In nessuno di quesli casi trovai parvenza che si potessero ct,nfondere con quella della malaria da uno che fosse abitualo ad esaminarla. Ne' ~lrpuscoli r·ossl v'er·ano quei ca tn biamenli usualm en te t·iscontrali nell'im povet•imento del san gue. Hig uardo a lla classiflcozione del microrgan lsmo esso deve essere riposto nel r·egno animale, morfologicamcnle perci.Jé non é mai incluso in una parete di cellule od in cellulosi, fisiologicamente percbè sembra incapace di formare la propria proteina da sostanze più semplici; in ogni modo et~so è unicellulare e perciò vien chiamalo protozoon. Un'ulLel'iore clas· ·sificazione positiva non sarebbe al pt·eseote giusliflcabile, roa per i suoi caratteri generali si potrebbe r ipot·re fra gl'int'usori fla gellAli. I n connassionecol proto::oon malariae è impot'lant•' lo studio di altri prolozoi parassili~i, studio neglello finora per· la difficoll8 d'investigazione, e specialmente di cultura. Cortulis ha t•ecentemenLe trovato nt>.lle fecce della dissenlet•ia egiziaca e nel pus degli ascessi epatici provenienti da disst>nteria della grosse amebe che non si trovano in allr e condi:doni, e eh'egfi riliPne come causa della malattia. DeicWer ha tlc!'criUo dei protozoi nell'espettoralo della tosse convulsiva, PfeiiTt>r e Loelf un'importante serie d'organismi ameboidi nel con leuuto delle pustole del vaiuolo, della var·icella e del vaccino, mu nessuno di questi protozoi ha relazionHcon quello della malal'iA. Da n1ollO


o'tGLE~g

si conosce un particolare mict•organi<:mo nel sangue rane. che Gaulé suppose essere una met~morfosi del '~ifOIIOplat~ma de' corpuscoli rossi, ma nay. Lankesler ed altrt .111m provato essere un organis mo indipendente che vive nei OOtputeOii rossi del sangue . Witlich ha trovaLo nel sangue 4ella ~lpa de' protozoi che rassomig liano mollo a quelli del la !Qilaria nell'uomo. Yarebiafava e Celi i esamiMndo il sangue delle rane che vivono ne' dintorni di J;toma videt·o do' pt•otozoi simili a quelli della malat·la; in un caso trovat•ono un orga nismo flagellalo cbe aveva perduto i suoi flagelli, e viveva vita indipendente. llilropbanow e Danilewsky LrovaroM similt protozoi 11agellali nel sangue de' pesci, e specialmente nel carpione e nella lro&&a. Lew1s e Crookshaok in l odia t>d a Londra li ll·o,·arono llleangue de' topi in apparente ollimn s~alo di salute. l eummenz10nati par-assiti son detti emalozoi fisiologici perché gli animali loro ospiti ~embrano sani, ma forse son «!~(~ione di mnlnttie che noi s iamo incapaci di ricolloscere cli~enle . I prolozoi apparentemente patogeni negli animali fnferlor• sono quelli della surra, che m l od1a invadP. i cavalli, DJUii e cammeLH , con caratteri di'!ltinti d'inlet•miLtenza, con tèbbre alla, illerizia e prostrozionP. Evans, Steele e Crooktbenk vi han \rovato protozoi nagelloli che :oembrano poliBiorft;appare il microrganis mo du rante il parossismo, scomllre oell'm\ermissione; le iniezioni inlravenose riproducono la malaUie tipica, gli organi~mi sono più numerosi ne' cal>i Pni, sono simili a quelli do' topi nelln s tato sano, non sono IRCOra alati asso~gettati a culture. Molle piante 8CifUalicbe sono infe~lnLe da parassiti che mot\reno punti (]i contatto con l'ematozoo della malaria; sono OOI'pi ft•Jiellali in attivo movimen to che s'insinuano nella fibra "'Belai<', perdono i loro fia ael!i e div.-naono ameboidi vivono • o "' ' 'feu delle cellule che occupano, crescono in vol ume, ed Immagazzinano granuli di pigmento bruno che cangiano in dol'olllla: Quando han com piuto il loro !';tedio ameboide s'inclllano, 1 granuli t.li pigmento s i accu mulano nel cenLt•o, ed ba '-so la segmentazione della periferia; i segmPnLi tli\•engono 'POte, ehe divenute h bere ricominciano la loro vi la germina-


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liva. Questi organismi sono s tati studiati da De Bar·y e Zopt molto prima che comparisse l'opera di Laveran sulla malaria, e sono stati classifica li fra i micetozoi o mixomiceti appartenenti ciascuno ad alcune speciali piante acquatiche. La somiglianza fra 1 micetozoi e gli ematozoi della malarta s u~gerisce una possibile connessione gettelica fra essi e fa comp!'endere come l'or ganismo della malaria possa vivet·e fuor·i del corpo umano cor,ne parassita d'una pianta, e come possa moltiplicars i inùelln ilamenLe. L'ipotesi d'un simile microrganismo spiegherebbe allresi i f~nomeui della f;•bbre inlermiUente, meLler ebbe la clorofilla in strella relazione con l'emoglobina (ra il regno vegetale cd animale. Sembra adunque possibile che l'emato ..oon malariae sia una pianta parassila, e che la distribuzione della febbre malariea dipenda da condizioni botaniche, o dalla pr·esenza in date localilà di una pianta capace d'ospitare l'organismo malar·ico. In conclusioue, si possono stabilire i falli seguenti: 1" La pt·esenza di fenomen i r·aggi'UppaLi sotLo il nome di protozoi della malaria nel sangue di persone sotferenti di febbri malariche. 2• 'La presenza di corpi semilunari ue' soli cas i d'infezione cronica. 3• La presenza di forme segmenlate poco prima e durante il brivido. 4• La scomparsa di tulle le forme meno le semil unari dopo l'amminis trazione di forli liosi di chi nina. 5" La possibi lita di tr·as fer ir·e da per·sona a pe•·sona lo fe bbr e malarica mer·cé lo iniezioni intravenose del sangue. Dobbiamo riconoscet·e pet• ora come ipotesi truantunque pl'('lbabile: 1' Una relazione etiologica fra le apparenze descritte nel sangue e la malattia stessa. 2• L'assenza di tali apparenze del sangue in tutte le aHr·e cond•zioni. 3- La certezza che le fo rme descl'ilt.e appartengono ad un uniCQ organismo. 4• Il criterio che ciascuna di queste forme, eccello i corpi nagellati, siano orga nismi indipe ndenti.

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655 JreUe oondbtoD! d'illuminazione negU ufilot delle ammtalstn.StoD! pubbliche e private. - OoU. GALEzowscK:r. e- (Recueil d'Op/Llalmologie). Il dott. Galezowski ha fallo la seguente comunicazione alla Società di Medicina pubblica. È con ragione che la questione dell'illuminazione preoccupa tutti gli igienisti morterni. Nulla é più importante e nello stesso tempo più difficile a risolvet•e che la questione dell'illuminazione e dell'influenza che essa può esercitare sulJa visla. Già da molli anni si é cercato di definire ciò che conviene fare nell'organizzazione e costruzione delle classi di scuole pubbliche. Trelat., Javal e Rochard avevano successivamente preso la parola su questa questione, quando io richiamai l'attenzione della Società sull'illuminazione delle scuole. Non vi ha dubbio che, tosto o tardi, si arrivera a dotare q u est~ stabilimenti di una buona illuminazione. Fino ad ora questo soggetLo non era stato trattato che 'Otto ìl punto dì vista delle scuole: esistono però altre classi di individui, la cui sorte interessa mollissimo e dei quali lutla,ia ne!;$uno si è mai occupato seriamente: questi sono gli impiegati di uffici. I o ho osservalo un gran numero di umr.r, nelle banche e nelle ammioisLrazioni particolari ed ho tro\•at.o dapper tutto, tr anne qualcl•e eccezione, lo sles~o impianto difettoso. In che cosa quest' installazione é difellosa ~ In primo luogo gli uffici sono posti gener·almente nei mezzanini, ove la luce penetro appena, e dove è sovente anche inter•cetlala dai balco~i del pr·imo piano. Aggiungasi a ciò la posizione dell'ufftclo stesso, intorno al qualn sono seduti g li impiegati. Quelli ~~ ~ loro che sono io vicinanza delle finestre, sono i·privdP.gtati; ma come sono da compiangere quelli che si trovano nel fondo della sala. Occhi emmett•opi dotati di un'acu::za ~is•va norma le potranno a t'igore trarsi ovunque di P~ccro i ma gli ipermekopi, i presbiti, i miopi e gli a sliglllllllct sar~:~nno esposti, lavor·ando con una debo le illumina-


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RIVISTA

zione, a veri s upplizi e gli s forzi di accomodazione che essr faranno coslonlemente, condurranno, tosLQ o lardi, ad a.sl.enopie accomodaLive, a congestioni Jelle membrane interne dell'occhio e soventi anche a di;,ordini inde-lebi li, come le atrofie della coroidea, le miopie progressive ecc. Più volteho visto lo scollamenlo delhi petina e la ceci là definitiva èssere la conseguenza dit•etla di questi sforzi accomodativi e di condizioni insufficienti di illuminazione negli uffici. Io richiamo la vostl'a attenzione su questi inconvenienti, per-chè Cl'edo che sia possibile rimediare ad essi. ll1·imedto lo troveremo in una buona illuminazione artifieiale. Fa d'uopo aumentare l!l quantità di luce in u11 ufficio; l'a d'uopo completare ciò che manca nello luce del giorno con un'illumizione artificiale ben installata e distribuita in modo igienico. Coi progressi dell'industritt moderna noi vediamo dappertutto l'illuminazione elettt·ica o l'illuminazione Cùl gas sostiluil'e l'olio, il petrolio e le candele. Ma quale influenza quest'illuminazione può eset'citar e s uHa vista ? È bene stabilita e la sua applicazione sodd is ~a A lutle l& cond!zioni di igiene della vista? Tali sono i problt>u1i chemi r estano a risolver e. ed é a tale questione che io consacro la seconda parte di questo lavoro. Generalmeute si atlribuisce all'illuminazione elellrica o al gas la fl'equenza mollo grande delle malattie degli occhi ch11 si notano nelle scuole e negli s tabilimenti pubblici. Es::.end<> addetto a più stabilimenti scolastici, io ho studiato a fondo questa questione e rife risco il frutto della mia esperienza. Secondo m<:!, non è la qualità dell'illuminazioue, nè la sua intensilà che nuocciono alla vista: è, incontestabilmente, il modo di installa~ione di un focolaio luminoso. Invece ili un focolaio unico situato ad una gt•ande altezza occo rrerebb~ che vi fossero più focolai luminosi, installati sotto forma di lampade, assai vicine all'indiyiùuo che scrive e ad una aLtezza di .}Q a 50 centimetri dalla tavola. È inoltre indispen$abile che un paralume gat·antisca gli occhi contt'O l'azione diretta della fiamma. È cosi che si dovr à pro,•vedere per l'installazione degli uffici e ciascun impiegalo avrù cosi una quantità sufficiente di luce pee veder bene c senza alcun


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eforzo i piti piccoli oggelli del suo lavoro. E inteso che si sceglieranno di preferenza becchi di piccola dimensione, che non abbiano più di venti fori a fine di evitare il troppo gran calore prodotto dalla combustionA tlel gas. Negli uffici e nelle scuole al contrario esis te lo stesso difetto di installazione del g_as; i focolai luminosi sono situati troppo in allo; essi illuminanò l'insieme 1lella camera, ma là, dove l'impieil'$lO deve vedere, l' illuminazione é più che insufficiente. Più obbiezioni potranno esser fatte contro una installazione di focolari multipli a gas nelle scuole e negli ufJlci degli iiÌl· piegati. Si dirà 1' che il prezzo di quest'illuminazione sarà molto elevato; 2' che ne risuiterà un tJ'Oppo gran calore nella slt~nza; a• cb e l':Hia sarà viziata da una combustione incompleta di gas. Io rispondeJ'O c he rindustl·ia moderna ha rimediato a Lutti questi inconvenienti, come si pot1·à giudicare dall'esposizione seguente: Primieramel)te, per ciò che r iguarda il prezzo dell'illuminazione a gas, si è giunti a riduzioni sorprendenti. Ecco che dice l'ing. Lerebvre: Venti anni fa per ottenere una luce equivalente in intensità a quella data da una lampada di Carcel e1·a neçes12ario bruciare 126 litl'i di gas; nel 1883 non occorreva.no più cbe 75 litri ed oggi ancor m ~no, ciò che riduce n prezzo dE>ll'illuminazione nella proporzione del 75 pe1· 126. Quindi un impiegaLo, lavorando eol gas, con unr:l intf'nsità di illuminazione uguale ad una Carcel, spende meno di 2"•,25. per ora. Venti anni fa a vt·ebbe speso quasi il doppio. Si troverà ancora una più gran differenza di prezzo e di forza di illuminazione quando s'inLrodurrà un nuovo sistem a di ·n 1 umioazione: gas a' luce incandescente, secondo il sistema del dott. Auer Wilsbach di Vien11a. Quest'appai'ecchio s i ~mpone di uno ~toppino ùi cotone, imbevuto d.i una solu11006 di ossidi di zirconio di lantano e di a ltri elementi la · ' ' b CUI composizione costituisce ancor» il segreto di Wil: ach. Questo stoppin o essendo messo al fuoco, il cotone .:ucia inUeramente e ri·mane soltanto un residuo, uno selleQtro dello stoppino, prodotto dag li ossidi incombustibili. ~esto stoppino è fi ssalo all'interno di un veLro di lampada 6 •~rnedialameote al di sopl'a del becco di gas. La fiamma


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1\IVLSTA

passa nell'rnterno di que~lo sloppmo, rende quP!<l'ullimo incandescente e projette una luce briUanle, fissa , completamenlt~ bianca, che è difficile distinguere dalla luce elettrica. Coll 'aiuto di quesVillunlinuzioue si possono cl i:~Liuguet·e i colori piu flni e le grad8ZIOO i più delicate, violette, Vet•di, ecc. Con questo stoppino s1 ottiene una luce mollo più farLe dt quella che da il gas semplicE', e, ciò che è pt(t tmportante. essa pt·oduce meno calot·e, questo essendo semp1·e proporzionale alla quantità di f{OS bruciaLo. Infatti Il potere illuminante di questo stoppino è tale che non si consumano che 35 lill'i invece di 7'0 a ll'ol'fl, e si p roduce Ullll luco eq ui valente a I'JUella di un becco Al'ganl, eguale ad una lampada di Cot·cel, ciò che da gi~ un'economia del 50 a i'O per 100. Ciascun stnppiuo dura da 800 a 2000 ore. Qu f'~lo sistema di illuminazione ha un altro v~:~nlaggio: bruciando completamente Lutto il gas, puro o impuro, non vizia l'at•ta circostante. Coi vantagg i di ques to sistema d' illuminor.inne, la bian~ chezzu della luce e il poco cnlore che si sviluppa, si possono moltiplicare i focolari luminosi negli uftìci e nelle sr.uole. EStste ancora un aHro sistema di illuminazione a gas: e queUo che fu installato uello scuola normali' e rhe è munito di un apparecchio venlilatot·e. L'eccesso di calore é uLilizzalo per ventilare l'aria nella stanza. Per ciò che rigua t•cla l 't~l o LLI'ic.il.a io non aapt•ei t•accoman• dare abbustanza l'uso dei sistemi Edison, Swann, i quali danno una. luce egualmente lissa e dolce, ma osservando sempre i principii cJ1e ho tndicalo più sopra: garantire roechio contro l'azione diretta della luce. È inteso dte la luce elettrica che 6 più potente ciel gas, nello stesso modo che le luce Wil!'lbach, potranno essere s ituate più in a lto del t.avclo che la luco del gas semplice. , Da quanto ho esposto, io mi pet•metto di trat•r·o le seguenh conclmuoni : t• L'imptanto degli ufllci dovrà essere snborJinalo 8~ un'autorizzazione rilasciata da un delegalo del conRiglio dt igiene;


n'tGl&NE

659

'J!' Quesl' ultimo dovra assicurarsi della cubalut'a suffi-ciente d'aria, proporzionalmente al numero degli impie~ati ed alla quant.ila di g as bruciato ; a• Egli SOI'Veglierà la buona installazione dell'illumina:zione deL giorno e artificiale.

•lllk morfologla. e sull'azione pa.togena. del baoUlo ploolantoo - Prof. A. FERRARI.- (~forgagni, parte 1•, maggio 1888). li microrganismo piocianico

ru dall'autore ritrovato in un

taso di resezione della lesta del femore con ~vuota a nen to della cavilà a cetabolica per osteosinovilf:: tubercolar e. I n questo caso esisteva u~ enorme ascesso della natica e della -coscia che conteneva il pus ''ar de; l'ammalalo mori in quinta Jrloroata dall'aLlo operati vo presentando i fenomeni della sellicemia. Il microrgt~nismo cromogeno del p us v erde, capace di produrre la piocian ia, fu r itenuto fino ad ora quasi sempre come non patogeno, e quasi Lutti g li sperimenlaLori conclusero dicendo elle non er a capace di dare la m orle degli ani· mali se iniellalo nel sangue, non la s uppurazione se inocu· lato sotto la cule. Jn base agli esper imenti praticati l'autore non solo con-corda col Koch nell'ammellea'e che l'iniezione del microrganismo piocianico fatta nel sangue d i un animale (cavie, conigli) ne produce sempre la morle; ma è in g rado anche di asserire che se Late microl'ganismo viene inieLLaLo sc>lto la cute, dà luogo alla formazione di ascessi il cui contenuto, dopo dieci o dodici giorni assume un aspello caseoso e di colore giallaslro denso. L e coltu re fatte col pus di quesli ascessi danno luogo allo sviluppo di colonie pUI'e dél microrgauismo piocianico. Le discordanze fra i micoloai suUa morfol ogia sono spiegabili colle varie rorme che microrganism o assume seilOndo la lemperalul'a in cui é tenuta la cultura. A 35• si ha sempr(' un bacillo soLLile, corto, isolato o riunilo, a catene

'it


660

lìlVlS'l'A o'lGJENE

od in fasci, nel maggior numero dei casi rello, qualche voli& ondult~Lo o ricurvo. Fra i 2tr e i 3:>• si ha una forma di bastoneeUo o di bacillo più g1-osso, o di micrococco rotondo, cbe nssurne pot la forma d i biscoll<>; quindi si allunga io bastoncello, e poi lentamente si lrAmutu in bacillo. Il bacillo presenta molle volle ed in dali periodi due ingrossamenti LerminaJi ed un'area chiara nel mezzo, che rappt•eseota probabilmente il prm· cipio dell8 fot·mazione rli una s pora. È da notarsi pPrallro che qualuuque di queste forme si inietti nell"animale, rtpro· duce sempre il bacillo. Le osset·vazioui falle dall'autore condurrebbero quindi alle seguenti conclusioni: t• Il microrganismo della piociaoia (bacillo pioctantco} é pnlogeno; 2" .È capace di produrt'e la suppura~ioqe, come gli allri piogeni; S• InieLt.alo nel sa11gue produce rapidamente la morledell'onimale.


661

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA ~·IIII'Olto autrlaoo nel deoennto

1878-87 . - (Milita rStati&tiches Jahrbuch, ed estr atto fattone dal L ONGUET: A r· chioes de Médecine el de Chiruroie mililaires, 18891.

La etat1stica medica mihlai'e austriaca é un documento dal fUDIO di vista med1co dei meglio ideali , e reda tto benissimo,

-con conclusioni le p1it sog~eltive. Dà i dali sul reclutamento ed i 11lat1sllci medici propriamente deUi: cosi i due studi si PNetano mutuo sussidio e diventano pio chiari. Offr e grandi :analogie essa statistica colla germanica, c ciò ne fa l'elogio.

MorbQsità e mortalità. AliDI

Effettivo

Mor ti

Per tooO

t878

:l23835

1879 t880

281799 2Mi70 254247 278t56

3823 3518 2263 1673 2227 1819 1648 1594 1421 1386

12,4 1:?,5

188t 1882

t88a

269200

188i

260575 263986

1885 1886 1887

26~718

2698i5

8,9 6,6 8,0 6,7 6,3 6 5,3 5,1

ti Total'l Suicidi pc-r Mor accidenll decessi

314 293 30;) 34G

175 123 118 102

323 340 33i331

158

39-\

102 119

369

9:> I l:) !).{

4312 ;3!)34.

2686 2121 2708 2254 2097 2019 1917 1874

La lube••colosi occasiona •tadei decessi (Fr ancia 1/ 7). 11 suicidio occasiona 1/ circa (Francia •fto). 1

La febbre tiroide occasiona •t7 dei decessi (Francia 1/J. pohnoru_ti.occasionano 1/ 6 dei deces&i (Francia 'lui odan . morbos1ta fu nel 1887 di 995 p. 1000; ma pare compren-

t:

81

nel calcolo e gli en trati agli ospedali ed alle in fermer ie,


662

IUVCSTA

come i malati alla camera (J). Le giornale di indisponibìlità per malaLLia nel1887 furono 14,5 (delle quali 4 di malattia in camera) per uomo all'anno. R((orme e ritiri. Circa il15 p. 1000 (in Francia 17): le cauQe più salienti sarebbero la debolezza generale e l'anemia (2,1!~). le er nie (1,91), Je malallie dell'orecchio (1,07 !). Jnoalirlità lcmporaria (congedi di convalescenza da :J m e;.i ali l anno} =27 p. 1000. In Austria quanto alla eziologia dell a jebbre tifoidea dorllinano le idee del Peltenkolfer: sarebbe d'origine leJIUJ'JC81 collegala alle variazioni dello strato acqueo sotterraneo (I.J·•mdwasserlhcorie); che Il Longuet, almeno dal punto di Yìsl.a mi· litar·e crede insostenibile, e la diroostrerebb ... con alcuui risconLt·i sui livelli del March, del Danubio a Buria-Pesth, a SII· r·ajevo, o coi fatti osset·vati specialmente nel 1885 <l Vienna, l't·ies te, Cracovia, Pr·zemys l, Sarajevo, (%] accennali nelli s tessi documenti ufficiali; e finalmente pei r isultati della teoria idr•ica (acqua potabile) in i~p ecie per Vienna, enunc·.iati dal Dr·asche; e per quell i ancora tlei lavori {aLli intorno alle fc.{;nn· lure, ecc. T morne rlli massimi 11ooo in AusLria come ìn Francia in gennaio {incorporazione in ottobre) ed agosto e ::~etlembre (causo professionale, gr·andi manovre e per la stagioue). D'o!'· dine mini~lerial e è raccomandato (non imposto menoul&mente) l'u so dell'aCCJua fredda (imiLazionedel metodo di Br·oncl~ pella cura .... Si ebbero buoni risultati io generale; U1U la mor· Lalità ru del 20 p. 100 Ilei c11si. T ifo esantematico. 26 casi, 3 decessi nPI1887. Colera. 1886: Ilio casi,43 decessi. A Trieste nel militar·e ap· parve 2 mesi dopo che serpeg-giava più o meno J.trave nel civile. T'aluclismo. 188:!: 50.3 p. 1000; 1886: 43 p. 1000; J s-;: 1Q.l5~ casi 38,7 p. 1000, con soli 2 decessi. Difterite. Soli 50 a 60 casi, con iO decessi, iu metliu all'anno.

=

{l) 1\on $Oio pnre, mn è certo ..... Lo sì poò desumere dalla stntlstk3 men· silo pullbHcntn n curn rlelln divisione genio ed artiglieria Jlrcsso il Mtnisloro clelln ~:uerrn. 6.


DI STATISTICA MEDfCA ~•• oo~. ,;""' e scarlattina. È

G63

caratteristica la rarezza di tali eruttive. .. ... p. es., pel m orbillo 204 rasi e 2 decessi nel 1885.3.14 casi ed 1 decesso nel 1 SB, 57 casi e 3 decessi nel 1887 per la 11rarlattina, 541 casi e!} decessi pel morbillo. (l n Francia nel 1887 ~ i ebbero i S21 casi di scarlattina cou 7!l decessi, .&393 casi eli morbillo con 89 decessi). Non sarebbe possibile che il numero dei colpili nell'mranzia abbia una speciale inHuenza sugh ~c11rsi ca i di recidiva nella giovinezzn?.. .... Nella popolazione civile nel i88i si ebbero pel morbillo 11953 morti; e la scarlattina darebbe una morlaliiA ancora alquanto maggiore. n reechioni. Sono rar i (ma nou è ralta tlislmzione tra gli iniollamrnntori ed i specifici, e si dé quindi loro poca impor·tam.a). Vaiuofo. Dal 1886 la rivaccinazione si è ~ene rolizza ta: nel i887, 214 casi eli vaiuolo con 8 morti. Di88eTtleria. Nel1887 il2 casi con 15 cleccs<;i ..... Però il ca· larro gastrico ed d catarro intestinale acuto dà da t :~o a 150 casi di malattia p. 1000. Cai,trro congiuntiva/e e cong iu.niioite y'l'anuloset.l n (i'roncia non celr()la nsi più, tanto sono poco numerosi! In A uslrio- UnRheria rRieolansi de>l primo 10000 casi in media all'anno eri almeno 21Kl\) l'O:mgiunlivite lracomatose, con ()Q a 70 ~Zio t•nt di deganzi! in ru ra in rnPdìa per individuo. LA cavalleria 6 lo piu eolptla. .\flllflttie oeneree. 6i p. JOOU dell'etTeltivo m med1a con almeno 1/3 dei casi di l'itìlide. Seorlmto. N el1887 250 casi, ecl è l'anno meno colpilo, però eon 1 ~olo decesso: strano che è l'ar ma del genio che ne forlliece il maggior numero. Beumati811l.o articolare acuto. >:t-l 1887 2:fi!> casi, con 75 re· eidive, mo <'On soli 4 decessi in tulln; il crontco ha dali 714 ca~. Tubercolosi. Si indicano 363 decessi l ,!1 p. 1000. Pneumonite. 2367 casi con 217 dece>'si =O, p. 1000 'decessi doppi che nell'e~ercilo fra ncese). Pleurite = 1229 casi con 50 decessi (0,:2 p. 'lOOO). M~ tra le affezioni motivanti l'invalidita Lernpora rie, calco· Jan 81 ~umerosi i casi eli postumi cii esse due malallie, che, dopo ti catarro bronchiale cr onico che segna il massimo (1:)0

=


664

VARI&TÀ

p. iOOO), sono i p iù numerosi pella motivazjone di esso tempe-

ramento. Suicidi. Cifr·a elevalissiroa: 1,25 a 1,30 p. 1000..... Segna la m ortalilà piu elevata, superiore alla pneumonite, rebbr e lifoide, alla lubercolosi s tessa. E bisogna ancora aggiungervi O, 40 p. ·tOOO eli tentativi; ed anco1·a 0,25 a 0,30 eli casi di mutilazione volontaria per Loglieesi al ser vizio. I casi sono più nu· merosi dall'ollobre al dicembre; i soLlufficiali contano 1/ 5 del totale, cifra quindi proporzionalmente molto s uperiOI'O al loro etl'e~livo. (In Francia per un etl'eltivo quasi doppio i suicidi sono quasi solo la m età). B.

VARIETÀ La vaccinazione e la rlva.oolna.zlone nell'e sercito francese . La pratica della vaccinazione non si insegna nelle università. Pur e la pratica obbligatoria della vaccinazione e della rivaccinllzione, che spintivi dal felice esempio d'a!Lri paesi, è l'ichiesla universalmente a nche in Francia , oa siccome fa rà aumentar e ad almeno 2 milioni le operazioni a praticare, cosi uon sarebbe fuol' di luogo che i neo-meùici vi l'os!'ero ese1·r itati e ne conoscessero a fondo la tecnica, e che fosse pel fallo dell'obbligo, assicurato ai cilla dini una Iiufa vaccinica ad ogni dubbio s uperiore. In Get·mania l' insegnamento vaccin ico fa parte degl'insegnamenti UlliV6l'Sitari; VI Si insegna nel 3o O 4" 81lll0 1 Ja teO· ria vaccinica, e gli alunni assis tono ad almeno 2 sed ute di vaccinazione e r ivaccinazione e riue di ~ostalazione dei r·isLJI· Lati; ed é t•ilascialo ana logo certificalo d'abilitazione, clintro un dirillo di 12 a '18 rr. Il pt•ol'essore é nominato vaccioatore per ciò ufficiale d'un circpndario del la città; oppure un vaccinatot·e é incat•icato dell'insegnamen to nell' Univer8ità. L'insegnam ento com prende l'uso e la conservazione del \•accioo


VARIETÀ

e spedito daçcli istituti vaccinogeni ùel\o Stato (Halle,

Bei'lin, Kiel, Cassel), o privati ma soggelli alla sorvegliaozH deUo Slal<'. Si ese•·citano pure alla vaccinazione da braccio

a braccio ed alla raccolta e con>:ervazione di esso pus. St .esercitano nella veeifìcazione degli esi~i . lo Francia un servizio ed una istruzione idenlica c in allo peU'esercito e da tempo, da sei anni cioè a Yal-de-Gràce. -ove è pure un islitul.o vaccinogeno speciale. f11i eleme nti della pratica relativa non vi mancano (6000 soldati da ,·aceinare all'anno). L' istituto funziona in pieno (!a l decembre .al fdlbraio, nel restante dell'anno il vaccioogeno continua a produrre. Il giovedl si inocula la vitella; il martedì e giovecli auecestnvo si praticano vaccinazioni di t'et le (40-50 soldati pe•· ciascuno dei 10 alunni di tul'no); poi procedono alla raccolta del pus. LI professor e r-accoglie alla lot·o presenza la ro lpa ~ insegna i p•·oceclirnenLi per conser varla, dissecarla , glicerinarla, ecc. Prima pero fut·ono fultc opportuue teoric he conferenze. lnoiLt·b vi si l'anno dei cor~i comp lemenla t•i pei l!ià medici ~be nou ebbe•·o la opporluoilà di segui•·e i cm•si di Val- tle-

-Grèce. Quanto all'obbligo della vaccinazione ai m ilitari è r egola lo identicame nte che da noi. Vi banno poi 5 centri vaccinogeoi militari. Al Val-de·G••àce, OSpe<fale del campo di Cbàlons, ospedale militare el i Bor deaux. -o8pednle d'Algeri, ospedale ui Philippeville (Costanlina e Tunisia). NeU'esercito francese é prescritta la vaccinazione animale, la umanizzata e tolle rata solo uel r.aso di 1lifetlo del maLeriale pella prima (1). B.

~In altri t.ompi, all'epoca cioe dalla dominazione austl'iaca, la praUca l'ac-

~,.

era UbbllgMorJa nelle università dl Pavia e Padova, ed orn agli studen ti

e ~ lllliO) rilasciato !lnalogo certilica to.


()()6

VARIETÀ

O•pedall moderni. In llalie finora so1·sero ben pochi spedali elle werilino il nome di mode1·ni, eli igienicamente moderni. Ce1·tamenle ub· biamo degli splendidi m oclelli nel S. Andrea di Genova (Galliera) nel Maurizaano di Torino; anche tra i militari meritano speciale menzione quello di Piacenza (Vedi • R elazione del colonn~llo del genio m ilitar e cav. Rivi~ra Viueenzo •) il muritlimo della Spl'zia (Vedi il cenno illustrativo e le relali,·ebelle ta voi e anne~~e all'opera • Alcuni la vor1 delrarsenale deliA Spezia ,,, e flnalmente l'ornai ultimato dt>l c.. lio 8 Roma, di ~)00 lelli, a patllglloni ~eparali, e che giova speraa·e costi· tuirh 1111 m•Jdello Pconomico, ma buono del tipo moderno di lalì co!"ll'uzioni. Son davve1·o ben poca cosa; ma non è ciò che noi volevttmo far notart' ... È che il primo compiutq progetto dt SI· wili ospeoc.Jali fu concepilo in Italia nel 1844 1HI r)pera dell'allorA capitano del genio. L. F. Menabrea., ulluale geoe1·ale d'esercito e ambasciatore d' Itnlia a Parigi. Egli lo i•nrnagiuov~t ~>d accui'Al&lllente studiava in quanto traltavasi allora di et•igere a Torino un nuovo ospedale ruililare; c lo ll·accrava inspir&lo ag-li igienici principi stabiliti allora allora dollu Commissione cr eata ad hoc n el seno dell'Accademia Jellc Scienze di Pflrigi. Il pro~ello non ebbe seguito, sicché il vanto di attuare pPI primo quei suggeri1nenti r·invenne al Cìuuthier· che uel 18M costl'uiva l'ospedale di l a Rtboisière a Pa1'igt. A provo d+-Ila nostra asserzic.ne vogliarno indical'l1 ai colleghi che annessa alla sovra accennata Hclazione sui lavori dell'arsenale della Spezia vi è appunto una b ella pianta illuRlr~:~~a del progetto Menabrea. B.

Nuovi midrlatiot. Il Met·ck tli Dam1sladl ha dalla Ephetlra vulj<aris, var1ei.8S helvelica , eslrelli àue alcaloidi l' E phedrina e la pseudoephedrina. L' id roclorato del primo è facilmente eolubile ed inalle1·abrle alla luce. Sarebbe un midr ialico comodissimo, in quanto la sua azione, nulla s ulla accomodazione e la pres·


667 afone enJoculare, si dissiperebbe complet.u.mcole in 5-:.W or e, usandolo al 10 p. iOO. È som mamente economico. La pMudo- ephedrina avrebbe analo~a azione, du r evole da 8 a 9 ot·o: bisogna instillarne alcutte ooceie e ripetutamenle e richiedono ~O a 35 minuti per ottenet·e la dilatazione

;i

mae~ima,

B.

IUiooDtri oftl.ola.U del termometri 1D Germania..

Il governo germanico ha este"o ai lermomell'i il ri!>COnlro che 18, come quasi ovunque si applica ai pPsi e misure ed ai mauometri. Non è quello per·ò obbligalot·io: ·si rilascia un eerlitlcalo. Non sono am messi al riscontro cbc quelli a mer•curio e Yelro. A solo per uso medico. Devono t>ssere graduati u deelmi di grado centigrado . &a lo scala é indipende nte dal tu bo let·rnometr ico (lrt•momet~-i a manicotto) àl 38 grado devo osservi un seg11o inciso corrispoudentemenle e sullermom eLt·o e s ulla. sca la, pe1· cotìatatat·a all'uopo qualsiasi possibi le spo~larnen to. l'ìli Prt•ori non superiori (in conft'Olllo del termometr•o normale) a 2 decimi in piu od in meno si fanno semplicPmento ton:<ture nel certificalo. L'P.~lremila del tubo capillare (la supel'iore) clev· t'"Sere ben appRr~>nle .

La !>pesa e di 1 mark.

B.

Oaaplmet.ro Azoula.y La misura del campo visuale applicasi frequentem ente in

~Uli!!tica ; la s i può utilmente invoca r e a nche pPIIa diagnosi 1

eerle malattie n et·vose; SP non da no1, è richiesta però •n aleunt paesi (per esempio in Francia) come indicazione della alliludJOe al m ilitare servizio. S'hanno numerosi m odelli di ca mpimelri; ma a lcuni velpoco (Barthelemy, Cornè, Doncet, ecc.), altri (Lantloll, ayer, ecc.) sono voluminosi, pesanti, imbarazzanti, coRlosi. Qu,:llodel' Azoulay ha il vantaggio d'es~ere leggiero (150 g r .),

:no


668

VARL&TÀ

poco voluminoso (0,20 per 0,4 per 0,2) anzi tascabile, ed il merito dell'l1conomia (Il Dubois, fabbr icante a Parigi lo da pe1• 5 franchi} ; ftnalmenle è raccomandato da competenti autol'ila (Panas, Perinand, Abadie, Charcot). Non é che un comune metro (in realtà 9 decimetri) di buon legno, articolato (cosl che ogni decimetro corrisponda ad una divisione), ed adattamente incurvato (all'a<·.qua od a l fu oco) cosi che quando s piegato rap presenti una eMlla semi-circonferPn:t:a di 90 centimetri: a d o llenerla esalta vale un sol· tile cordoncino leso fra le due estremi tà a modo di arco (diamett·o) lungo p1•ecisamente 57,6 cm .. .. (iSO : 3,142:::::!)7,6) . Un bastoncino di metallo vuoto e a pezzi rientranti a canoechiale serve a sostenerlo (alla metà dell'arco=O); una mo•·setta pel'mette fissare essa asticina ad un tavolo, ecc. Ogni mezzo centimetro rap pr esenta uo g1·ado. Cou una aslicina bianca, o colorala Sd trallasi di rice1·che cromalometriehe, mossa dall'esaminatore lungo la periferia vale a determinare il punto di visione ancora possibile, o di cessazione della visione, e qu indi i gradi àel campo di visione. Un punto lucente fissa to a zero serve a determinare la linea di jisSQ;•ion.~ dell'esaminato. B. .statura mWtare n el diversi p aesi d'Europa..

Il

Statura minima per la idoneità: m m. Hl50 1ng1Jilt•wra 1U08 Svezia . 1578 Germania. 1560 Spagna. 1550 Ita lia 1550 » Aust1·ia. Paesi Bussi • i 5o0 Francia . . . ~ tMO Russia . . · » 1532 Per l'Esercito delli Stati Uni li sarebbe mm. 1600. Lasciando quindi in disparla l'Inghilterra e gli Stati Uniti la statura minima r ichiesta in Italia segnerebbe quasi esattamente la media (c m. 155,85). B. ))


V.-\IIIET\

669

muoiono m ol ti pazzi.- Doll. OscArl GrACCHI.- (Ga:Medica di Torino, febbrai o 1889). Un fallo sLTaordinar io e de!la massima imporlanla, che, a detta del dottor Giacchi, gli alienislì, per quanto profondi e diligenti osservatori, lasciano passare innavvertilo, è la BOrprendenle metamorfosi che i pa zzi spe!'se volte presen lano negli estremi periodi delht loro esistenza. Cn numero non indifferente di pazzi di ogni forma di fren osi, acut.a e cronica, non esclus1 g li s tessi dementi, da Anni ed anni incapaci del più elemento re raz1ocinio, ollelto di rnorle ricupel'auo la ra ~rione, e muoiono consc1 di sé stessi. L'autore nota il confronto ft·a coloro che muoiono per malollio ordinarie chfl a ll'ullimo !'ladio cadono in delirio, nell'abPrra1.ione o nell'indebohmt>nlo dell' int~>lligenza e i pa zzi, cui nt>gli ultimi giorni o moml'nli. della vita si rischia rano le tenebre dell'inlellello. Il dott. Giacchi a fferma che potrebbe cii& l'e a centinaia i casi dr pazzi morl.i riprendendo lo ragion o o d!i lui osservoLi nelht suA lunga pratica: mu s i li111ita a d e~c rivet·n e minutamente ~ei. Bs.qo nota questo rneravigolioso reuomeno biologico dichiaI'Bndo di non poter desumet·e altro che il silenzio di nanzi agli astrust misteri del cet•vello uma no.

__ ..___

RIVI STA BIBLI OG HAFI CA _,_,.,.

Ooaterensa sulle acque di Massau& e auot dintorni . Abbiamo ricevulo una memorielt.a inlilolata: Conferen;a

ll&l~ ae'Jue di Massaua e suoi dinto rni. Dal Ialo .ch illlico ::esenterebbe qualche pregio P qualche valore da meritar·e •essere pubblicata; ma fu già tunlo sel'illo s ull'arf{Olllenlo ren~ere meno oppor tuno il ritol'narvi. Laseaale quinrti in dispat•le le considerazioni causali delle


l l

670

RIVISTA

accennale alterazioni delle acque; l'influenza loro sulle condizioni ig ieniche e del paese e delle persone, ci limitiamo a dare i dati analitici più essenziali, che l'autore, regrej:tio farmacista di l' clflsse, sig. Russo Enrico, ba ollenult studiando accuratamente la composizione di tutte le acque prmcipali di cui erano obbligate far uso colà le nostre truppe. a) Acqua di Moukullo, temperatura 33°: Acido carbonico libero . cc. 16 gr. 0,35 Carbonato di calco . • 0, 13 Solfalo di calce . . .

'

o.s~ Solfato di magnesio . Cloruri diversi (sodio, potassio, calcio, :J,32 magnesio). . . . 0,18 Mater ie orgHniche . &) Acqua di Otumlo, per lllr·o: cc. 15 Acido carbonico . gr. 0,16 Ca rbonalo ùi calcé . 0,06 Soll'ato di calce . . 0,48 Solfa~o di magnesia. j ,>!6 Cloruri alca lini diversi. 0,10 Materie or ganiche . . T emperatura alla ~or·gen te gradi 26. e) Ac11ua del cisLernone, pet' litro: gr. 0, 10 Carbonalo di calce . . . o.o.~ S olfolo e cloruro calcico . O,Oi Solfato magne!'.iCO Acido carbonico . cc. 15 Ma terie organiche g r. 0,035 d) Acqua dt Arktko, temperatura 31.•, io riscontro allo utmo·

' "'

sfera 3 •: cc. 1:; ACidO cat·bonico . 0,26 gr. Carbonalo calcico. 0,07 • Solf&to calcico. . 0,30 Solfato o cloruro magnesico. 11,90 Cloruro s odico. . . . . . 0,028 Matet•ie o t·f,!an iche . . . . e) Acqua di Makalillé (ArafaJi), teroperatura 30': Acido cur·bonico . . . . . . . . . cc. Hi


BlBLIOGRAFlCA

Csrbonato di calce . Solfato di calce . . Solfato di magnesia. Clot·uro di sodio . Materie organiche .

gr. • ,. • »

0,20 0,05 0,19 1,53 0,124 B.

1 mtorobl delle acque mtnerall. - Uicerche sperimentali del dott. K FAZJO. -

Napoli 188fl.

L'ot·gomento delle acque miuerali trattato già estesamente parecchi Mni addieLro dal prof. Eugenio Fazio soLto l'aspetto terapeutico, è stato recentemente oggetto per lui di studii non meno pazienti ed as~ai origronli. Forte delle sue cognizic·ni d'idrolog ia e di tecnica bacteriologica, l'autore si è dato a ricercare i microrganismi contenuti nelle acque minerali tipiche, scegliendo a campo delle sue inda~ini le polle di CasteUamrnnre di Stabia, del Chiatarnono (Napoli), di Telese e di Ischia. A parte le acque sotforose, eire trovò costantemente amicrobiche, le aiLt·o gli hanno presentato una interessante varietà di microbi, tutLi bacilli, òi cui alc uni sono s tati per la prima volla da lui isolati e coltivali. Ed ò notevole che a lulte é comune uno specia le baciUo-fermento capace di dare S\•iluppo ad acido carbonico. l mict·obi dell e acque mineJ·ali 11 0 11 hanno a lcuna azione patogen.t, se anche ingeriti , come l'auiot•e Ira provato con numerosi espet·imenli ; ma la loro importanza biologica è incalcolabile, se si tien con lo del lavor·ìo che essi compiono inc~ssantemente nel suolo, ,nel quale i germi saprofìlici Pl'Oducono numerose riduzioni e combinazioni, Lr•asformando ad esempio l'azoto organico in nilt'iti e nitrati, il carbonio o~nico in acido carbonico, i nitrati in ammoniaca. Tutto eaò. mentre rnanliene una conti nua circolazione della malet•ia o~gan~t·a nel ~uolo, non è se nza irnpot•La nza dal punto ùi vtsta rgienieo. 11 lavoro del pror. Fazio intanto, indipendentemente dalle conclusioni a cui giunge, ha un m erito s peciale anche p et·


67~

H[VISTA

la esposizione dei metodi adotta li nelle r icer ch••; esposizione elle costituisce una guida pr·eziosa per chi voglia pr•os;eguire i medesimi s tudi. T.

Movimento degli lnfermi negli ospeda.ll civill per gll. annJ 1885- 86-87 .

La dir·ezione generale ùella Statistica t.lel R egno ' ;\1 inislero d'agricoltui·a, indusll'ra e commercio) hèl lesté pubbliralo il Mooiflu•nto degli infermi negli ospedali cwili per glt aMi 1885-86-8ì. Veramente nel limite del possibile compiuti non sono che i dali relativi al 1885: per gli alki due anni la Ji rezione $i r·isrrva e spera di polerli ulteriormente completare. f!; un lavoro im)wobo, tanto piti che per riescire a qualche coea di rnegtin che non nel passato, lo si redige sulle scJJcde 'ndivl· duali. È dettaglialo cosi che invano abbiamo 'tentato di riassumer·lo, g iacché ll'OPf>Q importanti ed essen zialnH~rlle completantisi sono i numer·osi specchi clre lo corredano. Nella Introduzione sono riassunti tutti essi dati e se ne 'trag&'ono le più impot'Lanti deduzioni. Seguono poi le 'tavo!~ numèriche relaLive agl i ospedal1 generali (che accolgono ogm gener·e di mala~i), ospizi di maternità, manicomi; fJUindi dati sui ricoveri di menclicità, ospizi di carità, ospedali pei cronici, e ftnalmeole vi è m1o $:pecchio re1 ati\'O ai fanciulli assi· stili per cnra dei brt:(otro(i. N ella assoluta impossibilità di far altro con qualcJ1e ulilit~. ci limitiamo a riassumer·e i pochi seguenti dali, relsl!vi rerò !';Olo al 1885, comeccbi• più completi sul Movimento Infermi in tutto il Regno. 1. Ospedali Qeneralt:. Morti

Rima>! i

AUIOJ'!Ie

212925 21981 15553 134183 17280

1635~

2:}98 Ji89

Preseoii

Maschi Fem mine Totale

1~862

Entrati

1~·518

30415 347'108 :19261 :HP76

M87


M•lldt14 più -'"'tll.

t~----~----~----~------r----.------~----~----~------~--~~----,.aluolo.<lf lllljlll:.re Tillche / "..,111:trfr • 1.,, mort>llln•l

L1lflt>r' 1.1•e

l Tub,cr.,o1o11e lp11agro,,•. Fer11Il l1, Frntlurt> l·"eooIlsruo ' l ~lalattlc Ytneree lu ~!!a7lonl

t'

Cuml~' I /curo~ li ~ l curali l ~ [~urat;/ ~ lCurati l ~ ruratil ~ /c·u~tll ~ l r:umLI l ~ l(;urntll i l CumU l!Maschi . 12228 286 41iO UOfJ :30!lrl:HOJ 2961l10 l 720(; 2999 ·1006 i-81- 2847 2H5 5!H9 -i15 876 57 5470 L44 11 74 15:1 302H l'i l 3

Femmine

1 Totale .13i02 439

7860 1 6~ 286118

62:{f{ ~779 2886 3~4

---

7:!0~, ~ 38813 51i!) 5821228 1:3H-i-

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674

RIVISTA

3. Manicomi. Prese nti' Entrttti Guariti Morti Rill14SU

10l05

Maschi Femmine

Totale

9359

6205 1735 1801 10U3 5035 '1272 140i 933S

19464

11240 3007 3298 19481

4. Ricooeri di mendieilà, ospizi di carità, ospedali pei cronici (18':!6). ·;:;

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;;."' "'" a: 911C 4228 18850 24~3 14826 1581 7101 3500 17902 ' 249'1 '14619 792 ~

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17508

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36161 i62t1 7728 36ì52 4934- 29445 2373

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Maschi Femmine

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5. Fancittlli assistiti (1887). ~

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2; c ~ a: 101514 23856 12783 9329 103348 278:! J00506 <;

B.

Sulla disinfezione del oarri-bestlame ferroviari, pel doli. prof. CA NALtS, capo della sezione di microscopi& e bact.eriologia. Diretione della sanit.à pubblica. Laboratori scientiJicl. Minislero dell'inlerno. Dimosll·ata con va :idt faLLila temibile cliffusione delle malattie infettive e con tag1ose deglt animali pei carr1 di loro Lrasp~rl~ s ulle slt•ade ferrate , il Ca nalis accenna ai diversi processt di disinfez ione usati in Germania, AustJ'ia, Russia, Belgio, sviZ~ zet·a , Francia, Inghilterra, Spagna, e CJ,Uelli dai noslri regolamenti prescritti. Trova che la maggior pat•le mancano d' 008

rl


BIBLI OGRAF1CA

675

scientifica . L'acido solforoso gazoso od in soluzione nelè mezzo incerto. L'acido fe nico esige soluzion i fo rti f!.> e non ha cos tante efficacia I l fenato di soda (1/ 100), la soiaztone di potasse l~'/100), il solfulo di zinco ('/ 100), il cloruro di sioco (soluzione satura), il solfato di fe rro o di rame ('/ 100 ) sono -mezzi lenti ed inefficaci. L'acqua di cloro, recente, ò a ttiva; i q pori molto meno. Qui fa cenno dt:lle modalità delli esperi· 111enli ra tti, delle mi nute cure adoperatevi e dei r isultati otteouli sia come studi preparatot•i (a dimostrare il fallo dei repP.rU inMtanti nei vagoni) sia ernie esperienze d1 disinfezione pral1cate. Egli usò la soluziOne di sublimato (1- 1,5-2 p. 1000) acidificale "(5 p. 1000) d'acido clor idrico put·o) e soluziont d'acido fenico -cristallizzalo puro (5 p . 100) pure acidificate (c. s.); e conclude -tullrallumenlo da usare: t• Espor tazione accu rata dello strame, ecc.; l!• Roschiamenlo delle pa reti o spnzzolaluru (bagnando le ruvide s pazzole con soluzione a l sublimalo acida ( t ,!) p. 1000

d'aequo.). 3• La vatura a forte getto delle pareti, ecc., con la stost-a tloluzione; 4• Larga vcnlilazions poi fino che sia completamente il -vagone asciutto. Il mezzo é economico, valido, sicuro, innocuo. Si polt·ebbe in p ra tica anche miligarlo: pei cat'ri che Lraaportarono animali menomamente sospetti basterebbe fa t· preeedere alla. l11 vatu ra disinfettante la semplice lavatura all'ac•JUh preferibilm ente calda. B.

l.'btrusione medioo-mllltare 1n Italia , pel doll RuuiNO A t.FRt:DO.

Veramente l'autore non accenna ai numerosi mezzi coi queli in tulte le gl'Sda zioni gerarchiche sanitarie militari si -eerca di conservare ed aumontat•e "l'istruzione degli ufficiali Ine~tci: uon fa r ealmente cenno che della Scuola di Appli<azt?ne di Sanità per gli allievi ufClciali medici. Rtpete e commenta g li ar gomeuti gia oggollo di ripetute


676

IUVISTA

polemiche contro di quella istituzione; però l'opuscolello dél collega Rubini si diflerenzia da esse Lu~te l)BI'Cbé inspirato ai più larghi e generosi sensi pella medica m;litare famiglia, perché deLtato io for ma più elegaute e eorretta e con parole squisitamente cortesi . Ma non se l'abbia a male, il bravo collega, se cou lealtà e franchezza esprimiamo sul suo lavoro il nostro pensiero, che anch'egli cioè prende quali validi argomenti ~ pt•obanli le asserzioni né giuste, nè disinteressate dei giovani alunni sull'ordinamento ed anclamenlo della scuola, cd e qumdi Ira· scinato, contr·o voglia dicerto, u giudizi, considerazioni e deduzioni egualmente un po' meno che esatte... Egli 1ton. ei ha messa passione e meno poi secondi fini, beo Jo credo: ma abbia Ja cortt>siu di credere un po' nnclle a me, che cio!! ci banno messa della passione e molta quelli cbe lo inl'ormarono. Nella sua equanimitò può e~li accorda•·e a lulli la ue · cessaria competenza a giudicare della questione e neppure un bricciolioo \accordarne a chi è nei più elevali g ruùi della gerarchia, e dai lunghi anni del perdurato ser vizio parer•ebbe aveve dovuto pur raccogliere qualclte po' d'esperienza sulle cose sanitarie militari e sulle necessita del militare serviziol ' Neppure un bricciolo di essa competenza YOr-rebbe accordare alle supreme autoril<ì ammiuistrative militari elle put·e vivissimo interessE' banno al buon ordinrunellto ed ondamento di tanto impol'Lante servizio 1 Non nega egli il valore dei concetti ai 'ruali la scuola ùe\'6 la sua origine. Ma, por essere, a senso suo, uLil t>, dovrebbes i trasformare... In un policlinico mili l.ar e, iu una vera. facoltà di m edicina militare. È un'idea grandiosa e che torse col tempo, con mollo tempo di certo, potrà anche esse•··· agi· la la; ma sostenere che debbasi rinunciare al poco già r ealizza to, perciLè nor. può raggiungersi fin d'ora il masf.limo. non è ne prudente, n•~ pratico. Il presente in cbe compromelle l'avvenire 1 Bisogna, dice il collega, e 'fUi .~ba l'ipomoelio (iella {/l'Ossa questione, che il medico, sia egli vincolato agli obblighi di leva o volor~La·rJO, abbia a cominciare il suo tiror:inio col grado di ufficiale. Veramente io non vedrei cosa abbia o che

Il


BIBLIOGRAFICA

111n di,.l!ftamente il g rado degli allievi colla ulilita della ICUOia. colla bontà dell'insegnamento impfu·tito,·i, coi pratici 1rutti scientifico-tecnici che se ne possono oLtanerç. Non ~;o comprendere come accordaudo agli alunui il grado di sollotenenti fino dalla ammissione Lullo si aggiusterebbe, tutto si •merebbe e salver•ebbe! Certo noll crederà cb' io non possa provare soddisfazione -e eontento qualunque vanlnggio c benencio s' accordi ai membri quals iansi della famiglia della f)Uale, e da tanti anni, fo parte. Però, lo confesso, la questione del gr Ado é delicata, 11l0lto delicata ; né credo avere la competenza w•r risolverla, lnli per· discuterla. Osservo soln che il pubblico diritto, la tqg.. nou ammette og}{idì caste pr•i vile~iate; e non posso i)liadi capacitarmi del come si potrebbe al dottore in legge, 1n matematica, ecc. diniegare ciò che si accordasse al dottore in medicina. Cer tamente a vantaggio di quest"ultimo si -pul'l metlet·e innamd ed invocar e l'utile fliretto c he pul'\ trarne, CIIi che necessita tr·arne, il pubblico ~e r· vizio..... Sta bene ! ma in tal ca~o mi s i vorra, sr>ero. concedere almeno, che il pl'i\'ilegio gli sì debba accordare a patto che il privilegiato acquisisca (e nel caso nostro lo acquist..rebbe a cura e spesa 11ell'erario) quelle qualiLA cl1e chi ha la rompelenza e la re· 'POnsabililà in materia crede necessarie per la pr estazione 1dlle del servizio l'ichiestogli..... Non ~a rebbe per ché è rnecUco ehe gli si potrebbo a ccordar e un ftt vore speciale; ma Plrcbé se o~ può fare un medico militare. La badi bene: OYUnque là ove l'obbligo del servizio da leva é regola to da ~~ci criteri che du noi, se a d una cla.,<:e ad una catego, . di per•sone s'accor da qualche speciale Javore, s i imponIOIIo ad esse persone degli equrvalenli oneri speciali comPtnaatlvi..... Per noi sarebbe quello df"lln Rcuola t r Quanto alla allitudino degli ufficiali medici prescelli alonorevole incarico di r r ofessore alla scuola, io ho il do-....e d'1 Credere che n<~ sono capaci o lo fanno con quello 1 che nessun allro potr ebbe n è meglio, né di più. one telo·rebbe la O"ave questione dei duo mesi di pesante, (lo ~· •:saurente, umiliante istruzione militare alla scuola. ... notr) l EhbeM, in diversi paesi, per essere amtnessi

lt:


678

RIViSTA

ne~li istiluli di educazione medica mililare bisogna pr «:SlaJ'e·

primo un mese di servizio ordinar io mililare in un corpo; i volontari poi non possono essere ammessi come medici

praticanti, assistenti, aggiunti se non dopo aver prestnti sei mesi di servizio attivo in un corpo. Le autorila milìlari alla fìn e di esso ser vizio rilasciano lor o un cerliflcalo sullo condotta, l'alliludioe fisica c morale, le punizioni incot'sf', ecc... Cb i non ottiene un soddisfacente cerLificalo deve ullimure la ferma in ,servizio come volooLario di un anno, in quPII<> od altr·o corpo... .. Cì6 al mio poco senno prova due cosn: che è rnollo diffusa l'opinione clte una istr uzione preliminare m il itare è necessaria, è almeno ulile anche pel medico milit.are; elle in geuet·a!P si pensa clte ciò che non f. disdicevole a qualsiasi classe o categoria di persone, non puo esserlo neppure per la classe o categor ia medÌCù. Doll. F. BA ROFFIO Sulla dgenera.~one del midollo apina.le della coda del trltont. - Studio spet•imenlale del dolt. CAPORASO LUIG I, capitano medico. - Modena, novembre 1888.

11 Caporaso es:oenJo u Modena come m edico mililar·e fre · quent.sva e lavorava nell'islilulo diretto dal prof. Grttlini e persuo consi g lio si occupò della questione ed oLLcnoe ris ultati che il Griffìni comunica"a nt!ll'ap!'ile 1887 a quel111 societa rnod1ca P l!r cambio di destinazione fu coslt·etlo in ter r·omperc essi studi, che però il Gr ifllni s Lesso continuò, conf('rntò ed io parll;l completò. L'Rulore a ccenna a r prim1 esperimenti in propo:,ilO dello Spallanzani, del Mùller; a quelli che più tardi preseulat-ono como origino li al1allo, ma non lo et·a ~t o, il Maius ed il Vnn lair: e quelli del Colucc1 ed a 11Uelli, posteriori ai suoi ed a quelh del Griffini, del Dietrich Darforth. Descs·ive quindi le modalita con cui gli esperimonti furono condotti; descrive i falli l'AccolLi (che illus tra con due belle tavole); tracc1a la teorica del processo di ri~encrazione. e tinsi· m ente ne trae lo attua li possibili sicu re dedu~ioni !;Ul conse· {SUente processo regressivo, s ul s uccessi vo processo di 1'1ge-

1

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BJ"Br.lOGRAFIC ....

6'ì9

nerazione, e sulla perfetta analogia di questo collo svjluppo embl'ionale del sistema nervoso. Ad elogiare esso lavCl'o, com e merita, ci baslera dire che l'u riprodotto d1,1l Ziegler nella sua pregevolissima periodica raccolta Beitr age ~ur pathologischen Anatomie u.nd zur allgmeinen Pathologte, vol. 5°. B.

Doatmetrla . -

S. LAURA .

Convinto dell'alla veri là del metodo, l'autore se ne fa strenuo prop\lgnatore nel giornaletto mensile appunto intitolato Dosimetria. Noi non abbiamo fatli che ci autorizzino ad esp!'imere una fondata opinione: del vero vi ba, delle esagerazioni pure .... E se non Lutti i suoi proselili sono appuntabili di scopi alla scienza estranei, è però certo che alcuni (e con ciò fecero e fanno il più gran torto al vero ed utile che il rneLodo t' sechiude) vollero spingerlo hi ove non era desiderevole lo spingessero. B.

L'arte di improvvisare i mezzi di socoono al malatl e feriti. - Dott. J ULIUS PORT, rnaggiot·e medico nell'esercilo bavarese. - Vallardi, Milano. Non basta dire che è uu buou libro ..... È giusto a~giungere

che ùa una irnportanz1-1 pratica superiore a quella di qualsiasi analoga pubblicazione. E ciò do veva essere quando si rifletta che il Port da anni è collocalo in una posizione speciale,

davvet'O ecceziona le, come dir eltoredell'tmico is tituto per tale istruzione che esista e che e un ornamento della sapiente Monaco di Baviera. Impossibile è darne qualche dettaglio. Non vogliamo però passat•e soLto silenzio l' imp01·tanza dei precetti praticissimi che l'autore ha nella lnlroduzione concisamente esposti ..... Banno carattere d'opportunità speciale non solo san itaria, ma anche amministrativa . . Lo traduzione del collega D i Crosti Donino di questo bel ll?ro, che viene ad adot·nat·e la piccola libreria I:ll'atica del medico militare, é per cio degna d'esset·e accolla col più grande

favore.

B.


680

111\ 1STA

lllanuale dlaguo•Uoo- terapeuttoo oompllato a 1l1tema moderno. - Dott. C. CoNCA. M nn iLo det:tli elogi del Cantani, De Renzi e Semmola, questo Manuale non ha bisogno del nostro .... Os 8erveremo solo che pella sua mol~>, se può avere f'd ha, dei pregi. è cerlamPule solo come un aide-memoire per chi sa, piuttosto che un valido aiuto per chi uon s a . B.

De l'érythè me noueux palu1tre. - Bo'icesco. È la esposizione, documentata con divel"Se osservazioni, di una forma poco nota, ma pu1· non 111frequenle, almeno in Romania, delle 111anìfest~zioni del palutlismo. Si pre!>enta ~;e non esclusivamente, cel'lamenle meno raramente uei ranciUIIi. È caratterizzata da fenomeni generali intermitlenli f1.!bb!'ilt e locali consistenti in macchie rosse rotonde, ele vale, ciel diametro di 1 t fs a 3 centimetri, costituenti ùei nodo li caldi, ruvidi, durigni e dolenti al tatto. Col c urare coi chmacei la ft>bbre, fìm~no per 1 çomparire tah e r uzioni. H.

L 'acido pru11loo negli eozemi tmpetlgiDotdl e d'una pltyria•l• Dlgra. da trofoneuro1l. - Dott. F . C. C•~ RA~I . P e r g li eczemi, rimosse le croste con calapla!>mi, PCC, si medicano con acido picl'ico puro in soluzione e tel'ea (40 centigrammi per 60 gr. di lanolinn o vasellina) e qumdi 1/'! per i50 uell'acqua stillata di rose. B.

llelazione •ul nuovi regolamenti per la pro•Utuz!one. Dott. R. C. ZANNETTI. Sono constderazioni d'un ab1le medico, e ben conscio della materia per lungo sostenuto relativo incarico. Non condanna le nuove prescrizioni, le trova discutibili P necessitose nella pratica applicA7.ione di temperamenti che le completino e le perfezioniuo. B.


BIBLIO<rRAFlCA

68 1

11111a rloeroa dei baotlll tubercolari negli sputi. - Nota del doll. C. BERGONZINI. È una esposizione del manualismo tecnico, tanto concisa che non é pos~ibile riassumere . ll metodo di Koch non é facile, né spiccio; quello del Ehrlich anche modificato dal Rindfleisch é incet•to é diflìciJe; quello del LubimoiT è pure poco sicuro. 11 metodo Ziehi- Loomis sarebbe ben migliot·e ed é quello che con qualche 1ieve modificazione usa l'autore. B.

L 'elettrollal o eleUrooaustioa ohimloa nelle mala ttle delle oavltà n al&li, oavo naso-faringeo, oreoohio e bocca. V. CozzOLIN:O. L'aulore enuncia alcuni ratti e promette sutr argomento nuovi studi. B. Sa 41 1m O&IO di embolla cerebrale. -

Ootl. U. DIECI.

L'inleressanle is toria é motivo all'aulOI'e di alcune osservo.ziolli sol fenomeno dell'afasia, ecc. Egli accenna quali Cl,l.use d'embolia le due principali endocardite ed ater omasia ... .. Ci

sembra però che può avere qual m ovente anche il traumatisroo, causa che l'autore non accennerebbe . B. l'lltrome• utérbul. - Traitement par l'eleotrolyse, 1Jel dott. LA TonRe. - Roma. L'autore trasmise alla Direzione del Giorna le l'opuscolo soprecitato. In esso elogia il m etodo dell'Apostoli appoggiandosi a diverse osservazioni personalmente r accolte nella clinica da 8880 dirette, e ad alcune osservazioni propr ie . Ne conclude ~be il metodo non è, come si é da alcuni detto, impotente; non 6 pericoloso; e vale qua nto e meglio degli altri metodj pr econizzau. In ginecologia il mezzo é attivo e semplicissimo: lo •ft'erma Per la propria esp9rienza, per l'autorità dell'Aposto li, per quella del Kettb e dello Spencer Wells ..... Ad ogni modo


682

fil VISTA

per ché efficace e di nessun pericolo deve essere tenlalo prim& dt ricon·ere ad altri, che mettono per lo mdno in pericolo la vita dell'ammalala. B.

Appareoohi di protesi auricolare e precipuamente del timpani arUdolall, pel dolL. V . GRAZZt. - Prele1.ione al cor so libero d'etologia, ccc. Naturalmente come lavo1·o d'occasione ebbe più che altro di mir'a l'e1·udizione nella questione, allo stato attuale tlclla sc1enza e della pratico. B.

Difetti dell1drottme trla nell'analisi delle acque potabUl. pel cltitniCO- f61'108CiSla m ililBI'e CHIALCHIA ANDRF. \. Non s i limita a ronstn tar·e l'erroneita del m etodo, ma suggflrisce come antla1·vi a ri paro, senza pretender e d'avei' raggi un ~o pcl·fcl torncnLo l'in te nto: lo ha tentato s pe1·a.nz.oso che &Itri 1'011J'erroi o modifichi od innovi con miglior s urces;;o. Lo pròpos la. a.dutpte t'· degna ùi considerazione, m eritevole d'apprezzamento e s tudio. B.

Tabelle numertohe, pel maggiore nel gen io cav. MARZOCCUI CLAUDIO

f: un libriccino, frullo di indefes::o, diHgente, faticoso la,•oro che accenniamo anche perchò può essere òi mollo aiuto nello studio di ce1·Le spoctal i questioni che richiedono laboriose cal· colazioni, quali possono essere alcune d'ollica, d'igiene, ecc. Si polrà in simili casi consultarlo con vanta g~ioso risparmio di lempo, di fatica e colla sicurezza di esattissimi I'ISultali.

B.

Pubblloasioni.

La direzione generale della statis tica (Ministero d'agricol· tura, indus•.ria e comm e1·cio) lta pubblicati colla dalA del 1888 la Stati.~tica delle società di mutuo soccorllo, anno 1885; i


BlBLIOGRAFJCA

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Bilanci comunali per l'anno 1886, ed il Mo vimento degli infe rmi neyli ospedali cicili per glt anni 1885-86- Si Questo ullima pubblicazione ha anche per noi una grande impot'l!lnza per la possibilità di trarne uliJi con fr·ooti colla morbMilà e morlalilè ospedaliera milibwe. B.

Lehr buclt .;um Unt errichte im .treiLoil/igen Saniliiis lfll.f.<:dienste auj dem Kriegschauplatze, von cloll. Osc.\R LANZeR, kk Regimenslarzt. - Wien 1889 (bei l lòlder). Compendio d1 ohlrurgla dl guerra. compil"lo sulla <~loria m~d ico - ch ir ur·gica dello guer·ta di sccesswne d'Amcr·rcH dai doltor·i B.\RoFrro Fr-:rrce, gPner•ulH medico ispellore, e SFORZA Cr.Auoro, capitano medico. - Volumi quattro Homa, Voghera Carlo, lipo~trafo clc•lle LL. 1\'IM. il Re e In Regina - 1885-88.

Chi ha Avuto solt' occhi l'operA veramente coloss:alc>, cui poser·o mano i chirur·gi amer·icani , or•dinatori dell'immenso materiale samlar·io di quella guer·ra, e chi, meglio ancora, ha provato a sfogliorne le splendide pagine, illuslr·ute rla ma ~nifìcht: lavole in cromolitografia,"' fo to~r·a fin, in rAme e in le~nto, dev'e;;ser rimasto arnmrralo, al par i di noi, dinunzralla mole monumentalP del Ja,·or·o, e s::romentalo n Pl pen!!are all'immane fatica che so!"lennero quegli str·cnui cam· pioni dell'amor patrio e della scienza. Orbene. in uoi é pu re grande l'ammira1.ione per l'arduo còmpilo, che si assunsero gli e~re~i compilatori del Compendio, per·chè, a dir vero, non crediamo cosa a tulli rucile lo esporre rn sucrinlo, con prerisionc e chiarezza ma!>Sime, e il r•iporlar·e in rotma di prospelli e di riassunti la congel'ie dei 253,142 casi clr ferile e le~iont, ordina tamente clas ificale per re::tioni eù or~anl separati, e delle 39,163 svat'iate operazioni, corredate da dati statistici compar·ativi, da no~ion i !'ICien lilìche atLinle A monuali 8 • monogr•afìe di quell'epoca, e di altre antecedenti e pol'llel'tori, nonché da utili conclusioni, impr·onlate olio pralica d'ogni lempo.


68.$.

RfVISTA

Gli scriLtor·i di quella !>loria medico- chirurKica non si prelìsser•o lo scopo, come i c::>mpìlalori del compendio italiano non ebber·o di mira, di porgere ai chirurgi militari tale un corpo di dollr•ina che , armonizzando fra loro i moderni dettami dei maestri della scienza appliettla alla guerrnP i nuovi mezzi di cura, fos!'\e l'ullin:Ht espressione di allualità: alla st-essa guisa che i chirurgi tedeschi, nel rec.liger·P, clnpo 18 anni, la storia medico- chirut·gica dei loJ'O 99,!)6G fcr•iti uella ultima guer•r·a fr·anco-ger·man•ca, non pensarono ati un identico scopo. Quando s i posero a ll' opera, condotta a ler·mine nel 1883, gli !'Criltori americttni non ignoravano che llf'lla cur·a delle fel'ile e lesioni diven:•e s'era operata una rivoluzione: e nel 1 85, ben sapevano i nostri compilatori che la medicatura antic:ettica formava gié. patrimonio univer<~ale, poggiata com'era sulla base incrollabile dei risultati spcwimenlali. Il successo che, sullo ~corcio di quello stesM anno, per la pt•ima volta se n~ ottenne, pr•olicondola parziAIIHcnle sui campi di ballagli& nella guerra serbo-bulgara , mentre affermava una conquista della chi 1·urgid militare, cot·r••spml· deva in pat-ì tempo ad una previsione. La relazione sanilari!i della gue1•ra di secessione d'America è lontana da noi un quarto di secolo, quanto per lo appunto è r emoto il nuovo verbo annunziato dal geniolo Lislet' del cui metodo antisettico per la cur·a dPI!e lerite non poteva naturalmente parlarsi all'alba dei tempi nuovi, come rwn fa po:::sibile speriment.srne i vantaggi nella calamilostl ~uerra frauco - ger·manica, e come nella rus!'<o-lurca al Oergmann non vennE' raLto di applicarlo con la esattezza r1chie;;ta, a motivo della con fusione propria dei combattimenti. Se i chirurgi americani si fossero solamente limilati, con J on~an•mc assid uità di r•iccrche, a mellet·e insieme la s !raor·clinar·in copia dei documenti, ed a forni1·e dati statistici sulle successioni mor·bose, che tra vagliarono eventualmente quei fer1li, Laluno avr·ebbe forse ragione di giudicar vana l'opera loro, concedendo peraltro ad essa un importantissimo ''al01•e storico. Se· nonché, non diciamo già com~ nel ca mpo delle rice•·ciHI f!li scrtllori americaui ubbiano so1·passato di gran lun~o i colleghr d'allr·i paesi, per esser si posli in cot·rispondenzll rpis tolnr•e


BIDI.IOGIIAFICA

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gli stessi ferili e co' loro chirurgr, raccogliendo 11 que!"l() modo ben 1400 notizie di storie cliniche , eh~ sa1·cbber o allrrJDenti andate perdute; ma ci Cacciamo urr dQ\'ere di 1.11!J ilare Ja loro relazione como un modello del genere, al quale i letlePChi nella loro sloria medico-ch irurgica, in cor so di pubblirnzione. dell'ullima g uerr'a contro la r rancia, ~i sono felicemente ispirati . Gli americani fecero qualrhe cosa di più •l'una nuda espo"izione di cifre statistiche, d'una semplrco llar•razione di falli, perchè si elevarono al di sopra della loro storia propria: eglino &eppero avvalorare quelle cifr'e IJ quei l'alti col confro11to rt' laUvo di alLre guerr'e remote o più a noi vicine, non tralasciando tutte lo nozioni pt'Atiche acquisile dalla scien<.a in epoche po· &teriori, fino alla guerra russo- Lurca tlt'l L ìi. E non solamente esaminarono tulle le più capricciof;e modalilt\ delle lesioni pr ndoUe dai proiettili sUo ra in uso, ma cur·arono ili studiarle nel rappor to di frequ enza, di region e, di decorRO, non meno che nei loro elfelli, i quali, solLo jJ punto rli vista clinico, in sostanza oggidi uon han pePtluLo di va lo l'e. Non fecero ope1·a sterile, lo ripetiamo, ma recondis~in.a I'(UtwL'allra mai, perché nel ll)ro 3• grande Yolume, appar·;:o nel t t<83 W del Comperulio), va~liaronn e di~cu-,sero ~~· immfmsi vanla!!gi della cura anli&ellica, confet•mandoli, ad amma estramento prop1·io ed altrui, con esempr riportati dalle rt'lazioni di guerre più recPnti, e dalla praLica civile e miliLMc d'America e d'alll'i paesi. Né si poteva da essi prelendPre l'ullima paro1P p1·alica pet• la cura dei feriti in g uerra, di Iii da venire, perchc alla pub· blicazione delle r elazioni sanitarie umcial i occorre un luni!O periodo di anni, come non ci a speUiamo alibtto di apprf'nde r·la dai lt>deschi , a' I'(Uali non è chi non rirnnosce la serietà dei pl'nposili , e che put•e dopo tanti anni Ir An r·~p ulalo cosa utile il redigere le stoda medico-clurur gicu dello loro guerrft. A nostro a'•viso, l'ultima parola pr·alico pe1· la chirurgia di nerra può dariA soltanto la conlemporantla cl.irur gia civile 8 militare in tempo di pace, ma non la si devP aspeUare dn ~8 relazione, che, rn grazia dei continui pr ogressr ~cien­ Uflci, giunge sempre lardi va. È ovvio inoltr e il t'ico1·dar'e dH~


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lHVISTA

una rigorosa anlisepsi, pur es<~endo la suprema f!&ranzia pet• ìl succe!'E>O delle operazioni e cur e chiru rgiche, non ne cos tituisca poi lo sola ed unica esseuza, co m e(· i u~ crediamo elle s'al>bia a tener conto eziandio di altri elementi. E nella storia medico- c hirurg ica delh1 guert·a di sece!!sione d' America è l'a llo ampio e dettaglialo s tudio compat·ativo, non solo dei processi operalorii anliclli e modet·ni, ma anchr> eli Lutti quei r Jiovantissimi elementi, che sono indi:;pP.nsabiii pP.r a•ldivenire ad un'esalta diagnol'i, la quale, in fio de' conti, é la base vera d'ogni cura , non escluso I'anliseUi<'a. Laonde a noi sembra che, col valido appoggio dell'espet'IOnza del passato, vivificata dal quotidiano progresso scienlltlco, i colleghi americani ci hanno r el:lo un ulile servizio, perchè hanno ~pi a nala la via acciò ci pr·epat•assimo a mallare in pratica quei perfezionati metodt di cura , che camminano di pari passo col perfezionamento progr essivo dei mezz1 bellici di distruzione. Difatti, noi possiamo, ad esempio, fin d'o ra antivedere che in una futura t:juerra ltt cifro s ta lis lica dello mortalità, a seguito ùi operazioni chii·urgiclte, praticate a le g~-te d'arte e con luLle le precauzioni anli ~elli che, sarà abbassalo al minimo, e che maggiori a llon coglie1·à la chiruq:nn conservativa, ollre che saranno rido tte pure a minimo grado le oper·azioni intermediarie, ed intrapr·ese in un per·iodo sP.conda r io le stesse resezioni e demolizioni degli al'li, quando la necessita lo richiedesse. meno inev1tabili eccezioni. Se non ci s tt·ingesse l'angustia del lo spazio, noi potremmo spigolare un'abbondante rne!"S~ nei qubltro volumi ciel pre~e­ volissimo Compe11dio, percùè ~arem rn o lieti di pr ovat·e oll'e"i denza che, ad ontu ùel tempo lru~corso dalla guerra 11i secessione d'Amet·ica, quelle osser vazioni noo hanno soltanto una capitalissima. im por tanza stol'ica, come poLr·ebbe esrlusivamenle sembrare ad un esame cr·itico piu che supel'liciale, roa conservano l'importanza lor o propria d'ordine pt·atico, •1uale ri· teniamo che conlinu er·anno ad ave1·e le stesse più t·emote r e· Jazioni delle guene napoleonich(•, ed 8\'ranno le p111 !'ecenlr della ft·anco-gct·manica. E di piu, f~deli seguaci coml3 siamo e soslenilot•i entus tasLici del metodo anliseltico, stt!'emrno non


BIBLIOGRAFlCA

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meno lieti di porr~ in rilievo quanto abbiamo già accennato, il merilq cioè degli autori americani di aver ben tenuto con lo nelle loro conclusioni del moderno trattamento cur ativo delle (erile, preCOI'1'61ldO di parecchi anni l'ultima parola invocata. Ai posteri il decidere se il problema del la esattissima medicaLura antisettica, applicala su oasta .scala nei campi di battaglia o nell'ambiente confinalo d'una nave da guerra, sia di pratica soluzione: noi abbiamo una fede ci'eca nell'avvenire, e non dubitiamo che in una futura guer ra terrestre o navale, da augurar lontar:a per il bene dell'umanità, si possa raggiungere quella desider ala perfezione. Ci basti qui r il'erire 4 conclusione che nelle ferite degli organi addominali, i chirurgi americani, edotti dall a triste esperienza, add itarono fìn .d'allora (1) che a sal vare la vita d'un uomo l'antisepsi soHan to .ne aveva il potere, e, prevedendo il progresso d'oggi, pat·larono di incisione della pal'ele venlrale, dell'allontanamento delle materie versale nella cavità peritoneale, della suLura dei visceri lesi che vi son contenuti, insomma, della « laparotomia •, r.he è il non plus uUra della chirurgia contempot-anea! Questo a noi è piaciuto dire per riaffel'mare c he la storia medico-chirurgica della guerra di secessione d'Am erica è davvero un imperituro monumento di chirurgia ùi guerra, a ~iudizio dei più illustri scienziati della dotta Europa : ben a ragione quindi i chiarissimi compilatori del Compendio italiano la stimarono meritevole d'essere conr>sciuta ed appt·ezzata dagli• studiosi. E noi, nel rall egrerei di possedere quesLo utilissimo Compendio, facc1amo voti che le loro fatiche sieno ll seme di fr utto maggiot•e. Dott. G. PETELLA. (l ) The Medicai and Su•·oicallli$IOry o( the War o( t/le Relleltion, parte ll, •olumo Il, pag. ':108, ediz. del t 87G.


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NECROLOGI E

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Donder• , mor to ad mrecht il 24 marzo 1~9. Ci sentiamo impotenti ad esprimer·~ la dolorosa impressione che si du ro annunzro ci ha fatta. È nna ~ventu ra polla scienza internazionale! ..... L'oltahnolo~ia scientifica era irlVero l'opera ~ua ! Ogni elogio sarebbe impari al merito t-Jd alla grandezza di lanlo uomo, e dt>lla sua bontà, del suo paterno cuore. Posso il cordop-lio univt3rsale lenire il dolo r e deliA amala sua figlia che e~li aveva iniziata ed associata ai suoi grandi lavori. B. La sera del 1• maggio moriva a Firenze, circondato do tullì ; suoi car·i l'egregio col~e~a tlotl. cav. Carlo Guldottt, colon· nollo medico in po!!izione di servizio ausiliario. Tulli che ebbero la ventur·a di conoscerlo, che ebbt•ro con lui l'apporti di ser'"izio e di cordiale amicizia ne st>ntiranoo con vero dolor·e la perdita: islrutt.o, \'Olonleroso, labor·wsissimo, era invero du lulli stimato, ma più ancora a111alo pel sul) dolco. aflelluoso car·atlere, per la somma bonlA delranimo !:UO. ,\J cur o collega ed amico invio commosso il supremo ra/r.

B.

Il Dirct.tore

Doll. FELICB BAROFFIO gener ale medico. li Collabora Loro per l a R .• Marina GIOVANNI PETI·:LLA Medico di 1• claue

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Redal LOrC

CLAUDIO SF'ORZ,\

Copllano mtdic~.

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Sla!oonmeriw~ell e ~roslilole ~nlrale f~ ostile ~al simitomioremminile ~i Massm ~uraole l'anno

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&fiilide. . . . • .1• • Ulceri venerei . 3 l 4 3!SI 3 3 ~ 3 53 315 4 4 i1 4 3 t 3123. 3 ~ 21 ~ 7~ 4 Uceroidi . . . . . ~. 1 1 1 • 1 l ~ • 36 ~ 5 5 • 2'2· 1 • • 1 11 • 1 6 l ~J 1 ti 1 Gonorrea (Il. . . 22 , i d l 411163 111 1 1 ~8~ l 1 1 t 25 l ~ ~ 2 MetrHe calarrale . . . . •. l 1 l , l 3 1 3 ~l 3; , 3 • a2 11 '!1' 1 1 , 2 l l la l l 1 Calarri uterini . . . . . . . . . . , l 4 5jl' l1 1 l 2 , 7 •ti 1 • (1 1 2 l 1 20 l i1i l iO l 6 Ragadi all'ano . . . . . . . , 3 1 3 ' 145 • • • • 1 • • • • , , 1 ~~ 1 .1, 1 1 1 Condilomi acuminati . . . ,1 l1 ;JO 1 1 1 1 , 1 1 1 l • l 2' 3 1 :11 1 Bubboni • . . . . . . 1 1 • • t 1 • t t , t 1 , 1 1 • l , t 1 1 ~~ · 1 1 1

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(Il Vaginiti IO; vulvo·urealll 4; r.glno-melrill ~ uretrili spedficl1e L!Ointe 6. Total~ !8.


88H8, ~esooM ~ru Re~i~lro ~el morimenlo ~el slllicomio esislenle a Massaua nell'ufficio ~~l Olij~esimo.

d Massaua Arkiko, Monlìullo Otumlo, N. iO . 1

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